42
CAPITOLO III
Introduzione
Nel presente capitolo viene analizzato il comportamento di elementi bidimensionali
nellambito del modello elastico perfettamente plastico con diversa resistenza a trazione e
compressione. Nel seguito pertanto viene richiamata la formulazione generale e vengono
esplicitate le condizioni relative al teorema statico e cinematico.
Successivamente vengono esaminati due schemi di parete soggetti a carichi verticali e azioni
taglianti che corrispondono agli schemi ricorrenti di pannelli murari in presenza di azioni
orizzontali di tipo sismico.
Infine si esamina il caso di lastra rettangolare con armatura inferiore appoggiata agli estremi
soggetta a carico concentrato trasversale. Tale elemento riprende lo schema di lastra trave in
calcestruzzo armato, nellipotesi di armatura diffusa ed armatura inferiore concentrata.
Questultima applicazione diretta alla schematizzazione dei comportamenti a rottura del
pannello al variare della geometria, evidenziando le situazioni di rottura per flessione e taglio.
3.2.
Capitolo terzo
43
= ( x , y , xy , yx )
(3.1.)
f ( ) = f ( x ,....... yx ) = 0
(3.2.)
Il gruppo di coordinate (x,.yx) che soddisfa la precedente relazione definisce uno stato
di sforzo in corrispondenza del quale sono possibili deformazioni illimitate. La condizione di
snervamento individua nello spazio degli sforzi una superficie denominata superficie di
snervamento, che viene assunta convessa chiusa e contenente lorigine degli assi.
Si assume la f positiva nei punti esterni alla superficie di snervamento e negativa per punti
interni. Stati di sforzo ammissibili risultano interni alla superficie e punti esterni
rappresentano stati di sforzo non compatibili con la resistenza del materiale.
Si definisce lavoro virtuale riferito allunit di volume area o superficie il prodotto tra gli
sforzi e le componenti di deformazione:
W = x x + y y + xy xy =
(3.3.)
xy yx
= x , y ,
,
2
2
(3.4.)
(3.5.)
W = x x ............ xy xy = 0
(3.6.)
(2 ) = ( x + x ; ............ xy + xy )
(3.7.)
Capitolo terzo
44
f
f
x + ....................
xy = 0
x
xy
(3.8.)
i =
f
i
i = x, y, xy
(3.9.)
f
risulta
si
positiva e quindi il vettore , normale alla superficie di snervamento, diretto verso lesterno
(figura 3.1).
Assegnato il campo di deformazioni lo stato di sforzo univocamente determinato dal punto
in corrispondenza del quale normale alla superficie di snervamento. I vettori ed cos
individuati rendono massima lespressione del lavoro. Infatti, considerato un secondo campo
di sforzi.
(3.10.)
ossia
W I = + = W +
(3.10b)
Capitolo terzo
45
(3.11.)
snervamento si ha:
W >W I
(3.12.)
ortogonali alla superficie, infatti, il prodotto scalare assume valori costanti lungo la
parte piana.
In corrispondenza degli spigoli il vettore pu assumere una posizione qualsiasi entro il
campo delimitato dalle posizioni limite assunte dai vettori sui lati che definiscono lo spigolo
(figura 3.3). Il vettore si ottiene come combinazione lineare positiva dei vettori
s2
s2
s1
s1
Figura 3.2: Legge di flusso lungo parti rettilinee.
reale gli incrementi di deformazione che possono, ma non necessariamente, aver luogo
quando il vettore di tensione raggiunge la superficie.
La legge di flusso descritta dalla (3.9) si dimostra valida quando applicata a metalli con
comportamento perfettamente plastico, ed oggi generalmente riconosciuto che equazioni
fondamentali di tipo incrementale siano da preferirsi ad altri tipi di relazione. Pu essere
invece discutibile che lutilizzo di queste relazioni per il calcestruzzo dia risultati attendibili
Analisi limite per la valutazione della resistenza ultima
Capitolo terzo
46
sulla deformazione plastica e questo per due motivi: primo perch la resistenza a trazione del
calcestruzzo causa distribuzioni di fratture discontinue e non distribuzioni continue come
presuppone la teoria, e in secondo luogo poich il calcestruzzo non un materiale
perfettamente plastico. Tuttavia la teoria plastica in molti casi capace di prevedere in
maniera accurata la capacit portante di strutture in calcestruzzo anche se la valutazione delle
deformazioni plastiche non necessariamente precisa.
3.2.1.1.
Il teorema statico
Capitolo terzo
xy
47
(3.13.)
(3.14.)
dv = I
dv
(3.15.)
ma per lipotesi (3.12) ossia lipotesi di Von Mises viceversa si deve avere
dv < dv
(3.16.)
non potendo verificarsi contemporaneamente la (3.15) e la (3.16) si giunge per assurdo alla
dimostrazione del teorema. Da quanto esposto si deduce che il carico corrispondente ad una
qualunque distribuzione di sforzi stabile e staticamente ammissibile risulter inferiore al
limite di collasso. Supponendo che i carichi esterni siano assegnati a meno di un fattore di
proporzionalit s, il teorema pu essere utilizzato per trovare valori di carico che sono
inferiori al carico di collasso corrispondente a s = p; da qui il nome di teorema del limite
inferiore. Scelta una distribuzione di sforzi compatibile ovunque con la resistenza del
materiale, la scrittura delle equazioni di equilibrio consente di ricavare il coefficiente s In
base al teorema statico si ricava:
s < p
(3.17.)
Vista larbitrariet della scelta del campo di sforzi, esisteranno diverse soluzioni staticamente
ammissibili, linsieme di tali soluzioni contiene quella effettiva di collasso. Il teorema statico
consente di affermare che il moltiplicatore al limite di collasso il massimo dei moltiplicatori
staticamente ammissibili:
p = max s
(3.18.)
Capitolo terzo
48
Il regime di sforzi staticamente ammissibile scelto non coincide con il regime statico effettivo,
influenzato da diversi fattori quali il comportamento del materiale, cedimenti vincolari,
distorsioni, storia di carico e congruenza.
3.2.1.2.
Il teorema cinematico
(3.19.)
snervamento.
Il teorema cinematico afferma che; carichi P per i quali il lavoro compiuto sia superiore
allenergia di dissipazione D, ovvero:
P U > W dv = dv
V
(3.20.)
non possono essere sopportati dal corpo, ossia non sono compatibili con la resistenza del
continuo. Anche questo teorema viene dimostrato per assurdo. Supponiamo che il carico
possa essere portato dal corpo, e individuiamo uno stato di sforzo I appartenente o meno
alla superficie di snervamento in equilibrio con i carichi applicati.
Applicando il principio dei lavori virtuali si ottiene.
P U = I dv
(3.21.)
dv
V
dv
(3.22.)
P U dv
(3.23.)
Capitolo terzo
49
p P U = dv
(3.24.)
c P U dv = p
Pi ui
(3.25.)
ovvero
c p
(3.26.)
p = min c
(3.27.)
Capitolo terzo
50
In
It
nt
nt
IIn
IIt
II
(n1 ) = (n 2 ) ;
(nt1 ) = (nt2 )
Analisi limite per la valutazione della resistenza ultima
Capitolo terzo
51
It
A
B1
II
t
B2
Sforzi positivi
P1
II
P2
n
Figura 3.5: I cerchi di Mohr corrispondenti allo stato di sforzo della figura precedente.
Indichiamo con A il punto rappresentativo dello stato di sforzo corrispondente a piani paralleli
ad l, comune alle zone I e II, e siano P1 e P2 i poli dei due circoli ottenuti tracciando
attraverso A la parallela ad l. I punti B1 ed B2 che rappresentano lo stato di sforzo sui piani
ortogonali ad l rispettivamente nella zona I e II sono caratterizzati dalla medesima ordinata,
ma ascissa diversa: ne consegue che (t 1 ) (t 2 ) . In generale fissando un punto A di
coordinate (n, ) possibile tracciare infinite coppie di cerchi, tutte aventi i due circoli ad
ascisse diverse e con centro sullasse delle ascisse. Se si vuole che le zone I e II siano
ambedue sede di plasticizzazione ovvero, per ottenere la maggiore soluzione limite inferiore
compatibile con la distribuzione di sforzi scelta e con la resistenza del materiale, ambedue i
cerchi dovranno essere tangenti al dominio di resistenza assunto; si imporr quindi la
condizione di tangenza con la superficie di snervamento [3.5]
Per stati di sforzo piani i criteri possono essere graficamente rappresentati nel piano di Mohr.
Tale rappresentazione fornita dallinviluppo dei cerchi di Mohr relativi agli stati di sforzo
appartenenti alla frontiera del dominio elastico. Il contorno del dominio cos definito prende il
nome di curva limite e quella relativa al criterio di Rankine rappresentata dal cerchio di Mohr
con estremi + e che rappresentano le tensioni limite a trazione e compressione del
Capitolo terzo
52
materiale. In tal caso gli stati tensionali possibili per i campi I e II supposti full stressed
sono illustrati nella figura 3.6.
Curva limite
=A
Curva limite
+=A
P(2)
P(1)
P(1)
(a)
P(2)
(b)
Stato tensionale nella zona I
Curva limite
Curva limite
P(2)
P(1)
(c)
(d)
Nel caso (a) e nel caso (b) il punto A coincide con un estremo del cerchio. Nel primo caso n
( t
( t
) + 2 = ( + x )
2
2
x CII ) + 2 = ( x CII )
x
I
C
I
C
xCI =
con
xCII =
pI + +
2
II
p +
I due campi non devono essere per necessariamente full stressed; staticamente ammissibili
saranno anche situazioni come quelle in figura 3.6 d dove in uno dei due campi il cerchio di
Capitolo terzo
53
Mohr coincide con lorigine. Anche in tal caso la linea di discontinuit coincide con una
direzione principale.
3.3.
sottili di forma rettangolare soggetti a forze agenti nel piano medio distribuite o applicate
lungo il contorno.
In coordinate rettangolari x ed y, considerando lipotesi di stato piano di tensione, le
condizioni di equilibrio interno sono:
x xy
+
+ fx = 0
x
y
y
y
xy
x
+ fy = 0
(3.28.)
(3.29.)
(3.30.)
p y = y sin + xy cos
(3.31.)
nelle quali px e py sono le componenti delle tensioni sul contorno e langolo che lasse x
forma con la normale uscente al bordo, presa positiva se diretta nel verso positivo del piano x,
y. Se le condizioni al contorno saranno soddisfatte allora le tensioni totali sono uguali alle
tensioni applicate ai bordi.
La relazione tra una generica distribuzione di spostamenti u e v e le deformazioni x, y, e xy
riferendoci sempre a coordinate rettangolari :
x =
u
v
u v
, y = , xy =
+
x
y
y x
(3.32.)
2 x 2 y 2 xy
+
=
y 2
x 2
x y
Il soddisfacimento della precedente relazione per una regione semplicemente connessa
garantisce che gli spostamenti continui u ed v corrispondenti alle deformazioni x ed y,
esistano.
Lespressione del lavoro virtuale sar
x + y y + xy xy ) dx dy = ( f x u + f y v ) dx dy + ( p x u + p y v ) ds (3.33.)
Analisi limite per la valutazione della resistenza ultima
Capitolo terzo
54
1 + = 0, 2 + = 0, 3 + = 0,
(3.34.)
1 = 0, 2 = 0, 3 = 0,
(a)
(b)
&
P=(+, +)
P = ( , , )
+
2
-
Q = ( , , )
& 2
-
Q= ( , )
1
Figura 3.7: Dominio di Rankine a) nello spazio delle tensioni principali, b) nel piano delle tensioni principali.
Nel caso di stati piani di tensione, ove la 3 considerata nulla, il limite del dominio
espresso nello spazio delle tensioni principali 1, 2 dalle quattro relazioni:
f 1 = 1 + = 0 ; f 2 = 2 + ; f 3 = 1 + ; f 4 = 2 +
(3.35.)
Capitolo terzo
55
f1 0
f2 0
f3 0
f4 0
1 = 1
;
2 = 0, (1 0)
1 = 0
;
2 = 2 , ( 2 0)
;
1 = 1
2 = 0, (1 0)
1 = 0
2 = 2 , 0
2
F
q
Y
X
0
x xy
+
=0
x
y
y
y
xy
x
=0
(3.36.)
(3.37.)
In accordo con il teorema statico dellanalisi limite, scelta una qualsiasi distribuzione di
tensioni staticamente ammissibili, imponendo lequilibrio si ricava un valore del
moltiplicatore dei carichi inferiore a quello di collasso.
Le condizioni di ammissibilit per lo stato tensionale sono le (3.35). Il moltiplicatore statico
quello per cui sono rispettate tali condizioni.
La valutazione del moltiplicatore cinematico richiede la valutazione della dissipazione per
unit di volume corrispondente ad un assegnata distribuzione di spostamenti. Detto t lo
spessore della lastra la dissipazione :
D = + dv = t
+
H L2
0 L 2(+ + + ) dx dy
(3.38.)
Capitolo terzo
56
3.4.
Applicazioni a pareti
In questo paragrafo si esamineranno due schemi di parete, luno soggetto a solo carico
tagliante e laltro anche con carico superiore in conformit a quanto detto finora.
spostamento imposto
H
x
0
L
Capitolo terzo
57
b
C
(a)
B
B
(b)
L
Figura 3.10.
Nella regione centrale D vi uno stato tensionale dato dalla sovrapposizione di quello che
si ha in B e C. Allora per la regione D le tensioni principali sono:
1, 2 =
1
2
[ + + ( ) 2 + ( ) 2 + 2 + cos 4
( ) 2 + ( + ) 2 + 2 + cos 4
Posto k =
+ + =
( ) 2 + ( + ) 2 + 2 +
] (3.39.)
( ) 2 + ( + ) 2 2 +
= +
e dal momento che < 0 , + > 0 e che sicuramente + < , valgono le seguenti
relazioni:
+ < 0 e quindi
+ + < 0 e quindi
( + + ) k +
+ =+ ,
+ + = ( + +
ovvero
[ + + k ( + )]
dalla (3.39):
=
=
1
[ + + ( + + ) ] 1 1 [ + + + ( + ) ] = +
2
2
1
[ + + + + ] 2 1
2
2
+ + + + + ] = + + +
Capitolo terzo
58
} +
min { 1 , 2 }
Essendo come detto ed + le tensioni massime a compressione e trazione. Il collasso
globale della lastra si ha quando le tensioni nelle regioni B e C sono pari a quelle limite.
Lequilibrio per le due fasce di ampiezza b cos in direzione orizzontale; essendo
b = L h tgn , fornisce la reazione orizzontale corrispondente al collasso:
(3.40.)
al variare del parametro . La migliore limitazione inferiore corrisponde ad un valore max del
parametro che massimizza la (3.40), posto tng = L H , risulta:
= arctg
max
+ 1 = /2.
H2
L2
Considerato
c =
sin cos ;
( )
= c + t
t = + sin cos ,
( ) = ( + +
2
.
tn
) 1 sin 1 tn
( )
tn 2
= sin 1
) 2
tn
(3.41.)
y
H
v ( x, y ) = V 8
x
y y
1
L
H H
(3.42.)
Capitolo terzo
59
U
0
Figura 3.11: Spostamenti.
8V x
y =
H L
xy = 2
(3.43.)
8 V y
y
1
LH H
++ + =
)(
+ 2y + 2xy )
2
h L2
dx dy = 0
0 L 2
la (3.38) diventa:
D=
1
2
h L2
t ( + )
2
2y + xy dx dy
(3.44.)
0 L 2
+
2
y
2
xy
V 2 64 x 2 2 y
16 UV
U 2 V 2 64
y y
=
+
+
1
1
H 2 L2
H
H2
L2 H H
H L
1 y y
HH
( f ( x, y ) )
a c
b d
dx dy f ( x, y ) dx dy
a c
ed in particolare
Analisi limite per la valutazione della resistenza ultima
Capitolo terzo
60
h L 2
2y + xy
2
0 L 2
h L2
2
2
y + xy
0 L 2
12
si ha
D
t ( + )
h L2
2
2
y + xy
0 L 2
(3.45.)
con
h L2
2
y + xy =
2
16 V 2 L
0 L 2
U 2L
9H
64 V 2 H
16 U V
30 L
16 V 2 U 2 64 V 2 16 U V
+
+
L2 30 L2 6 L H
9 H2
t H L ( + )
2
che posto V =
e U =
diventa:
16 V 2 U 2 L2 64 V 2 H 2 16 U V
+
+
9
2
2
H
30 L
6
t H L ( + )
(3.46.)
15 L2
z=
dove
(3.47.)
4 (5 + 6 H 2 )
L = F (+ ) U = (+ ) L t U
allespressione della dissipazione, dopo aver sostituito il valore di V ricavato nella (3.47) si
ottiene il limite superiore per il carico.
+ =
( + ) g ;
2L
16 z 2 L2 32 H 2 z 2 8 z
+
+
con g =
9
2
2
15
3
H
L
In termini adimensionali:
(+ )
+
+
(3.48.)
2L
Analisi limite per la valutazione della resistenza ultima
Capitolo terzo
61
Nella figura 3.12 riportato il confronto dei risultati teorici per la tensione limite per valori
variabili del rapporto H/L. Per H/L minore di uno (pareti basse) i due moltiplicatori sono
prossimi, per valori superiori (pareti alte) sino ad H/L uguale a 2, le due curve divergono.
(+ )/ ( ) d a 0 .02 a 1 .0 0
0 ,5 0
0,5
0,48 52
Limite / (+)+()
0,45 24
0,4 493
0 ,4 0
0,3904 1
0 ,3 0
0,369 2
0,313
0,30 89
0,27 85
0 ,2 0
0,2 071
0 ,1 0
0,118
S ta tico te o ric o
0 ,0 0
0 ,0 0
0 ,5 0
1 ,0 0
1 ,5 0
2 ,0 0
2 ,5 0
R ap p o rti h/L
I valori riportati in figura 3.12 sono valori medi per un range di variabilit del rapporto
+
da 0.02 a 1.00.
0
L
Capitolo terzo
62
L 2 H sin
(a)
(b)
D
A
y = cos2
F = y( L H 2 sin
) = cos2 ( L H 2 sin )
) = qL
Capitolo terzo
63
T =
sin
cos2 (L H 2 sin
) = q L tn
cos
()
= q tn
q H
, ,
(3.49.)
)[
F = + cos 2 ( L H 2 sin ) = q L
T=
T=
+ +
+ +
+ + tn cos 2 (L H 2 sin
q L tn da cui ( ) =
adimensionalizzando diventa:
( )
+ +
+ +
+
(3.50.)
(3.51.)
q tn
q tn
(3.52.)
( )
tn
(3.53.)
dalla (3.49) si ricava il valore di : (3.54) che sostituito nella (3.52) fornisce il valore limite
cercato.
q
2H
cos 1
sin
L
=
1
tn
(3.54.)
Capitolo terzo
64
(a)
(b)
0
x
+, -
n
Figura 3.15: (a) Meccanismo ipotizzato, (b) tensioni ai bordi.
u (x, y) = y
v ( x , y ) = ( x u )
x = y = xy = 0
(L n)
2
n t n q(L n)
(L n)
2
+q n
n
=0
2
(L n) +
2
n +
2
n2
q
(L n)2 q
2
2
(3.55.)
n=
L + +q
(3.56.)
+ +
L
(+) =
2H
( + q )( + +
) (
)
+q
)2
ovvero
Capitolo terzo
65
(+) =
+ q q 2 + q
2H
da cui
L( +
(+)
+
+ q q 2 + q
2H
(3.57.)
2
q
+
L
=
2H
+
1+
q
+
+
1+
(3.58.)
Il confronto tra i due moltiplicatori di carico ( limiti adimensionali) trovati rivela un buon
accordo di risultati per valori di H/L superiori a 0.5 ( figura 3.16), per valori inferiori le due
curve divergono in maniera notevole.
1.2
1.1
Cinematico
teorico
(+)
(-)
/ +
0.8
Limite
0.9
0.5
Statico
teorico
0.7
0.6
0.4
q /(-) = 0.3
0.3
E = 250000
(+)+(-) = 400
0.2
0.1
0
0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7
1.8
1.9
2.1
Rapporti h/L
Capitolo terzo
3.5.
66
componenti di tensioni attive ai fini della plasticizzazione siano le tensioni normali z agenti
nella direzione delle fibre longitudinali della trave; il collasso della trave si pu collegare
allora direttamente al valore dellunica caratteristica della sollecitazione che nelle travi
inflesse provoca tensione del tipo z e cio al momento flettente. Tale modo di procedere
pienamente giustificato nel caso di travi snelle invece inadeguato nel caso di travi tozze
ove le componenti di tensione y e zy hanno un ruolo non trascurabile nel fenomeno del
collasso plastico della struttura. Nel 1967 avvalendosi della teoria delle lastre congiunta con
il criterio di plasticit di Tresca, Capurso [3.19] studia il problema suddetto per due casi di
lastra appoggiata con carico concentrato in mezzeria e poi distribuito. Negli esempi
analizzati lautore tiene conto delle varie componenti di tensione sul collasso plastico delle
lastre travi e fornisce lordine di grandezza del rapporto limite fra altezza e luce della
struttura al di sotto del quale ragionevole attendersi che la teoria tecnica del calcolo a
rottura delle travi inflesse dia risultati tecnicamente e razionalmente accettabili.
In questo paragrafo si studia un esempio analogo per carichi e per vincoli a quello sviluppato
in [3.19].
Si consideri una lastra rettangolare con il sistema di coordinate illustrato in figura 3.17,
sottoposta ad un carico F applicato in mezzeria attraverso un diaframma che ha la funzione
di trasformare tale carico in una generica distribuzione di tensioni tangenziali lungo laltezza
della sezione stessa. La lastra appoggiata alle estremit su due timpani atti ad assorbire,
senza plasticizzarsi, qualsiasi distribuzione di tensioni tangenziali.
Y
H
armatura
Capitolo terzo
67
La lastra di spessore t, altezza H e luce 2L si pensa costituita di due materiali: luno con
caratteristiche diverse a trazione e compressione (tipo calcestruzzo) e laltro equivalente a un
rinforzo (acciaio) corrente lungo tutto il bordo inferiore.
Il comportamento ipotizzato per il calcestruzzo sempre quello associato al criterio di
Rankine come illustrato ai paragrafi precedenti mentre il comportamento del rinforzo
mostrato in figura 3.18 dove s il limite della tensione sia a trazione che a compressione
xy( L, y) dy =
h/2
F
2
(3.59)
y(x, 2 ) = 0
h
xy(x, 2 ) = 0
h
Capitolo terzo
68
f=
t L
h=
H
X
, x=
L
L
y=
L
'
, =
L
'
x-
H/2
Y
,
L
xy
xy
0
H/2
max
x+
Figura 3.19: Distribuzione delle tensioni normali x e tangenziali xy per la generica sezione trasversale
Capitolo terzo
69
1
+ 2
x = ( f + x )
(2h )
f
1
+
(
1)
x
f
2h -
2h -
h
+ 2
xy = ( f + x )
max
1
2h -
; f = f
1- x
; =
Af
H t
2 (2h - )
1+ 1+ 4
2 = f1 (, , )
f (2h ) 1 = f2 (, , )
(3.60)
2
f (2h ) h + = f 3 (, , )
Dove:
b=
; =
; = s Af
c t H
(3.61)
f - = min
{f1( , , );
f2( , , ); f3( , , ) }
(3.62)
Per ottenere la migliore limitazione inferiore per ogni h, considerando h compreso tra 0,1 e
3, necessario determinare il valore delle variabili , , ottimale che rende massima la
(3.62); tali parametri variano rispettivamente negli intervalli:
Capitolo terzo
70
0 h
0 h
0 1
(3.63)
25
2
5
2 (2h )
1 1 + 4
= f 10 ()
f (2h ) = f 02 ()
(3.64)
0
f h (2h ) = f 3 ()
che corrisponde alla distribuzione di tensioni di figura 3.19. Tali tensioni sono espresse dalle
tre relazioni che seguono:
f
=
(2h )
f
=
f (2h - ) h
xy
max
(3.65)
f
(2h )
Consideriamo il sistema costituito dalle f1, f2, f3 a meno del fattore comune 2 :
f 1* (, , ) =
2 (2h - )
1 + 1 + 4 2
f *2 (, , ) = (2h ) 1
(3.66)
f *3 (, , ) = (2h ) h +
Capitolo terzo
H/2
71
x -
xy
xy
max
H/2
Figura 3.19: Distribuzione delle tensioni xe xy per la generica sezione trasversale nel caso di nullo
Il confronto tra i sistemi (3.64) e (3.66) consente di definire due insiemi, luno in cui vale a
rigore:
(3.67)
e laltro in cui tale massimo da definire. Si verificato tuttavia che con buona
approssimazione anche per linsieme
h
vale la (3.67) che fornisce il moltiplicatore:
f - = 2h
1 2
h
2h
=
h
f
2
1 h 2
per
per
(3.68)
Capitolo terzo
72
ricordando che:
F
f =
0 s L
h =
L
X
x =
L
Y
y =
L
=
L
'
=
L
'
la dissipazione interna associata al suddetto meccanismo risulta cos composta dalle quattro
aliquote :
Di = x t
I dy = x t
0 -
y
dy = - 2 t
Dx
Di = + 2 t
Di(h - - ) = ( - + + ) xy (h ) t L = ( - + + ) (h ) t L
Dia = s Af
Che corrispondono rispettivamente
-
al bordo inferiore c.
L e = F L = f + - t L 2
e la dissipazione interna, pari alla somma delle quattro aliquote di cui sopra porge quale
espressione del limite superiore del carico adimensionale:
Analisi limite per la valutazione della resistenza ultima
Capitolo terzo
73
2
2
f + (x, ) = + + (1 + ) (h ) + 2 h
(3.69)
{f
+
f = min
,
( , )}
(3.70)
1+
2
min
1+ + 2 h
2
(3.71)
(1 + )2 h 1 +
(3.72)
2 +
4 h (1 + ) (1 + ) 4 h 2 (1 + )3
4
2
+
f int.
(3.73.)
per h esterno allintervallo (3.72) la funzione (3.69) va studiata sui bordi che chiameremo
rispettivamente:
= 0
bordo a:
0 h
= h -
bordo b:
0 h
= 0
; bordo c:
0 h
(3.74.)
2
+
f c = + (1 + ) (h ) + 2 h
Si sono confrontati i valori minimi e i valori estremi delle (3.74), ed infine tali valori si sono
confrontati con quelli della (3.73). Attraverso questi confronti si sono individuati tre
intervalli in h allinterno dei quali valgono tre diverse funzioni rappresentative del limite
superiore. Le funzioni rappresentanti i moltiplicatori cinamatici per ciascun intervallo di
validit sono qui di seguito riportate:
f
+
b
min
1 +
+ 2 2
per
0 h
(1 + )2
2 +
(3.75)
Capitolo terzo
74
1 +
+
f a = (1 + ) h
min
4
1+
per
(3.76)
Il terzo intervallo quello (3.72) in cui vale ancora la (3.73) quale limitazione superiore, la
figura 3.22 illustra i meccanismi di rottura possibili; a tratteggio sono indicate quelli
(0,0)
3
2
c
b
(0,h)
(h,0)
1
=(1+)/2
Figura 3.22.
Nella Tabella 3.1 sono riportati i valori che definiscono gli intervalli per assegnati ed
assegnati . Per valori di e molto piccoli il limite destro della prima fascia risulta molto
elevato, e anche per valori di h elevatissimi la rottura associata al meccanismo [1].
(1 + )
(1 + )
2 ( + )
Capitolo terzo
75
0.20
0.60
0.33
0.90
1.00
0.20
0.02
10
3.27
30.00
0.06
0.60
0.10
0.85
0.88
0.10
0.10
1.00
3.02
5.50
0.20
0.20
1.00
1.80
3.00
0.10
0.40
0.25
1.21
1.40
0.02
0.02
1.00
13.00
25.50
0.10
0.30
0.33
1.51
1.83
0.20
0.10
2.00
2.40
6.00
0.06
0.20
0.30
2.15
2.65
Tabella 3.1
3.5.3. Confronti
Per i valori di e riportati nelle righe della Tabella 3.1 evidenziate in grassetto
sono mostrati qui di seguito i grafici diagrammanti i due moltiplicatori statico e cinematico
al variare del parametro adimensionale h. Si fa notare che per h = 2 la lastra corrispondente
ha lati delle stesse dimensioni:
f(+,-)
f(+,-)
2.5
2.5
f+
2
1.5
1.5
f+
f-
0.5
f-
0.5
0
0.5
1.5
2.5
0.5
1.5
2.5
Capitolo terzo
76
f(+,-)
2.5
f(+,-)
2.5
f+
1.5
1.5
f-
0.5
f+
0.5
0
0.5
1.5
2.5
f-
0.5
1.5
2.5
f(+,)
3
2.5
f(+,-)
2.5
f+
1.5
f+
1.5
1
0.5
0.5
0
0.5
1.5
f-
f2.5
h
0.5
1.5
2.5
Nella Tabella 3.2 con riferimento ai diagrammi illustrati nelle figure 3.23-3.28 sono riportati i
valori del rapporto tra f + ed f in percentuale per h da 0,2 3, passo 0,2.
E stato poi analizzato il caso di lastra senza armatura corrispondente cio a = 1 e = 0
(caso simmetrico). I valori ottenuti del rapporto tra f + ed f in percentuale sono riportati in
Tabella 3.3. In tale tabella sono anche indicati i valori del suddetto rapporto ottenuti da
1 + 4 (0,5 h 0,055 h 2 )
h
f =
2
f = 2 (h 1)
per
0 h 2
(3.77)
per
0 h 2
Capitolo terzo
77
= 0. 20
= 0. 02
= 0. 06
= 0. 60
= 0. 2
= 0. 2
= 0. 02
= 0. 02
= 0. 10
= 0. 30
= 0. 20
= 0. 10
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
1.2
1.4
1.6
1.8
2.0
2.2
2.4
2.6
2.8
3.0
19.8331
19.8330
19.8330
19.8330
19.8330
19.8329
19.8329
19.8328
19.8328
19.8327
19.8327
19.8326
19.8325
19.8324
19.8323
60.0284
32.6738
22.3735
17.0018
14.9386
14.1648
13.6636
13.3126
13.0531
12.8534
12.6950
12.5663
12.4596
12.3697
12.2930
77.1291
77.0876
77.0176
76.9177
76.7857
65.2282
56.6691
50.0837
44.8633
41.2138
38.9560
37.5136
36.5958
36.0406
35.7510
67.7718
67.7718
67.7717
67.7716
67.7715
56.5714
48.5480
42.5177
37.8200
34.0570
30.9750
28.4046
26.2281
24.3614
22.7427
91.9086
78.7796
55.0496
42.2359
34.2441
28.7897
24.8318
22.0021
20.8708
20.548
20.3022
20.1026
19.9374
19.7983
19.6797
58.4603
58.4566
58.4504
58.4417
58.4305
58.4166
58.4000
58.3807
58.3585
58.3333
53.2952
49.0563
45.7531
43.3414
41.5173
Tabella 3.2
Per il caso sviluppato da Capurso con criterio di plasticizzazione di Tresca vedi [3.19]. Si pu
notare che i valori del rapporto tra f+ ed f riportati nella Tabella 3.2 sono nettamente
inferiori a quelli della tabella 3.3. Per h = 2, ad esempio, nel modello simmetrico il carico di
collasso statico ancora circa il 70% di quello cinematico mentre nel modello con armatura
4
3.5
3
2.5
2
1.5
1
0.5
0
0.5
1.5
2.5
3.5
2.5
1.5
Rankine
Tresca
0.2
0.4
0.6
0.8
1.0
1.2
1.4
1.6
1.8
2.0
2.2
2.4
2.6
2.8
3.0
99.0134
96.4024
92.7769
88.6787
84.4831
80.4095
76.5684
73.0032
69.7207
66.7088
64.4793
63.1644
62.3979
61.9785
61.7863
98.0937
93.268
87.1573
80.9057
75.0416
71.7314
70.7922
70.7727
71.153
71.7122
72.3467
73.0048
73.6599
74.2982
74.9129
0.5
0
0.5
1.5
2.5
Tabella. 3.3
Capitolo terzo
78
scende in alcuni casi anche al 20%. La Tabella 3.4 mostra i risultati di alcuni esempi
numerici per una lastra di spessore t = 20 cm, e valori degli altri parametri come riportati
nella tabella. Dove F-, F+, Fr sono rispettivamente il carico ottenuto con il moltiplicatore
statico, quello ottenuto attraverso il moltiplicatore superiore e quello ricavato attraverso un
calcolo a rottura classico.
F+
Fr
(Kg)
(Kg)
(Kg)
0.02
31679.9
101527
31680
0.06
0.60
155134
1028790
1115150
3200
0.20
0.20
286667
373333
288000
4.00
1600
0.02
0.02
31679.9
46745.1
31680
400
40
4800
0.10
0.30
303838
887273
816000
200
400
80
2400
0.20
0.10
360623
567467
360960
50
50
300
40
2200
0.13
0.36
22447.7
24227.9
22458.3
200
50
50
300
40
2200
0.13
0.36
44831.2
48455.9
44916.7
200
50
60
300
40
2600
0.13
0.52
57371.4
59752.9
57720
c+
(Kg/cm2)
(Kg/cm2)
(Kg/cm2)
200
200
40
3200
0.2
250
200
330
20
3200
200
50
200
330
20
200
10
200
200
200
100
200
200
80
400
8
9
N0
Af
(cm)
(cm2)
(cm)
200
200
Tabella 3.4
2. 0 10 6
2. 0 10 6
F+
1..5 10
Fr
1.5 10 6
1. 0 10 6
1. 0 10 6
F+
Fr
500000
F-
0.25
0.5
0.75
F500000
0
0.25
0.5
0.75 1
1.25 1.5
1.75 2
Capitolo terzo
79
Al variare di h, i tre valori F-, F+, Fr, per gli esempi 3 e 5 sono rappresentati nei grafici
delle figure 3.31 e 3.32. Per gli altri casi il carico di rottura classico F r ha un andamento
analogo ad F + o ad F ed comunque sempre compreso fra i due.
3.5.4. Considerazioni
Il sistema di disequazioni (3.60) non risolvibile per via diretta, per confrontando il
sistema (3.64) con quello (3.66), (ottenuto dal sistema (3.60) a meno del termine 2 ) si
nota che essendo:
f2* f20
quando f20 f30
ed
f30 f3*
b 1 g b
si evince che il massimo in questo caso rappresentato da quello che si ottiene dalla
risoluzione del sistema (3.64).
Nel caso in cui f20 f30 potrebbe verificarsi che:
f2* 8 f3*
e non pi quindi possibile utilizzare come soluzione quella del sistema (3.66).
Si poi proceduto a studiare il sistema (3.64) fissando il parametro evidenziando cos gli
intervalli del piano , allinterno dei quali ciascuna delle tre funzioni risulta inferiore alle
altre due.
I punti A, B, C, D rappresentati nelle figure 3.33 e 3.34 restituiscono i valori di e che
massimizzano le funzioni. In A e D ritroviamo rispettivamente la seconda e la prima delle
=h
1.3
f3
f2
A
B
f1
=h
Figura 3.33.
Analisi limite per la valutazione della resistenza ultima
Capitolo terzo
80
=h
1.3
f2
f1
=h
Figura 3.34.
1 h
Capitolo terzo
81
[3.1]
Nielsen M. P., Limit analysis and concrete Plasticity. Prentice Hall ,1984.
[3.2]
Massonet Ch., Save M., Calcolo plastico a rottura delle costruzioni. Clup, 1980.
[3.3]
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[3.4]
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[3.5]
Benedetti D., Binda L., Comportamento statico e sismico delle strutture murarie. Clup, Milano, 1982.
[3.6]
Prager W., Hodge P. G., Theory of perfectly plastic solids. Dover Pub., inc., New York, 1961.
[3.7]
Shield R. T., Drucker D. C., The application of limit analysis to punch-indentation problems. J. Appl.
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[3.8]
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[3.10]
Zavellani Rossi A., Sul criterio statico di calcolo a rottura nei sistemi bidimensionali piani, rend. Ist.
Lombardo di Sc. e Lett., vol. 102, 1968.
[3.11]
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[3.12]
[3.13]
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Chen W.F., Saleeb A. F., Costitutive Equations for Engineering Materials. Vol.1, Elsevier,
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[3.15]
Corradi dellAcqua L., Meccanica delle strutture. Vol. I, Il comportamento dei mezzi continui,
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Capurso M. e Sacchi G. Una condizione di plasticit per solidi anisotropi. Atti del I congresso Aimeta,
Udine, 1971.
[3.18]
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[3.19]
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[3.20]