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CHENU, IL TEOLOGO DEI "SEGNI DEI TEMPI" di Filippo Rizzi

L11 febbraio di ventanni fa era il 1990 si spegneva a 95 anni nel convento di Saint Jacques in rue des Tanneries a Parigi
lallora patriarca dei teologi, il domenicano Marie Dominique Chenu. Nato nel 1895, padre Chenu moriva nel Quartiere Latino non
lontano dalla Sorbona, ateneo in cui aveva insegnato da giovane professore e prima di attraversare, con il suo inseparabile abito
bianco e nero, il Novecento affrontando cruciali battaglie: dallo studio innovativo del pensiero di Tommaso dAquino, alla storia
medievale e non da ultimo al ruolo ricoperto durante il Concilio Vaticano II come perito. Sono un vecchio medievalista, con
qualche reputazione confid lo stesso Chenu, pochi giorni prima di morire, al giornalista Domenico Del Rio ma mi sento come
un capretto saltellante sugli avamposti della Chiesa. Il religioso era un personaggio conosciuto e stimato in tutta la Francia,
cattolica e laica, ma soprattutto apprezzato come teologo e ancor di pi come medievalista.
Chi tra i primi riconobbe, non a caso, la grandezza di Chenu proprio in questo campo, furono storici del calibro di Giuseppe
Alberigo, Jacques Le Goff e padre Louis-Jacques Bataillon morto esattamente un anno fa. Allievo allAngelicum di Roma del
grande confratello Rginald Garrigou-Lagrange, Chenu negli anni della sua maturazione teologica si impose allattenzione dei
colleghi con la pubblicazione nel 1942 di Ecole de thologie. Le Saulchoir. Il volume verr messo allindice dal SantUffizio con
laccusa di aver adottato il metodo storico in teologia e quella condanna coster a padre Chenu la sospensione
dallinsegnamento nelle universit cattoliche.
Un destino, il suo, per molti versi simile a quello di altri due esponenti della Nouvelle thologie: il gesuita Henri de Lubac e il
domenicano Yves-Marie Congar. Saranno poi il vento del Concilio e Giovanni XXIII a riabilitare non solo il metodo innovativo, ma
anche tutto il pensiero di Marie-Dominique Chenu. A ventanni dalla morte, di questo grande pensatore rimane viva pi di tutto
leredit come studioso della teologia medievale, soprattutto per il periodo dallXI al XIII secolo.
Ne convinto il discepolo e custode dellarchivio Chenu, il teologo e docente alla Facolt teologica di Lugano monsignor Inos
Biffi: Credo che lo Chenu medievista resister al tempo, lo studioso che (pur con i suoi limiti e le critiche che non hanno mancato
di essere segnalate) ha impresso una svolta nel metodo e nei risultati alle analisi sulla teologia e pi in generale sulla cultura
medievale. Egli stato per me il pi geniale storico della teologia medievale.
Torna alla mente di Biffi, come in un album dei ricordi, la lunga amicizia intercorsa con il grande francese per pi di trentanni, dal
1959 al 1990: Mi ha sempre incoraggiato nei miei studi e nelle ricerche, specialmente su san Tommaso rivela monsignor Biffi .
Di lui posseggo molti manoscritti; mostrandomeli mi diceva che sarebbero serviti ad "alimentare il suo purgatorio". Si tratta di
appunti, trascrizioni, schemi di lezione inediti sui grandi teologi medievali inglesi e del periodo barocco, assieme alle lettere da me
ricevute. Si potrebbe pensare di pubblicare, in forma adeguata, parte di questo materiale. Sarebbe un mio gesto di omaggio verso
questo grande pensatore e amabile maestro.
Chi mette in evidenza lattualit e laudacia del pensiero di Chenu e del suo tomismo aperto, nonch della grande impronta che
ha lasciato su pensatori del calibro di Congar, Claude Geffr e del recentemente scomparso Edward Schillebeeckx, il teologo
domenicano Alessandro Cortesi, autore tra laltro del bel saggio Marie Dominique Chenu. Un percorso teologico (Nerbini, pp.
212, euro 14): Chenu stato il maestro sia di Congar che di Schillebeeckx.
Entrambi si sono messi sulla scia del maestro, facendo tesoro della sua lezione pi cara: affrontare la teologia mantenendo un
riferimento al pensiero cristiano ma leggendolo nella sua evoluzione ed essendo sempre in dialogo con i percorsi della modernit.
Il pro-teologo emerito della Casa pontificia, il cardinale svizzero Georges-Marie Cottier, fa affiorare dai suoi ricordi un aspetto
poco conosciuto della biografia di Chenu: la sua attenzione per i preti operai e di riflesso per la teologia del lavoro negli anni del
dopoguerra in Francia. Non a caso Chenu stato uno dei pochi teologi ad essere citati nellenciclica sociale di Paolo VI,
laPopulorum progressio.
Cottier ricorda a questo proposito la prefazione che lo stesso Chenu gli fece a un libro del lontano 1967, Chrtiens et marxistes
avec Roger Garaudy/Georges Marie Cottier. Gli sono ancora grato per quella prefazione afferma il cardinale . Egli come san
Domenico era un vero vir evangelicus. Credo che pi di altri capisse la questione operaia perch era uno storico ma anche un
teologo. In Chenu vibrava questa tensione. Ma proprio su una questione nodale come il dialogo con il marxismo, agli occhi di
Cottier, il domenicano francese riusc a capire pi di altri: In lui cera qualcosa di romantico, quasi di ottocentesco.
Padre Chenu ha conosciuto dei comunisti generosi. Non so se si misurato con il marxismo che si sviluppava oltrecortina. Ma il
suo libro sul lavoro, nonostante forse oggi sia datato perch egli non poteva prevedere la rivoluzione informatica e la
globalizzazione, ha ancora dentro di s delle grandi intuizioni. La sua maggiore ricchezza? Forse quella di non essere stato solo
un raffinato teologo, come lo era invece De Lubac, ma anche di essere un prete accanto alle vicende quotidiane degli uomini, ai
loro problemi. Resta vivo anche il ricordo del ruolo di Chenu come perito al Concilio, documentato nel suo Diario del Vaticano II (Il
Mulino, pp.160, euro 10). Padre Chenu stato il teologo rivela padre Cortesi che pi si speso perch nella Gaudium et
spes fosse adottata lespressione "segni dei tempi". Unaltra sua impronta il superamento della "cristianit costantiniana".
Secondo lui il Concilio avrebbe condotto a unintelligenza della fede pi profonda, in una continua rilettura per portare la parola di
Dio in un mondo nuovo.
A questo proposito torna alla mente di Inos Biffi come lo stesso Chenu tent di convincere il grande filosofo cattolico Etinne Gilson
ad accettare in toto la riforma conciliare: Esiste un intenso carteggio tra i due, fatto di tesi e di antitesi, in cui traspare tutto il
grande ottimismo del domenicano per il futuro della Chiesa. Una lezione e uneredit, quella di Marie Dominique Chenu, che al
cardinal Cottier appare attuale e feconda ancora oggi, anche per la sua forza profetica: Comprese prima di altri i problemi che
affliggevano il Terzo mondo.
Chenu aveva previsto la fine del colonialismo ed ha intuito, prima di altri, molte delle cose che si sono poi avverate. Credo che il

maggiore debito di riconoscenza verso i suoi insegnamenti sia la presenza pastorale del teologo nella vita della Chiesa: oggi un
dato acquisito, ma non era certo cos ai tempi della giovane vita accademica di Chenu.

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