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Viaggio di conoscenza e
solidariet in Palestina
28 dicembre 4 gennaio 2016

Premessa
Per lasciare giorno per giorno una breve traccia di ci che ho visto e
vissuto durante il mio viaggio dal 28/12 al 4/1/2016 in Palestina,
organizzato da Assopace, ho pubblicato testi e fotografie (post) sulle
mie pagine facebook. Nella presente pubblicazione non ho applicato
correzioni o modifiche ai post, se non la correzione di errori
grammaticali o di comprensione. Oltre ho aggiunto brevi didascalie per
le fotografie e due cartine geo-politiche. I testi stessi sono stati scritti in
condizioni precarie, avendo solamente a disposizione un piccolo
smartphone LG. Questo spiega la non ottima qualit delle fotografie.

s.i.p., Lutz Khn, via Lambrate 3, 20131 Milano, lutz.kuhn@fastwebnet.it


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Luned 28 dicembre 2015


Viaggio in pullman per Gerusalemme, Al Quds: muri, recinti, gallerie, e
ancora muri. Tramonto infuocato.

Accoglienza a Gerusalemme (scatto dal pullman)


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Marted 29 dicembre 2015


Oggi viaggio a Nablus con tante incredibili esperienze. A Duma
incontro con lo zio dellunico sopravvissuto di un attacco con bomba
incendiaria ad una casa di famiglia. Partecipata discussione con
sindaco e capo moschea del piccolo villaggio. Quando il sionismo
decide non ha limiti: brucia case, costruisce muri e strade ovunque per
dividere, separare e rendere la vita sempre pi difficilead un popolo
intero. Puri atti di violenza arbitraria la demolizione del primo e secondo
piano della casa sulla foto. Cosa fai oggi, se lavori oggi, se vivi oggi,
questo lo sai, ma per domani invece non lo sai, cos i palestinesi sono
costretti a vivere sulla loro terra. Eppure incontri ragazzi, giovani che
esprimono con tanta allegria la loro voglia di vivere, come nel Centro
sociale a Nablus. Al ritorno visita presso la casa di due anziane sorelle
che resistono in campagna contro ogni violenza immaginabile, un
esempio su mille lotte di resistenza del popolo palestinese.

A Duma, dove coloni hanno sterminato unintera famiglia


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La casa demolita della famiglia Masri, Centro culturale a Nablus


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Mercoled 30 dicembre 2015


Oggi viaggio a Ramallah, capitale amministrativa e politica dello Stato
palestinese. Al ritorno, gi dopo le 5 col buio, ci fermiamo in una casa di
una famiglia. Dal 2009 continui attacchi da parte della polizia sionista.
Bambini strappati dalle braccia dei genitori, poi picchiati e arrestati, e
costretti a firmare testi in lingua ebraica che non possono comprendere
ma incriminano i genitori. La casa perquisita anche 15 volte, spesso di
notte, lacrimogeni, bombe d'acqua puzzolente, feriti, morti. Terroristi i
palestinesi? Vero il contrario. Cos la vita del popolo palestinese. A
Ramallah incontro spontaneo con un uomo stra-arrabbiato in un bar. 9
anni di galera, per niente, come quasi tutti. Il terrorismo sta qui, dalla
parte dello Stato oppressore, i media ci raccontano il contrario.
Quell'uomo mi racconta che in tantissimi hanno perso la fiducia nei
rappresentanti ufficiali, Hamas, Abu Mazen e gli altri partiti. Per, la
gente fiduciosa e ottimista e crede in una vita positiva insieme con
tutti gli abitanti della terra Palestina, certo, in mezzo c' una lunga lotta.
Altra foto mosaico nel centro, e dibattito con la moglie di Marwan
Barghouti, da 14 anni in galera. La giornata continua con un'importante
testimonianza israeliana.

Incontro col la moglie di M. Barghouti, Comitato popolare del villaggio NabiSaleh

Gioved 31 gennaio 2015


Oggi visita a Gerusalemme, giornata prevalentemente turistica, diversa
dalle altre trascorse finora. Stupisce la vicinanza fisica di cristianesimo,
islam e ebraismo in questo concentrato di persone e religioni
mono-teiste. Il muro del pianto, Al Aqsa, il Sacro Sepolcro, una di fianco
al altra. Gerusalemme suddivisa nei quartieri musulmano, armeno,
ebraico, copto e altre religioni o rami, il tutto fa pensare che
l'appartenenza ad una religione o all'altra una caratteristica, ma non
una condizione che spieghi conflitti o guerre. Abbiamo saputo come i
cristiani sanno mettersi d'accordo pacificamente con i musulmani e
viceversa. Il tutto detto con la consapevolezza che l'umanit si creer
delle condizioni sociali, il bisogno di religione cesser. Dopo
Gerusalemme andati in una casa della Croce Rossa a portare la
solidariet a due palestinesi che si sono rifugiati l per evitare
l'esecuzione del foglio di via perch hanno partecipato ad un campo
estivo in Libano, paese dichiarato nemico da Israele. Atti di repressione
completamente arbitrari, con accuse che cambiano di giorno in giorno,
esperienza quotidiana dei palestinesi. Sulle foto: Al Aqsa, la Porta di
Damasco, nella tenda presso la Croce Rossa. Buon anno.

Gerusalemme: Al Aqsa, Porta di Damasco, presso Samer a Hijazi, in lotta contro il Foglio di via
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Venerd 1 gennaio 2016


Oggi primo dellanno viaggio nella Valle del Giordano, dopo che la fine
del '15 passato per me in maniera trasparente. Come ormai
sappiamo, noi esperti di questo viaggio, la Cisgiordania, insieme alla
striscia di Gaza terre riconosciute allo Stato Palestina, dallo Stato
sionista stata suddivisa in maniera arbitraria nelle zone A, B e C con
diritti decrescenti e repressione crescente per i Palestinesi. La parte pi
ricca e fertile della Cisgiordania la Valle del Giordano, quasi
completamente zona C che significa che i Palestinesi non hanno diritto
di starci. Espropri di terreno, distruzioni di pozzi, demolizioni di cisterne,
arresti, uccisioni etc. sono allordine del giorno. A sinistra della strada
90, la principale della valle, serre, coltivazioni di palme, grandi campi e
irrigati, tutto in mano a coloni israeliani, a destra campi malandati,
distrutti, baracche di fortuna e tende di plastica, cos vive il popolo
palestinese sulla sua terra. Oltre ad essere una questione di vita e
morte una questione di DIGNIT. Nel piccolo villaggio che abbiamo
visitato sta scritto Essere Resistere. Bambini che non possono
andare a scuola perch chiusa e la prossima troppo lontana,
rimangano senza vera istruzione con conseguenze negative sul livello
culturale generale. Bambini che devono assistere alla tortura con
successiva uccisione di un asinello che li portava a scuola, con
conseguente shock pesante. Storie di vissuto sul baratro senza fine.
Dignit. Checkpoint. Come stamattina si torna a BeitSahur sulla strada
secondaria, perch quella vera a loro impedita da muri, militari e
checkpoint.

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Valle del Giordano: incontro con il Comitato popolare di Al Fasayil

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Sabato 2 gennaio 2016


Betlemme. Un freddo becco, e pioviggina sempre, e noi quasi sempre
fuori, e quando siamo dentro, come nel Centro culturale del comitato
popolare Shamu'a o presso il Coordinamento del campo profughi Aida,
la parola riscaldamento non esiste. Come solo in pochi nel campo dei
5000 profughi possono permetterselo, gli altri aspettano la primavera.
Oppure come gli abitanti di venti baracche provvisorie da 20 anni si
devono condividere un solo bagno. Si immagini. Comunque noi, in
ognuno dei casi, siamo sempre ospiti molto graditi, non solo per portare
qualche novit a loro, bens perch ci vedono come finestre per il
mondo, perch nei nostri paesi non si ha idea di quello che sta vivendo
il popolo palestinese. Ci pensano il Corriere della Sera, ci pensa Renzi.
Comunque noi infreddoliti come siamo ci avviciniamo cos un pochino
alla loro realt quotidiana. Ci hanno portato sul tetto di una casa e ci
hanno fatto vedere l'edificio della scuola dell'ONU, con le finestre
murate, perch i genitori hanno voluto proteggere i loro figli dagli spari
della polizia israeliana. Si chiama "lotta al terrorismo". Con lo stesso
nome etichettano gli spari di numerosi lacrimogeni sul campo di calcio
dei profughi, o gli assalti violenti notturni alle loro abitazioni. Eccetera
eccetera, non finiscono di volerci raccontare. Quando i sionisti hanno
iniziato a costruire il loro muro di separazione, lo hanno fatto anche qui
a chilometri di distanza dentro nel territorio chiamato con gli accordi di
Oslo (fine '90) zona A, cio esclusivamente palestinesi. I sionisti fanno
quello che vogliono e tentano di annientare un popolo intero, l'ONU
tace, e i governi dell'Italia, Germania, USA collaborano, meglio:
dettano. Gli uomini e le donne del Centro culturale sono consapevoli
della loro responsabilit verso la comunit e verso i loro figli. Tra gli
uomini non c' nessuno che non stato in galera, a volte pu bastarsi
portare appresso un coltellino per la frutta, e gi sei in galera. Le donne
di questo centro gestiscono una scuola materna e lavorano al ricamato
tradizionale. Anche qui gli acquisti sono atti di solidariet. Chissa
quante volte capita loro una banda di 35 simpatizzanti in un colpo solo?
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A fine giornata il giro obbligatorio nella chiesa della nativit. Ma dopo


tutto quanto, che importanza ha?

Nel campo profughi di Aida (Betlemme), le finestre murate della scuola


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Il muro vicino a Betlemme con i nomi di 258 bambini uccisi dai raid
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Domenica 3 gennaio 2016


Hebron, come deve essere stato bello una volta il centro storico di
questa citt, costruita con tanti mattoni gialli, cunicoli, negozi, ponticelli,
mercati, peraltro recentemente ristrutturato con soldi Onu. Oggi una
citt invivibile per i suoi abitanti palestinesi. Anche qui il sionismo, in
contrasto a qualsiasi accordo internazionale, si impossessato di punti
nevralgici della citt, poi instaura barriere di blocchi di cemento o filo
spinato, comincia a buttare le sue immondizie sulla strada dove si
svolge il mercato, alla fine posti di controllo, i famosi check-point, e su
piccole postazioni strategiche in alto posti di controllo militari, pronti a
sparare, prima lacrimogeni e poi pallottole vere sugli abitanti
palestinesi, spesso molto giovani. Luomo che al check-point aspetta la
luce verde per accedere tramite un tornello tipo stadio al vero controllo,
sta gi aspettando 30 minuti per tornare a casa, era uscito solamente
per fare un po' di spesa per la cena. Questo non vivere. La citt qui,
oltre ad essere una prigione una citt fantasma, come stata definita
anche da osservatori Onu. Tutto il centro storico ha praticamente le
saracinesche tirate gi, una grande tristezza. La gente che aveva
un'attivit perde il lavoro e non ha pi niente. Mi meraviglia che stanno
cos pacificamente sulle strade anzich attaccare in continuazione gli
insediamenti sionisti e i posti di controllo e di sparo, la Resistenza
palestinese ha la sua storia e anche le conclusioni sue. Qui in citt e
anche a AtTuani dove ci siamo fermati la mattina la conclusione dei
comitati popolari sta nella resistenza non-violenta cercando di resistere
e sopravvivere nella lotta della vita quotidiana, spesso aiutandosi con
gli avvocati. "Open Shuhada Street", l'arteria principale del centro
storico completamente proibita ai palestinesi, il motto internazionale
che conduce la settimana internazionale contro l'occupazione sionista
illegale del territorio palestinese. Prima dell'intervallo pranzo l'ente
multinazionale TIPH ci illustra l'ingrandirsi continuo dell'occupazione
illegale sionista del centro vecchio di Hebron, violando tutti i possibili
diritti internazionali. Ma come ci ricorda Hani che ci accompagna un
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pezzo nel bus: anche nostro governo che rende possibile la vita dello
Stato oppressore, tramite scambi commerciali, aiuti, riconoscimenti
eccetera, e che un importante sostegno per il popolo palestinese
sarebbe il contrastare il nostro governo.

At Tuani (sn in alto) e Hebron


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Luned 4 gennaio
fine del viaggio, ritorno in Italia. Partiamo da BeitSahur di buon mattino
in direzione Tel Aviv. Durante il tragitto che chi fa passare di nuovo
davanti a Gerusalemme, ripassiamo la morfologia sociale dei territori
occupati: in cima alle colline l'insediamento sionista con belle case date
gratuitamente ai suoi occupanti, i coloni. Veniamo a sapere che tante di
queste case in realt sono vuote perch il nuovo proprietario preferisce
abitare altrove, e ci che vediamo lo conferma. Tra un insediamento in
collina e un altro si vedono strade tracciate, violando la natura del
territorio. Importante per il sionismo occupare il terreno e rendere i
collegamenti tra i villaggi palestinesi difficoltosi o impossibili. Il diritto
civile degli abitanti e anche la possibilit di utilizzare le strade sono
regolati secondo una legge razziale che si riflette anche sulle targhe
delle automobili: gialle israeliane, bianche palestinesi. E cos il territorio
suddiviso a macchia di leopardo, infatti ogni tanto ci capita un vecchio
villaggio di contadini palestinesi.
I bidoni neri su ogni tetto sono un altro segno di distinzione: chi gode di
fornitura d'acqua continua come nei villaggi degli occupanti non ne ha
bisogno, chi invece vede scendere dai suoi rubinetti acqua potabile
solo poche ore la settimana deve provvedere. Ci avviciniamo a Tel
Aviv, citt moderna e capitale di Israele, l'unica che hanno costruito loro
commenta cinicamente la nostra guida. Su alcuni muri compaiono in
alto scritte della rivolta urbana, come Change the system, e altre. Il
nostro viaggio continua per Giaffa, attaccata a Tel Aviv, e una volta
gioiello del mediterraneo, oggi bellina e tranquilla, ma nessuno parla
l'arabo. Prima di avviarci all'aeroporto incontro con due disobbedienti al
servizio militare.
Uno di loro, Jacob, ex-comandante ha interrotto il servizio militare
durante i bombardamenti di Gaza, l'altro, un ventenne, non neanche
entrato nellesercito. Entrambi ci raccontano di questo movimento
sempre piccolo ma crescente nella societ israeliana contro la politica
di occupazione e denigrazione del popolo palestinese. Da qualche
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tempo esiste anche il primo partito misto palestinese israeliano, cosa


che ci fa piacere.
Ora il viaggio di conoscenza in Palestina giunto al termine. Consiglio
a chiunque di fare un'esperienza simile.

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La spartizione dei possedimenti dell'Impero Ottomano tra Gran Bretagna e Francia al termine
della Prima guerra mondiale, era stata gi decisa nel1916 con l'Accordo
Sykes-Picot (inizialmente segreto)
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