In her thorough and well researched history of the second-wave feminist anti-pornography movement in the U.S., Carolyn Bronstein traces its origins to several developments. First, feminist activists were increasingly disenchanted with the alleged achievements of the 1960s sexual revolution, which simply added to the existing social pressures on women to serve male sexual needs. Second, feminist consciousness-raising groups in the 1970s had uncovered the prevalence of rape, incest, domestic violence, and sexual harassment across all social sectors, and were beginning to publicize the somewhat shocking levels of male sexual violence against women. Third, radical and lesbian feminists began to analyze heterosexuality as a culturally and historically shaped institution that oppressed women, in part by defining female erotic experience in terms of mens fantasies and needs. Fourth, cultural feminists began to articulate an account of women as different and, in some ways, superior to men, in terms of being more nurturing and cooperative, and therefore vulnerable to characteristic masculine behaviors of aggression and domination. Fifth, various U.S. Supreme Court obscenity rulings in the 1950s and 1960s led to an explosion of increasingly explicit pornographic materials, as well as the mainstreaming and intrusion of these materials into previously sexually sanitized spaces of public life. Sixth, the growth of media studies, in response to the growing influence of popular media on society (tv and radio, mass advertising, mainstream film, popular music, and magazines), offered tools for exploring the effects of the high levels of consumption of mediated representations of women and sex (Bronstein 2011). Appalled both by the evidence of mens sexual coercion and abuse of women (and girls) and by the mass medias positive images of male sexual aggression, some feminists began to wonder about the relationship between these phenomena (51). Bronstein investigates the evolution of the anti-porn faction of the feminist movement from groups that initially campaigned TRADUZIONE La violenza contro le donne Nella sua accurata e ben documentata storia della seconda ondata del movimento femminista anti-pornografia negli Stati Uniti, Carolyn Bronstein segue le sue origini verso sviluppi diversi. In primo luogo, le attiviste femministe erano sempre pi disilluse sulle presunte conquiste della rivoluzione sessuale degli anni sessanta, che non fecero altro che accrescere le pressioni gi esistenti sulle donne, asservite alle esigenze sessuali dei maschi. In secondo luogo, negli anni settanta, i gruppi femministi di auto-coscienza rilevarono l'alta incidenza di stupri, violenze domestiche e abusi sessuali in tutti i settori della societ ed iniziarono a rendere noti i livelli, per certi versi scioccanti, della violenza sessuale maschile contro le donne. In terzo luogo, le femministe radicali e lesbiche cominciarono ad interpretare l'eterosessualit come un'istituzione caratterizzata culturalmente e storicamente tendente ad opprimere le donne, definendo l'esperienza erotica femminile in termini di fantasie ed esigenze dei maschi. In quarto luogo, le "femministe culturali" iniziarono ad elaborare una rappresentazione della donna come qualcosa di diverso e, in un certo senso, superiore al maschio, nel senso di essere pi disposta ad accudire ed a collaborare e, quindi, vulnerabile ai caratteristici comportamenti maschili di aggressivit e di dominio. In quinto luogo, negli anni cinquanta e sessanta varie sentenze della Corte Suprema degli Stati Uniti in merito di oscenit portarono sia ad una esplosione di materiali sempre pi esplicitamente pornografici che alla intrusione ed alla normalizzazione di questi materiali in spazi della vita pubblica fino ad allora estranei alla
sessualit. In sesto luogo, l'aumento di ricerche sui mezzi di comunicazione, in risposta
alla crescente influenza dei media sulla societ pi diffusi (radio e televisione, pubblicit di massa, film di successo, musica popolare e riviste), offr strumenti per esplorare gli effetti degli alti livelli di consumo delle rappresentazioni mediatiche delle donne e del sesso (Bronstein 2011). Inorridite sia dalla evidenza della coercizione sessuale e degli abusi delle donne (e delle ragazze) da parte degli uomini che dall'immagine positiva dell'aggressivit sessuale maschile sui mass media, alcune femministe cominciarono ad interrogarsi sul rapporto fra questi fenomeni (51). Bronstein indaga sull'evolversi della fazione anti-porno del movimento femminista partendo da gruppi che inizialmente facevano campagne