Dialettica
La dialettica hegeliana spiega in che modo l'Assoluto si oggettivizza, si manifesta nel reale, in che
modo le cose mutano da uno stato all'altro, trovano un loro sviluppo. Le determinazioni finite del
mondo appaiono pur sempre in divenire, mutano e avanzano, e occorre spiegare a quale legge esse
obbediscono.
I momenti della dialettica (dottrina dello sviluppo) hegeliana sono tre:
1. La tesi. La tesi lo stato di partenza della dialettica, la semplice cosa in s, per ci che . In
questo stato le cose sono quelle che sono, si trovano in s, il loro significato quello palese ed
evidente (tale stato associato da Hegel all'astratto, l'intellettuale, ovvero la percezione di un
problema in s);
2. L'antitesi. L'antitesi la necessaria negazione della cosa di partenza, per cui un'altra
determinazione si oppone alla prima come parte diversa e contrapposta. La seconda fase quella
che costituisce la transizione: perch qualcosa muti necessaria una negazione della cosa stessa, un
cambiamento di essenza, un proiettarsi fuori di s (questo stato ricondotto da Hegel al dialettico,
al negativo-razionale, ovvero la controtesi che nega la tesi);
3. La sintesi. La sintesi l'ultima parte del processo dialettico a tre stadi, il momento in cui la tesi
e l'antitesi si fondono in una nuova entit, la quale racchiude aspetti della prima e della seconda. La
sintesi il momento in cui l'oggetto del mutamento supera la negazione e riacquista un nuovo
significato in cui si trovano sintetizzati sia elementi della cosa originaria sia elementi della cosa
negata (questa fase e ricondotta da Hegel allo speculativo, positivo-razionale, ovvero alla visione
d'insieme che scaturisce dalla fusioni delle tesi contrapposte per arricchimento).
essere autocoscienti. Si passa infine dalla percezione allintelletto, che riconosce nelloggetto una
forza che agisce secondo una legge determinata. Vede nelloggetto un fenomeno, a cui si
contrappone lessenza vera delloggetto. La coscienza a questo punto ha risolto lintero oggetto in
se stessa ed diventata autocoscienza.
Autocoscienza
Lautocoscienza raggiunge il suo appagamento solo in unaltra autocoscienza. Inizialmente si
potrebbe pensare che ci debba avvenire tramite lamore. Ma nella Fenomenologia il filosofo
sceglie unaltra strada, ovvero attraverso un momento di lotta e sfida (conflitto tra le autocoscienze).
Si ha quindi un rapporto servo-signore.
Il signore colui che, pur di affermare la propria indipendenza, ha messo in pericolo la propria vita.
Il servo colui che ha preferito perdere lindipendenza, pur di avere la propria vita.
Tuttavia abbiamo una paradossale inversione di ruoli, quindi il signore diviene servo del servo e il
servo signore del signore. Questo processo avviene attraverso tre momenti:
- la paura della morte: lo schiavo tale perch ha tremato dinanzi alla morte e, attraverso la paura
di perdere la propria essenza, lo schiavo ha potuto sperimentare il proprio essere come qualcosa di
distinto o di indipendente dal mondo della realt;
- il servizio: in esso la coscienza si autodisciplina e impara a vincere, in tutti i singoli momenti, i
suoi impulsi naturali;
- il lavoro: in esso il servo imprime una forma alle cose, forma se stesso e imprime nellessere
quella forma che lautocoscienza.
Questo si conclude con la coscienza dellindipendenza del servo nei confronti delle cose e della
dipendenza del signore nei confronti del lavoro servile.
Stoicismo e scetticismo
Lautocoscienza trova la sua manifestazione filosofica nello stoicismo, per raggiunge soltanto
un'astratta libert interiore, perch la realt esterna non negata. Lo stoicismo mette quindi tra
parentesi la dipendenza delluomo dalla realt. Abbiamo per unindipendenza apparente
delluomo dalla realt. Lo scetticismo esclude il mondo esterno ma cade nel suo classico
atteggiamento contradditorio e insostenibile. Lo scetticismo non si pone domande sulla realt.
Abbiamo una contraddizione perch da un lato dice che tutto vano, mentre dallaltro lato pretende
di dire qualcosa di vero. Inoltre la coscienza di cui parla lo scettico una coscienza singola, che
non pu fare a meno di essere in conflitto con altre coscienze singole.
La coscienza infelice
Il contrasto tra servo e signore visto in chiave storica con signoria/servit, in chiave filosofica con
stoicismo/scetticismo, e in chiave religiosa con la coscienza infelice. La scissione, presente nello
scetticismo tra coscienza immutabile e coscienza mutevole, diventa esplicita nella figura della
coscienza infelice ed assume una forma di separazione tra Uomo e Dio (antitesi tra intrasmutabile
e trasmutabile).
Questa la situazione dellebraismo. Dio considerato come un giudice severo e luomo sotto le
sue dipendenze.
Nel secondo momento, lintrasmutabile assume la figura di un Dio incarnato. Questa la situazione
del cristianesimo medievale. Dio considerato come un Dio che perdona, quindi in maniera
positiva. Egli, come Dio trascendente, esprime il momento dellaldil, e come Dio incarnato risulta
pur sempre lontano. Quindi con il cristianesimo la coscienza continua ad essere infelice, e Dio un
essere irraggiungibile al di l che sfugge. Manifestazioni di questa infelicit sono:
1) la devozione: pensiero a sfondo sentimentale e religioso che non si elevato a concetto (un
aspetto esteriore della religiosit, che per la coscienza percepisce come non risolvibile per la
scissione);
2) il fare: il momento in cui la coscienza cerca di esprimersi nel lavoro (che per viene considerato
come dono di Dio);
3) la mortificazione di s: si ha una negazione dellio a favore di Dio. Luomo si rende conto di
essere parte del mondo. Ma il punto pi basso toccato dal singolo destinato a passare
dialetticamente nel punto pi alto, quando la coscienza (tentando lunione con Dio) si rende conto
di essere Dio (lUniversale, il soggetto assoluto). Ci non avviene nel Medioevo, ma nel
Rinascimento.
Propriet: lindividuo trova il suo compimento in un oggetto a lui esterno, che rimane
per espressione della sua volont libera, giacch ciascuno pu decidere cosa fare con gli oggetti in
suo possesso;
Contratto: consiste nel reciproco riconoscimento delle propriet private;
Illecito e pena: diviso a sua volta in tre momenti, diritto, delitto e pena. Lesistenza di un
determinato diritto, infatti, ammette la possibilit del delitto, in cui la libert altrui viene lesa, e la
conseguente pena, intesa a sua volta come un diritto. Infatti, nel momento in cui un individuo
compie un delitto, si auto-esclude dalluniversalit di cui faceva parte e lunico mezzo per
tornare nella societ consiste nel ricevere la punizione e riconoscerla interiormente.
Moralit
La moralit il momento della libert soggettiva, in cui lindividuo non pi considerato nella
sua esteriore capacit di possedere una propriet o contrattare, bens nella sua dimensione
interiore. Detto altrimenti: la volont non si realizza pi solamente in rapporto allesserci delle
cose, ma si riflette in se stessa come soggettivit e autodeterminazione 1. Questo momento, a sua
volta, si articola in:
questo un capitolo denso di riferimenti alletica kantiana, nei confronti della quale Hegel
stabilisce analogie e differenze. Anzitutto, essendo la moralit fondata sullinteriorit, viene posta di
fronte al contrasto tra il bene universale cui aspira e il benessere parziale cui ognuno tende. Inoltre
la moralit conduce al conflitto tra essere e dover essere, tra la razionalit oggettiva e quella
ideale dellimperativo categorico tipicamente kantiano. Tuttavia, sulle orme di Friedrich Schiller,
Hegel si contrappone a quel rigorismo morale secondo il quale si dovrebbe fare con avversione
quello che il dovere impone, affermando che essere morali significhi avere una propensione
interiore al bene. La moralit, nonostante ci, non costituisce lultimo momento dello Spirito
oggettivo, poich si esaurisce nellinteriorit e si configura come sterile inseguimento di un bene
astratto.
Eticit
Leticit, terzo momento dello Spirito oggettivo, definita da Hegel come il concetto della libert
divenuto mondo sussistente e natura dellautocoscienza 2ed la moralit sociale, ovvero la
realizzazione concreta del diritto e del bene nelle forme istituzionali della famiglia, della societ
civile e dello Stato 3:
Lo Stato
lultimo momento delleticit e rappresenta la riaffermazione dellunit della famiglia (tesi)
aldil della dispersione della societ civile (antitesi) 7. Questa concezione di uno Stato divinizzato
in quanto incarnazione della Ragione Infinita 8, si differenzia profondamente dal modello
elaborato da John Locke, dal giusnaturalismo pi in generale e anche da Immanuel Kant, in quanto
non pi una costruzione artificiale volta a garantire i diritti degli individui. Secondo Hegel, inoltre,
accettare le teorie liberali significherebbe confondere la societ civile con lo Stato e scrive a tal
proposito:
Se lo Stato viene confuso con la societ civile e la destinazione di esso viene posta nella sicurezza e
nella protezione della propriet e della libert personale, allora linteresse degli individui come tali e
il fine estremo per il quale essi sono uniti, e ne segue parimenti che essere membro dello Stato
qualcosa che dipende dal proprio piacimento. Ma lo Stato ha un rapporto diverso con lindividuo;
giacch lo Stato Spirito oggettivo, lindividuo stesso nella sua oggettivit verit ed eticit in
quanto membro del medesimo 9.
Occorre, altres, rammentare, come ha fatto notare Norberto Bobbio, che Hegel si richiama al
giusnaturalismo, considera lo Stato il punto apicale del processo storico, e la legge la pi alta
manifestazione della volont dello Stato. Questa concezione, tuttavia, si differenzia anche da quella
elaborata da Jean-Jacques Rousseau, il quale aveva ritenuto che la sovranit risiedesse nel popolo;
infatti, secondo Hegel i molti come singoli sono certamente un insieme, ma soltanto come una
moltitudine - una massa informe. 10. La polemica anti-liberale e anti-democratica ha come
presupposto la concezione organicistica dello Stato, secondo la quale lo Stato fonderebbe gli
individui, precedendo quindi questi ultimi sia cronologicamente che idealmente.
Anche lo Stato presenta tre momenti: diritto statuale interno, diritto statuale esterno e storia del
mondo.
Nel primo momento sono affrontati problemi pi importanti del pensiero politico. Anzitutto si
discute sulla costituzione, che non opera di un mero agglomerato atomistico di individui, bens
qualcosa che emerge dalla vita storica di un popolo e che determina i tre poteri che regolano la
vita politica: potere legislativo, esecutivo o governativo, principesco o monarchico (in cui
convergono laspetto dellindividualit - il sovrano come persona singola - e quello delluniversalit
- il sovrano come rappresentante dello Stato). Hegel si esprime a favore della monarchia
costituzionale, in quanto essa rappresenta la costituzione della ragione sviluppata, rispetto alla
quale tutte le altre appartengono a gradi pi bassi 11. La monarchia costituzionale risolve in se
stessa sia la monarchia, sia laristocrazia, sia la democrazia; in essa il sovrano non comanda
arbitrariamente, ma fonda la propria volont su quella popolare. Il secondo momento, invece,
riguarda il diritto che regola i rapporti internazionali dello Stato. In esso, Hegel sostiene la non
esistenza di un organismo superiore in grado di accordare gli Stati, secondo lipotesi kantiana di una
pace perpetua: lunico modo per dirimere le controversie la guerra, momento strutturale della
storia, tribunale del mondo.
La filosofia della storia
La nozione di storia universale o storia del mondo conclude la filosofia dello Spirito
oggettivo (essendo l'ultimo momento dello "Stato") e ad essa vengono dedicate, oltre che gli ultimi
paragrafi dei Lineamenti di filosofia del diritto, le Lezioni sulla filosofia della storia universale,
tenute a Berlino in diversi corsi universitari. Questo momento, inoltre, si colloca tra lo Spirito
oggettivo e lo Spirito assoluto, poich in esso gli Stati, massima espressione dello Spirito oggettivo,
si rivelano come manifestazioni storiche della Ragione Infinita.
Prendendo le mosse da Lessing e da Herder, Hegel, pur non negando il fatto che la storia possa
apparire allintelletto come un tessuto contingente e caotico di fatti, afferma che il grande
contenuto della storia del mondo razionale, e razionale deve essere 12 e prosegue sostenendo che
una volont divina domina poderosa nel mondo, e non cos impotente da non saperne
determinare il gran contenuto. Il fine della storia, infatti, che lo Spirito giunga alla piena
coscienza della propria assolutezza, mediante uno sviluppo conflittuale, che avviene per
rovesciamenti e opposizioni, e per mezzo degli individui e delle loro passioni. Gli individui sono
cos distinti:
Individui conservatori: questo genere di individuo deve consolidare lo spirito del popolo
nel quale vive, tramandando i costumi e agendo in conformit ai doveri della classe. Lattivit di
questi, dunque, come scrive Hegel consiste nel prendere parte allopera collettiva e nel contribuire
a farla essere nelle sue forme particolari 13.
Individui cosmico-storici: questi sono uomini eccezionali, eroi che sanno andare aldil
del proprio tempo, arguendo un contenuto spirituale che ancora non stato realizzato e facendo di
esso il proprio scopo. Essi sono i veggentied esprimono ci di cui giunta lora: trasformano
il mondo e fanno progredire la storia, determinando cos lepilogo e il superamento del contesto
storico dal quale provengono. Su di essi, tuttavia, incombe un tragico destino: come spiega Valerio
Verra, infatti, la loro funzione non quella di realizzare la loro personale felicit, ma fini e destini
universali. Si tratta, in particolare, di unastuziadella ragione, che si serve degli individui e delle
loro passioni come strumenti per realizzare i propri fini, lasciando cadere gli eroi come
guscivuotiquando hanno adempiuto al loro compito.
Hegel individua quindi quattro fasi fondamentali del processo storico, detti mondi storici, nelle
quali si viene manifestando progressivamente la libert, ossia il carattere essenziale dello spirito:
Infine, come si pu notare, lo sviluppo storico segue un percorso eliodromico, tanto che Hegel
paragona il decorso di tale processo a quello della luce che va da Oriente ad Occidente.