Inferno Canto I
La lettura di Umberto Bosco
paese, non deve ricorrere a unoperazione intellettuale anche elementare per stabilire lidentit fra quel drappo e il paese; quel drappo non
significa, ma il suo paese. Cos il cristiano
di fronte a una croce. Allo stesso modo, Dante non deve stabilire intellettualisticamente
lidentit selva-peccato: i due termini per lui
sono interscambiabili. Tanto pi che queste
concretizzazioni egli non le inventa: sono quelle della tradizione biblica ed esegetica e anche
di poeti profani particolarmente amati; fanno
insomma parte del linguaggio poetico-religioso comunemente accettato e adoperato, che
Dante si limita a sostanziare col suo genio, cos
come sostanzia ogni altro linguaggio tradizionale. Il poeta parte, gi con il primo verso, da
un versetto del profeta Isaia: Ego dixi: In dimidio
dierum meorum vadam ad portas Inferi (XXXVIII
10): e vedremo che anche la precisazione cronologica del viaggio, apparentemente piana (a
35 anni), non solo mutuata dal profeta, ma
ricca di molteplici significati, relativi anche alle
condizioni storiche di Dante e del suo tempo.
Lidentificazione della vita con unimmensa silva
plena insidiarum et periculorum (Ag. Conf. X xxxv)
era nella tradizione letterario-religiosa; Dante
stesso vi aveva attinto, prima che nella Commedia, nel Convivio: ladolescente, che entra ne la
selva erronea di questa vita (IV xxiv 12): una
selva, dunque, nella quale se non ben guidati si
perde la strada. Persino che la selva sia amara,
Dante dice con parole dellEcclesiaste (VII 27).
Numerose le fonti scritturali anche dellidentificazione del peccato col sonno: baster citare per tutte lepistola di san Paolo Ai Romani
(XIII 11): hora est iam nos de somno surgere. Gi
il salmista aveva levato gli occhi al monte, per
averne aiuto (Levavi oculos meos in montes, unde
veniet auxilium mihi, Ps. CXX 1); e ripetutamente nella Bibbia sincontra il simbolo del colle.
Cos ovvio (e sar un ricorso frequente nel
del Purgatorio, sembrano invitare perentoriamente a una decifrazione, a svelare una presunta
designazione specifica. Ma esse son dovute allo
speciale clima poetico dei due canti: in questo
proemio dellInferno tutto intonato ai temi biblici e figurativi secondo la tradizione medievale;
in quel canto finale del Purgatorio pieno di echi
apocalittici. Altrove Dante, per esprimere la medesima profezia, fa a meno di connotazioni apparentemente precise: anche nel Purgatorio (XX
10 ss.) la cupidigia si configura come lupa, con
la sua preminenza sugli altri vizi (che pi che
tutte laltre bestie hai preda), con linsaziabilit
della sua fame (la tua fame sanza fine cupa),
con lattesa impaziente che qualcuno la scacci
finalmente dal mondo (quando verr per cui
questa disceda?): c tutto; mancano solo le
precisazioni degli altri due casi. Dunque la decifrazione delle allusioni, volutamente oscure,
e quindi lidentificazione dei personaggi, o del
personaggio unico, cui le due profezie alludono, non veramente necessaria alla comprensione dei passi relativi. N Dante poteva mirare
a ununivoca identificazione da parte dei suoi
lettori: questi, se avessero potuto individuare
con certezza nel veltro non dico una persona
determinata ma anche un ufficio, limperatore
o il papa, si sarebbero necessariamente divisi:
gli uni avrebbero consentito nella speranza, gli
altri lavrebbero respinta e forse irrisa; mentre a
Dante premeva una sola cosa: inculcare in tutti
la sua certezza, che presto, in un modo o nellaltro, direttamente o no, Dio sarebbe intervenuto
nel mondo per rimettervi ordine.
Due erano le caratteristiche essenziali che il veltro aveva nel pensiero di Dante: essere emanazione della Trinit (essere nutrito dalle tre persone,
sapenza, amore e virtute) in conformit del
profetismo medievale; e avere il suo strumento
in Roma. La Trinit si serve dellImpero per la sua
opera di salvazione: qui quel profetismo assume
consistenza tutta personale, in consonanza col
fondamento stesso del pensiero politico-religioso
di Dante. Il veltro salver tutto il mondo, certo,
ma in particolare fia salute dellItalia, dellumile Italia. Dante fa che Virgilio personaggio ricorra allaggettivo con cui egli poeta aveva nellEneide designata lItalia quale apparve primamente