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BRANO RIGUARDANTE LA BIODIVERSITA (Tratto daLa sfida

della biodiversit per una nuova egemonia culturale


dellambientalismo (febbraio 2010) in: A. DAcunto, Alla ricerca di
un nuovo umanesimo, Napoli, La Citt del Sole. 2015 (pp.61-63)
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La domanda centrale che bisogna porsi questa: perch rispetto


agli anni '80, nonostante l'esponenziale aggravarsi di ogni
riferimento e condizione ambientale, dalla disponibilit delle risorse
al saccheggio e alla distruzione della natura, della storia e della
cultura, l'onda lunga dell'ambientalismo, partita da oltreoceano, si
esaurita e l'ambiente, nell'accezione pi ampia e complessiva,
divenuto questione insignificante, marginale, se non proprio
inesistente, su ogni piano, politico, istituzionale e sociale? Dire ci
non significa affatto svilire le iniziative e le lotte sostenute da
associazioni, gruppi e singole persone: esse anzi acquistano una
valenza ancora pi alta, perch allo stesso tempo danno il
significato di quale fondamentale argine abbiano costituito contro
l'onda distruttrice della politica economica e dello sviluppo seguiti in
questi anni in Italia e attestano la grande capacit di resistenza e di
consolidamento di un immenso patrimonio di analisi, di riflessioni e
di lotte, anche nell'identit delle sconfitte subite, base essenziale
per la radicale inversione di cui ha bisogno il Paese. []
Il dato di fondo generale di quegli anni era per l'egemonia
culturale della questione ambientale 1, che costringeva ogni
maggioranza, anche politica e istituzionale, a tutti i livelli a
misurarsi con essa. La proposizione di egemonia culturale gramscianamente identificata come dominio culturale di un gruppo
o di una classe capace di imporre attraverso pratiche quotidiane e
credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro
interiorizzazione, creando i presupposti per un complesso sistema di
controllo - aveva trovato una nuova essenza in un pensiero pi
universale, quello ambientalista, che si caratterizzava in maniera
significativa nelle associazioni, nei partiti verdi e nei movimenti, ma
che in realt permeava una moltitudine ben pi vasta della loro
stessa entit. Per restare nel lessico gramsciano, come se la
struttura, e cio il Pianeta, avesse determinato, con l'immane forza
1

dei suoi problemi e l'insostenibilit del modello produttivo ed


economico, l'ideologia di un nuovo rapporto dell'Uomo in ogni suo
atteggiamento verso il pianeta Terra []
La sfida ambientalista perci sicuramente a tutto campo: dalla
ridefinizione del lavoro, come costruzione dell'arricchimento dei
valori dell'Umanit, alla teoria e alla prassi di una nuova Economia
fondata sull'Ecologia. Ma la sfida ambientalista deve essere
soprattutto la sfida della Biodiversit: non l'Uomo al centro del
Pianeta, ma la sua illimitata ricchezza di esseri viventi, animali e
vegetali, all'interno dei suoi scenari incommensurabili di paesaggi,
di luci e di colori. L'ambientalismo, come filosofia e cultura della
Biodiversit, assume perci questa valenza: costruire il futuro di
un'Umanit non necessariamente infelice e sola in un inerte e
informe Pianeta, ma espressione di vita tra l'infinita moltitudine
delle altre. Ci significa rapportare tutti i problemi del mondo di
oggi, dall'insostenibilit dell'attuale sviluppo ai cambiamenti
climatici, non solo alla necessit inderogabile di un nuovo ordine
economico, politico e sociale fondato su una nuova giustizia tra i
vari Paesi e all'interno di essi, ma anche, e in maniera non
secondaria, agli interessi generali degli altri esseri viventi e della
loro casa naturale, il volto stesso del Pianeta.
La sfida immensa, perch si tratta di arrestare quello che sembra
un processo sempre pi irreversibile, e che nella sua irreversibilit
richiama sempre pi risorse, spazi vitali, che per la limitatezza del
Pianeta, vengono necessariamente sottratti al resto del mondo
vivente. La sfida congiunge indissolubilmente la concretezza degli
atti, individuali e collettivi, di iniziative e di lotte, con il recupero di
un Umanesimo naturalistico, quale pensiero alternativo a un
pensiero tecnocratico-positivista, dogmaticamente chiuso sullo
sviluppo illimitato, sulla certezza della capacit della tecnologia di
trovare soluzione a ogni problema. La scienza e la tecnologia non
solo non sono categorie antitetiche a un nuovo Umanesimo, ma
assumono rilevanza decisiva come percorso materiale per il suo
perseguimento []

BRANO RIGUARDANTE LA CIVILTA DEL SOLE (Tratto da La


Civilt del Sole (Maggio 2010) in: A. DAcunto, Alla ricerca di un
nuovo umanesimo, Napoli, La Citt del Sole. 2015 (pp.199-204)
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Oggi l'impiego dell'energia solare all'inizio di una fase di profonda


ricerca: tutto ci che in conoscenza e tecnologia, dal fotovoltaico al
termodinamico, gi oggi ci consente di affermare con certezza le
immense potenzialit della sua vastissima applicazione, fra un
decennio sar probabilmente superato, obsoleto, appunto preistoria
del solare []
La sostenibilit sta solo nel Sole, e nel Sole sta l'unica cura possibile
per la disintossicazione termica, chimica e fisica del Pianeta. Prima
si comincia, prima si attiva questo percorso verso la sostenibilit e
poi verso la rigenerazione del Pianeta. Sono facili a calcolarsi le Tep
(Tonnellate equivalenti di petrolio) o direttamente i barili di petrolio
che sarebbero ancora come riserva fossile nelle viscere della Terra e
che non si sarebbero mai trasformati in gas serra: migliaia, milioni,
miliardi a seconda di quanto tempo fa avessimo iniziato questo
percorso e di quanta intensit avessimo a esso dedicato; e migliaia,
milioni e miliardi di Tep, di barili di petrolio, di CO 2 e altri gas serra
saranno in futuro a seconda delle scelte che si faranno. E'
banalmente vero tutto ci, ma detto cos esso resta completamente
dentro una filosofia limitata e superata che ci portiamo dietro
quando affrontiamo la questione dell'energia solare: il pensare a
essa come fonte sostitutiva dell'energia fossile. La rivoluzione
dell'energia solare, allo stesso tempo a essa connaturale e da
perseguire, sta invece nella radicale modificazione dell'attuale
sistema produttivo, economico, sociale, culturale e politico. Data

l'entit della popolazione umana, a livello locale come nazionale e


mondiale, sicuramente importante la quantit dell'energia, ma
l'organizzazione della sua produzione e distribuzione e le
conseguenze che ne derivano possono costituire il nuovo vero
progresso dell'Umanit []
Tuttavia anche quando ragioniamo di potenza ed energia solare,
direttamente o nelle altre sue espressioni del rinnovabile, lo
facciamo sempre secondo questa visione: come cio continuare a
sostenere questo, insostenibile, modello energetico. Il Sole richiama
invece una fondamentale rottura, un'inversione radicale rispetto al
percorso energetico passato dell'Umanit, che ha avuto il suo apice
nel Novecento: passare dalla concentrazione di potenza alla
diffusione capillare dei centri di produzione. La rivoluzione
necessaria sta nella filosofia che lo spazio, la superficie del Pianeta
la fonte fondamentale dell'energia per l'Umanit. Se per la sua
casa, per la sua mobilit, per il suo sostentamento, per le sue
funzioni produttive, sociali e collettive, per ogni sua attivit l'Uomo
si serve dello spazio, perch non deve servirsene (lo fa solo nella
logica delle grandi concentrazioni) anche per la risorsa prima,
essenziale per tutte le altre attivit: l'energia? Qui sta la questione
vera, di fondo, la sfida dell'Umanit per il suo futuro e per quello del
Pianeta. La domanda centrale che ci si potrebbe porre, ovvero il
grande dubbio sulla credibilit e percorribilit di tale percorso,
tutta relativa all'ordine di grandezza dello spazio utilizzato per
l'energia rispetto alle altre funzioni []
Poich in un sistema di tipo solare non sono ipotizzabili isole di
potenza, il sistema delle grandi linee di trasmissione non avrebbe
pi ragione di esistere: con l'equivalente della superficie
compromessa dalle sole grandi linee di trasmissione si produrrebbe,
con un sistema solare, tutta l'energia necessaria all'Italia di oggi!
Questo dato indica da una parte il pessimo e rischioso uso del
territorio che stato attuato e dall'altra quanto facile e percorribile
potrebbe essere l'impiego del solare.
Appare del tutto chiaro che l'inerzia del sistema materiale ma anche
immateriale del pensare comune oggi esistente richiama comunque
anche la ricerca di soluzioni capaci di rispondere quali alternative
credibili al sistema energivoro e accentratore di oggi. Di qui la
necessit di attivarsi lungo tutte le prospettive del solare, da
intendersi sempre nell'accezione globale anche delle espressioni
naturali del rinnovabile. E cio piccoli, medi e grandi impianti: la
realizzazione di grandi potenze solari, ad esempio intorno ai 50 MW,

con il sistema termodinamico2 di Carlo Rubbia, va decisamente nella


direzione della radicale inversione del modello rispetto alla fonte
energetica e all'entit ed allo stesso tempo la manifestazione
della concretezza della realizzazione []
Nella Civilt del Sole non hanno pi ragione d'essere n le lobbies
nucleari, n le grandi guerre, militari, politiche ed economiche per
l'oro nero e il gas naturale, n i potenti magnati che le gestiscono:
immani sono gli interessi a essi legati e immane
conseguentemente il sistema di ricatto, di corruzione e di
persuasione sull'insostituibilit dell'attuale sistema produttivo ed
energetico. Questa la ragione universale che impedisce la
transizione e l'affermazione della Civilt del Sole.

BRANO RIGUARDANTE BENI COMUNI E DEMOCRAZIA


PARTECIPATA (Tratto da Sistema elettorale e democrazia
partecipata Febbraio 2012) in: A. DAcunto, Alla ricerca di un
nuovo umanesimo, Napoli, La Citt del Sole. 2015 (pp.345-348)
-------------------------------------------------------------------------------------------------I referendum sull'acqua e sul nucleare hanno evidenziato un fatto
fondamentale (ma non vi era forse nemmeno la necessit della
verifica): il Paese reale, cio la grande maggioranza dei cittadini, la
pensa su questioni di grandissima rilevanza in maniera
profondamente diversa dai governi, dalle forze politiche presenti in
Parlamento e dai rappresentanti istituzionali. Se fosse possibile fare
esprimere i cittadini, non vi sarebbe probabilmente una sola
questione tra quelle che noi sosteniamo - dai rifiuti al taglio delle
2

spese per gli armamenti, dalle biotecnologie alla tutela della natura,
dalla scuola alla sanit, dal debito pubblico agli indicatori socioambientali alternativi al PIL - che non risulterebbe ampiamente
maggioritaria nel Paese.
La questione dunque questa: come fare perch il Paese si muova
nella direzione reale della volont dei cittadini? Quali strumenti
nuovi si possono mettere in campo per rendere obbligatorio in
termini legislativi e istituzionali questo percorso? L'articolo 1 della
nostra Costituzione dice: L'Italia una Repubblica democratica,
fondata sul lavoro. La sovranit appartiene al popolo, che l'esercita
nelle forme e nei limiti della Costituzione. Come si pu dare
compiuta attuazione a tale principio?
E naturalmente ci che vale a livello nazionale, vale parimenti a
livello locale. La democrazia partecipata, che un'espressione
nuova e molto pi avanzata rispetto alla democrazia per delega,
non pu rimanere mera enunciazione, ma richiama una nuova
organizzazione degli atti politici e istituzionali [] La democrazia,
come oggi attuata, totalmente inadeguata a rappresentare la
crescita sociale, culturale e partecipativa che si avuta nel Paese.
[]
Nei movimenti frequente lo slogan: Solo la lotta paga! La lotta
naturalmente, spesso, di fondamentale importanza per ottenere
risultati, ma il solo che va discusso. Introdurre la disponibilit di
nuovi percorsi democratici obbligatori per le scelte pu costituire
un'enorme potenzialit anche per gli stessi movimenti e per l'esito
delle lotte. [] Altrimenti alto il rischio che si abbiano, s, eroiche
lotte, ma che poi ugualmente la distruttiva opera venga realizzata.
Potremmo perci cominciare a enucleare alcuni passaggi, a partire
dalla ricerca di un sistema elettorale che consenta la diretta
partecipazione negli organismi elettivi - Camera, Senato, Consigli
regionali e comunali - dei soggetti individuali e collettivi dei
movimenti, delle lotte e delle associazioni: si tratta di una
proposizione estremamente complessa, tutta da esplorare per la
sua attuazione. []Tale proposizione passa poi chiaramente
attraverso una funzione pi politica delle associazioni e delle reti:
pensiamo all'immensa moltitudine di persone che in innumerevoli
campi sono fortemente impegnate e portano analisi e contenuti,
che richiedono solo atti di concreta attuazione istituzionale.
Come si pu, ad esempio, dare valore e peso reale alle circolazioni
virtuali, condivise da tantissimi cittadini, ovvero come possono esse

diventare atti istituzionali (e cio leggi e delibere)? E' un percorso


nuovo che pu costituire un aspetto della democrazia oggi nella
realt di internet: certo tale percorso richiama la necessit di
regole, ma anche di sicuri esiti. E' proprio impensabile cercare di
individuare processi che portano nelle istituzioni eletti con tale
consenso? []
La creazione delle assemblee nazionali, reali e virtuali, pu
costituire la nuova via democratica per le scelte del Paese sui
grandi temi [] La formalizzazione delle assemblee popolari locali
la necessaria via maestra per la decisione vera sulle scelte
territoriali: la democrazia partecipata non pu che essere questa!

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