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1. Premessa
La pi recente e attenta storiografia ha unanimemente evidenziato la
fase di decadenza dellavvocatura lombarda nellet della Restaurazione1.
* Il presente lavoro stato realizzato con il contributo della borsa di studio post-dottorato della Fondazione Confalonieri A.A. 2009/2010.
1 Si vedano in particolare i contributi di N. RAPONI, Il Regno Lombardo-Veneto
(1815-1859/66), in Amministrazione della giustizia e poteri di polizia dagli Stati preunitari alla caduta della Destra. Atti del LII congresso di storia del Risorgimento italiano
(Pescara, 7-10 novembre 1984), Roma 1986, pp. 91-157; G. ACERBI, Fare lavvocato
nello Stato di Milano dallImperatrice Maria Teresa (1740) allentrata in vigore
dellunificazione legislativa del Regno dItalia (1 gennaio 1866) nel racconto di un avvocato milanese del tempo presente, Storia in Lombardia, I e II (2004), pp. 45-68 e F.
TACCHI, Dalla Repubblica Cisalpina alla Repubblica Italiana, in Avvocati a Milano sei
secoli di storia, Milano 2004, pp. 44-45; nonch i saggi contenuti in Figure del foro
lombardo tra XVI e XIX secolo, a cura di C. Danusso e C. Storti Storchi, Milano 2006 e
nella recentissima opera collettanea A. PADOA SCHIOPPA (a cura di), Avvocati e avvocatura nellItalia dellOttocento, Bologna 2009. Per uno sguardo pi ampio sulla condizione dellavvocatura nellItalia preunitaria cfr. F. TACCHI, Gli avvocati italiani
dallunit alla Repubblica, Bologna 2002, pp. 31-43; G. ALPA e R. DANOVI (a cura
di), Un progetto di ricerca sulla storia dellavvocatura, Bologna 2003 (specialmente i seguenti saggi: G.S. PENE VIDARI, Lattivit dellavvocato in campo civilistico, pp. 55-68;
A. MAZZACANE, La cultura degli avvocati in Italia nellet liberale, pp. 81-88; M. MALATESTA, Per la storia sociale dellavvocatura: tradizione e trasmissione, pp. 89-110 ed E.
DEZZA, Lavvocato nella storia del processo penale, pp. 111-134); C. CAVAGNARI - E. CALDARA, Avvocati e procuratori, a cura di G. Alpa, Bologna 2004, pp. 45-78 e F. COLAO,
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Avvocati del Risorgimento nella Toscana della Restaurazione, Bologna 2006, pubblicati
nella collana Storia dellavvocatura in Italia, ed inoltre H. SIEGRIST, Gli avvocati e
la borghesia. Germania, Svizzera e Italia nel XIX secolo, in Borghesie europee dellOttocento,
Venezia 1989; ID., Gli avvocati nellItalia del XIX secolo. Provenienza e matrimoni, titolo
e prestigio, Meridiana, 14 (1992); J.L. HALPERIN, Avocats et notaires en Europe. Le professions judiciaires et juridiques dans lhistoire contemporaines, Parigi 1996, spec. pp. 3741 e pp. 110-112; G. ALPA, La biblioteca dellavvocato civilista nellOttocento, Materiali per una storia della cultura giuridica, 31 (2001), pp. 233-262; F. AIMERITO, Note per una storia delle professioni forensi: avvocati e causidici negli Stati sabaudi del periodo
preunitario, Rassegna forense, XXXVII 2 (2004), pp. 379-412; M. MALATESTA, Lavvocatura europea tra autonomia e regolazione statale (XIX-XX secolo), Societ e storia,
108 (2005), pp. 319-351, nonch gli scritti presenti in V. PIERGIOVANNI (a cura di),
Sapere accademico e pratica legale fra Antico Regime e unificazione nazionale, Genova
2009.
2 Il nuovo testo legislativo, entrato in vigore nel Regno il 1 gennaio 1816, altro non che la versione italiana del Regolamento galiziano, che deriva, a sua volta, da
una complessa revisione migliorativa del Regolamento giuseppino. Il testo completo
della norma presente sia in Raccolta degli Atti del governo e delle disposizioni generali
emanate dalle diverse autorit in oggetti sia amministrativi che giudiziari, Milano 18141839, 1815, I, pp. 166-358, sia in edizioni separate, fra le quali si segnalano quelle commentate di G.A. CASTELLI, Le disposizioni del Regolamento generale del processo civile in armonia tra loro ed in riscontro con gli altri Codici, colle Patenti Sovrane, Auliche
Risoluzioni, Notificazioni e Circolari governative e colle sentenze de Tribunali superiori,
Milano 1832 e di G.N. GIORDANI, Illustrazione al Regolamento del processo civile vigente nel Regno Lombardo-Veneto, Venezia 1833. Di grande interesse per un approccio al
testo altres L. GENNARI, Corso di procedura giudiziaria civile, Pavia 1844. Utile strumento per la comprensione dei 527-551 anche lopera di A. LORENZONI, Instituzioni del diritto pubblico interno pel Regno Lombardo-Veneto, I, Padova 1835, pp. 327332, che propone un riassunto della normativa vigente nellanno di pubblicazione.
Si veda anche la recente ristampa anastatica M. TARUFFO, Regolamento generale del processo civile pel Regno Lombardo-Veneto 1815 (Testi e documenti per la storia del processo, a cura di N. PICARDI e A. GIULIANI) Milano 2003. Per unanalisi degli aspetti pi
propriamente processuali della norma in esame si rinvia alla nota 5.
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agosto 1818 e 21 settembre 1819, che imposero un numero chiuso di avvocati nella regione3: si introdusse cos il regime di monopolio in una
professione che ambiva ad essere libera ed autonoma, con tutte le conseguenze negative di una tale scelta, a cominciare dalla mancanza di concorrenza4.
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Se al quadro, gi poco felice, che emerge da una disamina della normativa dedicata alla professione forense nel Regno Lombardo-Veneto, si
accostano un insieme di norme processuali volte a limitare lattivit difensiva dellavvocato5, non si possono non confermare le impressioni negative adombrate.
Come gi rilevato dal Raponi, gli effetti pi evidenti dellincidenza
di tutti i fattori ora menzionati fu la mancata formazione di un ceto degli avvocati nel Regno.
CENTI,
Ad auxilium vocatus. Studi sul praticantato da Napoleone alla Legge professionale del 1874: lesperienza normativa, in Avvocati e avvocatura cit., pp. 79-81.
5 Lintroduzione del Regolamento generale del processo civile pel Regno Lombardo-Veneto comport unenorme limitazione dellattivit del difensore legale, riducendola
ad una mera trascrizione di fatti e di norme, senza alcuna possibilit di utilizzo
delleloquenza forense; mentre la parte processuale Codice dei delitti e delle gravi trasgressioni politiche pel Regno Lombardo-Veneto, entrato anchesso in vigore a partire dal
1 gennaio 1816, introdusse un processo inquisitorio, scritto e segreto, senza alcuna concessione ai principi delloralit e del contraddittorio. Per quanto attiene
allinfluenza delle norme processuali civili austriache sullesercizio della professione
avvocatesca si vedano PARINI VINCENTI, Ad auxilium vocatus. Studi sul praticantato
cit., pp. 82-84 e STORTI, Avvocati milanesi tra Austria e Italia cit., pp. 284-286; per
uno studio dedicato al diritto penale, processuale e sostanziale, introdotto in Lombardia si rinvia ai saggi contenuti in Codice penale universale austriaco (1803), Rist.
anast., Casi, fonti e studi per il diritto penale raccolti da S. Vinciguerra, serie II Le fonti 18, Padova 2001, fra i quali meritano qui una particolare menzione E. DEZZA,
Limpossibile conciliazione. Processo penale, assolutismo e garantismo nel codice asburgico del
1803, pp. CLV-CLXXVIII, e A. CAVANNA, Ragioni del diritto e del potere nel Codice penale
austriaco del 1803, pp. CCXL-CCXLII in quanto affrontano la problematica in esame,
nonch agli scritti presenti in G. CHIODI e C. POVOLO (a cura di), Amministrazione
della giustizia penale e controllo sociale nel Regno Lombardo-Veneto, Verona 2007. Gli effetti del mutamento normativo sullesercizio della professione nel campo penale sono approfonditi anche in A. CAVANNA, Storia del diritto moderno in Europa, le fonti e il
pensiero giuridico, II, Milano 2005, pp. 324-328; E. DEZZA, Un penalista scomodo. Appunti per una biografia di Giuseppe Marocco (1773-1829), in Codice dei delitti e delle pene pel Regno dItalia (1811), Rist. anast., Casi, fonti e studi per il diritto penale raccolti
da S. Vinciguerra, Padova 2002, pp. CCLXIX-CCLXX; ID., Lavvocato nella storia del processo penale cit., p. 123; L. GARLATI GIUGNI, Nella disuguaglianza la giustizia. Pietro
Mantegazza e il codice penale austriaco, Milano 2002, spec. pp. 41-46, ID., Il volto umano della giustizia. Omicidio e uccisione nella giurisprudenza del tribunale di Brescia, Milano 2008, pp. 37-47, che, unitamente al recentissimo articolo della stessa Autrice
Quando il diritto si fa giustizia: il ruolo del magistrato penale nel Regno Lombardo-Veneto,
Acta Histriae, 17 (2009), pp. 491-504, offre anche un interessante sguardo sulla
giurisprudenza che si formata sul codice e sul ruolo svolto dalla magistratura penale.
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Di grande interesse anche lindagine sul contenuto dellattivit professionale svolta, compiuta in alcuni recenti saggi: diversamente da quanto si poteva presagire dalla condizione di sudditanza a cui erano sottoposti i professionisti si verificato infatti che, in caso di bisogno, anche nei
tardi anni trenta, gli avvocati lombardi erano in grado di utilizzare, oltre
alla tipica metodologia esegetica delle codificazioni usuale allepoca, anche gli strumenti di ancien rgime6.
Lanalisi dei documenti del complesso archivistico Presidenza di Governo, presso lArchivio di Stato di Milano, allinterno del quale presente il carteggio intercorrente fra la Presidenza del Governo di Milano e
lI.R. Direzione di polizia della stessa citt, permette di allargare la prospettiva al rapporto intercorrente fra il ceto forense lombardo e il potere
politico.
Questulteriore ingerenza statale nella vita dei singoli avvocati stata indubbiamente una delle concause della condizione di soggezione del
ceto forense e senza dubbio contribu alla formazione di una congiuntura
negativa per la professione.
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amministrativa della Lombardia austriaca9, vi , infatti, un collegio governativo, composto da dieci membri, definiti consiglieri, da cui dipendono altrettanti dipartimenti amministrativi, con a capo un presidente
generale, il cui ufficio denominato Presidenza generale di Governo10.
Ma, accanto alla gerarchia del potere esecutivo, si delinea nel Regno
Lombardo-Veneto, indipendente da questultima e globalmente dotata
di maggiori poteri discrezionali, tali da infastidire gli altri poteri dello
stato, la rete di polizia11, articolata in una direzione generale per la Lombardia ed in una per il Veneto12, ed in unit periferiche ad esse subordinate a livello di provincia. Competenze propriamente dette della polizia
erano quelle di prevenire i delitti e mantenere lordine pubblico, ma, come emerger chiaramente dai documenti qui tra poco analizzati, compito precipuo della polizia era la sorveglianza sulle persone in genere, al fi-
9 Il 7 aprile del 1815 Francesco I eman limperiale regia patente che fondava
il Regno Lombardo-Veneto che, nella seconda parte, conteneva i punti fondamentali dellorganizzazione amministrativa e politica dei nuovi territori austriaci, in linea con quanto stabilito dalla Central-Organisierungs Hof Commission: lImperatore e
Re rappresentato dal Vicer, ma sia a Milano che a Venezia vi sono un governatore militare ed uno civile, direttamente dipendenti dal Governo di Vienna, che sono
i capi effettivi dellamministrazione, e un Governo, detto Collegio Governativo, diviso in due rami: il Senato politico e quello finanziario. Sulla struttura costituzionale e lordinamento amministrativo dei domini austriaci italiani si vedano A. SANDON, Il Regno Lombardo-Veneto 1814-1859. La Costituzione e lamministrazione. Studi
di storia e di diritto, con la scorta degli atti ufficiali dei dicasteri centrali di Vienna, Milano 1912; C. SPELLANZON, I primi anni della Restaurazione austriaca in Lombardia e il
movimento politico e culturale a Milano, in Storia di Milano, XIV, Milano 1960, pp. 3437; M. MERIGGI, Amministrazione e classi sociali nel Lombardo-Veneto (1814-1848), Bologna 1983; ID., Il Regno Lombardo-Veneto, in Storia dItalia diretta da G. Galasso,
XVIII, Torino 1987, pp. 1-80; F. DELLA PERUTA, Milano nel Risorgimento: dallet napoleonica alle Cinque giornate, Milano 1992, pp. 13-15; ID., Il Veneto nel Risorgimento fino al 1848, in Venezia e lAustria, a cura di G. Benzoni e G. Cozzi, Venezia 1999, pp.
383-384; M.R. DI SIMONE, Istituzioni e fonti normative in Italia dallantico Regime
allUnit, Torino 1999, pp. 179-187.
10 Cfr. SANDON, Il Regno Lombardo-Veneto 1814-1859 cit., pp. 96-110 e MERIGGI, Il Regno Lombardo-Veneto cit., p. 36.
11 Per unanalisi del conflittuale rapporto intercorrente fra i poteri dello stato,
ed in particolare fra magistratura e polizia, nel Regno, si vedano RAPONI, Il Regno
Lombardo-Veneto (1815-1859/66) cit., spec. pp. 119 ss. e MERIGGI, Il Regno Lombardo-Veneto cit., p. 311. Largomento sar ripreso in pi punti del presente lavoro.
12 Le Direzioni generali di polizia erano costituite presso i rispettivi governi
nelle due capitali.
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mato da una rapida scorsa dei documenti del fondo, tesi a ragguagliare la
Presidenza di Governo sui cospiratori attivi nelle diverse trame sovversive15; ma non mancano informazioni su avvocati utilizzati dalla polizia
austriaca come spie, nonch ispezioni che toccano aspetti assai diversi
della vita lavorativa e privata di alcuni di loro.
A integrare la ricerca sul fondo Presidenza di Governo, sono inoltre utili i documenti del fondo Senato Lombardo-Veneto del Supremo Tribunale di
giustizia presso il medesimo Archivio di Stato, che permettono di verificare le conseguenze dei controlli della polizia sullabilitazione allesercizio della professione16.
15 Bastino a questo proposito alcuni esempi a campione: gi nel 1814 fra i sorvegliati speciali dellAmministrazione di polizia del Dipartimento dellOlona era
presente lavvocato Giovanni Battista Sommariva, giunto a Milano con un poco credibile passaporto della Direzione Generale di Polizia francese, in cui viene qualificato come scudiere (cfr. ASMi, Presidenza di Governo, cart. 7. Per maggiori informazioni sullavvocato Sommariva e il suo impegno negli anni della Repubblica Cisalpina si rinvia a E. ROTA, Milano napoleonica, in Storia di Milano, XIII, Milano 1960,
pp. 116-203; per un esame della sua attivit professionale cfr. M.G. DI RENZO VILLATA, Larte del difendere e lallegare tra ancien rgime ed et dei codici, pp. 29 e 38; C.
STORTI STORCHI, Le code Napoleon a-t-il voulu droger a ces principes? Lancienne jurisprudence e lapplicazione della disciplina del Code Napolon in tema di domicilio, p. 87 e L.
GARLATI GIUGNI, La parola alla difesa. Profili penalistici nelle allegationes lombarde tra
Sette e Ottocento, p. 438, saggi contenuti in Larte del difendere cit.); lavvocato milanese Giuseppe Vismara, definito uomo arditissimo, fu tra i primi ad associarsi alla
setta dei federati; lavvocato Carlo Marocco, su cui si veda infra, il testo relativo alla nota 44 e il 3, era stato designato dai cospiratori come vicepresidente di un
giunta che avrebbe dovuto guidare la citt di Milano e, allinterno della stessa giunta, vi era posto anche per lavvocato bresciano Tosi (cfr. ASMi, Presidenza di Governo,
cart. 36); nella cart. 136, dedicata in gran parte alla diffusione della Giovane Italia
in Lombardia, i riferimenti a membri del ceto forense locale sono assai numerosi, soprattutto come persone incaricate di svolgere propaganda (Cfr. ASMi, Presidenza di
Governo, cart. 136).
16 Il 11 della Costituzione del Senato Lombardo-Veneto dellimp. Reg. Supremo Tribunale di Giustizia ed istruzione per il medesimo affidava al massimo organo di giustizia
dei domini asburgici italiani la sorveglianza suprema sui Tribunali dappello, i giudizi inferiori, gli avvocati, i patrocinatori e i notai (Cfr. GRANDI, I processi politici del
Senato Lombardo-Veneto cit., pp. VII-XIX). Per quanto attiene allavvocatura, a partire dalla pubblicazione della Circolare 9 giugno 1821 n. 5374 del Tribunale dAppello di Milano, in esecuzione degli Aulici Decreti del Senato Lombardo-Veneto 21
febbraio 1821 n. 73 e 22 maggio 1821 n. 1123, lesercizio della professione era permesso solo a coloro che fossero stati espressamente approvati dal Senato Lombardo-
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Veneto del Supremo Tribunale di Giustizia. Cfr. Atti di Governo, 1821, I, parte II,
p. 136. Per un commento positivo del provvedimento si veda LORENZONI, Instituzioni del diritto pubblico interno pel Regno Lombardo-Veneto cit., p. 328, mentre una critica presente in GENNARI, Corso di procedura giudiziaria civile cit., p. 551. Sulle numerose prerogative dellorgano di vertice della giustizia lombardo-veneta cfr. SANDON, Il Regno Lombardo-Veneto 1814-1859 cit., pp. 204-214 e DI SIMONE, Istituzioni e fonti normative in Italia dallantico Regime allUnit cit., pp. 183-185, spec. p.
184.
17 ASMi, Presidenza di Governo, cart. 46. Nella medesima cartella si trova anche
un ricco incartamento dedicato ad un membro del ceto avvocatesco subalpino, Antonio Majoni di Borgomanero, sospettato di aver preso parte alla rivolta piemontese. In argomento si rinvia al recente saggio STORTI, Avvocati milanesi tra Austria e Italia cit., pp. 297-300.
18 Attraverso un altro documento conservato nella pratica apprendiamo che egli
era stato in contatto con alcuni dei fondatori della loggia massonica di Ferrara: Giovanni Carli, Don Francesco Savonazzi, il medico Sacchetti e Antonio Solera, che
avrebbe introdotto il Nostro nella loggia.
19 ASMi, Presidenza di Governo, cart. 46, A sua eccellenza il Signor Conte di Strassoldo presidente dellI.R. Governo. C. di Torresani. In argomento si veda anche STORTI,
Avvocati milanesi tra Austria e Italia cit., p. 295.
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Con il principale obiettivo di chiarire la portata del movimento insurrezionale lombardo e di verificare lo stato delle sette segrete nel Regno, furono istituite
nella regione una Commissione speciale di I istanza, allinterno della quale lelemento di maggior rilievo era il Salvotti, ed una di II istanza, presieduta da Francesco degli Orefici. La Commissione di I istanza, organo della magistratura, gioc un
importante ruolo nel ridimensionamento dellattivit delle sette segrete nella regione, volto anche a diminuire il peso specifico della polizia. Cfr. ASMi, Senato lombardo veneto del supremo tribunale di giustizia, Atti presidenziali, cart. 5; SPELLANZON,
Il decennio 1820-1830 cit., p. 101; GRANDI, I processi politici del Senato Lombardo-Veneto cit., pp. 3-5 e SANDON, Contributo alla storia dei processi del ventuno e dello Spielberg,
Milano-Torino-Roma 1911, allinterno del quale sono riportati, con note dellAutore, gli atti ufficiali segreti degli Archivi di Stato di Vienna e il carteggio dellImperatore con i ministri e con il Presidente del Senato Lombardo-Veneto.
21 Il Supremo Tribunale del Regno aveva stabilito la necessit di chiedere un
rapporto alla Commissione speciale sui membri del ceto forense nella seduta dell11
aprile. Cfr. GRANDI, I processi politici del Senato Lombardo-Veneto cit., p. 238.
22 Lelenco degli avvocati sospetti, con i suggerimenti della Commissione speciale e le decisioni del Supremo Tribunale, conservato in ASMi, Senato lombardo veneto del supremo tribunale di giustizia, Protocolli di Consiglio, cart. 102, pp. 19611974. Alla seduta del Senato erano presenti i Consiglieri Aulici Mazzetti, Salvioli,
Maffei, de Gognetti, Angeli, Pilgram, Agostani, Bonomi e Castellani.
23 Meritano di essere riportate le motivazioni del Consigliere, che spiegano, almeno in parte, il rigido controllo che gli organi di governo e la magistratura applicavano al ceto avvocatesco: egli riteneva che, per lo speciale ruolo dei professionisti
legali allinterno della societ, doveva evitarsi in ogni modo lesercizio dellattivit
a persone avverse al Governo, ivi, p. 1971
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to mantovano fino a che non fossero arrivate nuove informazioni24 e solamente il 24 dicembre, in unaltra seduta dedicata ai professionisti forensi sospettati di tramare contro lo stato25, il Senato accord al Puerari il
permesso di esercitare lavvocatura in Mantova26. Ci nonostante, il Nostro rientrer nel novero delle persone che il Presidente del Governo chieder agli organi di polizia di sorvegliare strettamente, a partire dallestate del 182427, come pure nellelenco di ex-massoni lombardi, compilato
dal direttore generale della polizia di Milano, Carlo Torresani, fra il 1829
e il 183128, con linvito alla polizia mantovana di vigilare attentamente
su di lui e sul fratello29.
Pietro Ponzani invece era stato segnalato agli organi di Governo dal
24
25
Ibid.
In linea generale si pu affermare che il 24 giugno 1823 il Supremo Tribunale del Regno defin la posizione di diversi legali sui quali gravano solo vaghi sospetti, mentre nel dicembre successivo risolse i casi pi difficili.
26 ASMi, Senato lombardo veneto del supremo tribunale di giustizia, Protocolli di
Consiglio, cart. 103, pp. 3124 e 3133. Nel Primo elenco di avvocati abilitati nella
provincia di Mantova successivo agli eventi descritti nel testo, risalente al 1826,
Enrico Puerari presente ed eserciter la professione fino al 1841. Lelenco ufficiale
dei professionisti lombardi, nel periodo della Restaurazione, venne sistematicamente pubblicato nellAlmanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto
soggette al Governo di Milano, edito dal 1815 al 1843, a partire dal 1826; per gli anni dal 1818 al 1824 possibile ritrovare lelenco degli avvocati operanti a Milano
nellAlmanacco e guida di Milano per lanno e nellInterprete milanese ossia guida per
lanno Attraverso la prefazione del volume dedicato al 1825 di questultimo periodico, sappiamo che dal 1824 fu proibita la pubblicazione dellElenco designori Avvocati. LAlmanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al
Governo di Milano fu sostituito, senza cambiamenti di sostanza degni di nota, nel
1844, dal Manuale provinciale della Lombardia, negli anni 1845 e 1846, dal Manuale
per le provincie lombarde e, infine, dal Manuale del Regno Lombardo-Veneto dal 1847 fino al termine della dominazione austriaca.
27 In argomento si rinvia al testo relativo alle note 41 ss.
28 Il menzionato elenco riportato in appendice al primo libro del lavoro di A.
LUZIO, La massoneria e il Risorgimento italiano, I, Bologna 1925, pp. 125-146. Come
gi rilevato dal Luzio, nel breve commento che precede la riproduzione sintetica del
documento originale, il Torresani ama addentrarsi nelle condizioni famigliari ed
economiche de suoi vigilati speciali e si compiace in lunghe frasi stereotipe, banali. Nellelenco sono particolarmente numerosi gli ex-massoni mantovani, fra cui
alcuni avvocati che verranno ricordati nel proseguo del presente lavoro.
29 Il fratello dellavvocato Puerari, gi tenente a Mantova, viene definito Di
principi liberali, di moralit rilassata: dedito a Bacco e a Venere.
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Il militare austriaco, che aveva guidato una parte delle truppe austriache inviate a sedare linsurrezione, aveva rassegnato alle autorit competenti un elenco dei
lombardi presenti in Piemonte durante la rivolta.
31 Sulla fede liberale dellArconati Visconti e sulla sua partecipazione ai moti
piemontesi si veda SPELLANZON, Il decennio 1820-1830 cit., pp. 96 ss.
32 In argomento si rinvia a N. RAPONI, La scelta piemontese, un lento e contrastato
itinerario, in Il tramonto di un Regno, il Lombardo-Veneto dalla Restaurazione al Risorgimento (1814-1859), Milano 1988, pp. 89-137, spec. p. 93; N. NADA, Lineamenti della politica interna del governo sabaudo nellet della Restaurazione, in Ombre e luci della
Restaurazione. Trasformazioni e continuit istituzionali nel Regno di Sardegna,Torino
1997, pp. 771-782 e ID., I liberali moderati, in Il Piemonte alle soglie del 1848, a cura
di U. Levra, Torino 1999, pp. 341-360.
33 Per alcune interessanti riflessioni sulla presunta attivit sovversiva dellavvocato Ponzani e sullattendibilit delle spie si rinvia a STORTI, Avvocati milanesi tra
Austria e Italia cit., pp. 295-297.
34 ASMi, Presidenza di Governo, cart. 46.
35 Si fa riferimento ai contrasti fra le informazioni del confidente e dei sorveglianti ufficiali, alla delicatezza delle informazioni che il confidente pretende di conoscere, che non sembra verosimile che gli siano state comunicate, nonch ad alcune incongruenze geografiche e temporali.
36 Ci si riferisce, in particolare, ad un certo Pietro Perelli, che risulta citato in
molti documenti del fondo archivistico in esame per la sua attivit sovversiva.
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Alla luce degli avvenimenti successivi sembra pi corretta la ricostruzione dellattivit di Pietro Ponzani svolta dallinformatore: nel 1823
lavvocato novarese fu arrestato e, nonostante le suppliche avanzate dai
fratelli37, fu rilasciato solo lanno successivo, con una sentenza di sospensione del processo per mancanza di prove38 che, comunque, non lo svincol dal controllo poliziesco e dalla privazione dellesercizio dei diritti civili, come emerge da una serie di documenti del 182539.
Dallanno dellarresto, come pressoch scontato, Pietro Ponzani non
compare pi negli elenchi degli avvocati abilitati nella regione, pubblicati sugli almanacchi cittadini40.
37 Antonio e Teresa Ponzani nel corso del 1823 inoltrarono due suppliche affinch il fratello fosse rimesso in libert, ma vanamente: la prima fu restituita il 27
agosto e la seconda il 2 dicembre. Cfr. ASMi, Senato lombardo veneto del supremo tribunale di giustizia, Protocolli di Consiglio, cart. 103, pp. 2982-2983.
38 La sentenza, emanata l8 maggio 1824, sembrava prevedere anche il decadimento del Ponzani, Cavaliere, dalla nobilt. Negli anni successivi egli si adoper
intensamente per dimostrare che le autorit austriache non potevano togliergli un
titolo concesso ai suoi antenati dal Re di Sardegna e per essere ammesso al Casino
dei nobili. Le prime tre suppliche, inoltrate da Pietro Ponzani nel 1830, furono rigettate con decisione del Governatore DAdda del 1 dicembre 1830, mentre lanno successivo il Senato Lombardo-Veneto accolse la domanda, sostenendo che il disposto della Sentenza del 1824 era da intendersi nel senso che erano decaduti dai diritti di nobilt solamente coloro che erano stati dichiarati colpevoli e, come tali,
condannati. Dai documenti conservati emerge che, parallelamente al giudizio ufficiale, allinterno del Casino dei nobili ne proseguiva un altro, che port il Cavaliere
Ponzani ad essere ammesso nella nobile societ il 17 gennaio 1832: La Direzione della nobile societ ha preso a considerare la di Lei istanza, onde essere ammesso
nella medesima, e i documenti che la corredano, ed ha riconosciuto comprovata la
nobilt di V.S., e non essere a questa di ostacolo la sentenza per lo che ha la soddisfazione di dichiararle che Ella dal giorno doggi annoverato fra i membri della
societ stessa. Cfr. ASMi, Presidenza di Governo, cart. 160 e 172, nonch, per la lettura della decisone del Supremo Tribunale del Regno, ASMi, Senato lombardo veneto
del supremo tribunale di giustizia, Protocolli di Consiglio, cart. 141, p. 1505. Per
maggiori informazioni sul Casino dei nobili si rinvia a M. MERIGGI, Milano borghese,
circoli ed lites nellOttocento, Venezia 1992, passim.
39 In ASMi, Senato lombardo veneto del supremo tribunale di giustizia, Atti presidenziali, cart. 5 conservata la documentazione relativa alla Supplica di Pietro Cavaliere Ponzani tendente ad ottenere labolimento del Precetto politico e la ridonazione di tutti i diritti civili. Neanche in questa occasione lavvocato novarese riusc a migliorare la sua posizione.
40 Lultimo elenco in cui figura lavvocato Pietro Ponzani contenuto nellInterprete milanese ossia guida per lanno 1823, p. 176. A questo proposito non si pu
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cato Carlo Marocco43 che, come apprendiamo dalle Risultanze processuali, fu indicato da uno dei detenuti44 come colui che era stato desi-
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re ad ottenere la piena prova, fra le quali la confessione continua ad occupare il ruolo di prova regina. Gran parte della storiografia ha concluso che gli imputati confessarono perch senza difensore e non edotti delle riserve garantistiche predisposte
dalla legge. Anche se quanto sopra certamente vero, per spiegare le numerose ammissioni di colpa che seguirono agli arresti del 1821, sembra necessario tenere presente anche la grande capacit professionale dei giudici, prevalentemente trentini,
che condussero processi, nonch i paragrafi 363-365 della parte I del codice penale
austriaco. sufficiente riportare i testi di detti paragrafi per comprendere leffetto
che possono avere avuto sugli imputati: si legge al paragrafo 363 che se limputato
appare in preda a una notabile alterazione di mente, il giudice lo fa esaminare da
due medici; se si accerta la simulazione il carcerato, premessa unopportuna ammonizione, posto a pane, ed acqua per tre giorni continui; indi dopo reiterata ammonizione castigato con colpi di bastone di tre in tre giorni, cominciando con dieci
colpi, ed accrescendo ogni volta il numero di cinque, finch si arrivi al numero di
trenta... Passando al paragrafo 364: Se tanta lostinazione di un carcerato, che non
dia risposta alcuna alle propostegli interrogazioni, vien egli ammonito seriamente
dellobbligo che ha di rispondere al giudizio, e gli vien fatto presente che colla sua
ostinazione va ad attirarsi un castigo. Se ci non fa effetto, vien egli trattato a causa
dellancora ostinato suo silenzio nel modo ch prescritto nel precedente paragrafo
per simulata alterazione di mente. E terminando con il 365: un proporzionato castigo con colpi di bastone, o col digiuno, ha luogo in oltre quando linterrogato si
conduce maliziosamente durante il costituto con modi indecenti, ed offensivi, o
quando colladdurre una circostanza riconosciuta manifestatamene falsa ha studiato
di protrarre linquisizione, o dindurre in errore il giudicio, e persiste nella menzogna
anche dopo essersigli posta avanti agli occhi la chiara prova in contrario. Cfr. Codice
dei delitti e delle gravi trasgressioni politiche cit., 363-365. Tra le molte opere in materia, si segnalano SPELLANZON, Il decennio 1820-1830 cit., pp. 97 e 114; RAPONI, Il
Regno Lombardo-Veneto cit., pp. 91-164, pp. 111-114; DEZZA, Limpossibile conciliazione cit., spec. pp. CLXIX-CLXXI; ID., La legislazione penale asburgica e i processi politici
del Lombardo-Veneto, Bollettino storico mantovano, 2 (2003), pp. 195-213, spec.
pp. 197-198; CAVANNA, Ragioni del diritto e del potere cit., pp. CCXLIII-CCL; ID., Storia del
diritto moderno cit., pp. 324-333; A.A. CASSI, Negare levidenza e aver salva la vita. Codice penale e tribunali speciali nei processi contro la carboneria bresciana, in LABGB e la codificazione asburgica in Italia e in Europa. Atti del Convegno Internazionale Pavia, 11-12
ottobre 2002, a cura di P. Caroni ed E. Dezza, Padova 2006, pp. 317-338, spec. 323329 e PADOA SCHIOPPA, Storia del diritto in Europa cit., pp. 469-470.
45 Stando alla descrizione dei detenuti, la riunione si era tenuta a S. Siro, in provincia di Milano.
46 In argomento si veda anche supra nota 15.
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affari interni. LAulico Decreto 24 dicembre 1823 del Senato LombardoVeneto, citato nelle Osservazioni su Carlo Marocco, poste nella pagina
a fianco del prezioso documento, lo escluse dallesercizio della professione47, insieme a numerosi altri avvocati lombardi.
Nonostante la riconosciuta pericolosit sociale dellavvocato Marocco
e il rischio che egli non facesse rientro nel Regno, lI.R. Delegazione di
polizia gli accord, il 15 novembre 1823, il permesso di recarsi a Torino
per una causa del suo cliente Sig. Lorenzo Ubicini48. Lelasticit degli
organi di polizia lombardi in questoccasione, cos distante dalla consueta fermezza, certamente degna di essere sottolineata.
interessante notare come lesclusione del brillante civilista dallesercizio dellavvocatura non min la fiducia in lui riposta da parte dei
colleghi, o almeno di alcuni di essi: lavvocato Margarita, nei primi mesi
del 1832, gli richiese un parere nella delicata questione ereditaria di Giuseppina Cotta Morandini49. Gli sforzi del Nostro furono per vani: la
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arrivare a sostenere che non si tratta di dote vera e propria, ma di un atto di liberalit, che non pu in alcun modo pregiudicare i diritti successori della figlia, attraverso un attento esame della disciplina dellABGB, numerosi richiami al Corpus iuris civilis e la menzione delle teorie di due illustri giuristi di ancien rgime, Antoine
Favre e Johannis Voet. Ne risulta una memoria particolarmente ricca di spunti colti, a differenza degli scritti di Matteo Biumi e di Carlo Marocco, che si caratterizzano per la brevit e per il ricorso alle sole norme dellABGB. Nellinsieme di documenti relativi alla questione si conservata anche la lettera con cui Carlo Marocco
invia al collega Margarita il suo parere, dalla quale emerge un rapporto di stima e
affetto fra i due illustri avvocati. Cfr. per i pareri degli avvocati Margarita, Biumi e
Carlo Marocco DDPSDMi, Segn. 67.XI.B.46.45-50; per altri documenti attinenti
alla controversia, DDPSDMi, Segn. 67.XI.B.46.bis.58-70. Per maggiori riflessioni
sulla problematica vicenda si veda DI RENZO VILLATA, Un avvocato lombardo tra ancien
rgime e modernit: Giovanni Margarita cit., pp. 454-458, alla quale si rinvia anche
per unapprofondita ricerca sullattivit professionale del Margarita.
50 Non qui indicato, purtroppo, il motivo per cui Giuseppina Cotta Morandini ritenne sconveniente presentare al padre un parere redatto dallillustre civilista,
ma verosimile che i continui dissidi fra il Marocco e lamministrazione austriaca
abbiano influito nella scelta. Nella stessa lettera ella propone, come sostituto, lavvocato Luigi Gerardi. Se lo sforzo del Nostro fu vano per la risoluzione della questione, non lo fu per le sue finanze: in unaltra missiva della Cliente indicato il
compenso che propone per gli avvocati Marocco, Biumi e Gerardi per i rispettivi
pareri, indicato in 48 per il primo, 27 per il secondo e 24 per il terzo. Cfr. DDPSDMi, Segn. 67.XI.B.46.bis.16-19.
51 Nonostante le numerose ricerche, non stato possibile rinvenire una copia
dellopuscolo in questione. Si ritiene per di potere affermare che il Benedetti citato nel documento sia il poeta e drammaturgo risorgimentale Francesco Benedetti di
Cortona (1785-1821) autore, fra le altre opere, dellode Per la nascita del re di Roma
(1811), premiata dallaccademia napoleonica di Lucca. In argomento cfr. G. CAMERANI MARRI, voce Benedetti, Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma,
1966, VIII, pp. 253-255.
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52 Stefano Luini fu confermato nellesercizio dellavvocatura con lAulico Decreto 24 giugno 1823. Per quanto attiene agli anni di esercizio della professione cfr.
i relativi volumi dellAlmanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al Governo di Milano cit.
53 Avvocato penalista di grandissima fama, autore di non poche pubblicazioni
di argomento giuridico, di numerosi opuscoli polemici, di altri scritti di varia natura e fondatore di una Accademia estemporanea di eloquenza forense per esercizio
della giovent legale, collaboratore della commissione incaricata di preparare la
nuova codificazione ticinese, Giuseppe Marocco certamente uno dei giuristi pi in
vista nella Milano napoleonica. Per maggiori informazioni sulla vita e sullattivit
professionale si rinvia, innanzitutto, alle Notizie intorno alla vita e agli scritti dellavvocato Giuseppe Marocco, composte nel 1851 dallavvocato Giuseppe Toccagni, in MAROCCO, Difese criminali e altri scritti inediti dellavvocato Giuseppe Marocco cit., pp. IXXXVIII e a F. CORACCINI (rectius G. VALERIANI), Storia dellamministrazione cit., p. CIII.
Si vedano, inoltre, i recenti lavori E. DEZZA, Un critico milanese della codificazione penale napoleonica. Pietro Mantegazza e le Osservazioni sulla legislazione criminale del
cessato Regno dItalia (1814), in Ius Mediolani. Studi di storia del diritto milanese offerti dagli allievi a Giulio Vismara, Milano 1996, pp. 971-977; ID., Un penalista scomodo. Appunti per una biografia di Giuseppe Marocco (1773-1829) cit., passim; ID., Giuseppe Marocco e la codificazione penale ticinese, in Il Codice sgradito. Atti del convegno sul
Codice penale della Repubblica e Cantone del Ticino (1816), Lugano, 17 novembre 2006,
Bellinzona 2007, pp. 201-268; GARLATI GIUGNI, Nella disuguaglianza la giustizia
cit., pp. 41-45; ACERBI, Fare lavvocato nello Stato di Milano dallImperatrice Maria Teresa (1740) allentrata in vigore dellunificazione legislativa del Regno dItalia cit., pp.
42-45 e DI RENZO VILLATA, Larte del difendere cit., spec. p. 28. Per il lusinghiero giudizio del padre del codice penale del 1889 si veda G. ZANARDELLI, Lavvocatura.
Discorsi di Giuseppe Zanardelli, Firenze 1879, p. 100.
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fessioni di detenuti e riguardano la presunta partecipazione del noto penalista alle trame ordite dai federati: c chi riferisce che il Marocco non
aveva mostrato interesse a recarsi in Piemonte dopo i moti del 21, chi
informa che i rivoluzionari avrebbero voluto usarlo come tramite per
guadagnare alla causa lassessore della Direzione Generale di polizia,
Giulio Pagani, e chi asserisce di aver saputo che egli aveva parlato con
lappena menzionato assessore. Nellinsieme di queste deposizioni la pi
rilevante certamente quella del Pagani stesso, che conferma di avere
avuto un colloquio con Giuseppe Marocco, il quale, venuto da lui passando da un discorso allaltro gli chiese se avesse molto da lavorare, ed alla sua risposta affermativa soggiunse anche i liberali te ne daranno, invitandolo, secondo lespressione riferita dallassessore di polizia, a lasciare
correre lacqua al basso nei loro confronti. Il Pagani sottolinea poi di
aver riferito allavvocato di essere gi a conoscenza del compito affidatogli dai cospiratori di testare la sua fedelt agli austriaci e, soprattutto, di
essere un Impiegato dOnore54.
Giuseppe Marocco fu confermato nellesercizio della professione con
lAulico Decreto 24 dicembre 182355, nella medesima occasione in cui
laltro rinomato avvocato Marocco operante nel foro milanese fu costretto ad abbandonare lattivit56, ma aveva gi deciso di lasciare la carriera
forense da diversi anni, indignato dalla notevole riduzione del ruolo del
difensore nel processo penale introdotto dagli austriaci57.
Nonostante il non modesto spazio dedicato nel documento al penalista Marocco, non vi alcuna traccia dei suoi scontri con la rigida censura
austriaca, n dei suoi contatti con la Principessa di Galles che, evidente-
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mente, venivano considerati come qualcosa di differente dalla sua, presunta, attivit sovversiva58.
Il quarto avvocato milanese a essere preso in considerazione Giovanni Battista Ferrario, un professionista attivo a Milano gi da diversi
anni59 che, in base alla deposizione rilasciata da un detenuto alla Commissione speciale, risulta essere stato a conoscenza di una congiura ordita
fra Milano e Mantova nel 1815; nel momento di procedere contro i cospiratori lavvocato fu lasciato fuori dalle indagini perch non era sufficientemente coinvolto per aprire un procedimento nei suoi confronti.
Di grande rilievo sono le Osservazioni riportate di fianco allavvocato Ferrario: da quanto vi scritto si intuisce che, negli anni seguenti,
gli organi di controllo politico presero informazioni su di lui sia in tribunale, sia presso i clienti, interferendo cos, necessariamente, con lo
svolgimento della professione. Le notizie raccolte fornirono limmagine
di una persona non pericolosa per lordine pubblico60, tanto che il Senato
Lombardo-Veneto, con il gi menzionato Aulico Decreto del 24 dicembre 1823, conferm il Ferrario nellesercizio della professione, con residenza in Milano61.
Seguono negli stessi atti gli avvocati Giovanni Barozzi62 e Giuseppe
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Venturelli, sotto la sorveglianza della polizia austriaca per la loro supposta partecipazione alle trame di una setta denominata Congregazione
cattolica apostolica romana63, ma furono entrambi confermati nellesercizio della professione, che continuarono ad esercitare, rispettivamente,
fino al 182764 e fino al 184665. Non stato possibile reperire tracce
dellattivit professionale di Giuseppe Venturelli, mentre lavvocato Barozzi compare pi volte come difensore legale nelle allegationes iuris conservate nella raccolta Margarita66.
Gli ultimi due avvocati milanesi contemplati nel documento sono
Antonio Bellani e Costantino Mantovani.
Il primo rappresenta un caso particolare, poich la sua inclusione nel
novero degli avvocati meritevoli di sorveglianza speciale frutto di un errore, determinato da una parziale omonimia: raccogliendo informazioni
presso altri detenuti era emerso che un certo Bellani, gi Regio Procuratore della Corte di Giustizia dellOlona negli anni di dominio napoleonico e, al momento della stesura della relazione, amministratore dellOspedale civico di Milano, era coinvolto nelle cospirazioni legate alla rivolta
piemontese, ma si tratta di Carlo Bellani, non dellavvocato Antonio67.
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Lerrore era gi stato rilevato prima dellestate del 1824, con conseguente richiesta di informazioni sullatteggiamento di Antonio Bellani.
Le notizie sul professionista milanese sono buone, cos che il Senato []
lo ha proposto a Sua M. come ammissibile allAvvocatura, sulle quali proposizioni pendono le sovrane deliberazioni. Nel documento non indicato quale fu la decisione dellImperatore, ma attraverso gli elenchi ufficiali degli avvocati sappiamo che Antonio Bellani fu conservato fra gli
esercenti la professione: egli presente fino al 185968.
Costantino Mantovani lunico, fra gli avvocati milanesi sorvegliati
dalla polizia, che figura fra i condannati in un giudizio aperto contro i
cospiratori: egli venne dichiarato colpevole di alto tradimento e condannato, in contumacia e con processo edittale, alla pena di morte, con conseguente automatica radiazione dagli elenchi degli avvocati. Il codice
penale austriaco permetteva al giudice di celebrare il processo in contumacia solo quando il fatto delittuoso aveva suscitato grande scalpore e vi
era il pericolo che il fuggiasco potesse nuovamente nuocere allo stato69,
quindi la decisione del tribunale di procedere nei confronti del Mantovani una dimostrazione di quanto egli fosse implicato nelle trame dei
di Milano, centro dellassistenza e della beneficenza ambrosiana G. BASCAP, Lassistenza e la beneficenza fino al termine delle dominazioni straniere, in Storia di Milano, XIV,
Milano 1960, pp. 803-823 e ID., Carlo Bellani (1772-1838), Milano 1948. Allinterno della raccolta Margarita conservato uno scritto di Carlo Bellani nella sua veste di magistrato: Conclusioni di merito state emesse dal sig. cavaliere Bellani regio Procuratore generale ... nella causa di falso incidente promossa dal segretario Giuseppe Annoni contro il sig. Paolo Parravicini, (DDPSDMi, Segn. 67.XI.C.58.10).
68 Cfr. i gi citati elenchi ufficiali di avvocati della regione nellAlmanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al Governo di Milano cit., fino al 1843, nel Manuale provinciale della Lombardia cit. per il 1844, nel Manuale per
le provincie lombarde cit. per il 1845 e il 1846 e nel Manuale del Regno Lombardo-Veneto cit. per gli ultimi anni di dominazione austriaca. Tracce dellattivit professionale di Antonio Bellani si trovano in Giurisprudenza pratica cit., XXIII, parte I, pp.
92-116: lavvocato milanese difende Maria Radaelli in una complessa causa di diritto successorio che, dopo essere stata discussa in tutti i gradi di giudizio, si chiude con un aulico decreto del Sovrano l11 marzo 1834, favorevole alla Radaelli.
69 Pi precisamente: i 490 ss. della II sezione della parte I del Codice dei delitti e delle gravi trasgressioni politiche cit., prevedevano la possibilit per il giudice di
procedere contro i fuggitivi senza differire la procedura fino allarresto nei casi in
cui il delitto avesse fatto una grande sensazione nel popolo, o lintiera esenzione dal
castigo lasciasse temere ulteriore dannose conseguenze, e non soggiacesse ad alcun
dubbio la sussistenza del fatto, n la persona del malfattore. In questi casi il fuggitivo veniva citato a presentarsi in giudizio per mezzo di editto.
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commesso alcun atto tale da poter essere processati o da essere considerati troppo pericolosi per svolgere la professione, almeno non in base alle
conoscenze delle autorit.
Una particolare menzione merita lisraelita Gioacchino Basevi, professionista e pubblicista di grande fama, originario di Bozzolo, in provincia di Mantova74. Come avvocato egli ottenne ampia visibilit fin da giovane, grazie allaccorata difesa del patriota tirolese Andrea Hofer, mentre
lattivit editoriale lo impegn soprattutto nella seconda parte della sua
vita, congiuntamente a quella di consulente75. Le pubblicazioni lasciate-
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ci dallavvocato Basevi sono numerose e lopera di maggiore successo sono le Annotazioni pratiche al Codice Civile Austriaco che, dal 1845 al 1859,
ebbero ben sette edizioni a Milano76. Lavvocato di Bozzolo merita di essere ricordato anche per la partecipazione al Risorgimento italiano, che lo
port a essere nominato dal Governo provvisorio della Lombardia membro di una commissione incaricata di raccogliere i fondi necessari a sostenere le spese di guerra77 e ad ottenere, dopo lannessione della regione al
Piemonte, la nomina ad ufficiale dellordine dei SS. Maurizio e Lazzaro78.
Appare assai pi complessa la posizione dei rimanenti quattro avvocati bresciani controllati dagli organi politici della regione, a cominciare
dal secondo sorvegliato speciale indicato nel rapporto: Alessandro Dossi. Egli era stato arrestato per alto tradimento e sospeso dallavvocatura,
per aver partecipato alle cospirazioni che miravano a unire la Lombardia
al Piemonte: solamente dopo che era stata pronunciata la sua assoluzione,
con sentenza del 12 dicembre 182379, fu riammesso allesercizio della
professione, per intervento del Senato Lombardo-Veneto80. La presenza
no degli ebrei. Cimiteri ebraici nel mantovano, a cura di A. Mortari e C. Bonora Previdi, Firenze 2008, pp. 167-176. Gli ultimi due volumi citati offrono una panoramica completa sulla vita di Gioacchino Basevi non solo come giurista, ma anche come
membro di spicco della comunit ebraica locale. Per una riflessione coeva sulla vita
e sullattivit professionale dellavvocato israelita si veda il necrologio pubblicato
sul Monitore dei tribunali del 16 febbraio 1867 n.7, pp. 167-168, estratto da La
Perseveranza.
76 In argomento, oltre agli appena citati lavori contenenti dati biografici
dellavvocato di Bozzolo, si veda S. SOLIMANO, Il letto di procuste. Diritto e politica
nella formazione del codice civile unitario. I progetti Cassinis (1860-1861), Milano 2003,
pp. 20-21. Fra gli altri scritti di Gioacchino Basevi si ricordano: Dello scioglimento de
feudi nel territorio che fu della Repubblica Cisalpina, Delle leggi attinenti il processo civile,
la Proposta di una nuova legge ipotecaria fatta dalla commissione nellassemblea legislativa
di Francia, e la Spiegazione della legge generale di cambio promulgata con la Sovrana Patente 25 gennaio 1850, tutti pubblicati fra il 1848 e il 1850.
77 Cfr. Raccolta dei decreti, avvisi, bollettini ec. ec. emanati dal Governo Provvisorio
cit., II, p. 294.
78 Cfr. LIOTTA, voce Basevi, Gioacchino cit., p. 70. Solamente otto anni dopo
lunione della Lombardia al Piemonte, lavvocato mantovano mor e, stando a quanto riportato nel necrologio (cfr. supra nota 76), solamente let avanzata gli imped
di sedere nei consigli legislativi.
79 Con riferimento alle vicende processuali dellavvocato Dossi si vedano anche
i documenti conservati in ASMi, Senato lombardo veneto del supremo tribunale di giustizia, Affari criminali, cart. 28.
80 Nonostante la decisione positiva del supremo tribunale del Regno, il Dossi
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dellavvocato bresciano nel documento indice del fatto che gli organi di
governo e di polizia nutrivano ancora forti sospetti sulla sua persona, nonostante la vicenda giudiziaria si fosse conclusa positivamente.
Molto particolare la posizione dellavvocato Attilio Toccagni, figura assai controversa, che da una lato viene accusato dallautorit politica
di svolgere in maniera inopportuna la professione forense, nonostante
possieda notevoli capacit81, in quanto assume con facilit cause palesemente ingiuste e le sostiene con cavilli e maneggi, particolarmente
odiosi agli austriaci82, dallaltro osteggiato dai suoi concittadini, che sospettano che abbia denunciato alcuni membri della carboneria per guadagnarsi la benevolenza dei nuovi dominatori83 e, infine, sorvegliato
dagli organi di polizia.
interessante notare come, nel rapporto sullavvocato Toccagni, i
comportamenti inopportuni verso lamministrazione della giustizia e la
presunta attivit sovversiva non vengano scissi, come se latteggiamento
scorretto da lui tenuto verso il sistema giudiziario potesse in qualche modo attestare che era una persona poco affidabile e, quindi, verosimilmente pericolosa anche per il Governo.
Con lAulico Decreto 24 dicembre 1823, il Senato Lombardo-Veneto
conferm Attilio Toccagni nellesercizio della professione, poich la sua
condotta negli ultimi tre anni era stata esente da censure in modo da fa-
non figura in nessuno degli elenchi di avvocati consultati. Vi invece, sin dal 1826,
un notaio di nome Alessandro Dossi attivo a Brescia (cfr. Almanacco imperiale reale per
le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al Governo di Milano per lanno 1826, p.
387) che si pu ragionevolmente ritenere sia la stessa persona, anche alla luce delle
indicazioni che si ricavano dal lavoro di spoglio effettuato da GRANDI, Processi politici cit., pp. 483-484.
81 Nelle prime righe del rapporto si legge: Uomo di molto animo e vivacit di
spirito, dedito alla satira e al sarcasmo, non gode concetto, giacch i suoi talenti, e
le sue cognizioni legali non bastano a garantirlo . Cfr. ASMi, Presidenza di Governo, cart. 79.
82 I 530 ss. del Regolamento generale del processo civile pel Regno Lombardo-Veneto
imponevano agli avvocati di assumere gli incarichi professionali solo dopo essersi
accertati che la causa fosse giusta e il 548 faceva rientrare nei comportamenti punibili da parte della magistratura quelli volti a danneggiare il corretto svolgersi
dellamministrazione della giustizia.
83 Nel documento in esame si legge addirittura che lo studio dellavvocato Toccagni si svuot completamente dopo che si sparse la voce di un suo tradimento e che
egli, che traeva la sua sussistenza dai guadagni professionali, non sapeva pi come
procurarsi il cibo.
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re dimenticare ogni pregiudizio. Egli continu ad esercitare lavvocatura a Brescia fino al 184684.
Gli avvocati Andrea Polotti e Giuseppe Franzinetti furono invece entrambi accusati di appartenere alla setta dei federati. Il primo, sebbene
indiziato, non era stato arrestato, il secondo, maggiormente coinvolto85,
era fuggiasco. Nelle Osservazioni presenti nel rapporto in esame si legge che il Senato Lombardo-Veneto potr prendere una posizione sulla loro idoneit a proseguire la carriera forense solo dopo lemanazione della
Sovrana Risoluzione sul processo dei federati. Come presumibile, dagli
elenchi ufficiali degli avvocati attivi a Brescia, emerge che il Polotti fu
riammesso allavvocatura gi dal 1826, mentre il Franzinetti non pot
pi esercitare86.
Come gi accennato, fra coloro dei quali si raccomandava una speciale sorveglianza allinterno della provincia bresciana sono presenti anche
quattro praticanti. Due di questi, Antonio Buccellani e Lorenzo Maceri,
sono sospettati di appartenere alla carboneria; Giuseppe Nicolini sembrerebbe uno dei membri pi attivi delle cospirazioni della zona, ma vi
il dubbio che le lettere trovate con la firma Giuseppe Niccolini appartengano in realt a un suo omonimo, professore di storia a Verona; Angelo Mazzoldi accusato da un detenuto di appartenere alla setta dei federati.
Dei quattro solamente il Buccellani, il Maceri e il Mazzoldi ottennero labilitazione allesercizio dellavvocatura: il primo presente
nellelenco degli avvocati esercenti in Brescia a partire dal 182687, il secondo si ritrova fra quelli attivi a Sal dal 182888, il terzo, invece, figura
fra coloro che sono abilitati a Leno dal 183089.
84
Cfr. gli elenchi ufficiali di avvocati della regione nellAlmanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al Governo di Milano cit. fino al
1843, nel Manuale provinciale della Lombardia cit. per il 1844, nel Manuale per le provincie lombarde cit. per il 1845 e il 1846.
85 Il Franzinetti, considerato anche dagli austriaci un uomo di grandi talenti,
era accusato di aver ricoperto la carica di capitano allinterno della setta.
86 Cfr., in particolare, lAlmanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al Governo di Milano per lanno 1826, p. 532.
87 Ibid.
88 Almanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al Governo di Milano per lanno 1828, p. 524.
89 Almanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al Governo di Milano per lanno 1831, p. 386.
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Allo stato delle ricerche non sono state individuate allegationes redatte da alcuno dei professionisti bresciani presenti nel rapporto in esame.
Notevole altres il numero degli avvocati, o aspiranti avvocati, soggetti a sorveglianza nella provincia di Mantova90, a conferma della notevole pressione subita dal ceto forense lombardo in questi anni.
Figura, innanzitutto, nellelenco lavvocato Vincenzo Partesotti che,
oltre ad essere stato un ardente giacobino, direttamente coinvolto
nellamministrazione nel periodo francese91, era anche stato indicato da
pi persone quale membro della carboneria. Egli altres accusato di aver
aiutato il nipote, Attilio Partesotti, a recarsi in Piemonte nel momento
della rivoluzione. Alla luce delloggetto specifico del presente lavoro, di
particolare interesse la circostanza che lavvocato Partesotti fosse stato denunciato tanto da alcuni detenuti, quanto da una cliente che, recatasi dal
Regio Delegato di Mantova, aveva dichiarato di aver udito, mentre era
nello studio professionale del suo procuratore, del progetto di costui per
inviare il nipote in Piemonte e altri due giovani a Napoli.
Nonostante le numerose voci attestanti la partecipazione di Vincenzo
Partesotti ai moti del 1821, egli fu confermato nellesercizio dellavvocatura con lAulico Decreto 24 dicembre 182392.
Tutti gli altri avvocati mantovani, posti sotto la sorveglianza della
polizia austriaca, Leandro Favagrossa, Luigi Panciera, Francesco Arrivabene e Francesco Mosconi erano, secondo lautorit politica, membri di
90 Fra gli avvocati controllati in Mantova figura anche Enrico Puerari, ma non
emergono indicazioni nuove rispetto a quelle raccolte dagli organi di controllo politico nel 1822 e quelle che si erano gi desunte dagli elenchi degli avvocati. Cfr. supra pp. 8-10.
91 Nel rapporto in esame si legge che il Partesotti era stato Primo Presidente
della Corte di Ancona negli anni del Regno dItalia e da altre fonti sappiamo che
egli aveva gi ricoperto la carica di commissario del potere esecutivo presso i tribunali durante la Repubblica Cisalpina e, dopo la riconquista francese del territorio,
quella di giudice del Tribunale civile di Mantova. Nel 1801 lavvocato mantovano
era stato rappresentante della magistratura ai comizi nazionali in Lione. Cfr. U. DA
COMO (a cura di), I Comizi nazionali in Lione per la Costituzione della Repubblica italiana, I, Bologna 1934, p. 708 e F. ERCOLE, voce Partesotti Vincenzo, Il Risorgimento
italiano: gli uomini politici, II (1941), p. 290 (fa parte di Enciclopedia bio-bibliografica italiana). Lavvocato Partesotti presente nel gi citato elenco di ex-massoni sotto lAustria, in LUZIO, La massoneria e il Risorgimento italiano cit., pp. 139-140.
92 Nel documento in esame si legge che col medesimo Decreto lavvocato Partesotti fu trasferito a Milano, ma nel 1826 egli risulta ancora attivo a Mantova. Cfr.
lAlmanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al Governo di
Milano per lanno 1826, p. 531.
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una delle societ segrete attive nel territorio93, ma le prove a loro carico
erano cos leggere che, con lAulico Decreto 24 giugno 1823, furono confermati nellesercizio della professione, pur rimanendo i loro nominativi
fra quelli di coloro che dovevano essere vigilati dagli organi di polizia.
Anche il praticante avvocato Giuseppe Veronesi rientrava fra i soggetti controllati in Mantova, principalmente per i suoi sospetti principj
politici e il suo attaccamento al cessato ordine di cose94. Grazie agli
elenchi ufficiali degli avvocati della regione sappiamo che egli non ottenne mai labilitazione allesercizio della professione: non ci dato per
di sapere se per motivi politici o per libera scelta.
Nella parte del rapporto dedicata alla provincia mantovana presente altres Marsilio Barozzi, ma si tratta di un errore, determinato da una
parziale omonimia con un avvocato milanese: come rilevato nelle osservazioni contenute nel documento stesso, Marsilio, che non fu mai approvato come avvocato dal Senato Lombardo-Veneto, fu ripetutamente
confuso con il milanese Giovanni Barozzi95.
Di grande interesse, per comprendere meglio quale fosse il triplice
controllo, effettuato da organi di governo, magistratura e polizia, nei
confronti degli avvocati nel Regno Lombardo-Veneto, sono le parole che
aprono il giudizio su Marsilio Barozzi, simili a quelle utilizzate contro
lavvocato Toccagni, tanto che si ritiene conveniente riportarle integralmente: lautorit politica lo qualifica intrigante e Uomo che accetta la
difesa di qualunque causa anche meno appoggiata alla ragione, per cui si
merit pi volte la riprensione dei Tribunali, ed anche la sospensione
dallesercizio dalla professione96, sembrando per che ora egli siasi corretto. Saggiunse il sospetto insorto chegli nel 1818 e 1819 abbia abbracciata la carboneria, per cui viene sorvegliato97.
Lidentit di cognome caus notevoli fraintendimenti anche nel caso
di Girolamo e Vincenzo Longaretti, il primo avvocato a Bozzolo e il secondo attivo a Bergamo. Questa ulteriore ipotesi di omonimia cre parti-
93
Gli avvocati Favagrossa e Arrivabene erano sospettati di appartenere alla carboneria, mentre gli altri due alla massoneria. Il Favagrossa, che negli anni del Regno dItalia si era distinto per il particolare attaccamento alla causa di Murat, mostrando una notevole rapidit nel cambiare orientamento politico, nel 1815 era stato nominato delegato di polizia dal Governo provvisorio austriaco di Bologna.
94 Cfr. ASMi, Presidenza di Governo, cart. 79.
95 Allinterno del documento in esame vi proprio un rimando interno da un
avvocato Barozzi allaltro. Cfr. supra nota 63.
96 Cfr supra nota 82.
97 Cfr. ASMi, Presidenza di Governo, cart. 79.
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colare confusione negli organi di controllo austriaci che, per diversi mesi, non seppero a quale dei due avvocati lombardi attribuire i sospetti
emersi in diversi interrogatori, con la conseguenza che Vincenzo, uomo
di principi morali incensurabili, suddito onesto e fedele e senza taccia anche in linea politica98, fu sottoposto alla pressante vigilanza austriaca
senza alcun motivo. Girolamo Longaretti, fervente sostenitore dei piemontesi e antico massone, rimase sotto il controllo degli organi politici
della regione ancora per diversi anni99, bench entrambi gli avvocati portanti il cognome Longaretti fossero stati confermati nellesercizio della
professione nelle rispettive residenze fin dal dicembre del 1823.
Il pressappochismo dimostrato in queste due occasioni dagli organi di
controllo austriaci, solitamente assai solerti, non pu non essere sottolineato: in particolare si ritiene necessario rimarcare che Vincenzo Longaretti fu, in conseguenza di ci, sottoposto ad un regime di stretta sorveglianza immotivato.
Oltre allappena citato Vincenzo Longaretti, a Bergamo era posto sotto controllo anche lavvocato Lauro Pasinetti, che era stato indicato da un
detenuto come un antico massone. Siffatta delazione non influ in alcun
modo sullesercizio dellattivit lavorativa del Pasinetti: non essendo stata trovata alcuna altra prova che confermasse la notizia, egli fu confermato nellesercizio forense gi il 24 giugno del 1823100.
Nella provincia di Cremona la Presidenza di Governo e la polizia
avevano individuato due avvocati da tenere sotto costante vigilanza:
Giovanni Pietro Nardi e Angelo Mocchetti.
Nonostante le numerosissime confessioni di detenuti sullapparte-
98 Il primo documento dal quale traspare che gli austriaci hanno compreso quale sia il Longaretti pericoloso per il Regno risale al 24 dicembre 1823. Cfr. ASMi,
Senato lombardo veneto del supremo tribunale di giustizia, Protocolli di Consiglio, cart.
103, p. 3133.
99 Lavvocato di Bozzolo rientra nel novero degli ex-massoni presenti nel pi
volte menzionato elenco riportato in LUZIO, La massoneria e il Risorgimento cit., p.
136. Nelle righe a lui dedicate si legge che vive poveramente della sua professione, parole dalle quali possiamo dedurre che fosse un professionista con scarsa e poco redditizia clientela.
100 Cfr. anche lAlmanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto
soggette al Governo di Milano per lanno 1826, p. 533. Lavvocato Pasinetti era attivo
gi da diversi anni e nel volume IV della Giurisprudenza pratica riportata una sua
difesa svolta per la contessa Anna Berlendis Contarini in una causa vertente sullapplicabilit del 431 dellABGB in pendenza dellattivazione dei pubblici regolamenti di intavolazione. Cfr. Giurisprudenza pratica cit., IV, parte I, pp. 146-152.
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Cfr. RAPONI, Il Regno Lombardo-Veneto (1815-1859/66) cit., spec. pp. 119 ss.
e MERIGGI, Il Regno Lombardo-Veneto cit., p. 311.
107 Cfr. ASMi, Senato lombardo veneto del supremo tribunale di giustizia, Protocolli
di Consiglio, cart. 103, p. 3134.
108 Nel medesimo anno si offr come spia per il Governo di Milano anche un avvocato genovese, Sisto Quaglia. Egli dichiarava di poter fornire informazioni su tutte le operazioni del Marchese Raimondo Doria, sul quale la polizia lombarda stava
indagando per imbastire un processo per alto tradimento. Prima di decidere se accettare il Quaglia come confidente, lI.R. Direttore della Polizia raccolse numerose
informazioni su di lui, riportate in un rapporto presente nella cartella in esame, dal
quale emerge che versava in condizioni economiche assai infelici. Cfr. ASMi, Presidenza di Governo, cart. 154.
109 Lemigrazione politica italiana, iniziata allepoca delle prime congiure giacobine, aveva raggiunto momenti di grande estensione nel 1799, nel 1815 e dopo i
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moti del 1820-21. I primi paesi in cui si formarono centri attivi di emigranti italiani furono lInghilterra, il Belgio e la Svizzera, poi divenne meta molto ambita la
Francia. Allinterno della vasta bibliografia in argomento, si segnalano i lavori di
carattere generale di F. DELLA PERUTA, Mazzini, e i rivoluzionari italiani: il partito
dazione, 1830-1845, Milano 1974, pp. 27-33 e A.M. RAO, Esuli: lemigrazione politica italiana in Francia, 1792-1802, Napoli 1992, passim, nonch quelli di E. ARBORIO MELLA, Milanesi in Francia fra il 1796 e il 1814, Archivio storico lombardo.
Giornale della Societ Storica Lombarda, serie XIX, vol. IIX (1969), pp. 313-372 e
SPELLANZON, Il decennio 1820-1830 cit., pp. 112-113, con particolare riferimento alle fughe di patrioti milanesi.
110 ASMi, Presidenza di Governo, cart. 152.
111 Ivi, cart. 203.
112 Ivi, cart. 236.
113 La questione sorse perch Angelo Mocchetti sosteneva che era stato pattuito a suo favore un compenso di 12 franchi al giorno, mentre secondo lincaricato di
polizia si trattava di 12 lire austriache al giorno, equivalenti a 10,44 franchi. Oltre
al reddito percepito dal Mocchetti, il Governo versava 150 lire austriache al mese
alla moglie per il suo sostentamento. La lettere dellincaricato di polizia datata 20
luglio 1831. Cfr. ASMi, Presidenza di Governo, cart. 152. Per uno studio dedicato alle valute utilizzate nel Lombardo-Veneto si rinvia a U. TUCCI, Le monete del Regno
Lombardo-Veneto dal 1815 al 1866, Archivio economico dellunificazione italiana,
II (1956), fascicolo III.
114 Angelo Mocchetti fu riammesso nellesercizio della professione con la Sovrana Risoluzione 1 marzo 1836. Egli esercita a Milano con residenza in Contrada
di Santo Stefano in Borgogna 359. Cfr. GRANDI, I processi politici del Senato LombardoVeneto cit., p. 239 nt. 11 e lAlmanacco imperiale reale per le province del Regno Lombardo-Veneto soggette al Governo di Milano per lanno 1837, p. 543. Al suo rientro nel Regno appaiono migliorate anche le sue condizioni economiche: nel medesimo anno
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afferma che nellanno 1831 abbandon la patria, recandosi senza permesso in Francia e si ritiene che ci debbasi attribuire alla sconcertata sua
economia mancandogli ogni mezzo di sussistenza per s e per la sua famiglia dopo che gli era stato vietato lesercizio dellavvocatura nel quale
avea pi volte richiesto di poter continuare115.
Nella lettera del 1836 manca qualsiasi riferimento allattivit di spionaggio svolta da Angelo Moccheti: si sollecita il suo reintegro nei ranghi
dellavvocatura solo alla luce di un comportamento corretto e tranquillo116. Questo elemento ci permette di affermare che la magistratura, nonostante il pregnante controllo esercitato sul ceto forense, non solo non
era a conoscenza dei nominativi degli avvocati che rendevano i loro servigi al Governo in qualit di confidenti, ma non veniva informata neanche
a posteriori, nel momento in cui si richiedeva il suo intervento per il rilascio dellautorizzazione a svolgere la professione.
Lindicazione che perviene da questo caso concreto sui difficili rapporti fra polizia, governo e magistratura allinterno del Regno Lombardo-Veneto certamente degna di essere sottolineata e conferma quanto
gi rilevato in diversi punti del presente lavoro117.
Gli ultimi documenti relativi ad Angelo Mocchetti hanno carattere
prettamente economico: nel corso del 1839 lavvocato aveva contratto un
debito con un gioielliere di Parigi e, prima ancora dello scadere dello
stesso anno, i massimi livelli della direzione della polizia lombarda e parigina avevano fatto pressioni su di lui per costringerlo al pagamento delle cambiali. Nonostante i continui solleciti, il 19 giugno 1840, il Mocchetti rese noto al Governatore di Milano di trovarsi ancora in difficolt,
tanto da non potere corrispondere che trecento dei cinquecento franchi
necessari al saldo118.
egli iscrive il figlio Francesco alla Facolt politico legale dellUniversit di Pavia.
Cfr. ANDREONI - DEMURU, La Facolt politico-legale dellUniversit di Pavia cit., pp.
338-339.
115 ASMi, Presidenza di Governo, cart. 203.
116 Pi precisamente nel documento si legge: Le notizie posteriormente ed in
diversi incontri raccolte tornarono a lui pi vantaggiose avendo egli date prove di
ravvedimento con un contegno incensurabile anche sotto i riguardi politici. Cfr.
Ibid.
117 Cfr. RAPONI, Il Regno Lombardo-Veneto (1815-1859/66) cit., spec. pp. 119 ss.
e MERIGGI, Il Regno Lombardo-Veneto cit., p. 311. Si veda anche supra nota 21.
118 ASMi, Presidenza di Governo, cart. 236. Su questultima vicenda dellavvocato di Piadana si veda anche il recente articolo STORTI, Avvocati milanesi tra Austria e
Italia cit., pp. 294-295.
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incontro alla primaria necessit del legale milanese di dimostrare ai concittadini, suoi potenziali clienti, la sua totale estraneit ai fatti, propone
alla Presidenza di Governo di accordare il permesso di pubblicare lo scritto solamente allestero.
Purtroppo non si sono ritrovate notizie sulla posizione adottata in
questa circostanza dalla Presidenza del Governo, certo per che in questoccasione la Direzione di polizia dimostra un totale disinteresse a venire incontro alla concreta esigenza di lavorare di un membro del ceto forense lombardo.
La rassegna sui documenti conservati nel fondo Presidenza di Governo
relativi al controllo sullattivit politica degli avvocati lombardi, sia che
si trattasse di attivit antigovernativa, sia che, al contrario, portasse giovamento al sistema austriaco, a mio giudizio, d una ragione in pi al
tendenziale degrado della professione, gi accennato allinizio di queste
pagine. In effetti la pressante forma di sorveglianza politica su un numero cos ampio di rappresentanti della categoria port ulteriore nocumento al ceto forense lombardo della Restaurazione, gi avvilito dai continui
controlli della magistratura e limitato nellesercizio della sua attivit lavorativa da un diritto processuale penalizzante, cos da allontanarlo sempre di pi da quellideale di professione libera ed indipendente, che lavvocatura insegue costantemente.
4. Le funzioni di controllo poliziesco nella vita professionale e privata del ceto
forense lombardo
Alcuni avvocati lombardi subirono nel periodo della Restaurazione il
controllo degli organi politici della regione per motivi assai distanti fra
loro, non riconducibili a ununica categoria, se non attraverso una connotazione negativa: non si tratta di questioni di carattere politico.
La prima testimonianza di tale sorveglianza offerta dal pressoch incessante controllo che sub lavvocato penalista Giuseppe Marocco127, soprattutto nel 1817, per il suo legame con una delle figure maggiormente controverse del romanticismo, la Principessa Carolina di Brunswick128, tenuta sotto stretta sorveglianza dalla polizia asburgica, e per gli
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134 Le espressioni assai enfatiche utilizzate dagli organi di polizia milanesi e dal
Tribunale veneziano nel riferirsi alla truffa in cui era coinvolto il noto professionista, portano a ritenere che si trattasse di qualcosa di veramente notevole, quasi uno
scandalo dellepoca. I principali autori della truffa, gi detenuti a Venezia, erano un
certo Perotti e un non meglio definito Consorti, ed era indiziato anche il milanese
Francesco Azzimonti, che si riteneva fosse luomo di collegamento fra i due soggetti gi condannati per il raggiro e lavvocato Carlo Marocco.
135 ASMi, Presidenza di Governo, cart. 54.
136 La lettera inviata dal Torresani al delegato di polizia per la Circoscrizione 3
illustra molto chiaramente come si voleva che fosse condotta la sorveglianza sugli
indagati, si ritiene quindi opportuno riportarne una parte, almeno in nota: Sar
quindi di Lei impegno, Sig. Delegato, di istituire possibilmente una rigorosa sorveglianza, inosservata e per clandestina, sul Marocco suddetto facendomi avvertito
ogni volta che si recasse fuori di citt per recarsi altrove, e specialmente per determinare in prevenzione quelle pi efficaci misure che si rendessero necessarie ove il
Marocco si lasciasse conoscere compreso da timore di nuovo arresto per nuove emergenze che si manifestassero a di lui carico.
137 Non appena rientrato a Milano lavvocato fu sottoposto ad un interrogatorio da parte della Direzione Generale di polizia, il cui verbale tuttora conservato
nella cartella in esame. Durante linterrogatorio lavvocato cerc di giustificare il
suo espatrio clandestino con urgenze mediche e professionali. Grazie a questo documento sappiamo che egli soggiorn in diversi stati, fra i quali il Ducato di Parma
Piacenza e Guastalla, lo Stato Pontificio, la Svizzera e la Francia.
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Milano si occupano della questione sono due: innanzitutto il Codice penale austriaco prevedeva per colui che aveva tentato lomicidio ed era sopravvissuto per accidente o contro la volont di chi agisce la custodia
fino a tanto che con rimedi morali e fisici ricondotto sia alluso della ragione, ed a riconoscere i suoi obblighi verso il Creatore verso lo stato e
verso s stesso, si mostri pentito del passato e faccia sperare un durevole
miglioramento per lavvenire143; in secondo luogo perch, con una lettera consegnata al figlio maggiore, lavvocato aveva affidato i propri quattro figli al Conte Pachta, membro del Governo di Milano.
La grande cura con la quale gli organi di polizia aiutano la famiglia di
Pietro Cottalorda nei mesi in cui lavvocato rimane in custodia, insieme
alla curiosa soluzione che viene architettata non appena lavvocato si ristabilisce, fanno supporre che egli avesse un qualche legame particolare
con gli organi politici cittadini. Il 22 luglio 1823 infatti suggerito dagli organi di polizia alla Presidenza di Governo di trasferire il Cottalorda
e la sua famiglia a Nizza, terra dorigine, a spese dellerario pubblico, e la
proposta viene rapidamente accettata144.
Nonostante non vi sia alcuna traccia nei documenti consultati, si ritiene verosimile che, come gi gli avvocati Mocchetti e quello individuato come Nota manus, anche il Cottalorda fosse un confidente della polizia austriaca: non si spiega altrimenti perch gli organi politici gli avessero donato uningente somma di denaro.
Peculiare , altres, la vicenda dellultimo avvocato che qui si men-
143
Cfr. Codice dei delitti e delle gravi trasgressioni politiche cit., 91. Per uno studio sul trattamento riservato al suicidio e al tentato suicidio nel codice del 1803, inserito in un pi ampio contesto sullo stadio, assai arretrato, del processo di secolarizzazione nel codice penale austriaco si veda VINCIGUERRA, Idee liberali per irrobustire lassolutismo politico: il Codice Penale Austriaco del 1803 cit., pp. XXXVI-XXXVIII. Per
un approfondimento sulla delicata questione del trattamento riservato al suicidio
nel corso dei secoli si segnalano, fra gli altri, G.P. MASSETTO, Il suicidio nella dottrina
dellet di mezzo, Acta Histriae, 12 (2004), pp. 139-176; P. BERNARDINI, Dal suicidio come crimine al suicidio come malattia. Appunti sulla questione suicidologica nelletica e
nellesperienza europea tra Sei e Settecento, Materiali per una storia della cultura giuridica, XXIV, 2 (1994); R. MARRA, Suicidio, diritto e anomia: immagini della morte volontaria nella civilt occidentale, Napoli 1987 .
144 Attraverso lultimo rapporto rassegnato dagli organi della polizia di Milano
al Conte di Strassoldo, apprendiamo che gli organi politici di Milano versarono a
Pietro Cottalorda la notevole somma di 2.644,72 lire austriache e che, su indicazione del Governatore, i soldi furono presi dai Conti delle spese segrete di Polizia.
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ziona, Giuseppe Repossi, che suscit linteressamento degli organi politici milanesi per motivi completamente nuovi rispetto a quelli visti fino
ad ora145.
Lavvocato Repossi, monaco Olivetano da prima del 1796, percepiva,
in virt della sua posizione di ex religioso146, la somma di 800 lire austriache annue dallI.R. Monte di Milano quale pensione, ma, nel 1824,
gli organi di polizia scoprirono che nel 1801, ad onta dei voti religiosi
da lui professati seppe allombra di false deposizioni, e colla produzione
di falsi documenti far constare che era di stato libero ed inducendo cos in
errore la Curia Arcivescovile di Milano ottenne lassenso di contrarre [..]
matrimonio, con certa Teresa Borri, trovandosi per ora in istato vedovile senza prole147.
La strana vicenda di Giuseppe Repossi cre notevole imbarazzo negli
organi di Governo di Milano che, mancando una norma che regolasse il
caso o un precedente148, non sapevano se privare lex monaco della pensione, tanto che fu interpellato lArciduca Ranieri che, il 14 aprile 1824,
domand ulteriori informazioni.
Purtroppo la richiesta di maggiori notizie del Vicer lultimo anello della catena conservato nel fascicolo dellAvvocato milanese: non ci
quindi dato di sapere quale soluzione fu adottata; certo per che Giuseppe Repossi figura come avvocato residente in Milano in tutti gli elenchi fino al 1823 e manca in quelli successivi149.
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Risulta chiaro, esaminate le fonti intorno ad avvocati lombardi sorvegliati per motivi distinti da quelli politici, che lattuazione di un regime
di vigilanza su un membro del ceto forense della regione poteva trarre
origine dalle cause pi diverse ed era assai rigido in ogni occasione.
Se da un lato appare verosimile che sudditi, accusati di una truffa ai
danni di un apparato statale, come lavvocato Carlo Marocco, o colpevoli
di aver tentato il suicidio, come Pietro Cottalorda, sarebbero stati tenuti
sotto controllo dalle autorit politiche a prescindere dalla professione
svolta, dallaltro rimane comunque il sospetto in chi scrive che lappartenenza ad una classe, ritenuta pericolosa e sediziosa dalle autorit, abbia
favorito e reso pi inflessibile la sorveglianza anche in queste circostanze.
5. Conclusioni
Lanalisi dei documenti permette dunque di constatare che gli avvocati lombardi, oltre a dover subire una rigida vigilanza da parte della magistratura, tale da non lasciare spazio ad alcuna forma di autogoverno in
capo alla categoria150, furono sottoposti ad una stretta sorveglianza da
parte degli organi politici della regione, soprattutto, ma non solo, per
lattivit politica antigovernativa: le fonti, cos ricche nellattestarlo, sono una precipua testimonianza.
Ci troviamo cos di fronte ad un ceto forense sottoposto ad un triplice controllo: gli organi di polizia e di governo, nonch la magistratura,
hanno tutti la competenza per sottoporre alla loro sorveglianza gli avvocati e ne fanno uso ogni qual volta ne ravvisino la necessit.
Mi sembra anzi, alla luce delle ricerche svolte, di poter affermare che
gli organi politici si attivino per vigilare sugli avvocati anche sulla base
di vaghissimi indizi di responsabilit151, indubbiamente pi labili rispetto a quelli necessari per imbastire un processo. Talora poi lapprossimazione, che caratterizza i rapporti dei poliziotti e dei confidenti, porta
addirittura ad una sorveglianza su soggetti che non hanno altra colpa se
non quella di condividere il cognome con persone pericolose per lordine
pubblico, come nei casi di Antonio Bellani, Marsilio Barozzi e Vincenzo
Longaretti.
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Il differente approccio verso gli indizi di pericolosit sociale dei sudditi, proprio degli organi di polizia e di quelli dellamministrazione giudiziaria, si inserisce perfettamente in un discorso pi ampio, gi affrontato da alcuni autori dedicatisi allorganizzazione statale dei domini asburgici italiani, che ponevano alla luce i conflitti di competenza e di potere
esistenti fra i due poteri: la polizia, col fine di rafforzare la legittimazione del proprio ruolo, tendeva a dilatare i contorni del fenomeno dellassociazionismo clandestino, mentre la magistratura, che vedeva di malocchio la crescita del potere poliziesco, faceva spesso scarcerare gli inquisiti
che la polizia le consegnava152.
Sintomatico della scarsa considerazione della magistratura nei confronti degli organi di polizia linvito, rivolto dallI.R. Tribunale Criminale di Venezia al Direttore generale della polizia di Milano di non procedere contro Carlo Marocco in violazione del dettato del codice penale.
Lunione dei dati raccolti -norme processuali restrittive e stringente
controllo degli organi della magistratura e di quelli propriamente politici- porta a dipingere un quadro a tinte notevolmente fosche sulla condizione dellavvocatura lombarda e mette in luce la strettissima connessione fra i due aspetti: maggiore linsoddisfazione del ceto forense verso il
sistema di governo austriaco, pi convinta e tenace sar la sua adesione ai
tentativi si sovvertirlo, comportando, come necessaria conseguenza, un
ulteriore irrigidimento del potere politico, si da generare una sorta di circolo vizioso capace di spingere verso un continuo deterioramento dello
status.
Ne offre una chiara dimostrazione la vastissima partecipazione del ceto forense lombardo alle sommosse del 1848 e ai successivi tentativi di
modifica alla legislazione austriaca, nel campo dellorganizzazione della
professione forense e della procedura penale, abbozzati dal Governo Provvisorio e dagli altri organi che avevano assunto lamministrazione della
regione, nei pochi mesi di gestione della stessa, ma questa unaltra
storia.
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ABSTRACT
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