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no 1, anno 4

Maggio 2016

Libero volantino a cura del Collettivo 10 Maggio di Picerno (PZ)

Se uno lancia un sasso, il fatto costituisce reato. Se vengono lanciati mille sassi,
diventa un'azione politica. Se si d fuoco a una macchina, il fatto costituisce reato. Se
invece si bruciano centinaia di macchine, diventa un'azione politica. La protesta
quando dico che una cosa non mi sta bene. Resistenza quando faccio in modo che
quello che adesso non mi piace non succeda pi.
(Ulrike Meinhof)

Picerno 1799- Picerno 2016:


ora e sempre Resistenza
alloppressore!
Una Storia che continua a parlare e la necessit di lottare
contro loppressione delle multinazionali dellenergia
Maggio 1799, nella penisola italiana le
repubbliche gemelle nate dal sangue e
dal nuovo spirito assetato di libert,
sovranit politica ed emancipazione dal
sistema feudale vengono messe a dura
prova dalle forze reazionarie. I Sanfedisti: nemici della libert e delluguaglianza appoggiano i valori di una chiesa solo temporale e di un sistema feudale che ha ormai dimostrato la sua
effimera evenemenzialit; in questanno cercano di marciare sulla Repubblica Napoletana per azzerare la faticosa
conquista della cacciata dei tiranni Borbone e lavvio di riforme politiche, giuridiche e agrarie progressiste. Per portare lo scacco alla Napoli rivoluzionaria
devono per prima attraversare la Lucania. Qui le truppe di Sciarpa legate al
cardinale Ruffo incontrarono la strenue
resistenza dei repubblicani. A Picerno
la popolazione aveva entusiasticamente
festeggiato lavvento della Repubblica e
al sogno distopico dei reazionari cattolici e degli improduttivi aristocratici
aveva deciso di contrapporre una delle
pi eroiche resistenze in difesa della

libert e delluguaglianza.
Giustino
Fortunato racconta che Il giorno 10
maggio 1799, finite le munizioni, mancando il piombo, furono fuse le canne
di organo delle chiese, i piombi delle
finestre, gli utensili domestici, gli strumenti di farmacia. Sacerdoti, vecchi,
giovani continuarono a combattere fino
allultimo e in tale resistenza parecchie
donne, vestite come uomini, combatterono a fianco de mariti e de fratelli,
ingannando il nemico meno dalle mutate vesti che per valore. Quel giorno i
nostri furono sconfitti e massacrati dalle truppe di Sciarpa. In 70 morirono
sulle grate della nostra chiesa madre,
perch le violenze dei sanfedisti, sedicenti cattolici nonch difensori della
classe contadina solo a parole e di facciata, non si fermarono neanche davanti al crocefisso issato dal parroco Niccol Caivano, dando la prova pi lampante di quanto sanguinario, ingiusto e
dannoso fosse il sistema monarchico
che si proponevano di restaurare!
[...continua a pag. 2]

IN QUESTO
NUMERO:

Picerno 1799Picerno 2016: ora


e sempre
Resistenza
alloppressore!

Cosa resta di
questo
referendum?

No Radar a Monte
Li Foj

Picerno 1799- Picerno 2016: ora e


sempre Resistenza
alloppressore!
Una Storia che continua a parlare e la necessit di lottare contro loppressione
delle multinazionali dellenergia
[continua da pag. 1...]
Ma per quale motivo i nostri antenati decisero di combattere
contro un nemico spietato e armatissimo, pur non avendo nemmeno le munizioni? Per quale
motivo i superstiti delle battaglie
anzich dichiararsi vinti alla
schiacciante superiorit nemica,
decisero ostinatamente di barricarsi nella chiesa madre? Per quale ragione 70 persone (di cui ben
17 donne!) quella notte del 10
maggio 1799 anzich arrendersi
preferirono il massacro dei sanfedisti? LO FECERO PER LA LIBERTA
E PER LA TERRA, LO FECERO PERCHE ALLA SICURA SERVITU PREFERIRONO LA LIBERTA DELLA
VITA DIGNITOSA E PER ESSA DIEDERO TUTTO, VITA COMPRESA!
In quel 1799 il popolo contadino
non scese in piazza sotto le pressioni dei borghesucci e dei signorotti illuminati di turno, non scese in guerra nemmeno perch
glielo aveva chiesto il basso clero
della parrocchia, scesero in piazza perch segu lesempio di quei
primi uomini che in tutto il continente seppero far seguire alla
scintillante retorica rivoluzionaria
azioni coerenti a quelle loro parole. Scrive infatti Cuoco: in Pi-

cerno, appena il popolo intese


larrivo dei Francesi, corse, seguendo il suo parroco, alla chiesa
a rendere grazie al Dio dIsraele,
che aveva visitato e redento il
suo popolo. Dalla chiesa pass
ad unirsi in parlamento ed il primo atto della libert fu quello di
chiedere conto delluso che per
sei anni si era fatto del pubblico
danaro. Non tumulti, non massacri, non violenza accompagnarono la rivendica dei suoi diritti il
secondo atto della libert fu
quello di rivendicare le usurpazioni del feudatario. E quale il
terzo? Quello di far prodigi per la
libert istessa....
Da quel 1799 ad oggi di tempo
ne passato, eppure ora come
allora la rabbia per lingiustizia
quotidianamente subita, la sete
di libert e la voglia di terra in
un contesto politico dove regna
incontrastata la disuguaglianza e
lingiustizia resta ed tanta. Oggi i nemici non sono pi il sistema feudale con le sue truppe di
sanfedisti, ma il capitalismo con
il suo esercito di politicanti,
scienziati e sbirri. Eppure oggi
come allora il sistema politico ed
economico vigente dimostra la
sua nocivit e ridesta ovunque
voglie rivoluzionarie. Il capitalismo ha fallito
da tutti i punti
di vista; tra
questi il capitalismo ha sicuramente fallito
perch cerca di
con cret izzare
un profitto infinito a partire
da risorse finite, di conseguenza lesito
necessario
di
tale
processo
non potr che

essere la distruzione di uomo e


Terra. La Basilicata in questo
quadro generale risulta essere
una delle regioni pi umiliate.
Qui linteresse delle multinazionali ha prodotto morte, vita precaria ed emigrazione di massa, e
anche a Picerno gli effetti di questa politica economica superflua
(come il re Borbone) ed addirittura dannosa (come quel Luigi XVI
e la sua corte che a causa delle
sue guerre e dello sfarzo della
sua corte costrinse il popolo contadino a morire di fame per pagare le imposte) si fanno sentire
come altrove, e quel maledetto
pozzo M. li Foj 001 continua a
minacciare di inquinare il nostro
bene pi prezioso in un mondo
che gi combatte per ottenerlo
quel bene cos prezioso che
lacqua! Oggi come i repubblicani
di allora, anche i collettivi e le
associazioni sono scese in guerra. I loro nemici sono le multinazionali-conquistadores e i politicanti-marionette dell interesse
finanziario. Ora come allora la
rivoluzione alle porte e non appena la gente tutta capir che
questi 4 comitatini rappresenta
la possibilit di aprire le porte
alle rinnovabili, alla sovranit politica ed energetica, ad una maggiore e ontologicamente consistente libert e uguaglianza, allora il capitalismo cadr, cos come
cadde il feudalesimo quando i
repubblicani anche di Picerno
capirono che era meglio morire
piuttosto che vivere per riempire
lo stomaco di un re superfluo e
dannoso come il petrolio, ingiusto e sanguinario come lausterity, evenemenziale come il capitalismo.

Cosa resta di questo referendum?


Cosa guadagniamo e cosa perdiamo e perch necessario continuare a lottare
Senza dubbio molti fra i lettori,
subito dopo la chiusura dei seggi,
ascoltando lo sconcertante teatrino messo in scena da Matteo
Renzi, si saranno posti la seguente domanda: e ora, cosa resta di
questo referendum?.
Per rispondere a questo quesito,
probabilmente pi importante
dello stesso quesito referendario,
dobbiamo partire da un presupposto: abbiamo perso una battaglia. In particolare abbiamo perso
come movimento, come opposizione materiale a un sistema basato sulla messa a valore indefinita delle risorse scarse di cui disponiamo. Secondariamente, la
sconfitta si sostanzia in una mancata capacit di fare presa sulla
maggior parte della popolazione
intorno a un tema fondamentale
per gli interessi materiali di tutti;
abbiamo perso la battaglia contro
questo sistema politico, ora bisogna ripensare a come riorganizzare un movimento NoTriv che,
nel bene o nel male, ha acquisito
maggior attenzione nel dibattito
nazionale.
Per farlo, dobbiamo essere per
capaci di leggere quanto accaduto finora. Non nostro interesse
soffermarci in questa sede sulla
debolezza di un referendum
eterodiretto dalle Regioni firmatarie, totalmente inquadrato in
contradditorie compatibilit con
questo sistema politico. Al di l di
tutte le considerazioni, era giusto votare s; malgrado fosse
sotto gli occhi di tutti levidenza
per cui sarebbe stato molto difficile raggiungere il quorum, ci
non significa che stato un errore averci creduto. Ci che
abbiamo sbagliato stato lapproccio politico, debole se non
talvolta assente.
Diciamolo fuori dai denti, si sono
viste cose terribili durante questa
campagna referendaria. Ho visto
amici, compagni invadere i social
network con una frase - vera o
presunta - di Paolo Borsellino,
secondo cui il cambiamento si fa
dentro la cabina elettorale con la
matita in mano. Se vogliamo ren-

derci egemoni in futuro, dobbiamo evitare e combattere questa


concezione: il cambiamento lo
crea levolversi delle condizioni
materiali e storiche. Il nostro ruolo, al momento, quello di dare
una spinta a una Storia impantanatasi in questa crisi sistemica,
non quello di mettere una X su
una scheda gentilmente concessa
dal Ministero dellInterno.
Il referendum risultato perdente
nel momento in cui abbiamo concesso ai fautori dellastensione di
costruire la retorica per cui se il
referendum passa si perderanno posti di lavoro. Risposte del
tipo ma le rinnovabili creano
molto pi lavoro di quanto faccia
il petrolio sono assolutamente
perdenti, come infatti si sono dimostrate. Sullo specifico della
battaglia NoTriv, non potremo
mai vincere nulla finch non riusciremo a inquadrare la resistenza ambientale in un quadro di
resistenza sindacale: in altre parole, il diritto di tutti a un ambiente pi pulito non che lo
stesso diritto dei lavoratori
(anche al di fuori del settore petrolifero) a non essere sfruttati da
multinazionali senza scrupoli.
Non possiamo pretendere di difendere la Natura se rinunciamo a
mettere in discussione i meccanismi che soggiacciono la gestione
delle risorse, fossili e non.
Da oggi fino ai giorni a seguire,
faremmo bene a evitare inutili
piagnistei e scoraggiamenti vari: proprio questo lobiettivo di
Renzi & co., evidentemente sicuri
che il referendum non sarebbe
passato, che ora sperano di fare
terra bruciata sulla disillusione
generale. Diciamolo una volta per
tutte: non abbiamo perso perch gli italiani sono un branco
di capre incapaci di fare scelte
oculate circa il loro futuro. Abbiamo perso perch tutti noi, che
avremmo dovuto costruire una
lotta pi estesa, siamo stati incapaci di creare consenso. Rimbocchiamoci dunque le maniche e
ricominciamo a fare politica, diversamente da come (non) abbiamo fatto finora.

Ripartiamo da ci che ci restituisce questo referendum: unaffluenza alta in tutti i luoghi colpiti
da permessi di ricerca e trivellazioni petrolifere, segno che dove
gli interessi materiali di molti
cozzano contro i profitti di pochi,
il problema percepito e si sta
chiedendo un cambiamento reale.
Pensiamo alla Basilicata, martoriata da 25 anni di sfruttamento
neocoloniale, unica Regione in cui
stato superato il quorum. da l
che bisogna ripartire per costruire un movimento conflittuale e
nazionale, che partendo dai problemi peculiari delle popolazioni
colpite da anni di inquinamento,
povert ed emigrazione, riesca a
sfidare lattuale modo di gestione
nazionale e internazionale della
risorsa petrolio e di tutte le risorse energetiche e non.
Questo referendum mette sotto
gli occhi di tutti la pi grande lezione che dobbiamo imparare:
non basta mettere in discussione
il modello di sviluppo, rimanendo nelle compatibilit del modo
di produzione. Non pi sufficiente parlare di ambiente, se
non si affronta la questione lavorativa, se non si parla di riappropriazione delle nostre risorse e
delle nostre vite.
Smettiamo di piangere su un
mondo che non si conforma alle
nostri lenti. Cambiamo occhiali,
ritroviamoci nelle strade, costruiamo nuove sfide. Nuove e
pi importanti battaglie ci attendono.
Abbiamo un mondo da guadagnare.

No Radar a
Monte Li Foj
Chi decide sui nostri territori?
Monte Li Foj, zona a protezione
speciale (ZPS) e sito di importanza
comunitaria (SIC) minacciato dal
progetto di costruzione di un radar meteorologico della Protezione Civile alto circa 30 metri, con
una potenza di oltre 500Kw, situato a soli 300 metri dalle abitazioni
e dalle aziende agricole pi vicine.
La costruzione del radar prevede
un disboscamento di oltre 400
alberi, inoltre risaputo che le
onde elettromagnetiche sono potenzialmente pericolose per l'uomo e per l'ambiente, possono causare disturbi e malattie come depressione, infertilit, leucemie,
tumori, malformazioni. Davanti
allimminenza di questi pericoli si
per costituito un Comitato No
Radar che in questi giorni sta cercando di mobilitare la popolazione affinch vengano intraprese
tutte le strade percorribili per far
si che il progetto del radar non
trovi attuazione. Oltre che dalle
legittime preoccupazioni per ambiente e salute i No Radar sono
stati spinti alla protesta anche da
altre ragioni. Infatti il neonato comitato sta manifestando il suo
malcontento anche e soprattutto
nei confronti dell istituzione comunale, la quale in pi di tre anni
e indipendentemente dal nome e
dalla provenienza politica degli
amministratori di turno, non ha
informato i cittadini, n tantomeno riuscita a fare qualcosa di
concreto oltre a dare un debolissimo e scavalcato parere negativo al
progetto della protezione civile.

Dietro il No incondizionato al
radar della Protezione Civile si
nasconde dunque una volont di
essere informati e una volont di
partecipazione nelle vicende pubbliche che da troppi anni viene
disattesa dalle istituzioni. Dire No
al Radar su M. Li Foj significa dire
No! a tutto quello che si fa sul
territorio senza prima interpellare
la popolazione che ivi vi risiede e
vi vive; Quel No Radar piuttosto un S al principio di autodeterminazione dei popoli in un contesto, quello della regione Basilicata, in cui la popolazione non pu

pi fidarsi n delle istituzioni governative (colte con le mani logore


di sangue e petrolio), n dellArpab (che manca degli strumenti
per monitorare e soffre la pressione delle Lobby), n degli studi
universitari dell Unibas che dopo
aver tessuto le lodi delle
trivellazioni sicure ha chiaramente smascherato la sua funzione
propagandistica pi che scientifica).

ASSEMBLEA PUBBLICA IN PIAZZA


DOMENICA 15 MAGGIO ORE 18

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