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Facebook Travelling: appunti del mio viaggio nel social network più grande al mondo

Scritto da MarioEs
sabato 27 febbraio 2010

Foto estratta dal mio Album Riflessioni in Facebook

Rieccomi a distanza di un pò di tempo lontano da questo blog, per la precisione dal 21


novembre scorso...

Non sono, però, andato in vacanza o in "pausa di riflessione", ma semplicemente mi sono


dedicato alla frequentazione assidua ed attenta del social network più virale del momento:
Facebook.

In questi due mesi e mezzo, dunque, mi sono impegnato nelle cyber relazioni attraverso
questo social network del quale si sono dette tantissime cose, positive e negative forse in egual
misura, come accade sempre quando ci sono nuovi medium di comunicazione.

Sono dell'avviso, però, che occorra vivere davvero i rapporti sociali in rete per poter
esprimere delle opinioni ben motivate e non viziate eccessivamente da pregiudizi, congetture
ed ideologie.

Ed è quello che ho fatto e che credo continuerò a fare.

La comunicazione su Facebook è senza dubbio caratterizzata, a mio parere, da una serie di


possibilità che nei blog sono decisamente molto più diluite e che riassumerei come segue:

1. Possibilità di connettersi rapidamente con molte persone con le quali poter instaurare
proficui rapporti di amicizia, culturali ed anche lavorativi e contestuale possibilità di
incrementare velocemente e selettivamente le predette connessioni;

2. Elevata rapidità dei feedback e quindi quasi-immediata percezione se le proprie


condivisioni siano ritenute interessanti oppure no;

3. Pluralità delle forme con le quali esprimere i feedback: dal semplice "mi piace", al
commento, alla mail privata, al meno simpatico "poke" (una sorta di colpetto sulla spalla per
dire "hey mi sono accorto di te!", che se non seguito da una comunicazione concreta può dare
anche fastidio);

4. Pluralità delle modalità con le quali si può proporre un proprio pensiero: dal proprio status,
dal link di un video di YouTube "nudo e crudo", a quello commentato con pensieri propri o con
citazioni, dalla foto con o senza commento, ai video caricati direttamente sulla piattaforma, fino
ad arrivare alle note.
In ognuno di queste forme di condivisione di contenuti si può ricorrere al tag, che è una forma
molto diretta, ma anche da saper ben dosare, per coinvolgere i propri contatti in ciò che si sta
pubblicando;
5. Panoramica in real time di ciò che stanno facendo on line le proprie connessioni e
opportunità di usare la chat per comunicazioni veloci;

6. Possibilità di settare l'accessibilità di ciò che si pubblica, ossia il livello di privacy (mi tengo
volutamente fuori al momento da polemiche specifiche) che si vuole garantire ai propri pensieri
e contenuti on line;

7. Facilità e velocità d'uso e di apprendimento.

Il blog, invece, resta uno strumento molto più individuale, anche se in forma di blog
collettivo, e che richiede un impegno che non tutti hanno tempo e voglia di dare.

Il feedback lo si ha con i commenti e con le metriche fornite da motori di ricerca come


Technorati , che conteggiano i link e tramite questi misurano la reputazione del blogger, ma è
molto più lungo il percorso per costruirsi questa reputazione che, unito alle maggiori difficoltà
tecniche, può scoraggiare molte persone dal partecipare attivamente on line.

Inoltre, innegabilmente, Facebook facilita l'emergere di una socialità che nei blog può essere
"repressa" o troppo vincolata alla specificità del blog o del blogger (e quindi del suo ruolo/
reputazione): questo SN, cioè, tende a far emergere la persona in maniera più "naturale"
anche se sempre velata dalla "maschera" con cui inevitabilmente ognuno si rappresenta on line
(come nella vita!).

Sono però del parere che alla lunga la "maschera ci smaschera" perchè la continuità dei
rapporti cyber sociali, non di rado quotidiani, finiscono per far emergere le persone per come
sono a meno di precise scelte di limitare una parte di sè scegliendo la forma dell'anonimato e
della non espressione dei propri pensieri e del proprio sentire, ma questo è un altro discorso che
vedremo più avanti.

In buona sostanza, chi usa giornalmente FB ed interagisce con costanza emerge "per quello che
è" (prendiamo con le pinze questa affermazione intuendone il significato e non cercandone una
verità assoluta) così come accade nella vita e come nella vita chi si spende poco riceve
poco.

L' aspetto umano è quello che su tutti emerge nelle cyber relazioni su FB e chi non sa
distaccarsi dal proprio ruolo ne vive male le possibilità perchè resta fatalmente limitato nelle
interazioni che richiedono anche un giusto grado di leggerezza e di empatia e non solo di
professionalità e tecnicismo.

Tale atmosfera conviviale non di rado può essere anche fraintesa dando luogo a
comportamenti che nella vita reali potrebbero essere assimibilabili facilmente alla
maleducazione, ma questo è in parte dovuto allacomunicazione non in presenza che tende a
volte a disinibire troppo il linguaggio rischiando quindi gaffes e vere e proprie offese non sempre
volute.

Dobbiamo per tanto anche qui capire che ogni medium ha delle sue intrinseche regole di
comunicazione e che occorre avere ed anche acquisire la giusta sensibilità prima di prodigarsi
in commenti che poi possono generare dei veri e propri boomerang.

Nei prossimi post, riproporrò qui alcune riflessioni che ho fatto su Facebook e che hanno avuto
un discreto riscontro di commenti e dalle quali sono emerse non poche considerazioni e stimoli
degni di interesse.

SECONDA PARTE

Ai sette punti che ho elencato nel precedente post aggiungerei un ottavo punto, che ritengo
molto importante per il successo virale di Facebook: è un social network "erotico".

Vorrei subito fugare l'interpretazione del termine erotico da facili conclusioni perchè non mi
riferisco ad un erotismo solo con fini sessuali, che pure innegabilmente esiste, ma al termine
Eros nella sua più ampia accezione e cioè di forza attrattiva e unificante.

In una mia riflessione, tratta dall'omonimo Album fotografico "Riflessioni" su FB che utilizzo
come una sorta di micro-blog, sono partito da questa citazione tratta dal libro di Federico
Casalegno "Le Cybersocialità. Nuovi media e nuove estetiche comunitarie" (2007):

"Ecco dunque l'ipotesi di Homo Aestheticus Telematicus: c'è una sinergia sempre crescente tra
uomo e reti di comunicazione e d'informazione, ed è questa interdipendenza reciproca a far sì
che l'Homo sia Telematicus. L' Homo Telematicus evolve in un ambiente co-evolutivo,
interconnesso ed interdipendente (secondo l'ipotesi di Gaia o quella di Cibionte). E' Homo
Aestheticus perché usa la rete per dare sfogo alle sue passioni, in tutte le loro differenti
manifestazioni, e forma tribù a dominanza empatica.
Un nuovo meta-territorio si apre alle sue attività perchè nel cyberspazio l'uomo può approfittare
di quello che il filosofo Hakim Bey chiama una TAZ, una Zona di Autonomia Temporanea che
l'uomo conquista e costruisce con il suo immaginario.
Il cyberspazio sarebbe così visto come un luogo da modellare a piacere, in un movimento
perpetuo di territorializzazione e deterritorializzazione (...) Il cyberspazio, quindi, è una nuova
forma di terra libera da conquistare con il nostro immaginario e costruire in base a principi di
libertà (...) Nel cyberspazio il cybernauta riscopre una cultura edonista: la cultura underground
della cybercultura, fin dalla sua creazione, ha combattuto il mondo produttivo rappresentato dai
computer cercando di penetrare in questi mondi prometeici e di trasformarli. Michel Heim ha
messo a nudo la dimensione erotica del cyberspazio: un meta-territorio di interazione
ontologicamente erotico, che consente l'incontro caloroso ed affettivo fra i suoi abitanti.
Per lui la nostra passione per i computer e le reti va ancora oltre il piacere dei sensi o il
soddisfacimento estetico. Noi siamo costantemente in cerca di una <<casa>> per la mente e il
cuore. La nostra passione per i computer è più erotica che sensuale, più spirituale che
utilitaristica (...) Abbiamo la sensazione che il nostro cuore entri nella macchina e questo è
l'Eros!"

Ho poi proceduto a "taggare" un pò di amici che ho ritenuto poter essere interessati


all'argomento, che voglio qui pubblicamente ringraziare, e i cui commenti vorrei riportare di
seguito per poi analizzare successivamente molti spunti interessanti:

Calogero Gallo: "Il cyberspazio è la realizzazione virtuale del platonismo :-) beh qui si và oltre
l'amore "platonico", inteso come una sublimazione dell'amore... qui si parla di "eros" platonico,
volto ad includere anche la dimensione sessuale e passionale..."

Andrea Romeo: "Ciao Mario, dopo tanto tempo trovo il tempo di rispondere ad una delle tue
interessantissime riflessioni!
Beh, sono convinto che alla base del successo di facebook e affini vi sia il fatto che sappiamo
(sia consciamente che inconsciamente) che dall'altra parte del filo telefonico ci stanno sempre
esseri umani, anche quando non comunichiamo in modo diretto, sappiamo che una nostra
traccia nella rete puo' (almeno potenzialmente) essere prima o poi vista, letta, vissuta da
qualcun'altro. Mi piace pensare che la nostra sia una comunicazione attraverso un'attivazione
indiretta dei nostri neuroni empatici.
Mi piace molto il concetto di <<casa>> attraverso una interfaccia simulata e quindi il senso di
familiarita'. A tal proposito mi ricordo un libro interessante che lessi anni fa di Gianfranco
Pecchinenda che conio' il termine Homo-game (credo nel 2003). L'urbanizzazione ha allontanato
sempre piu' l'uomo dalla natura, cosi' che gli umani ne hanno trasportato una copia ideale negli
schermi dei computer. In un mondo pieno di macchine, gli uomini ritrovano se stessi in una
savana digitale. In un certo senso abbelliamo e rendiamo piu' familiari le nostre celle virtuali,
avendo di conseguenza un legame affettivo con questi ambienti che, seppur in forma simbolica,
comunque viviamo emozionalmente in quanto frutto della nostra fantasia".

Elena Lupo: "Ciao Mario, rispondo all'ultimo punto di domanda... fb mi piace perchè è
community senza frastuono, senza impegni precisi, spazio libero che riesce a creare empatie ed
anche un pò di dipendenza... giusto un pò... Buon fine settimana :-)"

Corinne Pulce Colorata: "faccialibro e sesso ? la curiosità é l'afrodisiaco per eccellenza ..


partecipare in « quasi » diretta é annusare le vibrazioni, emozionarsi o annoiarsi é sentire gli
ormoni che gorgogliano !!
Sono stanchissima, realizzo solo la metà di quello che leggo e scrivo, quasi lo stato passionale di
quando mi capovolgo durante un'orgasmo ! ah ahah ahaha, Scusate"
Paolo Stermieri: "FB ci mette in contatto con altre persone, ma non ci obbliga alla "diretta"... in
altre parole, ci da' il tempo di pensare a cio' che vogliamo dire, di rileggerlo e di correggere
eventuali errori o inestetismi... e' il bello della "differita" e visto che, subito dopo il contatto con
gli altri, tendiamo a privilegiare chi approva le nostre idee, ecco il mezzo perfetto per presentare
al meglio cio' che abbiamo da dire...il classico "uovo di Colombo", rivisitato in chiave moderna".

Mapo Marcello Salamone: "Concordo con l'idea che facebook presenta molte componenti
dell'eros. E' uno strumento nato con lo scopo di aggregare persone e che si è velocemente
evoluto, secondo le logiche degli utilizzatori stessi. Facebook è quello che noi vogliamo che sia.
Di certo è quello spazio intimo che alcuni di noi cercavamo in un diario. E' quell'ancestrale
desiderio di appartenenza ad un gruppo. Ma a differenza di altre realtà, rispetta fortemente i
tempi di ogniuno di noi, dei nostri impegni, dei nostri pensieri. Per questo motivo credo che ci
continua ad affascinare, conquistare e perchè no a creare di dipendenza".

Margot Simpson: "Condivido le parole di Federico Casalegno....noi siamo costantemente in cerca


di una <<casa>> per la mente e il cuore....e questa casa, pulita e riordinata, con tutti gli
'affetti' + cari, rigorosamente in differita (come detto da Paolo), ci consente di presentarci al
meglio (?)...spesso.....".

Francesco d'Elia: "Fino a poco tempo fa ho avuto seri problemi con la mia immagine a causa di
problemi dentali.. Perso il sorriso e la voglia di relazionarmi con la gente.. Ho tenuto il filo della
società attraverso il cyberspazio che nel tempo è cambiato da Zona Autonoma ad estensione del
proprio spazio sociale finendo per essere un potente strumenti di comunicazione e di
aggregazione.. Sento molto la definizione di "Homo Aestheticus Telematicus" visto che per
diverso tempo è stata l'unica faccia che potessi mostrare.. Ora invece i nick hanno un nome ed
una faccia e fanno parte del mio vissuto, qualcuno ha una voce e qualcun'altro del tempo
passato insieme mentre tanti altri anche su FB in zone che non frequento, continuano a
nascondersi per dare sfogo alla propria presunta voglia di trasgressione, pulsioni o passioni.. La
cosa non riesce perché riesce meglio a chi ha un nome ed un volto e si rapporta con gli altri a
viso aperto per quello che è e non per quello che vuol far credere.. Spesso agli appuntamenti al
buio con gente di chat non viene nessuno perché nel momento di scendere nel reale non
sempre si riesce ad essere come ci si era presentati mentre qui alla fine dopo un po' le persone
parlano come tra amici veri e si stabiliscono veri rapporti di empatia e non virtuali.. Tutte gli
strumenti che dai in mano alle persone valgono per l'uso che se ne fa e questo uso, quello che
ne stiamo facendo adesso è sicuramente sano.. Grazie dell'invito Mario in questo ottimo
salotto..:-)"

Luisa Ciancimino: "FB è Il potere dello sciame connesso. Ci piace perchè, come api, ci si
richiama chimicamente, attraverso piacevoli stimoli da pensieri 'iniettati'.

Marco 'Mind' Longo Psicoanalista: "In pochissime e forse insoddisfacenti parole provo dare un
contributo dal punto di vista della psicoanalisi (né migliore, né peggiore di altri dunque, solo un
diverso punto di vista, utile tanto quanto gli altri, ma come tutti gli altri mai esaustivo), che in
parte riprende quanto già detto sul narcisismo, sia in una precedente nota di Mario, che nella
sua ripresa che ho tentato io stesso qui :

Freud parlò di Eros, inteso giustamente nel senso più vero e ampio del termine (e non certo solo
nel senso ristretto del sesso, come spesso appare invece nella volgarizzazione della
psicoanalisi), inteso dunque come tendenza alla "ricerca del collegamento" con tutto ciò di
buono, di bello e di vitale che ci può soddisfare, riempire, appassionare, contenere, amare ecc
(teoria del legame erotico con l'oggetto, ovvero tutto ciò che è altro da sé: cose, persone e
sociale) parlò inoltre di Thanathos per indicare la tendenza ad un legame di natura
diametralmente opposta con l'oggetto, più o meno perversamente rivolto all'odio, la distruzione,
la perversione, l'abuso, il male, la morte.
Eros è alla base del "relazionarsi caldo e positivo" con l'altro e del rivolgersi altrettanto
bonariamente verso l'oggetto, rispettato ed amato come persona vitale o come insieme sociale
coinvolgente e collaborativo.
Thanathos è alla base del rifiuto e della svalutazione dell'altro, dell'allontanamento, oppure dello
sfruttamento e della manipolazione narcisistica (negativa) o razzistica dell'altro, ridotto a
semplice cosa inanimata e senza dignità.
Si tratta cmq di due tendenze primarie e parallele, che nascono e/o si estrinsecano già a partire
dal primo rapporto con la madre (prima relazione oggettuale), costituendo un modello bipartito
del legame che si ripeterà poi per tutta la vita con gli altri e con l'ambiente in generale (se e
quando l'oggetto è, ma soprattutto è avvertito come, buono e accogliente, si creerà un "legame
erotico" ... e viceversa). Per tutta la vita quindi, per tentare di soddisfare i nostri
"bisogni" (necessità primarie, cioè fisiche o concrete, impellenti e inderogabili, che spingono a
comportamenti irrefrenabili, ossessivi e onnipotenti) così come per tentare di realizzare la
soddisfazione dei nostri "desideri" (necessità secondarie, cioè più mentalizzate, non sempre
realizzabili, anzi spesso frustrate, ma d'altra parte anche questa è la vita), cercheremo un
"collegamento positivo" con un ambiente accogliente e amabile anche in Rete".

Rosina Amoroso: "Sono d'accordo con Mapo....Fb è quello che vogliamo che sia....Un diario, un
approdo, una fuga, una modalità di esibizionismo a volte, per chi ha bisogno di autocitarsi....e
quant'altro...con forte potere aggregante o disaggregante talvolta....e poi con mille sfumature
che, a nostra scelta diventano pubbliche o private.....
La teoria dell'Eros fruediana è qualcosa di meravigliosamente intrigante..."

Maria Cristina Crisci: "Credo che la chiave di lettura possa essere sintetizzata in questa frase di
Diogene Laerzio «Posseggo, ma non sono posseduto». Come già mi è capitato di sottolineare, la
possibilità di entrare e soprattutto uscire dalla Rete, come e quando lo desideriamo, credo esalti
la rappresentazione di noi stessi. C'è qualcosa di più erotico??? :)))"

Adriana Gloria Marigo: "Caro Mario, mentre inizio a sintonizzarmi sulla tua riflessione, mi viene
in mente Hospes comesque di M. Yourcenar. Il tema della sua lirica è un'altra cosa, eppure io vi
vedo affinità: lei tratta il corpo come il facchino dell'anima, il mezzo attraverso il quale e nel
quale l'anima si manifesta, incide le sue passioni. Ebbene, FB, riducendo e stringendo il
discorso, semplificando, è il "mezzo" attraverso il quale si realizza il "fine".
Quale è il fine?
Quali i modi?
Si sprigiona molta empatia, ogni volta che nell'incontro si verifica una sincronicità, uno scambio
eccellente.
Ritengo di appartenere da un pò all 'Homo Aestheticus Telematicus: cose che ho prodotto di
valore, sono nate proprio dall'incontro fortuito, dallo scambio prezioso, da certe sinergie che "
inspiegabilmente" si sono prodotte: ono stata entro ill vortice di Eros. Vorrei capire di più quale
correlazione, quale dialogo - o meglio, quale grado di dialogo - intercorra qui tra ragione e
sentimento; quale variazione subisca il rapporto ragione-sentimento....
Ricordiamo che Jane Austen scrisse il primo romanzo a carattere psicologico. Proprio Ragione e
sentimento.
E noi siamo qui, ancora una volta, a cercare una casa per la mente e il cuore".

Antonia Colamonico: "Mario, in FB c'è tutto quello che ognuno cerca!


C'è chi vuole compagnia, chi amore, chi amicizia, chi pubblico, chi fonte per attingere, chi per
dare sfogo alla privata depressione, chi per aiutare, chi per predare...
In FB c'è quello che ognuno è, sostanzialmente non trovo differenze tra un mondo virtuale e uno
reale... dato che biostoricamente parlando tale distinzione è un non senso, in quanto tutto
quello che assume identità di evento-fatto è realtà, occupando un tempo-spazio delimitato, che
entra nelle maglie della Rete storica che si chiama Vita!
L'Homo Aestheticus Telematicus ha una sua forma mentale che lo differenzia dal cacciatore-
contadino-operaio... delle precedenti società, è un uomo che sa vivere nell'incertezza di un
campo sempre attivato che richiede risposte a tempo 0; è un uomo che ha accorciato il tempo
dell'attesa e ha una plasticità che lo fa adeguare e in/adeguare al campo, per cui è facile alle
con/versioni di marcia.
Se poi tutto questo parta da una forma di erotismo, credo non sia importante, primo perché tali
teorie sono del secolo scorso e quindi di una società vecchia e lineare, ossessionata da un
perbenismo di facciata ed una incapacità ad assumersi una responsabilità storica....
Preferisco il temine appagamento che è + ampio ed include un senso di benessere che va al di
là della semplice sfera sessuale.
Ap-pagato come l'aver dato la propria adesione alla vita e l'aver pagato il conto dell'essere nato!
In sintesi l'aver detto "SI" alla vita... in questo personalmente mi sento fortemente appagata di
perdere questo mio tempo con Voi!!! *_^"

Cristina Anzini: "Io sono uomo Aestheticus telematicus e vivo nel cyberspazio droga potente
perché soddisfa tantissimi desideri :))) @ condivido Adriana Antonia".
Gino Tocchetti: "ho la forte sensazione che "aestheticus" e "telematicus" vadano inevitabilmente
e pericolosamente insieme, e in questo ci sia un limite di cui avere consapevolezza. Nella
comunicazione la priorita' e' spostata sulla rappresentazione, e il mondo riferito e' un derivato di
quello presunto. Come diceva Baravalle giovedi, c'e' un crescente e preoccupante predominio
del semiotico sull'esperenziale, quasi una nuova religione (il verbo che si carne...). In questo
senso, se di erotismo si vuole parlare, e' di tipo onanistico. Nel virtuale si conquistano
potenzialita' enormi, sia di lberazione di emozioni sia di acquisizione di conoscenza. Ma
l'incontro/scontro con il reale non deve essere declassato, solo perche' ci lascia spesso graffiati e
imbrattati di terra ed altri umori, organiici e non. Ci sono segnali gia' evidenti, tutto intorno, di
una gigantesca babele, in cui ogni tentativo di costruire (ma direi anche semplicemente di
vivere) e' compromesso dalla incapacita' di condividere un senso e un piano comune. Su
facebook, visto che inviti a parlarne, ci si accontenta di "essere in relazione", senza chiedersi
nulla della natura di quella relazione, e spesso condividendo un'intenzione, se non solo
un'illusione. O per riprendere Marco Longo in una precedente nota, si "gioca" spesso una
maschera di se' stessi (idem), e non un atentico se' (autos), o per abitudine, o per incapacita', o
per malizia. L'erotismo in FB puo' andar bene come preliminare, non come traguardo: in termini
di territori, sarebbe come apprezzare la leggerezza e le dolci fluttuazioni che si possono esperire
sott'acqua, e quindi cercare di rimanere immersi oltra la propria capacita' di apnea, e
soprattutto detestare il momento della riemersione. Ben venga il momento di riconciliazione con
gli aspetti di "noi", spesso imprevisti a noi stessi e ad agli altri; ben venga l'esercizio di training
autogeno per rinascere ad una nuova vita sociale empatica, cosi' spesso violata. Ma la rete non
diventi (solo) una "casa chiusa", una seduta di psicoterapia di gruppo, e tanto meno una chiesa.
La costruzione di una "nuova casa" nell'ecosistema allargato (reale e virtuale) dovrebbe
assorbire il nostro pensiero e i nostri sogni, non la psichedelica sensazione di averne trovata una
nuova, "facendosi di bit", o "curandosi con internet", o "comprando socialita' ad ore". Se di eros
vogliamo parlare, considererei piu' sana una societa' che trascorre tante ore nei social network
quante in rapporti prosaici e fisicissimi, possibilmente con lo stesso livello di appagamento.
Perche' il bene comune a cui dobbiamo adoperarci, e' forse tatticamente prima sul piano del
linguaggio, ma poi su quello delle emozioni e del senso, e in definitiva su quello del nostro
habitat, che dev'essere l'espressione di un vivere completo in un ambiente che asseconda e
rigenera"

Susanna Garavaglia: "Fb, e in generale il cyberspazio, si sta prendendo una grande fetta della
mia vita..devo temere che abbia risucchiato quasi interamente la mia eroticità ? In effetti
potrebbe essere una spiegazione dello scollamento odierno dalla vita...."

Elisa Buratti: "In effetti devo prendere atto che per la maggioranza delle persone il cyberspazio
è ancora un luogo di virtuosismo dell'immaginario...e quindi in effetti un luogo-non luogo molto
erotico... Per quanto mi riguarda, forse perchè sono in rete da quando esiste, anzi forse anche
da prima, questa funzione erotica è finta da molti e molti anni, perchè non ho immaginario da
esplicare qui, di nessun genere. Infatti non credo di apparire molto erotica..eheheh...
Per me è esattamente come essere in qualunque luogo fisico e reale, con l'unica differenza di
potermene andare quando mi pare ed esserci quando mi pare.
Non parlo di scelte di persone, perchè anche nella mia vita di tutti i giorni io scelgo con chi
stare, sempre...
Insomma, in poche e semplici parole...sono sensualmente reale..qui e fuori da
qui...esattamente stronza uguale..:-D"

Rita Benigno: "Già nel 1890 William James scriveva: «…ognuno di noi sceglie, letteralmente,
attraverso le sue modalità di partecipazione alle cose, quale tipo di universo gli apparirà davanti
e, quindi, quale tipo di universo abitare». Un’affermazione attualissima, che traslata oggi nel
mondo di Internet ci può far dire che il luogo in cui avviene l’incontro virtuale – quello in cui,
almeno per ora, si abita però temporaneamente pur se ormai abitualmente – ed in cui si svolge
la relazione è quello della mente. Un luogo immateriale ed intangibile, in cui l’esperienza
dell’incontro stesso risulta plasmata e regolata dalle dinamiche mentali, favorendo in tal modo
sia i processi di idealizzazione che i sentimenti di identificazione, di corrispondenza e di
avvicinamento; o, al contrario, di divergenza e lontananza. Ecco perché il web (i social network
in particolare ) diventa punto d’incontro in cui le emozioni si amplificano, a volte si distorcono,
ma divenendo sempre più spazio affettivo ed umano caratterizzato da un’atmosfera di unicità.
In questo senso, parlare di erotismo non è affatto sbagliato: l’Homo Telematicus diviene infatti
innegabilmente anche Aestheticus, ma non solo e non tanto perché usa la rete per dare sfogo
alle sue passioni; piuttosto perché queste vengono ricercate, idealizzate ed esaltate attraverso il
particolare tipo di comunicazione che – secondo Andrea Carnevaro - «…è un intreccio di
momenti di sintonia e tempi di attesa, di ricerca della sintonia». Io aggiungerei anche la ricerca
della persuasione, attraverso i tre momenti aristotelici dell’ethos, del logos e del pathos (fonte,
messaggio, emozione). Da sottolineare – quale catalizzatore erotico fondamentale – proprio il
ruolo particolare del “logos” in quanto “silenzioso”, privo cioè della parola, o meglio: un “logos”
in cui si ha una convergenza particolarissima fra parola e silenzio, mediante la scrittura. Una
comunicazione interiorizzata, pertanto emozionale ed erotica.
Il web, però, rimane comunque un luogo-non luogo – privo cioè di dimensione architettonica e
storia – dove l’esistenza è legata alla sola visibilità ed è vissuta in totale libertà da regole e
vincoli. Il rischio, dunque, è che più che casa da abitare, diventi dimora delle nostre fantasie o,
come suggerisce Steiner, vero e proprio rifugio della nostra mente: «luoghi mentali, ma anche
comportamenti ripetitivi, riti in cui ci si ritira per fuggire da una realtà insostenibile». Il rischio
che corriamo riguarda la durata: vero e proprio discrimine su cui analizzare dove termina il
fisiologico ed inizia il patologico".

Diletta Morgan: "La rete intorno alle persone, come se potessero essere pescate
dall'intelligenza, dal cuore e dai pensieri altrui per punti di contatto sottili con le nostre
personalità...
Se all'inizio l'attività è quella di includere altri mondi, a mano a mano si forma una tribù che si
riconosce e in cui scorrono contenuti che si richiamano l'uno con l'altro. Così le maglie si
allargano e con intelligenza si naviga nelle zone che ci è dato di vedere...
Si parla sempre di noi, anche quando scegliamo di farlo attraverso un libro, un video o forme
più impersonali ....
Ognuno, in rete, esercita l'arte di intrattenere mostrando la propria esperienza nell'oratoria,
nella musica , nell'arte ....ed è un linguaggio da scoprire.Ognuno ha scelto uno stile per
rappresentarsi....
L'Iki in Giappone è la via più difficile del mutamento, essa rivela l'adattabilità dell'anima ai propri
interlocutori. E' tradotta impropriamente come grazia, ma indica in senso più ampio il fascino ,lo
charme, qualcosa capace di incantare, ma anche capace di trascende l' individualità.
Fb come un gioco erotico? Anche. Non si può nascondere la seduzione della rete, che da risposta
anche ore e ore dopo, al tuo pensiero, alla parte di cuore che hai lasciato ... con le parole di un
libro, con lo scatto di una foto, con una canzone".

Aquiladellanotte Kondor: "Le osservazioni sull' "erotismo" del cyberspazio, fanno il paio con
quelle riguardanti le diverse modalità di interazione in rete. Io credo che la condizione "virtuale"
della rete consenta, se lo si vuole, di approfittare di questa specie di limbo, nè reale nè
immaginario, in cui si può esprimere il meglio, o anche il peggio, di se stessi. In fondo, si può
sempre cancellare l'account e sparire. Questa sensazione di extraterritorialità sta in effetti
creando un nuovo genere di socialità, con interessanti risvolti sulla libertà di espressione e sulle
regole. E' troppo presto per azzardare teorie, ma sarà molto interessante seguire questo
percorso. In fondo, è la prima volta nella storia che i mezzi di comunicazione umana fanno un
salto evolutivo così rilevante".

Francesco d'Elia: "L'importante è che tutto quello che condividi sia davvero qualcosa di te e non
un qualcosa per apparire... Che il social sia davvero una proiezione dell'anima e non una vetrina
in cui farsi belli.. Del resto quando aumenta l'empatia con gli altri si finisce per specchiarsi nelle
persone e se l'immagine non corrisponde alla realtà l'inganno non dura poi molto...
Anche FB ha i sui bassifondi e i suoi quartieri a luci rosse che poi di erotico non hanno un bel
nulla e sono il nulla di cui sono piene persone che non hanno il coraggio di confrontarsi con gli
altri... Porcellina66 e Banana33 possono anche tornare su MSN a cercare di dipanare il loro
mondo contorto con la consapevolezza che non ci riusciranno mai senza un po' di sincerità".

Claudio Catalano: "I rapporti fra persone sono stati sempre complessi, ora ci mancavano pure i
sn a complicare le cose! in tal senso la rete non è un mezzo ma una complicazione che pretende
di sostituire quello che è insostituibile. in quanto all'erotismo...siamo al livelllo delle cosiddette
masturbazioni mentali..."

Giovanna Di Giorgio: "Mi piace l'espressione <<Zona di Autonomia Temporanea>> che l'uomo
conquista e costruisce con il suo immaginario. "Posto cio' che amo di più, dico quello che non mi
va assolutamente, creo legami con persone che non avrei mai conosciute se non in rete...Eros?
Forse si, nel senso psicoanalitico del termine".

Letizia Rotolo: "Una delle sette fondamentali dell’induismo venera in Visnù il proprio dio
supremo, un dio benevolo e misericordioso cui si collega tutta una collettività di figure divine,
suoi avatar, che ne rappresentano le reincarnazioni. Alcune con sembianze animali, altre in
forma umana, una come uomo-leone, una come quella di un nano capace di trasformarsi in
gigante. Tutti questi avatar, discesi nel mondo, divengono presenze attive ogni volta che l’ordine
universale è minacciato. Le loro caratteristiche, la capacità di reincarnazione e trasformazione, il
ruolo “eroico”, rendono conto delle ragioni per cui “avatar” è il termine generico scelto per
rappresentare sé stessi nei diversi personaggi in azione nei videogiochi o comunque in diverse
realtà virtuali. In spazi quali Second Life, Facebook, Myspace, Meetic, ogni partecipante, che
d’ora in poi chiameremo internauta, è tenuto a costruire un proprio profilo, un personaggio che
dovrà rappresentarlo in rete, e sappiamo bene come questo possa essere molto veritiero o,
all’estremo opposto, totalmente inventato, rappresentando in tal modo, più che un’immagine di
sé ragionevolmente obiettiva, un coacervo di tratti di personalità e di caratteristiche fisiche che
parlano dell’ideale dell’Io del soggetto, dei suoi desideri ed eventualmente delle sue propensioni
perverse.
Ma prima di inoltrarci nell’universo delle realtà virtuali conviene soffermarsi su questo termine.
La realtà virtuale va innanzitutto distinta sia dalla realtà reale che dalla realtà immaginaria.
Seguendo Lacan, la realtà reale - il reale - è la realtà concreta, inconoscibile, indifferenziata, al
di là dell’ordine simbolico. La realtà immaginaria - l’immaginario - si colloca in una dimensione
narcisistica, di rapporto dell’Io con sé stesso, regno dell’immagine e dell’immaginazione, della
lusinga e dell’autoinganno. La realtà virtuale, che non esiste se non per le proprie immagini,
offusca la differenza tra immaginario e realtà reale, la quale esiste indipendentemente dalle
proprie immagini. Questa posizione intermedia della realtà virtuale fa’ sì che la relazione con
essa metta il soggetto in una condizione “instabile” (Tisseron, 2008) costantemente esposta ad
aperture ed evoluzioni o verso l’immaginario, dominato dai propri fantasmi, come nei casi in cui
l’internauta si ritira progressivamente dalla vita reale per lasciarsi assorbire dal piccolo schermo
del computer, o verso la realtà fattuale, come quando, ad esempio, conoscenze avvenute in rete
danno seguito a frequentazioni di persona. E’ negli ultimi anni del secolo scorso che nelle
moderne società occidentali il concetto di realtà virtuale diviene via via più pregnante, fino a
costituire un punto di riferimento ineludibile in qualunque analisi socio-psicologica dei
comportamenti umani del terzo millennio. Se i bambini di cinquant’anni fa’ crescevano per lo più
in strada, progressivamente, i bambini delle generazioni successive hanno goduto assai meno di
questa opportunità, finendo per vivere reclusi in appartamenti sempre più ingombri di
teleschermi, computer, play station, immersi in una realtà fortemente influenzata non solo dai
mass media ma anche da questi nuovi prodotti tecnologici in grado di creare scenari in cui essi
possono collocarsi in modo magico-onnipotente, incuranti d’ogni limite spazio-temporale".

Bea Malverti: "fuori dai miei irrinunciabili toni semiseri, trovo il tema oltremodo pregnante dal
momento che il tempo di molti, quello che prima dedicavano ai figli, alla lettura o al cane, oggi
viene dedicato al monitor e alle relazioni eroticovirtuali, amicalvirtuali, sessualvirtuali,
oniricovirtuali e così via! credo sia ora di dare un senso e un significato a questa rivoluzione...e
riflettere su tutto questo mi pare ineludibile! riguardo a me quoto in toto l'intervento di gino che
ha usato parole che avrei voluto usare io (per questo lo invidio molto) e ha espresso idee che
condivido pienamente
un bacio virtuale a te, mario, che ringrazio per l'attenzione, la pazienza e l'equilibrio!"

Direi che in prima battuta tutti questi commenti, che con ogni probabilità non avrei avuto
pubblicando sul blog, fanno intendere che il social network è oggi una straordinaria forma di
scambio di idee e di conoscenza.

Questo dovrebbe essere ben inteso dalla stampa, specializzata e non, che ne mette in rilevo
ancora aspetti meramente negativi e proponendo una visione riduzionista di queste nuove forme
di comunicazione.

Al prossimo post ulteriori considerazioni, che partiranno proprio dai commenti sopra riportati ai
quali aggiungo questo dell'amica Elena Lupo che ha commentato un mio status dove chiedevo
cosa aggiunge e cosa toglie Facebook:

"FB aggiunge una leggera "morbosità"... toglie un pò di tempo!"

TERZA PARTE
Dicevamo che Facebook aggiunge una componente di morbosità alle cyber-relazioni e che
contestualmente sottrae tempo, a volte troppo, alla vita quotidiana.

La parola morbosità, stando ai dizionari, ha una radice che la collega a "mors" (morte) e a
"morbus" (malattia), ma anche a "morbum" inteso come consumare (radice indeuropea
morbu(m)).

Se, come si è visto in precedenza, Facebook è un social network "ontologicamente erotico" non
stupisce come possa avere alla base del suo sviluppo virale l'altra componente associata invece
a "thanatos", che si esplicita appunto come morbosità, eccesso, iper-consumo (di informazioni e
di emozioni), fino ai limiti della patologia.

E' innegabile, infatti, che l'utilizzo di FB genera una sorte di "dolce dipendenza", che si traduce
nel suo utilizzo frequente nel corso della giornata e con gesti più o meno ripetitivi che possono
consistere nel seguire lo scorrere delle news della "home" per vedere cosa postano gli amici ed
esprimere i nostri "mi piace" o i nostri commenti, andare a visitare le bacheche degli amici con i
quali ci relazioniamo più spesso, richiedere l'amicizia a "perfetti sconosciuti" ma con i quali la
piattaforma ci dice che abbiamo un certo numero di "amici in comune", controllare le notifiche
dei link dei post a cui stiamo partecipando, ricambiare o cancellare le miriadi di comunicazioni
generate dalle altrettanto numerose applicazioni (ad es. le cartoline blinge book, i vari "ti regalo
un video", "ti regalo una canzone", farmville ecc.).

Alla base di questi comportamenti, in genere ripetitivi, che finiscono per impegnarci da un
minimo di un'ora fino a svariate ore al giorno, oltre all'Eros c'è, a mio parere e come suggeriva
l'amica Elena Lupo, anche una buona dose di morbosità.

Nel momento che entriamo in connessione siamo spinti a cercare molto probabilmente le
persone che ci sembrano più affini a noi e quindi in breve tempo queste persone entrano a far
parte del nostro quotidiano e finiamo per instaurare delle relazioni empatiche che non di rado
possono essere anche "eccessive" rispetto a quello che potrebbe accadere nella vita off line con
le medesime persone.

Ci si confida più facilmente, ci si arrabbia altrettanto facilmente, in generale i "freni inibitori"


sembrano molto più allentati e le proiezioni mentali circa la "persona che sta dall'altra parte del
computer" sembrano dipingere una realtà sempre più bella di quella in cui viviamo nel mondo
fisico.

Da qui la componente "morbosa" delle cyber relazioni, che può essere positiva o negativa a
seconda che si superi una certa soglia che è comunque sempre soggettiva o al massimo
soggettivamente oggettiva.

Una morbosità positiva può ad esempio essere quella di cercare un certo consenso giornaliero
(narcisismo) e di accrescerlo sempre più con il tempo, di recitare parti (a volte eccessivamente)
seduttive indugiando in tale comportamento, enfatizzare un certo mistero attorno alla propria
persona (magari con avatar di fantasia non corrispondenti alla propria identità off line), lasciarsi
andare al pettegolezzo ma senza cattiveria e in generale reiterando comportamenti che mirano
ad ottenere l'apprezzamento e l'ammirazione degli altri, spesso fine a sè stessi.

La morbosità diventa negativa, a mio avviso, quando assume connotati patologici e scade
nell'aggressività, nella dipendenza di vario tipo (da quella sessuale a veri e propri isolamenti
dalla vita quotidiana) fino a comportamenti al limite della criminalità quando non espressamente
tali (immaginiamo il gruppo contro i bambini down...).

Quello che è certo è che l'utilizzo quotidiano di FB ci porta via tempo e dobbiamo esserne
consapevoli, così come dobbiamo essere consapevoli delle componenti "morbose" dalle quali
ognuno di noi in varia misura è caratterizzato nell'uso di tale social network oltre al fatto che le
cyber relazioni sono in genere fluide e mutevoli, salvo poche amicizie solide che per fortuna
nascono anche su FB.

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