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3
La didattica dellitaliano
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5-6
Presentazione/Presentaci
Dossier
9-28
Emilio DAgostino
Il lessico di frequenza dellitaliano parlato e la didattica dellitaliano
29-38
39-46
47-56
57-64
65-72
73-81
Benedict Buono
Linsegnamento dellitaliano fra diacronia e sincronia: analisi di
alcune strutture sintattiche tra lingua arcaica e parlato contemporaneo
83-89
Francesco Ardolino
Alcuni appunti sul condizionale in italiano
91-96
Ursula Bedogni
Luso del di e del che nei comparativi di diseguaglianza
97-120
ndex
Ugo Primiceri
Cinema e didattica. Atti del seminario di studio e daggiornamento
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Presentazione
Presentaci
Abstract
The linguistic-historical evolution of the Italian community has been well described in its
general lines and fundamental mechanisms. In the last decades the process of linguistic
unification in Italy has been strengthened; which is confirmed by data on the diffusion of
italophony and the regression of exclusive dialectophony.
In relation to this De Mauro has sustained that, nowadays, in the Italian community
about 34% of the population only speaks Italian, 23% usually speaks only one of the dialects, while the majority uses Italian for speaking and most especially for writing, while at
the same time adopting one dialect for speaking.
Sociolinguistic studies the tendency towards the consolidation of a standard Italian in
which new features become established while others disappear. In particular, characteristics originally inherent in speech seem to have been strengthening in writing. The publishing of LIP (Lessico di Frequenza dellItaliano Parlato) appears to be an interesting
document and a valid tool of research to better follow the processes mentioned above and
investigate thoroughly the status of the spoken language.
This work represents a first attempts to draw the attention of linguistic pedagogy on
some mechanisms in contemporary Italian, as they can be defined or redefined in view of
the information provided by the LIP corpus and of the problems related to it.
Emilio DAgostino
di frequenza citati erano anche caratterizzati dalla limitatezza dei vari corpora sui quali erano sviluppate le relative liste di frequenza. In particolare,
Thompson (risultato di una tesi di dottorato) analizzava un campione di
100 000 parole prese da manuali di lettura d'italiano pubblicati negli USA,
la lista elaborata era costituita da 500 parole; Knease, anch'esso nato come
tesi, rappresentava invece uno spoglio manuale di circa 4000 parole tratte
da fonti esclusivamente letterarie tra '800 e '900; Skinner individuava una
lista di 3000 parole prese da materiali didattici adottati negli USA; Migliorini, infine, era sviluppato unicamente sulla base del sapere linguistico
dell'autore, per scopi didattici, e forniva una lista di 1500 parole ritenute
fondamentali.
Il LIF nasce, invece, con dimensioni e finalit del tutto diverse. Innanzitutto, esso costituito da uno spoglio di 500 000 parole della lingua italiana
contemporanea nell'uso scritto e porta all'individuazione di 5000 lemmi.
La principale caratteristica del LIF sta nel fatto che i testi che costituiscono
corpus sono contraddistinti da una relativamente forte sincronicit e attualit. Infatti partono dal 1945 e vanno fino al 1968, e sono organizzati in
cinque gruppi: teatro, romanzi, cinema, periodici, sussidiari. In secondo
luogo, nella sua definizione vengono ben individuate le problematiche di
fondo della compilazione dei dizionari di frequenza. Nell'Introduzione si
pu leggere:
I testi sottoposti a spoglio si configurano nelle intenzioni dei compilatori dei
dizionari di frequenza, come campioni della lingua intesa quale universo statistico e di conseguenza pongono i problemi della campionatura per i quali la
statistica ha elaborato tutta una serie di metodologie e di tecniche. [] Da
un lato occorre delimitare l'universo, dall'altro assicurarsi della rappresentativit del campione. Se si conoscono bene le caratteristiche dell'universo, si pu
fabbricare un campione in cui ciascuna di queste caratteristiche sia distribuita
secondo le stesse proporzioni, con una sottile stratificazione [] Che non sia
questo il caso della lingua facilmente intuibile. Le frequenze si osservano in
un testo, cio in una realizzazione del sistema linguistico da parte di un individuo, realizzazione determinata da un lato dalle sue caratteristiche personali,
dall'altro da quelle della comunit cui appartiene, caratterizzata sul piano
sociale, geografico, storico, ecc. Se il testo un testo letterario, nella sua produzione influiscono anche le regole e le peculiarit del genere letterario e in
ogni caso la situazione in cui viene prodotto.
[p. 10]
Emilio DAgostino
Immediatamente successiva al LIF, la pubblicazione di Juilland-Traversa (1973). Anche in questo caso il corpus rappresentato da circa
500 000 parole localizzate lungo cinque sottoinsiemi di circa 100 000
parole ognuno, appartenenti a cinque generi di scritto differenti: teatro,
romanzi, novelle e storie brevi, saggistica, periodici e quotidiani, letteratura tecnico-specialistica, per un arco di tempo che va dal 1920 e al 1944.
evidente come, rispetto al LIF, esso sia quasi altrettanto sincronico, ma
meno attuale. Ancora dedicato all'italiano scritto il VELI 1989 che presenta un corpus con un'estensione vastissima, circa 26 milioni di occorrenze, ma con un orientamento molto forte verso lo scritto formale, data
la tipologia testuale prescelta, costituita fondamentalmente da settimanali
informativi, settimanali economici, notiziari ANSA e simili. Unico caso di
analisi di frequenza dedicata al parlato, quello del KBS (1991), contraddistinto, per, e dalla relativa limitatezza dell'insieme delle occorrenze, e
dagli obiettivi squisitamente didattici che hanno spinto a definire una
scelta di testi non tanto su una possibile tipologia del parlato, quanto su
una serie di criteri legati all'esperienza dell'insegnamento dell'italiano
come lingua straniera.
1.2. Il Lessico di Frequenza dell'Italiano Parlato
1.2.1. Finalit del LIP
De Mauro, nel saggio introduttivo (Gli obiettivi della ricerca) al LIP chiarisce immediatamente che:
Il primo obiettivo della ricerca accertare o, meglio, predisporre preliminari indispensabili strumenti e documenti obiettivi per accertare in che
A quest'ipotesi di fondo si collegano due sub-ipotesi e cio che certamente gli usi parlati dell'italiano si differenzino, da un lato, sull'asse del
maggiore o minore grado di improvvisazione o progettazione dei discorsi e
di condizioni pi o meno favorevoli all'informalit (intesa come appello
alle circostanze non linguistiche dello scambio comunicativo) e, dall'altro,
sull'asse del grado maggiore o minore di distacco dalle caratteristiche puramente locali, municipali, del parlato, che, in genere, dovrebbero essere
influenzate da tratti dialettali e regionali. L'italiano, insomma, oggi divenuto una lingua come altre lingue storico-naturali, in un processo che, per
la prima volta nella storia moderna della penisola, vede realizzata una
sostanziale unit, sia, naturalmente sul versante delle realizzazioni scritte,
sia su quello delle realizzazioni parlate. E ci grazie a quei processi esterni
(grandi migrazioni interne, crescita dei livelli di istruzione e scolarizzazione,
diffusione delle comunicazioni di massa, in particolare radio-televisive) che
venivano individuati gi in De Mauro (1963).
Emilio DAgostino
Emilio DAgostino
dire
andare
dovere
stare
parlare
LIP
LIF
16
26
36
48
62
23
39
38
50
72
trovare
prendere
credere
ricordare
chiedere
LIP
LIF
83
96
106
116
122
68
76
103
107
117
Emilio DAgostino
parlato
uso
scritto
V
N
Prep
Pro
Cong
Avv
Agg
20,0%
15,7%
11,6%
10,9%
10,1%
10,1%
8,8%
N
Prep
Agg
V
Cong
Avv
Pro
21,7%
17,2%
17,0%
10,4%
4,3%
3,8%
2,5%
Emilio DAgostino
senso che, in questa sede, abbiamo parlato del riconoscimento delle costruzioni, delle forme di frase possibili, di una loro tipologia associata a dei
lemmi e della loro distribuzione lungo frequenze d'uso diverse e lungo tipi o
generi discorsivi differenti.
Alcune considerazioni generali vanno fatte a partire dai due lemmi analizzati. In primo luogo, va sottolineato ancora una volta nettamente che in base
ai dati concernenti l'uso da parte dei parlanti di fare e di dare messi a confronto, si registra il fatto che il secondo , in misura pi netta del primo, elemento lessicale pieno. Una volta individuata una tipologia strutturale di
dare, cio le costruzioni alternative possibili messe a disposizione dal sistema
dell'italiano contemporaneo, si nota come i parlanti impieghino pi frequentemente tale verbo come operatore pi che come strumento funzionale, in
grado maggiore di quanto facciano con fare. Questa considerazione ci appare
importante poich una riprova del fatto che una considerazione in lemmi
bruti ci illumina meno sia sul piano della definizione di un sistema linguistico, sia su quello dell'uso che i parlanti ne fanno.
In secondo luogo, per, sia nel caso di fare che in quello di dare, nei vari
contesti frastici in cui essi occorrono, assistiamo al fatto che essi sono
nell'assoluta maggioranza dei casi pi fare e meno dare, naturalmente
elementi fondamentalmente funzionali, poich dire pi o meno vuoti
sarebbe semplicistico, dato il peso qualitativamente assai significativo delle
costruzioni a supporto e delle costruzioni causative.8 Tradotta in termini di
uso linguistico, tale affermazione significa che i parlanti utilizzano i due verbi
fondamentalmente come elementi funzionali, pi che come elementi lessicali
pieni, (ossia come operatori), anche se va notato che, dal confronto fra i
due, emerge che fare in primo luogo utilizzato come verbo supporto e che le
maggioranze che essi insieme costituiscono sono in un caso assoluta e
nell'altro relativa. Le costruzioni causative, per utilizzare un gergo sportivo,
occupano soltanto la terza posizione.
Si potrebbe, quindi, ipotizzare, anche se ci richiede un approfondimento
di analisi, che negli usi del parlato si assista ad una riorganizzazione della predicazione intorno a nuclei nominali di tipi di frase abitualmente accomunati
intorno ai verbi supporto.
2. Il LIP come strumento
Date queste premesse, il LIP, in ogni caso, si rivela in principio uno strumento fondamentale:
per la definizione generale del formato parlato di una lingua; infatti, ad
esso soggiace un'ipotesi forte e cio che il parlato si differenzi da altre
8. Per quanto riguarda le nozioni di verbo supporto e di costruzione causativa si veda,
almeno, DAgostino (1992) e (1993).
Emilio DAgostino
Emilio DAgostino
Uso epistemico:
A. che ore sono?
B. pi o meno saranno le otto
e la relazione con parametri come:
Commitment:
adesso cercher di essere pi chiaro
Priming:
chiss che cosa costruirai, che cosa disegnerai e che cosa poi verr
costruito
o il futuro nelle subordinazioni:
dipende se lo farai
la avverto che se avr conseguenze lei sar la responsabile
o i cosiddetti usi modali:
si scriver o si telefoner solo in alcuni momenti
firmer questa petizione
l'acqua bollir a 100 gradi
3.3.2.2. Limperfetto
Analogamente, per quanto concerne l'imperfetto, tempo, definito normalmente buono per tutti gli usi, nel senso che vede realizzate un altissimo
numero di occorrenze con valori sia di tipo deittico sia non deittico, possibile andare a verificare i concreti impieghi sperimentalmente documentati e
la loro diffusione:
Imperfetto ipotetico:
se potevo, venivo
Imperfetto ludico:
facciamo che io ero il lupo e tu eri Cappuccetto Rosso
Imperfetto di cortesia:
A. Desiderava?
B. Volevo un chilo di pane
guardavo solo se c'era un posto
Imperfetto epistemico-doxastico:
cosa c'era domani al cinema?
Imperfetto di pianificazione:
A. Non puoi farlo domani?
B. Domani andavo in biblioteca
Emilio DAgostino
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Emilio DAgostino
Abstract
Based on empirical data, this paper confirms the validity of Bini's hypothesis (in press)
regarding the difficulties of learning lexis referring to everyday life. In addition to this, it
also proves that L1 has an influence on the process of acquisition of these words together
with L2 and hence producing hybridisms that crystalise.
1. Introduzione
Il presente contributo concerne l'apprendimento e l'insegnamento delle
parole di alta disponibilit che sono state reperite nell'inventario lessicale
del Livello Soglia. L'indagine che presentiamo fa parte di un lavoro di pi
ampio respiro sull'apprendimento del lessico dell'italiano come lingua straniera.
Con questo studio ci proponiamo di dimostrare la validit dell'ipotesi
circa la difficolt di apprendimento, da parte di studenti stranieri, delle parole
della vita quotidiana, definite di alta disponibilit perch, come afferma
De Mauro (1980), sono ben note ai parlanti nativi pur essendo pronunciate
o scritte piuttosto raramente.1 Quest'ipotesi della difficolt di apprendimento stata formulata e sottoposta a verifica in uno studio precedente
(Bini, in stampa) mediante un sondaggio su un campione di 51 parole
anch'esse reperite nell'inventario lessicale del Livello Soglia. In generale i
risultati del primo sondaggio parevano indicare che l'ipotesi fosse corretta.
Ma, poich la difficolt di apprendimento non sembrava uguale per tutte le
parole, abbiamo voluto ampliare lo studio alle restanti 78 unit lessicali dello
stesso tipo comprese nell'inventario suddetto.
Oltre a verificare la teoria della difficolt di apprendimento, il nostro
lavoro si prefigge un secondo obiettivo: mettere in luce alcuni effetti della
vicinanza tipologica della L1 (lingua materna) e della L2 (lingua bersaglio)
nell'acquisizione delle parole della vita quotidiana.
1. Su quest'argomento cfr. anche Vedovelli (1983: 179-196) e (1993: 140-147).
rio lessicale del Livello Soglia, che complessivamente comprende 129 unit di
alta disponibilit. Le altre 51 costituivano il corpus del primo studio.
La conoscenza delle parole stata verificata mediante un test, da realizzare
per iscritto, con foto e disegni degli oggetti a cui facevano riferimento le
parole dello studio; per le parole astratte, per i verbi, e per i nomi di azione
abbiamo preparato dei dialoghetti e delle frasi da completare. Il test diviso
in 13 parti, ognuna con un argomento diverso: ozio, mezzi di trasporto,
viaggi e vacanze, societ e strutture sociopolitiche, cibi e bevande, servizi
medici, clima, servizi pubblici, scuola, convenevoli, stati d'animo, materiali e
qualit.
Al test sono stati sottoposti 158 studenti ispanofoni iscritti a un corso di
italiano presso due sedi della Escuela Oficial de Idiomas di Madrid, una
situata in centro e l'altra quasi in periferia. Lo scopo di prendere informanti
da due sedi diverse della stessa scuola stato quello di ottenere un campione
diversificato. Dei 158 studenti, 53 erano principianti con un livello consolidato (110 ore di insegnamento), 44 erano di livello intermedio (200 ore), 37
di livello intermedio avanzato (290 ore) e 24 di livello avanzato (380 ore). La
fascia di et era compresa tra i 18 e 50 anni e la maggior parte non superava i
35 anni.
3. I risultati
A grandi linee i dati di questo studio sono congruenti con quelli ottenuti nel
sondaggio realizzato su 51 parole e paiono confermare l'ipotesi della difficolt
di apprendimento delle parole di alta disponibilit; infatti, come vedremo,
solo una piccola parte di lessemi (il 29,6%) pare essere conosciuta dalla maggior parte degli studenti. Per, come accaduto nello studio precedente, i
risultati indicano che non tutte le parole considerate entrano con eccessiva
difficolt nel vocabolario produttivo degli studenti spagnoli.
Dall'analisi delle occorrenze, disposte in ordine di frequenza e secondo
i livelli di competenza principiante, intermedio, intermedio-avanzato e
avanzato (Tabella 1) abbiamo riscontrato che i valori di frequenza
delle 78 parole a livello avanzato (ultima colonna di destra) formano un
continuum che inizia con la frequenza 0 del lessema passatempo e si chiude
con il 100% della parola dentista. Un'analoga variazione dei valori pu
essere osservata anche agli altri livelli. Tuttavia, l'ordine di frequenza delle
parole ai primi 3 livelli non corrisponde esattamente a quello del livello
avanzato.
All'interno del continuum si disegnano due fasce di parole abbastanza
definite pur avendo dei confini labili. Una fascia si situa in testa alla lista, la
seconda in coda. La prima fascia di 25 unit, pari al 32% del campione, comprende le parole che vanno da passatempo a fornaio. Queste parole registrano
valori di frequenza tendenzialmente molto bassi non raggiungono il 50%
a nessun livello il che dimostra che la maggior parte degli studenti non le
conosce. La seconda fascia, composta di 23 lessemi da salame a dentista
pari al 29,6% del campione, registra valori tendenzialmente alti: nella maggior parte dei casi supera il 50% e i valori aumentano progressivamente con il
passaggio da un livello all'altro. Queste cifre indicano che le parole considerate sono abbastanza note agli studenti. La fascia intermedia comprende 30
unit da matematica a plastica pari al 38,4% del campione. Si tratta di
una zona mista pi sfumata, che non possiede delle caratteristiche cos definite come le due fasce situate agli estremi. Comprende parole quasi sconosciute a livello di principianti che invece registrano valori abbastanza alti a
livello avanzato, altre che hanno valori medi a quasi tutti i livelli, e altre
ancora in cui le percentuali si alzano a livello intermedio per poi abbassarsi
leggermente a livello avanzato.
Insomma, alcune parole presentano maggior difficolt di altre. Ma per
quale ragione? La bassa frequenza nei nostri dati di alcuni termini pu essere
spiegata dalla possibilit che offre la lingua di usare termini alternativi. Infatti
compaiono proprietario e direttore al posto di principale; evidenziatore e segnalatore al posto di pennarello; ferry al posto di traghetto; lavorativi anzich
feriali; stipendio anzich salario; panificio e forno anzich fornaio. E ancora:
aritmetica al posto di matematica; assassinio al posto di omicidio;, pastiglia e
pasticca anzich pillola.
Altre volte la parola viene sostituita da una di significato simile. Infatti
troviamo divertimento al posto di passatempo; incartare e impaccare al posto di
imballare; pausa al posto di intervallo; pagamento anzich riscatto; umido anzich piovoso; rimandare anzich bocciare. E l'aggettivo insoddisfatto viene sostituito da una lunga serie di altri aggettivi: infelice, dispiaciuto, deluso, depresso,
amareggiato.
La maggior frequenza di alcune parole invece meno facile da spiegare.
Pu darsi che gli studenti abbiano avuto pi possibilit di usarle delle altre,
malgrado non siano pi frequenti delle altre nella lingua dei parlanti nativi.
Ad esempio maiuscolo, divorziare o pittura, elencate fra le meno usate nel Lessico di frequenza dell'italiano parlato elaborato da De Mauro, hanno invece
percentuali alte nei nostri dati. E si pu inoltre ipotizzare che queste parole
siano state memorizzate con pi facilit delle altre perch hanno un corrispondente spagnolo uguale o simile. Infatti vi sono molte parole di questo
tipo nella fascia di coda della lista, che comprende le parole pi note agli studenti. Si tratta per di un'ipotesi da verificare con studenti di lingue materne
diverse dallo spagnolo.
Vorremmo far notare comunque un dato interessante: nelle parole che
paiono pi note agli studenti si registrano percentuali piuttosto alte di ibridismi o produzioni devianti e questo fatto dimostra che anche se gli studenti le
conoscono non sono entrate correttamente nel loro vocabolario produttivo.
Per quanto riguarda gli effetti della vicinanza tipologica osservati nella
produzione delle parole considerate, i nostri dati confermano l'ipotesi che
anche gli studenti, come gli immigranti, utilizzano le conoscenze della L1 per
costruire la loro interlingua. Ma come le usano? Abbiamo rilevato diverse
tendenze.
Principianti
(53) %
Intermedio
(44) %
Intermedio
Avanzato
avanzato (37) % (24) %
Passatempo
Principale
Imballare
Pennarello
Intervallo
Stampatello
Espresso
Centralino
Prurito
Trapanare
Insoddisfatto
Traghetto
Coincidenza
Riscatto
Afa
Iscrizione
Trapano
Tariffa
Binario
Tuono
Roulotte
Patente
Feriali
Salario
Fornaio
Matematica
Piovoso
Analisi
Salumi
Democristiano
Griglia
Omicidio
Trasparente
Abbonamento
Traduzione
Paziente
Pillola
Vocabolario
Spiccioli
3,7
0,1
0,1
0,1
13,2
0,1
9,4
15,0
5,6
0,1
24,5
9,4
12,2
3,7
52,8
24,5
62,2
5,6
13,2
0,1
0,1
26,4
9,4
24,5
20,7
7,5
0,1
2,2
2,2
4,5
6,8
2,2
13,6
6,8
6,8
2,2
13,6
6,8
34,0
31,8
9,0
9,0
6,8
36,3
50,0
25,0
27,2
43,1
6,8
29,5
4,5
29,5
27,2
75,0
2,2
22,7
15,9
31,8
43,1
22,7
45,4
27,2
27,2
20,4
40,9
2,7
10,8
16,2
2,7
5,4
5,4
13,5
5,4
13,5
29,7
5,4
35,1
18,9
18,9
13,5
32,4
45,9
37,8
32,4
56,7
21,6
45,9
13,5
51,3
37,8
78,3
27,0
18,9
27,0
54,0
54,0
54,0
54,0
27,0
45,9
59,4
45,7
8,3
12,5
16,6
16,6
16,6
16,6
16,6
16,6
25,0
25,0
33,3
33,3
33,3
37,5
37,5
41,6
41,6
45,8
45,8
45,8
45,8
45,8
50,0
50,0
50,0
50,0
50,0
54,1
54,1
58,3
62,5
62,5
66,6
66,6
66,6
66,6
Tabella 1.
Livello
Principianti
(53) %
Intermedio
(44) %
Intermedio
Avanzato
avanzato (37) % (24) %
Mensa
Prenotare
Prenotazione
Nuoto
Zanzara
Tosse
Signorina
Bocciare
Dizionario
Ferie
Condoglianze
Tossire
Balletto
Elettricit
Pigro
Plastica
Salame
Scultura
Comico
Telegrafo
Parentesi
Virgola
Passeggero
Toilette
Sindacato
Dogana
Terrorismo
Ricetta
Dettato
Zero
Ambasciata
Dentifricio
Pittura
Raffreddore
Divorziare
Maiuscolo
Cantante
Grazie
Dentista
9,4
30,1
30,1
18,8
9,4
15,0
67,9
11,3
49,0
15,0
35,8
15,0
7,5
64,1
5,6
37,7
41,5
35,8
73,5
47,1
45,2
37,7
15,0
32,0
62,2
60,3
62,2
22,6
41,5
56,6
24,5
33,9
5,6
49,0
50,9
83,0
88,6
58,4
25,0
68,1
63,6
38,6
27,2
40,9
77,2
36,3
81,8
25,0
65,9
43,1
18,1
63,6
31,8
50,0
45,4
75,0
63,6
59,0
72,7
72,7
52,2
52,2
52,2
31,8
68,1
81,8
45,4
63,6
81,8
34,0
72,4
45,4
70,4
56,8
77,2
88,6
81,8
54,0
67,5
56,7
45,9
51,3
59,4
67,5
56,7
81,0
56,7
64,8
48,6
29,7
56,7
54,0
64,8
62,1
67,5
83,7
70,2
70,2
83,7
56,7
54,0
78,3
48,6
91,8
89,1
56,7
78,3
70,2
72,9
72,9
70,2
81,0
70,2
81,0
91,8
83,7
66,6
66,6
70,8
70,8
70,8
70,8
70,8
75,0
75,0
75,0
79,1
79,1
79,1
79,1
79,1
79,1
83,3
83,3
83,3
83,3
83,3
83,3
87,5
87,5
87,5
87,5
87,5
87,5
87,5
91,6
91,6
91,6
91,6
91,6
95,8
95,8
95,8
95,8
100,0
Abstract
This paper aims to present a language teaching/learning experience on the task-based
approach, for Erasmus exchange students of Italian as FL.
This experiment acts as a stimulus towards language learning by providing the means
whereby foreign language students may cover their most immediate contextual/cultural
gaps. The paper presents the general steps followed, in order to confirm the potential of
tasks with regard to modern language teaching/learning.
Premessa
Sono ampiamente note le riflessioni metodologiche che hanno portato a rivedere i limiti dellapproccio comunicativo; come si sa, pur avendo costituito
un notevole passo in avanti nellinsegnamento di lingue straniere, questo
approccio pu presentare il rischio di restringersi allapprendimento di un
insieme di contenuti che non implica necessariamente riuscire a comunicare;
in altri termini, sapere sulla comunicazione non equivale a saper comunicare.
Tralasciando l'ampia bibliografia che esiste sul tema, intendiamo qui
come task approach nell'apprendimento di una lingua straniera un approccio
basato su attivit comunicative in cui viene coinvolto lo studente nella comprensione, manipolazione, produzione o interazione nella lingua straniera, e
in cui la sua attenzione viene focalizzata principalmente sul significato piuttosto che sulla forma. Con un approccio per tasks si ha la possibilit di strutturare un corso perfettamente compatibile con un programma istituzionale in
cui per non il professore a stabilire e organizzare il contenuto del corso:
sono infatti gli studenti a scegliere i centri dinteresse (o temi), e a partire da
questi il professore fornisce i contenuti per dare strumenti e strategie allo
scopo di risolvere necessit comunicative reali. In questo modo lo sviluppo
della competenza comunicativa nella lingua straniera concepito come lo sviluppo dei processi soggiacenti alla realizzazione delle attivit reali di comunicazione. Le tasks costituiscono le unit sulle quali sviluppare il dominio di
questi processi in maniera integrale a partire dalla competenza comunicativa
nella L1 che gli studenti posseggono. Come noto, in un tale approccio ven-
arrivare alla proposta di una task (inchiesta). Si tratta qui della struttura
portante della lezione, che deve comunque essere integrata da altri materiali in cui vengano implicate tutte le abilit.
F) Un ultimo aspetto che stato contemplato riguarda la valutazione. Se
ununit viene strutturata intorno a delle tasks, cio intorno ad obiettivi
concreti, perfettamente realizzabile una valutazione riferita a ciascuno
degli obiettivi che dovrebbero essere stati raggiunti. Come appare evidente, in un approccio di questo tipo lo studente viene coinvolto in modo
attivo in tutte le fasi di realizzazione del corso e quindi risulta particolarmente importante che esista una forma di autovalutazione.
Abbiamo elaborato delle schede di autovalutazione per gli studenti per
ognuna delle unit. In Tabelle 7 proponiamo un possibile esempio relativo
alla task che abbiamo descritto finora.
Conclusione
L'esperienza didattica che abbiamo delineato il frutto di una nostra riflessione metodologica sullinsegnamento dellitaliano come lingua straniera e
nel caso particolare di corsi specifici come quello che abbiamo visto; non pretendiamo certo di aver offerto soluzioni, ma semplicemente di aver descritto
un esempio di applicazione dellapproccio per tasks che per noi rappresenta
un proposta didattica valida e altamente proficua. La grande flessibilit e le
molteplici possibilit di applicazione ai diversi contesti reali di insegnamento
rende questo approccio un interessante strumento pedagogico per ampliare e
migliorare il lavoro del professore.
Tabelle 4.
Componenti linguistiche
Componenti
tematiche
tempo
localizzazione
opinioni,
preferenze
/
Contenuti nozionali
e funzionali
chiedere e dire
lora
chiedere
informazioni e
informare sugli
orari degli
spettacoli, negozi,
trasporti pubblici
e altri servizi
chiedere
informazioni e
informare sulla
localizzazione
nello spazio
esprimere gusti,
preferenze e
opinioni sulle
attivit del tempo
libero
chiedere e
informare sulle
disponibilit orarie
esprimere accordo
e disaccordo
Contenuti
grammaticali
agg. interrogativo
che
agg. indef. ogni,
qualche,
alcuni ecc.
preposizioni con
significato
temporale, da,
fino a, a,
verso
avverbi e
locuzioni
temporali,
domani,
a volte
verbi: presente
indicativo,
essere,
arrivare,
uscire, partire,
iniziare,
finire, aprire,
chiudere
/
Contenuti lessicali
lessico per
misurare il tempo
nomi di spettacoli,
negozi, servizi
pubblici, trasporti
parti del giorno
giorno della
settimana
alcuni avverbi di
frequenza
Tabelle 5.
PIANIFICAZIONE DEL PROCESSO: LUNIT
TASK FINALE: PRENDERE APPUNTAMENTO CON QUALCUNO (IL GRUPPO) PER USCIRE
INSIEME; DECIDERE LATTIVIT, IL GIORNO, LORA E IL LUOGO.
1) Che ora ?
2) A che ora
3) Dov?
4) Che cosa facciamo?
5) Come rimaniamo?
Tabelle 6.
CHE COSA FACCIAMO?
1. Discuti con un tuo compagno se ti piace o non ti piace:
Ti piace ?
No, non mi piace / S, mi piace
andare a sciare / prendere il sole / andare al cinema / andare a teatro / giocare a carte /
uscire di sera / dormire fino a tardi / alzarti presto i giorni di festa / fare viaggi organizzati / /
Ti piace / piacciono ?
No, non mi piace / piacciono
i film del terrore / i ristoranti cinesi / lo zampone / le partite di calcio / gli spaghetti /
/
2. Chiedi ai tuoi compagni di lezione qual il colore che gli piace di pi
e formate dei gruppi secondo le preferenze:
Qual il colore che ti piace di pi?
Il giallo
3. Mettiti daccordo con i compagni del tuo gruppo su quale giorno della settimana
vi piace di pi:
Io preferisco il venerd / Mi piace di pi il venerd
4. Nel gruppo che avete formato ordinate a seconda delle vostre preferenze:
registi di cinema / attori di cinema / attrici di cinema / cantanti / piatti gastronomici /
bibite / /
Tabelle 7.
AUTOVALUTAZIONE
TASK FINALE : PRENDERE APPUNTAMENTO CON QUALCUNO (IL GRUPPO) PER USCIRE
INSIEME; DECIDERE LATTIVIT, IL GIORNO, LORA E IL LUOGO.
Sei in grado di fare queste cose? Segnalo con una croce.
Sono in grado di ................?
1 = No, per niente
2 = No, non molto
3 = Cos cos
4 = S, abbastanza
5 = S, benissimo
1) chiedere lora
2) dire lora
3) capire le informazioni orarie
4) chiedere informazioni sugli orari
5) dare informazioni sugli orari
6) capire le informazioni sugli orari
7) esprimere gusti e preferenze
8) chiedere gusti e preferenze
9) /
_
_
_
_
_
_
_
_
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_
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_
_
Bibliografia
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CANDLIN, C.N.; MURPHY, D. (1987) (a cura di). Lancaster Practical Papers in English
Language Education: Vol. 7. Language Learning Tasks. Englewood Cliffs. New
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NUNAM, D. (1989). Designing Task for the Communicative Classroom. Cambridge
University Press.
Abstract
With this article it is my aim to determine to what extent discourse analysis (from a conversational point of view) is applied to language teaching research (from the point of view
of the communicative approach). The sphere of application of discourse analysis is
invoked by the omnipresence of verbal exchange (conversation) in second language
classes, which may be seen as paradigmatic situations of language contact. Conversation
contains specific bifunctional strategies that operate simultaneously as learning/teaching
and communicative strategies. Among these bifunctional strategies, code-switching represents one of the most important. I will present a specific type of code-switching, conversational code-switching, which will be illustrated through a side-by-side presentation of
examples taken from bilingual and exolingual contexts. Finally, I will analyze the examples in order to draw some conclusions.
Risulta ovvio che i momenti in cui si stabilisce un dialogo non corrispondono perfettamente al momento di focalizzazione sull'insegnamento della
lingua ma anche, e in parte, a momenti di semplice comunicazione tra l'insegnante e gli apprendenti.
Quest'osservazione si desume da un assunto fondamentale: nelle nostre
lezioni di lingue straniere la lingua veicolare, cio quella che rende possibile
lo scambio comunicativo tra l'insegnante e i discenti, coincide perfettamente
con la lingua oggetto di apprendimento. Per questo motivo le strategie
discorsive che si attivano durante l'interazione assumono inevitabilmente, in
numerose occasioni, la doppia veste di strategie di comunicazione e di strategie di insegnamento/apprendimento.
2. I fenomeni di cambiamento di lingua
Le lezioni di lingue straniere rappresentano situazioni paradigmatiche di contatto di lingue, nelle quali si verificano con grande frequenza passaggi dalla
lingua obiettivo alla lingua materna degli alunni, e viceversa, passaggi chiamati, nella letteratura anglofona, code-switching, ovvero cambiamenti di
lingua.
I cambiamenti di lingua (d'ora in poi CL) equivalgono a passaggi da
una lingua all'altra i quali vanno differenziati dalle interferenze, che rappresentano invece l'intreccio, di vario tipo, tra due diversi codici linguistici. Le
funzioni dei CL dipendono da parametri contestuali preesistenti e anche da
quelli che essi modificano. Qui presenteremo un unico tipo di cambiamento di lingua: l'alternanza, la quale, da un lato non dipende dalla modifica dei parametri contestuali (come per esempio, il tema, la costellazione
dei partecipanti, ecc.); dall'altro rappresenta un cambiamento di lingua
momentaneo cio non comporta il cambiamento della lingua base
dell'interazione.
Esistono, in sostanza, due tipi di alternanza (Nussbaum, 1992), la cui
frontiera viene tracciata in base al concetto di esolinguismo.
3. Il concetto di esolinguismo
Secondo Alber - Py (1986), la situazione di insegnamento delle lingue straniere corrisponde alle cosiddette situazioni esolingui, vale a dire a situazioni
nelle quali gli interlocutori si collocano in posizione asimmetrica a causa
della loro diversa conoscenza del repertorio linguistico. caratteristica di
situazioni di disuguaglianza di vario genere che includono, oltre al rapporto
parlante nativo/non nativo, il rapporto tra medico/paziente, adulto/bambino, ecc. Tale situazione, che preesiste alla stessa lezione di lingue straniere
e attribuisce a ciascuno degli interlocutori uno status determinato, viene
modificata in vari modi tramite i rapporti che si stabiliscono tra gli alunni e
l'insegnante e che incidono sullo status stesso. Questo concetto verr usato
qui di seguito per spiegare i diversi tipi di cambiamento di lingua.
L'alternanza pu svolgere due funzioni diverse: da un lato, pu rappresentare una marca linguistica dell'esistenza di una deficienza nella competenza
linguistica (per cui corrisponderebbe a semplici risorse comunicative);
dall'altro, pu costituire una risorsa espressiva, vale a dire un'aggiunta di
significato al significato gi contenuto nella forma linguistica. Questa procedura tipica delle situazioni bilingui. In ogni caso, gli esempi che si forniranno in seguito rappresentano evidenti intrecci tra il tipo di situazione e il
tipo di alternanza sul modello: situazione esolingue/alternanza di tipo esolingue, ma anche situazione esolingue/alternanza di tipo bilingue.
5. L'alternanza
5.1. L'alternanza di tipo bilingue (come risorsa espressiva)
(I) Brano di conversazione raccolto in Nuova Zelanda, in situazione bilingue,
da Kinder (1985), in Bettoni (1992):
[] non ho io conoscenze come le dicevo prima come uno scapolo (.) che
esce di pi che va ai parti e non parti e feste e non feste cos no?
(II) Brano di conversazione raccolto presso la EOIBD,4 in situazione esolingue, corpus Rver en classe5 (Torrens, 1994):
3. Secondo la sociolinguistica (Gumperz, 1968), il repertorio corrisponde a tutte le variet
del parlato, e lintrarepertorio alla variazione linguistica individuale di ciascuno dei parlanti.
4. Escola Oficial d'Idiomes Barcelona-Drassanes.
5. Il corpus Rver en classe ottenuto tramite la registrazione di una lezione di italiano lingua
straniera di primo corso intensivo presso lEOIBD, in data 3-XII-1993 3 mese, che corrisponde al quinto mese di un corso normale. Le alunne, una decina, non erano a conoscenza del fatto che i loro dialoghi fossero registrati. La raccolta del corpus viene realizzata
dall'autrice del presente articolo, che corrisponde alla docente (R.).
L'attivit realizzata richiede una rilevante negoziazione del significato e del significante
degli elementi lessici necessari alle alunne per la realizzazione dell'attivit: le alunne devono
identificare e descrivere determinate voci, presentate su nastro magnetico e inserite in una
conversazione registrata in ambito familiare. In seguito, le alunne fanno una descrizione fisica delle donne alle quali corrisponde ciascuna delle voci. Per concludere, la docente mostra le fotografie che corrispondono alle voci della registrazione.
#voci#
R. allora quello che far adesso far vedere le foto
#sorpresa#
A. *ah
AA. *oh
R. questo lo scopo dell'esercizio (.) alla fine si fanno vedere (.) allora (.) sono
due quasi uguali ma non sono uguali (.) dovete (.) ah vediamo se scoprite chi
sono (.) ve lo passo o lo lascio qui a Marta (.) voi guardate qui
A3. ah vale
A5. [esta es ella esta es ella]
A3. [una es sta] y la otra (XXX)?
A6. a ver (.) eh la nonna
R. questa?
A4. sta
R. una questa e l'altra questa
#confusione#.
[Rv. (25), Lin. 442-456]
nell'arco di diversi anni, vale a dire in diversi stadi di sviluppo della sua competenza bilingue.
[] Il ricorso alla L1, variabile, che i diversi partecipanti e i diversi livelli di competenza
permettono, dipendono altres dallo stesso locutore apprendente, nella misura in cui questi
pu concepire una situazione comunicativa come piuttosto esolingue o come piuttosto
bilingue e utilizzare la propria L1 di conseguenza.
8. Il corpus Comentando stato ottenuto attraverso la registrazione di una lezione di spagnolo
lingua straniera del terzo anno 3 mese presso l'Universit degli Studi di Potenza, in
data 27-I-1993. Le due alunne (D. e C.) non sapevano di essere registrate. La raccolta del
corpus, come nel caso di Rver, stata realizzata dall'autrice del presente articolo, che coincide con la docente (Rm.).
L'attivit realizzata equivale alla semplice lettura di un testo e al commento dello stesso.
Il corpus, data la natura polemica del testo da commentare, presenta un grado spiccato di
negoziazione tematica, legato talvolta a determinati cambiamenti di lingua.
Nell'esempio (III), le alternanze indicano una deficienza nella competenza linguistica. Diciamo, in primo luogo, che l'insegnante focalizza la sua
attenzione sul contenuto dell'item lucirnaga aprendo una sequenza metalinguistica. In seguito, D. utilizza l'alternanza come riformulazione intercodica
ed evita cos la riformulazione intracodica (nella L2, lo spagnolo). L'insegnante fornisce poi la riformulazione in L2 es el animal ese que en la oscuridad
(.) se enciende una luz e D. ricorre di nuovo all'alternanza come riformulazione intercodica (lucciola).
Nell'esempio (IV) invece l'insegnante a usare l'alternanza. La funzione
di questo cambiamento di lingua risiede nell'evitare di fornire una riformulazione intracodica nella L2 (lo spagnolo) dell'item chispas, che risulterebbe
particolarmente difficile.
Sia in questo frammento che nel precedente, la riformulazione equivale a
una strategia di facilitazione,9 quale strategia di insegnamento/apprendimento, che sembra comunemente accettata da ambedue le parti.
L'esempio (V) rappresenta forse uno dei passaggi pi interessanti per
quanto riguarda le alternanze individuate nell'insieme dei due corpus che
ho trascritto e studiato. Questo interesse risiede nella complessit dell'articolazione del significato, e nell'altissimo grado di negoziazione del significato e del significante che portano a termine, nella stessa misura, le due
alunne e l'insegnante mediante riformulazioni intracodiche ed alternanze.
Questo tipo di sequenze di grande ricchezza dato l'altissimo grado di
coinvolgimento dell'insegnante e delle alunne, dovuto all'uso ricorrente di
strategie di intercomprensione.
Nell'esempio trascritto rileviamo in grassetto le alternanze, tralasciando
altri cambiamenti di lingua (in corsivo), e tra determinati simboli ( ) gli
item che corrispondono indistintamente alla riformulazione intercodica (le
stesse alternanze) ed intracodica, senza distinguere tra 1 o 2 (in senso
stretto) e interferenza.
9.
(V) Brano di conversazione raccolta presso la EOIBD, in situazione esolingue, corpus Rver en classe (Torrens, 1994):
A3. R. ideas fijas? (cast.) ideas fijas
R. #sottovoce# ideas fijas?
A3. R. ideas fijas o sea
R. dimmelo in un altro modo (.) perch
A3. (o sea: che:) (.) s (.) o sea no: variable (.) em:=
R. =allora come: come: mm: (.) testarudo (cast.) [Un po X]
A3. [no] pero no quiero decir eso
R. no?
A3. no (.) (quiero decir) e: sicura sicura de s misma
R. *ah (.) m:
A3. o sea con unas ideas fijas [(que:)]
R. [s s (.) okay]
A3. mucho sicura (.) (que:)
#Trascorrono approssimativamente trenta secondi. Sovrapposizione di voci
inintelligibili#
[]
R. (XXX) in spagnolo
A3. (XXX) yo le llamo una persona de ideas fijas (.) o sea una persona segura (.)
sicura [perch:]
R. [sicura?] (.) sicura di se stessa
A3. s
R. questo pu andare no? (.) sicura di s
[]
A11. no per (.) ma no : questo (XXX) segura di s (.) pues segura de
(XXX) de: de ideas fijas () che: no e: (o sea no e: che) (.) hai una=
R. =una idea
A11. una idea e: solo poi: fare questa idea (.) e idea fija che: fa una: una idea
de: una cosa che: vol (.) che (vole) fare e: ha de (.) ha de: fare questa cosa
R. ah
A11. che no: no puo cambia: per una cosa che: che dice:
R. allora una parafrasi perch io non (.) in italiano.
[Rv. (22), Lin. 381-394 / 397-401 / 404-411]
valente dello stesso item nella L2 (l'italiano), a meno che non si avvalga della
cosiddetta strategia di aggiramento10 (Torrens, 1994).11
Ciononostante, nell'esempio V, anche l'insegnante ricorre all'alternanza
testarudo (cast., Lin. 386), procedimento per nulla consono al suo modo di
agire, per due precisi motivi: 1) in primo luogo portata solitamente alla
strategia di aggiramento; 2) in secondo luogo, osserva rigorosamente il principio: [in aula di lingua straniera] si parli in L2. Comunque, data la difficolt nell'articolazione del significato dell'item primigenio ideas fijas (Lin.
381), il cambiamento di lingua risulta lecito anche all'insegnante, che si
sovrappone, nella complessa elaborazione del significato, ad altri modi, successivi, di riformulazione:
1. in L2 (sicura A3, Lin. 389/ mucho sicura A3, Lin. 393 /sicura di se stessa
R., Lin. 399 /sicura di s R., Lin. 401 /segura di s A11, Lin. 404);
2. in L1 (con unas ideas fijas A3, Lin. 391/ una persona de ideas fijas o sea una
persona segura A3, Lin. 398/ segura de: de ideas fijas A3, Lin. 404);
3. con una lunga parafrasi intracodica (una idea e: solo poi: fare questa idea (.)
e idea fija che: fa una: una idea de: una cosa che: vol (.) che (vole) fare e: ha
de (.) ha de: fare questa cosa [] che no: no puo cambia: per una cosa che:
che dice: A11, Lin. 405-408).
Si noti, d'altro canto, che lo stesso insegnante richiede in modo esplicito,
il cambiamento di lingua da parte delle alunne (XXX) in spagnolo (Lin. 397).
In altre occasioni, la docente risponde alla richiesta di traduzione mediante la cosiddetta strategia di aggiramento, con l'uso ricorrente di connettivi testuali:
A7 la donna pues (X) mi ricorda la mia nonna e: (.) bueno tu has dicho que: #ride# que recordramos (.) pue:s a: la mia nonna: e: morta?
R. hm #fa cenno di assentire#
A3. morta e: m mi ha ricordato de: cuando yo era: una: pic era era piccola e: la mia nonna: passava?
R. #fa cenno di assentire# Hm
A7. restava: molti giorni: a: a casa mia=
R. =hm #fa cenno di assentire e chiede di continuare#
A7. e allora: andiavamo? #mormora e ride con altri# andiavamo #ride# a la spiaggia che: accanto: mi casa e: la mia casa e: bueno (.) giocava: con e (.) i (.) con un mio amici (..)
R. hm (.) bello no?
A7. s (.) s s #ride#.
[Rv. (11), Lin. 214-224]
6. Conclusioni
Includo alcune conclusioni dagli esempi analizzati e dalle considerazioni di
portata teorica che man mano ho evidenziato.
In primo luogo, la necessit di analizzare l'interazione discorsiva che
intraprendono l'insegnante e gli alunni, la cui complessit risiede nell'interpretazione delle marche linguistiche che racchiude. Tra queste marche, i
cambiamenti di lingua. L'alternanza, in particolare, pur essendo caratteristica
nella conversazione esolingue, sia nel tipo esolingue che nel tipo bilingue
compare in situazione, a sua volta, bilingue ed esolingue e si verificano interessanti intrecci (come alternanza di tipo bilingue/situazione esolingue)12.
Di conseguenza, in certe occasioni l'alternanza sta ad indicare che l'alunno si
colloca in situazione bilingue, e cos deve essere inteso dall'insegnante; in
altre occasioni invece equivale a concrete strategie di insegnamento/apprendimento che, una volta identificate, potrebbero essere gestite dallinsegnante in
modo proficuo.
Infine, vorrei indicare che, come notato gi da Vasseur (1991), l'affinit
tra la L1 e la L2 sembra favorire il ricorso al cambiamento di lingua, ed
essendo l'italiano e lo spagnolo o il catalano particolarmente simili, le nostre
possibilit di ricerca aumentano considerevolmente.
Annesso: convenzioni di trascrizione13
a) Sovrapposizione parziale di turni
[testo]
b) Informazione extralinguistica (per esempio la gestualit)
#testo#
c) Allungamento vocalico o consonantico
vocale:/ consonante:
d) Trascrizione ipotetica
parola probabile (testo)
quantit probabile di sillabe (XXX)
e) Enfasi nell'intonazione
*testo/ tes*to
f) Intonazione interrogativa
testo?
12. Come nellesempio II. Per quanto riguarda altri tipi di cambiamento di lingua come la c.d.
commutazione (Nussbaum, 1992), caratteristica invece nella conversazione bilingue,
abbiamo verificato altres i soprannominati intrecci.
13. Le convenzioni di trascrizione provengono, in parte, da Orletti-Testa (1991), che presentano un elenco particolareggiato, nell'appendice del loro articolo, dei simboli utilizzati da
diversi autori. Noi abbiamo usato, in linea di massima, quelli proposti da Gumperz (1982);
Gumperz-Berenz (1990), e quelli usati per la banca dati della European Science Foundation (1990).
Abstract
The purpose of this paper is to describe and in some ways to justify the very frequent use
of the conjunction e at the beginning of italian newspaper headlines.
Our observations are based on the analysis of four widely known contemporary
Italian newspapers (using a corpus composed of 30 issues for each newspaper).
An attempt is made to sketch a typology of the functions of this conjunction. The e
can operate as a relational connector. The interpretation of its function depends on the
analysis of cotext (in this case the established link is endophotic) or of extralinguistic
context (in this case the link is exophoric). On the other hand, the e can emphasize a
particular element in the syntactic structure of the headline.
Our study is oriented towards a didactic application in intermediate and advanced
Italian language lessons. For this reason, in the final section of our paper we propose some
examples of exercises.
L'idea di svolgere questo studio sull'uso della congiunzione e come elemento introduttore nei titoli giornalistici sorta grazie alla nostra attivit
didattica in corsi avanzati di lingua italiana. Utilizzando infatti il quotidiano come strumento di lavoro, ci siamo spesso trovate di fronte alla
necessit di giustificare la frequente presenza della e all'inizio dei titoli
giornalistici.
Con il fine di studiare tale fenomeno abbiamo raccolto quotidiani a diffusione nazionale quali La Repubblica (R), Il Corriere della Sera (CS), La Stampa
(S) e Il Messaggero (M), fino ad ottenere un corpus di 30 numeri per testata dal
quale sono stati selezionati gli articoli con titoli introdotti dalla e.
La e una congiunzione particolarmente ambigua: polifunzionale
e infatti pu assumere funzioni diverse identificabili grazie al cotesto o al contesto. Spesso la congiunzione si combina con altri elementi che rendono pi
esplicita la sua funzione (come in: e quindi in cui la funzione conclusiva,
e anche in cui la funzione aggiuntiva, e invece in cui la funzione avversativa).1 Nei titoli da noi analizzati, ci sono esempi che confermano tale ipo-
Quando la e viene usata da sola, la sua funzione non sempre facilmente riconoscibile, specialmente quando tale congiunzione posta all'inizio
di un testo o di un metatesto titolo.2
Essendo una congiunzione, la e un operatore di coordinazione. Si pu
parlare di coordinazione solo se si hanno due o pi elementi connessi (sintagmaticamente o no).3 Nei titoli introdotti dalla e presente solamente il
secondo elemento della coordinazione, il primo deve essere recuperato dal
lettore o in un articolo precedente o nell'articolo al quale il titolo si riferisce o
nel contesto extralinguistico. Tuttavia, ci sono anche casi in cui la e non
un elemento di connessione ma svolge una funzione di enfasi. Ed infine, in
molti casi le due funzioni (di connessione e di enfasi) sembrano essere compresenti.
Pertanto, dall'analisi del nostro corpus ci sembrato utile mettere a punto
una non facile classificazione facendo una prima suddivisione tra e come
connettivo relazionale ed e come operatore di enfasi (tematizzatore).
Il connettivo relazionale e un elemento che noi denominiamo forico,
ossia un elemento la cui interpretazione dipende dall'analisi del cotesto (in
questo caso il connettivo opera un collegamento endoforico) o dall'analisi del
contesto (in questo caso il collegamento esoforico). Il rapporto tra gli elementi coordinati dalla e pu essere:
A) di tipo conclusivo: le proposizioni sono unite da un rapporto di causa/
effetto e l'ultima proposizione rappresenta una conseguenza di quanto
espresso precedentemente.
B) di tipo aggiuntivo:
rispetto ad una o pi proposizioni precedenti, la proposizione preceduta dalla e rappresenta un'aggiunta di informazione sullo stesso
argomento;
rispetto alla/e proposizione/i precedente/i, la proposizione introdotta
dalla e rappresenta un evento successivo lungo l'asse temporale.
C) di tipo avversativo: gli elementi coordinati sono presentati in contrapposizione.
2. Nonostante la sua struttura generalmente nominale e la sua brevit, il titolo un testo o pi
precisamente un metatesto in quanto non ha un uno statuto autonomo ma si riferisce ad
un altro testo (nel nostro caso l'articolo giornalistico). Cfr. Iarovici-Amel (1989: 441-459).
3. Giuliani (1974: 125-139).
Considerato il cotesto nel quale si trova questo titolo, occorre dire che
precedentemente, sulla stessa pagina, era presente un altro articolo (dal titolo:
Belfrond, sembra una favola) al quale il titolo dell'esempio 3 non solo si
collegava tematicamente ma stabiliva con esso, mediante la e, una connessione sintattica di contrapposizione.
La proposizione o le proposizioni alle quali si collega la frase-titolo possono anche essere presenti nello stesso articolo.
4. E sul cono trionfa un bel gelato al salmone (S 5/9/95)
Qui infatti il titolo non collegato con gli altri articoli della stessa pagina
ma forma con l'articolo al quale si riferisce un corpo a se stante. Il titolo una
frase estrapolata dall'articolo: in tal caso la e segnala il collegamento (qui di
tipo aggiuntivo) di tale frase con altre frasi enunciate nell'articolo. Il gelato
al salmone, citato nella frase-titolo, infatti uno dei tanti gusti stravaganti di
cui si parla in varie frasi presenti nel testo.
Nel caso del collegamento esoforico, invece, il rapporto di connessione
viene stabilito non con una proposizione espressa esplicitamente ma con un
insieme di informazioni sullo stesso argomento derivate dalle conoscenze che
il lettore dovrebbe avere sulla realt extralinguistica e che sono sottintese dal
giornalista. Ci abbastanza frequente nel discorso giornalistico, in quanto
esso non discorso individuale dell'autore ma un discorso collettivo che
coinvolge la memoria (a breve o a lungo termine) di un'intera comunit linguistica. Il lettore pertanto deve cercare il primo elemento della coordinazione in questo bagaglio di conoscenze previe.4 Osserviamo il seguente
esempio:
5. E l'Europa sale a quindici (R 2/3/94)
4. Le frasi che costituiscono i titoli giornalistici hanno degli scopi che il destinatario deve
ricostruire. Tali scopi sono:
scopi immediati: vengono ricostruiti dal lettore utilizzando la competenza linguistica (le
sue conoscenze del vocabolario e della grammatica della lingua usata nel brano);
sovrascopi: vengono ricostruiti facendo ricorso alla competenza extralinguistica. Il lettore ricostruisce i sovrascopi, attraverso processi di inferenza che vengono attivati in
base alle conoscenze che possiede riguardo al mondo, al contesto della situazione, alla
cosiddetta enciclopedia di conoscenze. (Parisi, 1979: 95-123)
Il tema viene espresso e enfatizzato per richiamare alla memoria del lettore
un argomento gi conosciuto (ma nuovo) o per sottolineare un elemento di
sorpresa contrario alle aspettative del lettore. Nel titolo esemplificato in 12, si
richiama alla memoria del lettore il tema (che costituisce un'informazione
conosciuta ma che al momento della lettura dell'articolo non presente attivamente nella sua memoria) e si forniscono informazioni nuove rispetto a
tale tema. Nell'esempio 13, il tema enfatizzato dalla e costituisce per il lettore una sorpresa, infatti non ci si aspetterebbe che i risultati delle nostre elezioni possano arrivare perfino in Giappone.
Ci sono, infine, casi in cui la e solamente una struttura eco di titoli o
frasi ben conosciuti appartenenti soprattutto alla tradizione letteraria. Tali
riferimenti non richiedono la conoscenza dell'opera citata. Infatti, si tratta
quasi sempre di un uso preconfezionato di una struttura presente nel bagaglio
culturale del lettore e dell'autore. A sostegno di ci, il titolo giornalistico non
presenta quasi mai elementi (virgolette, corsivo, ecc) che ci segnalino la
presenza di una citazione. Il riferimento (p. es. la ripresa di un titolo di
un'opera letteraria) viene spesso manipolato dal giornalista, il quale sopprime
degli elementi linguistici per aggiungerne degli altri, oppure mantiene gli
stessi significanti cambiandone il significato.6 A tale proposito riportiamo i
seguenti titoli presenti nel nostro corpus:
14. E i Grandi stanno a guardare (R 24/1/94)
15. E le stelle stanno a giocare (M 28/7/95)
16. E le stelle fanno shopping (CS 15/9/95)
6.
analoga presente nel titolo o nel primo verso di componimenti poetici appartenenti alla tradizione letteraria dell'Ottocento e del Novecento.
In questi casi la e viene interpretata come elemento di connessione tra il
non detto e il detto e suggerisce un'idea di continuit nella riflessione, nel
discorso interiore del poeta.
Se si analizzano i componimenti introdotti dalla e, si noter che a volte
la congiunzione assume anche funzione di connessione sintattica: ad esempio
nel caso della famosa poesia di Quasimodo Ed subito sera il titolo riprende
l'ultimo verso del componimento dove la e ha anche un valore testuale di
tipo conclusivo.7
PARTE DIDATTICA
L'analisi della e va introdotta da una riflessione pi ampia sull'uso della lingua dei giornali per studenti di un corso di livello avanzato che si presuppone
possiedano una buona competenza linguistica e discrete conoscenze sulla
realt politica, sociale e culturale italiana.
Ogni esercizio stato concepito per raggiungere obiettivi specifici e la
totalit degli esercizi permetter allo studente di procedere gradualmente in
un percorso di apprendimento finalizzato all'acquisizione di una competenza
linguistica globale.
La prima delle due sezioni in cui abbiamo suddiviso gli esercizi introduttiva e propedeutica e propone esercizi mirati ad un'analisi pi ampia del
titolo giornalistico, posto che l'identificazione della funzione della e iniziale
non pu prescindere da una comprensione dell'intero titolo; la seconda
sezione propone invece esercizi specifici sull'uso della e.
Il primo gruppo comprende:
a) Esercizi basati sull'analisi di figure retoriche e riferimenti enciclopedici
che intendono stimolare la capacit cognitiva dello studente permettendogli di arrivare, attraverso l'uso e l'arricchimento del suo bagaglio di
conoscenze enciclopediche, ad una pi facile decodificazione del contenuto del titolo.
7. Riportiamo alcuni esempi:
S. Quasimodo Ed subito sera
Alle fronde dei salici: E come potevamo noi cantare []
G. Pascoli Il gelsomino notturno: E s'aprono i fiori notturni []
Nella nebbia: E guardai nella valle: era sparito tutto! Sommerso! Era un gran mare
piano []
G. Ungaretti Allegria di naufragi: E subito riprende il viaggio []
La madre: E il cuore quando d'un ultimo battito avr fatto cadere il muro d'ombra
[]
Sentimento del tempo: E per la luce giusta cadendo solo un'ombra []
V. Cardarelli E ora, in queste mattine.
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Abstract
This paper is based on a corpus of 11 phone conversations in Italian and 15 in Spanish.
These are transactional conversational encounters and there is no confidential relationship between the speakers, nor does the topic deal with private subjects.
I mainly contrast pragmatic and communicative aspects from these examples in both
languages, specially about the turn taking system, strategies and conversational routines
that are used by the participants to these conversations in the closing section.
1. Introduccion: el corpus
Me centrar en el anlisis de la fase de cierre en las conversaciones telefnicas
del corpus1 recopilado, en espaol e italiano, para contrastar aspectos pragmticos y comunicativos. Se examinarn las estrategias conversacionales y las
rutinas correspondientes que los hablantes han utilizado dentro del sistema
de toma de turnos, en funcin de las peculiares condiciones en que tiene
lugar la conversacin telefnica,2 caracterizada por ser un intercambio, generalmente, didico limitado al canal sonoro que debe mostrar con claridad la
apertura y preferiblemente tambin el cierre en ausencia absoluta del
cdigo gestual.
1. Signos utilizados en la transcripcin de los textos:
:
Identificacin hablante/inicio turno ^
Acento principal
[]
Solapamiento
'
Acento secundario
.
Final
!
Reforzamiento
,
Continua
=
Alargamiento
?
Interpelacin
(0)
Cierre
/
Subida tono
<x x>
Escucha dudosa
Calidad de voz:
<F F>
Fuerte
<D D> Deprisa
<B B> En voz baja
2. Para este tema me remito a los trabajos de Schegloff (1968), Schegloff - Sacks (1973),
Levinson (1983: 284-369), Poyatos (1980), Hopper (1991) y Houtkoop-Steenstra (1991).
El corpus seleccionado para esta comunicacin est formado por una serie
de conversaciones telefnicas no censuradas: 11 en italiano y 15 en espaol,
con una duracin que oscila entre los 25 seg. y los 5 min. Todas han sido
captadas de principio a fin de la interaccin.
El equipo tcnico lo constituye una sencilla grabadora a la que se le ha aplicado un micrfono de ventosa para telfono. El interlocutor (emisor o receptor) que se halla al otro lado del hilo desconoce que su conversacin est
siendo registrada, y se ha mantenido ese carcter clandestino.3 Para los interlocutores avisados tiene mayor peso el hecho real de que la conversacin es
autntica en todas sus consecuencias que la propia presencia del magnetofn.
Los interlocutores mantienen una relacin que se ve limitada por unos intereses profesionales o comerciales y, en muchos casos, no se conocen, lo que les
obliga a una formalidad ms o menos evidenciada. Los roles que desempean
los definen los dobletes cliente-vendedor o usuario-empleado. As, pues, puede
hablarse de muestra espontnea para un determinado contexto de carcter
transaccional. En cuanto al tpico base de la conversacin, gira alrededor de
solicitar informacin acerca de precios, detalles de un producto o servicio o
tambin sobre la presencia de alguien en un domicilio o lugar de trabajo.
2. Secuencia de cierre
La vertiente prctica del encuentro conversacional y las normas que rigen la
prioridad impiden que se d por cerrada una conversacin sin que los interlocutores hayan dispuesto de su derecho a introducir nuevos tpicos o a terminar completamente los mencionados. Los precierres4 estn ligados a las
secuencias de cierre y funcionan como avances de las mismas. Una vez aceptado por parte de ambos interlocutores el final de la conversacin (por tanto,
han reconocido las marcas de precierre como tales) se da paso a la fase de cierre5 propiamente dicha. En este momento ya no se introducen nuevos tpicos, s, en cambio, puede ser una ocasin para recapitular sobre lo dicho, fijar
futuros contactos, agradecer, saludar, etc.
La seccin de cierre6 queda articulada por la actuacin colaborativa de los
interlocutores, sobre la base de una estructura de pares adyacentes. Si, por un
lado, este sistema puede llevar implcito algn problema de carcter tcnico y
social,7 por otro, posee tambin la forma de resolverlo: el carcter intrnseco
de los pares adyacentes informa a los participantes que tras una 1 parte
sucede, o debera suceder, una 2.
2.1. Precierres
Las ofertas de cierre en conversaciones monotpicas,8 como gran parte de las
llamadas de este corpus, hace que una vez cerrado el tpico ambos interlocutores lleguen a considerar necesaria la clausura del encuentro y este hecho
suele ser aceptado sin reaperturas por parte de ninguno de ellos. Es, tal vez,
ms evidente la ocasin de cierre.
(1) C: Cientoveinticincob.
Ahora entro y se lo digo,
vale?
INICIO
B: S,
RESPUESTA
gracias.
(2) B: Va bene,
allora ci sentiamo verso le due e
mezza
A: Va bene,
d'accordo,
la ringrazio eh?
Arrivederci.
B: [Arrivederci.] (0)
(4)
T46 B: Certo.
T47 A: Va bene!
Allora, mi fai sapere qualcosa verso
luned o marted?
T48 B: Penso senz'altro.
S, per luned o marted.
T49 A: OK,
cos posso cercare qualche altra cosa.
T50 B: xxxxxx
T51 A: Va bene?
T52 B: OK!
T53 A: Grazie!
Buon fine settimana.
T54 B: Be', grazie,
anche a te.
Ciao, ciao! (0)
Las rutinas de precierre son turnos de paso con rutinas que expresan conformidad, acuerdo, con respecto a lo dicho hasta el momento y, en algn
caso, introducen los datos de un encuentro futuro (Vase 2).
8. Schegloff-Sacks (1973: 308).
En espaol se han encontrado las expresiones de acuerdo, muy bien, perfecto o nada (a veces con el inicio apositivo pues) pero con mucha mayor frecuencia la expresin vale. Vale y de acuerdo se han construido tambin en
forma de par en el que la 2 parte repite la emisin de la primera o han
tomado la forma de Inicio/Respuesta (I/R). Estas frmulas pueden combinarse para marcar ms claramente el ofrecimiento de precierre: Perfecto, muy
bien, por ejemplo.
En italiano, con esta misma funcin, se recogen d'accordo, okay, benissimo,
bene, va bene, construidas tambin, a veces, con estructura de par I/R como
en (4) T51. Me remito a transcripciones anteriores para ampliar la estructura
de las rutinas de precierre en italiano. Como inicio apositivo, semejante al
pues espaol, aparece allora (vase 2 y 6).
2.2. Secuencia de cierre: el sistema de turnos. estrategias y rutinas
de la secuencia de cierre
En la fase de cierre aparecen combinadas rutinas de agradecimientos, expresin de deseos positivos hacia el otro o disculpas con saludos.9 Si bien la prioridad requerira que se emitieran las 2 partes de par no es una exigencia
respetada siempre por los interlocutores: se responde a todas o a algunas de
las primeras partes aunque el resultado de cierre es eficaz.
O no se replica al agradecimiento, como en (2) o bien se omite la 2 parte
del saludo de despedida como en los ejemplos siguientes:
(5) B: Muy amable.
Muchas gracias.
A: De nada.
Adis. (0)
(6) B: Okay,
Grazie.
A: Prego,
arrivederci. (0)
2.2.1. Agradecimientos10
Con esta estrategia en el cierre se agradece al interlocutor la amabilidad de haber
atendido a la llamada, la informacin aportada, el servicio que ha prestado, etc.
9. les rpliques sont changes sur un rythme rapide et les squences les plus longues
ne fournissent qu'une agrable impression de compltude. (Andr-Larouchebouvy,
1984: 103)
10. Coulmas (198: 70 y ss.) aporta un elenco de ejemplos de pares de agradecimiento y disculpa
en ingls, francs, alemn y griego en los que las respuestas a la primera emisin de ambas
estrategias coinciden con sus rutinas ms bsicas. En italiano hallamos, de acuerdo con ello,
grazie/prego (o niente con menor frecuencia en los textos grabados) y tambin scusi/prego
(o niente). En espaol los pares gracias / de nada no se corresponden con tanta evidencia
con perdone/de nada (realizado en 14, en la rplica aparece tambin a mandar), hemos verificado que o no se responde directamente a la disculpa (13), o se utilizan otras respuestas
de alivio al interlocutor como (no es) nada. Agradecimientos y disculpas convergen, sin embargo, cuando la rplica es no hay de qu. De todos modos, concuerdan en el valor atenuativo con que el emisor de la segunda parte del par adyacente mitiga (o intenta mitigar) la
primera emisin.
(8) B: Grazie!
A: Pre=go! (0)
hecho por parte del receptor del agradecimiento, del tipo niente, prego o igualar al interlocutor con un sentimiento recproco.
2.2.2. Deseos
Expresar deseos positivos al interlocutor se produce en muy raras ocasiones
entre desconocidos y en este corpus de encuentros telefnicos se han preferido
otras estrategias de cierre que no hicieran referencia directa al territorio individual, ms neutrales. (4) es una excepcin: a juzgar por el tono de la conversacin, A y B se conocen personalmente, con toda seguridad, tampoco es la
primera vez que entran en contacto. A en (4) T53 (A: Grazie! Buon fine settimana.) se permite la intimidad de aludir al fin de semana de su interlocutor
B, que responde con la rplica en T54 (B: Be', grazie, anche a te. Ciao, ciao! (0)).
A ha utilizado este elemento con funcin de saludo de despedida y en su
lugar. Como puede apreciarse en la respuesta, B agradece el deseo positivo de
A hacia l mismo y lo propone a su vez a la interlocutora al tiempo que cierra
definitivamente con la repeticin de un saludo cordial y con el rasgo familiar.
Puede hablarse tambin aqu de cadena de elementos de cierre: A agradece y desea buenos momentos a B que le devuelve el agradecimiento que
puede referirse tambin a los deseos y los buenos deseos adems de saludarla informalmente con la rutina Ciao, ciao! (0).
2.2.3. Disculpas
Otra estrategia observada dentro de la fase de cierre ha sido la disculpa que
sintetiza el sentimiento del emisor que ha cometido un error, en este caso de
receptor, y se siente en el deber de excusarse por ello. En (13) el segundo par
de la disculpa es una rutina de saludo de despedida.
(13) A: Ah, perdn.
B: Adis. (0)
2.2.4. Saludos
Los saludos de despedida que preceden inmediatamente al acto de colgar el
telfono, y que no han aparecido combinados con rutinas como el agradecimiento u otras, demuestran una perfecta estructura de pares adyacentes en
los que la primera parte del par es repetida dando lugar a la segunda emisin del mismo, en calidad de respuesta, como en (15). En (16), en cambio,
el emisor de la segunda parte del par adyacente opta por sustituir la respuesta eco con otra frmula de saludo diferente, sin alterar el esquema previsible:
(15) A: [Vale, muy bien.]
B: Adis.
A: <B Adis B>. (0)
3. Conclusin
Las conversaciones analizadas, en espaol e italiano, comparten las circunstancias extralingsticas mencionadas al hablar del corpus. Igualmente, en el
captulo 2, se indicaba el valor y el sentido de la secuencia de cierre en cuanto
sntesis de un encuentro y nexo referencial para otros hipotticos encuentros
futuros. Ello determina la presencia de ciertas estrategias en las que prevalecen las manifestaciones d ela cortesa. Como sucede en las secuencias estereotipadas, la relacin entre interlocutores es la que mediatiza la eleccin de una
u otra frmula para la despedida.
Es evidente que las secciones de cierre se construyen a partir de la actitud
colaborativa de los participantes, por lo que el anlisis de las rutinas de cierre
Abstract
How to use the history of language when teaching Italian. This paper deals with the possibility of studying some constructions in old Italian, trying to identify them in modern
spoken Italian. I try to discover if it would be possible to establish a real contact between
diachronic studies and the synchronic analysis of syntax, trying to make the teaching of
the history of language useful and effective.
Benedict Buono
maticale della lingua riflette una situazione di fatto che sfugge alle intenzioni
puristiche dei difensori della norma linguistica.
In ogni caso, si deve supporre che uno studente di italiano come L2 a
livello universitario avanzato non potr prescindere dalle nozioni basilari
delle strutture di un codice linguistico che, suo malgrado, dovr affrontare in
numerose situazioni pratiche. comunque possibile, attraverso lo studio
dell'evoluzione dell'italiano, fornire dati utili alla comprensione di alcune (se
non tutte) strutture o tendenze dell'italiano popolare? La storia della lingua
pu essere uno strumento realmente efficace per giustificare la presenza di
alcune costruzioni ignorate dalla codificazione grammaticale? La risposta,
naturalmente, affermativa: si tratter solamente di identificare quali strutture dovranno essere particolarmente evidenziate nell'insegnamento dell'italiano, mantenendo un costante collegamento tra sviluppo storico e situazione
attuale della lingua, sempre attenti a non cadere nel campo della semplice
erudizione o nel tecnicismo (pericolo costante nello studio degli aspetti storico-grammaticali).
Mi soffermer, per motivi di tempo, soltanto su alcune strutture sintattiche presenti nell'italiano antico, scomparse poi dal panorama letterario in
seguito alla codificazione cinquecentesca, ma rimaste comunque vive nei
secoli successivi in testi extraletterari (di tipo privato, burocratico o nella lingua dei semicolti) o in quelle situazioni in cui si volevano riprodurre le
movenze del parlato: tutte costruzioni che attualmente sono particolarmente
vitali e diffuse.
Tralascer di riferirmi alle forme pi divulgate della sintassi della lingua
parlata contemporanea, come possono essere la tendenza alla paratassi, l'anacoluto, la semplice giustapposizione di enunciati monoproposizionali, o
l'adattamento alla sintassi dialettale (entreremmo, in questo caso, nel tortuoso
campo dell'italiano regionale che, per complessit e variet, richiederebbe uno
studio a parte).
Diversi studiosi hanno evidenziato il sostanziale nesso esistente tra lingua antica e parlato attuale. Secondo Alisova (1976), nella sintassi delle origini di varie lingue s'incontrano di frequente forme che, scomparse nel
processo di sviluppo della lingua scritta letteraria, sono rimaste vive nel linguaggio colloquiale, soprattutto nella sua variante popolare, fino ai nostri
giorni. La coincidenza di alcune particolarit sintattiche delle lingue antiche con le moderne deviazioni della norma letteraria sarebbe spiegabile col
fatto che i primi tentativi di rendere la propria lingua per scritto avevano
per modello i costrutti del parlato. Per Ramat (1993: 28) inoltre, l'esistenza
di queste strutture del parlato, presenti gi nell'italiano antico, rappresenta
la rivincita di forme stigmatizzate dalle grammatiche normative. Per
DAchille (1994) indubbia la continuit tra la fase antica dell'italiano e le
scritture non letterarie postcinquecentesche, per quanto la norma, scostandosi dal parlato, abbia reso la scrittura particolarmente difficoltosa per le
fasce sociali meno istruite: fu infatti proprio questa codificazione grammaticale a discriminare in modo definitivo la lingua scritta dall'uso pratico.
Gli stessi argomenti sono condivisi da Durante (1981) che, inoltre, definisce la maggior parte di queste costruzioni come aspetti antilatini dell'italiano antico: si tratta infatti di costruzioni inusitate nel latino classico e che
pertanto la trattatistica cinquecentesca decise di sopprimere dal panorama
letterario. La struttura del periodo del toscano antico si conforma alla legge
fondamentale gi presente nel latino volgare: i costituenti del periodo si
articolano secondo un criterio di specificazione progressiva, nel senso che la
prima proposizione costituisce sempre la base semantica e in grande prevalenza quella sintattica, la seconda enuncia uno sviluppo e cos via. La progressione si realizza in senso lineare, cio non sono ammessi spezzettamenti
dei costituenti e rapporti a distanza: litaliano antico esplicita i fattori di
progressivit e di continuit mediante procedimenti che saranno abbandonati tra il Quattro e il Cinquecento a favore della sintassi latineggiante e dei
periodi in cui l'unit attinta dall'ordinamento gerarchico. Comunque,
gran parte dei costrutti della lingua arcaica verr mantenuta nellitaliano
colloquiale.3
Alcune tendenze comuni nell'italiano antico, in alcuni casi ancor oggi
vitali, erano:
1.
2.
3.
4.
5.
Paraipotassi (e dislocazione).
Ripetizione (lessicale, verbale e del che dichiarativo).
Che polivalente (come relativo e come congiunzione).
Indistinzione del discorso diretto e indiretto.
Soggetto che non si coordina allo sviluppo della frase.
Ci occuperemo delle prime tre costruzioni, grazie alle quali si possono stabilire contatti tra lingua arcaica e parlato contemporaneo. Vorrei insistere sul
fatto che queste strutture, bandite dalla sintassi letteraria alta, sopravviveranno a livello scritto nei documenti extraletterari o popolari, o in tutti quei
casi in cui si vogliono riprodurre le forme colloquiali (il procedimento che
Testa, 1991 definisce come simulazione del parlato).
1. Paraipotassi e dislocazione
una costruzione tipica degli scritti letterari ed extraletterari medievali. Con tale termine si vuole indicare, in generale, la sequenza sintattica costituita da una secondaria prolettica e da una principale posposta
e ripresa mediante e o s : 4
1. Sedendo io pensoso in alcuna parte, ed io mi sentio cominciare un tremuoto nel cuore (Dante, Vita Nuova, XXIV, 1).
3. Cfr. Durante (1981: 109-112).
4. Sulla paraipotassi cfr. Ageno Brambilla (1966: 114-117) e (1978: 441); Durante (1981:
113-118); Segre (1991: 310-311); Serianni (1989: 533-534); Sorrento (1950: 25-91).
Benedict Buono
2. Mentre in questa guisa stava [], et ecco vicino a lei uscir un lupo
(Bocc., Decam., IX, 7).
3. E, se Salamone li grav in fare lo tempio, e tu li graverai (Novellino,
nov. 7).
4. Ma ddappoi che ttue vuogli che io ti faccia ora (cavaliere), ed io s ti faroe
e volentieri (Tristano Riccard., ed. Parodi, cap. XVII).
Gli esempi 1-4 sono tratti da Sorrento (1950: 40); l'esempio 5 da Durante (1981: 114).
Trovato (1994: 186).
Tavoni (1992: 151).
Numerosi esempi sono stati raccolti da Sorrento (1950: 64-67).
Benedict Buono
s si disarmoe lo ree; e ppoi che ffue disarmato, la damigiella lo prende per mano
e menollo nela camera, la quale incantata (Tristano Riccardiano).15
Dobbiamo comunque differenziare la tendenza alla ripetizione dalla repetitio con un preciso valore stilistico (in questo caso la ripetizione iniziale della
stessa parola mette in rilievo il parallelismo delle proposizioni):
E tutte e tre queste [passioni] sono necessarie a questa etade per questa ragione:
a questa etade necessario d'essere reverente e disidiroso di sapere; a questa etade
necessario d'essere rifrenato, s che non transvada; a questa etade necessario
d'essere penitente del fallo, s che non s'ausi a fallare (Convivio, IV, XXV, 4).16
Anche in questo caso la codificazione cinquecentesca e la sintassi latineggiante stroncheranno la ripetizione (a tal punto l'omissione di parti del discorso
diventer importante, che lo stile nominale, basato sull'ellissi del verbo, si
svilupper proprio tra Cinque e Seicento),17 che comunque sembra ricomparire nel Settecento: la ripresa lessicale non viene evitata e anzi talvolta finalizzata
a un effetto espressivo.18
La ripetizione dei verbi e sostantivi caratterizza attualmente la sintassi del
parlato, a tal punto che Monica Berretta rileva, in un corpus di testi orali di
divulgazione scientifica, di conversazioni informali e notiziari radiofonici,
una consistente presenza di relative costruite aggiungendo quale testa una
ripetizione dell'antecedente in forma di sintagma nominale indefinito:
[] questa signorina aveva seguito per lungo tempo la sorella durante la sua
malattia, una malattia che poi condusse la sorella alla morte. - ce l'ho messa
tutta, ma proprio tutta, a preparare questo esame + esame che non sono riuscita a dare perch all'ultimo mi sono spaventata.19
3. Che polivalente
una delle forme sintattiche pi divulgate del parlato, nelle due seguenti
varianti:21
[] utilizzazione del pronome relativo che come complemento indiretto
(usato invece di cui) e senza preposizione (Quel mio amico che gli hanno
rubato la macchina);22
[] connettivo subordinante generico: in generale, la proposizione introdotta da questo connettivo adempie, sulla base di relazioni diverse, al compito di integrare quanto stato detto nella proposizione precedente,
assumendo cos un forte valore esplicativo (L'ho lasciato che dormiva;
vieni che devo parlarti).23
Il che relativo polivalente frequente nella prosa e nella poesia delle origini, a volte accompagnato dalla preposizione:24
Questa vita terrena quasi un prato che (=in cui) tra' fiori e l'erba giace
(Petrarca);
In quel medesimo appetito cadde che (=in cui) cadute erano (Boccaccio);
Di quelle foglie che (=di cui) la materia e tu mi farai degno (Dante).
Benedict Buono
tempo, dal '500 in poi, il che polivalente diventer uno dei tratti espressivi
pi usati nello scenario linguistico della simulazione dell'oralit. L'aspetto di
maggior rilievo di questo fenomeno sintattico , secondo Testa, il suo profilo
transdialettale: a differenza di altri elementi del parlato presente nelle
sequenze dialogiche basse di numerosissimi testi popolari.
L'esame di alcuni aspetti sintattici dell'italiano antico che, in forme pi o
meno evolute, sopravvivono nell'italiano popolare (e che in alcuni casi
entrano a far parte delle grammatiche), oltre a fornire dati utili alla conoscenza puntuale dell'italiano nei suoi diversi registri, potr essere un aiuto per
la comprensione globale del sistema linguistico italiano con le seguenti constatazioni:
1. L'italiano, pur nel suo costante riferimento al modello sintattico latino,
ha goduto di una certa indipendenza, che gli ha permesso di sviluppare
alcune tendenze centrifughe (sfateremo cos il mito dell'italiano come
successore pi idoneo del latino per affinit strutturale).30
2. L'italiano frutto di continue scelte del materiale linguistico, il che non
deve indurre a pensare che le varianti scartate dalla norma vengano eliminate. Spesso questione di un abbandono momentaneo (si tratta,
comunque, di secoli): una forma abbandonata pu sopravvivere a livello
popolare e ricomparire a livello grammaticale dopo lunghi periodi. Le
varianti in quanto tali possono sussistere contemporaneamente in registri diversi, al di fuori di una prospettiva lineare dello sviluppo morfosintattico.
3. Se alla base della lingua italiana letteraria esiste l'ammissibilit dell'allotropia (parlo della compresenza di forme diverse in prosa e poesia: core/
cuore, desio/desiderio, condizionali in -ia/-ei, ecc.) dovremo insistere anche
a livello sintattico sull'opposizione di costruzioni letterarie-latineggianti e
di costruzioni arcaico-popolari, per spiegare numerose e apparenti incongruenze della grammatica italiana: quindi, per concludere, sar opportuno insistere su una storia della lingua basata sulle differenziazioni, pi
che sulla presentazione di una lingua monolitica.
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Abstract
The aim of this article is that of clarifying those issues of the analysis of the conditional
structures in Italian which are more difficult to pin down. Once their double nature
(temporal and modal) is established, attention is switched to the most conflicting aspects
shown by the conditional structures (mixed hypothetical periods, reported speech conditional, their liability to be substituted by a past tense, etc.) and the basis for a future stylistic analysis, of a more systematic kind, is put forward.
Uno dei primi scogli in cui ci si imbatte quando si affronta l'analisi del condizionale in italiano riguarda la sua funzione, sia come forma che esprime una
condizione sia come tempo nelle proposizioni subordinate, cio con il valore
di futuro nel passato (d'ora in avanti FTP). In linea con questa seconda
accezione, Alarcos (1970: 113), rispetto alla lingua spagnola, sottolinea la
somiglianza morfologica della flessione tra condizionale e futuro1 e cerca di
dedurne delle norme accomunanti anche sul piano del significato:
Sin duda, hay rasgos funcionales y semnticos comunes a cantar y a cantara
que nos obligan a situarlos en estrecha relacin, ya constituyendo con ellos un
modo, ya los llamemos futuros de indicativo. La decisin entre las dos soluciones no es una simple cuestin terminolgica.
Francesco Ardolino
denti. Tale mancanza non casuale ma, per cos dire, istigata da una certa
tendenza che riscontra, nel condizionale (ad eccezione naturalmente del
FTP) in frasi indipendenti, esclusivamente periodi ipotetici con protasi non
emerse in superficie:
Si arriva cos a concludere che ogni volta che abbiamo una frase semplice il
cui verbo la condizionale, nella sua rappresentazione semantica presente
l'avverbiale IMPLICA X Y e la sua presupposizione non assumere che io
assumo X, e che poich l'avverbiale pu avere funzione performativa o proposizionale, tali frasi possono sempre avere letture diverse.6
Francesco Ardolino
delimitazione come quella di frase sottintesa. [] Potremmo dire ricorrendo a una metafora che il condizionale il modo della penombra e delle
luci smorzate, laddove l'indicativo, negli stessi contesti, diffonderebbe una
piena luce solare.
Certo, anche l'imperfetto pu essere usato nella stessa funzione ma sempre con delle forti condizioni di trasparenza della frase.
Elisewin riusc a pensare alla porta che, a pochi metri da lei, collegava la sua
stanza con quella di Padre Pluche. Pochi metri. Doveva farcela. Adesso si
sarebbe alzata e senza aprire gli occhi l'avrebbe trovata, e allora sarebbe
bastata la voce di Padre Pluche, anche solo la voce, e sarebbe passato tutto
bastava alzarsi da l, trovare la forza per pochi passi, attraversare la stanza,
aprire la porta.
[A. Baricco, Oceano mare]
Questo stralcio di narrazione mette in luce una serie di aspetti che avevamo finora solo intravisto. Il primo l'impf. del verbo modale (doveva
farcela) con idea di incitamento e, in parte, anche di futuro. L'intenziona11. pur vero che il condizionale composto potrebbe essere giustificato come FTP in stile
indiretto libero (presupponendo gli disse che); ma il rapporto CDC/impf. ad essere
qui in questione, non le singole applicazioni dei due tempi.
12. Per uno studio comparativo-contrastivo si rimanda sempre al testo di Muiz (1984).
13. Non prendiamo in esame l'uso ormai decaduto del condizionale semplice per il FTP. Interessante comunque l'osservazione di Moretti-Orvieto (1979: 143): Ripetiamo comunque
che in precedenza, mentre il condizionale passato corrispondeva al condizionale presente
per esprimere un fatto potenziale trasferito nel passato, il condizionale presente corrispondeva al futuro del passato. La lingua contemporanea ha perduto tale distinzione di significati.
Francesco Ardolino
14. Si pensa qui al condizionale di probabilit spagnolo che in italiano reso da un futuro, o
da un indicativo con un avverbio o da una perifrasi. Prendiamo l'esempio da Muiz
(1984: 136):
Seran las ocho (cuando lleg)
Saranno state le otto
Forse erano le otto
Pu darsi che siano state le otto
Pu darsi che fossero le otto
15. Muiz (1984: 157).
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Abstract
The great variety in the usage of the comparatives in Italian often causes problems to the
Catalan- or Castilian-speaking student when faced with its practical application. In the
first place, this article analyzes the structure of syntagmatic comparisons, to then move on
to dealing with the temporal and modal functions required. Thus, a general chart is
drawn which supplies a clarification of the contrastive situation and which, as a consequence, makes the didactic moment easier.
Ursula Bedogni
II
Rispetto al secondo criterio, viene considerato soltanto il secondo termine di
paragone.
In Dardano-Trifone (1989: 220-221) si segnala che:
[Il DI] si mette solo davanti a un nome o a un pronome non retti da preposizione o davanti a un avverbio:
pi giovane di Franco;
correva pi veloce di me;
pi riflessivo di prima.
Meno propriamente si direbbe:
pi giovane che Franco;
correva pi veloce che me;
pi riflessivo che prima.
Negli altri casi, cio davanti a un nome o pronome retto da preposizione o
quando si paragonano tra loro due verbi, due aggettivi o due avverbi, si pu
usare solo che:
lo fece pi per dovere che per suo piacere;
pi facile a dirsi che a farsi;
pareva pi rassegnata che persuasa;
agisce pi istintivamente che razionalmente.
Per Renzi-Salvi (1988) questo secondo criterio particolarmente dominante: ogni volta che viene analizzata la comparazione sui vari sintagmi, si
inizia sempre la spiegazione sostenendo che Il secondo termine di paragone
un Sintagma X introdotto da. Ma lascia un po' perplessi il fatto che,
analizzando la comparazione su sintagma nominale, venga proposto come
esempio gli ospiti hanno mangiato pi dolci CHE salatini adducendo la
seguente giustificazione:
Il secondo termine pu essere un SN virtualmente inserito in una frase identica alla principale, non espressa, in cui occupa la stessa posizione ed ha la
stessa funzione grammaticale; il secondo termine di paragone allora introdotto da che.1
Ursula Bedogni
III
L'analisi pu avvenire anche secondo un terzo criterio, cio basandosi
sull'oggetto della comparazione che pu avvenire tra:
1. due termini rispetto ad una stessa qualit (es. Mario pi sveglio DI te);
2. due qualit rispetto allo stesso termine (es. Giuseppe pi stupido CHE
cattivo).
Questo criterio utilizzato da Fogarasi (1984: 207), dove leggiamo:
Paragonando due persone o cose, come termine di paragone preferibile di,
ma che pu anche essere impiegato: Il tuo racconto pi interessante di questo
romanzo. Ma va bene anche pi interessante che questo romanzo.
Quando invece si paragonano due qualit, il termine di paragone sempre
che: Quella ragazza pi buona che bella.
Che si ottiene in via di ellissi da che non sia (di uso raro ormai), cio di una
proposizione subordinata comparativa.
Il problema si presenta sempre nel primo caso, quando non detto che
non si possa usare il CHE.
Ma per risolvere la questione deve essere impostata correttamente la
domanda: funzionale, nell'insegnamento della lingua agli stranieri, adottare
questi criteri come ci vengono presentati, in maniera se non confusa sicuramente dispersiva, o possibile elaborare un criterio pi generale, pi facilmente individuabile anche dagli studenti, senza costringerli ogni volta ad
analizzare grammaticalmente le frasi?
A nostro giudizio, un criterio metodologico funzionale quello adottato da Brunet (1984: 123-202). Invece di utilizzare espressioni come ter-
Ursula Bedogni
In conclusione, crediamo che quest'ultimo metodo proposto sia l'unico veramente completo e adatto a risolvere la questione comparativi e a dotare gli
studenti di uno strumento comprensibile senza per questo impoverire la lingua italiana di una propria peculiarit.3
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SERIANNI, L. (1991). Grammatica italiana. Torino: UTET.
Esserci/essere e haber/estar:
problemi contrastivi e proposte didattiche*
Mara de las Nieves Muiz Muiz
Abstract
Based on observations on history of the language, this paper systematizes the correspondences and divergences between the Italian and Spanish uses of the verbs esserci / essere
and haber / estar, illustrated through literary and non-literary texts and an appendix
with proposals for learning exercises.
Questo saggio apparso su Italiano & Oltre, n. 5 (1997), p. 287-306, dopo la sua presentazione orale in occasione del Convegno di Barcellona i cui risultati vengono qui raccolti.
Padre esclama: Ella ebbe un altro uomo. Un altro uomo che dovrebbe esser
qui! o in un racconto dello spagnolo Aldecoa si dice: A la izquierda estaban dos mquinas acopladas anzich: A la izquierda haba dos mquinas
acopladas; oscillazioni tanto frequenti da diventare vere e proprie costanti
nel caso delle domande introdotte dal pronome indefinito chi/quin
(Chi l?/Chi c'?, Quin hay ah?/Quin est ah?).
Il quadro si complica ulteriormente non appena al gioco delle oscillazioni endolinguistiche si aggiunga quello delle discordanze interlinguistiche in base alle quali si rompe la normale simmetria esserci=haber /
essere=estar a vantaggio della corrispondenza dissimmetrica esserci=estar.
il caso della frase prima citata: A la izquierda estaban dos mquinas, traducibile come: A sinistra c'erano due macchine, e soprattutto di un alto
numero di costrutti con SN definito che in italiano esigono esserci laddove in spagnolo impongono regolarmente estar; valga come prova il
seguente campionario di esempi tratto ancora una volta da Sei personaggi:
Qua c' l'attore che lo rappresenta; e basta!, ma non c' l'autore!, E
qua c' lei?, e la relativa traduzione castigliana: Aqu est el autor que lo
representa, y basta!, pero no est el autor!, Y aqu est usted?.
La causa ultima del problema andrebbe cercata nella natura ambigua
delle strutture stesse, che non solo mescolano variamente significato locativo ed esistentivo, ma lasciano a volte incerto il valore sintattico del
verbo.1 Lo dimostra l'interferenza gi esistente in latino tra l'inaccusativo
sum e l'accusativo habeo (res ita se habet = ita est) in seguito a certi usi ellittici di res (nihil hic se res habet -> nihil hic habet [qui non si ha
nulla -> qui non v'ha nulla]) sfociati in risultati del tipo: Quis hic
habet? (Chi qui?).2 Una scancellazione di frontiere ampiamente attestata nello stadio antico dell'italiano e del castigliano, dove il valore esistentivo impersonale poteva venire attribuito sia ai derivati di sum (se pi
lume vi fosse, Inf., XXIX, 39; Los pocos sabios que en el mundo han
sido: Fray Luis de Len, La vida retirada) sia a quelli di habeo (non avea
pianto mai che di sospiri, per non v'era pianto mai che di sospiri, Inf.,
IV, 26;3 Autores hay que dicen, Cervantes, Quijote I, 2. Pure,
nell'ambito di tale promiscuit, le due lingue mostravano gi un diverso
dosaggio delle frequenze decisamente favorevole a essere in italiano, ad
haber in castigliano di cui indizio significativo la traduzione seicente1. Lo dimostra la discordanza in italiano fra l'accordo grammaticale SN-VERBO secondo le
regole proprie del soggetto: Ci fu una festa/Ci furono delle feste (peraltro non priva di
eccezioni), e la sua convertibilit col partitivo ne propria di un oggetto: ce ne furono.
Mentre nel castigliano la regola della non concordanza e la pronominalizzazione con
l'accusativo di terza persona (hubo fiestas-las hubo) viene contraddetta dagli usi oscillanti
della lingua parlata e soprattutto dallo spagnolo dell'Iberoamerica (hubieron fiestas).
2. Della questione si era gi occupato con grande acutezza Giacomo Leopardi in un appunto
datato 2 dicembre 1828 nello Zibaldone di pensieri, p. 4422 dell'autografo).
3. L'esempio viene citato da Serianni (1989: 252); ma altri se ne potrebbero aggiungere: e
men d'un mezzo di traverso non ci ha, per non c', Inf., XXX, 87.
ESSERCI
(locativo)
ESSERE
ESTAR (locativo)
Non dissimile lo schema proposto qualche anno prima dalla pi completa grammatica italiana apparsa in Spagna (Carrera Daz, 1992: 46),
che vincola l'uso di essere alla especificacin de lugar, e quello di esserci
all'espressione impersonale, rilevando pure in quest'ultimo caso una
dominante pi palesemente esistentiva:7
(1) Mario a Valenza (locativo con specificazione di luogo)
(2) Qui c' un libro (esistenza)
(3) C'era una volta un re (esistenza pura)
Tale classificazione costituisce senz'altro una guida utile per incominciare a orientarci nella selva della casistica, ma lascia ancora parecchie
zone d'ombra sul piano della descrizione funzionale delle strutture. in
effetti assai difficile far poggiare sulla sola distinzione semantica la labile
frontiera che passa tra il tipo (1) e il tipo (2), entrambi volti a esprimere la
presenza di un essere in un luogo ben concreto, mentre pi utile sarebbe
stato rilevare la diversa natura del SN: definita nel primo caso (il libro,
Mario), indefinita nel secondo (un libro), come fattore determinante
nella scelta del costrutto. Si spiegherebbe cos la spettacolare regolarit
con cui la co-occorrenza esserci-haber+SN indeterminato si verifica nelle
due lingue a prescindere da altri fattori quali la specificazione di luogo o la
natura pi o meno vaga di esso:
Nel giardino c' un uomo / C' un uomo nel giardino
Guarda: c' un uomo
Nel mondo ci sono delle persone malvage
En el jardn hay un hombre/Hay un hombre en el jardn
Mira: hay un hombre
En el mundo hay personas malvadas
che ripristinano esserci in presenza di SND quando la dislocazione a sinistra del complemento di luogo (4) o il suo carattere implicito (5) ne provoca la ripresa pronominale: due casi insomma di false accusative in cui
il ci funziona come sostituto avverbiale (essere +ci) anzich come modificatore funzionale (esserci),8 ma dove data la specializzazione dello spagnolo estar come solo verbo locativo e l'inesistenza di un clitico simile a
ci la corrispondenza simmetrica del contrasto SND+essere=estar /
SNI+esserci=haber si perde a vantaggio della dissimmetria essere+ci=estar:
(4) En la mesa est el libro
(5) El libro no est
Tuttavia, altre e pi sostanziali discordanze interlinguistiche si aggiungono all'elenco nel campo dei sintagmi nominali definiti. Esse nascono
nell'infido terreno delle frasi esistentive che abbraccia un ampio spettro di
venature semantiche difficilmente classificabile: dall'affermazione dell'esistenza in termini assoluti quasi sempre con SN preverbale: La libert
c', Dio c' alla sua limitazione all'ambito della contingenza (E poi
c' la libert, Ricordati che c' nostra figlia); dalla presentazione di
realt astratte vagamente quantificabili (In Italia c' l'inflazione) o definite per antonomasia (Nel nostro albergo c' anche la piscina coperta,
intendendo la classe universale delle piscine coperte), al trattamento
astratto impersonale di realt uniche (Oggi [a Roma] c' il sole, intendendo fa bel tempo).
Esempi tutti in cui l'italiano ricorre sistematicamente al polisemico
esserci mentre lo spagnolo costretto a scegliere in modo assai pi drastico fra il concreto e l'astratto diversifica le scelte distinguendo fra
l'esistenza assoluta (existir) e quella contingente (estar), fra gli astratti
quantificabili (libert, inflazione, il tipo piscina coperta), e quelli
8. Il tipo (4) riprodurrebbe insomma il modello A Parigi ci vado spesso. Quanto al tipo (5),
la spiegazione avanzata aiuterebbe a capire la possibilit di prescindere dal ci in presenza di
un altro avverbio di luogo (soprattutto qui e qua): E non qua anche lei?, Qua lei come
lei non pu essere! (Sei personaggi). Una possibilit regolarmente applicata nell'italiano
antico: cos tutta la gente che l era (Purg. XXIV, 67), in alternativa a esservi esistentivo e
impersonale: non vi sarebbe al petto quella tema (Purg. XV, 54).
compatti (sole), secondo una variet di soluzioni che escludono comunque la combinazione haber+SND:9
(6) La libertad existe, Dios existe [verbo esistentivo puro]
(7) Y luego est la libertad, Recuerda que est nuestra hija [uso spaziale
figurato]
(8) En Italia hay inflacin [SND->SNI + haber]10
(9) En nuestro hotel hay tambin piscina cubierta [SND->SNI + haber]
(10) Hoy (en Roma) hace sol [SND->SNI + sostituzione del lessema verbale]
Estar
[c.1] [c.2] [e.1] [e.2] + (f.1)
Esserci=Haber
Essere=Estar
Esserci=Estar Esserci= Existir
[a.1] [a.2] [b.1] [b.2] +(d.1) (f.1) [c.2] [c.1] [e.1] [e.2] + (f.1) [f.1] [f.2]
SNI
SND
SL
NSL
LZ
PSV
ES
PRV
esserci (essere)
haber (estar)
[a.1]
PSV
LZ
PRV
esserci
haber
[a.1]
[a.1]
C' un uomo nel giardino
Hay un hombre en el jardn
[a.2]
In questa casa c' troppo rumore
En esta casa hay demasiado ruido
PSV
SL
ES
PRV
esserci
haber
[b.1]
PSV
LZ
PRV
esserci
haber
[b.2]
[b.1]
C' un uomo
Hay un hombre
[b.2]
C' tempo / C'era una volta un re
Hay tiempo / Haba una vez un rey
PSV
ES
PRV
LZ
PSV
PRV
PSV
PRV
PSV
esserci
esserci
haber
[d.2]
esserci
estar
[e.1]
esserci
estar
[e.2]
esserci / esistere
esserci
existir / estar existir
[f.2]
[f.1]
[d.1]
[c.1]
Sul tavolo c' il libro che cercavi
En la mesa est el libro que buscabas
[c.2]
Mario a Barcellona
Mario est en Barcelona
[e.1]
C' Mario?
Est Mario?
[e.2]
Mario non c'
Mario no est
[d.1]
Nella loro villa c' la piscina coperta*
In Italia c' l'inflazione*
[d.2]
Guarda la polvere che c' per strada
Mira el polvo que hay en la calle
NSL
ES
SL
SND esserci [d.1]
ES
SNI esserci / haber [b.2]
NSL
SND esserci / estar [f.1] existir [f.2]
SND esserci / haber [d.2]
PRV
[f.1]
C' il rischio che muoia
Existe el riesto de que muera
Ricordati che c' la bambina
Acurdate de que est la nia
Se c' la salute tutto va bene*
[f.2]
Dio c' / Dio esiste
Dios existe
NSL
Schema I. SNI= Sintagma Nominale; Indefinito; SND: Sintagma Nominale Definito; SL= Specificazione di Luogo; NSL=Non Specificazione di Luogo;
LZ=Localizzazione; ES= Esistenza; PSV: SN in posizione Postverbale; PRV: SN in posizione Preverbale.; () realizzazioni in condizioni speciali.;
*: realizzazioni impossibili in castigliano con SND.
questa casa), poich il carattere scisso della frase nasconde un SNI nella
struttura profonda (Mira el polvo + En esta casa hay polvo=Guarda
la polvere + In questa casa c' della polvere) che riaffiora in superficie
non appena sottoposta a riformulazione: Mira: en esta casa hay polvo,
Mira qu/cunto polvo hay en esta casa, En esta casa hay /mucho polvo
(=Guarda: in questa casa c' della polvere, Guarda che/quanta polvere c'
in questa casa, In questa casa c' della/molta polvere).
Parimenti limitati sono gli usi esistentivi di estar, che si circoscrivono
al solo tipo [f.1], vale a dire a casi riferibili a realt allineate a modo di
promemoria in una sorta di spazio figurato dei possibili (presupponendo: Tra le cose da prendere in considerazione c' X), col conseguente ricorso a formule introduttive di tipo elencatorio: Y luego est la
libertad, Acurdate de que est la nia, Y luego est el problema de los
exmenes, Por ltimo est la cuestin de tu viaje (=E poi c' la
libert, Ricordati che c' la bambina, E poi c' il problema degli
esami, Infine c' la questione del tuo viaggio).
Restrizioni funzionali la cui spiegazione andrebbe cercata nel diverso
contenuto semantico dei due verbi spagnoli: vincolato il primo a nomi
indeterminati quantificabili, e quindi incompatibile con sostanze compatte
(*En nuestro hotel hay la piscina cubierta; *En Italia hay la inflacin);
troppo concretamente spaziale il secondo e quindi refrattario a predicare la
mera esistenza dell'astratto (*Cuando est la salud, todo va bien).
4. La motivazione semantica emerge pure come un fatto rilevante per spiegare fenomeni di scorrimento endolinguistico meno sistematizzabili.
Cos, all'interferenza tra l'aspetto esistentivo e locativo vanno ricondotte
certe oscillazioni condivise dalle due lingue che infrangono la
regola della incompatibilit tra SNI e il verbo estar (o l'italiano essere)
nelle strutture lineari non marcate. Non un caso che l'indice di frequenza aumenti nel tipo [a.1], cio nell'ambito di realt che, pur essendo
indeterminate, appaiono inserite in uno spazio ben concreto, specie se
l'ente occupante o il luogo occupato vengono designati da categorie
grammaticali vuote (chi, qui, dove / quin, ah, donde, o simili). Allora il
parlante potr accentuare a volont l'effetto fisico della presenza adoperando essere in italiano e estar in castigliano, oppure sottolinearne il carattere esistentivo ricorrendo rispettivamente agli accusativi esserci e haber:
Chi c'/Chi l
Quin hay ah?/Quin est ah?11
11. Si spiega cos che un pronome neutro come che/que escluda l'uso di essere e di estar:
*Che l, *Qu est ah?, o che in spagnolo le espressioni con i pronomi indefiniti
nadie, alguien (astratto) e ninguno, alguno (concreto), esigano nel primo caso haber: No
hay nadie, Hay alguien e nel secondo (se riferito a persona e accompagnato da specificazione) estar: No est ninguno de los dos Est alguno de los dos?.
dove la presenza di estar viene motivata rispettivamente dalla perifrasi passivo-attributiva: estaban acopladas, e da quella durativa: estaban
jugando, dando cos luogo a una variante pi concretamente locativa
accanto alla struttura non marcata: haba dos mquinas, haba unos
nios. Laddove l'italiano pur possedendo in linea di principio la
medesima possibilit13 ne vede limitata l'applicazione a causa
dell'indebolimento di essere come verbo locativo e del conseguente rischio
di una sua interpretazione unilateralmente attributiva (Erano dei bambini che giocavano nel giardino).
Viceversa il gioco di oscillazioni e restrizioni si capovolge a favore della
duttilit dell'italiano quando si entra nel campo delle frasi scisse con
SND, a condizione che il sostantivo designi realt di natura concreta
(libro, acqua, etc.):
Dammi il libro che c' sul tavolo / Dammi il libro che sul tavolo14
Guarda l'acqua che c' per terra / Guarda l'acqua che per terra
un caso in cui lo spagnolo si trova nell'aut aut di scegliere tra l'interpretazione locativa in presenza di sostanze concrete numerabili (Dame el libro
12. Cfr. la nota 3. Questo caso particolarmente frequente con espansioni relative di tipo
perifrastico: Ci sono qua certi signori che chiedono di lei, al posto di Certi signori chiedono di lei (per il tipo C' una signora che ti cerca come perifrasi di Ti cerca una
signora, cfr. Sabatini, 1980: 90)
13. Come dimostra la frase Sulla scrivania era un libro aperto (Sciascia, A ciascuno il suo).
14. La presenza di esserci si potrebbe spiegare con la dubbia determinatezza del sintagma che
in siffatti costrutti puramente grammaticale (tant' vero che l'oggetto non noto per
s ma in base alla predicazione locativa espressa dalla dipendente). Comunque sia il grado
di discrezionalit aumenta di molto nelle frasi perifrastiche relative anche in presenza di
SNI: Un libro che sul tavolo/Un libro che c' sul tavolo (per Sul tavolo c' un libro).
dove il rapporto fra le due lingue s'inverte ancora una volta mostrando
come, mentre il ne compare necessariamente in presenza di quantificatore (cos non c' vs Veda quanti ce n'), il pronome spagnolo di
terza persona ne esclude la co-occorrenza (As no la hay vs Mire a ver
cuntos hay).
Si pensi infine ma il catalogo di problemi aperti potrebbe allungarsi di molto alle strutture impersonali obbligative derivate dal tipo
[b] (non c' niente->non c' niente da fare / no hay nada->no hay
nada que hacer) che risultano ben diversamente generalizzabili nelle due
lingue (Hay que divertirse ma Bisogna divertirsi; C' da impazzire
ma Es como para volverse loco).19
16. Premetto che dal testo sono state eliminate le didascalie e che la traduzione si attiene, con
variazioni, a quella di Miguel ngel Cuevas (Madrid, Ctedra, 1992).
17. La forte deviazione compiuta dal traduttore convertendo c' quello verde in s que la hay,
la verde (=certo che c', [c'] quello verde), si spiega perch in spagnolo sarebbe stato
scorretto dire *hay la verde e contestualmente inesatto: hay una verde.
18. La presenza del pronome lo in questo caso non ha a che fare col nostro problema, ma condizionata dal relativo que, col quale forma sintagma: lo que=quello che.
19. D'altronde esistono strutture con ESSERCI+DA+Inf. prive di valore obbligativo risalenti a
una accusativa esistentiva del tipo: c' il rischio/il motivo/ragion sufficiente di diventar pazzi. Mentre altre apparentemente affini come Non c' che dire presuppongono una catena
derivativa del tipo: C' qualcosa da dire -> Che c' da dire -> Non c' che dire, il che
spiegherebbe l'impossibilit di costruire *Non c' che studiare di contro al pur possibile
C' da studiare a partire da C' bisogno di studiare+ C' qualcosa da studiare. Un caso
particolarmente difficile rappresentato da strutture come: c' da dire che sei stupido, dove
pur potendo ricostruire un SN del tipo: c' UNA COSA da dire, che sei stupido, la perdita di
motivazione ha finito per trasferire la funzione di oggetto sul blocco dire che sei stupido.
Come ebbe a dire Leopardi, il rapporto spagnolo-italiano contraddistinto da un'estrema similitudine con gravi differenze (Zib., 4422, corsivi
miei), talch per prevenire il rischio dei sottili malintesi che minacciano la
loro reciproca comprensione, occorre affinare lo sguardo indagando nelle pieghe pi riposte di ciascun sistema.
Alcune considerazioni didattiche
Ogni insegnante sa che fra interferenza virtuale ed errore reale non si d una
perfetta simmetria. Nel caso che qui ci occupa, l'esperienza didattica mostra
infatti come gli errori pi frequenti nei castiglianoparlanti che imparino l'italiano non risultano tanto dalla tendenza a trasportare meccanicamente i propri abiti linguistici (per es. utilizzando avere al posto di esserci: *Aveva molti
uomini per C'erano molti uomini), quanto ad adoperare esserci al posto di
essere sia nelle funzioni locative (*Il libro c' sul tavolo per Il libro sul
tavolo) sia in quelle attributive (*C' un ragazzo molto simpatico per un
ragazzo molto simpatico a partire da C' un ragazzo che mi piace). La confusione indotta dalla somiglianza del significante sar dunque il rischio da
prevenire in primo luogo, con la conseguente necessit di addestrare a distinguere le varie funzioni sintattiche e i diversi valori semantici della coppia
essere/esserci prima di affrontare qualsiasi problema contrastivo. Si dovr dunque partire dai casi di maggiore coincidenza fra le due lingue, sfruttando al
massimo la biforcazione delle strutture che diramano dall'opposizione SNI/
SND,20 per poi introdurre le opposizioni interlinguistiche secondo un itinerario progressivo che parta da quelle pi marcate (ad esempio quelle condizionate dall'ordine degli elementi nella clausola e dalla presenza/assenza del
complemento di luogo) e arrivi via via a quelle pi sfumate (limitazioni
dell'uso esistentivo puro, oscillazioni in presenza di pronomi interrogativi
indefiniti, casi di correggenza sintattica, etc.).
Per dare un'idea delle possibili applicazioni pratiche dello schema, mi
sembrato quindi opportuno completare queste pagine con una proposta di
esercizi disposti secondo la sequenza pedagogica qui sommariamente accennata. Spero che tutto ci serva se non a trovare soluzioni plausibili
almeno a stimolare altri colleghi ad affrontare un problema troppo a lungo
trascurato.
20. Si potranno cos creare esercizi di trasformazione del SN con opzione essere/esserci e successiva traduzione allo spagnolo (o viceversa) sulla base del modello: SNI->SND: Ci sono
qua certi signori->Sono qua quei signori; SND->SNI: Sono qua quei signori->Ci sono
qua certi signori. A un livello pi avanzato ci si potr spingere a toccare casi reali di maggiore difficolt con passaggi SND->SNI, SNI->SND in periodi complessi: Abbiamo
intercettato tutte le telefonate [SND] dirette a quel numero, e ce n'era una [SNI] particolarmente sospetta.
Opere citate
BADIA MARGARIT, A. (1962). Gramtica catalana. Madrid: Gredos (110: 26-70).
CARRERA DAZ, M. [1984 ] (19922). Curso de Lengua Italiana. Parte terica. Barcellona: Ariel.
GILI GAYA, M. [1961] (19732). Curso Superior de Sintaxis espaola. Barcellona: Vox.
HOLTUS, E.; RADKE, (1985) (a cura di). Gesprochenes Italienisch in Geschichte und
Gegenwart. Narr: Tbingen,.
REAL ACADEMIA ESPAOLA [1973] (1986). Esbozo de una Nueva Gramtica de la Lengua Espaola. Madrid: Espasa-Calpe.
RENZI, L. (1988). Grande grammatica italiana di consultazione, vol. I. Bologna: Il
Mulino.
SABATINI, F. (1980). Linee di tendenza dell'italiano contemporaneo e problemi di
norma, in La lingua italiana in Finlandia. Turku: Universit di Turku: 73-91.
(1985). L'italiano dell'uso medio: una realt tra le variet linguistiche italiane, in
HOLTUS, E.; RADKE (1985: 154-182).
SERIANNI, L. (1989). Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria.
Torino: UTET.
Appendice I
Si elencano qui di seguito esempi ricavati da testi reali al fine di agevolare la
verifica della classificazione fornita nello schema:21
[a.1]
italiano
C' uno spettro che si aggira per l'Europa (La Repubblica)
Lei veda un po' se c' in magazzino un letto a sedere (Pirandello)
Vicino al trono c' uno spiraglio del muro (Calvino)
(Ma chi era, all'apparecchio?) (Bassani)
(Sulla scrivania era un libro aperto) (Sciascia)
castigliano
Hay unos seores en el caf que nos quieren invitar a una copa (Mihura)
Junto a la pared de la derecha haba una fuente con pila para lavar (Aldecoa)
En este cuarto hay un cadver (Mihura)
(A la izquierda estaban dos mquinas acopladas) (Aldecoa)
(Ola a enseres mutilados, que estaban all escondidos) (Landero)
(Donde est una bota que se quiten esos encendedores!) (Mihura)
[a.2]
italiano
Ma nel suo lavoro c' di pi: un profondo significato interno (La Repubblica)
Anche nel '94 ci sono stati pi funerali che battesimi (La Repubblica)
C' nell'elettorato tedesco una sensibilit esasperata per la stabilit della valuta
(La Repubblica)
Per fortuna a Palermo ce n' tanta, di luce (Sciascia)
castigliano
En esta habitacin hay pulgas? (Mihura)
Aqu no hay ms que ceniza y hojas de berza (Aldecoa)
Haba habido algunos cambios notables en la buhardilla (Aldecoa)
[b.1]
italiano
C' qualcuno che ci sente, signore, se lei parla forte! (Pirandello)
Poi qualche attaccapanni, vero? [] Veda quanti ce n', e li faccia portare
(Pirandello)
Di porte vere e proprie non ce n'era neanche una (Bassani)
castigliano
Son tres lucecitas que hay all a lo lejos No hay ninguna roja (Mihura)
Qu te parece Pizarro? Dacio Gil Pizarro. No, Pizarro ya hubo uno
(Landero)
[b.2]
italiano
Anche nel '94 ci sono stati pi funerali che battesimi (La Repubblica)
Non c' ricetta facile che tenga (La Repubblica)
Ieri non ci sono stati commenti ufficiali alla notizia (La Repubblica)
A questo mondo un'altra Carla non c'era (Svevo)
Ma c' stata una tresca? (Sciascia)
Ma se c'era amore, la cosa era diversa (Sciascia)
Nessun condimento pu rialzare un sapore che non c' (Calvino)
Per il matrimonio tra cugini ci vuole la dispensa della chiesa: e dunque
un'ombra di peccato c' (Sciascia)
Una bella donna [] ma come ce ne sono tante (Sciascia)
Di tempo ce n'era, eccome se ce n'era (Bassani)
castigliano
Habiendo dinero no hay miedo (Aldecoa)
Casi no haba trfico (Aldecoa)
Acordaos que hay pescado, que es lo que me gusta (Aldecoa)
No hubo respuesta (Aldecoa)
No hay prisa (Aldecoa)
No hay ms pan?(Aldecoa)
Si hay un chantajista, es que hay materia para el chantaje (La Vanguardia)
En eso no hay partidos, no hay amigos (La Vanguardia)
Lo que hay es mucha ignorancia y mucho orgullo (Landero)
Desde hace doscientos aos hemos dispuesto del mismo personal. Jams ha
habido ni uno ms ni uno menos (Landero)
Por aqu a veces no funcionan los telfonos, y en algunos pueblos ni siquiera
los hay (Landero)
[c.1]
italiano
Ma al primo posto ovviamente c' Carlo Nordio (La Repubblica)
Alla riunione c'era anche il presidente della squadra (La Repubblica)
Qua c' l'attore che lo rappresenta; e basta! (Pirandello)
castigliano
Ella duerme junto a la habitacin donde est el telfono (Mihura)
En un rincn, amontonadas, estaban las lmparas de pie de cigea (Aldecoa)
En los hoteles slo estn los grandes estafadores europeos y las vampiresas
internacionales (Mihura)
[c. 2] italiano
Il tenore era a Manchester con la sua segretaria (La Repubblica)
La Mururoa virtuale a 25 chilometri da Parigi (La Repubblica)
Jack Pemay era ancora l (La Repubblica)
Siamo qua in cerca d'un autore (Pirandello)
[le cento lire] Erano l, in una busta cilestrina sul tavolino di mogano (Pirandello)
Io sono ancora qua (Pirandello)
castigliano
Los gentileshombres estaban en el bar (Aldecoa)
Los guardias estn en el paseo (Aldecoa)
Las personas decentes estn en sus casa (Mihura)
El pueblo estaba al fondo de la baha (Aldecoa)
Despus va a recoger los sombreros, que estn en el suelo (Mihura)
Estaba ya junto a la mquina (Aldecoa)
Cuando no estoy junto a ti, sufro (Aldecoa)
Todos estn en el otro cuarto (Mihura)
[d.1]
italiano
Non ricordai che a questo mondo c'erano i medici (Svevo)
Quando ci sono i soldi, egregio amico, un problema simile non esiste (Sciascia)
Nei suoi occhi celesti c'era la gioia e il piacere (Tozzi)
L'ho visto soltanto alle fiere, quando c'era il bestiame da vendere (Tozzi)
Che ne sai tu del circo Bosendor? Niente. Solo che l'ho visto [] C'erano
gli animali e tutto. C'era anche la donna cannone (Baricco)
catalano
Sort que hi ha els desinfectants (El Pas)
[d.2]
italiano
E tutto il puzzo che c'era l intorno resta a distanza di questa pelle (Calvino)
Me la paghi al prezzo che c' quest'anno (Tozzi)
castigliano
Trae en la mano una sombrerera parecida a las que hay en escena (Mihura)
italiano
Ma per Madama un'altra cosa, signori: c' la galera! (Pirandello)
Non c' soltanto il suo, scusi! C' anche quello [scil. il dramma] degli altri!
(Pirandello)
Se Dio c', spero di trovare chi m'aiuta (Tozzi)
La verit c' anche per quelli che sono nati poveri (Tozzi)
Evidentemente non c'era pi la possibilit di fare altrimenti (Svevo)
C' il problema di sgranchirsi le gambe (Calvino)
C'era l'emozione della cosa proibita, del rischio (Sciascia)
C' la bambina, lei deve pensare anche alla bambina (Sciascia)
Ma c' poi la situazione degli altri! (Pirandello)
Bisogna che metta al posto tutto. Poi, c' la matrigna e Ilda (Tozzi)
Quando ci sono i soldi, egregio amico, un problema simile non esiste (Sciascia)
Sepolta in fondo a te stesso forse esiste la tua vera voce (Calvino)
castigliano
Entre las consecuencias puede estar que varen las relaciones polticas del PP
con los nacionalistas catalanes? (La Vanguardia)
Y luego est que esa pluralidad se debe reflejar en todas las instituciones (La
Vanguardia)
Y luego estaban los que llegaban tarde y no paraban de preguntar alrededor de
qu se estaba hablando (Landero)
Y luego est la libertad. Los artistas no tenemos amos (Landero)
Y luego estn las esperas. A veces me hacen esperar durante horas, y hasta das
enteros (Landero)
Sigue existiendo ese caf? (Landero)
Appendice II
Proposte per esercizi
N. 1: ESSERE ATTRIBUTIVO / ESSERE LOCATIVO
Osservate :
Il libro vecchio
Il libro sul tavolo
la macchina guasta
La macchina nel garage
La bambola rotta
La bambola nell'armadio
un ragazzo che mi piace
C' un ragazzo che mi piace
Completate (opzione: essere/esserci):
............. un ragazzo che mi piace = Es un chico que me gusta
............. un libro che mi piace = Hay un chico que me gusta
............. un segreto che non conosco = Es un secreto que no conozco
............. un segreto che non conosco = Hay un secreto que no conozco
/ ESSERCI (I)
N. 2: SND/SNI
Osservate:
Il libro sul tavolo
La macchina nel garage
La bambola nell'armadio
N. 3: C' / CI SONO
Osservate :
Sul tavolo c' un libro
Nel garage c' una macchina
La bambola nell'armadio
ESSERE
ESSERE/ESSERCI
(II)
Questionario:
1. Analizzate gli elementi di ciascuna frase e descrivete l'ordine in cui sono disposti;
2. Distinguete i casi in cui il SN definito (il libro) da quelli in cui indefinito (un
libro);
3. Quali condizioni si devono avere perch si possa adoperare essere?
4. In quali casi si possono adoperare indistintamente esserci o essere?
Completate (opzione: essere/esserci):
1. Il libro............................sul tavolo
2. Sul tavolo.......................il libro
3. Il libro che .....................sul tavolo
4. Il libro che .....................sul tavolo
6. Sul tavolo.......................un libro
7. .......................................un libro sul tavolo
8. Un libro che........................... sul tavolo
9. Un libro che .......................... sul tavolo
Errori prevedibili:
1. *Il libro c' sul tavolo
2. *Sul tavolo il libro
3 e 4. Limitarsi a una sola possibilit
6. ? Un libro sul tavolo
7. * Sul tavolo un libro / nessuna risposta
8/9. Una sola opzione
Mettete un (*) accanto alle frasi sbagliate e un (?) accanto a quelle dubbie:
Il libro sul tavolo
Sul tavolo c' un libro
Il libro c' sul tavolo
C' un libro sul tavolo
Il libro che sul tavolo
Un libro sul tavolo
Sul tavolo il libro
Sul tavolo un libro
Sul tavolo c' il libro
Un libro che sul tavolo
Il libro che c' sul tavolo
Un libro che c' sul tavolo
N. 5: COMPLEMENTO DI LUOGO INTERROGATIVO / COMPLEMENTO DI LUOGO OMESSO
Osservate:
1. Dov' il libro?
3. Il libro non c'
2. Dimmi dov' il libro
4. Cerco un libro che non c'
5. C' un libro che cerco
Questionario:
1. Che elemento grammaticale si ripete nelle due frasi costruite con essere?
2. Rispetto alle frasi degli esercizi precedenti, qual l'elemento sintattico che manca
in 3, 4 e 5?
3. Le frasi 4 e 5 hanno un'espansione relativa. In che cosa si differenziano tra di loro?
Che verbo usereste in castigliano o in catalano per tradurle?
4. Potreste trasformare la frase 3 convertendo il SND (il libro) in un SNI (un libro)?
5. Potreste trasformare le frasi 4 e 5 convertendo il SNI (un libro) in un SND (il
libro)?
Completate (opzione: essere / esserci):
1. Dove......................... la penna?
3. Che cerchi?
4. Chi ........................... al telefono?
5. Non trovo il mio quaderno.
6. Cosa.................. davanti alla porta?
N. 6: ESSERCI/ESSERCI+NE
Osservate:
1. Il piatto sul tavolo? No, non c'
1. C' un piatto sul tavolo? No, non c'
3. Ci sono dei piatti sul tavolo?
No, non ci sono
4. Quanti piatti ci sono sul tavolo?
Ce ne sono tre
5. C' un po' di vino? No,
non ce n' pi
Traduzione:
1. Est en la mesa el plato? No, no est
2. Hay un plato en la mesa? No, no lo hay
3. Hay platos en la mesa? No, no los hay
4. Cuntos platos hay en la mesa? Hay tres
5. Hay algo de vino? No, ya no hay
Questionario:
1. Osservando gli elementi sottolineati in neretto, sapreste enunciare una regola
predittiva sulle condizioni necessarie per: a) la comparsa del partitivo ne in italiano; b) quella del pronome oggetto + haber in castigliano?
Completate le risposte omettendo il SN e il complemento di luogo
opzione esserci / essercine:
1. Il libro sul tavolo? No, non.........................................
2. C' un libro sul tavolo? No, non....................................
3. Ci sono dei libri sul tavolo? No, non..............................
4. Quanti libri ci sono sul tavolo?....................................... tre
5. Credi che ci sia del tempo? No, non.............................. pi
Errori e problemi prevedibili:
1. *No, non
2. *No, non ce n'
3. ?No, non ce ne sono
4. *Ci sono tre
5. *No, non c' pi
..........................................................
..........................................................
..........................................................
..........................................................
..........................................................
..........................................................
..........................................................
(Nota: l'insegnante aiuter a individuare che cosa hanno in comune gli esempi contraddistinti
dalle diverse lettere (a, b, c, d, f, g, h, j); si soffermer sul rapporto fra l'ordine lineare o
dislocato degli elementi e la occorrenza di essere o di esserci in presenza di SNI o di SND;
indicher quali sono i casi in cui essere convertibile in esserci e quali quelli in cui si ha
opposizione netta fra essi)
Traducete:
1. El libro est en la mesa
N. 9: RINFORZO E APPROFONDIMENTO
Osservate il seguente dialogo pirandelliano:
IL CAPOCOMICO (al Trovarobe). Lei veda un po' se c' in magazzino un letto a sedere.
IL TROVAROBE. Sissignore, c' quello verde.
LA FIGLIASTRA. No, no, che verde! Era giallo, fiorato, di peluche, molto grande! Comodissimo.
IL TROVAROBE. Eh, cos non c'.
IL CAPOCOMICO. Ma non importa! metta quello che c'.
LA FIGLIASTRA. Come non importa? La greppina famosa di Madama Pace!
IL CAPOCOMICO. Adesso per provare! la prego, non s'immischi. (Al Direttore di scena). Guardi se c' una vetrina piuttosto lunga e bassa.
LA FIGLIASTRA. Il tavolino, il tavolino di mogano per la busta cilestrina!
IL DIRETTORE DI SCENA (al Capocomico). C' quello piccolo, dorato. []
IL CAPOCOMICO (Alla Figliastra). Poi qualche attaccapanni, vero?
LA FIGLIASTRA. S, molti, molti!
IL CAPOCOMICO (Al Direttore di scena). Veda quanti ce n', e li faccia portare.
Questionario.
Pirandello ricorre sempre in questo testo al verbo esserci:
1. Individuate i casi in cui:
a) il SN relativo indefinito;
b) il SN relativo definito;
c) il complemento di luogo omesso;
d) il complemento di luogo preposto;
e) il verbo esserci ha valore chiaramente locativo (si allude a cose concepite fisicamente, sia che stiano sia che non stiano nel magazzino);
f) il verbo esserci ha un valore pi vagamente esistentivo (si allude alle cose come
a mere possibilit);
2. Spiegate perch si usa essere+ne soltanto nell'ultima frase.
Completate il testo (opzione: Essere / Esserci / Essercene):
Il CAPOCOMICO. Lei veda un po' se ............................ in magazzino un letto a sedere
IL TROVAROBE. Sissignore, ............................. quello verde
LA FIGLIASTRA. No, no, che verde! Era giallo, fiorato, di peluche, molto grande! Comodissimo.
ILTROVAROBE. Eh, cos non ................................
Il CAPOCOMICO. Ma non importa! metta quello che ............................ [] Guardi
se ........................... una vetrina piuttosto lunga e bassa
LA FIGLIASTRA. Il tavolino, il tavolino di mogano per la busta cilestrina!
IL DIRETTORE DI SCENA ...................................... quello piccolo, dorato
Il CAPOCOMICO. Poi qualche attaccapanni, vero?
LA FIGLIASTRA. S, molti, molti!
Il CAPOCOMICO. Veda quanti ..........................., e li faccia portare
Cancellate la traduzione scorretta fra quelle qui proposte (qualora nessuna delle due
sia soddisfacente, scrivete accanto la versione da voi proposta):
DIRECTOR. Mire a ver si [HAY / EST] en el almacn una chaise longue. ....................
............................. .
EL ENCARGADO DEL ATTREZZO. S seor, [HAY / EST] la verde..................................
LA FIGLIASTRA. Verde! Era amarilla, estampada, de peluche, muy grande! Comodsima.
EL ENCARGADO DEL ATTREZZO. As no [HAY / EST / LA HAY / HAY NADA/ HAY NINGUNA] .......................................
DIRECTOR. No importa! Ponga [LA QUE HAY / LA QUE EST / LO QUE HAYA] .............
.....................................
Mire a ver si [HAY / EST] una vitrina alargada y ms bien baja ..................................
LA HIJASTRA. El velador, el velador de caoba para el sobre azul!
EL DIRECTOR DE ESCENA. [HAY / EST] el pequeo, dorado .......................................
EL DIRECTOR. Luego algn perchero, no?
LA HIJASTRA. S, muchos, muchos!
EL DIRECTOR. Mire a ver cuntos [HAY / ESTN], y que los traigan ............................
.....................................
Confrontate ora la vostra traduzione con quella qui riprodotta e discutetene i risultati:
DIRECTOR. (Al encargado del attrezzo). Mire en el almacn si HUBIERA una cama turca.
ENCARGADO DEL ATTREZZO. S seor, s que LA HAY, la verde.
HIJASTRA. Verde? Era amarilla, a flores, de peluche; grande y muy cmoda.
ENCARGADO DEL ATTREZZO. As no LA HAY.
DIRECTOR. Que ms da! Traiga LO QUE HAYA.
HIJASTRA. Pues no da igual! El famoso chesln de Madame Pace!
DIRECTOR Djenos trabajar, por Dios! Esto es slo un ensayo. (Al Director de escena).
Mire a ver si HAY ALGUNA vitrina, alargada y ms bien baja.
HIJASTRA. El velador, el velador de caoba para el sobre celeste!
DIRECTOR DE ESCENA (Al Director). HAY UNO pequeo, dorado [].
DIRECTOR. Y algn otro perchero, no?
HIJASTRA.S, muchos, muchos!
DIRECTOR (Al Director de escena). Mire a ver CUNTOS HAY, y trigalos.
N. 10: ESERCIZI DI RICAPITOLAZIONE
Traducete in italiano le seguenti frasi:
Nuestros amigos estn contentos ........................................................................
Nuestros amigos estn en Roma .........................................................................
El libro est en la mesa .......................................................................................
En la mesa hay un libro ......................................................................................
En el aula est el profesor ...................................................................................
El profesor est en el aula ...................................................................................
Hay un libro en la mesa .....................................................................................
Dnde est el libro? ..........................................................................................
El libro no est ...................................................................................................
Quin hay ah? ..................................................................................................
Quin est ah? .................................................................................................
Abstrasct
This paper catalogues the linguistic errors made by some Catalan students in spontaneous
written productions in Italian and tries to elaborate an interpretative hipothesis about
heir frequency and distribution, especially referring to the processes of transfer from L1.
Premessa
Il presente studio, basato sull'analisi di una serie di elaborati di studenti universitari catalani svolti in momenti diversi ma nelle stesse condizioni, cio in
sede di esame finale di corsi di linguistica o di letteratura,1 ha lo scopo di individuare una tipologia di errori e di fornirne ipotesi interpretative in funzione
della loro frequenza e distribuzione. Naturalmente sono significative soprattutto quelle deviazioni che si riscontrano nel maggior numero di studenti, in
quanto spie di un aspetto problematico. Nelle tabelle finali ho raggruppato gli
errori del materiale spogliato (29 esami svolti da 22 studenti) per settori grammaticali, indicando la loro provenienza con il numero assegnato a ciascun elaborato.2 Ho preso in considerazione tutti gli errori di tipo grafico-fonetico,
morfosintattico e lessicale (non sono segnalate eventuali ripetizioni dell'errore
nello stesso elaborato), ma non ho tenuto conto (salvo alcuni casi di deviazioni
stilistiche riguardanti l'ordine delle parole) degli aspetti inerenti l'organizza1. La preoccupazione dello studente perci rivolta pi ai contenuti che non alla lingua.
Inoltre, gli esaminandi non potevano consultare n vocabolari n libri. Non bisogna
dimenticare, tra l'altro, che il loro metodo di studio abituale si basa sulla memorizzazione
degli appunti presi a lezione, magari integrati da altre letture, ma comunque considerati
punto di riferimento prioritario. Il materiale linguistico degli esami costituito in maggior
parte dalla lingua del professore trascritta frettolosamente durante le lezioni e ristrutturata
poi nella memoria dello studente. Esiste quindi un filtro fonetico da non sottovalutare in
questi esempi di lingua scritta. Ne prova la presenza isolata di alcune grafie devianti che
trascrivono pronunce regionali, in questo caso meridionali, dell'italiano, la cui origine
risale al docente (introdusce, abbita, dubbita, cortiggiano, prestiggio).
2. Occorre precisare che adotto per comodit letichetta di errore pur includendo usi devianti
dello standard non classificabili esattamente come erronei (come le mancate elisioni di taluni articoli o determinate scelte preposizionali), ma interpretabili come tali nel quadro delle conoscenze linguistico-grammaticali dei soggetti esaminati.
Gabriella Gavagnin
zione sintattica del discorso. Tuttavia, ho usato anche la testualit come parametro per stabilire approssimativamente il livello di ciascun testo considerato,
in una scala di valori che oscilla da A a D e che tiene conto solo della competenza scritta.3 I dati suggeriscono anche quali sono all'interno di ciascun settore gli aspetti pi esposti all'errore (per esempio le consonanti doppie nella
grafia e le preposizioni nella morfosintassi). Ovviamente, alcuni settori sono
rappresentati in modo scarso nel tipo di testo preso in esame; per esempio, si
osserver che gli errori nell'uso di deittici e di determinati pronomi personali
sono quantitativamente irrisori, perch, analogamente ad altre strutture pi
tipiche del parlato, sono poco ricorrenti nel discorso scritto.
Grafia
Il settore della grafia con il maggior numero di errori quello delle consonanti doppie, soprattutto per l'alta frequenza con cui esse ricorrono in italiano, sebbene, proprio in rapporto a tale frequenza, le deviazioni siano
relativamente contenute. Infatti, i processi analogici, e quindi i transfer positivi dalla propria lingua, possono favorire il corretto impiego delle doppie in
italiano. Per esempio, in corrispondenza dei nessi castigliani o catalani ct e pt
gli studenti tendono a usare una doppia t, con risultati, in generale, corretti;
cos normale trovare prodotto, atto, attuare, conflitto, concetto ecc. Il ragionamento pu di rado provocare raddoppiamenti inesistenti in italiano (cos in
prattici modellato su prctico), o pu indurre in scempiamenti inopportuni
qualora il castigliano abbia perduto anticamente il nesso di orientamento
(cos in soggeto o in scritura), ma pi spesso costituisce il riferimento pi
immediato ed efficace per orientarsi nella selva delle doppie. In questo caso, il
ricorso alla L1 aiuter senzaltro lo studente e mi sembra oltremodo utile stimolare in lui una riflessione cosciente su una serie di semplici meccanismi
analogici che possono essere applicati con un successo molto elevato.
Insomma, il ruolo dell'interferenza, sia positivo che negativo, non va sottovalutato neanche nel caso delle consonanti doppie, considerate di solito un problema interno della struttura fonologica dell'italiano e svincolato dai tipici
processi di confronto e incrocio tra L1 e L2.
Dalla lettura statistica dei dati spogliati si pu appurare innanzitutto che
le occorrenze di raddoppiamento sono superiori a quelle di scempiamento
improprio (65 contro 50). Anzi, se prescindiamo dai casi di degeminazioni in
parole che hanno una sequenza di doppie, la tendenza al raddoppiamento
assume dimensioni molto significative (65 contro 29). Non tutte le consonanti presentano gli stessi rischi: dal quadro riassuntivo, articolato per fonemi
rispettivamente sonori e sordi, si desume che alcune consonanti risultano pi
problematiche di altre, il che pu anche essere in rapporto alla loro frequenza
nella struttura fonologica dell'italiano (la doppia v, per esempio, ha una fre3. La maggior parte di elaborati sono di livello medio-alto, poich si tratta di studenti frequentanti il secondo ciclo del corso di laurea in Filologia Italiana.
Per una grammatica degli errori di studenti catalani in italiano como L2 Quaderns dItali 3, 1998 123
quenza bassissima rispetto alla doppia l o alla doppia p). In particolare, nel
nostro schema, le consonanti pi colpite sono la t, la f e la m, e in misura leggermente inferiore la s e la p. Per quanto riguarda la t, il raddoppiamento si
verifica soprattutto nel segmento finale -atto/a/i/e (7 su 13), forse per attrazione dei participi passati con raddoppiamento. Si potrebbe interpretare in
modo analogo sia il caso della f, dove la frequenza dell'errore si concentra nel
segmento iniziale deff- / diff- (9 su 11), rendendo plausibile l'ipotesi di un
raddoppiamento analogico su forme molto comuni come differente o difficile,
sia quello della m, dove pi della met di geminazioni scorrette coinvolge il
segmento iniziale comm-, ma qui potrebbero influire i processi di interferenza
con altre lingue (le parole interessate presentano una doppia in quelle corrispondenti in francese o inglese) o l'attrazione esercitata da altre parole italiane
di uso comune (commercio, commedia). Infine, le oscillazioni nell'uso della s
potrebbero collegarsi anche all'alternanza nel sistema grafico catalano tra s/ss
per differenziare la sonora dalla sorda, mentre molti scempiamenti (per esempio nel caso della p) figurano in parole con un'elevata somiglianza formale
con le corrispondenti forme castigliane e catalane: apare (aparece/apareix),
aparizione (aparicin/aparici), aprezzato (apreciado/apreciat), oposti (opuestos/
oposats), oposizione (oposicin/oposici), presupone (cast. presupone).
Gli altri fenomeni devianti della grafia sono di origine fonetica, mentre
sono del tutto irrilevanti gli errori relativi all'uso di digrammi e trigrammi
(pi frequenti magari a livelli di competenza pi bassi). Poich, come noto e
come confermano i dati di questo spoglio, la fonetica tra i settori pi esposti
alle interferenze, possiamo considerare i tratti grafici seguenti come tipici di
studenti ispanofoni e catalanofoni:
a) Confusione tra la bilabiale e la labiodentale (b/v).
b) Oscillazioni nell'uso della e davanti a nessi composti da s implicata
aggiunta (especialmente, l'especulazione, espirituale) o soppressa per ipercorrettismo (stranea, spressivo). L'abitudine fonetica ad evitare tali nessi in
posizione iniziale testimoniata dalla frequenza con cui essi sono preceduti dalla forma dell'articolo o del dimostrativo non collocatile foneticamente in tali contesti: del studio, quel stimolo, un strumento, quel studio,
nel stesso, sintagmi dietro cui si cela la tendenza della studente, nel
momento in cui scrive, a pronunciare mentalmente tali forme con una e
o una i prostetica.
c) Mancata elisione dell'articolo femminile indeterminativo e, davanti a i
(per influsso del catalano), di quello determinativo.
Morfosintassi
Nella morfologia un settore particolarmente colpito quello dei plurali femminili, sottoposti a un processo di semplicazione e di regolarizzazione dei
paradigmi. L'allineamento delle desinenze di nome e determinanti avviene
indifferentemente in -i o in -e.
Gabriella Gavagnin
Per una grammatica degli errori di studenti catalani in italiano como L2 Quaderns dItali 3, 1998 125
della preposizione da, avvertita come una forma estranea, non riconducibile a
un'equivalente forma della L1. In realt, in questo settore particolarmente
potente l'azione di transfer dalla L1 alla L2 ( sintomatico il caso di a partire
di, formula del resto molto meno frequente dal punto di vista stilistico in italiano). Analogo discorso si pu fare anche per le locuzioni preposizionali, le
congiunzioni e gli avverbi, dove le interferenze costituiscono la causa principale, se non addirittura unica, d'errore. Alcune deviazioni spiccano per la loro
alta occorrenza, come nel caso della congiunzione subordinante mentre che
invece di mentre. Gli errori possono essere di forma (fino invece di fino a,
davanti invece di davanti a, attraverso di invece di attraverso, ancora pi
invece di ancor pi: molto complessi in genere gli accumuli di preposizioni e
avverbi) o di semantica (ogni volta pi per sempre pi, finalmente per alla fine,
anche per inoltre, come per quanto).
Per quanto riguarda la sintassi verbale, i dati indicano chiaramente due
costruzioni a rischio: le concessive (in cui si prescinde sistematicamente dal
congiuntivo) e i gerundi, subordinanti o fraseologici, presenti in eccesso.
D'altronde, esse figurano tra le non molte divergenze tra castigliano, catalano
e italiano in questo settore.
Un altro aspetto su cui mi sembra necessario richiamare l'attenzione
riguarda l'ordine delle parole nella frase, un aspetto tradizionalmente trascurato dalle grammatiche. In particolare, i numerosi enunciati devianti riportati
coinvolgono un numero molto limitato di elementi, l'avverbio solo/soltanto e
soprattutto le congiunzioni anche/neanche, il cui uso appare quindi decisamente problematico nella L2 di studenti ispanofoni, tale almeno da meritare
una maggiore attenzione in sede di riflessione grammaticale.
Lessico
Il dato pi macroscopico nell'ambito lessicale il ruolo determinante svolto
dai processi di transfer, i quali, sebbene palesati negativamente dagli errori,
agiscono costantemente su tutta la materia lessicale grazie all'elevato grado di
affinit tra la L1 e la L2, fattore da sfruttare senz'altro come strumento di
apprendimento accelerato, ma da controllare con opportune strategie didattiche per le insidie che parallelamente esso comporta.
In un primo tentativo di raggruppamento dei termini devianti si possono
prendere in considerazione tre variabili:
1. Se si tratta di ispanismi pi o meno italianizzati, ma privi di un tipo lessicale somigliante in italiano;
2. Se la parola un ibrido dal punto di vista formale tra il termine italiano e
quello della L1;
3. Se la deviazione non formale ma semantica.
Sono cos riuniti nel gruppo dei Prestiti italianizzati i pochi casi in cui il
processo di italianizzazione di una parola castigliana o catalana stato appli-
Gabriella Gavagnin
cato su parole inesistenti in italiano. Molto pi folte sono, invece, le liste dei
calchi semantici e dei termini ibridi, risultato appunto dell'enorme somiglianza formale del lessico tra le tre lingue in questione. In particolare, gli
ibridi permettono di analizzare anche quali elementi resistono maggiormente
ai meccanismi di trasformazione del termine della L1 in quello della L2. Per
esempio: difficilmente ci si dimentica della vocale finale nei morfemi verbali
o nominali, come pure i nessi o fonemi consonantici estranei all'italiano sono
di norma sempre sostituiti da nessi o fonemi esistenti in italiano (cast. e cat.
conflictiva conflittiva o cast. extraer straerne), tranne qualche eccezione
(fragmentazione) riscontrabile a livelli di competenza pi bassi. Invece, la
scelta delle vocali atone i / e (sollicitati, correspondenti, provinente) o dei suffissi (intervenzione, salvazione, evoluzioner, conflittiva, passo, manca) appare
molto problematica a tutti i livelli.
Conclusioni
Come si cercato di mettere in luce in questa lettura generale dei dati classificati, il ruolo svolto dall'interferenza nella dinamica degli errori ha dimensioni notevoli e agisce secondo meccanismi attivati in genere in modo
involontario dallo studente; talvolta, per, questi pu ricorrere in modo
cosciente alla L1 alla ricerca di analogie che lo aiutino a colmare lacune fonetiche o grammaticali. Invece, i fenomeni di semplificazione linguistica indipendenti dalle strutture della lingua propria hanno un'incidenza molto
limitata soprattutto, ma non solo, a livelli medio-alti. I dati confermano che
la L1 (anzi le L1, poich in soggetti bilingui o diglossici possono verificarsi
pressioni simultaneamente da entrambe le lingue possedute) interferisce
soprattutto in settori come la sintassi e il lessico, come noto pi esposti a tale
fenomeno, e in misura minore, ma non per questo da sottovalutare, nella grafia e nella morfologia, dove emergono parallelamente anche processi di semplificazione linguistica ricorrenti nell'italiano di chi ha una diversa L1. Per
esempio, la tendenza alla regolarizzazione del paradigma di sostantivi e aggettivi femminili ampiamente riscontrata anche nell'italiano popolare, cio
nell'italiano di dialettofoni. Infine, riguardo all'interferenza, i dati analizzati
evidenziano che essa si manifesta sotto forma di meccanismi diversificati che
andrebbero esplorati in modo pi sistematico perch la loro conoscenza pu
senz'altro migliorare eventuali strategie didattiche.
Per una grammatica degli errori di studenti catalani in italiano como L2 Quaderns dItali 3, 1998 127
d
cadde 3.
iddentificarsi 12.
g [velare]
p
copprono 19.
scoppo 20.
t
prattici 5.
radoppiamento 14b. datta 11a.
15a.15b.16a.16b. legatto 13.
17b.20.
collegatti 9.
amalatti 9.
sostratto 15b.16b.
diastrattici 10.
cadutta 13.
percepitte 9.
cattena 3.
rottacismo 15b.
prottegono 21.
c [velare]
ragruppamento 15b. riccupera 1.
prottegono 21.
dopodicch 8.
grecco 18.
Data
VI-95
XII-95
II-96
XII-95
II-96
XII-95
II-96
XII-95
II-96
II-96
II-95
II-95
VI-95
VI-95
oposizione 20.
oposti 8.
apare 4.
aparizione 13.18.
aprezzato 11a.
dopie 15a.
aprendimento 21.
presupone 5.
produtrice 5.
legitimo 7a.
addiritura 8.
stretamente 9.
scritura 13.
maritime 15b.
soprattuto 15b.
monotonghe 17a.
soggeto 21.
chiacherare 9.
oclusive 17a.
Livello
B/C
D
D
C/D
C/D
D
D
A/B
B
A/B
D
D
B/C
L1: italiano
Gabriella Gavagnin
f
deffiniamo 1.
deffinito 5.
rifflettono 6a.
diffendendo 6b.
diffende 7a.7b.12.
diffenditori 7b.
deffine 9.
diffesa 12.
riffare 13.
g [palatale]
cortiggiano 11a.
sfugire 3.
prestiggio 13.
attegiamento 9.
s
bassi basi 8.
presione 19.
issoglosse 10.
nesi 18.
criticandossi 11b.
conoscese 3.
assimetrico 16b. 20.
assimmetrico 19.
essempio 21.
rissale spicca 3.
m
communit 5.
inimaginabile 11b.
commodo 5.
assimetrico 16b.
comminciare 9.
comentare 20.
communicare 13.
amalatti 9.
communicazioni 15b.
gemminazione 17a.
degemminazione 14b.
arriveremmo 13.
parleremmo 11a.
l
ellisione 14a.
sibillanti 14b.
c [palatale]
fiduccia 9
acenna 8.
z
concezzioni 7a.
razzionalizazione 7a.
adozzione 13.
venezziano 15b.
negozzi 21.
n
personnaggio 9.
divienne 13.
branno 18. 20.
r
fanciulezza 9.
dal'ignoto 9.
sufisso 14b.
difusione 16b.
diferenza 18.
efetto 20.
faciamo 6b.
attualizano 7a.
razzionalizazione 7a.
democratiza 13.
caratterizanti 18.
verrano 9.
prerromana 10.
Sequenza di doppie
efetto 20.
sufisso 14b.
fanciulezza 9.
soggeto 21.
soprattuto 15b.
addiritura 8.
ragruppamento 15b.
aprezzato 11a.
attualizano 7a.
caratterizanti 18.
verrano 9.
acenna 8.
attegiamento 9.
radoppiamento 14b.15a.15b.16a.16b.17b.20.
b/v
riproveboli 9.
fabole 11a.
trobatori 11a.
servo-croata 21.
diavolici 11a.
avvia abbia 13.
doviamo 21.
Per una grammatica degli errori di studenti catalani in italiano como L2 Quaderns dItali 3, 1998 129
s implicata
especialmente 20.
l'especulazione 7a.
espirituale 8.
esperimentare 7a.
del studio 5.
quel stimolo 7a.
un strumento 7a.
quel studio 8.
nel stesso 13.
stranea 6b.
spressivo 13.
straerne 4.
Elisioni e troncamenti
la Estetica 5.
la Italia 17b.
alla influenza 17b.
la impossibilit 19.
dell'espressioni 5.
dell'interazioni 6b.
un'altro 7b.
un'amore 9.
Accenti
e 1.7a.13.15b.21.
ne n 20.
pero per 1.
da d 17a.
Deglutinazioni e agglutinazioni
su la 11a.
a la 16a.
a l'infinito 20.
a l'italiano 21.
per ci 15b.
gi che 18.
per tanto 11b.18.
Altro
spezializzate 6a.
enunziati 6a.
fragmentazione 17b.
strictamente 14a.
introdusce 5.
archaiche 17a.
cerchare, ricercha 8.
traccie 18.
sporchizia 3.
Morfosintassi
Plurali femminili
due soluzione 1.
le arme 9.
le manifestazione scritte 13.
delle regione 16b.
alle assimilazione 16b.
le iniziale latine 16b.
questi espressioni 5.
le espressioni verbale 5.
espressioni diversi 5.
tracce tipici 18.
formi verbali 20.
situazioni pi complessi 21.
ogni espressioni 5.6b.
Gabriella Gavagnin
Articoli
i pseudoconcetti 5.
li strumenti 13.
Possessivi
suo/a/oi/e loro 7a.9.11a.16b.18.
Dimostrativi
quello/ci
Era, appunto, l'intervento della fortuna quello che poteva 2.
l'amore quello che permette 7a.
quello/il
il primo momento quello secondo 8.
il proprio Boccaccio lo stesso Boccaccio 3.
Indefiniti
qualche linguistici 5.
alcuna grafia 19.
alcun altro caso 20.
tutta possibile ogni possibile 7a.
Verbi
Desinenze:
tenemo 5.
creamo 7a.
define 7a.
apparono 17a.
scompariscono 20.
prendr 13.
sembrarebbe 3.
producerebbero 6b.
conceputo 6b.
dividita 20.
dividiti 21.
Accordo participio
affermatosi affermatisi 11b.
li ha imparato 21.
Avere/Essere:
aveva stato 5.
ha penetrato penetrato 6a.
avevano esistito 11b.
hanno passato sono passate 16b.
Costruzioni impersonali:
c' ci sono 19.
ha avuto c' stata 18.
avere esserci 17a.
Costruzioni riflessivo-pronominali
evadersi evadere 9.
s'inizia inizia 12.13.
si cambiata cambiata 13.
Per una grammatica degli errori di studenti catalani in italiano como L2 Quaderns dItali 3, 1998 131
Preposizioni
Di/Da
a partire di/del/ 7a.7b.8.9.13.
evadersi della 9.
allontanato di 7a.
separata delle 5.
si isola del 7a.
diverso/a/i/e di/del/ 5.7a.
dipendere di/del/ 10.16b.21.
proviene di 15a.
scompariscono dell'uso 20.
servira di base 12.
Per/Da
viene deffinito per questo 5.
prodotta per 13.
sostituita per 14b.
siano caratterizzati per 17b.
per un'altra parte 17b.
A/Da
diverso/a a 8.21.
Da/Di
pi spiritoso da quelli 9.
stessa formazione dai siciliani 9.
il suo uso da questo autore 19.
A accusativo
al quale 7a.
In/Su
tre punti in cui gira 3.
nel limite superiore 8.
basato in/nel/ 11a.13
ripercussione nel 15a.
A/Con - Con/A
collegamento alla con la 5.
in rapporto colle idee alle 7b.
Altri casi
di molto piccolo 12.
previe delle cose previe alle 7a.
un sistema di cinque gradi a cinque
gradi 16b.
Preposizioni rette da verbi
per quanto riguarda a/al/ 5.12.20.21.
conta con su 6a.
si ispirano in a 13.
ha sostituito x per y con 14a.
permette [] elaborare di elaborare 6b.
sfugire delle 3.
lontano di 21.
si allontanano di/del/ 4.20.
separa di 17b.
slegata del 12.
non si distinguono di 5.
provinente di 13.
viene delle 17a.
accompagnate di 12.
novella di caratteristiche picaresche 2.
dominati per 13.
favorito per 21.
caratterizzato da e per 15b.
per una parte 17a.
per i linguisti da parte dei 5.
il modello a seguire 12.
il prodotto da quello precedente 2.
esclusiva dalla 13.
diventa in diventa 3.
traducono al in 12.
pensare in a 21.
ha sostituito da con 19.
accennare l'uso a 15.
Gabriella Gavagnin
Congiunzioni e avverbi
Congiunzioni subordinative
mentre che mentre 5.11b.15a.15b.17a.17b.
gi que 2.
gi che 18.
tanto come 22.
Sintassi verbale
Concessive
sebbene rifiuta 5.
tuttavia che 5.
sebbene si perde 9.
sebbene 11b.
sebbene ci potevano 16a.
sebbene spostata 16b.
bench presenta 20.
malgrado di essere stato 7a.
Gerundio
riguardando riguardante 15a.
fu adeguando adegu 16a.
dipendendo dipendenti 16b.
Altri casi
segnerebbe avrebbe segnato 11b.
l'ideale da esser beffato 2.
la persona ideale da beffare
espressioni impossibili da capire da essi 8.
impossibili che siano capite da essi/ impossibili da capire
Per una grammatica degli errori di studenti catalani in italiano como L2 Quaderns dItali 3, 1998 133
Gabriella Gavagnin
Lessico
Prestiti italianizzati
stamento classe 11a.
dettetare scoprire, individuare 13.
connettare 7a.
Ibridi formali
risultado 5.
fragmentazione 17b.
reivindica 5.
recivono 13.
desviato 22.
devenire 8.
straerne 4.
istoriche 15b.
conflittiva 1.
intervenzione 13.
salvazione 22.
cambio cambiamento 20.
estensa estesa 20.
paso passaggio 17a.
manca mancanza 18.
seguitori seguaci 13.
esemplarizzarla 1.
evoluziona 5.
evoluzioner 11a.
particola 16b.
proposano 4.
emitte 7a.
Tunesia 3.
maiestatico 5.
iustappongono 8.
vantaggiati 11b.
sollicitati 6a.
correspondenti 8.
singulare 15a.
provinente 13.
distinguire 8.
esprimire 13.
simple 17a.
comprova (sost.) prova 11b.
Romenia 16b.
Calchi semantici
darsi aversi, verificarsi 6a.6b.16a.17b.21.
soffrirla subirla 3.
intorno/entorno ambiente 6b.
cerchio circolo 6a.
contemplare considerare 5. 6b.8.
deriver andare verso 6b.
sperimentare/esperim. subire 7b.16a.16b.
attiene a coinvolge 6b.
perseguita perseguitata 11a.
versare tradurre 11a.
allontanato lontano 7a.
esquisito raffinato 12.
procede proviene 20.
resta 11b.
affetta a coinvolge 20.
compartono 20.
attuare agire 20.22.
Altri calchi
il chiamato il cosiddetto 19.
fa che fa s che 17b.
non ha niente da vedere 13.
non ha niente che vedere 5.
al suo desiderio e piacere 3.
un felice finale 3.
Abstract
The purpose of this communication is to situate cooperative language learning and teaching in the sphere of foreign language education, specially of the Italian as second language
to students of a Management School. The concepts of collaborative or cooperative learning have emerged in the last fifteen years, incorporating principles of learner-centrededness into programs. With regard to this point, the aim is to motivate the students of
technical schools or colleges to learn the L2 for their future jobs. One of the basic teaching techniques associated with cognitive theory is based on activities related to the learners subject specialization. Yet, this is not enough to motivate young students to improve
the four traditional skills in the target language. So, in the classroom of a foreign language
for specific purposes, teacher can link the various methodological approaches with cooperative learning in small groups, to increase the awareness about learning, and about language, and to implement an integrative motivation.
The collaborative efforts to work together in the classroom, with the students organized in structured teams, involve and encourage to develop metacommunicative as well as
communicative skills.
1. Introduzione
Scopo di questa comunicazione la proposta dell'apprendimento cooperativo (AC) come approccio pedagogico per l'italiano diretto a studenti di Economia Aziendale, vale a dire per l'italiano come microlingua del commercio e
dell'economia.
Prima di tutto si giustificher l'adozione di questa metodologia dal punto
di vista teorico, attraverso una breve riflessione sugli aggiornamenti in glottodidattica, nel cui discorso l'AC pu inserirsi come elemento integrativo. In
un secondo tempo si tenter di chiarire termini e concetti, indicando alcuni
riferimenti pratici per organizzare l'impostazione didattica in classe.
2. Come insegnare l'IFS, ovvero dal processo al prodotto
Il processo di apprendimento pu essere paragonato a un lungo viaggio. La
metafora proposta dai linguisti britannici Hutchinson e Waters, i quali
coraggiosamente si chiedono perch l'alunno di una facolt non letteraria
Angela Ferioli
Angela Ferioli
Angela Ferioli
b) se gli studenti lasciati fuori sono due, scegliere uno studente gi assegnato
a una squadra e formare una squadra di tre alunni;
c) con tre studenti lasciati fuori, formare una squadra di tre.
5.5. Pi ragazzi che ragazze?
Spesso in classe ci sono pi ragazzi che ragazze, o viceversa. In questo caso,
meglio assegnare 2 ragazzi e 2 ragazze ad ogni squadra e poi formare squadre
solo di ragazzi o solo di ragazze. stato osservato che in un quipe di tre
ragazzi e una ragazza, questa purtroppo assume un ruolo subalterno, comportandosi da segretaria del direttore, vale a dire prendendo appunti, ascoltando ma intervenendo poco, ecc. da rilevare che, globalmente, la maggior
parte delle ragazze raggiunge risultati pi soddisfacenti dei compagni della
stessa et.
6. Lingua e squadre
6.1. Il livello linguistico non omogeneo
Quando si parla di microlingua ci si trova, generalmente, di fronte a studenti che conoscono l'argomento e che sono facilitati nella comprensione della lingua proprio dalla familiarit e dall'interesse per esso.
Purtroppo, per, una buona parte delle matricole non ha alcuna dimestichezza con la specializzazione che ha scelto. Inoltre, le Facolt tecniche e
scientifiche accolgono studenti provenienti da scuole superiori differenti e
forniti da un diseguale bagaglio di conoscenze e abilit metalinguistiche. Il
calendario delle lezioni non permette l'organizzazione di lezioni a gruppi
di diversi livelli. Per quanto riguarda il livello principianti, all'inizio del
corso gli studenti possono essere divisi in gruppi omogenei per conoscenza
linguistica.
Inoltre, d'accordo con Gotti (1987), il materiale linguistico dovr essere
proposto seguendo un criterio di gradazione. L'insegnante dovr stabilire
quali e quanti elementi del programma dovranno essere insegnati prima e
quali dopo.
Nel nostro caso prendiamo in considerazione dapprima gli aspetti pi
semplici e poi quelli pi complessi, con particolare considerazione per gli elementi di interferenza lessicale e linguistica tra italiano, spagnolo, catalano,
oppure lessicale per quanto riguarda inglese/italiano.
All'inizio, dunque, dovrebbe essere parlato esclusivamente lIFS se i contenuti grammaticali e lessicali sono a un livello adeguato per la maggior parte
dei gruppi.
7. Attivit, sussidi e contenuti
Un altro concetto fondamentale di una lezione collaborativa senz'altro
quello di sussidio. Abbiamo tradotto la parola inglese structure (proposta
2. Prima d'iniziare il gioco l'insegnante aiuta o invita gli alunni a formulare delle frasi in italiano che servino poi da rinforzo positivo per chi
Angela Ferioli
esegue correttamente gli esercizi (Brava! Bravissimo!, o altre pi divertenti). fondamentale che un riconoscimento positivo sia dato dai propri compagni di squadra e non solo dall'insegnante. Infatti, esso crea un
buon ambiente comunicativo, abbassa la soglia dell'ansia, diminuisce
il senso del ridicolo e rafforza lo spirito di gruppo.
3. Inizia il gioco: l'alunno A mostra la parte frontale delle carte all'alunno B,
il quale deve dare la risposta corretta. Se la risposta corretta B fa un
punto e A gli mostra il dorso della carta, congratulandosi con B (che di
solito contentissimo di sentirsi dire che un genio). Risposta sbagliata:
l'alunno A mostra sempre il dorso della carta, cio la risposta corretta che
poi ritorna in fondo al mazzo, per offrire una seconda opportunit a B. Si
continua cos finch terminano le carte. Scambio di ruoli. Chi ha vinto il
primo round?
Gli alunni C e D eseguono lo stesso esercizio, poi scambiano il mazzo di
carte con A e B. Verifica dei punteggi.
Il momento dell'UD coinvolto quello della fissazione dei materiali contenuti dal testo-pivot.
Altre applicazioni:
Tempi verbali, articoli, genere e numero sostantivi, uso delle preposizioni,
ecc.
Recupero di elementi di una lezione precedente. Per esempio, la ricostruzione di sequenze da una conversazione da un'audiocassetta.
Abbinamento di termini tecnici con le rispettive definizioni.
Quest'ultimo controllo serve per mettere a fuoco le strategie definitorie,
dato che il saper definire una delle sottoabilit pi importanti del discorso
microlinguistico (Porcelli, 1992). Un corso di LFS deve rivalutare la memoria
come mezzo per lavorare anche in una fase intermedia di fissazione e di rielaborazione dei termini economici. Non sempre possibile proporre come testipivot dei dialoghi situazionati o letture specifiche. Arriva il momento in cui si
deve pur affrontare l'UD Borsa e Finanza, in cui una delle attivit la decodificazione in L2 di un bilancio aziendale. Generalmente, gli alunni del quarto
anno sanno decodificare senza troppi problemi le voci di bilancio, poich ne
conoscono i concetti finanziari. Per l'insegnante di IFS, dunque, l'obiettivo
ricorrere alle strategie definitorie per passare dal concetto al termine. Attraverso il concetto l'alunno acquisir il termine conto economico che a sua
volta metter in rapporto con estado de resultados, oppure comprender che
alle immobilizzazioni finanziarie corrisponde semplicemente (almeno per
lo studente di Economia!) lo stesso concetto di fijo financiero.
Il gioco delle carte, dunque, un ottimo sussidio interattivo per acquisire (e non solo memorizzare) questi termini. Da qui l'alunno avanzato pu
passare a una fase ulteriore, quella della formalizzazione, e tentare la definizione di un grafico, applicando i termini dell'attivo e del passivo.
Allo stesso tempo, molte attivit che derivano dalla ricerca in glottodidattica delle LFS, possono venire integrate dall'organizzazione collaborativa in
classe.
Se si preferisce, si possono combinare le attivit contestualizzate dell'
approccio nozionale-funzionale con le strutture dell'AC. Personalmente, combino i vari approcci e, tuttavia, per certi aspetti grammaticali, come l'uso di preposizioni o di alcune congiunzioni, l'applicazione del sussidio Verifica in
coppia nel lavoro di squadra e tra squadre non solo risolve problemi di memoria, ma di grande aiuto per l'acquisizione di abilit comunicative che rompono l'isolamento e la noia dell'esercizio individuale.
7.2. Verifica in coppia.
Questo sussidio si compone di 8 passi. Pu essere usato per un esercizio tradizionale, o per risolvere in modo pi creativo un problema posto da una lettura. Nel primo caso gli alunni si allenano l'un l'altro in attivit di scrittura;
mentre nell'altro si allenano per cercare la soluzione al problema posto.
Esaminiamo questo secondo caso, diretto a studenti di livello avanzato.
Dopo la lettura e analisi di due cataloghi di prodotti uguali, offerti da due
aziende distinte, ogni squadra deve decidere quale dei due prodotti il pi
conveniente. Comparando prestazioni, prezzi di listino, sconti e tutti gli altri
elementi, gli alunni devono completare lo schema seguente:
VANTAGGI
1 prodotto
SVANTAGGI
2 prodotto
Angela Ferioli
Angela Ferioli
GARDNER, R.C. (1985). Social Psychology and Secon Language Learning. The Role of
Attitudes and Motivation. Edward Arnold.
GARDNER, R.C.; LAMBERT, W.E. (1972). Attitudes and Motivation in Second Language Learning. Newbury House.
GOTTI, M. (1987). Linsegnamento dei linguaggi specialistici; Le attivit di lettura
e scrittura nella didattica dei linguaggi specialistici; Presentazione di una unit
didattica per l'insegnamento della lingua straniera nelle scuole ad indirizzo commerciale in AA.VV. 1987.
(1991). I linguaggi specialistici. Firenze: La Nuova Italia.
HUTCHINSON; WATERS (1987). English for Specific Purposes: a learning-centred approach. Cambridge: CUP.
JULLION, M.C. (1990). L'insegnamento delle LSP nelle Facolt di Economia e
Commercio, Giurisprudenza e Scienze Politiche. Problemi istituzionali; Percorso storico: problemi di didattica della microlingua in tre riviste francesi, in
AA.VV. 1990.
MUNBY, J. (1978). Communicative Syllabus Design. Cambridge: CUP.
PORCELLI, G. (1987). Il testing in un approccio comunicativo alle lingue estere, in
AA.VV. 1987.
(1990). Dalla lingua comune alle microlingue, in AA.VV. 1990.
(1992). Educazione linguistica e valutazione. Bergamo: Liviana.
TITONE, R. (1980). Glottodidattica: un profilo storico. Bergamo: Minerva Italica.
(19912). La ricerca in psicolinguistica applicata e in glottodidattica. Roma: Bulzoni.
(1992). Grammatica e glottodidattica. Nuove prospettive. Roma: Armando.
VOGHERA, M. (1992). Sintassi e intonazione dell'italiano parlato. Bologna: Il Mulino.
Abstract
This paper attempts to shed some light on the specific teaching of Italian language
applied to singing. We must admit its increasing demand on most Lyrical schools or
High Schools of Music all over the world.
Needless to say there are no proper teacher-training centers to help teachers acquire
and develop new methods and techniques on teaching languages for musical purposes. All
other fields in language teaching are fully covered with ample research on every specific
subject: economics, engineering, medicine, law, etc. As far as music is concerned, there is
a lack of investigation on the linguistic abilities, viz. phonology and phonetics, a prospective singer will need when performing an aria in an opera or in an oratorio.
Up to now, our teaching activity is only based on our own experience. In this essay
we propose a methological approach in order to provide an academic frame to the teaching of Italian language applied to singing.
And this is what we have been doing for several years at the Escuela Superior de
Canto in Madrid.
Creemos, pues, necesario dar rango de disciplina a esta materia, pero conviene advertir que lo que aqu vamos a tratar es un campo abierto a la investigacin, desde la experiencia de algunos aos dedicados a la enseanza de esta
destreza del italiano, sin establecer dogmas.
1. Balboni, P. (1994). Didattica dellitaliano a stranieri. Roma: Bonacci.
Partiendo de estos presupuestos e insistiendo en el hecho de que la metodologa que se propone es puramente emprica y de que su sistematizacin y
su adecuado material didctico estn an por hacer, exponemos sumariamente el desarrollo de los contenidos de la asignatura, tal como se ha estructurado en los ltimos aos en la Escuela Superior de Canto de Madrid.
El profesor desarrolla su actividad docente en tres mdulos distintos:
A) Clases de grupo (mximo 15 alumnos).
B) Clases individuales.
C) Clases individuales con el repertorista pianista acompaante de idiomas.
Cada mdulo cubre unos objetivos especficos, pero ninguno de ellos tendra sentido por s solo porque son interdependientes.
A) Clases de grupo
Operan sobre los dos niveles lingsticos mencionados: italiano normativo
sincrnico y prcticas de lectura del italiano del repertorio vocal, desde el
siglo XVII hasta nuestros das. En estas clases de grupo se sientan las bases
fonolgicas de la lengua que se aprende y aunque el didacta opera con la
fontica como con el resto del material, siguiendo los criterios de presentacin graduada, anlisis contrastivo, variaciones alofnicas, etc., es evidente la
prioridad absoluta del aspecto fonolgico sobre todos los dems. La insistencia en la reproduccin exacta primero y en la produccin exacta despus, de
los fonemas, en los distintos contextos, se debe reiterar en cada alumno y en
cada clase de grupo.
El modelo didctico elegido para la ejercitacin de la lengua del libreto es
la lectura en comn de uno de estos textos, ms breve y sencillo en el primer
curso, ms complejo en registro y argumento en el segundo. El ejercicio se
plantea de forma distinta segn el nivel:
Nivel 1
Se enfoca la lectura a la correcta emisin de los fonemas en la cadena
hablada, familiarizando al alumno con sonidos que en italiano actual son
menos comunes (fontica diacrnica).
Se realizan los comentarios morfolgicos oportunos que distinguen esta
variedad de lengua y se explican los arcasmos y su moderna acepcin,
exponiendo al alumno el significado global del texto que se ha ledo y
cuya comprensin por parte del alumno rara vez alcanza el 60%.
Nivel 2
En la lectura se trabaja no slo la articulacin correcta sino tambin los
rasgos prosdicos como ritmo, acento y entonacin, cuya adquisicin es
una cuestin de odo y de costumbre.
El trabajo sobre las estructuras alcanza el nivel sintctico, ya que su organizacin en la lengua potica nada tiene que ver con la de la lengua
hablada: frecuentes hiprbaton, repeticiones...
De la comprensin global el alumno puede acercarse a la traduccin, con
el auxilio del profesor.
La eleccin de un libreto nico, en lugar de textos de distintas piezas vocales como prctica de lectura en grupo no es arbitraria: se trata de un texto con
un argumento, que se explica al comienzo de la lectura, ayudando al proceso de
comprensin; la mayora de los libretos contienen recitativos, ms cercanos al
uso de la lengua hablada que el cdigo de las arias y al tratarse de un texto completo el discente consigue, a lo largo del curso, una visin de conjunto.
B) Clases individuales
En encuentros paralelos a las clases de grupo se trabajan de forma individualizada los textos de las piezas que cada discente debe cantar. El proceso que se
sigue con cada partitura es minucioso y lento:
Se lee el texto completo para comprobar si el alumno ha entendido dnde
comienza cada palabra y cada frase, dado que en la partitura el texto aparece dividido en slabas, y que las slabas de cada palabra suelen unirse
entre s a travs de guiones.
Se corrigen los eventuales errores de pronunciacin y si se detectaran dificultades fonticas reiteradas se propone al alumno algn ejercicio articulatorio, para superarlas.
Por ltimo, el profesor comprueba si el alumno conoce el argumento de
la obra en la que se incluye la pieza en el caso de que se trate de un fragmento, traduce el texto, implicando al alumno ms aventajado y
explica el cdigo retrico en el que se enmarca dicho lenguaje, para que el
futuro intrprete comprenda su verdadera dimensin y pueda, a su vez,
comunicarla.
C) Clases individuales con repertorista
En este punto se encuentran el profesor de lengua, el profesor que acompaa
al piano y el alumno y en l converge todo lo aprendido durante las clases en
grupo y las de lectura individual; el alumno hace aquello para lo que se le prepara: CANTA. Puede parecer una afirmacin de perogrullo, pero queremos
insistir en ello porque tal como se est orientando la asignatura en los conservatorios de Grado medio en Espaa este momento fundamental no se est
contemplando. Es decir, el profesor de lengua aplicada al canto prepara al
alumno para la ejecucin de algo que el profesor nunca le ver hacer, al
menos en el contexto del aula.
El docente debe escuchar CANTAR al alumno, controlando las posibles
deficiencias articulatorias; es ms, el italiano cantado debe ser la parte funda-
mental, a nuestro juicio, de la evaluacin final de la asignatura en cada alumno. Sucede a menudo que estudiantes con aceptable diccin en la lectura
presentan problemas articulatorios al cantar; o viceversa, hay personas con
cierta dureza articulatoria o entonativa en la lectura, a las que el canto ayuda a
superar los escollos, facilitando su ejecucin fontica. No debemos olvidar
que se trata de emitir lengua cantada, cuya articulacin debe ser no slo correcta, sino delicadamente exagerada para que en el canal emisor no se pierdan
los matices.
Para concluir slo nos resta insistir en la necesidad de formacin e
informacin en una materia que, aunque ya goza de una cierta tradicin,
experimental y restringida, est aumentando debido a su reciente implantacin.
Abstract
This article outlines teaching activities carried out at the Italian School in Barcelona, for
the teaching of Italian as a second language.
The above experiences involved students whose first language is either Spanish or
Catalan.
The first part describes, in outline, how the teaching of a second language through
games increases the comprehension and speaking of Italian at nursery school (children of
3-4-5 years of age).
The second part explains the techniques used in introducing primary school students (children of 6-7 years of age) to reading and writing skills. The acquisition process
should take students from a state of non-understanding to a state of zero uncertainty.
The third part outlines how students attending primary school (children of 8-9-10
years of age) express themselves through writing. The children reached a good development of speaking, reading and writing skills and enjoyed experimenting different ways of
communicating by writing texts and poems.
Gli alunni dei due ordini di scuola posseggono come L1 per la maggioranza il
catalano o il castigliano e solo pochi bambini litaliano.
Per questo motivo uno degli obiettivi prioritari linsegnamento dellitaliano orale e scritto come L2.
Una prima alfabetizzazione a livello orale avviene a partire dai tre anni
nella scuola materna e solo ai sei anni, in prima elementare, si avvia il proceso
di apprendimento della lettura e della scrittura, contemporaneamente alle
altre due lingue: catalano e castigliano.
Questi processi si sviluppano in una scuola materna a tempo pieno strutturata per laboratori e centri dinteresse ed in una scuola elementare a tempo
pieno (trilingue), strutturata per moduli e laboratori.
*
Sebbene questo articolo sia concepito collettivamente, le 3 parti in cui si divide vanno
attribuite rispettivamente a Giuseppa Lulli Costruzione dellespressione orale in lingua
italiana per bambini di 3, 4 e 5 anni; Alessandro Magoga Tecniche di avvio alla lettura
e alta scrittura in lingua italiana per bambini di 6-7 anni e Silvana Dossi Esercitazioni
di arricchimento del vocabolario e articolazione della lingua italiana per bambini di 8, 9
e 10 anni.
nuovi, producendo frasi brevi (soggetto-predicato-complemento) adeguate alla capacit logica degli alunni. Importante per catturare lattenzione dei giovani ascoltatori la capacit interpretativa dellinsegnante (per
es., luso dei diversi toni di voci per i vari personaggi, per i sentimenti che
accompagnano i diversi punti della narrazione). La lettura della storia
sorretta dalla mimica dellinsegnante, dal disegno sulla lavagna bianca, da
TPR, da indovinelli grafici. Solo a lettura ultimata i bambini sono invitati
ad osservare le illustrazioni che a volte accompagnano i racconti. La
visione prematura limiterebbe linteresse del bambino che viene cos
invece soddisfatta dallascolto della produzione verbale e dallazione educativa dellinsegnante. Losservazione dellillustrazione viene allultimo
utilizzata per rinforzare la comprensione di quanto raccontato.
5 anni: laumento del vocabolario passivo e della capacit di attenzione e
concentrazione permette di aumentare la lunghezza del racconto. La
classe dei 5 anni, al termine di due anni di frequenza del laboratorio arriva
allascolto ed alla comprensione di un testo lungo anche 6 pagine impiegando lo stesso tempo, circa mezzora.
Al termine del racconto i bambini sono condotti a drammatizzarlo.
Alla fine dei 4 anni i bambini sono anche invitati a ricoprire il ruolo di
narratore sino ad allora interpretato dallinsegnante. Il prestigio di tale
personaggio sottolineato dal fatto che il bambino seduto su una sedia
alta da cui domina la scena e che ha sul capo una corona, e a volte si avvale
delluso del microfono collegato a un amplificatore. Il narratore sviluppa
la propria produzione verbale, attivit rinforzata dal fatto di dirigere le
azioni dei personaggi, lungo lo svolgersi della storia; i bambini che drammatizzano sono spinti alla comprensione verbale e alla produzione linguistica del personaggio.
La verifica della comprensione del testo data dalle attivit che si realizzano durante la lettura che costituiscono un continuo feed-back per
linsegnante e dal fatto che, una volta terminato il racconto, i bambini
cominciano: a scegliere i ruoli da ricoprire facendo riferimento alle caratteristiche essenziali; a sistemare i tavoli, le sedie in modo da rappresentare i vari
contesti della storia, tenendo conto dei rapporti topologici e spaziali; a chiedere allinsegnante semplici oggetti atti a distinguere, travestire i personaggi.
Inoltre, durante la recitazione, i bambini effettuano un controllo attivo
sullazione degli altri e per lo svolgimento corretto della storia.
Se un bambino ambisce ad interpretare il narratore ma non in possesso
delladeguato vocabolario italiano, linsegnante lo aiuta come amico-pappagallo. A volte anche bambini di 5 anni possono ricoprire tale ruolo. Altro tipo
di verifica di comprensione del racconto la ricostruzione della storia attraverso immagini sequenziali.
Le storie utilizzate sono favole di La Fontaine, di Rodari, di Lodi o di altri
autori per linfanzia.
Attraverso le storie, i bambini aumentano la loro comprensione (vocabolario passivo) e produzione linguistica (vocabolario attivo). Apprendono
parole nuove, modi di dire e nozioni di tempo.
Inventare una storia
Lanno scorso la classe dei cinque anni stata impegnata nelle realizzazione
di un libro (testo ed illustrazioni) contenente una storia inventata dagli
stessi alunni. Il lavoro, durato 5 giorni, ha avuto inizio con la proposta da
parte dellinsegnante di creare una storia da pubblicare come un vero libro
da parte di un editore. I bambini, entusiasmati dallidea, si sono impegnati
a pensare ciascuno ad un personaggio da rendere noto il giorno dopo. Quel
giorno erano presenti in classe 16 bambini e tanti sono stati i personaggi
proposti. Il giorno seguente, scritti sulla lavagna i personaggi ed abbinata
agli stessi una caratteristica incredibile, i bambini hanno cominciato ad
inventare la storia. Ogni qual volta la narrazione si arenava linsegnante
poneva un problema legato a quel punto del racconto. Per la soluzione del
problema i bambini erano invitati a far entrare in gioco dei personaggi non
ancora menzionati .
Cos nato Viaggio supercronico. I bambini, dopo aver drammatizzato il
proprio racconto, sono stati impegnati per tre giorni nella produzione di disegni atti ad illustrare il libro. Gli alunni sapevano raccontare la storia alternandosi allimprovviso nella narrazione ci denotava come tutto il gruppo
avesse partecipato alla fase della creazione. Inoltre, quando la storia venne
pubblicata in occasione della festa di S. Jordi a distanza quindi di tre mesi
i bambini, dopo una semplice lettura in classe del libro, furono capaci di
narrarla a casa ai loro genitori e, a detta di molte mamme, i bambini sapevano
leggere lintero testo leggere tra virgolette perch non erano in possesso
di tale tecnica ma dimostravano di possedere di maniera attiva il linguaggio
usato nella narrazione. Il libro ha vinto il 1 premio tra le 23 scuole partecipanti (castigliane, catalane, francesi ed inglesi). Da notare che durante i lavori
sia linsegnante che i bambini erano alloscuro del concorso legato alla partecipazione delliniziativa Los nios escriben un libro en la escuela promossa
dalla casa editrice P.A.U. La motivazione fortissima per i bambini era quella
di vedere stampata una loro storia in un libro vero come quelli venduti in
libreria e letti dagli adulti.
Racconto visivo
Viene presentata allalunno una storia per immagini in sequenza. Al
momento della presentazione le figure non sono ordinate logicamente. Il
bambino, come primo compito, dovr riordinarle secondo un filo logico.
Quindi, individuato il significato centrale della storia, deve narrarla. Dopo il
racconto spontaneo del bambino, linsegnante racconta la storia in forma pi
complessa e chiede poi allalunno di ripetere una seconda volta il racconto. La
lingua usata litaliano. Solo in una terza versione il bambino invitato ad
usare la L1 (castigliano o catalano). La motivazione di registrare una versione per la mamma o il pap.
Lobiettivo della prova di valutare la capacit di strutturazione logicolinguistica del racconto in forma esplicita in italiano L2. Inoltre, si valuter la
narrazione, sia in base ad una prima versione (racconto spontaneo del bambino), sia in base ad una seconda versione (dopo lascolto del racconto
dellinsegnante) che ha come obiettivo lanalisi del miglioramento, se verificatosi, nella produzione linguistica dellalunno. Questa modalit da una parte
permette al bambino di verificare la comprensione del racconto e dutilizzare
strutture linguistiche nuove, dallaltra rende possibile allinsegnante il controllo delle diverse modalit con cui viene riformulata, nel tentativo di cambiarla, la forma linguistica. Si pu constatare quindi come essa venga
integrata con il contenuto logico in un tessuto narrativo. Le prestazioni
dellalunno sono valutate in base ai seguenti criteri:
a) capacit di ordinare le sequenze;
b) capacit di trovare il concetto centrale della storia;
c) capacit di ragionare (consapevolezza delle relazioni, giustificazione di un
giudizio, individuazione di problemi, riflessioni e conclusioni);
d) capacit di proiezione (nelle sensazioni altrui, nelle relazioni altrui);
e) capacit di fare riferimento a dei particolari;
f) capacit di esplicitazione narrativa: uso di registro descrittivo o registro
narrativo.
Per questa prova viene usato il registratore.
Risultato: i bambini in generale riordinano in maniera corretta le immagini, nella prima esposizione trovano il concetto centrale della storia, usano
un registro descrittivo, con una o due semplici frasi illustrano limmagine;
non si proiettano nei personaggi, fanno poco riferimento ai particolari. Nella
seconda versione il registro diviene di tipo narrativo, fanno maggior riferimento ai particolari, pongono un maggior numero di relazioni causali, si proiettano nei personaggi.
La 3 versione in L1 si mostra nella sostanza uguale alla 2 in italiano L2.
2. Tecniche di avvio alla lettura e alla scrittura in lingua italiana per
bambini di 6-7 anni
L'acquisizione del programma di lingua italiana per i primi due anni della
scuola elementare presuppone dei prerequisiti che, come abbiamo visto, vengono in genere forniti dalla frequenza alla scuola materna.
Potremmo suddividere l'intero programma di lingua in tre grandi blocchi
dalle caratteristiche diverse:
1. Processi di acquisizione strumentale della capacit di leggere e di scrivere,
vale a dire leggere in forma chiara, sicura e ben impostata, collegare il
testo letto alle esperienze, alle idee, alle immagini mentali a cui si riferisce
e scrivere in forma corretta e con contenuti progressivamente pi ricchi e
pi chiari;
2. Un graduale arricchimento del lessico, a cui si collega la comprensione
oggettiva dei significati delle parole;
3. Gli aspetti relativi alla struttura della lingua usata dal bambino.
Per quanto riguarda l'apprendimento strumentale della lettura e della
scrittura nella nostra realt scolastica risulta proficuo il riferimento al
metodo analitico sintetico perch, come i metodi analitici globali, parte da
insiemi strutturati del linguaggio scritto (parole o brevi frasi) globalmente
appresi, procedendo poi per un successivo momento di analisi-sintesi di tali
insiemi.
Questo metodo risulta particolarmente indicato soprattutto in riferimento alla realt trilingue, caratteristica della nostra scuola. Partendo dalla
parola o dalla frase con una precisa connotazione per il bambino, esiste una
minore possibilit che questi si confonda con le altre lingue con le quali in
contatto.
Una volta che i bambini inizino a padroneggiare questi due strumenti
(per alcuni aspetti anche parallelamente), si cercher di potenziare le abilit
fondamentali di ogni insegnamento della lingua: lettura, scrittura, parlato e
ascolto.
Tra le attivit che si svolgono in classe vorremmo metterne in risalto,
in questa sede, soprattutto due: una che possiamo dire legata all'aspetto
della lettura e l'altra che invece comprende in maggior grado le altre tre
abilit.
Parlando della lettura possiamo notare come spesso avvenga che gli alunni
siano prigionieri di un ciclo cosiddetto della frustrazione:
non comprensione
non legge molto
lettura lenta
Non trae piacere dalla lettura
nella quale, in qualsiasi punto l'alunno si trovi, incontra delle difficolt
nell'uscire, proprio per la stretta dipendenza di un aspetto dall'altro.
D'altra parte invece ritroviamo, allo stesso modo, molto correlati tra loro,
quattro punti che ci danno quello che definiremo il ciclo della crescita
nell'interesse per la lettura:
trae piacere dal leggere
capisce quello che legge
legge con rapidit
legge di pi
Si tratta solo di alcuni esempi illustrativi, che non intendono n potrebbero esaurire l'esposizione di tutte le attivit didattiche che si realizzano a
scuola, ma che rappresentano soltanto alcuni aspetti ritenuti particolarmente
significativi.
Introduzione
Insegnare lingua italiana in una scuola trilingue richiede una particolare
disponibilit a verificare in continuazione il proprio lavoro, alcune solide
convinzioni, dei punti di riferimento teorico e una buona dose di costanza,
nel senso che i risultati tardano un po' pi che altrove e, a volte, necessario
tornare indietro di qualche passo.
Per molti dei nostri alunni l'italiano rappresenta la seconda o terza lingua
e nessuno ha la necessit di impararlo: per giocare, per comunicare, per esprimere le loro esigenze e le loro emozioni, posseggono altri strumenti. L'insegnante pu solo cercare di motivarli; d'altra parte, l'insegnamento in un
contesto trilingue, presenta anche dei vantaggi, nel senso che questi bambini
possiedono un'elasticit mentale e una capacit di passare da una situazione
all'altra e di adattarsi a nuove situazioni, che sono pi difficili da trovare in
bambini monolingui.
Poesia
Val la pena insegnare ai bambini a scrivere poesie, perch li porta ad amare la
letteratura, a scoprire i propri sentimenti, a giocare con le parole; perch
costituisce, un valido strumento per consolidare ed approfondire i diversi
aspetti della lingua, ma soprattutto perch le loro poesie sono belle e si leggono volentieri.
La terza la classe ideale per approfondire un lavoro di questo tipo, perch i bambini dominano ormai la tecnica della scrittura e sono ancora molto
spontanei.
Quando per la prima volta si propone di scrivere una poesia a bambini di
otto anni, accettano la proposta con entusiasmo, a dieci/undici anni rispondono che difficile, che non ne sono capaci.
Essenzialmente le poesie che si scrivono in classe sono di tre tipi:
a) Poesie composte secondo un metodo proposto dal poeta americano Kennet Kock e sperimentato prima a New York, poi in Francia e dal 1978
anche in Italia in tre scuole di Genzano, vicino a Roma. Questo metodo
consiste nel portare i bambini a scoprire le proprie capacit immaginative,
a dire le cose in una forma particolare per ottenere determinati effetti
senza preoccupazione per la rima.
b) Poesie composte seguendo uno schema strutturale ricavato da un'altra
poesia, cambiandone il contenuto.
c) Poesie in rima, oppure no, su un argomento specifico (per esempio la
luna, i bambini). In questo caso prima leggiamo in classe una decina (o
pi) di poesie scritte su questo argomento da autori diversi.
A livello strettamente linguistico, quest'attivit permette a tutti i bambini
di scoprire le innumerevoli possibilit della lingua; un arricchimento lessicale
nella misura in cui li obbliga a fare delle scelte; consente ad alcuni di consolidare le strutture della lingua; fa s che usino la metafora, l'anafora, l'ossimoro:
non importa se non sanno come si chiamano, avranno tempo per impararlo;
intanto, adesso le usano.
Scrittura di testi
A scrivere un testo s'impara. E non semplice, perch la lingua scritta, anche
nel caso di una voluta semplicit e brevit, richiede delle scelte, ci obbliga a
tener conto della persona che ricever o legger il testo, a dire cose che
potremmo risparmiare parlando.
Tutto questo con bambini di otto, nove e dieci anni non scontato.
L'insegnante di scuola elementare deve fornire al bambino gli strumenti
per comunicare con chiarezza e con una gamma di funzioni che lui spontaneamente gi usa, ma, prima di tutto, deve togliere l'ansia che si prova
davanti ad una pagina bianca e alla preoccupazione del che cosa scrivo? perch? in modo che si avvicini alla scrittura con serenit ed interesse. Come?
Abstract
The first Minister of Education of the Kingdom of Italy in 1861 was Francesco De
Sants, the author of the first History of Italian Literature: he shaped the notion of literary education for the Italian school a notion still in use after 140 years. According
to his vision, teaching literature meant teaching the history of literature. This vision has
been upset in the late 1980s in the teaching of foreign literatures (compulsory in the
final three years of Licei): teaching literature means teaching how to read literary texts,
how to detect and criticize their literaryness, how to connect them to the production
of the author and to the social and cultural setting of the times. This approach to the
text, rather that to the author, is spreading slowly in the teaching to Italian Literature in
schools.
Paolo E. Balboni
Il testo letterario
Nella percezione diffusa, un testo letterario perch incluso nelle varie
storie della letteratura (ma i testi di Machiavelli o Galileo sono letterari?) o
perch pubblicato in collane letterarie (ma i vari libri sulle Formiche nel loro
piccolo sono letterari?). Si delega, in altre parole, al critico o alleditore la
scelta di cosa sia letterario e cosa non. Al contrario, la capacit di qualificare e
classificare i testi e, quindi, di individuare un testo letterario (e scientifico, e
istruttivo, e speculativo, ecc.) inclusa nella competenza testuale, parte essenziale della competenza comunicativa, che rappresenta una delle mete glottodidattiche delleducazione linguistica (cfr. Balboni-Luise, 1994).
Si vedranno anzitutto le caratteristiche che rendono un testo letterario,
tenendo comunque presente che la letterariet della forma non garantisce che
quel testo abbia un posto nella storia letteraria o possegga valore artistico.
In un testo letterario, secondo limpianto funzionale di Roman Jakobson,
lattenzione dellemittente si focalizza sullaspetto formale. Laspetto qualificante della letterariet il distacco dalla lingua d'uso quotidiano, linnovazione, la reinvenzione, la rottura del linguaggio (come asseriscono le
avanguardie).
Il russo Jakobson, negli anni cinquanta, definiva la sua funzione poetica
facendo forza sulle teorie di altri studiosi russi, da Tomasevski (la cui Teoria
della letteratura del 1928) a Todorov. Ma non esprimeva concetti nuovissimi.
Alexander Pope agli inizi del Settecento scriveva che l'arte, pur avendo
come oggetto la natura(nel senso di: ci che avviene nel mondo),
riguarda what oft was thought, biyt neer so well expresst (ci che spesso
b) scarti di ordine grafico: sono propri della poesia e rimandano anzitutto alla
scansione in versi, ma anche ai calligrammes, alla poesia visiva, ecc.
c) devianze morfosintattiche, che vanno dalla scelta paratattica totale di scrittori come Sciascia, che fondano la loro scrittura sulla coordinazione, alla
scelta ipotattica basata sulla subordinazione, come in Manzoni, o al superamento della morfosintassi come in Tondelli o Brizzi; rientrano in questa categoria anche scelte di natura sociolinguistica, come il privilegio
accordato alle variet basate sul passato remoto o a quelle sul passato prossimo (scelta qualificante per un narratore!); oppure le scelte pi o meno
puristiche, quali luso del periodo ipotetico classico (se lo avessi saputo
non sarei venuto) o di quello oggi pi diffuso (se lo sapevo non
venivo); oppure luso di sostantivi con funzioni verbali, ecc.
d) le deviazioni lessicali sono le pi evidenti, insieme a quelle fonologiche: si
tratta di meccanismi propri della letterariet, quali le figure retoriche
(metafora, metoninia, sineddoche, litote, ossimoro, ecc.) e la neologizzazione, linvenzione di parole. Spesso proprio sul piano lessicale che si
gioca linnovazione di un testo letterario rispetto a quelli precedenti si
pensi ai lupini di Verga, per una scelta antimanzoniana;
e) gli scarti testuali sono di due tipi: da un lato si ha la presenza di generi letterari, d'altro canto ogni testo pur appartenendo a un genere pu
aderire ad esso oppure pu introdurre innovazioni: basti pensare a quanti
antiromanzi, non-romanzi, post-romanzi sono stati proposti in questi
decenni. Allinterno di ogni genere si hanno classificazioni basate sulle
caratteristiche formali (romanzo epistolare, romanzo dialogato, romanzo
con flusso di coscienza, romanzo realistico, ecc.) o sulle caratteristiche
testuali: un testo narrativo, ad esempio, pu essere in prima o terza persona; pu avere un autore onnisciente o basarsi sul punto di vista circoscritto, ecc.
f) le deviazioni alla grammatica sociolinguistica presenti nella tradizione sono
di tre tipi basilari: anzitutto si trova la scelta della lingua, fondamentale in
unItalia bilingue: i contadini-operai manzoniani che parlano in toscano
da un lato, e i ragazzi di vita di Pasolini che usano il romanesco rappresentano due scelte egualmente innovative rispetto al contesto in cui quei
testi nacquero; c poi la scelta di restare pi o meno vicini alla koin standard: la scelta di lupini ad opera di Verga era tanto pi dirompente
quanto pi si ampliava la Questione della Lingua; in terzo luogo, troviamo il problema della scelta di registro, che si realizza sia in termini
morfosintattici (vedi sopra) sia in termini lessicali, certo pi appariscenti:
si pensi alla carica innovativa del primi testi che introdussero luso delle
parolacce, con un effetto che ormai non viene percepito se non si colloca lopera nel suo contesto; a questo livello troviamo anche la scelta di
variet arcaiche, di commistioni di tecnicismi e linguaggio fantastico, e
cosi via;
g) pragmatica: un testo di Beckett o di Ionesco o di Pinter non rispetta certo
le regole della grammatica pragmatica, che governa luso sociale della lin-
Paolo E. Balboni
e via rispondendo, con alcune banalit o con affermazioni non spiegate (perch bella? in che cosa consiste la bellezza?).
Tuttavia c' una risposta ancor pi diffusa e mai espressa per la brutalit che essa contiene:
perch se non studi letteratura io, professore di letteratura, ti boccio.
una risposta che, dal punto di vista psicopedagogico, non ha bisogno di
commenti.
Si deve passare da una risposta violenta ad una risposta generatrice di
comportamento per il futuro, per far s che il contatto critico e consapevole
con il testo letterario non sia limitato alle poche ore degli infelici anni di
scuola, ma divenga un comportamento abituale, un abito mentale.
Le tre principali motivazioni umane sono legate al piacere, al bisogno, al
dovere.
Il dovere rappresenta una motivazione temporanea e caduca; il bisogno
unaltra grande fonte di comportamento umano. Soddisfatto il bisogno, tuttavia, i comportamenti da esso indotti cessano. Quindi non una motivazione
stabile. tuttavia possibile educare una persona a vedere, provare, sentire
bisogni non immediatamente evidenti: e i bisogni che vengono soddisfatti
dalla letteratura sono di questa natura.
Paolo E. Balboni
Questi tre assi portanti costituiscono quello che intendiamo per approccio alla didattica letteraria, ma esso ha bisogno di concretizzarsi in un metodo,
cio in un sistema coerente di procedure didattiche, di tecniche di classe.
Un metodo didattico si basa anzitutto sulla scelta di un percorso: si parte
da x per arrivare a y. Il punto di partenza, stante tutto quanto stato proposto nei paragrafi precedenti, non pu essere che il testo uno o pi testi
legati, a seconda del tipo di percorso. escluso, in quanto incongruo con le
premesse, un percorso che parta dal contesto storico-culturale, muova da
questo al movimento letterario, poi allautore e infine cerchi in qualche testo
la conferma di quanto spiegato in precedenza. lo stesso percorso che muove
dalla spiegazione della grammatica teorica per poi giungere a qualche frasetta
esemplificativa o esercitativa: un percorso che non genera comportamenti
per la vita, ma solo per la scuola.
Il percorso normale di un fruitore di letteratura (o di musica, cinema,
ecc.) quello che prende le mosse dal contatto con un testo che forse sar
composto nel 2023, quando i nostri allievi saranno persone mature in cerca
di evasione dal o di riflessione sul vivere quotidiano e che avranno, come
bagaglio, quello che gli abbiamo dato in una decina di anni di scuola.
Se il testo buono nasce un interesse per l'autore, quanto meno per
potersene procurare altri libri.
Nato poi linteresse per l'autore, se ne osserva levoluzione: i primi libri
(dischi, film) erano splendidi; poi divenuto ripetitivo, commerciale; ma
ha avuto, in questi ultimi anni, un sussulto di orgoglio, ha ricominciato a
lavorare bene.
Infine, la vicenda artistica e biografica di un autore (o cantante, regista,
pittore, musicista, architetto, ecc.: il discorso si fa interdisciplinare con ogni
materia dell'area espressivo-filosofica) viene collocata nel contesto, nella storia della letteratura attuale ( uno dei minimalisti americani che amo tanto.
Cercher qualche libro di altri minimalisti) e poi nella storia culturale di un
popolo.
Come impostare ununit didattica che rispetti queste premesse? Quanto
al principio che governa la scelta dei testi le unit didattiche possono essere
basate su:
1. Tema
Si tratta di argomenti psicologicamente rilevanti per dei (pre)adolescenti:
lamore, la morte, la guerra, la posizione della donna, ecc.
Ne derivano unit che possono essere basate su interessi presenti nel
gruppo-classe o su eventi di cui molto si parla o su cui ci si interroga: una
discussione sulla droga pu portare ad un'unit didattica che includa le
visioni di Coleridge, il vino di Baudelaire, lultima sigaretta di Zeno, il
cibo-droga di Trimalcione, le canzoni rock e reggae sul tema In tal caso, i
testi possono essere affidati a diversi insegnanti oppure organizzati dallo
stesso docente in ordine cronologico inverso (dai pi moderni al recupero via
Paolo E. Balboni
poi procedere ad ulteriori raccordi o confronti, oppure per giungere alla scoperta delle regole costitutive di un genere testuale;
b) Tecniche di analisi oltre il testo
Si tratta di tecniche assai meno utilizzate, soprattutto perch immettono nella
classe una confusione che spesso non gradita agli insegnanti. Ci riferiamo,
ad esempio, alla procedura di far lavorare la classe, divisa in gruppetti, per
predisporre le indicazioni di regia di un testo teatrale che si appena letto ed
analizzato.
Ricorriamo ad un esempio: dopo aver lavorato su To be or not to be, il passaggio naturale oltre il testo quello che chiede agli allievi di indicare come
lo reciterebbero: ad alta voce o sottotono? e quali versi si accentuano? e si
guardano gli spettatori direttamente o ci si rivolge ad un punto neutro? e c
musica di sottofondo? e di che tipo? e quale tipo di gestualit si usa: nulla,
limitata, agitata? e si cammina a grandi passi o si resta immobili?
Se vero che si vogliono far crescere criticamente gli allievi, costringerli a
divenire registi (ed attori: ogni gruppo produce poi la sua versione del soliloquio shakespeariano) lunico modo per portarli fino in fondo nel processo di
riflessione critica su un testo.
Ci richiede tempo. Ma non tempo perso: tempo proficuamente investito, perch se ogni volta che si legge un testo teatrale si producono le indicazioni di regia questa operazione diviene una forma mentis, un procedimento
consueto, che verr applicato ad ogni copione letto, ad ogni film visto, ad
ogni messinscena cui si assiste, per tutta la vita. Non scholae, sed vitae.
Lesempio relativo al testo teatrale ovvio: il teatro fatto per essere
recitato, e quindi lo si pu far recitare.
Con la poesia e la narrativa la situazione pi complessa. Si tratta di giungere ad una transcodificazione che, meno ovvia allapparenza, rientra comunque nellesperienza quotidiana di ascoltatori di canzoni, di spettatori di film.
Ci riferiamo alla transcodificazione del testo verbale in un testo cinematografico o in un testo musicale.
Il cinema la forma di narrazione con la quale gli allievi hanno maggiore
consuetudine. Chiedere di spezzare un testo in varie sezioni unattivit scolastica, chiedere di spezzarlo in sequenze o in inquadrature cinematografiche
una piacevole sfida. Se poi per ogni inquadratura chiediamo, stando alle
caratteristiche principali del cinema:
che tipo di inquadratura (primissimo piano degli occhi? solo il viso? il
busto? piano americano? piano sequenza con la camera mobile? ecc.)
che tipo di luce verrebbe scelta: dura o soft? diretta e frontale, oppure laterale per esaltare i contrasti, oppure in controluce?
che musica verrebbe usata per la colonna sonora? e con quale funzione: di
sottolineatura oppure di contrasto con le parole e lazione?
e il colore? forte e acceso oppure tenue, delicato? realistico oppure virato,
fino a distorcere le normali gamme cromatiche?
Paolo E. Balboni
La transcodificazione da testo verbale a musica si basa sullo stesso principio: si assegna come compito quello di individuare una colonna sonora,
cio un frammento musicale anche di poche decine di secondi, che esprima le
stesse sensazioni prodotte dal testo di partenza.
In tutti questi esempi lo scopo lo stesso:
costringere ad un'analisi;
farne tradurre i risultati non in parole ma in azioni: in scelte di luci e
musiche, in inquadrature e in indicazioni di regia;
far nascere il confronto tra le differenti interpretazioni di diversi gruppi o
allievi, in modo da generare dibattito, discussione.
probabile che di fronte alla propria scelta di una colonna sonora reggae
o heavy metal due studenti discutano sullinterpretazione di un testo leopardiano, mentre molto improbabile che la discussione nasca di fronte alle
discordi interpretazioni di Sapegno e Barilli.
Vogliamo concludere questo paragrafo notando esplicitamente che in
nessun caso abbiamo voluto proporre tecniche che indorino la pillola
dell'analisi testuale. Quelli che abbiamo proposto non sono giochini, sono
traduzioni da un codice verbale inconsueto per gli alunni (quello letterario) a
codici multimediali che sono a loro pi noti per la frequenza con cui li utilizzano. Tuttavia, mentre tale uso di solito solo ricettivo, nelle proposte che
abbiamo avanzato gli allievi vengono trasformati in autori di proposte, in
operatori di scelte.
In tal modo, lavorando su una poesia o una pagina di un romanzo, gli
allievi apprendono anche a valutare film e canzoni, cio la letteratura cui sono
abituati e che non rientra (chiss perch, se non per una viscosit del sistema
scolastico a prendere atto che la realt esiste anche al di fuori della scuola)
nei programmi scolastici.
Lunit didattica di letteratura
Nellinsegnamento della lingua si usano spesso unit didattiche basate su pi
testi, che vengono affrontati in maniera dapprima globale e poi analitica, al
fine di giungere ad una riflessione sulle loro regole costitutive. Anche
nellinsegnamento letterario il modello di unit didattica non pu prendere le
mosse da un unico testo, ma richieder una pluralit di testi su cui condurre
poi una riflessione globale.
Riprendendo la struttura schematica dellunit di educazione linguistica
proposto in questi anni dalla glottodidattica italiana possiamo suggerire il
seguente schema:
la motivazione, che potr basarsi sulla discussione sul tema, sul genere,
sulla modernit di un dato autore o movimento;
da tale punto di inizio si diramano varie esperienze testuali parallele (testo
1, testo 2, testo che conducono tutte ad una fase di riflessione globale
Abstract
The lack of suitable didactic material for the study of the Italian Culture and Civilization,
as well as the interest that this knowledge has for the complete acquisition of the Italian
language, which does not only imply the knowledge of linguistic and grammar resources,
as the traditional language teaching system would have thought, has made us decide to
develop a multimedia game.
This computer game asks a series of questions which have different possible answers,
and once the student answers, he gets visual and oral feeback on his answer, even if this
answer is wrong.
The items presented are of general knowledge (history, geography, politics, well
known institutions, literature, arts, science, show business and traditions). Therefore, the
player acquires a knowledge similar to the one average Italians have.
Ogni docente di lingue si rende conto fin dal primo momento del suo approccio con gli studenti del loro scarso conoscimento salvo poche eccezioni
della realt culturale straniera e della loro difficolt per situarsi correttamente
fra le due culture in gioco, quella propria e quella straniera. Se tralasciamo
alcune nozioni artistiche (architettura, scultura, pittura), cinematografiche e
folcloristiche, le conoscenze culturali dei nostri allievi sull'Italia sono realmente minime.
Siamo pienamente d'accordo con Vermeer (1991) quando afferma che la
comunicazione una cultura attualizzata, per cui fondamentale l'acquisizione della civilt e di tale cultura riferita al paese della lingua studiata: questa
lingua, nuova per l'alunno, verr considerata, quindi, come un insieme di
processi pedagogici rivolti verso la padronanza dei componenti sociolinguistici e socioculturali di tale realt culturale straniera attuale. Inoltre, nel caso
di un futuro traduttore che dovr fungere da mediatore e intermediario fra
due culture diverse, dovremo approntare una strategia didattica specifica,
tenendo conto del fenomeno culturale. Infatti, secondo Nida (1945):
Le parole non possono essere comprese correttamente se sono separate dai
fenomeni culturali localizzati di cui esse sono il simbolo.
Tale strategia dovr, quindi, necessariamente includere le strutture sociopolitiche, le ideologie preponderanti e il sistema etico e morale imperante.
Specialmente qualora si tratti di culture molto diverse, gli inevitabili riferimenti socioculturali generano parecchie difficolt nel momento di trovarne
le equivalenze in un'altra lingua, il che fa assumere una rilevanza particolarmente importante al rapporto fra lingua e societ quando ci si riferisce alla
traduzione d'un testo letterario.
Mounin (1963: 236-239) sosteneva che per ottenere una buona traduzione indispensabile che sussistano due condizioni necessarie e non sufficienti indipendentemente, tali come lo studio della lingua straniera e lo
studio sistematico dell'etnografia della comunit di cui tale lingua espressione: senza questa doppia condizione, nessuna traduzione sar soddisfacente
e il traduttore in questione sar sempre un traduttore incompleto.
Ma che cosa si intende per civilt, che cosa si deve insegnare, e in quale
modo?
evidente che alcuni elementi della realt extralinguistica della cultura
sono noti universalmente: quasi nessuno straniero ignora il significato della
parola spagnola corrida o dell'italiana pizza; gli elementi sconosciuti
devono essere presentati all'alunno, tenendo in conto che, con la migliore
conoscenza mutua, alcuni diventeranno conosciuti; oggigiorno, tutti intendono il significato del vocabolo russo perestroika.
La nostra affermazione, comunque non deve farci cadere nel pericolo dei
clichs o delle immagini deformate da giudizi banali come i luoghi comuni,
che vengono attribuiti agli abitanti di un paese nel loro aspetto pi aneddotico.
Uno dei primi inconvenienti che presenta lo studio della civilt italiana lo
scarso materiale didattico offerto dalle case editrici al professore che non
dispone di un testo unico che lo aiuti nella sua docenza; infatti, si pretende
offrire una visione generale del mondo culturale straniero che comprenda tutti
i campi, ma i testi che troviamo sono o troppo specializzati o troppo elementari
(a livello di adolescenti e non servono per i nostri propositi). Inoltre, rappresentano un carico culturale troppo ampio per essere acquisiti in poco tempo.
Non abbiamo poi dimenticato argomenti d'arte (pittura, scultura, architettura) con le corrispondenti immagini.
Quando ci si riferisce a poesie considerate note a ogni persona di cultura
media nel paese d'origine, abbiamo creduto opportuno presentarne le frasi o i
versi pi famosi, scritti o recitati. Ma abbiamo volutamente tralasciato argomenti di letteratura, perch li riteniamo degni di un'altra sede pi seria ed
approfondita; inoltre, la letteratura una materia presente nei piani di studio
della carriera scelta dai nostri studenti.
Quaderns
Quaderns
dItali
dItali
3, 1998
3, 1998
195-195
195
Cinema e didattica
Atti del seminario di studio e d'aggiornamento presso
le Scuole Secondarie di Barcellona
Ugo Primiceri
Coordinatore del Seminario
Giovanni Albertocchi
Segre (1969).
Giovanni Albertocchi
Titta. La tabaccaia riceve il testimone dalle colleghe che l'hanno preceduta in questo splendido affondo sul mito, offrendo, in un certo senso, la
sequenza narrativa pi completa e suggestiva.
Altro esempio di questo lavoro sulle varianti ci viene offerto dal trattamento riservato ai ricordi della scuola, ove si passa dall'approccio frammentario di Roma (la scolaresca che assiste alla proiezione di un filmino sulle
bellezze della citt eterna) allo splendido capitolo di Amarcord, in cui Fellini riesce finalmente a scattare l'autentica foto di gruppo delle proprie
memorie scolastiche.
Abbiamo visto sin qui la conformazione tecnica del sistema della memoria, basato sulla progressione delle varianti. Ma il sistema prevede anche strategie pi interne che riguardano i meccanismi del ricordo e della sua
elaborazione o riproduzione artistica.
Al centro del ricordo c' naturalmente il vissuto di Fellini che viene per
manipolato da agenti estranei, come la menzogna o, per usare una categoria
pi appropriata alla creazione artistica, la finzione. lo stesso Fellini a dichiarare che i suoi film:
Sono completamente inventati, dalla prima all' ultima scena: non discendono
dalla realt. La Rimini alla quale sono affezionato, l'ho ripetuto fino alla nausea, quella che ho ricostruito in studio, l'unica vera.4
La citt natale del regista ha bisogno dei fondali dipinti e del mare di plastica per affermare la propria autenticit.
Se si vuole testimoniare la verit, aggiunge Fellini dire io gi un
punto di vista sbagliato. Per dire una cosa vera bisognerebbe togliere io; e
invece non si pu farne a meno.5
Bibliografia
FELLINI, F. (1983). Intervista sul cinema (a cura di G. Grazzini). Bari: Laterza.
KEZICH, T. (1988). Fellini. Milano: Rizzoli.
SEGRE, C. (1969). I segui e la critica. Torino: Einaudi.
7.
Ibid.: 83.
Premessa
Didattica del cinema e analisi del film. Il titolo di questo intervento unisce due soggetti o due materie di per s molto ampie e dotate di statuto
autonomo l'una dall'altra. Se ovvio che l'analisi del film costituisce una
prassi, ma anche un fronte teorico che ormai possiede una storia e una
tradizione di almeno vent'anni, anche indipendente da una ricaduta
didattica in senso stretto, per anche vero che la didattica del cinema, da
qualche anno a questa parte, materia di dibattiti, di legislazioni ministeriali, di corsi accademici e di sperimentazione spesso selvaggia ma
appassionata nella scuola secondaria, comprendendo nel suo ambito
prospettive molteplici di approccio e intervento sul cinema e con il
cinema (talvolta confondendo e sovrapponendo in modo scorretto cinema
e audiovisivi, come se ciascuno dei linguaggi definibili come audiovisivi
non avesse specificit propria).
Non questa la sede per mettere ordine nella pluralit e anche equivocit
che pu implicare l'espressione didattica del cinema (insegnamento del
cinema o insegnamento con il cinema?, analisi delle strategie linguistiche,
espressive, narrative dei film, o uso strumentale del film per parlare di altro,
dell'attualit, della storia, di certe tematiche ecc.?).
Tuttavia, tengo a sottolineare che, per lavorare in qualsiasi modo e con
qualsivoglia finalit sul cinema e con il cinema, importante che si acquisisca
familiarit e dimestichezza con la materia di cui sono fatti i film, l'insieme
delle possibilit, delle risorse, delle scelte audiovisive che quel film attualizza:
quelle e quelle sole.
Da questo punto di vista, allora, diventa effettivamente prioritario coniugare il soggetto didattica del cinema con il soggetto analisi del film. Al di l di
ogni militanza (oggi peraltro dmod) per il fronte teorico dei narratologi,
indispensabile riuscire at attraversare il film, a smontarlo, a ripercorrerlo per
potere affrontare in modo minimamente rigoroso qualsiasi eco, riverbero,
effetto di contenuto che il film stesso possa generare. Non possibile utilizzare, discutere e inserire il film in una prospettiva interdisciplinare solo a partire da quella che comunemente si definisce la trama, limitandosi semmai ad
Giulia Carluccio
aggiungere qualche considerazione sulla bella fotografia o lottima recitazione in una (per di pi assai approssimativa) distinzione tra contenuto e
forma. L'analisi testuale certo utile non per giungere ad una ridicola e inesistente oggettivit critica (Dio ce ne scampi e liberi), ma per rendersi conto
dei livelli di complessit di un'opera e per arricchire (ma non eliminare,
beninteso) la pura reazione di gusto epidermico che si ha quando si esce dal
cinema. A questo proposito va ancora sottolineato che praticare l'analisi del
film non significa peraltro trasformarsi da spettatori appassionati che si era in
freddi vivisezionatori del corpo-film. Se il momento dell'analisi necessita di
una distanza e di un atteggiamento differente da quello che si ha in sala, ci
tuttavia non va a interferire con il piacere del cinema puro e disinteressato del
momento spettatoriale, ma casomai va ad aumentarlo. Analizzare un film,
concedendosi l'arbitrio di attraversarlo in tutte le direzioni e al limite di fermarlo anche su una sola immagine (arbitrio consentito dal videoregistratore),
insegna progressivamente a vedere di pi, a cogliere di pi (e quindi, alla fine,
a godere di pi) anche al momento della visione normale in sala. E soprattutto insegna a notare come l'apparente fluidit e naturalezza del continuum
narrativo del film sia il frutto di un incrocio e una stratificazione di opzioni
linguistiche e convenzioni tutt'altro che naturali. E, ancora e in special
modo, insegna anche ad affinare il gusto, a discernere nell'abbondanza infinita della produzione cinematografica e a notare come, talvolta, film apparentemente modesti, a giudicare dalla trama, risultano tutt'altro che
insignificanti e rivelano una ricchezza e uno spessore interno; oppure come,
all'opposto, grandi filmoni ambiziosi e letterari, tradiscono all'analisi
un'estrema piattezza e convenzionalit testuale, dimostrando il loro scopo di
operazione commerciale e oscarizzabile.
Perci, proprio a scuola e con i ragazzi, necessario imparare a vedere davvero un film, a smontarlo, a conoscerlo, ad attraversarlo, chiarendo naturalmente che si tratta di un'operazione a posteriori il cui scopo non tanto
quello di giungere a risultati oggettivi e indiscutibili su quel film in particolare, ma quanto piuttosto quello di mettere da parte per il futuro, per altri film
ancora da vedere e da amare.
Come si comincia? Si comincia con lo scegliere un film, segmentarlo in
sequenze e poi con l'individuare i momenti forti del testo: l'incipit (che
spesso una sorta di manifesto del progetto-film), la presentazione dei personaggi, la costruzione delle coordinate spazio-temporali ecc. A partire, quindi,
da singole sequenze, si vede come il film metta in campo e attualizzi una strategia linguistica e testuale che ne fanno un opera unica e peculiare.
In questa sede si scelto di esemplificare l'operazione con l'analisi di
alcune sequenze di Laura di Preminger (1944).
Frammenti di analisi di Laura
All'analisi il film rivela come alcuni elementi tipici del noir anni '40 non
riguardino solo la trama (a partire da un romanzo di Vera Caspary), ma
Giulia Carluccio
Merc Coll
tir de su forma especfica de significacin, una lectura que no puede reglamentarse desde un modelo universal que sea eficaz y til para todo tipo de
filmes, sino que debe orientarse como va de conocimiento de los elementos
utilizados y de su especial articulacin.
Existe una multiplicidad de lecturas en funcin de las preguntas que formulamos al texto flmico; esta diversidad define el anlisis como un proceso
de desciframiento de sus diversas significaciones que se desvelan, precisamente, gracias a los interrogantes que enunciamos.
El texto flmico acta como un palimpsesto donde se inscriben las marcas
del tiempo de su realizacin y donde se superponen las del tiempo de lectura,
es decir donde se depositan todos los discursos que se han elaborado sobre l
y que continuamos elaborando.
A modo de ejemplo y para concretar las reflexiones apuntadas sintetizamos una posible va de anlisis del film La promesa (Jean-Pierre y Luc Dardenne, 1996). El film nos relata la historia de Igor, un chico belga de 15 aos
que trabaja con su padre en la explotacin de una red clandestina de trabajadores inmigrantes. El tema es sugerente y su intencin es promover una actitud reflexiva y critica sobre el problema.
El inters del film y su eficacia crtica reside en no ofrecer ninguna respuesta definitiva, y su caracterstica ms determinante es la distancia que establece con relacin a la historia relatada, una distancia construida a partir de
una elaborada composicin y articulacin de las imgenes.
La historia no presenta ningn tipo de coartada moral ni sentimental,
sino que se construye como la representacin de unos hechos que van encadenndose sin ninguna motivacin clara que permita justificarlos o rechazarlos. Esta distancia crtica puede medirse por la posicin de la cmara respecto
a los personajes y a las situaciones representadas, posicin que articula todo el
relato.
Constantemente la cmara sigue el itinerario de los personajes, tanto en
interiores como en exteriores, y nos sita como espectadores al lado de los
protagonistas, con los que compartimos una visin parcial, una visin limitada a la posicin que ocupamos (a la posicin que ocupa la cmara). No existen planos generales que nos presenten globalmente una escena, sino que
constantemente se fragmenta el espacio con planos cortos o movimientos de
cmara que no nos permiten ocupar una posicin estable en el interior de la
escena.
Estos itinerarios y posiciones sealan las relaciones que se establecen entre
los personajes, unas relaciones de explotacin y violencia que se dibujan a
partir de una determinada composicin dramtica del espacio flmico.
La inclusin del espectador en la escena como observador-partcipe de la
situacin no se realiza a travs de la identificacin con determinados personajes, tal y como ocurre normalmente en la mayora de filmes. No existen
planos frontales donde podamos contemplar la expresin de un rostro o de
una mirada, sino que los encuadres fragmentan constantemente los rostros o
nos muestran perfiles que no expresan abiertamente una emocin con la que
Merc Coll
cial relevancia en las obras flmicas por su carcter espectacular. Esta escena,
normalmente representada ante un espejo o alguna superficie que refleje el
nuevo rostro, nos permite determinar el significado que cada film da a la
transformacin de Hyde a partir de los recursos utilizados y a la vez esta variedad de recursos nos informan de la evolucin del lenguaje cinematogrfico.
Si destacamos el tema de la obra y valoramos sus variantes ampliamos
considerablemente las perspectivas de anlisis. En relacin con la obra de Stevenson podemos sealar el tema del doble, un tema clsico en el cine de terror que nos permite recorrer la evolucin del gnero y considerar las distintas
interpretaciones que se han formulado desde mbitos y disciplinas diversas
(filosofa, historia, psicoanlisis, antropologa, sociologa, etc.).
Las perspectivas de anlisis son muy variadas y ponen en juego una diversidad de saberes y conocimientos. Las significaciones de un film no se agotan
con ningn anlisis, sino que su sentido va surgiendo en cada nueva lectura.
Quaderns
Quaderns
dItali
dItali
3, 1998
3, 1998
213-216
213
Ressenyes
Els viatges de Marco Polo, (versi de S. Vendrell i F. Capellino), Alzira, Bromera, 1997.
Marco Polo, Llibre de les meravelles del mn, (versi dI. Pay i A. Torreo),
Picanya, Ed. del Bullent, 1997.
Els llibres medievals de viatges fascinen.
Amb tot lencant que t la seva convivncia de credulitati meravella en el quotidi (fins i tot en lempric), es pot dir que
ens donen un dels models ms paradigmtics del que entenem per viatge i viatger. Marco Polo, amb tota seguretat, va
donar el ms representatiu i de ms impacte de tots ells. De manera gaireb simultnia, dues recents iniciatives editorials el recuperen per al pblic davui en
versions diferents tot i que semblants en
el concepte. El fet s interessant. La literatura medieval suscita efectes contrastants: atractiu, sorpresa, perplexitat, incomprensi, anacronisme. Lexperincia
de qui shi acosta vacilla en percebre el
ress del familiar enmig duna profusa
diversitat que simposa amb energia.
Existeix, tot i aix, un inters (ho demostren iniciatives com les que ens ocupen)
per la literatura daquesta poca. O almenys per part della. Selectiu davant
lestrany, el gust del lector actual acudeix
a ledat mitjana de manera intermitent,
espordica, amb una actitud que combina atracci i prevenci davant aquest ser
diferent aquesta seva alteritat que s categoria hermenutica essencial. Hi prefereix, deia Jauss, lenigma, el misteri,
linexplicat (les boires artriques en primer lloc) a altres espais ms rids i doc-
Ressenyes
ment del stemma i de les decisions adoptades (a vegades fins i tot atrevides en relaci amb les edicions canniques)
inclosos. Es tracta en essncia duna elaboraci a partir dels testimonis de la
branca de lottimo (el relat, ms extens,
comena amb el viatge del pare de Polo i
inclou tot all que precedeix el desert de
Lob punt on comena laltra versi).
No hi ha una verso nica de referncia:
els responsables Paya i Torreo declaren
haver seguit la lnia comuna completant
amb diferents testimonis quan ha fet falta. Davant dels possibles dubtes pel que
fa a la legitimitat duna acci com aquesta, els autors en declaren raonadament
els motius: vista la varietat de fons, la
inexistncia dun original base, la intervenci directa de cada nou copista en el
text, els enriquiments diversos i (ja la diferncia de ttols hi respon) la diferncia
dinteressos en tractar-los, s possible
una intervenci que vagi ms enll dun
calc (en el registre, el lxic de la llengua
de traducci, puntuaci i divisi del llibre) i que que es mogui en el pol de la
familiaritzaci del text, s a dir, lacostament decidit al nostre entorn. En el panorama extemadament mbil de la tradici medieval dues iniciatives daquest
tipus semblen mostrar-se gaireb com
punts ulteriors de la lnia de transmissi
del text, a dues branques fonamentals de
la qual es refereixen. I si la variant com a
centre i signe de la pervivncia del seu inters s la caracterstica ms xocant dels
textos en prosa medievals, el lector es fa
la pregunta de si aquesta desconcertant
coincidncia dedicions en el temps no
perllonga al cap i a la fi performativament la idea de la mouvance.
No sn edicions filolgiques i es nota
que sadrecen a un pblic escolar. Per extensi, de totes maneres, poden trobar
lloc en entorns ms amplis. Lorient,
en lptica del viatge de Marco Polo,
es mant com larquetipus de lextic
ms ben dit, duna intersecci de meravells i real anterior a la categoria de
Ressenyes
no in simpatici tratteggi su cui il narratore si attarda non certo per puro dovere
cronachistico, ma piuttosto mostrando
un interesse che disperato appiglio alla
gioia di vivere, con un atteggiamento
speculativo che al tempo stesso (ma
l'idea gi stata espressa in modo molto
pi articolato da Gian Paolo Biasin)
umanistico e scientifico. Per quanto
possessori di una biografia reale, gli attori e le comparse della Tregua assurgono
quindi a una tipologia fatta di sfumature
policrome, portatori a volte anche di caratteristiche negative ma indefettibilmente vivi. Anche il linguaggio mutato: dall'inferno babelico in cui la
comprensione del tedesco era il primo
gradino di sopravvivenza, a un plurilinguismo giocoso che lungo la strada del
ritorno diventa ostacolo facile da aggirare e a tratti concede all'Autore di recuperare momenti di riso liberatorio. Cesare, il compagno ritrovato e che rester a
fianco del protagonista per quasi tutto il
tragitto, a svolgere la funzione di spalla
comica. Ed eccolo in una sua performance mercantile:
Camminavamo nel buio, attenti a non
perdere il sentiero, e gridavamo ad intervalli. Dal villaggio non rispondeva nessu-
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