Ben presto i Longobardi divennero un popolo sedentario, e, influenzati dai latini, diventano cristiani. Questo
fu un successo di papa Gregorio Magno, che convertì anglosassoni (con la famosa frase “non sono angli,
ma angeli”) e Longobardi, facendo leva su Teodolinda, moglie di Agilulfo (re dal 591 al 615), regalandole
oggetti prodotti a Roma e oggi conservati nel museo del Tesoro di Monza, come…
LA LEGATURA DELL’EVANGELARIO
I Longobardi erano abili anche nell’arte armaiola, soprattutto negli scudi e negli elmi al quale doveva
appartenere anche la…
LAMINA CELEBRANTE IL TRIONFO DI AGILULFO
• Inizio VII secolo
• Conservato al Museo del Bargello a Firenze
• Forse riferibile ad un sontuoso elmo da parata
• Rude espressività:
a prima vista sembra un prodotto di origine longobarda
guardando invece lo schema compositivo e le due vittorie
alate ai lati del re, è notevole il tentativo di mescolare la carica sintetica dell’arte longobarda con i
modelli classici
• Il re è seduto in trono con le vittorie alate e il suo seguito
ha la barba, e con una mano benedice e con l’altra stringe la spada
• È assistito da due guerrieri con armature e scudi borchiati
• Volti dalle espressioni mostruose
• Modellato tondeggiante e senso plastico
• Minuta descrizione delle vesti
• Le Vittorie aprono il corteo ai vinti che vanno a congratularsi con re Agilulfo
• Scena organizzata seguendo un ordine simmetrico con effetti di corrispondenza
• Le figure mancano di un piano di appoggio e sembrano sgambettare nel vuoto
• Non ricerca effetti di profondità, ma si vuole decorare l’intera superficie.
LA CROCE DI GISULFO
• Del VII secolo
• Particolare perché nell’oreficeria longobarda cominciano ad apparire
nuove figure
• La novità più importante è L’IMAGO CHRISTI, un volto umano barbuto
sbalzato al centro della croce o anche replicato nei bracci, come nella
Croce di Gisulfo qui addirittura si ripete 8 volte con forte stilizzazione
espressiva.
Le arti dei monasteri erano la metallotecnica, la lavorazione della pietra e soprattutto della miniatura, che
appunto si chiama MINIATURA INSULARE, dai tratti simili alle croci celtiche irlandesi, con INTRECCI E
GEOEMETRIE.
INTRECCI
ORDINATI SERPENTIFORMI
Chiari e ripetitivi, simili anche Intrecci totalmente caotici con
nell’arte mediterranea grovigli di animali simili alle fibule
germaniche
Dal 625 al 774 Pavia diventa la nuova capitale del Regno Longobardo: gli edifici costruiti tra VII e VIII sono
stati in gran parte distrutti o modificati, ma attraverso ricostruzioni grafiche e i resti
possiamo riconoscere le caratteristiche di un’arte evoluta in senso anticlassico.
CHIESA DI SANTA MARIA IN PERTICA
• Fondata nel 677
• Pianta ottagonale con deambulatorio anulare e un giro interno di sei colonne
• Da qui partiva un altissimo corpo centrale.
CHIESA DI SANT’EUSEBIO
• Fu inizialmente costruita come cattedrale ariana da Rotari
• VII secolo
• È il fulcro della conversione al cattolicesimo dei longobardi, promossa da
Teodolinda
• Della vecchia costruzione rimangono solo i capitelli della cripta,
esempi importanti perché ci fanno capire che la nuova arte si rifà
ancora una volta all’oreficeria piuttosto che ai modelli antichi
• I capitelli hanno forme senza precedenti e, molto
probabilmente, erano decorati con pietre colorate o paste vitree
• Uno di questi è diviso in un reticolo di campi chiusi triangolari ricorda
lo schema delle fibule alveolate
• Un secondo capitello sembra decorato con grandi foglie d’acqua, ispirato
alla fibula “a cicala” modello orientale diffuso nell’oreficeria barbarica
europea.
La disfatta di Desiderio a opera dei Carolingi nel 774 denota una meno brusca e repentina
svolta culturale: nella corte di Carlo Magno lavorano maestri visigoti, sassoni e longobardi
l’arte carolingia diventa piena di stili diversi. Un esempio di questa “multiculturalità” è il
MONASTERO DI SAN SALVATORE di Brescia, fondato da Desiderio ma rinnovato
nel IX secolo.
A differenza della Langobardia Maior, i ducati del sud hanno più vita, rimanendo autonomi fino all’arrivo dei
Normanni, nel secolo IX. La loro storia si intreccia presto con le grandi signorie monastiche e i potenti centri
di culto.
All’inizio del VIII secolo tutto il regno longobardo ha un rinnovato interesse nei confronti dei modelli classici,
soprattutto durante il dominio del re Liutprando. Un esempio è…
L’ALTARE DEL DUCA RATCHIS
• Del VIII secolo (730 – 740 circa)
• È un blocco di pietra d’Istria scolpito sulle quattro facce laterali
• Il lato frontale si chiama PALIOTTO o ANTEPENDIO
• Dentro ci sono le reliquie
• Adesso è importante abbellire gli altari, fino al 1100
• Sulle facce sono rappresentateLA VISITAZIONE, CRISTO IN
MAESTA’ E L’ADORAZIONE DEI MAGI
• Presenta una deformazione anatomica delle figure
• Lontano da ogni forma di naturalismo infantile
• Sembra un monumentale cofanetto d’avorio
• Volti astratti e schematici, tutti simili tra di loro
• Siamo nei “secoli bui”.
6. Accenni all’arte islamica; pittura e mosaico a Roma e a Bisanzio fra VII e IX secolo; l’iconoclastia (S.
Agnese, S. Maria Antiqua a Roma; mosaici di S. Sofia di Costantinopoli tra 787 e 815; affreschi di
Castelseprio; S. Prassede a Roma).
L’ARTE ISLAMICA
L’arte islamica dialoga con quelle di altre popolazioni, per la volontà di far apparire l’Islam al pari del
cristianesimo. Gli arabi si rifanno anche all’arte greco-bizantina e non vogliono sciuparla.
Dopo svilupperanno forme nuove che a loro volta ispireranno le future repubbliche marinare.
A Roma si manifesta la presenza di circoli culturali e di artisti orientali, ma sta piano piano svanendosi;
riemergono motivi dell’arte classica e la produzione artistica a Roma del VII e del VIII secolo ha caratteri
molto eterogenei. Un esempio è…
BASILICA DI SANT’AGNESE, Roma
• Il mosaico absidale presenta figure quasi immateriali sintesi simbolica
• Al centro c’è Sant’Agnese
• Accanto a lei il papa committente che tiene in mano il modellino
della chiesa; in testa ha l’aureola quadrata, vuol dire che era vivo
al momento della realizzazione dell’opera
• È una delle prime chiese ad avere il matroneo
• Le figure galleggiano in un mare d’oro
• I volti sono maschere bidimensionali
• Il mosaico ha sofferto di vari interventi: i frammenti sono stati
trovati in tutto il mondo, anche a Firenze.
A Roma c’è poi un ritorno alla tradizione paleocristiane e antica dopo l’incoronazione di Carlo Magno. I primi
esempi vengono dall’architettura, come il ritorno allo schema spaziale delle
basiliche paleocristiane e della basilica vaticana. Un esempio del IX secolo è
la…
CHIESA DI SANTA PRASSEDE, Roma
• Ricompare il transetto e rinasce il mosaico, abbandonato da quasi un
secolo
• Fatta costruire da papa Pasquale I si sa perché un libro parla di
quante cose ha fatto questo papa a Roma)
• Presenta importanti mosaici
nell’arco trionfale
nell’abside
nel sacello di San Zenone
• Mosaici col ritorno al gusto raffinato e ricco di colore
• Accostamenti nuovi ed efficaci
• Forme ridotte all’essenziale
sfruttate per ricavare campiture cromatiche
effetti di espressiva vitalità – vivaci e bellissimi
• Richiama l’antichità classica
• Il sacello di San Zenone ha colonne antiche, riciclate come l’architrave
• Chiesa erede di Roma
• Appare anche il papa e un disegno con il suo nome e i 24 vegliardi dell’apocalisse.
I bizantini per sostenere la loro indipendenza ne fecero strumento, così da allontanarsi dalla Chiesa.
Nell’VIII secolo i monofisiti non volevano rappresentare Gesù in un’icona, perché la divinità non è una figura
umana, e neanche le figure del Vangelo vanno rappresentate.
Questo si avvicina molto all’Islam, perché anche i musulmani la pensano così. I monofisiti erano molto diffusi
in Armenia, e dato che molti imperatori erano di origine armena, per non far ribellare il popolo adottarono una
politica filomonofisita, distruggendo le icone, in quanto venerare era superstizione. Ecco quindi l’iconoclastia,
che durò dal 730 al 787, poi ebbe una pausa, per poi riprendere dall’815 alla metà del IX secolo.
Il culto delle icone era forte tra donne e monaci, infatti il ristabilimento delle icone fu a opera dell’imperatrice
Irene.
…Torniamo in Italia…
…Dove il mosaico della fine dell’VIII secolo è imitato nella…
CHIESETTA DI SANTA MARIA FORIS PORTAS A CASTELSEPRIO (Varese)
• Sorge su un’altura, ed è l’unica sopravvissuta alla distruzione e
all’abbandono della città lombarda
• Preceduta da un atrio
nella sua parete, nel XVII secolo fu aperto un grande
fornice
• Di difficile datazione, probabilmente è del secondo quarto del IV
secolo
• Doveva avere aspetto sontuoso
tutta intonacata e decorata con affreschi
pavimenti di intarsi marmorei
• All’
int
er
no
, la
navata è breve
da qui tre arconi si immettono nelle ampie absidi illuminate da finestre
all’esterno, gli arconi sono rafforzati da contrafforti
• Il principale affresco è sull’abside centrale, riscoperto nel 1846, narra dell’INFANZIA DI CRISTO, su
due registri i riquadri sono separate da sottili
bande
dall’alto ci sono l’ANNUNCIAZIONE, la
VISITAZIONE, la PROVA DELLE ACQUE
AMARE, il SOGNO DI GIUSEPPE e l’ANDATA
A BETLEMME
LA RINASCENZA CAROLINGIA
Tra il VIII e il IX secolo,Carlo Magno dette un svolta decisiva all'assetto politico europeo, costituendo un
vasto impero di grande valore culturale, che richiama l'antica Roma: il Sacro Romano Impero. Carlo Magno,
imperatore dei Franchi, si proponeva come erede legittimo di Costantino e ribadiva nello stesso tempo il forte
legame con la Chiesa.
La renovatio (termine usato per indicare la rinascita politica e culturale) è la fonte di cui si serve Carlo Magno
e i suoi successori per dare una forma unitaria a un insieme di aree geografiche e di gruppi etnici estremamente
diversi tra loro.
Il sovrano carolingio si assume il compito di restaurare l’Impero affermando la validità dai un potere unico fondato
sulla legge cristiana e romana; in più, di fronte a Bisanzio, eredita la sovranità che era stata romana e occidentale.
Diventa quindi necessaria un’alleanza con la chiesa perché costituisce lo strumento base per attuare
le riforme amministrative e istituzionali, diffondendole capillarmente; inoltre, alla chiesa è affidata la
conservazione del sapere antico. La dinastia Carolingia lega a sé l’ordine benedettino, favorendo
l’autorità e l’attività delle grandi abbazie.
Si cerca di riorganizzare anche la struttura economica, con la coniazione di monete in cui il profilo
dell’imperatore viene ripreso dai modelli tardo-antichi (MONETA CON EFFIGIE DI CARLO MAGNO
– profilo dell’Imperatore [recto] – chiesa stilizzata [verso], IX secolo); viene formata una classe di
funzionari imperiali; vengono istituite alcune scuole all’interno del palazzo e presso i conventi,
inoltre si rimodella anche le forme di scrittura (grafia) su esempi classici (ISIDORO DI
SIVIGLIA, Etimologie, fine VIII secolo).
LA TORHALLE DI LORSCH
• Torhalle significa porta d’ingresso
• Allude all’arco di Costantino infatti è molto anticheggiante
• Eretta tra il 760-790
• Si trova al centro della del grande cortile antistante l'abbazia (lo
hanno fatto capire gli studi archeologici)
• Ha nonostante le piccole dimensioni un carattere monumentale
ESTERNO
• Nella parte inferiore si apre una loggia 3 fornici con semicolonne
sormontate da capitelli composti
• Nel mezzo un’architrave con motivi vegetali
• Al piano superiore ci sono 10 esili paraste ioniche scanalate che
reggono una cornice ad angolo
qua, all’INTERNO, si trova un’aula che serviva all'imperatore come
sala del trono e spazio per le cerimonie. La sala è affrescata con finte
architetture simili all'esterno.
• IL PARAMENTO è composto da pietre rosse e bianche disposte a comporre motivi geometrici
influsso bizantino; le decorazioni a rombi riprendono le murature romane
• Nelle due appendici laterali sono contenute le scale a chiocciola per salire all’aula.
LA PITTURA MONUMENATARIA
La pittura monumentale è legata alla committenza imperiale, molto vicina al gusto della corte, ma è
andata quasi del tutto perduta.
L'area geografica che conserva le più cospicue testimonianze della pittura carolingia è la parte centro
orientale dell'arco alpino, grazie al fatto che la zona è isolata, alla presenza di insediamenti monastici e
alle numerose vie di collegamento con le regioni adriatiche e la Lombardia, alla Baviera e alla Renania,
che hanno influenzato la pittura. Alcuni esempi sono…
La cripta di Saint-Germain d'Auxerre
• Affreschi che risalgono tra 841 e 857
• Spazio della cripta esaltato da un’intelaiatura decorativa di finti elementi
architettonici classicheggianti, entro cui sono inquadrati gli episodi narrativi.
• Il pittore si concentra soprattutto sulla
dinamicità della scena, cercando di esaltare
il movimento e la mimica facciale dei
personaggi.
• Contrariamente alla tradizione ellenistico –
romana, si adotta una visione sintetica dello
spazio.
Questo è ben visibile nella Lapidazione di Santo Stefano in cui lo
sfondo è indeterminato, e i singoli elementi appaiano incongruenti sia
per dimensione che per spazio.
Proprio nel grande scriptorium di Corbie Carlo Magno reclutò i decoratori del primo codice da lui
ordinato:
Evangelario (Vangeli di Godescalco)
Conservato a Parigi, nella Bibliothèque Nazionale; preparato entro il 783 sotto la direzione
di Godescalco.
Gli elementi iconografici e figurativi (tavole canoniche, le miniature a piena pagina, gli
evangelisti) riprendono caratteri bizantini e ravennati, mentre certi motivi a intreccio e a
volute non sembrano essere delle maestranze formatesi a Corbie. Es. L’EVANGELISTA LUCA.
VANGELI DI LORSCH
Viene espressa una nuova cultura figurativa imperiale nei primi anni del IX secolo
(conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana). Es. L’EVANGELISTA GIOVANNI.
Nelle miniature che illustrano questi manoscritti si intravede uno stile tendente al
bizantino che si coniuga con degli elementi ripresi dall'antico. Anche delle
incorniciature di archi su colonne sono elementi tipici della tradizione italiana. Nelle
parti decorative si notano dei motivi derivati da cammei, monete e oreficerie, oggetti
risalenti a dei saccheggi o a scambi tra Roma e Bisanzio e che ora erano affluiti nelle
mani dell'impero.
Grazie alla committenza di Luduvico il Pio (figlio di Carlo Magno), si denota che un secondo gruppo
di manoscritti si ispirano a caratteri antichi cercando di penetrarne i caratteri stilistici.
Evangeli detti l'Incoronazione
Conservati a Vienna nel Kunstistorisches Museum, risalgono all'inizio del IX secolo. Es.
L’EVANGELISTA MATTEO.
Questi vangeli imitano i modi pittorici ellenistici sopravvissuti in Oriente: le figure degli
evangelisti sono atteggiati come dei filosofi antichi seduti su troni classicheggianti
entro un ampio paesaggio.
I VANGELI DI EBBONE
Ebbene era un arcivescovo, familiare e consigliere di Ludovico il Pio. Questi vangeli
prendono il suo nome, miniati forse a Reims prima dell'823. Es. L’EVANGELISTA
MATTEO .
Vengono riprodotte figurette di letterati, cacciatori, scalpellini desunte da miniature e
avori orientali.
Con la fine delle committenze imperiali dovute a una continua lotta dinastica, vengono
così a mancare i presupposti di un linguaggio figurativo strettamente legato alle esigenze
culturali e ideologiche della dinastia carolingia.
SCULTURA E ORIFICERIA
La ricchezza accumulata dai sovrani carolingi fece aumentare le donazioni alle basiliche romane, alle
cattedrali e alle abbazie, e quindi incrementarono le produzioni di suppellettili destinati al culto.
Soprattutto sono le produzioni di avorio e le oreficerie che permettano di studiare meglio la produzione
carolingia nel campo delle arti santuarie.
Le grandi placche di avorio formavano polittici o talvolta venivano incastrate nelle legature dei libri
liturgici entro una cornice di filigrane, gemme e smalti.
Le placche venivano intagliate negli scriptoria, che preparavano i manoscritti che ne riprendevano anche lo stile.
8. Arte carolingia in Italia; la Milano dell’arcivescovo Angilberto e i suoi riflessi in Lombardia; ducato
longobardo di Benevento (Altare di Sant’Ambrogio, sacello di San Satiro a Milano; S. Salvatore a
Brescia; pitture murali di Saturno, Malles e Müstair in Val Venosta; S. Sofia di Benevento; S. Vincenzo
al Volturno)
LA FACCIATA POSTERIORE (rivolta verso l'abside, visibile solamente dal clero) si riprende la solita
tripartizione della parte anteriore:
• La parte centrale: è
occupata dagli sportelli
che chiudano la finestrella
della bara, decorati con 4
tondi che raffigurano gli
arcangeli Michele e
Gabriele e delle scene di
Sant'Ambrogio
(Ambrogio che
incorona Angiliberto e
gli dà l’altare e
Ambrogio che incorona Vuolvino che ha fatto l’altare)
• Le parti laterali: divise sempre in 6 riquadri, contengono le storie di sant'Ambrogio e si leggono
sempre partendo dal basso da sinistra a destra in sequenza continua per tutta l'ampiezza
dell'altare.
Questa parte è a opera dell’artista Vuolvino, ed è eccezionale il fatto che si sia autoritratto accanto al
vescovo giustificabile solo con la dignità monastica che sicuramente ricopriva. Il linguaggio figurativo
è austero ed essenziale, i personaggi sono solo quelli indispensabili al racconto ma affermano con
decisione la loro presenza plastica, con panneggio delle vesti fasciante. Il ritmo della storia fluisce dis
cena in scena come un avvincente racconto.
I LATI DELL'ALTARE: sono spartiti da un'intelaiatura geometrica; contengono al centro una grande croce
gemmata circondata da angeli adoranti e immagini di santi entro clipei o
prosternati davanti alla croce.
I maestri delle storie cristologiche hanno attinto a molti fonti:
• Il modo di organizzare le scene, spesso utilizzando partiti
architettonici simili a quelli di Mustair, rimanda a quelli tardo antichi,
elementi che vanno a formare il nuovo stile narrativo carolingio, giunto
a perfezione con il Salterio di Utrecht.
• l vivo movimento dei personaggi e la organizzazione spaziale della
scena rimanda lo stile di Reims.
Tuttavia elementi grotteschi e fisionomie stravolte si possono trovare nella Cacciata, mentre effetti
naturalistici si possono trovare nella rappresentazione della rocce e della capanna nella Guarigione
del Cieco, i quali avranno avuto un influenza da parte della miniatura costantinopoliana; infatti, la
compresenza di tutti questi elementi induce a credere che gli artisti delle storie cristologiche siano
Lombardi o almeno attivi in Lombardia infatti è per questa ragione che poteva avvenire una
congruenza con la tradizione figurativa tra la tradizione tardo antica dell'arte carolingia e la tradizione
dell'arte costantinopoliana.
LA PITTURA MONUMENTALE
È andata perduta quasi del tutto; sono rari gli esempi superstiti, e l’area geografica che meglio conserva la
pittura dell’epoca imperiale è la parte centro-orientale dell’arco alpino, per il maggiore isolamento della zona,
al confine tra nord e sud dell’impero (Alto Adige – Val Venosta).
SAN PROCLO (o propolo) DI NATURNO
• È in una località sperduta
• Il santo affrescato è San Propolo o San Paolo
• Linearismo esasperato e sintesi degli elementi figurativi
• Volto umoristico
• Linguaggio agli antipodi della tradizione classica
• Viene dalla miniatura irlandese
• Fa pensare anche alla scultura longobarda con le teste a pera
• Es. FUGA DI SAN PROCLO DA VERONA, IX secolo
SAN BENEDETTO DI MALLES
• Chiesa con navata unica a tre absidi
• Sotto la navata c’è un affresco per i committenti conte della Repsia e l’Abate, che
all’epoca era in vita e tiene in mano il modellino della chiesa (sono molto idealizzati)
• Ci sono anche alcuni stucchi molti sono andati perduti, ed erano tutti colorati
• I tratti sono contadineschi e rozzi perché tutto era tra le montagne
• Il pittore era italiano
• Es. RITRATTO DEL FEUDATARIO FONDATORE DELLA CHIESA, IX secolo