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La notazione musicale 2

Il sistema teorico greco stato lelemento di continuit tra il mondo della


civilt ellenica e loccidente. Si possono distinguere 3 periodi:
Arcaico dal V sec, Classico dal VI al IV sec Ellenistico dal IV sec al 146
a. C.
Al periodo arcaico appartiene lepitaffio di Sicilo e riguarda la
notazione vocale. In questo periodo visse il musico Terpandro a cui fu
riconosciuto il merito di aver raccolto, classificato e denominato le
melodie in base alla loro origine geografica e di aver organizzato le
melodie in funzione dei testi poetici. Queste melodie si chiamano Nomoi
perch il musico doveva utilizzarle in funzione del testo che metteva in
musica.
La ritmica musicale si estendeva con gli stessi principi della poesia.
Fondamentale era il tempo primo che corrispondeva alla croma mentre
alla lunga una durata di due sillabe corrispondeva alla semiminima. Verso
la fine del periodo arcaico si sviluppa una lirica monodica tranne che a
Sparta dove si diede maggior importanza alla vita sociale e nacque una
produzione di musica corale soprattutto durante gli eventi pubblici sia
religiosi che laici.
Nel periodo classico il Nomos venne sostituito gradualmente da scale. La
differenza tra nomos e modo che il nomos una melodia prestabilita in
una tonalit mentre il modo consente di inventare nuove melodie
mantenendo il tono. I principali modi dorico, frigio e lidio vengono
chiamati con i nomi dei nomoi corrispondenti perch le scale di questi
sono le stesse dei modi. Il primo studioso fu Aristosseno da Taranto
che individu alla base del sistema musicale il tetracordo.
Il tetracordo era costruito da 2 intervalli di tono e un semitono, il
tetracordo enarmonico da una 3 magg e micro intervalli di di tono,
quello cromatico 3 min e intervalli di st. Nel tetracordo diatonico lunico
ST distingueva i 3 modi: dorico, frigio e Lidio.

I tetracordi erano di solito accoppiati a due a due e potevano essere


congiunti o disgiunti. Lunione di due tetracordi formava una Harmonia.
Diazusi era il punto di distacco tra due tetracordi disgiunti; Sinaf il
punto in cui si riunivano tetracordi congiunti.

Diazeusi armonia frigia disgiunta

armonia dorica congiunta


Il tetracordo di genere enarmonico era formato da un intervallo di terza
maggiore e due microintervalli di un quarto di tono.
I tetracordi erano solitamente accoppiati due per volta: essi potevano essere
disgiunti o congiunti.
Due tetracordi uniti formavano una armonia discendente (una scala
discendente).
Se in ogni armonia ( leggi scala) si abbassava di unottava il tetracordo
superiore si componevano
gli ipomodi : ipodorico, ipofrigio, ipolidio, che erano congiunti.
Alzando di unottava il tetracordo inferiore si ottenevano gli ipermodi :
iperdorico, iperfrigio e
iperlidio, anche loro congiunti.
Se ad unarmonia disgiunta si aggiungeva un tetracordo congiunto allacuto, un
altro congiunto al grave e sotto questultimo una nota ( proslambariomenos) si
otteneva un sistema Teleion che abbracciava lestensione di due ottave. Il
primo grande mutamento il passaggio dai nomoi ai modi corrispondenti.
Con Euripide abbiamo la comparsa del genere cromatico ed enarmonico.
Timoteo da Mileto costru una lira con 11 corde anzich 7.

Le note indicate dai tetracordi non indicavano laltezza assoluta ma solo il


rapporto tra gli intervalli che li costituivano. Si eseguiva abitualmente
luso di trasposizione tonale. Presso i greci cera anche la dottrina
dellEthos in relazione ad alcuni aspetti del linguaggio musicale e
determinati stati danimo. Secondo Platone lharmonia dorica era virile, la
frigia spontanea e dolce, la lidia molle e conviviale, la misolidia
lamentosa.

Passando da una scala allaltra uno stesso suono poteva avere 2 segni
differenti trovandosi ad essere suono fisso in una scala e mobile nellaltra
e rappresentare 2 suoni diversi relativamente alla scala in cui appartiene.
I greci avevano due sistemi di scale tipo, nel 1 la voce o lo strumento
dopo aver percorso la 1 ottava aggiungeva 3 gradi che riproducevano il
tetracordo fondamentale:
LA1 SI DO RE MI FA SOL LA SIB DO RE lultimo tetracordo quello delle
congiunte ed indicato con segni particolari per ciascuna nota.
Nel 2 sistema dopo lultimo grado LA la scala si completava con due
nuovi tetracordi congiunti tra loro ma disgiunti da un tono:
LA1 SI DO RE MI FA SOL LA SI DO RE MI FA SOL LA in questo caso SI DO
RE avranno una notazione differente da quella che avrebbe nel sistema
precedente.

Redatto il testo il compositore collocava sopra ogni sillaba la lettera


relativa al suono desiderato e sopra di questa lindicazione della durata. Il
segno temporale era raramente usato ed identificabile solo nellinno di
Seikilos ( 1 sec.a.C.):

La prima riga porta 3 segni: - lunga

lunga di 3 tempi

anacrusi

Le note senza indicazioni si considerano brevi. La seconda riga quella


della notazione vocale. Il canto solistico era generalmente sostenuto dalla
cetra mentre laulos aveva il compito di seguire il canto corale.
Notazione metrica
La metrica greca composta da circa 22 piedi costituiti da 2,3,4,5,6 o 7
tempi primi.
Pirrichio = = 2 crome
Giambo = - = croma e semiminima

Trocheo = - = semiminima e croma


Tribraco = = 3 crome
Dattilo = - = semiminima e 2 crome
Anapesto = = 2 crome e semiminima
Spondeo= --= 2 semiminime

Notazione musicale romana


I Romani preso, probabilmente, il metodo greco di notazione ma, forse,
non utilizzavano alcuna notazione. Quattro lettere indicavano una serie di
4 toni successivi e i segni ritmici scritti sopra le lettere indicavano la
durata di ogni nota.
Tra le varie filosofie dellet cristiana due sole ci hanno fornito
informazioni tramite la notazione: gli gnostici che invocavano Dio
secondo la prassi dei sacerdoti egiziani descritto da Demetrio Falerio,
attraverso formule intonate sulle vocali ordinate in successione per
ciascun incantesimo. Venivano scritte le 7 vocali in greco:

Ogni vocale corrisponde ad una corda della lyra ordinaria:


A= RE, E= DO, H= SIB, I= LA; O= SOL Y= FA, OMEGA = MI
Ad ogni nota collegato uno dei sette pianeti e quindi alle 7 sfere
concentriche che generano larmonia del mondo. I testi musicali sono
stati commentati e tradotti da Ruelle.
I manichei, setta fondata da Manete con teorie simili agli gnostici, hanno
lasciato degli scritti che sono stati recentemente scoperti e ci hanno

permesso di scoprire 2 o 3 inni melismatici. La strofa scritta una prima


volta normalmente e la seconda unita a segni che indicano le sillabe da
vocalizzare. Questa notazione tuttora intraducibile. Anchessa adopera
le lettere dellalfabeto per rappresentare le melodie e per fissare
lintonazione in modo preciso.
Bisanzio e il medioevo orientale. Il medioevo orientale il millennio
occupato quasi interamente da movimenti religiosi. Il dominio di Bisanzio
totale e la sua arte e la sua architettura religiosa influiranno su tutto
loccidente. Il suo repertorio liturgico si amplia rapidamente e si imporr
nella Chiesa. La catastrofe del 1453 non riuscir a distruggere i
documenti musicali della liturgia bizantina. La notazione si conserva e
rinnova le forme originarie che si possono individuare intorno al IX sec.
Questi elementi primitivi si generano da segni grammaticali inventati da
un bizantino durante let classica e che sotto linflusso di Roma
diventeranno il punto di partenza di tutte le notazioni orientali che
conosciamo. E possibile riconoscere negli accenti la radice di questa
notazione. Dionigi di Alicarnasso pensava che tra la sillaba dove la
voce si innalzava e la sillaba dove discendeva ci fosse un intervallo di 5
o di 4. Inoltre affidava a tutte le parole una sillaba acuta. Questa
musicalit era particolarmente sentita nei grandi poemi declamati e
ritmati come lIliade e lOdissea. Aristofane di Bisanzio ( III sec. a.C.)
pens di annotare queste flessioni della voce con segni collocati sopra le
sillabe: accenti acuto, grave e circonflesso. La fine della frase era
indicata con un punto Stygma che riassumeva la caduta della voce e il
suo arresto Pausa.
La Chiesa doriente usava il greco x leggere le scritture poich il testo
rivelato era sacro e non poteva essere alterato. La lettura fu determinata
nelle inflessioni mediante gli accenti e i punti che fissavano
naturalmente, e in ragione della precisazione dei valori vocali, i valori
musicali 8 intervalli di 2,3 ecc.). Questo processo si affermer quando i
monaci bizantini comporranno gli inni in versi. Bisanzio fu erede della
Grecia e parlava in greco ma non ha conservato la notazione alfabetica.
Probabilmente il cristianesimo quasi fanatico dei bizantini condusse a
rifiutare un procedimento legato alle canzoni o alla danza dei pagani.
Lo sterminato repertorio di melodie liturgiche sopraggiunto a noi per
tradizione orale oppure attraverso la notazione classica del quale si
trovato un frammento in Egitto. Notazione ecfonetica si basava su
accenti e segni convenzionali che vengono posti sopra il testo
diversamente dai neumi.

Si basa soprattutto su segni che disegnano i movimenti ascendenti e


discendenti della voce ( precisati dalla chironomia). In sostanza si tratta
di accenti: Acuto, grave o circonflesso derivati da quelli di Aristofane.
Molti manoscritti corredati di accenti assomigliano ai manoscritti bizantini
eco fonetici.

Si assiste allabbandono completo della notazione classica greca: cambiando il


carattere della musica era necessario abbandonare un sistema che non
rifletteva fedelmente la nuova espressione ricca di sfumature e cos vario. Nasce
una nuova concezione musicale da una parte levoluzione naturale del
linguaggio melodico, dallaltro le ragioni di natura religiosa, confluivano a creare
un nuovo aspetto dellespressione musicale.

I sistemi di notazione pervenutici sono:


SEMIOGRAFIA ECFONETICA
PALEOBIZANTINA
MEDIOBIZANTINA
CUCUZELICA O BIZANTINA TARDA
CRISTIANA
La semiografia ecfonetica (XI-XII sec.) si riferisce a quella

particolare lettura ad alta voce, non ancora canto vero e proprio.


Deriva dai segni della prosodici:
TONI
1. accento acuto /
2. accento grave \
3. accento circonflesso ^
I segni ecfonetici sono posti a inizio e fine di un determinato
gruppo di parole, perci la frase e linciso ricevevano una loro
particolare sfumatura. La difficolt di interpretare quelle pagine
notevole sia perch non si in grado di stabilire con certezza gli
intervalli, determinati da elevazioni e abbassamenti di voce e poi
perch sono molto pochi le notizie fornite dalla tradizione.
Dagli inizi del XIV sec. i testi dimostrano labbandono di tale
notazione fino al XV sec in cui scompare completamente. Questa
notazione ornava gli atti dei Vangeli, gli Atti e le Lettere degli Apostoli
e le lettere profetiche dellAntico Testamento .
La semiografia paleobizantina (X sec.) si riferisce a segni
intesi a fissare sulle pergamene le linee melodiche delle composizioni
antiche, trasmesse oralmente fino ad allora .Si passa cos dalla
scrittura ecfonetica alla conquista di una maggiore precisione
diastematica con laggiunta di segni nuovi: ad ogni sillaba veniva
affidato un segno. In tutto si tratta di 33 segni, la maggior parte
indicano un valore convenzionale melodico di intervalli di ( 2, 3
ecc.) . La grafia fondamentale costituita dalle OXEIA ( 2 asc.) e
BAREIA ( 2 disc.) senza valore ritmico. Un prezioso manoscritto del X
o XI sec. porta i segni eco fonetici in rosso e il loro significato
musicale in nero.
Questa semiografia si suddivide a sua volta in:
PALEOBIZANTINA ARCAICA (VIII XIII sec.);
CONTACARIANA (VIII X sec.);
FASE DI COSLIN (XII sec. ).
La notazione paleo bizantina perdura fino al XIII sec. ma viene a
perfezionarsi durante il XII tenendo a un nuovo tipo di grafia a forme pi
arrotondate ( notazione rotonda) detta medio bizantina.
Le prime notazioni di canti che si conoscono sono la
paleobizantina arcaica e la contacariana, in uso nella stessa epoca, e

talvolta nello stesso manoscritto,la prima per canti di stile recitativo,


la seconda per canti melismatici .
La semiografia mediobizantina (XII XV sec. ) apparve dopo lo
scisma, fu attribuita da alcuni a Giovanni Damasceno. In questa
notazione, i neumi non hanno alcun valore tonale: esprimono soltanto
lintervallo dalluno allaltro. Si tratta perci di una notazione
diastematica, cio una successione di intervalli, legati tra loro come
gli anelli di una catena; lerrata interpretazione di un solo segno
falsava tutta la melodia. Perci, i bizantini inserirono lungo il discorso
neumatico, dei segni di orientamento che dovevano suggerire
lesattezza o meno del tono raggiunto. I neumi venivano suddivisi in 2
sezioni, neumi ascendenti a neumi discendenti: tra gli uni e gli altri vi
lISON (stesso suono) che indicava la ripetizione del suono
precedente .
La maggiore fonte il libro detto Agiopolita. Vi si ritrovano le
grafie e i nomi precedenti ma anche nuovi segni che permettono una
pi precisa interpretazione della melodia: segni despressione,
ritmiche, chironomiche ( trille, fioriture, melismi) ma soprattutto
MARTYRIAI e PHTORAI che indicano rispettivamente il modo della
melodia e il passaggio da un modo allaltro che i greci chiamarono
METABOLE.
La semiografia neobizantina XV sec. Sostitu la notazione
mediobizantina . era lepoca in cui dominava il canto melismatico
( degli asmata) chiamato anche cacofonico e papedico. Queste
melodie erano piene di fioriture, di modulazione e sfumature, perci
richiedevano un notevole virtuosismo vocale.
I SEGNI DI CHIRONOMIA: il linguaggio della musica bizantina
raggiunse il massimo sviluppo tra il finire del XIII sec. e linizio del XIV
sec. Anche la grafia sub qualche modifica con la riforma di Giovanni
Cucuzeli che si caratterizza con il moltiplicarsi dei segni accessori
( Hypostases espressivi- ornamenti). Fu in uso nella Chiesa greca
fino al 1821. Il sistema dominato da 3 simboli: ISON = unisono,
OLIGON = 2 ascendente APOSTROFO = 2 discendente.

Si sent la necessit di ampliare il numero dei segni di


chironomia: moltiplicandosi i neumi sulle singole sillabe del testo
veniva a mancare la combinazione naturale della parola canto.
Il sistema dominato da 3 simboli: ISON OLIGON e APOSTROFA.

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