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Placido Titi, Coelestis Philosophia 2,3

Quali sono i generi di familiarit degli astri.


traduzione di Giuseppe Bezza (Schema 1, 1986)

Non mancano astrologi (mathematicarum rerum


Professores) che assumono i raggi non solo lungo
il circolo dei segni, ma anche su altri circoli: vuoi
secondo l'ascensione retta dei luoghi, vuoi secondo
le ascensioni oblique, vuoi secondo le ascensioni
miste e ancora in altri diversi modi; si vedano ad
esempio Magini, Giovanni di Sassonia e altri.
Da parte mia, considerando le familiarit delle
stelle in funzione del loro moto reale e del loro
influsso 1, ritengo che non vi siano altri raggi al di
fuori degli influssi proporzionali che provengono
da proporzionali distanze acquisite in virt del
moto e a partire dai termini del moto medesimo; e
mediante le quali distanze influiscono determinati e
proporzionali gradi di intensit delle qualit loro.
Pertanto ammetto tanti generi di raggi quanti sono i
moti degli astri, mediante i quali influiscono
successivamente e producono determinate distanze;
per questa e non per altra ragione compiono e
manifestano determinate qualit nel moto
successivo.
Noi percepiamo con i nostri sensi come il moto
delle stelle sia duplice: l'uno nella concavit del

1 influxus : il significato proprio di questo termine "ci che costante", "stabile", in opposizione a ci che
passeggero, fluxus. Come vocabolo astrologico appare gi in Firmico Materno e traduce il termine greco
aporroia.

primum mobile 2 dalle regioni occidentali a quelle orientali; l'altro unitamente al primum mobile
dall'oriente all'occidente.
Avviene in effetti che, in entrambi i moti, gli astri producono quattro passiones luminis 3, mediante
le quali suscitano, in virt del loro influsso, le quattro qualit prime nelle cose inferiori. Ritengo
pertanto che due siano i principali generi di familiarit riconoscibili: l'uno nel circolo dei segni sotto
il primum mobile , l'altro nel mondo secondo le distanze da casa a casa.
Prima conclusio: le mutue distanze proporzionali tra gli astri nello zodiaco sono familiarit vere
ed efficaci, come Tolomeo tramanda ex professo ed in ci seguito da tutti gli astrologi. Questa
conclusione pu essere dimostrata ottimamente e da quanto stato detto e da quanto dovr ancora
dirsi.
Secunda conclusio: queste familiarit assunte nello zodiaco sono vere ed efficaci unicamente fra
stella e stella, le quali sono entro lo zodiaco e si muovono di moto proprio, non sono vere rispetto ai
cardini e alle case.
Explicatur: affermo che gli astri, allorch si trovano tra loro in distanze proporzionali assunte
lungo lo zodiaco, si osservano mutuamente con raggi veri ed efficaci. Al contrario, se il luogo della
distanza proporzionale - o se vogliamo del raggio di una data stella - assunto nello zodiaco ascenda
a un dato cardine o casa, ritengo che tale raggio non vero n efficace, ma inane e privo di effetto.
Pertanto le familiarit degli astri ai cardini e alle case assunte nello zodiaco non sono vere ed
efficaci, n sono raggi attivi, ma sono posti ed assunti a puro arbitrio umano e non secondo natura.
Nessuno prima d'ora ha affermato questo principio 4.

2 primum mobile : il decimo cielo, primum poich il pi alto, mobile poich compie una completa
rotazione apparente nel corso delle 24 ore. Esso puro circolo ideale ed diviso nelle dodici porzioni o segni
dello zodiaco.

3 passiones luminis : sono le affezioni o accidenti (passiones) che la luce degli astri mostra a noi in virt dei
suoi passus ovvero dell'incedere stesso dei corpi luminosi, il quale incedere vero e apparente insieme e ha
diversi modi: "per lunghezza universale intorno alla terra, e particolare nello Zodiaco: per lato e per
declinazione; all'alto et al basso nelli eccentrici, andando retti e conversi intorno all'epiciclo, e per il moto
della trepidazione. Con quai moti sempre mutano sito e modo d'influire..." (Placido Titi, Tocco di paragone...
p. 45). Ma si veda per esteso Clestis Philosophia 1,14: "De motu locali siderum, et Passionibus, quae ipsum
sequuntur", di prossima pubblicazione su queste pagine.

4 SealtempodelTitiquestaaffermazioneapparenuova,difattolateoriabendocumentatanell'astrologia
classica.

Nella fig. 3 ad es. il Sole all'oroscopo e Giove ha un sestile al Sole: dico che il sestile di Giove
all'oroscopo non efficace, dico che non neppure un raggio, ma una distanza inane e inefficace.
Allo stesso modo nella fig. 4, posto Giove a gradi zero di Pesci o di Scorpione, non in trigono
all'oriente, n in sestile, pur se sorgessero gradi zero del Cancro o del Capricorno.

Probatur primo: i raggi delle stelle rispetto ad un soggetto determinato devono essere parti
proporzionali di un influsso reale, che gli astri portano a compimento allorch mutano, in virt del
moto, la distanza rispetto a quel soggetto medesimo. Tuttavia i raggi degli astri ai cardini e alle case

non sono assunti nello zodiaco, ergo etc. La proposizione maggiore manifesta dagli argomenti del
primo libro, la minore viene cos dimostrata: gli astri non portano a compimento il loro influsso
rispetto ai cardini e alle case lungo lo zodiaco, in quanto lo zodiaco non la via delle stelle ai
cardini; gli astri infatti quando passano da un cardine ad un altro non progrediscono lungo lo
zodiaco, pur se sono in esso presenti; se d'altro canto progredissero lungo lo zodiaco si
muoverebbero contro l'ordine dei segni; al contrario le stelle vanno ai cardini unitamente ai gradi
dello zodiaco in cui sono reperite (non diversamente che se i pianeti fossero stazionari e quindi non
mutano luogo nello zodiaco transitando da un cardine all'altro). Ergo i raggi delle stelle ai cardini e
alle case, assunti nello zodiaco, non sono parti reali del loro influsso rispetto ai cardini e alle case
medesime. Nella figura 3, ad esempio, Giove, posto a gradi 0 del Toro, non va all'oroscopo
muovendosi sullo zodiaco (in tal modo progredirebbe contro l'ordine dei segni, ovvero da gradi 30
dell'Ariete a 29, 28, 27 etc., ci che assurdo); la via di Giove all'oroscopo per contro la linea
Giove-d-q , parallela all'equatore, e nessun'altra.
Secundo: quando una stella al meridiano osserva sempre entrambi gli angoli dell'orizzonte con
un raggio quadrato; tuttavia lungo lo zodiaco assai raramente si produce un raggio quadrato dal
meridiano all'orizzonte (ovvero solo nei punti tropici), ergo i raggi ai cardini computati nel circolo
dei segni sono inani. La proposizione minore manifesta, la seconda si dimostra: primo in
Tolomeo, cap. de locis apheticis : "il luogo che in quadratura alla linea dell'oriente, ovvero quello
che culmina sull'orizzonte". E se tu dicessi che Tolomeo intende parlare dei raggi nell'equatore, la
mia argomentazione sarebbe comunque soddisfatta, giacch ne conseguirebbe che, secondo la
dottrina di Tolomeo, non qui questione di raggi nello zodiaco. Secundo : quando una stella al
meridiano, si trova a una distanza intermedia fra l'oriente e l'occidente, ovvero dalla congiunzione
con l'oriente alla sua opposizione diametrale; ora, la distanza intermedia tra la congiunzione e
l'opposizione il raggio quadrato, come d'altronde manifesto e come insegna Tolomeo, cap. de
XII locorum configurationibus (1,12): "in seguito, se prendiamo le due frazioni e i due
superparticolari principali nella musica e se applichiamo le frazioni 1/2 e 1/3 al diametro, che
costituito di due angoli retti, l'uno produrr la figura del quadrato...". E' qui evidente che Tolomeo
intende che la met della porzione massima, compresa tra la congiunzione e l'opposizione,
costituisce il quadrato. Tuttavia, nel nostro esempio, la porzione massima che deve essere divisa in
due parti uguali non pu trovarsi nello zodiaco. Essa non pu altrimenti essere compresa che tra la
congiunzione e l'opposizione della stella, ovvero dal suo sorgere al suo tramontare. Ci non pu
operarsi nel circolo dei segni, ergo etc.
Si veda ad es. la figura 4: Giove al meridiano ed osserva entrambi gli angoli dell'orizzonte,
l'oriente e l'occidente, con raggio quadrato, in quanto si trova ad una distanza intermedia tra il
sorgere e il tramontare, intendo dei suoi punti medesimi del suo sorgere e del suo tramonto, che
sono a e b. Ora se i punti in cui Giove sorge e tramonta distassero dalla linea dell'eclittica, nulla
importerebbe alla questione presente. Nel nostro caso infatti, la porzione massima deve essere
divisa in raggi, ma il circolo del moto di Giove, del suo influsso, intendo la linea che l'astro descrive
dal sorgere al tramonto suoi: a-Giove-b, ovvero il circolo che passa tra il punto del sorgere di Giove
fino al punto del suo tramontare, attraverso la linea del suo moto diurno.
Tertio: se fossero veri i raggi delle stelle ai cardini assunti nel circolo dei segni, sarebbe necessario
che la stella, al suo tramonto, sia distante dall'oriente 180 gradi, tanti infatti sono i gradi dello

zodiaco che esprimono l'opposizione. E' tuttavia falso affermare che una stella, allorch tramonta,
disti sempre 180 gradi dall'oriente. Infatti una stella che non sia sita sull'equatore, se ha declinazione
boreale, dista pi di 180 gradi allorch tramonta; se ha declinazione australe, meno. In verit si dice
che un mobile dista di tante parti dal punto iniziale del suo moto quante ne ha percorse ed illuminate
nel suo cammino, non pi, non meno. Sarebbe d'altro canto falso affermare che chi si allontana da
Roma, avendo percorso cinque miglia, ne sia distante dieci; e se distasse dieci miglia considerando
una diversa strada, nondimeno sciocco calcolarne la distanza su una via diversa da quella lungo la
quale procede. Ad es., una stella posta sul circolo tropico invernale, alla elevazione polare di gradi
43, avr percorso al momento del suo tramonto dall'oriente all'occidente 132 gradi e non si pu
quindi affermare che dista 180 gradi, se ancora non li ha compiuti nel suo percorso. Posta sul
circolo estivo, la stella avr invece percorso 228 gradi. Ora, per quale ragione si pu mai affermare
che dista 180 gradi se ne ha percorsi molti di pi? nessuna di certo 5.
Dices: lo sguardo (intuitus) altro non che una data distanza proporzionale, ma non vi che una
sola proporzione, quella che si produce lungo lo zodiaco, al di fuori del quale non vi proporzione
alcuna. Tolomeo (cap. de XII locorum configurationibus) considera soltanto le configurazioni nello
zodiaco e nel medesimo capitolo espone che la ragione delle figure convenienti la consimilitudine
dei segni, cos come di quelle inconvenienti la dissimilitudine. Pertanto la natura delle figure non
dipende n pu dipendere che in minima parte da ragioni che non siano la natura stessa dei segni,
giacch al di fuori dei segni le figure non hanno alcuna natura, n qualit attiva.
Respondeo: primo negando la proposizione minore. Il passo citato di Tolomeo, se interpretato in
tale senso, si opporrebbe a quanto egli stesso insegna cap. de locis apheticis (3,11), ove attribuisce
configurazioni anche alle case del cielo, sebbene non sia in esse contenuta la natura dei segni. Si
opporrebbe inoltre a quanto afferma cap. quae nam sunt vitae moderandae rationes , ove giudica
che anche le configurazioni convenienti tra i segni, il trigono ed il sestile, si deformano mutandosi
in figure letali in virt della breve o lunga ascensione loro. Respondeo secundo : poich i raggi sono
determinate distanze proporzionali, possono essere - e sono naturalmente - tanti quanti sono i modi
con i quali gli astri creano ed aumentano le distanze. Invero gli astri compiono una duplice distanza,
una fra di loro lungo lo zodiaco, e di questa parla Tolomeo nel luogo citato (1,12), ove tratta
apertamente delle configurazioni tra i segni; l'altra rispetto ai cardini. In questa seconda forma gli
astri producono distanze descrivendo linee parallele all'equatore; in effetti, come gi stato detto,
gli astri non producono una distanza rispetto ai cardini, n l'aumentano, procedendo lungo lo
zodiaco, ma lungo una linea parallela all'equatore. Ora, Tolomeo divide le dodici case del cielo in
virt di questo fondamento (vedasi cap. de locis apheticis e altrove); invero, nel definire le case,
non assume quantit proporzionali del circolo dei segni: afferma infatti che la casa decima osserva
sempre l'oriente con raggi quadrati e che essa coincide con il circolo meridiano che sempre, egli
dichiara, giace sullo zenith, e che la casa undecima sempre osserva l'oriente con raggio esagonale,
5 Assumendo come obliquit dell'eclittica 2331' - accettata dagli astronomi del XVI e XVII secolo - una
stella posta sul circolo tropico invernale, ovvero all'inizio del Capricorno, avr pertanto una declinazione di
2331' e alla regione in cui il poli del mondo si eleva di 43 i suoi tempi orari diurni sono 1100'36", che
moltiplicati per 12 danno la quantit del suo arco diurno: 13207'. Al contrario, posta una stella sul circolo
tropico estivo, ovvero all'inizio del Cancro, mostrer i predetti valori, ma complementari, rispettivamente di
15 e di 360.

la nona osserva l'oriente con raggio trigonico, quantunque assai sovente accada che i segni, da
queste case medesime, non osservino il grado del segno che si trova all'orizzonte o ancora, se
l'osservano, l'osservano con diversi raggi.
In seguito Tolomeo dichiara che la ragione della concordanza delle figure la simiglianza di
natura dei segni, tuttavia ad essa non attribuisce una ragione formale. Afferma infatti: "di queste
configurazioni i trigoni e gli esagoni sono ritenute armoniose", sono ritenute dice, quasi volesse
intendere che un'opinione umana; allo stesso modo, poco oltre, riguardo ai raggi ostili: "sono
reputate figure disarmoniche". In verit, come bene osserva il Magini seguendo il Cardano nel suo
Primum Mobile, can.39 6, il diametro si produce tra segni che concordano per sesso, nondimeno
pi ostile del quadrato medesimo. Pertanto Tolomeo non attribuisce una ragione formale, n tanto
meno sostiene che le configurazioni siano prive di valore al di fuori del circolo dei segni, come
d'altro canto si pu desumere da molti altri passi, ove chiaramente indica che anche nello spazio
delle case si producono raggi proporzionali.
Quarto probatur: Lo sguardo una determinata distanza proporzionale ed una proporzione si
assume in rapporto a date quantit, ovvero di quella che precede e di quella che segue. Ora, una
quantit proporzionale non materialmente diversa da una quantit non proporzionata, giacch, in
quanto materia, consta di parti integranti. Ma la quantit precedente e seguente della distanza degli
astri rispetto ai cardini non misurabile sullo zodiaco o su una sua parte, come stato dimostrato e
come apparir pi chiaramente in seguito. Al contrario, essa misurata dal moto e dall'influsso reale
che gli astri, nel corso del loro irraggiamento, manifestano mentre procedono da un cardine all'altro.
Pertanto questa proporzione quantitativa rispetto ai cardini non deve essere assunta nello zodiaco,
ma nel moto stesso degli astri e nel loro influsso. E' cos dimostrata la proposizione minore. La
quantit della distanza quella compresa dal termine in cui principia la distanza stessa e il moto al
termine in cui giunge il corpo che si muove; invero qualsivoglia altro termine non conviene alla
presente questione; d'altra parte si deve considerare che il termine in cui principia la distanza e il
moto degli astri rispetto ai cardini non coincide con il luogo in cui sorgono i gradi dell'eclittica, ma
con il luogo in cui sorto l'astro medesimo. Vedasi ad es. la figura 4 ove sono descritte due mediet
dello zodiaco: sia che sorgano gradi zero del Cancro o del Capricorno, Giove, che sul meridiano a
gradi zero dei Pesci (o dello Scorpione se si vuole), si trova in quadrato all'oroscopo; in effetti l'arco
che esprime la sua distanza dall'oriente non un arco dello zodiaco, ma un arco del parallelo che
l'astro di Giove ha descritto nel suo percorso dall'oriente al meridiano.
Ne consegue che i termini di ogni distanza delle stelle dall'orizzonte sono i loro propri punti del
sorgere e del tramontare, non i punti in cui si levano e si coricano i gradi dell'eclittica.

6 Non gi nel Primum Mobile del Magini, ma forse nelle Tabulae novae iuxta Tychonis rationes elaboratae
quibus Directionum conficiendarum brevior ac facilior quam unquam antehac a nemine ars traditur,
Bononiae 1619, che non ho potuto consultare. Ma si confrontino altres le varie introduzioni astrologiche
dello stesso Magini nelle sue pubblicazioni di effemeridi (ad es. Ephemeridum clestium motuum Io. Antonii
Magini Patavini ab anno Domini 1598 usque ad annum 1610..., Venetiis 1599, p. 15: "Oppositio...noxius et
malus maxime censetur ratione oppositionis, quoniam quae opponuntur, maximeque distant, maxime etiam
sibi inimicantur").

Tertia conclusio: i raggi degli astri ai cardini e alle case, calcolati secondo le distanze
proporzionali ovvero secondo parti degli archi diurni e notturni delle stelle medesime sono
familiarit vere ed efficaci, che io chiamo familiarit nel mondo 7.
Per la comprensione di quanto precede occorre considerare che la distanza fra due punti pu essere
calcolata in modi sempre nuovi ed innumerevoli, in quanto si possono porre innumerevoli vie e
linee sulle quali calcolare e misurare le distanze. In ci consiste l'intera questione e dei raggi e dei
circoli di posizione. Chi ad es. vuole misurare la distanza tra Roma e Venezia pu farlo in tanti modi
quanti sono le vie fra queste citt, le quali vie sono pressoch infinite. Se invece non si debba
calcolare la distanza fra due punti, ma fra un solo punto e una data linea, come ad es. tra il vertice di
un triangolo e il lato della base, allora i modi con i quali possiamo calcolare la distanza dal vertice
alla base sono tanti quanti sono i punti determinabili nel lato stesso della base, ovvero pressoch
infiniti.
Nel nostro caso vi questione della distanza dal punto alla linea, ovvero della distanza della stella
dalle linee delle cuspidi delle case, e la difficolt la seguente: si deve considerare la distanza della
stella dal punto dell'eclittica iscritto nella cuspide della casa o dal punto per il quale passato o
passer l'astro del quale si vuole misurare la distanza? Io affermo che occorre calcolare la distanza
compresa tra il punto del passaggio dell'astro e l'astro medesimo e che questa distanza deve essere
calcolata secondo quell'arco della sfera che rappresenta la via del moto dell'astro da un cardine
all'altro.
Questa conclusione manifesta dagli argomenti precedenti. Dimostriamo nondimeno che i raggi
altro non sono che le distanze proporzionali acquisite tramite il moto e l'influsso degli astri. Ora gli
archi diurni e notturni delle stelle sono in verit i loro moti ed influssi medesimi rispetto
all'orizzonte; quindi le parti proporzionali dell'arco diurno e notturno degli astri sono familiarit
vere ed efficaci. La proposizione maggiore palese da quanto dichiarato altrove; in effetti queste
familiarit ai cardini e alle case, delle quali tratto, si misurano in virt di una divisione
proporzionale del reale moto di irraggiamento e di influsso degli astri e non gi con il compasso, n
con altra qualsivoglia divisione della quantit in quanto tale; siffatta divisione non sarebbe attiva.
Dices: i raggi degli astri ai cardini considerati nello zodiaco sono parti reali del loro influsso e del
moto loro, che essi compioni lungono il circolo dei segni e pertanto siffatti raggi non possono non
essere naturali ed efficaci.
Respondeo: l'influsso degli astri nel circolo dei segni efficace rispetto ad altre stelle che sono
site nel medesimo circolo e che ivi progrediscono. Invero, dopo la congiunzione corporale
(coniunctio praesentialis) , protendono simultaneamente e proporzionatamente le qualit suscitate
in tale congresso, mentre procedono successivamente lungo lo zodiaco, creando ed aumentando in
esso le distanze fino al punto estremo delle loro mutue distanze proporzionali, dove nuovamente
riproducono ogni irraggiamento ed influsso precedentemente mostrato in virt del loro moto.
Pertanto le mutue distanze proporzionali delle stelle lungo il circolo dei segni sono efficaci in virt
7 Astrorum radii ad cardines, et domus accepti secundum proportionales distantias, seu partes arcuum
diurnorum, et nocturnorum eorundem Siderum, sunt verae, et efficaces familiaritates, quas in Mundo voco.
Si osservi che l'espressione in mundo non corrisponde alla greca (peri to kosmikon) bens a formulazioni
quali:.kata thn genesin, kata thn wran.

delle loro mutue separazioni ed applicazioni che compiono lungo il circolo zodiacale medesimo,
ove appunto lanciano e rimandano le loro qualit in funzione delle distanze che compiono. Ora, in
verit, i raggi sono distanze proporzionali che devono essere misurate e nel modo stesso in cui si
compiono e rispetto ai termini in cui si producono e rispetto alla regione ove appare la loro
percezione in virt del moto, dell'irraggiamento, dell'influsso. Del resto, rispetto ai cardini e alle
case gli astri non compiono le loro distanze muovendosi lungo il circolo dei segni: non procedono
infatti lungo lo zodiaco nel loro avvicinarsi ai cardini e alle case, pur se nello zodiaco fossero siti,
ma procedono tuttavia lungo lo zodiaco allorch permutano le loro mutue distanze, da stella a stella,
in riferimento allo zodiaco medesimo.
Dices: Tolomeo assume il diametro, quale figura dell'opposizione; ora il diametro deve passare per
il centro del mondo, ma se assumessimo il diametro secondo il tuo modo, ovvero dal punto del
sorgere dell'astro al punto del suo tramonto, siffatto diametro non passa per il centro del mondo, se
non allorch la stella si trova sul circolo equinoziale; ne consegue che tale diametro non pu essere
assunto, etc

Respondeo: primo : Tolomeo stabilisce la figura


dell'opposizione mediante il diametro in quanto
tratta dei raggi assunti nel circolo massimo, lo
zodiaco.
Nel
cap.
de
XII
locorum
configurationibus, infatti Tolomeo considera la
divisione dello zodiaco e le configurazioni che in
esso si costituiscono, onde manifestamente il
diametro di un circolo massimo passa sempre per il
centro del mondo. Tuttavia non necessario che
l'opposizione si produca sempre mediante il
diametro per essere efficace e vera. Vi sono in
effetti vere ed efficaci opposizioni, in base alle
quali, prendendone noi la met, costituiamo
efficaci quadrati che constano di angoli retti 8.
L'opposizione si produce pertanto anche in circoli
8 Sia ad es. la Luna a 1353' Pesci, latitudine meridionale 435', declinazione 1035'; latitudine della regione
43. La sua ascensione retta 34656', il suo semiarco diurno 7947'. Se sottraggo il suo semiarco diurno
dalla sua ascensione retta, ottengo l'ascensione retta del meridiano allorch la Luna sorge all'oriente
(26709'). Se al contario aggiungo il suo semiarco diurno alla sua ascensione retta ottengo l'ascensione retta
del meridiano all'atto del tramontare della Luna (6643'). Entrambi i punti situati sul meridiano sono in
quadrato con la Luna; infatti se dall'ascensione obliqua della Luna sottraggo 90 gradi, ottengo il punto
culminante sulla linea ortiva della Luna: ascensione obliqua della Luna (= ascensione retta Luna + differenza
ascensionale Luna) = 35709' - 90 = 26709'. E' questo il quadrato destro della Luna in mundo,
(praecellentia) efficacissima. Il quadrato sinistro in mundo, che i Greci chiamano, (radiorum proiectio), si
comprova non gi a partire dall'ascensione (AO), ma dalla discensione obliqua (DO)
della Luna e
aggiungendo ad essa discensione i 90 gradi del quadrante: DO Luna 33643' + 90 (-360) = 6643'.

minori, le cui linee diametrali non sono concentriche al mondo. Che anche in questi circoli - e non
solo in quelli massimi - sia lecito assumere raggi e figure ne testimone Naiboda apud Maginum
de diebus criticis, quando afferma che i coluri sono separati da un quadrante sia presso i poli, sia
all'equatore che circolo massimo 9. E con ci Tolomeo concorda, invero non vi sarebbe ragione
per cui l'angolo del medio cielo (superior angulus) sia sempre in rapporto quadrato con l'oriente.
Respondeo etiam che non necessiario che il diametro dell'opposizione passi sempre per il centro
del mondo: ogni stella, qualunque sia la sua latitudine e declinazione, allorch all'occidente in
opposizione all'oriente e ad ogni stella che si trova all'oriente. La ragione che tutta la regione
dell'oriente fa opposizione alla regione dell'occidente, giacch di natura di propriet contrarie, in
modo tale che qualsivoglia parte dell'oriente si oppone a qualsivoglia parte dell'occidente e
viceversa 10.
Ora, se la stella che sorge non ha la medesima quantit di declinazione della stella che tramonta e
di segno contrario, non invia all'astro che si corica un diametro che passa per il centro del mondo,
come di per s evidente; non quindi necessario che il diametro dell'opposizione passi per il
centro del mondo. E' manifesto che due stelle debbano dirsi opposte pur se hanno diversa
declinazione allorch sono opposte in simile modo rispetto all'orizzonte della regione; in altro modo
non pu prodursi opposizione se non vi uguaglianza nella quantit della latitudine.
Dices: Tolomeo, cap. de his qui non nutriuntur (3,9) insegna che le opposizioni partili - quelle,
intendo, il cui diametro passa per il centro del mondo - sono efficacissime; ne consegue che le
rimanenti opposizioni sono sempre pi deboli, in quanto distanti da tale diametro, e che pertanto
solo le prime sono le vere opposizioni.

9 L'autore allude al commento di Valentino Nabod al Quadripartitum di Tolomeo, di cui il Magini pubblic
brevi stralci, in particolare fa riferimento a carte 116b, 117a del De Astrologica ratione, ac usu dierum
Criticorum, seu Decretorium... Venetiis 1607. Per coluro si intenda ogni circolo che passa per i poli del
mondo, non solo il coluro equinoziale e solstiziale ("omnes coluri, seu circuli per mundi polos descripti sunt
inter se ubique similes" V. Nabod apud Magini, op. cit., 116b). La rotazione diurna dell'equatore celeste
uniforme ed fondamento del luogo simile (Tolomeo 3,10; p. 290 Robbins) cui si riferisce il commento del
Nabod.

10 Tota regio orientalis adversatur occidentali... Ogni parte dell'oriente quella che ascende all'orizzonte dall'emisfero
invisibile, sia che essa coincida con il punto sorgente dell'eclittica o no, in altre parole: qualunque sia il suo azimuth.
Nella figura 4 a, c, d, g sono sulla linea d'oriente, f,b,z,r, sulla linea di occidente e i primi sono opposti ai secondi,
quantunque il diametro della loro opposizione non passi in ogni caso per il centro della sfera. Si consideri ad es. la
posizione di un astro, sia esso la Luna, come dichiarato a nota 8, polo della regione 43, grado eclittico che sorge
all'oriente 25 Toro.Vogliamo determinare in quali punti della linea d'orizzonte sorge l'oroscopo (25 Toro) ed sorta la
Luna. Cerchiamo in altri termini i loro azimuth, servendoci a tale scopo della pi semplice formula: cos (az) = sin d/cos
phi
otteniamo: azimuth Luna 10413'; azimuth dell'oroscopo 6327'. Ricordiamo che l'angolo dell'azimuth si misura lungo
l'orizzonte da Nord verso Est. Nella figura a il punto dell'orizzonte in cui sorge la Luna, b il punto in cui sorge il
grado dell'oroscopo. Si osservi che l'arco CD l'amplitudine ortiva dello zodiaco (in altri termini del Sole ai punti estivi
(C) ed invernali (D) ), l'arco EF la massima amplitudine ortiva della Luna, l'arco GH la massima amplitudine ortiva
dell'astro di Venere.

Respondeo: Tolomeo assume in codesto capitolo le predette opposizioni per quanto concerne
l'efficacia della malvagit degli astri infortunati, giacch occorrono diversi generi di raggi o, se
vogliamo, di familiarit: si produca infatti un'opposizione nel primum mobile o circolo dei segni, si
produca un'opposizione nel mondo e siano tutti paralleli; giacch infatti, come stato detto e come
verr pi ampiamente dimostrato in seguito, gli astri agiscono sia per raggi particolari, sia per raggi
universali. Pertanto, affinch l'opposizione nello zodiaco sia efficace, necessario che il suo
diametro non si allontani dal centro del mondo; mentre, affinch sia efficace l'opposizione nel
mondo, necessario che il diametro non disti dalla superficie che si estende dal centro del mondo
all'orizzonte e tale opposizione possiamo a buon diritto chiamare diametrale. Ecco ci che
sufficiente al costituirsi dell'opposizione del mondo: non necessario che il diametro passi per il
centro del mondo, ma che sia condotto dal punto del sorgere al punto del tramonto dell'astro.
Secundo probatur conclusio: i raggi mutui degli astri lungo il circolo dei segni sono veri ed
efficaci per la sola ragione che, lungo il circolo medesimo dei segni, gli astri producono
reciprocamente determinate distanze in virt del moto loro suscitano ed estinguono le loro qualit
muovendosi lungo linee parallele, pertanto i raggi delle selle ai cardini sono reali ed efficaci
unicamente su tali linee parallele.
Dices: non gi per questa ragione, ma soprattutto perch l'eclittica la via del Sole e il Sole
principio di ogni virt dei viventi.
Respondeo primo: se, in quanto via del Sole, l'eclittica deve avere la virt di rendere reali ed
efficaci i raggi degli astri misurati su di essa, ne consegue che un astro posto al di fuori dell'eclittica
non recepisce i raggi di chi l'osserva. Se poi tu dicessi che un astro, pur lontano dall'eclittica,
recepisce i raggi, e tuttavia pi debolmente in quanto i gradi che sono lontani dalla via del Sole causa efficiente della virt di tale via - risultano pi deboli quanto pi distano dalla sfera di virt
dell'agente, respondeo che non questo ci che insegna Tolomeo quando richiede per l'efficacia
dell'opposizione la simiglianza di diversa latitudine, per la congiunzione la medesima.
Respondeo secundo: cos come il Sole, descrivendo la linea dell'eclittica, le comunica tale virt,
che la ragione maggiore, perch non potrebbe altres comunicare una simigliante virt ai paralleli
che descrive perpetuamente in virt del moto diurno? certo non vi alcuna ragione contraria; e
tuttavia non questo il motivo maggiore, ma piuttosto in virt del fatto che ivi gli astri compiono le
loro distanze e perci generano e alterano le qualit.
Tertio probatur: i raggi devono essere assunti secondo la divisione proporzionale della quantit
compresa fra i termini a quo e ad quem del moto degli astri. Ora la quantit del moto degli astri
compresa fra questi termini altro non che il loro arco diurno e notturno, ergo etc. La proposizione
minore pertanto manifesta: la quantit del moto degli astri ai cardini viene assunta dai punti,
ovvero dai limiti degli istanti del sorgere e del tramonto degli astri medesimi, e da questi limiti si
assumono gli archi diurni e notturni. E per quanto riguarda la dimostrazione della proposizione
maggiore: la divisione di una data quantit non proporzionale se non si compie in rapporto alla
quantit precedente e seguente, dal termine a quo al termine ad quem della quantit medesima,
come sovente stato ripetuto. Ma la quantit del moto degli astri ai cardini non la via
dell'eclittica, non il circolo dei segni, ma un determinato parallelo. In verit, se si procedesse a

una divisione dello zodiaco, tale divisione non potr essere proporzionale, in quanto non proviene
da un rapporto delle parti delle quantit del moto degli astri ai cardini. Ora, questo moto degli astri
l'arco diurno o notturno compreso fra il termine o punto a quo e il termine o punto ad quem del
moto loro medesimo: questi termini sono i punti del loro sorgere e del loro tramonto. Ad es. nella
figura 4 i punti del sorgere e del tramonto di Giove sono a e b, la quantit compresa fra questi due
punti l'arco diurno a-Giove-b e non l'arco di zodiaco 0 Cancro-Giove-0 Capricorno oppure 0
Capricorno-Giove-0 Cancro.
Dices: i raggi ai cardini assunti nel circolo dei segni sono parti della quantit compresa fra gli astri
e i cardini medesimi: quindi sono efficaci.
Respondeo: in diversissimi modi, come ho pi volte ripetuto, si pu assumere la quantit o
distanza di una stella dagli angoli, ma io affermo che fra tutte le diverse distanze sola efficace
quella compresa tra il termine a quo e il termine ad quem del moto degli astri; ed invero questa
distanza di cui parlo non una distanza zodiacale, ma una linea parallela all'equatore, descritta dalla
stella nel suo giungere al cardine.
Dices adhuc: l'arco dello zodiaco compreso tra il cardine e l'astro, una quantit reale e definita
fra due termini: intendo dalla linea del cardine e dall'astro.
Respondeo: che per quanto attiene al secondo termine da te dichiarato, ovvero l'astro, non sussiste
difficolt alcuna. Al contrario, la linea del cardine s un termine reale che divide una parte della
sfera e pertanto, in virt di tale divisione, divide altres il circolo dei segni, nondimeno lungo questa
linea si possono assumere infiniti punti. Ora, di questi punti sono reali solo quelli determinati dagli
astri medesimi allorch transitano per questa linea del cardine, punti ove gli astri costituiscono il
secondo termine del moto. questo che si deve pienamente comprendere.
Quarta conclusio: i mutui raggi delle stelle, assunti secondo le distanze delle case, sono vere ed
efficaci familiarit, che io chiamo mutue familiarit delle stelle nel mondo.
Explicatur: sostengo che, se gli astri osservano con determinati raggi o distanze i cardini e le case,
con medesimi raggi osservano parimenti le stelle che si trovano in quei cardini e in quelle case. Sia
ad es. al culmine supremo una data stella, sia un'altra all'orizzonte: questi astri si osservano con
raggio quadrato, giacch con raggio quadrato si osservano mutuamente i cardini in cui esse stelle
son site; per quale ragione ci si produca detto nella conclusione precedente.
Probatur primo: una stella all'oriente osserva con raggio quadrato la decima casa, pertanto gli
astri che ivi fossero siti si osserveranno necessariamente con medesimo raggio quadrato. La
premessa manifesta, dimostriamo la conclusione: la casa un circolo orario che si estende dal sud
al nord; ora se gli astri osservano una data casa, osservano altres tutte le stelle che in quella casa si
trovano, qualunque sia la loro latitudine, qualunque sia la loro declinazione. Pertanto se una stella
osserva dall'oriente la decima casa con raggio quadrato, osserver altres ogni stella ivi sita con il
medesimo raggio quadrato. Nella quarta figura ad es. la stella g, posta all'oroscopo, osserva la
decima casa con raggio quadrato, onde osserva anche quelle quattro stelle che si trovano nella
decima casa, sicch a sua volta da essa osservata con raggio quadrato.

Secundo: ogni influsso delle case, ogni divisione del cielo dipende dalla luce e dall'influsso delle
stelle. Invero, come verr pi oltre dichiarato nel cap. de domibus 11, se in cielo non fossero astri
luminosi, non esisterebbero case, giacch non vi sarebbe irraggiamento e moto, dalle cui
proporzionali parti le case assumono le proprie delimitazioni. Ne consegue per prima cosa una
conclusione fondamentale: gli astri si osservano mutuamente dalle stesse case e pertanto osservano
le case stesse. In effetti, se le stelle osservano le case secondo la distanza delle case, a maggior
ragione si osserveranno l'un l'altra secondo il loro sito nelle case.
Tertio: comune opinione degli astrologi (Mathematicorum sententia), comprovata senza cessa
dall'esperienza, che due stelle, pur se molto distino tra loro riguardo alla declinazione e siano
nondimeno nel medesimo circolo (vuoi dell'orizzonte, o del meridiano o di un altro qualsivoglia
circolo di posizione), siano tra loro congiunte 12. Ora una siffatta congiunzione si produce soltanto
in ragione delle divisione in case (giacch invero due stelle non sono congiunte lungo il circolo dei
segni se sono mutuamente distanti oltre la loro sfera di attivit (sphaera activitatis) ovvero se le
declinazioni loro distano pi parti della estensione della loro virt attiva) 13. Ne consegue pertanto
che, se le stelle producono mutuamente una congiunzione in virt della distanza delle case, occorre
giudicare che esse compiono in virt di questa medesima distanza delle case le rimanenti
familiarit. Nella quarta figura ad es. le stelle site al meridiano sono congiunte fra loro per quanto
attiene alla divisione delle case e al loro sito nel mondo. Ergo per queste medesime ragioni tutte e
quattro le stelle predette sono in quadrato rispetto alla stella g.
Quinta conclusio: i raggi assunti nell'equatore, secondo il modo proposto da Magini non sono
familiarit reali ed efficaci 14.
Explicatur: Magini, matematico fra i pi celebri del nostro secolo, nel computare con assicurata
precisione i moti, i circoli e le figure celesti, ritenne che, se le stelle proiettano i propri raggi in virt
di una data distanza lungo lo zodiaco, in virt della medesima distanza devono proiettare gli stessi
raggi in modo orbicolare. In tal modo il raggio quadrato appare un circolo massimo che divide la
11
Coelestis Philosophia 2,7 p. 180: " ogni significato attivo delle case proviene loro dai corpi luminosi,
intendo dagli astri; abbiamo infatti mostrato altrove che cio che privo di luce non pu essere attivo,
pertanto le case traggono dagli astri anche la determinazione della loro quantit. "
12
Questa forma del congiungersi chiamata dal Titi coniunctio virtualis, in contrapposizione alla coniunctio
praesentialis, la ; cfr. Coelestis Philosophia p. 150.
13
Sphaera activitatis termine placidiano. Nella versione latina del Madkal al kabir di Ab Ma'shar
(Introductorium in Astronomiam Albumasaris... Venetiis 1506 7,5) troviamo virtus corporis e anche vis
luminis ; sono radii virtuales che gli astri circumcirca se potentes emittunt (L. Bellanti, De astrologica
veritate...Florentiae 1495, 8,2), un'estensione dei raggi del corpo dell'astro che si propaga "en rond, c'est
dire tout au tour de leur corps" ( A. de Villon, De l'usage des ephemerides...Paris 1624, I,142) e che J.B.
Morin de Villefranche chiamer in seguito fortitudo intrinseca (Astrologia Gallica...Hagae Comitis 1656,
18,2) e vis fortitudinis (ibid. 16,13).

sfera in due parti uguali, mentre il sestile e trigono appaiono circoli paralleli e minori rispetto a
detto circolo massimo, da esso parimenti distanti di 30 gradi. Ne consegue che, lungo questi circoli
radiali gli astri intersecano, fra gli altri cerchi, anche il cerchio equatoriale. Sostiene pertanto il
Magini che gli astri e i cardini recepiscono i raggi lungo l'equatore quando il luogo della sezione del
raggio, collocato sulla linea equatoriale, giunge nel suo ascendere o nel suo discendere al luogo di
posizione dei pianeti o ai cardini. Nella figura 3 ad es. dcs appunto il circolo del raggio esagonale
di Saturno e taglia l'equatore nel punto c ; ora, trovandosi questo punto all'oroscopo, in cui pure il
Sole, Saturno - secondo l'opinione del Magini - in sestile al Sole nell'equatore. Dal canto mio
ritengo inane tal raggio. Pur essendo ci palese per le ragioni addotte nelle conclusioni precedenti,
nondimeno
probatur primo: ogni stella che osserva un'altra stella deve essere da questa osservata con
identico ed efficace raggio, ma ci non avviene nel caso dei raggi assunti nell'equatore secondo il
modo del Magini e pertanto questi raggi non sono efficaci. Ora, la proposizione maggiore non pu
essere ricusata: i raggi invero sono distanze proporzionali fra due punti, ergo irragionevole
affermare, come dissi altrove, che il primo punto dista di pi o di meno dal secondo, che il secondo
dal primo, giacch la distanza fra due termini correlativa, sicch entrambi distano parimenti l'uno
dall'altro. Dimostriamo quindi la seconda proposizione: quando nel luogo di posizione di un dato
astro, del Sole ad es., ascende il luogo del raggio assunto nell'equatore di un altro astro, sia esso
Saturno, il Sole a sua volta deve osservare Saturno con uguale raggio nell'equatore; ora, giacch ci
non si produce, i raggi nell'equatore non si producono secondo un rapporto reciproco, ergo tale
modo discordante. Nella figura 3 ad es., posto che il Sole sia in sestile a Saturno nell'equatore,
nondimeno il Sole non tocca Saturno con il proprio sestile assunto nell'equatore, n il di lui circolo
di posizione. Il Sole infatti taglia l'equatore con il circolo del suo esagono nel punto g , il cui circolo
di posizione la linea gfh; il circolo di posizione di Saturno, al contrario, Saturno-a-s.
Dices: quanto tu affermi non ha alcuna importanza, poich i raggi dell'astro che osserva, allorch
incidono nel circolo di posizione di un altro astro, si diffondono nel circolo intiero e raggiungono il
prorogatore medesimo; ora, pu ben accadere che i raggi del prorogatore non tocchino il circolo di
posizione della stella che osserva, ma non necessario che il prorogatore guardi a sua volta la stella
14
G.A. Magini espose il modo di determinare i raggi nell'equatore nel nono libro del sua esaustivo Primum mobile
duodecim libris contentum in quibus habentur Trigonometria sphaericorum et Astronomica, Gnomonica,
Geographicaque problemata ac praeterea Magnus Trigonometricus Canon emendatus et auctus ac Magna Primi
Mobilis Tabula ad decades primorum scrupulorum supputata, Bononiae 1609, fo. 215 r-v. Ivi l'eccellente matematico
propone la seguente formula (che diamo secondo il modo della moderna trigonometria):cos (arcus aequatoris) = cos d
cos(radius) [d = declinazione]
Questa formula non pu tuttavia servire alla determinazione del raggio quadrato; il coseno di tale raggio infatti uguale
a zero e il punto in cui tale raggio incide esprime sempre il punto che sorge (quadrato destro) o che si corica (quadrato
sinistro) rispetto al luogo dell'astro da cui si misura il raggio. Pertanto il quadrato si calcoler agevolmente aggiungendo
o sottraendo all'ascensione retta dell'astro 90 gradi; il risultato sar l'ascensione o la discensione obliqua del punto
cercato. Si veda ad es. il calcolo della direzione aneretica escogitata dal Magini nella nativit del cardinale Anton Maria
Salviati (De Astrologica ratione ... cit., fo. 100 v)

che l'osserva. Ci confermato, primo : non si hanno da misurare i raggi del prorogatore, giacch
non hanno valore e non devono essere considerati; secundo : nel nostro caso presente pu accadere
una situazione simile a due stelle che non siano tra loro congiunte che parzialmente, in modo che
l'una tocchi l'altra per la maggiore ampiezza della sua sfera attiva (sphaera virtutis), ma non sia
toccata dall'altra per la minore ampiezza della sfera attiva della seconda.
Respondeo: il raggio non una semplice proiezione luminosa, se cos fosse vi sarebbero infiniti
raggi; ma proiezione luminosa in virt di una distanza proporzionale, non misurata in qualsivoglia
modo, ma direttamente e senza mediazione da stella a stella o a un luogo determinato con il quale
abbia contatto nel corso del suo periodo. Mediante questi, o stella o luogo, vengono trasmesse e le
sue qualit e i suoi influssi alle cose inferiori; mediante questi vengono assunte le distanze
proporzionali medesime, le quali sono raggi efficaci. Invero, come sopra stato dimostrato, i raggi
sono parti proporzionali del moto e dell'influsso che gli astri portano a compimento dopo il contatto
(quem efficiunt Astra post congressum) . In tal modo le stelle che si osservano l'un l'altra devono
avere necessariamente un rapporto reciproco della loro distanza e due devono essere i termini della
distanza proporzionale che l'irraggiamento; di questi termini il destro non deve distare dal sinistro
n pi, n meno di quanto il sinistro disti dal destro, ma in modo uguale sotto ogni rispetto. Pertanto
se i raggi fra le stelle altro non sono che le loro distanze proporzionali, non sufficiente che i luoghi
delle distanze concordino con i circoli di posizione delle stelle, ma necessario che concordino con
le stelle medesime, soprattutto se si considera che i raggi non possono diffondersi lungo i circoli di
posizione, come dimostrer a suo luogo. Ora, per quanto riguarda le ragioni da te addotte, la prima
falsa: in effetti il Sole e la Luna hanno in s virt - secondo la dottrina di Tolomeo - e di
prorogatori e di promissori, in quanto si stima che abbiano assolutamente la facolt sia di ricevere
che di emettere raggi. E per quanto attiene alla seconda tua argomentazione, essa contraddittoria:
la sfera di attivit che circonda le stelle segue la forza della luce loro e pi questa luce grande e in
intensit e in estensione, pi grande la sfera attiva delle stelle medesime; invero ogni astro forma
contatto radiale, anche quello la cui magnitudine apparente sia infima, anche se debole sia la virt
del raggio in ragione delle forze della stella.
Secundo probatur conclusio: pu accadere che il luogo del raggio nell'equatore disti 28 e pi
gradi in declinazione dall'astro che osserva e pertanto il luogo del raggio non pu agire nell'astro
che osserva, giacch, a causa della grande distanza, il corpo dell'astro non toccato da quel raggio e
col non v' contatto, non v' familiarit, non v' azione, non v' passione. Nella figura 3 ad es. il
punto c del sestile di Saturno dista dal Sole circa 14 gradi e non pu quindi agire nel Sole.
Dices: la virt del raggio si diffonde per tutto il luogo o circolo di posizione fino al corpo
dell'astro.
Respondeo che questa una vana finzione, giacch nulla si diffonde al di fuori della luce; ora, il
luogo del raggio non ha luce alcuna, quindi non pu diffondersi, ma di questo argomento tratteremo
in seguito.
Tertio: gli astri non generano raggi se non lungo la via dei loro moti; ora gli astri non si muovono
lungo la linea equinoziale, se non soltanto rispetto alla terra allorch sono sulla linea equinoziale
medesima; pertanto gli astri non producono raggi nell'equatore (se non quando ivi sono, ch allora

generano raggi nel mondo). cos dimostrata la proposizione maggiore: i raggi sono distanze
proporzionali degli astri, in virt dell'intervallo precedente e seguente del moto.
Quarto: se si producessero raggi nell'equatore, dovrebbero necessariamente prodursi anche le
congiunzioni nell'equatore, ci che invero avviene rarissimamente, ovvero solo quando le stelle si
congiungono nei punti equinoziali, ergo etc.; si dimostra cos la proposizione maggiore: in ogni
genere di raggi, prima familiarit la congiunzione; se pertanto gli astri non si congiungono in un
supposto genere di familiarit, non producono neppure le rimanenti familiarit di raggi. In effetti
nella congiunzione gli astri danno principio a nuove qualit, che poscia accrescono e decrescono
tramite il moto e le distanze; ora, se nell'equatore non principiano tramite la congiunzione nuove
qualit, non producono neppure lungo l'equatore medesimo nessun'altra distanza proporzionale. E
inoltre, pur se talora si congiungono lungo l'equatore, non possono produrre distanze proporzionali,
n generare raggi efficaci, in quanto non si muovono lungo la linea equinoziale.
Quinto: i raggi nell'equatore non sono secondo natura, ma sono assunti a puro arbitrio umano,
ergo etc. I raggi protratti in circolo circondano ogni cielo, ma i pianeti non ne illuminano ogni
singola sua parte nel medesimo modo in cui illuminano il circolo dei segni e i paralleli, ove per
contro producono, con il loro moto e influsso, distanze reali e naturali, al di l di ogni nostro
arbitrio, le quali cose tutte le stelle non compiono nelle rimanenti regioni del cielo, ma sono
escogitate dagli uomini, non in virt del moto e dell'influsso delle stelle, ma con il solo compasso;
non in base al rapporto della quantit compresa dal termine a quo al termine ad quem , non per la
via reale del moto degli astri, ma a partire dagli astri stessi ed anche dal loro diametro e nondimeno
non lungo la via sulla quale transitano i pianeti e ove pertanto nullo il loro influsso.
Dices: la proiezione della luce degli astri il principio della determinazione dei loro raggi; ora la
proiezione della luce giunge ad ogni luogo e ad ogni parte del cielo, ergo i raggi tracciati intorno a
un cerchio sono reali e naturali, non posti dall'arbitrio umano.
Respondeo che non sufficiente, all'efficacia della familiarit dei raggi, la semplice emanazione
luminosa; se fosse sufficiente, ogni proiezione luminosa, sia essa proporzionale o meno, sarebbe
una familiarit efficace, ci che falso: invero ogni spazio in cui giunge la luce degli astri non ha,
in quanto tale, la virt di rendere efficaci i raggi, ma necessario che si producano realmente nel
cielo distanze proporzionali da parte degli astri medesimi, in virt del moto e del susseguente
effettivo irraggiamento che sempre avviene da un luogo ad un altro e che appare dappresso e senza
interposizione dal corpo luminoso degli astri medesimi, non dalla proiezione della luce; inoltre

lungo la via del loro moto, non al di fuori di essa, lungo luoghi ove giammai transitano e a cui
giammai pervengono. D'altronde, gi ricusai questa obiezione nel primo libro 15.

15
Cfr. Coelestis ph. 1,14 p. 80s.: De motu locali siderum et passionibus quae ipsum sequuntur. Anni dopo,
pubblicando il Titi le Tabulae primi mobilis, le faceva precedere da alcune tesi che riassumevano gli
argomenti trattati nella Coelestis philosophia. Le tesi dal numero 38 al 41 concernono il presente capitolo e
in esse l'autore porta a sostegno della sua argomentazione il cap. 4 dell'VIII libro dell'Almagesto, le prime
parole del proemio al Quadripartitum, il penultimo capitolo del primo libro dello stesso, ove Tolomeo parla
dell'esagono di Venere al Sole e infine il capitolo sulla durata della vita, gi citato nel testo presente. Una
dotta esposizione "placidiana" sul duplice moto si pu leggere nel Lexicon di Gerolamo Vitali (edizione
parigina) alla voce motus.

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