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SISTEMI ENERGETICI

2001

Prof. S. Manc
Dipartimento di Energetica
Politecnico di Torino

Riproduzione totale o parziale vietata senza il consenso scritto


dellautore

SISTEMI ENERGETICI 1
1
1
1

CAPITOLO 1

RICHIAMI DI
TERMODINAMICA

PRIMO PRINCIPIO PER I SISTEMI CHIUSI


PRIMO PRINCIPIO PER I SISTEMI
APERTI 7
SECONDO PRINCIPIO DELLA
TERMODINAMICA 9

CAPITOLO 2

ESPANSIONE
COMPRESSIONE

CAPITOLO 3

TERMODINAMICA DI UN
FLUSSO COMPRESSIBILE

CAPITOLO 4

FLUIDODINAMICA DELLE
TURBOMACCHINE 33

CAPITOLO 5

SISTEMI DI POMPAGGIO

19

TURBOPOMPE 43
TURBOPOMPE ASSIALI 53
SISTEMI DI POMPAGGIO 54

27

41

CAPITOLO 6

SISTEMI IDRAULICI.
TURBINE 63
SISTEMI IDROELETTRICI

63

CAPITOLO 7

TURBOCOMPRESSORI E
TURBINE 79

CAPITOLO 8

RICHIAMI DI
TERMOCHIMICA

CAPITOLO 9

IMPIANTI MOTORI A GAS

CAPITOLO 10

IMPIANTI A VAPORE

CAPITOLO 11

IMPIANTI A CICLO COMBINATO


GAS/VAPORE 127

CAPITOLO 12

IMPIANTI COGENERATIVI

93
97

115

131

IMPIANTI MOTORI A GAS


COGENERATIVI 132
IMPIANTI COGENERATIVI A VAPORE

CAPITOLO 13

MOTORI ALTERNATIVI A
COMBUSTIONE INTERNA
CICLO IDEALE 137
Ciclo limite 138
Ciclo di lavoro 139
Ciclo indicato 140

132

137

Lavoro utile 141


Il riempimento del motore 142
Rendimenti, potenza, consumo 142
Caratteristica meccanica 144
Combustione normale nei motori ad accensione
comandata 145
La combustione nei motori ad accensione per
compressione 151

CAPITOLO 1

RICHIAMI DI
TERMODINAMICA

SISTEMI CHIUSI E APERTI


Un sistema termodinamico, o semplicemente un sistema, definito come una quantit di materia o una regione nello spazio. La massa o la regione esterne al sistema
viene chiamato esterno. La superficie reale o immaginaria che separa il sistema
dallesterno si chiama confine.
Il sistema pu essere considerato chiuso o aperto, a seconda che si scelga una massa
fissa o un volume fisso. Un sistema chiuso (chiamato anche massa di controllo) consiste di una quantit fissa di massa, e nessuna massa pu attraversare il suo confine.
Ma lenergia, sotto forma di calore o lavoro, pu attraversare il confine, e il volume
del sistema chiuso non necessariamente deve essere fisso.
Un sistema aperto, o un volume di controllo, come viene spesso chiamato,
unopportuna regione scelta nello spazio. Sia la massa che lenergia possono attraversare il confine del volume di controllo, che viene chiamato superficie di controllo.
Le relazioni termodinamiche applicabili ai sistemi chiusi e aperti sono differenti.

PRIMO PRINCIPIO PER I SISTEMI CHIUSI


Individuato un sistema termodinamico, come una porzione di massa che scambia
energia, sotto forma di calore e di lavoro, con lesterno passando dallo stato termodinamico I a II, il principio di conservazione dellenergia afferma che
Q + L = E = E finale E iniziale

(1)

Il sistema che subisce la trasformazione chiuso nel senso che esso non scambia
massa con lesterno.
Chiariamo la natura della funzione energia interna E. Chiaramente essa comprende
lenergia gravitazionale Eg e cinetica E c , ma comprende anche lenergia interna termica U , cio quella che risulta dallenergia cinetica delle molecole della sostanza
che compone il sistema e viene usualmente evidenziata da una maggiore o minore
temperatura del sistema. Ma potremmo anche considerare lenergia chimica intrinseca di una sostanza E ch o lenergia nucleare E nu , ecc.

E iniziale
I
L
Q

In conclusione quindi
E = U + E g + E c + E ch + E nu +

(2)

II

E finale

dove sottinteso che le energie elettrica, magnetica, ecc., possono anche essere
incluse quando il caso.
Le lettere maiuscole indicano le propriet totali di un intero sistema mentre quelle
minuscole (e ed u) verranno usate per indicare le propriet per unit di massa del
sistema.

SISTEMI ENERGETICI

RICHIAMI DI TERMODINAMICA

Supponiamo adesso che il sistema percorra un ciclo, cio una continua serie di trasformazioni, cosicch il sistema ritorni periodicamente al suo stato iniziale. Se consideriamo una trasformazione elementare del sistema, allora il primo principio pu
essere scritto in forma differenziale
dQ + dL = dE

(3)

Chiaramente, poich lenergia interna E una funzione di stato, la sua variazione


deve essere nulla in un ciclo completo, e abbiamo

dQ + dL = 0

(4)

dove il segno di integrale indica un processo ciclico.


Si deve rilevare che, in generale, calore e lavoro sono funzioni di linea e, cos, per
valutare la loro grandezza dobbiamo considerare il tipo di trasformazione seguita.
Daltra parte, lenergia interna una funzione di stato ed caratterizzata matematicamente da

dE = 0
Quindi dE pu essere descritto, in linguaggio matematico, come un differenziale
esatto, mentre dQ e dL sarebbero chiamati differenziali inesatti. Dora in avanti utilizzeremo i simboli modificati Q e L per indicare il fatto che i differenziali calore
e lavoro sono, in generale, funzioni di linea
Q + L = dE
E importante notare che il calore solamente quello scambiato dal sistema attraverso i suoi confini, per effetto di una differenza di temperatura, e il lavoro quello
dovuto allazione di forze esterne sul sistema. Per queste ragioni introdurremo il
pedice e, per esterno, a Q e L
Q e + L e = dE

(5)

LAVORO ESTERNO L e
Il lavoro effettuato sul sistema dalle forze superficiali esterne dato, nel caso pi
generale, da

L e = p dV + E c + L w + E g +

(6)

come potrebbe dimostrarsi applicando la seconda legge della dinamica ad un elemento di fluido, e in cui l w rappresenta lincremento di lavoro che le forze di superficie compiono su ciascun elemento del sistema a causa delle resistenze passive.
Il primo principio della termodinamica per un sistema chiuso assume allora la forma

Q e p dV + E c + L w + E g + = U + E c + E g +
ovvero

Q e + L w = U + p dV

(7)

e, ancora, in forma differenziale, cio per una trasformazione elementare


Q e + L w = dU + pdV

(8)
(9)

PRIMO PRINCIPIO PER I SISTEMI APERTI

PRIMO PRINCIPIO PER I SISTEMI APERTI


Abbiamo visto che il sistema chiuso non ammette trasferimenti di massa attraverso i
suoi confini; il sistema pu solo scambiare energia come esso passa da uno stato ad
un altro. Adesso consideriamo il sistema aperto, nel quale la massa pu entrare ed
uscire da un certo volume nello spazio.
IL VOLUME DI CONTROLLO. Per studiare i sistemi aperti, introduciamo il concetto di volume di controllo. Questo volume una regione dello spazio da osservare
rispetto alla materia e allenergia che attraversano i suoi confini.
Consideriamo dapprima il principio di conservazione della massa, che si pu scrivere

m i

massa entrante in = massa uscente da + incremento di massa in

dm
-------
d

me

dm
m i = m e +
d
dove m i la massa entrante nellunit di tempo nel volume di controllo, m e la
dm
massa uscente nellunit di tempo dal volume di controllo e indica laccu d
mulo di massa nellunit di tempo allinterno del volume di controllo. Nel caso di
ingressi e uscite multiple, occorre eseguire una sommatoria estesa a tali flussi per
determinare il bilancio di massa
dm
i m i = + e m e
d

(10)

Prima di passare allanalisi energetica di un volume di controllo, consideriamo qualitativamente cosa accade a una data quantit di massa che attraversa il volume di controllo, cio, il comportamento di un sistema termodinamico chiuso che subisce un
processo che lo porta ad attraversare il volume di controllo. Il sistema termodinamico
chiuso potr subire effetti di pressione dalle vicinanze, trasmettere calore attraverso i
suoi confini, e subire lazione di forze che producono lavoro. Lenergia interna E del
sistema chiuso potrebbe cambiare come risultato del suo spostamento da una posizione ad unaltra e, forse, per una variazione della sua velocit. Indipendentemente
da ci, possiamo certamente analizzare il sistema mediante il principio di conservazione dellenergia. Inoltre la massa totale entrante e uscente dal volume di controllo
pu essere pensata come un gruppo di elementi di massa dm , ovvero, un gruppo di
piccoli sistemi termodinamici chiusi. Possiamo perci considerare che le masse
entrante e uscente dal volume di controllo trasportino energia interna attraverso i confini del volume di controllo.
Cos il principio di conservazione dellenergia per questo tipo di sistema
energia interna entrante in +
=
calore scambiato da con l esterno +
lavoro fatto su tutti gli elementi che attraversano
incremento di energia interna in +
energia interna uscente da
dm i
Q L
dm
dE
e i + ---------e + --------e = ------- + ---------e e e
d
d
d d d

L e
-------d

Q e
--------d

m i
ei

m e
ee

dE
-------
d

(11)

dove m i e i ed m e e e rappresentano lenergia trasportata nellunit di tempo

dE
allingresso e alluscita, rispettivamente, e ------- indica la variazione di energia
d
allinterno di

SISTEMI ENERGETICI

RICHIAMI DI TERMODINAMICA

pA
V
s

LAVORO SI SPOSTAMENTO DEL FLUIDO. Lequazione


precedente
pu
essere utilizzata per analizzare i sistemi aperti, ma il termine lavoro viene usualmente
espresso in una forma pi utile. Come passo intermedio per sviluppare tale espressione, consideriamo di nuovo il volume di controllo. da notare che, affinch la
massa attraversi il volume di controllo, ci deve essere una forza che la spinga. Questa
forza fornita dalla pressione del sistema. Immaginiamo una massa contenuta in un
volume di area A e lunghezza s . Per spostare questa massa, dentro e fuori il
volume di controllo, dobbiamo esercitare una forza pA per la distanza s . Indipendentemente dalla quantit di massa, s sar dato da
V
s = --A
cosicch il lavoro di spostamento
L =

F ds = F s = pA --A- = pV

Il lavoro netto fatto sul sistema che si sposta dalla sezione di ingresso i a quella di
uscita e , a meno del lavoro esterno,
L netto = p i V i p e V e

(12)

dove il termine p i V i il lavoro fatto sul fluido per forzarlo dentro il volume di controllo e il termine p e V e il lavoro per forzare il fluido fuori dal volume di controllo.
Il termine pV viene chiamato lavoro di spostamento, ed prassi considerarlo separatamente dal lavoro scambiato con oggetti esterni al volume di controllo.
Lequazione dellenergia pu allora essere scritta nella forma
Q L
dE
m i ( e i + p i v i ) + ---------e + -------i = ------- + m e ( e e + p e v e )
d
d
d
dove L i il lavoro fornito al volume di controllo da forze esterne. Questa quantit
viene anche chiamata lavoro interno (oppure shaft work) ed frequentemente scambiata attraverso un albero rotante (ad esempio una turbina).
Ricordiamo ancora una volta che lenergia interna e si compone dellenergia interna
termica u , dellenergia potenziale gravitazionale, dellenergia cinetica, ecc. Per convenienza introduciamo lentalpia, definita come h = u + pv per cui lequazione
generale dellenergia per un sistema aperto si pu scrivere
Q L
dE
m i ( h + e g + e c + e ch + .... ) i + ---------e + -------i = ------- + m e ( h + e g + e c + e ch + .... )e
d
d
d
e nel caso di ingressi e uscite multipli
Q L
dE
i m i ( h + eg + e c + e ch + .... ) i + ---------e + -------i = ------- + e m e ( h + eg + e c + e ch + .... ) e
d
d
d
Per fortuna in molti problemi questa formulazione generale si semplifica notevolmente.
FLUSSO STAZIONARIO. Se il sistema aperto si trova in condizioni stazionarie,
allora non ci sono variazioni allinterno del volume di controllo con il tempo; cos
dm
dE
------ = 0 e ------- = 0 . In questa circostanza la portata in massa non cambia con
d
d
il tempo, per cui m = m = m , cosicch
i

Q e L i
--------- + ------- = m [ ( h + e g + e c + e ch + .... ) e ( h + e g + e c + e ch + .... ) i ]
d
d
Dividendo, entrambi i membri, per la portata in massa m , si ha

(13)

SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

q e + l i = h + e g + e c + ...

(14)

Per una trasformazione elementare


q e + l i = dh + deg + de c + ...
possibile trovare ancora una espressione del primo principio, che mette in evidenza
le perdite che si hanno in una trasformazione, ricorrendo di nuovo al principio di conservazione dellenergia in un sistema chiuso. Si gi visto che
q e + l w = du + pdv
ma, per la definizione di entalpia,
dh = d ( u + pv ) = du + pdv + vdp
per cui
q e + l w = dh vdp
Eliminando il termine dh si ottiene
l i = l w + vdp + de g + dec + ...
e integrando
li =

v dp + l

+ e g + e c + ...

(15)

Questa formulazione del 1 principio, valida per i sistemi aperti in moto stazionario,
ha il pregio di presentare un bilancio di grandezze tutte meccaniche.
N.B. La somma dei termini q e calore massico scambiato con lesterno, e lw lavoro
dissipato in attrito e quindi in calore, rappresenta il calore netto che un sistema riceve
qe + lw = q e + qw = q .

(16)

SECONDO PRINCIPIO DELLA


TERMODINAMICA
Il secondo principio della termodinamica introduce unaltra propriet di un sistema
termodinamico: lentropia. Per una trasformazione qualsiasi, reversibile o irreversibile, si scrive
Q
dS = ------T

(17)

in cui Q = Q e + Q irr la somma del calore scambiato dal sistema sui suoi confini e del calore conseguente a fenomeni di attrito o di altre irreversibilit presenti
allinterno del sistema (questultima quantit a differenza della prima che pu essere
> o < di zero, sempre positiva). Per cui in generale
Q e
dS --------T

(18)

dove vale il segno di uguaglianza nel caso di trasformazione reversibile.


Qualora il calore Q irr sia dovuto solo a fenomeni di attrito (caso che pi ci interessa
per le nostre applicazioni) si ha
TdS = Q e + L w

(19)

Da cui per il primo principio


TdS = dU + pdV = dH Vdp
Facendo riferimento allunit di massa

SISTEMI ENERGETICI

RICHIAMI DI TERMODINAMICA

Tds = du + pdv = dh vdp


Ci vale per i sistemi chiusi.
Per i sistemi aperti

dm e
1 Q j dm i
dS
---- -------- + --------- s i = ------ + --------- s e

T d
d d
d
j

(20)

Q
in cui --------j il calore scambiato nel tempo d con lesterno Q ej da ogni elemento
d
di superficie di che ha la temperatura T j , sommato al calore dovuto allattrito e
altre irreversibilit Q w .
dS
Nel caso di flusso stazionario m i = m e e ------ = 0
d

1 Q
---- --------j = m ( s e s i )
T
d
j

oppure

1 Q e
---- ----------j m ( s e s i )
T d
j

Dividendo, entrambi i membri, per la portata in massa si ottiene

1
---- q j = ( s e s i )
T
j

e, in termini differenziali
q = Tds

(21)

CICLO TERMODINAMICO
una sequenza di trasformazioni (con scambio di calore e lavoro con lesterno) che
riportano una data massa di fluido al suo stato iniziale.
Applicando il 1 principio per i sistemi chiusi allunit di massa che percorre il ciclo
ritornando al suo stato iniziale
q e + l e = e = 0
Se invece si applica il 1 principio per i sistemi aperti, a un volume di controllo che
contenga limpianto che realizza il ciclo, dallinizio alla fine del ciclo si ottiene
q e + l i = h + e c + e g = 0
Risulta quindi che il lavoro esterno e quello interno coincidono in quanto il lavoro di
spostamento nullo. Scriveremo
q e + l = 0

(22)

Se ora, contrariamente alla convenzione adottata, consideriamo positivo il lavoro


ottenuto dal sistema termodinamico, si ha
q e l = 0

(23)

Le sommatorie vanno estese a tutte le fasi del ciclo in cui si ha scambio di calore e di
lavoro. In generale in un ciclo vi una somministrazione di calore da una sorgente
esterna q 1 e una cessione di calore ad unaltra sorgente esterna a temperatura pi
bassa q 2 . Per cui il lavoro netto ottenuto in un ciclo per unit di massa che lattraversa
l = q1 q 2

(24)

10

SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Se si moltiplica per la portata in massa che percorre il ciclo si ottiene la relazione fra
la potenza ottenuta dal ciclo e le potenze termiche m q 1 fornita e m q 2 sottratta
P = m ( q 1 q 2 )

(25)

CALORE E CALORE SPECIFICO


Abbiamo visto che il calore uninterazione energetica tra il sistema termodinamico
e lesterno; per, questo scambio di energia non pu essere calcolato come prodotto
di una forza per uno spostamento, come nel caso del lavoro. Calore e lavoro sono
quindi fondamentalmente tipi differenti di energia. Intuitivamente, noi associamo il
calore con la temperatura di un sistema perch la temperatura del sistema aumenta
quando viene introdotto del calore.
Definizione: se una quantit di calore q viene ceduta a un sistema, che varier la
sua temperatura di dT , allora il calore specifico c viene definito come
q
c = -----dT

(26)

in cui q non il differenziale di una funzione che non esiste, ma semplicemente la


piccola quantit di calore occorrente ad ottenere il piccolo aumento dT di temperatura. C da osservare che per ottenere un dato incremento di temperatura possono
occorrere quantit di calore molto diverse secondo le circostanze nelle quali la trasformazione avviene. Pu, per esempio, lincremento di temperatura ottenersi in una
trasformazione a volume costante o a pressione costante (fornendo nei due casi quantit di calore diverse) oppure mediante una compressione adiabatica (senza fornitura
di calore!) oppure ancora con una compressione refrigerata (con sottrazione di
calore).
Il calore specifico acquista significato soltanto quando si definisce la trasformazione
percorsa dal sistema nel variare di temperatura.
Nello studio degli aeriformi sono di particolare interesse i calori specifici (o capacit
termiche massiche) a pressione costante ed a volume costante
q
q
c p = ------ , c v = ------
dT p
dT v

(27)

Se si utilizza lequazione dellenergia, scritta nella forma


q = du + pdv = dh vdp
si ottengono delle relazioni per i calori specifici a volume costante e a pressione
costante molto utili nelle applicazioni
q
du
u
c v = ------ = ------ o meglio c v =
dT v
dT v
T v

(28)

in quanto, in generale, u non solo funzione della temperatura.


Analogamente
q
dh
h
c p = ------ = ------ o meglio c p =
dT p
dT p
T p

(29)

Risulta in tal modo che i calori specifici rappresentano propriet del sistema.
I calori specifici, al pari di altre propriet termodinamiche, possono variare fortemente con la temperatura e la pressione di una sostanza, e devono essere impiegati
dati sperimentali per ottenere risultati affidabili. Per variazioni di temperature modeste i valori possono essere assunti costanti in calcoli di prima approssimazione.

SISTEMI ENERGETICI

11

RICHIAMI DI TERMODINAMICA

Nei liquidi e lei solidi c p e c v sono circa uguali, mentre c unapprezzabile differenza per i gas
kJ
c p ---------kgK
Al

0.896

Cu

0.383

Fe

0.452

H2 O

4.18

Olio minerale

1.9

cv

Hg

0.14

Aria

1.005

0.718

H2

14.32

10.17

CO 2

0.846

0.653

EQUAZIONE DI STATO DEI GAS


Una mole una quantit di sostanza che ha una massa numericamente uguale alla sua
massa molecolare. Una kgmole di ossigeno ha, per esempio, una massa di 32 kg.
Se indichiamo con M la massa molecolare e con n il numero di moli, la massa di
una sostanza sar
m = nM
Sia V il volume totale occupato da una sostanza. Sar:
- volume specifico = volume per unit di massa
V
v = ---m

m3
-----kg

- volume molare = volume per mole


V
v = --n

m3
------------------- .
kgmole

Supponiamo di condurre una serie di esperimenti con diversi gas. Se misuriamo la


pressione, il volume e la temperatura di 1 mole di ciascun gas sottoposto a varie pressioni e temperature, riportando i risultati su un diagramma si trova che, indipendentemente dal gas, le linee a temperatura costante convergono tutte in un punto quando la
pressione tende a zero. Questo valore viene definito costante universale dei gas
pv
-----T

J
R = lim pv
------ = 8314.14 -------------------------

p0

kgmole K

Con buona approssimazione molti gas si comportano in accordo allequazione

pv =

R T

(30)

per un campo abbastanza esteso di temperature e pressioni. Questa equazione chiamata equazione di stato di un gas perfetto. Il termine equazione di stato significa che
essa stabilisce una relazione tra le propriet termodinamiche necessarie a definire lo
stato del sistema. In particolare, note due propriet tra le tre necessarie a definire lo
stato del sistema p, v, T la terza determinata univocamente dallequazione di stato.
V
Si pu scrivere lequazione di stato in molti modi diversi. Poich v = --- abbiamo
n
pV = n R T

12

SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

n
Ancora, poich V = mv , abbiamo pv = ---- R T
m

ma m = nM , cosicch pv = ----- T = RT
M

in cui il rapporto ----- = R chiamato costante del gas.


M
Possiamo anche scrivere
m
1
pV = mRT oppure ancora, essendo = ---- = --V
v
P
--- = RT

(31)

Un gas che soddisfa lequazione di stato pv = RT viene chiamato gas perfetto. A


differenza del gas ideale, che anchesso soddisfa lequazione di stato precedente, il
gas perfetto ha viscosit non nulla in modo che in seno ad esso possano esplicarsi
quelle azioni viscose che conducono al lavoro di irreversibilit l w .
Si chiama gas quasi-perfetto un gas che soddisfa lequazione di stato pv = RT ma
che ha le capacit termiche massiche dipendenti dalla temperatura.
Un gas reale, oltre che essere viscoso, soddisfa una equazione di stato del tipo
pv
------- = Z ( p, T )
RT
in cui Z il fattore di comprimibilit. Z = 1 per un gas perfetto o quasi-perfetto.

CALORI SPECIFICI DEI GAS IDEALI


Si dimostra che, se un gas obbedisce allequazione di stato pV = mRT allora
lenergia interna e lentalpia risultano funzioni della sola temperatura, per cui si pu
scrivere
u = u 2 u 1 =

T2
T1

c v d T h = h 2 h 1 =

T2
T1

c p dT

Inoltre, se i calori specifici sono costanti, si hanno i seguenti risultati


u2 u 1 = cv ( T2 T 1 )

h2 h1 = cp ( T2 T1 )

Per gas a basse pressioni i calori specifici sono circa costanti e non variano, per
ristretti campi di temperatura. Spesso, nelle applicazioni, ci si riferisce ad un gas perfetto, che obbedisce allequazione di stato pv = RT , con calori specifici costanti.
Una utile relazione tra c p e c v per un gas ideale si pu derivare nel modo seguente.
Poich
dh = cp dT e du = cv dT

(32)

sottraendo queste espressioni


dh du = ( c p c v )dT ma dh = du + d ( pv ) = du + RdT
cosicch RdT = ( c p c v )dT
e
R = cp cv .

(33)

LE TRASFORMAZIONI TERMODINAMICHE
Un fluido, inizialmente in un certo stato termodinamico (I), si porta ad uno stato termodinamico diverso (II), mediante una trasformazione termodinamica.

SISTEMI ENERGETICI

13

RICHIAMI DI TERMODINAMICA

TRASFORMAZIONE POLITROPICA. la trasformazione pi generale che si


pu avere. Dal 1 principio
q = dh vdp si ha cdT = c p dT vdp
q = du + pdv

cdT = c v dT + pdv

Dividendo membro a membro si ottiene il rapporto


cp c
vdp
n = --------- = -----------pdv
cv c

(34)

mediante il quale si pu scrivere


dv dp
n pdv + vdp = 0 n ------ + ------ = 0
v
p
e, se n costante o tale pu ritenersi quale valor medio in una ristretta gamma di temperature, integrando
n ln v + ln p = cos t ossia

pv n = cos t

Lequazione ottenuta lequazione di una generica trasformazione, la quale, se c p e


c v sono costanti, o possano considerarsi tali nellescursione di temperatura interessata, ha la prerogativa di congiungere due diversi stati del fluido (caratterizzanti
lesponente n e la cos t ) mantenendo invariato il calore specifico durante levoluzione. A siffatta trasformazione si d il nome di politropica.
Se il fluido obbedisce allequazione di stato pv = RT , lequazione della politropica
si pu anche esprimere come segue
RT RT
p = ------- ------- v n = cos t T v n 1 = cos t
v
v
RT n
RT
T
v = ------- p ------- = cos t ----------= cos t
n1
p
p
-----------n
p
Osservazione. La trasformazione politropica consente di calcolare il calore comples-

sivo che un sistema riceve q = cdT , e un termine importante del lavoro p dv


2

oppure

v dp . Per esempio vdp , essendo p v

n
1 1

= pv n da cui v = p 11 / n v 1 p 1 / n ,

vale
p 11 / n

--- + 1
1
v 1 p 1 / n dp = p 11 / n v 1 ----------------- p n
1
1
--- + 1
n

n
v dp = ------------ p 1 v 1
n
1
1

p
----2-
p 1

n1
-----------n

n1

-----------n
= ------------ p 11 / n v 1 p 1 n
n1

p
----2-
p 1

n1
-----------n

(35)

che, se il fluido un gas perfetto, si pu scrivere

n1

p -----------n
v dp = ------------ RT 1 ----2- n 1

n1
p 1
1

TRASFORMAZIONE ADIABATICA REVERSIBILE . In questo caso risulta


c
cp c
q
- = ----p =
c = ------ = 0 per cui n = -----------cv c
cv
dT
Lequazione caratteristica dunque

14

(36)

SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

p
pv = ----- = cos t

(37)

Per laria e per molti gas poliatomici = 1.4 mentre per i gas monoatomici vale
= 1.6
Inoltre, sostituendo semplicemente ad n risulta

p ----------
v dp = ----------- RT 1 ----2- 1
p 1
1
1

calcolato lungo unadiabatica reversibile


Altri casi particolari di politropica sono i seguenti
- isobara p = cos t c = c p n = 0
- isocora v = cos t c = c v n =
- isoterma T = cos t pv = cos t c = n = 1

DIAGRAMMI TERMODINAMICI
DIAGRAMMA DI CLAPEYRON. pressione - volume massico
Consente di rappresentare il lavoro scambiato con lesterno lungo una trasformazione. Consideriamo una compressione reversibile 1-2. Larea sottesa dalla trasfor2

mazione sullasse delle ascisse pari a

pdv , per cui rappresenta il lavoro esterno

l e . Larea sottesa dalla trasformazione sullasse delle ordinate pari a

v dp , per cui
1

rappresenta il lavoro interno l i . La differenza tra i due lavori il lavoro di sposta-

mento del fluido


le = li + p 1 v1 p2 v 2

(38)

p dv =
1

v dp + p v

1 1

p 2 v 2 C21D = A21B + OB1D OA2C

Nel caso in cui la trasformazione ritorna alle condizioni iniziali, percorrendo un ciclo,
il lavoro di spostamento si annulla ed l e coincide con l i

pdv =

vdp

(39)

v
DIAGRAMMA DI GIBBS. Temperatura - entropia
Si presta bene a rappresentare le quantit di calore in quanto q =

Tds . Una caratte-

ristica del diagramma entropico che la sottotangente in un punto alla curva della trasformazione rappresenta la capacit termica massica, infatti
T
T
Tds
q
c = --------- = ------ = --------- = -----tg
dT
dT
dT
-----ds

(40)

La trasformazione isoterma rappresentata da una retta parallela allasse delle entropie e una adiabatica isentropica da una retta parallela allasse delle temperature.
Lisocora e lisobara del gas perfetto sono invece rappresentate da curve logaritmiche
la cui pendenza pertanto aumenta al crescere della temperatura
v = cos t

dT
q du pdv
ds = ----- = ------ + --------- = c v -----T
T
T
T

SISTEMI ENERGETICI

T
s = c v ln ----2T1

T
T = --s v
cv

15

RICHIAMI DI TERMODINAMICA

p = cos t

dT
q dh vdp
ds = ----- = ------ --------- = c p -----T
T
T
T

T
s = c p ln -----2
T1

T
T = ---s p
cp

A parit di temperatura le isocore mostrano pendenza maggiore delle isobare,


dovendo essere la sottotangente delle prime c v inferiore a quella delle seconde c p
Giacch per i gas, anche se reali, ma lungi dallisoterma critica, i calori specifici c p e
c v sono pressoch indipendenti dalla pressione, lintera famiglia delle isobare - cos

come quella delle isocore - incontra una stessa isoterma con una pendenza uguale per
tutti gli elementi della famiglia. Ne consegue che tutte le curve isobare sono tra loro
congruenti (vale a dire sovrapponibili per semplice traslazione) e cos pure tutte le
curve isocore.
In alcuni casi, sul diagramma T, s , si pu rappresentare anche il lavoro scambiato
lungo una trasformazione. Consideriamo una compressione adiabatica reversibile, e
trascuriamo, per semplicit, la variazione di energia cinetica. Il 1 principio ci
informa che il lavoro allora pari alla variazione di entalpia

p2
2

q e + l i = h + e c
che essendo una funzione di stato dipende solo dagli estremi della trasformazione e
non dal percorso. Infatti, abbiamo visto che comodo esprimere h come

p1
1

h2 h 1 = cp ( T2 T1 )

1
li =

T ds

cio, come la quantit di calore che occorre fornire allunit di massa, in una trasformazione a pressione costante, per aumentare la sua temperatura da T 1 = T 1 a T 2 .

Nulla vieta di supporre inoltre che la trasformazione sia anche reversibile, per la

quale q =

T ds che rappresenta larea cercata. Infatti, riassumendo, larea sot1

tesa dal tratto di isobara compreso tra le temperature T 1 e T 2 , rappresenta la quantit


di calore che occorre fornire a p = cos t per aumentare la temperatura dellunit di
massa da T 1 a T 2 . Questa stessa quantit di calore equivalente allincremento di
entalpia tra T 1 e T 2 , e, per il 1 principio della termodinamica al lavoro di compressione. Si procede in maniera del tutto analoga nel caso di compressione adiabatica
non reversibile.
IL DIAGRAMMA h, s. Un altro diagramma comunemente utilizzato il diagramma entalpia-entropia, che molto utile nellanalisi di sistemi in moto stazionario
come turbine, compressori, ugelli, ecc. Le coordinate di un diagramma h, s rappresentano due propriet di grande interesse: lentalpia, che una propriet primaria
nellanalisi secondo il 1 principio di sistemi in moto stazionario e lentropia che la
propriet che tiene conto delle irreversibilit nei processi adiabatici. Nellanalizzare
il flusso stazionario di vapore attraverso una turbina adiabatica, per esempio, la
distanza verticale tra gli stati di ingresso e di uscita ( h ) una misura del lavoro

p = cos t

della turbina e la distanza orizzontale ( s ) una misura delle irreversibilit associate


p = cos t al processo.
Il diagramma h, s viene anche chiamato diagramma di Mollier dallo scienziato tedeT = cos t
sco (triestino?) R. Mollier. Il diagramma di Mollier per lacqua si presenta come nella
figura a lato. Le curve limiti individuano la zona del vapore saturo. La curva limite
c.l.s.
inferiore (c.l.i.) separa la regione del liquido da quella del vapor saturo; la curva
x = cos t limite superiore (c.l.s.) separa la regione del vapore saturo da quella del vapore surriscaldato. Le due curve confluiscono nel punto critico a p c = 221.3 bar e

T = cos t

T c = 647.4 K . Nella regione del vapore saturo sono tracciate linee a titolo x

v = cos t

c.l.i.

costante
s

m vap
x = -------------------------m vap + m liq

16

(41)

SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA

Le isobare nel piano h, s hanno una pendenza che pari alla temperatura. Infatti
h
Tds = dh vdp per cui ----- = T
s p

(42)

Nella regione del vapor saturo le isobare sono quindi rette (in quanto anche isoterme)
con pendenza tanto pi elevata quanto maggiore la temperatura (e quindi anche la
pressione). Nella regione del vapore surriscaldato, invece, esse piegano verso le
entalpie crescenti, perch allaumentare dellentalpia (vale a dire con cessione di
calore dallesterno) il fluido aumenta la sua temperatura a pressione costante. In corrispondenza della curva limite inferiore le rette isoterme-isobare del vapore saturo si
raccordano dolcemente alle isobare della regione del liquido.
A causa della scarsa comprimibilit del liquido, questultime si confondono praticamente con la curva limite inferiore, fino a che la pressione non assume valori elevati.
Tranne che in prossimit del punto critico, dunque, la famiglia delle isobare, nella
regione del vapor saturo, inviluppa con ottima approssimazione la c.l.i.
Altra caratteristica del piano di Mollier che il punto critico non si trova nel punto di
ordinata massima della curva limite, come avviene evidentemente nei piani p, v e
T, s , ma notevolmente pi in basso. Ci appare logico se si pensa che lisobara e
lisoterma critiche devono ammettere tangente comune (il punto critico appartiene
anche alla regione del vapor saturo) e che tale tangente, che ha la massima pendenza
e pari alla temperatura critica, deve essere tale per entrambe le curve limiti.

SISTEMI ENERGETICI

17

RICHIAMI DI TERMODINAMICA

POLITECNICO DI TORINO - DIPARTIMENTO DI ENERGETICA


ESERCITAZIONE N. 1 DI SISTEMI ENERGETICI
1. 10 kg/s di vapor dacqua entrano in una turbina a 40 bar e 400 C con una velocit
di 250 m/s. Il vapore lascia la turbina a 2 bar e 150 C con una velocit di 30 m/s. La
trasformazione si pu assumere adiabatica. Calcolare la potenza della turbina
nellipotesi che il flusso sia stazionario. {P = 4.78 MW}
2. Una portata di 40 kg/min di acqua a 40 C (densit 992 kg/m3) viene compressa
adiabaticamente e reversibilmente da 7 bar a 70 bar in un processo stazionario. Calcolare la potenza assorbita dalla pompa assumendo che lacqua sia allincirca incompressibile. {P = 4.234 kW}
3. Un compressore aspira aria a 1 atm e 20 C e la invia, a 3.5 atm e 7 m/s, in un condotto di 1 cm di diametro. Assumendo la compressione reversibile e adiabatica, calcolare la potenza assorbita dal compressore. [Velocit in ingresso al compressore
trascurabile. Massa molecolare dellaria = 28.97] {P = 205.3 W}
4. Elio viene espanso adiabaticamente e reversibilmente in una turbina da 400 kPa e
260 C a 100 kPa. La velocit in ingresso alla turbina trascurabile e la velocit di
J
uscita 200 m/s. Calcolare il lavoro massico fornito.[ c p = 5234 ---------kgK

= 1.66 ]

MJ
{ l i = 1.163 -------- }
kg
J
kgK

= 1.4 ] viene espansa adiabaticamente e reversibilmente

5. Aria [ R = 287 ---------

in un condotto convergente da 1.5 MPa e 150 C a 0.75 MPa. La velocit di ingresso


molto piccola, e il processo avviene in condizioni stazionarie. Calcolare la velocit
di uscita dal condotto. {c = 390.8 m/s}.
J
6. Una turbina espande elio [ c p = 5234 ---------- = 1.66 ] adiabaticamente da 400
kgK
kPa e 260 C a 100 kPa e 60 C. La velocit di ingresso alla turbina trascurabile,
quella di uscita 200 m/s. Calcolare il lavoro delle resistenze passive
kJ
l w .{ l w = 187.24 ------ }.
kg
J
kgK

7. Una turbina espande aria [ R = 287 ---------

= 1.4 ] dalle condizioni 10 bar, 150

C e 30 m/s alle condizioni 3 bar e 2 C. Il diametro del condotto in cui sono state
effettuate le misure di 0.15 m, tanto per lingresso che per luscita. Ammettendo il
flusso stazionario attraverso la macchina calcolare (I) la quantit di calore scambiata
con lesterno, sapendo che la potenza sviluppata di 500 kW. Valutare inoltre (II)
lentit delle resistenze passive. {

kJ
q e = 32.58 -----kg

kJ
l w = 2.6 ------ }
kg

8. In un riscaldatore daria, ammettendo il flusso stazionario, le condizioni dingresso


sono 5 bar e 210 C con velocit di 50 m/s. Supponendo politropica la trasformazione, note le condizioni di uscita pari a 4.5 bar, 850 C e velocit di 120 m/s, trovare
il calore massico fornito al fluido, lentit delle resistenze passive
{

kJ
q e = 648.8 -----kg

kJ
l w = 17 ------ }
kg

9. Una pompa solleva acqua da un pozzo fino ad un serbatoio aperto posto 20 m


sopra il pelo libero dellacqua del pozzo. Il condotto in cui inserita la pompa ha diametro di 10 cm e lacqua vi presenta la velocit di 2 m/s. Ammettendo che le resistenze passive complessive circuito/pompa ammontino a 4 m in colonna dacqua,
calcolare la potenza del motore che aziona la pompa (rendimento meccanico
m = 0.97 ). { ( P a = 3.8 )kW }

18

ESPANSIONE
COMPRESSIONE

CAPITOLO 2

Nei sistemi di conversione dellenergia le trasformazioni di espansione e compressione hanno un ruolo rilevante perch attraverso lespansione e la compressione del
fluido di lavoro si riesce a realizzare lo scambio energetico necessario alla produzione e trasformazione dellenergia.
In base agli scopi che si vogliono raggiungere nelle trasformazioni energetiche si
distinguono i seguenti casi:
A. espansione e compressione con scambio di lavoro;
B. espansione e compressione senza scambio di lavoro.
Affrontiamo quindi lo studio termodinamico delle trasformazioni di espansione e
compressione facendo riferimento a un sistema termodinamico aperto in moto stazionario, oltre che unidimensionale, in cui il fluido si comporti come un gas perfetto.
Ammetteremo trasformazioni adiabatiche (reversibili o meno) perch ci che si
verifica nella quasi totalit dei casi. Infatti, gli scambi termici con lesterno sono
estremamente modesti rispetto allammontare delle altre forme di energia. Trattandosi di un gas, riterremo trascurabile la variazione di energia gravitazionale.
A. Per lespansione e la compressione, con scambio di lavoro, di un gas supporremo
inizialmente nulla la variazione di energia cinetica.
ESPANSIONE. In questo caso lo scopo della trasformazione la produzione di
lavoro, e quindi di potenza, e si realizza in una turbina. Esaminiamo, con lausilio dei
diagrammi termodinamici, una espansione reale applicando il primo principio della
termodinamica
p

n<
C

2 is

2 is

p1

2
v

l is

p2
A B

p1
E F

li

p2

2 is
s

li =

v dp + l

li = h2 h 1

Cambiando di segno a l i , per avere quantit positive


2

li =

v dp l

li = h 1 h2 = cp ( T1 T 2 )

SISTEMI ENERGETICI

19

ESPANSIONE COMPRESSIONE

area A12B =

v dp = l + l
i

area BD1E = li

Nel piano T, s possibile mettere in evidenza l w

q =
1

T ds =
1

q e +
1

= l w = area E12F

Nasce allora spontaneo, essendoci delle perdite di lavoro, definire un rendimento


della conversione energetica come rapporto tra il lavoro ottenuto realmente rispetto al
lavoro massimo che potrei ottenere in assenza di perdite:
li
= -------------( l i ) max

(43)

Poich nella realt lespansione adiabatica, possiamo adottare come trasformazione


ideale di riferimento ladiabatica reversibile che si svolge tra gli stessi limiti di pressione 1 2 is
l is =

2 is

v dp = area A12 is B
1

l is = h 1 h 2is = area AC1E

Ragionando in termini di aree sui diagrammi p, v e T, s possiamo mettere in evidenza che


l i + l w = l is + area 12 is 2

l is = l i + l w area12 is 2

l i = l is l w + area 12 is 2

l i = l is l w + area 12 is 2

da cui si deduce che per passare dal caso ideale a quello reale non basta detrarre il
lavoro delle resistenze passive l w dal lavoro ideale l is ma occorre aggiungere il
lavoro corrispondente allarea del triangolo mistilineo 12 is 2 , che pertanto rappresenta un parziale ricupero delle perdite. Fisicamente il fenomeno il seguente: le perdite, che si convertono in calore lungo lespansione, operano come una sorgente

interna di calore che tende ad aumentare lenergia potenziale del fluido ( v dp e


h ) che pu essere parzialmente convertita in lavoro. Il fenomeno prende il nome di
ricupero termico (R.T.).
Ritornando al rendimento della trasformazione, definiamo rendimento isentropico
(perch riferito alla trasformazione isentropica)
n1
------------

p
1 ----2- n
p 1
T1 T2
li
h1 h2
is = ----- = ------------------- = ------------------- = ---------------------------1
l is h 1 h 2is
T 1 T 2is
p 2 ----------1 -----
p 1

(44)

Risulta pertanto che is funzione del rapporto delle pressioni: a parit di n , poich
p
n < , is aumenta con ----1- ; ci per il fenomeno del ricupero.
p2
Allo scopo di avere un rendimento della trasformazione indipendente dal rapporto
delle pressioni, che altrimenti creerebbe difficolt, soprattutto in sede di confronto tra
processi che si svolgono in macchine diverse o, addirittura nella stessa macchina,
stata introdotta unaltra definizione di rendimento, alternativa alla precedente.
Poich la dipendenza dal rapporto delle pressioni dovuta al manifestarsi del fenomeno del ricupero, si assume come trasformazione di riferimento quella trasformazione in cui tale fenomeno non si manifesta. Prima, nella definizione di is , il lavoro

20

di riferimento o limite era l is = l i + l w RT , ora, senza considerare il ricupero,


avremo
n1

p -----------

1 ----2- n
---------RT
----------

p
1
1
li
h1 h2
1
1
- = ---------------------- ---------------------------------- = ----------- y = -------------- = ----------------2
li + l w
n
n
n1
p ----------------------- RT 1
----------- v dp
n1
n1
1 ----2- n
p 1
1

(45)

p
Espressione, come si voleva, indipendente da ----2- , e che vale, ricordiamolo, nellipop1
tesi che q e = 0 e e c = 0 .
Tale rendimento prende il nome di rendimento idraulico perch tipica delle macchine idrauliche lassenza, o meglio, la trascurabilit del ricupero termico, essendo
poco influenti gli effetti termici. Ma prende anche il nome di rendimento politropico
perch si assume come trasformazione di riferimento una politropica reversibile di
pari esponente medio n della politropica reale.
interessante notare come il rendimento idraulico non sia che quello isentropico portato al limite per p 2 p 1 tendente allunit, tanto che diversi autori cos lo definiscono, parlando di rendimento di una espansione infinitesima
n1
------------

lim is

p2 p1 1

p
1 ----2- n
p 1
= lim ---------------------------- =
1
p2 p1 1
p ----------1 ----2-
p 1

n1

p -----------d
n1
---------------------- 1 ----2- n
----------- p 1
d ( p2 p1 )
n
lim --------------------------------------------------------- = ------------ = y

1
p2 p1 1
1
----------p 2 ---------d

---------------------- 1 ---- p 1
d ( p2 p1 )

In questa prospettiva, dunque, il rendimento idraulico da considerarsi il rendimento


isentropico di uno qualunque degli infiniti stadi infinitesimi nei quali si pu pensare
1
di suddividere unespansione (gli anglosassoni lo chiamano small stage efficiency).
Per quanto visto, e anche se solo per trasformazioni adiabatiche con variazione di
energia cinetica nulla, il rendimento idraulico consente di legare lesponente della
0.9
politropica reale n a quello delladiabatica reversibile
is
Il legame tra il rendimento isentropico e quello idraulico , in queste circostanze,

is

1
y ---------
1
1 -----
p 1
---p2
= --------------------------------1
--------- 1
1 -----
p----1-
p
2

ESPANSIONE

0.8

y = 0.7
0.7
(46)

0.6

0.5

rappresentato nella figura a lato, in cui per ogni valore di y = cos t si osserva
laumento di is allaumentare del rapporto delle pressioni. Laumento tanto pi
forte quanto pi basso il rendimento idraulico perch, evidentemente, aumentando
le perdite con il diminuire di y , aumenta pure il calore ricuperato.

SISTEMI ENERGETICI

0.4
0

p1 p 2

10

21

ESPANSIONE COMPRESSIONE

COMPRESSIONE. Lo scopo della trasformazione , ora, la compressione di un


fluido e si realizza in un compressore fornendo lavoro dallesterno. Esaminiamo, con
lausilio dei diagrammi termodinamici, una compressione reale applicando il primo
principio della termodinamica
p
B

2 is

2
2 is

n>

B
A

2 is

1
p2

li

l is

p1

p2

p1

C D

li =

v dp + l

li = h2 h1

area A12B =

v dp = l l
i

area AB2D = l i = c p ( T 2 T 1 )

Nel piano T, s possibile mettere in evidenza l w

q =
1

T ds =
1

q e +
1

= l w = area C12D

Essendoci delle perdite di lavoro, definiamo quale rendimento della conversione


energetica, analogamente al caso dellespansione, il rapporto tra il lavoro minimo che
si fornirebbe al sistema in assenza di perdite e il lavoro della compressione reale:
( l i ) min
= -------------li
Adottiamo, come trasformazione ideale di riferimento, ladiabatica reversibile che si
svolge tra gli stessi limiti di pressione 1 2 is
l is =

2 is

v dp = area A12 is B
1

l is = h 2 is h 1 = area AB2 is C

Ragionando in termini di aree sui diagrammi p, v e T, s possiamo mettere in evidenza che


l i l w = l is + area 12 is 2

l i = l is + l w + area12 is 2

l i = l is + l w + area 12 is 2
Rispetto alla compressione isentropica, per la quale il lavoro minimo per la macchina adiabatica, nel caso reale occorre fornire in pi il lavoro dovuto alle resistenze
passive, come logico, ma anche un lavoro extra corrispondente allarea del triangolo mistilineo 12 is 2 . Questo lavoro in pi nasce da una causa, che la stessa
dellespansione, ma che qui ha conseguenze opposte. Infatti il calore generato dagli
attriti lungo la compressione tende a contrastare la compressione stessa perch tende
ad espandere il gas. Tale fenomeno prende il nome di controricupero termico (C.R.T.)
Ritornando al rendimento della trasformazione, definiamo rendimento isentropico
(perch riferito alla trasformazione isentropica)

22

1
-----------

p----2- 1
p 1
T 2 is T 1
l is h 2is h 1
is = ----- = ------------------- = ------------------- = ---------------------------n1
h2 h 1
T2 T 1
li
p 2 ---------- ---- n 1
p 1

(47)

Risulta pertanto che is funzione del rapporto delle pressioni: a parit di n , poich
p
n > , is diminuisce con ----2- ; ci per il fenomeno del controricupero.
p1
Anche nel caso della compressione si definisce un rendimento idraulico per avere un
rendimento della trasformazione indipendente dal rapporto delle pressioni.Poich la
dipendenza dal rapporto delle pressioni dovuta al manifestarsi del fenomeno del
controricupero, si assume come trasformazione di riferimento quella trasformazione
in cui tale fenomeno non si manifesta. Prima, nella definizione di is , il lavoro di
riferimento o limite era l is = l i l w CRT , ora, senza considerare il controricupero, avremo
n1

----------- p----2- n 1
n
n
v dp
----------RT
-----------
li lw
n 1 1 p1
n1
1
y = ------------- = ---------------- = ---------------------- ---------------------------------- = -----------
h2 h 1

li
n1
--------------------- RT 1 p 2 ----------1
1
----- n 1
p 1

(48)

p
Espressione, come si voleva, indipendente da ----2- , e che vale, ricordiamolo, nellipop1
tesi che q e = 0 e e c = 0 .
Tale rendimento prende anche il nome di rendimento politropico perch si assume
come trasformazione di riferimento una politropica reversibile di pari esponente
medio n della compressione reale.
Analogamente al caso dellespansione, e anche se solo per trasformazioni adiabatiche
con variazione di energia cinetica nulla, il rendimento idraulico consente di legare
lesponente della politropica reale n a quello delladiabatica reversibile
Il legame tra il rendimento isentropico e quello idraulico , in queste circostanze,
1
----------

is

p
----2-
1
p 1
= --------------------------------1 1
----- ----------p
----2- y 1
p 1

COMPRESSIONE
1

0.9

is
0.8

0.7

y = cos t

0.6
(49)

0.5

rappresentato nella figura a lato, in cui per ogni valore di y = cos t si osserva la
diminuzione di is allaumentare del rapporto delle pressioni. La riduzione tanto
pi forte quanto pi basso il rendimento idraulico perch, evidentemente, aumentando le perdite con il diminuire di y , aumenta pure il calore generato.

SISTEMI ENERGETICI

0.4
0

p2 p1

10

23

ESPANSIONE COMPRESSIONE

B. ESPANSIONE E COMPRESSIONE SENZA SCAMBIO DI LAVORO. Le


trasformazioni di compressione e espansione si possono anche realizzare allinterno
di condotti, opportunamente sagomati, senza scambio di lavoro con lesterno. Il
calore scambiato con lesterno si pu supporre trascurabile dato che il tempo di permanenza del gas allinterno del condotto modesto.
p1

p2 < p 1

c1

c2 > c1

ESPANSIONE. Lespansione di un fluido attraverso, per esempio, un condotto convergente, produce di solito una accelerazione del fluido che fuoriuscir ad una velocit maggiore di quella di ingresso. Gli ugelli (tale il nome dato ai condotti
espansori) non scambiano lavoro con lesterno perch nessun albero attraversa i suoi
confini e il fluido subisce una piccola o nessuna variazione di energia potenziale
( e g ) nellattraversare il condotto. Se, inoltre, la velocit di ingresso del fluido pic-

1
c2
----22

c 22is
------2

cola rispetto alla velocit di uscita, lequazione dellenergia per i sistemi aperti in
moto stazionario si riduce a
c 22 0
0 = ( h 2 h 1 ) + ------------2

2
2 is

da cui

c 22
----- = ( h 1 h 2 )
2

Per unespansione adiabatica priva di perdite, che possiamo assumere come trasformazione reversibile di riferimento
s

c 22is 0
0 = ( h 2is h 1 ) + --------------2

da cui

c 22is
------- = ( h 1 h 2 is )
2

con c 2is evidentemente maggiore di c 2


Il rendimento isentropico dellugello viene definito come il rapporto tra lincremento
di energia cinetica del fluido prodotto dallugello alla variazione di energia cinetica
subita in un ugello isentropico con le stesse condizioni di ingresso e pressione di
uscita, cio:
c 22 c 12 c 22
is = ----------------- ------c 22is c 12 c 22is

(50)

che pu essere espresso in funzione dei rispettivi salti entalpici


h1 h2
is = -----------------h 1 h 2 is

(51)

I rendimenti isentropici degli ugelli sono tipicamente al di sopra del 90%, e spesso
oltre il 95%.

p1

p2 > p1

c1

c2 < c1

COMPRESSIONE. In assenza di lavoro scambiato con lesterno la compressione


del gas pu avvenire a spese della sua energia cinetica.
Applicando il 1 principio al volume di controllo che contiene un condotto opportunamente sagomato, che viene chiamato diffusore, in cui il gas si presenta con velocit
c 1 e pressione p 1 e che lascer ad una velocit c 2 minore e pressione p 2 maggiore,
si ha
c 22 c 12
0 = ( h 2 h 1 ) + --------------2

2
2 is

c 12 c 22
---------------2

c 12 c 22is
-----------------2
1

Quale trasformazione ideale di riferimento, per definire il rendimento della compressione, si assume ladiabatica reversibile che si svolge a partire dalle stesse condizioni
iniziali della trasformazione reale e con la stessa pressione finale
c 22is c 12
0 = ( h 2is h 1 ) + -----------------2
Si definisce pertanto rendimento isentropico del diffusore il rapporto tra la riduzione
di energia cinetica che si ha nel diffusore ideale rispetto alla riduzione subita in
quello reale

24

h 2is h 1
c 12 c 22is
is = -----------------=
------------------h2 h1
c 12 c 22

(52)

DIPARTIMENTO DI ENERGETICA - POLITECNICO DI TORINO


ESERCITAZIONE N. 2 DI

SISTEMI ENERGETICI

1. Un'espansore presenta un rendimento idraulico dell'86%, un rapporto delle pressioni di 4.5 a 1 e un valore medio di di 1.333. Calcolare il rendimento isentropico
dell'espansione. [ is = 0.88 ].
2. In una turbina si espande aria (assumendo il comportamento di gas perfetto, con
= 1.4 , e R=287 J/kgK) dalla temperatura di 1100 K e con rapporto delle pressioni di 6 a 1. Calcolare le temperature di scarico e il lavoro massico scambiato nei
seguenti casi:
a) espansione adiabatica reversibile;

b) espansione adiabatica irreversibile ( y = 0.85 ).


Valutare inoltre l'entit delle resistenze passive e del ricupero termico nel caso b).
{ T 2is = 659.3 K
l w = 68.8 ,

T 2 = 711.9 K

RT = 15.9 kJ kg

l is = 442.7 kJ kg

l i = 389.8 ,

3. In una turbina si invia del vapor d'acqua a 5 MPa e 500 C. Sapendo che la pressione di scarico 500 kPa e che il rendimento isentropico pari al 75%, valutare il
lavoro di espansione.
{

l i = 460 kJ kg

4. Un compressore aspira aria ( = 1.4 , e R=287 J/kgK) da un ambiente a 100 kPa


e 25 C comprimendola a 300 kPa con una temperatura di 150 C. Calcolare il rendimento della macchina.
{ y = 0.896 , is = 0.879 }
5. Un compressore aspira aria (assumendo il comportamento di gas perfetto, con
= 1.4 , e R=287 J/kgK) a 100 kPa e 25C con rapporto delle pressioni di 1 a 6.

Calcolare le temperature di mandata e il lavoro massico scambiato nei seguenti casi:


a) compressione adiabatica reversibile;
b) compressione adiabatica irreversibile ( y = 0.85 ).
Valutare, inoltre, l'entit delle resistenze passive e del controricupero termico nel
caso b).
{

l is = 200.1 kJ kg

, l i = 247.3 , lw = 37.1 ,

SISTEMI ENERGETICI

CRT = 10.12 kJ kg

25

ESPANSIONE COMPRESSIONE

26

TERMODINAMICA DI UN
FLUSSO COMPRESSIBILE

CAPITOLO 3

STATO DI RISTAGNO
Quando un fluido in movimento viene arrestato la condizione a cui si porta si chiama
stato di ristagno. Il primo principio per i sistemi aperti per un processo stazionario
adiabatico e reversibile d
c2
h + ----- = h o
2

(53)

dove h o lentalpia del fluido dopo larresto e h lentalpia del fluido quando aveva
velocit c .
Se il fluido viene arrestato adiabaticamente ma irreversibilmente, lentalpia di ristagno sar la stessa perch lequazione precedente un bilancio di energia che non
dipende dalla reversibilit o meno del processo. Comunque, lo stato finale di ristagno
non sar lo stesso a causa dellaumento di entropia nel processo irreversibile.
I due processi sono illustrati in figura. La differenza principale tra i due che la pressione di ristagno isentropica p o maggiore di p , il valore che si pu ottenere in
una trasformazione reale. Sebbene entrambi gli stati di ristagno implichino velocit
nulla riserveremo lapice o alle condizioni di ristagno isentropiche.

c2
----2

La pressione in un fluido quale verrebbe misurata da un osservatore che si muove alla


stessa velocit del fluido viene chiamata pressione statica ed la pressione che determina lo stato termodinamico del fluido in moto.

VELOCITA DEL SUONO E NUMERO DI MACH


La velocit con cui le piccole perturbazioni (disturbi di pressione) si propagano in un
fluido si chiama velocit del suono c s . A causa della modesta intensit del disturbo e
della velocit generalmente alta, la propagazione si pu considerare adiabatica e
reversibile e quindi isentropica.
Si pu dimostrare (equazione di continuit, della trasformazione e dellenergia) che
p
c s2 =
s
la quale consente di calcolare la velocit del suono in un fluido. Per una trasformazione isentropica
pv = cos t

oppure

p
----- = cos t .

(54)

Differenziando si ottiene
dp
d
------ ------ = 0
p

da cui

dp
p
------ = --d

SISTEMI ENERGETICI

27

TERMODINAMICA DI UN FLUSSO COMPRESSIBILE

p
Per un gas ideale --- = RT per cui

cs =

RT .

(55)

La velocit del suono risulta cos, per un gas ideale, funzione della sola temperatura.
Il numero di Mach un rapporto adimensionale definito come
c
M = ---cs

(56)

dove c la velocit del fluido e c s la velocit locale del suono dipendente dalla
natura del gas e dalla temperatura nel punto considerato.
Un flusso supersonico ha M > 1 , se subsonico M < 1 e se sonico M = 1 .

FLUSSO ISENTROPICO UNIDIMENSIONALE STAZIONARIO IN


UN CONDOTTO
Tali ipotesi sono accettabili in molti casi pratici quando un gas fluisce in un condotto,
in un ugello o in un diffusore. Alle alte velocit del fluido la velocit del suono, e
quindi il numero di Mach, sono parametri indispensabili per determinare come il
flusso reagisce a variazioni di pressione, di sezione, ecc. Per studiare il problema
abbiamo a disposizione 4 relazioni generali: lequazione dellenergia, lequazione di
continuit, lequazione di stato e lequazione della trasformazione.
Nel caso di flusso stazionario, unidimensionale, isentropico, in un condotto di
sezione variabile, lequazione dellenergia
li =

v dp + e

+ lw .

semplificata ( l i = 0 perch il condotto fisso, l w = 0 perch la trasformazione


isentropica) e scritta in forma differenziale
2

c
vdp + d ----- = 0
2

(57)

dp
------ + cdc = 0

(58)

Scrivendo anche lequazione di continuit m = Ac in forma differenziale


Adc + cdA + Acd = 0
si ha, dividendo per m
dc dA d
------ + ------- + ------ = 0

A
c

(59)

La velocit del suono


dp
p
c s2 = = ----- s
d
da cui
dp = cs2 d

(60)

Combinando le tre equazioni (58), (59), (60) si ottiene


dA
dp
------- = -------2- ( 1 M 2 )
A
c

(61)

Supponiamo di accelerare un flusso inizialmente subsonico. Lequazione dellenergia


ci dice che se dc > 0 deve essere dp < 0 . Per M < 1 e dp < 0 la relazione appena

28

trovata d dA < 0 : la sezione deve diminuire. Se invece M > 1 la sezione deve


aumentare.
Se si desidera decelerare un flusso accade esattamente lopposto
Quando M = 1 la sezione di passaggio raggiunge il minimo valore. Un ugello che
deve accelerare il flusso da subsonico a supersonico deve perci avere prima una
sezione convergente e poi divergente. Un condotto del genere si chiama ugello convergente-divergente.
Rapporto critico delle pressioni. Esprimiamo le propriet della corrente lungo il
condotto, nellipotesi che il fluido obbedisca allequazione di stato dei gas ideali,
scrivendo lequazione dellenergia tra la sezione dingresso e una generica sezione
del condotto

ugello

diffusore

dc > 0

dc < 0

dp < 0

dp > 0

dA < 0

dA < 0

dc < 0

dc > 0

dp > 0

dp < 0

dA > 0

dA > 0

diffusore

ugello

c2

h h = c p ( T T ) = ----2

Ricordando che c p = ----------- R


1

c s2 = RT

si ha

2 ----------- R ( T T ) = M 2 RT
1
da cui
1
T
------ = 1 + ----------- M 2
T
2

(62)

Inoltre, utilizzando lequazione della trasformazione, si ha

----------T ----------1
p
----- = ------ 1 = 1 + ----------- M 2 1
T

2
p
1

(63)

----------
T ----------1
------ = ------ 1 = 1 + ----------- M 2 1

T
2

(64)

Le propriet del flusso nella sezione ristretta vengono designate con un asterisco e
corrispondono a M = 1
2
T*
------ = ----------T
+1

(65)

2 ----------p*
----- = ----------- 1

p
+ 1

(66)

2 ----------*
------ = ----------- 1

+ 1

(67)

Tali condizioni, denominate critiche, possono anche non essere raggiunte.


La tabella seguente mostra che detti rapporti, che dipendono unicamente dal fluido,
variano assai poco. Per esempio il rapporto critico delle pressioni vale circa 0.5 sia
per il vapor dacqua, saturo o surriscaldato, che per laria ( = 1.4 ) o per lelio
( = 1.67 ).
= 1.2

= 1.3

= 1.4

= 1.67

p*
----p

0.5644

0.5457

0.5283

0.4867

T*
-----T

0.9091

0.8696

0.8333

0.7491

*
-----

0.6209

0.6276

0.6340

0.6497

SISTEMI ENERGETICI

29

TERMODINAMICA DI UN FLUSSO COMPRESSIBILE

PORTATA IN MASSA. Se il flusso stazionario la portata in massa m = Ac


costante, e pu essere espressa nella maniera seguente. Per assegnate condizioni di
monte, dallequazione della trasformazione

p 1/
------ = -----
p

e dallequazione dellenergia
p

p
c2
----- = v dp = ----------- ----- 1
2

p ----------1 -----
p

si ha
m
p 1/
p
---- = c = -----
2 ----------- ----- p
A
1

p ----------1 -----
p

ovvero
m
---- =
A

pe

pb

p
----p
a
b

subsonico

p*

----p

d
supersonico
e

0
m
----m *

x
e

(68)

m*
-----*- =
A

2 ----------- p
1

m*
-----*- =
A

2 ----------
2 ----------2 ----------- p ----------- 1 ----------- 1 1
+ 1
+ 1
1

m*
-----*- =
A

2 ---------- p ----------- 1
+1

+1

----------2 ---------1 2 1
---------- ---------- + 1
+ 1
+1

+1

(69)

la quale ci dice che la portata in condizioni critiche solo funzione delle condizioni
totali di monte.

FUNZIONAMENTO DI UN UGELLO
UGELLO CONVERGENTE. Il serbatoio di monte alla pressione totale p . Il
flusso indotto dallabbassamento della pressione di valle p b al di sotto della p .

+1

p 2 / p ---------- --- -----


p
p

Allorch M = 1 e A = A * il rapporto delle pressioni quello critico e la portata


diventa

Ae

2 ----------- p
1

Per una modesta riduzione di p b ( stati a e b) la pressione nella sezione minima


b

maggiore della pressione p * che renderebbe lugello sonico. Il flusso nellugello


ovunque subsonico e la pressione di uscita p e uguale a quella di valle p b . La portata in massa quella prevista dalla teoria isentropica per flusso subsonico ed
minore della portata critica m * = m max . Nelle condizioni c, la pressione di scarico

p e uguale esattamente alla pressione critica p * della sezione ristretta, che diventa
0

p*
----p

p
----bp

sonica, il flusso sonico e la portata in massa la massima. Il flusso a monte della


gola ovunque subsonico come previsto dalla teoria in base alla variazione di
sezione data.
Infine, se p b viene abbassato ulteriormente alle condizioni d od e al disotto di p * ,
lugello non in grado di rispondere perch bloccato alla massima portata. La gola
rimane sonica con p e = p * , e la distribuzione di pressione nellugello la stessa del

30

caso c. Il getto si espande supersonicamente allesterno in modo che la pressione


possa abbassarsi da p * a p b . Infatti, partendo dalle condizioni c, un abbassamento

pe

della pressione di valle, che va vista come una perturbazione che si propaga alla velocit del suono, non riesce a risalire la corrente perch bloccata o trascinata, dalla corp
rente che viaggia a velocit uguale o superiore a quella del suono.

pt

At

T
UGELLO CONVERGENTE-DIVERGENTE.
Se la pressione di scarico abbastanza bassa, ci sar un flusso supersonico nel divergente e possibili onde durto.
Supponiamo che la pressione di valle p b diminuisca gradualmente. Nel caso delle
curve a e b la pressione di valle non abbastanza bassa da indurre condizioni soniche
p
nella sezione ristretta e il flusso subsonico ovunque.La pressione di uscita p e = p b . ---p
Nel caso della curva c la gola diventa sonica e la portata raggiunge il suo massimo. Il
resto dellugello subsonico e p e = p b . Adesso saltiamo alla curva g. Qui p b uguaglia esattamente la pressione di uscita p e corrispondente ad una espansione isentro-

p*
pica continua nel condotto. Il flusso nel divergente interamente supersonico e il ---p
p
rapporto ----g- quello di progetto. Lugello si dice adattato. Per pressioni di scarico
p
comprese tra c e g, che non sono possibili secondo il calcolo isentropico, ladeguamento alla pressione di valle pu avvenire solo attraverso delle onde durto nel divergente.
0
Per rapporti delle pressioni inferiori a quello di adattamento la distribuzione di pressione nel condotto la stessa del caso g e il completamento dellespansione si rea- m
-----lizza allesterno del condotto (post-espansione).
m *
1

pb

Ae

a
b
c
d

subsonico
1

e
f
g

supersonico

h
x
h

g f

c
b
a

SISTEMI ENERGETICI

p
----ap

p*
----p

p
----dp

pb
----p

31

TERMODINAMICA DI UN FLUSSO COMPRESSIBILE

DIPARTIMENTO DI ENERGETICA - POLITECNICO DI TORINO


ESERCITAZIONE N. 3 DI SISTEMI ENERGETICI
1. Che pressione e temperatura raggiunge l'aria se viene arrestata isentropicamente da
M = 1 , t = 50C e p = 0.1 bar? E nel caso di M=4?
[ p=0.189 bar e T = 267.6 K; p = 15.17 bar e T = 936.4 K]
2. Calcolare la velocit del suono dell'azoto ( = 1.4 , e R=297 J/kgK) a 200C .
[443.5 m/s]
3. Un ugello convergente ha una sezione di gola di 25 mm2 e condizioni di ristagno
dell'aria di 8 bar e 60C . Calcolare la pressione di uscita e la portata se la pressione
di scarico i) 6 bar e ii) 3 bar. Assumere = 1.4 .
[ p e = 6 bar ,

m = 39 g s

p e = 4.22 bar

m = 44.3 g s

4. Un ugello convergente sonico viene usato come misuratore di portata. Il diametro


della sezione di uscita di 0.5 cm. Qual la massima portata d'aria smaltita con condizioni totali di ingresso di 700 kPa e 500 K?
[

m = 24.8 g s

5. Un ugello convergente-divergente ha la sezione di gola di 0.002 m2 e la sezione di


uscita di 0.008 m2. Le condizioni di ristagno dell'aria allingresso sono p=1000 kPa
e T= 500 K. Calcolare la portata in massa allorch la pressione scarico 300 kPa.
[

m = 3.61 kg s

6. Un ugello isentropico alimentato da un serbatoio in cui l'aria ( = 1.4 e R=287


J/kgK) mantenuta a 500 kPa e 200 C. La velocit allo sbocco pari a quella locale
del suono. Sapendo che la sezione di sbocco pari a 4 cm2, calcolare la portata
dell'ugello.
A parit di condizioni di valle, la pressione di monte portata a 700 kPa e la temperatura a 300C . Calcolare la nuova portata.
[ m = 0.372 kg s , m = 0.473 kg s ]

32

FLUIDODINAMICA DELLE
TURBOMACCHINE

CAPITOLO 4

La seconda legge della dinamica R = ma , che nella fluidodinamica si chiama equazione della quantit di moto o legge di conservazione della quantit di moto, afferma
che la risultante di tutte le forze agenti sul sistema chiuso di massa m , pari alla
variazione della quantit di moto nellunit di tempo
dc
d
R = ma = m ----- = mc
dt
dt
Nel caso di un sistema aperto in cui il flusso sia stazionario oltre che unidimensionale
con un ingresso e un uscita, lequazione della quantit di moto
R = m ( c 2 c 1 )

(70)

in cui R il vettore risultante di tutte le forze agenti sul volume di controllo considerato come un corpo libero in equilibrio; esso, cio, include le forze superficiali agenti
sul fluido e sui solidi tagliati dalla superficie di controllo pi tutte le forze di massa
(di gravit e elettromagnetiche) che agiscono sulla massa interna al volume di controllo.
In generale le forze di superficie agenti sul volume di controllo sono dovute a 1) forze
evidenziate tagliando corpi solidi che entrano nel volume di controllo e 2) forze
dovute alla pressione e alle azioni viscose del fluido circostante.
F
n
1

m = cos t

c1

p2

p1
c2
p

Con le notazioni della figura ed indicando con n un versore orientato verso lesterno
di (si noti che le pressioni agiscono sempre verso linterno) lequazione della
quantit di moto diventa

F + p ( n ) dA + G + A = m ( c 2 c 1 )

(71)

SISTEMI ENERGETICI

33

FLUIDODINAMICA DELLE TURBOMACCHINE

in cui G = mg la forza dovuta alla gravit, il pi delle volte trascurabile, e A la


forza dattrito, quasi sempre trascurabile.

APPLICAZIONE ALLE TURBOMACCHINE


Una turbomacchina costituita essenzialmente da un rotore, supportato da cuscinetti,
e da un involucro di contenimento (la carcassa) in cui sono ricavati i condotti di
ingresso e di uscita del fluido. Il rotore un solido di rivoluzione che ha sulla periferia dei solidi prismatici (pale) che hanno il compito di deviare opportunamente il
fluido, in modo da realizzare il voluto scambio energetico.

c1

r2
c2
r1

ca

r
cu

cr
c

a
Individuata una superficie di controllo che comprenda il rotore, la carcassa, e che
tagli lalbero di trasmissione e i condotti di ingresso e di uscita, si pu applicare
lequazione di conservazione della quantit di moto, supponendo che la turbomacchina giri a velocit angolare costante. Si osserva, per, che scomponendo ogni
vettore nelle tre direzioni radiale, tangenziale e assiale (con riferimento allasse del
rotore) le componenti che interessano per determinare lequilibrio alla rotazione sono
solo quelle tangenziali o periferiche, in quanto le altre danno momento nullo rispetto
allasse. Ancora, si osserva, che le forze delle pressioni, agendo perpendicolarmente
alle superfici, risultano incidenti o parallele allasse, per cui non danno contributo
alla rotazione. Similmente per le forze gravitazionali. Proiettando, quindi, lequazione della quantit di moto nella direzione periferica, si ottiene
F u = m ( c u2 c u1 )

(72)

in cui F u e m c u 1 , m c u2 sono le componenti nella direzione periferica della forza


esterna applicata e delle quantit di moto, nel riferimento assoluto, in ingresso e in
uscita del fluido. Moltiplicando tali forze per le rispettive distanze dallasse, si ottiene
la coppia scambiata con lesterno
M = Fu r * = m ( r 2 c u2 r 1 c u1 )

(73)

N.B. - Questa relazione, che stata ricavata in maniera intuiva, lequazione di conservazione del momento della quantit di moto. Di conservazione perch, in assenza
di coppie esterne applicate, il momento della quantit di moto, tra ingresso e uscita al
volume di controllo, si conserva, vale a dire che il termine rc u si mantiene costante
(equazione del vortice libero).
Moltiplicando, ancora, la coppia per la velocit angolare, si ottiene la potenza scambiata
M = m ( r 2 c u2 r 1 c u1 )

34

e dividendo per la portata in massa, il lavoro ad unit di massa risultato dello scambio
energetico tra il fluido contenuto nel volume di controllo e lesterno.
P
M
l i = -----i = -------- = u 2 c u 2 u 1 c u1
m
m

(74)

Lequazione cos ottenuta viene chiamata equazione di Eulero ed considerata


lequazione fondamentale delle turbomacchine.

ESEMPIO. La turbina DeLaval (1888)


Uno, o pi ugelli, in cui avviene lespansione del fluido (per esempio vapor dacqua),
hanno la funzione di distribuire il fluido, ad alta velocit, allingresso dei condotti
rotorici, ricavati nei vani di palettature disposte sulla periferia di un disco.

w2

c1

w1

c2

Il fluido giunge sulla girante con velocit assoluta c 1 , ma la velocit con cui il fluido
investe la palettatura mobile va determinata tenendo conto del moto di rotazione del
rotore. Un osservatore solidale con le palette della girante, al raggio r 1 girer alla
velocit periferica u 1 = r 1 , e quindi vedr giungere il fluido con velocit, relativamente alla girante, w 1 data dalla differenza vettoriale
w1 = c1 u 1

(75)

tra la velocit del fluido in un riferimento assoluto e la velocit di trascinamento u 1 .


Al fine di evitare lurto tra il fluido e le palette, linclinazione di queste ultime deve
coincidere con la direzione della velocit relativa w 1 . Allinterno dei canali individuati da due palette consecutive nella girante, il fluido subir una deviazione e una
accelerazione. Se lespansione tutta concentrata negli ugelli distributori, come il
caso nella turbina Delaval, lespansione nella girante manca e il fluido subisce solo
una deviazione. Il fluido lascer la girante al raggio r 2 , che in questo caso uguale a
r 1 , con velocit relativa w 2 che, nel caso ideale senza perdite, sar in modulo uguale
alla velocit relativa di ingresso w 1 . Per ottenere la velocit assoluta di uscita c 2
occorrer poi sommarvi la componente di trascinamento u 2 , uguale a u 1 perch
r 2 = r 1 . E consuetudine riportare i triangoli di velocit relativi alle sezioni di
ingresso e di uscita su un diagramma che ha gli assi paralleli alla direzione periferica
e alla direzione assiale (o radiale se la macchina radiale). Su questo diagramma
cos agevole individuare le componenti periferiche delle velocit assolute e, in base
allequazione di Eulero, determinare il lavoro scambiato, o le componenti assiali (o
radiali) delle velocit per determinare la portata in massa.

SISTEMI ENERGETICI

dir di u

1 1 2 2
c1
u

w1

c2

w2
u

dir assiale

35

FLUIDODINAMICA DELLE TURBOMACCHINE

Utilizzando i triangoli di velocit lequazione di Eulero pu essere posta in un altra


veste, anchessa importante nello studio delle turbomacchine, e che verr qui utilizzata per tentarne una classificazione.
Applicando il teorema di Carnot al triangolo di velocit in ingresso si ottiene
w 12 = c 12 + u 12 2u 1 c 1 cos 1
ma essendo c 1 cos 1 = c u 1 si ricava che
c 12 w 12 + u 12
u 1 c u1 = ----------------------------2
Un identica relazione vale per il triangolo di uscita per cui in definitiva risulta
c 22 c 12 w 22 w 12 u 22 u 12
l i = u 2 c u2 u 1 c u1 = ---------------- ------------------- + ----------------2
2
2

(76)

CLASSIFICAZIONE DELLE TURBOMACCHINE. In base alla convenzione


dei lavori adottata, si chiama turbina la turbomacchina che presenta un lavoro negativo, mentre si chiama turbocompressore (fluido comprimibile) o turbopompa (fluido
incomprimibile) quando tale lavoro positivo.
Le turbomacchine vengono classificate in base alla direzione del flusso nellattraversamento della macchina. Si chiamano assiali le turbomacchine attraversate dal fluido
in direzione parallela allasse del rotore, radiali quando tale direzione normale
allasse. Inoltre nelle macchine radiali il flusso pu essere centripeto o centrifugo, a
seconda che il verso della corrente sia orientato verso lasse o se ne allontani. Le turbomacchine a flusso misto rappresentano una via di mezzo tra le assiali e le radiali.
Unulteriore distinzione viene operata nelle turbomacchine a seconda che la trasformazione di espansione o di compressione avvenga tutta nella girante o si svolga
anche in parte nella parte fissa. Si definisce grado di reazione il rapporto tra il salto di
pressione che si realizza nella girante rispetto allintero salto si pressione che si ha
attraverso la macchina. Nel caso della turbina Delaval lintera espansione concentrata nel distributore per cui il grado di reazione risulta nullo. In tal caso la turbina
viene detta ad azione. Se il grado di reazione maggiore di zero si parla di turbomacchina a reazione. Il grado di reazione unitario corrisponde allavere lintera espansione o compressione tutta nella girante.

TURBINA

COMPRESSORE

Nelle macchine assiali la velocit periferica in ingresso alla girante u 1 risulta uguale
alla velocit periferica in uscita u 2 , per cui il terzo addendo a secondo membro
dellequazione del lavoro manca. In pi, se la macchina anche ad azione attraverso
la girante non c accelerazione o decelerazione del flusso, cio w 1 risulta uguale a
w 2 , e manca anche il secondo addendo. Il lavoro nella turbomacchina assiale ad
azione risulta quindi espresso dalla variazione di energia cinetica attraverso la girante
nel sistema di riferimento assoluto

36

c 22 c 12
l i = --------------2
c 22 c 12
- viene chiamato, da alcuni autori, lavoro di azione.
Per tale ragione il termine --------------2
Nel caso di compressore assiale ad azione, caso puramente teorico perch in pratica
vengono realizzati con un grado di reazione alquanto elevato, la compressione
avviene tutta nella parte fissa che segue la girante e che prende il nome di diffusore
perch in esso avviene la diffusione della corrente.
Nelle turbomacchine assiali a reazione contribuisce allo scambio energetico anche la
variazione di energia cinetica nel moto relativo alla girante. Nel caso delle turbine
necessario che sia w 2 > w 1 affinch tale variazione sia negativa e quindi il condotto
individuato tra due palette successive della girante dovr essere convergente se il
moto subsonico. Nel caso dei compressori dovr invece verificarsi lopposto.
Nelle macchine radiali contribuisce allo scambio energetico anche la variazione di

turbina centripeta
u1 > u2

compressore centrifugo
u2 > u1

energia cinetica del moto di trascinamento. La convenienza ai fini del lavoro che,
nel caso delle turbine, sia u 1 > u 2 , cio che il flusso sia centripeto, mentre nel caso
del compressore o della turbopompa che sia u 2 > u 1 e che quindi il flusso sia centrifugo.

SISTEMI ENERGETICI

37

FLUIDODINAMICA DELLE TURBOMACCHINE

DIPARTIMENTO DI ENERGETICA - POLITECNICO DI TORINO


ESERCITAZIONE N. 4 DI SISTEMI ENERGETICI
1. Uno stadio di turbomacchina presenta i triangoli di velocit disegnati in figura.
Stabilire se si tratta di una turbina o di un compressore, se assiale o radiale e se ad
azione oppure a reazione.

c1
w1
u1

w2
c2
u2

2. Lirroratore dacqua illustrato in figura pu essere utilizzato come una semplice


turbina. Lacqua entra al centro e si divide in due flussi Q/2 che fuoriescono con velocit relativa w 2 dai due ugelli. I due bracci di raggio r ruotano alla velocit angolare e scambiano lavoro con lesterno attraverso un albero (non mostrato in
figura). Sapendo che la velocit relativa dingresso diretta radialmente disegnare il
triangolo di velocit alluscita. Trascurando gli attriti, trovare la massima potenza
che pu sviluppare la turbina sapendo che:
r = 15 cm , Q = 16 m 3 h , diametro della sezione di uscita dei due ugelli
d 2 = 1 cm

w2
r

Q/2
w2

w1

w1

Q/2

Q/2

Q/2

38

Esempio di turbina a vapore a flusso assiale a reazione

SISTEMI ENERGETICI

39

FLUIDODINAMICA DELLE TURBOMACCHINE

40

CAPITOLO 5

SISTEMI DI POMPAGGIO

Un sistema di pompaggio costituito da una pompa inserita in un circuito che pu


essere aperto o chiuso.
Nel primo caso i conduttori del fluido collegano due capacit (serbatoi, bacini, posti,
in generale, ad altezze diverse), nel secondo caso la tubazione si richiude su se stessa.
Lo scopo del sistema di trasferire del liquido da un luogo ad un altro o di intrattenere il movimento di un liquido in un circuito.
I campi di applicazione sono vastissimi. Si va dagli impianti di distribuzione
dellacqua potabile (acquedotti) o dellacqua per irrigazione agli oleodotti. Dagli
impianti di circolazione dellacqua calda per il riscaldamento degli edifici a quelli
necessari al funzionamento degli elettrodomestici (lavatrici, lavastoviglie). Dai
sistemi di lubrificazione di macchinari e impianti ai sistemi di compressione di
liquidi nellindustria di processo. Dai sistemi idraulici a bordo degli aerei alle stazioni di rifornimento del combustibile stradali.
I liquidi movimentati sono praticamente tutti quelli esistenti: acqua, olio, benzina,
gas liquefatti, mercurio, per esempio.
Facendo riferimento ad un sistema qualsiasi di pompaggio definiremo alcune grandezze significative, di progetto e di funzionamento, quali prevalenza, potenze e rendimenti.

PREVALENZA, POTENZE, RENDIMENTI


Per esemplificare supponiamo di dover trasferire un liquido tra due serbatoi posti a
livelli differenti a e b. Applicando il primo principio otteniamo:
a-1

p1 pa
c 12 c a2
--------------- + g ( z 1 z a ) + --------------- + gy a = 0

(77)

1-2

p2 p1
c 22 c 12
--------------- + g ( z 2 z 1 ) + --------------- + lw = l i

(78)

2-b

p b p2
c b2 c 22
---------------- + g ( z b z 2 ) + --------------- + gy m = 0

(79)

pb pa
c b2 c a2
- + g ( z b z a ) + --------------- + g ( ya + ym ) + lw = li
a - b --------------
2

b
zb

(80)

Se indichiamo con
gH = g ( z b z a ) + g ( y a + y m )

2
(81)

per cui si pu definire un rendimento del condotto


g ( zb za )
c = ----------------------,
gH
si ottiene

SISTEMI ENERGETICI

z2
z1

(82)

a
za

41

SISTEMI DI POMPAGGIO

l i = gH + l w

(83)

che per la seconda equazione uguale anche a


p2 p1
c 22 c 12
- + g ( z 2 z 1 ) + --------------- + lw
l i = --------------
2

(84)

dalle quali risulta che


c 22 c 12
p 2 p1
- + g ( z 2 z 1 ) + --------------gH = --------------
2

(85)

Il termine H rappresenta quindi la differenza dei carichi totali tra uscita e ingresso
della macchina e prende il nome di prevalenza. Il termine gH costituisce quindi
lenergia idraulica impressa al liquido a fronte del lavoro meccanico fornito
dallesterno.
In genere le velocit c 2 e c 1 sono circa le stesse, z 2 z 1 raramente superiore al
metro, cosicch la prevalenza della pompa corrisponde essenzialmente alla variazione di pressione tra ingresso e uscita
p2 p1
gH --------------

(86)

La potenza idraulica trasmessa al fluido uguaglia semplicemente il prodotto della


portata in massa m = Q , in cui Q la portata volumetrica [ m 3 s ], per lenergia
idraulica gH
P idr = QgH

(87)

A causa delle perdite la potenza assorbita dalla pompa P a ovviamente maggiore


della potenza idraulica, per cui si introduce il rendimento della pompa definito come
P idr
gQH
P = -------- = ---------------M
Pa

(88)

in cui M la coppia misurata sullalbero della pompa e la velocit angolare.


Il rendimento costituito di tre parti per via di perdite volumetriche, idrauliche e
meccaniche.
Il rendimento volumetrico
Q
v = ---------------Q + Qf

(89)

dove Q f la portata di fuga dovuta ai giochi tra parti mobili e parti fisse e ai gradienti
di pressione allinterno della pompa.
Il rendimento idraulico
li lw
lavoro assorbito in assenza di perdite
y = ------------ = --------------------------------------------------------------------------------------------------------li
lavoro real e

(90)

in cui l w il lavoro perso a causa dellattrito viscoso tra fluido e pareti e in seno al
fluido stesso, e alle perdite per urto ancora tra fluido e pareti.
Infine il rendimento meccanico
Pa Pm
m = -----------------Pa

(91)

dove P m la potenza persa a causa dellattrito tra corpi solidi in moto relativo. Ad
esempio nei cuscinetti e negli elementi di tenuta della pompa.
Per definizione il rendimento complessivo semplicemente il prodotto di questi tre
rendimenti. Infatti

42

TURBOPOMPE

P idr
li l w l a lm
Q
QgH
P = v y m = ---------------- ------------- -------------- = ----------------------------- = --------li
la
Q + Qf
( Q + Q f )l a
Pa

(92)

Mentre il rendimento globale dellimpianto


g ( z b za )
QgH
g = C P = ----------------------- = ---------------gH
Pa

(93)

TURBOPOMPE
Le pompe dinamiche o turbopompe impartiscono una variazione di quantit di moto
al fluido per mezzo di pale rotanti opportunamente sagomate. Non c un volume
chiuso variabile come nelle pompe volumetriche, semplificando si pu dire che il
fluido aumenta la sua quantit di moto mentre attraversa dei condotti mobili aperti
per poi convertire la sua velocit in aumento di pressione in un diffusore. Le pompe
dinamiche possono essere: radiali, assiali e miste a seconda che il flusso avvenga
radialmente o assialmente rispetto allasse della macchina o in una direzione intermedia.

Turbopompe radiali
Sono sempre centrifughe in quanto il campo centrifugo concorde con il gradiente
di pressione.

Moto del fluido


c2

u2
2

c1

w2

w1

1
u1

r2

r1

SISTEMI ENERGETICI

43

SISTEMI DI POMPAGGIO

u 1 = r 1
u 2 = r 2
l i = u 2 c u 2 u 1 c u1
Le pale possono essere curvate allindietro (vedi sopra), in avanti o essere puramente
radiali.

w2

c2

u2

c1
w1
u1

In questo caso particolare, se si ipotizza inoltre che c 1 sia perpendicolare a u 1 (condizione di progetto), risulta
l i = u 2 c u2 = u 22 = gH + l w

(94)

per quanto gi visto.


La prevalenza della pompa, a meno delle perdite, in questo caso dipende solo da
u 2 = nd 2 , essendo n il numero di giri nellunit di tempo, ed indipendente dalla
portata Q .

-+
-+
- +
-+ - +
+

Le perdite fluidodinamiche l w possiamo pensarle costituite di tre parti:


a) perdite di circolazione
Il fluido oppone una certa inerzia alla rotazione impressagli dalla girante, per cui il
triangolo di velocit in uscita assume la configurazione a tratti: c u 2 diminuisce;
leffetto tanto pi sentito quanto pi basso il numero delle pale perch il flusso
meno guidato. Anche se annoverate tra le perdite le perdite di circolazione non costituiscono una vera perdita ma una diminuzione dello scambio energetico perch il
lavoro assorbito diminuisce.
b) perdite per attrito nei condotti fissi e mobili; nellipotesi di elevato numero di Reynolds (moto turbolento) sono proporzionali al quadrato della velocit e quindi della
portata;
c) perdite per urto. Nellattraversamento della macchina il fluido ha una direzione di
minima resistenza che corrisponde alla condizione di tangenza alle palette
allingresso della girante e del diffusore. Per portate diverse il fluido urta linterno o
lesterno delle palette perdendo parte della propria energia cinetica. Tali perdite sono
proporzionali al quadrato della velocit, e quindi della portata, e crescono sia per portate inferiori che maggiori della portata di progetto (condizione di tangenza cio di
uguaglianza tra angoli costruttivi delle palette a angoli cinematici dei triangoli di
velocit). Risulta quindi, nel funzionamento fuori-progetto, una perdita proporzionale a ( Q Q prog ) 2 .

44

TURBOPOMPE

In conclusione
H
circolazione
urto

u 2
--------2g

perdite idrauliche girante + diffusore

u 22
----g
girante
urto ingresso
diff palettato

u 22
-----2g

Q prog

Q
Nel caso di turbopompe senza diffusore palettato la figura sottostante descrive la
H
circolazione
urto

attrito girante

u 22

urto ingresso girante

--------g
u 22
----g

u2
-----22g

perdite idrauliche nel diffusore non palettato


Q prog

Q
Q

genesi della caratteristica manometrica. Le perdite per urto sono adesso presenti solo
nella girante mentre sono assenti nel diffusore. In questo si manifestano delle perdite
distribuite con andamento decrescente con la portata. Il risultato un andamento
alquanto piatto della prevalenza con la portata.
Nei diagrammi precedenti anche possibile rappresentare il rendimento idraulico.
Infatti dalla definizione
li lw
gH
y = ------------ = ------li
li

(95)

basta dividere per ogni valore di portata lordinata della curva ottenuta della prevalenza per lordinata del lavoro l i . Nel caso attuale (pale radiali) il lavoro costante e

quindi landamento del rendimento uguale a quello della prevalenza ma su unaltra 2


scala.
Cambiando linclinazione delle pale cambia la curva di partenza (vedi figura), e con
essa anche la caratteristica manometrica della pompa, ma non le conclusioni.
Poich la teoria vista piuttosto qualitativa lunica via concreta per avere le prestazioni della pompa quella sperimentale.
Le curve caratteristiche sono disegnate a numero di giri costante. Come variabile
indipendente si considera la portata volumetrica. Come variabili dipendenti la prevalenza H , la potenza assorbita P a e il rendimento complessivo della pompa P .

li
----------2
u2 2

2 < --2

2 = --2

2 > --2

SISTEMI ENERGETICI

45

SISTEMI DI POMPAGGIO

pompaggio

H
Pa

Q prog

Q
Le figure seguenti mostrano le prestazioni di due pompe centrifughe commerciali. Le
160

100

H [m]
140

80

120

60

100

40

80

20

NPSH [ m ]
60

0
0

0.5

n = 1170 giri min

a)

1.5

D = 0.81 m

Q[ m3 s ]

portate massime non sono indicate perch molto al di fuori del campo usuale di funzionamento delle pompe che vicino al punto di massimo rendimento. La pompa b)
100

100

H [m]

80

80

60

60

40

40

20

20

NPSH [ m ]
0

0
0

0.5

1.5

Q[ m3 s ]

b)

n = 710 giri min

46

D = 0.96 m

TURBOPOMPE

ha lo stesso disegno della pompa a) ma dimensioni maggiori di circa il 20%. Il confronto delle due unit pu creare un po di confusione: la pompa pi grande elabora
circa la stessa portata ma genera una prevalenza dimezzata. Ci verr chiarito dalle
leggi di similitudine.
Un punto su cui spesso si sorvola che le curve caratteristiche si riferiscono ad un
fluido di una certa densit e viscosit, in questo caso acqua. Se la pompa viene adoperata per pompare, per esempio, mercurio, la potenza assorbita sar circa 13 volte
maggiore mentre Q , H e P resteranno circa gli stessi. Ma in questo caso H deve
essere interpretata come metri di mercurio e non metri dacqua. Se invece viene usata
per pompare lolio SAE 30, tutte le curve cambieranno ( P a , Q , H e P ) a causa
della grande variazione della viscosit (quindi del numero di Reynolds). Ci, ancora,
diventer chiaro con le leggi di similitudine.

CAVITAZIONE E NPSH
Applicando il primo principio alla tubazione di aspirazione
H

i
zi
a
Q
p i pa
c2
-------------- + gz i + ----i + gy a = 0
2

si ha che la pressione allingresso della pompa


p
p
c2
----i = ----a- gz i ----i- gy a

(96)

inferiore alla pressione ambiente p a . In base allaltezza di aspirazione z i , alla portata di fluido, proporzionale a c i , alle cadute di pressione nel condotto y a e alla temperatura del fluido aspirato, la pressione alla bocca di ingresso della pompa pu
scendere al di sotto della tensione di vapore (pressione di ebollizione) del liquido. La
formazione di una miscela bifase liquido-vapore compromette il buon funzionamento
della pompa e alla lunga anche la sua integrit. Infatti le bolle di vapore trasportate
dal liquido allinterno della pompa giungendo in zone a pi alta pressione implodono
generando localmente elevate pressioni per effetto dellaccelerazione del fronte di
liquido che circonda la bolla e che va ad occuparne il volume. Se il fenomeno si verifica a ridosso delle pareti, fisse e mobili, della pompa lazione meccanica continua
delle pressioni provoca lerosione del materiale. Allesterno la cavitazione si manifesta con un crepitio caratteristico e con una diminuzione accentuata della prevalenza
della pompa.
In realt la pressione pi bassa nel tratto aspirante di un sistema si manifesta proprio
allingresso della girante della pompa. Basta infatti osservare che affinch il liquido
sia in grado di entrare nella girante occorre che vi sia una differenza di pressione
capace di spingerlo.
Per mettere in luce cosa accade scriviamo il primo principio tra la bocca di ingresso
della pompa (sezione i) e il bordo di ingresso della girante (sezione 1)

SISTEMI ENERGETICI

47

SISTEMI DI POMPAGGIO

p 1 p i c 12 c i2
-------------- + ---------------- + g ( z 1 z i ) + gy i = 0

2
in cui y i sono le perdite di carico. Trascurando la variazione di quota, dividendo per
g , e supponendo di essere in condizioni di incipiente cavitazione ovvero che laccelerazione della corrente fino alla velocit c 1 sia tale da provocare unabbassamento
1
i

di pressione fino a raggiungere la tensione di vapore, cio che p 1 = p v , si ha


p i p v c i2
c2
--------------- + ------ = -----1- + y i
2g
2g
g
la quale ci dice che la riserva di energia disponibile allingresso della pompa (sezione
i), e chiamata Net Positive Suction Head disponibile (NPSH)D, serve ad accelerare la
corrente fino alla velocit c 1 ed a vincere le perdite.
Le perdite di carico, che sono essenzialmente dovute alle perdite per urto allingresso
delle pale, si possono esprimere attraverso un coefficiente sperimentale
w2
y i = II -----12g
c2
Inoltre, lenergia cinetica ----1- viene maggiorata con un coefficiente, anchesso empi2
rico, per tener conto della non unidimensionalit del moto. Riscrivendo
c 12
w 12
p i p v c i2
--------------- + ------ = I ------ + II -----g
2g
2g
2g

(97)

La conoscenza del secondo membro di pertinenza del costruttore della pompa e rappresenta il carico (espresso in metri) minimo necessaria per evitare la cavitazione e
viene indicato con NPSH richiesto.
In realt occorre fare in modo che la riserva di energia allaspirazione sia sempre
maggiore della richiesta della pompa, per cui, in generale dovr essere soddisfatta la
seguente condizione
NPSH disponibile NPSH richiesto
c2 p
p
-----i- + -----i- -----v- NPSH
g 2g g

(98)

in cui p v la pressione di vaporizzazione alla temperatura del liquido aspirato.


In base alla condizione imposta per evitare la cavitazione si pu determinare in un
circuito aperto laltezza massima di aspirazione di una pompa. Se la bocca di aspirazione della pompa posta allaltezza z i al di sopra del serbatoio si ha
pi pa
c2
-------------- + gz i + ----i- + gy a = 0

2
p c2
p
----i + ----i- = ----a- gz i gy a
2

p
p
NPSH R -----a- z i y a -----vg
g
pa pv
z i ---------------- y a NPSH R
g

(99)

(100)

La quota z i pu anche risultare negativa e, in questo caso, significa che la pompa


deve essere posta al di sotto del pelo libero del serbatoio di aspirazione.
La cavitazione pu, ovviamente, manifestarsi anche in una pompa collegata a un circuito chiuso. Mancando, in questo caso, una pressione di riferimento necessario, al

48

TURBOPOMPE

fine di determinare il carico minimo disponibile, procedere alla misura della pressione p i e della velocit c i (per esempio, misurando la portata).

CARATTERISTICHE ADIMENSIONATE
Per una famiglia di pompe geometricamente simili le variabili di uscita H e P a
dipendono almeno dalla portata Q , dalle dimensioni (per esempio, il diametro della
girante D ), dalla velocit di rotazione n . Altri parametri possibili sono la densit del
fluido, la viscosit , la scabrezza superficiale . Perci le curve caratteristiche tipo
le a) o le b) sono equivalenti alle seguenti relazioni funzionali
gH = f 1 ( Q, D, n, , , )

P a = f 2 ( Q, D, n, , , )

Per mezzo dellanalisi dimensionale possiamo ridurre il numero di variabili in gioco


raggruppandole, in questo caso, in 4 gruppi adimensionali
Q nD 2
gH
----------- = g 1 ---------3-, -------------, ----
2
2

D
nD
n D

(101)

Pa
Q nD 2
--------------- = g 2 ---------3-, -------------, ---- .
3
5
nD
D
n D

(102)

Il numero di Reynolds in genere elevato allinterno delle pompe, dellordine di


10 6 10 7 , e quindi la sua influenza sulle prestazioni pu essere in prima approssimazione trascurata. La rugosit superficiale varia moltissimo nelle pompe commerciali, ma nellipotesi che la similitudine geometrica sia rispettata, il rapporto
D rimane costante. Ci implica, evidentemente, che le pompe pi piccole per
rispettare la similitudine geometrica con le unit pi grandi dovranno presentare
rugosit superficiali molto ridotte.
E, perci, pratica comune assumere le seguenti relazioni funzionali approssimate
gH
Q
------------ = 1 ---------3-
nD
n2D2

(103)

Pa
Q
--------------- = 2 ---------3-
nD
n 3 D 5

(104)

Per pompe geometricamente simili, quindi, la prevalenza adimensionale e la potenza


adimensionale sono unicamente funzioni della portata adimensionale.
Ci anche vero per il rendimento, in quanto
gH Q
------------ ---------Q
n 2 D 2 nD 3
P = ----------------------- = 3 ---------3-
nD
Pa
--------------n 3 D 5

(105)

Viene anche definito un NPSH adimensionale


Q
gNPSH
------------------ = 4 ---------3-
2
2

nD
n D

(106)

La figura c) mostra il livello di approssimazione delle leggi di similitudine. Su questo


diagramma adimensionale possibile individuare le prestazioni in condizioni di massimo rendimento corrispondenti ad una intera famiglia di pompe tutte geometricamente simili

SISTEMI ENERGETICI

49

SISTEMI DI POMPAGGIO

.
7

gH
----------n2D2

0.8

0.6

0.4

0.2

g ( NPSH )
----------------------n2D2
0

c)

0.05

0.1

Q
0.15 --------nD 3

0.2

N.B.
La portata adimensionale pu anche essere scritta
1 Q w
Q
---------3- = ------- -----2- -----r
nD D
u
nD
in cui w r la componente radiale ( w assiale nelle macchine assiali) della velocit
relativa e u la velocit periferica. Rappresenta quindi il rapporto tra due elementi dei
triangoli di velocit della pompa.
Quindi due pompe geometricamente simili se hanno la stessa portata adimensionale,
Pa
gH
gNPSH
- , --------------- , ------------------ , P .
cio i triangoli di velocit simili, avranno gli stessi ----------2
2
3
5
n D n D
n2D2

LEGGI DI SIMILITUDINE
Il successo della figura c) nel correlare le caratteristiche delle turbopompe conduce a
delle semplici regole per confrontare le prestazioni delle pompe.Se la pompa (1) e la
pompa (2) appartengono alla stessa famiglia di macchine simili e lavorano su punti
omologhi delle loro caratteristiche, ovvero nello stesso punto sulla caratteristica adimensionata, allora le portate, le prevalenze, le potenze e lNPSH richiesto stanno nei
seguenti rapporti
Q2
n D 3
------ = ----2- -----2-
Q1
n 1 D 1

(107)

n 2 D 2
H2
------ = ----2- -----2-
n 1 D 1
H1

(108)

2 n2 3 D2 5
P2
----- = ----- ----- ------
P1
1 n 1 D 1

(109)

NPSH 2
n 2 D 2
------------------ = ----2- -----2-

NPSH 1
n 1 D 1

(110)

essendo, ovviamente il rendimento lo stesso. Queste sono le regole di similitudine


che possono essere usate per stimare leffetto della variazione del fluido, della velocit e delle dimensioni di qualsiasi pompa dinamica allinterno di una famiglia di
pompe geometricamente simili tra di loro.

50

TURBOPOMPE

In caso di similitudine perfetta ci aspetteremmo che 2 = 1 , ma prevedibile che


le pompe pi grandi abbiano un rendimento migliore perch hanno un numero di
Reynolds pi elevato, scabrosit e giochi minori. Una formula empirica per stimare la
variazione di rendimento con le dimensioni stata data da Moody
1 2
D 1/4
-------------- = -----1-

D 2
1 1

(111)

Questa formula, sviluppata per le turbine, largamente usata sia per le pompe che per
le turbine, quando mancano dati migliori.
Le figure seguenti mostrano leffetto, applicando le regole della similitudine, della
variazione della velocit e del diametro sulle prestazioni della pompa.
H

H
n = 12

D = 12
D = 10

n = 10
D = 8

n = 8

D = 10

n = 10

Influenza della viscosit


Le pompe centrifughe sono spesso usate per pompare olio e altri liquidi viscosi fino a
1000 volte la viscosit dellacqua. In questo caso il numero di Reynolds si abbassa
molto e il moto pu diventare addirittura laminare con una forte influenza sulle preH
stazioni

kg
------ms

acqua

1.0

10 3

benzina

0.29 10 3

alcool etilico

0.29 10 3

mercurio

1.5 10 3

olio minerale

0.26

-------------- acqua

10

10 2
10 4

10 3

Il rendimento diminuisce drasticamente anchesso

-------------- acqua

10

100

1000

max

0.85

0.76

0.52

0.11

Oltre 300 acqua consigliabile utilizzare pompe volumetriche.

SISTEMI ENERGETICI

51

SISTEMI DI POMPAGGIO

NUMERO DI GIRI CARATTERISTICO


In molte applicazioni sono noti sia la prevalenza che la portata che deve fornire la
pompa, oltre alla velocit di rotazione, dettata, il pi delle volte, dal motore elettrico
o termico. Per aiutare lutente a scegliere lunit pi efficiente, per data applicazione,
occorre un parametro adimensionato che comprenda la velocit, la portata e la prevalenza, ma non le dimensioni. Tale parametro si pu ottenere eliminando il diametro
tra portata adimensionale e prevalenza adimensionale, corrispondenti per alle condizioni di massimo rendimento. Questo parametro si chiama numero di giri specifico o
caratteristico
Q* 1 / 2
-------- nD 3
n Q*
n c = ----------------------- = -------------------3/4
*
( gH * ) 3 / 4
gH
---------- n 2 D 2

(112)

nelluso comune si utilizza spesso


n Q*
n c = ----------------( H* )3 / 4

(113)

Tale parametro caratteristico di ogni famiglia di pompe geometricamente simili e si


riferisce alle condizioni di massimo rendimento.
Su base statistica si costruisce il diagramma del rendimento ottimo in funzione del
numero di giri caratteristico
1.0
max
0.9

assiali

miste

pompe radiali

0.8

0.7

10

20

200

100

30

300

n c ( rpm, m 3 s, m )
Se invece della prevalenza si usa lNPSH si ha il numero caratteristico della cavitazione
n Q
n cc = -----------------------------( gNPSH ) 3 / 4

(114)

oppure, pi comune,
n Q
n cc = --------------------NPSH 3 / 4
Secondo Wislicenus una pompa cavita se
n cc > 0.47

52

(115)

TURBOPOMPE ASSIALI

TURBOPOMPE ASSIALI
Le pompe centrifughe sono in genere macchine ad alta prevalenza e bassa portata,
mentre ci sono molte applicazioni in cui sono richieste basse prevalenze e alte portate. In questo caso lutilizzo di macchine radiali, seppur possibile in teoria, conduce
a soluzioni non molto efficienti oppure di dimensioni elevate e lente (velocit di rotazione troppo basse).
Si ricorre allora alle turbopompe assiali, in cui la direzione del flusso puramente
assiale, capaci di smaltire elevate portate ma relativamente basse prevalenze. Nella
soluzione monostadio, molto frequente, si presenta come in figura.
Il numero delle pale varia da 2 a 6. La girante contenuta in una carcassa cilindrica di
lunghezza sufficiente per permettere al flusso di essere uniforme. Il diffusore utilizzato per convertire la componente tangenziale della velocit assoluta di scarico in
pressione.
La caratteristica manometrica di una turbopompa assiale simile a quella di una turbopompa centrifuga a pale rovesce. Il rendimento, massimo in condizioni di progetto,
decade rapidamente per portate sia maggiori che minori per la crescente differenza
fra angoli cinematici e costruttivi.

c1
w1

c3

u1

u1 = u2
c2

l i = u ( c u2 c u1 ) = uc u2
u2

w2
girante

diffusore

Si visto che la potenza a portata nulla di una pompa centrifuga molto pi bassa
della potenza assorbita alla portata nominale, corrispondente alle condizioni di massimo rendimento. Il carico sul motore alla massima potenza anche non molto pi
alto del carico in condizioni di progetto. Cos difficilmente c il pericolo di sovraccaricare il motore di una pompa centrifuga, qualunque sia la sua condizione di funzionamento. La caratteristica HQ di una pompa assiale a elica (a pale fisse) , daltra
parte, piuttosto ripida.
La potenza a bocca chiusa la potenza massima e pu essere il doppio o tre volte il
valore di progetto. Ci costituisce uno svantaggio partendo a bocca chiusa o lavorando a basse portate. Quindi le pompe assiali sono adatte quando il carico pi o
meno costante. Lelevata potenza a portata nulla dovuta alleccessiva circolazione
allinterno dei vani palari e pu essere ridotta aumentando il numero delle pale.
Una pompa con buon rendimento per un campo esteso di portate si pu ottenere utilizzando giranti con pale ad inclinazione variabile (pompe Kaplan).

Pa

SISTEMI ENERGETICI

53

SISTEMI DI POMPAGGIO

SISTEMI DI POMPAGGIO
ACCOPPIAMENTO POMPA CARATTERISTICA ESTERNA
Fisicamente il carico totale del sistema esterno deve coincidere con la prevalenza
prodotta dalla pompa, e lintersezione delle caratteristiche, linterna e lesterna,
dovrebbe avvenire nella regione del rendimento migliore.
Il carico totale del sistema probabilmente sar costituito da una variazione di quota
z b z a , pi le perdite di carico nei tubi e nei raccordi
c2
L
H sist = ( z b z a ) + ------ f ---- +

2g
D

(116)

dove rappresenta le perdite localizzate e c la velocit nella tubazione. Poich c


proporzionale alla portata della pompa, H sist rappresenta la caratteristica esterna
Hs Q
Lintersezione della caratteristica esterna con la caratteristica della pompa definisce il
punto di funzionamento.
Intervenendo sulla caratteristica interna, per esempio cambiando le dimensioni o il
numero di giri della pompa, o sulla caratteristica esterna, cambiandone la pendenza,
occorre fare in modo che in condizioni di progetto il punto di funzionamento del
sistema corrisponda al massimo rendimento.
P

turbolento
Hs

laminare

POMPE COLLEGATE IN SERIE O IN PARALLELO


PARALLELO . Se una pompa fornisce la prevalenza richiesta ma troppa poca portata, un rimedio possibile di collegare due pompe similari in parallelo
Il collegamento in parallelo viene anche usato se varia la portata richiesta, cosicch
una pompa viene usata a bassa portata e la seconda pompa viene azionata per portate
maggiori. Entrambe le pompe dovranno avere delle valvole (per esempio di non
ritorno) sulla mandata per evitare il riflusso quando una delle due viene spenta.
Le due pompe in parallelo non necessario che siano identiche. Fisicamente le loro
portate si sommeranno a parit di prevalenza. Se la pompa B ha una prevalenza maggiore della pompa A, la pompa A non pu essere inserita finch la prevalenza di funzionamento non sia inferiore alla prevalenza della pompa A a bocca chiusa.

54

SISTEMI DI POMPAGGIO

QA

QB

Q
IN SERIE. Per ottenere la caratteristica risultante si sommano le prevalenze a pari
portata. Le due pompe possono essere diverse e girare a velocit diverse.

H
B

HB

HA
A

Q
IL POMPAGGIO. Il tratto a sinistra del massimo della caratteristica H Q di una
turbopompa, in determinate condizioni di esercizio, ha carattere di instabilit, mentre
il rimanente tratto sempre stabile. Ci sar dimostrato con riferimento ad una
pompa inserita in un circuito che abbia prevalenza esclusivamente statica, ossia nel

SISTEMI ENERGETICI

55

SISTEMI DI POMPAGGIO

caso che il condotto sia ampio e corto. La figura mostra limpianto e a sinistra la
caratteristica manometrica.

H2
H1

QA

Q2

Q1

La pompa immette acqua attraverso un condotto di resistenza trascurabile nel serbatoio S, da cui fluisce verso una utilizzazione U. La curva manometrica disegnata in
modo che il suo asse Q coincida con il pelo libero del serbatoio di aspirazione, che
rimane ad altezza costante; laltezza del pelo libero nel condotto di mandata corrisponde quindi alla prevalenza della pompa. Allinizio del funzionamento la pompa
riempita fino allaltezza H 1 .
La pompa comincer quindi a lavorare nel punto 1 e riempir la condotta in pressione
fino allaltezza 2, sufficiente a che lacqua possa fluire fino allutilizzazione. In questo intervallo di tempo il punto di funzionamento si spostato da 1 a 2 mentre la portata diminuita da Q 1 a Q 2 .
Se la portata esattamente uguale a quella richiesta, subentra una condizione di stabilit. Se invece la portata superiore alla richiesta, cio se la pompa manda pi di
quanto venga utilizzato, aumenta il livello dellacqua nel serbatoio ed il punto di funzionamento si avvicina al punto di massimo A; in questa fase la portata diminuisce
ancora e la pompa si adegua alla richiesta. Se invece la richiesta minore di Q A , il

H
E

C
B
D

livello di S dovrebbe ancora salire, cosa impossibile, perch in A si raggiunta la


massima prevalenza. La pompa esce quindi dallo stato di equilibrio; si ha cos che il
punto di funzionamento passa rapidamente sul ramo CBE della caratteristica manometrica nel campo delle portate negative. In dettaglio, si ha questo processo: alla sinistra di A, la prevalenza della pompa - quindi la pressione generata - minore della
pressione corrispondente alla colonna sovrastante, con ci la corrente viene frenata e
successivamente accelerata nel verso opposto; il punto di funzionamento si sposta
rapidamente da A al tratto BE passando per C. A causa del riflusso, il serbatoio si
svuota, mentre il punto di funzionamento si abbassa da E verso B. Da questo punto in
poi la prevalenza si innalza lungo BC, finch si verifica una brusca inversione del
verso della corrente, cio un rapido spostamento del punto di funzionamento da B
verso il ramo positivo della curva caratteristica, Il serbatoio si riempie di nuovo e il
fenomeno si ripete. Questo modo di lavorare viene chiamato pompaggio; il punto A
il limite di pompaggio. Allorch la portata al di sotto di questo limite ha inizio il
pompaggio. La durata di una oscillazione, cio il tempo intercorrente tra il riempimento e lo svuotamento del serbatoio, per una data pompa, dipende dalla grandezza
dellaccumulatore di energia che, nel caso presente, costituito dal serbatoio. Se
manca laccumulatore, oppure se piccolo, le oscillazioni di pompaggio vengono a
mancare.

56

SISTEMI DI POMPAGGIO

POLITECNICO DI TORINO - DIPARTIMENTO DI ENERGETICA


ESERCITAZIONE N. 5 DI SISTEMI ENERGETICI
1. Una turbopompa centrifuga presenta d 2 = 0.4 m (diametro della girante),
l 2 = 5 cm (larghezza delle palette in uscita), 2 = 120 , diametro condotto di
aspirazione e mandata d = 0.28 m , portata m = 200 kg s con y = 0.78 e
n = 1200 giri min , bocca di aspirazione a 1.8 m sopra il bacino di aspirazione
( p a = 100 kPa ) con perdite di carico nel tubo aspirante di 0.46 m . Calcolare la
prevalenza, la potenza assorbita ( m = 0.98 , v = 0.99 ) e la pressione di mandata
della pompa.
{ H = 46.57 m , P a = 120.6 kW , p 2 = 529 kPa }
2. Una pompa funzionante a 3550 giri/min fornisce le prestazioni illustrate in figura
(simboli pieni). Verificare che le prestazioni fornite a 4000 giri/min corrispondono
alle curve rappresentate con simboli vuoti.

160

0.8
P

120

0.6
H[m]

80

0.4

40

0.2
Pa

0
0

10

20

30

40
m3
Q -----s

50

3. Una pompa di 200 mm di diametro, che manda 50 l/s di acqua a 80C ruotando a
2400 giri/min, inizia a cavitare quando la pressione di ingresso e la velocit sono
82.74 kPa e 6 m/s, rispettivamente. Trovare l' NPSH richiesto da un prototipo di
pompa 4 volte pi grande che ruoti a 1000 giri/min.
{NPSH=15.4 m}
4. Una turbopompa richiede un NPSH di 7 m allorch aspira acqua a 150C da un
recipiente in cui regna la pressione di 4.76 bar. Le perdite di carico nel tratto aspirante
ammontano a 3 m. Calcolare laltezza di aspirazione della pompa.
5. La pompa di 0.81 m di diametro (pompa a) di pag. 42) deve pompare 1.4 m 3 s
di acqua a 1170 giri/min da un serbatoio su cui regna la pressione ambiente (100
kPa). Se le perdite di carico nel tubo aspirante ammontano a 2 m, dove deve essere
posizionata la pompa per evitare che caviti quando l'acqua a i) 15 C, pv =1.8 kPa,
=1000 kg/m3; ii) 93 C, pv =81 kPa, =963.5 kg/m3
{i) zi = -2.48 m; ii) zi= -10.5 m}

SISTEMI ENERGETICI

57

SISTEMI DI POMPAGGIO

6. Si vuole utilizzare la pompa di 0.81 m di diametro (pompa a) di pag. 42) che gira
a 1170 giri/min per pompare acqua a 15 C da un serbatoio ad un altro 40 m pi in
alto attraverso 400 m di tubazione di 16 in. di diametro interno con coefficiente di
attrito f=0.03. a) Quale sar il punto di funzionamento e il rendimento della pompa?
b) A quale velocit bisognerebbe far girare la pompa per funzionare in condizioni di
massimo rendimento? {a) H= 131 m; Q=1.01 m 3 s ; b) n=}
7. Calcolare il numero di giri caratteristico delle pompe di 0.81 m e 0.96 m di diametro (pompe a) e b) di pag. 42).
{nc=36.45; nc=32.67}
8. In un acquedotto si utilizzano pompe che elaborano una portata di 6 m 3 s a 450
giri/min sotto un carico di 134 m. Che tipo di pompe sono? Stimare il diametro della
girante.
{centrifughe; D=2.2 m}
9. Si devono pompare 3 m 3 s di benzina a 20C ( =730 kg/m3) contro un
carico di 36 m. Trovare il diametro della girante, il numero di giri e la potenza assorbita utilizzando una pompa della stessa famiglia delle pompe di 0.81 m e 0.96 m di
diametro (vedi pag. 46).
{D=1.707 m; n=301 giri/min; Pa=878 kW}
10. La pompa di 0.81 m (pompa a) di pag. 42) viene usata a 1170 giri/min in un
sistema in cui la caratteristica Hs=30+115Q2 con Q in m3/s. Trovare la portata e la
potenza assorbita per a) una pompa; b) 2 pompe in parallelo; c) due pompe in serie.
Qual la configurazione migliore? [La prevalenza approssimata dalla parabola
Hpompa=150-20Q2]
{a) Q= 0.9428 m 3 s ; Pa= 1.49 MW; b) Q= 1 m 3 s ; Pa= 2.54 MW; c) Q= 1.32
m 3 s ; Pa =3.464 MW}

58

SISTEMI DI POMPAGGIO

SISTEMI ENERGETICI

59

SISTEMI DI POMPAGGIO

60

SISTEMI DI POMPAGGIO

SISTEMI ENERGETICI

61

SISTEMI DI POMPAGGIO

62

CAPITOLO 6

SISTEMI IDRAULICI.
TURBINE

SISTEMI IDROELETTRICI
Sono sistemi di conversione di energia primaria idraulica in energia elettrica. Possono essere a bacino oppure ad acqua fluente. Sono molto apprezzati perch utilizzano una fonte di energia rinnovabile ed hanno quindi un ridotto impatto ambientale
se non allatto della costruzione. I costi di realizzazione sono elevati ma hanno costi
di gestione modesti, per cui si tratta di investimenti in ambito energetico di lungo
periodo.
Ci proponiamo di convertire lenergia potenziale di una massa dacqua di un bacino
in quota in lavoro meccanico e, poi, attraverso una macchina elettrica, in energia elettrica.
a
BACINO

Condotta forzata
za
TURBINA
1

z1
z2

zb

Un condotto, realizzato in materiale metallico o scavato nella roccia, collega il bacino


di accumulazione con la turbomacchina. Se il dislivello tra i due bacini elevato la
pressione allinterno del condotto anchessa elevata (circa 100 kPa per ogni 10 m) il
che richiede una costruzione alquanto robusta da giustificare il nome di condotta forzata. La turbina, attraverso un altro condotto, scarica la portata dacqua nel bacino di
valle.
Scriviamo il primo principio in forma meccanica per i vari tratti che compongono
limpianto.
a-1

p a p 1 c a2 c 12
---------------- + ---------------- + g ( z a z 1 ) gy c = 0

(117)

dove gy c rappresenta la perdita di carico nella condotta forzata.

SISTEMI ENERGETICI

63

SISTEMI IDRAULICI. TURBINE

p 1 p 2 c 12 c 22
---------------- + ---------------- + g ( z 1 z 2 ) l wT = l i

1-2

(118)

con l wT le perdite fluidodinamiche nella turbina.


p 2 p b c 22 c b2
--------------- + ---------------- + g ( z 2 z b ) l wD = 0

2-b

(119)

dove l wD sono le perdite nel condotto di scarico della turbina.


p a p b c a2 c b2
---------------- + ---------------- + g ( z a z b ) gy c l wT l wD = l i

a-b

(120)

in cui, per comodit, le perdite nellimpianto sono state suddivise nelle tre parti corrispondenti alla condotta forzata, alla turbina e al condotto di scarico. Trascurando la
variazione di pressione barometrica e di energia cinetica tra i peli liberi dei due bacini
e ponendo
gH = g ( z a z b ) gyc

(121)

si ottiene la relazione
l i = gH l wT l wD

(122)

consuetudine inglobare in un unico termine le perdite nella turbina e nel condotto


di scarico, per le ragioni che saranno esposte pi avanti, per cui si ha
l i = gH l w

(123)

In base alla posizione (121) lenergia idraulica disponibile per la turbina lenergia
di posizione g ( za z b ) meno le perdite nella condotta forzata, che vengono espresse
attraverso un rendimento della condotta
( za zb ) yc
H
= -------------- c = -----------------------------za zb
za zb

(124)

Al termine H , espresso in metri, si d il nome di caduta utilizzabile. Inoltre,


dellenergia disponibile solo la quota l i convertita in lavoro motore in quanto la
parte l w viene persa nella macchina.
Sia m la portata in massa che giunge alla macchina, espressa come prodotto della
densit , considerata costante per lipotesi di incompressibilit, per la portata in
volume Q
m = Q
La potenza idraulica, dedotte le perdite nella condotta, che disponibile per la conversione energetica nella turbina pari al prodotto della portata in massa per lenergia utilizzabile gH
P idr = QgH

(125)

La potenza effettivamente ottenuta sullalbero della turbina, che chiameremo potenza


utile P u e che pu essere determinata misurando la coppia C e la velocit angolare
, inferiore a quella idraulica disponibile a causa delle perdite. Analogamente alle
pompe, le perdite sono di natura volumetrica, idraulica e meccanica.
Si definisce rendimento volumetrico il rapporto tra la portata di fluido che effettivamente produce lavoro rispetto a quella proveniente dal bacino superiore. La differenza tra le due costituita dalla portata che sfugge per effetto del gradiente di
pressione allinterno della macchina dallammissione allo scarico senza produrre
lavoro.

64

SISTEMI IDROELETTRICI

QQ
v = ----------------f
Q

(126)

Le perdite idrauliche sono uguali a quelle che si hanno nelle turbopompe. Possono
essere distribuite e localizzate (perdite per urto) e vengono valutate attraverso il rendimento idraulico che nel caso dellespansione
li
l
y = ------------- = ------i li + lw
gH

(127)

cio, il rapporto tra il lavoro motore ottenuto e il lavoro che si sarebbe ottenuto in
assenza di tali perdite, il ricupero termico essendo trascurabile, e pari allenergia utilizzabile.
Occorre tener conto, inoltre, delle perdite meccaniche nei cuscinetti, negli elementi di
tenuta, ecc., che riducono il lavoro interno l i al valore l u , per cui il rendimento meccanico risulta cos definito
l
m = ---u
li

(128)

Il rendimento totale della turbina il prodotto dei tre rendimenti: volumetrico, idraulico e meccanico
QQ l l
T = v y m = ----------------f ------i - ---u
gH l i
Q

(129)

e rappresenta anche il rapporto tra la potenza utile ottenuta e la potenza idraulica


disponibile
Pu
T = -------P idr

(130)

Considerando anche le perdite nella condotta forzata si ottiene il rendimento globale


dellimpianto idraulico
g ( z a z b ) gy c P u
Pu
g = c T = ------------------------------------- ---------------- = ------------------------------g ( z a z b ) QgH
Qg ( z a z b )

(131)

I rendimenti degli impianti idroelettrici sono in genere molto elevati e superiori al


90%. Occorre, per, ancora aggiungere le perdite elettriche dovute allalternatore,
alla stazione di trasformazione e alla distribuzione per un totale di 5 + 10%. evidente che se lutilizzazione dellenergia elettrica vicina allimpianto di generazione
le perdite di trasporto si riducono notevolmente.

TURBINE IDRAULICHE
Il campo di potenze sviluppate dalle turbine idrauliche molto vasto: si va da qualche
centinaio di MW delle unit pi grandi al kW delle pi piccole. Nel campo delle
medie potenze (da 1 a 12 MW) si parla di small turbine, per potenze inferiori (da 100
kW a 1 MW) di mini turbine e per piccolissime potenze (inferiori a 100 kW) di micro
turbine.
Le tipologie di turbine che si sono affermate, in un arco di vita pi che secolare, sono
la turbina Pelton e la Banki, la turbina Francis e le turbine ad elica e Kaplan.

TURBINE PELTON
Le turbine Pelton sono macchine ad azione adatte per alte cadute utilizzabili e relativamente basse portate. La condotta forzata termina in un condotto convergente che
ha il compito di convertire lenergia potenziale dellacqua in energia cinetica, realizzando una espansione completa. Dallugello fuoriesce un getto dacqua ad alta velocit che va a colpite le pale, sagomate a forma di doppio cucchiaio per non generare
spinte assiali sullalbero, poste sulla periferia di una ruota.

SISTEMI ENERGETICI

65

SISTEMI IDRAULICI. TURBINE

La velocit di uscita dellacqua dal convergente si pu calcolare scrivendo il primo


principio tra il bacino superiore e il distributore (tratto a-1 equazione (117)), considerando trascurabile la velocit c a e osservando che alluscita dellugello il liquido ha
gi completato la sua espansione, per cui p 1 = p a
c2
----1- + g ( z a z 1 ) gy c = 0
2
Come sar presto chiaro, il fluido attraversa la girante senza cambiare sostanzialmente quota e, poich essa gira in aria, la differenza di quota z 2 z b non viene sfruttata dalla macchina. Ma abbiamo gi detto che le Pelton vengono utilizzate quando le
cadute sono elevate, per cui la quota persa si pu tranquillamente trascurare rispetto a
quella disponibile
g ( z a z 1 ) gy c g ( z a z b ) gy c = gH
Si ottiene cos
c1 =

2gH

Cos facendo si tiene conto delle perdite nella condotta forzata ma non delle perdite
nel distributore, che viene quindi considerato parte integrante della turbina. Per far
ci si ricorre a un coefficiente sperimentale , minore dellunit,
c 1 = 2gH

(132)

Non considerando la variabilit di nella (132), la velocit del getto risulta funzione
unicamente della caduta utilizzabile e quindi, per dato impianto, senza considerare le
variazioni stagionali, costante.
Ci ha come conseguenza la costanza della portata, che si pu esprimere come prodotto della sezione di uscita dellugello per la velocit
d 2
Q = --------0- c 1
4
avendo indicato con d 0 il diametro del distributore.
Poich gi sappiamo che il lavoro massico, a meno delle perdite, dipende anchesso
dalla caduta utilizzabile (equazione (123)), lunica possibilit che resta per poter
regolare la potenza della macchina quella di cambiare la portata in massa variando
la sezione di passaggio del distributore. Ci viene realizzato inserendo una spina,

66

SISTEMI IDROELETTRICI

chiamata ago Doble, allinterno dellugello, che viene spostata assialmente, per
mezzo di un servomotore (non mostrato in figura).
Il getto dacqua, di forma cilindrica, che esce dal distributore, investe tangenzialmente la girante e colpisce contemporaneamente pi di una pala perch lacqua possiede una velocit c 1 maggiore della velocit periferica u . Analizzando, per
semplicit, il moto dellacqua quando una pala si trova ad essere ortogonale al getto,
si osserva che il triangolo di velocit in ingresso degenera in una sovrapposizione di
vettori nella direzione periferica. La velocit relativa in ingresso alla pala infatti
diretta come la c 1 e la u e risulta pari a
w1 = c1 u

c1
u

w1

u
c2

w2

Poich lespansione si verifica interamente nel distributore, il fluido subisce solo un


cambiamento di direzione nellattraversare la girante. Nel caso ideale la velocit relativa di uscita ha lo stesso modulo di quella di ingresso e questa una caratteristica di
tutte le turbine ad azione.
w2 = w 1
Nel caso reale occorre tener conto delle perdite di attrito tra fluido e pareti mediante
un coefficiente sperimentale di riduzione
w 2 = w 1

(133)

La direzione di w 2 viene impressa dalla pala e, poich la velocit periferica di uscita


pari a quella di ingresso, si ottiene, dalla loro composizione vettoriale la velocit
assoluta di uscita
c2 = w2 + u .
Langolo 2 potrebbe anche farsi di 180 per aumentare lo scambio energetico, ma
ci ha linconveniente che lacqua alluscita della pala andrebbe a urtare la pala che
lha preceduta oltrech la velocit assoluta di uscita del getto sarebbe nulla.
A parit di caduta utilizzabile, quindi per dato impianto, ed in assenza di perdite, il
rendimento di una turbina Pelton risulta influenzato dalla sua velocit di rotazione.
Se questa nulla ovviamente il rendimento sar nullo perch nulla la potenza generata, sar parimenti nullo quando la velocit periferica uguaglia la velocit del getto,
cio per un rapporto

SISTEMI ENERGETICI

67

SISTEMI IDRAULICI. TURBINE

u
---- = 1
c1

La funzione rendimento dovendosi annullare per u c 1 = 0 e per u c 1 = 1 , in


mezzo, si pu dimostrare che presenta un massimo, in corrispondenza a u c 1 = 0.5 .

La presenza delle perdite, sia fluidodinamiche che meccaniche, modifica alquanto


questi valori numerici, ma non le conclusioni. Le curve caratteristiche di una Pelton
si presentano quindi come in figura

nf

Il rendimento si annulla, oltre che a velocit nulla, a una particolare velocit, in corriu
spondenza a un rapporto ---- < 1 e denominata velocit di fuga n f , in cui la potenza
c1

sviluppata dalla macchina giusto in grado di vincere le perdite. Da osservare, sulla


stessa figura, la curva della portata che risulta costante, per le ragioni gi dette, e corrispondente alla massima apertura del distributore. Si possono rappresentare diagrammi simili a questo per altre aperture del distributore che possono poi essere
sintetizzati in un unico diagramma caratteristico della macchina.

H = cos t
Q

100%
A = cos t
80%

Il campo di funzionamento risulta delimitato, in basso, dalla curva tratteggiata corrispondente al rendimento nullo e alla velocit di fuga n f e, in alto, dalla massima

nf
n

H = cos t

n = cos t

apertura del distributore. Le curve isorendimento assumono un caratteristico aspetto


a conchiglia che d anche il nome al diagramma.
Poich nei sistemi idroelettrici la turbomacchina collegata allalternatore, che gira a
velocit costante per generare energia elettrica a frequenza costante, si sceglier sul
diagramma a conchiglia la velocit che consente di ottenere i rendimenti migliori. Si
ottiene cos la curva di regolazione della macchina disegnata a lato. Il rendimento
massimo si ha, per scelta progettuale, per circa l80% della portata massima in modo
da avere un margine di regolazione della potenza potendo contare su rendimenti elevati anche per ampie variazioni della portata.
In ogni caso il rilievo sperimentale del diagramma collinare si pu solo eseguire per
turbine di piccola potenza (micro e mini turbine) perch nelle grandi installazioni non
pensabile di riuscire a misurare con precisione la potenza utile e quindi il rendimento.
Con buona approssimazione vedremo che le leggi di similitudine consentono di utilizzare le caratteristiche di mini e microturbine (modelli) anche per le grandi turbine
purch geometricamente e fluidodinamicamente simili.

SIMILITUDINE
Abbiamo visto che, purch si possa trascurare linfluenza del numero di Reynolds, le
prestazioni di turbomacchine idrauliche geometricamente simili si possono rappresentare in funzione di un unico parametro adimensionato

Q Q max
0

80%

100%

P
gH
Q
Q
Q
----------- = 1 ---------3- , --------------- = 2 ---------3- , = 3 ---------3- ,
nD n 3 D 5
nD
nD
n2D2
gNPSH
Q
------------------ = 4 ---------3-
nD
n2D2
nelle quali
H la prevalenza nelle turbopompe e la caduta utilizzabile nelle turbine;
P la potenza assorbita nelle turbopompe e la potenza utile nelle turbine;
NPSH il carico minimo richiesto allaspirazione delle turbopompe e lequivalente
allo scarico delle turbine dove la pressione potrebbe scendere al di sotto della tensione di vapore.
Nel campo delle turbine idrauliche invece di utilizzare la portata adimensionale come
variabile indipendente si preferisce la caduta utilizzabile adimensionale per cui
risulta

68

SISTEMI IDROELETTRICI

Q
gH
gH
---------3- = g 1 ----------- = g 3 ---------- n 2 D 2 T
n 2 D 2
nD

(134)

quindi possibile generalizzare il diagramma collinare precedentemente ottenuto ad


una intera famiglia di macchine simili che operano con cadute utilizzabili diverse.
Tuttavia , oramai, consuetudine far riferimento, invece che alla caduta utilizzabile
adimensionale e alla portata adimensionale, alle cosiddette grandezze unitarie che si
ottengono dalle grandezze adimensionali riferendosi a turbine del diametro di 1
metro che utilizzano una caduta di 1 metro.
Si ottiene cos
gH 1
gH
----------- = -----------2
2
n D
n 12 D 12
da cui, considerando che H 1 = 1m e D 1 = 1m , si ha
nD
n 1 = -------- .
H

(135)

Inoltre
Q1
Q
---------3- = ----------n 1 D 13
nD
che, utilizzando la relazione precedente, diventa
nD Q
Q
Q
Q 1 = n 1 ---------3- = -------- ---------3- = --------------2
nD
nD
H
D H

Q1
(136)

Con la definizione delle coordinate unitarie Q 1 e n 1 cos possibile costruire il diagramma accanto che si presenta uguale a quello ricavato per la singola macchina,
salvo che per le scale.
La famiglia di macchine che presenta il diagramma a conchiglia precedente, in coordinate adimensionali o unitarie, individuata dal numero di giri caratteristico in condizioni di massimo rendimento
n Q*
n c = ------------H *3 / 4

100%
A = cos t
80%

nf
n1

che si pu anche esprimere in funzione delle coordinate unitarie. Infatti


n1 H
n = -------------- e Q = Q 1 D 2 H
D
per cui
n *1 H *
------------------- Q * 1 D 2 H *
D
n c = -------------------------------------------------H *3 / 4
che semplificata si riduce a
nc = n *1 Q * 1

(137)

in condizioni di rendimento massimo.


Riportando su un diagramma i rendimenti massimi per ogni famiglia di macchine
simili in funzione del numero di giri caratteristico si ottiene landamento seguente
Tale diagramma, che viene costruito su base statistica e che rappresenta quindi loptimum raggiunto dalla tecnologia corrente, viene anche tracciato per altre tipologie di
turbine come le Francis e le Kaplan.
In base ad esso possibile scegliere il tipo di turbina idoneo per ogni applicazione di
cui si conosce in genere sia la caduta utilizzabile che la portata. Scegliendo infatti, il
numero di giri a cui ruoter la macchina, si individua il numero di giri caratteristico e
quindi il tipo di turbina e il rendimento atteso.

SISTEMI ENERGETICI

69

SISTEMI IDRAULICI. TURBINE

T max
2%

Pelton

Kaplan

Francis

50

100

150

nc

200

Risulta, in particolare, che turbine Pelton sono indicate nel campo di n c compreso tra
5 e 20 e che quindi, rispetto alle altre macchine, sono specifiche per elevati valori
della caduta utilizzabile e per portate relativamente basse. Ci consente spesso ladozione di elevate velocit di rotazione, sempre relativamente alle altre turbine, e quindi
di realizzare delle economie sulla macchina elettrica che necessita di un minor
numero di coppie polari.

TURBINA BANKI
un tipo molto particolare di turbina e non molto diffusa (viene prodotta solo in Germania). utilizzata in un campo di potenze molto basso: dai 10 kW ai 700 kW.
costituita da una lunga ruota ad asse orizzontale con palettatura radiale curva.
Lacqua attraversa in successione due volte la palettatura, una volta in senso centripeto ed una volta in senso centrifugo.
La regolazione avviene attraverso un unico palettone ad inclinazione variabile longitudinale.

w1
u1

w2
u2

c1

c2

u3
c3

w3
u4
w4

70

c4

SISTEMI IDROELETTRICI

TURBINA FRANCIS
Generalmente allaumentare della portata disponibile si accompagna una diminuzione della caduta utilizzabile, perch grandi portate dacqua sono presenti in pianura
e spesso lontano dai rilievi montuosi.
Il numero di giri caratteristico aumenta corrispondentemente, per cui lo sfruttamento
delle risorse idriche con la turbina Pelton o Banki risulta meno conveniente. Nel
campo compreso tra 20 e 100 regnano le turbine Francis.
Si tratta di macchine radiali molto simili alle corrispondenti turbopompe ma a differenza di queste sono a flusso centripeto.
La macchina costituita essenzialmente da una cassa a spirale collegata alla condotta
forzata, da un predistributore, da un distributore a pale orientabili, da una girante e
dal diffusore che si collega alla tubazione di scarico.
Il condotto a spirale alimenta in maniera uniforme lanello distributore che con
lausilio del predistributore impartisce alla corrente una determinata direzione che
giunge sulla girante con velocit c 1 .

u1
w1
2

u2

1
c1

c2
w2

Sottraendo la velocit di trascinamento u 1 si ottiene la velocit relativa w 1 che, in


condizioni di progetto, risulter tangente alla pala. La turbina Francis una macchina
a reazione per cui nei condotti palari della girante si realizza unespansione e quindi
unaccelerazione del flusso. La velocit di uscita w 2 risulter maggiore di quella di
ingresso e orientata in maniera da determinare una velocit assoluta di uscita c 2
radiale. Ci evita la generazione di un vortice nel diffusore che disperderebbe parte
dellenergia cinetica di scarico c 22 2 , che viene invece utilmente convertita in energia
di pressione. possibile in tal modo avere una minore pressione allo scarico della
turbina e quindi un miglior sfruttamento della caduta utilizzabile.
La regolazione della potenza della macchina viene effettuata variando la portata, cio
cambiando linclinazione delle pale del distributore.
In caso di distacco improvviso del carico, per evitare che la turbina si porti alla velocit di fuga, si interviene sulla valvola di scarico sincrono per collegare la condotta
forzata al bacino di valle cortocircuitando la turbina.

TURBINE A ELICA
Quando i dislivelli si riducono, anche a pochi metri, e le portata aumentano, fino a
500 m 3 s , si adottano turbine assiali a elica. Lacqua, come nelle Francis, viene
immessa attraverso una chiocciola ed entra radialmente nel distributore a pale orientabili che le imprime una prima rotazione nella direzione periferica. Una seconda
rotazione nella direzione assiale le viene impressa prima di giungere nella girante. La
velocit c 1 presenta perci sia una componente periferica c u 1 che una componente

SISTEMI ENERGETICI

71

SISTEMI IDRAULICI. TURBINE

assiale c a1 . Facendo riferimento al raggio medio si hanno i triangoli di velocit presentati in figura. Si nota che la velocit periferica la stessa in ingresso e uscita alle
pale, che il fluido subisce una espansione nella girante per cui w 2 > w 1 , che, infine, si
disegnano le pale in modo da ottenere una velocit assoluta di uscita in direzione
assiale.
u

c1

w2

w1
c2

Lenergia cinetica di scarico viene ricuperata inserendo un diffusore allo scarico. Poich il ricupero di pressione dipende dal rapporto delle aree estreme del diffusore, non
potendosi adottare inclinazioni elevate delle pareti pena il distacco della corrente, si
deve ricorrere a condotti lunghi che diventa necessario realizzare curvi per contenere
le opere di scavo.
La potenza viene regolata variando la portata dacqua attraverso la variazione
dellinclinazione delle pale del distributore. Ci conduce inevitabilmente a perdite
per urto nella girante e quindi a una forte diminuzione del rendimento rispetto alle
condizioni di progetto. Se previsto un impiego frequente in regolazione pi
opportuno utilizzare una turbina Kaplan, che una turbina a elica ma con le pale
della girante anchesse a inclinazione variabile. Ci consente di adattare linclinazione delle pale mobili a quella delle pale del distributore in maniera da evitare le
perdite per urto nel fuori progetto permettendo cos di mantenere elevati rendimenti
per un ampio campo di regolazione.
Le turbine a reazione, come le Francis e le Kaplan, presentano allo scarico della
girante una pressione inferiore allatmosferica, che se scende al di sotto della tensione di vapore provoca cavitazione.

72

SISTEMI IDROELETTRICI

DIPARTIMENTO DI ENERGETICA - POTECNICO DI TORINO


ESERCITAZIONE N. 6 - SISTEMI ENERGETICI - GEST
1. Limpianto idroelettrico di S. Giacomo sul Vomano utilizza una turbina Pelton a 6
getti che presenta le seguenti caratteristiche
Caduta utilizzabile H

636.22

velocit di rotazione n

300

giri/min

Diametro del getto d 0

0.315

Diametro medio girante D

3.26

Coefficiente di velocit

0.965

Coefficiente di velocit

0.97

Rendimento meccanico

0.99

Densit dellacqua

998

170

kg/m3

Calcolare la portata elaborata, i triangoli di velocit, la Potenza utile e il rendimento


della turbina. Trovare, infine, il numero di giri caratteristico.
u c 1 = 0.475 ,
P u = 282455 kW ,
T = 0.899 ,
{ Q = 50.4 m 3 s ,
n c = 16.8 }
2. Limpianto idroelettrico di Calusia (CZ) utilizza una turbina Francis di cui si conosce
Diametro della girante D

2.6

Caduta utilizzabile H

127.5

Portata Q

45

m3 s

velocit di rotazione n

300

giri/min

Potenza utile P u

50656

kW

Densit dellacqua

998

kg/m3

Si vuole costruire una turbina geometricamente simile per sfruttare una caduta utile
di 169 m e una portata di 17.15 m 3 s per Aguacate (Rep. Dominicana).
Determinare dimensioni, velocit di rotazione, potenza e rendimento della nuova turbina.
{ D = 1.495 m , n = 600 giri min , P u = 25589 kW , T = 0.9027 }
I dati relativi al vero impianto di Aguacate sono
{ D = 1.54 m , n = 600 giri min , P u = 26000 kW , T = 0.9172 }

SISTEMI ENERGETICI

73

SISTEMI IDRAULICI. TURBINE

74

SISTEMI IDROELETTRICI

SISTEMI ENERGETICI

75

SISTEMI IDRAULICI. TURBINE

76

SISTEMI IDROELETTRICI

SISTEMI ENERGETICI

77

SISTEMI IDRAULICI. TURBINE

78

CAPITOLO 7

TURBOCOMPRESSORI E
TURBINE

TURBOCOMPRESSORI
Possono essere radiali (centrifughi) o assiali. Vengono utilizzati negli impianti motori
a gas e come sovralimentatori nei motori a combustione interna oppure nella produzione di aria compressa per uso industriale quando sono richieste grandi portate (che
non risulta conveniente fornire con macchine volumetriche. Vengono anche utilizzati
per comprimere gas molto diversi come il metano (stazioni di pompaggio nella rete di
distribuzione del gas), lammoniaca, il cloruro di metilene (nellindustria chimica)
ecc.
Rapporti di compressione di 4 a 1 sono tipici dei turbocompressori centrifughi monostadio mentre quelli assiali presentano rapporti di compressione poco superiori
allunit per cui sono usati sempre nella soluzione multistadio. Per contro il rendimento dei turbocompressori centrifughi inferiore di 3-4 per cento di quello dei turbocompressori assiali.
I turbocompressori centrifughi a parit di prestazioni hanno uno sviluppo assiale
minore dei turbocompressori assiali e sono meno sensibili a eventuali depositi provocati dal fluido di lavoro.
Al ridursi della portata dalle condizioni di progetto il rendimento dei turbocompressori assiali decade rapidamente rispetto ai turbocompressori centrifughi e non si presta, di norma, a essere regolato.
Se il rapporto delle densit attraverso la macchina inferiore a circa 1.05 si parla di
ventilatore il cui scopo quindi di fornire una portata di gas ad una certa velocit. In
questo caso il fluido si pu considerare incompressibile.
Lo studio della compressione di un gas gi stato affrontato nel cap. 2. Manterremo
tutte le ipotesi allora fatte tranne una. Non considereremo pi trascurabile la variazione di energia cinetica tra ingresso e uscita del compressore.
Applicando il primo principio avremo quindi
q e + l i = h + e c
ma ricorrendo alle grandezze totali avremo

p2

2
} c2 2

2is

2 is

p2

l i = h = h2 h1
per cui lespressione del rendimento isentropico
l is
his
is = ----- = ------------li
h

p1

che si pu anche esprimere


T2is T 1
is = --------------------T2 T 1
se si suppone che il c p del gas ideale sia costante.

SISTEMI ENERGETICI

1
{
c 12 2

p1

79

TURBOCOMPRESSORI E TURBINE

m
v = --------------
m + m f
l
m = ---i
la
l is l i
P is
m l
m
- --- C = --------is- = v is m = --------------- --- = -----m + m f l i l a
M
Pa

(138)

COMPRESSORE CENTRIFUGO
Il compressore centrifugo costituito essenzialmente da un involucro fisso che contiene un disco palettato rotante che impartisce unelevata velocit al gas e un certo
numero di condotti fissi divergenti in cui il gas viene decelerato con un conseguente
aumento della pressione statica. Questultimo processo di diffusione e di conseguenza la parte del compressore che contiene i condotti divergenti viene chiamata
diffusore. La figura seguente presenta uno schema di compressore centrifugo.

Il gas viene richiamato fino alla sezione di ingresso della girante e centrifugato ad
alta velocit dai vani del disco palettato. Allinterno della girante la pressione
aumenta, per effetto del campo centrifugo, dallinterno verso lesterno. Unulteriore
aumento di pressione si ha nel diffusore dove lelevata velocit del gas che lascia la
girante viene ridotta ad un valore circa uguale a quella posseduta dal gas allingresso
della girante. Usualmente il compressore viene progettato in maniera che circa meta
dellaumento di pressione si realizzi nella girante e meta nel diffusore (grado di reazione 0.5). inoltre frequente luso di palette radiali diritte (angolo di inclinazione
delle palette al bordo di uscita di 90 ) perch la girante molto sollecitata. Le palette
curve tendono, infatti, a raddrizzarsi sotto lazione delle forze centrifughe e ne risultano elevate sollecitazioni di flessione.

MOTO DEL FLUIDO


Poich non si scambia lavoro nel diffusore, lenergia assorbita dal compressore sar
determinata dalle condizioni del gas allingresso e alluscita dalla girante. Facendo
riferimento alla girante con palette radiali assumeremo inizialmente che il gas entri

80

nella girante nella direzione assiale cosicch il momento della quantit di moto iniziale sar nullo. Le palette della girante dovranno essere curvate in maniera tale che il
gas possa entrare senza perdite. Langolo di inclinazione delle palette al bordo di
ingresso 1 rispetto alla direzione periferica u sar determinato dalla direzione della
velocit relativa del gas w 1 . Se il gas lascia la girante con velocit assoluta c 2 essa
avr una componente periferica c u2 e una componente radiale, pi piccola, c r2 . In
condizioni ideali la componente periferica sar uguale alla velocit periferica u 2 . A
causa dellinerzia il gas presente in un certo istante nei vani del rotore con riluttanza
seguir il moto rotatorio della girante. Ci ha due conseguenze. Da una parte che la
pressione agente sulle due facce delle palette non la stessa in maniera da opporre
una resistenza al moto. Dallaltro che la differenza di pressione sulle due facce delle
palette provoca una rotazione della corrente, opposta a quella impressa dalla girante.
Il risultato una minore componente tangenziale della velocit assoluta c 2

c 2

c2

w2
w 2

u2

w1
u1
c1 = c a

SISTEMI ENERGETICI

81

TURBOCOMPRESSORI E TURBINE

CARATTERISTICA DEL COMPRESSORE


Ci proponiamo di ottenere le prestazioni di un compressore che per semplicit ipotizziamo radiale centrifugo con 2 = 2 . Il lavoro fornito al fluido vale l i = u 22
A fronte di questo lavoro il fluido subisce una compressione
li =

n1

p 2 -----------
n
v dp + e c + l w l i l w = ------------ RT 1 ----- n 1
p 1
n

----------n1
p2

l
l

i
w
----- = 1 + ----------------------
p1
n

------------ RT 1
n1

R = cos t
T 1 = cos t
n = cos t
D = cos t

is

Se il rapporto delle pressioni non molto elevato si pu ritenere, con sufficiente


approssimazione, che il fluido sia incompressibile ( v = cos t e n = ) per cui
li l w
l i lw
p
----2- = 1 + ------------ da cui 1 = -----------RT 1
RT 1
p1
Per dato fluido e con temperatura di aspirazione costante landamento di 1 proporzionale a l i l w , analogamente al caso delle turbopompe. Tenendo quindi conto
delle perdite di circolazione, delle perdite per attrito e per urto si pu ottenere il rapporto delle pressioni di un compressore al variare della portata in massa inviata.
Per quanto riguarda il rendimento

1
-----------

is

1
= -------------------n1
----------- n

(139)

Senza lipotesi di incompressibilit si ottengono risultati qualitativamente analoghi.


Considerando inoltre giranti con pale rivolte in avanti o pale rovesce si otterranno
andamenti del rapporto delle pressioni con un massimo pi pronunciato oppure sempre decrescenti con la portata.
Per ottenere le caratteristiche reali dei turbocompressori occorre far ricorso alla sperimentazione.

CARATTERISTICHE DEL COMPRESSORE IN COORDINATE


ADIMENSIONALI. SIMILITUDINE
Le prestazioni di un compressore possono essere date dalle curve del rapporto delle
pressioni e del rendimento rappresentate in funzione della portata in massa per
diversi valori della velocit di rotazione. Queste caratteristiche, comunque, dipendono da altre variabili come la pressione e temperatura allingresso del compressore e
il tipo di fluido di lavoro. Qualsiasi tentativo di tener conto della variazione di queste
quantit per lintero campo di lavoro implica un eccessivo numero di prove sperimentali e rende impossibile la rappresentazione in forma concisa dei risultati. Buona
parte di questa complicazione pu essere eliminata utilizzando la tecnica dellanalisi
dimensionale, mediante la quale le variabili implicate possono essere combinate per
formare un numero pi piccolo e maneggevole di gruppi adimensionali. Come si
vedr, le caratteristiche complete di qualunque compressore si possono rappresentare
mediante solo due gruppi di curve.
Il comportamento di un compressore pu essere ragionevolmente rappresentato dalle
relazioni seguenti
= f 1 ( m , n, D, p 1, RT 1, , )
is = f 2 ( m , n, D, p 1, RT 1, , )

82

Una propriet del gas che indubbiamente influenza il comportamento del compressore la sua densit ma, se sono presenti anche p e RT , la sua inclusione superp
flua perch = ------- .
RT
Per il principio dellanalisi dimensionale, spesso chiamato teorema , una funzione
di 8 variabili, come le precedenti, pu essere ridotta a una diversa funzione di
8 3 = 5 gruppi adimensionali formata da queste variabili. La riduzione per 3
dovuta alla presenza delle tre unita fondamentali M, L, T nelle dimensioni delle
variabili originali. Esistono varie tecniche per la formazione di questi gruppi adimensionali ed possibile in teoria ottenere infinite soluzioni. Generalmente i gruppi adimensionali vengono derivati decidendo quali sono le variabili pi influenti che si
vogliono adimensionalizzare utilizzando le altre. In questo caso utile adimensionalizzare m , n, per cui risulta
m RT 1 nD nD
= 1 -----------------, -------------, -----------,
2
RT 1
p1 D

(140)

m RT 1 nD nD
is = 2 -----------------, -------------, -----------,
2
RT 1
p1 D

(141)

nD
Il gruppo adimensionale ----------- , evidentemente proporzionale al numero di Rey
nolds. Nelle condizioni altamente turbolente che si riscontrano in questo tipo di macchine, si trovato sperimentalmente che linfluenza di questo gruppo trascurabile
nel normale campo di funzionamento. Inoltre, lesponente ha lo stesso valore per
molti gas, per cui restringendo lanalisi a fluidi con lo stesso valore di si ha
m RT 1 nD
= g 1 -----------------, -------------
2
RT 1
p1 D

(142)

m RT 1 nD
is = g 2 -----------------, -------------
2
RT 1
p1 D

(143)

m RT 1
nD
Le quantit ----------------- e ------------- vengono chiamati portata in massa e numero di giri
p1 D 2
RT 1
adimensionati. Ci quanto lanalisi dimensionale consente di scrivere. Per determinare il tipo di funzione che lega i gruppi adimensionali lunica strada concreta
quella sperimentale. Graficamente queste funzioni vengono disegnate tracciando un
gruppo adimensionale in funzione di un altro avendo come parametro un valore
costante del terzo. In questo caso lesperienza ha mostrato che le curve caratteristiche
pi utili sono quelle del rapporto delle pressioni e del rendimento in funzione della
portata adimensionale e del numero di giri adimensionale come parametro.
Infine, vale la pena evidenziare uninterpretazione fisica della portata e del numero di
giri adimensionali. Il primo si pu scrivere
p Ac RT
c
c
Ac RT
m RT
--------------- = --------- ----------- = ------- -----2- ----------- ----------- ---- M c
RT D p
c
D2 p
pD 2
RT
s
e il secondo
nD
u
----------- ----------- M u
RT
RT
Cio questi parametri hanno la forma del numero di Mach, il primo della corrente il
secondo della velocit periferica. Tutte le condizioni di funzionamento rappresentate

SISTEMI ENERGETICI

83

TURBOCOMPRESSORI E TURBINE

D
A

w1
c1

u1
A

m RT 1
nD
da una coppia di valori di ----------------- e ------------- daranno luogo a triangoli di velocit
p1 D 2
RT 1
simili, cosicch gli angoli cinematici coincideranno con quelli costruttivi e il compressore fornir le medesime prestazioni in termini di rapporto delle pressioni e di
rendimento. Ci quanto le caratteristiche adimensionali implicano.
La legge di similitudine si pu allora esprimere nel seguente modo. Compressori geometricamente simili che presentano gli stessi valori di portata e numero di giri adimensionali hanno le stesse prestazioni, ovvero, stesso rapporto delle pressioni e
stesso rendimento isentropico.
Prima di descrivere un set tipico di caratteristiche bene considerare cosa accade
quando una valvola, posta nel condotto di mandata di un compressore che gira a velocit costante, viene aperta lentamente. Osserviamo la variazione del rapporto delle
pressioni mostrata in figura.
Quando la valvola chiusa e la portata nulla, il rapporto delle pressioni avr un
certo valore A, corrispondente al campo centrifugo prodotto dallazione della girante
sul gas contenuto nei vani interpalari. Non appena la valvola viene aperta e comincia
ad esserci portata, il diffusore comincia a contribuire con la sua quota allaumento di
pressione, e il rapporto delle pressioni aumenta. In un punto B, il rapporto delle pressioni raggiunge un massimo e qualsiasi ulteriore aumento di portata produrr una
diminuzione del rapporto delle pressioni. Per portate superiori alle condizioni di progetto, corrispondenti al massimo rendimento, gli angoli cinematici differiranno sempre di pi dagli angoli costruttivi, con possibilit di distacco del flusso dalle pareti, e
il rendimento decadr rapidamente. In questo caso il rapporto delle pressioni scende a
1 in C quando la valvola completamente aperta e la potenza interamente assorbita
per vincere le resistenze interne.
Nella pratica, sebbene il punto A pu essere ottenuto se desiderato, la maggior parte
della curva tra A e B non si pu ottenere a causa del fenomeno del pompaggio. Il
pompaggio associato con una improvvisa caduta della pressione di mandata e con
violente pulsazioni aerodinamiche che si trasmettono per lintera macchina. Si pu
spiegare nel seguente modo. Se supponiamo che il compressore stia lavorando in un
punto D sulla parte di caratteristica che ha pendenza positiva, allora una diminuzione
di portata sar accompagnata da una caduta della pressione di mandata. Se la pressione del gas a valle del compressore non si abbassa rapidamente, il gas tender ad
invertire la sua direzione e fluir allindietro in direzione del gradiente di pressione.
Quando ci accade, il rapporto delle pressioni cade bruscamente. Nel frattempo, la
pressione a valle del compressore anchessa scesa, cosicch il compressore sar di
nuovo capace di inviare il gas per ripetere il ciclo di eventi che avviene ad elevata frequenza.
Daltra parte, finch il punto di funzionamento sulla parte di caratteristica con pendenza negativa, una diminuzione della portata accompagnata da un aumento della
pressione di mandata e la stabilita del funzionamento assicurata. Nellapplicazione
pratica il punto effettivo in cui si manifesta il pompaggio dipende dalle capacita di
accumulo dei componenti posti a valle del compressore, per esempio, la tubazione, il
serbatoio, ecc.
C unaltra importante causa di instabilit e di prestazioni scadenti, che pu condurre al pompaggio ma pu anche verificarsi nel campo di funzionamento stabile: lo
stallo rotante. Quando c una disuniformit nel flusso e nella geometria dei canali tra
le pale, la separazione del flusso sulle pareti di un canale, per esempio B, fa deflettere
il gas in maniera tale che il canale C riceve il fluido con unincidenza minore mentre
il canale A con una incidenza maggiore. Il canale A va allora in stallo, provocando
una riduzione di incidenza nel canale B che quindi ricupera. Cos lo stallo passa di
canale in canale, ruotando con direzione opposta a quella della girante. Lo stallo
rotante pu condurre a vibrazioni indotte dalle azioni aerodinamiche con possibilit
di rottura delle palette per fatica.
Tornando a considerare la caratteristica a velocit costante ABC, c unulteriore
limitazione al campo di funzionamento, tra B e C. Allaumentare della portata e al
diminuire della pressione, si riduce la densit e la componente radiale della velocit
deve aumentare. A parit di velocit di rotazione ci deve significare un aumento
della velocit c 2 e quindi dellangolo di incidenza al bordo di attacco delle palette

84

del diffusore. Prima o poi, in un punto E, si raggiunge la condizione in cui non si ha


pi aumento di portata perch il flusso diventato sonico. Questo punto rappresenta
la massima portata ottenibile alla velocit per la quale la curva tracciata. Altre curve
si possono ottenere per differenti velocit, cosicch la variazione effettiva del rapporto delle pressioni per tutto il campo di portate verr data da curve come quelle in
figura, riferite ad uno specifico compressore ed a uno specifico gas.

linea pompaggio

1.0

n
-----------T1

0.9
0.8

2
0.7
0.6
1
0

0.2

0.4

0.6

0.8

1.0

1.2

m T1
----------------p1

1.0
is
0.8
0.6
0.7
0.6

0.8
0.9
n
-----------T1

1.0

0.4

0.2
0

0.2

0.4

0.6

0.8

1.0

1.2

m T1
---------------p1

Caratteristiche compressore centrifugo.


m T1
n
----------------- e ------------ sono relativi ai valori in condizioni di progetto
p1
T1
Le estremit di sinistra delle curve a velocit costante possono essere unite per formare la cosiddetta linea di pompaggio, mentre le estremit di destra rappresentano i
punti dove il compressore diventa sonico.

COMPRESSORI ASSIALI
I componenti principali del compressore assiale sono il rotore e lo statore; il primo
porta le schiere di palette mobili e il secondo le schiere fisse che servono a ricuperare
come incremento di pressione parte dellenergia cinetica impressa al gas dalle palette
del rotore e a reindirizzare il flusso nella direzione adatta ad entrare nello stadio suc-

SISTEMI ENERGETICI

85

TURBOCOMPRESSORI E TURBINE

cessivo. Ogni stadio costituito da una schiera di palette mobili seguita da una fissa
ma comune luso di una pregirante (inlet guide vanes) costituita da una schiera di
palette fisse posta a monte del primo stadio del compressore. Essa serve a indirizzare
correttamente il flusso assiale entrante nella prima fila di palette mobili.

II

c1

w1
u1

w2

c2

III

IV

Un altro importante particolare costruttivo la riduzione della sezione di passaggio


del fluido dallingresso alluscita del compressore. Ci necessario per mantenere la
componente assiale della velocit circa costante lungo il compressore nonostante
lincremento di densit.
Il fluido di lavoro subisce unaccelerazione nellattraversamento delle schiere rotoriche a cui segue una diffusione nelle schiere statoriche per convertire lenergia cinetica acquisita in incremento di pressione. Si fa lipotesi esemplificativa che la
velocit del fluido giaccia in un piano tangenziale passante al diametro medio della
girante dove la velocit periferica delle palette u . Questo approccio bidimensionale
implica che in generale la velocit del fluido avr due componenti, una assiale e
laltra periferica, mentre la componente radiale sar nulla.
Si assume che il gas si presenti alle palette del rotore con velocit assoluta c 1 , con un
angolo 1 rispetto alla direzione periferica., e con velocit relativa w 1 inclinata di
1 . Attraversati i canali divergenti formati dalle palette del rotore che compiono

lavoro sul gas e aumentano la sua velocit assoluta, il gas esce con velocit relativa
w 2 con angolo 2 minore di 1 . La rotazione del gas nella direzione assiale conD

sente di avere sezioni effettive di passaggio maggiori passando dallingresso verso


luscita. Poich w 2 minore di w 1 per la diffusione della corrente, un incremento di
pressione verr realizzato nel rotore. La velocit w 2 in combinazione con u d la
velocit assoluta di uscita c 2 . Il gas passa attraverso i canali formati dalle palette sta-

c3

toriche dove subisce unulteriore diffusione fino alla velocit c 3 , inclinata di 3 , che
spesso reso uguale a 1 per essere pronto ad entrare nello stadio successivo.
Lassunzione che il flusso nel
compressore sia bidimensionale
implica che lo spostamento
radiale del flusso venga ignorato. Per compressori in cui
laltezza delle palette piccola
in relazione al diametro medio,
lassunzione ragionevole.
Quando laltezza delle palette
rilevante, come nei primi stadi
del compressore, occorre progettare i profili in maniera che sia
assicurato lequilibrio radiale del gas. Ci conduce a profili delle palette variabili con
il raggio in maniera che gli angoli costruttivi coincidano sempre con quelli cinematici

86

CARATTERISTICHE COMPRESSORE ASSIALE


Le curve caratteristiche di un compressore assiale assumono una forma simile a
quelle del compressore centrifugo a pale rovesce. Infatti allaumentare della portata

linea pompaggio
4

n
-----------T1

1.0

0.9
2

0.8
0.6

1
0

0.2

0.4

0.6

0.7
0.8

1.0

1.2

m T1
----------------p1

1.2

m T1
---------------p1

1.0
is
0.8
0.6

0.7

0.8 0.9 1.0

0.6

n
-----------T1

0.4

0.2
0

0.2

0.4

0.6

0.8

1.0

Caratteristiche compressore assiale multistadio.


m T1
n
----------------- e ------------ sono relativi ai valori in condizioni di progetto
p1
T1
si riduce il lavoro scambiato e il rapporto delle pressioni si riduce rapidamente. Alle
velocit pi elevate le curve diventano molto ripide o addirittura verticali. Le stesse
n
limitazioni si verificano agli estremi delle curve a ------------ costante a causa del pomT1
paggio e del raggiungimento delle condizioni critiche. Poich le condizioni di massimo rendimento cadono in una zona prossima al pompaggio le condizioni di
progetto devono essere scelte con cura per lasciare un certo margine al campo stabile
di funzionamento.

TURBINE
Come per i compressori ci sono essenzialmente due tipi di turbine - a flusso radiale e
a flusso assiale. La turbina radiale simile nelle forme al compressore radiale con la
differenza che il flusso centripeto e quindi il distributore prende il posto del diffu-

SISTEMI ENERGETICI

87

TURBOCOMPRESSORI E TURBINE

sore. Viene usata principalmente per basse potenze e per temperature del gas non
molto elevate. Esempi tipici sono i turbosovralimentatori mossi dai gas di scarico dei
motori alternativi a combustione interna e i turbo-espansori che ricuperano lenergia
di gas compressi come il gas naturale.
Nella grande maggioranza dei casi si utilizza la turbina assiale che, eccetto per le
potenze pi basse, presenta rendimenti sempre pi elevati.
MOTO DEL FLUIDO. La figura mostra i triangoli di velocit di uno stadio - distributore + girante - di turbina assiale.
2

c0

G
w1

c1
u

c2

u
w2

Il gas entra nel distributore alle condizioni p 0, T 0 con velocit c 0 , si espande fino a
p 1, T 1 accelerando fino a c 1 . Langolo di ingresso delle palette del rotore dovr
coincidere, in condizioni di progetto, con la direzione di w 1 . Dopo essere stato
deviato e ulteriormente espanso nei canali rotorici, il gas esce a p 2, T 2 con una velocit assoluta c 2 uguale a c 0 per entrare nello stadio successivo.

c1

u
w1

c2
w2

88

CARATTERISTICHE TURBINA ASSIALE


Le prestazioni di una turbina assiale, misurate su un banco prova, vengono espresse
m T
attraverso i diagrammi del rendimento is e della portata ---------------i- in funzione del
pi
p
n
rapporto delle pressioni = -----i per diversi valori di ----------- .
pe
Ti
La curva del rendimento mostra che is allincirca costante per un ampio campo di
variazione della velocit e del rapporto di espansione. Ci perch in generale lespansione di un fluido pi tollerante della compressione nei riguardi della variazione
dellincidenza con cui il fluido entra nello stadio.
m T
Il massimo valore della portata ---------------i- si raggiunge per un rapporto delle pressioni
pi
che porta al raggiungimento delle condizioni critiche in una sezione della turbina.
Ci pu accadere nella sezione minima del distributore o della girante. Il caso pi frequente il primo e quindi le curve a velocit costante confluiranno tutte in una unica
linea orizzontale.

1.0
0.8

0.6

n
----------Ti

1.0

is
0.8

0.4

turbina critica

1.0
n
----------Ti

0.6
0.8

m Ti
---------------pi

1.0

0.6
0.2

Caratteristiche turbina assiale multistadio. i condizioni di ingresso


m Ti
n
---------------- e ----------- sono relativi ai valori in condizioni di progetto
pi
Ti

SISTEMI ENERGETICI

89

TURBOCOMPRESSORI E TURBINE

POLITECNICO DI TORINO - DIPARTIMENTO DI ENERGETICA

ESERCITAZIONE N. 7 DI SISTEMI ENERGETICI


1. Un ventilatore, funzionante a 1750 giri/min con una portata volumetrica di 4.25 m 3 s ,
sviluppa una prevalenza di 153 mm misurata con un manometro ad U pieno d'acqua. Viene
richiesto di costruire un ventilatore pi grande, ma geometricamente simile, che dia la stessa
prevalenza con lo stesso rendimento del ventilatore esistente, ma alla velocit di 1440 giri/min.
Calcolare la portata volumetrica.
{Q= 6.277 m 3 s }
2. Un compressore stato progettato per le normali condizioni ambiente (101.3 kPa e 15 C).
Per economizzare sulla potenza richiesta viene provato con una valvola sul condotto aspirante
per ridurre la pressione d'ingresso. La curva caratteristica per la velocit di progetto (in condizioni normali) di 4000 giri/min stata ottenuta in un giorno in cui la temperatura era 20 C. A
quale velocit dovrebbe girare il compressore? Nel punto sulla caratteristica in cui la portata in
massa sarebbe in condizioni normali di 58 kg/s la pressione in ingresso di 55 kPa. Calcolare
la portata effettiva durante la prova. {n= 4035 giri/min;

m = 31.22kg s }

3. Un compressore centrifugo, in condizioni di progetto, aspira aria ( = 1.4 e R = 287 J/


(kgK)) a 1 bar e 20 C, ruotando a 25000 giri/min e inviando 2 kg/s alla pressione di 2.56 bar
con un y = 0.85 . Calcolare la potenza assorbita ( v = 1 ; m = 0.97 ). Determinare, inoltre, la potenza assorbita, sempre in condizioni di progetto, da un compressore, geometricamente simile al precedente, che funzioni in similitudine aspirando alle stesse condizioni
ma ruotando a 30000 giri/min.
{ P a = 225.5

kW; P' a = 156.6

kW}

4. Un turbocompressore centrifugo monostadio, con pale in uscita radiali, aspira, in condizioni


di progetto, aria a 100 kPa e 15 C, inviandola in un serbatoio a 300 kPa; il compressore funziona con y = 0.75 ; m = 3 kg s
Calcolare

la

potenza

interna

; velocit angolare
assorbita

dal

= 2500 rad s

compressore

( = 1.4 ,

R = 287 J kgK
).Calcolare inoltre, alla stessa velocit angolare e condizioni di
aspirazione, la potenza interna assorbita nel funzionamento a bocca di mandata libera
( p 2 = p 1 ), sapendo che in tali condizioni la portata mandata pari a 6.5 kg/s
5. Un compressore, che presenta la caratteristica disegnata a lato, funziona in condizioni
di progetto (condizioni "o").
Di quanto si pu ridurre la portata in massa,
mantenendo la pressione di mandata costante,
linea pompaggio
se si regola il compressore, che aspira sempre
alle stesse condizioni e ruota alla stessa velocit,
a) con una valvola posta all'aspirazione e
b) con una valvola posta sulla mandata?
E variando unicamente il numero di giri?

1.1

{ a) m = 0.77m o ;

2.5
n n0
---------------T T0

1.0
2

m m 0 T T 0
-------------------------------p p0

0.9
1.5
0.2

0.4

0.6

0.8

1.0

1.2

90

1.4

b) m = 0.82m o
c) m = 0.75m o }

Girante compressore assiale Nuovo Pignone

II girante
girante
II

II girante
girante

distributore
IIdistributore

Turbina a gas bistadio Nuovo Pignone

SISTEMI ENERGETICI

91

TURBOCOMPRESSORI E TURBINE

92

CAPITOLO 8

RICHIAMI DI
TERMOCHIMICA

ARIA TEORICA DI COMBUSTIONE


Una reazione di combustione risulta completa se il combustibile ha ossigeno sufficiente per ossidarsi completamente. Si ha combustione completa quando tutto il carbonio presente nel combustibile si trasforma in CO2 e lidrogeno in H 2 O . Se il
comburente aria sar necessaria una determinata quantit minima di aria per ossidare, con lossigeno in essa presente, completamente il combustibile.
Laria costituita da circa il 21% in volume di O 2 e dal 79% di N 2 , per cui per ogni
mole di ossigeno saranno presenti 3.76 moli di azoto. Lazoto, per, se la temperatura
non molto elevata, si comporta come un gas inerte e non partecipa, quindi, alla reazione.
Per esempio per la reazione di combustione del metano con aria:
CH 4 + O 2 + 3.76N 2 CO 2 + H 2 O + 3.76N 2
bilanciando la reazione si ottiene:
CH 4 + 2 ( O 2 + 3.76N 2 ) CO 2 + 2H 2 O + 2 3.76 N 2
Si stabilisce quindi quanta aria necessaria affinch vi sia la combustione completa
del metano.
( nM ) O2 + ( nM ) N2
m
2 32 + 2 3.76 28
-----a- = ----------------------------------------- = ---------------------------------------------------- = 17
mb
( nM ) CH4
1 16
m a : massa di aria
m b : massa di combustibile
n : numero di moli
M : massa molecolare
Per ogni unit di massa di metano sono necessarie almeno 17 unit di massa di aria
affinch si realizzi una combustione completa.
La quantit daria in relazione al combustibile che prende parte alla reazione chiamata rapporto aria-combustibile o dosatura:
m
= -----amb
La dosatura stechiometrica se la quantit daria utilizzata esattamente pari a quella
minima richiesta per avere la combustione completa st ; se laria in eccesso si
parla di dosature povere (di combustibile) mentre se essa in difetto le dosature risultano ricche.
E importante osservare come ogni combustibile abbia un suo valore di st ; per
esempio lisottano C 8 H 18 e molte benzine commerciali hanno st 15 .

SISTEMI ENERGETICI

93

RICHIAMI DI TERMOCHIMICA

PRIMO PRINCIPIO PER I SISTEMI REAGENTI


Con riferimento ad un sistema aperto reagente in condizioni stazionarie il primo principio [cfr. equazione (13)]
Q e L i
--------- + ------- = e m e ( h + e g + e c + e ch ) e i m i ( h + e g + e c + e ch ) i
d
d

(144)

in cui le condizioni e rappresentano quelle dei prodotti della reazione e le condizioni


i quelle dei reagenti. Normalmente lenergia cinetica e lenergia gravitazionale vengono trascurate
Q e L i
--------- + ------- = p m p ( h + e ch )p r m r ( h + ech ) r
d
d

(145)

Durante la reazione la composizione del sistema varia in quanto alcune sostanze, i


reagenti, si combinano fra di loro per dar luogo ai prodotti della reazione. Lenergia
associata ad ogni sostanza la somma dellenergia chimica ( e ch ) e dellenergia
legata al livello termico h (energia sensibile). E necessario, al fine di calcolare correttamente le sommatorie espresse nella (145), che lenergia di ogni sostanza venga
riferita ad uno stato di riferimento comune. Convenzionalmente si scelto lo stato di
riferimento standard di 25C e 1 atm . Lenergia chimica di una sostanza nelle con0

dizioni di riferimento standard viene chiamata entalpia di formazione h f perch corrisponde allenergia liberata (o assorbita) nella reazione di formazione della sostanza
a partire dagli elementi fondamentali stabili (come O 2 , N 2 , H 2 e C ) a cui stato
attribuito convenzionalmente un livello energetico nullo. Lenergia sensibile rispetto
alle condizioni di riferimento standard viene espressa da
(h h0 )
Il primo principio per i sistemi aperti reagenti si scrive pertanto
0
0
Q e + P i = p m p ( h f + ( h h 0 ) ) p r m r ( h f + ( h h 0 ) ) r

(146)

Nel volume di controllo in condizioni stazionarie avremo in ingresso i reagenti (per


es. CH 4 , O 2 , N 2 ) che daranno luogo, a reazione avvenuta, ai prodotti (per es. CO2 ,
H 2 O , N 2 ). Le sommatorie vanno estese ai singoli componenti dei reagenti e dei prodotti.
In luogo della (146) pu, talvolta, essere conveniente utilizzare lequazione similare
seguente ottenuta facendo intervenire grandezze molari (cio riferite allunit di
mole) piuttosto che massiche. Infatti, poich si pu scrivere
m = n M
in cui n la portata molare [ kmole s ] e M la massa molecolare, e
h
h = ----M
con h entalpia molare [ kJ kmole ] si ha
Q e + P i =

n p ( h 0f + ( h h 0 ) ) p n r ( h 0f + ( h h 0 ) ) r

ENERGIA MASSIMA DI UNA REAZIONE CHIMICA


Per determinare la quantit di calore rilasciata dalla reazione a partire dai reagenti
alle condizioni standard di riferimento di p 0 = 100 kPa e T 0 = 25C occorre
estrarre dal sistema una quantit di calore tale da riportare i prodotti della reazione
alle condizioni iniziali dei reagenti (in tal modo i termini ( h h 0 ) risultano nulli)

94

p0 T0

m ri

m pj

p0 T0
Q e

reagenti
0
m ( h f + ( h h 0 ) )

prodotti

Qe

2
1T

T0

Tg

Tenendo conto che il lavoro scambiato con lesterno nullo


Q e =

m p ( h0f )p m r ( h 0f )r

(147)

Dividendo questa quantit per la portata massica della sostanza che reagisce (combustibile) si ottiene il cosiddetto potere calorifico
Q e
H = ----m b

kJ
-----kg

(148)

Quando il combustibile un idrocarburo tra i prodotti di reazione sempre presente


lacqua. Il massimo rilascio di energia si otterr quando tutta lacqua contenuta nei
prodotti della combustione allo stato liquido. In tal caso si avr il potere calorifico
superiore H s . Viceversa si avr il potere calorifico inferiore H i se lacqua si trova
allo stato di vapore. Il caso pi frequente lultimo.

TEMPERATURA ADIABATICA DI COMBUSTIONE


La combustione ovvero la reazione esotermica di ossidazione di un combustibile
genera una quantit di calore che, se non viene ceduta allesterno, innalza la temperatura del sistema. Studiamo la combustione adiabatica di un sistema reagente a pressione costante, proponendoci di determinare la temperatura a cui si porteranno alla
fine della reazione i prodotti della combustione. Tale temperatura si chiama temperatura adiabatica di combustione o anche temperatura teorica di fiamma e si pu determinare applicando il primo principio della termodinamica alla miscela aria
combustibile (146)
In base per alle assunzioni fatte si ha che Q = 0 , perch la trasformazione adiae

batica, e P i = 0 poich non c scambio di lavoro.


0
0
p m p ( h f + ( h h 0 ) )p r m r ( h f + ( h h 0 ) ) r = 0

che pu anche scriversi

SISTEMI ENERGETICI

95

RICHIAMI DI TERMOCHIMICA

0
0
p m p ( h f ) p + p m p ( h h 0 )p r m r ( h f ) r r m r ( h h 0 ) r = 0

ovvero
0
0
[ p m p ( h f )p r m r ( h f ) r ] = p m p ( h h 0 )p r m r ( h h 0 ) r

In base alle (147) e (148) si ottiene


m b H = p m p ( h h 0 )p r m r ( h h 0 )r
Ipotizzando un comportamento da gas ideale tanto per i reagenti che per i prodotti
della combustione, con capacit termiche massiche costanti, e supponendo che
lacqua contenuta nei prodotti sia allo stato di vapore si ha
m b H i = ( m a + m b )c pg ( T g T 0 ) m a c p a ( T a T 0 ) m b c pb ( T b T 0 )
in cui c p g , c p a e c p b sono le capacit termiche massiche a pressione costante dei gas
combusti, dellaria e del combustibile, rispettivamente. Dividendo per la portata in
massa di combustibile si ottiene
H i = ( 1 + ) c p g ( T g T 0 ) c pa ( T a T 0 ) c pb ( T b T 0 )
che si semplifica nella
H i = ( 1 + ) c p g ( T g T 0 ) c pa ( T a T 0 )

(149)

se il combustibile viene introdotto alla temperatura T 0 .


Lespressione (149) valida se il combustibile reagisce completamente, la reazione
perfettamente adiabatica e non si ha dissociazione dei prodotti della reazione. Per
tener conto di tutto ci si introduce un rendimento della combustione b , minore e
prossimo a uno
b H i = ( 1 + ) c pg ( T g T 0 ) c p a ( T a T 0 )

(150)

Da questa relazione si pu finalmente calcolare la temperatura di combustione


b Hi + cpa ( T g T0 )
T g = T 0 + ---------------------------------------------------( 1 + ) c pg

(151)

In modo del tutto analogo si procede nel caso in cui la reazione di combustione
avviene a volume costante
b H i = ( 1 + ) c vp ( T 2 T 0 ) c va ( T1 T 0 )

(152)

DIPARTIMENTO DI ENERGETICA - POTECNICO DI TORINO


ESERCITAZIONE N. 8- SISTEMI ENERGETICI - GEST
1. Gas propano a 25C ( C 3 H 8 Potere calorifico inferiore H i = 46455

kJ/kg)

entra in una camera di combustione e brucia con il 50% di eccesso daria


( = 1.5 st ) (composizione dellaria: 21% di O 2 e 79% di N 2 in volume).
Sapendo che anche la temperatura dellaria di 25C calcolare la temperatura adiabatica teorica della combustione. Valutare inoltre la temperatura raggiunta con un
eccesso daria del 300%.
{ c pa = 1.006 kJ/kgK (aria) c pg = 1.150 kJ/kgK (gas combusti)}

96

IMPIANTI MOTORI A GAS

CAPITOLO 9

Tra i sistemi di conversione dellenergia gli impianti motori a gas sono quelli che
hanno avuto uno sviluppo maggiore negli ultimi decenni. Il settore trainante sempre
stato quello aeronautico ma, oggigiorno, anche nelle applicazioni terrestri questi
impianti occupano una posizione rilevante. I moderni impianti per la produzione di
energia elettrica utilizzano sempre di pi impianti motori a gas, che in passato venivano utilizzati esclusivamente per coprire il carico di punta (grazie alla loro flessibilit di esercizio), per via dei bassi rendimenti che allora presentavano.
Limpianto nella soluzione pi semplice, ma anche pi comune, costituito da un
compressore, da un combustore e da una turbina (CCT). Come si gi avuto modo di
osservare, per produrre unespansione in una turbina occorre generare una differenza
di pressione tra ingresso e uscita e quindi il primo passo necessario in un ciclo motore
a gas quello di comprimere il fluido di lavoro, a cui provvede, per lappunto, il
compressore. Se dopo la compressione il gas fosse fatto espandere direttamente nella
turbina, in assenza di perdite, la potenza prodotta sarebbe uguale a quella assorbita
dal compressore. quindi necessario elevare la temperatura del gas compresso, e ci
avviene nel combustore, al fine di avere la potenza della turbina maggiore di quella
richiesta dal compressore e realizzare un impianto motore.

CICLO IDEALE
Il ciclo ideale di riferimento il ciclo Joule (o ciclo Brayton) che opera con un fluido
di lavoro che un gas ideale. Esso composto da due adiabatiche reversibili, la compressione e lespansione, e da due isobare lungo le quali si realizza lo scambio di
calore con le sorgenti di alta e bassa temperatura.
T

q1

q2

q1

q2
s

Le condizioni ideali in cui opera il ciclo implicano che:


a) le trasformazioni di compressione e espansione sono reversibili ed adiabatiche e
quindi isentropiche
b) la variazione di energia cinetica del fluido di lavoro fra ingresso e uscita di ogni
componente trascurabile

SISTEMI ENERGETICI

97

IMPIANTI MOTORI A GAS

c) non ci sono cadute di pressione nel condotto di aspirazione, nelle camere di combustione, negli scambiatori di calore, nel condotto di scarico e nei condotti di collegamento dei componenti
d) il fluido di lavoro ha la stessa composizione in ogni punto del ciclo ed un gas
perfetto con calori specifici costanti
e) la portata in massa costante in ogni punto del ciclo
f) il calore viene scambiato reversibilmente cio con differenze di temperature infinitesime tra fluido caldo e fluido freddo
Applicando il primo principio della termodinamica allunit di massa di gas che compie il ciclo risulta
l id = l t l c = q 1 q 2
PRESTAZIONI DEL CICLO IDEALE. Rendimento ideale id
l t lc
q 1 q2
q
cp( T4 T1 )
= ------------ id = ------------ = 1 ----2- = 1 -------------------------q1
q1
q1
cp( T3 T2 )
Semplificando c p

id

T4
----- 1
T1 T1
= 1 ----- -------------T2 T3
----- 1
T2

ed osservando che
T2
p2
----- = -----
p 1
T1

1
----------

1
----------

per la compressione, ma anche che


T3
p
----- = ----3-

T4
p 4

1
----------

1
----------

T
T
per lespansione, perch p 2 = p 3 e p 1 = p 4 , per cui ----2- = ----3- , si pu scrivere
T1
T4
T4
T
----- = ----3T1
T2
Da ci risulta che
T
1
-.
id = 1 -----1 = 1 ---------1
T2
----------

(153)

0.75

id
0.5

0.25

0
0

25

98

50

75

100

Il rendimento ideale del ciclo Joule dipende soltanto dal rapporto di compressione
e dalla natura del gas .
Il lavoro l id funzione oltre che del rapporto delle pressioni della temperatura massima del ciclo
1

----------1

l id = id q 1 = id c p ( T 3 T 2 ) = 1 ---------c
T

p
3
1
1

-----------


1
1

l id
----------1 T3
1 --------- = t 1 --------- 1
---------- = 1 ------------

1 T
1

cp T1
-----------
-----------
1

Il lavoro si annulla per = 1 perch manca lespansione e per lim = t

(154)

----------1,

per il

quale T 2 = T 3 , e q 1 = 0 .
T

q1 = 0

l id = 0

2
1

Il massimo del lavoro si ottiene per un ott ottenuto derivando la (154) rispetto a

1
----------

e ponendo tale derivata a zero. Si ottiene

l id
d ---------1
cp T1
----------t

=
------------
1
=
0

=
------------da
cui
ott
1
1
2 ----------

----------d

Poich

1
----------

t.

T
T
= ----2- = ----3- ci equivale a scrivere
T1
T4

T2 T 3
T
T
----- ----- = t = ----3- da cui ----2- = 1
T1 T 4
T1
T4
1.6

l id
----------cp T1

1.2

0.8

4
0.4

t = 3
0
0

25

SISTEMI ENERGETICI

50

75

100

99

IMPIANTI MOTORI A GAS

In conclusione si pu osservare come il lavoro ideale sia funzione del rapporto


T
t = ----3- ; la temperatura T 1 varia relativamente poco, poich coincide con le condiT1
zioni ambiente, quindi in ultima analisi il lavoro ideale dipende dalla temperatura T 3
di ingresso in turbina. Questo significa che possibile ottenere un maggiore lavoro
specifico aumentando T 3 .
Sebbene non esistano limiti al ciclo ideale, occorre tener conto che nella pratica la
temperatura di ingresso in turbina limitata dalla resistenza dei materiali con cui la
turbina costruita. Il parametro t assume attualmente valori compresi tra 4 per
impianti industriali e 5.5 per impianti di tipo aeronautico anche se la distinzione
diviene sempre pi meno netta.

CICLO REALE
Il ciclo ideale quello compiuto da un gas ideale con componenti, compressore,
espansore, scambiatori di calore, tutti ideali. Il ciclo reale quello compiuto da un
gas reale utilizzando componenti reali. Una prima distinzione viene fatta a seconda
che la fase di somministrazione di calore venga fatta utilizzando uno scambiatore di
calore a superficie in cui un fluido ad elevata temperatura cede calore al fluido di
lavoro, oppure facendo avvenire una combustione in seno al fluido di lavoro stesso.
Nel primo caso il ciclo pu essere chiuso e il gas pu essere qualsiasi. Nel secondo
caso dovendo avvenire una reazione chimica di ossidazione del combustibile necessario che il gas sia aria e che il ciclo sia aperto. Si indicano i primi anche cicli, o
meglio, impianti, a combustione esterna e i secondi a combustione interna (al fluido).
CICLO APERTO. Il compressore aspira aria dallambiente esterno e la manda nel
combustore in cui viene anche inserita una certa quantit di combustibile. I gas combusti, provenienti dalla camera di combustione, vengono fatti espandere in turbina e
poi scaricati nellambiente esterno.
3
T

4
2

1
s
Per semplicit, ma anche perch, con buona approssimazione, cos nella realt, si
suppone che la combustione avvenga senza scambi di calore con lesterno cos come
le trasformazioni che avvengono nella turbina e nel compressore.
CICLO CHIUSO. Tra compressore e turbina presente uno scambiatore di calore di
alta pressione al posto del combustore ed in uscita dalla turbina collocato uno scambiatore di bassa pressione per il raffreddamento del fluido motore da reimmettere nel
compressore. Il fluido di lavoro di solito un gas chimicamente stabile alle alte temperature come lelio.
In entrambe le tipologie di impianto sono presenti delle perdite tramite le quali risulta
possibile valutare le prestazioni reali del ciclo. Poich di gran lunga pi diffusi degli
impianti a ciclo chiuso si far quasi esclusivamente riferimento agli impianti a ciclo
aperto.

100

PRESTAZIONI DEL CICLO REALE. Il ciclo reale differisce da quello ideale per
le seguenti ragioni:
a) la variazione di energia cinetica tra ingresso e uscita di ogni componente non sempre trascurabile;
b) i processi di compressione e di espansione non sono isentropici. q e = 0 ma
s > 0 ;
c) le perdite di carico nei condotti, nel combustore, negli scambiatori di calore, ecc.;
d) gli scambiatori di calore non hanno superficie infinita per cui la differenza di temperatura tra fluido freddo uscente e caldo entrante non nulla;
e) c p e cambiano in funzione della temperatura e della composizione del fluido di
lavoro;
f) la combustione non completa;
g) la massa che opera nel ciclo non costante

per laggiunta del combustibile


per eventuali spillamenti di aria dal compressore per refrigerare le palette della
turbina.
h) le perdite per attrito nei cuscinetti e per effetto ventilante dei dischi;
m b
p b

m a m as
2

3
m as

1
p s

p a
pa

m a + m b
pa

a) Si pu tener conto implicitamente dellenergia cinetica ricorrendo alle grandezze


di ristagno o totali.
b) I lavori di compressione e di espansione, mantenendo lipotesi di adiabaticit, possono essere calcolati facendo riferimento alle rispettive trasformazioni isentropiche
utilizzando il rendimento isentropico oppure, in alternativa, il rendimento idraulico.
Con riferimento alle grandezze totali risulta per il lavoro di compressione
1
cp
c p T1 --------- 1
l c = c p ( T2 T1 ) = -------(
T

T
)
=
-----------
2 is
1
c
c
c

is
is
oppure
1 1

----------- -------c

l c = c p T1 c y 1

p2
in cui c = ------p1
mentre per il lavoro di espansione si ha, rispettivamente

1
l t = c p ( T3 T4 ) = tis c p ( T3 T4is ) = tis c p T3 1 ---------- 1

----------
t

SISTEMI ENERGETICI

101

IMPIANTI MOTORI A GAS

1
l t = c p T3 1 ---------------------

1 t
----------
y

p3
in cui t = -------.
p4
opportuno ricordare che i rendimenti dipendono dalle condizioni di funzionamento
delle turbomacchine.
c) Il passaggio del fluido di lavoro genera nei componenti dellimpianto - combustore, tubazioni, scambiatori di calore, ecc. - delle cadute di pressione che fanno si
che il rapporto di espansione sia diverso, e minore, del rapporto di compressione.
Allaspirazione del compressore solitamente posto un filtro per intrattenere le polveri presenti nellaria e che ridurrebbero, depositandosi sulle palette, il rendimento
del compressore. Se la caduta di pressione introdotta dal filtro p a la pressione di
ingresso al compressore sar
p 1 = p a p a
perch per gli impianti terrestri, diversamente da quelli aeronautici, le condizioni di
aspirazione sono p a e T a essendo nulla la velocit dellaria ambiente. Il rapporto di
compressione sar pertanto dato da
p2
c = -------p1
Delle perdite di carico allinterno del compressore e della turbina se ne tiene gi
conto nel rendimento di questi componenti (perdite fluidodinamiche).
Nel combustore e nei relativi condotti di collegamento alle turbomacchine si ha una
perdita di pressione che chiameremo p b cosicch la pressione di ingresso in turbina
risulter pari a
p3 = p2 p b
Allo scarico della turbina presente un silenziatore per ridurre la rumorosit. Alla
perdita di carico nel silenziatore occorre per aggiungere la contropressione
dellapparato di scarico (tubazione pi camino). Indicando queste perdite con p s la
pressione di scarico della turbina risulter maggiore della pressione ambiente di questo termine
p 4 = p a + p s
N.B. Si scritto p 4 e non p4 perch si fatta lipotesi che lenergia cinetica di scarico della turbina venga praticamente tutta convertita in energia di pressione in un
diffusore posto immediatamente a valle della girante.
In impianti pi complessi possono essere presenti degli scambiatori di calore le cui
perdite di pressione occorrer tener in conto.
e) Il fluido di lavoro un gas reale di composizione variabile per la presenza della
combustione ed necessario tener conto della variazione delle propriet c p e perch giocano un ruolo importante nel calcolo delle prestazioni del ciclo. In generale,
per i gas reali nel campo usuale di impiego, c p funzione della sola temperatura. Lo
stesso vero per perch legato a c p da
1
R
----------- = ---------
Mcp
dove R la costante universale dei gas ed M la massa molecolare. La variazione di
c p e con la temperatura dellaria mostrata in figura dalle curve pi spesse corrispondenti ad = . Nelle turbine degli impianti a ciclo aperto il fluido di lavoro
una miscela di gas combusti. Il combustibile usato nelle turbine a gas , a sua volta,

102

una miscela di idrocarburi, liquidi o gassosi, approssimabili con la formula C x H y ed


quindi possibile calcolare la composizione dei prodotti della combustione per dato
valore della dosatura. Conoscendo i calori specifici e le masse molecolari dei costituenti si possono calcolare i valori medi di c p e della miscela. La figura mostra che
c p aumenta e diminuisce allaumentare della quantit di combustibile cio al diminuire di .
valori di equilibrio p = 1 bar

1.4

35
70

1.3
kJ
---------kgK

1.2
1.1

70
35

cp

1.0
200

400

600

800

1000

1200 1400 1600 1800

TEMPERATURA { K }
Per calcoli preliminari inerenti i cicli di turbine a gas si trovato che sufficiente
assumere i seguenti valori per laria e i gas combusti
c p kJ/kgK

----------1

aria

1.005

1.4

3.5

gas combusti

1.147

1.333

4.0

f) Studiando la combustione a pressione costante di un combustibile con aria si era


ottenuta la seguente relazione nellipotesi di poter trascurare lentalpia del combustibile
b H i = ( 1 + ) cp ( T 3 T 0 ) c p ( T 2 T 0 )

(155)

la quale consente di calcolare la quantit di combustibile, in relazione alla quantit


daria che giunge al combustore, necessaria per raggiungere una determinata temperatura di ingresso in turbina e viceversa.
g) La portata in massa nel ciclo variabile sia per laggiunta del combustibile che per
lestrazione dellaria di refrigerazione. Le temperature massime che riescono a raggiungere le odierne leghe metalliche di cui sono fatte le palette delle turbine a gas difficilmente superano gli 800 900 C , mentre le temperature dei gas combusti sono in
genere superiori. Per esempio, le turbine dellultima generazione operano a temperature dei gas di 1300 1400C . Ci viene reso possibile adottando dei sistemi di
refrigerazione delle palette che necessitano di un fluido pi freddo. La tecnica maggiormente utilizzata quella di spillare aria compressa dal compressore e di inviarla
allinterno delle palette che risultano, quindi, cave. La portata daria di refrigerazione
viene estratta durante la compressione ad un livello di pressione superiore a quello
che regna nello stadio di espansione a cui laria destinata. Una volta assolto il suo
compito, laria refrigerante si unisce ai gas combusti.
Per semplicit di trattazione supporremo che tutta laria aspirata dal compressore
giunga al combustore, ignorando, quindi, gli spillamenti. La conseguenza che la
temperatura di fine combustione, cos calcolata, sar pi bassa di quella reale, in cui
sono presenti gli spillamenti, a parit di potenza del turbogas.
La portata di gas che si espande in turbina sar, comunque, diversa dalla portata di
aria compressa per via del combustibile introdotto nel combustore.

SISTEMI ENERGETICI

103

IMPIANTI MOTORI A GAS

h) Perdite meccaniche. In tutti gli impianti motori a gas, la potenza necessaria al


comando del compressore trasmessa direttamente dalla turbina senza ingranaggi
intermedi. Le uniche perdite presenti sono, quindi, solo quelle di attrito nei cuscinetti
e quelle di attrito del gas (aria e gas combusti) sulle parti rotanti. Queste perdite sono
molto piccole e ammontano a circa l 1% della potenza assorbita dal compressore. A
volte tra lalbero del turbogas e quello dellutilizzatore (per esempio lalternatore)
pu essere interposto un riduttore di velocit le cui perdite occorre considerare nel
bilancio complessivo di potenze. La potenza utilizzata per comandare componenti
accessori dellimpianto come la pompa o il compressore del combustibile, qualora
presenti, o la pompa dellolio di lubrificazione pu essere prelevata direttamente, per
via meccanica, dallalbero motore oppure indirettamente per via elettrica. Poich non
possibile, in modo semplice, tener conto di tutte le possibili configurazioni impiantistiche, tutte le perdite citate e le potenze necessarie al comando degli accessori
dellimpianto verranno riunite e conteggiate in un rendimento meccanico, inteso
come rapporto tra la potenza utile prodotta dal turbogas e la potenza generata senza
tener conto di tali perdite e accessori, vale a dire la potenza P i
P
m = -----u .
Pi
Nel rendimento meccanico potranno, ancora per semplicit, essere incluse le perdite
meccaniche nella eventuale macchina elettrica e, in questo, caso P u rappresenta la
potenza elettrica generata.

PRESTAZIONI DELLIMPIANTO
Considerate tutte le perdite che caratterizzano un impianto, se ne possono valutare le
prestazioni.
Se non viene considerata la portata daria spillata m as , la portata daria che giunge al
combustore sar m a . Poich la portata di combustibile introdotto m b , la dosatura
della reazione di combustione
m a
= ----m b
La potenza interna fornita dallimpianto dato dalla differenza tra la potenza della
turbina e quella del compressore
P i = ( m a + m b ) l t m a l c
Dividendo per m a si ottiene il lavoro interno massico (riferito allunit di massa di
aria)
Pi
1
l i = ----- = 1 + --- l t l c

m a

(156)

e moltiplicando per il rendimento meccanico il lavoro utile


lu = m li

(157)

da cui la potenza utile


P u = m a l u

(158)

Il rendimento globale dellimpianto il rapporto tra la potenza utile ottenuta e la


potenza introdotta con il combustibile
Pu
g = ----------m b H i

(159)

A volte, in alternativa al g , si d il consumo specifico di combustibile definito come


rapporto tra la portata di combustibile e la potenza utile ottenuta

104

m
q b = -----bPu

(160)

ed indica quante unit di massa di combustibile sono necessarie per ottenere lunit di
potenza. Poich P u = g m b H i il consumo specifico di combustibile risulta inversamente proporzionale al rendimento globale dellimpianto.
1
q b = -----------g H i

(161)

Unaltra espressione utile di q b


m b
1
q b = ---------- = -------- .
l u
l u m a
A questo punto si in grado di calcolare le prestazioni di un impianto motore a gas.
Con riferimento ai dati dellesercizio n. 3 dellesercitazione possibile ottenere i
risultati diagrammati nelle figure seguenti.

250

0.25

g
200

0.2

lu
0.15

150

0.1

100

0.05

50

t = 4.3
0

0
0

10

15

20

25

30

In questo diagramma si osserva che mentre il lavoro utile presenta un andamento


simile al caso ideale il rendimento globale dellimpianto se ne discosta molto. Infatti,
il rendimento del ciclo reale g dipende, oltre che dal rapporto delle pressioni, dalla
temperatura massima del ciclo. Inoltre, per ogni temperatura ( t = 4.3 nella figura) il
rendimento raggiunge un massimo per un particolare valore di .. Infatti, esister un
3

+
-

rapporto di compressione che rende nullo il lavoro utile con una portata di combustibile e, quindi, di calore introdotto, maggiore di zero. Graficamente sul piano T, s
questa condizione si raggiunge quando larea marcata con il segno + uguaglia quella

SISTEMI ENERGETICI

105

IMPIANTI MOTORI A GAS

con segno - il che corrisponde allannullarsi del lavoro del ciclo. Infatti larea sottesa
dallisobara 2 -3 pari al calore introdotto mentre quella sottesa dallisobara 4 - 1
pari al calore sottratto e la loro differenza al lavoro al ciclo
Annullandosi il rendimento per un rapporto di pressioni prossimo a uno, per il
quale la turbina appena in grado di far girare il compressore e vincere le perdite
senza produrre lavoro utile, e per , esso dovr presentare un massimo.
Si individua cos un campo di rapporti di compressione, compresi tra il punto di massimo rendimento e quello del massimo lavoro, allinterno del quale si sceglieranno le
condizioni di progetto dellimpianto. Se la preferenza verr data alleconomia di
esercizio, cio bassi consumi di combustibile, si sceglieranno le condizioni di massimo rendimento. Se, viceversa, interessa produrre pi potenza, a discapito dei consumi, si opter per il rapporto di pressioni che d il massimo lavoro.
Limportanza della temperatura di ingresso in turbina (TIT) sulle prestazioni del ciclo
reale rilevante.
0.3

300

0.25

250

g
0.2

200

lu
0.15

150

0.1

100

0.05

50

= 12.5
0
800

900

1000

1100

1200

1300

1400

T3

0
1500

Il lavoro utile (circa linearmente) e il rendimento globale aumentano entrambi con la


TIT perch a costante cresce il lavoro di espansione mentre quello di compressione rimane costante. Da notare come esista una TIT minima per la quale sia l u che
g sono nulli. Questa temperatura si chiama di autosostentamento perch in questa
condizione la turbina sviluppa la potenza necessaria a comprimere il gas e a vincere
le perdite senza produrre alcun effetto utile. Si comprende, quindi, come sia necessario raggiungere la condizione di autosostentamento prima che limpianto sia in grado
di funzionare autonomamente. Tale condizione si raggiunge, nella fase di avviamento, per mezzo di un motore di lancio esterno che fornisce la potenza per accelerare il turbogas ad una velocit in cui il compressore, il combustore e la turbina siano
in grado di autosostenersi.
Come si pu rilevare dal diagramma alle temperature pi elevate laumento di rendimento risulta pi modesto perch il ciclo, diminuendo limportanza delle perdite,
tende al ciclo ideale e quindi ad essere funzione solo del rapporto delle pressioni.
C da rilevare, infine, che oltre una certa TIT, in realt, c da attendersi un minore
aumento sia del rendimento che del lavoro. Infatti, se il metodo di raffreddamento
delle palette della turbina rimane quello attuale che fa uso di crescenti portate daria
spillate dal compressore allaumentare della TIT, oltre un certo limite laumento del
lavoro di espansione viene vanificato dalla riduzione di portata di gas che compie
lavoro.
Nella soluzione a ciclo semplice (CCT) un impianto motore a gas raggiunge, di
norma, rendimenti dellordine del 25-30%. Passi notevoli sono stati compiuti negli
ultimi anni sia nel miglioramento dellefficienza delle turbomacchine che nella tecnica di refrigerazione delle palette delle turbine consentendo di raggiungere nei turbogas dellultima generazione, spesso aeroderivativi, rendimenti, sempre in ciclo
semplice, dellordine del 40%.

106

CICLI COMPLESSI
Anche se a scapito della semplicit costruttiva sono state proposte, soprattutto in passato, soluzioni impiantistiche pi complesse con un numero maggiore di componenti
rispetto al ciclo semplice CCT allo scopo di migliorare il rendimento o di aumentare
il lavoro ad unit di massa o entrambi.
CICLO RIGENERATIVO. Gli impianti motori a gas rilasciano i gas combusti al
camino ad una temperatura di circa 500C , con un contenuto entalpico ancora elevato. Se la temperatura del gas compresso prima di entrare nel combustore inferiore
a questo livello si pu effettuare un ricupero o rigenerazione del calore contenuto nei
gas di scarico trasferendolo allaria compressa in uno scambiatore di calore a superficie.
3

T
1
C

T
5

2
5

4
2

6
s

Idealmente i gas combusti possono essere raffreddati da T 4 a T 6 = T 2 mentre laria


compressa da T 2 a T 5 = T 4 . Lintroduzione di calore si riduce cos al tratto compreso tra T 5 e T 3 . Poich il lavoro del ciclo rigenerativo non muta si ottiene un
aumento del rendimento. Tutto ci naturalmente ha senso finch T 4 > T 2 .
Con temperature di ingresso in turbina elevate ( T 3 1500 K ) si riescono a raggiungere rendimenti dellordine del 40%.
COMBUSTIONE RIPETUTA. Si ottiene un aumento del lavoro interrompendo
lespansione e riscaldando nuovamente il gas, in un secondo combustore, tra la turbina di alta e bassa pressione. Che la combustione sia possibile nel secondo combustore risulta garantito dal fatto che la dosatura dei gas combusti alluscita dal primo
combustore abbastanza elevata da contenere ancora ossigeno sufficiente..

4
2
C

3
T AP

T BP
2

4
s

Che il lavoro di espansione risulta aumentato ovvio quando si rammenta che la


distanza verticale tra due isobare aumenta con la temperatura perch le isobare sono
divergenti sul piano T, s
( T 3 T 4 ) + ( T 3 T 4 ) > ( T 3 T 4 )

SISTEMI ENERGETICI

107

IMPIANTI MOTORI A GAS

Laumento cospicuo e viene ottenuto senza la necessita di aumentare la temperatura


massima del ciclo.
Se si calcola il rendimento si osserva per che laumento di lavoro stato ottenuto a
scapito del rendimento. Questo risultato non sorprende perch si sommato al ciclo
base 1234 un ciclo addizionale 4 4 3 4 di minor rendimento perch di inferiore Il danno modesto se t elevato.
RICOMBUSTIONE CON RIGENERAZIONE. La ricombustione ha linconveniente di scaricare i gas a temperature pi alte rispetto al ciclo semplice. Abbinando
la rigenerazione si utilizza completamente questo calore ottenendo, oltre allincremento della potenza dellimpianto, anche laumento del rendimento

T BP

T AP

C
s

COMPRESSIONE INTERREFRIGERATA. Un aumento del lavoro ottenuto,


analogamente alla ricombustione, si pu raggiungere riducendo il lavoro di compressione a parit di lavoro di espansione. Ci si ottiene interrompendo la compressione e
interrefrigerando il gas tra il compressore di bassa pressione BP e quello di alta pressione AP.

3
2

4
C BP

C AP

3
T

s
1

Gli interrefrigeratori vengono utilizzati solo quando si dispone di un fluido refrigerante, generalmente acqua, in grande quantit. Sebbene meno marcati, laumento di
lavoro e la riduzione di rendimento analogo al caso della ricombustione.
Ancora in analogia con la ricombustione, linterrefrigerazione aumenta il rendimento
solo se presente la rigenerazione.

108

1
C BP

C AP

4
5

3
T

4
6

COMBUSTIONE E COMBUSTORI
La combustione di un combustibile liquido implica che le goccioline, nebulizzate da
un iniettore, evaporino, per effetto dellalta temperatura, e si mescolino con laria
affinch le molecole di idrocarburi incontrino quelle di ossigeno per iniziare le reazioni chimiche. necessario che questi processi siano sufficientemente rapidi affinch la combustione possa completarsi in una corrente daria in movimento e in uno
spazio limitato. Ci possibile se vi una adeguata turbolenza nella camera di combustione, per consentire il contatto tra combustibile e aria, e se la dosatura prossima
al valore stechiometrico, perch le velocit di reazione risultano le pi elevate. La
combustione di un combustibile gassoso presenta minori problemi ma quanto
descritto nel seguito tuttavia applicabile.

Poich la dosatura , in genere, elevata per limitare la temperatura di ingresso in turbina, e dellordine di 50-100, mentre la dosatura stechiometrica circa 15, il primo
aspetto fondamentale che laria deve essere introdotta nel combustore in stadi. Si
possono distinguere tre stadi. Circa 15-20 per cento dellaria viene introdotta intorno
al getto di combustibile nella zona primaria per raggiungere elevate temperature
necessarie per una rapida combustione. Circa il 30 per cento dellaria totale viene
successivamente introdotta, attraverso dei fori sul tubo di fiamma, nella zona secondaria per completare la combustione. Per avere elevati rendimenti di combustione,
laria secondaria deve essere immessa con gradualit e uniformit per evitare di raffreddare eccessivamente la fiamma a livello locale provocando una riduzione della
velocit di reazione. Infine, nella zona di diluizione o terziaria, laria rimanente viene
miscelata con i prodotti della reazione per raffreddarli alla temperatura richiesta
allingresso della turbina. Contemporaneamente deve essere assicurata una sufficiente turbolenza per evitare che flussi troppo caldi possano localmente danneggiare
le palette della turbina.
Lintroduzione dellaria in stadi non pu da sola garantire la stabilit della fiamma in
una corrente daria che si muove ad una velocit che un ordine di grandezza supe-

SISTEMI ENERGETICI

109

IMPIANTI MOTORI A GAS

riore a quella di avanzamento del fronte di fiamma. Il secondo aspetto essenziale


perci la diminuzione della velocit di avanzamento assiale della miscela reagente.
Nella soluzione della figura ci si ottiene dotando laria primaria di un moto elicoidale impresso da palette attraverso cui costretta a passare. Il risultato deve essere
che la velocit del fronte di fiamma sia uguale ed opposta a quella di avanzamento
dei reagenti in maniera che la fiamma rimanga stabile e non venga trascinata via dalla
corrente.
Il tubo di fiamma, linvolucro forato attraverso cui passa laria, esposto alle temperature elevate della combustione. La sua integrit viene salvaguardata dalleffetto
refrigerante dellaria che lo lambisce esternamente. Il compito di resistere alla differenza di pressione esistente tra linterno del combustore e lambiente esterno affidato allinvolucro pi esterno che quindi pi robusto.
Le forme delle camere di combustione sono molto variabili ma possono essere ricondotte a tre tipologie principali: cilindriche o tubolari, anulari e miste, tubolari-anulari.

Le cadute di pressione nel combustore sono dovute a due cause diverse: (i) attrito e
turbolenze (ii) aumento di temperatura dovuto alla combustione. La caduta di pressione totale dovuta a questultima causa dovuta allaumento di temperatura che
determina una diminuzione di densit e quindi un aumento di velocit con corrispondente diminuzione di pressione.

110

POLITECNICO DI TORINO - DIPARTIMENTO DI ENERGETICA

ESERCITAZIONE N. 9 DI SISTEMI ENERGETICI


1. In un ciclo ideale Brayton ad aria le condizioni di inizio compressione sono
p 1 = 0.1 MPa

e T 1 = 300 K . Il rapporto delle pressioni vale 6 mentre la tem-

peratura massima 1200 K. Determinare


a) pressione e temperatura nei vari punti del ciclo; b) lavori di compressione e di
espansione; c) rendimento del ciclo.
{ l c = 201.6 kJ kg l t = 482.9 kJ kg = 0.40 }
2. Ripetere l'esercizio precedente introducendo, come perdite, unicamente quelle
c = 0.65

della compressione e dell'espansione nei seguenti casi: i)

t = 0.8 ; ii) c = 0.85 e t = 0.9 . {i) = 0.12 ii) = 0.29 }


3. Una turbina a gas monoalbero, in condizioni di progetto, presenta
condizioni ambiente
caduta di pressione filtro
rapporto delle pressioni del compressore
rendimento idraulico compressore

1 bar, 288 K
10 mbar
12.5
0.85

perdite di pressione nel combustore


rendimento di combustione
temperatura di ammissione in turbina
rendimento idraulico turbina
caduta di pressione silenziatore + camino
rendimento meccanico
Potere calorifico inferiore combustibile
Portata di gas combusti

4%
0.99
1250 K
0.85
35 mbar
0.95
47400 kJ/kg
10.7 kg/s

Calcolare la potenza utile e il consumo


{ P u = 2028.5 kW , q b = 292 g/kWh }

specifico

di

combustibile.

4. Una turbina a gas bialbero, con turbina di potenza alla bassa pressione, sviluppa
una potenza utile di 20 MW. Si conosce inoltre
rapporto delle pressioni del compressore
rendimento isentropico compressore
perdite di pressione nel combustore
rendimento di combustione
temperatura di ammissione in turbina
rendimento isentropico turbina alta pressione
rendimento isentropico turbina di potenza
rendimento meccanico (di ciascun albero)
condizioni ambiente
Potere calorifico inferiore combustibile

11
0.82
0.4 bar
0.99
1150 K
0.87
0.89
0.98
1 bar, 288 K
43100 kJ/kg

Calcolare la portata in massa e il consumo specifico di combustibile.


{ m a = 114.4 kg/s , q b = 316 g/kWh }

SISTEMI ENERGETICI

111

IMPIANTI MOTORI A GAS

Turbina a gas Nuovo Pignone

Turbina a gas Nuovo Pignone PGT 5

112

Turbina a gas Fiat Avio TG50D5 da 120 MW

Combustori tubolari di turbina a gas Turbotecnica

SISTEMI ENERGETICI

113

IMPIANTI MOTORI A GAS

114

CAPITOLO 10

IMPIANTI A VAPORE

Gli impianti a vapore, antecedenti a quelli a gas, sono nati nella seconda met del
XIX secolo ed hanno subito continui miglioramenti sia dal punto di vista termodinamico che tecnologico.
Oggigiorno trovano la loro applicazione pi diffusa nell'azionamento di generatori
elettrici, con grande variet di tipi, da 100 kW fino a 1200 MW; questi ultimi costituiscono i cosiddetti impianti termoelettrici di grande potenza, di importanza fondamentale per la produzione di energia di base nelle reti dei Paesi fortemente
industrializzati; i primi invece, denominati impianti per produzione industriale, presentano caratteristiche funzionali differenti sia per i valori delle potenze, almeno di
un ordine di grandezza inferiori, sia per il fatto che molto spesso hanno lo scopo di
produrre, oltre all'energia elettrica, anche un'importante quantit di vapore a bassa
pressione per usi tecnologici (cogenerazione).
Entrambe le tipologie di impianti verranno di seguito analizzate.
Ci sembra comunque doveroso iniziare la trattazione evidenziando alcune fondamentali differenze rispetto agli impianti a gas.
Con gli impianti a vapore si ottengono discreti rendimenti ( 40%), senza ricorrere
ad elevate temperature di ingresso in turbina (generalmente inferiori ai 600 C).
Negli impianti a gas richiesto un compressore che presenta un lavoro dello stesso
ordine di grandezza di quello di espansione in quanto il fluido utilizzato un gas,
sicuramente pi difficile da comprimere rispetto ad un liquido; quindi, affinch il
lavoro della turbina l t sia maggiore di quello del compressore l c , necessaria una
TIT elevata.
Ricorrendo alla formulazione del I principio in forma meccanica (trascurando
l w, e c e e g ) per un sistema aperto
li =

v dp

pi facile evidenziare il grande vantaggio degli impianti a vapore, in cui:


- si comprime un liquido (avente un v ridotto) e si spende, quindi, un l c molto piccolo;
- si espande un vapore (avente un v elevato) e si raccoglie, di conseguenza, un l t
grande.

CICLO TERMODINAMICO E COMPONENTI DELL'IMPIANTO.


Il ciclo di riferimento quello Rankine, per studiare il quale bisogna tenere conto
della curva limite che, come gi illustrato nei precedenti capitoli, il luogo dei punti
del diagramma di stato in cui si ha solo liquido saturo o solo vapore saturo; al suo
interno si ha la zona bifasica.

SISTEMI ENERGETICI

115

IMPIANTI A VAPORE

e
surriscaldatore

caldaia

alternatore

evaporatore

economizzatore

turbina
f

condensatore

pompa
a
Le fasi del ciclo sono le seguenti:

(a-b) compressione adiabatica, ma non reversibile del fluido di lavoro sino alla pressione regnante nel generatore di vapore; si realizza attraverso una turbopompa quasi
sempre centrifuga;
(b-c) riscaldamento a pressione costante, sino al raggiungimento della temperatura di
vaporizzazione; viene effettuato nell'economizzatore;
(c-d) vaporizzazione dell'acqua (fluido di lavoro) a pressione e temperatura costante
sino all'ottenimento della condizione di vapore saturo; viene effettuata nell'evaporatore;
(d-e) surriscaldamento del vapore sino alla TIT, realizzato nel surriscaldatore;
e

h
d
c

b
a

s
(e-f) espansione adiabatica, ma non reversibile del vapore all'interno di una turbina,
attraverso la quale avviene la conversione dell'energia termica in energia meccanica
disponibile su un albero rotante. Le turbine utilizzate sono simili a quelle a gas, ma
hanno molti pi stadi: possono arrivare anche a 100. Da notare che il punto (f) si
trova al disotto della curva limite, quindi all'uscita della turbina si ha un vapore leggermente umido; cos possibile sfruttare un maggiore salto entalpico, compatibilmente per con un titolo - vedi relazione (39) - che non sia troppo piccolo, cosa poco
tollerabile dalla turbina, in quanto la presenza di una frazione di liquido nel vapore
modifica i triangoli di velocit e contribuisce all'erosione delle pale della stessa turbina, per l'elevata velocit contro le quali le goccioline sbattono;
(f-a) condensazione effettuata sottraendo calore, a pressione e temperatura costanti,
al vapore scaricato dalla turbina; viene realizzata in un condensatore a superficie, che
utilizza acqua come fluido refrigerante; esso costituito da un involucro contenente
fasci di tubi al cui interno scorre l'acqua di refrigerazione, mentre all'esterno sono a
contatto con il vapore che condensatosi si raccoglie nel pozzetto e da l viene prelevato mediante pompa di estrazione. Il condensatore collegato direttamente alla tur-

116

T
d

c
b
a

bina con un'apertura molto grande per evitare che ci siano delle perdite di carico, le
quali diminuirebbero il rendimento.
L'impianto rappresentato in figura a ciclo chiuso, sicuramente pi vantaggioso di
quello a ciclo aperto, per un motivo ben preciso:
- l'acqua contiene impurezze, che ad elevate temperature tendono a formare delle
incrostazioni nello scambiatore, riducendo i coefficienti di scambio e, conseguentemente, la trasmissibilit, oltre che a generare degli attacchi chimici. Tali incrostazioni
si depositano anche sulle pale della turbina diminuendone il rendimento in conseguenza di una variazione dei triangoli di velocit.
Dato che una apparecchiatura destinata alla purificazione dell'acqua ha un costo elevato, si ricorre ad un ciclo chiuso, di modo che il fluido di lavoro, depurato una sola
volta, rimanga sempre lo stesso.

PRESTAZIONI DELL'IMPIANTO
COMPRESSIONE. Ricorriamo al I principio in forma meccanica per un sistema
aperto
li =

v dp + l
a

anche qui, come effettuato per gli impianti a gas, potremmo non trascurare il e c e
tenerne conto implicitamente, utilizzando le grandezze totali.
Ricordando che i liquidi sono all'incirca incompressibili e che quindi hanno un v con
buona approssimazione costante, e facendo riferimento alla prima uguaglianza
dell'espressione (46), possiamo scrivere:
1 p b p a
l p = l i = ----- --------------y a

(162)

I principio in forma termica


q e + l i = h + e c
eliminiamo q e in quanto abbiamo supposto che la trasformazione fosse adiabatica.
lp = l i = hb ha

(163)

hb = lp + h a
SOMMINISTRAZIONE DI CALORE.
q e + l i = h + e c
possiamo elidere il termine l i poich durante tale fase non avviene nessuno scambio
di lavoro tra il sistema in questione (generatore di vapore) e l'esterno.
q1 = h e h b

SISTEMI ENERGETICI

(164)

117

IMPIANTI A VAPORE

dove q 1 il calore introdotto nel ciclo.


ESPANSIONE. Cambiando il segno per ottenere una quantit positiva si ha
lt = li = he hf

(165)

e dalla definizione di rendimento isentropico


l t = is, t ( h e h fis )

(166)

CONDENSAZIONE. Anche qui per lo stesso motivo - indicato in ESPANSIONE cambiamo il segno al I principio
q2 = hf ha

(167)

che la quantit di calore sottratta al vapore scaricato dalla turbina.


E' da notare che, nell'effettuare tali calcoli, non possiamo utilizzare la relazione
h = c p T in quanto il fluido di lavoro non un gas ideale.
Definiamo l i lavoro netto del ciclo
li = lt l p
e conseguentemente
li
CICLO = ----q1

(168)

P i = m l i
dove m la portata di vapore transitante nell'impianto.
Per passare dalla potenza interna P i a quella utile P u bisogna tenere conto di:
- perdite;
- lavoro necessario agli accessori.
Inglobando tutto nel rendimento m risulta:
lu = m li
P u = m l u
dove l u il lavoro utile.
Considerando che il vapore per generare la P u riceve la potenza termica m q 1 , possibile definire il rendimento utile
lu
m l u
u = ----- = --------q1
m q 1
Anche se non evidenziato nello schema dell'impianto, nel generatore di vapore viene
introdotta una portata di combustibile m b che d origine a dei gas combusti, i quali,
venendo a contatto con i fasci di tubi dell'economizzatore, del surriscaldatore e
dell'evaporatore, cedono parte del loro calore ed infine vengono espulsi al camino.
Essendo la m b proprio quello che noi paghiamo, definiamo come rendimento globale dell'impianto:
Pu
g = ----------
mb Hi
e come rendimento del generatore di vapore:
m q 1
b = ----------m b H i

118

il quale tiene conto delle perdite dovute all'incompletezza della combustione, alla
disomogeneit del fluido, all'irraggiamento termico, ma soprattutto delle perdite al
camino.
Possiamo inoltre scrivere
Pu
m l i m q 1
- = m --------- ------------ = m CICLO b
g = ----------

mb H i
m q 1 m b H i

(169)

Il consumo specifico di combustibile, che la quantit di combustibile necessaria per


produrre un'unit di potenza utile, risulta essere:
m b
m
1
- = -----------q b = -----b- = -----------------Pu
g m b H i
g Hi
Effettuiamo ora alcune importanti considerazioni applicando il I principio in forma
termica al condensatore
m ( h f h a ) = m h c ph T h

(170)

dove m la portata di vapore scaricata dalla turbina, m h la portata di acqua refrigerante nel condensatore, c ph il calore specifico a pressione costante dell'acqua e T h
l'incremento di temperatura che subisce l'acqua refrigerante all'interno del condensatore.
Per renderci conto dell'entit del consumo di acqua refrigerante assumiamo
h f h a 2500 kJ kg , T h 10C , ed essendo c ph = 4186 J kgK , dalla (170)
risulta che m h m 60 , questo significa che per ogni kg di vapore che circola ne
occorrono all'incirca 60 di acqua refrigerante; ed ecco spiegata la necessit di collocare le centrali termoelettriche in prossimit di corsi d'acqua.
Il fatto che al secondo membro della (170) abbiamo utilizzato la relazione
dh = c p dT pur non trattandosi di un gas perfetto ma di acqua, risulta chiaro se ricorriamo all'espressione generale dell'entalpia:
v
dh = cp dT T ------ v dp
T p
nella quale poniamo dp = 0 , visto che siamo a pressione costante.

METODI PER MIGLIORARE IL RENDIMENTO


Come abbiamo evidenziato attraverso la relazione (169) il rendimento globale di un
impianto a vapore dipende a sua volta da tre altri rendimenti fra i quali quello del
ciclo assume i valori pi bassi. Su di esso, pertanto, rivolgeremo la nostra attenzione,
tenuto conto anche della scarsa migliorabilit di m ed b .
Consideriamo il ciclo ideale Rankine ed effettuiamone una suddivisione in tre cicli
T
Tv

II
I

Tc

III

s
Il rendimento complessivo del ciclo termodinamico evidenziato pu essere visto
come media pesata dei rendimenti dei singoli cicli, dove il peso dato dal calore
introdotto nel rispettivo ciclo

SISTEMI ENERGETICI

119

IMPIANTI A VAPORE

I q 1 I + II q 1 II + III q 1 III
= -----------------------------------------------------------q 1 I + q 1 II + q 1 III
Il ciclo II un ciclo di Carnot che opera tra la temperatura di condensazione e quella
di vaporizzazione e pertanto il suo rendimento risulta essere
TC
II = 1 -----TV
Il ciclo I la somma di infiniti cicli elementari di Carnot che hanno come temperatura inferiore la T C e come superiore valori tutti al di sotto della T V ; ogni ciclo infinitesimo ha quindi un rendimento minore di II e pertanto anche quello medio risulta
inferiore: I < II .
Procedendo nella stessa maniera risulta che II < III .
Da queste considerazioni emergono i metodi atti a migliorare il rendimento del ciclo
e conseguentemente quello globale.

DIMINUZIONE DELLA TEMPERATURA DI CONDENSAZIONE. In


maniera possibile migliorare i rendimenti di tutti e tre i cicli

tale

Tc
T' c
s
Conseguentemente a tale pratica deve diminuire anche la temperatura dell'acqua
refrigerante; risulta per difficile il mantenimento della pressione nel condensatore,
ora ancora pi bassa (al di sotto di quella ambiente) a causa delle infiltrazioni
dall'esterno.

AUMENTO DELLA TEMPERATURA DI VAPORIZZAZIONE. Non ci si


deve spingere oltre un certo limite altrimenti si rischia di ottenere un effetto contrario
a quello desiderato, in quanto variano i pesi dei rendimenti: aumenta il peso di I e
diminuisce quello di II e, come abbiamo gi visto, I < II

p' v
pv
f

120

Altro tipo di inconveniente connesso a tale metodo la diminuzione del titolo del
punto di fine espansione, problema di cui si gi trattato nelle pagine precedenti.
RISURRISCALDAMENTO. Il vantaggio di tale pratica deriva essenzialmente dal
fatto che aumenta il peso del ciclo III, quello con rendimento maggiore.
e

Te

f
f
s
AUMENTO DELLA TEMPERATURA FINALE DI SURRISCALDAMENTO.
Anche in questo caso si incrementa il peso del ciclo III.
e
h

T e'
Te

RIGENERAZIONE. E' un ulteriore metodo per aumentare il rendimento di un


ciclo Rankine.
Analizziamo prima il caso ideale e poi quello reale.
Dalla suddivisione in tre cicli, precedentemente vista, si osserva che quello che ha un
rendimento minore di tutti il ciclo di riscaldamento, se lo potessimo eliminare
sarebbe meglio.
Con la rigenerazione si cerca di trasferire con continuit del calore dal vapore che si
espande all'acqua che deve essere riscaldata; affinch questo processo sia reversibile
le differenze di temperature devono essere infinitesime.
Facciamo riferimento ad un ciclo limite Rankine a vapore saturo
T
Tv

l Tc

ed effettuiamo l'espansione non secondo l'isentropica (c-d) ma secondo la trasformazione (c-e) che isodiabatica con la (a-b), cio scambiano uguali quantit di calore.

SISTEMI ENERGETICI

121

IMPIANTI A VAPORE

Risultando quindi identiche le aree (i-a-b-h) e (g-e-c-f) sfruttiamo il calore equivalente a quest'ultima per riscaldare l'acqua dalla temperatura T C alla T V e non forniamo pi calore lungo la trasformazione (a-b) in quanto avviene uno scambio
interno al ciclo.
Il ciclo di Carnot (l-b-c-d) ed il ciclo rigenerativo (a-b-c-e) sono termodinamicamente equivalenti, dal momento che scambiano le stesse quantit di calore con
l'esterno; il loro rendimento risulta perci il medesimo.
Le principali limitazioni risiedono nella difficolt di realizzare praticamente uno
scambio continuo nella turbina; se anche ci fosse possibile, il titolo del vapore raggiungerebbe valori troppo bassi per gran parte dell'espansione.
La rigenerazione, pertanto, a livello pratico si effettua in maniera diversa: si spilla
una parte di vapore dalla turbina e lo si manda in uno scambiatore rigenerativo a
miscela, dove si unisce con la condensa che, quindi, arriva in caldaia ad una temperatura pi elevata, con un conseguente risparmio di combustibile.
e

c
m s

m m s

j
b'
scambiatore a miscela
Utilizzando uno scambiatore a miscela necessario che le pressioni dei flussi che vi
confluiscono siano le medesime; occorre a tale scopo aggiungere una pompa tra (a) e
(b').
Possono comunque essere utilizzati anche degli scambiatori a superficie, nei quali
condensa e vapore spillato, percorrendo dei fasci di tubi, non vengono a contatto
direttamente, ma attraverso delle apposite superfici di scambio termico.
e
h

b
b'

m s

m
s
m m s
f

s
Se si aumenta il numero degli scambiatori rigenerativi, e quindi degli spillamenti, si
ottiene un rendimento pi elevato, perch ci si avvicina al caso ideale. Si pu arrivare
ad un massimo di dieci perch oltre non si hanno sensibili miglioramenti, dato che
diminuisce troppo la portata elaborata in turbina e conseguentemente la P u .

122

CALCOLO DELLE PRESTAZIONI. Applichiamo il I principio in forma termica


allo scambiatore rigenerativo
( m m s )h' b + m s h s = m h j
dalla quale solitamente ricaviamo h j ; m s rappresenta la portata spillata e
( m m ) quella che attraversa il condensatore.
s

Bisogna prestare attenzione al fatto che con lo spillamento la portata varia nel ciclo,
perci
P u = m { m ( h e h s ) + ( m m s ) ( h s h f ) [ m ( h b h j ) + ( m m s ) ( h' b h a ) ]
P u = m m ( l t l p )
dove
lt = he hs + ( 1 y ) ( hs hf )
l p = ( h b h j ) + ( 1 y ) ( h' b h a )
m s
- la frazione di portata spillata.
y = ----m

SISTEMI ENERGETICI

123

IMPIANTI A VAPORE

e
m A
af

d
c

T2

T1

40bar
425C

T4

T3

2bar
f

3bar

m F

ac

Tw
x = 0.2

124

SISTEMI ENERGETICI

125

IMPIANTI A VAPORE

POLITECNICO DI TORINO - DIPARTIMENTO DI ENERGETICA

ESERCITAZIONE N. 10 DI SISTEMI ENERGETICI


1.

In un impianto a vapore le condizioni del vapore al generatore sono 50 bar e 400


C. La turbina, che ha un rendimento isentropico pari a 0.8, scarica alla pressione
di 1 bar. La pompa dell'acqua di alimentazione ha y = 0.8 . Assumendo
m = 0.98 , b = 0.9 H i = 43.1 MJ kg calcolare il titolo del vapore all'uscita

dalla turbina, il rendimento del ciclo, il rendimento utile, il rendimento globale


dell'impianto e il consumo specifico di combustibile. Calcolare inoltre il rapporto
tra la portata di acqua refrigerante nel condensatore e la portata di vapore nell'ipotesi che l'acqua di raffreddamento subisca un aumento di temperatura di 10 C nel
condensatore.
{ x f = 0.95 , = 0.225 , u = 0.221 , g = 0.20 ,
q b = 420 g kWh ,
m h m v = 51.4 }
2.

Ripetere l'esercizio precedente con gli stessi dati tranne che per la pressione di
condensazione che viene abbassata a 0.05 bar. Per semplicit la pompa viene
inserita tra gli accessori dellimpianto per cui il m scende a 0.97.

{ x f = 0.88 ,

= 0.305 ,

u = 0.2965 ,

g = 0.267 ,

q b = 313 g kWh ,

m h m v = 50.8 }
3.

Ripetere l'esercizio precedente con gli stessi dati tranne che per le condizioni al
generatore di vapore: 100 bar e 500C .

{ x f = 0.89 ,

= 0.337 ,

u = 0.327 ,

g = 0.294 ,

q b = 283 g kWh ,

m h m v = 51.25 }
4.

Ripetere l'esercizio precedente con gli stessi dati con in pi un risurriscaldamento,


dopo una 1a espansione, a 20 bar e 500C .
= 0.3575 ,

{ x f = 0.98 ,
q b = 268 g kWh
5.

u = 0.347 ,

g = 0.312 ,

, m h m v = 56.6 }

Di un impianto a vapore si conosce

portata in massa di combustibile

1.3785 kg/s

potere calorifico del combustibile

40 MJ/kg

Rendimento del generatore di vapore

0.95

condizioni del vapore ingresso turbina

60 bar, 520C

rendimento isentropico della turbina

0.90

temperatura di condensazione

46 C

portata di acqua condensatrice

795 kg/s

calore specifico dellacqua di raffreddamento

4.2 kJ/kgK

incremento di temperatura dellacqua di raffreddamento

10 C

rendimento meccanico (comprendente la potenza assorbita dalla pompa)

0.96

Calcolare il rendimento globale dellimpianto e il consumo specifico di combustibile

126

IMPIANTI A CICLO
COMBINATO GAS/VAPORE

CAPITOLO 11

Gli impianti a
ciclo combinato
ICC
(ICC) che si sono
affermati
sono
40
VAPORE
quelli gas/vapore
cio quelli otteGAS
nuti dalla combi20
nazione di un
impianto turbogas
0
con un impianto a
1900
1920
1940
1960
1980
2000
vapore dacqua.
ANNI
Levoluzione che
si avuta soprattutto nelle turbine a gas in questi ultimi decenni ha consentito a questi impianti di
superare in prestazioni i grandi impianti a vapore rigenerarivi. Rappresentano oggigiorno la tecnologia pi efficiente, nel settore termoelettrico, per la produzione di
energia elettrica su larga scala
RENDIMENTO [%]

60

T4

4
2

e
d
c
b

Ts

f
s

Q NU

Il rendimento globale dellimpianto dato dal rapporto tra la somma delle potenze
utili del turbogas e dellimpianto a vapore e la potenza termica introdotta con il combustibile nel solo impianto a gas.
( P u ) TG + ( P u ) TV
g = -------------------------------------m H
b

SISTEMI ENERGETICI

127

IMPIANTI A CICLO COMBINATO GAS/VAPORE

128

POLITECNICO DI TORINO - DIPARTIMENTO DI ENERGETICA

ESERCITAZIONE N. 11 DI SISTEMI ENERGETICI


1.

Un impianto motore a ciclo combinato gas/vapore viene impiegato per produrre


energia elettrica. Le condizioni di funzionamento sono le seguenti:

condizioni ambiente

101.3 kPa, 288


K

portata in massa di aria

118 kg/s

rapporto di compressione

20

rendimento isentropico del compressore

0.9

perdita di pressione nel combustore

3%

rendimento di combustione

0.995

temperatura di scarico della turbina

827 K

temperatura dei gas di scarico alluscita del generatore di vapore a


recupero (GVR)

448 K

perdita di pressione allo scarico della turbina (silenziatore, camino)

37 mbar

rendimento meccanico turbogas

0.96

Potenza utile turbogas

42200 kW

Potere calorifico del combustibile

47400 kJ/kg

Condizioni del vapore prodotto dal GVR e di ingresso alla turbina a


vapore (TV)

6 MPa, 520 C

Condizioni del vapore alluscita della TV e ingresso condensatore

0.1 bar, 319 K,


x=0.89

rendimento idraulico della pompa di alimentazione

0.85

rendimento meccanico della pompa di alimentazione ( v = 1 )

0.95

Calcolare il rendimento globale dellimpianto e il consumo specifico di combustibile


{ c p = 1005 J kgK = 1.4 ; c' p = 1148 J kgK
' = 4 3 }
2.

I gas scaricati da un impianto motore a gas a ciclo semplice vengono utilizzati in


un generatore di vapore a recupero (GVR) per produrre vapor dacqua per un
impianto motore a vapore (Impianto a ciclo combinato gas/vapore). Utilizzando i
dati forniti e trascurando il lavoro della pompa, e tutte le perdite di calore, calcolare:
(i) la portata in massa di gas
(ii) la portata in massa di vapore generata
(iii) il rendimento globale dellimpianto combinato
DATI
Impianto a gas : potenza utile, 15 MW; condizioni ambiente, 1.013 bar e 15 C;
rapporto di compressione, 10; rendimento isentropico del compressore, 0.82;
rendimento isentropico della turbina, 0.88; rendimento di combustione, 0.99;
temperatura dei gas alluscita del combustore, 1200 K; temperatura dei gas
alluscita del generatore di vapore a recupero, 200 C; perdita di pressione nel
combustore, 0.2 bar; perdita di pressione nel GVR, 0.05 bar; rendimento meccan-

SISTEMI ENERGETICI

129

IMPIANTI A CICLO COMBINATO GAS/VAPORE

ico, 0.98; per laria, c p e , 1.005 kJ / kg K e 1.4; per i gas combusti, c p e ,


1.15 kJ / kg K e 4/3. Potere calorifico inferiore del combustibile
H i = 43.1 MJ/kg
Impianto a vapore: pressione al generatore, 30 bar; temperatura del vapore
alluscita del surriscaldatore, 450 C; pressione al condensatore, 0.1 bar; rendimento isentropico della turbina, 0.85; rendimento meccanico, 0.97; trascurare
tutte le cadute di pressione ed assumere che il condensato proveniente dal condensatore sia saturo.
3.

Limpianto a ciclo combinato gas/vapore schematizzato presenta le seguenti car-

1
4

atteristiche:
potenza utile impianto a vapore

41.72 MW

rendimento meccanico impianto motore a vapore

0.95

portata di acqua di condensazione

2041.5 kg/s

aumento di temperatura dellacqua di condensazione

10 C

rendimento meccanico impianto motore a gas

0.96

rapporto di compressione del compressore

15.5

rendimento idraulico del compressore

0.870

rendimento del combustore

0.99

caduta di pressione nel combustore

2%

temperatura di ingresso in turbina a gas

1475 K

rendimento idraulico della turbina a gas

0.85

potere calorifico inferiore del gas naturale a 25C

46.214 MJ/kg

temperatura dei gas all'uscita del generatore di vapore a recupero

165 C

condizioni ambiente

100 kPa, 25C

Il lavoro della pompa compreso nel rendimento meccanico dellimpianto a vapore.


Determinare il rendimento globale dell'impianto combinato gas-vapore.
Assumere cp = 1008 J/kgK, cp' = 1168 J/kgK, R = 287 J/kgK, R' = 293 J/kgK.
cph (acqua condensatrice) = 4200 J/kgK

130

IMPIANTI COGENERATIVI

CAPITOLO 12

INTRODUZIONE
Per cogenerazione si intende la produzione combinata di energia meccanica/elettrica
e calore. La combinazione significa contemporaneit nella produzione di potenza
meccanica/elettrica da parte dellimpianto di cogenerazione.
La cogenerazione, sebbene abbia riscontrato un notevole interesse in anni recenti,
soprattutto nel nostro paese, una pratica antica. La storia remota ancora tutta da
scrivere, ma agli inizi del nostro secolo molte aziende che utilizzavano impianti termoelettrici a vapore per la produzione di energia elettrica dirottavano gi parte del
vapore scaricato dalle motrici a vapore per utilizzarlo in usi tecnologici.
La spinta allutilizzo della cogenerazione, oggi, trova motivazioni, in parte, diverse
rispetto al passato. Infatti, oltre agli aspetti di economicit, cari ai nostri padri, le
motivazione di interesse sono il risparmio energetico, volto alla riduzione del consumo delle materie prime energetiche, e la salvaguardia dellambiente, inteso come
riduzione delle emissioni inquinanti conseguenti ad attivit antropologiche, settori,
tutti, in cui la cogenerazione pu dare un valido contributo.
Normalmente le esigenze di energia elettrica e calore vengono soddisfatte in maniera
separata. Lenergia elettrica viene acquistata dalla rete di distribuzione, pubblica o
privata, che esiste in tutti i paesi sviluppati. Il calore, che, diversamente dallenergia
elettrica, non pu essere trasportato per lunghe distanze viene, invece, prodotto localmente. Nella soluzione cogenerativa, un impianto, che necessariamente deve essere
ubicato nelle vicinanze dellutilizzatore termico, provvede in tutto o in parte alle
richieste delle utenze, termica ed elettrica. I vantaggi che si ottengono con questa
soluzione possono essere illustrati, in via esemplificativa, dal seguente esempio.

60
100

W
= 0.40

40

W = 40

IC

144.4
44.4

= 0.40

Q
= 0.90

Q = 40

100

60
40
20

4.4
Rendimento totale produzione separata
40 + 40
tot = ------------------ = 0.55
144.4
Rendimento produzione combinata

SISTEMI ENERGETICI

131

IMPIANTI COGENERATIVI

+ 40
IC = 40
------------------ = 0.80
tot
100
Risparmio di energia primaria
144.4 100
---------------------------- = 30.7 %
144.4

IMPIANTI MOTORI A GAS COGENERATIVI


F
W

T4

Q U

Ts

Q NU

P u + Q u
IU = -----------------m b H i

IMPIANTI COGENERATIVI A VAPORE


Come gi accennato all'inizio del capitolo, con questi impianti possibile generare
potenza termica oltre che potenza elettrica. C' una vera e propria produzione combinata e contemporanea - da cui il termine di cogenerazione - che risulta efficiente da
un punto di vista termodinamico ed economicamente vantaggiosa.
Tali impianti vengono ad esempio utilizzati in grandi stabilimenti industriali, per
produrre almeno una parte dell'energia elettrica consumata e fornire il calore necessario a diversi processi industriali, oppure negli impianti destinati al riscaldamento
urbano.
Le tipologie di impianti solitamente utilizzate sono due.

IMPIANTI A CONTROPRESSIONE O A RICUPERO TOTALE.


In questo schema di impianto scarichiamo l'intera portata di vapore che ha lavorato in
turbina all'utenza termica, la quale, per problemi di dispersione, non deve essere
situata ad una distanza superiore ai 30 km.

132

IMPIANTI COGENERATIVI A VAPORE

alternatore

caldaia
turbina

b
pompa

utenza termica
a

L'utenza riceve vapore e restituisce una condensa che alimenta il generatore tramite
una pompa.
La diversit sostanziale di tali impianti, rispetto a quelli precedentemente analizzati,
risiede negli ordini di grandezza. L'impianto a condensazione presenta una pressione
di condensazione bassa, visto che cos migliora il rendimento; si arriva a
p c 0, 05 bar nel caso l'acqua refrigerante sia a temperatura sufficientemente
ridotta. Alle utenze serve per vapore ad una pressione che varia tra i ( 5 20 ) bar ,
pertanto la p allo scarico della turbina deve raggiungere tali valori (da cui il termine
contropressione), con conseguente penalizzazione del rendimento del ciclo.
e
h

c
ab

s
Tuttavia i rendimenti di conversione dell'energia, a partire dal combustibile introdotto, sono elevati; questo perch in un impianto di cogenerazione solo la potenza
persa nel generatore di vapore non va nel ciclo; essa comunque ammonta 10% della
potenza rilasciata dal combustibile ( m H ) :
b

( 1 b )m b H i
In effetti si ha un "ricupero totale" della potenza termica inviata all'utilizzazione, che
in un normale impianto a condensazione verrebbe dispersa al fiume.

CALCOLO DELLE PRESTAZIONI


P u = m m ( l t l p )
Q u = m ( h f h a )
questa la potenza termica destinata all'utenza.
Pu
g = --------m H i

SISTEMI ENERGETICI

133

IMPIANTI COGENERATIVI

lu
m = --li
l
CICLO = ----iq1
Introduciamo inoltre un nuovo parametro denominato indice di utilizzazione del
combustibile e definito come
P u + Q u
IU = -----------------m b H i
il quale ci mostra come viene utilizzato il combustibile, anche se compara due forme
di energia diverse, non confrontabili dal punto di vista del II principio (la P u pregiata), ma solo dal punto di vista del I principio della termodinamica.
L'inconveniente maggiore di questa tipologia d'impianti che presenta una notevole
rigidit; se si richiede, ad esempio, un aumento della P el ed una diminuzione della
Q , non possibile farlo in quanto tutta la portata di vapore attraversa sia la turbina
u

che l'utenza, quindi aumentando m aumenta s la P el , ma anche la . Q u


In sostanza si hanno dei problemi di regolazione quando la P el e la Q u variano indipendentemente; in tal caso preferibile utilizzare l'altro schema di impianto cogenerativo.

IMPIANTI A RICUPERO PARZIALE.


L'espansione divisa in due corpi, una turbina di alta pressione AP ed una di bassa
pressione BP. Il vapore che esce dalla AP pu continuare ad espandersi nella BP o
andare all'utenza termica. Se si chiude la valvola V, la BP esclusa e si ottiene
l'impianto a contropressione, visto prima; se la valvola tutta aperta viene esclusa
l'utenza, la portata confluisce tutta alla BP e si ha un impianto a condensazione. Tra
queste due situazioni estreme ve ne sono infinite intermedie.
m

BP

AP
V

m m u

m u
j

a
b'
L'utenza termica riceve il vapore alla pressione di scarico della AP e lo restituisce a
tale pressione, la cosiddetta p s di estrazione.
Con tali impianti possibile rendere in buona misura indipendenti le produzioni di
energia elettrica e termica in risposta alle specifiche esigenze.

CALCOLO DELLE PRESTAZIONI.


Scriviamo un'equazione di I principio al nodo (r, b', j), dove arrivano portate a diverse
temperature e dunque diverse entalpie
m u h r + ( m m u )h' b = m h j

134

IMPIANTI COGENERATIVI A VAPORE

e
h

d
c

b
b'

m u

m
s
m m u

s
P u = m { m ( h e h s ) + ( m m u ) ( h s h f ) m ( h b h j ) ( m m u ) ( h' b h a ) }
Q u = m u ( h s h r )
L'IU dell'impianto a ricupero parziale assume valori intermedi tra quello
dell'impianto a ricupero totale e quello dell'impianto a condensazione, quest'ultimo
ovviamente pari ad g .

POLITECNICO DI TORINO - DIPARTIMENTO DI ENERGETICA

ESERCITAZIONE N. 12 DI SISTEMI ENERGETICI


1.

Un impianto motore a gas viene utilizzato per la produzione combinata di energia


elettrica e calore. Le caratteristiche operative al punto di progetto sono le seguenti.
Temperatura ambiente

15

Pressione ambiente

100

kPa

portata di aria

2.86

kg/s

rapporto di compressione

6.

rendimento isentropico compressore

0.87

Potere calorifico inferiore metano

47400

Rendimento del combustore

0.99

Temperatura di ingresso in turbina

1000

Rendimento isentropico turbina

0.9

Rendimento meccanico

0.98

kJ/kg
K

I gas scaricati dalla turbina a gas vengono inviati in uno scambiatore di calore (generatore di vapore a recupero) al fine di produrre vapor dacqua saturo e secco a 0.8
MPa da inviare allutenza termica. Sapendo che i gas combusti vengono scaricati al
camino a 140C e che lutenza termica restituisce la condensa a 80C calcolare
la potenza meccanica generata, il consumo specifico di combustibile e la portata di
vapore prodotta.
[ c p = 1005 J kgK
2.

, = 1.4 ,

cp = 1148 J kgK

, = 1.333 ]

In un impianto a vapore a ricupero totale il generatore produce 200 t/h di vapore a


50 bar e 500C . Sono estratte 100 t/h di vapore a 5 bar e le rimanenti a 1 bar. La
condensa del vapore utilizzato a fini di riscaldamento viene rinviata in caldaia. Le
turbine fra cui avviene la prima estrazione hanno lo stesso rendimento isentropico
pari a 0.82. Determinare: potenza utile, rendimento globale dell'impianto, lindice
di utilizzazione e consumo di combustibile. [ m = 0.97 , b = 0.88 ,
H i = 9500 kcal kg

SISTEMI ENERGETICI

135

IMPIANTI COGENERATIVI

{ P u = 33.8 MW , g = 0.184 , IU = 0.874 , m b = 4.6 kg s }


3.

Un impianto a vapore a ricupero parziale presenta le seguenti caratteristiche di


funzionamento:

- portata di vapore prodotta in caldaia, m = 150 t h ;


- condizioni del vapore prodotto, p O = 80 bar , t O = 530 C ;
- rendimento isentropico della turbina AP, fra il generatore e l'utilizzazione termica, 0.82;

- la portata m 1 = 50 t h di vapore per uso industriale viene estratta a 2 bar e la


rimanente continua ad espandersi nella turbina BP ( is = 0.85 ) fino alla pressione p f = 0.05 bar , previo surriscaldamento fino a 250 C; m = 0.96 ,
b = 0.9 .
Calcolare la potenza utile, il rendimento globale dell'impianto, lindice di utilizzazione nonch la portata di combustibile ( H i = 9500 kcal kg ) al generatore, sapendo
che la condensa del vapore estratto viene rinviata al generatore in condizioni di liquido saturo alla stessa pressione di 2 bar.
{ P u = 43.2 MW , g = 0.278 , IU = 0.478 , m b = 3.91 kg s }
4.

Nellimpianto motore a vapore a recupero totale con doppia estrazione di vapore


a 30 e a 6 bar, rappresentato nello schema sottostante, le utenze termiche U i e
U 2 ricevono vapore saturo e restituiscono liquido saturo.
7MPa
385C

30 bar

MJ
H i = 41.5 -------kg
is = 0.65

is = 0.7

b = 0.88

6 bar

3MPa
100t h

200 t h

U1

U2

Trascurando le cadute di pressione nellimpianto e il lavoro di compressione delle pompe (perch inglobato nel rendimento meccanico) determinare: i) la potenza utile; ii) il rendimento globale dell impiant o e l indice di uti lizzazione; i ii) la po r tata di combustibi le
( H i = 41.5 MJ kg

136

CAPITOLO 13

MOTORI ALTERNATIVI A
COMBUSTIONE INTERNA

CICLO IDEALE
Il pi generale ciclo ideale , adatto ad essere realizzato nei motori termici volumetrici, il ciclo Sabath, e ad esso possono essere ricondotti
sia il ciclo Otto sia quello Diesel.
Con riferimento ai simboli della figura, il rendimento del ciclo ideale
Sabath pu essere cos espresso
Q
cv ( T4 T1 )
id = 1 -----2- = 1 ---------------------------------------------------------------Q1
c v ( T 3 T 2 ) ) + c p ( T 3' T 3 )
Per ottenere unespressione pi significativa opportuno definire,
v
innanzitutto, oltre al rapporto volumetrico di compressione = ----1 , i
v2
due parametri
T
T
= ----3- e ' = -----3'T2
T3
i quali sono detti rapporti di combustione, rispettivamente a volume
costante e a pressione costante. Esprimendo poi tutte le temperature in
funzione di T 1 e dei parametri , e ' , tramite lequazione
delladiabatica Tv 1 = cos t
T2 = T1 1
T 3 = T 2 = T 1 1
T 3' = 'T 3 = T 1 ' 1
v 1
' 1
= T 1 ' 1 ---
= T 1 '
T 4 = T 3' ----3'-

v4
{

v 3'
v 3' v 3 T 3' v 3
1
----- = ----- ---- = ------ ---- = ' --
v4
v 3 v4 T3 v4

si ottiene per il rendimento ideale la seguente formula


1
1
' 1
id = 1 ---------- ----------------------------------------- = 1 ---------- f ( , ', )

1
1 + ( ' 1 )
1

dove con si indica, al solito, lesponente delladiabatica reversibile.


Dallesame di questa formula si ricava che, fatta eccezione per il caso
in cui ' = 1 , f ( , ', ) sempre maggiore dellunit ed inoltre crescente con ' stessa: il rendimento pertanto decrescente con

SISTEMI ENERGETICI

137

MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

' , cio con lentit della combustione a pressione costante; quando


invece ' = 1 (ciclo Otto), detta funzione ha valore unitario, e il rendimento ideale, a parit di fluido motore e di rapporto volumetrico di
compressione , assume pertanto il valore massimo
T1
1
( id )Otto = 1 ---------- = 1 ----

1
T

2
Implicazioni di ordine pratico portano a modificare questa conclusione.
Il ciclo Otto rappresenta il ciclo di riferimento per i motori ad accensione comandata nei quali viene compressa una miscela omogenea di
aria + combustibile e alla quale viene comunicata laccensione
nellistante voluto (punto 2). Per ragioni legate alle caratteristiche dei
combustibili (potere indetonante misurato dal numero di ottano) si
limita la pressione di fine compressione per evitare combustioni incontrollate o anomale (detonazione) che possono portare alla distruzione
del motore. Il limite odierno 10 .
Il ciclo Diesel rappresenta il ciclo di riferimento dei motori ad accensione per compressione nei quali viene compressa solo aria in seno alla
quale si inietta, nellistante voluto (punto 2), il combustibile. Mancando il problema della detonazione la pressione di fine compressione
(che anche la massima del ciclo) sar solo limitata dalla resistenza
meccanica del motore. I valori usuali di sono circa doppi rispetto al
motore ad accensione comandata.
Tenendo conto di questi limiti il rendimento ideale dei due cicli
allincirca lo stesso.

0.8
0.7

Ciclo termodinamico e ciclo di lavoro


0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0

12

16

24

l id, l lim, l ind .

4
2
2

20

Nel caso dei motori a combustione interna frequente e utile luso


della nozione di lavoro per ciclo e per unit di cilindrata: esso ha le
dimensioni di una pressione e prende il nome di pressione media.

Ciclo limite

s
30

Nelle macchine motrici a combustione interna il fluido non compie un


ciclo termodinamico, cio non ritorna dopo una serie di trasformazioni
nelle condizioni iniziali, ma percorre unevoluzione aperta. Nel caso
delle macchine volumetriche per ancora possibile parlare di ciclo,
ma esclusivamente per la macchina, la quale in effetti segue unevoluzione chiusa ritornando ad ogni periodo nelle condizioni di partenza. In
particolare si chiama ciclo di lavoro il diagramma chiuso costruito con
i volumi della camera variabile in ascisse, e con le pressioni esercitate
sulla parete che lavora in ordinate: in questo modo la sua area proporzionale al lavoro effettuato, donde il nome al ciclo. Si definisce ideale
un ciclo di lavoro che sia privo di perdite e sia percorso da un fluido
ideale; limite, se ancora privo di perdite, ma percorso dal fluido reale;
indicato, quando il fluido reale e le sue trasformazioni avvengono
con tutte le tipiche perdite reali. Corrispondentemente si hanno i lavori
per ciclo L id , L lim , L ind e i lavori per unit di massa di fluido

30

Il ciclo ideale il ciclo compiuto da un fluido ideale in una macchina


ideale. Secondo luso si introduce il ciclo limite che differisce da
quello ideale per il fatto che a compiere il ciclo sia un fluido reale ma
in una macchina ideale. Si tiene quindi conto della presenza del com-

138

Ciclo di lavoro

bustibile, della variabilit di c p e con la temperatura e la composizione, della dissociazione, ecc.


- diminuisce sia allaumentare della temperatura che della quantit di

1
combustibile, per cui il rendimento diminuisce ( = 1 ---------- );
1
-

cp ( cv )

aumenta sia allaumentare della temperatura che della

quantit di combustibile, per cui se confrontiamo i due cicli, ideale e


limite, a pari introduzione di calore e rapporto volumetrico di compressione il calore sottratto aumenta diminuendo il rendimento;
- la dissociazione a parit di spesa di combustibile f abbassare la temperatura finale di combustione e se anche il calore viene restituito nella
riassociazione successiva si ha una perdita di rendimento rappresentato
dallarea tratteggiata.
Si definisce rendimento limite il rapporto tra il lavoro del ciclo limite
(rappresentata dallarea del ciclo) e il calore complessivamente introdotto nel ciclo
L lim
lim = --------- .
Q1

4 4
2
1

s
3 0 30 4 0

La diminuzione complessiva del rendimento termico, dovuta alle


caratteristiche reali del fluido motore, molto forte. La figura, che
riporta landamento del rapporto lim id per un ciclo Otto in funzione della dosatura , mostra come con una miscela stechiometrica
si perda circa il 25%, e ancora di pi nel campo delle dosature ricche;
piccola influenza ha invece il rapporto di compressione, che pure il
parametro pi importante di ogni rendimento termico.

Ciclo di lavoro
Il ciclo si pu pensare realizzato in una macchina alternativa costituita
da un cilindro allinterno del quale scorre a tenuta uno stantuffo. Il
moto alterno dello stantuffo viene usualmente convertito in moto rotatorio mediante un meccanismo biella-manovella.
La cilindrata unitaria il volume spazzato dallo stantuffo durante la
corsa c (differenza tra V max e V min ).
d 2
V = --------- c
4
Lo spazio morto V m il volume residuo quando lo stantuffo al PMS.
Il rapporto volumetrico di compressione il rapporto tra il volume
massimo e il volume minimo
V + Vm
= ---------------Vm
La velocit media dello stantuffo
s 2c
u = - = ------ = 2cn
t 1
--n

Distribuzione
Poich la combustione interna alla macchina necessario effettuare il
ricambio del fluido ad ogni ciclo della macchina.
Idealmente, si pu aprire una luce sul cilindro in corrispondenza del
punto 4 onde far avvenire lo scarico spontaneo verso lesterno dei gas
combusti fino al punto 5. Dopodicch si hanno due possibilit:

SISTEMI ENERGETICI

139

MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

1. sfruttando la portata daria o di miscela fresca inviata da unapposita


pompa si pu effettuare il lavaggio del cilindro e la sostituzione della
carica con lo stantuffo al PMI, con la luce di scarico ancora aperta; e
questo il funzionamento a 2 tempi cio lintero ciclo si compie in due
sole corse dello stantuffo.
2. effettuare altre due corse con lo stantuffo: durante la 1a corsa con
luce di scarico aperta si ha lo scarico ulteriore forzato dei gas combusti
(tranne quelli residui nello spazio morto) mentre nella seconda, chiudendo lo scarico e aprendo una luce di aspirazione, si ha lintroduzione
della nuova carica; questo il funzionamento in 4 tempi.
Nel caso ideale queste fasi avvengono senza richiedere lavoro.

Ciclo indicato
E il ciclo compiuto da un fluido reale in una macchina reale. Le principali fonti di perdita sono:
1. combustione imperfetta
2. scambio di calore con le pareti
3. fughe di fluido motore
4. laminazioni nel ricambio del fluido motore.

Combustione imperfetta
La combustione imperfetta per due motivi: i) perch non istantanea
e ii) perch incompleta.
Le reazioni di combustione richiedono un certo tempo per svolgersi
cosicch lintroduzione di calore non avviene tutta al PMS ma si prolunga oltre. Per contrastare questo inconveniente si anticipa laccensione, nei motori ad accensione comandata, e liniezione nei motori ad
accensione per compressione. La perdita permane, attenuata, perch
parte del calore viene uintrodotto gi in fase di compressione e poi
oltre in fase di espansione.
Dati i brevissimi tempi a disposizione la combustione risulta incompleta per il congelamento delle reazioni chimiche in fase di espansione.
Inoltre, allinterno della camera di combustione la distribuzione del
combustibile non uniforme. Il danno, oltre che essere sul rendimento,
anche nella formazione degli inquinanti.

Scambio di calore con le pareti


Le trasformazioni che abbiamo considerato adiabatiche nella macchina
ideale in realt avvengono con scambio di calore con le pareti. LEnergia termica sottratta dalle pareti circa 1/3 dellenergia disponibile. La
riduzione di rendimento comunque pi bassa perch lo scambio di
calore presente in tutte le fasi ed grave solo durante la combustione
mentre addirittura benefico durante lespulsione.

Fughe di fluido motore


Sono trascurabili in un motore in buone condizioni. Occorre comunque
distinguere tra fughe di sola aria o di aria + combustibile, pi gravi.
Nel motore a 2 tempi inevitabile che durante la fase di lavaggio
sfugga allo scarico anche una parte della carica fresca. Si introduce
allora un rendimento di lavaggio
m interna
lv = -------------------m lavaggio
che incide direttamente sul rendimento complessivo del motore

140

Lavoro utile

Laminazioni nel ricambio di fluido motore


Si intendono le cadute di pressione che si verificano nei condotti e
nelle luci che mettono in comunicazione linterno del cilindro con
lesterno.
La sostituzione della carica richiede quindi una spesa di lavoro che nel
caso del motore a 4 tempi sostenuta dallo stesso cilindro motore e che
rappresentata dallarea negativa sul diagramma p V detta ciclo di
pompaggio, mentre nel motore a 2 tempi sostenuta dalla pompa di
lavaggio
Larea netta positiva del ciclo di lavoro indicato fornisce il lavoro indicato L ind .
Si definisce rendimento termico indicato il rapporto tra il lavoro indicato e il calore disponibile
L ind
ind = --------.
Q1
Per mettere in evidenza le perdite connesse solamente alle trasformazioni che si realizzano nella macchina reale si introduce anche un rendimento interno definito come rapporto tra il lavoro del ciclo indicato
e il lavoro del ciclo limite
L ind
i = --------.
L lim
Per cui risulta evidentemente
ind = lim i .
Al rapporto tra il lavoro indicato e la cilindrata unitaria si da il nome di
pressione media indicata
L ind
p mi = -------V
che rappresenta pertanto lordinata media del ciclo.

Lavoro utile
Il lavoro perduto per attriti meccanici e quello necessario per il
comando degli accessori riducono il lavoro indicato. Indicando con L v
la somma di questi lavori il lavoro utile ottenuto al ciclo pertanto
L u = L ind L v
Dividendo per la cilindrata unitaria si ottiene
p me = p mi p v
in cui p me la pressione media effettiva e p v la pressione media di
attrito o pressione di marcia a vuoto.
Si definisce rendimento organico il rapporto
Lu
pv
o = --------- = 1 ------L ind
p mi

Utilizzando per la pressione di attrito la seguente relazione empirica


3
1
m
p v = 0.06 1 + --- + ------------------ + 0.03 p me ( MPa ) + 0.015 u ----

s
i D ( mm )
in cui i il numero dei cilindri e D lalesaggio, si pu giustificare, in
via qualitativa, landamento del rendimento organico in funzione del
carico e del numero di giri in un dato motore.

SISTEMI ENERGETICI

141

MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

Il riempimento del motore


La quantit di lavoro prodotta in un ciclo dipende dalla quantit di
combustibile introdotta, e per dato dalla quantit di aria che si riesce
a introdurre in ogni singolo cilindro
H
L u = u Q 1 = u m b H i = u m a -----i

Si definisce coefficiente di riempimento v il rapporto tra la massa di


aria effettivamente introdotta ad ogni ciclo rispetto alla massa che idealmente si potrebbe introdurre se il cilindro fosse riempito con aria alle
condizioni esterne
m
v = ------aV
dove la densit dellaria esterna.
I principali fenomeni che incidono sul riempimento di un motore a 4
tempi sono:
1. Le laminazioni allo scarico che determinano una pressione maggiore
rispetto allambiente esterno, dei gas combusti. Di conseguenza,
durante la prima parte della corsa di aspirazione, anzich lingresso
della nuova carica si verifica lespansione degli stessi gas residui.
2. La cessione di calore da parte dei condotti di alimentazione e delle
pareti del cilindro, che producendo un riscaldamento del fluido motore
con conseguente diminuzione della massa volumica, ne fa entrare di
meno.
3. Le laminazioni allaspirazione le quali fanno si che durante tutta la
corsa di aspirazione la pressione interna sia inferiore a quella ambiente.
La massa che riesce ad entrare nel cilindro risulta pertanto diminuita.
Per contrastare questo fatto si provvede a ritardare la chiusura della
valvola di aspirazione oltre il PMI, sfruttando la depressione creatasi
allinterno del cilindro. Tuttavia la massa entrata risulta ancora inferiore a quella teorica dato che il volume a disposizione risulta nel frattempo diminuito.
4. Le pulsazioni di pressione nelle correnti entranti e uscenti dal cilindro, eventualmente esaltate dalla periodicit del moto.
5. Il rifiuto, ovvero il riflusso verso lesterno, che si ha in certe condizioni di funzionamento, della massa entrata, a causa del ritardo
costante della chiusura delle valvole di alimentazione.
Landamento del coefficiente di riempimento in funzione del numero
di giri del motore presenta un massimo in una zona intermedia del
campo di funzionamento di un motore. Infatti, al alti regimi esso diminuisce per la crescente influenza delle laminazioni attraverso le valvole
mentre a bassi regimi diventano importanti sia gli scambi termici con
le pareti sia, in modo particolare, il rifiuto della carica..

Rendimenti, potenza, consumo


Abbiamo gi visto che il rendimento utile
L
L u L ind
- --------- = o ind
u = -----u- = -------Q 1 L ind Q 1
oppure
L
L u L ind L lim
u = -----u- = -------- --------- --------- = o i lim
Q 1 L ind L lim Q 1

142

Rendimenti, potenza, consumo

Q 1 rappresenta lenergia disponibile attraverso la combustione della


massa per ciclo m b di combustibile di potere calorifico inferiore H i .
La seconda espressione consente di valutare separatamente le perdite
connesse alla realt del fluido motore ( lim ) dalle perdite legate alla
realt delle trasformazioni allinterno della macchina ( i ) e dalle perdite meccaniche e per il comando degli accessori ( o ).
Nel caso del motore a 2 tempi ad accensione comandata la massa di
combustibile quella inviata dalla pompa di lavaggio m bl che diversa
da quella che rimane allinterno del cilindro m bi . Nellipotesi che la
dosatura della miscela di lavaggio sia la stessa della miscela che
rimane nel cilindro, cio che
m ai m bi
lv = ------- = -------m al m bl
lenergia disponibile vale
Q' 1 = m bl H i
per cui
L
Lu
Lu
' u = ------u- = ------------- = lv ------------- = lv u
Q' 1 m bl H i
m bi H i
La potenza indicata complessiva fornita dal motore pari al prodotto
del lavoro indicato ottenuto in ogni ciclo da ciscun cilindro per la frequenza dei cicli stessi e per il numero dei cilindri i . E comodo correlare la frequenza dei cicli di un cilindro con la frequenza n dei giri
dellalbero motore attraverso il numero m di giri necessario per compiere un ciclo. Si ottiene perci
n
n
P ind = i L ind ---- = p mi iV ---m
m
Analogamente la potenza utile
n
n
P u = i L u ---- = p me iV ---m
m
Dalla definizione si ottiene lespressione della pressione media effettiva
L
m
u Q1 1
1
= --- u m b H i = --- u -----a-H i
p me = ----u- = -----------V
V
V
V

ma
m a = v V
per cui
H
p me = u v -----i

Nel caratterizzare globalmente lefficienza di funzionamento del


motore, anzich il rendimento utile, si usa, analogamente a quanto si fa
nel campo dei turbomotori, il consumo specifico di combustibile
Q1
n
-----
i

--m

b
mb
Hi
m
1
= -----------q b = ------ = --------------------- = -----------Pu
n u Q1 u Hi
L u i ---m
che una funzione inversa del rendimento.

SISTEMI ENERGETICI

143

MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

Caratteristica meccanica
Otto
Se limpiego del motore a giri variabili (per esempio nella trazione)
risulta comodo rappresentare le prestazioni del motore in funzione del
numero di giri. Poich le prestazioni (per es. la potenza) dipendono
dalla quantit di combustibile introdotto necessario precisare che gli
organi di regolazione siano bloccati (per es. acceleratore tuuto premuto). La variazione dei giri viene allora ottenuta variando il carico
resistente.
Rendimento - Al crescere di n aumentano le predite per attrito
u

(diminuisce o ) e cresce langolo di combustione (diminuisce i ). A


bassi giri aumentano gli scambi di calore con le pareti (diminuisce
i ). Ci sar quindi un regime intermedio in cui massimo.
u
A parit di dosatura (perch provvede il carburatore o lapparato di
iniezione a mantenerla costante) landamento della p me landamento
del prodotto delle due funzioni u e v .
v allaumentare del numero di giri diminuisce perch aumentano i
trafilamenti attraverso le valvole. Diminuisce pure a bassi giri per il
ritardo fisso di chiusura della valvola di aspirazione che determina il
rifiuto di parte della carica. v presenta quindi un massimo che spostato verso alti n tanto pi esteso il posticipo.
Il diagramma della p me rappresenta anche la coppia, basta operare un
cambiamento di scale
P
C = -----u =

Dalla curva di

1
iVn
iV
---- p me --------- = p me ----------
m
2m
p me (o di coppia) si passa alla curva di potenza moltipli-

cando ordinata per ascissa.


La caratteristica meccanica non tutta utilizzabile. Al di sotto di un
n min non conviene andare perch aumentano le sollecitazioni negli
accoppiamenti (le forze sullo stantuffo dovute alle pressioni dei gas
non risultano diminuite dalle forze di inerzia) e la lubrificazione
diviene problematica. Parimenti pericolose sono le alte velocit perch
gli accoppiamenti tendono a surriscaldarsi (non si supera n max ).
Solitamente si riporta pure il consumo specifico di combustibile
m
m
1
q b = ----- = ------------------ = -----------P u u m b H i u H i
che sar minimo laddove u presenta il massimo.

Diesel
La differenza sta nel diverso modo di regolare il motore. Con regolatore bloccato significa con m b = cos t . Poich
Q1
mb H i
p me = u ------ = u -----------V
V
landamenti di p me sar analogo a quello di u .

144

Combustione normale nei motori ad accensione comandata

Combustione normale nei motori ad


accensione comandata
Affinch una reazione di combustione possa iniziarsi necessario che
la concentrazione delle specie chimiche sia quella opportuna e che al
temperatura sia sufficientemente alta.
In un motore ad accensione comandata, in cui viene compressa una
miscela omogenea di combustibile e aria, laccensione viene comunicata dalla scintilla generata tra gli elettrodi della candela. La miscela
intorno alla candela, con composizione interna al campo di combustibilit, viene portata a una temperatura superiore a quella di autoaccensione e la reazione pu svilupparsi con velocit w r .

Il calore sviluppato dalla reazione va a scaldare gli strati via via pi


esterni che subiscono in pi una compressione per il dilatarsi della frazione bruciata. Progressivamente viene cos comunicata allintera
massa la temperatura di autoaccensione e il fronte di fiamma pu propagarsi sfericamente, con centro la candela, fino a coinvolgere le frazioni pi lontane. Questo secondo processo avviene con una velocit,
che chiamiamo velocit di avanzamento della reazione oppure velocit
di avanzamento del fronte di fiamma, che dipende tra laltro dal moto
posseduto dalle particelle (perch influenza lo scambio termico) e dalla
velocit di reazione w r stessa. A parit di turbolenza, o di velocit di
rotazione del motore, w a ha perci la stessa dipendenza di w r da .
La durata della fase di combustione risulta funzione inversa di
entrambe queste velocit. Essa minima per dosatura ricca perche w r
e w a risultano massime.
Agli effetti del rendimento termico del motore non tanto il tempo per
cui dura la combustione, quanto langolo di cui nel frattempo ruota la
manovella. Il rendimento sar massimo in corrispondenza dellangolo
di combustione minimo. Daltra parte lim risulta crescente con sia
per la variabilit di c v e , sia per il diminuire di T 3 e quindi degli
effetti della dissociazione. Inoltre per < st mancando lossigeno
sufficiente per bruciare tutto il combustibile lim diminuir pi marcatamente. Il prodotto dei due rendimenti che rappresenta il rendimento
indicato
ind = lim i
presenter allora un massimo per dosature povere. La
H
p mi = lim i v -----i

diminuendo lim circa proporzionalmente a per miscele ricche avr


quindi lo stesso andamento di i . Poich le perdite meccaniche a

SISTEMI ENERGETICI

145

MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

parit di n e di p mi non risultano influenzate da , gli stessi andamenti restano validi per p me

e u .

Poich lintroduzione di calore pi rapida per miscele ricche facile


attendersi che in questo campo si ottenga il lavoro massimo ovvero la
massima p me .
Il rendimento utile, invece, presenta il massimo per miscele povere per
linfluenza esercitata dal rendimento limite. Per miscele ricche, infatti,
il combustibile introdotto in eccesso non pu bruciare per cui graver
solo come spesa senza produrre effetto utile, semmai la sua presenza
abbasser il lavoro per la diminuzione di e laumento di c p e c v .
Si individuano cos due valori di dosatura, una di massima p me

quindi di coppia massima e una di massimo u ovvero minimo consumo specifico.

La ristrettezza del campo di variabilit della dosatura unita allelevata


ripidezza della curva della p me

ai limiti del campo in cui pu avve-

nire la propagazione della fiamma, unita allinevitabile disuniformit


di distribuzione del combustibile fra i vari cilindri di un motore vietano
luso della regolazione per qualit, cio per sola variazione della quantit di combustibile, nei motori a carburazione. Regolazione che deve
quindi avvenire per quantit, cio variando la quantit di fluido
ammessa ad ogni processo, e non la sua composizione. Il rapporto
della carica deve cos mantenersi allincirca costante e, possibilmente,
adeguarsi al valore che, in ogni condizione di funzionamento, fornisce
il miglior rendimento o la minor concentrazione di inquinanti nelle
emissioni o la massima potenza. Ci ottenuto praticamente strozzando il gas, ossia socchiudendo una valvola, generalmente a farfalla,
posta nella tubazione aspirante subito a valle del carburatore o a monte
delliniettore o degli iniettori.
La bont della regolazione la si giudica tracciando la cosiddetta caratteristica di regolazione del motore in un diagramma u p me ottenuta
a numero di giri costante variando la posizione del regolatore (la farfalla).
Al diminuire del carico il rendimento diminuisce innanzitutto per
laccresciuta importanza delle perdite meccaniche, poi perch il
sistema di regolazione per strozzamento d luogo ad unarea crescente
del ciclo di aspirazione-scarico (ciclo di pompaggio).
Due di questi cicli, uno a pieno carico e laltro a carico ridotto, sono
presentati in figura. La diversa estensione delle aree tratteggiate mostra

146

Combustione normale nei motori ad accensione comandata

la variazione assoluta della perdita, la variazione relativa poi assai


maggiore per la contemporanea diminuzione della p mi .
In luogo del rendimento spesso utilizzato il consumo specifico di
combustibile.

Combustioni anormali
La combustione normale comincia allistante voluto e si sviluppa gradualmente.
Producono una combustione anomala i seguenti fenomeni.
Preaccensione: quando laccensione, provocata da punti caldi nella
camera di combustione, avviene prima dello scoccare della scintilla.
Lintroduzione di calore risulta troppo anticipata nel ciclo. Si ha una
diminuzione del rendimento e un aumento delle sollecitazioni per le
elevate pressioni che si raggiungono.
Autoaccensione: quando durante la compressione viene raggiunta la
temperatura di accensione. Il danno dipende dalla frazione di carica sul
totale che brucia in questo modo perch la combustione procede con
elevata celerit. Gli inconvenienti della preaccensione risultano aggravati.
Detonazione: fenomeno analogo allautoaccensione ma che avviene
dopo linizio della combustione normale. La maggior parte della
miscela brucia regolarmente e solo lultima parte, quella che per ultima
viene raggiunta dal fronte di fiamma, si accende quasi istantaneamente
dando luogo a violente onde di pressione, che si propagano allinterno
della camera di combustione producendo un rumore caratteristico chiamato battito in testa.
Le frazioni ultime a bruciare possono autoaacendersi, se il combustibile non ha le caratteristiche indetonanti richieste, perch vengono
compresse e riscaldate dalle porzioni bruciate in precedenza.
Modesta e, al limite, trascurabile la diminuzione di rendimento conseguente alla detonazione; gravi possono invece essere i danni alle
parti del motore che si affacciano in camera di combustione (in particolare lo stantuffo). Le onde di pressione prodotte dalla detonazione
asportano infatti lo straterello di gas (strato di spegnimento) aderente
alle pareti della camera di combustione dove, in condizioni normali, il
fronte di fiamma non riesce a propagarsi dal momento che la velocit
vicino alla parete si abbassa fino ad annullarsi (effetto di strato limite)
e le reazioni di ossidazione del combustibile si arrestano perch la
parete fredd rispetto ai gas di combustione. Lo strato di spegnimento
va considerato come uno strato isolante che protegge le pareti della
camera dalle elevatissime temperature di fiamma; venendo a mancare
questo strato, si determina il surriscaldamento dei materiali che circondano la camera di combustione. Si verificano allora danni consistenti
quali lerosione iniziale dello stantuffo seguita dalla foratura per
fusione.
I parametri motoristici pi importanti per evitare linsorgere della detonazione sono lanticipo allaccensione e il rapporto di compressione;
ambedue questi parametri condizionano pressione e temepratura a cui
vengono sottoposti i gas in camera di combustione.

Combustibili per motori ad accensione comandata


La benzina il combustibile maggiormente impiegato. Si utilizzano
pure metano, GPL, alcoli (metanolo, etanolo, quest'ultimi spesso
miscelati alla benzina, ma tuttora non rappresentano una alternativa su
vasta scala per vari motivi.
La benzina, ottenuta per distillazione del greggio, una miscela di
idrocarburi che distilla tra 30 C e 215 C.

SISTEMI ENERGETICI

147

MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

Per contrastare la detonazione la benzina deve possedere una capacit


indetonante che viene espressa attraverso il numero di ottano. Si definisce numero di ottano di un carburante la percentuale in volume di
iso-ottano (idrocarburo a cui viene assegnato il numero di ottano 100),
che, contenuto in una miscela di iso-ottano e normal-eptano (idrocarburo a cui viene attribuito il numero di ottano 0), manifesta uguale resistenza alla detonazione del carburante in prova. Il confronto tra la
miscela campione e la benzina in prova viene fatto su un motore da
laboratorio in cui le condizioni che portano alla detonazione (rilevata
attraverso un sensore di pressione affacciato in camera di combustione)
vengono ottenute facendo variare il rapporto di compressione.
La benzina costituita da una miscela di idrocarburi aventi diversa
resistenza alla detonazione. Quanto pi compatta la molecola
dell'idrocarburo tanto pi difficilmente si rompe all'aumentare della
temperatura. Per esempio, l'iso-ottano (2-2-4 trimetilpentano) ha una
struttura ramificata a differenza del normal-eptano che presenta una
catena diritta.
L'aumento del numero di ottano si pu ottenere aggiungendo delle frazioni ad alto potere indetonante (tipo gli idrocarburi aromatici con
struttura ad anello) oppure aggiungendo particolari additivi antidetonanti tra cui il piombo tetraetile, attualmente limitato per legge e indesiderato nei motori muniti di marmitta catalitica perch neutralizzano i
catalizzari.
Un'altra caratteristica importante dei carburanti la volatilit, che deve
essere alta ma non troppo. Infatti, a basse temperature la quantit di
combustibile evaporata deve essere alta per favorire le partenze a
freddo, ma occorre evitare che a motore caldo si producano delle bolle
di vapore nel tratto aspirante della pompa del combustibile.

Emissioni motori ad accensione comandata


Gli inquinanti emessi allo scarico del motore alternativo ad accensione
comandata possono essere o il risultato della combustione incompleta
della miscela aria-benzina, come avviene per il monossido di carbonio
CO e per gli idrucarburi incombusti HC, oppure la conseguenza del
congelamento delle reazioni di dissociazione ad elevata temperatura di
alcune specie chimiche come possono essere gli ossidi di azoto NOx
(NO-NO2)..

Il parametro pi importante nel determinare la concentrazione degli


inquinanti presenti allo scarico del motore la dosatura .

148

Combustione normale nei motori ad accensione comandata

Il CO aumenta notevolmente per miscele ricche, come gli HC, mentre


trascurabile per miscele povere. Gli HC invece oltre una certa diluizione ricominciano ad aumentare perch si abbassa la temperatura di
combustione e gli scambi termici insieme a disuniformit di distribuzione del combustibile determinano zone in cui il fronte di fiamma non
si propaga.
Gli ossidi di azoto (NOx) sono tanto maggiori quanto pi elevata la
temperatura di combustione ( la temperatura massima si raggiunge per
miscele leggermente ricche) e quanto pi alta la concentrazione
dell'ossigeno: il massimo si verifica per una miscela leggermente
povera.
In mancanza di una legislazione antinquinamento il motore ad accensione comandata stato sviluppato in passato nel campo delle miscele
ricche per ottenere prestazioni pi brillanti a scapito del consumo di
combustibile e delle emissioni inquinanti.
Attualmente le sostanze tossiche considerate inquinanti, e quindi limitate per legge, sono gli HC, il CO, gli NOx e le particelle.
Nel motore ad accensione comandata l'emissione di particelle praticamente trascurabile per cui l'attenzione rivolta verso gli altri inquinanti.
Poich non c' un valore di dosatura che consente di mantenere al di
sotto dei limiti di legge la concentrazione allo scarico di tutte e tre le
sostanze occorre introdurre dei dispositivi di abbattimento. La tecnica
utilizzata prima dell'introduzione della marmitta catalitica trivalente
era basata sulla postcombustione (nel reattore termico) e sul ricircolo
dei gas di scarico. Nel motore veniva bruciata una miscela alquanto
ricca, privilegiando cos le prestazioni, e successivamente, veniva
introdotta allo scarico aria, chiamata secondaria, per completare ad elevata temperatura ( >> 500 C) , grazie al calore sviluppato, le reazioni
di ossidazione del CO e degli HC. La riduzione degli NOx veniva
invece ottenuta abbinando la pratica di ricircolo di parte dei gas combusti perch abbassano, funzionando da inerti, la temperatura di combustione.
Limiti di legge sempre pi stringenti hanno fatto affermare la marmitta
catalitica a tre vie. Essa inserita nella tubazione di scarico e contiene
all'interno il supporto ceramico sulla cui superficie e deposto un materiale refrattario ad elevatissima porosit, a sua volta impregnato di
materiale catalitico. L'elevata porosit necessaria per garantire il
massimo contatto tra i gas di scarico e il materiale attivo.
Il catalizzatore, con composizione dei gas di scarico molto prossima
alle condizioni stechiometriche, in grado di svolgere due funzione
antitetiche: l'ossidazione dell'ossido di carbonio e degli idrocarburi
incombusti a vapor d'acqua e anidride carbonica, nonch la riduzione
degli ossidi di azoto a ossigeno e azoto. Il materiale attivo costituito
da platino e rodio nelle proporzioni 10/1 o 5/1. Il buon funzionamento
dipende dalla temperatura, dal tempo di permanenza dei gas e, soprattutto dalla dosatura; la finestra di dosatura per cui si raggiunge la massima efficienza di abbattimento di tutte le emissioni molto stretta
(vedi figura). Per tale motivo a monte del catalizzatore viene inserita
una sonda, chiamata lambda (con lambda si indica anche il rapporto
= st ) , capace di rilevare se la concentrazione di ossigeno nei
gas di scarico corrisponde a dosatura stechiometrica; il segnale della
sonda consente quindi di correggere, intervenendo sugli iniettori, la
quantit di combustibile introdotta in modo che la dosatura venga
costantemente mantenuta al valore stechiometrico. L'efficienza della
conversione prossima al 90%, con valori pi bassi con motore freddo
(marcia in citt) e prossimi al 100% con motore caldo a regime come
nei percorsi autostradali

SISTEMI ENERGETICI

149

MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

150

La combustione nei motori ad accensione per compressione

La combustione nei motori ad accensione


per compressione

Nei motori ad accensione per compressione l'accensione non pu propagarsi secondo un fronte di fiamma perch il combustibile non omogeneamente miscelato con l'aria. Anche se iniettato ad elevata
pressione, verso la fine della compressione, nella camera di combustione il combustibile si presenta sotto forma di goccioline pi o meno
grandi e maggiormente addensate all'interno del cono di efflusso.
Nel nucleo dello spray avremo quindi = 0 mentre all'esterno sar
presente tutta aria ( = ). Nelle zone intermedie la dosatura varier
tra questi due estremi. Tuttavia perch la reazione di combustione
possa innescarsi necessario, come nei motori a benzina, che la dosatura e la temperatura siano opportune. L'alto rapporto di compressione
e la qualit del combustibile fanno s che la temperatura di autoaccensione sia raggiunta. Riguardo alla concentrazione solo in alcuni punti
dello spray essa sar prossima al valore stechiometrico e qui potr
quindi svilupparsi la reazione. Perch la combustione possa estendersi
in altri punti necessario che le goccioline evaporino e trovino l'ossigeno necessario, cio necessario che il combustibile diffonda nel
comburente. Essenziale a che il processo si svolga correttamente che
l'aria sia dotata di turbolenza, perch favorisce l'incontro del combustibile, e che l'iniezione avvenga con il giusto compromesso tra polverizzazione e penetrazione.
Da quanto precede emerge che il massimo rendimento si otterr con
miscele alquanto magre perch solo in questo caso tutto il combustibile
trova l'ossigeno necessario affinch la combustione sia completa.
L'eccesso d'aria corrispondente sar maggiore per i motori lenti e
minore per quelli veloci e a precamera per la grande influenza esercitata dalla turbolenza dell'aria nel processo di diffusione.
La pme aumenter all'aumentare della quantit di combustibile fino in
prossimit dell' st oltre il quale non ha senso andare perch si raggiunge il cosiddetto limite del fumo. Tale soglia limita la pme massima
raggiungibile in un motore diesel in confronto con un motore ad accensione comandata di pari cilindrata.
La scarsa ripidezza delle curve nel campo delle miscele povere rende
comunque possibile la regolazione del motore agendo solo sulla quantit di combustibile lasciando immutata la quantit d'aria. Infatti l'introduzione anche di piccole quantit di combustibile in seno alla massa
d'aria dar luogo a una combustione completa, pur ostacolata dallo
scambio di calore e dalle minori temperature raggiunte, indipendentemente dal fatto che poi prosegua l'iniezione di combustibile o no.

SISTEMI ENERGETICI

151

MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

Tale sistema di regolazione avvantaggia il motore Diesel rispetto a


quello Otto perch la diminuzione di rendimento, osservabile nella
caratteristica di regolazione, risulta dovuta solo alla maggiore importanza delle perdite organiche e non allo strozzamento all'aspirazione
perch ora assente.

Combustibili per motori Diesel


Requisito fondamentale quello di potersi accendere facilmente
(accendibilit); ci in pratica significa possedere un basso valore del
ritardo all'accensione (differenza tra l'inizio dell'iniezione di combustibile e l'inizio della combustione, rilevata da un trasduttore di pressione
posto in camera di combustione). Tale caratteristica viene espressa
attraverso il numero di cetano, definito come la percentuale di normalesadecano C16H34 (indicato in passato anche con il nome di cetano)
che, in miscela con eptametil-nonano, dia lo stesso ritardo all'accensione del combustibile. Il confronto si effettua in un motore, monocilindrico a precamera, da laboratorio.
Il normal-esadecano ha un'accendibilit molto buona e perci gli
stato attribuito il numero di cetano 100, mentre all'eptametilnonano,
che a differenza del precedente ha una molecola molto compatta invece
che diritta, il numero 15. Per cui
NC = % n-cetano + 0.15 % eptametilnonano
Al contrario di quanto accadeva per il numero di ottano delle benzine,
il numero di cetano aumenta con il contenuto di normal-paraffine a
catena diritta e diminuisce quando sono presenti molecole a catena
ramificata.
Combustibili ad alto numero di cetano (NC >> 48) devono essere utilizzati soprattutto nei motori veloci ad iniezione diretta, mentre nei
motori lenti, essendo pi elevato il tempo disponibile per la combustione, si possono utilizzare combustibili con un ritardo all'accensione
maggiore, per esempio, l'olio combustibile.
Altri requisiti essenziali dei gasoli sono la viscosit, che non deve
essere troppo bassa per avere una lubrificazione sufficiente della
pompa di iniezione, e la filtrabilit, soprattutto alle basse temperature,
per evitare l'ostruzione dei filtri.

EMISSIONI MOTORI DIESEL


Oltre agli ossidi di zolfo (SOx) presenti qualora vengano utilizzati
combustibili con elebato tenore di zolfo, gli inquinanti emessi dai
motori ad accensione per compressione sono: HC, CO, NOx e particelle (particolato, fumo).
Idrocarburi incombusti HC - La loro formazione dovuta al fatto che
in certe zone della camera di combustione il combustibile non trova la
giusta quantit d'aria per bruciare. Ci accade sulla periferia dello
spray perch la concentrazione di combustibile troppo bassa per bruciare e nel nucleo dello spray dove troppo alta. Anche il combustibile
che si deposita sulle pareti brucia male per le basse temperature e la
bassa velocit dell'aria.
Ossido di carbonio CO - E' presente in quantit trascurabile nei motori
diesel perche si opera con dosature povere.
Ossidi di azoto NOx - Aumentano con il carico del motore (quantit di
combustibile introdotto) perch si raggiungono temperature di combustione pi alte. Sono pi bassi nei motori ad iniezione indiretta ( a precamera) che in quelli ad iniezione diretta sia perch la combustione
inizia nella precamera con un pi basso valore medio della dosatura sia
per il maggiore rapporto superficie/volume della camera di combu-

152

La combustione nei motori ad accensione per compressione

stione con conseguente perdita di calore e abbassamento della temperatura.


Fumo - Fumo bianco viene emesso nei primi minuti dopo l'avviamento, specie se la temperatura dell'aria esterna molto bassa, a causa
delle pareti fredde e delle temperature in camera di combustione troppo
basse. Fumo di colore nero pu, invece, venire emesso a regime, ed
aumenta all'aumentare del carico. A causa della combustione, la periferia delle goccioline di combustibile raggiunge temperature molto alte e
scalda il combustibile del nucleo che non trovando ossigeno d luogo
ad un prodotto ricco di carbonio. Questo prodotto viene poi parzialmente ossidato a CO2 a seconda della possibilit di trovare o meno aria
durante l'espansione. Le particelle di fuliggine sono composte da una
matrice carboniosa solida e da uno strato pi esterno di composti organici solubili (SOF) e di solfati derivanti dallo zolfo contenuto nel gasolio. La dimensione delle particelle di circa 2 m .
Poich il motore ad accensione per compressione lavora sempre in
eccesso di aria non possibile utilizzare la marmitta catalitica a tre vie
per ridurre contemporaneamente HC, CO e NOx.
La soluzione oggigiorno applicata perci di utilizzare una marmitta
catalitica ossidante ( non necessaria l'aria secondaria perch anche a
pieno carico l'eccesso di ossigeno dell'ordine del 10-15%) per ossidare HC e CO, mentre per ridurre gli NOx si ricorre al ricircolo dei gas
di scarico.
Un discorso a parte necessario fare per le particelle, non presenti nel
motore ad accensione comandata. La soluzione pi idonea rappresentata da una trappola (filtro ceramico monolitico) posta sullo scarico,
anche se ancora il processo di rigenerazione della stessa (distruzione
per via termica delle particelle accumulate) non ha raggiunto il grado
di affidabilit e di efficienza richiesti.

minimo

potenza
massima

NOx

ppm

50-250

600-1500

HC

ppm

500-600

200-600

CO

% in vol.

0.01-0.05

0.035-0.2

CO

% in vol.

3.5

12

H2O vap

% in vol.

11

O2

% in vol.

16

10

resto

resto

20

200

100-200

550-750

N2
fumo
Temperatura gas di
scarico C

mg/m3

SISTEMI ENERGETICI

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MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

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La combustione nei motori ad accensione per compressione

SISTEMI ENERGETICI

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MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

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La combustione nei motori ad accensione per compressione

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MOTORI ALTERNATIVI A COMBUSTIONE INTERNA

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