Marco Maurizi
F. Nietzsche: il pensiero come dinamite
Lopera nicciana prende le mosse dalla filologia. Fin dallinizio per, e ci chiaro gi
dalle critiche il giovane studioso ricevette dallambiente accademico, linteresse di
Nietzsche alle lingue e alla cultura classica non era di tipo antiquario e museale, bens
filosofico e radicale: si trattava di cercare nel pensiero greco la radice dei problemi
delloggi, cercare nellinnocenza dello sguardo dei primi pensatori greci le risposte e le
movenze originarie del pensiero occidentale rispetto ai fondamentali problemi
ontologici e morali. Nei primi scritti nicciani sulla filosofia greca 1 troviamo gi
unimportante puntualizzazione: i fisici ionici hanno posto la domanda fondamentale
circa lunit del mondo e il senso profondo del reale, arrivando con Anassimandro ad
un punto di svolta decisivo laddove si accenna alla possibilit di pensare il finito e la
determinazione come modi di declinazione di un principio che non pu essere
nominato se non in forma negativa, come apeiron, lin-finito, lin-determinato. questa
la tentazione suprema del pensiero occidentale, lesito di unesigenza di senso che
spinge il pensiero al di l del molteplice e del divenire in direzione di una sintesi, di un
fondamento posti al di l del molteplice e del divenire stesso. la tentazione della
trascendenza, tentazione cui, secondo Nietzsche, per primo Eraclito ha saputo
resistere. Perch di fronte allesigenza del pensiero di tracciare un arco che possa
comprendere e completare la fuggevolezza del reale in una sintesi di senso solo due
sono le strade possibili dopo Anassimandro: accettare questa fuggevolezza come
qualcosa di ultimo e non ulteriormente derivabile, oppure fuggirla per aggrapparsi ad
un fondamento stabile e, inevitabilmente, trascendente. La prima sar la strada del
Divenire eracliteo, la seconda, come evidente, dellEssere di Parmenide (e,
ovviamente, delle Idee platoniche ecc.). Nietzsche convinto che solo il primo sguardo
sul reale sia in grado di riconoscerne e accettarne la vera, paradossale struttura di
incessante cambiamento, di trasformazione continua, di instancabile creazione;
mentre le dottrine dellEssere e della Trascendenza sono tentativi di disinnescare lo
scandalo del Divenire e di neutralizzare il senso di pericolo e di terrore che esso
produce nelluomo che si trova gettato in esso. Perch accettare la dottrina delleterno
divenire significa non solo che non esiste alcuna stabile forma, alcun metro universale
di misura, alcuna certezza o schemi oggettivi che possano farsi garante di un senso
chiaro, univoco e affidabile del mondo e dellesistenza, ma che luomo stesso, se non
un semplice spettatore esterno ma parte stessa di questo divenire, si trova
coinvolto, trascinato e travolto nella sua dinamica di cambiamento e perde dunque
ogni pretesa ad unidentit fissa. Nel momento stesso in cui riconosce luniversale
fluire delle cose costretto a riconoscersi e dunque, in certa misura, a perdersi in
esso. In questo contesto si colloca la nota contrapposizione nicciana tracciata nella
Nascita della tragedia tra spirito apollineo e dionisiaco: tra lanima greca razionale,
1 F. Nietzsche, La filosofia nellet tragica dei greci, in Id., Opere 1870/1881,
Newton&Compton, Roma 1999, pp. 189 e sgg.
controllata, amante della forma, della bella simmetria, della danza e quella invece
irrazionale, indomita, amante dellebrezza, disposta a perdersi orgiasticamente nel
Tutto2. Al pi tardi a partire dallilluminismo greco la stagione sofistica e poi socratica
il pensiero del divenire e latteggiamento propriamente dionisiaco rispetto alla vita
stato sempre pi marginalizzato e soffocato dalla fissazione verso la razionalit
astratta e il dominio delle passioni in vista di valori trascendenti, in un disperato
tentativo di esorcizzare i paradossi e le contraddizioni insuperabili della Vita 3.
Il discorso critico di Nietzsche in questa prima fase sembra pienamente ancorato alla
critica della religione e della metafisica cos come si venuto configurando tra 700 e
800 nellambito del pensiero illuministico e materialistico. Con un importante
distinguo per che non mancher di avere conseguenze nellevoluzione della sua
opera. Se il materialismo intendeva contrapporre alle illusioni religiose e metafisiche
lidea di un universo meccanicistico, regolato da ferree leggi di causa ed effetto,
evacuato da ogni senso e finalit intrinseche, indifferente alluomo e ai suoi valori e
speranze, Nietzsche vede nella concezione di Eraclito un atteggiamento
profondamente diverso. La necessit del meccanicismo , secondo Nietzsche, malata
di tristezza e di pesantezza; in fondo, tradisce unanima non dissimile da quella
religiosa che pretende criticare. Il divenire ha invece, come Eraclito insegna, i tratti del
gioco e della leggerezza, la sua incessante metamorfosi dovrebbe essere accolta con
stupore e meraviglia.
In questo senso, vero che uno dei tratti epistemologici fondamentali del pensiero
nicciano lo scetticismo, ma ben chiaro a Nietzsche che questo scetticismo che
manda allaria le certezze della metafisica non pu avere lultima parola: perch
lultima parola che interessa Nietzsche non il No, ma il S 4. Dire s alla Vita, al
Divenire, ad una realt intesa come incessante trasformazione e creazione di forme,
latteggiamento che bisogna sapere imparare ad assumere e la rottura con le forme
rassicuranti del sapere tradizionale, con le malriposte certezze che vorrebbero
disinnescare labissale vortice del Divenire per consegnare lUomo ad una posizione di
stabile osservatore esterno, una rottura che non pu consumarsi pienamente se
laccettazione di questa condizione viene sofferta con la tristezza della perdita
piuttosto che con la gioia di una liberazione. La Scienza ha avuto il compito di liberare
luomo da una condizione servile rispetto a Dio e alla Legge ma non per gettarlo nello
sconforto del non-senso, quanto piuttosto tracciandogli la via del superamento di un
senso, di una legge e di un valore imposti ( questa la via che porter Nietzsche
allOltre-Uomo e alla filosofia del meriggio). Daltro canto, let moderna ha
elaborato altrettanti tentativi di fuoriuscire dalla tragicit e irrazionalit della Vita con
risposte semplificatrici: la pretesa oggettivit della Scienza (che vorrebbe restaurare
una verit assoluta, in un mondo abbandonato dallAssoluto) o le spiegazioni
piattamente materialistiche dellagire umano. Pur accettando la critica illuministica
della morale, infatti, Nietzsche rigetta lutilitarismo e ledonismo come forme di
2 Cfr. F. Nietzsche La nascita della tragedia, ibid., pp. 105 e sgg. e il breve articolo La
visione dionisia del mondo, ibid., pp. 60 e sgg.
3 Il concetto di Vita uno dei pi difficili e problematici dellopera di Nietzsche. Vita
qui non indica solo, come in Kierkegaard, lesistenza del singolo poich assume tratti
ultra-individuali, quasi cosmologici (esattamente come la volont di Potenza, come
vedremo).
4 F. Nietzsche, Aurora, ibid., p. 1051.
politica dello Stato, del potere e della societ 7 non si discosta dal classico filone
dellanarchismo individualistico e non presenta tratti di originalit (se non appunto
nellaccentuare in modo provocatorio il disprezzo disumano per gli ultimi, fino alle
inquietanti formulazioni dellAnticristo contro i deboli e i malriusciti8), invece
proprio nella sua concezione aristocratica dellOltre-Uomo che si evidenziano le punte
pi avanzate della sua concezione politica (e che pongono il pensiero nicciano
allestremo opposto del nazismo, nonostante lapparente omologia di alcune
formulazioni9). Perch lidea profonda che sta alla base della filosofia di Nietzsche il
radicale anti-identitarismo, la celebrazione della differenza e della singolarit come
celebrazione della creativit della vita, della sua potenza ed esuberanza.
Quando Nietzsche parla di autosuperamento della morale, infatti, mira a
riguadagnare allazione umana un posto specifico nelleterno divenire delle cose senza
cedere alle tradizionali idee di trascendenza e di dominio delle passioni. Se si d
qualcosa come una morale nicciana, essa ha a che fare con la disciplina dello stile,
ovvero non di una disciplina imposta da una qualche legge o divinit esterne. Se la
Vita non ha senso e non offre valori trascendenti, ci la condizione di possibilit
dellaffermarsi di un senso e di valori in quanto creazione delluomo stesso. Solo cos
luomo pu inserirsi pienamente nel gioco del Divenire, nellincessante trasformarsi di
tutte le cose, nella continua creazione dellEssere: giocando lesistenza stessa come
trasformazione e creazione di s. La fedelt alla terra 10 di cui parla Zarathustra
traccia un movimento che al tempo stesso di radicamento e di elevazione11. Lideale
dellOltre-uomo in tal senso un anti-ideale, cio al tempo stesso ideale in quanto
opposto al fattuale e negazione dellideale in quanto trascendenza rispetto al fattuale,
poich non pone un valore esterno come fine ma indica un movimento direzionato che
sgorga dallinterno, la spinta verso una trascendenza rispetto a se stessi, un autosuperamento in direzione dellespansione vitale, della potenza. LOltre-uomo, posto
alla fine del percorso che parte dallanimale e passa attraverso luomo, rappresenta
una curiosa sintesi tra animalit e nobilt, tra istinto e raffinatezza, lesito di un
processo di coltivazione (se vogliamo sostituire il concetto tradizionale di
autodominio che sembra implicare la repressione degli istinti vitali). Uno dei nodi
problematici del pensiero nicciano proprio questa idea di un auto-trascendimento in
cui, una volta soppresso il perno rappresentato dalla soggettivit ormai demolita
filosoficamente, non pi chiaro in cosa consista il s (lautos), il centro, il garante
della continuit che dovrebbe in qualche modo dare senso allintero movimento. A
suggello di questa difficolt stanno i concetti di amor fati e di eterno ritorno che
7 Cfr., ad es., F. Nietzsche, Schopenhauer come educatore, pp. 437 e sgg.
8
9 Nietzsche non solo il pensatore indifferente alla sofferenza altrui che identifica
addirittura nella tirannia una prefigurazione dellindividuo (F. Nietzsche, Gaia
scienza, cit., p. 77) ma anche lapolide, il cittadino dEuropa, che denunciava la follia
nazionalistica e vedeva nella compenetrazione tra i popoli e le culture la vera
ricchezza del continente (F. Nietzsche, Al di l del bene e del male, cit., p. 539).
10
11 Secondo Nietzsche stesso Zarathustra il suo libro pi alto e pi profondo. F.
Nietzsche, Ecce homo, cit., p. 836.
Dove ci trascina questa potente brama, che per noi pi forte di qualsiasi altro
desiderio? Perch proprio in quella direzione, laggi dove sono fino ad oggi sono
tramontati tutti i soli dellumanit? Si dir forse un giorno di noi che, volgendo la prua a
occidente, anche noi speravamo di raggiungere le Indie ma che nostro destino fu
quello di naufragare nellinfinito? Oppure, fratelli miei? Oppure?
(F. Nietsche, Aurora, cit., p. 1077)
14 Gs 146
15 ABM 483