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L'infelicit molteplice. La sfortuna della terra multiforme. Protendendosi sul vasto orizzonte come I'arcobaleno, ha sfumature di colori
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3ERENICE
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Ma, ahim,dalla stanzadisordinatadella mia mente,non si era allontanata e non sarebbestato scacciatoil candidoe allucinantespettrodei suoi
denti.
Non una macchiasullaloro superficie,non un'ombra sul loro smalto,o
una incisione sui bordi che il breve attimo del suo sorriso non fosse
bastato a imprimere nella mia memoria. Li vedevoadessoancora pi
chiaramentedi allora.l denti! I denti! Erano qui, e l, e ovunque,visibilie
tangibili dinanzi a me; lunghi, stretti e troppo bianchi, con le labbra
esanguichevi si serrayanointorno comeal momentoesattodel loro primo
terribileapparire.Poi, soprawennetutta la furia della mia monomaniae
invano lottai contro il suo strano irresistibileinflusso.Tra i molteplici
oggettidel mondoesternonon pensavoche ai denti. Per questiprovavoun
desideriofebbrile.
Ogni altro oggetto,ogni diversointeresseera assorbitoin quell'unica
contemplazione.
Essi,essi soltantoerano presentiallo sguardodella mia
mente, ed essi,nella loro individualitunica diventaronoI'essenzadella
mia vita mentale.Li vedevo in ogni luce. Li giravo in ogni posa. Ne
studiavole caratteristiche.Riflettevo sulle loro particolarit. Ne analizzavo
la conformazione.Meditavosull'alterazione
dellaloro natura.Rabbrividivo
nell'attribuirgli,nella mia immaginazione,la capacitemotivae senziente
e, anchesvincolatidallelabbra,una qualchefacoltd'espressione
morale.
Di MademoiselleSalle stato giustamentedetto: <Que tous sespas
taientdessentimens>,
e di Bereniceio pi seriamentepensavoque tous
sesdents taient des ides. Des ides! Ecco il folle pensiero che mi distrusse!Des ides!...dunque era questo che me li facevadesiderarecon
tanto ardore! Sentivoche soltantoil loro possessoawebbepotuto farmi
ritrovarela pace e restituirmi la ragione.
Ie tenebree indugiaE la serasi chiusesu di me - poi sopraggiunsero
rono e infine si dileguarono- e il giorno sorseancora - e le nebbiedi
un'altra notte si raccolserodi nuovo intorno a me - e io sedevoancora
impietrito in quella stanza solitaria,e ancora me ne stavo sprofondato
nella mia meditazione,e ancora il fantasma dei denti mi teneva nella
morsadel suo terribilepotere,fluttuandocon la pi vividae orrifica chiaezza tra le luci e le ombre mutevoli della stanza.
Infine un grido comedi terrore e angosciaspezzi miei sogni;a questo,
dopo una pausa,segu un suono confuso di voci turbate, miste a molti
gemitisommessidi doloree affanno.Mi alzaidallasediae, spalancata
una
delle porte della biblioteca,vidi nell'anticamerauna domesticain lacrime
che mi comunicche Berenlcenon era pi! Era statacolta da un attacco
di epilessiasul far del giorno e ora, al calare della notte, la tomba era
pronta ad accoglierlae tutti i preparativi per il funerale erano terminati.
Mi ritrovai sedutonella biblioteca;di nuovo da solo. Mi sembravadi
uscireallora da un incubo confuso ed eccitante.Sapevoche era mezzanotte, come sapevoche al calar del sole Bereniceera stata sepolta.
Ma, del terribileperiododi tempo trascorsoda allora non avevorealeo
almenoprecisacoscienza.Ma il ricordo era colmo d'orrore - di un orrore
tanto pi orribilein quantovago,di un terrore tanto pi terribilein quanto
ambiguo.Era una paginaspaventosa
del libro della mia vita, interamente
compostadi reminiscenzeoscure,mostruosee incomprensibili.
Invano tentavodi decifrarle,e intanto, di quando in quando, qualcosa
comela larva di un suono perduto,un grido acuto e lacerante,il grido di
una voce di donna. sembravarisuonarminelle orecchie.Ayevocommesso
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