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Luigi Paternostro

Uomini, tradizioni,
vita e costumi
di Mormanno

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Riproduzione anche parziale vietata senza il permesso scritto dellAutore.

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Ai miei nipoti
Alice, Ivan e Maristella

In copertina
Mormanno vista dal Faro. Foto Paternostro.
2.a Edizione riveduta e corretta.
Riproduzione vietata senza il consenso scritto dellAutore.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Parte prIMA

Uomini Illustri
Prefazione
La prima parte di questo scritto, continuazione
ideale di unopera gi edita1, dedicato agli uomini
della Mormanno laica che con la loro vita e le loro
opere hanno onorato il Paese.
Il lavoro essenziale, rapido e sicuramente
incompleto.
Per la verit altri Autori locali di epoche diverse si
sono occupati dellargomento.
Mi sono avvalso delle loro sudate carte citandole
con rispetto e tanta devozione.
La seconda parte dedicata alle tradizioni ed ai
costumi della comunit paesana.

Mormanno un paesenel mondo, carrellata storico-artistica


duomini e opere di chiesa. Presentato gi in due edizioni: Il
Coscile, Castrovillari, novembre 1999. e Phasar Firenze, 2007.
1

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Mormanno. Ospedale V. Minervini.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Uomini illustri vissuti


dal 1400 al 1700

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Napoli, via De Blasis.


Giovanni Donadio. Chiesa di Santa Maria Stella del Mare.

Dedica di Giovanni Donadio.

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Giovanni Donadio, detto il Mormando


Organaro ed architetto.
Forse nacque2 il 1449 e mor il 1530. Di certo si sa che il 2
novembre 1492, tramite tale notaio Malfitano, leg, i suoi beni alla
Chiesa di Santa Maria della Colla o del Colle di Mormanno,
lasciandone lusufrutto alla sorella Valenzia.
Massimo Rosi, studioso del Nostro, pur non indicando una
precisa data di nascita, ne ipotizza la
morte nel 1545 essendo, come dice,
in possesso di dati certi anche se
poco numerosi, in relazione ad una
sua
trentennale
cittadinanza
napoletana, (1483 - 1513) 3.
La lapide posta in piazza Umberto
I a Mormanno data la nascita al 1445
e al 1525 la morte4.
In una Napoli che si era
trasformata da regno a viceregno a
seguito della vittoria degli spagnoli
sui francesi (1503) molti feudatari cominciarono a trasferirsi nella
citt e riedificando le loro dimore, diedero un grande impulso allo
sviluppo edilizio della Capitale.
In questo periodo vi arriva Giovanni Donadio. E probabile che
abbia conosciuto e frequentato, tra il 1485 e il 1490, Giuliano da
Maiano, allora presente a Napoli5.
E certo che lo stile mormandeo deriv da quello toscano
arricchito da elementi catalani e da reminiscenze classiche
Vedi E.Pandolfi Catalogo degli scrittori di Mormanno, tip. dello
Sparviere, 1900, Mormanno. Non sono citati documenti.
3
M. Rosi Rilievi Mormandei, Fiorentini editore Napoli, 1987.
Secondo lo studioso, Donadio giunse a Napoli tra il 1483 e il 1485.
4 Anche tali date sono poco attendibili perch non altrimenti
documentate.
5 Vedi: Villa di Poggio Reale (distrutta) e Porta Capuana, ultimata
da Luca Fancelli da Settignano (Fi) allora al servizio del Duca di
Calabria.
2

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

dellhinterland partenopeo che alla fine prevalgono maggiormente


nella sua opera. Molte sono le opere attribuitegli. Gran parte sono
distrutte o disperse. In Napoli edific:
casa dei Mormando in via San Gregorio Armeno n.28, anno
1507; considerata tradizionalmente la sua abitazione; evidenti,
nel cortile, le tipiche forme di un palazzo napoletano del 500
con il loggiato di fronte allingresso e la scala aperta sul lato;

Casa deiMormando

Cortile

Palazzo Corigliano

palazzo Corigliano-Saluzzo, in piazza S. Domenico Maggiore.


Eretto per Giovanni di Sangro.
Oggi sede dellIstituto universitario orientale.
Fu rimaneggiato dopo il terremoto del 1688, ampliato e
ristrutturato nel XVIII secolo e ancora nel 1850 da Gaetano
Genovese. Mantiene le forme cinquecentesche nella parte
basamentale e sontuosi ambienti con soffitti ornati da superbi
stucchi dorati. Il suo interno rococ, opera di di artisti locali
diretti da Filippo Buonocore, il pi bello e meglio conservato
della citt.
palazzo del Panormita (ingresso in via Nilo n. 26), iniziato sul
finire del sec. XV per Antonio Beccatelli, detto il Panormita, fu
compiuto nel primo ventennio del XVI secolo da Francesco Di
Palma ;
palazzo Matteo Acquaviva duca dAtri presso S. Pietro a
Majella, 1509-1514;

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palazzo Luigi de Raymo presso la grotta di S. Marino a


Capuana, 1511;
palazzo Antonio Carafa duca dAndria piazza S. Marcellino,
1513;
palazzo Marigliano, via S. Biagio dei
Librai 39,
dallelegante facciata
rinascimentale tra i pi significativi
dellarchitettura civile del 500 napoletano.
Fu costruito nel 1512 - 1513 per
Bartolomeo di Capua Conte dAltavilla e
restaurato nel XVIII secolo. Sul fondo del
cortile artistico salone settecentesco che
sale a un bel giardino pensile con affreschi
sui muri perimetrali; nel salone - sede
della soprintendenza archivistica della
Campania - i resti di affreschi di
Francesco De Mura;
palazzo Ferdinando Diaz Carlon conte dAlife 1515-1516
chiesa di Santa Maria Stella del Mare via De Blasis, 15151516;
cappella di San Giacomo della Marca, 1506, forse
attribuibile;
probabile autore, in virt di alcuni suoi viaggi, del progetto del
Duomo di Catanzaro del quale nulla resta essendo stato
distrutto ben tre volte dal terremoto;
forse, stando alle indicazioni del Tafuri, progettista del San
Michele di Vibo Valentia, opera sulla quale ancora non si
portata lattenzione degli studiosi;

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anche a Crotone esiste un edificio caratterizzato da un portale


cos detto mormandeo.

Portale Palazzo Marigliano

S. Maria della Stella


Particolare

Campanile S .Michele a Vibo

Portale Palazzo
Carigliano

Come organaro costru strumenti eccellenti.


Se ne ricordano:
- due per gli Aragonesi nel Castel Nuovo di Napoli;
- ed uno per la chiesa di Santa Maria della Pace in Roma6.
A proposito di organi una non meglio
definibile leggenda metropolitana, riportata
fino a qualche tempo anche da una tv locale,
faceva intendere che lo strumento che
troneggia in Santa Maria del Colle di
Mormanno fosse opera del Donadio. In altro
mio scritto, vedi pag. 46 di Mormanno un
paesenel mondo 2.a edizione, Phasar
Firenze, cui si rimanda, smentivo la notizia
U. Caldora, G.D., in Brutium, anno XXXIV, n. 5-6, 1955; e anno
XXXV, n. 1-2, 1956.
6

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dimostrandone linfondatezza.
Lorgano che qui vediamo nella sua magnificenza, fu costruito
nel 1671 e huc traslatum (qui portato, sistemato) nel 1781, quindi
apparteneva ad altra chiesa. Erano gli anni in cui si stava portando
a termine la costruzione della parrocchiale che poi verr consacrata
il 5 settembre del 1790.
Sarebbe bello poterne documentare la
provenienza ma non esistono atti in merito.
Fu genero di Giovanni Donadio per
aver sposato la figlia Diana, un altro
architetto, Francesco de Palma, che
termin molti edifici gi iniziati da
Giovanni e che pure fu chiamato il
Mormando.
Tale cognome fu successivamente
attribuito ad altri due suoi discendenti
attivi nel campo delle costruzioni.
Nicola
Leoni7
attribuisce
a
Francesco che chiama Mormanno
alcune opere di Giovanni, tra cui la
Chiesa di S. Maria Stella del Mare,
nella quale, come afferma, lo stesso
Francesco sarebbe stato sepolto nel
1529.

Ritratto a punta di matita di


Francesco Mormanno conservato
nella biblioteca civica di Mormanno.

Riporta poi unepigrafe8 apposta nella stessa da cui si evince


che Francesco lavrebbe costruita nel 1519.
7

Della Magna Grecia e delle Tre Calabrie, Napoli nellanno 1844, Tip. V.
Priggiobba, calata S .Sebastiano, Vol. I e II, pag.187-188
8
Ibidem
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Lo stesso Leoni parlando di Francesco Mormando lo riconosce


autore del completamento della Chiesa dei Santi Severino e
Sossio, del rifacimento del palazzo Filomarino della Rocca
(numero 12 di via B Croce), di un edificio di delizia presso la riviera
di Chiaia per i signori Cantalupo e di altre fabbriche in Madrid.
Ma ritorniamo a Giovanni.
Per onorare la memoria di tanto illustre concittadino, nei giorni 20
e 21 agosto 1995, il Comune di Mormanno, sindaco il professore
avvocato Giuseppe Cersosimo, coadiuvato dallassessore alla
cultura professore Rocco Regina, del ragioniere Sandro Florio e
dellavvocato Nicola Arcieri, che lo presiedette e coordin,
organizz un Convegno di studio sulla vita e lopera di Giovanni
Donadio.
Furono presenti autorit politiche provinciali e regionali, la
soprintendenza regionale alle belle arti, studiosi delluniversit di
Napoli, tra cui il professor Massimo Rosi che allest anche una
mostra fotografica delle opere pi significative del Nostro .
Un deplorevole ed inspiegabile silenzio calato
sullavvenimento che si proponeva come momento iniziale
per la valorizzazione e la ricerca di altre probabili opere

Franciscus Mormannus
architectus Ferdinandi regis catholici
pro musicis istrumentis gratissimus
sacellum vetustate collapsum
sua pecunia fundamentis restituit
formamque in meliore redegit
anno salutis MDXVIIII
Traduzione: Francesco Mormanno, architetto del re Ferdinando il Cattolico,
molto bravo nella musica strumentale, nellanno 1519, con proprio denaro,
ricostru dalle fondamenta questa chiesetta ormai distrutta dal tempo e le diede
lattuale migliore forma.
Il Leoni confonde Giovanni con Francesco che, fra laltro, chiamato anche
musico, quando si sa che fu proprio Giovanni il maestro organaro.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

dellillustre concittadino
e per
il loro studio e
divulgazione. Dormitat Homerus, diceva un saggio.

Alfonso Leone, letterato, stimato dai principi Sanseverino,


vissuto nel 15009
Matteo Perrone, letterato, vissuto nel 150010

Ricordato, senza alcuna documentazione, da E. Pandolfi in


Catalogo citato.
10
Ricordato, senza alcuna documentazione, da E. Pandolfi in
Catalogo citato.
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Uomini illustri vissuti


dal 1700 al 1800

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Mormanno, parrocchiale di S. Maria del Colle.


Angelo Galtieri. Circoncisione. Particolare LuPa Copy.

Idem. Madonna in lacrime. Lupa Cpy

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Antonio De Callis, erudito11


Angelo e Genesio Galtieri
Angelo e Genesio Galtieri, pittori di Mormanno, hanno
occupato un periodo di tempo lungo circa un secolo che va dal
1716 al 1810.
E da sottolineare la loro importanza nel panorama culturale di
Mormanno perch essi dimostrano con la loro opera i legami che
aveva il paese con i fenomeni che avvenivano nella Napoli
capitale.
Per tutto il 1700 la cittadina fu un fervente opificio e dedic
tutti i suoi sforzi alla ricostruzione della chiesa matrice.
Vi furono presenti maestranze qualificate - come il maestro
scalpellino Pietro Scardino da Padula che cur lesecuzione della
facciata del tempio - stuccatori, falegnami, carpentieri e muratori
esperti.
Ad essi si aggiunga il contributo del dotto clero composto sia da
vescovi residenti - come Gennaro Fortunato e Vincenzo De
Magistris - sia degli oriundi quali: Paolino Pace, Francesco
Saverio Armentano, Pietro Fedele Grisolia, che pur esercitando
altrove il loro ministero tornavano, specie destate, a Mormanno12.
La loro attivit, non fu supportata da altre esperienze locali13.
Furono presumibilmente autodidatti.
Guardando attentamente le loro opere suppongo che usassero
dei cartoni appositamente preparati in botteghe darte napoletane
che proponevano ricordi dei pittori del seicento come Mattia Preti,
per la predisposizione delle figure in primo piano, e Luca
Giordano per le Vergini in gloria e i cieli pieni dangeli.
Vedi nota 9.
Vedi: L. Paternostro. Mormanno un paesenel mondo. Carrellata
storico artistica su opere e uomini di chiesa. Il Coscile editore, 1999.
13 Nella storia di Mormanno non appaiono altri pittori, prima dei
Galtieri.
11
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Oltre che a Mormanno i Galtieri operarono in quasi tutti paesi


della Diocesi dei due mari, comera detta appunto quella di
Cassano Jonio.
Di Angelo che il pi significativo non abbiamo notizie e
ignoriamo le date di nascita e di morte.
Scompare poi nel 1739, anno in cui dipinge a Morano Calabro
una grande pala daltare.
Tre decenni dopo appare Genesio, non certamente suo figlio,
dal momento che nellatto di nascita del 1737, pur trascritto come
figlio di Angelo, questi viene annotato con la qualifica di notaio.
Genesio dipinge dal 1760 al 1810, anno della sua morte
presunta.
Ripassa dove era gi stato Angelo spingendosi a Maratea e a
Fuscaldo ove dipinge unintera chiesa14 fornendola anche di
quadri.
E un esecutore veloce di dipinti. Alcuni, come le Circoncisioni,
sono identici, quasi fotocopie.
Nella ritrattistica riesce di pi e qua e l coglie anche qualche
tratto interiore dei personaggi, come che si nota specialmente in
alcune figure della nobilt castrovillarese.
In conclusione posso dire che i due nostri non hanno fatto
scuola e che tuttavia, se si esclude il contemporaneo e pi raffinato
Francesco Oliva, a Mormanno dopo di loro regna un vuoto
assoluto.
Vediamo le loro opere.
Angelo Galtieri
Retablo, 1716 chiesa di Santa Maria delle Vergini di Laino
Castello;
Circoncisione, 1716 chiesa di Santa Maria del Colle di
Mormanno;
Circoncisione, 1720 chiesa di Santa Maria della Consolazione
di Altomonte;
Assunta, chiesa di S. Maria del Colle di Mormanno;
14

S. Giacomo

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Serie di affreschi su Antico Testamento, 1718 Chiesa di S.


Leone in Saracena;
I quattro Evangelisti, 1720 pennacchi della cupola della
chiesa del Rosario di Maratea;
Madonna a mezzo busto tra un francescano e un domenicano
1724; chiesetta del Carmine, Papasidero;
Madonna e Santi, 1725 parrocchiale di Santa Domenica
Talao;
Miracolo di S. Francesco, 1725 refettorio chiesa di S. Daniele
dei Cappucini di Belvedere Marittimo;
Oratorio di Santa Apollonia, Mormanno;
Vergine in Gloria, volta del presbiterio della chiesa del
Suffragio di Mormanno;
Ciclo intero di affreschi - 8 lunette, 10 riquadri, 2 mezze
lunette - 1735 chiesa di S. Nicola di Mira in Castelluccio
Inferiore, Pz, che rappresenta lopera pi importante del
nostro;
Crocefisso e pie donne, Morano ex Chiesa del Purgatorio
distrutta negli anni cinquanta;
Assunta, chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Spezzano
Albanese;
San Giovanni Evangelista, chiesa di San Giuliano,
Castrovillari;
Giudizio universale, 1739 chiesa inferiore di S. Nicola di
Morano Calabro.

Morano Calabro. S. Nicola. Angelo Galtieri. Giudizio universale. Particolare.


LuPa copy.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Mormanno. Chiesa del Suffragio. Angelo Galtieri. Affresco della volta a botte
sovrastante il presbiterio. La Madonna in Gloria e un Angelo che versa acqua
alle sottostanti anime purganti. Particolare. LuPa Copy.

Angelo Galtieri. Mormanno. Oratorio di S. Apollonia. Affresco.


Un episodio del martirio: lestrazione dei denti. LuPa Copy.

Altre probabili opere di Angelo:


1. Pitture nella Sala degli Stucchi e in quella del Camino del
palazzo marchionale di Castelluccio Inferiore, Potenza,
appartenente oggi alla famiglia Pitillo.
2. Volta della Chiesa di S. Maria del Colle in Mormanno,
Assunta in Gloria.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Genesio Galtieri
S. Biagio, il Matrimonio della Vergine, la Consegna delle
chiavi, Santa Cecilia e Re David, 1769, Chiesa parrocchiale
di S. Pietro in Tortora15 ;
S. Nicola disputa con Ario ed altri eretici, 1768 (?) chiesa di
San Nicola a Scalea;
Affreschi vari, 1770 chiesa di San Francesco in Altomonte;
Madonna col Bambino tra i Santi Andrea e Giovanni
Battista, 1777 chiesa della Madonna del Castello in
Castrovillari;
Circoncisione, 1777 chiesa della Madonna del Castello in
Castrovillari;
Madonna col Bambino tra i Santi Rocco e Gregorio, 1777
(?) ex Oratorio di S. Rocco, ora Museo di S. Giuliano in
Castrovillari;
Ritratto di Domenico e Maria Cappelli, 1777, Palazzo
Cappelli in Castrovillari;
Ritratto di Girolamo Cappelli, attribuitogli, 1777 idem
Castrovillari;
S. Michele Arcangelo, 1777 Mormanno Suffragio;
Madonna del latte tra Confratelli, 1777 Mormanno
Suffragio;
Salomone e la Regina di Saba, 1781 soffitto della biblioteca
del Convento di S. Francesco in Paola;
Da antichi registri della Chiesa parrocchiale di S. Pietro in
Tortora leggiamo: Pagamento al Signor Genesio Galtieri di
Mormanno pittore per le pitture fatte al Coro e presbiterio, cio per
lo quadro di S. Pietro, di Ges Cristo con gli altri tre Apostoli
dirimpetto dellaltare maggiore, ducati 8; quadri di Davide, Santa
Cecilia, ducati 4; dello Sposalizio e di San Biase, ducati 6. In uno:
ducati 18. Pagamento per spese cibarie del medesimo pittore dalli 10
febbraio 1769 per sino 7 aprile che h posto di tempo per
dipingere dette pitture fresco: in uno, ducati 5 e carlini 2; Spese a
minuto: carlini 1; Per cavalcatura datali nel ritorno, carlini 2.
Totale ducati 24. (20 grane formavano 1 carlino; 5 carlini formavano
un ducato).
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Affreschi della volta della chiesa di S.Giacomo di Fuscaldo,


1785 (?) distrutti;
S. Pietro, Madonna del Rosario, S. Giacomo, S. Anna,
Circoncisione. Sacra Famiglia, 1785 Fuscaldo, S.Giacomo;
Tela daltare, chiesa di Santa Maria della Stella, frazione
Scarcelli, Fuscaldo Marina;
Assunta, refettorio della chiesa dei Padri Redentoristi in
Fuscaldo Marina;
Vergine Immacolata, attribuitagli, in ex cappella di San Vito
in Castrovillari ora Museo San Giuliano;
Madonna e Bambino in gloria tra S. Francesco di Paola e S.
Trifonio Martire, 1792 chiesa dellAssunta in Frascineto;
Assunzione della Vergine, 1792, chiesa dellAssunta in
Frascineto;
Ritratti di casa Vaccaro, Fuscaldo;
Abbellimento del soffitto ligneo seicentesco della chiesa di
Santa Maria del Gamio con decorazione floreale e affreschi
sulle navate laterali con scene dellantico testamento, 1887
Saracena;
Navata centrale, con tre riquadri rappresentanti: - il
trionfo di Giuditta, - Ester ed Assuero, - Giacobbe e
Labano. 1792, chiesa di San Nicola di Mira, Castelluccio
Inferiore distrutti intorno al 1950 per rifacimento della volta a
stuoia, cadente16;
Decollazione di San Gennaro, Salom con la testa del
Battista, Trionfo di Giuditta, 1799 erano tre grandi affreschi
sulla volta della parrocchiale di S. Pietro in Tortora, distrutti
per il rifacimento del tetto17;
Ritratti di Giacinto e Angela Coppola, Castrovillari;
Ritratti di Pasquale e Angelica Coppola, Altomonte;

Un modesto pittore ricopi sul soffitto il solo trionfo di Giuditta,


visibile nella chiesa.
17 Oggi possiamo vederli solo in alcune foto in bianco e nero fatte
scattare dal reverendo don Francesco Donadio di Castrovillari, allora
parroco, prima dellinizio dei lavori di restauro.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La Sacra Famiglia fra Santi, 1803 chiesa di San Giovanni in


Orsomarso;
Apostoli, 1806-1807, cimasette del coro della Collegiata di
San Pietro in Morano Calabro;
La vocazione di Pietro e Andrea, 1805, volta della Collegiata
di San Pietro in Morano Calabro;
Affreschi vari, 1709 chiesa di Santa Maria delle Vergini di
Laino Castello;
Ascensione di nostro Signore Ges Cristo, 1810 chiesa di S.
Giuliano in Castrovillari;
Due tele raffiguranti gli evangelisti Luca e Giovanni, nella
chiesa di cui sopra;
Crocifissione, chiesa di Santo Spirito in Laino Borgo.
Sono pure attribuibili a Genesio18:
in Firmo: dipinti sulla volta e due tele nel coro;
una tela di cm.176 x 133 custodita nella
sacrestia della chiesa del SS. Salvatore
in Policastrello (S. Donato di Ninea)
raffigurante la Madonna del Carmine
con il Bambino tra S. Lucia e Santa
Rosalia.
Il dipinto, sebbene non firmato, per
essere simile a quello esistente nella
cappella di San Rocco in Castrovillari e a

Ringrazio vivamente lamico carissimo dottor Gianluigi


Trombetti di Castrovillari, ispettore onorario della soprintendenza
ai beni artistici e culturali della Calabria, per avermi fornito le
notizie riportate. Ho voluto seguire i pittori concittadini nei paesi da
loro toccati ed ho cos realizzato un documentario, ancora inedito.
Certamente vi saranno qua e l altri dipinti, specialmente di Genesio.
Lascio a Luigi, meticoloso e severo ricercatore, il compito di trovarli
sicuro della sua competenza e del suo inesauribile entusiasmo.
18

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

quello effigiato in Mormanno Suffragio, entrambi dipinti nel


1777, (vedi immagine a pagina 32), , senza tema di sbagliare,
opera del nostro.
Ultime scoperte
1. S. Michele Arcangelo Lopera, da me vista, firmata ed
appartiene ad un privato che me ne concesse una foto nel 1997.
Per ragioni di privacy non vuole essere nominato n vuole che
indichi il posto ove tiene il quadro.
2. Mos salvato dalle acque. Lopera, firmata 1804, si trova a
Tortora vista nel 1996. E un dipinto collocato sul soffitto di una
sala del palazzo Lomonaco-Melazzi. Ringrazio la propriet per
avermi concesso alcune riprese filmate e gli amici Biagio
Moliterni e Michele Cozza per lindicazione del posto.
A proposito di Genesio, lamico
Biagio Moliterni da Tortora mi
comunica:
Caro Professore,
3) in un casolare di Praia a Mare - che
un tempo fu certamente una cappella si trova un affresco della Madonna, il
cui capo circondato da 12 stelle e con in braccio il Bambino. Il
dipinto - molto deteriorato (i volti di Mamma e Figlio, purtroppo,
sono stati sfigurati) - firmato e datato: GIN. GAL. P. 1754.
4) in Verbicaro, chiesa dellAssunta, trovasi, datata 1767, una
Madonna del Carmine tra i santi Caterina e Biagio
5) nel 1980 don Francesco Cozzitorto rinvenne, nei locali dellex
asilo parrocchiale un dipinto firmato G.G.P. senza data forse
risalente agli ultimi due decenni del 1700 raffigurante la Vergine
Immacolata tra Angeli, restaurato e posto nella chiesa matrice
della SS. Trinit in S. Donato di Ninea.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Un ulteriore approfondimento sui pittori mormannesi.


A) Angelo Galtieri in Suffragio e in Santa Apollonia
Si tratta di due racconti diversi.
Il primo, in ordine di esame, ispirato ai Vangeli.
Trovasi nella chiesa del Suffragio e tratta, in tre episodi,
significativi momenti della vita della Vergine.
Il secondo, dedotto dalla agiografia popolare, posto in Santa
Apollonia e si ricollega al martirio della Santa.
Questa seconda storia nasce dallinflusso della cultura
bizantina insediatasi nellarea mercuriense che port alla
venerazione, vedi pure Chiesa di Santa Sofia in Papasidero 19, di
tanti santi nuovi rispetto a quelli della chiesa latina. Tale grecit
resistette nei riti fino alla met del 150020.
Lanziana diaconessa Apollonia21come ricorda San Dioniso
vescovo di Alessandria, sub il martirio nel 249. Non solo le
furono rotte le mandibole e spezzati i denti ma le si impose di
recitare frasi blasfeme con la minaccia di bruciarla viva. La donna
chiese un momento di riflessione e liberatasi dalle mani degli
aguzzini si lanci nel fuoco. Liconografia la trasform in una
giovane cui venivano strappati i denti con una tenaglia.
Entrambe le pitture nascono dal pennello del mormannese
Angelo Galtieri22 che cominci a dipingere nel 1716 (Retablo
chiesa Vergini di Laino Castello) e termin nel 1739 (Giudizio
universale chiesa inferiore di San Nicola in Morano Calabro,
certamente il suo pi completo lavoro).
Gli affreschi, bench restaurati, non hanno un particolare
splendore.
19

Mio Guida alla scoperta ecc, di prossima pubblicazione.


Vedi il mio Mormanno un paesenel mondo Seconda edizione Phasar
Firenze, anno 2007.
21
Nome di origine latina collegato al culto del dio Apollo forse derivato
dalletrusco Apluni casato di una gens gentilis.
22
Vedi vita ed opere in Uomini illustri di Mormanno, ed. Phasar Firenze, anno
2000, pag.10- 15.
20

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27

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Occupano le volte a botte delle anzidette chiese


Angelo non firma e non data, stranamente, nessuna delle due
opere, cosa che fa invece scrupolosamente a Castelluccio Inferiore
nella Chiesa di San Nicola.
Nella storia locale23, non vi cenno alcuno dei Galtieri e della
loro opera.
Qualche anno fa, sorretto da pi baldanzoso entusiasmo,
intrapresi ad inseguire Angelo ripercorrendo tutti i posti ove
aveva operato, fotografando e poi filmando i suoi dipinti.
Constatai pure che fu quasi rincorso da Genesio Galtieri suo
omonimo e compaesano.
B) Genesio

Galtieri in Suffragio

Genesio fu pi influenzato dalla pittura atmosferica di Luca


Giordano che aveva lasciato nella Napoli seicentesca importanti
opere in S. Gregorio Armeno, Santa Brigida e SantAgostino degli
Scalzi.
Dipinge a Mormanno, come gi detto, una Madonna del Latte
tra confratelli e un San Michele.(vedi pagina 32).
Sia lui che Angelo furono sostanzialmente artisti modesti e la
loro fama non valic i confini del territorio appartenente alla
diocesi di Cassano allo Jonio24.
In loro lascia a desiderare linventiva, in definitiva larte e di
conseguenza una originale irripetibilit. Non usano sfondi,
contorni. I passaggi tra una figura e laltra sono affrettate nuance.
I loro personaggi differiscono perci solo dal colore usato,
dalla posizione che occupano nel contesto generale e nel loro
spostamento sulla scena a destra o a sinistra. In loro si nota un
pennellare da buoni mestieranti.
Malgrado tutto le loro pitture fecero vibrare lanima popolare
soprattutto quella degli analfabeti, tanti a quei tempi, che si
avvicinavano alle sacre scritture affascinati dalla rappresentazione

23
24

Vedi E. Pandolfi, A. Cavaliere e V. Minervini.


Genesio si spinse anche a Paola.

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28

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

di avvenimenti che non avrebbero altrimenti conosciuto e che


lasciavano perci un segno profondo e palpabile.
A dimostrazione e sostegno della mia tesi, ecco di seguito alcuni
raffronti della pittura di Angelo e Genesio in Mormanno e altrove.

Angelo. Assunta
Suffragio

Genesio.
San Pietro, Fuscaldo

Angelo Santa
Apollonia

Angelo. Assunta.
Sacrestia

Genesio.
San Pietro, Morano C.

Frate in Miracolo di S. Francesco


Angelo. Fuscaldo.

Angelo.
S. Nicola Castelluccio

Orante in Santa Domenica T.


Genesio.

Francesco Genovesi, giurisperito25


Giuseppangelo Greca, matematico26
25

Vedi nota 9

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29

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Francesco Filomena
Dottore in medicina ed in
filosofia nacque a Mormanno
nel 1756. Signora la data di
morte.
Fu membro dellArcadia
Reale col nome di Cratile
Donaide. In tale veste scrisse
un canto di 48 ottave dedicato a
Ferdinando IV di Borbone
Dellimmortale trionfo e altri
due sonetti per il cardinale
Ruffo.
La sua opera pi famosa il
Breve saggio sulloperazione
delloppio e dellaria fissa, ed
infiammabile negli animali,
secondo
il
sistema
dellelettricit, Napoli 1781
dedicato ad Alessandro Volta
cui chiedeva un parere circa le
sue ricerche sullelettricit
animale.
Volta, in una lettera di
risposta a sue missive, ritenne ingegnosi gli sforzi di Filomena,
incoraggiandolo tuttavia a proseguire per avere migliori risultati
(lettera datata Pavia, 7 giugno 1785).
Filomena, che scrive nel 1781, pu essere considerato un
precursore di Galvani e dello stesso Volta che solo nel 1800 rende
note le sue scoperte.
Alla vita e allopera del Filomena, Mormanno ha dedicato, il 24
ottobre 1987, una giornata di studio.
26

Vedi nota 9

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30

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Anima della manifestazione stato il dott. Giuseppe Leone da


Pompei, figlio del professor Luigi Leone27, curatore della ristampa
del Breve Saggio e relatore ufficiale.

Stralcio della lettera di Alessandro Volta diretta a


Francesco Filomena

Santo Maradei, giurisperito28


Filippo Tufarelli, barone, storico29

Del dottor Luigi Leone, mormannese, mi sono occupato in La mia


vita scolastica rifacimento inedito di Ricordi di vita magistrale.
Lamico, gi dirigente scolastico e giornalista pubblicista venuto a
mancare ai vivi in Pompei l8 agosto del 2007.
28 Vedi nota 9
29 Vedi nota 9
27

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31

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Mormanno. Chiesa del Suffragio. Genesio Galtieri. La Madonna del Latte tra
due confratelli. Opera datata e firmata G.G.P. A.D. 1777 (Genesius Galterius
pinxit anno domini 1777). Faceva capo a tale chiesa la Confraternita della
Buona Morte. Foto Paternostro Copy

Mormanno. Chiesa del Suffragio. Genesio Galtieri. S. Michele. Opera del


1777. Foto Paternostro.Copy

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32

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Uomini illustri del 1800

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33

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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34

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Carlo Capalbi30
Discendente da antica e nobile famiglia nacque a Mormanno il
21 agosto 1778 e quivi mor il 24 luglio 1839.
Fu sindaco per due lustri. Negli anni 1811, 1812, 1813, fu
ripartirore dei demani nei comuni di Mormanno, Laino Castello,
Laino Borgo, Papasidero, Oriolo, Canna e Nocara.
Tra affari domestici e tante occupazioni, seppe trovare il tempo
di attendere ai suoi studi.
Fu innamoratissimo dei classici e ne studi profondamente i
capolavori.
Gi giovanissimo scrisse in latino una serie di epistolae e di
dissertationes, andate tutte perdute.
Dal latino tradusse:
Il De officiis di Cicerone.
Lopera rimase per incompiuta per la sopravvenuta sua morte.
In lingua italiana scrisse:
Orazione funebre per Carlo III di Borbone;
La Partenone, cantata per Ferdinando IV di Napoli;
Canto pastorale sopra la prima disfatta dei francesi;
Scritti di letteratura antica pubblicati sulla rivista italiana di
Palermo;
Discorsi tra cui uno sullorigine dellidolatria;
Teologia Gentile della Bibbia il suo pi ponderoso libro.
Maria Luisa Fazio de Jorio
A Maria Luisa Fazio de Jorio consorte del
barone Giovanni il Comune di Mormanno aveva
intitolato lo stabile ricevuto in dono dalla
famiglia utilizzato, fino al 1969 come edificio
scolastico ad uso delle scuole elementari.
La famiglia Fazio aveva pure lasciato, uniti
alla chiesa del Soccorso e parte forse di un
30

Notizie a cura della signora Leda Capalbi di Mormanno.

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35

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

antico romitorio due locali utilizzati come Asilo Notturno per i


meno abbienti.
Francesco Minervini
Poeta romantico, come fu definito dal professor Francesco Lo
Parco, nacque a Mormanno il 10 settembre 1833. Mor allet di
solo 47 anni il 26 ottobre 1880.
Ebbe una rara e precoce intelligenza. Da giovane fu introdotto
nellAccademia Pontaniana da suoi congiunti del ramo napoletano
e tale ricordo lo port a fondarne, come vedremo, anche una in
Mormanno.
Nel 1867 pubblic a Napoli Poesie varie. Un anno dopo per i
tipi di Orazio Pastore - Messina - usc la Cetra dellAppennino31,
nuova ghirlanda di poetici fiori per lavvocato Francesco
Minervini, da Mormanno bruzio fra gli arcadi Megaletore
Alfeonio, socio corrispondente della pontificia accademia tiberina,
della real cosentina, della real peloritana di Messina e del
gabinetto letterario scientifico di Ragusa.
Occupa un posto preminente nel libro la Novella ispanocalabra di Osvaldo e Doralice o il romito di Santa Maria del
Soccorso in Mormanno.
Il poeta in cinque canti composti da endecasillabi sciolti narra,
com detto nella prefazione, le vicende di un nobile spagnolo
della famiglia Brigliaruol che, fattosi frate e preso il nome di
fratello Geronimo, emigr dalle sue terre e dopo vario girovagare
per lItalia, nel 1689 giunse a Mormanno.
Qui, dopo aver indossato la tonaca di eremita, si stabil sul colle
dellAddolorata ponendosi a servizio della Vergine del Soccorso,
costruendo la chiesa ed altre cellette ove dimor insieme a suoi
adepti . (Vedi mio: Mormanno un paese..Cappella dellAddolorata o
del Soccorso pagina 3 e segg.)

Leggiamo ora alcuni versi del V canto ove descritta


Mormanno cos come il poeta immagina sia apparsa al frate
pellegrino.
31

Vedi Minervini poeta su Luigi Paternostro n. 51, 52, 53, 54, 55

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36

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

... A quella parte


quasi da impulso pi che uman sospinto
drizz il cammino. Era un umil tempietto
sul vertice del clivo, a cui dintorno
stende lombra gentil dolmi vetusti
e di querce un boschetto. A tergo il monte
irto e scosceso. la citt da un lato,
dallaltro, allocchio estatico si para
maestoso teatro, ampio orizzonte
che al viator chivi novelle imprime
orme nellalma un sentimento desta
che il tragge a sospirar. Grata vicenda
di sorridenti poggi e di convalli
sparsi di caseggiati e di giardini,
ove la vigna i grappoli matura
e simbruna il castagno e dei ruscelli
mormora londa, si devolve e spuma!
Dopo la pubblicazione de La cetra dellAppennino, nel 1869
fond la Societ Filomatica Mormannese32 alla cui presidenza
chiam il Dottor Edoardo Pandolfi, serbando per s la mansione di
segretario perpetuo.
Al 13 novembre 1879 i soci sono 238. Fra essi ricordiamo ora
quelli di Mormanno.
Sono: il professor Niccol Perrone, Domenico Anzelmi,
letterato, acerbo oppositore del critico Francesco De Sanctis e
traduttore in prosa della Divina Commedia, Raffaele Galizia,
latinista, Giovanni Minervini, sacerdote, storico della pittura e
dellarchitettura, Francesco La Terza, appassionato cultore della
storia dellarte, Nicola Bloise, fervido apologista della chiesa, il

32

Amante, amico,

del conoscere,

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37

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

sacerdote Teodoro Cedraro33, studioso di dialettologia, il filosofo


ontologista Carmine Maradei34, il bacologo Nicola La Greca, il
botanico Vincenzo Maradei35.
Vediamo ora cosa scriveva uno dei soci pi illustri:
Milano, 25 aprile 1870.
Il sottoscritto ha lonore di
presentare
i
suoi
devoti
ringraziamenti allAssociazione
Filomatica Mormannese che s
compiaciuta
di
iscriverlo
nellalbo dei suoi soci. Firmato:
Alessandro Manzoni.
Francesco Oliva
Autore della tela posta nel coro della matrice di S. Maria del
Colle che ha per titolo La cena degli Apostoli datata 1791 e
firmata. Vissuto nel XVIII secolo fu un autodidatta, abile nella
musica, buon poeta volgare, intenditore di latino e soprattutto
cultore di pittura nella quale riusc egregiamente36
Pure dellOliva un dipinto, posto nella chiesa del Soccorso,
ispirato al pittore dalla novella calabro-ispana del poeta Francesco
Minervini raffigurante Fratello Geronimo.
A Mormanno non vi sono altre sue tracce. LOliva sarebbe
approdato in Basilicata, lasciando testimonianze a Carbone,
Chiaromonte e Matera37.
Ricerche etimologiche su mille voci e frasi del dialetto calabrolucano. Raccolta di voci rare di Laino, Mormanno e dintorni. Napoli
1855.
34
Lontologismo la Dottrina filosofica secondo la quale il principio
della conoscenza si basa sull'intuizione diretta o immediata di Dio.
35 Di essi non resta alcuna opera o scritto.
36 Pandolfi Catalogo citato
37 Tra la fine del XVIII ed i primi del XIX, incontriamo per la verit
in Basilicata un tale Domenico Oliva anchegli pittore, nato a Tursi,
Qui dipinse lintera chiesa dei Santi Michele e Filippo con una serie
33

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38

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Mormanno. Santa Maria del Colle


Parete centrale del coro. Ultima cena

Firma dellOliva su Ultima Cena


di affreschi riguardanti le Storie di S. Filippo. Nulla rimane di tale
opera distrutta dallincendio della chiesa predetta.
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39

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Mormanno. Fratel Geronimo. In chiesa dellAddolorata.


Olio su tela ritoccato nel 1892 da tale Spatola

Carbone
SantAntonio

Matera
Deposizione

Chiaromonte
San Giovanni Battista

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40

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Uomini illustri vissuti


tra il 1900 e il 1950

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41

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Mormanno. Faro votivo ai caduti calabresi di tutte le guerre posto sul colle
dellAddolorata.
Foto Lupa copy

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42

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Vincenzo Minervini (21.01.1867- 29.09.1944)


Avvocato. Presidente della deputazione
provinciale, fondatore, nel 1926, del
Comitato Pro Mormanno ispiratore
geniale, anima eletta, orgoglio di Mormanno
di ieri, di oggi, di sempre, come lo definisce
il prefetto Palmardita38, da ricordare per
aver dato impulso, in un difficile periodo, ad
un rinnovamento spirituale della cittadina e
ad un suo rilancio nel panorama della cultura
riunendo intorno a s consensi non solo da
parte della Mormanno bene quanto della
gente in mezzo alla quale si confondeva e che
riamato, amava.
Per lungo tempo e credo ancor oggi, noi
mormannesi abbiamo vissuto e viviamo di rendita per lopera di
don39 Vincenzo Minervini.
Volle e realizz la creazione del Faro Votivo a memoria dei
caduti mormannesi - tra cui Silvio Paternostro e Gaetano Alberti,
medaglie doro al valor militare - e di tutti gli altri eroi calabresi
che nellimmane conflitto della prima guerra mondiale
sacrificarono la loro vita in guerra.
Oggi, dopo la devastante esperienza della seconda guerra
mondiale, il Faro diventato il sacrario regionale dei caduti di
tutte le guerre.
Come letterato scrisse Mormanno duna volta divertente
opuscolo che non dovrebbe mancare in ogni casa.
Lettera datata Cosenza, 11 febbraio1937, XV E.F.
Il don che predicato donore proprio dei sacerdoti e degli
ecclesiastici (dal tardo latino medievale donno per dominus, signore),
era riservato un tempo ai principi e ai nobili di Spagna e Portogallo.
Si estese poi in Italia e specialmente in quella meridionale ove si
diede a persone di riguardo, anche non di sangue blu. Ancora oggi
lappellativo in uso e si d pi che altro per rispetto del costume di
vita e per lesempio che da esso deriva.
38
39

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43

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Come dice egli stesso nella presentazione c un po di tutto


leggende, tradizioni, cronache vissute, canti, macchiette
costumi...Lo scritto interessa soltanto i mormannesi...
Da una lettura pi meditata appare evidente che il suo dire, tra
lo scherzo e la satira, un incitamento ed unaspirazione al
rilancio morale e materiale dellamata citt.
Lavvocato Minervini fu anche un seguace di SantUbaldo e in
questa veste si adoper per la realizzazione del Rifugio Alpestre
Conte Orlando in territorio del Comune di Mormanno meglio
conosciuto come Casa Cacciatori40.
Edoardo Pandolfi senior
Nacque a Mormanno il 20 aprile
1827 e qui alla veneranda et di
oltre 92 anni mor il 4 settembre
1919.
Medico, per il suo infallibile
occhio clinico merit il nome di il
Cardarelli Calabro Lucano41.
Abbiamo visto, parlando di
Francesco Minervini, lopera svolta
dal Pandolfi quale presidente della
Societ Filomatica.
Ma il Nostro fu anche uno
cultore attento e puntuale della
storia di Mormanno e numerosi sono i suoi scritti tutti
indispensabili alla conoscenza della vita e degli uomini della
cittadina. Ricordiamo:
- Relazione accademica della Societ Filomatica di cui fu
Presidente, tenuta nella seduta del 13 settembre 1870 Cosenza,
tipografia municipale 1871;
Vedi mio scritto su Faronotizie.it
Cardarelli fu il celebre medico di Napoli cui oggi dedicato il
maggiore ospedale della citt.
40
41

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44

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

- Il beato Leoluca abate a Mormanno, Castrovillari, 1909


stabilimento tipografico Patitucci;
- Scritti vari tra cui, estratto da Calabria Cattolica, rivista
delle tradizioni popolari italiane, lusanza dei vecchi vasili di
Mormanno;
- Catalogo degli scrittori di Mormanno e delle opere ed
opuscoli da loro dati alla luce e di cui han potuto aversi esemplari
a stampa.42. Edito in Mormanno, tipografia dello Sparviere, anno
1900.
Approfondimenti
Medico Chirurgo, laureato presso la R. Universit di Napoli il
1848, esercit, fino al termine della sua vita, con infinito amore, la
sua professione. Per il suo infallibile occhio clinico merit il nome
di il Cardarelli Calabro Lucano43.
Oltre che appassionato cultore delle scienze mediche, partecip
vivamente al movimento artistico letterario del suo tempo.
Fu Socio della Reale Accademia medico chirurgica di Napoli,
con pubblicazioni; fu anche Socio corrispondente della Reale
Accademia Cosentina
Studi e pubblicazioni scientifiche44
1. Mutismo da lesioni del lobo anteriore del cervello. Filiatre
Sebezio45: anno 1856; vol. 52 da pag. 151 a 155.
2. Degli oppiati quanto alla cura dello Sclerotirbe46. Filatre
Sebezio: 1857; vol. 54, da pag. 192 a 201.

Credo oggi conservati nella biblioteca Pandolfi.


Cardarelli fu il celebre medico di Napoli cui oggi dedicato il
maggiore ospedale della citt.
44 I titoli delle ricerche sono quelli dati a suo tempo alle stampe.
45 Una tipografia napoletana.
46 Sclerosi.
42
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

3. Esposizione analitica di tre contemporanei casi di


attossicamento47 per solfito arsenioso. Filiatre Sebezio: 1858; vol.
55: da pagina 129 a pag. 149.
4. Intorno a particolare efficacia medicale dei semi di canape
domestica. Filiatre Sebezio, 1860; Vol. 59, da pag. 142 a pag. 146.
Annali della Reale Societ Economica di Calabria Citeriore: anno
1865; Rendiconto: pag. da 97 a 101.
5. Botanica e fisiologia del Moco48 Filatre Sebezio: anno
1860; Vol. 59, pag. 184 189.
6. La irritabilit Halleriana49: Filiatre Sebezio: 1860; Vol. 60,
pag. 113 a I.
7. Nel Jodo50 che si pu contenere nella grandine. Annali e
bollettino dellAccademia degli Aspiranti naturalisti; anno 1865,
Vol.V , pa. 25 28.
8. Le Processionarie ed il Gichero51. Rendiconto della Regia
Societ Economica di Calabria Citra: anno 1864, pag. 31 37.
9. Su le ossa fossili di un elefante calabro. Annali e
Bollettino degli aspiranti Naturalisti. Anno 1866. Vol. VI, pag.9
10. Calcarea nera con venature bianche da Mormanno, col
Trocus Murmanni52. Memorie pel prof. Costa, per la formazione
della carta geologica del Napolitano: Atti del Regio Istituto
dIncoraggiamento di Napoli. Anno 1864.
11. Notizie geologiche e paleontologiche: Cervo fossile. Al
prof. Costa. Rendiconto della Regia Accademia delle scienze
fisiche e matematiche di Napoli. Anno 1866, fascicolo 4.
Avvelenamento.
Erba delle leguminose (Vicia ervilia), detta anche capogirlo e
veccioli, che cresce nella regione mediterranea, dove era coltivata per
foraggio, poi inselvatichita come infestante delle colture cerealicole;
alta fino a mezzo metro, con legumi lunghi 2 o 3 cm, e semi, simili
alle lenticchie, amari e velenosi per luomo. In dialetto: vizza.
49 Attitudine delle fibre muscolari a contrarsi sotto lapplicazione di
qualche agente esterno. Vedi: Haller.
50 Iodio, detto alla francese.
51 Vedi foto a pagina 47 e sua descrizione in Breve ricerca sulla flora
e fauna del Pollino in www. faronotizie.it n 40 settembre 2009.
52 Conchiglia di Mormanno.
47
48

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46

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

12. Cenni e scoverte paleontologiche. Relazione del prof.


Costa. Accademia Pontaniana. Atti. 1851.
13. Sul lathyrus53: al cav. De Renzi. Lavori del supremo
magistrato di salute di Napoli. Relazione del De Renzi. Anno
1858-1860.
14. Corrente indotta nel Gozzo. Rendiconto della Regia
Accademia medico-chirurgica di Napoli. Anno 1872.
15. Corea maggiore. Rendiconto citato. Anno 1873. Gazzetta
medica delle Calabrie, anno 1874.
16. Fibroma sublinguale dei bambini. Lucania medica. Anno
1873, Annuario delle scienze mediche per Schivardi e Pini, anno
5, 1874. Rendiconto della regia Accademia medico-chirurgica di
Napoli, 1875. Fac. I e II, pag. 62-64.
17. Intorno al fibroma sublinguale dei bambini. Morgagni,
giornale di medicina, 1881 fascicolo di luglio, pag. 560.
18. Sul Latirismo54. Lucania medica. 1874.
19. Stato attuale della illustrazione geologica e mineralogica
della Calabria Citeriore. Atti dellAccademia cosentina. Limone.
Idroclorica della difterite. Morgani 1875, fascicolo di novembre.
20.
Sul veleno dello scorpione nostrale.
Resoconto dellAccademia medico-chirurgica
di Napoli. 1881. Fascicolo 4.
21. Avanzo dIppopotamo calabro. Atti
dellAccademia cosentina. Vol. 12, pag. 123 e
124.
Gichero o arum italicum o calla selvatica

22. Semi di zucca, episerma, tenicida. Resoconto della Regia


accademia medico-chirurgica di Napoli. 1883, fascicoli I e II,
pagine da 38 a 42.
23. Argomento di otoiatria. Rendiconto per la regia
Accademia medico-chirurgica di Napoli, 1883. Fascicolo I.
Lathyrus Sativus il legume detto comunemente cicerchia. In
dialetto:cicerculi.
54 Intossicazione causata dallabuso alimentare della cicerchia. I
poveri mescolavano la sua farina al grano.
53

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47

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

24. Intorno a calcoli vaginali. Rendiconto per la Regia


Accademia medico-chirurgica di Napoli. 1871
25. Resoconto degli atti della Societ
Filomatica di Mormanno anno 1871- 1972- 1874.
26. Di un raro caso di calcoli orinari a base di
colesterina. Aprile1891.
27. Di un calcolo in sede inusitata. Estratto
dagli atti della Regia Accademia medico-chirurgica
di Napoli, 1895-1986.
Onorificenze
1864

1868

1870

1871

1872

Socio corrispondente per la sezione medica della


reale societ filosofica medico letteraria di
Napoli.
Membro Onorario dellIstituto Filotecnico
Nazionale Italiano con sede in Firenze. Fu
insignito di medaglia doro.
Socio promotore della Scuola Dantesca
Napoletana.
Socio Fondatore, con medaglia doro, della
sezione letteraria del Circolo partenopeo
letterario, artistico, e scientifico.
Socio onorario della Societ Letteraria Giovanile
di Napoli.
Fu nominato Protettore Consigliere Onorario della
Lega Giovanile Nazionale di Mutuo
Soccorso di Catania
Socio ordinario della Societ Italiana per
lemancipazione della donna.
Socio onorario dellAccademia Florimontana
Vibonese.
Socio
corrispondente
dellAccademia dei
Naturalisti di Benevento.
Socio corrispondente nella classe scienze
dellAccademia di scienze, lettere ed arti di

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48

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

1873
1874

1875

1879

Acireale.
Socio
onorario
benefico
cooperatore
dellAssociazione Salvatori di Napoli.
Consigliere onorario delle banche agrarie
autonome confederate con sede in Napoli
Socio donore dellistruzione popolare di Govone
(Cuneo).
Socio corrispondente dellAssociazione Nazionale
Italiana di Mutuo Soccorso degli scienziati,
letterati ed artisti di Napoli.
Socio fondatore onorario della Societ Giovanile
per listruzione popolare con sede in
Augusta (Sicilia)
Socio benemerito fondatore della biblioteca
popolare circolante di Spezzano Albanese.
Presidente onorario con medaglia doro del
Circolo Lucano Scientifico Umanitario di
Lagonegro, nonch rappresentante del
Circolo Lucano artistico letterario.
Socio onorario della biblioteca popolare di
Viagrande.
Fu fondatore e Presidente perpetuo della Societ
Filomatica di Mormanno con biblioteca
circolante. Tale biblioteca ebbe come soci
onorari Alessandro Manzoni e Cesare Cant.
Socio onorario dellIstituto Civico di scienze
naturali di Grosseto.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Sintesi della
RELAZIONE ACCADEMICA LETTA
IL 13 SETTEMBRE 1870
NELLADUNANZA GENERALE DELLA
SOCIETA FILOMATICA
E BIBLIOTECA POPOLARE CIRCOLANTE
DI MORMANNO.
Anno I, 1869-1870
Data in Cosenza dalla Tipografia Municipale, 1871.

1. Il dott. Edoardo Pandolfi, quale Delegato Scolastico del


Mandamento e Presidente della Societ Filomatica55
fondata nel settembre del 1869 dallAvv. Prof. Francesco
Minervini che aveva riservato per s la carica di Segretario
perpetuo, riun nel settembre 1870, a distanza di circa un
anno, i maggiorenti del paese per potenziare il sodalizio
2. Si assembrarono per la bisogna meglio che ottanta
compatrioti.
3. Per caratterizzare il sodalizio si prese ad emblema il
suggello antichissimo del Municipio.
4. Il Comune fu favorevole alliniziativa anzi dava alla
Biblioteca i molti volumi che aveva nei suoi archivi ed i
1000 volumi della libreria dei Cappuccini avuti dal
Demanio.
5. Nella sala della biblioteca nei giorni festivi si radunavano
un gran numero di fanciulli e giovanetti e adulti ancora
6. La Societ ha comprato due effemeridi56 per conoscere
novit di arti, di mestieri e di agricoltura
Significa: amante o amico (gr.
della ricerca (gr.
56 Pubblicazioni scientifiche.
55

del sapere, dellistruzione,

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50

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

7. Nellanno accademico le tornate57 sono state dieci


8. Nella prima fu proclamato a Socio Ordinario il pretore
Giovanni Dragonetti
9. Nella seconda, in qualit di Presidente, esposi il
Programma di lavoro mettendo al primo punto listruzione
del popolo oltre che il diletto di sentirsi affratellati con
nobili legami ed il comune desiderio del bene e del bello
Parlai anche dellimportanza degli studi geoponici58 e
dei terremoti che avvengono in Mormanno, posto che
lossatura fondamentale di essa fatta, per mia
osservazione, dallo gneis compatto sottoposto al calcare
secondario bigio
10.
Nella terza il segretario Francesco Minervini lesse una
cantica dai molti endecasillabi dal titolo Dante che medita
nellesiglio il suo divino poema. Anche il socio Benedetto
Longo59 cant il poema sacroNella stessa seduta il socio
Nicola Fasanella present il suo lavoro dal titolo
Monografia di Mormanno. Sostenne esser tributo di patria
carit ed utile opera pei posteri scrivere e raccogliere
memorie storiche e documenti di nativo interesse
Ponendo in veduta un diploma conservato nella Curia
Vescovile di Cassano60 ed aiutandosi principalmente del
vernacolo linguaggio che per trapassar di secoli non
perde distintive propriet, perviene alla conclusione che
Mormanno fosse da Greci coloni: greche le vetuste citt
intorno: greche le appellazioni di contrade; greco il
MIRO, da cui MIROMAGNO, antico nome di Mormanno.
E seguita ricordando illustri compatrioti, a dir di loro vita
Le riunioni o assemblee generali.
Studi relativi ai lavori campestri. Dal greco
terra e
lavorare,
59 Parroco pro tempore. Vedi il mio Mormanno un paesenel mondo
ediz. Phasar Firenze, 2007.
60 Trattasi certamente della Donazione di Ugo di Chiaromonte della
quale mi sono occupato in faronotizie.it n 11, 12, 32 e 72 Vedi: Breve
storia di Mormanno, Mormanno tra storia e leggenda, la pleggiaria
gratuita
57
58

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

11.

12.

13.

14.

15.
16.

61
62
63

ed opere; a toccar degli edifici, delle industrie del


luogomostrando amor di patria e di sapienza insieme61.
Nella quarta il Socio Giovanni Dragonetti present una
Memoria nella quale tratt delle condizioni topografiche
ed economiche di MormannoIl socio Avvocato
Francesco Blois giudic profittevolissimo62 largomento
portato in disputa sollecitando la Societ a raccomandare
largomento ed a proporlo alla prudente deliberazione del
Consiglio Comunale.
Nella quinta seduta il Socio Benedetto Longo significava
che si dovesse educar a verace civilt il
popoloattraverso una educazione totalmente religiosa.
Sostenne lo stesso argomento il Socio Angelo
Paternostro. Intervennero con altri pareri, i Soci Carmine
Maradei63, Giovan Battista Galizia, Santo Maradei e
Fedele Donato, tutti rimarcando che solo leducazione
produce rialzamento del proletariato ed armonia sociale
Nella sesta seduta il Socio Ulisse La Terza leggeva la
seguente memoria: La Civilt mondiale studiata nelle sue
manifestazioni rispetto ad arti, scienze, lettere, leggi e
costumi presso i vari popoli e le successive epoche.
Chiudeva il lavoro con sinopsi storico-geografocronologica, che presenta il fior fiore della storia
dellumanit
Nella settima adunata il Socio Francesco La Greca
esponeva quanto giovasse ad innobilire la plebe il darle a
cantare poesie popolari castigate, ad esempio di quelle del
Parzonese, e farle dimenticare e prendere in disgusto le
canzoni da trivio
Nellottava seduta il Socio Giovanni Minervini tratt
dellorigine della pittura e dellarchitettura
Nella nona lAssemblea ebbe a considerare che alla civilt
del paese convenisse che i pubblici macelli siano aperti e

Il lavoro introvabile!
Da prendere in seria considerazione.
Notaio.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

disposti in maniera che igiene, medicina e morale


pubblica richieggono Il Socio, abate Nicola Perrone
inviava allAccademia una sua scrittura in latino idioma
mandata a stampa come titolo di concorso alla cattedra di
Letteratura Latina della universit di Napoli nel quale
arringo egli merc allori ad avanzo facendo onore al
Calabro suolo64 Il Socio Eugenio Minervini e laltro
Socio vicepresidente, Francesco Saverio Blois ne
cureranno versione in lingua italiana. Il Socio Sacerdote
Francesco Armentano lesse alcune riflessioni sul genio
italiano ispirato a sublimi opere cristiane allombra del
VaticanoIl giovanello Vittore Pandolfi65 parl di un
dramma dato a stampa opera del prete mormannese Nicola
Lauria
17.
Nella decima adunanza fu proclamato Socio il signor
Francesco Giunti.
Parlarono:
Il Socio Federigo De Marco (Dio e la scienza)
Giovan Battista Pirrone e il signor Beniamino
Greco (Cultura dellerba medica nei poderi del
Signor Genovese)
Santo Maradei, Domenico Perrone e Nicola La
Greca (sulla raccolta dei semi sul melitotus
rotundifolia, sulla vicia sativa e sul trifolium
repens che vivono spontanei nei territori di
Mormanno)
Da ultimo si pregarono i Soci Pietro Filomena e
Vincenzo Maradei di seminare orzo proveniente
dalla Sicilia. Intervenne in fine anche il Socio
Nicola La Greca ricordando i risultati ottenuti dalla
coltura dei bigatti
E qui passo a recare in uno altre notizie che giova porre a
mostra. (Con linguaggio moderno il Nostro si sarebbe espresso
Su Nicola o Niccol Perrone vedi mio scritto nel citato Mormanno
un paesenel mondo.
65 Vedi citato Mormanno un paesenel mondo.
64

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

cos: a questo punto rendo note queste ultime informazioni,


indispensabili per la conclusione dellargomento. Che bella
differenza di espressioni e che uso diverso delle parole! Io
ammiro la sintesi del pensiero derivante dallo studio e
dallinfluenza della lingua latina, maestra di essenzialit e
sobriet. Qui godiamoci questo procedere che ci riporta indietro
di ben 139 anni!)
La Filomatica novera buona mano di Soci, tra ordinari
accademici che montano finora a 28 e tra ordinari onorari
benemeriti, che son molti ed illustri zelatori della popolare
istruzione e savi e gentili66. In 50 giorni festivi aperta la
Francesco Lo Parco nel suo Francesco Minervini Poeta
romantico e fondatore dellignota Accademia Filomatica di
Mormanno Calabro, Tivoli, Arti grafiche A. Chicca, MCMXII,
riporta, pag 60 e seguenti, altri soci. Tra i mormannesi cita:
Domenico Anzelmi, una delle pi interessanti figure del
romanticismo napoletano, acerbo oppositore del De Sanctis e
Francescantonio Cantisani, domiciliato in Orsomarso. Tra i non
mormannesi: Giuseppe Salvati, Arciprete a Morano, lavv. Domenico
Camporota da Castrovillari, il cavaliere dottore Domenico Conte da
Paola, il prof. Francesco Neto da Reggio Calabria. Fanno poi parte
del sodalizio altri soci calabresi, tutti onorari: Mons. Luigi Tripepi da
Cardeto; il cav. Diego Vitrioli, da Reggio Calabria, latinista; il prof.
Abate Vincenzo Padula da Acri, poeta; Vincenzo Julia, da Acri,
filosofo e critico; il barone Nicola Taccone-Gallucci, da Mileto, e il
fratello mons. Domenico, vescovo di Nicotera. Oltre i confini della
Calabria furono designati tra i Soci Onorari: la poetessa Marianna
Coffa-Caruso da Noto; il barone Giuseppe De Spuches, Principe di
Galati, da Palermo, scrittore di classica eleganza, traduttore di
Euripide e imitatore del Monti, autore del Galtiero, novella medievale
in ottave; il poeta messinese Felice Bisazza. Tra gli onorari gi
illustri, alcune personalit napoletane tra cui: il cav. prof. Giulio
Minervini, segretario perpetuo dellAccademia Pontaniana, lavv.
Eugenio Raffaelli, amico personale di Leopardi; il prof. Antonio
Mirabelli, umanista insigne, ordinario della Regia Universit,
conoscitore profondo del Petrarca; il prof. Enrico Crocchia, suo
successore nella cattedra ;il prof Francesco Vizioli, medico; il prof.
Vincenzo Tenore, scienziato; il prof. Sac. Gioacchino Taglialatela dei
Padri Filippini. Furono altres compresi nellelenco dei filomatici
66

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Biblioteca Popolare al pubblico...Il bibliotecario Biagio La Terza,


ha dato indubitabile argomento di assiduit e di zeloCinquanta
Soci e pi hanno assistito, e spesse fiate a due per volta, alle
letture pubbliche ed han fatto conferenze pubbliche trattenendo il
numeroso uditorio intorno a fatti ed esempi di morale, di fisica
terrestre, di agricoltura, di buona creanza (di educazione sociale e
civile n.d.r.), e di storia.
Glintervenuti nelle conferenze sono stati in tutto, fatta somma
degli uditori di ciascun giorno, 1950: dei quali 900 sotto i 12 anni;
650 sopra ai 12 anni; 400 sopra ai 20 anni.
I Soci, con ricambio settimanale, han tolto a leggere 50 volumi
della Biblioteca nelle lor case; nella sala poi della Biblioteca si
son dati a leggere, con ricambi successivi, 500 volumi; e nelle
case con reiterate concessioni ebdomadarie (settimanali), volumi
400.
Oltre ai libri della Biblioteca monastica, coi comprati e cogli
avuti dal Municipio e gli offerti, si ha la raccolta, fino a questo d,
di volumi 400 di vario testo.Omissis
Il 13 settembre del 1870 Mormanno, Sala della Societ
Filomatica e della Biblioteca Popolare67.
Il Presidente. Edoardo Panfolfi.
(autografo)

anche alcuni stranieri: Pereira Rodriguez di Lisbona, Menlemans, di


Bruxelles, Augier di Marsiglia, ed altri. Furono ancora Soci: Cesare
Cant e Niccol Tommaseo. Ma il Socio pi famoso e onorando fu
Alessandro Manzoni. (Vedi autografo a pag. 38).
67 Di cui ignoro lubicazione.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Trascrizione del testo riguardante i Vecchi Vasili.

(il testo segue trascritto)


In Mormanno (Cosenza) da tempo immemorabile unusanza
popolare, che, a quanto sappia, non luogo nei Comuni attorno.
Importerebbe notantemente attendere ad essa usanza,
indagandone origine e perch, studiando nelle varianti e nei
particolari, che per avventura mostrasse altrove, non fosse altro
che per trarne qualsivoglia moralit e sentenza, ed indizio di caso
che abbia rispetto alla storia dei luoghi.
Nelle prime ore delle tre sere che precedono il Capodanno,
fanciulli e giovanetti, a brigatelle, vanno, per le vie dellabitato
facendo rumore e grande strepito, con calderuole, padelle ed altri
utensili metallici, da assordare il vicinato.
Son costoro chiamati Vecchi Vasili.
E mentre che in casa i bimbi, c fanciulli che non prendono
parte alla gazzarra, si tengono in trepidazione e stanno ai panni
delle mamme, ad essi creduli sintema che sarebbero dati in balia
dei paurosi Vecchi Vasili, se eglino non correggessero lor
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

difettuzzi, e se non si rendessero docili ed ubbidienti ai comandi


del babbo.
Non molti anni dietro, si riuniva alla radunata chiassosa altres
qualcuno, che traeva rauco suono, per quanto
monotono, da strumento chiamato Cupi cupi, e
che avviserei aversi a chiamare Crotalo, per
analogia, se dovesse avere il nome da lingua
nobile cortigiana.
Esso strumento fatto da una bigoncetta
senza chiusura di fondo e di coverchio: una
delle aperture chiusa da membrana animale,
pelle di capretto depilata, tesa e fermata
strettamente intorno allorlo della bigoncetta da cordoncino.
Essa membrana accoglie nel mezzo, come dito a guanto, lo
estremo di un calamo di canna o di un fusticino qualunque lungo
un 20 centimetri e tenacemente fermatovi da giri di cordellina.
Il sonatore, abbrancata col braccio sinistro e stretta al petto la
bigoncetta, con la mano destra chiusa a pugno prende il calamo un
po pi sopra del suo mezzo e lo spinge come se avesse voluto
affondarlo, per tosto ritiralo in su.
La membrana agitata cos, tra abbassarsi ed elevarsi del suo
mezzo, d quel suono cupo speciale68.
Il Cupi cupi non istrumento speciale di Mormanno ma comune
con listesso nome ad altri paesi della Calabria e della Basilicata per
non dire di intere nazioni, sebbene altrimenti appellato. Infatti
nellammirabile romanzo La Baronessa di Trans in cui Leo Taxil
facendo la storia di una loggia di Massoni tartassa per bene la
satanica setta, al capitolo VIII, pag. 201, lo dice uno strumento
speciale conosciutissimo in Provenza, e cos lo descrive: Prendete una
pentola di terra di quelle dove s fa bollire la carne, di mezzana
grandezza, alquanto rigonfia; stendeteci sopra una vescica di porco
inumidita accuratamente attaccata e traforata in mezzo da un buco
per dove passa una canna intorno a cui fissa con uno spago,
asciugata che sia, la pelle diventa tesa ed il bastone resta ritto. Se ora
con la mano umida si frega la canna, lapparecchio d un suono
strano che rassomiglia assai allo strimpello di una grossa corda di
contrabbasso; fregando forte si ottiene un rumore che rammenta il
muggito dun bove.
68

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Ricorderebbe la usanza anzidetta, per frastuono operato,


aggressione di nemici o tale altro clamoroso avvenimento?
Alcuni n creduto che Mormanno fosse stato fondato e
nominato d Normanni, in tempo che, secolo 11, essi invasero
Calabria e Puglia, e avviserebbero che n Vecchi Vasili sia
tramandato un ricordo del fatto.
Ma non pu essere stata tale la fondazione e la denominazione
di Mormanno, bench lorigine sua non deve essere antica,
secondo le apparenze e le tradizionali notizie date da scrittori di
cose Calabre.
Leggesi in scritture notarili antiche, che il suo nome era
Miromagno o Miromando, il quale nome non analogia col
Normanno, sia per versione da latino o da dialetto: epper
rimarrebbe annullata lorigine Normanna e la possibilit altres di
essere la gazzarra dei Vecchi Vasili la tradizione confusa di quel
che fecero una torma di conquistatori ed un acervo di coloni
turbolenti, e di ogni altro strepitoso caso.
Il P. Alessandro di Meo (annali critico-diplomatici del Regno
di Napoli) e Domenico Martire (Calabria Sacra) parlano di un
Monastero di Basiliani, nel territorio Mercuriense - limitrofo a
Mormanno e bagnato dal fiume Mercuri o Lao, oggi territorio di
Laino Monastero, dico, fondato da S. Leoluca di Coniglione
Sicilia e dal Beato Cristoforo Abate del Monastero di monte
Mula S. Sosti e di un altro Monastero pur fondato da loro in
Vena (Avena borgata non discosta da Mormanno) ed il di Meo
aggiunge che di poi, esso San Leoluca, and a far penitenza in
Montibus Miromadorum.
Dal che si mostra che i Monti di Mormanno si addimandarono
Monti d Miromandi: ed ecco il Miromando, Miromagno, nomi in
uso nellanno 865 e seguenti, n quali tempi vissero i predetti
Santi Religiosi, molto prima che i Normanni venissero in questi
luoghi.
Il che decisamente toglie al nome Normanno la parentezza c
Normanni.
E non sarebbe aliena e strana opinione questa, che le dialettali
parole di Vecchi Vasili, fossero versione di Vecchi Basili, Vecchi

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Basilii, Vecchi Basiliani; perocch non essendo guari discosti gli


anzidetti Monasteri Basiliani (dei quali oggi non riman rudero
forse da quello in fuora che in podere Ricca, in Laino, e in
contrada Maltempo, in Avena) potuto essere, anzi doveva essere
che di quei Monaci venissere in fin di anno a Mormanno per
visitar tempio, per complir cosa, e per fornirvi particolare bisogno:
dei quali lo incenso, il vestire, la prolissa barba, il mantello talare,
il grave contegno dovevano fare strano effetto ne la immaginativa
de bimbi e de fanciulli.
E le Mamme ne presero argomento di presentar loro esse
figure come spauracchio, affin di tenerli docili e corretti.
E poi, burloni del luogo, de quali non al tutto mai difetto,
potessero introdurre lusanza in parola, facendo una clamorosa
parodia, che quindi innanzi si venuta ripetendo.
Dal Catalogo citato traggo questa serie di scrittori ricordati
dal Pandolfi:
Anzelmi Domenico, nato a Mormanno il 22 gennaio 1803 e
morto in Napoli l11 febbraio 1890. Nel 1833 pervenne a
Napoli ed ebbe un posto come professore di italiano nellistituto
Priore dove insegnava retorica il celebre Tommasi. Nominato
poi al Conservatorio Medico non vi esercit perch, nominato
contemporaneamente Ufficiale del Ministero dellInterno ebbe
lincarico di direttore del Giornale Ufficiale e di Revisore delle
Opere Teatrali. Insieme a Cesare Malpica diresse lo Spettatore
Napoletano, giornale letterario collaborando anche ai seguenti
periodici: Lucifero, Omnibus Letterario e Pittoresco, Poliorama
e La Moda. Per Le Strenne che allora si pubblicavano in Napoli,
scrisse versi e prose doccasione.
Bloise Giovan Battista. Si sa solo che nato a Mormanno e
che si dilettava a poetare in italiano. Dei suoi versi se ne
ricordano alcuni nel 1833 per larrivo di Ferdinando II a
Cosenza, unode anacreontica, pure del 1833, per le nozze di
Gaetano Forestieri con Concetta Mastromarchi.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Del 1951, una poesia in lode di Maria Gaetana Boscarelli-La


Greca69;
Bloise Giovanni, nato a Mormanno e morto in Napoli da
colonnello di artiglieria. Narrazione storica religiosa politica
militare del soggiorno in Gaeta del Sommo Pontefice Pio IX e
spedizione di esercito napoletano nello Stato Pontificio, Anno
1849. Con tavole in litografia, Napoli. Regia Tipografia
Militare, 1854 ;
Bloise Giuseppe, De Scyroctis a Neapoli pubblici ludimagistri,
in auctore Rotondaro. Epigramma acrosticon Leoninum. Nel
volume dal titolo Trutina Rotondaro A. Tommaso, Napoli,
Perrino, 1872;
DAlessandro Antonio, medico chirurgo nato a Mormanno e
morto a Frascineto. Scrisse: Cenno critico sugli avvenimenti di
Mormanno in luglio, agosto e settembre 1837, Napoli 1838, tip.
Pasca, pagine 69; Viaggio marittimo ad uso di igiene navale
fatto con lUrania, Regia Fregata, pel suddetto medico
chirurgo di Regia Marina, Napoli, Tipografia Insegna
dellAncora, 1846, in 16, pag.198; Manuale sugli annegati,
Napoli, 1854 pag.16; Nella fisioiatria la clinica del cholera
morbus, Napoli 1865, pag.28;
DAlessandro Raffaele, maggiore dartiglieria nato a
Mormanno il 20 maggio 1819 e morto in Napoli nel 1899.
Scrisse: - Norme sulla stipulazione di contratti di qualsiasi
genere affidati alle direzioni di artiglieria, genio ecc., Torino,
tip. Verzellino, 1872, pag.31;
Filomena dott. Pietro Giovanni, nato il 1800 e morto il 1875
Versi martelliani sul ravanello, Napoli, Miranda 1823. Vi sono
molte note erudite e pregevoli riferimenti igienico-terapeutici;
Da G. Falcone. Poeti e rimatori calabri. A. Forni Editore. Napoli
1902 pag.275 vol. 2.
69

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Fazio Francesco Maria, morto in Napoli, uno dei tre deputati


provinciali costituzionali; Lettera agli elettori del cosentino,
Napoli, 1848;
La Terza Vincenzo, avvocato, nato a Mormanno e morto in
Napoli; Molte allegazioni in Jure70;
Martino Leopoldo, presidente di tribunale civile; Molte
allegazioni in Jure;
Minervini Filippo, giurisperito; Tre epigrafi latine a memoria
dellarciprete Armentano, opuscolo, 1867;
Minervini Francesco senior, giurista e latinista esimio, morto
in Napoli nel 1821 Varie allegazioni in Jure;
Minervini clericus Nuntius, padre di Francesco senior;
Epigramma in auctori trutine laude ;
Perrone Francesco, diacono. Un Disticon e due Tetrasticon ad
onore del vicario generale monsignore Cirillo ed un sonetto in
lode di Don Nicola Luria ;
Perrone Fedele, giurisperito e pubblicista; Consigliere della
corte dei conti, nato il 16 luglio 1816 in Mormanno e morto in
Napoli il 1874; Le delizie delle campagne di Mormanno, Canti
due, Napoli, Fibreno,1834; - A Maria Cristina di Savoia: odi,
Napoli, 1839; - Odi per il colera, Napoli 1836; - allegazioni in
Jure; - In lode di Mons. Perretti Nunzio apostolico, Poemetto,
Napoli, 1838; - Il Camposanto di Napoli: poemetto, Napoli,
1840;
70

Dicesi allegazione in jure quella prova presentata al giudice a dimostrazione


dei fatti. Vedi su Faronotizie.it maggio 2008, il mio Poveri e ricchi del
settecento Mormannese in relazione ad una sua allegazione per luniversit
diMormanno contro la mensa vescovile di Cassano.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Perrone Nemesio. Nuovo metodo critico-grammaticale per


apprendere la lingua latina in meno di un anno. Seconda
edizione 1793; - Giunta di prefazione e saggio critico su
Rudimenti della lingua italiana del Forese, Napoli,
Flauto,1788, pagg. 101;
Perrone Raffaele, coadiutore della clinica chirurgica
delluniversit di Napoli; - Sonetto in lode di Mons. Raffaele
Coppola, Napoli 1856;
Rotondaro Agostino Tommaso, Trutina71 grammaticalis,
constructionis praeceptivae ac proibitivae, praecepta, Napoli,
Perrino, 1712;
Sala Domenico, dottore in fisica; sonetti, epigrammi distici in
onore di Agostino Rotondaro.
Integrazione ed approfondimenti a proposito di
Anzelmi Domenico (mia ricerca)
Molte cariche importanti lAnzelmi occup sotto il regime
borbonico di cui fu tenace e leale sostenitore.
Dopo il 1860 non volle accettare dal governo italiano carica
alcuna, bench sollecitato, raccomandato e messo in vista da
illustri letterati e uomini politici della nuova Italia. Fedele alle sue
idee, coerente al suo passato, mor in tarda et, quasi povero e
dimenticato, l11 febbraio 1890, in Napoli. Mormanno ha il
sacrosanto dovere, come ha fatto Castrovillari, di ricordare il
degno uomo. Nel suo libro Schizzo del mio testamento, allinizio
del I capitolo, sotto il titolo Il mio nido di neve cosi dice:

Trutina, pi volte riportata parola latina che letteralmente


significa bilancia, stadera. Cicerone d al vocabolo il significato
metaforico di esame giusto e rigoroso. Proprio in tal senso usato in
tutta la critica letteraria dell800 e cos anche dagli autori citati.
71

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

chi, movendo da Napoli alla volta della Calabria, giunto l dove questa
confina con la Basilicata, volgasi a destra, vede fra i monti il principio di un
abitato. Quivi Mormanno, terra in cui vive gente operosa e sagace, mostrando
che presso al nido dellaquila suol trovarsi la cura dellingegno. Nel tempo
degli avi nostri fu detta lAtene calabra, nome che i loro giovani nipoti hanno il
dovere di renderle. Io la saluto intanto e le chiedo scusa se altro per essa non
ho potuto che amarla e pregiarmi desservi nato. Ci avvenne il 22 gennaio
1803, mentre la citt era riccamente vestita di neve e le case inghirlandate da
diaccioli pendenti dalle gronde.

Tutti gli scritti dellAnzelmi.


1.
Fiori poetici. Raccolta di poesie scelte volumi 3. Nel 2
volume scrive una canzonetta dal titolo Il Delirio;
2.
Iride. Strenna. Anno VI 1839: Coro duna tragedia;
3.
Lucifero, vol. 2, anno 1839. Versi sciolti recitati nella
solenne accademia tenutasi per la morte
di Antonio Tortora nella sala dellex
Collegio dei Nobili, il giorno 29
dicembre 1839;
4.
Lucifero,vol 3, anno 1840-1841.
Versi sciolti, La caccia alla lepre nella
neve;
5.
Lucifero, vol 2, anno 1842-1845.
Scene duna tragedia inedita: il Campo di
battaglia di Iefte. In questo stesso volume
lAnsemi mette in rassegna e recensisce
alcune opere;
6.
Fiori sparsi: Sonetto sulla tomba
di Antonio Tortora, Napoli 1840;
7.
Prose diverse, Napoli, Batelli,
1842;
8. Opere scelte di Antonio Canova dilucidate, Napoli, Batelli,
1842;
9. Poliorama pittoresco Anno VII 1843: Un consiglio, sonetto;
10. Poliorama pittoresco, Anno VIII, 1 settembre 1844, due
sonetti alla Vergine;
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

11.
Lo Spettatore Napoletano: giornale letterario di Anzelmi e
Malpica, Napoli, Batelli,1844;
12.
Fiori sparsi: Sonetto sulla tomba di Monsignore Angelo
Scotti, Napoli 1845;
13.
Alquante poesie, Napoli, Batelli, 1846;
14.
Sirena Strenna, anno 7, 1853; Cara ed Acerba
rimembranza, due sonetti;
15.
Sirena, Anno VIII, 1854, Scena in versi: Lora precedente
agli esami;
16.
Sirena Anno X, 1856 La via della gloria, sonetto;
17.
Sirena Anno XI 1857 Un sonetto;
18.
Prose e versi in morte di Giuseppe Cua, Napoli 1855, due
ottave;
19.
Strenna La Carit Napoli 1852: Dallinfermit alla vita,
35 sestine;
20.
Gertsemani, Strenna a cura di Michele Altamura, Napoli
1857, Coro estratto dalla tragedia inedia Iefte;
21.
Da Estetica, Napoli, Gioia 1857;
22.
Da La Farfalla Anno 3 1854, Sopra un fringuello cieco,
ode anacreontica;
23.
Da La Farfallo, Anno IV, 1856, Due ottave per lAlbo di
Vincenzo Baffi;
24.
La Farfalla, Anno V, 1859, Ad una egregia sonatrice, due
strofe;
25.
LAlloro, Strenna, Anno 1860, La Carit, ode saffica;
Lettera ai Corinzi di S. Paolo, Cap. XIII versione in lingua
italiana;
26.
Sonetto, versi e prose in morte di Nicola Lucignano;
27.
Strenna, Napoli, 1875, La Ghirlande de Julie, sonetto a
nuovo sacerdote;
28.
Saggio di Poesie, Napoli,1838;
29.
Altre Poesie edite ed inedite, Napoli 1840;
30.
Racconti poetici, 3.a Edizione, Napoli 1850: Volumetto di
poesie tutte in sesta rima su vari soggetti;
31.
Strenna, La Beneficenza, Napoli 1856; La vera gemma,
sonetto;

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64

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

32.
Raccolta di poesie e versi: La Stella del Mare, 14 agosto
1851;
33.
La Farfalla, Anno 2, 1853, Sonetto ad un giovane marito;
34.
La mia settimana, carme, Napoli, Nobile,1874;
35.
Opere:
a Estetica di Lettere ed Arti Belle. Napoli 1854. Dimostra
dottrina e fine senso estetico. Incontr il gusto e lapprovazione dei
circoli letterari napoletani;
b Necrologia in morte di Enrichetta Ruffa nata Langer,
Napoli 1816;
c Lettera in morte di Emerenziana Dehnhart Gillinds,
Napoli 1857;
d Delle Celebrit Ignote, Capodanno 1856, Napoli;
e La Commedia di Dante traslata in prosa di cui furono
pubblicati i primi tre fascicoli Napoli, Nobile 187572;
f Schizzo del mio testamento, Napoli, Nobile 1870.
Edoardo Pandolfi junior
Nato a Mormanno il 30 marzo 1897 e morto a Napoli il 20
dicembre 1961.
Edoardo Pandolfi da ricordare come studioso serio ed attento
che contribu con i suoi studi allindividuazione ed alla cura delle
malattie dellocchio.
Da studente partecip alla prima guerra mondiale.
Laureatosi in Medicina a Roma il 21 luglio 1921 dopo un
tirocinio ospedaliero, fu militare e inviato in Africa Orientale Somalia Italiana - prima col grado di tenente medico e alla fine di
colonnello.
Al ritorno in Italia ebbe la libera docenza in clinica oculistica
e risiedette lungamente a Roma.

Di Anzelmi che ha, come si vede, una produzione non indifferente,


non ho reperito nessuno degli scritti ricordati. Vedi anche G.
Falcone, Poeti e scrittori calabri, Arnaldo Forni Editore, Napoli,
1902.
72

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Negli anni 50 ritorn a Mormanno ove continu ad


esercitare la professione, aprendo una Clinica che, dati i tempi e le
necessit della gente, fu unoperazione vincente per quegli anni73.
In essa affluivano oltre ai mormannesi, cittadini di tutti i paesi
del circondario sia calabro che lucano afflitti da glaucoma e
cataratta74.
Senza qui voler addentrarmi nella sue tecniche chirurgiche
svolte oltre che con amorevole dedizione anche con aggiornata
competenza e lunga esperienza, voglio ricordare e riportare alcuni
suoi scritti per meglio conoscere il lavoro e limpegno che il
Nostro profuse nella sua vita professionale.
Allora, giovanissimo, ebbi la fortuna di conoscerlo e di
accompagnarlo, bont sua, in lunghe passeggiate vespertine che ci
spingevano quasi fino a Procitta. Mi parlava della sua lunga
esperienza africana e molte volte, additandomi il cielo allora
splendente, mi faceva vere lezioni di astrofisica, materia in cui
dimostrava passione e competenza.
Ma torniamo allo studioso dando uno sguardo ai suoi lavori.
Tra i suoi scritti accademici, ricordo:
Contributo alla conoscenza della nosologia delle nostre
Colonie. Rediconto sanitario-statistico del territorio di IsciaBaidos e di Burhacaba, Somalia Italiana, novembre 1925 ottobre 1926; Tipografia Sordomuti, Viale Principe Eugenio,1,
Firenze
Lospedale pi vicino era a Castrovillari e bisognava raggiungere
Cosenza per le malattie oftalmiche.
74 La cataratta una progressiva e costante opacizzazione del
cristallino umano che interferisce o blocca del tutto il passaggio della
luce necessaria ad una visione nitida. Ha la forma di una piccola
lente simile ad una lenticchia e si trova dietro l'iride colorata, al
centro della pupilla. Per diversi motivi quali et, traumi, malattie
(es. diabete), uso prolungato di specifici farmaci o fattori ereditari, il
cristallino perde la sua trasparenza. Linfermit pu svilupparsi
rapidamente o con lentezza progressiva. Si avverte la riduzione
della capacit visiva, una sua fluttuazione, dei facili abbagliamenti,
un peggioramento della visione contro luce ed un falso
miglioramento della visione da vicino.
73

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Coloboma della coroide, associato al coloboma delliride e del


nervo ottico; Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1929-Anno
VII
Autolussazione di un bulbo oculare nel delirio da tifo; Rocca S.
Casciano, Stabilimento Tipografico L. Cappelli, 1941- Anno
XX
Sulla degenerazione cristallina ereditaria della cornea; ivi
Lacutezza visiva in rapporto al servizio militare (relazione
presentata alla Direzione Generale di Sanit Militare per la
Commissione di revisione dellelenco delle infermit)
Commento agli art. 33, 34, 46A e 4B degli Elenchi
Imperfezioni ed Infermit; Scuola Tipografica Istituto
Gualandi Sordomuti, Via di Ripoli 181, Firenze
Distacco idiopatico della Retina e glaucoma semplice.
Rapporti clinici. Stab.Tip. L. Cappelli, Rocca S. Casciano
1941-XX E.F.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Due eroi mormannesi


Silvio Paternostro
Al valoroso ed eroico, capitano degli Alpini, volontario della X
Brigata Coloniale, insignito di Medaglia dOro al valor militare,
caduto in Africa Orientale Italiana, localit Burca Habu-Lencia,
regione Gimma-Cannati, il giorno 28 agosto 193775, ho dedicato i
seguenti versi:
Sopra il monumento di Silvio Paternostro
Tu non temi pi il tempo
o bellEroe, perch lEternit
lhai nella fierezza dello sguardo
davanti cui passaron
lorde incalzanti e truci
ma non pass
lombra della morte!
E fermando Tu lattimo fuggente
ad esso desti leffervescenza
della Tua giovinezza.
A lui il fratello avvocato Fausto, gi sindaco di Catanzaro dal 1934
al 1936, dedic nel novembre del 1937 un suo libro, G. Mauro Ed. CZ,
dal titolo Vita e problemi calabresi. Firenze, Bibl. Naz. Centrale,
collocazione B 60.3.173
75

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Ora che non pi tempo deroi


Patria, Ideale, Amor, Fede, son nomi!
Or luomo sozza bestia a s e agli altri
e sua eunuca virt solo lo fa
adoratore del fallace creso
cui Speme, Gloria, Onor, tutto si dona.
Ma tu fiacco mortale
a che trascini lombra di tua vita
nellimperante dissoluto pelago
di s malsane idee?
Nulla ti dice lumanit passata,
o al morire non fur pronte le genti
per il Giusto, lOnesto, il Bello e il Vero?
Trovi saggezza tua follia
perch il futuro
la conquista che fai del presente!
Grano di sabbia
nellinfinito mare
del nulla
lascia ogni vana superbia!
Silvio, Te guardando,
invidio la Tua pace!
Passan su Te gli uomini e le cose:
Tu resti con lo sguardo in quella Luce
che ti di gioia
Immagine conservata
nella dipartita
nella
Biblioteca Civica
da un mondo
76
naufragante .
Il 3 ottobre 1937, S.E. il Governatore di Galla e Sidama, generale
Geloso, cos scriveva al maggiore Tancredi-Tucci. Negli ultimi
scontri, a Lencia, quando gi i nostri avevano esaurito le munizioni,
trovava morte gloriosa anche il capitano Paternostro che era stato in
precedenza ferito e che, rimasto solo ufficiale superstite, seppe tenere
viva, col suo eroico contegno, lultima resistenza dei nostri. Nel luogo
preciso ove caduto leroico capitano Paternostro, per il quale in
corso la proposta di Medaglia dOro alla memoria, il generale Della
Bona ha gi fatto erigere un tumulo che ne ricorda la fine.
76

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Gaestano Alberti

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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73

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Avvenimenti
che hanno determinato
il progresso di Mormanno

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

A. Galtieri in Santa Apollonia. Particolare del ciclo di Santa Apollonia.

I fatti che hanno contribuito ad accelerare il progresso di


Mormanno, si sono tutti verificati a partire dal 1860.
Essi sono:
la fruibilit della strada statale 19 delle Calabrie in opera dal
186077 e il suo allacciamento alla costa tirrenica tramite il
tracciato Mormanno-Scalea78;
La cos detta va nva - via nuova -. La via vecchia infatti, quella
gi aperta dai romani, usata per secoli come accesso alla Calabria,
restaurata tra il 1808 e il 1812 dai napoleonici, non passava per
77

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

lutilizzo, a partire dal 1885, di unapposita area cimiteriale;


luso dellacqua potabile fin dal 1886, anno della costruzione
dellacquedotto79;
luso dellenergia generata da centrali idroelettriche locali, fin
dal 189580;
il progressivo estendersi dellobbligo scolastico e listituzione
della direzione didattica governativa a partire dal 1914 ;
il collegamento ferroviario fatto per mezzo della linea
Spezzano Albanese-Lagonegro, che favor, a partire dal 1929, il
trasporto su rotaia81 ;
Mormanno. Dal vecchio ponte di S. Primo, Laino Borgo, si dirigeva a
Campotenese girando al lato della grande bastionata del Pollino e
proseguiva poi per la Dirupata verso Castrovillari e Cosenza.
78 Agibile gi agli inizi del 1890. Tale strada favor la nascita di una
societ automobilistica, la S.A.S.M.A. che colleg i due paesi con
corse giornaliere e serv anche da corriere postale. A Mormanno
anche oggi i pullman vengono chiamati pustli. La societ fu fondata
dal veterinario Nicola Longo, dallavvocato Gustavo La Greca, dal
signor Francesco Cavaliere, da don Angelo Grisolia ed altri. Alle sue
dipendenze lavor come ragioniere anche mio padre, Ferdinando
Paternostro. La corriera, Fiat 504, era guidata da due autisti,
Amerigo Calfa e Francesco Cersosimo. Ad essi seguirono poi Alfredo
Fortunato e Biagio Bloise. Il primo fattorino-bigliettaio fu il signor
Luigi Sangiovanni cui segu Giuseppe Mingrone.
79
In un primo tempo non tutti ebbero lacqua in casa, cosa che
avvenne solo tra gli anni 1950 e 1960.
80 Vedi Societ, economia e imprenditoria in Mormanno tra l800 e
il 900 di Domenico Crea, edizione 1995 per i tipi de Il Coscile di
Castrovillari.
81
Furono eseguiti lavori importanti quali il ponte detto della
Madonna della Catena, quello del Serrapotolo o Serrapotamo, la
galleria Mormanno-Pantano e altre opere murarie. In questo periodo
vi fu un arrivo di forestieri che poi si naturalizzarono mormannesi
sposando le ragazze del posto. Ricordo affettuosamente il signor
Pierino Sciarra capotreno della Littorina, (automotrice ferroviario
con motore diesel) adibita al trasporto dei passeggeri. Allora ero
studente e il paterno sorriso del controllore mi era d'incitamento e di
conforto in momenti di vita non facili. Pi tardi, da adulto, ho
rincontrato il signor Sciarra, traendo dalla sua rettitudine,
correttezza, bont e signorilit, esempio di vita e di comportamento.
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76

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

la nascita e lo sviluppo, tra gli anni 1960 e 1970 del Pastificio


DAlessandro, una delle pi rinomate industrie del Mezzogiorno,
unica in Calabria, che in anni difficili in cui regnava lemigrazione
la disoccupazione e la miseria, seppe riaccendere nel paese la
grande speranza82 realizzando le aspirazioni della tradizione
culturale e ponendosi in prima linea con le aspettative sociali che
la giovane democrazia aveva codificato nella costituzione
repubblicana83 .

Quella che da secoli va inseguendo il Sud..


Articolo 1. LItalia una Repubblica democratica fondata
sul lavoro.
82
83

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Breve storia
degli istituti di credito
di Mormanno

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La Cassa Rurale
Le prime notizie storiche riguardano lesistenza di una
Cooperativa a nome collettivo e responsabilit illimitata con il
titolo di Cassa Rurale Cattolica di Mormanno fondata dal Prof.
Francesco Maria Sarubbi il 20 agosto 1916 insieme ai soci
Gennaro Paternostro, sacerdote; Francesco Armentano,
commerciante; Giovanni Armentano, sacerdote; Francesco Leone,
sacerdote; Alessandro De Marco, sacerdote; Giuseppangelo
Alberti, negoziante; Francesco Regina; Francesco Maradei,
commerciante, Biagio Forte; Valentino Regina, imprenditore
edile84.
Il 7 febbraio 1938 la cooperativa suddetta assunse, con
provvedimento dellIspettorato della Difesa Risparmio ed
Esercizio di Credito, il nome di Cassa Rurale ed Artigiana di
Mormanno.
Queste le cariche sociali: Valentino Regina, Presidente; Santo
Maradei, Direttore; Vincenzo Perrone, Cassiere; Luigi Cersosimo,
Impiegato.
Listituzione rimase in vita fino al 1946.

La Banca La Greca
Il movimento cattolico italiano aveva mal digerito laffronto fatto
al Papa nel 1870 quando i bersaglieri di Cadorna entrarono a Roma
dalla breccia di Porta Pia. Il Papa si era chiuso in un offeso silenzio e
lo Stato liberale non era riuscito a ricreare un clima di fiduciosa
convivenza neppure con cospicue offerte di risarcimento. I cattolici
italiani partecipavano degli stessi sentimenti del Papa e si sentivano
cittadini di un altro paese, Rifiutarono contatti con lo Stato e
neppure andarono a votare. Questo atteggiamento dur per pi di un
quarantennio. Nel 1915 ci fu un fatto nuovo nella vita politica:
Filippo Meda fu il primo cattolico che divenne ministro. Il prof.
Sarubbi, sacerdote attento agli avvenimenti, murriano convinto e
seguace del Meda, fond la Cassa Rurale con compiti puramente
assistenziali dimostrando che i cattolici, non antagonisti di nessuno,
erano capaci di organizzare e gestire un servizio offrendo al popolo
quella sicurezza che rivestiva di involucri tangibili gli ideali cristiani
84

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Nella seconda met degli anni 20 il signor Avvocato Cavaliere


Ufficiale Gustavo La Greca85, gi magistrato presso la Corte dei
Conti, apr a Mormanno un istituto di credito regolarmente
autorizzato, denominato Banca La Greca, fiduciaria della Banca
dItalia. Presso tale banca lavor in qualit ragioniere, Ferdinando
Paternostro86.
Linnata e squisita signorilit dellavvocato La Greca, la sua
rispettabilit e la non comune preparazione nel settore ispiravano
fiducia e riconoscenza per la cura che metteva nella gestione dei
privati interessi.
La seriet e la responsabilit della conduzione caratterizzarono
un periodo ancor oggi ricordato e portato ad esempio di onest e
professionalit
Come spesso accade ci fu qualcuno che non tenne fede agli
impegni assunti mettendo in grosse difficolt limpresa. Agli inizi
degli anni 40 coincidenti col sopraggiungere della seconda guerra
mondiale, la banca fu liquidata.
La Cassa di Risparmio
ed il sig. Emanuele Murianni
Emanuele Murianni (Castrovillari 5.9.1901-10.3.1965), entr
giovanissimo quale fattorino alla Cassa Di Risparmio di Calabria
e Lucania di Castrovillari e percorse tutte le varie tappe della
carriera.

Nacque a Mormanno il 20.06.1880. Studi al Cicognini di Prato


insieme ai fratelli Alfredo e Carmine dalle elementari al liceo. Merit
la cifra doro prestigioso riconoscimento dato agli alunni pi bravi e
meritevoli. Naturalmente portato per il disegno e la scultura esegu
pregevoli opere. Si laure a Roma in giurisprudenza il 17 luglio 1903.
Spos nel 1907 Raffaella Salerni di Castrovillari ed ebbe una sola
figlia, Enrica. Fu podest di Mormanno per tutto lanno 1938. Mor il
21 aprile 1958. Fu socio fondatore della S.A.S.M.A. (vedi in seguito)
86 Mio padre
85

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Dopo una lunga esperienza dei settori, sportello, cassa, fidi, fu


nominato direttore della filiale di Mormanno ove rimase fino al
1956, anno del suo collocamento a riposo.
Il Murianni aveva frequentato Mormanno fin dal 1946 ove era
stato inviato dalla direzione generale dellistituto di credito quale
procacciatore daffari. Nel giro di poco tempo era riuscito, anche
per merito del suo carattere giovialissimo, cordiale ed estroverso,
a far breccia nel mondo contadino e artigianale legato al risparmio
tramite il buono fruttifero postale vincendone piano piano la
diffidenza e la titubanza.
Concluse le prime operazioni bancarie tra un sorriso e un caff
al bar Maradei o nel negozio del signor Rocco Capalbi.
Quando lincremento fu pi che considerevole i suoi dirigenti
decisero di aprire a Mormanno uno sportello. Era lanno 1949. I
locali usati furono quelli dellex Cassa Rurale ed Artigiana che da
tempo aveva cessato di operare87.
Dopo qualche anno la sede fu trasferita allangolo tra via Roma
e via L. Romano, palazzo vescovile.
Il mondo economico mormannese legato allora alla fiorente
attivit del Pastificio DAlessandro e, qualche tempo dopo, a
quella del mulino a cilindri e biscottificio della S.I.A.D. 88, aveva
bisogno di una banca fissa.
La Cassa Rurale era posta nellattuale Via Roma, allora Via
Nazionale, ove oggi trovasi il negozio di elettromestici di Armentano
Giuseppe compresi i locali del vicino fruttivendolo. Sopra vi era la
casa del Fascio.
88 Societ Industrie Alimentari DAlessandro. Fu fondata da quattro
soci: signori dottor Nicola Armentano e zio Francesco, Carmine
Bloise e dottor Albino DAlessandro. Si afferm fin dai primi
momenti. Produceva molti tipi di pasticceria tra cui rinomati
panettoni esportati finanche a Montevideo. Squisiti erano poi i
grissini integrali.
La fabbrica era dotata di mezzi di trasporto su ruota. Tra gli autisti
ricordo il signor Franco Filomena e tra il personale dufficio i signori
Vittorio Leone e Salvatore Imbellone. Svolse anche la funzione di
sorvegliante quale persona di estrema fiducia, il signor Sergio
Capurso, appuntato dei carabinieri in pensione
87

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

I benefici dellapertura della filiale di Mormanno furono un


fatto determinante anche per lo sviluppo del suo hinterland.
I prestiti ai contadini, agli artigiani, ai piccoli imprenditori, le
rimesse di danaro per il pagamento degli operai, degli impiegati,
dei pensionati, il danaro proveniente dallestero e tutto il
movimento che la presenza di una banca comporta,
rappresentarono fatti concreti per lo sviluppo ed il consolidamento
della economia postbellica e per un balzo in avanti del paese.
Un altro fatto importante legato allattivit della banca fu la
presa in gestione dellEsattoria Comunale89.
Don Emanuele, cos come fu da tutti chiamato, concluse in
crescendo la sua opera trasferendo infine la sede negli attuali
locali e inaugurandola, con commozione ed orgoglio, alla
presenza delle autorit cittadine e provinciali.
Il Pastificio DAlessandro, industria dvanguardia
Salvatore DAlessandro (12.5.915 - 6.11.1970), vero pioniere
della alimentazione, invent e realizz a Mormanno, tra linizio
degli anni cinquanta e il 1970, unindustria che ne fa il primo dei
mormannesi benemeriti del secolo scorso e il migliore tra tutti gli
imprenditori calabresi del suo tempo.
Lavoratore instancabile e insonne
dimostr con i fatti che la costante
tenacia e il sacrificio portano alla
realizzazione anche di progetti arditi.
Progett e cre un complesso
industriale davanguardia in un luogo ove non avresti speso un
soldo bucato se si pensa alle difficolt logistiche che
sincontravano in quegli anni sia per lapprovvigionamento delle
materie prime che per il contemporaneo collocamento dei prodotti
finiti90 .
Prima fu gestita dal signor Domenico Piragino e poi da Vincenzo
Cavaliere
90
Si poteva usufruire solo della statale 19 delle Calabrie, strada
asfaltata, ma dallimpianto borbonico simile alle burelle dantesche
89

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Circondato da collaboratori attivi e devoti91 , lindustria


progred e in pochissimo tempo la Pasta DAlessandro,

Tra quelli della prima ora sono da ricordare: la signora Elda De


Callis, il rag. Antonio Sangiovanni, il sig. Angelo Piragino, il sig.
Antonio Bloise, il sig, Vittorio Leone. Successivamente entrarono a
far parte del gruppo i signori: Ercole Guarino, addetto alla cassa,
Rachele Racca, addetta al personale, Rocco Maradei, Domenico
Sangiovanni, Rita Bruno, il rag. Salvatore Cavaliere, il rag.
Francesco Di Nubila. Furono responsabili dellandamento della ditta:
don Ciccio Vaccaro, pastaio esperto chiamato direttamente da
Napoli, e dei suoi fratelli di cui mi sfugge il nome. Dopo di lui fu
garante della lavorazione Cono Petina.
LAzienda si articol in diversi settori: officina meccanica, parco
autisti, depositi esterni filiali e magazzini per la distribuzione.
Fu capo officina il signor Paolino Perrelli di cui ricordo laperto
sorriso e la non comune competenza. Nella stessa lavoravano:
Carmine Perrone, Michele Maradei, Albino Rinaldi. Tra gli autisti
ricordo: Francesco (Ciccio) Volpe, Mario Volpe, Francesco Cersosimo,
Francesco De Franco, Nicola Cozza, Gigino De Lucia
Fiduciario del deposito di Cosenza fu Gaetano De Franco. Le filiali si
aprirono a Locri, affidata a tale Leporini, a Reggio Calabria diretta
da Domenico Lione. Non so chi diresse i depositi di Vibo Valentia,
Crotone e Catanzaro.
Franco Rinaldi ed Enrico Palazzo lavorarono nel magazzino
allingrosso sito in localit Colletta. Diressero la contabilit e la
gestione di tale branca Francesco (Ciccio) Florio e Pierino Bloise.
Da citare i commessi viaggiatori dellIngrosso Alimentare nelle
persone di Vincenzo Di Leo, Carmine Bruno, Franco Span, Adelindo
Fasanella, Otello Mazzafera..
LAzienda fu autonoma in materia di energia usufruendo di una
propria centrale elettrica ove lavor Giuseppe Armentano che cur
pure la manutenzione delle macchine del pastificio.
A Mormanno si aprirono due negozi al dettaglio: uno di ferramenta
in via San Biase e, il primo e pi fornito di tutta larea circostante e
anche di altri grossi paesi della provincia, un supermercato in piazza
Umberto I. Ne fu direttore responsabile Giuseppe (don Peppino)
Florio che si avvalse dellopera di Giuseppe Galizia, Antonio Calfa,
Giovanni Mazzeo, VincenzoArmentano, Edda Bloise, Emilia
Pandolfi, Angelo Fortunato, Carmelita Puppio e Lillina Maradei.
91

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

sponsorizzata dalla sola qualit e genuinit92 , si diffuse in tutta la


Calabria, nella vicina Lucania, in Sicilia, in una buona parte
dItalia, supermercati Esselunga di Milano e Firenze,
raggiungendo, finanche New York .
Oltre a svariati formati tipi e di pasta, tra cui quella alluovo,
Salvatore DAlessandro, cre un prodotto dietetico, la Vitalpasta,
che nessunaltra industria contemporanea riusc ad imitare e che
resta ancor oggi insuperabile93 .
Accanto al pastificio sorse anche una modernissima azienda
agricola dotata di una stalla moderna che con lapporto di
unavanzata tecnologia lattiero casearia forniva non solo formaggi
di alta e varia qualit94 ma, giornalmente, latte fresco e
pastorizzato. Alla stalla si affianc pure una porcilaia, ed un
macello al dettaglio95.
Il Pastificio, cosi fu conosciuto tutto il complesso industriale, e
le sue succursali impiegarono circa 250 persone dando a
In un primo tempo la pasta veniva confezionata sfusa in cassette
in legno prodotte da una falegnameria interna ognuna delle quali ne
conteneva 10 kg, Successivamente si studi una confezione in
cellophane da mezzo chilo e tale innovazione risult essere la prima
in Calabria.
93 Cos il dottor Francesco Sarubbi in Tribuna Sud pag. 6 n.2/1992:
Il pastificio, negli anni 70, aveva raggiunto la massima efficienza; i
prodotti si erano imposti, per la qualit, sui mercati locali e
nazionale; oltre alla superpasta di semola di grani duri selezionati
del tavoliere delle Puglie, ricordiamo la Vitalpasta, alimento
dietetico iperproteico, di alto valore biologico, realizzato nella sezione
vitaldiete del pastificio, dopo una lunga serie di studi e di ricerche
biotecnologiche sullintegrazione e sulla supplementazione delle paste
alimentari; regolarmente autorizzato dal Ministero della Sanit;
utilissimo non solo per la qualit proteica, quasi doppia rispetto a
quella delle comuni paste alimentari, ma soprattutto per leffettiva
qualit biologica delle proteine, desumibile dai valori degli
aminoacidi che esse sono capaci di fornire nellalimentazione dei
giovani, degli sportivi e nella dietetica di particolari patologie
94 Mozzarelle, ricotte provole, caciocavalli, formaggi stagionati e
freschi. A tale produzione soprintendeva Espedito DAmbrosio
95 Affidato ad Otello Mazzafera
92

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Mormanno, in anni difficili, unoccupazione che ebbe risvolti che


concorsero in modo determinante allo sviluppo del paese96.
I salari e gli stipendi rappresentarono una sicurezza economica
tesa a migliorare la qualit della vita. Favorirono lacquisto e il
godimento di beni, come la macchina, il televisore ed altri,
producendo un effetto civilizzante rapido ed efficace
La morte tragica ed immatura97 del Commendatore fu un grave
colpo per limpresa che cess poi la sua attivit nel 197898.
Forte fu il contraccolpo sociale seguito da un periodo di grande
incertezza che si risolse in una nuova catena emigrazione. Ancor
oggi pur se la situazione diversa, si avverte la mancanza di
unAzienda capace di dare solidit, benessere e prestigio al
paese99

96

Un investimento culturale, non assolutamente redditizio, fu la


ristrutturazione del vecchio e cadente cinema comunale divenuto poi
Cinestar. Mormanno ospit cos anche tanta gente del circondario.
Le pellicole erano tutte davanguardia. Voglio pure notare che il
Parroco Don Luigi Accurso sulla scia del successo del cinema realizz
una sala parrocchiale il San Giuseppe ove si proiettavano film
realizzati dalla S. Paolo..
97
Scontro frontale sullautostrada Salerno-Reggio Calabria,
allaltezza di Battipaglia.
98 Qui bisognerebbe approfondire con maggiori dettagli e soprattutto
con documentazioni la causa o le cause che concorsero alla chiusura
dellimpresa. Non il compito che mi assumo in queste note.
99Ringrazio i signori Rachele Racca e Pierino Bloise per avermi
fornito notizie pi complete capaci di integrare quelle riportate nella
prima edizione apparsa su Uomini Illustri di Mormanno Phasar,
Firenze, 2000. Non ho nominato i tanti operai ed altri addetti per
non aver potuto attingere ad altre fonti. Me ne scuso.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Cosenza. Anno 1950. Fiera dellalimentazione. Esposizione dei prodotti


DAlessandro. A sinistra, in primo piano, il signor Gaetano De Franco,
collaboratore responsabile del deposito cosentino.

Medaglia riconoscimento

Foto ricordo 1

Marchio dellazienda

Foto ricordo 2

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Una premessa culturale


necessaria
allo sviluppo sociale

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La biblioteca popolare a Mormanno

Sacerdote Gaetano Ambrogio Rossi fondatore, col fratello Nicola,


della Biblioteca di Mormanno e della prima scuola popolare.

Le prime notizie documentare parlano di una biblioteca fondata


intorno al 1700 dai fratelli Rossi, uno, Gaetano Ambrogio,
sacerdote, e laltro, Nicola, industriale della pelle da scarpe.
Entrambi erano fratelli del Vescovo Francesco Giuseppe.
Gaetano Ambrogio era stato Parroco a Napoli nella chiesa della
SS. Annunziata a Fonseca e aveva anche dato alla chiesa il
sontuoso altare dellAssunta. La sua vita e la sua opera ricordata
nella lapide che si trova alla destra dellaltare predetto.
Nel 1869 lavvocato Francesco Minervini fond la Societ
Filomatica in seno alla quale fu costituita una biblioteca civica
diretta dal Prof. Edoardo Pandolfi senior chiamata Biblioteca
Popolare Circolante perch istituzionalmente i libri venivano dati
in prestito oltre che esser letti in sede. Non si sa ove fosse
sistemata. Probabilmente nei locali del palazzo Fazio ove peraltro
rimasta fino agli anni 60. Nel 1871 il professor E. Pandolfi, d
alle stampe una Relazione accademica letta il 13 settembre 1870
nelladunanza della Societ filomatica da cui si evince che la
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

biblioteca dotata di 400 volumi di vario testo compresi i libri


dellex monastero dei cappuccini, di altri comprati, di altri avuti
dal Municipio e di quelli offerti
Nel 1937100 lavvocato Vincenzo Minervini, in memoria della
scomparsa Societ Filomatica fond e presiedette il Comitato Pro
Mormanno di cui furono membri lavvocato Biagio Maradei, in
qualit di segretario, il ragioniere Federico Fazio, quale revisore,
il professor Attilio Cavaliere, quale bibliotecario, linsegnante
Mario Sangiovanni, quale vice bibliotecario, larciprete don Ettore
Maradei, il dottor Luigi Perrone, lavvocato Francesco Rossi,
Sindaco, lingegner Guglielmo Pandolfi.
In quello stesso anno il Comune ratific la nomina del
professor Cavaliere che divenne cos il responsabile della
Biblioteca Civica Popolare con sede in Palazzo Fazio.
Nel 1961, sindaco il professor Luigi Maradei, il Comune mise
a disposizione dellistituzione i locali dellex ufficio postale oggi
sede degli uffici della Pro Loco.
Aiutai personalmente il professor Cavaliere al trasloco e
risistemazione dei volumi101. In quegli stessi anni il Comitato si
era ridotto a due unici superstiti: il professor Cavaliere e
lavvocato Maradei.
Al fine di una sua rivitalizzazione, i due soci rimasti invitarono
molte forze nuove. Furono richiami senza eco.
Ci presentammo in due, io e il compianto avvocato Vincenzo
Regina102. Lavvocato Biagio Maradei indic me come presidente
e lavvocato Vincenzo Regina come cassiere.
Rest bibliotecario il professor Cavaliere.
Tante volte chiamai amici, professionisti e altre persone
sperando che frequentassero la biblioteca. Pochi salivano la scala,
nonostante la sede fosse in piazza. Pochissimi, anche per curiosit,
Vedi pag.71 di Mormanno di una volta di V. Minervini
Fu di valido aiuto lallora giovane studente Giuseppe Fortunato
oggi impiegato comunale e geloso custode del materiale librario
esistente nella ricostituita biblioteca civica.
102 Laureato in legge, insegn lingua francese alla locale scuola
media. Esercit anche le funzioni di vice pretore.
100
101

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

sentirono il bisogno di sapere cosa succedeva ogni sera in quelle


tre finestre illuminate.
Sulla falsariga minerviniana scrissi una lettera circolare a tutti i
Sindaci della Calabria chiedendo un contributo per la
manutenzione ordinaria e straordinaria del Faro e delle opere
annesse. Appena in cassa vi furono circa 600.000 lire, provvedi al
rifacimento della pavimentazione del campo di pattinaggio ed
allinstallazione intorno ad esso di una ringhiera in tubi
innocenti103 in sostituzione di pali fradici e pericolanti.
LAmministrazione Comunale in carica nellanno 1968,
sindaco il ragionier Angelo Donnici, deliber, di volersi assumere
direttamente il compito della gestione del Faro e opere annesse.
Su decise allora di consegnare allEnte gli atti, tutti
documentati, e quanto rimaneva della somma depositata presso la
Cassa di Risparmio che, se non erro, era sulle 300.000 lire.
Dovrebbe trovarsi in Biblioteca o quanto meno al Comune il
verbale redatto in merito a tale passaggio. Dopo questa decisione,
il sodalizio si sciolse.
Oggi la Biblioteca Civica, intitolata al prof. Luigi Maradei,
sistemata nei locali della nuova Pretura.

103

Lavori fatti dalla ditta Alessio Cavaliere e figli

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Ricordi personali
di uomini nati e vissuti nel 1900
che hanno amato
e onorato Mormanno

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Costantino Accurso
Nato a Mormanno il 19.9.1936 mor a Roma il 4.3.1988.
A Castrovillari consegu la licenza liceale classica, primo fra
tutti gli alunni del corso. Dacuta e pronta intelligenza era anche
dotato di uneccezionale memoria. Si laure in legge,
giovanissimo, ed entr nella Banca dItalia ove, per i suoi
eccezionale meriti, fece una rapida carriera.
Ricopr lincarico di Condirettore nellamministrazione
centrale, servizio programmi e autorizzazioni, e di Segretario
generale del sindacato nazionale del personale direttivo.
Con questo comunicato i colleghi si espressero dopo la sua
scomparsa.
Di Costantino ricordiamo,
la grande forza morale e limmensa capacit di proporsi
sempre come punto di riferimento per il colleghi e per gli amici
nelle attivit professionali e sindacali;
la profonda preparazione giuridica indirizzata in notevole
misura ai problemi del mondo del lavoro e, in particolare, di
quelli della Banca dItalia, unita alla specifica conoscenza delle
pi recenti tematiche bancarie e di vigilanza sul sistema
creditizio;
limpegno morale sempre prestato nella propria attivit a
favore dei colleghi tutti dellIstituto;
la seriet professionale con la quale ha assolto il proprio
compito di Segretario Generale del Sindacato Direttivo sino
allultimo istante della Sua presenza tra noi.
Con la scomparsa dellamico Costantino, con il quale abbiamo
diviso anni dintensa militanza, tutti noi Colleghi rimpiangiamo la
dolorosa perdita di un altro valido rappresentante del movimento
sindacale della Banca

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Luigi (conosciuto come Gino) Alberti


Il professor Luigi Alberti ha contribuito in maniera
determinante alla mia formazione.
E parto dal lontano 1947, quando, studente di seconda classe di
liceo classico, lo ebbi Maestro a Castrovillari.
Le Sue erano lezioni dalle quali traspariva una preparazione
precisa, seria, puntigliosa, ampia, esauriente, interiorizzata,
sofferta, da erudito.
Si esprimeva in un italiano forbito, perfetto, essenziale, sempre
nuovo e ricco in ogni periodare.
Ho fatto altri studi da allora, e altri professori ho ascoltato e
conosciuto.
A pensarci bene, molti erano buoni
mestieranti, dipendenti, come spesso don Gino
ripeteva, dalla maccheronica charta che si cadit,
omnis scientia fusa est.
Mi present la letteratura italiana come un
fiume, fanciullo alla sorgente e uomo alla foce,
sempre pi ricco di apporti e di esperienze
inglobate in una alveo che solcava o con tumultuosa baldanza o
con soporosa quiete, o ridendo, piangendo, soffrendo, amando,
odiando, ma sempre diretto al cuore e alla mente di quel miracolo
della natura che luomo.
Quando, ad esempio, spiegava o meglio recitava Dante lo
faceva con quella passione e quella verve che si riscontra oggi
nelle declamazioni di Roberto Benigni che lo avrebbe invidiato
per quel suo spaziare e far rivivere non solo la poesia quanto tutto
quello scibile dal cui patrimonio e sapere il Sommo Poeta aveva
attinto per la Commedia.
Ricordo che gli autori e le loro opere balzavano vivi dalle Sue
parole.
Vedevo davanti alla cattedra poeti, scrittori, letterati, o soli e
pensosi in pi diserti campi,104o folgoranti in solio105, o immersi
104
105

Petrarca
Manzoni

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

in una natura a volte matrigna106, a volte piena di malinconia


profonda107, a volte sorridenti e gentili108, a volte ammaliati da
piacevoli notti109.
Lo incontrai poi pi tardi e ne ebbi ancora bisogno.
Mi preparavo al concorso magistrale.
Svolgeva le lezioni attuando una didattica socratica che Gli
faceva scoprire tutte le mie lacune che si affrettava ogni volta a
colmare.
Lasciai il Maestro, preside a Mormanno e poi a Castrovillari.
Grazie, don Gino, per quel che mi hai dato e che ancora porto
in me! Grazie, di cuore.
Franco Alberti
Compagno dinfanzia e amico. Insegn educazione fisica nelle
scuole medie con competenza e impegno educando i ragazzi a
civili comportamenti e inculcando sentimenti di rettitudine, onest
e coraggio che sono state le caratteristiche peculiari della sua
personalit.
Pensionato, riaccese i suoi antichi amori e si dedic alla
professione di geometra svolgendola a servizio della gente in una
Mormanno dove la situazione edilizia si
presentava e si presenta ancora, anche se in
piccola percentuale, difficile perch le abitazioni
non solo erano tutte carenti di piani e progetti, ma
soprattutto perch provenivano da sistemi
dedificazione affidati a muratori locali non
guidati da architetti o ingegneri, spesso alla merc
dei desideri dei proprietari che obbligavano a fare e disfare
secondo i bisogni.

106
107
108
109

Leopardi
Novalis
Carducci
Straparola

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Questa sua naturale tendenza a razionalizzare e a venire


incontro agli altri sfoci pure in un impegno politico che lo vide
fautore attivo di principi deguaglianza.
Credette fermamente nella democrazia e fu, con altri amici di
Mormanno, uno dei promotore del risveglio della coscienza
popolare.
Raffaele Armentano
Al liceo studiando Cicerone mimbattei in Lelio che a
proposito dellamicizia diceva: est enim
amicitia nihil aliud nisi divinarum
humanarunque rerum cum bevolentia et
caritate consensio e da allora mi convinsi
che lamicizia doveva includere in s i
sentimenti dellumana solidariet e della
comprensione preoccupata.
Con Raffaele avevo in comune, in buona
percentuale, la benevolentia e la consensio.
Testimone di tante sue gioie e di tanti
tormenti vissuti a volte in solidudine, donec eris felix, multos
numerabis amicos; tempora si fuerint nubila, solus eris110 lo
incoraggiavo e, pur se diceva non so quale sar la mia sorte111
dopo lintervento, n se il Signore vorr aiutarmi
straordinariamente..., cercavo di esortarlo a sperare sempre
tempi migliori.
Quando era sereno, tornava con la mente al suo passato pi
felice, alle giovanili esperienze napoletane e alle gioie che la bella
musica, di cui era cultore ed intenditore, gli dava. Quando poteva
cantava, tenore di grazia, quei motivi immortali che parlano al
cuore, tratti dalle pi celebri romanze dellopera e delloperetta.
Allora si esaltava e si commuoveva trasferendo negli ascoltatori
londa dei suoi sentimenti. Cant repertori di musica sacra, Liszt,

110
111

Ovidio, Tristia I, 9, verso 5 e 6


Lettera del 22 marzo 1998

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Stradella, Handel, Bach, Frank, Albinoni, Iverson, Mercadante,


Brahms, pi volte a Catanzaro e a Mormanno.
E furono veramente felici e spensierati i tempi della nostra
giovent, quando Gennaro Cavaliere, cui va lesclusivo merito,
diede vita ad un complesso jazz che se non della Calabria fu
certamente il primo della zona del Pollino112.
Raffaele cant accompagnato dalla magica fisarmonica di
Genny, dalla batteria di Franco Regina, dal sax di Mike
Rotondaro, dalla chitarra di Vincenzino Perrone e qualche volta
dalla mia.
Solo pi tardi lo accompagnai col mandolino in un revival
fiorentino con Luciano Banchetti alla tastiera e, nelle estati della
fine degli anni ottanta, in indimenticabili serate mormannesi nella
Donnabianca poetica di Gennaro.
Si ciment anche come compositore e sono ben riuscite alcune
canzoni melodiche tra cui Breve incanto e Madre nel cielo
Assunta.
A Mormanno cant lultima volta la sera dell8 novembre del
1997 in occasione dellinaugurazione della Matrice dopo i lavori
di restauro.
La sua squisita sensibilit lo fece poeta.
Raffaele non un poeta facile. Le albe, i tramonti, i soli
infuocati, le gelide notti, i volti amati e i moti dellanimo che il
vivere frettoloso comprime e caccia nel meandri pi nascosti
dellessere, in Raffaele affiorano e vivono potentemente
modellando tutta lesperienza sofferta della vita.
In Amica malinconia ...Tu non dici parole, che farebbero
ridere gli sciocchi, che sanno solo quello che vedono, che
sentono, che toccano, che odorano, che mangiano.. Tu\ mi consoli
con un confidenziale silenzio!
Mormann boys si denomin il complesso che fu animatore di
tutte le feste goliardiche e non che si tenevano a Mormanno, Scalea,
Potenza, Castrovillari, Lagonegro. Disponevamo di un aggiornato
repertorio che includeva celebri motivi italiani e stranieri che allora
andavano per la maggiore e che la radio mandava in onda con le
orchestre dei maestri Armando Fragna, Cinico Angelini, Pippo
Barzizza, Gorni Kramer, Nello Segurini.
112

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Avessi saputo cheri sola - da Allombra - tavrei chiamato


a gran voce mentre anchio erravo in oscura solitudine e a stento
maprivo la via tra rovi intricati lasciandovi sopra brandelli di
sogni distrutti e pensieri accorati! Ormai tardi: sono un
guerriero stanco che ha riposto la spada per recidere i tuoi rami e
berne la linfa, distruggendo nidi vecchi e nuovi!...
Il ricordo poi dellamata Franca, gli fa dire:
Fiore purissimo del creato - rinato al primo sol di primavera
- ancor del tuo profumo inebriato - non so se sei realt oppur
chimera - come nei sogni miei sempre mappari: amore, meta di
felicit. Se a cento a cento a rimirar le stelle - in una notte placida
destate - mi fermo - e v cercando le pi belle - non le trovo perch per gli occhi miei soltanto i tuoi - nella mestizia e nella
gioia son stelle - le pi splendenti dellazzurro manto! Quando la
nebbia delloblio la mente - tutta minvade e ogni voler si stanca
- quando di luna pura e risplendente - lorfano cielo autunnale
manca, - i miei pensieri e i miei occhi allietano - un dolce nome
ed una luce: Franca!
Nel 1997, novembre, Il Coscile diretto da Mimmo Sancineto
gli pubblica, con presentazione di Domenico Crea e una nota
editoriale nata dalla penna sensibilissima della signora Isabella
Laudadio, le sue Schegge dedicate A tutti coloro che ho amato e
mi hanno amato; a chi amo ancora e ancora mi ama e a me poi
con laffetto che pu meritare chi stato sempre testimone dei
tormenti che hanno fatto cadere dal mio cuore diverse di queste
schegge.
Nei primi mesi del 1999 minvi altre poesie e correzioni ad
alcune gi edite.
Se Tu non verrai... dopo tanto andare sullorlo estremo di mia
vita ... Tu solo puoi pilotare questo travagliato parto perch io
nasca di nuovo...se Tu non verrai, mio Dio, io cadr..
Lultimo abbraccio a marzo.
Il 20 agosto la morte.
Riposa in pace, caro Raffaele, dove volevi e con chi volevi
come dicesti in Desiderio estremo:

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

In questa quiete cullata da verdi bisbigli, sul sagrato santificato dalla morte - di immense cattedrali che sinnalzano a
Dio senza petulanti preghiere, accanto al padre che giammai
conobbi vorrei che al fine le mie inerti spoglie pietoso alcun
posasse.
E cos stato fatto.
Riposa in pace.
Luigi Fortunato
Figlio di mormannesi, Luigi Fortunato ebbe nel sangue lamore
e la passione per il suo paese.
Nacque e visse a Napoli (1.6.193316.12.1998).
Laureato in architettura ivi insegn nei licei.
Attratto dallarte figurativa divenne pittore e in questa veste lo
voglio ricordare.
Speriment nuove tecniche pittoriche usando materiali che pi
duttilmente si adattavano alle sue immediate intuizioni che
realizzava con mano sicura.
Rifugiato nella sua ristrutturata casetta di Via Faro, parva sed
apta mihi come diceva, dalla terrazza da cui si gode una magnifica
visione e della vallata e dei colli del
Faro e di San Michele che mai si
stancava di ammirare, dipingeva
tramonti infuocati da un sole rutilante
e dominatore contro il quale si
stagliavano i profili di Trodo e i verdi
lussureggianti di Donna Bianca.
Stupito ed attratto del mistero delle
cose, cre mondi e universi realizzati con tecniche particolari e
con rara sensibilit dartista.
Descrisse pure la donna immersa in paesaggi fantastici da cui
usciva attraverso linee curviformi.
La sua, pur nellambito della ricerca moderna, resta una pittura
cos personale da non poter essere facilmente assimilata ad una
scuola.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

In essa intravedi una forza prorompente che trasforma il reale


in fantastico e viceversa.
Quando guardi un suo lavoro difficile capirlo subito.
Devi cercare il nucleo centrale da cui si dipana il tema che,
nascosto della complessit del testo, va alla fine svelandoti il
contenuto lasciandoti quegli stessi interrogativi che lartista sera
posti e invitandoti a meditazioni non superficiali.
Luigi Fortunato fu anche ottimo incisore.
Fedele alle amicizie, caro negli affetti, non pi ritornato a
Mormanno attanagliato e vinto dal male del secolo con il quale da
qualche tempo conviveva sereno, cristianamente fiducioso,
staccato dalla fallacia del mondo.
Benedetto Longo
Don Benedetto stato il medico che ha curato
tutta Mormanno essendo stato per un lungo
periodo medico condotto e ufficiale sanitario.
Fu un bravissimo clinico e uno studioso paziente
dei casi che incontrava.
Ebbi a che fare con lui in due momenti
importanti della mia vita professionale.
La prima volta negli anni 50 quando, giovane insegnante a
Procitta, in occasione delle vaccinazioni agli alunni gli suggerii
una campagna deducazione igienica e sanitaria rivolta anche ad
altre scuole rurali limitrofe Acquaformosa113 e Coppone114, e la
seconda quando, incaricato dal Patronato Scolastico a dirigere la
refezione, intrapresi con lui un discorso pi approfondito e serio in
merito alla salute.
Durante il controllo sanitario dei locali ove si svolgeva la
preparazione e la somministrazione della mensa ebbi lopportunit
di discutere in merito ad un maggiore aiuto che si poteva dare ai
Allora scuola sussidiata affidata allinsegnante Giuseppe
Corrado.
114
Scuola statale di cui era titolare la maestra Alma La Greca
coniugata Zwingauer.
113

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

ragazzi che usufruivano del servizio sia sul piano terapeutico sia
su quello psicologico. Si pens di sottoporli ad un check-up
consistente in due distinti interventi.
Il primo, essenzialmente medico, consistette, partendo dalla
situazione di fatto, in una visita accurata di ogni bambino anche
alla luce della sua anamnesi familiare.
Il secondo in una verifica psicologica. Ricco dentusiasmo volli
controllare e determinare il quoziente dintelligenza seguendo il
metodo Binet-Simon e quello di Terman-Merril.
Confrontando i dati emersi si ebbe un quadro completo della
personalit dogni bambino e pure la conferma che soma e psiche
sono unit inscindibili e complementari.
Mens sana in corpore sano avevano detto gli antichi padri.
Durante il corso dellanno, con il placet dellintero corpo
insegnante e della direttrice, signora Maria Santini Bonifati,
furono poi esaminati tutti gli alunni di Mormanno.
I risultati di tale lavoro, trascritti su di una scheda
appositamente preparata, furono forniti ai colleghi che, in
conformit a tali indicazioni, ebbero la possibilit di intervenire
con pi adeguati e mirati procedimenti didattici.
Le famiglie, che avevano collaborato espressero tanto
gradimento. Si realizz, ante litteram, un rapporto mai prima
tentato!
Don Benedetto veniva regolarmente allex Colonia a svolgere
questo servizio, con un entusiasmo contagiante.
Fu unesperienza irripetibile e grandi furono i vantaggi che se
ne trassero.
Luigi Maradei
Nacque a Mormanno il 28 febbraio 1934.
Laureato in lettere e filosofia, lettore accanito e divoratore di
biblioteche, aveva una cultura solida che spaziava in ogni campo
dello scibile.
Dapprima fu professore, poi preside di scuola media.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Nel 1971 operai con lui a Cerchiara di Calabria e dal 1972 fino
a tutto il 1974, a Laino Borgo.
Perfetta fu lintesa pedagogico-didattica.
Molti furono gli incontri, non ancora istituzionalizzati, tra
insegnanti e professori.
Si misero a punto strategie educative tutte miranti al bene dei
ragazzi.
Si coinvolsero le famiglie ai problemi della scuola che da sola
non poteva assolverli senza una partecipazione
consapevole e costante, e si cominci a parlare
di scuola consolidata in zone dove ancora
vigeva la tradizione della bocciatura e della
bacchetta.
Dirigente operoso, corretto, scrupoloso,
puntuale, preparato dette alle sue scuole
unimpronta di grande seriet.
Eccelse poi nella vita politica di Mormanno
Eletto nel PSI, fu Sindaco nel 1960 e nel
1980.
Uomo di sinistra port avanti con convinzione le idee
socialiste. Fu popolare e sincero. Avvers i doppiogiochisti.
Ricopr con successo e alto senso del dovere anche la carica
dassessore provinciale.
Am la sua Mormanno e per essa profuse tante energie.
Avversato politicamente, come capita, non ebbe mai rancori.
Le critiche lo stimolavano e lo impegnavano maggiormente.
Colpito una prima volta da un infarto, invece di riposarsi e
tirare i remi in barca, dopo breve tempo riprese lattivit con pi
passione.
So quello che ho lasciato da fare, diceva, e non posso delegare
nessuno!
Ma il male linsegu. L11 novembre 1985, recatosi a caccia, fu
fulminato da un attacco inaspettato.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La sua morte lasci esterrefatti i suoi amici e nel dolore la


famiglia115.
Scrissi di getto, da Firenze, i seguenti versi:

Piangi democrazia!
Colei che non pu essere dissuasa
abbandon la filatrice
e la distributrice
e si fece trovare sui monti.
E l giungesti, o Luigino,
ed in un attimo
fosti preso da Atropo.
Un gelido brivido
si propag nellaria.
Rapidamente londa
sinfranse nei cuori
e gli occhi
si riempirono di lacrime116.
Per una valutazione pi attenta della sua opera necessaria una
raccolta dei tanti suoi appunti che prendeva meticolosamente, dei
suoi scritti e discorsi, nonch degli atti pubblici tra cui le varie
delibere ed interventi in seno alle amministrazioni.
116 Come ricordo geloso e personale ho una sua Prefazione ad un
opuscolo, inedito, di mie poesie giovanili intitolato Bolle di sapone e
inoltre quanto scrisse nella Prefazione al mio Mormanno favola di
una realt. ..Nel lavoro di Gino (per gli amici) Paternostro, tale
memoria, la consapevolezza e laccettazione appassionata della sua
appartenenza e delle sua derivazione dai valori culturali della sua
Mormanno, si respira in ogni parola e del lavoro stesso rappresenta
il pregio pi evidente e pi bello. Insieme allaltro relativo alla
documentazione lessicale e della tradizione, presente e ricca, ed
anche, (perch no!), allultimo, di una sua ipotesi di origine remota,
coeva a quelle di antichissime comunit preromane della zona, della
nostra Mormanno, per la quale tutti noi mormannesi nutriamo
affetti di figli devoti. Sia quelli, come me, che hanno avuto la
ventura di consumarci, intera, la vita, servendola e godendovi
il raro calore umano di tante amicizie preziose, sia quelli, come
115

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106

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Frank Pandolfi
Partito giovanissimo da Mormanno, giunge in America quando
aveva dieci anni. A quattordici dovette interrompere gli studi per
lavorare e contribuire al magro bilancio familiare.
Naturalmente dotato per la musica e per il canto, gi giovanotto,
guidato dal valoroso maestro Carratelli e dal M Romei che fu
anche linsegnante di Beniamino Gigli, cominci la sua vita di
cantante girando in varie zone degli Stati Uniti.
Al Metropolitan Opera di New York conobbe Ferrara Montana
che continu la sua preparazione.
Si stabil quindi a Hartford, nel Connecticut.
Il 7 febbraio del 1925 il giornale Hartford Times scriveva che
Pandolfi possedeva una bella e drammatica voce da basso da
somigliare molto a quella del possente russo Chaliapin.
Nella sua citt si dedico allinsegnamento aprendo una scuola di
canto che prosper e raccolse unanimi consensi.
Nel 1941 present al pubblico del Wadsworth Atheneum Avery
Theater i suoi studenti che cantarono diretti dal maestro e
accompagnati al pianoforte dalla sua signora Carmela.
Mancando a Hartford un teatro stabile nel
1942 cre la Conneciticut Opera.
Comincia un altro periodo di sacrifici
coronati poi da grandi successi.
Poich lAvery era un piccolo teatro, Frank,
attingendo a tutti i suoi risparmi consistenti in
1.800 dollari, pot usufruire del Bushnell
Memorial e, ingaggiati due noti cantanti lirici
Mario Del Monaco e Maria Meneghini
Callas, prepar, insieme ai suoi allievi, una Carmen che fu un
vero trionfo artistico e finanziario.
Divenuto Direttore dellAssociation Opera Connecticut allest la
Cavalleria, la Boheme, la Traviata e il Rigoletto.
Gino Paternostro, che per scelta o per destino, ne son vissuti e ne
vivono lontani, con struggente e mesta nostalgiaomissis .

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La sua citt ebbe una stagione lirica annuale e vide presenti


tenori e soprani di fama internazionale.
Continu ad insegnare come direttore dellOpera Guid Ladien
frequentata da giovani delle scuole primarie e secondarie
A completamento di una cos feconda vita dartista fu
nominato direttore del Conservatorio Musicale di Hartford.
Nel 1967 il Presidente della Repubblica Italiana On. Giuseppe
Saragat gli confer il titolo di Commendatore della Stella di
Solidariet, una delle pi ambite onorificenze dItalia.
Venne due volte a Mormanno a salutare e conoscere i parenti117
che aveva lasciato da piccolo e fu accolto e amato dalla sua
famiglia.
Fu devotissimo di S. Rocco che sempre aveva invocato nei
momenti difficili.
Saverio Piragino
Per chi, come me, ha avuto lonore di conoscere un galantuomo
come don Saverio ed essere da lui
paternamente e benevolmente amato, difficile
parlarne senza lacrime.
Nato a Mormano il 2 gennaio 1916, frequent
le scuole elementari con linsegnante Maria
Forte che lo ricordava eccezionalmente capace.
Passato al Convitto Sarubbi, fu uno dei migliori alunni di quel
Ginnasio.
A Castrovillari comp gli studi al liceo classico e a Rossano,
nellanno scolastico 34-35, si distinse agli esami di maturit
essendo uno dei quattro promossi nella sessione estiva su ben 60
candidati.
Inizi e concluse gli studi universitari a Parma laureandosi in
giurisprudenza.
Durante la seconda guerra mondiale fu ufficiale commissario nella
marina militare.
I Pandolfi e i Mazzafera imparentati ai Rotondaro da cui
discendeva per linea materna.
117

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Alla fine del conflitto, prima fu avvocato ed in seguito,


vincitore di un severissimo concorso, divenne magistrato.
Fu prima pretore a Mormanno, poi giudice nel tribunale di
Castrovillari ed infine in quello di Firenze ove emersero quelle
qualit e quel prestigio per cui fu chiamato ad incarichi sempre
pi gravosi.
Presidente di collegi giudicanti in corte dassise, diresse
processi importantissimi seguiti anche con profondo interesse
dallopinione pubblica attraverso la televisione.
Erano anni difficili, gli anni cosiddetti di piombo, anni in cui i
magistrati erano esposti a pericoli quotidiani. Alcuni venivano,
come si disse, gambizzati, altri minacciati di morte.
Saverio Piragino dimostr coraggio ed equilibrio e non si
lasci mai intimidire: era questo il suo lavoro, diceva, e solo lui
poteva svolgerlo.
Collocato in quiescenza, ebbe, dopo qualche anno disturbi che
aggravandosi sempre pi lo condussero alla morte, avvenuta in
Firenze il 12 luglio 1990.
Il giorno dei suoi funerali svoltisi a Mormanno il suo amico e
collega Domenico Raffetta cos lo ricord:
Senza ombra denfasi e con la certezza di aderenza alla
realt, devo dire che lintelligenza di Saverio Piragino era una
delle pi complete che io abbia mai avuto modo di verificare. La
conoscenza del diritto, in tutti rami, era cos rara e razionale da
trasparire, negli elaborati giudiziari, in forma semplice,
scorrevole, concettualmente coerente e scevra da sovrastrutture
intellettualistiche. Voglio ricordare ancora unaltra sua qualit:
la modestia che lo teneva lontano da atteggiamenti aggressivi e
arroganti, da esibizionismi e ostentazioni.
E per finire una testimonianza del prof. Aldo Alberti che
addolorato per la sua morte disse: Saverio stato per tutti noi,
suoi coetanei, un punto costante di riferimento, un esempio ed un
sostegno.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Biagio Maradei
Firenze, venerd, 11 febbraio 2000
Alle 17,30 mi reco a far visita allavvocato Biagio Maradei da
anni abitante a Firenze. Sono accompagnato da mia moglie
Vittoria.
Col sorriso sulle labbra la signora Maria cintroduce nel
salotto. Qui sono accolto da un commosso saluto e da un paterno
abbraccio di don Biagio che mi ha sempre onorato della sua
amicizia. Come state? Pieno di dolori. Ringrazio per Iddio di
avermi concesso di vivere.
Lo sai, sono nato il 9 gennaio 1901 e navigo nel centesimo
anno.
Poi rivolgendosi a me. Lucio mi ha portato quel
tuo ultimo lavoro che ho letto di un fiato. Come
fai a scrivere queste cose? Approfittando del
suo interesse gli chiedo di parlarmi di
Mormanno.
Mi racconta di don Vincenzo Minervini, del
suo amore per la cittadina e della sua personalit
capace di coagulare intorno a s giovani
intellettuali e professionisti di valore.
Ricorda le limpide sere destate, i
fiammeggianti tramonti, lammaliante chiarore
lunare, i numerosi villeggianti, gli amici e soprattutto la sua gente,
onesta e operosa.
Fui, mi dice, per anni vice pretore, dal 1944 al 1970, se non
erro. Lespletamento di tale funzione, difficile proprio perch
svolta nel mio paese, mi procur lavoro e soddisfazioni perch
ebbi sempre la preoccupazione di applicare la norma considerando
che il diritto non pu prescindere dalla valutazione del fatto e
delle circostanze.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Come ben ricordi, mi dice, a Mormanno cera pure un


carcere118. Mi parla poi del suo impegno come avvocato civilista
espletato presso il Tribunale di Castrovillari.
La conversazione, piacevole e interessante, spazia su altri temi
e problemi dattualit. Viviamo in una societ troppo convulsa, mi
dice
Mentre lascolto vedo sul suo volto per nulla deturpato dagli
anni, uno sguardo ancora vivido e penetrante che per me un
bagno di luce che mi conforta e mincoraggia.
Grazie, don Biagio.

In localit Mnti, nellattuale via Ludovico Romano. Io ricordo


due carcerieri, Vincenzo Fazio e poi Vincenzo Fortunato in servizio
fino al 1972.
118

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Parte seconda

Tradizioni, vita e
costumi di
Mormanno
Il sole laurora e il tramonto continuano
a rosseggiare

Nella sezione che segue nata da ricordi di vita nomino qua e l alcune
persone. Sono i compaesani insieme ai quali ho percorso una parte
significativa della mia esistenza. Non ho chiesto a nessuno di loro,
viventi o parenti dei trapassati, il permesso di nominarli, perch gli uni
e gli altri hanno con me interagito in modo cos affettuoso e fraterno
che mi sono sentito autorizzato a ricordarli e chiamali quasi a
testimoniare il racconto di cui essi stessi sono stati o sono tuttora
protagonisti.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.


ll popolo che perde la sua cultura diventa schiavo.
Le tradizioni sono la trasmissione di quanto si ricevuto in consegna dalla
generazione precedente e quindi lultimo anello di una catena che affonda le sue
radici nel passato che pu essere cos analizzato e storicizzato.
Lo scopo della presente breve ricerca, quello di ricordarne alcune onde
dedurre cultura e costumi del paese in periodi di vita in cui, rituali religiosi,
istituti giuridici, istituzioni sociali o semplicemente imperscrutabili moti
dellanimo umano, sono stati la guida codificata per quotidiani comportamenti
ed atteggiamenti119.

Nate dallanimo popolare sono giunte fino a noi alcune Canzoni


folcloristiche che pur essendo di tradizione popolare non autoctona
(sono comuni infatti allarea napoletana e sicula) sono state rese
longeve dal dialetto che riuscito a conservarle e, qualche volta, ad
integrarle. Hanno come tema di fondo lamore e il lavoro: due
momenti essenziali della vita, interagenti e, direi, insostituibili, in un
contesto in cui i sentimenti sono stati permeati soprattutto dalla
speranza di unesistenza diversa da quella quotidiana fatta di spalle
ricurve, di mani martoriate, di volti bruciati dal vento e dal sole e di
menti e di cuori tormentati dai bisogni. Anni fa, marzo 1986, riportai,
in Gli Alti Bruzi e il loro linguaggio, tip. Stella, Firenze, pagg.
113-129, alcuni motivi ripresi poi e rivisitati da un locale Gruppo
Folk, che conta 20 anni di attivit. Ricordo tra essi: Caddru di
garfaluchi bbni; Canto del Cpi-cpi; Garofalddru meju
chi tntu addri; Mi nni vurra a cmpo di firi; U
telailu.
119

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Tradizioni autunnali
I fichi lungni
Avevamo una vigna a Mairi, un fazzoletto di terra, sventrato
nel 1927 dal passaggio della linea ferroviaria SpezzanoLagonegro
Eppure a noi ragazzi sembrava un continente.
Cera una bella casetta, con davanti un sedile, pi in l una
piccola stalla ove si teneva il maiale e lasino, un magazzino che
aveva diverse funzioni, tra cui anche quella di tinaia.
Di fronte vi era un piccolo spiazzo circondato da una siepe ove
cresceva luva spina.
Di l si scendeva verso la ferrovia attraversando tre terrazzi
contenenti la vigna, gli alberi di fico, qua e l qualche pesco.
Pi avanti si passava per un boschetto di castagni proprio su
una piccola galleria e poi per un ripido viottolo si giungeva ad una
parte pi piana che costeggiava la strada ferrata racchiusa intorno
da alberi di quercia.
Era un paradiso!
Per entrare in casa si salivano cinque o sei gradini e subito ci si
trovava su una piccola terrazza balaustrata con pali e paletti.
Un portoncino di colore rosso ad unanta immetteva in una
stanzetta rettangolare in fondo alla quale cera una finestrella e a
sinistra un camino.
La parete di destra aveva due piccole porte che si aprivano in
due distinte camerette ognuna delle quali aveva una finestrella.
Guardando da lontano la casa sembrava una persona.
Le due finestre erano gli occhi, la porta del magazzino la
bocca, il tetto spiovente la testa. In alto in mezzo alle due finestre
cera una mattonella di maiolica su cui era dipinta la figura di S.
Francesco di Paola.
Non vi dico gli odori e i sapori della roba.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

A me piacevano i fichi lungni120 e gi cominciavo a gustarne


il sapore dalla fine di agosto cio da quando si scendeva in
campagna.
Qui cominciava un altro capitolo di vita.
Appena la frutta maturava e, come si sa, non in
contemporaneit, veniva raccolta e per la maggior parte seccata
per linverno.
Noi ragazzi eravamo addetti a sbucciare ogni tipo di frutta per
poi metterla a seccare sulle stuoie.
Potevamo mangiare solo fichi neri, i lattarli121, quelli di Santa
Maria o i zivulddri122 ma non i lungani.
Ad essi non si potevano neppure accostare gli uccelli tenuti
lontano da vari spaventacchi.
Questi fichi erano particolarmente curati dal nonno che li aveva
ripetutamente contati e ne conosceva anche la collocazione sulla
pianta.
Appena maturi li raccoglieva personalmente e li metteva al sole
in apposite stuoie.
Li girava e rigirava fino alla loro completa essiccazione e li
infornava.
Poi provvedeva a fare le crocette con la noce o le infilava a
nzrta123 in appositi spiedini di canna.
Noi ci sognavamo di mangiarli.
Potevamo solo rubarne qualcuno nascosto sui rami pi alti ove
spericolatamente salivamo.
A volte quando la guardia era pi stretta cantavamo:
Monachddru i sntu Vtu gla abbsciu e prta fchi, tta li
sccattili e mma li bni bni124.
Brogiotto bianco.
Variet il cui gambo secerne un latice bianco.
122 Fichi rossi allinterno e mielosi.
123 Una specie di ghirlanda.
124 Monachino di S. Vito, (imenottero con una livrea colorata a strisce
gialle e dal lungo pungiglione), scendi gi, portami un fico; tu
mangia quelli pi guasti (sccattili, troppo maturi, aperti dallacqua,
lacerati), e serba a me quelli buoni!
120
121

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Quando il nonno sentiva che noi per mangiare un fico buono ci


affidavamo al rumoroso imenottero, si commuoveva e ce ne dava
uno ciascuno.
Ecco perch oggi mi piacciono ancora i fichi lungani!
La vendemmia125
Duminicada vignignmu! Domenica si vendemmia!
Ognuno si prepara a modo suo alla festa. La mamma star
attenta che sia spunztu126 il baccal, che sia pronta la
suprissta127, il...
La Zia avviser le comari del vicinato, visibilmente dispiaciuta
per la mancanza di cummari128 Rosa, morta, poverina il...
Sul nonno, novello Dioniso, grava tutta lorganizzazione e da
lui dipende la riuscita della festa. Da almeno cinque o sei giorni
sta curando alcuni importanti preparativi.
In campagna ha gi abbuntu129 i tini, tutti scridinti130 e dato
lolio al torchio, mchina.
Ha pulito la minzanddra131 che servir a misurare il vino.
Per parole ed espressioni dialettali vedi: L. Paternostro, Il
Vocabolario dialettale degli Alti Bruzi, Edizione Il Coscile
Castrovillari. Il testo, corretto ed ampliato, sar ripubblicato con un
nuovo titolo: Guida alla scoperta di una particolare area
geografica comprendente dodici paesi del parco Nazionale
del Pollino con notazioni storiche, un vocabolario dialettale
etimologico ed una breve ricerca sulla flora e sulla fauna.
126 Diventato molle dopo la bagnatura
127 La soppressata
128 Comare.
129 Dare acqua ai tini per gonfiarli.
130 Secchi e incapaci di trattenere liquidi.
131 Misura usata principalmente per il vino. E costruita in legno o in
rame. Trattasi di un recipiente a forma di tronco su cui apposto un
manico. Piena fino allorlo misura 7 litri e 1/8. Trentadue di tali
misure formano una sarma (soma) di vino, pari a litri o chili 228.La
sarma veniva divisa in due carichi di 16 minzanddri pari a 114 chili
ognuno. Tale era la quantit di vino che un asino trasportava dalla
campagna o con barili, anche di latta, o in otri. I muli portavano un
125

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Ha preparato corbe e corbelli di varie misure, ceste e spasli132;


ha potato tutti i tralci inutili per evitare che vi sinciampi e levato,
a colpi di forbici e di roncola, tutti i pilarrni133 ed i vari tentacoli
dei rovi, padroni, per tutta lestate, del lmmitu134 e ora, se non
ridimensionati, invasori impertinenti della vigna.
A colpi di zappa ha pure appianato i sentieri e le stradine da
percorrere con i carichi diretti alla grande tna135 che fa bella
mostra di s nel magazzino e sulla cui capiente ed invecchiata
pancia spicca un vecchio crocefisso ed una figurddra136 della
Madonna Addolorata insieme allormai secco rametto dellulivo
pasquale.
I ragazzi. Non ne parliamo: sognano...
Non vedono lora di diventare padroni della vigna e
liberamente mettere le mani sulle uve che hanno visto crescere ma
che non hanno potuto mai prendere per laccanita sorveglianza del
nonno. Lcina non si pizzula, pri brtta; qunnu vignignmu
putsi mangi.137
Voglio vedere la mia ficara138 e salirvi sopra; ed io voglio la
mia. Ognuno ha nella vigna un albero proprio, suo coetaneo,
piantato per lui appena nato. Quel fratello vegetale pi caro ed
amico di un fratello, trattato con infinita cura e sognato.
Domenica! Quando arriva? Arriva, arriva...
La mamma si alzata alle tre. In casa c un odore invitante ed
irresistibile di baccal e peperoni, di patate fritte, di polpette di
carne, di tumasclle139, di sughi. di...e di...
peso maggiore. A seconda della distanza dal paese i viaggi andavano
da 4 a 6 per ogni giornata.
132 I cannicci su cui si posava la frutta soprattutto per seccarla al
sole.
133 Rovi.
134 Siepe che segna il confine tra due propriet.
135 Tino.
136 Immagine sacra.
137 Luva non deve essere piluccata brutto vedere una pigna a cui
mancano chicchi: Quando si vendemmia potete mangiarne!
138 Il mio albero di fico.
139 Polpette di patate, uova, formaggio e prezzemolo.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Alle sei, sveglia generale! Arrivano pure i vicini. Le comari pi


giovani in un battibaleno preparano la curna140 e si caricano le
ceste; ognuno porta qualcosa: Fra i tanti oggetti fanno spicco i
panri141.
Quale strada si percorre? si va per la Costa, il Serrone e per
Donna Bianca? E il nonno? E partito prestissimo. Aveva precisi
compiti, tutti importanti e delicati che solo lui poteva e sapeva
fare. Doveva aprire la trra142, tirar fuori sul pzzu143 le ceste
grandi e i cofanddri144; far pi spazio possibile nel magazzino,
ove c di tutto; andare a Minnrra145 a prendere lacqua di
sorgente, mettere il vino in fondo al pozzo per esser poi bevuto
fresco ed atto cos a togliere larsura del caldo sole ottobrino, e,
operazione pi delicata di tutte, andare in anteprima nella vigna a
tagliare le pizrre146 pi belle di quelluva destinata ad
appnnici147 da conservare poi fino a Natale ed oltre.
Facevano parte di questo taglio mattutino le uve che
rappresentavano le variet pi antiche e che avevano resistito a
tutte le filossere diventando tuttuno con lambiente. Erano le
cuagghjne dai bellissimi e saporitissimi chicchi neri e turgidi, a
cuagghjna ccchi tnna, dalle gote rotonde; i muscatddri
dorati e dolcissimi; u lunguvrdu, la ngria, il delicatissimo e
profumatissimo ducicddru, vitigni ormai non pi esistenti,
sostituiti ormai dai nerelloni dAvola, dagli imprecisati zibibbi,
dalle uva Italia e da tutte quelle variet propagandate e divulgate,
che difficilmente si adattano al clima di Mormanno. Tutti i pstini
e pastinddri148 fatti con vitigni di importazione, hanno fatto e
fanno una brutta fine.

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Cercine.
Panieri.
Casa di campagna.
Sedile generalmente in pietra.
Corbelli.
Localit ove sgorgava una polla dacqua.
Pigne.
Uve che si appendono.
Lat. pastinum terreno zappato e lavorato per piantarvi la vigna.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Ma...dal ponte di Settiluci149 si sente il rumore della


sopraggiungente schiera. Tra poco comincer la festa.
Il nonno ordina: dovete cominciare da vsciu150 e poi salire in
modo che da ultimo resti da fare la vigna vicina alla casa che poi
la parte pi comoda perch in piano, e poi perch...le distanze
andranno accorciandosi e la fatica sar anche proporzionale alla
stanchezza. Che filosofo!
Cummari Min151 dice, stai attenta ai guaglini152; ai pi
grandicelli fatto obbligo di raccogliere tutti i chicchi che cascano
per terra: peccato lasciarli!
A tutti raccomanda di non far cadere nei corbelli o lasciarvi per
dimenticanza forbici e coltelli...le comari pi giovani trasportino i
cesti pieni... Ha un gran da fare! E una bellezza! Ogni tanto
comare Maria ci tra n scchintddru153, cui segue il coro
dellintera compagnia. Alle nove la mamma chiama: sa, a
mangiare, pronto lgghju154!
Dopo si continuer. Dove sono arrivati? mi chiede il nonno.
Ancora sono a la mpartta di vsciu155 , vicino a lu culttu156...
Ride: contento. Sa che c tanta vigna da sforbiciare, c ancora
la prugulra157, c tanta buona uva. Si siede. Guarda la tna che
quasi a met: binidca158 , dice.
Pensa al freddo e al gelo patiti in gennaio e febbraio quando
potava, al sudore dei mesi estivi quando spilagrava159,
nzurfarva160 e pompiva161 ...Sappisola.
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Dalle sette arcate. Trovasi in localit Serrapotolo o Serrapotamo.


La parte pi bassa.
Comare Filomena.
Ragazzi.
Intona un motivo.
Prima colazione.
Alla piccola pianura della porte bassa.
Posto ove il terreno fa una gobba.
Pergolato.
Che benedizione!
Levava pampini e tralci inutiliDava lo zolfo.
Irrorava.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Nonno, nonno!, lo sveglia Pinuccio. Cos?, che ora ? Sono


circa le...E gli altri dove sono?
La tna piena fino allorlo, crma162!.
Luva raccolta tanta che deve essere poggiata nel tinddru163.
Il sole ancora alto nel cielo. Ci si mette di nuovo a tavola. Si
mangia poco. Dopo lgghju appetitoso e abbondante, luva, i
fichi, i pircchi164, la pancia ormai piena.
Siamo quasi alla fine. Mentre il nonno parla con cumpri
Francscu165 predisponendo il lavoro del giorno dopo e cio lu
scarpisamntu166.
La mamma ha rimesso tutto in ordine e tutti sono pronti per il
rientro.
Cominciano ad allungarsi le ombre. Alla Madonna della
Catena il sole gi salito allaltezza di Mungirivri167.
Quando si giunge alla Luggtta168, spunta la falce di luna del
suttli 169di ottobre seguita dalla lucentissima Venere.
Al prossimo anno. A domani per il nonno e cumpri Francscu che prima di
170
accingersi a scarpis , faranno insieme un giretto dispezione alla ricerca di
171
oggetti smarriti, di chicchi non raccolti, di qualche illusa pizrra
ancora
nascosta tra i rossicci pampini, lasciando, per ora, indenni gli immancabili
Colma.
Tino piccolo.
164 Pesche e cotogne.
165 Compare Francesco.
166 La pigiatura.
167 Monte Cerviero
168 Oggi ricordato con il nome Loggetta un posto non pi esistente.
Si trattava di un piccolo spiazzo su cui erano collocati due sedili in
pietra. Da qui aveva inizio una strada mulattiera che scendendo per
la Salviera portava, passando per la Madonna della Catena, nelle
campagne di Colle di Ferruzzo, Pietragrossa e in quelle del Comuni
di Laino Castello poste ai confini delle terre di Mormanno, quali
Filomato e Scolari. La Loggetta non pi identificabile, era posta
proprio allinizio della discesa della variante che porta al parcheggio
ove si tiene il mercato del mercoled.
169 Ultimo quarto di luna o luna calante.
170 Pigiare.
171 Grappolo.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.


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graccioppuli sulle spddri


pi alte ed intrecciate, in attesa di far felici pi
in l i ragazzi che verranno a raccoglierli, nella imminente e prossima
174
175
statiddra di Santu Martinu
insieme alle castagne nzrte , sicuramente
mature per allora.

A tiganta176
Ai bordi del mercato S. Lorenzo, nel cuore di Firenze, un
angolo tra lincrocio di via Fiume e via Nazionale sempre
occupato nel mese di dicembre da un caldarrostaio.
Quando capito nei paraggi per recarmi in provveditorato, sopra
pensiero e con tanta fretta nelle gambe, quel buon odore di
caldarroste mi trasporta, come in sogno, nella mia vecchia cucina
accanto alla fiamma del camino.
La sensazione dura pochi attimi bastevoli per a farmi rivivere
una parte non trascurabile della mia lontana e sperduta
fanciullezza.
Stasera si far la tiganta! Il messaggio corre tra le mura
domestiche e tutti sono in attesa.
Non si sa come ma la voce giunge anche a comare A. a
compare F e moglie, e anche a comare T.
E tutti piano piano arrivano allora stabilita.
Siedono attorno al fuoco che deve essere allegro e ben fornito
di legna.
Si comincia a levare un po di buccia alle castagne, a castrarle,
prima di metterle nel tgano177 e non farle poi scoppiare.
Al bel fuoco intanto si accostano pure le pietre che messe ritte
come soldati attorno al ceppo intanto si riscalderanno e si
porteranno poi nel letto impacchettate in una carta blu, quella con
cui i negozianti avvolgevano la pasta. Ognuno ha la sua. Il nonno

172
173
174
175
176
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Racimoli.
Tralci, assimilati alle spalle, atte a portare pesi.
Lestate di S. Martino.
Variet di castagne.
La preparazione delle caldarroste.
Padella.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

ha quella di piperno178, lo zio si accontenta di un tstu179, io del


mezzo mattone.
Ma torniamo alla tiganata
Appena le castagne cominciano ad esser pronte guerra.
Gi le mani, grida il nonno, non vedete che non sono cotte?
Quando gli sembrano pronte allora si leva il tgano dal fuoco.
Comincia un allungare di mani e un lavoro rapido di sbucciatura.
Per non bruciarsi le dita si soffia allora sul pistiddru180. Al calore
dei visi rossi e delle gambe caldissime perch rivolte alle fiamme
fa riscontro uno spiffero gelido e continuo dietro la schiena. Fuori
combattono gli elementi e il vento ulula sotto larco. Si mangia
con calma e con gioia mente z Francscu181 racconta la favola del
mondo sottano e di quello sopranu182... Il fuoco non svampa pi.
Si prendono le ptre183 e uno alla volta si va a dormire. Il letto,
che ha per materasso il solo saccni184, pi morbido di quello
del Re.
La cucina rimane sola. Fuori nevica in silenzio. Anche Eolo
dorme.
Un clacson squillante mi risveglia... Corri anche tu, le carte ti
chiamano...Intorno il freddo dicembrino di Firenze punge come
una spada...
San Nicola
Unaltra tradizione dicembrina legata ala ricorrenza di S.
Nicola, che si festeggia il giorno 6. Per tale giorno si usava
cuocere granoturco e preparare panini che si facevano poi
Roccia eruttiva di cui Mormanno ricca.
Un pezzo di coccio.
180 Castagna sbucciata.
181 Zio Francesco. Si chiamavano zio le persone di maggiore et.
182 Nella favolistica gli Inferi, suttnu, che sta sotto, e i Cieli,
suprnu, che sta sopra, non si nominavano esplicitamente ma solo
per metafora. Questo modo di dire aumentava lattenzione e metteva
in moto la fantasia dellascoltatore.
183 Le pietre sostituivano le borse dacqua calda.
184 Pagliericcio.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

benedire. La cottura cominciava a notte fonda e proseguiva fino al


far del giorno.
La cucina calda e piena di fumo era allietata anche dalla
presenza delle comari che con un po' di legna contribuivano ad
alimentare quel fuoco quasi vestali attese ad un rito magico.
Il pane e il granone venivano poi distribuiti ai vicini, a
chiunque ne faceva richiesta e ai ragazzi che si recavano di porta
in porta a riempire vari contenitori di spighe fu manti.
Fuori era freddo ma la gioia e gli schiamazzi che rallegravano i
vicoli addormentati, compensavano il disagio.
Santa Lucia
A Santa Lucia, giorno 13, si distribuivano castagne cotte
pistddri che, simili agli occhi, ne ricordavano il martirio.
Sul far del giorno si diceva la messa, prma mssa alla
quale partecipava tutti il paese.
La novena di Natale
Oltre alla novena di Natale recitata in chiesa ed annunciata con
il suono solenne delle campane il 16 dicembre di ogni anno,
interessante ricordare quella che un tempo si recitava in famiglia.
Il rito ha pure inizio il 16 dicembre.
Dopo cena, riuniti vicino al focolare, su cui arde un bel ceppo e
la cui fiamma vivificata dai salimmnti185 e dai resti dei vecchi
pali di vigna e dietro il quale, come soldati, si allineano le pietre,
che serviranno pi tardi a riscaldare il letto, la nonna o il nonno o
la persona pi anziana della famiglia, attorniata dai figli e dai
nipoti, inizia il rito cominciando a recitare le Ave sulla vecchia
coroncina, cui manca qua e l qualche grano.
La procedura codificata: dieci Ave e un Pater per 5 volte. La
particolarit consiste nel fatto che ogni Ave preceduta da una
giaculatoria che cambia ogni sera e che si ripete di tre in tre sere.

185

Rami secchi della vite raccolti a fascio.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La prima sera: Benedetta Maria quando fosti eletta Madre di


Dio
La seconda: Benedetta Maria quando partoristi il pargoletto
Ges, figlio di Dio
La terza: Benedetta Maria per quella prima goccia di latte che
donasti al pargoletto Ges, figlio di Dio
La sera della vigilia di Natale le giaculatorie si ripetono tutte ed
il rosario composto da tre poste, si dicono cio 150 Ave.
Durante il cenone, al quale tutti si presentano senza aver
mangiato a mezzogiorno, non si cmmara186 cio non si mangia
carne, per rischiare di diventare turco o cane. Si mangiano invece
le nove cose che sono o cose nuove, cio cibi mai usualmente
mangiati o nove pietanze: spaghetti con alici, broccoletti saltati in
padella con peperoncino, baccal indorato e fritto, olive, frutta
fresca, frutta secca, crespelle mielate, cannultti, cicirta. Dopo si
va alla notte, cio in chiesa per le sacre funzioni. C tutto il
paese. A mezzanotte nasce il Bambinello e dallorgano 187 si
levano, accompagnate dal canto dei fedeli, le dolcissime note del
Dormi dormi. Tutti cantano. Ecco il testo:
Ecco nato, ecco nato, il Bambinello
tutto puro e tutto bello.
Chiudi gli occhi al dolce sonno
lastro sorge del mattino
dormi dormi, Ges Bambino,
dormi in pace, Dio damor!
Sulla paglia e nel Presepio
ha gi chiusi i begli occhietti
e col bue e lasinello
com bello il riposar!
Tardo latino cammarare, non mangiar carne il venerd o nei
giorni di stretta vigilia
187 Lorgano accompagnava il solista di turno. Ricordo il signor
Antonio Cersosimo per la sua voce potente e melodiosa.
186

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Chiudi gli occhi al dolce sonno


lastro sorge del mattino
dormi dormi, Ges Bambino,
dormi in pace, Dio damor!

Nenia natalizia
La notti di Natli fi na fsta principli
La notte di Natale fu una festa principale
c nascvi nstru Signri, ntra na pvira mangiatra
perch nacque Nostro Signore in una povera mangiatoia
cu lu bvi e lasinllu, San Gisppi, lu vecchiarllu.
con un bue, un asinello e San Giuseppe vecchierello.
San Gisppi non taddurm, ca Mara da partur
San Giuseppe, non dormire, Maria deve partorire
da f nu Bambinllu chi si chima Gis mu bllu
nascer un Bambinello che si chiama Ges mio bello
e lu psa spa lautru e tutti lngiuli a cant
lo pogger sullaltare e tutti gli Angeli a cantare
a cant cu bna vci, o Maria quntu s dci
canteran con piena voce, o Maria, come sei dolce
e s dci, nzuccarta, o Maria la Mmaculta!
sei dolce, zuccherata, o Maria Immacolata!
Ohoh nnna oh ninna ninna , ninna oh!
Ohoh....ninna oh ninna nanna, ninna oh!

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Tradizioni invernali
Il maiale
Il poeta cosentino Michele De Marco detto Ciardullo a
proposito del maiale diceva che esso la ricchezza della casa188.
Anche per i mormannesi lanimale rappresent la vera
abbondanza.
Per conseguirla bisognava rispettare alcuni tempi e attenersi ad
una prassi ancestrale e rituale.
Si cominciava anzitutto col comprare un bel rivtu189,
possibilmente gi santu190.
Loccasione migliore era la fiera di S. Lorenzo.
Se non poteva essere acquistato in contanti si otteneva anche
con il baratto o con altre forme di compromesso.
Chi ne aveva disponibilit lo teneva in campagna.
Ad una crescita pi rapida contribuivano quelle erbe rinate
dopo la calura estiva. Al finire dellestate di San Martino veniva
portato in paese e, accolto come un trionfatore, occupava il posto
donore non solo nella zmma191 ma nel cuore di tutta la famiglia.
Traggo dalla sua poesia Jennaru:
Puorcu!Gioia, ricchezza dogne casa, grannizza vera, pumpusia
frunuta!
Ccu lu filiettu mpacchi la primasa la fragagliella, mo cce v,
taiuta!
E allurtimu, quatr, cc la quadra!Cchi cc allu munnu chi ssa
cosa appara?!...
189 Gi da tempo avvezzo ad una alimentazione varia. Lat. revolutus.
190 Castrato, se maschio, e privato dellutero e dellovaia se femmina.
I sanapurcieddi (castratori di maiali) erano per la maggior parte
lainesi che giravano di casa in casa proponendo loperazione. Questa
risultava per la verit oltremodo cruenta e dolorosa, praticata con
coltelli disinfettati alla fiamma. Le ferite venivano legate con spago e
cosparse di cenere.
191 Stalla che in paese si trovava allinterno di un magazzino o in un
angolo di un cortile allaperto. Dal greco
Nei tempi di vera
miseria veniva accolto nellunica stanza e trovava posto sotto il letto.
Tale camera ospitava pure le galline che sul far della sera
188

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La mamma era deputata alle sue cure.


Per ingrassarlo si metteva in pratica un rigoroso procedimento.
Non si buttava pi lacqua lorda cio quella derivante dalla
rigovernatura dei piatti e delle stoviglie. Anzi si recuperava anche
quella dei vicini.
Poi, quando finiva quella appositamente conservata in casa,
ove si faceva il pane alla maniera antica, bisognava comprare la
crusca. Con essa si faceva il pastone giornaliero farcito con mais
crudo, patate cotte, prughgghj, cio le bucce degli ortaggi o della
frutta in genere, e con ogni altro avanzo dei pranzi.
Quando la stagione si faceva pi fredda e lappetito della
bestiola aumentava, si ricorreva a cibi pi nutrienti quali la
ghianda e le castagne.
Le migliori patate erano quelle di Campotenese o del Pantano.
Le ghiande, quelle di Filomato. Le castagne crce si
raccoglievano nei boschi di Guddrvu o di Santa Dumnica.192
E si arrivava sotto Natale. Il maiale mangiava, dormiva
e...ingrassava. Sopraggiungevano i freddi invernali.
La neve cadeva in abbondanza e la notte gelava. I piziferri193 si
autoappendevano come spade alle tegole sporgenti. A casa si
cominciava a parlare di morte. Aspettiamo fino a SantAntonio194,
diceva la mamma, ci far la grazia di non far irrancidire il salame!
Va bene cos, confermavano tutti: saremo anche in carnevale e
una bella sfrittulita195 non guaster!
I bambini erano preoccupati. I pi grandicelli cominciavano a
leccarsi ...i baffi! Una bella sera si decise: dopodomani si fa festa!

rientravano attraverso unapertura posta in basso sullanta del porta


e si appollaiavano sulla scala di legno che conduceva al chiangtu,
lat. plancatus, sottotetto.
192 Contrade di Mormanno sovrastate da monte Cerviero.
193 I ghiaccioli.
194 S. Antonio abate, protettore degli animali, si festeggia il 17
gennaio. Anticamente in quel giorno o nei successivi cominciava
lecatombe delle povere bestie che si concludeva di norma lultimo
giorno di carnevale.
195 Frittura di carne.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Bisogn andare da compare Nunzio a procurarsi scnnu196 e


da compare Giuseppe pilatru197.
Il nonno indaffaratissimo. Non delega nessuno.
Deve preparare la legna per la grossa caldaia nella quale bollir
lacqua, assicurarsi che la centra198 non fuori uso e poi questo e
quello e quello ancora...
Con calma fa tutto.
Pensate: aveva gi procurato i pirtuglli199 barattando con la
papasirona200 cinque chili di patate per una diecina di essi che
nessuno aveva visto, per fortuna!
Al giorno fatidico, sul far
dellalba ecco i macellai.
Sono i chianghri201 pi
esperti, quelli da sempre
chiamati che conoscono anche
la casa ed in essa sanno
muoversi bene.
Portano i loro affilati coltelli
e la cordicella - svula - che serviva per imbrigliare il grugno
del maiale, passandogliela fra i denti.

E una specie di culla ricavata da un tronco dalbero incavato e


tenuto in piedi da quattro pioli di legno. La forma avvolgente dello
strumento consente di adagiarvi il malcapitato maiale che cos
sdraiato e col grugno legato da una resistente e sottile cordicella
presta pi facilmente il collo al carnefice.
197 Una cassa senza coperchio costruita come un parallelepipedo a
sponda bassa in cui si pone il maiale ucciso per essere depilato con
acqua bollente che fuoriesce attraverso un canale di legno ritornando
alla caldaia da cui si riattinge.
198 La campanella (cfr. greco
Era conficcata nella trave pi
grossa e resistente della cucina.
199 Arance.
200
Abitante di Papasidero. Qui, dato il clima pi mite vi cresce
larancio.
201
La voce mediata dal latino planca = macelleria, in dialetto
chinga.
196

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Mentre beatamente dormiva, con un rapido guizzo degli


assassini, immobilizzato. Fa solo a tempo ad emettere due o tre
urla.
A quel lacerante grido si svegliano i ragazzi, dai pi grandi ai
pi piccoli, e accorrono in cucina, gi piena di vapore e calda di
fuoco.
Poco dopo arriva il morto e sinizia la sua lavorazione.
Prima viene depilato e lavato. Poi, trovati i tendini delle sue
zampe posteriori, viene appeso al
gammri202, a testa in gi.
Comincia unoperazione alla
quale assistono grandi e piccoli.
E il macellaio pi anziano che
procede.
Comincia con lo spaccarlo
davanti partendo dallinguine per arrivare alla gola. Dietro poi
parte dalla coda e scende gi fino al collo.
La lama affonda nel lardo.
Il nonno infila la mano nella fessura e ne misura lo spessore.
Binidca dice! Ride!
Si tolgono le fumanti interiora. Arriva comare Rosa con la
cesta pronta per prendere li stintni203 e portarli a lavare al fiume.
Saranno poi messi in acqua con sale, aceto e due o tre arance, per
farli sbmmicare204 ed essere pronti per insaccarvi la carne.
Sui glutei del morto si appendono i polmoni, il cuore ed il
fegato. Se lanimale un maschio si evidenzia il sesso facendo
cadere sulle dorso il membro ancora ancorato al suo lungo
cordone.
Sono intanto le dieci del mattino. Per oggi le operazioni sono
terminate. Si pulisce la casa. Prima di mezzogiorno passer il
veterinario per la visita.

Pezzo di legno incurvato ad arco al quale si appendeva per le


gambe lanimale morto.
203 Intestini.
204 Decantarsi e pulirsi.
202

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Solo la sera sar consentito mangiare un po' di fegato arrostito


se ve n rimasto dopo la sua spartizione al dottore, al compare del
pilatru a quello dello scnnu, alla comare dellacqua lorda, al
compari sangiuvnnii205, e
Allalba del terzo giorno ritorna il macellaio anziano e
comincia a selezionare il maiale ormai completamente
raffreddato.
Per prima cosa taglia la testa che posa sul davanzale col muso
rivolto alla strada e con unarancia tra i denti.
Tutti sanno cos che in quella casa si fa festa.
La stanza intanto comincia riempirsi di pezzi di carne.
Quella per la salsiccia, quella per la soppressata, quella per il
capicollo, quella da cucinare, quella da mettere in salamoia.
C poi il lardo, la pancetta, u pilatddru, ci sono i grassi per
fare i cculi ce n per tutti i gusti!
Nel frattempo sono arrivati gli aiutanti.
Sono le vecchie zie e altri esperti del vicinato.
Tutti sono comandati dal nonno che con un affilato coltello in
mano guida questa banda di scotennatori.
Dalla cucina viene un buon odore: con la pasta di casa - i
rascatddri - si manger parte della costata fritta con patate.
Ad un certo momento il nonno sparisce.
Quando riappare ha in mano un bella cannatddra206 di vino.
Si manger pure il sangue, fritto con peperoni secchi e piccanti.
Che allegria. Dal morto risorge la vita!
La casa piena di odori.
Per almeno una settimana si lavora sodo. Si insaccano le
salcicce, e le soppressate. Non si butta nulla. La cotenna si mette
in salamoia. La sugna, la gelatina, e i ciccioli in appositi vasetti di
creta. Pensate che anche le setole sono ambite. Serviranno per fare
Chi ha battezzato o cresimato uno dei figli. Cumpri Sangiovnni
in ricordo di San Giovanni Battista che fu il primo a battezzare. Il
comparaggio era sacro. Cumpri Sangiuvnni spartemni li pnni, li
pnni su spartti e San Giuvnni c trastu. Significa che il legame
cos forte e sincero che si possono addirittura dividere i panni, che,
per estensione, sono tutte le ricchezze.
206 Brocca, piccolo cratere ad un solo manico, Dal latino canna, gola.
205

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

spazzole, fiocchi da barocciaio, guarnizioni per museruole di


asini, muli e cavalli.
Il maiale sfama e sfamer tutti, parenti e vicini compresi.
Elargir i suoi doni fino allestate.
Le serate si concludono sotto lampia cappa del camino e con
comare Gnnina207 che intona canzoni ad aria208 tra cui quella
del Cupi-cupi..
Buon Natale!
Gi da novembre si sente: Buon Natale, Buon Natale!
Che significa, oggi, alla luce dei fatti?
In Italia. Assistiamo ad una insopportabile confusione politica
cui fa riscontro una galoppante miseria.
Nel mondo. Continua loppressione di popoli.
Dilagano i dolori dovuti alle malattie, povert ed ignoranza.
Globalmente. Unumanit disorientata, filosofa del carpe die.
Unumanit piena di imbonitori, di imbroglioni, di egoisti, di
presunti superuomini adoratori e lecchini del dio denaro.
Il lusso e il sesso sono le mete pi ambite. Sono la nuova droga,
pi deleteria di quella iniettata o sniffata.
In questa situazione cosa pu significare Buon Natale?
Se significa muoversi e crogiolarsi in questo brodo, se significa
ascoltare le voci e le grida di disperazione con senso di fastidio,
non ha valore.
E si, il valore: cos? Una parola, come tante, irreale! Distante, e
come le cose distanti, inutilizzabile.
O forse valore quello per cui uccidere e reprimere un merito?
Cos la fratellanza umana? Ma non rompere!

Annina.
Erano canzoni ad aria tutti quei motivi sottesi da un tema
musicale a ritmo binario che cantavano le fatiche dei campi, quelle
della casa, gli amori dei ragazzi ed in genere lamore, quello vero che
in definitiva il vero sale della vita. E li vi tornu tornu e za Rosa,
ntra lu fornu; Mi nni vurra , ecc.
207
208

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Ma Cristo? Si, si, lo so. Anche il Papa vedessi che discorso! E


non solo Lui, anche tutti gli altri Pastori!!
Non posso restare in questo mondo.
Allora per Natale mi metto le ali e salgo in quota.
Sono ad unaltezza tale da non sentire n umori n suoni.
Vedo solo una palla coperta da nuvole e smog che gira e mi
mostra la sua faccia a volte nera e a volte luminosa, incamminata
ad un destino che inesorabilmente la porter alla sua palingenesi
insieme a quella del suo ristretto universo immerso nei miliardi di
altri universi galattici tutti compresi in quelli
trans o megagalattici a loro volta inclusi in un infinito indefinito
tra gli indefiniti.
E mi viene da ridere se penso allo svanire della Storia e con essa
dei Cesari, dei Napoleoni e di tutte le loro albagie.
E cos in questo Natale sono rinato, finalmente libero!
Fine dicembre
Alla fine dellanno poi venivano i vcchi vasli.
Il 29, 30 e 31 dicembre sul far della sera una folla
rumoreggiante di ragazzi al suono di svariati strumenti quali
coperchi, scatole di latta percosse da legni, e tutto quanto potesse
far fracasso, giravano per le vie del paese quasi a stanare di casa
in casa lanno vecchio che veniva cos scacciato e ad ingraziarsi
quello nuovo che stava per arrivare.
Le origini di tale manifestazione derivano, secondo me, da
tradizioni anteriori allo stesso paganesimo tutte legate al solstizio
dinverno che rappresenta linizio del rinnovarsi della vita.
Il cristianesimo basiliano presente nella zona si innest poi sul
naturalismo pagano e vide presenti per le vie del paese i monaci,
che lasciate le laure e i cenobi, vestiti da re da cui vasli209
giravano annunziando la venuta del Signore e predicando un
rinnovamento spirituale

209

Cfr. greco

re.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Pomeriggio invernale
Intorno alle quindici la cucina si riempiva di gente.
La zia ancora doveva finire di rigovernare.
Sotto la finestra vi era una pentola piena dellacqua con cui
erano stati lavati i piatti in attesa della crusca che ben rimescolata,
sarebbe diventata un ben pastone per quel povero maiale che
aspettava nella stalla.
Le padelle erano appese dentro la cappa in cui scoppiettava un
bel fuoco che ogni tanto veniva ravvivato con sterpi e pezzetti di
pali di vigna tagliati a met.
Sulla sinistra, appoggiato con il braccio ad una seggiola, stava,
appisolato, il vecchio zio Biagio.
Il nonno era sceso nel bottaio a sistemare fiaschi e bottiglie.
Il babbo era andato a lavorare.
La mamma sistemava la stanza da pranzo.
I ragazzi, non potendo uscire per il cattivo tempo si
riscaldavano alla scoppiettante fiammaToc toc si sent. Che ora ? disse zio Biagio, aprendo un
occhio.
Sono le tre, risposi. Vai ad aprire: questa zia Carmina! Era
lei.
Dopo un po un altro toc toc. Vai, questa mia sorella Santa.
Ancora un altro toc toc e venne zia Assunta, poi zia Domenica
e poi Comare Adelina, poi comare Antonia e infine comare
Filomena.
Queste matrone occuparono tutti i posti. Venne pure la Mamma
e zia Lucia che si mise a ravvivare la fiamma.
Fuori intanto nevicava. Si vedevano lampi e sudivano tuoni
cupi e profondi.
Il tramontano fischiava attraverso le fessure delle finestre.
Il nonno era ritornato portando una bottiglia di buon rosso.
Zia Lucia and a prendere i bicchieri.
Narrate una favola! disse una voce di bimbo.
Cos, tra un sorso e laltro, cominciarono i racconti.
Ascoltate, disse zia Antonia.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Cera una volta un giovane che si era innamorato della figlia


del Re. Per poterla sposare gli disse il Sovrano, devi portarmi,
entro tre giorni, due uova e una penna delluccello grifone. Poi,
vai agli inferi e portami pureIl giovane part
Il racconto era ricco di poesia e la favola veniva trattata, anche
se con povero linguaggio, in modo poliedrico, al limite del reale e
dell'irreale.
Cera luccello grifone, il castello, una giumenta furiosa, un
cerbero dagli occhi di fuoco, forze magiche e soprannaturali,
montagne che sparivano e uscivano poi dalle nuvole, guardiani,
nidi irraggiungibili, spiriti, demoni e maghi che intrecciavano le
loro azioni tra soffi di vento e di pioggia e lampeggiar di fulmini.
E cera soprattutto leroe che riusciva sempre a vincere il
gioco, che era, se vogliamo, quello dellesistenza umana proiettata
in un ambiente di sogno, astratto e atemporale.
Zia Antonia parlava, parlava. Sudava.
Il viso fatto vieppi rubizzo dalla fiamma che scoppiettava
proprio davanti, e lampio vestito di panno che avvolgeva la sua
corpulenta figura.
La nostra attenzione era al massimo e alla fine sopraggiungeva
anche la commozione quando la narratrice, dopo aver partecipato,
come diceva, al matrimonio del giovane principe, sulla via del
ritorno venne ferita ad un piede da una spina.
Mentre accennava a mostrarcela, tra la nostra curiosa
attenzione, diceva: se la tocco, sento un gran male!
Faccela vedere. Faccela vedere, dicevamo in coro.
Sorrideva abbassando di pi lampia veste e sorseggiando il
suo meritato bicchiere di vino.
La fine del racconto coincideva con il sopraggiungere del buio
La cucina si svuotava.
La mamma raccoglieva la brace ardente posandola nei bracieri
di rame che distribuiva per la casa.
Noi ci mettevamo a studiare.
I piedi si raffreddavano presto e il fiato diventava vapore.
Fuori ormai nevicava senza piet e senza vento, in un silenzio
irreale.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Si avvertiva ogni tanto qualche calpestio ovattato dalla soffice


bambagia che si attaccava alle suole.
Il silenzio era rotto dallo stridio di una paletta che toglieva la
neve dal gradino di casa, e dal miagolare di un gatto che trovava
la porta chiusa.
Non vedevamo lora di cenare e di godere il caldo tepore del
letto.
A fagna210
Gli antichi riti pagani confusi al cristianesimo affiorano anche
nelle celebrazioni di fine inverno. I fal di S. Apollonia, 9
febbraio, di San Giuseppe, 19 marzo e dellAnnunziata, 25 marzo.
Due o tre settimane prima della ricorrenza i ragazzi andavano
raccogliendo la legna. A lnna a lnna Snta Billnia o Sn
Gisppi o la Nunzita211 questo era il grido che risuonava nei
vicoli o quando si bussava alle porte.
Ogni vicinato aveva il suo fal.
Carnevale daltri tempi!
Quando veniva Carnevale laria paesana, greve, cupa, gelida per
quelle invernate che sono ormai un ricordo, si riempiva di fumi, di
odori, sapori, sorrisi.
Quello che era stato lamico e la preoccupazione dellintera
famiglia per una lunga estate e un altrettanto lungo autunno, aveva
reso i favori ricevuti. Ora faceva bella mostra di s su un tavolo
operatorio circondato da tanta gente che con affilate lame lo
selezionava senza nulla scartare.
Carnevale e maiale212 erano un binomio inscindibile e
indispensabile a un momento particolare dellesistenza in tempi di
miseria.
Il fal.
In cerca di legna per il fal (sottinteso) di S. Apollonia, di San
Giuseppe, dellAnnunziata.
212 Vedi in IL MAIALE.
210
211

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Alla carne si univano anche le patate che acquistavano un sapore


mai avuto e qualche pera sottaceto, vere gaddrarzzi213, ancora
dure e asprigne nonostante il bagno prolungato nel mycoderma e
nellalcol ossidato in acido.
Chi dominava la scena era per la salsiccia, la zzza salta.
Il gioved grasso, il fiorentino Berlingccio, cominciava la festa
di Carnevale che raggiungeva il suo acme il successivo marted.
Carnulivru fi di pgghja, raccontavano i nonni. Carnulivru
fui di li cuntnti, cu nppi tntu e cu annnti. Carnevale era fatto
di paglia: si accendeva rapidamente lasciando solo rimpianto: uno
schioppetto, un momento, un ricordo di felicit. Carnevale fu una
persona allegra e contenta: qualcuno godette tanto ma molti non
ebbero nulla.
E tanti non avevano nulla. E cos il gioved, tinto un po il volto
con carbone, vestiti con quello straccio di giacchetta rivoltata e
quelle stesse usate brache, tenendo con la mano destra uno spiedo
e sulla spalla sinistra, a tracolla, una bisaccia, giravano per le vie
del paese al grido di a zzza, a zzza salta (che vuol dire:
giriamo chiedendo salsiccia salata, solo un po di salsiccia).
Mano a mano lo spiedo si riempiva anche di pezzi di carne, di
cotenna, e quando non ne conteneva pi veniva svuotato nella
unta bisaccia. A costoro veniva pure offerto del vino. Dopo ore di
cammino e leffetto di quellalcool non sostenuto da uno stomaco
pieno, sembravano tutti dei barcollanti Don Chisciotte con la
spada in resta e lo scudo oscillante, alla ricerca di un equilibrio
difficile da mantenere.
A zzza zzza salta
Carnevale era veramente un fuoco di paglia, una felicit
sfuggente ed instabile, un momento felice nella infelice miseria.
Accanto a questo Carnevale dei poveri viveva anche quello delle
sciammeriche. Si allestivano dei carri su cui si collocavano
personaggi ntusciti214 che attingendo da borse e tasche,
213
214

Galle, escrescenze delle foglie e dei rami degli alberi ghiandiferi.


Vestiti con drappi e stoffe.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

sfruscivano, buttavano, coriandoli misti a confetti, mnnuli,


cospargendoli qua e l o anche indirizzandoli alle finestre delle
case dellangusto e breve corso che attraversa ancora il paese ove
le signorine di buona famiglia avevano
tutte trovato posto in occasione della festa.
Un americano tornato da qualche anno, piacente pur se
attempato, in cerca di un buon partito con cui condividere agi e
vecchiezza, vero Re Carnevale per la quantit di dolciumi che
distribuiva, non si rendeva conto dessere riconosciuto bench
mimetizzato da panni e drappeggi. Ahi lui!
Un compagno buontempone gli aveva attaccato sulla schiena un
biglietto contenente una frase che da tempo ripeteva: I tempi sono
critichi, firmato F. di Co. Altra goliardia!
Ma dietro la porta incombeva Quaresima.
Corasima gmmi trta, chi ffi arri prta ca m vni
Pascarddra e ti pgghja c furcddra .(O Quaresima dalle
gambe storte, cosa fai dietro la porta, quando arriver la Pasqua ti
prender con una forca).
Dopo leuforica e passeggera ebbrezza si profilavano ancora
tempi duri, tempi di fame, una quaresima continua nella speranza
che Pasqua portasse ancora una ventata di benessere dovuto al
buon cuore della gente per la povera gente. E a Pasqua poveri e
ricchi, mangiavano la cuzzola215 Il rifiorire della natura dopo gli
algori invernali dava vigore e speranza. Sarebbe venuto il
momento del sole e con esso della vita.

215

Tipico dolce a forma di ciambella fatto con farina, uova e zucchero.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Tradizioni primaverili
Il grano del Sepolcro
Il grano fatto germogliare e poi adornato con nastri e fiori di carta
da mettere al Sepolcro nel giorno del Venerd Santo.
Riti della Settimana Santa
Tra i riti della Settimana Santa sparito lincanto216 della
Madonna.
Il Gioved Santo, prima della predica solenne della Passione,
si svolgeva, nei locali della Sacrestia, una specie di asta tra gruppi
di emigrati, per lo pi segantini, che tornati in paese per le
festivit pasquali quasi a sciogliere un voto alla Madonna, la
portavano in processione attraverso la chiesa fino al pergamo per
consentirLe di ricevere il corpo del Cristo morto e di portarlo al
sepolcro per la sua deposizione.
Il corteo era preceduto da flagellatori incappucciati che si
tormentavano con sonanti catene. Erano i confratelli della
Congregazione della Buona Morte. I fedeli cantavano il Salve o
Croce le cui note di tonalit minore, penetravano nel cuore come
le spade in quello della Vergine.
La Settimana Santa
Quando arrivava la Settimana Santa si viveva un periodo di
intensa attivit il cui punto di riferimento era essenzialmente la
chiesa.
Non so quanto noi ragazzi fossimo consapevoli della
spiritualit degli avvenimenti anche se, ricordo, facevamo
scrupolosamente la nota dei peccati da riferire al confessore per la
comunione del Gioved Santo.

216

Dal latino medievale in quantum.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Peccati mai pi, peccati mai pi, se compi peccati uccidi


Ges si cantava ripetendo un motivo che il missionario Padre
Samuele ci aveva insegnato durante la Quaresima.
Come schiere di Brigades Conrado Benites, cos avrebbe fatto
pi tardi Fidel Castro inviando in tutta Cuba squadre di persone
preposte ad insegnare, partivamo dalla chiesa in manipoli diretti
ai vari rioni del paese per vendere rosari, santini e medaglie in una
distribuzione capillare e porta a porta. Facevo parte di una squadra
composta da Luigi Leone, Tommaso Donnici, Franco Sergio,
Giovanni Fortunato e altri.
In ricordo di tale evangelizzazione rimane un cippo
sormontato da una croce sul viale che dalla statale sale verso il
monastero, proprio di fronte la casa di Lullu.
La chiesa quindi, nella sua fisicit, era il posto che ci attraeva
per quel che vi avveniva.
Aspettavamo con ansia il Gioved Santo perch si annunciava
come una giornata memoranda.
Al mattino la chiesa era spoglia.
Gli altari erano stati coperti da panni che
oscuravano statue e quadri. Coperti erano
pure i Crocifissi.
Il paliotto dellaltare maggiore era
nascosto da un quadro che rappresentava
Cristo piagato e morto.
Nel transetto destro addobbato con
panni e drappeggi di color rosso e blu scuro,
era stato allestito il Sepolcro ove facevano bella mostra di s,
ornate da fiori di carta, decine e decine di ceste di quel grano
germogliato alloscuro durante tutta la quaresima.
Il pomeriggio cominciava la preparazione dellambiente.
Ai ragazzi veniva affidato il compito di portare in chiesa la
sedia. Mettila vicina a quella di comare Filomena e non lasciarla
dietro la colonna come il tuo solito, nessuno ti sgrida, nemmeno
u mutarddru!
Le sedie.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

In chiesa ce nerano poche e tutte mal ridotte, piene di pulci e


quasi spagliate. Quelle poche stoppie che vi rimanevano,
pendevano quasi a spazzolare il pavimento di calce cosparso di
buche e dislivelli. Erano le sedie con le culre, simili a quelle
appendici che caratterizzavano labbigliamento maschile costituite
da lembi delle camicie trasbordanti sul pantalone nella sua parte
posteriore dette culre perch la stoffa era a contatto con il culo.
Una volta sistemate le sedie tra cui vi erano pure quelle in
legno fatte ad inginocchiatoio, si aspettava linizio della Passione.
Nel transetto di sinistra, ai piedi della lapide che ricorda la vita
e lopera del sac. don Gaetano Rossi, veniva collocato un tronetto
e tra laltare dellAssunta e le colonne che delimitano il
presbiterio eran poste le sedie per gli Apostoli.
Questa parte era sostenuta generalmente da poveri.
Erano vestiti con tuniche bianche modellate su corpi
tormentati, rette da cordoni colorati terminanti con fiocchi.
In mezzo a tale schiera si collocava lArciprete che procedeva
alla lavanda dei piedi in un commovente ricordo dellumilt e
dellumanit di Cristo. Alla fine, in ricordo dellUltima Cena, si
benediceva e distribuiva ai dodici il pane rappresentato dalle
cuzzle fatte appositamente per loro.
Dopo cominciava il rito delle trnari.
Nel coro vi erano i sacerdoti.
Nei pressi dellaltare maggiore era situato una candelabro a
sette braccia con le candele accese.
Sui gradini dellaltare dell Assunta una schiera di ragazzi
armata da zicli217 e tcca tcca218.
I primi, salmodiando, eseguivano un rituale di preghiere in
sette tempi ognuno dei quali coincideva con lo spegnimento di
una candela.
I ragazzi erano, figurativamente, il popolo che assisteva alla
Passione.

Raganelle, crepitacoli.
Tavola o battola sulla quale urtano martelletti di legno mossi da
un congegno dentato.
217
218

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Dai loro strumenti che dovevano suonare alla fine del rito ogni
tanto si sentiva qualche schiocco.
Queste trasgressioni venivano notate e punite con un colpo di
canna sulla testa da un guardiano, ricordo tale Sciddraprta, che
guardava il silenzio e, burbero benefico, sottecchi se la rideva.
Appena veniva spenta lultima candela scoppiava la bagarre.
Il rumoreggiare della massa era ben rappresentato non solo
dallagitare di tali congegni quanto dal rumore che proveniva e
dalle pedane di legno dei quattro altari della navata sinistra
calpestate con forza, e dal fracasso che le scarpe chiodate
facevano lungo laccidentato percorso attraverso il quale correva
precipitosamente la schiera vociante spinta allesterno, nuova
cacciata dal tempio, dalla vigile sentinella e dai sacrestani.
Una volta guadagnato il sacrato i ragazzi si disponevano sui
suoi gradini continuando a tumultuare e
gareggiando sulla potenza ed efficacia
degli strumenti dal suono martellante e
gracidante.
Dopo cena si ritornava per la
Passione.
La chiesa era gremita. Gremite le navate laterali e i due
transetti.
In sacrestia mentre si vestivano i giudei, (chiss perch cos
chiamati!), sparuti resti di quel popolo della Congregazione della
Buona Morte che tra il 1700 il 1800, insieme a quella del
Sacramento e del Purgatorio avevano avuto un peso non
irrilevante nella riedificazione della chiesa219, altri compaesani,
rappresentanti di procedevano allincanto della statua della
Madonna, cio gareggiavano al migliore offerente, per avere il
privilegio di portare in processione la Madre ad accogliere il
Figlio morto.
Sul pulpito era gi salito il predicatore. Sullorgano era pronto
il suonatore e il corista. Ad essi spettava linizio della cerimonia.
Le strofi del Salve o Croce suonate in tonalit in minore e
sostenute da toccanti parole, creavano unatmosfera di
219

Vedi il mio Mormanno un paese nel mondo.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

commozione irrefrenabile. Allassolo del primo cantore faceva


seguito il coro del popolo. Si avvertiva l incombere di una
tragedia che si sarebbe tramutata, a differenza di quella classica
ove le colpe erano punite dal Fato con dure espiazioni, con la
resurrezione di Dio fatto uomo, con il suo trionfo e con la
salvezza del genere umano.
La Passione aveva pi parti. Il processo, la condanna, ed
infine la morte in croce. Appena Cristo spirava, dalla sacrestia
usciva la processione. I fratelli si flagellavano con rumorose
catene e la Madonna vestita di nero, portata a spalla dai membri
dellassociazione che si era aggiudicata tale privilegio, dopo aver
fatto mezzo giro del tempio si presentava sotto il pulpito.
Loratore le poneva, tra la commozione generale, il Crocifisso
sulle braccia distese. Organo e popolo
intonavano anche uno stabat.
Stava Maria Dolente senza respiro e
voce, mentre pendeva in croce del mondo il
Salvator. Seguivano altre strofe del Salve o
Croce che accompagnavano la processione al
Sepolcro ove Maria veniva posta a vegliare il
Figlio. Ormai era tardi. La gente ritornava a
casa. Molti devoti per restavano in chiesa per
tutta la nottata per fare compagnia alla
Vergine recitando preghiere e rosari.
Questanno mi sono veramente commosso, diceva Luigi
A me piaciuta la predica, specialmente quando.
Che voce Vurpareddra!...220
Allo scalpiccio dei passi si accompagnava il chiarore della
luna avviata allultimo quarto che stendeva i suoi raggi sul
selciato.
Il Venerd Santo si visitava il Santo Sepolcro.
Era allestito nella navata destra nello spazio compreso tra la
porta dingresso, non utilizzabile come accesso, e laltare del
Carmine.

220

Il signor Antonio Cersosimo.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Si assisteva pure alla mssa strazzta cio ad una messa


incompleta perch non veniva distribuita la comunione.
I fedeli, compunti ed in fila, baciavano Cristo morto.
Il Sabato Santo il programma era diverso.
In mattinata si benedicevano il fuoco e lacqua.
Sul sacrato, radunata legna da ardere mista a tavole vecchie
recuperate da depositi della stessa chiesa, si accendeva un bel fal.
I ragazzi aspettavano il placar delle fiamme per recuperare un
tizzo che prontamente portavano a casa facendolo riardere con la
legna domestica. Si sentivano tutti compagni di Prometeo!
Poco dopo si benediceva lacqua. Ne avevano una bottiglietta
piena e circondavano il fonte battesimale, dal quale si officiava il
rito.
Affinch la benedizione potesse entrare proprio dentro, le
stappavano.
E qui che dalle tasche comparivano ceci, fagioli e sassolini
prontamente infilati nella boccetta del vicino, soprattutto se
distratto o di bassa statura.
I pi alti alzavano il braccio ad evitare che lacqua
contaminata da quel legume non si fosse benedetta.
La ressa era incredibile e gioiosa.
Dopo si celebrava la Messa.
Sullaltare maggiore pendeva un drappo.
Al momento del Gloria, in un rapido movimento di
allentamento dei capi che lo sostenevano, precipitosamente
cadeva. Appariva, come per incanto, la statua di Ges Risorto che
teneva con la mano sinistra unasta su cui sventolava una bandiera
bianca con in mezzo una croce rossa.
Lorgano riprendeva a suonare con timbri pi alti e
squillavano pure i campanelli.
Dallaltar si mosse un grido: godi, o Donna alma del Cielo;
godi; il Dio cui fosti nido a vestirsi il nostro velo, risorto, come
disse: per noi prega: Egli prescrisse, che sia legge il tuo pregar.
O fratelli il santo rito sol di gaudio oggi ragiona; oggi giorno di
convito; oggi esulta ogni persona. Sia frugal del ricco il pasto;
ogni mensa abbia i suoi doni e il tesor negato al fasto di superbe

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

libagioni, scorra amico allumil tetto, faccia il desco poveretto pi


ridente oggi apparir. Cos cantava Don Alessandro, socio
onorario dellAccademia Filomatica di Mormanno. (Manzoni, Inni
Sacri, La Resurrezione, vv.78 e segg.)
Allesterno le campane sbarvano a Gloria.
Auguri, auguri, buona Pasqua! Anche a te, caro. Un
abbraccio!
A quei rintocchi si correva subito a casa ove in bella mostra
erano le cuzzle e i pizztuli cu lva mmucca221 e staccandone
un tozzo e accompagnandolo con po di salsiccia si metteva in
pratica quel detto che cos recitava: Gloria sbarnnu, sauzzza
manginnu!
Z Corasima, scheletrita e claudicante, si allontanava
bofonchiando.

Tradizioni dellestate
Il sole di S. Giovanni
La sera del 23 giugno di ogni anno era per noi ragazzi
memoranda.
La mamma ci radunava nella soffitta e metteva, in nostra
presenza, una chiara duovo in un bicchiere pieno dacqua e un
cardo non ancora fiorito in un altro. Apriva poi la finestra e
poggiando gli oggetti sul davanzale cinvitava a constatare la
situazione e ad andare a letto perch lindomani avremmo dovuto
alzarci pi presto del solito.
E cos accadeva.
Allalba venivamo svegliati e assistevamo a questi fatti.
Il cardo aveva cominciato ad aprirsi. Era un segno di fortuna.
La chiara duovo galleggiante nel bicchiere aveva assunto
forme e figure diverse.
Ognuno di noi doveva descrivere cosa vedeva in quegli
arabeschi.
Per i termini dialettali vedi sul web luigi paternostro. Vocabolario
dialettale.
221

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Si vedevano cose fantastiche in quel galleggiare di figure


morbide e sinuose.
Anche questa visione determinava previsioni di vita.
Ma la cosa pi bella doveva ancora venire.
Ci mettevamo tutti sul terrazzino a guardare verso est attenti al
sorgere del sole.
Dopo aver tinto il cielo con caleidoscopici riflessi di prevalente
colore bianco e rosa, accompagnato da stridi di rondini, canti
duccelli, rumore di passi sul selciato, dalla Costapiana spuntava il
radiante Apollo.
E allora che noi dovevamo guardarlo. Questo era il miracolo
di S. Giovanni. Chi vedeva il sole era fortunato nella vita. Lhai
visto, lhai visto? chiedeva la mamma. Si! si! rispondevamo in
coro, asciugandoci in fretta una lacrima causata dallintensit della
luce.222
Giochi di ragazzi
Le cavalltte223
Un bambino, sorteggiato, funge da asino. Sta sotto, cio si
dispone piegato ad arco e con le mani che toccano quasi la punta
dei piedi.
Gli altri iniziano a saltare, ripetendo una tiritera.
Chi sbaglia il numero o la corrispondente strofa, va sotto,
prende cio il posto del compagno. e si ricomincia a saltare con la
solita prassi
Quando tutti hanno finito chi rimasto sotto viene
incoronato asino e ornato con un fazzoletto poggiato sulle spalle.
Il gioco un ottimo esercizio allaria aperto.
Non in uso dagli anni quaranta.
Ecco le sequenze.
Il Sole, negli antichi miti era simbolo della vita, della forza e del
coraggio.
223 Il gioco consiste nel saltare come se si montassero asini o cavalli.
Ha molti partecipanti.
222

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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monta la luna
monta il bue
monta la figlia del re
monta il gatto
raccogli formelle224
incrociature225
tirolette226
una culata
di pernice227
palle, palline ed uova
un uovo sodo
me labbocco
una fetta di pane e salame
me la mangio
tamburelli
ti butto a mare
una speronata228
ti metto la sella
la riprendo
ti faccio asino, ciuccio e caputstu229

Giochi di adulti
La palla di ferro
Allinizio della primavera il tiepido sole invitava a passare pi
ore allaperto.

Ci si piega per terra nellatto di raccogliere pietre da selciato.


Si incrociano le gambe.
226 Si fa un rapido giro su se stessi, cio una piroetta.
227 Forse uova di pernice.
228 Si d un colpo, a mo di speronata, diretto al sedere.
229 Le parole sono rafforzative della qualit dellasino che ciuco e
testa dura.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Nellimmediato pomeriggio, in attesa di riprendere lattivit


lavorativa, artigiani e negozianti si riunivano per dar vita al gioco
della palla di ferro230.
Dopo aver formato le squadre, cominciava il lancio della sfera
e si partiva dalla punta da csa per arrivare a scucchjavianvi231 .
La palla seguiva il tracciato della strada che non essendo
asfaltata opponeva una grossa resistenza. I giocatori pi abili
cercavano di mandala nei solchi scavati dalle ruote che
favorivamo uno scorrimento senza intoppi e pi veloce.
I pi forti riuscivano anche a lanciarla in aria e farla ricadere in
determinati punti saltando cos curve o ponti.
Il salto pi lungo e difficile era il superamento del vallone del
Crocefisso, che solo pochi riuscivano a fare. Il corteo dei
giocatori era seguito anche da altre persone che passeggiando
commentavano. Noi ragazzi eravamo i raccattapalle ufficiali.
Lo spettacolo poteva svolgersi con tranquillit perch
pressoch inesistente era il traffico232.
A ndnna233 e li sticchiarli234
Ricordo che per le solennit di Ferragosto e S. Rocco uno dei
pi apprezzati divertimenti popolari erano lalbero della cuccagna
su cui salivano per lo pi dei giovanissimi.
Difficile era larrampicata. Il palo unto di sego non consentiva
unagevole presa. Il pezzo di baccal e il chilo di pasta, messi in

Generalmente pesava un kg. Si usavano pure palle pi pesanti.


Cio da casa Sangiovanni fino al bivio Mormanno-Scalea. Il
percorso era pi di 2 km. tra andata e ritorno.
232 A Mormanno vi erano, tra gli anni trenta e quaranta, poche
macchine. Una apparteneva al dottor Luigi Perrone, una al generale
Raffaele Pellegrini ed una al signor Ciccio Magnelli che era lunico
noleggiatore esistente. Qualche anno prima il signor Cavaliere
Francesco, Sciampagnara ne aveva avuta unaltra ma era
precipitata nel burrone della Filicta.
233 Lalbero della cuccagna.
234 I ragazzi nudi.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

cima al palo dal comitato organizzatore, sembrava irridessero gli


sforzi degli arrampicatori.
Gli spettatori scommettevano.
Ogni tanto venivano incipriati da manciate di cenere che gli
scalatori scagliavano contro la ntnna.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Tradizioni
ormai perdute
o in via di estinzione

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Il focolare
La posizione del focolare al primo ingresso, specie nelle case
rurali, un omaggio ai Lari, protettori della casa, in senso fisico, e
della famiglia.
Questo stavano secondo le credenze romane, in una cavit del
vestibolo, il lararium, oppure presso il focolare, cuore sacrale
della famiglia, intorno al quale si raccoglievano anche gli spiriti
degli antenati.
Gli intagli su utensili di legno
Le decorazioni anche a fuoco fatte sui collari degli animali
(pecore, capre, buoi).
I guarnimnti (cfr. lingua catalana guarniment) cio gli
ornamenti in pelle per asini, muli e cavalli addobbati con
sonagliere e fiocchi variamente colorati.
I canti funebri
In onore del morto si piangeva elogiandone le opere e la vita.
Questa tradizione deriva direttamente dai culti orfici ed riportata
in Eschilo235 nelle Coefore.
Alcune frasi significative
binidca (cfr. latino ecclesiastico benedicat Deus) per indicare
e propiziare labbondanza o la gioia per avvenimenti svoltisi senza
intoppo;
fra affscinu (cfr. catalano fascinar) detto per allontanare il
malocchio;

Poeta tragico dellantica Grecia, universalmente considerato il


padre della tragedia. Delle 90 che ne scrisse a noi ne sono pervenute
solo sette: Le Supplici, I Persiani, I sette a Tebe, Prometeo legato e
la trilogia orestea (Agamennone, Coefore, Eumenidi).
235

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

crsci sntu, cresci santamente, si diceva ai bambini quando


starnutivano quasi a voler trasformare in salute il malanno che
linfreddatura procurava.
La partecipazione al funerale
Ama a d la manu allu mrtu, significava: dobbiamo
partecipare al funerale.
Questadempimento si svolgeva con unarticolata procedura.
Si aspettava la prima chiamata cio il suono della campana che
indicava linizio del rito funebre e ricordava alla gente che tra
mezzora il sacerdote si sarebbe recato a casa del defunto per
benedirne la salma ed accompagnarla in Chiesa per le sacre
funzioni.
La seconda chiamata metteva tutti in moto. Arrivati a casa, si
aspettava luscita del feretro. Dopo la sua benedizione ed
aspersione con lacqua santa, in corteo, preceduti dallofficiante,
si arrivava in Chiesa.
Il defunto, secondo la possibilit economica, aveva diritto a tre
trattamenti: funerale di prima, di seconda o di terza classe.
Il funerale di prima classe prevedeva che il defunto fosse posto
su di una castellana, un catafalco addobbato e che la Messa fosse
cantata al suono dellorgano e celebrata da tre sacerdoti di cui uno
doveva essere il parroco. Finita la funzione in chiesa veniva
portato a spalla fino al cimitero ed accompagnato al suo interno
anche dai sacerdoti.
Il funerale di seconda classe, non prevedeva la castellana ma
solo un tavolo con una coperta. La messa era cantata ma i
sacerdoti si riducevano a due. Accompagnavano la salma, portata
a spalla o sulla barella, fino alla casa di Cappalonga236 prima cio
dellinizio della salita ripida che conduce al cimitero.
Quello di terza classe non prevedeva addobbi. La bara restava
poggiata sulla barella che serviva anche per il trasporto.
La messa era letta e celebrata da un solo sacerdote che non
accompagnava poi il defunto.
236

Ex casa Luigi Leone, conosciuto come Cappalunga.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La gente invece, indipendentemente dal tipo di funerale,


accompagnava il defunto fino allingresso del Camposanto
aspettando luscita dei parenti, la prte dolnte, per poi
accompagnarli a casa in due distinte schiere una duomini e una di
donne. Arrivati poi a casa si esprimevano le condoglianze con una
stretta di mano. Uomini ad uomini e donne alle donne.
Che cosa rimane oggi di questusanza?
Nulla cambiato per quanto riguarda la prima e la seconda
parte. Circa la terza, sono state abolite le classi e il rito uguale
per tutti. Non vi pi luso della barella sostituita dal carro
funebre. Il sacerdote poi non accompagna pi nessuno al cimitero.
Lultima preghiera il canto dopo la S. Messa. Il quarto momento
ha subito due modifiche.
Fino a pochi anni fa le condoglianze si davano al cimitero e
non si andava pi a casa.
Ultimamente tutto si svolge sul sagrato, al termine delle sacre
funzioni.
La mano si da anche alle donne. Le condoglianze infine si
esprimono anche firmando appositi registri posti allesterno della
chiesa.
La stma al morto
Appena uno moriva, parenti o gli amici stimavano237 la
famiglia del defunto provvedendo alle sue necessit.
I pi intimi, cugini, zii, compari, portavano, a turno, la mattina,
una colazione consistente in latte, caff e pandispagna e la sera un
pranzo completo detto cnsolo, che comprendeva brodo con pasta
a brign238, carne lessa con contorni di sottaceti, altra carne
diversamente cucinata o salumi, frutta di stagione o frutta secca,
vino e dolci.
Erano presenti non solo per confortare e rendersi disponibili
quanto per assicurare quei generi di prima necessit che, a causa
del lutto, non potevano essere acquistati perch nessuno usciva di
casa nei tre giorni seguenti la disgrazia.
238 Erano dei cubetti di pasta alluovo che veniva prima fritta.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Gli amici adempivano il dovere239, portando, nelle visite


pomeridiane che continuavano per tutto il primo mese,
generalmente zucchero e caff.
La stima alloccasione, si rendeva.
Altri momenti del lutto
Il dolore per il vuoto che il caro estinto lasciava in famiglia
veniva anche manifestato nellabbigliamento.
Si cominciava dalla porta di casa su cui veniva posta una
vistosa striscia di panno nero che vi restava almeno per un mese.
Gli uomini portavano il lutto, mettevano cio una fascia nera al
braccio sinistro, cucita sulla giacca, ed una sul cappello.
Nera era pure la cravatta. Pure i fazzoletti erano bordati di
nero. Nere erano le calze. Se moriva il padre, quest'abbigliamento
era obbligatorio per un anno.
Tutte le donne della famiglia poi, specialmente le mogli,
vestivano di scuro. Calze nere, scarpe nere, pannicddru240 nero.
In testa mettevano la viletta, uno scialle tessuto fine e trasparente,
e bordavano anche con filo nero gli orecchini. Non indossavano
collane d'oro e si levavano anche la fede. Questo lutto a volte
finiva con la morte. Dopo due o tre anni si allarigva lu lttu
passando al mmnzu lttu. Ci significava togliersi la viletta,
rimettersi lanello, e gradatamente passare dagli abiti neri a quelli
grigi. Restava obbligatorio il cappottino nero.
Luscita dopo il lutto
Passati i tre giorni di lutto stretto i parenti e gli amici si
recavano a casa e prelevavano i maschi per portarli a fare la
caminta d mrtu. Questuscita, consistente in una camminata
Cio erano presenti e confortanti.
Cfr. spagnolo panizuelo = mantello costituito da un pezzo di
tessuto quadrato o triangolare da portare sulle spalle con lembi
pendenti che si annodavano sul davanti. A volte veniva tirato su a
coprire la testa.
239
240

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

fuori paese, serviva a rompere lisolamento e favoriva il


reinserimento nel contesto sociale e lavorativo.
Abbigliamento maschile
E andata completamente in disuso la cppa (cfr. catalano
volgare cppa), cio il mantello a ruota di arbaggio, tessuto ai vari
telai che ogni casa aveva241.
Sono pure non pi usati dal secondo dopoguerra gli abiti di
panno242, le calze di lana nera o bianca, la giacca di breve taglia e
il cappello pizztu, a cono, ornato di nastri colorati. Lultimo
mormannese a portare poi i pantaloni con il minestratru243 fu tale
Rospu244
Abbigliamento femminile
Tra gli abbigliamenti femminili non si usa pi il curttu
(corpetto) una sottoveste di panno fatta al telaio che sindossava in
carne e sostituiva il reggiseno, n la vesta di pannu mmisccu, cio
I benestanti portavano mantelli di feltro. Pochi sarti sapevano
tagliare e cucire la cppa Edoardo Leone, sarto, figlio di Biagio che fu
uno dei maestri pi famosi ai suoi tempi insieme ad Aurelio
Cavaliere, Luciano dArdimnio ed altri, mi raccontava che per
tagliare il mantello a ruota bisognava mettere la stoffa per terra e
disegnarvi sopra un tronco di cono tenendo conto delle misure
corporee del cliente.
A dimostrazione della difficolt di esecuzione del capo rimasto un
proverbio: Da n cppa, n cppula che significa: hai cominciato col
voler tagliare un mantello e alla fine ne hai ricavato, per imperizia,
si e no un berretto.
242 Famosi erano i tessuti di Polla (Sa).
243 Lembo di stoffa del pantalone abbottonato allaltezza della cintola
che si apriva sul davanti e nascondeva labbottonatura della
brachetta. Tale pezzo di stoffa per la posizione in cui di trovava,
ricordava quella che nel medio evo si allacciava con fiocchi, puntali e
fibbie e serviva a coprire, come uno scudo, gli organi genitali
maschili.
244 Vedi Vincenzo Minervini Mormanno duna volta.
241

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

di lana mescolata con altre fibre, n si usa portare i capelli


pettinati a tuppo (cfr. francese tup), n lo scialle, pure di lana,
pannicddru, o il fazzoletto nero, di lana o di seta, che, a seconda
le occasioni, copriva il capo.
Let feconda
Ricordo che alle ragazze, che avevano la prima mestruazione,
era legato un fazzoletto alla gamba destra. A prima vista tutto
lasciava pensare ad un graffio oppure a qualche ferita. Invece era
una muta e significativa comunicazione alla comunit, per dire
che ormai la fanciulla era donna, senza difetti, fertile, e quindi
pronta al matrimonio
Come si orinava
La nuova rete fognante di Mormanno ha sostituito quella
costruita tra linizio del secolo e gli anni trenta.
Fino al dopoguerra non tutte le case erano fornite di gabinetto e
pochissime erano collegate con la rete idrica245.
Il cesso, come si chiamava il vaso da toilette, non era nella
sala da bagno che oggi il locale pi curato di ogni abitazione. Si
trattava di una semplice seduta generalmente sistemata in un vano
nascosto da due ante di legno e collocato dietro la porta
d'ingresso. Poich presentava grosse difficolt per il suo utilizzo,
non veniva usato direttamente ma vi si depositava quanto si
raccoglieva nei cntari246 che si tenevano generalmente in soffitta
ove tutti si recavano per i bisogni.
Pi in alto, nello stesso posto, vi era il varlro247 che conteneva
i barili dellacqua che si attingeva alle fonti sparse qua e l per il
paese248.

Lacquedotto comunale fu inaugurato nel 1886.


Dal latino chantarus, barilotto, orcio. Vasi di creta alti tenuti in
una specie di comodini di legno in cui si defecava.
247 Barilaia.
245
246

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

In altri tempi i cntari si andavano a gettare fuori paese e in


posti
ben
determinati.249
Questa
operazione avveniva alle prime luci
dellalba. Non era infrequente per che
venissero svuotati direttamente sulla
strada che si puliva solo allarrivo delle
piogge torrenziali cui era appaltata, come
dice Vincenzo Minervini in Mormanno
duna volta, la pulizia del paese.
Fino alla fine degli anni 50, lo ricordo,
vi era un orinatoio pubblico per solo
uomini collocato tra via De Callis e
Piazza Umberto I in un sottoscala a pochi
passi dal quale si trovava la porta dingresso alla chiesa, quella
posta sotto il campanile.
Questo pisciazzru era sempre intasato.
Le acque di scarico e le orine si riversavano per la via,
scorrevano sotto il sedile che fiancheggia tutta la parete nord della
Le fonti comunali, detti pizrri erano poste in punti strategici e
servivano gli abitanti di uno stesso rione. Cera il fonte della Trra,
di Pci, di SantAnna, della Casa terra vecchio Municipio d U
Fssu. A queste fonti le donne anu ad ccua con il barile in testa
poggiato sulla curona cercine oppure portato ncinta, cio
poggiato sullanca. La fontana del Fssu era posta ove oggi si trova
langolo di sinistra della Piazza 8 marzo, di fronte a casa Cersosimo.
Era costruita con un alto muro, un vero e proprio frontale sul quale,
in alto, si leggeva, dettata dal reverendo professore Vittorio Pandolfi
la seguente scritta: Diu optatam, nunc laete bibimus (traduzione:
dopo averla desiderata per lungo tempo, ora lietamente beviamo).
Lacqua veniva pure attinta da sorgenti spontanee sparse qua e l
nelle campagne di cui alcune rinomate per la temperatura
dellacqua, A Fci al Pantano che sembrerebbe essere la fine dei un
corso dacqua ed invece linizio, o in quella di Don Carmine, che si
diceva avesse virt diuretiche, o a Santa Domnica, che era poi
quella che veniva immessa nella rete.
249 Gli abitanti della
Costa
andavano alla Murgia dU
Monachddru, quelli di S. Rocco alli Calanchi. Ogni vicinato usava
un posto ben definito.
248

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

chiesa, deviavano poi a destra, sotto il sagrato, fino a raggiungere


la Marinella.
Questa lavina250 orribile a vedersi e nauseabonda a sentirsi, era
pi consistente nei giorni festivi, soprattutto nelle ore pomeridiane
quando le libagioni domestiche e quelle avvenute nelle cantine
sparse qua e l per il paese251, avevano urgenza di trovare un
deposito.
Allora lorinatoio era superaffollato: molti spinti da impellente
necessit, non riuscendo ad entrare, facevano il bisogno
allesterno. E qui cominciava un dramma.
A quellora, intorno alle 16-16,30, suonava il vespro e le donne
che si recavano in chiesa, obbligate a passare proprio di l per
raggiungere la porticddra, si mettevano a correre, coprendosi il
viso, per evitare di vedere uno spettacolo cos indecoroso. Molte
di loro, insieme a tante altre, facevano il giro per via Alfieri e via
Ludovico Romano.
La caminta252
Tutti i giorni, dopo pranzo, i calzolai si radunavano in piazza e,
appena raggiunto un bel gruppo, iniziava la loro passeggiata fuori
paese.
Negli anni che sto ricordando, 1930-1940, nessuno
oltrepassava lultima casa, quella di Strafalnti, Sangiovanni, che
rappresentava il limite del paese.
Dopo di essa, tutto era fra, cio campagna, posto ove si
andava per lavorare e coltivare i terreni...
I calzolai oltrepassavano la ptra jnga253 e proseguivano oltre
lo scucchiavianvi, cos come era chiamato il bivio. La lunga
permanenza al deschetto veniva gratificata dalla scarpinata.
Percorso dellacqua.
Io ricordo a Mormanno parecchie cantine tra cui quella di
Zumbancddru, di Nappapiccini, di Fidli Farchttu, di Cssucssu, di Frsa, di Strafalnti, di Sciampagnara, di Lainarddru, di
Mazzarddra, di Carminucciu u Mru e tante altre.
252 La passeggiata.
250
251

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La chizza254
La parola assume a Mormanno diversi significati.
E lo spazio fisico del luogo delimitato dalla chiesa
parrocchiale, dalla casa Cavaliere, da quella Armentano e da una
parte del palazzo vescovile.
E il posto ove si teneva il mercato ortofrutticolo trasferito,
anni 50, prima in via L. Romano e poi nellattuale locale coperto.
Andare in piazza, assume anche oggi il significato di andare a fare
la spesa.
Quale slargo pi grande del paese il luogo di riunione e di
incontri.
Modi di dire:
ci vediamo in piazza si dice per darsi appuntamento;
sei uomo di piazza, vuol dire che stai sempre fuori casa;
stare in mezzo alla piazza, oppure, lo trovi in piazza significa
essere reperibile solo in quel posto.
Le piazzette pi piccole sparse qua e l per il paese, erano e
sono chiamate chiazzli.
La spesa negli anni quaranta
Si usciva da casa prendendo la solita borsa di paglia, un po
consumata ai manici e con qualche rattoppo al fondo, e si andava
in piazza.
Il mercato era sistemato lungo un marciapiedi di cemento, ora
coperto di catrame, che scorreva lungo lattuale sedile posto al
lato nord della chiesa e terminava con un piccolo gradino che lo
separava dalla piazza255.

Localit ove era una pietra bianca che forse un tempo aveva
segnato un confine territoriale
254 La piazza.
255 Anche la piazza era di cemento e cos tutto il corso, da S. Rocco
fino a casa Sangiovanni, a pnta csa.
253

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

I contadini posavano la roba sul marciapiedi utilizzando cos


anche lo spazio del sedile in relazione alla grandezza del posto
occupato.
Erano tutti per lo pi jardinri256 che accompagnavano le mogli
lasciando loro il compito della vendita. Dopo aver scaricato
lasino che veniva prelevato e custodito in un'apposita stalla da un
guardiano che facendosi pagare in natura sbarcava cos il lunario,
si recavano anzitutto al tabacchino per fornirsi di trinciato, e poi o
dal barbiere, o dal sarto, o dal calzolaio se non dal fabbro per
ritirare le zappe e le scuri azzarite257o in cantina ove
consumavano i biscotti di Rachele258
Le donne intanto sistemavano per bene la merce evidenziando i
prodotti, tutti freschi, in attesa dei primi clienti.
Prima di loro per arrivava il gabbelltu259 che portando le
bilance gi esigeva la riscossione del tributo, causando le ire delle
contadine che ancora non si erano fatta la croce260 e lo pregavano
di passare pi tardi.
Prima dellinizio della vendita le contadine, con un rapido
passaparola, stabilivano il prezzo dei prodotti in modo che fosse

Possessori o coloni di terreni irrigui posti a Procitta, la Massa, le


Maliniere.
257 Dove era stato rifatto il taglio e quindi messo in luce lacciaio (cfr.
spagnolo acero).
258 Rachele, originaria di Rotonda, preparava dei biscotti squisiti
fatti con la tecnica tradizionale che prevedeva un impasto di acqua,
poco sale, farina e lievito. Seguiva una prima cottura in acqua e poi
venivano infornati. Rachele poggiava la cesta coperta con una
tovaglia bianca, sul marciapiedi di fronte al bar Maradei e non
faceva in tempo a soddisfare le richieste dei clienti che le stavano
intorno ognuno con la speranza di gustare un prodotto che
profumava di bont e genuinit.
259 Esattore di gabelle. Tra i dazieri di Mormanno ricordo i signori
Giuseppe Nacci e il suo impiegato Antonio Armentano, poi Franco
Schiavuzzo, e da ultimo, Giuseppe De Marco.
260 Questa espressione, farsi la croce, significa guadagnare il primo
soldo della giornata e ringraziare Dio per questo come ad ogni
cristiano conviene quando al mattino Gli rivolge il pensiero.
256

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

inutile la processione tra luna e laltra fatta dagli acquirenti al


fine di trovare merce meno cara.
Il primo cliente sceglieva la merce pi bella che in compenso
pagava di pi nonostante lacceso mercanteggiare.
Molti passavano e ripassavano senza acquistare nulla nella
speranza di ottenere sconti.
Intorno a mezzogiorno ritornavano i mariti, qualcuno anche un
po alticcio, che sollecitavano il ritorno in campagna ove cera da
lavorare fino a sera.
Questo era il momento in cui si potevano fare affari a poco
prezzo. La merce si svalutava anche per la su deperibilit.
Come dincanto spuntavano acquirenti, da ogni parte, come
mosche al miele.
Il mercato, deserto nelle ore centrali della mattinata, si
rianimava improvvisamente. .
Dammi tutto quel che resta, diceva qualcuno, facmucci nu
muzzu261.
A me, a me, si sentiva vociare
Appariva anche z Bisi a riconsegnare gli asini ai rispettivi
padroni e il daziere a riscuotere il tributo e ritirare le bilance.
Tra luna e le due, venivano Franciscu e z Rccu che
ripulivano il posto con quattro o cinque scopate che servivano pi
che altro a far alzare la polvere che, dopo un rapido turbinio
dovuto al vento che proveniva dallarco del campanile, si riposava
qua e l, indisturbata fino a domani.
Per S. Rocco il mercato si spostava sul corso, in vicinanza della
chiesa.
Giornate agricole
Nel 1958 decisi di impiantare un vigneto in localit S.
Brancato.
Nel mese dottobre si cominci con la scppa262.

261

Vendimi tutto cos come si trova. Cfr. latino mutulus, mucchio.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Il lavoro non era facile perch veniva fatto a forza di braccia e


di zappa.
Una volta rotto il terreno e creato il banco si procedeva per
tutta la sua lunghezza avendo cura di liberare la terra da radici,
pietre e altri materiali e di affinarla quanto pi possibile.
Questo lavoro richiedeva operai capaci, svelti e soprattutto
fisicamente forti.
Mi affidai ad Eugenio, Antonio, Giovanni e due loro cugini che
abitavano in localit S. Nicola di Laino Castello e che la mattina
andavo a prendere con la macchina.
Non so come avveniva ma ci stavano tutti, comprese le zappe
che loro scherzosamente chiamavano pnne, per rapportarle alla
mia professione che era un lavoro di penna263.
Sentivo un profumo di frittata e peperoni, di patate cotte e fritte
mescolate a salsiccia o pancetta, che mi facevano venire
lacquolina in bocca. Cominciava il lavoro sotto locchio attento e
vigile di Eugenio, il decano u mstru264, che assegnava a
ciascuno i compiti da svolgere.
Io guardavo e facevo da soprastante con il compito di fornire
ogni tanto un bicchiere di vino o di acqua che mitigasse larsura
della fatica. Alle nove si prendeva lgghju265.
Si parlava. Erano discorsi semplici, ma tutti ricalcavano ricordi
e realt vita. Il richiamo alle armi e i 18 mesi passati fuori casa, la
malattia della moglie e le difficolt per arrivare a Cosenza ove era
Preparazione del terreno che consiste nel suo sbancamento alla
profondit di un metro e nel lasciarlo poi riposare per tutta
linvernata.
263 Nel mondo contadino venivano molto rispettati i lavoratori di
penna, cio i professionisti e gli impiegati in genere. Mi viene a
mente la risposta che mi dette una guardia campestre di Cerchiara
di Calabria mia accompagnatrice nelle visite alle scuole rurali cui
chiedevo come mai portasse tante penne nel taschino della giacca.
Dirett, pi penne vede e pi ubbidisce il cafone!
264 Il maestro, lesperto.
265 Si faceva colazione. Prendere lgghju, che tradotto alla lettera
significa mangiare laglio, ricorda che tale vegetale ha
virt
terapeutiche.
262

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

allora lunico ospedale funzionante, la mancanza di servizi


adeguati quali la corrente elettrica, la strada, lacqua potabile
nonostante le continue promesse di Ciccio Ieno266.
I discorsi evidenziavano grosse inadempienze sociali tra cui
lincapacit della scuola ad assolvere i compiti educativi267.
Ad aprile arriv dalla ditta Sgaravatti di Pistoia un pacco
contenente barbatelle e si procedette, con la stessa squadra, a
piantarle. Pi di una pu spattare268, disse Eugenio, dovremmo poi
ripiantarla lanno prossimo.
A giugno il terreno si riemp di verde e qui cominci tutta
quella cura necessaria alle piante269.
Fra tre anni raccoglieremo i primi frutti!
Il pane
Il pane sempre stato il principale alimento delluomo.
Nelle famiglie di una decina di persone, che erano poi le
famiglie tipo fino agli anni quaranta del secolo scorso, si
consumava circa un pane al giorno dal peso compreso tra i due e i
tre chili.
La sua preparazione era legata ad atti di sacralit e ad antiche
pratiche devozionali.
Sulla bocca del forno, ad esempio, si
trovava incisa sempre una croce.
Prima di iniziare limpasto la massaia
si segnava e segnava poi pure i pani
prima di metterli a cuocere.
Questi non dovevano stare mai
rovesciati.
Insegnante e Sindaco di Laino Castello.
I bambini frequentavano la pluriclasse unica e mista affidata ad
un solo insegnante peraltro supplente temporaneo con nessuna
esperienza didattica.
268 Non attecchire.
269 Solforare, irrorare, legarle ai pali, tagliare i tralci infruttiferi,
pulire il terreno dalle erbe per evitare di soffocare le piante.
266
267

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Quando si tagliavano se ne cadeva anche una briciola doveva


essere subito raccolta, baciata e mangiata. Ai ragazzi si diceva che
dopo morti, al lume di una candela, avrebbero dovuto ricercare
tutto il pane che avevano buttato prima di essere ammessi in
Purgatorio.
Come si trebbiava fino agli anni 60 in molte zone del Pollino
Comprese nelarea calabro-lucana

In tempi in cui diversa era leconomia il pane veniva fatto in


casa.
Era quindi indispensabile un forno270. I pi poveri costretti a
vivere in un seminterrato o un sottotetto271, utilizzavano quello dei
vicini.
Torniamo al pane. Se ne preparavano in media da dodici a
quindici che servivano per una diecina di giorni.
Prima di tutto bisognava avere il lievito, criscnti, che
consisteva in una pasta cruda conservata in un vaso di coccio e
risalente allultima volta che si era panificato.
Tale pasta diventata acida, cio piena di fermenti, era
indispensabile alla preparazione del pane nuovo.
La sera prima si prendeva lmmu272 e si riempiva con farina
che simpastava con il lievito ammorbidito e rinverdito con acqua
tiepida.
Tale composto, coperto da un panno di lana, si lasciava a
fermentare per tutta la notte.
Al mattino erano riservate le incombenze pi faticose.
270Antiche

e rigide erano le regole per la sua costruzione. Si


dovevano adoperare mattoni capaci di assorbire e mantenere il calore
e speciali cocci tenuti tutti insieme da calce di fornace di prima
qualit.
271 Ricordo stanze dalla muratura rustica, senza finestre, con le
travi a vista coperte solo dai coppi. Lambiente era pieno di fumo
proveniente da un angolo ove si bruciava la legna su un rialzo di
calce che fungeva da focolare. Si tinteggiavano, ogni tanto, solo i
muri e il bianco assumeva un colore di cioccolata.
272 Dal greco
latino limmus, vaso di creta senza manici e
smaltato.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Per prima cosa occorreva avere la farina che bisognava


vagliare.
Si usava un gran setaccio che girava tra le mani quasi cantando
per il loro sbattere sullampia costola di legno.
Appena riempita la madia273 vi si versava il fermento e
simpastava poi con acqua e sale.
Ancora sento il suono dei pugni chiusi che si ficcavano
nellamalgama che sollevano e rigiravano con forza.
Ogni tanto si aggiungeva dellacqua per renderla pi
omogenea.
Finita tale operazione si stendeva sulla madia un lenzuolo ed
una coperta per mantenere il caldo necessario ad agevolare la
fermentazione per la quale occorrevano circa tre ore. Dinverno si
usavano anche dei bracieri.
La pasta cgni274, si diceva.
In attesa si pensava a scaldare il forno.
Questa seconda operazione era cominciata da almeno un paio
dore.
Si adoperava legna secca e fascine di salimmenti275.
Grande era la cura nel riscaldare uniformemente le pareti
interne spingendovi contro carboni ardenti e legni scoppiettanti.
Per sapere quando il forno era caldo al punto giusto si
controllava il colore della sua bocca che diventava biancastra ai
bordi per uno spessore di due o tre centimetri.
Ci visto si sccanva cio si staccavano con la raslia276 pezzi
di pasta dalla madia dando loro la forma propria del pane e
disponendoli su un asse, sccanatru, sul quale era posto un telo
infarinato che veniva innalzato a piega tra un pane e l'altro per
impedire che le forme si attaccassero tra di loro.

Occorrevano circa una quindicina di chili di farina.


Lievita.
275 Legna ricavata dalla potatura delle viti o degli ulivi.
276 Radimadia.
273
274

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Si puliva poi il forno dai tizzoni con un tirabrace o fruciandolo,


scpulu277, che levava dal suo piano tutti i pezzetti di carbone
che avrebbero potuto ficcarsi nella crosta. Per valutarne la
temperatura, prima di posarvi il pane, si cuoceva a mezzo forno
una pizzetta scondita n pitticddra.
Se questa era pronta in circa un quarto dora, si poteva
procedere. Se cuoceva prima, voleva dire che era troppo caldo. Se
impiegava pi tempo bisognava ritornare alla legna.
Vagliate tutte queste cose, si infornava il pane con rapidit
tirando la piega del telo con la mano sinistra, afferrandolo con la
destra e depositandolo sulla pala precedentemente infarinata e
tenuta a mezzaria tra il bordo della madia e la bocca del forno.
Alcune volte ci si avvaleva di qualche aiutante che agevolava i
movimenti e dimezzava i tempi.
I pani venivano posati prima intorno alle pareti circolari del
forno, poi al suo centro e infine vicino alla bocca.
Alla fine il forno si chiudeva con la chiudrna, lasciandovi per
uno spiraglino, dal quale si osservava se galva la rosa, se cio il
pane pigliava colore.
Dopo una ventina minuti si controllava la cottura.
Pi tardi si spostavano i pani meno cotti, quelli vicini alla
bocca, nelle zone centrali pi calde.
Poi si chiudeva definitivamente fino al momento di sfornare.
I pani levati si poggiavano a coltello nella madia e si
coprivano. Una volta raffreddati si collocavano nellapposito
stipo, il minestrturu278.
A volte capitava che durante la cottura due forme di pane erano
rimaste a contatto provocando una traccia sulla crosta, mscchi.
Questo pane, detto baciato, veniva consumato prima.
Il forno caldo veniva sfruttato per cuocere panittddru,
panino per i pi piccoli, pizze, castagne, biscotti, dolci e per
seccare definitivamente fichi e altri frutti che si riponevano poi in
277 Dal latino scupulum. I comuni tirabrace avevano alla loro
estremit una tavola fatta a mezzaluna. Lo scpolo invece aveva
legato in cima uno straccio che si bagnava in un apposito catino.
278 Credenza a muro.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

appositi sacchetti e finivano in casse che emanavano odori e


profumi da cui venivano tenuti lontani i ragazzi che, quando
potevano, riempivano le tasche di quel ben di Dio che
sgranocchiavano come merenda o si portavano dietro in chiesa
durante le lezioni di catechismo o i riti della settimana santa.
Si panificava il venerd o il sabato per avere il pane fresco la
domenica279.
Se il pane cadeva per terra veniva raccolto, baciato e mangiato
mormorando il pater noster.
Una bevuta dacqua di Mormanno
Per secoli insieme alla stanchezza e alla fame la povera gente
che rientrava in paese dopo una giornata di lavoro in campagna
doveva anche preoccuparsi di portarsi dietro lacqua potabile
reperibile solo in fonti naturali280.
I ricchi erano approvvigionati da ciucciri, mulitteri e srivi281.
Nelle loro case cerano poi i pozzi che raccoglievano lacqua
piovana, buona per molti altri usi domestici.
La fonte pi nota e vicina al paese era quella della Salviera che
favoriva, per lunga sperimentazione, anche unottima diuresi.
Nelle case dei poveri sul muro che stava dietro lingresso era
scavato un apposito vano, varlru282, contenente mensole
sporgenti su cui venivano poggiati vari barili.

Chi non aveva potuto fare il pane andava ad acquistarlo presso


Pippina la Petraiola o dalla Lupicddra. Pippina Petraiola,
maritata Bloise, era la mamma di Nicola Bloise. La Lupicddra
abitava in via Scesa Laino. Aveva due figli. Uno, mastro Pppe
Donnici era fabbro e laltro, Giacomino, un ottimo meccanico che
sognava di scoprire il moto perpetuo.
280 Ancora oggi si ricordano 'U pizrru di don Crmini, Lccua di li
Scioddri, LAccua Ptra, U Salssiu, Lccua i don Gustvu, A
Fuci, I Malinri ed altre.
281 Conduttori di asini, muli e camerieri.
282 Contenitore e deposito di barili.
279

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Si usavano anche, specialmente nelle campagne, gli nzirri,


dallarabo zir, orci di terracotta a due manici smaltati anche
internamente.
Nel 1886 Mormanno ebbe lacquedotto e nella cittadina furono
impiantati fontanili comunali.
Il pi noto fu quello del Fosso, di cui non rimasta traccia283.
Era stato eretto come un portico sul cui frontone si leggeva,
dettata dal professore e latinista sacerdote don Vittorio Pandolfi,
la seguente frase: diu optatam, nunc laetae bibimus, dopo averla
tanto desiderata beviamola ora lietamente.
Questo invito alla gioia era rivolto, credo, ai poveracci e
soprattutto alle donne, liberate dal peso di un immane sacrificio.
Le fontane rionali284 furono per le comari del vicinato punto
dincontro e di scambio di pettegolezzi.
Intorno al 1930 lacqua fece la comparsa nella cucina di un
quindici per cento delle abitazioni.
Lacqua fu considerata un bene da non sprecare e
utilizzata con parsimonia secondo precise e
inderogabili necessit. Per bere, ad esempio, si
riempiva un boccale cui tutti accedevano285.
Solo intorno agli anni sessanta fu completata la rete idrica e
lacqua entr in ogni abitazione raggiungendo anche i bagni che
da allora furono parte integrante della casa.
A proposito dei bagni ricordo che fino agli anni 30 si usavano
come vasi da notte i cntari286 oggi detti tube per la loro forma di
cappello a cilindro, in cui si depositavano orine ed escrementi che

Era posto ove oggi si trova la scala daccesso al mercato coperto e


quasi addossato allattuale propriet del ragioniere Nicola
Cersosimo.
284 I Pci, Trra, Fssu, SantAnna, Santa Catarina,
Sciampagnara e altre.
285 C voluto molto tempo per usare un bicchiere individuale. Nello
stesso bicchiere si beveva anche il vino dopo averlo fatto scolare come
se quelle poche gocce pulissero le impronte delle labbra e
sterilizzassero il vetro.
286 Dal latino cantharus, orcio.
283

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

si portavano poi a svuotare in


determinati punti del paese posti
fuori del centro abitato.
Queste processioni avvenivano
allalba.
Se invece era cattivo tempo e
pioveva a dirotto la merce si affidava alle piogge torrenziali cui
era appaltata pure la pulizia del paese.
Torniamo allacqua da bere.
Quella di Mormanno meteorica in quanto proveniente
esclusivamente da pioggia, grandine o neve. E quindi tutta di
sorgente e anche se contiene disciolto del carbonato di calcio che
le conferisce una certa durezza, ha tutti quei caratteri organolettici,
fisici, chimici e batteriologici che ne fanno una buona acqua
potabile.
Come la rimpiango!
Quando giunsi a Firenze nel 1975, dovetti cambiare abitudini.
Lacqua del sindaco287 aveva un forte sapore di cloro288.
Comprai un depuratore a carbone ma lapparecchio non
rispondeva.
Mi dissero che cera una fonte al di l di Villamagna ove si
poteva attingere della buona acqua. Comprai delle taniche ma
appena sul posto mi accorsi della non potabilit di quella sorgente
a cielo aperto.
Desideroso di trovare acqua pura cominciai a peregrinare nei
dintorni nella speranza di una fonte Bandusia289.
Giunsi perfino a La Verna! Alla fine desistetti. Cominciai a
comprarla come facevano tutti. In bottiglie di plastica.
Quella dellacquedotto comunale.
Oggi il super impianto dellAnconella sterilizza lacqua con
procedimenti di ionizzazione copiati anche dallestero.
289 O fons Bandisiae, splendidior vitro, dulce digne mero, non sine
floribus, cras donaberis haedo cui frons turgida cornibus primis et
Venerem et proelia destinat. O fonte Bandusia pi limpida del
cristallo, degna di dolce vino e di fiori abbondanti, domani riceverai
un agnellino dalla fronte turgida per le nascenti corna, destinato alle
battaglie di Venere. Orazio,Carmi, Lib. III, carme XIII, versi 1-5.
287
288

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Addio scroscio festoso delle mie fontane, addio sicurezza di


purit incontaminata, addio!
Oggi pur apprezzando gli sforzi delle pubbliche
amministrazioni per lindividuazione di nuove risorse, il
miglioramento dei servizi e gli investimenti per raggiungere
efficienza e tutela ambientale, penso con tristezza cosa succeder
alle future generazioni se non sinterverr subito con un
programma deducazione al consumo, al risparmio e al riutilizzo
di un bene cos necessario ed indispensabile alla vita.
Gra vsciu290
Durante il Carnevale era in uso indire, soprattutto nelle case
fumarole291, serate danzanti il cui scopo era quello di favorire
lapproccio generazionale tra giovani e ragazze.
A questi party erano invitati solo appartenenti allo stesso clan.
Il suono della musica, la speranza di passare un momento
diverso, il desiderio di incontrare ragazze con le quali non era mai
stato possibile alcun approccio, spingevano i giovani proci 292 a
recarsi presso la famiglia ove si ballava.
Nella casa intanto si svolgeva la festa inframmezzata da non
rare libagioni e degustazioni di dolci preparati dalle mani delle
figliole, come sottolineavano le madri con sussiego e vanit.
A dirigere la soire era chiamato, secondo tradizione,
mstrabballu293 che immettendo di volta in volta nella pista, che
era poi lunica stanza utile, le varie coppie di giovani e di anziani,
le faceva danzare ordinando ai musici i pezzi da suonare,
suggerendo loro di alternare le polche ai valzer, le tarantelle alle
Espressione dialettale che letteralmente significa fai un giro del
fabbricato e passa per la porta di servizio che trovasi in basso
(vsciu).
291 Per via del focolare che a lungo andare aveva impregnato di fumo
le pareti,
292 NellOdissea i Proci erano i pretendenti al trono di Ulisse
insediatisi nella sua reggia in attesa che Penelope ne scegliesse uno
per sposo.
293 Il maestro di ballo.
290

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

mazurche, e comandando le quadriglie alla francese, lingua di cui


conosceva come unarma segreta due o tre parole storpiate quali
anav les tre, rull o sciang una dm294.
A tale personaggio erano pure devoluti tutti i compiti inerenti
al buon andamento della festa tra cui la distribuzione del vino e
dei cumbulimnti295.
Ma torniamo al momento in cui si era sentito bussare e fuori
delluscio stava in trepida attesa una folta schiera di baldi
giovanotti.
Quando la porta si apriva compariva mstru che con voce
ferma, decisa e gentile li invitava a girre vsciu dicendo che la
loro presenza non era stata programmata, e che se lo fosse stata,
aggiungeva per addolcire la situazione, si sarebbero trovati
allinterno.
Qualche giovanotto, intravedendo attraverso la porta socchiusa
amici o conoscenti, li chiamava invocando interventi che non
giungevano296.
Quando sembrava che tutto fosse inutile, qualcuno invocava
come ultima ratio, il tradizionale giro che mi tocca.
Cosera?
Si concedeva di entrare e di ballare per un solo giro, cio per il
tempo necessario ad iniziare e finire un motivo musicale.
Questusanza,
sopravvivenza
dellancestrale
culto
dellospitalit, pacava gli animi e metteva i richiedenti nella
condizione di sentirsi debitori verso quella famiglia per
laccoglienza ricevuta e per aver soddisfatto la richiesta di
partecipazione al ballo.
La sala era messa a disposizione di questi nuovi arrivati cui
per non era concessa la facolt di scegliere la dama, cosa sempre
devoluta al regista di turno.

En avant les autres; roulez; changz une dame. Le parole erano


entrate nel linguaggio quale retaggio della dominazione francese e
successivamente del loro uso nelle feste della corte napoletana
295 Dei dolci e delle pietanze.
296 Per buona educazione un invitato non poteva invitare.
294

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Capitava cos che ai giovanotti pi focosi fossero assegnate


dame anziane, zie o parenti che facevano solitamente da
tappezzeria297 e che promosse a ballerine si esibivano con
movimenti tanti sgraziati e scomposti da dover essere
letteralmente trascinate su e gi per la pista, mentre a quelli pi
timidi, ingenui o pi giovani si offrissero quelle belle e prosperose
ragazze che avevano sollecitato i desideri dei pi ardenti.
Alla fine si risentiva il gra vsciu e tra un grazie e un
buonasera la compagnia usciva mentre in casa continuava il
festino.
Breve confronto tra il rito matrimoniale dellantica Roma e
quello odierno298
Uno degli elementi fondamentali del matrimonio romano il
consenso della sposa che questa era tenuta ad esprimere dando
cos allatto un contenuto pi umano.
Oggi il consenso richiesto ad entrambi i contraenti. Nel rito
religioso poi viene espresso con una formula precisa. Io...prendo
te come sposo/a e ti prometto di esserti fedele nella buona e nella
cattiva sorte..
Altro momento importante la negoziazione della dote della
donna.
Oggi la dote non pi obbligatoria. Se attribuita, conferisce alla
donna una personale propriet che ne aumenta lautonomia.
Il matrimonio fu una vera e propria coniunctio maris et
feminae. Eccezionali furono il divorzio o le seconde nozze della
vedova che restando univira, cio di un solo uomo, acquistava
titoli di alta lode
Fare da tappezzeria significa stare seduti in attesa che qualcuno
ti inviti a danzare.
298 Pensieri nati in occasione del matrimonio delle mie figlie.
297

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Lunione indissolubile. Il divorzio pi possibile ed regolato


da apposita normativa.
Il matrimonio preceduto da un fidanzamento che ha luogo mesi
ed anni prima delle nozze e che si svolge con un cerimoniale tutto
particolare.
A volte, come avveniva tra i greci, la promessa, la sponsio, era
un patto fra i solo genitori degli sposi, senza per costituire un
preciso obbligo di matrimonio.
Non era raro che il fidanzamento fosse sancito con una caparra,
arra, data dal futuro sposo, consistente in un anello di ferro
oppure di oro.
Il fidanzamento, anche di breve durata, di prassi.
Gli sponsalia, cio le promesse e gli impegni, sono stati praticati
per tutto il medioevo fino alle soglie dellera moderna a volte con
mire occulte riguardanti interessi o alleanze ignorate dai giovani
e fatte contro la loro libera volont.
Dellistituto della caparra invece rimasto in vigore lo scambio
degli anelli di fidanzamento o di altri monili e gioielli. Di prassi
tali oggetti vanno restituiti se non si celebrano le nozze.
La data della cerimonia nuziale richiedeva cure particolari.
La religione designava come favorevoli solo alcune epoche.
Erano sconsigliati i mesi di maggio, la prima quindicina di
giugno, la prima di marzo, i giorni coincidenti con le feste in
onore dei defunti che si svolgevano dal 13 al 17 febbraio, i giorni
delle calende (primo del mese), delle none (il 5 o il 7 del mese), e
degli idi di marzo, maggio, luglio ed ottobre che in questi mesi
cadevano il 15 mentre negli altri il 13.
La vedova era esentata da qualcuno di questi obblighi e poteva
abbreviare anche altre consuetudini.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Anche oggi laborioso fissare la data del matrimonio. Esistono


alcuni periodi non consigliabili ed altri del tutto proibiti. Sono
sconsigliabili i mesi di novembre dedicato ai defunti e i mesi di
luglio ed agosto sia per leccessivo caldo, agosto, moglie mia non
ti conosco!, sia perch ci si trova in periodo di ferie. Sono poi
proibiti, per i matrimoni religiosi, il periodo dellAvvento
compreso tra la prima domenica di dicembre e il Natale, tutta la
quaresima, che coincide con gli ultimi giorni di febbraio e tutto
marzo. Nel secondo capitolo dei Promessi Sposi il Manzoni mette
in bocca a Don Abbondio questa serie di impedimenti dirimenti:
error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis,
ordo, ligamen, honestas, si sis affinis... alcuni dei quali tuttora
vigenti nel canone romano ed altri, come la disparit del culto,
superati con il matrimonio misto tra credenti e non o tra credenti
di religioni diverse.
Comera il vestito di nozze. La fanciulla indossava una tunica
recta cio un abito tessuto con fili disposti verticalmente tenuta in
vita con una cintura di lana, il cingulum, allacciata con un nodo
particolare, herculeus, che la proteggeva dal malocchio. Sopra
detta tunica portava una palla, cio un mantello color zafferano. In
testa metteva un velo rosso, flammeum, su di unacconciatura a
sei trecce posticce, crine, tenute insieme da uno spillone che si
chiamava hasta caelibaris. Sotto il velo era posta una corona di
fiori di campo da essa stessa raccolti, fiori e drappi cheornavano la
casa particolarmente ordinata e ripulita.
Oggi il vestito della sposa, pur nella variet dei modelli, un
pezzo unico a volte anche arricchito da trine o ricami vari. In
testa si mette un velo bianco e fiori, finti o naturali. Labito pu
avere una lunga coda sorretta da uno o due paggetti che
sostituiscono il camillus (vedi pi avanti). La chiesa ornata di
fiori sistemati in loco da un fioraio.
La cerimonia comprendeva tre parti:
1. la consegna della sposa allo sposo;

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

2. laccompagnamento della sposa alla nuova casa;


3. il ricevimento nella nuova casa.
Voglio ricordare che la casa romana era caratterizzata da una
grande penuria di mobilio e di suppellettili. Vi erano semplici
casse, capsae, tavolini con tre o quattro gambe, tabulae, sedie con
spalliera, cathedrae. Nei cubicola, vi era il lectus cubicularius.
Nelle case dei ricchi si trovavano candelabri, specchi di bronzo e
di argento, tripodi, bracieri, orologi ad acqua e meridiane ed altri
oggetti artistici che oggi ammiriamo nei musei.
Oggi, il padre della sposa, nel rito cattolico, la consegna allo
sposo, ai piedi dellaltare. Non praticato pi il secondo
momento. Il terzo ancora in uso e consiste nel ricevimento o
pranzo di nozze fatto fuori casa. La casa un bene comune al
quale provvedono entrambi gli sposi o i loro genitori.
E riccamente e variamente mobiliata e soprattutto dotata di
elettrodomestici ed altri robot alla cui dotazione provvedono
anche parenti ed amici finanziando liste di nozze.
A proposito del cubiculum, camera o stanza da letto, fino agli
anni cinquanta dello scorso secolo, questa era sistemata,
soprattutto nelle casa dei poveri dei paesi del sud composta da
una sola stanza plurifunzionale, in uno stretto spazio della stessa
detto arcmu (dallarabo al qba), ove era posto il letto nascosto
da una tenda che restava aperta solo di notte
Il rito si svolgeva consultando gli aruspici. Veniva sacrificato
una agnello, e si stendeva il contratto nuziale, tabulae nuptiales,
fatto alla presenza di dieci testimoni, davanti ai quali veniva
riconfermato il consenso della sposa e dichiarato quello dello
sposo. La sposa lo esprimeva con una formula tradizionale tratta
dal rituale greco che suona pressappoco cos: ubi tu Gaius, ego
Gaia. A questo punto interveniva una specie di madrina la
pronuba, che doveva essere una donna maritata, che univa tra loro
le destre degli sposi iniunctium dextrarum. In questo preciso
momento si presentava a Giove lofferta di frutta e di pane, panis
farreus. Gli sposi che intanto erano stati seduti su due sedie

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

accostate, si alzavano pregando e facendo, da destra a sinistra, il


giro dellaltare preceduti da un camillus, un fanciullo, che portava
un vaso contenente la mola salsa, un cruschello o focaccina
salata, loffrivano al Dio insieme ad altri doni. Davanti ad un
sacerdote pubblico o haruspex nuntiarum, aruspice delle nozze,
venivano poi signatae, vergate, alcune tabulae, tavole su cui si
scriveva, con un dictum feliciter, frase augurale, che concludeva
con la firma il contratto nuziale. Seguiva poi da una ingens cena.
Dopo il banchetto la sposa in corteo veniva accompagnata a casa
del marito preceduta da tre fanciulli i cui genitori devono essere
tutti viventi, di cui due ai suoi fianchi ed uno con una torcia, un
fuso ed una conocchia avanti. Arrivata presso luscio la sposa lo
ungeva con olio e grasso asciugandolo poi con un panno di lana.
Dopo essere stata sollevata a braccia per evitare che facesse un
passo falso veniva depositata in casa.. Il marito attendeva
nellatrio e le presentava lacqua e il fuoco, simboli di culto e di
vita in comune. La sposa poi veniva collocata dalla pronuba (lett.
colei che addetta alle nozze) nel lectus genialis su cui pregher
per la prima volta gli dei della sua nuova casa. Cos ha termine la
cerimonia. Rarissimi un tempo, i divorzi si fecero pi frequenti e
giustificati da fatti sempre meno gravi. La sterilit della sposa fu
causa di divorzio che veniva ripudiata con la formula tua res tibi
habeto. (prendi le tue cose e vattene).
Per non ricorrere al divorzio, non presente nello spirito delle
originarie leggi, fu praticato luso delladozione per cui ladottato
entrava a fare parte della famiglia accettandone la patria
potestas, e rinunciando al proprio, ne assumeva anche il nome.
Il rito pu assumere due volti. O solo rito civile o rito religioso
con effetto civile. In entrambi richiesto il consenso degli sposi. Il
rito civile presenziato da un ufficiale di stato civile che legge ai
nubendi le norme del codice facendo sottoscrivere un atto. Quello
religioso da un ministro del culto. Entrambi prevedono la
presenza di testimoni sottoscrittori. Nel rito civile e in quello
religioso anche oggi la donna dichiarando di seguire il marito
ovunque egli intenda fissare la propria dimora, di fatto ripete

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

lubi Gaius. Nel rito religioso cattolico il sacerdote fa unire le


destre e benedice lunione suggellata dallo scambio degli anelli.
Gli sposi pure siedono su sedie accostate. Ricevono dalle mani del
ministro il corpo di Cristo sotto le sembianze del pane e del vino,
e alla fine, dopo aver dichiarato e promesso reciproco amore e
fedelt per tutta la vita, firmano, insieme ai testimoni, latto che
sancisce la loro unione. Nei tempi antichi seguiva un pranzo
nuziale preparato in casa al quale partecipavano i parenti pi
stretti, i testimoni e pochi invitati. Oggi il pranzo consumato al
ristorante e pi numerosi sono i parenti e gli amici. In questa
occasione gli sposi ricevono doni, sostituiti via via da danaro
contante. Non si usa pi accompagnare la sposa nella nuova
casa. La coppia vi torna dopo un viaggio di nozze. Fino agli anni
cinquanta dello scorso secolo la luna di miele, consisteva nel
trascorrere una settimana in campagna in appositi casolari usati
allo scopo. I pi poveri restavano nella loro casetta.
Era tradizione che il letto nuziale fosse preparato da nubendi,
soprattutto sorelle o cognate, sotto lattenta guida di entrambe le
madri degli sposi. In alcune zone del meridione, rimase
lungamente in uso, che la madre della sposa ed una comare,
ispezionando il letto coniugale il giorno dopo, accertassero
lavvenuta consumazione delle nozze dandone poi comunicazione
a parenti, amici e conoscenti.
I divorzi, tutti regolati da precise norme di legge, non sono pi
rari.
Prima non si divorziava per vergogna e si continuava a vivere
sotto lo stesso tetto fino alla morte con enorme sacrificio pur di
salvare le apparenze.
Pure per legge disposta ladozione.
Anche oggi ladottato assume il cognome delladottante.

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Tradizioni
ancora vive e
rivalutate

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U cummtu299
Il convito pi importante quello di San Giuseppe. Quando si
dice cummtu non pu essercene un altro.
A mezzogiorno si aprivano le porte delle case ove sera
preparato.
Il pranzo, offerto a tutti gli intervenuti, consisteva in un piatto
di pasta di casa i tagliulni con ceci, un contorno di fagioli lessi,
una porzione di baccal fritto.
Raramente cera il vino e la frutta.
Si proseguiva fino al termine delle scorte
La festa della Madonna della Catena
Ultima Domenica di maggio
E la tipica festa della primavera che ricalca la tradizione
pagana dei festeggiamenti in onore di Cerere, la bionda, la Flava
Ceres romana.
Attraverso i campi in fiore si snoda una lunghissima
processione.
Tra canti e suoni di fanfara, la Madonna portata a spalla
rientrando nella sua dimora300 benedice la terra promettendo messi
e frutti.
La festa di perciavtti
Lotto dicembre, in occasione della festa dedicata alla Madonna
Immacolata, era uso saggiare il vino dannata.

Il convito.
Sul portale leggiamo: O viator che passi / per questa valle amena
/ ferma i tuoi passi: entra / a salutar la Vergine / Maria della
Catena. / Se tu le dici unave / essa coi lacci doro / lieta ti unisca a
Dio. I versi sono attribuiti allerudito sacerdote don Giuseppe
Piragino.
299
300

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Da qualche anno quello che era un fatto di casa o di famiglia


diventato un avvenimento che investe tutta la comunit.
Sono infatti allestite cantine rionali fornite di prodotti tipici e di
vini nuovi e vecchi che vengono visitate da allegre compagnie.
Tale rinnovato modo di ricordare un momento della civilt
contadina menzionato anche nel giornale on line,
www.faronotizie.it in uno scritto che riporto.
Nei meandri delle cantine di Nicola Perrelli. Gennaio
2008.
. Lungo le viuzze, che incrociandosi tra loro danno vita
allantico borgo, risaltavano, illuminati da luci e fiammelle,
gli stemmi degli antichi quartieri Torretta, Capo Lo Serro,
Costa e Casalicchio. Nei vicoli, attraversati in ogni senso da
fiumane di persone e nelle cantine, affollate, non si entrava pi.
La settima edizione de La Festa delle Cantine insomma
riuscita benissimo. Il tempo inclemente e la pioggia non hanno
arrestato lafflusso dei visitatori, che anzi a dire il vero stato
superiore alle aspettative. .Perciavutti, giorno della stura
delle botti del vino nuovo, un avvenimento tradizionale che
si conquistato nel giro di pochi anni lattenzione degli amanti
della buona tavola, al punto che nella zona ormai
considerato un vero e proprio itinerario eno-gastronomico. Un
percorso che si snoda nei vicoli dellantico borgo dove un tempo
nellaria le fragranze del cucinato, lodore del formaggio e
laroma dei salumi messi a stagionare si mischiavano con
lodore del cortile, dove si tenevano, spesso in ununica stalla,
gli animali domestici (galline, asini, maiali,pecore), orgoglio e
dignit della civilt contadina. A perciavutti questatmosfera
arcaica si rivive. Le cantine, incastonate tra case basse,
antichi archi, cortili oggi ornati di fiori odorosi e ripide
scalinate che si affacciano su viuzze lastricate, per una sera
sono erette a cenacolo, a luogo dincontro, e alla piacevolezza
della conversazione con amici e avventori bene si accompagna
il vino appena spillato dalla botte..

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Magie e superstizioni

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Locchiatura301
La pi accreditata delle credenze popolari attribuiva al
malocchio, cio allocchiatra, un male diffuso e soprattutto un
gran male di testa.
Il malore tipico dei ragazzi proprio nel periodo primaverile, era
causato da quelle infreddature derivanti dalle prime uscite, dai
primi caldi e dalle prime sudate.
Allora veniva chiamata, in sostituzione degli inesistenti
farmaci, la comare dellocchiatura, cio quella persona capace
di mandar via il malocchio.
Veniva. Sedeva vicina al malato. Con una mano teneva il
rosario e con laltra cominciava a far segni di croce sulla fronte.
Se dopo un po cominciava a sbadigliare, il malocchio andava
via: anzi pi sbadigliava e pi presto il paziente era liberato.
Tra uno sbadiglio e laltro biascicava formule e frasi.
Si pu sapere cosa dici? Non posso: il segreto si pu svelare
solo la notte di Natale!
La comare era anche capace di fare i vermi, cio di fugare la
verminosi, altro tipico male infantile.
Tritava aglio lo avvolgeva in un panno e dopo averlo pi volte
fatto annusare al paziente, lo poggiava sul suo ombelico e l
doveva restare per tutta la notte. Con aglio si strofinavano pure,
nei casi pi recidivi, anche le palme delle mani e dei piedi.
Una volta attesi la fatidica notte di Natale e fu cos che comare
A. mi svel il repertorio.
Eccolo:
Dmine subbscu! Amnna302. Tr s stti chi tnu
aducchtu: lcchi, lu cri e la mla vulunt. Tr s quddri
chi ti lna f pass: lu Patri, lu Figgju e lu Spirdu Sntu303
Il malocchio.
Forma dialettale. Deriva da Dominus vobiscum. Amen. Il
Signore sia con voi. Amen.
303 Tre sono stati coloro che ti hanno fatto il malocchio: gli occhi
malvagi e invidiosi della gente, limpuro sentimento e la cattiva
volont. Tre sono le persone che dovranno guarirti: il Padre, il Figlio
e lo Spirito Santo. In questa formula racchiusa tutta una
301
302

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

La giaculatoria si diceva tenendo stretta la mano del malato o un


suo oggetto personale ad esempio un fazzoletto, una ciocca di
capelli o altro e si ripeteva con insistenza. Le labbra si dovevano
appena muovere e per nessuna ragione al mondo si doveva far
sentire la sequenza.
Antica medicina popolare
gghju. Laglio. Era usato come vermifugo.
calumddra. Camomilla. Era considerata il calmante per
eccellenza. Ancor oggi destate si fa una larga provvista di tale
erba che viene poi confezionata in piccoli pacchettini e posta a
seccare.
cangghia. Crusca. Se ne utilizzava lacqua di cottura per
calmare il prurito, gli arrossamenti della pelle e le piccole eruzioni
cutanee.
fumntu. Fumi. Per curare i forti raffreddori e i catarri si
bruciavano diverse erbe tra cui predominava il fiore del sambuco
e il suffumigio si indirizzava attraverso un imbuto capovolto
poggiato sulla brace o nellorecchio o nel naso o nella bocca.
mliva. Malva. Curava ogni tipo di ascesso, da quelli esterni a
quelli causati da infiammazioni gengivali. Si cuoceva e le foglie si
applicavano sulla parte dolente. Veniva usata anche nellotite

tradizione culturale che affonda le sue origini nellarea


mediterranea. Infatti la protofilosofia mette al centro della creazione
una trilogia composta dalla Grande Madre affiancata da un paredro
maschile con cui genera un figlio divino destinato a morire e
rinascere in relazione al ciclo riproduttivo del grano e dei frutti della
terra. Detta trilogia pass poi e nella religione indiana, ove troviamo
la Trimurti composta da Brahma, il creatore, Vishnu, il conservatore
e Siva il distruttore e rinnovatore del mondo, e in quella cristiana.
La formula del malocchio deve essere quindi antichissima anche
perch in essa si mescola oltre al cristianesimo anche una tradizione
naturalistica come appare chiaramente nel primo recitato in cui si
parla di occhi, sentimento e gente invidiosa, che sono tutti attributi
essenzialmente umani e quindi naturali.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

papina. Papavero. Linfuso di papavero, curava linsonnia e i


nervi.
papatddra. Una specie di tettarella fatta con stoffa di lino al
cui interno si metteva zucchero o miele. Si dava ai neonati quasi
fosse un piccolo capezzolo.
pidcchi. Pidocchi. La pediculosi si combatteva prima
passando sulla testa un pettine fine e poi strofinandola con
petrolio
piddrusnu. Prezzemolo. Per provocare la defecazione dei
neonati, si usava stimolare lano con il prezzemolo.
psciu. Lorina era considerato un emostatico insuperabile.
Doveva essere per appartenere alla stessa persona.
Lintervento dei Santi
S. Francesco di Paola, particolarmente invocato304.
S. Biagio protegge la gola
S. Lucia, gli occhi
S. Rocco, adoratissimo, il Patrono.
S. Apollonia allevia il mal di denti
S. Anna ti dna la mamma, provvede al sostentamento
S. Michele difende dal demonio
SantAntonio aiuta a cercare marito
S. Martino procura il vino, i frutti della terra,305 la salute
S. Teodoro aiuta i macellai
S. Giuseppe il protettore della famiglia
LAnnunziata aiuta le nubili a trovar marito.
S. Lorenzo protegge i commercianti
S. Crispino, i calzolai
S. Gabriele guida il viandante
La Madonna del Latte pregata dalle puerpere
San Francscu mju di Paula, mntu mju di carit, si Ti chimu
prstu vni a li mi nicissit. S. Francesco mio di Paola, mio mantello
di carit, se ti chiamo, presto vieni alle mie necessit. (traduzione
letterale).
305 C chiavtu Santu Martinu significa: che bella abbondanza!
304

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Paure
Se mangi carne nei giorni di vigilia diventi turco o cane
Se sei incinta non puoi partecipare a funerali n vedere morti
Alcune frasi significative
binidca (cfr. latino ecclesiastico benedicat Deus) per indicare
e propiziare labbondanza o la gioia per avvenimenti svoltisi senza
intoppo;
fra affscinu (cfr. catalano fascinar) detto per allontanare il
malocchio;
crsci sntu, cresci santamente, si diceva ai bambini quando
starnutivano quasi a voler trasformare in salute il malanno che
linfreddatura procurava.
Magia
Il malocchio detto jettatura una superstiziosa credenza
popolare suggerita da impressioni o da coincidenze per le quali si
pensa che alcuni individui emanino un malefico influsso
attraverso gli occhi (da cui il termine). I latini chiamavano invidia
da in video, guardo contro, e i greci
mormorazione,
Erbe magiche
La ruta contro linvidia
Il ciclamino propizio alle partorienti.
Giorni pari e dispari
Sono ritenuti fausti i giorni dispari come pure i numeri

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Amuleti
Derivazione degli oggetti di varie forme usati dai romani
perch si riteneva contenessero una forza impersonale detta mana,
flusso, capace di proiettarsi su cose e persone per combatterle o
attirarle.
E giunto fino a noi labiteddru derivazione dellantica bulla
che era una custodia sospesa a scopo profilattico al collo dei
bambini che la portavano fino al momento di prendere la toga
virile e conteneva alcuni oggetti come il fascinum, raffigurazione
del membro virile, usato come simbolo contro le malie (Orazio)
lambra, sucinum, che sfregata si elettrizzava, i rami di coralli,
surculi, gli oscilla, mascherine che si appendevano agli alberi
come offerta a Bacco, e inoltre piccole pupe o altri oggetti vari.
Il modo di dire fra affscinu che significa fuori il malocchio,
riecheggia il menzionato fascinum, da cui anche la parola
fascinantes (Plinio) tradotta in italiano in fattucchiero.
Presagi vari
Animali che attraversavano la strada, lepre, volpe, serpenti
scricchiolio di mobili; sale, olio o miele rovesciati, ronzio negli
orecchi.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Folclore
mormannese

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Delle canzoni che riporto ho eseguito la trascrizione


musicale, la traduzione in lingua ed il commento. Ho ai miei
atti la prima registrazione del gruppo, un filmato inedito, e la
sua presentazione curata insieme al dott. Dante Marsiglia e
diffusa dalla Rai Regione Calabria il 16 agosto 1981, cronista
il dott.Emanuele Giacoia. La ricerca fu effettuata dal Maestro
Giuseppe Cantisani ed un gruppo nutrito di ragazze e ragazzi
che furono i protagonisti della primora: Sola Carmine,
Accurso Michele, Leone Ottavio, ed altri ai quali chiedo venia
per non nominarli ora. Ricordo il Sig, Franco Armentano,
allora Assessore al Comune che fu animatore appassionato e
sostenitore convinto dell iniziativa che stava prendendo
corpo.
Per pi dettagliate notizie vedi Ricordi di Vita di prossima
pubblicazione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

1.
Caddru di garfalu chi vni,
pr ca ci fssi n spiziara
Che buon odore di garofano viene,
sembra dessere in una erboristeria
2.
Abbsciu lccu ci nni st nu pdi,
li cmi arrvano a la finstra mia
Qui sotto ve n una pianta
i cui rami arrivano alla mia finestra
3.
Mo i sicctu e lu vurra tagghjri,
ci fzzu nu tilru a nnna mia
Ora la pinta secca e vorrei tagliarla
per costruirvi un telaio per la mia ragazza

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

4.
La tla e lu tilru sia la tuja,
la dnna ch dantru sia la mia
La tela ed il telaio saranno tuoi,
la donna avvolta nei panni sar mia
5.
Qunnu ti mntisi a lu tilru,
la naviclla fa lu ntru e fra
Quando tu siedi al telaio
la spola entra ed esce dallordito
6.
Volra divinit nu soricddru,
pi f nu pirtusddru a ss gunnddra
Vorrei diventare un topolino
per fare un buchetto a questa tua gonna
7.
Amri amri, chi mai fatto fni,
a quinnicinni mai fattu mpazzni
Amore, amore, cosa mi fai fare,
gi a quindici anni mi hai fatto impazzire
8.
Lu Patrinnstu mai fttu scurdni
e la terza prti di lAvemmara
Ho pure dimenticato il Padre Nostro
e pi di un terzo del Rosario
9.
Lu Crdu no lu scciu cumincini,
fzzu pi d Crdu e pnzu a ta
Non so pi cominciare il Credo,
appena inizio il Credo, ti penso

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

10.
Chi bi facnnu, povirddru a ta,
la notte i tanta scura ti pi ngrivni
Cosa vai facendo povero te,
la notte e cos oscura e puoi perderti
11.
J tnnu la finscu e mi cuitu,
qunnu dormu cu ta a ltu a ltu
Io allora sar veramente tranquilla,
quando potr dormire vicino a te

Caddru di garfalu
E una bellissima e dolcissima canzone damore.
Ascoltandola sembra di rivivere gli ingenui sogni della
primavera del sentimento.
Usando il linguaggio dei fiori e delle cose pi umili che fanno
parte della vita di ogni giorno quali il garofano, la spola, il telaio e
ricorrendo anche al suggestivo apporto della magia attraverso la
quale possibile diventare un topolino, linnamorato oltre che ad
entrare nelle parti pi riposte del corpo per esplorarlo e quasi
possederlo, scuote lanima che diventa pi disponibile al dolce
suono della nenia melodica.
Il canto non esclusivo ma un rimaneggiamento di identiche o
simili canzoni di tutta larea calabro-sicula.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

1. Agghju saptu ci accsu prcu


Ho saputo che hai ucciso il maiale
Dmi nu ntgghju di su vucculru
Dammi un pezzo di lonza
No mi nni dni tntu pcchi pcchi
Non darmene per tanto poco
Dami la cpu cu tutti li rcchi
Dammi anche la testa e le orecchie
2.Agghju canttu spa nu cannzzu
Ho cantato su di una stuoia
Lu cpi cpi vo la savuzzza
Il cupi cupi vuole la salciccia
Agghju canttu supa n pignta
Ho cantato sudi una pentola

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Lu cpi cpi vo la suprissta


Il cupi cupi vuole la soppressata 306
3.Agghju cantatu supa nu zippuni
Ho cantato su di un ceppo
Lu cupi cupi vo li maccaruni
Il cupi cupi vuole un piatto di pasta
4. Agghju cantatu supa nu pislo
Ho cantato su di uno scanno
Lu cupi cupi vo lu mustazzlu307
Il cupi cupi vuole un bel dolcetto
Il canto del cupi cupi

E un motivo carnascialesco.
Avendo saputo che stato ucciso il maiale unallegra brigata
chiede di poter partecipare alla festa facendosi perdonare da tanta
sfacciata pretesa con un canto. Si comincia col chiedere un
pezzetto di carne della lonza, di per s di poco valore, per arrivare
al dolce, ideale conclusione di un lauto pasto. Vengono chiamati
in causa oggetti quali la pentola, la stuoia, il ceppo e lo scanno,
umili ed essenziali dotazioni della povera casa, capaci di
intercedere presso il padrone proprio in virt di quel potere quasi
magico
derivante
dalla
loro
costante
presenza
e
dallindispensabile valore reale ed affettivo.
Il cupi cupi il napoletano puti-p, cio uno strumento simile al
tamburo avente al centro della pelle unasta che si solleva ed abbassa
sfregano la quale si ottiene un suono cupo e profondo.
307 Il mustazzolu dal latino mustacum un tipico dolce natalizio
ottenuto dallimpasto di mandorle, farina e miele.
306

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198

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Scciu na canzunddra a la mnzogna


Conosco una canzone bugiarda
A la limmrsa la vurra cantni
Che vorrei cantare al contrario
Vddi na crsa crica di pri
Vidi una quercia carica di pere
Mi jnnu e mi nni pgghju di vaini
Mi avvicinao e ne raccolsi fagiolini
Attntu a la patrna di la trra
Attenta vigila la padrone del podere
Cu i qussu chi cogghj li cirasi
Chi , domanda, costui che raccoglie le ciliegie
Vddi nu manimzzu chi mita
Vidi un tale privo di mani che mieteva
E ntru senza vrzzi chi pisva
Ed unaltro senza braccia che trebbiava

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199

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

U pecurru mju da vsciu308 vni


Il mio pastore viene dalla marina
Porta la nva ca si vo nzurni
Con lespresso desiderio di sposarsi
U pecurru mju non diftti
Il mio pastore non ha alcun difetto
Nu pcchi cpu tstu e vccaperto
E solo testone e ciarliero
Scciu na canzunddra crta crta
Conosco una canzone corta corta
Tu ccciati la vsta e va ti crca
Spogliati e vieni a letto309
Scciu na canzunddra a la minzgna
Conosco una canzone bugiarda
A la limmrsa la vurra cantni
Che vorrei cantare al contrario

Nel linguaggio agro pastorale il vsciu (letteralmente basso) la


marina ove le greggi svernano e il sso (letteralmente il sopra) sono i
pascoli estivi di montagna.
309 Naturalmente ad aspettarmi.
308

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200

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Chi mai ti disse che ti voglio bene


Pi bella io di te ne trovo mille!
E tu ni pi truv pra duimla
Ca j ni tngu cntu mgghju i ta
E tu ne puoi trovare anche duemila
Io ne tengo cento migliori di te

La canzone prosegue con versi estemporanei favoriti non solo


dal ritmo binario ma dallestro e dalla situazione.
E una canzone a dispetto.

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201

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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202

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Garofalddru mju chi tntu addri310


Garofanino mio che tanto odori
Cu milli grzii mi trastu ncri
Con il tuo fare hai conquistato il cuore
Tu si lu primu e lrtimu miu amri
Tu sei il primo e lultimo mio amore
Garofalddru mju chi tntu addri
Garofanino mio che tanto odori
Si ti scntru p la via
Se ti incontro per la via
E ti vgu ncmpagnia
E ti vedo in compagnia
J mru i glusia
Muoio di gelosia
J mru i glusia
Muoio di gelosia
Dicinnlu a mamma tia
Dillo ors a tua madre
Dicinnlu a mamma tia
Diglielo al pi presto
Ca sngu lamori ti
Che sono il tuo amore
E no mi pi lass
E non puoi lasciarmi
Garofalddru mju vuttu a rota311
Garofanino mio cos ben fatto
Cu li lgrimi mj tgghju adaccutu
Ti ho innaffiato con le mie lacrime
E tgghju fattu bellu p ssu cri
Ti ho fatto diventare bello per questo (mio) cuore
E tgghju fattu bellu p tamri
310
311

Qui usato al posto dellinnamorata paragonata al fiore


Vutatu a rota letteralmente: a forma di ruota cio ben accestito.

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203

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

E ti ho curato solo per amarti


Si ti scntru pi la va
Se ti incontro per la via

(si ripete)

Si mmmata nu jrnu ti fa guerra


Se a volte tua madre tenta di allontanarti da me
Garofalddru mju chi tntu addri
Garofanino mio che tanto odori
Dicinnlu ca p ma spa la terra
Dille che per me sulla terra
Ci si slu tu, xjri di xjri
Soltanto tu, fra tanti, sei il mio fiore
Si ti scntru p la via
Se ti incontro per la via312

312

(si ripete)

Con altre varianto il motivo pure presente nel folk siciliano.

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204

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Luna luna nva


Luna, luna nuova
Non tagghiu vstu ancra
Ancora non ti ho visto
E m chi tagghiu vstu
Appena ti ho visto
Sutta li pdi di San Francscu
Sotto i piedi di San Francesco
San Francscu e la Nunzita
Con S. Francesco e lAnnunziata
Tutti lngiuli su galti
Sono scesi tutti gli Angeli
I galta Mrigarta
E scesa pure Margherita
Cu nu bllu mzzu di sta
Con un bel mazzo di seta
Sta e vammci

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205

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Seta e bambagia
E cummri ti pici
Alla comare piace
E cummri imu a lccua
Ehi comare andiamo ad attingere acqua
E p quli via si v
Quale strada facciamo
E si v pi la vianva
Andiamo per la statale
Tiritppiti313 e bni n trva!
Fai un salto e vieni a trovarmi!
Sullo stesso motivo, questo Chivi chivi
Chivi chivi chivi
Piove piove piove
ca Tta jtu fra
purtroppo Pap andato in campagna
E non s purtta la cppa
E non ha portato il mantello
i Madnna tni laccua
O Madonna trattieni lacqua

Chivi chivi chivi


Piove piove piove
ca Tta jtu fra
purtroppo Pap andato in campagna
E s purtta la cppa
Ed ha portato il mantello
i Madonna sbrra laccua!
O Madonna manda gi acqua!

Tiritppiti voce onomatopeica che indica un movimento in


avanti eseguito quasi saltando. Cu tr tiritppiti si a Npuli un
modo di dire per minimizzare la difficolt di muoversi in tempi in cui
mancavano le strade e difficili erano i trasporti.
313

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206

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

1. Mi nni vurra
Vorrei andare
2. a campu di xjri e ninna damor
in un campo fiorito in cerca damore
3. mi nni vurra i a funtanlla
vorrei andare in un posto ove fresche scorrono lacque
Seguono altri 10 gruppi ognuno di tre versi, secondo lo schema
riportato in cui cambia solo il primo e parte del terzo piede
mentre il secondo, si ripete quasi come unossessione per marcare
e sottolineare che solo in un campo fiorito pieno di belle fanciulle,
attorniato da boschi odorosi, da montagne ricche di nevi
immacolate e fresche sorgenti si possono godere le dolcezze
dellamore.
A d ci vno li
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207

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

l dove vanno
(2 verso)
a d ci vnu li dnni a lavni
l dove vanno le donne a lavare
sceglirmi la vrria
(2 verso)
sceglirmi la vurra, la cchi bella
tra tante vorrei poter scegliere la pi bella
chi smpi apprssu
(2 verso)
chi smpi apprssu la vurra portri
che vorrei portare sempre con me
la gnti dicirrnnu
(2 verso)
la gnti dicirrnnu oi quant blla
la gente dir: che bella fanciulla
a d li fatta ss
(2 verso)
a d li fatta ss caccia rili
dove hai fatto questa caccia reale
je lgghju ftta l
(2 verso)
je lgghju ftta a li boschi dagnelli
lho fatta in boschi ove pascolano solo agnelli
a d la nvi e n
(2 verso)
a d la nvi e nn ci scugghja mi
dove la neve mai si scioglie
la nvi s scuagghjta

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208

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

(2 verso)
la nvi s scuagghjta a li timpni
la neve s gi sciolta sui dirupi
e lccua s schjatrta
(2 verso)
e lccua s schjatrta a li funtni
e lacqua ora scorre nelle fontane
ULTIMO VERSO
mi nn vurria
vorrei proprio andare
e cmpu di xjri e nnna damr
in un campo fiorito in cerca damore
mi nn vurra , a funtanlla
vorrei proprio andarmene a fresche acque

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209

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

1. Oil, oil, oil314, mmma non c si bi gal


I tngu na spna a lu cri, slu c tta mi pzzu sfuc.
Oil oil oil1 mamma non c se vuoi scendere
Io ho una spina nel cuore e solo con te mi posso esaltare.
2. Chi fi nnnta ssa prta? Puntni e cavuztti!
Su finti li discurstti e vi dicnnu c vi a m!
Cosa fai davanti alla porta? Ricami e rattoppi!
Bando alle chiacchiere. Se mi desideri non dirlo a nessuno!
Il fraseggio continua con varie improvvisazioni, tra cui:
3. Tu mmma vcci prla ca jju mi ci mbrgliu
Il termine composto da oh, come richiamo allattenzione, e dagli
avverbi di luogo l e l. Significa perci: ora qui e l non c nessuno
tranne noi!
314

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210

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

a Tirisinella vogliu non madda d c n.


Mamma vai tu a parlarle ch io mi confondo
Voglio Teresina e non mi deve dir di no!
4. E si mi dici c n, je fzzu a cpu ma
M pgghju mmnza va e n la lssu cchj.
Se dovessi dirmi di no, far di testa mia
La prender fuori casa per non lasciarla pi!
ALTRE VARIANTI
Il quarto verso potrebbe pure esser cos letto:
4 bis. E si mi dici ca no je fazzu a capu mia:
la portu appressu a mia la portu a villi
Se mi dovesse dire di no, far di testa mia
La porter sempre con me, la porter a divertirsi.315
Tra le altre aggiunte significativa pu essere questa quinta strofe:
5. E si mi dici ca si la signora li fazzu fa.
La zappa e lu zappli no li fazzu mai mang!
E se mi dice si, le far fare la Signora!
Non la priver n della zappa n della zappetta316.

Villi un termine derivato da villeggiare ed ha lo stesso senso di


stare in villa per riposarsi, svagarsi. La fanciulla amata potr cosi
rifarsi delle clausure che un antico sistema educativo le aveva
imposte316 Zappili una variate della zappa di cui meno pesante. Insieme
al zappilddru serve per lavori di fino.
315

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211

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Il brano non assolutamente un testo banale come a prima vista


potrebbe sembrare.
Linnamorato si rivolge alla sua amata ricordandole anzitutto
che sua madre non c e che questo il momento propizio perch
possa scendere da casa per vederlo poich, cos recita il secondo
verso, sente nel cuore una grossa spina, un desiderio ardente, che
solo lei potr lenire.
Continua: non attardarti sulla porta per portare a termine ricami
e rattoppi; se mi desideri, bando alle chiacchiere, affrettati, senza
dirlo ad altri!
Voglio evidenziare in questo testo due elementi: la scala317 che
si deve scendere e la porta che si deve oltrepassare. Essi sono gli
intoppi sostanziali ed anche i limiti psicologici che una mamma
autoritaria ha posto come paletti che resistono anche in sua
assenza.
Tali elementi, ricordati e cantati nel breve componimento,
risalgono tuttavia, e qui rimarco la non banalit del brano, ai canti
del 318 (paraclausituron), ossia alle invocazioni
presso la porta chiusa, cari ai poeti damore ellenistici, passati poi
nella letteratura romana che ritroviamo nel Curculio di Plauto, una
sua dimenticata commedia, nella quale leggiamo che Fedromo,
giovane amante della bella Planesio, vicino alla porta dellamata
improvvisa una serenata ai chiavistelli, suoi rigidi custodi: pessuli,
heus pessuli, vos saluto lubens319ecc. affinch si inteneriscano e
lascino uscire dalla porta la bella.
La terza strofe, il ricorso alla Madre e in extremis, un suo
coinvolgimento, merita una breve notazione.
La mamma320invocata la persona che pi conosce i segreti
dellanimo, lancora di salvezza in ogni momento della vita,
colei che non pu deludere le aspettative del figlio.

Elemento sottintesoDa cui clausura319 Chiavistelli, oh, chiavistelli, vi saluto lietamente. I versi sono
tetrametri cretici, di origine alessandrina.
320 Voce familiare ed affettuosa usata al posto di madre.
317
318

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212

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Se poi, quarta strofe, ogni tentativo sar inutile, ricorrer al solo


sentimento che, si sa, senza la ragione imprevedibile e
incontrollabile.
Questo m pgghju mmnza va, la rapir per la strada, la
sintesi di tante letterature a cominciare dal rapimento di Elena, a
quello di Proserpina, di Lucia e di tante altre donne che con
lestrema ratio della fuitna321 , pongono fine ai sospiri e alle
attese. Anche la seconda versione, la prtu appressu a mma la
portu a villi si equivale alla prima. Lamata segue lamato che
simpegna a farle trascorrere una vita serena.
La quinta strofe, ricordatami dallamico Francesco Aronne,
annessa, come tantissime altre possibili, si discosta un bel po
dalla poetica che ha caratterizzato le precedenti.
In essa luomo cui pure stato dato lassenso e la disponibilit
ad essere amato, forse perch non ha combattuto a pieno il duello
damore o forse perch conscio che inutile fare promesse
impossibili, preso e calatosi nella realt di una dura esistenza,
vuole condividere con la sua donna non solo gioie quanto
soprattutto i sacrifici cui andr e andranno, insieme, incontro. In
modo rude quindi e senza fronzoli, le affider i propri attrezzi di
lavoro, quella zappa che scuote e incurva le ossa, fa vibrare i nervi
lasciando segni incancellabili, che tuttavia modifica in attrezzo
meno pesante e pi maneggevole anche se alla fine provoca gli
stessi irreversibili danni.
Concludo sottolineando come antico veramente il cuore del
nostro presente e come la cultura classica continua ad essere
unesperienza storicamente valida e vitale, vero presupposto della
nostra civilt.

Rapimento e fuga seguito dal matrimonio riparatore. Il vocabolo


di origine siciliana.
321

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213

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

1. Maria Vicnza, famlu n piacri,


2. Maria Vincenza, fammi un favore,
3. Maria Vicnza, famlu nu piacri, oil!
4. Maria Vincenza,fammi un favore, ors!
5. Tu mbrestamlu, i n ccciu di sli,
6. prestami un po di sale,
7. tu mbrestamlu, i nu ccciu di sli, oil!
8. prestami una piccola pietra di sale, ors!
9. C po lacctto, e to lu trnu a rnni,
10. appena lo compro te lo restituir,
11. ca po laccttu e ti lu trnu a rnni, oil!
12. appena lo compro te lo restituir, ors!
13. U telailu, e chi da Npuli vni,
14. l ambulante che viene da Napoli
15. u telailu, e chi da Npuli vni, oil!
16. lambulante che viene da Napoli, ors!
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214

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

17. A tla mia, j n la vnnu a cnni322,


18. la mia tela non la vendo a canna,
19. a tla mia, j no la vnnu a cnni, oil!
20. non la vendo a cnna, ors!
21. A vnnu ad nza, a cmi va la sta,
22. la vendo ad oncia,allo stesso prezzo della seta,
23. la vnnu ad nza323, a cmi v la sta324, oil!
24. la vendo ad oncia, come la seta, ors!
25. E tre di qussi, e fnu mnza cnna,
26. tre di tali misure corrispondono a mezza cnna,
27. e tre di qussi, e fnu mnza cnna, oil!
28. tre di tali misure, corrispondono a mezza cnna ors!
29. Tu tagghjamla, e n bianca suttna,
30. tagliami tanta tela da ricavarne una bianca sottana
31. tu tagghjamla, e n bianca suttna, oil!
32. tagliamela per una bianca sottana, ors!
33. Lu rcciu mpdi, e lu dntu di cni,
La canna napoletana misurava otto palmi pari a metri 2,109.
Esisteva una canna legale di 10 palmi, pari a metri 2,646. A
Mormanno la cnna era di otto palmi ma misurava metri 2,12. Come
si vede la misura era convenzionale.
323 Lnza, era loncia un peso con cui si misuravano i preziosi. Il
suo valore oscillava intorno ai 30 gr. Tale unit di misura era in uso
nel sistema ponderale siculo-italiota adottata poi dai romani. Dopo
lentrata in vigore del sistema metrico decimale in Italia usata in
farmacia e nei paesi anglosassoni corrisponde, come unit di massa,
a 28,35 gr.
324 La seta aveva un alto prezzo.
322

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215

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

34. calcola pure unarricciatura ed un risvolto


35. u rcciu mpdi e lu dntu di cni oil!
36. unarricciatura ed un risvolto, ors!
37. Strcati ntrra, ti pgghju la misra,
38. sdraiati, ora ti voglio misurare,
39. strcati ntrra, ti pgghju la misra, oil!
40. sdraiati ora, ti voglio misurare, ors!
41. Oi mra ma325, cava pti gi,
42. povera me, cosa mi doveva capitare oggi,
43. oi mra ma, cva pti gi, oila!
44. povera me, cosa mi doveva capitare oggi, ors!
12.

U prcu prssu e la suttna scigta,


ho perduto il maiale e ho strappato la gonna,
prcu prssu e la suttna scigata, oil!
ho perduto maiale e ho strappato gonna, ors!326

Vedi spiegazione del termine in Guida alla scoperta ecc. Vocaboli


di origine greca.
326 La vicenda, come una commedia dellarte, si svolge in diversi
momenti. La prima scena ci presenta lingenua paesana, Maria
Vincenza, che esce fuori di casa per chiedere alla vicina un po di sale
(versi 1-3). Mentre scambia quattro chiacchiere con la comare ecco
apparire (verso 4) un venditore ambulante che mostra della tela
esaltandone la fattura ed il pregio si da convincere la giovane ad
acquistarne tanta quanto basta per ricavarne una sottana ricamata
(versi 5-9). Attratto dalla procacit della fanciulla il furbo giovanotto
(verso 10) tenta di approfittarne invitandola a sdraiarsi per terra.
Maria Vincenza nel frattempo (versi 11-12) si ritrova la sottana
strappata e il maialetto sfuggito. Originario napoletano.
325

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216

Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Motivi ad aria
Sono motivi che si cantano su ritmo binario, secondo lestro e la
situazione.
Trascrivo le parole di due canti fortunatamente recuperati nella
mia memoria, appresi da mio nonno.

U pastoru
U pastru drmi fra
Ntti e jrnu si dispra
E jastma la furtna
C lu ngnna la mugghjri
Il pastore dorme in campagna
Notte e giorno si dispera
E bestemmia la sorte
Perch la moglie lo tradisce
La mugghjri ch cchi dtta
Mnge pcuri girnu e ntti!
Addu pastru,
tu fi la vta
cma nanimli!
La moglie che pi scaltra
Munge pecore giorno e notte327
Addio, mio pastore,
tu fai una vita
come una bestia!

Munge pecore = guazza nella ricchezza che il poveraccio le


procura con un lavoro faticoso.
327

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

I arrivtu paparddru.
E arrivato pap.
Cttu cttu, bllu miu
Stai zitto o tesorino
Fi lu brvu, ascta e drmi
fai il bravo ascolta e dormi
Fi lu brvu bambinddru
fai il bravo o bel bambino
Ca ti cntu n fattarddru.
ti dir un raccontino.
I arrivati paparddru
E arrivato il tuo babbino
Chnu chnu di campanddri
ha portato campanelli
Gnu a mma e gnu a tta
uno a me e uno a te
Li stipmu p vennirida
li conserveremo per venerd
Vennirida non si cmmara
Venerd giorno di magro
Li chiudmu ntr la cmmara
li mettiamo nella stanza
Ntraa cmmara c scru
nella stanza c il buio
Lappicmu lu mru
li appenderemo al muro
A lu mru c l chivu
al muro c un chiodo
Li sunmu po a ottrvu!
e li suoneremo ad ottobre!

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Un canto religioso unico.

Tra i canti del gioved santo, di autore ignoto, assume un


valore particolare il SALVE O CROCE, presente nella tradizione
da almeno due secoli.
Suonato con lorgano da vari esecutori, soprattutto secerdoti
mormannesi, nellultimo secolo stato eseguito e cantato, in
ordine di tempo, dal parroco Ettore Maradei, dallorganista Nicola
Bloise ed ora da Giuseppe Cantisani.
Veniva tintonato anche da solisti dotati di voci particolari.
Ricordo il sacerdote Giovanni Armentato e il signor Antonio
Cersosimo.
Ne trascrivo anche musicalmente il testo onde evitare la perdita
di una melodia che rappresenta a mio avviso un momento
irripetibile della storia della Mormanno cattolica.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

Leggiamo ora il testo integrale.

Salve o Croce! Di memore pianto


Oggi grato ti bagna il redento.
Il materno solenne lamento
Trova uneco dei figli nel cor!
Alla Chiesa che geme risponde
Dei fedeli lo stuolo contrito
Il Maestro rimembra tradito
Del trafitto rimembra il dolor.
Salve o Croce! Vessillo di pace
Sacro pegno del nostro riscatto
Su di Te si firmava quel patto
Cha allinferno la preda strapp.
N la palma Ti eguaglia n il cedro
Pria dinfamia or di gloria sei trono!
Da Te venne il promesso perdono
Che giustizia la fronte baci.
Ecco lUomo: dal vertice allimo
Tutto piaga di sangue rigato.
Ecco lUomo delluomo il peccato
Lieto assunse e innocente pat.
Ecco lUomo, ecco il figlio di Dio
Che propizio lo sguardo a noi volse
Fu Sua vita che morte ne tolse
Fu Sua morte che vita ci d.
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

INDICE
Descrizione

Pagina

Dedica

Uomini Illustri
Dal 1400 al 1700
Giovanni Donadio
Alfonso Leone
Matteo Perrone
Dal 1700 al 1800
Antonio De Callis
Angelo e Genesio Galtieri
Angelo Galtieri
Genesio Galtieri
Francesco Genovesi
Giuseppangelo Greca
Francesco Filomena
Santo Maradei
Filippo Tufarelli
Uomini del 1800
Carlo Capalbi
Maria Luisa Fazio de Jorio
Francesco Minervini
Francesco Oliva
Dal 1900 al 1950
Vincenzo Minervini
Edoardo Pandolfi senior
Catalogo scrittori

5
7
9
15
15
17
19
19
20
23
29
29
30
31
31
33
35
35
36
38
41
43
44
da 59 a 65

Anzelmi Domenico, Bloise G. Battista, Bloise Giovanni,


Bloise Giuseppe, DAlessandro Antonio, DAlessandro
Raffaele, Filomena dott. Pietro, Fazio F. Maria, La Terza
avv. Vincenzo, Martino Leopoldo, Minervini Filippo,
Minervini Francesco, Minervini clericus Nuntius, Perrone

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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.


Francesco, Perrone Fedele, Perrone Nemesio, Perrone
Raffaele,Rotondaro Agostino Tommaso,Salan Domenico
65
Edoardo Pandolfi junior

Silvio Paternostro
Gaetano Alberti
Avvenimenti di progresso
Breve storia istituti di credito
La Cassa Rurale
La Banca La Greca
La Cassa di Risparmio
Industria a Mormanno
Il Pastificio DAlessandro
Una premessa culturale
La biblioteca popolare
Ricordi personali
Costantino Accurso
Luigi (Gino) Alberti
Franco Alberti
Raffaele Armentano
Luigi Fortunato
Longo Benedetto
Luigi Maradei
Frank Pandolfi
Saverio Piragino
Biagio Maradei
Tradizioni, vita e costumi di Mormanno
Tradizioni autunnali
Tradizioni invernali
Tradizioni primaverili
Tradizioni dellestate
Tradizioni ormai perdute
Tradizioni ancora vive e rivalutate

70
72
73
77
79
80
82
89
93
95
96
97
98
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102
103
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109
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113
125
137
143
149
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.


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Magie e superstizioni

Folclore Mormannese
Cadduru du garfalu
Canto del cpi cpi
Canzunddra a la minzgna
Cu ti li dssi ca
Garofalddru meju
Luna luna nva
Mi nni vurra
Oil oil oil
U telailu
Salve o Croce!
Indice

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198
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204
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Uomini, tradizioni, vita e costumi di Mormanno. 2.a edizione.

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