Anda di halaman 1dari 9

LA STRUTTURA DELL'ASSERTIVIT

La struttura concettuale dell'assertivit un sistema complesso di abilit e di concetti ordinati


funzionalmente su cinque livelli. Ogni livello definisce un aspetto dell'assertivit e insieme
rappresenta un obiettivo per la formazione di s : l'autonomia emotiva, la libert espressiva, il
rispetto di s e degli altri, 1 ' autoaffermazione e l'immagine positiva di s.
Attraverso i cinque livelli, si passa dalla semplice sensazione alla piena consapevolezza delle
motivazioni che ispirano la propria attivit.
I cinque obiettivi dell'assertivit
Al primo livello si colloca l'abilit di riconoscere le emozioni (ansia, timore, irritazione, gioia,
commozione, ecc.). Obiettivo l'autonomia emotiva, il percepire le emozioni come un
arricchimento della situazione, senza quel coinvolgimento negativo, legato alla presenza di altre
persone, che genera vergogna, imbarazzo o disagio, per il timore di essere giudicati.
Le emozioni hanno una base biologica, dovuta alle reazioni del sistema nervoso autonomo, come
evidente nell'arrossire e nel sudare. Ci che le alimenta un eccesso di consapevolezza che si
verifica quando si orienta l'attenzione sul "come" si fa qualcosa invece che sul "che cosa" si sta
facendo.
Al secondo livello vi la capacit di comunicare emozioni e sentimenti attraverso molteplici
strumenti comunicativi (mimici, gestuali, ecc.). Obiettivo la libert espressiva, che significa
padroneggiare le reazioni motorie, perch non siano alterate o inibite dall'ansia e dalla tensione,
come quando la mimica diviene rigida o il gesto tremante.
Al terzo livello vi la consapevolezza dei diritti della persona. Obiettivo il rispetto di s e degli
altri: ci richiede di identificare e di valutare i propri diritti in relazione a quelli altrui, per mediare
le esigenze personali con quelle sociali, secondo il principio della reciprocit. Il terzo livello ha un
ruolo centrale nella teoria dell'assertivit, perch sui diritti e sul principio di reciprocit che si
fonda la distinzione tra comportamenti passivi, aggressivi e assertivi. Le abilit richieste sono di
tipo cognitivo (discriminazione, giudizio, ecc.) e sono proprie delle funzioni superiori del sistema
nervoso centrale.
Al quarto livello vi la disponibilit ad apprezzare se stessi e gli altri. Obiettivo la stima di s,
la capacit di valorizzare gli aspetti positivi dell'esperienza, con una visione funzionale e costruttiva
del proprio ruolo sociale. Si giunge a tale risultato sviluppando la sensibilit nei confronti dei vari
aspetti della motivazione umana.
Al quinto livello vi la capacit di auto-realizzarsi, con la consapevolezza di poter decidere sui
fini della propria vita. Obiettivo l'immagine positiva di s, il modello concettuale che sta alla base
della fiducia e della sicurezza personali. Sono in gioco abilit globali e profonde, centrate sul
conoscere realisticamente se stessi: come si , con i propri limiti e le proprie possibilit, e come si
aspira a essere, seguendo i propri ideali. Un'immagine positiva di s comporta maggiori capacit di
autocontrollo, di intervento sulle situazioni e di soluzione dei problemi, in un "ambiente intemo"
rilassante. Ci consente di affrontare in modo positivo ansia e stress e di percepire le difficolt non
come occasioni negative di frustrazione, ma come ostacoli da superare abilmente. A quest'ultimo
livello si giunge progressivamente con un incremento di abilit nell'uso delle tre forme di
comportamento di cui si compone la personalit: autonomico o delle reazioni emozionali, motorio o
dei comportamenti volontari, cognitivo o dei pensieri e delle verbalizzazion.
Per raggiungere gli obiettivi dei vari livelli si lavora su due aspetti, uno concettuale, relativo al
contenuto, e uno tecnico, riguardante il modo di agire: ali 'aspetto concettuale del riconoscimento
dei propri sentimenti si accompagna l'aspetto tecnico della ricchezza espressiva; a quello della
comprensione e dell'accettazione della teoria dei diritti, quello della capacit di farli valere.
La chiarezza concettuale nella definizione dei propri obiettivi e dei limiti imposti dall'esigenza di
non prevaricare sugli altri, si traduce nella capacit pratica di realizzarli contemperando autonomia
di pensiero e adeguatezza sociale.
1

Riconoscere le emozioni
Felicit, tristezza, rabbia, paura, disgusto, disprezzo, sorpresa, interesse e vergogna sono le
principali emozioni.
Si tratta del risultato finale di un processo che inizia con qualsiasi stimolo che, attraverso la
reazione del sistema nervoso autonomo, produce risposte viscerali nell'organismo (vasocostrizione,
tachicardia, secrezioni ormonali, sudorazione, ecc.): subite passivamente dal soggetto, vengono
vissute come emozioni (ad esempio, arrossire e provare imbarazzo).
Emozioni e sentimenti
Si pu paragonare la reazione emotiva alla vibrazione di un diapason sensibile a quanto accade
nell'ambiente circostante. La consapevolezza della risonanza interna trasforma l'emozione in
sentimento: il sentimento comprende anche la memoria di quella condizione esistenziale
precedente, che stata modificata dall' attuale emozione.
La visione di un monte le cui cime innevate si levano sopra le nubi, la descrizione dell'infuriare di
una tempesta, oppure la rappresentazione del regno infernale di Milton suscitano piacere misto a
terrore; invece, l'occhio che spazia su prati in fiore, valli percorse da rivi serpeggianti, disseminate
di greggi al pascolo, la descrizione dell'Eliso oppure la raffigurazione della cintura di Venere in
Omero, procurano anch'esse sensazioni deliziose, per liete e aperte al sorriso. Per far s che le
impressioni del primo tipo possano verificarsi in noi con la dovuta intensit, dobbiamo avere un
sentimento del sublime; per godere quelle del secondo tipo in modo adeguato, un sentimento del
bello.... Il sublime commuove, il bello attrae.
Capire i sentimenti
I sentimenti non sono uno smarrimento, perch grazie a essi la nostra massima facolt pu
restituirci delle direttive di vita pi vere. Nei sentimenti si ritrova l'uomo di sempre, nel loro buon
uso l'uomo migliore.
Riconoscere i sentimenti la condizione per "sentirsi" come persone, caratterizzate dalla propria
individualit e soggettivit:
Il sentimento di s, immerso nella particolarit dei sentimenti (delle
sensazioni semplici, come degli appetiti, degli impulsi, delle passioni e
delle loro soddisfazioni), non distinto da essi.
Educazione sentimentale
Familiarizzarsi con il mondo dei sentimenti richiede una "educazione sentimentale", a cui pu
contribuire la lettura di romanzi e di racconti, determinante per cogliere i "modelli" dei sentimenti:
[...] la materia prima di un narratore sono i sentimenti. Scrivendo romanzi e racconti, mi sono
sempre dovuto calare nella psicologia dei personaggi, domandarmi che cosa provavano in
determinate situazioni e cercare di restituire le loro emozioni sulla pagina.
L'educazione sentimentale consiste nell"aprirsi a tutti i sentimenti:
Solo questa apertura ci pone in grado di comprendere tutti gli individui, anche quelli nettamente
diversi da noi. Si tratta di comprendere anche chi possiede sentimenti molto diversi dai nostri e
perch li possiede. [.-]
Affermo l'esigenza di una disponibilit a tutti i sentimenti, cio di una autentica e profonda apertura
sentimentale.

Oggi non intendo pi far consistere la vita sentimentale nell'esaltazione di un solo sentimento, ma
interpreto i vari sentimenti come momenti di un tutto, come fattori che concorrono, tutti insieme, a
formare la personalit dell'individuo.
Un'altra forma di educazione sentimentale, meno abituale, pi complessa, ma pi potente, perch
intimamente connessa con i sentimenti, la musica.
Scopo della musica: comunicare dei sentimenti.
Educare alla comprensione della musica come educare alla comprensione del significato dei
sentimenti:
Struttura e sentimento nella musica. I sentimenti accompagnano la comprensione di un pezzo di
musica cos come accompagnano i processi della vita.
Alla musica ci si accosta con umilt e pazienza, ma poi essa svela profondit insospettate, che
consentono di dire, ad esempio:
All'educazione sentimentale pu contribuire ogni genere di opera d'arte:
Si potrebbe pure chiamarla [l'opera d'arte], se non l'espressione di un sentimento, un'espressione
sentimentale o un'espressione sentita. si potrebbe anche dire che gli uomini che comprendono tale
espressione entrano con essa "in risonanza", rispondono ad essa, nello stesso modo.
Autoregolazione verbale
La mancanza di abitudine a riconoscere i sentimenti limita la confidenza in se stessi ed all'origine
di molti disturbi psicosomatici.
Acquisendo maggior sensibilit nei confronti dei sentimenti, si scopre che tante forme di disagio
generico, di umore depresso, di inquietudine, hanno un'origine situazionale e sono legate a eventi o
a persone ben precise, verso cui si provano sentimenti conflittuali quali collera, irritazione,
disappunto, noia, insieme a senso di colpa, timore, ansia generica.
Il riconoscimento dei sentimenti consente di valutare pi realisticamente le situazioni e la possibilit
di agire nei confronti degli aspetti negativi in esse presenti.
Manifestare emozioni e sentimenti
Riconosciuti, analizzati e definiti i sentimenti, spetta all'insieme degli atti volontari della persona il
compito di manifestarli. Tale insieme si chiama motorio, perch richiede il movimento dei muscoli
con cui ci si adatta all'ambiente: non solo i movimenti di locomozione, come camminare o spostarsi,
ma anche quelli che servono alla comunicazione, come la gestualit e la mimica.
Manifestare i sentimenti ancora allo stato nascente costituisce una sorta di amplificazione, che
permette di definirli con maggior precisione e abitua a diventare pi fini conoscitori di se stessi.
Anche dal punto di vista epistemologico, la possibilit di definire un sentimento dipende dalla sua
manifestazione:
Se dico a me stesso che provo un certo sentimento (per esempio di odio, di gioia, di amore, di
tenerezza, ecc.) so assai bene di non poter essere affatto sicuro, in base alle sole parole da me
pronunciate o pensate, che io lo provi effettivamente. [...] L'unica risposta possibile mi pare la
seguente [...]. Se riesco ad agire in ogni istante come agirei se non provassi pi alcun rancore verso
chi mi ha offeso, questo basta a garantirmi che gli ho davvero perdonato; se mi comporto verso la
persona, cui dichiaro il mio amore, come dovrei comportarmi se l'amassi veramente, questo mi
prova che il mio amore per lei non diminuito. L'unica via per verificare o falsificare ogni dubbio
sui diversi sviluppi dei miei sentimenti l'esame obiettivo e scrupoloso delle azioni attraverso le
quali li manifesto; [...] non l'introspezione, sempre incerta e incontrollabile, ma l'analisi obiettiva
controllabile e universale.12
Perch l'ambiente risponda adattandosi alle esigenze dell'individuo, necessario che questi sappia
esprimere chiaramente i sentimenti: i sentimenti hanno un valore personale e soggettivo, di contro
3

al valore universale delle idee: si pu infatti dire che "abbiamo delle idee, ma siamo i nostri
sentimenti".
Le persone che appaiono dotate di una "forte personalit" abitualmente esprimono ci che pensano
e ci che provano, suscitando in tal modo un'impressione di autonomia e di creativit che facilita il
raggiungimento dei loro obiettivi, perch, come si suol dire, "il mondo si tira in disparte, quando
vede qualcuno che sa dove andare".
Controllo volontario delle emozioni
I sentimenti e le emozioni, di per s autonomi e involontari, possono essere controllati
volontariamente, sia pure in modo indiretto.
Non possibile, infatti, dominare direttamente le emozioni, con il contrasto e la lotta, ma solo
indirettamente, a condizione di accettarle come fatti del tutto naturali:
Sembra che la maggior parte di coloro che hanno scritto sugli affetti e il modo di vivere degli
uomini, non trattino di cose naturali, che seguono le leggi comuni della natura, ma di cose che sono
al di fuori della natura. [...]
L'uomo sempre necessariamente soggetto alle passioni e segue il comune ordine della natura, ad
esso obbedisce e ad esso si adatta, nella misura che la natura delle cose esige.
La tecnica implosivo-espressiva
Un esempio dell'utilit del controllo indiretto delle emozioni offerto dalla psicologia clinica con la
tecnica "implosivo-espressiva". una procedura di "terapia del comportamento", indicata nel caso
di depressioni aspecifiche: consiste nell allenarsi a muovere i muscoli del volto, per ridare
espressivit alla mimica. Gli esercizi, inizialmente guidati dal terapeuta e ripetuti poi
quotidianamente allo specchio, riprendono le forme tipiche delle emozioni di base. Modulare la
mimica contraendo semplicemente i muscoli del volto pu sembrare un espediente artificioso e
meccanico; risulta tuttavia efficace per evocare emozioni e sentimenti e sbloccare l'apatia
caratteristica del depresso: la riattivazione del suo sistema motivazionale viene "rinforzata" dai
riscontri positivi di coloro che interagiscono con lui.
In generale, buona regola esercitare la mimica, perch sia pi ricca e sfumata possibile, cos come
per il musicista importante possedere una completa padronanza del suo strumento, perch possa
esprimere appieno la sua creativit. Ci non significa, tuttavia, che la persona assertiva debba
mostrarsi con una mimica costantemente ricca di spunti e di suggestioni: vi sono dei momenti in cui
altrettanto utile mostrarsi rilassati o impenetrabili.
Abilit espressive e creativit
La procedura implosivo-espressiva ha anche un'altra funzione: aiuta a ricordarsi delle proprie
capacit di autocontrollo:
Poich un'altra cosa vorrei che qui soprattutto si notasse, vale a dire che noi niente possiamo fare
per decisione della mente, se non ce ne ricordiamo.
Gli esercizi sulla inimica insegnano a vedere le emozioni come un qualcosa di accessorio, che in
parte ci si messi addosso, sia pure inavvertitamente, ma che possibile togliersi quando si vuole.
Se si entra in questa prospettiva, che poi quella degli attori, allora affrontare le difficolt pu
diventare un impegno vivace e - almeno in parte - piacevole: un gioco.
Per questo pu essere utile sperimentare intenzionalmente i volti della depressione, per abituarsi a
non sentirsene condizionati. Se poi capita davvero di essere depressi, si gi sensibilizzati a
riconoscere come la tendenza ad assumerne la tipica espressione induca a sentirsi ancora pi
depressi, a volte persino con una sottile venatura di autocommiserazione. Mutando espressione,
migliora la comunicazione con gli altri e risulta pi facile trovare nuove soluzioni ai problemi che
4

hanno originato la depressione. Chi ha un comportamento non verbale rigido risulta monotono nel
comunicare i sentimenti e anche la sua vita interiore risulta impoverita. Di regola bene lasciare
che la vita interiore traspaia dall'espressione del volto, dalle sfumature vocali, dall'andatura e, in
generale, da tutto l'atteggiamento corporeo: se siete felici, mostratelo. La stessa cosa deve avvenire
con le altre emozioni. E sorprendente notare come molte persone, anche quando si sentono urtate o
annoiate, nascondano ci dietro un sorriso di circostanza.
Rispettare invece i propri sentimenti, riconoscendoli ed esternandoli, rende il rapporto con gli altri
pi chiaro e costruttivo.
Comportamento motorio, ansia e paura
Il legame esistente tra comportamento volontario e reazioni emotive consente di controllare anche
l'ansia e la paura, in accordo con la "teoria periferica delle emozioni" di James-Lange (Wilson,
1975): la percezione di una minaccia non dovuta a condizioni estreme, ma alle sensazioni
disturbanti interne all'individuo, prodotte da tali condizioni.
Per emozione (affectus) intendo le modificazioni corporali per cui il potere di azione aumentato o
diminuito nel corpo, aiutato o represso, e nello stesso tempo le idee di queste modificazioni.
Ad esempio, parlare in pubblico pu apparire una situazione minacciosa, non perch lo sia
oggettivamente, ma perch in presenza di essa il relatore avverte in s i segni del disagio:
tachicardia, sudorazione, bocca asciutta, blocco delle idee, tensione e tremore, eccetera.
Quando si ha paura, si crea una "spirale neurotica" messa in moto dai segnali provenienti
dall'ambiente esterno: percepiti come minacciosi, provocano reazioni autonomiche di "all'erta"
(aumenta la frequenza del battito cardiaco e del ritmo del respiro, i muscoli si tendono, i surreni
liberano adrenalina nel sangue, e cos via). La sensazione del soggetto di provare reazioni di paura
ha l'effetto di confermare la pericolosit della minaccia iniziale. Il risultato l'accrescimento della
percezione di minaccia e, conseguentemente, delle reazioni di paura: camminando di notte in una
strada deserta, se accelero il passo per la paura, la paura aumenta; se, invece, mi impongo di
rallentare, mantengo la paura sotto controllo.
L'effetto tranquillante del muoversi in modo lento e controllato o, addirittura, del non fare nulla,
lasciandosi "avvolgere" dagli eventi, reso con intensa partecipazione da Peter Handke:
Stasera ho riletto alcuni brani della Bibbia, poi ho rivisto Young Mr Lincoln: stata una potente
elevazione dalle difficolt quotidiane, laddove queste per non sono state rimosse ed eliminate, ma
sono apparse semmai sopportabili, e da sopportare (Agar che crede che il proprio bambino
-entrambi sono stati inviati nel deserto - stia per morire di sete, non fugge via, ma si siede in
disparte; e l'Abraham Lincoln di Henry Fonda, con movimenti cos calmi e lenti come le lettere
delle Sacre Scritture); dovetti respirare profondamente, per non piangere."
Se per la paura risulta evidente il coinvolgimento prodotto dalle sue varie componenti, per l'ansia il
discorso pi sfumato, perch non sempre tale emozione facilmente riconoscibile: il primo passo
per il controllo dell'ansia perci quello di identificarla attraverso i suoi sintomi. Sono sintomi
cognitivi preoccupazione, distraibilit, confusione, irritabilit, paura, ecc. Sono sintomi emozionali
sudorazione, palpitazioni, ecc. Sono sintomi somatici respiro affannoso, tensione muscolare,
tremori, senso di debolezza, e altri ancora.
Una passione cessa di esser tale appena ci formiamo un'idea chiara e distinta di essa, e la mente
soggetta alle passioni in proporzione al numero di idee adeguate che essa ha.

Rapporto tra ansia e tensione


L'ansia, in determinate situazioni, positiva, in quanto utile tensione dell'individuo verso i suoi
obiettivi: diventa un fenomeno negativo quando, considerata minacciosa, per effetto della "spirale
neurotica" supera certi limiti.
Il rapporto tra ansia e tensione regolato dalla legge di Yerkes-Dodson (1908), secondo la quale
esiste un rapporto a "U" rovesciata tra il rendimento di un soggetto durante una prova e il grado di
tensione e di attivazione da essa provocato: essere troppo rilassati durante l'esecuzione di un
compito non aiuta a raggiungere buoni risultati, cos come una tensione troppo elevata assume una
valenza negativa e si trasforma in ansia disregolativa e paralizzante.
Il controllo dell'ansia pi facile se la consapevolezza di essa non riguarda solo i sintomi, ma anche
l'intensit con cui viene avvertita. Per questo utile valutare il livello di ansia con una scala a 100
punti, definiti "SUD" (Unit Soggettive di Disagio), ricordando che un valore medio, di 40-60 SUD,
pu migliorare l'efficacia della propria prestazione.
L'aspetto verbale, o cognitivo, dell'assertivit
opinione diffusa che il comportamento umano sia direttamente controllato dal pensiero. In
particolare, di fronte ai problemi di natura psicologica, come riuscire negli studi, affrontare un
esame, farsi degli amici, superare ansie e paure, sul pensiero che si ritiene di dover agire. Cos
l'aiuto che viene dato a chi in difficolt spesso solo verbale: "Ci vuole pi impegno", "devi
studiare di pi", "metticela tutta", "fai attenzione", "un po' di buona volont" e cos via.
Nella realt le cose sono diverse, e gli aiuti verbali non risultano molto efficaci, neppure quando
lo stesso individuo a darsi buoni consigli e prescrizioni:
"Giacch mi fa male non fumer mai pi, ma prima voglio farlo per l'ultima volta".
Nel controllo del comportamento il pensiero e il linguaggio hanno un ruolo importante, ma non
esclusivo; in particolare per quel che concerne l'autocontrollo, si pu dire che il pensiero
necessario, ma non sufficiente.
L'esperienza insegna pi che abbastanza, che nulla gli uomini hanno cos poco in loro potere quanto
la loro lingua, e che nulla sanno fare di meno che dominare i loro appetiti...Cos il bambino crede di
desiderare liberamente il latte, e il fanciullo adirato di volere liberamente la vendetta, e il pauroso la
fuga. Cos, persino l'ubriaco crede di dire per libera decisione della mente quelle cose che, pi
sobrio, vorrebbe non aver dette.
Pensiero strategico
Il primo passo per un uso efficace del pensiero come forma di autocontrollo consiste nel riconoscere
che la personalit complessa e non riducibile a uno solo dei suoi aspetti, quello cognitivo. Il
pensiero efficace pertanto di tipo strategico: non pretende di intervenire direttamente sulla realt,
ma organizza le condizioni - personali e ambientali - perch le difficolt si possano risolvere. Vi
infatti una funzione superiore del pensiero, che si attua nel coordinamento delle tre manifestazioni
della personalit, e vi una funzione pi strumentale, che colloca il pensiero al livello delle altre
due, come una delle possibili reazioni a un dato stimolo: ad esempio, di fronte a una notevole
quantit di lavoro posso reagire con ansia (reazione autonmica), con movimenti frettolosi
(reazione motoria) e accompagnare il tutto dicendomi che non ce la far mai (reazione verbale di
basso livello). Ma il pensiero strategico pu intervenire a riportare le considerazioni del soggetto a
un livello pi elevato mostrando l'irrazionalit dell'idea reattiva "non ce la far mai" e suggerendo
piuttosto l'dea costruttiva"con calma vediamo checosa si pu fare".
Che cosa voglio? e cosa mi pare davvero importante?

Condizioni del pensiero strategico


Una prima condizione del pensiero strategico riguarda le "idee irrazionali di base", che
rappresentano le principali forme di pensiero negativo: il pensiero diviene strategico quando si
stacca da esse, per osservare la situazione nel suo complesso e analizzarla funzionalmente,
prendendo atto che le idee negative non sono uno strumento del pensiero per affrontare le difficolt,
ma una forma di riflesso condizionato, allo stesso modo dell'ansia e della tensione.
Dalla prima condizione segue la massima: non sentirti coincidente con i tuoi pensieri, ma libero da
essi e loro signore.
Coraggio, Drogo. E lui prov a fare forza, a tenere duro, a scherzare con il pensiero tremendo. [...]
Solo gli dispiaceva di doversene andare di l con quel suo misero corpo, le ossa sporgenti, la pelle
biancastra e flaccida...
Gli aspetti cognitivi nei rapporti interpersonali.
No, non pensarci, Drogo, adesso basta tormentarsi, il pi ormai stato fatto. [...] Poi nel buio,
bench nessuno lo veda, sorride.
Una seconda condizione richiede di allenarsi non solo a pensare in modo pi libero e responsabile,
ma a tradurre in azione i buoni propositi. I pensieri infatti, per quanto validi e attraenti siano, per
tradursi in pratica devono fare i conti con le abitudini: alcune limitano o addirittura impediscono il
cambiamento, altre invece favoriscono la realizzazione dei pensieri e il raggiungimento di nuovi
obiettivi. Diventa perci necessario lavorare sulle abitudini. Di qui, la massima: per un facile
controllo dei pensieri, lavora assiduamente a formare solide abitudini di autocontrollo.
Un esempio di strategia per cambiare le abitudini quello utilizzato da Benjamin Franklin:
egli studi attentamente un piano di autosservazione e registrazione. Inizi col compilare una lista
di tutti i comportamenti che si sforzava di raggiungere. [...]
Quando ebbe stabilito questo elenco, Franklin si procur un quaderno su cui prendere nota delle
modalit con cui si verificava ogni comportamento. Riteneva che l'autosservazione fosse essenziale
a comprendere meglio gli errori. [...] Egli osservava attentamente tutte le sue abitudini, bench si
concentrasse su una sola da migliorare ogni settimana.
Linguaggio interiore
Una terza condizione riguarda l'uso del linguaggio interiore.
Per i nostri scopi utile distinguere tra funzione descrittiva, funzione esplicativa e funzione
prescrittiva del linguaggio: la prima entra in gioco quando si prende atto di una situazione; la
seconda quando si avanzano ipotesi sulla natura delle difficolt incontrate; la terza quando si decide
di agire.
Vi sono dei princpi che permettono l'applicazione del pensiero strategico alla realt da modificare:
1.
Le descrizioni devono raffigurare le situazioni in termini fattuali, devono cio parlare di
fatti. Questa regola deriva dallo stesso assunto metodologico da cui trae origine la moderna scienza
del comportamento: se vi un problema umano, esiste almeno un comportamento che ne indica la
presenza.
2.
Le prescrizioni devono tradursi in termini operazionali, devono cio indicare le operazioni
attuabili nel contesto dei fatti descritti. Questa regola deriva dall'assunto: se vi una soluzione a un
problema umano, esiste almeno un comportamento che la realizza.
3.1 termini esplicativi devono essere relazionali e non essenzialistici, le spiegazioni cio devono
riferirsi a relazioni tra oggetti o fatti e non richiedere l'introduzione di entit astratte o metaforiche:
ad esempio, parlare del successo di qualcuno in termini di "buona volont" significa ricorrere a
un'entit astratta, mentre attribuire il successo all'ambiente stimolante e a fattori motivanti, come
l'interesse per un determinato obiettivo, significa rilevare relazioni tra variabili.
Questa terza regola conseguente alle altre due e nasce dall'osservazione che la comprensione di un
problema richiede l'identificazione di quei comportamenti che ne consentono la soluzione.
7

Che cosa vuol dire, ad esempio, capire la natura di una paura?


L. Wittgenstein:
Se ho paura e scappo, la paura si associa al comportamento di fuga e viene da esso mantenuta
indefinitamente. La soluzione della fobia si ha quando si modifica tale comportamento, evitando la
fuga a favore di una cauta esposizione allo stimolo temuto: solo in tal modo posso scoprire che come si suol dire - il lupo non cos pericoloso come l'immaginazione si prefigura.
Ristrutturazione cognitiva e immagine di s
L'importanza della funzione cognitiva legata alla possibilit di operare quella che in termini
tecnici si definisce "ristrutturazione cognitiva": quel cambiamento che si determina nel modo di
pensare quando, analizzando i pregiudizi, si d un senso nuovo alle cose.
La struttura concettuale dell'assertivit stata pensata per facilitare una forma di ristrutturazione
orientata a sviluppare sia il pensiero strategico sia l'immagine positiva di s.
Che cos' l'immagine di s
L'immagine di s la risultante mentale di molteplici componenti, tra cui ci che una persona crede
di essere e ci che crede di mostrare agli altri.
un insieme di congetture, a volte realistiche, a volte viziate da pregiudizi e da idiosincrasie
soggettive:
Ci concedessero gli dei di vederci come gli altri ci vedono! Da molti errori sapremmo liberarci e da
molte sciocche idee.
Per chiarire il processo interiore che porta alla formazione dell'immagine di s e la sua importanza
nel condizionare i sentimenti, consideriamo questo brano del "Bel-Ami" di Guy de Maupassant, in
cui sono evidenti le espressioni che fanno riferimento alle credenze, alle supposizioni, alle paure, ai
sentimenti che sono all'origine dell'immagine che ha di s il protagonista Duroy:
Si sentiva un po' imbarazzato, intimidito, a disagio. Era la prima volta in vita sua che portava un
abito da societ, e la sua tenuta, nel complesso, gli dava delle preoccupazioni. Sentiva che era
alquanto difettosa, sia per le scarpe non verniciate, anche se abbastanza fini, poich la cura di
calzare bene era sempre stata una delle sue civetterie, sia per la camicia da quattro franchi e
cinquanta, comperata al Louvre la stessa mattina, e il cui sparato troppo sottile gi cominciava a
cedere. [...]
I pantaloni, un po' abbondanti, disegnavano male la gamba, e pareva gli si avvoltolassero attorno
al polpaccio, con l'aspetto trasandato che assumono gli abiti di occasione sulle membra che si
trovano casualmente a ricoprire. [...]
Saliva lentamente i gradini con il cuore che gli batteva, pieno d'ansia, tormentato soprattutto dalla
paura di essere ridicolo; e improvvisamente si vide di fronte un signore in gran gala che lo
guardava [...] e rest di stucco: era lui in persona, riflesso in un alto specchio verticale [...] sul
pianerottolo. Un impeto di gioia lo fece trasalire, tanto si trov migliore di quanto avrebbe creduto.
Come mai Duroy, il protagonista di "Bel-Ami", si era creato un'immagine negativa di s, nonostante
il suo aspetto di fatto piuttosto soddisfacente?
Ci accade quando le congetture su di s sono influenzate dalla paura di riuscire sgraditi piuttosto
che dall'osservazione della realt:
A casa sua, non aveva che il suo specchietto per la barba, cos non gli era stato possibile
contemplarsi per intero, e dato che aveva dovuto limitarsi a considerare alla meno peggio le varie
parti del suo abbigliamento, se ne era esagerato le manchevolezze, sgomentandosi all'idea di
apparire grottesco.

Vi un legame diretto tra immagine ed emozioni: timore e ansia facilmente rendono negativa
l'immagine di s. Al contrario, la constatazione di presentarsi con una buona immagine rende anche
lo spirito pi positivo e di buon umore:
Immagine e conoscenza di s
Ci che d senso all'immagine di s non l'immagine ma il s. La cura dell'immagine pu far
dimenticare il suo contenuto, trasformando l'immagine in una maschera. L'immagine autentica
trasparente e occuparsene significa evitare che essa veli il contenuto: deve essere l'immagine di una
"persona", non la maschera di un "personaggio".
Se mi "preoccupo" dell 'immagine, il risultato un compromesso inadeguato rispetto ai risultati che
vorrei conseguire nel dare una buona immagine di me. E giusto invece "occuparsi" dell'immagine,
sottoponendola alla riflessione critica, al socratico "conoscere se stessi":
Conoscere se stessi richiede di considerare diversi aspetti:
1. L'aspetto fisico, unitamente alle caratteristiche interiori:
Solcata ho fronte, occhi incavati, intenti, crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto, labbro tumido,
acceso, e tersi denti; capo chino, bel collo, e largo petto; giuste membra; vestir semplice, eletto;
ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti; sobrio, umano, leal, prodigo, schietto: avverso al mondo,
avversi a me gli eventi.
2. Le reazioni abituali che si hanno di fronte alle diverse situazioni:
Or duro, acerbo: ora pieghevol, mite:
irato sempre, e non maligno mai:
la mente e il cor meco in perpetua lite.
3.I sentimenti, le aspirazioni, il gusto personale:
La gloria amo e le selve e il biondo iddio: Spregio, non odio mai: m'attristo spesso: Buono al buon,
buono al tristo, a me sol rio.
4. La visione del mondo, il progetto di vita in rapporto al quale si pu parlare di autorealizzazione:
Qualora tu portassi a termine il negozio che via via ti imposto dal momento; se ci tu facessi,
tenendo dietro a retta ragione, con entusiasmo, vigore, simpatia, senza fare intanto qualche altra
cosa; se tu mantenessi puro il dmone tuo personale come se dovessi ormai renderlo di ritorno;
qualora tu fossi capace di tale risultato, senza mai indugiare, senza mai nulla evitare; qualora tu ti
sentissi contento di ci che via via vieni compiendo e contento poi di dire sempre coraggiosamente
la verit; ebbene: felice sar la vita tua.

Anda mungkin juga menyukai