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CANTO 1

Testo

Parafrasi

Per correr miglior acque alza le vele


La navicella del mio ingegno, ormai, alza le vele per
omai la navicella del mio ingegno,
percorrere acque migliori e lascia dietro di s il mare
che lascia dietro a s mar s crudele; 3 crudele dell'Inferno;
e canter di quel secondo regno
dove lumano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno. 6

e io canter di quel secondo regno (Purgatorio) in cui


l'anima umana si purifica e diventa degna di salire al
cielo.

Ma qui la morta poes resurga,


o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Caliop alquanto surga, 9

Ma qui la poesia morta risorga, o sante Muse, dal


momento che sono consacrato a voi; e qui si sollevi
seguitando il mio canto con quel suono alquanto Calliope, assistendo il mio canto con quel
di cui le Piche misere sentiro
suono di cui le misere gazze (le figlie di Pierio)
lo colpo tal, che disperar perdono. 12 sentirono un tale colpo che disperarono di essere
perdonate.
Dolce color doriental zaffiro,
che saccoglieva nel sereno aspetto
del mezzo, puro infino al primo giro, 15
Un dolce colore di zaffiro orientale, che si raccoglieva
a li occhi miei ricominci diletto,
nell'aspetto sereno dell'aria pura fino all'orizzonte,
tosto chio usci fuor de laura morta restitu gioia ai miei occhi non appena io uscii fuori
che mavea contristati li occhi e l petto.dall'aria morta (dell'Inferno), che mi aveva rattristato
18
gli occhi e il cuore.
Lo bel pianeto che damar conforta
faceva tutto rider loriente,
velando i Pesci cherano in sua scorta.
21
Il bel pianeta (Venere) che spinge ad amare illuminava
gioiosamente tutto l'oriente, offuscando con la sua luce
I mi volsi a man destra, e puosi mente la costellazione dei Pesci che lo seguiva.
a laltro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor cha la prima gente. Io mi rivolsi alla mia destra e osservai il cielo australe,
24
vedendo quattro stelle che nessuno ha mai visto eccetto i
primi progenitori (Adamo ed Eva).
Goder pareva l ciel di lor fiammelle:
oh settentrional vedovo sito,
Il cielo sembrava godere della loro luce: o emisfero
poi che privato se di mirar quelle! 27 boreale, sei davvero desolato non potendo ammirare
quelle stelle!
Comio da loro sguardo fui partito,
un poco me volgendo a l altro polo,
l onde il Carro gi era sparito, 30
Non appena ebbi distolto il mio sguardo da esse,
volgendomi un poco al cielo boreale da dove ormai

vidi presso di me un veglio solo,


l'Orsa Maggiore era tramontata,
degno di tanta reverenza in vista,
che pi non dee a padre alcun figliuolo. vidi accanto a me un vecchio solitario, che a guardarlo
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ispirava tanto rispetto quanto quello che un figlio deve
al proprio padre.
Lunga la barba e di pel bianco mista
portava, a suoi capelli simigliante,
de quai cadeva al petto doppia lista. 36 Portava la barba lunga e con peli bianchi e neri, simile
ai suoi capelli, dei quali ricadevano sul petto due lunghe
Li raggi de le quattro luci sante
trecce.
fregiavan s la sua faccia di lume,
chi l vedea come l sol fosse davante.
39
La luce delle quattro stelle sante illuminava il suo volto,
al punto che io lo vedevo come se avesse avuto il sole di
Chi siete voi che contro al cieco fiume fronte.
fuggita avete la pregione etterna?,
dissel, movendo quelle oneste piume. Egli ci disse, muovendo quella barba dignitosa: Chi
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siete voi, che risalendo il fiume sotterraneo siete fuggiti
dalla prigione eterna?
Chi vha guidati, o che vi fu lucerna,
uscendo fuor de la profonda notte
che sempre nera fa la valle inferna? 45 Chi vi ha guidati e cosa vi ha indicato la strada,
uscendo fuori dalla notte profonda che rende sempre
Son le leggi dabisso cos rotte?
oscura la voragine infernale?
o mutato in ciel novo consiglio,
che, dannati, venite a le mie grotte?.
48
Le leggi dell'abisso sono cos prive di valore? o in Cielo
stata emanata una nuova legge in base alla quale voi,
Lo duca mio allor mi di di piglio,
dannati, venite alle rocce (al Purgatorio) che io
e con parole e con mani e con cenni
custodisco?
reverenti mi f le gambe e l ciglio. 51
Allora il mio maestro mi afferr, e con le parole, con le
Poscia rispuose lui: Da me non venni: mani e coi gesti mi indusse a inginocchiarmi e
donna scese del ciel, per li cui prieghi abbassare lo sguardo.
de la mia compagnia costui sovvenni.
54
Poi gli rispose: Non sono venuto qui di mia iniziativa:
Ma da ch tuo voler che pi si spieghi scese dal Cielo una donna (Beatrice), per le cui
di nostra condizion comell vera,
preghiere aiutai costui con la mia assistenza.
esser non puote il mio che a te si nieghi.
57
Ma poich il tuo desiderio che ti spieghiamo con
maggiori dettagli la nostra condizione, non possibile
Questi non vide mai lultima sera;
che il mio desiderio sia difforme dal tuo.
ma per la sua follia le fu s presso,
che molto poco tempo a volger era. 60 Questi non mai morto, ma per il suo peccato fu cos

vicino ad esserlo che non sarebbe passato molto tempo.


S comio dissi, fui mandato ad esso
per lui campare; e non l era altra via
che questa per la quale i mi son messo. Come ti ho detto, fui inviato a soccorrerlo; e non c'era
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altra strada se non questa per la quale mi sono inoltrato
con lui.
Mostrata ho lui tutta la gente ria;
e ora intendo mostrar quelli spirti
che purgan s sotto la tua bala. 66
Gli ho mostrato tutti i dannati; ora voglio mostrargli
quelle anime (i penitenti) che si purificano sotto la tua
Comio lho tratto, saria lungo a dirti; custodia.
de lalto scende virt che maiuta
conducerlo a vederti e a udirti. 69
Sarebbe lungo spiegarti come l'ho condotto fin qui; dal
Or ti piaccia gradir la sua venuta:
Cielo scende una virt che mi aiuta a portarlo qui, per
libert va cercando, ch s cara,
vederti e udirti.
come sa chi per lei vita rifiuta. 72
Tu l sai, ch non ti fu per lei amara
Ora ti prego di accogliere la sua venuta: va cercando la
in Utica la morte, ove lasciasti
libert, che molto preziosa come sa chi in suo nome
la vesta chal gran d sar s chiara. 75 rinuncia alla propria vita.
Non son li editti etterni per noi guasti,
ch questi vive, e Mins me non lega; Tu lo sai bene, poich per la libert affrontasti la morte
ma son del cerchio ove son li occhi
ad Utica, dove lasciasti il corpo che il Giorno del
casti 78
Giudizio risplender.
di Marzia tua, che n vista ancor ti
priega,
Gli editti eterni non sono infranti da noi, in quanto
o santo petto, che per tua la tegni:
Dante vivo e Minosse non ha potere su di me: infatti
per lo suo amore adunque a noi ti piega. vengo dal Cerchio (Limbo) dove sono gli occhi puri di
81
tua moglie Marzia, che a vederla sembra pregarti di
considerarla ancora sua, o petto santo: in nome del suo
Lasciane andar per li tuoi sette regni; amore, dunque, piegati a noi.
grazie riporter di te a lei,
se desser mentovato l gi degni. 84
Marzia piacque tanto a li occhi miei Lasciaci andare per le sette Cornici del Purgatorio; io ti
mentre chi fu di l, disselli allora, ringrazier di fronte a lei, se tu accetti di essere
che quante grazie volse da me, fei. 87 menzionato laggi.
Or che di l dal mal fiume dimora,
pi muover non mi pu, per quella
Egli allora disse: Fin che fui in vita, Marzia fu cos
legge
diletta ai miei occhi che esaudii ogni suo desiderio.
che fatta fu quando me nusci fora. 90

Ma se donna del ciel ti muove e regge, Ora che risiede al di l del fiume infernale (Acheronte)
come tu di, non c mestier lusinghe: non pu pi commuovermi, in forza di quella legge che
bastisi ben che per lei mi richegge. 93 fu emanata quando io ne uscii fuori.
Va dunque, e fa che tu costui ricinghe Ma se una donna beata, come dici, muove i tuoi passi,
dun giunco schietto e che li lavi l viso, non servono lusinghe: sufficiente pregarmi in suo
nome.
s chogne sucidume quindi stinghe; 96
ch non si converria, locchio sorpriso Va' dunque, e fa' in modo di cingere i fianchi di costui
dalcuna nebbia, andar dinanzi al primo con un giunco liscio e lavagli il viso, in modo tale da
eliminare da esso ogni sudiciume;
ministro, ch di quei di paradiso. 99
infatti non sarebbe opportuno presentarsi di fronte al
Questa isoletta intorno ad imo ad imo, primo ministro di Paradiso (l'angelo guardiano) con
l gi col dove la batte londa,
l'occhio velato da una qualche nebbia.
porta di giunchi sovra l molle limo;
102
Questa isoletta, nelle sue parti pi basse, l dove
battuta dalle onde, piena di giunchi sul molle fango;
nullaltra pianta che facesse fronda
o indurasse, vi puote aver vita,
per cha le percosse non seconda. 105 nessun'altra pianta che avesse fronde o un tronco rigido
vi pu crescere, poich non si piegherebbe all'impeto
Poscia non sia di qua vostra reddita;
delle onde.
lo sol vi mosterr, che surge omai,
prendere il monte a pi lieve salita.
108
Poi il vostro ritorno non sia da questa parte; il sole, che
ormai sorge, vi indicher la direzione dove trovare un
Cos spar; e io s mi levai
facile accesso alla montagna.
sanza parlare, e tutto mi ritrassi
al duca mio, e li occhi a lui drizzai. 111 Cos svan; e io mi alzai senza parlare, e mi trassi verso
la mia guida, rivolgendo a lui il mio sguardo.
El cominci: Figliuol, segui i miei
passi:
volgianci in dietro, ch di qua dichina Egli inizi: Figliolo, segui i miei passi: torniamo
questa pianura a suoi termini bassi. indietro, poich di qua la pianura declina dolcemente
114
verso il punto pi basso.
Lalba vinceva lora mattutina
che fuggia innanzi, s che di lontano
conobbi il tremolar de la marina. 117
Noi andavam per lo solingo piano
comom che torna a la perduta strada,
che nfino ad essa li pare ire in vano.
120

La luce dell'alba vinceva l'ultima ora della notte che


fuggiva di fronte a lei, cosicch da lontano vidi il
tremolio della superficie del mare.
Noi andavamo lungo la pianura solitaria, come
qualcuno che ritrova la strada perduta e che, fino ad
essa, ha creduto di camminare invano.

Quando noi fummo l ve la rugiada


pugna col sole, per essere in parte
dove, ad orezza, poco si dirada, 123

Quando fummo l dove la rugiada combatte col sole,


poich in punto dove c' ombra ed evapora poco, il
mio maestro pose ambo le mani sull'erbetta, a palme
aperte:

ambo le mani in su lerbetta sparte


soavemente l mio maestro pose:
ondio, che fui accorto di sua arte, 126 allora io, che avevo capito cosa volesse fare, porsi verso
di lui le guance ancora sporche di pianto: lui mi scopr
porsi ver lui le guance lagrimose:
il colore del viso che l'Inferno aveva nascosto.
ivi mi fece tutto discoverto
quel color che linferno mi nascose. 129
Venimmo poi in sul lito diserto,
che mai non vide navicar sue acque
omo, che di tornar sia poscia esperto.
132

Giungemmo poi sul lido deserto, che non vide mai


navigare nessuno che poi fosse in grado di tornare
indietro.

Quivi mi cinse s comaltrui piacque:


oh maraviglia! ch qual elli scelse
lumile pianta, cotal si rinacque

Qui Virgilio mi cinse come Catone gli aveva detto: che


meraviglia! Infatti, dopo che egli ebbe strappato l'umile
pianta che aveva scelto, questa rinacque subito tale
quale era nello stesso punto.

subitamente l onde lavelse. 136

Argomento del Canto

Proemio della Cantica; Dante e Virgilio arrivano sulla spiaggia del Purgatorio. Dante
vede le quattro stelle. Apparizione di Catone Uticense. Virgilio prega Catone di
ammettere Dante al Purgatorio, poi cinge il discepolo col giunco.
la mattina di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, all'alba.
Proemio della Cantica (1-12)

La nave dell'ingegno di Dante si appresta a lasciare il mare crudele dell'Inferno e a


percorrere acque migliori, poich il poeta sta per cantare del secondo regno
dell'Oltretomba (il Purgatorio) in cui l'anima umana si purifica e diventa degna di salire al
cielo. La poesia morta deve quindi risorgere e Dante invoca le Muse, in particolare
Calliope, perch lo assistano con lo stesso canto con cui vinsero sulle figlie di Pierio
trasformandole in gazze.
Dante osserva le quattro stelle. Catone (13-39)

G. Dor, La spiaggia del Purgatorio


L'aria, pura fino all'orizzonte, ha un bel colore di zaffiro orientale e restituisce a Dante la
gioia di osservarlo, non appena lui e Virgilio sono usciti fuori dall'Inferno che ha
rattristato lo sguardo e il cuore del poeta. La stella Venere illumina tutto l'oriente,
offuscando con la sua luce la costellazione dei Pesci che la segue. Dante si volta alla sua
destra osservando il cielo australe, e vede quattro stelle che nessuno ha mai visto eccetto i
primi progenitori. Il cielo sembra gioire della loro luce e l'emisfero settentrionale
dovrebbe dolersi dell'esserne privato.
Non appena Dante distoglie lo sguardo dalle stelle, rivolgendosi al cielo boreale da cui
ormai tramontato il Carro dell'Orsa Maggiore, vede accanto a s un vecchio (Catone)
dall'aspetto molto autorevole. Ha la barba lunga e brizzolata, come i suoi capelli dei quali
due lunghe trecce ricadono sul petto. La luce delle quattro stelle illumina il suo volto,
tanto che Dante lo vede come se fosse di fronte al sole.
Rimprovero di Catone e risposta di Virgilio (40-84)

G.B. Langetti, suicidio di Catone


Il vecchio si rivolge subito ai due poeti chiedendo chi essi siano, scambiandoli per due
dannati che risalendo il corso del fiume sotterraneo sono fuggiti dall'Inferno. Chiede chi
li abbia guidati fin l, facendoli uscire dalle profondit della Terra, domandandosi se le
leggi infernali siano prive di valore o se in Cielo sia stato deciso che i dannati possono
accedere al Purgatorio. A questo punto Virgilio afferra Dante e lo induce a inchinarsi di
fronte a Catone, abbassando lo sguardo in segno di deferenza. Quindi il poeta latino
risponde di non essere venuto l di sua iniziativa, ma di esserne stato incaricato da una
beata (Beatrice) che gli aveva chiesto di soccorrere Dante e fargli da guida. In ogni caso,
poich Catone vuole maggiori spiegazioni, Virgilio sar ben lieto di dargliele: dichiara
che Dante non ancora morto, anche se per i suoi peccati ha rischiato seriamente la
dannazione; Virgilio fu inviato a lui per salvarlo e non c'era altro modo se non percorrere
questa strada. Gli ha mostrato tutti i dannati e adesso intende mostrargli le anime dei
penitenti che si purificano sotto il controllo di Catone. Sarebbe lungo spiegare tutte le
vicissitudini passate all'Inferno: il viaggio dantesco voluto da Dio e Catone dovrebbe
gradire la sua venuta, dal momento che Dante cerca la libert che preziosa, come sa chi
per essa rinuncia alla vita. Catone, che in nome di essa si suicid a Utica pur essendo
destinato al Paradiso, dovrebbe saperlo bene. Virgilio ribadisce che le leggi di Dio non
sono state infrante, poich Dante non morto e lui proviene dal Limbo dove si trova la
moglie di Catone, Marzia, che ancora innamorata di lui. Virgilio prega Catone di
lasciarli andare in nome dell'amore per la moglie, promettendo di parlare di lui alla donna
una volta che sar tornato nel Limbo.
Replica di Catone a Virgilio (85-111)

Catone risponde di aver molto amato Marzia in vita, tanto che la donna ottenne sempre da
lui ci che voleva, ma adesso che confinata al di l dell'Acheronte non pu pi
commuoverlo, in forza di una legge che fu stabilita quando lui fu tratto fuori dal Limbo.
Tuttavia, poich Virgilio afferma di essere guidato da una donna del Paradiso,

sufficiente invocare quest'ultima e non c' bisogno di ricorrere a lusinghe. Catone invita
dunque i due poeti a proseguire, ma raccomanda Virgilio di cingere i fianchi di Dante con
un giunco liscio e di lavargli il viso, togliendo da esso ogni segno dell'Inferno, poich non
sarebbe opportuno presentarsi in quello stato davanti all'angelo guardiano alla porta del
Purgatorio. L'isola su cui sorge la montagna, nelle sue parti pi basse dov' battuta dalle
onde, piena di giunchi che crescono nel fango, in quanto tale pianta l'unica che pu
crescere l col suo fusto flessibile. Dopo che i due avranno compiuto tale rito non
dovranno tornare in questa direzione, ma seguire il corso del sole che sta sorgendo e
trovare cos un facile accesso al monte. Alla fine delle sue parole Catone svanisce e Dante
si alza senza parlare, accostandosi a Virgilio.
Virgilio lava il viso di Dante e lo cinge con un giunco (112-136)

S. Botticelli, La spiaggia del Purgatorio


Virgilio dice a Dante di seguire i suoi passi e lo invita a tornare indietro, lungo il pendio
che da l conduce alla parte bassa della spiaggia. ormai quasi l'alba e sta facendo
giorno, cos che Dante pu guardare in lontananza il tremolio della superficie del mare.
Lui e Virgilio proseguono sulla spiaggia deserta, come qualcuno che finalmente torna alla
strada che aveva perso: giungono in un punto in cui la rugiada all'ombra e ancora non
evapora. Virgilio pone entrambe le mani sull'erba bagnata e Dante, che ha capito cosa
vuol fare il maestro, gli porge le guance bagnate ancora di lacrime. Virgilio gli lava il viso
e lo fa tornare del colore che l'Inferno aveva coperto, quindi i due raggiungono il
bagnasciuga e il maestro estrae dal suolo un giunco, col quale cinge i fianchi di Dante
proprio come Catone gli aveva chiesto di fare. Con grande meraviglia di Dante, l dove
Virgilio ha strappato il giunco ne rinasce subito un altro.

CANTO 2
Testo

Parafrasi

Gi era l sole a lorizzonte giunto


lo cui meridian cerchio coverchia
Ierusalm col suo pi alto punto; 3

Il sole era gi arrivato sull'orizzonte il cui meridiano


sovrasta Gerusalemme col suo punto pi alto;

e la notte, che opposita a lui cerchia,


uscia di Gange fuor con le Bilance,
che le caggion di man quando
soverchia; 6

e la notte, che ruota in posizione opposta a quella del


sole, spuntava fuori dal Gange in congiunzione con la
Bilancia, mentre non cos quando la sua durata eccede
quella del giorno;

s che le bianche e le vermiglie guance, cos le guance bianche e rosse della bella Aurora, l
dove mi trovavo io, per il passare del tempo diventavano
l dovi era, de la bella Aurora
arancio (era l'alba).
per troppa etate divenivan rance. 9
Noi eravamo ancora sul lido, come qualcuno che pensa
Noi eravam lunghesso mare ancora,
al cammino che deve fare ed pronto col desiderio, ma
come gente che pensa a suo cammino, esita col corpo.
che va col cuore e col corpo dimora. 12
Ed ecco, come quando Marte, offuscato dal mattino,
Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino,
rosseggia temperato da spessi vapori verso ovest sulla
per li grossi vapor Marte rosseggia
superficie del mare, cos mi apparve (possa ancora
gi nel ponente sovra l suol marino, vederla!) una luce che veniva dal mare, cos veloce che
15
nessun uccello si muove altrettanto rapidamente.
cotal mapparve, sio ancor lo veggia,
un lume per lo mar venir s ratto,
che l muover suo nessun volar
Non appena distolsi un poco lo sguardo da essa per
pareggia. 18
domandare al mio maestro, la rividi pi splendente e pi
grande.
Dal qual comio un poco ebbi ritratto
locchio per domandar lo duca mio,
rividil pi lucente e maggior fatto. 21 Poi a ogni lato di essa mi sembr di vedere un biancore
indefinito, e poco a poco al di sotto ne apparve un altro.
Poi dogne lato ad esso mappario
un non sapeva che bianco, e di sotto
a poco a poco un altro a lui uscio. 24 Il mio maestro non disse nulla, finch apparve che il
primo biancore erano delle ali; quando conobbe quel
Lo mio maestro ancor non facea motto, nocchiero, mi grid: Su, su, piega le ginocchia. Ecco
l'angelo di Dio: unisci le mani (in preghiera); ormai
mentre che i primi bianchi apparver ali; vedrai ministri di questo tipo.
allor che ben conobbe il galeotto, 27
grid: Fa, fa che le ginocchia cali.
Ecco langel di Dio: piega le mani;
omai vedrai di s fatti officiali. 30
Vedi che sdegna li argomenti umani,
s che remo non vuol, n altro velo
che lali sue, tra liti s lontani. 33
Vedi come lha dritte verso l cielo,
trattando laere con letterne penne,
che non si mutan come mortal pelo.
36

Vedi come rifiuta gli strumenti umani, cos che non vuole
remi, n altra vela che non siano le sue ali, pur in luoghi
cos lontani.
Vedi come le tiene dritte verso il cielo, fendendo l'aria
con le piume eterne che non cadono come penne
mortali.
Poi, non appena l'uccello divino venne pi verso di noi,
appariva pi chiaramente: allora i miei occhi non ne

Poi, come pi e pi verso noi venne


sostennero lo sguardo da vicino, ma fui costretto a
luccel divino, pi chiaro appariva:
chinarli in basso; e quello venne a riva con una
per che locchio da presso nol sostenne,barchetta stretta e leggiera, al punto che non affondava
39
minimamente nell'acqua.
ma chinail giuso; e quei sen venne a
riva
con un vasello snelletto e leggero,
Il divino timoniere stava a poppa, ed era tale che
tanto che lacqua nulla ne nghiottiva. renderebbe beati al solo descriverlo; e dentro la barca
42
sedevano pi di cento spiriti.
Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che faria beato pur descripto;
Tutti insieme cantavano a una voce il Salmo Nella fuga
e pi di cento spirti entro sediero. 45 di Israele dall'Egitto, anche con i versi seguenti.
In exitu Israel de Aegypto
cantavan tutti insieme ad una voce
con quanto di quel salmo poscia
scripto. 48
Poi fece il segno lor di santa croce;
ondei si gittar tutti in su la piaggia;
ed el sen g, come venne, veloce. 51

Poi fece loro il segno della croce ed essi si gettarono


tutti sulla spiaggia; ed egli se and, veloce come era
venuto.
Il gruppo di anime che rimase l sembrava inesperto del
luogo, e si guardava intorno come colui che sperimenta
cose nuove.

La turba che rimase l, selvaggia


parea del loco, rimirando intorno
come colui che nove cose assaggia. 54 Il sole saettava il giorno da ogni parte, avendo gi
cacciato con le infallibili frecce il Capricorno dal punto
Da tutte parti saettava il giorno
mediano del cielo,
lo sol, chavea con le saette conte
di mezzo l ciel cacciato Capricorno,
57
quando i nuovi arrivati si rivolsero a noi, dicendoci: Se
voi la sapete, mostrateci la via per arrivare al monte.
quando la nova gente alz la fronte
ver noi, dicendo a noi: Se voi sapete,
mostratene la via di gire al monte. 60 E Virgilio gli rispose: Voi forse credete che noi siamo
esperti di questo luogo; ma noi siamo forestieri proprio
E Virgilio rispuose: Voi credete
come voi.
forse che siamo esperti desto loco;
ma noi siam peregrin come voi siete.
63
Siamo appena arrivati, poco prima di voi, attraverso
un'altra strada che fu cos ardua che l'ascesa del monte
Dianzi venimmo, innanzi a voi un
al confronto ci sembrer uno scherzo.
poco,
per altra via, che fu s aspra e forte,
Le anime, che si erano accorte che io ero vivo
che lo salire omai ne parr gioco. 66 vedendomi respirare, impallidirono per lo stupore.

Lanime, che si fuor di me accorte,


per lo spirare, chi era ancor vivo,
maravigliando diventaro smorte. 69

E come la gente si affolla intorno al messaggero che


porta notizie di pace, e nessuno si mostra schivo di
accalcarsi,

E come a messagger che porta ulivo


tragge la gente per udir novelle,
e di calcar nessun si mostra schivo, 72 cos quelle anime fortunate si assieparono tutte quante
intorno al mio viso, quasi dimenticando di andare a
cos al viso mio saffisar quelle
purificarsi.
anime fortunate tutte quante,
quasi obliando dire a farsi belle. 75
Io vidi una di loro farsi avanti per abbracciarmi, con
Io vidi una di lor trarresi avante
cos grande affetto che mi spinse a fare altrettanto.
per abbracciarmi con s grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante. 78
Oh, ombre inconsistenti, tranne che nell'aspetto! tre
Ohi ombre vane, fuor che ne laspetto! volte tentai di abbracciarla con le mani, e altrettante le
tre volte dietro a lei le mani avvinsi, ritrovai vuote al mio petto.
e tante mi tornai con esse al petto. 81
Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che lombra sorrise e si ritrasse,
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi. 84

Credo di essermi stupito molto; allora l'ombra sorrise e


si tir in disparte, e io seguendola mi spinsi un po'
lontano.

Soavemente disse chio posasse;


allor conobbi chi era, e pregai
Dolcemente mi disse di fermarmi; allora lo riconobbi e
che, per parlarmi, un poco sarrestasse. lo pregai di fermarsi un poco a parlarmi.
87
Rispuosemi: Cos comio tamai
Mi rispose: Come ti ho amato nel corpo mortale, cos ti
nel mortal corpo, cos tamo sciolta: amo ora che sono un'anima: per questo mi fermo, ma tu
per marresto; ma tu perch vai?. 90 perch sei qui?
Casella mio, per tornar altra volta
l dovio son, fo io questo viaggio,
dissio; ma a te com tanta ora
tolta?. 93

Io dissi: Casella mio, faccio questo viaggio per tornare


nuovamente qui dove mi trovo; ma come mai tu arrivi
qui soltanto adesso?

Ed elli a me: Nessun m fatto


E lui a me: Non mi stato fatto nessun torto, se
oltraggio,
l'angelo, che prende quando e chi vuole, mi ha negato
se quei che leva quando e cui li piace, pi volte di portarmi qui;
pi volte mha negato esto passaggio;
96
infatti il suo volere conforme a quello divino: tuttavia,
ch di giusto voler lo suo si face:
da tre mesi egli ha accolto sulla barca tutti coloro che

veramente da tre mesi elli ha tolto


hanno voluto salirci, senza opporsi.
chi ha voluto intrar, con tutta pace. 99
Allora io, che ero rivolto al mare dove sfocia il Tevere,
Ondio, chera ora a la marina vlto
fui benevolmente accolto da lui.
dove lacqua di Tevero sinsala,
benignamente fu da lui ricolto. 102
Ora ha drizzato l'ala verso quella foce, dal momento che
A quella foce ha elli or dritta lala,
ogni anima che non destinata all'Inferno si raccoglie
per che sempre quivi si ricoglie
sempre l.
qual verso Acheronte non si cala. 105
E io: Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a lamoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie,
108

E io: Se una nuova legge non ti toglie la memoria o


l'abitudine al canto amoroso che era solito placare tutti i
miei desideri, con esso ti prego di consolare un poco la
mia anima, che venendo qui con il corpo fisico tanto
affaticata!

di ci ti piaccia consolare alquanto


lanima mia, che, con la sua persona
venendo qui, affannata tanto!. 111
Amor che ne la mente mi ragiona
Allora egli cominci a cantare Amor che ne la mente mi
cominci elli allor s dolcemente,
ragiona cos dolcemente, che la dolcezza di quel canto
che la dolcezza ancor dentro mi suona. risuona ancora dentro di me.
114
Il mio maestro e io e quelle anime che erano con lui
Lo mio maestro e io e quella gente
sembravamo cos contenti, come se la nostra mente non
cheran con lui parevan s contenti,
fosse toccata da alcun pensiero.
come a nessun toccasse altro la mente.
117
Noi eravamo tutti intenti alle note, quando ecco che
arriv il vecchio dignitoso (Catone) che gridava: Che
Noi eravam tutti fissi e attenti
significa questo, spiriti lenti?
a le sue note; ed ecco il veglio onesto
gridando: Che ci, spiriti lenti? 120
quale negligenza, quale indugio questo? Correte al
qual negligenza, quale stare questo? monte a levarvi la scorza (del peccato) che non vi
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio permette di vedere Dio.
chesser non lascia a voi Dio
manifesto. 123
Come quando, cogliendo biado o
loglio,
li colombi adunati a la pastura,
queti, sanza mostrar lusato orgoglio,
126

Come quando i colombi, beccando biada o loglio,


radunati per il pasto, tranquilli e senza mostrare il
consueto orgoglio, se appare qualcosa che li spaventa
lasciano subito il cibo perch sono assaliti da una
preoccupazione maggiore;

se cosa appare ondelli abbian paura,


subitamente lasciano star lesca,
perchassaliti son da maggior cura; 129 cos io vidi quelle anime appena arrivate lasciare il
canto, e correre verso la montagna come qualcuno che
cos vidio quella masnada fresca
va senza una meta precisa: e la nostra fuga (mia e di
lasciar lo canto, e fuggir ver la costa, Virgilio) non fu meno precipitosa.
comom che va, n sa dove riesca:
n la nostra partita fu men tosta. 133

Argomento del Canto

Ancora sulla spiaggia del Purgatorio. Apparizione dell'angelo nocchiero. Incontro con le
anime dei penitenti, tra i quali c' il musico Casella. Canto di Casella e rimprovero di
Catone. Fuga di Dante e Virgilio.
la mattina di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, all'alba.
Descrizione dell'alba. Apparizione dell'angelo (1-36)

Il sole sta ormai tramontando all'orizzonte di Gerusalemme, il cui cerchio meridiano


sovrasta la citt col suo punto pi alto, e la notte, che gira opposta al sole, sorge dal
Gange nella costellazione della Bilancia, in cui non si trova pi quando essa supera per
durata il giorno; cos sulla spiaggia del Purgatorio l'aurora diventa da rossa
progressivamente arancione. Dante e Virgilio sono ancora sul bagnasciuga, pensando al
cammino che devono intraprendere, quando al poeta pare di vedere sul mare una luce
simile a quella di Marte quando velato dai vapori che lo avvolgono, che si muove
rapidissima verso la riva. Dante distoglie un attimo lo sguardo per parlare a Virgilio, e
quando torna a guardare la luce la vede pi splendente e pi grande. In seguito ai lati di
essa compare qualcosa di bianco e un altro biancore al di sotto: il maestro resta in
silenzio, fino a quando capisce che il primo biancore sono delle ali e allora grida a Dante
di inginocchiarsi e di unire le mani in preghiera, perch si avvicina un angelo del
Paradiso. Virgilio spiega a Dante che l'angelo non usa remi n vele o altri strumenti
umani, ma tiene le ali aperte e dritte verso il cielo, fendendo l'aria con penne eterne che
non cadono mai.
Incontro con le anime dei penitenti (37-75)

G. Dor, Le anime dei penitenti


Man mano che l'angelo si avvicina e diventa pi visibile a Dante, questi non riesce a
sostenerne lo sguardo e deve volgere gli occhi a terra. Poi il nocchiero celeste viene a riva
spingendo una barchetta cos leggera che non affonda minimamente nell'acqua; l'angelo
sta a poppa e nella barca di sono pi di cento anime, che intonano a una voce il Salmo In
exitu Israel de Aegytpo. L'angelo fa loro il segno della croce, quindi le anime si gettano
sulla spiaggia e il nocchiero riparte con la stessa velocit con cui giunto. La folla delle
anime si guarda intorno, come qualcuno inesperto di un luogo, mentre il sole ormai alto

e la costellazione di Capricorno sta gi declinando dalla met del cielo. I nuovi arrivati si
rivolgono ai due poeti chiedendo di mostrargli la via per il monte, ma Virgilio li informa
che anch'essi sono appena arrivati in quel luogo, attraverso una via talmente aspra che
l'ascesa del monte sembrer uno scherzo. Le anime si accorgono che Dante respira ed
vivo, impallidendo per lo stupore: esse si accalcano intorno a lui per la curiosit, come fa
la gente attorno al messaggero che porta notizie di pace, quasi dimenticandosi di accedere
al monte per purificarsi dai loro peccati.
Incontro con Casella (76-111)

Dante vede una della anime farsi avanti per abbracciarlo, il che spinge il poeta a fare
altrettanto, ma i suoi tre tentativi vanno a vuoto in quanto le braccia attraversano lo
spirito, inconsistente, e tornano al suo petto. Dante stupito e l'anima sorride, invitandolo
a separarsi dagli altri penitenti. Il poeta lo segue e i due si appartano, finch Dante lo
riconosce come l'amico Casella e lo prega di fermarsi un poco a parlargli: il penitente
risponde dicendo che gli vuole bene da morto come da vivo, e gli chiede perch si trova
in quel luogo. Dante risponde che fa questo viaggio per salvarsi l'anima e chiede a sua
volta a Casella perch giunga solo ora in Purgatorio dopo la sua morte. Il penitente spiega
che non gli stato fatto alcun torto se l'angelo nocchiero gli ha negato pi volte di
condurlo l, poich la sua volont conforme a quella di Dio. In realt, spiega, da tre
mesi l'angelo ha raccolto tutti quelli che hanno voluto salire sulla barca: stato allora che
Casella stato preso alla foce del Tevere, dove si raccolgono tutte le anime non destinate
all'Inferno e dove l'angelo si diretto dopo aver lasciato la spiaggia del Purgatorio. A
questo punto Dante prega Casella, se una nuova legge non glielo vieta, di confortarlo col
suo canto come faceva quand'era in vita, poich il poeta giunto l con tutto il corpo ed
quindi particolarmente affaticato.
Il canto di Casella. Rimprovero di Catone (112-133)

S. Martini, Musici (B. Inf. Assisi)


Casella inizia a intonare la canzone Amor che ne la mente mi ragiona, cantando con tale
dolcezza che essa ancora presente nell'animo di Dante. Non solo lui, ma anche Virgilio
e tutte le anime stanno ad ascoltare il canto di Casella, contenti e appagati come se non
avessero altri pensieri. Sono tutti attenti alle note, quando ricompare all'improvviso
Catone che rimprovera aspramente le anime, accusandole di lentezza e negligenza e
spronandole a correre al monte per purificarsi dai peccati che impediscono loro di vedere
Dio. Le anime fuggono disordinatamente verso il monte, come quando i colombi, che
stanno beccando tranquillamente il loro pasto, sono spaventati da qualcosa e volano via
d'improvviso, e anche i due poeti scappano allo stesso modo.

CANTO 3
Testo

Parafrasi

Avvegna che la subitana fuga

Bench la fuga improvvisa avesse disperso le anime

dispergesse color per la campagna,


rivolti al monte ove ragion ne fruga, 3
i mi ristrinsi a la fida compagna:
e come sare io sanza lui corso?
chi mavria tratto su per la montagna? 6
El mi parea da s stesso rimorso:
o dignitosa coscienza e netta,
come t picciol fallo amaro morso! 9

lungo la spiaggia, verso il monte dove la giustizia


divina ci tormenta, io mi strinsi alla mia guida fidata: e
come sarei andato senza di lui? chi mi avrebbe fatto
salire su per la montagna?

Egli mi sembrava punto dal rimorso: o coscienza


dignitosa e pura, quale amaro tormento provoca in te il
minimo errore!

Quando li piedi suoi lasciar la fretta,


che lonestade ad ognatto dismaga,
la mente mia, che prima era ristretta, 12 Quando i suoi piedi lasciarono la fretta che sminuisce a
ogni atto il decoro, la mia mente, che prima era fissa su
lo ntento rallarg, s come vaga,
un solo pensiero, si allarg come desiderosa di vedere
e diedi l viso mio incontral poggio
altro, e cos io rivolsi lo sguardo al monte che si erge al
che nverso l ciel pi alto si dislaga. 15 cielo pi alto di qualunque altro.
Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
rotto mera dinanzi a la figura,
chavea in me de suoi raggi lappoggio. Il sole, che splendeva rosso alle mie spalle, era
18
interrotto davanti a me dal mio corpo che faceva
ostacolo ai suoi raggi (proiettavo sul suolo la mia
Io mi volsi dallato con paura
ombra).
dessere abbandonato, quandio vidi
solo dinanzi a me la terra oscura; 21
Io mi voltai a lato con paura di essere abbandonato,
quando vidi che c'era l'ombra solo davanti a me;
e l mio conforto: Perch pur diffidi?,
a dir mi cominci tutto rivolto;
non credi tu me teco e chio ti guidi? e Virgilio cominci a dirmi con grande attenzione:
24
Perch continui a diffidare? non credi che io sia qui
con te a guidarti?
Vespero gi col dov sepolto
lo corpo dentro al quale io facea ombra:
Napoli lha, e da Brandizio tolto. 27 gi sera l dove sepolto il corpo nel quale io facevo
ombra: a Napoli ed stato traslato l da Brindisi.
Ora, se innanzi a me nulla saombra,
non ti maravigliar pi che di cieli
che luno a laltro raggio non ingombra. Ora, se di fronte a me non proietto un'ombra, non
30
stupirti pi del fatto che i cieli non impediscono
dall'uno all'altro il passaggio della luce.
A sofferir tormenti, caldi e geli
simili corpi la Virt dispone
La volont divina fa s che corpi simili (inconsistenti)
che, come fa, non vuol cha noi si sveli. soffrano tormenti fisici, il caldo e il gelo, e non vuole

33

che noi sappiamo come ci sia possibile.

Matto chi spera che nostra ragione


folle chi spera che la nostra ragione possa percorrere
possa trascorrer la infinita via
la via infinita che tiene una sola sostanza in tre persone
che tiene una sustanza in tre persone. 36 (possa comprendere il dogma della Trinit).
State contenti, umana gente, al quia;
ch se potuto aveste veder tutto,
mestier non era parturir Maria; 39

Accontentatevi, uomini, di ci che vi stato rivelato;


infatti, se aveste potuto vedere tutto, non sarebbe stato
necessario che Maria partorisse Ges;

e disiar vedeste sanza frutto


e avete visto desiderare invano (di sapere tutto) filosofi
tai che sarebbe lor disio quetato,
tanto profondi che, se ci fosse possibile, avrebbero
chetternalmente dato lor per lutto: 42 appagato il loro desiderio, il quale invece la loro pena
eterna:
io dico dAristotile e di Plato
e di moltaltri; e qui chin la fronte, io parlo di Aristotele, di Platone e di molti altri; e a
e pi non disse, e rimase turbato. 45
quel punto chin la fronte, senza aggiungere altro e
restando turbato.
Noi divenimmo intanto a pi del monte;
quivi trovammo la roccia s erta,
che ndarno vi sarien le gambe pronte. Noi intanto eravamo giunti ai piedi del monte; qui
48
trovammo la parete rocciosa cos ripida che invano
avremmo cercato di scalarla con le nostre gambe.
Tra Lerice e Turba la pi diserta,
la pi rotta ruina una scala,
La roccia pi scoscesa e impervia in Liguria (tra Lerici
verso di quella, agevole e aperta. 51
e La Turbie) al confronto di quella una scala di facile
accesso.
Or chi sa da qual man la costa cala,
disse l maestro mio fermando l passo,
s che possa salir chi va sanzala?. 54 Il mio maestro, fermando il passo, disse: Ora chiss
da quale parte la parete meno ripida, cos che possa
E mentre che tenendo l viso basso
salire chi non dotato di ali?
essaminava del cammin la mente,
e io mirava suso intorno al sasso, 57
E mentre lui, tenendo lo sguardo a terra, rifletteva sul
cammino da intraprendere, e io guardavo in alto
da man sinistra mappar una gente
intorno alla roccia, vidi da sinistra arrivare un gruppo
danime, che movieno i pi ver noi,
di anime che camminavano verso di noi, e non
e non pareva, s venian lente. 60
sembrava neppure tanto procedevano lentamente.
Leva, dissio, maestro, li occhi tuoi:
ecco di qua chi ne dar consiglio,
se tu da te medesmo aver nol puoi. 63
Guard allora, e con libero piglio
rispuose: Andiamo in l, chei vegnon
piano;

Io dissi: Maestro, alza lo sguardo: ecco chi ci fornir


indicazioni, se tu non le puoi trovare da te stesso.

e tu ferma la spene, dolce figlio. 66


Ancora era quel popol di lontano,
i dico dopo i nostri mille passi,
quanto un buon gittator trarria con
mano, 69

Lui allora guard e con aspetto sereno rispose:


Andiamo in l, poich essi vengono piano verso di noi;
e tu rafforza la tua speranza, dolce figlio.

Dopo che avevamo percorso mille passi, quella schiera


distava ancora da noi lo spazio che un buon lanciatore
coprirebbe scagliando un sasso con la mano, quando
quando si strinser tutti ai duri massi
essi si strinsero tutti alla parete rocciosa del monte e
de lalta ripa, e stetter fermi e stretti
rimasero fermi l, proprio come si ferma a guardare chi
coma guardar, chi va dubbiando, stassi. va ed in dubbio.
72
O ben finiti, o gi spiriti eletti,
Virgilio incominci, per quella pace Virgilio inizi: O spiriti morti in grazia di Dio e scelti
chi credo che per voi tutti saspetti, 75 per la salvezza, in nome di quella pace che credo tutti
voi attendiate, diteci dove la montagna meno ripida,
ditene dove la montagna giace
cos che sia possibile salire; infatti, quanto pi uno sa
s che possibil sia landare in suso;
tanto pi gli spiace attardarsi.
ch perder tempo a chi pi sa pi
spiace. 78
Come le pecorelle escon del chiuso
a una, a due, a tre, e laltre stanno
Come le pecorelle escono dall'ovile, a una, a due, a tre,
timidette atterrando locchio e l muso; e le altre stanno indietro timorose e tengono il muso e
81
l'occhio in basso;
e ci che fa la prima, e laltre fanno,
addossandosi a lei, sella sarresta,
semplici e quete, e lo mperch non
sanno; 84

e ci che fa la prima fanno anche le altre, addossandosi


a lei se essa si ferma, semplici e mansuete, e non sanno
il motivo;

s vidio muovere a venir la testa


di quella mandra fortunata allotta,
cos io vidi muoversi verso di noi la testa di quella
pudica in faccia e ne landare onesta. 87 schiera di anime fortunate, pudiche nell'aspetto e
dignitose nei movimenti.
Come color dinanzi vider rotta
la luce in terra dal mio destro canto,
s che lombra era da me a la grotta, 90 Appena quelli videro che io proiettavo un'ombra alla
mia destra, da me alla parete rocciosa, si fermarono e si
restaro, e trasser s in dietro alquanto, tirarono un po' indietro, e tutti gli altri spiriti che
e tutti li altri che venieno appresso,
venivano dietro, pur senza sapere il motivo, fecero lo
non sappiendo l perch, fenno
stesso.
altrettanto. 93
Sanza vostra domanda io vi confesso
che questo corpo uman che voi vedete;

Senza che voi lo domandiate, io vi dico subito che


per che l lume del sole in terra fesso. questo corpo che vedete di carne e ossa; per questo la
96
luce del sole da lui interrotta, a terra.
Non vi maravigliate, ma credete
Non vi stupite, ma credete che Dante non cerca di
che non sanza virt che da ciel vegna scalare questa parete senza l'aiuto di una virt che
cerchi di soverchiar questa parete. 99 viene dal Cielo.
Cos l maestro; e quella gente degna
Tornate, disse, intrate innanzi
dunque,
coi dossi de le man faccendo insegna.
102
E un di loro incominci: Chiunque
tu se, cos andando, volgi l viso:
pon mente se di l mi vedesti unque.
105

Cos disse il maestro; e quelle anime degne dissero:


Tornate sui vostri passi, facendo segno col dorso
delle mani.
E uno di loro inizi: Chiunque tu sia, mentre continui
a camminare, voltati verso di me e dimmi se mi hai mai
visto sulla Terra.

Io mi volsi ver lui e guardail fiso:


Io mi voltai verso di lui e lo guardai attentamente: era
biondo era e bello e di gentile aspetto, biondo, bello e di nobile aspetto, ma uno dei sopraccigli
ma lun de cigli un colpo avea diviso. era diviso da un colpo.
108
Quandio mi fui umilmente disdetto
Quando gli ebbi detto umilmente di non averlo mai
daverlo visto mai, el disse: Or vedi; visto, lui ribatt: Ora guarda; e mi mostr una piaga
e mostrommi una piaga a sommo l
in alto sul petto.
petto. 111
Poi sorridendo disse: Io son Manfredi,
nepote di Costanza imperadrice;
ondio ti priego che, quando tu riedi,
114
vadi a mia bella figlia, genitrice
de lonor di Cicilia e dAragona,
e dichi l vero a lei, saltro si dice. 117
Poscia chio ebbi rotta la persona
di due punte mortali, io mi rendei,
piangendo, a quei che volontier
perdona. 120

Poi sorridendo disse: Io sono Manfredi, nipote


dell'imperatrice Costanza; allora io ti prego, quando
tornerai sulla Terra, di andare dalla mia bella figlia
(Costanza), madre dei due eredi della corona di Sicilia
e Aragona, e di dirle la verit su di me, se si racconta
altro sulla mia sorte ultraterrena.

Dopo che io ricevetti (a Benevento) due ferite mortali,


io mi rivolsi pentito e in lacrime a Colui che perdona
volentieri.

Orribil furon li peccati miei;


I miei peccati furono orrendi, ma la bont divina ha
ma la bont infinita ha s gran braccia, delle braccia cos ampie che accoglie tutti coloro che si
che prende ci che si rivolge a lei. 123 rivolgono a lei.

Se l pastor di Cosenza, che a la caccia


di me fu messo per Clemente allora,
Se il vescovo di Cosenza, che allora fu incitato contro di
avesse in Dio ben letta questa faccia,
me da papa Clemente IV, avesse letto questo volto del
126
perdono di Dio, le ossa del mio corpo sarebbero ancora
sepolte sotto il mucchio di sassi presso la testa del
lossa del corpo mio sarieno ancora
ponte, a Benevento.
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora. 129
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo l Verde, Ora invece le bagna la pioggia e le disperde il vento
dove le trasmut a lume spento. 132 fuori dal regno di Napoli, quasi lungo il fiume Liri,
dove egli le fece traslare a lume spento.
Per lor maladizion s non si perde,
che non possa tornar, letterno amore, Per la maledizione della Chiesa l'eterno amore divino
mentre che la speranza ha fior del verde. non si perde al punto che non possa tornare, finch c'
135
un po' di speranza.
Vero che quale in contumacia more
di Santa Chiesa, ancor chal fin si penta, pur vero che chi muore in contumacia della Santa
Chiesa, anche se si pente in punto di morte, deve stare
star li convien da questa ripa in fore,
nell'Antipurgatorio trenta volte il tempo che ha
138
trascorso nella sua ribellione, se questo decreto non
viene abbreviato grazie a delle buone preghiere.
per ognun tempo chelli stato, trenta,
in sua presunzion, se tal decreto
pi corto per buon prieghi non diventa.
141
Vedi ormai se puoi farmi felice, rivelando alla mia
Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto,
buona Costanza come mi hai visto (tra le anime salve) e
revelando a la mia buona Costanza
anche questo divieto; qui, infatti, si traggono grandi
come mhai visto, e anco esto divieto; benefici grazie alle preghiere dei vivi.
ch qui per quei di l molto savanza.
145

Argomento del Canto

Ancora sulla spiaggia del Purgatorio. Discorso di Virgilio sulla giustizia divina. Incontro
con le anime dei contumaci. Colloquio con Manfredi di Svevia.
la mattina di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, alle sette.

Ripresa del cammino (1-18)

Dopo i rimproveri di Catone e la fuga precipitosa delle anime verso la montagna, Dante si
stringe a Virgilio, senza la cui guida fidata non potrebbe certo proseguire il viaggio. Il
maestro sembra essere punto dalla propria coscienza, cos monda e dignitosa che anche il
pi piccolo errore le provoca un forte rimorso. Quando Virgilio prende a camminare
senza la fretta che toglie decoro a ogni gesto, Dante inizia a guardarsi attorno e osserva la
montagna, che si erge verso il cielo pi alta di qualunque altra. Il sole brilla rossastro
dietro di lui e proietta l'ombra davanti, dal momento che Dante ne scherma i raggi col
proprio corpo.
Paura di Dante e rimprovero di Virgilio (19-45)

Dante vede all'improvviso che c' solo la sua ombra sul terreno e non quella di Virgilio,
quindi si volta a lato col terrore di essere abbandonato: il maestro ovviamente l e lo
rimprovera perch continua a diffidare e non crede che sia accanto a lui per guidarlo.
Virgilio spiega che il corpo mortale nel quale lui faceva ombra riposa a Napoli, dove fu
traslato da Brindisi e dove adesso gi sera, quindi Dante non deve stupirsi che la sua
anima non proietti un'ombra proprio come i cieli non fanno schermo al passaggio della
luce. La giustizia divina fa in modo che i corpi inconsistenti delle anime soffrano
tormenti fisici, in un modo che non vuole che si sveli agli uomini, per cui folle chi spera
con la sola ragione umana di poter capire i misteri della fede. La gente deve accontentarsi
di ci che stato rivelato, perch se avesse potuto veder tutto non sarebbe stato
necessario che Ges nascesse. Grandi filosofi hanno desiderato vanamente di conoscere
questi misteri, e il loro ingegno glielo avrebbe permesso se ci fosse stato possibile,
mentre ora tale desiderio la loro pena. Virgilio parla di Aristotele, di Platone e molti
altri; poi resta in silenzio, china la fronte e rimane turbato.
Incontro coi contumaci (46-102)

G. Dor, Le anime dei contumaci


I due poeti intanto sono giunti ai piedi del monte: la parete cos ripida che impossibile
scalarla, tanto che la roccia pi impervia della Liguria sarebbe un'agevole scala al
confronto. Virgilio si ferma e si chiede da quale parte ci sia un accesso pi facile al
monte; e mentre lui riflette guardando a terra, e Dante osserva in alto la montagna, da
sinistra appare un gruppo di anime che si muovono lentissime verso di loro. Virgilio
esorta il discepolo ad andare verso di esse poich si muovono piano, e lo invita a
rafforzare la speranza poich saranno loro a fornire indicazioni. Dopo mille passi le
anime sono ancora molto lontane, quando esse si accorgono dei due poeti e si stringono
alla roccia. Virgilio chiede loro dove sia l'accesso al monte, dal momento che essi non
vogliono perdere tempo. Le anime iniziano ad avanzare, simili alle pecorelle che escono
dal recinto una dietro l'altra senza sapere dove vanno e perch, poi le prime vedono che
Dante proietta l'ombra e si arrestano, tirandosi indietro e inducendo le altre a fare lo
stesso. Virgilio le rassicura dicendo che Dante effettivamente vivo, ma non certo
contro il volere divino che egli cerca di scalare il monte. I penitenti fanno cenno con le
mani di tornare indietro e procedere nella loro stessa direzione.

Incontro con Manfredi (103-145)

Battaglia di Benevento, min. del XIV sec.


Una delle anime si rivolge a Dante e lo invita a guardarlo, per capire se lo ha mai visto
sulla Terra. Il poeta lo osserva e lo guarda con attenzione, vedendo che biondo, bello e
di nobile aspetto, e ha uno dei sopraccigli diviso da un colpo. Dopo che il poeta gli ha
risposto di non averlo mai visto, il penitente gli mostra una piaga che gli attraversa la
parte alta del petto, quindi di presenta come Manfredi di Svevia, nipote dell'imperatrice
Costanza d'Altavilla. Egli prega Dante, quando sar tornato nel mondo, di dire a sua figlia
Costanza la verit sul suo stato ultraterreno. Manfredi racconta che dopo essere stato
colpito a morte nella battaglia di Benevento, piangendo si pent dei suoi peccati e
nonostante le sue colpe fossero gravissime fu perdonato dalla grazia divina. Male fece il
vescovo di Cosenza, istigato da papa Clemente IV, a far disseppellire il suo corpo che
giaceva sotto un mucchio di pietre vicino a un ponte e a farlo trasportare a lume spento
fuori dai confini del regno di Napoli, lungo il fiume Liri. La scomunica della Chiesa
infatti non impedisce di salvarsi finch c' un po' di speranza, anche se chi muore in
contumacia deve poi attendere nell'Antipurgatorio un tempo superiore trenta volte al
periodo trascorso come scomunicato, a meno che qualcuno con le sue preghiere non
accorci questo periodo. Manfredi prega dunque Dante di rivelare tutto questo alla figlia
Costanza, perch lei con le sue preghiere abbrevi la sua permanenza nell'Antipurgatorio.

CANTO 5

Testo

Parafrasi

Io era gi da quellombre partito,


Io mi ero gi allontanato da quelle anime e seguivo i
e seguitava lorme del mio duca,
passi della mia guida, quando dietro a me, drizzando il
quando di retro a me, drizzando l dito, 3 dito, una di esse grid: Vedete che il raggio del sole
da sinistra non sembra attraversare quello che segue,
una grid: Ve che non par che luca
che sembra proiettare un'ombra come un vivo!
lo raggio da sinistra a quel di sotto,
e come vivo par che si conduca!. 6
Li occhi rivolsi al suon di questo motto,
e vidile guardar per maraviglia
Rivolsi lo sguardo al suono di queste parole e vidi
pur me, pur me, e l lume chera rotto. 9 quelle anime che meravigliate guardavano me, proprio
me, e la luce del sole interrotta dal mio corpo.
Perch lanimo tuo tanto simpiglia,
disse l maestro, che landare allenti? Il maestro mi disse: Perch il tuo animo si lascia
che ti fa ci che quivi si pispiglia? 12
distrarre al punto di rallentare il cammino? che
t'importa di ci che si mormora qui?
Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
gi mai la cima per soffiar di venti; 15 Seguimi e lascia che la gente parli: sta' come una torre

salda, che non ondeggia mai la sua cima per quanto i


ch sempre lomo in cui pensier
venti soffino;
rampolla
sovra pensier, da s dilunga il segno,
perch la foga lun de laltro insolla. 18 infatti, l'uomo in cui un pensiero ne fa nascere un altro
allontana da s la propria meta, perch la forza
Che potea io ridir, se non Io vegno? dell'uno indebolisce quella dell'altro.
Dissilo, alquanto del color consperso
che fa luom di perdon talvolta degno. Che potevo dire, se non Ti seguo? Lo dissi, alquanto
21
cosparso del rossore che talvolta fa l'uomo degno di
esser perdonato.
E ntanto per la costa di traverso
venivan genti innanzi a noi un poco,
cantando Miserere a verso a verso. 24 E intanto, su un ripiano roccioso che tagliava il monte
trasversalmente, venivano verso di noi delle anime
Quando saccorser chi non dava loco poco lontane, che cantavano il Salmo 'Miserere' a
per lo mio corpo al trapassar di raggi, versetti alternati.
mutar lor canto in un oh! lungo e
roco; 27
Quando videro che io, col mio corpo, non permettevo ai
raggi del sole di passare, mutarono il loro canto in un
e due di loro, in forma di messaggi,
oh! lungo e fioco;
corsero incontra noi e dimandarne:
Di vostra condizion fatene saggi. 30
e due loro, in qualit di messaggeri, corsero verso di
E l mio maestro: Voi potete andarne noi e ci chiesero: Informateci della vostra
e ritrarre a color che vi mandaro
condizione.
che l corpo di costui vera carne. 33
Se per veder la sua ombra restaro,
E il mio maestro: Voi potete tornare indietro e riferire
comio avviso, assai lor risposto:
a quelli che vi hanno mandati qui che il corpo di costui
fccianli onore, ed essere pu lor caro. in carne e ossa.
36
Vapori accesi non vidio s tosto
di prima notte mai fender sereno,
n, sol calando, nuvole dagosto, 39

Se essi, come penso, si sono fermati per aver visto la


sua ombra, vi ho detto abbastanza: lo accolgano
cortesemente e ci potr tornare loro utile.

che color non tornasser suso in meno; Io non ho mai visto stelle cadenti fendere il cielo
e, giunti l, con li altri a noi dier volta all'inizio della notte, n lampi squarciare le nuvole
come schiera che scorre sanza freno. 42 d'agosto al calar del sole, tanto rapidamente quanto
quelle anime tornarono in alto; e arrivate l, corsero
Questa gente che preme a noi molta, verso di noi con le altre come una schiera sfrenata.
e vegnonti a pregar, disse l poeta:
per pur va, e in andando ascolta. 45
O anima che vai per esser lieta

con quelle membra con le quai


nascesti,
venian gridando, un poco il passo
queta. 48
Guarda salcun di noi unqua vedesti,
s che di lui di l novella porti:
deh, perch vai? deh, perch non
tarresti? 51
Noi fummo tutti gi per forza morti,
e peccatori infino a lultima ora;
quivi lume del ciel ne fece accorti, 54
s che, pentendo e perdonando, fora
di vita uscimmo a Dio pacificati,
che del disio di s veder naccora. 57
E io: Perch ne vostri visi guati,
non riconosco alcun; ma sa voi piace
cosa chio possa, spiriti ben nati, 60
voi dite, e io far per quella pace
che, dietro a piedi di s fatta guida
di mondo in mondo cercar mi si face.
63
E uno incominci: Ciascun si fida
del beneficio tuo sanza giurarlo,
pur che l voler nonpossa non ricida. 66

Virgilio disse: Questa gente che si accalca intorno a


noi molta, ed essi vengono a pregarti: perci continua
a camminare e ascolta mentre procedi.
Essi venivano gridando: O anima che vai per essere
felice, con quel corpo col quale sei nato, rallenta un
poco il passo.
Guarda se hai mai visto qualcuno di noi nel mondo,
cos che tu possa portare sue notizie sulla Terra:
suvvia, perch continui a camminare? Suvvia, perch
non ti fermi?
Noi tutti siamo stati uccisi violentemente e siamo stati
peccatori fino all'ultima ora; in punto di morte una
luce del cielo ci illumin la mente, cosicch, pentendoci
e perdonando, uscimmo fuori dalla vita in grazia di
Dio, il quale ci strugge nel desiderio di vederlo.

E io: Per quanto io guardi i vostri volti, non ne


riconosco nessuno; ma se voi volete qualcosa che sia in
mio potere, spiriti fortunati, ditelo e io lo far, in nome
di quella pace che io, seguendo i passi di questa guida,
cerco nei regni dell'Oltretomba.

Ondio, che solo innanzi a li altri parlo,


ti priego, se mai vedi quel paese
E uno inizi: Ciascuno si fida della tua promessa
che siede tra Romagna e quel di Carlo, senza bisogno di giuramenti, purch l'impossibilit
69
(nonpossa) non impedisca la tua volont.
che tu mi sie di tuoi prieghi cortese
Perci io, che parlo da solo davanti agli altri, ti prego,
in Fano, s che ben per me sadori
se mai andrai in quel paese (la Marca Anconetana) che
pur chi possa purgar le gravi offese. 72 sta tra la Romagna e il regno di Carlo d'Angi, che tu
preghi i miei congiunti a Fano, cos che essi preghino
Quindi fu io; ma li profondi fri
per me e mi permettano di espiare le mie colpe.
ondusc l sangue in sul quale io sedea,
fatti mi fuoro in grembo a li Antenori, 75
l dovio pi sicuro esser credea:
quel da Esti il f far, che mavea in ira

Io ero originario di Fano, ma le profonde ferite da cui

assai pi l che dritto non volea. 78


Ma sio fosse fuggito inver la Mira,
quando fu sovragiunto ad Oriaco,
ancor sarei di l dove si spira. 81

usc il sangue nel quale risiedeva la mia anima, mi


furono inferte nel territorio di Padova,
l dove credevo di essere al sicuro: artefice di questo fu
Azzo VIII d'Este, che mi odiava assai pi di quanto
avesse ragione.

Corsi al palude, e le cannucce e l braco


mimpigliar s chi caddi; e l vidio
de le mie vene farsi in terra laco. 84
Ma se io fossi fuggito verso il borgo della Mira, quando
fui raggiunto dai miei sicari ad Oriago, sarei ancora
Poi disse un altro: Deh, se quel disio nel mondo dei vivi.
si compia che ti tragge a lalto monte,
con buona pietate aiuta il mio! 87
Invece corsi verso la palude, e le canne e il fango mi
Io fui di Montefeltro, io son Bonconte; impacciarono al punto che caddi; e l vidi il sangue che
Giovanna o altri non ha di me cura;
mi usciva dalle vene e formava un lago al suolo.
per chio vo tra costor con bassa fronte.
90
Poi un altro disse: Ors, ti auguro che si realizzi quel
desiderio che si spinge su per l'alto monte; tu con
E io a lui: Qual forza o qual ventura
buona piet aiuta il mio!
ti travi s fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?. 93
Io fui uno di Montefeltro e mi chiamo Bonconte; n la
Oh!, rispuoselli, a pi del Casentino mia vedova Giovanna n gli altri miei congiunti si
traversa unacqua cha nome lArchiano, curano di me, per cui io mi vergogno fra queste
anime.
che sovra lErmo nasce in Apennino. 96
E io a lui: Quale forza o caso fortuito ti trascin fuori
L ve l vocabol suo diventa vano,
da Campaldino, cos che il tuo corpo non fu mai
arriva io forato ne la gola,
ritrovato?
fuggendo a piede e sanguinando il piano.
99
Lui rispose: Oh! Ai piedi del Casentino scorre un
Quivi perdei la vista e la parola;
torrente chiamato Archiano, che nasce in Appennino
nel nome di Maria fini, e quivi
presso l'Eremo di Camaldoli.
caddi, e rimase la mia carne sola. 102
Io dir vero e tu l rid tra vivi:
Nel punto dove si getta in Arno e perde il suo nome,
langel di Dio mi prese, e quel dinferno arrivai io con la gola trafitta, fuggendo a piedi e
gridava: "O tu del ciel, perch mi privi? insanguinando la pianura.
105
Tu te ne porti di costui letterno
Qui persi la vista e la parola; morii pronunciando il
per una lagrimetta che l mi toglie;
nome di Maria e caddi, e rimase solo il mio corpo.
ma io far de laltro altro governo!". 108

Ben sai come ne laere si raccoglie


quellumido vapor che in acqua riede,
tosto che sale dove l freddo il coglie.
111

Ora ti dir la verit e tu riferiscila ai vivi: l'angelo di


Dio mi prese, e quello d'Inferno gridava: "O tu del
cielo, perch mi togli ci che mi spetta?

Giunse quel mal voler che pur mal


chiede
con lo ntelletto, e mosse il fummo e l
vento
per la virt che sua natura diede. 114

Tu porti via la parte eterna (l'anima) di costui per una


lacrimetta che me la toglie; ma io riserver ben altro
trattamento al corpo!".
Tu sai bene come nell'atmosfera si raccolga quel
vapore umido che ridiventa acqua, non appena sale
dove pi freddo.

Indi la valle, come l d fu spento,


da Pratomagno al gran giogo coperse
di nebbia; e l ciel di sopra fece intento,
117
Quel diavolo un la sua volont malvagia, che cerca
solo il male, con l'intelletto, e mosse il fumo e il vento
s che l pregno aere in acqua si
grazie al potere che la natura gli ha concesso.
converse;
la pioggia cadde e a fossati venne
Poi, appena cal il sole, copr di nebbia tutta la
di lei ci che la terra non sofferse; 120 pianura da Pratomagno fino alle alte vette
dell'Appennino; e rese il cielo soprastante gonfio di
e come ai rivi grandi si convenne,
umidit, tanto che questa si trasform in pioggia; essa
ver lo fiume real tanto veloce
cadde e ci che la terra non riusc ad assorbire riemp i
si ruin, che nulla la ritenne. 123
fossati;
Lo corpo mio gelato in su la foce
trov lArchian rubesto; e quel sospinse
ne lArno, e sciolse al mio petto la croce e quando conflu ai corsi d'acqua, si rivers verso
126
l'Arno tanto velocemente che nulla pot arrestarla.
chi fe di me quando l dolor mi vinse;
voltmmi per le ripe e per lo fondo,
L'Archiano rapinoso trov il mio corpo morto sulla
poi di sua preda mi coperse e cinse.
foce e lo spinse nell'Arno, sciogliendo la croce che
129
avevo fatto sul mio petto con le braccia quando fui
giunto alla fine; mi fece rotolare per le rive e sul
Deh, quando tu sarai tornato al mondo, fondale, poi mi seppell coi detriti che aveva
e riposato de la lunga via,
trascinato.
seguit l terzo spirito al secondo, 132
ricorditi di me, che son la Pia:
Siena mi f, disfecemi Maremma:
salsi colui che nnanellata pria

Ors, quando sarai tornato sulla Terra e avrai


riposato per il lungo cammino, prosegu un terzo
disposando mavea con la sua gemma. spirito dopo il secondo, ricordati di me, che sono Pia
136
(de' Tolomei); nacqui a Siena e fui uccisa in Maremma;
lo sa bene colui che, dopo avermi chiesto in sposa, mi

aveva dato l'anello nuziale.

Argomento del Canto

Dante e Virgilio lasciano le anime dei pigri e raggiungono il secondo balzo


dell'Antipurgatorio. Incontro con i morti per forza. Colloquio con Iacopo del Cassero,
Bonconte da Montefeltro, Pia de' Tolomei.
mezzogiorno di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300.
Dante e Virgilio lasciano i pigri. Rimprovero di Virgilio (1-21)

Dante e Virgilio hanno appena lasciato le anime dei pigri nel primo balzo
dell'Antipurgatorio, quando una di esse si accorge che Dante proietta un'ombra e lo addita
agli altri, come un uomo vivo. Dante si volta e vede le anime che continuano a indicarlo,
finch il maestro gli chiede perch si attardi nell'ascesa badando alle chiacchiere di quelle
anime; lo esorta a seguirlo senza ascoltare nessuno, come una torre che resta salda
nonostante i venti, perch l'uomo che si perde in troppi pensieri non raggiunge l'obiettivo
che si proposto. Dante accetta il rimprovero e segue Virgilio, col viso cosparso di
rossore.
Incontro con le anime dei morti per forza (22-63)
ic tu re
P

G. Dor, I morti per forza


Intanto, lungo un ripiano roccioso trasversale alla montagna, delle anime che cantano il
Miserere vengono incontro ai due poeti: quando si accorgono che Dante proietta
un'ombra, emettono una esclamazione di stupore e due loro corrono incontro ai due
chiedendo loro di spiegare la propria condizione. Virgilio risponde dicendo che Dante
vivo ed in carne e ossa, e li invita a riferire il messaggio ai loro compagni in quanto ci
potr essergli utile. Le anime corrono su per il balzo rapidissime, come stelle cadenti nel
cielo notturno o lampi al calar del sole, quindi insieme agli altri penitenti raggiungono
velocemente i due poeti. Virgilio raccomanda a Dante di essere breve, dato il gran
numero di anime, e di limitarsi ascoltare le loro preghiere senza arrestarsi.
I penitenti seguono Dante e lo esortano a rallentare un poco, invitandolo a guardarli e dire
se in vita ha mai visto qualcuno di loro. Essi, spiegano, furono tutti morti per forza e
peccatori fino all'ultima ora, quando si pentirono delle loro colpe e morirono in grazia di
Dio. Dante li osserva uno a uno, ma non ne riconosce nessuno; tuttavia li invita a parlare
e, se potr fare qualcosa per loro, sar ben lieto di esaudire ogni loro richiesta in nome di

quella pace di cui egli stesso in cerca.


Colloquio con Iacopo del Cassero (64-84)

Uno degli spiriti (Iacopo del Cassero) dice che essi si fidano di Dante senza bisogno di
giuramenti, quindi lo prega, se mai andr nel paese posto tra la Romagna e il regno di
Napoli (la Marca Anconetana), di pregare a sua volta i suoi conoscenti a Fano affinch
essi preghino per abbreviare la sua permanenza nell'Antipurgatorio. Lui originario di
Fano, ma le ferite che lo hanno ucciso gli furono inferte in territorio padovano, dove
credeva di essere al sicuro: il colpevole fu Azzo d'Este, adirato con lui ben al di l del
lecito. Se lui fosse fuggito verso la Mira, sul Brenta, quando fu raggiunto dai suoi
assassini ad Oriago, sarebbe ancora vivo; invece rimase impigliato nella palude e cadde a
terra vedendo spargersi il suo sangue.
Colloquio con Bonconte da Montefeltro (85-129)
ic tu re
P

G. Dor, Morte di Bonconte


Un altro spirito prende la parola, augurando a Dante di raggiungere la sommit del monte
e pregandolo di aiutarlo. Si presenta com Bonconte da Montefeltro, la cui vedova non si
cura di lui sulla Terra, per cui il penitente va con la fronte bassa. Dante gli chiede quale
circostanza fece s che il suo corpo non fosse mai ritrovato dopo la sua morte nella
battaglia di Campaldino: il penitente risponde che ai piedi del Casentino scorre un fiume
di nome Archiano, che nasce in Appennino e sfocia in Arno. Qui Bonconte arriv con la
gola squarciata, a piedi e sanguinante, e prima di morire si pent nominando Maria: una
volta morto, la sua anima fu presa da un angelo, mentre un diavolo protestava perch, a
causa del suo tardivo pentimento, non poteva portarlo all' Inferno. Il demone infier per
sul suo corpo: Bonconte spiega che nell'atmosfera si raccoglie l'umidit che si trasforma
in pioggia a causa del freddo, per cui il diavolo us il suo potere per scatenare una
terribile tempesta che copr di nebbia tutta la pianura e rivers una gran quantit d'acqua a
terra. Il suolo non la pot assorbire tutta ed essa riemp i fossati confluendo poi nei fiumi,
fino all'Arno; le acque dell'Archiano, con la sua corrente rapinosa, trascinarono via il
corpo di Bonconte nell'Arno, sciogliendo il segno della croce che lui aveva fatto in punto
di morte, quindi il suo cadavere fu seppellito sul fondale del fiume.
Colloquio con Pia de' Tolomei (130-136)

Appena Bonconte ha terminato di parlare, prende la parola l'anima di una penitente:


costei chiede a Dante, quando sar tornato nel mondo e si sar riposato del suo lungo
cammino, di ricordarsi di lei, Pia de' Tolomei: era nata a Siena e poi mor violentemente
in Maremma, come ben sa l'uomo che l'aveva chiesta in sposa e le aveva dato l'anello
nuziale.

CANTO 6

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Testo

Parafrasi

Quando si parte il gioco de la zara,


colui che perde si riman dolente,
repetendo le volte, e tristo impara; 3

Quando il gioco della zara ha fine, quello che ha perso


rimane da solo e addolorato, mentre ripensa alle
giocate fatte e impara tristemente;

con laltro se ne va tutta la gente;


qual va dinanzi, e qual di dietro il
prende,
e qual dallato li si reca a mente; 6

tutta la gente segue il vincitore; quello tira dritto, e uno


gli si mette di fronte, un altro lo tira da dietro, un altro
lo segue affiancandolo;

el non sarresta, e questo e quello


intende;
a cui porge la man, pi non fa pressa;
e cos da la calca si difende. 9

quello non si ferma e ascolta l'uno e l'altro; d la


mancia a uno e questo non lo assilla pi, e cos di
difende dalla calca.

Tal era io in quella turba spessa,


Cos facevo io in mezzo a quella folla di anime,
volgendo a loro, e qua e l, la faccia, volgendo il viso a loro qua e l, e promettendo mi
e promettendo mi sciogliea da essa. 12 separavo dalla calca.
Quivera lAretin che da le braccia
fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte, Qui c'era l'Aretino (Benincasa da Laterina) che fu
e laltro channeg correndo in caccia. ucciso dalle feroci braccia di Ghino di Tacco, e l'altro
15
(Guccio de' Tarlati) che anneg mentre era inseguito (o
inseguiva).
Quivi pregava con le mani sporte
Federigo Novello, e quel da Pisa
Qui pregava a mani giunte Federico Novello, e il pisano
che f parer lo buon Marzucco forte. 18 (Gano o Farinata degli Scornigiani) che fece apparire
forte il buon Marzucco, suo padre.
Vidi conte Orso e lanima divisa
dal corpo suo per astio e per inveggia, Vidi il conte Orso (degli Alberti) e l'anima divisa dal suo
come dicea, non per colpa commisa; corpo per astio e invidia, non per aver commesso una
21
colpa, come diceva;
Pier da la Broccia dico; e qui
proveggia,
mentr di qua, la donna di Brabante,
s che per non sia di peggior greggia.
24
Come libero fui da tutte quante
quellombre che pregar pur chaltri
prieghi,
s che savacci lor divenir sante, 27

intendo dire Pierre de la Brosse; e a questo riguardo


Maria di Brabante, finch in vita, farebbe bene a
pentirsi, per non finire in un gregge peggiore (tra i
dannati).
Non appena mi fui liberato da tutte quelle anime che
pregavano perch altri pregassero per permetter loro di
purificarsi pi in fretta,

io cominciai: El par che tu mi nieghi, io cominciai: Mi sembra che tu neghi, o mio maestro,
o luce mia, espresso in alcun testo
espressamente in una tua opera, che una preghiera
che decreto del cielo orazion pieghi; 30 possa piegare una decisione divina;
e questa gente prega pur di questo:
e queste anime pregano proprio per questo: dunque la
sarebbe dunque loro speme vana,
loro speranza vana, o le tue parole non mi sono
o non m l detto tuo ben manifesto?. chiare?
33
Ed elli a me: La mia scrittura piana; E lui a me: Le mie parole sono chiare e la speranza di
e la speranza di costor non falla,
costoro ben riposta, se si guarda con attenzione e con
se ben si guarda con la mente sana; 36 intelletto integro;
ch cima di giudicio non savvalla
perch foco damor compia in un punto infatti l'altezza del giudizio divino non sminuita se
ci che de sodisfar chi qui sastalla; 39 l'ardore di carit (delle preghiere) compie in un istante
ci che deve essere espiato da chi si trattiene qui;
e l dovio fermai cotesto punto,
non sammendava, per pregar, difetto, e nel punto dove io dissi questo, la colpa non veniva
perch l priego da Dio era disgiunto. cancellata grazie alla preghiera, e poi la preghiera non
42
era rivolta a Dio.
Veramente a cos alto sospetto
non ti fermar, se quella nol ti dice
che lume fia tra l vero e lo ntelletto.
45

Tuttavia non ti fermare davanti a un dubbio cos


profondo, prima che ti parli colei che sar luce tra la
verit e il tuo intelletto.

Non so se ntendi: io dico di Beatrice;


tu la vedrai di sopra, in su la vetta
Non so se capisci, parlo di Beatrice; tu la vedrai ridere
di questo monte, ridere e felice. 48
felice sulla cima di questo monte.
E io: Segnore, andiamo a maggior
fretta,
ch gi non maffatico come dianzi,
e vedi omai che l poggio lombra
getta. 51
Noi anderem con questo giorno
innanzi,
rispuose, quanto pi potremo omai;
ma l fatto daltra forma che non
stanzi. 54
Prima che sie l s, tornar vedrai
colui che gi si cuopre de la costa,

E io: Signore, andiamo pi in fretta, dal momento che


non sono stanco come prima e, come vedi, il monte getta
gi ombra.
Rispose: Noi procederemo in questa giornata quanto
pi potremo; ma le cose stanno diversamente da come
pensi.
Prima che tu arrivi lass, vedrai risorgere il sole che gi
tramonta dietro il monte, cos che tu non fai pi ombra.

s che suoi raggi tu romper non fai. 57


Ma vedi laggi un'anima, che se ne sta tutta sola e che
Ma vedi l unanima che, posta
guarda verso di noi: quella ci mostrer la via pi
sola soletta, inverso noi riguarda:
spedita.
quella ne nsegner la via pi tosta. 60
Venimmo a lei: o anima lombarda,
La raggiungemmo: o anima lombarda, come te ne stavi
come ti stavi altera e disdegnosa
altera e disdegnosa, e piena di dignit nel muovere
e nel mover de li occhi onesta e tarda! lentamente gli occhi!
63
Ella non ci dicea alcuna cosa,
ma lasciavane gir, solo sguardando
a guisa di leon quando si posa. 66
Pur Virgilio si trasse a lei, pregando
che ne mostrasse la miglior salita;
e quella non rispuose al suo dimando,
69
ma di nostro paese e de la vita
ci nchiese; e l dolce duca
incominciava
Mantua..., e lombra, tutta in s
romita, 72

Ella non ci diceva nulla, ma ci lasciava avvicinare,


limitandosi a guardare come fa il leone quando sta in
attesa.
Tuttavia Virgilio si avvicin a lei, pregando che ci
mostrasse il punto migliore per salire; e quella non
rispose alla domanda, ma ci chiese del paese da dove
venivamo e della nostra vita; e il dolce maestro iniziava
a dire Mantova... e quell'ombra, che se ne stava tutta
solitaria, si alz dal luogo dove stava, dicendo: O
Mantovano, io sono Sordello, della tua terra!; e si
abbracciavano a vicenda.

surse ver lui del loco ove pria stava,


dicendo: O Mantoano, io son Sordello
de la tua terra!; e lun laltro
abbracciava. 75
Ahim, Italia schiava, sede del dolore, nave senza
Ahi serva Italia, di dolore ostello,
timoniere in una gran tempesta, non pi signora delle
nave sanza nocchiere in gran tempesta, province ma bordello!
non donna di province, ma bordello! 78
Quellanima gentil fu cos presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa; 81
e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e lun laltro si rode
di quei chun muro e una fossa serra. 84
Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
salcuna parte in te di pace gode. 87

Quell'anima nobile fu cos sollecita a fare festa al suo


concittadino, solo per il dolce suono della sua terra, e
adesso i tuoi abitanti in vita non smettono di farsi la
guerra, e anche quelli che abitano la stessa citt si
rodono l'un l'altro.

Cerca, o infelice, intorno alle tue coste e poi guarda


nell'interno, se alcuna parte di te si trova in pace.

Che val perch ti racconciasse il freno


Iustiniano, se la sella vota?
A che servito che Giustiniano ti aggiustasse il freno
Sanzesso fora la vergogna meno. 90 (emanasse le leggi), se la sella vuota (nessuno le fa
rispettare)? Senza di esso (senza le leggi) la vergogna
Ahi gente che dovresti esser devota,
sarebbe minore.
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ci che Dio ti nota, 93 Oh gente (di Chiesa), che dovresti essere devota e
lasciare che Cesare (l'imperatore) sieda sulla sella, se
guarda come esta fiera fatta fella
capisci bene la parola di Dio, guarda come diventata
per non esser corretta da li sproni,
ribelle questa bestia per non essere tenuta a bada dagli
poi che ponesti mano a la predella. 96 sproni, dal momento che la conduci a mano per le
briglie.
O Alberto tedesco chabbandoni
costei ch fatta indomita e selvaggia,
e dovresti inforcar li suoi arcioni, 99
O Alberto d'Asburgo, che abbandoni questa bestia
giusto giudicio da le stelle caggia
divenuta indomabile e selvaggia, mentre dovresti
sovra l tuo sangue, e sia novo e aperto, inforcare i suoi arcioni (governare l'Italia), possa cadere
tal che l tuo successor temenza
dal cielo contro di te e la tua famiglia un giusto castigo,
naggia! 102
e sia straordinario ed evidente, cos che il tuo
successore (Arrigo VII) ne abbia timore!
Chavete tu e l tuo padre sofferto,
per cupidigia di cost distretti,
che l giardin de lo mperio sia diserto.
105
Infatti tu e tuo padre (Rodolfo I) avete lasciato che il
giardino dell'Impero (l'Italia) sia abbandonato,
Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, rimanendo in Germania per cupidigia.
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color gi tristi, e questi con sospetti!
Vieni (o Alberto) a vedere i Montecchi e i Cappelletti, i
108
Monaldi e i Filippeschi, uomo negligente, i primi gi in
rovina e gli altri sul punto di cadervi!
Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura
di tuoi gentili, e cura lor magagne;
Vieni, o crudele, e vedi le oppressioni compiute (o
e vedrai Santafior com oscura! 111 subte) dai tuoi feudatari, e cura le loro colpe (o danni);
e vedrai come oscura Santa Fiora!
Vieni a veder la tua Roma che piagne
vedova e sola, e d e notte chiama:
Vieni a vedere la tua citt di Roma che piange, vedova e
Cesare mio, perch non
abbandonata, e giorno e notte invoca: Cesare mio,
maccompagne?. 114
perch non hai qui la tua sede?
Vieni a veder la gente quanto sama! Vieni a vedere quanto si amano gli Italiani! e se non hai
e se nulla di noi piet ti move,
alcuna piet di noi, vieni almeno a vergognarti della tua
a vergognar ti vien de la tua fama. 117 reputazione.
E se licito m, o sommo Giove

che fosti in terra per noi crucifisso,


son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?
120

E se mi consentito, o altissimo Giove (Cristo), che fosti


crocifisso per noi in Terra, i tuoi occhi giusti sono forse
rivolti altrove?

O preparazion che ne labisso


del tuo consiglio fai per alcun bene
Oppure nell'abisso della tua saggezza stai preparando
in tutto de laccorger nostro scisso? 123 un bene (per l'Italia) di cui non possiamo renderci
conto?
Ch le citt dItalia tutte piene
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene. 126 Infatti tutte le citt italiane sono piene di tiranni, e ogni
contadino che si mette a capo di una fazione politica
Fiorenza mia, ben puoi esser contenta diventa un Marcello.
di questa digression che non ti tocca,
merc del popol tuo che si argomenta.
129
Firenze mia, puoi davvero esser contenta del fatto che
questa digressione non ti tocca, grazie al tuo popolo che
Molti han giustizia in cuore, e tardi
si ingegna.
scocca
per non venir sanza consiglio a larco;
ma il popol tuo lha in sommo de la
Molti hanno la giustizia in cuore, ma questa si esprime
bocca. 132
tardi con le parole per non rischiare di non essere
ponderata; ma il tuo popolo se ne riempie sempre la
Molti rifiutan lo comune incarco;
bocca.
ma il popol tuo solicito risponde
sanza chiamare, e grida: I mi
Molti rifiutano le cariche pubbliche, ma il tuo popolo
sobbarco!. 135
risponde sollecito senza essere chiamato, e grida: Me
ne incarico io!
Or ti fa lieta, ch tu hai ben onde:
tu ricca, tu con pace, e tu con senno!
Sio dico l ver, leffetto nol nasconde. Ora rallegrati, visto che ne hai motivo: tu sei ricca, sei
138
in pace, sei assennata! Se dico la verit, i fatti non lo
nascondono.
Atene e Lacedemona, che fenno
lantiche leggi e furon s civili,
fecero al viver bene un picciol cenno Atene e Sparta, che scrissero le antiche leggi e furono
141
cos civili, diedero un piccolo contributo alla giustizia in
confronto a te, che emani provvedimenti tanto sottili
verso di te, che fai tanto sottili
(elaborati, ma anche fragili) che quelli emessi a ottobre
provedimenti, cha mezzo novembre non arrivano a met novembre.
non giugne quel che tu dottobre fili.
144
Quante volte, del tempo che rimembre,
legge, moneta, officio e costume
Quante volte, a memoria d'uomo, hai tu mutato leggi,
hai tu mutato e rinovate membre! 147 moneta e costumi, e rinnovato la popolazione (grazie

agli esili)!
E se ben ti ricordi e vedi lume,
vedrai te somigliante a quella inferma E se tu ti ricordi bene e vedi chiaramente, riconoscerai
che non pu trovar posa in su le piume, di esser simile a quell'ammalata che non pu trovare
riposo nel letto, ma rigirandosi di continuo cerca di
ma con dar volta suo dolore scherma. alleviare il dolore.
151

Argomento del Canto

Ancora fra i morti per forza del secondo balzo dell'Antipurgatorio. Incontro con l'anima
di Sordello da Goito. Invettiva contro l'Italia. Apostrofe contro Firenze.
il pomeriggio di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, alle tre.
I morti per forza si affollano intorno a Dante (1-24)
ic tu re
P

S. Botticelli, Esordio del Canto VI


Dante spiega che quando finisce il gioco della zara, il perdente resta solo e impara a sue
spese come comportarsi nella prossima partita, mentre tutti si affollano intorno al
vincitore, attirando la sua attenzione; quello non si ferma, ma si difende dalla calca dando
retta a tutti e porgendo la mano all'uno e all'altro. Lo stesso fa il poeta attorniato dalle
anime dei morti per forza, rivolgendosi ora a questo ora a quello, e si allontana
promettendo. Tra le anime c' quella dell'Aretino che fu ucciso da Ghino di Tacco e
Guccio de' Tarlati che mor annegato; ci sono Federico Novello e il pisano che fece
sembrare forte il padre Marzucco; ci sono il conte Orso degli Alberti e l'anima di Pierre
de la Brosse, che dice di essere stato ucciso per invidia e non per colpa, per cui Maria di
Brabante dovrebbe pentirsi per evitare di finire tra i dannati.
Virgilio spiega l'efficacia della preghiera (25-57)

Non appena Dante riesce a liberarsi dalle anime che lo pressano, si rivolge a Virgilio e gli
ricorda come in alcuni suoi versi egli nega alla preghiera il potere di piegare un decreto
divino. Queste anime si augurano proprio questo, quindi Dante non sa se la loro speranza

vana, oppure se non ha capito bene ci che Virgilio ha scritto. Il maestro risponde che i
suoi versi sono chiari e la speranza di tali anime ben riposta, a patto di giudicare con
mente sana: infatti il giudizio divino non si piega solo perch l'ardore di carit della
preghiera compie in un istante ci che devono scontare queste anime. Nei versi
dell'Eneide in cui Virgilio parlava di questo, inoltre, la colpa non veniva lavata dalla
preghiera, poich questa era disgiunta da Dio. Virgilio esorta Dante a non tenersi il
dubbio, ma di attendere pi profonde spiegazioni da parte di Beatrice, che illuminer la
sua mente e lo attende sorridente sulla cima del monte. A questo punto Dante invita il
maestro ad affrettare il passo, essendo molto meno stanco di prima e osservando che il
monte proietta gi la sua ombra ( pomeriggio). Virgilio dice che procederanno sino alla
fine del giorno, quanto pi potranno, ma le cose stanno diversamente da come lui pensa.
Prima di arrivare in cima, infatti, Dante vedr il sole tramontare e poi risorgere.
Incontro con Sordello da Goito (58-75)
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C. Zocchi, Sordello davanti a Virgilio


Virgilio indica a Dante un'anima che se ne sta in disparte e guarda verso di loro, che potr
indicare la via pi rapida per salire. Raggiungono quell'anima che, come si sapr,
lombarda, e sta con atteggiamento altero e muove gli occhi in modo assai dignitoso. Lo
spirito non dice nulla e lascia che i due poeti si avvicinino, guardandoli come un leone in
attesa. Virgilio si avvicina a lui e lo prega di indicargli il cammino migliore, ma quello
non risponde alla domanda e gli chiede a sua volta chi essi siano e da dove vengano.
Virgilio non fa in tempo a dire Mantova... che subito l'anima va ad abbracciarlo e si
presenta come Sordello, originario della sua stessa terra.
(Foto: Monumento a Dante, Trento - Jaqen)
Invettiva contro l'Italia (76-126)
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Alberto I d'Asburgo (stampa nel 1450)


Dante a questo punto prorompe in una violenta invettiva contro l'Italia, definita sede del
dolore e nave senza timoniere in una tempesta, non pi signora delle province dell'Impero
romano ma bordello: l'anima di Sordello stata prontissima a salutare Virgilio solo
perch ha saputo che della sua stessa terra, mentre i cittadini italiani in vita si fanno
guerra, anche quelli che abitano nello stesso Comune. L'Italia dovrebbe guardare bene
entro i suoi confini e vedrebbe che non c' parte di essa che gode la pace. A che servito
che Giustiniano ordinasse le leggi se poi non c' nessuno a metterle in pratica? Gli Italiani

dovrebbero permettere all'imperatore di governarli, invece di lasciare che il paese vada in


rovina, affidato a gente incapace. Dante accusa l'imperatore Alberto I d'Asburgo di
abbandonare l'Italia, diventata una bestia sfrenata, mentre dovrebbe essere lui a
cavalcarla: si augura che il giudizio divino colpisca duramente lui e i discendenti, perch
il successore ne abbia timore. Infatti Alberto e il padre (Rodolfo d'Asburgo) hanno
lasciato che il giardino dell'Impero sia abbandonato: Alberto dovrebbe venire a vedere le
lotte tra famiglie rivali, gli abusi subti dai suoi feudatari, la rovina della contea di Santa
Fiora. Dovrebbe vedere Roma che piange e si lamenta di essere abbandonata dal suo
sovrano, la gente che si odia, e se non gli sta a cuore la sorte del paese dovrebbe almeno
vergognarsi della sua reputazione. Dante si rivolge poi a Giove (Cristo), crocifisso in
Terra per noi, e gli chiede se rivolge altrove lo sguardo oppure se prepara per l'Italia un
destino migliore di cui non si sa ancora nulla. Le citt d'Italia, infatti, sono piene di
tiranni e ogni contadino che sostenga una parte politica viene esaltato come un Marcello.
Invettiva contro Firenze (127-151)

Dante osserva ironicamente che Firenze pu essere lieta del fatto di non essere toccata da
questa digressione, visto che i suoi cittadini contribuiscono alla sua pace. Molti sono
giusti e tuttavia sono restii a emettere giudizi, mentre i fiorentini non hanno alcun timore
e si riempiono la bocca di giustizia; molti rifiutano gli uffici pubblici, mentre i fiorentini
sono fin troppo solleciti ad assumersi le cariche politiche. Firenze dev'essere lieta, perch
ricca, pacifica e assennata: Atene e Sparta, citt ricordate per le prime leggi scritte,
diedero un piccolo contributo al vivere civile rispetto a Firenze, che emette deliberazioni
cos sottili (cio esili) che quelle di ottobre non arrivano a met novembre. Quante volte
la citt, a memoria d'uomo, ha mutato le sue usanze! E se Firenze bada bene e ha ancora
capacit di giudizio, ammetter di essere simile a un'ammalata che non trova riposo nel
letto e cerca di lenire le sue sofferenze rigirandosi di continuo.

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