Testo
Parafrasi
Ma se donna del ciel ti muove e regge, Ora che risiede al di l del fiume infernale (Acheronte)
come tu di, non c mestier lusinghe: non pu pi commuovermi, in forza di quella legge che
bastisi ben che per lei mi richegge. 93 fu emanata quando io ne uscii fuori.
Va dunque, e fa che tu costui ricinghe Ma se una donna beata, come dici, muove i tuoi passi,
dun giunco schietto e che li lavi l viso, non servono lusinghe: sufficiente pregarmi in suo
nome.
s chogne sucidume quindi stinghe; 96
ch non si converria, locchio sorpriso Va' dunque, e fa' in modo di cingere i fianchi di costui
dalcuna nebbia, andar dinanzi al primo con un giunco liscio e lavagli il viso, in modo tale da
eliminare da esso ogni sudiciume;
ministro, ch di quei di paradiso. 99
infatti non sarebbe opportuno presentarsi di fronte al
Questa isoletta intorno ad imo ad imo, primo ministro di Paradiso (l'angelo guardiano) con
l gi col dove la batte londa,
l'occhio velato da una qualche nebbia.
porta di giunchi sovra l molle limo;
102
Questa isoletta, nelle sue parti pi basse, l dove
battuta dalle onde, piena di giunchi sul molle fango;
nullaltra pianta che facesse fronda
o indurasse, vi puote aver vita,
per cha le percosse non seconda. 105 nessun'altra pianta che avesse fronde o un tronco rigido
vi pu crescere, poich non si piegherebbe all'impeto
Poscia non sia di qua vostra reddita;
delle onde.
lo sol vi mosterr, che surge omai,
prendere il monte a pi lieve salita.
108
Poi il vostro ritorno non sia da questa parte; il sole, che
ormai sorge, vi indicher la direzione dove trovare un
Cos spar; e io s mi levai
facile accesso alla montagna.
sanza parlare, e tutto mi ritrassi
al duca mio, e li occhi a lui drizzai. 111 Cos svan; e io mi alzai senza parlare, e mi trassi verso
la mia guida, rivolgendo a lui il mio sguardo.
El cominci: Figliuol, segui i miei
passi:
volgianci in dietro, ch di qua dichina Egli inizi: Figliolo, segui i miei passi: torniamo
questa pianura a suoi termini bassi. indietro, poich di qua la pianura declina dolcemente
114
verso il punto pi basso.
Lalba vinceva lora mattutina
che fuggia innanzi, s che di lontano
conobbi il tremolar de la marina. 117
Noi andavam per lo solingo piano
comom che torna a la perduta strada,
che nfino ad essa li pare ire in vano.
120
Proemio della Cantica; Dante e Virgilio arrivano sulla spiaggia del Purgatorio. Dante
vede le quattro stelle. Apparizione di Catone Uticense. Virgilio prega Catone di
ammettere Dante al Purgatorio, poi cinge il discepolo col giunco.
la mattina di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, all'alba.
Proemio della Cantica (1-12)
Catone risponde di aver molto amato Marzia in vita, tanto che la donna ottenne sempre da
lui ci che voleva, ma adesso che confinata al di l dell'Acheronte non pu pi
commuoverlo, in forza di una legge che fu stabilita quando lui fu tratto fuori dal Limbo.
Tuttavia, poich Virgilio afferma di essere guidato da una donna del Paradiso,
sufficiente invocare quest'ultima e non c' bisogno di ricorrere a lusinghe. Catone invita
dunque i due poeti a proseguire, ma raccomanda Virgilio di cingere i fianchi di Dante con
un giunco liscio e di lavargli il viso, togliendo da esso ogni segno dell'Inferno, poich non
sarebbe opportuno presentarsi in quello stato davanti all'angelo guardiano alla porta del
Purgatorio. L'isola su cui sorge la montagna, nelle sue parti pi basse dov' battuta dalle
onde, piena di giunchi che crescono nel fango, in quanto tale pianta l'unica che pu
crescere l col suo fusto flessibile. Dopo che i due avranno compiuto tale rito non
dovranno tornare in questa direzione, ma seguire il corso del sole che sta sorgendo e
trovare cos un facile accesso al monte. Alla fine delle sue parole Catone svanisce e Dante
si alza senza parlare, accostandosi a Virgilio.
Virgilio lava il viso di Dante e lo cinge con un giunco (112-136)
CANTO 2
Testo
Parafrasi
s che le bianche e le vermiglie guance, cos le guance bianche e rosse della bella Aurora, l
dove mi trovavo io, per il passare del tempo diventavano
l dovi era, de la bella Aurora
arancio (era l'alba).
per troppa etate divenivan rance. 9
Noi eravamo ancora sul lido, come qualcuno che pensa
Noi eravam lunghesso mare ancora,
al cammino che deve fare ed pronto col desiderio, ma
come gente che pensa a suo cammino, esita col corpo.
che va col cuore e col corpo dimora. 12
Ed ecco, come quando Marte, offuscato dal mattino,
Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino,
rosseggia temperato da spessi vapori verso ovest sulla
per li grossi vapor Marte rosseggia
superficie del mare, cos mi apparve (possa ancora
gi nel ponente sovra l suol marino, vederla!) una luce che veniva dal mare, cos veloce che
15
nessun uccello si muove altrettanto rapidamente.
cotal mapparve, sio ancor lo veggia,
un lume per lo mar venir s ratto,
che l muover suo nessun volar
Non appena distolsi un poco lo sguardo da essa per
pareggia. 18
domandare al mio maestro, la rividi pi splendente e pi
grande.
Dal qual comio un poco ebbi ritratto
locchio per domandar lo duca mio,
rividil pi lucente e maggior fatto. 21 Poi a ogni lato di essa mi sembr di vedere un biancore
indefinito, e poco a poco al di sotto ne apparve un altro.
Poi dogne lato ad esso mappario
un non sapeva che bianco, e di sotto
a poco a poco un altro a lui uscio. 24 Il mio maestro non disse nulla, finch apparve che il
primo biancore erano delle ali; quando conobbe quel
Lo mio maestro ancor non facea motto, nocchiero, mi grid: Su, su, piega le ginocchia. Ecco
l'angelo di Dio: unisci le mani (in preghiera); ormai
mentre che i primi bianchi apparver ali; vedrai ministri di questo tipo.
allor che ben conobbe il galeotto, 27
grid: Fa, fa che le ginocchia cali.
Ecco langel di Dio: piega le mani;
omai vedrai di s fatti officiali. 30
Vedi che sdegna li argomenti umani,
s che remo non vuol, n altro velo
che lali sue, tra liti s lontani. 33
Vedi come lha dritte verso l cielo,
trattando laere con letterne penne,
che non si mutan come mortal pelo.
36
Vedi come rifiuta gli strumenti umani, cos che non vuole
remi, n altra vela che non siano le sue ali, pur in luoghi
cos lontani.
Vedi come le tiene dritte verso il cielo, fendendo l'aria
con le piume eterne che non cadono come penne
mortali.
Poi, non appena l'uccello divino venne pi verso di noi,
appariva pi chiaramente: allora i miei occhi non ne
Ancora sulla spiaggia del Purgatorio. Apparizione dell'angelo nocchiero. Incontro con le
anime dei penitenti, tra i quali c' il musico Casella. Canto di Casella e rimprovero di
Catone. Fuga di Dante e Virgilio.
la mattina di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, all'alba.
Descrizione dell'alba. Apparizione dell'angelo (1-36)
e la costellazione di Capricorno sta gi declinando dalla met del cielo. I nuovi arrivati si
rivolgono ai due poeti chiedendo di mostrargli la via per il monte, ma Virgilio li informa
che anch'essi sono appena arrivati in quel luogo, attraverso una via talmente aspra che
l'ascesa del monte sembrer uno scherzo. Le anime si accorgono che Dante respira ed
vivo, impallidendo per lo stupore: esse si accalcano intorno a lui per la curiosit, come fa
la gente attorno al messaggero che porta notizie di pace, quasi dimenticandosi di accedere
al monte per purificarsi dai loro peccati.
Incontro con Casella (76-111)
Dante vede una della anime farsi avanti per abbracciarlo, il che spinge il poeta a fare
altrettanto, ma i suoi tre tentativi vanno a vuoto in quanto le braccia attraversano lo
spirito, inconsistente, e tornano al suo petto. Dante stupito e l'anima sorride, invitandolo
a separarsi dagli altri penitenti. Il poeta lo segue e i due si appartano, finch Dante lo
riconosce come l'amico Casella e lo prega di fermarsi un poco a parlargli: il penitente
risponde dicendo che gli vuole bene da morto come da vivo, e gli chiede perch si trova
in quel luogo. Dante risponde che fa questo viaggio per salvarsi l'anima e chiede a sua
volta a Casella perch giunga solo ora in Purgatorio dopo la sua morte. Il penitente spiega
che non gli stato fatto alcun torto se l'angelo nocchiero gli ha negato pi volte di
condurlo l, poich la sua volont conforme a quella di Dio. In realt, spiega, da tre
mesi l'angelo ha raccolto tutti quelli che hanno voluto salire sulla barca: stato allora che
Casella stato preso alla foce del Tevere, dove si raccolgono tutte le anime non destinate
all'Inferno e dove l'angelo si diretto dopo aver lasciato la spiaggia del Purgatorio. A
questo punto Dante prega Casella, se una nuova legge non glielo vieta, di confortarlo col
suo canto come faceva quand'era in vita, poich il poeta giunto l con tutto il corpo ed
quindi particolarmente affaticato.
Il canto di Casella. Rimprovero di Catone (112-133)
CANTO 3
Testo
Parafrasi
33
Ancora sulla spiaggia del Purgatorio. Discorso di Virgilio sulla giustizia divina. Incontro
con le anime dei contumaci. Colloquio con Manfredi di Svevia.
la mattina di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, alle sette.
Dopo i rimproveri di Catone e la fuga precipitosa delle anime verso la montagna, Dante si
stringe a Virgilio, senza la cui guida fidata non potrebbe certo proseguire il viaggio. Il
maestro sembra essere punto dalla propria coscienza, cos monda e dignitosa che anche il
pi piccolo errore le provoca un forte rimorso. Quando Virgilio prende a camminare
senza la fretta che toglie decoro a ogni gesto, Dante inizia a guardarsi attorno e osserva la
montagna, che si erge verso il cielo pi alta di qualunque altra. Il sole brilla rossastro
dietro di lui e proietta l'ombra davanti, dal momento che Dante ne scherma i raggi col
proprio corpo.
Paura di Dante e rimprovero di Virgilio (19-45)
Dante vede all'improvviso che c' solo la sua ombra sul terreno e non quella di Virgilio,
quindi si volta a lato col terrore di essere abbandonato: il maestro ovviamente l e lo
rimprovera perch continua a diffidare e non crede che sia accanto a lui per guidarlo.
Virgilio spiega che il corpo mortale nel quale lui faceva ombra riposa a Napoli, dove fu
traslato da Brindisi e dove adesso gi sera, quindi Dante non deve stupirsi che la sua
anima non proietti un'ombra proprio come i cieli non fanno schermo al passaggio della
luce. La giustizia divina fa in modo che i corpi inconsistenti delle anime soffrano
tormenti fisici, in un modo che non vuole che si sveli agli uomini, per cui folle chi spera
con la sola ragione umana di poter capire i misteri della fede. La gente deve accontentarsi
di ci che stato rivelato, perch se avesse potuto veder tutto non sarebbe stato
necessario che Ges nascesse. Grandi filosofi hanno desiderato vanamente di conoscere
questi misteri, e il loro ingegno glielo avrebbe permesso se ci fosse stato possibile,
mentre ora tale desiderio la loro pena. Virgilio parla di Aristotele, di Platone e molti
altri; poi resta in silenzio, china la fronte e rimane turbato.
Incontro coi contumaci (46-102)
CANTO 5
Testo
Parafrasi
che color non tornasser suso in meno; Io non ho mai visto stelle cadenti fendere il cielo
e, giunti l, con li altri a noi dier volta all'inizio della notte, n lampi squarciare le nuvole
come schiera che scorre sanza freno. 42 d'agosto al calar del sole, tanto rapidamente quanto
quelle anime tornarono in alto; e arrivate l, corsero
Questa gente che preme a noi molta, verso di noi con le altre come una schiera sfrenata.
e vegnonti a pregar, disse l poeta:
per pur va, e in andando ascolta. 45
O anima che vai per esser lieta
Dante e Virgilio hanno appena lasciato le anime dei pigri nel primo balzo
dell'Antipurgatorio, quando una di esse si accorge che Dante proietta un'ombra e lo addita
agli altri, come un uomo vivo. Dante si volta e vede le anime che continuano a indicarlo,
finch il maestro gli chiede perch si attardi nell'ascesa badando alle chiacchiere di quelle
anime; lo esorta a seguirlo senza ascoltare nessuno, come una torre che resta salda
nonostante i venti, perch l'uomo che si perde in troppi pensieri non raggiunge l'obiettivo
che si proposto. Dante accetta il rimprovero e segue Virgilio, col viso cosparso di
rossore.
Incontro con le anime dei morti per forza (22-63)
ic tu re
P
Uno degli spiriti (Iacopo del Cassero) dice che essi si fidano di Dante senza bisogno di
giuramenti, quindi lo prega, se mai andr nel paese posto tra la Romagna e il regno di
Napoli (la Marca Anconetana), di pregare a sua volta i suoi conoscenti a Fano affinch
essi preghino per abbreviare la sua permanenza nell'Antipurgatorio. Lui originario di
Fano, ma le ferite che lo hanno ucciso gli furono inferte in territorio padovano, dove
credeva di essere al sicuro: il colpevole fu Azzo d'Este, adirato con lui ben al di l del
lecito. Se lui fosse fuggito verso la Mira, sul Brenta, quando fu raggiunto dai suoi
assassini ad Oriago, sarebbe ancora vivo; invece rimase impigliato nella palude e cadde a
terra vedendo spargersi il suo sangue.
Colloquio con Bonconte da Montefeltro (85-129)
ic tu re
P
CANTO 6
Parafrasi
io cominciai: El par che tu mi nieghi, io cominciai: Mi sembra che tu neghi, o mio maestro,
o luce mia, espresso in alcun testo
espressamente in una tua opera, che una preghiera
che decreto del cielo orazion pieghi; 30 possa piegare una decisione divina;
e questa gente prega pur di questo:
e queste anime pregano proprio per questo: dunque la
sarebbe dunque loro speme vana,
loro speranza vana, o le tue parole non mi sono
o non m l detto tuo ben manifesto?. chiare?
33
Ed elli a me: La mia scrittura piana; E lui a me: Le mie parole sono chiare e la speranza di
e la speranza di costor non falla,
costoro ben riposta, se si guarda con attenzione e con
se ben si guarda con la mente sana; 36 intelletto integro;
ch cima di giudicio non savvalla
perch foco damor compia in un punto infatti l'altezza del giudizio divino non sminuita se
ci che de sodisfar chi qui sastalla; 39 l'ardore di carit (delle preghiere) compie in un istante
ci che deve essere espiato da chi si trattiene qui;
e l dovio fermai cotesto punto,
non sammendava, per pregar, difetto, e nel punto dove io dissi questo, la colpa non veniva
perch l priego da Dio era disgiunto. cancellata grazie alla preghiera, e poi la preghiera non
42
era rivolta a Dio.
Veramente a cos alto sospetto
non ti fermar, se quella nol ti dice
che lume fia tra l vero e lo ntelletto.
45
agli esili)!
E se ben ti ricordi e vedi lume,
vedrai te somigliante a quella inferma E se tu ti ricordi bene e vedi chiaramente, riconoscerai
che non pu trovar posa in su le piume, di esser simile a quell'ammalata che non pu trovare
riposo nel letto, ma rigirandosi di continuo cerca di
ma con dar volta suo dolore scherma. alleviare il dolore.
151
Ancora fra i morti per forza del secondo balzo dell'Antipurgatorio. Incontro con l'anima
di Sordello da Goito. Invettiva contro l'Italia. Apostrofe contro Firenze.
il pomeriggio di domenica 10 aprile (o 27 marzo) del 1300, alle tre.
I morti per forza si affollano intorno a Dante (1-24)
ic tu re
P
Non appena Dante riesce a liberarsi dalle anime che lo pressano, si rivolge a Virgilio e gli
ricorda come in alcuni suoi versi egli nega alla preghiera il potere di piegare un decreto
divino. Queste anime si augurano proprio questo, quindi Dante non sa se la loro speranza
vana, oppure se non ha capito bene ci che Virgilio ha scritto. Il maestro risponde che i
suoi versi sono chiari e la speranza di tali anime ben riposta, a patto di giudicare con
mente sana: infatti il giudizio divino non si piega solo perch l'ardore di carit della
preghiera compie in un istante ci che devono scontare queste anime. Nei versi
dell'Eneide in cui Virgilio parlava di questo, inoltre, la colpa non veniva lavata dalla
preghiera, poich questa era disgiunta da Dio. Virgilio esorta Dante a non tenersi il
dubbio, ma di attendere pi profonde spiegazioni da parte di Beatrice, che illuminer la
sua mente e lo attende sorridente sulla cima del monte. A questo punto Dante invita il
maestro ad affrettare il passo, essendo molto meno stanco di prima e osservando che il
monte proietta gi la sua ombra ( pomeriggio). Virgilio dice che procederanno sino alla
fine del giorno, quanto pi potranno, ma le cose stanno diversamente da come lui pensa.
Prima di arrivare in cima, infatti, Dante vedr il sole tramontare e poi risorgere.
Incontro con Sordello da Goito (58-75)
ic tu re
P
Dante osserva ironicamente che Firenze pu essere lieta del fatto di non essere toccata da
questa digressione, visto che i suoi cittadini contribuiscono alla sua pace. Molti sono
giusti e tuttavia sono restii a emettere giudizi, mentre i fiorentini non hanno alcun timore
e si riempiono la bocca di giustizia; molti rifiutano gli uffici pubblici, mentre i fiorentini
sono fin troppo solleciti ad assumersi le cariche politiche. Firenze dev'essere lieta, perch
ricca, pacifica e assennata: Atene e Sparta, citt ricordate per le prime leggi scritte,
diedero un piccolo contributo al vivere civile rispetto a Firenze, che emette deliberazioni
cos sottili (cio esili) che quelle di ottobre non arrivano a met novembre. Quante volte
la citt, a memoria d'uomo, ha mutato le sue usanze! E se Firenze bada bene e ha ancora
capacit di giudizio, ammetter di essere simile a un'ammalata che non trova riposo nel
letto e cerca di lenire le sue sofferenze rigirandosi di continuo.