Margherita Morreale, Un contributo italiano recente allo studio della lingua spagnola,
Roma, Consejera de Educacin. Embajada de Espaa en Roma, 1994, p. 23.
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Giuseppe Mazzocchi
cedente Curso di italiano ha sicuramente giovato all'autore, che gi in quell'occasione dava prova, nel confronto tra le due lingue sorelle, di una non comune
capacit di approfondimento, e di uno sforzo inedito per non lasciare nulla in
ombra o senza spiegazione sotto la speciosa illusione della "somiglianz". In
diverse occasioni gli schemi e gli esempi elaborati per il Curso, "il cui versante
contrastivo stato ampiamente sfruttato in questa grammatica spagnola" (p.
Vili), sono evidentemente alla base della trattazione della Grammatica.
In quest'ottica, quindi, possiamo tralasciare ogni oziosa preoccupazione
glottodidattica sullo spazio che nell'insegnamento di L2 deve essere riservato
alla teoria grammaticale2, solo segnalando l'eccellente e veramente analitico
indice, in cui si registrano termini grammaticali, ma anche i vocaboli trattati
in un'ottica grammaticale.
Passando ad esaminare alcune scelte operate dall'autore, bisogna rimarcare in primo luogo la ridotta teoricit dell'esposizione: questioni molto dibattute dai linguisti (ad esempio la natura modale del condizionale, p. 324; o la
struttura interrogativa, p. 506) sono accennate, ma per scelta di praticit si rimane normalmente legati alla nomenclatura classificatoria tradizionale; allo
stesso criterio di praticit risponde l'assenza - salvo sporadiche eccezioni - di
riferimenti bibliografici: "Per non appesantire ulteriormente la non lieve mole
di questo volume, abbiamo preferito omettere un dettagliato elenco della bibliografa consultata o consigliata, limitandoci a citare, nelle poche note, le
opere a cui si fatto riferimento esplicito nel testo o rispetto alle quali si hanno concreti debiti puntuali" (p. Vili). Potrebbe essere utile, in una prossima
edizione, aggiungere in appendice una bibliografia ragionata di riferimento
sugli strumenti indispensabili per lo studio della grammatica spagnola.
La variet di spagnolo presa a campione quella castigliana (pp. 5-6), ma
questo non esclude frequenti riferimenti alle variet regionali (cos ad esempio, nel capitolo 45 sui diminutivi, o nel capitolo 12 sui tempi passati dell' indicativo) e allo spagnolo americano, non senza distinzioni fra gli usi delle varie
repubbliche.
Il taglio sincronico deciso, anche se non mancano talora squarci sul
2
115
passato (ad esempio sull'uso di ser come ausiliare della forma attiva, p. 140; o
sul carattere culto del superlativo assoluto sintetico, p. 470). Ci si chiede se
questi ultimi non potrebbero essere pi frequenti, visto il livello non elementare dell'opera. Talvolta, la spiegazione - essenziale - di grammatica storica
permetterebbe di cogliere le ragioni dell' uso attuale: cos, ad esempio, per le
forme cantas, tenes del voseo (che vengono definite semplicemente "alterate",
p. 32); per il plurale di quien (pp. 497-498); per se lo = glielo (p. 277, dove si
dice, in modo un po' oscuro, che "Nonostante l'identit formale, questo se
non ha niente a che vedere con il se riflessivo: , ripetiamo, una semplice variante combinatoria del pronome complemento di termine le (alla stessa maniera in cui in italiano ce una variante di et)"); per il congiuntivo vamos (p.
489, che come esortativo sincope di vayamos, non "presente indicativo, che
si pu adoperare anche in senso imperativo"3). La spiegazione sincronica di
certe irregolarit verbali risulta piuttosto meccanicistica, poich non scaturisce
dalla fonetica storica: "In certi casi, alla variazione vocalica si aggiunge una trasformazione consonantica (una -b- diventa -p-, e una -n- diventa -s-n (p. 149,
per spiegare le forme supe e puse). Dire che l'articolo el usato per agua o hambre la "forma maschile" (p. 54), pu indurre a considerare assurdo il funzionamento della concordanza in spagnolo. Che Tarento sia "adattamento della
forma italiana sdrucciola 'Taranto'" (p. 17) almeno discutibile: si ha, piuttosto, la fedelt al lat. TARENTUM.
La distribuzione della materia non segue rigidamente la successione canonica delle parti del discorso, ma finalizzata a rendere possibile anche uno
studio metodico e continuativo del libro. Cos lo studio morfologico e
sintattico-funzionale dei tempi verbali e dei vari modi svolto in parallelo al
resto, e distribuito lungo tutto il volume; gli usi principali delle preposizoni
sono esaminati in appositi schemi sparsi qua e l nel volume ed avulsi dalla
trattazione generale (il che, in qualche misura, sacrifica l'analisi di una parte
del discorso cos delicata e complessa), e in generale la materia si organizza quanto a scansione ed ampiezza degli spazi occupati - a seconda della problematicit contrastiva che di volta in volta assume. Il criterio di organizzazione
del materiale saggiamente flessibile, e muove ora da criteri funzionali (cap.
13, La funzione temporale, cap. 38, L'interrogazione e l'esclamazione), ora dal
116
Giuseppe Mazzocchi
117
frasi affermative7, nel senso di 'essere nella predisposizione per': "Hoy estoy
para penas solamente" (Miguel Hernndez), "Hoy estoy para matarle", "estar
para el arrastre".
P. 47. Carrera non ammette l'uso di ser con l'aggettivo beo, a meno che
l'aggettivo non sia sostantivato dall'articolo ('Antonio es un loco"); e tuttavia
l'uso lo consente, anche se maggioritario estar ("Un primo suyo es loco y lo
fue un hermano de su madre" 8 ).
P. 55. Fra i casi in cui il nome del giorno della settimana non ha l'articolo non si registra il pi comune, la dipendenza da ser. "Hoy es martes".
P. 57. Non si avverte che "i nomi di luogo esteso" sono articolati quando
sono aggettivati o specificati.
P. 59. Non esatto dire che "Dopo la preposizione con davanti a un
nome di oggetto materiale nei complementi di caratterizzazione o strumento
si omette l'articolo determinativo"; negli esempi addotti si ha oggetto materiale solo in "Elgato con botas", ma non in "Habla con acento espaoF e in "Este
nombre se escribe con mayscula".
P. 60 (e 106). Si registra una singolare caratteristica del castigliano quale
l'omissione dell'articolo "davanti a certi nomi indicanti in genere servizi pubblici: voy a Correos (vado alla Posta), voy a Telgrafos (vado alla Posta), voy a
Trfico (vado alla Motorizzazione)". Non convince per la spiegazione offerta:
"ci dovuto al fatto che stato soppresso il sintagma 'a la oficina de' davanti
al nome (l'espressione completa sarebbe voy a la oficina de Correos), e la soppressione si trascinata dietro il relativo articolo" (p. 106). In realt, credo che
la spiegazione sia un'altra: l'omissione dell'articolo (e non solo nelle indicazioni di luogo) serve a sottolineare l'aspetto istituzionale del sostantivo, equiparato in questo modo a un nome proprio. E cos come il nome proprio di un'azienda non si articola mai ("Trabaja en Iberia"), un "ir a Correos" sottolinea il
carattere istituzionale del sostantivo comune. Si spiega cos la duplicit d'uso
tra "Los correos estn al lado de la Plaza Mayor" o "Correos est al lado de la
Plaza Mayor"; entrambe le forme sono corrette, anche se nel primo caso si evidenzia la fisicit di un edificio, nel secondo (dove anche il numero grammati7
Ricardo Navas Ruiz-Concha Moreno, Ser y estar. La voz pasiva, Salamanca, Publicaciones del Colegio de Espaa, 1984, p. 23.
8
Mara Moliner, Diccionario de uso del espaol, Madrid, Gredos, 19982, II, p. 210. Cf.
anche Ricardo Navas Ruiz, Ser y estar. Estudio sobre el sistema atributivo del espaol, Salamanca,
Universidad de Salamanca, 1963, p. 176.
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Nel suo Manual de gramtica italiana (Barcelona, Ariel, 1997), versione abbreviata del
Curso gi ricordato, Carrera, a proposito del sistema fonetico, osserva: "Tradicionalmente se
propona corno norma el modelo florentino, secularmente arropado por un justo prestigio literario. Pero hoy este sistema se nos antoja casi tan regional como cualquiera de los otros, y con
119
dell'insegnamento dell'italiano come L2. Se si pensa, in particolare, all'estendersi di uno standard nazionale che trova la sua nuova fiorentinit a Milano ed
stato individuato con decisione a partire dagli anni Ottanta 10 , fa piacere che
Carrera, appunto, dimostri anche altrove di tenere come norma quella settentrionale, ad esempio quando confronta le due lingue sulla differenza tra passato prossimo e passato remoto (p. 152). Ma, tornando all'uso di ese, bisognerebbe evidenziare maggiormente che la coincidenza con codesto solo parziale.
Se, come vero, "Le forme del secondo campo [ese] si usano principalmente
per far riferimento a ci che materialmente pi vicino all'ascoltatore che al
parlante [ = codesto], a ci che non presente in quel momento concreto o al
testo del discorso attribuibile all'interlocutore o ad una terza persona" (p. 69),
non ha riscontro nell'italiano codesto, ma (se l'uso regionale non mi tradisce)
in quello, l'uso di ese per "aludir a lo que no est presente" n .
P. 96. Dei verbi che mutano in i la e del tema c' un elenco che ne include solo alcuni; una lista parziale delle possibili terminazioni per quelli che seguono il modello di pedir a p. 147, e solo a p. 539 compare di queste ultime
l'elenco completo. Analogamente, per i verbi in -acer, -ecer, -ocer, ucir non si
va al di l dell'indicazione dei pi comuni alle pp. 97 e 427, e solo a p. 28 si
evidenzia il criterio di appartenenza alla classe. Non tutti gli irregolari assoluti
vengono trattati in tutte le forme irregolari. La scelta di non esaustivit si pu
forse giustificare per esigenze didattiche di gradualit, ma nelle prossime edizioni, se non lascer posto ad una sistematicit maggiore, dovrebbe implicare
un dizionarietto-appendice sui verbi irregolari, che potrebbe utilmente registrare anche tutti i dittongati.
P. 101. Il criterio di scelta tra haber ( = esserci) ed estar quando precedono il soggetto cos enunciato: "E quando "esserci", anzich esprimere la nozione di esistenza, si usa esplicitamente con il significato di presenza / assenza
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cho) tiempo"? Distinguere tra durata {desde hace) e inizio {desde) dell'azione
pu essere didatticamente pi produttivo.
P. 164. Sobremesa, facendo cosi torto ad una gloriosa tradizione che resiste tenacemente in provincia, ridotto a "termine fondamentalmente televisivo e radiofonico equivalente a 'pomeriggio'".
P. 174. Non si contempla l'uso di siquiera per ni siquiera in frase negativa, frequente specialmente dopo il verbo.
Pp. 179-182. L'esposizione delle funzioni dell'imperfetto indicativo pu
esemplificare come talora un grande pregio dell'opera (la sua precisione) possa
tralignare in un'eccessiva minuziosit. Non mi sembrano infatti individuabili
come funzioni esclusive dell'imperfetto T'ironia o censura" (p. 180 "ya saba
yo que la cosa iba a terminar asf), la "spiegazione o scusa" (p. 181 "Lo siento,
pero yo no saba la verdad"), la contrariet (p. 181 "Hoy que tena sueo, no me
dejan dormir"). Ho anche qualche perplessit sul "valore modale di 'suggerimento'" dell'imperfetto, che si estrinsecherebbe "quando il parlante vuole
proporre o suggerire, in maniera attenuata, un'idea": "Podamos salir a dar una
vuelta = Potremmo uscire a fare una passeggiata". Qui opera, credo, con il valore imperfettivo del tempo {podamos &pudimos) l'uso come condizionale apparente degli indicativi passati di poder e deber13, uso che la Grammatica non
registra: si veda anche l'infelice traduzione italiana di "Yapodas habrmelo dicho" in "potevi avermelo detto" (p. 321).
P. 183. Per il trapassato prossimo si osserva che "tutti gli usi [...] coincidono in entrambe le lingue, per cui sufficiente il semplice trasferimento di
essi"; in realt l'italiano abusa di questo tempo (anche quando non sia in gioco
la necessit di esprimere l'anteriorit rispetto a un passato), mentre lo spagnolo lo impiega parcamente (come, in generale, tende fortemente a limitare l'uso
di tutti i tempi composti).
Pp. 186-188. Nella spiegazione dell'uso dell'avversativa sino pu essere
utile introdurre la simmetria sinolbens.
P. 196. "Le forme mi, tu e su non si accordano di solito con il genere della cosa posseduta": in realt non mai possibile la distinzione di genere.
P. 198. Si indica l'uso della forma tonica del possessivo posposto al so13
"El pretrito imperfecto de indicativo de los verbos deber, poder o tener que, seguido de un infinitivo simple o compuesto, se puede emplear en lenguaje coloquial en substitucin del potencial, para expresar vacilantemente una opinin respecto a la conveniencia o
procedencia de una cosa" (Mara Moliner, op. cit., II, p. 1472).
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P. 259. Asomar dato come verbo solo transitivo, mentre ha anche il valore intransitivo del riflessivo asomarse ("Asoman las primeras hojas de los rboles"14).
Pp. 261-262. Non mi convince la distinzione tra caerse ("per indicare che
la caduta stata involontaria e fortuita") e caer ("quando la caduta frutto di
un movimento volontario e provocato"). La precisazione di Maria Moliner mi
sembra pi utile per guidare uno straniero all'interno della particolare predisposizione del castigliano per i verbi riflessivi: "Se usa exclusivamente caer y
no caerse, cuando no existe un momento preciso de desprendimiento o no
se piensa en l, o se piensa especialmente en el movimiento durante la cada o
en el sitio en que la cada termina [...]. En casi todos los casos en que no se dan
esas circunstancias, pueden usarse indistintamente ambas formas, aunque es
ms frecuente el empleo de la pronominal" 15.
P. 265. Nell'esemplificazione dei verbi riflessivi in spagnolo ma non in
italiano, sembra inutile la registrazione delle coppie "convertirse/diventare", e
"derrumbarse/'crollare", visto che i verbi non hanno n la stessa base etimologica (come nel precedente "adherirse/'aderire"), n parallelismo di formazione
(come, per il caso inverso dei riflessivi in italiano ma non in spagnolo,
"enfermar/ammalassi" p. 266).
P. 308. "[Ahora] seguito dall'avverbio ya equivale all'italiano "ormai":
(24) Ahora ya no hay nada que hacer = Ormai non c' pi niente da fare". In
realt, sia ahora sia ya possono da soli equivalere a ormai, e nell'esempio citato
ahora potrebbe benissimo essere reso con ora, adesso. Il valore avversativo
("ma") della locuzione ahora que in frasi come "Sobre este asunto puedes decir lo
que quieras, ahora que yo no te voy a creer" richiede di essere studiato pi in dettaglio: non ci si trova infatti dinanzi alla locuzione temporale ahora que (v. infra), e lo dimostra anche la realizzazione fonosintattica, che richiede una forte
pausa tra le due componenti; si ha semmai l'avverbio ahora, con il valore avversativo che anche dell'italiano ora, e un que con valore eminentemente
causale: dimostra l'ipotesi il fatto che le due componenti possono essere separate da un elemento rafforzatore della prima {bien), e che ahora potrebbe anche essere omesso. Fonte probabile dell'errore il Diccionario de uso di Maria
Moliner, dove compaiono sullo stesso piano un ahora que (ma sar meglio
14
15
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scrivere ahora, que) con valore avversativo ("Es verdad lo que dices; ahora, que
eso no es todo"), e l'uso con certi verbi di pensiero cui si far ora cenno. Il nesso ahora que studiato anche nel suo valore temporale ("quando, proprio ora
che"): "Ahora que tengo coche, no me gusta conducir= Ora che ho la macchina,
non mi piace guidare"; ma non chiaro dire che "con verbi di pensiero, una
marca del discorso che annuncia l'esposizione di un'idea". Nell'esempio addotto ('lAhora que me acuerdo, me he dejado las llaves en la otra chaqueta") il
verbo acordarse che, semmai, introduce l'esposizione di un fatto. Qui si ha forse il parziale fraintendimento di quanto nota appunto Maria Moliner: "Se
emplea [ahora que] con verbos como ocurrirse o acordarse en frases que
inician la exposicin del pensamiento que se ocurre o se recuerda"16.
P. 310. Aun: molto incompleto dire che solo congiunzione concessiva; i suoi valori sono tutti registrati correttamene a p. 127.
Pp. 330-331. "Si usa il condizionale composto in italiano, e non in spagnolo [...] per far riferimento ad un'azione o circostanza la cui realizzazione sarebbe possibile nel futuro, ma anche per qualsivoglia motivo vista come ormai irrealizzabile. In spagnolo si usa in questo caso il condizionale semplice:
(27) Hoy ira de buena gana al cine, pero no me encuentro muy bien = Oggi sarei
andato volentieri al cinema, ma non mi sento molto bene; (28) Me gustara salir maana con vosotros, porque s que me divertira = Mi sarebbe piaciuto uscire
domani con voi, perch so che mi sarei divertito". L'italiano ammette anche il
condizionale semplice (nel secondo esempio, per consecutio, anche nella dipendente); e del resto lo spagnolo consente anche il condizionale composto.
P. 331. Non escluderei il condizionale passato nelle dipendenti da tempo
storico anche quando "l'azione imperfettiva". Il tipo trionfante "Nos dijeron
que vendran a las ocho" non ha soppiantato "Nos dijeron que habran venido".
Pp. 333-335. Non si ha una spiegazione chiara ed univoca della differenza d'uso dei pronomi indefiniti alguien (nadie) e alguno {ninguno), non parendomi sufficiente, nel suo meccanicismo, quella data a p. 335 che tra l'altro si
esclude la serie negativa: "l'equivalenza italiana alguno = qualcuno [...] si verifica quando il pronome ha un referente esplicito precedentemente citato (se
manca questo referente, allora abbiamo l'equivalenza qualcuno = alguien
16
Ibidem, I, p. 100.
125
Pp. 341 e 355. Non si spiega la differenza tra cada e todo riferiti a sostantivo singolare, e non la si pu dedurre neppure confrontando quanto si dice a
proposito di todo usato al singolare (p. 341 "L'espressione ha, in questo caso, e
nonostante le apparenze, un senso universale e plurale") e la spiegazione su
cada (p. 355 "spesso il valore distribuzionale legato a 'ciascuno' acquista un
senso globale; e allora equivale a 'ogni' o 'tutti'").
P. 343. Agli aggettivi e agli avverbi bisognerebbe aggiungere anche i participi dove si illustra l'uso di muy vs mucho; analogamente per tan vs tanto (pp.
349 e 596).
P. 356. Mismo, se posposto al nome in funzione enfatica, pu essere
usato avverbialmente ed allora invariabile ("Vi los sucesos desde mi casa mismo"), ma anche come aggettivo ("Todos los corredores saldrn de la plaza misma" 17), ipotesi esclusa da Carrera che scrive: "In questa funzione enfatica pu
comparire dopo il nome (sempre al maschile singolare): Naci en Pars mismo
(o anche Naci en el mismo Pars) = nato nella stessa Parigi". Nelle espressioni
di luogo e di tempo l'uso avverbiale pu essere favorito, naturalmente, oltre
che dal valore accentuatamente avverbiale delle locuzioni spazio-temporali
("Podemos ir a Santander cuando quieras, en Navidades mismo")18. E
l'espressione prima citata "desde mi casa mismo" appunto un'espressione di
luogo. Sarebbe inaccettabile "Es una novela de la Pardo Bazn mismo"
P. 356-357. L'uso antienfatico di mismo per indicare una scelta casuale
("Que venga un nio cualquiera. Antonio mismo") si ha anche, contrariamente a quanto suggerisce Carrera con l'anteposizione dell'aggettivo al sostantivo
("el mismo Antonio"); e, se posposto, mismo non necessariamente avverbiale, ma ammette anche la concordanza di genere e numero. La Moliner non
esclude infatti il tipo "Que venga una nia cualquiera. Antonia misma", e ammette anzi l'uso avverbiale solo per avverbi ed espressioni spazio-temporali:
"Tambin en esta acepcin tiene [ = puede tener] mismo carcter adverbial,
es decir, es invariable, no slo cuando se aplica a un adverbio, sino tambin
cuando se aplica a un nombre de tiempo o de lugar, siempre, en este caso, pospuesto al nombre: Podemos reunimos en mi casa mismo".
P. 405. La perifrasi "darle (a uno) por" non serve solo "per indicare che
qualcuno inizia a ripetere un'azione in maniera immotivata e capricciosa, o al-
17
18
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garaje tiene cinco coches", che ha invece le sembianze dell'interrogativa indiretta, come dimostra anche l'ammissibilit del futuro indicativo 22 che il si condizionale di norma rifiuta.
P. 540. "Curiosamente, alcuni gerundi ammettono il suffisso diminutivo
-ito: callandito, corriendito". Va precisato, che ci avviene con la funzione intensiva (e non riduttiva) che assume il suffisso -ito con gli aggettivi (come si
precisa, troppo enpassant, a p. 603).
P. 559. A proposito di uno impersonale si omette di chiarire il valore
uno=yo che questo pronome indefinito spesso assume, portando a frasi solo
apparentemente impersonali.
P. 588. A proposito della struttura relativa causale de tanto que+yevbo, si
nota "Se nella subordinata c' un complemento oggetto, tanto si pu accorda-
20
Ibidem.
Come precisa Maria Moliner (op. cit., II, p. 825): "El antecedente de que puede ser
tambin un adjetivo o un adverbio precedido de lo".
22
Che si pone per altro, come succede normalmente per il futuro, in alternativa al presente: "Mira si tiene [o tendr] dinero, que..." (ibidem, II, p. 1079).
21
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re con esso: (56) De tanta cerveza que bebes se te va a dilatar la barriga = A furia
di bere birra, ti si dilater la pancia". Ma in realt l'accordo grammaticale necessario anche quando nella subordinata c' un soggetto: "De tanta cerveza
que entra en tu casa...".
P. 595. Per il costrutto como para+'mnito/corno para que+\eibo di modo
finito parlerei di struttura consecutiva piuttosto che di " adeguamento a una
finalit".
Come si sar colto dalle citazioni sin qui riportate, ogni affermazione della Grammatica esemplificata, e ogni esempio accompagnato dalla corrispondente traduzione italiana. Bisogna allora precisare che tutti gli esempi mirano a riflettere la lingua d'uso attuale, intesa come norma standard del parlato peninsulare. La scelta, che pu certamente essere difesa con buoni argomenti, non fa dimenticare la possibilit non realizzata di ricorrere, specie per
la sintassi verbale, alla lingua scritta, letteraria ma non solo. Pare poi fuori luogo, in un'opera destinata ad adulti, il rifiuto sistematico del pornolalico. A p.
382 si rileva per ir il fatto che "Come il verbo omologo italiano, interviene, soprattutto all'imperativo, in svariate espressioni che manifestano il rifiuto verso
una persona e il desiderio di vederla lontana", ma si esemplifica solo con il sofi
"Vete a paseo!1; a p. 393 di acabar si dice che in vari paesi latinoamericani "ha
un significato che rientra nella sfera sessuale", ma non lo si specifica; la lista
delle interiezioni improprie delle pp. 523-524 non ne registra nessuna men
che corretta sulle labbra di una chica TELVA: manca persino quella derivata
da CUNNUS.
Per quanto riguarda la traduzione italiana degli esempi, fuori discussione che la stessa ha una funzione didattica essenziale perch consente ai destinatari del libro di lavorare immediatamente in un'ottica contrastiva. Proprio
per il valore di quest'aspetto dell'opera, raccolgo qui alcune osservazioni e proposte di miglioramento, che si possono raggruppare attorno a due nodi: a) la
tendenza dell'autore a differenziare pi del necessario l'italiano rispetto allo
spagnolo; b) l'errore o la perfettibilit nella versione italiana.
Per quanto riguarda il primo aspetto, si vedano i passi seguenti:
P. 406. "Se la frase negativa si perde [in acabar de] il valore di anteriorit ed equivale approssimativamente allo schema italiano NON RIUSCIRE A,
NON+INFINITO+DEL TUTTO: (18) No acabo de entenderlo bien =
129
riesco a capirlo bene"; forse varrebbe la pena di sottolineare che, se pure di impiego ridotto (oggi quasi solo nei giri "Non finisce di piacermi, non finisce di
convincermi") anche l'italiano presenta la stessa perifrasi23.
P. 407. La perifrasi llegar a resa come "arrivare al punto di, riuscire a",
ma "pu anche enfatizzare il carattere di un evento, ed equivale allora a verbo
+persino: "Lleg a pedirme che [sic] le hiciera yo el trabajo = Mi chiese persino di
fargli io il lavoro"; anche in quest'accezione l'italiano ammette "arrivare a/al
punto di".
P. 417. "dar+por+participio: indica che l'azione espressa dal verbo vista
come compiuta, ed equivale approssimativamente a "ritenere" o "considerare"
+participio: (30) Los nufragos han sido dados por desaparecidos = I naufraghi
sono stati considerati dispersi". Perch, semplicemente, non tradurre "I naufraghi sono stati dati per dispersi", in modo da sottolineare la coincidenza tra
le due lingue?
P. 462. "Allo stesso modo, il costrutto italiano in cui 'bene', posposto al
verbo, equivale a 'molto' non ha esatto corrispettivo in spagnolo: (68) Marta
guadagna bene = Marta gana un buen sueldo". Accetterei, invece, "Gana
bien"24.
P. 519. A proposito degli usi di cmo esclamativo, si nota che "a volte
l'enfasi si sposta sulla quantit: (84) "Cmo nieva! = Quanto nevica!"; ma anche in italiano si potrebbe avere "Come nevica!" (cos come in spagnolo
"Cunto nieva!").
P. 588. "De tanta cerveza que bebes se te va a dilatar la barriga = A furia di
bere birra ti si dilater la pancia" (propongo "Con tutta la birra che bevi...").
Gli errori di traduzione (o i miglioramenti possibili di una traduzione accettabile) sono i seguenti:
P. 43. "Estuvo de alcalde hasta que se celebraron las elecciones = Fece il sindaco fino a quando si fecero le elezioni". Tradurrei "fece da sindaco" (con il
23
Salvatore Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET, V, 1968,
p. 1045.
24
Maria Moliner (pp. cit., II, p. 1577), registra "Si se lo pagaban bien, hara eso y mucho ms".
130
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25
131
P. 588. "De cansado que estoy no me puedo mover = Per quanto sono stanco, non posso muovermi" ("Da tanto sono stanco..."). La traduzione proposta
verrebbe quasi sicuramente interpretata da un italofono come concessiva, soprattutto perch collocata in inizio di periodo.
P. 603. Mesilla, pi che 'tavolino', 'comodino', e l'esempio andrebbe
aggiunto ai casi registrati di lessicalizzazione prodotta dal suffisso (p. 604).
P. 605. Lentejuela tradotto "lustrino, pezzo di lam"; la seconda proposta, forestierismo per forestierismo, poteva essere paillette, anche perch di
lam esistono solo fili.
A tratti la forma italiana della trattazione un po' faticosa. Alcuni (pochi)
ispanismi sono filtrati alla spiegazione teorica. Echi pi o meno evidenti della
lingua materna dell'autore si possono notare nelle seguenti espressioni: "[preposizione con] Valore concessivo, precedendo un infinito" (p. 139; e p. 207 " [la
preposizione de] precedendo un infinito, pu originare schemi dal valore condizionale"), "alcuni scrittori, in rari casi, pretendono di conferire un tocco volutamente arcaicizzante" (p. 140), "il costrutto specialmente frequente" (p. 299; e
p. 373: "Specialmente interessante il caso delle proposizioni infinitive"); "Alcuni linguisti, non completamente a torto, escludono segn dall'elenco delle
preposizioni, per le seguenti - tra altre - ragioni" (p. 411); "participio collegato" (p. 413; direi "congiunto"); "la congiunzione che si prepone ad un imperativo quando il comando non si rivolge direttamente alla persona che riguarda"
(p. 440); "Dal punto di vista fonetico, le frasi interrogative si caratterizzano per
essere enunciate con un'intonazione particolare" (p. 512).
Per le future edizioni segnalo anche i pochi refusi: p. 293 ha,cia {hacia),
pp. 362 e 442 che {que), p. 379 d {do), p. 440 cuando {cundo), p. 533 tu {tu),
p. 583 dire {dire). A p. 440 ci si riferisce a un esempio costruito sul verbo contar che non riportato. Inoltre, manca sistematicamente l'accento grafico sulle
maiuscole, per i problemi tecnici che anche l'autore lascia intendere: "Teoricamente obbligatorio mettere l'accento grafico, se necessario secondo le regole,
anche sulle maiuscole: AFRICA. Ci non sempre materialmente possibile"
(p. 130). Sembravano superati i tempi in cui un ispanista che stampava in Italia doveva dire: "El curioso lector suplir, aqu y en el texto, el acento grfico
en la /, que no se ha podido imponer al tipgrafo" 26. Sicuramente un grande
editore come Laterza trover modo di rimediare in futuro.
26
Margherita Morreale, Apuntes bibliogrficos para el estudio del tema "Dante en Espaa "
132
Giuseppe Mazzocchi
hasta el S. XVII", "Annali del corso di Lingue e Letterature straniere della Universit di Bari",
Vili, 1967, p. 41 dell'estratto.
27
Giorgio Pasquali, op. cit., p. 266.