MISTERO DIVINO
STORIA
DELLA
SALVEZZA
quando lui nella prima seconda della Somma spiega la grazie, i vangeli, la legge
evangelica dice che il Vangelo consiste principalmente nella grazie, quindi
immediatamente connesso con lesperienza spirituale. Non si pu capire il mistero
divino nel senso teologico che supera la ragione senza unesperienza spirituale.
Perci il culmine della vera teologia sempre la teologia mistica. La teologia mistica
non una parte separata della teologa come la si concepisce nella modernit,
soprattutto negli ultimi due secoli, ma parte intrinseca della teologia. Il termine, il
fine, la perfezione della teologia. Questa teologia mistica comporta
necessariamente unesperienza spirituale.
Perci non si pu ricevere la verit dei vangeli semplicemente guardando il testo, o
analizzando razionalmente il testo, ma si deve avere la stessa esperienza che ha
prodotto i vangeli, che esperienza delle grazie vissuta nella Chiesa.
3 Temi
1. Convenienza della Incarnazione: qui si vede dallalto perch si fatto
uomo, non soltanto supponendo chi luomo, ma le circostanze proprie della
vita umana, il suo peccato. Si guarda da la prospettiva della bont divina che
si manifesta nel contesto del peccato dellumanit.
a. Non una deduzione apriori dellincarnazione, cio unanalisi della
natura di Dio e la natura delluomo per dedurre la convenienza
dellIncarnazione, ma piuttosto una visione realista di Dio e delluomo.
La realt di Dio compara meglio quando si guarda la sua azione sulla
realt delluomo che include la deficienza, la privazione del peccato.
2. Lunione ipostatica: questa analisi suppone la lettura della SS e
laccoglienza delle verit di fede, quelle proposte dei padri e dei concili.
3. I misteri della vita di Cristo: dalla questione 40 e poi, la considerazione
della vita, dei miracoli, etc., per poi finire con i sacramenti che continuano la
presenza di Cristo.
GIURIDICA
hanno continuato una evoluzione che arrivano fino ai nostri giorni. E hanno avuto
diverse forme di crisi profonde, fino ai nostri giorni. Questi crisi hanno segnato la
vita della Chiesa.
Protestantismo. Le forme filosofiche, culturali dei ultimi secoli.
VISIONE
DI
Testo Commentato
Prologo
Poich il nostro Salvatore, il Signore Ges Cristo, "salvando il suo popolo dai suoi
peccati", secondo la testimonianza dell'Angelo [Mt 1, 21], ci mostr in se stesso
la via della verit, seguendo la quale possiamo giungere risorgendo alla
beatitudine della vita immortale, necessario, per condurre a termine tutto il
corso teologico, che alla considerazione del fine ultimo della vita umana e delle
virt e dei vizi, faccia seguito lo studio dello stesso Salvatore di tutti e dei
benefici da lui apportati al genere umano.
1. In Cristo come persona, perch lui il primo teologo, secondo la sua umanit
2. Nella considerazione di Cristo, nella trattazione sul mistero di Cristo, perch
la teologia un esercito per arrivare alla beatitudine.
Questa beatitudine si trova in Cristo. Lui il primo beato, possiede la beatitudine e
attira noi verso questa beatitudine. Si potrebbe considerare la teologia per entrare e
trovare la beatitudine in Cristo, per anticipare la beatitudine in questa vita. Quando
esercitiamo la teologia in senso spirituale, ritroviamo la beatitudine e si trova nella
mente di Cristo come possibile in questa vita, per poi ritrovarla nella vita eterna.
In tale studio tratteremo: primo, direttamente del Salvatore; secondo, dei suoi
sacramenti, mediante i quali conseguiamo la salvezza [q. 60]; terzo, del fine
della vita immortale, al quale giungiamo risorgendo per opera sua [cf. Suppl., q.
69]. Il primo trattato si divide in due parti: nella prima studieremo il mistero
stesso dell'incarnazione, secondo il quale Dio si fatto uomo per la nostra
salvezza; nella seconda invece esamineremo che cosa lo stesso nostro Salvatore,
cio il Dio incarnato, ha fatto e patito [q. 27].
CONVENIENZA
VS
NECESSIT
pensiamo sulla convenienza. Corrisponde alla bont e alla misericordia di Dio, pur
non essendo necessaria. Perfino nella supposizione che Dio non si sarebbe incarnato
se non ci fosse il peccato, cos si manifesta di pi la sua libert, la sua misericordia.
una argomentazione molto contemplativa. Ricordiamo
connessione con la tradizione, la vita spirituale, la vita monastica.
il
sottofondo,
Una considerazione molto affine al pensiero di STA che tratta della Sacra Scrittura,
ma sulla base della teologia patristica, specialmente di Dionigi. Le cose visibili sono
fatte per mostrare le cose invisibili. Tutto il fine della realt creata servire al
raggiungimento della beatitudine, orbene, nella realt creata ci sono delle cose
visibili, materiali e cose invisibili immateriali. Le cose materiali sono fatte per quelli
immateriali, in cui trovano il loro senso pieno. Succede gi cos dentro lordina
intracreatoriale, ma succede ancora pi profondamente quando si considera il
rapporto tra creatura e Dio. Tutto per raggiungere la conoscenza di Dio.
Il corpo serve per avere una immagine, limmagine serve per avere una conoscenza
intellettuale, che serve per avere la fede, per avere beatitudine eterna che una
conoscenza spirituale, immateriali.
Le cose visibili sono simboli di quelli invisibili. Dietro ogni realt materiale,
considerata in profondit, in modo contemplativo, c sempre una realt spirituale,
pi alta, partecipata da questo. Ci si vede soprattutto nei sacramenti, che sono
segni di realt immateriali, anzi divine, segni della grazia, soprattutto lEucaristia,
che il come il centro della teologia.
Nella Eucaristia si accede visibilmente alla realt invisibile della sostanza del corpo
di Cristo che appartiene alla realt invisibile della sua persona. Perci la Eucaristia
lanticipazione del futuro, ossia della contemplazione del Verbo Incarnato. il
pane degli angeli, in quanto la partecipazione, comunicazione di quella
contemplazione che gli angeli hanno.
Questo pensiero deriva dalla tradizione anteriore, formulata da Dionigi e poi
trasmesso a tutto il pensiero posteriore (SC CVII: liturgia terrenale una
continuazione della liturgia celeste, contemplazione del Verbo).
LIncarnazione fatta per mostrare il Verbo Incarnato, e poi insieme a lui tutta la
Trinit. Questa dimostrare la Trinit la comunicazione della bont divina.
Il bene diffusivo di se steso (Dionigi). Nella Incarnazione si vede
specialmente la diffusivit del bene divino. Dio la realt ultima che si
comunica per la forza della sua stessa pienezza. La soprabbondanza della realt
divina rivelata nei vangeli, questa misura traboccante (parabole evangeliche).
Questa la manifestazione centrale della bont di Dio.
Una sintesi di tutto quanto, sar il percorso di STA in questa parte della Somma.
Damasceno fondamentale, una specie di scolastica greco che sintetizza la
tradizione anteriore e la trasmette alla posteriorit, non solo greca ma anche latina.
Legge la tradizione latina di Burgundio di Pisa e imposta non solo la parte
cristologica, ma anche il resto della Somma, sul tratto Della Fede Ortodossa del
Damasceno.
Il Damasceno nella vita di Cristo considera le perfezioni divine. Dunque la bont, la
sapienza, la giustizia, la potenza resto contenuto nel testo di San Paolo citato.
Queste perfezioni divini si manifesta non soltanto nellIncarnazione ma anche nella
sua vita, specialmente la passione e la risurrezione che connettano la vita di Cristo
con la nostra. Si prolungano nel corpo di Cristo che la Chiesa. Chiesa per che
non consiste nei fedeli separati dal mondo, ma nei fedeli di Cristo che sono inseriti
nel mondo e dunque che convivono con il peccato, lazione diabolica che viene
sconfitta dalla Passione e Risurrezione del Verbo.
Questo riferimento alla bont strutturale della Somma, le tre cominciano con la
bont.
1. Bont in quanto prima perfezione di Dio, fonte di ogni bont e essere.
2. Bont in quanto perfezione e desiderio ultimo delluomo.
divina, appunto la realt nuova umana del Verbo. Lumanit del verbo non una
realt divina, veramente umana. una realt creata. assunta:
1. La consistenza di questa umanit dipende dalla comunicazione dellessere
divino. Esiste con lessere divino, non con un essere creato.
2. Questa umanit, il Verbo la unisce a s. congiunta con la persona. Dunque
inclusa nellunit della persona, una totalit. Come si dir nella questione
seconda.
La persona una totalit, ma in Dio ce ne sono tre. Per questo motivo, lumanit di
Cristo non appartiene al Padre o al SS, soltanto al Figlio. Come ci sono tre persone
in un solo Dio (formula del mistero che supera la ragione), per lo stesso motivo per
il caule lunione dellumanit con una sola persona e non tutte tre supera la ragione.
Intravediamo nellumanit di Cristo scopriamo il mistero della Trinit.
La distinzione tra le persone immediatamente accessibile dallumanit del Verbo.
Il Padre non uomo, lo Spirito non uomo, Il Figlio uomo. Ma tutte tre sono Dio.
Anzi ogni persona identica a Dio perch ogni persona una con la realt, la
natura Divina.
1. Il mistero dell'incarnazione non si attuato per un qualche cambiamento
nell'eterna condizione di Dio, ma in quanto egli in modo nuovo si un alla
creatura, o meglio un a s la creatura.
La creature la umanit di Cristo. Ma la umanit di Cristo non consiste per la
partecipazione di unessere come succeed nelle alter creature, ma susiste nella realt
divina. Non ha un essere creato ma un essere divino nella sua umanit. Umanit esiste
con lo stesso esere co
Ora, conveniente che la creatura, mutevole di per se stessa, non si mantenga
sempre nel medesimo stato. Come quindi fu prodotta nell'essere non essendo
esistita prima, cos fu conveniente che non essendo stata prima unita a Dio, in
seguito fosse a lui unita.
che corrisponde alla creatura. Per la creatura significa imperfezione. Dio non
immutabile come una pietra o un essere inerto qualsiasi perch non si muovo.