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Don Abbondio: Non assolutamente un uomo molto coraggioso e dimostra anzi in

numerose occasioni la sua vilt e la sua codardia, che sono all'origine anche della scelta
di farsi prete: non dettata da una sincera vocazione, ma dal desiderio di sfuggire i
pericoli della vita ed entrare in una classe agiata e dotata di un certo prestigio, che offre
una discreta protezione in tempi in cui regna la violenza e la legge non d alcuna
garanzia agli uomini quieti. Il curato svolge dunque il suo ministero tenendosi fuori da
ogni contrasto, mantenendo la neutralit in qualunque controversia o litigio, non
contrastando mai i potenti (esemplare la sua sottomissione a don Rodrigo, che pure
odia) e mostrandosi in ogni occasione come un debole, cosa di cui approfittano un po'
tutti. Costretto a ingoiare molti bocconi amari, non esita a sfogare un po' del fiele che
ha in corpo prendendosela con coloro da cui sa di non aver nulla da temere,
manifestando anche in tal modo il suo carattere pusillanime.
Lucia: Viene descritta come una ragazza molto pia e devota, ma anche assai timida e
pudica sino all'eccesso, tanto che si imbarazza e arrossisce nelle pi diverse occasioni:
passiva e alquanto priva di spirito di iniziativa, viene trascinata nel tentativo di
"matrimonio a sorpresa" dalle minacce di Renzo, che promette in caso contrario di fare
una pazzia; in seguito, quando si trova prigioniera nel castello dell'innominato,
pronuncia il voto di castit che costituir un grave ostacolo al ricongiungimento dei due
promessi e che verr sciolto alla fine del romanzo da padre Cristoforo. Lucia il
personaggio che forse pi di ogni altro ha fede nella Provvidenza divina e anche per
questo sembra incapace di serbare ogni minimo rancore, persino nei confronti del suo
odioso persecutore ( dunque un personaggio statico, a differenza di Renzo che compie
un percorso di maturazione all'interno della vicenda).
Renzo: presentato subito come un giovane onesto e di buona indole, ma piuttosto
facile alla collera e impulsivo, con un'aria "di bravera, comune allora anche agli uomini
pi quieti"; infatti porta sempre con s un pugnale e se ne servir indirettamente per
minacciare don Abbondio e costringerlo a rivelare la verit sul conto di don Rodrigo. In
seguito progetter addirittura di assassinare il signorotto, ma abbandoner subito questi
pensieri delittuosi al pensiero di Lucia e dei principi religiosi. Rispetto a Lucia si pu
considerare un personaggio dinamico, in quanto le vicende del romanzo costituiscono
per lui un percorso di "formazione" al termine del quale sar pi saggio e maturo ( lui
stesso a trarre questa morale nelle pagine conclusive dell'opera).
Ermengarda: Il personaggio di Ermengarda viene costruito da Manzoni con lo scopo di
mettere in evidenza gli aspetti pi conflittuali dell'animo umano e una dimensione di
tensione emotiva, unica nell'insieme della produzione manzoniana. Ermengarda mostra
alla sorella, una volta giunta in convento, la volont di distaccarsi dal mondo. Afferma di
essersi staccata dalla passione per Carlo, anche se una serie di indizi rivelano che si
tratta in realt di una maschera. Manzoni mette in luce le strategie che l'animo umano
usa per ingannarsi, e difendersi dalla sofferenza. Si vede come l'autore abbia in questo
episodio scoperto le dinamiche profonde della psiche, i suoi meccanismi difensivi e
anche quella dimensione autodistruttiva che la passione comporta per l'individuo. Il
dramma d'amore si sviluppa in un contesto di quotidianit, come la vicenda di un
matrimonio. Infatti, significativo che la passione rimossa sia l'amore, e che questa
venga rappresentata in modo da non farla condividere al lettore e allo spettatore.
Ermengarda confessa di provare un amore che tremendo.
Con I Promessi Sposi Manzoni rivoluzion lintera concezione del genere. Parlando
dellopera del Manzoni, per, intendiamo un particolare romanzo che quello storico; la
certezza dellintento storico dellautore ci viene da diverse indicazioni, ma quella
fondamentale il sottotitolo stesso dei Promessi Sposi. Storia milanese del secolo XVII.
In questo modo leterna riflessione manzoniana circa il rapporto tra fedelt storica ed
invenzione diviene il principale nodo da sciogliere. La componente realistica del testo
dominante, ma la grande novit consiste nel continuo alternarsi di racconto e
riflessione, al punto da giustificare tanto la definizione di romanzo dei fatti, quanto
quella di romanzo delle idee.
Manzoni il rappresentatore pi significativo del movimento romantico italiano. Centro
del mondo manzoniano, cos come appare nei componimenti in versi e in modo ancora
pi evidente del romanzo " I promessi sposi", la Divina Provvidenza: Dio colui che
guida la storia degli uomini secondo una logica che sfugge alla comprensione umana,
per cui anche i dolori, le sofferenze hanno un loro senso, una ragione. Ne deriva la virt
cristiana per eccellenza la rassegnazione, cio completa fiducia nella Provvidenza :
solo in essa, infatti, l' uomo pu trovare serenit e pace. Manzoni sostiene la necessit
di un' arte utile alla societ, che si ispira al vero, cio alla realt storica, e ricca di valori
morali. Di qui l' esigenza di ricorrere a una lingua il pi vicino possibile all' uso parlato,
semplice e comprensibile a tutti.

Manzoni critica la poesia fondata sulla pura invenzione e sul sentimento, svincolata
perci dalla rappresentazione della realt storica. Essa infatti una poesia facile, che
non richiede sforzo intellettuale. la grande letteratura rifiuta linvenzione e ha per
oggetto il vero. Esempi di questa letteratura sono i poemi epici e le tragedie in versi
della letteratura greca e latina, opere fondate sui miti che gli antichi consideravano alla
stregua di avvenimenti storici reali. essi sono i grandi monumenti della poesia. I grandi
drammaturghi hanno evitato di sostituire linvenzione alla storia. La tradizione
importante. Diverso il modo in cui storia e poesia affrontano il vero. perci lartista
deve trovare i contenuti poetici nei fatti storici.
Il compito dello storico quello di esporre e precisare i fatti (vero storico). Compito
dellartista di indagare la dimensione interiore degli individui (vero poetico) di intuire

grazie alla propria immaginazione e simpatia i segreti pi intimi del cuore degli uomini,
le aspirazioni e le delusioni che hanno animato le azioni dei protagonisti della storia, dei
grandi ma anche degli umili. la storia ha dei limiti perch testimonia soltanto grandi
avvenimenti, senza tener conto delle passioni, dei sentimenti degli uomini. Il vero
poetico interpreta e completa il vero storico. La poesia ha valore etico perch
ricostruisce il significato morale della storia il dramma interiore degli individui. Ha
anche un valore religioso perch interpreta la realt storica alla luce della presenza di
Dio nelle vicende umane.
Manzoni si mostra perfettamente allineato con le tendenze del Romanticismo italiano. Il
Manzoni afferma che le regole aristoteliche impediscono una rappresentazione adeguata
sia della verit storica che di quella psicologica, nessuna della quali procede con un
ritmo che possa essere definito una volta per tutte. Il vecchio sistema, restringendo
l'azione tragica in termini di spazio e di tempo, conduce a esagerare la rappresentazione
delle passioni. L'istanza specifica del Manzoni il suo realismo cristiano, ossia la volont
di non rappresentare personaggi aristocratici idealizzati, ma vicende nelle quali tutti si
possono riconoscere, nella quotidianit dell'esperienza incentrata sulla lotta tra il bene e
il male.

Unit aristoteliche: Le cosiddette unit aristoteliche (di tempo, di luogo e d'azione)


rappresentano un canone di narrazione che intreccia interessi storici, letterari e
filosofici. Unit di luogo= Svolgersi cio in un luogo unico, nel quale i personaggi
agissero o raccontassero le vicende accadute. Nella tragedia greca infatti, spesso le
azioni non vengono agite e viste "in presa diretta" ma soltanto riferite o raccontate sulla
scena.Unit di tempo= La pi comune interpretazione di questa norma fu che l'azione
dovesse svolgersi in un'unica giornata dall'alba al tramonto.
Unit di azione= Il dramma doveva comprendere un'unica azione, con l'esclusione
quindi di trame secondarie o successivi sviluppi della stessa vicenda.
Il cinque maggio un'ode scritta da Alessandro Manzoni nel 1821, in occasione della
morte di Napoleone Bonaparte in esilio sull'isola di Sant'Elena. Nell'opera, scritta di
getto in tre giorni dopo aver appreso dalla Gazzetta di Milano del 16 luglio 1821 le
circostanze della morte di Napoleone, Manzoni mette in risalto le battaglie e le imprese
dell'ex imperatore, nonch la fragilit umana e la misericordia di Dio. Il poema pu
essere suddiviso in tre parti: nella prima, composta da quattro strofe, viene presentato
il tema; nella seconda di dieci strofe, si ripecorre l'epopea napoleonica, mentre le ultime
quattro strofe traggono le conclusioni e pertanto le riserve morali e religiose. La
seconda parte, tra l'altro, si presta a un'ulteriore bipartizione: nel primo momento, si
raccontano i momenti salienti del Napoleone condottiero e imperatore, mentre il
secondo dedicato all'esilio finale a Sant'Elena.

L idea di scrivere un romanzo storico affonda le sue radici nel periodo del soggiorno
parigino del 1819-1820, quando Manzoni viene a contatto con i seguenti fenomeni
culturali:1) La tradizione del romanzo francese, un genere letterario che dal
Cinquecento in poi ha una fortuna ininterrotta: anche da questo punto di vista la
letteratura italiana appare a Manzoni provinciale e arretrata;
2) Le traduzioni francesi dei romanzi storici di Walter Scott (scozzese), inizialmente
sottovalutati da Manzoni, poi considerati con interesse crescente anche se non ne
condivide interamente la poetica (=concezione della letteratura propria di un autore). In
particolare, Manzoni critica la facilit con cui Scott si allontana dalla verit storica per
ottenere determinati effetti letterari e la scarsa aderenza ai dati storici nella
rappresentazione di personaggi realmente vissuti;3) Le nuove teorie storiografiche che
si diffondono nella cultura francese secondo le quali la storia deve essere riletta dal
punto di vista del terzo stato.Il processo di elaborazione dei Promessi Sposi fu
estremamente lungo e complesso: i primi accenni alla stesura di un romanzo risalgono
agli inizi del 1821, mentre la pubblicazione dell edizione definitiva si conclude nel 1842;
la composizione dell opera impegna dunque Manzoni per oltre 20 anni.In questo lungo
processo si possono distinguere tre redazioni, che hanno dato luogo per solo a due
edizioni.
1) Nel Fermo e Lucia, a partire dal capitolo undicesimo, la storia si sviluppava
seguendo linearmente le vicende dei due protagonisti (prima venivano narrate le
avventure di Lucia, poi quelle di Fermo); nella seconda minuta, invece, Manzoni alterna
con abilit le varie vicende, in modo da rendere la narrazione pi equilibrata e
avvincente;2) Nel Fermo e Lucia i personaggi sono rappresentati in maniera pi
schematica e sono pi nette le differenze fra buoni e cattivi; anche il giudizio dell
autore espresso in forma pi polemica e recisa, e la sua intenzione di suscitare la
condanna del male lo porter ad insistere su particolari realistici e cruenti. Nella
seconda minuta la psicologia dei personaggi diventa invece pi complessa e sfumata, le
opinioni dell autore sono espresse in forma meno diretta e i particolari troppo crudi
vengono tralasciati;3) Il Fermo e Lucia viene sottoposto anche ad una revisione
linguistica: dopo lunghe riflessioni, Manzoni giunto infatti alla conclusione che solo la
lingua toscana, lingua della grande cultura italiana ed europea fino al 500, pu
diventare la lingua comune della futura Italia unita.

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