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“PRENDIMI L’ANIMA”

Prendimi l’anima è stato un film che mi ha affascinato molto per diversi e molteplici aspetti, ma
soprattutto, è stato un film che mi ha colpito nel più profondo in quanto vedere cose, fatti, persone e
situazioni analoghe alla mia vita in generale è per me sempre un grande colpo che penetra nei
meandri del mio inconscio, da cui spesso mi risulta faticoso e difficoltoso riassestarmi…

Il film parla prevalentemente della relazione segreta tra il grande psichiatra Jung e la sua paziente
Sabina Spielrein.
Il film è ambientato durante il periodo nel quale Jung si trovava, prima da tirocinante, poi da
primario, nella clinica psichiatrica dell’università di Zurigo.
Qui Jung ebbe modo di sperimentare la Psicoanalisi, appresa dal suo “maestro” S.Freud, sui suoi
pazienti. Egli successivamente però, si accorse che non sempre bisognava seguire tecniche
terapeutiche predefinite, standardizzate, riguardanti una sola scuola di pensiero, e giunse cosi alla
conclusione che svariate volte bisognava usare diversi metodi (che non rientravano per forza a far
parte di quelli ufficiali) con diversi pazienti. Per questo Jung fu criticato spesse volte all’interno della
clinica psichiatrica di Zurigo, e perlopiù ciò accadeva alle sue spalle, o almeno cosi credevano i
colleghi che lo criticavano, perché Jung alla fine veniva a conoscenza di cose alle quali un occhio
umano qualunque sfuggono abitualmente…

Durante questa permanenza nella clinica di Zurigo, a Jung venne affidata una paziente affetta da
nevrosi, isteria e una lieve forma di melancolia.
Jung usò un diverso approccio con la paziente, iniziando con la tecnica delle “libere associazioni”
dopodicchè stabili’ con lei una terapia basata solo ed esclusivamente sul dialogo. Fece raccontare a
Sabina tutti i suoi sogni e le sue fantasie, andando cosi avanti per un bel po’ di tempo.
Durante questo periodo, Jung metteva tutto se stesso nella terapia affinché funzionasse.
Riscontrò anche alcune cose che aveva in comune con Sabina, come per esempio la passione di
entrambi di scolpire, Jung nella pietra, Sabina nella creta.
Sabina alla fine guari’, usci’ dalla clinica, ma lei e Jung continuarono a svolgere nello studio di
quest’ultimo delle sedute di terapia settimanali, giusto per precauzione da parte di Jung.
Il rapporto ben presto perse l’equilibrio che avrebbe dovuto mantenere, Sabina si innamorò
perdutamente di Jung, lui si abbandonò altrettanto a tale passione e cosi il tutto divenne una vera e
propria relazione d’amore molto intensa ma segreta, in quanto Jung era sposato.
Tutto ciò non durò però a lungo, perchè Jung decise di interrompere questa relazione in quanto
questo grande sentimento lo disorientò a tal punto che riusci’ a trovare faticosamente un equilibrio
nella sua vita professionale e non solo. Sabina, addolorata, all’inizio fu reticente verso tale scelta, ma
presto si convinse anche lei, e parti’ per crearsi una vita lontana da Jung, all’insegna del lavoro
psichiatrico in un asilo infantile.
I due fino alla morte si tennerò in contatto attraverso lettere.

Molti condannano Jung per questa sua vicenda, per questa sua mancanza di gestione della situazione
durante la terapia che svolgeva con Sabina. E’ risaputo, lo psicoterapeuta corre quasi sempre il
rischio che possa essere “vittima” di un transfert da parte del paziente, e l’abilità sta proprio nel
saperlo gestire. Dicono che Jung non abbia avuto tale abilità, che sia stato un po’ ingenuo, poco
professionale…ma penso che quasi nessuno abbia capito che l’amore è incontrollabile anche per uno
psichiatra, e quasi nessuno ha mai pensato che forse era davvero amore e non un semplice e comune
transfert o contro-transfert, e solo il concetto di “controllare l’amore” è davvero qualcosa di
repressivo, soprattutto per un uomo come Jung, il quale dava molto ascolto al suo “mondo interiore”,
lo stesso mondo interiore che lo aveva portato fin li, e che successivamente lo avrebbe portato a fare
ben altro…
Il periodo in cui Jung e Sabina avevano questa relazione d’amore fu per Jung una delle tante
esperienze che gli segnò la vita in modo irreversibile.
Jung era una persona che aveva una grandissima autoconsapevolezza, gestiva in maniera a dir poco
eccezionale il suo inconscio, il suo mondo interiore, la sua anima, e questo sentimento d’amore
profondo che lo travolse fu per lui un attimo di smarrimento che lo turbò. Era felice si, ma al tempo
stesso aveva paura della stessa felicità, e proprio questa sua paura di smarrimento, lo convinse a
troncare la relazione con Sabina, anche perché tale relazione avrebbe fatto scatenare uno scandalo
nell’ambito della famiglia e nell’ambito soprattutto professionale.

Io invece penso che sia stato proprio questo l’errore di Jung, il rinnegare e l’allontanare questo suo
sentimento nei confronti di Sabina, ma soprattutto il cercare di controllarlo. L’errore è stato proprio il
non incamminarsi ed avventurarsi a vivere una passione cosi forte, temendola e preferendo invece
restare con sua moglie (Emma) con la quale aveva un rapporto di pura ipocrisia…e temere l’amore è
qualcosa di indescrivibilmente angosciante. (Temere l’amore è temere la vita, e chi teme la vita è già
morto per tre quarti - - - Russel)
Penso che tale scelta però avvenne in base ad un suo ragionamento interno, che andava al di là del
fatto che tale storia avrebbe scatenato uno scandalo, fu una scelta pilotata da un ragionamento
contorto del quale Jung decise di non scrivere mai…
Dunque, se proprio c’è qualcosa di cui condannare Jung a mio avviso, è stata proprio questa sua
repressione e fuga dall’amore.

Ogni uomo durante la sua vita cerca di raggiungere la felicità, o almeno l’idea che ha di felicità…
C’è chi lo fa in un modo, chi nell’altro, chi attraverso il materialismo, chi attraverso lo spiritualismo.
Coloro che lo fanno attraverso il materialismo otterranno felicità effimera in quanto lo strumento
attraverso il quale si sono procurati tale felicità è di durata limitata, breve.
Coloro che lo fanno attraverso lo spiritualismo, dunque attraverso l’anima, otterranno una felicità
meravigliosamente divina che durerà in tutto il loro arco di vita in quanto è felicità scaturita e
alimentata dall’interno, dall’anima…
E penso che uno dei mezzi possibili per giungere alla felicità, se non proprio l’unico e in assoluto,
sia l’amore, e non l’amore fra due persone qualunque, ma l’amore che vi è tra due anime gemelle,
l’amore che perdura a distanza di secoli, a distanza di molte vite…quell’amore che percorre quel
buio sentiero chiamato “eternità”, “infinito”…dunque che va al di là del tempo, perché il tempo,
come disse Platone “è una finzione mobile dell’eternità” e “l’amore è un frammento di infinito
caduto sulla terra”…

“L'amore è un concetto estensibile che va dal cielo all'inferno, riunisce in sé il bene e il male, il
sublime e l'infinito”.

(Jung)

Emanuele

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