Anda di halaman 1dari 268

Patrizio Foresta

Ad Dei gloriam
et Germaniae utilitatem
San Pietro Canisio e gli inizi della Compagnia di Ges
nei territori dellImpero tedesco (1543-1555)

Rubbettino

2006 - Rubbettino Editore


88049 Soveria Mannelli
Viale Rosario Rubbettino, 10
tel (0968) 6664201
www.rubbettino.it
Progetto Grafico:
Ettore Festa, HaunagDesign

On and on, the rain will fall


like tears from the stars
On and on, the rain will say
how fragile we are
In memoria di Virginia Foresta
(10 aprile 1974-23 giugno 1996)

Indice

Ringraziamenti
Nota di lettura

pag.

ix
xi

Introduzione
1. Quadro generale e direttrici della ricerca
2. Canisio tra filologia e agiografia
3. Breve bibliografia canisiana del Novecento

xiii
xiii
xxv
xxxvi

1. Autobiografia, conversione e apostolato


1. Cenni biografici
2. Il voto dell8 maggio 1543
3. Ladolescenza. I ricordi delle Confessiones
4. Lincontro con Pierre Favre

3
3
13
18
34

2. Pietro Canisio e la questione


dellarcivescovado di Colonia
1. La prima fase: Pierre Favre a Colonia
2. I gesuiti espulsi da Colonia
3. La resistenza di Canisio
4. Le legazioni presso Carlo v. La soluzione
del conflitto
3. Le opere erudite del 1543-1546
1. La dedica di Canisio a Georg von Skodborg
2. Il dibattito su Canisio editore di Tauler
3. Canisio e i Padri della Chiesa

49
49
57
66
76
97
97
109
128

4. La Compagnia di Ges e linsegnamento


a Messina e Ingolstadt
1. Lobbedienza esemplare
2. Lesperienza di Messina
3. La fondazione del collegio di Ingolstadt
5. La redazione della Summa Doctrinae
Christianae
1. Un catechismo conveniente alla giovent
2. Liniziativa di Ferdinando i dAsburgo.
Il compendium di Jay
3. Il fallimento del compendium di Lainez
4. La Summa di Canisio

pag. 141
141
153
160

181
181
190
197
206

Ringraziamenti

A conclusione di questo lavoro desidero ringraziare vivamente


il prof. Corrado Vivanti che ha seguito le mie ricerche con
competenza e vivo interesse sia per la materia sia per il giovane studioso alle prime armi. Alla prof.ssa Anna Morisi Guerra devo una lunga serie di preziosi suggerimenti che mi hanno
aiutato a leggere un periodo cos complesso come quello del
Cinquecento religioso.
Non posso inoltre non ringraziare lo scomparso p. Mario
Colpo SJ, che mi ha fatto conoscere la figura di San Pietro Canisio e mi ha incoraggiato a farne largomento delle mie ricerche. Il p. Hugo Storni SJ e la dott.ssa Nicoletta Basilotta mi
hanno aiutato con competenza e pazienza nelle mattinate trascorse alla biblioteca dellInstitutum Historicum Societatis Jesu. A loro e al personale dellArchivum Romanum Societatis
Jesu e della biblioteca della Pontificia Universit Gregoriana
un sentito grazie. Il p. Paul Begheyn SJ e gli altri membri del
Canisius Project mi hanno accolto con benevolenza nel loro
gruppo di lavoro e hanno reso possibili ulteriori ricerche in diversi archivi italiani e tedeschi.
Desidero ringraziare di cuore anche la prof.ssa Luise SchornSchtte, che segue le mie ricerche con partecipazione, per la
fiducia concessami e laiuto datomi in un momento non facile della mia vita. AllInstitut fr Europische Geschichte di
Mainz, e in particolare al prof. Rolf Decot, va un sentito grazie per laiuto datomi in questi ultimi cinque anni. Al prof.
Boris Ulianich devo sincera gratitudine per aver reso possibile
la mia avventura tedesca.

Un ringraziamento di cuore va inoltre alla mia famiglia,


che mi stata e mi tuttora molto vicina, aiutandomi ad affrontare i molti momenti difficili, che senza il loro sostegno
non sarei mai riuscito a superare. Spero di ripagare in parte la
loro fiducia con questa ricerca, nella quale ho cercato di dare,
come sempre, il mio meglio. Grazie infine alleditore che ha
reso possibile la presente pubblicazione.

Nota di lettura

Gli anni intercorsi fra la stesura del testo e la sua pubblicazione hanno certamente contribuito a precisare molte delle direttrici di ricerca qui proposte. Mi si perdoneranno quindi lingenuit di alcuni miei giudizi e le molte lacune che non sarebbe
stato possibile colmare senza stravolgere limpianto del lavoro
stesso, cos come sarebbe stata impensabile una riscrittura ab
initio. Alcune delle intuizioni di fondo della presenta ricerca
continuano tuttavia a convincermi; mi ripropongo per questo
di approfondirle, anche se con un taglio diverso, nella mia tesi di dottorato, dal titolo Veluti Apostolus Germaniae. Apostolat, Obrigkeit und jesuitisches Selbstverstndnis am Beispiel des Petrus Canisius (1543-1570), che sto preparando allUniversit J.W. Goethe di Francoforte nellambito dellsfb/
kf 435 Wissenskultur und Gesellschaftlicher Wandel. Giudichi il lettore se il mio entusiasmo ha prodotto uno studio almeno in parte di qualit.
Loccasione che mi ha spinto a pubblicare il presente lavoro il decennale della scomparsa di Virginia Foresta, alla cui
memoria sono dedicate queste pagine. Virginia mi ha lasciato
un ricordo di s che ancora mi spinge a credere con passione
in quello che faccio. Il mio unico rimpianto non poter pi
condividere con lei le non frequenti, ma forse per questo tanto pi intense, gioie della mia vita personale e lavorativa. Spero in ogni modo che sia fiera di me.
Mainz, 16 gennaio 2007

Introduzione

1. quadro generale e direttrici della ricerca


La nascita e lo sviluppo della Compagnia di Ges sono stati
certamente uno dei processi storici pi importanti della storia
religiosa del xvi secolo. Pur essendo originariamente sorta grazie allintuizione e allinquietudine spirituale del suo geniale
fondatore, Ignazio di Loyola, questa Compagnia, nata allinizio con lo scopo di predicare more apostolico il Vangelo in Terrasanta, fu dagli anni 40 del Cinquecento uno dei massimi
protagonisti nelle vicende politiche e religiose del controverso
periodo della Riforma cattolica e della Controriforma, secondo la fortunata definizione di Hubert Jedin. Il segreto di questa straordinaria affermazione, di cui non bisogna certamente
sottovalutare le difficolt, i ritardi e i conflitti che pure vi furono, probabilmente comprensibile grazie a una molteplicit
di fattori: tra gli altri, lelezione al soglio pontificio di un papa come Paolo iii, fondamentalmente interessato alla riforma
della Chiesa cattolica, seppure ancora in parte appartenente alla tradizione del papato rinascimentale; la geniale intuizione
ignaziana dello speciale voto di ubbidienza al pontefice, tuttuna con lo slancio missionario, caratteristiche quanto mai attuali in unepoca di grandi conflitti confessionali e di spinte
politiche e sociali che sempre pi tendevano alla conservazione e alla restaurazione di equilibri scossi dai cambiamenti culturali ed economici degli anni precedenti, allinterno del complesso processo di modernizzazione e trasformazione degli organismi statuali europei.

xiv

A dispetto della fama di campioni della reazione cattolica costituitasi nel corso dei secoli, Ignazio e i suoi primi compagni si votarono al servizio della Chiesa tenendo in poca se
non in alcuna considerazione la possibilit di confrontarsi,
nel cuore dellEuropa, con coloro i quali avevano abbracciato la fede della Riforma protestante. Non un caso che lentusiasmo e lo slancio missionario sia tipico anche nei novizi
della Compagnia, almeno a giudicare dalle numerosissime
richieste di partire per le misteriose ed esotiche Indie, le cosiddette indipetae. Costituita allorigine da studenti dellUniversit di Parigi che, spinti da entusiasmo giovanile, volevano testimoniare la loro fede cristiana in Terrasanta, la societas degli iigisti sub profonde trasformazioni nel periodo
romano tra il 1537 e il 1540, anni in cui Ignazio e i suoi primi compagni intuirono le grandi potenzialit di sviluppo per
la Compagnia e per il rinnovamento della Chiesa, grazie al
tentativo di gestione diretta delle eterogenee spinte riformatrici cattoliche da parte dellambiente pi liberale della Curia, tra cui spiccavano le figure dei cardinali Gaspare Contarini, che aveva perorato personalmente il riconoscimento
dellOrdine da parte di Paolo iii, e Giovanni Morone, al seguito del quale il gesuita Pierre Favre introdusse la Compagnia di Ges in Germania.
Comunemente si portati a pensare che, per i gesuiti stabilitisi verso il 1537 a Roma, sia divenuto presto chiaro che
lunico modo concreto per salvare la Chiesa cattolica da un
pericolo giudicato ben pi incombente di coloro i quali ai loro occhi apparivano come i profanatori del Santo Sepolcro, e
quindi confrontarsi con i progressi della Riforma luterana,
porre un freno alle idee eretiche, provare a riportare alla fedelt romana le varie correnti delleterodossia che avevano
scelto laperta rottura con Roma e insomma contribuire a
riformare la Chiesa cattolica, sarebbe stato quello di agire sotto legida della Santa Sede. In altre parole, volendo seguire la
nota interpretazione di Hubert Jedin, i gesuiti si sarebbero
posti al servizio dellunica vera riforma in capite et membris

introduzione

xv

possibile, vale a dire quella che lautorit pontificia avrebbe


intrapreso. Lunica renovatio possibile doveva rimanere, a prima vista forse paradossalmente, circoscritta e contenuta nellambito dellortodossia romana. Il compito dellassise tridentina fu appunto quello di stabilire in cosa consistesse questa
ortodossia. Le recenti riflessioni di John O Malley SJ mettono tuttavia fortemente in dubbio il luogo comune storiografico secondo il quale Ignazio e i suoi compagni avrebbero intrapreso, o per lo meno progettato, una riforma della Chiesa;
secondo O Malley, si potrebbe al massimo parlare di riforma
ovvero meglio di conversione spirituale, e non certamente di
riforma delle istituzioni e del corpo ecclesiastico, cos come
furono portate avanti dal Concilio di Trento. Non si potrebbe quindi parlare, nel caso dei gesuiti, di un ordine riformatore n tanto meno riformato in senso canonico, quale per
esempio fu quello dei cappuccini1.
Per O Malley, al contrario, il paradigma jediniano, nonostante linnegabile contributo al superamento della contrapposizione rigida fra Riforma cattolica e Controriforma,
insistendo troppo sul momento istituzionale dellassise tridentina, tralascerebbe elementi fondamentali alla comprensione del fenomeno storico della Compagnia di Ges, primi
fra tutti lattivit missionaria e la natura apostolica dellordine2. Daltra parte estremamente difficile tracciare una linea
di demarcazione troppo definita e sicura fra il contributo dato allazione repressiva e controriformista del papato e la grande opera di rinnovamento delle istituzioni ecclesiastiche, della teologia, dei costumi del clero e dei fedeli. Probabilmente,
nel caso della Compagnia di Ges, pi corretto sottolinea1. j.w. o malley sj, Was Ignatius Loyola a Church Reformer? How To Look
at Early Modern Catholicism, in The Catholic Historical Review lxxvii, 1991,
pp. 177-193.
2. id., Trent and All That. Renaming Catholicism in the Early Modern Era, Harvard
University Press, Cambridge-London 2000, p. 134: [Catholic Reform] should
not be taken as synonymous with Catholicism in the early modern period even in
combination with Counter Reformation, as in Jedins solution.

xvi

re il contributo dato da un lato alla prassi polemica dottrinale, teologica e letteraria, dallaltro per allattivit pastorale,
alla cura delle anime e allimpegno nel campo dellistruzione.
Anche il tentativo di interpretare la storia della Compagnia
di Ges alla luce del paradigma storiografico della cosiddetta Konfessionalisierung, nel senso di un processo di normalizzazione e di disciplinamento sociale e religioso che avrebbe
portato alla formazione dello stato assolutistico, non sembra
aver portato buoni frutti, essendo ancora da stabilire la natura e la portata della partecipazione concreta della Compagnia
di Ges a questo processo, se mai di partecipazione si possa
parlare3.
Legati al papa dal voto speciale di obbedienza per ci che
riguarda le missioni (la precisazione fondamentale), i gesuiti
ebbero con il potere politico e le strutture ecclesiastiche rapporti di natura complessa e che furono, in alcuni casi, contraddittori e conflittuali. Si pensi solo ai papi Paolo iv e Sisto v con
i quali, pur non avendone mai messo in dubbio lautorit, gli
uomini della Compagnia ebbero forti contrasti. In altre circostanze i gesuiti si inserirono perfettamente nel gioco sociale e
politico fra alti prelati, regnanti, aristocrazie locali e societ. Il
quadro appare per ci ben pi frastagliato e intrigante di quanto, a volte, alcune sintesi storiografiche di pur notevole pregio
tendano a presentare.

3. w. reinhard, h. schilling (a cura di), Die katholische Konfessionalisierung. Wissenschaftliches Symposion der Gesellschaft zur Herausgabe des Corpus Catholicorum und des Vereins fr Reformationsgeschichte, Gtersloher Verlagshaus, Gtersloh 1995, costituisce una sorta di manuale riguardo il processo di confessionalizzazione in ambito cattolico. Si noti anche che, da qualche anno a questa parte, questo paradigma storiografico stato messo in discussione in maniera convincente da
studi di carattere storico-antropologico e storico-culturale. Si veda al riguardo k.v.
greyerz, m. jakobowski-thiessen, t. kaufmann, h. lehmann (a cura
di), Interkonfessionalitt - Transkonfessionalitt - binnenkonfessionelle Pluralitt.
Neue Forschungen zur Konfessionalisierungsthese, Gtersloher Verlagshaus, Gtersloh 2003. O Malley si occupa a fondo della Konfessionalisierung in j.w. o malley sj, Trent and All That, cit., pp. 106-117.

introduzione

xvii

Il gesuita olandese Pietro Canisio (1521-1597)4 stato uno


dei protagonisti della seconda fase della storia della Compagnia di Ges, in un momento in cui si stavano gettando le fondamenta istituzionali del nuovo ordine. La Curia romana, in
parte sotto la spinta degli avvenimenti europei, in parte grazie
alla prevalenza di forze pi aperte alle esigenze di reformatio in
capite et in membris, aveva da poco cominciato a risvegliarsi dal
torpore rinascimentale dei primi decenni del secolo e la Compagnia di Ges si rivel ben presto unalleata preziosa e insostituibile. Questa seconda fase espansiva e, secondo alcuni storici, aggressiva del papato trov uno degli strumenti di azione
privilegiati proprio nei gesuiti.
La vicenda di Canisio riflette quindi in modo particolare
questa seconda fase dello sviluppo della Compagnia di Ges e
della rinnovata azione della Chiesa. Figlio di un ricco mercante, dedito agli studi biblici e teologici contro la volont paterna, Canisio era parte di quellalta borghesia cittadina che i gesuiti conquistarono alla causa cattolica, attraverso le loro istituzioni scolastiche soprattutto, ma anche tramite la confessione e la predicazione. Diventato gesuita grazie a Pierre Favre nel
giro di pochi mesi tra la fine del 1542 e linizio del 1543, Canisio prefer, entrando nel giovanissimo ordine, una strada apparentemente pi incerta e faticosa, ma che lo port in brevissimo tempo a partecipare alle pi importanti iniziative della
Compagnia in territorio tedesco, e quindi a frequentare i pi
importanti personaggi del panorama cattolico, fossero essi regnanti secolari o membri influenti della gerarchia ecclesiastica. Gi nel suo Chronicon, il fedele segretario di Ignazio di
Loyola, Juan de Polanco, aveva notato come inter caetera,
quae sibi sunt a Fabro acta ad Dei gloriam et Germaniam uti4. Per i primi ragguagli su Canisio (vita, opere, bibliografia) si veda il recente p.
begheyn sj, voce Canisius (Kanis), Pedro, in c.e. o neil sj, j.m. domnguez
sj (a cura di), Diccionario Histrico de la Compaia de Jess, Institutum Historicum
Societatis Jesu, Roma, e Universidad Pontificia Comillas, Madrid 2001, vol. i, pp.
633-635.

xviii

litatem, id fuit, quod Petrum Canisium, jam tunc zelum catholicae religionis contra sectarios defendendae et propagandae, cum eruditione, eloquentia et pietate insigni [] per spiritualia Exercitia Societati genuit5.
La scelta in questo lavoro della delimitazione temporale
degli anni compresi fra il 1543, anno del suo ingresso nella
Compagnia, al 1555, nel quale fu pubblicata lopera pi conosciuta di Canisio, la Summa Doctrinae Christianae, stata fatta per un motivo ben preciso. Lintenzione era quella di mostrare i primi e fondamentali anni dellazione del giovane gesuita olandese, impegnato a intrecciare una fitta rete di conoscenze in delicate missioni diplomatiche, ovvero a trattare con
i duchi di Baviera o il re Ferdinando la fondazione del collegio
di Ingolstadt e la redazione della sua opera principale, la Summa Doctrinae Christianae. In quattro degli avvenimenti esaminati in questa ricerca, vale a dire il tentativo di secolarizzazione dellarcivescovado di Colonia da parte di Hermann von
Wied, la fondazione di due dei primi collegi della Compagnia,
la discussa edizione di Tauler e la redazione della Summa Doctrinae Christianae, tutti compresi tra il 1543 e il 1555, si cercato di porre in rilievo proprio la costante interazione e il reciproco influsso fra i vari elementi in questione, vale a dire la
stretta unione fra finalit di natura religiosa e il quadro politico complessivo.
Quale riferimento cronologico stato scelto quel delicato
punto di passaggio rappresentato dagli anni a cavallo delle due
met del Cinquecento, anni compresi tra la fondazione delle
Compagnia di Ges stessa nel 1540, i fallimentari colloqui di
religione di Worms, Ratisbona e Spira del 1540-1541 e la dieta di Augusta del 1555, di poco posteriore allelezione di Gian
Pietro Carafa al soglio pontificio. Com ovvio, la storia della
Compagnia di Ges e quella personale di Canisio furono ca5. j. de polanco sj, Vita Ignatii Loiolae et rerum Societatis Jesu historia (Chronicon), a cura di J.M. Vlez SJ, Typographorum Societas, Matriti 1894, vol. i, p.
115.

introduzione

xix

ratterizzate dagli avvenimenti intricati e drammatici di quegli


anni; una delle linee guida nellesposizione dellattivit del gesuita stata proprio quella di ricondurre le sue vicende particolari e personali alla complessit della storia politica e religiosa a lui contemporanea e, nella ricostruzione delle vicende di
quel fondamentale quindicennio, di procedere su due piani
distinti ma complementari, in modo da provare a ottenere volutamente unimmagine della storia degli inizi della Controriforma certamente parziale, ma anche centrata sullesperienza individuale di Canisio.
Nel presente lavoro sono stati analizzati anche diversi aspetti della personalit e della storia di Canisio non immediatamente riconducibili agli anni indicati nel titolo, e ci per diverse ragioni. Innanzi tutto, perch molti hanno avuto degli effetti sulla sua formazione culturale e politica propria di quegli anni; in
secondo luogo per tracciare un quadro abbastanza esauriente
dentro il quale comprendere quei dodici anni compresi tra l8
maggio 1543, giorno in cui a Magonza Pietro Canisio giur fedelt alla Compagnia di Ges nelle mani del suo maestro Pierre Favre, e il 1555, anno di pubblicazione a Vienna della sua
principale e pi conosciuta opera, la Summa Doctrinae Christianae, grazie agli auspici di Ferdinando i dAsburgo. Molto
importante, per esempio, stato ricostruire il rapporto del giovane gesuita con gli scritti del mistico tedesco Johannes Tauler,
di cui Canisio avrebbe curato una controversa edizione di prediche e sermoni, interessante specialmente se confrontato con
le successive edizioni canisiane di san Cirillo e di san Leone Magno, pubblicate tutte a Colonia tra il 1543 e il 1546.
Linsistenza sulledizione di Tauler, per esempio, non stata considerata come una mera querelle filologica, limitata al dibattito interno della Compagnia, ma piuttosto, a causa delle
molteplici questioni di natura storica che la accompagnano,
un segno molto particolareggiato di processi di pi ampio respiro. Se infatti possibile ricostruire linfluenza che ebbe la
mistica tedesca nella formazione del giovane Canisio, anche a
prescindere dalledizione di Tauler (la ricerca pi moderna ne

xx

ha trovato evidenti tracce addirittura in unopera della maturit come le Confessiones), rimane tuttavia da approfondire ulteriormente la profonda influenza che ebbero su Canisio i fatti di Colonia degli anni 1543-1547, dai quali usc in larga parte trasformato.
Il fatto di rilevanza storiografica risiedeva quindi nellanalisi del mutato clima culturale, religioso e politico nella citt
arcivescovile allindomani dellallontanamento dellarcivescovo e principe elettore Hermann von Wied, che in quegli anni
aveva tentato di secolarizzare larcivescovado e di trasformarlo
in un principato secolare ed ereditario, con conseguenze di
somma importanza allinterno del collegio dei sette Elettori
imperiali, allontanamento cui Canisio contribu fattivamente
in prima persona. Grazie allesame dello svolgimento della crisi di Colonia stato possibile ricostruire i rapporti che allora
intrattennero tra loro Canisio stesso, i gesuiti Pierre Favre e
Nicols Bobadilla, i legati pontifici Girolamo Verallo e Giovanni Poggio, due influenti membri dellalta gerarchia ecclesiastica tedesca come il vescovo di Lund Georg von Skodborg
e il vescovo di Augusta Otto Truchsess von Waldburg (questultimo fondamentale sia per la diffusione dei gesuiti in Germania sia per lattivit di Canisio in Baviera e nei territori
asburgici), e limperatore Carlo v, in periodo estremamente
delicato per la storia della Germania e dellImpero, quello
compreso fra la pace di Crpy del 1544 e la vittoria di Mhlberg del 1547.
Nel periodo preso in esame, Canisio collabor fattivamente e in qualche caso fu principale protagonista di altri due
eventi capitali per la storia della Compagnia, nella fase del delicato passaggio generazionale e istituzionale tra i cosiddetti
primi gesuiti e i loro successori pi notevoli, tra cui Canisio
stesso e il futuro generale Francesco Borgia, ma anche Jeronimo Nadal e Giacomo Lainez: Ignazio, prima di morire nellestate del 1556, affid a Canisio un incarico di grande responsabilit, il provincialato dellappena costituita provincia della
Germania superior. Qualche anno prima, nel 1549, il vicer di

introduzione

xxi

Sicilia don Juan de Vega chiese a Paolo iii di interpellare Ignazio al fine di inviare a Messina un gruppo di gesuiti, per dare
vita a un collegio destinato alla formazione della giovent. Il
fondatore della Compagnia assicur al papa che avrebbe sicuramente provveduto a organizzare e inviare il gruppo nel pi
breve tempo possibile, anche perch veniva offerta alla Compagnia unoccasione importante, quella di fondare il primo
collegio dellordine in assoluto destinato agli allievi esterni.
Nello stesso tempo Ignazio cap benissimo che non poteva disattendere linteressamento diretto sia del vicer di Sicilia, sia
soprattutto del papa che, dal 1540 in poi, aveva contribuito in
modo fondamentale al progressivo sviluppo della Compagnia,
ratificandone la fondazione e il consolidamento con una serie
di bolle pontificie, emanate dal 1540 fino praticamente alla sua
morte nel novembre 1549.
A questa prima iniziativa siciliana Canisio partecip per
circa un anno, con lincarico di insegnare retorica ai giovani
studenti. La preoccupazione per la fondazione di nuovi collegi fu da allora in poi uno dei punti cardine dellazione di Canisio e della Compagnia di Ges. Messina fu la prima esperienza concreta dei gesuiti in Italia, non solo come laboratorio
didattico, nel quale dovevano essere sperimentati nuovi modi
e nuove forme di insegnamento, per arginare e contrastare la
diffusione della religione riformata e rinnovare la piet cattolica, ma anche come primo importante banco di prova della
capacit di gestione da parte di Ignazio e Juan de Polanco, suo
fedele segretario, dei delicati rapporti fra Santa Sede, dinastie
e aristocrazie territoriali e gli apostoli gesuiti nel cuore dellEuropa6.
Diversa per tempi e luoghi, ma sostanzialmente paragonabile allesperienza messinese per quanto riguarda i rapporti politici e sociali e le modalit di svolgimento, fu la fondazione da
6. p. foresta, Die Missio in Germaniam. Die Wahrnehmung des Apostolats durch den jungen Canisius, in j. meier (a cura di), Sendung - Eroberung Begegnung? Franz Xaver, die Gesellschaft Jesu und die katholische Weltkirche im Zeitalter des Barocks, Harrassowitz, Wiesbaden 2005, pp. 31-66.

xxii

parte della Compagnia di Ges del collegio bavarese di Ingolstadt, che occup Canisio per ben sei anni. Trasferitosi prima
a Roma, dove si voter solennemente alla Compagnia nelle mani di Ignazio, e poi a Bologna, dove conseguir il dottorato in
teologia, nel 1550 Canisio venne inviato insieme a due autorevoli confratelli, Claude Jay e Alfonso Salmern, su esplicita richiesta del duca di Baviera Guglielmo iv, a rinverdire i fasti
dellUniversit della cittadina bavarese, che mancava di autorevoli teologi dalla morte di Johannes Eck, campione cattolico nella disputa di Lipsia del 1518 con Lutero. Guglielmo iv,
e pi tardi Ferdinando i dAsburgo, capirono, con qualche
tempo di anticipo rispetto al celeberrimo cuius regio, eius religio del 1555, quale politica seguire in materia religiosa nei loro
domini ereditari. Noncurante in pratica della situazione di
stallo istituzionale creatasi allindomani del cosiddetto Interim
augustano del 1548, il duca bavarese si mosse con anticipo e
cominci a perseguire un progetto autonomo di riforma delle
istituzioni ecclesiastiche della Baviera. Per questo motivo chiese prima a Paolo iii e poi a Giulio iii di inviare dei gesuiti nei
suoi domini ereditari. Il duca fu da subito seguito dallAsburgo, che invit altri gesuiti a riformare e a dare nuovo impulso
alle Universit di Praga e Vienna.
Questultimo, tramite uniniziativa in certo modo clamorosa, sul finire del 1550 incaric Jay, docente di teologia a
Vienna, di cominciare a scrivere un catechismo, da contrapporre a quello di Lutero e Melantone, un compendio sono parole di Jay che se componesse da li suoi theologi []
et se stampasse in Vienna per commissione sua [] et se insegnasse in tutte le sue provincie et regni per espresso comandamento suo [] [che insegnasse] li dogmi christiani contra li
errori moderni [] [et] che fosse conveniente alla giovent
(si veda a questo proposito il capitolo v). Questa situazione era
dovuta alla grande urgenza in cui si trovavano a operare gli
educatori cattolici in mancanza di una definizione dottrinale
certa e, cosa molto importante, ufficialmente ortodossa. Canisio pi volte segnal la mancanza di un catechismo specifi-

introduzione

xxiii

co per li Todeschi, e nonostante una certa diffidenza e ostilit da parte di Ignazio, port avanti nel corso degli anni 15511555, un progetto alternativo da quello immaginato a Roma,
che per ottenne la piena approvazione di Ferdinando, anche
perch basato sullesperienza quotidiana di Canisio con i suoi
allievi e non sui canoni scolastici dellopera che Lainez aveva
progettato, e che poi fu in un certo senso rifiutata da Ferdinando, desideroso di un catechismo semplice, immediato ed
efficace.
Le vicende personali e politiche che hanno visto coinvolto
Canisio sono state esaminate infine come episodi particolari
della situazione storica pi generale, non potendosi considerare la vita di Canisio assolutamente avulsa dal contesto in cui si
svolgeva. La biografia del gesuita stata quindi studiata tenendo sempre ben presente lo sfondo nel quale questultimo si
muoveva e operava. Attraverso i viaggi e le missioni di Canisio si cercato infine di ricostruire, quantunque in modo parziale, la nascita e lo sviluppo della Compagnia di Ges e delle
sue istituzioni in Germania, come i collegi, linsegnamento, la
fedelt al papa, il rapporto con il potere politico.
Il fine scientifico del presente lavoro quello di proporre
una nuova interpretazione dellattivit canisiana, attivit che
spesse volte stata ricostruita in modo prevalentemente agiografico. Molte biografie, anche in tempi recenti, hanno dato
per scontato lintervento della Provvidenza divina a partire dalla nascita del gesuita: secondo queste ricostruzioni Canisio sarebbe nato negli stessi giorni in cui Ignazio sub la famosa ferita di Pamplona e in cui Lutero fu condannato e bandito dallImpero. Questo schema provvidenziale e allo stesso tempo
confessionale rimasto valido fino al xx secolo, anche oltre la
canonizzazione di Canisio del 19257. Non stato sempre faci7. p. foresta, Sicut Ezechiel Propheta et alter Bonifatius. San Pietro Canisio ed il totalitarismo cattolico di Pio xi, in Archivum Historicum Societatis
Jesu lxxiii, 2004, pp. 277-325; id., Der katholische Totalitarismus. Katholizismus und Moderne im Pontifikat Pius xi, in m. franzmann, c. grtner,
n. kck (a cura di), Religiositt in der skularisierten Welt. Theoretische und empi-

xxiv

le, quindi, inserire lo studio da un lato nella tradizione della


ricerca canisiana, dallaltro darne uninterpretazione il pi possibile originale.
Tematicamente, la presente ricerca suddivisa in cinque
capitoli che, pur trattando argomenti specifici si ricollegano al
quadro di insieme sopra ricordato e la cui struttura in parte
tematica e in parte cronologica. Il primo capitolo si occupa
dellingresso di Canisio nella Compagnia di Ges; il secondo
e il terzo si occupano degli inizi dellordine ignaziano in Germania negli anni 1540-1546, con particolare attenzione alle
edizioni erudite dei Padri della Chiesa da parte di Canisio; il
quarto analizza le prime imprese dei gesuiti nel campo pedagogico ed educativo a Messina e Ingolstadt; il quinto e ultimo
prende in considerazione la stesura della sua opera pi conosciuta, la Summa Doctrinae Christianae del 1555.
Grazie allanalisi degli avvenimenti pi significativi del periodo sopra indicato di cui, dispiace dirlo, in questo lavoro
stata tralasciata uninteressantissima parte , e tentando di
gettare un nuovo sguardo sulla storia della figura canisiana, si
pertanto voluto liberare la ricerca biografica dal pesante dazio della ricostruzione scopertamente agiografica. In secondo
luogo, si cercato di riportare la vicenda umana e personale
del gesuita in un contesto storicamente e anche storiograficamente pi ampio e vasto, al fine di restituirle quella concretezza e intensit che sembrava aver perso, astratta dai grandi processi e avvenimenti del xvi secolo. In terzo luogo, si cercato
di precisare e ove possibile integrare interpretazioni e paradigmi storiografici classici, che tendono per, com ovvio, a non
tener sempre conto della molteplicit dellagire umano, e a
perdere efficacia se non messi costantemente a confronto con
le nuove ricerche e indagini.
parso infine utile offrire un contributo personale, pur
minimo, allinteresse che da un paio di anni a questa parte si
rische Beitrge zur Skularisierungsdebatte in der Religionssoziologie, vs Verlag fr Sozialwissenschaften, Wiesbaden 2006, pp. 175-195.

introduzione

xxv

sta risvegliando proprio nei confronti di Pietro Canisio, la cui


azione teologica, pastorale e politica lato sensu sembra stia ottenendo lattenzione scientifica che senzaltro merita8. Tra laltro, lIstituto Storico della Compagnia di Ges ha deciso intorno al 1997-1998 di dare vita al Canisius Project, un progetto di ricerca internazionale finalizzato a pubblicare il nono volume delle epistole canisiane, lasciato incompiuto da Otto
Braunsberger a causa della sua scomparsa nel 1927. Si tratta di
un insieme di pi di 400 testimonianze, senza contare lappendice dei Monumenta Canisiana, documenti inerenti direttamente o indirettamente lattivit di Canisio. Il lavoro di ricerca basato in parte sul percorso gi fatto da Braunsberger,
alla ricerca di ci che questultimo ha raccontato ma non ha
potuto pubblicare, in parte con iniziative autonome dei singoli ricercatori per rintracciare nuovo materiale da aggiungere allimportante complesso dei Canisiana9.
2. canisio tra filologia e agiografia
Scorrendo sommariamente la vasta produzione biografica riguardo il gesuita olandese, si ha la netta impressione che la
maggior parte dei biografi abbia presentato Canisio del tutto
estraneo al contesto storico e politico a lui contemporaneo ovvero, allaltro estremo, a tal punto partecipe dei fenomeni del
tempo da perdere ogni caratterizzazione individuale. In altre
8. In occasione del quarto centenario della morte di Canisio sono uscite due opere collettive di valore: j. oswald sj, p. rummel (a cura di), Petrus Canisius, Reformer der Kirche. Festschrift zum 400. Todestag des zweiten Apostels Deutschlands, Sankt
Ulrich Verlag, Augsburg 1996, e r. berndt sj (a cura di), Petrus Canisius SJ (15211597). Humanist und Europer, Akademie Verlag, Berlin 2000. Infra alcune indicazioni bibliografiche ulteriori circa lanniversario canisiano.
9. p. begheyn sj, p. foresta, r. maryks sj, Petrus Canisius to Ignatius of
Loyola, Vienna February 1556: an Unpublished Letter. A Presentation of the Canisius Project, in Archivum Historicum Societatis Jesu lxix, 2000, pp. 223235.

xxvi

parole, il gesuita molte volte diventato solo una delle molte


figure che presero parte agli scontri confessionali del xvi secolo. perci accaduto che ne sia stata data unimmagine in
larga parte stilizzata, a causa di un provvidenzialismo apologetico che ha nuociuto allequilibrio delle ricostruzioni. Molti dei biografi hanno ignorato, solo per fare un esempio dei
pi significativi, i forti contrasti di Canisio con il padre e con
la matrigna, fondamentali nelle scelte del giovane adolescente. Certamente il fatto che Canisio scelse la castit, gli studi
teologici, e successivamente la fedelt alla Compagnia di Ges, proprio nel periodo in cui il padre tent di imporgli una
carriera nel commercio e un matrimonio di convenienza oppure, in alternativa, un ricco beneficio presso il duomo di
Colonia, non pu non essere almeno accennato, pur guardandosi, qualora si ricerchino le motivazioni di fondo della
scelta esistenziale del giovane Canisio, da un facile psicologismo che induca considerarle solo una forma di ribellione nei
confronti del padre.
Valgano a scopo esemplificativo gli avvenimenti fino al
1541. Proprio a causa dellimpostazione non sempre adeguata
di gran parte dei biografi nel trattare i primi anni di vita del
gesuita olandese, che possibile ricostruire indirettamente solo grazie a opere autobiografiche relativamente tarde come le
Confessiones e il Testamentum, il cui testo stato tra laltro solo da poco stabilito criticamente, si cercato da una parte di
dimostrare la poca attendibilit e verosimiglianza degli scritti
autobiografici di Canisio quali fonti di prima mano immediatamente utilizzabili senza alcuna attenzione critica. Influenzati in larga parte da esigenze e finalit che li rendono in buona
misura inadatti alluso che ne ha fatto gran parte dei biografi
canisiani, questi scritti, insieme a una serie di lettere autobiografiche, anchesse piuttosto tarde, costituiscono invece la base fondamentale per la ricostruzione di un fenomeno non meno interessante, vale a dire dellimmagine che di s volle dare
Canisio e che ha influenzato in modo sostanziale la percezione della sua figura e della sua azione a partire dalla sua morte

introduzione

xxvii

nel 1597, fino e oltre la canonizzazione da parte di Pio xi con


la decretale Misericordiarum Deus del 10 maggio 192510.
Gli studi canisiani successivi non hanno potuto fare a meno
di riferirsi al documento pontificio come a un modello, a unimmagine ufficiale e definitiva. James Brodrick SJ, autore nel 1935
dellultima autorevole biografia canisiana, ha per esempio seguito uno dei tanti e dei pi diffusi topoi agiografici canisiani, quello della coincidenza temporale tra la nascita di Canisio, il bando di Lutero e la ferita di Ignazio del maggio 1521. Obbiettivamente, non si pu non dare ragione a Brodrick, quando afferma che lassedio di Pamplona in a true sense, was the first incident in the history of the Society of Jesus; anche la storia religiosa del xvi secolo ha dovuto fare i conti con questepisodio
di guerra e con lorigine militare (anche se a questa componente della personalit ignaziana stata data spesse volte unimportanza francamente eccessiva) del suo protagonista.
tuttavia innegabile che la concezione ignaziana sia stata
determinata in modo profondo dalle modalit della sua conversione. Lorganizzazione e la disciplina interne, lannullamento della propria volont in quella del superiore per il raggiungimento dei fini apostolici dellordine, come si conviene
al migliore degli eserciti al servizio del Cristo regale degli Esercizi ignaziani, lo spirito entusiasta e intraprendente che accompagnava i gesuiti nelle loro missioni, la severa formazione
intellettuale e morale cos come la consapevolezza di appartenere a un corpo scelto, non possono essere spiegati efficacemente se si tralascia questo dato fondamentale. Non si pu
inoltre negare che il maggio del 1521 sia stato un mese cruciale nella storia di entrambe le Riforme, di quella protestante
(leditto di Worms) e di quella cattolica (la conversione di
Ignazio successiva alla ferita), ma sostenere che as Peter Canisius became the leading spirit of the Catholic Reformation
in Germany and one of the greatest Jesuits of all the time, it
may be not fanciful to see in these facts an illustration of the
10. p. foresta, Sicut Ezechiel Propheta, cit., pp. 279-281.

xxviii

way in which God balances accounts with rebellious monks


and war mongering princes appare francamente problematico da sostenere11.
Com noto, pochi giorni dopo la nascita di Canisio, il 20
maggio 1521, durante lassedio di Pamplona, in Navarra, Ignazio, lhidalgo di estrazione piccolo-nobiliare, di buona tradizione militare12, cresciuto nella tradizionale fedelt alla religione cattolica e alla corona e dedicatosi quindi alla carriera militare, sub la celebre ferita13. Cominciarono cos i suoi travagli
spirituali. Bloccato a letto, con una gamba spezzata e mal curata, Ignazio, non trovando in casa i tanto amati romanzi ca11. Qui e sopra j. brodrick sj, St. Peter Canisius. 1521-1597, Sheed and Ward,
London 1935 (ora anche Loyola University Press, Chicago 1962), p. 3.
12. Sulle basi economiche della piccola nobilt degli hidalgos, e sul ruolo che ricopr nel nuovo regno spagnolo, nato dal matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando dAragona, cfr. j.e. elliot, La Spagna imperiale. 1469-1716, trad. it. di
A. C Rossa, il Mulino, Bologna 1982, pp. 122 e ss.
13. La storiografia sulla vita del fondatore della Compagnia di Ges, nato a Loyola, nella provincia basca di Azpeitia, nel 1491, battezzato con il nome Iigo (solo
pi tardi, verso la fine degli anni 30, cominci a firmarsi Ignatius o Ignacio),
e sulla nascita della Compagnia di Ges, vastissima. Il riferimento a p. tacchi
venturi sj, Storia della Compagnia di Ges in Italia, narrata col sussidio di fonti
contemporanee, La Civilt Cattolica, Roma 1922, vol. ii, interamente dedicato alla biografia di Ignazio e alla nascita della Compagnia di Ges, serva quindi a un
primo orientamento generale. Fondamentale lo studio di j. o malley sj, The
First Jesuits, Harvard University Press, Boston 1993. Classiche e storiograficamente importanti le ricostruzioni di j. de polanco sj, Vita Ignatii Loyolae et rerum
Societatis Jesu historia, auctore Joanne Alphonso de Polanco, ejusdem Societatis sacerdote (Chronicon), a cura di J.M. Vlez SJ, Ex typis Tipographorum Societatis, Matriti 1894, vol. i, pp. 9 e ss.; di n. orlandini sj, Historiae Societatis Jesu. Pars
prima sive Ignatius, auctore Nicolao Orlandino, Societatis eiusdem Sacerdote, Antuerpiae 1620, vol. i, libri i e ii, (dalla nascita di Ignazio al 1540); e di d. bartoli
sj, Della vita e dellIstituto di SantIgnazio fondatore della Compagnia di Ges, Roma 1650. Molto interessante la ricostruzione fatta da Jeronimo Nadal SJ nei suoi
Dialogi in m. nicolau sj (a cura di), P. Hieronymi Nadal commentarii de instituto Societatis Jesu, Apud Monumenta Historica Societatis Jesu, Roma 1962, pp. 537
e ss. (Dialogus primus), e pp. 601 e ss. (Dialogus secundus). Nadal, in particolare nel
Dialogus secundus, ricostruisce, grazie al dialogo letterario dei tre protagonisti, Philaletes, Societatis amicus, Libanius, verus Catholicus, sed Societati male affectus e Philippicus, Luteranus, la storia della Compagnia.

introduzione

xxix

vallereschi come lAmadigi di Gaula, si immerse nella lettura


della Legenda aurea di Jacopo da Varagine e nella traduzione
spagnola della Vita di Cristo del certosino Ludolfo di Sassonia.
Ignazio usc da queste letture completamente trasformato.
Decise di abbandonare la carriera militare e la vita cavalleresca,
ormai compromessa dalla ferita, e di dedicarsi alladorazione
di quella dama o principessa che aveva immaginato durante la
sua agonia, e nella quale credeva di aver riconosciuto la Madre
di Dio. Abbandon i suoi progetti mondani e, tra la fine del
1521 e linizio del 1522, si rec in pellegrinaggio al santuario
della Madonna di Monserrat, in Catalogna. Pi tardi, nel
marzo 1522, raggiunse Manresa, rimanendovi fino alla primavera del 1523. Fu in questultimo soggiorno che Ignazio cominci a scrivere lopera pi importante della sua vita, gli Esercizi spirituali, libro [] che tra i pi notevoli del mondo14,
portati a compimento nellarco di un decennio e approvati dalla Santa Sede nel 1548. Da quella travagliata esperienza nacque il primo nucleo della futura Compagnia di Ges. In seguito, nellestate del 1523, dopo un breve soggiorno a Roma,
14. Questo giudizio di l. von pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medioevo,
compilata col sussidio dellArchivio Segreto Pontificio e molti altri archivi, versione it.
a cura di A. Mercati, vol. v: Paolo iii (1534-1549), Descle, Roma 1924, p. 359.
Nelle pp. 359 e ss. si pu leggere una profonda, per quanto non troppo distaccata,
analisi degli Esercizi ignaziani. Cfr. per esempio p. 364: Rimane ognora un fenomeno memorabile, che un soldato, il quale non aveva appreso che a leggere e a scrivere, il quale solo allora aveva dato addio ad una condotta molto mondana, abbia
potuto comporre un libro spirituale di tanto fervore, chiarezza, profondit e forza.
Ignazio stesso ed i suoi primi discepoli vi vedevano uno speciale intervento dello
Spirito divino. Cfr. lanalisi molto diversa di h. kamen, Il secolo di ferro. 15501660, trad. it. di V. Gallota e P. Negri, Laterza, Roma-Bari 1975, pp. 301-302:
[Gli esercizi spirituali] erano unarma per consentire ad ogni sorta di uomini di
conseguire la perfezione spirituale. Ogni uomo doveva completare se stesso, secondo gli insegnamenti della Chiesa [] La devozione assoluta verso al Chiesa divenne un complemento necessario del ringiovanimento interiore. Gli Esercizi spirituali, sostiene Kamen, si inserirono perfettamente nel progetto della Chiesa di monopolizzare la vita religiosa dei credenti. Furono, sempre secondo lanalisi di Kamen, anche espressione di quella politica di conservazione economica e sociale della seconda met del Cinquecento.

xxx

Ignazio si diresse a Venezia e, imbarcatosi, giunse a Gerusalemme, dove sarebbe voluto rimanere per il resto della sua vita. Entr per in conflitto con il provinciale dei francescani, che lo
obblig a ritornare in Spagna, a Barcellona. Il pellegrinaggio in
Palestina rimase, comunque, il suo obiettivo principale. A questo punto, Ignazio si dedic alla predicazione e allo studio prima del latino, poi di filosofia e teologia nelle Universit di Alcal e Salamanca. In questo periodo fu addirittura incarcerato
per qualche tempo, a causa della somiglianza che alcune sue
prediche avevano con le idee degli alumbrados spagnoli. Finalmente, nel febbraio 1528, giunse a Parigi, dove pi tardi avrebbe incontrato Francesco Saverio e Pierre Favre, che costituirono il primo nucleo storico della Compagnia di Ges.
Brodrick non stato ovviamente lunico, in tempi relativamente recenti, a controllare in modo non troppo severo la
verosimiglianza scientifica delle proprie conclusioni. Laltro
grande biografo di Canisio, Giuseppe Boero SJ, che scrisse la
sua opera Vita del Beato Pietro Canisio nel 1864, immediatamente dopo la beatificazione canisiana da parte di Pio ix,
esord con parole analoghe a quelle dello studioso inglese:
Cadde la sua nascita opportunamente al fine e al disegno, per cui Dio
laveva negli eterni suoi consigli e decreti destinato ed eletto. Perocch
in quellanno medesimo Martin Lutero nella Germania, apostatando
dalla professione della vita religiosa e della fede cattolica, si dichiar
manifestamente capo ed architetto di errori, che Canisio dovea poi
combattere; e nella Spagna Ignazio di Loiola [] abbandonando la milizia secolare brand sotto la bandiera di Cristo le armi spirituali15.

Tutta una serie di corrispondenze provvidenziali avrebbero inoltre segnato i primi passi di Canisio, dalla morte della
15. g. boero sj, Vita del Beato Pietro Canisio della Compagnia di Ges, detto
l'apostolo della Germania, La Civilt Cattolica, Roma 1864, p. 9. In occasione della beatificazione di Canisio uscita anche unimportante biografia in lingua tedesca: f. rie sj, Der selige Petrus Canisius aus der Gesellschaft Jesu, Herder, Freiburg
i. Br. 1865.

introduzione

xxxi

madre che esorta il marito a non cedere alla tentazione di abbandonare la fede cattolica (gli raccomand [] di tenere
netta la casa e la famiglia dalla pestilenza delleresia) alla carriera politica del padre come borgomastro filoimperiale e
quindi filocattolico di Nimega, da ci che Brodrick chiama la
premonition of his future allegiance (mostrava fin dallora
di nutrire in seno alti e magnanimi sensi) allimitazione del
sacerdote a messa, dalla fustigazione con il cilicio alla profezia
della vedova di Arnheim durante la celebre messa a Montmartre dei primi gesuiti nellagosto del 153616.
Difficilmente per si pu sostenere che la biografia di Brodrick, a met strada tra uno studio scientifico e unopera divulgativa, abbia dei difetti sostanziali evidenti, e che la trattazione, ricca di particolari, manchi di senso critico. Certo, rimane limpressione di unoccasione mancata. Dopo il grande
lavoro filologico di Otto Braunsberger SJ (1850-1926) e di
Friedrich Streicher SJ (1881-1965) tra lultimo decennio dellOttocento e la seconda met del Novecento, che hanno entrambi contribuito in modo decisivo a unimpostazione rigorosa dello studio storiografico di Canisio, con lo scrittore inglese stato fatto, se non un passo indietro, certamente un
passo in avanti di portata inferiore a quanto ci si sarebbe po16. Queste biografie/agiografie sembrano corrispondere esemplarmente ai criteri
esposti nel suo classico manuale da j.g. droysen, Istorica. Lezioni sulla Enciclopedia e Metodologia della Storia, trad. it. a cura di L. Emery, Ricciardi, Milano-Napoli, 1966 (ora anche a cura di S. Caianiello, trad. it di S. Caianello e G. Cantillo, con una presentazione di F. Tessitore, Guida, Napoli 1994), pp. 137 e ss., nelle quali lo studioso tedesco espone i criteri di interpretazione critica della storiografia antica e medievale: Si riconobbe ben presto quanto spesso una cronaca era semplicemente copiata da unaltra [] e solo alla fine recava [] notizie proprie []
Ricercando cos le fonti, si cominci a smuovere la massa delle narrazioni convenzionali, scomponendole nelle loro stratificazioni [] Occorreva dunque individuare criticamente quanto si era formato ed abbellito nella leggenda, per fissarsi infine
in quelle versioni scritte [] Si cominci ad esaminare il rapporto della leggenda
con la storia, del mito con la leggenda, chiarendo cos [] la vera natura della critica delle fonti. Nelle biografie di Canisio il materiale propriamente storico si con
ogni evidenza confuso con quello agiografico e, per usare le parole di Droysen,
stratificato nel tempo.

xxxii

tuti legittimamente aspettare. Il libro di Brodrick rimane, nella sua impostazione, ancora legato alle biografie dei tre secoli
precedenti, pur rappresentando unimportante acquisizione
della ricerca canisiana. Le mancanze storiografiche pi gravi di
Brodrick consistono innanzi tutto nel non aver per cos dire
posto ai biografi precedenti domande che avrebbero potuto
mettere seriamente in crisi limmagine consolidata del secondo apostolo della Germania, nellaver consultato le sue fonti
in maniera parzialmente acritica e nellaver seguito troppo fedelmente la tradizione a lui precedente.
Lo stesso Braunsberger, nel 1896, aveva pienamente colto il senso pi generale del lavoro gigantesco cui ha dedicato
completamente quattro decenni17. Incaricato nel 1883 dal
suo diretto superiore, Moritz Meschler SJ, di ricostruire il
corpus epistolare canisiano, il gesuita mor nel 1926 mentre
ancora lavorava al nono e ultimo volume della corrispondenza canisiana, tuttora inedito. In seguito al fortunoso ritrovamento nel 1985 del fondo cosiddetto pce ix ms in un locale della Pontificia Universit Gregoriana, conservato ora nellArchivio della provincia tedesca della Compagnia di Ges
(Archiv der Deutschen Provinz der Gesellschaft Jesu)18, che
insieme al manoscritto pce ix hs, purtroppo scomparso, era
stato preparato da Braunsberger per il nono volume dellepistolario canisiano, Paul Begheyn SJ ha formato nel 1997 il
Cansius Project, che ha come obbiettivo di pubblicare le circa 415 lettere non comprese nei precedenti volumi delle Epistulae canisiane19.
17. o. braunsberger sj (a cura di), Beati Petri Canisii epistulae et acta. Collegit et adnotationibus illustravit Otto Braunsberger, eiusdem Societatis sacerdos, 8 voll.,
Herder, Freiburg i. Br. 1896-1923.
18. NellArchiv der Deutschen Provinz der Gesellschaft Jesu (=adpsj) sono conservati, oltre al fondo Braunsberger e al fondo Streicher, anche i cosiddetti Canisiana, 69 manoscritti canisiani in grandissima parte ancora inediti.
19. Si veda al riguardo p. begheyn sj, The Editions of the Letters of Saint Peter
Canisius by Otto Branusberger SJ and the Vicissitudes of its Ninth Volume, in r.
berndt sj (a cura di), Humanist und Europer, cit., pp. 303-311; p. begheyn

introduzione

xxxiii

Nellintroduzione complessiva alla sua opera di edizione


Braunsberger sembra suggerire una lettura pi ampia delle
fonti canisiane, che tenga conto delle loro molteplici possibilit interpretative, proprio al fine di superare i limiti angusti
delle biografie tradizionali. I suggerimenti dellerudito gesuita
sono per parte loro molto interessanti, e alcuni meriterebbero
di essere ulteriormente approfonditi. Colpisce soprattutto la
precisa indicazione di un modo alternativo di considerare la vicenda storica di Canisio, quasi un invito a superare le posizioni dei biografi precedenti, che nel santo vedevano pi un
esempio di devozione e piet che un soggetto storico da studiare con rigore critico e filologico. Dalle parole di Braunsberger, nel Prooemium speciale primi voluminis, e da altre indicazioni tratte dal Prooemium generale totius operis, emerge, infatti, un atteggiamento duplice nei confronti dei primi autorevoli biografi di Canisio, vale a dire Jakob Keller SJ, Francesco
Sacchini SJ e Mattus Rader SJ20, che scrissero tra la fine del
xvi e i primi decenni del xvii secolo. Braunsberger, da un lato, giustifica le mancanze dei suoi predecessori, ritenendo che
non siano smentiti nella sostanza dalle sue nuove scoperte;
daltro canto la stessa pratica storiografica da lui usata, le sue
idee e i suoi suggerimenti prendono le distanze in modo deciso da quanto lo precede cronologicamente21.
sj, p. foresta, r. maryks sj, Petrus Canisius to Ignatius of Loyola. Vienna,
February 1556: an Unpublished Letter. A Presentation of the Canisius Project,
in Archivum Historicum Societatis Jesu lxix, 2000, pp. 223-235, e la nota in
Archivum Historicum Societatis Jesu lxix, 2000, p. 199.
20. j. keller sj, Vita Reverendi Patri Petri Canisii, a cura di F. Streicher SJ,
in Archivum Historicum Societatis Jesu viii, 1939, pp. 257-314; f. sacchini
sj, De vita et rebus gestis Petri Canisii de Societatis Jesu commentarii, Ingolstadt 1616;
m. rader sj, De vita Petri Canisii de Societate Jesu, Monachi Bavariae 1614 (una
editio altera priore auctior et emendatior fu pubblicata sempre a Monaco di Baviera nel 1623). Nel 1969 Paul Begheyn SJ ha pubblicato la prima delle biografie
canisiane: p. begheyn sj, Joannes Hasius SJ en de eerste levensbeschrijving van
Petrus Canisius, in Ons Geestelijk Erf xliii, 1969, pp. 381-429.
21. Epistulae, cit., vol. i, p. xxxv: Multa quidem et pulchra veteres illi Canisii
biographi [] et Societatis Iesu historiographi rettulerunt; quae tamen, quia ipsos

xxxiv

Braunsberger giustamente orgoglioso del suo lavoro


scientifico, anche se il gesuita prova in parte a nascondere questa sua legittima soddisfazione. Il Prooemium speciale primi voluminis, per esempio, si apre con una recusatio circa limportanza del primo volume dellepistolario, che dal punto di vista
degli argomenti trattati non potrebbe essere paragonato a
quelli successivi, nei quali emergerebbe il ruolo di primo piano di Canisio nella storia religiosa tedesca del xvi secolo22.
Daltra parte Braunsberger ben consapevole di essere il primo storico di Canisio a poter pubblicare unedizione sufficientemente completa, e per di pi di buon rigore filologico, della Canisii autobiographia sive Confessiones e del Testamentum
canisiano. La storia travagliata di questi due scritti e le difficolt che hanno dovuto affrontare tutti i biografi precedenti,
senza tuttavia ottenere un risultato completamente soddisfacente, mettono in risalto, in palese contrasto con lesordio sopra ricordato, limportanza di questo primo volume, che proprio grazie a questa e ad altre scoperte, scrive Braunsberger,
neque tamen primum hoc volumen vacuum nec lectoribus
ingratum erit23.
Questultimo solo linizio di una lunga serie di meriti
scientifici che Braunsberger giustamente si attribuisce. Il primo volume raccoglie 210 lettere dal 1541 al 1556 e 125 Monurelationum suarum fontes pro illorum temporum more saepe reticebant, infirmiora sunt, nostra saltem aetate critices amantissima. Confirmantur autem hae relationes epistulis et monumentis canisianis, in quibus testes comparent oculati. Augetur etiam Canisii biographia rebus haud paucis, quarum nemo eius biographus, nemo Societatis historiographus fecit mentionem.
22. Ivi, p. xxxiv: Volumen hoc tempore quidem cetera antecedit; sed, si rerum
novitas ac gravitas spectentur, reliquis fortasse omnibus inferior est. Magnam enim
eius partem tempus illud occupat, quo Canisius litterarum studiis operam navabat
[] studiosi autem adulescentes ea gerere non solent, quae valde conspicua sint et
magna in historia faciant vestigia.
23. Ibidem. Braunsberger ricostruisce, nelle pp. 1-6, la storia per molti versi avventurosa di questi due scritti, il loro progressivo smembramento, e la sparizione
di alcune loro parti nel corso del tempo, ed espone anche, con molta chiarezza, il
suo faticoso lavoro di ricostruzione del testo.

introduzione

xxxv

menta24, relativi al medesimo periodo. Il fatto notevole che


cinquanta di queste lettere non sono mai state neanche stampate, e si sono conservate autografe nei vari codici degli archivi della Compagnia di Ges per quasi 350 anni, finch non sono state finalmente scoperte. Le novit non si fermano a questo punto: delle rimanenti multae aliqua ratione novae dici
possunt, perch non sono mai state pubblicate integralmente, o nella lingua originale in cui erano state scritte, oppure se
ne conosceva solo una minima parte25.
Nel Prooemium generale totius operis dellepistolario canisiano inoltre lo stesso Braunsberger a descrivere il modo in
cui ha lavorato sui testi, criticando parzialmente ci che aveva
fatto lo studioso di Canisio fino ad allora pi autorevole, proprio quel Boero che aveva pubblicato nel 1864 la sua Vita del
Beato Pietro Canisio, biografia che per settantanni, fino alla
pubblicazione della biografia di Brodrick, rimasta indiscutibilmente la pi valida scritta sullargomento, inserita nel pi
ampio contesto delle vite dei primi gesuiti. La Vita del Beato
Pietro Canisio di Boero la prima di una lunga serie di biografie che il gesuita ha dedicato a tutti i primi compagni di santIgnazio, da Favre, Jay e Salmern, fino a Bobadilla e Lainez,
tutte edite fra Roma e Firenze negli anni 1873-1880. Oltretutto, Boero non era certamente un personaggio di secondo piano nella vita culturale della Compagnia di Ges: nato nel 1814
a Ventimiglia, era entrato nellordine nel 1830 e aveva insegnato grammatica, retorica e lettere. Dopo aver lavorato come di24. I Monumenta canisiana presenti nel primo volume, pubblicati nelle pp. 652 e
ss., sono documenti che riguardano Canisio e la sua attivit fino al 1556. Braunsberger le considera il completamento necessario alle lettere. Raccolgono quindi diversi documenti riguardo alla vita di Canisio, e ne seguono in ordine cronologico
gli spostamenti, come per esempio i Monumenta moguntina, Monumenta coloniensia, Monumenta Tridentina, etc.
25. Di grande interesse sono anche le pp. xxiii-xxxiii e xxxviii-xlvi, dove sono spiegati i criteri filologici di Braunsberger nelledizione delle lettere e sono proposte delle Tabulae Chronologicae molto accurate, cui segue una ricca bibliografia e
la descrizione di tutti i documenti darchivio usati nel primo volume (pp. xlviilxi).

xxxvi

rettore presso lArchivio generale della Compagnia di Ges,


era diventato postulator causarum nei processi di beatificazione
e canonizzazione, ed era stato proprio lui a sostenere, nel
1864, le ragioni di Canisio davanti a Pio ix, che lo aveva finalmente incluso nella lista dei beati della Chiesa26. Nonostante lautorevolezza del personaggio, e la cura con la quale si
era impegnato nella beatificazione, Braunsberger non esita a
criticare il suo lavoro di edizione delle lettere di Canisio: In
exscribendis epistulis canisianis, salvis rebus ipsis, sermonem,
italicum imprimis, ad nostram aetatem accomodare solebat et
quandam etiam omittebat, quae nimis parva vel sicca vel aliis
de causis non edenda ipsi quidem videbatur27.
daltra parte necessario rilevare che, a partire dal quarto
centenario della morte di Canisio nel 1997, la ricerca si sempre pi definitivamente e decisamente orientata verso un definitivo superamento dei clichs della tradizione agiografica e
della stessa Misericordiarum Deus, che segna per cos dire il coronamento e il punto culminante della storia dellidea e dellimmagine canisiana negli ultimi tre secoli. Sembra quindi
che lauspicio di Braunsberger, scriptis ac actis [hic] proponendis historiam ecclesiasticam multis modis iuvari atque augeri28, si stia realizzando in modo proficuo e fecondo.
3. breve bibliografia canisiana del novecento
Il lavoro di Brodrick, pur con i difetti di fondo sopra ricordati, un punto di riferimento obbligato per chi voglia cominciare a studiare la vita di Canisio. sicuramente lopera non
solo pi completa dal punto biografico (anche se non recentissima: lultima ristampa in inglese uscita a Chicago, nel
26. Epistulae, cit., vol. i, p. xxiv, n. 5: eoque postulante etiam processus beatificationis Canisii nostri ad felicem exitum perductus est.
27. Ibidem.
28. Ivi, vol. i, p. xxxv.

introduzione

xxxvii

1962, edita dalla Loyola University Press; la traduzione tedesca uscita a Freiburg im Breisgau, presso leditore Herder,
nel 1950, mentre quella francese del 1957, edita a Parigi da
Spes), ma anche quella che ha avuto la fortuna di aver potuto sfruttare per prima, seppure in modo non sempre condivisibile, limmenso lavoro filologico e critico che Otto Braunsberger ha compiuto nel sistemare nellarco di quaranta anni,
dal 1883 al 1923, una grandissima parte del corpus epistolare
e documentario di Canisio. Inoltre, dalla fine del secolo scorso, la Compagnia di Ges si impegnata a pubblicare, nei
Monumenta Historica Societatis Jesu, molto dellimmenso materiale documentario accumulatosi nel corso della sua storia
secolare, dalle lettere di santIgnazio fino ai documenti relativi alle missioni asiatiche e sudamericane. Braunsberger, suo
malgrado, pot beneficiare solo in parte di questi lavori, in
corso di pubblicazione durante le sue ricerche, senza contare
il fatto che i curatori spagnoli dei Monumenta avevano un assoluto diritto di prelazione sul materiale darchivio riguardante Ignazio, i suoi primi nove compagni e i suoi due successori, Lainez e Borja. Braunsberger dovette quindi, almeno allinizio, fare affidamento su opere di qualit inferiore a quelle
dei Monumenta.
Lo studioso che si accinga oggi a studiare la figura del santo olandese ha quindi la possibilit di basare la sua ricerca non
pi, o meglio non solo, sulle biografie di impostazione agiografica dei secoli precedenti o sulle edizioni di poche lettere,
ma di utilizzare otto volumi molto corposi nessuno inferiore alle ottocento pagine, con un apparato critico sempre generoso: il primo volume, il pi esiguo, di 816 pagine con
unintroduzione di oltre 60 pagine divisi per ordine cronologico dal 1541 al 1597, e tutti i documenti raccolti nei Monumenta Historica prima ricordati. Non si pu daltra parte dire
che il lavoro di edizione del corpus canisiano sia stato portato
a termine: nella Praefatio del volume viii, pubblicato nel
1923, scrive infatti Braunsberger:

xxxviii
Deinde hoc moneo: quia volumen hoc usque ad Beati Petri mortem et
sepulturam pervenit, iam totum opus aliqua ratione dici potest absolutum. Verum, quod in plerisque huius generis editionibus fit, hoc quoque accidit: necesse est adiungi volumen, quo, quae in superioribus voluminibus desunt, suppleantur. Neque id potest esse mirum. Incohata
enim est haec editio anno 1896. Longo autem hoc tempore inter volumina primume et octavum interpositio fieri non poterat, quin comparerent et epistulae et monumenta, quae antea aut ignota aut aditu difficiiora fuerant. Praeterea errata quaedam corrigi oporet. Addetur denique catalogus bibliographicus librorum omnium, qui de Canisio
scripti sunt, sive his vita eius enarratur, sive laudes celebrantur, sive cultus propagatur29.

Nel Prooemium dello stesso volume, a p. xv, Braunsberger


accenn inoltre a un nono volume di prossima uscita:
Epistulas a Canisio et ad eum datas posui omnes, quotquot eo tempore, quo volumen hoc parabam, reperire potui, easque integras, ne verbo quidem, quod sciam, omisso. Volumine iam plene absoluto litteras
aliquas aliaque monumenta quaedam nactus sum; quae in volumen
proximum, quod totius operis complementum quoddam atque supplementum erit, reieci, tum ut spatio parcerem, tum ne rerum huius octavi voluminis dispositionem ordinemque iam stabilitum magno debere laborem immutare30.

Purtroppo Braunsberger mor il 27 marzo 1926, senza aver


potuto portare a compimento il suo lavoro sullepistolario di
Canisio, cui si dedic fino agli ultimi giorni, e di cui, poco prima di morire, pubblic un elenco completo delle opere, seguito da quello delle principali biografie (p. 247: ponuntur tamen ii tantum libri, qui maioris momenti esse videntur)31. Il
29. Ivi, vol. viii, p. v.
30. Ivi, vol. i, p. xv.
31. o. braunsberger sj, Elenchus operum S. Petrii Canisii (Additur elenchus
historiarum vitae eius), in Gregorianum vii, 1926, pp. 244-250. Nel medesi-

introduzione

xxxix

volume non mai stato pubblicato, pur essendo, a tutti gli effetti, pronto.
Insieme alla fondamentale sistemazione di Braunsberger
deve essere menzionato anche il lavoro di Friedrich Streicher
SJ. Questultimo ha curato ledizione delle opere fondamentali di Canisio: i catechismi in lingua latina (il Catechismus latinus, meglio conosciuto come Summa Doctrinae Christianae,
pubblicato sia nella versione precedente che in quella successiva al Concilio di Trento, il Catechismus minor, o Parvus Catechismus Catholicorum, il Catechismus minimus e il Catechismus ab imaginibus ornatus del 1589), e le corrispondenti traduzioni tedesche (i Catechismi germanici minores e i Catechismi germanici minimi), tutti accompagnati da un ricchissimo
apparato critico; le Meditationes seu notae in evangelicas lectiones, che comprendono i commenti di Canisio alle letture domenicali e festive del Vangelo (Tempus Adventus, Tempus Nativitatis Domini, Tempus Paschatis, Meditationes de festis Sanctorum, Meditationes de dominicis, de solemnibus Processionbus,
etc.), il De spirituali quodam libro diurno e la biografia canisiana di Jakob Keller SJ, collaboratore di Canisio negli ultimi
anni di vita a Friburgo, risalente al 1611 e rimasta inedita fino al 193332.
mo fascicolo di Gregorianum, nelle pp. 316-317 c un articolo in memoriam dedicato a Braunsberger dalla redazione della rivista. Dopo una breve biografia, in cui
si ricorda che accett lincarico di dedicarsi allo studio di Canisio dai suoi superiori intorno al 1875-1880, c un accenno al ix volume di prossima pubblicazione:
Maxime vero ipsius S. Doctoris actuosa vita quae ad renovandam et confirmandam Germanorum catholicorum fidem plurimum influxit, ab iisdem documentis
illustrabatur [] At Auctor viribus se defici iam animadvertens, ad opus maximum
redire eique finem imponere consultius esse censuit. Quod tamen, sic Deo permitente, ipse omnino perficere non potuit. Attamen, ea quae desunt, tomus ix et volumen quod additamentis et supplementis constabit, iam ita elaborata reliquit ut
facile et brevi prelo tradi possint.
32. f. streicher sj (a cura di), Sancti Petri Canisii Doctoris Ecclesiae catechismi
latini et germanici, Officina Salesiana, Monachi Bavariae, e Pontificia Universitas
Gregoriana, Roma 1933-1936, 2 voll.; id. (a cura di), Sancti Petri Canisii Doctoris
Ecclesiae Meditationes seu notae in evangelicas lectiones, Herder, Friburgi in Brisgo-

xl

Il lavoro filologico di questi due studiosi ha segnato un


punto di svolta decisivo negli studi su Canisio. Finalmente
sono state messe a disposizione la stragrande maggioranza dei
documenti relativi al gesuita, le sue lettere, le opere pi conosciute e quelle minori, la sua autobiografia e, cosa altrettanto importante, entrambe le edizioni sono completate da
apparati critici di notevole precisione e completezza. Il saggio introduttivo di Streicher sulla Summa Doctrinae Christianae a tuttoggi un contributo ancora insuperato33. Nel 1960
stata pubblicata unantologia delle Epistulae, dei Catechismi
e di altre opere di Canisio, tradotte dal latino da due gesuiti
francesi, Jaques Boulang e Antoine de la Croix-Laval, preceduta da una breve introduzione34. Nel 1996, infine, usciviae, e Officina Salesiana, Monachi Bavariae 1939-1961, 3 voll. Cfr. j. keller sj,
Vita Reverendi Patri Petri Canisii, cit., e f. streicher sj (a cura di), De spirituali quodam libro diurno S. Petri Canisii, in Archivum Historicum Societatis
Jesu ii, 1933, pp. 56-63. Questo Liber spiritualis si compone di tutta una serie di
frammenti di testo che secondo Streicher non apparterebbero n alle Confessiones,
n al Testamentum. Braunsberger, nelledizione di questi due scritti, aveva precisato, in Epistulae, cit., vol. i, p. 5, che post librum primum Confessionum et Testamentum particulae illae ponentur, quae ad ceteros Confessionum libros vel ad
posteriorem Testamenti partem pertinere videntur, e le aveva pubblicate, con il titolo di Reliquiae illarum partium Confessionum et Testamenti quae integrae superesse non videntur, in Epistulae, cit., vol. i, pp. 52 e ss. Nel 1933 Streicher, collazionando questi frammenti con un apografo databile attorno al xvii-xviii secolo
e con altri codici posteriori, ha potuto pubblicare il testo di quello che lui considerava il Liber spiritualis di Canisio, una sorta di diario spirituale che ricorderebbe
quindi molto da vicino il Memoriale di Pierre Favre anche se, considerati sia il contenuto che la forma dei frammenti, linterpretazione di Braunsberger appare la pi
plausibile.
33. Una nuova edizione della Summa Doctrinae Christianae, con commento e traduzione, stata pubblicata di recente da h. filser, s. leimgruber, Petrus Canisius - Der groe Katechismus: Summa doctrinae christianae (1555), Schnell und Steiner Verlag, Regensburg 2003. Unimportante monografia che analizza il complesso delle opere canisiane quella di j.h.m. tesser sj, Petrus Canisius als humanistisch geleerde, H.J. Paris, Amsterdam 1932.
34. j. boulang sj, a. de la croix-laval sj (a cura di), Correspondance Sermons - De Maria Virgine - Exortationes domesticae - Catchisme, Editions du Soleil Levant, Namur 1960.

introduzione

xli

ta la traduzione italiana dei Fioretti der heiligen Ida von Fischingen35.


Una volta terminata la pubblicazione delle fonti e delle
opere canisiane, sono cominciati da un migliore punto di partenza nuovi studi sulla figura di Canisio, che hanno prodotto
complessivamente un gran numero di ricerche, anche se di
qualit e pregio differente, uscite a intervalli piuttosto irregolari e concentratisi intorno alla canonizzazione di Canisio nel
1925 e al quattrocentesimo anniversario della morte nel 1997.
Scorrendo il repertorio bibliografico di Lszl Polgr SJ, che
raccoglie tutto ci che stato pubblicato sulla Compagnia di
Ges dal 1901 al 1980, e che cronologicamente, anche se con
una diversa impostazione, si riallaccia allopera di Carlos Sommervogel SJ, stupisce anzitutto il numero delle pubblicazioni
riguardo Canisio, 474, un numero quindi molto elevato, che
per va considerato sia dal punto di vista cronologico sia da
quello qualitativo36.
Nel paragrafo Publications de sources (pp. 426-428), per
esempio, ci che colpisce non tanto la quantit delle pubblicazioni negli ottanta anni presi in esame dallautore, che ne riporta 27 (dal titolo 3945 al titolo 3971), di cui la maggior parte pubblicate in un periodo successivo al lavoro di Braunsberger, quanto, semmai, lassenza, alla luce della mancata edizione da parte di Braunsberger del nono volume dellepistolario
35. p. canisius sj, Fioretti der heiligen Ida von Fischingen - I fioretti di santa Ida
di Fischingen, trad. int. e app. di I. Brandmar Dallera, tavole lessicologiche di R.
Busa SJ, Morcelliana, Brescia 1996.
36. l. polgr sj, Bibliographie sur lhistoire de la Compagnie de Jsus. 1901-1980,
Institutum Historicum Societatis Jesu, Roma 1981-1990, 3 voll.; la rassegna bibliografica riguardante Canisio nel vol. iii: Les personnes, t. i, pp. 425-453. Cfr.
ivi, vol. i, p. 19: La bibliographie prsente continue la partie historique de la bibliographie monumentale des PP. De Backer, Carayon, Sommervogel et Bliard: Bibliothque de la Compagnie de Jsus. Cfr. c. sommervogel sj, Bibliothque de la
Compagnie de Jsus, rimpression anastatique augmente de rfrences en manchette par le P. Marc Dykmans SJ, Editions de la Biblioteque SJ, Hverl-Louvain
1960, 12 voll. Canisio trattato nel vol. ii, pp. 618-688, nel vol. viii, pp. 19741983, nel vol. x, pp. 1629-1630, e nel vol. xi, pp. 1421-1428.

xlii

canisiano, di un interesse per le fonti canisiane non legato a


pubblicazioni occasionali in tempi relativamente recenti, vale
a dire almeno fino al 1985-198637, dal momento che la gran
parte delle pubblicazioni si concentra quasi esclusivamente intorno al primo trentennio del secolo, con tre soli contributi
dopo il 1970: un saggio di Jos Luis Orella del 1973, in cui si
ipotizza il rinvenimento di un memoriale inedito di Canisio
con nuovi particolari sulla nascita della Congregatio Germanica e che conta venti pagine, e ledizione di due documenti
ancora sconosciuti da parte di Paul Begheyn SJ38. Grazie al lavoro editoriale di questultimo, il maggiore storico contemporaneo di Canisio39, che nel 1997 ha dato vita al Canisius Project
(v. supra), si pu adesso ragionevolmente sperare che limpresa
editoriale di Braunsberger possa essere portata a compimento
in tempi relativamente brevi40.
Scorrendo la bibliografia pubblicata in appendice a ogni
annata della rivista Archivum Historicum Societatis Jesu dal
1981 al 2002, anno in cui, in seguito alla morte di Polgr, ne
stata temporaneamente interrotta la pubblicazione, ora ri37. p. begheyn sj, Six Unpublished Letters of Saint Peter Canisius to his Relatives, in Archivum Historicum Societatis Jesu lv, 1986, pp. 129-144, in partic. pp. 129-131.
38. j.l. orella, Nuevos datos sobre el origen de la Congregacin Grmnica.
Un memorial indito de Pedro Canisio de 1565?, in Analecta sacra terraconensia xlvi, 1973, pp. 325-344; p. begheyn sj, Een nog onuitgegeven akte betreffende Petrus Canisius, in Numaga xviii, 1971, pp. 110-120; id., Een
nieuwjaarsbrief van Petrus Canisius uit 1595, in Numaga xxvi, 1979, pp. 7-13.
39. Cfr. p. begheyn sj, Een onuitgegeven brief van Petrus Canisius, in Ons
Geestelijk Erf xlii, 1968, pp. 304-313, ma soprattutto la sua ricerca iconografica,
Petrus Canisius. Beeldvorming van een heilige in de Nederlandse kunst van de negelinde en twintigste eeuw, Nijmeegs Museum Commanderie van Sint Jan, Nijmegen
1997. Si vedano anche: id., En onbekende brief van Petrus Canisius aan zijn vader Jacob Kanis, in Numaga xxxviii, 1991, pp. 41-44; id., Ein Eckpfeiler der
katholischen Kirche: Petrus Canisius (1521-1597), in a. falkner sj, p. imhof sj (a
cura di), Ignatius von Loyola und die Gesellschaft Jesu, Echter Verlag, Wrzburg 1990,
pp. 267-284; p. begheyn, v. hunink, Een onbekende brief van Petrus Canisius in een Nijmeges verzoekschrift (1634), in Numaga xliv, 1997, pp. 34-47.
40. p. begheyn sj, The Editions of the Letters of Saint Peter Canisius, cit., p. 309.

introduzione

xliii

presa grazie a Paul Begheyn SJ, si pu constatare il relativamente scarso interesse per la figura canisiana negli anni Ottanta, mentre pi numerose sono state le pubblicazioni nel decennio successivo, anche se concentrate in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte di Canisio nel 1997: nel
1996 stato pubblicato un interessante volume miscellaneo,
curato da Julius Oswald SJ e Peter Rummel, mentre quattro
anni pi tardi, nel 2000, uscito il bel volume curato da Rainer Berndt SJ, che ha curato la pubblicazione degli atti del
simposio tenutosi presso la Philosophisch-Theologische Hochschule Sankt Georgen di Frankfurt am Main il 29 settembre
199741. Interessanti anche gli atti della conferenza tenutasi a
Wrzburg dal 19 al 21 dicembre 1997 e il catalogo della mostra organizzata a Fribourg nel medesimo anno42. Sono molto
utili il saggio sulla Canisiusliteratur nel Novecento di Paul Begheyn SJ e lelenco delle opere di Canisio uscite tra il 1543 e il
1597 per meno di Rita Haub43. Grazie al primo possediamo
ora una fondamentale bibliografia canisiana fino allanno
200444.
41. j. oswald sj, p. rummel (a cura di), Petrus Canisius, Reformer der Kirche,
cit., e r. berndt sj (a cura di), Humanist und Europer, cit. Si veda anche il volume Petrus Canisius, Humanist und Europer. Reden in der Frankfurter Paulskirche,
Philosophisch-Theologische Hochschule Sankt Georgen, Frankfurt am Main 1997.
Un elenco delle numerose pubblicazioni del 1997 si pu consultare in l. polgr,
n. basilotta, Bibliographie sur lhistoire de la Compagnie de Jsus, in Archivum Historicum Societatis Jesu lxvii, 1998, pp. 411-414.
42. Petrus Canisius. Zu seinem 400. Todestag am 21. Dezember 1997. Tagung der
Domschule, des Dizesangeschichtsvereins und des Priesterseminars Wrzburg vom 19.21. Dezember 1997, Generalvikariat der Dizese Wrzburg, Wrzburg 1998; Petrus Canisius 1597-1997, Muse d'Art et d'Histoire Fribourg, coordinateur du catalogue R. Blanchard, Imprimerie Saint-Paul, Fribourg 1997.
43. p. begheyn sj, Canisiusliteratur im zwanzigsten Jahrhundert, e r. haub, Bibliographie der zu Lebzeiten erschienenen Werke des Petrus Canisius, entrambi in j.
oswald sj, p. rummel (a cura di), Petrus Canisius, Reformer der Kirche, cit., rispettivamente nelle pp. 287-294 e 295-302.
44. p. begheyn sj, Gids voor de geschiedenis van de jezuten in Nederland 15401850/A Guide to the History of the Jesuits in the Netherlands 1540-1850, Valkhof Pers,
Nijmegen-Amsterdam-Rom 2006, in partic. nn. 2171-3158.

xliv

Tre studi notevoli sulla spiritualit canisiana sono quelli di


Anna Coreth, Karlheinz Diez e Anton De Pelsemaeker SJ, cos come di grande interesse larticolo di Hermann Josef Sieben SJ riguardo il ruolo dei Padri della Chiesa nella teologia
canisiana45. Da segnalare, infine, le antologie curate rispettivamente da Burkhart Schneider SJ nel 1959 e da Siegfried Seifert nel 1983 (alla quale, nelle pp. 7-55, premessa una biografia di Canisio), la breve biografia e linteressante monografia del 1973 di Engelbert M. Buxbaum, seppure limitata agli
anni 1549-1556 e al ducato di Baviera e, infine, nel 1997 ledizione critica del Testamentum canisiano, da parte di Rita
Haub e Julius Oswald SJ, sempre in occasione del quarto centenario della morte del santo46.
Molti sono gli scritti usciti in occasione della canonizzazione di Canisio nel 1925, opere per non sempre di gran pregio
dal punto di vista scientifico e pazientemente raccolte, per
larea tedesca, da Johannes Metzler SJ, archivista dellallora
Archivum Monacense Societatis Jesu47. Larticolo sul processo
45. a. coreth, Die geistige Gestalt des heiligen Petrus Canisius, in Jahrbuch
fr mystische Theologie vii, 1961, pp. 113-156; k. diez, Christus und seine Kirche. Zum Kirchenverstndnis des Petrus Canisius, Verlag Bonifatius-Druckerei, Paderborn 1987; a. de pelsemaecker sj, Saint Pierre Canisius. La spiritualit
dun aptre, in Revue dasctique et de mystique xxxv, 1959, pp. 167-192; h.
j. sieben sj, Petrus Canisius und die Kirchenvter. Zum 400. Todestag des Heiligen, in Theologie und Philosophie lxxii, 1997, pp. 1-30.
46. p. canisius sj, Briefe, a cura di B. Schneider SJ, Otto Mller Verlag, Salzburg 1959; s. seifert (a cura di), Briefe des hl. Petrus Canisius, St. Benno Verlag,
Leipzig 1983; e.m. buxbaum, Der heilige Petrus Canisius, in g. schwaiger (a
cura di), Bavaria Sancta. Zeugen christlichen Glaubens in Bayern, 3 Bde, Friedrich
Pustet, Regensburg 1970-1973, vol. i, pp. 327-348; id., Petrus Canisius und die
kirchliche Erneuerung des Herzogtums Bayern (1549-1556), Institutum Historicum
Societatis Jesu, Roma 1973; j. oswald sj, r. haub (a cura di), Das Testament des
Petrus Canisius. Vermchtnis und Auftrag, Herausgegeben im Auftrag der Provinzialkonferenz der Zentraleuropischen Assistenz SJ, Frankfurt am Main 1997.
47. Si vedano per esempio le biografie di h. abel sj, Der heilige Kirchenlehrer Petrus Canisus, Verlag des Canisiuswerkes, Wien 1925; f.m. daria sj, Compendio
della vita di S. Pietro Canisio della Compagnia di Ges, Macioce e Pisani, Isola del
Liri 1925; g. de giovanni sj, San Pietro Canisio della Compagnia di Ges, Ma-

introduzione

xlv

di canonizzazione di Canisio di Otto Braunsberger, cui si pu


perdonare lentusiasmo che a volte traspare dal suo scritto,
frutto certamente della passione scientifica nei confronti del
confratello, costituisce una piacevole eccezione nel panorama
degli scritti doccasione del 192548.
Non del tutto soddisfacente la situazione degli studi biografici: Polgr, a pagina 430, ne cataloga solo quattro, pi tre
articoli che ne studiano aspetti specifici49. Al 1980 risale un
volume miscellaneo sugli ultimi anni di vita di Canisio a Fribourg, dal 1580 alla morte nel 1597, e un interessante saggio
di Karl Josef Rivinius sullenciclica di Leone xiii Militantis Ecclesiae dedicata a Canisio quale zweiter Apostel Deutschlands50. La maggiore sicuramente la gi citata biografia di
Brodrick, e di particolare valore anche lopera biografica di
Braunsberger, profondo conoscitore della materia trattata. Se
confrontata con i brevi saggi di argomento specifico che costituiscono la stragrande maggioranza della produzione storica su
Canisio nel secolo scorso, la biografia di Brodrick si pu realmente considerare lunica opera sistematica, e segna un punto
di arrivo negli studi canisiani, che per rischia di rimanere tacioce e Pisani, Isola del Liri, 1925. Degno di ulteriori indagini il fondo adpsj, Canisius-Sammelmappe-Nachlass Metzler, composto da 47 schedine bibliografiche
formato a6, con diverse appendici, raccolte da Metzler, non solo riguardo al processo di canonizzazione di Canisio, ma anche ad articoli, volantini, opuscoli, etc.
concernenti la devozione canisiana tra la fine dellOttocento e il primo trentennio
del Novecento.
48. o. braunsberger, Sanctus Petrus Canisius Doctor Ecclesiae, in Gregorianum vii, 1925, pp. 337-368.
49. Due in particolare si interessano di aspetti che meriterebbero maggiore attenzione: lo studio di a. dals sj, Saint Pierre Canisius et la rforme catholique en
Allemagne, in Etudes ccxxvii, 1936, pp. 209-219, e quello di h.e.g. rope,
An Apostle of the Counter Reformation, in Pax, 1936, pp. 14-17.
50. j. bruhin sj (a cura di), Petrus Kanisius, Kanisius Verlag, Freiburg i.d.
Schweiz 1980; k.j. rivinius, Die Canisus-Enzyklika Militantis Ecclesiae, in r.
bumer (a cura di), Reformatio Ecclesiae. Beitrge zu kirchlichen Reformbewegungen von der Alten Kirche bis zur Neuzeit. Festgabe fr Erwin Iserloh, Ferdinand Schningh, Paderborn-Mnchen-Wien-Zrich 1980, pp. 893-908.

xlvi

le, a causa della insufficiente quantit di lavori criticamente


impostati, che si occupano della vita di questo personaggio di
importanza capitale negli sviluppi della Compagnia di Ges
nei territori tedeschi51.

51. o. braunsberger sj, Petrus Canisius. Ein Lebensbild, Herder, Freiburg


1921. Altre due biografie quelle di j. metzler sj, Petrus Canisius, Deutschlands
zweiter Apostel. Ein Charakterbild, B. Khlen, Gladbach 1925, e di a. kr sj,
Der selige Petrus Canisius in sterreich, Mayer, Wien 1898. Interessanti anche w.
schfer, Petrus Canisius. Kampf eines Jesuiten um die Reform der katholischen Kirche Deutschlands, Vandenhoeck und Ruprecht, Gttingen 1931, e p. drews, Petrus Canisius, der erste deutsche Jesuit, Verein fr Reformationsgeschichte, Halle
1892, entrambi di ispirazione protestante.

Ad Dei gloriam
et Germaniae utilitatem
San Pietro Canisio e gli inizi della Compagnia di Ges
nei territori dellImpero tedesco (1543-1555)

1.

Autobiografia, conversione e apostolato

1. cenni biografici
Pietro Canisio nacque, in base alla sua personale testimonianza autobiografica, a Nimega, in Gheldria, l8 maggio 1521,
giorno in cui nel calendario liturgico si festeggiava san Michele arcangelo, protettore dellHeiliges Rmisches Reich e, a partire dal 1597, anno della consacrazione della chiesa di San Michele a Monaco di Baviera1, difensore della ecclesia militans et
triumphans:
Annus erat a nativitate tua Jesu Christe Conditor et Redemptor meus beninignissime, supra sesquimillesimun vicesimus primus, quo me irae filium et peccati servum in hanc mundi lucem progredi voluisti. Parentem
quidem Jacobum et Aegidiam, eosque catholicos, honestos ac divites satis largitus es. Patriam in ditione Geldriensi civitatem Noviomagensem
contulisti: diem vero nativitatis octavuum Maio mense tribuisti2.
1. Si veda al proposito la recente edizione di j. gretser sj, Trophaea Bavarica
Sancto Michaeli Archangelo in templo et gymnasio Societatis Iesv dicata, a cura di T.
Breuer, G. Hess, Schnell und Steiner, Regensburg 1997.
2. Canisii autobiographia sive Confessiones et Testamentum, in Epistulae, cit., vol.
i, pp. 6-7. Le Confessiones sono comprese nelle pp. 5-31, il Testamentum nelle pp.
32-52. Nelle pp. 52-68, inoltre, Braunsberger ha pubblicato le reliquiae illarium
partium Confessionum et Testamenti quae integrae superesse non videntur. Come
gi ricordato, nel 1997, in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte del santo, stata pubblicata una nuova edizione del Testamentum da parte di Rita Haub e Julius Oswald sj. Le notizie relative alla biografia di Canisio sono state
tratte da j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., pp. 1 e ss., da Catechismi, cit.,
vol. i, pp. 13*-18*, e infine da Epistulae, cit., vol. i, pp. xv-xxiii. Cfr. anche la

Il padre, Jakob Kanis (e non De Hondt)3, i cui studi nelle


Universit di Parigi e di Orleans avevano portato alla corte del
duca Renato ii di Lorena in qualit di precettore, non solo era
stato a capo della potente corporazione dei fabbricanti di panno, ma aveva ricoperto la carica di borgomastro per ben nove
volte grazie alle sue capacit politiche e imprenditoriali, guidando tra laltro la resistenza dei ricchi borghesi contro le invadenze feudali dei duchi di Gheldria4. Grazie alla sua posizione di principale esponente della fazione filoasburgica della
citt, nel 1543, poco prima di morire, ebbe il ruolo di medialettera, in gran parte autobiografica, del 2 gennaio 1596 a Johannes Busaeus, in Epistulae, cit., vol. viii, pp. 415-418. Per un panorama pi esauriente delle biografie
canisiane si veda lintroduzione.
3. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 3, n. 1. Brodrick accenna al fatto
che alcuni studiosi mantengano entrambi i cognomi, nonostante nessuno della famiglia Kanis si sia mai firmato De Hondt, bens Canes, Kaniss, Kanigs ovvero Kanisius. A conclusioni simili giunto anche g. de giovanni sj, San Pietro Canisio,
cit., p. 1, n. 1. Una ricerca pi accurata da parte di Braunsberger in Epistulae, cit.,
vol. i, pp. 68-71. Lo studioso tedesco ha studiato pazientemente molte scritture private della famiglia Kanis e diversi documenti originali dei secoli xiv-xv, nei quali
non ha mai trovato il cognome De Hondt o Hondt. Questo cognome, secondo lo
studioso Jakob Kok, citato da Braunsberger, sarebbe dovuto a un possedimento dei
Kanis, chiamato op den Hond, che avrebbe modificato il patronimico originario
Doornik. Braunsberger non solo considera questa teoria infondata, ma nega anche
qualsiasi legame dalla famiglia Kanis con i vari Hondt, De Hondt, Hundt, etc. In
realt, il cognome Kanis trae con ogni probabilit origine da un tipo di imbarcazione usata per il commercio fluviale in Bassa Renania, chiamata Kahn. La confusione riguardo i cognomi fu dovuta evidentemente alla latinizzazione da parte di Jakob
Kanis delloriginario Kanis o Kanjis in Canisius, che spiega anche, in modo forse ovvio ma efficace, la successiva volgarizzazione in De Hondt ovvero Hundt. Su
questo punto cfr. p. begheyn sj, Die Familie Kanis aus Nijmegen, in j. oswald
sj, p. rummel (a cura di), Petrus Canisius, Reformer der Kirche, cit., pp. 10-11.
4. Su Jakob Kanis si vedano Confessiones, cit., vol. i, p. 8, n. 5: Magister Iacobus Canis, iuris licentiatus, liberos ducis Lotaringiae per quinque annos instituisse
et in patriam reversus perpetuum paene magistratum Neomagi gessisse fertur. Eundem a civibus ad gravissima negotia tractanda lectum esse et praecipuum auctorem
fuisse ferunt pacis anno 1543 inter Carolum v. imperatorem et Guilielmum, Cliviae ducem, Venloae sancitae. In Geldria certe plurimum poterat; austriacae factionis caput erat; civitatis neomagensis libertatem ac privilegia acriter defendebat;
p. begheyn sj, Die Familie Kanis aus Nijmegen, cit., p. 15.

autobiografia, conversione e apostolato

tore tra Carlo v e Guglielmo v di Jlich-Kleve-Berg (dal 1538


al 1543 anche duca di Gheldria con il nome di Guglielmo ii),
durante le trattative che portarono al trattato di Venlo del 7
settembre 1543, fondamentale per lassetto politico e istituzionale della Bassa Renania5. La sconfitta militare presso Dren e
il successivo trattato di pace, infatti, posero fine alle ambizioni politiche del duca, rinforzando al contrario la posizione degli Asburgo in Germania nord-occidentale. Guglielmo v spos inoltre una figlia di Ferdinando i dAsburgo, Maria, e promise solennemente di revocare tutte le innovazioni intraprese
in campo religioso e rimanere fedele al cattolicesimo6.
Nel corso del tempo si aperta una piccola disputa di natura filologica riguardo il cognome Canisius (in volgare Kanis
o Kanijs). Nella sua normale attivit di amministratore, infatti, il capofamiglia Jakob usava dei sigilli in cui in primo piano
spiccava un levriero in corsa. Il borgomastro, che lo riteneva un
segno della nobilt della sua casata e che fu il primo a servirsi di
questa immagine, non avrebbe mai pensato che, proprio a causa di questultima, si sarebbero scatenati, contro il buon nome
della sua famiglia, i nemici confessionali del figlio7. evidente
5. Su questepisodio cfr. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 2, e g. ritter, La formazione dellEuropa moderna, trad. it. di V.R. Giustiniani, Laterza, Bari 19892, pp. 243-246. A proposito della storia del ducato di Gheldria in epoca
moderna, si vedano i contributi di w. janssen, Die Geschichte Gelderns bis zum
Traktat von Venlo (1543). Ein berblick, di f. k. buisman, Der Frieden und das
Traktat von Venlo (1543) und die Folgen fr die Verwaltung von Geldern und Zutphen,
e di c. von looz-corswarem, Geldern und die Nachbarn Kleve, Jlich und Berg
vom Sptmittelalter bis 1543, in j. stinner, k.h. tekath (a cura di), Gelre - Geldern - Gelderland. Geschichte und Kultur des Herzogtums Geldern, Verlag des Historischen Vereins fr Geldern und Umgegend, Geldern 2001, rispettivamente nelle
pp. 13-28, 65-72, 123-128.
6. h. smolinsky, Jlich-Kleve-Berg, in a. schindling, w. ziegler (a cura di), Die Territorien des Reichs im Zeitalter der Reformation und Konfessionalisierung. Land und Konfession 1500-1650, vol. iii, Der Nordwesten, pp. 86-106, in
partic. p. 94.
7. Cfr. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., pp. 2-3: The name caused Protestant poets afterwards to indulge in atrocious puns at the expense of Meister
Jakops son. Brodrick ci informa che, nel momento in cui scrive, i sigilli sono an-

laccostamento del cognome Canisius on which the Renaissance unfortunately laid its pretentious hand allanimale dei
sigilli8, e ci spiega anche laltro cognome che solitamente si
attribuisce a Canisio, cio de Hondt.
Lorigine di questo secondo cognome non dovrebbe essere
cos misteriosa, anche se sembra sfuggire sia a Brodrick che a
Braunsberger, che cercano unicamente di confutarne lattendibilit e non tentano di spiegarne lorigine e il probabile sviluppo9. un peccato che i due studiosi si siano fermati al dato meramente filologico, considerato anche il fatto che persino i confratelli di Canisio hanno sfruttato questo gioco di parole, facendo dellolandese il canem austriacum, il mastino,
per cos dire, della fede cattolica in Germania uno studio approfondito dello sfondo confessionale in cui nato questo
equivoco sarebbe certamente auspicabile e che non abbiano
tentato di ricostruire il processo in virt del quale ancora oggi
a Canisio associato questo secondo cognome.
Probabilmente, in questa piccola querelle, la vicinanza dei
due studiosi alloggetto di studio ha impedito loro di trovare
una spiegazione, certamente meno erudita di quella da loro
proposta, ma forse pi chiara. necessario tuttavia rendere il
giusto merito a entrambi gli studiosi: Braunsberger giunto
alle sue conclusioni dopo un intenso lavoro di ricerca di archivio, durante il quale ha trovato ed esaminato molteplici documenti a sostegno delle sue idee10; Brodrick, invece, ha potuto
stabilire che la parola Kahn debba riferirsi a un tipo di imbarcazione, usata per il commercio fluviale di piccolo e medio cacora conservati nel Municipio di Nimega, informazione riferita anche da g. de
giovanni sj, San Pietro Canisio, cit., p. 1, n. 1. Sulla disputa riguardo ai cognomi Kanis, Hund o de Hondt, cfr. anche petrus canisius, Briefe, cit., pp. 11-12.
8. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 2.
9. Cfr. p. begheyn sj, Die Familie Kanis aus Nijmegen, cit., p. 11: Wegen der
Lauthnlichkeit des Familiennamens mit dem lateinischen Wort fr Hund (canis),
hatte Jakob einen Windhund in sein Wappen aufgenommen und es so zu einem
redenden Wappen gemacht, bevor er am Hof Rens II. von Lothrigen eintraf.
10. Epistulae, cit., vol. i, pp. 72-73.

autobiografia, conversione e apostolato

botaggio lungo il corso del Reno, e non abbia nulla a che fare
con i cani11. Ciononostante, il fatto veramente interessante rimane piuttosto labile e polemico gioco di parole inventato dagli avversari di Canisio, evidentemente pretestuoso ma efficace, se poi nel corso del tempo questo malinteso diventato addirittura un secondo cognome.
Chi gli ha attribuito il cognome De Hondt pu averlo fatto in buona o cattiva fede, ma ha in ogni caso operato logicamente, avendo non solo messo in relazione i sigilli del borgomastro Jakob e il cognome Kanis (o allo stesso modo Kanijs),
ma avendo anche ritenuto ovvio attribuirgli un nome in volgare, che si riferisse sia al presunto significato di cane, sia allassonanza ovvia fra Kanis e Canisius. Il fatto, di per s secondario, tuttavia un minimo ma significativo esempio dello
scontro confessionale nel Cinquecento: se per esempio si consulta la primissima raccolta bibliografica della Compagnia di
Ges, la Bibliotheca Scriptorum Societatis Jesu, iniziata a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del xvi secolo da Pedro
Ribanadeira e continuata nel xvii secolo da Philip Alegambe,
si pu trovare un breve accenno a questo malizioso fraintendimento12. A causa delle sue iniziative contro i protestanti e a favore della religione cattolica, i libellisti avversari lo soprannominarono proprio canem austriacum, un cane che per, sostiene Ribanadeira, ha scacciato i lupi dallovile di Cristo13.
11. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 3, n. 1. A onor del vero, Brodrick
non segnala in alcun modo che le informazioni da lui riportate sono identiche a
quelle che riferisce Braunsberger, anche se estremamente riassunte.
12. p. de ribanadeira sj, Illustrium scriptorum religionis Societatis Jesu catalogus.
Auctore P. Petro Ribanadeira Societatis eiusdem Theologo, Antuerpiae 1558. La seconda
e terza edizione di questopera uscirono rispettivamente nel 1609 e nel 1613, che poi
stata continuata da p. alegambe sj (a cura di), Bibliotheca scriptorum Societatis Jesu, opus inchoatum a R.P. Petro Ribanadeira continuatum a R.P. Philippo Alegambe, Romae 1656, e raccolgono gli scrittori della Compagnia fino allanno 1642.
13. Ivi, p. 663: Haereticos disputationibus repressit; Catholicos confirmavit. Ex
quo Haeretici Canisium, Canem Austriacum per ignominiam appellabant, quod in
Austria plurimum versatur; sed haud canem mutum, aut non valentem latrare, sed
qui latratu et morsu lupos passim grassantes ab ovili Christi arceret.

Braunsberger ha chiarito una volta per tutte il mistero,


pubblicando la prova decisiva, la prima lettera di Canisio, spedita alla sorella Wendel. Il giovane Canisio, congedandosi,
scrive: Gescreeven woor een seelige nijen iaer an xli van v
broider Petr Kanijs. Aen mijn lieve Suijster Wendell Kanjis,
tzo Nijmegen14. Wendel era la sorella minore di Canisio, nata dal primo matrimonio di Jakob Kanis con Jelis van Houwenigen, che mor nel 1526, lasciando lui e le due sorelle poco
pi che bambini.
forse a causa di questa morte prematura che i biografi,
pur avendoci lasciato riguardo al padre un buon numero di
informazioni, della madre di Canisio non riportano nulla al di
fuori del nome, Jelis (ovvero Egidia, ma anche Vrouw)15 van
Houwenigen, del fatto che fosse figlia di un ricco farmacista,
e che appunto sia morta quando il figlio era ancora piccolo,
non prima di mettere in guardia il marito dalle novitia fidei che
stavano proprio allora cominciando a diffondersi, e di farsi
giurare che avrebbe difeso la religione cattolica con le unghie
e con i denti. lo stesso Canisio a ricordare che
tot mensibus in materno me sinu conservasti, et statim editum inter
Christianos Christianum effici et educari voluisti. Ubi neque illud in
gloriam tuam reticebo, quod familiam ipsumque patrem dederis in
Catholica religione constantem, quem et Matris pietas confirmavit.
Haec moritura non minus prudenter quam religiose coniugem monuit
de novitia fide, quae tum apud nostrates pullulabat, fugienda, deque
Catholica religione mordicus retinenda16.
14. Epistulae, cit., vol. i, p. 69. Difficile stabilire se la lettera, che contiene tra
laltro aspri rimproveri nei confronti della sorella, sia stata scritta allinizio o alla fine del 1541.
15. p. begheyn sj, Die Familie Kanis aus Nijmegen, cit., p. 15, riporta il nome
Jeliske o Jelis. In Confessiones, cit., p. 7, Canisio chiama la madre Aegidia, e
anche i brevi cenni biografici tratti dalla lettera decretale di pio xi, Misericordiarum Deus, in Catechismi, cit., vol. i, t. i, pp. 13* e ss., riferiscono questo nome.
Brodrick lunico che riporti il nome Vrouw.
16. Confessiones, cit., vol. i, p. 8.

autobiografia, conversione e apostolato

Per Nimega non era sicuramente facile muoversi in una situazione cos intricata, schiacciata tra lImpero, i duchi di
Gheldria, la Francia e lambizioso Enrico viii, che proprio al
borgomastro Jakob aveva spedito una lettera in cui lo esortava
a scendere concretamente in campo al suo fianco contro i duchi, schierati con Francesco i di Valois. Venti anni dopo il figlio sar inviato come legato della citt di Colonia alla corte di
Carlo v per fronteggiare loffensiva protestante del vescovo
Hermann von Wied, del teologo Martin Butzer, del figlio di
Enrico, Edoardo vi, e del Lord Protettore, duca di Somerset.
Se si deve prestar fede alla parole di Brodrick, prese un po
di peso dalle Confessiones, Canisio condusse unadolescenza as
a wilful, headstrong child, addicted to all sort of mischief and
a sore anxiety to his elders17, disertando la funzione religiosa
per prendersi gioco dei fedeli riuniti in preghiera, oppure vantandosi della propria condizione privilegiata di figlio del borgomastro davanti ai suoi coetanei. Nonostante tutto cerano
dei segnali che evil was not going to have a bloodless victory
in his soul, and one direct premonition of his future allegiance18. Passata linfanzia, di cui conserver un ricordo traumatico, tra gravi problemi familiari, Canisio si rec nel 1536 a
Colonia, per completare i suoi studi umanistici, sotto la guida esperta di Nicolaus van Esche e Johannes Gropper, canonico certosino. Canisio rimase affascinato da questi uomini dotti, dediti alla vita monastica nella certosa di Santa Barbara. In
questambiente culturale rimase profondamente influenzato,
almeno in un primo momento, dallo spirito riformatore dei
suoi due maestri, seguaci del misticismo tedesco di Meister
Eckhart e della Devotio moderna di Tommaso da Kempis. Nello stesso periodo incontr Laurentius Surius, che rimase sempre uno dei suoi pi cari amici, e pens addirittura di entrare
nellordine dei certosini19. Intorno al 1540-1541 trascorse un
17. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 4.
18. Ivi, p. 5.
19. Confessiones, cit., p. 22: Ad vitam religiosam, qualem Carthusiani profiten-

10

periodo di studi nellUniversit di Lovanio, dedicandosi allo


studio del diritto su insistenza del padre, che aveva progettato
per lui una carriera di commerciante. Tornato a Colonia, si diplom in filosofia, e, contro il volere del padre, il 25 febbraio
1540 fece voto di castit.
La svolta decisiva nella vita di Canisio avvenne quando incontr, in uno dei suoi numerosi spostamenti, uno degli allievi di Pierre Favre, lo spagnolo Alvaro Alfonso. Questi gli raccont le imprese di Ignazio di Loyola e dei suoi primi compagni, e gli propose di incontrare Favre a Magonza. Nellinverno 1542 Canisio conobbe il gesuita, complet il difficile tirocinio degli Esercizi spirituali, e l8 maggio 1543 promise solennemente di entrare nella Compagnia di Ges, diventando il
germanorum primus [] [qui] Societati Jesu modo natae nomen dedit20.
Tornato a Colonia, si dedic a una vita di assistenza e di
povert. Don lintera eredit ricevuta alla morte del padre alla Compagnia di Ges, che la utilizz per sostenere gli studi
universitari degli studenti pi indigenti. Tra il 1543 e il 1546,
anno in cui fu ordinato sacerdote, si conquist una tale fama
di predicatore, che il senato di Colonia lo incaric di quattro
legazioni presso Carlo v, affinch limperatore intervenisse
contro larcivescovo protestante Hermann von Wied. Risoltasi a favore dei cattolici la questione della secolarizzazione deltur, quietis et contemplationis amor me saepius invitabat, e Testamentum, cit., p.
36: Sub eo praeceptore [Nicolaus Van Esche] vel potius doctore spirituali vixit mecum Laurentius ille Surius Lubecensis, ex haeretico Catholicus me adiutore Coloniae factus, cuius doctrina et pietas [] postea in Carthusianos eluxit, et qui multum sana scriptis suis profuit Ecclesiae Dei. Cfr. h. jedin, Riforma Cattolica o
Controriforma? Tentativo di chiarimento dei concetti con riflessioni sul Concilio di
Trento, trad. it. di M. Guarducci, Morcelliana, Brescia 19955, pp. 41-42: Gli ordini riformati e i pi antichi ambienti riformistici foggiarono nuovi uomini dei
quali il papato si serv per la riforma della Chiesa [] Ignazio di Loyola leggeva la
Vita di Cristo del certosino Ludolfo, Pietro Canisio ricevette nella certosa di santa
Barbara [] le sue prime ispirazioni.
20. Epistulae, cit., vol. i, p. xv. La decretale Misericordiarum Deus, in Catechismi,
cit., vol. i, t. i, p. 14*, parla di primus e regionibus Germanico imperio subiectis.

autobiografia, conversione e apostolato

11

larcivescovado elettorale di Colonia, Canisio fu inviato dal vescovo di Augusta Otto Truchsess von Waldburg, insieme a
Claude Jay, alla prima convocazione del concilio di Trento.
Spostatosi a Bologna, dopo la fine delle sessioni bolognesi Canisio giunse a Roma per completare la sua formazione insieme
a Ignazio.
Allinizio del 1548 fu inviato a Messina, nel collegio appena fondato, a insegnare retorica. Recatosi a Roma lanno successivo, di fronte a Ignazio, in quella che sar la Chiesa del Ges, allora chiamata Santa Maria alla Strada (o degli Astalli),
pronunci i quattro voti solenni dei gesuiti (i tre canonici, pi
lo speciale voto di obbedienza al papa a cui sono tenuti i membri della Compagnia di Ges). Tornato dopo due anni a Bologna, ottenne il dottorato in teologia insieme ai confratelli Jay
e Salmern (il loro esaminatore fu Giovanni Maria del Monte, il futuro Giulio iii) e dalla citt emiliana si diresse a Ingolstadt, dove il duca Guglielmo iv aveva fatto chiamare i tre gesuiti per insegnare teologia nellimportante Universit.
In seguito alla partenza dei suoi due compagni, Canisio ne
divenne rettore, spostandosi nel 1552 a Vienna sia per predicare alla corte di Ferdinando i dAsburgo e nella cattedrale di
santo Stefano, sia per insegnare nellUniversit della citt. Nel
1554 Giulio iii gli affid lamministrazione della diocesi viennese (Giulio iii e Ferdinando i gli offrirono anche il vescovado viennese, che per Canisio non accett), fond i collegi di
Praga e Ingolstadt, e nel 1555 pubblic, anonima, la Summa
Doctrinae Christianae, su esplicita richiesta di Ferdinando. Successivamente, nel 1556 e nel 1558-1559 uscirono le altre due redazioni del catechismo canisiano, la Summa Doctrinae Christianae per questiones tradita et ad captum rudiorum accomodata (Catechismus minimus), e il Catechismus minor seu parvus
Catechismus catholicorum (conosciuto anche come Institutiones
christianae pietatis). Il gesuita Petrus Busaeus pubblic, su richiesta dello stesso Canisio, una raccolta di passi della Bibbia
e dei Padri a sostegno del catechismo canisiano, dal titolo
Authoritatum sacra Scripturae et Sanctorum Patrum, quae in

12

Summa citantur, edita a Colonia fra il 1569 e il 1570. Nel


giugno 1556 Ignazio lo nomin primo preposto provinciale
della Germania cosiddetta superiore, vale a dire allincirca la
zona corrispondente alla Franconia, alla Baviera e ai possedimenti asburgici, anche se in un secondo momento la provincia austriaca sar staccata da quella della Germania meridionale. Canisio ricopr questa carica, in pratica senza interruzioni,
fino al 1569.
Negli anni seguenti Canisio si dedic principalmente alle
nuove responsabilit politiche e diplomatiche che il suo recente incarico di provinciale comportava: nel 1555-1556 partecip
alle diete di Augusta e Ratisbona, e nel 1557 fu uno dei protagonisti dei colloqui di religione di Worms, ultimo tentativo
non riuscito di trovare un compromesso teologico fra gli evangelici e la Chiesa cattolica, falliti a causa del disaccordo sostanziale fra filippisti e flaciani21. Quando, nel 1562, Pio iv riconvoc il concilio tridentino, Canisio vi prese parte attivamente,
contribuendo sia sul piano teologico e dottrinale, sia su quello diplomatico a portare a termine con successo quello che
stato definito il crocevia della politica europea22.
Gli anni Cinquanta e Sessanta videro Canisio impegnato
assiduamente in unintensissima attivit politica: fu consigliere, non sempre ascoltato, di Ferdinando i e dei papi Pio iv,
Pio v e Gregorio xiii, in quanto esperto di cose tedesche, collabor da vicino con vari nunzi apostolici una delle battaglie
di Canisio fu di incrementare il numero delle nunziature, per
una maggiore dipendenza del clero tedesco da Roma e diede forte impulso al rafforzamento dei seminari apostolici in
Germania e del Collegio germanico a Roma. Fu anche molto
severo riguardo ai costumi del clero, che voleva pi seleziona21. b.v. bundschuh, Das Wormser Religionsgesprch von 1557. Unter besonderer
Bercksichtigung der kaiserlichen Religionspolitik, Aschendorffsche Verlagsbuchhandlung, Mnster i. W. 1988, pp. 559-561.
22. h. jedin, p. prodi (a cura di), Il Concilio di Trento come crocevia della politica europea, il Mulino, Bologna 1977.

autobiografia, conversione e apostolato

13

to e preparato e, per quanto riguarda le alte cariche ecclesiastiche, sottratto allinfluenza delle potenti consorterie nobiliari e
aristocratiche. Nel 1569-1570, rinunciato allincarico di provinciale, fu incaricato da Pio v di confutare le celebri Centurie
di Magdeburgo. Frutto di questo lavoro fu il De corruptelis Verbi Dei, vera e propria opera controriformista, contro le interpretazioni protestanti della giustificazione e i presunti errori
teologici e dottrinali. Lopera si divide in due parti, il De S.
Ioanne Baptista, edita a Dilinga nel 1571, e il De Maria Virgine incomparabili, edita a Ingolstadt nel 1577.
Intorno al 1570 ebbe diversi contrasti con il provinciale
suo successore, Paul Hoffaeus, riguardo alla gestione della provincia tedesca. Canisio, estremamente meticoloso e puntiglioso, ebbe motivi di dissenso anche riguardo alla moralit del
clero cattolico che, secondo la sua opinione, doveva essere un
esempio di moralit e di preparazione. Fu cos che, ormai stanco e fuori del teatro principale delle lotte politiche, intorno al
1580, fu chiamato a Friburgo dal vescovo di Vercelli Bononio,
per ricostruire la vecchia scuola teologica e fondare un nuovo
collegio di gesuiti. Canisio, cui non mancava caparbiet, fece
del collegio il centro propulsivo della vita cattolica in Svizzera
e, dopo aver pubblicato altre opere apologetiche, sermoni,
agiografie, si spense il 21 dicembre 1597.
2. il voto dell8 maggio 1543
La vita ecclesiastica del giovane Canisio di fatto cominci agli
inizi del quarantennio del secolo: nellinverno del 1542 raggiunse da Colonia Pierre Favre a Magonza e sotto la sua direzione complet gli Esercizi spirituali. Favre era stato inviato dal
cardinal Morone da Spira a Magonza, dove larcivescovo Alberto di Brandeburgo intendeva riformare il clero locale anche
grazie agli Esercizi ignaziani23. Nel 1541 Favre aveva conosciu23. f. jrgensmeier, Das Bistum Mainz. Von der Rmerzeit bis zum ii. Vatika-

14

to a Worms il vescovo suffraganeo di Magonza, Michael Helding, che aveva personalmente invitato il gesuita nella citt renana, dove Favre si era potuto recare solo dopo un anno, nel
1542 appunto, e su insistenza del Morone. I primi a affidarsi
alla guida spirituale di Favre attraverso gli Esercizi spirituali furono lo stesso Helding e Julius Pflug, vescovo di Naumburg e
canonico del duomo di Magonza24.
Lincontro tra i due segn profondamente la vita del giovane studente, che decise definitivamente, dopo i molti tentennamenti, quale sarebbe stata la sua strada spirituale, non
avendo ceduto alle lusinghe di una vita agiata, pensata per lui
dal padre, e della quiete della certosa di Santa Barbara a Colonia. Canisio non ha esitato, nel suo testamento, a chiamare
Favre alter pater meus, e a dare allincontro di Magonza e il
voto dell8 maggio 1543 il significato di una seconda nascita:
Fuit et illud gratiae tuae munus peculiare, quod eodem die, quantum
memini, hoc est, octavo Mensis Maij, qui propter Archangeli sanctis

nischen Konzil, Verlag Josef Knecht, Frankfurt am Main 1988, p. 190. Sullarcivescovo Alberto di Brandeburgo, si veda f. jrgensmeier (a cura di), Erzbischof
Albrecht von Brandenburg (1490-1545). Ein Kirchen - und Reichsfrst der Frhen
Neuzeit, Josef Knecht Verlag, Frankfurt am Main 1991, e in part. r. decot, Zwischen altkirchlicher Bindung und reformatorischer Bewegung. Die kirchliche Situation
im Erzstift Mainz unter Albrecht von Brandenburg, pp. 84-101, e h. smolinsky,
Albrecht von Brandenburg und die Reformtheologen, pp. 117-131. Sulla storia dellarcivescovado di Mainz in et moderna, si veda r. decot, Das Erzbistum im Zeitalter von Reichreform - Reformation - Konfessionalisierung (1484-1648), in f. jrgensmeier (a cura di), Handbuch der Mainzer Kirchengeschichte, vol. iii/1: Neuzeit und Moderne, Echter, Wrzburg 2002, pp. 21-232.
24. Epistulae, cit., vol. viii, p. 416: Reverendus Pater meus Faber [] a praestanti cardinale, et Archiepiscopo Alberto Brandeburgensi expetitus, Moguntiam,
habitandi causa pervenit, anno 42, quum antea Spirae, et Ratisbonae vixisset, in
Comicijs Imperii, bonamque dedidisser operam multorum Magnatum confessionibus excipiendis, et iam Germanis quoque familiaris esse coepisset. Cfr. anche m.
mller, Die Jesuiten, in f. jrgensmeier, Mainzer Kirchengeschichte, cit., pp.
644-645. Il saggio di M. Mller, compreso nelle pp. 642-699, offre una panoramica dinsieme della storia della Compagnia di Ges a Magonza dal 1542 fino alla
soppressione dellordine nel 1773.

autobiografia, conversione e apostolato

15

Michaelis apparitionis est celebrior, me non modo nasci mundo, sed


spiritualiter etiam post baptisma in religione sacra renasci postea voluisti. Tunc enim peccatorem me genuit mater mea famula tua, quae pro
pietate sua me filium suum unicum, tibi saepe ut audio, et solliciter
cum lacyimis commendavit. Tunc et alter pater meus Petrus Faber servus vere tuus, in quo multi glorificant nomen tuum, non sine singulari studio santoque labore, me sic tibi Moguntiae regeneravit, ut novum
veluti membrum primumque Germanum offerret ac insereret illi Societati, quam sacratissimj nominis tuj auspicijs condecorasti25.

Anche Favre ebbe da parte sua parole di stima e di fiducia


per il giovane novizio, che sembrava adatto al difficile compito di formare una prima comunit gesuitica nellimportante
citt renana:
Interea autem ego fruor communicatione Magistri Petri, quae communicatio sit gratissima, ego certe non possum explicare. Sit benedictus qui
plantavit tam cultam arborem, et sint benedicti quotquot eam quoque
modo rigarunt, hinc fiet [] ut Paternitas Vestra aliquid ex hac mea prece sit consecutura, qui tam multis modis hunc iuvenem adinvenerit, ut
fieret qualis est, et ut ne fieret similis iuvenum huius saeculi26.

Nei primissimi anni successivi allapprovazione della


Compagnia di Ges Favre era stato inviato in Spagna con
lambasciatore imperiale Pedro Ortiz, fermandosi nel gennaio
1541 a Worms, quindi di nuovo in Germania, a Magonza, nel
novembre 1542. In tutte le citt dove si era recato aveva suscitato grande impressione e ammirazione per la santit della sua
vita e la profondit della sua predicazione, ed era considerato
un modello da seguire e imitare. Canisio decise di incontrarlo
25. Confessiones, cit., p. 9.
26. f. lirola sj (a cura di), Fabri Monumenta. Beati Petri Fabri primi sacerdotis
e Societate Jesu Epistulae, Memoriale et Processus, ex autographis aut archetypis potissimum deprompta, Typis Gabrielis Lopez del Horno, Matriti, 1914, pp. 198-199.
La lettera, in cui Favre loda quotquot eam [arborem] quoque modo rigarunt,
indirizzata a Gerhard Kalckbrenner.

16

e simbarc per risalire il Reno e finalmente verificare ci che,


secondo le sue parole, gli era stato profetizzato sette anni prima. C stato anche chi, con malizia e realismo, ha preso in
considerazione altri stimoli che probabilmente spinsero Canisio a raggiungere Favre: Le jeune homme plein dambition et
trs intelligent, avait reconnu immdiatement quelle carrire
cette Compagnie lui offrait pour jouer un rle minent, exercer une influence considrable, et arriver aux grandeurs27. La
questione destinata a rimanere irrisolta, dal momento che
estremamente difficile, e da un certo punto di vista inutile,
cercare stabilire quanta aspirazione alla santit e quanta ambizione abbiano mosso Canisio verso Magonza. In ogni caso,
Canisio segu Favre per trenta giorni, fino a completare lintero
iter degli Esercizi, e fu conquistato alla causa della Compagnia,
che ebbe in lui uno dei principali gesuiti della generazione successiva a quella ignaziana.
L8 maggio 1543 entr nella Compagnia di Ges per intraprendervi gli studi del noviziato, fino a completarli definitivamente sei anni dopo. Il giuramento, prestato il giorno del suo
ventiduesimo compleanno, stato pubblicato da Braunsberger, ed conservato autografo nel codice Vota Simplicia dellArchivum Romanum Societatis Jesu:
In nomine domini, amen. Anno 1543 die apparitionis S. Michaelis aut
in octava Maij, quae dies mihi natalis est, tribuens initium anni 23 aetatis meae, post naturalem deliberationem ego Petrus Kanisius Noviomagensis voveo simpliciter deo omnipotenti, B. virgini Mariae S. Michaeli archangelo et omnibus sanctis, ex nunc me transiturum ad obedientiam societatis quae dicitur iesu christi [] [Petrus Faber]
nunc dignitatus est me in probationem suae societatis recipere [] Atque haec omni dumtaxat propter honorem et amorem iesu christi
domini nostri, deinde simul ad honorem et servitium Gloriosae Virgi27. martin philippson, La Contre-Revolution Religieuse, Muquardt, Bruxelles
1884, p. 86. Lopera citata in j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 35, n.
2, ed definito un much vaunted but slipshod and inaccurate book.

autobiografia, conversione e apostolato

17

nis Mariae, Sancti quoque Michaelis ac omnium sanctorum: in salutem meam. Amen28.

La data di nascita e la data di questo voto sono indicate dallo stesso Canisio. difficile stabilire con assoluta certezza se la
coincidenza delle date sia stata casuale o voluta, ma probabilmente la seconda ipotesi la pi ragionevole, a causa del forte contenuto simbolico e augurale dellavvenimento: agli occhi di Canisio questa rinascita avrebbe dovuto saldarsi direttamente con lapparizione dellarcangelo Michele, avversario di
Satana e guida delle anime il giorno del giudizio, al largo del
Monte Gargano, intorno al 492, ovvero 49429. Si pu ritenere, con una certa verosimiglianza, che Canisio abbia creduto
veramente che questa coincidenza non fosse casuale, ma fosse
28. arsj (=Archivum Romanum Societatis Jesu), Ital. 57, Vota Simplicia, fol.
157r. Cfr. anche bncve (=Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele),
fondo gesuitico, ms. 1355, De vita Petri Canisi, fol. 62, pubblicato da Braunsberger in Epistulae, cit., vol. i, pp. 74-76. Cfr. anche in arsj, Ital. 3, Ass. Italiae
gradus 1542-1582, fol. 5r, la promissio et professio Patri Petri Canisii: Ego Petrus Canisius professionem facio et promitto omnipotenti Deo coram eius Virgine matre
et universa coelesti curia ac omnibus circumstantibus, et tibi reverendo Patri Praeposito generali Societatis iesu, et successorum eius locum dei tenenti; perpetuam
paupertatem, castitatem et obedientiam, et secundum eam, peculiarem curam puerorum eruditionem, iuxta formam vivendi in literis Apostolicis Societatis iesu, et
in eius Constitutionibus contentam. Insuper promitto spetialem obedientiam
Summo Ponticfici circa missiones, prout in eisdem literis Apostolicis et Constitutionibus continetur. Romae, in templo Societatis apud S. Mariam de Strada, die
quarto Septembris, anni 1549, in manibus beati Patris ignatii primi praepositi
nostri generalis. Idem P. Canisius manu propria [scripsit]. Su questo documento
e sullaltra promissio, datata Vienna 1555, ibidem, si vedano le annotazioni di Braunsberger in Epistulae, cit., vol. i, pp. 653-657.
29. In ebraico Mikha-el significa chi come Dio? ed il nome del principe degli angeli, o arcangelo. Larcangelo Michele citato in numerosi passi della Bibbia:
per esempio in dn 10,13, 21 e 12,1, e in ap 12,7. L8 maggio 663 i Longobardi vinsero davanti Manfredonia una battaglia navale contro i Saraceni, e dedicarono la
vittoria allangelo guerriero per eccellenza, san Michele appunto, il cui santuario
era davanti ai loro occhi sulla costa. Secondo alcuni biblisti san Michele sarebbe
lostacolo di ii ts 2,7, che fronteggia lattivit dellAnticristo. In ap 12,7, san
Michele affronta Satana, in i ts 4,16 colui che risveglia i morti nel giorno del giudizio, in dn 12,1 colui che protegge il popolo eletto dIsraele. Limmagine tipica

18

opera della Provvidenza, almeno a giudicare dalle parole delle


Confessiones, dalle quali traspare una spiccata propensione a
trovare, nelle vicende personali, segni tangibili della provvidenza divina, che si manifesta in tutta una serie di premonizioni e visioni. In questo senso si spiega la perfetta coincidenza fra nascita fisica, rinascita spirituale e il giorno dellapparizione di san Michele30.
Il fatto storico pi rilevante e indubitabile, al di l di ogni
curiosit agiografica, deve essere cercato altrove, nel profondo
valore simbolico che Canisio diede a queste date: sia che abbia
riferito date inesatte, o che invece queste ultime siano corrette, per il gesuita era di fondamentale importanza che coincidessero, che dessero un ordine e un significato provvidenziale
alla sua vita, che quasi gli confermassero di avere vicino a s
Maria e soprattutto san Michele. Tipico della dimensione esistenziale di Canisio, il bisogno di veder confermata la giustezza della propria vocazione si legge tra le righe della sua prosa,
che per questo appare a volte retorica e stilizzata.
3. ladolescenza. i ricordi delle confessiones
Le biografie canisiane, dalle primissime alle pi recenti, si basano, almeno per i primi anni di vita, in gran parte sul racconto fatto da Canisio stesso nelle Confessiones. La confusione fra
avvenimenti storici o storicamente accertabili e rielaborazione agiografica ha spesso fuorviato i biografi stessi, che hanno riferito abbastanza acriticamente le vicende delladolescen quella di un guerriero, di un cavaliere che affronta il drago di Satana. Nel culto
dei fedeli san Michele assunse inoltre il ruolo di difensore della Cristianit dai suoi
nemici.
30. Non esistono prove certe che possano confermare con sicurezza questa impressione. Le date per sono sufficientemente indicative: Canisio, per esempio, potrebbe aver volutamente aspettato l8 maggio per pronunciare solennemente il suo voto, confidando nella protezione di san Michele, che non a caso invocato nel giuramento.

autobiografia, conversione e apostolato

19

za di Canisio. Ci premesso, le Confessiones sono lunica fonte diretta in grado di ricostruire i primi anni di vita di Canisio, la sua situazione familiare, la formazione scolastica e spirituale, e lambiente sociale da cui proveniva.
Lidea, per esempio, che i primi voti e lingresso nella Compagnia di Ges rappresentassero una svolta radicale nella vita
di Canisio, non dovuta ai suoi primi biografi, membri anchessi della Compagnia di Ges, intenzionati a celebrare il
confratello appena morto, ma a lui stesso. Si pu affermare che
tutte le Confessiones siano state scritte con lintenzione, a volte
a stento dissimulata, di trovare nella propria biografia i segni
della predestinazione divina, che si sarebbe servita del gesuita
per salvare il cattolicesimo tedesco dalla minaccia protestante31. Ci contribuisce a renderle una specie di autobiografia
spirituale, che tuttavia notevolmente inferiore, per introspezione e profondit, allomonima opera di santAgostino, suo
modello esplicito, la quale senza ombra di dubbio caratterizzata da una spiritualit allo stesso tempo notevolmente pi
complessa e meno enfatica e retorica. Nelle sue Confessiones,
Canisio non riesce a comunicare il suo dramma interiore con
la stessa forza, con la stessa urgenza esistenziale, e gli del tutto estranea qualsiasi tipo di indagine metafisica o filosofica. La
contrapposizione, tra lepoca della vita dedita al peccato e la
redenzione in Dio, appare meccanica e stilizzata, e la prima
sembra pi un artificio retorico per esaltare la seconda, che una
reale lacerazione. La parte biografica, infatti, deformata dalla contrapposizione forzata fra i due periodi di vita di Canisio.
Volendo analizzare questo scritto maliziosamente, si direbbe
quasi che il gesuita tenda a esaltare, al contrario di Agostino,
se stesso pi che il suo Creatore. Le citazioni bibliche infine,
31. Cfr. Confessiones, cit., pp. 53-54: Benedicebant enim et illi [sanctissimi Apostoli], missionem in Germaniam confirmabant, suam mihi veluti Apostolo Germaniae concedendam benevolentiam promittere videbantur. Nosti Domine quantopere et quoties illo ipse die mihi Germaniam commisisti, pro qua dein sollicitus esse pergerem, pro qua sicut Pater ille Faber me totum exhiberem, pro qua vivere morique cuperem. Atque sic Angelo Germaniae cooperarer.

20

presenti anche nel capolavoro agostiniano, sembrano giustapposte meccanicamente, e non si inseriscono agevolmente nel
testo, anzi lo rendono a volte macchinoso e poco ispirato.
Secondo Brodrick, che nello scrivere la sua biografia appare molto influenzato dal punto di vista del santo, ladolescente
Canisio si sarebbe pi volte fustigato con un cilicio, passando
ore a pregare nella chiesa di Santo Stefano, quasi presagendo il
suo futuro32. Qui ebbe la rivelazione di fede che gli cambi la
vita. Pi tardi, verso il 1570, Canisio avrebbe scritto di s e
della sua adolescenza in questi termini:
Quid vero dicam de primis illis annis aetatis, quos misera et stulta iuventus absque fructu, imo etiam sine iudicio et intellectu solido somniando magis quam vigilando traducit? [] Neque sum Augustino ulla ex parte conferendus, qui cum in virum eximie sanctum evanisset,
suae adhuc infantiae et pueritiae lapsus agnoscit, atque deplorat. Vere
multa puer cogitavi, multa concupivi, multa protuli, multa designavi,
multa praetermisi, quae Christianum puerum dedecebant, neque tamen tantum repraehensionem, sed severam quoque castigationem persaepe merebantur33.

32. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 5. Brodrick anche su questo punto non fornisce riferimenti precisi, come fa per esempio sia per la conversione nella chiesa di Santo Stefano, sia per la vedova di Arnheim; scrive semplicemente che
Thus is known that [] he would sometimes don an hairshirt. Lepisodio in s
abbastanza interessante, visto che Canisio allepoca di questa fustigazione era appena adolescente (lepisodio si riferisce a fatti avvenuti tra il 1533 e il 1536). In ogni
caso, questa rappresentazione di s corrisponde allimmagine di peccatore lacerato
e redento che Canisio vuole dare in questo scritto autobiografico. Il medesimo episodio riferito in g. boero sj, Vita del Beato Pietro Canisio, cit., p. 14. Boero
scrive di aver tratto lepisodio da m. rader sj, De vita Petri Canisii, cit. (Boero
non indica la pagina), e da p. python sj, Vita Reverendi Patri Petri Canisii S.J.
Gallico idiomate scripta a Reverendo Patre Joanne Dorigny, nunc latinitate donata, et
multarum rerum accessione aucta, Monachii 1710, p. 5: Iam tum innocens corpusculum, horrente setis tunica, affligebat. Cfr. anche j. dorigny sj, La Vie du
Rvrend Pre Pierre Canisius de la Compagnie de Jsus, Fondateur du clbre Collge
de Fribourg, Paris 1708.
33. Confessiones, cit., pp. 10 e ss.

autobiografia, conversione e apostolato

21

Dalle parole di Canisio emerge un ritratto non del tutto


verosimile, nonostante si debba tener conto della sua particolare personalit, e laccenno ad Agostino aiuta a capire che, in
effetti, si tratta presumibilmente di una dannazione pi letteraria che reale. Non pu certamente essere ignorato che Canisio scrisse questopera in latino, e quindi destinato a un pubblico di lettori ben preciso, in primo luogo i suoi confratelli.
Nella scelta influ certamente lidea di poter dare allo scritto la
pi ampia diffusione possibile.
Proseguendo nel ritratto delladolescenza, Canisio insiste e
descrive con toni ancora pi accesi la malvagit della sua vita
adolescenziale:
Quam vanus, inops, stolidus fui, qui sine timore et amore tuo vitam
institui, velut te vitae meae authorem, ducem et conservatorem ignorarem. Conterebam bonam temporis partem otio, lusibus, nugis, ineptiis, vagationibus et nescio quibus curis studiisque puerilibus: his loco
etiam ac tempore sacro delectabar. Adhaerebant mihi naturae corruptae varii morbi, et licet facultas deesset, tamen magis magisque prodebat sese voluntas non bona, et libido male sana indignandi, irascendi,
obstrependi, invidendi, superbiendi, et vindictam non solum appetendi, sed etiam pro illius aetatis modulo exercendi [] Sed crescebat cum
aetate malitia, peccandique libido maior accedebat, et corruptelae variae pectus inficiebant34.

Lanalisi di questa parte delle Confessiones conferma


quanto scritto prima: la ricostruzione di Canisio, ormai cinquantenne, caratterizzata dallossessione del peccato, che
diventa per lui un male (dir in un altro passo tumor), una
macchia dellanimo umano alla quale non c alcun rimedio,
se non la speranza di un Dio misericordioso. C qualcosa
in questo pensiero che ricorda il travaglio del giovane Lutero, prima della rivelazione della gratuit della Grazia, riguardo specialmente al timore del peccato e del giudizio di34. Ibidem.

22

vino35. In entrambi, oltre al modello comune delle Confessiones agostiniane, c unansia e una sensibilit religiosa estrema,
che li porter a conclusioni evidentemente opposte: Lutero si
ribeller alla Chiesa e alla sua autorit, nella certezza di salvare cos la sua anima dalla dannazione, Canisio si affider completamente a essa, convinto della capacit salvifica affidata
esclusivamente al suo magistero.
Lattenzione del maturo gesuita, in un altro passo, si sposta sul suo carattere ribelle e testardo, insofferente a ogni tipo
di autorit, pronto a disputare con chiunque lo contraddicesse, sordo ai rimproveri e ai consigli:
Erigebam magis ac magis cornua, videbar ipse mihi sapere, contemnebam prae me alios, de magnis etiam rebus iudicare volebam, coecus, ut inquiunt, de coloris disputabam. Neque cedebam facile, si
quando aut monerer, aut reprehender. Tantus inerat tumor, ea temeritas, philautia, stultitia, petulantia mentem occupabat [] Secundum misericordiam tuam, et non juxta perversitatem meam, memento mei tu propter bonitatem tuam Domine [] Domine ne in
furore tuo arguas me, neque in ira tua corripias me. Quoniam iniquitates meae supergressae sunt caput meum, et sicut onus grave gravatae sunt super me36.

Questo lato del suo carattere gli appariva senzaltro degno


del pi grande biasimo: rispetto al modello ideale di gesuita,
in cui lobbedienza giocava un ruolo cos centrale, un carattere ostinato e una forte personalit, che non tollerava imposizioni e che Canisio, a dispetto degli esercizi di umilt affidati
a questopera, non riusc mai a tenere a freno completamente,
dovevano appunto servire a marcare la differenza tra la situazione esistenziale prima e dopo lingresso nella Compagnia di
35. j. lortz, e. iserloh, Storia della Riforma, a cura di B. Ulianich, trad. it.
di M.P. Foresti, il Mulino, Bologna 1974, pp. 31 e ss.; r.h. bainton, Lutero, pref.
di D. Cantimori, trad. it. di A. Comba, Einaudi, Torino 1960, pp. 34 e ss.
36. Confessiones, cit., pp. 10 e ss.

autobiografia, conversione e apostolato

23

Ges. Canisio, qui come in molti altri passi, cerc a distanza


di parecchi anni di cancellare, di rimuovere il passato, rigettandone aspetti che in realt rendono la sua figura pi umana
e concreta. La creazione dellimmagine agiografica di Canisio
cominci proprio nella stesura di questo testo. Gli scritti successivi sono molto influenzati dalla rappresentazione che Canisio diede o credette di dover dare ai suoi contemporanei
e ai posteri. Un esame pi accurato dei grandi biografi di Canisio, almeno fino a Brodrick, metterebbe chiaramente in luce linfluenza preponderante di questo scritto nello sviluppo
della letteratura biografica sul gesuita.
Questa prima parte delle Confessiones non sembra ispirata
unicamente dal desiderio sincero di raccontare il proprio travaglio spirituale: luso di unaggettivazione abbondante e grave tradisce un certo manierismo descrittivo, lenfasi sul suo
passato di grande peccatore sullorlo della perdizione definitiva, lacerato dai rimorsi e dalla paura della dannazione, contrasta con il fatto che allepoca di questi avvenimenti Canisio fosse nel pieno delladolescenza, che certamente, a causa della sua
difficile situazione familiare, non fu sicuramente un periodo
felice, ma che anzi lo segn profondamente.
Il padre, sempre assente da casa a causa dei suoi impegni
di natura politica e commerciale, si era risposato nel 1524 con
Wendelina van den Bergh, la quale gli diede altri otto figli.
Nonostante Brodrick riferisca che nobody could have been
less of a stepmother to him than she37, al momento della
morte del padre, nel dicembre 154338, Canisio litig aspra37. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 4.
38. f. sacchini sj, De vita Petri Canisii, cit., p. 29; Epistulae, cit., vol. i, p. 8,
n. 8: Iacobus Canis graviter decumbens, ubi Petrum filium Colonia evocatum ad
se venientem primum vidit, repente, sive laetitiae impetu sive alio percussus ictu.
Animam exhalavit anno 1543, mense (ut videtur) Decembri, sepultusque est in
ecclesia maiore noviomagensi, S. Stephano dictata. Cfr. f. lirola sj (a cura di),
Fabri monumenta, cit., pp. 242-243: Ipse [Canisius] in patriam ivit et patrem sepelivit, non mortuum mortuus sed viventem vivus; reversus autem ad primam vocem, quam ex nobis receperit.

24

mente per la consistente eredit, che il giovane don completamente alla Compagnia di Ges, perch venisse utilizzata in
parte per dotare il piccolo gruppo di dieci fra novizi e insegnanti, riunitisi a Colonia intorno a Pierre Favre, dei soldi necessari per affittare una casa, in parte per mantenere agli studi
allUniversit di Colonia i giovani gesuiti e gli studenti pi bisognosi39.
Favre fu accusato dalla matrigna di Canisio di aver circonvenuto il suo giovane discepolo per lucro personale. Il gesuita non esit a risponderle con una lettera in cui difendeva la
sua integrit e onest, e soprattutto il suo completo disinteresse riguardo alla ricchezza materiale del giovane novizio. Favre, inoltre, esort la matrigna di Canisio a considerare la salvezza spirituale del figlio come un fine imprescindibile da raggiungere, e la invit a rinunciare ai propositi di ostacolare la
sua vocazione40. Canisio, suo malgrado, non rimase molto
tempo a Nimega, dove si era recato a vegliare il padre sul letto di morte: Favre, che aveva ricevuto lincarico da parte di
Paolo iii e di Ignazio di giungere a Colonia da Lovanio prima possibile, per contrastare liniziativa dellarcivescovo von
Wied, gli scrisse di non indugiare a lungo e di tornare al pi
presto a Colonia41.
39. Ivi, p. 256: Hago hazer Pedro Canisio, el qual tubiendo por la muerte del
padre ms libertad para disponer de su hazienda, es aconsejado de sus amigos compre una casa, para dar principio su collegio. Successivamente, altre piccole comunit si formarono a Lovanio e a Parigi. Canisio, nel 1548, fu tra i fondatori a
Messina del primo collegio della Compagnia di Ges in Europa. Cfr. anche j. keller sj, Vita Reverendi Patri Petri Canisii, cit., pp. 263 e ss.
40. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., pp. 253-255, e bncve, fondo gesuitico, ms. 1355, De vita Petri Canisi, fol. 63.
41. bncve, fondo gesuitico, ms. 1355, De vita Petri Canisi, fol. 63: Canisius egressus Colonia cum Alphonso Alvaro se totum in pauperum cura et officia
charitatis non sine studio iactura effudit [] Sed accidit interim uti [] Jacobus
Canisius e statione vitae evocaretur, et Petrus [] Neomagum veniret. Quod ubi
Faber, qui per eos dies Lovanio ubi maximas rea gerebat venerat, ad eum litteras
amoris [] plenissimas expedivit, in quarum exordio eum [] hortatur, ut quam
primum Coloniam revertatur.

autobiografia, conversione e apostolato

25

Il rapporto con il padre, ad ogni modo, fu pieno di contrasti. Il genitore non condivideva le scelte del figlio, e probabilmente la rottura definitiva si consum quando Canisio rifiut il matrimonio che il padre aveva tentato di combinare
senza la sua approvazione, e decise di non seguire gli studi giuridici, preferendo la carriera ecclesiastica. Intorno al 1539 Canisio si trasfer, su insistenza del padre, a Lovanio, dove, dopo aver conseguito la licenza a Colonia, studi per circa un anno diritto canonico. Il padre, probabilmente, non vedeva di
buon occhio che il giovane rampollo frequentasse compagnie
che potessero distoglierlo da quanto era stato deciso a proposito della sua vita.
In altre parole, Van Esche e i certosini di Colonia costituivano una seria minaccia per i progetti di Jakob Kanis. Le uniche strade possibili erano, dal suo punto di vista, due: o riuscire a coinvolgerlo in un progetto matrimoniale, e Canisio aggir lostacolo con decisione facendo voto di castit, oppure
fargli accettare un ricco beneficio. Canisio prefer a entrambe
lisolamento e la quiete della certosa di Santa Barbara a Colonia, uno dei centri del rinnovato cattolicesimo tedesco nel xvi
secolo. Brodrick riferisce questepisodio e minimizza la consistenza dellattrito fra i due:
The rock that was Peter wrecked that project, too, whereupon his
father, being a good man, abandoned further attempts to control the
operations of Heaven. Peter confesses that his love of quiet and contemplation attracted him to the religious life of the Cartusians, but the
words of the mysterious lady of Arnheim who had assured him as a boy
that God intended him to belong to a new order of priests keep ringing in his memory42.

difficile ricostruire la gravit reale dello scontro, perch


la prima lettera pubblicata da Braunsberger risale allinizio

42. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., pp. 27-28.

26

ovvero alla fine del 1541, quindi circa un anno dopo il contrasto fra i due. Nel Testamentum per Canisio, pur non accennando allepisodio in modo esplicito, ricorda il padre con
queste parole:
Sed per summam te charitatem tuam aeterne deus oro, ut parenti utrique peccatum omne condones, quod in illis adhuc fortasse iustitia tua
invenit, atque castigat. Patri certe peccandi non defuit occasio, dum
saeculi frequentibus ornaretur honoribus, dum varijs detineretur in
utroque coniugio voluptatibus, dum gravibus rei pubblicae, magnatumque negotijs saepe ac multum implicaretur. Vereor Domine [] ne
huiusmodi spinis et retibus implicatus ille multa commiserit, et plura
omiserit poenitenda, et in his vivendi finem fecit, priusquam bene moriendi artem teneret. Tua igitur Domine, misericordia, tua, quae semper immensa est, bonitas, qualescumque patris et matris maculas in illo saeculo expiandas, et forte nondum expurgatas, per sacrosantum
Christi sanguinem clementer deleat, rogo43.

La forte personalit del padre e le sue scelte incisero


profondamente, in senso sia negativo che positivo, nella vita
di Canisio. Non quindi casuale che Canisio abbia chiamato
Favre alter pater meus. Luso di frasi eccessivamente drammatiche, proprie di un carattere sensibile e allo stesso tempo
suscettibile, e una scelta retorica barocca fanno scrivere a Canisio periodi come questo:
Habet vitia quoque sua peculiaria, quibus acceptam abs te et concreditam mihi vestem illam nuptialem tum coepi Domine contaminare []
Illud erat gravius [] quod angeli tui et coscientiae meae testimonium
refutabam, et quasi cum rationis lege pugnabam, ut quod libebat ob ef-

43. Confessiones, cit., vol. i, p. 8. Le in utroque coniugio voluptatibus sono dovute al fatto che Iacobus Canis circiter annum 1524 alteram uxorem duxit Wendelinam Van den Bergh. Laffermazione di Brodrick che nobody could have been
less of a stepmother to him than she non sembra concordare del tutto con ci che
Canisio scrive della sua matrigna.

autobiografia, conversione e apostolato

27

frenem appetitum, hoc etiam mihi licere vellem, ut ne re male concupita carerem44.

Luso di vocaboli e locuzioni particolarmente forti come


naturae corruptae, varij morbi, vitia, castigationem,
aetas lubrica et ultro lasciviens, malitia, peccandi libido,
tumor, philautia, corruptelae, ira e infine furore45,
dovrebbero pi verosimilmente descrivere la vita di un giovane, ricco e viziato, figlio della personalit pi in vista della
citt, arrogante e testardo, magari irrispettoso nei confronti
degli adulti che lo educavano, siano essi i genitori o le domestiche, ma pur sempre poco pi che adolescente, e quindi lontano dalla descrizione molto stilizzata che ne diede lui stesso
parecchi anni dopo. Non che si debba imputare a Canisio leccessiva semplificazione della propria autobiografia; la sua accettazione per molti versi acritica riguarda per in modo diretto i biografi del gesuita, non avendo essi messo in luce le contraddizioni e la inverosimiglianza di fondo di alcuni passi delle
Confessiones e del Testamentum. Oltretutto, sono proprio linverosimiglianza e lo scarto tra realt e rielaborazione letteraria
a rendere i due scritti estremamente interessanti, non solo per
quello che dicono prima facie, ma soprattutto per quella che
Umberto Eco ha definito lintentio operis di un testo46.
La distorsione nel modo di interpretare gli avvenimenti
causata da due fattori principali: in primo luogo, Canisio riflette sui quei fatti durante la sua piena maturit, nel 1570,
ed evidente che non possa pi ripensare a se stesso come
avrebbe fatto trentanni prima; in secondo luogo la palese intenzione letteraria dello scritto non pu essere dimenticata.
Inoltre Canisio si riferisce esplicitamente sia alle Confessiones
di santAgostino, citandole allinizio del secondo capitolo, sia
a una tradizione agiografica consolidata che celebra e aumen44. Confessiones, cit., vol. i, pp. 10-12.
45. Ibidem.
46. u. eco, I limiti dellinterpretazione, Bompiani, Milano 1990.

28

ta la grandezza di molti santi mettendone in risalto una prima


fase dellesistenza dedita al peccato, la sofferta conversione e
una nuova vita, una seconda nascita, che proprio a causa del
passato peccaminoso brilla di una luce pi intensa.
Gli esempi che si potrebbero citare sono numerosi: da san
Paolo a santAgostino, da san Francesco dAssisi a santIgnazio
di Loyola fino al primo maestro di Canisio Pierre Favre47. Il
sospetto che il gesuita modelli il suo scritto sulla tradizione a
lui precedente pi che fondato; le numerose citazioni della
Bibbia e dei Padri della Chiesa, anche nelle lettere ad amici e
familiari, puntualmente segnalate da Braunsberger48, contribuiscono per parte loro a rendere il discorso a tratti stilizzato e
meccanico: nel raccontare le proprie esperienze spirituali, Canisio sembra sentire continuamente il bisogno di avere un sostegno biblico, quasi cercasse una garanzia della liceit delle
sue riflessioni e dei suoi sentimenti49.
Tuttavia, senza voler affrontare una disamina particolareggiata delle capacit letterarie di Canisio, appare notevole il fatto che egli, negli scritti teologici a carattere dottrinale o apologetico, nei vari catechismi e perfino nelle lettere, sentisse la
47. Probabilmente Canisio aveva in mente anche lautobiografia che Ignazio dett
a Luis Gonalves de Cmara (Ludovicus Consalvius) tra il 1553 e il 1555, pubblicata, con il titolo Acta Patris Ignatii, ut primum scripsit P. Ludovicus Gonzales, excipiens ex ore ipsius Patris, in a. ortiz sj, v. august sj, m. lecina sj (a cura di),
Monumenta Ignatiana ex autographis vel ex antiquioribus exemplis collecta. Series
quarta: scripta de Sancto Ignatio de Loyola Societatis Jesu fondatore, Typis Gabrielis
Lopez del Horno, Matriti 1904, vol. i, pp. 31 e ss. [una bella trad. it. r. calasso (a cura di), Il racconto del pellegrino. Autobiografia di santIgnazio di Loyola,
Adelphi, Milano 19966], e lautobiografia di p. favre, il Memoriale Petri Fabri, in
f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., pp. 489 e ss.
48. Cfr. f. sacchini sj, De vita Petri Canisii, cit., p. 45: Canisius semper habuit in more absentibus prodesse per literas, quae a iuvene licet conditae, sanctam
quandam Patrum priscorum antiquitatem, et gravitatem spirabant.
49. Brodrick sottolinea come la sua caratteristica prosa fosse un tratto del suo stile a
volte tortuoso. Cfr. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. xii: He was certainly no literary man, and the problem of his queer prose is complicated by excessive addiction to scriptural quotations which frequently appear strained or irrelevant.

autobiografia, conversione e apostolato

29

necessit di affiancare alle proprie idee delle citazioni bibliche,


molte volte strained or irrelevant, come se temesse di continuo di deviare dalla propria ortodossia, e cercasse il sostegno
della pi inattaccabile delle autorit, la Bibbia, la cui conoscenza e familiarit da parte del gesuita sono indubitabili. Non
bisogna tra laltro dimenticare che, negli anni 1540-1543, si
dedic intensamente allo studio della Bibbia a Colonia, la cui
Universit era famosa per questo tipo di studi50.
Daltra parte, una delle prime opere pubblicate da Canisio (secondo gli studiosi pi autorevoli si tratta del suo secondo lavoro, dopo ledizione di Johannes Tauler) ledizione, tra laprile 1546 e laprile 1547, di alcuni scritti di due
dottori della Chiesa, san Cirillo di Alessandria e san Leone
Magno: del primo le opere contro Ario, Paolo di Samosata,
Nestorio, le Epistole e le Costituzioni sinodali, del secondo
i Sermoni, le Omelie, una Vita Sancti Leonis Magni, le Decretali e le Epistole51. Un lavoro molto impegnativo per un
giovane studioso di circa 25 anni, che non aveva ancora conseguito il dottorato in teologia, anche se prossimo allordinazione sacerdotale, che per dimostr subito di sentirsi a
proprio agio nel lavoro erudito, anche in quello pi complesso. La scelta di questi due autori non fu casuale: a Canisio
appariva probabilmente necessario riaffermare, contro una
nuova minaccia, lautorit di coloro i quali avevano contribuito, pi di mille anni prima, a creare le fondamenta della
Chiesa cristiana, sia con le loro opere, in questo caso particolare dirette a confutare le prime eresie tardoantiche, sia
con le decisioni che presero nei primi concili ecumenici, che
costituivano un patrimonio di fede comune alle opposte
confessioni, della cui interpretazione ci si voleva riappropriare in modo esclusivo.
50. Ivi, p. 28.
51. c. sommervogel sj, Bibliothque, cit., vol. ii, pp. 618 e ss. Al proposito si
veda h.j. sieben, Petrus Canisius und die Kirchenvter, in Theologie und Philosophie lxxii, 1997, pp. 1-30.

30

Canisio, dopo aver descritto in modo cos vivido la sua infanzia tormentata, ricorda la sua sofferta conversione che,
sembra suggerire, non ha mai smesso di ritenere prossima: anche nei momenti pi drammatici ha sempre avuto la consapevolezza di poter fuggire dalle insidie terrene grazie allaiuto di
Dio, e a Lui si rivolto in un momento di grande difficolt
spirituale, nella natia Nimega. Canisio descrive quegli attimi
cruciali in questo modo:
Eram puer, cum in templo Noviomagensi, quod B. Stephano protomartyri sacrum est, aliquando precare, et tuum sacrosanctum Corpus
Domine prope summum altare supplex adorarem. Oblivisci non possum gratiae, quam tum puero tribuisti mihi. Nam anxie quidem et non
sine lachrymis, ut opinor, te invocabam, et desiderium meum aperiebam, praevidens iam tum , nescio quo modo, et mundi vanitates insaniasque falsas, et vitae salutisque meae permulta pericula, et objectos
undique laqueos venantium, ut hinc pauci effugere possit52.

Non agevole stabilire quanto di questo racconto sia invenzione letteraria, e quanto sia realmente accaduto. La difficolt pi grande consiste, inoltre, nel sapere quanto di questa
drammatica ricostruzione sia un artificio retorico, e quanto invece abbia influito su Canisio, nella stesura del testo, la proiezione retrospettiva dellimmagine idealizzata e stilizzata di se
stesso. Probabilmente il gesuita, nel ricordare questi avvenimenti, ripens con agitazione a quegli attimi. Non appare
quindi improbabile che lansia descritta nelle Confessiones dipendesse in larga parte dalla situazione molto particolare in cui
Canisio redasse il testo:
Igitur ut periclitanti adesses, orabam, illudque dicere videbatur: Vias
tuas Domine demonstra mihi, et semitas tuas edoce me. Dirige me in
veritate tua, et doce me, quoniam tu es deus Salvator meus. Ac postea cum apud aureos Martyres Coloniae degerem, sensi hoc votum sae52. Confessiones, cit., pp. 11-12.

autobiografia, conversione e apostolato

31

pius renovari, ut peterem anxius gratia tua Duce certum mihique salutiferum vitae genus demonstrari. Credo certe, hunc spiritum timoris
piaeque sollicitudinis tu peperisti, tu conservasti, Domine, ut aetas lubrica et ultro lasciviens timorem veluti paedagogum atque custodem
haberet [] Configebas enim timore tuo carnes meas, ut a judiciis tui
inciperem formidare53.

Canisio, dunque, lacerato da due sentimenti contrastanti,


la paura di un Dio giudice severo e vendicatore, e la speranza del
perdono per chi gli si affida completamente. Canisio sembra credere alla propria predestinazione, sia quando teme la dannazione divina, sia quando ritiene di scoprire in alcuni suoi gesti e in
alcune sue intuizioni la sua futura salvezza. Il momento dal quale comincer a intravedere la propria salvezza riportato, sempre nelle Confessiones, subito dopo la rivelazione da parte di Dio:
Atque in hac ipsa aetate sum expertus, quod haud sine angelo tuo et custode meo factum arbitror, ut rerum sacrarum imaginibus ac templorum caerimonijs subinde delectarer. Igitur Sacrificantibus alijs libenter
inserviebam, imo Sacerdotis personam mihi sumebam puer, et illius aemulabar officium cantando, sacrificando, precando. Exprimebam, ut
poteram, coram aequalibus ea munia, quae sacris operantis sunt propria. Videantur haec studia prorsus puerilia, sed in quibus aliquando
tamen apparet futura mentis indoles, et mirabilis providentiae tuae ratio a sapientibus cernitur, atque comprobatur54.

Il fatto che Canisio imiti il sacerdote che celebra la Messa,


al punto di farne la prefigurazione di quella che sar la sua futura mentis indoles, non lo scoraggia, n lo disorienta il dubbio che potrebbe trattarsi semplicemente del gioco di un bambino. Citando quasi letteralmente dai Vangeli, Canisio crede
che nellinnocenza dei bambini il messaggio cristiano sia annunciato nel modo migliore:
53. Ibidem.
54. Ivi, p. 12.

32
Non intelligunt sapiente isti, quot modis tu summa sapientia te tuosque sermones ad captum infantiae et insipientiae nostrae accomodasti, logeque aliter parvulis, quam viris et grandaevis, tuae munificentiae
dona comunicari, quotidie res ipsa testatur55.

Non fu lunica esperienza di tipo mistico o profetico che


Canisio ebbe durante la sua tormentata adolescenza. Nel Testamentum, scritto a Fribourg intorno al 1596, narrato il celebre episodio della vedova di Arnheim, in certo modo legato
al precedente: oltre alla quasi contemporaneit dei due avvenimenti, entrambi avrebbero influito decisivamente sulle scelte del giovane Canisio. Le sue parole rappresentano lunica
fonte diretta dellepisodio:
Memini honestissimae viduae, quae raram pietatem vita et morte contestata est, quum Arnhemii salutare amicos, ea divinis clara illustrationibus inter alia de novo sacerdotum ordinem prodituro per quos licet simplices Deus fidos operarios in vineam suam brevi extruderet, ac
illis me quoque aggregandum esse praedixit. Atqui nulla tunc de jesuitis, quos nunc vocant, memoria, mentio nulla vel apud Italos vel Gallos vel Germanos usquam habebatur56.

55. Ibidem. La lode dellinnocenza dei bambini, della loro purezza e della capacit
di cogliere il messaggio evangelico meglio dei sapienti ripresa da vari passi dei sinottici: mt 19,13; mc 10,13; lc 10,21.
56. Testamentum, cit., pp. 37-38. Cfr. Epistulae, cit., vol. viii, pp. 417-418, lettera di Canisio a Johannes Busaeus del 2 gennaio 1597: Benedictus Deus, cuius gratia
mihi videre licuit sanctam viduam Arnhemii, qua monente, didici de novo sacerdotum ordine ad reformationem ecclesiae insituendo, cui et ego adscribendus essem.
Canisio parl per la prima volta della profezia tra il 1596 e il 1597, anni in cui redasse il suo Testamentum e in cui scrisse questa lettera. Laccettazione acritica della notizia da parte di Brodrick denuncia una certa superficialit, dato che in pi punti sottolineato il cattivo stato della memoria di Canisio, dovuto allet avanzata del gesuita. Cfr. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., p. 484, n. 2: sed propter
iam senilem ac labilem Canisii memoriam; Epistulae, cit., vol. i, p. 309, n. 4: Canisium senem hic memoria fefellit. Cfr. anche p. python sj, Vita Reverendi Patri
Petri Canisii, cit., p. 8, e g. boero sj, Vita del Beato Pietro Canisio, cit., p. 15.

autobiografia, conversione e apostolato

33

Canisio considerava questa profezia come un fatto centrale della sua esistenza, ed era convinto che i lettori delle Confessiones avrebbero riconosciuto nella sua storia personale i segni
di un progetto provvidenziale. Il rischio pi immediato, nellaffrontare testi di questo tipo, consiste proprio nel leggerli
con scetticismo fin troppo estremo e ritenerli nullaltro che il
frutto della personale sensibilit dellautore. Ci in parte vero, sebbene ci non ne esaurisca del tutto le possibili letture.
Nellaccusare Canisio, per esempio, di trarre consapevolmente beneficio dalla buona fede (o dalla credulit) dei destinatari dellopera, al fine di rendere apologeticamente esemplare la
ricostruzione della propria vocazione, si perderebbe di vista il
fatto che, com ovvio, il gesuita era parte integrante della medesima societ in cui vivevano i suoi potenziali lettori, e ne
condivideva la mentalit. Interessante daltronde rilevare come la narrazione di un fatto del genere avesse un carattere
profondamente religioso, assolutamente verosimile e certamente consolatorio.
Il lettore modello o destinatario ideale di questo Testamentum, per usare ancora uno strumento ermeneutico di Umberto Eco, avrebbe probabilmente gioito nel riconoscere, in questa profezia, i segni dellintervento divino e lazione provvidenziale di Dio che, in un momento di estrema difficolt, non solo non ha abbandonato i suoi fedeli di fronte alla violenza degli eretici, ma anzi intervenuto, attraverso le profezie di pie
donne, perch il pericolo venisse fronteggiato e respinto. La
profezia, se vista non in se stessa, ma dalla prospettiva di Canisio e dei fedeli di confessione cattolica, acquista cos un significato pi complesso del semplice episodio agiografico, da
accettare o respingere senza alcun approfondimento critico57.
57. Questo cambio di prospettiva, anche se in tuttaltro campo di ricerca, diventato ormai classico per merito soprattutto del lavoro pionieristico di Marc Bloch.
Oltre a m. bloch, I re taumaturghi, pref. di J. Le Goff, con un Ricordo di Marc
Bloch, di L. Febvre, trad. it. di S. Lega, Einaudi, Torino 19892, si veda il fondamentale id., Rflexions dun historien sur les fausses nouvelles de la guerre, in
Revue de Synthse Historique xxxiii, 1921, pp. 13 e ss., ora anche in id., Sto-

34

Il medesimo lettore modello avrebbe anche riconosciuto, in


questa ricostruzione autobiografica, i segni della Provvidenza
divina che, per intercessione degli apostoli Pietro e Paolo (illi [sanctissimi Apostoli] missionem in Germaniam confirmabant, suam mihi veluti Apostolo Germaniae concedendam benevolentiam promittere videbantur), affid a Canisio lincarico di salvare la Germania dalla diffusione del protestantesimo al fianco dellarcangelo Michele, protettore dellHeiliges
Rmisches Reich (Nosti Domine quantopere et quoties illo
ipso die mihi Germaniam commisisti [] Atque sic Angelo
Germaniae cooperarer)58.
Nonostante la storiografia pi recente, come gi accennato nellIntroduzione, abbia giustamente insistito nel dare un
maggior valore allazione riformatrice di Canisio, innegabile
che il gesuita, affidandosi al sostegno di san Michele, abbia voluto dare al suo ingresso nella Compagnia di Ges un carattere controriformista. daltra parte difficile, in concreto, applicare ai singoli oggetti di indagine categorie storiografiche
generali che, se da una parte rendono conto dei processi storici visti nel loro complesso, dallaltra non si lasciano applicare
perfettamente alla specificit di casi particolari. Per questo
motivo, la domanda se Canisio sia stato piuttosto un riformatore del cattolicesimo tedesco ovvero un agente della Controriforma, appare, forse proprio perch mal posta, insolubile.
4. lincontro con pierre favre
Pierre Favre stato uno dei fondatori della Compagnia di Ges e una delle figure pi interessanti tra i primi compagni di
rici e storia, intr. di F. Pitocco, a cura di E. Bloch, trad. it. di G. Gouthier, Einaudi, Torino 1997, pp. 163-184.
58. Confessiones, cit., pp. 53-54. Si veda al riguardo o. brauns- berger sj, Des
ersten deutschen Jesuiten Berufsgeschichte, in Stimmen aus Maria-Laach
lxxxv, 1913, pp. 36-57.

autobiografia, conversione e apostolato

35

Ignazio. Nato in Savoia da una famiglia dedita alla pastorizia,


il giovane Favre, in seguito a un profondo travaglio spirituale
si rec a Parigi per studiare teologia ed essere ordinato sacerdote59. Nacque subito una grande intesa con Favre, tanto che
il savoiardo, conquistato dalla grande personalit del suo maturo amico, was the first steadfast disciple of Ignatius, the
most loyal and the most lovable60, e fu anche il primo che segu gli Esercizi spirituali che Ignazio aveva iniziato a scrivere a
Manresa, nella primavera del 1522.
Favre e Ignazio, quindi, si incontrarono alla Sorbona intorno al 1529. I due divisero la stanza nel collegio di santa Barbara, e tra loro nacque immediatamente una completa affinit
umana e religiosa, a tal punto che Ignazio, pi vecchio di Favre
di quindici anni, gli consegn i suoi Esercizi spirituali e lo aiut
a fugare gli ultimi dubbi sulla sua vocazione, cos come Favre
contribu in modo determinante alla formazione filosofica e
teologica di Ignazio61. Anche a Parigi Ignazio dovette confutare le accuse di eresia imputate agli Esercizi, grazie ai quali aveva
raccolto intorno a s un buon numero di discepoli.
Vinte anche le iniziali perplessit di Francesco Saverio, Ignazio si conquist a poco a poco, sempre grazie agli Esercizi, la fiducia dei nuovi amici e il giorno dellAssunzione, il 15 agosto
1534, si rec insieme ai suoi primi sei compagni (lo stesso Favre,
Francesco Saverio, Diego Laynez, Simo Rodrigues, Alfonso
Salmern e Nicols Bobadilla)62 alla cappella di Saint Denis sul59. j.p. donnelly sj, voce Fabro (Faber, Favre, Le Fvre), Pierre, in Diccionario
Histrico, cit., vol. ii, pp. 1369-1370. Sullattivit di Favre in Germania e sullincontro con Pietro Canisio, si veda r. haub, Peter Faber und Petrus Canisius. Der
erste Jesuit in Deutschland und der erste deutsche Jesuit, in k. ackermann et al.
(a cura di), Bayern vom Stamm zum Staat. Festschrift fr Andreas Kraus zum 80. Geburts-tag, Beck Verlag, Mnchen 2002, pp. 317-330.
60. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 32.
61. w.v. bangert sj, Storia della Compagnia di Ges, a cura di M. Colpo SJ,
Marietti, Genova 1990, p. 27.
62. Sui primi gesuiti si vedano, oltre j. o malley sj, The First Jesuius, cit.; anche w.v. bangert sj, Claude Jay and Alfonso Salmern, Two Early Jesuits, Loyola

36

la collina di Montmartre: Favre, unico sacerdote, celebr la


Messa, dopodich i sette, promisero solennemente di compiere
il viaggio in Terrasanta, che doveva essere il terzo dei tre voti pronunciati quel giorno, insieme con quello di castit e povert63.
Qualora il pellegrinaggio non avesse potuto compiersi, sarebbero andati a Roma per mettersi a disposizione del papa64.
Prima di partire in pellegrinaggio per la Palestina, i primi
compagni senza Ignazio si recarono a Roma per ottenere la benedizione papale. Paolo iii, attraverso la presentazione di Pedro Ortiz, li accolse favorevolmente, e li autorizz a partire. I
sette, che nel frattempo erano diventati dieci (si erano aggiunti altri tre studenti del collegio, Claude Jay, Paschase Brot e
Jan Codure), giunsero, nel gennaio del 1537, a Venezia, dove
Ignazio, Francesco Saverio e altri cinque loro compagni furono ordinati sacerdoti. Non poterono salpare, tuttavia, a causa
del maltempo, e della guerra appena scoppiata fra la SerenisUniversity Press, Chicago 1985; id., Jerome Nadal SJ (1507-1580). Tracking the First Generation of Jesuits, edited and completed by Thomas M. McCoog SJ, Loyola
University Press, Chicago 1992.
63. Cfr. a. astrain sj, Historia de la Compaa de Jess en la asistencia de Espaa,
Est. Tip. Sucesores de Rivadeneyra, Madrid 1902, vol. i, pp. 79-80: Cuando
Ignacio tuvo reunidos estos seis jvenes, empez deliberar con ellos sobre el modo de poner en planta la vida que deseaba establecer. Todos estaban resueltos peregrinar Tierra Santa y entregarse [] los ministerios apostlicos [] Finalmente, juzgaron conveniente asegurar estos buenos propsitos con el sagrado vinculo de un voto [] Convenieron todos en que el voto contendra treas cosas: primera, pobreza, secunda, castidad, tercera, ir Jerusaln y emplearse despus en
procurar la salvacin de las almas.
64. Pauli iii prima Instituti Societatis Iesu Approbatio, cum restrictione numeri ad
personas sexaginta dumtaxat, in Institutum Societatis Jesu, vol. i, Bullarum et Compendium Privilegiorum, Typographia a SS. Conceptione, Florentiae 1892, p. 4:
[Sciant omnes Socii] Societatem hanc universam et singulos, sub Sanctissimi Domini nostri Papae et aliorum Romanorum Pontificum successorum eius fideli obedientia, Deo militare [] omnes Christi fideles Romano Pontifici, tamquam Capiti ac Iesu Christi Vicario, subesse [] singulos nos, ultra illud commune vinculum, speciali voto adstringi; ita ut, quidquid modernus et alii Romani Pontifices
pro tempore exsistenses iusserint [] sine ulla tergiversatione aut excusatione []
exsequi teneamur.

autobiografia, conversione e apostolato

37

sima e lImpero Ottomano, che rese il viaggio definitivamente impraticabile.


I dieci decisero quindi di dedicarsi allo studio e alla predicazione. Ignazio, insieme a Lainez e Favre, si rec a Roma,
per ottenere il consenso papale in favore della sua societas. Nel
congedarsi, i dieci stabilirono che, oltre al nome di iigisti,
come venivano a volte chiamati, si sarebbero definiti membri
della Compagnia di Ges. I tre si recarono quindi a Roma dal
papa e, pur scontrandosi con lostilit di alcuni membri della Curia, nei tre anni seguenti si distinsero per la loro attivit
di assistenza e di predicazione. Dopo aver confutato le accuse dellagostiniano Agostino Piemontese, che imputava loro
di diffondere dottrine protestanti, i gesuiti conquistarono la
fiducia della popolazione distinguendosi, nel durissimo inverno del 1539, nellassistenza ai pi bisognosi, e cominciarono a riflettere su che forma dare a questa loro societas che, nata come un gruppo di pellegrini, il cui unico fine era di predicare ed eventualmente subire il martirio in Palestina, si era
radicalmente trasformata nei mesi trascorsi a Roma. Ignazio
e i suoi compagni pensarono allora di fondare un vero e proprio ordine.
Cominci un dibattito interno molto vivace, nel quale si
discusse circa il voto di obbedienza al superiore e la natura dellordine, e finalmente Ignazio fu incaricato di redigere un primo abbozzo di regole della Compagnia. I primi membri della
piccola unione dei preti riformati (secondo le parole di Tacchi Venturi) decisero quindi che avrebbero presentato al pontefice un breve documento che riassumesse ed esprimesse efficacemente il carattere del nuovo ordine. Fu cos che, grazie ai
buoni auspici del cardinale Contarini, furono consegnati a
Paolo iii i cosiddetti Quinque capita (o capitula), primo nucleo delle future Constitutiones. Il papa, dopo la lettura del
Contarini, il 3 settembre 1539, approv oralmente questa prima regola della Compagnia, e confer l'incarico ai teologi e ai
giuristi della Curia di esaminare il testo. Il 27 settembre 1540
Paolo iii concesse lapprovazione della Compagnia attraverso

38

la bolla Regimini militantis Ecclesiae, con la sola limitazione


che i membri della stessa non superassero le sessanta unit65.
Poco a poco fu loro concessa la facolt di predicare, di comunicare i fedeli e di celebrare messa. Ignazio, intanto, continu la sua opera di proselitismo anche fra i membri di spicco della curia romana, come il Contarini, che si sottopose agli
Esercizi sotto la guida di Ignazio, e influenti personalit come
lambasciatore imperiale Pedro Ortiz66. Il cardinale Gian Pietro Carafa, con cui Ignazio aveva avuto seri motivi di dissenso
nellinverno veneziano, cominci in questo periodo il suo
braccio di ferro con la Compagnia, cui fu, soprattutto negli
anni del suo pontificato, sinceramente ostile67.
Oltre quindi a essere uno dei protagonisti dei primi passi
della Compagnia, Pierre Favre fu anche un personaggio fondamentale nella formazione spirituale di Canisio, vero e proprio pigmalione del giovane novizio olandese. Favre fu anche
un gesuita di grande personalit, e di profonda umanit. Se
non pu essere accostato direttamente a coloro che sostenevano la reformatio in capite et membris della Chiesa cattolica, come il Pole, il Contarini, il Morone68, che Favre conobbe nel65. Cfr. p. tacchi venturi sj, Storia della Compagnia di Ges in Italia, cit.,
pp. 275-277; a. codina sj (a cura di), Sancti Ignatii de Loyola Constitutione Societatis Jesu, 3 voll., Typis Pontificiae Universitatis Gregorianae, Roma 1934, vol.
i, pp. 1 e ss.; e Institutum Societatis Jesu, cit., vol. i, p. 6.
66. l. von pastor, Storia dei papi, cit., vol. v, p. 370.
67. La Compagnia di Ges ebbe, fin dallinizio, buoni rapporti con i papi pi
aperti e riformatori, come Paolo iii e Giulio iii, ma non riusc mai a trovare un
modus vivendi con la corrente intransigente che faceva capo a Paolo iv Carafa. Cfr.
l. von pastor, Storia dei papi, cit., vol. vi: Giulio iii, Marcello ii e Paolo iv, pp.
470 e ss. Cfr. anche le pp. 364 e ss. in cui Pastor critica severamente la politica papale di Paolo iv, la sua rovinosa contrapposizione alla Spagna e lalleanza con la
Francia, fino alla sconfitta francese di San Quintino del 1557.
68. Oltre ai classici: m. firpo, Inquisizione romana e Controriforma, il Mulino,
Bologna 1992; g. fragnito, Gasparo Contarini. Un magistrato veneziano al servizio della cristianit, Olschki, Firenze 1988; f. gui, Lattesa del Concilio. Vittoria
Colonna e Reginald Pole nel movimento degli Spirituali, eue, Roma 1997; p. simoncelli, Il caso Reginald Pole. Eresia e santit nelle polemiche religiose del 500,

autobiografia, conversione e apostolato

39

linverno 1540-1541, durante i colloqui di religione di Hagenau, Worms e Ratisbona, il gesuita mostr daltra parte di avere, nei confronti dei riformati, un certo grado di tolleranza e
disponibilit al confronto e al dialogo69.
Certamente Favre non ritenne mai la fede luterana degna
del rango di confessione religiosa, e probabilmente ne fraintese, come la gran parte dei primi gesuiti, la natura profondamente spirituale e la forza drammatica, riducendola a una questione di morale e disciplina ecclesiastica. Forse anche per questo motivo si convinse che gli unici strumenti efficaci da opporre alla diffusione del luteranesimo fossero la predicazione,
la persuasione e la confessione dei peccati. Questa sua posizione molto moderata evidente da una lettera che scrisse al confratello Lanez ovvero Jobadilla, da Madrid, il 7 marzo 1546:
Al puncto de algunas vuestras cartas, que me peds algunas reglas para
poderse haber quien desea salvar almas con los herejes [] [La primiera es] [] ha de mirar tenet muche caridad con ellos y de amarlos in
veritate, desechndose de su espiritu todas la considerationes que suelen enfriar en la estimacin dellos [] comunicando con ellos familiarmente en cosas que nobis et ipsis sint communes, guardndose de todas disceptationes, ubi altera pars alteram videatur deprimere; prius

Edizioni di storia e letteratura, Roma 1977; si veda anche il recente k. ganzer,


Die religisen Bewegungen im Italien des 16. Jahrhunderts, Aschendorff, Mnster i.
W. 2003.
69. f. lirola sj (a cura di), Fabri Monumenta, cit., pp 23, 45 e ss., 139 e ss.,
160 e ss., 442 e ss. Cfr. anche i. agricola sj, Historiae Provinciae Societatis Jesu
Germaniae superioris, quinque primas annorum complexa decades, Augustae Vindelicorum 1727-1729, pp. 2 e ss. Sul tema dei colloqui di religione si veda, per un
orientamento generale, g. mller (a cura di), Die Religionsgesprche der Reformationszeit, Gtersloher Verlagshaus Gerd Mohn, Gtersloh 1980; t. fuchs, Konfession und Gesprch. Typologie und Funktion der Religionsgesprche in der Reformationszeit, Bhlau Verlag, Kln-Weimar-Wien 1995, in part. le pp. 388 e ss. a proposito dei colloqui di Worms e Ratisbona; su questi ultimi la monografia di a.
lexutt, Rechtfertigung im Gesprch. Das Rechtfertigungs - verstndnis in den Religionsgesprchen von Hagenau, Worms und Regensburg 1540/41, Vandenhoeck und
Ruprecht, Gttingen 1996.

40
enim communicandum est in illis, quae uniunt, quam in illis, quae diversitatem sensuum ostendere videntur [] porque quanto esta secta
lutherana est filiorum subtractionis in perditionem, y primero se ha
perdido el buen sentir, que no el buen creer, en ellos, es menester proceder [] al contraio de lo que sa haza in introytu primitivorum ad fidem; porque all primero es menester ensear i corrigir [] y de all
venri ad sentiendum recte de doctrina et de operibus70.

Il comportamento che Favre d consigli al suo confratello


un misto di familiarit, affetto e paternalismo: bisogna considerare gli eretici come dei figli che hanno sbagliato, ma che
probabilmente, se presi dal lato giusto, possono tornare ad
sentiendum recte de doctrina et de operibus. anche molto
interessante il paragone con i primitivorum, ai quali pi tardi verranno paragonati, nelle parole di Silvestro Landini, le
popolazioni rurali della Corsica in particolare, e in seguito dellEuropa in generale. Landini fu il primo a parlare della sua
missione nellisola tirrenica come de la mia India. Per molti
giovani novizi, pronti a partire per il Nuovo Mondo o per
lEstremo Oriente, la scoperta delle Indie interne rappresent
unalternativa con cui poter sublimare il desiderio, spesse volte frustrato, di imitare la predicazione apostolica immediatamente successiva alla Pentecoste71.
Ai primi gesuiti divenne ben presto chiaro come la riconquista delle anime degli eretici fosse unoperazione altrettanto complessa, anche se in apparenza meno eroica e affascinante, dellevangelizzazione del Nuovo Mondo. Lambiente poli70. f. lirola sj (a cura di), Fabri Monumenta, cit., pp. 309-402.
71. Al proposito si vedano a. prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Einaudi, Torino 1996, p. 561, e g. imbruglia, Ideale der Zivilisierung: Die Gesellschaft Jesu und die Missionen (1550-1600), in a. prosperi, w.
reinhard (a cura di), Die Neue Welt im Bewusstsein der Italiener und Deutschen des
16. Jahrhunderts, Duncker und Humblot, Berlin 1993, pp. 239-257. Sulle cosiddette indipetae, si vedano g.c. roscioni, Il desiderio delle Indie, sogni e fughe di
giovani gesuiti italiani, Einaudi, Torino 2001, e a.m. capoccia, Per una lettura
delle Indipetae italiane del Settecento: indifferenza e desiderio di martirio, in
Nouvelles de la Rpublique des lettres i, 2000, pp. 7-43.

autobiografia, conversione e apostolato

41

tico e sociale in cui i gesuiti operarono era denso di difficolt,


e non sempre queste ultime erano provocate dagli avversari.
Solo dieci anni dopo, un discorso cos disponibile nei confronti dei luterani sarebbe stato causa di pesanti sospetti. La lettera prosegue indicando altri spunti di riflessione: bisogna prima di tutto aiutare chi si smarrito ad abbandonare unesistenza peccaminosa, per poi affrontare le questioni dogmatiche (p.
400), che per lo pi possono essere riassunte nella concezione
errata riguardo alle opere, allautorit dei Padri della Chiesa e
allobbedienza al pontefice (p. 401).
Canisio, nonostante ci che ne avrebbe scritto nel suo Testamentum, sent per la prima volta parlare di Favre e della
Compagnia di Ges nel 1542, durante il periodo di Pasqua,
dal prete spagnolo Alvaro Alfonso, che da Magonza si era stabilito a Colonia nello stesso collegio di Canisio; si erano incontrati, e lo spagnolo gli aveva raccontato delle gesta di Ignazio di Loyola che, nel mezzo della guerra francoasburgica, era
arrivato a Parigi da Barcellona e nel febbraio 1528 aveva trovato ricovero nel collegio di Santa Barbara.
Alfonso, confessore di due figli di Carlo v, Juan e Maria,
colpito dalla personalit di Favre decise di seguirlo, nel 1542,
dalla natia Spagna fino a Spira, dove sotto la sua direzione segu
gli Esercizi spirituali. Insieme si recarono prima a Colonia e poi
a Lovanio, dove Alfonso complet la sua istruzione. Proprio nel
corso di questi spostamenti conobbe il giovane Canisio, il quale fu affascinato dai racconti di Alfonso. Incrociare Favre nei
suoi infiniti spostamenti non era certo facile, a causa della sua
instancabile attivit pastorale, e pi tardi Canisio si vant, forse non proprio a proposito, di essere stato il motivo principale
del viaggio a Colonia del suo maestro spirituale. In una lettera
del giugno 1590 scrisse infatti: Iam vero ut ad quaestiones vestras respondeam Reverendus Pater meus Faber cui tam multum
debemus, non venit Coloniam nisi a me rogatus, postquam societati me Moguntiae sub illo magistro dedidissem72. Il dub72. Epistulae, cit., vol. viii, p. 309. Braunsberger ci informa anche che Cani-

42

bio sulla veridicit della sua versione nasce dal fatto che Favre
stesso, in una lettera del 28 maggio 1543, scrive:
Semblablement le Dom Prieur des Charteaux de la citt de Cologne
[] mhat escript ces jours passs, mexortant fort et dsyrant affectueusement, afin que je veulle visiter le citt de Cologne [] La necessit est grande, laquelle le faict escrire; et pour tant je hay propos di aller [] Je treuve ds ja en ce pais dAllemagne tout pleint
des gentes, lesquielex retournent ad prima opera facienda, id est, ad
Patrum suorum imitationem et disciplinam; et commence cognoscer que ces hersies du temps present ne sont aultre chose, sinon
faulte de devotion, faulte dhumilit, de patience, chastet et charit73.

Le preoccupazioni di Favre andavano ben oltre il semplice


affetto per il giovane amico: a Colonia, infatti, il vescovo Hermann von Wied stava cercando di secolarizzare larcidiocesi, e
le conseguenze politiche e religiose di un eventuale successo
destavano le pi grandi preoccupazioni; si apr una questione
di non poco momento nel quadro strategico delle lotte confessionali, che si risolver inizialmente dopo la vittoria di Carlo v
a Mhlberg, nellaprile 1547, ma che si trasciner per altro
mezzo secolo, decisa definitivamente nel 1590, dallintervento massiccio della fanteria spagnola74.
sium senem hic memoria fefellit. Nam Beatum Petrum Fabrum etiam rogatu Gerardi Kalkbrenner (Hammontani), prioris cartusiae coloniensis, Coloniam venisse
patet ex epistulis a Fabro Moguntia 12. Aprilis 1543 ad eundem Gerardum et Moguntia 28. Maii 1543 ad Claudium Perissin.
73. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., pp. 201-205.
74. g. ritter, La formazione dellEuropa moderna, cit., pp. 580-582; j.g.
droysen, Storia della Controriforma, Societ Editrice Libraria, Milano 1912, pp.
404 e ss. Sullarcivescovo von Wied si vedano a. franzen, Bischof und Reformation. Erzbischof Hermann von Wied in Kln vor der Entscheidung zwischen Reform
und Reformation, Verlag Aschendorff, Mnster i. W. 1971; s. laux, Reformationsversuche in Kurkln. Fallstudien zu einer Strukturgeschichte landstdtischer Reformation (Neuss, Kempen, Andernach, Linz), Aschendorfssche Verlagsbuchhandlung,
Mnster i. W. 2001.

autobiografia, conversione e apostolato

43

Favre giunse a Colonia nel settembre 1543, e si dedic alla


predicazione e alla diffusione degli Esercizi spirituali; il 27 dello stesso mese scrisse queste parole a Ignazio:
El uno de aquellos que os escreuy que avian de tomar los exercicios, esr
en ellos, y ha hecho ya su comfesin general com muy notable provecho, y satisfacin de la su alma y de la mia; agora anda adelante. Otro
dellos est para entrar oy o manna; el tercero, tenendo aqui s madre,
una biuda muy rica, ha empetrdo licentia della para entrar y para apartarse como conviene [] Tambin para algunas obras de charidad le ha
sacado dineros este su hijo, y ella le a rogado que melleve su casa, porque me pueda hablar per interpretem. Ayer yo visit un cierto monasterio de monjas, donde ay ms de lx monjas [] En presentia de tres
licentiados en theologia fuy forcado hazerles un sermn en latn; y despus de acabado, su confessor dellas, por modo de sermn, les explic
toda la sustantia de quanto yo dixe, por amor daquellas que non entendan latn. Asimismo el dicho confessor dellas [] me comunic toda la sua nima75.

Favre fu un vero e proprio missionario nel cuore dellEuropa, impegnato a far conoscere la Compagnia di Ges nei territori tedeschi e a rafforzare la fede dei credenti e del clero. La
sua lotta alla diffusione del luteranesimo non assunse mai i caratteri di una battaglia intransigente e ottusa, ma cerc sempre
di dialogare con i fedeli e con la parte avversa, anche dopo il
fallimento dei colloqui di religione del 1540-1541 (mutatis mutandis, il suo allievo Canisio parteciper agli altrettanto fallimentari colloqui di Worms, nel 1557). Lontano quanto basta
dalle battaglie del potere romano, svilupp magistralmente la
capacit di ascoltare e comunicare con i suoi interlocutori nel75. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., pp. 220-222. Cfr. anche Epistulae, cit., vol. i, p. 98, n. 1: Cum Hermannum de Weda, archiepiscopus coloniensis, per Bucerum, Melanchthonem aliosque lutheranos gregem suum a fide
catholica avertere conaretur, Faber Moguntia Coloniam venit mense Augusto vel
inuente Septembri anni 1543, ibique exercitiis spiritualibus tradendis et sermonibus sacris latine habendis operam dabat.

44

le innumerevoli confessioni auricolari, e guid con maestria i


giovani che gli si avvicinavano per intraprendere gli Esercizi
spirituali.
A tutto ci va unita una grande abilit diplomatica nel trovare preziosi alleati della causa cattolica, e nel tenere in contatto fra loro i membri della classe dirigente fedele a Roma e allimperatore. Grazie a Favre, ai suoi continui spostamenti e al
suo costante carteggio con Ignazio, negli anni 40 del secolo
vennero costruendosi importanti relazioni politiche. La lettera a Ignazio del 27 settembre 1543 contiene un passo molto indicativo, che conferma in parte (un lavoro pi approfondito
richiederebbe lesame sistematico dellepistolario del savoiardo) quanto detto in precedenza:
El domingo pasado dy el sancto sacramento un conde, ques hermano del coadjutor del archibispo de Colonia, y dos das ante le ava confesado. Unas cartas os embio que he recebido de monseor el nuntio
Poggio, por las quales veris algunas cosas de las que pasan sobre las cosas universales. Esta pobre gente est puesta en fuga por causa de las menazas deste arcobispo; de manera que aun para informar su magestad
de los que pasa, non ay quien ose nada; sinon que se rremitten my,
rogndome, que yo supla por todos76.

Il ruolo di Favre fu estremamente complesso e dimportanza fondamentale per la storia della Compagnia di Ges in
Germania. Dallanalisi della sua attivit, ricostruibile grazie al
suo epistolario, appare in tutta la sua importanza la grande capacit dei gesuiti di incidere in profondit nella storia religiosa del secolo. Lesempio di Favre , in questo come in molti altri casi, illuminante. Giunto a Colonia alla fine di agosto, si
mise subito allopera con diversi obiettivi da raggiungere: anzitutto, affrontare la diffusione del luteranesimo nella diocesi,
che sembrava fosse ormai perduta; con altrettanta urgenza bisognava risvegliare nella popolazione e nel basso clero locale
76. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., pp. 220-222.

autobiografia, conversione e apostolato

45

lentusiasmo per la fede cattolica, e se possibile conquistare


nuovi giovani insieme agli indispensabili aiuti economici per
poterli formare adeguatamente perch entrassero nella Compagnia.
Nella lettera si vede molto bene come in realt lazione di
Favre fosse molto complessa e operasse a diversi livelli. Favre si
occup dellistruzione dei tre ragazzi, seguiti nel difficile percorso degli Esercizi, e riusc, grazie al latino e a un interprete,
a stringere contatti con una delle tre famiglie, che contribu
anche materialmente alla nuova vita spirituale del giovane. Il
savoiardo si dedic poi alla predicazione in un monastero,
istruendo e confessando non solo le monache che conoscevano il latino, ma anche il loro confessore, e per suo tramite tutte le altre che non lo parlavano. Infine, con grande capacit
di intrecciare politica e religione, una domenica confess e
comunic un conte: si trattava del fratello di Adolph von
Schaumburg, coadiutore dellarcivescovo von Wied e capo
dellopposizione cattolica filoasburgica. Lintenzione di stringere rapporti pi saldi con la parte cattolica evidente, anche
perch Favre ebbe la funzione di tramite tra il nunzio pontificio Giovanni Poggio, Carlo v, la gerarchia cattolica fedele a
Roma e la popolazione in parte ostile al governo dellarcivescovo e del capitolo di Colonia. Non a caso, proprio Adolph von
Schaumburg sarebbe diventato, tre anni pi tardi, il successore riconosciuto da Roma di von Wied.
In seguito Ignazio invi Favre in Portogallo presso Giovanni iii77. Durante il viaggio di ritorno si ammal e fu costretto
a fermarsi a Lovanio; qui, il 23 novembre 1543, ricevette una
lettera di Canisio e Alfonso che chiedevano notizie sulle sue
condizioni di salute e gli domandavano con una certa appren77. La Compagnia di Ges costitu il tramite diplomatico tra Paolo iii e il re del
Portogallo, in conflitto per lestrema durezza con cui questultimo perseguitava i
conversos portoghesi, che, a detta del sovrano, continuavano a professare lantica religione e cospiravano contro il regno. Cfr. l. von pastor, Storia dei Papi, cit.,
vol. v, pp. 382 e ss.

46

sione se sarebbe tornato a Colonia, e quando. Favre rispose


cinque giorni dopo, il 28:
Dolemus quidem: quod multa sint, que nos non possint consolari. Ea
vidilicet que de Religione scribitis [] Rogate igitur dominum ut in
nobis compleat voluntatem suam. De meo redditu in Coloniam nondum scio quid futurum est, Nuncius apostolicus mihi significavit: se
habere potestatem a summo pontifice78.

Favre fu uno degli indiscussi protagonisti della prima fase


della lotta confessionale nella diocesi di Colonia. Dopo aver
incontrato Canisio, infatti, gli affid la gestione dellopposizione interna allarcivescovo, compito delicato che Canisio
svolse con maestria e perizia, tanto da conquistarsi fama e considerazione non solo allinterno della citt, ma anche presso il
potente vescovo di Augusta Otto Truchsess von Waldburg.
Canisio, che fu uno dei suoi migliori discepoli, nutr inoltre
unammirazione sconfinata per Favre. In una lettera del maggio 1543, scritta da Magonza pochi giorni dopo il suo voto alla Compagnia, scrisse a un amico della capacit del savoiardo
di essere continuamente in azione, impegnato fini in fondo a
riformare costumi e dottrine erronee, e dellautorevolezza che
unanimemente gli era riconosciuta:
Auctoritatem tantam habet, ut ei se spiritualiter informandos multi religiosi multi Episcopi, multi Doctores tradiderint, inter quos est Cochlaeus ipse, qui pre ipsius instructione gratias se reddere pares unquam
posse negat. Multi Sacerdotes et cuiusuis ordinis Ecclesiastici vel concubinas abiecerunt, vel saeculum reiecerunt, aut a gravioribus flagitijs
ad frugem meliorem eo adnitente adlaboranteque se se receperunt79.

Favre si era guadagnato questa fama grazie allimpegno


apostolico cui egli e molti altri gesuiti dedicarono gran parte
78. Ivi, pp. 98-99.
79. Epistulae, cit., vol. i, p. 77.

autobiografia, conversione e apostolato

47

della loro vita. I risultati, almeno nel giovane Canisio, non


mancarono, dato che questultimo ebbe da subito una grandissima stima e ammirazione del maturo gesuita. Sempre nella lettera del maggio 1543, raccont al suo amico (probabilmente Laurentius Surius) dellincontro di Magonza e delle
quattro settimane degli Esercizi spirituali:
[Moguntiam veni], virum quem quaesivi, si tamen vir est, et non potius Angelus Domini [] nec vidi nec audivi doctiorem profundioremque Theologum [] Illi nil aeque in votis est, ac Christo cooperari in
salute animarum; nullum ex illius ore verbum [] audio, nisi quod
dei honorem ac pietatem sonet [] Quod ad me attinet, dici vix potest, quemadmodum exercitationibus illis spiritualibus animum meum
ac sensu immutari, mentem novis coelestis gratiae radijs collustrari []
sic ut et in corpus redundante divinae beneficentiae copia totus corroborari, atque in alium prorsus hominem transformari viderer80.

Nei pensieri di Canisio, Favre fu colui il quale gli port un


nuovo messaggio di salvezza e di redenzione, un Angelus Domini che lo introdusse nel mondo a lui allora sconosciuto della devozione ignaziana degli Esercizi. Dopo questo difficile tirocinio spirituale ed esistenziale, Canisio si sent completamente trasformato, e alla curiosit di incontrare un predicatore di grande fama, con la speranza di trovare in lui una guida
spirituale, si sostitu la venerazione incondizionata per un
maestro, e la volont di entrare a far parte della Compagnia di
Ges.
Questa lettera una delle tantissime conferme dellimmediatezza dellazione della Compagnia di Ges. Grazie alla profondit spirituale, alla preparazione dottrinale e alla tenacia del
grande missionario, Favre contribu a risvegliare, predicando
80. Ivi, pp. 76-77. Cfr. anche bncve, fondo gesuitico, ms. 1355, De vita
Petri Canisii, fol. 63. Rader precisa che Fabrum porro Canisius et praesentem et
absentem [veneravit], quod ipsius Canisii litterae ad familiarem datae cum Moguntiae cumque Fabro versaretur, attestantur in hac verba scripta.

48

nei territori dellHeiliges Rmisches Reich, il fervore cattolico


del clero e dei laici che gli si affidavano. Rimanevano affascinati da questi primi predicatori, e in parte anche dalla fama
che li accompagnava e in parte li precedeva, sia un giovane studente come Canisio, sia dotti ed esperti teologi, vescovi, sacerdoti81. Una parte del successo di Favre, e di molti altri dopo di
lui, fu dovuto agli Esercizi spirituali ignaziani, opera fondamentale nello sviluppo della religiosit nel Cinquecento.
Canisio ha scritto nelle Confessiones di essere andato a Magonza a causa della profezia della vedova di Arnheim, sicuro di
trovare luomo che avrebbe cambiato il suo destino. Effettivamente, il mese trascorso insieme a Favre cambi la sua vita in
modo radicale. Durante quel periodo, venne a contatto con la
nuova realt della Compagnia di Ges che, pur muovendosi
ancora tra molte difficolt, sembrava promettere uno sviluppo
enorme, nellambito del rinnovato slancio missionario della
Chiesa, e della riforma del clero e dei credenti. Linterazione
fra il testo degli Esercizi, molto chiaro e dettagliato, con uno
stile inconfondibilmente ignaziano, e labilit umana di Favre misero in moto quel processo di riforma teso a riconquistare gran parte del terreno perduto durante i primi anni dello scontro confessionale.

81. Sul tema si vedano g. fragnito, Gli ordini religiosi tra Riforma e Controriforma, e r. rusconi, Gli ordini religiosi maschili dalla controriforma alle soppressioni settecentesche. Cultura, prediczione, missioni, in m. rosa (a cura di), Clero e
societ nellItalia moderna, Laterza, Roma-Bari 1995, rispettivamente pp. 115-205
e 207-274

2.

Pietro Canisio e la questione


dellarcivescovado di Colonia

1. la prima fase: pierre favre a colonia


Lo scontro di natura confessionale e politica a Colonia fu levento centrale dei primi anni di attivit di Canisio. Pierre Favre,
che era rientrato precipitosamente a Colonia da Lovanio, dove
giaceva ammalato in attesa di recarsi da Giovanni iii del Portogallo, il 3 settembre 1543 scrisse a Giovanni Morone una lettera con cui lo informava dei recenti avvenimenti di Colonia e della situazione nella diocesi1. Dopo il ritorno in Germania di Car1. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., qui e sotto pp. 215 e ss. I problemi per i cattolici erano cominciati qualche anno prima, intorno al 1538, quando von Wied aveva incoraggiato la predicazione luterana di un certo Giovanni da
Nimega, lettore nellUniversit di Colonia, che sotto il pelame di agnello nascondeva zanne di lupo divoratore. Cfr. g. boero sj, Vita del Beato Pietro Canisio,
cit., p. 19. Si veda anche p. python sj, Vita Reverendi Patri Petri Canisii, cit., p.
38: Sic ipso volente Pastores lupi, ovina pelle tecti. Cfr. i. agricola sj, Historiae Provinciae Societatis Jesu Germaniae superioris, cit., p. 7: Faber Novellum Tyronem [Canisium] Coloniam praeire iussit, subsecuturus ipsemet, postaliquot dies
celeriter [] advertendo nimirum periculo immanis et inauditii exitii, quod urbi
ac toti Diocesi impendebat, ex ipsius Archi-Episcopi Hermanni Comitis Wedani
ad Hreticos inclinatione. [Qui] Bucero namque deploratae memoriae homini,
Bonam evocato negotium dedit concionandi ad plebem [] ac ritibus vitam exlegem ducebdi statueret. Linsofferenza di von Wied per il centralismo romano era
cominciata alla fine degli anni 30, quando aveva autonomamente convocato un
concilio diocesano per la riforma del clero, e aveva cominciato a dare segni di insofferenza ai gravamina imposti da Roma. Cfr. g. pfeilschifter (a cura di), Acta reformationis catholicae ecclesiam Germaniae concernentia saeculi xvi, 6 voll., Verlag Friedrich Pustet, Regensburg 1959-1975, vol. iv/2, istruzioni di Carlo v al suo
inviato a Roma, marchese de Aguilar, del 13 marzo 1540, p. 214: Superioribus annis, cum obortae essent controversiae de beneficiis et dignitatibus ecclesiasticis,

50

lo v, giunto nei territori imperiali per cercare di risolvere la questione protestante, lUniversit di Colonia, intelligens catholicum caesarem advenire, invi un suo delegato allimperatore
(misit obviam ei proprium nuntium), che consegn diverse
lettere al Granvelle, al nunzio apostolico Poggio e al confessore
di Carlo v, Pedro de Soto. Oltre alle richieste dellUniversit coloniense, il messo recapit al Poggio una lettera di Favre, che richiedeva urgentemente lintervento dellimperatore per risolvere la difficile questione (impetraret praesidium et rimedium aliquod pro negotiis fidei circumquaque periclitantis). Gi il 4
febbraio 1543 il nunzio Verallo aveva scritto una lettera al cardinale Alessandro Farnese sulla difficile situazione di Colonia:
Havevo inteso che la citt di Colonia non havea voluto consentire nella defectione di quel Archivescovo, et chel senato et cittadini de Argentina facevano infinita instantia appresso quel vescovo che si volesse confermare con la chiesa sua et suoi figlioli et cittadini che non farrebbe
iniuria n al papa n allo imperatore [] Del Coloniense disse [Granvelle] che non sapeva che rimedio poter havere per esser male vecchio
et di molto tempo concepito2.

Secondo August Franzen difficile stabilire il momento


preciso in cui von Wied diede inizio alla riforma del suo arcivescovado. Probabilmente, loccasione si cre in seguito allinterpretazione, a dire il vero molto personale, del recesso imperiale di Ratisbona del 29 luglio 1541, nel quale si spronavano
quas venerabilis Hermannus archiepiscopus Coloniensis [] a tempore obsessae
urbis citra contulerat vigore cuiudam conventionis inter ipsum et alios nonnullos
electores initae, resque longius aliquando processura videretur, quam vel horum
temporum ratione vel ecclesiae Coloniensis quieti expediret, operae pretium duximus partes nostas sedandis huiusmodi contentionibus interponere.
2. w. friedensburg, l. cardanus et al. (a cura di), Nuntiaturberichte aus
Deutschland nebst ergnzenden Aktenstcken. 1. Abteilung: 1533-1559, 19 Bde. Band
1-12: Minerva, Frankfurt a. M. 1968 (Nachdruck); Band 13-17 (samt zwei Ergnzungs- bnden): Niemeyer, Tbingen 1959-1970; vol. vii, Berichte von Regensburger und Speierer Reichstag 1541-1542. Nuntiaturen Verallos und Poggios. Sendungen
Farneses und Sfondratos (1541-1544), pp. 302-304.

pietro canisio e la questione

51

gli stati cattolici a intraprendere la riforma ecclesiale: con ci


si intendeva per, com ovvio, richiamare i vescovi cattolici ai
loro compiti pastorali e non contribuire alla diffusione della
fede evangelica3. Le intemperanze di von Wied, cominciate alla fine del pontificato di Clemente vii, il papa che lo aveva
creato arcivescovo, divisero in ogni caso le autorit cattoliche.
Cera chi, come Leonard von Eck, consigliere del duca di Baviera, propendeva per una risoluzione netta e decisa e chi invece, come il nunzio Verallo, suggeriva una maggiore cautela
diplomatica, vista anche la situazione politica della Germania
e la posizione di von Wied:
El dottor Ecchio, cio Leonardo [] sarebbe de opinione che Nostra
Santit facesse monire et procedesse alla privatione del archivescovo di
Colonia [] poich li cittadini non li hanno voluto consentire [et] con
la privatione il coadiutore vi entraria e lui rimarrebbe castigato. Io li replicasse [] che la privatione delli vescovi et delli elettori sono cause
gravissme che non si deve cos facilmente prendere, ma con summa
consideratione et maturit4.

Linviato della citt di Colonia incontr a Magonza limperatore che, in risposta alle pressanti richieste della citt, rispose in modo abbastanza generico con due lettere, una per il
senato, laltra per luniversit (utraeque ex hortabantur et animabant ad constantiam in fide conservandam, promittentes
etiam spem certam efficacis auxilii contra adversarios). Paolo
iii aveva gi scritto due lettere dello stesso tenore, a febbraio e
a giugno, dopo che nelle celebrazioni di Pasqua larcivescovo
3. a. franzen, Bischof und Reformation, cit., p. 70. Si veda anche la ricostruzione degli avvenimenti che ne fa, non senza spirito di parte, j. janssen, Geschichte des deuts - chen Volkes seit dem Ausgang des Mittelalters, vol. iii, Allgemeine Zustnde des deutschen Volkes seit dem Ausgang der sozialen Revolution bis zum sogenannten Augsburger Religionsfrieden von 1555, a cura di L. von Pastor, Herdersche Verlagshandlung, Freiburg i. Br. 191719-20, pp. 623-627.
4. w. friedensburg, l. cardanus et al. (a cura di), Nuntiaturberichte aus
Deutschland, cit., vol. vii, p. 306.

52

von Wied aveva celebrato la messa in tedesco e comunicato i fedeli sotto le due specie, senza la rituale confessione auricolare.
Il papa, preoccupato del progressivo distacco della diocesi da
Roma che, alla luce di questi fatti, era sul punto di realizzarsi scrisse alla citt, esortando tutti coloro che non si riconoscevano nella Riforma in senso luterano portata avanti da von
Wied a resistere nellantica fede. Favre, che avrebbe voluto rispondere alle lettere del nunzio pontificio dirette al clero di Colonia e al coadiutore dellarcivescovo Adolph von Schaumburg,
sostenuto dalla parte cattolica della citt, non trov nessuno che
lo aiutasse, a causa del contenuto delle lettere stesse (nemo
fuit, qui mihi favere auderet in reddendis pontificis litteris directis ad clerum et ad coadiutorem archiepiscopi, eo quod hinc
timendum sibi archiepiscopum suspicarentur).
Luniversit, ricevute le lettere dellimperatore, decise di
scontrarsi a viso aperto con larcivescovo, e di eleggere un suo
rappresentante ufficiale da inviare presso il nunzio apostolico.
Nessuno, in un primo momento, si fece avanti, e due delegati
delluniversit proposero a Favre di accettare lincarico. Questultimo, che doveva incontrare a breve il legato apostolico a
Bonn, obbiett che non gli sembrava onorevole per la citt delegare un forestiero (Respondi [] non decere tam praeclaram
universitatem, ut in re tanti ponderis substitueret alienigenam
pro toto tam eximio corpore suo). Nel frattempo, il senato di
Colonia proib a chiunque di ospitare o ascoltare i predicatori
luterani, riferendosi volutamente alliniziativa dellarcivescovo,
che ne aveva invitato uno nel vicino villaggio di Deutz.
Favre si incontr a Bonn con il de Soto e con il nunzio Poggio. Dopo aver parlato con il gesuita, i due prelati riferirono
con esattezza ci che stava accadendo al consigliere dellimperatore (haec fideliter ab ipsis denuntiata sunt D. Granvellano), affinch questultimo fosse informato della situazione.
Le minacce sortirono il loro effetto: la domenica seguente, von
Wied, apparentemente pentitosi, celebr la messa a Bonn, davanti allimperatore, seguendo il rito cattolico (administravit
[] non aliter quam catholici prelati solent).

pietro canisio e la questione

53

Dopo la solenne celebrazione, Granvelle e Poggio si incontrarono a nome dellimperatore e del papa con larcivescovo, il
quale anzitutto promise di cacciare tutti i predicatori luterani
dalla sua diocesi, li assicur che avrebbe impedito la diffusione degli scritti di Martin Butzer, la cui stampa aveva lui stesso
autorizzato5, e infine che non avrebbe cambiato nulla in materia di fede fino alla prossima decisione imperiale nellimminente dieta di Spira6. Von Wied inoltre partecip in qualit di
mediatore, insieme allarcivescovo di Magonza, al duca di Sassonia e al langravio Filippo dAssia, ai negoziati di pace fra
Carlo v e il duca di Kleve, e si giustific davanti al nunzio Poggio, che scrisse al cardinale Farnese: lArcivescovo di Colonia
veniva qui ad escusarsi di non esser diventato lutherano, ma
chegli era per pigliar una buona et honesta reformatione7.
Carlo v, dopo aver sistemato provvisoriamente la questione, si diresse contro Guglielmo v di Jlich-Cleve-Berg che,
nonostante non fosse entrato nella Lega di Smalcalda, aveva
5. Cfr. f. reiffenberg sj, Historia Societatsi Jesu ad Rhenum inferiorem e manuscriptis codicis, principum, urbiumque diplomatis et authoribus synchronis nunc primum eruta, Coloniae Agrippinae 1764, p. 18: Prodit demum, Julio mense [1543]
[] illud volumen, quod [] sub bello reformationis titulo consarcinare insituerat. Inscriptio haec erat: dei gratia Hermanni Archiepiscopi Coloniensis, et Electoris
deliberatio; juxta quam Christiana in Verbo dei fundata reformatio doctrinae, usus
SS. Sacramentorum, cerimoniarum, animarum cura, et Ecclesiae ritus.
6. Cfr. w. friedensburg, l. cardanus et al. (a cura di), Nuntiaturberichte aus
Deutschland, cit., vol. vii, p. 456, lettera del nunzio Giovanni Poggio al cardinale
Alessandro Farnese da Bonn, 19 agosto 1543: Il detto arcivescovo ha promesso a Sua
Maest di fare che li predicatori mali si caccieranno et non predicheranno in la sua
diocesi et che la iniqua sua reformatione non si pubblicher altrimenti, ma si rimetter in mano al iuditio di Sua Maest, che certo stata una delle cose da dar gracie
a Nostro Signore Dio. Sui rapporti tra il riformatore svizzero e lalto prelato, cfr.
anche g. pfeilschifter (a cura di), Acta reformationis catholicae, cit., vol. iv/2,
lettera di Martin Butzer a von Wied del 25 maggio 1542, p. 219: Quoties recordor
quam ampla dominus sui cognitione, quam etiam bona voluntate iuvandi ecclesiam
suam Reverendam Tuam Dominationem donarit, singulari me gaudio perfundi sentio. Sed eo amplius etiam doleo, satanae tantum permitti, ut impediri hactenus potuerit, ne quid audiamus pro ecclesiarum reformatione effectum.
7.

w. friedensburg, l. cardanus et al. (a cura di), op. cit., vol. vii, p. 309.

54

buoni rapporti con Francia, Sassonia e Assia, mentre Favre


torn a Colonia per portare la buona notizia alluniversit8.
Qui fu accolto con grande gioia, anche se il gesuita non nascose al destinatario della sua lettera, il cardinale Morone, che la
situazione appariva tuttaltro che risolta. Sebbene i predicatori pi noti, come Butzer, fossero stati allontanati dalla diocesi, ne era rimasto un numero sufficientemente grande che
larcivescovo non sembrava intenzionato a cacciare. Luniversit, dal canto suo, avrebbe continuato a tenere informato Carlo v degli sviluppi della questione, sicura che limperatore non
avrebbe sottovalutato la natura incostante e volubile di von
Wied ([caesarea maiestas] non dissimulabit archiepiscopi incostantiam, quo is non stet conventis et sancte promissis).
Favre si trovava in Germania dallinizio dellanno, durante il quale strenuam operam Ecclesiae Dei navabat9. Lascendente che il gesuita savoiardo ebbe sulla popolazione cattolica
fu fondamentale, perch favor lo sviluppo della Compagnia
di Ges negli anni seguenti, durante i quali fu proprio uno dei
suoi allievi, Canisio, insieme al superiore di Colonia, Leonhard Kessel, a completare e perfezionare il suo disegno, seppu8. Il duca Guglielmo v di Jlich-Cleve-Berg era in stretto contatto sia con Butzer, sia con von Wied, nellintenzione di costituire un fronte comune contro Carlo v. Cfr. g. pfeilschifter (a cura di), Acta reformationis catholicae, cit., vol.
iv/2, pp. 219-220: Cum Spiram revertendo a Reverenda Dominatione Tua pervenissem, nobilis vir dominus Vlattenus illustrissimi Principis Juliacensis legatus
me plurimum recreaverat. Dicebat enim instare, ut aliquot docti ac boni viri a Reverenda Dominatione Tua et suo principe committerentur, qui de via et ratione aliqua piae reformationis ecclesiarum una deliberarent [] Haec me commemoratio
maximam in spem erexerat, eo quod uterque principes Christum dominum agnoscat et regnum eius diligat, consiliarios quoque uterque habeat, qui ad restituendas
res ecclesiasticas singulari prudentia et praeclara voluntate praediti sunt, denique
tantam uterque potentiam et eam pulchre invicem coniunctam obtineat, ut facile
efficere et tueri valeat, quod recte deliberatum fuit.
9. Cfr. j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. i, p. 114: Interpretabatur Moguntiae psalmos, et confessionibus audiendis et Exercitiis spiritualibus tradendis
[] ad Archiepiscopum et Cardinalem Moguntinum se contulit, ut aliqua ad Die
gloriam pertinentia cum eo transigeret [] conciones latinas diebus Dominicis Archiepiscopus rogavit.

pietro canisio e la questione

55

re con ritardi e difficolt. In un colloquio a Bonn, Poggio decise di mandare Favre a occuparsi del negotio Archiepiscopi,
perch a Colonia nessuno aveva preso liniziativa di [illi] se
opponere, nec de rebus eius quos oportebat monere10. Poco
dopo essere giunto a Magonza, da dove poi si sarebbe diretto
a Colonia a causa di von Wied, Favre incontr Canisio e lo
conquist alla causa della Compagnia di Ges.
Lincontro tra i due non pot giungere pi gradito a Favre e
ai gesuiti romani: finalmente avevano trovato un giovane capace ed entusiasta cui affidare, in parte, la gestione della delicata
situazione di Colonia. Lingresso di Canisio nella Compagnia
di Ges ha dunque un significato al tempo stesso politico e religioso. Non solo, infatti, trov nei gesuiti quella dimensione
spirituale che cercava da tempo, e che finalmente appag non
solo il suo desiderio di impegnarsi, per il rinnovamento della
Chiesa, contro le novit in materia di fede sostenute dai riformati, e gli permise di lenire, almeno in parte, il dolore e la paura del peccato dovuti alla sua sensibilit religiosa molto acuta,
ma si proiett anche nelle vicende politiche del suo tempo, e vi
gioc immediatamente un ruolo di primo piano. La Compagnia, dal canto suo, fece da subito grande affidamento sul giovane studente olandese, in parte per colmare le ovvie deficienze di organico a soli tre anni dallapprovazione papale, in parte
per agire con maggiore efficacia in un teatro di scontro fondamentale come quello della Germania nord-occidentale.
Nel periodo in cui Favre fu inviato a Colonia, Martin Butzer aveva cominciato a diffondere in Westfalia le dottrine riformate, in particolare a Bonn e nei territori limitrofi. Larcivescovo, uomo pi interessato alla secolarizzazione della diocesi che allamministrazione spirituale, cerc immediatamente di
favorire la predicazione dellalsaziano e di introdurre alcune novit liturgiche. Se la sua iniziativa fosse giunta a buon fine, non
solo si sarebbe verificato un vero e proprio terremoto istituzionale e politico, ma anche e forse specialmente religioso.
10. Ivi, p. 115.

56

Purtroppo questo bellum coloniense in genere sottovalutato dagli storici del xvi secolo, che lo considerano prevalentemente un episodio dellennesima guerra tra Carlo v, Francesco
i e i suoi alleati protestanti11. Compreso tra le due vittorie pi
importanti dellimperatore sul suolo tedesco lo scontro con
Guglielmo v di Jlich-Cleve-Berg e la guerra smalcaldica il
tentativo di von Wied stato erroneamente ritenuto un fatto
minore, sottovalutando la gravit delle eventuali conseguenze
in caso di successo dellintraprendente arcivescovo.
Se Pierre Favre, su pressante richiesta del priore della certosa di Colonia Gerhard Kalckbrenner, non fosse prontamente intervenuto gi dal 1543, e von Wied e Butzer avessero potuto consolidare la loro posizione nella diocesi, forse i ripetuti interventi di Carlo v sarebbero stati tardivi e inefficaci12. Lazione di Favre, del priore, dellUniversit di Colonia, del capitolo della cattedrale e, in parte, del senato, si sostituirono al
potere politico e militare dellimperatore, impegnato contemporaneamente su pi fronti, e quindi nellimpossibilit sostanziale di intervenire capillarmente sul territorio13. Carlo v,
giunto in Westfalia per impedire alle truppe francesi di accerchiare i suoi domini borgognoni con laiuto del duca di Cleve,
dovette per forza di cose mobilitare tutte le forze disponibili e,
per sua fortuna, la Compagnia di Ges intervenne con gran11. Giovanni Poggio, uno dei protagonisti della vicenda, diede grande importanza allaffermazione cattolica a Colonia: Mi pare si sia fatto assai in questa giornata, et perch si rimediato ad quanto ho detto, et per tutta la Germania, sintender
hora lanimo et mente di Sua Maest in le cose della religione. In w. friedensburg, l. cardanus et al. (a cura di), Nuntiaturberichte aus Deutschland, cit.,
vol. vii, p. 457.
12. Cfr. la lettera di Favre a Claude Perissin, da Magonza, il 28 maggio 1543, in
f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., p. 202. Cfr. anche i. agricola
sj, Historiae Provinciae Societatis Jesu Germaniae superioris, cit., p. 7: Ita enim ut
[Faber] faceret [praeire Coloniam] nuntius a Doctore quodam Theologo [Gerardo
Hammontano] missus, instantissime rogabat.
13. Cfr. ivi, pp. 7-8: Corruere [] boni homines, sed aliud obviandi malo consilio non suppetebat, nisi ut Petrum Fabrum, qui, quam valide contra Heresin malleum vibraret, celebri ubique fama ferebatur.

pietro canisio e la questione

57

de prontezza ed efficacia. Favre, incaricato in un primo momento di rappresentare la citt presso limperatore, nonostante il rifiuto si adoper in ogni caso perch Granvelle e, attraverso lui, limperatore, fossero costantemente informati degli
sviluppi. Pur non essendo sempre concordi riguardo alla politica da tenere nei riguardi dei protestanti, Paolo iii, con il tramite del suo nunzio Giovanni Poggio, e Carlo v agirono in
questo specifico caso di comune accordo per fermare il pericoloso tentativo di secolarizzazione dellarcivescovado elettorale
di Colonia. La palinodia di von Wied, comunque, non convinse i pi accorti fra i cattolici, sicuri che larcivescovo, passato il timore di un intervento imperiale in forze, non avrebbe tardato a ritentare di creare una propria dinastia feudale a
spese della Chiesa cattolica.
2. i gesuiti espulsi da colonia
Un anno dopo il primo conflitto con von Wied, durante lestate del 1544, la situazione dei gesuiti di Colonia era notevolmente peggiorata. lo stesso Canisio a informarci delle
difficolt (miserabilem tragoediam) che dovette affrontare,
in una lettera e Pierre Favre del 27 agosto 154414. I giovani
novizi, sistematisi nella casa comprata grazie alla donazione di
Canisio delleredit paterna, dopo la partenza per il Portogallo di Favre il 12 luglio si erano dedicati allo studio e allassistenza della popolazione indigente, guadagnandosi la stima e
lammirazione di una parte dei cittadini15. Due settimane dopo, il 28 luglio, il senatore Goswin von Lomersheim, che dal
dicembre 1543 aveva ricevuto lincarico di Stimmeister, fece
14. Epistulae, cit., vol. i, pp. 103 e ss.
15. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 153: Erat inter Coloniae
socios, quemadmodum a Fabro didicerant, eadem tecti, eadem mense communio,
idem quoque studiorum cursus, idem pietatis insitutum [] Cives omnes in sui
venerationem, admirationemque converterent.

58

inaspettatamente visita al piccolo collegio16. I senatori incaricarono una commissione di indagare sulla comunit dei novizi, che riport al supremo organo cittadino quanto appreso17. Con una motivazione apparentemente pretestuosa lamentava il fatto che il numero degli aspiranti gesuiti fosse aumentato, quando in realt era diminuito dopo la partenza di
Favre e di altri due giovani von Jomersheim comunic a Canisio e al suo compagno Pierre Favre De Smet che il senato
della citt aveva esaminato il loro caso e intendeva espellerli
dalla citt18.
Il senatore ufficialmente motiv la decisione in base a un
senatoconsulto che vietava lingresso nella citt di nuovi ordini religiosi, che avrebbero goduto, come quelli gi insediati, di
un regime fiscale e legislativo del tutto indipendente dal controllo degli organi cittadini19. A questa motivazione bisogna
16. Quello dello Stimmmeister era un incarico ricoperto da due magistrati che si
dovevano occupare della moralit della citt, dei collegi dei religiosi, del decoro, e
di tutto ci che riguardava lordinato svolgimento della vita cittadina. Cfr. Epistulae, cit., vol. i, p. 673.
17. j. hansen (a cura di), Rheinische Akten zur Geschichte des Jesuitenordens
(1542-1582), Hermann Behrendt, Bonn 1896, p. 24, ed Epistulae, cit., vol. i, pp.
672-673.
18. Ivi, p. 104: Is [Consul] [] omniumque Senatorum Consedientium nomine sic locutus est: Retulimus ad Senatum quas nuper instituti ac purgationis vestrae
rationes accepimus: nunc auctiorem reddi numerum vestrum intellegimus. Canisio obbiett: Tum hic erant plus minus undecim [] nunc tantum novem. Il
magistrato, per nulla turbato (nihil cunctatus), tagli corto, e ribatt seccamente: Amplissimi Senatus nostri sententiam ac edictun adfero.
19. Cfr. f. reiffenberg sj, Historia Societatsi Jesu ad Rhenum inferiorem, cit.,
p. 22: Per Decretum olim editum fas non esse Urbi, novas recipere, ac Civitate
donare religiosorum familias; quippe quarum jam numerus plus satis invaluerit,
nec tam ornamento sit Civibus, quam oneri. Nihil proinde cunctentur Consules in
ejiciendis, exterminadisque novellis hisce [] Societatis Clericis qui nuper nulla
sua [Archiepiscopi] nulla Senatus authoritate quasi per posticum irrepserint. La citazione del decreto del senato era priva di fondamento, perch i giovani non appartenevano a nessun ordine religioso, ma erano a tutti gli effetti dei semplici studenti universitari. Cfr. anche Epistulae, cit., vol. i, p. 672, in cui riprodotta unannotazione di Hermann Blanckfort sul ricorso degli studenti: In principio Augusti
voluit senatus quosdam proscribere qui se appellabant Jesuitas, quod facerent con-

pietro canisio e la questione

59

aggiungere che il senato mal digeriva di dover mantenere lennesima congregazione religiosa attraverso le decime che pagava
alla Chiesa, e che quindi tent di appoggiare liniziativa di riforma dellarcivescovo, momentaneamente interrotta. Nel 1590,
a quasi cinquantanni dagli avvenimenti, Canisio scriver in
una lettera autobiografica a un suo confratello del collegio di
Colonia, [Sed] fratrum horum [i novizi di Colonia], inter
quos nullus erat sacerdos praeter Patrem Leonhardum [Kessel],
dispersio facta est ob Senatum Coloniensem qui graviter tulit
novum hoc societatis seminarium in urbe sua excitari20.
Lespulsione dei gesuiti si inseriva verosimilmente nel pi
vasto progetto di secolarizzazione e di riforma della diocesi.
Von Wied aveva imparato a sue spese che quel seminarium
di giovani studenti poteva diventare il centro di collegamento
tra lopposizione cattolica della citt e la corte imperiale e papale, e non stupisce il fatto che, appena calmatasi la situazione politica, abbia tentato di far espellere i gesuiti dal senato.
Von Lomershein comunic ai giovani che, pochi o molti che
fossero (quotquot hic una degitis ex nostra civitate, il numero era, daltra parte, una giustificazione puramente formale)
dovevano andarsene da Colonia (Vobis [] statim demigranudum erit)21.
venticula et niterentur novuum quendam ordinem erigere. Sed quum supplicassent
rectori, eo quod essent studentes, obtinuerunt intercedente rectore, ut liceret manere, dummmodo habitent separatim et abstineat a conventiculis.
20. Epistulae, cit., vol. viii, p. 310.
21. Cfr. ivi, p. 109: Mirum quam simus odiosi Archiepiscopo nostro, cujus fides apud Catholicos omnes tam olet sordide. Is Consules Colonienses jam saepe
monuit coram ac severiter, ut nos, diabolicae sectae homines et Reipublicae pestes
minime ferrent. Cfr. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., pp. 153-154:
Quippe Hermannus Archiepiscopus post Fabri dicessum diuturnae dissimluationis impatiens [] specioso reformationis vocabulo tentavit inducere: cumque nesarijs consilijs adversari Socieatis institua sentiret. j. hansen, Rheinische Akten,
cit., p. 24, n. 1, sostiene al contrario che Die Untersuchung [des neuen Ordens]
war veranlasst durch das Zusammenziehen der Jesuiten in ein Haus [] Orlandini, Reiffenberg usw. berichten, der Erzbischof habe den Stadtrath auf die Jesuiten
aufmerksam gemacht. Das ist ein Irrthum.

60

Dopo questincontro burrascoso, Canisio and a parlare


direttamente con i senatori, chiedendo, con una sottile intuizione, che, se proprio i gesuiti dovevano essere cacciati, almeno il senato dichiarasse che non erano stati espulsi per aver turbato lordine pubblico, in modo da tranquillizzare chi li avesse accolti in futuro (Senatores tantum rogamus ut [] relinquant honestum testimonium salvae nobis et famae et innocentiae, quo probemus exteris nulla flagitiorum causa nos hinc
exturbatos)22.
La condizione era evidentemente inaccettabile per il senato
che aveva reso esecutiva la decisione attraverso lo Stimmeister,
magistrato preposto al controllo dellordine pubblico. Con la
concessione ai gesuiti di queste referenze, il supremo organo
cittadino avrebbe implicitamente sconfessato il proprio operato in modo grossolano. Il rifiuto per (e non si pu dubitare che
questo fatto era ben chiaro a Canisio) rese palese agli occhi della cittadinanza larbitrariet del provvedimento, che sarebbe
stato accettato solo se il partito filoprotestante avesse avuto una
chiara superiorit in citt. Il progetto del senato era destinato a
non realizzarsi, dal momento che il capitolo della diocesi, i certosini e luniversit rimasero ostili allarcivescovo23.
I cittadini comuni, inoltre, non avevano ben chiaro se i
membri della nuova conventicula, vale a dire i gesuiti, fossero dottrinalmente degli ortodossi o degli eretici. Dai racconti di Favre e di Canisio, per quanto siano da leggere con cautela, emerge lincertezza, in materia di fede, della popolazione
22. Epistulae, cit., vol. i, p. 104.
23. Cfr. ivi, p. 105: Amicos vero, quibus confidere posse videamur, fideliter mutos et quietos experti sumus. Questi amici erano principalmente Gerhard Kalckbrenner (Prior Carthusiae), Georg von Skodborg (Reverendum Dominum Londensem), il professore Andreas Herll (Magistrum Andream). Il rettore delluniversit Hermann Blanckfort ebbe invece un atteggiamento prudente, che mirava a
comporre il dissidio, e invit Canisio a rivedere la sua posizione (me vero magno
cum fructu putans ad communem istorum statum divertere posse), ad abbandonare i suoi compagni e ad accettare qualche beneficio nel duomo ovvero entrare come lettore in qualche ginnasio cittadino.

pietro canisio e la questione

61

di Colonia, che in pochi mesi pass dallostilit pura e semplice nei confronti dei gesuiti allascolto ammirato delle prediche
dal pulpito delle chiese e del duomo. Purtroppo, dalle lettere
di Canisio non possibile ricostruire con sufficiente chiarezza
la battaglia per conquistare il consenso della popolazione della citt che per, a giudicare dai pochi accenni di Canisio e degli storici della Compagnia, fu al centro di una vera e propria
lotta fra cattolici e protestanti.
Bisogna inoltre aggiungere che in quegli anni lespansione
della Compagnia in Germania incontr numerosi ostacoli,
non solo tra i protestanti, ma anche fra i cattolici. Com noto, in Germania si era diffuso un forte malcontento nei confronti di Roma, a causa delloppressione fiscale della Curia e
delle pessime condizioni in cui si trovavano le istituzioni ecclesiastiche in genere. Non desta quindi meraviglia la reazione
ostile della popolazione di Colonia alla nascita di questa nuova secta. Anche Claude Jay, daltra parte, aveva incontrato
delle difficolt analoghe nelle sue missioni nei paesi cattolici
dellImpero. Il gesuita francese, sostenitore dellassoluta necessit di fondare, presso le maggiori universit tedesche, dei collegi gestiti dalla Compagnia, dovette spesso affrontare lostilit
della gerarchia e del clero cattolico, e un anticlericalismo molto diffuso. Tali difficolt sono evidenti, per esempio, nella lettera che scrisse il 21 gennaio 1545 a Salmern:
In risposta adoncha di collegi, li quali sarianno necessarii se fondassero
nelle universit in questa patria per resuscitare il studio de la sacra scriptura, qual tutalmente extinto maxime de la theologia scholastica []
dico che non patria in tutta la Europa [] dove pi fussero necessarii
molti de la nostra Compagnia, maxime se putessero parlare tedescho []
Quasi a tutti in odio il nome di fraterie, di compagnie [] et questo in
quelle provincie dove fanno anchora professione de essere catholici24.
24. f. cervs sj (a cura di), Epistolae PP. Paschasii Broti, Claudii Jaji, Joannis
Coduri et Simonis Rodericii Societatis Jesu ex autographis vel originalibus exemplis potissimum depromptae, Typis Gabrielis Lopez del Horno, Matriti 1903, pp. 286 e ss.

62

La denuncia delle carenze organizzative dellistruzione cattolica, dai livelli pi elementari fino alle scuole superiori e le
universit, non sicuramente la difficolt di maggiore interesse che Jay si trov di fronte. Lo spunto pi interessante della
lettera del gesuita senzaltro quello riguardante lostilit degli
stessi cattolici, che male accettavano la Compagnia di Ges,
fino al punto, come nel caso di Colonia, di incarcerarne i
membri:
Le grandi terre [la Germania], quali anchora sono catholice, hanno constitution di non acceptare ni permettre fare monasteri o echiese de Compagnia etc., et per questo li nostri scholari in Colonia sono stati costretti a separarse. Onde li tre vescovi, con chi ho sollicitato de fondare collegii [] se ben li pare che [bisogna] fondare collegii per resuscitare il
studio de la theologia, nondimeno incontinente mettono constitutione,
la quale non accepteanno persone che vorranno essere de la nostra vocatione. Perch ciascheduno vole che le borse, quale lui fonder, siano alli scholari de la sua diocese, quali, finito lo lor studio, stiano ne la loro
diocese e siano depoi beneficiati, o pievani, o canonici, etc.25.

Le parole di Jay trovano conferma anche nel diverso atteggiamento della popolazione nei confronti dei novizi in generale e di Canisio in particolare. Mentre per i primi il decreto
di espulsione non avrebbe trovato difficolt a essere applicato,
a favore del secondo ci fu immediatamente una forte opposizione da parte del clero cittadino e della facolt di teologia, che
volevano forse cooptare il giovane e quindi sottrarlo allinfluenza della Compagnia. Non stupisce quindi il racconto di
Jay, che testimonia chiaramente come i gesuiti, almeno allinizio, furono visti sicuramente anche come un elemento perturbatore degli equilibri politici, religiosi e sociali delle citt nelle quali si insediavano.
Jay termin la lettera con una preoccupante previsione,
che fa risaltare ancora di pi il ruolo preziosissimo che ebbero
25. Ivi, pp. 286 e ss.

pietro canisio e la questione

63

le autorit cattoliche, come pi tardi Guglielmo iv di Baviera


e Ferdinando i dAsburgo, i vescovi cattolici, in particolare
quello di Augusta Truchsess von Waldburg e quello di Magonza von Heusenstamm, e i nunzi Poggio e Verallo, nella diffusione dei collegi dei gesuiti e della stessa Compagnia:
Allo presente non ha speranza che per la nostra Compagnia in questa patria se fondino collegi. Nondimeno in qualunche modo de sia, io non
cesso de sollicitare, aci [] se potesse nelle universit restituire il studio
de theologia, quale per tutto sepolto [] Altrimenti da chi a pocho
tempo, non havranno n dottori, n predicatori, n sacerdoti, etc.26.

Il senato, comera prevedibile, rigett la richiesta di Canisio, che esort i senatori a ricordarsi che di questa ingiusta
espulsione avrebbero dovuto rispondere a Dio. Infastiditi dal
comportamento tuttaltro che remissivo del giovane, questi ultimi gli intimarono di andarsene dalla citt entro otto giorni.
La reazione della popolazione fu di grande entusiasmo: i cittadini discussero animatamente, e da ogni parte si dichiar giusta lespulsione degli adepti di questa nuova setta (Hanc vero
sententiam in nos editam tota pene civitas etiamnum comprobat, eo quod juste factum clamant tu sectae novae auctores
submoveantur). Lavvenimento non sembr turbare Canisio,
che anzi si disse felice (nos jam felices tanto honore cohonestati!) di subire una tale ingiustizia (cur enim honor non est
tanta severitate dijudicari, proscribi, exterminari) non da uomini da poco (scurris), ma da persone ottima fama, avvedute, conosciute per la loro devozione alla fede cattolica (honoratis prudentissimis in fide per omnem Germaniam longe constantissimis)27.
Canisio non si perse danimo, e dopo pochi giorni and a
parlare con il rettore dellUniversit di Colonia, Hermann
Blanckfort, pregandolo di intercedere presso il senato. Cani26. Ivi, p. 287.
27. Epistulae, cit., vol. i, p. 105.

64

sio, che si era appellato al rettore in quanto studente, come i


suoi compagni, dellUniversit di Colonia28, e quindi beneficiario di particolari libert, dovette perorare in pubblico la
causa dei gesuiti, di fronte al rettore stesso e ai decani delle facolt, e rispondere alle calunnie che avevano portato il senato
a prendere una decisione cos grave29. Il rettore, che inizialmente non aveva preso posizione, si rec dai senatori, i quali
contestavano ai gesuiti di aver tentato di introdurre, attraverso la loro piccola comunit (ob speciem cunventiculi), innovazioni in campo religioso, e di aver circonvenuto dei giovani
di buona famiglia. Il senato, inoltre, si era basato su un ordine preciso di Carlo v che imponeva ai magistrati di espellere
tutti coloro che avessero introdotto nuovi culti o nuove forme
di devozione (sibi literas a Caesare missas fuisse testabantur
quibus juberentur e civitate pelli novatores omnes aut novae
sectae vel professionis homines). Limperatore evidentemente non pensava ai gesuiti quando prese queste decisioni, e Canisio not amaramente che id vero pro sua prudentia retorserunt in nos30.
Canisio tent allora di guadagnare tempo, e rispose al senato che sicuramente il provvedimento non era destinato a loro (tantum abesse ut Caesar suis literis nos voluerit notatos)
e che lo avrebbero potuto provare, se solo avessero avuto il
tempo di farsi mandare una lettera con un parere dellimpera28. Cfr. j. hansen, Rheinische Akten, cit., p. 23, nella quale pubblicata la lista
dei novizi immatricolati allUniversit di Colonia: Lambert du Chateau, Peter Faber von Hal, Leonhard Kessel, Daniel Paybruck, Jakob Faber von Douay, Thomas
Baluih, Alvaro Alfonso, Francisco Calsa.
29. Cfr. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 154: [Socii Colonienses vivebant] non religioso [] quidem ritu, ac coenobitico, sed Academico.
30. Epistulae, cit., vol. i, p. 107. importante notare che anche Ignazio, durante le sue prime predicazioni a Salamanca e Alcal, fu addirittura incarcerato per
qualche tempo, a causa della somiglianza che alcune sue prediche avevano con le
idee degli alumbrados spagnoli e che, nella primavera del 1538, Ignazio e i suoi compagni furono accusati dallagostiniano Agostino Piemontese di diffondere dottrine
protestanti. Il processo si risolse, verso la fine dellanno, con la completa assoluzione dei dieci, e Ignazio pot celebrare la sua prima messa il giorno di Natale.

pietro canisio e la questione

65

tore del tutto diverso (etiam polliceamur statim nos exibituros longe diversam Caesaris sententiam quam suis ipse scriptis
comprobaturus sit). Il senato non accett la proposta di procrastinare lesecuzione del provvedimento, in attesa di una
nuova istruzione di Carlo v, e dichiar di essere intenzionato
a rispettare la volont dellimperatore, che era sicuramente
quella espressa nella lettera di pochi giorni prima (Consules
nullam dilationem recipiendam esse putarunt, sed nec Caesaris quidem literis in aliam sententiam quam quae pronunciata
esset se permovendos esse testantur, non dubitantes quin praesenti Caesari suae sententiae justam dare possint rationem)31.
I senatori non si convinsero neanche quando Canisio li assicur che sicuramente limperatore avrebbe precisato le sue
istruzioni, escludendoli senza riserve da coloro che aveva indicato come novatores omnes aut novae sectae vel professionis
homines (Senatus non movebatur literarum mentione quas
a Caesare nos impetraturos promisseramos). Attraverso Favre, il vescovo di Lund in esilio a Colonia, Georg von Skodborg, e il domenicano Johann Stempel, conosciuto comunemente con il nome latino Tilanus, fu messo al corrente della situazione anche il nunzio apostolico Giovanni Poggio
(Dominum Poggium Legatum Apostolicum urgere super his
noluimus, cum partim tuis ad ipsum literis, quas missimus,
partim Reverendissimi Domini Londensi et Magistri Nostri
Tilani scriptis haec omnia sint perscripta)32.
Grazie allintecessione del rettore Blanckfort i novizi non
furono espulsi, ma unicamente obbligati a vivere separati. Canisio e i suoi compagni furono costretti a dividersi, e la cosa
sembr calmare laccanimento del senato33. La conventicula
fu dispersa e la partita sembrava volgersi a favore dellarcivescovo, ma in realt la questione rimase del tutto aperta. La presenza dei gesuiti a Colonia, che Favre aveva intuito essere di
31. Ivi, pp. 108-109.
32. Ivi, p. 109.
33. j. hansen, Rheinische Akten, cit., p. 24.

66

importanza fondamentale per la causa cattolica in Germania,


non poteva essere messa in discussione34.
La persecuzione per la piccola comunit di gesuiti, tra le altre cose, mal si accordava con la stima che Canisio si era guadagnato in citt nel corso dei suoi studi. A pi riprese gli erano state offerte delle prebende in citt, per esempio dal duomo e dalla chiesa di San Gereone. Gli furono inoltre proposti diversi incarichi da lettore nei ginnasi cittadini, che Canisio aveva sempre
rifiutato. Il contegno di Canisio, nelloccasione, fu ammirevole,
perch avrebbe potuto facilmente salvarsi abbandonando i suoi
vecchi amici e accettare un posto nella gerarchia ecclesiastica della citt. Nessuno capiva come il giovane e brillante studente, che
aveva davanti a s una carriera ecclesiastica promettente, potesse ostinarsi ad abitare e frequentare quella secta, che sicuramente lo aveva traviato (Bonus is est, inquiunt, et huius ingenii candore simplici [Jesuiti] abutuntur ad suae sectae confirmationem). Chi si chiedeva come mai Canisio rinunciasse alliter
ecclesiastico tradizionale per avventurarsi nella difesa di quella
che ritenevano una conventicola di giovani dalla dubbia ortodossia, ebbe prova della sua caparbiet poco tempo dopo.
3. la resistenza di canisio
La dispersione della piccola comunit dei gesuiti in realt fu
solo il primo dei provvedimenti che il senato di Colonia aveva
in mente. Canisio lo scrisse a Favre un mese dopo la lettera con
cui gli aveva raccontato del primo provvedimento contro di loro, e in cui gli aveva taciuto i Senatus aestuans seavitia utut
jam disjunctos35. Il domenicano Stempel corse ad avvertirli
che stavano per essere incarcerati (nos jamjam in carcerem
34. Cfr. j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. i, p. 137: Nihil autem magis
erat in votis P. Fabro quam ut in Germaniam firmam aliquam fundationem Societatis videret.
35. Epistulae, cit., vol. i, lettera a Favre del 27 settembre 1544, pp. 111 e ss.

pietro canisio e la questione

67

erant [Consules] abducturi). I nuovi consoli, appena eletti,


pensavano che Canisio dovesse essere il primo a essere imprigionato, in qualit di membro pi autorevole della comunit
([Novi Consules me] quem, veluti ducem fratrum maleficorum, statuerant prius conjiciendum esse in carcerem). La decisione fu presa, probabilmente, pi per spaventare con una
prova di forza i gesuiti che per procedere realmente contro di
loro. Il provvedimento non solo non fu messo in atto, ma fu
immediatamente dopo revocato (Brevi post defurbuit furor,
nullumque periculum nobis timendum fuit). I novizi continuarono a vivere presso i loro generosi ospiti, che li avevano
accolti dopo i primi provvedimenti del senato36.
Diverse personalit religiose della citt si interessarono della vicenda di Canisio, affinch non fosse n imprigionato n
cacciato da Colonia. Il giovane gesuita scrisse che Facultas
Theologorum [] Dominus Gropperus [Johann Gropper]
[] Magister Noster Prior Praedicatorum [Tilmann Smeling] si misero in contatto col domenicano Stempel, che nel
dicembre si trovava a Bruxelles presso Carlo v per portare allattenzione dellimperatore la causa dei cattolici di Colonia, e
Domino Tilano Bruxellae haerenti solicite commendarunt
Kanisium ut ne hinc ablegaretur37.
Laccanimento contro i novizi produsse leffetto opposto a
quello sperato dallarcivescovo. I mezzi repressivi adottati erano certamente sproporzionati, agli occhi della popolazione, rispetto alle colpe di cui i giovani erano accusati. Canisio intu
che questa politica avrebbe giovato pi a loro che non a von
Wied, e in pi punti della lettera si disse contento di subire il
martirio per la causa della Compagnia38, anche perch si face36 Ivi, p. 111. Canisio, nella lettera del 27 agosto, in ivi, p. 109, aveva scritto a
Favre presso chi avevano trovato ricovero i giovani novizi.
37. Ivi, pp. 144-145.
38. Cfr. ivi, p. 108: Confratrem jure dixerim qui nobiscum in tribulationibus
gaudere potuit, sed et nobiscum, si opus fuisset, non solum incarcerem, verum
etiam in crucem et mortem duci voluit.

68

va sempre pi evidente la sproporzione fra la severit dei provvedimenti e la condotta che i giovani avevano tenuto fino allarresto. Poco a poco cresceva la fama e la stima della citt nei
loro confronti, ma anche lostinazione dellarcivescovo, che
ormai, persa la speranza di eliminare lopposizione dei gesuiti
nel modo pi rapido possibile, si era impelagato in uno scontro che doveva essere risolto prima che limperatore riorganizzasse le sue forze e giungesse nuovamente a Colonia (Conquievit [] de nobis fama; coepit major fieri de nobis existimatio. Nisi quod Archiepiscopum palam testaretur et repeteret se facturum ut hic non relinqueremur, scilicet, e sua diocesi profligaremur)39.
La pace di Crpy, il 18 settembre 1544, oltre a segnare una
parziale ma importante vittoria politica di Carlo v, decret
implicitamente la fine dei progetti di von Wied che, finch
fosse durato lo scontro tra limperatore e Francesco i di Francia, poteva sperare di avere una certa autonomia ma, una volta firmata la pace e convocato da Paolo iii il tanto sospirato
concilio con la bolla Laetare Jerusalem del 19 novembre 1544,
perse ogni speranza di riformare autonomamente la diocesi40.
39. Ivi, p. 111. Carlo v era impegnato, nellennesima dieta di Worms, nella primavera del 1544, a ottenere dei finanziamenti per organizzare lesercito contro i
Turchi. Von Wied, insieme a Federico ii del Palatinato, era stato tra coloro che
chiedevano, in cambio dei sussidi, concessioni sostanziali dal punto di vista religioso. Cfr. i. agricola sj, Historiae Provinciae Societatis Jesu Germaniae superioris,
p. 14: habita fuerunt Wormatiae comitia, in quibus [] Hermannus Coloniensis
Archiepiscopus [] et Ludovicus Elector Palatinus, animarum caeteris suarum
partium Principibus faciebant, ut Caesari contra Turcam auxilia negarent, nisi prius
emendatae Religionis formula, quam Spirae pollicitus fuerat, exiberetur.
40. Cfr. h. jedin, Storia del concilio di Trento, nuova trad. integrale a cura di G.
Cecchi e O. Niccoli, 4 voll., Morcelliana, Brescia 1949-1973, vol. i, pp. 558-559:
Per lungo tempo egli [Carlo v] non si era sentito abbastanza forte per unimpresa
talmente grande [rompere la forza politica dei protestanti, in particolare la lega di
Smalcalda, e poi costringerli a partecipare e ad accettare il concilio]; ora [dopo la
pace di Crpy] credeva di esserlo [] La lega di Smalcalda aveva perso di compattezza e perci di potenza. Cos avvenne che lestendersi esteriore del luteranesimo
continuava ancora [] ma la sua forza militare non era pi quella di prima. Queste debolezze dellopposizione tedesca fecero maturare in Carlo v, dopo che con la

pietro canisio e la questione

69

Allinterno dellarcivescovado mutarono anche i rapporti di


forza fra le correnti riformatrici, ma pur sempre ortodosse, e i
sostenitori di una riforma radicale. Il clero di Colonia, con in
testa il teologo Johann Gropper, che aveva tentato di collaborare con Butzer ai tempi dei colloqui di religione del 15401541, si cominci a schierare nettamente contro larcivescovo
che, isolato sul piano politico, era destinato a veder fallire il
suo progetto di riforma e di secolarizzazione41. Gropper era
stato uno dei protagonisti della cosiddetta riforma cattolica
nella Germania nord-occidentale. Di formazione prettamente
giuridica, si dedic allo studio della teologia e dei Padri della
Chiesa, fino a fare di Colonia un centro propulsivo del rinnovamento delle istituzioni ecclesiastiche42. Il suo Enchiridion del
1538, in cui Gropper sosteneva una dottrina della giustificazione integralmente agostiniana, fino a pericolose somiglianze con
quella di Lutero, fu ben accetto ai grandi riformatori cattolici
come Sadoleto, Pole, Contarini, Giberti e Cortese, e si guadagn laspra condanna di Johannes Eck43. Prima di esserne un
pace di Crpy in occidente aveva ottenuto libert di manovra [] il pensiero []
di aprirsi la strada al concilio ed al ritorno dei separati alla chiesa procedendo con
la forza contro i protestanti.
41. Epistulae, cit., vol. i, p. 111: Clerus primarius [il capitolo della diocesi] et secundarius [i canonici del duomo, i monaci, le abbazie, i conventi di monache] plane concors liberrime obsistit conatibus Archiepiscopi sui ut is facile nos dimissurus
sit. Cfr. anche Ivi, p. 148, lettera del maggio 1545: D. Ioannes Gropperus []
brevi suam edet responsionem in Bucerum. Provincialis Carmelitarum [Eberhard
Billick] [] maximam de se fecit expectationem in eo opere, quo Philippos, Buceros, Olendorpios refellit. Tra il 1543 e il 1545, oltre allo scontro politico, ci fu anche una polemica tra gli autori citati da Canisio sulla legittimit dellopposizione del
clero secondario al tentativo dellarcivescovo di introdurre la riforma nella diocesi.
42. Sullambiente riformatore cattolico di Colonia, e in particolare sulla certosa di
Santa Barbara, si vedano j. greven, Die Klner Kartause und die Anfnge der
katholischen Reform in Deutschland, Aschendorff, Mnster i. W. 1935, e w.
schfke (a cura di), Die Klner Kartause um 1500: eine Reise in unsere Vergangenheit, vol. i: Fhrer zur Austellung (18 mai-22 september 1991); vol. ii: Aufsatzband, Klnisches Stadtmuseum, Kln 1991.
43. h. jedin, Storia del concilio di Trento, cit., vol. i, p. 414. Secondo Jedin,
lEnchiridion di Gropper, unito ai decreti del sinodo diocesano di Colonia del

70

fiero oppositore, Gropper tent di collaborare con von Wied alla riforma della diocesi di Colonia, anche se gi dal sinodo diocesano del 1536 Ermanno von Wied [] tendeva verso il luteranesimo ed era trattenuto nella fede cattolica da Gropper44.
Allinterno di questo assestamento di forze, favorevole alla
causa imperiale, la situazione dei gesuiti di Colonia cominci
a cambiare in modo netto e radicale. Il merito principale di
Canisio fu di riuscire a mantenere salda la comunit che rischiava di sfaldarsi a causa della persecuzione del senato. Rifiutando gli accomodamenti che gli proposero, e continuando
a tenersi in contatto con Favre e Jay, egli permise alla Compagnia di Ges di conquistare un avamposto fondamentale per
la restaurazione della fede cattolica in Germania45.
Dopo la mancata espulsione, von Wied cerc di forzare i
tempi e di accelerare la riforma della diocesi46. Canisio scris1536, la pi ampia trattazione dogmatica che la teologia pretridentina possa presentare (p. 454). Su Gropper si vedano w. lipgens, Kardinal Johannes Gropper
(1503-1559) und die Anfnge der katholischen Reform in Deutschland, Aschendorffsche Verlagsbuchhandlung, Mnster i. W. 1951, e j. meier, Der priesterliche Dienst nach Johannes Gropper (1503-1559). Der Beitrag eines deutschen Theologen zur Erneuerung des Priesterbildes im Rahmen eines vortridentinischen Reformkonzeptes fr
die kirchliche Praxis, Aschendorffsche Verlagsbuchhandlung, Mnster i. W., 1977.
44. h. jedin, Storia del concilio di Trento, cit., vol. i, p. 364.
45. k. brandi, Deutsche Geschichte im Zeitalter der Reformation und Gegenreformation, Bruckmann, Mnchen 19694, p. 360: Trger der nun sehr nachhaltig
einsetzenden Gegenreformation war wie es sich immer deutlich herausstellte in
erster Linie der Jesuitenordnen und sein Mittelpunkt in Deutschland von Anfang
an, trotz groer Schwierigkeiten, der Klner Konvent. Certamente vi furono delle difficolt reali e forse proprio per questo la vittoria a Colonia fu un passo decisivo: Whrend die Jesuiten [] vielfach von den Bischfen in Bayern und auch
von den Landesfrsten erbeten und gefrdert wurden, hatten sie gerade in Kln,
bei dem Erzbischof, bei der Universitt und beim Rat lange Zeit eine wenig freundlich Aufnahme gefunden. Sie mussten um ihr Haus wie um die Lehrsthle, um die
Seelsorge, um Texte und Drucke kmpfen. Aber im Kampf erstarkten sie. War ihr
Hauptaugenmerk auf Heranbildung eines geistlichen Nachwuchses gerichtet, so
machten sie das bescheidene Haus in Kln auch fr den Orden selbst zu einer
Pflanzschule fr Deutschland.
46. Cfr. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 154: [Tyrones illi]
operam [dabant] tum ut Hermannus Antistes, tum eius similes intelligerent se ex

pietro canisio e la questione

71

se, il 30 dicembre 1544, unulteriore lettera a Favre. Lo inform del fatto che von Wied nihil intermittit quod ad suae
Reformationis comprobationem facere videatur, ma anche
che tutto il clero (Clerus universus) gli era ormai ostile (obsistit) e si era appellato allimperatore e al papa (Clerus []
per appellationem interpositam et apud Pontificem et Caesarem), insieme al clero di Liegi (huic appellationi prosequendae non desunt et Leodienses), perch intervenissero a fermare lazione dellarcivescovo47. Canisio ricord la sua missione
a Liegi anche nel suo Testamentum, in cui descrisse il tentativo di von Wied, lopposizione dei cattolici di Colonia, che lo
avevano inviato a Liegi per perorare la causa cattolica davanti
allimperatore e al vescovo della citt belga, e limpegno che
dedic alla conservazione della veteram religionem:
Archiepiscopus Coloniensis Hermannus a Weda [] videbatur se
Lutheranae sectae faventem esse patronum, qui cuperet in sua ditione
mutatam et deletam esse prorsus veteram religionem. Quod Institutum
[] per acerbe tulit clerus Coloniensis misitque Leodium rogans Ecclesiasticos ut suo consilio et auxilio impederent conatos Haereticos
[] Mittor igitur ego Leodium, causamque difficilem tracto cum Episcopo et clero leodiense, ac posr habitas aliquot declamationes, optatum subsidum impetro48.

Pochi mesi dopo, nellaprile del 1545, il vescovo di Liegi si


un ufficialmente alla ricusazione fatta dal clero di Colonia nei
confronti di von Wied, e cit larcivescovo davanti al papa, accusandolo di voler introdurre nella diocesi, in modo autonoillo Senatusconsulto, odioque malorum non modo animos non abjecisse, sed sumpsisse maiores.
47. Epistulae, cit., vol. i, p. 120.
48. Testamentum, cit., p. 46: Cum redijssem Coloniam ugeor iterum a Clero
Catholico ut legatus abeam ad Carolum v Caesarem in castris occupatum, ut rebellantes Luteranos Principes suae subjceret potestati quos et manus dare coepit
capto Principe Saxoniae.

72

mo rispetto alla convocazione del concilio di Trento, delle innovazioni di carattere formale e sostanziale. Canisio fu inviato una seconda volta Liegi, nel dicembre 1546, e in quella occasione, oltre allappoggio giuridico del vescovo, ricevette un
consistente aiuto in denaro49.
I gesuiti, nel frattempo, continuarono a vivere separati,
anche se Canisio aveva ricominciato a predicare e a tenere delle lezioni in citt. Ignazio sped loro una lettera, esortandoli a
resistere e a rimanere uniti, anche in questo frangente cos delicato50. Canisio, daltra parte, non aveva mai cessato di godere della stima del clero della citt che, nonostante i sospetti del
senato sullortodossia della Compagnia di Ges, gli affid il
delicato compito di raggiungere Carlo v nei suoi accampamenti. Nel suo Testamentum, infatti, Canisio scrisse che, non
appena tornato da Liegi, fu pregato di intercedere presso Carlo v51.
Limperatore assicur ai cattolici di Colonia, attraverso
Canisio, che si sarebbe impegnato a fondo al fine di contrastare con successo liniziativa dellarcivescovo (Idem Caesar Coloniensis Cleris votis per me propositis annuit, suam operam adversus Archiepiscopum pie promisit). Gran parte del
merito della riuscita di questa azione diplomatica presso limperatore fu dovuto a Gropper, che si mise a capo con grande
abilit della parte cattolica della citt (rem totam insigni viri
Domino Groppero strenue procurante). Fu proprio in quel
periodo che Canisio si conquist, anche grazie allintercessione di Claude Jay, la stima del potente vescovo di Augusta
Otto Truchsess von Waldburg, che al termine dello scontro di
49. Cfr. m. rader sj, De vita Petri Canisii, cit., pp. 36-37: Iohannes Gropperus cum universo Coloniensis Academiae et Cleri concilio ad Leodiensem Antistitem adversus nascentem sectae flammem auxiluim petitum legaverunt.
50. m. lecina sj, v. august sj, f. cervs sj (a cura di), Sancti Ignatii de
Loyola Societatis Jesu fundatoris Epistolae et Instructiones, Typis Gabrielis Lopez del
Horno, Matriti 1903, vol. i, pp. 295-296. Si veda anche j. hansen, Rheinische
Akten, cit., p. 41.
51. Testamentum, cit., p. 46.

pietro canisio e la questione

73

Colonia chiam il giovane come suo consulente teologico al


concilio prima a Trento e successivamente a Bologna e che, negli anni seguenti, si adoper moltissimo non solo a favore delle iniziative di Canisio, ma anche dellespansione della Compagnia di Ges nella Germania meridionale (Hunc successum divina bonitas tribuit quando mihi nova contigit familiaritas cum amplissimo Principe Domino Othone Truchsess
[] quem postea sigularem Patronum, quoad vixit, multis in
rebus experti sumus)52.
La presenza e il conforto morale di Ignazio, per quanto si
possa capire dai documenti a disposizione, non fu assidua come forse Canisio avrebbe desiderato. Questa assenza dipendeva dal fatto che a Roma dovevano essere prese tutte le decisioni riguardanti gli uomini della Compagnia, allora non numerosissimi e dispersi in Europa e oltreoceano, impegnati molto
spesso in negoziati difficili, o chiamati da vescovi e principi a
insegnare e predicare. Non sempre Ignazio e il suo segretario
potevano seguire da vicino le vicende dei confratelli, e verosimilmente fu per questo che il referente principale di Canisio
per la gestione della comunit in loco fu Favre e non direttamente Ignazio. I superiori della Compagnia, in seguito alla dispersione e al tentativo di imprigionare i novizi di Colonia,
non mancarono di far sentire vicino ai giovani la loro solidariet e comprensione, che probabilmente erano lunico aiuto
che erano in grado di prestare. Nicola Orlandini, lautorevole
storico della Compagnia, sostiene, non del tutto a ragione, che
Favre e Ignazio deliberatamente non aiutarono i socii colonienses affinch temprassero la loro volont e superassero da soli la
prima vera difficolt53.
Laffermazione in certo modo vera, perch era di primaria importanza che la comunit di Colonia imparasse a gestirsi da sola, senza lappoggio paterno di Favre. Il savoiardo, infatti, era oberato di impegni, e se la Compagnia voleva rapi52. Ivi, p. 47.
53. Cfr. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 154.

74

damente svilupparsi doveva conquistare uomini in grado di


agire autonomamente, pur seguendo le direttive provenienti
da Roma. La comunit di Colonia, su cui si faceva grande affidamento, doveva affrancarsi dalla tutela di Favre, onerosa soprattutto per questultimo54. anche vero, per, che in quel
periodo, prima della pace di Crpy, a causa dellesigua consistenza numerica dei gesuiti e del delicato momento politico tedesco, Ignazio e Favre non avrebbero potuto certamente fare
molto di pi per i giovani di Colonia. Quando Favre incontr
Canisio, il suo progetto era non solo quello di lavorare per la
salvezza della Germania, ma anche di guadagnare alla causa
della Compagnia di Ges dei giovani novizi provenienti dai
territori dellImpero.
La persecuzione di von Wied, anzich isolarli, ebbe leffetto di inserirli nel gioco politico del mondo cattolico. Come
scrisse molto acutamente Canisio, ac proinde qui variis nunc
modis nos exercent, nos cruciant palam iniurii, clam detractores, his magna quidem a nobis gratia debetur: cum vel nolentes rebus nostris non tam incommodent, quam commodent, non tam cursum nostrum remorentur, quam promoveant55. Von Wied, fallito il tentativo di ottenere delle riforme ecclesiastiche, nel senso della progressiva secolarizzazione
della diocesi, in cambio dei sussidi contro i Turchi, si vide messo alle strette, anche perch hoc ipso anno extinto inani illo
de Societati rumore, non sine eius, quem nominavi Prioris
[Gerhard Kalckbrenner] amicorumque labore, aestus ille Senatus deferbuit, meliusque de nostris edoctus, permisit eos
54. Laffermazione di Orlandini, secondo cui Favre e Ignazio lasciarono che i giovani novizi risolvessero da soli la questione, non deve trarre in inganno: il progetto dei due era che i socii entrassero in contatto direttamente con gli esponenti cattolici pi in vista in Germania, e non che conducessero una lotta impari contro un
arcivescovo e principe dellImpero. Cfr. Epistulae, cit., vol. i, p. 134: Ante paucos
menses paterno plane affecto complecti nos coeperunt Reverendissimi in christo
Patres Georgius a Skotborg D. Hieronymus Verallus D. Johannes Poggius D. Otto Truchsess D. Theodoricus Hezius.
55. Ivi, p. 136.

pietro canisio e la questione

75

tranquille, et libere Colonaie degere56. Canisio, in una lettera del 5 febbraio 1545, scrisse che, dopo i gravi fatti di Colonia, causati dal diffondersi della diceria che fossero una setta
di eretici, lui e i suoi compagni tornarono a vivere finalmente
insieme, in unabitazione differente dalla prima, pi comoda
e meglio strutturata57. In quei giorni, inoltre, il nunzio apostolico Verallo e il gesuita Bobadilla visitarono i gesuiti di Colonia, e questi, rinfrancati nello spirito, ne trassero grande giovamento58.
Nello stesso periodo era stato ordinato a Canisio di raggiungere Lovanio per istruire tre giovani che dovevano passare attraverso gli Esercizi ignaziani, in modo da poter avviare il
collegio di Lovanio appena fondato, anche se ora gli ambienti in vista della citt, dopo averlo sentito predicare, volevano
rimanesse. curioso come i Senatoribus, Doctoribus, Sacerdotibus, che fino a pochi mesi prima avevano additato i
membri della Compagnia, e li ritenevano dei pericolosi settari, ora gioissero nel sentire le prediche di Canisio nel duomo59.
Con ogni probabilit era accaduto quello che si augurava Ignazio, e cio che i gesuiti di Colonia acquisirono una certa autorevolezza e credibilit, che fu confermata dallopportuna visita di Verallo. Canisio, aiutato in parte dal clero cittadino ostile allarcivescovo, in parte dalle contingenze politiche e militari della Germania, aveva guidato la trasformazione dei novizi
56. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 154.
57. Epistulae, cit., vol. i, p. 141: Cumque jam Februarius impenderet, ac domus
aliis conducta foret, ne plane sine tecto maneremus, conduxi domum priore commodiorem, sive structuram spectes, sive locum. Est enim quinque et pluribus cubiculis distincta, est horto insignita, est Bursae Montanae propinqua, est templo
Praedicatorum contermina.
58. Ivi, lettera di Canisio a Favre del 12 marzo 1545, p. 142: Heri fuit apud nos []
M. Nicolaus de Bobadilla [] [et] hac festinanter transiret ad Caesarem Bruxellas comitatus Reverendissimum [] Varallum Nuncium Apostolicum [] Is [] plus
quam paterno affecto nos hic excepit, convenit, admonuit, confirmavit, omnem
suam operam pollicitus sive quid Romae, sive apud Caesarem vellemus expeditus iri.
59. Ivi, p. 143.

76

da un gruppo di semplici studenti, che godevano in citt di


una dubbia fama, a un punto di riferimento importante della
parte cattolica, ed era ormai pronto per conquistarsi la stima
della citt.
A beneficiare di questa brusca trasformazione nella considerazione della popolazione di Colonia nei confronti dei gesuiti di Colonia, che ebbero la responsabilit, oltre allassistenza ai bisognosi, allo studio e alla predicazione, di contribuire a gestire la delicata fase che precedette lo scontro decisivo di Mhlberg, fu senzaltro il potere politico dellImpero
e della Chiesa. Da una situazione di quel genere, come Canisio avrebbe pi tardi riconosciuto, non si poteva attendere altro che la guerra, che ormai sia i cattolici sia i protestanti ritenevano inevitabile, per sbloccare una situazione politica e
religiosa in stallo da molti anni. Per una serie di circostanze la
vittoria sugli smalcaldici non avrebbe portato a Carlo v i frutti desiderati, ma uno dei punti a favore della cattolicit fu
senzaltro, nellanno e mezzo che precedette la prima delle
grandi battaglie confessionali, la partecipazione della Compagnia di Ges a uno scontro non pi meramente teologico,
ma ormai soprattutto politico, vitale per lassetto della Germania nord-occidentale e dei possedimenti asburgici nelle
Fiandre e nei Paesi Bassi.
4. le legazioni presso carlo v. la soluzione
del conflitto
LHistoria dellOrlandini, anche se da un punto di vista non
completamente distaccato, d un immagine abbastanza fedele
dei nuovi rapporti di forza allinterno della citt di Colonia e
del nuovo ruolo di Canisio. Questi si trasform da giovane
studente, immerso nelle sue speculazioni teologiche di stampo mistico, in un punto di riferimento della popolazione cattolica della citt, da inesperto predicatore, in grado tuttavia di
entusiasmare sia i fedeli sia i teologi che lo ascoltavano, in uno

pietro canisio e la questione

77

dei principali antagonisti dellarcivescovo, ripagando pienamente la stima e la fiducia che Favre e Ignazio avevano riposto
in lui60. Canisio, inoltre, si conquist la stima di Nicols Bobadilla, il gesuita che insieme a Jay diede un apporto fondamentale alla diffusione della Compagnia nella Germania meridionale, e che in quegli anni fu consigliere non sempre ascoltato di Carlo v, di Ferdinando i dAsburgo e del nunzio apostolico Verallo61.
La speranza dei cattolici di Colonia era di riuscire a portare allattenzione dellimperatore la gravit e lurgenza del loro caso. Nel maggio del 1545 la situazione, pur essendo certamente pi favorevole, ancora non si era risolta in modo definitivo. Canisio infatti, in una lettera del 18 maggio 1545 al
vescovo di Vienna Friedrich Grau (noto anche con il cognome latinizzato Nausea), scrisse che neque cessant enim quidam omnem movere lapidem, ut pro luce veritatis caliginem
haeresis nobis offundant, anche se ormai tutto il clero di Colonia era schierato contro il proprio arcivescovo e tentava in
ogni modo di riconquistare i corruptos semel animos ad pietatem62.
Canisio descrisse la situazione di Colonia in quel periodo
come intricata e difficile, ma certamente pens agli avveni60. Cfr. n. orlandini sj, Historia Societatis Jesu, cit., p. 154: Canisius []
primas sibi laboris, atque operis deposcebat: ac praeter Germanicas suas [] in Capitolio conciones, agressus est insuper sacrosantum Evangelium [] et epistolas
ad Timotheum in ipsis Theologorum exedris explanare [] Et sibi ipsi Canisius
primarios, civitatemque omnem adiunxerit, ut etiam ad res eum gravissimas adhibendum pro communi salute civitatis ipsa censuerit.
61. d. restrepo sj (a cura di), Bobadilla monumenta. Nicolai Alphonsi de Bobadilla, sacerdotis e Societate Jesu, gesta et scripta, Typis Gabriel Lopez del Horno, Matriti 1913, p. 73, lettera a Favre del 13 settembre 1545: Cierto que Magister Pedro
Kanisio es de gran speranza, i lleva grandes principios. Predica en Capitolio todos
los domingos y fiestas, y lee in aula theologorum. Bobadilla, come scrive egli stesso nella sua Autobiographia, in ivi, p. 621, mansit [Bobadilla parla di se stesso in
terza persona] apud regem romanorum per triennium. Fuit saepe in consiliis regisiis, manendo apud nuncium apostolicum Verallum.
62. Epistulae, cit., vol. i, p. 148.

78

menti con molta pi fiducia rispetto a qualche mese prima (in


optimam certe spem erecti sumus), quando plurimorum
iam animi desperaverant de continenda hic religione: sic saeviebant, immissis undique lupis, ii quos nosti [Canisio probabilmente fa riferimento agli ambasciatori degli alleati smalcaldici di von Wied]), specialmente perch adesso Caesar pios
hic omnes animatos voluit, e aveva assicurato alla citt che sarebbe intervenuto quanto prima per fermare lazione dei protestanti (confirmavit [] fore ut dissimulata nimirum impietas, et quorundam protervia sic insolescens, cohibeatur tandem, retineatur autem pietas)63.
Larrivo di Carlo v a Colonia il 12 agosto 1545, accompagnato da Verallo e da Bobadilla, fu uno degli avvenimenti pi
importanti per la risoluzione del conflitto64. Limperatore e la
sua corte giunsero in citt da Worms, dove Canisio si era recato qualche tempo prima, e dove aveva incontrato il cardinale
Alessandro Farnese, Bobadilla stesso e Jay, al seguito del vescovo di Augusta Truchsess von Waldburg. Questultimo aveva in
un primo momento stabilito che Canisio lo avrebbe seguito al
concilio di Trento, poi, convinto da Jay, si decise a farlo restare almeno per il momento in Germania65.
Il giudizio politico di Canisio sulle riunioni della dieta fu
molto lucido e attento: i principi luterani non avevano alcun
interesse n alle discussioni, n tantomeno al proposito dellimperatore di farli partecipare con la forza al concilio da poco iniziato, e mettevano radicalmente in discussione lautorit
imperiale di Carlo v, a tal punto che non sembravano aspettare altro che impugnare le armi contro lAsburgo. Dal suo
punto di vista filocattolico Canisio colse prontamente il clima
di ostilit tra Carlo v, deciso a fare tornare i principi ribelli nel
63. Ibidem.
64. Cfr. d. restrepo sj (a cura di), Bobadilla monumenta, cit., p. 622: Deinde
imperator indicit comitia Wormatiae [] et finitis comitiis, reversus est in Flandriam,
et Magister Nicolaus mansit in Colonia Agrippina, ed Epistulae, cit., vol. i, p. 158.
65. Ivi, p. 159.

pietro canisio e la questione

79

seno della Chiesa, o a sconfiggerli definitivamente, e i luterani, che si stavano ormai preparando allo scontro decisivo, che
ormai non sembrava pi evitabile e procrastinabile66.
A Bobadilla fu ordinato di passare linverno a Colonia, in
modo da prendere contatto con gli esponenti pi in vista dellopposizione cattolica, come il teologo Gropper, il priore della certosa Kalckbrenner, larcivescovo di Lund von Skodborg e
il vicario dellarcivescovo Nepel, e partecipare al capitolo della citt come osservatore di Carlo v e Verallo67. Canisio, nello
stesso periodo, si rec per la prima volta dallimperatore e da
Petro de Soto, a nome del clero e dellUniversit di Colonia, ut
de rebus fidei nostrae in hac diocesi facerem eos certiores68.
Carlo v assicur al giovane legato la sua intenzione di chiamare von Wied, che nihil omittit [] quod ad Religionis nostrae
extinctionem conducit [] [et] qui nunc et a Pontifice et a
Caesare citatus est, a rispondere juridice ad propositam querelam Cleri et Universitatis della sua condotta anche davanti al
papa69. Larcivescovo, denunciato in un primo tempo al solo
imperatore, cui era stato chiesto ufficialmente di intervenire il
10 agosto 1545, ebbe un mese di tempo per rispondere personalmente alle accuse o inviare un suo delegato che lo difendesse. Quando Paolo iii venne a conoscenza del fatto, non accett
66. Ibidem: Haeretici contempta Caesaris auctoritate concilium ferre modis omnibus recusant, et nihil agere videantur, in parandis armis et muniendis locis suis
toti sunt, eo quod credibile sit aestate proxima Caesarem de illorum contemptu se
vindicaturum [] Proculdubio, si Germanorum licentia non tandem vi reprimatur, clementi Caesari omnis hic perit auctoritas.
67. Cfr. la denuncia del capitolo di Colonia comunicata a Bobadilla, in d. restrepo sj (a cura di), Bobadilla monumenta, cit., pp. 78 e ss.: Clerus et universitas, accepto imperiali decreto declaratorio cum insertione mandati poenalis in
causa religionis, valde gausi sunt, sperantes illud esse tale [] Reverendissimus archiepiscopus coloniensis resipiscere. Cfr. anche j. de polanco sj, Chronicon,
cit., vol. i, p. 183: P. Bobadilla qui quinque mensibus hic [Coloniae] hiemavit,
iam Comitiis adest Ratisbonae. Ubi ni Caesar Lutheranos vim omnem commoveat
deplorata pene fuerit Germania.
68. Epistulae, cit., vol. i, p. 162.
69. Ibidem, e d. restrepo sj (a cura di), op. cit, p. 73.

80

che limperatore si interessasse alle faccende riguardanti la gerarchia ecclesiastica, e inizi anchegli un procedimento contro
von Wied, che fu condannato il successivo 16 aprile70.
Quattro mesi dopo, il 22 dicembre 1545, Canisio invi
una lettera a Favre nella quale descrisse la sua seconda legazione presso limperatore. Von Wied aveva convocato, per il dicembre 1545 un sinodo diocesano, ut [] cum his [gli ordini secolari a lui fedeli] concluderet suasque vires confirmaret
pro invehendo Lutheranesimo. Larcivescovo cerc di anticipare la conclusione della riforma nellarcivescovado in modo
da mettere le forze cattoliche, impegnate nellimminente apertura dei lavori del concilio di Trento, davanti al fatto compiuto e quindi di poter forse trovare un compromesso con limperatore, potendo ancora contare su un buon numero di sostenitori ([Subito] nihil intermittere quod ad stabilendam sectam pertinere videbatur, jamque nobiles totius Patriae, necnon
Civitates, in tantam impietatem pertraxit)71.
Canisio si rec quindi, verso la fine del 1545, presso limperatore ad Anversa, e praeter quod oratio quodlibetica [mihi]
habenda fuit coram Universitate, difficilem quoque profectionem subii seu legationem ad Caesarem nomine Cleri et Universitatis72. Canisio fu incaricato (Datum est tamen hoc
mihi negotii) di consegnare prima possibile alcune lettere del
clero e dellUniversit di Colonia, e di ottenere dallimperatore e dal nunzio pontificio Verallo (litteras impetrarem et a
Caesare et a Legato Pontificis Verallo) delle risposte esaurien70. Stando a quanto sostiene j. janssen, Geschichte des deutschen Volkes, cit., vol.
iii, p. 681, limperatore aveva pi volte redarguito larcivescovo, a voce e per iscritto, minacciandolo non tanto velatamente di fargli perdere larcivescovado e la dignit di principe elettore. Sempre secondo Janssen, Carlo v era persino pronto a
deporre immediatamente, nellestate 1545, von Wied, e ad affidare larcidiocesi allo Schaumburg.
71. Epistulae, cit., vol. i, p. 162. Nei vari sinodi diocesani gli stati secolari erano
sempre stati a fianco dellarcivescovo, e avevano appoggiato i suoi tentativi di secolarizzazione.
72. Ivi, p. 164.

pietro canisio e la questione

81

ti circa il comportamento nei confronti dei tentativi di riforma dellarcivescovo. Il clero e lUniversit di Colonia chiesero
inoltre allimperatore di ammonire larcivescovo e, di fatto, di
impedirgli di riformare la diocesi nel sinodo da lui convocato
(ab Archiepiscopo statueretur, innovaretur et acceptaretur).
Carlo v aveva infatti gi stabilito nella dieta di Worms dellagosto 1545, alla quale era stato presente anche Canisio, che, in
materia di fede, nulla sarebbe dovuto cambiare fino alle decisioni della prossima dieta di Ratisbona, convocata per il 6 gennaio 154673.
Canisio, una volta ricevuto dallimperatore, riusc a ottenere ci di cui era stato incaricato, dal momento che [Caesar]
edixit ut ne quidquam Archiepiscopus vel Ordines in eo conventu congregati definiret quod ad causam Religionis ac
proinde Cleri enervandam spectaret. Canisio, cui non mancava un buon intuito e senso pratico, comunic le proprie
preoccupazioni a Favre, scrivendo che [quod] Caesar in causa adversus Archiepiscopum pro Clero tardat pronuntiare, supra modum angit cruciatque plurimas et in disperationem fere adducit74. Giunta a questo punto, la soluzione della questione dellarcivescovo Colonia, che, pur essendo notoriamente schierato dalla parte dei principi protestanti, continuava a
ricoprire unaltissima carica istituzionale nellImpero, non poteva pi passare per lennesima decisione ottenuta grazie a un
improbabile compromesso politico, considerata anche la nuova posizione di preminenza militare che limperatore sembrava aver ottenuto dopo la guerra di Jlich-Kleve-Berg e la pace
di Crpy.
Canisio era consapevole dellurgenza del problema, e dellassoluta necessit e importanza di una risoluzione al partito
cattolico favorevole. In quel momento politico la ribellione di
von Wied era sicuramente il fatto pi urgente e grave, che
limperatore era chiamato a risolvere in tempi brevi, anche per
73. Ivi, pp. 164-165.
74. Ibidem.

82

rompere il fronte dei suoi avversari e liberare le regioni fiamminghe e vestfaliche dalla presenza dallarcivescovo, e che, non
risolto con autorit, avrebbe nuociuto alla causa dellintera
cattolicit in Germania (tantum negotium quo nullum gravius ac infelicius etiam toti Germaniae si non pessimis Archiepiscopi conatibus quamprimum Caesar occurrat)75. In realt
la soluzione del conflitto con larcivescovo, che pure era obbiettivamente grave, appariva in tutta la sua drammaticit a
causa della consapevolezza che ormai si era giunti a un punto
di svolta, nel quale i margini di trattativa fra cattolici e protestanti sembravano essersi definitivamente esauriti, ed probabile che Canisio, come molti altri, presagisse la gravit dellimminente conflitto militare.
Se da un lato Canisio mostr nelle sue legazioni una buona capacit di analisi della situazione diplomatica e militare,
nel caso di von Wied forse sopravvalut la reale capacit di intervento di Carlo v nei confronti dellarcivescovo. evidente
che limperatore, pur considerando quello di Colonia un teatro importante nellambito del pi generale tentativo di riportare i filoluterani nel grembo della Chiesa cattolica, non pot
intervenire in modo risoluto senza essersi prima cautelato politicamente, e ci per diversi motivi. Innanzi tutto von Wied,
per quanto fosse vicino ai riformatori luterani e per quanto potesse sostenere dottrine protestanti favorevoli al suo progetto
di secolarizzazione, nel gennaio del 1546 non era stato condannato da nessun tribunale ecclesiastico o imperiale. In secondo luogo la questione riguardava un principe dellImpero,
arcivescovo e membro del collegio elettorale, la cui posizione
era delicatissima per gli equilibri religiosi e politici tedeschi. In
terzo luogo, Carlo v, Granvelle e la diplomazia pontificia e
imperiale dovevano tenere conto delle decisioni che, trattandosi di un prelato di primissimo piano, avrebbe preso Paolo iii
75. Ivi, pp. 165-166. Le preghiere di Canisio a Carlo v furono pro salute Coloniensium, quos probabile est nunquam in majori discrimine quem nunc versatos
fuisse.

pietro canisio e la questione

83

a Roma, non potendosi certo permettere limperatore di compromettere, con uniniziativa autonoma del potere secolare
contro larcivescovo, il lavoro finalizzato alla convocazione e
allo svolgimento del concilio tridentino. La gestione della situazione di Colonia, infine, non poteva esser disgiunta da riflessioni pi generali, attinenti alla delicata fase di preparazione della guerra smalcaldica, lassestamento e la definizione degli schieramenti in campo, i contatti diplomatici, gli equilibri
sempre precari con gli alleati cattolici e la Santa Sede76.
probabile che questi e molti altri fattori abbiano indotto Carlo v a trattare von Wied con prudenza e tatto diplomatico, abilit che tante volte gli sono state contestate come
espressione di un animo irresoluto, ma che nel caso in questione furono quanto mai opportune. Daltra parte, come ha osservato Karl Brandi, gli smalcaldici rimasero riuniti [a Francoforte] fino al 6 febbraio 1546, [e] lavorarono al perfezionamento della loro alleanza e negoziarono con due principi elettori della regione renana in vista di unintesa. Uno di essi era
Hermann von Wied [] che, negli ultimi anni con lapprovazione dei suoi stati laici sera impegnato nella via di una moderata riforma ecclesiastica. Le doglianze del capitolo della
Cattedrale e dellUniversit a Roma e presso la corte imperiale avevano provocato degli ammonimenti e linizio di un procedimento contro di lui. Carlo era particolarmente sensibile ai
problemi di quella regione situata ai confini delle sue terre ereditarie. Hermann von Wied si rivolse allora a Francesco [Francesco i di Francia] e agli altri principi elettori77.
76. a. franzen, Bischof und Reformation, cit., p. 95: Dem Kaiser konnte es nicht gleichgltig sein, wenn die Stadt Kln mit ihren 35000 bis 40000 Einwohnern immer noch die grte Stadt des Reichs und das Erzstift Kln [] protestantisch wurden. Zudem war der Bischof dieses Stiftes einer der sieben Kurfrsten; sein bergang zum Protestantismus htte die Stimmenverhltnisse zwischen
Alt-und Neuglubigen entscheidend zugunsten der letzteren verschoben und schon
bei der nchsten Kaiserwahl ins Gewicht fallen mssen.
77. k. brandi, Carlo v, intr. di F. Chabod, trad. it. a cura di L. Ginzburg e E.
Bassan, Einaudi, Torino 19612, p. 494. In generale sono molto interessanti i capp.

84

Canisio, dal suo punto di vista e di coloro che lo avevano


incaricato della missione presso limperatore e il nunzio pontificio, non poteva forse avere chiaro il quadro complessivo in
cui si trovava ad agire limperatore, ma gi dalla sua prima legazione a Worms, nellagosto 1545, aveva capito che von Wied
non poteva essere affrontato senza una strategia complessiva di
reazione imperiale alle provocazioni protestanti78. Questa
consapevolezza abbastanza evidente dalle parole di Canisio
scritte a Favre verso la fine del 1545. Canisio raccont al suo
padre spirituale dei presunti crimini di von Wied:
Parum est ex Pastore lupum, ex Episcopo Haeresiarcham, ex Principis
communis Patriae hostem videre. Parum est impune spargi venena, legi ab omnibus haereticorum scripta, Lutheranorum ferri consortia, audiri colloquia, dissimulari nefandas blasphemias in Deum ipsum, in
summam Virginem, in quosvis in Sanctos, in adorandam in Eucharistiam, in Sacramenta praecipua79.

I delitti contro la religione cattolica dellarcivescovo, sostenne Canisio, che da capo del consorzio civile e cristiano si
trasform, in quanto eretico, in nemico della Respublica, saranno ancora pi gravi se visti non in base ai danni che hanno
gi prodotto, ma a quelli maggiori che provocheranno se il dilagare delleresia, grazie allintervento di tutti coloro che sono
coinvolti nella difesa della religione cattolica, non sar fermato proprio a Colonia, arcivescovado elettorale dellImpero:
Cum verum et novum, exstent abominanda exempla Coloniae ubi
Lutheranismus nulla vi paene cohibetur, vides profecto quantopere juvandi simus ope aliorum vestrisque potissimum precibus Deo commenx e xi della classica biografia dellimperatore Carlo v. Una nuova edizione del classico di Brandi uscita di recente (Einaudi, Torino 2001), accompagnata da un saggio di Wolfgang Reinhard.
78. Epistulae, cit., vol. i, p. 159.
79. Ivi, p. 166.

pietro canisio e la questione

85

dandi. Una Colonia subversa [] exitum sequatur necesse est et Gheldriae et Iuliae et Cliviae et Brabantiae et Hollandiae. Sed longe majora
pericula certo certius subsequntur nihil attinet multis hic prosequi80.

Il caso di Colonia doveva essere, almeno nelle intenzioni e


nelle riflessioni di Canisio, esemplare per il resto della Germania. Limperatore non poteva in alcun modo permettere che la
citt simbolo del cattolicesimo tedesco, metropoli di una ricchissima diocesi, in posizione strategica, cerniera fra il sud e il
nord della Germania e fra lImpero e le Fiandre, sede arcivescovile, punto di riferimento della vita dellImpero, potesse essere trasformata in un principato secolare retto da un ex arcivescovo che apertamente sfidasse il potere dellimperatore,
mantenendo la dignit elettorale pur professando una confessione religiosa messa ufficialmente al bando nei territori imperiali. La vittoria di von Wied avrebbe creato un precedente pericoloso nel diritto imperiale, e avrebbe ulteriormente complicato il quadro gi caotico della legittimit giuridica dei benefici e dei possedimenti degli evangelici81. Se Colonia fosse stata secolarizzata senza colpo ferire, un provvedimento tanto
controverso come il reservatum ecclesiasticum del 1555 non
avrebbe avuto alcun senso, essendosi gi risolta la questione di
fatto in favore dei protestanti.
80. Ibidem.
81. Cfr. p. joachimsen, Die Reformation als Epoche der deutschen Geschichte,
Kaiser Verlag, Mnchen 19502, p. 249: Dieser Krieg Joachimsen parla delloffensiva imperiale tra Crpy e Mhlberg, di cui il bellum coloniense fu un importante passaggio, sia in senso strategico e militare, sia in senso complessivamente politico, sebbene lo stesso Joachimsen chiosi scrivendo che in diesem Sinn ist auch fr
ihn [Karl v.] die Klner Sache der letzte Grund zum Handeln gewesen, riferendosi probabilmente allo svolgimento complessivo e non allaccadimento isolatamente considerato war ein Kampf fr seine niederlndisch-burgundische Stellung [] es war ein Kampf fr seine kaiserliche Autoritt. Die Entscheidung der
Frage, die er schon 1521 in Worms gestellt hatte, ob es in Deutschland einen Herren oder viele geben sollte, es war schlielich und im tiefsten ein Kampf fr die Restauration des Katholizismus, der sich jetzt in ganz Europa anschickt, die verlorene Gebiete wiederzuerobern.

86

Canisio pose laccento anche su altri interessanti spunti di


riflessione per Carlo v: la possibilit non remota che le diocesi dei territori limitrofi, come la Gheldria, Jlich-Kleve-Berg,
lOlanda, il Brabante, seguissero lesempio di Colonia, dando
inizio a una serie di riforme locali, alla quali non sarebbe facile porre termine, e alle quali avrebbero fatto seguito una serie
di problemi di difficile soluzione. Carlo v, soprattutto alla vigilia del concilio di Trento, non poteva dare limmagine di un
sovrano che al tempo stesso mirava alla riforma della Chiesa e
tollerava, nei territori sotto la sua giurisdizione, una violazione cos palese. Anche dal punto di vista del semplice scontro
ideologico, allimperatore sarebbe nuociuto certamente apparire debole nei confronti dei principi protestanti, proprio nel
momento in cui era necessario mostrarsi sicuri dei propri mezzi politici e militari.
Non bisogna inoltre dimenticare che, in spregio alle decisioni prese nelle diete imperiali e al divieto canonico di convocare dei sinodi diocesani dopo la convocazione di un concilio
generale di tutta la cristianit, von Wied diede ugualmente inizio al sinodo provinciale che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto sancire, con lappoggio degli ordini secolari, il distacco
della diocesi di Colonia e lintroduzione dei principi della
Riforma nellamministrazione temporale e spirituale. Attraverso questi provvedimenti e cambiamenti sostanziali, von
Wied era deciso a scavalcare le decisioni tridentine e a ottenere il pieno successo del suo progetto di secolarizzazione alla cui
realizzazione questa convocazione tendeva.
Carlo v fu spinto allazione, oltre che da queste e altre considerazioni legate agli avvenimenti contemporanei, anche da
interessi dinastici, cui il sovrano prest sempre grande attenzione. Se dal punto di vista strategico era necessario evitare che
i suoi possedimenti borgognoni e fiamminghi, nel cuore dellEuropa, fossero accerchiati da Francia, Palatinato ed eventualmente dallarcivescovado di Colonia, evitare un terremoto istituzionale nel collegio dei sette elettori era unesigenza
ancora pi pressante. Com noto, i tre elettori laici dellIm-

pietro canisio e la questione

87

pero, vale a dire la Sassonia, il Palatinato e il Brandeburgo


avevano aderito alla dottrina luterana, e fino a quel momento erano stati perfettamente bilanciati dalla posizione filocattolica dei tre elettori ecclesiastici di Magonza, Treviri e appunto Colonia. In caso di maggioranza protestante nel collegio, ostile a quel punto allAsburgo, avrebbero potuto essere
soggetti a cambiamenti radicali tutti gli equilibri nel tormentato panorama politico imperiale, e probabilmente Carlo v,
per garantire la successione imperiale al fratello Ferdinando,
si sarebbe dovuto sbilanciare e offrire ai protestanti concessioni sostanziali in materia di fede, senza contare le ripercussioni politiche e culturali dovute al fato che, per la prima volta,
a pi di settecento anni dallincoronazione di Carlomagno da
parte di Leone iii, si sarebbe potuta profilare lipotesi di un
imperatore che avrebbe professato una confessione di fede
condannata dal Papa e bandita nellImpero, dando vita a una
rottura della Respublica christiana ancora pi radicale. Laverlo
evitato, daltro canto, inferse nel breve periodo un colpo di
difficile assimilazione a tutto il mondo protestante, e in particolare agli smalcaldici82.
Canisio ebbe una parte sicuramente non marginale nellevitare che si verificasse un tale sconvolgimento, anche se immaginare, come sono propensi a fare alcuni storici, il giovane
novizio che, solo contro la malvagit dellarcivescovo, si oppo82. Che il destino di Colonia fosse legato a doppio filo con quello di tutti gli smalcaldici lo aveva acutamente notato anche p. joachimsen, Die Reformation als
Epoche, cit., p. 246: berall im Bunde sah man, dass man die Sache des Klner
Erzbischof zu einer Sache aller Evangelischen machen msse, wenn man nicht durch den Kaiser in den verhngnisvollsten Nachteil kommen wollte. In un senso pi
generale, anche k. brandi, Carlo v, cit., p. 494, aveva notato a che per la Riforma tedesca questa disfatta [in Westfalia] rappresent un danno di enormi proporzioni, dato che le prospettive per il protestantesimo in Germania erano collegate allarcivescovado di Colonia, citt il cui principe elettore, Ermanno di Wied, era []
gi interamente guadagnato alla causa della Riforma. Vi era connesso anche il destino dei ricchi paesi della Westfalia-Basso Reno con i vescovati di Liegi fino a Mnster e Paderborn. In pericolo non minore veniva a trovarsi la situazione degli stessi
Paesi Bassi.

88

ne eroicamente al dilagare delleresia, non del tutto esatto.


Canisio fu probabilmente lesecutore, abile e scrupoloso, di
ordini diplomatici provenienti direttamente dai consiglieri
imperiali e dal nunzio pontificio, che sicuramente non avrebbero lasciato gestire un affare cos delicato a un novizio appena venticinquenne, n ovviamente alla sola Compagnia di
Ges. I gesuiti contribuirono certamente al felice esito dello
scontro; ma del tutto evidente che, senza la censura imperiale e la condanna pontificia da una parte, e grazie al contributo fondamentale di Johannes Gropper, dellUniversit e dei
certosini di Colonia dallaltra, von Wied avrebbe forse potuto portare a buon fine il suo progetto. Paolo iii e Carlo v collaborarono attivamente anche se ci fu qualche attrito a proposito della competenza a giudicare e condannare von Wied
al fine di bloccare larcivescovo e riuscirono in tempi relativamente brevi, visti i problemi politici tedeschi dellimperatore, la posizione del prelato e la scarsa intesa fra i due capi
della cristianit sui modi e tempi con cui affrontare i protestanti, a evitare la secolarizzazione della diocesi e a insediare
un cattolico fedele a Roma e allautorit dellImpero, Adolph
Schaumburg.
Scrivendo allamico Alvaro Alfonso nel maggio 1546, Canisio comunic che erano stati finalmente presi dei provvedimenti risolutivi contro von Wied. Fallito il sinodo diocesano,
in cui larcivescovo aveva riposto le sue ultime speranze di poter in qualche modo negoziare con limperatore da una posizione di maggior forza, la fazione cattolica di Colonia sembr
definitivamente ottenere ci per cui aveva combattuto nei tre
anni precedenti. Il 16 aprile 1546, un paio di mesi dopo linizio del sinodo tridentino, Paolo iii si era pronunciato infatti
contro lalto prelato (Romanus Pontifex adversus illum tulit
sententiam), lo aveva scomunicato, rimosso dallincarico arcivescovile e quindi sciolto i sudditi dallobbligo di obbedienza. Von Wied non possedeva di fatto pi il titolo di principe
elettore dellImpero. Al suo posto, Adolph von Schaumburg
ricopr la carica di amministratore pro tempore, in attesa della

pietro canisio e la questione

89

scontata, anche se in parte sofferta, elezione da parte del capitolo e della conferma papale83.
Canisio mise in relazione il concilio di Trento (Serio agitur
pro Religione in Conciliio Tridenti) con il fallimento del progetto di von Wied, che, stando alle parole del gesuita, si pent
delle sue azioni (Archiepiscopus resipiscit), come gi era avvenuto tre anni prima in seguito al primo intervento di Carlo
v, o quantomeno tent di trovare un compromesso del tutto
politico con il capitolo, con gli ottimati e con lintellighenzia
della citt, tentativo che per non ebbe buon esito (omnem
ipsius resipiscentiae spem objecerint viri sapientes)84. La fruttuosa collaborazione fra papa e imperatore si perfezion pi tardi, nel febbraio 1547, quando Paolo iii affid la diocesi allo
Schaumburg, e incaric Carlo v di rendere esecutiva la sentenza di scomunica nei confronti di von Wied85. Lopposizione di
questultimo non fu tuttavia completamente soffocata, e un ultimo scontro con gli ordini laici e protestanti si ebbe in occasione dellelezione del nuovo arcivescovo.
Verso la fine del 1546, il senato e il clero di Colonia inviarono due legati a Carlo v, Johannes von Isenberg ed Everad
Billick, per formalizzare lavvenuta espulsione di von Wied.
Nello stesso periodo Canisio fu inviato a Liegi, con lincarico
di una delicata missione. Doveva infatti consegnare a Carlo v
diverse lettere dello Schaumburg, e a Verallo la copia del giuramento di fedelt al pontefice86. Canisio incontr il vescovo
Truchsess von Waldburg, che gli propose di entrare a fa parte
83. Epistulae, cit., vol. i, p. 199.
84. Ivi, p. 200.
85. Ivi, p. 234, lettera di Canisio a Johann Gropper del 24 gennaio 1547. Si veda
al proposito anche j. janssen, Geschichte des deutschen Volkes, cit., vol. iii, p. 735:
Der exkommunizierte Erzbischof Hermann von Wied sah sich am 25. Februar
1547 zur Verzichtleistung auf seine Wrde gentigt. An seine Stelle trat der vom
Papst ernannte und vom Kaiser in die Regierung eingewiesene neue Erzbischof
Graf Adolf von Schaumburg, der die Religionsneuerungen abschaffte und die von
Butzer und Melanchtnon entworfene Kirchenordnung der Vergessenheit bergab.
86. Epistulae, cit., vol. i, pp. 674-677.

90

del suo entourage, confermandogli la stima che nutriva per lui.


Sempre in quei giorni, Canisio scrisse a Gropper da Geislingen, per raccontargli i fatti accaduti:
Corpore tamen incolumis ad Caesarem perveni. Sed ilico tamen ultro
excepit Cardinalis Augustanus meque tum in hac civitate tum in Ulma
sibi perpetus adesse iussit. Adeo benevolentiam erga me suam confirmatam vult heros humanissimus, quam Wormatiae faustis auspicijs
mihi primum ostendit declaravitque87.

Canisio rincuor Gropper, che evidentemente gli aveva


chiesto di avvertirlo nel caso in cui von Wied avesse deciso di
presentarsi davanti allimperatore, o di mandare dei suoi ambasciatori, per rispondere alle accuse fattegli dal clero di Colonia (Et ut rem ipsam teneas Hermannus Comes a Weda nullos ad Caesarem legatos misit). Il gesuita non escluse per che
larcivescovo avrebbe potuto inviare qualche suo rappresentante presso il conte palatino Federico ii il Savio (Quos [legatos]
ad palatinum deflexisse mihi fit probabile)88. Considerata
per la delicata posizione politica di questultimo, venuto a riconciliarsi con limperatore, Canisio ritenne che difficilmente
il conte avrebbe tentato qualche mossa contro Colonia (Palatinus autem aegre admodum in Caesaris gratiam receptus nihil
sane iam consuluerit quod rebus vestris defuturum sit), anche perch Federico ii aveva lobbligo di mostrarsi sinceramente pentito della sua condotta, che gli era stata suggerita
proprio da von Wied (Praesertim cum accepti ab Hermanno
illo consilij in religione innovanda, non dubiam paenitentiam
Caesari comprobarit)89.
Nellincontro di Geislingen, Canisio discusse con Granvelle
anche delle epurazioni tra i consiglieri di von Wied, tra i quali
spiccavano Thedor Manderscheid e Jakob Omphalius, perso87. Ivi, p. 234.
88. Ivi, p. 235.
89. Ivi, pp. 235-236.

pietro canisio e la questione

91

naggi di rilievo del clero della citt, che avevano aiutato larcivescovo a concepire e a mettere parzialmente in pratica il suo
progetto. Granvelle preg Canisio di fare in modo che i due si
presentassero al cospetto dellimperatore (Granvellanus audita
legationis meae causa etiam hoc nobis precatum est, ut Manderschied, Omphalus et similis farinae homines, apud Caesarem sese conspiciendos prebeant), affinch ricevessero una punizione
esemplare (quod sicut ipsis ea temeritate nihil magis paenitendum, ita vobis digna in illos severitate Caesaris nihil facilius impetrandum esse videatur). Gli altri consiglieri di Carlo v (hi
consiliarij) pensarono invece che si dovessero colpire anche le
complicit del senato di Colonia (Senatus istius conniventiam), chiamando in giudizio anche Sibertus Lwenberg (Doctoris Siberti), professore delluniversit della citt e consigliere
personale di von Wied che, non avendo sottoscritto laccusa del
capitolo nei confronti dellarcivescovo ribelle, fu privato della carica accademica e dei suoi redditi. Il professore, comparendo dinanzi allimperatore, avrebbe dovuto difendersi da queste accuse e impedire che, dopo essere andato in esilio volontario, fosse
resa esecutiva la sentenza di confisca dei beni, provvedimento
suggerito dal clero di Colonia (quod accepta Caesaris sententia
de confiscatione bonorum [] pergat etiam illum civem histis
ferre procedat Clerus inquiunt ad ulteriora)90.
Il vero vincitore del bellum coloniense, not Canisio, fu sicuramente il clero della citt, che si guadagn la stima e lapprezzamento di tutte le forze cattoliche della Germania e soprattutto dellimperatore (Nullus enim alius in tota Germania Caesari commendatior nullus omnino spectabilior, et publica omnium defensione dignor)91. I fatti di Colonia dovevano inoltre
90. Ivi, pp. 236-237.
91. Cfr. w. lipgens, Kardinal Johannes Gropper, cit., p. 159: Die Ereignisse in
Kln entschieden ber das Geschick der Erzdizese [] der Widerstand des Klner
Domkapitels gegen die Reformation im lutherischen Sinne konnte nur deswegen
ber mehrere Jahre hin von solchem Einflu sein und bis zum Siege durchgehalten
werden, weil weite Teile des Klerus der Dizese hinter dem Domkapitel standen.

92

costituire un precedente importante nello svolgimento futuro


dello scontro con i protestanti, e servire da esempio e da monito. Il momento non avrebbe potuto essere pi propizio, perch
Caesar insperato rerum suarum omnium successu potiatur.
Tutti coloro che in un primo momento si erano schierati al fianco di von Wied, come per esempio le citt di Francoforte, Ulma e Augusta, e anche il duca Ulrich von Wrttemberg, con
lintenzione di unirsi alla lega di Smalcalda per combattere contro Carlo v, avevano repentinamente mutato atteggiamento e,
pentiti, avevano assicurato allimperatore il loro appoggio92.
Pochi giorni dopo lincontro di Geislingen, Canisio segu
la corte imperiale a Ulma (Caesarem Ulmae adibo), dove fu
ricevuto da Verallo e Carlo v. Consegn le lettere di Schaumburg e chiese allimperatore di rispondere alla lettera del nuovo arcivescovo (Ibidem [a Ulma] responsorias ad archiepiscopum nostrum literas a Caesare diligenter petam), che verosimilmente cercava di ottenere dal nunzio e da Carlo v una ratifica ufficiale della sua ancora precaria posizione di amministratore della diocesi. I membri del consiglio imperiale ritennero pi prudente aspettare la decisione definitiva degli stati di
Colonia, che avevano il compito di eleggere il nuovo arcivescovo nella dieta convocata per il 22 gennaio 1547. Lelezione
di Schaumburg era probabile ma non cos certa, a causa dellopposizione degli stati secolari rimasti fedeli a von Wied93.
Canisio scrisse a Gropper, in una lettera del 28 gennaio
1547, di essere arrivato a Ulma il 25 gennaio, insieme allimperatore e al vescovo di Augusta (At 25 Januarij una cum Caesare et Cardinale Augustano Ulmam ingressus sum). Il gesuita pot assistere con i propri occhi alla palinodia di molte citt,
tra cui Ulma, civitatem [] certe nobilem, divitem ac imperiali nomine dignam, nisi haeretica lues primum eam ab Optimo Maximo Deo, tam ab imperatore [] alienavisset, che
92. Epistulae, cit., vol. i, p. 236. Cfr. anche g. ritter, Storia dellEuropa moderna, cit., pp. 296 e ss.
93. Epistulae, cit., vol. i, p. 237.

pietro canisio e la questione

93

dopo essersi alleate con la lega di Smalcalda, stavano precipitosamente tornando nellorbita imperiale e cattolica (Faxit
pax nostra Christus, ut sicut omnes Germaniae civitates, praeter Argentinum, sese voluntati Caesaris per omnia dediderunt
ita demum Religionis nostrae primoribus Episcopis dent manus omnes Ecclesiae hostes ac aemuli)94.
Grazie alla nuova situazione politica, scrive il gesuita, creatasi allindomani della sconfitta di von Wied, il concilio di Trento appena iniziato avr la possibilit di essere celebrato in tutta
la sua maestosit e solennit, e potr sortire migliore effetto proprio grazie alla vittoria diplomatica di Carlo v (Id longe praestantius efficiet [] predicanda Sanctorum Patrum apud Tridentum Synodus), che segner sicuramente una svolta importante nella risoluzione della delicata situazione religiosa della
Germania (quae [Synodus] quidem in densissima errorum hac
caligine Germaniae, uti certissimum praesidium, effulget)95.
Limperatore, nel frattempo, attendeva lesito della consultazione del capitolo di Colonia per rispondere alla lettera di
Schaumburg (ita ut nisi Caesar quid istic actum sit [] ad Reverendum Archiepiscopum rescripturum esse non videatur).
Questultimo fu eletto ufficialmente arcivescovo di Colonia il
24 gennaio, dopo che anche gli stati secolari ostili gli si sottomisero96. Truchsess, Verallo e i consiglieri imperiali decisero di
scrivere subito a Roma, affinch fosse mandato al pi presto a
Schaumburg il pallium, vale a dire i paramenti arcivescovili,
e la bolla papale con le prerogative e i privilegi arcivescovili
94. Ivi, p. 238.
95. Ivi, pp. 238-239.
96. Cfr. f. bosbach, Kln, in a. schindling, w. ziegler (a cura di), Die Territorien des Reichs, cit., pp. 58-84, in partic. p. 70: Aber erst als sich fr ihn [Karl
v.] im Schmalkaldischen Krieg der Erfolg abzuzeichnen begann, griff er entschlossen ein. Im Dezember 1546 wurde der Landtag fr Januar 1547 anberaumt, wo
Hermann [von Wied] durch kaiserliche Kommissare seines Amtes entsetzt und der
vom Domkapitel zum Nachfolger gewhlte bisherige Koadjutor Adolf von
Schaumburg von den Stnden als neuer Landesherr anerkannt wurde. Die machtpolitische Stellung des Kaisers lie ihnen keine Alternative.

94

(apud Reverendum Cardinalem Augustanum effectum est,


necnon apud Reverendum Nuncium et Caesaris Consiliarios,
ut tum ad Cardinales, tum ad pontificem de gratis concedendo pallio et Bullis expediendis perscripturi sint)97.
Il nuovo arcivescovo e Gropper avevano probabilmente incaricato Canisio di chiedere al nunzio apostolico di consegnargli il breve del 3 luglio 1546, con il quale Schaumburg era stato
creato amministratore della diocesi di Colonia. Il giovane gesuita rispose che lavrebbero atteso invano, perch Romam nuper
a Domino Nuncio remissum est. La richiesta di Gropper e del
nuovo arcivescovo era in parte sospetta, perch in teoria, una
volta sconfitta lopposizione degli stati secolari, non avrebbero
dovuto avere nulla di cui preoccuparsi. Il fatto per che stessero
continuando le epurazioni, anche di personaggi importanti come il decano della facolt di teologia Heinrich von Stolberg, e la
necessit di regolarizzare di fatto e di diritto la posizione di
Schaumburg, indica che probabilmente, in queste prime settimane del 1547, n i cattolici n i protestanti ritenevano la partita del tutto chiusa. In questottica anche possibile interpretare la celerit con cui la corte imperiale scrisse a Roma per linvestitura canonica e per linvio delle prerogative e quindi dei poteri arcivescovili, in modo da far cessare un vuoto di potere che
risaliva ormai allaprile del 1546, e la richiesta di inviare prima
possibile a Roma una copia del giuramento di fedelt prestato da
Schaumburg il giorno della sua investitura, documento necessario perch potesse essere inviato a Colonia il pallium.
Con tutta probabilit, infine, Gropper desiderava ricevere
una copia del decreto di Paolo iii circa laffidamento della diocesi a Schaumburg prima della dieta dellarcivescovado, in modo da convincere gli stati ancora recalcitranti. Il teologo scrisse
a Canisio il 20 febbraio 1547, e il tono della lettera del tutto
diverso da quello concitato di un mese prima. La situazione di
Colonia si era sufficientemente tranquillizzata, e Gropper si
disse contento dello svolgimento del concilio di Trento, fonte
97. Epistulae, cit., vol. i, p. 239.

pietro canisio e la questione

95

di grandi speranze per la Germania. La dieta si concluse nel migliore dei modi tanto che ut Comitia nostra felix initium faciliorem progressum et foelicissimam denique finem illo bonorum omnium largissimo datore [Carlo v] annuente habuerint98. Nei mesi seguenti Canisio segu il concilio nella sua traslazione a Bologna, e dopo la permanenza a Roma, presso Ignazio, nel difficile periodo compreso tra la vittoria, il 24 aprile
1547, di Mhlberg e lInterim augustano del 15 maggio 1548, il
giovane gesuita, ormai ventisettenne, era pronto per lavventura
siciliana del collegio di Messina. Sarebbe tornato in Germania
dopo circa due anni, forte della stima e del credito conquistato
nel difficile scontro con larcivescovo.
Visto in prospettiva, il riconoscimento del contributo dato dalla Compagnia di Ges alla soluzione del conflitto da parte dellimperatore e dei maggiori tra i vescovi tedeschi, dovuto in parte allefficienza e alla fedelt dimostrata dal giovane
Canisio alle autorit cattoliche, fu forse un risultato altrettanto notevole che il mantenimento dellimportante arcivescovado nel seno della Chiesa romana. Lo scontro di Colonia, cos
come le missioni nelle citt renane di Pierre Favre su incarico
del cardinal Morone e quelle bavaresi di Jay con il sostegno del
vescovo di Augusta Otto Truchsess von Waldburg, fece entrare sulla scena delle lotte confessionali tedesche la Compagnia
di Ges. Pi in particolare, il bellum coloniense port a maturazione le qualit del giovane Canisio, e diede la possibilit alla Compagnia di Ges di inserirsi autorevolmente nel complicato intreccio di rapporti politici e religiosi della Germania99.
98. Ivi, p. 242.
99. j. o malley sj, The First Jesuits, cit., p. 273. Lanalisi di J. O Malley, il quale ha sostenuto a ragione che in no other part of Europe where the Society [of Jesus] established itself did owe its success and identity so manifestly to a single individual as it did to Canisius in the German Empire. In no other part of Europe did
the Society, especially in the person of Canisius, so early come to play such a pivotal role in determining the character of modern Catholicism, trova una sua prima
e importante conferma nello svolgimento, favorevole per la parte cattolica, degli
avvenimenti coloniesi negli anni 1543-1546.

3.

Le opere erudite del 1543-1546

1. la dedica di canisio a georg von skodborg


Nel primo volume dellepistolario canisiano del 1896 sono riprodotti il frontespizio dellopera del mistico tedesco Johannes
Tauler (1361), Des erleuchten D. Johannis Tauleri, von eym
waren Evangelischen Leben, Gttliche Predig, Leren, Epistolen,
Cantilenen, Prophetien, e la dedica di un Petrus Noviomagus
a Georg von Skodborg, arcivescovo di Lund, primate di Danimarca e Svezia1. Questultimo era stato, agli inizi degli anni
Venti del Cinquecento, uomo di fiducia del re Cristiano ii, ma
1. j. tauler op, Des erleuchten D. Johannis Tauleri, von eym waren Evangelischen Leben, Gttliche Predig, Leren, Epistolen, Cantilenen, Prophetien, Cllen
1543. Il libro catalogato nel Verzeichnis der im deutschen Sprachbereich erschienenen Drucke des xvi. Jahrhunderts (vd 16), hg. v. der Bayerischen Staatsbibliothek
und der Herzog August Bibliothek Wolfenbttel, 25 Bde, Hiersemann, Stuttgart
1983, vd 16 j 777, che fa per riferimento non a Canisio ma al domenicano Peter
Fabri, originario anchesso di Nimega e confratello di Tauler, morto a Roma nel
1525. Braunsberger, in Epistolae, cit., vol. i, p. 91, giudica improbabile, principalmente a motivo dei diciotto anni intercorsi tra la morte del domenicano e la pubblicazione del volume, che dietro il Petrus Noviomagus della dedica si nasconda
in realt Peter Fabri. Canisio, oltretutto, durante il suo studio a Colonia usava firmarsi Petrus Noviomagus. Cfr. i documenti pubblicati al riguardo in Epistolae,
cit., vol. i, pp. 661-662. Su Tauler si vedano k. ruh op, Geschichte der abendlndischen Mystik, vol. iii, Die Mystik des deutschen Predigerordens und ihre Grundlegung durch die Hochscholastik, Beck, Mnchen 1996, pp. 478-526, e l. gndinger, Johannes Tauler. Lebenswelt und mystische Lehre, Beck, Mnchen 1993. Su
Meister Eckhart, si veda k. ruh op, Meister Eckhart. Theologe - Prediger - Mystiker, Beck, Mnchen 19892; su Seuse k. ruh op, Geschichte der abendlndischen
Mystik, cit., vol. iii, pp. 417-475.

98

poi, a causa della politica ecclesiastica del sovrano, era riparato in esilio a Colonia2. Sebbene lattribuzione sia stata da pi
parti contestata, Braunsberger, riconoscendo nel Petrus Noviomagus Pietro Canisio, originario di Nimega, stato il primo studioso del santo olandese ad attribuirgli lopera che, fatto non secondario, potrebbe essere la prima mai pubblicata da
parte di un gesuita. Questo primato, fino al 1890 ovvero fino
al 1875 (v. infra), era stato attribuito alla pubblicazione di un
discorso di Salmeron durante il concilio di Trento (1546) ovvero agli Esercizi spirituali di Ignazio (1548)3. Oltretutto, a
partire dalledizione del 1543 non solo si cominci a riabilitare la figura di Tauler e il suo pensiero in ambito cattolico, ma
la pubblicazione rese possibile la traduzione latina da parte del
certosino di Colonia Laurentius Surius, cui forn il modello.
Cette premire dition authentique, stato scritto, rendait
un immense service lEglise. Elle enlevait Luther tout prtexte srieux de sappuyer dsormais sur une doctrine qui le
2. Epistulae, cit., vol. i, pp. 79 e ss. Notizie su Skodborg a p. 79, n. 1: Ludensem episcopum Hadrianus iv. Metropolitam Daniae e Sueciae appellari voluit.
Georgius Skodborg (Schotborch) secretarius erat Cristiani ii, Daniae regis. Qui anno 1520 capitolo ludensi auctor fuit, ut Georgium episcopum eligeret. At cum regi bona quaedam ecclesiastia occupare volenti obsisteret, is eum loco movit. Verum
Georgius aliquot annis post in dignitate archiepiscopali ludensi, quam etiam tres
alii sibi vindicabant, a Clemente vii. confirmatus est, consacrationem episcopalem
accepit, exuente anno 1524 Roma in patriam profetus est. Nec tamen umquam archidiocesim suam administrare ei contigit. Coloniam igitur se recepit ibique decanatum ecclesiae collegialis sanctorum Apostolorum et canonicatum aliquem ecclesiae S. Gereonis assecutus est. Vivere desiit Coloniae anno 1551. Sulla storia politica e religiosa nei paesi scandinavi, si veda m. asche, a. schindling (a cura di),
Dnemark, Norwegen und Schweden im Zeitalter der Reformation und Konfessionalisierung. Nordische Knigreiche und Konfession 1500 bis 1600, Aschendorff, Mnster i.W. 2003, in partic. j.e. olesen, Dnemark, Norwegen und Island, pp. 27106, e soprattutto t. nyberg, Das religise Profil des Nordens. Die Entwicklung von
Kirchlichkeit und Frmmigkeit in den skandinavischen Lndern vom Spten Mittelalter bis zum konfessionellen Zeitalter, pp. 245-310.
3. Cfr. la nota di Braunsberger in Epistulae, cit., vol. i, pp. 90-92. Il gesuita ritorner su questo punto sia nel 1921, nel suo Petrus Canisius. Ein Lebensbild, cit.,
pp. 12 e ss. e pp. 21 e ss., sia nel 1926, nel suo ultimo scritto, lElenchus operum S.
Petrii Canisii, cit., in partic. p. 245.

le opere erudite del 1543-1546

99

condamnait, et en mme temps elle faisait connatre, aprs


deux sicles dhsitations et dobscurits, un des plus grand
docteurs de Moyen Age4.
Nellambiente cattolico riformatore di Colonia larcivescovo di Lund era ritenuto un punto di riferimento, ed era allo
stesso tempo un esempio per il giovane Canisio. Skodborg si era
opposto con decisione ai progetti di secolarizzazione di Cristiano ii, nonostante liniziale intesa con il monarca danese, ed era
stato prontamente richiamato a Roma da Clemente vii a causa della sua battaglia per la difesa delle prerogative romane, del
clero e della nobilt rimasta fedele al Papa. La sua immagine di
primate disposto a perdere il potere e il prestigio di una carica
di primo piano, pur di non cedere alle lusinghe politiche e religiose del re, che da parte sua aveva esercitato forti pressioni
perch fosse eletto arcivescovo dal capitolo di Lund, ritenendolo inizialmente un elemento malleabile, gli doveva conferire un
fascino notevole agli occhi del giovane novizio gesuita, anche e
soprattutto negli anni della fallita riforma di von Wied. Per
questo motivo, probabilmente, e per la sua autorevolezza, Canisio avrebbe deciso di dedicargli il suo primo lavoro.
La scelta di una figura controversa nel panorama religioso
del xvi secolo come quella di Tauler ha per in s un carattere problematico. Tauler, originario di Strasburgo e attivo dalla met del xiv secolo lungo tutta la regione renana, da Basilea a Colonia e fino ai Paesi Bassi, dove conobbe Jan van Ruusbroec e venne in contatto con gli ambienti della Devotio moderna, era allora considerato uno dei precursori di Lutero, sulle cui concezioni teologiche esercit una certa influenza. Nel
1516 Lutero cominci a interessarsi del domenicano, fattogli
conoscere dal suo amico Johannes Lang, e pubblic, con il
titolo Eyn geystlich edles Buchleynn, una parte della Theologia
teutsch (conosciuto anche come il Libretto della vita perfetta),
un trattato anonimo di teologia mistica proveniente dal circo4. e.-p. nol op (a cura di), uvres compltes de Jean Tauler, A. Tralin, Paris
1911, vol. i, p. 88.

100

lo di Meister Eckhart e dello stesso Tauler, ritenendolo erroneamente unopera di questultimo (Aber nach mglichem
gedencken zu schetzen ist die matery fat nach der art des erleuchten doctors Tauleri, prediger ordens), per poi scrivere
lintroduzione alla prima edizione completa a stampa del
15185. In pi luoghi Lutero loda la puram, solidam antiquae
simillimam theologiam [] in Germanica lingua effusa dei
sermones di Tauler, che neque enim ego vel in latina vel in
nostra lingua theologiam vidi salubriorem et cum Evangelio
consonantiorem6.
Nel 1518, nella Conclusio xv delle Resolutiones disputationum de indulgentiarum virtute indirizzate a Leone x, Lutero cita espressamente i sermoni tedeschi di Tauler a conferma
delle sue idee circa le poenae purgatorii: nam et Ioannes
Taulerus in suis teutonicis sermonibus quid aliud docet quam
earum poenarum passiones, quarum et exempla nonnulla adducit?, e ne tesse le lodi in modo molto chiaro e allo stesso
tempo polemico, ritenendolo superiore a universis omnium
universitatum scholasticis doctoribus: atque hunc doctorem
scio quidem ignotum esse Scholis Theologorum ideoque forte contemptibilem, sed ego plus in eo (licet totus Germanorum vernacula sit conscriptus) reperi theologiae solidae et syncerae quam in universis omnium universitatum scholasticis
doctoribus repertum est aut reperiri possit in suis sententiis7.
Esiste infine un collegamento, per quanto indiretto, tra Lute5. D. Martin Luthers Werke. Kritische Gesamtausgabe (Weimarer Ausgabe), Hermann Bhlau, Weimar 1883 (ristampa Akademische Druck-und Verlaganstalt, Graz
1966), vol. i, p. 153. Entrambe le Vorreden di Lutero e i frontespizi delle diverse edizioni sono riprodotti rispettivamente nelle pp. 152-153 e nelle pp. 375-379. In ivi,
vol. ix, pp. 95-104, sono riprodotte le note a margine dei Sermones: des hoch geleerten erlechten doctoris Johannis Thaulerii (Augspurg 1508) da parte di Lutero. Sul Libretto della vita perfetta, si veda linteressante m. vannini, Par-del Platon et
Buddha: la Theologia Deutsch, in 700e anniversaire de la naissance de Jean Tauler, numero speciale della Revue des Sciences Religieuses lxxv, 2001, pp. 563-571.
6.

D. Martin Luthers Werke, cit., vol. i, p. 152.

7.

Ivi, p. 557.

le opere erudite del 1543-1546

101

ro e ledizione coloniese di Petrus Noviomagus del 1543:


questultima si basa sulle precedenti edizioni (Lipsia 1498 e
Basilea 1521) che Lutero gi possedeva alla fine del 1521 e di
cui nel 1522 scrisse: Gaudeo tamen [] et Germaniae thesauros in lucem prodire, in quorum manu voluntas domini dirigatur. Vere video Theologiam sinceriorem fuisse et esse apud
Germanos absconditam. Prodijt nuper [nel 1521] vernacula
lingua Iohannes Taulerus quondam Thomista, ut libere pronunciem, talis, qualem ego a saeculo Apostolorum vix natum
esse scriptorem arbitror. Adiunctus est ei libellus similis farinae et linguae Theologia teutonica [la Theologia teutsch]8.
Per questo motivo si cerc, da parte cattolica, di impedire
la diffusione e la lettura delle opere di Tauler, mettendo per
esempio allindice i suoi scritti, che durante il generalato di
Everardo Mercuriano (1573-1580) furono proibiti anche allinterno della Compagnia di Ges. Celebre infine la disputa tra Johannes Eck e Lutero a proposito di Tauler. Dalla dedica allarcivescovo Skodborg si pu desumere che leditore
Petrus Noviomagus era ben conscio di queste difficolt, e
che anzi si proponeva, con la sua edizione, di eliminare una
volta per tutte i giudizi non corretti ovvero in malafede sul domenicano, riconducendoli alla scarsa qualit delle edizioni
dellopera di Tauler fino a quel momento pubblicate. Come ha
scritto correttamente Grald Chaix, linteresse per la mistica
nella certosa di Colonia tra il 1548 e il 1555 rispondeva a tre
esigenze ben chiare: in primo luogo, esortare i fedeli alla riforma interiore attraverso lamore nei confronti di Dio; in secondo luogo riaffermare lortodossia di molti autori mistici, utilizzati anche dai teologi protestanti; finalmente difendere questi stessi autori dalle accuse di eterodossia provenienti dai teologi di confessione cattolica9.
8.

Ivi, vol. x/2, pp. 329-330.

9. Cfr. g. chaix, Reforme et contre-reforme catholiques. Recherches sur la Chartreuse de Cologne au xvie sicle, 3 voll., Institut fr Anglistik und AmerikanistikUniversitt Salzburg, Salzburg 1981, vol. i, pp. 306-307.

102

Nelle prime righe della dedica premessa allopera, Petrus


Noviomagus rende partecipe larcivescovo in esilio del suo entusiasmo per Tauler (unter ander gten buchern, die uns das
wort gots [] reichlig mit theylen, haben mir allezeitt frderlich wol angestaden, die Sermones oder predig des erleuchten
D. Johan. Tauleri) e in particolare per questo libro prezioso
(eyn kostpar buch), in cui indicata la via pi diretta alla contemplazione mistica di Dio (das uns den rechsten kurtzsen
weg, zu unsen ursprung, das Got ist, mitt klaren worten trewelig entdeckt und weyset)10. Insoddisfatto delle precedenti
edizioni in lingua tedesca, come quella di Lipsia del 1498 e
quella di Basilea del 1521 (vorgetruckten exemplaren), che
non erano state del tutto fedeli alloriginale, ma che anzi avevano omesso e frainteso parecchi passi (da der sinne scheinet vedunckelt, verderbt, oder ungewarsam aussgetruckt), intorno
al 1542 sarebbe andato in cerca dei manoscritti originali (che in
realt la critica successiva ha dimostrato essere spuri) sia nel monastero di Santa Geltrude di Colonia, dove Tauler era solito
predicare e soggiornare, sia in altri luoghi, che per non vengono ulteriormente specificati (darumb hab ich fleiss nach den
waren geschreyben exemplaren zu berkomen, umbgefragt,
und zuletz anno m.d. xlij. zu S. Gertruden in Cllen [] und
auch an anderen orten, geschreiben bcher [] gefunden). In
questi manoscritti non avrebbe solo trovato la lezione migliore
delle opere tauleriane, ma anche parecchi punti ancora inediti
di varie prediche, cantilene, orazioni, sermoni e lettere (Jn welchen vil gute, ja die beste Taulers predige, lerunge, epistolen,
und cantilenen, gar klarlich geschreyben steen, die biss her nye
getruckt noch offenbar gewesen). In base a questi alten bchern pot infine stabilire che le precedenti edizioni dellopera tauleriana durch und durch (mit ab und zusatzung viler worten, auch grosser stucken) jemerlich verkurtzet, verlengert, und
an den sinnen verandert unnd verdunckelt waren11.
10. Epistulae, cit., vol. i, p. 80.
11. Ivi, pp. 80-81.

le opere erudite del 1543-1546

103

Una volta reperiti questi preziosi documenti, il Petrus


Noviomagus della dedica si concentr con grande cura sullesame filologico e testuale dei vari scritti, nonostante le difficolt paleografiche ([geschreiben bcher], so alt das die schrift an etlichen orten gar nach verschlissen was), correggendo
e integrando in molti punti le precedenti edizioni (hab ich die
vorgetruckte predige, wa der sinne geschedigt war, nach den
alten exemplaren treuwelich helffen besseren, Und alle ander
noch nye getruckte predige und leren obgemelt, auch da bey
gefgt)12. Dal punto di vista linguistico importante sottolineare che queste prediche e sermoni erano stati scritti in Clnischer sprachen13. noto, infatti, che il domenicano Tauler
non scrisse nulla di suo pugno, ma che dett in un secondo
momento molte delle sue prediche, che assunsero certamente
una forma simile a quella orale, ma che erano principalmente
destinate alla lettura personale del singolo e non alla recitazione14. Tauler, alsaziano di origine, pur avendo parlato un dialetto in gran parte estraneo a quello bassorenano conosciuto
dalleditore delle Predig, pot essere compreso da questultimo
proprio grazie a queste trascrizioni nel dialetto di Colonia delle monache di Santa Geltrude. Non inoltre da escludere che
Tauler, seppure in modo stentato, abbia predicato direttamente nel dialetto di Colonia15.
12. Ivi, pp. 81-82.
13. Ivi, p. 82.
14. Cfr. k. ruh op, Geschichte der abendlndischen Mystik, cit., vol. iii, p. 487.
Lo stesso Petrus Noviomagus era consapevole del fatto che das aber dieser heilge doctor an etligen orten dunckel und zweyfelhafftig lautet ist da von herkommen,
das seyner predigen vil, nitt durch jn selbs, sonder durch ander lete auss seynem
mundt, uff der cantzel [] geschreiben sein. In Epistulae, cit., vol. i, p. 84.
15. Canisio, in Epistulae cit., vol. i, p. 81, scrive al proposito che da [zu S. Gertruden] der gedachte doctor zu wohnen und das wort gots zu predigen plach. Cfr.
k. ruh op, Geschichte der abendlndischen Mystik, cit., vol. iii, p. 488: Tauler,
der hufig in Kln und dort im St. Gertrud-Domenikanerinnenkloster gepredigt
hat, mu sich doch sprachlich seinen Hrerinnen angepat haben, sprach also,
wenn auch sicher gebrochen, klnisch. Jedenfalls war ihm diese Sprache, die auch eine Literatursprache war, vertraut.

104

La dedica prosegue poi con le lodi del mistico tedesco, uomo di dottrina, conoscitore della Sacra Scrittura e delle artes
liberali, di costumi irreprensibili (Disser doctor ist gewesen
ein bertreflig hochgelerter man der heiliger schrifft und in
menschlichen kunsten, auch eyns heiligen lebens). Il Petrus
Noviomagus della dedica difende energicamente la dottrina
sulle opere di Tauler: non vero, sostiene, che il domenicano
sottovalut il valore della cooperazione umana alla salvezza
(D. Taulerus kein gutt werk verwirft), anzi esort i suoi seguaci a praticare le buone opere per tutta la vita (Dan wir sollen uns on unterlass in guten werken ben, will wir die zeit habenn); il punto che non bisogna fare conto solo sulle opere, ma soprattutto sulla Grazia, non vantarsi di fronte agli altri delle buone azioni compiute e non pensare che bastino a redimere completamente luomo (Aber er strafft die gleissner
die sich allein von jren guten werken erheben, und darumb
gross geacht wollen sein von den menschen, als weres alles da
mit aussgericht)16.
A motivo delle frequentazioni coloniesi del giovane Canisio
appare plausibile che la dedica sia stata redatta da lui stesso.
Grazie ai numerosi passaggi in cui Petrus Noviomagus descrive, riassume o commenta la dottrina mistica di Tauler, facilmente dimostrabile come leditore fosse pienamente informato
e partecipe della materia che stava trattando, a tal punto padrone del pensiero di Tauler in particolare e di quello mistico in generale da difenderlo con forza dalle accuse mossegli di professare dottrine eretiche (keyn falsche leer durch jn gestiftet
wirt), accuse dovute, per la maggior parte, alla scarsa conoscenza dei testi del domenicano. Chi volesse conoscere pi approfonditamente il suo pensiero (der es recht sechen und versteen woll), sostiene ancora Petrus Noviomagus, non avrebbe difficolt a dimostrare la sua ortodossia (kann man leichtlich beweren), grazie soprattutto agli antichi e ai recenti manoscritti (furderlich auss den alten geschrieben, und auch ne16. Epistulae, cit., vol. i, pp. 82-85.

le opere erudite del 1543-1546

105

wen exemplaren). In grande considerazione sono tenuti anche


il maestro di Tauler, Meister Eckhart, il suo amico Heinrich
Seuse e molti altri pensatori mistici che soggiornarono a Colonia (erleuchte lerer die [] vom heiligen geist reichlig bergoffen waren) e che diedero il loro prezioso contributo affinch fosse capita e apprezzata la parola di Dio (und [die] auch
grosse selen frucht theten im wyngart des herren)17.
Le ultime frasi di Petrus Noviomagus, che si augura che
Woll got das hier nach eyn erleuchter mensch vomm heiligen
geist gesalbt [] disen kostparen selenschatz in Latinische
sprach verandere forniscono infine una prova, forse non decisiva ma importante, da addurre a favore di chi sostenne lidentit tra Canisio e il Petrus Noviomagus autore di questa
edizione. Il suo caro amico e certosino Laurentius Surius (Lorenz Sur, 1523-1578)18, riprendendo, anche se criticamente, il
lavoro editoriale sui manoscritti fatto cinque anni prima, nel
1548 pubblicher in traduzione latina le Conciones di Tauler,
che Gerhard Kalckbrenner, priore della certosa di Santa Barbara dal 1536 al 1566, dedicher al nuovo arcivescovo di Colonia Adolph von Schaumburg, successore del controverso
Hermann von Wied. in questo contesto verosimile che i certosini hanno pensato nello stesso lasso di tempo alle due edizioni e incaricato i due giovani, Canisio e Surio, di pubblicare sia una versione tedesca sia una traduzione latina, entrambe fedeli, almeno nelle intenzioni, al Tauler originale.
Se da un lato Kalckbrenner nomina esplicitamente nellintroduzione allopera ultima illa Coloniensi editione, che
considera, anche se non del tutto, perlomeno caeteris correctior, dallaltro per sottolinea la superiore esattezza filologica
della traduzione latina di Surius. Lo scopo principale dellope17. Ivi, vol. i, pp. 87-88.
18. Un breve profilo biografico di Surius in g. chaix, Recherches sur la Chartreuse de Cologne, cit., vol. i, pp. 267-268. Cfr. anche h. wller, Zum Leben und
Werk des Kartusermnchs Laurentius Surius (1523-1578), in w. schfke (a cura
di), Die Klner Kartause um 1500, cit., pp. 60-62.

106

ra , come per Petrus Noviomagus, restituire al pensiero di


Tauler quella chiarezza testuale, che a causa delle precedenti
edizioni era andata perduta e che aveva rese sospette le idee del
mistico renano:
Quanquam quod ad Thaulerum attinet, non possumus ire inficias, immo et ingenue confitemur, mire eum aliquot in prioribus editionibus
germanicis fuisse depravatum, ut facile malevolus quispiam inde decerpere potuerit, quod non bene discussum sacrae videtur et catholicae institutioni adversari: quae tamen nos haud parvo labore ex manoscriptorum exemplarium, quae ex diversis contraximus locis, diligenti collatione nisi sumus bona fide germano ipsius authoris sensui restituere,
adeo ut nonnunquam etiam ab ultima illa Coloniensi editione, quinto
abhic anno emissa, quae caeteris correctior est, cuius et ordinem pene
secuti sumus, haec nostra latina dissentiat, quod et ipsam non usquequaque scriptorum voluminum fidei respondere, non semel deprahenderemus19.

Linfluenza della ultima illa Coloniensi editione su Surius rintracciabile anche nella scelta degli scritti da tradurre
(cuius et ordinem pene secuti sumus) e nellimpostazione
dellepistola dedicatoria che, come quella dellamico olandese,
celebra un vescovo che si battuto per la conservazione della
fede cattolica contro le innovazioni in materia di fede. La dedica di Kalckbrenner acquista inoltre un significato pi spiccatamente politico, perch scritta a due anni scarsi dal travagliato insediamento di Schaumburg nella diocesi di Colonia:
Quando enim Dei Optimi Maximi providissima benignitas et clementia suae te voluit pene desperatae Coloniensi Ecclesiae, accedente ad
19. l. surius ocart, D. Ioannis Tauleri tam de tempore quam de Sanctis conciones nunc primum ex Germanico idiomate in Latinum transfusa sermonem interprete Laurentio Surio Lubecensi, Carthusiae Coloniensis alumno, Coloniae 1548,
fol. vi, vd 16 j 778. Nel 1552 Surius curer ledizione delle omelie di Tauler: l.
surius ocart, D. Iohannis Tauleri piissimae tam de tempore quam de sanctis Homiliae interprete Laurentio Surio, Coloniae 1552, vd 16 j 779.

le opere erudite del 1543-1546

107

hoc tum Apostolica, tum Imperiali authoritate, esse Antistitem: atque


inde iam a tanti susceptione muneris nervis in hoc omnibus incumbis,
ut plebs tua commissa fidei, terraque omnis tuae subdita potestati ab
erroribus repurgata, ad Catholicae fidei redeat synceritatem, moresque
tum in clero tum in populo quamoptimi reviviscant: cum primis utile
nobis visum est, ut insignem hunc authorem tuae Celsitudini dedicaremus20.

In alcune frasi, che descrivono Tauler (piissimus, sublimis theologus) e il valore della sua opera per chi si voglia avvicinare nel modo pi diretto possibile alla perfezione cristiana ([Hic author erit] dignus quem omnis iure celebrat posteritas, quique [] excipiatur ab omnibus, maxime qui verae
student sapientiae, quosque iuvat certum, facile expeditum
nosse iter ad Christianae perfectionis, totiusque sanctitatis
apicem contingendum), Kalckbrenner sembra avere molto
ben presente la dedica del 154321.
Cos come Petrus Noviomagus, che ha scritto cinque anni prima di lui (quinto ab hic anno), Kalckbrenner era
preoccupato a causa della cattiva fama di Tauler, provocata dallinesatta e maliziosa interpretazione di qualche malevolo
(Quod ad Thaulerum attinet [] [confitemur] fuisse depavatum, ut facile malevolus quispiam inde decerpere potuerit,
quod non bene discussum sacrae videretur et catholicae institutioni adversari)22, e certamente non dalle idee del domenicano che, se correttamente interpretate, avrebbero dovuto essere considerate ortodosse. Kalckbrenner assicur inoltre il potente destinatario dellopera che gli scritti erano stati precedentemente esaminati dai teologi dellUniversit di Colonia, i
quali non solo non impedirono la pubblicazione, ma addirit20. Ivi, fol. iii.
21. Ivi, fol. iii-iv. Canisio, nella sua lettera dedicatoria del giugno 1543, in Epistulae, cit., vol. i, p. 80, aveva scritto: [Eyn buch] das uns den rechsten kurtzsen
weg, zu unsern ursprung, das Got ist, mitt klaren worten trewelig entdeckt und
weyset.
22. Ivi, fol. vi.

108

tura la incoraggiarono23. Questa precisazione, a differenza di


quella di Canisio di cinque anni prima, con buona verosimiglianza da attribuire al clima politico maturato dopo lespulsione da Colonia di von Wied.
Nella dedica scritta per Schaumburg nel 1553, inoltre,
Kalckbrenner torner sul tema dellimportanza della correttezza filologica per unesatta comprensione del pensiero di Tauler. Il lettore non si deve lasciar sviare da quelle affermazioni
riprese da Lutero a conferma del suo sistema teologico (Nihil
vero id lectorem movere debet, quod impudentissimus Luterus huius viri [Tauler] dictis quibusdam sua visus est confirmare dogmata), avendo questultimo (faex hominum) persino osato abusare delle parole di Cristo e della tradizione cristiana (qui etiam ipsius Christi et divinorum librorum sententijs ad suae impietatis affermationem abutuntur)24. Ancora una volta largomentazione di Kalckbrenner allo stesso
tempo filologica e teologica: alla correttezza testuale delle opere di Tauler corrisponde, quasi necessariamente, lortodossia
delle sue idee, in modo che luna il presupposto fondamentale dellaltra, cos come la presunta eterodossia della dottrina
tauleriana non pu non avere origine da una lettura scorretta
del testo causata dalla cattiva lezione di questultimo, difetto a
cui non si sottratta neanche ledizione del 1543, sebbene migliore delle precedenti: Potuit autem impio illi [Lutero] huius
rei occasionem praebere author ipse in aliquot prioribus Germanicis editionibus mire depravatus, adeo ut nec postrema
Coloniensis editio vulgaris usquequaque correcte prodierit25.
23. Ivi, fol. vi-vii: Ceterum ne cui ulla ex parte liber hic sospectus esse possit
nos eum doctissmis quibusdam et absolutissimis huius Coloniensis Academiae
Theologis examinandum tradimus, qui non solum non reijciendum, sed etiam modis omnibus edendum censuerunt.
24. l. surius ocart, D. Iohannis Tauleri Homiliae, cit., p. 7.
25. Ibidem. Kalckbrenner aggiunge non senza orgoglio che sed nostro iam labore effectum est, idque adhibitis vetustis quibusdam manuscriptis exemplaribus, ut
germano sui sensui et integritati in hac editione Latina sit restitutus. Cfr. anche g.
chaix, Recherches sur la Chartreuse de Cologne, cit., vol. i, p. 308.

le opere erudite del 1543-1546

109

La correttezza filologica sembra per non essere stata sempre lelemento decisivo in base al quale potesse essere misurata lortodossia di Tauler. Alledizione delle Homiliae del 1553,
per esempio, premessa una Apologia pro Joanne Thaulero
scritta dal Blosius, il quale riprende la polemica tra Lutero e
Eck a proposito del purgatorio. Questultimo aveva chiamato
Tauler somniatorem, e lo aveva a torto accusato, secondo
Blosius, di sostenere dottrine eretiche, senza tuttavia addurre
alcuna prova (nihil tametsi adducit, quo comprobet illum
[Thaulerum] esse haereticum). Se per Eck avesse letto con
attenzione le Lucubrationes di Tauler, scrive ancora Blosius, sarebbe stato di parere ben diverso. Tauler, infatti, Catholicae
fidei Cultor integerrimus est. Ea quae scripsit, sane et plane
divina sint, ut cognoscere possunt omnes, qui in illis sunt versati. Blosius accusa Eck, in modo abbastanza evidente, di non
conoscere le Lucubrationes di Tauler, e non accenna in alcun
modo al problema della correttezza delle edizioni. Infiammato dallardore Ecclesiae, Eck sarebbe incorso nellerrore di
giudicare indegno tutto ci che di Tauler Lutero aveva magnificato. Daltre parte, continua Blosius, non si pu certo sostenere che anche i Padri della Chiesa e la Sacra Scrittura siano
eretici, solo perch Lutero li ha utilizzati ad suam heresim stabilendam, e conclude: Si doctrinae Thauleri adhaerere voluisset, profecto haereticus nunquam fuisset. Nam ex unius
Thauleri scriptis haereses, quae hisce temporibus emerserunt,
plenissime confutari possunt26.
2. il dibattito su canisio editore di tauler
A proposito delledizione del 1543 si sono sviluppate, dalla fine dellOttocento in poi, delle polemiche di natura erudita che
a ben vedere rivelano anche orientamenti confessionali di fondo e che suggeriscono interpretazioni differenti della figura ca26. Qui e sopra ivi, p. 3.

110

nisiana da un lato e della storia della Compagnia di Ges in


Germania dallaltro. Sommervogel, nel secondo volume della
sua bibliografia, aveva accettato la tesi proposta da Braunsberger e aveva fatto delledizione canisiana, integrando le informazioni in suo possesso nel 1891 e correggendo alcune sviste
nei volumi seguenti, la prima opera mai pubblicata da un gesuita27. Nel 1935 James Brodrick SJ, nella sua classica biografia, non attribu le Gttliche Predig, Leren, Epistolen, Cantilenen, Prophetien a Canisio, anzi torn sulla questione per polemizzare con Braunsberger che, tra gli studiosi della Compagnia di Ges, per primo gli aveva attribuito lo scritto. Friedrich Streicher SJ, curatore dellopus canisiano, aveva dal canto
suo ritenuto fosse molto difficile comprenderla nel corpus delle opere del gesuita, ma aveva comunque ricordato in una nota le affermazioni di Braunsberger e Sommervogel. Streicher
stesso se ne era occupato nel 1932 nella sua breve nota Canisius und die Taulerausgabe von 154328.
Non sembra che Streicher abbia ritenuto necessario riprendere nella sua edizione dellopus canisiano la questione, non
27. c. sommervogel sj, Bibliothque, cit., vol. ii, p. 617: Peu de temps aprs
sa rception dans la Compagnie, Canisius publia une dition des Sermones et autre souevres asctique de Jean Tauler. Le P. Braunsberger, S.J., est le premier relever ce fait [] Il a trouv un exemplaire de cette dition, dont malheureusement
le titre manque. Cest un in-fol., de ff. cccxli. La ddicace Georges von Schotborch [Skodborg], archevque de Lund et primat de Sude, est signe: Petrus Noviomagus et date de Cologne, 3 juin 1543. Cet ouvrage serait dfinitivament le
premier publi par un membre de la Compagnie. Si tenga presente che il secondo
volume della bibliografia di Sommervogel stato edito nel 1891, e quindi non ci
pu essere alcun riferimento al primo volume delle epistole di Canisio, edito nel
1896. Braunsberger, infatti, in Epistulae, vol. i, p. 79, n. 2, sottolinea che ancora
nel 1896 le Bibliographie S.J. a PP. De Backer et Sommervogel editae titulum huius operis non habent. Sommervogel fa riferimento allarticolo di o. braunsberger sj, Petrus Canisius als Schriftsteller, in Zeitschrift fr Katholische Theologie xiv, 1890, pp. 720-744, nel quale Braunsberger aveva posto per la prima volta il problema della paternit canisiana dello scritto.
28. Petri Canisii opera, cit., vol. i/1, p. 30*. Cfr. f. streicher sj, Canisius und
die Taulerausgabe von 1543, in Zeitschrift fr Aszese und Mystik vii, 1932, p.
178.

le opere erudite del 1543-1546

111

ancora risolta, dello scritto tauleriano, cos come non sembra


aver creduto possibile che il giovanissimo Canisio, appena prima di entrare come novizio nella Compagnia di Ges, si fosse
impegnato a pubblicare gli scritti del mistico domenicano,
preferendo a questa interpretazione quella secondo la quale
Canisio, gi dalle prime opere, si sia dedicato a un lavoro a suo
modo di vedere pi dotto e pi meritorio per la causa della
Chiesa cattolica, come haurire, congerere, referre lopera omnia di Cirillo di Alessandria e i Sermones e le Homiliae di Leone Magno. Canisio avrebbe quindi preferito dedicarsi ai primi
scrittori cristiani e non al controverso domenicano29.
Dalle parole del curatore emerge molto chiaramente lintenzione di ricostruire unimmagine del primo Canisio ben determinata, secondo gli stilemi apologetici proposti dalla bolla
di canonizzazione Misericordiarum Deus del 1925, premessa alledizione curata da Streicher: vale a dire quella di un Canisio
fedele al cattolicesimo romano e legato alla tradizione delle origini del Cristianesimo, quasi a ribadire nei confronti allaltra
cristianit, quella non pi fedele a Roma, lesclusivit della tradizione cattolica. Il suo scopo sarebbe stato quindi quello di
recuperare e chiarificare un patrimonio di fede millenario, per
riproporlo nel presente secondo le mutate esigenze dei tempi.
Oltre a ci bisogna per aggiungere che lattribuzione dellopera a Canisio non cos pacifica come a volte Braunsberger
sembra voler credere, dal momento che le obbiezioni mossegli
non mancano di fondamento.
In questo senso, verosimile che Streicher abbia preferito
non attribuire ledizione dellopera di Tauler a Canisio a causa
di alcune contraddizioni relative sia alla data di pubblicazione
del testo, sia in modo particolare alla preparazione filologica e
29. p. canisius sj, Divi Cyrilli Archiepiscopi Alexandrini operum omnium undecim libri, Coloniae 1546. c. sommervogel sj, Bibliothque, cit., vol. ii, p.
618; id., D. Leonis Papae operaomnia, Coloniae 1546. id., Bibliothque, cit.,
vol. ii, p. 618. Lindice pi recente delle opere canisiane in r. haub, Bibliographie
der zu Lebzeiten erschienenen Werke des Petrus Canisius, cit., pp. 295-296. Si veda
al proposito anche h.j. sieben sj, Petrus Canisius und die Kirchenvter, cit.

112

teologica di Canisio. James Brodrick, insistendo su temi gi


messi in luce da Streicher, ha da parte sua preferito scartare decisamente lattribuzione a Canisio. Pur essendo disposto ad
ammettere che Canisio possa essere stato influenzato in qualche modo dallambiente riformatore di Colonia (he may have also learned in the same environment [lambiente culturale
riunitosi attorno a Nicolas Van Esche nella certosa di santa
Barbara a Colonia] to appreciate with especial enthusiasm the
work of the great medieval mystic, Tauler), tiene per a puntualizzare che the point depends on whether he was the
author of a certain book which has been confidently attributed to him in recent years. As will be shown later on, there are
grave reasons for doubting the attribution30.
Brodrick nutre una serie di dubbi legittimi sullautenticit
dellopera. Anzitutto si domanda per quale motivo Canisio
non menzioni, in alcuno dei suoi scritti successivi, il fatto di
aver curato la discussa edizione, e non citi mai il pensiero di
Tauler come un suo punto di riferimento, se non nella contestata dedica; in secondo luogo come mai nessun gesuita e nessun biografo di Canisio, neanche quelli pi vicini temporalmente, non abbiano mai ipotizzato un fatto del genere, se non
Braunsberger, e solamente nel 1890; perch, sebbene possedesse una copia latina delle Predigen, abbia menzionato Tauler
solo una volta, e per lodare unopera sulla Passione che si poi
scoperto essere spuria. Infine, sostiene che
now it is quite certain that Peter Canisius did not know German very
well in 1543, not, at any rate, well enough to be competent to deal with
ancient and mutilated manuscripts in that language. Thus in 1550, seven years further on, Peter informed St. Ignatius that he was engaged
in learning the German language well at home, and twelve months
later still he tells his friend, Leonard Kessel, that hes going on with his
30. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 19. Non manca, nelle parole di
Brodrick, un accenno polemico a Braunsberger, che forse ha attribuito lopera a Canisio troppo confidently.

le opere erudite del 1543-1546

113

preaching, having surmounted as best as I could the difficulties of the


German language. It is to be thought that a man who was still struggling with the intricacies of German syntax in 1551 had actually published a large book in excellent German prose eight years before?31

Lobbiezione di Brodrick certamente fondata. Importante per anche precisare il contesto in cui Canisio fece quelle
affermazioni. Nella prima delle due lettere citate, del 2 novembre 1550, Canisio riferisce a Ignazio: Volesse Dio, che potesse fra un anno imparare la lingua tedeschia, per predicare la parola sua santa et fruttificar nella gente et anchora che bastassimo parlare tanto bene come il fratello nostro Pietro Scorichio,
non si trova luogho nelle chiese di questa terra per predicare
come sappiamo per esperienza. Per la qual cosa il P. Nicolao ed
io havemo determinato prima dimparar bene la lingua in casa
[in corsivo il passo tradotto da Brodrick]32. Il fatto che Canisio, nel novembre 1550, sentisse il bisogno non di imparare ex
novo, ma di perfezionare il suo tedesco (bastassimo parlare
tanto bene come il fratello nostro Pietro Scorichio), non desta meraviglia: Canisio, infatti, continua la lettera comunicando a Ignazio lintenzione di conferir gli studi et passar di nuovo libri molto necessari [] oltre le lezioni ordinarie et prediche latine, desercitarchi nella lingua greca, la quale in questi
paesi molto necessaria. Canisio, inoltre, intende imparare a
predicare, e non a leggere il tedesco.
Nella seconda lettera citata, Canisio scrivendo il 14 dicembre 1551 a Leonhard Kessel, conferma i suoi progressi nellapprendimento del tedesco, ma sempre con particolare riferimento alla sua capacit di predicare: Progredior ego in contionando, et superavi utcunque difficcultates linguae Germanicae [in corsivo le parole tradotte da Brodrick], in qua vos etiam
et discipulos vestros exerceri cupio, sicut et apud nos festis diebus aliquando Latine, aliquando Germanice declamant stu31. Ivi, pp. 39-40.
32. Epistulae, cit., vol. i, p. 340.

114

diosi33. Canisio, infine, aveva scritto il 24 marzo 1550 a Juan


de Polanco: Nella domenica Laetare [16 marzo] parso al
parrocchiano e alli Reverendi chio predicassi nella Chiesa
principale in Tedeschio. Ringraziata sia sua somma Bont per
il buon successo; perch sopra lopinione di tutti sono stato inteso per la prima volta34.
Il primo problema da analizzare tuttavia il controverso
rapporto fra Brodrick e Braunsberger: il primo dubita della
scoperta del secondo non tanto perch non crede verosimile
che unopera di tal genere possa essere rimasta nascosta per
quasi 350 anni, fatto singolare ma pur sempre possibile, quanto perch lidea sembra sia venuta a uno studioso non gradito
al gesuita inglese: We have to ask why, if Canisius was the editor, not a single one of his brethren suspected it until, in 1890,
347 years after the event, Father Braunsberger came forward
as a champion of the theory, following the lead of a Protestant
scholar who had ventilated it in a history of medieval pantheism?35. Brodrick inoltre non si sbilancia troppo sulla figura di
Tauler, anche se si dice contento qualora si potesse fare chiarezza definitivamente su questo controverso personaggio, grazie anche allaiuto della scoperta di Braunsberger36.
sicuramente molto complesso stabilire con ragionevole
sicurezza se Canisio sarebbe il primo libro pubblicato da un
membro della Compagnia di Ges, un ordine che pi di altri
33. Ivi, p. 389.
34. Ivi, pp. 312-313.
35. j. brodrick sj, St. Peter Canisius, cit., p. 39. Viene confermato, in questo
passo, il sospetto che Brodrick abbia polemizzato con Braunsberger in modo non
del tutto sereno.
36. Ivi, pp. 38-39. It would be pleasant to be able to state definitely that Peter of
Nymegen was Peter Canisius, if only for the reason that the first book ever written
by a Jesuit [] would have been issued in defence and honour of a great Dominican who had fallen into disrepute with Catholics because Luther professed to have
received much help from his teaching in his struggle toward evangelical freedom.
But our desire for it to be true must only make us the more cautious about admitting the identity of the two Peters.

le opere erudite del 1543-1546

115

ha fondato la sua forza sulla preparazione teologica, sulle istituzioni culturali ed educative e su una copiosa e importante
produzione letteraria abbia pubblicato lo scritto oppure no:
entrambe le opinioni sono verosimili e fondate su fatti oggettivi, e proprio per questo orientarsi dipeso molto spesso da
una scelta di fondo: se si disposti cio ad ammettere, anche
solo come ipotesi, che un santo recente della Chiesa, canonizzato come il malleus haereticarum e il secondo apostolo della Germania, e Martin Lutero possano aver apprezzato, a pochi anni di distanza e con finalit e sensibilit diverse, un pensatore mistico, destinato quindi a non trovare la giusta collocazione fra le rigide ortodossie che andavano consolidandosi a
cavallo della met del xvi secolo. Proprio per la difficolt di risolvere definitivamente la questione, mantenere vivo il dibattito contribuisce a superare una troppo rigida contrapposizione tra le due interpretazioni. Ci che appare inaccettabile della posizione di Brodrick (ma non di Streicher) il rifiuto preventivo di ogni discussione, bollata come sconveniente perch
proposta da uno studioso protestante, alla cui identit Brodrick non accenna; n viene tanto meno indicata lopera in
questione.
Ci non toglie in alcun modo che alcune delle obiezioni di
Brodrick siano fondate. Devono per essere corrette e confortate da una serie di precisazioni. In effetti, come ricordato da
Brodrick, nessuno dei primi e dei pi autorevoli biografi di
Canisio, da Keller, Rader e Sacchini, fino a Dorigny, Python
e Boero, ha mai accennato alledizione delle Predigen di Tauler, il che per abbastanza ovvio, se lattribuzione risale al
1890, mentre in pi parti riferita ledizione degli scritti di Cirillo dAlessandria e Leone Magno37. Inoltre, le motivazioni di
Brodrick sono praticamente le medesime che Streicher aveva
37. Cfr. jp. python sj, Vita Reverendi Patri Petri Canisii, cit., pp. 34-35; g.
boero sj, Vita del Beato Pietro Canisio, cit., pp. 43-44. g. de giovanni sj, San
Pietro Canisio, cit., p. 15, attribuisce invece le Predigen a Canisio senza troppe
preoccupazioni filologiche.

116

addotto tre anni prima, nel 1932, nella gi citata nota Canisius
und die Taulerausgabe von 1543, senza per che il gesuita inglese riconosca esplicitamente il proprio debito nei confronti del
confratello tedesco.
Per prima cosa, Steicher riporta con precisione, seguendo
Braunsberger, chi il protestant scholar che ha sostenuto
per primo lidentit tra il Petrus Noviomagus e Canisio: si
tratta di Auguste Jundt, professore di teologia protestante
nellUniversit di Strasburgo, nella sua Histoire du Panthisme
populaire au moyen ge et au seizime sicle, edita a Parigi nel
187538. Streicher scrive, in secondo luogo, che wei die alte
Gesellschaft Jesu und auch die neue bis P. Braunsberger nichts von einer durch P. Canisius besorgten Taulerausgabe []
Die ltesten Biographen des Heiligen, P. Rader und P. Keller,
die Canisius Arbeiten einzeln anfhren, und spter auch Possevin in seinem Apparatus Sacer, kennen eine solche nicht39.
Infine, anche la tesi della scarsa conoscenza del tedesco da
parte di Canisio stata sostenuta, con pi precisione, da
Streicher, che ha anche messo in dubbio la capacit di Canisio di leggere e sistemare filologicamente i manoscritti di Tauler, scritti in tedesco tardomedievale, con una prosa complessa, mutili in molte parti40.
I dubbi di Streicher sono legittimi, anche se devono essere
accompagnati da alcune riflessioni. Da una parte, il fatto che
i primi biografi di Canisio, a partire dal xvii secolo, non ab38. a. jundt, Histoire du Panthisme populaire au moyen ge et au seizime sicle,
Sandoz et Fischbacher, Paris 1875 (ristampato in facsimile dal Minerva-Verlag,
Frankfurt am Main 1964), pp. 64-65.
39. f. streicher sj, Canisius und die Taulerausgabe von 1543, cit., p. 178.
40. Ibidem: Ist es fr den, der Canisius Arbeitsweise und seinen durchaus auf das
Praktische gerichteten Sinn kennt, schwer zu verstehen, da er, der Niederlnder,
schon als Student von 21 bzw. 22 Jahren eine auf mhevollen Handschriftenvergleichen beruhende, also literar-kritisch deutsche Tauleredition ohne Beihilfe anderer besorgt haben soll. Ist es sehr fraglich, ob Canisius in den Jahren 1541/43 der
deutschen Sprache schon so mchtig war, da er befhigt gewesen, einen auf mittelhochdeutschen Handschriften fuenden frh-nordhochdeutschen Tauler herauszugeben.

le opere erudite del 1543-1546

117

biano accennato a questa edizione si spiega in modo tautologico, risalendo lattribuzione al 1875 ovvero al 1890: in altre
parole non potevano accennarvi semplicemente perch non ne
erano a conoscenza. Dallaltra poi, il ragionamento di Streicher, apparentemente stringente, presuppone quello che in
realt dovrebbe dimostrare, cio le scarse competenze paleografiche e linguistiche di Canisio. Pi interessante laffermazione che wenn daher Canisius berhaupt als Editor der Taulerausgabe von 1543 in Betracht gezogen werden kann, dann
hchstens in der Form, da er fr den anonymen Herausgeber [] fr die Widmung seinen Namen lieh, e che ist es
[] schwer zu verstehen, da er [Canisius] [] als Student
von 21 bzw. 22 Jahren eine auf mhevollen Handschriftenvergleichen beruhende, also literar-kritisch deutsche Tauleredition ohne Beihilfe anderer besorgt haben soll. Tuttavia, se si
presta fede al testo della dedica, lautore di questultima e leditore dellopera devono coincidere. In tutta la dedica Petrus
Noviomagus parla in prima persona e non solo sembra pienamente a conoscenza della materia da lui trattata, ma ne tesse le lodi con grande partecipazione personale. Inoltre, pur
ammettendo che Canisio non sia stato materialmente leditore
delle Gttliche Predig, Leren, Epistolen, Cantilenen, Prophetien,
non si capisce perch avrebbe dovuto prestare il suo nome allanonimo editore se non ne avesse condiviso lentusiasmo per
Tauler. Anzi, in questo caso Canisio si sarebbe esposto al posto delleditore reale, che per qualche motivo voleva rimanere anomino. Ci confermerebbe ancora di pi quanto tenesse
alla dottrina mistica di Tauler41.
Se poi si prova ad allargare lorizzonte della ricerca e a indagare non solamente i testi di Canisio e di chi ha scritto su
Canisio, anche poco dopo la sua morte, ma anche il lavoro di
41. Ibidem. Sullidentit tra lautore della dedica e delledizione, cfr. Epistulae, cit.,
vol. i, p. 80: Dem hochwerdigen in Got vatter und heren Georgio von Schotborch [] wunsch ich Petrus Noviomagus [] mit erbietung meins willigen gehorsamen diensts.

118

chi ha operato accanto al gesuita e ha condiviso con lui formazione e stimoli intellettuali, una parte dei dubbi di Streicher e Brodrick potrebbe essere vista in un altra luce. interessante notare, infatti, che nellambiente di Colonia, in cui
Canisio ha trascorso gli anni pi importanti della sua giovinezza, era molto forte linteresse per Tauler e per il suo maestro Johannes Eckhart. Il filo conduttore che li legava era rappresentato senzaltro dalla corrente della Devotio moderna. In
questo ambiente si era sviluppata un tipo di sensibilit religiosa umanista e moderatamente riformista, in cui per la fedelt
a Roma non fu mai messa in discussione. In particolare, il frate certosino Laurentius Surius, al tempo buon amico di Canisio, che in un breve lasso di tempo, durante quella nouvelle
mais brve floraison douvrages mystiques (1548-1555)42, si
occup pi volte di Tauler: prima nel 1548, pubblicando due
volumi, poi nel 155243.
Non daltra parte in alcun modo possibile stabilire se e in
quale misura Canisio avesse appreso il tedesco nei sette (al momento delledizione) anni di vita e studio a Colonia. Si pu
tuttavia presumere che non ne fosse completamente digiuno,
non solo perch le regioni imperiali di lingua tedesca erano un
punto di riferimento culturale e politico per i confinanti territori olandesi, ma anche perch Nimega era una citt situata in
una zona di confine nevralgica fra Impero, Francia e domini
asburgici, sul Reno come Colonia. Il padre di Canisio, inoltre, era un commerciante che sicuramente aveva rapporti frequenti con colleghi di lingua tedesca e, avendo pensato per il
figlio un futuro nel campo del commercio, difficile pensare
che considerasse inutile, ai fini di una migliore preparazione
professionale, la conoscenza del dialetto di Colonia.
42. g. chaix, Recherches sur la Chartreuse de Cologne, cit., vol. i, p. 306.
43. l. surius ocart, D. Ioannis Tauleri Conciones, cit.; id., D. Ioannis Thauleri De Vita Et Passione Salvatoris Nostri Iesu Christi Piissima Exercitia nunc demum ex idiomate Germanico reddita Latine, Coloniae 1548. vd 16 j 792; id., D.
Iohannis Tauleri Homiliae, cit.

le opere erudite del 1543-1546

119

Se da una parte non si hanno elementi inoppugnabili per


sostenere che Canisio padroneggiasse il tedesco scritto in modo filologicamente impeccabile, dallaltra gli argomenti a favore della teoria che per lui fosse una lingua a mala pena comprensibile sono pi difficili da provare.
I passi epistolari citati da Brodrick, in cui Canisio accenna
alla difficolt della lingua, e al suo ritardo nellapprenderla,
non sono sufficienti a escludere che Canisio sia stato leditore
di Tauler, o meglio sembrano in parte contrastare con il fatto
che il solo Canisio, in quel determinato momento, abbia potuto dedicarsi a un lavoro di tale complessit. Se per fosse fatto seguito da qualcun altro che conosceva bene sia il tedesco
sia lo stile e il pensiero di Tauler, per esempio lo stesso Kalckbrenner, se fosse un lavoro firmato da Canisio ma ottenuto
grazie alla collaborazione essenziale di altri giovani allievi come Surius, il problema dellattribuzione sarebbe parzialmente
pi comprensibile44.
Il fatto che due tra le persone a lui pi vicine avessero forti interessi per la mistica tedesca, e che Canisio ne sia stato influenzato, daltra parte innegabile. Lopera usc nel giugno
1543, un mese dopo lingresso nella Compagnia di Ges di
Canisio, ed inverosimile che sia stato preparato in quel lasso
di tempo. Probabilmente la stesura risale al 1542, prima di raggiungere Favre a Magonza nellaprile 1543. Canisio, che sent
parlare di Ignazio di Loyola solo nella Pasqua del 1542 dal novizio spagnolo Alvaro Alfonso, aveva avuto lintenzione di far
parte dei monaci della certosa di Santa Barbara: non sarebbe
assurdo ipotizzare che il certosino Van Esche abbia guidato il
lavoro intellettuale dei suoi due giovani e promettenti discepoli, li abbia consigliati sulle letture e abbia proposto loro di trascrivere da vecchi manoscritti una nuova edizione della Predigen di Tauler.
44. g. chaix, Recherches sur la Chartreuse de Cologne, cit., vol. i, p. 310, sostiene a ragione che ledizione tedesca del 1543, a cura di Petrus Noviomagus fu tablie sans doute avec laide des Chartreux eux-mmes.

120

Pi di uno studioso ha creduto di poter attribuire lo scritto a Canisio, evidentemente perch, oltre a elementi lessicali e
sintattici, sono stati presi in considerazione fattori pi determinati, come lambiente culturale, e sottoposto lepistolario a
un esame pi accurato45. Paul Dudon, per esempio, nel suo
articolo Qui est le Petrus Noviomagus auteur dune dition
de Tauler parue, a Cologne, en 1543?, non nutre alcun dubbio nellattribuire la paternit dello scritto a Canisio46. Le motivazioni addotte sembrano convincenti: anzitutto Surius, nella sua traduzione del 1548, ricorda ledizione tedesca del 1543,
pur non chiamando esplicitamente in causa Canisio. In secondo luogo lautore, riprendendo in parte lo scritto di Braunsberger nella Zeitschrift fr katholische Theologie del 1890, in45. Braunsberger, cui certamente non difettava una conoscenza approfondita
dellepistolario di Canisio, scrive in Epistulae, cit., vol. i, p. 68, n. 4: Prima haec
epistula [alla sorella Wendel, scritta nel 1541 da Colonia] theologiam illam mysticam
sapit, quam Carthusiani colonienses et Nicolaus Eschius Canisii praeceptor diligenter colebant. Cfr. anche Confessiones, cit., p. 22: Caeterum quae ad mysticam
Theologiam, et Spiritualia studia pertinent, magis animo adlucebant, in his maiorem succum et sapidiorem cibum mens mea reperiebat. Sempre in Epistulae, cit.,
vol. i, pp. 304-305, Canisio scrive al confratello Leonhard Kessel il 19 marzo 1550:
Accepi literas a te binas mi Leonardo fratre, alteras per Magistrum [Petrum] Endovianum huc Telinga missas, verum sine scriptis illis, quae adiunxeras, venient tamen
ut audio, propediem: Alteras cum Taulero Latine verso. Canisio si riferisce alla traduzione latina fatta dallamico Laurentius Surius, edita a Colonia nel 1548. Purtroppo la lettera pubblicata da Braunsberger mutila. Le parole mancanti, per, sono
state scoperte in un codice dellHistorisches Archiv der Stadt Kln (=hastk), jesuiten 223/18, Epistolae ad R.P. Leonardum Kesselium, pars i (1543-1572), fol. 31v, da
J. Metzler SJ, che le ha pubblicate nella breve nota Miscellanea canisiana, in Archivum Historicum Societatis Jesu vii, 1938, p. 272: Alteras [accepi litteras] cum
Taulero latine verso; sed in quo mittendo vix probare possum consilium tuum, quia
sumptibus parcere potuisses, et ego pro Taulero latino viverem. Sed humanitati tuae
danda est haec venia, praesertim quod librorum cupidum me suspicabare[s], che,
al contrario di quanto si era creduto, non confermano n negano la paternit
delledizione di Tauler da parte di Canisio. Canisio inoltre, pur non citando mai Tauler, nei suoi primi scritti del 1546-1547 si sempre firmato Petrus Canisius Noviomagus (cfr. Epistulae, cit., vol. i, pp. 176, 182, 216).
46. p. dudon sj, Qui est le Petrus Noviomagus auteur dune dition de Tauler
parue, a Cologne, en 1543?, in Recherches de sciences religieuse xii, 1922, pp.
89-91.

le opere erudite del 1543-1546

121

siste sulle amicizie di Canisio, sulla sua prima formazione spirituale, e pi in generale sullambiente culturale di Colonia. Il
giudizio di Dudon, sulla base delle prove da lui ritenute decisive, perentorio: Pour toutes ces raisons, lattribution de
louvrage en question Canisius est chose certaine [] Il reste donc que, sous la bndiction de Pierre Le Fvre, les uvres du mystique dominicain Tauler parurent en 154347.
Kalckbrenner, inoltre, era venuto a sapere dellesistenza della
Compagnia di Ges nel 1542 tramite Alvaro Alfonso, e ne era
rimasto entusiasta. Oltre a condividere i suoi ideali di riforma,
il nuovo ordine era in grado, al contrario dei certosini, di
diffondere questi stessi ideali nel secolo48.
Un altro gesuita, Anton de Pelsemaeker, ha scritto un articolo sulla questione alcuni decenni dopo Dudon, nel 1960,
dal titolo Canisius diteur de Tauler49. Lo studioso considera inconsistenti le varie obbiezioni mosse allattribuzione a Canisio della discussa edizione. Anzitutto non ha consistenza
lipotesi che confondeva Canisio con il domenicano Petrus de
Noviomago, cui qualcuno ha preferito attribuire ledizione
delle Predigen, dato che il frate mor a Roma nel 1525, e la data del testo del 1543 certa50. Pelsemaeker ragionevolmente
sostiene anche che Canisio non fece mai menzione di questopera, n, daltra parte, per la sua passione per la mistica tede47. Ivi, p. 90. Pierre Favre, giunto a Colonia solo nellagosto 1543, conobbe allora Kalckbrenner e gli altri monaci della certosa di Santa Barbara, mentre ledizione
di Tauler usc nel giugno. Dudon intende forse dire, quando accenna alla bndiction di Favre, che Canisio gli parl del volume nel soggiorno a Mainz nella primavera del 1543. Favre si sarebbe quindi pronunciato a favore della pubblicazione.
48. g. chaix, Recherches sur la Chartreuse de Cologne, cit., vol. i, pp. 298-299.
Sullo stretto rapporto tra certosini e gesuiti si vedano: c. van der vorst, La
Compagnie de Jsus et le passage lordre des Charteux (1540-1694), in Archivum Historicum Societatis Jesu xxiii, 1954, pp. 3-34; b. duhr sj, Der erste
Jesuit auf deutschem Boden, insbesondere seine Wirksamkeit in Kln, in Historisches Jahrbuch xviii, 1897, pp. 792-830.
49. a. de pelsemaeker sj, Canisius diteur de Tauler, in Revue dascetique
et de mystique xxxvi, 1960, pp. 102-108.
50. Ivi, p. 103, ed Epistulae, cit., vol. i, pp. 90-91.

122

sca, per paura di essere sospettato di eresia, visto che lopera di


Tauler era nellindice sia dellInquisizione sia del preposto generale della Compagnia. Lo stesso Pelsemaeker, nellarticolo
Saint Pierre Canisius. La spiritualit dun aptre, ha ampiamente dimostrato come la spiritualit canisiana derivi direttamente dalla meditazione mistica, appresa nella certosa di Santa Barbara, e come sia assurdo pensare che Canisio, una volta
entrato nella Compagnia, abbia dimenticato totalmente i suoi
anni di formazione spirituale e di frequentazione con i certosini di Colonia (en entrant dans la Compagnie de Jsus Pierre Canisius ne devait pas laisser sur le seuil de la porte le bagage intellectuel et spirituel dont il tait porteur), e addirittura
definisce Canisio, forse esagerando, lhritier de Tauler. Dopo il saggio di A. Ampe, oltretutto, lattribuzione a Canisio
deve considerarsi certa51.
Pelsemaeker confuta abilmente le obbiezioni di Streicher e
Brodrick riguardo alla presunta ignoranza da parte di Canisio
del tedesco. A parte alcune considerazioni dettate dalla logica52, lo studioso francese sottolinea come, fino alla diffusione
capillare della Bibbia in volgare di Lutero, non si potesse parlare di lingua tedesca, ma al pi di dialetti regionali o addirittura cittadini. Per questo motivo Canisio, che, in una lettera
inviata da Colonia a Favre il 27 settembre 1544, scrisse ego
denique modo germanice concionari coepi53, una volta giun51. a. de pelsemaeker sj, Saint Pierre Canisius. La spiritualit dun aptre,
cit., pp. 167 e ss. Sul tema si vedano anche a. coreth, Die geistige Gestalt des
heiligen Petrus Canisius, cit., e soprattutto il decisivo a. ampe, Een kritisch onderzoek van de Institutiones Taulerianae, in Ons Geestelijk Erf xl (1966), pp.
167-240.
52. Cfr. ivi, pp. 107-108: Au bout de sept annes de sjour dans la ville rhnane, Canisius devait possder parfaitement lallemand de Cologne. Nimgue []
appartenait au diocse de Cologne et dpendait directement de lArchevque Hermann von Wied. Les relations commerciales taint trs troites entre les deux rgions que reliait entre elles le grand fleuve. Par son destin politique, la cit nerlandaise tait toute allemande [] le langage colonais tait plus intelligible aux gens
du Nord (Pays-Bas) quaux Alsaciens, aux Suisses et aux Bavarois.
53. Epistulae, cit., vol. i, p. 112.

le opere erudite del 1543-1546

123

to a Ingolstadt dovette imparare a predicare nel dialetto bavarese che, evidentemente, rispetto a quello di Colonia aveva
delle sfumature diverse54. Canisio stesso, nella dedica a Skodborg, aveva scritto che steen alle Thaulers predig und leren in
rechter Clnischer sprachen geschrieben, und seint nachmals
uffs hoich theutz getzogen55.
Non si pu dimenticare, infine, il fatto che lattribuzione
di unopera di questo tipo avrebbe potuto nuocere, nellopinione di alcuni, alla figura integerrima di secondo apostolo
della Germania che, in base alla Misericordiarum Deus, tra la
fine degli anni Venti e i primi anni Trenta del Novecento i vertici della Compagnia stavano cercando di comporre. Tauler,
infatti, fu insieme con Heinrich Seuse il principale allievo di
Meister Eckhart: 28 proposizioni di questultimo furono giudicate in parte eretiche dalla costituzione In agro dominico,
emanata nel marzo 1329 ad Avignone da Giovanni xxii. Pur
essendosi riconciliato con la Chiesa in procinto di morte nel
gennaio 1327 (ovvero 1328), la figura di Meister Eckhart rimane in ogni caso di problematica interpretazione nella storia
della teologia cattolica.
Tauler stesso, daltra parte, non godeva, ai primi del Cinquecento, di ottima fama. Evidentemente, leterodossia dottrinale del circolo di Strasburgo, riunitosi intorno a Meister
Eckhart, non poteva non risultare sospetta a un severo censore della fede quale era Johannes Eck, specialmente dopo i pericolosi per la fortuna di Tauler apprezzamenti da parte di
Lutero: se san Paolo e santAgostino godevano di una considerazione al di sopra di ogni dubbio, fu conseguenza quasi necessaria che il credito, di cui Tauler godeva negli ambienti cattolici, dopo le numerose citazioni di Lutero fosse destinato a
54. a. de pelsemaeker sj, Canisius diteur de Tauler, cit., pp. 106-107. A queste considerazioni di Pelsemaeker si aggiungano quelle di Braunsberger, in Epistulae, cit., vol. i, p. 313, n. 1: Canisius, cum inferiore Germania natus et educatus
esset, illius etiam dialecto erat assuetus.
55. Epistulae, cit., vol. i, p. 82.

124

ridursi drasticamente. Lutero, inoltre, nel suo periodo di studi


a Erfurt, era entrato in contatto con ambienti che si richiamavano al movimento tardomedievale dei Gottesfreunde, gruppo
di fedeli gi riunitisi sotto la direzione spirituale di Tauler durante gli anni di Basilea (dal 1339 al 1347 circa). Il rapporto tra
questi dissidenti del 300 e il riformatore tedesco non mai
stato interpretato uniformemente: ci sono evidenti punti di
contatto e di contrasto, e probabilmente la rielaborazione luterana di certe idee dei mistici tedeschi contribuisce a complicare ulteriormente il quadro.
Il destino di Tauler allinterno della Compagnia di Ges fu
altrettanto controverso. Nel suo importante saggio sulle letture dei gesuiti nel xvi secolo, Pedro de Leturia SJ ha ricostruito le alterne vicende del domenicano e di molti altri pensatori
in bilico fra ortodossia ed eresia56. Lo studioso spagnolo ha ricostruito pazientemente, attraverso lo studio degli indici dei
collegi della Compagnia, i mutamenti nelle letture formative
dei novizi e dei professori. La pi antica di queste liste del
1554, e appartenne al noviziato di Coimbra, in Portogallo, diretto da Jernimo Nadal. Uno studente di allora, Nicols Grecida, scrisse che nel collegio si leggeva una traduzione in castigliano delle Institutiones di Tauler, e Leturia precisa che ms
aislado se presenta en la lecturas pblicas de la Compaa el
nombre de Tauler, pues no recordamos haberlo visto posteriormente en ninguna de ellas57.
56. p. de leturia sj, Lecturas ascticas y lecturas msticas entre los jesutas
del siglo xvi, in Archivio italiano per la storia della piet ii, 1953, pp. 3 e ss.,
successivamente in p. de leturia sj, Estudios Ignacianos, Institutum Historicum Societatis Jesu, Roma 1957, vol. ii, pp. 269 e ss. In Epistulae, cit., vol. i,
pp. 86-87, n. 1, Braunsberger ha ricostruito la progressiva eliminazione di Tauler dalle letture dei gesuiti, a partire dal 1570 circa in poi. Non pu essere neanche dimenticato che Ignazio fu accusato per ben due volte di sostenere tesi vicine a quelle degli alumbrados spagnoli, e che quindi si cercasse il pi possibile di
prendere le distanze da questi erleuchte lerer tedeschi. Sullinfluenza su Ignazio della mistica spagnola cfr. p. de leturia sj, Estudios Ignacianos, cit., pp.
273 e ss.
57. Ivi, pp. 297-299.

le opere erudite del 1543-1546

125

La lettura degli scritti di Tauler non fu espressamente vietata almeno fino agli anni 1574-1575, quando il preposto generale Mercuriano inser un paragrafo speciale, comprendente alcuni mistici, nella lista dei libri che potevano leggersi solo
dietro esplicita autorizzazione del provinciale, in quanto contenenti opinioni non conformi alla natura della Compagnia.
Le istruzioni di Mercuriano furono pubblicate il 21 marzo
1575, e da allora Tauler fu visto con sospetto dai gesuiti, tanto
che Canisio, che fino ai primi anni Settanta aveva consigliato
Tauler come autore educativo e formativo, incaricato negli anni 1577-1578 di eliminare dalle biblioteche dei collegi in Germania i libri proibiti, successivamente non accenn pi al domenicano tedesco. Canisio, in una lettera datata 4 novembre
1567 e scritta ad Andreas Fabricius SJ, nominato da Pio v precettore di Ernesto di Baviera, figlio di Alberto v e futuro arcivescovo di Colonia, d al confratello dei suggerimenti ut optimus Princeps ad amplissimum Ecclesiae munus administrandum destinatus [] insituatur: tra i libri consigliati, c
sia lImitazione di Cristo (libellus de Imitatione Christi), sia
le meditazioni di Tauler sulla passione. In unaltra, scritta verso la fine del 1571, Canisio, su richiesta dei magistrati di Innsbruck, indic quali erano secondo lui i libri che andavano
stampati per rispondere alla diffusione dei libelli protestanti:
nel catalogus, nel quale spiccano il Catechismus romanus e i
Loci communes adversos luteranos di Johannes Eck, sono anche
compresi i Laurentii Surij buecher, e quindi anche la traduzione latina di Tauler58.
58. Ivi, pp. 311-315: Aunque con criterio menos rgido, la orden del P. Mercuriano se cumpli tambin en las dems provincias. Se hizo en ellas una revisin y
expurgo de las bibliotecas de los collegios, que en Allemania se verific de 1577 a
1578, por obra de San Pedro Canisio [] En San Pedro Canisio mismo puede registrarse un efecto de las nuevas directivas del P. General. Mientras que en 1567 y
1571 le vemos recomendar todava a sus amigos las ediciones de Surio que contienen las obras de Tauler [] desde 1581 a 1597 esos ombres [Tauler, Suso e Ruusbroec] no figuran en sus recomendaciones. Le recomendaciones a cui si riferisce Leturia sono in Epistulae, cit., vol. vi, pp. 102 e 502.

126

Lobbiezione di Streicher e Brodrick, che denunciavano


come nessuno, dai primi biografi di Canisio fino al 1890 avesse mai accennato o sospettato delledizione dei Sermones, pu
essere in parte superata grazie alle ricerche di Leturia. Risulta
quindi pi comprensibile il fatto che, per quasi quattro secoli, si sia ignorato non solo che Canisio avesse lavorato per circa un anno, tra il 1542 e il 1543, ai manoscritti di Tauler, ma
anche che non si sia data limportanza necessaria al fatto che
Canisio si fosse formato sui testi dei mistici tedeschi. In questo senso, il citato articolo di de Pelsemaeker del 1960 di importanza fondamentale per la ricostruzione della spiritualit
canisiana: pur rifacendosi in parte alla querelle erudita sul domenicano, ha come obbiettivo di fondo la dimostrazione delle influenze mistiche di Tauler nella stesura delle Confessiones
del 1570. Braunsberger, per esempio, oltre allimportante articolo del 1890 ha scritto, a margine della discussa dedica, una
dotta e minuziosa confutazione degli argomenti di coloro che
negavano lidentit di Petrus Noviomagus e Canisio. Questa
risposta, per quanto dotta e ricca di preziose informazioni,
non riesce ad andare oltre la superficialit erudita della questione59.
Il punto centrale della querelle , al di l dellaver stabilito la paternit delledizione tauleriana del 1543 in modo definitivo o meno, se e in quale misura Canisio sia stato influenzato dalla mistica tedesca tardomedievale. Oltretutto, a ben
vedere, non si potrebbe affermare che ledizione del 1543 sia
la prima opera pubblicata per mano di un gesuita: secondo la
dedica Petrus Noviomagus ovvero Canisio cominci a lavorare sui manoscritti custoditi nel monastero di Santa Geltrude nel 1542, quando ancora non conosceva la Compagnia di
Ges. Dato che il libro usc nel giugno 1543 e Canisio profess i voti semplici l8 maggio 1543, ragionevole pensare
che il volume fosse in grandissima parte pronto per la stampa
prima del suo viaggio a Magonza. Forse, ma non si pu an59. Epistulae, cit., vol. i, pp. 90-91.

le opere erudite del 1543-1546

127

dare oltre una semplice congettura, si aspett il ritorno di Canisio per pubblicare il volume. Pi in generale, si dovrebbe
soprattutto porre in maniera approfondita la questione dellinfluenza della mistica su Ignazio di Loyola, e dello scarto
esistente tra questultima e limmagine di strenui difensori
dellortodossia cattolica che i gesuiti diedero di s a partire
dalla seconda generazione in poi, dopo la morte del fondatore nel 1556.
Il metodo di ricerca indicato da de Pelsemaeker, proprio
perch si basa sui contenuti dei testi esaminati e cerca di evitare la semplice discussione erudita fine a se stessa, sicuramente pi ricco di sfumature di quello, pur esatto e scrupoloso, di Braunsberger e di Streicher. La progressiva scomparsa di Tauler dalle letture dei giovani gesuiti pu essere interpretata come una tra le numerose prove del cambiamento culturale, politico e sociale della seconda met del xvi secolo.
Per quanto riguarda Canisio in particolare, la differenza tra la
prima e la seconda met degli anni Quaranta pu essere pienamente compresa grazie al confronto tra la dedica a Skodborg del 1543, rivolta unicamente alla risoluzione problemi
dottrinali ed eruditi, priva di ogni riferimento alla politica ecclesiastica contemporanea e di qualsiasi accenno polemico diretto nei confronti dei protestanti semmai nei confronti di
quei teologi cattolici, come Johannes Eck, che troppo rapidamente e sulla base di edizioni non corrette avevano condannato Tauler , e le lettere dedicatorie del 1546-1547, che mostrano un Canisio totalmente immerso nel clima dello scontro
confessionale e ideologico precedente alla battaglia di Mhlberg. Le dediche da lui scritte in quegli anni mostrano indiscutibilmente che la concezione canisiana della Respublica christiana influenz fortemente la sua attivit di editore, soprattutto nella scelta delle opere da curare e nella loro interpretazione.

128

3. canisio e i padri della chiesa


Canisio cominci la sua opera esegetica a Colonia, dove si era
trasferito per gli studi superiori nel 1536, intorno al 1545154660. Oggetto di studio e ricerca del gesuita furono, dopo
Tauler, due Padri della Chiesa: egli cur infatti la pubblicazione di diverse opere di san Cirillo e san Leone Magno, nelle
quali diede prova di buona preparazione filologica fin dagli anni del noviziato, non mancando al tempo stesso di dare alla sua
attivit erudita una venatura polemica nei confronti del luteranesimo61.
Braunsberger ha pubblicato, oltre alla dedica a von Skodborg ricordata sopra, anche le lettere dedicatorie premesse alle edizioni di san Cirillo e san Leone Magno. Quella premessa agli scritti di san Cirillo, per esempio, indirizzata allarcivescovo elettore di Magonza Sebastian von Heusenstamm62.
Lalto prelato si era adoperato affinch non fosse riconosciuto
a von Wied, che poteva contare sul sostegno dellelettore protestante Federico ii del Palatinato, il diritto di secolarizzare
larcivescovado di Colonia. A Magonza, inoltre, era cominciata quattro anni prima lopera di rinnovamento e di consolidamento della religione cattolica, grazie allazione congiunta del
predecessore di von Heusenstamm, Albrecht von Branden60. Streicher, in Catechismi, cit., vol. i/1, p. 28*, riassume cos lattivit di editore di Canisio: Canisius etiamtum adulescens, cum Coloniae litteris vacaret,
de diversis iam rebus scribere coepit [] Et a principio sane (quod apud omnes
constat) satis habuit haurire, congerere, referre, quae patres et scriptores insignes
Ecclesiae sive orientalis sive occidentalis cogitassent, atque ea in primis, quae in
concilia synodique declarassent. Cetera deinceps opera circa quadraginta, qua latine qua germanice scripta, cum magnitudine tum materia valde inter se differunt.
61. Canisio cur la pubblicazione dellopera omnia di san Cirillo e san Leone Magno: Divi Cyrilli archiepiscopi Alexandrini operum omnium, Coloniae, ex officina
Melchioris Novesiani 1546. vd 16 c 6569; D. Leonis papae huius nominis primi,
qui summo iure Magni cognomentum iam olil obtinet, opera, quae quidem exstant,
omnia, Coloniae, ex officina Melchioris Novesiani 1546. vd 16 l 1201.
62. Epistulae, cit., vol. i, pp. 176-181.

le opere erudite del 1543-1546

129

burg, e di Pierre Favre63. Larcivescovo di Magonza, dunque,


rappresentava un primo punto di riferimento della Compagnia e per Canisio, non solo per laiuto dato, ma anche per il
ruolo eminente che questi ricopriva allinterno del collegio dei
sette elettori, essendone il presidente e ricoprendo la carica di
Archicancellarius dellImpero. Larcivescovo Albrecht, inoltre,
dopo i primi successi della Riforma e qualche tentennamento,
era rimasto fedele alla Chiesa di Roma64.
Canisio scelse quindi di affidarsi a un patrono influente e
importante, che proteggesse e guidasse i cattolici, come scrisse egli stesso, in media perfidiorum hostium acie. Larcivescovo, dal canto suo, era convinto dellutilit della collaborazione con la Compagnia di Ges. Dopo aver brillantemente
superato le difficolt causate dal tentativo di secolarizzare larcivescovado di Colonia da parte di von Wied, Canisio scelse di
dedicare unopera cos complessa e cos importante proprio a
chi, nel collegio degli elettori, si era battuto per evitare la formazione di una maggioranza protestante nel collegio stesso65.
La strategia della Compagnia nei confronti dellautorit secolare ed ecclesiastica diventa intelligibile grazie ad alcuni particolari: lobbiettivo in Germania era legarsi allalto clero cattolico (lo stesso Skodborg, cui fu dedicata ledizione di Tauler,
era agli occhi di Canisio un fiero oppositore della Riforma protestante) e alle case regnanti rimaste fedeli a Roma, trovare
protezioni e aiuti per rinvigorire la fede dei cattolici tedeschi e
63. Larcivescovo Alberto di Brandeburgo, fu, fin dallinizio, favorevole allespansione della Compagnia nei territori dellImpero. Cfr. f. lirola sj (a cura di), Fabri monumenta, cit., pp. 188 e ss.
64. Cfr. c. carafa cr, Commentaria de Germania Sacra Restaurata, ex Typographia Aegidii Longhi, Aversae 1630, p. 7: Primus ex Principibus pubblice voto
effracto sacrilege adhsit Albertus Brandeburgensis Ordinis Teutonicis Magister
[] Illius exemplum inculcavit Lutherus Alberto Archiepiscopo Moguntino, rogavitque, ut Episcopatum in civilem Magistratum converteret [] sed frustra persuadere.
65. Epistulae, cit., vol. i, p. 177: Quia d[ivi] cyrillo deligendus erat patronus, tu cum primis occurristi, tantae auctoritatis vir, quantae vix ullus apud Germanos alius, quum sis vere illis Archicancellarius.

130

allo stesso tempo fermare il propagarsi del luteranesimo. Canisio, in questa lettera dedicatoria, comunic al destinatario
tutta la stima che nutriva per lui, e lo descrisse come il modello di arcivescovo cui guardavano coloro i quali speravano nellaffermazione della parte cattolica:
Denique tam exacti iudicij, et (quod in Germania prodigio simile videtur) tam singularis doctrinae princeps, ut in hoc exulceratissimo seculo magna quaedam spes habeat animos bonorum omnium, fore ut
discussis tempestatibus, per tuam amplitudinem serenitas nobis, et
tranquillitas Ecclesiae restituatur. Ad eam rem apte conficiundam,
quodam cyrillo nimirum opus est, ut qui revera sit kriloj66.

Laccostamento dellarcivescovo al martin pescatore e al


suo significato mitologico, oltre a impreziosire retoricamente
il discorso di Canisio, tende ad assegnare allepiscopato tedesco una posizione netta e definita contro il diffondersi del luteranesimo:
Si mirum profecto, si mare sternitur halcyonum foeturae, cur non et hi
tanti, tamque diuturni, et semper in peius gliscentes motus, qui Germanicum orbem concutiunt, et extremae calamitatis diluvium portendunt, quur, inquam, non humana tandem componatur industria, et
paesertim illorum vigilantia, quos a speculandi et custodiendi munere
Episcopos appellamus. Hi nimirum Ecclesiae Christianae vindices, hi
communis salutis custodes, afflictae Reipublicae subsidia, et sicut Apostolorum successores, etiam Christiani nomine conservatores67.
66. Ibidem. Canisio, con un gioco di parole, accosta il nome Cirillo al martin pescatore, in greco antico appunto kriloj (ma anche kh/x; in latino alcyon o alcedo).
Il significato di questo accostamento si trova nella frase precedente: fore ut discussis tempestatibus, per tuam amplitudinem serenitas nobis, et tranquillitas Ecclesiae
resituantur, e in quella seguente: Nam ita Graeci masculum vocant halcyonem,
avem certe non parum auspicatam, et laetis effectibus illustrem, eo quod ovis positis [] ex turbolento mari placidum, ex intractabili reddat navigabile. Cadunt
omnes ventorum procellae, flatus aurarum quiescunt, ac pacidum ventis stat mare, donec ova fovet halcyone sua.
67. Ivi, p. 178.

le opere erudite del 1543-1546

131

La dedica allarcivescovo di Magonza pienamente comprensibile solo se si tiene conto del fatto che, da pochi mesi, a
Colonia era tornata la pace religiosa. La frattura era stata provocata proprio da uno dei massimi Ecclesiae Christianae vindices che, anzich difendere e conservare la vera religione,
aveva ceduto alle lusinghe delleresia ed era venuto meno al suo
compito di guida e di protettore dei fedeli e dello stato (custodes afflictae Reipublicae).
La rinascita del clero tedesco e della religione cattolica in
Germania sarebbe avvenuta, secondo Canisio, grazie allautorit dei vescovi (a speculandi et custodiendi munere Episcopos). Lepiscopato sarebbe stato quindi chiamato a svolgere
un ruolo fondamentale nella difesa dellortodossia, come fecero agli albori della storia cristiana Ambrogio, Cirillo, Attanasio:
His [episcopis] [] nullum peculiare magis officium, quam Christianum orbem religionis concordia devincere, dissensionum studia sutollere, nefaria foedera et consilis haereticorum dissipare, disciplinam Ecclesiasticam instaurare [] Quales profecto si haberemus Episcopos,
uti priscorum aetas habuit Athanasios, Ambrosios et Cyrillos [] fore
ut Respublica Germanica maximis turbinibus et fluctibus hactenus agitata [] salva et integra velut in porto collocaretur68.

Allarcivescovo di Magonza sarebbe spettato il compito di ristabilire lordine nella travagliata nazione tedesca (concussus
Germaniae status tandem ricrearetur) con il beneplacito e laccordo di Carlo v, somma autorit secolare, che, come i suoi illustri predecessori Costantino e Teodosio, si sarebbe impegnato con tutti i mezzi per debellare il disordine causato dagli eretici (cum Carolo Caesare consensus, cuius auctoritas ac potentia hoc praestabit). I primi a dover fronteggiare gli eretici avrebbero dovuto essere i membri del corpo episcopale, il cui esempio sar seguito dalla popolazione e dai governanti secolari (Au68. Ibidem.

132

diet [] popolus veri Pastoris vocem [] [et] prompte sequetur Christi vestigijs praeeuntem; sequentur et Principes)69.
Il dato pi interessante della dedica di Canisio, oltre allaccostamento tra due epoche cos diverse tra loro, ma entrambe
drammatiche e conflittuali, sicuramente la chiara percezione
della stretta unione tra sfera spirituale e sfera temporale: negli
avvenimenti a lui contemporanei, cos come in quelli di dodici secoli prima, Canisio scorge il principale pericolo delleresia
nella rovina della salus Reipublicae. In entrambe le epoche,
secondo linterpretazione di Canisio, i vescovi non sarebbero
dovuti arretrare di fronte al pericolo, per lasciare liniziativa al
potere politico, ma avrebbero dovuto guidare lazione di ristabilimento della pace turbata dagli eretici. Il mantenimento di
ununica confessione nella Respublica ancora considerata un
elemento fondante del consorzio civile ([magis officium episcoporum est] in unius fidei et religionis puritate pro viribus
unire), e chi se ne pone al di fuori un nemico, prima di tutto, della Respublica.
Canisio paragona il ruolo di san Cirillo a quello dellarcivescovo ([Cyrillus] summus olim Alexandriae Patriarcha nunc
Archiepiscopum vocant), e considera il ruolo del santo di
fondamentale importanza per la storia del Cristianesimo: senza il suo lavoro di Christi pugil, senza i suoi scritti, le sue sentenze dottrinali, le sue condanne, le sue confutazioni, probabilmente la concezione cattolica dello Spirito Santo, della Trinit, della natura di Cristo e di Maria sarebbero radicalmente
differenti70. Laccostamento con larcivescovo di Magonza
indicativo anche per questo motivo: senza il suo intervento,
sembra suggerire Canisio, la fede cattolica in Germania non
solo non avrebbe resistito alloffensiva protestante, che minacciava addirittura la maggioranza cattolica del collegio dei sette
elettori, ma sarebbe addirittura potuta soccombere, e sarebbe
stato troncato di netto il legame tra lImpero e la Chiesa roma69. Ivi, pp. 178-179.
70. Ivi, pp. 179-180.

le opere erudite del 1543-1546

133

na che risaliva ormai ai due imperatori romani difensori della


fede, Costantino e Teodosio, ricordati da Canisio.
Canisio dedic il secondo volume degli scritti di san Cirillo agli studenti di teologia dellUniversit di Colonia. Questa
dedica non contiene gli spunti politici della prima, ma si occupa prevalentemente di questioni teologiche, anche se alcuni
passi sono molto importanti per la conferma della dimensione
politica e polemica di queste opere, a torto giudicate come un
mero esercizio filologico e dottrinale. Prove ulteriori che nello
scrivere le dediche del 1546 Canisio fu influenzato dalle vicende religiose di Colonia possono essere ritrovate proprio in questa lettera apparentemente priva di ogni riferimento allattualit
politica. Canisio continua a elogiare san Cirillo, che inciderat
enim [] in periculosissima tempora, quibus totum orbem pestilentissimus ille Nestorius suis blasphemis commoverant dogmatibus71. Laccenno a Nestorio, patriarca di Costantinopoli
in contrasto con Cirillo, vescovo di Alessandria, gi di per s
molto significativo. I due furono protagonisti, nei primi decenni del v secolo, di una delle pi gravi controversie della storia
della Chiesa, controversia che avrebbe potuto creare una scissione che fu evitata proprio grazie a Cirillo. Canisio insiste particolarmente sulla contrapposizione fra i due, e sulla condanna
delle dottrine di Nestorio che papa Celestino i fece pervenire,
grazie a Cirillo, al tormentato concilio di Efeso del 431:
Nam Antiochiena et Constantinopolitana Ecclesia aliquandiu Nestorio
favebat, et Romana Alexandrinaque et Hierosolymitana, imo Catholica divexabatur. Lupum igitur fidei infensum in tempore agnovit Cyrillus, monuit totius humeris expugnavit. Unde apud Catholicos in tanto honore fuit ut quum labore et alacritate omnes praecelleret prae ceteris etiam in Ephesino Concilio authoritatem obtineret [] At quam
optime meritus sit de re Christiana Cyrillus [] nemo rectius intelliget, quam qui acta Concilij Ephesini perlegerit72.
71. Ivi, p. 186.
72. Ivi, pp. 186-187.

134

Nellaccostamento di Canisio, Cirillo e Nestorio sono i


protagonisti di una lotta per lintegrit del mondo cattolico
proprio come Heusenstamm e von Wied. Allesaltazione dei
vescovi come custodi della Respublica christiana corrisponde
esattamente la condanna di coloro i quali hanno tradito il loro mandato hanno messo in pericolo la fede cattolica. Sia Nestorio che von Wied, che nella simbologia politica di Canisio
sono i nemici affrontati e vinti rispettivamente da Cirillo e
Heusenstamm, hanno provocato una scissione nel corpo dei
fedeli unicamente per seguire una loro ambizione personale,
innamorati di se stessi (Canisio usa spesso la parola philautia) e della carica che ricoprivano.
Questo accostamento acquista un significato solo se si
tiene presente la durezza dello scontro politico nella citt di
Colonia, alla cui luce devono anche essere lette le somiglianze fra von Wied e Nestorio che, nella ricostruzione di Canisio, sono abbastanza evidenti. Entrambi, pur essendo importanti uomini di Chiesa (Canisio li chiama frequentemente Antistes), si sono ribellati a Roma, provocando una frattura religiosa nella cristianit. Entrambi furono affrontati e
vinti coraggiosamente da due vescovi, eminenti per dottrina
e autorevolezza, e in virt della loro battaglia sia il papa sia
limperatore (nel caso di Nestorio Celestino i e Teodosio ii)
condannarono i due ribelli e impedirono ulteriori fratture
religiose fra i fedeli. Canisio, inoltre, insiste particolarmente sul fatto che, come Nestorio fu condannato dal papa per
mezzo di Cirillo nel concilio di Efeso del 431, cos Heusenstamm si oppose alliniziativa di von Wied e dellelettore palatino Federico ii nella riunione degli elettori renani tenutasi a Wesel nel gennaio 1546, estremo tentativo dellarcivescovo di Colonia di imporre con la forza il suo progetto di secolarizzazione.
Pochi mesi dopo, nel settembre 1546, usc a Colonia laltro
lavoro erudito di Canisio, lopera omnia di Leone Magno, dedicata a Johannes Npel, primo predicatore della diocesi di
Colonia, vicario generale dellarcivescovo e membro della

le opere erudite del 1543-1546

135

commissione dellUniversit di Colonia che promosse Canisio


prima al baccalaureato e poi alla licenza in filosofia73.
Nella lettera dedicatoria Canisio abbandon la polemica
sugli avvenimenti politici contemporanei, per concentrarsi sugli errori teologici e sui travisamenti della dottrina cattolica da
parte dei protestanti. Per Canisio, lindagine protestante sui
testi sacri non altro che una specie di vana curiosit dettata
dalleccessiva considerazione di s (immanem philautiae rabiem) e dal poco rispetto per lautorit dei Padri e della Sacra
Scrittura (ex eodem fonte [philautia] mihi derivari videntur
studia novos quoque scribendi libros, quod perinde ac vanae
curiositatis genus redarguit Ecclesiastes)74.
Laccusa di Canisio verso i teologi luterani e calvinisti
quella di aver voluto innovare artificiosamente il corpus dottrinale della Chiesa, che per non necessitava assolutamente di
nuove interpretazioni rivoluzionarie, ma anzi doveva essere
studiato e accettato nella sua immobile autorevolezza. Fatto
ancora pi grave, i riformatori non solo non terrebbero in alcun conto lautorit degli antichi Padri (sanctissimorum quorumque pontificum ac spectantissimorum veteris Ecclesia patrum plerisque contempta sit dignitas et autoritas), ma peccherebbero del pi grave dei peccati, la superbia e la vanagloria intellettuale (ambitiosa doctrinae ostentatio [] sapientiae praesumptio)75.
Cos come nelle dediche precedenti, Canisio ritenne che la
pubblicazione degli scritti dei Padri della Chiesa non fosse un
semplice esercizio erudito, ma avesse un significato nellattualit dello scontro confessionale. Il fatto che Canisio, nella prima dedica, portasse come esempio al vescovo di Magonza san
Cirillo, dimostra come egli pensasse di poter affrontare gli eretici con le armi intellettuali tradizionali, vale a dire lautorit e
la venerabilit degli scrittori da lui pubblicati. Questa impo73. Ivi, pp. 215-222.
74. Ivi, p. 216.
75. Ibidem.

136

stazione era certamente dovuta allopinione che i nuovi eretici


non facessero altro che riproporre vecchi errori, gi confutati
e condannati, e che per questo, riaffermando lautorevolezza
di san Leone Magno, per esempio, sarebbe bastato a fare chiarezza e avrebbe eliminato ogni incertezza dottrinale.
Canisio, dopo aver bacchettato la superbia dei teologi luterani, scrive queste parole, che confermano quanto stato
scritto in precedenza:
[Isti Theologi] legent hic [nellopera di san Leone Magno], velint nolint, bene factis coelestem gratiam promerendam esse, nec fide, sed
operum fideli studio Chistianum pectus declarari. Legent identidem,
eleemosynis peccata redimi, dignis poenitentiae fructibus Deum placari offensum [] laboris item praesentis magnitudini charitatisque nostrae fervori futuram a Deo mercedem attemperari [] Legent ciborum delictum et Ecclesiasticae obedientiae iugum pulchre libertati Christianae congruere, neque cum superstitione Iudaica quicquam habere commune76.

La scopo ultimo della dedica quello di dimostrare che gli


errori di Lutero sono gi stati condannati, e che la natura delle eterodossie tardoantiche e contemporanee fondamentalmente la medesima. Canisio, nel seguito della dedica, continua a incalzare i nuovi interpreti della fede e della parola di
Dio:
Legent pleraque sine scripto vel ab apostolis vel ab apostolicis viris ad
constituendum religionis ordinem promanavisse [] sanctorum intercessione Christum redemptionis mediatorem [] sacrosanctam Missae et sacrificij oblationem haud sine ratione vel in eadem quotidie iterari. De primatu Petri dicere supersedeo. Testimonia sunt passim in
promptu, sacris etiam confirmata litteris, ne quid addam amplius77.

76. Ivi, pp. 218-219.


77. Ivi, p. 219.

le opere erudite del 1543-1546

137

In alcuni passi molto significativi della dedica, il giovane


ed erudito gesuita si scaglia con violenza contro i suoi avversari, accusati di ogni sorta di maleficio e depravazione, unita a
una preparazione dottrinale insufficiente. A tutto ci si aggiunge la violenza (vim) fatta ai testi sacri, dai quali vogliono trarre delle conclusioni totalmente errate, guidati solo dalla pienezza di s (philautiae):
Quos [Theologos] adeo nihil pudet in arcanas etiam divinasque litteras
irrumpere, his locis manifestam vim inferre, illos prorsus infringere,
alios omnino negare, omnia propemodum adulterare, nimirum novis
et hactenus inauditis interpretatiunculis [] Produnt, inquam, de
doctrina daemoniorum, de fermento pharisaeiorum, de ossibus mortorum, de nuptijs praesbiterorum, de prohibitione votorum et improbatione ieiuniorum [] de regno Antichristi, Babyloniae gentiumque
symulacris78.

Secondo isti Theologi tutto sarebbe possibile nel campo


dellinterpretazione della Scrittura, ma le loro innovazioni
porterebbero solo al regno dellanarchia idolatra e della succube adorazione di falsi idoli (Babyloniae symulacris).
Solo grazie alla loro erronea lettura della Bibbia possono arrivare a sostenere la giustificazione per sola fede (est omnibus
plausibile dogma iustificantis fidei commendare), a stravolgere, per appagare la loro brama di gloria terrena, i dogmi della Chiesa e la tradizione apostolica (pro humanis constitutiunculis firma Ecclesiae dogmata, nec non traditiones apostolicas convellere). La loro ribellione dai dogmi dottrinali
dovuta allansia di voler a tutti i costi innovare il pensiero cristiano, anche se gli esiti di questo sforzo, dettato dalla superbia, di stravolgere ci che si consolidato in secoli di pensiero teologico (Theologorum sententia eludere, ad solam
Scripturam iudicem, sed mutam illam provocare), non portano ad altro che a tradire la lettera del testo sacro e a ricade78. Ivi, pp. 219-220.

138

re in errori gi condannati (postremo damnatas prius opiniones innovare)79.


Canisio si rivolge infine al destinatario dellopera, il vicario
generale dellarcivescovo di Colonia Johannes Npel, e lo paragona a Leone Magno (tamquam alter et idem invictus Leo):
Adversos rapaces istiusmodi lupos te totum obijcis, te pro domo Israel
murum aggeremque fortissimum opponis, talem denique Christi gregem in hac beata Germania totius metropoli [] custodis et curas Episcopus, ut in nullis quidem vicinis oppidis minorem contagionem religio acceperit, aut maiorem hactenus vigorem Ecclesiastica disciplina
conservarit [] Norunt imbecilles, norunt fortes in fide, quantum per
te confirmata fidei integritas efficiat80.

Lintransigenza dogmatica di Canisio, ben diversa dallatteggiamento aperto e misticheggiante della dedica a Skodborg
dei Sermones di Tauler81, pu essere spiegata solo alla luce dei
79. Ivi, p. 220. Nella redazione dellOpus catechisticum (v. infra) Canisio approfond ulteriormente lidea di condannare i nuovi eretici grazie agli antichi Padri.
Nella Summa Doctrinae Christianae e nellOpus catechisticum Canisio non attacca
direttamente le dottrine protestanti, ma esalta Agostino, Cirillo, Leone Magno, che
hanno combattuto le eresie di Ario, Pelagio, Macedonio, etc. Essendo per gli errori dei nuovi eretici i medesimi di pi di mille anni prima, e nascendo dal non voler rispettare lautorit della Chiesa, dalleccessiva philautia, dal ritenere di poter
indagare la parola divina con spregiudicatezza, lesaltazione di Agostino, per esempio, porta principalmente alla condanna di Lutero. Cfr. la prefazione di Petrus Busaeus SJ alla prima edizione dellOpus catechisticum, intitolata Authoritatum Sacrae
Scripturae et Sanctorum Patrum, quae in Summa Doctrinae Christianae doctoris Petri Canisii theologi Societatis Jesu citantur, apud Gervinum Calienum, Coloniae
1569, vol. i, fol. a/5, nel quale il curatore accosta Enrico viii di Inghilterra, Erasmo, Lutero e Pelagio.
80. Epistulae, cit., vol. i, p. 220.
81. Cfr. Ivi, p. 83: Da ist er [Tauler] von dem heiligen geyst so reichlig erleuchtet und berformet inn gott, das er durch den geyst der prophetien, die grosse plagen und irrung im heiligen glauben (die nu ber uns, got erbarms gefallen), und
mit klaren worten beschreiben hat. Lispirata e misticheggiante descrizione di Tauler che, illuminato dallo Spirito Santo, prevede la futura divisione confessionale,
trova un suo corrispettivo nellaggressivit verbale delle dediche qui esaminate.

le opere erudite del 1543-1546

139

fatti di Colonia: nei tre anni in cui i gesuiti furono perseguitati e quasi espulsi da von Wied, nei quali avvenne una delle
prime controversie che prelusero, seppure in tono minore, alle
guerre di religione dei decenni successivi, Canisio irrigid notevolmente la sua posizione nei confronti delleterodossia pu
essere questo uno dei motivi per cui in seguito non parl pi
di Tauler e a causa dello scontro diretto con i protestanti,
evento centrale della sua giovinezza, la sua prosa e la sua concezione politica e religiosa si modificarono in modo deciso.
Dopo essere stato gettato nella mischia delle lotte confessionali, e soprattutto dopo aver fatto parte dellopposizione allarcivescovo di Colonia, Canisio cap ben presto che la Compagnia
in cui era entrato era molto diversa dallambiente ascetico della certosa di Santa Barbara. La differenza di stile, di tono, di
contenuti dottrinali e politici lo dimostra ampiamente82. Canisio, infatti, abbandon latteggiamento da dotto erudito, del
tutto estraneo agli eventi a lui contemporanei, e si trov coinvolto in prima persona nello scontro che stava sempre pi lacerando la Respublica christiana.

82. Questo cambiamento profondo nel giro di tre anni pu in parte spiegare la
diffidenza di Brodrick e Streicher per ledizione delle opere tauleriane. Dato che,
effettivamente, questi studiosi avevano di Canisio unimmagine prettamente controriformista, quasi naturale che siano portati a negare il suo amore per la mistica, che riemerger in alcuni punti delle Confessiones del 1570 e che evidente al di
l della questione delledizione contestata. La conseguenza pi grave di questa impostazione che i due studiosi sembrano pensare a un Canisio che, una volta entrato nellordine ignaziano, dimentichi e ripudi repentinamente la sua formazione
precedente allingresso nella Compagnia di Ges.

4.

La Compagnia di Ges e linsegnamento


a Messina e Ingolstadt

1. lobbedienza esemplare
Canisio, poco prima di partire per Messina con altri nove
compagni e fondare su invito del vicer di Napoli Juan de Vega il primo collegio della Compagnia di Ges destinato a studenti esterni1, scrisse nel febbraio 1548 una lettera a Ignazio
che, a causa della totale devozione e obbedienza con cui il giovane gesuita rispose al suo Reverendus Praepositus, diventata uno dei documenti canisiani pi citati. Il Generale della
Compagnia, Johannes Roothaan SJ sottopose questa stessa
lettera a Gregorio xiv, che nel 1834 afferm solennemente:
Canisii virtutes heroicas fuisse [] se ad illud [decretum] faciendum permotum esse potissimum humili illa oboedientia
quam Canisius [] praestitisset in Siciliam discendens ibique
rhetoricam docens2.
Ignazio si era espresso in modo chiaro ed esigente circa
lobbedienza richiesta a chi volesse appartenere al nuovo ordi1. Sul collegio di Messina, si veda m. scaduto sj, Le origini delluniversit di
Messina. A proposito del iv centenario, in Archivum Historicum Societatis Jesu xvii, 1948, pp. 102-159, in particolare p. 103: Cos dopo Goa e Gandia Messina era la terza citt dove i gesuiti si apprestavano a collaudare una nuova forma di
apostolato: leducazione della giovent mediante linsegnamento, e anche ibd., n.
7: Lopinione corrente che a Messina si fosse iniziato linsegnamento della giovent
[] stata accreditata dal p. Annibale de Coudret [] Fondato per quanto riguarda la formulazione dei programmi scolastici estesi poi agli altri collegi della Compagnia, il primato attribuito a Messina non esatto per quanto concerne linizio
dellattivit pedagogica in favore degli studenti.
2.

Epistulae, cit., vol. i, p. 263.

142

ne, il cui fine era lapostolato nel mondo: una disposizione che
superava definitivamente il vecchio monachesimo claustrale,
per rilanciare capillarmente lazione della Chiesa, sorretta da
un forte impulso missionario. Le richieste di Ignazio furono
molto impegnative:
Questi sono gli capi delle cose, che N.P. in Jesu Christo Magistro Ignatio propose a tutti quelli di casa a d 2 Febraro 1548, dando a ogniuno
termine de tre o quatro o cinque giorni per ricogliersi in se e [] risoluersi e scriuere come si troua disposto in esse, giudicando detto Padre
nostro in Jesu x. che non atto per linstituto di questa Compagnia,
si qualchuno non si disponessi in tutte le cose sequenti, come
lubidientia vera ricerca: Prima cosa andare in Sicilia, essendo mandato, o non andare, se si troua indifferente, hauendo quella parte pi chara, che gli sar imposta per il superiore, a cui gouerno in luogho di Gies x. si sottoposto. 2.a In caso douessi andare, se si troua indifferente per accettar qualsiuoglia assumpto che gli fossi imposto, come sarebbe, a chi litterato, dandar per servire nelle cose e ministeri corporali; a chi sanza littere, andare per leggere in theologia, o greco, o altra
facolt che non intenda [] Medesimamente chi fossi mandato per lettore, s disposto di pigliar qualsivoglia delle quattro lettioni, cio di
theologia scholastica, o positiva, philosophia, o lettere humane. 3.a Chi
fosse mandato per scholare, s disposto dstudiare qualsiuoglia facult,
che gli sia detta [] e di qualsiuoglia lettore che gli fossi assignato. Medesimamente, chi andasse per seruire, se si touar prompto per la cugina et qualsiuoglia altro ministerio. 4.a S disposto oltra di fare, per riputar qualsiuoglia parte gli sia dimonstrata per la megliore, sotomettendo al giogo della ubidientia santa, no solamente la essecutione, ma
etiam el giudicio proprio et volont, riputando quella parte per se pi
conueniente, et contentandosi et consolandosi di quella, che giudicar
il superiore suo essere pi spediente per il particulare et uniuersale bene, dimostrando hauere fede, che la diuina prouidentia lhabbia da regere et gouernare per mezzo del superiore suo, etc.3.
3. Mon. Ign., cit., vol. i, pp. 707-709. Una piccola curiosit paleografica: la data delle istruzioni nel codice il 27 febbraio 1548; una serie di elementi porta per

la compagnia di ges e linsegnamento

143

La risposta di Canisio, scritta dopo tre giorni, un perfetto esempio dellobbedienza richiesta ai gesuiti nei confronti
delle decisioni del superiore, e della totale disponibilit ad accettare qualsiasi incarico sia loro affidato, in qualunque parte
del mondo. Canisio diede la sua completa disponibilit, diventando cos un modello di virt gesuitica:
Habita mecum qualicumque deliberatione super iis, quae Reverendus
in Christo Pater meus et Praepositus Magister Ignatius brevi proposuit
[] in utramvis partem aeque per omnia moveri me sentio: sive domi
hic manere perpetuo iusserit, sive in Siciliam, Indiam, aut quovis alio
transmiserit [] sancte voveo, sine omni respectu me curaturum nihil
in posterum, quod quidem ad habitationis, missionis similisque commoditatis meae modum ullum facere posse unquam videbitur, relicta
semel ac semper eiuscemodi cura omnique solicitudine Patri meo in
Christo Reverendo Praeposito. Cui sane tam quoad animi, quam corporis gubernationem, et intellectum ipsum et voluntatem meam per
omnia plene subijcio, humiliter offero, fidenterque commendo in iesu christo domino nostro4.

a retrodatare lo scritto al 2 dello stesso mese: anzitutto in Epistulae, cit., vol. i, p.


264, Braunsberger ha pubblicato la lettera di Canisio a Leonhard Kessel e Adriaen
Adriaenssens, dalla quale si deduce che, comera stato loro chiesto, gi l8 febbraio
i confratelli avevano risposto per iscritto a Ignazio: Brevi hinc decem abibunt in
Siciliam, ut novi collegij iaciant fundamenta [] scriptis Reverendo Patre Preposito datis hoc contestati sunt, se in utramvis partem aeque moveri, sive in perpetuo
hic maneant, sive ut in Siciliam, Indiam atque quovis alio transmittantur. Inoltre, dato che la risposta doveva essere scritta, Nicola Orlandini nella sua Historia
cita la risposta di Canisio (v. infra), ricordata anche durante il processo di beatificazione da Gregorio xiv (Canisii virtutes heroicas fuisse, v. supra), datata il 5 febbraio. Nel codice inoltre il numero sette della data stato in seguito cancellato con
una linea verticale. Questa modifica dellapografo, alla luce degli altri elementi di
confronto, deve essere ritenuta decisiva.
4. Epistulae, cit., vol. i, pp. 262-263. Canisio si trovava a Roma, chiamato da
Ignazio stesso, per completare la sua formazione dopo aver partecipato come legato del vescovo di Augusta Otto Truchsess von Waldburg alla prima sessione del
Concilio di Trento.

144

Il giovane Canisio non decise quindi, in quegli anni di


grande insicurezza spirituale e politica, di vivere nella clausura di un monastero, ma al centro della societ stessa, e di operare non secondo le proprie inclinazioni, ma in nome della
Chiesa e quindi, nella sua intima convinzione, in nome di Cristo. In molte occasioni cerc di mascherare la sua inquietudine, cercando e trovando rifugio nellannullamento della sua
volont. Scosso dal dubbio del peccato, ritenne che il miglior
modo di salvare la sua anima fosse affidare quoad animi,
quam corporis gubernationem, et intellectum ipsum et voluntatem al Generale della Compagnia.
Egli si trasform o meglio volle trasformarsi, in parte grazie a Favre e agli Esercizi spirituali, in parte per sua maturazione, da adolescente inquieto e confuso in un gesuita che corrispondesse allideale ignaziano. Senza dubbio lo stile di questa
lettera, cos ridondante e retorico, nasconde in parte la situazione reale nella quale Canisio si trovava, ma illustra allo stesso tempo molto chiaramente il suo stato danimo. La sua sincera disponibilit indubitabile, cos come la certezza della
grande responsabilit del compito affidatogli. tipica, anche
in molte lettere, una drammatizzazione eccessiva degli eventi
e dei suoi sentimenti, la propensione a esagerare nelle espressioni, specialmente quelle che riguardano i suoi convincimenti, la costruzione del periodo ossessiva, la ridondanza dei vocaboli, che molte volte affermano un unico concetto.
In una lettera dell8 febbraio 1548 ai suoi amici di Colonia
Leonhard Kessel e Adriaen Adriaenssens il giovane gesuita, con
un pizzico di civetteria letteraria e di maniera, riafferm i concetti gi esposti a Ignazio qualche giorno prima:
Tum si ad studium illis abeundum sit, nihil se curare, qualequale offitium iniungatur, non modo studendi inquam, sed etiam linguam Arabicam aut quamvis ignotam aliam profitendi. Ita nimirum ut et secundum voluntatem, et secundum intellectum (quod maius est) nemo hic
expetat vel expectet aliud, praeterquam sine omni respectu in obedientia mori sibi ipsi [] Totum Siciliae regnum per nostros modo refor-

la compagnia di ges e linsegnamento

145

mari coepit. Sublatus abusus deambulantium in templis, blasphemantium, non confitentium in infirmitate corporali. Eriguntur hospitalia
pro recipiendis orphanis: quibus et optimi magistri praeficiuntur. Captivi aere alieno liberantur si debitores sint, meretrices convertuntur,
monasteria reformantur, Clerus emendatur, populus confitendo et
communicando aedificatur [] Quid autem Romae? Ubi fratrum augetur sic numerus, ut 36 domi in summa pace et ordine pulcherrimo
maneamus. Magnum sane ad reformationem Ecclesiae patet ostium,
posteaquam nostris hic iniunctum est illud muneris, ut Romae nullus
ordinetur, qui non prius examinatus a nostris hic fuerit, et generaliter
de tota vita confessus, et sic demum nostrorum Patrum consensu admissus5.

In queste parole, pi specifiche della dichiarazione di intenti di tre giorni prima, c il centro del messaggio di Ignazio,
delle cose che pretendeva da se stesso e dai suoi compagni.
Nellazione storica, nella prassi quotidiana dei gesuiti, giocano un ruolo fondamentale sia questa concretezza che ladesione ai principi della Compagnia. La missione dei dieci che
andranno a Messina, che hanno accettato quelle condizioni severissime poste da Ignazio, come a chi litterato, dandar per
servire nelle cose e ministeri corporali; a chi sanza littere, andare per leggere in theologia, o greco, o altra facolt che non
intenda, oppure s disposto oltra di fare, per riputar qualsivoglia parte gli sia dimonstrata per la megliore, sottomettendo al giogo della ubidientia santa, non solamente la essecutione, ma etiam el giudicio proprio et volont, densa di ostacoli e difficolt, ma non cos tragica come ce la presenta Canisio. Non bisogna lasciarsi completamente convincere da queste parole: se, infatti, la disciplina e la gerarchia furono effettivamente sempre molto presenti nella vita concreta e nelle
idee dei gesuiti, anche vero che la loro abilit organizzativa
poteva giustificare solo in teoria un utilizzo apparentemente irrazionale dei pochi uomini a disposizione. Canisio stesso, non
5.

Ivi, vol. i, pp. 264-266.

146

and a Messina a servire nelle cose e ministeri corporali, ma


a insegnare retorica. Ci che contava era mostrarsi pronti a
sottomettere la propria volont a quella del superiore, certamente non al suo arbitrio6.
Canisio, in una lettera del 27 maggio 1548, si schern riguardo al compito affidatogli, dichiarando la propria inadeguatezza. Leggendo tra le righe questi passi sembrano pi una
recusatio retorica che una sincera ammissione di incompetenza; la lettera , infatti, indirizzata a tre giovani novizi tedeschi
che erano appena giunti a Roma, e probabilmente Canisio intese esortare i tre e confermare la giustezza della scelta di unirsi alla Compagnia:
Agite vero mi fratres fidentibus quaeso animis ea subire omnia, quae
sanctae obedientiae iugum adfert, sed lieve illud non minus ac suave iugum, si vel paulum assuefecerimus. De me quod peculiariter scribam,
operae pretium non est. Rationem suscepti in Siciliam itineris haud dubie regnovistis. Qui spiritualibus histic rebus operam amplius eram indignus ad studia, sed certe insipida renovatus sum: nisi forte sapidum
esse dicimus, qiuicquid suum ad obedientia condimentum capit. Rhetoricam profiteri iussus (a qua tamen facultate alienus sum) in insituendis bonis adolescentibus operam meam colloco, facturus etiam spero
(duce christo) aliud quidvis, quod vel obedientia praesciberet, vel
mea imbecillitas ferret, irum quantus hoc loco fructus per nostros Christo sit collectus, et brevi quidem tempore maiora his accessura speramus7.

6. Che la richiesta di Ignazio e la risposta di Canisio fossero in qualche modo parte di un esame ritualizzato da parte del generale, che i novizi da parte loro dovevano superare, dimostrato anche dal fatto che la Compagnia aveva ottenuto da Paolo iii, con la bolla Exponi nobis del 5 giugno 1546, pubblicata in Institutum Societatis Jesu, cit., vol. i, pp. 12 e ss., di poter ammettere tutti i coadiutores temporales
di cui avesse avuto bisogno. Il numero dei componenti della Compagnia era certamente ridotto, ma non fino al punto di dover impiegare un giovane magister in filosofia nelle mansioni domestiche!
7. Cfr. arsj, Germ. 182, fol. 1v-2r; lettera pubblicata da Braunsberger in Epistulae, cit., vol. i, pp. 277-280.

la compagnia di ges e linsegnamento

147

La recusatio di Canisio certamente un artificio retorico:


non plausibile ritenere che Ignazio gli abbia affidato la cattedra, allinterno di unistituzione cos importante come il collegio di Messina, pur sapendo che a qua facultate tamen alienus [sum]. Passato un anno e mezzo, infatti, Ignazio lo incaricher di ricoprire il prestigioso ruolo che fu di Johannes Eck
nellUniversit di Ingolstadt, fermamente convinto che Canisio fosse la persona pi adatta a tali responsabilit.
Il messaggio del giovane evidente: i suoi amici non devono disperare se i compiti che saranno loro affidati potranno
sembrare eccessivamente impegnativi, o poco gratificanti, dato che tutti gli sforzi saranno nobilitati dallobbedire incondizionatamente agli ordini del Generale. La loro aspirazione alla vita cristiana pi vera sar soddisfatta quanto pi porteranno a compimento imprese nel mondo dalle quali sono del tutto alieni. Lobbedienza , per Canisio, un valore in s, la
capacit assoluta di eseguire la volont dei superiori, a loro volta strumenti della volont divina.
Il contrasto fra la retorica rappresentazione di s e la prassi si pu leggere fra le due risposte di Canisio: luna, quella del
5 febbraio, molto impegnativa ma anche molto generale, la seconda, dell8 dello stesso mese, pi concreta, in cui lo slancio
missionario che deve essere di esempio a tutti gli altri confratelli mitigato da un preciso programma di azione in Sicilia:
riformare la Sicilia, confessare, comunicare, disciplinare le elemosine in chiesa, proteggere e convertire gli strati sociali pi
disagiati (hospitalia pro recipiendis orphanis [] meretrices
converutuntur), riformare la vita dei monasteri ed i costumi
del clero (monasteria reformantur, Clerus emendatur).
L8 febbraio 1548 Canisio conferm concretamente la sua
intenzione di partecipare al progetto della Compagnia di Ges di fondare il suo primo collegio per studenti esterni in Europa. Proprio perch prima di allora i gesuiti non avevano fatto unesperienza del genere, questo collegio divenne un importante laboratorio, nel quale sperimentare un nuovo modello di
formazione, specialmente per i figli delle classi dirigenti. La

148

Compagnia guadagn gran parte del suo potere culturale proprio tra i banchi dei collegi, incidendo profondamente nella
coscienza religiosa e politica delle giovani generazioni. Il 28 del
mese Canisio scrisse agli amici di Colonia che la sua partenza
era imminente:
Nescio autem quibus primum literis vos conventurus sim mi fratres,
posteaquam hinc, et brevi quidem in Siciliam una cun novem alijs discessero. Sic enim et de me, et de M. Cornelio Praepositi nostri statuit
auctoritas, imo per Praepositum ita dei nostri sanctissima decrevit voluntas. Novi in Siciliam collegij fundamenta collocanda sunt, et ad
quattuor eius amplissimi regni oppida similis fere patet accessus. Sed
ideone amicissimi disiungetur animi, quia mortalia haec corpuscula ad
tempus separat obedientia, separat Dei providentia, separat utilitas puplica [sic], cui semper et soli debemus omnia [] Ego sane, si vel ad
Indiam iamiam profisci iubear, quia deum ipsum itineris ducem mihi
polliceor, nec animo turbari possum, nec solicitudine ulla moveri debeo, certus in illo uno mihi salva fore omnia, qui propter me condidit
et servat universa8.

In poche righe Canisio spieg agli amici di Colonia di cosa si sarebbe occupato una volta giunto a Messina: avrebbe
fondato insieme ai confratelli un nuovo collegio, che avrebbe
permesso di ampliare a tutta lisola lazione di riforma e di
istruzione della Compagnia. Canisio accenn anche a un
punto di fondamentale importanza, tutto nuovo, proprio
esclusivamente della Compagnia di Ges (imo per Praepositum ita dei nostri sanctissima decrevit voluntas), in base al
quale un superiore dellordine era visto quale strumento con
il quale attuare il progetto di salvezza di Dio. Questultimo
aspetto deve essere considerato alla luce di processi storici pi
8. Ivi, pp. 268-269, Nella nota 6 Braunsberger scrive che fortasse sub hoc tempus Canisius ex ore S. Ignatii excepit illud viaticum quinque puncta memorabilia
exituris [in alias partes] contines, in pratica quelle istruzioni riguardo le sancta
virginum capita da trasferire a Messina. Queste istruzioni sono ora in Mon. Ign.,
cit., vol. ii, p. 362.

la compagnia di ges e linsegnamento

149

ampi, che abbracciano lintero xvi secolo, e in particolare la


storia religiosa.
Il fatto che Concilio di Trento abbia sancito definitivamente la riscossa, dottrinale e disciplinare, della cattolicit rimasta
fedele a Roma, e abbia dato il via allazione di restaurazione religiosa e politica del papato lautoaffermazione della Chiesa nella lotta contro il protestantesimo, secondo la definizione di Hubert Jedin unipotesi storiografica che ormai accettata con molte riserve, e c chi sostiene che nel confronto
tra listituzione conciliare e lInquisizione fosse questultima a
dettare le regole del gioco: Con la bolla di Paolo iii Licet ab
initio del 21 luglio 1542, venne infatti creata la congregazione
cardinalizia del SantUffizio, dominata dallintransigenza di
Gian Pietro Carafa; gi nel 1532 il cardinale napoletano, nel
suo memoriale De Lutheranorum heresi reprimenda et ecclesia
reformanda, aveva proposto un organismo inquisitoriale, in
sostanza non soggetto ad alcun controllo, che spazzasse via i
privilegi degli ordini religiosi, focolaio di eresie.
Se da un lato vero che la risposta della Chiesa non si concretizz solamente in provvedimenti repressivi, per quanto
questi ultimi abbiano contribuito a indirizzarla in una direzione precisa, dallaltro lopinione che le varie correnti riformatrici abbiano contribuito armonicamente a superare la profonda crisi cinquecentesca, propria della storiografia cattolica e
dello Jedin, stata messa in discussione radicalmente da una
serie di studi recenti, come quelli di Massimo Firpo e Adriano
Prosperi9.
Questultimo in particolare d grande importanza al cambiamento di rotta, nellambito della volont e capacit repressiva della Chiesa, data dallistituzione dellInquisizione, e sottolinea come per quanto riguarda invece i precedenti immediati del documento di fondazione del 1542, basta percorrere
la serie dei brevi emanati dal papato in materia di lotta allere9. m. firpo, Inquisizione romana e Controriforma, il Mulino, Bologna 1992; a.
prosperi, Tribunali della coscienza, cit.

150

sia per rendersi conto del salto di qualit. Sono documenti


che rispondono allesigenza di intervenire nei casi pi gravi;
si riferiscono a persone e procedimenti specifici [] Ma quei
documenti erano usati normalmente come unoccasione per
far valere lautorit papale al di sopra di quelle ordinarie. In
tal senso, le varie espressioni dellautorit papale in materia di
eresia luterana, che viste una per una, possono apparire
contraddittorie nel merito [] lette nel loro insieme sono
quanto mai coerenti: vanno nella direzione che il provvedimento del 1542 fece trionfare, con la concentrazione nelle
mani papali del potere di intervento nei procedimenti per eresia. Fino al 1542, questo era stato affermato di volta in volta,
facendo funzionare lapostolica auctoritas come uno strumento che interveniva eccezionalmente ad alterare il gioco
normale delle autorit ordinarie. Con lerezione della congregazione cardinalizia quale supremo tribunale, leccezione diventava regola10.
Prosperi sostiene inoltre che fu proprio in ragione dellaccresciuta efficacia e della durezza dei metodi dellInquisizione
romana che la questione [la facolt di giudicare gli eretici] si
ripresent [] in forma di alternativa tra durezza romana e
misericordia conciliare [] il rapporto non era pi tra due
astrazioni bens tra due poteri istituzionali definiti: da un lato, la congregazione romana del SantUffizio, dallaltro il Concilio [] non solo si trattava di istituzioni per natura loro antitetiche, ma la stessa definizione dei rispettivi poteri in materia di eretici da giudicare creava zone di frizione la guerra era
gi stata vinta dallInquisizione. Al Concilio, che inizi a lavorare in una situazione gi compromessa dallesistenza del
SantUffizio romano e che accett fin dallinizio la strategia romana della definizione delle barriere dottrinali da erigere contro gli eretici, rimasero solo da compiere scelte caso per caso:
nessuno discusse in Concilio dellInquisizione se non in termini cauti e difensivi, nessuno ne mise in discussione lesistenza
10. a. prosperi, Tribunali della coscienza, cit., p. 42.

la compagnia di ges e linsegnamento

151

e i metodi. Fu lInquisizione Romana a mettere sotto accusa i


vescovi e i cardinali [] con leffetto di estendere a tutto il corpo il sospetto relativo ad alcune membra11.
La posizione jediniana, secondo la quale non si deve dire:
Riforma cattolica o Controriforma, ma Riforma cattolica e
Controriforma. La Riforma cattolica la riflessione su di s attuata dalla Chiesa in ordine allideale di una vita cattolica raggiungibile mediante un rinnovamento interno; la Controriforma lautoaffermazione della Chiesa nella lotta contro il
protestantesimo12, stata a fondo criticata da Massimo Firpo, grazie soprattutto allo studio di nuove testimonianze che,
insieme al progresso generale delle ricerche, ha permesso di
correggere la prospettiva jediniana, e di tracciare un quadro
pi complesso e conflittuale: Mi riferisco in particolare allesigenza [] di rivedere profondamente significato e periodizzazione di quel concetto di Riforma cattolica che, pur fecondo di preziose ricerche e riflessioni, mi sembra aver perduto
di fronte allarricchirsi della documentazione e al complicar11. Ivi, pp. 124-125.
12. Riguardo alla legittimit storiografica del paradigma interpretativo Controriforma e Riforma Cattolica, cfr. h. jedin, Riforma Cattolica o Controriforma?,
cit., pp. 35 e ss.: Con lautoriforma delle membra cominciava, nel corso del secolo xv, la Riforma cattolica [] Lautoriforma delle membra aveva anche la sua debolezza: essa poteva paragonarsi a molti rigagnoli che cercavano di aprirsi un varco; spesso per si insabbiavano [] non formavano mai un grande fiume []
Lautoriforma poteva influire su tutto il complesso solo quando fosse riuscita a conquistare a s il Papato [] La vittoria decisiva fu raggiunta, quando nellanno 1555
Marcello ii e Paolo iv [] salirono sulla cattedra di Pietro [] Negli anni dal 1534
al 1555 la Riforma cattolica e questo non pu essere contestato dagli storici seri
si estese, avanzando per forza propria, sotto la pressione della frattura religiosa, ma
contemporaneamente bisogna aggiungere che la pressione diede il via a quelle forze che, sostanzialmente, gi esistevano allo stato latente, forze che erano gi nate allepoca dellautoriforma, indipendentemente dalla frattura religiosa [] La difesa
contro le innovazioni imprime alla Chiesa alcuni caratteri il cui complesso noi chiamiamo Controriforma. Gli inizi della reazione risalgono ai primi tempi della frattura religiosa [] Questi metodi repressivi raggiungono per il loro effetto completo quando la Riforma cattolica si conquista il Papato e quando questo prende in
mano le redini della lotta, ossia nel decennio decisivo 1555-1564. Solo allora la reazione arriva ad una affermazione vittoriosa.

152

si degli elementi di giudizio disponibili uneffettiva capacit


di cogliere alcuni nodi cruciali della stagione tridentina [] La
rassicurante immagine jediniana di quel periodo cruciale, disegnata sulla base di uno sviluppo parallelo e sostanzialmente
armonico del nesso tra Riforma cattolica e Controriforma,
sembra dunque destinata a svanire e a sfumare13.
La stessa Compagnia di Ges non svolse una funzione meramente repressiva, trovandosi anzi spesso in difficolt con i
papi pi intransigenti come Paolo iv. John Olin ha notato
giustamente come it is hardly necessary to stress that the Jesuits were not founded to combat the Protestantism [] their
devotion to the Church made them its staunch defenders []
they saw the pope as Christs vicar, and they vowed a special
obedience to him in matters pertaining to the advancement of
souls and the propagation of the faith [] In this sense Ignatius does emerge as the great counter Luther and the early Jesuits as counter Protestants. However it was never their intention, their task, or even their achievement simply to defend
the Catholic cause against Protestantism. The entire move13. Si veda m. firpo, Inquisizione romana e Controriforma, cit., pp. 20 e ss.: Al
suo centro [del concetto di Riforma cattolica] si poneva lesigenza di autonomizzare il pi possibile il rinnovamento cattolico post tridentino dalla sfida protestante e quindi di rintracciare nel passato, prima del 1517 e durante gli anni Venti,
Trenta e Quaranta, tensioni e istanze di riforma religiosa endogene al mondo cattolico [] Proprio il caso del Morone e degli spirituali, per restare ai temi di
queste pagine, si rivela tuttavia clamorosamente irriducibile a una simile prospettiva, mettendone in radicale discussione gli elementi pi tranquillizzanti di continuit e di coerenza che ne costituiscono al tempo stesso i presupposti ideologici
e gli esiti storiografici [] Ci che sfugge [] il fatto che per la Chiesa di Roma, prima ancora di una lotta dura e difficile contro un nemico esterno [] questi decenni segnarono anzitutto una lunga lotta interna per la definizione dei presupposti, delle verit e degli strumenti con cui quei nemici avrebbero dovuto essere combattuti e vinti. Certo che fin dallinizio degli anni Trenta [] si venne
delineando con sempre maggiore evidenza un sostanziale conflitto tra quanti miravano a un rinnovamento istituzionale essenzialmente in funzione di una pi efficace battaglia contro leresia e coloro che [] finirono con il trovarsi personalmente coinvolti nelle dottrine della Riforma e nelle molteplici conseguenze che da
esse scaturivano.

la compagnia di ges e linsegnamento

153

ment [] had a different focus and a deeper and more positive religious purpose14.
Lordine ignaziano fu in grado, ad ogni modo, di prestare
il pi grande aiuto alla Chiesa cattolica, offrendo alla causa romana uomini intraprendenti, preparati teologicamente in modo esemplare, pronti a offrire se stessi, la propria volont, il
proprio corpo nel dare concretezza alla nuova spinta espansiva
europea, di natura certamente politica, militare, economica,
ma anche profondamente missionaria ed evangelizzatrice15.
Nella creazione dei nuovi quadri della struttura ecclesiastica, i
gesuiti avrebbero svolto un ruolo eminente nellazione centralizzatrice del papato cinquecentesco.
2. lesperienza di messina
Pietro Canisio divenne un professo della Compagnia di Ges
il 4 settembre 1549, quando emise i quattro voti solenni nella
chiesa di Santa Maria della Strada, lattuale Chiesa del Ges16.
Canisio ricorda lavvenimento nel suo Testamentum e nelle
Confessiones, mentre nellepistolario relativo a quel periodo
non si trova alcuna lettera che accenni a questa solenne professione. Non si deve certamente credere che la febbrile attivit
del giovane gesuita nellambito della Compagnia, dallinverno
del 1549 ai primi mesi del 1550, abbia fatto passare in secondo piano levento, anche se nelle lettere prevalsero le preoccupazioni di carattere strettamente pratico. Canisio diede particolare importanza allavvenimento: sia questa solenne profes14. Cfr. j.c. olin, Catholic Reform from Cardinal Ximenes to the Council of Trent,
Fordham University Press, New York 1990, p. 26.
15. Cfr. a. prosperi, Tribunali della coscienza, cit., pp. 551 e ss.
16. La chiesa di Santa Maria della Strada, conosciuta anche come Santa Maria degli Astalli, costitu il primo nucleo edilizio sul quale venne costruita, anni dopo,
grazie allinteressamento di Alessandro Farnese, la Chiesa del Ges. Cfr. l. von
pastor, Papi, cit., vol. v, p. 378.

154

sione, sia il dottorato in teologia conseguito un mese dopo a


Bologna, sono infatti stati dei momenti importanti in vista
della missione bavarese17.
Dallaprile 1548 al giugno 1549 Canisio insegn retorica
nel collegio di Messina. Braunsberger, nel corso delle sue ricerche, ha ritrovato una lettera di Ignazio a Canisio, datata 19
marzo 154918, che non era stata pubblicata nelledizione delle
Cartas de San Ignacio, ma solo qualche anno dopo nei Monumenta Ignatiana, insieme alla quale il sancto Parente mand
al giovane, attraverso il confratello Antonio Vinck, due importanti reliquie: le teste di due vergini, martiri di santUrsula, da
riporre in unarca dorata nel Collegio di San Nicola a Messina19. Ai gesuiti del collegio era stata assegnata una rendita di
17. Canisio ne parla in Testamentum, cit., p. 48: Visum est autem Reverendo Patre Ignatio me Romam e Sicilia revocare ut ad solennem professionem votorum,
quae mense Septembri facta fuit, praepararer, meaque vota more nostro ederem
pubblice, nec multo post mitterer Bononiam cum Reverendis Patribus Claudio Jaio
et Alphonso Salmerone, doctoralem lauream consecuturus, et cum eisdem recta in
Bavariam profecturus, e in Confessiones, cit., pp. 54-55: Quarto Septembris
quando festum Moyse Prophetae, et octava D. Augustini Episcopi colitur, quia
professuros eram, dedisti gratiam domine ut me tamque solennem actum sanctissimis Apostolis in Vaticano supplex commendarem, et illi tunc supplicationi meae
annuere visi sunt, atque Pontificia auctoritate comprobare vota mea, quae illis ordine primum offerebam.
18. Epistulae, cit., vol. i, p. 292-293. Il contenuto di questa lettera, di cui Braunsberger non aveva potuto riprodurre loriginale, stato riferito dallo storico gesuita Placido Sampieri SJ, nato a Messina nel 1592, entrato nella Compagnia nel
1609, e morto nel 1654, nella sua opera Messana spqr Regumque decreto nobilis
exemplaris et Regni Siciliae caput cum Eruditione ex penu antiquissimorum gravissimorumque Scriptorum deprompta agitur, Typis Rev. Cam. Archiep. D. Placidi
Grillo, Messana 1742, vol. ii, pp. 533-534. Cfr. anche m. aguilera sj, Provinciae Siculae Societatis Jesu Ortus et res gestae ab anno 1546 ad annum 1611, ex typographia Angeli Felicella, Panormi 1737-1740, vol. i, p. 24.
19. A p. 292, n. 6, Braunsberger riporta un passo, riassunto e tradotto in latino,
dalle Cartas de San Ignacio de Loyola, Imprenta de la viuda hijo de D.E. Aguado,
Madrid 1874-1889, vol. ii, pp. 175-176, nel quale lincarico di Canisio, i due diplomi e la lettera non sono riferiti: S. Ignatius, 19. Martii 1549, Magistro Antonio Vink, sacerdoti Societatis Jesu et Petro Riera, scholastico eiusdem Societatis litteras dedit, quibus testabatur eos ad comitanda sancta capita illa et alia obeunda

la compagnia di ges e linsegnamento

155

mille fiorini, ed era stato concesso loro di stabilirsi nella chiesa di San Nicola:
Imperoch lo santissimo et excellentissimo sovrano Joan de Vega, etiam
vicerr et capitan generale de questo regno di Sicilia [] ha procurato
che qua se reducano parti di venerabili et multo reverendi padri, chiamati sotto lo nome de Jesu salvatore nostro, et perch potessero habitare et commorare per loro vitto vestito commodo et domicilio, li fu, gli
spettabili jurati con consiglio ordinario, loro constituta la somma de florini mille anno [] e perch cercati li luoche dove meglio se havessero
o potessero li ditti reverendi patri collocare, non si trovando loco pi decenti ne di decoro che la chiesia et circumstantia de lo glorioso santto nicolao, situata in la ditta nobili cita in la maggior strata confinanti20.
Messanam destinari. In Mon. Ign., cit., vol. ii, p. 362 riportato il testo dellistruzione da parte di Ignazio a Antonius Vinck e Pedro Riera: Dilectis in Christo
Jesu fratibus M. tro Antonio Vinck, sacerdoti Societatis Jesu, et Pietro Riera, scholastico eiusdem Societatis, salutem in Domino sempiternam. Cum a nobis petieritis obedientiae vestrae testimonium, qua Messanam ad comitanda sancta capita virginum et martirum Christi, et alia, quae ibidem iniungentur, obeunda, destinamini; visum est in Domino per hasce litteras, nostra manu et Societatis nostrae sigillo munitas, omnibus his, qui percontari id volent et intelligere quod ita se res habeat, quod ad praemissa ex obedientia iter suscepitis, attestari. Datum Romae in
domo Societatis Jesu, 14 calendas Aprilis 1549. Nessuna delle edizioni ha potuto
riprodurre loriginale del documento qui esaminato.
20. arsj, Sic. 197, vol. i, fol. 70-74 e 76-78, nei quali conservata unulteriore
redazione del documento. A tergo: Reverendis religiosis appellatis sub nomine Christi. Cfr. anche fol. 80-83, Capitula facta per Confratres ecclesiae S. Nicolaj in
concessione dictae ecclesiae pro collegio Societatis. Die prima Martii 1548. Il collegio messinese, come poi accadr per quello di Ingolstadt, fu fondato grazie allesplicita richiesta del potere politico: in Baviera intervenne il duca Guglielmo iv, a
Messina il vicer Juan de Vega. Sui primi passi della Compagnia di Ges nel Regno
di Napoli e in Sicilia, cfr. p. tacchi venturi sj, Storia della Compagnia di Ges
in Italia, cit., vol. ii, pp. 292 e ss. Cfr. anche Institutum Societatis Jesu, cit., vol. i,
pp. 5-6. I gesuiti, pur non potendo perfezionare negozi di diritto civile (voveant
siguli et universi perpetuam paupertate, declarantes quod non solum privatim, sed
neque eitam communiter possint ius aliquod civile acquirere), potevano tuttavia ricevere donazioni (sint contenti usum tantum rerum sibi donatarum), e gestire collegi (gubernatione super dicta collegia) e redditi per il mantenimento
degli studenti e degli edifici, con una completa libert di ammissione, espulsione,
insegnamento, educazione.

156

Ignazio, inoltre, sped a Canisio due diplomi di Paolo iii:


il primo autorizzava ufficialmente e lodava lattivit del collegio; il secondo dava disposizioni circa la fondazione delluniversit, nella quale sia il cancellarius sia il corpo docente sarebbero provenute dalla Compagnia, previo esame e approvazione del senato di Messina21.
Nella lettera Ignazio diede precise istruzioni a Canisio perch incontrasse a nome suo il vicer Juan de Vega e gli mostrasse i diplomi e le reliquie, le quali tanti a Magistratu et propter se ipsa, et propter donatorem habita sunt22. Canisio ricevette inoltre un incarico delicato: trasferire con grande solennit due delle undicimila teste appartenenti alle adolescenti
che, consacratesi a santUrsula, per conservare la verginit subirono il martirio da parte di Massimino il Trace tra il 235 e il
238, dalla loro sede nella chiesa di San Giovanni Battista di
Colonia nel collegio di San Nicola a Messina23.
21. Questi diplomi e molti altri documenti sono conservati nellArchivio Romanum della Compagnia, in particolare nel codice Sic. 197. Cfr. il manoscritto nei
fol. 118-121, Bolla di Paolo iii [la Copiusus in misericordia Dominus del 16 dicembre 1548] nella quale il Papa d li studi di Messina alla Compagnia, e la copia a stampa, nei fol. 106-111, nei quali sono riprodotte anche le disposizioni di Juan de Vega da Palermo, del 14 aprile 1550; fol. 122-124, Erectio Universitatis Messanensis a
Paulo R.P. iii, ix Kal. Dec. 1548 [23 dicembre 1548] e i fol. 88-94, La possessione
che li fu data al collegio dellecclesia del sancto nicolao per virt della Provisione de sua
Eccellentia et de sua Santit. Altri documenti circa la fondazione del collegio e dellUniversit di Messina sono in Monumenta paedagogica Societati Jesu quae primam
rationem studiorum anno 1548 anno editam praecessere, Typis Augustini Avrial, Matriti 1901, pp. 614-622, successivamente riediti da l. lukcs sj, Monumenta paedagogica Societatis Jesu, Institutum Historicum Societatis Jesu, Roma 1965-1992,
vol. i, pp. 17 e ss., Constitutiones Collegii Mesanensis (1548). Cfr. anche Constitutiones, cit., vol. i, pp. 48 e ss., De collegis et domibus fundandis.
22. Epistulae, cit., vol. i, p. 292.
23. Sulle reliquie cfr. ivi, p. 173, n. 4. In ivi, p. 292, non indicato il luogo dal
quale le reliquie furono trasferite. Cfr. tuttavia Cartas, cit., p. 175, n. 2: Habia el
B.P. Pedro Canisio traido de Colonia dos cabezas de Vrgines y Mrtires de las muchas que all se guardan, ddiva de la misma ciudad [] y sugiro San Ignacio que
se las mandasse los de Mesina. El Santo, habindolas hecho poner en dos preciosos relicarios, las envi. Como en aquellos tiempos de viva f eran para todos los
catlicos, estos dones de inestimable valor, hubo grandes regocijos en toda la ciu-

la compagnia di ges e linsegnamento

157

Canisio, il 5 giugno 1549, scrisse una lettera ai suoi amici


della certosa di Santa Barbara a Colonia, nella quale descrisse
la solennit con la quale la citt siciliana accolse i doni della
Compagnia di Ges che, quasi per restituire il favore della donazione della chiesa di San Nicola, offr alla pubblica venerazione queste due reliquie:
Addam nonnihil de Sacris Reliquijs undecim milium Virginum et
Martyrum Coloniensium: ex his capita duo mihi iam pridem Coloniae
data, et autoritate Apostolica Romam uti postulaveram sunt deportata,
huc denique transmissa. Igitur ut in nostrum templum deferrentur solennis, honestissimaque habita est pompa, totius Civitatis Ordines
convenerunt, praecedebat cum Canonicis Episcopus, comitabantur
nobilissimi Cives; suum tenebant locum, amplissimi Magistratus []
Fratrum aliorum Sodalitates aderant, concinebant Musici, clangebant
tubae24.

Il trasferimento delle reliquie fu, effettivamente, un evento eccezionale. Bonifacio ix, alla fine del xiv secolo, aveva
proibito, pena la scomunica, di trasferirle dalla loro sede. Era
stato proprio il senato di Colonia, geloso di un cos cospicuo
oggetto di devozione, a pregare il pontefice di prendere tale decisione25. Lo stesso senato, quasi due secoli dopo, affid a Canisio il delicato incarico del trasferimento delle reliquie nella
chiesa del nuovo collegio della Compagnia a Messina. Diverse motivazioni spinsero il senato di Colonia a una decisione simile: anzitutto la gratitudine personale nei confronti del giovane gesuita per lottimo servizio diplomatico reso in occasione dello scontro con Hermann von Wied; in secondo luogo,
la grande fiducia di Paolo iii nella Compagnia, che a sua voldad [] y recibieda estas con gran pompa, fueron en solemne Procession llevadas
la iglesia de San Nicols, propia del nuevo colegio, y all quedaron colocadas y
espuestas la pblica veneracion.
24. Epistulae, cit., vol. i, p. 295.
25. Ivi, p. 294, n. 5.

158

ta aveva urgente bisogno di conquistare sia la benevolenza di


Messina, sia un pi largo credito presso i fedeli.
A Canisio, che sugger a Ignazio di chiedere al papa di donare le reliquie a Messina, verosimilmente non sfugg il peso
diplomatico del regalo, e la possibilit di evitare gli eventuali
malumori dei laici e del clero opportunit che Canisio conosceva bene, a causa dellaccoglienza ricevuta proprio a Colonia
cinque anni prima dovuti allarrivo dei gesuiti. Fatto tesoro
delle esperienze passate, i gesuiti, in pieno accordo con le autorit della citt (praecedebat cum Canonicis Episcopus, comitabantur nobilissimi Cives; suum tenebant locum, amplissimi Magistratus) organizzarono una cerimonia di grande
partecipazione popolare e di forte impatto visivo e sonoro
(concinebant Musici, clangebant tubae), con la quale ottennero leffetto sperato. Nel corso degli anni, la Compagnia di
Ges forn numerose prove della particolare abilit di usare in
modo eccellente quanto poteva educare i fedeli grazie alla loro
partecipazione visiva ed emotiva.
NellArchivum Romanum Societatis Jesu, nel codice Sic.
197, conservato il documento originale sia della fondazione
del collegio, sia dellaffidamento ai gesuiti dellinsegnamento
nelluniversit, il quale testimonia, infatti, la progressiva e
continua crescita della Compagnia di Ges allinterno delle
forze nuove della Chiesa cattolica, e mostra allopera la nuova
alleanza fra la Santa Sede e le monarchie cattoliche del continente26. Sempre nel codice Sic. 197 sono conservati molti altri documenti fondamentali riguardo alla nascita e allo sviluppo del collegio e delluniversit, due istituzioni scolastiche entrambe gestite dai gesuiti. Nel fol. 79, Forma di luordini di li
studi, sono riportate le istruzioni circa il corpo docente e le materie di studio. Una di queste disposizioni riguarda Canisio:
26. In arsj, Sic. 197, fol. 70-71. Il documento datato die xxviii mensis februarij, vi Indictionis 1547, annus bisextilis, ed redatto sia in latino sia in italiano. Cfr. anche i fol. 63-65 e 66-69, Studij seu Universit di studij della Citt di
Messina dati al Collegio della Compagnia di Gies.

la compagnia di ges e linsegnamento

159

In primis quanto a li leturi si haviranno di elegiri in jure civili, canonico, medichina et chirurgia disponga la cit como li parira. In li altri
scientij darr li leturi la cumpagnia, cio in grammatica, darra tre. In
humanita uno, in rhetorica unaltro, in greco uno, et unaltro in hebreo,
uno matematico, et quattro in logica, et philosophia, et metaphisica,
et uno in theologia conch lo collegio dila cumpagnia de li lettori che
darr habbia la superiorit como hanno li rettori di li altri studi circa
cognitionem causarum civilium et criminalium: et la cit habbia di provedere ipsi leturi del bisogno secondo sarr acordato fra essa et la cumpagnia27.

Lingresso di gesuiti a Messina fu un evento di grande importanza per la citt siciliana. La Compagnia non si present
in sordina, come fece Ignazio una quindicina di anni prima a
Roma, conquistandosi la stima e la benevolenza dei fedeli poco a poco, con la santit della vita, la predicazione e lassistenza. Entr accompagnata dal beneplacito dellautorit cittadina, e soprattutto con lavallo e il sostegno della Santa Sede. La processione trionfale, con cui furono trasferite le reliquie di Colonia, e le concessioni fatte alla Compagnia possono essere interpretate proprio in questa prospettiva. Grazie alla concessione della chiesia et circumstantia de lo glorioso
santto nicolao, situata in la ditta nobili cita in la maggior strata, e alla massiccia presenza didattica nella formazione teologica filosofica, retorica e linguistica degli studenti, i gesuiti ebbero la possibilit di incidere profondamente nella creazione
delle nuove classi dirigenti cittadine. Oltretutto, il collegio
usufru di un ampia autonomia nelle causarum civilium et
criminalium, essendone stata affidata la giurisdizione al rettore, e si mantenne grazie allobbligo che assunse il vicer a nome della collettivit di una rendita annua, e di provedere ipsi
leturi.

27. arsj, Sic. 197, fol. 79.

160

3. la fondazione del collegio di ingolstadt


In unaltra lettera di quel periodo, datata 21 settembre 1549,
spedita da Ignazio a Canisio mentre questi si trovava a Bologna28, il generale dava istruzioni circa il comportamento da tenere in Germania, in particolare a Ingolstadt dove, su richiesta
di Guglielmo iv di Baviera a Paolo iii, era stato destinato a insegnare teologia con Alfonso Salmern e Claude Jay29. I tre, che
conseguiranno il dottorato in teologia il 4 ottobre 1549 nella
citt emiliana, nelle intenzioni del duca dovevano continuare
lopera del famoso teologo Johannes Eck, morto nel 1543 e per
un lungo periodo professore nellUniversit bavarese. Nel Testamentum Canisio ripercorre questi avvenimenti, ponendo
laccento sul ruolo decisivo del duca di Baviera: post clarissimi
Doctoris Joannis Eckij mortem, a Paulo iii Pont. Max. et Reverendo Patre Nostro Ignatio, multum postularat, ut aliquot e
28. Epistulae, cit., vol. i, p. 296: Instructio Caniso data de modo se in Germania gerendi, Bononiam ipsi missa, 21 Septembris [1549]. Sulla fondazione del collegio di Ingolstadt anche molto interessante la lettera autobiografica che Canisio
scrisse da Friburgo, nel 1595, ai sociis collegii Ingolstadiensis, in ibidem, vol. viii,
p. 383 e ss., in cui Canisio racconta ai suoi confratelli la storia del collegio di Ingolstadt. Cfr. anche bncve, fondo gesuitico, ms. 1355 m, De Patri Petro Canisio, cit., fol. 66r-v.
29. Cfr. j. de polanco sj, Chronicon, cit., p. 410: Cumque Dux Bavariae
Guilielmus, qui catholicae religionis vindex erat acerrimus, in illa Universitate sua
Ingolstadiensi sibi persuaderet perutilem Societatis nostrae operam fore, si aliquot
ex ea theologiae professores in illa Universitate sacras littera docerent, a Summo
Pontifice Paulo iii hoc ipso obtinuit, ut tres de Societate nostra lectores ad se Ingolstadium mitterentur. Cum autem Summus Pontifex id Patri Ignatio significasset, delegit ille praeter P. Claudium [] P. Alphonsum Salmeronem et Petrum Canisium. La richiesta del duca dimostra abbastanza chiaramente come, gi pochi
mesi dopo lInterim augustano, del maggio 1548, i principi dellImpero avessero ormai deciso come gestire la vita religiosa nei propri stati, senza dover aspettare le decisioni di Augusta del 1555. In Epistulae, cit., vol. viii, p. 383, Canisio scrive:
[Meministis] quos quantosque Patronos et Fundatores Deus excitarit atque in
hunc diem usque servaverit, tres nempe inclytos vereque Catholicos Bavariae duces, qui de nostris introducendis, alendis, atque promovendis fidam suscepere curam, suasque operas atque impensas non modicas ad condendum et augendum hoc
ingens collegium munifice contulerunt.

la compagnia di ges e linsegnamento

161

nostris Theologia Sacra Jngolstadij profiterentur, et scholam illic Theologicam non nihil concussam instaurarent30.
NellArchivum Romanum della Compagnia conservato un manoscritto del 1567, il cui titolo Historia de initio et
progressu Collegii Societatis Iesu Ingolstadij. Insieme a questo
documento ci sono altre Historiae concernenti per lo pi la
fondazione dei nuovi collegi dellordine nella parte meridionale dellImpero, pi specificamente in Baviera. Il documento riguardante il collegio di Ingolstadt conferma che i gesuiti furono chiamati su esplicita richiesta del duca Guglielmo iv:
Collegij huius in Bavaria instituendi magnam occasionem dedit Illustrissimus Bavariae Princeps Guilhelmus eiusque Cancellarius D. Leonardus ab Eck, et Secretarius eiusdem Ducis D. Henricus Schweikhart,
qui primum a Paulo iii Pont. Max. impetrarunt Societatis huius doctores et professores Theologos tres D. Cludium Jaium, D. Alphonsum
Salmeronem et D. Petrum Canisium, qui Ingolstadium accersiti et a
Patre Nostro (sancta memoria) primo Praeposito Magistro Ignatio missi et in sacris pubblice profiteri coeperunt anno Domini 154931.

Si mossero importanti collaboratori del duca, come Leonhard von Eck e Heinrich Schweicker, affinch i tre gesuiti
giungessero a Ingolstadt e si dedicassero allinsegnamento alluniversit, unistituzione che nelle intenzioni di Ignazio doveva servire da testa di ponte per una successiva azione pastorale in tutta la Germania. Il duca bavarese, qui Catholicae religionis vindex erat acerrimus, cominci cos la lunga tradi30. Testamentum, cit., p. 48.
31. arsj, Germ. 118, fol. 3r-4r. Sempre nel medesimo codice possono essere consultati i fol. 92r-93v, De initio et progressu Collegii Societatis Jesu Ingolstadij, dellottobre 1563; fol. 94r-97v, Ortus et progressus Collegij Ingolstadiensis, che tratta le vicende del collegio fino al 1586. Cfr. ancora il codice arsj, Germ. Sup. 101, in cui
conservata la copia manoscritta delle Scripturae ad Collegii Ingolstadiensis initia,
progressus, impedimenta, fundationes pertinentes, ab anno m.d.l. ad m.d. xcix, (a
tergo: Copia Traditionis Monasterij Mnchsmnster factae Collegio Igolstadiensi Anno
1599), complessivamente 218 fol.

162

zione di collaborazione della dinastia dei Wittelsbach con la


Compagnia di Ges. Juan de Polanco descrisse cos gli avvenimenti dellestate 1549:
[Alphonsus Salmern] sub initio Septembris cum Patre Claudio [Iaio],
qui eam facultatem a Duce impetraverat, Bononiam pervenit, et inde,
simul cum P. Pietro Canisio, Tridento viam instituentes, in Germaniam
pervenerunt [] Dilingae Cardinalis Augustanus [Otto Truchsess von
Waldburg] etiam cum lacrymis animi sui affectum erga nostros ostendit [] de erigendo Societatis collegio (cujus in Germania exemplum
nullum videbatur), Cardinalis cogitaverat [] eos Duci Bavariae Guilielmo officiose commendavit; qui nostros Monachii summa charitatis
et benignitatis significatione excepit, et amplexus est, ac suo primo
Cancellario, Doctori Ecchio [Leonhard von Eck], ne quid ipsis deesset, sollicitudine commendavit32.

Braunsberger, nel primo volume del 1896, non ha potuto


pubblicare le istruzioni che Juan de Polanco mand a Canisio
il 24 settembre 1549 (anche se la lettera conservata nei codici con quelle scritte il 21 dello stesso mese), poco prima quindi di conseguire la laurea in teologia e partire per Ingolstadt.
In questa lettera Polanco d istruzioni a Canisio riguardo a diversi e importanti aspetti della sua prossima missione in Germania:
Qui mando il scrito di Vestra Reverentia et insieme il mio, quale ho
scrito per ubidire a quello mi ha imposto partendosi; che altrimenti
[] io riputarei presumptione la mia de intrare in simili avvisamenti
[] Pur io facio (come dico) quello che Vestra Reverentia mi impose;
et volendo mostrarlo al Padre nostro, anzi cominciando a legerlo, mi
disse che si rimeteva et dava per bene quello paressi di l et di qua []
Per la littera del factor del ducha di Bavera sono andato a parlarlo, et
32. j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. i, p. 413. Molte altre informazioni
di prima mano su questi avvenimenti sono nel vol. i, pp. 413-416, e nel vol. ii,
pp. 66 e ss.

la compagnia di ges e linsegnamento

163

intesi che la havea dato un tempo fa, et Botello nostro la mand a Bologna. Doverano haverla ricevuta. Era, come credo, per il maestro delle Poste in Trento; et anchora (come mi detto) scrisse a Bavera. Del
dottorarsi, Nostro Padre intende che tutti e tre se dottoreno, et si farano con la grazia de Iddio, a chi piacia dargli buon viaggio, et riscaldar
la fredeza del tempo con il caldo della ardente Charit33.

Pochi giorni dopo Polanco scrisse direttamente al duca di


Baviera, per raccomandargli i tre gesuiti:
Venerunt jussu Sanctissimi Domini Nostri cum hac epistola mea ad Excellentiam Vestram theologi illi duo, quos venturos per literas ante pollicitus sum: alter est Alfonsus Salmeron, hispanus, alter Petrus Canisius, geldrensis, e Sicilia vocatus [] Eos nihil dubitat Santissimus Dominus Noster praeclaris Excellentiae Vestrae cogitationibus plenissime
responsuros, et in ista amplissima provincia non minus ponderis docentium vitam quam verba habituram. Mittitur cum iis etiam Dominus Claudius, et ipse theologus cum primis clarus, quem Vestra Excellentia nominatim poposcerat [] Hac sane disciplina quaenam accomodatior esse possit his praesertim temporibus, et in Germania maxime, ubi vineam, quam plantavit dextera Domini, aper de silva exterminare, et singularis ferus depascere conatur, ad bonorum animos in
recta sententia confirmandos et errantes oves ad Christi caulam revocandas? Hos igitur patres, quavis veneratione dignissimos, laeta fronte
et maxime benevolo animo Excellentia Vestra accipiet34.

Arrivati il 13 novembre 1549, Canisio e Salmern cominciarono subito a insegnare, il primo con un corso sulle Sentenze di Pietro Lombardo, il secondo commentando lEpistola ai
Romani di san Paolo. Jay invece cominci solo nei primi mesi
del 1550 a tenere il suo corso di lezioni sui Salmi 35.
33. Mon. Ign., cit., vol. ii, pp. 538-539.
34. Ivi, pp. 540-541.
35. j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. i, p. 414: Scripserat Cancellarius
Ecchius Universitati de theologicis lectionibus, quae Ingolstadii erant praelegen-

164

Per la seconda volta Jay si trov impegnato nellinsegnamento, dopo liniziale diffidenza: nellestate del 1544, infatti,
aveva tenuto delle lezioni sulle Sacre Scritture a Ingolstadt, subito dopo la morte di Johannes Eck. Gi allora Guglielmo iv
aveva esercitato pressioni affinch rimanesse come professore,
fatto che turb la sua coscienza, dal momento avrebbe comportato la perdita della libert di movimento che Jay considerava essenziale per lo svolgimento dellattivit apostolica cui la
Compagnia aveva deciso di dedicarsi con grande impegno. Solo dopo linsistenza di Robert Wauchope, internunzio in Germania, Jay tenne un ciclo di lezioni sulle Epistole di san Giovanni. Proprio in quei giorni, egli cap che la fondazione di
collegi, che sostenessero gli studi degli allievi pi meritevoli,
era lunico modo per controbilanciare efficacemente il sistema
educativo protestante36.

dae: erant autem prima ex evangeliis, secunda ex Paulii epistolis, tertia ex salterio
Davidico, quarta ex Magistro sententiarum. Primam ex evangelio Cancellarius et
Episcopus erat praelecturus; P. Alphonsus Salmern Pauli epistulas; P. Claudius
psalmos; P. Canisius Magistrum sententiarum enarrandum susceperunt.
36. Cfr. Ivi, p. 113, e in particolare Epistolae Broti, Jaji, cit., pp. 282-283: Secondo il parer mio, Sua Signoria [Guglielmo iv di Baviera], me vedeva volentieri, e spesse volte me domand se io retornaria ad Ingolstat. Et ragionando de
quella universit, se lamentava che non vi erano lectori nella sacra scrittura. Io
risposi, che in quella non tanto manchavano i lectori, quanto auditori [] in Allemagna [] non se trova pi che se voglia fare ni prete, ni frate: di modo che
nelle universidade quelli scholari che studiano alla sue spese, non vogliono fare
profectione del studio de la sacra scrittura, n a quello sono confortati dai parenti loro [] [Se] non se fonder collegii nelle universidade catholiche, dove siano
ricolti povri scholari de bono ingegno [] penso che altrimente nella parte di
catholici mancharanno presto doctori, predicatori et sacerdoti. Rispose Sua Signoria Reverendissima, che era molto contento che se desse principio a uno tale
collegio, e che per parte sua vorria fondare dieci borse. Cfr. anche Epistulae, cit.,
vol. i, p. 323, lettera di Canisio e Jay a Georg Stockhammer, segretario di Alberto v di Baviera: Reipsa quidem satis comperimus, conatus hosce nostros, qualescumque sunt [] certe nihil hic profuturos, quum deessent auditores []
Hinc restituendae quidem disciplinae sacrae, uit maxime nunc erat opus, non videri nobis remedium aliud superesse, nisi ut bene multis adolescentibus constituetur collegium.

la compagnia di ges e linsegnamento

165

In questo periodo cap anche che allattivit missionaria


doveva essere affiancata una decisa ripresa dellinsegnamento,
da molteplici punti di vista: dovevano essere riformati i docenti, le strutture, i corsi di studi, i programmi, la severit e la disciplina verso gli studenti, il rigore dottrinale, la qualit dellofferta formativa. La realt che si trovarono di fronte dovette inoltre far maturare profondamente il giovane Canisio. Il
suo entusiasmo missionario si stemper a causa della situazione dellUniversit bavarese. Allinizio dellanno seguente, poco dopo larrivo a Ingolstadt, nel marzo 1550, Canisio scrisse
una lettera a Polanco, dalla quale traspare in parte la sua amarezza, ma anche la sua maturazione:
Hora per esplicare a largo il nostro stare e la dispositione di questa terra [] Primo quanto si alle nostre lettioni, bisogna guardarci di non
citare molto i dottori scholastici, n usar le allegorie, se volemo intertener questi auditori, alli quali quantunque facciamo le carezza di non
essere o troppo sottili, o in alcuna parte negligenti, pure cominciano a
diminuirsi. Voglia Iddio che fra tutti sieno 4 ovvero 5, delli quali potessimo sperar frutto delle nostre lettioni37.

A sua volta Jay, dopo essere stato trasferito su richiesta di


Ferdinando i dAsburgo a Vienna, scrisse a Ignazio circa la preparazione dei docenti:
Acadendo che a istantia de Sua Maest [Ferdinando dAsburgo], se deba mandare alchuni professori theologi, o altri, umilmente la prego che
mandi persone docte, etiam nelle lingue, per dare un principio al contentamento di questa natione, la quale fa grandissimo conto de lal cognitione delle lingue [] nella quale pocha stima se fa de la scientia de
uno professore, se lui non bon latino, et se lui non ha mediocre cognitione de greco et de hebreo38.

37. Epistulae, cit., vol. i, p. 307.


38. Epistolae Broti, Jaji, cit., p. 357.

166

Canisio cap infine che il modo di proporre la dottrina cattolica alle nuove generazioni doveva necessariamente cambiare, dopo la rivoluzione culturale e religiosa della Riforma. Da
questo scontro Canisio prese coscienza del gran lavoro che lo
attendeva, e delle difficolt a rinnovare innanzi tutto il mondo cattolico:
Qui si reputa per una regola generale, che nello studio Ingolstadiense
gli scholari, ancor che siamo pochi, non si fatichino molto per le lettere e massime per la scrittura sacra. Item, havendomi pigliato un poco
di cura di alcuni scolari, i quali si confessarono e communicarono con
meco in casa, il parrocchiano presto si risentette, lamentandosi con altri, che li Teologi sintricavano nella cura dellanime sue, reputando
questo per detrimento e pregiuditio delli suoi cooperatori39.

Un resoconto come quello di Canisio non raro nelle testimonianze da parte dei gesuiti che operavano in Germania.
Spesso, nelle loro missioni, incontrarono una grande resistenza da parte degli stessi parroci, che non gradivano queste intrusioni dallesterno nellamministrazione della parrocchia.
Oltre a questa scarsa disponibilit a piegarsi allinfluenza romana, rappresentata agli occhi dei parroci dai gesuiti, va considerata anche la percezione, da parte dei padri dellordine,
della quasi totale assenza dei fedeli dalle pratiche religiose, pur
nella cattolica Baviera:
Oltre di questo, communemente il zelo della religione non bisogna cercar hora nelli Tedeschi, conciosiache il culto divino delli cattolici gi
ridotto quasi a una fredda predica nelle feste. Resta solamente il nome
qu della quaresima; il gieiunar non si tocca. Oh quanto raro visitare
lechiese star alle messe o mostrar alcun gusto dellantica religione. E
questo dico delli cattolici, gli quali con il nome cos restano. Onde essendo ogni d quasi almeno una messa publica in la nostra cappella, la
quale propinqua a tutti gli scolari e in mezo quasi della citt, ancho39. Epistulae, cit., vol. i, pp. 307-308.

la compagnia di ges e linsegnamento

167

rach si suona con due campane alla messa, pur tanta la povert delle persone che vengono, che quasi con denari no potremo comprare
doi auditori, bench ci diano assai la stima della dottrina e della vita
buona40.

Anche Jay trov spesso motivo di lamentarsi con i superiori della situazione critica delluniversit in particolare, e pi in
generale delle difficolt politiche di riorganizzare il mondo cattolico:
Quanto alli altri collegii [] non vedo resolutione alchuna certa, bench ci alchuna speranza, maxime in quello di Ingolstaz; perch alchuni hanno voluto havere alchuna breve descriptione di collegii de la
Compagnia [] Maestro Pietro Scorichio ed io [] reducessemo la
descriptione in quattro capituli, secondo che veder Vostra Reverentia
in una copia che con la presente alligata: nella quale descriptione havemo condesceso alla infirmit della patria, sperando pur in Dio, che
Vostra Paternit consenteria a quello che de lei havemo scritto, acadendo che alchuno voglia fondare un tal collegio, cio sar contenta de
mandare professori [] [item] de accettare alchuni scholari dentro il
collegio, anchora che non siano de la Compagnia [] et questo pare
sia expediente, maxime in questa patria41.

Dopo lentusiasmo iniziale, dovuto alla fiducia che aveva


riposto nella Compagnia Guglielmo iv, cominciarono le prime difficolt non appena il duca mor, nel marzo 1550, insieme al suo cancelliere von Eck, che gli sopravvisse pochi giorni. Il 19 dicembre 1549, Claude Jay, pochi mesi prima della
morte del duca, scrisse a Ignazio una lettera in cui esprimeva
la sua preoccupazione:
Se in Ingolstadt se facesse collegio per la Compagnia, tutto saria dal cielo, perch la speranza che ci restava, tutta era per consyderatione de la
40. Ivi, pp. 308-309.
41. Epistolae Broti, Jaji, etc., cit., p. 358.

168
bont de Dio, il quale in altri luoghi pi strani ha operato maggior cose per la Compagnia. Questa sola speranza ci restava, per havere inteso
che Vostra Reverentia havea quodammodo la cosa per certa42.

Jay nel frattempo era stato richiamato prima dal vescovo di


Verona, in seguito a Vienna da Ferdinando i dAsburgo43. Anche Salmern era stato richiamato in Italia44, e Canisio, diventato ormai anche rettore delluniversit, rimase lunico a disposizione del duca Alberto v e abbandon il progetto del collegio, dedicandosi principalmente alla predicazione e allattivit didattica. Questa battuta darresto riferita anche dallautore della Historia de initio et progressu Collegii Societatis Iesu
Ingolstadij:
Discendente dicto P. Claudio Viennam, ut Viennensis Collegij iaceret
fundamenta, et revocato in Italiam P. Salmerone, remansit Ingolstadij
D. Canisius non solum Professor, sed etiam Concionator et Universitatis Rector effectus, cui adiunctus fuit D. Nicolaus Goudanus Theologiae simul et Ethicae Professor. Hi ambo sunt porro revocati et Viennam (obedientia duce) missi anno 1551, cum iam defuncto Guilhelmo
Duce nulla huis Collegij fundandi spes reliqua videretur45.

Ignazio scrisse, nellagosto 1550, una lettera a Claude Jay.


Suo intento principale era tranquillizzare il suo confratello,
sinceramente preoccupato, a causa della missione che gli era
stata affidata, circa la sorte del collegio. Prima di giungere a
Vienna, infatti, Jay fu mandato presso il vescovo di Verona
che, un paio di anni prima, aveva a tal punto apprezzato il suo
42. Ivi, p. 346.
43. Epistulae, cit., vol. i, pp. 343 e ss.
44. Cfr. arsj, Germ. Sup. 101, fol. 3r-4v, e Mon. Ign., cit., vol. iii, pp. 145 e ss.
45. arsj, Germ. 118, fol. 3r. Cfr. anche Epistulae, cit., vol. i, p. 340, lettera del
2 novembre 1550 da Canisio a Ignazio: Quanto al collegio del Duca non sappiamo niente. Dicono, si far finita la dieta di Augusta [] Preghiamo il Signore eterno, si degni aiutare questa Alemagna, et principalmente per la via dei Collegii della Compagnia, non vedendo altro mezzo pi conveniente.

la compagnia di ges e linsegnamento

169

lavoro da chiedere ripetutamente a Giulio iii di farlo tornare


a predicare e insegnare nella sua diocesi:
[Ne autem] Illustrissimi Principis Albertis animus hac tui revocatione
vel minimum offendi valeat, in cuius gratia et benevolentia promovendam omnem nostram operam et studiun ponere parati sumus, neque
celeberrima Academia Ingolstadiensis quidquam detrimenti in studijs
Theologicis pati possit, de qua certe quamplurimum bene mereri et cupimus et studemus, in locum tuum destinamus Doctorem Nicolaum
de Gaudano46.

Passata lincertezza, per, Alberto v, consigliato dal suo


cancelliere e nuovo patrono delluniversit, Wiguleius Hundt,
si interess della faccenda, scrisse a Ignazio e concesse alla
Compagnia di inviare 18 uomini perch fondassero il collegio:
Accessit autem Consiliarius Principis D. Vigileus Hundius idemque
post D. Leonardum ab Eck et D. Stockamerum, Universitatis huius
praecipuus post Principem patronus, isque demortui Ducis Guilhelmi
filium Ducem Albertum permovit, ut Collegium dictae Societatis Ingolstadij confirmeretur, quae res cum D. Canisio primum transigebatur. Igitur ut Principis Alberti pijs votis satisfieret Pater Nostrus Ignatius, qui non multo post supervixit, e nostris 18 ad nova Collegij fundamenta locanda destinavit47.

Lautore dellHistoria non riporta la data esatta della fondazione del collegio. La data della decisione definitiva pu essere stabilita, grazie allepistolario di Canisio, alla fine del 1555,
46. In arsj, Germ. Sup. 101, fol. 1r-2v, conservata una copia manoscritta della
lettera originale di Ignazio; a tergo: Exemplar literarum Sancti Patris Nostris ad Patrem Claudium Jajum 1550, 1 Augusti, quibus hic Ingolstadio Veronam se conferre jubetur promittiturque in vicem Patrem Nicolaus Gaudanus. Cfr. anche Mon.
Ign., cit., vol. iii, pp. 129-131. La lettera di Ignazio, in cui sono esposti ad Alberto v i motivi per i quali Salmern e Jay furono richiamati da Ingolstadt, in Mon.
Ign., cit., vol. iii, pp. 143 e ss.
47. arsj, Germ. Sup. 101, fol. 3r.

170

il 1 dicembre. Il documento un vero e proprio atto di fondazione del collegio, sottoscritto da entrambe le parti:
Ut exequutioni seriae demandetur Christo duce, quod annis abhinc aliquot propter causas rationabiles Jllstriss. Princeps Clar. mem. Guilhelmus, ac huius deinde filius Jllustiss. D. Albertus [] pie statuerunt,
verum ob multa graviaque turbolentissimi temporis impedimenta perficere hucusque distulerunt, de fundado scilicet ac dotando collegio
Theologico in civitate et academia sua Jngoltadiensi, tandem anno Domini 1555, mensis Decembris die prima post maturam deliberationem
tum Dominorum Consiliariorum et Commissariorum ex parte dicti Jllusstrissimi Ducis Alberti, tum Doctoris Canisii ex parte Societatis []
(qui simul utrique ad promovendum et absolvendum hoc negotium
Igolstadij convenerunt) sunt haec infrascripta communi eorundem
consensu conclusa atque determinata48.

Effettivamente non si pu non essere daccordo con lautore dellHistoria sul fatto che nulla huius Collegij fundandi
spes reliqua videretur: dal primo appello di Guglielmo iv alla Compagnia, fino alleffettiva fondazione di un collegio gestito da gesuiti passarono sei anni, caratterizzati tra laltro da
multa et graviaque turbolentissimi temporis impedimenta,
che dovettero dare non poche preoccupazioni ai padri della
Compagnia circa la fondazione definitiva del collegio.
Al punto primo del contratto di fondazione le parti convennero che
Collegium hoc Theologicum vocabitur, eaque ratione constituetur, ut
usui sit Patribus Societatis de nomine iesu, qui potestatem habeant ac ius
secundum professionem suam habitandi, manendi, docendi et vivendi in

48. Epistulae, cit., vol. i, pp. 576-577. Sei mesi dopo, il 7 giugno 1556, Ignazio
cre la Provincia Germaniae Superioris e affid a Canisio lincarico di primo preposito provinciale della Germania meridionale. Il 31 luglio dello stesso anno Ignazio
mor a Roma. Fondamentali a proposito del collegio di Ingolstadt le ricerche di m.
e. buxbaum, Petrus Canisius, cit., in particolare le pp. 157-172.

la compagnia di ges e linsegnamento

171

posterum, relicta penes eorundem Praepositum omni facultate, quam is


in similibus collegijs habere solet ad regendum atque gubernandum49.

Gli altri punti riguardarono per lo pi questioni giuridiche, tra le altre la capacit di alienazione, di gestione del patrimonio sotto il controllo dellufficio camerale del duca, di intervenire sulle strutture edilizie. Una copia manoscritta di questi accordi conservata, insieme a una Brevis descriptio fundationis Colegij Societatis Jesu Ingolstadij e a molte altre copie,
sempre manoscritte, dei negoziati fra Alberto v e la Compagnia tramite Canisio, nel codice Germ. 118, nei fol. 85 e ss.
La Brevis descriptio riferisce anzitutto, come gran parte dei
documenti concernenti la fondazione del collegio, dellintervento del duca Guglielmo iv, preoccupato dello stato di grave abbandono della facolt di teologia di Ingolstadt dopo la
morte di Johannes Eck. Dalla morte di Eck allinteressamento
del duca passarono cinque anni:
Anno 1548 scripsit ad Sanctissimum Dominum Nostrum Paulum iii
Pont. Max. Illustrissimus Catholicus Bavariae Princeps Guilielmus
[] ut in scholam suam Ingolstadiensem [] ex Italia mitterentur eximij probatisque Theologi: iacebat enim Theologiae facultas, post mortem Clarissimi Domini Doctoris Eckij, orbata omnibus Theologiae
professoribus, qui post Luterianum illud dogma Augustae paulo ante
pubblicatum, in hoc Gymnasio maxime desiderabantur50.

Le cose sembrarono peggiorare quando Guglielmo iv mor


e gli successe il figlio Alberto v. Per ottenere le risorse necessarie alla fondazione del collegio, il duca avrebbe dovuto sot49. Epistulae, cit., vol. i, p. 577. In fondo alla lettera si legge: Dabit operam
Doctor Canisius, ut quae desideranda sunt ex parte suae societatis, bona fide praestentur, statimque super his omnibus responsum et confirmatio habeatur ex Urbe,
nomine Praepositi D. Jgnatij. Canisio ricopr dunque il ruolo del mandatario in
nome della Compagnia, fatto salvo (statimque) il diritto di Ignazio di confermare o rifiutare questo accordo.
50. arsj, Germ. 118, fol. 85r.

172

trarre le decime del clero bavarese (decimis [] Clero extorquendis), cos come era stato concesso da Paolo iii a Guglielmo iv. I vicinorum Epyscopatuum homines Ecclesiastici
non gradirono liniziativa (repugnaverunt), e fecero quadrato, schierandosi decisamente contro il progetto. Alberto v
sembrava animato da uno spirito riformistico del tutto diverso dagli slanci di generosit del padre, certemente non favorendo lo stabilirsi dei gesuiti in Baviera. Non a caso, Claude
Jay fu chiamato nel 1551 a Vienna da Ferdinando i dAsburgo,
per fondare il primo collegio in terra tedesca, e Alfonso Salmern, dopo un incontro con Carlo v, torn in Italia. Canisio, dei tre che erano partiti un anno prima, rimase il solo che
continu a insegnare a Ingolstadt, anche se poco dopo venne
raggiunto dal rettore del collegio di Venezia, Nicolaus Gaudanus, che continu le lezioni sullEpistola ai Romani di san Paolo, interrotte dalla partenza di Salmern.
Ignazio era convinto che il nuovo duca non avesse nessuna intenzione di fondare un collegio per la Compagnia, e che
le sue fossero semplici promesse, destinate a non essere mantenute51. La situazione sembrava non avere vie duscita, e Ignazio cominci a pensare di richiamare i due teologi, oppure di
affidare loro altri compiti. Gi nel luglio 1551 Ignazio nutriva
forti dubbi sullopportunit che Canisio e Gaudanus rimanessero nella citt bavarese, che il gesuita olandese chiam terra
sterile e spinosissima52. Canisio, il 20 luglio 1551, scrisse una
lettera a Ignazio, in cui esponeva al Generale i motivi a favore
della permanenza a Ingolstadt, nonostante i rapporti non certo idilliaci con il duca Alberto:
Prima dunche ragione, per la quale potria parere conveniente de non
levarci tutti di qua, sia la buona speranza del futuro collegio et la pro51. Ibidem: Cum [] Ignatius de fundando Collegio, Principis Bavarorum animos nihil consituere cerneret, sed potius verba dare videri. Cfr. anche j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. ii, pp. 66 e ss.
52. Epistulae, cit., vol. i, p. 372.

la compagnia di ges e linsegnamento

173

messa del Ducha [] Seconda, la partenza di tutti due non se far senza offendere il Ducha Illustrissimo et tutta la Universit [] Tertia,
tanto il concorso alle mia prediche che lEcclesia non po capir tutti
[] Quarta, [gli scholari] hanno comminciato de confesarse et de comunicarse con un insolito fervore. Alcuni di quelli dicono chiaramente, che vogliono essere della Compagnia nostra53.

Insieme a questi primi progressi i gesuiti di Ingolstadt dovevano per affrontare una situazione molto complicata, proprio a causa del duca, diviso tra il partito cattolico del suocero Ferdinando quello luterano e utraquista nei nobili degli Stati bavaresi:
Per replicare che conveniente potria essere che nessuno restasse pi della Compagnia, prima questo: che il Ducha se trova tanto freddo et involontario, come pare, a far la promesse del collegio; seconda, che propongono certe condizioni intollerabili, non volendo anchora assegmare un collegio libero et de molte persone; tertia, che non possiamo bene satisfar al nostro Instituto [] perch il frutto delle lezioni pochissimo54.

A Canisio era stata nel frattempo offerta, dal duca in persona e da Stockhammer, la carica di vice cancelliere delluniversit. Il gesuita cap che poteva diventare un modo molto
abile, da parte del duca, di non mantenere le promesse riguardo al collegio, e di legare a s il giovane ex rettore delluniversit (Canisio si dimise nella primavera del 1551), che quindi
non sarebbe dipeso pi direttamente ed esclusivamente da Roma, ma sarebbe stato cooptato tra i consiglieri della corte ducale. Canisio prese tempo (Io risposi escusando la mia indegnit, e dicendo de nostro Instituto, il quale n cerca, n cura
questi onori), anche se era ben conscio della sottile trappola
diplomatica che gli stavano tendendo. Ignazio gli aveva ordi53. Ivi, pp. 372-374.
54. Ivi, p. 376.

174

nato, infatti, de non pigliare nessuno officio e degnit, e Canisio, agendo con prudenza ritenne giusto non rispondere a
Stockhammer55. Canisio, inoltre, comunic a Ignazio anche le
sue perplessit:
Mi dispiace in costoro, cio che siano tanto affezionati alle nostre persone, et vogliano metterci addorso questi pesi donore; et pur non pensano de promuovere la Compagnia et fondarci una cosa certa et stabile
per adiutar tanto la Universit, quanto tutta Bavera per li nostri. Iddio
sa, a che miseri termini Bavera sia redotta, et quanto guadagno habbia
il inimico delle anime56.

Nel frattempo, Ferdinando i dAsburgo, grazie allintercessione di Giulio iii presso Ignazio, ottenne che i due teologi fossero inviati a Vienna nel gennaio del 1552. Il papa, nel frattempo, revoc ad Alberto, reo di aver ostacolato la Compagnia, e
di aver sfruttato a proprio vantaggio la situazione, la concessione di raccogliere le decime per la costruzione del collegio.
Il duca cominci a rendersi conto prontamente del fatto
che, pur dovendo sopportare lingerenza politica e religiosa di
Roma e degli Asburgo, i teologi gesuiti avrebbero potuto svolgere un grande servizio nel consolidamento dello stato territoriale bavarese. Cap anche che non poteva non far affidamento sui gesuiti, che in quel momento potevano garantire una
certa efficienza e preparazione pedagogica e teologica57.
55. Cfr. Ivi, p. 373: Io in nessun modo vorria intromettermi in questo offizio, se
non io avesse prima il consentimento espresso di Vestra Reverentia come da mio vero superiore.
56. Ivi, p. 377.
57. In arsj, Germ. 118, fol. 85r, la Historia de initio et progressu Collegii Societatis
Iesu Ingolstadij, per la verit, riferisce i fatti in modo diverso: dopo aver richiamato a Vienna i due gesuiti, il messo imperiale consegn al duca una lettera di Ignazio, che [scripsit se] tunc nostros non gravatim redditurum esse Ingolstadio cum
decem alij ad Collegium constituendum [] Ea conditione motus Princeps de nostris revocandis cogitavit, et auxit desiderium absentia nostrorum, praesertim tum
Theologi qui illis substituerunt non facile reperirentur.

la compagnia di ges e linsegnamento

175

Lo stallo si risolse dopo la ribellione dei principi dellImpero contro Carlo v nel 1552, e dopo il successivo compromesso di Passau fra Ferdinando i dAsburgo e Maurizio di Sassonia, che indebol molto la posizione imperiale. Alberto, che
citius forte revocasset, nisi bellum atrox, quod Mauritius
Elector Saxo et Albertus Brandeburgensis Marthio Caesari
moverunt, totam Germaniam perturbasset, nella circostanza
rimase neutrale, e cap che se voleva rafforzare la propria autorit nei confronti della nobilt luterana, doveva sfruttare politicamente lazione dei gesuiti58. Ragionando con in mente gi
la sovranit territoriale ufficializzata ad Augusta nel 1555, si avvicin a Ignazio, con cui intrecci un fitto carteggio, grazie al
quale si pervenne allaccordo del dicembre 155559.
Attraverso Canisio, che allora si trovava a Praga, e che interpell Ferdinando i dAsburgo attraverso Ladislao ii Jagellone, Alberto v riallacci i rapporti con la Compagnia, e diede
lincarico di portare avanti le trattative a tre commissari duca58. Cfr. p.m. soergel, Wondrous in his saints: counter - Reformation propaganda
in Bavaria, University of California Press, Berkeley-Los Angeles 1993, p. 75: Albrecht v remained on friendly terms with Protestant and liberal Catholic factions
throughout the territory during the first years of his regime. By the late 1550s,
however, he had grown distrustful of the Lutheran minority among his nobility
[] Albrecht, like Wilhelm before him, sensed that evangelical reform was a challenge to his authority [] Eck and the other conservatives in the state councils urged the duke to ignore the pleas of evangelicas and to take strong action to reassert
his authority. Lirrigidimento delle posizioni del duca Alberto fu anche dovuto allo scontro aperto fra lui e la nobilt degli Stati bavaresi che, nel sinodo di Mhldorf del 1553 chiesero la concessione della comunione sotto le due specie, che nei
territori imperiali era tollerata dallInterim augustano del 1548. Cfr. g. constant
op, Concession a lAllemagne de la communion sous les duex species, E. de Boccard
Editeur, Paris 1923, vol. i, pp. 51 e ss.
59. Cfr. Mon. Ign., cit., vol. x, pp. 538 e ss., e Cartas, cit., vol. vi, pp. 287 e ss.,
ma anche arsj, Germ. 118, fol. 86v-87r, nei quali sono state trascritte due lettere
tra Ignazio e Alberto v, luna del maggio 1556, laltra del giugno dello stesso anno.
da notare il fatto che, per quanto riguarda la lettera del giugno 1556, le Cartas, nelle pp. 290 e ss., riportino una data diversa (il 9 anzich l 8), e che non riproducano il testo originale in latino, ma la traduzione in spagnolo. I Mon. Ign., cit., vol.
xi, pp. 521 e ss., invece, riproducono esattamente il documento. La lettera di Alberto v, del 9 maggio, non stata pubblicata in nessuna delle due edizioni.

176

li, nelle persone di due membri del Consiglio ducale, Wiguleus


Hundt e Simon von Eck, e del consigliere della Camera ducale Heinrich Schweicker, che concessero al gesuita, per la fondazione del collegio, una dotazione di quattordicimila fiorini.
Nei fol. 85v-86r della Historia de initio et progressu Collegii Societatis Iesu Ingolstadij sono stati trascritti i principali
punti (de conventis forma) che i commisari ducali discussero con Canisio, rappresentante ufficiale della Compagnia. La
premessa, in cui sono sintetizzate le finalit del duca, molto
interessante:
[Albertus], attendens quanta sit in his regionibus Sanctam Theologiam
Doctorum fidelium, et Catholicorum operariorum penuria, qui sana
doctrina, et laudatae vitae exemplo, orthodoxam nostram religionem
confermare [] [et] restituire voleat, statuit etc.60.

Nei capi seguenti il duca dispone la fondazione del collegio a Ingolstadt (punto 1), la rendita di cui il collegio deve disporre (punto 2), la concessione del collegio alla Venerabilis
Societatis de nomine Jesu noncupata (punto 3), istruzioni riguardo i professori che insegneranno nelluniversit (punto 4),
le materia di studio, i costumi e la moralit degli studenti
(punti 5 e 6).
Alberto v, dunque, accett il compromesso che Roma e la
Compagnia di Ges gli avevano proposto: in cambio del
rafforzamento dellautorit ducale, quanto mai necessario dopo la pace di Augusta, e del riconoscimento del suo potere politico sui sudditi, in nome della difesa dellortodossia, il duca
dovette concedere alla Compagnia di Ges di cominciare a
esercitare la sua influenza sulleducazione e formazione delle
nuove generazioni. Si giunse, quindi, al migliore accordo possibile: la finalit comune di riformare la vita cattolica e allo
stesso tempo di affrontare efficacemente il luteranesimo, almeno nelle regioni dellImpero rimaste ufficialmente cattoliche,
60. arsj, Germ. 118, fol. 85v.

la compagnia di ges e linsegnamento

177

obbligava i contraenti a una mutua e fattiva collaborazione.


Lintesa, di natura schiettamente controriformista, si perfezion solo pochi mesi dopo la sanzione ufficiale della sovranit
territoriale dei principi dellImpero in materia religiosa, ma la
progettazione di un piano di azione comune risaliva ad almeno il 1548-1549.
Lesperienza del collegio di Ingolstadt non fu la prima in
senso assoluto nei territori imperiali: gi nel 1551 Claude Jay
aveva gettato a Vienna le fondamenta, su invito di Ferdinando i dAsburgo, del primo collegio di gesuiti. Fu proprio Jay
lideatore principale della politica scolastica, almeno nelle regioni di lingua tedesca, della Compagnia, fin dallinizio degli
anni 40 del secolo. Anche grazie alla sua intuizione, i gesuiti
affiancarono, allattivit missionaria e sacerdotale, linsegnamento della teologia, della filosofia e della retorica. Lentamente, la stima che la Curia nutriva nei confronti della Compagnia
sotto Paolo iii e Giulio iii, si concretizz nellerezione di numerosi collegi nel mondo cattolico, e le istituzioni scolastiche
dei gesuiti ne diventarono un fondamento stabile e duraturo.
Se si guarda ai successi della Compagnia in Germania deve essere posto laccento sul ruolo centrale che ebbe la famiglia
Farnese. Lincarico dei gesuiti a Ingolstadt, e la successiva fondazione del collegio, furono dovuti principalmente a Paolo iii
e a suo nipote, il cardinal nepote Alessandro. La missione bavarese stata solo una delle molte attestazioni di fiducia e stima che il pontefice diede alla Compagnia, a partire dal settembre 154061.
Paolo iii, infatti, dopo aver approvato la Compagnia con
la bolla Regimini militantis Ecclesiae del 27 settembre 1540, ne
conferm ulteriormente le prerogative con una serie di bolle
61. Ibidem: Negotium autem hoc Principis Romae datum est Reverendissimo
Cardinali Pontificis Nepoti Alexandro Farnesio, is cum Reverendo Praeposito Societatis jesu, primo illo Ignatio, sic agit, ut promissi fuerint et missi etiam in Bavariam eiusdem Sociatatis Theologi duo, P. Alphonsus Salmern Hispanus et Petrus Canisius Belga Doctores, quibus adiungebatur P. Claudius Jaius Sabaudus.

178

pontificie. Si pensi alla Iniunctum nobis del 14 marzo 1544,


con la quale il papa elimin la restrizione a sessanta unit disposta dalla Regimini e diede facolt a Ignazio di ammettere
nella Compagnia chiunque lo avesse richiesto nel modo stabilito nelle regole costitutive, che lo stesso Ignazio avrebbe provveduto a scrivere, con la possibilit di modificarle e rinnovarle secondo le esigenze dei tempi, dei luoghi e degli avvenimenti; ma anche alla Cum inter cunctas del 3 giugno 1544, e alla
fondamentale Licet debitum del 18 ottobre 1549, che riassunse e conferm tutti i privilegi fino a quel momento concessi ai
gesuiti.
Questultima una bolla di grande importanza per la storia della Compagnia, perch traccia in modo esaustivo la struttura e i compiti dei gesuiti, il loro rapporto con il papa, con la
gerarchia cattolica, con il clero e con i fedeli. Riassume inoltre
lo spirito dei gesuiti, mostrandone i tratti essenziali, e conferma lappoggio da parte di Paolo iii. Emanata poco prima della morte del pontefice (Paolo iii mor il 10 novembre 1549),
questa bolla, redatta dopo quasi dieci anni dalla prima, rappresenta il documento conclusivo della felice collaborazione
tra il papa Farnese e i gesuiti.
Giulio iii, i cui rapporti con i gesuiti erano cominciati nella prima sessione del concilio di Trento, durante la quale il futuro pontefice impar ad apprezzare le doti di Jay, Favre e Salmern, conferm solennemente la Compagnia, pochi mesi
dopo esser salito al soglio pontificio, con la bolla Exposcit debitum del 21 luglio 1550, la prima di una lunga serie di conferme ufficiali allazione degli uomini di Ignazio, nella quale
contenuta anche la celebre e discussa formula ad fidei defensionem, assente dalla Regimini militantis Ecclesiae del 1540.
Il pontefice si preoccup subito di dare esplicita conferma
delloperato del suo predecessore, non sconfessando lappoggio deciso alla Compagnia di Ges, ma anzi ribadendo il contenuto della bolla Licet debitum. Dopo aver brevemente riassunto la formula della Compagnia, i quattro voti, i fini, lopera
di educazione e assistenza dei gesuiti, le Costitutiones, il ruolo

la compagnia di ges e linsegnamento

179

del preposto e dei coadiutori temporali, la bolla di Giulio iii


approv senza riserve tutto ci che fino a quel momento era
stato stabilito riguardo alla Compagnia di Ges.
Lapprovazione papale, giunta dopo il primo decennio di
lavoro per il rinnovamento della Chiesa, per il consolidamento del papato e per la lotta contro il luteranesimo, pose il sigillo definitivo e ufficiale sulla grande intuizione ignaziana. Anche se non tutti i pontefici successivi dimostrarono verso la
Compagnia di Ges il medesimo entusiasmo di Paolo iii e di
Giulio iii, la fondazione e il consolidamento di ci che originariamente non era altro che la societas dei preti riformati
potevano dirsi compiuti.

5.

La redazione della Summa Doctrinae


Christianae

1. un catechismo conveniente alla giovent


Nel Prolegomenon iii, premesso alledizione della Summa Doctrinae Christianae di Canisio, il curatore Friedrich Streicher SJ
scrive che ricostruire correttamente la nascita e lo sviluppo di
questopera non stato semplice, per due motivi principali:
anzitutto perch anche altri membri importanti della Compagnia, quali Jay e Lainez, parteciparono a vario titolo alla redazione del catechismo, e quindi non stato agevole esporre con
coerenza logica lo sviluppo della pi importante e diffusa opera canisiana; in secondo luogo, nello scrivere questo catechismo, Canisio ebbe delle divergenze con i suoi superiori, di natura formale e sostanziale. In ogni modo, ledizione di Vienna
del 1555, non il frutto del lavoro di pi persone, o dellimposizione a Canisio di un compito non gradito, ma stato
questultimo a interessarsi di ogni aspetto, e a sentire la necessit della redazione di un nuovo catechismo1.
Fu Ferdinando i dAsburgo che, sul finire del 1550, cap
per primo che la riconquista cattolica dipendeva per una parte importante dalla redazione di un catechismo diverso da
1. Cfr. Catechismi, cit., vol. i/1, p. 38*: Iamvero diligenti inquisitione fontium
[] erutum est Summam a. 1555 Vindobonae editam unum Canisium non modo
cogitatione et suasu, sed etiam opera habuisse proprio nomine auctorem, immo vero formam ipsam, quam ille semper intenderat. La prima edizione della Summa fu
pubblicata anonima a Vienna, presso leditore Zimmermann, nel 1555. Sul frontespizio leditore avvertiva: Atque a nullo Typographo aut Bibliopola, invito Michele Zimmermano, intra decennium denuo excudatur, aut excusus vendutur.

182

quelli, pur ottimi, scritti in precedenza e, da un punto di vista pi generale, cerc di mettere in atto un piano complessivo di penetrazione della Compagnia nellUniversit di Vienna
e nei suoi domini ereditari. Claude Jay fu il tramite privilegiato della corona con Roma, e fu anche il primo che fu incaricato dallAsburgo di scrivere unopera di tal genere. Il primo
contatto ufficiale in questo senso avvenne il 12 settembre 1550,
quando Jay scrisse una lettera a Ignazio, per informarlo del fatto che Ferdinando desiderava avere nella facolt di Teologia
dellUniversit di Vienna due teologi della Compagnia:
[Dopoi quello tempo] doe volte ho parlato al signor cancelliero [Jacob
Jonas] de la maest del re di romani, il quale mi ha detto che Sua Maest era danimo de fare uno collegio in Vienna per la Compagnia []
et me ha detto che desyderava allo presente havere doi theologi, quali
venessero in Vienna, parte per dare principio ad alchune lectione, parte per designare logo commodo per la casa [] Onde per commissione de Sua Maest me ha domandato a chi bisognaria scrivere per havere questi doi theologi. Io risposi, che il Preposito della Compagnia non
era solito, senza il consentimento expresso de la santit del nostro signore, mandare li professi fora de la Italia, et che bisognava se scrivesse al papa [] [che] soglie comettere al Reverendo praeposito de elegere quelli gli pareno idonii2.

Liniziativa che permise alla Compagnia di affermarsi in


Germania meridionale e in Austria, fu, come nel caso di Guglielmo iv di Baviera, dovuta principalmente allinteressamento del potere politico, tanto che la vicenda del catechismo
2. Epistolae Broti, Jaji, cit., lettera del 12 settembre 1550, pp. 356-357. Canisio,
in Confessiones, cit., p. 63, scrive: Voluit ille [Ferdinandus] me non solum viva voce, sed etiam arrepto calamo laborare, ac suis austriacis in Fide corruptis talem conscribere catechismum, qui leniter lapsos erigere, ac devios in viam revocare per dei
gratiam posset [] Prodijt ergo liber, licet sine Auctoris nomine, et huius tantum
Principis auctoritate commendatus sub hoc titulo summa doctrinae christianae, nec solum in Germanicam, sed aliarum etiam nationum linguas transfusus circumferri.

la redazione della summa doctrinae

183

e quella del travagliato collegio di Ingolstadt si svilupparono


parallele fino alla risoluzione quasi contemporanea avvenuta
tra il 1555 e il 1556. Nella diffusione della Compagnia in questi territori, la riforma del clero e delle istituzioni ecclesiastiche
in genere, cos come delle scuole, della preparazione degli insegnanti e degli strumenti didattici, fu un mezzo per riuscire a
recuperare in tempi relativamente brevi parte del terreno perduto nei confronti dei riformati e per dare un impulso consistente alle cosiddetta riforma cattolica.
La gravior et interior causa, qua Canisius ad conficiendum catechismum permotus fuit [] quod permulti catechismi post exortam reformationem, quae dicitur, longe lateque
divulgati fidem catholicam in summum vocabant periculum3, spinse allazione anche i membri pi importanti della
Compagnia. Canisio, preoccupato dallo sviluppo degli eventi
in Baviera, scrisse nel marzo 1550 al segretario di Ignazio Juan
de Polanco: Item [prego], che qualche volta avisi il suo figliolo Canisio del modo di procedere con questa gente et provedermi anchora di un catechismo per li Todeschi4. Pi tardi, il
28 dicembre, lo stesso Canisio scrisse una lettera a Ignazio, con
la quale denunciava la considerevole diffusione di scritti luterani, e lincapacit di reagire con mezzi adeguati: Et hac in
parte non minima videtur pestis Germaniae [] cum inferiores etiam artes ab haereticis plurimum tractatae, habeant venena sua, et vel impiis exemplis adductis inficiant fere adolescentes. Quare operam damus, ut nomine pubblico caveatur,
ne quis aut vendat aut teneat suspectos codices5.
Erano soprattutto Jay, Salmern e Canisio, i tre gesuiti dellUniversit di Ingolstadt, a sentire il bisogno di un testo certo su cui basare i propri insegnamenti, almeno fino a una definizione conciliare dei dogmi della Chiesa cattolica. Canisio,
anche dopo la partenza dei due pi esperti confratelli, conti3.

Catechismi, cit., vol. i/1, p. 38*.

4.

Epistulae, cit., vol. i, p. 313.

5.

Ivi, p. 345.

184

nu a tenersi in contatto con loro, e a chiedere consigli sulla


gestione dellUniversit di Ingolstadt, e sul progetto a suo parere non pi procrastinabile di redigere un catechismo, che
istruisse sia i discenti sia, soprattutto, i docenti. In unimportante lettera a Ignazio, scritta da Augusta il 12 settembre 1550,
scrive Claude Jay:
Secondo che in Italia se insegna la doctrina christiana in volgare, Maestro Pietro Canisio la vorria insegnare nella universit alli giovani scholari in latino, et darla in scritto pubblicamente6.

NellUniversit di Ingolstadt i tre dovevano affrontare gravi


difficolt: la mancanza i fondi, di insegnanti capaci in buona
quantit, di testi, di alunni che potessero permettersi di alloggiare nella citt bavarese e pagarsi gli studi. Per questo motivo
chiesero, a pi riprese, la fondazione di un collegio, e lintervento sia dellimperatore, sia del duca di Baviera. A tutto ci
va aggiunta la mancanza di uomini della Compagnia stessa,
che evidentemente fu invitata da pi parti ad assumersi delle
responsabilit, che forse non era ancora in grado di gestire nel
migliore dei modi. In questi primi anni di vita lesiguit degli
uomini fu un problema strutturale, e nellintensa corrispondenza tra i vari protagonisti non mancarono mai lamentele a
causa di richieste, a Ignazio o al suo segretario Polanco, puntualmente frustrate7.

6.

Epistolae Broti, Jaji, cit., pp. 356 e ss.

7. Di seguito riportato un passo di una lettera di Ignazio a Michele Turriano,


Roma, verso la fine del marzo 1547, che, come molte altre la sociorum paucitatem significat: Con esto veo mucha penuria de personas en la Compaia por el
presente; porque quatro de los nuestros, que estavan en Trento, los dos, es saber,
Mtro. Laynez y Mtro. Salmern, son venidos a Boloa con illos llegados del concilio; los otros dos, es saber, Mtro. Claudio, que estava en llugar del cardenal de
Augusta, y Mtro. Pedro Canisio, que fu embiado por el nuevo arcobispo de Colonia al emperador, y, veniendo al concilio, quedaron en Trento. In Mon. Ign.,
cit., vol. i, p. 481.

la redazione della summa doctrinae

185

In un altro passo della lettera Jay, dopo aver comunicato a


Ignazio lintenzione di Canisio di mettere per iscritto la sua
prima lezione di doctrina christiana, scrisse al superiore riguardo allestrema necessit di un tale lavoro:
Io gli [a Canisio] ho scritto, che saria cosa non solamente utile, imo
quodammodo necessaria, fare uno catechismo conveniente alla giovent, nella quale fossero insegnati li dogmi catholici repugnati a gli errori, quali regnano in questa patria, s como per il contrario fanno con
grandissima diligentia li lutherani, li quali in tutte le lor schole et de
putti et de putte insegnano li suoi catechismi8.

A proposito di questo catechismo conveniente alla giovent Paolo Sarpi ha scritto delle pagine molto lucide. Secondo la ricostruzione sarpiana, [Ferdinando] pubblic anco sotto il 14 dagosto un catechismo, fatto componer con lautorit
sua da alquanti teologi dotti e pii, commandando a tutti i magistrati di quelle regioni che non permettessero amaestri di
scola, n in pubblico, n in privato, legger altro catechismo
che quello [] riusc questa ordinazione con molto disgusto
della corte romana, che non fosse stato mandato al pontefice
per esser approvato dallautorit sua [] [e] che il prencipe secolare si assumesse ufficio di far componer e di autorizar libri
in materia di religione, e massime con il nome di catechismo,
che altro non mostrava se non che dallautorit secolare appartenesse il deliberare qual religione il popolo dovesse tener e
quale ripudiare9.
La lettera di Jay, inoltre, rende necessarie alcune correzioni di fondo alla teoria di Jedin del perfetto accordo e della perfetta contiguit fra Riforma cattolica e Controriforma. Se, infatti, assolutamente inesatto sostenere che, probabilmente,
senza la Riforma luterana la cosiddetta autoriforma della
8.

Epistolae Broti, Jaji, cit., pp. 358-359.

9. Cfr. p. sarpi, Istoria del Concilio Tridentino, a cura di C. Vivanti, Einaudi,


Torino 1974, vol. i, p. 628.

186

Chiesa non sarebbe mai avvenuta, daltra parte il ruolo insostituibile della frattura religiosa, nella trasformazione della
Chiesa e del papato nel xvi secolo, non pu essere sottovalutato, ma anzi, lo stimolo a moltissime delle precisazioni dottrinali venne dalla maggiore forza espansiva e capacit organizzativa dei protestanti in quasi tutta Europa10. Nel caso della
Summa canisiana si pu anzi sostenere, daccordo con lacuta
osservazione di Paolo Sarpi, che liniziativa fu presa dal potere
politico, del tutto autonomamente dal papato e dalle sue iniziative conciliari, e fu dettata anche dalle esigenze pratiche della Compagnia, che era costretta ad affrontare i luterani con
mezzi dottrinali incerti e indefiniti, tanto che Canisio, in una
lettera del 24 marzo 1550, chiedeva a Juan de Polanco istruzioni precise sullapplicazione della bolla di Paolo iii In coena
Domini del giugno 1536, che scomunicava tutti coloro che
avessero letto, posseduto e ovviamente pubblicato libri eretici11. Oltre a ci si consideri anche la diffusione dei libri dottrinali della pestis Germaniae, in special modo del catechismo
luterano12, avvenuta alcuni anni prima del decennio decisi10. Canisio, poco prima della pubblicazione della Summa, parlando della necessit di un compendio teologico per le popolazioni cattoliche, cit come esempio
di efficacia Melantone. Cfr. Epistulae, cit., vol. i, p. 444: Tutti vorriano che se facesse per li Catholici un compendio, siccome Philippo Melanchtone ha scritto Locos Communes per li suoi in Saxonia.
11. Epistulae, cit., vol. i, p. 310. La difficolt era dovuta sia al fatto che molti cattolici leggevano questi libri per poi confutarli, sia che i gesuiti avevano ottenuto,
con la bolla Cum inter cunctas del 3 giugno 1545, riprodotta in Institutum Societatis Jesu, cit., vol. i, pp. 10 e ss., di poter confessare e assolvere tutti i peccati tranne quelli indicati nella bolla In coena Domini, che potevano essere assolti solo dal
papa.
12. Cfr. Epistulae, cit., vol. i, p. 348, lettera del 2 febbraio 1551. Canisio, riferendosi allestrema utilit di un catechismo cattolico realmente valido, da contrapporre a quello luterano, scrive che [prodesse potest per Germaniam] si [] [Catechismus] conscriberetur aliquis, qui proprius ad instituendos recte adulescentes accederet, quam plerique alli passim aediti Cathechismi, qui etiam saepe nocent iuventuti. Cfr. anche leditto di Ferdinando dAustria, che Rader indica come risalente
al 10 dicembre 1550, ma in realt del 14 agosto 1554, riprodotto in bncve, fondo gesuitico, ms. 1355 m, De Patri Petro Canisio, fol. 68r: [Apud disertores re-

la redazione della summa doctrinae

187

vo tra il 1555 e il 1564, che secondo Jedin sanc la definitiva


reazione [che] arriva ad una affermazione vittoriosa13.
La traduzione tedesca della Summa chiesta da Ferdinando,
bench tu [Ignazio] et illi, qui hoc operi susceperint, non modo nobis ipsis rem gratiam facietis, verum etiam de provintiis
nostris, immo universa republica christiana optime meriti eritis14, rende manifesta lintenzione del sovrano austriaco di
provvedere innanzi tutto ai suoi domini territoriali e in secondo luogo allintera comunit cattolica. Heinz Schilling ha
messo molto bene in luce il pragmatismo e la concretezza politica di Ferdinando, e il suo ruolo allindomani della pace di
Augusta: Da entrambe le parti della linea di frontiera religiosa vi erano uomini pronti a pensare pragmaticamente e, accettando questo peso specifico del fattuale cos come esso si era
originato nel giro di una generazione, cercarono di trasformarlo in un compromesso giuridico. Persino larcivescovo di Maligionis nostrae Catholicae] inter hos libellos quorum ingens ubique proventus est,
non parum virium ad religionem evertendam habent Catechismi (sic enim appellant), qui saepe tum brevitas, tum verborum elegantia, et methodi specie commendati egregie fallunt, et imperitam illam nobilemque iuventutem [] graviter vitiant, atque corrumpunt.
13. h. jedin, Riforma Cattolica o Controriforma?, cit., p. 49. Non appare del tutto accettabile, anche se in parte giustificabile dalla inevitabile rapidit di trattazione di una sintesi come questa, laffermazione di r.j. w. evans, Felix Austria.
Lascesa della monarchia asburgica 1550-1700, il Mulino, Bologna 1981, p. 72, secondo cui la Controriforma, quale si attu nei territori asburgici, non fu nella sua
origine promossa da forze e movimenti interni [] Infatti possiamo attribuire lo
stimolo iniziale allopera di una sola persona. Subito dopo il 1560 Pietro Canisio
introdusse in Austria un gruppo scelto di Gesuiti apr a Vienna un collegio, che doveva servire sia come base spirituale per la famiglia ignaziana [] sia come istituzione educativa a sostegno della causa cattolica. La necessit di trovare un solo
colpevole dellazione controriformistica in Austria fa tralasciare a Evans che il vero pioniere e maestro di cose austriache di Canisio fu Claude Jay (a proposito del
quale Canisio scrisse: Questo Reverendo Padre, il qual fra li primi nostri Padri
stato eletto da Dio, et pareva poi un Apostolo della Germania), per non parlare,
nel quadro pi generale dellImpero, di Salmern e Favre.
14. Mon. Ign., cit., vol. vi, p. 399. Ferdinando scrisse anche che il compito ci redigere il compendio non avrebbe giovato solo alla nostra causa, quam etiam pro
commodo et salute christianitatis.

188

gonza Sebastian von Heusenstamm divenne parte di questo


gruppo dopo essere rimasto deluso tanto dalla politica conciliare del papa quanto dalle idee dordine imperiali [] Ferdinando, che da decenni aveva governato effettivamente limpero [] ebbe mano libera nellorientare le soluzioni nelle direzioni che corrispondevano alle condizioni storiche e politiche
dellimpero15.
Per quanto il catechismo canisiano possa apparire uno dei
molti episodi della politica controriformista della casa dAsburgo a partire dalla seconda met del secolo, e come tale possa
essere liquidato, la storia della stesura stessa acquista una capacit di penetrazione della realt molto maggiore se la si inserisce in un quadro pi ricco ed evidentemente pi complesso.
Come ha giustamente scritto H. Schilling, Ferdinando divenne il padre della pace religiosa e [] assumendo totalmente la situazione territorialmente composita della Germania egli
riport gli ambiziosi piani di unitariet cattolico-cesaristica sui
binari di una politica praticabile. Riconoscendo il privilegio
storicamente determinato dei principi nella costruzione del
primo stato moderno nei loro territori e di conseguenza accettando allo stesso tempo la scelta religiosa dei protestanti che
poggiava su questa base politico-costituzionale, il re tedesco
aveva aperto il cammino per la salvezza dellimpero: la doppia
[] e persino la triplice confessionalit e la multiterritorialit
allinterno dellimpero [] furono la formula politica e pragmatica che nel 1555 garant lunit tedesca16.
15. h. schilling, Ascesa e crisi, cit., pp. 274-275. Lepiscopato tedesco e il suo
primate von Heusenstamm erano stati definiti proprio da Canisio Ecclesiae Christianae vindices, hi communis salutis custodes, afflictae Reipublicae subsidia, et sicut Apostolorum successores, etiam Christiani nomine conservatores. Cfr. Epistulae, cit., vol. i, p. 178.
16. Cfr. schilling, op. cit., p. 475. Linterpretazione di Schilling del processo
politico istituzionale culminante nella pace di Augusta di discosta notevolmente
da quella classica di l. ranke, Le epoche della storia moderna, Bibliopolis, Napoli 1984, p. 189, Per la Germania, in verit, sarebbe stata la soluzione migliore se
lunica religione avesse abbracciato tutti gli stati tedeschi e fosse stata conservata

la redazione della summa doctrinae

189

Nellinverno del 1551 sembr che il progetto del catechismo dovesse subire una battuta di arresto: Jay, infatti, da Ingolstadt fu richiamato prima in Italia, a Verona, per poi tornare successivamente a Vienna. Lainez, uno dei possibili candidati allelaborazione del catechismo, fu invece incaricato di
prendere parte alle nuove sessioni del concilio di Trento appena convocato da Giulio iii. Canisio ribad a Lainez lintenzione di portare a compimento lidea del catechismo. Per questo
motivo rifer allo spagnolo lidea di Jay, che aveva pensato a
una stretta collaborazione tra il giovane rettore e linsigne teologo della Compagnia:
Romam aliquando scripsi de Catechismo, qui Germanicae iuventuti
proponeretur iuxta Societatis nostrae et iudicii tui rationem ac disciplinam. Sed et Reverendus Pater Claudius idem ad nos scripsit, si Paternitas Tua dignaretur doctrinam Christianam colligere [] Ego saepe
una cum fratribus in eadem fui sententia, plurimum nempe nobis et
aliis prodesse posse per Germaniam17.

I tre gesuiti si sarebbero trovati, da l a poco, coinvolti nella confusa e tumultuosa redazione del catechismo, pur avendo idee e finalit spesso opposte. Allorigine dei malintesi
profondi, specialmente tra Lainez, i gesuiti di Roma e Canisio ci fu disaccordo sugli obbiettivi didattici e pedagogici da
raggiungere, fatto che port a progetti fortemente in contrasto fra loro.

lunit dellimpero, cosa a cui si era propensi. Il fatto notevole del xvi secolo fu
che i protestanti non volevano abolire la gerarchia, ma lasciarla sussistere nella forma di principati elettivi temporali, pur sopprimendo le attribuzioni religiose.
Questa specie di secolarizzazione avrebbe conservato lunit dellImpero se il protestantesimo, come in Inghilterra, si fosse pienamente affermato in Germania. In
tal modo la Guerra dei 30 anni e un immenso spargimento di sangue sarebbero
stati evitati.
17. Epistulae, cit., vol. i, p. 348.

190

2. liniziativa di ferdinando i dasburgo.


il compendium di jay
Ferdinando i dAsburgo fu, dal 1551 in poi, uno dei principali
protagonisti della stesura del catechismo. In un primo momento, incaric Jay di redigerne uno che potesse essere allaltezza, per
dottrina e per chiarezza, con quello diffusissimo di Lutero, e che
fosse uno strumento che favorisse la rinascita culturale cattolica
dei domini asburgici18. Claude Jay raccont di questo oneroso
incarico a Ignazio in una lettera da Vienna del 9 ottobre 1551:
La maest del re havea comesso allo consistoro de la universit, de eleggere alchuno theologo, che in nome de la facult de theologia componesse uno compendio de la doctrina christiana. Il detto consistoro me
elesse [] [e] la maest del re, intendendo la electione che de mi havevano fatta, me ha exortato a componere il detto compendio19.

Jay, parlando con Jakob Jonas, il cancelliere imperiale, fece notare che gi esistevano diversi catechismi, composti da
personaggi eminenti come il confessore dellimperatore Pedro
de Soto, e Johann Gropper, incaricato direttamente dallarcivescovo di Colonia. Poco prima, inoltre, dalle decisioni prese
nel sinodo diocesano di Magonza era stato tratto un estratto
chiamato Institutio ad pietatem christianam secundum doctrinam catholicam, concepito per colmare la mancanza di un catechismo cattolico allaltezza dei tempi20.
Il cancelliere spieg a Jay che Sua Maest voleva, che se ne
facesse uno pi copioso [] [et che] se componesse da li suoi
18. Epistolae Broti, Jaji, cit., pp. 372 e ss.: Sua Maest voleva, che se ne facesse
uno [] nello quale formalmente se trattasse li dogmi christiani contra li errori
modeni, quale fosse methodico, et contenesse le cose che conviene de sapere a ogni
bon christiano [] [et voleva] che il detto compendio se insegnasse da li maestri de
le schole.
19. Ibidem.
20. Ivi, pp. 372-373; cfr. anche j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. ii, p.
275 e Catechismi, cit., vol. i/1, p. 40*.

la redazione della summa doctrinae

191

theologi, et se stampasse in Vienna per commissione sua []


[et] se insegnasse [] in tutte le sue provincie et regni per expresso comandamento suo. Ferdinando non si sarebbe accontentato di un catechismo qualsiasi, ma ne voleva uno espressamente pensato secondo le sue esigenze politiche, dato che i requisiti che doveva soddisfare erano quelli, molto precisi, di insegnare li dogmi christiani contra li errori moderni, che fosse stato scritto da un teologo dellUniversit di Vienna e che
fosse imposto ai suoi sudditi attraverso linsegnamento nelle
scuole in virt di un suo decreto, e non quindi un catechismo
pensato per luniversalit dei credenti21. Non deve essere dimenticato che la prima edizione della Summa fu pubblicata
anonima proprio per far passare in secondo piano lautore dello scritto, e porre laccento invece sullautorit di Ferdinando,
che aveva deciso, seguito e reso concreta la pubblicazione, e
che la impose nei suoi domini territoriali22.
21. Cfr. r.j.w. evans, Felix Austria, cit., pp. 91-92: Gli Asburgo del 500 si erano premuniti contro ogni intervento papale, anche in materia reputata prettamente spirituale dal punto di vista romano [] Gli imperatori si opposero alla crescente influenza dei nunzi apostolici, i quali sapevano usare le arti della diplomazia ed
allo stesso tempo essere i propagatori dei decreti papali [] anche i vescovi furono
allorigine di varie tensioni e sebbene sentissero il bisogno di vedere sostenuta la loro autorit episcopale nelle varie sedi dei territori asburgici gli Asburgo, per venire
loro in aiuto, pretesero limpossibile in fatto di sottomissione e di docilit ai loro
voleri. La storia personale di Canisio, i suoi rapporti con Ferdinando, il rifiuto dellepiscopato viennese, fatto che pu essere senzaltro compreso nella speranza dellimperatore di gestire indirettamente la diocesi viennese, suggeriscono per una visione pi dinamica e pi attenta alla complessit delle forze reali prese in considerazione.
22. Cfr. la prefazione scritta da Canisio in Opus catechisticum, sive de Summa Doctrinae Christianae Doctoris Petri Canisii Theologi Societatis Iesu, praeclaris divinae Sacrae Scripturae testimoniis, solidisque Sanctorum Patrum sententijs editio tertia,
apud Gervinum Calienum et haeredes Ioannis Quentelij, Coloniae 1586, a cura di
P. Busaeus SJ, fol. a. 3: Ubi de praesentis instituti ratione plura dicturus, de prima nostri Catechismi editione cogor repetere, quam inclytus ille Caesar Ferdinandus Viennae de manis nostris extorsit, et ante xxvi annos edi voluit sua authoritate, me quidem nomem tunc meum supprimente, minus ut invidiosum esset opus,
cuius author ignoraretur [] Cuiuscemodi Ecclesiae hostibus tanto maior infectendo libido crevit, quanto minus invidi homines ferre potuerant, opus hoc Sum-

192

Jay non rifiut il compito, ma neanche accett apertamente. Scrisse a Ignazio proprio per ricevere istruzioni su come
comportarsi, visto che la posta in gioco non comprendeva solo la stesura del catechismo stesso, ma erano anche in discussione laffidabilit politica della Compagnia e il favore che i gesuiti si erano conquistati alla corte del sovrano austriaco; Ferdinando, tra laltro, stava anche facendo pressioni sul genero,
Alberto v, affinch concedesse finalmente alla Compagnia il
permesso di fondare un collegio a Ingolstadt e, vista linsistenza, non avrebbe gradito un rifiuto23.
Per questo motivo Jay scrisse a Roma che mi pare, che oltra agli altri inconvenienti, non potremo excusarci apresso la
maest de re et de la universit, senza detrimento de la reputatione de la Compagnia. Ignazio fu per invitato da Jay a
considerare anche che n lui n Nicolaus de Lanoy, un gesuita professore a Vienna insieme a Jay, avevano il tempo e la possibilit di dedicarsi a un simile lavoro e di abbandonare la direzione del collegio e le lezioni. Jay preg inoltre Ignazio, se
avesse ritenuto che scrivere questo compendio fosse realmente di primaria importanza, [che] per lonore de Dio ci
mandi alchuno, che possa attendere a questa opera, et noi lo
agiutaremo in tutto quello che potaremo24.
Ignazio rispose sinteticamente, il 17 novembre 1551, che
en el compendio haga lo meior que pudieren; que no speren
de ac socorro25. In effetti non cerano molte altre alternative: Canisio era impegnato nella risoluzione della difficile questione del collegio di Ingolstadt, e i due migliori teologi della
Compagnia, Lainez e Salmern, stavano partecipando alla seconda convocazione del concilio di Trento. Lunica soluzione
mi Principis authoritate comprobatum, a multis avide legi, passim circumferri, in
scholarum usu introduci, in templus doceri, varias in linguas transfundi, in maximijs gymnasijs celebrari.
23. Epistolae Broti, Jaji, cit., p. 374.
24. Ivi, pp. 373-374.
25. Mon. Ign., cit., vol. iii, p. 725.

la redazione della summa doctrinae

193

per riuscire ad accontentare Ferdinando era quella di disimpegnarsi da qualche incarico: Ignazio, con molta avvedutezza, richiam a Vienna Canisio e Goudanus, certo della scarsa convinzione di Alberto v di fondare realmente un collegio presso
lUniversit di Ingolstadt26. Fu cos che nel gennaio 1552 a Canisio e Goudanus fu ordinato di lasciare Ingolstadt per recarsi
a Vienna. Ferdinando chiese ufficialmente a Ignazio che fossero mandati a Vienna i due teologi di Inglolstadt con una lettera del 4 dicembre 1551:
Postquam ante menses aliquot, ut nosti, nos apud hanc nostram Academiam Viennensem [] collegium fratrum Societatis Jesu erexerimus
[] Nunc autem, nobis ostensum sit, dous istos theologos [Jay e de
Lanoy] satis magnos istos labores [] publice privatim legendo []
[et] summam quamdam Christianae doctrinae [] componendo vix
ferre posse: Idcirco [] cuperemus adhuc unum aut alterum [] doctum et pium tuae Societatis theologum in dictum collegium [] adsciscere sive cooptare [] suam quoque piam operam et auxilium praestarent [] Tamen si tu ipsos isthinc [da Ingolstadt] avocare, et in
alium locum transferre omnino statuisses, te benigne requiremus, quod
nobis eos concedere, nec alio quam in nostrum hoc Collegium Viennense transmittere velis27.

Limpazienza di Ferdinando era del tutto giustificata. Il sovrano austriaco, che sembrava interessarsi alla riforma religiosa dei suoi domini con grande partecipazione e attenzione,
promosse spesso delle visitazioni nelle diocesi, per verificare lo
stato delle parrocchie, delle scuole e del personale docente, del
clero e dei giovani alunni. Il gesuita Nicolas de Lanoy, in una
26. In Catechismi, cit., vol. i/1, p. 40*, Streicher nota come Canisius praeter alia
onera etiam compendii a rege maxime desiderati curam non potuit non suscipere,
anche se laffermazione in parte inesatta: vero che Canisio non pot non accettare, ma altrettanto vero che Canisio fu inviato a Vienna proprio perch Ignazio
decise di abbandonare temporaneamente la Baviera per concentrarsi sul compendii a rege maxime desiderati.
27. Cartas, cit., vol. iii, pp. 475-476.

194

lettera a Ignazio del settembre 1552, raccont di aver parlato


con il vescovo di Lubiana Urbanus Weber, che era stato informato dei risultati di una delle ultime ispezioni:
Stavo io mangiando con il Reverendissimo Labacense [] lui diceva
come puoco tempo che il Re de romani fece visitare per il magistrato de questa cit le parichie de questa Austria inferiore. Loro trovarono ducente, et incirca de cinquantequattro parochie senza pastori et
ancho senza sacerdote; nel vescovato di Passao [] ce ne sono cos desolate, imo, che peggio, che hanno per veri pastori lutherani et veri
lupi. Li vescovi, non havendo altri, li permetteno fare al modo loro
[] la predication loro [] spesse volte dal tutto contraria a la dottrina de la Santa Echlesia [] Li maestri de scole non sono dissimili a
questi pastori. Leggono libri de Melanchton et de Luthero et de altri
Lutherani28.

Il 12 gennaio 1552 Ignazio scrisse quindi a Ferdinando i


dAsburgo una lettera con la quale inviava a Vienna Canisio e
Gaudanus, perch portassero a compimento il prima possibile la redazione di un compendium da opporre quanto prima
alle opere riformate:
Acceptis maiestatis tuae litteris, Serenissime rex, quibus duos theologos
Societatis nostrae [] mitti petebas; cum obtemperare quam maxime
[] cuperem [] cum autem summus pontifex aliunde non posse tuae
maiestatis voluntati satisfieri intelligeret, et de duobus nostris theologis, Ingolstadium ad collegii insitutionem missis, in mente venisset,
placuit eius sanctitati ut hi Viennam, dum erectio ingolstadiensis collegii differtur, se conferrent [] Spero brevi doctorem Petri Canisium
ac D. Nicolaum Gaudanum maiestati tuae Vienae affuturos29.

28. Cfr. Litterae quadrimestes ex universi praeter Indiam et Brasiliam locis in quibus
aliqui de Societate Jesu versabantur Romam missae, Augustinus Avrial, Matriti 1895,
vol. ii, p. 19.
29. Mon. Ign., cit., vol. iv, p. 83.

la redazione della summa doctrinae

195

Ignazio, per evitare rotture diplomatiche con il duca Alberto v, scrisse nello stesso giorno anche a lui una lettera con
la quale chiedeva il permesso di revocare i due teologi e di
mandarli a Vienna affinch duo illi theologi nostrae Societatis, qui Ingolstadii sunt, ad regem, tuae excellentiae socerum,
se conferre poterant30. Il generale e il suo segretario Polanco
sbrigarono laffare in un giorno solo. Dopo le lettere a Ferdinando e ad Alberto, comunicarono immediatamente, e con
una certa durezza, ai duo theologi Canisio e Goudanus di recarsi entro dieci giorni a Vienna presso il re. I due furono anche ammoniti riguardo allestrema importanza della missione,
che era stata ordinata da papa Giulio iii in persona:
Ut ex exemplis litterarum ad Illustrissimum ducem et ad serenissimum
regem romanorum intellegitis, visum est sumo pontificis et domino vostro vobis ad tempus in gratiam regis Vienam esse commigrandum. Curate omnino, ut primo quoque tempore ad sanctam sedis apstolicae
missionem obeundam vos accingatis; et quia nec decet nec licet nobis
excusatione ulla a Christi vicarii voluntate recedere, ut intra decem dies
hoc iter assumatis [] in virtute sanctae obedientiae iniungimus31.

Canisio, cui fu affidato il delicato incarico di accontentare nel pi breve tempo possibile le richieste di Ferdinando, non
sembr gradire molto il compito. Nonostante fosse stato dispensato da Jay dalle prediche, dalle confessioni e dalla lezio30. Ivi, p. 86.
31. Ivi, p. 89. In Epistulae, cit., vol. i, pp. 370 e ss., Canisio aveva scritto a Ignazio, il 20 luglio 1551, circa i motivi per rimanere o per andarsene da Ingolstadt. A
giudicare da questa lettera, esaminata gi nel capitolo iv, Ignazio ebbe ragione a richiamare i due gesuiti. Nello stesso periodo, il vecchio compagno di Canisio,
Leonhard Kessel, membro storico della comunit di gesuiti di Colonia, chiese a
Ignazio di far tornare Canisio. Cfr. Epistolae mixtae ex variis Europae lociis, ab anno 1537 ad 1556 scriptae, Augustinus Avrial, Matriti 1899, vol. ii, p. 583, lettera di
Leonardus Kessel a Ignazio, 1 settembre 1551: Per multum temporis valde desideratus fuit in istis partibus et in inferioribus, et praecipue Coloniae, Reverendus Pater Canisius: nec dubitamus, si Paternitati Vestrae placeret, quin magno cum fructu apud nos et in istis partibus esset.

196

ni, il 7 agosto 1552 scrisse a Ignazio una lettera quasi disperata: il suo secondo maestro, Claude Jay, era morto il giorno prima, e Canisio si trov ad affrontare il dolore per la perdita dellamico e lopprimente responsabilit di portare a termine il
compendium da solo:
Siccome io spesso detto al Reverendo Padre Claudio, io haverei caro
deccercitarme nelli monasteri [] nelli hospitali etc., se non me retenesse questa opera. Et cossi mi respose il predetto Padre, chio lassasse
tutto il resto et me desse con tutto il tempo a componer questa opera.
Et tamen post tot menses haremus adhuc in principiis, nec video quem
brevi progressum facere possim [] Non sto contento et quieto con
tutta questa faticha havendo paura che per molti anni non si potrebbe
finir [] O si fusse un Laynez o un Salmeron, o Olave, quanto pi facilmente sespederia tutto il negotio32.

La redazione del compendium, grazie al lavoro di Goudanus e Jay tra linizio e lestate del 1552, intanto era andata
avanti, nonostante la scarsa propensione di Canisio. I due avevano raccolto il materiale che Canisio trascriveva mano a mano che veniva elaborato. Nicolaus de Lanoy, nella sua relazione quadrimestrale a Ignazio del 3 settembre 1552, lo inform
circa la nuova sistemazione dei compiti dei gesuiti di Vienna
dopo la morte di Jay, la situazione generale, e soprattutto i progressi del tormentato compendium:
Si giudicato espediente che per questi provinciali et altri studenti et
anche per quelli che adesso hanno pigliato lofficio de pastori nelle provincie sotto il dominio del re, se componesse, leggesse et stampasse un
compendio de theologia, il quale si cominci innanzi la morte del P.
don Claudio, se componeva et se leggeva: qui insieme anchora lo legge doi volte la settimana don Canisio33.

32. Epistulae, cit., vol. i, pp. 411-413.


33. Litterae quadrimestres, cit., vol. ii, p. 20.

la redazione della summa doctrinae

197

Si pens anche, nel novembre 1552, di affidare lincarico a


Lainez ovvero a Olave, ma il progetto non fu portato a termine34. Canisio dovette insistere particolarmente con Ignazio
perch lo rimandasse a Ingolstadt, finch questultimo, il 23
gennaio 1553, gli ordin di rimanere a Vienna35.
La lettera di de Lanois fondamentale per capire i contrasti che, dallestate del 1552, divisero Canisio e Ignazio riguardo al catechismo. La summam quamdam Christianae doctrinae, voluta da Ferdinando per insegnare li dogmi christiani
contra li errori moderni, si stava trasformando in un compendio de theologia che tornasse utile per questi provinciali
et altri studenti et anche per quelli che adesso hanno pigliato
lofficio de pastori nelle provincie sotto il dominio del re. Canisio, nel frattempo, continuava a redigere e a leggere a lezione un proprio catechismo personale che, pur sfruttando il lavoro di Jay, de Lanoy e Goudanus, aveva unimpostazione del
tutto originale, pensata unicamente per luditorio di Canisio
([il compendio] se componeva et se leggeva: qui insieme anchora lo legge doi volte la settimana don Canisio).
3. il fallimento del compendium di lainez
Dopo la morte di Jay, e il trasferimento di Goudanus a Strasburgo, lopera, affidata alle cure del solo Canisio, rischiava di
non essere mai portata a termine. Per questo motivo Ignazio
decise di inviare a Vienna il pi noto e autorevole dei teologi
della Compagnia, lo spagnolo Diego Lainez che per, almeno
a detta di Ignazio e del segretario Polanco, non sa esser troppo compendioso. Polanco scrisse a Canisio di lasciar lavorare
il teologo spagnolo, per poi trarre da ci che avrebbe scritto il
compendio esatto e chiaro che desiderava re Ferdinando, co34. j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. ii, pp. 569-570.
35. Cfr. il regesto in Mon. Ign., cit., vol. iv, p. 609: A Maestro Canisio. Come
si fa il compendio; et che, circa lo andar ad Igolstadio, se remetta alla obbedienza.

198

stringendo cos Canisio ad abbandonare il suo progetto per poi


semplicemente compendiare lopera dello spagnolo36.
Lainez, per parte sua, si diede molto da fare, e in soli sette mesi riusc a dare allopera un impianto sistematico. Era divisa, infatti, in sette parti ineguali per lunghezza, che trattavano i fondamenti della dottrina cristiana: tra gli altri la Trinit,
lo Spirito Santo, la Creazione, lIncarnazione. Al momento in
cui scriveva a Ignazio, da Genova, il 1 luglio 1553, ne aveva
terminate solamente due, e una contava di terminarla per la fine di agosto, in modo da inviarla a Roma e farla esaminare da
Ignazio, che avrebbe dovuto decidere se continuare con lopera. Laynez per scart la possibilit che il suo lavoro fosse il
compendio stesso, perch troppo lungo e complesso, ma tranquillizz Ignazio dicendo che dal materiale da lui raccolto
avrebbe potuto, lui stesso o qualcun altro, ottenere un compendio molto facilmente37.
Ignazio, rispondendo una settimana dopo, il 9 ottobre, lo
incaric di portare a termine personalmente il compendio, e
gi il 14 ottobre erano stati esaminati e trasferiti a Firenze,
presso Louis de Coudret, perch fossero immediatamente riconsegnati a Lainez38. A questultimo, il 28 ottobre fu confermato lincarico di ottenere, dalla vasta opera teologica progettata, un sunto maneggevole e allo stesso tempo autorevole,
36. Cfr. Epistulae, cit., vol. i, p. 428: Come dotto et esatto, [P. Lainez] fa opera pi lunga, della quale si habbia a ricavare poi il compendio, e Mon. Ign., cit.,
vol. v, p. 228: Son fatte gi alcuni libri del compendio, bench non sa esser troppo compendioso il P. Maestro Lainez; ma del suo compendio si cavar facilmente
il compendio che se ricerca.
37. Cfr. Lainii Monumenta. Epistolae et acta Patris Jacobi Lainii, secundi Praepositi generalis Societatis Jesu, Typis Gabriel Lopez del Horno, Matriti 1912, vol. i, p.
223: Quanto lo que el P. Polanco demanda del libro, pensaba dividillo en seis
partes, pero ineguales [] Destos seis libros ay dos acabados, y uno otro creo se
acabar antes que se acabe Agosto. De maniera que pienso embiar los tres libros
Vestra Reverentia, para que los haga ver, y ordene si pasr adelante, no. Para compendio no son, porque son muy largos; todavia podre yo, otro que tenga estillo,
sacar dellos el compendio con facilidad.
38. Mon. Ign., cit., vol. v, pp. 177, 580.

la redazione della summa doctrinae

199

giacch Ignazio ritenne che la persona pi adatta a farlo fosse


senzaltro Lainez, per la sua esperienza e la preparazione, estromettendo del tutto Canisio39.
Il limite dellopera di Polanco fu proprio la sua estrema complessit e la minuziosit nelle citazioni, caratteristiche che la appesantivano notevolmente. Lopera, soprattutto, non avrebbe
soddisfatto le esigenze di Ferdinando: non era possibile, infatti,
pensare di poter diffondere capillarmente nelle scuole e nei ginnasi austriaci, a uso dei maestri che dovevano esporre agli alunni la corretta dottrina cristiana, una complicata Summa di
profonda teologia, zeppa di citazioni e di richiami eruditi. Canisio, che per forza di cose seguiva il lavoro di Lainez da vicino,
se ne accorse verso linizio del 1554, e in una lettera a Juan de
Polanco del 5 gennaio comunic a Roma le sue perplessit:
Quanto al compendio, tutti desiderassimo veder alcuna parte de esso et
molto pi che fusse finito et redutto a una epitome, se pareranno quelli sette libri troppo longi et essacti. Certo per satisfar a costoro besognieria lassar la subilita, la longezza et obscurita [] Pur tutto questo
dico, non preiudicando alla opera del Reverendo P. Laijnes [] [et]
prego Vestra Reverentia che lopera vada un pocho pi innanzi, et che
quello composto sia limato e esscritto in sua perfettione40.

Anche Alfonso Salmern, che era stato incaricato da Ignazio di leggere il primo abbozzo del lavoro di Lainez, e di consigliare il confratello riguardo ai punti che riteneva meno felici, nutr dei dubbi sullimpianto dellopera, troppo complesso, sullesposizione, che giudic poco chiara, e sulla spiegazione dei dogmi:
Il libro mi pare sia assai dotto et utile [] quel che mi pareira reformabile, , prima, che si moderasse nelle allegationi dei Padri et dottori,
39. Ivi, p. 630: Del compendio, restando questi libri nellesser suo, pare doveria
Vestra Reverenza esser etiam lauthor.
40. Epistulae, cit., vol. i, pp. 444-445.

200
perch queste sono molte et molto lunghe; et per non posson causar
se non fastidio nel lettore. La seconda , che in le cose che tratta in ogni
capitulo, non mette nessun argumento, n obbiettioni n manco le soluttioni. La terza che [] nel principio dogni capitulo doveria declarar le significationi de vocabuli, et distinguere li suoi significati diversi,
della qual distintione ne rissulta una grandissima luce alle cose che si
trattano [] La quarta , che in li citationi delli luoghi delle scritture
che fa, saria espediente tal volta ponderar qualche luogo, et darli qualche vita [] Questo daria molta satisfattione al lettore, pi che molti
luoghi delle scritture, adunati insieme41.

Salmern, quindi, non consider il lavoro di Lainez del


tutto riuscito, viste le obbiezioni non certamente marginali
che gli mosse. Oltretutto, il compendio doveva ancora essere
iniziato. Lainez, infatti, una volta terminato il trattato in sette libri, doveva trarne un sunto, ed era inverosimile pensare
che sarebbe riuscito a correggere in breve tempo i gravi difetti
del primo e poi procedere alla stesura del secondo. Il progetto, a due anni esatti dal suo inizio Salmern recens il lavoro di Lainez nel febbraio 1554 rischiava di arenarsi ancora.
Tuttavia, le critiche di Salmern segnarono un importante
passo in avanti nel progetto complessivo del catechismo: Canisio, infatti, nella redazione del suo personale compendium, avrebbe evitato accuratamente di appesantire troppo il
testo, tanto che le citazioni dalla Scrittura e dai Padri furono
pubblicate in un volume a parte, quindici anni dopo la prima
edizione della Summa Doctrinae Christianae 42.
Ferdinando, impaziente dei risultati, fece delle pressioni su
Ignazio affinch i teologi completassero finalmente lopera. Il
15 gennaio 1554 gli scrisse personalmente, chiedendogli infor41. Epistolae P. Alphonsi Salmeronis Societatis Jesu, typis Gabriellis Lopez del Horno, Matriti 1906, vol. i, pp. 112-113.
42. Canisio, com noto, incaric il cugino Petrus Busaeus, anchegli gesuita, di
pubblicare nel 1569, in un volume a parte, le Authoritatum [] quae in Summa
doctrinae christianae citantur. Il libro ebbe una storia propria, tanto che ne uscirono diverse edizioni.

la redazione della summa doctrinae

201

mazioni sullo stato del compendio di cui aveva incaricato la


Compagnia. Il re era sinceramente turbato dalla diffusione
delle opere luterane, che si stavano rapidamente diffondendo
a causa della mancanza di risposta concreta da parte delle autorit cattoliche:
Posteaquam reipsa hactenus comperimus, haereses et reprobata multorum dogmata et opiniones [] animisque hominum altius impressas
esse, quod falsi doctores [] intenderint, ut errores et dogmata sua in
brevia quaedam capita et articulos redacta et comprehensa in vulgus
spargerent; et hinc quoque evenisse, quod [] non solum [] postillae, partim prolixae, partim [] compendiosae et succintae, verum
etiam Catechismi, loci communes [] qui sane [] propter brevitatem levi pretio comparari et facile memoriae tradi potuerint43.

Ferdinando, per avere un rimedio efficace contro la diffusione delle idee luterane, aveva pensato di pubblicare un catechismo ovvero un compendio della dottrina cristiana che fosse
facilmente comprensibile, e non unopera di alta teologia come
quella di Lainez che, pur ammirevole nello sforzo, aveva completamente frainteso sia le esigenze del sovrano austriaco, sia
lurgenza di un catechismo popolare di larga diffusione, che
non fosse a uso esclusivo dei dottori in teologia. Ferdinando,
nella sua lettera, lo fece notare a Ignazio, e gli sugger di far
eventualmente continuare lopera ai teologi di Roma, se a Vienna proprio non si fosse riusciti a concluderla:
Cogitantibus itaque nobis, quibus [] rationis atque remediis, alia
equidem via commodior aut efficacior fore visa non est [] qua []
compendium aliquod theologiae compilarent [] Sed cognovimus,
eos [theologos] in vineas Domini tanta sedulitate alias praelegendo et
docendo [] vacare nequaquam possint. Quoniam autem nobis non
est dubium, te istic Romae abundare doctissimis ordinis tui viris, quibus tam pium et necessarium opus recte demandari possit, et quibus
43. Cartas, cit., vol. iv, pp. 501-502.

202
etiam plus temporis ad suscipiendum perficiendumque illud suppetat44.

Pochi giorni dopo aver ricevuto queste istruzioni da Ferdinando, Polanco scrisse il 27 gennaio 1554 a Lainez, che in quel
momento si trovava a Genova:
Per il compendio di theologia fanno istanza di Vienna; ma insina tanto che Vestra Reverentia si parta da Genova, so non si potr andar pi
innanzi. Sar buona opera et importante, et perci desideramo tutti li
dia compimento Vestra Reverentia. In Roma non lhabbiamo ancora
letto, perch ci lha tenuto Maestro Salmern45.

evidente che Ignazio e Polanco spingevano Laynez a terminare il suo lavoro, e a trarne finalmente il tanto sospirato
compendio. Erano in gioco non solo uno strumento capace di
porre un argine alla diffusione del luteranesimo nei territori
asburgici e laffidabilit della Compagnia, ma anche lattualit
dei metodi dei gesuiti nel confrontarsi con gli avversari. Laynez, forse proprio a causa della sua erudizione, non poteva soddisfare le necessit di Ferdinando, che con buon intuito aveva
capito che non si sarebbe potuta vincere la battaglia dottrinale
con i luterani riproponendo unaltra Summa di stampo tomistico, ma occorreva un libro che potesse essere stampato senza
grosso impiego di denaro, i cui contenuti potessero essere facilmente appresi dalla maggior parte della popolazione (propter
brevitatem levi pretio comparari et facile memoriae tradi).
Il 27 febbraio 1554 Ignazio,rispose a Ferdinando con una
lettera in cui lo rassicurava circa i progressi fatti nella redazio44. Ivi, p. 502.
45. Mon. Ign., cit., vol. vi, p. 249-250. Il 10 febbraio Ignazio, in una lettera a
Salmern, scrisse che respetto de lo deaora si va lo que se sigue, ser el compendio poco compendioso. Con esto dar doctrina exacta de las materias que tratta es
trabajo apazible y til, y de aqui se podr sacar el compendio. Anche a Roma era
quindi ben chiaro come il lavoro di Laynez, pur ottimo, non avrebbe soddisfatto le
richieste di Ferdinando.

la redazione della summa doctrinae

203

ne del compendio. Scus il ritardo con lindegnit della sua


Compagnia a portare a termine un simile lavoro, e lo assicur
che, terminata il 4 marzo la Quaresima, i teologi avrebbero lavorato per ubbidire al suo comando e gli avrebbero inviato
lopera quanto prima:
Accepi litera Vestrae Maiestatis xv die Januarii ad nos missas, quibus compendium Theologiae Viennae publice docendum, et ecclesiarum rectoribus in suis provinciis ex usu futurum a nostris theologi Vestra Maiestas iubet Romae concinnari. Et sane [] perinde romanis atque viennensibus
nostris fratibus quodvis onus potest Vestra Maiestas imponere, et hos iuxta atque illos suos esse ducere. At eam eruditionem et iudicium, quae huic
operi pro dignitate conficiendo necessariae forent, potius optamus, quam
in nobis agnoscimus [] Tamen [] nitemur sanctae intentioni Vestrae
Maiestatis pro virili satisfecere; et, hoc quadragesimae tempore evoluto
[] manum huic operi admovendam, et quam citissime absolvi potuerit, id ad Vestram Maiestatem transmittendum curabimus46.

Ignazio non aveva sicuramente intenzione di accettare il fatto che i gesuiti, cui era stato affidato un incarico cos delicato,
avrebbero desistito, procurando cos alla Compagnia un enorme discredito presso la corte austriaca. In effetti, il mancato
compimento di un catechismo, espressamente richiesto da Ferdinando a Ignazio, avrebbe significato una battuta darresto nel
processo di crescita dellordine. Ignazio cap che la rapida affermazione della Compagnia, che, pur essendo di recentissima
fondazione, si era gi guadagnata la stima di influenti membri
del partito cattolico, sarebbe passata anche per la fiducia e la protezione del potere politico, specialmente nelle occasioni in cui il
futuro imperatore avesse richiesto lintervento dei gesuiti.
Lo stesso giorno il segretario del preposto generale, Polanco, scrisse anche a Canisio e a Nicolaus Gaudanus. Al primo
conferm che ad avere lonere del compendio era ancora Lai46. Ivi, pp. 396-397. Cfr. anche in ivi, p. 400, la risposta di Ferdinando a Ignazio del 7 maggio 1554, nella quale il re conferma al gesuita la sua fiducia.

204

nez, che sarebbe stato raggiunto poco tempo dopo da Salmern, ed entrambi avrebbero lavorato perch il compendio
fosse finito al pi presto:
Circa il compendio, la maest del re ha scritto a Nostra Paternit [Ignazio] [] Come sono di l occupati le Reverenze Vostre, cos sta il P.
Maestro Laynez, che ha cominciato questo compendio, il qual senza
dubio sar molto exacto libro, et di questo se potr cavar quello si ricerca per i curati; et questo stesso saria buono per leggere nelle universit. Per dopo pascha si chiamato da Napoli il P. Maestro Salmern,
et ander in Genova, et si veder con Maestro Laynez; et di qua o di l
si veder de satisfare a quello ricerca il re et le Reverenze Vostre47.

Al secondo, invece, scrisse una lettera pi dettagliata riguardo alla situazione del compendio. Anche Gaudanus, incalzato come tutti i gesuiti viennesi dal re, aveva chiesto notizie sul compendio. Ignazio gli fece notare che non avrebbe dovuto riporre eccessiva speranza nel libro, perch, in quella terra deserta [] tanto poca devotione si tiene allo studio di
theologia; et reputo che qualsivoglia libro catholico si leggessi, sarebbe poco o meno il medesimo auditorio [] La gente
scrive inoltre Ignazio [] poco deita al studio di theologia,
et poco studiosa, et poco fundata nello studio necessario dellarti, sanza il quale sono assai inetti auditori de theologia scholastica48. Per il momento, a Vienna non poteva essere inviata
alcuna parte del compendio, prima di tutto perch lopera
non ha ancora ricevuta lultima mano dellautore suo, e inoltre perch il compendio stesso non esiste ancora, dato che
questa opera cominciata non realmente compendio, ma di
quella si potria cavare il compendio facilmente, massime per
lauttore medesimo. Il manoscritto, inoltre, dovr essere corretto grammaticalmente e stilisticamente, e poi stampato49.
47. Mon. Ign., cit., vol. vi, pp. 386-387.
48. Ivi, p. 389.
49. Ivi, pp. 389-390. Cfr. anche j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. iii, p.

la redazione della summa doctrinae

205

Due giorni dopo, il 1 marzo 1554, Ignazio inform Laynez della reprimenda, diplomatica ma decisa, da parte di Ferdinando, della critica allopera da parte di Salmern e del fatto che avrebbero lavorato insieme. In quel periodo Ignazio
torn a parlare di un trattato manco exatto, como loci communi sanza troppa sottilit, almeno per li curati distinto da
uno scritto pi complesso e di pi ampio respiro, un libro absoluto, adatto per leggere in Vienna:
Gi per altra lettera de Maestro Salmern si era inteso de qula censura
haveva fatto mentione, et la medesima che Vestra Reverentia scrive
[] Il re dei romani ci ha scritto una lettera [] [e] ci fano etiam istanza grande li nostri de Vienna, quali vorriano leggere il compendio di
Vestra Reverentia; ma pare per satisfar al desiderio loro basterebbe un
trattato manco exatto, como loci communi sanza troppa sottilit, almeno per li curati; bench per leggere in Vienna sera meglior un libro
absoluto, et cos per le altre universit [] Si scritto al P. Salmern
[] acci venga doppo pasqua detto Padre, et di qua se ne ander a Genova, et forsa aiutar Vestra Reverentia50.

Fu Ferdinando in persona che risolse le indecisioni di Ignazio e Laynez: Incaric infatti di persona Canisio, che gi da
qualche tempo aveva cominciato a dettare un suo catechismo
agli allievi che conoscevano il latino, di scrivere finalmente
lopera che desiderava ormai da tre anni51.
256: Legebant quidem nostri Patres Canisius et Gaudanus [] sed auditores vix
habebant. Accidebat aliquando ut nullus onmino externus doctorem Gaudanum
audiret, aliquando unus tantum [] P. Canisio quidecim aut sexdecim ad summum erant, aliquando sex vel septem tantum.
50. Mon. Ign., cit., vol. vi, pp. 407-408.
51. Cfr. j. de polanco sj, op. cit., vol. iii, p. 251: Dictabat P. Canisius diebus veneris catechismum pueris nostrarum scholarum, qui latine sciebant, e p.
257: Cum [] ille [Laynez] incohasset opus exactum quidem sed non brevi, ut
videbatur, absolvendum, injunxit Romanorum rex nostris, ut brevem saltem catechismum, in gratiam simplicium hominum illarum praesertim regionum conficerent; et ita P. Canisius suum illum, qui jam stat, conficere coepit. Gli avvenimenti riferiti risalgono probabilmente al giugno 1553.

206

4. la summa di canisio
La formazione e lesperienza di Canisio giocarono un ruolo
determinante nella stesura della Summa. Gi nel settembre
1550 aveva pensato di trascrivere, in mancanza di un testo
adatto allo scopo, le lezioni che dava agli studenti52. Gli anni
seguenti aveva prima aiutato Jay e Goudanus alla raccolta e alla stesura del primo abbozzo, poi, una volta incaricato Laynez,
aveva evidentemente proseguito seguendo la sua prima idea,
cio quella di un catechismo facile e relativamente breve, che
potesse essere spiegato agli adolescenti53. Il fatto pi notevole
che evidentemente Canisio prosegu il suo lavoro parallelamente a quello di Laynez, visto che il passo del Chronicon nel
quale riferito lincarico di Ferdinando a Canisio riguarda gli
avvenimenti del 1553, e poi perch gi l8 giugno 1554 il gesuita olandese obtulit bonam partem sui catechismi jam confecti [] Regi Romanorum, cui mancava solo lultima manum, [quam] ipsi non imponendam censeret, nisi prius an
juxta sententiam Regis et consiliariorum ejus esset intelligeret, ed era quindi praticamente finito54.
Com possibile che sia Ignazio sia Polanco non sapessero
di questincarico, e pur parlando, anche se esplicitamente solo dal febbraio marzo 1554, di due libri distinti, uno manco
exatto per i curati, laltro absoluto per luniversit, non
abbiano mai nominato Canisio, che in quel periodo doveva essere abbastanza avanti nella stesura? E perch Polanco, scrivendo a Canisio nel marzo 1554, gli comunica che il P. Maestro
Laynez [] ha cominciato questo compendio, il qual senza
52. Cfr. Epistolae Broti, Jaji, cit., p. 356: Maestro Pietro Canisio la vorria insegnare nella universit alli giovani scholari in latino, et darla in scritto pubblicamente.
53. Cfr. Litterae quadrimestres, cit., vol. i, p. 575, lettera di Nicolaus de Lanoy ad
Ignazio: Doctor vero Canisius propediem expositurus est compendium quoddam
theologiae, seu christianae doctrinae, quod opus jussu Serenissimi Regi nostri P.
Claudius concinnat in usu potissimum studiosorum et pastorum.
54. Cfr. j. de polanco sj, Chronicon, cit., vol. iv, p. 243.

la redazione della summa doctrinae

207

dubio sar molto exacto libro, et di questo se potr cavar quello si ricerca per i curati; et questo stesso saria buono per leggere nelle universit? Dato che Ferdinando, il 16 marzo 1554,
comunic a Canisio di aver gi letto ed esaminato la prima
parte della catechesis tuae, quam videndam nobis dedisti, et
de ea [] speramus, quod sj in lucem aedatur [] plurimum
sit profutura55, che senso poteva avere lassicurazione di Ignazio del 27 febbraio che hoc quadragesimae tempore evoluto
[] manum huic operi admovendam, et quam citissime absolvi potuerit, id ad Vestram Maiestatem transmittendum curabimus?
Ferdinando e i suoi consiglieri, nel marzo 1554, avevano
letto ed esaminato la prima stesura del catechismo canisiano,
e avevano gi stabilito che Catechismus ille tuus in nostram
quoque Germanicam linguam transferatur, ac in utraque lingua typis excussus, quinque [] publica per omnes Latinas atque Germanicas scholas Juventuti proponatur et praelegatur,
neque ullus alius sub gravissima poena et indignatione nostra
doceatur56. Canisio daltra parte, il 30 aprile 1554, scrisse allamico Leonard Kessel: Tum a nostra societate postulat rex,
ut pro schola theologica et pro istarum tot provinciarum reformanda iuventute conscribantur quae sacris de rebus maxime
noscenda sint. Ea in re non minima quoque nos curam et operam impendimus57.
La lettera di Ferdinando a Canisio conferma anche che
lopera di questultimo e quella di Laynez erano radicalmente
differenti. Se il compendio dello spagnolo aveva, tra i numerosi difetti, quello di essere eccessivamente appesantito dai
passi biblici (in li citationi delli luoghi delle scritture che fa,
saria espediente tal volta ponderar qualche luogo, et darli qualche vita), con gravi mancanze quindi dal punto di vista della
fluidit dellesposizione e della chiarezza, quello dellolandese
55. Epistulae, cit., vol. i, p. 454.
56. Ibidem.
57. Ivi, p. 467.

208

era perfino troppo disadorno: re Ferdinando, restituendogli


questa prima parte, gli consigli infatti di ante omnia in margine ubique expresse annotes loca et capita, in quibus reperiendae erunt scripturae tum sacrorum bibliorum, tum Divorum Patrum Doctorum Canonumque Sanctorum, quae in
Catechisj ista abs te [] allegantur, ut etiam a Ludimagistris
imperitioribus, alijsque minus exactae et profundae scientiae
viris, allegationes istae quaerj et viderj possint58. Canisio, che
verosimilmente aveva utilizzato, nello scrivere questa prima
parte, gli appunti usati nel dettare ai suoi studenti delle piccole dispense di catechismo, dovette conservarne lo stile estremamente semplice e diretto, addirittura scarno, se Ferdinando
sugger questa modifica. Una volta indicate con precisione i riferimenti alle opere usate da Canisio, Ferdinando ordin al gesuita di inviargli la prima parte, in modo da poterla tradurre
in tedesco, e subito dopo di cominciare a scrivere la seconda
senza esitazione59.
La situazione fu ulteriormente complicata dal fatto che
Ferdinando, quando scrisse spazientito a Ignazio il 15 gennaio
1554, pregandolo di far completare il compendio dai teologi
romani, quibus etiam plus temporis ad suscipiendum perficiendumque illud suppetat, non menzion in alcun modo
lincarico dato a Canisio, ma anzi assicur Ignazio che illud
statim hic typis excudi, et non modo in hac viennesi academia
nostra publice legi ac doceri, verum etiam per regna et caeteras provintias nostras pubblicari, doceri, et quatenus [] efficere poterimus, diligenter observari; prasertim vero operam
dabimus ut illo parrochi, aliarumque ecclesiarum rectores, in
provinciis nostris utantur60.
58. Ivi, p. 454. Ferdinando considerava fondamentali le annotazioni dei passi citati, perch non exiguam spem concepimus, hoc modo multos, quj per ignorantiam lapsi sunt, in sinum et salutare gremium [] Ecclesiae reductum irj, et scripturarum illarium sensuj ac monitionibus longe plures quam hactenus, videntes nimirum originem, unde ab te fuerint deductae, obtemperanturos esse.
59. Ivi, pp. 454-455.
60. Mon. Ign., cit., vol. vi, p. 399.

la redazione della summa doctrinae

209

Evidentemente non tutto and per il verso immaginato da


Ignazio e Polanco. Il periodo viennese della vita di Canisio fu
denso di avvenimenti importanti: gli fu infatti proposto di accettare lepiscopato viennese, posto di grande privilegio, che il
gesuita rifiut con qualche esitazione si rimise, come al solito, alla volont di Ignazio , diede inizio alla fondazione del
collegio germanico a Roma, invitando i giovani tedeschi a perfezionare la loro istruzione nella capitale, accompagn il vescovo in diverse ispezioni parrocchiali, e continu ad avere
contatti con la corte bavarese di Alberto v, in particolar modo
con Wiguleius Hundt, per portare a termine la fondazione del
collegio di Ingolstadt. Alcune di queste iniziative, prese dal gesuita in prima persona oppure affidategli, non furono gradite
a Roma, come per esempio la redazione, parallela a quella di
Laynez, del compendio. In questo senso dovrebbe essere spiegata la strana insistenza di Ignazio e Polanco sul fatto che Laynez avrebbe continuato a scrivere la sua opera teologica, e a
cavare il compendio facilmente, massime per lauttore medesimo, come scrisse Ignazio a Gaudanus nel febbraio 1554.
Streicher conferma indirettamente, nella sua introduzione, che si furono due progetti paralleli: il gesuita scrive infatti
che P. Lainium aliud in hanimo habuisse nisi idoneam ad
compendium materiam parare; quae vero ad Summam Canisii postea elucubratam nihil, quod illius momenti esset, attibuit61. Di questa affermazione non appare condivisibile, prima di tutto, la sicurezza con cui Streicher esclude lintenzione
di Laynez di raccogliere esclusivamente il materiale, che qualcun altro avrebbe dovuto sistemare. In secondo luogo risulta
chiaramente che, se Canisio non utilizz in alcun modo il materiale raccolto da Laynez, con ogni probabilit compose il proprio lavoro seguendo un progetto personale e autonomo, che
aveva in mente fin dal 1552 e che non doveva essere molto gradito a Roma (inter Canisium et Ordinis superiores scrive
Streicher de natura et de indole catechismi conficiendi non
61. Catechismi, cit., vol. i/1, p. 42*.

210

eadem fuit semper sententia)62, per una serie di motivi di ordine politico e religioso.
Linsistenza di Ferdinando perch il catechismo fosse scritto dai gesuiti non in quanto tali, ma in quanto teologi scelti
dalla facolt di teologia dellUniversit viennese, sicuramente
non fu gradita da Ignazio, che per, di fronte allimportanza
del committente, non pot certamente tirarsi indietro. I criteri di stesura dellopera erano anchessi stati fissati dal re, che
non esigeva un capolavoro di profondit e dottrina teologica,
ma un breve catechismo, traducibile eventualmente anche in
tedesco, che potesse essere principalmente diffuso nelle scuole e nelle parrocchie, e non per lutilizzo nelle facolt teologiche. Ignazio prese coscienza della distanza fra lopera progettata dalla Compagnia e le richieste di Ferdinando solo nei primi mesi del 1554, e tuttavia rimase convinto del fatto che dal
lavoro preparatorio di Laynez dovesse essere tratto un compendio che, pur essendo effettivamente richiesto dai professori viennesi, tra cui Canisio, non era ci di cui il re aveva bisogno.
Ignazio, probabilmente, si sent scavalcato dalla decisione
di affidare il lavoro a Canisio e, pur essendone a conoscenza,
accett che i progetti proseguissero parallelamente, finch
cap, nel marzo 1554, quando Ferdinando approv il compendio di Canisio, di dover accettare suo malgrado liniziativa autonoma del re. Il 1 maggio 1554 scrisse a Canisio una lettera,
interessante da pi punti di vista. Dalle parole del generale traspare un certo fastidio per la proposta di Ferdinando a Canisio, impressione dovuta allinsistenza con cui Ignazio ancora
parla del futuro compendio per le facolt teologiche, che sar
scritto da Laynez (Per le lettere del re intendiamo che a Vestra
Reverentia toccar questa fatica del catechismo [] et restar
laltro, del compendio de theologia per legger pubblicamente
nelluniversit. Et a questo fine satisfar il P. Maestro Laynez,
bench ha cominciata unopera tanto exacta, che non si pu
62. Ivi, p. 38*.

la redazione della summa doctrinae

211

chiamar compendio, ma di quella bisogner cavar il compendio), e alla diversit delle due opere (con quella [di Canisio]
si satisfar a uno dei doi fini che si pretendevano, cio, a far
unopera, che tenessero i curati nelle mani), e sembra ignorare che dei doi fini solo il primo era stato esplicitamente chiesto da Ferdinando (Jay scrisse ad Ignazio, nel 1551, che [Sua
Maest] voleva che il detto compendio se insegnasse da li maestri de le schole in tutte le sue provincie et regni)63.
A Canisio, una volta terminato il catechismo, che Ferdinando aveva gi deciso di stampare, fu ordinato di mandarne
una copia a Roma (Et come Vestra Reverentia habbia finito
il suo catechismo, sar bono ci mandi di qua una copia di esso, per buoni respetti), sebbene questa sollecitazione fosse
del tutto inutile, primo perch, come gi detto, Ferdinando
lo avrebbe tradotto e stampato, secondo perch proprio alla
luce dellapprovazione reale, Ignazio non avrebbe mai potuto
muovere obbiezioni sostanziali, specialmente dopo il mancato incidente diplomatico, evitato per un soffio, in occasione
del rifiuto di Canisio della sede vescovile viennese, propostagli dal nunzio apostolico Geronimo Martinengo e da Ferdinando in persona, che interpellarono Ignazio e addirittura il
papa, affinch Canisio accettasse. Le parti trovarono poi un
compromesso, in base al quale Canisio divenne amministratore pro tempore, fino allelezione del nuovo vescovo, della
diocesi viennese.
Canisio, che non aveva gradito lonere affidatogli allinizio
del 1552 (Non sto contento et quieto con tutta questa faticha
scrisse a Ignazio havendo paura che per molti anni non si
potrebbe finir [] O si fusse un Laynez o un Salmeron, o Olave, quanto pi facilmente sespederia tutto il negotio)64, probabilmente era fin dal principio in disaccordo con Ignazio sullimpostazione del catechismo, tanto che gli sugger dei teolo63. Mon. Ign., cit., vol. vi, p. 656. La frase di Jay tratta da Epistolae Broti, Jaji,
cit., p. 373.
64. Epistulae, cit., vol. i, pp. 411-413.

212

gi che ritenne pi adatti di lui. Dal fatto che siano stati chiamati in causa sia Laynez sia Salmern, si pu dedurre che a Canisio, che gi aveva da un paio di anni cominciato a scrivere il
suo compendio, fu probabilmente imposto di seguire limpostazione che avrebbero dato i due, se non fossero stati occupati nel concilio di Trento.
Streicher, nella sua introduzione, d per scontato che fin
dallinizio sia Ferdinando sia Ignazio volessero un compendio
che fosse utile alle scuole austriache sia agli insegnanti di teologia dellUniversit di Vienna. Il gesuita scrive infatti che siquidem binae litterae regiae anni 1552 et 1554 inter se conferuntur, facile apparet compendium e sententia Ferdinandi ad
duplicem usum destinatum fuisse, ut auditoribus academicis
pro docto enchiridio, parochis autem ruri degentibus adiumento precandi et catechizandi esset65.
In realt, lintenzione di Ferdinando di avere sia nelle scuole di base, sia nelle scuole superiori, un compendio teologico
scritto dai gesuiti non cos evidente, e ci risulta proprio
comparando non solo le lettere del re citate da Streicher, ma
anche le lettere fra Canisio, Ignazio, Lainez e Salmern. Nella lettera di Ferdinando della fine del 1551, non c traccia di
un duplice catechismo, ma si parla solo di una summam
quamdam Christianae doctrinae che, a causa degli impegni
del doctorem Claudium e del collegamque suum [] componendo vix ferre posse66. Neanche nella risposta di Ignazio
c un qualsiasi accenno alla redazione di un duplice catechismo, uno per i professori, laltro per i maestri e i parroci.
Streicher inoltre ritiene di poter dimostrare questa teoria
anche grazie alla parole di de Lanoy, che, in una lettera a Ignazio il 24 aprile 1552, scrisse che Canisius [] expositurus est
compendium quoddam theologiae [] in usum potissimum
studiosorum et pastorum, qui in ditionibus regiis degunt, quibus non conceditur diversas ob necessitate in academiis diu65. Catechismi, cit., vol. i/1, p. 44*.
66. Cartas, cit., vol. iii, p. 475.

la redazione della summa doctrinae

213

tius permanere67. Sostenere, in base a questa lettera, che si


stesse redigendo un duplice catechismo, non pu essere ritenuto del tutto corretto, dato che lunico riferimento esplicito
alle universit austriache riguarda la scarsa formazione degli
insegnanti che poi dovranno lavorare nelle scuole e nelle parrocchie.
In quel periodo Canisio fu incaricato di portare avanti il lavoro di Jay, gravemente ammalato e quindi nellimpossibilit di
scrivere. Probabilmente fu nei mesi centrali del 1552 che cominciarono le divergenze tra Canisio e Ignazio sul catechismo.
Il primo, nella citata lettera del 7 agosto, cerc di evitare di portare avanti un tipo di lavoro che non si sentiva in grado di terminare, e raccomand al secondo dei teologi pi adatti, come
Lainez, Salmern e Olave. Il progetto di un compendio pensato per i gesuiti di Vienna non fu unidea di Ferdinando, ma verosimilmente di Ignazio o dei teologi della Compagnia, la cui
idea non solo fu sempre quella di trarre il compendio minore
per i parroci da quello maggiore destinato alle universit, ma
anche mostrarono di tenere in poco conto il lavoro autonomo
di Canisio, gradito per a re Ferdinando.
Bisogna dire, inoltre, che la Compagnia fu in certo modo
salvata dalliniziativa di Canisio che, in una lettera dell8 giugno 1554 a Juan de Polanco, scrisse che miror subito consilium esse mutatum de dividendo compendio theologico. Promissum enim regi fuit a nobis alterum fore compendium pro
parochis, alterum pro gymnasii huius theologis [i gesuiti di
Vienna], et probavit rex institutum68. I due compendi non
furono quindi richiesti dal re, ma promessi dalla Compagnia
ovvero da Ignazio, e probabilmente non sarebbero stati in grado di tener fede a nessuno dei due impegni, se Canisio non
67. Litterae quadrimenstres, cit., vol. i, p. 575.
68. Epistulae, cit., vol. i, pp. 473 e ss. Canisio probabilmente si riferisce alle parole di Ferdinando del 15 gennaio 1555: non modo in hac viennesi academia nostra publice legi ac doceri, verum etiam per regna et caeteras provintias nostras pubblicari, doceri.

214

avesse portato avanti il proprio progetto. Ignazio inoltre, nella lettera a Canisio del 1 maggio 1554, sembr voler far dipendere in ogni caso il catechismo di Canisio dal compendio di
Laynez, cosa che al primo sembr inaccettabile, avendo ormai
praticamente terminato il lavoro e non avendo nessuna intenzione di ricominciare sulla base di un testo di cui non condivideva limpostazione69. Canisio inoltre scrisse a Polanco che
iam si eodem opere tum pueris, in quorum ego scripsi gratiam, et pastoribus vultis satisfieri, Regi non valde satisfiet, et
mihi iam quinto aut sexto mutanda erunt omnia70. Il gesuita aveva quindi capito perfettamente qual era il tipo di catechismo di cui aveva bisogno Ferdinando, del tutto diverso da
quello progettato dai gesuiti di Roma. La distanza fra Canisio
e Ignazio appare qui in tutta la sua evidenza.
Laltro problema da affrontare era lapprovazione del testo
da parte dei superiori di Canisio, fatto che avrebbe comportato ulteriori ritardi nella pubblicazione. Canisio assicur Polanco che prima di essere stampato il catechismo sarebbe stato senzaltro sottoposto allapprovazione di Roma, anche se il
gesuita preg i suoi superiori di leggere, correggere e rispedire il manoscritto il pi celermente possibile, data lurgenza e
linsistenza della corte di Vienna. Proprio a causa dellinsistenza di Jakob Jonas Canisio fu obbligato a contorti giochi
diplomatici per riuscire a ottenere dal re di aspettare la risposta di Roma:
Probarem consilium tuum, ut Catechismi mei, priusquam in lucem
exeat, formam videretis adeque corrigeretis ishic, tamen difficile mihi
69. Streicher, in Catechismi, cit., vol. i/1, p. 45*, scrive: Canisius autem, cum
sua sponte in catechismo elaborando iam longius progressus est, respondit litteris
paulo acrioribus fieri non posse, ut suo catechismo iamiam absoluto alius finis anneteretur. Canisio, in Epistulae, cit., vol. i, pp. 473 e ss., scrisse a Polanco che
ego quod paravi, omnino seiunctun fuit et cum rex evolvisset, probavit cum suis
admodum hoc meum vile opusculum [] Quoties me admonet ac urget cancellarius maturandum esse opus, expectare typographum, quem saepius ad me misit.
70. Epistulae, cit., vol. i, p. 474.

la redazione della summa doctrinae

215

visum est, bonis viris aequa postulantibus repugnare, in mensis aliquos


rem iterum differe ac reiicere, dum illuc est et redeat libellus [] Disimulavi haec universa, invito [] Cancellario [] et alia via mihi Regis impetravi consensum ut tantisper differretur aeditio, donec vestro
etiam calculo approbaretur. Itaque mitto puerilis catechismi mei partem aliquam, et summis votis exopto, a vobis vel immutari vel corrigi
omnia, deinde quae correcta sunt huc quamprimum remitti, ut rex
etiam a nobis et vobis postulat maxime71.

Finalmente, il 18 luglio 1554, arriv a Vienna la parziale


approvazione della Compagnia72. Il catechismo di Canisio,
dopo essere stato esaminato da Laynez, Olave, Frusius e dallo stesso Polanco, ricevette lapprovazione di Roma (si potr
imprimere questa parte in nome di Dio). Polanco e Ignazio
ritennero anche che la traduzione tedesca dellopera avrebbe
potuto essere molto utile agli scopi di Ferdinando (parmi sia
molto al proposito, per quello che si pretende). La parte pi
interessante della lettera , ad ogni modo, quella in cui Polanco neg che la redazione di un duplice catechismo, uno
per li preti, laltro per le scuole, fosse stata unidea della
Compagnia:
Perch, in vero, vedevamo non essere ragionevole che in un libro si contenessi quello che si haveva da leggere nelle scuole, et quello che havevano adoperare li curati; ma non havevamo promesso, n pensato, che
io sappia, de fare tali doi libri, perch le molte occupationi che di qua
habbiamo non ci davano tropo occasione de offerir libri tanto liberamente73.
71. Ivi, pp. 475-476. Canisio scrisse a Polanco anche che avrebbe continuato a
scrivere il suo catechismo e a mandare i manoscritti a Roma, perch fossero corretti, e soprattutto perch licebit in aedendo progredi.
72. Mon. Ign., cit., vol. vii, pp. 243 e ss. Cfr. f. sacchini, De vita Petri Canisii, cit., pp. 89-90: Respondere enim Romani Paters res, dispositionem, elocutionem, iudicium, denique cuncta paene probantes: adfuisse ei in labore illo propitium Deum.
73. Ivi, p. 245.

216

In effetti, esaminando una lettera di Ignazio a Ferdinando del 18 luglio 1554, si ha limpressione che sia stato il sovrano austriaco a chiedere ai gesuiti un duplice catechismo per i
suoi domini, destinato ai parroci e ai professori di teologia
(Binis iam literis Vestra Maiestas [] nos ad conscribendum
theologiae compendium curionibus, ut populum instruerent,
et professoribus, ut in scholis enarrent, accomodatum excitavit). Queste affermazioni contrastano per fortemente da un
lato con la richiesta originaria fatta da Ferdinando a Jay nel
1551, dallaltro con lEdictum premesso alla prima edizione
dellagosto 1554, in cui si parla esplicitamente di Ludimagistros, Praeceptores, ac Paedagogos. La lettera, quindi, conferma soltanto che fra il re e Ignazio ci fu un malinteso di fondo mai chiarito, e che i due avevano in mente opere del tutto diverse.
Probabilmente Ignazio prospett a Ferdinando la possibilit di redigere due catechismi (et alioqui tam sanctae voluntati Maiestatis Vestrae [] parere omnino necesse est; visum
est tandem duplici labore utrumque opus inchoandum esse),
dato che, lo avvert Ignazio cum autem serio re pensata, idem
opus utriusque minime convenire posse intelligeremus (quippe cum captus auditorum et lectorum, et ipse etiam docendi
modus tam diversus sit futurus)74. Il re, che in linea di principio non aveva nulla da obbiettare, probabilmente incoraggi
(excitavit) un simile lavoro, avendo gi deciso di non procrastinare oltre la pubblicazione del catechismo e avendo adottato definitivamente il testo di Canisio. I fatti gli diedero ragione, perch nessuna delle due opere promesse da Ignazio vide
mai la luce.
Lainez fece delle correzioni, e il testo fu esaminato anche dai
teologi Martinus Olave e Andreas Frusius. La risposta di Polan74. Ivi, pp. 245-247. Ignazio comunic al re anche le difficolt di un simile lavoro, e gli scrisse che quamvis variis et gravibus occupationibus nostri theologi in his
regionibus [] destinarentur, post habendas tamen reliquas aliquam dire, et voluntati Vestrae Maiestatis ipsorum operam impendendam esse censuimus.

la redazione della summa doctrinae

217

co trad il disappunto dei gesuiti romani per essere stati scavalcati da Ferdinando, che stanco di aspettare, pubblic un testo
di cui n Ignazio n il suo segretario condividevano ma che,
giunti a quel punto, non potevano rifiutarsi di approvare.
Probabilmente vero che n Polanco n Ignazio pensarono mai a un duplice catechismo, ma altrettanto vero che indicarono ai teologi della Compagnia un modo di scrivere il
compendio che non corrispondeva alle indicazioni di Ferdinando i dAsburgo, e tentarono di dare allUniversit di Vienna un catechismo redatto dai teologi romani della Compagnia,
eventualit che il re aveva espressamente escluso, proponendo
gi dalla fine del 1550 un compendio fatto a Vienna, dai teologi delluniversit, da usare nelle scuole dei suoi domini ereditari.
Nella medesima lettera Polanco comunic a Canisio che
Lainez avrebbe continuato a scrivere il proprio compendio
(che non port mai a termine, anche perch, dopo la morte di
Ignazio, fu scelto come suo successore alla guida della Compagnia), e che Andreas Frusius, pur dovendo interrompere le
lezioni su san Paolo, si sarebbe dedicato alla stesura del compendio per i parroci. Per quanto concerneva Canisio, bene
che intenda la Reverenza Vostra che non si fanno cos agievolmente cose simile, n sanza assai discomodo nostro. La Reverenza Vostra faccia conto che il suo catechismo sar per li giovani; et queste due altre opere, per li curati luna, et laltra per
le scuole de theologia75.
Finalmente, il 14 agosto 1554, fu redatto limportante
Edictum Primum quo Ferdinandus i Romanorum rex catechismum in scholis adhiberi iussit, premesso alla prima edizione
della Summa Doctrinae Christianae, edita a Vienna da Michael
Zimmermann nel 155576. Canisio discusse con Jonas circa
75. Ivi, p. 245. Canisio, in Epistulae, cit., vol. i, p. 502, scrisse a Polanco: Credo et spero minus vobis negotij fore in conscribendis reliquis: eorum magna tenet
nos et Regios expectatio.
76. Epistulae, cit., vol. i, pp. 751-755.

218

leventualit, suggerita da Roma, di mettere anche solo nella


prefazione il nome dellautore dellopera, ma i due giunsero alla conclusione che divinae gloriae et communi multorum utilitati magis servire posse supressum nomen authoris, ut liber
eo maiorem inveniat fidem, quo a pluribus et me [Canisio]
doctioribus atque praestantioribus esse conscriptus atque confectus videbitur. In realt, il vero scopo dellomissione del nome dellautore era quello di et Regis honori ne ex uno pendere dicatur [] Quare novam Cancellarius addit praefationem,
nomine Regiae Maiestatis77.
La cancelleria regia, decisa a seguire fino in fondo limpostazione originaria di Ferdinando, che aveva sempre desiderato un catechismo che se insegnasse in tutte le sue provincie
per expresso comandamento suo, ritenne pi opportuno premettere al lavoro lEdictum, e per far risaltare maggiormente
lautorit del sovrano decise di omettere il nome dellautore, in
modo da legare il catechismo esclusivamente con liniziativa di
Ferdinando. I gesuiti recitarono, secondo i piani di Vienna, il
ruolo di semplici esecutori di un incarico affidato loro, e in un
certo senso Canisio, cercando di mediare tra le due parti, trasse dimpaccio la Compagnia di Ges dallo stallo creatosi dopo
la morte di Jay e lincarico a Lainez e Salmern.
LEdictum indica esplicitamente le finalit politiche e religiose del catechismo. Questultimo stato scritto proprio perch potissimum vero miserandus ille status neglectae adeque
contemptae passim Religionis saepe multumque nos et pios
omne discruciat. Qua quidem Religione ut nihil est sanctius
in terris, ita praeclarius ac firmius Reipublicae ornamentum ac
robur esse nullum potest. Per questo motivo, dopo aver seriamente riflettuto su quale potesse essere il rimedio pi efficace (matura super his deliberatione habita) per impedire la
diffusione di quei catechismi che imperitam illam nobilemque iuventutem [] graviter vitiant, atque corrumpunt, Ferdinando aveva deciso, per il bene del suo popolo (fidelibus
77. Ivi, p. 483.

la redazione della summa doctrinae

219

nobis subiectis populis saluberrimum fore), nella confusione


religiosa e dottrinale in cui versavano i suoi domini (in tanta
dogmatum et sectarum varietate), la redazione di un catechismo che non solo fosse dogmaticamente ineccepibile (qui ortodoxus sit), ma anche strutturalmente identico (simul) ai
vari loci communes [] qui sane [] propter brevitatem levi pretio comparari et facile memoriae tradi potuerint. Il sovrano avrebbe provveduto a diffonderlo nei suoi domini e a favorirne la diffusione (fidelibus nostris populis evulgari commendarique curaremus)78.
NellEdictum Ferdinando accenn anche ai non dubiae
fidei doctrinaeque viros che aveva incaricato ad huiusmodi
Catholicum opus conscribendum, senza peraltro nominare
espressamente i gesuiti, che tuttavia vengono lodati come
[viros] quos non solum sacrosantae theologiae scientia, verum etiam vitae innocentia et integritate perspicuos esse constat. Il sovrano si disse sicuro che, con la pubblicazione di
questo catechismo, non sarebbe stato stampato nulla che potesse ostacolare la diffusione della vera religione e la Chiesa
cattolica (Quo certiores essemus, ne authoritate nostra in lucem quicquam prodiret quod evangelicae doctrinae et sancate Catholicae Ecclesiae ullo modo adversaretur). Il sovrano,
infatti, non solo decise che per i prossimi dieci anni la Summa sarebbe stata stampata unicamente dal suo editore di fiducia, il viennese Michael Zimmermann, pena gravissimae
indignationis Nostrae, et Decem Marcharum auri puri, ma
anche che vobis praedictis [subditis] ut hunc Catechismum
solum, nullumque alium per Ludimagistros, Praeceptores, ac
Paedagogos pueris in scholis pubblice, aut privatim proponi,
praelegi79.
Canisio scrisse a Polanco il 16 agosto 1554 comunicandogli di aver ricevuto la parte corretta, ma di non aver potuto impedire alla corte viennese di ordinare la stampa di altre parti
78. Ivi, p. 752-753.
79. Ivi, p. 753.

220

che quindi non erano state viste da Roma. La colpa, scrive Canisio, dei ritardi causati dalla Compagnia:
Catechismum una cum litteris accepi, et annotationes [] Reliqua lubente mitterem, nisi ad prelum post longam expectationem urgerent
isti, ut haud sit facile tarditatem excusare nostram [] Deinde Reverendi Patres, qui suas mihi operas ad iudicandum et corrigendum pollicentur, eam negotiorum vestrorum praesentem molem esse testantur,
ut non expediat vos hac libelli causa molestari saepius. Igitur [] prelo subijciemus quae vidistis, et item posteriora80.

Queste parole di Canisio testimoniano che la prima edizione anonima dellopera non era in alcun modo terminata,
dato che mancavano le correzioni di Roma, e che a pi riprese il gesuita accenn al fatto che avrebbe mandato le varie parti del catechismo non appena le avesse completate. Il 26 ottobre 1554, infatti, Canisio si scus con Polanco del ritardo nel
rispondere a una sua lettera, dovuto allimpaginazione, insieme al tipografo, e alla stampa del catechismo, che assorbiva
gran parte del suo tempo (Respondere distuli, praesertim in
excudendo Catechismo et adiuvando typographo valde impeditus), e che avrebbe mandato le parti ancora da stampare
(Mitto primitias operis), affinch fossero controllate e corrette, e quindi finalmente stampate (cupioque non solum relegi, sed etiam emendari, qualiacumque demum sunt ista quae
utinam recte confici, faeliciter excudi, et frugifere tandem
evulgari possent. Locis adhuc est in fine corrigendi, si quid vobis correctione dignum videbitur)81.
Sei mesi dopo, in una lettera del 25 marzo 1555 il gesuita
scrisse a Ignazio: Quanto al catechismo, sia laudato il Signor,
per la cui gratia questa opera quasi gi finita, et mandar
unessempiare [sic] pieno per altra volta, lassando tutte le correctione a qual si voglia Patre secondo la volont di Reverenda
80. Ivi, p. 482.
81. Ivi, p. 501

la redazione della summa doctrinae

221

Paternitas Vestra82. Nei mesi invernali tra il 1554 e il 1555 il


catechismo non era ancora stato stampato, e nei dieci mesi tra
lagosto 1554 e il marzo 1555 Canisio evidentemente aveva
continuato a lavorarci, forte dellappoggio di Ferdinando, e
costringendo i teologi di Roma a correzioni di secondaria importanza, visto che il sovrano austriaco si era inequivocabilmente espresso a favore dellimpianto dato da Canisio al compendium.
Limportanza della Summa deve essere quindi cercata, oltre che nella sua straordinaria diffusione nel corso degli anni,
anche nella particolarissima vicenda della sua nascita, perch,
a tutti gli effetti, il giudizio di Sarpi ha colto pienamente nel
segno. Il contrasto fra Vienna e Roma non fu mai aperto, n
particolarmente duro, ma certamente Ferdinando e Ignazio
erano divisi sul significato e sui contenuti del compendium.
La partita fu vinta dal sovrano austriaco, che dopo tre anni di
trattative riusc finalmente ad avere unopera degna di competere con gli scritti protestanti, anche grazie a Canisio, che seppe muoversi abilmente fra lubbidienza alla Compagnia di Ges e al suo generale Ignazio di Loyola, la fedelt a Ferdinando
e il personale interesse a portare avanti il suo progetto83.

82. Ivi, pp. 521-522.


83. In relazione alla stesura della Summa forse anche da rivedere lesatta ma troppo rigida definizione data della Compagnia di Ges, in r. romano, a. tenenti, Die Grundlegung der modernen Welt. Sptmittelalter, Reinassance, Reformation,
Fischer, Frankfurt a. M., 11 ausg. 1982, p. 286: Dagegen hatte sich die Gesellschaft Jesu einem Programm verschrieben, das bestimmt war, aus ihr einen der
Pfeiler des neuen Katholizismus zu machen: absoluter (durch ein besonderes
Gelbde festgelegten) Gehorsam dem Papst gegenber und vllige bereinstimmung mit der von der rmischen Kirche sanktionierten Lehre. Das heit, der Jesuit wurde kein Mnch, der mehr oder weniger (zumindest theoretisch) den Dingen dieser Welt fernstand, und auch nicht nur ein Priester, der sich der Sorge fr
die Glubigen verschrieb, sondern ein politischer Priester.

Finito di stampare nel mese di novembre 2008


da Rubbettino Industrie Grafiche ed Editoriali
per conto di Rubbettino Editore Srl
88049 Soveria Mannelli (Catanzaro)

Anda mungkin juga menyukai