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Dizionario

Teologico
delf Antico
Testamento

E. Jenni C. Westermann

Dizionario

,Teo~ogico

deII AntICO

Testamento
edizione italiana a cura di

GIAN LUIGI PRATO

Marietti

PREMESSA

Ti/olo origilll/le dell'opera:


Theologisches Handworterbuch
zum Ahen Teslamenl " Zwei Bande
u

CHR. KAISER VERLAG - MONCHEN


THEOLOGISCHER VERLAG - ZORICH

traduzione di
F. BONTEMPI
G . CADEDDU
B. CHIESA
G. MASSI
N . NEGRETTI
G. L. PRATO
M . SAMPAOLO
G . TESTA
B. VERCESI

1978 MARIETTI EDITORI _ TORINO


per l'edizione ilaliana

Il presente dizionario , che esce per ora nella sua prima parte, si propone di offrire uno strumento
attendibile per lo studio scientifico dell' Antico Testamento, ed anche per l'insegnamento della
dottrina della Chiesa e per la predicazione. L'intento dei collaboratori stato quello di elaborare
con metodo e il pi ampiamente possibile il senso e l'uso dei singoli vocaboli.
Nella ricerca veterotestamentaria degli ultimi decenni si raggiunta una certa uniformit di
vedute sul fatto che per determinare il significato di un vocabolo Ce specialmente il suo significato teologico) si deve evitare ogni restrizione di metodo , ed un risultato sicuro si pu ottenere
solo soppesando convenientemente tutti i possibili e molteplici tentativi di soluzione. Una restrizione consistita per esempio nel voler spiegare una parola solo dal punto di vista grammaticale e filologico; oppure si voluto d"terminare in ogRi caso tutta quanta la consistenza
di una parola partendo da un presunto significato primario, come pure si tentato di costruire
una storia lineare di un termine, la quale non lascia pi spazio a diversi altri usi, che possono
coesistere l'uno accanto all'altro. Una restrizione anche infine il distinguere meccanicamente
un uso profano ed un uso religioso , considerando per ci stesso il primo come pi autentico.
Contrariamente a tutti questi tentativi di spiegazione a direzione unica, si cercato nel presente
dizionario di non attribuire un valore assoluto a nessuno dei metodi seguiti nella ricerca lessicale, ma di impostare i problemi nella maniera pi ampia possibile e di lasciarli
aperti , conformemente alla situazione attuale degli studi veterotestamentari e della linguistica
generale.
A differenza dei precedenti dizionari dell ' Antico Testamento, si tenuto conto dei risultati delle numerose ricerche nel campo della storia delle forme e della tradizione , le quali in molti casi
inducono a correggere notevolmente, nell'uso di un vocabolo, sia le classificazioni del materiale
sia la stratificazione cronologica. Da un lato, collocando stabilmente e chiaramente determinati
usi di un verbo o di un sostantivo p.e. nell 'ambito di una determinata forma giuridica, di un
discorso profetico, di un genere di salmi o nell'ambito di una determinata tradizione narrativa,
si pu ora individuare con sicurezza il contesto in base al quale va condotta l'esegesi del verbo
o del sostantivo in questione. D'altro lato non si pu pi distinguere troppo genericamente tra
un uso primitivo ed un uso tardivo di un determinato vocabolo e, dato che una parola
pu essere usata in maniere molto diverse tra loro, bisogna tener presenti sia gli usi che coesistono l'uno accanto all'altro, sia quelli che si susseguono.
Si tenuto conto in particolare di un contributo essenziale della linguistica pi recente, e cio
che la base della comunicazione linguistica non la parola, ma la frase. Ci corrisponde ai risultati della storia delle forme e della tradizione. Contrariamente al modo di procedere della
critica letteraria, secondo la quale l'uso di un vocabolo isolato pu essere determinante per la
catalogazione cronologiCjl, nella ricerca pi recente emerso in maniera sempre pi evidente
PREMESSA

che solo la frase o un complesso di frasi possono determinare una trad izione. Nell'elaborare
la portata di un vocabolo ci ha un significato essenziale: nel classi ficare le ricorrenze di un vocabolo
..
. bisogna partire dalle frasi in cui esso si trova e dalla loro funzione in un contesto ~u
ampio.
La compilazione di un dizionario richiede oggi che si presti attenzio ne anche alla cosiddetta
ricerca dei campi semantici; qui possiamo solo indicare quanto essa sia utile per determinare
il significato di parole che sono molto affi ni tra loro per contenu to o sembrano essere sinonime
e anche per la trad uzione in un'altra lingua, il cui campo semantico spesso diversament~
strutturato.
Infine bisogna acce nnare al fa tto che il numero accresciuto dei testi in lingue semitiche, i progressI degli studi sulla gram matica e sulla sintassi ebraica, il differenziarsi e il perfezionarsi dei
me.todi filologici e le numerose ricerche recenti nel campo della linguistica generale non hanno
facllitat? per nulla l'elaborazione di un dizionario dell'Antico Testamento, pur avendo reso
pOSSibIli molti progressi. Bisogna riconoscere che in di versi casi molti as petti restano ancora
oscuri qu~ndosi : uol determinare l' uso sia generale sia teologico di un vocabolo ebraico. Il presente dlzlonano e stato com pilato nella piena consapevolezza delle difficolt che ancora si incontrano q~ando si vuole elaborare accuratamente la funzione che la parola ebraica possiede
nel suo partIcolare contesto. Su questo punto l'elaborazione del dizionario confina con l'esegesi ,
alla quale vuole rendere un servizio.
E.Jenni/C. Westermann
Basilea e Heidelberg, aprile 1971.

INTRODUZIONE

A. Obiettivi del presente dizionario


Lo studioso della lingua ebraica gi da tempo dispone per l'Antico Testamento di dizionari abbastanza buoni , tra cui i pi usati sono GB, KBL, Zorell e HAL (per le abbreviazioni vd. st.
p. XVIII ss.). chiaro per che questi dizionari , impostati tradizionalmente come liste di possibili traduzioni in lingue moderne di una parola ebraica (con una parte introduttoria dedicata
all'etimologia, talvolta molto elaborata, ma accessibile solo allo specialista) senza un'esposizione pi diffusa e una discussione dei problemi , non possono dare un'idea adeguata dell'uso e
della vita delle parole nell' AT, come la scienza oggi richiede. Inoltre, al di l della filologia tradizionale e delle vie da essa seguite nella ricerca, la semasiologia e i metodi della storia delle
forme e della storia della tradizione hanno acquistato negli ultimi anni una importanza crescente; i loro risultati e le loro problematiche non si possono esporre in maniera adeguata nella disposizione seguita di solito dai dizionari . In particolare, per i vocaboli che hanno una certa importanza teologica sempre pi difficile offrire una visione d'insieme del lavoro compiuto dalla
scienza veterotestamentaria internazionale sul piano lessicale. perci necessario creare un dizionario particolare che, come si detto nell'anno 1966 nelle istruzioni date ai collaboratori del
DT AT al termine del lavoro di programmazione, completando i dizionari ebraici esistenti,
sulla base della scienza linguistica e tenendo presenti i metodi della semasiologia e della storia
delle forme e della tradizione, esponga con la massima concisione e completezza, indicando
anche la bibliografia di cui oggi si dispone, i vocaboli dell' Antico Testamento che hanno un' importanza teologica per il loro uso, la loro storia e il loro significato nell'ambito della teologia veterotestamentaria >l.
Non cel10 possibile dire se il risultato, che viene presentato qui nella sua prima met dopo .
un lavoro di cinque anni, corrisponda esattamente all'ideale perseguito. anzi necessario chiarire fin dall'inizio quello che non lo scopo del DT AT:
(a) Bench gli indici , previsti per il secondo volume, indichino che si presa in considerazione

una gran parte del lessico veterotestamentario, il DT AT, gi per il solo fatto che opera una scelta di voci, non pu sostituire ma solo completare i dizionari tradizionali. Persino nella trattazione delle radici e dei vocaboli , i numerosi dati lessicali , grammaticali, critico-testuali e bibliografici, anche nello stesso HAL, almeno per la parte finora uscita, non sono per nulla esaurienti.
(b) Pur conservando la massima apertura verso gli sviluppi pi recenti della scienza linguistica

(cfr. p.e. l'ampia esposizione della Encyclopdie de la Pliade, Le langage, ed. da A.Martinet,
1968, o l'introduzione pi specifica di O.Reichmann, Deutsche Wortforschung, 1969) e
dell'esegesi (cfr. p.e. K.Koch , Was ist Formgeschichte? '1967), un'opera collettiva come la
VI

PREMESSA

INTRODUZIONE

VII

presente non pu proporsi di seguire esclusivamente una determin ata teo ria e un determin ato
metodo, aprendo cos prospetti ve di ricerca del tutto nuove. La maggior parte degli studiosi
dell' AT non sono specialisti in linguistica e d'altra parte non esiste fin ora un metodo linguistico
ed esegetico unitario sul qu ale poter fa r convergere tutti i coll aboratori di d iversa provenienza.
Lo specialista potr a sua volta tradurre tacitamente nell a sua terminologia ri gorosa quello che
trova espresso talvolta in maniera non tecnica significato prima rio , ca m po semantico
ecc.). Ad alcuni sembrer che la storia delle forme o un qualsias i altro punto di vista siano trat tati con eccessiva ampiezza, mentre ad altri sembrer che vi si sia prestata troppo poca attenzione. Anche qui l'editore non ha potuto n volu to ridurre tutto allo stesso denominatore.

(c) Bench l'interesse principale sia ri volto all' uso teologico, il DT AT non vuole essere
un'esposizione della teologia veterotestamentaria suddi visa second o determinate voc i lessicali.
Anche prescindendo dal fatto che i coll aboratori del dizionario non provengono da una particolare scuola o da un particolare indi rizzo teologico e l'edi tore da parte sua non intervenu to
per nulla in merito a questioni teologiche, non si pu costru ire una teologia su una ricerca lessicale (cfr. J.Barr, The Semantics of Biblical Language, 196 1; trad. italiana: Semantica dellinguaggio biblico, 1968). Il DT AT parte dalle parole e dal loro uso, cosa che pu anche co ndurre
a concetti teologici abbastanza ben configurati, ma non da concezioni e idee teologiche come
tali onnipotenza , peccato , monoteismo ecc.), che possono ridursi ad un sistema.
Bench quando si tratta di realt astratte la differenza fra il significato di una parola e la cosa
significata venga a cadere (cfr. su questo punto anche le considerazioni di H.H.Schmid , Gerechtigkeit als Weltordnung, 1968, 4ss. sulla lingua ebraica e il modo di intendere la realt, proprio deg li israeliti ), e la semas iologia possa essere integ rata giustame nte con la problematica
onomas iologica, il DT AT resta nelle sue intenzioni un dizionario e non si sostituisce quindi
ad un lessico di concetti teologici che descrive il peccato nell' AT , l'immag ine dell'uomo
nell' A T , la concezione israelitica dell'alleanza ecc., e tanto meno ad un 'esposizione generale della teologia dell' Antico Testamento, per la quale esso resta soltanto un sussidio.

(d) Questo dizionario particolare destinato in prima linea ai teologi e ai pastori che possiedono
un a conoscenza minima dell'ebraico e della scienza biblica veterotestamentari a, ma anche coloro che non conoscono l'ebraico possono utilizzarlo facilmente, poich delle parole e dei tes ti
ebr. si data sempre la relati va traduzione, i caratteri ebr. sono stati trascritti e si sono aggiunti
deglI ~ndlcl. Nello s~esso tempo il DT AT si propone di presentare in sintesi ad un pi vasto
pubblIco quello che .e esposto dagli specialisti in un'ampia serie di pubblicazioni , ed augurabile
che questo lavoro al.utl a comprendere meglio l'A ntico Testamento e il suo messaggio. D'altra
~arte tutto questo nvela anche i limiti del dizionario: esso non in grado di fornire al pastore
I eseges I. del testi e neppure la loro traduzione nella lingua di oggi, m a rimane anche da ques to
punto di vista un semplice strumento dell'esegesi.

B. L 'impostazione del dizionario


Nella scelta d.e i vo~aboli che hanno rilevanza teologica non si possono evitare del tutto opi niOni soggettive. CIO dipende naturalmente dal fa tto che anche 1' uso teologico non si pu
distinguere nett~mente da un uso generale o profano . In genere apparsa opportun a una
presentazione plU ampia possibile dell' uso teologico , cio una considerazione non solo de i
pasSI che contengono verbi il cui soggetto o oggetto Dio, opp. sostanti vi che designano Dio,
VIII

INTROD UZIONE

ma per quanto possibile, di tutti i casi in cui si esprime una certa relazione tra Dio e il popolo
opp. tra Dio e l'uomo. Proprio per ques to per ad alcun i sembrer che manchino molte cose,
mentre ad altri l'ambito preso in considerazione potr apparire troppo esteso.
Per documentare la particolarit specifica di un dizionario basato sui concetti, si sono ded icate
delle voci proprie . oltre che alla massa dei sostantivi e dei verbi , anche ad altre categorie grammaticali , come pronomi (-' ani io , - kol tutti ), avverbi (- 'illaj forse , -'ajje
dove? , - miilaj quando? ), preposizioni (' im con ) e anche interiezioni (- 'ahiih
ah! , - hj guai! , - hinne ecco! ).
D'alt ro lato non si sono riservate delle voci proprie ad una serie di altri vocaboli , che fo rse si
sarebbero voluti vedere qui . Questo vale sia per alcuni sostanti vi (har monte , majim acqua) o verbi Usb sedere, abitare , klb scri vere) che ricorrono spesso, sia anche per molte
nozioni , tra cui soprattutto quelle che si riferiscono al culto, per le qu ali si posso no consultare
i di zionari biblici. Il DT A T non stato es pressamente concepito come un'opera che va consultata in fatto di archeologia o di stori a delle religioni , poich all ora l' attenzione (come avv iene
per un lessico delle cose o de lle idee) si sarebbe spostata troppo dalla fun zione significativa delle
parole alla descri zione della realt designata e della sua stori a. C hi dunque ricerca delle informazioni archeologiche o di storia delle religioni sul sa ntuario dell'arca, sul sacrificio o sul sacerdozio, non le trover qui co n la scusa di condurre una ricerca linguistica sui termin i 'aron
cassa , zbf; uccidere, sacrificare oppure kohen sacerdote . Questi e altri vocaboli come
'ezb issopo , 'e/d efod , 'ad 'el ara sacrificale , blimii altura cultuale ecc. sono
stati quasi sempre tralasciati , poich altrimenti l'ambito di un piccolo dizionario teologico sarebbe stato oltrepassato di molto.
Lo stesso vale anche per i no mi propri , i quali , ad eccezione degli epiteti divini Jahwe e Saddaj,
e dei nomi Israele e Sion che sono di venuti titoli religiosi, non hanno una voce propria. Certamente, Abramo e Dav ide con le loro rispetti ve tradizio ni , Gerusalemme ed anche Ca naan
e Babiloni a non sono realt teologiche di scarsa importanza, tuttav ia non si possono pi collocare nel qu adro di un dizionario orientato in senso semasiologico.
Bisogna per osservare che numerosi vocaboli , i quali non posseggono una voce propria, sono
trattati sotto altri termini , s ia come sinonimi o opposti sia come elementi che rientrano nel
campo semantico di un termine trattato. Cos possibile far rientrare har monte , nel suo
significato teologico, sotto -$ijj6n Sion ; mlijim acqu a ejiim mare , nel loro significato
mitologico, sotto - l eh6m abisso ;jsb sedere, abitare sotto -skn abitare ecc. Per alcuni
vocaboli che ricorrono spesso, gi nell'elenco alfabetico dei termini si indica la voce corrispondente sotto cui il vocabolo trattato; in molti altri casi gli indici alla fin e del secondo volume
faciliteranno la ricerca.
Per quanto riguarda l'ordine de i termini trattati , si presenterebbero di per s diverse possibili t.
In primo luogo poteva sembrare attraente partire da un principio ordinatore basato sul co ntenuto e tentare di esporre il lessico nella sua struttura contenutistica. Tuttav ia ragioni teoriche
e soprattutto pratiche ci hanno indotto a res tare su un princi pio ordinatore form ale , basato
sull'alfabeto, ed a stabilire nell'es posizione stessa oppure con accenni secondari le necessarie
relazioni di contenuto. Inoltre, come naturale per le lingue semitiche, i termini derivanti da
una stessa radice sono stati trattati sotto una sola voce: ci non significa che l'autonomia di
significato delle singole parole sia stata sacrificata ad un errato abbaglio della radice (cfr.
J.Barr, I.c., 104ss; trad . italiana 144ss.) e che il significato sia stato subordinato all'etimologia.
Tali deformazioni del resto non si evitano automaticamente qu ando si catalogano in ordine
puramente alfabetico le singo le parole ; d'altra parte la trattazione diffe renziata delle formazioni
I T RO D UZIO E

IX

nomin ali e delle forme verbali che viene effettuata nei dizionari tradizio nali non del tutto
esente da critica; ivi infatti ~redreq e ~ ' daqa compaiono co me le nlmi distinti , m a non ~ idd q
e hi~ drq . Anche qui sono state determin ant i alcune considerazio ni pratiche, relati ve all'esposizione, pi che dei principi puramente teorici, e questo fa si che anche nell ' impostazio ne dell e
singole voci la disposizione resti relati va mente libera ed elas tica (cfr. p.e. - 'bh , dove 'rebjon
trattato come vocabolo a s, e -'mn , dove ai deri va ti pi importanti sono state dedica te qu asi
delle voci a parte nei paragrafi 3 e 4).
Resta infine affidata al calcolo soggettivo l'ampiezza da riserv arsi alle singo le voc i. La di visione
originaria in voci corte, normali , lunghe e lunghiss ime, come ci si poteva attendere, scomparsa da s in una certa misura nell a stesura delle voc i stesse. Certo, alcune cose potevano dirsi
in modo pi conciso ed altre in modo pi di ffu so, tuttav ia le diffe renze nell a stesura no n dovrebbero superare qu anto ci si as petta da un'opera compos ta in colla borazione. In sostanza, grazie alla disciplina dei collaboratori , si evitato anche il pericolo, be n noto ad og ni editore, che
i contributi si sviluppassero in modo tale da di vent are vere e proprie tratt azio ni indipendenti.

C. L'impostazione delle singole voci


Ogni voce, riassumendo i risultati delle ricerche lessicali , a differen za dei dizionari tradizionali
dovrebbe contenere possibilmente affermazio ni in frasi complete e in uno stile stringato e conciso. Anzich usare sottotitoli ed un apparato di note, per dividere tra loro le varie parti si numerano i paragrafi e si adoperano due tipi di ca ratteri tipografici; m olto s pesso si fa uso di parentesi per espressioni secondarie, citazioni bibliografich e ecc.
Il titolo della voce consiste in un solo lemm a ebr. , per lo pi la radice (verbale) o un sostantivo
primario, in casi particolari anche il rappresentante principale del gruppo considerato (p.e. _
tora ), cui si fa seguire il significato fondamentale in traduzione italiana. Poich il titolo dell'articolo costituisce anche la testata, deve essere mantenuto molto bre ve. Esso ha soltanto lo scopo pratico di dare una identit alla voce e non pu quindi anticiparne il conte nuto. Per le radici
-'hl' e -'mn , che non posseggono un qal, ma che hanno numerose derivazio ni di ugu ale importanza e di diverso significato , si sono scelti dei significati approssimati vi della radice che
hanno il valore di una sigla (<< dopo , stabile, sicuro ).
'
La voce si divide generalmente in cinque parti , di cui la terza e la quarta sono le pi ampie.
La numerazione delle parti principali in alcune voci pi lunghe in cifre romane nelle altre
in cifre arabe. Le indicazioni dei paragrafi si susseguono quindi alla seguent~ m aniera:
Il II/ .. _11 2/ ... a) b).. . (1 ) (2).. . ; non c' quindi confusione nell'uso delle cifre arabe in
grassetto, che designano sia i paragrafi delle cinque parti principali , quando queste sono indicate con Cifre romane, sia normalmente le cinque parti principali di un a voce.
Per le parti principali che restano invariate c' da osservare quanto segue:

l . Radice e derivazioni. La prima parte si occupa di tutto quello che co ncerne la radice. Seguono la numerazione dei deri vat i che sono trattati nella voce, e spesso viene indicato anche
Il genere di denvazlone (la fun zione dell a coniugazione verbale , la classe cui appartie ne la formazione nominale ec.c.), se Ci utile in qualche maniera per stabilire il significato (cfr. D.Michel , Archlv fur Begnffsgeschichte 12, 1968, 32ss.). In questa fun zione della prima parte, ossia
111 questa presentazione Sll1tetlca del contenuto di tutto qu anto il gruppo che viene tratt ato sta
la ragione per CUI , senza dare un 'eccessiva importanza all'etimOlogi a per determin are il si~ni
X

INTROD UZIONE

fi cato attuale dei vocaboli ne ll ' A ntico Testamento, vengo no posti all'ini zio dell 'a rticolo e non
alla fin e, co me vie ne suggerito s pesso dall a modern a less icografi a, i dati che riguarda no la presenza della radice in altre lingue semitiche, le considerazioni sul signifi cato primario comune a tutto il gruppo ed altre eve ntuali osservazioni ri guarda nti l'etimologia. In mol ti casi si accenn a anche ai limiti del metodo etim ologico, persino caro ai teologi, e si mette in guardia contro eventuali specul azio ni. Del resto lo stu dioso dell ' Antico Testamento pu anche essere interessa to a conoscere in sintes i l'este nsio ne di un determinato gruppo in altre lingue sem itiche
ed eventualmente anche se esso ricompare, pur con altre rad ici, in determinati ambiti ecc.
ev idente che, a diffe renza di un dizio nario etim ologico (il qu ale nel nostro campo del resto non
es iste anco ra), no n si pu pretendere di fo rnire su questo punto dei dati completi : in genere
si sono prese in consideraz io ne le lingue semitiche pi anti che dell' A T o ad esso contemporanee, specialmente l'accadico, l'ugaritico, il fe nicio punico e l'aramaico pi antico.

2. Statistica. In una seconda parte, anch'essa relati va mente corta, vengono fo rni ti i dati statistici sulla presenza dei vocaboli nell' AT e nelle sue singole parti, in alcuni casi co n un quadro
prospettico . Anzich fornire un sempli ce catalogo dei vocaboli , si possono gi qui sottolineare
alcune part icolarit sulla loro d istribu zio ne. Nell a scienza lingu is tica recente anche la statistica
dei termini comincia lentam ente a farsi strada; pur essendo vero che, come avv iene per ogni
statistica, c' il pericolo che ne deri vi og ni ge nere di abuso, per sembrato gi usto dare un fondamento sicuro ad una stati stica de i termini dell' AT , poich, contrariamente a qu anto avviene
per il NT ( R.Mo rgenth aler, Statistik des ntl. Wo rtschatzes, 1958), non si ha ancora in questo
campo molto m ateriale a disposizio ne.
Come in ogni statistica, anche qui si richiede anzitutto una presentazione accurata d i quello
che viene numerato. I dati del DT A T si basano sul tes to maso retico non emendato della BH'
e considerano come unit a s ogni ricorre nza di un dato termine nelle sue di verse forme grammaticali . Perci p.e. l'inf. assaI. con un verbo finito vale come due ricorrenze. Vengono quindi
elencati no n i di versi ness i logici o i versi che contengono il vocabolo (talo ra pi volte), ma
le singole ricorrenze del termine prese a s. Bench piccoli errori numerici o arroto ndamenti
di cifre siano pratica me nte insignificanti per le conclusioni che si devono trarre da i numeri , nella statistica si cercata per la m aggior esattezza possibile. Perci si sono consultate per i singoli
libri biblici le co ncord anze di Mandelkern (i ncl. le appendici di S.Herner) e di Lisowsky, tra loro
indipendenti e impostate su basi di verse, e qu ando i dati erano di vergenti si operata un a collazione. Quando stato necessario scegliere tra diverse interpretazioni grammaticali e tra diverse identificazioni di un termine, il risultato della scelta stato presentato in breve per quanto
era necessa rio , poich un a s tatistica pu essere cont roll ata solo se i numeri sono ben delimitati.
Le correzioni che come risultato secondario dell a ricerca, sono state apportate alle concordanze
di Lisowsky non 'sono quindi per nulla una critica ai grandi meriti di ques t'opera. Se nell a bibografi a si incontrano dati statistici di verge nti dai nostri , ci dov uto molto spesso ad un diverso conteggio, il qu ale naturalmente pu essere valido tanto qu anto il nostro, purch sia chiaro e sia usato con coerenza.
Il valo re dei dati statistici sarebbe naturalmente molto pi significativo per la storia dell a lingua
se si fossero potuti o rdinare i dati non seguendo meccanica me nte i libri biblici, m a secondo
l'epoca di composizio ne de i singoli compless i lette rari . Poich per l'analisi letteraria e la datazione di m olti testi sono controverse o impossibili , non si potuto seguire ques ta strada per
costruire la statistica dei te rmini se no n in casi eccezionali . A nche una particolare trattazione
metodica, p.e. del De uteroisaia (e del T ri toisaia?), av rebbe gi com plicato di molto il procedi mento. Nei singoli casi tali precisioni si posso no ricuperare se nza troppa fa tica.
INTR O D U ZIO NE

XI

Per poter misurare la frequenza relativa di un termine in un determinato libro biblico, anche
prescindendo dal significato statistico che essa possiede, necessario un quadro comparativo
del contenuto globale dei singoli libri biblici. Come strumento provvisorio pu servire il quadro
seguente (cfr. anche voI. Il , Appendice statistica), relativo all 'ampiezza dei libri dell ' AT in percentuale (per mille; approssimata):
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Pentateuco

68
55
39
54
47
263

Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Gios-2Re

33
32
43
36
43
40
227

Gen-2Re

490

Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zae
Mal
Profeti

55
71
61
8
3
7
l
2

5
2
2
3
2
IO
3
235

Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eede
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
Ketubim
AT

64
27
23
4
4
lO
5
lO
20
12
17
35
44
275
1000

(di cui aram. 16: Dan 12 su 20, Esd 4 su 12).

3. Significato e storia del significato.

Nella terza parte segue l'esposizione dell' uso generale del


termme oPp'. del gruppo nell' AT. Ci si limita ai libri del canone ebr.; talvolta , ma non regolarmente, SI mcludono anche le parti ebr. del libro di Ben Sira (Ecclesiastico). Non sono stati
presI m consIderazione l'ebr. postbiblico e la letteratura intertestamentaria, conservata solo nella tradUZIone gr. ; sui punti pi importanti dato eventualmente qualche breve accenno nella
parte conci usi va della voce.

Nell'esposizione si lasciata grande libert agli autori . La divisione pu essere effettuata su basi
semaslologlche (sIgnificato principale, ampliamenti, sensi traslati ecc.), grammatico-sintattiche (smg./plur., dIverse costruzioni dei verbi ecc.) o anche storiche; in genere si sono inclusi
qUI anch~ quel datI che per lo pi i dizionari tralasciano per ragioni di spazio e cio l' inserzione
del termme m elenchi i cam .
.. l'
.
' "
. '
'.
'.
'
pl semantlcl , g I OppostI , la delImItazIOne nspetto a termini sinonImI, le ragIOnI su cui si fonda un mutamento semantico, i significati assenti nell'A T ecc. Invece SI sonoevltate, per quanto possibile, le digressioni storico-culturali od esegetiche che superano I lImItI della ricerca lessicale; su questo punto ci si limita ad eventuali accenni bibliografiCI (manualI , commentari, studi monografici).
P . h'
OIC .e una sezione bibliografica non ci sembrata del tutto utile le citazioni sono state fatte
dI solIto nel luogo appro iat . I
.
.
.'
.
pr o, m a cunl casI anche nella forma dI una breve sintesi della storia
della ncerca. Quando si tratta d' t .
.,
.
'
.
I eSI controverse SI e fatto un rapIdo cenno alla posizione con.
trana; le VOCI dovrebbero dare un 't tt d i '
.
n ra o e tutto oggettIvo della sItuazione in cui si trova oggi
Ia d Iscusslone.

4. Uso teologico. La terza parte pi '

I
"
, u genera e, COStituIsce la premessa su cui ci si pu basare
per esporre l'uso teologico p"
'fi
SI '
'"
ramen
l' '
' IU specl ICO. o o m pochISSImI casi possibile distinguere chiate, ne sIgnIficato del termine, tra profano e teologico ; tuttavia vi (non con la
XII INTRODUZIONE

stessa chiarezza in ogni vocabolo) una certa gradualit nell 'uso dei termini , la quale viene indicata dalla maggiore o minore importanza teologica del contesto, e che molto spesso pu essere messa in evidenza dalla storia delle forme e dalla storia della tradizione. Non si deve per
pensare che si possano stabilire ovunque confini precisi: generalmente nella terza parte vengono presentate delle prospettive generali (lasciando da parte gli usi teologici particolari) e nella
quarta parte invece vengono trattati i problemi specifici di natura teologica. anche possibile
unire tra loro i paragrafi 3 e 4 (p.e. - !m ' ); in alcune voci inoltre due diversi vocaboli o due diversi gruppi sono stati trattati in questi due paragrafi (-'bh , -'I;r).
Anche all' interno della quarta parte l'ordinamento non segue norme precise. Secondo il parere
degli autori , si sono preferite di volta in volta prospettive semasiologiche, storiche e teologiche.
Per quanto riguarda il materiale comparativo extrabiblico, si sono citati quasi solo i testi accadici
o del semitico nordoccidentale pi antichi de)!' A T o ad esso contemporanei , e talvolta anche
quelli egiziani . Si rinunciato ad un panorama completo sull'uso di termini equivalenti in tutto
quanto l'ambiente che va dalla Mesopotamia all'Egitto, come pure si sono evitate digressioni
riguardanti la storia delle religioni , per non oltrepassare l'ambito del dizionario, ma anche tenendo presenti le possibilit di cui effettivamente si dispone.

5. Sviluppi posteriori.

La parte conclusiva espone brevemente se e come l'evoluzione dell' uso


teologico prosegue fino al giudaismo tardivo e al Nuovo Testamento opp. al Cristianesimo primitivo. In genere sono sufficienti semplici accenni bibliografici. I dati relativi ai principali equivalenti gr. dei termini ebr. nei Settanta e nel Nuovo Testamento possono essere forniti indicando per lo pi i corrispondenti articoli del Th W ( = GLNT). Del resto anche qui , come in
altri settori marginali, non si possono dare informazioni esaustive. Non si vuole comporre una
" summa " biblico-teologica che racchiuda tutto, ma solo accennare in maniera concisa al collegamento con le scienze vicine, di cui il teologo deve tener conto.

D. La trascrizione dell' ebraico


Tranne che nei titoli delle voci e in pochissimi passi, in cui bisognava far risaltare le sottigliezze
masoretiche, per motivi tipografici si rinunciato nel presente dizionario ai caratteri ebraici;
ci dispiacer forse a molti ebraisti i quali, adattandosi con difficolt alla trascrizione, non troveranno qui purtroppo la scrittura cui sono abituati. Nelle pubblicazioni scientifiche odierne
la trascrizione viene utilizzata sempre di pi; essa, se usata correttamente, in grado di soddisfare a tutte le esigenze del caso ed comunque preferibile al compromesso tipografico di
usare solo caratteri ebraici non vocalizzati.

Consonanti:
(alef)
(bet)
(ghimel)
(dalet)
(he)
(waw)
(zajin)
(I;x:t)

b
g

h
w

z
f;

(let)
Uod)
(kaf)
(Iamed)
(mem)
(nun)
(samek)
('ajin)

(pe)
j

(~ade)

(qof)
(res)
(sin)
(sin)
(taw)

n
s

INTRODUZIONE

p. i
$
q

S
S

XIIl

Vocali:

corta lunga

(qme~)
(pta~)

(~er)

(segl)
(l)ireq)
(~Iem)
(qibbu~)

Il?

e
lE
{)

il

(qme~ ~a\uf)
(~lem

magnum)

(sureq)
(sew mobile)
(~tef ptalJ)
(\:ttef qme~)
(~tef segl)

o (in sillaba chiusa atona)


ii
il

ii'

Il sistema di trascrizione qui adottato un espediente pratico per rendere l'ebraico masoretico
secondo la pronuncia tradizionale che si insegna nelle nostre universit . Non intende riprodurre con una traslitterazione precisa tutte le particolarit dell'ortografia della scuola di Tiberiade'
non si prefigge neppure uno scopo puramente fonematico n vuoi raggiungere forme megli~
giustificate dalla storia della lingua al di l della grammatica tradizionale. Le spiegazioni che
seguono sono rivolte anzitutto ai non specialisti; le scelte pratiche resesi necessarie per la pubblicazione del dizionario, le quali dovevano anche tener conto delle esigenze tipografiche, non
sono per nulla normatlve.
Per quanto riguarda la pronuncia delle consonanti (cfr. per i dettagli le grammatiche, p.e. Meyer
1,4Iss.) va osservato che ' e . equivalgono per convenzione ad un attacco duro di voce (come
nel tedesco ge'ehn ), z si pronuncia come una s sonora (cfr. z in francese), f; una h fortemente aspIrata come la c toscana (p.e. casa) oppure il ch tedesco (p.e. ach ), S si pronuncia come una s enfatica (per altri equivale al suono ts), 5 si pronuncia s es sc (p.e. scendere ). Per le cd. begadkefat (b, g, d, k, p e l), che dopo vocale erano pronunciate non come
OCclu.slve, ma come fricative, nella trascrizione si conservata la distinzione solo per p (p all'iniZIO d! parola e dopo consonante,fdopo vocale). La consonante b pu essere pronunciata v e'
k puo vemr aspIrata, secondo una pronuncia abbastanza diffusa , senza che ci sia indicato nella
scnttura.
I segni consonant~ci h, w e) (matres lectionis) sono usati per indicare vocali lunghe solo quando
s~ trascnvo~o testI non vocalizzati (iscrizioni extrabibliche, testi qumranici, ketib ecc.)e quando
SI vuolmdlcare la dIspOSIzIone alfabetica; inoltre h (finale) usata per i verbi tertiae infirmae
(III w /J ) nella terza perso sing. masc. del perf. , ossia nella forma con cui essi vengono designati;
tale. forma, tranne che nel verbI con vocale media lunga (inf. cs. bO ', bJn,gur ecc.), viene data
altnmentl
solo come,radIce consonantica non vocalizzata (p ..
e 'bd , 'bh , 'bi , da pronuncIarsI
. . ,-ab d'-bo ,_
a , a a,. abal con I accento sulla seconda sillaba, in alcuni casi anche con e invece di a nella
~econda SIllaba: f;~s. = f;js e tra i termini trattati nel primo volume lh",)r' , kbd, Ibs). Nel primo
~Iu:e u~a possIbIle ~onfuslone ~on h consonantico in quanto terza radicale si ha solo per gbh
( g bah), nel testo SI indIca pero quale deve essere la pronuncia esatta (col 342) Nella vocahzzaZlone
non..
si tiene
'
'.
.
.
fi
_ conto d'I h come d
eSlgnazlOne
dI vocale, e questo specialmente
per la
1n~le del femminIle -a (p.e. malk regina , non malkiih il suo [ = di lei l re ). Per lo alef
qUlescente
adottIamo
un siste ma un po' d Iverso:
'
.
.
. Invece
_
quando esso designa una vocale non
vIene
.-- capo , aram. malka- Il. re . quando per
, . trascntto, p.e. In .lo non ,hu
egI"I , 10S
' o in gruppo
"
.
d'qUlescente
. . e non qUlescente compaiono assIeme
In un paradlgma
grammaticale
.' te~~lnl strettam~nte legati tra loro, viene scritto anche lo' che non pi pronunciato erch
Sla. plU fac)lle Identificare la radice (p.e. dalla radice)r' le derivazioni nor' terribile :>Pe}"ir'
t Imore.
Per
riguarda
' . vengono considerati sempre vocali lunghe
_ quanto
_).
r
..le vocali ' $er e hl
. em e b
ralcl
( e e o , In conlormlta con la grammatica tradizionale.
XIV

INTRODUZIONE

L'accento risiede generalmen te sulla sillaba finale e non viene perci indicato. Le forme lessicali con accento sulla penultima sillaba , tra cui specialmente i segolati (forme nominali con
ce nella sillaba finale), hanno un accento acuto, mentre non I~ hanno le forme ch~ nella flessione vengono ad avere finali atone (p.e. 16mm perch , 'iiwcen iniquit , hrcem scomunica , '6zcen orecchio ; invece diiM,. parola , 'a?mcel fedelt con finale accent uata
e ktabt tu hai scritto , pronunciato kiitobl). Nei segolati del tipo mclcek re , dcrcek
via hcsced bont ecc. , che sono molto frequenti e facilmente riconoscibili , per motivi
di sem~icit non si indicata la lunghezza (del resto controversa) della vocale primitiva; nelle
parti scritte in piccolo anche l'accento acuto stato tralasciato per motivi tipografici.
I nomi propri sono scritti con iniziale maiuscola (eccetto nel caso di ' e iniziali).
Per la trascrizione delle varie lingue semitiche si possono consultare le relative grammatiche
e i dizionari; la trascrizione dell'accadico si basa su GAG e AHw , quella dell'ugaritico su UT
(va notato che in ugaritico a , i e u non sono vocali , ma designano alef consonantico diversamen te vocalizzato).

E. Concordanza dei testi biblici con numerazione diversa


Nella numerazione dei capitoli e dei versi il DT A T segue la Bibbia ebraica, con la quale non
concordano sempre le numerazioni della Volgata e di altre traduzioni . Per facilitare la consultazione dei testi a coloro che utilizzano la Bibbia di Zurigo (1931), alla quale si fa spesso riferimento nel corso dell'opera, o la Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana (CE!), riponiamo
nella tabella seguente le divergenze tra le relative numerazioni .
Bibbia ebraica

Bibbia di Zurigo

Gen

32,1
32,2-33

Gen

Es

7,26-29
8,1-28
21 ,37
22,1-30

Es

Lev

5,20-26
6,1-23

Num

12,16
13,1-33
17 ,1-15
17,16-28

Deut

IRe

Lev

31,55
32,1-32
8,1-4
8,5-32
22,1
22 ,2-31
6,1-7
6,8-30

Num

13,1
13,2-34
16,35-50
17,1-13

13,1
13 ,2-19
23,1
23,2-26
28,69
29,1-28

Deut

12,32
13,1-18
22,30
23,1-25
29,1
29,2-29

5,1-14

IRe

5,1-14

5,15-32

5,15-32

Bibbia CEI
Gen

32,1
32,2-33

Es

7,26-29
8,1-28
21 ,37
22,1-30

Lev

5,20-26
6,1-23

Num

12,16
13 ,1-33
17,1-15
17,16-28

Deut

13,1
13,2-19
23,1
23,2-26
28 ,69
29,1-28

IRe

5,1-14
(4,21-34)
5,15-32
(5,1-18)

INTRODUZIONE

XV

Bibbia ebraica

Bibbia di Zurigo

Bibbia CEI

2Re

12,1
12,2-22

2Re

I l,21
12,1 - 21

2Re

15

8,23
9,1-20
63,19a
63,19b
64,1-11

15

9,1
9,2- 21
63,19
64,1
64,2- 12

15

8,23
9,1- 20
63,19a
63,19b
64,1-1 1

Ger

8,23
9,1-25

Ger

9,1
9,2- 26

Ger

8,23
9,1-25

05

2,1-2
2,3-25
14, 1
14,2-10

05

1,10-11
2,1-23
13,16
14,1-9

05

2,1-2
2,3-25
14,1
14,2-10

12,1
12,2-22

Gioe

3,1-5
4,1-21

Gioe

2,28-32
3,1-21

Gioe

3,1-5
4,1-21

Mi

4,14
5,1-14

Mi

5,1
5,2-15

Mi

4,14
5,1-14

Zac

2,1-4
2,5-17

Zac

1,18-21
2,1-13

Zac

2,1-4
2,5-17

Mal

3,19-24

4, 1-6
39,31-35
40,1-19
40,20-27
40,28
41 ,1-25

3,19-24

40,1-5
40,6-24
40,25-32
41,1
41,2-26

Mal
Giob

Mal

Giob

Eccle
Dan

Neem

ICron

6,12
7,1-29

Eccle

3,31-33
6,1
6,2-29

Dan

3,33-38
4,1-17
10,1
10,2-40

Neem

5,27-41

ICron

6,1-66

XVI

1,18
2,1-17
13,23
14, 1-14
INTRODUZ IONE

3,31-33
5,31
6,1-28
4,1-6
4,7-23
9,38
10,1-39
6,1-15

Eccle
Dan

2,1
2,2-18
14,1
14,2-25

L'editore si sente in dovere di ringraziare l'ill ustre collega prof. D .C.Westermann di Heidelberg, il cu i interessamento ha reso possibile l'adesione di gran parte dei circa quaranta collaboratori di questo primo vol ume del DT A T; a lu i si devono anche il progetto dell'opera e i necessar i collegamenti con la casa editrice. Il fatto che i collaboratori rappresentino soprattutto
due distinte regioni geografiche, e cio Heidelberg e la Svizzera, dovuto a situazioni personali,
tuttavia i contribut i provengono da circa dieci paesi.
I manoscritti degli autori di lingua straniera sono stati tradotti dall'editore. Egli ha rielaborato
gli articoli per dar loro una forma u nitaria; tutti i manoscritti sono stati perci ricomposti. Si
usato spesso del d iritto, in precedenza concordato, di poter operare mutamenti, anche di contenuto (nei casi pi importanti dopo aver interpellato l'autore), meno per togliere che per aggiungere; le aggiunte dell'editore, quando d ivergevano abbastanza dal lato tematico o quando
sono state apportate in vista dell'impostazione generale del dizionario (inserzione di sinonimi
ecc.), e perci non volevano essere u na crit ica al contributo dell' autore, sono state indicate con
un * (* accanto a cifre o lettere che indicano paragrafi si riferisce al relativo paragrafo, * dopo
un capoverso si riferisce solo ad esso). In tal senso stato quind i necessario intervenire soprattutto nelle prime due parti delle singole voci; solo l'editore inoltre responsabile della revisione
dei dati statistici. Poich la correttu ra delle bozze stata effettuata dagli autori solo per le voci
pi lunghe, le sviste e gli errori di stampa anche in questo caso sono a carico dell'editore.
Un ringraziamento particolare va infine al dott. Thomas WiIIi (ora in Eichberg, cantone di San
Gallo), al dott. Gerhard Wehmeier (ora in Dharwar, Mysore St., India) e a Matthias Suter, che
l'editore ha avuto accanto a s l' uno dopo l'altro come assistenti e che fin dalla fi ne del 1968
si sono assun ti il faticoso compito di controllare i testi e di correggere le bozze.

3,98-100
6,1
6,2-29

ICron

5,27-4 1
(6,1-15)
6,1-66
(6,16-81)
12,4-5
12,6-41

2Cron

1,18
2,1-17
13,23
14,1-14

Ernst lenni

Basilea, aprile 1971

6,12
7,1-29

3,33-38
4,1-17
10,1
10,2-40

12,4
12,5-40
2Cron

40,1-5
40,6-24
40,25-32
41,1
41,2-26

Neem

6,16-81

12,4-5
12,6-41
2Cron

7,1
7,2-30

Giob

F. Osservazioni sul primo volume

NOTA DELL 'EDITORE ITALIANO


Nell' edizione italiana del DTAT si sono ovviamente omessi tutti quei riferimenti specifici alla lingua
tedesca che risulterebbero privi di senso, se non addirittura incomprensibili, qualora fossero trasposti in un 'altra lingua. Quando stato possibile, si cercato tuttavia di compensare tali omissioni
con adattamenti analoghi alla lingua italiana di quello che nell'edizione originale strettamente
legato alla configurazione linguistica del tedesco. Questo vale anche per alcuni riferimenti che vengonofatti nell' edizione originale alla versione tedesca della Bibbia di Zurigo (Zurcher Bibel), i quali
restano comprensibili solo all'interno del patrimonio storico-linguistico del tedesco.
Per quanto riguarda la parte bibliografica, si indicata la corrispondente versione italiana delle
voci del Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament (= Grande Lessico del Nuovo Testamento), almeno per la parte finora tradotta (voli. I-XI).
I nomi propri (di persona e di luogo) sono citati secondo la versione della Bibbia della Conferenza
Episcopale Italiana (CE!), che alle pp. XVs. sostituisce anche la RSV (Revised Standard Version)
dell'edizione originale.
Gian Luigi Prato
Aprile 1978
, Per i/ 1'0/.

x/

cfr .

(I.

14141 .

INT RODUZIONE

XVII

ABBREVIAZIONI

Deut:
Gios:
IRe:
Is:
Dtis:
Ger:
Ez:

Libri della Bibbia


Ab
Abd
Agg
Am
Apoc
Atti
Bar
Cant
Col
1/2Cor
1/2Cron
Dan
Deut
Dtis
Dtzac
Ebr
Eccle
Eccli
Ef
Es
Esd (3Esd)
Est
Ez
Fil
Filem
Gal
Gen
Ger
Giac
Giob
Gioe
Giona
Gios
Gi ud
Giuda

Abacuc
Abdia
Aggeo
Amos
Apocalisse di S. Giovanni
Atti degli Apostoli
Baruc
Cantico dei Cantici
Lettera ai Colossesi
Lettere ai Corinti
Cronache
Daniele
Deuteronomio
Deuteroisaia
Deuterozaccaria
Lettera agli Ebrei
Ecclesiaste
EcclesiaStico
Lettera agli Efesini
Esodo
Esdra
Ester
Ezechiele
Lettera ai Filippesi
Lettera ' a Filemone
Lettera ai Galati
Genesi
Geremia
Lettera di S Giacomo
Giobbe
Giele
Giona
Giosu
Giudici
Lettera di S. Gi uda

Giudit
Gv
1/2/3Gv
Is
Lam

Giuditta
Giovanni
Lettere di S. Giovanni
Isaia
Lamentazioni
Le
Luca
LettGer
Lettera di Geremia
Lev
Levitico
1/2/3Mac Maccabei
Mc
Marco
Mal
Malachia
Mi
Michea
Mt
Matteo
Nah
Nahum
Neem
Neem ia
Num
Numeri
OrMan
Preghiera di Manasse
Os
Osea
1/ 2Piet
Lettere di S. Pietro
Prov
Proverbi
1/2Re
Libri dei Re
Rom
Lettera ai Romani
Rut
Rut
Sal
Salmo/i
II2Sam
Libri d i Sam uele
Sap
Sapienza
Sof
Sofonia
SDan
Supplementi a Daniele
SEst
Supplementi a Ester
II2Tess
Lettere ai Tessalonicesi
II2Tim
Lettere a Timoteo
Tito
Lettera a Tito
Tob
Tobia
Tritois
Tritoisaia
Zac
Zaccaria

Commentari citati in abbreviazione


Gen:
Es:
Lev:
Num:
XVIII

~.~~th~a1T~T5~ 129i9. 1949-52; C.Westermann, BK I,


MMNNoth , ATD 6, 1962; K.Ell iger, HAT 4 1966
. oth, ATD 7, 1966.
,
.
ABBREVIAZIONI

I 966ss.

Os:
Gioe , Am:
Sal:
Giob:
Prov:
Rut, Cant:
Eccle:
Lam:
Est:
Dan:
Esd , Neem:
1/2Cron:

G .von Rad , ATD 8, 1964.


M.Noth , HAT 7, ' 1953.
M.Noth , BK IX/I , 1968.
O.Kaiser, ATD 17, 1960; H.Wildberger, BK X, 1965ss.
C.Westermann , ATD 19, 1966; K.Elliger, BK XI, 1970ss.
W.Rudolph , HA T 12, ' 1968 (numerazione delle p. diversa rispetto a ' 1958).
G .Fohrer- K.Galling , HAT 13 , 1955; W.Eichrodt, ATD 22 , 1959/66;
W .Zimmerli , BK XIII, 1969.
H.W.Wolff, BK XIV/I , 1961; W.Rudolph , KAT XIII/I , 1966.
H.W.Wolff, BK XIVI2 , 1966.
H.-J.Kraus , BK XV , 1960.
G .Fohrer, KAT XVI, 1963; F.Horst, BK XVIII, 1968.
B.Gemser, HAT 16, ' 1963; H.Ringgren , ATD 16/1 , 1962.
W.Rudolph , KAT XVII/l.2, 1962; G.Gerleman, BK XVIII , 1965;
E.WUrthwein , HAT 18, ' 1969.
W .Zimmerli, ATD 16/1 , 1962; H.W .Hertzberg, KAT XVII/4, 1963;
K.Galling, HAT 18 , ' 1969.
H.-J.Kraus, BK XX , ' 1960; W .Rudolph , KA T XVII/3 , 1962;
O.Ploger, HA T 18 , '1969.
H.Bardtke, Kat XVII/S , 1963; G.Gerleman , BK XXI , 1970ss.
A.Bentzen, HAT 19 , ' 1952; O.Ploger, KAT XVIII , 1965.
W .Rudolph, HAT 20, 1949.
W .Rudolph, HAT 21, 1955 .

Testi di Qumran
Per le sigle comunemente usate cfr. D.Barthlemy-J.T.Milik, Qumran Cave I, = DJD I, 1955 , 46s.;
Ch.Burchard, Bibliographie zu den Handschriften vom Toten Meer, 1957 , 114-118; O.Eissfeldt , Einleitung in das AT, ' 1964 , 875; G .Fohrer (-E.Sellin), Einleitung in das AT, " 1965 , 544-547; L.Moraldi,
I manoscritti di Qumnin, 1971 ,739; i testi extrabiblici pi importanti sono (cfr. Die Texte aus Qumran.
Hebraisch und deutsch , hrsg. von E.Lohse, 1964):
CD
IQH
IQM
IQpAb
IQS
IQsb
4QF I

Documento di Damasco.
Hodajoth , Inni .
Regola della guerra.
Commento ad Abacuc.
Regola della comunit.
Raccolta di benedizioni.
Florilegio.

Testi ugaritici
I testi vengono citati provvisoriamente ancora secondo il sistema di C.H.Gordon, Ugaritic Textbook ,
1965 , indicando tra parentesi le abbreviazioni proposte da Eissfeldt (cfr. J.Aistleitner, Worterbuch der
ugaritischen Sprache, '1967, 348-356: concordanza e luogo della prima pubblicazione dei testi). Per la
trasposizione nelle sigle, oggi diffuse, dell'edizione di A.Herdner, Corpus des tablettes en cuniformes
alphabtiques, 1963 (= CT A), si possono utilizzare le tavole di Herdner, I.c., XIX-XXXIV, oppure p.e.
di H.Gese (et alii), Die Religionen Altsyriens ... , 1970, 231s. Le abbreviazioni significano:
AB
Aqht
D
K, Krt
MF
NK
SS

Ciclo di Anat e di Baal.


Testo di Aqhat.
Testo di Aqhat.
Testo di Keret.
Frammenti mitologici.
Poema di Nikkal.
Testo di SaI:n' e Salim.
ABBREVIAZIONI

XIX

Segni

ATD

* (davanti ad una forma)


* (prima o dopo un paragrafo)

AThR
atl.
att.
avv .

>
<
x

vedi (rimando ad un'altra voce).


forma ottenuta per deduzione e non attestata.
da attribuirsi all'editore (vd.sp. p. XVII).
trasformato in.
derivato da.
volte (p.e.: ... compare 18x = 18 volte).

Abbreviazioni bibliografiche e comuni


AANLR
AbB
ABR
a.C.
acc.
accuso
AcOr
ad l.
af.
AfO
agg.
Ab.
AHw
AION
AIPHOS
AJSL
al.
ALBO
Alt, KS I-III
ALUOS
a m.a .
amor.
ANEP
ANET
AO
AOB

Atti della Accademia Nazionale dei Lincei. Rendiconti .


Altbabylonische Briefe in Umschrift und Ubersetzung. Hrsg. von
F. R. KIaus. Heft I sS., I 964ss.
Australian Biblical Review.
avanti Cristo.
accadico.
accusativo.
Acta Orientalia.
ad locum.
areI.
Archiv fiir Orientforschung.
aggettivo; aggettivale.
romanzo aramaico di Al)iqar (- Cowley).
W.von Soden, Akkadisches Handworterbuch, 1959ss.
Annali dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli.
Annuaire de l' lnstitut de Philologie et d'Histoire Orientales et Slaves.
American Journal of Semitic Languages and Literatures.
altro/i.
Analecta Lovaniensia Biblica et Orientalia.
A.Alt, Kleine ~hriften, Bd. I, '1963; Bd. 2, '1964; Bd. 3, 1959.
Annual of the Leeds University OrientaI Society.
a mio avviso.
amorritico; amorreo.
The Ancient Near East in Pictures Relating to the Old Testament. Ed.
by J.B.Pritchard. 1954.
Ancient Near Eastern Texts Relating to the Old Testament. Ed. by
J.B.Pritchard. ' 1955.
Antico Oriente.

~~~o;~entalische Bilder zum Alten Testament. Hrsg. von H.Gressmann.

AOT

~~~~ientalische Texte zum Alten Testament. Hrsg. von H.Gressmann.

arabo
aram.
aram. bibl.

arabo.
aramaico.
aramaico biblico.
Archives Royales de Mari.
Archiv Orientiilni.
articolo.
Archiv fiir Religionswissenschaft.
assiro.
Assumptio Mosis.
assoluto.
Annual of the Swedish Theological Institute.
Altes Testament; Ancien Testament; Antico Testamento.

ARM
ArOr
art .
ARW
asso
Ass.Mos.
assol.
ASTI
AT; A.T.
XX

BA
bab.
Barr, CPT
Barth
BASaR
BBB

Bd.
Begrich, GesStud
Ben Jehuda
Bea
Bergstr. I-II
Bergstr. Einf.
Bertholet
BEThL
BFChrTh
BH'
BHH l-III
BHS
Bibl
bibliogr.
BiOr
BJRL
BK
BL
BLA
Blass-Debrunner
BLex'
BM
BMAP
BOhl
Bousset-Dressmann
Bresciani-Kamil
BRL
Bf0nno
BrSynt
BSOAS
Buccellati
Burchardt I-II
BWA(N)T
BWL
BZ

Das Alte Testament Deutsch. Hrsg. von ( V.Herntrich und) A. Weiser.


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ABBREVIAZIONI
ABBREVIAZIO I

XXI

BZAW
BZ w

Beiheft zur Zeitschrift fur die alttestamentliche Wi senschaft.


Beiheft zur Zeitschrift mr die neuteslamentliche Wissen haft .

c.
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Da hood , Proverbs
Dahood , HPh
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Dhorme

cum.
capitulum ; capitolo.
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ca nanaico.
atholic Biblical Quarterly.
cosiddetto.
confronta.
Corpus Inscriptionum Semiticarum. 1881s .
conjectura.
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codex; codice.
columna; colonna.
commentario; commentari.
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roni ta; cronistico.
co trutto
ommunio Viatorum.
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datiVO
dattilo ritto.
dopo n to
dclendum
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IIJm,mn
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IJ()

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l>n_cr \H
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dtn
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escl uso.
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etiopico.
Exposi tory Times.
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Ephemerides Theologicae Lovanienses.
etpe'el
event ualmente.
Evangelische Theologie.

ebr.
ecc.
ed.
edit.
eg
egi tt.
Ei hrodt I- III
Ei feldt , KS
EKL
Ellenbogen
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Erman-Grapow
I.
e si m.
et.
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etc.
EThL
etpe.

cv.
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Fitzmyer, Gen. p
Fitzmyer, Sef.
f l'a.
f gli a.
Fohrer, Jes. I- III
Fraenkel
fram m.
frane .
ried ri h

Ibrigh t 1961

Il

IIBRI\I \l1

lIeman 1960

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femminile.
feni cio.
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ABBR EV IAZ IO

XXIII

FS Alt 1953
FS Baetke 1964.
FS Bardtke 1968.
FS Basset 1928
FS Baudissin 1918
FS Baumgartel 1959
FS Baumgartner 1967
FS
FS
FS
FS
FS

Beer 1933
Bertholet 1950
Browne 1922
Christian 1956
Davies 1970

FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS

Delekat 1957
Driver 1963
Dussaud 1939
Eichrodt 1970
Eilers 1967
Eissfeldt 1947
Eissfeldt 1958

FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS

Friedrich 1959
Galling 1970
Gaster 1936
Grapow 1955
Haupt 1926
Heim 1954
Hermann 1957
Herrmann 1960
Hertzberg 1965
Herwegen 1938

FS Irwin 1956
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS

Jacob 1932
Junker 1961
Kahle 1968
Kittel 1913
Kohut 1897
Kopp 1954
Koschaker 1939

FS
FS
FS
FS

Landsberger 1965
Lvy 1955
Meiser 1951
Mowinckel 1955

FS Neuman 1962
FS Ntitscher 1950
FS Pedersen 1953
FS Procksch 1934
XXIV

ABBREVIAZIONI

Geschichte und Altes Testament. 1953


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Mmorial H.Basset. 1928.
~~~andIUngen zur semitischen Religionskunde und Sprachwissenschaft.
Fests~hrift F.Baumgartel zum 70. Geburtstag. 1959.

Hebralsche Wortforschung. Festschrift zum 80 Geburtstag von


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W.Baumgartner. SVT 16, 1967.
Festschrift flir G.Beer zum 70. Geburtstag. 1933 .
Festschrift flir A.Bertholet. 1950.
Orientai Studies. 1922.
Vorderasiatische Studien. Festschrift fr V.Christian. 1956.
ProclamatIon and Presence. Old Testament Essays in Honour of
G.H.Davles. 1970.
Libertas Christia~a. F.Delekat zum 65. Geburtstag. 1957.
H~brew and SemltIc Studies presented to G .R. Driver. 1963.
~elanges synens offerts R.Dussaud. 1939.
ort-Gebot-Glaube. W .Eichrodt zum 80. Geburtstag. 1970.
Festschnft fur W.Eilers. 1967.
Festschrift O.Eissfeldt zum 60. Geburtstag. 1947.
von Ugant nach Qumran. Beitrage ... O.Eissfeldt zum \. September 1957
d argebracht. 1958.
Festschrift flir J.Friedrich. 1959.
Archaologie u~d Altes Testament. Festschrift flir K.Galling. 1970.
~ . Gaster Anmversary Volume. 1936.
Agyptologische Studien H.Grapow. 1955.
OnentalStudies, published in Commemoration ... of P.Haupt. 1926.
Theologle als Glaubenswagnis. 1954.
~o~ange es !""Ieute heisst. Festgabe flir Rudolf Hermann. 1957.
mmage a L.Herrmann. Collection Latomus 44 1960
~o~ltes W. 0rt und Gottes Land. 1965.
,
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br:~~~e ~~~~Iieferung. I.Herwegen zum silbernen Abtsjubilaum dargeAcStHubborn Faith. Papers... Presented to Honor W A Irwin Ed. by
. .
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E . . obbs. 1956.
Festschrift G.Jacob. 1932.
Lex tua veritas. Festschrift fiir H.Junker. 1961
In memoriam P.Kahle. BlA W 103 1968
.
.
Alttestamentliche
Se
.. S . . St udlen , R . Ki ttel ' dargebracht.
BW A T 13 1913
mltlc tudles IO Memory of A.Kohut. 1897.
,.
Chanstena I.Kopp octogenario oblata 1954
S
.
Symbolae P.Koschaker dedia t
Antiqui pertinentia 2, 1939 ae. tudla et documenta ad iura Orientis
Studies in Honor of B La d b
.
Mlanges I.Lvy. 1955. n s erger on hls seventy-fifth Birthday. 1965.

~Iva voxEvangelii, Festschrift Bischof Meiser 1951.


..
.
terpretallones ad Vetus Testamentu
genano missae. 1955.
m pertmentes S.Mowmckel septuaStudies and Essays in Honor of A A Ne
Alttestamentliche St d
.. . . umano 1962.
1950.
u len. F.Notscher zum 60. Geburtstag gewidmet.
Studia Orientalia J.Pedersen dicata 1953.
Festschrift O.Procksch. 1934.
.

FS
FS
FS
FS
FS

von Rad 1961


Rinaldi 1967
Robert 1957
Robinson 1950
Rost 1967

FS
FS
FS
FS
FS
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FS
FS
FS
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FS
FS
FS
FS

Rudolph 1961
Sachau 1915
Schmaus 1967
Schmidt 1961
Sellin 1927
Stihngen 1962
Thomas 1968
Thomsen 1912
Vischer 1960
Vogel 1962
Vriezen 1966
Wedemeyer 1956
Weiser 1963
Wellhausen 1914

GA ecc.
GAG
GB
gen.
GenAp
Gesenius, Thesaurus
GesStud
giaud .
Gilg.
giud.
GK
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gr.
Grapow
Gray, Legacy
Grtindahl
Gt; Gtn
GThT
Gulkowitsch
Gunkel, Gen
Gunkel~Begrich
GVG

H
ha.

Studien zur Theologie der alttestamentliche n Uberlieferungen. 1961.


Studi sull ' Oriente e la Bibbia, offerti al P.G .Rinaldi . 1967.
Mlanges bibliques. Rdigs en l' ho nneur de A.Robert , 1957.
Studies in Old Testament Prophecy. Presented to Th.H.Robinson. 1950.
Das ferne und das nahe Wort . Festschrift L.Rost zur Vollendung seines
70. Lebensjahres am 30. November 1966 gewidmet. BlA W 105 , 1967.
Verbannung und Heimkehr. 1961.
Festschrift W.Sachau zum siebzigsten Geburtstage gewidmet. 1915.
Wahrheit und Verkiindi gung. M.Schm aus zum 70. Geburtstag. 1967.
Festschrift Eberhardt Schmidt , hrsg. von P.Brockelmann ... 196 1.
Beitrage zur Religionsgeschichte und Archaologie Palastinas. 1927.
Einsicht und Gl aube. G .Stihngen zum 70. Geburtstag. 1962.
Words and Meanings. Essays presented to D.W.Thomas. 1968.
Festschrift V.Thomsen zur Volle ndung des 70. Lebensjahres. 19 12.
Hommage W .Vischer. 1960.
Vom He rre ngeheimnis der Wahrheit. 1962.
Studia biblica et semitica. Th .C.Vriezen ... dedicata. 1966.
Sino-J aponica. Festschrift A.Wede meyer zum 80. Geburtstag. 1956.
Tradition und Situation . A.Weiser zum 70. Geburtstag. 1963.
Studie n ... J.Wellhausen gewidmet. BlAW 27, 1914.

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hat'el.
ABBREVIAZIONI

XXV

HAL

HThR
'HUCA
HufTmon

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ibid .
id.
IDB l- IV
ideo
IEJ
imp.
impf.
impf. cons.
incl.
ind.
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ins.
isr.
itp.
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imperfetto.
imperfetto consecuti vo.
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it pe'el.
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J
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Harris
HAT
Haussig I
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Herdner, CT(C)A
Hermop.
hi .
hitp.
hitpe.
hitpo.
ho.
Hrsg.; hrsg.
HSAT

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Jastrow
JBL
JCS
JE
Jenni , HP
XXVI

ABBREVIAZIONI

JEOL
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JJSt
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JQR
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JThSt
K

KAI

Kar
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KBL
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Kluge
Kohl er, Theol.
Konig
Konig, Syntax
KS
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Kuhn , Konk.
L
L

Lambert , BWL
Lande
Lane l-VIII
lat.
I.c.
Leander
van del' Leeuw
Leslau
Levy
Levy l- IV
de Liagre Bohl
Lidzbarski , NE
Lidzbarski, KI
Lis.
Littmann- Hofner
LS
LXX

Jaarbericht van het Vooraziatisch-Egyptisch Gezelschap (Genootschap)


Ex Oriente Lux.
jiri l.
Journal of Jewish Studies.
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ABBR EV IAZIO NI

XXVll

mando
Mand.
MAOG
masc.
MDAI
Meyer
Midr.
mill.
MIO
moab.
Montgomery, Dan.
Montgomery, Kings
Moscati , EEA
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Nyberg

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nabateo.
Nachrichten (von) der Akademie der Wissenschaften in Gottingen.
vd. Lidzbarski , NE.
Nederduitse Gereformeerde Teologiese Tydskrif.
Nederlands Theologisch Tijdschrift.
Neue Folge.
nifal.
nitpa'el
Neue Kirkliche Zeitschrift.
Th.Noldeke, Beitrage zur semitischen Sprachwissenschaft. 1904.
Th.Noldeke, Mandaische Grammatik. 1875.
Th.Noldeke, Neue Beitrage zur semitischen Sprachwissenschaft. 1910.
M.Noth, Die israelitischen Personennamen im Rahmen der gemeinsemitischen Namengebung. 1928.
M.Noth, Oberlieferungsgeschichte des Pentateuch. 1948.
M.Noth, Geschichte Israels. ' 1966 (trad. italiana: Storia d' Israele,
1975).
M. Noth, Gesammelte Studien zum Alten Testament. Bd. I, '1966; Bd. II,
1969.
nome personale; nome di persona.
nome proprio.
numero.
Nova Series.
Neues Testament; Nuovo Testamento.
neutestamentlich (= nts.).
neotestamentario.
Nieuwe Theologische Studin.
Norsk Teologisk Tidsskrift.
H.S. Nyberg, Hebreisk Grammatik. 1952.

ogg.
opp.
OLZ

oggetto.
oppure.
Orientalistische Literaturzeitung.

nab.
NAWG
NE
NedGereITTs
NedThT
NF; N.F.
ni.
nitp.
NKZ
Noldeke, BS
Noldeke, MG
Noldeke, NB
Noth, IP
Noth, OPt
Noth GI
Noth GesStud l-II
n. perso
n. pro

nr.
NS; N.S.
NT
ntl.
nts.
NTS

NTT

XXVIII

ARRREVIAZIONI

OrAnt
OrNS
o sim.
OT; O.T.
OTS
OuTWP
OV.

p
p.

pa.
pal.
pal. crisI.
palm.
pap.
par.
parI.
particol.
parz.
passo
Payne Smith
p.e.
Pedersen, Israel I-II,m-IV
PEQ
perf.
perso
persi.
pi o
PlB
plur.
Poen.
poI.
pr.
prep.
prof.
prol.
propr.
prps
prst.
PRU
pU .

pun.
Q
q.

qlcn.
qlcs.
r.
RA; RAAO
RAC

von Rad I-II

Oriens Antiquus.
Orientali a (Nova Series).
o simile/i.
Old Testament; Oude Testament.
Oudtestamentische Studin.
Die Ou Testamentiese Werkgemeenskap in Suid-Afrika Pretoria.
ovvero.
fonte sacerdotale (del Pentateuco).
pagina.
pa'e!.
palesti nese.
palestinese cristiano.
palmireno.
papiro.
parallelo/ i.
participio.
particolarmente.
parzial mente.
passivo.
R. Payne Smith, Thesaurus Syriacus, voI. 1-2, 1868-97.
per esempio.
J. Pedersen, Israel , Its Life and Culture. voI. 1-2 , 1926; voI. 3-4, 1934.
Palestine Exploration Quarterly.
perfetto.
persona.
persiano.
pi'e!.
Palastinajahrbuch.
plurale.
Plauto, Poenulus (vd. anche Sznycer).
poi e!.
pro.
preposizione.
profetico.
prologo.
propriamente.
propositus, -a, -um.
prestito (parola importata).
Le Palais Royal d'Ugarit. VoI. 2-6, 1955-70.
pu'al.
punico.
qere.
qal.
qualcuno.
qualcosa.
riga.
Revue d'Assyriologie et d' Archologie Orientale.
'
.

Reallexikon ftir Antike und Christentum. 195055.


G. von Rad, Theologie des Alten Testaments. Bd. I, 1966, Bd. 2, 1965
(trad. italiana: Teologia dell'Antico Testamento. VoI. I, 1972; voI. 2,
1974).
ABBREVIAZIONI

XXIX

von Rad , GOllesvolk


von Rad , GesStud

RB
REJ
reI.

RES
rev.
RGG l-VI
RHPhR
RHR
risp.
RivBibl
Rost , KC
RQ
RS
RScPhTh
RSO

s.

s.
SAB
SAHG
samo
se.; sciI.
SchOll
sec.
Sef. I-III
Sellin-Fohrer
Sem
sem.
semNO.
semO.
sgg.
sign.
sim.
sing.
sir.
sogg.
sopratt.
sost.
sp.
spec.
55.
SI.
st(at).
Stamm , AN
Stamm, HEN
SThU
StOr
XXX

ABBREVIAZIONI

G. von Rad, Das Gottesvolk im Deute ronomium . 1929.


G. von Rad , Gesammelte Studien zum Alten Testament. '1965.
Revue Biblique.
Revue des tudes Juives .
relativo ; relativamente.
Rpertoire d'pigraphie smitique.
reverse (rovescio).
Religion in Geschichte und Gegenwart. Hrsg. von K. Galling. Bd. 1-6,
' 1957-62.
Revue d' Histoire et de Philosophie religieuses.
Revue de l'Histoire des Religions.
rispettivamente.
Rivista Biblica Italiana.
L. Rost , Das kleine Credo und andere Studien zum Alten Testament.
1965.
Revue de Qumran.
Ras Samra (testi citati secondo la nume razione di scavo; vd. anche PRU).
Revue des Sciences Philosophiques et Thologiques.
Rivista degli Studi Orientali.
seguente.
sar eI.
Sitzungsberichte der Deutschen Akademie der Wissenschaften zu
Berlin.
A. Falkenstein- W. von Soden, Sumerische und akkadische Hymnen und
Gebete. 1953.
samaritano.
scilicet, cio.
Das Gilgamesch-Epos. Neu libersetzt und mit Anmerkungen versehen
von A. Schott. Durchgesehen und erganzt von W. von Soden. 1958.
secolo.
steli di Sefire (o Sfire) l-III (vd. anche Fitzmyer, Sef.).
Einleitung in das Alte Testament. Begrlindet von E. Sellin, viillig neu bearbeitet von G. Fohrer. "1965.
Semitica.
semitico.
semitico nordoccidentale.
semitico occidentale.
saggio.
significato.
simile/i.
singolare.
siriaco.
soggetto.
soprattutto.
sostantivo.
sopra.
specialmente
seguenti.
sotto.
stato; assaI. (assoluto); es. (costrutto); enf. (enfatico).
. J.J. Stamm, Die akkadische Namengebung. ' 1968.
J.J. Stamm , Hebraische Erstatznamen , FS Landsberger 1965,413-424.
Schweizerische Theologische Umschau.
Studia Orientalia.

StrB l-VI
StTh
sum.
Suppl.
S.V.
SVT
Sznycer

Tallqvist
talv .
Targ. Jon.
ted .
teol.
TGI'; TGI'
TGUOS
ThBI
ThBNT
ThLZ
ThQ
ThR
ThSt
ThStKr
ThStudies
ThT
ThW
ThZ
tigr.
TM
Trip.
txt?
txt em
UF
ug.
Ugaritica V

UJE
UT
v.

VAB
vango
de Vaux I-II
VD
vd.
verso
voI.
Vriezen, Theol.

(H.L.Strack-) P.Billebeck , Kommentar zum Neuen Testament aus Talmud und Midrasch. Bd. 1-6,1923-6 1.
Studia Theologica.
sumero; sumerico.
Supplement; Supplemento.
sub voce.
Supplements to Vetus Testamentum.
..
.
M. Sznycer, Les passages puniques en transcnptlOn latine dans le Poenulus de Plaute. 1967.
K.Tallqvist , Akkadische Giitterepitheta. 1938.
talvolta.
Targum Jonathan.
tedesco.
teologia; teologico.
K.Galling (ed.), Textbuch zur Geschichte Israels. ' 1950; ' 1968.
Transactions of the Gl asgow University Orientai Society.
Theologische Blaller.
Theologisches Begriffslexikon zum Neuen Testament. Hrsg. von L.Coenen , E.Beyreuther, H.Bietenhard . 196755.
Theologische Literaturzeitung.
Theologische Quartalschrift.
Theologische Rundschau.
Teologische Studien.
Theologische Studien und Kritiken.
Theological Studies.
Theologisch Tijdschrift.
G.Kittel-G.Friedrich (ed.), Theologisches Wiirterbuch zum Neuen TestamenI. Bd. Iss. , 1932ss. (trad. italiana: vd. GLNT ).
Theologische Zeilschrift.
vd. Littmann-Hiifner.
testo masorelico (vd. anche BH' ).
.
Tripolitania. (Testi dalla Tripolitania; numerazione secondo G.LeVI della
Vida, cfr. DISO XXVIII).
testo incerto opp. corrotto.
texlUS emendatus; lexlUS emendandus.
Ugaril-Forschungen.
ugaritico.
J. Nougayrol-E.Laroche-C.Virolleaud-C. F.A.Schaeffer, Ugaritica
. 1968.
.
The Uni versai Jewish EncycIopedia, ed. da-L.Landman . 1948.
C.H.Gordon, Ugaritic Textbook . 1965.

V.

verso.
Vorderasiatische Bibliothek .
vangelo.
R. de Vaux , Les institutions de l' Ancien Testament. VoI. 1-2 , 1958-60
(trad . italiana: Le istituzioni dell ' Antico Testamento , 1964).
Verbum Domini.
vedi.
versione/ i.
volume.
..
1957
Th. C.Vriezen , Theologie des Alten Testaments in Grundzugen.
.
ABBREVIAZIONI

XXXI

VT
vtrt.

Vetus Testamentum.
veterotestamentario.

Wagner

WZ
WZKM

M.Wagner, Die lexikalischen und grammatikalischen Aramaismen im


alttestamentlichen Hebrliisch. 1966.
Welt des Orients.
H.Wehr, Arabisches Worterbuch ftir die Schriftsprache der Gegenwart.
'1959-68.
M.Ullmann (ed.), Worterbuch der klassischen arabischen Sprache.
1957ss.
H.W.WolfT, Gesammelte Studien zum Alten Testament. 1964.
Wort und Dienst (Jahrbuch der Theologischen Schule Bethel).
J.Aistleitner, Worterbuch der ugaritischen Sprache. Hrsg. von O.Eissfeldt. ' 1967.
Wissenschaftliche Zeitschrift.
Wiener Zeitschrift ftir die Kunde des Morgenlandes.

XII

Dodici profeti minori (Os-Mal).

Yadin

Y.Yadin , The Seroll ofthe War. 1962.

ZA

Zeitschrift ftir Assyriologie.


Zeitschrift ftir Agyptische Sprache und Altertumskunde.
Zeitschrift ftir die alttestamentliche Wissenschaft.
Zeitschrift der Deutschen Morgenllindischen Gesellschaft.
Zeitschrift des Deutschen Pallistina-Vereins.
Zeitschrift ftir evangelische Ethik.
W .Zimmerli , Gottes OfTenbarung. Gesammelte Aufslitze zum Alten Testament. 1963.
H.Zimmern, Akkadische Fremdworter. ' 1917.
Zeitschrift ftir Kirchengeschichte.
Zeitschrift ftir die neutestamentliche Wissenschaft.
F. Zorell , Lexicon Hebraicum et Aramaicum Veteris Testamenti. 1968.
Zeitschrift fur Religions- und Geistesgeschichte.
Zeitschrift ftir Semitistik.
Zeitschrift ftir Theologie und Kirche.

WdO
Wehr
WKAS
WolfT, GesStud
WuD
WUS

zAs

ZAW
ZDMG
ZDPV
ZEE
Zimmerli , GO
Zimmern
ZKG
ZNW
Zorell
ZRGG
ZS
ZThK

XXXII

ABBREVIAZIONI

Dizionario

~ ~~ 'b

PADRE

1/ 1\ termine *'ab- padre con due radicali


(GVG 1,331 ; BL 450.524) appartiene al semitico
comune, al pari degli altri vocaboli di parentela
(-'em madre, - ben figlio , - ' ai! fratello ). Come ' em madre e i propri corrispon denti in molte lingue un'espressione dellingu ag glo mfanttle (L.Kohler, ZAW 55 1937 169- 172id ., JSS I , 1956, 12s.); quindi e;"ato Pensare ad
una de rivazione da una radice verbale (p.e. -'bh
volere ).
Nell'ebr. dell' AT non si hanno derivati dal termine prirr:'ltiVO (astratti , aggettivi , diminutivi , forme particolari
di apostrofe); err. invece l'accadico abbutu paternit
(A Hw 6a; CAD All ,50s.), in genere in senso traslato
comportamento paterno ; abbUIa epesu / sabiilU / ailazu = intercedere), anche in testi di dirilio fam ilire
p.e. a Nuzi per il conferimento della potest familiar~
alla moglie dopo la morte dell'adottante (P.Koschker
OLZ 35, 1932, 400).
'
L'astratto attestato anche in fen .: Iscrizione di Karatepe I, r. 12s. (= KA I nr. 26) ogni re mi ha persino
scelto in paternit (b'bl p'ln) per la mia giustizia e per la
mia saggezza e per la bont del mio cuore (Friedrich
91.130; KAI II ,40; DISO 3); in altro modo, ma non sicuro , M.Dahood, Bibl 44 , 1963, 70.29 1; HAL 2a: ' iibol
plur. malestatlCo , da intendersi in senso singolare anche
In Is 14,21 e Sal 109,14.
'lJd 'bwI' sembra derivare dall'acc. abbUia ahiizu intercedere (CAD Al I,I78) nel sir. (C. Brockelmann ZA
17', 1903, 25Is.; LS la) e come calco dell'~ram .
nell ebr. di Qumran: IQS 2,9 'o(,aze 'iibul intercessore (P.Wernberg-M0I1er, VT 3 1953 196s ' id The
Manual of Discipline, 1957 53s: ' E.Y .Kutsch~r Tarbiz
33, 1963/64, 125s.).
"
,

DI

La voce' ab, con pi di 1200 attestazioni sta

all' II '. posto ne ll'elenco dei sostantivi pi 'frequenti , dopo dabar e prima di 'ir.
Nella statistica che segue sono omessi 'iibi usato come
interieZiOne, (lSam 24 ,12; 2Re 5,13; Giob 34,36) e l'aggiunta dell ediZione Bombergiana in 2Cron lO 14' .
tiene COnto di 'iibi(w) unito al nome personale HU;ii~
(2Cron 2,12; 4,16); In Lis. manca Gen 46 ,34. .
Ebr.
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Giona
Am
Mi
:J~ 'ab PADRE

sing.

plur.

totale

198

lO
14
3
57
51
18
IO
5
I
31
38
5
48
14
I
I
I
I

208
24
25
85
71
35
54
53
28
95
69
21
63
27
I
I
2
2

IO
22
28
20
17
44
48
27
64
31
16
15
13

Ebr.
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
Aram .
Dan
Esd
AT
ebr.
aram .

sing.
2
3
5
6
23
3
I
3
I
60
58

plur.

8
14
19
46
65

totale
7
7
19
9
26
3
2
3
8
14
20
106
123

491
3

1211
7

5
4
14
3
3

720
4

ili I
Il
el s ignificato fondament ale padre
( fisico de i propn figli) ) gi mci usa la correlazion e co n figlio/figlia o con i rispe tti vi plurali;
qumdl anc h e nell ' A T , tranne che in alcuni casi
dove si ha uso traslato (t ito lo o norifico autore
o sim.), il termine non viene mai adop~rato senza
questa contrapposizione implicita o esplicita. Non
si verifica nell' A T una rid uzio ne a puro termine di
re lazione co m e in parte nella kunyah araba (p.e.
padre del dese rto = struzzo); su ,abi-'ad di Is
9 ,5 vd . SI. 3.
In quanto termine che esprime una relazione all'interno
?ella fam iglia, il sing : nella quasi totalit dei casi (14/1 5)
eseguito da un genitivo o da un surtisso possessivo; perCIO solo tre volte ha l'articolo (con valore generico).

Padre designa nte il genitore maschile sta in relazione comple mentare con madre e ci determina una seconda e m e no m arcata 'opposizione
all' mte rno del campo sem at ico. I due termini vengono spesso collegati in serie nominali: la successione padre-madre si deve al ruolo preminente del
padre nella famiglia , organizzata secondo il diritto
pa te rno (G.Qu e ll , ThW V,96lss. = GLNT
IX , 1154ss.).
Padre e mad re sono in parallelo tra loro in Sal
109,14; Glob 17, 14; 31,18; Prov 1,8; 4,3; 6,20; 19,26;
23 ,22 ; 30,11.1 7; Mi 7,6; cfr. inoltre senza rigida costrizione formale Ger 16,3; 20,14s.; Ez 16,3 .45 con inversione degli elementi , determinata in parte dal contenuto.
Su 52 serle nominali (elenco in B Hartmann Die nominalen Aufrei hungen in AT, 1953,7 , inoltre'Lev 20,9b;
GlUd 14,6; I Re22,53; 2Re 3,13; del Ger 6,21) tre presentano la successione madre-padre (Lev 19,3; 20,19; 21,2;
SUI moti vI di tale inversione cfr Elliger HA T 4 256
n. 5).
.
,
,
In alcuni di questi passi si potrebbe in realt sostituire
pad re e madre con genitori (Ger 2,24; 28,7; Deut
21,13; GlUd 14,2ss .; ISam 223' 2Sam 1938' Zac 133.3
Con jolediilV che lo hanno 'g~ nerato . ' R~t 2 Il ' 'Est
; ,7.~;_cf:. LXX e la Bibbia di Zurigo per 'Est 2,7). Il' pluaie ~bol e us~to per genitori solo in epoca postvtrt .;
cfr. I ~cc. abbu (A Hw 7b, raro), il sir. 'abiihe e il duale
arabo abawlmi.

Nel s uo significato primario 'ab no n viene m ai sostituito da alcun si nonimo.


In ug. oltre al pi frequente ab si usa anche ad, adn e (lIk
per indicare il pad re. Inoltre ad (in 52 [= SS], 32.43 ad ad
par. risp. um UI1l e mI mI) sembra essere un vezzeggiativo
(cfr. Driver, CM L 123a. 135a: dad [dy] [ pap ]; UT
nr. 71; WUS nr. 73; anche Huffmon 130.156), che
nell 'ambito familiare sostituisce il vocabolo normale. AI
co ntrario adn signore, padrone) sostituisce il termine
che designa il padre in discorsi di riguardo (77
[= NKl,33; 125[= Il K],44 .57.60; A.van Selms, Marriage
and Family Life in Ugaritic Literature , 1954, 62. 11 3); di
qui tuttavia non consegue che si possa eq uiparare direttamente -'iido" con pad re (contro M.Dahood, CBQ
23 , 196 1, 463s. per Ger 22,18 ; 34,5; Prov 27 ,18; cfr. p.e.
Gen 31,35 allora essa disse a suo padre: mio signore ... ). In (lIk (participio o nome d'agente) il significato primario del verbo (UT nr. 91 1; WUS nr. 985 ; arabo
Iwtaka recidere ) non ancora del tutto chiaro (cfr.
E. Ullendorff, JSS 7, 1962 , 341 : circumciser [ circoncisore ]; Gray , Legacy 71 n. 2). E improbabile che la radice compaia in Sal 52,7 (A.F.Scharf, VD 38, 1960, 213222; Dahood, UHP 58: pi o pri vati va unfather [ rendere orfano di pad re D.
A differenza di 'e m (Es 22 ,29 la m adre del bue e
de lla pecora; Deut 22 ,6 uccello madre), 'ab non
viene m ai riferito ad ani m a li .

21

1\ termine vie ne usato in senso pi a mpio in


tutta l'area semitica: d a un lato esso si estende agli
a ntenati (a) e d all 'altro include la paternit non fis ica c he si crea con l'adozione o si m . (b ).
a) Com e ne ll' ide ., non esiste a lcun termine specifico per nonno, il che potrebbe dipe nde re da
una si tuazione sociologica: ne lla grande famiglia il
pater fami lias com anda non solo s ui figli , m a anche sui nipoti e i pronipoti (E. Risch , Museum
Helveticum I , 1944, 115-122).
Nell' AT per designare il non no paterno surticiente il
semplice 'iib (Gen 28, 13 Giacobbe-Abramo; 2Sam 9.7 e
16,3 Meri-Baal-Sau l), mentre il nonno materno viene
detto '"bi il1ll1l ekii/ padre di tua madre (Gen 28 ,2 Giacobbe-Betuel).
In acc. si trova abi abi oppure, con il sandhi , ababi (CAD
AII ,70; AHw 7b), anche come n. perso (sostitutivo)
(Stamm , AN 302; id., HEN 422); cfr. inoltre il n. perso
A ~",~o'Jt; a Dura (F. Rosenthal, Die aramaistische Forschung, 1939 , 99 n. I) e il sir. 'bbwj (J .B.Segal, BSOAS
16, 1954,23).
I LXX usano una volta mXrmo nonno (Eccli prol
7) e una volta 1!p01!CX1!TW ( bis) nonno ( Es 10,6
dove per 'abOI 'abOlli!ka significa, in base al contesto
i tuoi antenati ).
'
L'ebr. moderno si serve di 'iib ziiqe n avo (cfr. al contrario Gen 43,27 e 44 ,20 il vecchio padre ).
L'estensione de l termine a ll'ascendenza genealogtca avvte ne anzitutto con il plur. 'aMI, che assieme al propno padre comprende anche il no nno
(Gen 48 , 15- 16 Isacco e Abramo quali padri di
Gtacobbe) e il bis no nno (2Re 12,19 Giosafat , 10ram e Acazia come padri di loas) o un numero
indeterminato di generazioni.
In q uesto s ignificato pi largo di predecessori

(cfr. 'aM lam hariSonim Ger Il , 10) il termine posSiede a nche dei sinonim i, ossia riSonim Lev 2645 '
De ut 19, 14, G 'IT1X't'pe, G A 'ITpo't'epol; Is 6,4;
Sa l 79,8) e haqqadmoni (ISam 24 ,14 collettivo , a
m e no che non SI debba leggere -nim) e anc he
'ammim nell 'espressione 'sp ni . '(J!-'ammii!kiil'ammiiw riunirsi ai propri antenati (Gen
25,8. 17; 35,29; 49 ,29 t xt e m . 33; Num 20 ,24;
27 , 13; 31 ,2; De ut 32,50; -' am).
Anche il plurale del significato primario (<< padri di varie
famiglie ) compare si nell'AT (Giud 21 ,22 i padri o i
fratell! delle fanCIUlle di Sila rapite; Ger 16,3 i loro padri , che l! generano ; 1I10ltre un'altra ventina circa di
passi con generica contrapposizione tra la vecchia e la
nuova generazione), ma notevolmente pi raro ri spetto al signifi cato progenitori , che l'unico possibile gi solo per ragioni biologiche quando il termine
unito ad un suffisso singolare (<< i miei padri ecc.).
Non certo se la forma plurale femmini le in -01 deri vi
dal fano che 'iib possiede per sua nat ura solo il singolare
(L.Kohler, ZAW 55 , 1937, 172). iildeke, BS 69, suppose una formaZIOne analoga a quella del termine polare
'immol mad ri (cos anche GVG 1,449; BL 515.6 15;
Meyer II ,45; G. Rinaldi, BeO IO, 1968 , 24).
Attestazioni del plurale progenitori nelle iscrizioni
del semNO . e in acc. sono riportate in DISO I e CAD
AII ,72 (accanto ad abbu nell'area semO. anche abbulU).
L'espressione ampliata e raffo rzata n i tuoi/suoi padri
n i padri dei tuoi/suoi padri (Es 10,16 del fa rao ne;
Dan Il ,24 di Antioco IV ) in frase negativa non significa
altro che l' intera serie dei progenitori .
A nc he il. si ngola re pu assumere il significato di

progemtore (80x), m a allo ra indica sempre il


progenitore per eccelle nza (cfr. Is 43 ,27 'abika harison), ossi a l'ante nato di un clan ( Recabiti Ger
35 ,6-18), di una stirpe ( Dan Gios 19,47 ; Giud
18,29; Levi Num 18,2), di una categoria profession a le (Gen 4,2ls .22 txt e m .; i discendenti di
Aronne ICron 24,19), di una dinastia ( Davide
IRe 15 ,3b. 11.24 ecc. , 14x), di un popolo (Israele:
Abramo Gios 24,3; Is 51,2; Giacobbe Deut26 ,5; ls
58 ,14; tutti e tre i patria rchi ICron 29 , 18). Mentre
per gli eroi eponimi si pu ancora convenziona lm e nte parla re di pad re (Cam-Canaa n Gen
9, 18.22; Ka mue l-Aram Gen 22 ,2 1; Camor-Siche m
Gen 33,19; 34,6; Gios 24,32; Giud 9,28; ArbaA nak Gios 15,13; 21,11 ; Machir-Galaad Gios 17,1;
ICron 2,21.23; 7, 14; c fr. anche ne ll'allegoria de ll a
Gerusalemme pe rsonificata Ez 16 ,3.45), quando si
tralla di popoli sarebbe m eglio tradurre con capostipite ( fi gli di Eber Gen 10,2 1; Moabiti e Amm o niti Gen 19,37s.; Edo miti Gen 36,9.43).
In ICron 2,24.42-55 ; 4,3 -21 ; 7,31; 8,29; 9,35 (31x) la formula x, padre di y (M .Noth, ZDPV 55 , 1932 , 100;
Rudolph , HAT 21,13s.) contiene non solo nomi di stirpi
ma anche nomi di luogo.
In Gen 17,4.5 'ab( -)hamon gojim padre di molti popoli l'insolita forma costrutta determinata dal gioco
di l'arale con 'abrahiim.
b) L'este ns io ne di significato ad una paternit
ad ottiva si s piega col fallo che la re lazione tra figlio e pad re per s ua nat ura meno diretta di quella
:J~ 'ab

PADRE

tra figlio e madre. Il diritto babilonese non fa differenza tra la legittimazione di un figlio proprio
nato dalla schi ava e l'adozione di un figlio altru i
( Drive r-Miles 1,351.384). Tuttavia, prescindendo
dall ' uso puramente me taforico, il termine 'ab
viene usato molto raramente nel senso di una paternit non fi sica , come del resto anche l'adozione
in senso proprio , ossia al di fuo ri della parentela,
nell' A T non quasi per null a attestata ( De Vau x
1,85-87; H.Donner, Adoption oder Legitimat io n?
OrAnt 8,1969 , 87-119). Su Jahwe come padre
del re davidico vd. SI. IV I3b.
In accadico si fa distinzione tra abum murabbisu padre
adOllivo e abum walidu/11 padre fisico (CAD
Al I,68b).
Come a Babilonia (Driver-Miles 1,392-394), cosi
anche in Israele gli a ppre ndisti e i lavoratori potevano essere in una certa relazione adott iva rispetto
al loro capomastro; tuttavia l' uso dei termini di
parentela figiio e padre per espri me re i
membri e il capo di una corporazione art igiana potrebbe dipendere anzitutto dal fatto che i figli seguivano normalme nte la professio ne del padre.
, ab potrebbe essere il fondatore o il direttore di
una corporazione artigiana in ICron 4, 14 (cfr.
4,12.23) ( I.Me ndelsohn , BASaR 80 , 1940, 19).
Anche il capo di una corporazione profetica, che
era allo stesso te mpo il padre spirituale , venne
forse chiamato 'ab ( L.Diirr, Heilige Vaterschaft
.im antiken Orient, FS Herwegen 1938, 9ss.;
J.Lindblom, Prophecy in Ancient Israel, 1962 ,
69s.; J .G. Williams , The Prophetic Father , JBL
85 , 1966, 344-348); almeno per Elia ed Eliseo troviamo l'appellativo 'abi padre mio (2 Re 2, 12;
13,14; usato anche per i non appartenenti ai bene
hann ebi'im: 2Re 6,2 1; cfr. 8,9 tuo fi glio ). Tuttavia qui facile il passaggio a 'ab come titolo
onorifico (vd. SI. 3)(Lande 2Is.; K.Galling, ZThK
53 , 1956, 130s. ; A .Phillips, FS Thomas 1968 183 I~ ~
,
In lSam 24 ,12 e 2Re 5,13 si deve leggere un' interiezione (GVG Il ,644; Joiion 105s.; contro ThW
V,970 n. 141 = GLNT IX ,1181 n. 141 ; altrimenti
SI dovrebbe supporre in ISam 2412 un titolo onorifico o un'espressione rivolta al ~uocero, e in 2Re
5, 13 una formula fissa di apostrofe col suffisso
singolare in bocca a pi persone, cfr. L.Ktihle r
ZA W 40 , 1922 , 39).
'
Come avvie ne per l'appellativo beni figlio mio
nvolto al discepolo , particolarmente nella letteratura sapienziale (-ben), cos anche 'ab potrebbe
Jn?lcare Il maestro di sapienza in quanto padre
splriluale (cfr. per l'eg.: Diirr, I.c. 6ss.; H.Brunner,
Altag . Erzlehung, 1957, lO; per la Mesopotamia:
La?Jbert , BWL 95.102.106). Per l'A T per non si
puo dire con certezza se ci si allontani dall' uso
normale (cfr. eventualmente Provo 4,1 e 13 ,1).

31

Nell'uso traslato del te rmine (paragone e


metafora) viene dato particolare risalto ad un
aspetto del concetto. Anche nelle lingue affi ni il
5

::!~ 'ab PADRE

padre , o ltre ad essere una persona di riguardo, in


m odo particolare il protettore sollecito.
Per l'acc. cfr. CAD Al I,5 Is.68a.7 1-73.76; AHw 8a. Fen.:
iscrizione di Kilamuwa (= KAI nr. 24) l,IO ma io ero
per l' uno come un padre e per l'altro come una madre e
per il lerzo come un fratello ; iscrizione di Karalepe
( = KAI nr. 26) 1,3 Ba 'al mi ha cost ituito padre e ma
dre dei Danuna (cfr. 1,12, cfr. sp. I); J.Zobel , Der bilel
liche Gebrauch der Verwandschaftsnamen im Hebr.
mit Beriicksichtigung der iibrigen sem. Sprachen, 1932,
7ss. (anche per il materiale rabbinico).
Prescindendo dai casi in cui il te rmine riferito a
Dio (vd. SI. IV 13), nell ' AT il senso traslato si
trova occasio nai me nte solo in Giobbe (autore
della pioggia: Giob 38,28; protezione per i poveri:
Giob 29 , 16; 31, 18, cfr. BrSy nt 97a.; stre tta appartenenza: Giob 17, 14 , con la formul a filiale tu
sei mio padre , cfr. Fohrer, KA T XVI ,295).
Gi v ici ni al consolida me nto abituale sono i titoli
onorifici con c ui si designa no in diversi ambienti
e in vari te mpi coloro c he de te ngono funzioni sacerdotal i e po litiche: Giud 17, 10 e 18 ,19 Pad re e
sacerdo te(cfr. G.Quell , ThW V ,96 Is.
GLNT
IX , 11 56ss., che si ri f a Bertholet 256); Is 22,2 1
padre per gli abita nti di Gerusalemme e la casa
di Giuda (del sovrinte nde nte di palazzo, cfr. De
Vaux 1,199s.); inoltre anche il no me regale del
messia in Is 9,5 padre e te rno (Cfr. H.Wildberger, ThZ 16 , 1960, 31 75.); fuori di Israele A\155
padre di tutt o quanto Assu[ (Cowley 2 13.22 1);
Est G 3,13s.le:uTe:po 1t<XT1)P ; 8,12; IMacc Il ,32.

In Gen 45,8 l'espressione come padre per il faraone


una tras posizione in ebraico del titolo egiziano jr/I!,
pad re del Dio , con cui si vuole evitare lo scandalo di
designare il re come un dio (J .Vergote, Joseph en E
gypte, 1959, 114s.). Sulla storia del titolo egiziano , usato
per i vizir e i sacerdoti , ma in origine per i precettori dei
principi ereditari , cfr. A. H.Gardiner, Ancient Egyptian
Onomast ica 1,1947,47* -53*; H.Brunner, ZAS 86, 1961 ,
90- 100; H.Kees, ibid. 11 5- 125.
Secondo Rudolph , HAT 21,200.208, 'abi e 'abili' in
2Cron 2,12 e4 ,16 non vanno intesi come parte del nome
proprio, ma si devono tradurre come un titolo mio/suo
maestro (cos pure Stamm, HEN 422; cfr. anche CA D
Al I,73a.).
L'appellativo ' abi per Elia ed Eliseo stato gi menzio
nato sopra (2b). L'accadico abu come appellativo onorifico attestato in alcune lettere (cfr. CA D AII,71).

41

'ab come nome re tto strettamente unito a


bjil casa . bet-' ab casa paterna, famiglia significa originariamente la grande famiglia abita nte in un' unica casa, a capo della quale sta il pater familias. Essa compre nde anche la moglie o le
mogli del pater familias , i figli (sia nel caso che
no n siano ancora sposati , sia nel caso che abbiano
gi fo ndato una famiglia), le figlie ( in quanto sono
nubili o vedove o hanno abbando nato la casa del
m ari to) e le mogli e i bambini dei fi gli sposati
(L. Rost, Die Vorstufe n von Kirche und Synagoge
im AT, 1938 [' 1967], 44 ~
Mentre nell'epoca preesilica la casa paterna inte ressava solo il diritto familiare ed ered itario,

dopo la catastrofe del 587, che comport il crollo


dell'organizzazione familia re , essa d ivenne, al po- .
sto della mispaha (-'am), la cellul a fondamentale
per la costruzione della vi ta sociale. Nei testi sacerdota li ( nelle parti seconda rie) e nell'opera storica del Cronista la -'da comunit (opp. - qahai si articola in ma!!al trib e bel- 'abol
case paterne , a capo delle quali stanno risp. un
nasi capotrib e un ras capo ( Rost , I.c. 5676.84).
Su 83 passi con il singolare (in preponderanza preesilici:
Gen 18x, Giud 12x, ISam 13x) Il presentano l' uso tecnico postesilico (citazioni in Rost, I.c. 56).
Il plur. ber-'abor (68x, di cui 30x in um 1-4, 10x in
ICron 4-7 ' citazioni in Rost , I.c. 56, da aggi ungere ICron
7,40; il pa~so pi antico Es 12,3) viene formato in una
man iera caratteristica, ponendo al plurale solo Il secondo
membro (G K 124p; Joiion 136n); da ci si deduce
che esiste una connessione molto stretta tra i due termini ( non chiaro ThW V,960, r. 40ss. = GLNT
IX ,11 53, r. 28ss.). AI posto del duplice stato costrutto
come nel caso di rase ber-, abOram (p.e. Es 6. 14) compare
anche l'abbreviato rase 'abOr (p.e. Es 6,25), senza ber(43x, citazioni in Rost , I.c. 65, da aggiungere Esd 8,1;
inoltre /l esi'e ha' abOr I Re 8,1; 2Cron 5,2; sare ha'abor
Esd 8,29; ICron 29 ,6), specialmente se l'espressione
seguita non solo dal suffisso di 3' plur. ma da altre specificazio ni (questa differenza normale nei testi P, mentre nell'opera del Cronista si pu trovare anche rase (hG)'itbor senza altre specificazioni e persino 'abOr da solo:
Neem Il ,13; ICron 24,31). Unito a ,alJuzza possesso
(Lev 25,41), lIalJa/a eredit (Num 36,3,8) e /11a!!<e
trib (Num 33,54; 36,3.8) da tradursi semplicemente con pad ri (contro Rost, I.c. 56s.).
Complessivamente si hanno 20 1 passi con 'ab nel sign.
di casa paterna , di cui 129 nel senso terminologico
pi tardivo.

carnazione sostitutiva di un me mbro defunto


dell a famig li a (J.J .Sia mm, RGG IV,1301).
Esempi di nom i costituiti da una frase sono '!Jjo b
Giobbe (lamento formato con particella interrogativa
dov' il padre l~ e ,ab/sa/ Abisai (il padre esiste ancara , secondo H.Bauer, ZAW 48 , 1930 , 77); esempio di
designazione 'al;' ab Ahab ( fratello del padre ).
In casi come ,obl'l, 'lE'Ii'ab , 'obijja ,Jjj 'ab app. 'obimcelcek

(cfr. '''' /fmCf!/Cf!k), 'abidiin (cfr. Dal/!Jjii/) ecc. il significato


teoforo dell'elemento 'ab tuttavia sicuro.
La valutazione storico-religiosa deve tener conto
del fatto che i nomi , per un certo atteggiamento
conservatore , vengono usati anche dopo che la si tuazione esistente qua ndo il no me si era formato
o rm ai mutata (cfr. Noth, IP 141 per i nomi di
confessio ne come H/ab: in origine voleva porre
sull o stesso piano l' antico Dio della trib e il
nuovo Dio dell'alleanza , tuttavia e ra ancora in uso
nel periodo postesilico); inoltre tale valu tazione
deve tener conto del fatto che possono sorgere
nuovi significati ( metaforici), che riguardano la
grammatica, la sintassi e il conte nuto ( H .Bauer,
OLZ 33, 1930,' 593ss.). In particolare, per quanto
concerne le eti mologie che si rifanno ad una divinit considerata consanguinea al clan, certo che nell'epoca storica di Israele il significato
di questi nomi venne mutato , per il fatto che la
divinit chiamata padre, fratello o zio fu posta
sullo stesso piano di Jahwe (Stamm , HEN
418). Secondo W.Marchel , Abba , P re, 1963,
13 .27ss. , la pa re ntela con Dio posta in rilievo dai
nomi propri va intesa fin da principio solo in senso
metaforico .

IV 1 11 Parte ndo d alle designazioni di Dio


che si incontrano nei racconti relativi ai patriarchi
e a Mos , le q uali com e secondo membro di una
cate na costrutta contengono un nome di persona
Bibliogr.: acc.: Stamm, AN; Mari e can. orientale: Huff( il Dio di Abramo ecc.), e fondandosi su anamon; ug.: Griindahl ; fen.: Harris; arabo del sud :
log ie naba tee, A.Al t ( Der Gott der Vat.e r ,
G.Ryckmans, Les noms propres sud-smitiques , 1934;
1929
KS I 1-78) ha sostenuto che nei primi
ebr.: Noth , IP; una prima raccolta del materiale in M.
Noth Gemei nsemitische Erschei nungen in der isr. Nate mpi di Israee e ra in vigore una religione che si
mengebung, ZDMG 81, 1927, 1-45, con quadro stati pu definire come la religione del Dio dei padri
stico p. 14-1 7; per l'aram. cfr. A.Caquot , Sur l'onomasti- . (con lui concordano W .F.Albright, Von der Steinque religieuse de Palmyre, Syria 39, 1962, 236.240s.
zeit zum C hriste ntum , 1949, 248s.; von Rad
1,2 Is.; J.Bright , A History of Israel, 1960,86-93 ;
Nell ' AT si ha nno ci rca 40 no mi formati con 'ab,
V .Maag , SThU 28 , 1958, 2-28 ; H.Ringgre n, Isr.
il quale sta per lo pi in prima posizione, e va inReligion , 1963, 17s.; di parere contran o J .HoftIJ teso quasi sempre come soggetto e mai come sI.
zer, Die Verheissungen a n die drei Erzvater, 1956,
cs. Prim a di poter valutare questo ma te riale rela85 sS. cfr. inoltre M.Noth, VT 7, 1957,430-433).
tivo ai no mi dal punto di vista storico-religioso ,
La pe~sona X , per la quale la divinit vie ne chiabisogna distinguere fra l' uso teoforo e l' uso promata Dio di X , riceve una rivelazione e fonda
fano di questo te rmine di pare ntela. Mentre i
un culto; nell a fa miglia di X la divinit conunua
primi studi s ull ' a rgo m e nto , ossia que lli di
ad essere ve ne ra ta com e Dto del padre
W.W.Baudissin ( Kyrios als Gottesname im Ju(OE 1t<XTp0I)). II legame di queste divinit non
dentum, Ill , 1929,309-3 79) e di M .Noth (vd. sp.),
co n un luogo , ma con un gruppo di uominI e con
si occupa ro no quasi escl usivame nte dell'uso teoil loro mutevole destino , significa c he esse assuforo dei termini di parentela , che indiche rebbero il
mono funzioni soc iali e storiche, de te rminando
Dio della trib , Stamm , H EN 413-424 , suppo ne in
cosi un distacco dal naturalismo ( W .Eichrodt , Repi di un quarto delle forme un uso profa no , in
ligio nsgeschic hte Israels, 1969, 7- 11 ). Per ~uant~
quanto si tratterebbe dei cd . nomi sosti tutivi , ossia
rig ua rda il procedimento con il quale nel pnml
di nomi per i quali si vedeva nel neonato la rein 51 Nomi propri fo rmati con 'ab si ritrovano in
tutta l'ono mastica semitica antica.

::!~ 'b PADRE

tempi di Israele le varie divinit dei padri si sono


fuse fra loro e con Jahwe, Alt cos si esprime (I. c.
63): Gli dei dei padri furono i 1t0<t~O<ywyo( che
condussero verso il Dio pi grande, il quale in seguito li soppiant completamente .
Nei passi J ed E di Gen che qui ci interessano
(26,24; 28,13; 31 ,5.29.42.53.53; 32,10.10; 43,23;
46,1.3; 49,25; 50,17, talvolta con suffisso personale), se si suppone che i patriarchi stiano tra loro
in una relazione genealogica, la parola 'ab al sing.
si riferisce nel caso di Isacco ad Abramo (26,24),
nel caso dI GIacobbe ad Isacco (p.e. 46, I) opp. ad
Abramo e Isacco (32 ,10; formula doppia con un
unico 'ab anche in 28,13; 31 ,42 ; cfr. 48,15), nel
caso dei figli di Giacobbe a Giacobbe (50,17), anche se, come nell ' ultima citazione, il nome proprio
non com pare necessariamente. Per i passi di Es al
singolare (in 3,6 poich si ha il Dio di Abramo
di Isacco e di Giacobbe il testo samo pone i
plur. ; 15,2 parallelo a mio Dio ; 18,4) ci si pu
chIedere se l'espressione il Dio di mio/tuo padre indichi p~oprio il Dio dei patriarchi oppure (il
che m pratIca e la stessa cosa) pi genericamente
ti DIO venerato gi prima nella famiglia di Mos
(su 3,6 cfr. Alt, I.c. 13 n. 2; diversamente
Ph.Hyatt, VT 5,1955,130-136); i passi pi tardivi ,
che SI nfenscono al Dio del progenitore Davide
(2Re 20,5 == Is 38,5; ICron 289' 2Cron 174'
21,12; 34,3), rivelano comunque' ~na continuit
nella venerazione del Dio all'interno della famiglia
oPP: della dinastia. ICron 29,10 parla ancora del
DIO del nostro padre Israele (cfr. 29,18.20).
La formulazione al plurale il Dio dei vostri/ loro
padn compare quando Jahwe viene posto sullo
stesso plano del Dio di Abramo, di Isacco e di
GIacobbe In Es 3,13.15.16; 4,5 (Alt, I.c. 9-13). I rimanentI paSSI , che menzionano il Dio dei padn (Deut 1,11.21; 4,1; 6,3; 12,1 ; 26,7; 27,3;
29,24; GIOS 18 ,3; Giud 2,12; 2Re 21,22 e altri 30
In ,?an, Esd e Cron), dipendono dall'uso dtn.
dell espressIone padri (vd. SI. 2b). Dan 11 ,37
tratta deglI del (plur.) dei padri del principe pagano (cfr. anche Ez 20,24 gi/li1le 'abo/am idoli dei
loro padn ).

21 Il plur. '.ab~/ padri si incontra in una serie


dI espressIOnI plU o meno fisse e di diverso valore
teologICO.
a) Teologicamente neutrali sono anzitutto le perifraSI con CUI s~ vuole esprimere eufemisticamente
Il verbo monre , come p.e. coricarsi coi propri
padn , studIate da B.Alfrink, OTS 2, 1943 106118 e5, 1948, 118-131 (cfr. anche O.Schiliing Der
Jenseltsgedanke im AT, 1951 , 11-15; M.D.Goldman , ABR I, 1951 , 64s.; ibid. 3, 1953 51 '
G.R.Dnver, FS Neuman , 1962, 128-143). '
,

1Iv~~bi 2~sali sono:( I) skb coricarsi Gen 47,30; Deul


. ' , am 7,12; moltre 26x in 1/2Re e Il x in 2Cron
In lutto 40x;,1n 2Sa!", 7,12 con la prep. 'cel- , altrimenti
sempre con Im- . L espressIone si riferisce alla morte
non alla sepoltura; viene adoperata, come ha mostrat;
9

Alfrink , solo per la morte pacifica (per 9 dei 18 re del regno del nord e per 13 dei 19 re di Giuda: per il problema
dI Achab [2Re 22,40) cfr. C.F.Whitley, VT 2, 1952,
148s.); (2) qbr seppellIre Gen 49 ,29 (con 'cel-); IRe
14) 1 e altre l3x m II2Re e 2Cron (con 'imo); (3) 'sp
f1Unlfe GlUd 2,10 (con 'cel); 2Re 22,20 = 2Cron
34,28 (con ' 01-); in Giud 2,10 la formula sembra essere
una contaminazione dell'espressione 'sp ni. 'cel-'ammw
riunirsi ai propri antenati (Gen 25,8 e alt ri 9 passi nel
Pentateuco; cfr. Alfrink, OTS 5, 1948, 118s.) con la formula (1); (4) b' andarsene Gen 15,15 (con 'cel-)' Sal
49,20 (con 'ad-); (5) hlk andare I Cron 17 Il (con
'imo, cfr. Rudolph , HAT 21,131).
'
Sostantivi uniti ad 'aMI in connessione con la tomba e
la sepoltura si trovano in IRe 13,22; Ger 34,5; Neem
2,3.5; 2Cron 21,19; sepoltura nella tomba del padre
(sing.) viene menzionata in Giud 8,32; 16,31; 2Sam 2,32;
17,23; 21,14. Non si pu dire che padri abbia qui una
certa importanza dal lato religioso, come se si trattasse di
un cu lto degli antenati (contro G.Holscher, Geschichte
der isr. und jiid. Religion, 1922, 30s.).
b) A cominciare pi o meno dal 7' sec. il plur. i
padri diventa un concetto importante nel lin guaggio teologico; esso fornisce una dimensione
storico-salvi fica alle sentenze sul popolo d' Israele,
II quale forma un' unit organica nei padri e nei figli sia quando sono in armonia sia anche quando
si separano gli uni dagli altri.
In collegamento con le tradizioni dei patriarchi, la
teologia dtn. d un'importanza particolare alle
promesse ai padri. Nel linguaggio dipendente dal
DeUl i padri continuano poi ad essere ricordati
come coloro che hanno ricevuto doni salvifici (cfr.
per il Deut O.Bachli , Israel und die Volker, 1962,
119-121 ).
Gi in Osea troviamo una volta i padri , tuttavia non nelle tradizioni dei patriarchi , ma nell 'immagine poetica del ritrovamento nel deserto (9,10
I vostri padri in par. con Israele ).
La formula pi usata nel linguaggio dtn. quando
SI parla della promessa ai padri : la terra che
Jahwe ha giurato di dare ai padri : o sim. Nella
letteratura dtn.-dtr. passi che usano 5b' ni. giurare sono: Es 13,5-11; Num 11,12; 14,23; Deut
1,8.35; 4,31; 6,10.18.23; 7,8.12.13; 8,1.18; 9,5;
10,11; 11 ,9.2 1; 13 ,18; 19,8; 26,3.15; 28 ,11; 29,12;
3~,20; 31,7.20 (compI. 21); Gios 1,6; 5,6; 21,43.44;
Glud 2,1; Ger Il ,5; 32,22; Mi 7,20; con db,. pio
promettere Deut 19,8, cfr. 'm,. Neem 9,23. Sul
giuramento di Jahwe ai patriarchi cfr. G. von Rad ,
Das Gottesvolk im Deut , 1929 ,5; N.Lohfink , Das
Hauptgebot , 1963 , 86-89 e l'elenco di p. 307s. Oltre alla promessa della terra , anche altre realt
vengono date in dono ai padri, come la moltiplicazIOne della discendenza e, uscendo dall 'ambito
delle tradizioni dei patriarchi l'elezione la dedizione d'amore e la conclusio~e del patt; (cfr. anche Deut 4,37; 5,3 col trasferimento parenetico
dell a stipulazione dell'alleanza all'attuale generazIone; 10,15; 30,5.9). Anche il discorso sul Dio
di pa~ri della teologia dtn. e delle epoche successive e da porsi in relazione con queste formule
(per le citazioni vd. sp. IV/I). Talvolta Abramo,

~~ ' ab PADRE

IO

Isacco e Giacobbe vengono enumerati singolarmente come padri (Deut 1,8; 6,10; 9,5; 29,12;
30,20; anche ICron 29,18); Deut 10,22 parla dei
padri come di settanta persone che scesero in
Egitto.
Nei numerosi passi post-dtn_ che menzionano i
padri come beneficiari di doni salvifici vanno rilevate anzitutto le espressioni fisse che si collegano
alle formul e dtn. di giuramento e che parlano
della terra che Jahwe ha dato ai padri (verbo
ntn): IRe 8,34.40.48 (==2Cron 6,25.31.38); 14,15;
2Re 21 ,8 (==2Cron 33 ,8 txt em); Ger 7,7.14; 16,15;
23 ,39; 24,10 (autentico?); 25 ,5; 30,3; 35,15; Ez
20,42; 36,28; 47,14; Neem 9,36; con nh/ hi. Ger
3,18.
Vanno Inoltre tenute presenti le brevi rassegne
storiche dtr. in Gios 24 (i padri condotti fuori
dall'Eg itto v. 6.17 vengono distinti dai padri pagani che abitano al di l del fiume v. 2.14.15);
Giud 2,17.19.20.22; 3,4; ISam 12 ,6-8 ; IRe
8,21.53.57.58; 9,9; 2Re 17 ,13.15; 21,15; inoltre al cuni passi dtr. come Ger 7,22.25; 11 ,4.7. 10; 17,22;
34,13; 44,10 e Sal 78 ,12, e altri passi sparsi: Is
64,10; Ez 37,25; Mal 2,10; Sal 22,5; 39,13; ICron
29,15. Non prendiamo in considerazione invece
espressioni negative quali quella di Deut 9,15 ecc. ,
antenati particolari (p.e. Num 20,15 ; IRe 2,3s.) e
altri casi in cui si nominano i padri, ma che sono
di scarso rilievo teologico (p.e. Dan 9,6.8).
La trasmissione della storia della salvezza dai padri ai figli illustrata da passi come Gios 4,21 ;
Giud 6,13; Sal 44,2; 78 ,3.5 (cfr. senza il nostro termine Es 1O,ls. ; 12,26s.; Deut 6,20ss.); come parallelo babilonese cfr. l'epilogo dell'Enuma elis
(VII,147).
I padri per non solo ricevono promesse e benedizioni , ma ,con i loro peccati influiscono sulle relazioni <;lei loro discendenti con Dio; di qui sorge in
diversi modi il problema della solidariet dei figli
coi padri; cfr. in proposito il lavoro di J .Scharbert,
Solidaritat in Segen und Fluch im AT und in seiner Umwelt, Bd. I: Vaterfluch und Vatersegen,
1958.
La defezione dei padri , seguendo i quali peccano
anche i discendenti , viene trattata anzitutto da
Geremia, dove non sempre facile distinguere tra
passi autentici e passi secondari (Ger 2,5; 3,25;
7,26; 9,13; 11 ,10; 14,20; 16,11.12; 23 ,27; 31 ,32;
34,14; 44,9. 17.21; 50,7).
Tra i testi posteriori a Geremia sono da rnenzionare: Lev 26,39.40; 2Re 17,14.41 ; 22,13 (== 2Cron
34,21); Is 65,7; Ez 2,3; 20,4.18.24.27.30.36; Am
2,4; Zac 1,2.4.5 .6; 8,14; Mal 3,7; Sal 78 ,8.57 (cfr.
79,8 'a wno / r/Son/m peccati dei progenitori );
95,9; 106,6.7; Lam 5,7; Dan 9,16; Esd 5,12; 9,7;
Neem 9,2.16; 2Cron 29,6.9; 30,7.8. J.Scharbert ,
Unsere Siinden und die Siinden unserer Vater, BZ
2,1958 , 14-26, traccia la storia del genere letterario
della confessione dei propri peccati e di quelli dei
padri a partire da Geremia (Ger 3,25; 14,20) fino
all 'epoa ' postvtrl. (Tob 3,3.5; Giudit 7,28; Bar
1,15-3,8; 'IQS 1,25s.; CD 20,29;IQH 4,34).
Il

Le affermazioni di principio sulla solidariet dei figli con i padri o sulla loro separazione da essi
usano il plur. padri non nel significato fin qui
considerato di progenitori d' Israele , ma secondo la contrapposizione comune padri-figli .
Sulle antiche formule di confessione Jahwe ... ,
che persegue la colpa dei padri nei figli e nei figli
dei figli fino alla terza e alla quarta generazione
(Es 20,5; 34,7; Num 14,18; Deut 5,9; Ger 32,18)
cfr. J.Scharbert , Formgeschichte und Exegese von
Ex 34,6f. und seine Parallelen, Bibl 38 , 1957 , 130150; L. Rost , Die Schuld der Vater, FS Hermann
1957 ,229-233; R.Knierim , Die Hauptbegriffe fr
Siinde im AT , 1965 , 204-207. Sulla negazione
della solidariet in Deut 24,16; 2Re 14,6; 2Cron
25,4 cfr. J.Scharbert , Solidaritat 114s. 124s.25 1, e
von Rad , ATD 8, 1964, 109. Per il proverbio sui
padri che mangiarono uva acerba ed i figli i cui
denti rimasero legati (Ger 31,29; Ez 18,2) cfr. i
comm. e Scharbert, Solidaritat 218-226.
3/ Sebbene l' invocazione della divinit col
nome di padre sia uno dei fenomeni fondamentali
della storia delle religioni (G.Schrenk, ThW
V,95Iss. == GLNT IX ,1126ss.; G.Mensching,
RGG VI,1232s.), l' AT molto cauto nel designare
Jahwe come padre (G.Quell , ThW V,964974 == GLNT IX ,I 164-1 190; H.-J.Kraus , RGG
VI, 1233s.). Ci vale soprattutto per le espressioni
che indicano una paternit fissa di Dio, le quali
nell' AT sono assolutamente evitate (a), ma anche
per l' idea di adozione (b) e inoltre per l' uso metaforico della parola (c).

a) Le concezioni mitiche su divinit genitrici e


creatrici degli dei e degli uomini si riscontrano facilmente negli ambienti vicini all'AT , soprattutto
nei testi ugaritici (per l'Egitto e Babilonia --j/d)
dove al dio supremo del panteon, El , viene attribuito l'epiteto di padre con una serie di formule stereotipe.
El compare come ab bn il padre degli dei in una liturgia di espiazione (2,[ 16).25.33; O.Eissfleldt, El im ug.
Pantheon, 1951, 62-66). Significato simile sembra avere
l'espressione discussa mlk ab ;mm (49 [= I AB], I 8; 51
[= Il AB], IV 24; 2Aqht [= Il D], VI 49; 129 [= III
AB,C), 5 [da completare); 'nt p1. VI [= V AB), V 16; ' nt
pl. IX-X [= VI AB], ili 24), se non si traduce ab snm
con Driver (CM L 109) e altri padre degli anni oppure
con Eissfeldt (1.c. 30s.) padre dei mortali , ma con
M.H. Pope (El in the Ugaritic Texts, SVT 2, 1955, 32s.)
padre dei sublimi (= degli dei) (cosi anche Gray , Legacy 114.155s.; W.Schmidt, Konigtum GOlles in Ugarit
und Israel, '1966, 59, n. 3). Troviamo una volta il abh
El , suo (= di lei) padre (di Anat), e una volta il abn
El, nostro padre (75 [= BH], I 9 in contesto frammentario; cfr. Eissfeldt, Lc. 34). Frequentissima la formula
[r il aby / abk/ abh lOro, El, mio/tuo/suo padre (49
[= I AB], IV 34; VI ,27; 51 [= Il AB], IV 47; 129 [= lJl
AB,C ], 16.17.19.2 1; 2Aqht[= IID], I24;'nt[= V AB],
V [7].18.43; da completare in 'nt pL IX-X [= VI AB], lJl
26 e V 22), oppure, con diversa successione degli elementi , l/' abk / abh il toro , tuo/suo padre, El (137
[= III AB, B), 16.33.36; Krt [= l K], 59.77.169; 2001
[= PRU V,I = IX MF], 15. rev .2; in Ktr 41 il' abh
~~ 'b

PADRE

12

manca il a causa del precedente gml il), dove il suffisso


personale si riferisce agli dei o alle dee (o anche a Krt) di
cui si tratta nei singoli casi. Infine troviamo ancora in
Krt ab ad", padre dell'umanit (Krt 37.43.136.151.
278.29 1).
Per spiegare Deut 32,6b non lui il padre che ti
( = il popolo) ha creato, non lui che ti ha fatto
e ti ha fond ato (kil/1 poI.) , sotto un certo aspetto
interessante constatare che la formula tr il abh
toro El, suo (di Baal) padre in alcuni passi ha
come parallelo il mlk dyknnh El, il re, che lo ha
fondato (kl.l/1 pol.) >> (5 1 [= Il AB], IV 47s. ; da
completare in I 5s. ; ' nt [= V AB], V 43s.; cfr.
Schmidt , I. c. 23.59). In riferimento a Deut 32,18,
al v.6b si deve vedere, almeno nella dizione poetica, un'eco di concezioni mitiche cananaiche, che
altrove nelle controversie profetiche sul culto della
vegetazione e della fertilit , vengono vivamente
respinte: Ger 2,27 (si coprono d'ignominia... ) coloro che dicono all'albero: tu sei mio padre! e alla
pietra: tu mi hai generato! (cfr. Quell, ThW
V,967 = GLNT IX,II72s.; P.Humbert, Yahv
Dieu Gniteur?, Asiatische Studien 18/19, 1965,
247-251).
Su Is 1, 2 G i:yi:w1)(J(. cfr. J.Hempel, Gott und Mensch
im AT, '1936, 170 n. 6, e Wildberger, SK X, 8.
b) All'idea di adozione sanno ricondotte le
espressioni sulla relazione padre-figlio, applicata al
rapporto tra Jahwe ed il re davidico (2Sam 7, 14
io gl i sar padre ed egli mi sar figlio ; Sal
89,27; ICron 17,\3; 22 ,10; 28,6; cfr. anche la formul a di adozione ip Sal 2,7 tu sei mio figli o, oggi
ti ho generato l ~. E evidente l' influsso dell' ideologia regale egiziana (S.Morenz, Ag. Religion, 1960,
35-43.154s.; RGG VI,118) sul cerimoniale gerosolimitano dell'incoronazione, ma pure chiara la
differenza nel modo di concepire la fili azione divina, che in Egitto fu intesa in senso fisico mentre in Israele avveni va solo per adozione, i~ forza
di una elezione promessa attraverso i profeti
(J.Hempel, I.e. 173s.; Alt, KS Il ,63s.218; G.von
Rad , ThLZ 72 , 1947, 214 = GesStud 222-224;
K.H.Bernhardt , Das Problem der altorientalischen
Konigsideologie im AT, 1961 , 74-76.84-86).
Gi in Es 4,22 il concetto di filiazi one viene applicato alla relazione che esiste tra Jahwe e il suo popolo (Noth , ATO 5, 22.33s.: aggiunta secondaria
a J app. JE); cosi pure in Os 11 ,1 (qui in senso
adozionale sottolineando il concetto di amore e di
educazione, cfr. Wolff, BK XlVII ,255-257), in Is
1,2 (SOllecIta bont educatrice verso i figli [plur.],
da intendere forse in base alla fili azione spirituale
di ambiente sapienziale [vd. sp. 111/2b], cfr. Wildberger, BK X,12-14) e in 30,9 (-bn; per il Deut
cfr. D.!:McCarthy , CBQ 27, 1965 , 144-147). La
parola ab tuttavia appare per la prima volta solo
In Geremia, appunto in senso chiaramente adozionaIe e per esprimere dedizione amorosa: 3,4 (da
Intendere con Duhm e altri come inserzione dal
V.l9" cfr. Rudolph , HAT 12,22):3,19 pad re
miO. InvocaZione con la quale si riconosce lo
13

:lt~ 'ab

PADRE

stato di fi gliolanza (cfr. anche S.H.Blank , HUCA,


32, 196 1, 79-82); 31 ,9 poich io sono diventato
padre di Israele .
Il tema dell'adozione viene riferito al singolo in Sal
27, 10, ma senza che Jahwe sia indicato direttamente
come padre.

c) Restano ancora pochi passi , nei quali Jahwe


o paragonato ad un padre oppure viene metaforicamente chi amato padre . Quando non si
tratta di puri paragoni tratti dalla vita familiare (Sal 103 ,13; Prov 3,12) o di ideali comuni
all 'antico Oriente (Sal 68 ,6), queste affermazioni
(postesiliche) si ricollegano per lo pi al linguaggio del Deuteroisaia, che parla di Jahwe come creatore del popolo (Is 43,6s.15.2 1; 44,2.21 .24;
45,105,).
Se lo sguardo si sposta dal figlio al padre, il valore
dell' immagine consiste allora nel porre in rilievo
l'autorit del pater familias e l'obbedienza a lui dovuta. Cosi Jahwe appare come padre, bench solo
indirettamente, in Is 45 ,10 (cfr. v. II ), in parallelo
con l' immagine del vasaio che dispone sovranamente della creta, immagine che viene ripresa anche in Is 64,7, in un discorso diretto , con l'espressione tu sei nostro padre (formula che compare
due volte anche in 63 ,16). In Mal I ,6a un figlio
onora suo padre parallelo di un servo teme il
suo padrone ; al v.6b dalla paternit di Dio, la
quale viene presupposta anche in 2,10 in base
all'attivit creatrice, si deduce l'esigenza del rispetto, mentre in 2, l O determinante l' idea della
fratellanza tra i figli dello stesso padre ( = Dio, cfr.
i comm . e Quell , ThW V,973 = GLNT IX,11 87;
contro Horst, HAT 14,269, che pensa a Giacobbe)
(-'ah 4c). Il concetto di padre non assume un
senso universale, poich le affermazioni sulla
creazione che si fanno all'interno di questa tradizione si riferiscono al popolo (contro R.Gyllenberg, Gott der Vater im AT und in der Predigt
Jesu, StOr l , 1925, 53s.).
Se al cont rario lo sguardo si sposta dal padre al figlio, allora si sottolineano maggiormente il legame
e la dedizione. Cosi in Is 63, 16 (cfr. v. 15 volgi
lo sguardo ... ) si rivolge l' invocazione al padre e
al redento re (gl!, alenii,- g'l) eterno , che molto al
di sopra dei padri terreni .
Allo stesso modo infine quando Jahwe, bench raramente, viene paragonato ad un padre, la sollecitudine amorosa costituisce il termine di paragone
(come accade anche nell'abbondante materiale
bab. cfr. CAD A/I,69b): Sal 103,13 come un padre ha compassione dei fi gli , cosi Jahwe ha compassione di coloro che lo temono (cfr. Deut 1,3 1
senza ' ab) e Prov 3,12 poich Jahwe si prende
cura di colui che ama, come un padre del figlio a
cui vuoI bene (cosi TM ; tuttavia secondo G [(k"' ab va corretto in w'jak'ib ; per il co ntenuto cfr.
Deut 8,5 senza ' ab).
_
Il motivo del padre degli orfani di Sal 68,6
largamente diffuso nell' AT e nel mondo ci rco14

stante, anche se non in maniera cosi accentuata


(Deut IO 18 Sal 10,14.18; 82 ,3s.; 146,9; Inoltre
Giob 29,16; :l ,18; Eccli 4,10 e il materiale de!l'an tico Oriente in Wildberger, BK X,48); non e necessario pensare ad una particolare derivazione
egiziana(come fa Quell , ThW V,966 n. 118
GLNT IX ,1169 n. 118).
Dio non viene ancora designato nell' AT come padre del singolo credente (per la prima volta solo in
Ecci i 51 ,10 [ebr.], in riferimento a Sal 89,27); per
la letteratura giudaica intertestamentana cfr.
Bousset-Gressmann 377 e soprattutto J.Jeremias,
Abba, 1966, 19-33.
Gli studi neotestamentari su & ~~ ;X e
o tracciano di solito la storia del termine,
risale'odo anche all' AT e al giudaismo palestinese
ed ellenistico. Ricordiamo: G.Kittel , art. &~~~ .
ThW 1,4-6 (= GLNT 1,15-18); G.Schrenk, art.
7t elTr,p , ThW V,974-1024 (= GLNT IX ,11911328); D.Marin , Abba, Pater, FS Herrmann, 1960,
503-508; W.Marchel , Abba, Pre! La prire du
Christ et des Chrtiens, 1963; id., Abba, Vater!
Die Vaterbotschaft des NT, 1963; J.Jeremias, art.
Vatername Gottes, \lI., RGG VI ,1234s.; id .,
Abba Studien zur ntl. Theologie und Zeitgeschichte, 1966. 15-67.145-148.
E.Jenni

V1

7tel ":;

':l~ ' bd ANDARE IN ROVINA


'bd appartiene al semitico comune (Bergstr.
Einf. 190), ma nel significato di andar perduto,
andare in rovina compare solo nel semNo.
In acc. abalu (d>t per dissimilazione, cfr. GAG Erganzungsheft p. 8 ** per 51d; diversamente GVG 1,152;
Bergstr. 1,109) transitivo distruggere l), ma nell'ass.
antico anche intransitivo andar via (J.Lewy, Or
NS 29, 1960, 22-27; CAD A/ I ,45).
Nel VT con questa radice si formano, oltre al qal,
il pio annientare e l'hi. far andare in rovina
(aram. qal, ha. e ho.); inoltre solo i nomi verbali
' abeda ci che perduto e 'a baddon roVIna
(cui vanno aggiunti i prst. aram. 'abdan e ' obdan
rovina l), cfr. Wagner nr. 1/la).
Da una seconda radice 'bd durare ", che ricorre in
aram. e viene supposta anche in ug. (J .Gray, ZA W 64,
1952, 51.55; UT nr. 17; WUS nr. 15; al contrario M.Dietrich-O.Loretz, WdO III /3 , 1966, 22\), potrebbe derivare
.ade 'obed per sempre che troviamo in Num 24,20.24
(D.KUnstlinger, OLZ 34, 1931 , 609-611 ), mentre le ipotesi relative a Prov Il ,7 (J.Reider, VT 2,1952, 124) e a
Giob 30,2 (G. Rinaldi, BeO 5, 1963, 142) rimangono incerte.
11

21 Statistica: qal 117x (Sal 21 x, Ger 16x,


Deut 13x Giob \3x), aram. Ix; pio 41x (Est 10x);
hi. 26x, a~am. ha. 5x, ho. Ix; in totale il verbo ricorre in ebr. 184x, in aram. 7x; 'abda 4x, ' abaddon
6x , 'abdan Ix, 'obdan Ix. La radice assente in
15

Gen e in Cron/Esd/Neem (cfr. 2Re 11 ,1; 21,3 con


2Cron 22,10; 33 ,3; e anche 2Re 9,8 con 2Cron
22,7).
In ISam 12,15; Is 46,12 e Prov 17 ,5 si pu anche correggere secondo i LXX (cfr. SH).
Se guardiamo al soggetto (singole cose, entit collettive, esseri viventi) e all' uso delle preposizioni (b', min) che accompagnano il verbo, abbiamo a disposizione nella nostra lingua diverse
possibilit per rendere quello che il significato
di fondo, relati vamente unitario , del qal ( andar perduto, perire, venir strappato ecc. , cfr.
HAL 2b). Ma se si guarda ai significati che la
radice ha nelle lingue semitiche affini (cfr. acc. ,
arab.,et.) si potrebbe individuare il valore originario del verbo nei significati un po' pi specifici di
smarrirsi , vagare, correr via (Oeut 26,5;
ISam 9,3.20; Ger 50,6; Ez 34,4.16; Sal 2,12; 119,
176) (cfr. Th.Noldeke, ZDMG 40, 1886, 726).
Poich il verbo possiede un valore non molto specifico e negati vo, non si pu trovare per esso un
preciso termine opposto; come possibili contrapposizioni si possono citare - 'md rimanere
(Sal 102,27; cfr. 112,9s.), - hjh diventare
(Giona 4, 10) e ' rk hi. j amim vivere a lungo
(Oeut 4,26; 30,18).
Il campo semantico di 'bd abbastanza simile a quello
dell'acc. halaqu (AHw 310s. scomparire, andare in rovina, fuggire ; anche ug. ed et.); cfr. la lettera di
Amarna EA 288 , r. 52 (da Gerusalemme): tUttI I terntori del re sono perduti (bal-qa-al ) con la glossa can. aba-da-al. Si voluto vedere questa radice ~/q III anche
in Sal 17,14; 73,18; Giob 21,17; Lam 4,16 (M.Dahood,
Sibl 44, 1963, 548; 45, 1964, 408; 47, 1966, 405; per
Is 57,6 W.H.lrwin , CSQ 29, 1967,3 1-40), ma data la VI:
cinanza di significato con ~/q I (/J alaqol Sal 73,18 CIO
che scivoloso l~ e II (pi. disperdere Gen 49) e
Sal 17,14, cfr. G.R.Driver, JThSt 15, 1964, 342), tale IpOtesi non pu fondarsi su basi sicure.
Nelle coniugazioni pi o ehi. annientare l), 'bd
viene a coincidere soprattutto con -krt e -smd.
Per la differenza di significato fra pi o annientare, canceliare " e hi. far andare in rovina (quest' ultimo
usato per lo pi in riferimento a persone e in relazione al
futuro) cfr. E.Jenni, Faktitiv und Kausativ von 'bd zugrunde gehen l), FS Saumganner 1967, 143-1 57.

31

Per ,obaddon rovina , luogo di rovi na )} _s e'%~ ~

41 In pi di due terzi dei testi in cui si usa il gal


e l' hi. (pi. 1/3) Jahwe colui che direttamente o
indirettamente provoca la rovina. In questo caso
raramente ' bd ha una risonanza neutrale (cfr.
Sal 102 27' 1464): significa infatti la rovi na inflitta
da Dio' al 'suo 'avversario. Dato il significato cosi
generico del termine, non si pu dire molto sul
suo uso fisso con carattere dt formul a; SI tratta dI
un vocabolo ~he non ha assunto un preciso valore
teologico.
Nella formu la di sterminio una sola volta, in
Lev 23 30 si trova ' bd al posto del solito e pi concreto
krt (ElIlge;, HAT 4,310.319 n. 24). Anche il grido d'ali:JK 'bd A DARE IN ROV INA

16

larme (Num 17,27; cfr. Num 21,29 par. Ger 48,46, e


Mt 8,25 par. Le 8,24) non ha una connessione particolare
con 'bd (cfr. Is 6,5; Ger 4,13; G,Wanke, ZA W 78, 1966 ,
216s ,),

'bd appart iene al vocabolario tradizionale sopra ttutto quando compare:


a) nelle affermazioni relative alla connessione tra
azione e conseguenza (cfr. H,Gese, Lehre und
Wirklichkeit in der alten Weisheit , 1958, 42ss,)
nella letteratura sapienziale (5al I 6' 37 20' 49 Il'
73,27; 112 ,10; Giob4,7 .9; 8,13; Il :20; 18 , 17;2,7;
Prov 10,28; Il ,7.7. 10; 19,9; 21,28; 28,28); in mantera esplicita o implicita in tutti questi casi Jahwe
fa in modo che il malvagio, il suo nome, la sua
speranza ecc. vadano in rovina.
b) nelle m aledizioni minacciate in forma condizionale, delle formule di benedi~ione e di maledizione, con le quali terminano la legge di santi t e
la legge dtn. (Lev 26 ,38; Deut 28,20.22; per l'origIne cultuale-sacrale cfr. Elliger, HA T 4372) e
della predicazione dtr. (Deut 4,26; 8,19.2; I J,i 7;
30,}8; GtOS 23 , 13.16; cfr. inoltre IQ 22 l ,IO); si
puo factlmente scorgere qui un rapporto con le
formule di maledizione delle iscrizioni semNO. e
coi testi dei trallati dell 'antico Oriente (cfr. bibltogr. In D.R.Hiliers , Treaty-Curses and the OT
Prophets, 1964). Cfr. in una iscrizione sepolcrale
fen . del 9' sec. proveniente da Cipro: e questla
maledtztone (?)] porti [quegli uo ]mini alla rovina
(w)'bd jif.) >> (KA I nr. 30, r. 3; cfr. Friedrich 127
diversamente Dl50 Is.); nelle iscrizioni sepolcrali
aram. del 7' sec. provenienti da Nerab presso
Aleppo: e la sua posterit andr in rovina (t'bd
qal) >> (KAI nr. 226, r. IO); SH R, Samas, Nikkal
e Nusku disperdano (jh'bdw ha.) il tuo nome ...
(KA I nr. 225, r. II ); per ljalaqu (vd. sp. 3) nelle
formule di maledizione acc. cfr. F.C.Fensham
ZA W 74, 1962, 5s.; 75, 1963, 159.
'
c) nelle minacce di giud izio degli oracoli profetici
stmllt a ~~elle del punto b), ,bd relativament~
raro nell 8 sec. (qal in Is 29 14' Am I 8' 2 14'
3,15); le coniugazioni pio e hi'. c~n J ah~e' c;m~
so~gello vengono usate sporadicamente solo a comt~clar~ dal tempo di Geremia (la ricorrenza pi
antica e Mt 5,9, se autentico; pi .: Is 26 14'
Ger 12,17; 15,7; 51,55; Ez 6,3; 28 ,16; 50f2, 13; 'hi .:
G er 1,10; 18 ,7; 25 ,10; 31 ,28 ; 49 ,38' Ez 257. 16'
30 ,13; 32, 13; Abd 8; Mi 5,9; $of 2,5)
,
,

51 , ,bd e ,abaddn non vengono ancora adoperati


nell AT (ed a Qumran) in riferimento ad una dannazIOne e;erna, neanche quando accanto ad essi
c0t;Jpare l espreSstone avverbiale in eterno (la~.~t/:1 GlOb 4,20; 20,7; cfr. anche nell'iscrizione
t esa \VJ'l 'bd 'bd '1m ed Israele perito per
sempre , KAI nr. 181 , r. 7).
Per il NT cfr. A.Oepke, an . ,bt6U L ThW
1,393-396 (= GLNT I 1051-1061)' J JfL , .
art ' \ D .~,
T'
, . ere mlas
. . ;>"'''0',''', hW 1,4 ( = GLNT I, 13-16 )~
E.Jenni
17

ii~N

'bh VOLERE

1/ La radice 'bh Cbj) oltre che in ebr. ricorre soprattutto nel sem . meridionale , ma qu i con formazioni pa rtico la ri di significato contrario (arab,
c1ass. , et. non volere , arabo dialettale volere ).
possibile una connessione con l'eg. 'bj desiderare
(cfr. per Calice nr. 462).
Per le supposte corrispondenze acc. cfr. HAL 3a.
In aram. la radice non comune, se si prescinde
dall 'ebraismo targumico 'aba (Niildeke, BS 66 n. 7). Si
discute su hm'bw dell 'iscrizione veteroaram . di Barrkib
KAI nr. 216, r. 14 (hittanaPal di 'bh o di l'b, KAI
Il ,233s.; cfr. G .Garbini , L'aramaico antico, AANLR
VIIII7, 1956, 274 , ma anche, dello stesso autore Ricerche Linguistiche 5, 1962, 181 n. 28).
'
In aram . troviamo il verbo]b bramare ardentemente
desiderare , probabilmente affi ne a 'bh (DISO 103:
LS 293a); un verbo che ricorre una volta anche in ebr:
come aramaismo (Sal 119,131 ; Wagner nr. 119; Garbini,
I.c. , 180).
Un'altra forma seco ndaria ebr., /' b desiderare
(Sal 11 9,40.174), potrebbe essere non gi un aramaismo
ma una formazione secondaria derivata da ra,aba desiderio (Sal 11 9,20), che a sua volta una formazione
nominale da 'bh con / preformativo (A.M .Honeyman,
JAOS 64,1944,8 1; Garbini, I.c., 180s.).
Lo sviluppo semantico con sign ificato contrario in' arabo
(et.) potrebbe forse essere consideralO come un fenomeno caratteristico del semitico meridionale: si portati
a credere che 'b!7 fosse usato con piiI significati distinti
e neutri , i quali si sono poi sviluppati positivamente o
negativamente, come p.e. essere risolulO (F.Delit zsch, Prolegomena eines neuen hebr. - aram . Wiirterbuchs zum AT , 1886, III ), essere ostin ato
(W ,M.Miiller, secondo GB 3a), mouvement psychologlque de la volont (C. Landberg, Glossaire Datinois I,
1920, 2Iss ,), se necti sivit (Zorell 3a), mancare di
(Honeyman, I.c ., 8Is,). Non sembra il caso di richiamarsi a questo valore neutro dell'arab. e dell'et. per spiegare il fatto che 'bh ricorre in ebr. quasi sempre preceduto da negazione (vd. st. 3a) (contro Niildeke, BS 66: la
particella negativa sarebbe usata solo per rafforzare il significato origi nariamente negativo; cosi pure L. Kiih ler,
ZS 4, 1926, 196s. ; al contrario GVG Il ,186; BrSynt
53.158; Honeyman , I.c. , 81).*

Dalla radice ' b!7 (nel significato presunto di voler


avere , manca re di e sim.) vien fa tto derivare
di solito anche l' agg. ' cebjn bisognoso , povero
(p.e. GB 4a; BL 500: propr. mendicante (?);
A.Kuschke, ZAW 57, 1959 , 53; Honeyman , Lc.,
82; P.Humbert , RHPhR 32 , 1952, Iss. = Opuscules d'un h bra'isant , 1958, 187ss. ; HAL 5a); resta
problema tico fino a c he punto questa derivazione
etimolog ica sia decisiva anche per il signi fi cato di
'cebjn (cfr. E.Bammel, ThW VI,889). Cfr. ora anche W. vo n 50den, Zur Herk unft von hebr. 'ebjn
arm '. MIO 15 , 1969, 322-326 (aggett ivo veteroamornta che deriva da "bi essere povero, bisognoso e SI ntrova come prsl. in ug. , e br. e ace.
dt ,Mar~ [abijanum povero , afflitto , misero ]). 'bh
e .cebjon pertanto saranno trattati separatamente
ne t numeri 3 e 4-5 .

i1:J~ 'bh VOLERE

18

Il copt. EBIHN potrebbe essere un prst. dal sem . (cfr.


W.A.Ward , JNES 20, 1961 , 3Is., contro T.O.Lambdin ,
Egyptian Loan Words in the OT, JAOS 73, 1953, 145s.).
Dai termini ugaritici abynm (313 [= 122),6) e abynr
(2Aqht [= Il 0) 1,17) non si pu concludere molto (cfr.
WUS nr. 18/20; UT nr. 23/24).
La derivazione di ,aMj guai (Prov 23 ,29) da 'bh
dubbia (cfr. HAL 4a con bibliogr. ), cosi pure la derivazione di 'abi orbene (Giob 34,36; cfr. ISam 24,12 ;
2Re 5,13; - 'ab 11I12b; cfr. Honeyman, I.c. , 82; HAL 4a).

21 11 verbo ' bh compare 54x nelle forme del qal,


con maggior frequenza nella le tteratura narrativa
(25am 10x , Deut 7x, Is 5x, G iud , ISam , ICron e
Prov 4x ciasc.).
'rebjn (6Ix) ricorre soprattutto nei testi ambientati nel cu lto (Sal 23x, inoltre 15am 2,8; Is 25,4;
Ger 20 ,13), ma si trova a nche nella letteratura profetica , gi uridica e sapienziale (Deut 7x, Giob 6x, Is
ed Am 5x ciasc.).
31 a) Un fatto caratteristico che il verbo ' bh
quasi sempre preceduto da una negazione , col significato di non volere, rifiutare, negare , venendo quindi a trovarsi nello stesso campo semantico dei te rmini m'n pio negare (46x; una
volta in Num 22, 13 con Jahwe come soggetto ,
senza che per si possa vedere qui un uso teologico del termine; parallelo a ' bh in Deut 25,7;
2Sam 2,21)3; Is 1, 19s.; Prov 1,24s.), mn' nascondere, rifiutare , -n'$ disdegna re ecc. Le
uniche due proposizioni in cui ' bh viene usato con
un valore grammaticale posit ivo (ls 1, 19 in una
proposizione condizionale , parallelamente a
obbedire ; Giob 39,9 in una domanda retorica ,
che equivale in pratica ad una negazione), se si
guarda al loro significato , non sono del tutto positive.

-sm'

La spiegazione di questo fenomeno non va ricercata in


particolari fatti etimologici e storico-linguistici (vd, sp. I),
ma deve tener conto dell'attuale campo semantico della
parola (cfr. E.Jenni, Wollen und Nichtwollen im
Hebr., FS Dupont-Sommer 1971,20 1-207). Il senso positivo di avere volont, volere viene espresso in ebr.
col verbo /1 hi . decidersi , consentire , cominciare
(18x), che a sua volta non mai unito ad una negazione.
In quanto hi. cd. causativo interno (<< indurre se stesso a
cominciare qualcosa o sim.), questo verbo, che
esprime sempre un comportamento non accidentale,
non pu ricevere una negazione (cfr. Jenni , HP 95ss.,
anche 250ss.256); d'altronde proprio l' hi. causati vo interno il piiI adatto ad esprimere il comportamento intenzionale del soggetto, molto meglio che non un neu trale 'bh qal nel sign. di avere voglia (d i fatto , ma accidentalmente) l). Cosi ] 1 hi . con senso positivo e 'bh qal
con valore negativo o condizionale si completano reci procamente per cont rapposizione (cfr. Giud 19,6-10,
dove i due verbi si trovano contrapposti l' uno all'altro).*
b) Solo in pochi casi il verbo manifesta tutta la
sua forza verbale
condiscendere, avere voglia
o sim.): Prov 1,30 non hanno accondisceso al
mio consiglio ; 1,25 la mia esortazione non
avete accolto ; Deut 13,9 tu non dargli re tta .
In questi casi si espri me una specifica decisione

19

dell a volont d i fronte ad una sollecitazione proveniente dal di fuori, una presa di posi zione personale, comu nque sempre di valore neutrale.
L'oggetto allora o introdotto con l ' (Deut 13 ,9;
Prov 1,30; cfr. Sal 81,12) o in accusativo
( Prov 1,25). Carattere di formu la fissa assume ' bh
nell 'espressione bipolare non ascoltare ed opporsi (Deut 13,9; I Re 20,8; Sal 81,12; cfr. Is 1,19;
42,24). Molte volte ci troviamo di fronte ad un
uso della parola che assoluto solo in apparenza ,
poich in realt si tratta di un discorso ellittico,
cfr. p.e. Giud Il , 17 (G!); ISam 31 ,4 = ICron 10,4;
2Sam 12, 17; IRe 22 ,50; Is 30, 15; cfr. Prov l,IO;
6,35.
c) Nella maggior parte dei casi ' bh uni to ad un
verbo di azione, diventando quindi un verbo ausiliare (p.e. Gen 24,5.8 se essa non vuoi venire ). E probabile che, in connessione con la formul a sopra citata, l'espressione non voler ascoltare (Lev 26,21; Deut 23,6; Gios 24,10;
Giud 19 ,25; 20, 13; 2Sam 13 ,14.16; Is 28 ,12; 30,9;
Ez 3,7.7; 20,8) sia diventata di uso molto comune.
Ma tutti gli altri possibili comportamenti possono essere
non voluti , rifiutati, negati (Deut 1,26; Giud 19,10;
1Sam 22 ,17; 26 ,23; 2Sam 2,21 ; 6,10; 13,25; 14,29.29;
23,16.17 = ICron Il ,18.19; 2Re 8,19 = 2Cron 21 ,7;
2Re 24,4; ICron 19,19); il verbo principale il piiI delle
volte all 'infinito con l ' (eccezioni : Deut 2,30; 10,10;
25,7; 29 ,19; ISam 15,9; 2Re 13,23; Is 28,12; 30,9; 42 ,24;
Giob 39,9).
d) Quando il non volere la conseguenza di
un'ostinazione o di un indurimento interiore, 'bh
potrebbe gi essere usato in un senso teologico
specifico (Es 10,27 Jahwe aveva indurito il cuore
del farao ne, cosicch questi non voleva che partissero ; cfr. Deut 2,30), trasformandosi poi in una
formula fissa nei giudizi o nelle accuse profetiche:
... non avete voluto l (Is 30, 15; cfr. Mt 23,37 col
verbo 6ELV , che nei LXX rende 'bh in circa la
met dei casi , cfr. G.Schrenk , art. ~ouo!-,-"'L,T h W
1, 628 - 636 = GLNT 11 ,30 1-3 24; id .,
art. OD"", Th W IlI ,43-63 = GLNT III , 259-3 12).
L'indurime nto per pu anche essere considerato
come un fenomeno del tutto interno all'uomo,
quasi in senso clinico (2Sam 13,2.14.16; cfr.
K.L.Schmidt , ThW V , 1024ss. = GLNT IX ,
1327ss.; F. Hesse, RGG VI, 1383).

4/ a) ' rebjn fa parte di quella serie di parole


c he nell' A T designano coloro che sono socialmente deboli (dal, miskn, 'ani , l'CiS ecc ., -'nh Il ;
cfr. A.Kuschke, Arm und reich im A T , ZA W 57 ,
1939,3 1-57; J . va n der Ploeg, Les pauvres d' lsrael
et le ur pit, OTS 7, 1950, 236-270; P.Humbert ,
Le mOl biblique byn, RHPhR 32, 1952, 16 = Opuscules d'un hbra'isant , 1958 , 187- 192;
F .Hauck , art. ;rb"I~, ThW VI ,37-40 = GLNT
IX , 14 53 =-1464; F.Ha u ck - E.Bammel , art.
7!7")l.f,~ . ThW VI , 885-915 con bibl iogr.). Il significato specifico voler avere ( Kuschke, Lc .,
53), ({ le pauvre qui qumande (Humbert, Lc .,
i1~~

'b!7 VOLERE

20

188), non quasi pi evidente ( Bammel, I.c., 889


n. 24). ei testi legislativi e profetici l' 'eebjol1 lo
sfrutt ato (Es 23 ,6.11; Deut 15, 1-11 ; 24, 14 ;
Am 2,6; 4,1; 5,12; 8,4.6; Ger 2,34; 5,28; 22 ,16;
Ez 16 ,49; 18,12; 22 ,29). Alcuni passi sapienziali
prendono in considerazione talvolta solo la miseria materi ale, in co ntrapposizione all a ricchezza
(Sal 49,3; 112 ,9; Prov 31,20; cfr. ras povero

-'1117 II).

'

b) Colui che socialmente debole ha nell 'antico


Oriente un rapporto speciale con la divinit.
Cfr. Lambert , BWL 18 n. l (<< the poor of this world
rich in faith . [ i poveri di questo mondo, pieni di
fede J al quali gli del volgono particolare attenzione
tanto, che persino Nabopolassar si ritiene uno di loro):
con l elenco del termml che SI usano in acc. per dire
povero_ (cit?zione d~ testi e bibliogr. in AHw s.v. alai ,
dUllllamu , el/su , kaw , lapnll , musketlll ecc.). Cfr.
~ . Sc~wer, RAC 1,689s.; RGG 1,6 l6ss.; inoltre l'inno a
.:>amas (Lambert, BWL l2l ss.) e Sal 82,3 come riOesso
delle conceZlOlll tipiche dell'antico Oriente.
Di qui si pu capire come 'eebjon abbi a ricevuto
nell' AT una connotazione religiosa. elle forme
letterarie che hanno la loro radice nel culto (so~rattutto net cant t dt lamento e di ringraziamento)
I orante St presenta davanti a Jahwe come povero,
btsognoso. Eglt deve confessare la sua inferiorit
al DIo potente e giusto, cfr. Giob 42 ,2ss. Con una
tale confesstone per il povero fa valere nello
stesso tempo un diritto sicuro: fra i doveri del potente , e qumdl anche di Dio (non assol utamente
~I caso dt nchtamarsi qui al tema dell'alleanza), vi
e quello di usare mtsencordla verso il mi sero
(cfr. Deut 14 ,28s .; Is 58,7; Ez 18 ,7; Sal
72 ,2.4. I 2.1,3; 82,3; 112,9; Prov 3,27s.; 31 ,20). La
~cchezza e sempre un dono che viene concesso'
I uomo nella sua condizione normale povero ~
senza protezIOne (cfr. Gen 3,21 ; Ez 16,4ss. ;
Os 2,10; Sal 104,14s.27ss. ecc.); l'AT vive della
consapevolezza che J ahwe vuoi bene proprio al
misero. La fede m Jahwe che misura l'al tezza e la
bassezza e, sconvolgendo le c1assifcazioni umane
mnalza II povero, ha trovato in ISam 2,lss. la su~
espressIOne classica.
c) Il fatto che ' eebjon nei testi cultuali viene usato
al smgolare, rafforza qu.esta impressione generale.
Le sfumature del van termini che signifcano
povero, piccolo sono completamente scomparse, II loro slgnlfcato sociale passa in secondo
plano.
L' essere povero davanti a Dio si percepisce: nelle siluazlOlll negative (Sal 40,13), nel disprezzo (699 ll ss)
nella persecuzione .(35,lss.; 109,2ss.), nella '~alalti~
(l09,22ss.), n ella Vlcmanza della morte (88 4s )
(cfr. S.Mowmckel ~ The Psalms in lsrael's W~rstip~~'
1962, 9ls). I nemicI del povero non sono ben delineali:
SI Iratta di mdlvidui che m un modo o nell'ali
.
'
COntro il volere di Jahwe (cfr. Mowinckel, l.~o:lt~~~'
~espressione fssa io sono misero e povero
~9a1ri~:;1~0,6; 86,1; 109,22; cfr. anche Sal 2516'
, , , ; ISam 18,23) designa la condizi~n~
21

deH'ora nte; essa all o ste so tempo confessione


(di peccato), nconosci mento della sovrana potenza di Jahwe e fond amento della preghiera. Ma
Jahwe uno che salva il mi ero da colui che
pi forte di lui e il povero da col ui che lo spoglia
(Sal 35 , IO; cfr. attribuzioni simili negli inni di
Glob 5,15; ISam 2,8; Sal 113 ,7 ecc.). Il fatto che
per indi~are il po~ero !> si hanno quasi sempre
dueo plU smomml (ti plU delle volte 'ani w" cebjoll
misero e povero , Sa l 35,10; 37,14; 40,18; 70,6;
74,21 ; 86, 1; 109,16.22; cfr. Deut 24,14; Ger 22,16;
Ez 16,49; 18 ,12; 22,29; Giob 24, 14; Prov 31,9), pu
essere dovuto ad uno stile caratterizzato dal paralleltsmus membrorum . Nel canto di ringraziamento (cfr. Sal 107,41) e nelle promesse salvifche
di ambiente profetico o sacerdotale (cfr. Is 14,30;
29,19; 41 , 17; Sal 132,15) si attesta che la salvezza
del povero si gi reali zzata o garantita.

5/ In parecchi testi religiosi del periodo intertestamentari o il povero acquista un' importanza ancora maggiore, anche per via di una stratifcazione
progressiva della societ. In particolare la comunit di Qumran guarda con sospetto alla propriet
privata e considera la povert e la bassezza come
una cond izione preliminare della vita spirituale.
L' atteggia mento positivo nei riguardi della povert prosegue nel NT (discorso della montagna,
Luca, Paolo), e gli ebioniti non sono n gli unici
n gli ultimi cristiani che danno un valore programmatico allo stato di bassezza di fronte a Dio.
Cfr. E.Bammel , art. 7tTwX6, ThW VI ,894ss.;
RGG s.v. Armenpflege , Armut , Ebioniten ; L.E.Keck , The Poor among the Saints in
Jewish Christianity and Qumran, ZNW 57, 1964,
54-78j A.Gelin , Les Pauvres de Yahv, (1953)
1967 .
E. Gerslenberger

;~~~ 'cebjn POVERO - :1:J~ 'bh.


,~~~

'abbir FORTE

1/ chiaro che 'abbir forte potente e 'abir


(con signifcato fonda mentalm~nte uguale, vd.
s~. 4) appartengono allo stesso gruppo terminologlco; non chiaro invece se anche ' ~beer ed ' cebrii
penna, la (-kiiniij),come pure il verbo che ne
deriva 'br hi . spiccare il volo (Giob 39,26), appartengano alla stessa radice (COSi GB 4s.7; diversamente HAL 6a.9; cfr. AHw 7a).
Altrettanto oscura il pi delle volte la ricorrenza della
radlc nelle altre lingue sem.

~d 'eber ala van no ricondotti l'ace. abru ala , l'ug.


br v?lare_ (?) ( WUS nr. 33; diversamente UT nr. 39),
11 Slr. ebro piuma ; questo gruppo terminologico

Iroppo lontano, quanto a significato, dal nostro vocabolo


e pertanto non verr preso in considerazione.
Ad 'abbir si riconnettono l'ug . ibr toro (WUS nr. 34;
UT nr. 39; per I oppure e nella prima sillaba dovuli ad

inOessione vocalica cfr. W.Vycichl , AfO 17, 1954/ 56,


357a; per i nomi di persona ug. form ati co~ ibr cfr. Grondahl 88.133) e l'ego jbr stallone , che e un prsl. can.
(Burchardl Il ,2; W.F.Albright , BASOR 62, 1936,30)..
Tra i vocaboli acc. citati in AHw 4b.7a abru forte, VIgoroso (?) , abaru avvinghiamento , potenza ed a~ii
ru circondare , CAD AlI ,38.63 accetta soltanto abaru
rorza ,
In ambiente semNO. vanno ancora menzionati: un n.
perso pun. 'brb'l. (CIS l 1886; W:W.Baudissin , Kyrios,
111 , 1929,85 forte Baal ; H arn~ 73: erroneamente al
posto di 'drb'!?) e il veteroaram. brw grandezza, polenza (DISO 3; KAI nr. 214, r. 15.21 , cfr. U,2 l9 ).
Il medioebr. 'br pi. rendere forte va conSiderato una
form azione secondaria, al seguito di E.Y.Kutscher, FS
Baumgartner 1967, 165.
Del tutto improbabili sono i collegamenti della radice 'br
col gotico abrs forte e le ulteriori corrispondenze veteronordiche ceremisse ed evo celtiche, come pure
quelle col su~ . b vacca , le quali potrebbero risalire
ad un ambiente preistorico comune, cfr. H.Wagner,
l eitschrift fiir vergl. Sprachforschung 75, 1958,62-75 .
2/ 'abbir ricorre 17x un po' in tutto l' AT , dal
canto di Debora ai discorsi di Eliu nei brani poetici
di Giob. 'iibir attestato 6x , sempre come parte di
un nome divino: nella benedizione di Giacobbe a
Giuseppe, in Is, nel Deuteroisaia e nel Tritoisaia e
due volte in Sal 132.
3/ 'abbir viene adoperato solo come sostantivo
e il suo signifcato si aggira intorno a forte , potente (cfr. ~1J1.)pl;; e 'J 'IX7 ()~ nelle traduzioni
dei LXX di Giud 5,22; Lam 1,15 e Glob 24,22).
Esso designa:
a) riferito a uomini, colui che ha potere, il tiranno , l'eroe, il capo (I Sam 21 ,8; Is 1O,13K;
Giob 24,22; 34,20; Lam 1,15; probabilmente anche
Ger 46,15: il faraone, diversamente i LXX: Api),
nell'espressione 'abbir - Ieb il valoroso (Sal
76,6 par. gli eroi ; cfr. Is 46,12);
b) riferito ad animali , il cavallo (Giud 5,22;
Ger 8,16 par. sus cavallo , LXX: rTCTC O; Ger
47 ,3 assieme a rd!kceb cocchio ; 50,11 e 8,16 assieme a shl nitrire ) e il toro (ls 34,7; Sal
22,13; 50,13 par. 'atlCtd capro ; LXX sempre
7X::ipO<;) . mentre Sal 68 ,31 giuoca sul doppio signifcato di forte e toro ;
c) verso un significato teologico si avvia gi
Sal 78,25 con l'espressione ld!fJeem 'abbirim
pane degli angeli (manna; LXX &pTO &:yy),W'I ; par. d'gan samjim frumento celeste al
v. 24; cfr. Sal 105 ,40; Sap 16,20; Gv 6,3 I).
La tesi di K.Budde, lA W 39, 1921 , 38s. , secondo cui in
diversi passi 'jd sarebbe un sostituto tardivo di 'abbir
immagine del toro , non per nulla convincente. La
confutazione di H.Torczyner, ibid. 296-300, va per al di
l dello scopo, in quanto egli nega assolutamente che la
radice possa essere usata per designare sia cavallo sia
toro (cfr. anche W.Caspari, Hebr. abir als dynamistischer Ausdruck , lS 6, 1928, 71-75).
Risulla strana la traduzione dei LXX con H'JV:X~o ;
senza forza in Giob 24,22 e 34,20 (in Giob la troviamo altre 4x come traduzione del vocabolo 'cebjon
povero , di grafia molto simile) e quella con

au" <~o ; privo di senno in Sal 76,6 (cfr. ls 46,12),


sempre in connessione con un intervento di Dio. Vogl iono forse i LXX operare una correzione teologica per
dire che davanti a Dio anche il potente debole?

4/ Il nome divino ' abir Ja' aqiib (Gen 49,24;


Is 49 ,26; 60, 16; Sal 132,2.5) o ' abir JiSrii'l
(ls 1,24; cfr. Wildberger, BK X,63s.) il forte di
Giacobbe/Israele , tradotto generalmente in passato con toro di Giacobbe/Israele , fu riconosciuto come un epiteto del Dio dei padri da A.Alt ,
Der Gott der Vater, 1929 = KS 1,1-78 (soprattutto 24ss.). In Gen 49,24 esso in parallelo con
pastore di Israele e Dio di tuo padre (cfr.
V.Maag, Der Hirte Israels, SThU 28, 1958, 2-28
con un'esposizione esauriente delle varie concezioni del Dio dei padri; in maniera del tutto diversa J.Hoftijzer, Die Verheissungen an die drei
Erzvater, 1956, soprattutto 95s.). In genere si ritiene che la differenziazione della fo rma nommale
(' abir invece di 'abbir) abbia avuto solo un valore
secondario. D'altronde, secondo Meyer II ,30
(qatti! allo SI. cS. si trasforma talvolta in qiili!), la
differenza pu essere dovuta semplicemente a
motivi grammaticali (lSam 21 ,8 txt?, cfr. G e BHl
ad I. , non vi si oppone). Non ancora spiegato in
maniera esauriente il fatto che le ricorrenze siano
distribuite in una maniera cosi singolare.

5/

Del forte di Giacobbe si parla ancora una


volta nel salmo inserito dopo Ecci i 51 ,12 (ebr.)
(cfr. A.A. Di Lella, The Hebrew Text of Sirach ,
1966, IOl s.); in Qumran e nel NT mancano formulazioni corrispondenti.
H. H. Schmid

":J~ 'bI ESSERE IN PENA


11 La radice 'bi ricorre nel semNO. e nell'acc. ,
ma solo nel semNO. con il signifcato di essere
in pena , mentre nell'acc. non si verifca il passaggio, supposto per l'ebr. , dal campo fsico (abiilll
seccare ) a quello spirituale.

A cominciare da G.R.Driver, FS Gaster 1936, 73-82, anche per l'ebr. viene sempre pi ammesso il sign. di seccare (HAL 7a con OItO testi contro KBL 6b con tre);
non comunque necessario scindere la radice in 'bi l
essere in pena e 'bi Il seccare (J.Scharbert, Der
Schmerz im AT, 1955,47-58; E. Kutsch, ThSt 78, 1965,
35s.), vd. SI. 3a.
.. ..
.
Un collegamento con l'arabo 'abbana (COSI I dlZlonan , al
seguito di Th.Noldeke, lDMG 40, 1886, 724) non e probabile, dal momento che il termine arabo ha un campo
semantico abbastanza diverso (cfr. Scharbert, I.c., 48
n. 95 ' Wehr 2a: celebrare, lodare [un defunto l ).
Un'altra radice 'bi (forma secondaria di jbl) ricorre 111 alcuni nomi di luogo composti con 'abl corso d'acqua
(HAL 7; in Gen 50,11 , secondo un'etimologia popolare,
il nome viene spiegato con 'bi essere 111 pena). Non
si sa a quale radice si debba ricondurre l'ug. qrr ablm , la
citt del dio Luna (l Aqhl 163.165; 3Aqht 8. rev. 30).

i':;ll:.( 'abbir FORTE

22

23

!;l:JK 'bi ESSERE IN PENA

24

Per Ez 31 ,15 (vd. SI. 3a) non c' bisogno di ricorrere ad


un'altra radice 'bi chiudere (GB 5b: denominativo
dall'acc. abul/" > aram. '"buia porta ); cfr. HAL 7a.
Come derivati si hanno, oltre al verbo (intransitivo), l'aggettivo verbale 'aMI amitto e il SOSI.
'bcel amizione , come pure, partendo dal significato primario seccare , rebel terraferma
(probabilmente prsl. dall 'acc.: rabalu terraferma
(secca) , GAG 56k; cfr. Zimmern 43; Driver,
I. c. , 73).

21 Statistica: qal 18x (solo testi profetici oltre a


Giob 14,22), hitp. 19x (prevalentemente in testi
narrati vi), hi. 2x; 'abel 8x, 'ebcel 24x; rebel 36x
(solo in testi poetici , spesso come termine parallelo a -' crce$ terra ).

nitto . A differenza del qal , che designa esclusivamente la cond izione dell 'essere triste, l'hitp. significa propriamente comportarsi (coscientemente, in 2Sam 14,2 per Simulazione) come
'aM I .
Pu trattarsi di tristezza per i morti (Gen 37,34;
ISam 6,19; 2Sam 13,37; 14,2.2; 19,2; ICron 7,22;
2Cron 35,24) O per una grave disgrazia o per una colpa
commessa da uomin i in qualche modo legati fra loro
(lSam 15,35; 16, 1; Esd 10,6; Neem 1,4). 'bi hitp. pu anche riferirsi ad una cosa (Ez 7,12, il senso si avvici na a
quello di arrabbiarsi ) oppure anche al proprio comportamento ingiusto (Es 33,4; Num 14,39; Neem 8,9,
con significato vicino a quello di pentirsi ). In
Dan 10,2 si pensa all'ascesi che prepara a ricevere la rivelazione (Montgomery, Dan. 406s.; cfr. lo sviluppo
successivo nel sir. 'abita triste )) e asceta, monaco l) ,

3/ a) Il significato di 'bi nella coniugazione qal


non si pu rendere con un unico vocabolo che gli
equivalga esattamente nelle nostre lingue, poich
si estende da seccare , a deperire, essere sconsalato o sim. , fino a quello di essere in pena
(Kutsch, I.c., 36, stabilisce come concetto-base
quello di diventare pi piccolo ).
Soggetto sono terra/paese, campo, pascoli , vigna ,
Giuda (Is 24,4; 33,9; Ger 4,28; 12 ,4.11 ; 14,2; 23 ,10;
Os 4,3; Gioe l ,IO; Am 1,2), il vi no (Is 24,7; qui e
nei testi precedenti si potrebbe tradurre con seccare, esaurirsi , desolarsi , a meno che non vi si
voglia vedere delle metafore) , inoltre porte
(Is 3,26), ani ma (Giob 14,22) e persone (Is 19,8;
Os 10,5; Gioe 1,9; Am 8,8; 9,5; in questi passi si
deve senz'altro tradurre con essere in pena ).
Termini paralleli sono: 'umlal (pu' lal di 'ml) appassire, inaridirsi , scomparire (Is 19,8; 24,4.4.7;
33,9; Ger 14,2; Os 4,3; Gioe 1,10), iabes inaridirsi (Ger 12,4; 23,10; Gioe l ,IO; Am 1,2), nabel
appassire, rovinarsi (Is 24,4), samem esser
devastato (Ger 12,11; cfr. Lam 1,4), qdr divenire scuro , cupo, essere amitto (Ger 4,28 ; 14,2),
'nh lamentarsi (Is 3,26; 19,8), 'nl; sospirare,
gemere (Is 24,7). Va notato inoltre che 'bi non
usato con verbi che espri mono un inaridirsi solo
quando si riferisce alla natura , come pure non
usato con verbi che esprimono il gemere solo
quando si parla di uomini (cfr. Is 19,8 dove troviamo 'bi, 'nh e 'umlal con uomini per soggetto).
Per Giob 14,22 cfr. Scharbert, Lc., 56-58 e Horst BK
XVI214
'
,
I du~ pa~si in cui ricorre l'hi . (Ez 31 ,15; Lam 2,8) vanno
tradottI con far rattristare (per Ez 31 ,15 cfr. Zimmerli , BK XIII ,747.750.76 1).

Per verbi cOI~e lamentarsi , angosciarsi , gemere, sospirare -~'q gndare ; per i termini opposti -nhm consolare , -sm~ rallegrarsi .
.

Una differenza fra condizione fisica e condizione


spiri tuale non si ha neppure per 'umlal appassire ,
scompanre (HAL 61a) n per smm essere desolato, irrigidirsi, essere sconvolto (N.Lohfink
VT 12, 1962 , 267-275).
'
b) Il valore semantico dell'hitp. pu essere reso in
manI era abbastanza cOmpieta con essere af25

':l~

che si trova come prsl. anche nel mandeo [N6Ideke,


MG p. XX IXJ e nell 'arab. [Fraenkel 270]). Ezechiele,
proclamando un giudizio, annuncia un tempo di tristezza (Ez 7,27); un sentimento universale di tono apocalittico caratterizza il presente con 'bi hitp. (ls 66,10;
termine di contrapposizione la gioia escatologica, 515).
'abiil amitto usato alla stessa maniera (in caso di
morte: Gen 37,35; Sal 35,14; Giob 29,25; disgrazia:
Est 4,3; 9,22; tristezza del tempo finale: Is 57,18; 61 ,2s.);
in Lam 1,4 l'aggettivo predicativo corrisponde al qaL
Similmente 'JblEl tristezza si riferisce il pi delle
volte al lut to (Gen 27,41 ; 50 , IOs .; Deut 34 ,8;
2Sam Il ,27; 14,2; 19,3; Ger 6,26; 16,7; Ez 24,17;
Am 5,16; 8,10; Eccle 7,2.4; Lam 5, 15; pi in generale:
Mi 1,8; Giob 30,31 ; Est 4,3; 9,22; trasformazione della
tristezza finale in gioia: Is 60,20; 61,3; Ger 31 ,13).
Quando viene usato l' hitp., la tristezza si manife:
sta generalmente con determinati cOmportamenti
(pianto, abito di lutto, lamentazioni, astinenze
ecc., cfr. Gen 37,34; Es 33 ,4; 2Sam 14,2; 19,2;
Dan 10,2; Esd 10,6; Neem 1,4; 8,9; 2Cron 35,24;
cfr. BHH III ,202Iss. con bibliogr. ; E.Kutsch,
Trauerbrauche und Selbstminderungsriten
im AT, ThSt 78, 1965 , 25-42), senza per che si
debba collegare il sign ificato primario di 'bi alle
usanze funebri (cosi KBL 6a e V.Maag , Text,
Wortschatz und Begriffswelt des Buches Amos ,
1951, 115-117; G.Rinaldi , Bib140, 1959, 267s.).
Per la determinazione del senso di qdr essere scuro ,
sporco, essere amitto (un senso un po' pi ristretto in
L.Delekat, VT 14, 1964, 55s.), 'gm/'gm essere tnste
(ls 19,10; Giob 30,25) e spd lamentarsi (orlgmanamente battersi il petto come segno di lamento , cfr.
Kutsch, Lc. , 38s.) cfr. Scharbert, Lc., 58-62.
4/ Il lamento funebre non ha in Israele un si gnificato religioso, dal momento che nella liturgia
isr. si esci ude og ni forma di culto dei morti (cfr.
von Rad 1,288ss. ; V.Maag , SThU 34, 1964, 17ss.);
perci 'bi hitp. non ha alcun significato religioso,
eccetto quando si tratta di umiliarsi davanti a Dio
(Es 33 ,4; Num 14,39; Dan 10,2; Esd 10,6;
Neem 1,4; 8,9; cfr. Kutsch , I.c., 28s. 36; -'nh Il ).
L' uso del qal , invece, e il corri spondente campo
semantico rappresentano un motivo com une
dell' oracolo profetico, che si esprime anzi tutto negli annunci di giud izio (Is 3,26; 19,8; Os 4,3;
Am 8,8). ln Geremia diviene chiaro il passaggio

' bi ESSERE IN PE A

26

le osservabile del resto anche altrove,

~o~~:nn'uncio di giudizio alla descrizione, della ro-

a (G er 428'
vma
, , 12411
, . ,' 142'
' .' 23,10)..Nell
l apocali!'
d
.

. fine il motivo caratterizza la trlbo aZione etempi (Gioe 1,9: 10; Is 24,4.7; 33,9).
t 'origine del motivo SI puo vedere forse tn Am I,
2 (cfr. al riguardo M.Wetss, ThZ 23 , 1967 , 1:25):
Il giudizio con i SUOI effetti sull a natura e sugli uo
mini conseguenza della leofanta di. Jahwe (allusioni alla teofania anche tn Am 9,5, Is 33,9).
ome arallelo ad Am 1,2 Weiss, Lc., 19 , cita le parole
;el ca: e di una favola della volpe medIo-aSSIra (Lambert BWL 192s. 334): lo sono fortiSSImo, :".un leone
in c~rne ed ossa ... davanti a lla mIa voce ternblie appassiscono (abalu Gtn) monti e fiumI .

t\~a~~i~i

5/ Nel NT si suppongono le us~nze fu~ebri


dell' AT, ma Ges nega la I?ro utllita per gli uomini (Mt 8,2Is.). AcqUista Importanza la concezione apocalittica secondo la quale Il tempo finale caratterizzato dalla tnstezza (Mt 24,30
) La beatitudine di Mt 5,4 riprende Is 61,2.
~~'.. G.Stahlin, art . X01tE'r r>, ThW III ,~29ss.
(- GLNT V 777ss.); R.Bultmann, art. 1tE"OO~.
VI 40-43 ( = GLNT IX ,1463-1472).
,
F.Srolz

ThW

una scrittura errata del termine fem . parallelo ad 'adon


(d iversamente Rudolph , HAT 12,142; M.Dahood ,
CBQ 23, 1961 , 462-464).
, .
..
Nell'ebr. extrabibL si trova usato drt} mIo sIgnore
nelle lettere di LachiS(KA I nr. 192- 197 passlm); cfr. anche 'dnj Mr il mio signore, il governatore nel COCCIO
di Yavneh-Yam (KA I nr. 200, r. I).
La form a ~onai,5he si usa per designare Jahwe ,
vie-ne di so I o considerata una form a .fissa t apostrofe composta dal plurale malestatlco con suf:
fisso di prima persona in pausa (accentuata) miei
signori = mio signore = Il stgnore ( dettagliatamente W.W.Baudissin , KYrlos , Il , 1929 , 27ss.),
tuttavia l'analisi grammaticale della final e -ai
controversa.
II/ Nella statistica le diverse forme di 'don
(incl. 'adona) miei signori Gen 19,2) e la deSIgnazione di Dio ,a'clonai (inc!. Gen 19,18) vanno
elencate separalamente. In Mand., concordemente alla editio Bombergiana, manca 2Sam 7,22; tn
Lis. manca Ez 14,20.
'ild6n

Gen
Es
Lev

7~~

'cbcen PIETRA -

-,;~

sur.

lii~ 'iidon SIGNORE


Il Il vocabolo 'adon signore , di origine incerta, ricorre in pratica solo nel ramo ~~UIStlCO
can. Ciascuna delle altre ltngue sem. pOSSiede per
signore designazioni diverse: acc. be/u , aram .
mare', arabo rabb , et. 'egzi'.
Diverse proposte etimologiche, che restano comunque
incerte, sono indicate in HAL 12b (e altre ancora plU remote in F.Zimmermann, VT 12, 1962 , 194J Secondo
BL 16.253 ,adona) forse un vocabol~ _(l~n sem. da CUI
deriverebbe secondanamente Il smg. aaon. l'urame?:e
ipotetica anche la derivazione dall'ug. ad padre,) --( ab
lll /l); non si pu provare un slgmficato pnmano p adre per 'ad6n (KBL 10b lo suggerisce Interrogativamente) anche se in una forma nverenzlale CI SI nvolge
ad un padre chiamandolo signore (ug. .77 [= NKJ,
33; Gen 31 ,35, vd. SI. 111l3 ); s~condo Il testo 138
[= 146J,19 l'ug. adn potrebbe slgmficare bemsslmo anche fratello .
In ug. compare, accanto a adn

signor~ , an~h~

un

fem. adI signora (WUS nr. 86). I nomI propn nnvenuti in EA , Mari , Ugarit ecc. , Importanti per determInare la vocalizzazione e la derivazione delle forme, ve~
gono elencati e discussi (ma senza risultati convmcentl)
in Huffmon 156. 159 e Gr6ndahl 88-90.
.
Frequente il fen. pun. 'dn signore ( ~ISO 5; nomI
propri: Harris 74); anche qUI eSIste Il fem. dl sIgnora
(una volta, senza dubbio come cananalsmo, anche 111
un'iscrizione palm., cfr. M.Noth , OLZ 40, 1937, 345s.).
Fondandosi su questo fatto O.Eissfeldt (OLZ 41,1938,
489) suppone che in Ger 22,18 hOdo non SIa altro che
27

71
IO

Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron

6
4
3
7
38
52
34
37
16
6

totale

334

,adonqj

9
6

totale
80
16

2
4
7
5
2
48
14
222
25
I

7
3
13
I
3

6
3
5
4

l;i~

7
6
5
Il
38
59
39
39
64
20
222
I
26
I

2
2
54
I

9
5
67 2
3

14

14

Il
I
2

17

439

773

'iid6n SIGNORE

28

5
5
4

Mentre .Ia freq uenza di 'don (Gen, II2Sa m ,


II2Re) e dovuta al contenuto , quell a d i 'adono)
(Ez, Am) dovuta a procediment i redazio nali.
L'aram. bibL mare' signore co mpare 4x in
Dan.

III I

Il

Come termine esprimente rapporti


all' interno dell'ordine sociale, 'don viene precisato nel suo signl Icato pri mario di signore, pad rone (su ~rsone SOllopOSte ) con termi ni oppoSll che quasI sempre compaiono espressamente o
per lo meno vengono presupposti, come p.e.
'ti!bced servo (cfr. part icolarmente Gen 24 9 65'
Es 21,4-8; Deut 23 ,16; Giud 3,25; ISa m 25 :10;
Is 24,2; Mal 1,6; Sal 123 ,2; Giob 3,19' Prov 30 lO'
co n ,n_'a! servo_ Giud 19, 11; ISan\ 20,38 e~c.;
con ama oppure Sif!la serva ISam 25 ,25.27s.4 1
ecc.)? di con seguenza il vocabolo adoperata
quasI escl usIvamente co n un genitivo o con un
suffisso pronominale (il rapporto viene definita
tramite/' in Gen45,8.9; lRe 22 ,17 = ICron 18 ,16;
Sal 12 ,?; 105,2 1; tramite particolari espressioni
verbalI In Is 19,4; 26, 13; 'don usato in modo assoluto soltanto nella formula del lamento funebre di
Ger 22,18; 34,5, ed anche una decina di volte per desIgnare Jahwe, vd . s!. IV12.4).
'don si distingue pertanto nella mente da - b'al
signore in quanto possessore e proprietario di
una cosa (oggello di propriet anche la moglie
e allora M ' al assume il signi fica to di marito )~
Da quanta si detta risulta chiaro che l'affermaziane di
F.Baethgen , Beit rage ZUr sem. Religiansgeschichte
1888, 41, citata in ThW 1\1,1052 (= Gl NT V , 1379)~
In rapparta alla schiava il signare si chiama b'al in
quanto. ne, proprietario; si chiama 'odan in quanto ,
avendane Il passessa, pu ca mandare quel che vuale
nan del tutta esatta, dal mamenta che b'al nell' AT
nan VIene mal usato in riferimento. ad un 'd?ba!d.
In ug . la dIfferenza fra adn e b'l nan sembra essere casi
farte; cfr. b'l>'. mia signare quando. ci si rivalge al re
nella stile epIstolare (WUS nr. 544,3 O), in canfarmit
c?n Il farm ulana acc., e inaltre il parallelismo. paetica
blkm/adnkm In 1371 = III AB, B], 17.33s. , e 62 rev.
I = I AB VI], 57 Nqmd, re di Ugarit , adn di Yrgb b'l di
'[rmn) .

'

Co me s ino nim o raro d i ' ad6 n ri co rre in


Gen 27 ,?:. ~7_g'bir signore , padrone (contrapposto a badi m servI del v. 37)' pi usato il
~em: g' bira signora, padrona (~ontrapposto a
siJIJa serva ) Gen 16,4.8.9; Is 24 ,2; Sal 123 ,2;
Prov 30,23; accanto a na'ara ragazza 2Re 53'
-gbr 3e).
' ,

2/ . Solo una volta 'don viene adoperato per


es pnm ere 'au~ ?ot_er~ su rea lt imperso nali :
IRe 16,24 done hahar (Semer) il (precedente)
propnetano del monte (Samaria) . Quando si
parla dI un sIgnore che posto sulla casa del farao ne (Ge n 45 ,8) o s ull a te rra d 'Egi tt o
(Gen 42,30.33; 45 ,9; Is 19,4; Sall 05,2 1), si intende
semplIcemente Il suo rapporto di superiorit verso
coloro che appartengono a quella casa o a quella
terra.
29

Per l'ug . si potrebbe ricordare il testo sapra citata (1 1111)


con adII Yrgb; ,:ella scongIUro fen. di Arslan Ta~ (7'
sec.), nella r. \) alla lettura l' ] dn 'r.; signore della
terra (Th.H.Gaster, Or NS I l , 1942,44.61; HAL 12b)
va prefema quella proposta da W.F.Albrighl BA SO R 76, 1939, 8, e accolta in KA I ( nr. 27) b'l pII si.
gnore della su perficie della terra .

';5

31 Co me in molte altre lingue ( p.e. il la!. medIoeva le senior , e sull a stessa linea il ted .
Herr o riginariame nte comparativo di hehr
[vecchio, venerando ] , cfr. Kluge 305a' il franco
~( mon~ieur ~), con l' uso ormai fi sso del pronome)
Il termine v Iene adoperato quando ci si rivolge ad
una persona o si parl a di essa non solo quando nei
suoi con fronti vi un rapporto reale signore-servo
( molto spesso p.e. nell 'espressione d i corte 'adoni
hamm ti!lcek mio signore, il re ), ma anche come
form a di con esi.ll quando ci si rivolge ad al tre persone, a cui si vuoi rendere onore con un tale appell ativo ( L. Ka hle r, ZA W 36, 19 16,27; 40 , 1922,
39ss.; La nde 28ss.8 1); corrispondentemente colui
che pronuncia il term ine si defini sce 'come
-'ti!bced schiavo . Cosi il padre (Gen 31 35: Rachele si rivolge a Labano), il fratell~ (Gen
32,5s.1 9; 33 ,8ss. Giacobbe-Esa; Es 32,22;
Num 12, 11 Aronne- Mos), lo zio (2Sam 13,32s.
lonadab-Davide), il marito (Gen 18, 12 SaraAbramo; G iud 19,26s. concubina-Iev ita' Am 4 l
le vacche di Basa n ; Sal 45,12 nozze d~1 re) po;sono essere designati come' don , ma lo stesso avviene anche per persone de l tUllO estranee (p.e.
sulla bocca di donne Gen 24,18 Rebecca-servo di
lsacco; G iud 4 ,18 G iaele-Sisara; Rut 2, 13 Rut Booz) o di rango uguale o addirittura pi basso
( l Re 18,7.13 Abdia-Elia; 20,4.9 Acab - Ben-Adad;
2Re 8,12 Cazael- Eliseo). Il passaggio da tu / tuo
a m io signore ( p.e. Num 32 ,25 .27) avviene con
la stessa fac il it con cui si compie lo scambio di
ruoli da io/ mio a tuolsuo servo (p.e.
ISam 22, 15). 'adoni mio signore (cfr. monsieur) si trova spesso usato come formula fissa al
posto di nostro signore anche sulla bocca di
una moltitudine di persone (Gen 236' 42 lO'
43 ,20; N um 32,25 .27; 36,2; 2Sam
1< 15;
2Re 2, 19).

Per la formula bi' ado ni O bi'adona} can permesso, signore (7x e 5x rispetti vamente) cfr. L.Ktihler,
ZA W 36, 1916, 26s.; Lande 16-1 9; HAL 11 7.

IV 1 II L' uso di 'adonl'adona) in riferimento


a Jahwe ( W . W .Baudissin , Kyrios l-I V, 1929;
G .Quell , ThW IlI , 1056ss. [= GLNT V,139 Iss. ];
Elchrodt 1,128s.; O.Eissfeldt , RGG 1,97) strettamente legato all ' uso in campo profano: a somi. glianza d i q uanto si verifica per le altre comunit
religiose dell 'ambiente ci rcostante nei riguardi dei
loro dei pi eminenti , cos anche per l'i ntero
Israele oppure per singoli o gruppi appare ovvio
che ci si ri volga a Jahwe come ad un superiore, in
analogIa con quanto avvene nei rapporti terreni
(realI o fitti z i) fra servo e padrone, chiamandolo
sIgnore, oppure che si parl i di lui come del si-

gnore; del resto anche Israele , corrispondentemente, pu essere designato come servo d I Jah we ,
e a cominciare dal Dtis anche con una te rminologia esplicita (ThW V,660s. ~ GLNT IX,295ss.;
_ 'bd). Le affermaziqm In CUI SI parl a dI Jahwe
come signore (2/) sono relatI vame nte. rare e
atipiche; pi frequenti invece sono I casI In CUI ,
con formule fi sse, ci si rivolge a Jahwe come SIgnore (37t"e i casi in cui il termin~ u s~to come
epi teto dIVinO (4/), Il quale, data I unlclta dI que sO signore, pu essere usato In segutlo In mamera
assoluta per designare la sua stessa natura (sIgnore
per eccellenza, signore uni versa le o sim.), fin o a
sostituire il nome divino (5 /).

21 Nel contesto di una affermazione' don con


suffisso personale suo signore ricorre solo nella
proclamazione profetica della condanna contro
Efrai m in Os 12, 15 perci il suo signore gli render il suo obbrobrio , dove il vocabolo nel suo
pieno significato intende sottolineare il paradosso
della disobbedienza; simile Neem 3,5 ma i loro
notabili non piegarono il collo al servizio del loro
signore . Cfr. inoltre ls 51,22 tuo signore ,
dove il signifi cato pieno usato positivame nte , in
parallelo con che difende la causa de l suo popolo .
Espressioni con nostro signore (Sal 135,5;
147,5; Neem 8,10; 10,30) vanno invece considerate variazioni tardive dell' uso di 'don in una
qualche formula , dove un ~i t!llil di.vino_o..sostituisce il nome divino.
In Mal 1,6 se sono un padrone , dov' il timore
verso di me? si ha non una designazio ne vera e
propria di Dio, ma un paragone con un ( padre o)
signore terreno, nel quale il significato dell a parola
diviene tematico. In Mal 3,1 il signore , che voi
cercate l' uso di ha' don determinato dall a contrapposizione con i messaggeri che precedono questo signore, e qui naturalmente , come in 1,6, si
pu constatare come si conoscesse gi un uso assoluto d el termine per indicare Jahwe.
31 Nell'i nvocazione , 'a dono) mio s ignore
attestato gi molto presto. A differenza p.e. d i
mti!lcek re la parola non descrive origi nariamente la natura di Dio nella sua qualit di dominatore o di padrone con pieno potere, ma un
semplice titolo d'onore, cosi come vie ne usato da
un inferiore nei rapporti con un suo superiore (Eichrodt 1,128; di versamente Ka hler, TheoL 12, il
quale tuttavia nel passo per lui paradig matico di
Sal 105,21 per determinare il significato di 'don si
basa troppo sul parallelo m o'Sei padrone, che
per non ha lo stesso significato; cfr. a nche Baudissin , Lc., Il ,246). Oltre che in altri passi che non
ci tiamo qui singolarmente (molto spesso p.e. nella
preghiera di Dav ide 2SlIm 7, 18-22. 28s., 7x 'adono)
Jh wh , assente altrove in 1/ 2Sam ), vanno intese
cosi anche le formule antiche e sicure da l punto di
vista della critica testuale bi ' adono) con permesso , signore (Es 4,10.13; G ios 7,8; Giud 6, 15;

1;11;\ 'adon SIG ORE


30

31

13,8; cfr. Giud 6,13 bi 'adoni) e 'a hah 'adono) Jhwh

ah, mio signore Jahwe (Gios 7,7; Giud 6,22;


inoltre 8x in Ge r ed Ez , -' ahah ); cfr. anche l' uso
di 'adoni per indicare esseri angelici in Gios 5,14;
Zac 1,9; 4,4.5 .13; 6,4; Dan 10,16.17.17 .19; 12 ,8.
l ' invocaziane al plurale Jahwe , nostro signare si limita a Sal 8,2.10 e sembra essere dello stessa tipo delle
predicazioni di Jahwe menzionate nel numero seguente.

41 ' adon adoperato in maniera assoluta appare


anch'esso molto presto in qualit di epiteto divino
che assu me il carattere di una fo rmua. Anche qui
il significato della parola inizialmente non va al di
l di quella originario , come si pu vedere nel precetto relativo al pellegrinaggio in Es 23 ,17 e 34,23
col ti tolo solenne ha' adon Jhwh (' ''Iohe JiSTa'el) il
signore Jahwe ( Dio d' Israele ), come pure nella
fo rm ula pi vol te usata da Isaia, e che risale certamente all a tradi zione gerosolimitana, ha'adon
Jh wh s' Mal (ls 1,24; 3, 1; 10,16.33; 19,4; cfr.
W ildberger, BK X,62s.).
Nelle iscrizioni fen . pun. l'epiteto 'dn signare attestato per numerose divinit e ricarre spessa (Baudissin,
I.c. , 11I ,52ss.; DISO 5, can l'elenca delle ris~ttive divi:
nit). 1\ passaggio dal titolo al name propno e chIaro nel
nomi propri (cfr. '!;mn'dn/'dn'!;mn ESmun signare
can 'dnpl! 'dII ha salvato ) e soprattutto nel caso dI
Adone di Biblo, dio della vegetazlane che muare e nsorge (W.W.Baudissi n, Adanis und Esmun , 19 11 ;
O.Eissfeldt , RGG 1,97s.; G. von Lilcken , Kult und Abkunft des Adanis, FuF 36, 1962,240-245 ).
Data l'ampia d iffus ione di simili epiteti nell'antico
Oriente (eg . nb, su m . en , acc. belu , aram . mi , ttl.
i'Sha-) non c' bisogno di ricorrere ad alcuna partiola;e derivazione per spiegare il titolo 'adon rife rito a Jahwe' si pu tuttav ia supporre che la tradizione cultu; le gerosolimitana, cui chiaramente
appartengono le suddette formule , sia stata in:
flue nzata dall'uso linguistico can. (cfr. anche I
nomi propri formati con 'adon, come 'adonijjahit ,
'adoni~ti!dceq , 'adoni qam , ' adoni ram con I loro corrisponde nt i ug. e fe n., vd . sp. I; Noth , IP 114ss.).
controversa l'antichit dell'espressione 'adono)
Jh wh al di fuori dell ' invocazione , cio il sign ore
Jahwe usato come nominativo del vocativo ormai fi sso. Cont ro l'opinione d i Baudissin (Lc.,
1,558ss.; Il ,8 1ss.), secondo cu i .'adona) si sarebbe
sempre introdotto qui secondan amente accanto o
al pOStO di Jh wh , Eissfeldt ( RGG 1,97) n ltene che
l' uso del nominati vo pu essere anttco; secondo
F. Baumgartel (Zu den Gottesnamen in den Biichern Jer und Ez, FS Rudolph 1961 , 1-29) le formule come ko 'amar 'adono) Jh wh e n" itm 'adono)
Jhwh in Ger ed Ez sono originali (con J :Herrmann , FS Kittel 1913 , 70ss. , cont ro Baudlssm);
cfr. in dettaglio Zimmerli , BK XIII , 12501258. 1265.
Diversi testi, e fra questi proprio i pi antichi, sona controversi dal punto di vista della cnIJca testuale (per Am
cfr. V.Maag , Text, Wortschatz und Begnffswelt des Buches Amas, 195 1, 118s., e Walff, BK XIV/2 ,122.161;
per I Re 2,26 vd. i camm.).

1;11;\

'a doll SIG ORE

32

Non nemmeno sempre possibile sapere in ciascun caso


perche,; Ic_un_I auton (o redattori) preferiscano l'espressione .. dona) J/llvh . Per quanto riguarda Ez (217x)
Baumgartel (Lc., 27ss.) ntlene che nel periodo dell'esilio
SI voglia evitare espliCitamente di designare Dio con la
formula Jh lVh ~'bO'ot (collegata con l'arca nel tempio di
Sion e ancora comune 111 Ger), sostituendola con ,adona)
Jh lVh, connessa con un antico nome cultuale.
5/ . Il passaggio dall'uso di 'adnj come epiteto
dtvtno a quello., anch 'esso assoluto, che designa la
natura stessa di DIO, nel senso di signore per eccellenza o signore ,universale , reso possibile
dal colle~amento di . dn con un genitivo, che
espnme I unlversahta del dominio. Simili espresStOni superlative e Iperboliche sono note anche nel
repenono bab. dei titoli divini (p.e. be/ be/e signore del stgnon , cfr. Tallqvist 40-57) ed anche
d~ quell., regali (oltre a be/ be/e p.e. anche be/ sarram signore det re , be/ gimri e be/ kissali signore della totalit , cfr . Seux 55-57.90s.), e pertanto non sono ancora di per s testimonianza di
una fede monoteistica. Nell ' AT ebr. ricorrono le
ebresslo nl DIO degli dei e signore dei signori
( eut 10,17; Sal 136,2s.) e ,adn ko/-h'{Jr(<?s signore dt tutta la terra (Gios 311.13 M 4 13.
~ac 4,14; 6,5; Sal 97,5; 114,7 txt 'em, ~fr. :v~us:
K XV ,778.783, alcUni dt questt passi potrebbero
essere ancora preesilici , cfr. Noth, HAT 7,25; H.~.Lutz , Jahwe , Jerusalem und die Volker 1968
4.96; secondo ~aus, BK XV ,199, l'espr~ssion~
probabtl~ente e stata presa dalle tradizioni cultuali dell antica citt gebusea ).
mare' , l'equivalente ~i 'adon nell'aram. bibL , viene adoperato due volte nell Invocazione - . .
rivolta al re (Dan 4 1621 ) d
ma" mio signore

. . ..
, . , e ue volte seguito da un
nltlvO, In nferimento a Dio: Dan 2 47 ;" - -, /k- ge-

gnore dei re ) e 5 23 miire' sem o. l


. are ma I n SIp .
II
'. .. -. alla signore del cielo

I par~ eh nelle IscnZlOni aram. (titolo di re e d d .j


~n;k!~ul~~~~In , LC.; 1I1 ,57-61 ; DISO 166s. (per il fe~. ,~~

K Galling ~. ~r mlkn signore del re riferiti a re cfr


zi)pY , sc munazar und der Herr der Kiini e
ha
espressIoni (con la scrittura
.' queste
Gen.Ap.69.75.88.116.220.
mrh), cfr. Fltzmyer,

mOI~~i~~~'c~~~i~~~L~II~:~~:iila ~o~~~~~idQumr~~

Riguardo ad ' adn- 1 .


di fuori dell'
aJ. t signore usato da solo, al
ls Sal Lamtnr~ca~~'el~trca 70x, soprattutto in
Is' 3 ri 18 4 . e , . , 22,6; 2Re 7,6; 19,23;
2114' 33 'I7'i.6,1.8; 7,14.20 ecc. ; Ez 18 ,2S.29;
Z"
, . , Am 5 16 7 7 8 9 I M I 2
ac 9,4; Mal 1,12.14; S~I 2,4; '223 1 '3713 ' 54
ecc.; Gtob 28 28 Lam I 141 5 2 ' b ' ,
~,3.9; EdSdEIO\ dove pe; ~a eto ~a~6~ :~a\~;
ento a sdra' Neem 48)
colt di sapere 'se il test~ ' resta ancora la dirtidetto sopra (IV /4) Il t
ongtnano, come si
s
.
.
esto attuale tn ogni caso
1 .
uppone Il significato esclusivo
%0:7' ~{),..h,i . Quando 'ad- _.
. I signore
evitare 'il nome di Jahwe onqJ. Viene usato per
a Comtnclare dal 3' se
a..
C ( Bousset-Gressmann 307
) ~
c.
presente anche nei testi d'
enomeno che
Les Hymnes de Qumran !962uml9raSn (fM. Del~or,
,
,
, c r. nell tn33 ""1~ addi,. POTENTE

Q- ,

vocazione IQH 2,20 ecc. con ls 12,1; Sal 86,12.


IQH 7,28 con Es 15,1I; al di fuori dell'i nvoca:
ztone IQM 12,8 con Sal 99,9; IQSb 3,1 con
:;U!l1_6 ,26), e che tnfine pona al Q' r perpetuum
donaJ applicato al tetragramma (-Jhwh), la parola perde completamente il suo carattere origi nano di appellativo, e diventa una sostituzione del
nome, tndlcandolo con una perifrasi.
V/
Per l'uso di ' adn o XUpto nel tardo giudaismo e nel NT cfr. W.Foerster, an o %,jp\~: ,
ThW 111 ,1081-1098 (= GLNT V 1450- 1498j
K.H .Rengstorf, art. ieO'7t6T't), ThW Il 43-48
(= GLNT II ,849-866); K.G.Kuhn, art. ILo:pdvo:O:i
ThW I~,470-475 (= GLNT VI ,1249-1266); ulte:
nore blbliogr. nelle teologie del NT e negli studi sui
tttoli cnstologici.
E.Jenni

suo nscontro nel fen. Cdrmlk = Mlk e potente ; Harris 75). Il nome divino di 2Re 17,3 1, pur avendo lo stesso
suono, e per deformato dall'acc. Adadmilki (<< Adad [e)
re ) (Eissfeldt, KS 111,335-339; K.Deller, OrNS 34, 1965,
382s.).
21 La difTusione dei vocaboli derivati da questa
radice se si prescinde da ' add!rrel mantello
(I0x),'si limita quasi escl usivamente ai testi poetici:
ni. 2x, hi. Ix (per i testi vd. sp.); 'addiI' 27x, oltre a
Es 15,10 (canto di vittoria dopo l'attraversamento
del mare) e Giud 5,13.25 (cantico di Debora) 13x in
testi metrici profetici e 7x nel salterio, in prosa solo
in lSam 4,8 (sulla bocca dei filistei) e in Neem 3,5;
10,30; 2Cron 23,20 (nel significato di notabili );
'add!reel grandiosit 3x (testi profetici, vd. sp.).
Includendo' !drer (2x) la radice attestata 44x.

Cfr. anche Ecci i 36,7 (hi .); 43,11 e 49,13 (ni.); 40,13;
46,17; 50,16 Caddir); per i testi qumranici cfr. Kuhn ,
Konk . 2s.

"'1~ 'addir POTENTE

11 . La radice ' dr essere grande, fone, potente


limttata all 'ambito can. (ug.: UT nr. 92' WUS nr 95
Grondahl 90; fen. pun.: DIS05s. ; Ha;';s 74s.). ,

Tra le coniugazioni verbali della radice, il qal essere po_


tente e Il pl. far potente/glorificare sono attestati
solo nel fen. (DISO 5), mentre il parI. ni. grandioso
(Es 15,6.11) e l'hi. far che qualche cosa si mostri glo"osa (Is 42,1) sono attestati solo in ebr.
La derivazione pi imponante l'aggettivo 'addiI'
forte, potente, grandioso, nobile . Lo si trova con
una cena frequenza nell' ug. e nel fen. pun. , anche
nel linguaggio quotidiano (p.e. ug. aU adI'I nella lista
119 [= 107], r. 4.7.9. 16.18, secondo UT nr. 92 upper-c1ass wlfe [moglie appartenente a una classe
supenore], cfr. A. van Selms, Marriage and Family
Ltfe In Ugaritic Literature, 1954, 19s.58s.; pun. KAI
nr. 65, :. 2 =:' nr. 81, r. 5: dal pi grande al pi piccolo di essI [= edifici] ; la radice gd/ essere
grande >~ manca nel fen. pun.); in ebr. , invece, sia dal
puntodt vista della form azione nominale sia per la
sua ulilt zzazlon~, sembra essere piuttosto una parola
arcatca o arcaicizzante (Gulkowitsch 95).

Il suo fem. e 'addeereet *'addirt-, BL 479), che ha sia il


valore astratto di grandiosit (Ez 17 g. Zac Il 3) sia
qu~1I0 concreto di mantello (cfr. H.W.Hiinig ie' Be-

kJeldung des Hebraers, 1957, 66ss.). Non si ris~ontra da


n una parte. un significato primario essere ampio
(
12a), a CUI possano essere ncondotti grandiosit e
mantello ; nel, caso che 'addeereet mantello appartenga alla .radice dr, potrebbe darsi che l'attributo permanelnte abbia sostituito la cosa (<< quel che e grandioso <
.' grandiOSO [vestito) >>).
PIUttostO controverso dal punto di vista esegetico e testuale e il SOSI. 'eedeer grandiosit (?)>> (Zac Il 13- Mi
2'8 txt em ' a.ddeereet mantello ?); cfr.
. i comm. e, anche
,
G
I .W.Ahlstrom\ YT 17, 1967, 1-7.
I nome propno adrammeeleek (2Re 19,37 = Is 37,38) ha il

34

3/ La potenza, la forza e la grandiosit vengono


attribuite (come in ug. e in fen .) sia a cose (masse
d'acqua: Es 15,10; Sal 93,4a; cfr. ug. gsm adI' pioggia fone in 2059 [= PRU V,59], r. 14; alberi:
Is 10,34 txt? , diversamente M.Dahood , Bibl 38,
1957, 65s.; Ez 17,8.23; Zac 11 ,2; nave: Is 33,2Ib; cfr.
fen. 'r~ ( dgn h' dr! i magnifici campi di grano , KAI
nr. 14, r. 19) sia a persone (re: Sal 136,18; cfr. per il
fen. p.e. KAI nr. 24, r. 5s.; sovrani: Ger 30,2 1; signori del gregge = pastori: Ger 25,34.35.36; notabili: Giud 5,13.25; Ger 14,3; Nah 2,6; 3,18; Sal 16,3;
Neem 3,5; 10,30; 2Cron 23,20; Ez 32,18 txt?; ug.
WUS nr. 92,2*b; neopun. KAI nr. 119, r. 4, e
nr. 126, r. 7: i potenti di Leptis e tutto il popolo di
L. , corrispondente al lal. ordo et populus).

I passi di Neem e delle iscrizioni che abbiamo citato indicano che il termine designa le persone senza porre in evidenza una particolare distinzione dal punto di vista sociale,
pressapoco nel senso di magnati (E. Meyer, Die Entstehung des Judentumus, 1896, 132s.). Perci esso in
2Cron 23,20, essendo pi generico, sostituisce lo specifico
e oscuro kari Carii di 2Re Il ,19.
Termini sinonimi sono: gadol grande (Sal 136,18; cfr.
Is 42,21), mosel principe (Ger 30,21 ; 2Cron 23,20),
gibbOr eroe (Giud 5, 13); cfr. anche Sal 76,5. Caratteristico anche l'opposto ,'ir piccolo, inferiore, giovane (Ger 14,3 servitore , cfr. S.E.Loewenstamm,
Tarbiz 36, 1966/67, 110-11 5), che ricorre nelle iscrizion i
pun. citate sopra (II).
4/ Come godo/ grande (- gdf) ed altri aggettivi
che esprimono un atteggiamento di stupore di fronte
ai potenti, cosi anche 'addiI' viene adoperato nei riguardi di Dio e del divino (W.W.Baudissin, Kyrios,
111 , 1929, 85s.120).
In ug. (testo 2001 [= PRU Y,1), r. 7 adn detto probabilmente di Astarte) e specialmente nel fen. pun. ' dr e il
fem . ' drt sono epiteti fissi di varie divinit: fen . B' I ' dr,
KAI nr. 9B, r. 5 (Biblo, verso il 500 a.c.); ' skn' dr , KAI
nr. 58 (Pireo, 3' sec. a.c.); Iside/ Astarte, KAI nr. 48, r. 2
(Menfi , 2'-1 ' sec. a.c.); pun. (e neopun.) Astarte, Tnr e

35

B'I 'dr (DISO 5s.; KAI Il ,11 .89; J.-G.Fvrier, Semitica 2,


1949, 21-28; A.Berthier-R.Charlier, Le sanctuaire pun ique
d' El Hofra Constantine, 1955, 14.237).

Poi ch in Is 10,34 (vd. sp. 31) e 33 ,21 a il testo e


l'interpretazione sono molto dubbi , i passi dove
, addir oppure ' dr ni./hi . hanno un rilievo teologico sono solo Es 15 ,6 la tua destra , Jahwe, terribil e per la forza ; v. II chi come te maestoso
in sa ntit? ; ISam 4,8 chi ci liberer dalla mano
di questo Dio cosi potente? ; Is 42 ,2 1 il Signore
si compiacque, per amore dell a sua gi ustizia,
di rendere la legge grande e gloriosa ; Sal 8,2.10
Jahwe, Signore nostro , quanto potente il tuo
nome su tutta la terra ; 76,5 terribile sei tu , potente ; 93,4 pi potente dello strepito di grandi
acque, pi dei flutti del mare, potente nell 'alto
Jahwe .
Nelle affermazioni sulla destra di Jahwe, sul suo
nome, sulla sua legge e su di lui stesso non si pu
scorgere alcuna formula particolare. Vanno notate le
espressioni comparativo-superlative di Es 15,11 e
Sal 93 ,4. 11 significato non ha una speciale sfumatura
teologica, e questa anzi non la si pu supporre, dato
l'uso comparativo del termine.
Data l'ambientazione can. della parola, non casuale il fatto che essa sia applicata a Jahwe specialmente nella tradi zione gerosolimitana pi antica,
infl uenzata dall'ambiente can. (I Sam 4,8 nel racconto dell 'arca; Sal 76,5 in un cantico di Sion
preesilico, cfr. H.-M.Lutz, Jahwe, Jerusalem und
die Volker, 1968 , 167s.; Sal 93 ,4, in un altro antico salmo regale di Jahwe, cfr. Kraus , BK XV ,
648; cfr. anche i versetti a tre membri di Es 15 ,11
e Sal 93 ,4 con il parallelismo climatico noto
anche in ug.).

5/ Fra le numerose traduzioni di 'addr da pane


dei LXX vanno notate soprattutto OO:l)iL'X O' T';~
(6x in Sal) e ILt((.(~ (-gdf).
L' uso ellenistico e orientale di designare Dio con
il termine grande (W.Grundmann, art. :Lt'(l:~ ,
ThW IV,535-550 = GLNT VI ,1431-1476), che nel
NT compare nella formul a di acclamazione dell' Artemide di Efeso (Atti 19,27s.34s.) e si pu constatane
anche in Tito 2,13 del grande Dio e (del ) salvatore
nostro Ges Cristo , trova corrispondenza in ambiente semitico non gi in gd/, ma oltre che
nell'aram. rab (acc. rabii , fen. solo rbl signora
come titolo) anche nel fen . 'dr.
E.Jenni

o,~
TT

' iidam UOMO

11 a) ' dm uomo, uomini compare solo


nel can. (ebr. e letteratura post biblica, fen. pun. e
ug.) e sporadicamente nel sem. del sud
(HAL 14a).
In ug. si trova adm uom ini una volta in parallelo con
lim ( = ebr. l''om gente ) in 'nt [= Y AB] II. 8. e
01~ 'dm UOMO

36

nell'espre siQne ab adm padre dell'umanit nel


PQema di Krt (-'ab IVl3a).
In fen. pun. da 'dm si fQrma anche il plur. 'dmm
(DISO 4).
Nell'antico. arabo del sud 'dm significa servo. (CQnti
RQssini 100b).
Per la fQrma mediQebr. 'adan cfr. E.Y.Kutscher FS
Baumgartner 1967, 160.
'

La questione della derivazione del termine non ha


ancora raggiunto alcun risultato sicuro (cfr. i lesStCI e t comm. a Gen 2,7; in particolare anche
Th.C;. Vriezen, Onderzoek naar de Paradijsvoorstelltng blJ de oude sem ietische Volken 1937
63s.l29-l32.239).
'
,
Vriezen (I.c.) ripQrta i tentativi di spiegare il termine partendo. dal Sum. Qdall'ass. bab. , e di far derivare la figura
di Adamo. d~ nQml di del Qda figure miliche (cQme fautQn di. clvllta! analQgamente ad Adapa, secQndQ de LiagreBQhl) e giunge alla cQnclusiQne che nessuno. di que.
stilentativi da un nsultatQ sicuro. PQich quest i tentaUVI (cfr. anche GB 10a; KBL 12s.) nQn si rinnQvaronQ se
nQn raramente Q furono. trascurati del tutto. nQn vengQnQ qui tenuli in cQnsideraziQne.
'
Vriezen si pone anche il problema della relaziQne tra 'adam e 'adama (cfr. Gen 2,7 CQn un giQCQ di parQle tipicamente ebr.): SI ha qw SQIQ un'etimQIQgia PQPQlare QP,
pure una CQnneSSIQne Imgu istica Qrigi naria? Le risPQste
dale finQra a quesla dQmanda SQnQ varie; mentre Kiihler
~a a~tn .accettano. CQme certa la derivaziQne di 'dm da
dama (TheQI. 237 n. 57; 240 n. 97), Th. Niildeke
(ARW 8, 1905, 161) e allri SQnQ del parere che i due ter.
mll11 nQn hanno. alcuna relaziQne fra IQrQ. Vriezen CQncl~de che H termine va spiegato. Q sQltantQ in base
ali ebr. (e qUI SI dQvrebbe pensare al verbo. 'dm essere
ros~Q ) QPpu re lenendo. presenti diverse possibilit
dell arabo.. La denvazlOne pi probabile per lui quella
proPQsta da H.Bauer, ZDMG 71 191 7 413- ZA 37
192?, 310s., dall'arab. 'adam(ar) pelle, s~perfi~ie , ch~
nell arabodel sud e m ebr. avrebbe aSSUnlQil significato.
di UQmQ . CQme parte per il tutto., mentre l'arab. ha
CQnservalQ il slgl11fiCalQ antico.. E PQssibile allQra una
con~esslone t~a 'dm e ,odm superficie terrestre ,

ma mmQdQ diverso. da CQme viene presupPQsta dall'autQre di. Gen 2-3. Cfr. per anche -,adm (I).
!I s~gl11ficatQ arabo di pelle , che abbiamo. menziQnatQ
e VistO. da G.R.Driver, JThSt 39, 1938, 161 (HAL 14b:
cfr. Barr, CPT 154) anche in Os Il ,4 (parallelo. a 'ahab:
per il quale SI supPQne pu re il senso. di pelle , -'hb I)
ma tale slgl11ficatQ nQn pu essere aCcettalo. CQme cert~
(Cfr. WQIIT, BK XlVII 258 RUdQlph KAT
XlIIII ,210).
"
,
b) Oltr~", a :qdm c?mpare in ebro pi raramente la
parola nos, la CUI, radice appartiene al sem. comune, mentre nell aram. bibl. ''''ntiS il termine
rrnale per uomo/uomini * 'uns; cfr.
agner t1r. 19120; P.Fronzaroli AANLR
VI/lIl9, 1964, 244.262.275; -'rs I). '

w
2/

a) La parola compare nell ' AT 554x (incluso

0 s 6 7 Il 4 13 2
A "."
" ma senza t1 nome personale
damo di Gen 4,25; ?,L1.3.4.5; lCron l ,l). La di~nbuzlone del passI e piUttOSto singolare. Nel solo
z SI hanno 132 passi (di cui 93 quando Dio rivolge l,a_ p~rola al profeta: bren-'dtim). All'infuori
di Ez adam compare in modo pi massiccio in
due testi : lt1 Gen l-Il 46x (per contro in Gen 1237

~? ~essuna volta se si eccettua Gen 16,12 p!rll!'


adam), e lt1 Eccle 49x. Una certa frequenza si ha

ancora soltanto ~n Prov (45x) e Sal (62x); alt rove


la . dlstnbuzlone e del tUllo casuale (Ger 30x, ls e
Glob 27x, Num 24x, Lev l5x , Es l4x , negli altri
IIbn meno di IOx , manca in Abd Nah Rut Cam
EsI. Esd).
'
,
,
,
b) ''''nos compare 42x (Giob l8x , Sal l3x, ls 8x;
Inoltre Deut 32,26; Ger 20,10; 2Cron 14,10), e solo
lt1 testi poelici (2C;on 14,10, in quanto preghiera,
non COSlIlulsce un eccezione). Si ha inoltre ''''nos
come nome proprio in Gen 4,26; 5,6- 11 ;
ICron l,L
L'a ram . ''''ntis ricorre 25x ( Dan 23x Esd 2x
in Dan 4,14 al posto del plur. ebr. ,anisim biso~
gna legge~e .la forma ,"'ntisti), o collettivo/generale o It1dlvldualtzzato nell 'espressione bar ''''ntis
(Dan 7, 13; cfr. C.Colpe, ThW VIlI,403ss. con bi.
blio~r.) opp. plur. bene ''''ntisti (Dan 2,38; 5,21), in
teslI poeliCI e non poetici.

3/ a) 'tidtim significa collettivamente l' uomo


(il genere umano), l' umanit, gli uomini e viene
adoperato (a differenza di -'rs uomo [maschiO J ) solo al sing. e in SI. assol. , mai con suffissI. L' uomo singolo viene designato con
bam-'tidiim , il plur. i (singoli) uomini con bene/
benof (ha}-'iidiim (cfr. L.K6hler, ThZ l 1945
77s.; id. , Theol. 114s.; -ben). Il significato del ter~
mine resta invariato lungo tutto l'A T. Esso pu
essere usato in espression i composte come sangue dell ' uomo (Gen 9,6; secondo KBL l2b sono
circa 40 le connession i di questo tipo), anche come
gel11ttvo al posto di un aggett ivo in maniera
umana (2Sam 7,14; Os Il ,4), e inoltre in espresSIOl11 generiche, dove si pu tradurre con ciascuno (Lev 1,2 ecc.), tutti (Sal 64,10), al negatlvo nessuno (l Re 8,46; Neem 2,12) (cfr. anche sI. 41).
Come espressione fissa si trova solo. me'tidtim (we)'ad.
b' Mm gli uQmini e le bestie (Gen 6,7; 7,23; Es 9,25;
12,12; Num 3,13; Ger 50,3; 51,62; Sal 135,8). Altre serie
CQn b'hem bestiame, animali SQnQ Es 8,13.14;
9.9. 10. 19.22.25; 13,2.15; Lev 7,21; 27,28; Num 8,17;
18,15.15; 31,11.26.30.47; Ger 7,20; 21,6; 27,5; 31 ,27;
32,43; 33,10.12; 36,29; Ez 14,13.1 7. 19.2 1; 25,13; 29,8;
36, 11 ; Giona 3,7.8; Sof l ,l Agg l 11 Zac 28 Sal 36 7cfr. Eccle. 3,19.
""
,
,,
II termine che ricQrre pi spesso. come cQrrisPQndente in
parallelismo. -';5 ( 1II /4c), cfr. 2Re 7,10; Is 2,9;
5,15; 52,14; Sal 49,3; 62,10; con 'anS;m Is 2,11.1 7 ecc.
b) ''''nr'iS non ha mai l'articolo e compare solo al
Slt1golare. In senso stretto come 'tidtim un
nome collettivo, e significa p~rci in tutti i passi
glt uomlt11 Oppure uomini". una volta indi vidualizz~to: bren-''''nos (Sal "44,3). L.K6hler
dice che SI estlt1gue nell'uso ( KBL 68a) ma ci
forse non del tutto esatto, dato che esso c~mpare
ancora l8x nel libro tardivo di Giobbe. Si pu tuttavia affermare che il suo uso ben circoscritto: si
trova solo in testi poetici, senza articolo e in un
campo semanlIco molto ridotto. Si possono inoltre

O'W 'Mam UOMO

38

presupporre quegli usi limitati che si riscontrano


per il vocabolo 'Gdam (vd. SI. 4a): anche Il vocabolo ''''/1(js non ricorre mal lt1 teslI stoncl,. o anche
quando il contesto si riferisce all a stona o all a
storia della salvezza .
In Giob e Sal prevalgono i passi in cui si parla
dell 'uomo come essere mortale, caduco e lImitato:
5all03 ,15 i giorni dell'uomo sono come -"erba ;
similmente 73,5; 90,3; 8,5 = 144,3; Glob 7,1.;
141 9 256 28 13. L' uomo davanti a DIO non puo
es~er~ gi~s'to (puro):. Giob 4,17; ?,2~.15 , 14; 25,4;
33,26. Egli viene deSignato come "'nos 1t1 contrapposizione a Dio: Giob 7,17; . 10,4.5; 1~ ,9; 32 ,8;
33 12 36 25. Vicina a questo Significato e anche la
de~ig~azi~ne dei nemici in alcuni passi dei salmi:
5aI9,20.2l ; 10,18; 56,2; 66,12; cfr.55, 14. La connessione chiara in 9,21 i pagam debbono nconoscere di essere uomini . Nello stesso senso
vanno intesi, all'infuori dei salm i e di Giobbe, sei
passi del libro di Isaia: Is 13 ,7; 12; 24 ,6; 33,8;
51 7. 12 inoltre 2Cron 14 ,10. COSI 33 passt su 42
fo;man~ un gruppo semantico organico (cfr. anche sI. 4e-h).
.
Il termine non per usato in questa maniera in
Deut 32,26; ls 8,1; 56,2; Ger 20,10; Sal 55 ,14;
10415.15 Giob 5,17; 28,4. Quasi sempre si tralla
di ~spres;ioni fisse oppure di strette connessioni
verbali: 'asre ''''1115s beato l' uomo (ls 56,2;
Giob 5,17); l'bab ,"'nos cuore dell'uomo
(ls l3,7; SalI04,15 .l 5);!urre( ''''noo5stilo umano
(= comune tra gli uomini ) (ls 8,1; cfr. tuttavia
Wildberger, BK X,3lls.); ''''noo5 selomi mio confidente (Ger 20,10; cfr. Sal 55,14 ''''noo5 k"" cerki
un uomo simi le a me ). Se ''''noo5 in questi contesti ha mantenuto un significato neutrale, lo si
deve forse ad uno stadio linguistico pi antico, in
cui ''''nos veniva usato ancora in un senso pi ampio e comune. Fuori di tali connessioni il significato neutrale si trova in Deut 32,26 e Giob 28,4;
qui me''''no5 tra gli uomini potrebbe essere
un'espressione fissa.
Questo senso comune e neutrale (vd. SI. 41) si ha
anche nei passi in cui ''''noo5 un nome proprio
(Gen 4,26; 5,6.7.9.10. 11 ; ICron l,l; cfr. Westermann , BK l, commento a Gen 4,26).
4/ a) Nell' AT non si parla indifferentemente di
'tidtim ogni volta che ci si riferisce all'essere
umano, ma in prevalenza quando questo essere
visto in relazione con la sua creaturalit o con un
particolare elemento della sua creaturalit. ' adam
non l'uomo che si manifesta nella famiglia , nella
politica, nelle preoccupazioni quotidiane o nelle
relazioni sociali; si parla di 'tidam solo dove egli al
di l di tutti questi riferimenti inteso nel suo
mero essere umano. Ma soprattutto: la particolare
azione salvi fica di Dio, la storia di Dio col suo popolo non ha nulla a che fare con lo 'adam. Non
solo i due complessi letterari in cui ' adam ricorre
pi spe~so (Gen l-Il e Eccle), ma anche i diversi
usi del termine che sono collegati tra loro per affinit di contenuto, hanno a che fare con l'uomo

39

come creatura o co n un aspetto della sua creaturalit nei libri storici o profetici non si hanno
complessi letterari fissi per forma o contenuto, n
modi di esprimersi particolari in cui 'tidtim eserCItI
una fun zio ne speciale.
b) Il vocabolo ' adam si ambienta bene nell a storia
delle origini , e cio in quelle parti di Gen l-II che
trattano dell ' uomo nell' insieme degl i even tI pnmordiali : creazione dell' uomo (Gen 1,26-30 e
2,4b-24), cacciata dal paradiso (Gen 3), diluvio
(Gen 6-9) e dispersione deglI uom1t11 (Gen ll,l :
lO). Al di fuori di queste narrazlom ti vocabolo SI
trova solo in 4 l (hiI'iidiim ).25 e 5,l.l; qui per 'adam divenuio nome proprio (o tende a diventarlo). Il fatto che le ricorrenze siano. numerose in
queste narrazioni della storia delle ong1t1l , e che SI
limitino ad essa, mostra che 'adam nell ' AT deSIgna l' uomo (in senso collettivo) prima e al difuori
di tutte le determinazioni , le quali cominciano con
i nomi che formano le genealogie, e prima di ogni
divisione dell' umanit in popoli, a partire da
Gen Il opp. dall a tavola dei popoli . l racconti che
trattano dell ' uomo in questo senso seguono due
temi principali : trattano della creazione dell' uomo
(c) e della limitatezza dell 'essere umano nelle narrazioni di colpa e punizione (d).-ESSI confermano
le due affermazioni fondamentali che l' AT fa
sull' uomo: egli creatura di Dio, e come creatura
ha, in contrapposizione a Dio, un'esistenza lImitata.
c) l racconti della creazione dell'uomo (c fr.
E.Lussier, Adam in Gen 1,1-4 ,24, CBQ 18, 1956,
137-139) sono in Gen 1,26-30 e 2,4b-24.
Quanto. si pu dedurre dalla storia delle religiQni sui racCQnti di creaziQne mQstra che la creazlQne del mQndQ e
la creaziQne dell'uQmo cQstituisconQ Qriginariamente
due tradiziQni distinte. Si constata p.e. che nelle civilt
primitive la creaziQne intesa quasi sempre SQIQ come
creaziQne dell'uQmQ , e che al contranQ m EglllQ creaziQne significa prevalentemente creaziQne del mQndQ,
ciQ cQsmQgQnia. Perci la cQsmQgQnia che prevale nelle
civilt sviluppate ha incluso in s la creaziQne dell'uQmQ;
ambedue p.e. SQno unite nell' Enuma elis e in Gen I: Invece in Gen 2 si ha la tradiziQne della creaZIQne
dell'uQmQ. NQn esatto. quindi parlare di due raccQnti
della creaziQne, uno. pi antico. (Gen 2-3 ) e UQQ pi recente (Gen I), tanto pi che si pu considerarecome parallelo di Gen 2 SQlo Gen 1,26-30, ma nQn Gen l,l
2,4a. L'esegesi di Gen I basata sulla stona delle tradl:
zioni mQstra chiaramente l'indipendenza ongmana di
Gen 126-30 (Westermann, BK 1,198ss.).
Gen 2:3 un racconto. la cui unit letteraria dQvuta a
J ma in esso. si posSQnQ anCQra riCQnQscere facilmente
d~e raccQnti Qriginariamente distinti: un raCCQntQ della
creaziQne dell'uomo. in 2,4b-24 e il raCCQntQ della cacciata dal giardi no in 2,9.16.1 7.25; 3,1-24. II primo. appartiene a quelle narraziQni che hanno. per tema la creazIOne
dell'uomo. il secQndQ spiega la limitatezza dell'uQmQ.
RiunendQ 'i due raccQnti , J ha VQlutQesprimere che questi due mQtivi fQndamentali sono. tra IQro affint.
Ambedue le narrazioni della creazione dell' uomo
in Gen l 26-30 e 2 4b-24 dicono che l'uomo trae
la sua esi~tenza da Dio (l), che egli fin dall'inizio
01~

'{]diim UOMO

40

inteso come essere sociale (2), che la sua c reazione comporta a nche il suo soste nt a me nto con il
ci bo (3) e che a lui affidato il dominio sugli a nimali e sulle altre creature (4 ). P contiene inoltre
l'a ffe rmazio ne particolare che Dio ha be nedett o
l' uo mo (5) e che lo ha creato a sua immagi ne
(-~ddlEm) (6).

(I) Nessuna delle due narrazio ni inte nde afferm are propriamente c he Dio ha creato il primo
uomo (o i primi uomini ). La creazione dell ' uomo
piuttosto un'affermazione tipica delle na rrazioni
delle origini , che resta al di l di ogni storia di c ui
si possa avere esperie nza e di cui si possano avere
docume nti . Viene detto solo che l' uma nit, e cio
ogni uomo , trae la sua esiste nza d a Dio, niente di
pi e nie nte di me no. L' uomo creato d a D io diventa Adamo (nome proprio) solo per il fatto che
apre la serie delle generazioni (4, 1.25; 5, I ); nei racconti di creazione l' uomo creato non fa parte di
una serie determinata. Il racconto della creazio ne
dell' uomo dice per che l' uomo tale solo in
quanto creatura di Dio; non possibile qui separare l'uomo come tale dal suo essere creato. Ci
che l' uomo , lo in quanto creatura di Dio.
(2) La creazione dell ' uomo come essere sociale
viene affermata in forma la pidaria in Gen I , 2630: li cre maschio e femmina . In Gen 2,4b-24
questo lo scopo della na rrazione: l' uomo form a to
da Dio con polvere (2,7) non ancora propriamente la creatura che Dio inte ndeva (( no n
bene ... 2,18); la creazione dell'uomo veramente riuscita solo con la creazione della donna.
l ha posto quindi in pa rticolare evidenza
quest'aspetto della creazione dell ' uo mo, e cio che
egli raggiunge la sua autenticit solo nella societ
(cfr. su questo punto Pederse n, Israel I/II ,6Is.).
(3) Secondo le due narrazioni , al soste nta me nto
dell ' uomo si provvede anzitutto con un nutrimento vegetale (I ,29; 2,8 .9. 15); il nutrimento con
carne di animali subentra solo quando l' uomo si
allontana da Dio. Questo tema ricorre in tutti quei
passi (pa rticolarmente nei salmi) che afferma no
che Dio provvede al nutrimento delle sue creature.
(4) Contrariamente alla concezione sumerico-ba_
bllonese dell a creazione dell'uomo quest' ultimo
nell' A T non viene creato, secondo e P, per serVire gh del , ossia per il culto, ma per domina re sugli ammali (I ,26b.28b; 2,19.20), e quindi a nche sul
resto della creazione (1,28), e pe r lavorare il suolo
(2,15; cfr. 2,5b). La coltivazione la lavorazione
della te rra quindi basata sulla ; tessa creazione
dell ' uomo, oppure riceve con essa la sua motivaZione. Non si pu separare questo compito dall a
natura dell ' uomo.

(5) l' parla espressa me nte della be nedi zione


dell ' uomo, connessa Con la sua creazio ne ( 1,28).
CIO che P afferma In modo astratto , viene detto da
J In forma narrativa: la fertil it che si inte nde
esprimere con la be nedizione si attua nel sussegUirsI delle generazioni , con la procreazio ne e la
41

0l~ ' {Jdm UOMO

nascita dei discendenti (4, 1.2.25). L' uomo creato


da Dio un essere che si protrae nel susseguirsi
delle generazion i.
(6) Pe r quanto riguarda l'affermazione che Dio
cre l' uomo a s ua immag ine, molt i sono i tenta- '
ti vi d i spiegazione; cfr. in proposito Weste rmann ,
BK 1,197ss. , dove sulla base della Storia d'elle religio ni v ie ne proposta l' interpretazione seguente:
D io c re l' uo mo a sua corrisponde nza , come suo
partner, in modo tale che tra questa creatura e il
suo crea tore pu avvenire qualcosa; essa pu udire
il suo creatore e risponde rgli . Questa precisazione
ha un ca ra tte re esplicati vo; con essa non si aggi unge qualcosa alla c reazione dell ' uomo, ma si
chiarisce piuttosto cosa vuole esprimere il fatto
che l' uo m o c reato (COS a nche p.e. K.Bart h, Kirchlic he Dog ma tik, 11111 , 1945, 206s.). l , anche se
no n contiene questa affe rmazio ne particolare,
esprime tuttav ia la stessa cosa collegando il racconto vero e proprio della creazione 2,4-24 con la
na rrazio ne della trasg ressione del precetto e della
cacciata dal giardino: Dio ha creato l' uomo perch
vi sia qualcosa tra lui e la sua creatura.
d ) Le na rrazioni di colpa e puni zione form ano un
secondo gruppo. Quando si ha nno raccont i della
creazione dell ' uomo, o affermazioni sulla sua creaturalit, si hanno a nche narrazioni o affermazioni
che dicono qualcosa sulla limitatezza dell'uomo. I
due ele menti sono collegati pe r contrasto: perch
l' uomo , pur essendo creatura di Dio, cos variame nte limitato nella sua esiste nza? Le risposte a
questa do ma nda possono essere varie; nell' A T _
come a nche d a molte altre parti - si cerca la spiegazione in una m a ncanza dell ' uomo.

La narrazione della cacciata dal giardino in Gen 3 si delinea fondamentalmente cos: Dio colloca gl i uomini da
lui creati in un giard ino pieno di frutti , e permette loro
di cibarsi dei frutti di tutti gli alberi; solo di un albero
proibisce di mangiare il frutto. Ciononostante gli uomini
. mangiano il frutto di quest'albero e vengono perci cacciati dal giardino. Sono cos allontanati da Dio, e queslo
allontanamento equi vale ad un'esistenza in qualche
modo limitata. Questo filone principale intessuto e arricchito con una serie di altri motivi , che un tempo facevano parte di altri racconti indipendenti, appartenenti
allo stesso tipo di narrazioni : sopratt utto il motivo
dell 'albero della vita, che noto anche alt rove (p.e.
nell 'epopea di Gilgames e nel mito di Adapa), ma anche
le singole sentenze di condanna, che esplicitano la limi tatezza dell'esistenza, e forse anche la scena della tentazione col serpente.
Ci che J vuoi dire sull ' uomo con questo racconto si pu
cos compendiare: ( I) non solo la creat uralit dell'esistenza umana , ma anche la sua limitatezza fondata su
un evento origi nari o che si svolge fra Dio e l'uomo.
(2) La violazione del precetto di Dio e la condanna di
tale violazione un avvenimento originari o, che viene

lasciato nella Sua enigmaticit ed inesplicabilit. Colpa e


punizione caratterizzano l'uomo come tale; non c' al-

cuna esistenza umana che ne sia esente. (3) Dio accoglie l' uomo che ha peccato COntro di lui . Anche se lo allontana da s dando luogo cos ad un'esistenza limitata
da affanni , dolori e morte, gli concede ancora la vita e gli
permette di COnti nuare a vivere nel tempo.
42

I
rese insieme queste tre affermazioni possono
Se o se P _ he la narrazione intende d ire. Una spiega:
rendere clf ~uale uno stato paradisiaco di innocenza SI
zlon~e per a causa del peccato originale In uno stato
y.a~~~~~a decaduta , non corrisponde al testo e lal senlso
di Ila narrazione. Nella narraZione ti precetto, aVIO ae
.'
in ugual mamera un avvent mento
zione e II c~s~~~~~ns~ pu tradurre e dividere in periodi
ortgtnar~ designazione peccato originale , che ha In ~t~~~:;o nell'esegesi della narrazione questa sfumatura
I~ ermente diversa (e con conseguenze molto Impor~~i) deriva dal giudaismo tardiVO (IV Esdra).
ta
'b' l't- che ha l' uomo di peccare, la quale fa parte
La pOSSI I I a
.
I
tt nel racdell'evento originario, acqUista un a tro a
~
4) s.
conto del diluvio in Gen 6-9 . Mentre In en
e
I
aria della mancanza di un si ngolo uom?, In Gen 6-9 SI
atta di un fenomeno che investe tutta I umantta, e cloe
c~e un gruppo una comunit uman~ puo andare In rovina e erire Qui per la prima volta SI afferma che tlc~e:
atore :U a~nientare la sua creazione; tale POSStbtl~ta ~
gi racchiusa potenzialmente nel fatto che ti mon 101
l'umanit hanno un creatore: il creatore ha come ta e a
ca acit di distruggere la sua opera. Per questo motivo le
na~razioni del diluvio (o dell'incendio) untversale hanno
sulla terra la stessa diffusione del racconti di creazione:
Qui si fo nda lo schema tempo delle onglnl -tempo finale .
alla possibilit della corruzione del genere uman? COrrisponde la possibilit del suo a nni~nta mento. Nell apocalittica quello che avverr per I umantta COinCide con
quanto avvenuto al tempo delle onglnl.
6
Per quanto riguarda la concezi?ne dell'uomo, da Gen . :
9 si ricava: ( I ) l'umanit che SI propaga ha la posst:t!~
di corrompersi in blocco. (2) Il creatore ha la pOSSI I lta
di annientare l' umanit da lUI creata. (3) Col dtluvlo e la
salvezza di un individuo dal diluvio l'uomo. nella . sua
esistenza riceve una vita che consiste in una IiberaZlo~
o in una preservazione dalle grandi .catastrofi . (4 ) fi
romessa che non sopraggiungera plU una catastroe
~niversale finch durer il mondo fonda la storta
dell'umanit, che contiene (parziali ) corrUZlont di un intero gruppo e (parziali ) catastrofi . COSI la salvezza .e la
preservazione diventano un fenomeno che appartiene
all' uman it.
. d
Nel racconto della costruzione della torre SI ve e un superamento dei limiti, particolarmente penco l o~o per
l'umanit, consistente nell'autoesaltazlOne dell uom~
nell'ambito della politica (cma e.torre) e nel cam p) d~
progresso tecnico (che come tale e tuttavia accettato ..
punizione misericordiosa , ch,e anc?ra una ~olta laSCia
in vita, in questo caso la disperSIOne e I allontanamento.

6 (

e) In una serie di passi si ricorda la creazione


dell'uomo o si fa accenno a moltVI di creaztone,
p.e. Deut 4,32 dal giorno in cui Dio cre l' uoT20
sulla terra , oppure Es 4,11 ; Is 17,7, 45, ~
Ger 27 ,5; Zac 12,1; Sal 8,5ss.; 139, 13ss. ;Gtob 15,7 ,
20,4; Prov 8,31 (la sapienza nella creaZtone: ponevo le mie delizie tra glt uommt >~), moltre
Sal 115, 16 ( Dio ha affidato la terra aglt uomtm),
Deut 32 ,8 (allusione alla separaztone del popolt ):
In st re tta connessione co n la creaturailla
dell'uomo stanno a nche le affe rmaztonl m CUt
l' uomo come creatura riceve un valore o una dignit che deve essere preserv a t~ e c~stodtta . La
vita dell ' uomo custodita poiche egli e creatura dt
Dio (Ge n 9,5s.). C i viene ripreso nelle leggt: cht
uccide un uomo ... (Lev 24 , 17. 21 ).

43

In Gen 96 il fondamento di questo sta nel fatt~


che l' uom'o creato ad immagine di DIO: SI ha qUI
un primo passo verso il concetto moderno della
dignit dell ' uomo ; q uesta fondata sulla creadell' uom o e si espri me. nel
che la
vi ta dell ' uomo protetta perche e~l! e c~eatu ra
di Dio. Una simil e idea della dlgnl ta dell uomo.
si ritrova a nche in espreSSIOni come quella dt
Ab I 14 se egli (i l conquistatore) tratta glt uomini ~ome i pesci del mare . Essa St mantfesta
nel fatto c he l' uomo no n vive dt solo
pa ne (Deut 8,9) o nel lame nto IO tn vece sono
un verme, non un uomo (Sal 22,7), e con una
forza particolare nel ca nto del servo. dt l ahwe
Is 52 14 tanto sfi gurato per essere dt un uomo
era il 's uo aspetto, e no n pi umano ti suo_volto .
Negli stessi termini parl ano dt uman lta a nche
2Sam 7, 14 e Os 11 ,4.
,
'.
Anc he questa dignit l'uomo. non I ha da se,. essa
fondata sul fatto che Dio St pre~de c ura dt IUL
. h
,- l' uo mo ('''enos) perche tu lt ncordl dt
cecose
' __ l
h ' tt'
lui e il figlio dell' uomo (blEn- adam perc e u _t
r~nda cura d i lui ? (Sal 8,5). Una gran quantlta
passi parlano della protezione accordata da Dto
all' uom o: egl i il gua rdia no deglt uommt
(G' b 7 20) e con una tale protezione e una tale
tO di~ e 'Ii opera i suoi prodigi per t figlt
(Sal 107,8.15.21.31; inoltre Sal 36,7.8;
80, 18 ecc .).

~(uralit

fa~to

~i

~~fl~~omo ~

f) L' A T esprime ci che l' uomo nella sua' reDalt


ua ndo vede l'uomo dt fronte a tO,
da lui e nella sua
I . P r q uest' uso di ' adm (CIrca 60 passt) SI m
una particolare difficolt. La
rotestam e ntaria dell' uomo non parte a.
.
-'
tesso fondato sulla propna eSt.
quale e ~~ ;~i iSn un :nodo o nell'altro e~tra in reS
I te nza, ccon Dio' con ' iidiim si inte nde mvece un
aZtone
,
.
l '
con DIO
no che sta m re aztone
.
t~~~~ou:~e tale non pu essere car~tterizza~o
n compreso, se la sua esistenza non e posta t

~~fl~a~~~~isianza
c~t~tr:

dipendenza d~
vls~7~u~e~~

fronte a Dio.
t t nella storia
Alla creaturalit , .c ome e ~r~s~~o a c~e in questo
m
delle on gmt , cOITIspon d e t a . ,

gruppo di passi la re~~~~r~~t~a B~~s~~eU~~I?u~m~


bra fondata su un
. . .
che
include necessaria mente 9uesta IImttaztone, osde riva d a tale contrappoStzlOne; se ~~~~ ~~~iCO. nes
Serva o trascura questa Itmttaztone, r
I suo essere umano.
.
.
larme nte mmacctato ne
..
(Es 33 20)
sun uom o che mi vede resta m vita
"
.
I
e particolarmente
Ci espresso in u.n te~t~e~~~g~o~~ro la politica di alpregnante di Isaia, In u l' Eg'tto uomo e non Dio ...
leanza con l' Egitto: m~olo r:corre nuovamente con si(Is 31,3). In 31,8 .11 vo~a . ia cadr sotto una spada che
gnlficato analogo. L Asslr d non umana la divorera .
non e di un uomo, una spa aa da Ezechiele nelle parole
La frase di Is 31 ,3 v~ene npres 2 9). Si noti che in enrivolte al prtnclPe di Tlrf:T~ ?~he~a tipico della parola
trambi i passI Isaia amp I I
di specifico per la sua
profetica, espnmdenl_d~ ~u~~:! che il discorso profetico
predlcazlone, al I a e e
Cl~ ' dm UOMO

44

r_

ha assunto prima di lui. Il vero e proprio moti vo per cui


I~ Is 31,} -~ SI mette in guardia cont ro l'alleanza co n
I Egitto e I annu.ncio dell'annientamento del protettore al v. 3b: SI amplia questo motivo facendo riferimento alla hmltatezza di tutte le potenze umane li mitatezza che e intrinseca all'uomo. In 31 8 vi lo stesso .
ferimento: l'Assiria sar annientata, ~a non dalla spa~~
dI un uomo (p.e. dell'Egitto); qui agisce solo il nonuO":,o, Il creatore che come tale anche signore della
sto,rla. La frase l'Egitto uomo e non Dio Il qu indi
un asserzione che si fonda sulla creaturalit dell'uomo'
es
I sa e indIpendente dalla storia particolare di Dio co~
sraele.
Nello stesso CO ntes to va collocato il ritornello di
Is ~,9. 1 1.17; 5,15 allora l'uomo verr umiliato e il forte
sara abbassato ... (o sim.). Wildberger, BK X,103s ricorda gIustamente che questo detto sul rovesciam~nto
delle pOSIZIOni non fa parte propriamente del l'
.
' IsaIa
. cita un detto s InguagglO
P ro~et'ICO.. Senza dubbIO
. .I
che h~ i nt rodott~ al v :9 Con l'impf. cons., ~~I~~~\~
usato In forma PIU orlgmarla anche in 2 17 e 5 15 E l'
rimanda al medesimo parallelismo tra 'is e 'ad- '\ g I
trr a anche i.n Prov I 2, 14; 19,22; 24,30; 30 2aS~lc4Z ~I
n tali detti I:umlhazlone e l'ann ientame~t~ sono )I~
~e~seguen.za dI una ~tolta esaltazione Il (cfr. anche
. 10,14, 51 ,17). IsaIa, an nunciando in 2 12 17 '1
gIorno I l che giunge su ogni soltezza ed ogni;u ~rb i~( ~
~~I ~~~~~ s~~o JahwF sarh in nalzato, e rifacendoJ cos ~d
l'uo
pl.enzla e,. c e Contrappone tra loro Dio e
. mo, stablhsce un Importante Contatto tra '1 l'
glo profetlco e quello sapienziale: quando il g' Idmguagpropriamente val I
.
IU IZIO, che
gli uomin i Il l'an~~o o pe~ Israele, vIene esteso a tutt i
Dio-uomo, I~ quale ~~I~I:li~e;~i~e~~ ~~~~~:f~~~1,~i~

anche l'es pressIone


. con
cIn .questo
D' senso
' . si pu ricordare
,
UI
IO SI ri vo lge al profeta Ezec hiele f"
dell'uomo' , che ricorre pi di 90x Cf Z' IgllO
BK XIII ,70 s ... l' accento e. posto su 'iJdom
. ar. .Immerh
b'
collegare il termi ne opposto 'iii che r~ t aC~1 ttlsogna
(Is 31., I; Ez 28,2) l;. Si tratta quindi della stessa ~o~~~:~~
POsIzIone D Io-uomo che si ha in Is 31,3 e 2 Il 17
che qUI VIene contrapposto a Dio il profeta s;es~o 'ns~:~
sua pura creaturalit timitata.
'
1

~) Nella creazione dell' uomo trova la sua ragione


il fatto che uomo e. animale vengano considerati
come .gll UnICI essert VIventi . In J la creazione degli anImali sta In stretta connessione con quella
deg li uo mInI (Gen 2,7. 18-24), in P animali e uomml ncevo n? la bened izione del creatore (Gen
1.'22.28). COSI pure anImali e uomini stanno insIeme nel racconto del diluvio (Gen 6,3; 7,23). La
relaZIone comune tra uomini e animali viene
espr~~sa_ nell ' u~~ca_ for:nula fi ssa che si formata
con adam. meadam ad behma uomini e bestle (vd. sp. 3).

I ~ molli altri luoghi uomini e animali sono nominali in.


s eme, ma la fo rmula non viene usata: nel riscatto del
primogenito degh uominI e degli animali (Es 12 12'
13,2. 13. 15; Num 3, 13; 8,17; 18, 15), nel botlinodi gu~r~
(Num 31,11.26.35.40.46; Gios Il ,14), nell'offerta cultuale del bottinO d.i guerra ( um 31 ,28.30.47). Come
nell a creaZIone, COSI anche quando si parla di annienlamento .uom ln l e animal i vengono spesso nominati in~ I e m e, p.e. nell e pI ag he d' Egi tt o (Es 8,13. 14'
,9. 10.19.22.25; 12, 12; Sal 135,8); uomini e animali sa:
ranno annIentat I. alla caduta di Babilonia (Ger 50,3).
LaD stessa .0PPosizione ricompare anche altrove'
la dIst ruZIone totale abbraccia uomini e animali
IO non e uomo ('--)
h. . er 36,29
e devastano questo territorio annientando
un figlio dell ' uo~~ '(r:~~_,~~?ssa mentire, non
In e~so uominI e animali Il ; inoltre Ger 7,20; 21,6; 27,5s.;
pentirsi (Num 23 19 ~ 15 am ) perche possa
~0 ,3, 51,62; Ez 14,13.17. 19.2 1; 25,13; 29,8; 38,20; Sof 1,3;
frasi si im d'
" .CL
am 15 ,29). In tali
gg l,II , solo uomml Zac Il ,6). Uomini e animali vendell'uomo' pe Islce a DIO dI abbassarsi al li vello
gono
accomunatI nel pentimento quando in Giona 3 78
. ' stml mente m Mal 3,8 ... pu mai un
u
SI annu~c la lo slerminio; anche nell' invetti va di A ba~~c
st~~O mg~nnare Dio? Il. Queste espressioni mo- COnt
ro I In va~ore esSI sono collocali sullo Slesso piano
tra D?op:rl~ anche che il voler conservare i confini
~b 2,8 ..17). E smgolare 11 fatto che gli annunci di sternlO
carattere o~?:;~g~~n c~nduce ad affermazioni di
d'E dI UominI e animali ricorrano solo nelle piaghe
. gittO e In seguito solo nel profeti a partire da Oereastrale sull 'essere di' D' on . SI fanno asserzioni
":,Ia
.. Anche ~ella promessa riguardante il tempo dopo il
Si tratta sempre di un' tO nesu quello d~lI ' uomo . .
gmdlzlo Uomin I e anImali vengono talvolta nominati in.sta negl'I eventI. e non opposIzIone
d' .
.che St mani fesIeme:. Ez . 36,11 Il molt iplicher fra voi uomini e anipriori. Perci non si hanl~~ene m% opposizione a g al.' Il, COSI anche Ger 31,27; Zac 2,8; 8, 10 (solo uomini:
esprimono un diverso m d madI. a crmazlonl c he
er 51,14; Ez 36,10. 12.37.38; Mi 2, 12).
o o I essere dI DIO e
dell ' uomo La
tanza d :.
COntrapPOsIzIone acquista impor~k L' uomo condi vide con gli animali la caducit;
eCISlva Soprattutto q
d
ccles!aste lo .espnme chIaramente in un passo:
trova a dover decidere su chi ~:g o un uomo si
POlche II destmo del fi glI degli uomini simile
pna fiducia, e quando il
fid ba npom: la proa q u~1I0 d~lIe bestie Il (3,19; cfr. Sal 49,13).
mass ima chi arezza c con I are m DIO e Con la
~nch essa e fondata sull a sta ria delle origin i
nell ' uomo: Ger 17 5' M?ntrapposto al co nfid are
~el~': 3,19.24)! come la fa llibilit o la malvagit
poich l'aiuto cei' uo 5,8, Sal 36,8; 11 8,8; 146,3;
o~o (nel raccontI dI colpa e punizione) che
(Sal 60, 13; 108 13)' si m Or non serve a nulla
'
spesso e collega ta all a caducit
mani d ' D"
, . pre,enrebbe cadere nelle
I IO che In q uell d .
Talvolta , come l'n N um 16 29 . la caducIla
' " vIene
(2Sam 24, 14 = lCron 21 . e. eglI uomini solo consta
t
.'. '
tutti '
ata: se essI mUOIOno, come muoiono
non si avr pi paura d ,13), se SI confi da m Dio
eg 1I uomml (ls 51,12).
glI uomml.' se a loro succede quello che sucIl COntraslo si mostra anch
cede a tUttI Il (SImilmente Ez 31 L4' Sal 73 5' 82 7'
cfr anche G'IU d 167
""
"
va mente alla COstruzione ~~~I fatto ~he ci si oppone vi- cad
, . 11.1 7). II discorso
sull ' uomo
~ono opere d:lle mani dell'uom~0~1~19 dI ~o: queste I uco trova la sua a :nbientazione particolare nel
al 115,4; 13),15; Ger 16,20 come e . ,18 - Is 37,19;
I:~ento sull a cad ucIla, che un ampliamento dei
carsl degli dei? ; cfr. Is 44,11. 13). puo Un uomo fa bbrient I del SIngolo (o di un gruppo) (Sal 39 6 12
ognI uomo non che un soffi o Il; 49, 13.2 1;
45 0l~ 'iidam UOMO

(tesso

46

62 IO; 89,48; 90,3; 144,4; Giob 14,1.1 0; 25,6;


34:15; Is 2,22 ). Questo lamento sull a caducit
particolarmente elaborato in Giobbe, soprattutto
in 14,1-1 2. Anche qu i non si pu affermare che il
vocabolo Il uomo sia in se stesso un term ine caratteristico del lamento; , dm ricarre anzi solo
nell'ampliamento con il quale si d libero sfogo al
lamento del sofferente, per cui egli con la sua sofferenza particolare si considera partecipe dell a caducit di tutti gli uomini .
Questa nu ll it o cad uci t sta in stretta connessione con la fa ll ibil it dell ' uomo o la sua malvagit, sia in Gen I-II che in Giob 14,1-1 2 (v. 4
Il come potrebbe un puro derivare da un im puro?
impossibil e!) e co rri spond e nte me nte in
Sal 90,7-9 (cfr. Num 5,6 i peccat i che commettono gli uomini ). Va spiegato cos il fa tto singolare, che nei salmi di lamentazione indi viduale (e
in altri passi) solo a proposito di nemici e di malvagi si parla in genere di uomini (Sal 140,2 liberami , Jahwe, dagli uomini malvagi ; cosi pure
altrove frequentemente: Sal 12,2-9; 57 ,5; 11 6, 11 ;
11 9,134; 124,2; Giob 20,29; 27, 13; 33, 17; 34,30;
spesso nei Proverbi, cfr. Prov 6, 12; Il ,7; 12,3;
15,20; 17, 18; 19,3; 21,20; 24,30; 28, 17; 23,28;
molto pi raramente si usa 'iidam nei Proverbi
quando si parla dell ' uomo saggio e intelligente,
cfr. Prov 12,23.27; 16 ,9; 19, 11.22; 28,2; cfr.
Giob 35,8).
i) Nel li bro dell'Ecclesiaste il discorso sulla fugacit o sulla caducit dell' uomo viene radicalizzato,
in quanto essa non semplicemente constatata o
lamentata, ma il risultato di una riflessione che
ha studiato a fondo (1, 13) l'essere umano (2,3).
Anche l'Ecclesiaste-parte dalle origi ni ; la caducit
non si accorda bene con la creaturalit dell' uomo,
e qui compare il peccato: 7,29 ho trovato ... che
Dio ha creato gli uomini giusti ; essi per cerca no
molt i raggiri , cfr. 9,3. Nell ' intendere a questa
maniera l' uomo come creat ura l' Ecclesiaste co nserva un lega me con la teologia, nonostante il suo
scetticismo (cfr. 3, 11 ; 7,29; 8, 17).
Il tratto fondamentale dell a s ua concezione
dell' uomo ( l ) il riconoscimento radicale della
nulli t dell'uomo, del suo essere-per-I a-morte.
Nella sua fugacit l' uomo uguale alla bestia
(3 ,18. 19.21). L'essere autentico dell' uomo si osserva meglio nell a casa del lutto che in quella delle
feste (7,2). L'essere-per-Ia-morte viene ancor pi
aggravato dal fatto che la morte sopraggiunge improvvisa (8,8; 9, 12). (2) Qual allora il senso di
questo essere che corre velocemente verso la
morte? Ci che un uomo si guadagna col lavoro
e con la ricerca durante la vita, deve poi lasciarlo
(1,3 che cosa guadagna l' uomo da tutto il suo affa nno, con il quale si affatica sotto il sole? Il;
2,12. 18.2 1.22; 6, ls. IO. Il.l 2; 7,14; 10,14; 12,5).
Proprio se si tiene presente l' affanno, la va nit e
la caduci t dell'esistenza, acqu ista un senso l'attimo, il presente, il consentire a tutto ci che disponibile (2,24 non c' niente di meglio per
47

l' uomo che mangiare e bere e procurarsi gioia in


mezzo alle fa tiche Il; 3,13.22; 5, 18 Il prendersi la
propria parte e gadere ; 7,14; 8,15; 11 ,8). Questa
accettazione delle gioie dell a vita e del gusto di vivere viene spesso considerato come un accettare
ci che creato da Dio (2,24; 3,13; 5,.18; 7, 14;
8,15). Proprio in questa acettaziore dell'atti mo.,
godendo dei doni belli della vita , l' uomo . riconoscendo la li mitatezza dell a sua esistenza , pu accettare il suo creatore.
La visione che l'Ecclesiaste ha dell'uomo si manifesta (3) nel modo pi chiaro in 8,17: Allora riconobbi che impossibi le al l' uomo investigare
l'i ntero operare di Dio , tutto ci che succede sotto
il sole; poich per quanto l' uomo si affa nn i a cercare, no n trova niente .. . . L' Ecclesiaste ha trovato che l' uomo non pu avere una conoscenza di
Dio in senso globale, e perci non pu conascere
tutto quanto quello che avviene. Egli deve ricanoscere che la limitatezza dell 'esistenza umana condiziona la comprensione dell 'esistenza e la conoscenza di Dio. Solo ent ro questi lim iti un'esistenza
umana pu aver senso e solo entro questi li miti
acquista signifi cato un discorso su Dio.
I) Mentre in tutti gli usi fin qui co nsiderati vi era
una relazione con la' creaturalit dell' uomo e con
quello che essa significa, l'A t conosce anche un
uso neutrale, in cui ncm si suppone tale relazione;
qui il term ine viene usato con la stessa estensione
e la stessa indeterminatezza delle nostre lingue
moderne.
In un certo numero di detti dei Proverbi si parla dell'essere e dell'agire dell'uomo in generale; si trana di sentenze che contengono osservazioni sull'uomo, come in
Prov 20,27 Il il respiro dell'uomo una fiacco la di
Jahwe Il (simil mente 27,19.20), oppure osservaziOni ed
esperienze tratte dalla vita sociale, che riguardano per lo
pi il comportamento dell'uomo, come 18,16 i doni
fan no largo all' uomo Il, e 16,1; 19,22; 20,24.25; 24,9;
29,23.25; cfr. Is 29,21 ; Sal 58,2; Giob 5,7.
Afrermazioni sull'uomo del lUllO generiche e neutrali ricorrono anche altrove, p.e. in Sal 17,4 Il la ricompensa
che l' uomo riceve Il; ISam 16,7; 2Sam 23,3; Is 44,15;
58,5; Ger 47,2; Sal 104,23; Eccle 8,1;Lam 3,36.39. Co~
un tale linguaggio generalizzante si pu anche parlare dI
Dio che agisce in diverse maniere verso l' uomo:
Giob 34 Il Il egli ricompensa l'uomo secondo il suo
agi re ; Ez 20,11.13.21 ordinamenti e preceni che
l'uomo deve osservare per rimanere in vita Il (cfr.
Neem 9 29)' Am 4 13 Il il quale mostra all'uomo qual
il suo p~nsi~ro Il. Quest'uso limitato del lermine differisce notevolmente dagli altri : sembra delinearSI qUI una
specie di etica comune, che esula dal quadro del culto divino e della storia della salvezza.
,adam viene usato qui semplicemente per indicare
un genere, per cui si prescinde dal fatto che
l' uomo creatura e quindi in vano modo caratterizzato dal suo esser creato; cosi p.e. chiaramente in Deut 20,19 sono forse uomi ni gli alberi
dei campi? Il; cfr. anche Ez 19,3.6; 36,13.14.
Si designa semplicemente il genere in quei passi di Ez in
cui ci che appare al profela vIene paragonato ad un
uomo (Ez 1,5 Il apparivano come rorme umane Il; moltre
C l~ 'iidm UOMO

48

1,8.10.26; ,10,8. 14:21 ; 41,19; cfr. Is 44 ,13; Dan IO 16-18 )


Vanno qU I menZionate anche le e pression i cOI~poste'
come mano dell'uomo ( DeuI 4,28 ecc. ), voce uman;
(Dan 8,16), escremenll umani (Ez 41215) oss
( IRe I32 ' 2Re231420' E 39 15) , . , a umane
(Num 9,6.7; 19/U3.14A d er (/~~a3~r~d~~n4~02~)0
carpa umana (Es 30,32).
' , "
"
In questa accezione, con la quale si indica solame nte ti genere, va nno intesi anc he i numerosi
passI m CUI 'adam sta per ognuno , opp. al negativo nessuno , e anche molti uomi ni
tUtti . gli . uo mml , oppure tra , davanti agii
uomml , m da ti numerici (come Mi 5 4' G'
4, II; I C,r0_n 5,21) Oppure in espressi~ni c~~=
<
8< beato ( asr ... ) col ui che ... (Is 562' Sal 322'
28 , 14). ' Q' UI. '-d:
v4,6.13; Prov 3,13.1 3', 834'
"
a am'
Ie ne sempre usato nello stesso senso di' ,- -IS
( vd.sp.3).
;;) Riassume ndo si pu dire: la parola ebraica ' 0am cornsponde solo parzialme nte al te rmine
uo mo delle lingue moderne Con 'ad.
mte nde l' uomo come esemplare n
no n SI
~OgO l' u? mo sin.golo o l' indi vid u; , ma il ::~:~
ma no , I umanna nella sua totalit cui il singolo
appartiene. L' umanit d eterm i~a ta dalla sua
ongme, dal suo esser creata (4b-e) La
.
parte degli usi ha nno a che fare diretiame~:~g:~r
direttamente co n la creaturalit' l' uom
. m contrapposizione a Dio (41)'
o eSiste
vente (4g)
Il r .
, come essere VIlit (4h-i ) 'Sne a. Imnatezza insita nell a c reaturain senso 'd ~ puo moltre parlare dell ' uomo a nche

e tutto genenco come nelle nostre


Imgue
(41 ).
'

f::'

51 Sull ' uso del te rmine


I NT
zione c he esso ha d Il ,ne
e sulla conceJ.Je re mias a rt
"O e uo mo cfr. f. gli a.
( = GLNT '1 ,977~986)' ~(;6' ThW 1,365-367
RGG IV ,863-867 (c~n bib'li ahl ,a rt . Mensch 111 ,
art. Mensch , BHH Il , 1189-11~~?' W .Schmnhals,
NT, particolarme nte in Paolo cO~lblli~gr.). Nel
Adamo v iene attribuita u
' a a Ig ura di .
storico-salvi fica ma ' . na n? tevole Importa nza
c
'
CIO non e conforme Il '
omune del termine nell ' A T (
a uso
art . ' .\ ';; :1. IL. ThW I 14/-143 _ cfr. J.Je re mias,
' d .
- GLNT 1,377-386'
J .deFrai ne Ada
m un seme Nachkommen , 1962 ;
129.141 ). '

C. Wesrermann

i1r;l~ '"dama SUOLO


,adama risale con agn '
b '..
dm essere ro~so
I pro abI lita alla rad ice

,11

mune (sostituita in~r~:artenente al semitico cosignificato di terre no . ~~~ smq), e compare col
suolo , terra altre ch . ( b so) da coltivazione
(Iscrizione di Mactar ~I e r. a nche nel neopun ~
POpolo che abita nell'a terran.~: ~I~~' 3 per il suo
(a ram . gl ud . e sir 'ada l" fI'
.. 5) e m aram .
.
m a, orse gla aram. antico
49

"~l~ "dama SUOLO

in KAI nr. 222 A r lO 'dm[hj


.
cfr. KAI Il 239 '246' d'
terra colUvata ,
Sef. 36).
'
.
,
Iversamente Fnzmyer,
Per l'etimalagia cfr. Dalman AuS I 333 '
KC 77; Galling, BRL 151' R 'Gradwa'hl b " ,~s'b; Ro.st,
, le ar enlm
AT 1963 5s' HAl14 L','
. , ~.
aprnla ne di Hertzberg (BHH
146'4 ) , . ,
,
, secanda CUI adom nel significata di
terr~ sarebbe derivato da ladm , un )
color
bablle dellas~i.luppa in direzia ne in versaP~L ~:~~o~~~:
dera ,I ~ p_osslbllrta d Iuna derivaziane dell'aggettivo di .
la re adom nel sIgnIficata di calar carne da .' dCo.
pelle)} (arab. 'adamar), per cu i si davrebbe rit~n~1/I
e
camhe sl~~ I~cata primaria di ,adama superficie (crr
anc e - adam I).
.
La propasta di inte ndere suolo )} anche in alcuni testi
In CUI SI trova Il termrne 'adam (M .Dahoo.d CBQ 25
~963 , 123s .; Id ., Proverbs and Narthwest Semitic Philo.l:
gy , 1963, 57s.; rn parte, inaltre, anche HAL 14b) de
rg~~ ' nota , ma deve essere camu nque respi nta (in Ge~
, can anagra della steppa)} invece di uomo. _
~~I~f:~t; .;' i~vr:b2~e 1<9<sleGPpa '3' in apposizione a terra
, ..
' e er 2,20 SI avrebbe senza alcu na necessrta una trad uzione banale e in Prov 30 14 '1
parallelrsma can 'a!ra!~. risulterebbe sapravvalutata' 'per\
~estl esegetlcamente dIfficili di Giab Il ,12; 36,28'; Zac
,1, 13,5 bIsogna rrcarrere ancara a delle ipatesi).'

21 . 1225 passi in cui ricorre il termine fra i quali


SI d a un solo caso con la forma plur. '(Sal 49 12
te rre ), so no s parsi. in tutto l' AT, con netta p~e
ponderanza tuttavIa m Gen (43x, di cui 27x nella
stona delle o ngtnl e 12x in Gen 47) in Deut (37x)
Ez (28x) e Ger (18x).
'
,
~i altri testi in cui il termine ricarre sono' Is 16x Am
x, Es 9x , I Re 8x , Sal e 2Cron 6x Num e 2Sam 5x' 2Re
. GIoe
. ' So.f
eG'Neem
b P4x ' ISam , Zac e Dan 3x,' Lev Glas
'o. e rov 2x , Os, Giana, Agg , Mal 'e ICr~n I x ~
,
In quest~ l,sta '"dama di I Re 7,46 = 2Cron 4 17 se.
guenda I apl nlane di Nath BK IX 164 .
'd
come appell .
" e conSI erato
'a _ _atlva terra e nan carne name di lacalit
( cfr.
dama Glas 1936 ' , -d- G' 3
IO 19' 1428 '
"
a am las ,16; 'adII/a Gen
ca '.' ,., Deut 29 ,22; Os Il ,8; cfr. HAL 14b 15b)
SI pure Deut 32,43 ( HAL 15b secanda Tur.Sinai:
sangue rossa ).
.
31 Pe r l' uso del termine nell ' AT cfr. L. Rost ,
Dle Bezelc hnungen fUr Land und Volk im A T FS
Procksch 1 9~4, 125- 148 = KC 76 -101 ; A.Sch~ar.
zenbac h, Dle geographische Terminologie im
Hebr. des AT, 1954, 133-136. 174. 18 7.200.
a) '"dama designa nel suo sig nifica to fondamen.
tale la terra .colti vabile dell 'ambie nte abitato la
:e;~a rossa(vd . sp. I ) da colti vazione (cfr. von Rad
, . 163), In ~o ntrapposizio ne alla ste ppa e al deserto
, semama;
cfr.
B B (mldbar.' '"ra-b-a, J'e-Slmon
Haelndlsch , Dle WUste in den a tl. Schriften 1883A a ar The N '
" ra A ' d"
otlo n o f the Desert in Sume
5 ~a lan a nd West-Semitic Religions 1950'
c. warzenbach , I.c. 93- 112' IDB I 828s ) ,
,
c al no diventa nomad
'
,
..
dalla 'ad- - (G
e per essere sta to scacciato
.
ama e n 4,11.14). Essa il luogo che
i~o esse re coltivato (-'bd: Gen 25' 323' 412 '
9
craml C , 10; Is 30,24 ; Ger 27, 11 ' Pro~ 2 l' '28 ' 19:
r.
ron 27 ,26) . ' o-be-d I1G-,"dama
'
" ,tore,
l' agricol
50

(Gen 4,2 ; Zac 13,5; cfr. ' fs h{J'"dama Gen 9 ,20).


Nell'ambito di questo vocabolo rientrano quindi i
verbi che indicano semina re (zr' : Gen 47 ,23 ; Is
30,23) e germogliare (~ m!l: Gen 2,9 ; Giob 5,6; cfr.
Gen 19,25).
Solamente quando la '"dama viene irrigata possibi le la vi ta (Gen 2,6); se non viene la pioggia il
lavoro su di essa resta impedito (Ger 14,4 txt? ). La
rugiada e la pioggia cadono su ll a 'adama (2Sam
17,12; IRe 17, 14; 18, 1) e in rife rimento ad essa si
parla di concime (Ger 8,2; 16 ,4; 25 ,33; Sal 83 , 11 ),
di frutto (Gen 4,3; Deut 7, 13; 28,4.11.18.42.51 ;
30,9; Ger 7,20; Sal 105 ,35; Mal 3, 11 ), di primizie
(Es 23 ,19; 34,26; Deut 26 ,2.10; Neem 10,36), di
prodotti ( Deut 11 , 17; Is 30,23; cfr. 1,7) e di decime
(Neem 10,38).
b) In senso mate riale 'adama designa il terreno
del campo ; il sino nimo pi frequente in questo
caso - 'ajr (cfr. Schwarzenbach , I.c . 123-133).
Ci si pu spargere la '"dama sul capa (ISam 4,12; 2Sam
1,2; 15,32; Neem 9,1), si pu partar via un carica di
essa (2Re 5, 17), negli stampi fatti can essa si pu fon
dere il metallo ( IRe 7,46 = 2Cron 4,17, vd . sp . 2). Di
essa pure sano fatti i vasi (ls 45 ,9) e can essa pu essere
castruita un altare (Es 20,24); di essa sa no fatte le bestie
del campa e gli uccelli (Gen 2,19). Cfr. il mada di esprimersi, alquanta diversa, adottata per l'uomo.: lo 'adam
tratto dalla '"dama (Gen 3,19.23) appu re fo rmato can
la polvere della '"dama (Gen 2,7).
c) In una accezione pi vasta '"dama sta in genere
per la superficie terrestre su cui si sta (Es 3,5;
8,17), che pu spaccarsi (N um 16,30s.), c he sostiene ogni tipo di rett ili della '"dama (Gen 1,25;
6,20; 7,8; 9,2; Lev 20 ,25; Ez 38,20; Os 2,20).
d) Ancora pi uni versalme nte , per '"dama s' intende semplice me nte la terra , per lo pi nel
senso di terra abitata (cfr. popoli della terra
Gen 12,3; 28 ,14; Am 3,2), da cui uno pu venir
sterminato o sim . (smd hi .: De ut 6,15 ; I Re
13,34; Am 9,8).

Le castruzioni ivi adaperate ripartano. ancar pi ai significati citati sotto. c) suala appure superficie terre
stre : 'al ha' "dama su lla terra 15am 203 1' Is 2421
ecc.; pene h{J'"dama superficie della terra' Gen 8,'13;
'al pene ha'"dama sulla faccia della terra Gen 6 I 7'
7,4.23; 8,8; Es 32,12; 33, 16; Num 12,3; Deut 6,15; '7:6:
14,2; 15am 20,15; 25am 14,7; IRe 13,34; Is 23 ,17; Ger
25,26; 28 ,16; Ez 38,20; Am 9,8; Saf 1,2s.).

41

Quanto all ' uso teologico del te rmine, accanto ad alcune formulazioni particolari come 'ad~nar (haq)qdees te rra santa (Es 3,5; Zac 2,16),
admar jhwh terra di Ja hwe (Is 14,2), e oltre
alla maledizione divina della 'adama (Gen 3, 17;
cfr. 5,29 ; 8,21) , sulla quale si fonda la fatica legata
al lavoro della terra (Gen 3, 17ss. ; 5 ,29), dobbiamo
rrcordare la formula , soprattutto dtn .-d tr. dell a
'adama che Jahwe ha giurato ai padri e che 'dar o
ha dato ad Israele (Es 20 12 ' Num II 12' 32 II '
[)c ut 4,10.40; 5, 16; 7,13 ;' ,,',9.2 1; 12,.1 9; 2,1;
51

25 , 15; 26 , 15; 28 ,11 ; 30,20; 31 ,20; [cfr. 30,18; 3 1,13 ;


32,47]; IRe 8 ,34.40 = 2Cron 6,25 .3 1; IRe 9 ,7 ;
14,15; 2Re 2 1,8; 2Cron 7,20; 33 ,8). A questa formula corri sponde la formula di maledizione che
minaccia lo srad icame nto dalla '"dama ( Deut
28 ,2 1.63; Gios 23 , 13. 15; IRe9 ,7; 13,34 ecc.). Dalla
'adama Israele e Giuda dovranno andare in esilio
(2 Re 17 ,23; 25,21 = Ger 52 ,27) per poi tornare indietro (Is 14, l s.; Ger 16,15; 23 ,8; Ez 28 ,25 ; cfr.
A m 9, 15 ecc.).
No n possibile stabi lire una differenza di co ntenuto fra quest' uso di 'adama e quello, ad esso corrispondente, di -' lree~ (4c).
J.G.Ploger, Literarkritische, formgeschichtliche und stil kritische Untersuchungen zum Deuteranom ium, 1967,
121-129 , ha mostrata che l'asservazia ne di G.Minette de
Tillesse, VT 12, 1962 , 53 n. I, secanda cu i il Deuteronomista e le seziani-vai del Deuteronamio userebbero. di
pi 'cerce~ co.I significato di terra promessa , mentre le
seziani-tu userebbero '"dama in un significato malta pi
generale, viene a cadere se si approfondisce di pi la ricerca (uno sguardo. al materiale dell'apera storica dtr. induce alla stessa canclusione); la scelta del termine - al
mena nel Deut - piuttasta in relaziane a campasizioni
fisse di parale. '"dama si trova nel Deut nelle camposi
zia ni peri ha' "dama i frutti della terra , ~ajjim 'alha,adama vi vente nella terra e 'rk hi. j amim 'al-ha,ada -

ma vivere a lunga nella terra (compasizioni fisse can


' cerce~

in Ploger, I.c.). Nella letteratura past-deuterana


mica sparisce anche questa distinziane.

Me ntre l' uso di ' Iree~ in questi contesti mette in


ev ide nza la terra come entit geografi ca, e talvolta
po litica, l' uso di '"dama ma nifesta reminiscenze di
mod i di dire pi a ntichi d al punto di vista della
storia della tradizione: per il nomade originariame nte non si tratta della promessa di una terra
geograficamente o politicamente delimitata, ma
sempliceme nte del possesso di un suolo . Il collegame nto indistinto che si stabilisce in tutto l'A T
mostra che, almeno a cominciare dal tempo dello
Ja hwi sta, la promessa gene rica della sedentarizzazione viene ide ntificata senz'altro con la promessa
concre ta d el possesso della terra di Canaan. A tale
concezione si ri f anche l'espressio ne 'admar Jia' /, che ricorre solo in Ezechiele, ma ben 17x , la
quale designa Israele non come una realt politica
m a come una realt teologica. (cfr. Rost , KC 78s. ;
Zimmerli, BK X III ,147. 168s.); cfr. pe r anche 'admarjehtlda in Is 19, 17.
Molto arcaica anche l'espressio ne nell a quale la
'"dama viene determinata col pronome possessivo , e che nella forma mia/tua/sua terra si
avvicina al sig nificato di patria (Gen 28,15 ;
Am 7, 11.1 7; Giona 4,2; Dan 11 ,9; cfr. Sal 137,4
terra straniera ).

51 I pochi casi in cui il termine ricorre a Qumran si ricollegano agli usi vtrt. Il greco del NT,
come gi quello dei LXX , non fa distinzione fra
'"dama ed 'Irees . Ad entrambi corrisponde '(~ .
Cfr. H .Sasse, art'. '(7" ThW 1,676-680 ( = GlNT
Il ,429-440), il q uale a dire il vero sorvola su aspetti
important i.
H. H. Schmid
" ~l~ 'odma SUOLO

52

:lilN 'hb AMARE


La radice 'hb amare diffusa solo
nell'area can. (i n acc. vi corrisponde per lo pi 1'0mum [r' m], in aram. bbb e r~/llI , in arabo bbb e
Il

Secondo Gerleman, BK XV III ,75, u circa 30 passi col


verbo 'IIb nel senso di amore erotico, 7 i trovano in
Cam, Il nello jahwista e nelle pressoch contemporanee
narrazioni dell'ascesa di Davide al trono e della successione.

Fa meraviglia l'assenza di 'IIb in Giob (solo 19,19);-r';0..

wdd).

In ug. (UT nr. 105; WUS nr. 103; A. van Selms, Marriage and Famil y Life in Ugaritic Literature, 1954, 47.67)
troviamo il verbo y ullb in 67 (= 1* AB), V 18 in senso
eufemistico con sogg. 8'1 e ogg. 'glr giovane vacca , il
sostant ivo 'I!br amore in 51 (= Il AB), IV 39 e ' I((
111 4 (= V AB,C 4) par. a yd amore (radice }dd). Incerto lillbr in 1002,46 (= MF V 46).
In una iscrizione lOmbale neopun. proveniente da Cherchel (Algeria) (N P 130 = NE 438d = Cooke nr. 56)
J.G.Fvrier, RHR 141, 1952, 19ss. ha supposto il parl.
pU. remo mhbr amata , per secondo J.T.Milik ,
Bibl. 38, 1957, 254 n. 2, preferibile far derivare questa
forma da (,bb (~> h).
L'aram. 'IIbrh in CIS Il ,150 (= Cowley 75,3, frammento
di papiro di Elefantina ) deltullo incerto (cfr. DISO 6).
Supponendo una base bilillerale (o nomatopeica)
hb soffiare, respirare con forza , bramare (cfr.
l' arab. habba), ampliata con l' introduzione di "
D.W.Thomas, The root 'liheb ' Iove' in Hebrew,
ZAW 57,1939,57-64 (seguendo Schultens, Wiinsche, Schwall y) collega il verbo a radici analoghe
(S'p, n!1I1I , I1sm ecc.), le quali uniscono insieme i
concetti del respirare e del moto dell'a nimo (co i
anche Wolff, BK XIV /I ,42 ). Ma da una simil e
etimologia non si possono ricavare conseguenze di
ordine esegetico (Thomas , Le, 64).
Non si pu accettare (contro H.H.Hirschberg , VT Il ,
1961, 373s.) una connessione etimologica con 'ah oM Il
pelle supposto in Cant 3,10 (con minore probabilit anche in 05 Il,4); cfr. Driver, CML 133 n. 2;
Hai 18a.
Fra i derivati sono di uso corrente 'aheb (part. e
sos!. amico ) e 'ah ba (inf. e sos!. verbale
amore ), raramente invece si trovano i nomina actionis oppure gli astratti ' ohlibim amorazzi (Os 8,9, cfr. Rudolph , KA T XliiI I 159)
amabil it (Prov 5,19), e 'ohlibrm (/gioi~
d'amore ( Prov 7,18).
Nei nomi propri questa radice (a differenza di }dd, !lpS o
anche ~nn) non utilizzata nell' AT; fuori della Bibbia
invece si trova usata ad Elefantina n'hbllnhbr (part . ni .
fem . amabile , Cowley 1,4; 22,91.96.107) e su un sigillo ebr. (Levy 46 = Diringer 217), cfr. oth, IP
nr. 924.937; J.J.Stamm, Hebr. Frauennamen FS Baumgartner 1967, 325.
'

III Statistica: le ricorrenze della radice nell ' AT


sono 251 , di cui 231 al qal (i ncL 65x 'aheb e 53x
'ahba), I al ni ., 16 al pi ., 2 nella forma 'ohlibim
e 1 nella form a 'ohabim. Il verbo ricorre molto frequentemente in Sal (4 1x), Prov (32x), Deut (23x),
05 (I9x), Cant (18x) e Gen (I5x). Le ricorrenze
col verbo al pio sono raggruppate in Ger/Ez/Os
quel(e c~n_ 'alleb in Sal e Prov (I 7x ciasc.), quell~
con ah ba tn Cant (I Ix, incL 3,10) e Deut (9x).
53

:li1K 'hb AMARE

IJII Il Per ampiezza di sig nificato e per la


posizione dominante che esso occupa nel proprio
ca mpo semantico , 'hb molto vicino all'italiano
amare (cfr. in vece l'alternarsi dei verbi gr.
(J"':pyE~v, Z?:;:J. '('.,Ei:\) e ,x'tXit~'J). 'hb, insieme con altri verbi esprimenti m-oti dell 'animo
co me - !Ip~ trovar piacere in , -il" temere e
- sn' od iare , fa parte di quei pochi verbi che
hanno nessione stati va e valore transitivo
(Bergstr. Il ,76). Una distin zione appropri ata dei
suoi u i pu basarsi sulle diverse categorie di termini adoperati come oggetto (1 11/2 amore fra
uomo e donna , 111/3 altri rapporti fra persone,
111 /4 rapporto co n cose); in questo co ntesto possono essere incluse anche le affermazioni pi comuni su 'ahobli inteso come ostantivo senza oggetto . Il rapporto fra persone (che abbraccia contemporanea mente Eros, Philia e Agape) dal punto
di vista semasiologico dovrebbe essere primario rispetto al rapporto con le cose, per cui quando si
parl a di amore verso determinate cose o azioni il
termine va inteso in senso deri vato e figurato
(Quell , ThW 1,2 2 = GLNT 1,6 1).
'hb , quanto al contenuto, viene spe so determinato con maggior precisione da termini paralleli:
- dbq aderire (Gen 34,3 con altre formulazioni
parallele; IRe Il ,2; Prov 18 ,24; cfr. Eichrodt 1,162;
111 ,205); -hN trovar piacere in, co mpiacersi di
( ISam 18 ,22; Sal 109 ,17); !1sq essere attaccato
(-dbq) e - b!1r eleggere ( Deut 10,15 ; cfr. Eichrodt Lc.; O.Bachli , Israel und die Viilker, 1962,
I 34ss). Parallelo ad 'aheb troviamo - rea' compagno, amico (Sal 38, 12 , qui anche qlirob vicino,
congiunto ; 88,19 , collegato a m')uddli' confidente , cfr. BHS e Kraus , BK XV,607 per il testo). Accanto ad 'ah"ba , quando si tratta
dell'amore dell ' uomo per Dio troviamo, in realt
solo in un senso teologico ,)r' temere , 'bd servire , kk(Er bekol-derlikliw camm inare in tutte
le ue vie ( Deut 10,12; cfr. Eichrodt 111 ,205;
ThW 1,27 n. 39 = GLNT 1,6Is. n. 39), quando si
tratta dell'amore di Dio per il suo popolo - hcsred
grazia (Ger 2,2; 31,2; cfr. Sal 37,28) e !1remla
(- r!1m ) piet (ls 63 ,9).
Come si nonimi di 'hb ricorrono nell' AT, bench raramente: (,bb amare , che il termine corrispondente a
'''b in aram . e in arabo(Wagner nr. 82a), in Deu t 33,3,
un testo difficile, con Dio come soggello; inoltre 'gb
desiderare
(sensualmente) >> (Ger 4,30; Ez
23 ,5.7.9. 12.16.20; Ez 16,37 txt em, cfr. Zimmerli, BK
XIII ,339.543 ) con significato pi speci fi co.
La radice }dd, cosi largamente diffusa nell'arca semitica
(KBL 363b), si riscontra solo in alcune formazioni nominali Udi d amabile Sal 84,2; amalO, amico , Is
5,1.1 ; Ger 11,1 5 txt em: altri quallro passi vd. Sl. IV/2;
l edi dlil amalO Ger 12,7; si f l'di dor canto d'amore
54

Sal 45,1) e in alcu ni nomi propri (NOlh , IP


nr. 571.576.577.843).
rhm pi o aver piet gi pi distante quanlO a signifi'calO' nell'unico caso in cui ricorre nella forma aramaizzante' rhm q. amare , e cio in Sal 18,2 (oggello
Jahwe),' per lo pi viene correllO con un'emendazione
('oromimk voglio esaltarti).
Come sostantivo va menzionato dod (6Ix) con i suoi
numerosissimi significati, corrispondenti tUlli alla sua
origine, la quale consisterebbe in un vocabolo del linguaggio infantile (J.J .Stamm, SVT 7, 1960, I74ss):
a) dilello , amalO (Is 5,1 e 33x in Cant, con il fem .
faja amata ), -reO\ ace. dadu , cfr. AHw

149a ~

CAD D 20);
b) al plur. amore, piacere d'amore (9x; Ez 16,8;
23,17; Prov 7,18; Cant 1,2.4; 4,10.10; 5,1; 7,13; acc. dMiI
plu r. love-making [corteggiamento] CAD D 20a; ug.
dd 511= Il AB], VI 12; 77 1= NK], 23; 'nt 1= V AB],
III 2.4);
c) zio (I8x; - ' (13a), un significato speciale che l'ebr.
ha in comune con l'arab. e l'aram. (Stamm , 1.c., I 75ss.).
Il contrario di 'hb sempre -SI1' odiare . I due
verbi compaiono insieme in altri 30 passi
(Gen 29,3Is.; 37 ,4; Es 20,5s. ; Lev 19, 17s.; Deut
5,9s. ; 21,15.16; Giud 14,16; 2Sam 13,15 l' amore
che si muta in odio; 19,7; Is 61 ,8; Ez 16 ,37; Os
9,15; Am 5,15; Mi 3,2; Zac 8,17; Mal 1,2s.;
Sal 11 ,5; 45,8; 97,10; 109 ,3s.5; 119,113.127s. 163;
Prov 1,22; 8,36; 9,8; 12,1; 13,24; 14,20; 15 ,17; Eccle 3,8; 9,6; 2Cron 19,2). Occasionai i contrapposizioni , p.e. ccn S[ 11 avversare in Sal 109,4, non
hanno al confronto nessun peso. Stranamente, la
coppia di opposti ' aheb amico e 'a)eb nemico dal lato stilistico non viene quasi mai
sfrullata nella sua assonanza; cfr. Giud 5,31 e
forse Lam 1,2.
Le forme derivate del verbo si trovano soltamo al
participio. Solo una volta troviamo il ni .
hannre''''hlibim i degni di amore , con significato gerundivo, come epiteto di Saul e di Gionata
nellamemo di Davide (2Sam 1,23, par. hal1l1" imim
gli amanti ); vd. sp. I/riguardo ai nomi propri.
Il pi oricorre solo al partoplur. m e' ahobim col significato
peggiorativo di amanti , drudi
(Ger 22 ,20.22; 30,14; Ez 16,33.36.37; 23,5.9.22; Os
2,7.9.12.14.15; Zac 13 ,6; Lam 1,19), mentre per il
significato normale di amico, colui che ama
viene usato il parto qaL Il pio amoreggiare va
inteso non come un intensivo, ma come un iterativo che sintetizza singoli commerci successivi ,
che non possono essere realizzati contemporaneamente, amare (alternativamente pi persone) >>
(cfr. Jenni , HP 158).
Un hi . rendere amalO si trova in Eccli 4,7 e nel medioebr. Incerta la forma pe'al'al 'hbhb amoreggiare ,
che viene supposta in Os 4,18 (HAL 17b).

2/ Il rapporto primario .d'amore fra uomini


quello fra uomo e donna (terminologicameme in
2Sam 1,26 'ahobar I1lisim amore di donna come
punto di comparazione per l' amore verso l'a mico):
Isacco- Rebecca (Gen 24,67), Giacobbe-Rachele

55

(29 ,18.20.30.32), Sichem-Dina (34,3), Sansone-Ia


donna filistea (Giud 14,16), Sansone-Dalila
(16 ,4.15), Elkana-Anna (lSam 1,5), Davide-Mi kal
(18,20.28; cfr. Gerleman, BK XVIII,73: unico
passo al di fuori del Cant in cui ci sia una donna
come soggetto), Amnon-Tamar (2Sam 13,1.4.15),
Salomone-molte donne straniere (con accentuazione negativa, cfr. Quell , ThW 1,23 n. 20
= GLNT 1,63s. n. 20) oltre alla fi glia del faraone
(I Re 11 ,1.2), Roboamo-Maaca (2Cron Il ,2 1; sul
governo dell'harem cfr. Rudolph, HA T
21 ,233), Assuero-Ester (Est 2,17). Per il caso speciale di Osea (Os 3,1) cfr. Wolff, BK XIV Il ,75 e
Rudolph , KAT X III Il ,89. In questi casi l'amore
inteso evidentemente in senso sessuale.
Che l'amore sia costituti vo per l' istituto giuridico del
matrimonio solo in maniera condizionata, lo si pu vedere r. l'a. nelle espressioni comparative: Gen 29,30 (con
min); 1Sam 1,5 (' hb preferire ); 2Cron Il ,21 ed Est
2,17 (con valore superlativo). La legge sull'eredit in
Deut 21,15-17 melle addi rillura sullo stesso piano il figlio di una donna amata (' ohilb) e quello di una donna
odiata (-5n' ).

Equi che bisogna collocare quanto la lirica ebr. (e


la letteratura sapienziale) ha da dire sull' amore
(cfr. soprattutto Gerleman , BK XVIII ,72-75). Le
espressioni col verbo descrivono l'attrattiva
dell'amato (Cant 1,3.4), che nel Cant di solito
viene chiamato dodi mio amato , od anche , con
una parafrasi poetica usata come variante , quello
che l'anima mia ama ( 1,7; 3,1-4). In 7,7 bisogna
leggere probabilmente 'aMba amata invece di
'ahba (l'astratto starebbe per il concreto , cfr. per
Gerleman 201). Il sostantivo 'ahObli amore in
2,4 viene concretizzato in maniera singolare ed
posto come insegna sopra la casa del vino; dai traduttori viene messo fra virgolette (Rudolph,
KAT XVII/2 ,130s.; Gerleman 117s.); in 2,5 e 5,8
la ragazza ammalata d' amore (sull a malattia
d'amore cfr. 2Sam 13,2 e Rudolph 131 n. 4; Gerleman 119); in 2,7 (= 3,5) e 8,4 l'amore non deve
essere svegliato prima del tempo n disturbato.
Gli altri passi con 'ahobli riportano espressioni comuni , ma senza ipostatizzare l' amore: esso forte
come la morte (8 ,6), acque abbondanti non posso no spegnerlo (8,7), senza prezzo (8,7).
ella comparazione pi dotce del vino (Cant 1,2.4;
4 IO) ed anche per esprimere in modo pi specifico il godimento (inebriante) dell'amore (Cant S,I; 7,13; Prov
5,19b txt em; 7,18) viene usalO dodim , nei due passi di
Prov per in parallelo rispellivamente ad 'ah ob e ad
'ohbim .

ella lelleratura sapienziale si trova inoltre la radice 'hb


con valore erotico per designare gli amanti in Prov 5,19a
('ajja!lfEl 'ahoM cerva amata ), e anche in Eccle 9,9
(' iss ,oSfEf 'habr) in riferimento alla moglie (Hertzberg, KAT XVII /4,172).
Per Cant 3,10 vd. sp. Ila proposito di 'ahaM Il pelle (?) .
La presentazione spontanea e natu rale dell 'a more
e della realt sessuale non tenta di sublimare
l'amore in senso astratto e spiri tuale o di condan:li1K 'hb AMARE

56

narlo dal punto di vist a morale e in tal modo di ridurlo al piano psicologico; anzi, proprio attraverso
quest a rappresent azione esso viene spogliato del
suo carattere numi naso e sottratto all ' innuenza di
quello che le religioni vici ne ad Israele collocano
su un piano mitico-sessuale. Nella lotta contro la
religione erot ico-orgiastica di Baal il Cantico dei
Cantici ha una grande importanza (cfr. vo n Rad
1,36: Israele non part ecip alla" divini zzazione "
della sessuali t ).
3/ Fra le altre relazioni fra persone va ricordato
prima di tutto l'amore fra genitori e figli , di cu i
per nell a letteratura narrativa si parla solo in casi
particolari (unicit del figlio, preferenza unilaterale , p.e. per il pi giova ne): Abramo-Isacco (Gen
22,2), Isacco-Esa e Rebecca-Giacobbe (25,28),
Israele-Giuseppe (37,3.4 in senso comparativo per
indicare
preferenza),
Giacobbe-Beniamino
(44,20). La straniera Rut ama la suocera Noemi
(Rut 4,15). Il caso normale traspare nella formula
paradossale di Prov 13,24 chi ama suo figlio , lo
castiga ); per il resto cfr. piuttosto - l'/Jm.
Anche padrone e servo possono essere legati fra
loro da un vincolo di amore, cosi nel codice
dell'alleanza in Es 21,5 (incL moglie e figli) e nella
legge dtn. in Deut 15 ,16, inoltre nella letteratura
narrativa Saul-Davide (ISam 16,21); anche il favore di cui gode Davide presso il popolo (18,16.22)
va inteso in questo senso.
Un caso particolare nell' impiego di 'hb si ha
quando esso esprime il rapporto di amicizia Gionata-Davide. L'anima di Gionata legata (qsr)
all'anima di Davide (lSam 18,1); Gionata ama
Davide k'nafi come la sua vita (18,1.3; 20,17;
COntro l'interpretazione del termine come perversione cfr. M.A.Cohen , HUCA 36, 1965, 83s.) e
giura a Davide a motivo del suo amore (20,17);
Davide a sua volta nel canto di lamento confessa:
il tuo amore era per me pi meraviglioso (Hertzberg, ATD 10,189) dell'amore di donna}} (2Sam
1,26, cfr. v. 23).

Anche se l'amore fondato sull'amicizia porta qui a concludere un patto (cfr. Quell, ThW Il,112s. = GLNT Il ,
103Iss.; -beril), non si trascura per ci stesso l'aspetto
emotivo. Casi come questo aiutano per a capire come
mal Il vocabolo amare sia entrato a far parte anche
della terminologia politico-giuridica della stipul azione
del Contratti, per esprimere si ncera lealt; W.L.Moran,
CBQ 25, 1963, 82 n. 33, e Th.C.Vriezen ThZ 22 1966
4-7, rimandano f. l'a. ai paralleli dei con'tratti di ~assal :
laggio di Asarhaddon: (giurate) che amerete Assurban~pal come la vostra anima (ki napsalkunu) )), col verbo
ramu amare (DJ.Wiseman, The Vassal-Treaties 01
Esarhaddon [= Iraq 20/ I], 1958 49 col. IV 268). Vd st
IV/3.
"
,
'.
Con chiaro riferimento a relazioni politiche internazionali adoperato ' hb in IRe 5 f5 dove il re
Chi ram di Tiro detto '6hb, amico'ch~ stipula alleanza conDavide (Moran, Lc., 78-81, con espresSIOI1l slmlh nelle lettere di Amarna' Noth
BK IX ,89). Anche in ISam 18 ,16 e Soprattutto in
57

::J;'~ 'hb

2Sam 19,7 '6heb ha, secondo Moran, il senso politico secondario di lealt dei sudditi nei confronti
del re. In un contesto di politica religiosa il vocabolo ricorre nel rimprovero del profeta di 2Cron
19,2, secondo cui Giosafat ha nutrito am icizia
verso coloro che od iano Jahwe}) (ciO Acab e il regno del nord). Una connotazione spregiativa possied e l'espressione tutti i tuoi/suoi amici l), nel
significato di partigiani l), riferita a persone desc ritte con tratti negativi come Pascur (Ger 20,4.6)
e Aman (Est 5, 10.14; 6,13).
Resta da considerare ancora l' uso di 'hb per descrivere i rapporti con il prossimo nelle espressioni pi
ge neriche dei salmi e dell a letteratura sapienziale.
Il salmista si lamenta perch la situazione normale
turbata: i suoi amici gli voltano le spalle (Sal
38 ,13; similmente Giob 19,19), Jahwe li ha estraniati da lui (88,19), il suo amore viene ripagato
solo con ostilit e odio (109,4.5). Nei Proverbi
am ico )} e amore )} sono realt note e fattori positivi nella scala dei valori. Accanto a considerazioni pi specifiche (Prov 14,20 il ricco ha molti
amici; 9,8 il saggio ama chi lo corregge, lo stesso
in 27,5.6; 16,13 il re ama colui che parla con sincerit) si trovano affermazioni di principio pi generali: il (vero) amico ama in ogni tempo (17,17),
un amico pu essere pi affezionato (- dbq) di un
fratello (18,24). Espressioni generali sull'amore si
trovano in 10,12 (l'amore copre tutte le .offese, lo
stesso in 17 ,9) e nella frase comparallva 15,17
meglio un piatto di verdura con amore, che un
bue grasso con odio}}). L'astrazione giunge al
massimo grado nelle espressioni meristiche
dell'Ecclesiaste: amore e odio hanno il loro tempo
(Eccie 3,8), gli uomini non conoscono n l'amore
n l'odio (9,1), l'amore e l'odio sono ormaI finIli
(9,6).
.
.
Per l'amore del prossimo, l'amore degh estraneI e
l'amore di se stessi vd. SI. IV/I.

4/ 'hb in quanto esprime un rapporto con le


cose, le situazioni e le azioni, rapporto che denva
da quello tra persone, pone in evidenza l'affetto
che tende verso un fine e sceglie unilateralmente,
mentre tralascia l'aspetto della reciprocit~ l'oggetto in questo caso non viene persomficato
(sull'amore verso la sapienza e la sua controparte
vd. sI. IV /3). 'hb conserva un accento appassIOnato, pi forte di quello di -/JP~ e - l'$h aver go:
dimento , compiacersi l). Oltre a realt neutralI
(p.e. 2Cron 26,10 Ozia amava l'agricoltura) o positive (p.e. Zac 8,19 verit e pace) compaIono
spesso come oggetto, nell'accusa, anche cose e
azioni riprovevoli (p.e. Is 1,23 la corruzIone con
doni; Os 12,8 la frode).

Altri passi in cui l'uso non teologico sono: Geo


27,4.9.14 (piatto prelibalo); Is 56,10 (dormire); 57,8 (gla
ciglio); Ger 5,31 ; 14,10; Am 4,5 (kn COSI"); Os 3,1
(dolci d'uva passa); 4,18 (ignominia); 9,1 (mercede dI
fornicazione); 10,11 (trebbialura); Am 5,15 (il bene); MI
3,2 (il male); 6,8 (-lJcesced); Zac 8,17 (giuramenlO falso);
Sal 4,3 (cose vane); Il ,5 (delitto); 34,13 (gIOrni bUOni),

AMARE
58

458 (giuSlizia); 52,5 (il male pi che il bene).6 (parole di


ro~i na); 109,17 (maledizione); Prov I,22 (stuPldaggllle)~
12 I (disciplina, conoscenza); 15, 12 (ammon.'l'one):
n' 19 (lite, delitto); 18,2 1 (lingua); 19,8 (la propna VIta),
20'13 (i l son no). 17 (divertimento); 21 ,17 (VIllO); Eccle
5,9 (denaro, ricchezza).
IV Le espressioni con 'hb con un certo rilievo
teologico vengono trattate nelle tre SeZIOI1l che seuono: I) amore del prossImo (amore degl,I estra~ei , amore di s), 2) amore dI DIO per I uomo ,
3) amore dell 'uomo per DIO.
Il passo pi volte citato nel NT (Mt 5,43;
1919; 22 ,39; Mc 12 ,31 ; Le 10,27; Rom 13!9, Gal
5 14' Giac 28) e cio Lev 19,18 ameraI Il prossi'm~ tuo c~~e te stesso (J.Fichtner, WuD
N.F. 4, 1955, 23-52, = Gottes ,Welshelt, 1965!
88- 114, spec. 102ss.), umco nell AT. Il codIce dI
santit giunge a questa eSIgenza dI amore, che supera nettamente le norme legalI estenon , trasformando in comandamenti pOSItIVI , generahzz~ndo
con scopo parenetico e mtenonzzando una plU antica serie di proibizioni negatIve nguardantlla vIta
giuridica degli Israeliti (cfr. v. 17 non odIare m
cuor tuo il tuo fratello ). A differenza del NT Il
comandamento rimane tuttavIa nstretto al
membri dello stesso popolo }) (-ra~) ed moltre
non abbraccia ancora come pnnClplO supenore
l'intera etica del comportamento SOCIale, come mvece avviene gi nella prima parte del duphce comandamento dell'amore (Deut 6,5) per quanto n.
guarda il comportamento verso DIO. .
Un'aggiunta in Lev 19 ,34 tratterete Il forestler?
(gl', -gOl') dimorante fra VOI come colUI che e
nato fra di voi; lo ameraI come te stesso)) mclude
nel comandamento anche colui che nSlede m un
luogo senza pieni diritti (Elliger, HAT 4,259), ma
implicitamente lascia ancora fuon lo stramero
(nokri , -nkl'), per il quale valgono altre norme.
Amore verso il forestiero viene anche nchlesto m
maniera positiva in Deut 10,19 e amerete Il fa:
restiero )} ma in questo caso Il comandamento SI
inquadra 'nella concezione tipica dell 'antICo Israele
(cfr. le formulazioni negatIve m Es 22,20ss:), dove
si insiste sulla misericordia verso I debolI (v. 18
orfani , vedove, forestieri ; -l'/Jm). Ovunque Il comandamento dell 'amore del prossimo oppure del
forestiero non semplice espressIone dI una morale di gruppo (Pedersen, Israel I-II ,309; al contrario Th.C.Vriezen, Bubers Auslegung des Llebesgebots, ThZ 22, 1966, 8s.); esso si fonda teologIcamente sull'amore di Jahwe per Il suo popolo o
per il forestiero e, come gli altri comandamenti dI
Jahwe basato sul rapporto stabilito dall'allea~
(Lev 19 18b conclude con io sono Jahwe l), - ' ant ;
Es 22,2b; Lev 19,34b e Deut 1O,19bsi richia:
mano alla condizione di forestiero m CUI Israele SI
trovava in Egitto). In tal senso si possono cItare
anche i paralleli del linguaggio politico e glundlco
dell 'antico Oriente (vd. sp. IIII3) , I quah mo~tr~n~
che l'amore di se stessi (Lev 19,18.34 kamoka

1/

59

come te stesso l); cfr. anche ISam !-8 ,1.3; 20,17


come la sua propria vita l); Deut 13 ,7 come la
tua vita))) un presupposto del tutto normale(H.
van Oyen, Ethik des AT, 1967, 10I s.) e non vIene
considerato ad esempio come una pencolosa ten:
tazione che va combattuta con la nnnegazlone dI
se stessi (cosi F.Maass, Die Selbstliebe nach Lev
19 ,18 , FS Baumgartel 1959, 109-113).
I passi vtrl. (come Es 23,4s. e Prov 25 ,21 ) spesso citati
a proposilO dell'amore del nemico, non utilizzano Il
verbo 'hb.
21 Dell 'amore di Jahwe parliamo in quel che segue soltanto nella misura in cui nei testi SI usa Il
verbo 'hb (per il tema dell'amore dI DIO nel suo
insieme cfr. p.e. Eichrodt 1,162-168; Jacob 86-90;
J .Dek Die Gottesliebe in den alte n semltlschen
Religio~en , 1914; J.Ziegler, Die Liebe Gottes bel
den Propheten, 1930; - /JcSCEd, -qn' , --.l'/Jm).
Solo in epoca relativamente recente SI dIce ch~
Jahwe ama il suo popolo. Tale affermaZIone s~
trova per la prima volta in una tradIZIone dI CUI
fanno parte Osea, il DeuteronomIo e Gereml~
(von Rad , Gottesvolk 78-83; Alt, KS II ,272); plU
esattamente la si ritrova quando, vol~ndo appro:
fondire teologicamente la fede nell eieZIOne, SI
tratta il problema del fondamenlOdell'elezlOne dIvina di Israele (H.Brelt, Dle Predlgt des Deuteronomisten 1933 113ss. ; H.Wildberger, Jahwes
Eigenturr:svolk ,'1960, llOss; O.BachlI , Israel und
die Vilker, 1962, 134ss.). Il fondamento sta
nell 'amore di Dio in quanto deCISIOne della sua
volont sovrana e del tutto mdI pendente.
Osea (F.Buck, Die Liebe Gottes beim, Propheten
Osee, 1953) adopera le metafore dell amore paterno (II I quando Israele era fanCIUllo , IO
l'amavo )}; v. 4 con vincoli d'amore ))) e
dell'amore sponsale (3,1 ama una donna che
ama un altro ed adultera, cosi come Jahwe a m~
i figli di Israele l}), ma usa 'hb anche m sensoplu
generale (9,15 d'ora in avan,tI !I0n h am~ro PIU ,
145 con libera grazIa [n edaba] h amero l} ).
N~I Deut assieme a ' hb si usa il verbo /Jsq essere
attaccato a qualcuno )), entrambi molto VICIllI a
- MI' eleggere )) (4,37 poich ha amato I tUOI
padri e ha eletto la loro discendenza l); 7,7s. no~
perch eravate pi numerosI dI tull! I popoh,
Jahwe si legato [/Jsq ] a VOI e VI ha sceltI ... , ma
perch Jahwe vi ha amati ... l); 7,13; 10,15 ma
Jahwe ha prediletto [/Jsq] soltanto I tUOI pad~l, II ha
amati ed ha scelto voi , loro dIscendenza l), 23,6).
In Ger 31,3 ti ho amato di amore eterno ;. per
questo ti ho attratto a me, pieno dI mlsencordla )
come parallelo ad ' ahab{J troVIamo Il . termme
- hcsCEd, segno questo che per GeremIa le ~ue
trdizioni , quella dell'eieZIOne e quella dell alleanza, cominciano a convergere)} (WIldberger,
l.c., 112)
Risonanze lardive di quesle Iradizioni si Irov;~ol ~n ~a~
10,9 ( = 2Cron 2,10 = 9,8); ls 43,4; 63,9; So , ,
1,2.

::J;'~ 'hb

AMARE

60

' hb per e primere l'amore di Dio verso il suo


popolo viene gi adoperato in un ambito relativamente limitato, lo tesso vale an ora di pi
quando il riferimento a persone ingole. Se i
pr ci nde da al 47,5 la gloria di Giacobbe, che
egli ama ), do e n il soggello n l'oggello sono
chiaramente determinati , e e i pres inde pure da
quelle formul e che riguardano intere catego ri e (fore tiero Deut 10'\8, vd . p. IVII ; al 97 ,10 txt em
coloro che odiano il male ; 146,8 i giu ti ; Prov
3,12 Jahwe corregge colui che ama ; 15,9 chi
va dietro alla giustizia l); 22, Il chi di cuore
puro l ~ , solo per due per onaggi regali si parla di
un atteggiamento d'amore da parte di Dio: alomone (2Sam 12 ,24, probabilmente in conne ione
col nome l ' did"ja dilello di Jahwe del v. 25 ,
dr. oth, LP 149; eem 13,26 egli era caro [' ahflbJ
al uo Dio l) e Ciro (Is 48 ,14 uno che Jahwe
ama l ). Si pu upporre che questo linguagg io ripecchi quello dell 'ideologia regale dell'Oriente
antico (Quell , ThW 1,29 = GL T 1,79s.), dr.
l'acc. narall1u/rill1/1 dilellO come epiteto regale
(Seux 189s .25 1) e nei nomi propri (p.e. aramSin , Rim-Sin ); eg.: H.Ranke, Die ago Perso nennamen Il , 1952, 226.
Dall' ambiente dell 'Oriente ant ico si possono fa r
derivare anche le espressioni con ' hb che si rifericono a co e e ituazioni (dr. 111/4): Jahwe ama il
dirillo e la giu tizia (l 61 ,8; Sal 11 ,7; 33,5; 37,28;
99,4; lI1ispa[ -sp[, $' daqa -$ dq ; dr. i paralleli delle
iscrizioni regali accadiche in Seux 236s.). Dall a
teologia dtr. dell 'elezione deriva no le espre io ni
che parlano dell 'amore di Jahwe per il suo sant uario in Sion (Mal 2,11; Sal 78,68 in parallelo a bflf,
dr. 132, 12; anche 87,2 pi che tUlle le dimore di
Giacobbe ha un en o comparativo e co ntiene
l' idea di elezione).
Vanno ancora menzionate in questo contesto le espressioni con jdi d (Deut 33,12 Beniamino l'amato di
Jahwe ; Sal 60,7 = 108,7 quelli che ti ono cari ;
127,2 al suo dilello l~; per (Ibb vd. sp. III / I.

3/
eli ' AT si parla dell 'amore per Jahwe in
un'epoca posteriore a quella in cui si parla
dell'amore di Jahwe; le espressioni di questo tipo
si trovano ancora una volta concentrate nella teologia dtn. (bibliogr. : G. Winter, Die Liebe ZlI GOll
im AT, ZAW 9,1889, 21 1-246; H.Breit , I.c. , 156165; C.Winer, Recherches ur l'amour pour Dieu
dans l'A.T. , 1957; Eichrodt 11 / 111, 200-207; J.Coppens, La doctrine biblique sur l'amour de Dieu et
du prochain, ALBO lV1J6, 1964).
Bisogna distinguere in questo caso fra l' uso
dell'indicativo e quell o dell'imperativo. Le emplici constatazioni con 'heb (per lo pi al plur. )
usato come sostant ivo nel significato di seguace (vd. sp. 111/3), in contrapposizione a
odiatore (-sn') e nemico (-'jeb), potrebbero avere la loro origine nell a formulazione ti pica
del culto (N.Lohfink , Das HauptgebOl, 1963, 78).
Si tralla della formu la per quelli che mi amano
di Es 20,6 e Deut 5,10, che si trova nel le aggi unte
61

::J i1 ~ 'hb

AMARE

al decalogo di datazione incerta, ma probabilmente dtn . (Similmente lB Deut 7,9 e, pi tardi e


enza la contrappo IZlone, In Dan 9 4 e eem I 5'
per l'intera formu la cfr. J.Scharbert: Bibl 38 1957'
130-150), e si tralla inoltre della concl usio~e del
canto di Debora , di datazione discussa in Oiud
5,31 (dr. A.Weiser, ZA W 71, 1959,94) e di Sal
145,20. In I 41,8 'M obi che mi ha amato
viene dellO di Abramo (da questo testo dipendono
2 ron 20,7; Giac 2,23; anche Su ra 4,125 [124J
Dio i pre o Abramo per amico [lja/ilJ l). Oer
2,2 l'amore ('ahab) del tuo fidanzamento il
pi antico te to sicu ramente databile, risale ~lIe
concezioni tipiche di Osea (Rudolph, HAT
12, 14s.).
L'a more verso Dio comincia ad essere richiesto
conia parenesi dtn ., che i rivolge a tullo il popolo
( Deu t 6,5; 10,12; 11 ,1.13.22; 13,4; 19,9; 30,6.16.20;
da que ti testi dipendono Gio 22,5; 23, 11 ; in IRe
3,3 Salomo ne oddisfa a tale esigenza). 'hb in queti testi non dovuto n ad una parabola sponsale
n al rapporto padre-figlio e penanlO non innuenzato da Osea. L' amore viene comandato (altrove 010 nell'ammonimento didallico del salmo
di ringraziamelllo Sal 31,24), compare assieme ad
altri verbi come -jr' temere (R.Sander, Furcht
und Liebe im palastinischen Judent um , 1935) e
-'bd ervire l), ed al tri ancora che indicano un
rapporto con Jahwe (N .Lohfink, I.c., 73ss. , tavola
303s.; dr. anche - dbq aderire in Deut 11 ,22;
13,5; 30,20; Gios 22,5 ; 23,12), si realizza come ripo ta all 'amore di Jahwe, nella fedelt e nell'ubbidienza all 'interno dell'alleanza. Secondo
W.L.Moran , The Ancient Near Eastern Background ofth e Love ofGod in Deuteronomy, CBQ
25, 1963 , 77-87 , tutte queste caraneristiche fanno
supporre che l'u o dtn . derivi dal vocabolario della
diplomazia dell'aillico Oriente (vd. sp. 111/3;
esempi tralli oprall ullo dalle lellere di Amarna).
Seco ndo lui ' hb significa esallarnente osservare
incera lea lt verso il partner dell'alleanza e appartiene, anche se nel nostro caso viene adoperato
con valore religio o, alla terrninologia tipica della
dichiarazione di alleanza. L'aggiunta con tullOIl
cuore con tutta l'anima e con tutte le tue forze
in De~t 6,5 (form ul a si mile per anche in 10,12;
Il ,13 dopo ' bd servire ) e l'espressione sulla CIrconcisione del cuore operata da Jahwe (30,6) mostrano la tendenza ed anche la necessit di rafTor
zare e di interiorizzare il vocabolo troppo tenue e
co nsuillo.
difficile ri contrare nell'A T l'amore verso Dio come
sentimento religioso soggellivo, cosa che non dovrebbe
meravigliare, poich non si ha una rehgloslta mlSllca. In
ceni dal punto di vista della critica testuale sono Sal 18,2
ti amo, Jahwe, mia forza con r("11 qal (Kraus,
BK XV ,138; vd. sp. III /I) e 11 6,1 amo , Jl:Crch Jahwe
ascolta con 'hb (Kraus, I.c., 793). Ancor plU problematico 73,25 se io ho te, non desidero nient'altro sulla
terra con -(IP~, ma non si riferisce direllamente a
Jahwe.
Poich esiste questo ostacolo ad usare Jahwe come og
gello del verbo 'hb, la devozione dei salmi prefensce ser-

62

virsi di circon loc uzioni (vd. sp. 111 /4). Come oggello appaiono: il nome di Jahwe (-sem) in Sal 5,12; 69,37;
11 9,132; anche Is 56,6; la sua salvezza Sal 40,17 = 70,5;
il suo santuario 26,8; cfr. 122,6 ed Is 66,10 Gerusalemme; inoltre la sua legge, il suo comandamento ecc.
Sal I 19,47s.97.113.1 19.127.140.159. 163 167.
Un gruppo a parte formano le proposizioni
sull 'amore della sapienza e sull'amore verso la sapienza. Esse possono essere citate a questo punto,
per il fatto che la sapienza ipostatizzata si avv icina
molto a Jahwe. Le formule, con una certa differenza rispetto alle frasi dtn ., esprimono tutte un
rapporto reciproco: Prov 4,6 amala, ed essa ti custod ir l); 8,17 io amo quelli che mi. amano ;
8,2 1 largisco ri cc he~za a coloro che mi amano l);
cfr. 8 36 lUlli coloro che mi odiano, amano la
mort~ (i n 29,3 chi ama la sapienza, allieta suo
padre la sapienza non personificata; questo testo va incluso nell a serie det casI en umerali 1Il
111 /4). I paralleli eg. , che trallano dell 'amore della
Maat e dell'amore verso la Maat, l'ordi ne cosmico
reali zzato da Dio, fanno pensare che le espressioni
vtr!. sulla Chok ma ipostatizzata traggano spunto
proprio da essi (Ch.Kayatz, Studien zu Proverbien
1-9, 1966,98-1 02; prima ancorae dt diversa OPInione G.Bostrtim Proverbl astudten, 1935 , 156ss.;
cfr. anche Prov 7,4 di alla sapienza: tu sei mi a
sorella [-' a~ 3cJ, e chiama amica l' intelligenza,
perch ti preservi .. . l~.
ell'ambito degli usi sopra descrilli rientra anche ' hb di
Ger 2,25 io amo gli stranieri (SOliO l'influenza di
Osea; cfr. 2,33) e di 8,2 davant i al sole e alla luna e davanti a tullO l'esercito del cielo, che essi hanno amato e
a cui hanno servito (con dicitura dm.) con divinit
straniere come oggello.
Os 3 I ,alllibat rea, che si fa amare da altri (Rudolph,
Kat XIII/ 1,84) e il parl oplur. di 'hb pio amanti , drudi
(vd. sp. 11(11) riferito ai Baalim in Os 2,7.9.12.14.15 e a
presunti amici politici in Ger 22,20.22; 30,14; Ez
16,33.36.37; 23,5.9.22; Lam 1,19 (cfr. 1,2) (i n Zac 13,6
con linguaggio non metaforico), conservano anche
all'interno del linguaggio metaforico il loro significato
proprio di amanti e non vanno intesi , facendo confusione con la natura della religione cananeo-si ncretistica
pur soggiacente alla metafora, come espressioni tecniche
del culto (di parere contrario A.D.Tushingham , J ES
12, 1953, 150 ss.).
V/
\I NT risulta strellamente legato all' AT gi
solo per il fallO che utilizza i testi fond ament ali di
Lev 19 ,18 e di Deut 6,4s. e il sostantivo ""-('J::n,.
che poco testimoniato in epoca precristiana
all' infuori dei LXX. Una visione sintetica e indicazioni bibliografiche sull'abbondante materiale
del NT si trovano negli articoli dei dizionari, che
contengono di sol ito una sezione preliminare riguardante l'AT; cosi p.e. G.Quell-E.Stauffer, art .
"'-10""?'('). ThW 1,20-55 (= GLNT 1,57- 146);
W.Zimmerl i-N.A.Dahl,
RGG
IV,363-367;
E.M.Good-G.Johnston, IDB II1 ,168- 178. Fra le
monografie pi ampie citiamo solo C.Spicq,
Agap dans le NT , l-III , 1958-60.
E.l enni

63

;';'K
T -;

,ahah AH!

1/ Per le semplici interiezioni (suon i acco mpagnati da gesti) come 'ahah ah! l), - h) guaii
ecc. non esiste un'etimologia (a differenza p.e. di
ha/ila lontano' , -~II). La fonetica e la grafia
spesso subiscono ampie variazioni , per cui si devono raggruppare le singole forme a seconda della
identit o della somigli anza delle funzioni . Tratteremo perci insieme 'ahah , hah (Ez 20,2) e
NlN J:'1 lN (' anna, BL 652) composto probabilmente
d"al'+ na per l).
21 'ahah s' incontra 15x, specialmente nel ciclo
di Eliseo, in Ger e in EZ. ' anna attestato 13x.

3/

Il grido istintivo di reazione e di spavento

,ahah ah! si trova, non a caso per quanto

rI-

guarda lo stile (cfr. P.Grebe, Duden Grammatik


der deutschen Gegenwartssprache, 1959 , 324), solamente nelle leggende popolari che riportano moti vi fi abeschi: Giud 11 ,35 (i l voto di lefte); 2Re
3 IO' 65. 15 (storie di Eliseo). ,adni mio sig~o;e ),'che segue in 2Re 6,5.15 va riferito all a persona alla quale rivolto il discorso (Eliseo; cfr.
Giud 11 ,35 biu; figlia mia l~ , non a Dio.
'lmllo ah l) , sospiro lamentoso all'inizio di una preghiera rivolta a persona pi pOlente, compare soltanto m
Gen 50,17 e non ha alcuna connotazione teologica.
4/ Gli al tri passi in cui compare ' ahah appartengono quasi esclusivamente al linguaggio della preghiera. Con la formula 'ahah ' adna) l hwh ah, SIgnore Jahwe sono comunemente int rodotte le
preghiere di lamento o di supplIca particolarmente
intense (Gios 7,7; Giud 6,22; Ger 1,6; 4,10; 14,13;
32,17; Ez 4,14; 9,8; 11 ,13; 21,S): in esse l'orante
insorge contro la volont di Dio, reale o supposta
che sia. F.Baumgartel (FS Rudolph 1961, 2.9s.
18s.27) ha mostrato che l'espressione ' ahah 'a dnaj
lh wh un'antica formula fissa dell'invocazione rItuale.
H.W.Wolff (BK XIVI2 ,25s.) riscontra in hr:h
/ajjm (Ez 30,2) e in ,ahah /ajjm (Gioe l ,!)
ahim, quel giorno! un'alt ra formula fissa: e Il
grido di spavento all 'annuncto del gIorno di
Jahwe, introdollo da he/i hi urlate l (cfr. anche
Is 13,6; Sof 1,11.14s.).
'&tlno' (6x: Es 32,31; Sal 118,25.25; Dan 9,4; Neem
I 5 Il ) e 'bntlo (6x: 2Re 20,3 = Is 38,3; Giona 1,14; 4,2;
S~I 116 ,4 . 16 ) fungono da introduzione o da ripresa del
mOlivo in una preghiera di supplica. Ad eccezIOne di Es
32 31 l'interiezione sempre seguita dall'invocazione a
Di~ (sempre Jhwh , solo in Dan 9,4 ,ado.noj). Poich la
parola composta da un'esclamazione di dolore e dalla
panicella esortati va 110', il termme SIgnIfica allo stesso
tempo lamento e preghiera.

5/ Nel NT non vi sono esclamazioni collegate


con l'invocazione a Dio (i LXX traducono 'ahah
con ,':i, 7. i, (,~ ILIL"~' IH,OOC fH oppure con
iOILO'.q.
E.Jennt
i'1l~ " hall

AHI

64

1\ cam po se mant ico di ' IVII quindi molto affin e a quello


di - hmd. W .L.Mo ran , The Conclus io n of the Decalo
g ue (Ex 20 ,17
Dtn 5,2 1), CBQ 29, 1967 , 543ss ., stabilisce un a differe nza tra !lIl1d in qu anto desideri o mosso
dall 'ammi razio ne del be llo (solo Dan 10 ,3 collegato con
il cibo) e ' lVh in qu anto desideri o che proviene da un bisogno essenziale ( fame, sete , ecc.; solo in Ge n 3,6 comunicato dag li occhi ).
Si co nfrontino inoltre - S' I des iderare ( Deut 14 ,26),
- qwll pi . sperare in q ualcosa ( Is 26,8), S(1f pi . mirare a qu alcosa (ls 26,9), ' ii~ spinge re a q ualcosa
(Ger 17,16), -b(" eleggere (Sal 132, 13 ) in parallelo
con ' wh ~ si veda anche ksp qal/ ni . aspirare H, 'rg (~ de~
side rare qu alcosa , aram . bi bI. ~ bll bramare, volere , e
i sos!. '"rtEstEt deside ri o (Sal 21 ,3), morii!; deside
ri o (Giob 17, I l ), baqqa!;{/ bramosia ( Esd 7,6 e 7x in
Est ), halVlVa voglia ( Mi 7,3; Prov 10,3; Il ,6), mif iilii
bramos ia (Sal 20 ,6; 37,4).

;"'T,1ot 'wh pi o DESIDERARE


11 'wh pio desiderare , bramare non ha corrispondenti immediati al di fuori dell 'ebr.
In arabo(' alVii donarsi , cfr. Ntildeke, B 190) e in s ir.
(' ewii concordare ) attestato un verbo con radice ' lVh
(' 1I!i). lL.Palache, Semantic Notes o n the Hebrew Lex.l:
con , 1959,2-5 , vuoI scoprire un slgOlficato pnmano gl8
nel semitico com une adattarsi , concordare (pi . estimativo ri tener adatto / bello > bramare ); qu anto
al significato per molto pi attinente un accostamento con hwh III (ebr. hall"vii desiderio , cupidigia ;
arabohawija amare , hawQn brama, desiderio ))).

Del verbo si usano il pi oe l' hipt. (le forme ritenute


ni . essere bello, grazioso; convenire in Is 52,7;
Sal 93,5; Cant I, IO potrebbero appa rtenere a n' h
nonostante BL 422 e HAL 20a). Si hanno inoltre
tre forme nomi nal i: con il preformativo ma(ma' "wajjim voglia , solo in Sal 140,9 non
soddisfare i desideri degli empi ) oppure 10(ta' "wii desiderio, brama ) e il termine derivato
dalla radicale raddoppiata (' awwii brama ).

21

I 27 passi in cui il verbo attestato ( pi. Il x,


hitp. 16x , ma vd . BH' per Num 34,10) si trovano
in quasi tutti i generi letterari dell' AT; per quanto
riguarda ta'" wii (22x , inoltre 5x nel nome di luogo
Qibrot hatta'"wii, Num Il ,34s. ; 33 ,16s.; Deut 9,22)
si riscont ra una particolare frequenza nei Salmi e
nei Proverbi (l6x , tuttavia Prov 18, 1 e 19,22 presentano un testo molto incerto). ' awwii (7x) sicuramente attestato in Deut 12 ,15.20.2 1; 18,6;
ISam 23,20; Ger 2,24 (per Os 10,10 vd . i comm .).

31

' wh pi o e hitp. presentano una gamma di significati ricca di sfumature entro un ben delimitato campo semantico: le due coniugazioni verbali
indicano il desiderare, il bramare e il volere
dell ' uomo , molto differenziato a seconda dell ' intensit e dello scopo. l bisogni elementari della
vita, anche di tipo istintivo, muovono al desiderio
di determinate cose: Davide vuole bere dell 'acqua
(2Sam 23,(5); gl i israeliti desiderano mangiare
carne (Deut 12 ,20); le ghiottonerie della tavola atti rano l'ospi te invitato (Prov 23 ,3.6); si bramano
giorni feli ci , si desidera il bene in senso generale
(ls 26,9; Am 5, 18; Mi 7,1); lo sposo desidera la
sposa (Sal 45 ,(2). Questo desiderio ritenuto
sano, buono e normale; il sapiente sa che il desiderio soddisfatto (ta'" wii ba'ii opp. nih}ii, Provo
13,12.(9) cosa gradevolissima.
Ma il desiderio pu andar oltre la gi usta misura e
rivolgersi ad oggetti sbagliati (Prov 21 ,10 il malvagio desidera fare il male ); pu danneggiare gli
altri o perdere le sue probabilit di riuscita (Prov
13 ,4). Perci il desiderio o la brama smodati e
sconvenienti sono proibiti (Prov 23,3.6' 24 l ' Deut
5,21).
' "
65

.,,~ ' lVh pi . DESIDERARE

Come il verbo, anche il nome ta'" wii designa


senza una graduali t determinata il desiderio pi
o meno intenso (del gi usto: Prov 10,24; Il ,23; del
re: Sal 21 ,3; del malvagio: Sal 10,3; 11 2,10; del pigro: Prov 21,25) e , in senso oggett ivo , anche il desiderabile , l'oggetto bramato: 'e~ ta'U wii albero
desiderabile (Gen 3,6), ma'"ka/ ta'"wii cibo
sq ui sito (Giob 33,20).
Per la spiegazione del nome di luogo Qibrol
hatta'"wii sepolcri del desiderio in Num Il ,34
cfr. Noth , ATD 7,76.
Le due coniugazioni verbali pi oe hitp. non presentano variazioni di significato , tuttavia si nOlano in
esse particolarit si ntattiche che hanno poi conseguenze semasiologiche. 11 pi o ha quasi sempre per
soggetto mfa?s anima , cio il de iderio viene
considerato quale tipica espressione della forza vitale , dell'io. Anche il nome 'awwii (forma con raddoppiamento senza aumento) collegato direttamente a ncja?s nell'espressione ko/-' awwat ncj tEs
secondo il desiderio del cuore (solo in Ger
2,24 , dove si parla della brama della cammella,
manca ko/; significati pi generici di ' wh pi .: Deut
14,26; ISam 2, 16; 3,21; IRe Il ,37; hitp.: Eccle
6,2). L' hitp. a volte ha un oggetto (d i regola la persona soggetto nominata direttamente , cfr. Deut
5,2 1; Ger 17,16; Am 5,18; Sal 45, 12; Prov 23 ,3.6;
24 ,1), ma tende chiaramente all' uso assoluto (pi
o meno nel senso di : essere avido , vorace, lussurioso ), cosi in 2Sam 23 ,15 ( = IC ron 11 ,17) e
co n l'oggetto interno: hit'awwii ta'" wii in Prov
21,26; Num 11,4; Sal 106 ,14.
41 Negli ultimi due passi si ha un chiaro signi ficato teologico: il desiderio insaziabile si rivolge
contro Jahwe (trad izione del deserto l ) , cfr. Sal
78,29s. Per il resto, non si pu dire che il verbo e
i sostantivi possegga no uno specifico valore teologico, neppure in Is 26 ,8s. (coloro che pregano bramano Jahwe); Sal 132 ,13 (Jahwe desidera insediarsi in Sion); G iob 23,13 ( Dio riesce a fare ci
che vuole).

51

Dai valori originari del!' A T (cfr. particolarmente Num 11 ,4.34; Sal 106,14; 78 ,29s.) si arri vati nel gi udaismo e nel cristianesi mo alle affer66

mazioni sull a peccaminosit del desiderio e degli


istinti (per innusso anche di dottrine ellenistiche),
cfr. IQS 9,25; 10,19 e IQS 4,9ss.; 5,5 per la setta
di Qumran; font i rabbi niche in StrB lll l 234ss.;
per il NT cfr. F. BUchsel , art. 7tL8uIJ.w. , ThW
llI ,I68-173 (= GLNT IV,589-604); RGG
VI,482ss.; P. Wilpert , art . Begheren, RAC Il ,62ss.
E.Gerstenbelger

"!~ '''wi/ STOLTO


1/ Le forme nominali ''1vi/ stolto, stupido
(sost. della forma *qiti/, cfr. GVG 1,356; BL 471),
'''' w[/i insensato (agg. con suffisso -i di appartenenza, a meno che in Zac Il ,15 non vi sia un errore di scrittura , cfr. Delitzsch 53s.) e 'iwwc/a?t
stoltezza (forma astratta fem., cfr. BL 477;
Nyberg 215), che troviamo solo in ebr. (l e voci
neo-sudarab. in Leslau IO sono troppo distanti )
sono fatte derivare generalme nte da una radice
' wl, non attestata come verbo , la cui etimologia
stata oggetto di molte discussioni (cfr. GB 16a e
Konig 7b con Zorell 2Ia e HAL 21a che si esprimono con maggiori riserve).
HAL 21a propone (con interrogativo) un'etimologi a
araba ' wl coag ularsi , diventar denso > d iventar
stupido . S; pu confro ntare il ve rbo affinej'1 essere
stolto /agi re da stolto che attestato 4x al ni . ( vd . KBL
358a).
In alcuni casi ''''lI'il viene inteso co me agg.: 7x da G B,
ma solo in tre passi da Lis. e HAL, cio Ger 4 ,22; Os 9,7;
Prov 29 ,9; sicuro sembra solamente Prov 29 ,9 dove ''''wil
attributo di 'is uomo ; cfr. Banh 29a.

21

Anche se la derivazione etimologica ancora


incerta, il valore semantico di questi termini
per chiaro. Gi la loro diffusione significativa,
in quanto si tratta di voci che compaiono come
termini sapienziali in data piuttosto antica.

Ad eccezione di ''''wili attestato solo in Zac Il ,15 (al


v. 17 difficilmente si pu leggere questa parola, cfr. B.Otze n, Deuterosacharja , 1964 , 260), i termini compaiono
prevalentemente in Prov : ''''lVi I attestato in questo libro 19x sulle 26 del suo totale nell' A T (70 % ), mentre
'ilVwdiltEt compare 23x su un tota le di 25x (92 % ). Sono
attestati soprattutto nelle raccol te ritenute pi antiche (si
confronti a questo proposito Gemser, HAT 16,4s.55ss.
93ss.; U.Skladny , Die altesten Spruchsammlungen in
Israel, 1962 , 6ss.; anche H.H .Schmid, Wesen und Geschichte der Weisheit , 1966 , 145ss.); pi precisamente,
nella \I racco lta ( 10, 1-22 , 16) ''''.vil compare I3x, e 'iwwdiItEt 16x , mentre nella V raccolta (c. 25-29), ''' wil attestato 3x e 'iwwdiltEt 4x : in co mplesso dunque 36x su un
totale di 42x in Provo
Queste voci (in complesso 52x) no n compaiono in Ecc\e ,
mentre in Giob si ha solo ''''lVil 2x ( 5,2s.).

31

Il significato primario del nome concretopersonale '''' \Vii stolto oppure insensato ,
quello di 'iwwc/a?t stoltezza . Per delineare la
ga mma dei loro significati sono patricolarmente
interessa nti i sinonimi e i contrari (cfr. T.Donald ,
67

The Semantic Field of Folly in Proverbs , Job,


Psalms and Ecclesiastes, VT 13, 1963 , 285-292).
Nelle parti pi antiche de l libro dei Prov '''' wil il te rmine cont rapposto a ('is ) &iikiim saggio ( 10,8. \0.14;
12,15; 14 ,3; 17,28; 29 ,9), a nibOn intellige nte (1 7,28),
a 'anim astuto ( 12, 16; cfr. 15,5). In contrapposizione
a &"kam lb (10 ,8; Il,29) egli un iJosar lb colui al
quale manca il senno (10 ,21 ), tuttav ia questa espressione sinonima no n in parallelis mo co n ''''wi I ( neppu re
alt ri sino nimi; vd . per POtii! ingenuo in Giob 5,2 e
bani m s' kiili m fanciulli ingenui in Ger 4,22). Altri
termini di significato affine sono -k'si! ( il sino nimo pi
importante con 70 ri corre nze; per la differenza di significato rispetto a '''wil cfr. p.e. B.Skladn y, I.c., 52 n . 30),
- nabill e ptEti (- pth ); pi distante m ' suggi' pazzo
(Os 9,7).
' iwwdiltEt collegato pi volte a k 'si! (3 x nel ritratto
dello s tolto di Prov 26 ,1-12; inoltre 12 ,23; 13,6; 14 ,8.24 ;
15 ,2. 14; 17,12), o ppure a ''''wil ( 16,22; 27 ,22 ), p ' tajim
ingenui (14 , 18; - pth ), iJ osar l b privo di senno
(15 ,21 ; cfr. 10,2 1), q '~ ar 'appjim / rilo(l iracondo
( 14 ,17. 29). Un termine parallelo a ' illOvdiltEt k' limma
vergogna ( 18, 13 ); l'opposto pi imponante d'at
sapere , co noscenza (12,23; 13,16; 14, 18; 15,2. 14) oppure t' biinii giudizio ( 14 ,29), s~ktEl prudenza
(16 ,22 ) e anche iJakmot (sic )/iJokma sapienza
(14 ,1.8).

La figura dello '''' wil vista senz' altro in luce negati va. Egli l'esatta controfi gura del saggio
(Skladny, I.c., 12). La mancanza di intelligenza
che lo caratteri zza va intesa come stupidit .
Alla porta lo stolto deve tacere perch la sapienza troppo al ta per lui (24 ,7); la sua stoltezza spesso legata alla bocca/labbra , cio alle
sue ( poche) affermazioni intelligenti (17,28; anche
10,8.10.14; 14,3 e 12,23; 15 ,2 .14Q; 18,(3 ). Vi sono
per anche aspetti morali e sociali: egli collerico
( 12,16; 27 ,3; 29,9; cfr. 14,17.29 e Giob 5,2) e ri ssoso, mentre manca di kiibOd onore (20,3;
29 ,9); egli non ascolta , come il saggio, lo 'e~ii, il
consiglio , ritenendosi sapiente ( 12 ,15), disprezza anzi il mi/siir, la correzione (-jsr; 15,5;
anche 1,7; 5,23; 7,22 senza modificare il testo;
14,3; 16,22 vd. st. 4.). La 'iwwc/a?t del giovane
sar allontanata dal bastone della correzione
(22 ,15), ma in genere lo ''''\Vii legato inseparabil mente alla sua stol tezza (27 ,22).
41 Essendo stolto e stoltezza tra loro inseparabil i, si applica anche alla stoltezza in quanto
componamento la connessione inevitabile che
sussiste tra un'azione e la sua conseguenza
(K.Koch , ZThK 52, 1955, 2ss.; G.von Rad , KuD
2, 1956, 68s.). La stoltezza diventa infatti castigo per lo stolto (contrario: fonte di vita
16 ,22; cfr. 14,3). Pi ancora: la bocca dello stolto
una rovina imminente (10,14; cfr. 10,8.10);
gli stolti muoiono per dissennatezza (10,2 1; cfr.
19,3; Giob 5,2). La stoltezza procura disgrazie e
conduce alla morte , da un punto di vista religioso
essa negati va e diventa l'equivalente di empiet/peccato ; cosi anche in 5,23 , cio nella pane
recente dei Prov , la stoltezza legata alla mone
dell' empio (- d '), mentre lo '''' wil in 1.7 in

"')~ ." wil STO LTO

68

parallelo negativo con il -l1mOre di Jahwe . Ma


gi nella parte pi antica (c. lOss.) il giusto
(-~dq; 10,2 1; cfr. 14,9) l'opposto dello stolto;
anzi, la contrapposizione sagg io-stolto corrisponde a quella gi usto-malvagio (Sk ladny, l.c.
7ss.; Gemser, HA T 16 e Ringgren , A TD 16, pe r
i c. 1Oss.). In questo significato teolog ico ''''!vi! pu
anche essere applicato ad Israele nei rimproveri
profetici (Ger 4,22); invece in Os 9,7 il termine,
nella forma di una citazione ironica , va inteso nel
senso sapienziale tradizionale (cfr. anche Is 9, 11 ;
diversamente in 35,8).
Per i passi restanti si pu notare che 'iwwadtel viene an-

che usato per la confessione dei peccati nella lamentazione (Sal 38,6: 69,6; cfr. ''''wi/im nel salmo di ringraziamento 107,17 , dove per il testo incerto).

51 Negli scritti di Qumran '''\Vi! ricorre Ix e 'iwwre/rer 5x ( Kuhn , Konk . 4b). Nei LX X '''wi! viene
tradotto con otto termini diversi , ma specialmente con &<ppWY (l3x); anche 'iwwre/rer tradotto con otto termini , ma soprattutto con
x'p'poeruY''I (8x) e &<ppWY (3x) (su questo punto
e per il concetto neotestamentario di stoltezza
cfr. G.Benram , art . fLwpo, ThW IV,. 837-852
[= GLNT VIl ,723-766 ]; W.Caspa ri , Uber den
bibl. Begriff der Torheit , NKZ 39, 1928,668-695'
U.Wi1ckens , Weisheit und Torheit , 1959).
'

M.SrebfJ
"~~

'ula) FORSE

11 L'avverbio modale ' illal forse viene di solito spiegato come un termine composto dalle 'parlIcelie '8 o e 18 (dissimilato) non (app. hi
se mai ), come si pu notare in GB 16a e in
HAL 21a; comunque per l' uso lingui stico l'etimologia non pi determinante. Pi chiara per dire
forse l'espressione fissa m i lode'" chi sa? .
Nei dialetti semitici amni vengono usate di volta in
volta forme diverse (medioebr. sa!mm(r sir. da/ma k ebar
e (ak < gr. T"XCX; per l'ace. piqar ,' minde [m1" ide
cosa so? AHw 655aJ, assurri, issurre cfr. W. von Soden, Vielleicht im Akkadischen OrNS 18 1949 385391).
"
,

2! . ' illa} attestato 45x nell'A T , soprattutto nei


testi narrativ i (da Gen fino a 2Re e Giob I 5 30x
nei libri profetici e Lam 3,29 15x' manca nei salmi
e neg~i altri Ketubim ). In Num 22 ,33 'illal va corretto m Iille se non .

trova prevale nte me nte riferito al futuro (Gios


14 ,12 in proposizione nom inale, 32x con l' impf.).
Nell e proposizioni negative Gen 24 ,5.39 e 27,12
esprime un timore (LXX . fLr.7tr,.rE, anche Gen
43,12; IRe 18,27; Giob 1,5; fL~ Gios 9,7 ; altrimentI d/ ~Y (7tW ). Lyot . 07tW, Lerw).
In
Os 8,7 puo essere conSIderato subordinato con
senso co ncessivo: a nc he se . Tutti gli altri passi
contengono una spera nza pi o meno es ita nte o sicura (ironica in Is 47,12 . 12; Ger 5 1,8; co gi in
IRe 18,27 forse dorme ).

41 In una decina di passi il fattore d i incertezza


espresso con 'Lilal vie n fatto risalire alla volont di
Dio (N um 23 ,3 forse Jahwe mi verr incontro .
23 ,27 forse piacer a Dio ... ; Gios 14,12 fors~
Jahwe con me ; ISam 6 ,5 forse egli sollever
d a voi il peso dell a sua mano ; 14,6 forse Jahwe
ci ai ute r ; 2Sam 16,/2; forse Jah we guarder la
mia affii zione ; 2Re 19,4
Is 37 ,4 far e Jahwe
ascolta ; Ger 2 1,2 forse Ja hwe compir per noi
qualcuno dei suoi prodigi ; Am 5, 15 vd. st.;
Giona 1,6 forse Dio si dar pensiero di noi ; Sof
2,3, vd. st.'), cosi pure in tre passi con mi lode"'
(2Sam 12 ,22 chi sa , forse Jah we avr piet di
me ; Gioe 2, 14 chi sa c he no n si impietosisca
a ncora ; Giona 3,9 chi sa che Dio non si impietosisca ancora ; il quarto passo Est 4, 14 ch i sa
che tu no n sia stata elevata a regina proprio in previsione d' una circosta nza com e questa si riferisce ad un irrazionale decreto del destino). Parlare
cosi di Jahwe non per segno dell 'i nce rtezza
dell' uo mo di fro nte ad un despota capri ccioso, ma
atteggiamento consapevolme nte um ile di col ui
che conosce la sovrana libe rt di Dio. La stessa
cosa compare nei due oracoli profe tici di salvezza ,
del resto molto atte nua ti , di Am 5, 15 fo rse
Jahwe avr piet del resto di Giuseppe e Sof 2,3
forse troverete riparo nel giorno dell' ira di
Jahwe (cfr. R.Fey, A mos und Jesaja, 1963,53).
Wo lff, BK XIV /2,59 scri ve a proposito di Gioe
2,14: 11 "forse" della spera nza tipico
dell'umilt dell 'arante (2Sam 12,22; Lam 3,29b);
nell' annuncio del messaggero si sotto linea che chi
chia mato alla conversione si trova sottoposto a
giudizio (A m 5, 15; Sof 2,3; Giona 3,9) e deve far
fro nte ad esso. 11 fatto che il Dio fede le e misericordioso sia libero a nche nella sua ira ('rk '/ljm),
fo nda la spera nza sul " forse " .

51 Tra i pass i del NT in cui compaiono


Lerw ( Le 20 ,13) e T<XXot (Rom 5,7; Filem 15), solo

mi jod '" nel significato di forse attestato 4x (2Sam

Fllem 15 ncorda, piuttosto vagamente , Est 4,14.

12,22; Gioe 2,14; Giona 3,9; Est 4,14 ).


W.FA lbright, JAOS 67, 1947 , 155 n. 23 , ha creduto di
ravvIsare nella r. 2 dell' iscrizione di Ahiram un'attestazIone extrabiblica di '/aj [> ' li/J; cfr. per DISO 13.

E.Jenni

n~ ' 6wa'n INIQUIT

3(.

Oltre che in un contesto prete rito o presente


(Glob 1,5 forse I miei figli hanno peccato col
perf; Gen43,12; Gios 9,7; IRe 18,27 in proposiZIOnI nommali ; Ge~ 18,24 ~ Lam 3,29 con les;
Gen 18 ,28-32 con Ilmpf. ), I avverbiO forse si
69

'~1K ',dai FORSE

II . 11 sosta ntivo ebro'lwren iniquit , che si fa


denvare dI solito da una radice *'wn essere forte,
pesante ( HAL 2Ib), sembra avere corrispondenze solo nel semNO.
70

Il termine, che ricol re solo nella forma nominale, potrebbe es ere un segolato con significato negativo in
contrapposizione intenzionale al positivo 'on (deri vato
dalla stessa rad ice) forza procreativa , forza fisica , ricchezza (HAL 22a). La derivazione r'"imim (Ez 24, 12)
molto incerta dal lato testuale (cfr. Zimmerli , BK
XIII ,558). Alla stessa radice appartengono anche i nomi
propri 'on ( Num 16,1 txt?), 'onam e 'onan (cfr. Noth , IP
225), ma non il SOSI. ' oni lutto (Gen 35,18; Deut
26,14; Os 9,4; radice ' nj, cfr. C. Rabin , Scripta Hierosolymi tana 8, 196 1, 386s.).
Per quanto riguarda i termini an e un (WUS nr. 292 .295 ;
UT nr. 238 .240), addotti come corrispondenze ug., diffi cile determinare sia la loro derivazione sia il loro significato; bisogna ri ferirsi anzitutto a anm (plur. forza ,
49 [= I AB] 1,22 ). Resta incerto fino a che punto ci si
possa riferire anche all'aram . 'IVjn, che in KA I nr. 222 B,
r. 30 posto accanto a mIVr morte (cfr. KA I Il ,256;
Fitzmyer, Sef. 69). Anche 'wn in Att 160 ( DISO 6) non

Ix perf.: Prov 30,20). In molti casi si vede chiaramente che il termine pu riferirsi genericamente
ad ogni tipo di atti vit nefasta , cfr. Is 59,4-7; Sal
5,6; 7, 15; 55,4. 11 ; 92 ,8. 10; Giob 5,6; Prov 1221'
specia lme nte Prov 6, 12- 14; Giob 3 1,3ss.
"

sicuro.

c) Qua nto si stabilito in a) e b) dice che 'wren


non un termine che descrive m ate rialmente
un' atti vi t particolare o una tappa determinata nel
corso di un evento.

21 'wren no n un termine del linguaggio narrativo. Le 80 attestazioni vtrt. (i ncl. Ez 30,17 dove
per iI nome d i Iuogo va vocalizzato in ' on) si t ro vano, con una sola eccezione (Ez 11,2), in testi
poetici , che possono essere a mbie ntati a loro volta
nel culto, nell a tradizione sapie nziale o nella letteratura poetica vera e propria (Giobbe).
Due te rzi dei casi si trovano in Sal (29x), Giob
(I5x) e Prov ( IOx). Prescinde ndo da Num 23,2 1 e
ISam 15,23 , restano 24 casi distribuit i nei diversi
libri profetici ( tra cui Is 12x).
I testi pi antichi sono ISam 15,23 e Num 23 ,21. I passi
di Am 5,5; Os 6,8; 10,8; 12 ,12; Is 1,13; 10,1; 31 ,2; Mi 2,1;
Ab 1,3(?); 3,7; Sal 7,15; 28 ,3; 41,7; 59,3.6; 101 ,8 sono
pure preesilici. Il resto in parte certamente, in parte
probabilmente esilico o postesilico.
Il sos!. 'on forza , ricchezza ricorre 10x (49,3; Deut
21,17; Is 40,26.29; Os 12,4.9; Sal 78,5 1; 105,36; Giob
20,10; 40 ,16).
3/ Il significato fo ndamentale del termine coincide sostanzialmente con la sua e timologia: forza
nefasta (S.Mowi nckel, Psal me nstudie n I, 1921,
30ss.). Il suo uso presuppone per direttamente
una concezio ne dinamistica dell 'esistenza ( pe nsiero racchiuso nella sfera dell' azio ne): l'iniquit
il realizzarsi di un evento potente e d' altra pane la
forza , q uando assume una confi gurazio ne negati va, un evento nefasto.
a) 'awren pu verificarsi qua ndo l'att ivi t nefasta
si espl ica in diverse m anie re: in un particolare
stato d'animo (Is 32 ,6; Sal 55,4.11 ; 66 , 18) o in un
progetto (' iwren unito a - hsb rifle ttere e i
suoi derivati in Is 55,7; 59,7; Ger4 ,14; Ez 11 ,2; Mi
2,1; Sal 36,5; Prov 6, 18), nel pronuncia re parole ( Is
58,9; Sal 10,7; 36,4; Giob 22 ,15; 34,36; Prov 17 ,4;
19,28), in azioni di q ualsiasi genere, p.e. cultuali
(Is 1,13; Zac 10,2), politiche (Is 3 1,2), gi uridiche
(Is 10,1; 29,20), belliche (Sal 56,8) ecc. Cfr. in proposito l' unione caratteristica tra i due termini ' dwren e _ p'l fa re (~x po' aie 'iwren part. m alfattori : Is 3 1,2; Os 6,8; Sal 5,6; 6,9; 14,4; 28 ,3;
36,13; 53,5; 59,3; 64,3; 92,8.10; 94 ,4.16; 10 1,8;
125.5: 141 ,9; Giob 31 ,3; 34,8 .22; Prov 10,29 ; 2 1,15 ;
71

b) 'wren designa per non solo attivit nefaste ,


ma a nche le loro consegue nze, cfr. Num 23 ,21 ;
Ger 4,15 ; Am 5,5; Ab 1,3; 3,7; Sal 90,10; Giob
21 , 19; Prov 22 ,8 ecc. Questi casi e quelli in cui il
termine si riferisce sia all 'azione sia all a co nsegue nza (Sal 55,4; 56,8; G iob 15,35; 18,7.12; Is
59,4.6b.7; cfr. a nc he Giob 4,8; Prov 22,8), mostrano che la parola , corrispondentemente all a
concezione dinamistica su cui basata , si riferisce
se mpre fo nda mentalmente ad un evento nefasto
nella sua totalit.

Non si pu perci supporre che '(jIVa!f/ avesse in origine


il senso di magia (Mowinckel), in base alla sua etimologia, n si pu dedurre tale senso dall'uso del termine nell'A T. Questo tuttavia non esclude che il termine possa designare pratiche magiche o le loro conseguenze funeste (cfr. la connessione tra Num 23 ,21 e v.
23 ; cfr. ISam 15,23 ; Zac 10,2; Sal 59 ,3.8?; 64 ,3.6s.?). Ci
era possibile in quanto la magia era lo strumento pi
adatto (ma non escl usivo) per manipolare la sfera
dell'azione. Quanto si detto vale anche per gli operatori
di ' awa!n nei salmi vd. sp. 3a). In che cosa consistano le
loro azioni pu essere dedotto solo dal contesto in cui il
termine viene usato, ma non dal termine stesso (cfr.
G.W.Anderson , Enemies and Evildoers in the Book of
Psalms , BJRL 48, 1965 , 18-30). Inoltre costoro non solo
operano ingiustamente, ma reali zzano anche un male,

come mostra talvolta il modo con cui tale realizzazione


espressa, ossia il verbo p'l fare, 'awren infine non
n un mezzo per uno SCOPO (Mowinckel , I.c.,
8.12.15.29 ecc.) n lo scopo di un'azione. Il fatto che con

'awam vengano designate azioni, conseguenze e situazioni dice che il termine ha un'altra funzione.
d) 'lwren un termine qualificati vo, c he pone in
luce negati va un evento in quanto una forza fu nesta pericolosa. Indicativo sotto questo aspetto
il fatto che il termine vie ne usato sempre per condannare l'agire di una persona, e mai per designa re il proprio agire. L'adultera di Prov 30,20 non
contesta l'adulte rio, ma il rimprovero che il suo
ad ulterio sia un'azione gravida di consegue nze funeste. L'esame dei termini che ap parte ngono allo
stesso campo sema ntico conferma q ua nto si
dello: tra i circa 45 termini affini emergono soprattutto ra' catti vo , malvagio ( 17x), rasrl'
colpevole (l7x) e 'amai afflizione (l Ix). Lo
stesso si ricava dai termini opposti , come mispa[
diritto , rom integri t , ~redreq gi usti zia ,
''''milnti fiducia .
e) Il significato primario forza funesta incontra talvolta delle difficolt nella traduzione , poich
la nostra ontologia di tipo diverso . oi non designiamo pi un'azione come iniquit . m a

P:;U iIl'CRII INIQU IT

72

come {{ delitto , {{ ingiustizia , {{ m alvagit (cfr.


HAL 2Is.). Poich un simile fenomeno po siede il
carattere di una non-validit, talvolt a pu e sere
giustificato tradurre con {{ inganno , {{ nulla (ls
41 ,29 ). Tuttavia, bench il te rmine possa designare un {{ culto idolatrico , non si pu trad urre
a questa maniera (lSam 15,23; Zac 10,2; O 10,8;
cfr. per Is 66,3 , -'''Iii 4). Cfr. V.Maag , Tex t ,
Wortschat z und Begriffswe lt des Buches Amos ,
1951 , 120.
4/ Il fatto che '6wam nell' A T sia un termine che
designa un fenomeno negativo e che non ve nga
m ai usato per indicare un'azione di Dio (a diffe renza di ra'a {{ sciagura , p.e. Is 31 ,2 ({ anc h'egli
per saggio e provoca sciagure ; cfr. Ger 4 ,6;
6,19; II, Il .17.23; Mi V ecc.), sta a significare c he
ogni azione di tipo '{r,vren o ogni ambito riguardante lo '6wam implicitamente o esplicitamente
opposto a Dio e quindi appare sempre negativo da l
lato teologico. Mentre i {{ Sitz im Lebe n in base
ai quali esso risulta negativo (sapienza , discorsi di
veggenti o di profeti , preghiera nel tempio ecc.), e
quind i anche la forma di questa qualifica negati va
(un detto sapienziale , un giudizio profetico), corrispondono alle circostanze, il criterio su cui si
fonda la qualifica negativa consiste nel fatto che
quanto viene designato con '6wren una perve rsione della potenza salvi fica e perci de l presente
divino che opera salvezza.
'iilVtel1 si verifica quindi: quando si consultano oracoli
invece di ubbidire a Jahwe (lSam 15,23; Zac 10,2),
quando si perverte il significato dei santuari (Am 5,5; Os
10,8; [s 1,13), in ogni azione che si oppone agli efTetti salutari della legge, del diritto e della giustizia (Os 6,8;
12,12; Mi 2,1; Sal 14,4; Prov 12,21 ; 21,15). Colui che
opera 'OlVtell si rivela in ultima analisi un negatore di Dio
(Is 32,6: Ger 4,14-18; Sal 10,7; 14,4; 53,5; 92,8. 10; Giob
22 ,15; 34,8.22.36; Prov 19,28 ). Secondo Isaia i po, aie
,"lVtell sono ({ coloro che non levano lo sguardo verso il
Santo di Israele e non consultano Jahwe (3 1,ls.). Perci Jahwe lo contro di loro (Sal 5,6; 36,4.5. 13; Prov 10,29)
e comanda loro di allontanarsi dallo 'OlVtell (Giob
)1i .10.21 l. Secondo Giob 5,6s. lo 'OWtell lo causato
dall'uomo: poich non esce dalla polvere l'iniquit, n
germoglia dalla terra il dolore, ma lo l'uomo che opera dolore ... . Cfr. Giob Il ,11.14 (del tutto diverso Sal 90,7-10).

La ragiQne per cui nei salmi l'agire dei m a lvagi


detto 'awren sembra consistere nel fatto che il
male, che essi vogliono far ricadere s u chi colpito , ingiustificato , o essi vogliono vedere il colpito immerso nel male perch gli sopraggiunto il
dolore, bench egl i si sia affidato all'(oracolo di)
protezione di Jahwe. In ambedue i casi essi agiscono contro Jahwe. Il loro caratterizzarlI come
po 'a l ' ~wren implica perci un giudizio strettamente teologico.

5/ I LXX rendono ' ~wren irregol armente con


&.vo!J.~cx " ~61t'o, f.L<XTCXW) 1tov1lP(cx, &:8LXLCX ecc.,
e COSI SI e perso quanto e racchIUSO ne ll'ebr. che
invece ancora presente a Qumran; cfr. i pa~si in
Kuhn , Konk . 4.
R .Knierim
73

~i K 'iir LUCE

,iK 'or LUCE


1/
I vocabo li affini a ' or ({ luce ono attestati
quasi escl usivame nte in
c.
ne l s.an. (ace.
ftru / urru {{ luce , in genere ({ giorno ; ug. ar,
W US nr. 368 , cfr. nr. 370.372; UT nr. 114; fen . ' rnei no mi propri, cfr. Harri s 73 ; ino ltre Huffmon
169s. ; G rti nd ahl 103); a lt rime nti si u ano per {{ luce altre rad ici (ace . mir/{ e arab o 11I7r; ara m . nltr,
p. e. ara m . bibl. n' hor Da n 2, 22Q , cfr. KBL 1098b;
per l'ara m. giud . ' Lirla cfr. Levy 1,46a; inoltre
DISO 23).
In ebr. dalla radice si f orma no il verbo 'or , che ricorre al qa l {{ dive ntare chiaro , e a nche al ni . (incerto), m a specialmente a ll ' hi . (causativo {{ rende re chiaro , illuminare e causat ivo inte rno ({ ri sple nde re ), come pure i so tanti vi 'or ( m asc.,
tuttavia in Ge r 13 ,16 txt ? e Giob 36,32 txt?
fem .) e 'ora {{ luce , 'lir {{ splendere e mo'or
{{ luce
corpo luminoso , luminare .

Anche il nome m" liro Is Il ,8 econdo GB 393a, BDB


22b, Zorell 404b ecc. deriva da questa radice, per KBL
489b invece (con rimando a Perles) va tradotto con
piccolo (d i animale ) secondo l'accadico IIIlirl' giovane animale (cosi a ~c he Foh rer, Jes 1,151, e Kaiser,
ATD 17, 11 6). Anche 'r 11 (nell'espressione 'rim w' lummim e III ('lir KaSdim) vanno tenuti distinti da questa
radice. AI contrario, non si pu con I. Eitan , HUCA
12/ 13, 1938 , 65s., intendere 'or di Is 18,4 e Giob 37,11
nel senso di pioggia o rugiada secondo l'arab. ' ar}
e pensare in questo caso ad un omonimo 'or.

21 La statistica precisa del nome ' or alquanto


difficile, poich la forma pu in alcuni casi essere
intesa a nche come inf. qal (cfr. HAL 24a, nr. 3;
Zore ll 23b). Secondo Lis . il verbo ricorre 41x , e
precisa mente il qa l 5x ( Mand . aggiunge Gen 44 ,3
e ISam 29 ,10, mentre intende 2Sam 2,32 come
ni .), al ni. 2x (Sal 76,5 e Giob 33 ,10, testualmente
incerto) e in hi . 34x (d i cui 15x in Sal). La sua distribuzione meno caratteristica di quella del
nome 'or, che attestato 124x (di cui Ix plur. in
Sal 136,7) e soprattutto sembra avere carattere sapie nziale.
---Infatti 'or lo attestato 32x in Giob, 4x in Prov e 3x in Eccle. La maggior parte delle 19 ricorrenze in Sal (pi I x in
Lam 3,2) si riscontrano in salmi sapienziali o in testi inOuenzati dalla sapienza (36,10; 37,6; 49 ,20; 89,16; 97,11 ;
104 ,2; 112,4; 119,105; 139,11 ).
E singolare inoltre che 27 delle 47 ricorrenze nei profeti
si trovino nel libro di Is, che ha un pi accentuato carattere sapienziale (l3x in Protois., in preponderanza in testi pi recenti, 6x in Dtis, cui va aggiunto IQlsab 53 ,11 ,
e 8x in Tritois, dove vanno notati soprattutto
60,1.3 .19.20); 5 si trovano inoltre in Ger e solo 2 in Ez
(32 ,7s.). Nei profeti minori le 13 ricorrenze compaiono
in Am , che lo vicino ad Is (Am 5,18.20; 8,8 [txt?].9; cfr.
H.W.Wolff, Amos' geistige Heimat, 1964, 57) e Mi (2 ,1;
7,8.9), nei cosiddetti discepoli di Isaia Ab (3 ,4.11 ) e Sof
(3,5) e nei testi tardi vi Zac 14,6 (txt?).7, mentre in Os il
termine ricorre solo Ix (6 ,5 txt?).
Nella letteratura narrativa 'or ricorre quasi solo nella formula temporale ' ad 'or habbiiqter fino al sorgere del
74

giorno (Giud 16,2; ISam 14,36; 251221.34.36; 2Sam


17,22; 2Re 7,9; abbreviata Giud 19,26; cfr. Gen 44 ,3;
ISam 29,10; Neem 8,3); altrove solo in Es 10,23; 2Sam
23 ,4 e 6x in Gen 1,3-5.18 P (sul carattere sapienziale di
Gen I cfr. S.Herrmann , ThLZ 86, 1961 , 413-424).
La forma plu r. 'ori m , che ricorre solo in Sal 136,7
(grandi ) luminari , corrisponde soprattutto ai m" orol
lumi , luminari di Gen I. ma'or ricorre 19x (9x in EsNum in contesto cultuale, 5x in Gen applicato agli astri );
' lir lo attestato 6x , di cui 5x in part i pi recenti del libro
di Isaia. La fo rma pi tardiva potrebbe essere il fem. 'ora
(Sal 139,12; Est 8,16).
Nella precedente statistica di 'or non lo incluso ISam
25,22 (cfr. BH'), mentre sono inclusi Is 18 ,4 (i n Mand.
sotto 'or Il ) e Am 8,8 (i n Lis. sotto j"or).

3/ Il significato primario de l no m e principa le


'or {{ luce ; talvolta (cfr. Is 10, 17; Sal 78, 14) si
m anifesta la s ua a ffinit con {{ fuoco (pi c hia rame nte pe r ' ilr , Is 3 1,9 ; 44 ,16; 47, 14; 50 ,11 ; Ez 5,2;
probabilmente anche Giob 38 ,24 , cfr. G .R. Dri ver,
SVT 3, 1955 , 9Is. ; Barr, CPT 260s.); com e termine paralle lo ricorre abbastanza spesso a nche ner
{{ lucerna ( Sal 119, 105; Giob 18,6; 29 ,3; Prov
6,23; 13,9; cfr. 25,10). Per {{ luce si inte nde a nzitutto la luce de l giorno (cfr. la formul a fi ssa de lla
letteratura narrativa , vd . sp. 2, e a nche Mi 2, 1;
Prov 4 ,18). Tuttavia ' or non si identifica con la
luce de l sole , perch pu essere collegato anche
con la luce de ll a la e delle stelle (Is 13 ,10; 30,26;
Ez 32,7};-Ome pure con sl:/Q'; {{ prima luce del
giorno (ls 58 ,8; Giob 3,9; 41 ,10; Dalman , AuS
1,601 ; diversamente L.Ktihler, ZAW 44 , 1926,5659 , e KBL 962: ({ aurora ); anche una connessione
con i verbi zrlJ e j~' nel significato di {{ sorgere
non in s un {{ segno che ci si riferisce al sorgere
del sole ( S.Aale n , Die Begriffe {{ Licht und
{{ Finsternis im AT , im Spa tjudentum und im
Rabbinismus , 1951, 39, che sottolinea la concezione del mondo ({ presolare degli israe liti e l'alte rnarsi tra giorno e notte come un suo e le m e nto
fontamentale , l.c. , IOss. ; id ., RGG IV ,35 7-359, e
BHH Il ,1082; diversamente W.H.Schmidt, Die
Schtipfungsgeschichte der Priesterschrift , 1964,
95- 100).
Proprio l'alternarsi tra giorno e notte ha inoltre
condotto ad un uso metaforico e simbolico de l termine . Da una parte l'irrompente luce de l giorno
(s pesso solo bbqrer ({ m atti no ) diventata un
simbolo della salvezza divina nel senso di una vittoria in campo militare (cfr. Es 14,24 ; 2Re
19,35
Is 37,26; Is 17,14; Sal 46 ,6), un simbo lo
dell a proclat;nazione della giustizia in campo g iu ridico (Sof 3,5; Sal 37,6; a nche Os 6 ,5, c fr. Is 59 ,9)
e un simbolo di guarigione e di a iuto nel campo
della medicina (Sal 56 ,14; cfr. Is 58,8; in Giob
33 ,28.30 si ha slJat {{ tomba com e termine opposto; {{ veder la luce = ({ vivere in Sal 49 ,20;
Giob 3,16 , cfr. v. 20); cos J .Hempel, Die Lichtsy mbolik im A T, Studium G e nerale 13 , 1960,
352-368, segue ndo Aalen, l.c., e anche J .Ziegler,
Die Hilfe Gottes {{ am Morgen , FS Ntitscher
1950, 281-288 .
' or unito ad espressioni parallele in cui una qual -

75

c he parola indicante {{ tenebre forma il te rm ine


opposto, e ci special mente ne ll 'ambito sapie nziale.
Il termine opposto pi importante lo ~6stek tenebre
(Gen 1,3-5.18; Is 5,20.30; 9,1; 58,10; 59,9; Am 5,18.20;
Mi 7,8; Sal 112,4; 139,11 ; Giob 12,22.25; 18,18; 29 ,3;
38,19; Eccle 2,13; Lam 3,2; il termi ne ricorre in tutto
80x, di cui 23x in Giob e 14x in Is). 'or lo unito al verbo
!lsk qal essere buio ( 1I x), hi . oscurare (6x) in
Giob 18,6; Eccle 12,2; cfr. Is 13 ,10; Am 5,8; 8,9; Giob
3,9. ~ "seko ({ tenebre (6x) in Sal 139, 12 sta accanto a
' ora , ma~sok luogo oscuro (7x) in Is 42 ,16 accanto a
'o r (cfr. anche l'aram. bibl. ~ aso k in Dan 2,22 accanto a
n' hOr).

Altri termini opposti sono 'iifte/ buio (9x, di cui 6x in


Giob) in Giob 30,26 , 'ojl buio (agg.)>> ( Ix) in Am
5,20 ; ,ajlo buio ( IOx) in Is 58 ,10; 59,~; '"raftel
({ oscurit delle nubi (l5x) in Ger 13,6; ~ almowtel tenebre (l8x , di cui 10x in Giob) in Is 9,1; Ger 13,16;
Giob 12 ,22 (sull'etimologia cfr. D.W.Thomas, JSS 7,
1962, 191-200; sul suo uso nella letteratura sapienziale
J.L.Crenshaw , ZAW 79, 1967,50).
Altri vocaboli di questo campo semantico sono '0/0(0
tenebre (Gen 15, 17; Es 12,6.7. 12), 'ej oscurit
(Am 4,13; Giob 10,22), mi/of buio (ls 8,22 [txt
em].23), qadriil oscuramento ( Is 50,3), qdr qal
oscurarsi (Ger 4,28 ecc.; hitp. IRe 18,45; hL Ez
32,7 .8), ~I! qal diventare oscuro (Neem 13,19; per ~et
ombra -'iiz), anche ntestef crepuscolo serale/ mattutino (l2x , tenebre p.e. in Is 59 ,10). Cfr. per tutto il
gruppo semantico S.Aalen, I.c.; H.Conzelmann , art .
OX/,7 0;, . 'rh W VII ,424-446.

1 sinonimi e i paralleli di 'or non sono cos evidenti come i suoi opposti . Oltre a ner {{ lanterna
(vd. sp.) vanno ricordati soprattutto nagalt
{{ splendore (l9x , inoltre l' aram. n' galt in Dan
6,20) in Is 60,3; Am 5,20; Ab 3,4. 11 ; Prov 4,18 e
n' goha in Is 59 ,9; ngh qal {{ splendere (3x )
unito a ' or in Is 9, 1; Giob 22 ,28, mentre l' hi. {( far
risple nde re (3x) lo in Is 13,10.
Cfr. inoltre -StelnteS sole in Eccle Il ,7, -k'bod Jhwh
in Is 60 ,1 (cfr. v. 2b con zr~ sorgere di Jahwe) e altri
termini paralleli come gioia, giustizia , salvezza ecc. , che
riguardano il senso traslato e teologico di 'or (p.e. Is
42 ,6; Ger 25 ,10; Mi 7,9; Sal 27 ,1; 36,10; 97, 11 ).
Sono inoltre amni come significato i verbi 'hl hi . splendere (Giob 25,5), hl! hi . (far) risplendere (Is 13,10;
Giob 29 ,3; 31 ,26; 41,10), zhr hi . ({ sci ntillare (Dan
12 ,3), zr~ sorgere, irradiare (l8x , -stelntes), zrq qal
essere chiaro (Os 7,9), s hl hi . far risplendere (Sal
104,15), i sostantivi zo ha~ splendore (Ez 8,2; Dan
12 ,3), j!fa splendore (Ez 28,7 .17), ne~ah splendare (Lam 3,18; ICron 29 ,11 ) e gli aggettivi bOhir
splendente(?) (Giob 37,21; cfr. Wagner nr. 35), ~ a!l e
sohi "h splendente (il primo in Is 32,4; Cant 5,10, il
secondo in Ez 24,7.8; 26,4 .14; cfr. anche J.A.Soggin,
ZAW 77 , 1965 , 83-86); -jp' hi .
IIhr qa. {{ risplendere ( Is 60,5 ; Ger 31,12; Sal 34,6) e
,,'hara luce (del giorno ) (Giob 3,4) sono aramaismi
( Wagner nr. 184.185). Il termine aram. bibl. per splendare lo zi w (Dan 2,3 1; 4,33).
4/
La distinzione abitua le tra uso proprio e uso
metaforico del termine 'or non in grado di mette re in evidenza il suo proflo teologico, poic h
questo comprende e ntra mbi gli aspetti . Potre bbe
~ i~ 'or LUCE

76

essere pi utile distinguere tra a) la concezione


sapienziale della creazione e b) la concezione cul tuale dell a salvezza, dove si deve ancora suddistinguere fra c) la predicazione escatolog ica e
d) le affermazioni che si riferiscono in modo particol are a Dio.
a) Nella concezione sapienziale della creazione la
luce la prima opera buona creata da Dio (Gen
I ,3s.). La stessa cosa in Gen I non viene affermata
per le tenebre, le quali restano teologicamente ambi va lent i; infatti , bench esse siano introdotte positiv amente nell a creazione di Dio in quanto
notte, mediante l'atto di Dio che separa e nomina
(Gen 1,4s.; cfr. Westermann , BK 1,157- 159), o
pone i confini tra luce e tenebre (Giob 26,10; cfr.
38 ,19), la notte resta sempre il tempo del delitto
(Giob 24,13ss.), la tenebra un simbolo di angustia e di giudi zio e nel tempo final e sar el iminata
(vd. SI. c). Cos tra luce e tenebre c' una tensione
(cfr. Aalen, I.c., 16s.), che pu essere controllata
solo dalla pancausalit e dalla sovra nit di Dio
(cfr. Is 45 ,7 poich io formo la luce e creo le tenebre ) (vd. SI. d).
Come la luce e le tenebre, cosi si componano (I) riguardo
al singolo la vita e la mone (cfr. Giob 3,4.9.16.
20s. e nei discorsi di Eliu 33,28.30; anche Eccle 12,2ss.),
(2) in campo sociale i giusti e i malvagi (Giob
12,25; 18,5s. 18; 22,28; 38,15; Prov 4,18; 13,9; anche Sal
97,11 ; 112,4); la giustizia assume qui il senso di ordine
universale (cfr. il libro di H.H.Schmid, Gerechtigkeit als
Weltordnung, 1968), e pu sorgere perci il problema
della teodicea (cfr. p.e. Giob 24),
(3) riguardo alla conoscenza (ma non senza una nota
etico-religiosa) la sapienza e la stoltezza (Eccle 2,13;
-''''lVi I). Quando l'ordine stabilito viene distrutto, Isaia
in nalza il suo grido di lamento (Is 5,20).
b) Questa coppia di termini opposti si applica pure
alla salvezza e al giudizio di Dio. Nella concezione
cultuale della salvezza la luce (del volto) di Dio
espressione della sua attenzione benevola, come
ri sulta dall a benedizione sacerdotale di Num 6,25
('or hi. ), che utili zza materiale antico (inseri to in
un contesto pi recente, cfr. Noth , ATD 7,53s.;
C.Westermann , Der Segen in der Bibel und im
Handel n dr Kirche, 1968, 45ss.), e in seguito pi
vol te dai salmi (cfr. Sal 36,10; altrove nelle confessioni di fiducia Sal 4,7; 27, 1; nel canto di ringraziamento 56,14 e nella lamentazione 43 ,3 , come
pure nell'ammonizione sapienziale 37 ,6; cfr.
89,16; A.M.Gierlich , Der Lichtgedanke in den
Psal men, 1940), trovando una risonanza anche
nella letteratura profetica (ls 2,5).
Dal punto di vista della storia della salvezza sono rilevanti Sal 78 ,14, dove 'or si ri ferisce al cammino nel deserto (cfr. Es 13,2I s.; Sal 105,39), e Sal 44,4, dove il termine si riferisce alla conquista della terra. 'or viene anche applicato al re salv ifico (2Sam 23 ,4; Prov 16,15).
c) I profeti, annunziando il gi udi zio che sta per
sopraggi ungere, proclamano che la luce della salvezza si muter nelle tenebre dell a catastrofe imminente (A m 5, 18.20; Is 13 ,10; cfr. F.C.Fensham,

77

j iK'or LUCE

lA W 75 , 1963, 170s., sul giorno di Jahwe; alt rove


in Am 8,9; Is 5,30; Ger 4,23; 25 ,10; Ez 32,7s.; in
Ger 13,16 nel quadro di un ammonimento profetico); Lam 3,2 contiene il lamento per una catastrofe sopraggi unt a.
D'alt ra parte nell 'escatologia profetica la tenebra
dell 'angusti a si muta nell a luce dell a salvezza che
di nuovo si manifester (l s 8,23-9, 1; 10,17; 42 ,16;
58,8 .10; Mi 7,8s.). La sa lvezza si estender non
solo ad Israele, ma anche ai popoli (l s 51,4); ad
essi verr comu nicata attraverso un med iatore
particolare (l s 42,6; 49,6).
proprio dell'escatologia tard iva rappresentare l'evento
salvifi co futuro in corrispondenza con quello primigenio
(cfr. Ger 31,35, dove la certezza della salvezza si fonda
sulla certezza dell'ordine di creazione, per cui si ha qui
una nuova interferenza tra la concezione della creazione
e la concezione della salvezza, cosa del resto che carato
teristica nel Dtis; cfr. al riguardo von Rad, GesStud
136ss.), oppu re come un potenziamento di tutto quello
che esiste (cfr. Is 30,26; anche 10,17), oppure anche
come un'elimi nazione dell'ordine di creazione (ls
60,19s.; Zac 14,6s.; cfr. anche Ab 3,11 ; altri passi in Aalen , I.c., 20ss.; cfr. H.J.Kraus, ZA W 78, 196b, 317-332).
Tuttavia anche per Zac 14,6s. l'i nteresse della comunit
postesil ica non tende ad eli minare direttamente l'ordine
di creazione, ma si rivolge alla persona di Dio e alla sua
gloriosa teofania fin ale (cfr. M. Sreb0, Sacharja 9- 14,
1969 , 298-300).

d) La luce - come pure i luminari (m " orn!


Gen I ,14ss.; Sal 136 ,7-9) - in quanto opera creata
da Dio, resta del tutto subordinata a lui. Essa non fa
parte della sua essenza , ma del modo con cui egli si
manifesta, p.e. nella teofania (cfr. Is 60,lss.;
Ab 3,4.11 ; anche Sal 44,4; cfr. Aalen, I.c. , 73ss.;
J.Jeremias, Theophanie, 1965, 24ss. ecc.; anche
F.Schnutenhaus, lA W 76, 1964, 1-2 2). Non solo
nell a teofania, ma anche nell a sua dimora celeste
Di o si ci rconda di luce (Sal 104 ,2; n qui n in Ez
I opp. 43 si pu spiegare l' immagi ne di Dio con
categorie solari , cos Aalen I.c., 82ss., contro
J.Morgenstern e altri ). La luce riveste (-Ibs)
Dio, facendo parte anche della sua parola ri velata
e della sua legge (Sal 119 ,105; Prov 6,23). Egli il
sov rano eccelso sull a sua creazione (Sa l 139,ll s.;
Giob 12,22; 28 ,11 ); eg li solo quindi conosce la sua
origi ne (G iob 38 ,19s.) ed lodato da tutte le
stelle fulgenti (Sal 148 ,2).
I nomi teofori forma ti con parole che indicano luce ,
come ',iri'el, 'urijja(lui), ,Gbinee, 'abner, Nrijja(lui) ,
come pure la maggior parte dei nomi extrabiblici di que
sto genere (acc.: Stamm , AN ind. s.v. Illirl/, namarll ecc.;
HufTmon 169s.237.243; palm .: A.Caquot, Syria 39, 1962,
243 con bibliogr.), non sono testimonianze di una rel igione astrale, ma vanno intesi in senso figurato (luce =
felicit , prosperit) (Noth, IP 167- 169).
'or luce quindi un termine teologicamente
assai ri levante, che si riferisce soprattutto ad
un'opera di creazione e ad una particolare manifestazione di Dio. Questo duplice valore fond amentale si sviluppato in pi direzioni , soprattutto in
rel azione alla salvezza divina (anzitutto per
Israele, e poi anche per i popoli).
78

51 Nei LXX 'or tradotto in diverse maniere,


di cui alcune compaiono una volta sola; il termine
che prevale nett amente sugli altri ,!,w (cfr.
Gierli ch, I.c., 3 ecc.). Per il materiale tardogiudaico e rabbinico cfr. Aalen, I.c. , 96ss.237ss. Nei
testi di Qumran l' uso di 'or (secondo Kuhn ,
Konk . 4s., il sost. ricorre 42x , il verbo 17x) concorda in sostanza con quello dell ' AT (cfr. F.Notscher, lur theol. Terminologie der QumranTexte, 1956, 76ss.; H.W.Huppenbauer, Der
zwischen
zwei
Welten,
1959,
Mensch
26ss.7 1.80ss.), tuttav ia si accentua di pi l'opposizione tra luce e tenebre (a nche in senso sociale).
A differenza dell ' AT e degli scritt i di Qumran, nel
NT la luce viene a fa r parte dell 'essere di Dio, soprattutto nell a teologia giova nnea (c fr. p.e. IG v
1,5; anche Gv 1,1-18 , e al riguardo R.Bultmann ,
Das Evangelium des Joh , 1957, 22ss.; P.Humbert ,
Le thme vtrotestamentaire de la lumire,
RThPh 99, 1966, 1-6).
M.Sceb6

ni~ ' 6t SEGNO


11 II termine compare nel semNO. (nel periodo
veterotestamentario solo in ebr. e aram. bi bI. 'liI)
e in arab.; probabilmente si deve accostare ad 'or
anche l'acc. ittu, la cui gamma di significati si mile a quella del termine del sem O. e dell ' arab.
(A Hw 406; CA D I 304-310.). La derivazione
sconosciuta: si pensa per lo pi ad una radice \1Ij.
II significato del termine nelle lingue suaccennate molteplice ed abbraccia sia il campo profano sia quello reli gioso (per l'arab. vd. Lane 1,135; per il sir. vd. PayneSmith 412s.). In un'iscrizione neopun . ' 1 significa chiaramente monumento/cippo (KAI nr. 141 , r. 4).
21 In ebr. 'or compare 79x; 44x si ng. e 35x plur.
(Pentateuco 39x in tutti i filoni narrativi ; la voce
non attestata nell a letteratura sapienziale, ad eccezione di Giob 21 ,29, ma per il resto compare in
misura uguale nei libri storici, in quelli profetici e
nei salmi ; cfr. la statistica secondo la cro nologia e
il contenuto in C.A. Keller, Das Wort OTH als Offenbarungszeichen Gottes, 1946, 7s.), inoltre 3x in
aram. (Dan 3,32s.; 6,28 ).
Modificando il testo '01 va restituito in Num 15,39 e in
ISam 10,1 (LX X), fo rse in Gioe 2,23 (W.Rudolph, FS
Baumgartner 1967, 249 ).
AI di fu ori dei testi biblici, poco prima dell'esilio '01 si
trova in un coccio di Lachis (KAI nr. 194, r. 10ss.). II testo suona cos: Egli (il destinatario della lettera) sappia
che attendiamo segnali di fumo (mfl, termine tecnico
per questa voce, cfr. Giud 20,38.40; Ger 6,1) da Lachis,
mentre ci atteniamo a tutti i segnali ('II) che ha dato il
mio signore; non si vede infatti alcun segnale ('I) da
Azeka . La traduzione dell'ultima riga incerta (bibliogr. al riguardo in DISO 29). In questo caso 'lI significa segnali militari . Questo significato, non attestato
in ebr., pu aversi anche nell'equi valente arabo 'ajal
(Lane 1,135).

79

31 L' uso vtrt . del termine 'or (cfr. olt re Keller,


I. c., anche B.O.Lo ng, The Problem of Etiolog ical
Narrative in the OT, 1968, 65-86) non legato a
determinati settori dell 'esistenza, almeno all'inizio
(diversa mente Keller, I.c., 66ss.). Il sig nificato primario segno nel senso di prova e indicazione .
In un uso molto antico dell a parola il segno di
Caino (Gen 4,15) un tatuaggio sulla fronte che
indica l' appartenenza 'ai Keniti e i loro obblighi
speci fici nei riguardi della trib (la vendetta sellupi a!). Il segno assume nello jahwista un valore
teologico nel complesso della storia primitiva.
Anche l'espressione 101afol contrassegno (3x parallelo di '(1) ha probabilmente un valore simile all'origine.
L'espressione dtr. un '01 sulla tua mano e un 101afol
fra i tuoi occhi (Es 13,16; Deut 6,8; Il ,18; in Es 13,9
con zikkaron segno commemorativo al posto di 1010jor , -zkr) intesa gi in un senso spiritual izzato, ma risaie all'idea di un tatuaggio (cfr. anche Noth , ATD 5,79:
pendenti dell'acconciatu ra del capo ).
In contesti profani 'or in un'u lteriore fase del suo
sviluppo indica 1' insegna militare (N um 2,2 e
anche nell a Regola della Guerra di Qum ran; probabilmente anche in Sal 74,4, cfr. Kraus, BK XV ,
512s.5 16).
Allo '01 di Num 2,2 unito dcegcel insegna mili tare ,
vessillo>reparto della trib (Num 1,52; 2,2-34; 10,1425; 13x); in Cant 2,4 il significato fondamentale ancora
insegna, bandiera o sim. (cfr. Rudolph, KA T
XV Il I2 ,130s.; Gerleman, BK XV IIl ,117s.), mentre nei
papiri di Elefantina (DISO 55; BMAP 4Is.) e nella Regola della Guerra di Qumran (Yad in 38-64) attestato
solo il significato di reparto militare .
Parimenti in contesto mil itare si trovano termini simili
come nes stendardo, vessillo (21x; tranne che in Es
17,15; um 21,8.9; 26,10 e Sal 60,6 sempre in libri profetic i; cfr. BRL 160s.), che in Num 26,10, riferito alla fazione distrutta di Core, acquista il valore di segno premonitore , e lorcen albero maestro (ls 30,17; 33 ,23;
Ez 27,5, parallelo di nes).
In Giob 21,29 ed Ez 14,8 (parallelo di mtJS/ proverbio >,) si ha molto probabi lmente il senso di
fatto memorabile nell 'accezione pi ampia; in
Gios 2,12 pegno (secondo Noth , HAT 7,24s.
glossa posteriore), in Ger 10,2 e Is 44,25 segno
astrologico .
a) Gi lo jahwista usa 'or come term ine religioso. Lo impiega, seguendo gi la tradizione, nel
racconto delle piaghe d' Egitto (Es 8,19; 1O,ls.). Il
segno consiste in un'azione prodigiosa con la
quale Jahwe legi ttima l' invio di Mos. AII'elohista
appartengono invece Es 3, 12 e 4,17.30. Gli ult imi
due passi (cos pure la presenza di 'or in Es
4,8s.28; Num 14, 11 che sono da attribuire alla redazione finale) si collegano all ' uso jahwistico. Es
3, 12 ha un significato un po' diverso: Mos viene
rassicurato da Dio sull a sua missione (il contenuto
vero e proprio di 'or scomparso, cfr. Noth , ATD
5,29). Il passo molto simile a Giud 6,17ss. , dove
si convalida la missione al carismatico Gedeone:
'or il segno, la prova dell ' incarico ricevuto.

41

~jK 'or SEGNO

80

'or pu indicare inoltre un segno oracolare , anche


non legato al culto (ISam 14,10; in questo caso 'or

teronomic Forrnulae of the Exodus Traditions, FS


Ba umgartner 1967, 30-39). Con 'or non si indi la condotta dei nemici). In Sal 74,9; 86 , 17 pocano solo I ~ (~ piaghe , ma tutta l'opera di Dio in
Egitto, clOe Il d ato fondamentale della teologia
trebbero aversi invece oracoli cultuali (del resto
deuteronomistica; 'or cosi la configurazione che
essi costituiscono uno dei compiti riservati ai proassume la rivelazione di Jahwe , che deve essere
feti cultuali).
capi ta al momento presente. Il problema sar di
Termine specifico per indicare presagi (buoni o callivi)
vedere se Israele in grado o meno di riconoscere
nlJs (anche aram. e arab.; W. von Soden , WlKM 53,
1956, 157; O.Eissfeldt , JBL 82 , 1963, 195-200), pi o e capire gli 'oror (Deut 29 ,255 .). Dalla teologia deuteronomistica dipendono a nche altri passi che par trarre presagi, predire; prendere come segno (Gen
44 ,5. 15; I Re 20 ,33; apprendere da segni Gen 30,27;
lano degli 'oror e dei mof"rim in Egitto (Ger 32 ,20s. ;
di versamente J.Sperber, OLl 16, 1913, 389; H.TorczySal 78,43 ; 105,27; 135 ,9; Neem9, 1O; inoltre Es 7,3 P;
ner, ibid. 20 , 1917, 10ss.; sost. n!ws presagio Num
'olOr da solo in Num 14,22; Gios 24 ,17 e, senza ri23,23; 24,1) e pi generalmente vaticinare (vietato a
ferimento diretto all' Egitto , Sal 65,9).
Israele: Lev 19,26; Deut 18,10; 2Re 17, 17; 21 ,6; 2Cron
Il termine 'or viene usato in senso deuteronomi33,6).'
stico anche in altri contesti (p. e. Deut 13,25. vd.
Un uso diverso si riscontra nei primi profeti. 'or ha
sp. 45.). Secondo Es 13,9. 16 'or e zikkii,.ofl o {O{ iifor
la funzione di legittimare la parola dei profeti , per
(vd. sp. 3) costituiscono la haggada pasquale, per
si realizza solo nel futuro e sar vaticinato dal proDeut 6,8 formano la confessione di fede (s' ma '),
feta (la formulazione generica si ha in Deut 13,2s.
per De ut 11 ,18 tutta la predicazione dtn . La funcon il verbo tipico -b{)' avvenire che si trova
zione di 'or pertanto quella di attuali zzare gli
anche in ISam 2,34; IO, [I ].7.9; cfr. inoltre 2Re
eventi salvifici del passato. In Deut 28,46 be nedi19 ,29; 20,8s.
Is . 37,20; 38 ,7.22; Ger 44,29; pi
zione e maledizione sono segni per Israele; ancomplesso Is 7,11.14). In questi casi '01 non in
che il futuro viene manifestato dall"or del prediretto rapporto con il messaggio profetico. Il sesente.
gno in certo modo strumento tecnico del profeta
Gli scritti sacerdotali usano questo termine con
per ottenere riconoscimento e credibilit presso gli
grande frequenza: per i segni e prodigi in
ascoltatori (-jd' con 'or Es 10,2; Deut 4,35 ; Il ,2s.
Egitto (Es 7,3), per determinate istituzioni della
ecc. , cfr. Keller, I.c. , 58s.; -'mn hi. Es 4,30; Num
storia cultuale d ' Israele (Num 15 ,39 txt em se14,11 ; cfr. Is 7,9ss.).
gno ; 17 ,3 segno ammonitore ; 17,25 [i - Inoltre 'or pu indicare contrassegno o mecordo ); il sangue pasq uale (Es 12, 13) un semoria che richiama un'azione salvifica di Dio
gno di protezione , il sabato (Es 31 , 13. 17; cfr. gi
(Gios 4,6; similmente in alcuni passi in P , vd. SI.) - Ez 20, 12) segno del rapporto tra Jahwe ed
oppure denota il punto d'arrivo futuro e definitivo
Israele. Il termine rientra anche nel vocabolario
dell 'opera di Dio (in testi che si avvicinano
con cui si descrive la stipulazione dell 'alleanza
all 'apocalittica, Is 19,20; 55 ,13; 66 ,19).
(Gen 9,12s.17 arcobaleno; 17, 11 circoncisione).
Infine a nche le stelle sono 'oror (Gen 1, 14, accanto
b) Nei profeti classici , nella teologia deuteronoa mo 'Gdim tempi , -j'd).
mistica e negli scritti sacerdotali '01 assume un vaIn questo caso 'or indica la manifestazione di un
lore essenzialmente teologico.
grande ordinamento di Dio che comprende la naNella profezia classica quando si tratta di espritura e il tempo, trova consistenza nella storia di
mere azioni simboliche possono essere usati
Israele e si compie nel culto.
sia 'or che mojr (ambedue i termini in Is 8, 18 e
Il termine mojr (36x) non ha ancora ricevuto una esalla
20,3 ; solo 'or in Ez 4,3; mojr in Ez 12 ,6.11 ;
spiegazione etimologica (Keller, I.c., 60s. I 15; una suppo24 ,24.27; Zac 3,8). Anche altri passi dell' A T riporsta allestazione in un'iscrizione fen icia di Cipro molto
tano azioni simboliche (cfr. G.Fohrer, ZA W 64 ,
insicura, cfr. KAI nr. 30, r. I). Si trova per la prima volta
1952, 102-120; id. , Die prophetischen Zeichenin Is 8,18 e 20,3, gi in parallelo con '01 come nella terminologia dtr. , e in alcuni passi da essa inOuenzali (Es
handlungen , 1953). Diversamente dagli altri
7,3 P; Deut 4,34; 6,22; 7,19; 13,2.3; 26,8; 28 ,46; 29 ,2;
segni profetici addotti come prova , in questo caso
34,11 ; Ger 32,20s.; Sal 78,43; 105,27 ; 135,9; Neem 9,10;
'or si riferisce direttamente al messaggio del proin totale 18x, pi l'aram. Dan 3,32s.; 6,28 'ar;tI w' [imhitl
feta. Questi pone in atto un evento, che nOr) si
segni e prodigi ). L' uso di moj[ uguale a quello di
ancora realizzato, ma che appunto attraverso
'0 [; solo pi tardi si sOllolinea di pi con esso l'elemento
l'azione simbolica irrompe nella realt presente. Il
prodigioso (i n parallelo con nifla'o [ Sal 105,6 = ICron
segno ha pe rci una funzione analoga a quella
16 ,12 , -pl'): prodigi in EgillO: Es 4,21 (redazionale);
della parola profetica (cfr. Fohrer 85ss. ; von Rad
7,3.9 e 11 ,9.10 (P); Deut 4,34; 6,22; 7, 19; 26,8; 29,2; 34,11 ;
Il ,104-107).
Ger 32,20s.; Sal 78,43; 105,27; 135,9; Neem 9,10; segni terGli scritti deuteronomistici racchiudono in una
ribili e prodigiosi di Dio: Deut 28,46; Gioe s,3; Sal 71,7 =
ICron 16,12; segni profetici di prova: Deut 13,2s.; IRe
sola formula gli eventi dell 'esodo dall' Egitto , e
13,3.3.5; 2Cron 32,24.31; azioni simboliche dei profeti: Is
l'espressione 'olor ilmo.frim ne un elemento (as8.18;
20,3; Ez 4,3; 12,6.11 ; 24,24.27; lac 3.8.'
sieme a far uscire con mano potente e braccio
teso De ut 4,34; 6,22; 7,19; Il ,2s. ; 26 ,8; 29 ,2;
5/ Nel tardo giudaismo pe rdura ancora l' uso
34,11 ; per la formula intera cfr. B.s.Childs, Deuvtrt. (Qumran: vd . sp. 3; nella le tte ratura rabbi-

81

i ,iK'ol SEGNO

82

nica si hanno in parte nuovi significati e 'or viene sostituito da siman < gr. <TI)fLdov). Per il NT cfr.
K.H.Rengstorf, art. 07)fLdov, ThW VII , 199-268
(in 207-217 si parla diffusamente di 'or nell' AT).

F. Srolz

n:,: '6zam

ORECCHIO

1/ Il SOs1. ' bzcen orecchio appartie ne al semitico comune (*'Uljn-; HAL 27a), anche eg.jdn (Erman-Grapow 1,154; soppiantato da I1Jscj,. luogo
sul quale si dorme , cfr. W.Helck , ZAS , 80., 1955,
144s.; W .C.Till , Zum Sprachtabu 1m AgYPlischen , Agyptolog. Studien , hrsg . von O.Firchow,
1955 327.335). Dal SOSI. fem . (parte del corpo) deriva
verbo denominativo ' ZII hi , agire con le
orecchie, ascoltare (GK 53g).

iI

Nel nome 'Gzat/ia (Neem 10,10) si ha il qal , in l a'"zatya-

"U (2Re 25,23; Ger 40,8; Ez 8,11; l a' Gzanja Ger 35,3; Ez

11 ,1; abbreviato l ' zatya(hu) Ger 40,8; 42 ,1) l' h1. ,che e
del resto l'unica forma usata (Noth IP 36.198; al di fuon
della Bibbia troviamo il nome l'znj/tw in un sigillo
[W.F.Bad, lAW 51, 1933, 150-156; Moscati , EEA 70],
nel coccio di Lachis l , r. 2.3 [TGI' nr. 34], inoltre l'z/yh
e l ztl' l su sigilli [Diringer nr. 21.28]; per le forme del
nome proprio ad Elefantina cfr. Noth IP 198; L.Delekat,
VT 8, 1958 , 251s.).

2/ Nell'AT il SOS1. compare 187x , il verbo 41x


(Salmi 15x) con distribuzione regolare nei vari libri . Il SOSI. prevalentemente al duale (108x, di
cui 80x con be); il verbo si trova spesso all ' imp.
(30x).

3/ Raramente 'bzcen indica la parte del corpo


senza far riferimento all' ascoltare.
Possiamo ricordare i seguenti usi : portare orecchini (Gen
35,4; Es 32,3s.; Ez 16,12; BRL 398-402); forare l'orecchio
come marchio dello schiavo (Es 21 ,6; Deut 15,17; ThW
V,546 = GLNT VIII,1526s.; diversamente de Vaux
1,132); rituale della consacrazione . dei sacerdoti e della
purificazione dei lebbrosi ([' nuk 'ozf1!n lobo dell'orec
chio in Es 29,20.20; Lev 8,23s.; 14,14.17.25.28 P; Elliger, HAT 4,119); taglio delle orecchie come pena di mutilazione (Ez 23,25 ; limmerli, BK Xlii , 549). Le orec
chie degli animali sono nominate in Am 3,12 (b ' dal
' 6zf1!n , lobi degli orecchi di un animale di branco) e in
Prov o 26 ,7 (del cane).
Altrove l'orecchio sempre l'organo dell' udito;
esso ascolta (-sm', Ez 24,26; Sal 92,12; Giob 13, 1
ecc.); presta attenzione (-qsb hl. Sal 10, 17; Neem
1,6.11 ecc.). Coi verba dicendi , soprattutto dbr
pi o ( p.e. Gen 20,8) e qr' (p.e. Es 24,7), gli uditori
sono spesso introdotti con b" bzcen. A volte perci
gli ascoltatori sono dei testimoni (Gen
23 ,10.13.16). Anche dopo sm' si ha la stessa funzione per b" Dzcen (con b' strumentale: Ger 26 , 11 ;
2Sam 7,22 ; Sal 44 ,2). AI contrario s~ma' ,bzcen significa per sentito dire (Sal 18,45; Giob 42 ,5).
La comunicazione di cose importanti (per la vita)
indicata con -glh 'ozno scoprire l'orecchio di
qualcuno (ISam 20,2.125. ; 22 ,8.8. 17; l' a utore
83

della narrazione dell'ascesa al trono di Davide predilige questa espressione; anche Rut 4,4 ; con
Jahwe come soggetto vd. 51. 4; -'jin). Il maestro
di sapienza pug richiamare all'ascolto con l'espressione n{h hi . 'ozcen volgere l'orecchio (Sal 78 , 1;
Prov 4,20; 5,1.13; 22 ,17; si milmente Is 55 ,3; Sal
45,11 ; 49 ,5; vd. a nche sI. 4).
Gli elenchi delle varie parti del corpo rivelano le loro
funzioni specifiche: per lo pi occhi-orecchie (2Re
19,16 = Is 37,17; Is 11 ,3; 30,20s.; 35,5; 43,8; Ger 5,21 ;
Ez 8, 18; 12,2; Sal 34,16; 92,12; 94,9; Giob 13,1; 29 ,11;
42,5; Prov 20 ,12; Eccle 1,8; Dan 9,18; Neem 1,6; 2Cron
6,40; 7, 15), mani-occhi-orecchie (Is 33,15), cuore-orecchio (Ger Il ,8; Ez 3,10; Prov 2,2; 18,15; 22 ,17; 23 ,12),
cuore-occhioorecchio (Deut 29 ,3; Is 6,10; 32,3; Ez 40 ,4;
44 ,5), orecchio-palato (Giob 12,11 ; 34,3), orecchio-lingua (ls 50,4s.), mani-collonaso-orecchie-testa (Ez
16,115.), bocca-occhi-orecchie-naso-mani-piedi-gola (Sal
11 5,5s.; cfr. 135,16ss.). Nella formul a della legge del ta
glione manca l'orecchio (Es 21,23ss .; Lev 24 ,19s.).
Tra i vocaboli che esprimono il non voler ascoltare o il
non poter ascollare si possono citare: -1Jr"S q. esser
sordo (Mi 7,16; Sal 28 ,1; 35,22; 39,13; 50,3; 83 ,2;
109,1), lJeres sordo ( Es 4,11 ; Lev 19,14; Sal 38, 14;
58 ,5; in senso traslato ls 29 ,18; 35,5; 42 ,18s.; 43 ,8), ' (m
turare (ls 33,15; Sal 58 ,5; Prov 21,13 ), kbd hi . indu
rirsi (ls 6,10; lac 7, 11 ), '1m hi . nascondere (Lam
3,56).'

Il verbo 'zn hi. si incontra spesso nell ' invito


all'ascolto, in forma imperativa , con la funzione di
introdurre gli inni (Deut 32,1; Giud 5,3; Gen
4,23), i detti sapienziali (ls 28,23 ; Sal 49 ,2; 78,1),
l' insegname nto della giustizia (Giob 33,1 ; 34,2.16;
37 ,14) e gli oracoli profetici (ls 1,2.\0; 32,9; 51 ,4;
Ger 13 ,15; Os 5, 1; Gioe 1,2; cfr. Num 23 ,18). In
parallelo si trova quasi sempre sm' o/e qsb hi.
(Wolff, BK XIV/l ,122s. formula che introduce
l' insegnamento , diversamente L. Kohler, DtJes.
stilkritisch unte rsucht , 1923 , 112 convocazIone
di due testimoni ; pi recentemente: I.von Loewenclau , EvTh 26 , 1966, 296ss.).
Contenuto dell' udire sono spesso i d' biirim (parole o fatti, Gen 20 ,8; 44 ,18). Per le preposizioni
che seguono 'zn hi . cfr. HAL 27a.
Oltre che dell' ascolto, 'Dzcen l'organo della conoscenza e dell' intelligenza, soprattutto in contesto
sapienziale (Giob 12 ,11; 13,1; 34,3; Prov 2,2;
5,\.\3; 18 ,15; 22 ,17; 23 ,12; Is 32,3). In questo caso
equivale al cuore (Cfr. Ch.Kayatz , Studien zu Proverbien 1-9, 1966, 43-47).
Cfr. HAL 27b per l' acc. uznu orecchio> intelligenza e ljasisu orecchio , udito < intelle tto ,
saggezza (AHw 330b; CAD H 126s.; per I]asiisu
ricordarsi ), inoltre Dhorme 895.

4/

Si parla con disinvoltura delle orecchie di


Jahwe (Num 11 ,1.18; 14,28 ; ISa m 8,21 ecc.; le
orecchie degli angeli I QM 10.11; per gli antropomorfismi vd. Ktihle r, Theol. 4-6). La supplica con
la formula volgimi il tuo orecchio! tipica delle
lamentazioni individuali (n{h hi: Sal 17 ,6; 31 ,3;
[5 37 ,17; cfL
71,2; 86 ,1; 88 ,3; \02 ,3; 2Re 19 ,16
Dan 9,18; nella lode Sal 116,2), cosi pure l' lmp. dI

1.t,N'6zf1!/1 ORECCHIO 84

'zn hi. insieme a sm' e qsb hi . (Sal 5,2; 17,1; 39,13;


54,4; 55,2; 86,6; 140,7; 141 ,1; 143,1; nella lamentazione del popolo 80,2; nella preghiera di intercessione 84,9). Jahwe ascolta gl i uomini (Sa l 94,9;
Is 59,1; ma Giob 9,16), anche la loro arroganza
sale alle sue orecchie (2Re 19,28 = Is 37,29). Gli
idoli non odono (Sal 11 5,6; 135,17; cfr. Kraus , BK
XV ,788; Zimmerli , BK XIII ,260; diversamente
Weiser, ATD 20,54).
Jahwe scava, forma , crea l'orecchio dell'uomo (Sal
40,7; 94,9; Prov 20,12; Deut 29 ,3; cfr. Gen 2,7).
Egli scopre l'orecchio dell'uomo ( ISam 9, 15;
2Sam 7,27 = ICron 17,25; Giob 33,16; 36,10.15;
IQH 1,21 ecc.; cfr. Is22,14), sveglia( 'ur hi .)eapre
(prl;) l'orecchio dei profeti (ls 50,4s.; cfr. Ez. 9,1;
Is 5,9; Giob 4,12). Nella sua missione di messaggero il profeta ha l'incarico di parlare alle orecch ie (Es Il,2; Ger 2,2; 26,15; Deut 31,11; Giud
7,3). Un influsso dtr. si pu riscontrare
nell 'espressione rintronare le orecchie (~II in
ISam 3,11 ; 2Re 21, 12; Ger 19,3). Israele ascolta le
parole e i comandamenti di Jahwe (Es 24,7; 15,26;
2Re 23,2; Is l,IO ecc.). La parenesi dtn. non fa uso
della radice 'zn (-sm'). Israele si chiude all a parola
di Jahwe, vd. la formula nello strato C di Geremia: ma essi non ascoltarono n prestarono orecchio (e voltarono le spalle .. .) >> (Ger 7,24.26; Il ,8;
17,23; 25 ,4; 34,14; 35,15; 44,5; cfr. nel Cron ista 'zn
hi. con la negazione in Neem 9,30; 2Cron 24,19).
Il popolo, pur avendo orecchie, non sente (Ger
5,21; Is 43,8; Ez 12,2), il suo orecchio munito di
prepuzio (Ger 6,10; cfr. H.-J.Hermisson, Sprache
und Ritus im altisr. Kult , 1965, 71), Jahwe stesso
lo indurisce (Is 6,9s. ; Deut 29,3; cfr. von Rad
II ,158ss.). Ma nel tempo finale le orecchie dei
sordi si apriranno (Pqh ni . in Is 35 ,5; O.Procksch,
Jesaja I, 1930,435; -'jin).

5/ Qumran si collega all' uso teologico dell' AT.


Su Filone, Giuseppe Flavio, i rabbini e il NT:
G.K.ittel , art. ch ouw, ThW 1,2 16-225 ( = GLNT
1,58 1-606); J.Ho rst, art . ou, ibid. V,543-558 ( =
VIII ,1517- 1562).
Cfr. 1' aperitio aurium della liturgia battesimale della
chiesa antica (RGG VI ,65Is.); su Agostino: U.Duchrow,
SprachversHindnis und biblisches Htiren bei Augustin ,
1965 (bibliogr.).
G.Liedke

r1~' al;

FRATELLO

Il *' ah- fratello e *' ahar- sorella (come


- 'ab padre ) appartengono al semitico comune

(Bergstr. Einf. 182) e vengono adoperati in tutte le


ramificazioni linguistiche anche in senso ampliato
(vd. st. 3b).
Nell' AT si hanno come derivati l'astratto 'ahawa fraZac Il ,14), un diminutivo
a!lJ an fratelh no (solo come nome proprio, ICron
17,19: Stamm , HEN 422), e anche probabilmente un

~ell a~1Za (tra Giuda e Israele,

85

mrary FRATE LLO

verbo denominativo '!1h ni . affratellarsi (naha<


nlE''''rya in Is 7,2, cfr. HAL 30a; diversamente Eissfeldt,
KS 111 ,124- 127; L.Delekat, VT 8, 1958, 237 -240; H.Donner, SVT Il , 1964, 8), cfr. l'acc. aha Gt affratellarsi a
vicenda (at~a compagni, soci i, St appaiarsi, associarsi (surahli colui che vicendevolmente associato
con l'altro ): N affratellarsi (AHw 22b).
21 'ah fratello compare 629x (296x sing. e
333x plur. , inoltre Ix aram. plur. in Esd 7, 18),
molto spesso in Gen quando si parla di famiglie
(178x , di cui 100x sing.); seguono ICron (99x , di
cui 79x plur. , spesso in liste come quella di 1Cron
25 ,10-31) e Deut (48x), dove il termine posto in
particolare rilievo (vd. st. 4c).
'aryot sorella ricorre 114x (d i cui 9x plur. ), specialmente in Gen (24x) e 2Sam 13 , Ez 16 e 23.

3/

a) Si deve partire dalla fratellanza fisica (fratelli veri e propri o anche fratellastri, p.e. 2Sam
13 ,4, cfr. 2Sam 3,2s.; Pedersen, Israel I-II ,58ss.),
che viene talvolta precisata meglio per distinguerla da un concetto pi generico: Gen 37,27
nostro fratello e nostra carne ; 42,13.32 fratelli , figli di un uomo/nostro padre ; Deut 13,7
tuo fratello , il fi glio di tua madre , si milmente
Giud 8,19 e in frasi parallele in Gen 27,29; Sal
50,20; 69,9; Cant 8,1 (gi in ug.: Krt 9 sette fratelli par. otto figli di una madre ; 49 [= I AB],
VI IOs.14s.).
Un sign ificato ristretto si ha anche nelle espressioni
composte che designano parentela:
l) fratello del padre (Lev 18,14, dove si ha una ci rconlocuzione giuridica [W.Kornfeld, Studien zum Heiligkeitsgesetz, 1952, 103]) al posto di dod, il termine
usuale per patruus in Lev 10,4; 20,20; 25,49.49; Num
36,11 ; ISam 10,14-16; 14,50; 2Re 24,17; Ger 32,7.8.9. 12;
Am 6,10; ICron 27,32; Est 2,7.15; cfr. HAL 206b con bibliogr. e Fitzmyer, Gen. Ap. 120s.; per -'am nel significato di zio , che in ebr. viene sostituito da dod, cfr.
L.Rost , FS Procksch 1934, 143s. ( = KC 90s.);
J.J .Stamm , ArOr 17, 1949,379-382; id. SVT 7, 1960,
165-183; id. , HEN 418s.422; Huffmon 196s.;
2) sorella del padre (Lev 18,12; 20,19; cfr. dOda sorella del pad re in Es 6,20, ma in Lev 18, 14; 20,20 moglie del fratello del padre );
3) fratello della madre (Gen 28,2; 29,10; il termine
particolare acc./aram./arab. *hQ/- per fratello della madre manca in ebr.; Huffmon 194);
4) sorella della madre (Lev 18, 13; 20,19);
5) moglie ' del fratello (Le~ 18,16, anzich j'bOma
cognata in Deut 25,7.9; Rut 1,15; - 'a/mana);
6) figlio del fratello (Gen 12,5);
cos pure per delimitare il significato con termini amni
appartenenti allo stesso campo semantico , p.e. nelle
enumerazioni dei parenti stretti in Lev 21,2s.; 25,48s.;
Num 6,7; Ez 44,21.
Cfr. anche G.Ryckmans, Les noms de parent en safa:itique, RB 58, 195 1, 377-392.
b) Come in molte lingue anche extrasemitiche, in
ebraico avv iene facilmente il passaggio al significato ampli ato parente prossimo, appartenente
alla stessa stirpe, allo stesso popolo , oppure collega, amico , fino al significato pi vuoto al86

tro/altrui che si riferisce a relazioni di reciprocit

( a vicenda) (c irca il 45 % dei passi dell' AT con

'ah), designando cos come fratelli opp. soreile secondo il modello della famiglia altri
membri di com unit ristrette. A seconda dei casi,
si sottolinea qui , come punto di paragone in senso
traslato , l'elemento della comune appartenenza,
dell'affetto, oppure dell'affinit , della parit di diritti; cfr. J.Zobel, Der bildliche Gebrauch der Verwandschaftsnamen im Hebraischen, 1932 , 35-42.
Non sempre possibile dist inguere chiaramente tra un
senso pi stretto e un senso pi ampio (in Gen 49 ,5 Simeone e Levi sono fratelli il termine racchiude in
modo pregnante entrambi i significati ), cfr. la rassegna
dei testi di Lev in Elliger, HAT 4,137 n. 12.259 n. 37, dei
testi di Deut in c.Steuernagel, Das Deut , ' 1923, 42, inoltre Fitzmyer, Sef. 112 per Sef. ( = KAI or. 224) 111 ,9.
Passi che usano fratello per esprimere la relazione
zio-nipote oppure tra cugini e cugine sono Gen 13,8;
14,16 (nipote, in GenAp 22,1 1 corretto in br 'rylVhj, Fitzmyer, Gen.Ap. 153); 29,12.15; Lev 10,4 (figli dei cugini);
ICron 23,22; sorella per sorellastra in Gen 20, 12.
11 significato parenti chiaro in Gen 16,12; 25 ,18;
31,23.25.32.37.46.54; Es 2,1 1; 4,18; Giud 9,26.31.46 ecc.
(cfr. Ez 11 ,15 tutti i tuoi fratelli, coloro che appartengono alla tua stirpe ; Zimmerli, BK XIII ,190.200.248;
-g'/), ma non lo si pu sempre distinguere chiaramente
dal significato membro della trib, del popolo (p.e.
Num 36,2; Giud 9,18; 2Sam 19,13; per Am 1,9 cfr.
lPriest, The Covenant of Brothers, JBL 84, 1965 , 400406; in Num 25,18 membro del popolo fem.) , e
quest'ultimo a sua volta non lo si pu sempre .distinguere da collega (p.e. 2Re 9,2 fra soldati; Is 41 ,6 fra
artigiani; Num 8,26; Esd 3,8; Neem 5, 14 e spesso
nell'opera del Cronista per i leviti). Lo stesso si ricava
dalle iscrizioni provenienti da Zencirli (KA I nr. 214, r.
27-3 1; or. 215, r. 3. 12.17; or. 216, r. 14; DISO 8).
Per i sinon imi del significato ampliato -rea'.

Come metafora di tenerezza sorella (fidanzata)


mia usato per indicare l'amata (detta altrimenti ra'ia amica in CanI, _ rea' ) in Cant
4,9.10.12; 5,1.2 , come gi nella poesia amorosa
egiziana (Grapow 32; A.Hermann , Altag. Liebesdichtung, 1959, 75-78 ; Rudolph , KAT XVII ,150)
e in ug. (3Aqht rev. 24 Anat ad Aqhat: tu sei
mio fratello , io sono tua sorella ; cfr. van Selms,
I.c. , 70. 120.122; M.Dahood , Bibl. 42 , 1961 ,236).
Cfr. anche Prov 7,4 di' all a sapienza: sei mia sorella , che si riferisce all a sapienza personificata
(C h.Kayatz , Studien zu Proverbien 1-9, 1966, 98).
Con 'ah si designano comunanza di genere e
stretta affinit in Giob 30,29 io sono divenuto
fratello dello sciacall o ; Prov 18 ,9 fratello del
dissipatore , cfr. 28 ,24 compagno del malvagio con haber; con' ahor: Giob 17,14 all a tomba
io dico: " madre mia!" e "sorell a mia' " al
verme .
Cfr. in acc. p.e. CAD A/I ,I72a: i due occhi sono sorelle ; in ug . 127 (= IIK , VI),35.5 1 la malattia diventata per te come una sorella , a meno che non si debba
intendere aht come verbo, con Driver, CML 47.133 ed
altri: tu sei un fratello .
d) L' uso pronominale in espressio ni con 'is- 'ahiw

< l' uno ... l' altro ) si ha per le persone (Gen 9,5;
13 ,11 ; 26 ,31; 37 ,19; 42,21.28; Es 10,23; 16 ,15; Lev
7,10; 25 ,14.46; 26,37; Num 14,4; Deutl ,16; 25 ,11 ;
2Re 7,6; Is 3,6; 19,2;41 ,6; Ger 13 ,14; 23 ,35; 25 ,26;
31,34; 34,17; Ez 4,17; 24,23; 33 ,30; 38,21 ; 47,14;
Gioe 2,8; Mi 7,2; Agg 2,22; Zac 7,9. 10; Mal 2,10;
Neem 4,13; 5,7, talvolta conserva ndo il significato
particolare fratello ), ma anche per cose (Es
25,20 e 37,9 i cherubini d'oro; Giob 41,9 squame
del coccodrillo); anche il fem. 'issa- ' ahor viene
detto di cose (tendaggi Es 26,3.5.6.17; ali Ez 1,9;
3,13).
I paralleli in acc. (ahu aha, ahu ana ahi, ecc.) si riferiscono anch'essi a psone e cose (CAD A/I ,203s.), cosi
pure l'ebr. to' amim / te'omim (R.Kobert , Bibl 35 , 1954,
139-141 ) gemelli (Gen 25,24 Giacobbe ed Esa;
38,27 Perez e Zerach; Cant 4,5 = 7,4 gazzelle; ma Es
26,24 e 36,29 assi).

c) Nell'uso metaforico caratteristica l'invocazione fratello mio/sorella mia , rivolta anche a


non parenti: Gen 19,7; 29,4; Giud 19 ,23; ISam
30,23; 2Sam 20,9; 1Cron 28,2 (cfr. Lande 20.2325, che accenna anche ai significati secondari
spesso presenti nel linguaggio cortese). Ad esso si
collega l'uso di fratello da parte di persone
dello stesso grado nella comunicazione di messaggi (Num 20,14; ISam 25 ,6 txt em), nello stile
41 a) Gli usi di questa parola che hanno un riepistolare di cortesia e nelle relazioni diplomatiche
lievo teologico non sono legati al sig nificato ri(1 Re 9,13 tra Chiram e Salomone; 20,32s. tra
stretto fratello carnale , con le sue implicazioni
Acab e Ben-Adad).
nel campo del diritto familiare, ma al significato
pi generico membro , socio (di una com uLe attestazioni extrabibliche di questo stile epistolare
sono numerose: acc.: CAD A/I,200-202 ; ug.: 18 ,17;
nit) , oppure all'uso metaforico della parola.
138,3.10.15.18 (tra padre e figlio); 1016,3 (la regina come
Nel campo del diritto familiare: sulla proibizione di rapsorella); 1019,8.10 (par. r' amico ); PRU V 59,2.3.26 (i
porti sessuali tra fratello e sorella (Lev 18,9. 11 ; 20,17;
re di Tiro e di Ugarit); 65,17.19.21; 130,4; 159,2; cfr. A.
Deut 27,22) cfr. W.Kornfeld , Studien zum Heiligkeitsvan Selms, Marriage and Family Lire in Ugaritic Litera- . gesetz, 1952, llOss.; sull'istituzione del levirato cfr.
ture, 1954, 113; fen. e aram.: cfr. DISO 8 e Fitzmyer,
F.Horst, RGG IV ,338s.; Rudolph , KAT XVII ,60-65 (blGen.Ap.77.
bliogr.); -g'/; tracce di fratriarchia, che si possono riscontrare
specialmente in ambiente hurritico (P.KoschaIn modo analogo va intesa anche la formul a di inker, Fratriarchat, Hausgemeinschaft und Mutterrecht IO
vocazione del lamento funebre (l Re 13 ,30 oh
Keilschrifttexten, ZA 41 , 1933, 1-89), vengono fl sconfratello mio! ; Ger 22,18 oh fratello mio , oh sotrare anche nell'AT da C. H.Gordon, JBL 54, 1935 , 223rella mia! , da cui influenzato anche 2Sam 1,26
231: fratronimia (Gen 4,22; 36,22; l Cron 2,32.42; 24,25;
provo pena per te, fratello mio Gionata ; cfr.
anche ug. 300,5 Rspab a~ Ubn) e alcuni moti vi fratriarcali nelle storie dei patriarchi (p.e. Gen 24 Labano-ReJahnow 6Iss.; Lande 25s.).
87

becca), cfr. per de Vaux 1,37. Su Gen 12 ,13 di' piuttosto che sei mia sorella come formula di divorzio
sotto condizione cfr. L. Rost , FS Hertzberg 1965 186192.
'
b) Le rinessioni etiche sulla vera fratellanza nella
vita quotidiana mettono l'accento , nell 'a mbito sia
biblico che extrabiblico, sulla dedizio ne, la confidenza e la sollecitudine fraterna ecc. Nei paragoni
fratell o pu stare in parallelo con padre ,
p.e. in acc. in un testo di Mari : io ono rispetto
a te come un padre ed un fratello , tu invece rispetto a me sei come un avversario ed un nemico (G.Dossin , Syria 33, 1956, 65); fen.: Kil.
1,10 (-'ab 111/3). Gli esempi vtrt. tratti dalla letteratura sapienziale accos t a n o il fratello
all ' amico " (- rea ') e al vicino , ed il pa ragone
pu anche risolversi negativame nte per il fratello
(Prov 17 ,17 l'amico vuoi bene sempre, na to
per essere un fratello nella sventura ' ma 18 24
vi sono a mici pi affezionati di un fratello ,; e
27,10 meglio un amico vicino che un fratello
lontano ). Altri passi sapienziali sul tema della
fratellanza sono S.!ll 133 ,1 ecco come bello e
soave che i fratelli vivano insieme e Ah. aram. 49
ivi mi son preso cura di te come si farebbe verso
il proprio fratello (Cowley 221 ; AOT 456). Cfr.
anche gli amici Gilgames ed Enkidu che vengono
detti fratelli (Gilg. VI,156
Schott 58).

c) Il termine fratello assume una colorazione


teologica soprattutto nel linguaggio dtn . e nel comandame nto dell'amore del prossimo nel codice
di ,santit (Lev 19,17 -:r o ' ; 25 ,35.36.39.46.47.48
-g I). TuttaVia II termine non viene usato in un
senso nuovo quando designa nel Deut i membri
?el popolo o della comunit. Quando si promulga
II ~omandamento, si lascia trasparire il sottofondo
relIgIOso ponendo semplicemente in rilievo il te rmine con II suffisso, in genere ' ahi ka tuo fratello (cosi in tutti i passi della legge dtn. Deut
12-26, a meno che non si tratti come in 13 7 e
25 ,5-9, di disposizioni particolari' del diritto fa'milIare: 15 ,2. 3.7.9.1 1.12; 17,15.20; 18 ,15 . 18; 19 ,18.
19;. 20 ,8; 22 ,1:4; 23 ,2.0:2 1; 24,7. 14; 25 ,3.[11]; i leViti 18 ,2.7;. glI edomltl 23 ,8; cfr. O.Bachli , Israel
und dle Volker.' 1962 , 121 -123). Il linguaggio dtn.
esercIta d suo InnUSSO su Ger 34,9.14. 17; l' opera
del Cronista usa fratello in senso traslato quasi
esclUSivamente al .plur. ; cfr. anche H.C. M. Vogt,
Studle zur nachex IlIsche n Gemeinde in Esra-Nehemla, 1966, 113-11 5, specialmente per Neem 5.
Gi in Gen 4,9 dov' tuo fratello Abele? la forma col
suffisso ha una particolare importanza, in quanto raffigura In modo esemplare la relazione tra Dio, l' uomo e il
prossImo ( W.Vlscher, Das Christuszeugnis des AT I
1935, ?Os.: la responsabilit davanti a Dio la respon:
sablilta per Il fratello ).
L' uso del Deuteronomio si sviluppa in base alla
concezione dtn .. del popolo di Dio (G .vonRad
Das Gottesvolk 1m Dtn , 1929, 13.50; H.Breit, Di~
Predlgt des Deuteronomisten 1933 179 185 '
O.Procksch, Theol. des AT, 1950, 23<h li po:
89

I~ 'tf>!lrid UNO

polo la famiglia ingrandita che forma un' unit.


L' uso di fratello pe r esprimere un elemento costitutivo d ell ' idea di popolo vuoi creare anche un livellamento: i fratelli stanno sullo stesso piano
ha nno eguali diritti e doveri e sono responsabil i
l' uno d ell'a ltro ( Bachli 123).

b) In ebr. (e in ug., cfr. UT 43s., nr. 126) si trova


anche il plur. 'a ~adim (Gen 11 , 1 pa role di una
sola specie ; 27 ,44; 29 ,20 ; Da n 11,20 alCUni
giorni ; Ez 37, 17 in modo da farne una sola
cosa , secondo Gordon , UT l.c.: un paio ; cfr.
anche BrSynt 74s .).

L'idea di fratellanza degli israeliti sotto un unico padre


(-'ab IV/3c) senz'altro presente in Mal 2,10, ma non
ha una terminologia fi ssa ( perch agiamo allora con
perfidia l' uno verso l'altro? , cfr. 3d).

cl La radice compare in form a verbale solo in Ez 21 ,21,


'hd hilp. riunirsi , per il testo non sicuro; ug. '~d D
(; unir(si) >> (WUS nr. 131) pure molto incerto.
d) Il nome proprio '!IUd ( I Cron 8,6, membro della trib
di Beniamino) va mulato in 'htid(NOlh , IP, nr. 76; Ru dolph , HAT 21,76; HAL 30a ).

d) Pe r quanto rigua rda la designazione della di vinit come fra tello nei nomi propri teofori
dell 'onomastica semitica antica vale mutatis
muta ndis quanto detto sotto -'ab padre
(111/5 con bibliogr.).
Anche qui ricorrono accanto a nomi teofori ('oMia/lli l 'O~jja IJo 'a~ Jahwe [mio] fratello ; 'o~ima!lcek, !:Ii'el < . , a!li 'el , !:Iiram < fen. ' ~rm , cfr. Friedrich 94)
numerosi nomi sostitutivi , p.e. ' O~iqam mio fratello
sorto (nuovamente) , 'a/:r'iIb fratello del padre , 'ah_
ma) fratello di mia madre (secondo Ntildeke, BS 95),
cfr. Stamm . HEN 41 7s.422; per Dodo suo zio e Dawid zio cfr. Stamm, SVT 7, 1960, 165- 183; per 'ammol/
piccolo zio id., ArOr 17, 1949,379-382.

5/ Lo sviluppo suocessivo dell ' uso vtrt. nel giudaismo e nel NT legato strettamente all' idea
di prossimo (- rea'), cfr. H .von Soden , art.
&a~rp6<;, ThW 1, 144-146 (= GLNT 1,385-392);
H .Greeven/J .Flchtner , art. rrl1alov , ThW VI ,
309-316 (= GLNT X,711-728); RAC II , 631-646;
ThBNT 1, 146-151; J .Fichtner , Der Begriff des
Nachsten im A T mit einem Ausblick auf Spatjudentum und NT , WuD N.F. 4, 1955, 23-52 (=
Gottes W e isheit , 1965, 88-114).
E.l enni

e) Oltre a ' ~d si ha la radice affine w~d ( nel


semNO. j M) in tutte le lingue semitiche : acc. we dum unico , solo (vd. sp. l a); ug. y~d solo
( WUS nr. 1153; UT nr. 1087); a ra m. a nticoj~d ha.
riunire (DISO 106); per altre forme (poste riori
ali' A T ) cfr. KBL 376b. In ebr. il verbo raro : j~d
q. riunirsi Gen 48 ,6 (diversamente M .Dahood ,
Bibl 40 , 1959, 169); Is 14,20; pi o in Sal 86 ,11 (incerto). Pi spesso com pare iI sos!. j!lOd (frequente nei testi di Qumran ) riunione ( Deut
33,5; ICron 12 , 18;cfr. S.Talmon, VT 3, 1953 , 133140), l' avverbio nelle form e j~ad (44x, incluso
Ger 48,7K) eja~daw (94x, escl uso Ger 48 ,7Q; -aw
forse un' antica fin ale locati va interpretata in
modo diverso , cfr. GVG 1,460.465 ; BL 529s.;
J.C.de Moor, VT 7, 1957,350-355; cfr. anchejahudunni assieme a me , prst. can. in una lettera
di Amarna, CAD I/J 321), ambedue nel senso di
l' uno con l' altro (e altre sfumature modali , locali e temporali , vd. de Moor, I.c., 354s. ; per non
nel senso di soltanto , come ritengono pe r alcu ni t es ti J . M a uchlin e , TGUOS 13 ,
1951 eM. D.Goldman,ABR I , 1951 ,6 1-63), ejabi d unico , solo ( 12x; spesso detto dell' unico
figlio , in Sal 22 ,21 e 35 ,17 la mia unica
cosa
la mia vita ).*

II a) Il numerale che indica il numero uno"


nella sua radice trilitte rale ' ~d appartiene al semitico comune (GVG 1,484; Bergstr. Einf. 191 ; ug.:
UT nr. 126; W US nr. 131 ; iscrizioni del semNO:
DISO 9; pe r l'a ram. ~ad con l'aferesi di ' cfr. GVG
1,243.257; BLA 54.248s.).
In acc. la radice ha la forma (w)edum (pi tardi du) con
il significato di unico, solo (GAG 71c; AHw
184.186-188; CAD E 27s.33.36-39 con altre derivazioni), mentre per uno si ha il ter:nine is/l/um (GAG
69b; AHw 400s.; CA D Il J 275-279) conosciuto anche
m ebro Casf lasar undici , sempre legato a ' iistir
dieci , per Zimmern 65 e p.e. Meyer Il ,87 prst.
dall'acc., compare per anche in ug.).
Accanto alla forma originaria 'ahad (Gen 48 ,22 ;
2Sam 17,22; Is 27,12; Ez 33 ,30; iac 11 ,7; cfr. BL
622 ; Meyer Il ,85) si trova quasi sempre ' li!~ad con
raddOPPiame nto secondario della radicale media
(GVG 1,68; BL 219), me ntre la vocale davanti a h
qam~ dissimilato in a> (Bergstr. 1,152; BL 216).
90

21 Il numerale ( masc. 703x , fem. 267x , con


2Sam 17,12Q; IRe 19,4Q; Is 66,17Q; Cant 4,9K)
usato 970x (inoltre l'errore di scrittura in Ez 18, 10
'ii~ e 33 ,30 ~ad, cfr. Zimme rli , BK XIII ,393 .816)
si incontra in quasi tutti gli scritti dell' A T ( manca
in Gioe, Mi , Nah, Ab), ma particola rme nte freque nte nei libri che contengono nume razioni ,
parti legislative, descrizioni ecc . (Num 180x, di
cui 89x solo in Num 7; Ez 106x; Es 99x; I Re 63x;
Gios 60x); l'aram. ~ad compare 14x.

31

GB 22s. e HAL 29s. illustrano in dettaglio i


vari usi del termine. Il valore principale uno ,
numero cardinale , e pu riferirsi a Dio ( Deut 6 ,4;
cfr. Gen 3,22), uomini , animali oppure a cose. Di
qui derivano anche l' uso dell'assoluto l' uno
( I Sam 13 ,17s. ecc.; talvolta dete rminato dall' articolo, cfr. GVG Il ,69) e l' uso distributivo ciascuno (p.e. De ut 1,23). Pe r . indicare un' unit
no n determinata il nume rale pu essere usato nel
senso di uno qualunque , p.e. ISam 26 ,15 ' a~ad
M 'am uno del popolo (per l' uso di min in que91

sto contesto cfr. GVG 1I ,84); con le negazioni 16


oppure 'n significa nessuno . Talvolta ' li!~ad
pu sostituire il nume ro ordinale , p.e. Ge n 1,5
giorno uno = il primo giorno , cosi pure nelle
date. In questo caso di solito si usa rison il
primo . ' a~a/ si trova nel senso di una volta
p.e. in Lev 16,34 e 2Re 6, 10.

41 a) Grande rilevanza acquista il numerale nel


linguaggio teologico . L' intolleranza e (collegata ad
essa) la dinamica intransigente della fede jahwistica dell' A T esclude categorica me nte ogni divini zzazione dell'uomo (Gen 3,22) e qualsiasi venerazione di altri dei o altre potenze accanto a
Jahwe. L' unico Dio al centro di tutto, come richiede gi il decalogo , che oppone all' io inteso
quale unit divina (Es 20,2; Deut 5,6) gli altri
dei (Es 20 ,3; Deut 5,7; -' ~r). Me ntre gli altri 'dei
ha nno molti nomi , Ja hwe ne ha uno solo (Es
3, 14s.; cfr. von Rad 1,199).
Questa concezione trova riscontro nella frase classica del te mpo di Giosia (Eichrodt 1,145):
s' ma' liSra'el lhwh 'O!lohenu lh wh 'li!bad ascolta
Israele: Jahwe, nostro Dio , un solo Jahwe
( De ut 6,4; un'altra trad uzione possibile: Jahwe
il nostro Dio, Jahwe in quanto uno solo ). Questa
espressione va intesa nella sua esatta struttura sintattica (a questo proposito cfr. f. gli a. S.R.Driver,
De uteronomy, ' 1902 (1952), 89s.; G.Quell, ThW
III , 1079s. [= GLNT V ,I446ss.]; von Rad , ATD
8,44-46); la sua funzione primaria quella di opporsi al polija hwismo e al politeismo , inte ndendo
esprimere l' unit e l'escl usivit di Jahwe (cfr.
E.Konig, Theologie des AT , 1922, 129-132 , con
un accenno al m artire R.Akiba che mori recitando
le parole dello Sem a'; inoltre H .Breit, Die Predigt
des De utero no miste n , 1933, 60-65; Vriezen ,
Theol. 136.147- 152; von Rad 1,240). La frase non
isolata, ma inserita nel comandamento di
amare l' unico Signore e soltanto lui ( De ut 6 ,5; cfr.
N.Lohfink , Das Hauptgebot , 1963 , 163s.; id.,
Hore, Israel, 1965 , 63 ). Di qui deriva anche la necessit di adora re l' unico Dio in un sol luogo (cfr.
2Cron 32, 12; von Rad 1,240).
L' idea dell' unicit di Jahwe non d 'altra parte legata all' uso del termine 'li! ~ad (p.e. Es 15 ,11 ;
2Sam 7,22; Is 44 ,6; cfr. C.J .Labuschagne, The Incomparability of Yahweh in the OT, 1966). Nel
passo tardivo di Zac 14,9 troviamo 'li! ~iid ancora
in senso teologico; si descrive il compimento escatologico del precetto di De ut 6,4s ..' con un a mpha:
me nto unive rsalistico: in quel gIOrno Jahwe sara
unico e anche il suo nome sar unico (cfr.
G.A.F.Knight , The Lord is One, ET 79, 1967/68,
8-10).
In Mal 2,10 (<< non abbiamo forse tutti noi Wl solo padre?
Non ci ha forse creato un unico Dio? Perch dunque
agire con perfidia l' uno contro l'allro... ? >,) 'Zi!iJ ad
esprime in altro modo l' unit del popolo (cfr. anche
Giob 31,15); da notare inoltre l' uso accentualo del termine in contesti escatologici come Ger 32,39 un sol
cuore e una sola condotta ( Rudolph , HAT 12.2 12): Ez
I~ 'ti'!J[Id UNO

92

34,23 e 37,24 un solo pastore ; 37,22 Wl sol popolo...


Wl solo re O) ; Os 2,2 un unico capo O); Sof 3,9 servi rlo
con una sola spalla = concordemente O). *
b) A questo proposito possiamo accennare anche alle
voci della radice bdd che sono in parte amni , quanto a significato, ad alcu ni usi di 'm(lad: bod essere solo O),
form a avverbiale lebad, mill'bad solo, fuorch
(158x); bded solo (3x); badad solo (II x). Non di
rado per indicare l' unicit di Jahwe viene usato l'bad:
Deut 4,35 Jahwe Dio e non ve n' altri al di fuori di
lui ; I Re 8,39 = 2Cron 6,30 tu solo conosci il cuore
di tutti i fi gli degli uomini O); 2Re 19,15. 19 = Is 37 ,16.20
tu solo sei Dio O); Is 2,11.17 sar esaltato Jahwe lui
solo, in quel giorno ; Is 44 ,24 e Giob 9 8 distende i
cieli da solo O); anche Is 63 ,3' Sal 72 18.' 83 19' 86 IO'
136,4; 148, 13; Neem 9,6; con badad D~ut'32 2 <: Jahw~
lo guid da solo, non c'era con lui alcun dio 'straniero O).
A ci corrisponde l'esclusivit del rapporto con Jahwe
espressa con lebad in Es 22,19 colui che offre un sacri:
ficio ad altri dei, oltre al solo Jahwe ; ISam 7.3.4; Is
26 ,13; Sal 26,13; 51,6; 71,16; con l'badad Sal 4 9' in Num
23 ,9 si indicano le conseguenze per il popolo:' <; ecco un
popolo che dimora solo e tra le nazioni non si annovera .

51

Nel giudaismo l' Uno pu sostituire il nome


di Dio (StrB Il ,28).
Proprio l'aspetto dell ' unicit di Dio , che esige
dall ' uomo la medesima unica corrispondenza
quello che ha influenzato di pi le idee del NT
(Mc 12 ,29s.; Rom 3,30). Solo a Dio spetta adorazione e culto (Mt 4, 10; 6 ,24). L' unit divina si riflette in Ges unico figlio di Dio (lCor 8 6' Ef 446) che con il suo EyW dfJ-l vuole im'p~dire 'di
pensare e di argomentare diversamente dal lato religioso (Gv 6,48; 8,12; 11 ,25; 14,6). Cfr. E.Stauffer , ano d" ThW II ,432-440 (= GLNT III ,283304); F .Buchsel , art. fJ-OVOyEV~, ThW IV 745750 (= GLNT VIl ,465-478).
)
,

31b suppone un '/JI Il <<ricoprire (originariamente


identico a '(Il I), con significato tratto dall'acc. uhhuZll
ricoprire , che denominativo di ihzu ri vestimento))
(cfr. lajlis rivestito in Ab 2,19, d IpS prendere, circond are ).
Un ulteriore significato derivato, questa volta dall'aram
si ha nello sprangare di Neem 7,3 (dr. Wagn~;
nr. 7a); ad esso appartengono anche (Ii da (part . pasSo
aram. con caduta della'; aram. bibl. 'a(lida Dan 5,12)con
il significato di < preso, afferrato> chiuso indovinello ( 17x , di cui 8x .in Giud 14,12-19) e il suo denominativo (nid q. porre un indovinello (Giud
14,12.13.16; Ez 17,2), dr. Wagner nr. 100.101(un po' diversamente G.Rinaldi , Bibl 40, 1959, 274-276; H.P.MUller, Der Begriff Rlitsel im AT, VT 20, 1970,
465489).

Il verbo ricorre nelle coniugazioni qal e ni. (passivo in Gen 22 ,13; Eccle 9,12; altrimenti denomina tivo di 'ahuzza possesso con il significato di
essere residente ); per il pi o e l'ho. vd. sp.
Inoltre dalla radice deriva il sos!. 'ahuzza possesso in una formazione nominale usata per termini gi uridici . Infine nell' A T vi una serie di
nomi propri, che contengono la radice 'hz (vd .
st. 4).
Per il discusso significato di 'iI/JUI in Cant 3,8 (part . q.
che tiene o aggettivo istruito , esperto ) cfr. HAL
31 b con bibliogr.

2/

Nell' A T ebr. il qal del verbo attestato 58x,


il ni . 7x , il pi o e l' ho. ognuno Ix. Le ricorrenze
compaiono un po' ovunque nell ' A T; il fatto che
scritti pi tardivi presentino un maggior numero
di attestazioni pu essere casuale. AI contrario i 66
passi in cui si fa uso del sost. 'ahuzza si trovano
solo in testi tardivi , oltre che i'n Sal 2,8, e in particolare nel codice sacerdotale e in Ez 4448 .

31 Nella maggior parte dei casi il verbo va tradotto con afferrare , stringere, prendere, tener
stretto o sim. (per significati tecnici pi precisi ,
derivati da questi, in IRe 6,6 e Ez 41,6 , cfr. HAL
30a.31a).

n;n~T ' hOt SORELLA - n~T ' h,.

Ulteriori sinonimi di '(Il sono IpC; stringere, afferrare,


avere a che fare con (q. 49x , ni. 15x, pi. Ix; Prov 30,28
txt?), Itljk afferrare, tenere (q . 20x , ni. Ix; anche fen .,
acc.) e qm( stringere (q. Giob 16,8; pU. Giob 22 ,16;
anche aram. e arab.), inoltre-Iqh e - hzq hi. in una parte
delle loro forme.

'hz AFFERRARE

l i . La radice *' hd afferrare appartie~e al se-

mitico co~une ( B.ergstr. Einf. 188) e appare, a seconda dell evolUZione e della scrittura della 2' e
?ella 3' radicale, in arabo e in sudarab. antico come
hd, 111 acc. e 1Il !7t. come 'h~, in ebr. (moab.,? pun .)
e I~ aram .. antico come hz , in ug. e a partire
dall aram: Impenale come 'hd ( le attestazioni del
semNO. 111 WUS nr. 135 e DISO 9s.).
Per l' uso tecnico di '/JI q. in l Re 6,10 (secondo Noth , BK
IX ,96.99 SI deve leggere pl. IIlvece di q.), 'hl pi o in Giob
26,9 e ho. (app. pu.) in 2Cron 9,18 (cfr. IRe 10,19) HAL
93

Tn~

'!Iz AFFERRARE

L'oggetto introdotto da b e O dall'accusativo (documentazione in HAL 31a). Cosi p.e. sono tenuti
stretti: il calcagno (Gen 25 ,26), le corna dell'ariete
(Gen 22,13 , ni.), la coda del serpente (Es 4,4), i
batte nti 'della pona della citt (Giud 16,3), l' arca
(2Sam 6,6 = l Cron 13,9), la barba (2Sam 20 ,9), i
corni dell'altare (l Re l',51), le palpebre (Sal 77 ,5),
i confini della terra (Giob 38,13), un indumento
(Rut 3 ,15), l'amato (Cant 3,4), i rami del dattero
carichi di frutti (7,9) , dei panni (Est 1,6), lancia e
scudo (2Cron 25,5 ; cfr. Cant 3,8); corrispondentemente si stringono i lacci (Giob 18,9; Eccle 12,9)
e la rete (Eccle 12 ,9 ni.); in senso traslato si parla
dell'afferrare opp. del restar attaccato alla propria
94

parte sono attestate a nche su sigilli e su cocci

Ca-

haz, in cuneiforme Ja-u-ha- zi; inoltre ' ahzaj,


'ahuzzam , 'ahuzzQ/).
51

La storia successiva di questo gruppo non


presenta caratteristiche particolari . Le attestazioni
di Qumran si muovono nell'ambito delle espressioni vtrt. ( IQH 4,33; CD 2,18; per IQS 2,9 -' ab
I; sost. 'hzh CD 16,16 e '\Vhzh IQS 11 ,7). Nel NT
non si ha un equivalente altrettanto espressivo, e
del resto gi i LXX rendono il verbo con 27 e il
nome con 6 diversi vocaboli greci ( per Xpot't'w
cfr. W .Michaelis, ThW 1II ,910s.
GLNT
V,99Iss.).
H.H.Schmid

Molto generico infine l'uso che si ha in Num 31 ,30.47


( uno tirato fuori =) uno su c1l1quanta , Similmente
ICron 24 ,6 (cfr. Rudolph , HAT 21 ,160).
Alcuni passi al ni . (Gen 34,10; 47 ,27; Num 32,30;
Gios 22,9 .19) vanno tradotti con stabilirsi (nella
terra) , prendere possesso (della terra) ,>;. All_a
stessa area semantica appartiene Il sost. huzza,
che generalmente significa possesso , possedimento , per lo pi nel senso di possesso della
terra opp. di terreni (Gen 23 ,4.9.20: possesso di
una tomba; Lev 25 ,45s.: possesso di schiavi). Il
nome assume un significato traslato quando SI
stabilisce che i leviti non devono avere alcuna propriet terriera , poich Jahwe la loro propriet
terriera (Ez 44 ,28; cfr. Zimmerli, BK XlII,1137;
von Rad 1416s.). Termini paralleli a 'ahuzza sono

naha/a (-~hl), h/req (-/:IIq), -gora/, / russa /j'rsa


(-jd). Per 'ahuzza (e per la sua dtstmzlOne da
naba/a) cfr. F. Horst , Zwei Begriffe fiir Eigentum
(Besitz): naba/ti und 'ahuzza , FS Rudolph 1961 ,
135-156, speC. 153ss.
Questo gruppo non possiede un panic~lare
significato teologico. A dire il vero , Jahwe puo diventare in un caso soggetto del verbo (Sal 73 ,23
tu tieni la mia destra ; cfr, anche le affermazioni su Jahwe che sostiene e salva, con il verbo
Imk , in Is 41 ,lO; 42,1; Sal 16,5; 41 ,13; 63,9); in due
casi il soggetto la mano di Jahwe: essa afferra
anche colui che si stabilisce all'estremit del mare
(Sal 139 ,10), essa intraprende il giudizio (Deut
32,41). Ma con tutto ci 'hz non acquista un particolare peso teologico.
Lo stesso vale per 'ahuzza: quanto pi il possesso
della terra o di terreni viene inteso come dono di
Jahwe (Gen 17,8; 48 ,4; Lev 14,34; Deut 32,49
ecc.), tanto meno lo si esprime in modo particolare con ' ahuzza, nemmeno quando si parla di una
'ahUZZal 'o/am , un possesso eterno (Gen 17,8;
48 ,4; Lev 25 ,34), o in un caso perfino della ,ahuzzal Jhwh (Gios 22,19; cfr. H.-J .Hermisson , Sprache und Ritus im altisr. Kult , 1965, 108).
In questo contesto bisogna accennare ai nomi propri formati con 'hz, in quanto essi sono tutti (originariamente) nomi teofori: l'ho'ahaz/Jo'ahaz
Jahwe ha afferrato (proteggendo) ) (cfr. Noth ,
IP 21.62.179), 'ahazja(hit) ed altre forme secondarie ed abbreviate dallo stesso significato , che IO

41

L'importante voce neotestamentaria 'l''''''''' (dr.


G. Stlihlin, art. ii"",,;, ThW 1,380-383 = GLNT I 10191028) molto simile alla forma avverbiale " ahal
una volta per sempre di Sal 89,36 (H.Gunkel, Die
G.Sauer
Psalmen, 1926, 394).

Tn~

strada (Giob 17,9), alle orme (Giob 23,11) , all a follia (Eccle 2,3; cfr. 7 ,18).
Il verbo trova un'applicazione particolarmente frequente, quando nel corso di un'ostilit, o comunque di un'azione violenta, uno viene afferrato ,
preso opp. fatto prigioniero (Giud 1,6; 12 ,6; 16 ,21 ;
206 ' 2Sam 221 ' 4,10' Is 5,29; Sal 56, 1; 137,9;
Gi~b 16 ,12; Cant 2,15).
Ancora pi frequente il dire in senso traslato che
angoscia, tre mito , spasimo , debolezza, doghe, ardore dell'ira o sim . afferrano l'uomo (Es 15 , 14. 15 ;
2Sam 1,9; Is 13 ,8; 21,3; 33 ,14; Ger 13,21 ; 49 ,24;
Sal 48,7 ; 119 ,53; Giob 18,20; 21,6; 30,16).

95

,n~

,hr DOPO

11 a) La radice "hr, del semitico comune,


esprime nelle sue numerose forme una quantit di
significati legati all'idea di un accadere dopo, in
senso temporale. I significati locali compaiono di
rado e si spiegano facilmente in base all'idea di un
movimento nel quale ci che arriva pi tardi si
trova in posizione retrostante.
Non si tratta dunque, come sostiene G.R.Driver
(JThSt 34, 1933, 377s.; ZDMG 91,1937,346), di risalire
alla designazione di una parte del corpo (duale ' ah~re
natiche ), come potrebbe essere 11 caso per la radlc,:
*wark- (ebr. jarek anca, deretano; fianco , 34x;jarka
dorso, la parte pi distante O), 28x; cfr. Dhorme 98100). La -e di 'ah are non finale del duale, ma e dovuta
all'analogia con 'il termine opposto lifne . prima ); B_L
644s.); il significato tergo, parte postenore 111 ah or
(l Re 7,25 = 2Cron 4,4) di natura astratta.
11 valore locale dietro attestato nell'acc. *(w)ark- e
compare nella radice 'br (sotto l'influsso can.?, cfr. W .
von Soden, Or NS 18, t949 , 39Is.) solo a Mari (a hararum riva posteriore , AHw 18a; CAD A/I ,170a) e
come glossa can. in una lettera di Amarna ?rovelllente
da Meghiddo (EA 245 ,10 arki-su/a~-ru-un-u' dietro di
lui O), CAD A/I ,194b).
. .
Anche in ug. si trovano (finora) soltanto USI temporah ,
prevalentemente avverbiali, della radice 'I]r (UT nr. 138;
WUS nr. 150). Nelle iscrizioni can. quest' u,ltima atte~
stata di rado (' hr 'bj dopo mio padre nell Iscnzlone di
MeSa KAI nr. 181 , r. 3; cfr. DISO IO).
Nell'~ram . antico (a cominciare da Sef. III = .KAl
nr. 224 , r. 24 ' (1fn un altro ; frequente n el paplfl di
Elefantina) si trovano spesso USI avverblah, preposlZlonali e nominali (anche nel slglllficato dl discendenza ,
cfr. DISO lO), mentre non attestato il, verbo. Solo nel
romanzo di Ahiqar (Cowley 214, r. 63 [ Vil'}n [1I1vlare]
dietro di noi i si pu trovare un significato locale dl:tro a . Nell'ararn. recente la radice sopplantata da balar (cfr. KBL 1049a).

b) Il verbo soprattutto al pio <ritard~re ecc.);


in ebro e in altre lingue semll1che Il qal e attestato
raramente.
In acc. oharu essere tardi compare solo in EA 59 ,26
(CAD Al ,170b).
.
In ebr. 'hr q. trattenersi , attardarsi (Gen 32,5) e hl.
,n~

'bI' DOPO

96

lar
tardi (25a m 20 ,5Q,
transit ivo
interno)
sono hapaxlegomena. Per il pi o trallenere cfr. Jenni ,
HP 99 . Negli scrilli di Qumran si trova anc he' (11' hit p.
restare indietro, fare in seguito (IQ5 1,14;
CD 11 ,23).

La forma nominale ' a(Ir parte posteriore, occidente usata talvolta anche in senso avverbiale:
dopo; (in )dietro ; vi inoltre la forma avverbiale molto rara 'o(lorannif indietro (BL 633).
Come aggetti vo verbale (con allungamento secondario della seconda rad icale al sing.) 'a(ler seguente, di al tro tipo, secondo si differenzia anche come significato dalle forme aggettivali vere e
proprie con afformati vi 'al;ron successivo, futuro, ult imo; posteriore, occidentale e 'aharif
futuro , fine, discendenza .
.
L'astrano 'a(l aril il fem . sostantivato di una forma aggenivale in -i (cfr. GK 95t ; G .W .Buchanan , J NES 20 ,
1961 , 188; diversamente BL 505; Meyer Il ,77). Forme affini sono l'acc. a~ni (A Hw 21a) e l' ug. U(lIy l (2Aqht
[= Il Dl Vl ,35), second o Aistleitner, Untersuchun ge n
zur Grammatik des Ug., 1954, 21 , e W US nr. 150: appanenente al tempo futu ro = futuro , tempo fut u ro ;
cfr. ANET 151 : further life ( = l'altra vita ); CML
134a; Gray, Legacy 113; UT nr. 138: Ian er end
( = fi ne ultima ).

'al;r (con raddoppiamento virt uale del (1, non


form a segolata) e ' al;re dopo , dietro , indietro

vengono usati solo in senso avverbiale e preposizionale.


In 25am 2,23 si potrebbe legge re 'O(lre ha!,Ollir punta
postenore della lancia ; in Gen 16,13 e Es 33 ,8 la prep.
(g uardare) indietro pu essere lasc iata come sta
( HAL 34b: parte posteriore ).
Rispeno al valore temporale do po e a quello locale
dietro (q uando si tran a di movimento ) il sign. puramente statico dietro (che risponde alla domanda :
dove? verso dove?) relat ivamente raro: 'ahar dietro
in Es 11,5; Cant 2,9; oltre Es 3,1; in Gen 22 ,13 si
deve leggere '(j> ljOd ( BH 3 ), in 2Re 11,6 ' aljer(cfr. W .Ru do lph , FS Bertholet 1950, 474s.); 'a(IOre dietro in
Gen 18,10; Num 3,23; Deut Il ,30; Giud 18,12 (<< occid~nt~l e ) Sam 2 1,10; in Ez 41 ,15 si deve leggere ,01Jij_
rlE/ra ( BH ); (genare/guardare) ind ietro Gen 191 7'
l Re 14,9; ls 38 ,17; Ez 23 ,35 ; Neem 9 26' me' ah are (lie:
tro Gen 19 ,26 (txt?); Es 14 ,19. 19; i~s 8,2 .4. 14; 2Sam
2,23; IRe 10,19; Ger 9,21; me'a(IOre 1' dietro Neem
4,7.
1 significati secondari addoni per 'aljar/'a(I Ore, come
In, presso, con ( R.B.Y .Scon , JThSt 50, 1949, 178s.)
oppure corrispondentemente a, a causa, nonostante
( W.J .P.Boyd, JThSt NS 12 , 1961 ,54-56) riguardano solo
sonlgllezze dov ~te alle tradu zio ni nelle lingue modern e,
per vIa delle dIverse es pressioni idiomatiche (Es 11 ,5
dIetro la mola = alla mola ; andar dietro a qua l. cuna andar co n qualcuno ecc.). Queste osservazioni
non devono far pensare che la preposizione in ebr. (o in
ug.) possa aver sempre anche il significato di 'im co n
(cosi M . ~a hood, Bibl 43 , 1962, 363s.; 44 , 1963, 292s.;
ug. 77,32 .(rr nk/ yr~ Ylr~ non va tradon o come se fosse
parallelo dI ' I11nnk//!lny con Nk l. .. , rendendo: wi th
Nlkkal will the Moo n enter into wedl ock [ con Nikkal Il (dIO) Luna si sposer J, ma ci si deve an enere al
valore avverbIale proposto da W.Herrmann , Yarih und
Ikkal..., 1968 , 19, dopo si acquis t ... ). Ecc1e 12,2

97

1TiN '(Ir DOPO

primache ... le nuvole rit ornino (sempre) dopo la pioggIa (Zlmmerll , A TD 16/1 ,242 .246) non una meteorological absurdit y ( = una ass urdit dal lato meteorol ogico ) ( R.B. Y.Scon , Proverbs/Ecc1esia tes 1965
255), m a nella metafo ra della vecchiaia di d ,lss.
un 'espressio ne di grande effen o ( H.W.Hertzberg
Z DPV 73 , 1957 , 11 5).
,

In luogo di 'aMr possono trovarsi, in testi appartene nti


pi o me)10 aile stesse tradizioni , altri termini che servono da spiegazione, come straniero, sconoscIutO,
p.e. Os 13,4 non devi conoscere (-jet) alcun Dio fuori
di me (cfr. Deut 11 ,28; 13,3.7.14 ecc.); Sal 81 ,10 'I-zar
e 'el-nkiir un dio straniero ,

ii

Il profeta Osea, che conosce molto .bene il d ecalogo usa altri dei in 3,1 volgerst ad altn del
(cfr. 'Wolff, BK XIV /I ,75s.). Sulla stessa linea si
colloca anche l'uso dell a formul a 111 Geremta
(almeno Ger 1,16 dovrebbe essere autentico, cfr.
Rudolph , HAT 12,lOs.) e quellO della teologia dtn.-dtr. (cfr. O.Bachlt , Israel und dle Volker,
1962 , 44-47).
La frequenza del termine in Deut, Ger e II2Re
(vd. sp. 2) dovuta all'uso dell'espresslOne altn
dei con valore di formula (Deut 5,7; 6,14; 7,4;
819' Il 16.28; 13 ,3.7. 14; 17 ,3; 18 ,20; 28 ,14.36.64;
29,25 ; '30,17; 31 ,18.20; Gios 23 ,16; Giud
2,12.17.19; 10,13; ISam 8,8; IRe 9,6.9 = 2Cron
7,19 .22; IRe Il ,4.10; 14,9; 2Re 17,7. 35.37.38;
22,17 = 2Cron 34,25; Ger 1,16; 7,6.9.18 ; Il ,10;
13,10; 16 ,11.13; 19,4.13; 22,9; 25,6; 32,29; 35 ,15;
44,3.5.8.15; 2Cron 28 ,25 ).
Gios 24,2.16 sono ritenuti predeuteronomici
(Noth , HAT 7,139) e riflettono l'antica tradi zione
dell' assemblea di Sichem con la nnuncta solenne
agli dei stranieri (Alt, KS 1,79-88; H.-J .Kraus,
Gottesdienst in Israel , 2 1962, 161-166), che in
stretta relazione con il primo comandamento; secondo Knierim (Le., 35ss.) va senz'altro collocata
in questo evento la prima formul azione del divieto degli dei stranieri.

Alla radice' hr va nno ricondotti anche maMr domani e n.lObora[ giorno seguente ); (GVG
1,241).
Come nome personale 'a!ler (lCron 7,12 ) potrebbe essere un sostituti vo ( HAL 34b), ma seg uendo Rudolph
( HAT 21 ,66) bisogna appo rt are qui un a modifica altesto.

c) Dopo quell o che si detto in Ib, non necessario soffermarsi ulteriormente sull'uso generale
di questo gruppo. Solo 'al;er secondo e 'a(lori[
fin e hanno una qualche rilevanza teologica;
questi due termini assai distanti tra loro quanto a
significato verranno trattati nelle sezioni 3 ('aber)
e 4 ('a(laril).
2/ In ebr. la radice attestata 1140x: 'ahare
617x (Gen 69x, 2Sam 58x) e 96x 'abar (Gen i6x,
Num IOx); 'al;er 166x (senza ICron 7, 12; in Lis.
manca I Re 3,22), molto frequente in Deut (25x),
Ger (25x), Gen ( 15x ), 2Cron ( lOx ), 1/2Re (ciascuno 9x). Inoltre sono attestati in ordine di frequenza 'al;rif 61x, mal;ar 52x , 'a(lorOn 51x, 'ii/;Or
41 x, mobara[ 32x, il verbo 'I;r 17x (pi . 15x, q. e hi.
Ix ciascuno), 'l;rannif 7x.
Le sezioni aram . dell' AT hanno 'oljor;JI1 (fem. 'oljori)
altro Il x, 'ah Ore dopo 3x , 'ahori fine I x, 'ad
' (II} n (con vocalizzazione discussa, cfr. KBL 1049a) per
ultimo Ix ( Dan 4 ,5); le 16 ricorrenze si trovano tune in
Dan .

Le espressioni 'e/ 'aber un altro dio (solo


in Es 34,14) e '''/him 'aberlm altri dei (63x)
acq ui stano il loro valore teologico anzitutto
nell 'ambito del primo comandamento (cfr.
R.Knierim , Das erste Gebot, ZAW 77 , 1965 ,2029), dove ' a(ler costituisce la logica antitesi al solo
ed unico Dio e in frasi formulate al negativo diventa un termine caratteristico, pi ancora di
-'cebad, che presuppone invece una proposizione
positiva. Senza addentrarci nel problema della datazione relativa ed assoluta che si pu attribuire
alle diverse formul azioni del divieto di venerare
gli dei stranieri (cfr. p.e. von Rad I,2 16s.; Knierim ,
Lc., 27ss.), elenchiamo qui semplicemente tali formulazioni: Es 20,3 = Deut 5,7 non avrai altri dei
(l a traduzione con il sing. proposta da A.Jepsen,
ZAW 79, 1967,287, non apporta alcuna reale modifica nell a proposizione negativa) accanto a me
(oppure a mio dispetto 0 di fronte a me , cfr.
J.J .Stamm , ThR 27 , 1961 , 237s.; Knierim , Lc.,
24s.); Es 22,19 colui che offre un sacrificio ad altri dei sar votato allo sterminio (txt em,
cfr. BH 3; in modo leggermente diverso Alt , KS
1,3 I I n. 2); 23,13 non pronunciare il nome
di altri dei ; 34,14 non devi prostrarti ad un
alt ro di o .

I verbi collegati co n , " /ohi 111 O!leri m sono vari: risultano


quasi stereotipi -'bd servire ( Deut 7,4; Il , 16;
\3 ,7. 14; 17,3; 28 ,36.64; 29,25 ; Gios 23,16; Giud 10,13;
ISam 8,8; IRe 9,6 = 2Cron 7,19; Ger 44,3; cfr. Gios
24 ,2. 16; ISam 26, 19) e -h/k 'a!IOre seg uire ( Deut
6,14; 8,19; 11 ,28; 13,3; 28,14; Giud 2, 12. 19; IRe Il ,10;
Ger 7,6.9; Il ,10; 13, 10; 16,1 1; 25,6; 35, 15), e anche q!r
bruciare incenso (2Re 22 ,17 = 2eron 34 ,25 ; Ge r 19,4;
44 ,5.8. 15; 2Cron 28,25; cfr. Ger 1,16).

3/

98

'

Mentre la maggior parte dei passi con 'O?/hrm ,oberim sono logicamente collegati al primo comandamento, in altre due occasioni, in contesto diverso,
si parla ancora di dei stranieri : in questi passi,
ISam 26,19 e 2Re 5,17, si presuppone che Jahwe
possa essere venerato solo nell a propria terra.
Nel Dtis con ' aher un altro (senza '''/h/m ) si
vuoi esprimere il monoteismo negli inni CIs 42,8
non ceder la mia gloria ad altri , n il mio onore
agli idoli ; similmente 48 ,11 ); cfr. anche l'aram.
bibL 'ol;ran in Dan 3,29(96) poich nessun altro
Dio pu liberare in tal maniera .
Secondo molti esegeti in Est 4,14 l'espressione << da un
alt ro luogo vuole evitare il nome di Dio (p.e. Rin ggre n ,
ATD 16/2 , 11 6. 131 ; pi cauto Bardtke, KAT
XVIl/5 ,332s.).

4/ a) Per comprendere la portata della voce


'abori[ (per la derivazione vd. sp. Ib) sono signi -

fi cati ve non tanto le traduzioni greche dei


99

LX X (in circa due terzi dei passi con EaXCI:ro


ultimo , 5x co n YX<XTa.E(fLfLCI. resto !Y.<x Ta.omo restante rispettivamente in Sal 37,
37 .38 e in Ez 23,25 .25; Am 9,1; 6x co n TE WT<X;:O ultimo /TEEU"~ , crU"TE(<X fine
rispetti vamente in Prov 14 ,12.13; 16,25 ; 20 ,21
[= 9b LXX] e in 24,14; Deut Il ,12), quanto
alcune analogie che si riscontrano nelle lingue semit iche affini , cos per es. l'ug. uhry[ (vd. sp. Ib),
e il signifi cato discendenza , accanto a quello di
futuro , in acc. (ahra/U/ahru/!I, cfr. AHw 21a;
CAD A/I ,194b.195a) e in aram. (, brth la sua discendenza in un' iscrizione del 7' sec. a.C. da Nerab , KAI 226, r. IO; nab. 'I;r discendenza , cfr.
DISO IO). Se teniamo presente che in ebr. non si
ha una forma particolare per distinguere il grado
comparativo o superlativo dell 'aggettivo, e che,
come in altre lingue, non vi sono due termini distinti per indicare rispettivamente il tempo
astratto e il suo contenuto , allora l' uso di
' ahoril nel significato primario di ci che viene
dopo del tutto comprensibile per tutti i passi
dell' AT.
11 significato resto, ava nzo (p.e. KBL 33b; cfr. LXX )
che collega l' idea di ci che viene dopo con quella dI CIO
che sempre prese nte e che resta , va ellmmalO e sostItuito con quello di ci che viene dopo = dIscendenza
in Ger 31 ,17 (par. fa nciulli ); Ez 23 ,25.25 ( paL figI!
e figlie ; la distinzione proposta m Zlmmerll , BK
Xlll 533 non necessaria); Am 4,2 e 9,1 (m un contesto
oscu'ro); 'Sal 37 ,37 .38 (0 futuro ); \09 ,13 (par. la generazione che segue ); Dan Il ,4 (cfr. G B 27a; HAL
36b).

A seconda che lo spazio di tempo a cui ci si riferisce sia determinato o meno, 'al;ril riceve una
connotazione comparativa (<< tempo pi lontano =
periodo successivo, futuro ) o superl a t~va (<< ultimo tempo = esito, fine ), ma non SI 1I1tende
mai un punto finale nel senso di una pura cessazione (a questo proposito si veda - qe$, da q$$
tagliare ).
.
' ahorll non ha certamente il significato estremo dt
cessazione in Ger 29 ,11 futuro e speranza ;
Prov 23 18 = 24 14 futuro (par. speranza );
24,20 II malvagio non ha futuro (cfr. W . Zi~~
merli ZA W 51 1933 198)' questo valore pero e
certa~ente pres~nte i~ Deut 11 ,12 dal principio
dell'anno sino all a fine ; Ger 5,3 1 che fa:ete
quando verr la fine? ; Dan 12 ,8 quale sara la
fine di queste cose? , come pure quando ti Slgn.
del termine tempo della fine (Dan 8,19.23).
Continuazione e fine sono implicite nelle espressioni conclusione (di una cosa) >> CIs 4\ ,22;
46 ,10; 47,7; Am 8, 10; Prov 14,12 = 16?5_; 14,13
txt em; 20,21; 25 ,8; Eccle 7,8 accanto a reSII 1111zio ; 10,13 acca nto a [el;illii 1I1tZtO; Lam 1,9,
cfr. Rudolph , KA T XVII ,213 ) e commtato
(Num 23,10 par. morte ; 24,20; Deu.t 32,20.29;
Ger 17 Il assieme a met det SUOI giorni ; Sal
73,17; Giob 8,7 accanto a inizio ; Prov 29 ,2 1; 111
Ger 12,4 bisogna leggere 'or(1[enil. I nostn
sentieri ). ei passi che nelle nostre lingue veniTiN

'(11'

DOPO

100

go no per lo pi tradotti con un'espressione avverbiale, una scelta precisa tra le due possibilit
spesso impossibile (Deut 8,16 infine ; Giob
42 ,12 e Prov 23 ,32 dopo ; Prov 5,4.11 per ultimo ; in Prov 19,20, dove si potrebbe esitare
tra in futuro e alla tua fine , viene proposto
l'emendamento be'oriJtilli!ka nelle tue vie ).
Unito ad un'espressione indicante movimento 'ah O,it

(con valore superlativo) ci che viene per ultimo ;) assume significato locale in Sal 139,9 se prendo le ali
dell'aurora per abitare all'estremit del mare (cfr. invece lo statico qi~ 6n estremit in Es 26,4.10; 36,11.17
l'estremit del telo ).
Un valore qualitativo ultimo = pi piccolo o), che con
riferimento a resi I primo, migliore (cfr. Num 24,20 e
Am 6,1 prima tra le nazioni o~ viene supposto in Ger
50,12 ( l'ultima delle nazioni , f. gli a. B.Duhm, Das
Buch Jeremia, 1901, 362; Weiser, ATD 21 ,427; KBL
33b), da rifiutarsi per motivi esegetici con P.Volz, Der
Prophet Jeremia, 21928, 424s. e W.Rudolph , ZAW 48,
1930, 285 (Rudolph, HAT 12,300: ecco, [questa ] la
fine dei pagani o); cfr. Ger 17,11).
b) Tenendo presente quanto si detto finora , si
pu capire anche l'espressione assai discussa
be'aiJarir hajjmim (13x: Gen 49,1; Num 24,14;
Deut 4,30; 31 ,29; Is 2,2 = Mi 4,1; Ger 23,20 =
30,24; 48,47; 49,39; Ez 38 ,16; Os 3,5; Dan 10,14;
tnoltre l'aram. be'aiJaril jmajj , Dan 2,28), di cui
finora non abbiamo ancora parlato; lo stesso vale
per b" aiJ aril hassnim (Ez 38 ,8). In passato l' interpretazione dell 'espressione era stata condizionata
per troppo tempo dall' uso tardivo del termine
fr;j.Y.7" : nell'apocalittica, ed era stata troppo influenzata dalla discussione sulla natura e l'antichit dell'escatologia dell' AT; negli studi pi recentt la formula viene invece valutata in modo pi
adeguato, tenendo presenti le particolarit della
Itngua ebr. e quanto rivela l' AT dal punto di vista
della storia delle religioni (cfr. G.W.Buchanan
Eschatology and the End of Days , JNES 20:
1961 , 188-193; A.Kapelrud, VT 11,1961 , 395s.;
H.Kosmala, At the End of the Days , ASTI 2,
1963,27-37; Wtldberger, BK X,75; Zimmerli , BK
XIll ,949s.).
Per le opinioni del passato cfr. Kosmala, l.c., 27s.: traducendo l'espressione con W.Staerk, ZA W II 1891 247253, alla fine dei giorni o negli ultimi giorni ); e interpretandola m senso strettamente escatologico, si
gIUngeva mevltabllmente o a porre l'escatologia in
un'epoca pi antica (p.e. H.Gressmann, Der Messias,
1929, 74ss.82ss.) oppure a collocare tutti i testi in
un'epoca piu recente (tra gli altri S.Mowinckel, He That
Cometh , 1956, 131 ).
Mentre hajjmim i giorni (o hassnim gli
annt o~ non tndtca astrattamente il tempo (-jm'
sulla mancanza di un'idea di tempo astratto'
vuoto , cfr. von Rad 1I,108ss.), ma neanch~
uno spazio di tempo determinato (epoca periodo
p~esente), bens il presente scorrer del' tempo
(l arttcolo ha un valore leggermente dimostrativo
cfr. Kosmala, l.c. , 29), in 'aiJ aril non si ha il signi:
ficato estremo di fine (ultima) , ma quello in101

inN '/:1,. DOPO

termedio di tempo pi lontano, continuazione,


tempo successivo, futuro o), come nell'acc.
inalana aiJrit fimi in futuro e simili (AHw
21_a; CAD A/I ,194). L'espressione be' aiJ arit hajjmI m nel segutto del tempo , nei giorni futuri
non ha dunque un significato specificamente escatologico; praticamente ha lo stesso valore di ' ahar
poi o), con cui inizia Os 3,5 , e di aha,. d' n (; in
seguito di Dan 2,29 (cfr. v. 45; Buchanan, l.c.,
190; Kosmala , l.c., 29).
Per la datazione dei singoli passi cfr. Wildberger, l.c., 81 ;
assIeme a Gen 49,1 (mtroduzlone delle profezie della benedizione di Giacobbe) e Num 24,14 <... ci che questo
popolo far al tuo popolo in futuro o ~ , anche Is 2,2 ( accadr nel seguito dei giorni ) e Ger 23,20 (Rudolph,
HAT 12,152s.: alla fine vi sar tutto chiaro o ~ potrebbero essere preesilici, mentre Ger 30,24 (= 23,20); 48,47
e 49,39 <ma poi ristabilir la sorte di Moab/Elam o~
sono da ritenersi aggiunte postesiliche al pari di Os 3,5
(formula conclusiva di una promessa) e Mi 4,1 (= Is
2,2).
Nei passi dtn. secondari 4,30 e 31 ,29 l'autore che
vive nel periodo dell'esilio riflette l'angosciosa situazione del suo tempo, mentre il fittizio Mos
che parla ha in mente un futuro non meglio determinato (4,30 quando nella tua amizione tutte
queste cose ti capiteranno nel tempo .futuro o);
31,29 dopo la mia morte ... in seguito la sventura
vi colpir ; cfr. in 4,32 i giorni di prima = il passato in opposizione al tempo futuro del v. 30);
non sembra giustificato riservare un trattamento
particolare soltanto a questi due passi , per il loro
presunto contenuto escatologico (H.H.Schmid,
Das Verstandnis der Geschichte im Deut., ZThK
64, 1967, 12 n. 71).
Nei passi recenti Ez 38,8.16 e Dan 2,28; 10,14 il
contesto generale escatologico in senso stretto,
ma anche qui si tratta propriamente soltanto di
profezie che riguardano il futuro. Se traduciamo
con ultimo tempo (cfr. ' aiJaril in Dan 8,19.23;
12,8), l'espressione, di per s elastica, si configura
allora secondo il senso del contesto. Quanto a terminologia, il libro di Daniele per esprimere la
fine in senso proprio usa la parola - q$ , che
non ancora sinonimo di 'aiJaril (Kosmala, l.c.,
30s.).
L'espressione (contro Gressmann, l.c., 84) non
ancora usata come una formula (contrariamente a
bajjm hahfl in quel giorno , bajjmim hhm
in quei giorni , M't hahi in quel tempo ,
hinnjmim M ' im ecco vengono giorni , le formule di introduzione degli oracoli profetici che
quanto a significato non si discostano molto da
b" aiJaril hajjmJm). Solo Is 2,2 e accadr nel seguito dei giorni potrebbe essere inteso in questo
senso, ma in quanto formula di introduzione
piuttosto un caso unico; di solito la posizione che
l'espressione ha all' interno . della proposizione indica che essa non altro che una normale indicazione di tempo (il fatto che si trovi spesso alla fine
?ella frase [cfr. Gen 49,1; Ger 48,47; 49,39; OS 3,5J
e dovuto al suo significato).
102

51 Per il perdurare dell'espressione trattata in


4b negli scritti intertestamentari e nel NT cfr.
Kosmala , l.c. , 32ss.; G.Kittel , art. EcrXr1.TO, ThW
Il, 694s. (= GLNT 1II ,995-1000). Sull'esclusione
di ogni altro dio (vd . sp. 3) nel NT cfr. H.W.Beyer , art. hEPO, ThW Il ,699-702 (= GLNT
II1,1009-1016).
E.Jenni

~.:k '1Jj{>b

NEMICO

II La radice 'jb inimicare si ha solo in acc.


e nel can. Nell' AT 'jb qal ricorre , con una sola eccezione, sempre al participio, che viene usato solo
raramente come verbo (ISam 18,29; cfr. Sal 69,5;
Lam 3,52) e normalmente come sostantivo. Dalla
radice deriva inoltre l'astratto 'b inimicizia .
L'acc. ajjbu (con derivazioni , cfr. AHw 23s.; CAD
A/I ,221-224) e l'ug. ib (WUS or. 7; UT nr. 144; cfr. anche can. ibi in EA 129,96 e 252,28 secondo W.F.AIbright, BASOR 98, 1943, 32 or. 26 ) compaiono solo
come forme nominali con formazioni diverse. In 51[= Il
AB]VII ,35s. ib parallelo di snu colui che odia o); sul
testo 68[ = 1II ABlA ,8s., che si pu confrontare con Sal
92,10, cfr. H.Donner, ZAW 79, 1967, 344-346.
L'aram. usa in prevalenza per nemico il participio di
-sn' odiare (p.e. nelle iscrizioni di Sfire KAI
or. 222B, r. 26; or. 223B, r. 14; or. 224, r. 10-12; aram.
bibl. in Dan 4,16, par. ' r, -Fr) e pi tardi , p.e. in sir. ,
be'eldebb acc. bel dababi).
Il nome proprio 'wob (Giobbe) potrebbe avere un'altra
derivazione, cfr. Stamm , HEN 416;-'b 1II/5 e-'ajje I.

21 'jb ricorre 282x (incluso ISam 18 ,29 e il


fem . 'jcbCE( in Mi 7,8.10), di cui Ox al sing. e
202x al plur. (2Sam 19,10 plur. contro Mand. 4Ic).
Il vocabolo ha la sua frequenza maggiore in Sal
(74x); seguono Deut 25x, ISam 20x, Ger 19x,
2Sam 16x, Lam 15x, Lev 13x (solo in Lev 26,744), Gios Ilx; le ricorrenze pi frequenti si hanno
nei salmi di lamentazione e nei libri storici , mentre il termine diminuisce fortemente nella letteratura sapienziale (e in Is).
'jb qal ricorre Ix come verbo finito (Es 23 ,22 in una figura etimologica, par. -~ rr), 'eba 5x (Gen 3,15; Num
35 ,2Is.; Es 25,15; 35 ,5).

31 a) 1\ sing. ' jb solo raramente indica un nemico singolo, ben determinato (nel processo: Es
23,4; Num 35,23; Sansone: Giud 16,23.24; Saul e
Davide: ISam 18 ,29; 19,17; 24,5; 26,8; 2Sam 4,8;
Elia rispetto ad Acab: IRe 21,20; Nabucodonosor:
Ger 44,30b; Giobbe rispetto a Dio: Giob 13 ,24;
33,10; Aman: Est 7,6; su Jahwe come nemico vd.
st. 4). Di solito il nemico sta genericamente al
posto del plurale i nemici (cfr. p.e. I Re 8,37.44
con 2Cron 6,28.34 e l'alternanza fra sing. e plur. in
Lam).
Nella maggior parte dei casi si intendono i nemici
politico-militari del popolo d'Israele: nei testi storici cbn le pi divers.e sfumature (Num 10,9;
103

14,42; 32,21 ; Deut 1,42; 6,19; 12,10; 25,19; Il x in


Gios 7,8-23 ,1; Giud 2,14.14.18; 3,28; 8,34; 11 ,36;
ISam 4,3; 12,10.11 ; 14,30; 29 ,8; 2Sam 3,18; 19 ,10;
2Re 17,39; 21 ,14.14; Est 8,13; 9,1. 5. 16.22; Esd
8,22.31 ; 5x in Neem; 2Cron 20,27.29; 25,8; 26,13),
nelle lamentazioni pubbliche (Sal 44,17;
74,3.10.18; 80,7) e negli inni (Sal 78,53; 81 ,15;
106 ,10.42; cfr. Deut 32 ,27.31.42; 33 ,27), anche
nelle leggi del Deuteronomio sulla guerra (Deut
20,1.3.4.14; 21 ,10; 23 ,10.15) e nella preghiera di
Salomone per la consacrazione del tempio (6x in
I Re 8,33-48 par. 2Cron 6,24-36). Va sottolineata
la frequ enza del termine nelle benedizioni , nelle
maledi zioni e in contesti simili (Gen 22,17; 49,8;
Es 23 ,22.27; 13x in Lev 26,7-44; Num 10,35;
23 ,11 ; 24,10.18 txt em; 8x in Deut 28 ,7 -68 ; 30,7;
33,29; ISam 25 ,26.29; 2Sam 18 ,32; IRe 3,11), a
cui si ricollegano , per il loro contenuto , le ricorrenze negli oracoli profetici che annunciano salvezza o punizione (in Is solo 9,10; 62,8; altrimenti
tutti i passi eccetto Ger 30,14; Nah 1,2.8 vd . SI. 4;
Mi 7,6 vd. st. ; in Mi 7,8.10 la nemica un popolo straniero personificato).
Ad eccezione dei salmi (vd. SI. b), meno spesso si
nominano i nemici del singolo (lSam 2,1;
14,24.47; 18,25; 20,15.16; 24 ,5; 29 ,8; 2Sam
5,20 = ICron 14,11 ; 2Sam 7,1.9.11 = ICron
17 ,8.10; 2Sam 18 ,19; Mi 7,6; Sal 127,5 in un salmo
sapienziale; Giob 27,7; Prov 16,7; 24,17; ICron
21 ,12; 22,9), e in questo caso se si tratta del re
(2Sam 22 = Sal 18 ,1.4.18.38.41.49; Sal 21 ,9; 45 ,6;
72 ,9; 89,23.43; 110,1.2; 132,18) i nemici equivalgono ai nemici del popolo.
Sull'aggiunta eufemistica di '6i'be in lSam 20,16; 25,22;
2Sam 12,14 cfr. HAL 37b con bibliogr. e i comm.
I paralleli pi frequenti sono i participi qal/pi. di
-sn' colui che odia (qal: Es 23 ,4; Lev 26,17;
Deut 30,7; 2Sam 22 ,18 = Sal 18 ,18 ; Sal 21 ,9;
35 ,19; 38,20; 69,5; 106,10; Est 9,1.5.16; pi.: Num
10,35; 2Sam 22,41 = Sal 18 ,41 ; Sal 55 ,13; 68,2;
83 ,3) e ~ar oppressore (-$Tr; Num 10,9; Deut
32 ,27; Is 1,24; 9,10 txt?; Mi 5,8; Nah 1,2; Sal 13 ,5;
27,2; 74,10; 81 ,15; 89,43; Lam 1,5; 2,4.17; 4,12;
Est 7,6; cfr. ~rr Es 23 ,22; Num 10,9; Sal 8,3;
143 ,12).
Altri termini pi o meno sinonimi che compaiono accanto ad '6jeb sono p.e. mebaqqes r' opp. nrefres {( colui che ricerca il male opp. {( che attenta alla vita
(- bqs; Num 35,23; lSam 26,26 opp. Ger 19,7.9; 21 ,7;
34,20.21 ; 44,30.30; 49,37), qm oppositore (-qum; Es
15 ,6; 2Sam 22,49 = Sal 18,49; Nah 1,8 txt em; cfr. 2Sam
18 ,32 ; milqomem Sal 59,2; Giob 27,7), mitnaqqem
{( avido di vendetta (-nqm; Sal 8,3; 44,17). Il SInOnImo
SDrer nemico non unito a 'Djeb in Sal 5,9; 27,11 ;

54,7; 56,3; 59,11. Cfr. anche -Sin e l'elenco in GunkelBegrich 196s.


Sull'opposto 'hb amico -'hb IIIII.
b) Si discusso su chi siano i nemici del singolo
nei salmi individuali di lamentazione e di ringraziamento (G.Marschall , Die Gottlosen des ersten Psalmenbuches, 1929; H.Birkeland , Die

:l.:N

'rij<'b NEMI CO

104

Feinde des Indi vid uums in der isr. Psalmenliteratur, 1933; id ., The Evildoers in the Book of
Psalms, 1955; N.H.Ridderbos, De werkers der
ongerechtigheid in de individueele Psalmen ,
1939; A.F.Puukko, Der Feind in den atl. Psalmen, OTS 8, 1950, 47-65; C.Westermann, Struktur und Geschichte der Klage im AT, ZA W 66, .
1954, 44-80; riassunti in J .J.Stamm , ThR 23 , 1955,
50-55; Kraus, BK XV,40-43).
Il materiale esposto per esteso p.e. in Gunkel-Begrich
196s.; i passi con 'jiib , che si incontrano nei generi letterari delle lamentazioni e dei canti di ringraziamento individuali (inclusi i canti di fiducia), sono: con il sing.: Sal
7,6; 9,7; 13,3.5; 31 ,9; 41 ,12; 42 ,10; 43 ,2; 55,4.13; 61 ,4;
64,2; 143,3; con il plur.: Sal 3,8; 6,1 1; 17,9; 25 ,2. 19;
27,2 .6; 30,2; 31,16; 35, 19; 38,20; 41 ,3.6; 54,9; 56, lO; 59,2;
69 ,5.19; 71,10; 102,9; 138,7; 139,22; 143,9.12; cfr. 11 9,98.
Sono da rifiutare in blocco le interpretazioni che si
riferiscono ad opposizioni tra partiti nel gi udaismo
(la vecchia esegesi dei salmi), a maghi (S.Mowinkel , Psalmenstudien [,1921 ) e a nemici stranieri
(Birkeland, I.c.). Le asserzioni sui nemici del si ngolo (i loro piani minacciosi , i loro discorsi sprezzanti , la loro corruzione; cfr. Westermann, I. c., 6166) si differenziano chiaramente da quelle su i ne.mici delle lamentazioni pubbliche. Mentre i nemici nel primo caso hanno gi sconfitto [sraele ,
nel secondo minacciano soltanto il m alato o colui
che bisognoso di giustizia. Essi non causano
l'angustia, ma afferrano l'orante , poich egli caduto in disgrazia (cfr. 71,11). importante proprio
Il fatto che la rottura si verifichi all ' interno delle
relazioni comunitarie (cfr. Sal 41 ,7; 55,22).
Soprattutto il sottofondo del libro di Giobbe potrebbe chi arire e dimostrare tutto questo. Poich
Giobbe ridotto in miseria , i suoi am ici lo ritengono colpevole e sospettano in lui una colpa occulta. Anche Davide in 2Sam 16 dopo essere stato
scacciato da Assalonne di viene oggetto di disprezzo e perfino di attacchi violenti . Il cadere improvvisamente in miseria provocava nel mondo
antico isolamento, biasimo, disprezzo ed inimicizia. Opposizioni private e discriminazioni religiose
ac uiscono l' isolamento di chi si trova gi tra la
~Ila e la morte (C. Barth , Die Errettung vom Tode
In den Indlvtduellen Klage- und Dankliedern des
AT, 1947, 104-107).

41 a) Non necessario enumerare i passi in cui


SI parla dell'intervento di Jahwe contro i nemici
del popolo o del singolo (p.e. Es 23,22 se tu ... fai
qua nto io ti dico, allora sar nemico dei tuoi nemici e avversario dei tuoi avversari ). Jahwe per
co.n se~ na anche Il suo popolo ai nemici: q uesto
gla chiaro negli annunzi profetici di sciagura (Os
8,3; Am 9,4) e in Lev 26 e Deut 28 (benedizioni
e maledizioni), ma viene affermato soprattutto in
Geremia (6 ,25; 12,7; 15,9.14; 17,4; 18, 17; 19,7.9;
20,4.5 ; 21 ~7; 34,20.21; 44 ,30; 'a)eb ricorre altrove
In Geremia solo in 15, 11 txt?; 30, 14 vd. SI. b;
3\,\6 In un oracolo di salvezza; 49 ,37 in un
105

-;.~ '2d

SVENTU RA

oracolo sui popoli stranieri), in Lam ( tutti i passi)


e negli scritti dtr. (Giud 2,14; IRe 8,33.37.46.48
par.; 2Re 2 1,14; cfr. Neem 9,28).
b) La vittoria di Jahwe sui suoi nemici e gi il
tema dei poemi pi antichi , in cui Jahwe viene celebrato co me guerriero (Es 15,6 la tua destra
Jahwe, sfracella il ne mico , cfr. v. 9, Nu m IO 35
nel grido di battaglia sorgi, Jahwe: e i tuoi ~e
mici si disperdano ; Giud 5,3 1 possano cosi perire, J ahwe, tutti i tuoi nemici ). Affermazioni simili si trovano nel salterio, soprattutto nelle parti
inniche, talvolta con una risonanza arcaica (Sal
8,3; 66,3; 68,2.22.24; 89,11.52; 92,10.10). Tra i profet i, [s 42 ,13; 59,18; 66 ,6.14 e Nah 1,2.8 continuano in questa direzione.
Vi sono anche passi isolati come ISam 30,26 (<< dono
preso dal bottino dei nemici di Jahwe con risonanza
propagandistica, a meno che 'jebii non sia aggiunta secondaria, cfr. W.Caspari , Die Samuelbiicher, 1926,387);
Is 1,24 (nemici di Jahwe all'interno di Israele); Sal 37 20
(ident ificazio ne sapienziale dell'empio con i nemici ' di
Jahwe); 83 ,3 (i nemici del popolo vengono presentati a
Jahwe come tuoi nemici nella lamentazione pubblica, con un cd. motivo dell'intervento divino ).
c) Jahwe stesso viene chiamato direttamente nemico di [sraele solo in [s 63,10 allora egli si trasform in loro nemico ). [n Ger 30,14 e Lam
2,4.5 l'agire di Jahwe viene paragonato a quello di
un ne mico come un nemico ). In ciascun caso
si di fronte ad un paradosso.

51

Nei LXX 'ajeb tradotto quasi esclusivam ente con X8p6. Nei testi di Qumran 'o)iib
frequente in IQM ( Kuhn , Konk . 4). Sul NT e
il suo ambiente cfr. W .Foerster, arI. X8p6,
ThW Il ,810-815 ( = GLNT 111 ,1305-1318). '
Per 1' amore dei nemici , ancora assente nell'AT, si
potrebbe citare Es 23,4s. , dove tuttavia si esige solamente che l'avversario in giudizio nella vita quotidiana
sia aiutato come tutti gli altri (Prov 25 ,21 usa -in').
E. Jenni
-;.~

'ed SVENTURA

Il Non si pu stabilire con sicurezza da quale


rad ice derivi il sostanti vo 'ed sventura . Generalme nte si considera come voce primitiva un
verbo ' ad, che non si riscontra al trove, face ndo riferimento a term ini arabi , p.e. 'ada (ti) (cosi p.e.
Zorell40; contro P.Humbert , ThZ 5, 1949 , 88 , cfr.
L.Ko pf, VT 6, 1956, 289). HAL 38a fa risalire il
termine a *' aid oppure *,alido
Un verbo

'Lid

sarebbe tuttavia attestato se si vedesse in

(l')'ii d di Prov 17,5 un part., come ha proposto G.R. Driver, Bibl 32, 195 1, 182, il quale per muta in (la)'ed (<< as
Il ought to be written ' [= come dovrebbe essere

scritto D, e come stato inteso senza alcun mutamento


e in riferimento all'ug. da M.Dahood, Proverbs and
Northwest Semitic Ph ilology, 1963, 38s. (<< a stati ve participle [ = participio stativoD; cfr. anche Gemser, HAT
106

16,72s.; Barr, CPT 266.321 (per Giob 31,23 e 2Sam


13,16).
.
bb
. d Il'
Tuttavia pi probabilmente SI dovre . e partire a acc.
ediJ(m) Il rovescio d'acqua (mmaccloso), torrente ag!talO (AHw 187b), che designa a rare and catastrophlc
evenl (= un avvenimento raro e ~atastrofico )
(CAD E 36a); si tratta di un termme che I ace. _ha preso
dal sum. (cfr. E.A.Spelser, BASOR 140 , 19,5, 9- 11 ,
M.Sreb0 , Die hebr. Nomina 'ed und ' d, StTh 24 , 1970,
130- 141 ).

21 'd ricorre 24x: in Giob e Prov 6x c iascuno ,


Ger 5x, Abd 13 3x; altrove in Deut 32 ,35; Ez 35,5;
25am 22 ,19 = Sal 18 ,19. Ez 35,5; Prov 1 ~ ,5; 27 ,10
e Giob 31 23 sono stati spesso oppugnalt dal lato
testuale. Presci ndendo da Ez 35,5 'ed si trova solo
in testi poetici. Non ha mai l' articolo determinato~
ma 2x viene precisato ulteriormente con nom i
propri e 17x con suffissi .

31

Questa parola quasi un termine fisso per


indicare la sventura ; non si pu tracciare una
storia del suo significato. Tuttavia due usi del termine divergono tra loro cosi nettamente, da dover
differenziare per conseguenza dal punto di vista
semantico anche il suo significato fondamentale:
da un IalO (A) 'ed viene usato in senso politico o
militare in relazione ad un popolo (anche 2Sam
22,19 = Sal 18 ,19) e dall'altro (B) esso si riferisce
al destino di un singolo o di un piccolo gruppo; Il
secondo caso riguarda i 12 passi sapienziali di
Giob e di Prov .
In ambedue i casi spesso 'd unito a giorno (Deut
32,35; 2Sam 22 ,19 = Sal 18,19; Ger 18,17; 46,2 1; Abd
13 3x; Giob 21,30; Prov 27 ,10) oppure a tempo ('l ,
Ez 35 ,5; cfr. Ger 46,21; 49 ,8); con la prepOSIZIone be
viene fornita un'importante precisazione del tempo o
della situazione. Similmente in ambedue i gruppi pu
venir detto che 'ed sopraggiunge improvvisamente ,
nel senso che imprevedibile umanamente (Deut
32 ,35; Ger 48 ,16; Prov 6,15; Prov 24 ,22; cfr. 1,27). Il predicato spesso M ' , o al qal venire (Ger 46,21 ; Prov
6,15; Giob 21,17; cfr. Ger 48 ,16 e 'a la venire in Prov
1,27) o in senso causativo all'hi . fa r ventre (Ger
49 ,8.32); in questi casi 3x unito a 'al (Ger 46 ,21; 49,8;
Giob 21 ,17; cfr. 30,12; Prov 1,27). Altrimenti in A si dice
che 'ed vicino (qarb; Deut 32,25 ; Ger 48,16), oppure in B che sorge (qLim ; Prov 24 ,22), oppure che
per il malvagio pronto (nakn) per la sua rovina
(Giob 18,12).
Il termine in ambedue i gruppi ha parecchi sinonimi , ma quasi mai un opposto (cfr. per ner
lampada Giob 21 ,17; anche 18 ,5 e Horst , BK
XVI, 270); anche i sinonimi per si dividono in A

e B.
In A rientrano il frequente (a 'a male, sventura (Ger
48,16; Abd 13; cfr. del resto p.e. Is 7,5; Ger 1,14) ed
espressioni che accennano al tema della visita divina ,
caro ai profeti (Ger 46 ,2 1; 49 ,8); cfr. anche Ez 35,5 nel
tempo della loro punizione finale e Abd 12. 14 nel
giorno della sua sventura/della loro rovina/della calamit . In B d'altra parte rientrano due termini rari per
sventura , e cio pi d (Prov 24 ,22; altrove solo Giob
12,5; 30,24; 31 ,29; cfr. KBL 759a e Fohrer, KA T
XV I,232 .237: rovina) e nikcer (Ger 31 ,3; cfr. Abd 12;
qualcosa di estraneo = funesto ); come pure il pi
107

frequente piJad spavento ( Prov I ,26s.; cfr. Giob 31 ,23


ecc.),jom ,ab{JrI giorno dell' ira (Giob 21,30) e f}"balim dolori (Giob 21,17), dove 'd collegato con la
malattia' cosi anche in Giob 30, dove al v. 12 costruito
co n 'orh61 vie (HAL 84a argini ); in Prov 1,27 'ed
viene paragonato ad un vento tempestoso (cfr. anche
Ger 18,17).
Ri spetto all' uso profetico di 'ed in A, che sembra
pi tradizionale , l' uso sapienzi ale in B pi vario
e pi ricco. Il termine potrebbe aver av uto la sua
ambientazione propria nella tradIZIone saplenzlale,
m a in seguito stato assunto dal linguaggio profetico ( pi tardi vo).

41

Il sostant ivo astratto neutrale in senso teologico solo in Prov 27 , IO; invece i passi di Giob e
di Prov sono espressione di una sapienza (espe rienziale) fond ata su una teologia. 'ed riferito positivamente a Dio; anche quando personificato
(specialmente in Giob 18, 12; cfr. Fohrer, KAT
XVI ,303), non mai un fato , m a sottoposto
a Dio che lo provoca (cfr. Glob 31 ,23; Prov 24,22).
Negativamente collegato con il destino funesto
degli empi ('awwol, ra' , r"so'm); la rovina de:
finiti va che conduce alla m orte (Fohrer, I.c .). SI
colloca nello schema sapienziale azione e conseguenza (cfr. K.Koch , ZThK 52, 1955 , 2ss.), per
cui lo si pu ritrovare anche nella teodlcea e nel lam ento del fedele che tentato (GlOb 21 ,17. 30); In
ultima analisi lo si deve far risalire alla giustizia
di Dio. Dello ~tesso teno re sono anche i passi profetici , la m aggior parte dei quali concernono la catastrofe nazionale e religiosa dell' an no 587 (Abd
13; Ez 35 ,5; cfr. Ger 49 ,8.32); 'ed esprime il giudizio di Dio (cfr. Ger 18 ,17; 46,21 ; 48 ,16; anche
Deut 3235). Nel canto di ringraziamento (forse
tardivo) 'di Sal 18 e par. 'ed il polo opposto
dell' aiuto e della salvezza divina.

51

Il termine non ha 'un equivalente nei LXX,


ma viene tradotto con non me no di 12 termini
greci tra i quali vanno citati soprattutto
.x7tW~E~o( (9x) e )(O('t'O(cr't'po<p~ (2x). Infine il termine non compare nella letteratura qumramca e
pare non abbia av uto alcuna importanza nel NT.

M.Sreb0

~.~~ 'ajj

DOVE?

II L'elemento *'a)- , che ricorre in tutte le lingue semitiche, forma in diversi modi avverbi e
pronomi inte rrogativi ( Barth , Pronomlnalblldung
144-149' GVG 1,327s. ; Moscati, Introduction
114s. 12s.), tra cui le particelle interrogative ebr.,
di cui qui trattiamo , 'ii, 'iij e 'ajjii dove? (cfr.
ug. iy, WUS nr. 16 1; UT nr. 1.43), inoltre 'ii mizzze
e mii'jin da dove? , 'on/'ono verso dove? e
' i _ dov' .. .? nei nomi propri ( H A L 37b;
Stamm HEN 416). Dalla domanda retorica
dov': .. ? pu svi lupparsi l'espressione negativa
... no n c' (-'jin; cfr. GVG 1,500; Il ,114: BL
~.'~ 'ajj DOVEO

108

633s.; LGuidi , Particelle interroga ti ve e negati ve


nelle lingue semitiche, FS Browne 1922, 175 -1 78;
A.Goetze, Ugantlc Negations, FS Pedersen 195 3
115- 123; dr. acc. janu non /sono < ajjanll//;
dove? l), GAG III b; CAD 1/ J 323s.).
'ka (Cani 1,7.7) e 'jjk (2 Re 6,13), nel signiflcalo di
,dove? l), sono aramaismi (Wagner nr. IO).
LlpOlesl di G.R.Driver, WdO 1/1 , 1947,3 1, che 'al in
ISam 27,/0 (ab,ltual menle correl1O in 'cel-ml o 'ali) sia
da accoslare ali acc. ah dove? l), non veros imi le.

21 I circa 90 passi dell ' AT, in cui ricorre la domand a dove? (accanto a 27x da dove? e
20x verso dove? l), utilizzano un'i ntera serie di
t e rm:~I . Interr?gatlvl , che sono tutti per form ati
con aJ- ;. d plU frequentemente usato ed il pi importante per la sua nlevanza teologica 'ajj.
Con il sign. dove? ricorrono I) ' 4x (Gen 4,9; DeuI
32,37, ISam 26,16; Prov 31 ,4 Q IXI?, cfr. Gemser HAT
16,108; dlversamenle N. M.Sarna, J ES 15, 1956: 11 8s.;
UT 6.3 1 e nr. 142: any liquor 1= qualunque li quore 1);
2) ' ziil'-zii 17x, lalvolla anche in senso pronominaIe quale? ( ISam 9,18; IRe 13,12; 22,24 = 2Cron
18,23 + haddcercek; 2Re 3,8; Is 50,1; 66,1.1 ; Ger 6,16;
Glob 2,8, 12.20!. 38, 19.19. 24; Eccle 2,3; \I ,6; ESI 7,5; cfr

Giud 9,38 dov' dunque la tua bocca, tu che


dlcl.: . l), Nah 2, 12 ebbene, dov' il giaciglio dei
leo nl. .. l); GlOb 17, 15 dov' dunque ancora una
peranza per me? l).
Le d?mande con da dove? e verso dove? sono per
lo pl Uvere domande (anche Sal 121,1 da dove mi viene

a l ~ l o? l ~, che lalvolla possono irrigidi rsi negli schemi un

po formali con CUI mlzla un dialogo (ad es. Gi ud 19 17


dove val e donde vieni ? l); cfr. Lande 40s.). Vi so'no
anche domande relonche che esprimono la perplessil di
chi Inte!~?~a o l'impossibilil di lrovare una via d'uscila
(con m e a}lll: Num Il ,13; 2Re 6,27 Nah 3 7 con ,: ' .
Gen 37,30; 2Sam 13, 13; Is 10,3). '
, ,
alla.

4/ Nella lingua dei salmi e nel dibattito profe,


tl CO o saplenzale la domanda retorica dov' dunque ... ~ = non in nessun luogo... )) espressa in
di verSI modi (cfr. F.Asensio, Teologia e hisloria
del pacto en torno a una interrogacin biblica
Gregonanum 47, 1966, 665-684).
'
Bisogna pe,r di tin~uere i casi in cui chi interroga
conosce gla 111 anticipo la nsposta (( qui o sim.),
ma tuttav lapone la domanda, per appellarsi in tal
modo con 1I1Slstenza alla responsabilit di qualcuno: Gen 3,9 Adamo, dove sei? l); 4,9 dov'
t uo fratello Abele? l); ISam 26,16 dov' la lancia
anch~ e mlz~(]! da dove? 9x accanto a me'tijin d~
del re? .; anche 2Re 2,14 dov' dunque Jahwe,
dove. 17x mcI. 2Re. 5,25 Q; inollre una volta ' laz I
per qual mOllvo? m Ger 5
II DIO di Ella? l), come invito rivolto a Jahwe a
3) 'ej ('jph ) 10x (Gen 37, 16: Giud 8,18; ISam 1922malllfestarsi nel miracolo.
2Sam 9,4; Is 49,21 ; Ger 3,2; 36,19; Giob 4,7; 38,4; Ru
La domanda retorica sul dove in relazione a
2,19, da non confondere Con 'j scril10 'plV ' o '
~IO (diverSI sono invece i casi in cui la domanda
dunque, quindi l), che in quanto rafforzalivo pu act~~
e reale, ma ci si lamenta che non venga posta da
st~~l ~ termini Interrogativi come 'ajje);
~oloro che ,trascurano Dio: Ger 2,6.8; Giob 35,10)
4) eka 2x (Cant 1,7.7; altrimenti 15x nel i
d
e p~r 1.0 plU da Intendersi come empia negazione
come? accanto a 60x 'k, 4x 'kiika e 2x hk ra;~~ai~
dell eSistenza e della efficienza di Dio, pi rarasmo, cfr. Wagner Ilf. 73 e aram. bibl I --k' dm Dan 2,43, < hk di , KBL 1068aJi. le
I come
mente (nelle domande sulle opere potenti di Dio)
5) ' k Ix (2Re 6,13);
,
come lamento di chi perseguitato e come appello
nii
'3 !,x" ( ~UI 2,19; allrimenti 19x verso dove? e 3x al DIO nascosto, affinch dimostri la sua (a ntica)
ance lVa ana _qua e l l), come pure 13x (fino a)
potenza (Giud 6,13; Is 63,11.11.15; Mal 2,17; Sal
quando? , -mala}); crr. 'cm in m'all da dove? 2Re
89,50 dove sono .1 tuoi antichi atti di amore? l).
~;b~' ~. verso dove? ISam 10,14; (fino a) qu~ndo? Nelle lamentazlOIll del popolo viene citata la domanda di scherno dei nemici : Dov' dunque il
7) 'ajj' 45x (ls 10x, Ger 6x Sal e Giob 5x ci .
loro Dio?~) ,(Gioe 2,17; Sal 79,10; 115,2; cfr. Mi
4x; rafforzalo in Giud 9 38 ~ Giob 17 15 co a~~fono'dGen
7?10; di qUi e passata anche nella lamentazione in,
que in Sal 115,2 con 'na dunque;. n e o undlvldua~e , come in Sal 42,4.11 ebbene, dov' il
f6~~ ~? ~~jji,2t;n~~ea19 u1 s~mlls9so 'prono,,:,inale, 8x tuo DIO. l); Similmente nella preghiera di Geremia
sono d
?,"
S ,12 Con j dove
Ger? 17,15 dove rimane dunque la parola di
L'
u~9ue .... l), MI 7,10; Nah 3,17 Giob 14/0 20 7)
DIo . ). Il discorso del gran coppiere con la doaram. an (DISO 18) non al1eslao nell' ar~m : bibl.
manda: Dove sono gli dei di Camat... (2Re
3/ Solo la met circa delle domande sul
18 ,34.34 = Is 36,19.19; cfr. 2Re 19,13 = Is
dove sono vere domande nell' AT. Nella ma _ 37, 13) nguarda implicitamente anche il Dio di
glor parte del casI In CUI SI usa' ajj (sono
. g
Israele. V~ceversa Jahwe pu deridere l' impotenza
Gen 18,9; 19,5; 22,7; 38 21 E
. eccezioni
degh Idoh (Deut 32,37 dove sono i loro dei ? l);
17,20; Ger 2,6.8; Giob 35 1'0 t;;02 T~~ 1~,3~
Ger 2,28 dove sono i tuoi dei che ti sei costrUiti? ).
3,17 e Gl.ob 15,23 il testo v~ c~rretto), ~oto me~o
nel c.asi In CUI sono usati ' (-zre ) e ' ,I><0 SOIO .
Nel linguaggio vivace della dispula profelica e sapienspetllvamente in Deut 32 37 Is 50 I e.1. (G
n~ ~e, l! d~~)Ve retorico viene usato anche altrove, nei
Giob 4 7 384)
"
, e In er 3 2
.
'. ' " SI tratta di domande retoriche '. '
plU
diverSI contesli: cfr. Is 19,12; 33,18.18.18; 50,1 ;
CUI la nsposta In nessun luo o '
, In
51 ,13; Ger 3,2; l3,20; 37,19; Ez 13,12; Os 13,10.14.14, in
per diversi m.otivi stilistici (affe~m~~o~~e:~~i~sta
qU~lche caso bisogna leggere 'ajj invece di ''''hl ; Zac
lro,nla e denslOne, espressione di lamento
g ca,
~5, Mal 1,6.6;GIOb 4,7; 14,10; 20,7; 21 ,28.28; 38,4; do,
ande senza nspOSla per dlmoslrare i limili della cono,
slta ecc.). Esempi tratti dalla lingua Prof~~:~~~~
scenza: Glob 28,12.20; 38,19.19.24.
109 ~'~ qiN DOV E'
110

?)

1.

5/ Nel T le domande retoriche con 7t oi)


dove? (Lc 8,25; Rom 3,27; ICor 1,20 ciI. Is
19,1I s.; 12,17; 15,55 secondo Os 13 ,14; Gal 4,15;
IPiet 4,18 ciI. Prov Il ,31 G; 2Piet 3,4 ) possono essere fatte deri va re dall a tradizione vtrt . solo e si
ha anche una dipendenza di contenuto, poich
questo stile di per s molto diffuso (J .Konopsek, Les question rthoriques dans le NT ,
RHPhR 12, 1932, 47-66.141 -161 ; Blass- Debrunner
1,230; Il ,83).
E. Jenni

n~

'ajin NON ESSERCI

1/ L'ebr. 'jin non esserci, non c' ha i suoi


corrispondenti nell'acc. janu (GAG III b. 190b,
medio e tardo bab.), ug . in ( WUS nr. 294; UT nr.
149.252), moab. 'n (KAI nr. 18 1, r. 24 ), cfr. pun.
ynny (Poen. 1006, Sznycer 142).
La base della parola, Irallala in ebro come un segolalo,
sembra essere la slessa del lermine inlerrogalivo - 'ajje
dove. Perci 'djin non esserci , non c' ) viene per lo

pi fallOderivare da quesla particella interrogaliva: La


proposizione interrogati va retori ca

dov' X?" poteva

Irasformarsi in una proposizione dichiaraliva " X non


c'" (BL 633; cfr. HAL 40b). A favo re di quesla spiegazione sta lo sv iluppo simile nell'acc. (- 'ajj I).
Alleslazioni ebr. eXlrabibliche si IrOv&nO nella seco nda
iscrizione di Silwan (KAI Ilf. 191B, r. I) e nel coccio di
Lachis nr. 4 (KAI nr. 194, r. 5.7).
Il termine ricorre 789x nell ' AT (' jin 42x,
mcI. ls 41 ,24; Ger 30,7; 'en 747x , di cui 103x con
suffissi).
Il lermine OppOSIO}eS esserci si incontra 140x (i ncl.
'1$ in 2Sam 14,19 e Mi 6,10, cfr. Wagner Ilf. 28a.b; Gen
21x, Ecde 16x, Prov 13x, Giob 12x).
I,c?rrispondent i aram. bibl. sono '1 Ia}(8x)e, al negalivo,
la I la} (9x).
2/

Il significato primario non esserci/non


esistere (parallelamente a beli bi/ri 'cjr.es r6hil)
come negazione di ji!s esserci/esisere ('cfr. Is
44,8). Per l' uso del termine cfr. GK 152 i-p.u.
3/

4/

Tra le diverse affermazioni su Dio in cui


viene usato 'jin , si distinguono quelle ch~ hanno
un certo valore di formula . Esse ricorrono per lo
pi nel Deuteroisaia; inoltre si incontrano pure in
alcuni passi dtr. e in Osea.
In primo luogo da menzionare la formula 'eli
k' .. . non c' nessuno come ... l), che serve ad
esprimere l' incomparabilit di una persona (cfr.
C.J.Labuschagne, Th, Incomparability of Yahweh in the OT, 1966). Dietro ad essa dobbiamo
immaginarci la domanda chi come te? ( ISam
26,15); la risposta allora suona: nessuno come
le l). Quando nell' AT si rivolge la parola a qualcuno, questa affermazione dell' incomparabilit
non viene riferita ad un uomo (in terza persona:
ISam 10,24; Giob 1,8; 2,3; cfr. Lande 103); essa riIII

co rre invece molto spesso in preghiere ri volte a


Jahwe ( ISam 2,2; 2Sam 7,22 = ICron 17,20; IRe
8,23 = 2C ron 6,14; Ger 10,6.7; Sal 86,8). In terza
persona la si inco ntra anche nell a formu la di riconoscimento di Es 8,6 e nell'espressione di lode di
Deut 33 ,26, co me autoa ffermazione di Jahwe in
Es 9,14.
Acca nto all 'affermazione sull'incomparabilit, si
trova quella sull'unicit o l'esclusivit. Le due
espressioni stanno in questa successione in ISam
2,2 nessuno sa nto come Jahwe, poich non c'
ness uno al di fuori di te e in 2Sam 7,22 = ICron
17,20 perci tu sei grande, o Signore mio Dio,
poich ne suno simile a te e non c' alcun dio
al di fuori di te l). Nell a formul a di riconosci mento
di tipo dtr. l'escl usivit viene sottolineata co n 'en
'od: tu dev i/tutti i popoli devono riconoscere
che Jahwe Dio e nessun altro (Deut 4,35 .39;
I Re 8,60; cfr. Deut 32 ,39). In Osea (Os 13,4; cfr.
5, 14) si stabilisce una relazione tra l' affermazione
dell ' unicit e la formul a di autopresentazione
(W.Zimmerl i, Ich bin Jahwe, FS AJt 1953, 179209 = GO 11-40). Nel Deuteroisa ia, poich viene
accentuato l' agire escl usivo de ll' unico Dio, Jahwe,
nel crea re, nel guidare la stori a e nel salvare, non
fa meravigli a che questa relazione compaia di frequente; la predilezione per questa fo rma probabilmente dovuta anche all ' autoesaltazione o autoglorificazione innica di una divinit nel suo ambiente babilonese (c fr. Westerrnann , ATD
19,126s.). La form a semplice compare nell'oracolo
su Ciro in Is 45 ,5.6 io sono Jahwe e nessun altro e nel giudi zio di 45 ,18 .22; viene ampliata in
e oltre a me non c' un salvatore in 43 ,11 , in
e nessuno strappa dall a mi a mano in 43 ,13
(g iudi zio), in un Dio giusto che salva non c', oltre a me in 45 ,2 1, in io sono Dio e nulla come
me in 46,9 (di sputa).
Che queste espressioni non vadano comprese
come formule monoteistiche (cosi B.Hart,
mann , ZDMG 110, 1961 , 229-235), appare in
modo chi arissimo dal genere letterario in cui esse
sono inserite: Jahwe sta intentando un processo
nei confronti degli altri dei . La proposizione e al
di fuori di me non c' alcun dio (44 ,6, cfr. v. 8)
non un'afferm azione, ma una ri vendicazione
(Westermann , ATD 19,114; cfr. 69ss. ). Jahwe ri,
chiede agli dei dei popoli che dimostrino la loro
divinit agendo di continuo nella storia, ma essi
non possono addurre di queste prove. La controparte pu solo tacere (41,26 nessuno dichiara,
nessuno fa udire , nessuno ha inteso un suono da
voi ) ed abbandona la scena (41 ,28 si, non c'
nessuno, fra di essi nessuno capace di consigl iare l). Quale peso abbia il termine 'jin nel Dtis,
lo indica gi la disputa 40,12-31 , in cui viene usato
ben sei volte: due volte per dire che i regni e le potenze del mondo sono un null a di fronte a
Jahwe (v. 17; cfr. 41 ,11.12); Jahwe li distrugge
(v. 23; cfr. Ez 26,21 ; 27,36; 28, 19); il Libano <:on
il suo legname e tutte le sue selve non basta per
i sacrifici (v. 16); l' intelligenza di Jahwe
r~

'djill NON ESSERCI

112

inscru tabi le (v. 28), egli soccorre chi senza


forza (v. 29); cfr. inoltre 50,2 e 63,3.
La negazione d Dio 'en 'a?/ohim non c' Dio in Sal
10,4; 14,1 = 53,2 da intendersi non in senso teorico
ma piuttosto nel senso di 3,3 egli non ha alcun ai ut~
da Dio ", ossia eq uivale praticamen te a Dio non presente/ non interviene (-''''/him IV/5 ; cfr. Kraus, BK
XV ,106 con la ciI. di Ktihler, Theol. I). fr. anche le affermazioni positive con jes presente in Gen 28 16'
Es 17,7; Giud 6,13; ISam 17,46; Is 44 ,8 Ues ancor; i~
contesti teologici: 2Re 3,12; Ger 14,22; 37,17; Sal 73,11 ;
2Cron 25 ,8).

5/

Nei LXX per 'jin/ 'en si hanno spe so, oltre


alle negazIOni , dei term ini con ex privati vo. Nel
NT vengono meno la formula di incomparabilit
e quella dell'unici t, e anche la pole mica contro gli
dei stranieri ; cfr. per ICor 8,4.
S.Schwertner

~.~ '/ s

UOMO

1/ 1 termini che designano uomo nelle lingue sem. (a differenza di quell i che designano
donna , - 'issa) attraverso una serie di modifiche hanno perso la loro unitariet. Cosi troviamo
'is soltanto in ebr. , nel fen. pun. e nell 'aram. antico ( DISO 26), come pure nell 'a ntico sudarab.
(W. W.MOller, ZA W 75, 1963 , 306), mentre predommano altre designazioni nell 'ace . (awi/u, e/tu ,
mUlu ), nell' ug. (bns, m/l, nell 'aram. (-gbrj e
nell' arab. (mar').

L'etimologia del tutto incena, e va respinto anche il


tentativo di K.Elliger, Studien zum Habakuk-Kommentar vom Toten Meer, 1953, 78s. 189,e FS Alt 1953, 100s.,
dl f~r ?derIvare " vocabolo, su lla base di un 'sj~m uomll1l( .> 111 IQpAb 6,11 (supposto di conseguenza anche 111 Is 16,7, cfr. HAL 9Ib), da una radice 'ss (KBL
93b: essere solido, campano ; HAL 91b: arabo 'alla
germogliare rigogliosamente ).
-Nei fen. pun. il plur. si forma in maniera regolare'
nelle altre lingue si ha per esso una form a della ra:
dice 'ns, come nell'ebr. 'anasim ( P.Fro nzaroli ,
:;A~ LR VIIIII9 , 1964, 244.262.275; cfr. l'ebr.
,n_~s_ uomo ; non va collegato a questa rad ice
- Issa donna . < *'an{-ar-). Il plur. 'isim , raramente testlmOmato, potrebbe essere una formazione pi recente in analogia col sing. (I s 53,3; Sal
141 ,4; Prov 8,4; BL 616).
Com,e d~rivato si . ha il diminuti vo 'isn ornino

(nell occhIO) =. pupIlla (Deut 32,10; Sal 17,8; Prov


7,2; pe,~.p,arallelt 111 altre lingue vd. HAL 42a), mentre il
verbo ss nupol. dImostrare d'essere uomo, farsi coragglo 111 Is 46 ,8 e dIscusso dal punto di vista testuale e
grammaticale (cfr. HAL 96b' Bibl 41
1960
173* nr. 2620).
'
"
Per i nomi propri 'a?sbli'a/( ICron 8,33; 9,39; in 2Sam 2-4
tendenzlosamente trasform ato in 'is-bOsa?r uomo
dell'lgnomlllla) e 'iShod ( ICron 7,18) cfr. NOlh, IP
138.225, pur essendo pero sempre possibi le (come accade anche per JisSiikar, interpretato spesso secondo Gen
113

t:h~ HOMO

30,18 come '15 sakor mercenario ) che si tratti di un


nuovo signi fi cato dato dall'etimologia popolare a forme
originariamente difTerenti (c fr. HAL 89b). Quanto a 'is(ob (2Sam 10,6.8) cfr. A.Jirku , ZAW 62 , 1950 31 9'
HAL 43a.
'
,
1I/ Le ricorrenze del sostantivo, che sesto in
ord ine di freque nza, ono complessiva mente 2183
(incl. 2Sam 16,23 Q; 23,21 Q; escI. Prov 18,24) e
sono distribuite in modo normale in tutto l'AT
con una leggera pre ponderanza nei libri narrativi
(Gen, Giud , II2Sa m) e nei libri legislati vi (a nche
Prov):
.
sll1g.
plu r.
totale
Gen
107
51
158
Es
83
13
96
Lev
93
I
94
um
98
33
131
Deut
76
14
90
Gios
39
33
72
Gi ud
155
44
199
ISam
141
70
21 1
2Sam
105
34
139
IRe
69
16
85
2Re
104
23
127
Is
49
14 + 1
64
Ger
114
47
161
Ez
65
24
89
Os
IO
IO
Gioe
2
4
Am
2
3
Abd
I
3
Giona
4
9
Mi
7
8
Nah
I
Ab
Sof
2
4
Agg
3
3
Zac
20
23
Mal
4
4
Sal
38
45
6 +1
Giob
29
42
13
Prov
84
5 +1
90
Rut
19
2
21
Cant
3
3
Eccle
8
IO
Lam
I
I
Est
20
20
Dan
7
I
8
Esd
4
IO
14
eem
24
20
44
ICron
24
17
41
2Cron
43
13
56
AT tol.
1657
523 +3 2183*

Ul! 1/ Nel suo significato prim ario questo


vocabolo dev'essere reso con uomo (la persona
ad ulta maschile che si contrappone all a donna). Si
definisce cosi un campo semantico naturale, in cui
uomo e donna form ano due poli opposti.
Molto co mune l'accostamento dei due nomi uomo e
donna , uomini e donne (sing. accanto al plu r. in
Giud 9,49.5 1 e 16,27. 27), dove si pone sempre l'uomo al
primo posto, data la struttura pat riarcale della societ
israelita (-'ob II I/I ). L'espressione uomo e/o donna
utilizzata spesso nei testi giuridici col significato di
114

qualcuno, chiunque sia (Es

21,28.29; 35 ,29; 36,6; Lev


13,29.38; 20 ,27; Num 5,6; 6,2; Deut 17,2.5; 29,17; Est
4,11 ; cfr. 2Cron 15,13). Uomo e donna , oppure uomini e donne , pu essere usato anche per deSIgnare la
collettivit (Gios 6,2 1; 8,25; ISam 1\3; 22, 19; 27,9.11 ;
2Sam 6,19 = ICron 16,3; Ger 6,11 ; 5 1,22; Neem 8,2.3,
talvolta anche in serie pi lunghe). SI trovano pure delle
serie con tre elementi uomini / donne/bambinI (Deut
31,12; Ger 40 ,7; Esd 10,1; cfr. Ger 44 ,7;.con m ' tim Deut
2,34; 3,6; con g'barim Ger 41 ,16). Solo I~ senso generICO
si pu trovare in questo campo semantlco anche Il termine ben figlio (p.e. Gen 42, Il .13; Deut 1,31; Ez
16,45.45; Mal 3,17).
L' uomo cerca la comunione sessuale con la donna
(Gen 2,24) o viceversa la donna quella con l' uomo
(cfr. Ger 29,6).
L' essere sposato , visto dalla pane della donna, si dice
hG}'la l'' i; (Lev 21,3; Ez 44 ,25). AI. contrano una vergine pu essere indicata come tale, dIcendo che a leI non
si ancora accostalO uomo (/0 jOd" o 'iS Giud Il ,39;
21 ,12; cfr. Gen 19,8; 24,16). Tutta una serie di questioni
sui rapporti sessuali extramat rimoniali fra uomo e donna
(schiava, vergine, fidanzata) viene regolata con precis,:
disposizioni legislative (Lev 19,20; Deut 22,22 -29), COSI
pure il commercio sessuale con una donna durante Il
Ousso mestruale (Lev 15,24.33 ), la questione del matrimonio fra cognati (Deut 25,7), lo spargi mento di seme
da parte dell'uomo (Lev 15, 16ss.) ecc.
Nell'ambito del ignificato primario va ricordato
come sinonimo gcbcer (-gbr; Deut. 22,5 in contrapposizione a 'issii; spesso usato come 'is: um
24,3.15), il quale per adoperato molto pi raramente. Raro anche il termine m' /im uomini ,
gente che ricorre solo al plur. (22x, di cui 6x sia
in Deut che in Giob; acc. mUlu , ug. mi , et. me/
uomo, marito ; cfr. anche i nomi propri M ' /il sii'~1 Gen 4,18 e M' Hiscta~ (Ger 5,2 1-2 7;
ICron 1.3).
In senso specifico per designare il sesso si trova zokor
maschile, uomo (82x, di cui 18x ciasc. in Lev.
e Num , 14x in Gen, 12x in Esd 8; a questo riguardo va
citato anche l'antico collettivo z' ktir tutto quel che
maschio della legge sul pellegrinaggio Es
23 ,17 = 34,23 = Deut 16,16 e della legge sullo sterminio Deut 20,13; la radice * qokar- maschile appaniene
al semitico comune), il cui opposto regolarmente n'q!!00 femmi nile ,) (22x, solo nel Pentateuco, escluso il
passo difficile di Ger 31 ,22 [cfr. Rudolph , HAT
12,198s.]).
Per gli animali viene usato ' i!; nel suo significato
primario solo in Gen 7,2.2 (altrimenti viene usato
zakiir, Gen 6,19; 7,3 ecc.).
2/ Il significato primario non di rado viene ristretto ad un senso pi specifico:

a) Spesso ' i!; va tradotto semplicemente con


marito (Gen 3,6. 16 ecc.). Nei testi legislati vi
rientrano in questo caso anzitutto i brani in cui si
trattano questioni di diritto matrimoniale (Num
5,12ss. sospetto di adulterio; 30,8ss. promesse
prima del matrimonio; Deut 22,13s . caso di divorzio; 24, 1-4 nuovo matrimonio dopo il divorzio ,
115

cfr. Ger 3,1; Deut 24 ,5 esonero dal servizio militare).


Per la designazione di Jahwe come marito vd .
t. IV/3.
Nel significato di marito va ricordato come sinonimo
il termine -M' al sposo (2Sam 11,26 parall elo ad 'is);
cfr. anche - 'Odon (Gen 18,12; Giud 19,26s.; Am 4,1; Sal
45,12).
b) In alcuni passi 'is caratterizza in modo specifico qualit tipica mente maschili come la forza , Il
prestigio , il coraggio (l Sam 4,9; 26,15; I Re 2,2;
cfr. Gen 44 ,15; Giud 8,2 1 ecc.). Sinonimo il termine gcbcer, del resto usato raramente in questo
sen o (Gi ob 38,3; 40,7).
c) Solo in apparenza ' i!; risulta ristretto inalcuni
passi al significato di padre oppure .fglto ,); t~
tal caso ' i!; uno, qualcuno SI trova m OPPOSI zione a figli oppure a genitori in un se nso generico, con il quale si vuole evitare di designare con
pi precisione il rappon o di parentela (pad re/figlIO
Gen 42,11.13; Deut 1,31; 8,5; Mal 3,17; fi glio/genitori Gen 2,24; ISam 1,11 ; Am 2,7; Is 66,13; cfr.
anche Gen 4,1).
d ) Anche ii plurale pu talvolta essere utilizzato ~
a seconda del contesto, per sostituire designaziom
pi specifiche. Cosi gl i uomini ), in Gen 12 ,20
so no la scorta che il faraone mette al fi anco dI
Abramo in Gios 9,14 sono i negoziatori, in Gios
IO 18 so~o le guardie , in 2Sam 18,28 ono i ribelli ~
ecL Molto spesso gli uomini sono esploraton
( um 13s.; Deut I; Gios 2; 6s.) o compagni, soprattutto in Sam e Re (spesso nella forma con suffi sso 'anosaw i suoi uomini ). Proprio come partigiani di Dav ide (c irca 30x), di Saul , di Abner o
di loab essi devono attendere ordmanamente a
mansioni di guerra (diversamente p.e. Gen
24,54.59; 2Re 5,24).
3/ Il termine assume spesso un senso colletti vo soprattutto quando unito a numeri (p.e.
2Re' 4,43; 10,6.14). Quest' uso molto freq uente
nei libri storici; cfr. anche l'espresstone composta
'is - Jisrii'et.

4/
on di rado 'is nel significato di uomo
(= appartene nte al genere umano) viene usato m
senso generali zzato:
a) La tendenza a questa generalizzazione si scorge
gi nei testi legislativi (p.e. Es 21 , 12chl percuote
un uomo ... ; naturalmente la punlZlone commInata vale anche per chiunque percuota una
donna), nei testi sapienziali (p.e .. P ro~. 12,25; S~
37,7) e nelle maledizioni o benedlZlom (Deut 27,1)
maledetto l' uomo che ... ; Sal l ,l; 112,1.5 ecc.).
b) Il significato generale uomo c~iaro
quando 'is viene usato m contrappoSlZlone ali am male (Es 11 ,7; 19 ,13; Sal 22,7) e quando slparla
dell' uomo che diverso da DIO: con molto nltevo
in Num 23 ,19; Giud 9,9. 13; ISam 2,26 ecc., cfr.
b' skbce[ 'anosim con verghe umane (2Sam
::h~ 'iS

UOMO

11 6

7,14); mi~war 'iS precetto di uomini (ls 29,13)


(vd. st. IV 15b).
c) La generalizzazione ev idente soprattutto
nelle espressioni composte: 'ansi! habbjir servit (Gen 39,11 .14, che racchiude uomini e
donne) , be'ammar 'iS secondo il cubito ordinario (Deut 3, Il), ecc.
In questo significato generale il sinonimo
-'adam, che in qualche caso si trova in parallelismo con 'rs (ls 2,9.11.17; 5,15; Sal 62 ,10 ecc.); cfr.
anche il termine ''''nos che nei tempi pi recenti
viene usato per lo pi nel senso di debole mortale )} (-'Mam).
d) Per quanto riguarda il frequente uso di 'is
come pronome nel significato di ciascuno,
ognuno, chiunque l), o al negativo nessuno l),
sar suflciente solo l'averne accennato.
51 'is forma una serie di espressioni composte,
di cui baster citare le pi importanti:
a) Per indicare gli abitanti di una citt o di una regione
si usa anche 'ii;, oltre al pi comunej6i;eb abitante }}
(abitanti di una citt: o nel composto 'ani;e IlIi'ir, p.e.
Gen 24,U, o 'ani;e hammiiq6m , p.e. Gen 26,7, oppure in
composizione con nomi di luogo, p.e. Gios 7,4s.; appartenenti ad una regione: o nel plur. cs. 'ani;e Jisrii'e/, p.e.
ISam 7,1 1, oppure in senso collettivo 'il! JiSrii'el , 'ii; J eh';
dii ecc.). Per indicare i singoli abitanti di una citt o di
una regione si trovano designazioni come 'iS ~o ri
uomo di Tiro (IRe 7,14), 'ii; mi~ri egiziano)} (Gen

39,1) ecc.
b) In cinque passi si parla di 'ani;e habbiJjil: Gen
17,23.27 (gli schiavi maschi della casa, che vengono circoncisi); 39, 11.14 (la servit di Patifar); Mi 7,6 (coloro
che coabitano in casa).
c) Con ' ii; si form ano molte espressioni composte che
indicano professioni. 'i i; mi/~iimii (oppure plur.) il
guerriero (Es l5 ,3,vd.sl. IV/I ;Gios 17,1; ISam 18,5
ecc.; oppure anche il nemico )} 2Sam 8,10 = ICron
18, 10; Is 41 ,12). Sembra che al tempo di Salomone si sia
indicata con questo nome una categoria professionale
( I Re 9,22); il termine ricorre con maggior frequenza nel
tardo periodo dei re (come sinonimo cfr. m elim in Deut
33 ,6; Is 3,25, e ba!lurim in Is 9, f6 ). Molto simile 'i i;
~jil. Si tratta di uomini capaci nel pronunciare sentenze (Es 18,21 .25), di validi sovrintendenti del bestiame
del faraone (Gen 47,6), o anche di abili custodi delle
porte (I Cron 26,8), ecc. Fin dal tempo dei Giudici gli
'ani;e ~jil sono guerrieri valorosi (Giud 3,29; 2Sam
Il ,16 ecc.; cfr. gibbOr ~jil, -gbr). Altre designazioni di
professioni sono 'il! niibi' profeta (Giud 6,8), 'iii hii'~diimii contadino (Gen 9,20), 'ii; jOde" , ~jid cacclatore (25,27), ecc. Espressioni composte che designano l'attivit o l'essere di un uomo sono: 'i s habbeniijim duellante (I Sam 17,4.23), 'ii; ragli fanteria )}

(2Sam 8,4 = ICron 18,4; ICron 19,18), ecc.


d) Come perifrasi di un aggettivo 'ii; usato p.e. in
' ii; sa'ir peloso }} e ' ii; ~alaq (Gen 27,11).
e) Alcune volte si trova l'espressione bene 'ii; (Sal 4,3;
Lam 3,33; parallelo a bene 'Odiim in Sal 49,3 e 62 ,10).
Essa documentata soltanto dal periodo esilico in poi e
pu essere tradotta semplicemente con uomini l)' solo
in Sal 49 ,3 si potrebbe tradurre con nobili (cfr. 'HAL
42a: Krau s, BK XV ,33.365).
117

i:i'~ 'ii;

OMO

f) L'espressione ke'iS 'ce~1fid come un sol uomo de-

signa l'unit e la collettivit di pi uomini , p.e. quando


la comunit si riunisce come lIlI sol uomo (Giud 20 l'
Esd 3,1; Neem 8, 1) O quando essa esce in battagi~
come Wl sol uomo (I Sam Il ,7 ecc.). Come /III sol
uomo si pu per anche far morire un gran numero di
uomini (Num 14,15 ecc.); cfr. la concezione della scomunica nella guerra santa (-f:rrrn).
g) Vanno ricordati infine altri modi di dire in cui il si
gnificato di 'i i; fortemente generalizzalO (vd. sp.
11114d ). In composizione con - re a' e -'iiI] il significato
primario si attenua in quello di gli uni gli altri , vicendevolmente (p.e. Es 18,7 e Gen 42 ,2 1). Del tutto lontano dal significato originario Gen 15,10, dove persino
il riferimento personale andato perduto: Abramo
pose ciascuna met (degli animali divisi in due) di fronte
all'altra l).

IV 1 11 Bench nell ' AT ci si raflg uri Jahwe


co me un uomo , solo raramente e metaforicamente si parla di lui come 'is.
Nell'espressione di lode di Es 15,3 Jahwe detto
'rs mi/bama guerriero . Si tratta di una scoperta
che Israele aveva fatto durante gli scontri bellici
con i popoli vici ni . In Dtis 42,13 si adotta di
nuovo questo modo di parlare, come pure il termine 'iS mi/!lamor ' guerriero l); in questo caso
tuttavia si fa solo un paragone fra l'azione di Dio
e quella di un guerriero (ke'i s mi/f:ramor).
21 a) Nell' antico racconto della promessa di
Gen 18 si parl a alternativamente, in maniera un
po' singolare, di Jahwe e dei tre uomini . Dato che
Jahwe compare esplicitamente come soggetto nel
v. 13 (il v. I pi recente), si potrebbe pensare che
anche negli altri versetti che hanno il singolare sia
ancora egli il soggetto (3.1O.14b.15b.). In Gen 18
Jahwe viene quindi raflgurato come uno che si rivela sotto l' aspetto di tre uomini l), tuttavia egli
non viene mai espl icitamente identificato con
questi tre uomini. Cfr. i due uomini in Gen 19 e
1' uomo }} in Gen 32 ,23ss. Nel periodo pi antico
di Israele non si aveva evidentemente alcun scrupolo nell'adottare modi di dire preisraelitici , che
rappresentavano Jahwe come un uomo che ha
l'aspetto degli altri uomini , passeggia sulla terra,
mangia o combatte (una simile concezione presente probabilmente anche in Gios 5,13-15 ed Ez
8,2).
b) In alcuni passi postesilici , quando ci si riferisce
alle visioni profetiche del futuro , gli esseri celesti
in viati agli uomini (profeti) vengono designati talvolta come 'rs; essi certamente non si identificano
con Dio, ma d' alt ra parte non si distinguono sempre chiaramente da lui:
Ez 9,2ss. <sei uomini, ciascu no con il 'suo st rumento di
distruzione , un uomo con una veste di lino ~ cfr. Es
12 ,12 P; 12,23 J, dove Jahwe stesso che attraversa

l' Egitto sotto la figura dell'angelo sterminatore); Ez


40,3-5; 43,6; 47,3 < uomo con lo strumento di misura ); Zac 1,8, 10 < uomo fra i mirti l ~; Zac 2,5
< uomo con la corda per misurare l~; Dan 10,5; l2 ,6s.
< uomo con una veste di lino )}).
11 8

31

In Os 2,4.9. 18 Jahwe viene designato come


lo sposo di Israele. Nei primi tempi di Israele ci
sarebbe stato impossibile. Con questa deSignazione infatti si riprende una concezione dell a reltgione cananea con il suo culto di Baal, Il suo Hle ros Gamos e la prostituzione cultuale. Osea per
primo os adoperare una simile imm ag ine~ ma se
ne servi proprio per accusare coloro che SI sentt:
vano attratti da questt cultt sessualt ca nanel
(cfr. Wolff, BK XIV Il ,60, e Rudolph , KA T
XIII/l ,78s.).
Questa metafora viene ripresa in seguito da Eze:
chiele (Ez 16 , chiaramente tn v. 32 e 45; cfr. pero
anche v. 8.20). Per il contenuto dovrebbero essere
citati qui anche Ger 3,6ss. ed Ez 23, dove per
manca il termine 'is.
Anche allrove Jahwe, o meglio il suo comportamento,
viene assimilalO direttamente a quello di un uomo: Es
33 Il (come un uomo parla col suo amico, cosi Dio con
M~s); Deut 1,31 ; 8,5; Mal 3,17 (come un uomo
porta/corregge/ha piet di suo figlio).

41 L'" uomo di Dio si trova chiaramente dalla


parte degli uomini ; egli l'i ncaricato , il messaggero di Dio. Il termine 'is ha'."/ohim ncorre
nell' AT 76x, di cui 55x solo net ltbn del Re.
Come uomini di Dio vengono designati: Eliseo (29x in
2Re 4,7- 13,19); Elia (7x in IRe 17,18.24; 2Re 1,9-13);
Mos (6x in Deut 33,1; Gios 14,6; Sal 90,1; Esd 3,2;
ICron 23,14; 2Cron 30,16); Samuele (4x in ISam 9,6IO) Davide (3x in Neem 12,24.36; 2Cron 8, 14); Semela
(1R~ 12,22; 2Cron Il ,2); Canan (Ger 35,4); uomini di Dio
anonimi (24x, in Giud 13,6.8; lSam 2;27; IRe 13,1-29;
20,28; 2Re 23,16.17; 2Cron 25,7.9.9); -''''tahim 111 /6.
'is ha'lP/6him con ,.o'ti> veggente )} (-,.'h) e
-/lobi' profeta , uno dei termini fondamentali
del profetismo primitivo di Israele. Nonostante alcune sfumature di significato (Elia ed Eliseo sono
uomini di Dio l), i loro seguaci si chiamano discepoli di profeti l); in IRe 13 un uomo di Dio )}
e un profeta )} sono addirittura contrapposti),
l' uomo di Dio esercita nei primi tempi fun zioni
profetiche.
L'espressione viene usata quando compaiono la formula dell'evento della parola }) (I Re 12,22; 17,2.8), il
conferimento dell'incarico al messaggero (1Re 12,23;
2Re 1,3. 15) e la formula pronunciata dal messaggero
(15am 2,27; IRe 12,24; 13,2; 17,14; 20,18 ecc.). Come i
profeti, cosi anche gli uomini di Dio delle prime narrazioni profetiche annunciano salvezza O perdizione.
Spesso uomo di Dio }} e profeta}} vengono usati
come sinonimi (lSam 9,8s.; 1Re 13,18 ecc.); cfr. C.Kuhl ,
Israels Propheten, 1956, 14s.; von Rad Il ,16s.
Il termine non viene mai adoperato per designare
i cd. profeti scrittori dell'8' -6' sec. Nel periodo posteriore esso diventa semplicemente un titolo di
grandi personaggi (Mos, Davide).
Il termine si riferisce inoltre a uomini a cui Jahwe
ha affidato un compito speciale: la verga
dell'uomo che io scelgo )} (Num 17,20; cfr. 2Cron
6,5); l' uomo del mio disegno )} (= Ciro, Is
46,11); uomo che profet in nome di Jahwe)}
(Ger 26,20); uomo della tua destra )} (Sal 80,18).
119

51 I passi sopra citati , in cui Dio designato direttamente come 'is o la sua attivit viene assimilata a quella di un 'is (IV /3), sono rari a confronto
di quelli in cui l"iS viene confgurato come creatura di Dio e in tal senso con chiara distinzione da
Dio.
a) In Gen 2-3 il termine raro (2 ,23s.; 3,6. 16; il
termine fondamentale -'Mam).
b) In alcuni testi la distinzione fra Dio e l' uomo
sottolineata con molta precisione: l'uomo, contrariamente a Dio, caduco (Sal 39,7; 62 ,10); a
differenza dell ' uomo Dio non mente (N um 23 ,19)
e resta fedele all a sua parola (Os Il ,9). A questa
co ntrapposizione fa riferimento soprattutto la letteratura sapienziale: Prov 21 ,2; .14,12 ecc. Cfr. anche testi come Gen 32,29; Gios 10,14; Giud
9,9.13; 2Sam 7,14; 2Re 5,7; Is 40,6ss. (-basar).

61 Per quanto riguarda l'uomo stesso, c' da osservare che il suo comportamento e soprattutto la
sua condotta sessuale sono regolati da una serie di
comandamenti divini, la cui trasgressione provoca
l' ira e il castigo di Jahwe. Accenniamo ancora ad
alcuni contesti particolari:
a) Quando la legge viene letta in pubblico devono
radunarsi tutti: uom ini , donne, bambini, forestieri
(Deut 31,12; cfr. Gios 8,35). Parlando delle adu nanze del popolo, presiedute da Esdra e Neemia ,
si usano nuovamente queste serie (Esd 10,1;
Neem 8,2s.).
b) La condanna allo sterminio nella guerra santa
comprende uomini , donne, bambini (buoi, pecore,
asini) (Gios 6,21; 8,25; ISam 15 ,3 ecc.). I testi profetici riprendono tali serie, ma i nemici di Jahwe,
che vengono totalmente annientati, so no ora gli
israeliti stessi (Ger 6,11 ; 44,7; cfr. 51 ,22).
c) Il matrimonio di un israel ita con una st raniera
in certe occasioni fu ritenuto possibile, ma in
Israele esso fu giudicato in maniera sempre pi
negativa dal punto di vista teologico, poich sposare donne pagane significava introdurre in Israele
un culto pagano (Gen 34,14; soprattutto nel periodo postesilico: Num 25 ,6; Esd 10,17; Neem
13 ,25).
d) Israele si opposto con particolare vigore sin
dal Deut all ' introduzione e all'adozione di culti
pagani. Per questo anche gli uomini idolatri vengono duramente puniti (Deut 17,2.5; 29,19; Ez
8,11.16; Il ,1; 14,3.8).
e) Chi viola questi comandamenti viene punito,
poich Jahwe ricompensa l' uomo secondo
quello che fa )} (Giob 34, Il; cfr. f. l'a. lSam 26 ,23;
l Re 8,39 = 2Cron 6,30; Ger 31 ,30; 32,19; Ez
7, 16; Sal 62,13; Prov 24,29; 2Cron 25,4).
V 1 Nel NT si dis!i ngue fra &:v~p uomo )} (in
opposizione a donna) (A.Oepke, art . &:v~p ThW
1,362-364 = GLNT 1,969-978) e ilvepw7to
uomo )} (= appartenente al genere umano)
(J.Jeremias, art . XVepW7tO ThW 1.365-367 =
::i'~

',-" UOMO

120

GLNT 1,977-986 ). Le varie linee dell' AT vengono portate avanti. Si distingue chiaramente
fra Dio e l' uomo (Mt 21 ,25 ; Atti 5,29 co n
;hO pWTCIJC; Gv . 1,13 con &v~p), e allo stesso
;tempo si pone in rilievo il legame fra Dio e l' uomo
in Ges di Nazaret (Mc 14 ,71 ; 15,39; Gv 19,5
con i v6pWTCO; Gv 1,30; Atti 2,22; 17,31 con
,xv~p).

J.Kiihlewein

,=~ 'kl MANGIARE


1/ La radice' kl appartiene al sem. comune (in
el. si ha solo il 5051. ). Come verbo appare nel!' AT
ebr. in qal, ni ., pu. e hi ., in aram. solo in qal (vd.
51. 3a). Le derivazioni nominali relativamente numerose (solo in ebr. ) con il sign. generale di
cibo l), il segolato '6kad col fem . 'akla , la forma
aramaizzante ' ak[la , i nomi con preforI}1ati vo ma- ,
ma 'akal e ma' akOlcel ( IRe 5,25 makkolcel , GK
235. ), saranno trattati separata mente in 3b. Come
nome di strumento si ha ma' akclcel coltello l).
In certa misura sinonimo 1(lm mangiare (6x, anche
ug. assieme a 'kl; per il fen. Kil. 1,6 cfr. DISO 137 e KAI
Il ,32; acc. la'amum , lahamu , lemu prendere, mangiare , AHw 527b.543b)con il SOSl. Ice!Jaem pane, nutrtmento (300x, incl. Is 47,14 e Giob 30,4, di cui Ix
aram. in Dan 5,1 pasto ; anche pun., aram.; per l'arab.
la~m carne cfr. L. Ki.ihler, JSS L 1956, IO; per l'et. cfr.
E.UliendorfT, VT 6, 1956, 192), che si trova in contesto
teol. quando si parla del pOlere creatore di Jahwe (Sal
136,25; 146,7; 147,9; per Deut 8,3 cfr. von Rad, ATD
8,51; H.Brunner, VT 8, 1953, 428s.).
Un significato analogo ha l'm assaggiare ( IOx, da cui
In senso fi gurato sentire, sperimentare in Sal 34,9;
Prov 31,18) con il SOSl. lo'am gusto , in senso figurato intelligenza (12x, a cui va aggiunto Giona 3 7
decreto , significato tratto dall'aram. opp. d all ' ac~.,
cfr. Wagner nr. 11 7); aram. bibl. ,'m pa. dar da mangiare ), 50S1. (o'am e re' m intelligenza; decreto, rap-

porto .
Altri vocabol i con il senso fondamentale di mangiare,
ma con un slgn. in parte pi specifico sono brh mangiare cibo da malati (biljii e barul cibo da malato, cibo
di .Iutto ), gzr divorare (ls 9,19), zun nutrire
(G,ob 36,3 1 txt em; mazon nutrimento ; aram. hitpe.
nutnrsl e mazon ), $/ d hitp. rifornirsi di viveri
(~jid qi!dft provvista per il viaggio ), e anche ' ariihft
porzione di cibo (anche per il viaggio) >> (cfr. HAL 84h)
e mispo foraggio (ug. sp' mangiare ); cfr. inoltre le
radiCI che non a caso cominciano con la linguale I: Ihl
(~ co ns umare , I~ k

leccare, brucare ,

t{

inghiot:

tlre , liisad focaccia (Num Il,8; arabo Isd succhiare l ~; per f ' sorseggiare e Iqq (<leccare -slh
bere .'*

21 Secondo Mand. e Lis. (vd . per 51. 3b) il


verbo si trova nell' AT 809x in ebr. e 7x in aram.
~9al 739x -; 7x aram., ni . 45 x, pU. 5x, hi . 20x),
okcel 44x, akla 18x (solo Ez e P oltre Ger 129
sempre con la prep. le) 'akTla Ix ma' aka/ 30x'
ma' akO!cel 2x, makkocel I x, /na' akclcel 4~
(eccetto quest' ultimo i nomi si trovano solo
al sing.).

121

':::10:

' kl MAN GIARE

a) Molto spesso il verbo ha il sign. proprio di


mangiare , divorare l), ed esprime una funzione
fond amentale della vita degli uomini e degli animali . Assieme a vedere , udire, odorare, 'kl pu
provare che si vivi, Deut 4,28. Oltre che uomini
ed animali , anche numerose altre realt possono
essere soggetto di 'kl in senso traslato ( consumare o sim .): fuoco (circa 70x), spada (l2x),
terra ( Lev 26,38; Num 13,32; Ez 36,135.), bosco
(2Sam 18,8), caldo e freddo (Gen 31 ,40), maledizione CI s 24,6), il di vampare dell ' ira (Es 15,7),
fame e peste ( Ez 7,15), malattia (Giob 18 ,13). Cos
pure gli oggetti del verbo non sono soltanto cibi:
terra (Ger 8,16; 2Cron 7, 13), campo (Gen 3,17; Is
1,7), rovine CIs 5,17), eredit (Deut 18,1; hi . Is
58 ,14), propriet (Gen 31 ,15; 15 61 ,6; Eccie
5,10.18; 6,2), peccato (05 4,8) ecc, In tali casi il si gnificato si amplia in diverse direzioni: preparare
la fine l), ma anche godere , benefici are , portare
le conseguenze (specialmente con l'oggetto
frutto , 153,10; Prov 1,31 ecc.). Si predil igono
inoltre drastici modi di dire figurati, con oggetto
personale, p.e. popolo, popoli , i poveri (Sal
14,4 = 53,5; Deut 7, 16; Ger 10,25 gioco di parole
con klh pi o annientare ; 30,16 ecc.; Ab 3,14;
Prv 30,14).
Un simile significato ampliato si trova anche nell'acc.
akiilu , che f.l'a. pu avere per soggetto fuoco , dei, epidemie, dolori , dispiaceri . Come in ebr. , il verbo acc. a seconda dell'oggetto (campo, propriet, denaro ecc.) pu
avere ii senso pi generale di consumare o usufruire .
Anche senza oggetto il verbo ha talvolta un senso
pi ampio , sfruttare (2Sam 19 ,43) o banchettare (Ecde 10,16). Un significato ampliato, che
ha paralleli in acc., si trova in Ez 42 ,5, dove 'kl
non va mutato , ma significa occupare superficie,
spazio (cfr. AHw 27a).
L'espressione nota in acc . (CAD A/I ,255s.; M.Held , JCS
15, 196 1, 12) e in aram. (KBL 1121 ) 'kl qar~ /II calunniare (propr. mangiare parti strappate con morsi ) si
trova in Dan 3,8 e 6,25.
Per l'espressione mangiare la propria carne (Eccle
4,5; hi . Is 49,26) cfr. nell'iscrizione di Kilamuwa 1,6-8 i
modi di dire: mangiare la propria barba e la propria
mano, come segno di estrema disperazione ( KA Il ,3 Is.;
M.Dahood, CBQ 22, 1960, 404s.).
Per il mangiare (narrato o minacciato nella maledizione)
la carne dei propri fi gli o parenti in caso di carestia (2Re
6,28s.; Lev 26,29; Deut 29,53-57; Is 9,19; Ger 19,9; Ez
5,10; Zac Il ,9; cfr. Lam 4,10) si possono confrontare i
paralleli asso(CAD Al I,250b; D.R.Hiliers , Treaty-Curses and the OT Prophets, 1964, 62s.).
Il non mangiare , anche quando non si tratta di digiuno cultuale, segno di tristezza (lSam 1,7, cfr.
v. 18; 20,34; l Re 21,45. cfr. V. 7; Esd 10,6). AI
contrario il mangiare posto spesso in relazione
con la gioia ( I Sam 30,16; Giob 21 ,25 ; Ecde 9,7; 15
22,13 , cfr. Gilg. X,1II ,6ss. = Schott 775.).
jl

b) 11 problema della coesistenza di 6 oppure 5


forme nominali indicanti nutrimento, cibo
stato posto in evidenza da L.Kohler, JSS I, 1956,
122

20-22. Osservando il contesto si possono fare queste disti nzioni :


I ) 'bkad un colletti vo che esprime una realt_quanti tati va e concreta nutnmento (spesso - fru mento , cfr. acc. ak(a) lu pane , e l. 'ekel frumento ; ug. akl anche frumento , Dahood, UHPh
50). I passi Es 12,4; 16,16.18.21 secondo Il propno ap:
petito e Giob 20,2 1 per la sua vqractla vanno intesI
come inf. qal (perci qal 744x, 'okcel 39x). Rut 2,14
tempo di mangiare non dice necessanamente che Il
termine debba considerarsI un sostantivo everbale.
2) 'okla (oltre Ger 12,9 solo Ez e P, sempreconl ) va inteso come inf. fem. (secondo Bergstr. Il ,84 e plU usato In
epoca tardiva) e perci come nome d'azione. 3) 'aklla
(IRe 19,8 con la forza datagli da quel cibocammin 40
giorni l corrisponde ad un parI. passoe indica Il Cibo
mangiato . 4) ma 'akal cOrrisponde secondo yberg
205ss. ad una proposizione relall va sostanllvata ( CIO
che si mangia ) e designa il cibo in rapporto alla sua
commestibilit e alle sue diverse qualit (cfr. ma' " kiil
assieme a le' okla in Gen 6,21). 5) ma ,akillcel (Is 9,4.18
preda del fuoco ) corrispqnde anch'esso ad un parI.
passo (diversamente makkolcel rifornimento I Re
5,25).'

41

A differenza delle divinit ass.-bab. o ug.


(cfr. G.E.Wright , The OT Against Its Environment , 1950, 10255.; W.Hermann, Gotterspeise
und Gottertrank in Ugarit und Israel , ZA W 72 ,
1960, 205-216), solo in pochissimi casi Jahwe
soggetto di ' kl , ed in essi si tratta sempre di una
negazione o di un paragone: Deut 4,24 e 9,3 Jahwe
come fuoco divorante (su di esso e sul fuoco
divino - 'es 4, - kabOd) ; Os 13,8 e io li divorer
ivi come un leone (con i comm. il testo per
da correggere cos: l li divorano i cani l ~; in Sal
50,13 si polemizza contro l' idea che Jahwe mangi:
dovrei io mangiare la carne di tori e bere il
sangue di capri? (cfr. Deut 32,275. dove
sono i loro dei ... che mangiavano il grasso dei
loro sacrifici? ; Eichrodt 1,84-86; De Vaux Il ,
338-340)
AI contrario Jahwe 13x soggetto dell' hi. dar da
mangi are l), sia come elargitore di doni graditi (Es
16,32 e Deut 8,3.16 manna; inoltre 15 58,14; Ez
16 ,19; 0 5 Il ,4 txt?; Sal 81 ,17; in Ez 3,2 il rotolo divino della vocazione) sia come esecutore di un
giudizio (ls 49,26; Ger 9,14; 19 ,9; 23 ,15; Sal 80,6).
In quanto atto religioso il mangiare compare soprattutto nelle prescrizioni sacrificali ( L.Rost ,
BHH 11 ,1345-50) e nelle leggi sui cibi (Lev 11 ;
Deut 14; W.Bunte, BHH 111 ,1828), come pure
nelle norme e nelle narrazioni che parlano di un
non mangiare (e di un non bere) in quanto digiuno rituale (-~ um) . Solo in Lev compare ' kl q.
82 x, oltre a 22x ni. Come il pasto profano, anche
il pasto cultuale ha un aspetto gioioso ( Deut 14 ,26
ecc. ; cfr. B.Reicke, Diakonie, Festfreude und Ze105, 1951 , 16755.).
Sul pasto come elemento rituale nella stipulazione
dell 'alleanza - b' ril. W.Beyerlin, Herkunft und
Geschichte der tiltesten Sinaitraditionen , 1961,4042, vede nel mangiare e bere un term ine tecnico per la stipulazione dell'alleanza.
123

Durante i riti funebri si mangiava un ci bo speciale, Deut 26,14; Ger 16,7 (txt em); Ez 24,17.22
(txt em); 0 5 9 ,4Ic~cem 'onim; cfr. H.Cazelles, RB
55 , 1948, 54-71; T.Worden, VT 3, 1953 , 2905.;
J.Scharbert , Der Schmerz im AT , 1955 , 123s.

51 L' uso del verbo nei suoi significati pi ampi


attestato anche a Qumran; oltre al mangiare profano o cultuale, esso pu designare anche un' atti vit del fuoco o dell a spada. Nei LXX ' kl tradotto co n pi di 20 vocaboli , in ciascuno dei quali
si riflette il significato ampliato della voce ebr.
(consumare, bruciare, raccogliere ecc.). Per il
NT cfr. J.Behm , art. crfH Ul , ThW Il ,686 -693
( = GLNT 111 ,975 -992 ); L.Goppelt , art . -rpwyw,
ibid. VIIl ,236s.
G.Gerleman

Il " i!- un antico termine per indicare dio ,


che appartiene al sem. comune (tranne che
nell'et. ), e che particol armente diffuso in acc.
(C AD I/J 91-103) e nel semNO. (DISO 13). Nonostante svari ate proposte, la sua eltmologta resta
dubbia.
Lo si posto in connessione soprattutto con ' til precedente primo opp. esser fo rte o con 'Ih esser
forte l;, ma anche - con minor probabilit - con la preposizione 'I per, in direzione di opp. con 'lj/'Ih aver
di mira, raggiungere , 'II legare , arabo 'iii relazione ecc. (cfr. ultimamente F.Zimmermann , VT 12,
1962 190-1 95; P.Fronzaroli , AANLR VIII 120, 1965 ,
.
248.262.267, e la bibliogr. citata nei lessici).
Nessuna deri vazione ha un fondamento sicuro. Anche Il
modo di dire j ces_le' ,,1 j adi in mio potere (Gen
31,29; similmente Deut28 ,32; Mi 2,1; Prov 3,27; Neem
5,5) non porta ad una solu zi~ ne soddisface nte, pOlche
anche questa espressIOne non e molto chiara dal lato ellmologico (cfr. HAL 47a con blbllogr. ). Forse la parola
' el a causa della sua antichit, sfugge a qualSiaSI
de;ivazione; tuttavia si pu avanzare l'ipotesi che
il suo significato primario (come avviene per altre
simili designazioni di Dio: -ba' al, - ' ado" signore
o - ma?lcek re ) potrebbe aver espresso l'elemento
della forza.

III

Nell' AT il termine 'l compare (238 x) in periodo molto antico e anche in epoca recente; le sue
ricorrenze sono distribuite irregolarmente e d
hanno la loro maggior frequenza in Sal (7 7x), Glob
(55 x), 15 (24x, di cui Dtis 40~~6 15x), Ge~ ( 18x),
Deut ( 13x). Per conseguenza el rIcorre ptU spesso
in testi ritmici (cfr. anche i detti di Balaa m Nurt:l
23-24 8x) e anche nel linguaggio arcaicizzante. E
perci problematico se alcuni libri (Sam , Re, Ger,
Cron ed altri ) abbiano voluto evtl are espressamente il termine , per un motivo sconosciuto. Il
plur. ' lim raro nell' AT (vd . 51. 1Il/3 e Sal 58,2
txt em); il fem. sing., comune IO altre IlOgue sem.,
manca del LUttO.

,lo:

'el DI O

124

III I 't in parte nome proprio di una divinit


determinata, ma anche un puro appell ati vo di
dio (plur. 'Hm ). L' uso molteplice della parola
pu venir suddiviso con notevole approssi mazione in d iversi settori, che solo con mol te riserve
equi valgono a stadi distinti di una successione
storica: dalle ricorrenze in cui il senso del termi ne
si fonda prevalentemente sulla storia delle religioni (11111 El nell'ambiente dell' AT; 111 /2 le diVinit-El del Genesi; II113 ricorrenze tardi ve; 11114
uso superlati vo) all a descrizione della natura di
Dio con aggettivi (IV /I ), fino all'uso che si inco ntra nel Deuteroisaia (IV 12), nel libro di Giobbe
(IV 13), nell a contrapposi zione tra Dio e uomo
(IV 14) e nell'invocazione di Dio (IV 15).

con un luogo e .Ia formul ~ di autopresentazione viene


applicata alla d.vlnttasolo In manIera secondaria. Per di
p.u In entrambI caSI ti testo incerto (cfr. LXX ).
:,-nche '/Saddaj (Gen 17, 1; 28,3; 35,11 ; 48,3; Es 6,3 P),
In conness.one con quanto afTerma O.Eissfeldt (KS
111 ,364 n. 4.396 n. I; cfr. M.Weippert , lMDG 111 , 1961,
42-62; R.Balley, JBL 87, 1968,434-438), stato ritenuto
una partIcolare forma locale del dio El, p.e. in Ebron ' ma
nell' AT non compare un si mile legame fisso co~ un
luogo. Soprattu tto, attestato sicuramente in periodo
pi ant ico solo l'elemento - saddaj, di signi fi cato incerto
(Num 24,4.16), mentre Gen 43,14 J/E (assi milazione
posteriore a P) e 49,25 (correzione del TM in 3 manoscritti e traduzioni con assimi lazione al nome corrente?)
sono problematlcL R.correnze attendibili del doppio
nome SI hanno qUindI solo a partire dal 6' sec. (Ez lO 5
e P), per cui esso pu costituire una combinazione ta;diva, cosa che spiegherebbe la sua singolarit (mancanza
II Soprattutto i testi (mitologici) di Ras Samrad. connessIOne con un luogo). Con tale nome P riasUgarit presentano El come un di o che ha una posume le diverse designazioni degli dei dei patriarchi e
sizione speciale. In quanto re egli sta all a testa
delle divinit-El , sottolineando cos la natura particolare
del gruppo degli dei . Egli padre degli dei,
dell'epoca dei patriarchi (Gen 17,1 - Es 6,3).
creatore delle creature (t uttav ia finora non si
Nessuno di questi nomi divini attestato nella
hanno prove dell'esistenza di una cosmogon ia)
forma attuale all' infuori dell' AT; solo i singoli ele saggio , benigno , forse anche santo m~
menti sono parzialmente reperibi li nell 'ambiente
si chiama pure toro El . Porta segni di vecch iaia
circostante. Resta cos incerto se la loro fusione rie dimora in una lontananza mitica (cfr. O.Eisssalga ad un tempo antico. Forse le condizioni stofeldt , El im ugaritischen Pantheon , 195 1;
rico-religiose della Palestina preisraelitica affioM.H.Pope, El in the Ugaritic Texts, 1955;
rano solo in modo molto framment ario nell ' AT
M.J.Mulder, Kanaanitische Goden in het Oude
poich la tradi zione le ha rimaneggiate pi profon~
Testament , 1965, 13ss.).
damente di quanto solitamente si pensi. Tutte le
Anche le iscrizioni semO. conoscono il dio El ma nelle
designazioni di Dio possono essere riferite a diviliste ~eg li dei non lo nominano pi al primo posto (cfr.
nit distinte da Jahwe solo andando contro il
W.RollIg, El als Gottesbezeichnung im Phiinizischen
senso che esse possiedono nel contesto attuale.
FS Friedrich 1959,403-4 16; R.RendtorfT, El, Ba'al und
Inoltre si possono solo fare delle supposizioni sulla
Jahwe, lAW 78, 1966, 277-292). Sebbene El venga anrelazione che intercorre fra le divinit locali nomicora menzionato in periodo tardivo (p.e. in Filone di Binate nel Gen e quel dio El che i testi semO. prebiO), passa manifestamente in secondo piano rispetto a
Baal (fi no alle attestazioni di Palmira; cfr. anche U.OIsentano legato ad una localit (apparizioni locali
denburg, The Connict between El and Baal in Canaanite
del Dio supremo?). [n ogni caso non si deve conReligion, 1970).
cludere dai diversi epiteti che Jahwe fosse originariamente una divinit-El.
21 Nell' AT 't ricorre anzi tutto (a partire da
Le formul azioni, nella misura in cui sembrano riGen 14,18ss.) in diverse espressioni composte desalire ad una tradizione antica, sono ben radicate
sIgnanti divinit che appaiono in determinati luoin Canaan (cfr. anche nomi di luogo come p emi't
ghi.
ecc.). E difficile sapere se i nomadi conoscessero
Ri~ pett o all'invocazione tu sei 'l rO'i , il Dio che
gi una religione fondata su El.
mI vede (?)>> (Gen 16,13 J), il nome della fonte certo
Propriamente solo le formazioni caratteristiche dei
pI ant ico, be'er lal;aj ro'i fonte del v ivent~, che
nomi propri teofori (verbo all'imperfetto con
mI vede (?) >> non contiene l'elemento 'et, per cui
nome divino), p.e. Israele , Ismaele , oppure
.1 nU":le non era forse considerato in origi ne una
in forma ridotta Giacobbe , [sacco , danno
dlvlntta-EI.
una qualche ragione a questa supposizione. Al tre
I1nome 'l 'olam testimoniato in Bersabea(Gen 21,33 J)
prove restano incerte.
v.e~e co n~ermato in . certo qual modo dal dio sole
~ell_e~erntta dI Ugant (sps '1m , PRU V,8) e di Karatepe
L'antichit dell'espressione 't ( il ?) Dio di
(sms im , KAI nr. 26, A 111,19), come pure da Ulomo
Israele (in Gen 33,20 E? nome di un altare)
menzIonato nella cosmogonia di Mocho (Damascio De
difficile a stabilirsi. Il problema sta nel vedere se
pnnClpllS 125; FGH 784).
'
la connessione originaria o secondaria, e se il
l,n Gen 35,7 (E) 'l bt~'l Dio (di) Betel contiene
Dio d' [sraele un cd. Dio dei padri (cfr.
I 1n~ lCaZ IOne d. una localit, sebbene bl- 'l sia attestato
R.Smend , Die Bundesformel , 1963 , 15.35s.;
nell ambIente circostante sia come nome di luogo (e di
H.Seebass, Der Erzvater Israel, 1966). [n ogni caso
una pIetra) che come nome di un dio (Eissfeldt KS
1,206-233; H.Donner, lu Gen 28 22 lA W 74 196268la doppia espressione ha una struttura diversa ri70). L'espressione io sono il Di'o (di) Betel ); (31 13 E'
spetto agli altri nomi divini del Gen formati con
cfr. 2~, I Oss.) non ~a re risalga ad una tradizione ; ntica:
,t, e quindi non si pu confrontare con essi.
po.che Il nome ha I artIcolo (cfr. 35,1.3 'l con l'articolo),
La formula con cui Dio si presenta a Giacobbe io
Inoltre non appare p.u nella sua connessione originaria
sono 't(con l'articolo), il Dio di tuo padre (Gen
125 '~ 'l DIO
126

46,3 E), la benedi zione di Giacobbe, che con


un'espressione singolare promette a GIuseppe
l'ai uto da parte dello 't di tuo padre (Gen
4925) e la spiegazione del nome proprio Eliezer
co~e il Dio di mio padre il mio aiuto , uniscono tra loro in epoca successiva elementi della
religione fonda ta su El ed elementi dell a fede fondata sul Dio dei pad ri .
Nel caso che i nomadi abbiano gi invocato le loro
divinit come 't, hanno conosciuto i nomi divini
pi specifici, come p.e. 'iH 'otam , che permeano i
racconti del Gen, soltanto nei santuari dei territori
di vita sedentaria.
31 Le ricorrenze pi tardi ve di 't rivelano sia
innussi stranieri sia reinterpretazioni da parte
dell' AI.
Secondo Giud 9,46 a Sichem veniva venerato un 'et
b' ril; ma la tradizione del nome del Dio non unitaria.
Esso suonava anche M 'al beril (Guid 8,33; 9,4), sebbene El e Baal siano divinit distinte. Inolt re all'i nfuori
dell'ambiente israel ita non si hanno finora testimonianze di un patto (-b ' ril) tra Dio e un gruppo di uomini , per cui il senso del nome resta oscuro.
incerto se il titolo 'id ',,!!fion il Dio altissimo
opp. El dell a sommit, creatore (-qnh ) del cielo e
della terra (Gen 14 ,19.22), collegato con Gerusalemme, sia una designazione originaria del dio El
o non riunisca invece due elementi all 'inizio indipendenti (cfr. dopo Levi della Vida e R.Dussaud
recentemente R.Rendtorff, I.c.). Nei testi di Karatepe, di Leptis Magna, di Palmira e forse di Boghazkoj qn ' r~ creatore della terra attestato
come epiteto di El, ma finora manca la controparte creatore del cielo . pure incerto se 'celjon
fosse all 'i nizio una divinit a s oppure un epiteto
del dio El. Per lo meno i due dei debbono essere
stati posti in relazione fra loro gi in epoca antica,
poich essi stanno l' uno accanto all'altro in una
iscrizione di Sfire (KA[ nr. 222, A Il ; cfr. Fitzmyer, Sef 37s.) e nell' AT possono essere collocati sullo stesso piano mediante il parallelismo
(Num 24,16; Deut 32 ,8 txt em; Sal 73, 11 ; 77,
10s.; 78, 17s.; 107,11 ; soprattutto 78,35; cfr.
82,1.6; Is 14,13s.).
Si hanno echi di concezioni orientali , particolarmente cananee, in Sal 82 ,1 che parla di una assemblea di El (' Odal-'im, in Sal 19,2 che parla
della gloria di El (kebod 't; cfr. 29 ,2), oppure
in Num 23 ,22 che paragona Dio alle corna del bufalo (cfr. W.H.Schmidt, Konigtum Gottes in Ugarit und Israel, 21966, 25ss.40ss.83). Anche nelle
parole boriose del re di Babilonia voglio elevare
il mio trono al di sopra delle stelle di El (ls 14,3)
e del principe di Tiro io sono El, siedo su un
trono divino (Ez 28,2) si ev ita in maniera signi ficativa il nome divino Jahwe (cfr. anche Deut
32,18; Sal 104,2 1; Giob 38 ,41 ?). [n senso stretto
per 't non ricorre mai nell ' AT come nome di
una determinata divinit, ma va inteso sempre
come un appellativo , per quanto sia ancora evidente talvolta la sua natura di nome proprio. Cos
127

quelle spiegazioni che vogliono vedere in alcuni


testi dell' AT una superiorit di El su Jahwe (cfr.
Eissfeldt , KS II1 ,389ss.) sono di per s contrarie al
senso del testo.
Il fatto che nell' AT, forse in linguaggio arcaicizzante, il termine 't venga determinato medi ante
l'aggettivo /:tai vivente (Gios 3,10; Os 2,1; Sal
84,3; nel giuramento Giob 27 ,2; cfr. Sal 42 ,3.9),
potrebbe essere dovuto all'innusso non solo del
nome personale Ijyit (WUS nr. 917), ma anche
delle asserzioni mitiche sull a vita di El (ug. 51
= [II ABl, IV 42 ecc.), sebbene El non sia un Di o
che m uore e risorge.
Come gi i ben 'ti m figli degli dei (Sal 29 ,1;
89,7; cfr. Deut 32 ,8 txt em), che designavano originariamente gli dei sottomessi al dio supremo
(Sal 82 ,1.6), ma nell ' AT sono solo esseri divini in fe riori (cfr. W.Herrma nn , Die Gottersohne,
ZRGG 12 , 1960, 242-251; G.Cooke, ZAW 76,
1964,22-47), cos anche la domanda di ambiente
politeista chi come te fra gli dei ? (Es 15 ,11)
poteva riferirsi alla corte celeste. Al tri paragoni di
diverso genere, espressi sotto forma di domanda ,
oppure anche altre affermazioni di incomparabilit, che in parte lasciano ancora traspari re l'ambiente storico-religioso da cui provengono, contengono la parola 't al singolare (Deut 3,24;
33 ,26; 2Sam 22 ,32; [s 40,18; Mi 7, 18; Sal 77 ,14;
cfr. 89 ,7s.).
AI contrario Israele con l'aggiunta di qanna' geloso ha interpretato la designazione divina
dell'antico Oriente partendo dalla propria concezione di Dio; un Dio geloso , che - invece di
una mera preferenza - esige dei rapport i esclusivi
e ne punisce la violazione, sconosciuto all 'ambiente circostante. Solo pi tard i [sraele ha dedotto da questa sua relazione escl usiva un attributo di Dio; infatti il riferimento alla gelosia di
Jahwe si trova solo in aggiunte tardi ve al decalogo, che vogliono dare un fondamento al primo
comandamento, in Deut e altrove (Es 20,5; 34,14;
Deut 4,24; 5,9; 6,15; cfr. Gios 24,19; Nah 1,2;
- qn').
Infine la fede specifica in Jahwe ha rielaborato la
concezione di 't, e lo si nota quando il termine
caratterizzato da apposizioni come straniero, altro (- 'hr, -ziir, - nkiir) (Es 34,14; Sal 44,21;
81,10; cfr. Deut 32,12; Mal 2,11 ). Questa delimitazione pu anche di ventare negazione: l'apostasia
andare verso un non-Dio (l -'t Deut 32,21).
[n questo caso la relazione con Dio viene determinata espressamente, o almeno di fatto, dal primo
comandamento.
Come - ," thim ( 111 /3) , cos anche 't con significato attenuato pu essere usato in senso comparativo: le montagne di Dio (Sal 36,7; 50,10
txt em) e i cedri di Dio (Sal 80,11 ) sono splendidi per la loro particolare grandezza (forse anche
Is 14 13 stelle di Dio , mentre Glob 41 ,17
ford, eroi va fatto deri vare da ' iit, cfr. Ez
32 ,21).
41

, ~ 'l

DIO

128

All'espressione singolare Jhwh ,(1!lohim (-'''Iohim


IV /5) si avvicina Jh wh 'l (Sal 10,12), cfr. hil' l Jhwh
(Sal 85,9; Is 42 ,5). L'accumularsi delle designazioni di
Dio in Sal 50,1; Gios 22,22 rappresenta un modo di parlare solenne ed elevato, e cos pure la costruzione col genitivo , che equivale ad un superlativo, 'l 'lim Dio
degli dei , ossia il Dio pi alto (Dan Il ,36).

IV 1 Il Sebbene l'AT attribuisca a Dio relativamente pochi predicati , in periodo tardivo (a partire pi o meno dal Deut) frequente l' uso di 'l
unito ad aggettivi; la parola, per la sua genericit,
pu assumere molteplici specificazioni. Il Dio
geloso (vd. sp. I11/3 ) veglia su Israele, che confid a in dei stranieri; il Dio santo (hil' l haqqiidos Is 5,16, secondario) si mostra santo nel giudizio. Tuttav ia il Dio grande ('l giidol Sal 95 ,3)
pu mettersi dalla parte di Israele (Deut 7,21;
10,( 7), perdonare la colpa (Ger 32,18; cfr. Neem
1,5; 9,32; Dan 9,4). La formula di confessione, attestata anch'essa solo in epoca tardiva , 'l rahum
wehannun Dio misericordioso e benigno o sim.
(Es 34,6; cfr. Deut 4,31 ; Giona 4,2; Sal 86,15;
Neem 9,31), che' non si riferisce ad un evento storico (cosa insolita per l'A T), deriva da ambiente
sapienziale, il quale vuoi fare cosi un'affermazione
fond amentale e universale sulla natura di Dio' si
potrebbero perci vedere qui gli inizi di una d~t
trina sulle propriet di Dio (cfr. R.C.Dentan
VT 13 , 1963 , 34-51).
'
Si possono. confrontare designazioni pi precise, come
un DIo gIUsto = vero (Is 45,21 ; cfr. 45,15 un Dio
che si nasconde ), un Dio nascosto (Sal 99,8), oppure Il DIO fedele. (Deut 7,9). Hanno lo stesso significato le espressloO! composte in stato costrutto: Dio
della fedelt (Deut 32,4 e Sal 31 ,6; cfr. 68 ,21). 11 Dio
della vendetta (Sal 94,1; cfr. Ger 51,56) pu essere invocato come giudice. Per altre espressioni , in cui 'l pu
essere anche nome retto (p.e. Sal 78,7 opere di Dio .
cfr. Giob 37,14) cfr. HAL 48b.
'
2! Nella predicazione del Deuteroisaia sull'unicit di J a~,:"e (<< io sono Dio e nessun altro ) l'appellati VO el (solo m Is 40-46) ha un' importanza
notevole (spec. 40,18 ; 43 ,12; 45 ,22; cfr. 43 ,10).
TuttaVia qUI Jahwe non viene pi identificato con
ladi vinit El. 'l non pi un nome proprio, ma
-In pafZlale parallelismo. (45 ,145.; 46,9) a in alter~anza con 'tRlohim (45,5.18 ecc.; cfr. Ez 28 ,2.9 )e un termme comune per indicare semplicemente DIO , che Jahwe rivendica esclusivamente
per s. Inoltre 'l compare quando vi una disputa con le di vinit straniere (ls 45 ,20; in passi
secondan formare fare un dia l>: 44 IO 15 17'
46 ,6).
'
, . . ,

31

Nel libro di Giobbe specialmente nei di-

SC,~S!adi Eliu , '/(con a s~nza articolo) - assieme

a lo .h e spesso In parallelo con saddaj - diventa


la deSignazIOne plU frequente di Dio, mentre '''10_
him scompare quasi campletamente (cfr. Fohrer
KA T. XVI , II h )'. L' usa del termine non dovut~
perc lO all a tradlzlane relativa ad 'l, ma al tema
129

"~ 'et DIO

del libro di Giabbe (cfr. p.e. 83.20' 13 3' 31 14'


34 ,5.12).
'
, "
"
Questo spiega perch nel libro di Giobbe 'l non appaia
';lal con s uffiSSI ( In tal modo la differenza tra Dio e
l uomo Viene sottolineata pi che nel salterio) n con ago
getti vi qualificatiVI, per quanto venga accentuata la su.
periorit di Dio (36,5.22.26).
Si possono vedere le idee e la temat ica di alcuni salmi.
COSI gli empI . secondo Sal 73,11 contestano espli.
cltamente che Il DIO trascendente possa venire a co.
noscenza delle azioni degli uomini sulla terra (cfr
Giob 22,13).
.
Il periodo tardivo perci in grado. di usare comunemente la designaziane ' l, pai ch nan ha pi bisogno di dlstmguere Il suo Dio, in quanto Dio di
tutta il mondo (cfr. 'l in cielo : Deut 3,24; Sal
136,26; Lam 3,41), da altri dei .

41 Pi volte nell'AT 'l Dio e uamo


sono tra loro espressamente contrapposti. Dio
non un uomo. , perch possa mentire (Num
23,19) descrive la fedelt di Dia alla sua parola. Il
prafeta Osea (11 ,9) con l'antitesi io sono Dio e
non un uamo fanda la sua interpretazione della
santit come amore che perdona anzich come ira
che punisce. La parola di Isai a l'Egitto un
uomo e nan Dio (31 ,3) distingue tra forza e debalezza. Similmente Ezechiele obietta all'arrogante sovrana di Tiro: tu sei un uomo e non
Dio (28 ,2.9). Infine nel libro di Giabbe (eccetto
32 ,13) la differenza fra Dia e uomo. diventa la contrappasizio ne tra ragione e torto: come pu
un uomo. aver ragia ne di fronte a Dio? (9 ,2;
25,4; cfr. 4,17 ecc.). L'essere di Dio e dell'uomo
sa no cos eterogenei che i due non possono
mterpellarsi e ri spandersi a vicenda, e cio non
possono stabilire tra loro un confronto giudiziario (cfr. 9,32).

51 ' l permette inaltre di esprimere uno stretto


lega me con Dia (cfr. Dia dell a mia vita Sal
42 ,9 ecc.); anche quest' uso del termine , come
pure le invacazioni di preghiera , potrebbero risentire di un mado di parlare comune nell 'ambiente
vicino ad Israele (cfr. sulle preghiere babilonesi
p.e. J.Begrich , ZA W 46, 1928 , 236.242.244s.).
Mio Dio (non si hanno. suffissi della 2' e della
3' pers. , come pure della l' plur.) l' invocazione
del singolo, specialmente nelle lamentazioni e negli inni di ringraziamento: la frase mio Dio, mio
Dio, perch mi hai abbandonato? (Sal 22,2; anche 18 ,3; 63 ,2; 102 ,25; Es 15 ,2; detta dal re Sal
89,27; cfr. 68 ,25 ), e la confessione tu sei il mio
Dia , esprimono. fiducia (Sal 22,11; 118 ,28; 140,7;
davanti all'immagine dell'idola Is 44 ,17; cfr. Eissfeldt , KS 111 ,35-47). Tuttavia 'l al vocativo , anche
senza suffisso, pu essere invacaziane del singolo
(Sal 16,1; 17,6; cfr. 10,12; 31 ,6) e della camunit
(Sal 83 ,2; 90,2; Num 16,22; cfr. 'immilnu 'l Is
7,14; 8,8.10, - 'im).
VI

- ' ''Iohim .

W.H.Schmidl

130

i1'~ 'ala MALEDIZIONE


T T

Il La radice ' Ih (' Iw) maledire pare attestata


solo in ebr. , fen. e arabo
Il fen . 'II rilevato in un amuleto di Arslan Tas(KA I Il .
m. 27) significa nella r. 9 patto e nelle r. 13.14.15
maledizione (KA I Il ,45 secondo Th.C.Gaster, Or NS
II , 1942, 65s.; altri significati in DISO 14). Il termine
giaud. ,Ih che si trova in KAI m. 215 , r. 2, e per il quale
DISO 14 propone conspiration (?) , non ha nessun
rapporto con la nostra radice secondo KAI Il ,223.225.
L'arab. 'ala ('Iw IV ) vuoi dire giurare , cfr. J.Pedersen,
Der Eid bei den Semiten, 1914, l2s.
L'ace. i'lu contratto (AHw 373b) collegato con e'lu
vincolare (con contratto) >> (A Hw 189a) e non ha alcuna affinit di radice con l'ebr. 'ala. L'uso del termine
ebr. 'ala analogo anzitutto a quello dell'ace. mamiru ,
cfr. Pedersen, Le., 82; H.C. Brichto, The Problem of
Curse in the Hebrew Bible, 1963, 16s.7 1-76; AHw
599s.
Il verbo ' Ih possiede il qal e l' hi. ; altre al sasl. 'iilii
possiamo. citare un'altra deri vazione la 'a lii maledizione (avvenuta} (COS J.Scharbert, Bibl. 39,
1958; cfr. per Brichto, I.c. , 69).

2! Nell'ebr. dell ' AT la radice con i suoi derivati


campare 43x: qal ehi. 3x ciascuno (in ISam 14,24
si deve leggere probabilmente wajj' al), 'iilii 36x,
la'alii Ix (Lam 3,65).
Va rilevato che nelle narrazioni antiche l'uso di questi
termini relati vamente raro (Gen 24,4\.41 ; 26,28;
Giud.17,2; ISam 14,24), mentre pi frequente nei profeti (13x).

31 a) 'iilii una voce che appartiene fond amentalmente alla sfera del diritto. A differenza di - 'rr
maledire, calpire can anatema)}, - q/l pi o oltraggiare , maledire)} e di altre espressioni che indicano un'offendere con parole (cfr. J.Scharbert ,
Fluchen)} und Segnen )} im AT, Bibl 39, 1958,
1-26; H.C.Brichto, The Problem of Curse)} in
the Hebrew Bible, 1963), il termine 'iilii, secondo
F.Harst, RGG V, 1651 , designa la maledi zione come espediente giuridico a garanzia di un
giuramento. (Gen 24,41 ; Os 4,2; Neem 10,30),
di un contratto (Gen 26,28; Ez 17,19), di un
patta (Deut 29,19s.; 2Cron 34,24), come maledizione nell 'ordalia (Num 5,21) e come vendetta
giuridica cantro ladri , spergiuri e camplici
scanosciuti (Giud 17 ,2s. ; Lev 5,1; Zac 5,3; Prov
29,24) .
Si tratta di una maledizione condizionata che il
soggetto interessato rivalge a se stesso appure addossa ad un'altra persona. Essa quindi compare
nei giuramenti (- sb') ai quali si unisce carne sanzione una maled izione, e che si trovano nella parte
conclusiva della stipulazione di un contratto o
di un' alleanza (- beril) (b); d'altro lato essa
usata quando si vuoi collocare altre persone,
conasciute o sconosciute, satto una maledizione
(Brichta, I.c. 41: adjuration [= giuramento solenne )} D, per far valere un ordine o per
131

far eseguire la punizione dei trasgressori di una


legge (c). In ambedue i casi si parla talvolta per
metani mia.
b) La met circa dei passi in cui compare 'illa
sono in rapporto effettiva con un giuramento
(- sb' ni./hi., sebu'ii) e un'alleanza (- beril; anche
- Iorii in quanta legge scritta e vincolante). Si intende a questa modo anzitutto la sanzione che
presente in ogni giuramento e che viene formulata
con una maledizione condizionata contro se stessi,
la maledi zione che si realizza nel caso di una infedelt al giuramento, ma anche per melOni mi a
(come pars pro lOtO) l'impeg na assunto con il giuramento o il contratta stesso.
La traduzione (sanzione di) maledizione va bene in
Deut 29,19 (con rb~ piombare sopra ).20 (' 0101
habb eril le maledizioni dell'alleanza ); 30,7; Is 24,6
(con 'kl divorare ; cfr. v. 5 beril; simi lmente Ger 23 ,10
txt? senza beril); Dan 9,11 (par. s'bila , scritta nella loro
di Mos); 2Cron 34,24 (scritta nel libro). Con giuramento si pu tradurre in Gen 24,41.41 (con - nqh min
essere esente ; cfr. v. 8 sebila , V. 3.9.37 W) ; Ez 16,59
e 17,16.18.19 (con bzh disprezzare , par. prr hi. beril
violare l'alleanza ); Os 10,4 ('Ih inf. saw' giurare il
falso , accanto a beril); Neem 10,30 Cala e sebila come
endi adi ). Un contratto stipulato con giuramento si ha in
Gen 26,28; Deut 19,11.1 3.18; Ez 17,13 (ogni volta in par.
con beri I).
In Ger 29,18; 42 ,18; 44,12 i giudei apostati vengono indicati come (esempio di) maledizione ; questo sign ificato esteso compare qui , in modo significativo, solo in
una serie di si nonimi : orrore, scherno app. esecrazione
(q'IQla), obbrobrio .

c) Malediziani condizionate verso altre persone si


trovano in contesti malta di versi tra loro , ma che
hanno qualcasa in comune: la 'iilii un mezzo legale (nel retto usa) per attenere l' asservanza delle
legg i quando esse vengono proclamate pubblicamente, e quando si annuncia un giudizio di vino;
chi non osservante, appure il calpevale, sar colpita dalla maledizione.
Saul pone il suo esercito sotto una maled izione (' Ih hi .;
non far giurare , cfr. Brichto, Le., 45-48) nel caso che
qualcuno trasgredisca l'ordine di astenersi dal cibo
(lSam 14,24); Lev 5, 1 parla di un teste che in una causa
giudiziaria non obbedisce alla convocazione pubblica a
presentarsi, convocazione alla quale, nel caso di inadempienza, legata una maledizione (qol 'ala; cfr. Elliger,
HA T 4,73; diversamente Noth, ATD 6,33); Prov 29,24
parla di un ricettatore che viene coi nvolto in una maledizione pubblica di un ladro che egli naluralmente non
vuoi denunciare; Giud 17,2 parla di un ladro confesso
per il quale la precedente maledizione ('Ih q.) viene revocata da una benedizione (-brk solo qui e in Deut 29,18
con ' ilio). In Zac 5,3 si rappresenta la 'ala con un rotolo
contemplato in visione: si tratta della maled izione di
Jahwe sui ladri e gli spergiuri.
In Num 5,11-31 nel contesto di un'ordalia (cfr. R.Press,
ZA W 51, 1933, 122ss.) nei confronti di una donna indiziata di adulterio, si parla non di una maledizione che la
donna deve pronunciare su se stessa, ma di una maledizione condizionata pronunciata dal sacerdote (v. 21a"
con sebi/a ; V. 23 plur.), che si realizzer in caso di colpa

ii7::

'[{Ia

MALEDIZIONE

132

(Brichto, Le., 48 ~52); la donna diventa allora (esempio


dI) maledIzIone, ImprecazIone ( v. 21 a(3. 27 uso metonin:tico di 'Gla, cfr. Scharben, Le., 5.ll s.). Si~ilmente 'a/a e un mezzo legale (ma pericoloso) contro un nemico
In IRe 8,31 ('/h hi: e 2x 'a/a [1. ,iba'a in v. 3Ib]; par.
2Cron 6,22) e In GlOb 31,30 (cos Brichto, Le., 52-56; diversamente Noth , BK IX,186: giuramento di purificazlone da parte dell'indiziato).
Poich una simile maledizione condizionata sempre
untta ad un'accusa, 'a/a pu assumere anche il valore di
accusa (Os 4,2 e Sal 59,13 con -khs' Sal IO 7 in un
comportamento ingiusto; Brichto, Le.: 56-59). '
41 a) In quanto sia la maledizione condizionata
dI se stessi nei contratti tra persone, sia la maledI Zione condizionata degli altri quale mezzo giuridICO , sono mlImamente legate alla garanzia divina
di un retto ordinamento (Jahwe ascolta la 'ii/ii
I Re 8,31s. = 2Cron 6,22s. , e agisce di conse:
guenza , Num 5,21; Ez 17,15-19; egli stesso procede COntro l'abuso della ' ii/ii , Os 4,2 e 10,4, oppure la pone m atto, Zac 5,3; cfr. per anche la ' ii/ii
che si arresta di fronte alla benedizione in Giud
17,2), la loro importanza e la loro valutazione
OSCIllano a seconda che Dio venga o meno preso
sul seno. In casI abnormi la ' ii/ii pu essere usata
senza alcun scrupolo a disprezzo di Dio e conseguentemente a danno del prossimo (cfr. Os 42 '
10,4; Sal 10,7; 59,13; Giob 31,30 per il diritto p~i :
vato; Ez 17,13.16.18.19 per il diritto internazionale): Esempi di una ' ii/ii pronunciata con intento
legltlImo SI trovano in Gen 24,41; 26,28; Giud
17,2; lSam 14,24; Prov 29,24; naturalmente sono
dI questo tipo anche gli accenni generici alla istituzIone come tale in Lev 5,1; Num 5,21-27; l Re
8,3 1 = 2Cron 6,22; cfr. Zac 5,3.
b) La' ii/ii assume significato e rilevanza teologica
soprattutto quando una sanzione nell 'ambito di
un patto tra Jahwe e Israele (15 passi a partire da
Ger e Deut ). La maledizione solo una possibilit
al momento della stipulazione dell 'alleanza (Deut
29,11-20; Neem 10,30), diventer per manifesta
quando l'apostasia verr condannata (ls 24,6; Ger
23,10,29,18; 42 ,18; 44,12; Ez 16,59; Dan 9,11;
2Cr~n 34,24); se Il popolo si converte, le maledizioni non colpIscono Israele ma i suoi nemici
'
(Deut 30,7).
51 Negli scritti di Qumran si preferisce soprattutt? l'espressIOne ' ii/r habb' riT maledizioni
dell alleanza , che denva da Deut 29,20 ( l QS
2,1?,. 5,12, CD 15,2s. ; cfr. l 17' inoltre s' bIi'ar hii'a/a m CD 9,12).
' ,
I LXX ,traducono di preferenza con c<pc< e derivalI , plU raramente con opxo e i suoi derivati.
Nel NT vengono meno sensibilmente le conceZIOnI legate a l termme ' ii/ii , sia per le mutate situaZIOnt glundlche sIa per il rifiuto opposto alla pratica del gIuramenti. Cfr. L.Brun, Segen und Fluch
1m Urchnstentum , 1932' F BUchsel art' ,
ThW 1,449;,452 (= GLNT , 1197-1206.Scj,~e~-'
der, art. opxo, ThW V 458-467 (= GLNT
VIII ,1281 -1308).
'
C.A. Keller
133

O0.,~ '"'/6";1/1 DIO

o~~'("~ ""'ohi m DIO

III

1/*

ben figlio

1/ L'etimol ogia della parola ''''/ohim - come


quella di -'i!l- cont roversa.
1/ Poich il sing. '."'/6"17 ricorre 'nell' AT , salvo
poChe. ecceZIOnt , solom testi postesilici (vd. st.II),
~! ~u_o pensare che ti ~mg . presupponga il plur.
/0111 m. Solo m base ali ebraICO SI pot rebbe quindi
co ncludere che ' '''/ohim (con 'e/im) una forma
plurale di 'et, dall a quale stato trallo in seguito
un smg.

Una conferma polrebbe venire dall'ug. (ma solo con una


certa caulela, poich i lesti non sono del IUIIOsicuri),
dove sembra che ti plur. dI i/I dea sia i/hl e olIre al
plu r. masc. ilm si lrova forse anche il/1In (WU5 nr. 182'
UT nr. 163 e 8,8).
'
Tuttavia in aram. (DISO 14) e in arabo (ma non in
acc.) il sing. *'i/iih ricorre gi in epoca antica, per
CUI sembra meg lio far derivare ''''/ohim da 'i1ah.
In ogni caso non si deve supporre per ' i/iih un'eti,
mologia propria, distinta da *'i/, ma si deve pensare ad un'affinit dei due termini nel senso che
il pi antico *'i/ h~ subito in seguho un ampliamento di radice. E impossibile una derivazione
dall'arab. ' aliha aver timore (p.e. Kiinig,
Syntax 263a), come pure un legame dirello con
'etiil 'e/on albero (F.Zimmermann VT 12
1962 , 190-195). Il fatto che ' re/ohim n~n si trovi
ma i in nomi di localit e di persona, ma venga soStitUito m tal caso da 'e/, potrebbe significare che
Israele conosceva bene la relazione che esisteva tra
le due designazioni divine.
21 Di solito si considera '''' /6him un plurale
astratto, un plurale di intensit, oppure un plurale
dI eccellenza o di sov ranit (Kiinig, Syntax 163;
GK 124g). Ma in questo modo non si spiega
bene il fatto che la parola, a quanto pare, ha sempre designato anche il plurale numerico dei )}
(vd. sI. III/I). Nel caso che si voglia ricondurre
questo duplice uso ad un'origine unitaria, si pu
supporre allora che un vero e proprio plurale origmano stato inteso pi tardi , o anche subito,
come un plurale astratto. Resta per problematico
se questa espressione sia un tentativo di ricondurre all ' unit le potenze divine l). In ogni caso
Il senso singolare della form a plurale pacifico per
l' AT; infatti il termine viene sempre usato senza
alcuna limitazione (sospetto di politeismo).
Un ceno parallelo si ha nel plur. ilimi :ia, che viene usalO
nelle lellere di Amarna per rivolgersi al faraone, e in '/m ,
che VIene usato in fen. come epiteto di un dio (cfr. spec.
J.Hehn , Die biblische und die babylonische GOllesidee,
1913 , 168ss.; W.Riillig, FS Friedrich 1959,403-4 16; anche O.Elssfeldl, El im ugaritischen Pantheon, 1951,
27s.). Non possibile stabilire fino a che punto questo
modo dI parlare (forma plurale con significato singolare)
nveli delle lendenze monOleisliche. Del resto non ancora dimostrabile con certezza che Israele abbia preso dai
cananel ti termine '''/ohim , sia nel suo significato plurale
sia In quello singolare.
134

'''/ohim con 2600 ricorrenze , dopo

il secondo dei sostanti vi pI frequenti nell ' AT.


l),

Gen
Es
l..ev
Nu m
Deu!
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Pentateuco
Gios - 2Re
Profeti
Kelubim
AT ebro tolale

219
139
53
27
374
76
73
100
54
107
97
94
145
36
26
Il
14
16
Il

ah
Ab
$or

Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Cant
Rut

2
5
3

Il

365
17
5
4

Lam

Eccle
Est
Dan
Esd

Neem
ICron
2Cron

40
22
55

70

11 8

203

812
507
382
899
2600

Nella precedente labella 2Re 17,31 K letto '''/8h.


Lis. elenca due volte 1Re 1,47 (K/Q), cosi pure Mand.
per Gen 21,4; 5aII08,6.8. Non vengono calcolale le varianti di 2Sam 7,22a e 1Cron 15,2b, che mancano nel codice di l..eningrado.
Si hanno anche 58 ricorrenze di '''/o''h: 41 x in
Giob 3-40; inoltre sporadicamente Sal e Dan 4x,
Deut e Ab 2x , 2Re, Is, Prov, Neem e 2Cron Ix.
Le parti aramaiche dell' AT contengono ' ''' /iih 95x
(I7x plur., di cui 4x in senso sing.): Ger 10,11 Ix,
Dan 51 x, Esd 43x.
21 Per quanto riguarda la distribuzione delle ricorrenze di ''''/ol1im, accenniamo solo ad una particolarit: i profeti , eccettuato il racconto di Giona,
ev itano ''''/ol1im senza aggiunte come soggetto
della frase (cfr. Lis 97c), poich per essi questa designazione divina troppo poco co ncreta, mentre
il termine in tale posi zione frequente nel Pentateuco e nell 'opera deuteronomi stica e cronistica.
Nel libro di Giobbe, tralasciando la cornice narrati va , ''/ohim cede quasi completamente il posto a
' / (cfr. ivi IV 13) ed ' '''/0 0 11 (cfr. Fohrer, KA T
XVI ,11 7s.). Nel resto dell' AT il sing. '0'/0"11 abbasta nza raro ed inoltre ricorre quasi esclusivamente in testi poetici (Deut 32,15.17; Is 44,8; Ab
3,3; Sal 18,32; 50,22; 139,19; Prov 30,5; Dan
Il ,37-39). La parola non ha mai l'articolo (una
volta un suffisso: Ab 1,11 ; in espressioni composte anche in Sal 114,7; Neem 9,17); questo per
potrebbe essere dovuto alla lingua , che qui pi
elevata e poetica. Di regola il sing. presuppone gi
il passaggio dall a designazione generica Di o >) al
nome proprio (cfr. per Dan 11 ,37s5.).
135

III I Diversamente da '/, ''''/him in origine


solo una semplice designazione di Dio, non un
nome di vi no, ma nel corso della stori a esso acquista il carattere di nome proprio, tanto che ''''/8him
pu comparire senza articolo (Gen l ,I; GK 125f)
oppure, al vocati vo, pu esprimere un'invocazione
a Dio )} (Sal 5,11 ; 51,3 ecc.). Tuttavia il termine
non sign ifica solo (i l) Dio l), ma anche (gli )
dei )} (111/1). Nel seguito della nostra esposizione
- tenendo presente che a causa delle numerose ricorrenze la ci tazione dei testi potr essere in genere solo esemplificati'va - per quanto riguarda
l' uso del termine verranno trattati in 111/1-7 gl i
aspetti prevalentemente grammatical i-semasiologici e storico-religiosi, in IV /1 -6 quelli prevalentemente teologici .
Il ''''/ohim viene adoperato per divinit straniere, con un genitivo che indica l'ambiente in cui
esse sono venerate: dei d' Egitto )} (Es 12,12; Ger
43 ,12s.; cfr. Giud 10,6; 2Re 17,31 Q; 18 ,34s.;
2Cron 28,23). In altre espressioni si d rilievo
all'escl usivit e all 'assenza di raffigu razioni, caratteristiche dell 'autentica adorazione di Dio: dei
degli stranieri )} (Gen 35 ,2.4; Giud 10,16; ISam
7,3; cfr. Deut 31,16; Ger 5,19), dei dei popoli >)
(Deut 6,14; Giud 2,12; Sal 96,5; cfr. 2Re 19 ,12
ecc.), dei delle nazioni >) (2 Re 18,35; gli assi ri rispetto a Jahwe 17,26s.), dei della terra )} (Sof
2,11), altri dei )} (Os 3,1; frequente in Deut , Dtr,
Ger - da intendere in parte co me singolare, cfr.
1II /2?), tutti gli dei)} (Es 18, 11 ; Sal 95 ,3; 96,4;
97,7.9; 2Cron 2,4), dei d'argento e d'oro )} (Es
20,23; cfr. 34,17; Lev 19,4).
La forma plurale viene usata anche per singole divinit
straniere (Giud Il,24; 2Re 1,2; 19,37; cfr. Am 5,26 l'astro
del vostro dio ; 8,14; Num 25,2; sing.: Dan Il ,37ss.; Deut
32,17), ma anche per la divinil femminile Astane (IRe
Il ,5.33;cfr. ICron 10,IOcon lSam 31 ,10), poich manca in
ebraico un'espressione per dea l>.
21 Come designazione del Dio d'Israele ''''/ohi m
viene di norma costruito col sing. (Gen 1,1; Sal
7,10; 2Re 19 ,4), pu per essere unito anche ad un
attributo o ad un predicato plurale, senza che il significato cambi. Talvolta le due possibilit coesistono assieme: ''''/ohim ~ajjim Dio vivente }}
(Deut 5,26; lSam 17,26.36; Ger 10,10; 23 ,36) e anche ''''/ohi m ~aj (2 Re 19,4.16; cfr. 2Sam 2,27),
Dio santo )} (Gios 24,19 accanto a ISam 6,20);
cfr. anche Deut 4,7; ISam 4,8; 28 ,13; Sal 58 ,12
(G K 132h; Ka nig, Syntax 263c). Le ricorrenze
col verbo al plurale (a prescindere da IRe 19,2;
20,10, dove come in ISam 4,8 chi parla non appa rtiene ad Israele) sono in genere ambigue: Gen
20,13 E (al riguardo H.Strack, Die Genesis, ' 1905 ,
77); 35,7 E (cfr. Gunkel , Gen 224); cfr. 31 ,53 J; Es
22 ,8; I Sam 2,25. La formul a di confessione I Re
12 ,28 , come anche Es 32A.8, vol ut amente ambigua, per st igmatizzare come idolatria la venerazione del toro. In seguito la costruzione al plurale
viene evi tata per timore di equi voco )} (cfr.
Neem 9,18 con Es 32 ,4.8; ICron 17,2 1 con 2Sam
O0.,~ '''/oll;m DIO

136

7,23; GK 145i). Queste parti colari t lingui sti che


non permett ono di trarre conseg uenze stori co- rehglose su di un politeismo originario di Israele, che
SI sarebbe conservato soprat tutto nell' Elohista.
3/ Il significato di ''''/him si estende , oltre che
a DIO , a divinit protettrici, ag li spiriti dei
mort i, fin o ad assumere un uso traslato , e anche
Il senso atte nuato di un superl ativo .

Secondo Es 21,6 (abbreviato DeuI 15, 17) uno schiavo


che vuoi nmanere coslantemente presso il padrone,
VIene condotto, per ricevere un segno , dava nti a Dio

oppure alla porta . ''''/ohim sono qui le divin it domesllche protettrici della famiglia (cfr. Gen 31,30; anche
GlUd 18,24). In senso analogo sono da intendersi le prescnZlonI di Es 22,7s.: m questioni giuridiche private e irr~;o~v,!>,li CI S.' nvolgeva un tempo agli dei dome tici
( /0/11 III ha Il significato di giudici anche in Es
18,19; 22,27; ISam 2,25; Sal 82,1; non in 138,1; cfr.
A.E.Drafl1<orn ,.JBL 76, 1957, 216-224; H.W.JUngling,
Der Tod der Gotter, 1969, 24ss.; W.Beyerlin , Die Rettung der Bedriingten in den Feindpsalmen der Einzelnen a;,f mstllut lonelle Zusammenhange untersucht
1970, )6s.).
,
Gli spiriti dei morti possono essere chiamati "'/ohill7
( ISam 28,13; Is 8,.19; cfr. Mi 3,7?), sebbene non possano
per propna ml zlatlva mtervenl re nella vita deg li uomini ,
ma possano solo parlare (di nOlle) se sono interrogati e
(non?stante ISam 28, 14) non riceva no nessun cul to (cfr.
L.Wachter, Der Tod im AT , 1967, 192).
In determmate espressioni composte come uomo di
D,o 0 spiri to di Dio (vd. SI. 111/6) "'/ohim ha forse
solo Il senso II1debolito di di vino o perfino demoniaco .

Il re viene chiamato ,"'/ohi m nel passo contestato di Sal


45.-7- Zac 12,8 promette per quel giorno l): persi no il
plU debole a bllante di Gerusalemme diventer forte
_come Davide, e la casa di Davide diventer come ''''/6hl/n , che una glossa allenua in angelo di Jahwe (G iud
,121'~h2_ a)1 contrano designa l'angelo di Jahwe come
o

1m .

Si ha un senso figurato e traslato di ," /ohi m quando si


precisa la relazione che intercorre tra Mos in quanto
assegna ~el compi ti, e Aronne che parla cO~le profeta:
egli sara per te la bocca, e tu sarai per lui Dio (Es
4,16; cfr. 7, 1).
AI pari di 'e/ ( III /4) anche '''/ohim pu essere usato in
fun Zione comparall ~a: montagna di Dio .(Sal 68,16;
cfr. 36,7), una citta grande per Dio ( = oltre misura)
(Giona 3,3), sapienza di Dio (l Re 3,28), spavento
di DIo ,~~a~ 14,15; cfr. Gen 35,5; 2Cron 20,29). Qui
lUllav.,a /oh, m non perde del tutto il suo significato
polche la com parazione consiste nel porre in rel azio n~
con DIO la Cosa (o la persona) m quest ione, p.e. tuono
ternbile ( = mVlato da Dio?) (Es 9,28; cfr. 9,23), oppure
accampamento di D,o (Gen 32 ,3; ICron 12,23); cfr
anche pnnclpe di D,o (Gen 23,6), battaglie di Dio );
(Gen 30,8), fuoco di D,o (2 Re 1,12; Giob 1,16), forse
soffio di D,o (Gen 1,2), favore di Dio (vd. sI. 111/7)"
~u ~uesto punto recentemente D.W.Thomas, VT 3, 1953:
()9 224, 18, 1968, 120- 124; F.Dexmger, Sturz der Gotter.
sohne oder Engel vor der Sintflut? 1966 41ss Perci 'l
sens~ della parola '''/ohi m nella maior p; rte d~i casi no~
SI puo stabilire con sicurezza; ci sono varie sfumature. Inol.
t~ ognuna di tal.' espressioni composte va spiegata in base
a a sua ongmei m pane esse sono gi note da un punto di
~,srdta sto(ncfo-religloso, m pane si trana invece di formazioni
a Ive Cr. anche 111/5).
137

O'0'''~ ''' /ohlm DIO

4/ Le trad izioni pi anti che in cui ''''/him sal.


da mente radicato sono quelle dei nomi degli dei
del padn e dell a montagna di Di o . AI contra.
no sembra ch e la tradi zione dell a guerra di
J a h~ve ~n ong1l1e non conoscesse il termine, po.
Iche nell espressione popolo di Dio , che desio
gna le milIZIe (G lud 20,2 ri spett o a 5, 11 .13 popolo di Jahwe ; cfr. 2Sa m 14 ,13), e nell 'esclama.
zlone DIO ha dato i nemici nelle vostre mani
(G lud 7,14; 8,3; 18, 10; cfr. ISam 23 ,14), 'fR/him
subentrato al nome di Jahwe oppu re all ' io divino
(cfr. G. vo n Rad, Der Heilige Krieg im alten
Israel, ' 1958 , 7ss.).
Nella trad izione dei patriarchi (-'ab IV / I) '''/ohim
ncorre 111 due espressioni distinte, risalenti entrambi ad un periodo molto antico: Dio di
mi o/ tuo padre (Gen 31 ,5.29 txt em; 46,3; cfr. Es
15,2; 18,4 ecc.) e Di o di Abramo (Gen 31,42 ),
ment re Dto di miO pad re Abramo (32, 10; cfr.
26,24 ecc.) rappresenta una form a mista. Nel giu.
ramento che Giacobbe e Laban si prestano a vicenda dopo aver concluso un patto riguardante i
confilll , entrambi i co ntraenti in voca no il loro Dio
come custode del trattato: il Dio di Abramo e il
Dio di Nacor debbono giudi ca re tra noi (Gen
31,53). Qui si pu ancora vedere come le due divi nit fossero un tempo distinte mentre una
glossa sembra ricondurl e ambedu~ al Dio del
loro padre . Sono chiaramente posteriori le formulazlOllI come Di o di tuo padre, Dio di
Abramo, DIO di Isacco, Dio di Giacobbe (Es
3,6), oppure Dio dei vostri padri (3 ,13. 15s. ; cfr.
4,5),. che collega no tra loro i si ngoli dei dei padri
e li .Identlfica no con Jahwe. L'A T pur con differenti deSignazioni si riferi sce escl usivamente al
Dio di Israele, per cui solo contro il senso attuale
dei testi si pu ri salire ad una forma precedente,
e nel S1l1g011 casi difficile stabilire fino a che
punto la trad izione sussista ancora nel suo stadio
primitivo (cfr. sul Di o dei padri, dopo Alt , KS 1,178, la blbliogr. in K.T. A ndersen StTh 16 1962
170-188; M.Haran, ASTI 4, 1965',30-55). '
,
In seguito, nei discorsi di apertura e di chiusura del Deut e spec ialmente nelle Cron sono molto frequenti designazioni co me ' Dio dei
tuoi /suoi/nostri/vostri padri o sim., che espri mono Il legame dell a propria fede co n la trad iZIOne. Ma anche l'espress ione Dio di Giacobbe , la cui antichit resta indefinit a (e lo
stesso vale per Dio di Isacco , Gen 28 ,3), acquista una notevole import anza, particolarmente nel
culto (2Sam 23 ,1; Is 2,3; Sal 20,2; 46,8. 12; 84,9
ecc.; G. Wanke, Die Zionstheologie der Korachiten 111 Ihrem traditi onsgeschichtlichen Zusammenhang, 1966, 54ss.); cfr. Di o di Abramo in
Sal 47 ,10 (IRe 18,36). Hanno una forma anal oga
le espressioni Dio di tuo padre Dav ide (2 Re
20,5 = Is 38 ,5; 2Cron 21 ,12 ), Di o di Eli a (2 Re
2,14), ma anche Di o di Sem (Gen 9,26).
Co me Il DIO dei padri , corrispondentemente al
suo nome, legato agli uomini , cosi anche la tra
di Zione della montagna di Dio (Es 3, 1; 4,27;
138

18 ,5; 24,13 , in parte E) esprime il legame di un dio


con una localit, che si deve visitare per sperimentare la presenza divina. Poi ch (eccettuato Es
24,13) le narrazioni del Sinai e della montagna di Dio sono tra loro distinte, non del tutto
chiaro se le due tradizioni si riferisca no allo stesso
luogo. Nel caso che abbiano avuto un'origine comune, sarebbe ancor pi sorprendente constatare
quanto si siano poi staccate fra loro. La tradizione
della montagna di Dio ambientata tra i madianiti (cfr. la comunit cultuale di Es 18 ,12), di
cui tace la narrazione del Sinai; essa per non presenta alcuna teofania corrispondente a Es 19 , 16ss.
(cfr. tutt'al pi Es 3).
5/ Soprattutto nelle tradizioni di Gerusalemme
sopravvivono determinate concezioni mitiche
dell 'antico Oriente, che si manifestano nelle
espressioni citt di Dio (Sal 46,5; 48 ,2.9; 87 ,3),
fium e di Dio (Sal 65 ,10), montagna di Dio
(Ez 28 ,14.16; cfr. 28 ,2; Sal 68 ,16; IRe 19,8), giardino di Dio (Ez 28 ,13; 31 ,8s.; cfr. Is 51,3); cfr.
anche nell a tradi zione di Mos verga di Dio
(Es 4,20; 17,9), dito di Dio (Es 8,15 ; 31 ,18;
Deut 9,10) e scrittura di Dio (Es 32,16). Come
i bene 'e/im - un'espressione attestata anche al di
fuori dell'A T e perci forse pi antica - anche i
bene '''/8him (Gen 6,2.4; Giob 1,6; 2,1; 38 ,7; cfr.
Dan 3,25) sono i figli di Dio sottomessi a
Jahwe, ossia esseri divini .
Nel raccomo mitico Gen 6,1-4 ad essi attribuito un potere ancora pi grande di quello che hanno nella cornice
narrativa del libro di Giobbe, dove formano ancora soltanto un'assemblea celeste sottomessa. Tuttavia anche
nella narrazione del matrimonio degli angeli si elimina la concezione su cui ci si fonda, e cio che
dall'unione tra dei ed esseri umani nacquero i giganti ; il
mito rielaborato secondo la visione che Israele ha della
propria storia, per mettere in luce la responsabilit e la
colpa dell'uomo.
Anche altrove Israele ha subordinato a Dio potenze st ra
niere. Per esempio nella scena mitica di giudizio del Sal
82 si pronuncia sugli dei (v. 1.6 "'/ohim) la sentenza
di morte, perch essi non sono capaci di render giustizia
all'indigente (Sal 58,2ss.).
6/ significativo il fatto che le espressioni a ca
rattere mitico sopra citate, come pure la form a su
perlativa (vd. sp. 111/3: cfr. anche IV /5), solo raramente siano formate col nome Jahwe e quasI
sempre con l'appellativo Dio . Soprattutto, ,fR/_
him ricorre con frequenza sorprendente in espres sioni composte orm ai fisse , specialmente nel linguaggio arcaico gi preformato (su 111/6-7 cfr.
F.Baumgartel , Elohim ausserhalb des Pentateuch,
19 14). Come nell ' AT non si conosce un'espressione fi gli di Jahwe analoga a fi gli di Di o
(forse si respi nge a questo modo la concezione di
una paternit, che vi sottintesa), cosi manca, parallelamente all 'espressione 'rs (ha) ''''/him
uomo di Dio , una designazione analoga con
Jahwe. Altre espressioni composte sono pi o
meno riservate a ''''/him o acquistano una carat-

139

teristica particolare con questo termine usalO


come nome comune.
Il titolo uomo di Dio (che non attestato al
plur. ) ricorre soprattutto nelle narrazioni di Elia e
specialmente di Eli seo, le quali designano i profeti
come operatori di prodigi (a partire da I Re 17 ,18);
esso ncorre tra l'al tro anche per Samuele ( ISam
9,6ss.) e fu applicato a Mos ( Deut 33,1 ; Gios
14,6; Sal 90,1; ICron 23 ,14; 2Cron 30,16; Esd 32)
e in Cron a Dav ide (2C ron 8, 14; Neem 12,24.36;
cfr. anche R.Rendtorff, ThW VI , 809). Cfr.
espressioni analoghe, come consacrato di Dio
(Giud 13 ,5 .7; 16 ,17) o principe di Dio (Gen
23,6).
La designazione comune arca di Dio (lSam
3,3; 4,ll s.) potrebbe essere pi antica del nome
specificamente israelitico arca di Jahwe (Dio degli eserciti ) ( l Sam 4,6; 2Sam 6,2). Espressioni simili sono anche arca dell 'alleanza di Dio (Giud
20,27), arca del Dio d' Israele ( ISam 5,7ss.; cfr.
J.Maier, Das alti sraelitische Ladeheiligtum , 1965 ,
82ss.).
Casa di Dio (Gen 28,17.22; Giud 9,27; 17,5;
18 ,31 ; cfr. Ger 43 ,12s. ecc.) di venta nell 'opera storica del cronista un termine frequente per indicare
il tempio (Esd 1,4; 4,24ss. ecc.), sebbene non sia
chiaro perch tale espressione si alterni con casa
di Jahwe (p.e. 2Cron 28 ,24 ). Il titolo sov rintendente (nagid) della casa di Di o (Neem Il ,Il ;
ICron 9,11; 2Cron 31 ,13; 35 ,8) rimane per fisso.
Nel nome cibo di Dio (Lev 21 ,6.8.17.2 15.;
22,25) si conservata una concezione arcaica del
sacrificio , che in queste leggi ci tate viene in parte
illustrata con l'espressione meno imbarazzante
'isse Jh wh sacrifici di fuoco per Jahwe ; cfr. designazioni simili in Lev 21 ,12; 23 ,14; um 6,7;
forse Sal 51,19.
In Ezechiele ( l ,l ; 8,3; 40,2; cfr. 11 ,24; 43 ,3) si
trova l'espressione fi ssa visioni di Di o per indicare l'accoglimento della rivelazione profetica.
Lo spirito di Dio (- niaiJ) viene sul profeta
(N um 24,2; ISam 10,10; Il ,6; 19,20.23; Ez Il ,24;
2Cron 15, 1; 24,20), concede sapi enza (Gen 41 ,38;
Es 31 ,3; 35 ,3 1) e rende capaci di interpretare i sogni (cfr. Dan 4,6 spirito degl i dei santi con
2,28.4 7), ma rappresenta anche la forza vitale
dell' uomo (Giob 27 ,3). In ISam 16,14-16 (cfr.
16,23; 18 ,10) uno spirito malvagio inviato da
Jahwe viene di stinto come spirito di Dio dallo
spirito di Jahwe . Forse qu i ' fR /8him ha il significato attenuato di divino-demoniaco.
Anche altre espressioni sembrano rappresentare
modi di dire fissi , per quanto esse non si limitino
per null a all a cost ruzione con ' ''/8him, come timorato di Dio (Gen 22 ,12; Es 18,21 ; Giob l ,l;
Ecc1e 7,18 ecc.), temere Dio (Es 1,17.2 1; Giob
1,9 ecc.), maledire (opp. eufemistica mente: benedire) Dio (ISam 3, 13 txt em ; Giob 1,5; 2,9;
cfr. Deut 21,23 maledi zione di Di o ), interroga re Dio (Giud 18,5; 20,18; ISam 14,36s.),
detlO di Dio (Gi ud 3,20; ISam 9,27; 2Sam
16 ,23; cfr. I Re 12,22: Mi 3,7) oppu re conoscenza
O '0.,~ '"'/ohi m DIO

140

di Dio (Os 4, I; 6,6; Prov 2,5). Tal i connessioni


si riferiscono talvolta intenziona lmente all a divinit (cfr. anche la negazione di Dio st. IV/5).

7/ ' '''/ohlm ricorre inoltre in modi di dire piti o


meno fissi , come Dio mi faccia questo e questo
o slm . (ISam 3,17 ecc.; plurale nel caso di non
israeliti: I Re 19,2; 20,10; diversamente ISam
20,13 ; Rut 1,17), maledire (opp. eufemisti camente: benedire) Dio e il re (I Re 21 ,10.13; cfr.
Is 8,21; Es 22 ,27; diversamente Prov 24,21), e
forse concedere favore divino ( = un servizio cantatevole) a qualcuno (2Sa m 9,3; cfr. 2,5; diversamente ISam 20,14), ecc. Una parte di quest i usi
potrebbe essere stata freq uente anche nell ' ambiente vicino ad Israele.
La formul a quando ''''/ohim distrusse(ro?) Sodoma e
Gomorra (Is 13,19; Ger 50,40; Am 4,11 ; cfr. Deut
29,22; Is 1,7 txt em; Ger 49,18) forse di provenienza
pre.lsraeh~lca ,. se in origine si vedeva in un'altra divinit

(o m altn del) la causa della distruzione delle due locaIna, mentre la saga Gen 18s. attribuisce gi il fatto a
Jahwe.
L'espressione angelo di Dio (Gen 21 ,17; 28 ,12 plur.;
GlUd 6,20 ecc.), plU rara nspetto ad angelo di Jahwe
(--mal'ak) e u s~ta per designare il messaggero inviato da
DIO,SI trova plU volte nel paragoni quasi con valore proverblale (GlUd 13,6; ISam 29,9; 2Sam 14 ,17.20' 1928'
diversamente Zac 12,8).
, , ,
Come la sciagura che sopraggiunge su di uno ritenuta
mandata dalla mano di Dio): (lSam 5,11 ; Giob 19,21),
COSI nel. penodo postesllico I espressione la (buona)
mano di DIOsu di me o slm. descri ve la provvidenza
benevola di Dio(Esd 7,6.9.28; 8,18.22.31; Neem 2,8.18).
Lo strumento Viene giudicato ogni volta in base ai suoi
etTettl.
Va forse ancora ricordata la duplice espressione dei e
uomini (G lud 9,9.13) app. lottare con 'lP/ohim e uomini (Gen 32,29; cfr. Os 12,4). Proprio in quest'ultimo
c~ SI eVita Il nome Jahwe; inoltre il significato di '. '/0_
/1In/ resta mceno, dato che la tradizione del racconto di Penuel ha una storia complicata.

IV / Il In determinate espressioni composte


Oppure quando unito ad un suffisso, ' lP/ohi
e~pnme la . relazl?ne tra Dio e il popolo. Dio
d Israele e senz altro un'espressione fissa (tutte
le Cl\aZlonl IO c.Steuernagel, FS Wellhausen
1914, 329ss.). La sua prima attestazione allend ibile e Il cantico di Debora, del periodo piti antico
del giudiCI (GlUd 5,3.5).

n;

Non si conosce l'antichit dei passi Gen 33,20; Gios


8,30, 24,2.23,.da CUI SI potrebbe ricavare il nome cultuale
di una dlvln lta venerata in Sichem (cfr. p.e. M.Noth
Das System der zwolf Stiimme Israels, 1930, 93s.), poi~
che la struttura della formu la di Gen 33,20 diversa da
quella degli altn nomi divini formati con '/(--'e /1I1I2)
e Il periodo di compoSIzione di Gios 8 e 24 incerto. La
f~rmula non sembra essere per nulla originaria nell'am.
bno della tradizione .del Sinai (Es 24,10; cfr. S,I; 34,23).
Essa Viene usata plU spesso verso il periodo dell 'esilio
(Introdu zioni di discorsi in Ger, Cron ecc.). Si trova inol tre In contesti del tutto di versi tra loro, come nella dossologla e nella preghiera ( IRe 8,15.23; 2Re 1915) nel
giuramento ( I Re 17,1) ecc. 11 profeta Ezechiele, ~I tr~ alla
fo rmu lazione usuale gloria (-kbd) di Jahwe (1 ,28
141

O'0'''~ ''' /ohlm DIO

ecc.), conosce quella singolare di gloria del Dio


d' Israele (8,4; 9,3; 10,19; 43,2).
Costruzioni si mili sono Dio degli ebrei (Es 3 18 ecc)
oppure Dio di Giacobbe (vd. sp. 111 /4). '
.,
2/
Piti spesso la relazione tra Dio e il popolo
viene espressa con ''''/oh/m unito ad un suffisso
11 tuo/ nostro/vostro Dio o sim . (p.e. Gios
24 ,17s.27; Es 32,4.8; Giud 11 ,24; Mi 4,5; di dei
stramen: ISam 5,7; Ger 48 ,35); anche la relazione
con Il slOgolo viene espressa con mio Dio .
11 sig nificato .di tali forme ampliate con pronomi (cfr.
Rut 1,16) puo qUI essere indicato solo con esempi. La
contrapposizione tra Mos e il faraone si esprime pi
volte con l'alternanza nostro - vostro Dio (Es
8,2Iss.; 10,16s.25s.). - Nel secondo incontro con Acaz
Isaia (7, 10-1 7) prega il re: chiedi un segno per te da
Jahwe, tuo 0'0 ' Poich Acaz si rifiuta, il profeta chiede
minaCCIoso: per voi troppo poco stancare gli uomini ,
che volete stancare anche " mio Dio?. Con il rifiuto
dell 'otTerta si nega anche la promessa il tuo Dio . - 11
Deuteroisaia, in un periodo in cui sembra essere distrutta la comu nit tra Dio e il popolo, secondo il giudiZIOannunziato dai profeti suoi predecessori inizia la sua
predicazione con il grido: consolate con~olate il mio
popolo, dice il voslro Dio ' (I s 40,1; cfr. 40,8 la parola
dellloslroDio ). Egli muta probabilmente la proclamazione tradiZionale Jahwe di ventato re in il 1/10 Dio
diventato re (52,7) e fa gi trasmettere la notizia da
un. messaggero: ecco il vOSlro Dio' (40,9; cfr. 35,4). Gla nella promessa di Osea (2 ,25) l'invocazione del po
polo mio Dio riassume tutto ci che il tempo della
salveZLa apporter (si milmente Zac 139' Is 25 9 il nostro Dio ). Soprattutto in Osea so~~ freq~enti tali
forme coi suffissi; i testi deuteronomici e deuteronomistici inculcano ancora di pi ad Israele che Jahwe il
tuo/vostro Dio .
Il grido mio Dio (cfr. ls 40,27 ecc.), che in Os 2,25 ha
un senso collettivo , spesso invocazione del si ngolo,
che nella sua necessit inizia con esso il lamento verso
Dio, ed esprime fiducia , speranza e ringraziamento (Sal
3,8; 5,3; 7,2.4; 22,3; 25,2; 38,22; 91,2; IRe 17,20s.; Dan
9, 18s. ecc.; cfr. O.Eissfeldt, Mein Gott im AT,
ZAW 61 , 1945-48,3-16 = KS 111 , 35-47). La formula di
confeSSione tu sei il mio/ nostro Dio un ampliamento (SaI3!.,15; 86,2; 143,10; Is 25,1 app. 2Cron 14,10;
nvolta ad un Immagine divi na: Is 44 17' cfr. Gen 31 30'
Giud 18,24).
' ,
, ,

3/ Infine le forme di ''''/oh/m con suffisso sono


alla base della cd. formula di autopresentazione
IO sono J ahwe, il tuo/vostro Dio , e della cd.
formul a di alleanza io sar il loro Dio ed essi saranno il mio popolo .
'
La formula di autopresentazione io sono... ,
usuale nell' Oriente antico, in Israele stata appli cata a Jahwe ed stata ampli ata con il complemen to 11 tuo/vostro Dio (verso la cd. formula
di benevolenza); essa compare nell' AT in con testi
differenti e con vario sign ificato ( in parte giustifi cata anche la traduzione: io Jahwe sono il tuo
Dio ). Si riferisce spesso alla ; tori a, spec ialmente
agli avvenimenti in Egitto (Os 12 ,10; 13,4; Sal
8l,II), e nel decalogo il solenne discorso di Dio in
pnma persona costituisce l'introduzione da cui derivano i si ngoli comandamenti (Es 20,2; cfr. Giud

142

6,10). Le ricorrenze piti frequenti de ll ' espr~ssio n e


appartengono anche qUI al penodo dell esilIO;
essa infatti compa re spesso nell o scntto sacerdotale, special mente nel codice di santit (Lev 18,2
ecc.) e in Ezechiele (20 ,5 ecc.). Quando SI dice anche riconoscere che (Es 6,7 P; Ez 20,20
ecc.; - jd'), l'io divino diventa lo scopo dell a conoscenza umana ; cfr. W.Zimmerli , GO Il ss.4 lss.
125s.; K.Elliger, Kleine Schriften zum AT, 1966 ,
211-231.
La for mula di alleanza , che (a partire piti o meno
dalla fine del periodo preesilico) si trova in forme
diverse sia nell a tradizione tardiva di Mos ( Deut
26,17s.; 29,12; Es 6,7 P ecc.) sia nelle promesse
profetiche (Ger 31,33; Ez 11 ,20 ecc.), afferm a la
costante o (in modo critico) l'esclusivamente futura identit di Jahwe con il Dio d' Israele e di
Israele con il popolo di Dio, cfr. R.Smend , Die
Bundesformel , 1963.

4/ ''''/oh/m viene specificato in molti modi ,


spesso con espressioni in stato costrutto come
Dio del cielo , Dio del mio soccorso , piti di
rado mediante aggetti vi: il Dio gi usto , il Dio
vivente , o sim. Nei singoli casi si enuncia a questa maniera come Dio o come egli appare.
Dio del cielo si trova come apposizione del
nome Jahwe oppure al suo posto, se si prescinde
da Gen 24,7 (v. 3 Dio del cielo e della terra ),
solo in periodo postesilico (Giona 1,9; Esd 1,2 =
2Cron 36,23; Neem l ,4s. ecc.; aram.: Dan 2,18s.
ecc.; cfr. Sal 136,26), soprattutto nelle relazioni
con gli stranieri o quando si parla in loro presenza.
La designazione sorta probabilmente sotto l'i nflu sso persiano, in ogni caso serve per trattare con
l'amministrazione persiana (cfr. il titolo di Esd ra
scriba della legge del Dio del cielo Esd 7, 12).
Tuttavia in Israele gi da tempo diffusa la concezione che Dio dimora nel cielo (-samjim), e in
Mi 6,6 Jahwe chiamato Dio delle altezze . Poich questa espressione piuttosto singolare, non
si pu decidere fino a che punto rappresenti una
designazione di Dio comune in Gerusalemme
(cfr. Sal 92,9; Gios 2,11 ecc.).
Similmente al tre espressioni composte accentuano
in diversi modi l'universalit di Dio e l' ambito del
suo agire, cos Dio dell'eternit (ls 40,28; cfr.
Gen 31,33; Deut 33 ,27; -'o/am) oppure Dio di
ogni carne (Ger 32,27; cfr. Num 16,22; 27 ,16).
Forse si deve accennare qui anche al nome frequente Jahwe (Dio) sebaoth (2Sam 5,10 ecc.;
-$aba' ; cfr. I Sam 17,45 Dio delle sch iere
d' Israele ), che vuole certamente esaltare la potenza di Jahwe, ma il cui significato piti preciso
incerto.
L'invocazione Dio della mia salvezza o sim.,
che esprime fiducia, gi un'espressione fissa (Sal
18,47; 24,5; 27 ,9; 65 ,6; 79,9; 85 ,5; Is 17,10; Mi 7,7
ecc.), che pu essere dettata dall'esperienza o
dall'attesa; cfr. Dio del mio soccorso (Sal
51,16; diversamente 88,2), Dio della fedelt (ls
65,16) ecc. Anche il nome Dio del diritto (ls
143

30,18) pu affermare la grazia o la misericordia di Di o (diversamente Mal 2,17).


Le espressioni in stato costrutto sostit uiscono
spesso degli aggettivi (p.e. Sal 59 ,11.18 Dio della
mi a grazia = mio Dio beni gno ); anche gli aggetti vi per sono frequenti (vd . sp. 111/2). Il Dio
vivente con il suo intervento liberatore ( ISam
17,26.36; 2Re 19,4. 16; cfr. Dan 6,21.27 ) si dimostra il vero Dio (Ger 10,10; cfr. 2Cron 15 ,3), ed
anche capace di mutare l'angustia del singolo
(Sa l 42 ,3).
5/ Con il termine ' '''/oh/m, la divinit di Dio o
la sua relazione con gli uomini diventa tematica in
alcuni testi in una maniera particolare. ella confessione Jh wh hil ha' lP/oh/m Jahwe (il vero,
unico) Dio ( Deut 4,35.39; I Re 8,60; 18,39; cfr.
Deut 7,9; 10,17; Gios 2,11 ; Sal 100,3 ecc.; come
invocazione: 2Sam 7,28 = ICron 17,26; 2Re
19 ,15. 19; eem 9,7) si risente ancora la contesa
di Jahwe con altri dei, anche se nel frattempo la
sua adorazione di venuta escl usiva. Come gi
nelle affermazioni di incomparabilit (2Sam
7,22 = I Cron 17,20; Is 44 ,6.8; 45 ,5. 14.21 ; 64,3;
cfr. 2Re 5,15 ; Deut 32 ,19 ecc.; cfr. C.J .Labuschagne, The Incomparability of Yahweh in the OT,
1966), si conferma contro possi bili dubbi la verit
della divinit di Dio; anche l'esp ressione Dio degli dei (Deut 10,17; Sal 136,2; cfr. Dan 2,47), che
equivale ad un superlativo, ha un significato analogo.
L'accostamento si ngolare Jh wh ," /ohi m ricorre pi volte,
anche all'infuori di Gen 2,4b - 3,23 (solo 'lP/oh/m :
3,lb.3.5); cfr. Es 9,30; 2Sam 7,25; Giona 4,6; Sal 72,18;
84,12; ICron 17,16s.; cfr. anche 22 ,1 ecc. Anche se il
nome doppio nel racconto jahvista della creazione e del
paradiso dovesse attribuirsi all'influsso di 'lP/ohi m del
racconto sacerdotale della creazione, resterebbero sempre del tutto inspiegabili le altre ricorrenze (bisogna leggere Jahwe il vero dio anzich Jahwe degli dei );
cfr. recentemente O.H.Steck, Die Paradieserzahlung ,
1970, 28 n. 35.

Come 'iY(cfr. ivi IV/4), cos anche ' lP/oh/m, sebbene in modo non cos accentuato, pu servire ad
esprimere la differenza tra Dio e l' uomo (p.e. Gen
30,2; 45 ,8; 50, 19; 2Re 5,7; Sal 82 ,6; cfr. Giob 4,17;
Mal 3,8) oppure tra Dio e non-Dio ( Deut
32 ,17; 2Cron 13 ,9 ecc.). Criterio l'efficacia: gli
dei stranieri sono buoni a nulla (Ger 2,11 /0
' '''/oh/m ; cfr. 5,7; 16,20), opera dell' uomo (2 Re
19 ,18 = Is 37,19; 2Cron 32 ,19; cfr. Os 8,6 e la formulazione fare degli dei Es 20,23; 32,1; Ger
16,20 ecc.). Analogamente, una negazione di Dio
( non c' alcun Dio Sal 10,4; 14 ,1 = 53,2; cfr.
10,13; 36,2) non contesta l'esistenza, ma l' agire di
Dio sull a terra, come del resto la domanda dov'
il tuo Dio? (Sal 42 ,4.11 ; cfr. 79,10; 115 ,2; Gioe
2,17) si riferisce all ' apparire della sua potenza soccorritri ce.
Mentre il serpente nel racconto del paradiso promette all'uomo di essere come Dio (Gen 3,5;
l'espressione resta ambi gua, poich la tradi zione
O'0.,~ ''''tollln! DIO

144

risale a concezioni mit iche dell'antico Oriente, cfr.


Ez 28,2.9. 13), Dio conferma questa promessa ma
la attenua in essere come uno di noi (3,22).
L'eguaglianza con Dio viene riconosciuta solo
come eguaglianza con gli esseri celesti. Invece i
LXX (cfr. anche in Sal 97,7; 138,1) esprimono tale
attenuazione gi a proposito dell ' uomo creato ad
immag ine di Dio
(W.H.Schmidt , Die
Schiipfungsgeschichte der Priesterschrift , ' 1967,
141 ). L'AT stesso non restringe in alcun modo
l'affermazione che l'uomo stato creato come
imm agine di Dio (ossia come rappresentante, vicario , luogotenente di Dio)( Gen I ,26s.; S, l ; 9,6 P;
-~d:lrem ). Del resto il Sal 8, in contesto simile, paragona l' uomo con Dio (v. 6) e non con
Jahwe (v. 2), e sembra utilizzare cosi la diffe renza tra il nome proprio e il nome comune per
salvaguardare la specificit di Jahwe. Forse
quest'uso influenzato da quel particolare modo
di parl are che - come avviene per altre espressioni
fi sse con ''''Iohim (sp. 111/6-7) - considera la relazione dell ' uomo con Dio e non con Jahwe l).
In ogni caso tale differenza non vale per il racconto sacerdotale della storia delle origini , in
quanto esso designa Dio solo come ''''Iohim.
61 In diverse parti dell ' AT si usa di proposito
per designare Dio non il nome Jahwe, ma ''''Iohim
(con o senza articolo): in due fonti del Pentateuco,
l'elohlsta e la sacerdotale, nel cd. salterio elohista,
nell' EcclesIaste e parz. nelle Cronache (sul libro di
Giobbe vd . sp. II). Dal lato negati vo , poich si usa
il termine comune Dio e si ev ita il nome proprio, viene meno la caratteristica particolare di
Israele, ma dal lato positivo si pu difficilmente
scorgere in queste opere letterarie una tendenza
comune, poich mancano punti di riferimento sicuri su cui fondare quest' uso linguistico. Si vuole
forse esprimere l' universalit di Dio? Poich i singoli scritti risalgono a periodi cosi distanti tra loro
si pu pensare che i motivi e le giustificazioni
siano molteplici.

Probabilmente l' Elohista usa la parola ''''/oh/m (Gen


20,3.6 ecc.) non in modo esclusivo, ma solo in una grandIssIma parte dei casi, e perci talvolta (specialmente
dopo la rivelazione a Mos Es 3,14) si attiene al nome
Jahwe (cfr. recentemente H.Seebass, Der Erzvater
Israel..., 1966J 56 n. 4). Seguendo questo indizio si perSInOvoluto dIstInguere due strati elohisti ; tuttavia meglio pensare ad un influsso del normale modo di esprimerSI oppure anche ad un Influsso successivo delle altre
fonti . - L'uso di ''''/oh/m non pu essere interpretato
come reSIduo dI un antIco politeismo di Israele (cfr.
W.Elchrodt, Dle Quellen der Genesis 191 6 106ss.E. Kanig, Die Genesis, l.' 1925, 62ss.). PoiCh Ia'designa:
zione comune, almeno di regola, si conserva ancora

dopo Es 3,14, l' Elohista non ha voluto distinguere come


" Sacerdotale dI verse epoche di ri velazione. Forse egli
vuole accentuare la trascendenza di Dio (cfr. le appariZIOnI dI DIOIn sogno e mediante l'angelo di Dio l), sp.
1ll17), ma In definItI va ognI spiegazione resta fondata su
supposizioni incerte.
AI contrario probabile che il Sacerdotale voglia proclamare Il DIO d' Israele DIO dell'umanit, anzi dell'uni145

",~~ '~/i I NU LLIT A

verso, dato che nel racconto della creazione e della storia


primitiva fino alla ri velazione ad Abramo Gen 17,1(-'et
Il l! I) usa esclusivamente (e in seguito non in modo co.
slante) l'appellati vo ''''/oh/ m.
Nel salterio elohista (Sal 42-83) il fenomeno acquista
maggiore evidenza, poich il nome Jahwe, che si aveva
In origi ne, venne sosti tuito con il termine comune 'w/o h/m (cfr. Sal 53 cjJn Sal 14). Qualcosa di simile, linche se

con conseguenze di minore importanza, successo nelle


Cronache, nel riprendere alcuni testi dell 'opera storica
deuteronomistica (cfr. p.e. casa di Dio in 2Cron 4,11
con I Re 7,40; vd. sp. 1ll/6 e M.Rehm , Textkritische Un
tersuchungen zu den Parallelstellen der Samuel- K6nigsbiicher und der Chronik , 1937, 108s.; su i nomi frequenti Dio d' Israele e Dio dei padri vd. sp. 111/4;
IV/I ). Forse per questo periodo tardivo si pu gi supporre che il nome Jahwe abbia potuto passare in second'ordine, perch era superfluo distinguere tra il nome
proprio e il nome comune, in quanto si confessava.i l Dio
d' Israele come unico vero Signore dell'universo. A
quest'accentuazione della trascendenza e quindi della
di fferenza tra Dio e l' uomo (cfr. anche il libro di Giobbe)
pu essersi gi unito un certo riserbo nel pronunciare il
nome di Jahwe; tuttavia quest' ultimo, soprattutto nelle
Cronache, non fu ancora evitato del tutto. Infine anche
nell'Ecclesiaste la scelta dell a designazione di Dio pu
essere stata suggerita dal fatto che con il termine comune '''/ohim (in genere con l'articolo) si poteva dare
pi risalto all'onnipotenza di Dio rispetto alla nullit
dell'uomo.
V1 In compl esso quindi con il nome comune
''''Iohi m l' AT ha potuto comprendere ed annunciare il proprio Dio dell a stori a come Dio dell'universo. Sulla sopravvivenza dell' uso vtrt. nel giudaismo postbiblico e nel NT cfr. H.KleinknechtG.Quell - E. Stauffer - K.G.Kuhn , art. (k6,
ThW 111 ,65-123 (= GLNT lV ,31 7-474).
W. H. Schmidl

.,~~~ ""IiI NULLIT


La parola ''''Iii nullit l), attestata solo
nell ' AT e nella letteratura da esso dipendente, trova i suoi corrispondenti pi prossimi nelle
form azioni aggettivali acc., aram. e arabo della
radice 'II con il sign. di debole o sim . (cfr.
HAL S4a). Sui tentati vi di deri vazione, che sono
moltepli ci ma poco utili per stabilire il significato, cfr. Wildberger, BK X,102 (cfr. anche
J.A.Montgome ry, JAOS 56, 1936, 442 ). Per la
forma nominale (aramaizzante?) del termine
cfr. Wagner 122.
Una parola iII annientamento non attestata nell'ug.
(WUS nr. 216; UT nr. 184; contro Driver CML 136a;
Gray, Legacy 60; Herdner, CTCA 36, legge ora in 67
[= I"A Bl V,16 i/m ).
1/

21 '''Iii ricorre 20x nell' AT , di cui IOx solo in Is


(2,8. 18. 20.20; 10,10.11 ; 19,1.3 ; 31 ,7.7), 2x in Lev
(19,4; 26, I)e Sal (96,5 = l Cron 16,26; 97,7), Ix rispettivamente in Ger 14,14 Q; Ez 30,13; Ab 2,18;
l ac Il ,1 7; Giob 13 ,4.
146

Cfr. anche Ecci i Il ,3; lQM 14 ,1 (cfr. Is 19, 1);


lQ 22 1,8.
Correzioni testuali vengono proposte per Is 10,10; Ez
30,13; Zac Il ,17 (cfr. i comm.).

31 '''Iii usato in tre passi al singolare, come


nome retto di uno SI. cs., e pu essere reso con
nullo insigni fica nte (Ger 14, 14 txt em pred izioni v ~ote l); lac 11 ,17 pastori buoni a null a l);
Giob 13 4 med ici da null a l); cfr. anche Ecch
11 ,3 d~1 tutto insignifi cante tra gli esseri alati
l'ape ).
Negli altri passi (eccetto ls 10,10 txt?)il nome al
plurale ed una designazione spregtatt va degh det
stranieri . Come questo uso al plurale SI SIa svIluppato dal singolare astratto, lo mostra Sal 96,5 =
ICron 16,26 tutti gli dei sono delle nullit (cfr.
anche Sal 97,7). Nell a letteratura profettca e nel
cod ice di santit (Lev 19,4; 26 ,1), che da essa dIpende, vi potrebbe anche essere una parodia di 'el!
'''' Iohim Dio.
41 Degli ''''liIi m si affe rma: so no opera delle
mani dell' uomo (ls 2,8. 20; 31,7; Lev 26, 1), sono
muti (Ab 2,18), di conseguenza si possono anche
gettar via (ls 31 ,7); davanti a Jahwe essi tremano
(ls 19,1) e soccombono davanti a lui (2,18). Nel
termine ''''Iili m ri suona cosi l' impotenza, la nulht
degli dei stranieri . Quanto con essa pu essere
espresso, viene detto nel modo pi chiaro in Sal
96,5 tutti gli dei delle nazioni sono nullit, ma
Jahwe che ha fatto i cieli l). A questo proposito
scrive Wildberger, BK X,102s.: Il fatto che la designazione ricorra in entrambi ... i salmi su Dio-re
mostra che essa era molto comune nell a tradi zione cultuale di Gerusalemme c qui pu averl a
conosciuta Isaia. Non pu essere casuale il fatto
che solo la legge di santit (Lev 19,4; 26, 1) e Abacuc (2,18) abbiano ripreso questa designazione l) .
'''lflfm parallelo a pd:srellpiisil immagine scolpita (l s 10,10; Lev 26,1 ; Ab 2,18; Sal 97,7), a
'a~abbi m immagini intagliate (ls 10,11 ), a gillulim idoli (Ez 30,13) e a massekii immagine di
metallo fuso ( Lev 19,4; Ab 2,18). Una classificazione in dnque gruppi delle espressioni usate nel
VT per indicare idolo l), con le citazioni dei
passi, si trova in Eissfeldt , KS 1,27\ s.: \ ) designazioni offensive: bDsrel vergogna (-bo!;), siqqu~
abominio l), lo'ebii orrore (- l'b), /Ja1{ii'i
peccato (- /J('), 'emii terrore l); 2) designazioni che ne contestano l'esistenza: - hd:brel soffi o l), sd:qrer inganno (-sqr), siiw' vanit l), ''''Iii
nulla l), lo-' el e lo-''''Iohim non-Dio (-'el
1lI/ 3; -''''Iohim IV 15); 3) designazioni che contestano agli idoli la dignit divina e li riconducono
nella sfera degli spiriti inferiori e cattivi: S" irim spiriti sotto le sembianze di caproni l), sedim demoni l), -'awren potenza maligna l); 4) denominazioni le quali affermano a loro riguardo che essi sono
stranieri e quindi , pi o meno chiaramente, li presentano come nulli: espressioni composte con
-' a!ler altro l), -ziir forestiero l), - nktJr
147

straniero l), - iJiidiiS nuovo l); 5) denomi nazioni


che li identificano con le loro immagini , qualificandoli quindi come materia morta: massekii e nd:srek
immagi ne di metallo fl,lso l), pd:srel e piisii immagine scolpi ta l), ' b~reb e 'ii~iib im magine intagliata l), -~ d:lrem e sd:mrel immagi ne
incisa l), gillulim bl occhi di pietra (lavorati) l), ~f r
imm agi ne l), maskil effi gie l), n'su'ii immagine che si porta nell a processione l).

51 I LXX trad ucono ''''Iilfm in mod i molto di versi, il pi delle volte con Xelpo1tol'Y)'T'" opera
umana (6x) e dSw'" idoli 14x). Nel NT
dSwov viene usato per designare gli dei delle
genti , nel significato dato al term ine elai LX X e
dal giudaismo (cfr. F. BUchsel, art . dwov ,
ThW Il ,373 -3 77 = GLNT 1ll ,127-1 38).
S. Schwerl nel'

;'i~~.,~
'a/mimo VEDOVA
T T . 1/ 'almiinii vedova un term ine del sem.
comune (c fr. GVG i ,220.227), con una variazione
delle sonore in aram. e in arabo (risp. 'armallii e
'armalal rispetto all 'acc. almallU < *almantu, ug.
almnl , fen. 'Im I).
L etimologia incerta; cfr. le derivazioni proposte in
HAL 56b.
Da 'a/mana derivano gli astratti 'a/manul stato vedovi le (bigde 'a/m' nu/ah i suoi abiti vedovili Gen
38 ,14.19; per 25am 20,3 e Is 54,4 vd. sI. 3b) e 'a/mon
vedovanza (ls 47,9 par. s' ko/ mancanza di figli ,
vd. SI. 3b); cfr. l'acc. a/manufU (CA D A/l ,362a) e l' ug.
52 ( = 5S), 9 hl u/mn scettro della vedovanza ,) par. ~I
/ k/ scettro della mancanza di figli in mano al dio Mot
(Gray, Legacy 95s.).
La retroformazione 'a/man vedovo (SOSI.) e reso
vedovo si trova solo in Ger 51,5 in senso traslato
Israele e Giuda non sono abbandonati dal loro Dio
(Rudolph , HAT 12,306s.). Riguardo al presunto acc.
a/manum vedovo (5yria, 19, 1938, (08) cfr. CA D
Al I,362a.

21

Le 55 ricorrenze di 'almiina sono cosi distribuite: Gen I, Es 2, Lev 2, Num l , Deut II , 2Sam
l, IRe 5, Is 5, Ger 5, Ez 6 (per Ez 19,7 vd. lim merli BK XIll,4l 8s.), l ac l , Mal \ , Sal 5, Giob 6,
Lam
Prov l. Inoltre 'almiinul 4x, 'almon e 'almiin l ~. Un terzo delle attestazioni si trova in testi
giuridici.
Resta escluso Is 13,22, citato da Mand., poich ivi

'almenotaw i suoi palazzi una forma secondana di


'armon (vd. anche Ez 19,7).

31

a) 'almiinii va tradotto in tutti i passi con


l). Si tratta di una donna che con la
morte del marito perde ogni sostegno sociale ed
economico (perci vedova non designa solo lo
stato civile, la moglie di uno che morto l), cfr.
L.Kiihler, l A W 40, 1922 , 34; G. van der Leeuw ,
Phanomenologie der Religion, ' 1956, 276; CA D
A/ l ,364 ). La sorte di una vedova comunque tn -

vedova

im~ " ~ ' a/mana VE DOVA


T T : -

148

ste, sia nel caso cile non abbia bambini e ritorni


alla casa paterna (Gen 38, Il , con la possib ili t del
~na tr~n~olllo d i lev lrato), sia che abbia figli ('iss
almOllOI n2Sam 14 5' IRe1 79 10'a h IR
7, 14 [la madre di Chi'ra'm di Tir~J 'e Il ,~~c[le
e
dre. d i Ge I'o boamo J, cas i in cui il padre
' morto
a ma-

f,nma de!la n~sclta del figlio [cfr. nell ' i cri zione
e n. di Esm un azar, r. 3 figlio d i una vedova
~ I Il , 14]). el racconto biblico pi famoso ri ~
guardante una vedova, il libro di Rut n
.
li termine vedova .
' o n SI usa
Generalmente si parla di vedove quando si accenna a
persone ch,; ~?~porta no una du ra sorte: orrani (jrlI1)
np,u_dl~tl (g rusa), rorestlen (-ger), poveri (dal), miseri
a7')' senza prole (sakklil), ed anche levi ti e schiavi
22 s~1 t~~o ~' sene di questo tipo: vedove/orran i (E~
sti~ri / m iseri ('1acl ~, \~:
9,16); vedove/orran i/ rore_
, ,c r. De ut 27 19' Mal 35)' ve
d /.
ova npudiata (Lev 22 ,13; Num 30 'IO.' Ez 4422: rLe
6 v 2':'4); levna/stranier%rrano/ v~do'va ( Deu't 14 ~;:
2 ,12s., Similmente Deut 16 Il 14' 24 17 1921' G 7' 6'
Ez 22 ,7).
' . , , . - , er ,;

If

fis p~~s7~f. 'b~~a~~ iln p~r~"~~06tra .Ioro: orrano-vedova


5 3)' '
,/ . . " l a
, ; Glob 22 ,9; 24 3' Lam
6'16' poven mlsen-vedove/orrani (ls 10,2 citat ~ i'n CD
, ), _vedova-senza prole (ls 47,8 , con 'almn in 479'
Ger
18,21). Altn paralleli: Sal 94 6' 1469' G" b'
24,2 I;b,8,
29 ,13; 31,16.
' ,
"
IO

'almn, quale designazione spec ifica di una person~ che e III una determinata condizione, ed es~en o un termllle che si adatta bene a serie fi sse
I nomi , non ha alcun Slllonimo.
b) In senso metaforico trov iamo 'al - - .
2Sam 20 3
d
manul III
,
, ve ovanza ment re in vi ta
(I uodmo)>> (oppure, con una modifica del testo

;~~~t~~~ ~~o~~;;~~~~t~ao ~:~:~~) ~~~~I~aC~~~~t~i~~

~b~/n3orma20slmllie li papiro di
.

, r.

Elefantina Cow-

e nostre mogli sono div

~7:~I~eg~~~ }~~;~~e~\al~at;~nuncia al rappo~~t~~~

~~P~~t~t~~~~o~:I~~C~ ~i p~larlare di una

' e Ivenuta come


una vedova descri~e G
~rusal emme dopo la catastrofe' in Is 47 8 (
spavald~ B b'l ' . . oraco o su Babil onia) dice la
a I onta . non rester v d
.
e ova ... ,
mentre a questa ci tI"
479 I
..,
a SI annuncia subito dopo
, ' , a stenllta e la vedovanza ('alm - ) I I 5 '
~sr~~~~ 'almmir per indicare la ~;d~v~n~a 4di
4/ a) Nella comunit in cui v
Sono senza protezione
Ivono , le vedove
Esse perci stanno fin
~overe e abbandonate.
protezione di Jahwe' nelf. t antichi tempI SOtto la
zioni del dodecalogo 'siche antica se ne di malediledet to chi lede il diritto ~'Itt (Deut 27, 19 mafano e della vedova e nel e dO stran~ero, dell'or22 ,21 non amiggerete I ~ov Ice dell all~anza (Es
dova
mentre la parenesi che se
e I orfano ,
v. 23 , rafforza ma . gue I comandamento, al
dell a legge con la mi~~~:i~~nlte qluesto paragrafo
e tag Ione: le VOstre

da

149

ii~97~

'almill1ir VEDOVA

mogli saranno vedove ); cfr. Deut 2417 Il '


' , ne amblto cl eli a legge cltn.
I verbi pi rrequenti in questo campo semantico son .
( De~'
t
dere In pegno ( Deut 24,17 la vest; dela v:dO~:re~ .
?~Ob 24 ,3 il bue); 4 ) 'sq {( opprimere (Ger 7,6;' ~~
2 ,~)M al 5,5), 5) Jnh hl. rar violenza (Es 22,3; Ez
I) I/Ih hl. Con ogg. lI1ispar ledere il diritto })
27, 19);2) '"h pi o arniggere (Es 22 21)' 3) Ibl

Anche nei lesti ug. si parla talvolta del diritto d Il


(dn alll1l/1 2Aqht [= Il DJ V,8; 127 [= Il ~I
,33.46, crr. A. van Selms , Marriage and Family Li~ . '
UgarulC Lnerat ure, 1954, 142s.).
e In

~~dove

In un secondo grup po cii testi giu ridici del Deut


che regolano Il cllrltto d ei poveri e dei diseredat i:
alle vedove (e al lev ltl / foresti eri /orfani) sono riserv ati alcuni va ntaggi: durante i raccolti pos ono
spigolare (De ut 24 , 19-2 1), nell a festa delle settimane e nella festa delle capa nne possono gioire
~nl~he le vedove ( Deut 16, Il .14) e all a consegna
e e decl me esse pOssono mangiare a saziet
( DeuI14 )9; 26 , 12s.). Se confrontiamo queste diSPOSIZIo ni co n altre simili (Es 23 14ss. 34 18ss'
Lev 23), ved ia mo che si tratta di un' i'nte;pret~:
zlOne parenetlca del la legge, tipica dell a legisla.
zlone dtn .
Tre norme che si. trovano in Lev gettano ulteriore
luce sull a situ azione giuridica della vedova: un
so mmo sacerdote (d iverso il caso del sacerdote
Lev 21 ,7) non pu sposare una vedova (Lev 21'
14). Se la fgli a di un sacerdote, vedova e senza fi :
gh , ritorna all a casa paterna, pu di nuovo mangiare delle offerte (Lev 22 , 13); cfr. anche Num 30
IO (sul voto di un a vedova).
'
~Iep tlogando possiam o dire con Deut IO, 18: Jah we
e Il DIO che rende giusti zia ('ili' mispdl)
al l'orfano e alla vedova ; cfr. SI. Sal 68 , 6; 146, 9.
PaSSt parall eh degli ambi enti vicini ad Israele sono
racco lti m F.C. Fensham, Widow, Orphan , and
the Poor m Ancient Near Eastern Legai and Wisdom Llterature, JNES 21, 1962 129-139' Wil dberger, BK X, 48 .
"

b) Quanto abbiamo riscontrato nelle divers~


fiorm e legislative si trova anche negli scritti proet,cb'b' nel hnguagglO della preg hiera e nel libro di
G IO e.
Tra i proji!li Soprattutto 15, Ger ed Ez riflettono le
~nllche dlspo~izioni giuridiche sulla protezione
~lIed vedove (e sorprendente il silenzio di Am e di
. I, ove del resto mancano anche i termini orfano . e straniero ). Nel contesto delle accuse
profellche vengono apostrofati coloro che non
rendono giustizia (-rib ) alle vedove (Is 1, 23), oppnmo no gh orfani e le vedove (Is IO 2' Ez 22 7'
Mal 3, 5),. moltiplica ndo le vedove (z '22 25)' l
'
.
dtermme
' J h SI t rova anc h e nel lamento retrospettivo
('8 a we (Ger 15, 8) e nel lamento di Geremia
1
9 l'i ~\come pure nell'annuncio del giudizio (ls
'I ' a we non av r compassione delle vedove)
A
. ' sara' un segno di salvezza per Israele.
l' contrano
annuncI o fatto a Babilonia (nell 'oracolo contro le
150

genti, Is 47, 8s.) che essa diverr vedova (per Ger


49, Il e Ger 51 , 5 cfr. Rudolph , HAT 12,
288.306s.; una descrizione della sorte del tiranno
anche in Giob 27 , 15); cfr. l'annuncio di sa lvezza
condizionato in Ger 7, 6 se voi ... non opprimete
la vedova ). Soprattutto, le antiche leggi vengono
riprese nella tora profetica: Is I, 17; Ger 22 , 3; Zac
7, IO. Nella visione che Ezechiele ha del futuro
(44 ,22) viene modificato Lev 21 , 14.
Nel linguaggio della preghiera Jahwe pu venir lodato come giudice (dajjan) delle vedove (Sal 68 ,6;
cfr. 146,9); parimenti nel lamento co ntro il nemico
si condannano coloro che soffocano la vedova e lo
straniero (Sal 94,6 con hrg) e si esprime il desiderio
che le donne di questi malv ag i diventino vedove
( 109,9; cfr. Ger 18 ,2 1). Nelle Lamen tazioni ci si lamenta che Gerusal emme stessa (I , I) e le madri
che so no in essa (5 ,3) siano diventate vedove.
Nel libro di Giobbe viene ripreso il linguaggio dei
sal mi , ad esempio nel lamento contro i malvagi
che opprimono la vedova (24,3.21 ; la loro triste
fine descritta in 27, 15 ). Tipica l'accusa che gli
amici rivolgono a Giobbe , di aver rimandato a
mani vuote le vedove (22,9), accusa che Giobbe
respinge nello sguardo retrospettivo del lamento
fin ale (29,13; 31 ,16).
Quando si trasgredisce il diritto alla protezione, di
cui godono le vedove, si elevano l'accusa, il lamento o anche l'annuncio del giudi zio che Dio
pronuncer contro il malvagio. Tale pure il senso
di Prov 15 ,25: Jahwe abbatte la casa dei superbi ,
rende saldi i confini della vedova .

5/

Negli scritti di Qumran (CD 6,16) e soprattutto nel NT si prosegue sulla linea dell' A T: cfr.
p.e. Mc 12,40. Lc 4,25s. riprende I Re 17, Apoc
18,7 il passo di Is 47 ,8s. Nuovo risulta il motivo
dello star attenti alle giovani vedove (I Tim
5,9ss.).
J.KiJhlewein

o~

'm MADRE

1/ ' em madre risale al sem. comune *'imm(acc., ug. e arabo sotto l' influsso della labiale
*'umm-, cfr. GVG 1,199 e - Ib) . Contro precedenti etimologie (p.e. F.Delitzsch , Prolegomena
eines neuen hebr.-aram . Worterbuchs zum A T ,
. 1886 , 109) oggi si segue L. Kohler, lA W 55 , 1937,
171: 'em non si pu far derivare dal complesso
delle radici semitiche a noi note ; - b e ' m sono
termini del linguaggio balbettante dei bambini
(pap, mamma).

2!

Le 220 ricorrenze sono cosi distribuite: Gen


26 , Es 7, Lev 15 , Num 2, Deut 13, Gios 3, Giud
20 , ISam 4, 2Sam 3, 1Re 16, 2Re 22, Is 5 (Dtis 3,
Tritois I) , Ger 9, Ez IO, Os 4 , Mi I , Zac 2, Sal 12,
Giob 3, Prov 14, Rut 2, Cant 7, Eccle l , Lam 3,
Est 2, ICron 2, 2Cron 12. Quattro sono i punti in
151

cui la frequenza maggiore: i libri storici (Gen ,


Giud , Re, dove tra l'altro la menzione del nome
de lla madre del re ricorre 19x in Re, 9x in Cron);
il complesso delle norme gi urid iche (35x); il linguagg io della preghiera e i Proverbi .
3/ a) Nel suo significato primario ' em indica la
madre f sica dei propri fi gli . Un primo cam po semantico naturale si delinea cosi all ' interno della
famiglia. Questo riferimento interno all a famig lia
si esprime , salvo pochissime eccezioni , con un
susseguente genitivo o molto pi spesso con un
suffisso possessivo. significati vo il fatto che 'm
ricorra solo tre volte con l'articolo ( Deut 22 ,6.6.7)
e che delle 220 ricorrenze 189 siano col suffisso.
Anche un secondo campo sema ntico, pu r essendo
meno frequente , ancora nell'ambi to della natura: 'm in quanto parte materna dei genitori corrisponde ad -'ab in quanto parte paterna. 'ab si
trova comunque circa 70x in questo campo semantico , generalmente in elenchi di nomi (-'b
111/ I) nei quali , in una societ come quella israelitica organizzata secondo il diritto paterno (cfr.
W .Plautz, Zur Frage des Mutterrechts im AT,
lA W 74, 1962 , 9-30), padre di regola sta al
primo posto.
Nel signifcato primario non si ha un sostanti vo
sinonimo di 'm ; tuttavia qua e l ricorrono forme
verbali di hrh essere incinta e jld partorire
in parallelo con ' m, come il part odi hrh in Os 2,7;
Cant 3,4; la forma jolcda?r partoriente in Ger
15 ,8s.; Prov 23,25; Cant 6,9, in Prov 17,25 a s
stante in parallelo con padre ; altre forme verbali di j ld parallele a 'm in Ger 50,12 ; Cant 8,5.
Quando si tratta di animali 'm designa l'animale madre
(vacca, pecora, capra: Es 22 ,29; 23 ,19; 34,26; Lev 22 ,27;
Deut 14,21 ; uccelli: Deut 22 ,6s.).
b) Per designare relazioni di parentel a il termine
forma una serie di espressioni composte (sulla sostituzione del termine genitori , mancante
n~ lI ' AT, con padre e madre -'b 11111 ; il part o
p lur. hraj che mi hanno generato in Gen
49 ,26 testualmente incerto). Invece di fratello e
sorella si pu anche dire f glio/figli a di
mia/tua/sua madre .
Figlio di mia madre}) (opp. plur. ) si trova in parallelo
con 'h rratello in Gen 43,29; Deut 13,7; Giud 8,19;
Sal 50,20; 69,9; Cant 1,6; allo stesso modo figli a di mia
madre parallelo di ' ii"r sorella)} in Gen 20,12; Lev
18,9; 20 ,17; Deut 27,22; err. Es 23,2 figlie di una sola
madre . Qui l'espressione serve a designare il rratello/la
sorella fisica, mentre '" e ' "r possono anche indicare
il rratellastro e la sorellastra. Invece i figli di tua madre )} in Gen 27 ,29 (parallelo a rratelli ) si rireriscono
ad una parentela pi ampia.
Altre espressioni composte per designare la parentela da parte materna sono: padre di tua madre = nonno (Gen 28 ,2); rratello di tua madre = zio )} (Gen 28,2 , crr. 29,10; Giud 9,1.3); so
rella di tua madre )} = zia (Lev 18,13; 20,19).
c) Il termine 'm si estende talvolta a designare
una maternit non fsica. Come gi per nonno ,
c~

'em MADRE

152

cosi

l'ebr.

non

conosce alc un

te rmine

per

no nna . C i si serve all ora del semplice 'em (su


IRe 15,10 cfr. tuttavia Noth , BK IX ,335s.; s ulla
posIzione della gebir regina madre -gbr e vd.
SI. 4b). In Gen 37,10 - come si pu dedurre dal
contesto (35 , 16ss.) - si inte nde con 'em la m atrig na di Giuseppe.
Per suocera (madre del marilO) esisle il lermine del
se.m. comune /lamol (Mi 7,6; RUI 1,14-3,17 lOX ; fem . di
/lam suocer? = pad re del marilO, Gen 38,13.25'
Il:em 4,19.21), la mad re .ct~lIa moglie si chiama hOICl!IICl!/
( UI 27,23, fem. di !101e ll suocero = padre della
~oglIe, dal punto di vlSla dello i}ilfn marilO della fig la l), Es 3,1; 4,18; 18,1-27 13x; Num 10,29; Giud I 16'
4,11 , SI Irana sempre di Mose; Giud 19,4.7.9); perif;asi
con la moglie e sua madre in Lev 20 14 '

Il te rm ine ancora pi allargato in G~n '3 20 do


Eva (l:faww) in un'eziologia del suo no~e 'vie~~
IOdicata come madre di tutti i viventi ( ro e
nltnce, capostipite); su Ez 163045 vd st 4cf N~ ~I~e nell ' A T l'espressione ;<madr~ te'rra >; (cf;
. letn~h ! Mutter Erde , ' 1925; L.Franz Di~
MuttergottlO 1m vorde re n Orient 1937' H '
.
1, 103ss.).
'
, a USSlg
Non c:~ ~n plurale di ' em corrisponde nte al te rmme pbo'. padn , progenitori e al suo significato. E tipiCO a questo riguardo Sal 10914' I
colpa del. SUOI padri sia ricordata , e il pe~cai~< d~
sua madre non sia mal cancellato l>.
d) In senso tra.s la to il termine usato come pe rsonlficazlo ne di un popolo o di una citt.
Cos in Os 2 4 7 (in Os 4 5
- ..
0'
I
con 'em
SI Intende non tanto
~fr"P~~I~ua~~ I~ madre del. sacerdole ivi menzionalO,
KA T XIIll 97 102)1 V/ 1,95s. , diversamente Rudolph ,
.
,.
e In Is 50 I I con madre s d
signa il popolo d'Israele (Ez 19,2.10 Giuda opp 1 I er~~\~: cfr. Zimmerli , BK XIIl ,423s.), in Ger 50,i2 aB~~~
l

~~~~~~0110 onorifico madre in Israele ricorre sia per

SI

o a persona, come Debora (Giud 5,7; dal Conteat~ri~~7t~ ~~~:t~ati~~:~)o : r ~~a~ funzi~ne le sia stato
Bet-Maaca (2S 20 19 '
. na Ci na, come Abelfiglie delle vi~~an~e?: ~a~re nel confront i delle cin
fenicie DISO 15 ). , '0' r. m metropoli su monete
s. , In S 10 14 con un'espress'o fi
(come ' pure in Gen
32,12) ; i intend
. I ne Issa
normali COI loro figl i, cfr. Rudolph , ~~ ~~~~~ ,2~~dn

1?7sf2)sO htraslato

anche Giobbe nel suo lame nto


.'
c lama Il verme dello seol mia madre e
mia sO~lla l>; solo qui egli trova la Comunit fa milare, c e nella vita terrena gli stata di strutta.

~) ,em forma espressioni composte e fisse che inb~~~ ~I. sen o materno e il petto m aterno l>:
sen'o di

;:ml con prep. be opp. min fin nel/d al

(Giud 16'!r~:~;e2>\ ~p~3~e I3dalla mia nascita


Eccle 5 14)' m " e ;im' - '4~IOb 1,2 1; 31,18;
rdJcem ;im;'8 (Num 1~(12 ) s' l ,1; Sal 71,6) e
mad
'
I seno di mlalsua
C re ;) ~tt,o ma~e~no l>: sede 'immi (Sa l 22 IO'
ant 8 ,1 , heq Immolam(La 212)
, ,

~:role

possono . significa re
nza essere unite a 'em.

153

CII: 'p m MADRE

I~ sess~ Tc~~: ~~~~~

Il te rmine si allonta nato completamente dal suo


Sig nifica to pnmano nell 'espressione 'm h dd '
rcek (Ez 2 1,26) via-madre l>, ossia il luogo ~n ~;
dalla Via pnnclpale nasce un'alt ra strada b' .
(cfr. Zimmerli , BK XIfl ,490).
' IVIO
Com e parte costi tutiva di nomi propri ebr. 'em
non ha nessuna Importanza.

41 . a) La madre (assie me col pad re) sta SOlto la


parlicolare protezio ne legale di Jahwe:
Padre e madre vanno onorati (kbd pi. : Es 2012' De
5,16), l~mull vr': Lev 19,3). Chi disprezza il ~ad're e ~~
I~dre ,e maledeno ( Deut 27, 16), chi li percuote o li ma~ . Ice eucCiSO (Es 21,15.17; Lev 20,9; cfr. la legge sul figlo ostInato In Deut 21,1 8-2 1).
~elle norme pi diverse della comunit si rispecchia
I ordInamento sanZionato da Dio: non si debbono avere
rapporti sessuali con la propria madre (Lev 18 7) con I
~uocera (Lev 20, 14 )~ o con la sorella della m~d;e ( Le~
8,13, 20,19); una pnglOnIera che si sposa deve anzitutlo
piangere per un mese Ipropn genitori (Deut 21 ,13); non
SI deve partire senza pnma aver baciato ancora una volta
I propn gen Iton (I Re 19,20); si devono seppellire padre
e madre dopo la loro morte (Lev 212' Ez 44,25' diversamente Lev 21, Il per il sommo sace'rdote e Nu;" 6 7 per
Il nazlreo).
'
L'esortazio ne ad o norare il padre e la madre era
1001,tre sl~uramente a mbientata fin dagli inizi
nell IstruzIOne saplenzlale familiare: Prov 23
30,17. Chi disprezza il padre e la madre in;en:
sato ( P~ov 10,1; 15,20; cfr. 19 ,26; 20 ,20; 28,24;
30,11). L a mmaestra me nto dei fi gli di norma
compito d el padre ( De ut 6 ,20ss. ecc., -'b IV 12b),
m a a nche la madre impartisce un insegnamento
( Prov 1,8; 6,20; 31 ,1).
Qua ndo queSti com anda menti vengono violati
SUbe ntra a buon diritto l'accusa profetica (Ez 227:
Mi 7,6).
' ,

b) Rispetto ai ~( pad ri , , em non ha alcuna importanza nella VIs ione dtr. della storia. C i sono tuttavia quattro passi nei quali un re viene valutato in
una prospetti va teologica , a seconda che egli abbia
segullo le vie peccaminose dei suoi geni tori ( I Re
22,53; 2Re 3,2) o di sua m adre (2 Re 922" 2Cron
22 ,3) Oppure no (cfr. Sal 51,7; 109, 14). ~p;attutto,
sembra che la reglOa madre a bbi a av uto un innusso partic~lare sull a politica e sull 'atteggiam; n!o_ teologiCO d el re; cfr. il titolo signora >l
(g b, ra) IRe 15, 13; 2Re 10,13; Ger 13,18; 29,2;
2Cron. 15,16; IO 22 ,3 come consigliera l>; cfr.
G.Mohn , Dle Stellung d e r Gebira im Staate Juda,
ThZ IO , 1954, 161-175; H .Donner, Art und Herk unft d es Amtes der Kanig inmutter im A T, FS
FnednchI959, 105- 145. Questo lo dimostra la po_
SIzione di Be tsabea a lla corte di Salomone (I Re
Is.) o quella di A taha (2 Re Il), ed confermato
a nche d al fatto che nell'inquad rame nto dtr. della
Stona di ogni re si indica quasi sempre il nome
della regina m adre (J Re 11 ,26 ecc.).
c) Il profe ta Osea il primo a designare Israele
com,e mad re (2 ,4.7). [n un processo per infedelta ma tnmoniale ( Wolff, BK XIV 11,37) la
154

madre infedele viene accusata di adulterio dal m arito e dai figli (v A ) e viene citata in giudizio com e
prostituta (v.7). L' immag ine del m at rimonio , che
Osea ha tratto dalla mitologia cana nea, vuole
combattere l' inclinazione d ' [sraele a questo c ul to
con la sua prostituzione cultuale. Ci viene ripreso
in Ez 16; qui il termine rimanda (v. 3045)
all 'oscuro passato della citt di Gerusalemme,
mentre il proverbio quale la madre , tale la fi glia (v. 44 ) stabilisce il collegamento con il presente (cfr. inoltre [s 50,1 e Weste rma nn , ATD
19,18s.). Per Ez 19 ,2. 10, dove Giuda opp. la casa
reale sono designati come 'em, cfr. Zimmerli, BK
XIlI,423s.
d) L'espressione composta seno m ate rno (vd .
sp. 3e) trova la sua ambientazione particolare nel
linguaggio della preghiera , e in primo luogo in
manifestazioni di confidenza come Sal 22 ,lOs.:
fin dal seno materno tu sei il mio Dio l>, cfr.
71,6; 139,13; Giob 31,18 . Essa ricorre inoltre nell a
vocazione del Servo in Is 49 ,1 (cfr. Giud 16, 17 e,
senza 'em , Ger 1,5). [n tal senso l'antitesi si trova
nel lamento del profeta: me infelice , m adre , che
mi hai generato (Ger 15,10; 20 ,14. 17). Infine
quest'espressione ricompare nella letteratura sapienziale tardiva: Giob 1,21 come ma nifestazio ne
di confidenza; Eccle 5, 14 con sottofondo forte mente scettico.
e) A differenza di 'b padre e 'i s uomo l), il
termine 'em non caratterizza mai Jahwe direttamente. Jahwe secondo la concezione vtrt . una
divinit maschile. Solo una volta, in periodo postesilico , si viene meno a questa regola, quando si
paragona l'agire salvi fico di Jahwe al compo rtamento di una madre: Is 66 ,13 < come una m adre
consola il figli o, cosi io vi console r ); cfr. 49 ,15
(senza 'em).

51

Nel NT il termine acquista importanza soprattutto per la posizione particolare della m adre
di Ges; cfr. tuttavia il detto di Ges sui veri parenti Mc 3,3 Iss. (cfr. Deut 33,9). J.Kiihlewein

'=1' 'cbced.

i1~N
T T

'ama

v~~

'mn STABILE, SICURO

SERVA -

': ':

Indice .. I paragrafi lI(radice e derivati), II /(statistica) e


VI(penodo successivo ali' AT) trattano della radice nel
suo complesso. I paragrafi 111/ e IV / (uso comune e uso
teologico) vengono suddivisi nelle seguenti sezioni :
AI 'mn ni .
col. 160
BI 'mn hi .
col. 164
CI ';II11{>11
col. 169
D/'a!mima
col. 171
El " ( mCf!t
col. 175
155

1/ Il
La radice 'mn essere stabile , sic u ro , fiducioso no n attestata in acc ., ug., fen . e aram .
a ntico, ma , dopo il suo apparire (sebbene di rado)
nell 'ara m . imperiale e nell'aram . bibl. , si ha
nell 'aram. e nelle ramificazioni del sem. del sud.
Il confronto linguistico, che d eve fondarsi essenzialmente su materiale POSt-Vtrt., fornisce quindi
scarsi risultati per l'A T ; ino ltre per quanto riguarda il sig nificatO partico lare 'mn hi. credere
bisog na tene r presente che esso d all'ebr. passato
al sir. ( LS 175a), al m and o (Nald e ke , MG 211 ) e
all 'arab . ( J.Horovitz , Koranische Untersuch un gen , 1926, 55s.).
possibile una con nessione con l'eg. mn essere, restare fermo (Erman-Grapow Il ,60ss.; Calice nr. 198;
M.Cohen, Essai comparatif sur le vocabulaire ... Chamito-Smitique, 1947, 83).
Sul presunto term ine can. imli certezza (?) in EA
71 ,8 cfr. W.F.Albright , JNES 5, 1946, 12 n. 8; CAD E
[52b (cj em-< qu >-li-ka?).
E poco probabile che l' ug. imI in 67 ( = l ' AB) 1,18s. significhi vero (cosi Driver, CML 102s.136; M.Dahood , CBQ 22 , 1960, 406); cfr. WUS nr. 274: erba,
fieno (?) .
Dal fen . si pot rebbe tutt'al pi prendere in considerazione il nome proprio 'l'mn su di un sigillo ( Harris
77s.). Per il pun . emanethi (Poen . 937) cfr. M.Sznycer, Les passages puniques en transcription latine,
1967, 92 -94.
Due passi nelle iscrizioni giaudiche dell'8' sec. ( KAI
nr. 214 , r. Il ; 215, r. 21 ) sono del tutto incert i (cfr.
DISO 17).
La prima ricorrenza aram . potrebbe essere 'mjn fisso,
duraturo in un papiro proveniente da Saqqara (fine del
7' sec.; KAI nr. 266, r. 3 stabile finch dura il cielo ).
Cfr. inoltre hjmnwlh la sua fiducia nei p-rove rbi di
AJ:Uqar(r. 132; Cowley 217.224; AOT 460 l'amabil it di
un uomo fondata sulla sua fid ucia ) e ',\ mhjmn un
uomo di fiducia in Hermop. IV ,9 (Bresciani-Kamil
398s.; J.T.Milik , Bibl 48, 1967,583).
I vocaboli pi tardivi dell'aram. e del sem. del sud sono
citati in HAL 61b; J.Barr, The Semantics of Biblical Language, 1961, 185s.

2/
Le coniugazioni verbali ni. aver consistenza, dura re, esser attendibile , fedele e hi.
star fermo, confidare, aver fede , credere sono
relativa mente frequenti (vd . SI. AI e BI). Il qal
rappresentato alme no d ai pa rticipi , i quali tuttavia
nel loro significato divergono talme nte dagli altri deri vati di 'mn da far quasi suppo rre una radice 'mn Il .
A questa radice 'mn Il elencata in HAL 62a, ma non in
KBL 60b, appartengono: 'amen guardiano (Num
Il ,12; Is 49,23), tutore (2 Re 10,1.5; Est 2,7); 'omrenrel nutrice (2Sam 4,4; Rut 4,16); il part o pasSo plur.
'~muni m sostenuti , custoditi (Lam 4 ,5 )~ 'omna tu
tela (Est 2,20); 'mn ni. essere curato, accudito (di un
bambino ) (Is 60,4). molto problematica una relazione con l'accadico ummanu ( HAL 62a; vd . SI. 5). Cfr.
S. Porban , La radice 'mn nell'A.T., RivBibl 8, 1960,
324-336; 9, 1961, 173- 183.22 1-234.
Per nre'''man in Num 12,7; ISam 3,20 e '''muna in ICron 9,22.26.31; 2Cron 31,18, dove si potrebbe supporre una derivazione da 'mn Il , vd . SI. A 11 11
e DillI .
1~~

'mn STABILE, SICU RO

156

31 Tra i derivat i nom inali i pi im portanti sono


i due sostantivi fe m mini li 'Q!mi/lla fermezza, icurezza, fed elt, rett itud ine / uffi cio stabile
(vd. st. DI) e ''''mcel costanza , d urata, sicurezza ,
fedelt , veri t (vd. st. El). ' '''mcel potrebbe risalire a *'amil/I- ( BL 608). In tal caso il term ine un
fem. sostant ivato dell 'agg. 'amen e si comport a rispetto a questo come ''''n1Lina rispetto a 'e mlin.
Vanno inoltre ricordati : la formul a di conf"rma 'amen certamente ( vd . t. CI); il sost.
' omcen sicurezza (ls 25 ,1 nella costruzione
asindetica usata avverbialmente 'Q!ml/lla 'bmcel/ ), e
gli avverbi da esso derivati con l'aggiunta del suffi sso -am ( BL 529) 'ofllnam certo , realmente, veramente e ' wnnam con lo stesso signifi cato
(sempre con h interrogati vo); anche il corri spondente fe m. 'oml/a viene usato avverbialme nte (su
questi usi avverbiali vd . st. DI) . Il pan . ni .
nce' ''man sicuro , fedele funge inoltre da aggettivo, e cosi pure ' emLn , che come aggett ivo com pare solo al plur. , come sostantivo fedelt, sicurezza una volta al sing. e pi frequente mente al
plur. '''mLnim (vd. st. AI). Relati vame nt e tardi
compare il sost. ' amana accordo, convenzione
ufficiale (Neem 10,1 assieme al verbo - krl ) e
ordinamento (Neem 11 ,23; par. mi$wal hammd?icek prescrizione del re ).
Non sicuro se da 'mll derivi anche 'omenol (plu r.) in
2Re 18,16 (cfr. HAL 63a), che viene comunemente tradotto con stipiti (della porta) , mentre forse significa
il loro rivestimento (di oro).
41 Vi inolt re una serie di nomi propri : ' amon
(2Re 21,1 8ss. ecc.; in Neem 7,59 e in Esd 2,57 si
trova la forma [ridotta] ' ami), forse ipocori stico di
un nome teoforo (c fr. fenicio '/'mn , vd. sp. Il I),
oppure, come in 'amnon (2Sam 3,2; 13 ,l ss. ecc. ; in
2Sam 13,20 ' aminon errore testuale) , designazione di una qualit spirituale (Noth , IP 228: sicuro, fedele ; un po' di versamente J .Lewy ,
HUCA 18, 1944,456, cfr. per J .-R.Ku pper, Les
nomades ... 1957,7 1.76). Deriva da '''mcel il nome
'amiuaj (2 Re 14,25; Giona l , I; secondo Noth ,
IP 162 , forma ridotta, cfr. I:fcelqaj accanto a Hilqijjah ).
.

Alla radice 'mll potrebbe ricondursi anche il nome del


;~u~e_ 'am;ma che attraversa Damasco (2Re 5,12Q, K:
bana); In tal caso esso sarebbe allora designato come il
SICUro, che mai inaridisce , cfr. nhal 'etan ruscello
perenne (cio che porta sempre acqua ) (Deut 21 4'
~m 5 ;~4 ) ~ I:opposto 'akzab ingannatore par. mjl1;
lo "'" mallu acqua dI CUI non CI SI pu fidare
(Ger 15,18; cfr. Ph.Reymond L'eau... dans l' AT 1958
72. 114).
'
"
Ancora pi incerto se 'amana in quanto nome dell' Antlhbano (Cant 4,8) derivi da 'mn essere saldo l).
Non r!,,-nt ~a natu ralmente in questo contesto il dio egiZIano amOIl (Ger 46,25; No ' 'aman = Tebe, Nah 3,8).
5/ . 'omman (Cant 7,2) e 'amon (Ger 52,15; Prov 8,30)
.artlglano non hanno nulla a che fare con la nostra radIce, anch ~ se cos ~i riteneva in passato, ma risalgono
attraverso I ace. ummanu artigiano, artefice al sum. um-

mea (cfr. Wagner nr. 18a). Per Prov 8,30 (non


157

1~l'( 'mn STABILE, SICU RO

figlio

prediletto, preferi to ,:"a artefice ) cfr. Ringgren,


ATD 16,40; H.H.Schmld, Wesen und Geschichte der
Weisheit , 1966, 150, entrambi con bibliogr.

61 Il significato primario dell a radice 'mn discusso. Secondo l'opin ione tradizionale esso sarebbe esse re sa ldo , fermo , sicuro (GB 48a;
HA L 6 1b; H. Wildberger, Glauben , Erwagungen zu h'mj n , FS Baumgartner 1967 , 372-386; anche E.Pfeiffer, Der atl. Hintergru nd der lit urgisc hen Formel Amen , KuD 4, 1958 , 129- 141).
Zorell 63 b basandosi su 'omenol di 2Re 18,16 (vd .
s p. 31) suppone il signifi cato primario di tener
saldo l), e corrispondentemente, in base ai participi
citati sopra ( 21), si attie ne al significato di sostenere . Poich tuttav ia incerto se queste forme
appartengano a ' 11111 l, esse non devono essere
prese in co nsiderazione quan do si vuoi determinare il significato primario. A. Weiser, art. 1tl .
o"rEuw, ThW VI,183-1 9 1.197 (= GLNT X,363384. 398 -400 ), pe nsa che la traduzione abituale
saldo , sicuro, fermo non raggiunga veramente
il significato ultimo; 'mn , se lo si analizza pi attentamente, a ppare come un concetto formale, il
cui contenuto viene determinato caso per caso dal
soggetto particolare; il termine significherebbe la
relazione che la realt possiede verso ci che caratten zza un determll1ato soggetto (p. 184 = GLNT
364s.). Procedendo oltre su questa linea Porban
(I. c., 232s., vd . sp. 2/ ) arriva alla conclusione che
il significato primario d i 'mn potrebbe essere
espresso con un cosi -come l), e significherebbe la
conformitas intellectus et rei l). Tuttavia, nonostante che singole form e e singoli deri vati abbiano
assunto un significato in parte assai di fferenziato,
ci si deve atte nere al significato primario che abbi amo me nzio nato sopra in quanto esso rappresenta il loro co mune denominatore, tanto pi se si
tengono presenti le affinit con le altre lingue semitiche. Vanno tenute presenti del resto le critiche
che J.Barr giustamente solleva contro una visione
esagerata delle connessioni etimologiche, proprio a
proposito della radice 'mn (cfr. The Semantics of Biblical Language, 1961 , 161 -205; contro il concetto
formale spec. p. l 79s.).
Numerose osservazioni part icolari attestano con sicurezza che anche gli autori degli strati pi recenti del l' AT
conoscevano ancora quel significato primario. In passI
come Giob 39,24 (vd. SI. B 1lI/2) il senso originario ano
cora evidente, e persi no negli scritti di Qumran ricorre
come neologismo il sostantivo nce'temanut garanzia ))

(CD 7,5; 14,2; 19,1), il cui senso molto vici no a quello


primario.

7 1 Come radice sinonima - kn si avvicina


molto a 'mn sotto parecchi punti di vista (ktin ni .
stare saldo, essere rassicurato, aver consistenza , col paniconakon sicuro , vero che corrisponde a nlE'''man, e kn hi. , che come 'mn hi .
pu essere usato in senso intransiti vo: stare immobile l ~. La semantica dell'acc. kiinu si avvicina
ancora di pi all'ebr. 'mn: G aver durata, essere
fedele, sicuro, vero l), Gt ottenere sta158

bilit durevole l), agg. kinu duraturo , ~icuro , fedele, retto, vero , sost. k! n/U :edelta . e klllu
stabilit, sicurezza, realta, onesta, fedelta, veracit verit (A Hw 438-440.48 1s.494s.). Questa
cor;ispondenza attesta che si pu parl ~re di una
struttura semitica del concetto dt venta, di versamente da quanto avviene per il. concetto Weco ( H.
von Soden, Was ist Wahrhett ?, Urchn stentum
undGeschichte l, 195 1, 1-24; ~ . von Soden , WdO
4/1 , 1967, 44; cfr. inoltre la btbliogr. cllata tn E

111/8).
1I/ La seguente tabella indica la diffusione dell a
radice ' mn nell'ebrodell' AT (330 ricorrenze escl USI
i nomi propri):
ni. hi . 'amen 1a'miinil '(P mlEt altri lotale
II
6
Gen
II
2
Es
Lev
6
2
2
Num
23
3
3
12
Deut
4
3
Gios
4
3
Giud
8
I
5
ISam
5
I
3
I
2Sam
IO
I
5
2
IRe
7
2
2
2
2Re
34
3
12
4
9
4
2
Is
21
II
4
2
2
2
Ger
2
2
Ez
4
I
Os
2
I
Giona
I
Mi
2
Ab
6
6
Zac
I
I
Mal
84
3
37
22
8
7
Sal
16
6
I
9
Giob
23
3
12
Prov
3
2
Rut
Cant
I
Eccle
2
Lam
I
I
Est
6
6
Dan
Esd
IO
Neem
2
6
3
2
lCron
18
I
5
4
3
2Cron
330'
28
127
49
45 51 30

nor). II testo non sicuro in Is 33 ,6; Sal 89,9; 11 9,90;


143 1' 2Cron 31,18.
'''I1;;t
testualmente incerto in Is 4 2,3; Ez 18,9; Sal
54,7; 111 ,7 . Invece in Sal 22 ,26 SI potrebbe ]eggere
'a millO per me'ilI ekiI, in 101,2 '''m",' per mata},.-1I1
138 2b 'a millfRka per 'imratfRka e in Is 53,10 '''m'''t sam
per "im-raSim (M.Dahood , CBQ 22 , 1960, 406). Il plur.
non esiste.
. . dd'"
Le altre 28 ricorrenze della radIce sono COSI su IVlse:
'6 m",n Ix (ls 25 ,1); 'omllam ~x (2 Re 19,17 = Is 37, 18,
Rut 3,12, e 6x in hi.); 'umnam 5x (G~n 18:13, um
22 37' I Re 8,27; Sal 58,2; 2Cron 6,18); Oll1l1a}x _(Gen
20: 12; Gios 7,20; per Est 2,20 vd. sp. 1/2); emun Ix
(Deut 32,20) e '''muni m 7x (agg.: 2Sam 20 , 1~~ Sa! 1_2,2,
31,24; sos!.: Is 26,2; Prov 13,17; 14,5 , 20 ,6), mana 2x
(Neem 10,1; 11,23); 'amena Ix (2Re 18,16).

AI ni. si trova 32x il part o n",'''man. Non incluso Is


60,4 (vd. sp. 1/2 su 'mn Il ). Dal lato testuale incerto Os
12,1.
AII'hi. vanno aggiunte le tre ricorrenze aram. con
ha. (Dan 2,45; 6,5.24). Giud 11 ,20 va letto wajjema'e n;
incerti dal lato testuale sono inoltre Is 30,21 e Glob
39,24.
'amen in cinque passi ricorre due volte (Num 5,22; Sal
41 ,14; 72,19; 89,53; Neem 8,6; nel salterio quindi il t ermine la conclusione liturgica di una raccolta parziale,
ed per questo che la versione siriaca pon.e il raddoppiamento anche in Sal 106,48). La lettura e II1certa 111 Is
65.1 6.16.
'''mimO. si trova una volta al plur. in Prov 28,20 ('is ' a' ml;_
159

AI

' mn ni.

mi

Il Il ni. pu ind icare una d urata, una situazione stabile (ls 33 ,16 acqua che non SI lI1and isce d' estate, cfr. Ger 15,18; Deut 28 ,59 piaghe e
m alattie lunghe , d urevoli , 1Sam 25,28 casa d uratura di una di nasti a, l Sam 2,35 di un s~cer
dote, vd . s!. IV/4; l Cron 17,24 nome). D altra
parte esso esprime l'aspetto della saldezza e soprattutto , dal punto di vista ~lIco- religtoso , quello
dell a sicurezza e dell a fedelta (1.5 22,23 .25 luogo
solido , adatto per conficcarv i un chiodo; qen
42 20 in modo che le vostre parole SI d lmostnno
sic'ure ; lSam 22 ,14 servo fedele; Prov 25 ,13 messaggero fedele; II ,13 ~1E' lFman-ral) colUi. che ha
sentimenti di fedelta , 111 contrapposlZlone al
chiacchierone che divulga i segrell ; Glob 12 20
I7IE' ''manim che han dalO buona prova d i se
come titolo onorifico d i funzlonan pubblict , cfr.
v. 17- 19 con il termine parallelO 'el~!,lim , \~olt~e
Neem 13,13 e lSam 2,35; Is 8,2 - ed nlE man
testimone attend ibile , cfr. Ger 42 ,S e Sal 89 ,38
t xt? riferito a Jahwe).
21 Pu ' mn ni. significare anche essere vero ,
POlche. Il sos!.
dive ntare vero, dimostrarsi vero
'''mIEI, almeno in testi tardi vi, ha ass un ~ ~ Il _st~ nl
licato di veri t (vd. s!. E IV15; per muna D
111/6; IV / 2), di per s non si pu ~scl udere che anche il verbo abbia esteso il suo stgntlicato li no ad
includere l'i dea di verit, sebbene I LXX p.e. per
tradurre ' mn ni . non adoperino mai &'Y)e~ . Tal.volta nel cam po semantico d i ' mn ni. affi ora ti
concetto di menzogna (kzb o sim.; Os 12,ls. assieme a kiihas menzogna e mirma II1ganno ;
Sal 78 ,36s. assieme a plh pio ingann~re l); per q:r
15,18 vd. sp. 4), e lo stesso vale per l agge:t~ v? _emLn (Sal 10 1,6s. remijj~ II1ga ~no } S ~a:t '!'
menzogna ; 12,2s. saw fals.lla e s 'far, I) laqo!
labbra melliflue l~. Resta COSt stab~li ta l affi ntt~
tra ' mn ni . e l' idea d i verit; in alc unt passt St puo
tradurre con vero (cosi la Bibbia di Zungo 111
Gen 42,20; IRe 8,26; ICron 17,23s.; 2Cron 1,9;
6, 17). Bisog na per tenerpresente che t! concetto
di verit si basa sull' tdea dt stabilita, di S I C U ~
rezza e di fedelt (lo stesso vale per nakon 111 passt
come Sal 5, 10; Gios 42,7ss.).

,,?

1~l'( ' mn STABILE, SICU RO

160

3/ AI part. ni . 1I11!'ll'milll nel suo uso aggettivale si accosta l'agg. 'e llllill fidato, fedele l). E so ricorre raramente; ci non indica per che nell' AT la qualit della
fedelt non sia importante, ma dipende dal fa llO che
nell'ebraico tali qualit si esprimono di preferenza con il
gen. del termine astratto. Cosi accanto a si r 1l11!''milll
(Prov 25,13) si trova ~ir "'lIl1illim (Prov Li ,17), accanto
a "edim IIa? 'remilllim (ls 8,2) si trova "ed ' a'mlinim ( Prov
14,5) oppure 'ed ""ml1!llV'III1!'ll'mim (Ger 42 ,S ), accanto
al sostantivato 1I11!''''milll (Sal 101 ,6; Giob 12,20) si ha la
costruzione 'is ''''IIII;lIim (Prov 20,6) opp. ' i s '''ml1!l
(Neem 7,2). Si pu parlare sia di 'el lll1!''''lIIiill (Deut 7,9,
cfr. ls 49 ,7) sia di 'tRlohe ''''ml1!l (2Cron 15,3).
L'aram. usa come agg. il parl. passo ha. m' heman ({ sicuro (Dan 2,45; 6,5; cfr. Hermop. lV ,9, vd. sp. l/ II).
4/ Termini paralleli sono: liimi m irreprensibile,
retto (Sal 19,8; cfr. 101 ,6) ejiisiir ({ leale, giusto (Sal
19,8s.; 111 ,7s.). Una volta si incontra ''''IIILillim accanto
a ~iisid ({ pio (Sal 31 ,24), mentre 'tR/min ii ed ''''ml1!l
sono spesso uniti a -~l1!sl1!d. Tuttavia a ' 11111 ni. si avvicina di pi -/am ni . (2Sam 7, 16; Sal 89,38; ICron 17,24
cfr. 23; cfr. anche Sal 78,8.37).
Manca un termi ne opposto stabile; si usa la negazione lo
(ls 7,9; Ger 15 ,18; Sal 78,8.37; cfr. lo Iliikon Es 8,22). In
senso pi ampio si pu citare -bgd ({ comportarsi infedelmente (agg. biigod ({ infedele l~, - m'I ({ agire contro
il dovere, essere infedele , -kzb pi o ({ mentire e - ps'
({ ribellarsi l).
' mn ni. usato in senso particolare in Num 127:
Mos viene {{ incaricato (1111! ''''miill) di (prendersi c~
ra dI) tutta la mia casa (cfr. in proposito la meditazione cristologica di Ebr 3,1-6). E secondo ISam 320
Samuele costituito (nl1!''''mim) profeta di Jah;e.
Ci si pu domandare se in questi due passi ' 11111 ni.
non vada inteso come derivazione denominale da
' omen ({ custode (vd. sp. 1/21): ({ essere costituito custode, fiduciario l).

5/

IV 1 11 ' mn ni . stato ampiamente usato in


affermazioni teologiche. Jahwe il Dio fedele
(~ut 7,9, cfr. Is 49,7). Ci si aspetterebbe che
l'espressione fosse adoperata pi di frequente' essa
descrive certamente in modo molto appropri~to la
natura di Jahwe. Ma l' AT non tende ad enumerare le qualit di Dio. Non quindi un caso che
per descrivere la fedelt di Dio non venga usato
l'agg .. vero e proprio ' emim, ma il part. nce ''''mc1II ,
che slgmfica esattamente colui che si dimostra
fe?ele . In Deut 7,9 ha'l hannce'tR man viene perCIO tnterpretato come il Dio che mantiene l'alleanza e conserva il suo favore verso coloro che lo
amano ... , e in Is 49 ,7 Jahwe , che fedele medtante il parallelo il Santo d' Israele che ti ha
scelto viene sottratto alla falsa interpretazione
che si tratti qui di una descrizione dell 'essere diVInO. Israele non pu parlare della fedelt di Dio
ma solo della fedelt che si manifesta di volta i~
volta nell'atteggiamento verso il suo popolo. Si
prega Dio di rendere certa la sua parola (I Re 8 26
= 2Cron. 6,~ 7). Egli ha annunciato un messaggio
alle tnbu d Israele, la CUI sicurezza verr senza
dubbio messa in luce (Os 5,9). Si parla della fidatezza del suo volere che si manifesta (Sal 198 e
93 ,5 'dLiI testi moni anza ; 111 ,7 PiqqLidim
161

~N ' mn STABILE, SICURO

Il motivo stesso, ossia la stabilit ?urevole della regalit,

comand amenti ; ICron 17,23 e 2Cron 19


dbr parola). ell 'agire di Dio verso I raele 'i l
nome di Jahwe si dimostra fidato e grande ( ICron
17,24)
21
Il retto comportamento dell'uomo richiede
che egli si dimostri attendibile, onesto , fedele.
Con la sua fedelt egli entra a far parte come si
deve delle strutture del mondo e specialmente
della vita sociale. Dal rispetto di tutto questo si ricava vita e benedi zione (cfr. Prov Il ,13; 25 ,13).
Una saggezza profonda che capisce le condizioni
dell a vita sociale non fa della sua fedelt un principio rigido: le percosse di un amico possono esere seg no di fedelt pi che i baci di un nemico
(Prov 27,6). Colui che pio secondo le esigenze
dell a religione cultuale deve conservare la sua fedelt nelle relazioni con Dio (Sal 78,8), ossia in
concreto deve essere fedele alla sua alleanza
(78,37; 89,29). La fedelt a Dio non si dimostra
perci con una certa disposizione interiore nei
confronti di Dio , ma si deve realizzare adeguando
la propria vita all a volont di Dio. I fedeli del
paese, cui Dio volge lo sguardo, sono coloro che
camminano sulla retta via (Sal 101 ,6). L'attendibilit della volont di Dio che si manifesta deve
trovare corrispondenza nella fedelt del popolo di
Dio che rispetta gli ordinamenti da lui stabiliti .

31

Poich 'mn hi . ha assunto il significato teologico particolare di credere (vd. SI. BI) , sorge
il problema se nce'tRman o 'emun non possano significare anche credente . Di fatto lo si potrebbe supporre per il testo , appena citato, di Sal
101 ,6, dove tuttavia , per evitare false interpretazioni , si deve precisare che in base al contesto la
fede di questi credenti deve manifestarsi in un
comportamento sociale che corrisponda agli ideali
della sapienza. In contesto simile si parla in Sal
12,2 degli ''''mnim , e secondo 31 ,24 questi sono i
b"sidim che amano Jahwe (cfr. anche v. 25). 'emill1
tende chiaramente a designare il credente ,
come del resto '''' mima tende al significato di
fede .
si ngolare l'uso di 'tRmline Jisrii 'el in 2Sam 20,19 ({ si
chieda piuttosto in Abel e in Dan se non venuto meno
ci che hanno ordinato i .. fedeli d' Israele " (txt em,
cfr. BH '). Weiser (ThW VI,190s. = GLNT X,382-384)
pensa che l'espressione fosse ambientata nella confederazione sacra delle trib attorno a Jahwe. Il passo per
unico nel suo genere, cosicch difficile poter formul are
un giudizio in materia.

41
Di grande importanza per la storia della fede
di Israele la cd. profezia di Natan in 2Sam 7,
contenente la promessa: la tua casa e il tuo regno
saranno stabili per sempre al mio cospetto ( v. 16,
appartenente al nucleo fondamentale della tradizione , cfr. L.Rost, Die Uberlieferung von der
Thronnachfolge Davids, 1926, 47-74 [p. 63], e
A.Weiser, VT 16, 1966, 346ss.; diversamente
M.Tsevat, HUCA 34, 1963 , 73 , e R.Smend , FS
Baumgartner 1967 , 288).

162

'I

fa parle dell'ideologia regale dell a nllco Onente.. Asarhaddon prega: ({ ... il mIo regno sIa stabI le come Il CIelo
e la terra (R.Borger, Die Inschriften Asarhaddons,
1956, 26s.; altri esempi: VAB 4,78s.; SA HG 281;
G.W.AhlstrOm, Psalm 89, 1959, 53ss.).
Con la profezia di Natan la regalit david ica riceve
una sanzione religiosa. Tale profezia ha trovato
larga eco nell'AT (cfr. anche 2Sam 23 ,5). Gi in
ISam 2528 il narratore fa dire ad Ablgall che
Jahwe da~ a Davide una casa stabil e , e in I Re
Il 38 Achia di Silo promette a Geroboamo che
Jahwe gli costruir una casa stabile , cosi co me
l'ha costruita per Davide. Certamente la promessa
in origine era incondizionata. Ma il narratore, che
gi conosce quale sia stato il de tino della dinastia
di Geroboamo l'ha fatt a dipendere dall'obbedienza (cfr. anc'he 2Sam 7,145.). Sulla stessa linea
sta la formu lazione di Is 7,9: se non crederete,
non persisterete . Non v' dubbio che il profeta
con il verbo ' mn ni . allude alla profezia di Natan
(E.Wlirt hwein , FS Heim 1954 , 61; Wildberger,
BK X,271). Ma , poich il re non ha fiduci a, egli
trasforma la promessa tradizionale in una ammonizione, in quanto la fa dipendere dalla fede .
Con un analogo gioco di parole (verbo ktinu , vd. sp. 117)
Nabopolassar dice in una delle sue iscrizioni: ({ chi fedele a Bel , il suo fondamento rimane stabile (VAB
4,68s.).
Sembra che per l'autore del Sal 89 la profezia di
Natan sia stata messa in questione dal corso effettivo della storia. Ma egli non la abbandona: per
sempre gli conserver la mia grazia e la mia alleanza gli sar stabile (v. 29 , cfr. v. 38). Qui si
parla dunque non pi della stabilit della casa di
Davide, ma della grazia (iJcsced) e dell'alleanza
(cfr. anche 2Sam 7,28 e Sal 132 ,12; A.Caquot, La
prophtie de Nathan et ses chos Iyriques , SVT 9,
1963 , 213-224).
Anche dopo la caduta della casa davidica Israele
non rinuncia alla promessa. Nell a preghiera (dtr.)
per la consacrazione del tempio Salomone prega
perch si avveri la promessa falla a Davide ( I Re
8,26). Sembra che il deuteronomista abbia sperato
nella restaurazione della regalit davidica (G. von
Rad , Deul.Studien, 1947 , 61s. = GesStud 200ss.).
Per il Deuteroisaia la dinastia davidica non ha pi
alcun futuro . TUllavia anche per lui la promessa a
Davide non venuta meno , poich certamente
lahwe nce'''miin (ls 49,7). Egli spiega il nce'''miin
con il fatto che la grazia divina verso Israele (55 ,3)
sicura. Il Cronista spera per nuovamente nella
dinastia davidica: ICron 17 ,23s.; 2Cron 1,9; 6,17
(cfr. G. von Rad, I.c., 59-64 e 198-203).
In ISam 2,35 la profezia di Natan ha trovato un'interpretazione ancora pi radicale: destinatario ora un ko hen
nl1!'''man , un sacerdote fedele , che agi r secondo i
desideri di Jahwe (sull'antichit del brano cfr. M.Tsevat,
HUCA 32, 1961 , 195).
In CD 3,19 l'espressione bjil nl1!'''man rielaborata in
un senso che particolarmente significativo a Qumran:
Egli costru loro una casa stabile in Israele... , coloro
163

che vi rimangono fedeli sono (destinati) alla vita


eterna . Qui la casa stabile (come la casa della verit in IQS 5,6 e la casa della legge in CD 20,10.13)
un'espressione di cui la comunit si serve per designare se stessa.
Il nce'''man dell a promessa a Davide di ventato
cosi il perno dell a speranza messianica (von Rad
I 362s.) su un altro pi ano per esso venuto ad
e'sprim~re la certezza dell'elezione di Israele e si
perci conservato con tenacia sorprendente in
tutte le fasi dell a storia d' Israele. In ent ra mbi i casi
una testimonianza impressionante della certezza
che Israele possiede dell a fedelt del suo Dio.
5/ In eem 98 vIene npreso Gen 15,6 tu haI trovato Il suo (dI bramo) cuore fedele verso dI te e hai
concluso un'alleanza con lui (crr Welser, ThW
VI 185 =GL T X, 369). La fede di Abramo viene qui inter~ret at a come fedelt delle sue buone disposizioni
verso Dio. In tal modo il senso del passo del GenesI (vd.
Sl. B IV 12) si chiaramente mutato.
6/ In conclusione rimandiamo ancora a Is 1,21.26,
dove il titolo onorifico di qirj ii nl1!'''mana cin fedele
viene negato a Gerusalemme per il tempo presente, ma
le viene promesso per il tempo futuro della salvezza.
nl1! ' '''man che non viene mai applicato altrove a Gerusalem me 'sembra aver preso qui il posto di niikOn (part.
di -kLin ~i . essere stabile), usato dalla tradizione (Sal
489' 87 5' cfr. anche Is 2,2). Isaia ha scelto il termine paraleo ;';''''mon poich per lui non si trana, come nella
tradizione di Sion della stabilit della cin di Dio nel
senso della sua in~spugnabilit, ma della fedelt dei suoi
abitanti. Inoltre, per capire come egli intende la fedelt..
indicativa l'espressione parallela 'i r haHl1!dl1!q cllIa
della giustizia . nl1!'''miin serve cosi ad anualizzare un
tema essenziale della tradizione di Sion (cfr. Irl proPOSIlO
Wildberger, BK X,58ss.).
BI

'mn hi .

mi 11 ' mn hi . per la sua importanza teologica nel significato di aver fiducia , fede (i n) , credere stato studiato ampiamente:
L Bach Der Glaube nach der Anschauung des
AT , BPChrTh IV/6 , 1900, 1-96 (ancora oggi fondamentale); A.Weiser, Glauben im AT, FS Beer 1933 ',88-99;
J.c.c. van Dorssen, De derivata van de sta m mn Irl
het Hebreeuwsch van het Oude Testament, 1951 ;
Th.C.Vriezen, Geloven en Vertrouwen, 1957; E.PfeiITer. Glaube im AT, ZAW 71, 1959, 151-164;
A.Weiser art . ma'":.u"" ThW VI (1959), 182-191
(=GLNT 'X, 359-384); J.Barr, The Semantics of Biblical
Language, 1961 , 161-205; R.Smend, Zur Geschlchte von
h' mjn , FS Baumgartner 1967, ~84-290 ; H.Wlldberge:,
Glauben , Erwagungen zu h mjn , Ibld. 372-386 (blbliogr.); id., Glauben im AT, ZThK 65 , 1968, 129159 (bibliogr.).
'mn hi . un' hifl intransitivo app. transitivo
interno (cfr. lenni , HP 43ss.250ss.), a meno che
non si tratti di un cd. pseudo-hi. (cfr. Wildberger
I.c., 384s. n. 2). Esso costruito con l'accusativo
una volta sola in Giud Il ,20 (ma vd. sp. III per ti
testo), cosicch non si pu sostenere l'interpretazione dichiarativo-estimativa (E. PfeifTer, I.c., 152).

21

l~N

'mn STABILE, SICURO

164

Il significato origi nario e fisico-concreto star


saldo, star fermo (detto di un destriero) compare
ancora in Giob 39,24. Pi frequente il significato
psicologico aver fidu cia, essere fiducioso ,
nell 'ambito profano in Ab 1,5 e Giob 29,24 (per
l'interpretazione di questi passi cfr. Wildberger,
Lc., 376ss.), ma anche nel linguaggio liturgico dei
salmi : Sal 27,13 e 116,10. Come in questi passi ,
cos anche in Is 7,9 e 28, 16 'mn hi . usato in
forma assoluta (complessiva mente 7x).

31 Lo stesso significato si ha nella costruzione


con be ( 17x con persone, 7x impersonale),
nell 'ambito profano Giob 24,22 si leva, quando
ormai non ha pi fiducia nella sua vi ta ( = quando
ormai dispera della sua vita [cos la Bibbia di
Zurigo]) , cfr. anche Deut 28 ,66 e Giob 15 ,3 1
(cfr. Wildberger, Lc. , 379). Per hlE'''min be in
contesti teologici cfr. anc he Gen 15,6 e Es 14 ,31
(vd. SI. IV /2.6).

41

Diversa la situazione dei passi in cui 'mn


hi . unito a le, p.e. Gen 45 ,26 allora il suo cuore
rest freddo , poich non credette loro . Anche in
questo caso non si pu pensare che il senso fondamentale sia estimativo ritenere qualcuno degno di fede ). Si vuoI dire invece: acqui stare fiducia rispetto ad una persona (7x) o ad una cosa
(7x) . L' interesse del narratore sta nel soggetto
che esprime la sua fiducia e non nell a persona o
nella cosa che gli sta di fronte . Cos Es 4,9 non va
inteso: se essi non credono a questi due segni ,
ma se essi non credono di fronte a questi seg ni
(cfr. la Bibbia di Zurigo). Solo in pochissimi passi
hce' "'min l' ha di fatto il sign. di ritenere per
vero (l Re 10,7; Is 53,1). La stessa evoluzione,
ossia lo spostamento di interesse dal soggetto che
crede o ha fiducia alla realt in cui si deve aver
fede, si ha qUndo segue una frase con ki che
(Es 4,5; Giob 9,16; Lam 4,(2) oppure un infinito
(Giob 15 ,22; cfr. anche Sal 27,13).

51 Accanto a ' mn hi . si incontrano nell ' AT numerosi termini paralleli pi o meno affini.
Nell'inno cultuale di Sal 27 si hanno -lJzq, -b(!1 , lo - jr',
' m~ pi olb (cfr. Sal 31 ,25 e Is 28,15b.17b.).
L'orante, anzich dire che crede, pu confessare che
Jahwe per lui protezione, riparo, rifugio, roccia e fortezza (Sal 27,5). In Is 7,9 l'esortazione a credere accompagnata dagli imperativi non temere e non spaventarti
(alla lettera: il tuo cuore non divenga fiacco ) (v. 4). In
Is 30,15 il credere descritto con i termini quiete,
calma, fiducia (cfr. Wildberger, ZThK 65, 1968, 15Is.).
Per capire la specificit del concetto espresso da ' mn hi .
tuttavia indicativo il fatto che in altri contesti (e per lo
pi in passi dove il verbo costruito con le) compare un
gruppo ben diverso di termini paralleli e di termini opposti: -sm' ascoltare (la voce di qualcuno ) (Es 4,1-9;
Deut 9,23), - mrh hi . essere ostinato (Deut 9,23),
esseretestardo (2 Re 17,14). In questi contesti l'incredulit non si fonda su una mancanza di fidu cia, sullo
scoraggiamento e sullo scetticismo umano, e neppure su
un dubbio verso Dio e la sua parola, ma sulla disobbedienza , sull'opposizione e sulla ribellione.

-qlVh pio e

165

~~

'mn STABILE, SICURO

Bench 'mn hi . sia importante nell' AT, si deve


per tener presente che non si parla della reall
dell a fede solo in quei passi (relativamente rari) in
cui viene usato 'mn hi . 1\ termine parallelo pi importante, almeno nell'ambito religioso, - b!/J
confidare (57x con significato religioso, di cui
37x nei salmi ). Dove noi parleremmo di credere , l'A T pu dire anche -jr' temere , - jd'
conoscere e - dr!; ricercare , oppure usa - j/JI
attendere e !lkh pi o sperare (-.qwh). Ci
che noi intendiamo per fede, l'A T ... lo esprime in
molte forme, dalla cui convergenza emerge la
realt a cui si pensa (F.Baumgartel, RGG
Il ,I588; cfr. anche C. Westermann, Der Segen in
der Bibel..., 1968, 19s.).

IV 1 1/ 33 dei 51 passi con ' mn hi . appartengono secondo Bach al linguaggio sacro (cfr.
Lc., 30s. con tavola). 1\ termine, nel suo uso teologico, diventato cos importante non per il numero ma per la rilevanza dei passi in cui compare;
inoltre i LXX hanno rivolto ad esso una particolare attenzione: essi traducono sempre con
ma't'E:uw e i suoi composti (eccetto in Prov
26 ,25 con m:Leof1.ou) e usano maTEuw solo per le
forme di ' mn (ad eccezione di Ger 25,8 dove sta
per 5m' ascoltare ).
21 Il significato profano di 'mn hi . le prestar
fede ad una persona o ad una cosa , che secondo
quanto indicano passi come Gen 45,26 (J) e l Re
10,7 (cfr. anche Ger 40,14), si era gi diffuso
molto presto e fu utilizzato anche nell' insegnamento sapi enziale ( Prov 14,15; cfr. 26,25), non
ebbe rilevanza nel periodo pi antico (sull 'anti chit p.e. di Es 4,1.5.8.9; 19,9 cfr. Smend , Le.,
289).
AI contrario sembra che 'mn hi . abbia trovato gi
molto presto il suo Sitz im Leben nell'oracolo
di salvezza, specialmente quandO esso era rivolto
a condottieri militari. Questo genere letterario
comune all' Oriente antico , ed esso, anche fuori di
Israele , si esprime con termini che per contenuto
sono affini a 'mn hi ., p.e. (dnon temere,
Asarhalddon , [io sono IStar di Arbe]la ... abbi fidu :
cia (razzazma, cfr. AHw 41Oa) ... e rendlmt
onore (ANET 450b = IV R 61 , col.
VI , r. Is.1 2s.); al tri esempi in Wildberger, Lc.,
135s. Gen 15 ,1-6 basato su un oracolo di questo
tipo (per l'analisi cfr. f. gli a. O.Kaiser, ZAW 70,
1958 , 107-126; H.Cazelles, RB 69, 1962, 321:349;
Wildberger, Lc., 142-(47). La tradizione tuttavta
non ci ha tramandato l' invito alla fede , ma la notizia conclusiva che Abramo fond andosi sulla promessa a lui fatta credette a Jahwe e Dio glielo
ascrisse a giustizia. La fede di Abramo senza
dubbio la risposta all'esortazione del v. I non temere , cui collegata la promessa di una grossa
ricompensa, sicch hce' ''min beJhwh in questo
contesto significa pi o meno: era pieno di fiducia e di confidenza , fondato saldamente IO
Jahwe .
166

( 18,9; cfr. von Rad , Lc., e W.Zimmerl i, Leben


A he in Is 7 4-9 si imita un oracolo di questo geund Tod im Buch des Propheten Ezechlel,
ne . lto ~d un re Isaia viene incontro allo
ThZ 13, 1957, 494-508 =. GO 178 191). M entre
nere, riVO
.
d I
non te
scoraggiamento del re esorta n o o a
per il pas o di EzechIele Il segno della gIustizIa ,
V 4) e ripetendo la stessa co a alla fin e
che porta all a vita, l'adempImento dI deter.ml mere ( . ,
h' d d' nservare la
dell'oracolo , quandO gli ric le e I co .
.
nate pre crizioni etico-c ultuali, per Abacuc e la
fede. A differenza di Gen 15 ,6,. 'mn hl. e usato qUI
fede ci su cui pu rispl endere la promessa della
in forma assoluta, certo intenzwnalmente. on SI
vita.
tratta di vedere e Acaz crede IO Jahwe - eglI certamente non stato un idolatra o un ateo -, e nep31 Le ricorrenze di ' mn hi., sopra e. aminate, si
pure se egli ritiene credibi le o meno la parol a pro:
trova no in contesti che dal punto dI. vIsta dell a
fetica ' l'esortazione insiste invece sul fatto che egli
storia. delle forme sono tra ~oro SImI lI; IO e . t la
nel p~ricolo deve comportarsi come un uomo ch.e
fede intesa come un atteggtamento dI fidu cta 1conserva la calma, la fidUCIa e I~ SIcurezza. SI ricura che si fonda sulla co noscenza dI DIO e dell~
chiede ad Acaz di credere, pOlche sulla c.asa dI Dasua prome sa. Is 28, 16 chi crede non verra
vide risiede la promessa di una stabtllla duratura
meno (sull a traduzione cfr. HAL 288a) e pnme
(vd. sp. A IV/4).
bene tutto questo, ma cont iene anche qualcosa dt
pi. Isaia si volge contro i fautori dell a teologIa
Anche Es 4,31 e Deut 1,32 mostrano del resto che 'mn
hi. fu u ato in simili oracoli di guerra (cfr. In propo ItO cultuale di Gerusalemme, che si credono al. sIc uro
sotto la protezione del tempio. All a loro cIeca fiWildberger, l.c., 134).
ducia egli oppone la vera fede, che ha come mlSembra che anche l' oracolo di salvezza, attraverso
ura il diritto e come bilancia la giustlzta .. Rt ulta
il quale il lamento del si ngolo otteneva una nspochiaro all ora co me mai i profeti USIOO COSI poco l!
sta nel santuario, contenesse un' esortazIone . all a
concetto di fede. Esso per loro so petto, perche
fede. In ogni caso l'arante nel ~uo lamento puo af
pu di ventare facilmente un pIO surrogato dell a
fermare di credere, oppure puo atte~tare nel canto
dedi zione reale a Jahwe al servi zio della glu tl zta.
di ringraziamento che anche nell angusti a proEssi protestano contro gli spen leratl IO Slon, co:
fonda non ha abbandonato la fede (Sal 27 ,1.3;
loro che si tengo no al SIcuro (- b(M sul monte dt
116,10). Alla minaccia esterna e allo scoraggIaSamaria (Am 6,1; cfr. 15 32 ~9.11 ; Ger 7,4).
mento interiore il fedele contrappone la sua fede .
Quando compendi ano ci che essI es.l gono dal poUn'attestazione indiretta che ' mn hi . era usato
polo di Jahwe, non richiedono fidUCIa o fede, ma
nell' oracolo di salvezza si ha in Ab 2,2-4 con la
obbedienza: cercate Jahwe! (Am 5,14; 0 5 10,12 ; 15
conclusione solenne: il gi usto vivr a motivo
9,12; 31 ,1; Ger 10,21 ; 30 ,14; cfr. anche Sal 24,6).
della sua fede . L'oracolo ri sponde al lamento dt
11 2- 17 e viene pronunciato,come in Is 7,4ss., IO
41 Un aspettOtotalmente di verso ha l'uso teologico di
u~a grave situazione politica. Se in quel passo ' m~
' mn hi. nei sei passi di Es 4,1-9.3 la. Lo SI v:cte gla dal
hi . viene tradotto credere l), non SI vede perche
punto di vista formale, poich qUI II verbo e costruIlO
in questo contesto, cos affine ad esso per slluacon l'. Si tratta, come in Es 19,9, della quesl10ne se
zione e per form~ letteraria, '''mima non debba esMos incontrer la fid ucia del popolo. Quando co m ~are
un'espressione parallela, questa sm' b' oppure sm'
sere tradotto con fede (cos Rom I ,17; cfr. van
beqol (v. 1.9; cfr. sm' al v. 8). Quest:aspettOdel concetto
Dorssen, Lc., 12\.1 29; Eich rodt 1l1l1l ,196)...
di fede divenuto particolarmente nlevante dal punto dI
Gen 15,6 e Ab 2,4b, che sono diventati COSt tmvista teologico nel Deuteronomista: De~ t 9,23 ~' sIete
portanti per l'evoluzione del concetto neotestaribellati al comandamento del vostro DIO, non gh avete
mentario di fede hanno in comune il fatto che in
lO e non avete ascoltato la sua voce ~ slm,lmente
credu
entrambi la fede' posta in relazione con la giusti2Re 17,14: essi non obbedirono, ma SI OSl1narono
zia. G. von Rad (Die Anrechnung des Glaubens
come i loro padri che non credettero a J ahwe loro DIO :
zur Gerechtigkeit , ThLZ 76, 195 l , 129-132 := Ges
Quest' ultimo passo una delle .nflesslom fondam~ n,tah
Stud 130- 135) afferma che - /Jsb accredItare
del Deuteronomista sul crollo dI Israele. La causa e I mcredulit d' Israele in quanto ribellione di fronte a DIO, la
come termine del linguaggio cultuale designa un
quale non si manifest 010 in un rifiuto momentaneo,
atto sovrano giuridico-sacerdotale con cui si giu
ma nel peccato fondamentale di Israele, oSSIa nel suo
dicano i sacrifici , e non significa perci il mettere
mormorare gi al tempo della peregnnazlone nel deserto.
sul conto una prestazione qualsiasi in un affare
commerciale. Con l' attribuire la ~ edaqa ad
51 N Isaia n il Deuteronomista con la loro conceAbramo si riconosce che la sua fed e quell' attegzione della fede hanno trovato molta eco . nel reslO
giamento che corrisponde alla posi zione
delI'AT. Il Deuteroisaia usa ' mn hi. parlando dI un evendell' uomo di fronte a Dio. Nella sua fede appare
tuale giudizio. Israele deve essere per Jahwe tes l1m one~
chiaro che la sua posizione verso Dio in reaffinch i popoli acquistino conoscenza, credano m lUI
gola l). La fede non affatto un merito ; la proe giungano a comprendere che egli il vero D,o~ fuon
del quale non c' alcun salvatore (Is 43,10). QUI, sormessa della ricompensa incondizionata e pre
prendentemente, appaiono di nuovo terml"'. paralleh del
cede la constatazione della giustizia di Abramo.
tutto diversi: -jd' e -bi n hi. Il credere slgmfica nconoAb 24b va tuttavia inteso, nella sua formul ascere specificamente e concretamente che Jahwe, e neszione: partendo dall a formula dichi aratoria di
sun altro Dio, il signore della stona. Credere equI '
Ezechiele: se egli giusto, certamente vivr
167

~~ 'mn STABILE, SICU RO

168

vale qui al riconoscere e all'accettare come tale una verit di fede (cfr. ''''ma!I al v. 9).
6/ Un'ulteriore mutazione del concetto di fede si osserva nel Sal 78 , che rivela gi un inOusso dtr. Il v. 4
dice: essi non credettero in Dio e non ebbero fiducia
nel suo aiuto . Il v. 32 indica come questo deve essere
Inteso: con tutto ci non credettero ai suoi prodigi .
Questa frase riprende chiaramente Num 14,1J: per
quanto tempo esSI non credettero in me nonostante tutti
i segni che ho operato in mezzo a loro? Se si ha fede
in Dio, si ritengono veri i suoi miracoli.
Un'analoga concezione nuova dell'idea di fede si ha in
Sal 106, che presuppone gi la redazione finale del Pentateuco. v. 12: allora essi credettero al/e sue parole e
cantarono. la sua gloria . Si riprende qui Es 14,31. Ma
mentre IVI SI parla di fede in Jahwe e nel suo servo
potrebbe essere secondario), qui si parla di fede nelle sue
parole. In una maniera simile ls 7,9 viene ripreso in
?Cron 20,20 .( Wlldbe.r~er, I.c., 13Is.). L'uso profano di
mn hl. , che ncorre gla In I Re 10,7, nel ripensamento dei
testi antichi e qUindi diventato rilevante anche dal lato
teologiCO.

7/ Un'ultima variazione si osserva nel Sal 119: io


creda ai tuoi comandamenti (v. 66). Comandamenti sembra qui stare semplicemente al posto di parole. . Ma seconda ti te n,ore totale del sal mo ci significa. essere conVinti che I osservanza del comandamenti
e causa di abbondante benedizione.

81, Questa pa!10ramica rivela che l'uso teOlogico


dt mn hl. non e per nulla unitario e ci dovuto
al fatto che il verbo, sebbene non ~olto frequente

fa parte di. diverse tradizioni e il suo uso segue i


mutamentt che St sono verificati nella storia religtosa d' [sraele.

CI

1111

'iimen

con n. [~ alcuni casi effettivamente 'iimen signtfica CtO e certo e valido n ( H.Schlier, ThW
U39 = GLNT [,911). Per quest'aspetto indicatt va la traduzione di Aquila con .TCE7ttO"TWf!.vW
(Sal 89[88],53). Questt posstbtlt USt diversi del termtne St fondano sulla sua dialettica. 'iimen vuoi
dtre che qualcosa che si asserito certo,
vero n .. Ma allo stesso tempo questo vero viene
nconOSCtuto come valido e perci vincolante
per colUI che pronuncia l'amen.

IV 1 Il L' uso pi frequente di 'iimen si ha


quando esso esprime la risposta ad una malediztone al momento in cui essa viene proclamata
come nella serie di maledizioni di Deut 27. 15-26
~ ! 2x). Va _tradotto allora con cosi sia . Questo
amen pero non IOclude semplicemente un desiderio. L'idea israelitica di maledi zione (e di benedizione) ancora rad icata fortement e nel pensiero magico (cfr. H.Hempel, Apoxysmata , 1961 , 30113). Poich le maledizioni operano per forza propria, normalmente provano delle trasgression i che
si commettono di nascosto e perci sono sottratte
alla punizione umana. Chi pronuncia l'amen nei
loro confronti attesta di sapere sotto quale verdetto stiano le azioni in questione; in questo modo
egli giudica se stesso nel caso che diventi
anch'egli colpevole. Nello stesso tempo l'amen ha
carattere apotropaico (cfr. Hempel , I.c., 103); se
viene pronunciato da un innocente la maledizione ricade allora su di un colpevole'. Chi non si
unisce con l'amen alla condanna del malfattore, ricade nella maledizione di quest' ultimo, poich non
ha negato la sua solidariet con lui (cfr. Giub 4,5).
Maledizioni vengono pronunciate nelle cerimonie
di giuramento, nell'eventualit che uno faccia uno
spergiuro. Anche chi si deve sottoporre ad ordalia
deve prcmunciare l'amen. Lo stesso accade nella
stipulazione di un'alleanza, poich essa si fa sotto
giuramento, e perci anche qui si pronunciano
maledizioni , nell'eventualit di una rottura
dell 'alleanza (Ger Il ,1-8 , cfr. v. 5). Quindi nella
prOclamazione delle benedizioni e delle maledizioni che fanno parte della tradizione dell 'alleanza
(Lev 26; Deut 28) l'amen del popolo ha lo stesso
valore di quello pronunciato da colui che stipula
l'alleanza. Lo stesso vale per l'accordo concluso
tra Neemia e i notabili (Neem 5,1-13), dove lo
SCuotere le pieghe del vestito da parte del governatore simbolizza la maledizione , che qui per
non pi indicata come tale (v. 13). [n Ger 15,11
(txt emi l'amen del profeta conferma il grido di lamento che egli ha elevato contro sua madre e perci Contro se stesso. Questi lamenti dal punto di
vista della storia delle forme risalgono senza dubbto a delle maledizioni (cfr. C. Westermann ,
Grundformen prophetischer Rede ' 1964, 140142).
,

La parola ' iimen ricorre nell ' A T esclusivamente in contesti teologici (cfr. A.R.Hulst Het
":oord Amen in het O.T. , Kerk en Eeredtenst 8, 1953; 50-58; E.Pfeiffer, Der atl. Hintergrund der liturgischen Formel Amen n KuD 4
1958 , 129-141 ; S.Talmon, Amen as an ['ntroduc~
tor~ Oath ~?rmula! Text~s 7,1969, 124-129). TuttaVIa non v e dubbto che ti termine appartenne anche alla lingua comune (Lande 112). Eccli 722
mostra ancora di conoscere il significato origina~io
Stcuro n (di animali; LXX xp~cnf!.O).
Nell'iscrizione su di un coccio di Yavneh- Yam (KA I
nr: 200, r. Il ; lettura comunque incerta, cfr. W.F.AIbnght, BASOR 165 , 1962,45 n. 49; KAIll,201; Talmon ,
I.c., 127) Il Contadmo m uno scritto di protesta indirizzato al
gov~matore afferma: 'mn, nqrj ~( in verit~, sono innocente ),
e SI appella alla testlmomanza del suoi compagni.
[ LXX traducono una volta con cX"i)6(;i (Ger
28[35],6) e una volta con cX"i)fhv6 (Is 65,16). Tre
volte hanno trascritto la parola senza tradurla
(Neem 5,13; 8,6; ICron 16,36). Nei rimanenti
paSSt traducono con yVOtTO cosi sia n. Il senso
tUSStVo appare chtaramente in passi come Ger
28 ,6: amen, Jahwe ... realizzi la tua parola n. lo2! Fondamentalmente il caso ancora lo stesso nella
protesta del contadino sul coccio di Yavne- Yam: l'amen
rell (64) nttene tuttavia che si debba completare
implica un giuramento ed una corrispondente automale169 1~~ 'mn STAB[LE, SICURO
170

dizione. Ma il passo mostra come il modo di esprimersi


possa essere molto mitigato, dato che Il contadinO
prega il governatore di fargli ottenere grazia di
fronte alla legge, nel caso che egh venga trovato colpevale. Di fatto l'amen diventato qUI una mera particella
assertiva.
._
Anche alcuni testi dell' AT fanno intravedere un uso plU
generico. Cosi in I Re 1,36 Benala accetta con Il suo
amen le parole di Davide, secondo CUI Salomone deve
salire sul trono come suo successore. E eVidente allora
che Benaia col suo amen impegna se stesso, nonostante
l'aggiunta cosi facci a Jahwe . (txt em). Egh da infatti
il suo pieno appoggio perche SI reahzzl la deCISione del
re. L'amen un si impegnativo, cfr. Neem 8,6.
31 Un uso particolare dell'amen si ritrova nelle dosso:
logie (certamente tardive) che concludono I Itbn del
salmi (4 1,14; 72 ,19; 89,53; 106,48 , talvolta raddoppiato).
lCron 16,36 indica come va inteso questo. a,!,en . . Esso
ha un carattere responsoriale; la comuOita IIturgtca St
identifica con chi presiede alla preghiera, quando egli ha
pronunciato la lode. Il raddoppiamento sottolinea che SI
aderisce con seriet e con gioia. Neem 8,6 nvela ancora
come si sia giunti a questo nuovo uso del termine. lI_capitolo narra l'introduzione della nuova legge. Come e nchiesto di solito da questo genere letterano, Il popolo dovrebbe impegnarsi di fronte alla legge ed accettare le maledizioni ad essa connesse. La funzione dell'amen si
invece trasformata. Tob 8,8 mostra che anche nella vita
quotidiana ci si pu identificare con la parola di un altro
attraverso l'amen.

Un accenno particolare merita ls 65,16.16: chi si


benedice, e cosi pure chi giura, deve farlo biilohii 'amen .
Se si conserva il testo come sta, lo si pu intendere pi
o meno con Delitzsch secondo 2Cor 1,20 (cfr. anche
Apoc 3,14): Dio dell'amen, cio che trasforma in si e in
amen ci che promette (comm. ad 1.). Qui probabilmente 'amen sostantivato, cosicche si pu trad urre
Dio della sicurezza . meglio per mutare 'amiin nel
sostantivo '6ma!n, cfr. 'iii na!''''man (Deut 7,9; Is 49,7) e
'iii ,(1!ma!1 (Sal 31 ,6).
4/

DI

''''munii ('emun , 'omnam ecc.).

IIII

Il I significati fondamentali di ''''munii


secondo HAL 60s. sono: I) stabilit , 2) certezza, fedelt n, 3) rettitudine ; si deve aggiungere 4) il significato particolare ufficio stabile .
Le singole sfumature sono difficili da precisare; lo
si nota anche dal fatto che altri dizionari adottano
divisioni diverse, p.e. lorell (62s.): I) firmitas ,
immobilis stabilitas, 2) firmitas ethica personae,
ossia fidelitas (di Dio e degli uomini). Poruban
(l.c., 230) ritiene che i significati di ''''muna, per la
loro ricchezza e la loro differenziazione , non possano risalire al significato primario di stabilit ;
il significato principale per lui verit (I.c.,
221). Tuttavia il significato primario della radice,
stabilit , va visto anche in questo sostantivo,
ed bene perci legare anche quest' ultimo a tale
significato.
21 Uno dei testi pi antichi Es 17, 12 (J app. N): le
sue mani (di Mos) restarono ferme (' '''muna) fino al tramonto del sole . Questa versione (diversamente Porban, I.c., 228s.: sollevate nella stessa posizione )

l7I

confermata dalla frase precedente: essi sostennero le


sue braccia .
..
.
Il significato di sicurezza , ancora vlcmo a quello _d~
stabilit , si ha in Is 33,6 (se Il testo va laSCiato COSI ).
vi sar sicurezza dei tuoi tempi (cfr. al nguardo
H.Gunkel, ZAW 42 , 1924, 178).
Un significato particolare ufficio stabile ~> .o sim.
compare in lCron 9,22.26.31 e 2Cron 31,18 (qUi ti testo
incerto, cfr. Rudolph , HA T 21,306). Rudolph (I.c., 88)
cerca di cavarsela con certezza e stabilita (cfr. anche K.H.Fahlgren , Sedaka, nahestehende und entgegengesetzte Begriffe im AT, 1932, 145; H.Cazelles, La
Sainte Bible... de Jrusalem , ad I.). Non deve wttavta
stupire il fatto che in ''''muna si sia passati dal. significato
primario stabile, sicuro >! al termine tecOico ,~ po~t~
fisso , incarico duraturo . E anche ~sslbtle che ,,!,u~a
in questo senso non denvi affatto da mn l,.ma da amen
guardiano e sign ifichi pi o meno assistenza (cfr.
Num 12,7 e sp. 1/2).

3/

41 molto frequente il significato, corrispondente al ni . del verbo, di stabilit (in senso traslato), e cio certezza, fedelt n (cfr. p.e. ISam
26,23; [s 11 ,5; Sal 119,30; anche IQpAb 8,2; 1001tre Prov 28,20 '/s ''''munol). [n cornspondenza
con questo significato compare spesso come termine parallelo -~res~d (anchq ediiqii q red~q ,
-~dq).

Spesso come oPp?sto di ''''munii c~~p~re_sre~


inganno . CIO mostra che.. ,,!una St
estende anche a quell'ambito che nOt tndtchtam?
con veracit, rettitudine n. Molto spesso pero
sorge il dubbio se non si debba tradurre con fedelt .

51

q~r

L' idea di rettitudine ricorre nel modo pi esplicito in alcuni testi di Geremia: Ger 5,1 che si d cura dell'onest (secondo M.KJopfenstein, Die Liige nach dem AT,
1964, 32s.: fedelta ; ma cfr. il parallelo che pratica la
giustizia e al v. 2 essi giurano il falso , moltre Ger
5,5 e ls 59,4; su -'sh praticare, compiere m tah contesti cfr. R.Bultmann , ZNW 27 , 1928, 122s. = Exegetlca,
1967, 133s.); in 7,28 il profeta lamenta la scomparsa della
''''muna dalla bocca del popolo; chlansslmo 9,2 tendono la loro lingua come un arco , inganno, e nO,n veracit (cfr. BH'), domina nel paese (LXX: ;:'<17' ;
Klopfenstein , l.c. 145: fedelt , m nfen,!,e~to alla fedelt all'alleanza e al matrimonio; ma pOlche la pnma
parte del verso parla del tendere la lingua, si deve trattare di disonest ).

61 Geremia con i suoi lamenti sulla mancanza


di onest si muove in un ambito di idee che
hanno una certa importanza nella tradizione sapienziale. Il parallelo particolarmente chiaro in
Prov 12 ,22 labbra ingannatrici sono un abomtnt?
per Jahwe; ma coloro che agiscono con stOcenta
piacciono a lui (cfr. p.e. anche ti Dtalogo del
suicida col suo ba , H.H .Schmid, Wesen und Geschichte der Weisheit, 1966, 214). Tuttav ia proprio nei Proverbi si hanno dei passi che affermano
qualcosa di pi, come Prov 12 ,17 cht dtce ti
vero ... . Qui ''''munii ha ancora essenztalmente ti
carattere di un aggettivo sostantivato: qualcosa
di cui ci si pu fidare , che vero (cfr. anche [s
1~~

'mn STAB[LE, SICURO

172

25,1). Si deve quindi distinguere tra 'a'mn in


senso. persanale < attendibi lit, fedelt rettitudIn~, veraci t ) e in riferimento. all e case'< atte ndibile, vera ). I passI ca n questo significata nan
sana tuttavia frequenti , e nan c' alcun mativa di
trad urre can l'astra tta la verit ,

guardando. al passata nel cant a di ringraziamento.


(safferenze per malattia appure liberaziane dalla
marte , ma anche appress iane da parte dei nemicI came m Sal 92,3 a 143 ,1). Similmente in
Lam 3,23 il . paeta si aggrappa alla ''''mlino di
Jahwe, pe~c~e per essa le manifestaziani dell a sua
grazia ((fsad/lI1) nan vengano. mena e si possa ano
71 L'aspetta personale sogget tiva espressa frecara cantare su lla sua grande misericardia (ra/j'mim)
q~entemente con la frase preposizianale ba!''''/11! (cfr. ~nche Sal 100,5). A nche I paemi che celebrana sInceramente, in buana fede can funziane
no. I mtronl zzazlane parlano. dell a ''II/ima di
avverbiale (2 Re 12 ,16; 22,7; 2Cron 19,9; 31,12. 15;
Jah,;;, S:a~ne Jahwe saccarre il sua papala can la
34:12?;" A~c~e la linea persanale espressa can 'e sua lI1una (Sal 98 ,3), cosi can essa pu giudicare
munl n;ul1Im certezza, fedelt (vd. sp. III),
I papali , reali zza ndo. Il suo ~cda!q nel decarso
mentre I aspetta aggettiva , legata alle case data
dell a stana (96,13: Il parallela nan qui rah amim
da ' ll1a!n ~< in verit , veramente (accus . ~vv. , Is
a (la!sa!d , ma $cda!q , la giusti zia , can cui Dia
25,1): Nell accuso avv, si hanno. anche ' mn in
fa m mada che le case restino. al laro giusta poventa, .eff~ttlva mente (Gen 20,12; Gias 7,20); il
sta). Anche m Sal 11 9,30 ~cdeq e ' '',mino stanno
senso. e plU a mena lo. stessa dell 'avverbio. vero e
mSleme, nan per per aperare un gi udizio. versa i
propna 'omnm e 'umnm effettivamente realpapali , ma per affermare l' umilt dei fedeli
ment~, veramente , ~ia che can essa si vaglia dire
Quest'ultima d'altra parte nan esclude che si
che! affermaZIOne di un altro canfarme alla
debba sperare in hcsa!d e rah amim (cfr Sal
realta, sia che SI sattalinei l'attendibilit della pro119,138).
'
.
,
pna affermazlane.
Nel Sal 89 si parla della ''''mLino di Jahwe can una
frequenza che intenzia nale (v. 2.3.6.9.25.34.50)'
81 Termini paralleli pi a mena vicin i a ' re/min
sana:
Il sal ma di fronte all a stata deplarevale della ma:
narchl a SI preaccupa che sia intesa gi ustamente la
a) "~mQ!' (Sal 40,lls.; Ger 9,25); i significali dei due
pramessa di una stabi lit duratura fatta alla dinalermln l SI Intersecano ampiamente tra loro (vd. SI. E/);
davldlca. Ad agni dubbio che pu sargere al
?J b,:s:ed , sorprendentemenle, sia spesso accanto a slla
nguarda, Il paeta cantrappane la canfessiane della
mlllra (Os 2,2Is. assieme a ~Q!dQ!q , mispl e l'a!, am in,.
::mL!n~ di Jahwe. Paich nan si pu dubitare della
soprattutto nel linguaggIO del salmi : 33 4s . 36 6' 40 Il :
, muna di. Dia, nan si pu nemmeno. mettere se88,12;. 89,2.3.25.34.50; 92,3; 98,3; 100:5; ' 19>k ' La~
namente m dubbia il na!'''mon della profezia di
3,22s., cfr. Sal 31,24; Prav 20,6); il fatto che nella poesia
Natan (cfr. v. 29,38. e fJcsa!d e '''ma!l al v. 15).
culluale I due termini SI trovino cos spesso assieme dipende dal parallel ismo dei membri e dalla pleroforia del
Interessante qUI la fandazlOne per casi dire metalinguaggio cu ltuale; I due termini sono cos vicini da difiSica della fede nell a fedelt di Jahwe (v, 3.6.9.15;
ventare ampiamente Inlerscambiabili'
Similmente la canfessiane in Sal 3 6s,' cfr. 57 Il '
89,38 ; 108 ,5).
", ,
c) nel campo semantico di.,rennim; si 'trovano spesso anche _te~mln l c~e indicano diritto e giustizia come sQ!dQ!q
Anche se l'A T nan spec ula per null a sull 'essere$edaqa , $add/q e mispa! (Deut 32,4; ISam 26,23; 'Is I I ,5;
m-s di Di a , si pu tuttav ia arrischi are l'afferma33,5s:, 59,4, Ger 5, 1; Os 2,2Is.; Ab 2,4; Sal 33,4s.; 36,6s.zlane che la '''mLino appartiene all 'essenza di Dia,
40,11 , 88,12s.; 98,2s.; 11 9,30.75. 138' 143 I txt? , Pra~
Del resto almeno. una valta Jahwe chiamata ' el
12,17; cfr. Is 26,2 e Prov 13,17); que~ta affin it dei ter'''mLino ( Deut 32,4; cfr. le designaziani 'id '''ma!l
mini , che potrebbe semb ~a re piuttosto singolare, si
spiega per li fatto che $dq e I SUOI derivati possono venir
e ' el na! 'remon ), II cantesta mastra bensi che l'auUSt nel senso di solidariet, fedelt comunilaria
tare del poema vuale accentuare fartemente l' im(c r. ' H.H.Schmld, Gerechtigkeit als Weltordnung 1968
portanza dell'anest e dell 'i ntegrit (in cant rasto
184s.), e d':hra -"arte con il, fatto che '<e mna , allo'stess~
can la, perversiane del papala). Ma la lade di
modo di $ daqa, puo senz allro veni r usato per descriJahwe m quanta roccia. prepasta alla canfessiane
vere un comportamento secondo le norme (cfr. Schmid
della sua fedelt (v. 4a), indica che anche la sicuI.c.,68),
'
rezza ha la sua impartanza, Is 65 ,16 fa vedere che
CI SI benedice e si giura per il Dia della fed elt (vd.
IV 1 Il Della ' <emno di Jahwe si parla prevasp. C IV 14).
lentemente nel salmi cultuali. Nelle lamentaziani
Sola ~~a pi~cala parte deila tradiziane vtr!. parla
e nel canti di nngraziamenta (p.e, Sal 88 12 o
della muna di Dia: si tratta dell ' inno. del canta
41 ,11 , dave se,:anda I termini che compaion~ nel
di ringraziamento. e della lamentaziane.' Deut 32
cantesto SI pua tradurre sola can fedelt ed
un casa speciale, in quanta la canfessiane della feeventual mente, farmando endiadi con J'1ii'o
delt~ . di Dia si fanda ivi nan sull 'esperienza
a l~to , il tua fedele aiuta ) il fandam enta
dell aiuto. di Dia nelle angustie qua tidiane, ma
dell, aZione s.occarntnce di Dia nei riguardi
sulla stana della salvezza, nella quale Dia ha madell uomo, gla spenmentata a ancora sperata la
nl~es tata se stessa al sua papala. Di fronte alla rasalda e duratura fed elt di Dio, Essa si manifesta
r,lta di questi passi bisagna tuttavia ricardare che
m I~utte le angustie, che vengano. presentate a Dio
I I~ea della fedelt di Dia nan affatto legata
ne a lamentazlOne appure vengono. menzianate
ali usa del vacabola ' '''mLino a sim.
173 1~l'( ' mn STABILE, SICURO
174

21 Come si parla della '"'m/ina di Dio, cos si pu parlare anche della '''/mina dei SUOI comanda,:"entl: Sal
I19,86, Poich essa viene contrapposta a!lo sQ!qQ!r del
superbi, si pu Iradurre con verna . Cio .pero non SIgnifica solamente che tal.i comandamenti Siano forn~a l
menle giusli . SQ!qQ!r Infatll non SignIfica falslla "?
ma inganno , e perci analogamente I. co mandamenti
di Dio sono veri in quanto sono degnI di fidUCia. ESSI
sono le norme di un orine salvlfico unIversale ; chi SI
fonda su di essi non sar ingannalo, ma sicuro che la
sua vila sar ricolma di beni .

31

Da Sal 89,3 risulta chiara che la :remiino ,


prima ancora di realizzarsi sulla terra, pua essere
un ordine divina fandamental e eSistente nel Cielo.,
Secondo l' idealagia regale dell ' Oriente antica, che
ha inOuenzalO anche il pensiero. d' Israele, il re
sulla terra il rappresentante di questa arma nia
preslabilita , ladata dai santi in cielo. (v. 6). Ogni
uomo. nan pu far di meglio. che callacarsi cascientemente in questa ard ine, assia diven tare un
';5 ' '''milll (app, 'is na! ' ''monl '''ma!l). Chi fa casi
ne ricaver abbandnte benediziane ( Prov 28 ,20;
cfr, il cantadina elaq uente >,; verit, nan menzogna, significa ricchezza; essa produce prosperit
senza fine , F. van Bissi ng, Altag , Lebenswet heit, 1955 , 168). L'esigua numera di espressiani di
questo genere dipende dal fatto che il pensiero
israelitica ha sattapasto tale ard ine fandament ale
al daminio esclusiva di Jahwe; egli apera la '''mLino (Is 25 ,1), Perci ara si afferma: labbra menzognere sana un abaminia per Jahwe, ma calora
che esercitano. la '''mimo sana a lui graditi ( Prav
12,22; cfr. 12 ,17). Sal 119 ,30 pu ancara affermare:
ha scelta la via della (nan: della tua) ''' muno ,
ma si callaca subito sulla linea jahwista: desidero i tuoi precetti .
Accanlo a ' "'mlillo, sostanlivato fem . dell'aggettivo , Sia il masc. sostantivato ' em/in (per lo pi al plur. ,
vd. sp. Il/). Non si pu stabilire una differenza di significato tra i due termini . Se Dio il Dio della '''muna
(DeuI32,4), gli israeliti sono dei figli che non conoscono
lo 'emilll (v. 20, cfr. anche v . 5). Sal 12,2 sono scomparsi '''munim ( rettitudine, integrit,,) tra i figli degli
uomi ni si pu accostare ai passi di Geremia sopra menzionati (111 /5). Cos pure secondo Is 25 ,1 e 26,2 ci deve
4/

essere una corrispondenza fra '(Pmna divina e Cl'mtin; m

dell'uomo (i l seguito in 26,3s. parla di fiducia in Jahwe).


Come in Ab 2,4 a chi giusto per la sua ' ''' /milla viene
promessa la vita (vd. sp. B IV 12), cos secondo Is 26,2s.
il popolo giusto, formato da coloro che osserva no gli
''''munim , pu sperare nella pace. Questi somere
'a'mtilllm , cos possiamo affermare, sono i credenti .

Israele risponde alla fedelt di Dio, che risplende nelle


sue azioni meravigliose, conservando la fede,
El

.~

"

," ma!l

III I
Il
Come i LXX nel casa di ''''mLino in
circa la met dei casi hanno. tradatta can ,i).,';'OWl(.
casi qui c' una derivaziane da ci>j6 - in 100 casi
su 127, mentre rc(crn retrocede fartemente;
si ngalare anche la relati va frequenza di
!tx<xtomJv>j (6x) e ![x<xto (5x); cfr. al riguar-

175

da J.Barr, The Semanti cs af Bibl ical Langua-

ge, 196 1, 187s . Questa fatta most ra che '''mLin


e '''ma!l na n so na del tutta sinanimi e che
''''ma!l pi di qual iasi altro derivato di ' mn si ,.
aperta al significato di verit , Ci tuttavi a na n
vuo. I dire (cantra Parba n, I.c., 183 ) che il signi fi ca ta verit sia il punta di partenza della semantica di '''ma!l , e che (cant ro D.Michel ,
AMAT , Archiv fiir Begriffsgeschichte 12 , 1968,
330-5 7) tutte le ricarrenze di ''''ma!l si possano.
spiegare partendo. dall 'idea di canvenire, cancardare e perci nan si possa individuare nell' AT un
mutamento. di significata per questo termine,
21 II significato primaria stabilit , che bi 0. gna presupparre, campare sala in sen a tra lato.
Tuttavia , <ema!l , a differenza di ' ''mLino ma cancardando. in questo can il ni . del verbo , ha vIiuppata il sign , di cansistenza , sicurezza, durata ,
p.e. in Is 16 ,5 casi il trono. sar fi ssata sulla
bant, e su di esso si sieder stabilmente ... . Se hilkan essere fissata corrisponde al noMn salda
della profezia di Natan in 2Sam 7,16, allara anche
ba!''''m a!l stabilmente carrispande al na! ' man
esser duraturo . In simili casi si sottolinea sia
l'aspetto della durata sia anche quella della sicurezza . Casi scka!r ' tl!ma!l in Prav Il ,18 patrebbe
significare guadagna sicuro, di valare stabile
(c fr. M.K1apfenstein, I.c. , 17Is.). In vece nan e altrettanta prababile che la castruziane frequente
hcsa!d wa!' '''ma!l passa essere tradatta sempre
satta farma di endiadi can benevalenza durevale (casi HAL 66b.274b.323a). Quest'espressiane divenuta spessa una farmula , e del resto
la fedelt include anche l'aspetta dell ' invariabilit,
della durata (cfr. p.e. Gias 2,14; 2Sam 15 ,20; Prav
3,3; 14 ,22; 16 ,6; 20,28 ecc.). Passi came Sal 85 ,11
hcsa!d e 'tl!ma!l si sana incantrate mastrana
tutavia che ent rambi i termini stanno. sulla stessa
piana e passano. avere un laro valare autanamo.
Se pai in singoli casi meglio. vedere in ' '''ma!1 una
precisaziane di fJcsa!d, allara l'espresslaneva m:
tesa casi: fJcsa!d (grazia, bant, amare) di CUI CI
si pu fid are; l' aspetta dell a durata nan sta m
prima piana,

31 ''''ma!I came secanda membro di una SI. CS.


al cantraria la specificaziane di un termine precedente ca me solm pace (Ger 14,13 farse
pace ci stabili t, pace durevale , ma ,in base a
2Re 2019 = Is 39 ,8 e Ger 33,6 pace e stcurezza
megia intendere pace che garantisce sicurezza ), 'al segna ecc. Tutte queste espre,sslOni pa trebbero mtendersl meglio. partendo. dali Idea
di attendibilit (diversamente Wetser, ThW VI,
184 = GL T X, 365: 'ml1 mastra di essere. un
concetto farmale , il cui co ntenuta va determmato diversamente, di valta in valta , secanda ti
saggetta particolare , essa indica il rapparta
della realt can ci che carattenSlica di un dato saggetto in questione , al cant rario Barr, I.c,
179s.),
1~ ~

'/l /Il

STABILE , SICURO

176

parla della regalit di Jahwe. Ma l'affermazione va oltre:


Vanno qui citati. i seguenti passi: Gen 24 ,48 (v ia allendlblle e qUindi gIUsta); Es 18,21 (uomini fid ati , che non
SI laSCiano corrompere); Gios 2, 12 (segno allendibile
perclo SICUro); Ger 2,2 1 (pianta di fiducia , cio genu ina);
14,13 (pace certa, Sicura, vd . sp.); 42 ,5 (testimone allen~Iblle e qUindi v enllero; analogamente Prov 14,25 con
I opposto tesllmone menzognero ). Ez 18 8 e l ac 79
(sentenza di c,:i ci si pu fid~re); Pr~v 22,2 (parole attendibili ,. perclo vere~ par. qOS[ verit l); Eccle 12,10
(parole di CUI CI SI. puo fidare); Neem 7,2 (uomo di fiducia e che teme DIO); 9,13 (Ist ruzioni allendibili ).

4/

Quando , "'ma?t viene detto di persone (e di


DIO), li ~Ignlficato di attendibilit si trasforma in
quello di f~delt ; cosi nell'espressione frequente
~a?sa:d Wa? "'ma?I grazia e fedelt , degli uominI. Gen 24,49; 47,29; GIOS 214' Prov 33' di
DIO: Gen 24 ,27 ecc. (vd. s p. Ivh ). ' L'espres~i~ne
preposlZIonale ba?''''ma?1 in fedelt si adopera
di fatto come avverbio: fedelmente si ncerame~te ; essa descrive l'attendibilit' dell'agire
dell uomo ( non la cenezza di una situazione di
fatto , con:e gli avverbi veri e propri e gli accusativi
avverbiali menZionati sopra in D III 17' ma d
SI. 6).
'
v .
1 paralleli confermano il senso preciso: belami m sinceramente (GIOS 24,14; Giud 9,16.19)" con tullo il
cuore (e con tulla l'anima) ) (ISam 12,24; I Re 2,4); in
gIUstIZIa e con intenZione sincera verso di te ( I Re 3 6)'
con cuore indivIso (2 Re 20,3 = Is 38,3); similme~t~
Is !2,20; 61 ,8; Ger 32,41; Sal 111 ,8; Prov 29,14. Con
b~ mel SI valyta qUindi la dedizione dell' uomo in base
a la sua Integnta e al suo impegno personale.

5/

Si pu esercitare ''''ma?(: (' sh, cfr. 'sh ''''mimo


vd . sp. D 111/5): Gen 47 ,29 ; Neem 9 ,33; 2Cro~
31,20. Ma SI puo a nche dire 'Q!ma?1 e allora ci si rifensce non ,all'atte ndibilit di colui che parla m a a
quella ~I CIO che viene detto. Le parole sono fidate
e perclO attendibili se rendono esattam ente un
fatto , OSSia se sono vere: 2Sam 7 28' I Re 17 24 '
22 ,16 = 2Cron 18 ,15; Ger 9,4 (in ~pp~sizione ~ Il
hl. Ingannare l'); 23 ,28 a nnuncia con verit la
mia parol a (cosi Rudo lph , HAT 12 ,154; Klopfen ste ln , Lc. , 103, ed alt ri inte ndono ' ''ma?I com e
accusati vo avverbiale e traducono fedelmente ). DI fatto talvolta non si pu stabilire
chiara me nte se ''''ma?I significhi sincerit , in riferimento, al soggetto , oppure verit , in riferi~ento ali oggett,o. Cos p.e. per l'espressione ' d
ma?I CI SI . puo doma ndare se 'O!ma?1 sia una
norma che nguarda l'intenzione ( testimone verace ) oppu re se deSigni la verit de l fatto di cui
SI testimOnia. In base a ' d na?''''mon (vd.
A
Illll ; c fr. Ger4,2 ,5) ci si potrebbe decidere
la
pnma posslblhta, m a te ne ndo conto di Is 439
Prov 14,25 SI pu preferire la seconda.
Ge n 42 ,16 G lU s~ppe vuole esaminare i suoi fratelli
per vedere se " ma?I e con voi ; qui '''ma?I non
vadlnteso come since rit , m a come verit
( ~ . sp. D IIl /6 riguardo ad ''''m unii ). Inoltre non
SI tratta ne ppure di astrarre il te rmine d a ogni riferimento a fatti concreti (cos G .Queli ThW
1,234 = GLNT 1,630), in m odo d a tradurre~ se lo

~~~
Seco~d~

177

1~l't ' mn STABILE, SICURO

veracit fra ~o i . Nonosta nte qualche incertezza


In Singoli caSI , che SI fonda d 'altra parte sul fatto
che per gli. ~brel la diffe renza tra sinceri t (soggetti va) eventa (oggetti va) non cos evidente COme
per nOi , rlsult ~ chiaro tuttavia che il significato resta nvolto ali oggetto. , Questo si verifica specialmente In campo ~Iundlco , dove ci che costituisce
problema non, e ta nto la veraci t soggettiva
quanto la verlta oggettiva. I testimoni in tribunale
di fron~e a ll ' aff~r,m az i o ne ,di una cont roparte possono dichiarare. "'ma?I . e vero , cio l'affermazione In questione co~nsponde a veri t (ls 43 ,9).
Viene stabil ito che un accusa ''''ma?I (Deut 13 15
e 17,4 , spiegato con nokon haddobor la cos~
realme nte cosi ; cfr. 2220). In Prov 2221
I d "'"
,..'
' paro e, O! I ma?I e spiegazIOne di qo!;! verit ; dbr
pl.
ma?I Significa, se non proprio lo verit almeno dire il vero (Zac 8,16; cfr. Sal 15 ,2; Prov
~/ , 12 ,19 par. lingua menzognera ), e hjh
ma?I Significa risultar vero (Deut 22 20'
2Sam 7,28 ; cfr. IRe 17,24).
' ,
6/

Vanno notati infine alcuni passi in cui b{E''''m{E1


IO fede , si nceramente )), ma in verit
effelli vamente, realmente (Giud 9,15; Ger 26,15; 28,9:
cfr. anche Il semplice ''''m{E1 in Ger 10,10).
'
non ~ Igmfica

71

I termini paralleli pi importa nti sono:

a) '''mtina (vd. sp. D 111/8);


b) !I{Es{Ed (vd. sp. III I2.4 dell'uomo , e IV 12 di Dio);

c) termml che esprimono la totalit della persona (vd


sp. 4);
.
d) termini giuridici : -~fEdeq giustizia (Sal 15,2;
85,12; Prov 8,7s.; ecc.; $edaqa Is 48 l' 59 14' Ger 42'
Za~ 8,8 ecc.; ~addiq Neem 9,33);' ~,isp[ ' dirill~ );
(-SP [ ; Is 59 ,14; Ger 4,2 ecc.); mesafim rellitudine
(Prov 8,6); n ekO!la dirillO (Is 59,14) ecc.;
e) sa/om (-s/m ; 2Re 20, 19 = Is 39,8; Ger 33,6' l ac
8,16.19; Mal 2,6; Sal 85, 1l ; Est 9,30).
'
Termini opposti : SfEqfEf inganno (Ger 9 4' lac 8 16'
Prov II ,18;_12) 9 ecc.); kazab menzogna 'd'rov 14,25
ecc.), mmna Inganno ( Prov 12,19); ffESa' iniquit
( Prov 8,7 ; cfr. 11 ,18; Neem 9,33).

81
~I ~a mpo s~mantico di ' '''ma?l , se si presci nde
da salom e dali unico caso in cui come parallelo
compare l'aramaismo qo!;! ve rit ( Prov 22,21 ;
Wagner~r. 274; aram . bibL qeSO!, Dan 4 ,34), coinCide plU o meno con q uellO di ''''munii. '''mfEl
nel senso di verit non possiede un suo paralle lo , d ato che l'.ebraico no n ha di fatto una parola
propna per indicare verit . Ci non vuoi dire
che l'ebraico non conosca il concetto di verit, ma
Il s uo concetto di verit legato indissolubilmente
all 'Idea di atte ndibilit (cfr. W.Panne nberg Was
1St Wahrheit? , FS Vogel 1962 , 214-239, spe~. 216 ;
H.von Soden , Lc ..' vd . sp . 117; H .-J .Kra us , W ahrhe lt In d e r Geschlchte, W as ist Wahrhe it?, hrsg.
von H .R .MUller-Schwefe , 1965 , 35-46; K.Koch,
Der hebr. Wahrheitsbegriff im griech . Sprachraum , I~.'d. 47-65; M .La ndma nn , Ursprungsbild
und Schopfertat , 1966,213 -222). Come ' ''ma?l , rife nto ad una persona, significa fedelt e si ncerit
178

in quanto attendibilit , cos esso, inteso come ve rit significa l' attend ibilit di una cosa o di una
par~la. In questo senso, attend!bile pu essere solo
ci che corrisponde alla realta opp. VI SI ad egu a

hfEsfEd e 'a' m{EI stanno davanti al tuo volto . Qui le

due realt sono intese quasi nel senso di un'ipostasi,


come esseri che stanno di fronte a Jahwe. Cosi anche Sal
85 ,ll s. pu affermare: htEsfEd e ''''mfEI si incontrano,
giustizia e pace si vengono incontro (txt em); fedelt
sboccia dalla terra e gi ustizia germoglia dal cielo . La
pienamente.
questione che gli esegeti si pongono, cio se si tratti qui
di fedelt umana o di fedelt divina, oziosa: si intende
IV I Il Nel salte rio alla confessione d ella
naturalmente che Dio fa germogliare tale fedelt. Ma la
'''muna di Dio si unisce con altrettanta freque nza
formulazione ri vela che hfEsfEd e '(1!mfEl possono essere
quella della sua '''' ma?I. Nel Sal 31 (salmo di laconcepite come grandezze cosmiche a s stanti , la cui
mentazione) Dio v iene lodato com e 'el 'a' ma?1
azione garantisce anche la fertilit della terra, poich
Dio fedele (v. 6), cos com e altrove egli chiadove esse esercitano il loro dominio il cosmo riacquista
mato 'l nce'''' man oppure 'l , "' mima. Si esprime
l'equilibrio armonico e fecondo.
qui solo in modo pi conciso quellO che. gi. a lb) Sal 86 ,15 confessa: tu sei un Dio misericordioso e
benigno , longanime e ricco di hfEsfEd e di ''''mfE/ (cfr.
trove manifestano le lamentaziOni e I cantl di nnv. 5). Si tratta chiaramente di un'antica formul a di congraziamento quando si riferiscono all a ' '''ma?I di
fessio ne (senza ''''m{E1 anche Sal 103,8; 145,8; in Gioe
Jahwe. Non si pu stabilire in questo a mbito una
2, 13 e Giona 4,2 ampliata con si pente del male ;
difTerenza rra '''mcel e '''' mimo .
con ''''mtEI in Es 34,6, ma secondo Noth , ATD 5,215 , la
Si loda anche la ''' m{EI di Jahwe, poich si sperimenformula qui un'aggiunta posteriore). Sembra che
talO o si vuoi sperimentare il sua soccorso. In Sal 69 ,14
' (1!mfEI sia entrato a far parte della formula solo secondasi supplica Jahwe di prestare ascolto nella fedelt del
riamente, sotto l'innusSo dell'espressione bfEsfEd WfE''' tuo aiuto . la speranza di aiuto che induce a rifugiarsi
mfEI. Si voleva sottolineare esplicitamente l'aspetto della
fedelt , la quale perdura anche quandO la relazione tra
nella fedel t di Jahwe. La celebrazione della sua fedelt
Dio e il popolo esposta ad una diffiCile prova. Questo
deve spingere Dio ad intervenire prima che sia troppO
anche il moti vo per cui in Sal 86,5 ricco di grazia
tardi . Per questo l'arante pu ricordargli che nel mondo
sotterraneo non si loda la sua fedelt (Sal 30 ,10; Is 38 ,18;
viene ampliato con buono e miseri cordioso e nei
cfr. Sal 71,22 ; per ''' muna Sal 88 ,12). Oppure egli pu
passi di Gioele e di Giona si accenna al fatto che Jahwe
pregare che la luce e la fedelt di Dio lo guidino al sua
pronto a pentirsi .
santo monte, perch ivi nel sacrificio possa cant are il suo
c) Fuori dei salmi , l' AT parla tre volte di htEsfEd
canto di lode (Sal 43,3; cfr. 138,2). L'aiuto che ci si atw{E' '''mfEl usando il verbo ' sh fare'': Gen 24,49; 32,11
tende dalla fedelt di Dio include sempre l'annienta(hasadim); 2Sam 2,6 . Ogni volta si .parla della gIUsta
mento dei nemici (54,7 ; cfr. 22,26 txt em). In 91 ,4b la feguida che Dio esercita sull' uomo. Perclo SI puo anche afdelt di Dio viene celebrata come scudo e difesa (poema
fermare che le vie di Jahwe sono hfEs{Ed wfE''''m{EI (Sal
didattico? , cfr. Kraus, BK XV ,635).
25 IO' cfr. 43,3). 11 fedele sa di esser posto nella sua vita
L'inno del Sal 146 (che tuttavia contiene anche elementi
soto 'la guida della fedelt divina.
del canto di ringraziamento indi viduale) descri ve in
modo particolarmente impressionante che cosa signifi31 Se '''' ma?I descrive i fond am enti dell'ordine
chi per Israele il fatto che Jahwe mantenga eterna fecosmico , l' uomo deve realizzarla al pari di Dio .. A
delt. 11 poeta non pensa, come avviene di solito altrove,
ci esortano naturalmente soprattutto gli scnttl
alle sue necessit personali , ma esalta Jahwe come socsapie n ziali (Prov 3,3; 14 ,22; 16 ,6; 20 ,28). InGe n
corritore di tutti gli oppressi . Jahwe stesso viene chia24 la fedelt dell' uomo corrisponde a quella diVina
mato bensi Dio di Giacobbe (v. 5), ma descritto anche
(v. 27 e 49). Bont e fedelt, che secondo Pro~
come Dio creatore e Dio di Sia n (v . IO), che regner in
20 28 custodiscono il re, cornspondono alla bonta
eterno. La fedelt di Dio (v. lO), se la si paragona con la
religiosit abituale dei salmi , abbraccia qui dunque un
e ~Ila fedel t che stanno davanti a Dio ( Sal 89, 15).
Con bont e fedelt si trova approvazione presso
orizzonte molto pi ampio.
Dio e gl i uomini ( Prov 3 ,3s.). La nchlesta d i
21 Come gi nel campo profano, cos anche
'''' ma?I ricorre una volta anche presso I profe tl : Os
quando riferita a Dio ' ''' ma?I viene unita spesso
4 1 non c' '''mcel n ~csced n conoscenza dl
a -~ csa?d (111/1 ).
io nel paese . La conoscenza di Dio dovrebbe
realizzarsi col mettere in pratica ~d?sa?d e , "' ma?l .
Os 4,1 e Mi 7,20 pongono '''' mfEl prima di !lfsfEd , ma
\I seguito no n lascia alcun dubbio sul fattO che
normalmente h!sfEd precede. Qui come altrove l'unione
dei due termini pu essere pi o meno stretta ( p.e. Sal
non si pe nsa qui all a relazione con Dio , ma a
69 ,14), ma normalmente essi sono legati saldamente tra
quella con gli altri membn dello stesso popolo .
loro con un semplice we e (Sal 25, 10; 40 ,12; 57,4;
Quasi m ai in tuttO l'A T /Jd?sa?d wa?'''ma?1 (oppure
85,11 ; 89 ,15; 138,2; al di fuori del salterio: Gen 24 ,27; Es
'''ma?I da solO) descrivono il comport,amento
34,6; 2Sam 2,6; 15,20; con un'unione meno stretta: Gen
dell' uomo verso Dio. La riposta alla fedelta di DiO
32 ,11; Os 4,1; Sal 26 ,3; 57 ,11 = 108,5).
si d solo con la fedelt verso gli altn uomirll.
Si pu dire che in queste espressioni l'accento
Solo testi tardivi com e 2Cron 3 1,20 e 32,1 fanno
principale sta su ~csa?d. ''''ma?I m odifica ~csa?d
eccezione.
f
. d'
grazia , bont, amore , volont di comunio ne
AI contrario, da Israele si richiede nei con rontl .1
sotto l' aspetto de ll'attendibilit.
Dio un comportam e nto ba?'''' mel , che non significa anzitutto in fedelt (cos H AL 67a), ma
Vanno notati in particolare i seguenti passi: a) Sal 89 ,15.
con sincerit, lealt, rettitudine (vd . sp. 111 /4).
11 fatto che diritto e giustizia siano il fond amento del
trono di Jahwe del tutto conforme al co ntesto, che
1~l't ' mn STABILE , SICURO 180
179

Un comportamento beramim e ba!'"'mcer espressione legittima del tim or di Dio (G ios 24, 14 ).

4/ Come abbiamo constatato sopra (111/ 5),


''''mcer nell ' uso profano non significa solo attendibilit, si nceri t, fedelt in riferimento al soggetto, ma anche attendibile, vero in riferimento all 'oggetto. Parla l'A T anche della verit di
Dio? Anche qui spesso non si pu decidere fra le
due possibilit. Contro alcuni esegeti pi antichi
(De lit zsch, Duhm , Marti ecc.) si dovr conservare
p.e. in Is 59,14s. il significato di fedelt
(M.Klopfenstein , I.c., 46; Fohrer, Jes. 111 ,219; Westermann, ATD 19,273 e altri).
Ancora pi spesso si soli ti tradurre in Sal 25 ,5 ( guidami secondo la tua ''''mieI, ammaest rami ... ) con verit , e la richiesta di ammaestramento sembra dare ragione a questa traduzione. Ma il sal mo alfabetico richiama alcuni tralli della lamentazione; in quest'ultima
si parla di ' '''mieI nel senso di fedelt . Al v. 6 '''111m
viene ripreso con ra~l amim miseri cordia e heesced.

Perci tenendo presente il v. lOsi dovr tradurre guidamI secondo la tua fedelt e non come di sol ito
nella tua verit . In modo simile va inteso Sal 86 Il :
insegnami la tua via , perch io possa camminare n ~ll a
tua fedelt ; la fedelt di Dio l'ambito nel quale deve
compiersi il cammino dell 'uomo , se vuole essere salutare.
Di verso l'uso nei due salmi 19B e 11 9, che celebrano
la legge. Nell 'espressione i comandamenti di Jahwe
sono ''''mieI (19 ,10) ''''mieI naturalmente riferita
all'oggello. Ma la traduzione con vero tuttavia problematlca. La frase parallela di 10a afferma che la parola
dI Jahwe (l 'imral pr .iir'al) pura e permane in eterno.
' '''mieI vuole indicare cos l'allendibilit e la validit duratura del comandamento di Dio piullosto che la sua venta. Lo stesso vale per le asserzioni sulla legge nel Sal
11 9 (v. 43.142.151.160). 11 campo semantico indica nei
smgoli casi che si parla della durata o della validit
eterna dei comandamenti: cos al v. 152 da lungo
tempo so del tUOI precetti che tu li hai stabiliti in
eterno . Si potrebbe tradurre con veri ; ma essi sono
ven In quanto sono allendibili, e ci provato ancora dal
fallo che essi elargiscono vita (v. 40.116.144).
Difficile da spiegare infine Sal 51 8: tu ti compiacidella ''''mcel nell' intimo, e nel ' segreto mi insegnt sapIenza . Testo e traduzione non sono sicur~ (,c;!r. Kraus , BK XV ,382s.387); in ogni caso
pero mcel sta qUt In parallelo con hokma sapienza e, come la ~okma, pu essere insegnata. Si
Intende perci con ''''mcel una verit nel senso di
una rivelazione nascosta , una conoscenza profonda non facll mente accessibi le.

5/ Ci siamo cosi accostati all ' uso del termine


nel libro di Daniele. Dan 8,26 la visione che
stata nvelata ''''mcel pu significare soltanto
che essa vera poich si pu fare affidamento su
dI e~sa , con la certezza che il compimento non
verra meno; allo stesso modo va nno intesi lO I e
11 ,2 (txt?, cfeper Ploger, KA T XVI11 ,145s.150).
QuestI passI dI Damele vanno distinti nettamente
da I Re 17,24. Mentre in I Re si constata che
Jahwe ha effettivamente (in verit) parlato al pro181

1~~ 'mn STABILE, SICURO

fet a, qui si afferma che eg li ha comunicato la verit al veggente apocalittico, nel senso che questa
nvelazlone nspecchla fedelmente gli avven imenti
futuri . Questi sono scritti nel libro della '''mcer
( Dan 10,2 1), il libro dell a verit , che di solito
SI sp Iega co n le tavole del destino babil onesi (cfr.
I co mm . dI Martl , Bentzen , Porteous ad 1.; diversa me nte Ploger, KAT XVIIl ,146). Ma anche la ri .
velaz ione da tempo comunicata ad Israele pu es.
sere designata come verit di Dio (9,13).
Tutto questo porta a 8, 12 , dove ''''mcer viene usato
in un senso est remo, assolu to. Dopo che sono
state descritte le profanazioni del piccolo
corno , si afferma all a fin e: la '''mcer fu gettata
a terra (txt em; cfr. BH', diversamente Pl6ger,
I.c., 120.122). Qui '''mcer designa semplicemente
la verit, la religio ne giudaica con le sue singole
prescri zioni giuridiche (K.Mani , Das Buch Da.
niel, 1901 , 58s.; R.Bultmann, ZNW 27, 1928,
118s. == Exegetica, 1967, 129).
L' uso di ''''mcel nel libro di Daniele singolare.
Tutt'al pi in Eccle 12 , lO ricorre ancora un simile
concetto di verit. Bultmann (vd. sp.) suppone in
Dan 8,12 un influsso di concezioni iraniche e
pensa , certo a ragione, che anche il libro della
verit , da cui l'angelo comunica al veggente ri.
velazioni sul futuro (Dan 10,21), risalga ad un influ sso straniero. In ogn i caso chiaro che con Da
niele comincia una nuova concezione di ''''mcer e
quindi anche una nuova concezione della verit.

V/
La sopravvivenza di questo gruppo opp. degli eq uivalenti greci nella letteratura di Qumran,
nel giudaismo tardivo e nel NT non pu essere qui
studiata in dettaglio. Si pu solo dare una biblio
grafia scelta:
a) credere : oltre a A.Weiser-R.Bultmann , art.
mcrwJw , ThW VI,1 74-230 ( == GLNT X,337488), e le voci in RGG , EKL ecc.:
A.Schlaller, Der Glaube im NT, 1927; W.G.KOmmel,
Der Glaube im NT, seine katholische und reformatori
sche Deutung, ThBI 16, 1937, 209-221 = Heilsge
schehen und Geschichte, 1965, 67-80; E.Walter,
Glaube , Hoffnung , Liebe im NT, 1940; M.Buber, Zwei
Glaubensweisen, 1950; G.Schrenk , Martin Bubers Beur
teilung des Paulus in seiner Schrift Zwei Glaubenswei
sen , Judaica 8, 1952, 1-25; M.Bonningues, La Fai dans
l'vangile de s. Jean, 1955; G.Ebeling, Was heisst Glau
ben?, 1958; id. , Jesus und Glaube, ZThK 55, 1958, 64
110 = Wort und Glaube, 1960, 203-254; W.Grun
dmann , Verstandnis und Bewegung des Glaubens im
Johannes-Evangelium, KuD 6, 1960, 131154; F.Neugebauer, In Christus, I,: \ \l' l ~ T l!l . Eine Untersuchung
zum paulinischen Glaubensverstandnis, 1961 , 150-1 81;
H.Schlier Glauben, Erkennen, Lieben nach dem Johan
nesevangelium, FS Shngen 1962,98-111 = Besinnung
aufdas NT, 1964, 279293; H.Ljungman, Pistis, A Sludy
of its Presuppositions and its Meaning in Pauline Use,
1964; H.Conzelmann, Fragen an Gerhard von Rad,
EvTh 24, 1964, 113 125(123ss.); E.Grasser, Der Glaube
im Hebraerbrief, 1965; N.Lazure, Les valeurs morales de
la thologie johannique, 1965 , 161204; P.Stuhlmacher,
Gerechtigkeit Galles bei Paulus. ' 1966, 81-83; H.Con182

d . s der Theologie des NT, 1967 ,


zelmann, GrunKnsl1 Glaube in der Weisheit Salo79s. 192ss.; C.A. e er,
mos , FS Eichrodt 1970, 11-20.
. d .
nel NT e nella
b) Amen ". nel glu atsmo ,
, ! 'I Th W
Chiesa pnmluva: H.Schher, art. ()(fJ-~ ,
.
1339-342 (== GLNT 1,909-916); StrB 1,242-244,
dl,456-461 ; RAC 1,378-380; BHH l,80s.; V.Hasler, Amen , 1969.
.
Inoltre' H W Hogg, JQR 9, 1897, 1-23; G.Dalman, Dle
wone'Jesu ;1930, 185187; P.Glaue, ZKG 44 (NF } ),
1925, 184-1'98; D.Daube, The NT and RabblI1lc udaism , 1965, 388393.
c) Verit : oltre a G.Quell-R.Bultmann, art.
" '8
ThW 1233-251
(== GLNT 1,625-674),
C(I\'~ ELtX ,
'.
.
bibliogr. pi recente m RGG, EKL ecc ..
R.Bultmann , ZNW 27, 1928 , 134-163; F.Ntitscher,
Wahrheit als theol. Terminus m den Qumrantext~n ,
FS Christian 1965, 83-92 = Vom Alten zum Neuen est~.ment , Ges. Aufs., 1962, 11129-5IJ5; ~j~~~3.~~-i6;;
braer, Essener, Chnsten,
'.
3
L.J .Kuyper, Grace and Truth ~ lnterpretauon 18, 1964, 19' O BOcher Der joh. Duahsmus 1m Zusammenhang
de; n~chbibl. ' Judentums, 1965; N.Lazure,. l.c. (vd: sp.),
70.90 (bibliogr. ); P.Ricca, Die Eschatologle des vlerten
Evangeliums, 1966, 111-113.
H . Wlidberger

mentazioni individuali per esprimere la forza opressiva di chi odia il salmtsta. In senso fatlItlvo
pio pu significare l'accrescersI dell a forza fiSica
( sso legato a -k8 ah: Am 2,14; Nah 2,2 , cfr.
~iov 31,17; Is 35 ,3; Giob 4,4), l' indurimento del
(Deu t 2 30' 157 2Cron 36 ,13; cfr. F.Hesse,
~~:~erstock~ngspr~blem im AT , 1955 , 16), l'incoraggiamento di chi tormentato (GlOb 16,5) o
di chi chiamato (vd. st. 4) e la nparazlone di un
dificio (i l tempio 2Cron 24 , 13 ~ cfr. .010 che con~olida le nubi in Prov 8,28). L' hltp. Slgmfica portare a termine qualcosa con l' impiego delle propne
forze (IRe 12,18 == 2Cron 10,18), essere superiore a qualcuno (2Cron 13,17) e , essere fermamente risoluto ( Rut 1,18). Per l hl. vd. SI. 4.

iI

Le i importanti radici si nonime sono -hzq e - 'zz; gli


op:Osti sono dll essere debole e rph essere senza VIgore .

4/ Nelle lamentazioni individuali la forza superiore dei nemici (2Sam 22 ,18 == Sal 18, 18 , Sal
\42 7) offre l' occasione per chiedere a DIO un mterv'ento salvatore, che si conferma vahdo al dI
ra di ogni potere umano (cfr. 2Cron 13) 8). a
~ure sottolineata la formula stereotlpa di mcorag. mento che si trova nel Deut e nella letteratura
~~~ -cron. : hazaq wce''''ma$ sii saldo e forte app.
( l~r.) hizqu we 'imsu (cfr. N.Lohfink , Scholasuk
\962 32-44). La formula in ongme SI nfen sce
Dio che promette di camminare al fi anco di
~ualcuno , specialmente nell 'ambito della gu~r;a
(Deut 31 ,6; Gios 1,6; 10,25; cfr. anche Nah "
- hzq) ed rivolta come parola dI salvezza a ';In
cond~ttiero del popolo , minacciato dal nemiCI
(Deut 31,7.23) o al popolo pronto alla battagha
(Deut 3\ ,6; Gios 10,25). Tale formula ! cornspon:
p~
dente mente agli interessI dtn., SI nfensce
ticolare all'osservanza dei comandamenti atl a
Mos o anche all' osservanza dei precelll del hbro
della legge (Gios \ ,7ss.; cfr. Noth, HAT 7 ,28). La
formula si introdusse poi anche nell'ambtente c~
tuale diventando un'ammonIZIone dlvma c e
vuol~ eliminare la paura (ma solo con ' m~ hl. : Sal
2714' 3125). Anche nella promessa di aIuto che
Jahw~ ri~olge al servo di Dio (Is 41 ,10; cfr. Sal
89,22) 'ms si fonda su un oracolo cultuale dI salvezza.
Discusso il significato del Sal 80,16.18, dove dov~:~:
trattarsi o dell' allevare il re, concezlo~e cheile f~incipe
sull'immagine anUca del rapporto trad IO e fi
(cos
m ato come un rapporto tra pa re e Ig I
~al~~r BK XV,559s.), o dell' allevare tullO Il popolo
(come, SI. d'Ifebbe nel v.16
, secondo Welser, ATD
15,375; cfr. Os 10,lss.; Ez 16,7).

s:;-

:0

rr~~

'ms ESSERE FORTE

1/ La radice 'ms essere forte ricorre solo in


ebr. e sporadicamente in ug. (cfr. UT nr. 228;
WUS nr. 282).
Per quanto riguarda il termine 'amu~ ~im riferito ai ca~
valli , di cui si parla in Zac 6,3.7, SI tratta dI un nome dI
colore che non appartiene a questa radIce (cfr. HAL 63~
screziato; A.Guillaume, Abr-Nahraln 2, 1962,
dust-coloured (= color polvere ); W.D.McHardy,
Fs Kahle 1968, 174ss.).
Oltre al verbo in qal , pi. , hitp. e hi. (cfr. Jenni , HP
2?O) vengono usati l'agg. 'ammis forte e ~ asos_t.
' mce~ , 'am$ii (Zac 12 ,5 txt?) forza e ma ma!i
sforzo .
Per i nomi propri 'ama~jii(hu), ' iimo~, ' am~i cfr. Noth ,
IP 190.

21 Nell' AT questo gruppo si trova attestato 50x


(qal 16x , pi. 19x, hipt. 4x , hi. 2x), 'ammis 6x , t sostantivi I x ciascuno.
I passi in cui ricorrono i verbi sono per lo pi nella letteratura dtr.cron. e nel Deut (q. 12x, pi o6x, hitp. 3x),
ma anche nei salmi (q. 2x, pio 3x, hi. 2x), nella letteratura sapienziale (pi. 5x) e negli scritti profeticl (pl. 5x).

3/ Tutti quanti i significati derivano dal senso


fondamentale essere forte , vigoroso. Il soggetto solo personale (Dio , uomo). In qal 'm$ (eccetto che nella formula di incoraggiamento vd. st.
4) ricorre soltanto per esprimere la forza superiore
di un popolo (Gen 25 ,23; 2Cron 13 ,\8) e nelle la\83

:t

to

5/ Gli usi pi importanti di ' m~ , che abbiam~


sopra ricordato , si ritrovano nella letteratura qd um
.. preclsamen
.
te, come era da
erSI ,
ranica , e plU
r atten
(l QH)
nel rotolo della guerra (I QM ) e neg I mn~ la fordella l' grotta (cfr. Kuhn , Konk . I?\~e r 16 13.
mula di incoraggtamento nel ~T/v~~ de~ Wo~de
fr~~

'ms ESSERE FORTE

184

Il
Una radice ' mI' nota a tutte le lingue em.;
tuttavia e sa ha Il slgmficatO di di re, parlare
010 nel dia letti ell1 O., os ia nei va ri dia lett i
ca n. (escJ~ o l' ug.) e in quell i ara ll1 . (cifr. DI O
17s). Nell arab: e nel sudarab. anti co, modifica ndo
leggerment e Il senso, come avvie ne anche
~ell 'ebr. ".trt . tardivo, ' mI' significa cO ll1 anda re ,
I ace. amal'l/ (e probabilmente l' ug. amI' Gt cfr
WUS nr. 28 3; UT nr. 229) vuoi dire in vece ;, ve~
dere , 1Il111mente l'et. 'mI' 1/ 2 indi ca re .

Sul presunto sviluppo semantico vedere> dire cfr.


S.Moscall , La rad ice semnlca 'II/r, Bib127, 1946, 11 5-126;
HAl 63b con blbllogr.; 1I101 lre H.Kronasser Handbuch
'
der Semaslologie, 1952, 93.
Il fattoche in acc. si abbia il significalo vedere , e che
I vogli_a fo ndare su di es o l'elimologia dell'ebr. 'II/r,
no:, puo II1du rre a pensare con M.Dahood, Bibl44, 1963,
29) ., che un cd. signI fi cato primario vedere ia presentde anche 111 Sal Il , I; 29,9 e 71, ID(dove segue sempre
un Iscorso dIretto).
". verbo possiede oltre al qal un ni . (pas ivo) e un
hl. (d iSCUSSo nel suo significato, ma certamente
causatt vo) (vd. st. 3b).
insuperbi rsi, darsi delle arie (Sal 944 ' da
pres u p po;~e ~o rse a ~c he in Is 61,6) e i sostant ivi ac ~so

' mr

hitp.

collegati Gn1l r ~ 'emfRr ci ma, ramo, ramoscello in

HAl 61a.65a, dI versa mente da GB 48a.51, sono collocali otto una radIce panicolare 'mr II.
Come nomi deriv~ti , oltre alla forma rara qutl '8~rer detto:- noti Zia; cosa , si hanno le analog he
orme qtll 'emrer /' imra parol a, enunciato e il
termll1e tardiVO aramaizzante mo' amar parola
ordine ( Wag ner nr. 149); cfr. anche l' infin itO o:
sdta ntlvato dell 'a ram. bibl. memar parola orme )}.

'

Dalle lingue affin i semNO: SI., possono citare


.
tutt'al '. ,
ancora
nr
pI U. I ug. al~r desldeno, discorSo( ? 1 (WUS
( Dd~4i: IKAI
glaud. mrh dIscorso, parola, ordine (?)
l nr. 214, r. 26.32, cfr. Il ,22 1).
,

~er i ~omi_ personali ' amO/j a(hit) con la forma ri-

I~lla Imn ed evo ' 8mar e ' immer cfr. Noth


168.' 73, HAL 21 b.65s.; Grondah l 99; Hu ffmo~

ti.

' mI' qal dire con le sue 5282 ricorrenze


pnma ancora di -hjh essere,), - 'sh fare - b'
tenl rel), - ntn dare, - hlk andare) il verbo pi
reque nt e d ell ' AT , uno de i te rmini i
:..omunl del hnguaggio( O.Procksch ThW 1:90
- GLNT VI?260). Inoltre esso di stribuito' in
mhodo sostanZialmente uniforme in tut tO l' AT
_
. ' an:
c e se eVidentemente la fr
testi narrativi che p e
equenza e m aggIOre nel
brani poeti ci.
. . nel testi legislativi o nei

qal e in tUlli i libri dell'AT Ge 60.3


.. '
81x lemor ) E' n
x (347x wa.uo244x, Deut 14Dx Gios 136x s 299x, Lev 8Dx, Num
2Sam 334x, I Re 326x, 2Re 34:x~~u~4~~:~'e;~~~ (4126~x;
' /1 11'

II/cerl waj/o mal',

185

'~ N ' m l' DIRE

'a~l/al': 49x 1I'0j/{nl/cef, 114x lell/or), Ez 362x Os 20x


GIoe x, Am 52x , Abd 2x, Giona 22x Mi 10.'- Nah 2x'
Ab 3x, Sof 4x , Agg 26x , Zac ID9x Mal 40x ' Sal 99 ,
Glob 97x, Prov 25x , Rut 54x, Ca nt '2x Eccle 20. La m
x,
IDx , Est 52x, Dan 22x , Esd 15x, eem'6lx I Cr~~ 72
2Cron 184x. Le ) 282 fo rme (in Lis. ma~cano I Sa~
4,16b e 17, lO. lI'a.uOll/cer, .2 Re 16,7 lell/or ed Ez 4,14 lVa'o II/or) I s ud~lvl?ono co I : 93Dx sono lo stereotipo lemo,
(lI1oltre?!' lell/or come II1fini to COn l'), 2D69x IVqjjbma>'
opp. "'quolI/ar e 644 alt re for me con waw consecutivo ('
l~s ._ 2S: ~1 2D,18a lemor, 2Re 9,17w"j0Il/are ICron 16,~~
:v JOIl/ fii sono claSS Ifica li 111 modo inesatto).'
II/r nl. ncorre 21x, hi. 2x; aram. 'II/r qal 71x (D 65
Esd 5x, Ger Ix).
an x,
,I. so~ t a nt ivi ono cos ri part ili : '8mcer 6x, '~mcer 48x
1I111'a 37x, lIIa 'alllor 3x (i n E t); aram. memor 2x.
'

a) ' mI' qal signifi ca dire, parl are (secondo


ti COntestO pu e sere tradotto anche con chiedere 0 nspondere ; -s'I, - 'lIh) ed l'i nt roduzione normale di discorsi dirett i o (pi raramente)
Indl ~e t_tl ( BrSyn! 140). A dif ferenza di dbr pio
(- dabar II I/I ), /ilI' non Igmfica mai parlare
senza II1dl ca re anche ci che viene comunicato
~GB 50; HAL 64a, sulle apparenti eccezioni cfr
Ibld .; cfr. Jenni , HP 165 n. 192).
.
31

C~ m e avviene per i verbi che indica no un di re in senso


plU vas to (- qr' chia mare , - 6rk pi. benedi re)
-s6' ni . (~g iurare l ) , anche - !1f1l dare, dichiarare ch~

una cosa e ceduta l ~, anche 'm/' pu presentare il fenomeno del cd. perfetto dichiarati vo (perfe tto di esecuzIone) nella I a pers: si ng., con cui si vuoi espri mere che

afTermazlone ed aZione coi ncidono~ 'manl dico con

questo (cfr. Deut 32,40.; Gi ud 2,3; 2Sam 19,30.; Is 22,4;


Sal 16,2 txt em: 31,15; 75,5; 11 9,57; 140.,7; 142,6; Giob
9,22; 32,10.; cfr. Bergstr. Il ,27s.; BrSynt 40.; D.Michel ,
Tempora und Satzstellung in den Psal men 1960. 80..9295; E.Koschm ieder, Beitrage zur allgemeinen Syntax,
1965, 26-34); anche la fo rmula ko 'amar JhlVl! cosi dice
Jahwe (proprio ora attraverso di me) potrebbe rientrare
In

quest'ambito.*

Soggett o di ' mI' sono Dio, uomini , animali (Gen


3,1; um 22 ,28.30) e - quando si tratta di favole
- alberi (Giud 9,8ss.). " di scorso annunciato da
' m/' nell a maggior parte dei casi segue immed iatamente senza alcun element o di passagg io; talvolta
SI II1terpone lem8/' (vd . st. ), kr (p.e. Gen 29,33; Es
4,25 ; Glud 6, 16), oppu re '"sre/' (Neem 13 ,19.22
ordll1are ) (Cfr. Joiion 480). La persona cui rivolto Il discorso viene int rodott a medi ante ' ad oppu re le; queste stesse preposizio ni ind ica no anche
persone ~ cose di cui viene detto qualcosa. L'accusati vo e adoperato in alcuni casi, come quello di
Sal 41,6 essI parl ano male cont ro di me , con un
discorso. dtretto che segue subito dopo, oppure
quando Il verbo va tradotto con menzionare o
nominare ,. citare)1 ( HAL 64a,3a-c) (in quest 'ultimo caso SI usa anche

n.

Non di rado. 'mr introduce il discorso diretto anche dopo


altn ve r~ 1 dI ~ Ig nifi ca to simile, sia all'impf. cons. (dopo
dbr pl. , nh e mI' stesso), oppure molto spesso all'infinito con te = temor per dire, dic~ndo, con le pa'rol e, nel
~odo seg ue ~te (sulla forma Bl 223.370. ) dopo dbr pi.,
s I, ~lVh pl., mr stesso e molt i altri verbi del dire.

186

In si ngoli testi , per lo pi relati vamente tardivi ,


' mI' pu signi fi care comandare , come in aram.

e in arabo Pi frequente l'uso nel senso di dire


a se stesso = pensare , soprattutto nell a costruzione ' mI' b elibbO/' re/-libbO/l elibb8 dire
nel/al proprio cuore l) (cfr. .Bratsiotis, Der Monolog im AT , ZAW 73, 1961 , 30-70, speC. 46s.;
per i verbi del pensare-!1sb). Citazioni a questo ri guardo e per lUttO il paragrafo si trova no in GB
50s. e HAL 64.
b) ' mr ni . ha significatO passivo (<< essere detto,
essere nominatO ) e viene usato talvolta (come il
latino dicitur si dice l con un soggettO personale indeterminatO.
Sulle due ricorrenze di ' mI' hi. indurre a dire
(Deut 26 ,17s.) cfr. R.Smend , Die Bundesformel,
1963 , 7s.33 (<< proclamare ); Th.C. Vriezen, Das
Hiphil von ' amar in Deut. 26,17. 18, JEOL 17,
1963 , 207-210; von Rad , ATD 8,11 6; bibliografi a
meno recente in GB 51a.
c) ei nomi derivati dalla radice 'mr la differenziazione
dei significati complicat.a per via di alcuni passi con un
testo diffi cile o incerto ('o mcer in Ab 3,9; Sal 68,12; 77 ,9;
'imcer in Giob 20. ,29; Prov 19,7; 27,2 1). Ma e disc us a
anche la formazione del vocabolo 'e mcer , la quale si basa
sulla forma con suffisso 'imra di Giob 20.,29 (GVG 1,255:
dissi milazione di 'omro in 'imro; cosi pure Bl 215, dove
si spiegano le forme plurali e femminili con ' ill/r- come
formazioni per analogia). Probabi l m~ nte vanno tenute
presenti le seguenti considerazioni: 'omcer non e mai seguito da un genitivo o da un suffisso; perci esso ha un
significato molto generico, in Sal 19,3s. parola quasi
nel senso di notizia, discorso , in Giob 22,28 cosa,
qualcosa (cfr. - dabar). 'imra (ad eccezione di Sal
12,7.7) e sempre al sing. ed e seguito da un genitivo o da
un suffisso, come nomen unitatis nel signifi cato di
singola parola, singola espressione (definit a)>> (appli cato ad unit poetiche o profetiche in Gen 4,23; Deut
32,2; Is 28,23; 32,9; altrimenti , ad eccezione di Is 29,4, si
ri fe risce sempre alla parola di Dio, che nel Sal 11 9 compare 19x come una vera e propria realt teologica). Lo
stesso vale per i plurali individuali fem. in Sal 12,7 i
(singoli) discorsi di Jahwe sono (ogni volta) discorsi
puri l); mentre il masc. plur. di 'imcer (il sing. , se si prescinde dal testo incerto di Giob 20.,29 , non ricorre mai)
potrebbe essere il corrispondente plurale collettivo o di
totalit (Nyberg 220. ) (sempre con genitivo o suffisso, eccetto in Prov 19,7 e 22,2Ib; in tuni i passi il significato
e parole l), anche in Num 24,4.16; Gios 24,27 tutte ;
in Sal 10.7,1 1; Giob 6,10., dove si parla delle parole di
Dio , si tratta non di singole parole , ma di parole
nella loro totalit ).'

41
eli' AT ovvio che Dio parli ; quando egli
tace, qualcosa non va. Non qui il luogo di addentrarci nella problematica particolare del parl are
e della parola di Jahwe nell' AT (cfr. O.Procksch ,
ThW IV ,70.89- 100 = GLNT VI , 20 Iss.; 260-284;
W.Zimmerli , RGG VI ,1809- 1812;-dabar IV). Bi sogna per accennare ad alc une formul e fi sse con
cui viene presentato il parlare di Di o, spec ial'!lente nell a letteratura profetica.
E assai frequente la formula narrati va abituale
"'Cii/omrer Jhwh /''''18hTm Jahwe/ Dio disse l) , che
187

talvolta (p.e. in Gen I, cfr. W.H .Schmidt, Die


Schopfungsgeschichte der Priesterschrift , 1964 ,
169-1 77; Westermann , BK 1,153s.) acquista un
senso pi pregnante. Particolarmente im portante
la formul a, altrettanto frequente, ko ' amar Jhwh
cosi dice Jahwe (per la traduzione del perfetto
cfr. K. Koch , Was ist Formgeschichte?, 1964, 21 6,
e sp. 3a), che introduce nei profeti le parole di
Jahwe. L. Kohler ( Deuterojesaja stilkrit isch untersucht , 1923 , 102-105; id ., Kleine Lic hter, 1945, 11 17) e J.Lindbl om , Die literarische Gattung der
prophetischen Literatur , 1924, 106s ., indipendentemente l' uno dall 'altro, hanno indi viduato nel
genere letterari o introdotto da questa espressione
il detto del messaggero, che ha i suoi modelli
nell ' ambito profano. Seguendo questi autori , tale
espressione stata chiamata pertanto formula
del messaggero (cfr. H.Wildberger, Jahwewort
und prophetische Rede bei Jeremia, 1942 , 46ss.;
C. Westermann , Grund fo rmen prophetischer
Rede, 1960, 70ss., ecc.). La fo rmul a cosi
parl a
. non ha un valore teologico in Gen
32 ,4-6 , e cosi pure in Babilonia e nelle lettere
di Amarna (cfr. Kohler, I.c.; per i parall eli di Mari
cfr. M.Noth , Geschichte und Gotteswort im AT ,
GesStud 230-247). La terza formula da menzionare, il semplice ' amar Jhwh dice Jahwe , si
trova molto spesso a chiusura di un annuncio,
tal volta perfino inserita in esso (come - n e' itm
Jhwh; sull a rel azione fra (k8) ' amar Jh wh e n e' itm
Jhwh cfr. F.Baumgartel, ZAW 73, 1961 ,
278. 284ss.).
Questi esempi mostrano che anche comuni parole
quotidiane possono diventare il segno caratteristico di determinati generi letterari . Per indicare
un pi preciso parlare di Di o, nel senso di un comando o di una promessa, quando non si usano
gi verbi particolari come -~wh pio comandare ,
si ricorre a dbr pi o (- dabar IV1 I) piuttostO che a
' mr.

51

A Qumran ' mr usatO come nell ' AT (e cosi


pure lemor). " verbo acqu ista un certo significatO
particolare in IQpAb e in altri commentari dello
stesso genere, dove le parole della Scrittura sono
introdotte mediante 'SI' ' m/' quando dice l) (cfr.
K.Elliger, Studien zum Habakuk -Kommentar
vom Toten Meer, 1953, 1245.; E.Osswald , ZAW
68, 1956, 245 ).
DatO che il verbo piut tOsto generico, si capisce
perch i LXX lo traduca no con pi di 40 termini
greci, tra i quali tuttavia predominano drrel v e
yeLv (si conserva co ~ una notevole coerenza la
differenza tra ' mI' = eyn', dire e dbr pl. =
a.el v parlare )1).
Il T, specialmente nelle parti narrati ve dei vangeli , si ricollega all' uso dell ' AT. Il signifi cato peculi are che il 6y o, ha in alcun i scritti del T
non dipende, almeno dal punto di vista linguistico, dall ' uso vtrt di ' m/' (cfr. O.Procksch - G. Kittel, art. y w, ThWIV ,89- 147 =GL TVI ,260400 ).

H .H .Schmid
'~ N ' mI'

DIRE

188

,.. ;,' ..... ' a'


'W

.~~

......
'a111.,.~~
II

-.

1105

UOMO _ :'iN 'fldflm .


.. i

'{lIIki

Prov
Ru t
Cam
Eccle
Lam
Est
Oan
Esd
eem
I ron
2Cron

IO

II. praname per anale indipendent e di l a

~ana s l~gal a re campa re nelle lingue sem. in ~;

d~~ma reve e

In

sems~~~nCt~~une

u~a farma lunga. Ad un *'ana

'Q"i

totale

7
2
12
29
4
6
23
2
15
12
18

9
9
12
29
4

6
24
2
16
13
18

edstato aggiunta nelle lingue


h
, I e nar occident ali un elementa .k
C e nell area nardoccidentale s d ' .
,
AT
358
queUa .orient ale per la vacale fin~le I~~lngue _ da
870
1228
ug. ank, glossa ca n. in EA 2876669 a( c. kan~kll,
"
,.
-nl/- I .en
Pun . e ara.m . antico
Ad ecceziane di Abd e Nah che nan hanna
nke 'nlj, ebr. 'anki) Q~ a lit
sun testa can il pronome pe~sanale di l ' s. nese quantlla della vocale finale della fo . b
dlpend
t Ia ~
.
II1g. 111non sona unitarie (per il bab. antico an~n::~r rev~
dell' A;n
r
arma brev~ SI trova in tutti i libri
scatl ; Intraduc tlOn 103; CAD A/Il IlOs' . Ma
.
.Orma lunga e assente in Lev Gioe
ren. 11 , ebr. 'onT aram. 'on arab l' _ " u~. an,
Ab: Saf, Agg : Ca~t, Eccle, Lam, Est, Esd :2Cro~
,
,(
. ana , el, ana)
e~ e ~resentem misura natevalmente ridatta negli
Nelle tingue sem. dell'area nordoccidem
.
pun. ed ebr.) vengono ulitizzale sia I ~ aleb(u g., fen.
~ tn Ibn plU tardivi ; essa prevale sulla forma
forma lunga N II'
a orma reve s.a la
reve altanta In Gen, Deut , Gias, Giud, 15am
che compar~ i; t~~'i p~ale la forma lunga ~circa 5: I ),
~m e Rut. Partlcalarmente frequente la form~
prosa. La forma breve la si tic. e sopraliUIiO In tesli in
reve In P, Ez ( la farm a lunga sola in Ez 3628)
solo in lesti poetici. La for e ~Iula ritrovare fin o ad ora
~el Dtls (55:24) e nel Tritois ( 15:2). In Ge~ si
energica possono stare l' ma reve e la forma lunga, pi
anno questi rapparti tra farm a lunga e form a
[=" AB'] IV/V 59)
lu~n a accamo all'altra (Testo 51
diva e rara ( Fried~;c'h ~llen . pun. la forma breve tar~~ve~/ 39: 19, E 16:.1.3, PI :8 (divisiane delle fonti
SOlio l'innusso detl 'aram
~ISO 19). Nell'ebr., certo
P on a M . ath , Uberlieferungsgeschichte des
n:0lto di meno (cfr. Wagn! r ~~~a lunga e stata Usata
ent ateuch , 1948 29ss)' cfr HAL 70a d
.
,.,.
, ave SI
cit b'b!'
d'oebr. posteriore la forma I
vd . SI. 2). el me. a I lagr. mena recente riguardante la staticllaz.on i dell' A T.
unga compare soltamo nelle
stica.

f;a

forma breve e la farma lunga passano stare


acca nto all 'altra in quest 'ardine (Es 7 17a 3
2 G,I3; GlOb 33,9) .oppure in ardine inversd(l~
45 lm
, , lana 1,9).
Nell 'aram. bibl. 'ana ricarre 16x ( Dan 14x, Esd
2x).

i~na

21 Nel!' A T 'anki ricar 358


Con w-) ~ _ .
re
x (delle quali 63x
fii InVece 870x (l77x can w' _).
'
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
189

.~~ " ni

'nki

'oni

totale

56
21

41
39
67
21
9
4
12
20
30
30
16
79
54
169
12
4
I

97
60
67
28
65
13
29
46
54
37
18
105
91
170
23
4
Il

5
2

7
3

7
56
9
17
26
24
7
2
26
37
I
Il

IO

5
I
13
14

lO

2
4
Il
8
70
29

2
4
16
9
83
43

3/

Il proname persanale indipendente di l ' per-

sana slng. d al saggetta che parla la passibilit di


t~trodursl can farza nel discorsa e di esprimere la
p apna paslzlane can molta energia. Questa fun~ I ane del proname persanale nei testi pi tardivi
e Ilandata quasi totalmente perduta (Eccle
2, . 12.13.15).
II saggetta che parl a entra in scena presentandosi
Ca n ti suo nome (Gen 27,19; 45 ,3; Rut 3,9), o indlcanda un tltala o una professione (Gen 41 44'
I Re 13,18), o accennando alla propria discende~z~
a all a prapna appartenenza (Gen 2424.34' 15am
30 ,13 ), alla propri a .origine (2Sa m 1,8; Gia~a 1,9)
~5 alla propna condlzlane giuridica (Gen 234'
di am 14,5; Am 7, 14). AII~ domanda sull'identit
(2Suna persana la nspasta e: la (la sa no)( = si )
. am 2,20, 20,17; I Re 18,8). Calui che parla rife.
r;s~e qualcasa sul suo stato e sulle sue c.ondiziani
f am 1, 15; Sal 109,22; 119 141 ' Giab 921) Di
ronte a persane altolacate 'ci ; i desig n~ c~me
schiavo (25a m 15 ,34; anche nella corrispondenza dlplamatl'ca q
d'
.
uand a SI' tratta di. un rapporto
I ~Ipendenza palitica: 2Re 16,7; cfr. anche
L.Kahler, ZAW 40, 1922,43-45 ; Lande 30,68ss,:

190

H.Grapow, Wie die alten Agypter sich anredeten "., ' 1960 , 179-185). In propasiziani interrogative l'io che parla e prime impotenza, meravig li a,
indignazione (Gen 4,9; 30,2; 15am 1,8; 25am 3,8),
ma anche la propria piccolezza e l' umile sattomi ssione (Es 3,11 ; 15am 18 ,18 ; 25am 7,18). el giuramento((7aj'bni um 14 ,21.28 e altre 20x)7aj'anoki Deut 32 ,40 , unica passo can la forma lunga;
- !1)h 3c) e quando si indica l'et (Deut 31,2; Gio
14,7; 25am 19,36), le espressioni assumona il ca
rattere di una farmu la. Colui che parl a pu considerarsi legato fortemente ad un altro o ad
un gruppo (Gen 31,44; Giud 7, 18; I Sam 20,23)
o vedersi in posizione di distacca ri petto al
suo ambiente oppure in contrappasiziane ad
esso (Giob 32,6). Il pronome personale co n il
IV' usato spesso nei paragoni ( Gen 27 , Il ;
Es 2,9; Gios 24,15; 15am 17,45; IRe 12 , 11 ;
Ger 36 ,18).
Dalle considerazioni fatte , appare chiaro che il
grado di partecipazione persanale e la situazione
della conversazione indicano se l'io intende dare a
no particolare energia alle sue parole, aggiungenda
il pronome indipendente di l ' persana ('anki cal
perfetto: Gios 7,20; 15am 22 ,22; co n l'imperfetta:
Gen 38 ,17; I Re 2,18). Il pronome per onale si
trova spessa in proposizioni dipendenti introdatte
da ki , e anche in proposizioni relative pesso dopa
un participio, senza una particolare energia. L'accentuazione pu essere rinforzata facenda precedere la particella gam (Gen 21,26; 2Re 2,3; 5al
71,22; Prov 1,26) oppure ' q{, quest' ultim a specialmente nei testi pi recent i (Gen 40,16; Giob
32 ,101 7)
Con l' imperativo di - ,'h vedere (2Sam 72)
pi tardi sastituita dalla particella dimastrativ~
-hinne ecco , l'attenzione di colui a cui diretto il discarso viene attirata in maniera particolare su colui che parla e sull e sue parale (Gi ud
7, 17; cfr. Gen 25,22),

4/ Frasi con Dio che parla in prima persona


compalona soprattutto nei discorsi divini delle
storie dei patriarchi , nelle parti legislative del Pentateuco e negli oracoli profetici . Nei testi postesi.
ItCI espress ioni di questo genere diminuiscono fortemente; spesso esse non ono altro che citazioni
di formule pi antiche (Agg 1, 13 ; 2,4). L' angelus
:nterpres subentra al posto di Dia (Zac I 9' Dan
10, ll ss.).
' ,
II. pronome indipendente di I a persona si ng. nei
discorsI di DIO viene usata came nei corrispandenti discorSI degli uomini . Il discarso divina pu
essere aperto dalla formula di presentaziane, con
CUI vengono fatte delle dichiarazioni sulla natura
di Dio a su l suo mado di comportarsi col singolo
o ,co n una comunit. II pronome personal e can il
IV - viene usata quando SI confrantana tra loro
l'attegg iamento e il modo di co mportarsi di Dio e
quello dell ' uoma (Es 4,15; 25am 12.12: Is 65 ,24;
Os 7, 13; Giona 4,10s.). Nei discorsi di Dia compaiono
spesso proposizioni secondarie introdotte col
191

ki e proposizioni relative can participio e proname


per anale. gam (Gen 20,6; Lev 26,24; Ez 8.18) e
l'acce ntuazio ne. hinne (Gen 28,15; Es 4.23; I Sam 3, Il : Ger
6,19; Ez 37,5.12. 19.21 ; Am 2, 13) e il pi ene rgico
/iil/' ni (Gen 6,17; Ez 5,8; 6,3; 34 ,11.20) acce nnana ad una ini ziativa di Dio che per lo pi e
nuava.
La formula di autopresentazione ri vela il name di
Di o ponendolo in co nnessiane can il sua agire
nell a staria. L' uomo interpellato viene in tal mada
impegnato da Di a nella sua fedelt . La rivelaziane
del name divina rende anche possibile all ' uoma
rivolgersi a Di a (fo ndamentale: W .Zimmerli , Ich
bin Jahwe, FS It 1953, 179-209 = GO 11-40;
inaltre: K .Elliger, Ich bin der Herr -euerGott , FS
Hei m 1954,9-34
K5 211-231 ; R.Rend torff, Die
Offenbarungsvorstellunge n im Alten I rael, in:
Offenbarung al Geschichte, KuD Beiheft I ,
' 1963 , 21-41). La formul a di autapresentaziane ha
la sua .ori gine nel politeismo ed e m olto diffusa
nell'Oriente antica (cfr. anche A .Poebel, Da appositianell bestimmte Pronomen der I .Pers.
Sing. in den we t emitischen In chriften und
im AT , 1932). Poic h la divinit si riferisce
alle proprie imprese e alle proprie qualit, la
formula di autapresentaziane diventa un 'autoesaltazio ne ( nell ' A T nel Dtis: Is 44,24; 45,7;
anche nei giudizi e nelle dispute; cfr. Westermann, ATD 19,124-132; H .-M .Di on, Le genre
littraire sumrien de 1' hymne soi-meme et
quelques pas ages du Deutro-Isa'ie, RB 74, 1957,
215-234 ).
La formula vtrt . di autopresentazione e una proposi ziane naminale indipendente, tanto nella sua
farma breve io sono Jahwe , quanta nella sua
farma pi completa ia sono Jahwe, tua/vostra
D ia . Jahwe non si introduce come uno sconasciuto ma, rivelando il suo nome, rim anda a ca e
gi conosciute e accadute in precedenza (Gen
15,7; 26,24; 28 ,13; 31 ,13; Es 3,6; anche: Os 12,10;
13,4). La promessa, che segue subito dopa, calloca
il futuro camportamento di Dio in questa contesto
stori ca. L'autopresentaziane di Dio in origine non
callegata alla proclamazione della legge. La
form a breve qui , came pressa i profeti dell'esilia,
una sinte i cancisa dell 'a fferm azione della potenza divina, che si basa sulla prova che Dio ha
dato di s nella toria d' Israele ( per la fonte P cfr.
Lev 18- 19 passim; per il Dtis cfr. 1s 45,21; 43,11
opp. 45 ,22 e 48,12).
Quanda e unita al verbo -:id', la formula di autopresent azione divent a formula di riconoscimento
(<< riconascete che ia sa na Jahwe! ). Il riconoscimenta di Jahwe si realizza quando egli si manifesta nella storia (cfr. la tradizione del l' Esado). Il
legame tra la formula di ricanascimento e gli
avvenimenti imminenti
un e\me nto caratterist ico della profezia dell'esilio ( in Ez spec ialmente in oracoli di giudizio; nel Dtis in oracoli
di esa udimenta e di vocazione: 15 49 ,23.26;
45 .2s.5 .7).

'ar (Lev 26,16; 5al 89,28) raffarza no

.~~

"ni IO

92

Per Qumran cfr. S.Mowinckel, Jeg'et i Qumransalmene , NTT 62,1961 , 28-46; per il NT cfr.
sopratt utto E.Stauffer, art . i:yw, ThW Il 341-360
(':" GLNT 1ll ,41-94); inoltre: E.Schwei~er, Ego
elmI , ( 1939) ' 1965 , 12ss. ; per l'ambiente circostante: E.Norden , Agnostos theos, (1913) ri sI.
1960, I 77ss.
K .Giinther
51

='JO~ 'sp RACCOGLIERE - (':j:: qbS.


='J~

'qfl RA

Il
La radice 'np appartiene al sem. comune. Da
essa denva .tI SOSI. *'anp- ( > *'app) naso
(Bergstr. EIn f. 184; P.Fronzaroli, AANLR
VIll/l9 ,1964,269) che, a sua volta, in alcune linll.ue sem. ha dato luogo al verbo denominatIVO 'np.

Queslo soslantivo, caranerizzalo dall 'assimilazione della


~eco nda radIcale Irann~ che nel sem. meridionale, e che
e spesso al duale, ha II slgn. naso in luni i dialeni
sem. (acc. appu , AHw 60; CAD AIII,184-189; ug. ap ,
WUS ~r. 344;. UT nr. 264; per l'aram. anlico cfr. DISO
21, nell aram. ImperIale e nell'aram. bi bI. 'allp6hi il suo
volla . Dan 2,46; 3,19 VIene scrino di nuovo con Il)
VIene Inoltre costruito come un maschile ( K Albrecht '
ZAW 16, 1896,78).
"
In vece il verbo 'np fremere (d'ira) , che dovrebbe es~re denomInatIvo (Mand . I31; pi cauto O.Grether
hW V,392 n . 56.57 = GLNT VIII ,I 103 n. 56.57) a t ~
testato solo In ebr. (qal e hitp.), moab. (KA I nr. 1'81 , r.
5~ acc. (AHw 320a) e arabo (nel significato disdegnare
~ lutare, provare avversione , Wehr 27).
'
a quest~ rad Ice derivano i nomi propri 'apptijim ( ICron
2,30s., Noldeke, BS 102: naSInO; Noth , IP 227: con
un naso grande ) e f:l rumq[(Neem 3 IO' Noth IP 227'

( Con un naso fesso ).

"

'

Alla stessa radice va forse, riportato 'OllqjQ (Lev Il ,19;


Deut 14,18), ungenere d uccello impuro con diverse
specIe (non IdentIficato, cfr. HAL 70b' !DB II 596' BHH
I1I ,1578; G.R.Driver, PEQ 87,1955, 7s.). ' ,

2/

Ne.'" AT il verbo ' np attestato 14x: 8x al


dal, 6x In hltp. (q uest' ultimo sempre in ambito
tn .-dtr. ).
Le ; icorren ze della voce ' q[ sono numerose.
Nell AT 235 passI hanno il termine al sin
(esclu.so A? 2,15 , dove si ha probabilmente la co;:
gl~nzlone aj): 25x nel SIgnificato naso 42 x in
n ~n mento all 'ira umana e 168x in rife;imento
ali Ira dIVIna.
ll 5duale 'appdjim attestato 42x (escluso ISam
, l che va .emendato). Anche le due ricorrenze
ne e seZIOnI aram . dell ' AT vanno intese come
dualt < volto ; F.Schu lthess ZAW 22 1902
164).
"
,

Ne~a lisIa che segue sono riportate le ricorrenze del


ver o (q i' hl~. ) ,del sing: 'af(N = naso , IU = ira
umana, D - Ifa dIVIna) e del duale 'appjim (d u.).
193

q.
Gen
Es
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Giona
Mi
Nah
Ab
$of
Zac
Sal
Giob
Prov
Cant
Lam
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
ATebr. tol.:

hitp.

N
I

IU
6
3
2
2
4
I

ID

duo

5
IO

12
3
5
I
2

4
20
24
Il
4

4
4
2
2

4
7
7

l'

I
2
I
2
4
I
24
Il

I
IO

I
2

25

42

168

42

31 a) Si deve iniziare dal significato concreto


del SOSI., cio dal nome di una parte del corpo, il
naso . La forma duale 'appdjim designa le due
alette oppure le due narici del naso dalle quali
esce o entra il soffio vita le (Gen 2,7; 7,22); anche
In Es 15,8 e Lam 4,20 (forse anche in KA[ nr 224
r. 2, cfr. in proposito KA[ Il ,266) si trova a~cor~
q uesto valore concreto.
Lo stesso vale per l'acc., dove molti passi anestano l'uso
OrIgInarIo della voce per indicare questa determinata
parte del corpo: perforare le narici , tagliare il naso ecc.
(A Hw 60; CAD AlII ,184-1 89).

Come pars pro toto la forma duale usata per indIcare tutto il volto (Gen 3,19; aram. Dan 3,19),
soprattutto nell 'espressione fi ssa prostrarsi con
la faccia a terra (Gen 42,6; 48 ,12; ISam 20,41 ;
24,9; 25,41; 2Sam 14,4.33; 18 ,28; 24,20 = ICron
21,21 ; IR~ 1,23.31 ; [s 49,23; cfr. aram. Dan 2,46;
davantI al messaggeri di Dio Gen 19 l' Num
22,31 ; nella pregh iera Neem 8,6; 2Cron 7:3; 20,18;
cfr. anche 2Sam 25 ,23 /e'appe davanti ), cfr.
acc. appa /abimu prostrarsi umilmente (AHw
522).
[n senso traslato la forma duale si trova
nell'espressione 'cra?k 'appqjim longanime per
deSIgnare la ben.evolenza umana ( Prov 14,29;
15,18; 16,32; 'ora?k 'appqiim longanimit
25,15) e quella divina (Es 34,6; Num 14,18; Giona

'1~ ' afIRA

194

4,2; Nah 1,3; Sal 86,15; 103 ,8; 145 ,8; Neem 9,17),
mentre l'espressione q' $ar-'appdjim designa
invece l' impazienza (Prov 14,17; cfr. 14 ,29
con ruO~).
Il valore traslato ira attestato in due passi (del
resto molto discussi): Prov 30,33b e Dan 11 ,20
(cfr. i com m.).
b) La forma si ng. 'qr indica anch'essa anzitutto
questa parte del corpo.
Nell'uomo: Num 11 ,20; Ez 23,25; Am 4,10; Prov 30,33a;
Cant 7,5; come sede del fiato: Is 2,22; Giob 27,3; Cant
7,9; anelli come ornamento: Gen 24,47; Is 3,21 ; Ez
16, 12; per punizione: 2Re 19,28 = Is 37,29. Negli animal i: Giob 40,24.26; Prov I I ,22. Cfr. anche le espressioni di senso pi tra~lato sim 'ai esser risoluto (Giob
36,13, HAL 74b)e gobah 'q[ arroganza (SaII0,4). Negli dei: Sal 115,6; in Dio: vd . SI. 4a.
Cos pure in altre lingue sem., p.e. in acc. appu naso ,
che designa anche il punto pi alto o la cima di una cosa
o sim. (AHw 60); ug. ap zd capezzolo , ap Ib seno
(WUS nr. 344), ap 19r ingresso della porta (UT nr.
264); nel semNO. anche superficie (KA I nr. 222A, r.
28; nr. 228A, r. 14); arabo'al!f naso, sporgenza, contrafforti (di una montagna ) (Wehr 27).
c) Molto pi spesso 'qr indica 1' ira ; con uno
sv iluppo di significato facilmente comprensibile si
passa dal termine naso al soffi are (della
ira) che si manifesta in questa parte del corpo
(cfr. Dhorme 80s.; ug .: WUS nr. 345; ? aram.
Cow ley nr. 37 , r. 8, cfr. DISO 21). [n circa la
met dei passi che si riferi scono all ' ira dell ' uomo ,
'qr unito al verbo -~rh (o al SOSI. ~ orf) accendersi (soprattutto nei testi narrativi: Gen 30,2;
39,19; 44,18; Es I l ,8; Num 22,27; 24,10; Giud
9,30; 14,19; lSam 11 ,6; 17 ,28; 20,30.34; 2Sam
12 ,5; [s 7,4; Sal 124,3; Giob 32,2.2.3.5; 2Cron
25 ,10. IO). Un sacro spirito di furore si impadronisce dell'uomo quando su di lui si riversa lo
spirito di Jahwe (Gi ud 14,19; ISam Il ,6). L' ira
pu pl acarsi (sub Gen 27,45), e placare la propria ira una prerogativa particolare del saggio
(Prov 29,8).

41 a) [n consonanza con il linguaggio antropomorfico dell' AT, si potr parlare anche del naso
degli dei (Sal 115 ,6) e perfino di Jahwe (Deut
33,10; 2Sam 22 ,9. 16 = Sal 18 ,9.16; quanto a Ez
8,17 txt? cfr. Zimmerli, BK XIll ,195.222s.; al
duale Es 15 ,8).
b) Nella maggior parte dei casi comunque si tratta
della collera di vina (168x). [n tutti i passi nei quali
compare, il verbo 'np q./hitp. indica l' ira divina,
come si ricava anche dall 'afferm azione dell' iscrizione di Mesa ( KA [ nr. 181 , r. 5; DISO 19): il dio
Kemos adirato con il suo popolo.
La reazione di Dio, che si pu spiegare nei suoi
motivi per il fatto che l' uomo si comporta in maniera analoga , ma che non si pu dedurre da tali
moti vi, una risposta alle azioni dell ' uomo che
contrastano con la natura e i comandamenti di
questo Dio (per la motivazione etica cfr. Vriezen,
195

Theol. 129-132). Essa perci non deducibile, perch nella concezione dell' AT l'agire di Dio non
deve rispondere ad alcun tribunale; in questo caso
infatti non sono di fronte due parti con gli stessi
diritti , ma il creatore e la sua creatura, il legislatore
e coloro che gli devono obbedienza, il signore e i
suoi sottoposti . L' ira divina pu ri volgersi contro
il popolo: gi le fonti del Pentateuco ne fa nno
esplicito accenno (Num Il ,1.1O.33[J); Es 32, 10.
11.12.22[ El), e ne parlano soprattutto i profeti
dell'8' (Os 8,5; [s 5,25 ecc.) e del 7' sec. Sono in
particolare Geremia (tutti i 24 passi si riferiscono
all' ira divina, spesso anche con altre espressioni
per rafforzare l' idea, p.e. 21 ,5) e, dopo di lui , Ezechiele ( 11 x sempre in parallelo con -~ma , eccetto
7,3 e 43,8 , mentre in 25 ,14 e 38 ,18 l'oggetto
dell ' ira non Israele) che parlano dell'ira di Dio
con frequenza soffocante.
L'A T testi monia inoltre che l'ira di Dio una reazione, inspiegabile dal lato razionale, di un signore
divino ritenuto persona reale; una reazione che
si sottrae ad una precisa defin izione concettuale,
perch questo dio si manifestato al suo popolo
con un libero atto di volont e in una maniera che
resta incomprensibile all ' uomo. L'ira di vina cosi
il correlativo necessario dell'amore divino che
vuole la salvezza del suo popolo (cfr. p.e. Es 4,14;
anche Sal 30,6).
Le pi importanti espressioni legate o parallele ad 'arsi
possono vedere sono le voci -!"h (I)oroll) , - !lemo,
- 'cebrii , -q~p , - qll; e anche -slib (q./ hi .); inoltre zti'am
ira, maledizione (Is 10,5.25; 30,27 ecc.), zti 'q[ furore (ls 30,30), aram. r'gaz ira (Dan 3,13).
Per un quadro orientativo e per una bibliografia
sul tema ira di Dio si possono consultare: Ei chrodt [,168-176; Jacob 91-93: O.Grether-J .Fichtner, art. QPy~ , ThW V,392-413 (= GLNT
VIII,I 103-1 160); RGG V[,1929-1932; IDB [V,903908; BHH I1I ,2246-2248; inoltre R.V.Tasker, The
Biblical Doctrine of the Wrath of God , 1951;
J.Gray , The Wrath of God in Canaanite and Hebrew Literature, Journal of the Manchester University Egyptian and Orientai Society , 1947-53,
9-19; H. Ringgren , Einige Schilderungen des
gottlichen Zorns, FS Weiser 1963 , 107-113.
51 I valori ambivalenti ira-amore, con le loro
caratteristiche essenziali , sono elementi fondamentali anche del NT. Cfr. F.Blichsel , art. 0')11:': .
ThW I1I ,167s. (= GLNT [V,589-592 ); G.Stahlin ,
art. py-i), ThW V,419-448 (= GLNT VIII,11761254).

G.Sauer

,~~ 'fcer POLVERE - ,~~ '{{far.

n'j~nJrah VIA -

1T1 dCrcek,
'1~ ' af I RA

196

~~~

'ari LEONE

ne,I parallelismus membrorum , si hanno per lo


cl ue denominazion i per il leone.
li leone temuto come animale rapace, che minaCCia uomin i e bestie (A m 3,12; 5, 19; Prov 22,13;
26,13; menzione inSieme co n altri animali rapaci
come orso e lupo in ISam 17,34ss.; Ger 5,6; Prav
28,15). Esso abi ta soprattutto nell a valle del Gior.
ciano (Ger 49,19 = 50,44) e nelle regioni montuose
(Ca nt 4,8).
plll

In ebr. accanto a ' ari si inco ntra anche 'Glj


forse antico prst. aram. (cfr. Wagner nr. 28); am:
bedue le forme sono attestate nell'A T, a part ire
dagli strati pi antichi . Co n il sign. di leone il
termine ancora co nosc iut o nell 'aram . ( KAI nr.
223A, r. 9; AtJ, r. 88.89. 11 0.1 17; aram. bi bI. e pi
tardi : KBL 1953s.; DISO 24).
Il

Per quanto riguarda l'etimologia, si suppone una connessione. con una parola del semi tico comune che signifI~a alllmale (grande, selvaggio, numinoso) ) (Bergstr.
EmC 182; E.UllendorfT, VT 6, 1956, I92s.; Wagner, Le. ;
P.Fronzaroli , AANLR VII 1/23, 1968, 280.282.292.3OOs.), che si difTerenziata nelle si ngole lingue per indicare animali diversI (et. 'onv ancora bestia , Oillmann 743; acc. aleni aquila , W.von Soden, AfO 18,
1957/58 , 393; AHw 247; ma anche 0/1110 1/1 il maschio
della gazzella , AHw 73; arabo 'onvijal stambecchi
ecc., cfr. HAL 84b.85a). Secondo L. Ktihler, l OPV 62
1939, 121-124, l'origine della parola (come dell'anim a l ~
con essa designato) va ricercata nell 'ambito camitico (eg.
nv ecc.); del tutto Ipotetica l'opinione di J.J .Gliick
lAW 81,1969, 232-235.
'
21 li sing. 'ari ricorre 17x (incl. 2Sam 23,20Q'
Lam 3, IOQ), 'Glj 45x (esci. 2Sam 23 20K' Lan~
19I.<-), il plur. ~arajm Ix (IRe 10,20, ~fr. ~. 19),
IGjot 17x; la dtstrlbuzlone delle complessive 80
attestaZlolll non presenta alcuna particolarit (I Re
13x , Ger 8x , Is 7x, Sal 6x).
Si devono aggiungere ancora l'aram. bi bI. 'Glje Ix
(Dan 7,4) e 9x II plur. ' orjawata (Dan 6,8-28).

?..

31 a) 'arT designa il leone adulto (maschio o


femmina).
Sinonimi sono labi' e ljis, ma ricorrono solo in testi poetici.

c~n:~are ll x nell'AT, inoltre Ix fem . lebijjii , Ix


plur. I ba un e Ix plur. l' bii'iJl Cfr. acc . labullabbu
(AHw 526); ug. l6.u, anche in nomi propri (WUS nr.
1,435, UT 1347; Grondahl 154; cfr. HufTmon 225)' fen f
I a. nel nome 'bdlb'l (KAI nr. 21, cfr. Il ,29); ara;". Ah:
r. 117 (Cowley 239); arabolob(u)'ru (Wehr 760b) ecc. Vi
puo anche essere qualche rapporto con il greco <
(KBL 472a; AHw 526).
wv
l}is ricorr~ 3x (I~. 30,6; Giob 4,11 ; Prov 30,30) e corriSponde ali acc. nesu (A Hw 783a), aram. giud. lelii (Oalman 217b), arabo lo}! (Wehr 798b).
liibi'

Altre ~enominazioni pi specifiche del leone


sono: g:<r( Gen 49,9; Deut 33,22; Ez 19,2.3.5; Nah
2!12 ; gor Ger 51 ,38 e Nah 2,13) che indica il cucCiolo del leone che prende il latte (Lam 4,3 usato
anche per Io SCiacallo; cfr. HAL 177b per i termini
sem. COrrispondenti), slJol (Os 5,14; 13 ,7; Sal
91 ,13; GlOb 4,10; 10,16; 28 ,8; Prov 26,(3) il cucCiolo che non prende pi il latte (Kiihler, I.c.; cfr.
a~che S.Mowlnckel , FS Driver 1963, 95- 104),
k.fl (3 Ix) 11 gIOvane leone che va gi da solo in
cerca della preqa (cfr. Ntildeke, BS 70, n. IO;
J.Blau, VT 5,. 1955 , 342). li valore simbolico di
queste espreSSIOni il medesimo; in testi poetici,
197

b) II leone ricorre spesso nei paragon i. I punti di


co nfronto sono la sua forza (G iud 14,18; 25am
1,23 ; Prov 30,30), la sua rapacit (Gen 49,9; Num
23,24; Is 5,29; Nah 2,13; Sal 104,21) e ci che di
perfido e di in idi oso c' nell a sua natura (Sal IO 9'
17,12 )
,,
Dal moment o che l'animale pi forte , il leone
Simbolo della potenza e del coraggio (2Sam 17, 10;
23 ,20 = I Cron Il ,22; I Cron 12,9). Si capisce per.
Ci perch ve nga citato nel linguaggio delle benedizioni: nell 'oracolo di Balaa m Israele viene designato co me leo ne (N um 23,24; 24,9), nella benedi zio ne di Giacobbe opp. di Mos sono designati
come tali Giuda, Gad e Dan (Gen 49 ,9; Deut
33 ,20.22; acca nto a ' arT si hanno labr' e gill'). Pi
tard i, la designazione di Israele come leone viene
ripresa in altre forme letterarie (Ez 19,1-9; Mi 5,7).
In testi profetici (Ez 22,25; Sof 3,3) e sapienziali
( Prov 28, 15; cfr. 20,2) la rapaci t del leone offre
il punto di paragone per la condotta di sov rani
dispotici.
Nello stesso tempo , per la sua pericolosit e per la
sua astuzia, l'im magine del leone viene spesso
usata nei salmi di lamento individuale per designare il nemico (ls 38 ,13; Sal 7,3; 10,9; 17,12;
22 ,14. 17?22; Lam 3, 10; cfr. Ger 12 ,8; in Sal 35,17
e 58,7 k~fr). Negli scri tti profetici sono paragonate
al leone le potenze che costitu iscono una minaccia
dal lato politico e storico, in primo luogo i popoli
stranieri che minacciano Israele (ls 5,29; 15,9; Ger
2,30; 4,7; 5,6; cfr. anche Dan 7,4); l'i mmagine sopravv ive anche negli scritti profetici postesilici per
indicare ci che pericoloso (Gioe 1,6). Questo
motivo usato, nell a sua espressione popolare, in
I Re 13 ,24ss. e 2Re 17,25s.
Il leone indica la potenza che minaccia l'uomo anche
fuori di Israele; cfr. p.e. la menzione del leone in un far
mulario di maledizioni in KAI nr. 223A, r. 9 (O.H.Hillers, Treaty-Curses and the OT Prophets, 1964, 54-56).

Quando si descrive il tempo della salvezza si dice


che il leo ne non c' pi (ls 35,9) opp. che di ventato un animale domestico (ls II ,6s.; 65,25).
La raffigurazione dei leoni essenziale nel simbolismo architettonico del tempio e ciel palazzo reale
(accanto a tori , esseri alati e palme; I Re 7,29.36;
1O,19s. = 2Cron 9, 18s.).
Questi animali avevano un significato religioso nella religiosit cananaica; si pensi a dei come El , Baal e la
dea-madre con i loro animali sacri , il toro e il leone;
d'al tro canto simili leoni vogliono rappresentare anche
leoni addomesticati che hanno il compito di

''")~ " l'i LEONE

198

guard iani (cfr. B.Brentjes, Wl Halle-Wittenberg Il ,


1%2 . 595ss.).
Per il sign ificato del leone in Egitto, cfr. C.de Wit , Le
role et le sens du lion dans l'Egypte ancienne, 1951.
Le immagini dei leoni del tempio ispirano le figure del leone nell a visione che Ezechiele ha del
trono (Ez 1,10; 10,(4).
4/ Non cii rado l'agire di Jahwe viene paragonato al comportamento del leone. L' imm ag ine
esprime ordinariamente la parte di spavento e di
minaccia che accompagna la sua ve nuta per il giudi zio (Ger 50,44 = 49 ,19; Os 5,14; 13,7.8 txt?;
Giob 10,16 , cfr. tuttavia Fohrer, KAT XVI ,200;
Lam 3,10; lo nega Os 11 ,10, nel caso che vacla
unito al v. 9, cfr. Rudolph , KAT Xlllll ,2 13). A
ci corrisponde il fatto che nell e rappresentazioni
teofaniche il verbo S'g, che originariamente inclica
soltanto il ruggito del leone (detto del tuono in
Giob 37 ,4), viene usato cinque volte per designare
la voce cii Jahwe che incute spavento (Ger 25,30
3x; Am 1,2; Gioe 4,16; sempre con ntn qol li alza re
la voce l}, del leone Ger 2,15; Am 3,4; un parallelo
egiziano ricordato da H.G ressmann , FS Baudissin 191 8, 198s.).
Questo confronto pu pure servire ad accentuare
la forza di Jahwe, e in tal modo la sua invincibilit, nel suo intervento salvifico nell a storia del
suo popolo (ls 31,4; Os Il ,10 , sempre che sia di
Osea, cfr. Wolff, BK XIV Il ,252.263); corrispondentemente, anche s'g in questo contesto espressione della potenza di Dio (Os 11,10.10).
Amos paragona la parol a che Jahwe ri vo lge al suo
profeta al ruggito del leone (Am 3,4.8). Come il
ruggito del leone una prova irrefutabile del fatto
che ha ucciso una preda, cosi la predicazione del
profeta la conseguenza del fatto che Jahwe lo ha
requisito.
L' AT pu usare liberamente l' immagine del leone in riferimento a Jahwe, perch in Israele non ci fu alcuna polemica contro un cu lto del leone (il toro invece non pu
essere collegato con Jahwe); cfr. J.Hempel, lA W 42,
1924,88- 101 = Apoxysmata, 1961 , 14-26.

5/ Nel NT vi sono alcune reminiscenze della


fun zione del leone nell ' AT; in particol are viene
paragonata al leone la potenza nemica di Dio, che
ora Satana: I Piet 5,8 cita Sal 22 ,14; per altri passi
cfr. W.Michaelis, art. wv , ThW IV ,256-259 (=
GLNT VI,683-690).
F.SlOlz

r'":)~ 'crlE~

TERRA , PAESE

1/ ' cra?~ li terra , paese }} (radice con interdentale enfat ica sonora, cfr. Moscati , Introduction 2830) appartiene al sem. comune (Bergstr. Einf. (85)
ed attestata con significato sostanzialmente
uguale nelle form e seguenti: 'r~ ug. (UT nr. 376;
WUS nr. 420), fen. pun ., moab. (DISO 25s.);
er~etll ace. (con desinenza fem., acc. antico

199

or~olUm

in un n. pers., cfr. CAD E 31I a); 'l'q e in


seguito 'l'' aram. ( DISO 25s.; per il passaggio cla
q a' cfr. W.Ba umgart ner, ZAW 45 , 192 7, 100s. =
Zum AT und seiner Umwelt , 1959, 88; in Ger
10 ,11 si trova ancora ' arqa accanto a 'or'a); ' 1'(1
arabo e antico sudarab .; 'ani tigr. (in et. invece
sostituito da medr).
II nome appare generalmente costruito come femminile; ci potrebbe indicare che vi ancora un ri co rcl o della concezione della terra madre (vd. st.
4a).
In Giob 34,13 e 37,12 (cfr. evoanche ls 8,23) ricorre la
forma ' 6,.~ ii , accentuata dai masoreti sulla prima sillaba
come locativo, ma che in realt non ha un significato 10cativo. Comunemente si propone di conservare la -h ma
di legge ' a,.~ o (cfr. BH' e i camm .; cfr. anche neWiscrizione di Mesa KAI nr. 181, r. 5/6 b ' ,.~ h cont ro Il suo
paese ; BL 252; Meyer 1,95 ). Tuttavia le varianti indicate in BH' non devono essere intese come letture pi
antiche, n la forma con suffisso, specialmente nel contesto di Giob 34,13, particolarmente sign ificativa. Si
tratta di una desinenza indebolita di accusati vo o di 10cativo (cosi GK 90s.; BL 528), oppu re ci troviamo
forse di fronte ad una forma secondaria con desinenza
fem. espl icita (cfr. ace. er~elU: aram . ' rq!'l' r~!' , KBL
1054b)?
Come derivato c' da notare solo l'aram. bibl. 'or'i(1)
parte inferiore. suolo" in Oan 6,25 (BL 197).
Il nome personale 'ar~ ii, che ricorre in IRe 16,9, non ha
nulla a che vedere LU Il '(ml'~, ma secondo NOlh, IP 230,
si deve collegare con l'arabo 'ora(ia/ tarlo (diversamente Montgomery , Kings 289; J.Gray , I & Il Kings ,
1963, 328).
21 'cra?~ il sostantivo che occupa il quarto posto per ord ine cii frequenza nell ' AT. II termine ricorre 2504x nell ' AT, distribuito con regolarit, e
inollre 22x nelle parti aramaiche. Solo 77 ricorrenze in ebr. hanno il plurale, il che facilmente
comprensibi le: il plurale ha senso soltanto per una
piccola parte dell 'a mbilO semamico di questo termine.
Le ci fre per i singoli libri sono: Gen 311 x, Es 136x , Lev
82x, Num 123x, Oeut 197x, Gios 107x, Giud 60x, ISam
52x , 2Sam 40x , I Re 56x, 2Re 71x, Is 190x, Ger 27lx , Ez
198x, Os 20x , Gioe 12x, Am 23x, Abd Ix, Giona 2x, Mi
15x, Nah 3x , Ab 10x, Sof 8x, Agg 5x, lac 42x, Mal 2x,
Sal 190x , Giob 57x, Prov 21 x, Ru t 4x , Cant 2x , Eccle
13x, Lam Ilx , Est 2x, Oan 20x, Esd 13x , Neem 20x,
ICron 39x , 2Cron 75x; aram . ,araq: Ger Ix; ,ara ': Ger
Ix, Dan 19x , Esd Ix; inoltre 'or'i lxin Oan. Non viene
inclusa in questo calcolo la variante 'arl1'~ (bombergiana)
al posto di ~ l1'dl1'q (B H') in Prov 8,16.'

31 a) ' cra?~ indica: I ) in senso cosmologico: la


terra (in contrapposizione al cielo) e la terraferma
(i n contrapposizione all 'acq ua ), vd. st. 3b; 2) in
senso fisi co: il suolo su cui sta l'uomo (3c); 3) in
senso geografico: un lerritorio e una regione determinata (3d); 4) in senso politi co: un dominio e
una nazione particolare (3e).
Non si pu pi ded urre dal materi ale dell ' AT
quale ambito semantico sia primario e quale sia
secondario; i criteri per stabilire uno sviluppo clovrebbero rifarsi ai testi. Su tutt a la questione cfr.
n~ ' cra?~

TERRA, PAESE

200

L.Rost, Die Bezeichn ungen mr Land Linci Volk im


AT , FS Procksc h 1934, 125- 148 = KC 76-10 1.
Pcr Prov 29.4: 31.23 ed Ecc le 10,16 (G: " ';tc I SlalO
propOSIO per 'c",.c"~ il sig nificalo di cilla , facendo ri feri menlo ai para lleli fen.. peralt ro non chia ri (KAI nr.
14, r. 16.18 Sdll 'rs im Sidone del paese del mare , cfr.
Eissfeld l, KS Il ,227ss.): cfr. M.Dahood, Proverbs and
Norlh wesl Se ll1 ilic Ph ilology, 1963 , 62s.: Bibl 44, 1963,
297s.: 47 , 1966.280.
b) Nel uo significa to pi ge ne rale ' d'l'il'~ ind ica la
terra, che assieme al cielo (-samjilll ) costitu isce
tutt o quanto il mondo, il cosmo. Cielo e terra
un'espressione che indica se mpre ma nci a
(Gen l ,I; 2,1.4; 14,19.22 ecc. ; cfr. B.Hartm ann,
Die nominale n Aufreihungen im AT , 1953, 60;
alle se rie ivi cit ate si devono aggiungere numerosi
altri casi in cui i due termini sono in para llelismo,
in tutto alme no 75 esem pi).
La successione cielo-Ierra, che si riscontra in una grandissima parte dei passi, rispecchia ancora la concezione
mil ica del mondo celesle (primario) e di quello lerreSlre
(secondario). La successione lerra-cielo ricorre solo O
dove si ha un movimento dalla lerra al cielo (Ez 8,3: Zac
5,9: ICron 21,16) oppure dove chiaramente predomina
una visione geocentrica del mondo (Gen 2.4b e Sal
148, 13 ). In questo senso va nno correlle le argomentazioni di B.Hartmann , Himmel und Erde im AT, STh U
30, 1960, 221 -224. Per i para llel i mesopOlamici cfr. A.Jeremias , Handbuch der altorientalischen Geisleskullu r,
' 1929, 127.
Per indicare mondo l'ebr. dell' AT non dispone di un
lermine speci fi co; cfr. anche l'uso perifraslico di -kl
IUIIO, iII UIIO in Is 44 ,24: Ger 10.1 6: Sal 103,19. IIlermine raro bcplcpd du rata della vila (Sal 39,6: 89.48:
Giob I l,17: cfr. araboIwlada durare in elerno ) ricorre
in Sal 49,2 (in Sal 17.14 illeslO incerto) nel significalo
di mondo , cosi come -'lom nel periodo posl-vln. e
il greco :r. i(~v eone .*

Accant o ad una visione bipa rt ita del mondo ve ne


anche una tripa rt ita, che ha pe r lo pi uno scopo
determ inato, p.e. cielo-terra- mare ( Es 20,11 ; cfr.
Gen 1,10.20 ecc.), cielo-terra-acq ua sotterra nea
(Es 20,4; Deut 5,8). Talvolta se mbra che si pensi
ad una triade cielo-terra- mondo sotterra neo
(-se'o/) ; cfr. la designazione del mondo sotterraneo . co me 'd!,.a'~ laiJ lil app. raiJlijjo/ (Ez 26,20:
31 ,14.16-1 8; 32,18.24; cfr'. Zimmerli , BK
X[II ,611.62 1) e le espressioni ad essa affin i rahlli
a pp. la!lIilil (ha)'arCf'~ ( ls 44,23: Sal 63, 1
139 ,15), e anche Sal 11 5,1 5-1 7 ecc.
In alcuni passi an'che 'cprcp~ da solo (cfr. acc. erselll,
AHw 245: CAD E 310s.; K.TallqviSI , Sum.-akk. Nan,en
der TOIenwell , 1934, 8ss.) si avvici na molto al significato
di mondo sOllerraneo (HAL 88a: Es 15, 12: Ger
17, 13; Giona 2,7; Sal 22,30; 71,20; inollre M Dahood
.
,
Bibl 40 , 1959, 164- 166; 44 , 1963, 297).
Quando (spec ial mente in testi tardi vi) le conceZIoni cos mOlog iche di ve ntano pi precise, co nformemente all e concezioni dell 'Oriente antico (cfr.
Jeremlas, I. c., 11 7s.) la terra deriva dall a sepa razione dell e acq ue prim ordi ali (- l' 170m) (Gen l '
Prov 8 ,27-29) e si appoggia ancora su co l onn~
che SI eleva no cla ll 'acqua ( ISam 2,H: Sal 24,2;
201

l'j~ 'crcp~ TERRA , PAESE

104,5s.; 136,6; crr. Ge n 49,25; Es 20,4: Deut 5,8;


Sal 82,5; Is 24,18; Ger 3 1.37; Mi 6,2 ecc.); su di
essa pogg ia la valta celeste ( A m 9,6).
In Giob 26.7, dove si dice che Dio ha sleso la lerra sul
nul la. s ha un'all ra conce/i one. secondo la Quale la lerra
sospesa co me un pezzo di IOrra. Secondo Giob 38,12s.
l'aurora afferra i lembi dell a terra e ne SCUOle via i mal.
vlIgi. La Sles a co ncezione si trova nel cd. grande inno a

amas, accadico (1,22): Th ou ( amas) an holding the


ends 01' Ihe ean h suspended l'rom Ihe midsl of heaven
( = Iu (Samas) lieni i confini della lerra SOSpesi In
mezzo al cielo : AN ET 387: cfr . SA HG 241 ; Lamben,
BWL I 26s.).
M entre la concezione terraacqua immagma la terra come

un disco (ls 40 ,22/I/IR h{Jrcp~ cerchio della lerra , cfr.


Prov 8,27: Giob 26, 10 Ixt em; anche Giob 22, 14 ), lulte le
al lre concezioni si m'anifeslano nei numerosi passi che
parlano di (q uall ro) lembi (i mmagine del pezzo di sloffa'),
di co nfini , di angoli o di ime della terra: kall(ll"i'lra>l'
(Is 11,.1 2: Ez 7,2; Giob 37,3: 38,13: cfr. Is 24.16), ' a(se
(hiiriircp~ (Deul 33,17: ISam 2.1 0: Is 45 ,22: 52,10: Ger
i6.1 9: Mi 5.3: Zac 9, 10: Sal 2,8: 22,28: 59, 14: 67,8: 72,8:
98 ,3: Prov 30.4 ), q"Se ho 'i!rCPs (Deul 13,8: 28.49.64; Is
5,26: 42.1 0: 43,6; 48,20; 49,6: 62,11 : Ger 10,13; 12,12;
25.3 l.33: 51.1 6: Sal 46, 10: 61.3; )35.7: Prov 17,24), q"lol
hii- ' iircp~ (ls 40,28: 41 ,5.9: Giob 28,24), qal lV 'cpra>l (ls
26,15: Sal 48. 11; 65,6). Per concezioni analoghe in Meso.
polam ia cfr. Jeremias , I.c., 142 -148. I due lipi di concezioni coesislono pacificameme l'uno accanto all'altro
nell' AT: lanto in Mesopolamia come in Israele elementi
che provengono dall' uno o dall'alt ro possono fac ilmente
fondersi Ira loro (cfr. p.e. Gi ob 38, 4-13 ecc.).
Sia che si parli dell a lerra come disco o che si parli dei
confin i della lerra, sorge sempre il problema del centro
della lerra. Del !abbl,r ombel ico del mondo parla Ez
38 ,12 (cfr. 5,5 e Giud 9.3 7; inollre HAL 352b e Zimmerli,
BK X1I1.955s. con paralleli Iralli dall'Oriente antico e
dalla Grecia).
All'A T 'interessa non tanto la terra come parte del
cosmo, quanto ci che la riempie ('cPra'.j Llm"lii'ah
Deut 33,16; [s 34,1; Ger 8,16 ecc.), i suoi abitanti
(ls 24,1.5 .6.17; Ger 25,29.30; Sal 33,14 ecc.), i popoli (Gen 18,[8; 22 ,18; 26,4; Deut 28,10 ecc.), i regni (Deut 28,25; 2Re 19, 15 ecc.) e simil i. Cosi il termine terra in alcuni passi (come in altre lingue)
pu designare nell o stesso tempo la terra e i suoi
abitant i (Gen 6, 11 ecc.).
In questo contesto semantico lerm ine parallelo a 'cpra>$ e
spesso I. bl lerraferma, orbe (- 'bi 1.2).
c) L'sato in senso fi sico 'd!rcps indica il suolo su cui
stanno uomini e cose, su cui sta la polvere (Es
8,12s.), strisci ano i rellili (Gen 1,26; 7,14; 8,19
ecc.), giacc iono gli uccisi ( Lam 2,21 ) ecc. Su di esso
cadono pioggia e rugiada (Gen 2,5; 7,4; Es 9,33;
Giob S, IO; 38,26 ecc.), l' uccell o col pito (A m 3,5), il
ciottolo (A m 9,9), il malvagio abballuto (Ez
28, 17; Sal 147,6) ecc. Su d i esso si siede l'amillo
(2Sam 12 ,17. 20; Ez 26,16; Giob 2, 13 ecc.) e l'um ili ato (l s 47, I; Abd 3 ecc.); ci si china verso di esso
(Es 34,8 ecc .), ci si gelta su di esso davanti a Dio
(Gen 24,52), al re (2Sam 14,33; 18 ,28 ecc.), al padre
(Gen 48, 12 ecc .) ed altre persone altolocate. Da esso si innalza no i fa bbricat i e a part ire da
esso vie ne misurata l'altezza (Ez 41 ,16: 4.1 .14
202

ecc.). La relazione col primo gruppo cii significati


data da quei passi in cui si dice che il suolo a pp.
la terra si spa lancata (o ha spala ncato la bocca)
e ha inghioltito degli \la min i (N um 16,30-34;
26,10; Deut 11,6; Sal 106,17; cfr. Es 15,12), che il
suolo o la terra tre ma ( ISam 14,15; Sal 46 ,7; 97,4
ecc.), o che si pu scende re SOltO il suolo o nella
terra (Giona 2,7 ) e ivi dormire (Sal 22 ,30) ecc.
In alcuni casi 'cprcps si avvici na qui all'uso che si fa lalvolla di - ,adama; si pu anche usare in questo senso
-'a/or (cfr. D.e. I Re 18,38; Is 34,7.9 ecc.)
d ) Quando ' crce~ viene precisato con un geniti vo
che lo segue, designa territori o regioni .
Ciliamo alcuni esempi, a cui se ne possono aggiungere
facilmente allri analoghi: ' cprcp~ moladlo lerra della sua
discendenza (Gen Il ,28: 24,7; 31,13; Ger 22 ,10; 46,16;
Ez 23,15; RUI 2, 11). ' CP/'CP~ 'obO I lerra dei padri (Gen
31,3; 48,2 1), ' CP/'Cl'~ m <'gliri In Ierra in cui si soggiorna
come foreslieri (Gen 17,8; 28.4: 36,7; 37,1; Es 6,4; lulle
le ricorrenze in P, cfr. al riguardo von Rad, ATD 3,2 14;
id., 1,I72s.; inollre Ez 20 ,38), 'cprcp$ '"!wzziilo terra
del suo possesSO (Geo 36,43: Lev 14,34; 25,24;
Num 35,28: Gios 22 .4.9.19: cfr. 'cprCPl j'ruSSiilo in
Deul 2,12; Gios 1,15), 'cprcp$ l/1os' bolekcpm ~ lerra delle
vostre dimore (Num 15,2), ' cprcp~ InCPl/1sallo terra del
suo domin io ( I Re 9.1 9 = 2Cron 8,6: Ger 51,28 ); 'cprcp$
sibj iim (app. sif!jO) terra del loro (Opp. dell ' ) esilio
(Ger 30,10; 46,27: 2Cron 6,37s. ; Neem 3,36). Cfr. .anche
l'uso frequenle di la mia/ lua/sua terra per indicare Il
luogo di origine e la palria (Gen 12,1; 24,4; Es 18,27;
Num 10.30 ecc., spesso parallelo a molcpdCPI discendenza ).
e) A met strada tra l' uso geografico e l' uso poli tico stanno quei passi che parl ano del territorio o
della terra di singole trib .
Cfr. ' cprCPl 'cef rjim (Deul 34,2; Gi ud 12,15; 2Cron
30 ,10 ), 'cprcp$ Bil'{jami ll (Giud 21,21; ISam 9,16; 2Sam
21,14; Ger 1,1 ecc.), 'cercp~ Ciid(ISam 13,7 ), ' cerce~ Cil, iid(Nu m 32 ,\. 29; Gios 17,5.6; 22,9.13.15.32; Giud 10,4
ecc.) e 'cprcp~ Z ebultin/J'hdO/Menassi' / No,{tiili .
Domma il significato pOlitiCO quando si parl a di
uno stato co me terra X , usando il nome collettivo (p.e. 'd!rcp~ JiSra'l in ISam 13 ,19; 2Re 5,2.4;
6,23; Ez 27, 17; 40,2; 47,18; ICron 22 ,2; 2Cron
2,16; 30,25; 24 ,7; inoltre con Edom , Assur, Babilonia , Ca naan, Madian ; Moab; per ' d!rcp~ M iFjim
terra d' Egilto nel Deut cfr. J .G.Pliiger, Literarkritische, formgeschichtliche und stilkritische
Untersuchungen zum Deut , 1967 , 100-11 5), o
usando il nome gentilizio al sing. o al plur. (p.e.
'd!/,ces ha''''mori terra degli amorrei in Es 3,17;
13 ,5 ;'Num 21 ,31; Gios 24,8; Giud 10,8; 11 ,21 ; Am
2, 10; Neem 9,8; anche per la terra dei gergesei, gebusei, cananei, caldei, ebrei, fili stei ecc.), oppure
quando si usa l'espressione terra di ... seguita
dal nome del rispeltivo signore (p. e. terra di Sicon e (<terra di Og Deut 4,46s.; 1Re 4,19;
Neem 9,22 ); cfr. anche la mia/tua/ sua terra il}
quanto terra di un signore (p.e. Gen 20,15).
Nell ' uso politio di ' d!rcp~ rientra anche l'espressione ' am ha 'iircp! che indica complessivamente
203

coloro ai quali riconosciuta la capacit giuridica


in un territorio (cfr. E. Wiirth wein , Der 'amm
ha'arez im AT , 1936;-'am).
4/

a) Tra le asserzioni teologiche che usano

'd!rces va citata anzitulto quella con cui si afferma

che Di o ha creato il mondo (cielo e terra) (- br'


creare Gen 1,1; 2,4a ecc.; -'sh fare Gen
2,4b; Prov 8,26; Is 45,12.18 ecc.; -jF modellare [s 45,18; Ger 33 ,2 ecc.; - qnh creare Gen
14 ,19. 22 ). vero che nell e di verse tradizioni

dell ' AT l' interesse per l'alti vit creati va di Jahwe


non un iforme (cfr. G. von Racl , Das theol. Problem des atl. Schiipfungsglaubens, BZA W 66,
1936, 138- [47 = GesStud 136-147; id., [,149-167),
ma quando si parla del fondare la terra o il cosmo
tale azione viene costanteme nte altribuita a
Jahwe: si tralla di norma o di passi d ei salmi che
si ricollegano alle ant iche concezioni cananee, oppure di testi sacerdotali tardi vi.
Per l'origine can. cfr. la formulazione di stampo chiarameme can. 'l 'celjon qon siimjim wii 'arcp~ il Dio altissi mo, creatore del cielo e della terra in Gen 14,19.22;
cfr. Ira l'altro l'iscrizione fe n. di Karalepe, della della
porta infe riore (KA I nr. 26 , A \II , r. 18), l'iscrizione neopun. Trip. 13 da Leplis Magna (KA I nr. 129, r. I), e il
nome del dio Elkunirsa, allestato in iII., che pOlrebbe ri salire ad un '1 qn 'rl (cfr. H.Ollen, MIO 1, 1953 , 135- 137;
W.F.Albright, FS Mowinckel 1954, 7s.; -'l 111/3 ).
[n base alle varie concezioni e alle varie immagini
del mondo si dice anche che Jahwe ha fondato la
terra (-jsd: [s 48,13; 51,13.16; Zac 12,[ ; Sal 24,2;
78,69; 102,26; 104,5; Giob 38,4; Prov 3,19; -kim
poI. : [s 45, 18; Sal 24,2; 11 9,90; hi.: Ger 33,2).
Questi diffe renti modi di esprimersi sono concordi
su un punto: che la terra creata e non un dio.
Non si parla affallo di un dio o di una dea Terra;
manca pure la concezione, cosi diffusa nella storia
delle religi oni , della terra madre (cfr. van der
Leeuw 86-99; M.Eliade, art . Erde, RGG [[ ,548550). Se ne potrebbero vedere accenni in Giob '
1,21 ; Ecele 5, 14; Sal 139, [5 (cfr. anche Gen 3,19 e
Eceli 40,[ ).
Sull'invocazione del cielo e della terra come lestimoni in
Deul 4,26; 30,19; 31,28 e il relalivo ambieme oriemale
cfr. M.Delcor, Les allaches lillraires , l'origine et la significalion de l'expression biblique prender lemoi n le
ciel et la terre , VT 16, 1966, 8-25; Fitzmyer, Sef. 38.

'b) Come creatura d i Jahwe la te rra sua propriet


(Sal 24, [ ; cfr. 95,4s.). Jahwe signore di tutta la
terra (Gios 3, 11 .13; Mi 4,13; Zac 4,14; 6,5; Sal
97,5; 114,7 txt em; -'{)don [V /5~ , re d i tutta la
terra (Sal 47,8; Zac 14,19), altiSSimo su tUlla la
terra (Sal 97 ,9), Dio di tutta la terra (I s 54,5), DIO
nell' alto dei cieli e in basso sulla terra (Deut 4,39).
Se il cielo il trono di Jahwe, la terra solo lo sgabello dei suoi piedi (Is 66, I ). Jahwe guarda la terra
(Gen 6,12; [s 5,30; cfr. Sal 33,14), cammina sulla
terra (Ab 3,12 ), la alterrisce (ls 2,19. 21 ), ma soprattutt o il suo giudice (Sal 82 ,8; 96,13 = ICron
16 ,33: Sal 'lR .9).
n~ 'crce~

TERRA , PAESE

204

c) Il termine 'd!rll'~ viene u ato in senso specificamente teologico quando si parla della promes a
della terra , nelle formu le che caratterizzano il linguaggio della conquista (cfr. al riguardo G . von
Rad , Verheissenes Land und Jahwes Land illl Hexateuch , ZDPV 66,1943,191-204 = Ge tud 87100; per il Deut cfr. gli studi su ' r~ e ' dmh in Ploger, I.c., 60-129).
Se il piccolo credo storico di Deut 26 ,5ss., chiaIllato cosi da G. von Rad (Das formgeschichtliche Problem des Hexa teuch, 1938 , 2ss. = Ges
Stud Il ss.), dovesse essere veramente inte o coIlle ant ica formula di confess ione, si afferlllerebbe gi qui con molto rilievo che Jahwe ha dato
ad Israele questa terra (v. 9). Sui problemi
sollevati dalla teoria di von Rad cfr. per Rost,
KC 11-25.
In un modo o nell 'altro comunque da Alt in poi
(KS 1,66) si ammette comu ne mente che la promessa della terra (assieme alla promessa della di scendenza) risale al periodo dei patriarchi . La formulazione pi antica potrebbe vedersi in Gen
15 ,18 (secondo O. Procksch, Die Genesis , 1924,
III , e Alt, KS 1,67 n.3, il passo sarebbe tuttavia
un' aggiu nta recente); 12 ,7 e 28,18 indicano probabilmente che la promessa della terra si trasmessa
poi in determinati santuari del territorio di sedentarizzazione. Per lo Jahwista la duplice promessa
occupa un posto centrale nella desc ri zione dei patriarchi ( 12 ,7; 13 ,15; 15 ,7 J?; 15 ,18; 24,7; cfr. l'aggiunta tardiva 26,3s.). Il fatto che la promessa
della terra in Gen 12,1 passa in secondo piano,
stato giustamente osservato, ma anche sopravvalutato , da H. W. WOlff, Das Kerygma des Jahwisten, EvTh 24,1964, 81s. 93 = GesStud 354s.368).
Gen 15 ,13 e forse anche 2 1 23 mostrano che anche
l'Elohista presuppone la p~omessa della te rra. La
tradizione sacerdotale (con modifiche significative) ha nformulato il concetto (Gen 17,8; 28 ,4;
35 ,12;. 48,4; cfr. anche l'espressione propria della
tradiZIOne sacerdotale '>n:e~ m eg!irim terra in
CUI SI soggiorna come forestieri, vd. sp. 3d).
Nel Deuteronomio la promessa dell a terra di
particol are importanza:
I) La 'a'f(;e~ promessa con .giuramento da Jahwe ai padn (e al loro discendenti) (sb' ni .: Deul 1,8.35;
6,10.18.23; 8,1; 10,11; 26,3; 31,7; cfr. dbr pi o in 9,28;
27,3). Come paralleli si usano -'adama (7,13; 11 ,9.21;
26,15; 28,11) e una volta geblil lerrilorio (19 ,8).
2) La ' ",r",~ la lerra donala da Jahwe (-/1/11 coslruilO
con l' infinito: 1,8.35; 4,38; 6,10.23; 10,11 ; 26,3; 31,7; con
Il panlClplO In una frase relaliva: 1,25; 2,29; 3,20; 4,1;
11 ,17.3 1; 15,7; 16,20 ecc.; lalvolla la formul a ampliala
con l'aggiunta di l'rislah per possederla : 5 31 9 6
12,1; 18,2.14, di -l1a!,ala: 4,2 1; 15,4; 19,10; 20,16; 21,23:
~a4 ,~ o~pu re di entrambI: 25;19; 26,1). I paralleli qui sono
dama e l1a!, ala .

3) Israele prende possesso della lerra (-lrS I 8 21


3,1820,4,1 5 142226,5,3 133 ecc.)
,
4) Quesla lerra una lerra buona ( 1,25.35; 3,25;
4,21.22 , 6,18 ecc.; cfr. Es 3,8; Num 14,7; ICron 28,8),
una lerra dove scorre lalle e miele 6,3; 11,9; 26,9. 15;
205

n~ 'ml'~ TERRA, PAES E

27,3; cfr. Es 3,8.17; 13,5; 33,3; Lev 20,24; Num 13,27;


14,8; 16,13s.; GIOS 5,6; Ger 11 5; 32,22; Ez 20,6.15; una
volla con '''dali/a . Deul 31.20).
5) La promessa e la presa di possesso della '",r"'5 sono
legale Sl rellamente nel. Deuleronomio alla prOiTIulga.
zlone del comandamentI. O la conquisla precede l'osser.
va nza dei comandamenti (<< quando entrerai nella lerra
che Jahwe IUO Dio li d, allora dovrai ... Osim .: 12 I
17,14 .; 18,9; 19, I; 26, I; con 'adama : 21,1), oppure l'~s:
servanza dei comanda menti la condizione per ricevere
la lerra (4,25s.; 6,18; 8, 1; 11 ,8s. 18-21 ; 16,20; 19,8s.; con
'adama: 28 ,11; 30,17-20). Sulla rilevanza teologica di
quesla con nessione cfr. H.H.Schmid , Das Verstandnis
der Geschichte im Deul , ZThK 64, 1967, 1. 15.
Il modo di parlare del Deuteronomi o continua in
analoghe espressioni deuteronomistiche (Gios
21,43 ; 23,16; Giud 2, ls.6). Se ne trova no riso.
nanze anche nei profeti contemporanei e poste.
riori al Deuteronomio, specialmente in Geremia
(32,22) ed Ezechiele (33 ,24). Nello stesso tempo
con questi due profeti si formula su ll 'esperienza
dell'esilio l'attesa di una nuova conquista (Ger
30,3; Ez 36 ,28). La promessa della ':ra?$ sopravvive in una forma sapienzia le individualizzata in
Sal 37,11.22.29.34; Prov 2,2Is.; 10,30; cfr. Is 65,9
ed infine Mt 5,5.
d) Fondandosi sulla proillessa dell a terra e la sua
realizzaz ione , diverse trad izioni dell'A T desio
gnano la terra coille terra di Jahwe (Os 9,3)
opp. la mia/tua/sua terra (Ger 2,7; Gioe 2,18;
Sal 85 ,2 ecc.; cfr. ' admal Jhwh in Is 14,2). Poich
la '>ra?~ in quanto regione o paese propriet di
Dio, la ' >ra?~ in quanto te rre no e suolo non pu
essere venduta per sempre (Lev 25,23ss.; cfr.
H.Wildberger, Israel und sein Land , EvTh 16,
1956, 404-422). Una trasgressione nei confronti
dell a terra quind i anche una trasgressione nei
confronti di Jahwe . Col suo agire riprovevole
Israele profana la terra (Lev 18,25.27s.; Num
35,34; Ger 2,7; 3,2 ecc.). Perci il giud izio di Dio
non si ri volge solo contro Israele, ma anche contro
la sua terra.
e) Ai margini dell ' AT , quando elementi arcaici
subiscono un' ulteriore elaborazione anche in
senso apocalittico, si promette infine la creazione
di un nuovo cielo e di una nuova terra (Is 65 ,17;

66 ,22; -(1das).
5/ L' uso linguist ico di Qumran si ricollega a
quello dell ' AT. Va notato inolt re un modo di
esprimersi fisso , ad esempio quando si dice che la
comunit deve preoccuparsi di esercitare fedelt,
diritto e giustizia nella terra (I QS 1,6, simil mente 8,3 ecc.), oppure quando si dice che il con
sigli o della comunit deve espiare per la terra
( l QS 8,6. 10 ecc.).
Nel greco del NT '>ra?$ e '"dama vengono resi
ambedue con y~. Cfr. al riguardo i dizionari del
NT, specialmente H.Sasse, art. y~, ThW 1,676680 ( = GLNT Il ,429-440).
H.H. Schmid
206

,,~

'rr MALEDIRE

1/ La radice 'rr sembra appartenere al sem.


comune, tuttavia attestata solo sporadicamente (cfr. HAL 88a; P.Fron za roli , AANLR
VIII /20 , 1965 , 253s.264; solo l'acc. araru usato
per il valore maledi re, cfr. AHw 65; CA D
A/ II ,234-236; l'aram. ha invece /U(, l'arabo
l'n ecc.).
Anche se nelle civilt vicine all' AT i lesli di maledizione
sono relativamenle numerosi (cfr. le rassegne in S.Gevinz, Wesl-Semilic Cu rses and lhe Probl em of lhe Origins of Hebrew Law , VT Il , 1961 , 137158; F.c. Fensham, Malediclion and Benediclion in Ancient Near
Easlern VassalTrealies and lhe OT, ZAW 74, 1962, 19; D.R.Hillers, TrealyCurses and lhe OT Prophels,
1964), i verbi che indicano maledire sono piUIlOSIO
rari . Cfr. l'ebr. 'n v, maledello (sia l'uomo che apre que
sIa> in un'iscrizione funeraria del 7'/6' sec. a.c. provenienle da Silwan, KA I nr. 191 B, r. 2; aram.}IIV!1V11 essi
maledicono nei proverbi di AtJiqar, r. 151 (Cowley
217.225).
L'ebr. 'rr attestato come verbo al qa l, al ni . e al
pi. (cfr. Jenni , HP 216) e nella forma nominale
m " era maled izione (B L 492).
Nell'A T la radice 'rr compare complessivamente 68x: al qal 55x (40x nella forma del parI.
passo 'anir, dal quale avr ini zio l' anali si semantica), al pi o 7x, al ni. Ix (Mal 3,9 parl. ); il nome
m e'ra si riscontra 5x.
In Num 22,6 ju'or va inteso con BL 433 come
impf. passo qal.
La distribuzione di questi termini molto irre
golare; si riscontra una frequenza notevole in
alcune sezioni: Deut 27 ,15-28 ,20 ( 19x), Num
22-24 (7x), Num 5,18-27 e Mal (ciascuno 6x),
Gen 3-9 J (5x).
2/

3/ a) Il significato di 'rr maledire = inOiggere


un male , se si confrontano i valori espressi dai
verbi di maledizione -'/h, - q/l pio ed altri (cfr.
J.Scharbert, Fluchen und Segnen im AT,
Bibl 39, 1958 , 1-26; H.C. Brich to, The Problem of
Curse in the Hebrew Bible, 1963) e se si tengono presenti le concezioni di benedizione e di
maledi zione proprie dell' AT e dell 'Oriente antico
(bibli ogr. in F.Horst, RGG V,1649-1651 ; C.Westermann, BHH 1,487s.; ora anche W .Schottroff,
Der altisr. Fluchspruch , 1969), determinato anzitutto dall 'opposizione semantica a - brk benedire , la quale si esprime specialmente nell e formule con 'arur opp. bonik.
Per comprendere i rapponi semantici Ira ' imlr e le altre
forme verbal i cfr. Gen 27 ,29 e Num 24,9 con Gen 12,3;
Gen 3,17 con 5,29. II verbo 'r, non significa all ro che
fare 'artir, dire 'anir, dichiarare uno 'ani, .
Lim ilare queslo verbo ai signi fi cali di leggere, lralle
nere , come fa E.A.Speiser, An Angelic Curse >>: Exo-

dus 14:20, JAOS 80, 1960, 198-200, giuslificalo sol


lanto per il suo uso melonimico nell'espressione acc. arral la Ilapsuri maledizione senza scioglimento .

207

In 12 passi 'rr il contrario di brk benedire >>:


Gen 9,25s.; 12 ,3; 27 ,29; Num 22 ,6.12; 24,9; Deut
28 ,16-19, cfr. 3-6; Giud 5,23s. ; Ger 17,5, cfr. 7;
20,14; Mal 2,2; Prov 3,33. Un individuo 'orur
dunque l'opposto di uno che bark , cio una
persona colpita e perseguitata da sventure, la cui
esistenza sotto il segno della maledizione e della
sventura.
L'esislenza infelice e maledella di un 'artir descritta efficacemente in DeUI 28,15-68: in tullOci che fa , lo 'arur
non 011 iene che insuccessi. Si comprende bene allora
perch Balac voglia rendere 'ani,. il popolo di Israele lramile Balaam, al fine di mellerlo pi facilmente in fuga
(Num 22 ,6). ' a,rim sono coloro che devono servire in
posizione suballerna senza pOler mai uscir fuori da queSIa loro siluazione (Gen 9,25; Gios 9,23). Colui che
ricco di me'rOf dovr sempre mancare di qualcosa

(Prov 28 ,27). Secondo Ger 17,5s. un 'orur simile ad


una lamerice misera e slenlala che conduce una magra
esislenza nella sleppa. In Ger 20,14-16 lo 'ani' paragonaIa ad una cill devaslata. La maledizione di Giosu
sopra Gerico si abballer su colu i che lenter di ricoslruirla: egl i perder il primogenilo e il figlio minore
(Gios 6,26); Gionala, che senza saperlo si addossalO la
maledizione di suo padre, rende impossibile con il suo
essere ' orur la normale consullazione dell'oracolo ( ISam
14 ,24-28.37). 'arti,. il cadavere di Gezabele (2Re 9,34),
perch su di lei pesava una parola di condanna del pro
fela ( I Re 21 ,23) e perch lulla la sua vila slala una maledizione per il popolo. 'aru,. il serpenle per la sua vila
miserevole e per illerrore che incule (Gen 3, 14); 'anir
il suolo perch non causer che falica e spesso inulile la
varo (Gen 3,17; 5,29).
D'allra parte impossibi le dire 'artlr ad uno che baruk,
cio a chi gode di successo e fortuna (Num 22 ,12; cfr.
23 ,8), n si dovr dire 'arur al principe dalla cui benedio
zione dipende il benessere di lUlli (Es 22 ,27).
b) Il termine 'anir usato soprattutto nella formula-' anif (38x , non predicativo solo in 2Re
9,34 e Sal 119,21, cfr. per G). Si dice 'orur
NN oppure 'arur colui che... .
Colui che colpila indicalo di sol ilO con 'arr ha' is
'as"" ... (DeuI27,15; Gios 6,26; ISam 14,24.28; Ger 11,3;
20,15; cfr. 17,5 e KA I nr. 191 B, r. 2) o semplicemente
con ' as",,. (DeUI 27,26), spesso anche con un participio
(Gen 27,29; Num 24,9; Deul 27 ,1625; Giud 21 ,18; Ger
48 ,10.10; Mal 1,14), lalvolla nella forma di un discorso
dirello: lu sei 'arLlr (Gen 3,14; 4,11; Deul
28,16.161919).
La formula con 'onir ha una doppia funzione. Essa
designa anzitutto con questo termine una determinata persona, conosciuta o meno da parte di chi
parla: la parola di maledizione, proferita in precise
ci rcostanze da individui a ci autorizzati , carica
di effetti negativi per i soggetti colpiti (Num 2224; contro Scharbert , l.c., 6, dobbiamo ritenere che
fondamentalmente tutti possono proferire efficacemente la formula 'orur). probabile che nella
maggioranza dei casi in cui il testo presenta soltanto il verbo 'rr maledire si voglia indicare
che viene pronunciata questa formula. Di soli to,
per rafforzare la formula , il male augurato all a vittima viene descritto con maggior precisione (cfr.
p.e. Gios 9,23; Ger 20,14s.).

" 1( 'rr MALEDIRE

208

Anche animali e oggelti possono essere 'arti,.: il serpente


(Gen 3,14), il suolo (Gen 3,17), un giorno (Ger 20, 14;
cfr. Giob 3,8), l'" ira di un uomo (per non colpirlo di reltamente, Gen 49 ,7).
In seco ndo luogo la rormul a co ntenent e 'orur, intesa nel senso dell a cos iddett a maledi zione
eve ntuale l), vuole creare con una parola erficace
una zo na di maledi zione, cio. una srera di mali
potenziali in cui pu cadere colu i che co mmette
l'azione nom inata nell a rormu la ( p.e. Gios 6,26;
Giud 21,18; ISa m 14 ,24.28; Ger 48, 10). In alcun i
testi chiaramente liturgici si rorm ano delle serie ( 12 rormule in Deu t 27, 15-26; 6 rormule in
Deut 28 ,16- 19) per creare un intero compl esso di
rorze neraste , che entreran no in azione in caso di
trasgressione. Quando la rormul a viene pronu nciata in presenza di altre persone, queste devono
rispondere 'amen, conrermando cosi ( Deut 27, 1526; Ger Il ,5; cfr. Nu m 5,22) l'es istenza di questa
sfera di mali potenziali .
In Num 513 le imprecazioni ('a/a), dopo essere state
scritte, saranno immerse nell'acqua , che delta perci
acqua che rende 'arur ) (majim me'a,erim) un'acqua

che nell'ordalia colpisce con un male la donna'colpevole.


c) Il sos!. m"ero " maledizione in Deut 28 16-20 e
Mal 2,2 in strelto rapporto con il verbo 'rr q. (,: in via re
una maledizione = " maledire ), cosi pure in Mal 3,9
con ' rr ni. In Prov 3,33 m"ero parallelo all'espressione
verbale j'bork egli benedice; m e'ro non indica
dunque soltanto la conseguenza di ' rr, il male (cfr. Deut
28,20 G "V~E "X " mancanza l), Prov 2827 G ,;",ool",
" necessit ), ma anche il fare o il dire ,fmir co me ~ lt O
che continua ad essere efficace (cont ro Scharbert , I.c., 7).

4/ Le voci che fanno capo . a ' rr sono sig nificalive da un punto di vista teologico per due moti vi.

Jahwe colui da cui dipende og ni proclamazIOne di 'anir. Egli stesso pu fare 'arur uomini ed
ammah quando lo decide, perch le sue parole
sono fatah (Gen 3,14.17; 4,11 ; 5,29; 12 ,3; Ger Il ,3;
Mal 2 ,2; cfr. 3,9) e tutti sa nno che la sua me'era
raggIUnge determinate persone (Deut 28 ,20; Prov
3,33 ). In particolare egli pu trasformare nel suo
contrano la proclamazione di baruk da parte di uomll1l , perfino di sacerdoti (Mal 2,2), oppure ad un
mago che St accinge a dichiarare 'arur pu imporre
~t dire Il contrano (Num 22-24). Perci quando
I uomo dichiara qualcuno 'orur, lo fa diventare
tale davanti a Jahwe (lSam 26,19).
Jahwe proclama 'orur il malvagio (rasa" Prov 3,33), l'assassino (Gen 4,11 ), colUI che presume di essere troppo
saggio (Gen 3,17), colUI che trasgredisce i comandamenti (Deut 28 ,20; Ger Il ,3 ) oppure, nella teologia postesll lCa, colUI che non esercita bene il suo ufficio sacro
(Mal 1,14; 2,2; 3,9).
b) La sfera di mali potenziali, che si determina
~?~ la pr~c1amazione di 'arur, stabilita da Jahwe.
arur, cloe perseguito da sventura, chiunque si
muova al di fuon della sfera d' azione stabilita dai
co~andamenti ._di Dio, ossia colui che agisce
nell am_blto di CIO che proi bito da Jahwe. L'esempiO plU chiaro nell'opposizione barUk-'arur

209

1011< 'rs pi o FIDANZARSI

( Oeut 27, 11-26; solo 'anir: Ger Il ,3): chi opera


nell 'ambito dei comandamenti di Dio bimik (=
favonto dalla fo rtuna), fuori di questa srera si
'anir ( = afferrato dall a sventura). Lo stesso prinCi piO lo SI trova In una prospetti va pi sapienziale
In Ger 17,5 e 7; bonik l' uomo che vive alla presenza di Jahwe e SI abbandona a lui , 'ani,. invece
co lui che co nfida nell ' uomo. Secondo Ger 48 IO
maledetto colui che compie con negligenza op'pure
ostaco la l'opera di Jahwe. Come abbiamo gi visto, Jahwe procl ama 'anir coloro che non si sottopongo no compl etamente a lu i (Gen 3,14.17; 4,11;
Sal 11 9,2 1). In Malac hia la sfera dei mali posta
in atto soprattutto dalle false pratiche cultuali
cio dall e offese arreca te a Jahwe nel cu lto (Mal
1, 14; 3,9).

51 A Qumran questo gruppo usato come


nell ' AT: la rormula con '[mir molto pi rrequente del semplice verbo (cfr. Kuhn , Konk . 23).
Invece nel NT (cfr. L.Brun , Segen und Fluch im
Urchristentum , 1932; J.Behm , art . awx-rte'l)iJ.I,
ThW 1,355 -3 57 = GLNT 1,95 1-958; FBiichsel,
art . apa, ThW 1,449-452 = GLNT 1,11 97- 1206)
7tl){Ol't'apOlTO = 'arur usato solo in una citazione dell ' AT (Gal 3,10 = Deut 27 ,26; l'JtlXOlTapOlTO di Ga l 3,13 non corrisponde ad una rormul a co n 'anir, ma all 'espressione in st. es.
qilelal '''Ioh/m di Deut 21,23).
C.A. Keller

::"'N 'rs pi o FIDANZARSI


Il 'rs pi o fid anzarsi con una donna trova risco nt ro immediato solo nell 'ebr. post biblico e
nell ' aram. (' l'S, anche in qal , p.e. il part opassomedioebr. ' anis fidanzato l), e nelle corrispondenti
coniugazioni passive).
Si possono supporre relazioni con l'acc. eresu " deside
rare, im petrare (A Hw 239s.; CA D E 28 1-285; raro il
part o erisu fidanzato l), AHw 242b; CA D E 301a; cfr.
ug. 'd desiderare , WUS nr. 423; UT nr. 379; ebr.
'arcescel desiderio , Sal 21,3) e con l'arab. 'artis fidano
zato/a, 'a'rasa preparare una festa nuziale (KBL
90a; P.Wernberg-M0I1er, JSS Il , 1966, 124), ma non con
l'acc. ersu coltivare (radice (1f[, ebr. ~rS " arare ) col
richiamo alla metafora campo-donna (cosi A.Sarsowsky,
ZAW 32, 1912, 404s.).

21 'rs attestato nell ' AT Ilx: 6x al pi o (Deut


20,7; 28,30; 2Sam 3,14; Os 2,21.21.22) e 5x al pU.
(Es 22 ,15; Oeut 22 ,23.25.27.28).
31 Il valore fond amentale del pio (terminati vo,
in quanto esprime un risultato che pu essere formulato giuridicamente, cfr. Jenni , HP 248 )
promettersi a una donna ; la traduzione pi libera fid anzarsi (dell' uomo ) non va intesa, a
differenza del nostro modo di esprimerci, come la
pura e semplice promessa di matrimonio in cui
ancora possibile tirarsi indietro , in contrapposizione all 'atto giuridico pubblico del matrimonio

210

(vd. st.). Il verbo costruit o con il semplice acc usati vo; il prezzo del fid anzamento viene introdotto
con b' (2Sam 3,14 al prezzo di cento prepuzi di
fili stei l); cfr. Os 2,2I s.). Il soggetto sempre
l' uomo (i n Os 2,2 Is. Jahwe , vd . st.), il co mplemento oggetto la donna co n la quale l' uomo si fidanza. Le forme del pU. indi ca no il co rrispondente
pass ivo essere fid anzato (dell a ragazza) l). !n
queste proposizioni il soggetto la vergi ne (b "nila
app . na'ara b' lii/a , Es 22 ,15; Deut 22 ,23.28) o la
ragazza (na'ara , Deut 22 ,25.27); cfr. in propos ito
D.H.Weiss, JBL 81, 1962 , 67-69 .
La defini zione del significato giuridi co del termine
(e quindi anche dell a traduzione esatt a) non facile, data la sca rsit di testi. E necessa ri o anzitutto
prec isa re che l' atto sottinteso da 'rs non va conruso co n quell o dell a celebrazione dell e nozze: un
uomo pu fid anza rsi con una ragazza, ma non
ancora detto co n questo che l'abbi a presa in moglie (lq!l Deut 21,11 ; 22 ,13s. ecc.; cfr. anche b'l
sposare Deut 21 ,13 ecc.; - M'al; in diretta co ntrapposizio ne a 'rs trov iamo Iql; in Deut 20,7 e hih
l'' issa in Deut 22 ,29). ' l'i va di stinto chi aramente
anche da skb coabitare (Es 22 ,15; Deut
22 ,23.25 .28 ; sgl Oeut 28 ,30). 511; pi o ripud iare
non perci un term ine contrapposto a ' l'S, ma a
Iql; o a hih r'issa ( Deut 22 ,19.29; 24 ,1.3.4).
D' altra parte naturale che all o ' l'i segua un Iql; o
un skb: un uomo promesso viene esent ato
dall a chiamata all e armi per poter sposare la sua
don na (Deut 20 ,7), e se un fid anzato non pu coabitare con la sua donna si trover sotto la maledizione ( Deut 28 ,30). Il fi danzamento un rapporto
gi uridico protetto al pari del matrim onio; se questo rapporto viene interrotto, il colpevole (co me
nel caso di adulterio) soggetto all a pena di morte
(cfr. Deut 22 ,23s. con 22 ,22; Lev 20, 10 ecc.).
Si pu perci vedere in 'rs un atto che, pur non
identico all a vera e propria celebrazione dell e
nozze, d ini zio per al matrimoni o dal lato legale,
essendo un atto giuridico vincolante e pubblico.
Questa interpretazione co nferm ata da l fatto che
il promesso sposo deve al padre della sposa (cfr.
ISam 18,25 co n 2Sam 3,14; 'Gen 34,1 2) il (i dono
nuziale (m6har Gen 34,12; Es 22 ,16; ISam
18 ,25) quale elemento essenziale del fid anzamento. Chi sed uce una vergine non ancora fid anzata, dovr pagare il m6har prima di condurla in
sposa (Es 22,15 con il verbo mhr qal ottenere dietro
pagamento del moham; Deut 22,29 dare al padre
della fanciulla cinquanta sicli d'argento).
Sul matrimonio nell' AT cfr. E.Neufeld , Ancient Hebrew
Marriage Laws, 1944; F.Horst, art. Ehe im AT, RGG
Il ,3 16-3 18 (con bibliogr. ); de Vaux 1,45-65.3225.; sullo
sposalizio nel diritto matrimoniale dell'antico
Oriente e del giudaismo E.Kutsch, Salbung als Rechtsakt, 1963, 27-33 (con bibliogr. ).

41 L' uso di 'rs pi. , che abbiamo delineato , viene


ripreso nella profezia di Os 2,2Is. In quest'a nnuncio di salvezza il soggetto Jahwe; nel linguaggio
f gura to di Osea (tratto dal culto cananeo di Baal)
211

la donna Israele. La relazio ne nuzia le con Jahwe,


che la meretrice Israele aveva infranto (2 ,4ss.), si
ristabilir di nuovo e per sempre l): in ci co nsiste l'a nnuncio di sa lvezza. Ed Jahwe che paga il
mohar (cfr. il bI' che compare cinque volte: per
la sa lvezza , per la giusti zia ... l). Viene confermato
anco ra una volta che 'rs non un atto giuridico
se nza vincoli prec isi , bensi un atto pubblico, valido per sempre ( Rudolph , KAT XIII I 1,80;
Wolfr, BK XIV / I,56.63s., parla a questo proposito
di una celebrazione di matrim oni o come alla
giu ridico vincolante e traduce 'rs con ottenere
in moglie ).

51

I LX X in Deut 28,30 e 2Sam 3,14 usa no per

' l'i il ve rbo OlfL~cX'IE'-" , altrimenti hanno semp re

fL 'Ir,crW)E'-'I. che anche in Mt 1,18; Lc 1,27; 2,5


viene usato per indi care la posizio ne giuridica di
Maria.
J.Kiihlewein

rzj~ 'eS FUOCO


Il
Il term ine si incont ra nelle varie ram ificazioni dell e lingue sem. (ad eccezione dell' arab.)
con il significato di fu oco l).
In araboe in parte in aram. questo termine del semitico
comune ("iS-{ol- I, cfr. P.Fronzaroli , AAN LR VII 1/20,
1965, 145. 149 ) stato sostituito dalle forme della radice
nr essere luminoso (arab. noI' , aram. nr); in si r. troviamo 'essillo, ma ancora nell 'accezione di " febbre l).
L'ebr. 'issii! sacri ficio ( non necessariamente sacrifi cio di fu oco) probabil mente non collegato eti mologi-

camente a 'es, cfr. J.Hoftijzer, Das sogenannte Feueropfer, FS Bau mgartner 1967, 114-1 34.

21 Statistica: nell'ebr. dell' AT la voce 'es si


trova 378x (Ez 47x, Ger 39x , Is 33x , Lev 32x,
Deut 29x , Sal 28x ecc.; Gen solo 4x, manca in
Giona , Agg , Rut , Eccle, Esd, Est); inoltre aram.
'ressa Ix ( Dan 7, 11 ; di soli to co nsiderato fem. assol. , potrebbe per essere anche masc . enf. , cfr.
Fitzmyer Sef. 53) e nur 17x (Dan 3,6-27; 7,9s.).
Nella precedente sT.illistica sono compresi anche Ger
51,58 e Ab 2,13, per i quali HAL 89b, seguendo
G.R.Dri ver, JSS 4, 1959, 148, propone un termine 'es Il
inezia .

Nell' AT manca il plur . .ccfr Eccl i 48,3); M.Dahood,


Bibl 44, 1963, 298 , vuoi vedere un duale in Ger 6,29.
Poich richiedono correzioni , non sono compulat i Num
18,9; Deut 33 ,2Q; Ez 8,h).
31 a) 'es indica concretamente il fuoco , elemento naturale della civilt umana , usato nella
vita domestica (p. e. Is 44,16) e nel lavoro (p.e. Ez
22 ,20 per la lavorazione di metall1; Giob 28 ,5 per
l' industria mineraria). In guerra si combatte il nemico anche con il fuoco (p.e. Is 50,11 , ziqOl
frecce infuocate l~; in particolare, le regole della
guerra santa esigono che tutto quanto appartiene
al nemico venga bruciato (Oeut 13 ,17; - I;rm; si
trova no esempi in Gios 6.24; 7,15; 8,8; Giud

tl*

'es FUOCO

212

20 ,48; simi lmente um 3 1,10 ). In casi specifici la


IO) qd!1 q. infiammarsi; incendiare (5x); inoltre qadpe na d i mort e vi ene eseg uita col fuoco (Lev 20,14;
da!lOf febbre (Lev 26 ,16; Deut 28,22), ''''qdah (pie21,9; cfr. Gen 38,24; in relazione all a trasg ress ione
tra focaia), berillo (l s 54,12);
.
di legg i dell a guerra sa nta, Gi os 7,15.25).
Il ) srp bruciare (q. 102x , ni . 14x, pU. Ix); inoltre
Il fu oco molto import ant e nel culto, pe rch le
se"~/a cosa cremala, bruciata. incendiata ( 13x, vd. sp.
vitt ime vengo no bruciate (per le regole sui di versi
e.'_e lfl; solo in 2Cron 16,14; 21 ,19 cremazione),
ti pi di sacrifi ci cfr. Lev Iss.; pe r il fu oco co me
IIl1srqjaf combustione (Is 33, 12; Ger 34,5).
mezzo di purifi cazione rituale - ( /ir; sulla combu ell'aram. bibI. trovia mo dlq q. ardere (Dan 7,9),)qd
stione di cose consacrate per preservarle da profaq. ardere (Dan 3.6-26; inoltre j'qeda incendio
nazione - qdS). Il fuoco sott oposto a precise pre7, 11), 'zii q. scaldare (Dan 3,19.19.22) e !"k hitpa.
scri zioni; nel caso che esse non ve nga no osserva te
ve nir bruciato (3,27).
abbiamo un 's zr fu oco ill eg itt imo )} (-zr;
I verbi che ind ica no lo speg nere il fuoco sono: d'k q.
Lev 10,1; Nu m 3,4; 26,6 1 il fuoco di Nadab e
speg nere (7x), pU. esser spento (Sal 11 8,12; ni.

scomparire Giob 6,17) con le forme secondarie z'k ni.


Abiu), che ca usa d i mali. Nell a sezio ne pi re ven ir spento )} (Giob 17, 1) e kbl! q. spegnere (14x),
ce nte della legislazione sacerdotale prescritt o che
pioestinguere ( IOx).
no n si deve mai speg nere il fuoco dell'altare ( Lev
Tra i sostanti vi con signi ficato amne il pi imperlante
6, lss.; cfr. J.Morgenstern , The Fire on the Altar,
/ilab/ /cehab fi amma (12+ 19x, anche nel significato
1963; su lla formazione d i leggende recenti legate
di spada; in Es 3,2Iabbaf- 'es va corretto in lah",b"'fa questa prescrizione cfr. 2M ac 1,18 sS.).
'es; salhcebcef fi amma in Ez 21,3; Giob 15,30; Cam
Il COstu me d i sacrifi care bambini a Moloch )}
8,6 txt em un prsl. aram., cfr. Wagner nr. 305); vanno
ancora ricordati rces(f'< fi amma, incendio (7x; cfr.
seve rame nte proibito nell ' AT ( R. de Vaux , Les
A.Caqu ot, Sem 6, 1956, 53-63 ) e sabib fi amma (Giob
sacrifi ces de l' AT, 1964 , 67-81; espressioni : -'br
18,5; cfr. Wagner nr. 304; aram. bibl. sebib fiamma
hi . /a~1;,!;okek Lev 18,21; 2Re 23 , I O; Ge r 32,35 ; ' br
Dan 3,22; 7,9).
hl. ba es far passare attraverso il fuoco Deut
18,10; 2Re 16,3 = 2Cro n 28 ,3 b' r; 2Re 17,17; 2 1,6
c) In senso traslato, come accade in altre lingue,
= 2Cron 33 ,6; 2Re 23,10; Ez 203 1' srp b 's il fuoco usato spesso come immagine di passioni
bruciare DeutI 2,31; 2Re 17,3 1; Ge; 7,31 ; 19,5;
ardenti : ira (Os 7,6 txt e m; per il fuoco dell'i ra di
cfr. anche Lev 20,2-5; Is 30,33; Ger 3,24; Ez 16,2 1;
Jahwe vd . st. 4), dolore (Sal 39,4), amore (Cam
23 ,37; Sal 106 ,37s. ; per rO!Cf'r foco lare )} cfr. KBL
8,6), adulterio (Giob 31,12; Prov 6,27s.), lit igiosit
1038b). I sacrifi ci sono destinati ad un dio Melek
( Prov 26,20s.), ingi usti zia (ls 9, 17), peccato in ge(diversamente O.Eissfeldt , Molk als Opfe rbeg riff
nerale ( Eccli 3,30 ecc.). Elemento principale di si1m Punisc hen und das Ende des Gottes Moloch
militudine la forza di voratrice, raramente la run1935); - mt:/Cf'k 4e.
'
zione luminosa del fuoco (Nah 2,4; cfr. F.Lang,
ThW VI,934, dove sono date anche espressioni
b) I verbi e i sostam ivi che si trovano con 'es sono
proverbiali).
ampiameme riportati in HAL 89. Ricordiamo solo i
verbi pi specifici relati vi all 'incendiare/bruciare/ardere:
41 Nell 'ambito dell e tradi zioni religiose il ruoco
1) 'or hi. incendiare in Mal I ,IO; Is 27,11 acca ma al
ri veste una posizione particol are nel moti vo della
SIgnIficato usuale far brillare" come 'tir luce >
( luce di) fuoco ;
,
teofani a.
2) b'r q. ardere (38x), pio dar fuoco, mamenere il
Le rappresentazioni della teofania hanno in Israele una
fuoco (l3x), pU. essere incendiato ( Ix), hi. bru duplice origi ne, corrispondentemente al valore originario
clare (6x); quindi be'era ci che bruciato (Es
del fuoco. Nell a teofania del Sinai si pensa originaria22 ,5 ); cfr. Jenn i, HP nr. 31;
mente ad un fuoco di vulcano (cos il racconto jahwista
3) dlq q. incendiare (Abd 18' Sal 7 14' hi Ez 24 IO'
in Es 19, 18, cfr. M.Noth , ATD 5,86.125s.128s.; J.Jerecfr. HAL 214b e J.Blau, VT 6, 1956, 246; l.Kopf, VT 8:
mias, Theophanie, 1965, 104ss.). Dal mondo religioso
1958 , 170s.); moltre da!lceqcef caldo febbrile '
cananaico proviene la rappresentazione della teofania
come una tempesta con i lampi (p.e. Sal 18,8ss.; 29;
4) JF q. .incendiare, bruciare (4x), ni. infia~marsi ,
97,2ss.; paralleli extra-israelitici in Jeremias, Le., 75ss.;
venir brucIato (?x)'. hi. incendiare, dar fuoco ( 17x);
forma parallela ~UI hl. mcendiare (ls 27 ,4);
P.D.Miller, Fi re in the Mythology of Canaan and Israel,
1965, 256ss.; l' Elohista impropriamente descrive
CBQ
5) jqd q. ardere (3x), ho. esser incendiato (5x)'
anche
la teofania del Sinai come tempesta, cfr. Noth , Le.,
moltre/ qod incendio (ls 10,16 ter),jaqlid (Is 30, 14)
128s.). Molto presto le due rappresentazioni si sono fuse
e moqed (Lev 6,2, cfr. Elliger, HAL 4 81' Is 33 14' Sal
"
"
102 ,4) fuoco ;
insieme (p.e. Ab 3,3ss.). Legata strettamente alla tradizione delle teofanie e quindi al fuoco l'idea del kabOd
6! kw~ ni. scottarsi f ls 43,2; Prov 6,28); inoltre
(- kbd) di Jahwe (Sal 29; 97,6; Is 10,16; cfr. Ez IO; cfr. in
k wwa (Es 21 ,25.25) e kl (l s 3,24) marchio mikwa
proposito von Rad 1,253).
ustIOne (Lev 13,24-28);
,
Antiche concezioni particolari compaiono sporadica7) Ih! divorare, bruciare (q. Sal 575' 1044' pi 9x);
mente, quali fenomeni che si manifestano quando ci si
inoltre lha! fiamma, vampa (Gen \24);"
.
incont ra con Dio , in Gen 15,17 ( fiaccola ardente ) ed
8) nsq ni . infiammarsi (Sal 78,21) hi . incendiare
Es 3,2 < fi amma ardente dal cespuglio ; cfr. Noth ATD
,
(ls 44,15; Ez 39,9);
5,26).
9) Fb ni . esser bruciato (Ez 21,3); inoltre ' sarab
Una particolare tipologia assume il fuoco del Sinai
brucIante (Prov 16,27) e ~arcebcef bruciatura ' cicanell a visione del Deuteronomio e del Codice satrice (Lev 13,23.28);
,
cerdotale. Il Deut (Dtr) parl a in forma stereotipa
213 tIi~ 's FUOCO
214

del monte che arde nel fuoco ( Deut 4,11 ; 5,23;


9,15); pi significativa l'imm agine di Jahwe
che parla dal fuoco ( Deut 4,12.15.33.36;
5,4s.22.24-26; 9,10; 10,4; 18,16): tutti gli elementi
della teofania ve ngono subordtllatl al parlare d I
Jahwe. P parl a della colonna di fuoco ('ammud
' s) di notte e dell a nube . (-'anan) di gio rno;
esse compaiono non in rifenmento al StIlat, ma
per procedere davanti ad Israele (Es 13 ,21 s. ; 14,24;
4038' Num 9,15s. ; 14,14; cfr. Neem 9,12.19; in rela;io ~e al Sinai e all'espressione kbad Es 24,16s.
come un fuoco di voratore l ~. Immagini sim ili si
trovano in Deut 1,33; Is 4,5; Sal 78 ,14 . Dtr, spirituali zzando maggiormente, indica Jahwe stesso
come fuoco che divora ('s 'ake/a Deut 4,24;
93' anche Is 3314 e 30,27 la sua lingua l ~. Cont;o 'un' interpret~zione letterale dell'espressione sta
I Re 19,12 (con il fu oco sono me nzionati altri elementi teofanici; cfr. J.Jeremlas, I. c., 11 2-11 5;
J.J.Stamm , FS Vriezen 1966, 327-334).
..
Nelle varie tradizioni dei salmi e nella tradIZIone
profetica ad essi collegata la teofani a non ha come
obietti vo il parlare di Dio , ma il suo agi re: diventa
perci pi significativo l'effetto specifico del
fu oco. Dio ppare con il fuoco della sua collera
(-' al, - I;m , - 'Cf'br; Deut 32,22; [s 30,27.30;
Ger 4,4; 15,14; 17,4; 21 ,12; Ez 21 ,36s.; 22 ,21.31 ;
38 ,19; Nah 1,6; Sal 89 ,47; Lam 2,4; trovt amo anche - qin ' zelo in Ez 36,5; Sof 1,18 ; 3,8; Sal
79,5) per procedere contro i n emici su un piano
mitico o sul piano della stona (potenze del caos,
popoli stranieri , peccatori , o anche lo stesso
Israele: Sal 46,10; 68,3; [s 9,4.18; 66,15s.; Am Is.
ecc,; spesso anche in Ger, p.e. l 1,16; 17,27 ecc.).
Fuori del contesto della teofailla ti fuoco dtventa
il fuoco del giudizio che l'apocalittica colloca alla
fine dei tempi (Is 66,24; Zac 9,4; Dan 7,9ss. ecc.).
Un' ampia panoramica dei passi dell' AT , che in
form a reale o metaforica (bench i due sensi non
siano sempre facilment e distinguibili ) parlano del
fuoco come mezzo con cui si esegue il giudizio,
in R.Mayer, Die biblische Vorstellung vom
Weltenbrand , 1956 , 79ss.
Bench l'immagine del fonditore dei metalli compaia
spesso quando si annuncia il giudizio (cfr. Is 1,25; Ger
627 -30' 9 6' Ez 221 7-22) di un vero giudizio di purifi~azio~e ,; ~ttrave;so il f~oco parlano solo Zac 13 ,9 e
Mal 3,2s. (Mayer, I.c., 113s.; cfr. anche G.Rinaldi , La
preparazione dell'argento e il fuoco purificatore, BeO 5,
1963, 53-59).
Nelle narrazioni popolari il fuoco delle teofanie diventa un fuoco di Dio miracoloso ( 2Re 1,9ss.;
Giob 1,16 ecc.). Anche gli esseri ange lici partecipano di questo fuoco divino (Ez 1O,2.6s.; 28 ,14;
2Re 6,17).

51 Il tardo giudaismo e il NT (se si eccettuano


alcune influenze di qualche testo dell ' AT) si rifanno all' uso dell' apocalittica. Cfr. F.Lang, Das
Feuer im Sprachgebrauch der Bibel , Tlibingen
1961 (tesi datti l. ); id., art. 7tp , ThW VI,927 -953.
F.Sro/z

215

iiW~
T

'issa DONNA

l / La parola ' issa donna corrisponde ad


*' anr-ar- del sem. comune (P. Fronzaroli ,
AAN LR V1l11l 9, 1964, 162s.166.245.262): acc.
assaru moglie (accanto al quale si trova raramente e co me prsl. ca n. issu donna, femmi na ,
AHw 399a; CA D Il J 267b); ug. a[f moglie ;
aram. ' inrer / 'il rera donna ; arabo 'unj fe mminil e ; et. 'anesr donna .
Data la presenza della [ nella radice, la parola non pu
essere fatta derivare dall'ebr. 'i s uomo (contrariamente all'etimologia popolare di Gen 2,23 ); in effetti
non possibile dare un'etimologia. Contro la derlvazione da una radice " nr essere debole (p.e. Driver,
CM L 152 n. 17) sta la vocalizzazione dell'ace. enesu essere debole , che presuppone una laringale rorte come
pri ma radicale, mentre l'arab. 'anu!a potrebbe essere un
denominati vo (cfr. Fronl!lroli , I.c., 162s.).
Per le fo rme irregolari 'esce, del sing. cs. e nasim del
pl ur. e le possibili assimilazioni a 'i s uomo oppure
' anasim uomini cfr. BL 617.
Il plu r. 'issor, che un neologismo basalO s ul sing., si
trova attestato solo in Ez 23,44 (txt?) (cfr. Zlmmerh, BK
XlII ,535s.).

* 21

Come 'iS cos anche ' iss relativamente


molto frequente' nei libri narrativi (Gen, Giud ,
II2Sam ):
sing.
plur.
totale
Gen
125
27
152
Es
32
6
38
Lev
34
I
35
Num
30
Il
41
Deut
33
8
41
Gios
8
2
IO
Giud
14
55
69
ISam
42
12
54
2Sam
40
9
49
IRe
29
9
38
2Re
16
3
19
12
Is
6
6
Ger
12
24
36
Ez
13
22
8 +1
5
5
Os
2
Am
2
Mi
I
I
Nah
2
9
Zac
Mal
3
3
3
Sal
3
I
8
7
Giob
25
Prov
23
2
15
Rut
13
2
3
3
Cant
3
Eccle
3
Lam
3
21
16
Est
2
2
Dan
12
I
Il
Esd
IO
Neem
2
8
20
16
4
ICron
Il
19
8
2Cron
78 1
AT totale
568
212 +1
In Lis. mancano i passi I Re 14,5.6.
Nell'aram. bibl. ricorre Ix il plur. nesehon le loro mo;,~~ 'issa

DONNA

21 6

~Ii :: (Dan 6,25; il sing: *'allla/ 'alli ' IO appartenente a

non e attestato, SI trova per nell'aram. imperiale,


cfr. DISO 265.).
/I Sl/l

La parola solita.per concubina pil!gt2s (36x, di origine n~n _semi tIca, cfr. Ellenbogen 134); in ISam 1,6 ricorre ~ ara seconda moglie, rivale . Alt re designazioni
speCIalI per la moglie del re o per le appartenenti all'ha.
rem del re ono segai (Sal 45,10; Neem 2,6; aram. bibl.
Dan 5,2};23) e l'aram. bibl. l' i)e/la (in Dan 5 sempre ac.
canto a segai).

3/ a) Nel significato prima rio donna ( la persona determ mata come femminile quanto al
s~sso) la correlazione con 'rs uomo gi impli cita per s.ua natura (la forma delle due parole ebr.
In Lam 2,20 il senso del vocabolo viene ristretto
la sOllohnea ancor pi chiaramente, cfr. Oen
per vIa del contesto, al significato di madre i~
2,23).
Oen 29 ,2 I e Deut 22,24 al significato di spos~ .
ella maggior parte dei casi in cui ricorre , il termine
In Eccle 7,26 ha'issii appare generalizzato (<< la
carallenzzato dalla contrapposizione matrimoniale o exdonna = il sesso femminile ).
tramatrimoniale all'uomo. Oltre a questi casi si trovano
serie nominali in cui l'aspetto sessuale passa in secondo
c) In senso figurato il termine compare talvolta
piano. L'espressione uomo o donna pu essere usata
per deSIgnare un uomo vile, e in realt soltanto
nel. senso di qualcuno, chiunque ; uomini e donne
negli oracoli profetici contro popoli stranieri dove
puo significare anche tutti ; per l'indicazione dei passi
si parla propriamente dei guerrieri o degli ~roi di
In CUI ricorrono queste espre sioni ed anche per le serie
un popolo straniero che si sarebbero trasformati in
uom ini /donne/ bambini e sim. - ' ii; II I/I.
donnicciole (ls 19, 16; Oer 48 41' 49 n 5037'
Un altro campo sema ntico naturale viene cost i"
"
"
51,30; Nah 3,13).
tUilO dai termini fi gli o/ figlia/bambi no o dai
Inolt re 'issa usato talvolta come immagine di
loro plurali, anch'essi di solito in serie nomina li .
Israele o di Oerusalemme: Os 2,4; Oer 3,1.3.20; Is
Esempi sono: donna/figli/nuore (Gen 8, 16, cfr. 6, 18;
54,6; Ez 16,30.32; 23,2ss. (vd. SI. 4f).
7,7.13, 8,18); nelle nasclle donna - figlio/figlia (Gen
18,10 ecc.); donnelfigli (Gen 32,23 ); don nalfiglie
d) Contrari amente ad 'is , 'issa molto raramente
(Gen 19,15s.); donne/figlie (Is 32,9 in parallelo);
viene generali zzato nel significato di ognuna
molto frequente donne/figli (Gen 30,26; um 14,3
(Es 3,22; Am 4,3; Rut 1,8s.). Per dire l'una ...
ecc.; Sal 128,3 In parallelo).
l'altra si form ano espression i con 'aMt (-'a~ 3d)
Il ca mpo semantico della parola inoltre carallee r" UI (Oer 9, 19; in riferimento ad animali Is
nzzato da u~' intera serie di verbi , di cui ci teremo
35 ,15. 16; Zac I 1,9).
soltanto I plU Importanti :
h,h essere gravida (Gen 25,2 1; Es 2,2; 21,22; Giud
4/ Le utili zzazioni del vocabolo in contesti pi
13,3 ecc.); -.Jld generare (Gen 3,16 ecc., dove iI,h e
o meno teologici sono molto varie:
Jld SI trovano spesso in stretta connessione); - Iqh
a)
Nelle storie dei patriarchi la promessa di un fi prendere In moglie, sposare (Gen 4,19; Deut 23 t'.
gl io all 'antenata costituisce sicuramente un moGlUd, !~:~ ecc.); hjh l''issa sposare (Gen 24,67
ti vo narrati vo molto antico. Di fronte al lamento
/l1n I Issa dare In moglie (Gen 16,3; Giud 21 ,1.7
della donna senza figli , Dio (o il suo messaggero)
ecc.).. Numerose espresSIOni servono ad indicare il commercIO COniugale: skb dormire (Gen 26, 10 ecc.); -id'
promelle ad essa un figlio: Oen 17,19 (cfr. 16, 11 );
conoscere (Gen 4,1.1 7 ecc.); bo' 'cel accostarsi a
18 ,10; 24,36; 25,21 (cfr. C. Westermann , For(G7n 38,8.9 ecc.); - glh pi o'cerwal 'issa scoprire la nuschung am AT, 1964, 19ss.; quanto al problema
dita di una donna (Lev 18,6ss.; 20,11.1 7-21 )' _ ,b
della poligamia cfr. W.Pl autz, Monogamie und
accostarsI (L;ev 18,14 ecc.); 'nh pi. viole~ ta~
POlygynie im AT, ZAW 75 , 1963, 3-27).
(Gen 34,2 ecc.); sgl gIacere con (Deut 28 ,20 ecc.). Fra
b) In Oen 2-3 'issa ricorre solo 17x. Sono da porre
gli altn verbI vanno ancora menzionati: -'hb amare
in risalto l'eziolog ia del vocabolo in 2,23 (me 'is,
-~md ~esi.derare , - 'r5 fidanzarsi H, zi/b avere I~
dall ' uomo essa stata tralla ), il ruolo speciale
mestrua~loOJ ;jnq hL allattare , - qn ' pi o essere gedella donna nella narrazione dell a caduta e la conloso , n p comn:eltere adulterio , -sII} ripudiare ,
danna specifica in 3,16.
-bgd mancare dI fed::lt . Per il periodo pi recente
sono ancora da Cllare:Jsb hl. sposare = far abitare con
c)
Per serie come uomini/donne/bambini
se unadonna (Esd 1O,2ss.; Neem 132327)- _ . , h'
npudlare ( Esd 10,3.19).
' . ,1~ l.
(buoi/pecore/asini ) si possono stabi lire circostanze determinate: p.e. l'esecuzione del comanNon esistono sostantivi sinonim i di 'issa per il suo
damento dello sterminio nelle guerre sante (Num
slgmficato pnmano.
31 ,9.17; Deut 2,34; 3,6; Oios 6,2 1; Oiud 21,10s.;
Il termine viene utilizzato una sola volta in riferiISam 15 ,3; 22,19; 27,9.11). Serie simili si trovano
mento ad , ~_nimali (Oen 7,2; cfr. anche Ez 1,9).
nell' an nuncio profetico del giudizio ( nem ici di
b) Come I S uomo/marito (1III2a), anche' issa
J,ahwe sono ora gli israeliti: Oer 6,ll s.; 14,16;
VIene adoperato spesso nel significato pi speci38 ,23; Ez 9,6; nell ' imprecazione contro i nemici:
fico dI m oglie (Oen 12,5; 2Silm 11 ,27 ecc.).
Oer 18,2 1).
Frequenti sono le espressIOni X 'sa?t Y X maUn altro Sitz im Leben si ha certamente
ghe dI Y (p.e. Oen 11 ,31) e sem 'isto X su~ ma quando la legge viene proclamata in pubblico,
ghe SI chiamava X (p.e. Rut 1,2).
con la convocazione di uomini/don ne/bamPer la posizione della donna nell'AT cfr F.Horst, arI.
bini (.'forestieri ) (Deut 31 ,12; Oios 8.35).
Frau II. , RGG Il ,10675., e la bibliogr. ivi riponata.
Quest' uso viene ripreso per ad unanze del po217 i1~t:t 'issa DONNA
218

ecc:);

polo presied ute da Esdra e Neemia (Esd 10,1;


Neem 8,2s.).
d) Urt motivo teologico particolare costituito
dalle donne straniere. Nell'antichit un con nubio
fra israeliti e cananei dal punto di vista teologico
non era scandaloso (Oen 34; Es 2,21; 4,20; cfr.
Deu t 21,11.13 ). La teologia dtr. in Oiud e Re giudica un simile connubio con l'ambiente circostante in maniera decisamente negati va: le donne
di altre nazioni significano anche importazione di
divinit straniere e di conseguenza allontanamento da Jahwe (Oi ud 3,6; IRe Il , lss.; 16,3 1;
21 ,25; 2Re 8,18). Particol armente acuto divenne il
problema nel periodo subito dopo l'esilio: nella
fonte sacerdotale (Oen 27 ,46; 28 ,1.2.6.9; Num
25 ,6ss. che molto vicino a P) e in Esd 1O,2ss.;
Neem 13 ,235S.
e) Violentare una donna una infami a in
Israele (n' bii/a, -naba/), che provoca l'i ra e la punizione di Dio (Oiud 19s.; cfr. Oen 34). Pertanto
esiste tUlla una serie di norme giuridiche che regolano il commercio sessuale fra uomo e donna.
Nessuno deve desiderare la donna del suo prossimo (Es
20,17; Deut 5,21). Se uno giace con una donna fidanzata
(Deut 22,235.) o maritata (Deut 22,22), entrambi meri tano la pena di morte. Per il caso di adulterio comminata la pena di morte (Lev 20,10; Num 5,11 55.). La
stessa pena merita una donna che abbia avuto rapporto
sessuale con una bestia (Lev 20,16). Lev 18 regola tulla
una serie di relazioni sessuali all'interno della famiglia,
Lev 15 d indicazioni sul modo di comportarsi nel periodo delle mestruazioni della donna. Altre disposizioni
legali riguardanti la donna: Es 19,15; 21 ,22; Lev 12,1-8;
Num 6,2; 30,455.; 36,355.; Deut 17,2.5; 22,19; 24,155.;
25,5.
La lelleratura profetica riprende talvolta simili
prescrizioni , in parte nell'atto di accusa contro coloro che trasgrediscono il comandamento (precetti
in campo sessuale: Os 2,4; Oer 3,lss.; 5,8; 29,23
ecc.; idolatria: Oer 7,18; 44,t5; Ez 8,14), in parte
nell a proclamazione profetica del giudizio (2Sam
12 ,11 ; cfr. Is 13 ,16; Oer 8,10; Zac 14,2). Dobbiamo
infine accennare alle norme della tora contenute
in Ez 18 ,6. 11.15.
In altra maniera elabora il suddetto problema sessuale la letteratura sapienziale: la saggezza ti preserver dalla donna d'altri (Prov 2,16; 6,24; 7,5;
cfr. 6,29). Del resto una donna buona e intelligente un dono di Jahwe ( Prov 19,14; cfr. l'elogio
della donna ideale in Prov 31 ,10-31 ).
f) Nella letteratura profetica Israele o Oerusalemme vengono designati talvolta come la moglie
di Jahwe, soprattutto in Osea (2 ,4; l'azione si mbolica di Os 1,2ss. ; 3,lss. non fa parte di questo contesto). In una specie di processo per infedelt coniugale ( Wolff, BK XIV /1 ,37) la donna infedele
(= Israele) viene accusata di adulterio. L' immagi ne del matrimonio , che Osea ricav dalla mitologia cananea, serve proprio a combattere l' inclinazione di Israele a questo culto cananeo di Baal
con la sua prostituzione cultuale. L' immagi ne
219

viene ripresa nell'accusa di Oeremia (3 ,1.3.20) e di


Ezechiele (16 ,30.32; 23 ,44 ). In maniera diversa
elabora l'immagine l' annuncio di salvezza del
Deuteroisaia (Is 54,6): Israele la donna della
giovinezza che Jahwe chiamer nuovamente a
s dopo esser stata abbandonata.
g) In un caso l'azione salvifica di Jahwe verso
Israele viene assimilata con un paragone molto generico al modo d'agire di una donna verso il suo
bambino: Is 49,15 ma anche se una don na potesse dimenticarsi del suo pargolello ... (cfr. Is
66 ,13, -'em 4e).
S/ Nel NT ricompaiono le linee seguenti : a) la
donna sterile, a cui Dio promette un figlio (Le I);
. b) Oen 2-3 in Mc 10,7 par. ecc.; c) il tema
donne straniere viene modificato in I Cor
7,12ss. nel tema coniuge non cristiano ; d) il
matrimoni o difeso come nell ' AT in maniera
particolare (M t 5,31 s. ; Ef 5,22ss.), per mancano
le numerose prescrizioni sessuali ; e) quanto all' uso
metaforico cfr. Apo 21,2.9; 22,17. Cfr. inoltre A.
Oepke, art. yuv~, ThW 1,776-790 (= OLNT
II ,691-730).
J.Kiih/ewein

OtON
T T

'asam OBBLIGAZIONE

l/La radice 'sm oppure (come si ricava


dall'arabo 'a[ima commellere una mancanza ),
*'tm finora non stata rivenuta nell' ambiente semitico pre-ebr. o contemporaneo all' AT (per l' ug.
cfr. D.Kellermann , 'asam in Ugarit?, ZAW 76,
1964,3 19-322; per il pun. cfr. Sznycer 143). Per gli
equivalenti arabo (e forse et.?) cfr. HAL 92.
Nell'ebr. dalla radice 'sm derivano: il verbo in qal,
ni . e hi .; il sostantivo astratto 'asam, che designa
uno stato, una condizione (O K 84s.; BL 462s.);
il sostanti vo astratto 'asma, originariamente un
inf. fem. (BL 317.463; chiaro ancora in Lev 4,3;
5,24.26); l'ggettivo verbale 'asem.
21 Il verbo attestato al qal 33x , una volta al ni .
e una all' hi.; i sostanti vi 'asam 46x, 'asma 19x,
l'aggettivo verbale 3x.
Delle complessive 103 ricorrenze della radice, 49 si trovano nelle sezioni sacerdotal i di Lev e Num , 9 in
Il2eron, 8 in Ez e 7 in Esd. Nelle sezioni legislative di
Es e Deut la radice non si trova aITano, nella leneratura
sapienziale solo rarissimameme (Prov 2x ). Anche i libri
storici utilizzano il vocabolo raramente: Gen 2x, o;ud
Ix, ISam 4x (tutte nel c. 6), 2Sam Ix, 2Re Ix. Lo stesso
vale per il vocabolario dei profeti: Ez con 8 ricorrenze ed
05 con 5 (sempre il verbo) sono degni di nota; restano
ancora Ger con 3, Am , Ab, Dtis, Dtzac, Gioe e 15 24 con
I ricorrenza soltanto. Sicch un buon 70%delle ricorrenze della parola si trovano in determinati testi teologico-cultuali del periodo esilico-postesilico.
Le ricorrenze pi antiche sono quelle del sostantivo 'Q!;am
in Gen 26,10 (LI J) e ISam 6,3.4.8.17, e dell'aggenivo '0sem in 2Sam 14,13. Viene in seguito il verbo di Giud
21 ,22, e poi 'lisam di 2Re 12,17, 'asma di Am 8,14, 'asm
o~~

'asam OBBLIGAZIONE

220

di Gen 42,2 1 (E) e infine il verbo di Os 415' 515' IO 2'


13,1: 14,1 cAb l,II.
' "
, "
La forma nominale 'asma , presci ndendo da Am 8 14 e
Sa169,6, diviene di uso veramente comu ne soltant~ nel
penodo po teslllco, ml zialmente accanto a 'asam (Lev
4.3: 5,24.26:22, 16). In Esd e Cron, dove si trovano le retan,t!_ t_redl~l_ nc~>rrenze e dove d'altro lato non si trova
P!~_ asam, asm~ ha qumd i sosti tuito la forma pi antica
asam. Questa linea dI sviluppo viene confermata nei testI dI Qumran, dove 'GsGm ricorre solo 2x , 'asma invece
37x (cfr. Kuhn , Konk . 23s.).

:~,~i~~i:~f~ Ivi ~~'~; ~fJ~~:It?~e~~~/b

l,II ; Prov

3/ a) Il conte to, le espressioni stereotipe e le


espressmnl composte IIldlca no che gli usi del termille SI concentrano nell ' AT su due punt i fo ndamenta li :
( l) la situazione di obbligazione, in cui qualcuno
da qualcosa .

Cfr. p.e. porlare (bO' hi .) qualcosa a Jahwe come 'osam


(Lev 5,15b.18.25; um 6,12), presentare (qrb hi .) qualc(osa a J~~:~e (Lev 14.12), porre (Sim) la propria vita
,~?~le ) asam (Is 53.10), e inol lre i mezzi arieteaSO/I/ (Lev 5,16; 19 ,2Ib.22), agnello-'.Sam (Lev
14,2 1.24.25)" ~< ~g:nto- 'asam (2 Re 12,17). Cfr. anche il
gIorno dell asma (Lev 5,24; cfr. O 5,15) e infine le
formule dI Int roduzione in Lev 6,10' 7 1.7.37' Num 189
moltre Os 5, 15; Is 24 ,6; Zac Il ,5. "
,
, ,
(2) La situazione in cui qua lcu no o viene obbli -

gato al nsarclmento , nella quale cio tenuto a


dare qualcosa.
Tutto queSIO viene espresso (a) dal verbo in quanto la
formula dI una sentenza che viene usata nelle forme letterane che dIchiarano una colpevolezza (d ichiarazione
che nel nostro caso comprende certo una determinazOone fo rmale delle conseg uenze della sentenza): Os
,2, 13,1, 14,1; Ger 2,3; Ez 22,4 ; 25, 12; Prov 30,10; Sal
4,23, cfr. Ger 50,7; Sal 5,11; quasi lutti questi testi
hanno una struttu ra a tre elementi , in cui la dichiara~Ione dI CO,'pevolezza ha il suo posto esattamente fra
I ac~usa e I ann uncIo dI una particolare punizione' cfr
anc e Lev 5,17.21-23; Num 5,6s.; (b) cosi pu re dal ;erb~
Inteso ancora come formula di sentenza nell'inse namento della legge cultuale: .Lev 4, 13s.22s.; 5 , 1 7. 19~.23;
5 ~m5,6. 7,(c) m formu!e dlchlaralorie (con 'asam): Lev
9a, 7,5, 14,13, (d) nelllstruzlone parenetica sulla tora:
s 4,15, 2Cron 19, IOb;. (e) nella confessione: 2Cron
28 ,13b, (f) m tuttI I CasI m cui ricorre 'asma (eccett uato
Lev 5,24); (g) cfr. infine Ger 50 7' 51 5' Sal 6822' G
26,10;m oltre Am 8, 14 essi ch~ giur;~o su ci ~r c~~
Samana SI e resa col pevole .

b) Quanto si dellO fin qui indica quali punti di


Vista va nno esclUSI nel precisare il significato del
termllle:

( l ) 'sm non un termine che sign ifichi trasgresSione, fa llo )~. Dl fa tu 'sm chiaramente distinto
(pe~ tes~; Ledal 5termllli usati per trasg ressione
.. m
v ,15.2 1; !71' Lev 4 2s. l3s 5 ls' cfr
anche Esd 9, 13). Mentre le trasgressi~~i po~~on~
essere di genere diverso (Lev 413 ' 5217-19'
Num 5 6s ) e ,- ,
, , , .
,
o .. ' ('Le sm puo presupporre trasgressioni di
gnl tlpo
v 5,2 1-23.26; 2Cro n 19, 10), 'sm stesso
SI nfensce sempre ad un solo lipo delerminolO di
conseguenza dei fa lli com messi.
22 1 O~~ 'Gsa/11 OBBLIGAZIONE

(2) Cosi pure non si pu dire che 'S/11 indichi un


cle termillato modo con cui si. SConta la pena
(T.H .Gaster, /DB IV ,152: slmpl y a mulct
[ solo una multa ), a fin e [<l ammenda ]) I
mocl l posso no essere diversi , cfr. lSam 6,3.4.8.1'7Gen 42,21; 2Re 12 ,17; Os 14,1; Ger 51,5; Is 53 IO:
Inoltre Lev 5, 15ss. Ez 4039' 4429' 4620'
10,19 ecc.
'
"""
s
(3) 'asiu,n in qua nto modo con cui si sconta la pena
no n puo es ere Inteso originariamente come sacnfi CIO , anche se pi tard i si trova tale istituzIO ne accanto ad altri riti sacrificali , cfr. Lev 6,10;
7,7.37, Num 18,9; 2Re 12, 17; Ez 40,39; 42 ,13;
44 ,29, 46 ,20 (cfr. R.Rendtorff, Studien zur Gesc hl ch te des Opfers im Alten Israel, 1967 227s.Elliger, HAT 4,73ss.).
'
,
~~)_ Be n~~! n Ger 51 ,5s ..; Lev 5, 17; 22 ,16; Esd 9,6
asam e alVon (due termllli fra loro vici nissimi ) si
nfenscano all a stessa sJtuazlone, essi esprimono
tUllavla qualcosa cii diverso: -'awan sottolinea pi
precisa mente l'aspello del peso del carico
clell ' o~press i one (della colpa), 'asan; invece SOtto:
! ~ne-" l} ~at~o che si obbligati (a l risarcimento).
~\lOII asma In Lev 22 ,16 pu significare pertanto
il peso de ll 'obbligazione .
(5) In fine non sembra che aspelli funzionali come
1' ind e nnizzo o la riparazione rappresenti no
q~ello che 'sm vuoI ~ig nifi ca re in primo luogo.
L elemento pnmano e quello dell a sit uazione di
obbligazione derivante da una sentenza, il fatto di
essere responsabile (civilmente) e di essere tenuto
all ' ade mpime nto. Sembra che gli aspelli funzio,
nalt sia no IIl vece inclusi in quello che la si tuazione
di res ponsabilit presuppone anzich essere
esp ressi nel vocabolo stesso. Cosi 'asam secondo
Lev 5, 14-1 6 non un risarci mento del danno
(contro Elliger, HA T 4,76; con Gaster, l.c.: not
an incle mnification... not compensatory [=
non un indenni zzo .. . non compensa\i vo ]), ma
serve alla nparazione (contro Gaster, l.c.), cfr.
-kpr pi o'al e -slb. Cfr. anche Lev 5,21-26 e Num
5,6s. In Gen 42 ,21 pare che si voglia intendere anche una co mpensazione. L'antico testo ISam
6,3.4.8. 17 mira alla riabilitazione e alla restituzione, Is 53, 10 alla restituzione; cfr. Giud 21,22.

Ed

c) Que llo che secondo la nostra concezione moderna un doppio uso dell ' unica raclice 'sm (vd.
sp. 3a), SI nfensce probabilmente ad una situazione di fondo che comune a tUlli gli aspelli , dal
gIUdiZIO di colpeVOlezza fino al risarcimento: si
tralla dell'obbligo che deriva da un essere divenUlo

debilore, l'obbligo obiellivo, l'obbligazione nel caso


concrelo, l'essere obbligalo personalmeme o la resp?nsabilil (Civile). L' obbligo tende pertanto
alI adempimento, anche quando quest' ultimo non
sembra ancora essersi verificatO , mentre l'adempime nto stesso Viene sempre definito secondo la sua
natura , ossia co me obbligazione, responsabilit
(C ivile) . Questa si tuazione si verifica quando si
dichiara l'obbligazione (vd. sp. 3a [l)), durame il
lempo III cui si in debito (forme aggettivali , cfr.
222

Prov 14,9 gli stolti non si curano del debito ; Sal


68,22 che va in giro col suo debito ; Ger 51,5
la loro terra piena di debiti ), e quando si ha
il risarcimemo (vd. SI. 3a (2)).
In questo senso allora le forme nominali (com presa la forma aggettivale) significano l'essere in
obbli gazione, le forme verbali in vece l'emrare in
uno stato di obbligazione. Il moti vo per cui il sosta nti vo viene utili zzato solo al singolare (eccezioni: Sal 69,6; 2Cron 28 ,10, in ent rambi i casi
plur. di 'asma) potrebbe essere che 1' obbligazione nelle sue componenti di giudizio e di
espiazione era considerata qualcosa di unitari o. Le
forme plurali del verbo e dell 'aggetti vo si riferiscono invece all a molteplicit delle persone che si
trovano in stato di obbligazione.
Questa comune situazione di fondo e questo signi ficatO primario sembrano prevalenti anche nei
passi in cui non si impone per nulla un'alternativa
fra colpa ed espiazione : Gen 26,10; 42,21
(cfr. v. 22c); Giud 21 ,22; 2Sam 14,13; Os 5, 15 (cfr.
WOlff, BK XIV /I ,134, e Gen 42,21); 10,2; 14,1; Is
53 ,10; Prov 14,19; 30,10; Esd 10,19 ebr. : e in
quanto debitori un ariete come debito (ammend a?
pena?) ; secondo G invece: e come loro pena
(paga mento di ammenda ) un agnell o per il loro
debito . Cfr. la doppia prospettiva anche nei contesti di Sal 34,22 e 23; Lev 5,24 e 26.
d) Poich il significato fond ame ntale viene usatO
per i diversi aspetti in cui si presenta la situazione
di obbligazione, il termine viene usato anche in
vari casi determinati . Accanto alle gi ricordate
prospettive dell'essere e dell 'emrare in uno stato di
obbligazione, e a quell a del risarcimemo , va qui ricordato infine l' uso di 'asam come mezzo di risarcimento.
Ci si esprime grammaticalmente quando 'asam o accusativo O nome retto di una catena cost rutta: immolare un 'asam (Lev 7,2, si intende un animale); portare un 'asam (Lev 5,6s.15b.25a.; 19,2Ia); far ri tornare un 'asam ( ISam 6,3.4.8.17; Num 5,7s.); il sangue dell'(animale) 'asam (Lev 14,14.17.25b.28). Secondo Ez 40,39; 42 ,13; 44 ,29; 46 ,20 l''asam uno dei
compiti sacri riservati ai sacerdoti.
Il mutamento di prospettiva appare chiaramente in Lev
5,15s.: (1) 'osam per Jahwe , (2) un ariete come 'osam
(I"'asam) , (3) l'ariete dell' (ha-)'asam . In (l) 'asam
soggetto, in (2) e (3) lo l'ariete. Mentre (2) e (3) rendono esplicito il rapporto tra 'asam e ariete, in ( I) questa
esplicitazione riassunta in 'asam. Ci mostra che anche
quando il termine va inteso in senso strumentale, esso
esprime pi il significato , la funzione del mezzo che non
il mezzo stesso. I contesti mostrano inoltre che si prendeva in considerazione e si denotava anche il mezzo
stesso.
e) Il problema della traduzione per noi oggi consiste nel fatto che nell a variet delle prospettive
cog liamo prima di tutto ed esprimi amo le diversit e non cogliamo invece al di Sollo di esse
l'aspetto comu ne, e ci si verifica in particolare
per 'sm. Guardando all' intenzione di fondo del
termine ebraico bisognerebbe dunque tradurre:
223

'sm q. essere/diventa re debitore o responsabile


(civ ilmente) ; 'sm ni . sopportare l'obbligo di un
debito , essere legato ad un debito (Gioe 1,18);
'sm hi . rendere debitore, responsabile (civilme nte) (Sal 5,11 ); 'iiSe m debitore, responsabil e, soggetto all'obbligo ; 'asam e 'asma debito,
responsabilit, obbligazione (entrambi i SOStanti vi, per quanto possibil e, con un riferimento
all ' unit che esiste tra situazione e risarcimento).
Dove domina unil ateralmente il mome ntO
dell 'adempimento o dove l'ele mento strumentale
non pu essere sOllaciuto, bisognerebbe tradu rre
con risarci mento , dono d i risarci mento . Alte rnative sono: debito - sdebitamento (Buber);
passibilit di pena - pena ( Wolff; chiaro per
contenutO e linguaggio); essere colpevole scontare la pena ( Bibbia di Zurigo; non del tutto
chi aro nel co ntenuto e non conseg uente quanto a
linguaggio). False o proble matiche sono invece le
tradu zioni: indebitarsi , indebitamento (poich
mira all 'atto della trasgressione); peccare (cfr.
la Bibbia di Zurigo p.e. in Lev 5, 17); gravato da
colpa ( KBL 94b/ HAL 93a, gravato si riferisce di
pi a 'awon); sacri fici o di riparazione (perch
sacrificio implica qualcosa di di verso dal carattere di ammenda che il dono di risarcimento possiede).
4/ In una situazione di 'sm si suppone chiarame nte che, sube ntrando un'obbligazione e una responsabi lit (civi le) per un danno arrecato, si pongono nello Stesso tempo le premesse per la reStaurazione di una si tuazione turbata. Il termine ha
perci carattere teologico , in quanto la responsabilit dell'uomo espressione, causa o consegue nza
di un giudi zio o modo d'agire divino , a cui si riferi sce in quanto situazio ne umana o compito da
assolvere. Ci di rettamente verificabile nei casi
in cui vengono lesi i privilegi di Jahwe (p.e. in
campo cultuale), e si verifica implicitamente anche quando viene colpi to il campo di valori soggetto a Jahwe, arrecando un danno ad elementi
del mondo od agli uomini . Il fond amento di questa qualit teologica di 'sm Sta nella concezione secondo la quale l'obbligazione che l'uomo contrae
ha fondamentalmente e sempre un riferiw,ento a
Dio. Di conseg uenza ogni ri sa rcimento anche un
esercizio di responsabil it di fro nte a Dio. Anche
qui dunque non possibi le distinguere fra un a
concezione religiosa ed una concezione secolare
delle si tuazioni di 'sm.

Perci 'Sin viene solleci tato da Dio o annunciato perch


il giusto oppresso (Sal 5,11 ; 34,22s,), o perch violato
il diritto di cui Jahwe custode (Ez 22,4; 2Cron 19,10;
cfr. v. 5-9). Oppure l'obbligazione a cui sono tenuti i nemici di Dio ha per conseguenza l'intervento divino (Sal
68 ,22). Secondo Num 5,6s. si cont rae responsabilit
verso la persona danneggiata o verso i suoi parenti o, nel
caso che non ce ne siano, di fronte a Dio, in base alla
convinzione che una violazione del dirillo nei confront i
degli uomini una trasgressione nei confronti di Dio.
Lev 5,14- 16.2 1-26 dichiara responsabile davanti a Dio
nel senso pi vasto chi viola il dirillo contro il prossio~~ 'OSGI1I OB BLIGAZ IONE

224

1110. oltre ad imporgli l'onere di risarcire il danno alla


parte lesa.
I fratelli di Giuseppe si considerano in una situazione di
debito per il loro delitto nei confronti di Giuseppe (Gen
42.2 1). Secondo ISam 6,3 'SII/ deve portare la salveua e
far conoscere il motivo delle condanne di Jahwe.
In questo senso quindi 'SII/ conseguenza dell'infedelt
all'alleanza (ls 24,6) o della defezione da Jahwe (Os, spe.
clalmente 14,1; Ger 51,5). E dirett amente visibile di.
Viene l'obbligazione quando sono violati i privilegi di
Jahwe e ci che consacrato a Jahwe, come p.e. Israele
(Ez 25,12; Ger 50,7; Zac Il,5), un membro del popOlo
(2Cron 28,13), la propneta del tempio o dei sacerdoti (Ez
40,39; 42,13; 44,29; 46,20), o una speciale legge religiosa
(Esd 10.19).

vece ri contrare alcune tendenze particolari . In


co mpl es o Il termme attestato 45 x (Sal 26x Prov
8x, inoltre Deut 33 ,29; l Re 10,8.8 = 2Cron '9,7.7;
ls JO , I ~_;. 32,20; 56,2; Glob 5, 17; EccJe 10,17; Dan
12,12; oscer I x, vd . sp.): 38x nell a forma' asre , 6x
con suffi so plur. e I x co n suffi sso si ng. (Prov
29,18).
Poich la maggior parte dei pa si in questione si
trova nei sa lmi , bisog na determ inare il genere letterario di questi ult imi. di qui infatti che dipende essenzialmente il problema (controverso
negli stud i recent i) dell 'origine e del carattere di

'asre.

51 .' LXX hanno tradot to 'sm con almeno 16


Risul ta che la formula stereotipa con 'asre tipica dei
salmi cosiddetti sapienziali (Sal I; 32; 34; 106; 11 2; 127;
te rn~ml diver i. Il pi freq uente , usato per ci rca la
128;
cfr. Gunkel-Begnch 392; S.Mowinckel SVT 3
meta del l~ ncorren ~e (per lo pi in Lev, Num e te1955, 213; Sellin-Fohrer 308ss.) o pu comp~ri re negli
sti a;fi l1l ) e ":'1fJ.fJ.EEL~ trasgressione ( ::'1fJ. elementi saplenzlalt di altf! almi (cfr. Sal 94; 119; inoltre
~E,EW, e ,sl m., ~al US~to nel NT); seg uono
Sal 2, 12b e il v. IO). Riguardo al verbo, 3 passi su 9 POSo
1XfJ.lXpnlX . ( 1XfJ.~pTIXVW l, lXyVOLIX e altri termini sisiedono un carattere sapienziale (Giob 29,11 ; Prov 3,18;
g l1lfic~ ntl manca nza . Per conseg uenza nei
31,28; cfr. 41 ,3Q). Gi per questo fatto si dimostra di vaLXX e ,~panto m Imea di principio il valore unilore limitato l'ampia ricerca di E.Lipil\sk i, Macarismes et
tar! o di sm,. che stato sostituit o da una molteplipsaumes de congratulation, RB 75, 1968,32 1-367, che
vuole provare soprattutto in base ai passi dei salmi l'ori.
Cita di Significati che SI nallacclano a concezioni
gine cultuale della formula con 'asre (vd. anche SI. 4).
del tutto diverse e disparate. Ci va tenuto presente anche se nei LXX si riconoscono strati che
31 a) Il significato primario del pi., che da inva nno ,a ttrib~iti a tradi zioni di verse e anche se
tendersi in senso estimativo-dichiarativo, pro7t'1fJ.fJ. E2 ' " e Il termme pi usato. Inolt re- prescinclamare beato (p.e. GB 73; HAL 94a; l enni , HP
dendo solo m parte da gruppi di testi relativa41 .270). Verbi paralleli sono talvolta 'lid hi. renmente nstrettl (Lev/Nu m )- non si ha alcuna coedere testimoni anza (lodando ) (Giob 29,11) e hll
renza nell a traduzione , neppure per quanto ripl. elog iare ( Prov 31 ,28; Cant 6,9). Con il
guarda le prospellive fondamentali . Queste anzi
verbo , che come le forme nominali si riferisce solo
sono state sopraffatte da una concezione inerente
a persone (mai tuttavia a Dio, cfr. G.Bertram,
~ I termml grecI: Col passaggio all 'ambiente greco
ThW IV ,J68 = GLNT VI,985) si esprime una
e an?ato perclO sostanzialmente perduto quello
connotazione predicativa di contenuto positi vo, la
che e Il contenuto specifico del termine 'sm.
cui portata chiarita e moti vata o con il contesto
R.Knierim
o con altri dati (p.e. con una proposizione introdotta da ki , Mal 3,12).

iWN 'SI' pi o PROCLAMARE BEATO


Il ,. Il pi importante tra i termini che derivano
da sr Il , I quali nell 'a mbito linguistico hanno diverse corrispondenze senza che se ne possa con
questo mdl vlduare l'etimologia (cfr. HAL 94-96'
Zorell 87; W.Janzen, HThR 58 1965 216' J Barr'
TheSem antics of Biblical Lang~age, 961 : I i6 ),
cost~t Uito dall a forma nominale' asre che per lo
Pl.~ e mteso c~me uno st. cs. plur. di un supposto
cescer felicita, salvezza (cfr. per 10Uon 215;
J.A .Sog.gm, ThZ 23, 1967, 82). Il derivato '6scer
felicita attestato una sola volta (Gen 30,13;
cfr: HAL 95b; moltre W US nr. 458; neopun. 'sr Ib
gioia del cuore(?)>> KA I nr. 145, r. Il ). Le col1Iugazlonl verbali .dell a radice sono solo il pi. e il
pU., che vengo~~ m genere mterpretati come denommalivi. di asre (cfr. D.R.Hillers, Delocuti ve
Verbs In Blblical Hebrew, lBL 86, 1967, 320-324 ).

2! Mentre la distribuzione del verbo poco carattenstlca (pl. 7x, pU . 2x), in 'asre si possono in225

tO~ 'sr pi o PROCLAMARE BEA TO

b) La beatitudine espressa con il nome unito a


suffissi e soprattutto con 'asre ripetuto pi volte,
conferma quanto si ricava dal verbo , ma al tempo
stesso rivela un'applicazione pi diffusa quant unque assai stereotipa.
La forma con il semplice 'asre viene posta sempre all'ini
zio; lo stesso avviene abitualmente anche per le forme
con suffisso (in Prov 14,21 ; 16,20; 29, 18 la forma con
suffisso posta per alla fine). In I Re 10,8 = 2Cron 9,7;
Sal 144,15 si riscontrano ripetizioni in parallelo, mentre
in Sal 32 ,ls.; 84,5s.; 11 9, ls. ; 137,8s.; Prov 8,32.34 si trovano raddoppiamenti (cfr. K.Koch , Was ist Formge
schichte?, 1964, 8.104): tutto questo indica che si tende
a formare delle serie (le quali prevalgono per soltanto
negli scritti pi recenti , cfr. C. A.Keller, FS Vischer 1960,
89). La forma molto spesso unita sintatticamente ad
un nome: 'iJdm (Sal 32 ,2; 84,6.13; Prov 3,13; 8,34;
28,14) e ""nOS (ls 56,2; Giob 5, 17) uomo , 'H (sing.:
Sal l,I; 112,1; plur. : I Re 10,8 = 2Cron 9,7) e grebrer (Sal
34,9; 40 ,5; 94,12; 127,5) uomo , gO} (Sal 33,12) e 'am
(Sal 89,16; 144,15.15) popolo , i suoi figli (Prov
20,7 ), i tuoi servi (IRe 10,8 = 2Cron 9,7), gli uomini di integra condotta (Sal 119,1), ed unita anche
ad un part o(sing.: Sal 32,1; 41 ,2; 128,1; Dan 12,12; plur.:
Is 30.18; Sal 2,12; 84,5; 106,3; 11 9.2), oDDure ad una pro
226

posizione relati va che costruita asi ndeticamente . con


l'impf. (Sal 65 ,5; Prov 8,32; cfr. BrSynt 144), oppure e In ~
tredotta da
e l'i mpf. (Sal 137,8.9) o ha la forma di
una proposizione nominale (Sal 146,5). La beatitudine
dell'individuo (opp. del gruppo) Viene carattenuata e
motivata nel suo contenuto attraverso questo svil uppo
letterario.
Talvolta si rivolge direttamente la parol a a coloro
che sono proclamati beati ( Deut 33 ,29; Is 32 ,20;
Sal 1282' EccJe 10,17: forme con suffisso; cfr. Mal
3 12 cdn ' il verbo). Anche se in alcuni casi pot;ebbe trattarsi di un augurio (cfr. Gen 30,13; anche Sal 127 ,3-5; 128; cfr. Th W IV ,369 ,46-48 =
GLNT VI,990), in generale la beatitudine non va
caratterizzata come un saluto o come un auguno "
di felicit (cfr. H.Schmidt, ThStKr 103 , 1931 , 14 1150; pare troppo imprecisa la definizione: forma
che sta a met strada tra la dichiarazione e l'esortazione e che assume le caratterist iche dell' inn~ )), data da Gemser, HAT 16,29, seguendo
W.Zimmerli. ZAW 51, 1933, 185n. II. I."he;l til li dine va pi"uttosto intesa come un detto che proclama la salvezza (cfr. Fohrer, KAT XVI ,152; anche Kraus BK XV ,3, con riferimento a M.Buber),
esaltando ~on la lode un uomo (o un gruppo di individui ) a motivo della sua condizione di salvezza
che lo rende beato, e additandolo ad esempio
(funzione esortativa); tale proclamazione potrebbe
ispirarsi a motivi sapienziali , ma anche a motivi
strettamente religiosi.

si parla dell a salvezza contrapposta all a danna- '-\


zione e all a rov ina quando Dio sorge con la sua ...
forza .

41 Dal lato teologico importante il fatto che


questi due motivi non vengano contrapposti ,
come se si identificasse la sapienza con un
ideale di vita sapienziale puramente profano ,
ma al contrario si sottol inei il carattere religioso
della sapienza (c fr. Zimmerli , GO 303; Ch.Kayatz,
Studien zu Proverbien 1-9 , 1966 , 5Is. , dove si cita
materiale eg. , e soprattutto si veda J.Dupont ,
Batitudes gy ptiennes, Bibl 47, 1966, 185222 ). Cos la condizione di salvezza che rende
beati pu essere di diversi tipi e pu riferirsi p.e.
all 'avere figli , bellezza e gloria , al trovare la sapienza , al perdono dei peccati o alla fiduci a in Dto
(altri esempi in G.Bertram, ThW IV ,368s. =
GLNT VI ,987s.). In generale comunque necessario che l' uomo proclamato beato non trasgredi sca i comandamenti di Dio, ma si faccia guidare
da essi (cfr. Wildberger, BK X,182); necessario
altres che la condizione di salvezza manifesti
chiaramente agli altri la benedizione concessa o
sperata da Dio (cos WJanzen, I.c., 2l8ss., contro
S.Mowinckel , Psalmenstudien V, 1924, ls.54, ed
altri autori che fondandosi sull'aspetto cultuale
identificano praticamente 'asre con la radice - brk,
intendendo l'espressione come una specie di benedizione: questa interpretazione non sembra per
giustificata; cfr. anche 1.Dupont , Les Batitudes,
' 1958, 32Iss.). La sapienza teolog ica e la piet
possono anche venir accentuate in quanto si d
importanza alla legge (cos in particolare Sal I; cfr.
anche Sal 119,ls.; Prov 29 ,18b). In Sal l e
nell 'espressione di tono apocalittico di Dan 12,12

j)~

,re-

227

51 Nei LXX che ancora si basano fond amentalmente sul ~odell o dell ' AT, e nel NT , dove il
termine riferito in gran prevalenza alla singolare gioia religiosa che viene all'uomo dalla parteci pazione alla salvezza del regno di DIo
(F.Hauck, ThW IV ,369s. = GLNT VI ,990 ), gli
equi valent i greci di 'sr sono quasI sempre le VOCI
tLC1.Z'i.pw , f.L~ZCl.p~~W e .~'l.zy.p~aJJ. 6: ~a un
punto di vista formale le sene (macansmt ) St tro:
vano sopratt utto negli scritti pi recenti (cfr. Ecci I
257-11' Mt 5,3-12; Le 6,20-23; - ho) . Cfr.
F.Hauck-G.Bertram . art . fJ.~XC<pLO. ThW IV,
365-373 ( = GLNT VI,977-IOOO); 1.Dupont .
Les Batitudes, ' 1958; A.George, FS Robert 1957,
398-403; K.Koch, Was ist Formgeschichte?, 1964,
7-9.46-49.64-67.247s.; W.Kiiser, ZAW 82, 1970,
225-250.
M.Scel]@

n~ 'e t

CON -

Cl; 'im o

i1nN 'rh VENIRE _

~, :

bo '.

bgd COMPORTARSI INFEDEL-

MENTE
Il La radice bgd comportarsi infedelmente
finora stata rinvenuta fuori dell'ebr. solo nel dialetto arabo di Datinah (C.Landberg, Etudes sur les
dialectes de l' Arabie Mridionale, Il , 1905, 365s.;
Glossaire Datinois, I, 1920, 135), dove assume la
form a bagada ingannare, abbindolare .
Quanto alla connessione supposta, p.e. da Gesenius,
Thesaurus 177; Landberg, I.c., fra la radice bgd e bcgred
vestito, mantello (215x nell' AT) oppure l'arab. bigadl
bugd, da cui si ricaverebbe il senso f?~da mentale tecte
agere , si pu dire soltanto on heslte con P.Jouon,
Mlanges de la facult orientale de Beyrouth 6, 19l3,
171. bregred vestito dovrebbe essere un nome pnmario e pertanto non se ne terr conto qui.
Come derivati si hanno il sostantivo bcgced infedelt (ls 24,16; Ger 12 ,1 nella figura eti mol?gica bgd bcgced) , il participio plurale astratto bog'dor mancanza di fedel t (Sof 3,4 nell'espressione 'anse bOg' dor uomin i dell ' infedelt ; secondo Gemser. HAT 16, 113 , anche Prov 23,28 bOg' dim inganno ) e l'agg. bagOd infe~el~ (Ger
3,7.10, intersca mbiabile col parI. att. boged).

21 Il verbo si trova nell' AT 49x , e solo al qal. 30


casi sono nfgli scritti profetici (aggi unte postesiliche in Is IOx, Dtis 2x , Ger 9x, Os 2x, Ab 2x, Mal
5x), IO casi in Prov (9x) e Giob ( l x), 6 111
'l:l h~" COMPORTARSI INFEDELMENTE

228

Sal (5x) e Lam ( Ix), un caso in Es, Giud e ISam .


Insieme con le 5 ricorrenze dell e forme nominali
sopra citat e, risultano in totale 54 attestazioni ' di
esse 35, cio circa il 65%, si trovano nelle sezi~ni
proFetiche.
Il verbo ricorre 35x in forma assoluta (di cui 23x al part .)
e 14x (compreso Sal 73,15 txt em) con be e la persona
verso cui si manca di fedelt (Jahwe in Ger 3 20' 5 Il '
Os 5,7; 6,7; negli altri casi persone umane: d~n~a '4x:
membri della stessa stirpe 3x, popolo straniero 2x, re Ix).
Non si pu supporre una costruzione con min in Ger
3,20, poich min va !radollo qui con a causa (cont ro
S.Porban, Sin in the OT, 1963, 61 , il quale cita anche,
mesattamente, una costru zione con 'e r).

3/ a) Il valore sematico di bgd dev'essere ricavato dali' AT stesso, dato che il parallelo arabo ricordato sotto I non Fornisce alcuna indicazione. Se
si parte dai passi (che sono presumibilmente i pi
antichi) Es 21 ,8; Giud 9,23; ISam 1433 e se di
qui si tracciano alcu ne linee di derivazi~n~, si possono indi viduare anzitutto per l' uso della radice
tre ambiti: il primo di questi potrebbe essere l'originario Sitz im Leben , mentre il secondo e il
terzo sono ambiti primari di utilizzazione ma in
essi la radice ha gi un senso traslato. '
Segue poi un ampliamento in due ambiti secondari , uno pre-teologico ed uno specificamente teologico; questa distinzione tuttavi a viene Fatta per
amor di chiarezza ma non comporta alcuna reale
differenza di contenuto.
'
Abbiamo cosi la seguente divisione: ambito del dirillo matrimoniale (3b), ambito politico (del dirillo internazionale) (3c), ambito cultuale (del dirillo sacro) (3d), ambito sociale (3e), ambito specificamente
teologIco (4a-d).
b) In Es 21,8 bgd be in stretta relazione con uno
stato di diritto instaurato da un rapporto matrimoniale nell'ambito della legge sugli schiavi. Una
schiava destinata al matrimonio , la quale ha acqutstato lO tal modo almeno in una certa mi sura
i diritti di u~a moglie (Noth , ATD 5,144), se
non pIace plU al manto , non pu essere venduta
ad uno straniero. Il verbo significa pertanto
comportarsI contro l' obbligo richiesto dall'ordina men~o legale o imposto da un rapporto di lealt
che SI e tnstaurato . La traduzione comportarsi
tnFedelmente deve sottolineare che si tratta di
un reato commesso non tanto sul piano dei senttmentt , quanto sul piano del comportamento
obIettIVO.
Se'. partendo da questo testo, si prosegue sulla linea del

dlflllO matrimoniale, bisogna citare Mal 2,14.15 (per v.


IO.! 1.1 6 vd . SI. 3e), dove bgd si riferisce al divorzio (v.
I~ slp pl.) e VIene definito giuridicamente con 'iscer berirceka donna del tuo contrallO matrimoniale (Horsl
HAT 14, 268 )~ d: c_ui testimone Jahwe (v. 14); Pro~
23,28 , dovebog di m usato assIeme alla prostituta e
alla foresllera ( = moglie di un uomo forestiero) indIca senz'altro gli adulteri ; Lam 1,2, dove la donna
Infedele abbandonata immagine di Gerusalemme piantata In asso da quelli che erano stati i suoi alleati. Si
passa COSI al contesto politico (vd. SI. c).
229

il::J bgd COMPORTARSI INFEDELMENTE

c) In .Giud 9,23 bgd rientra nell 'ambito politico


(del dIritto tnternazlonale): designa il ribellarsi
dei sichemiti ad Abimelech.
Nella s tessa linea si trovano, oltre a Lam 1,2 (vd. sp. b),
I passI dI Is 21 ,2 (ribellione del vassalli babilonesi contro
BabilonIa); 33 ,1; Ab 1,13; 2,5. Nei !re ultimi passi citati
bgd,. nel suo senso appropriatamente ampliato e trasposto, e stato applicato alla pollllca Imperialista delle grandi
potenze straniere, la quale dIsprezza tUlle le limitazioni
~~,poste dal dirillo intemazionale, cosicch l'empio (rasa ) dIvora Il gIUsto ( ~addiq ) (Ab 1,13). degno di
nOIa Il falla che Is 33,1 guai all'infedele contro cui non
stata usata infedelt venga interpretato addirillura
nel v. 8 con egli ha infranto il palio . La potenza degli uominI deve essere considerata come dissolta da
Dio.. ., quando essa intacca il dirillo, in certo qual
modo Infedele ad un pallO (bgd) , opprimendo brutal
mente per accrescere la propria potenza ... (Horst, HAT
14,177).
d) In ISam 14 ,33 bgd, in parallelo con hr ' mancare l), indica che la trasgressione della . legge rituale di Lev 7,26s.; 17,lOss. (proibizione di mangiare il sangue) considerata un reato cultuale
(del diritto sacro).
Qualcosa di simile si ha anche in Sal 78 57 come mostra
il confronto con il v. 58 <allUre , idol;' ). Se, com'
probabile, in Sof 3,4 sono i profeti del culto che vengono
rimproverati con le parole 'anse bogedor uomini
dell 'infedelt , allora anche in questo testo si riscontra
lo stesso significato del termine.
e) Trasposto nel campo ancora pre-teologico
della Fedelt verso la comunit, richiesta dalle
strutture sociali basate sulla creazione 'e sulla na
tura , bgd compare in Ger 12 ,6 (famiglia), Oiob
6,15 (membri della stessa stirpe), Mal 2,10.1\.16
(Fraternit dei figli di Dio) e nei Proverbi . In Sal
73,15 esso significa tradimento nei confronti della
comunit dei giusti (v. I), i quali in Sal 25 ,3 in
quanto sperano in Jahwe sono l'opposto dei bogedim rqam , gli insensati infedeli . Prov 25 ,19
collega il bogd alla Falsa testimonianza (v. 18).
4/ a) L' uso specificamente teologico del termine compare quando bgd be in relazione a
Jahwe (Ger 3,20; 5,11; Os 5,7; 6,7), e inoltre
quando il verbo, spesso al participio, viene utilizzato senza oggetto (o con oggetto interno) con diretto riFerimento alla relazione con Dio ( ISam
14,33; Is 24 ,16; 48,8; Ger 3,8.11; 12 ,1; Sal 25,3;
78 ,57; 119 ,158), e quando viene utilizzato l'aggettivo bOgod (Ger 3,7.10).
b) La linea del diritto matrimoniale viene applicata al rapporto con Dio in Oer e Oso Poich ci
si riferisce all'ideologia dell' alleanza, le espressioni
parallele sono sub m'ah ar allontanarsi da ,
znh fornicare , n'p commettere adulterio , e
le espressioni opposte sono sub 'ad ritornare a ,
'rh ,e venire (tornare) a ,jd' 'rer-Jhwh (ri)conascere Jahwe . Se Mal 2,10-16 usa i due termini
bgd e berir tra loro collegati , sia in riferimento al
patto matrimoniale sia in riferimento al patto con
Jahwe (v. 10.14), bisogna tener presente che tale
uso era gi praticato molto tempo prima, come
230

steggiare o si m .; arabo ba'a tornare indietro );


mostrano Os 6,7 (bgd beJh wh e 'br berir viola~e
l' aram . usa ' rh per venire e 'II per entrare
il patto si spiegano a vicenda) e Ger 3,8 (II h(a mbedue sono aramaismi in ebr. , cFr. Wagner nr.
bello di ripudio presuppone l'idea del contratto
31s. e 219s.).
matrimoniale ).
In Mari l'acc. M'II ha il significato di venire come nel
c) Nei passi rimanenti bgd si riferisce maggiorsemO. (AHw 11 7b; CA D B 181 ).
mente a norme e ordinamenti che riguardano la
L' ug. ba corrisponde nel suo significato all'ebr. bo'
giustizia e la Fedelt verso la comunit: mispa!
(WUS nr. 487; UT nr. 453). In fen. pun. oltre al qal
(DISO 32) sembra allestato anche lo Jlf. (KAI nr. 5, r. I;
Hp!; [s 33 ,1.5; Os 5,1.7; 6,5.7; Ab 1,[2.13), $edanr. 81, r. 4), nonch il SOSI. mb' tramonto (del sole)
qa (-$ dq ; [s 33 ,1.5; cfr. l'opposto $addiq lO Is
(DISO 14 \).
24,16; Ab 1,13; 2,4.5), ""muna (-' mn; Ger 9,1.2;
Ab 2 4.5) e - h?sred (Os 6,4.6.7; Giob 6,14.15). In
In ebr. si hanno le seguenti forme nominali: moba'
paralelo al part obOgd si ha qui l'agg. rasa' (- rs';
e mabij ' entrata , rebu'a guadagno e una
Oer 12 l ' Ab I 13). Un parallelo importante
volta bi 'a entrata (Forse prsl. acc., HALl02a).
inoltre a ' radice
romperla con (R.Knierim,
21 Dopo ' mr dire , hjh essere e 'sh ese:
Die HauptbegriFfe mr Siinde im AT, 1965 ,
guire, fare il verbo bO' il quarto per numero dI
Il3ss.), che interpreta in Is 48 ,8b il bagOd ribgod
ricorrenze nell' AT ed il verbo di movimento che
del v. 8a, in Is 24,20 il bog' dim biigiidu ub?gred
compare pi spesso (hlk andare al 6' posto
bOg' dim biigiidu del V. 16. L' ipotesi secondo cui
nei passi citati in 4c soprattutto la linea politica
dopo nrn dare ):
che stata applicata al rapporto con Dio, viene raFtol.
hO'.
hi .
qal
Forzata da questo accostamento a ps' , che designa
21 7
3
46
168
Gen
spesso anche la deFezione politica.
124
I
45
78
Es
81
7
44
30
d) Dal punto di vista della storia delle Forme de:
l.ev
91
22
69
Num
gno di nota il fatto che la maggior parte del paSSL
106
22
84
Deut
in cui ricorre il termine compaiano nella sezione di
59
5
54
Gios
accusa dei giudizi profetici , e talvolta anche nelle
95
8
87
Giud
parole di minaccia o nel lamento. Cosi pure il ter170
27
143
ISam
148
mine compare in Sal e in Lam, dove si ha lamento
15
133
2Sam
114
e accusa. Il Fatto che la radice bgd appartenga alla
18
96
IRe
152
19
128
sFera giuridica, ha permesso ai profeti di servirsene
2Re
123
21
102
per manifestare con l'accusa la defezione del poIs
213
2
52
159
Ger
polo.
191
3
57
131
Ez
Il
Il
5/ L' uso del part o di bgd a Qumran per desiOs
8
I
7
Gioe
gnare in maniera specifica i figli delle tene~re
\3
3
lO
Am
= gli apostati sulla stessa linea dell' AT. E in4
4
Abd
teressante porre in parallelo ' dr bwgdjm (CD 1,12;
5
5
Giona
6Q 3,13 = 010 III ,140) con ' a~?rrer bogedilfl di
Il
lO
Mi
I
Oer 9,1: ambedue le espressioni significano pi o
I
Nah
6
meno assemblea di infedeli .
6
Ab
3
I
Dato che nei LXX ci8ETW e ciauv8ETW sono
2
Sof
8
3
5
le traduzioni che come senso si avvicinano di pi
Agg
22
4
18
Zac
a bgd (accanto ad esse talvolta ciVOjJ-EW, E'XOClO
3
7
Mal
Tocdm.) e, un po' pi spesso, 1tOCpOCVOjJ-EW ),
79
8
70
Sal
negli ci(J',JVOETO( di Rom 1,31 si possono ritro51
4
47
Giob
vare benissimo i bogedim , e in Le 10,16 _chi ri34
3
31
PrO'v
18
fiuta me (&8ETWV) , rifiuta ; (ci8ETE~) colui Iche
18
Rut
IO
mi ha mandato si pu vedere l'interpretazione
5
5
Cant
15
3
che il cristianesimo primitivo ha dato all'espres12
Eccle
IO
3
7
sione bgd beJhwh dell' AT.
M .A. Klapfensrein
Lam
37
8
29
Est
43
lO
33
Dan
17
4
13
Esd
49
20
29
Neem
,~ bad ESSERE SOLO - 'O~ ' a1Jad.
62
16
46
leron
159
48
109
2Cron
2570
24
549
1997
AT
~'::l bo' VENIRE
Nella lista sono compresi i passi con il nome di luogo
L'bo ' f-f'm ar ingresso di Camat ( ll x; cfr. M.Noth ,
II Il verbo bo' entrare, venire ha corrisponATD 7',93.216; id., BK IX ,I92; K.Elliger, BHH II ,630),
denti nella maggior parte delle lingue sem., a volte
come pure Gen 30,IIQ , ma non Giob 22,21.
per con significati un po' diversi (acc. bii'u co-

ps'

231

K1:::J bo' VENIRE

232

I nomi ricorrono: miib' 23x (Ez 5x), mbii ' 2x


(2Sam 3,25Q; Ez 43 ,(1), r' b!'a 43x (incluso Giob
22 ,21 ; II x IO Lev di cui 9x in Lev 25 , 8x in Prov
6x IO Deut ) e bi ' a Ix (Ez 8,5).
'
31
Imoltepl ici usi del verbo non possono essere
esposlt qUI per esteso. I lessici (cfr. GB 86-88 ' ZoreIl98:100; HAL 108-110) suddividono i sen~i del
verbo IO due. parti principali , secondo i due valori
fond amentali entrare (OppOSlO -j~ ' uscire )
e venire (opposto- hlk andare ), e vi accludono pOI alcuOi valOri meno frequenti andare
ritornare ecc.) con le varie e pressioni da essi
form ate.
In HAL 109a si deve collocare SOllO il significato
entra~e , an.che la proposizione che ha per soggello -sremres sole nel slgOlficato di tramontare ~> Gen 15 ,12.17; 28 ,11; Es 17 ,12; 22,25 ; Lev
22 ,7, Deut 16 ,6; 23 ,12; 2413.15' Gios 8 29' IO n
Giud 19 ,14; 2Sam 2,24; 3:35; IRe 22,36'; I~ 60:20;
Ger 15,9; MI 3,6; Eccle 1,5; 2Cron 18 ,34; cfr. hi .
far tramontare Am 8,9; m' b' hasslmres tramonto del sole, occidente , Deut Il ,30; Gios 1,4;
23,4, Zac 8,7; cfr. Mal l ,Il; Sal 50,1; 104 ,19; 113 ,3;
con,.'~ stesso valore anche ' rb IV con il SOSI.
ma rab , cfr. acc. erbu).

Il significato pi generale si adatta anche alle espressioni


eufemlst.':he, come quella di Gen 15,15 andare presso
I padn - monre e la frase frequente entrare da
~~a donna = giacere insieme (Gen 6,4; 162.4- 1931 '
,21.23.20; 30,3.4.16; 38 ,2.8.9.16.16.18' ~ut ' 21 '13:
22 ,13; 25,5; Gmd 16,1; 2Sam 3,7; 12,24; 16,21.22' E~
17,44, Sal 51,2; Prov 6,29; I Cron 2 21' 7 23- similme' nte
anc e m arab e '
f
' , , ,
a 76h[= IV ABJI~ ,~T~'. ). r. WUS nr. 487 con riferimento

n si~nificato venire presenta moltissime varia-

r:

~~~n~ .. combtnazlOne, con valore di formula, tra


_
J~ ( veOlre e andare , uscita ed entrata )
e stata studiata da J.G.PI6ger, I:iterarkritische
f~rmgeSChtChtliche und stilkritische Untersu ~
c ungen zum Deut, 1967, 174-184 il uale
cO;c1ude che questa formula non ha' uno q speCIICO SltZ 1m Leben (cfr. Deut 28,6.19'
jll' GIOS 6,1; 14,11; ISam 18 ,13.16; 29,6; lR~
2R~ Ir91J7 =}Cron 16,1 ; 2Re Il ,8 = 2Cron 23 ,7;
, _- Is 37,28; Sal 121 ,8; 2Cron 15 5'
cfr. acc .. erebu e a~i, CAD E 263- HAL 109b
con blbliogr.).
'
Acc~mo al valore spaziaIe troviamo non di rado
anc e Il valore. temporale di venire , non solo
con
di tempo (p .e . -:/'0- m gIOrno
.
co espreSSIOOl
Il ~

'Sme ne ha ormula con cui i profeti iniziano i lor~


d I corsI inn jamim ba'im ecco
glOrnt in lSam 2,31 ; 2Re 20,17 = I~ 3ge~g~:~
jtt~9 ~:;1 ~6~94;2195'16;42735,5. 7; 30,3; 31 ,27.:l :38Q;
"
"
"
, .2;Am42'8 11 9 (3 )
ma anche per e~enti gi annunciatI ~h~ ~v~en~
gana, St compIOno (cfr. Deut 133 ' 18 '
30,1; Gios 21 ,45; 23,14.15;
9:n:

t~'t;if745;

;i~d
G~r i7,5~s2a8J;9~h 12~3~'~all\6!/,i~;4~~dv 4~l/

Una forma sostantivata habba'r gli eventi 'fJ:


233

K1:J bo' VENIRE

turi (ls 41 ,22; cfr. ha'rijjor ls 41 2J 44 7 d'I

venire ).

'

a t1

~ . volte

in.testi poetici (sopratwtto nel Deuteroisaia e in


SI trova come S1000lmo di bo-' l' equlva
. Iente
aralobbe)
'
"
Ol . "q. veOlre (19x)e hi. portare (2x) P I
2! ,12 cfr; C. RablO, FS Rinaldi 1967, 303-309. . er s
L aram. tI! venITe SI trova in q. 7x, in ha 7x c '1
valore portare e 2x con il valore esser c~ndot~~'

41 .a) In circa 40 passi si parla di un venire


di . DIO IO maOlera ben precisa (cfr. G.Pidoux Le
Dleu qUI vlent , 1947; F.Schnutenhaus, Das K~m
men und Erschetnen Galles im AT, ZA W 76,
1964, 1-22,E.JenOl , FS Elchrodt 1970, 251-261 ).
Possiamo dlsttnguere forse tre tipi: quello del Dio
che ~Iene a rivelare, di cui parlano antiche narraZIOOl , quello della venuta che si inquadra nel culto
o nel tempiO, e qu.ello della descrizione teofanica
quale. SI trova negli 1001 o nei testi profetico-escatologlcl.
Un gruppo a s costi tuiscono i passi delle antiche
narraZIOn!, In cui viene Dio stesso e non , in una
forma plU mlltgata, il messaggero di Dio (Giud
6,11 , 13,6.8.9.10; cfr. GIOS 5,14), anche se ci si
verifica, come nell ' Eloh ista, soltanto durante il sogno nOllurno (Gen 20,3 presso Abimelech; 31 ,24
presso Labano; Num 22 ,9.20 presso Balaam' lo
stesso nel racconto della giovent di Samu~le
lSam 3,10), oppure in forma non meglio precisat~
come IO Es 20,20 ( venuto per mellervi alla
prova ; cfr. Deut 4,34 dove bo' ha parimenti solo
una funZione sussidiaria rispello al verbo che segue), o, come nello Jahwista, nella nube (Es 19,9,
J secondo W.Bayerlin, Herkunft und Geschichte
der ltesten Sinaitraditionen, 1961 , 14; secondo
Noth , Uberlieferu ngsgeschichte des Pentateuch
1948 , 33, si tralla invece di un'aggiunta di stil~
dtr.).
II ~econdo. gruppo molto vario: nella legge
su ll altare di Es 20,24 ( verr a te e ti benedir )
SI suppone che Dto venga durante un'azione cuI
tuale. Per i fi listei Dio venuto con l'arca nell'accampa mento ( ISam 4,7). Un venire o un entrare
di DIO collegato al culto anche in Sal 24 7 9
nella processione dell'arca. Infine, secondo' E~
43,2.4; 44,2, Dio ritorna nel nuovo tempio.
Ilgruppo dei passi pi significativi da un punto di
vista teologiCO nguarda le epifanie o le teofanie
(C.Westermann, Das Loben Galles in den Psalmen, _1,953,65 -72; J.Jerem ias, Theophanie, 1965);
qUI bo compare spesso anche se non come voce
predominante (cfr. -j~,' -jrd, - jp' hi.). II genere
molto arttcolato delle teofanie non dipende secondo Jeremtas (I.c. , 136-164) da motivi extrabiblici (di~ersamente Schnutenhaus, I.c" 4,6) per
quanto nguarda tI suo primo elemento, cio la des~nzlOne della venuta di Jahwe dal luogo dove riSiede (Deut 33,2 , dal Sinai; cfr. Sal 68,18b txt em;
Ab 3,3 , da Teman). n suo Sitz im Leben origtnarlO va cercato nelle celebrazioni di villoria da
parte dell'esercito d'Israele, le quali volevano esaltare a questo modo l'aiuto di Jahwe al suo popolo
234

nella guerra santi!. Da questo contesto il motivo


passato negli inni e poi anche negli oracoli con cui
i profeti annunciano castigo o salvezza; Jahwe non
viene solo dal Sinai , ma , secondo le varie concezioni sul luogo di residenza di Jahwe , egli viene
ora anche da Sion (Sal 50 ,3; cfr. v. 2), da lontano
(ls 30,27 il nome di Jahwe), e persino dal nord (Ez
1,4, cfr. Zimmerli , BK Xlll,51s. ; cfr. anche Giob
37 ,22 txt em , ' Ih dello splendore di Dio); oppure
il luogo non indicato (ls 40 ,10; 59,19s.; 66 ,15;
Zac 14,5, cfr. 2,14; MaI3 ,l s.24; cfr. anche Is 19,1
Jahwe viene in Egitto). In Sal 96 ,13 = lCron
16,33; Sal 98,9 la teofania , che viene solo accennata, unita al motivo della venuta per il giudizio.
In tulli questi passi b' testimonia sempre l' intervento potente di Dio nella storia.
In Is 3,14 (bo ' b' mispar ' im entrare in giudiziO con ;
cfr. Sal 143,2; Giob 9,32; 22,4; H.J .Boeckel, Redeformen
des Rechtslebens im AT, 1964, 85 ) e Is 50,2 ( per qual
motivo non c' nessuno, ora che io sono venuto? ~ cfr.

Is 41 ,28) si hanno precise espressioni giuridiche e non si


parla quindi di un venire nel senso della teofani a; cfr. ' th
in Dan 7,22.
In Os 6,3 verr a noi come la pioggia il verbo dipende
solo dalla metafora. In Os 10,12, come in Zac 2,14 (cfr.
sopra a proposito di Es 20,20; Deut 4,34), bo' ha solo la
funzione di verbo ausiliare che introduce l'azione seguente.

t:7J bO'!; ESSERE SMASCHERATO


Il Il verbo bs formato dall a radice a due lellere
*bt con vocale lunga (a> o) allestato soprattullO
nel semitico orientale e nordoccidentale; in aram.
si ha la trasformazione dell a radice concava in
quell a a tre lettere bhl ; cfr. l'arab. bhr poco attestato (Th, N6ldeke, ZDMG 40, 1886, 157 .741 ).
Da bos I va distinto bos Il usato al poI. (Es 32,1; Giud
5,28) che significa esitare, tardare (N.H.Torczy ner,
ZDMG 70, 191 6,557; cfr. HAL 112s.; i significati di bs
e b{ ug. sono discussi, cfr. WUS nr. 597.609.6\0; UT nr.
532.544; Esd 8,22 in qal, dato come possibile in HAL
113a, difficilmente appartiene a bos Il ).
Dobbiamo ricordare la particolarit grammaticale di bos
I che all'hi. presenta una duplice forma: accanto al normale hbiS compare il pi frequente hobi s, che una
contaminazione con j bs hi. (BL 402); vd. SI. 3b.
I derivati sono: bbsrel e bilSil vergogna , m' bilSim
parti pudende , mentre bosna di Os 10,6 pare
una corruzione testuale (cfr. Barth 346).

b) Il verbo bo' ha una certa importanza nella profezia messianica di Zac 9,9 ecco, a te viene il tuO re ,
mentre Gen 49,10 ( finch verr{?] sila) ed Ez
21 ,32 ( finch non venga colui al quale appartiene
ildiritto/giudizio ) restano oscuri e di difficile interpret<tZione. crr. anche in Dan 7,13 la venuta ('th )
dell' uomo sulle nubi del cielo.
Tra le realt del tempo escatologico (p.e. crollo Is
30,13; vendella e ricompensa Is 35,4; spada Ez
33 ,3.4.6; giorni del castigo e della punizione Os
9,7; prova Mi 7,4; ma anche in senso positivo luce
e salvezza Is 56,1; 60,1 ; 62,11; la sovranit d'un
tempo Mi 4,8; con ' Ih: Ciro Is 41 ,25) hanno un le
game con bO' soprattullo -q~ fine (Am 8,2;
e anche Ez 7,2-6; cfr. Gen 6,13; Lam 4,18) e -jom
Jhwh il giorno di Jahwe , ed alt re espressioni si
mili (ls 13 ,6.9.22; cfr. 63 ,4; Ger 50,27.31; cfr.
51,33; Ez 7,10.12. cfr. 25s.; 21,30.34; 22,3.4; Gioe
1,15; 2,1; 3,4; Sof 2,2; Zac 14,1; Mal 3,19.23).
51 Tra i numerosi termini con cui si pu rendere l!, verbo bO' " i }-XX hanno scelto di preferenza EPXEcr6IXL, ELcrEPXEcr6IXL e ~XELV. Per bo' in
relaztone all'attesa messianica di Qumran (l QS
9,11; CD 19 ,1Os.; IQPB 3) cfr. A.S. van der
Woude, Die messianischen Vorstellungen der
Gemell1de von Qumran, 1957, 58 .76s. Sulla venuta di Dio (Apoc 1,4.8; 4,8), di Cristo e del regno
nel NT cfr. J.Schneider, art 1:PXOfLlXL ThW
Il,662-682 (= GLNT 1ll,913.964); id. , an.1l XW ,
ThW Il ,929-930 (= GLNT IV ,61-68); K.G.Kuhn ,
art. fLIX PIXVIX6& , ThW IV,470-475 (= GLNT
VI,1249-1266); A.Oepke, art. 1tIXOO'Jcr[x, Th W
V,856-869 (= GLNT IX ,839-878).'
E.Jenni
235

21

Il verbo attestato 129x (qaI95 x, hi . 33x [h .. -

biS I I x, h6brs 22x, inel udendo Is 30,5Q; Gioe I ,12a

in Lis. sotto j bs], hitpo. Ix). Manca nel Pentateuco


ad eccezione di Gen 2,25 (hitpo.), assai raro in
prosa, poco usato nei testi sapienziali (Prov 6x
hi .) ed frequente nei profeti (particol armente
Ger, 36x) e nei salmi (34x),
Dal TM va tolto il verbo bos in Os 13,15; Sal 25,3b (BH');
per Is 30,5 Q/K cfr. i comm.; va aggiunto in Ez 7,26 txt
em (BH').
Quanto ai derivati , bDsrel compare 30x , busa 4x,
bosna e m' bilSim (Deut 25,11) Ix.
a) Il significato primario di bos qal essere
smascherato in una duplice accezione: in senso
oggettivo denota la situazione di fatto ( essere
annientato ), in senso soggettivo il sentimento di
colui che stato annientato vergognarsi ).
L'espressione 'ad-bos (Giud 3,25; 2Re 2,17; 8,11 ) una
formula stereotipa che significa fino a sparire , fino
a perdere ogni speranza o sim. (Torczyner, I.c., suppone qui bos Il ).
La gamma dei significati del verbo si riflette nelle
espressioni parallele che hanno a volte carallere
oggettivo, a volte carattere soggettivo:
klm ni.lho. essere confuso (all'origine esser ferito , cfr. L.Kopf, VT 8, 1958, 179) Is 41 ,11 ; 45,16s.;
Ger 14,3; 17,\3 txt em (BH'); 22,22; 31 ,19; Ez 36,32; Sal
35 ,4; 69,7; Esd 9,6; cfr. anche Is 54,4;
I)pr vergognarsi Is 1,29; 24,23; 54,4 (hi.); Ger 15 ,9;
50,12; Mi 3,7; Sal 35,26; 40,15; 71,24; cfr. anche Sal 35 ,4;
83,18;
1)11 essere abbattuto , essere pieno di terrore 2Re 19,26
= Is 37,27; Is 20,5; Ger 17,18 (ni.);
I)lVr impallidire Is 19,9 txt em (BH'); 29,22;
sug ni. ritirarsi Is 42,17; Sal 35,4; 40,15; 129,5;
bili ni. essere confuso Sal 6,11; 83,18.
Si trovano inoltre attestati una volta ciascuno piJd spaventare (ls 44,11), sdd pU. opp. qal passo venir distrutto (Ger 9,18), ' IImlal languire, affiiggersi (Ger

31

tti,:J bOs ESSERE SMASCHERATO

236

15 ,9), 'bd andare perdulO (Sal 83,18), /<.SI smarrirsi Il


(Ger 20 ,11 \ .sl hanno anche espressioni di amizione
come.!,ph ros ~ascondere il capo Il (Ger 14,3) e I/ph
nCf'.fa!s esalare I aOlma Il (Ger 15,9).
.

Solo in -pochi casi si pu isolare l'aspetto soggetti VO d a quello oggettivo, co me q ua ndo p.e. nel lame nto pe rsonale si parla di vergogna , pentimento
(Ger 31,19; 5 1,5 1; diversamente Giob 193) o
qua ndo SI accenna all 'annienta m e nto de l n~m'ico
(Sal ~ , II ; 31 , 18 ecc ., vd. SI. 4.). Il te rmine opposto
pe r I as petto soggett ivo Sm!l rallegra rs i (Is
65 , 13; Sal 109,28; cfr. Is 66,5).
b) Nell a sua form a regolare l' hi . ha valore causati VO svergognare (con comple me nto oggetto
Sal 44 ,8, 11 9,3 1.11 6; 14,6 e 53,6 txt? Prov 29 15)'
m Prov 10,5; 12,4; 14,35; 17,2 ; 19.26 si ha il part '
se nza comple me nto oggetto per q ualifica re I ~
stolto , soprattutto In contra ppos izio ne a colui che
.sa vlv~r.e be ne (maskl Prov 10,5 ; 14,35; 17.2 ; ',;_
S,lEI !lq,iI la do nna vi rtuosa I l Prov 12,4; cfr.
I espressione pa ralle la malJpr viture revole Il in
Prov 19,26).
La seconda forma , costruita a nalogame nte ai verbi
di pn.ma wl) , ha quasI sempre significato tra nsitiVO Inte~no , e . perci . vicina al qal ( in Gioe
I ,.1O. 12a e diffiCile stabilire la differe nza rispetto a
)bs diventar secco ), tuttav ia a volte ha a nc he
senso causat ivo: coprir di rossore 2Sam 196
cfr. copnrsl di vergog na Os 2,7 .
' ,

~ ) hL' hitpo. ,

forse usato nel senso originale dallo


a Wl sta m Gen 2,25 , a ttesta to nell 'ambit o stretvergog narsi l'uno
tamll,e n te pe)rsonale-soggettivo
d e a ltra .

d ) I de rivati compre ndono a mbed ue gli aspet ti gi


segnalat i per Il verbo, cio dal disonore infa mia
fino all a vergogna
--SI- m 'ne I senso'
. ( De ut 25 , Il mebU
concreto e spe;lfico di pa ni pudende Il). Voci pa~lIele sono k I/mma vergogna (Is 303' 61 7'
er 3,25; Sal 35,26; 44 , 16; 69,20; 109 29) ~ 'hlEr' !
confusione (Is 305' 544' Sal 6920) E"
pa
anche l'e
.
' .,
"
,.
usata
44 . spreSSlOne bOSIEI pal/m (Ger 7, 19; Sal
m ,16, Da n 9,7s.; Esd 9,7; 2Cron 32 ,21), le tte ralv e nte pudorJ. del .viso Il, pressapoco rossore di
~~gog na. BoslE/ e sma ni ma del nome del dio
Ba al m Ger 324' II 13' Os 9 IO d '
stato
'
~'
"
, e e pure altee
n.~1 nomi pe rsonali .'iS b6slE/ (2Sam 2 8)
~ ~UbblESlEl (lI ,21 )~ _M'li bOslE/ (2 1,8), forse an~h~
e COCCIO di Lachls 6,6 per Bel-Marduk (H Mi~~~~f. ' Sur la pie rre e t l'a rgile , 1958 , IO I; cfr. HAL
Si spiega :cos la vocalizzazione del nome divino M I k
Come Mola!k' questa . l' '.
a! a!
AG .
'.
e .oplnlone comune che risale a
dC elger, Urschnft und Ubersetzungen der Bibel 1857'
I~ermente O.Elssfeldt , Molk als OpferbegrifT im' P .'
sc en und das Ende des GOlles Moloch, 1935.
UOl-

~/

:ell' uso religioso della voce l'aspetto soggetIVO a una portata limitata: al m assimo com ar
~ue~~o COlUi ~he si lamenta indica il suo atte~ia~
in vece I~~~~ttol pentimento. Di. g rande rilievo
oggetti vo, m pnmo luogo nel la237

me nto cont ro i ~em ici (Sal 6,11 ; 35,4.26; 40,15'


.'
70 ,3 ,.11., 13.24 ; di qUI dipe nde il modo di
merS I di Ge r 17, 1,3.18; Is 26 ,11 ): colui che ~~PI~:
me nta prega per I a nnie ntame nto dei nemici
a nc he per essere ri sp~rmia to dall a rovi na. du~~
sempre questa preghiera unita te matica mente
a l,l a fi d UCia (Sa l 22 ,6; 25 ,2s.20; 31 ,2 .1 8; 69 ,7; 71 I)
L arante ncorre dunque all 'aiuto di Dio e .. ' I .
preserva d~l l a perdizione; poich tale ai ut~l~o~
ragg IUnge I avversano, questi sar votato alla rovma.
Dal c ulto il verbo passato alla profezia; qui attesta to nel genere le ttera rio degli annunci di cond a nna (Is 1,29; 19,9; 41 , 11 ; 65, 13; 66,5; Ger 15,9;
20 , 11 ~ Ez 16,63; 32,30; 36,32 ecc.) rivolti COntro i
popoli stra nle n , ma anche contro Israele; inoltre,
11 verbo e usato nelle promesse di salvezza indiriz.
zate ad Israele (rovma dei ne m ici; specialmente a
partire d al Dtls, Is 45, 17.24; 49 ,23 ; 54,4 ecc.). Anc he qU I SI conserva sempre l'idea tipica della foro
mulazlonc dCI salm i: ci che contrasta la volonta
di DI O dovr pe ri re.
S:0si si spiega p e rch B'al venga chia malO bllSIE/ Il e pe rc he MlEllEk nceva la vocalizzazione
suacce nnata. Questi dei rappresentano la potenza
del tutto oppos~a a Ja hwe, la quale appunto di
fronte a lUi fil1lra per apparire come una nullit inconsistente; cfr. il termine belijj'al, che probabilmente deSigna qualcosa di simile inettitudine Il
pri~cipio negativo o sim .; cfr. V.Maag, B' l -'
)0 al 1m AT, ThZ 21 , 1965, 287-299).

SI

Nel. NT ancora vivo in parte quest' uso vtrt .


del termllle, uso che per deriva direttamente da
quello dei LXX; cfr. R.Bultmann, art. oct";(I)"W,
ThW 1,188-190 (= GLNT 1,507-514).
F. SlOlz

m= b/:ln ESAMINARE
1/ b!7n esamina re a ttestato oltre che in ebr.
a nc he nell'ara m. ( pochi passi).
Oata l'amnit di signifi cato si suppone un rappo rlo originano con l'arab. miJn e con la rad ice -b!" scegliere ,
che m aram. ha pure il significato di esaminare Il (vecchia blbhogr. in GB 92a). Tuttavia nell'AT bhn esaminare Il e biJr scegliere Il sono dislinti (il senso di b!"
esam inare Il In Is 48 ,10; Giob 34,4.33; ni. Prov 10,20 va
conSiderato di deri vazione aram ., cfr. Wagner nr. 38 e
Id., FS Baumgartner 1967, 358s.).
I due passi citati in DISO 33 (coccio di Elefantina e Att ,
r. 203), che altesterebbero un bhn esaminare Il
nell'aram . imperiale, sono abbaslanza 'incerti ' il sir. bhn
pa. si)':nifica esaminare, disputare . A quan'to pare bilr
non e altestato nell 'aram. antico.

Il verbo compa re al qal e al ni . Come sostantivo


si ha invece il nomen agentis bahon esa minatore Il.
.

La pietra b61;an di Is 28 ,16 secondo L.Ktihler, ThZ 3,


1947, 390-393 , di derivazione ego e indicherebbe un
tipO di roccia gneiss scistoso Il), mentre la traduzione

)n:J h!1II ESAM INARE

238

sol ita pielra scelta Il o pietra di paragone Il suppone


una derivazione dalla nostra radice (cfr. HAL 11 5a).
La voce b6han di Ez 21 ,18 in un testo poco sicuro. Non
appartengono alla nostra radice baiJun ( Is 23, 13) e biJan
(ls 32,14), che significano torre di guardia o sim .
(prst. eg., cfr. HAL 114a. 11 5a).

21

Mn

qal compare 25x (Sal 9x, Ge r 6x , Giob

4x, altrove ancora in Zac 13,9.9 ; Mal 3, 10.15; Prov


17,3; ICron 29 , 17), ni . 3x (Gen 42 ,15s.; Gi ob

34,36), balJon Ix (Ger 6,27 , acca nto a blJn qal).

31 a) Non si pu dimostra re che Mn al pari di


srp fonde re, raffin are Il , il quale p.e. in Giud 7,4
e Sal 26 ,2 assume i significati traslati e pi generici
vagliare ( uomini) Il e prova re ( i re ni e il
cuore) I l , abbia avuto all'origine un valore specifico e tecnico, da c ui sarebbe derivato il metaforico esaminare Il ( HAL 114b). L' ipotesi pu essere suggerita dal fatto che una volta il verbo ha
come suo oggetto 1' oro I l (Zac 13,9, par. FP con
oggetto argento Il) e il processo con c ui si raffinano i me talli preziosi pu di ventare facilmente
un' immagi ne o una me tafora d el purificare, provare nell 'ambito personale (s rp par. di b/Jn in
Ger 6,27-30; 9,6; Zac 13 ,9; Sal 17,3; 26,2 ; 66,10;
cfr. Prov 17,3; inoltre Is 48 ,10 srp par. di b/Jr esaminare I l; altri verbi in Mal 3 ,3; Dan 12, 10).
Gli altri verbi paralleli e gli altri usi inducono ad
un significato pi generico esa mina re = ricercare
(criticame nte) .
biJn parallelo di -jd' (ri )conoscere Il (Ger 6,27; 12,3;
Sal 139,23; Giob 23 ,10), iJqr scrutare Il (Ger 17,10; Sal
139 ,23), -pqd ricercare Il (Sal 17,3; Giob 7,18), -r'h
vedere (Ger 12,3; 20,12; cfr. Sal 139,24; cfr. acc. amarli e barfi vedere Il e esaminare Il , AHw 40s.), -!lzh
guardare Il (Sal Il ,4), ('m gustare (Giob 12,11 ;
34,3), SP( giudicare I l (Ger Il ,20) e - nsh pi o tentare Il
(Sal 26,2; 95 ,9).
Gli oggetti che si esaminano apparte ngono sempre
all a sfera personale, ad eccezione del passo citato
Zac 13 ,9 (oro).
Vengono esaminati gli uo mini ( 12x), il loro cammino (Ge r 6,27), le loro parole (G iob 12, 11; 34,3;
Gen 42, 16 ni .), il loro cuore (Ger 12 ,3; Sal 17,3;
Prov 17,3; ICron 29,17; cfr. anche Ecci i 2,5; Sa p
3,6; I Piet 1,7; - Ieb) app. i re ni e il cuore (Ger
Il ,20; cfr. 17, 10; Sal 7, 10; Ger 20 , 12 e Sal 26,2).
Pe r Jahwe come oggetto del verbo ( Mal 3,10.15;
Sal 81,8 txt em ; 95,9) vd . SI. 4.

b) Oltre ai verbi pa ralleli cita ti sopra (-jd', - nsh,


-pqd) va nno presi in considerazione, in qua nto
vengono ad avere un significato affine, alcuni altri
vocaboli che hanno per un senso inizialme nte dive rso:
I ) 'ZII pi o soppesare Il (Eccle 12,9; cfr. G.Rinaldi, Bibl
40, 1959, 268s.), verbo denominativo derivante da ma-

z(!najim {( bi lancia ))~


2) blir (Eccle 9,1 txt?) e brr (Eccle 3, 18; pio Oan Il ,35;

hipt. Oan 12,10; hi . Ger 4,11 ) significano vagliare, esaminare Il partendo dall'immagine concreta del purificare,
secernere, depurare (Ez 20,38 qal; Is 52 ,11 ni .);
239

3) per blJr esaminare vd . sp. 1 (i n Is 48,10 IQls' ha


biJlI);
4) come derivazione di ba!~ a!r minerale aurifero Il
(Giob 22 ,24.25; cfr. F. Rundgren, OrNS 32, 1963, 178
183) in Ger 6,27 viene proposto in vece di mib~ ar il part.
pi o m ebaH er ramnatore di oro Il (HAL 142b);
5) bqr pi. saggiare, occuparsi di , ponderare Il (Lev
13,36; 27 ,33; Ez 34,11.12; Prov 20,25) potrebbe risalire
ad un termine tecnico del culto (2 Re 16,15; Sal 27,4 ; cfr.
HAL 144b con bibliogr. ; Kraus , BK XV,224);
6) iJqr investigare, esplorare Il (22x) in alcuni casi pu
essere tradollo anche con esaminare (p.e. in Giob
29 ,16: esame di un caso giuridico; iJqr con soggetto
Jahwe/ Oio: Ger 17, 10; Sal 44 ,22; 139,1.23; Giob 13,9;
28 ,27);
7) per ~ rp vd. sp. 3a;
8) 5br qal in Neem 2,13 .15 ha il significato di esaminare (le mura) Il, mentre al pi . significa sperare, attendere (Wagner nr. 292; cfr. lat. spectare ed exspectare);
9) rkn esaminare (J ahwe esamina gli spiriti /i
cuori /le azioni : Prov 16,2; 21,2; 24 ,12; ni . ISam 2,3) denota in altri passi qualcosa di stabi le, ordinato.

41 Il soggetto dell 'esa minare talvolta l' uo mo


(G e r 6,27; Zac 13,9 nella simi litudine; Mal
3,10.15 ; Sal 95 ,9; l'o recchio: Giob 12,11 e 34,3; cfr.
Gen 42 ,15. 16 ni .; con una variante testuale anche
Ger 9 ,6 , cfr. Rudolph , HAT 12 ,66 , e Sal 8 1,8, cfr.
Kra us , BK XV ,562), m a pi spesso J ahwe (tutti
gli altri passi; in Sal 11 ,4 i suoi occhi [e non le sue
ciglia I l , cfr. Dahood , U HPh 67]), in Ger 6 ,27;
9 ,6 attraverso la mediazione del suo profeta. Oggetto dell 'esame di Jahwe sono di regola gli uomini o si ngola rme nte o in generale; poche volte si
tra tta del popol o.
Nel quadro dei rapporti storici di Ja hwe con il suo
popolo l'i mmagine del saggia re e del purificare il
me tallo prezioso usata da Ger 6,27 ; 9,6; Zac
13 ,9; Sal 66 , 10 (cfr. a nche Is 48,10). Geremia , in
quanto profeta, posto come saggiatore del popolo
(6 ,27), ed egli si la menta del risultato negativo
(6 ,27-30; 9,6). Negli altri casi in c ui la salvezza si
re nde visibile attra verso il giudi zio (Zac 13 ,9 purificazione della terza parte resta nte; Sal 66 ,10
inno di ringraziamento della comunit), 1' esaminare I l assume il significato di un gi udizio purificatorio.
Nella m aggioranza dei casi si pensa al rapporto di
Ja hwe con ciascun uo mo. Nel linguaggio dei
sa lmi , che viene ripreso anche nelle co nfess io ni
di Geremia , e nella letteratura sapienziale si riconosce in Dio colui che, quale gi usto giudice, esamina il cuore e i reni (Ger 11 ,20; 12,3; 17, 10;
20, 12; Sal 7, 10; 17,3; 26,2; Prov 17,3; IC ron 29 ,17)
e ch iede conto a ciascuno (Sal Il ,4.5; 139,23;
G iob 7, 18; 23 ,10). In Giob 34,36 Eliu ritie ne
che Giobbe debba venir sottoposto all a sofferenza dell ' essere esa minato a fo ndo (cfr. Fohre r, KAT XV I,469).
51

Nei LXX per tradurre blJn si usa quasi sempre Oxtf.l<f~Et". Pe r gli scritti di Qumran e il NT
(citazio ni v trl. in I Tess 2,4; Apoc 2,23) cfr. Kuhn ,
)n:J h!/II ESAM INA RE

240

Konk . 30s. e W.Grundmann , art . Il6XLf.l-O, ThW


Il ,258-264 ( = G LNT Il ,1403-141 8); G .Delling, art.
pEUV,xW, ThW Il ,653s. ( = GLNT 1ll ,885-890).
E. Jenni

'n~ b~r ELEGGERE

c) M.Dahood, Bibl 43, 1962, 361 , posl ula un'ul leriore


ra_dl~e b(lr radunarsI per ISam 20,30 (dove di solilo
bO!ler vIene emendalo in (1 "ber) e Eccle 9,4 (dove invece
de! K J'buliar si suole leggere il Q j e(1Ubbar) , in base
ali acc. pa~a/'ll <! radunarSI , ug. "hl' e lIl"hrr fen . I/I""1'/
adu nanza . E un'ipOlesi probabile (cfr~ ~nche HAL
115b); altrimenti vanno preferiIi i due emendamemi cilali, sicch i due passi non possono essere POSI i SOllO M,.

scegliere n,

Il bbr q. si trova nel lesto masoreti co


146x. Nell a seguente tabell a si di stingue tra l' uso
profano (pr) e l' uso teol ogico con Dio (tD) o co n
l' uomo (tu) per soggetto. Si ha perci la seguente
distribuzione del term ine:

III

Gen
Es

Il Il a) La radice *bhr attestata nell e lin gue sem. in modo irregolare. Con un se nso si mil e
a quell o dell'ebr. si trova soprattutt o in acc. e
nell 'aram. pi recente (nei nomi propri anche in
amor. e ant ico sudarab.), mentre manca (fino
ad ora) nei testi semNO. di epoca vtrt. Il significato prim ario potrebbe essersi conservato molto
bene nell 'arab. beduino: guardare fisso (HAL
11 5a).
L'arab. classico conosce b(1I' V penel rare profondamente, sl udiare a fondo (Wehr 37a). J.G. Welzslei n ha
regislrato il verbo presso i beduini del deseno si riano
nell'area di Damasco con il sign. di guardarsi intorno,
alzare lo sguardo (nell a caccia) app. guardare (in una
lenda) >> (l DMG 22, 1868,75, r. 9, e 122; 83, r. 9, e 148).
Il sudarab. ant ico sembra conoscere solo il nome leoforo
Jb~r'l (G. Ryckmans , Les noms propres sud-sm il iques,
I, 1934,22 1).
L'acc: usa il verbo (c he vi corrisponde secondo le leggi
fonellc he) bru nel sign. di scegliere (ogg.: uomini,
messaggeri , guerrieri ecc., ma anche. cose, merci) e,
meno SIcuramente, In quello dI esa mmare (cfr. AHw
122s. e CA D B 212s.), inoltre l'aggell ivo verbale beru
scello, elello , a Mari anche soslanli valo be'rllln (cosi
AHw 122b e CA D B 211 in vece della len ura pi antica
be~/'llm p.e. in ARM XV, 193; cfr. GAG 23e.f), nel
slgn. dI lruppa scella (cfr. M.Nol h, Die UrsprUnge
des allen Israel im Lichle neuer Quellen 196 1 35'
D.O.Edzard, lA 56, 1964, 144; M.Wagner, FSBa u~gar:
lner 1967, 358s.). Come prsl. dall'aram. si trovano nel
lardo bab. be~eru scegliere, arruolare (truppe) >> e bi~irru arruolamento (di soldali)>> (A Hw 11 7s.125b
CA D B 186a.223b).
'
In amor. la radice si incontra in alcun i nomi propri
(labl!arum. BGla~/'lIm. Bihirum. Bihira ecc.; cfr. Huffmon 175).
' .
NeH'aram. anlico e in quello bibI. la radice non si trova.
I dlalell i aram. pi lardivi (aram. giud., pal. crisI. ,
mand.) conoscono il verbo nei due sig ni ficali di esa mi nare e di scegl iere (Wagner nr. 38).
b) Anche nel)' AT in alcuni passi b!1I' significa
esa mll1are (l s 48, 10; Giob 34,4.33; cfr. Ecci i
4,17; ni. part. esa minato)} Prov 10,20; forse anche pU. essere esa minato in Gi ob 36 21 txt em
cfr. Hilscher, HAT 17,84s.; HAL 115b). Esa mi :
nare per in ebr. - bhl1 (cosi anche in Is 48 IO
seco ndo IQls' b!:mrikh). Nei due passi di Gi ob
possibile un innusso aram. La somigli anza nell a
forma e nel significato fa supporre che bhr e bhn
abbi ano una radice comune (cfr. bibli ogr. 'in
Wagner nr. 38); la va riante b&r si sa rebbe quasi
totalmente fi ssata nel sign. di scegliere, eleggere, e b&11 In quell o di esaminare, porre
all a prova .
241

in:l MI' ELEGGE RE

21 a) Il verbo b&r usato al qal e al ni. (per


l'eventuale pU . in Giob 36,2 1 vd. sp. I b, per Eccle
9,4K vd. sp. Ic). AI qal appartiene il part opasso ba!nir prescelto , che nel linguaggio religioso
viene sostitui to dall 'aggetti vo sostanti vato bahir
eletto . Al tri sostanti vi (nell 'ambi to profano)
sono mibbor(2 Re 3,19; 19,23)e mib&ar scella, il
meg li o .
b) In analogi a con acc. be'rum (truppa) scelt"a
anche l'ebr. babr giovane (adulto, robusto )
( medioebr. anche behlira ragazza ), pl. ba/lllrim
(GB 91a: giova ni guerrieri Is 9,16; 31,8; Ger
18 ,21 ; Am 4,10; Lam 1,15 ecc.), non va
disgiunto dal verbo b&r ( Noth , l.c., 35; cont ro
HAL 114a. 11 5a). Esso l'opposto di zaqel1 anziano (Ger 3 1,13 ecc.) e parallelo di be,it/a vergine ( Deut 32 ,25 ecc.); in senso mili ta re usato
in 2Re 8, 12; Is 31,8; Ger 18,2 1; 48, 15; 49,26 =
50,30; Ez 30,17; Am 4,10; Sal 78,3 1; 2Cron 36 ,17;
cfr. anche Ez 23,6. 12. 23. A questo ba&r va nno ri feriti i due plurali astratti be!1lirim (Num 11 ,28) e
be!1lirOI ( Eccle 11 ,9; 12, 1) che ind icano l'et del
giova ne , il fi orire dell a vita .
L'acc. baluilari guerrieri , lru ppe , sul quale si fo nda
gi dallempo di J.Banh, lA 3, 1888, 59, e H.Holma, Die
Na men der Ktirperteile im Ass., 1911 , 100 n. 4, l'esi
Slenza di una speciale rad ice b(1I' (p.e. P.JoUon, Bibl. 6,
1925 , 314s. ; lorell 103a; KBL 11 7b), secondo AHw
96b. 11 7b dislinto artificiosamente da ba'li/aru sud
diti solo in Sargon e Sennacherib; quesl'u lt imo lermine per appaniene a blll (- b'al). Anche il rimando
al med ioebr. b!11 pi o malu rare da parte di G.Quell,
ThW IV,149 n. 5 ( = GLNT VI,405s. n. 5) non accellabile (cfr. Dalman 51b; HAL 11 4b).
c) Come nomi propri si incontrano Mib!1ar
cfr. Noth , IP 224) in ICron 11 ,38 e
Jibbar in 2Sam 5,15; ICron 3,6; 14,15; quest' ultimo, contro KBL 359a, da intendersi al pari
dell 'amor. Jab&arum come nome augurale co n abbreviazione ipocoristica (c fr. Noth, IP 209). Esso
quindi testimonianza di una fede nell 'elezione di
un indi viduo. Il fatto per che esso non ricorra
spesso e- manchino del tutto altri nomi propri dello
stesso tipo contenenti Jahwe (cfr. al contario l'amor.
Jab/Jar - dlM e il sudarab. antico Jb!1r'l), un indizio
che in Israele 1' elezione si riferisce anzitutto al
rapporto tra Dio e il popolo (vd . st. IV).

( scelta

Il luogo Ba!;liri m (2Sam 3,16 ecc.; per la localizzazIone


cfr. BHH 1,19Is; Il ,1342; inoltre Ba(uiri mi, probabil mente nome gent ilizio, in 2Sam 23,3 1 e ICron II ,33)
forse chiamato cosi perch ivi soleva radu narsi
la giovent .

242

Num
DeUl
Gios
Guid
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is 1-39
Is 40-55
Is 56-66
Ger
Ez
Agg
lac
Sal
Giob
Prov
eem
ICron
2Cron
AT

pr
2
2

tD
3
29
I

lu

I
2
2

5
2
IO

2
I
7
3
I
I
I
3
9

I
I
4

2
7

II

32

98

10lale
2
2
3
31
4
2
IO
7
12
2
4
9
7
I
I
I
3
13
7
2
2

16

= 22 % = 67 % = 11 %

12
146
= 100%

Ger 8,3 va inteso come ni ., cont ro Lis. 208c. Poich sono


necessari emendamenli lesluali , nell a col. pr non si liene
como di ISam 20,30 (vd. sp. Il le); Sal 84, 11 e 2Cron
34,6K , nella col. ID di Is 48, 10 (vd. sp. I/ l b). Per congenu ra b~r va lello in Sal 16,4 e Giob 23,13. Nel sign. di
provare il verbo si trova ancora in Ecci i 4,17.
Dalla tabell a si pu desumere: a) L' uso teologico
ha una grande preponderanza , specialmente
quello che ha Dio come soggetto. b) L' uso profa no si trova gi nelle parti antiche dell ' AT (g i
presso J); il passo pi antico (incerto per quanto
al testo) dovrebbe essere Giud 5,8. L' uso teologico
pi recente (in J ed E non ancora testimoni ato); sembra quindi essersi originato e diffuso solo
nel corso dell a storia di Israele. c) L' uso teologico con l' uomo per soggett o relati vamente
raro; si deve per osservare che. si pu anche parlare della scelta di Dio (opp. della retta condotta) da parte di Israele o dei singoli israeliti.
d) Soprattutto la di ffu sione dell ' uso teologico
con Dio come soggetto molto irregolare; tale
uso non si dunque imposto in tutti gli ambienti
religios i dell 'antico Israele. La diffusione maggiore si ha nel Deut (29 x) e nell 'opera storica dtr.
(20x)
Il part o passo q. babr ( 19x, non incluso nell a tabella; 2Cron 5x, Gi ud 3x, ISam , 2Sam e Ger 2x
ciascuno, Es, I Re, Sal, Ca nt e I Cron I x ciascuno),
il ni . (7x; Provo 6x, inollre Ger 8,3; cfr. anche Eccli
37,28 e 41,16) e il pU. ( Ix, vd .sp. IIl c) vengono
usaIi solo in senso profano.
243

Tra i sostantivi ba&i r (l3x con una distribuzione piuttosto si ngolare: Sal 5x, Dt is e Tri tois 3x
ciascuno, 2Sa m e ICron Ix ciascuno) signifi ca
sempre l'eleHo di Dio (Sal 106,23 Mos; 2Sam
21,6 txt? Sa ul ; Sal 89,4 Davide; Is 42, 1 il servo di
Dio; Is 43,20 e 45,4 il popolo; Is 65,9. 15.22; Sal
105,6 = ICron 16, 13; Sal 105,43; 106,5 i si ngoli fe deli ; cfr. anche Eccl i 46,1 ed eventualmente Ger
49, 19 = 50,44 emendato da babr).
mibhar e mibhor ricorrono rispett ivamente 12x e
2x , ba&r giovane 44x (di cui 36x pl.; Ger I lx ,
Is, Ez e Cant 5x ciascuno, Am e Sal 3x ciascuno;
Is 42,22 da ca ncell arsi in Lis. 207a), bebriml
be&ror ri spetti vamente I x e 2x.
2/

1111 Il A prescindere dai pochi passi in cui


possibile la traduzione esaminare (vd.sp. III b),
b&r significa in senso profano eleggere o scegliere . Per esempi o si parl a spesso nei testi storici della scelta dei guerrieri (cfr. Es 17,9; Gios 8,3;
ISam 13 ,2; 2Sam 1O,9Q scelta tra tutt i gli eletti
[b e&tire J di Israele ; 17, I; cfr. anche mibbar in Es
15,4; Ger 48, 15 mib&ar babliraw la sua giovent
eletta ). Il popolo elegge il suo re (lSam 8,18;
12,13 ); il sacerdote si sceglie l' animale da sacrifi care ( I Re 18,23. 25). Ma anche l' uomo comune
posto continuamente nell a vita quotidi ana di
fronte ad una scelta: Gen 13, 11 ; Deut 23 ,17; ISam
17,40 ecc. In questo senso va inteso mibbarl mibbor scelta, il meg lio , cfr. p.e. Gen 23,6; DeUI
12, 11 ; Is 22,7; Ger 22,7.
a) L'elezione che si compie pu avere stretta
relazione co n un oggetto: si elegge il pi capace, la
cosa pi adatta, la migli ore e la pi bella. Poich
il significato primario potrebbe essere guardare
con cura e il verbo pu anche avere il senso di
esa minare , tale riferimento ad un valore ha
certamente un' importanza fond amentale. Il soggetto viene esso stesso coin volto, dato che valuta,
ma tale valutazione nasce da una riness ione razionale. Tipici per questo aspetto sono i termin i paralleli : - !d 1 scegliere ( Es 18,2 1 confrontato
co n il v. 25), -:id' conoscere, capire (Giob 34,4;
cfr. Am 3,2; Ger 1,5), - bi n hi. conoscere (Giob
34,4 txt emi.
2/

b) Bisogna di stinguere tale significato di tipo conosciti vo e avente relazione all 'oggetto da quello
condi zionato dal soggetto e rapportato all a volont: viene scelto ci che si desidera avere, ci
che piace, ci che si ama. Naturalmente impossibile una stretta separazione dei due aspetti . Ma
il secondo si riconosce chi aramente dal fatto che
i traduttori in tali passi rendono il termine con
eleggere e non semplicemente con scegliere,
selezionare , a volte addirittu ra con eleggersi ,
forma rinessiva che impegna espressa mente Il
soggetto , ma anche co n desiderare (2Sam
19,39), volere (Gen 6,2), avere pi voglia
(Giob 36,2 1), avere piacere in (Prov 1,29),
preferire (Giob 7, 15) e stabili re (Giob 29,25;
in:l MI' ELEGGERE

244

cfr. per tutti questi esempi la Bibbia di Zurigo);


cfr. anche b!lr le in 2Sam 24,12 con il corrispondente qbl pi . /,i nI Cron21 ,11. Appaiono qui come
termini paralleli - !lInd desiderare (Is 1,29), - S'I
rich iedere ( ISam 12,13), - bqs pi o cercare' (Is
40,20), - 'wil pi o desidera re (Sal 132 ,13; Giob
23,13 txt em), - !lfJ~ compiacersi (l s 56,4;
65, 12; 66,3.). In Os 5, 11 si ha)'1 hi . vo lere l ),
mentre ci si aspetterebbe bhr; uno si sceg lie non
sempli cemente il bene, ma ci che bene ai suoi
occhi (c fr. 2Sa m 19,39). A ci corrisponde il
fatto che il parl. ni . sig nifi ca desiderato delizio o ( Prov 8, I0. 19; 10,20; cfr. anche 1 6 , 1 6~ 21,3;
22, 1). La scelta si co mpie in questi casi in base
ad una compiacenza non mot ivata n motivabi le
razionalment e.
3/ a) Finch si resta in un ambi to profano, soggetto della scelta nell ' AT una personalit emi nente (i l capo del popolo, il re, il sacerdote) o il popolo come collett ivit, e nell'ambiente sapienziale
l' uomo, l'individuo.
b) In contesto sapienziale si sposta anche l'oggetto della scelta. Si viene richiamati ad una scelta
giusta tra la via del bene e quell a del male ( Prov
3,31; cfr. anche 1,29), tra ci che giusto e ci che
non lo (Giob 36,21 ; cfr. anche Giob 9 14' 155'
34,33). Co n ci si presuppone t aci tam~nte ch~
all'uomo data la poss ibilit di una libera sce lta
tra bene e male, giusti zia e ingiustizia. Tutt av ia
non sempre la scelta del bene (- I b) va intesa
come decisione morale. In 2Sa m 19,39 ci che
bene ai tuoi occhi signifi ca la scelta di ci che
piace. E con la scelt a del bene e il rifiu to del male
in Is 7,15 si deve intendere la capacit dell'E mm anuele di dom inare il mondo esteriore (cfr. Wildberger, BK X,296s.).
4/

Come opposto a bhr si incontra anzitutto


l), naturalmente per tutta quanta la
gamma dei suoi sig nificati (cfr. p.e. ISam 8,7 e 18;
Is 7, 15 ; Sal 78,67; Giob 34,33).
- m 's rifiutare

IV I Il vocabolo bhr di venuto nell'AT il vero


termine tecnico della elezione (bibli ografia
fondamentale: K.Galling, Die ErwlihlungstradilIonen Israels, 1928; H.H.Row ley, The Biblical
D9ctrine of Election, 1950; Th .C. Vriezen, Di e Erwahlung Israels nach dem AT, 1953; K.Koc h, Zur
Geschlchte der Erwahlungsvorstellu ng in Israel,
ZAW 67, 1955,205-226; R.Martin-Achard La si gnification thologique de l'lectio n d"lsrael
ThZ 16, 1960, 333-341; H.Wildberger, Jahwe;
Elgentumsvolk , 1960; P.Altmann, Erwahlungstheologle und Uni versalismus im AT 1964'
H.J .Zobel, Ursprung und Verwurzelu~g de;
Erwahlungsglaubens Israels, ThLZ 93 , 1968, 1-12;
H.Wlldberger,
Dle
Neuinterpretation
des
Erwahlungsglaubens Israels in der Kri se der Exi lszeit , FS Eichrodt 1970, 307-324; inoltre gli art icol! di G.Quell , ThW IV ,148- 173 = GLNT '
245

in::.

hill' ELEGGERE

VI,403A66 [bibli ogr. ], e G.E.Mendenh all IDB


Il ,76-82 [bibliogr.])
,
L' uso teologico di b!lI' si manifesta esse nzial mente
qua ndo si parla del l'elezione del popolo ad opera
di D IO (IV 12-4 , tempo preesilico, esi lico e postesl llco), mentre la celta um ana di Di o o di una via
retta di importanza secondari a (IV 15). Ma pi
anll ca de ll' idea dell 'elezione del popolo in Israele
quella dell'elezione ciel re ad opera cii Dio (IV I I).
Il a) Presso i popoli orient ali il re era considerato ov unque co me il prescelt o dell a di vinit (cfr.
su questo punt o S.Morel]z, Die Erwahlung zwischen GOtl und Ktinig in Agypten , FS Wedemeyer
1956, 11 8- 137; R.Labat, Le caractre religieux de la
royaut assyro-babylonien ne, 1939, 4Oss.).

Tamo su lle rive del ilo come nell 'ambieme mesopOlamica il tilOlo fi glio l ), anche se con una diversa concezione teologica , espressione della speciale ed eletta ,)
posizione del re in rapporto al suo dio (-beli IVl3a).
Durame la 18' -2oa dinastia si incomra la formul a
Amon , che ama (i l farao ne)
pi. di tutti gli altri
re (Morenz, Le.; inoltre D.Muller, ZAS 86, 196 1, 134;
Quell , Le., 161 n. 64.68 [= GLNT VI,435-438 n. 64.68]).
In Mesopotamia si dice che la divin it conosce (ace. edli,
- :id' ) il re; egli il suo favorilO (ace. migrl/ , cfr. Seux 162168.448s.), essa lo chiama, pronuncia il suo nome (ace.
11Gb/i) ecc. AII'ebr. b!/I' molto affin e per signifi cato ed
uso l'ace. (w)al/i(m) (su m. pa), con il senso di vedere
e le sfum at ure scegliere, eleggere, chiamare e anche
guard are in lOrno, cercare ; esso usato spesso per

esprimere l'elezione dei re ad opera degli dei (Seux


386s.433-436; ibid. 121s. per il/illl elezione, eletto, chiamato ). Il tema elezione del re compare anche
quando p.e. Zkr di Camat confessa di se stesso: B'rsl/!ill
mi fece re (aram. m/k ha.; KA I nr. 202A, r. 3). Per i
particolari si pu confrontare H.Frankfort, Kingship and
the Gods, 1948, 238s.; De Vaux 1,156.
b) Dato che questa era la situazione presso i popoli orientali, gi da ritenersi in partenza che in
Israele si parlasse dell 'elezione del re ad opera di
Jahwe dal momento stesso in cui ci furono i re. 11
problema solo di sapere fino a che punto
nell 'ambito dell ' ideologia regale si descriveva con
il vocabolo bhr la particolare posizione del re in
rapporto a Jahwe. Se si tiene conto del fatto che
ci si verifica gi quando Davide sale al trono
(2Sa m 16,18 ; cfr. anche 2Sam 6,21, inoltre A.Weiser, VT 16, 1966 , 344.348 ), l' uso di bhr potrebbe
risalire al tempo davidico (cfr. anche ISam
16,8.9. 10, che sono per passi tardivi ). Persino
Saul fu descritto probabilmente come l'eletto di
Jahwe (cfr. ISam 10,24 e 2Sam 21,6, quest' ultimo
con un testo incerto, ma da conservarsi anche
contro il parere della maggior parte degli esegeti),
e questo specialmente in passi in cui vengono ri prese antiche tradizioni .
c) Israele , pur condividendo l' idea dell'elezione
del re con i popoli vicini , ha per ben presto fatto
valere anche in questo campo l'originalit della
sua fede. Lo indica gi chiaramente il fatto che la
trad izione relativa a Saul parla non solo dell 'ele246

zione ma anche del rifiuto del re (lSam 15,23.26,


che appartiene ad un altro strato dell a tradi zione;
tuttavia il rifiuto presuppone l'elezione). Ci
tanto pi degno di nota in quanto all' unto . di
Jahwe viene attribuito talvolta un character 111delebilis (lSam 24,7.11 ; 26 ,9.11.16.23; 2Sam
1,21). Per spiegare il rifiuto si dice che il re venuto meno ai propri com piti . Men tre si pone il
problema del come mai un eletto di Jahwe possa
venir meno ai suoi compiti, si manifesta nello
stesso tempo la consapevolezza che l'elezione ad
opera di Jahwe deve trovare la sua risposta nella
buona prova dell 'eletto. Quando gli impegni che
scaturiscono dall'elezione non vengono mantenuti , posta in discussione l'elezione stessa. Questa concezione spiega anche perch nel regno del
nord non si sia parlato chiaramente dell 'elezione
del re. Anche Deut 17,15 (se 17, 14ss. realmente
prov iene dal regno del nord , come suppone F.Galling, ThLZ 76, 1951 , 133-138 , e se con R.P.Merendino , Das deuteronomische Gesetz, 1969,
179ss., non si devono ritenere secondarie le
espressioni sull'elezione) in realt pi che prova re
che il re veniva considerato realmente come un
eletto , rivela piuttosto che tale idea non riusci ta
a prevalere.
d) Nel regno del sud la situazione diversa. Non
si mai dubitato dell' elezione di Davide. In 2Sam
7 manca la radice bhr ma il titolo nagi d dato a Davide nel suo contenuto non lontano da bahi r
(cfr. W.Richter, BZ 9,1965,77). Scopo della promessa di Natan non l'elezione di Davide ma
quella della sua casa l). Nei salmi regali (che
senza dubbio appartengono al tempo preesilico)
viene si menzionata l'elezione di Davide, ma per
il fatto soprattutto che vi si vede implicita l'eiezione del re che era in carica nel tempo in cui il
sal mo stato composto (Sal 78,67; 89,4.20). Non
era facile conservare la fede nell'elezione dei discendenti di Davide, per il fatto che la realt
spesso non era molto piacevole. Il Sal 89 un documento commovente della lotta sostenuta per difendere la validit dell'elezione della casa di Davide. L'autore ritiene di dover dedurre dalla debolezza dei discendenti di Davide che Jahwe ha respinto (m's!) il suo unto ed ha rinunciato all 'alleanza con Davide (v. 39s.). Ma egli non pu e
non vuole credere che sia con ci stesso annullata
l'elezione. Egli interpreta l'elezione come un'alleanza che Jahwe ha promesso a Davide con
giuramento (v. 4.35.50; cfr. anche Sal 132 ,11 ),
fa appello alla fedelt di Jahwe (v. 2.3 ecc.),
sottolinea la stabilit, la durata, addirittura
1' eternit della relaZione tra Dio e il re , creatasi
con l' elezione (v. 5.22.29s.37). L' elezione non pu
venir meno, anche quando il rifiuto divenuto
manifesto.
e) Saul chiaramente fu fatto re dalle trib per la sua co raggiosa liberazione di (abes (ISam Il). Ma la narrazione
di ISam 10,17-24 presenta le cose diversamente: Saul
viene estratto a sorte. un uomo modesto che si tiene
247

nascosto. Quando lo si va a prendere, si vede che davvero sovrasta tuttO il popolo dalle spalle in s . Pi
profonda la narrazione parallela su Davide: criterio non
per nulla la grossa statura (Jahwe respinge il fratello di
Davide, di grandi dimensioni), Jahwe guarda il cuore
( ISam 16,7). Certo viene anche lodata la bellezza di Davide (v. 12), ma ci che rivela in Davide un re non sono
n le sue fattezze esterne n le sue qualit spirituali , ma
lo spirito di Jahwe (v. 13), che gli stato dalO quando
si compiu ta l'elezione. Le propriet dell'eletto non
sono dunque in disarmonia con quanto ci si attende da
un re; tuttavia il perch venga eletto proprio quel determinato uomo rimane in fondo un mistero divino e contingente che non si pu chiarire.
f) Le narrazioni citate sopra non dicono per quale
scopo il re sia eletto. Ma ovv io che all ' unto di
Jahwe affidato un compito nei riguardi del popolo. Davide principe sul popolo di Jahwe
(2Sam 6,21 ; cfr. 7,8 e Sal 78,7 1). p'er descri vere la
relazione del re con Dio viene usato il term ine
'cbced gi nella profezia di Natan (-'bd; 2Sam 7,5
ecc.; Sal 78,70; 89,4 ecc.; 132 ,10). 'cbced Jh wh
divenuto addirittura parallelo di b' hir Jh wh (p.e.
Sal 105,6). Il termine indica in tale contesto il
ministro o visir , eletto perch esegua la volont del suo signore tra il popolo, o anche tra i popoli (cfr. W .Zimmerli , ThW V,656.662s. = GLNT
IX ,284ss.298ss.).

21 a) Da un certo periodo in poi nell' AT si


parla non solo dell'elezione del re, ma anche
dell'elezione del popolo, e questo rappresenta una
nov it tra le religioni dell 'antico Oriente. L' idea di
una posizione speciale di Israele di fronte a Jahwe
addirittura costitutiva per la sua fede . Essa SI
esprime gi nella semplice formula che Jahwe il
Dio di Israele. Si parla non senza motivo di trad izioni dell'elezione ( K.Gall ing, Die Erwahlungstraditionen fsraels, 1928; H.Wildberger, Jahwes
Eigentumsvolk, 1960, cfr. in proposito Zobel, Le.,
6ss.). La concezione dell'elezione del popolo pu
essere benissimo espressa anche senza usare il termine bhr. Gli studiosi dell' AT sono quasi tutti
d'accordo sul fatto che non si parla esplicitamente
dell'elezione d' Israele prima del Deut (G. von
Rad Das Gollesvolk im Deut , 1929 , 28: Il verbo
bhr [soggetto Dio - oggetto popolo] un'espressione deuteronomica originale l); Vriezen, Le., 47;
G.E.Mendenhall , IDB II ,76). Ci per problematico anzi tutto perch il Deut ha senza dubbio
una pr~istoria che risale molto indietro nell a storia
del regno del nord , ma anche perch le espressioni
che il Deut usa al riguardo rivelano gi una forma
stereotipa e fissa. Inoltre i salm i ci danno alcu ne
indicazioni. Il Sal 78, citato sopra, parla non solo
dell'elezione di Davide, ma anche di quella di
Giuda (v. 68), osservando che Jahwe ha re~p!nto
la tenda di Giuseppe e non ha elello la tnbu dt
Efraim. Ci lascia intravedere un po' le pesa ntt
difficolt che il tramonto di Israele (o gi una precedente crisi di questo stato) procur a coloro
che difendevano l'idea di elezione. I salmi 33
(v. 12), 47 (v. 5) e 135 (v. 4), ritenuti di solito po,n~ hill'

ELEGGERE

248

stesi lici, potrebbero risalire con le loro espressio ni


relative all 'elezione a formulazioni pi anti che del
Deut.
b) Nel Deuteronomio si ha rea lme nte l' affermazione teologica dell 'elezione di I raele nell a forma
pi ampia. In 17,15 veramente il libro parla anche
dell 'elezione del re (vd .sp. IV IIc); inoltre nel
Deut , molto pi spesso che in og ni altra parte
della Bibbia, si trova la formula ste reotipa il
luogo , che Jahwe vostro Dio sceglier ... , e sorprendentemente essa compare solo nel corpo delle
leggi ( Deut 12,5-26,2 20x , cfr. anche 3 1,11 ; G ios
9,27 ecc., vd .st. 3a). Con ogni probabilit la teoria
dell 'elezione di Sion
per farvi abitare il mio
nome o si m .) fu inserita nel Deut solo durante
la redazione gerosolimitana (vd . a nche Merendina , I.c., 382ss.). Dell 'elezione di Israele il Deut
parla invece princi palmente nel secondo discorso
(7,6s.; 10,15; inolt re 14,2 e 4,37). Senza dubbio anche nel regno del nord era viva l' idea dell 'elezione
del re. Ma si pu supporre che sotto l' influsso
tradizione
dell 'elezione
legata
dell' antica
all'esodo, e probabilmente anche dopo l'esperienza fallimentare della monarchi a, il te rmine b/Jr
sia venuto ad esprimere specificame nte il ri volgersi di Jahwe verso Israele. Nel quadro di questa
democratizzazione si trasfer cos tale concezione dall'ambito del mito (elezione del re o del
monte di Dio) a quell o della storia (esodo
dall' Egitto). Secondo le parole di Sal '78,68 sembra
che dopo la caduta del regno del nord anche in
Gerusalemme si sia discusso seriam ente su che
cosa significasse l'elezione del popolo.

c) Il luogo classico dell 'elezione di Israe le nell' A T


Deut 7,6-8. Il brano inserito nel passo parenetico 7,1-11 , nel quale Israele invitato a distanziarsi da Canaan. L'elezione cio non il tema,
ma serve a moti vare la parenesi. Nel brano seguente v. 9-11 si usa la tradi zione dell'alleanza
come un secondo motivo. Dell 'elezione d' Israele
quindi non si parl a separatamente, ma per dire che
i diritti di Jahwe su Israele sono ben fondati . rn
10,12 l'accenno all'elezione vuoi fondare anzi l' obbedienza totale che Jahwe richiede: temere Dio,
camminare nelle sue vie , amarlo e servirl o con
tutto il cuore e con tutta l'anim a. La formulazione
concisa scelto tra i popoli rivela che in tale contesto l' uso teologico di b/Jr frutto della polemica
contro Canaan.
Che cosa significhi l'elezione , viene detto a modo
d' interpretazione con le due espressioni chi aramente provenienti dall a tradi zione: 'am q{}d8s
popolo santo e 'am - seguI/a popolo di propriet . Si precisa cos anche l'espressione 'am qad8s: Israele santo non per una particolare integrit cultuale, o morale, ma perch con l'elezione
divenuto il popolo di Jahwe. Poich tuttav ia, per
conseguenza, la santit di Israele non una sua
propriet originaria, ma si fonda s ulla scelta di
Jahwe, Israele deve comportarsi in modo conforme a questo atto di libera grazia di Jahwe. Con
249

,n:' !>hr ELEGGERE

veemenza si respinge il malinteso di 7,7s. (cenamente secondario , cfr. il voi ) che la scelta di
Jahwe 'si fondi su un particolare attributo di
Israele: lo si fa anzitutto commentando nel v. 7
b(1I' con (ISq , amare, essere legato a , ricordando
nel v. 8 l' amore di Jahwe verso Israele (-'hb
IV12) e la sua fedelt basata sul giuramento fatto
ai padri , e infine con la negazione non perch voi
eravate pi numerosi degli altri popoli ... . Deut
9,4-6 espone il concetto in modo ancora pi
chiaro: non per la tua giustizia ($ edaqa) e per la
purit Ubscer) del tuo cuore , anzi ancora pi radica hmente: poich tu sei un popolo di dura cervice . In 10,14s. (anch'esso secondario) l' irrazionalit di questo rivolgersi di Jahwe verso Israele,
che si manifesta nell'elezione, viene ancor pi sottolineata co n il rappresentare Jahwe come il Signore del cielo e della lelTa.
L'autore del Deut realizza un'opera accuratamente soppesata sul piano teologico; egli ha fatto
s che 1' elezione fosse il concetto pi adatto ad
esprimere il rivolgersi di Jahwe verso Israele; ha
interpretato l'elezione come un atto assoluto, di
grazia , fondato solo sull'inspiegabile amore di
Jahwe verso Israele, e infine l' ha spiegata come un
processo dialettico: essa parla dell 'amore di Jahwe
ed esige obbedie nza nella fed elt da parte del popolo di Dio. La parola che fond a la comunit parte
da Jahwe ma esige una chiara ri sposta da parte dI
Israele ch~ stato interpellato. Intendendo cos il
rapporto tra Jahwe ed Israele, il Deut vicino al
profetismo preesilico.
d ) Il Deut parl a anche dell 'elezione di Sion, la
quale stranamente non unita a quella del popolo
(12 ,5.11.14.18.21.26;
14 ,23.24.25;
15,20;
16 ,2.6.7. 11 .15. 16; 17,8.10; 18 ,6; 26,2; 31 ,11 ). Le
formule sono qui ancora pi fisse e ci indica chiaramente che il Deut ha assunto concezioni gi
preesistenti . K.Koch , I.c., 215s., contro Vriezen,
I.c., 46s., ha giustamente richiamato l'attenzione
su questo punto. Gi il Sal 132, di antica epoca
preesilica, parla dell 'elezione di Sion ad abitazione
di Jahwe(v. 13). Anche il Sal 78, composto verso
la fine dell 'epoca regale , accenna all'elezione di
Sion da parte di Jahwe (v. 68 che egli ama ). Ci
si pu per chiedere se gi in epoca gebusea non
si sia parlato dell'elezione di Gerusalemme. A
volte anche nell'ambiente mesopotamico si parla
dell'elezione del santuario ad opera di una divinit. Per lo pi ci avviene in forma indiretta, in
quanto il re viene eletto soprattutto perch costruisca il tempio e ne abbia cura (cfr. H.Wildberger, FS Eichrodt 1970, 309 n. 9). Naturalmente
per senza parallelo l'elezione di un santuano nel
senso esclusivo con cui ne parla la tradi zione cultuale gerosolimitana attestata nel Deut.

suo nome (12 ,5.21) oppure per fare 'abitare ivi il s uo


nome (12 ,11 ; 16,2.6. 11; cfr. anche 12 ,5). Di frome
all'espressione del Sal 132, che parla ancora mgenuamente del fallO che il tempio stato elello da Jahwe
come sua abitazione , come stabile luogo di ri poso , si ha nel Deut una sublimazione: Nome significa presenza della rivelazione (- sem).

A volte la formula il luogo, che Jahwe elegger


una semplice parafrasi del nome Sion/Gerusalemme (ci dipende dalla finzione che il Deut sia
pronunciato da Mos e perci non si pu presupporre che l'elezione di Gerusalemme Sta .~ t a avvenuta). In genere per ha un slgntfIcato plU ampio.
Il luogo della presenza di Jahwe fonte di benedizione delizia vita (p.e. Sal 36 ,8ss.). Dal momento 'che ha 'scelto questo luogo tra le trib ,
Jahwe testimonia il suo legame con Israele; Jahwe
si manifesta cos come tuo/vostro Dio . Ma la
diversit rispetto alle espressioni del Deut sull'eiezione di Israele tuttavia evidente: se Israele attuali zza ivi la propria elezione riflettendo sulla sua
storia salvi fica , qui la stessa cosa avviene partecipando al culto del santuario centrale. Se ivi l' eiezione comporta un'assunzione di impegni da parte
di Israele , qui essa rende possibile una vita protetta e benedetta da Dio. Una parte della teologta
del tempio con ci penetrata nell 'ambiente
dell'anfIzionia. Non a caso che la formul a ricorra
spesso, al cap. 12 , con le sue precisazioni sulla
centralizzazione del culto, e al cap. 16, con il suo
calendario delle feste. A ci corrisponde il fatto
che gi il Deut, anche se in uno strato senza dubbio tardivo, parla dell'elezione di Levi tra tutte
le tue trib (18,5; 21 ,5). AI santuario eletto appartiene il sacerdozio eletto. Tanto l' unit del
tempio quanto l' unit della stirpe sacerdoale assicura il retto funzionamento del servizio liturgico
che garantisce e dona salvezza.

La formula di elezione il luogo che Jahwe, vostro Dio,

e) In considerazione della dottrina cultuale


sull'elezione, chiara in questo contesto, tanto pi
notevole il fatto che tutti quanti i profeti preesilici
non usino mai il termine bhr per parlare dell'eiezione di Sion , e nemmeno pei quella di Israele.
Essi conoscono senza dubbio la realt dell 'eiezione (p.e. Am 3,2), ma la pongono anche in discussione (p.e. Am 9,7). Si capisce perch essi evitino il termine bhr; esso poteva dare adito troppo
facilmente a pericolose illusioni , come se la salvezza fosse garantita ad Israele solo esercitando il
culto nel luogo sacro, o come se Israele per la sua
elezione fosse immune da ogni sventura. Persino
Isaia, che era di Gerusalemme e che conosceva
certamente l' idea dell'elezione del re e del tempio ,
ne parla solo in una prospettiva teologica , facendo
dipendere le due concezioni dalla fede (7,9; 28 ,16)
e' trasferendole in una visuale escatologica
(2,2-4; 9,1-6).

sceglier pu essere ampliata con tra tUl\e le vost re


trib o in una delle tue trib (1 2,5.14). rn CIO SI flspecchia la pretesa di Gerusalemme di essere il luogo
centrale di adorazione per tullO Is raele. La formula puo
essere ancora ampliata con l'espressione per porre IVI 11

3/ a) L'opera storica deuteronomistica, nata


nel periodo dell'esilio , dovette riflettere a fondo
sul crollo della monarchi a davidica , sulla distruzione del tempio e la fine di Israele come nazione.

250

251

Se ISam 10,24 aveva parl ato dell'elezione di Saul


(cfr. H.J .Boecker, Dle Beurteilung der Anfa nge
des Konigtums in der dtr. Abschnitten des I. Samuelbuches , 1969, 48s.), e se brani posteriori avevano parl ato della riprovazione di Saul (vd.sp.
IV Ile) , ora il passo dIr. 8,18 afferma che il popolo
stesso ha eletto il re. Questa scelta ad opera di
Israele secondo il v. 8 da equipararsi addirittura
all a sua idolatria (cfr. Giud 10,14). Solo Jahwe pu
essere re su Israele; l'elezione del re da parte del
popOlo era praticamente un rifiuto di Jahwe
(lSam 8,7). L'opera storica dtr. non ha tuttavia
soppresso le antiche trad izioni favorevo li alla regalit di Saul e di Davide, e nemmeno la profezia di
Natan. Quando per il Dtr. stesso usa il termine ,
adopera bhr solo per Davide (IRe 11 ,34 e forse
8,16 txt?). Mai uno dei discendenti di Davide
viene chiamato eletto di Jahwe, come invece
avviene nei salm i regali . Pi facilmente gl i capita
di parlare dell 'elezione di Gerusalemme (l Re
8,16.44.48 ; 1l ,13.32.36; 14,21; 2Re 21,7 in
eterno ; 23 ,27 ; come nel Deut pu essere ag:
giunto per porre ivi il mio nome o sim .). Se SI
presci nde da I Re 3,8 (non sicuramente dtr.), il
Dtr. non parla mai nei libri dei Re della eieZione
di Israele, per il semplice motivo che a lui sembrava esser venuto meno nell ' Israele del tempo
monarchico quanto era richiesto dall'elezione
stessa e che il Deut riteneva ineliminabi le, ossia
il tim~re di Jahwe e l'amore verso di lui. Egli anzi
non solo evi ta il tema dell'elezione di Israele, ma
nella sua riflessione sulla fine del regno del nord
parla del suo rifiuto da parte di Dio (2 Re 17,20),
e tale rifiuto secondo v. 19 si estende anche a
Giuda. Inoltre in 23,27 parla espressamente della
cacciata di Giuda dal mio cospetto, come ho cacciato Israele . Nello stesso tempo parla del rifiuto
dell a citt eletta Gerusalem me insieme con il suo
tempio (c fr. anche 24,20). Il quadro da lui delineato abbastanza fosco: le maudlte posslbtlit che Jahwe aveva aperto a Israele con l'eiezione (e indirettamente con l'elezione del re e del
te mpio) sono state completamente sprecate dal
popolo.
Ma l'opera storica dtr. sarebbe mal compresa se la
si vo lesse inte rpretare come il canto funebre sull a
grande utopi a dell'elezione di Israele: l'elezione
dei discendenti di Davide, contranamente a quella
di Saul non viene revocata. La conclusione
dell ' inte~a opera, che narra co me loiachin abbia
av uto una sorte migliore , sembra apnre ancora
una possibilit per la casa dei discendenti di Davide. L'espressione in eterno dt 2Re 21,7 dice
che ci sar ancora un futuro per Gerusalemme,
nonosta nte che essa sia stata rifiutata.
Del tempo dell 'esil io anche Gios 24. Si tralla certo di

un'antica tradizione ma essa stata elaborata IO una linea dtr. (cfr. J .L' H'our, L'alliance de Sichem , RB 69 .
1962, 5-36 . 161 - 184.350-368), f. l'a. anche in v. 15 e 22,
dove Is raele sembra essere posto davanll alla hbera possibi lit della scelta. Ma il brano va interpretato a parllre
dal tempo dell'esilio. Is raele corre il pericolo di pas-

,n:.

MI ELEGGERE

252

sare ad altri dei . In questa situazione il Dtr. in trod uce il


suo discorso su ll a storia. La decisione avvenuta da
lungo tempo: voi siete testimoni contro voi stessi che
avetescelto Jahwe per servirlo (v. 22). La figura guida
e Glosue e la sua casa , che si schiera chiaramente per
Jahwe. Dell'elezione di Israele da pan e di Jahwe l'autore
non parla , poich a lui non interessa sapere se anche in

avven ire Jahwe considerer Israele come suo popolo, ma


se Israele, dopo aver esperimentato la catastrofe sia disposto a rimanere fed ele a Jahwe nella dec i s i ~ ne gi
presa .

In rea lt una volt a il Dtr. parla esplici ta me nte


de ll 'elezione di Israele: De ut 4,37 poich egli ha
a m ato I tUOI padn , ed ha e letto la loro progenie e
ha tratto te dall 'Eg itt o . Il passo, che c hi a;amente un adattamento d i De ut 7,6-1 0 all a nuova
situazIOne, lascia supporre a quale pe ri COlo di rottura fu esposta, dopo la cad ut a di Gerusa le mme
la fede nell 'elezio ne. Anche q ui l'elezione vien~
fondata sull 'a more di Jahwe, ma s i tratt a del suo
a more verso i pad ri . Invece di dire che nell 'atto
dell 'elezio ne Ja hwe ha fatto Israele popolo di sua
proprie t, si sottolinea , dopo c he il possesso d ella
te rra divenuto proble matico, c he l'e lezione si
ma nifestata quando Ja hwe ha dato ad Israele la
te rra in eredit. Quello che l'elez io ne di Ja hwe ri chied e non pi solta nto l'obbed ie nza e il tim ore
di Dio, m a pi rad ica lme nte (dopo che la crisi d el
586 ha profo nd ame nte scosso la fede in Ja hwe) il
conoscere c he solo Jahwe Di o e nessun alt ro
(v. 35), nell 'a lto dei cieli e in basso sull a terra
(v._39). ". Dt r. resta per nell a linea del De ut , po ic he II1sen sce quanto dice sull 'elezione in una predtcazlOne che no n richiede soltanto obbedie nza a
Jahwe, ma fa dell a conversione a lui il suo te m a
prefento (v. 30).
b) Pi o meno nello stesso te mpo in c ui ha scritto
Il Dtr. d eve aver scritto anche il De utero isa ia. Il
pnmo o pe r fo rse in Palestina , il secondo in Babi1011la. Ma Il Dtis appa rt iene ad un altro mo ndo
no n solo geografi came nte, m a anche spi rit u a l ~
me nte. Egli SI vede di fronte un udito rio che certo
non SI Illude sulla portata dell a catastrofe, e che
anzI St domanda Ince rto se a ncora si d un futu ro
pe r Israele. Egl i rispo nde all a do m anda concentra ndo co~cie nte m e nte il suo a nnuncio sull ' idea di
eiezione. E indicat ivo c he eg li tratti il te m a soprattutto negli oracoli d i salvezza. Assai caratte ri stico
a questo nguardo Is 41,8- 13. Il popolo di Dio
chiamato non solo Israele e Giacobbe, ma a nche
progenie di Abramo, mio a mico : l'elezione
Vie ne ncondotta a ncora pi indietro nell a s't oria e
nfenta al rapporto Jahwe-A bra mo. nuovo anche
Il fa tto che ad Israele vie ne dato il titolo m io
se!,,_o (cfr. a nche 44 ,21; 45,4). Il parallelo 'li>bCl'dl
ba!lIr proviene dall ' ideologia regale (vd. sp.
IV 1 l f) .. La democratizzazio ne dell ' idea di eieZio ne giunge quindi all a sua conclusio ne col Dtis
\cfr. p.e .. 55 ,3ss. , dove la grazia promessa a Davide
e trasfen ta al popOlo). C he si sia co mbattuto contro un . dubbio radica le sull a fede nell 'elezione
chi aro 11141 ,9, dove io ti ho eletto viene sott o253

,n:J Mr ELEGGE RE

posto a verifica con e no n ti ho respinto . Anc he d Dtls ha VistO rea li zzata l'elezione in un atto
sta nco: Ja hwe ha ricondotto Israele dai confin
della te rra . Far e pi che all 'esodo dall' Egitto 5:
allude qUI all a ch mn, ata d i Abramo dalla Mesopota mla. In altn passI " Dtls si richiama ancora pi
rad ica lme nte. agli ini zi: secondo 43,205. l' Israele
ele tt o costitUisce Il popolo che io mi sono form ato ; l'elezio ne vie ne rico ndotta all 'atto della
c reazIO ne (cfr. a nc he 44 , I s.). Ma questo non vuoi
dire che l'elezione rimane un evento lontano nel
passato. In 43 , 18 il Dtis esorta addirittura a non
pensa re pi al passato , po ich Jahwe crea una
rea lta nuova, e all e dichiarazioni sull'elezione in
44 ,2 seguo no nel v. 3s. promesse d i salvezza. L'essere a co noscenza dell 'elezio ne apre ad Israele il
futuro . Pe r amo re di Israele Jahwe affid a a Ciro il
dominio sui popoli. Jahwe che ha eletto Israele
anc he il s uo libe ra to re (l5 ' ei) e riconduce in patria
Israele , Il nbrezzo del popoli , con una marcia
tno nfale.
La teologia del tempio, al contrario, stata accolta solo
parzialmente dal Dtis. Bench egli speri nella ricostruzione di Gerusalemme e del suo tempio (44,26; 49,1723), non osa fonda re la sua fede sull'elezione di Sion. La
dura critica dei profeti preesilici contro un'idea di elezio ne intesa troppo realist icamente ha prodotto il suo erfetto.

Lo stesso vale per la c ritica dtr. alla monarchia.


Per i discendenti di Dav ide il Dtis non intravede
pi alcun futuro . Ma alcuni elementi dell 'ideologia regale so no e ntrati a fa r parte della sua immagine del servo di Dio. Il servo di Jahwe (che certame nte un indi v iduo) , come il re, biil;1ir(42, 1).
AI pan del re egli possiede lo spirito di Jahwe
( I Sam 16, 13; Is Il ,2). Il fatto che egli servo si g l1lfica c he ha un compito nel mondo: deve portare la verit ai popoli , deve essere luce per i popoli
e pe r mezzo suo Ja hwe vie ne glorificato. Chiunque possa essere il servo di Dio , no n casuale comunque che gli vengano dati i titoli 'li>blI'd e bGJjr,
come ad Israele. Egli rappresenta il vero Israele, e
qua nto si dice di lui ri vela che l'elezione di Israele
non pu essere disgiunta dal suo compito nel
mondo. Tutte le precedenti spiegazioni dell'elezione
vengono superate dal fatto che l'elezione del servo di
Dio si adempie nella sofferenza vicaria.
Ci si potrebbe do ma nda re se il modo con cui il
Dtis parla dell 'elezione di Israele non conduca a
quel falso sentime nto di sicurezza , per il quale i
profeti preesi lici presero un atteggiamento cosi critiCO verso l' idea d i elezione. Questo pe ricolO viene
per ev itato , poich egli fond a la certezza che
Israele ha dell 'elezione n sul te mpio, n sul re;
ma soprattutto tie ne lo ntano tale pericolo l' interpretazione c he egli d dell ' idea d i ' li>blI'd. Essere
ele tto v uo i dire anche qui assume rsi un impegno
di fedelt , m a o ra, nella qualit d i servo di Jahwe,
tale fedelt va esercitata tra i popoli, e non solo
con l' obbed ie nza , ma da ndo persino testimoni a nza co n un patente fa llime nto, con la soffere nza e co n la mo rte.
254

c) Neppure Ezechiele parla dell 'elezione dei discendenti di Davide e ta nto me no di quella del
tempio. Anche dell'elezione di Israele egli parl a
espressame nte una sola volta (Ez 20 ,5). Questa
evidente riservatezza dovuta al fatto che Ezechiele sempre consapevole che Israele ha rifiutato i comandamenti di Jahwe (Ez 5,6; 20 ,13 ecc.).
caratteristico che nell ' unico passo in c ui egli
menziona l'elezione di Israele, lo fa pe r incolpa re
il popolo di non aver mai tirato la consegue nza
principale dell 'elezione , e cio di non aver elimtnato gli idoli . Come gi il Dtr. , egli non vuole. c he
appellandosi all 'elezione venga me no la nnessIOne
e la conversione, cos necessarie. D' altra parte
degno di nota che egli , pur pronuncia ndo gi udizi
assai duri , non parli espressam e nte del nfiuto di
Israele da parte di Dio.
d) Ger 33,23-26 mostra come attraverso gli avvenimenti del presente si sia posto in tutta la sua
acutezza il problema del rifiuto di Israele. Tra il
popolo si parla del rifiuto delle due stirpi che
Jahwe aveva ele tto . L' autore, certamente vissuto al tempo dell'esilio , si oppone con forza a tale
abbandono della fede : Come ho cr~ato il giorno
e la notte ... , cosi , con la stessa certezza , non rigetter la stirpe di Giacobbe e il mio servo Davide ... . Israele e la sua dinastia regale rimango no
eletti non perch abbiano dato buona prova di s,
ma perch Jahwe muta il loro destino ed ha misericordia di loro.
Diversamente si esprime l' autore di Is 14,1. Pe r
lui il rifiuto da parte di Dio un fatto scontato , m a
egli osa parlare di una nuova elezione di Israele.
Come l'elezione fond amentale si manifestata nel
condurre Israele fuori dall' Egitto, cosi ora questa
seconda elezione, che anche egli vede fondata
nella misericordia di Jahwe, si m anifester nel ricondurre Israele in patria. E come nel fuggire
dall'Egitto molta gente straniera si un ad
Israele (Es 12,38), cos nel secondo esodo mo lti
stranieri si uniranno alla casa di Giacobbe. U n autore posteriore ha comme ntato in m a nie ra no n d el
tutto felice quest' idea cosi bell a: i popoli c he
Israele porter con s diventera nno suoi servi e
sue serve.

41 a) Nel caso che il testo di Ger 49 ,19 50,44


sia conservato bene , all'e poca dell 'esilio vi furono
ambienti i quali attendevano che Jahwe insediasse
il suo eletto come sovrano . Costui poteva essere solo un discendente di Dav ide , e il passo sarebbe un' ulteriore testimonia nza che la fede
nell'elezione dei discendenti di Dav ide no n si e ra
spenta durante l'esilio. Ad ogni modo poco pi
tardi , dopo l'esilio , Aggeo os proclam are eletto di
Jahwe Zorobabele, discende nte di Davide ( 2,23 ).
L'antica espressione parallela mio servo pure
presente, e il suo potere descritto con le pa role:
che tu sia per me come un sigi ll o n. Che a nc he
il conte mporaneo Zaccaria abbi a sperato nell a restaurazione della mona rchia , lo si pu ancora d e255

durre da Zac 6,9-15 . Il profeta parla espressamente


a nche dell a e lezione di Gerusa le mme (3,2); in
1, 17 e 2, 16 egli parla a nzi di una rielezio ne dell a
citt. Si potrebbe affermare che si tratta di una svista teologica (come l'espressione analoga di ls
14, 1), c he in ultim a analisi distrugge il co ncetto di
elezio ne. Ma il fatto che la frase sia possibile
nell 'a mbito de ll' A T mostra che l'elezione no n
intesa in modo deterministico , e che il rapporto tra
l'elezio ne divi na e l' im peg no che l' uomo assu me
vie ne preso mo lto sul serio. L'elezio ne di Jahwe
no n solo un destino di grazia. Essa una ch iam ata che esige una risposta (Zi mme rli , BK
XIII ,445). A nc he in un'altra prospetti va Zaccaria
si esprime co me Is 14,1: Jahwe abite r ancora in
m ezzo ad Israele , m a molti popoli in quel giorno
aderiranno a Ja hwe e saranno suo popolo . Il particolarism o della fed e nell'elezio ne eliminato,
cosa che gi si era ini ziata nel Deuteroisaia, senza
per che venisse abbandonata la particolare posizione di Israele .
b) Lo testimonia a nche il Sal 33 , di epoca pOSlesilica. Qui l'idea di elezione vie ne espressa con
un'esclamazione di compiacime nto: Beata la nazio ne , il cui Dio Jahwe , il popolo che egli ha
eletto come sua e redit (v. 12). Israele non deve
te m ere, pe rch appa rtie ne a Jahwe (vd. a nche Sal
135 4 dove a n zi vie ne a ncora ripreso l'antico termi ~e 'segui/ii propriet particolare >,fcfr. Es 19,51,
vd. inoltre Sal 47,5). Il fatto per che Jahwe si sia
scelto Israele come sua e redit non escl ude, a nzi
include, che egli sia re di tutta la te rra (Sal 47,8).
pe r questo che il salmista osa pe rsino dire che
i principi dei popol i si sono radunati come il popolo del Dio di Abramo (v. IO). Anche se si dovesse leggere 'im ' am con il popo lo ... 0 sempliceme nte 'im con in vece di 'am popolo (cfr.
i comm .), l' un iversalismo del regno di Dio sarebbe sempre unito all 'elezione di Israele (su questo te m a cfr. P.Altma nn , Erwahlungstheologie
und U ni versalisni us im A T , 1964; H .Schmidt ,
Israel, Zion und die Volker, ZUrich 1968 (tesi),
ll s. 19ss.99s .).
c) Tra i salmi postesi lici vi anche Sal 105 e 106;
essi non fan no che narrare la storia dell a salvezza
e presuppongono gi che il Pe ntate uco sia concluso. 105,6 parl a dell a discende nza di Abramo ,
suo servo e, parallelame nte, dei figli di Giacobbe, suoi e le tti (b e!liriiw) . Probabilme nte al
posto dell'ultima parola bisog na leggere bel;1iro
del suo ele tto (cfr. BHS ): eletto il patriarca,
m a in lui naturalme nte anche Israele . Pe rci si
pu dire tranquill a me nte in v. 43 , come in Sal
106 ,5, che il popolo costituito dagli elett i di
Jahwe. Da no tare il plurale: il popolo vIe ne ora
conside rato come formato da individui. Si pone
all ora il problema se no n si debba distinguere
all' inte rno di Israele tra elett i e rifiutati .
d ) Anche il Tritoisaia parla degli eletti di
Jah we (Is 65 ,9. 15). Si richiamano anzi a ntiche proin~ hhr ELEGGERE

256

messe che erano legate all'elezione di Israele: es i


erediteranno la terra e la abiteranno come servi di
Jahwe. G li e lett i per non ono pi l' Israele e mpiri co , ma il popolo d i Dio che s i former nel
tempo fu turo della salvezza. I raele, co i come ,
ha scelto il male agli occ hi di J ahwe (65, 12; cfr.
66 ,3s.). La scelta errata deg li uomini provoca
l'escl usio ne dal gruppo deg li e letti di Jahwe. Il
vero Israele deve essere creato solt anto da Jahwe:
far uscire da G iacobbe una posterit (65,9), e
tale posterit sar il mio popolo che mi cerca
(v . IO). Con ci i confini dell' I raele del passato
sono del tut to eli minati. C i so no eunuchi che
osservano i sabati di Jahwe e scelgono ci che a
lui grad ito; essi devo no avere ne ll a casa d i Jahwe
un nome e un posto migliore dei fi gli e de ll e fi glie (56,4s.). E chiaro che , cons iderando la decadenza di Israele come popolo nella tarda epoca postesi lica, si dovette giungere pe r forza a questa
nuova forma di fede nell 'elezione . In essa la realt
del popolo di Dio viene definit a in modo nuovo
dal punto di vista del singolo, te ne ndo presente il
rapporto necessario che sussiste tra scelta divina e
scelt a umana. Ma questa nuova concezione non
significa un annull amento della fede nell 'elezione
di Israele. Il nuovo popolo di Dio sar ancora se
non proprio seme di Giacobbe un se'me
uscito da G iacobbe l). E anche se il' tempio sar
una casa di preghiera per tutti i popoli (56,7), coloro che temera nno Jahwe avra nno per sempre
come punto di ri ferimento Gerusa le mme. E soprattutto: vero che si resta esclusi dal gruppo degli eiettI dI Israele per la propria scelta errata, tuttav Ia 11 nuovo popol o di Dio non si costituisce co n
la propri a scelta giusta, ma sar una creazione
escatologica di Jahwe.
e) Gi in uno st rato seco ndario del Deut si parlava dell 'elezione dell a trib di Lev i al sacerdozio
(v~ . sp . IV I2d). Non pu destare merav iglia che lo
scn tto sacerdotale nei tre passi dove parl a espressamente dI eiezIone ( um 16,5.7; 17,20) si occupi
del proble ma dell a legittimit del sacerdozio: il sacerdozio ora ri servato alla discende nza di
Aronne. Ma ci non pacifico. La narrazione dell a
ri volta della fazione di Core (Num 16 P) descri ve
un'ordalia che deve chiarire chi appartiene a lui
e chi santo, in modo da potersi avv icinare a lu i'
chi egli av r scelto, deve avv icin arsi a lui (v. 5:
cfr. v. 7). DI una manIfestazione di vina che garantisce l'elezione parla anche Num 17, 16ss. (v . 20).
I passI dI ventano chiari nel loro significato se si
tiene presente che P non parla n dell 'elezione del
popolo n dell'elezione del re. s ufficiente sapere
che eletta la dinastia sacerdotale. La salvezza
garantita per il fatto che proprio gli uomini prescelti esercitano davanti a Jahwe il loro servizio.
Quest ~ concezione sacerdotale si fonda sul te ntatIVO dI voler dare un fo ndamento sicuro alla fede
dI Israele nell a presenza della grazia di vina. D' altro lato per l'atteggiamento di Israele si limita
alla correttezza cu ltuale. Sembra essersi estinta la
257

1M:' bili ELEGGERE

protesta del profetismo preesilico cont ro la falsa sicurezza dI I raele, il quale ritiene di poter fondare
sul tempio la propri a fede nell a presenza salv ifica
dI Jahwe.
f) La pro pett iva sacerdotale ritorna nel Sal 105.
A nch 'esso parla dell'elezione di Aronne. Ma nello
stesso tempo si parl a di Mos come servo di
Jahwe (v. 26; in 106,23 Mos viene espressamente
detto bbrr). Il moti vo per cui anche i salm i parlano dell 'elezione dei singoli (vd .sp IV14c), ma
anche d I quella dI Aronne e Mos, chiaro: Jahwe
nel suo amore ha eletto il popolo per poter compi acersi della sua fe lici t ( 106,5). Ma Israele si
dimostrato indegno di lui , come la sua storia ha
mostrato . Sarebbe caduto se Mos non fosse
stato sull a breccia davanti a Jahwe (106,23).
questo un te ntativo molto interessante di risolvere
il proble ma del popolo eletto che fa llisce continuame nte , e de ll 'elezione che minaccia di cambiarsi
in rifiuto. Israele, nella coscienza del proprio fall imento come popolo eletto dal suo Dio, si aggrappa
all 'elezione dei suoi padri , dei suoi capi e dei suoi
mediatori di sa lvezza: Abramo (cfr. anche Neem
9,7), G iacobbe, Aronne ed ora anche Mos. Ritorna nuovame nte la prospettiva profonda del
ca nto de l servo di Jahwe di Is 53; anch'egli eletto
da Jahwe: egli , il giusto, mio serv itore, procurer
giustizia a molti (v . I I). La buona prova di un
solo eletto rinsalda la fede nell'elezione di molti,
come del resto nel NT non si pu parl are dell'eiezione del popolo di Dio prescindendo dal Cristo,
l' unico XE XT TO {lEO (G .Schrenk, ThW
IV , I9 1-1 97 = G LNT VI ,515-532).

g) L'opera storica del Cronista ha rielaborato le


tradi zioni preesistent i. Di conseguenza essa non
ha creato una sua concezione propri a dell'elezione,
ma ha solo ripreso le idee precedenti . Tuttavia si
possono int uire le sue tendenze particolari . In
ICron 28 ,4ss. e 2Cron 6,5s. ci si richiama a I Re
8, 16. Qui si parlava dell 'elezione di Gerusalem me
e di Dav ide. Ma il Cronista aggiunge: l'elezione di
Davide presuppone l'elezione di Giuda, che si
identifica co n il vero Israele . Egli parl a soprattutto
dell 'elezione di Salomone. Che per lu i essa sia di
grande importanza lo dimostrano le ripetizioni in
ICron 28,5 .6.10 e 29 ,1. Il vero motivo dell'eiezione di questo re che egli vuole costruire una
casa a Jahwe (28,10; 29 ,1). Gi in alcune fonti sumeriche ed accadiche (vd .sp. IV 12d) il re scelto
dall a divini t soprattutto per aver cura dei santuari . Il Cronista ha perci visto ancora pi strettame nte legate tra loro l'elezione del re e quell a di
Gerusalemme come luogo in cui Jahwe fa abitare
il suo nome, pi di quanto lo fossero nei documenti a lui preesistenti . Anche altre volte egli d
grande importanza all 'elezione di Gerusalemme
( 2Cron 6,5.6.34.38; 7, 12. 16; 12, 13; 33,7; Neem
1,9), tanto pi che deve gi ustificare un atteggiamento antisamaritano. Quando si parla del tempio
non possono mancare naturalmente i levi ti
258

( ICron 15 ,2; 2Cron 29 ,11). Da questa panoramica


risulta che di fatto il Cronista interessato solo
all 'elezione del tempio con il suo sacerdozio.
L'elezione del re non pi ormai un tema autonomo; dell'elezione di Israele addirittura non se
ne parla. Se la liturgia del tempio pu essere celebrata seco ndo le prescrizioni rituali , supernuo
pensare al problema dell'elezione di Israele ( I Cron
16,13 citazione di Sal 105 ,6; anche Nee m 9,7 appartiene al materiale tradizionale). L'ant ica teologia del tempio (vd .sp. IV I2d) ri uscita quindi a
prevalere. In realt Israele non pi il popolo
di Dio in senso etnico , ma la comunit cultuale
in quanto la schiera di coloro che, per cercare e
lodare Dio, si raccolgono nel luogo del sacrificio e
dell 'adorazione.

SI a) Non solo Dio , ma anche l'uomo sceglie


ed elegge. L'A T conta molto sul fatto che l'uomo
pu scegliere il suo Dio o i suoi dei. Se il testo di
Giud 5,8 originario, allora il pi antico passo in
cui appare bbr nell ' AT parla dell a scelt a di nuovi
dei. Nell'ambito del politeismo e nella complessa
sit uazione etnica e religiosa di Canaan dovette essere grande la tentazione di vole r fa r fortuna con
nuovi dei. Il primo comandamento ha di mira
proprio q uesta situazione. Di solito non si usa bbr
quando ci si rivolge ad altri dei; il term ine ha un
peso teologico troppo grande ed una risonanza
troppo solenne per poter essere usato nell a polemica contro l'apostasia. Tuttavia Isaia minaccia:
Vi vergognerete degli alberi che avete desiderato
lmd), e arrossirete dei giardini che vi siete scelti
(bbr) (Is 1,29; cfr. Wildberger, BK X , 69.7 1). Il
Deuteronomista esorta Israele con parole di
scherno: Andate e gridate agli dei che vi siete
scelti (Gi ud 10,14), e il Deuteroisaia cos
esclama nella polemica contro gli idoli : Ecco , voi
siete un null a, e la vostra opera non vale niente;
abominevole chi vi sceglie! (Is 41 ,24). La
stessa polemica com pare ancora nel Tritoisaia (Is
65 ,12; 66 ,3), e anche Sal 16, composto pi o meno
nello stesso tempo, sembra parlare della scelta di
altri dei (v. 4 I. bbru invece di mbru , cfr.
H.Gunkel, Die Psalmen , ' 1926 , 52). caratteristico che tale uso compaia non quando si constata
semplicemente che Israele serve altri dei, ma nella
polemica ironica: se credete di trovarvi meglio con
altri dei , bene, fate pure con loro quello che volete .
E se trovate gioia (cos si pu tradurre bbr in Is
66,3; cfr. p.e. la Bibbia di Zurigo ) nelle loro vie e
il vostro cuore si compiaoe delle loro abominazioni
(bps) l) , allora subite pure le conseguenze che una
tale scelta comporta. La scelta di altri dei e di altri
culti una possibilit che viene concessa, assieme
alla libert , ad Israele app. agli uomini , e con tale libert essa si trasforma in real t, ma una realt che
conduoe alla propria distruzione. La libert d i una
tale scelt a la possibilit dell a rovi na.
b) Chi si sceglie una divinit, non solo sceglie un
altro nome con cui designare la real t divi na, ma
259

si incammina su una via precisa (Is 66 ,3; cfr. anche Sal 11 9,30), si sceglie determinate regole (Sal
11 9,173). Chi rinnega Jahwe, non solo sceglie ci
che male ai suoi occhi , ma semplicemente il
male, poich Jahwe il creatore e il custode
dell 'ordinamento morale del mondo. In questo
modo gli ideali sapienziali poterono .essere inseriti
nell a confessione jahwista. Scegliere Jahwe a pp. il
suo timore, scegliere la via della verit (Sal 11 9,30)
o dell a vi ta, in fondo la stessa cosa. Il fedele ha
questa fiducia: se uno teme Jahwe , quest' ultimo
gli mostra la via da scegliere (Sal 25, 12). E al
contrario la sapienza , o almeno quell a pi tardi va ,
pu ammonire di scegliere il timore di Jahwe
(Prov 1,29; cfr. 3,3 1), ma assicura anche che chi
ha operato una scelta giusta pu attendersi benedi zione. La sua anima pernotter nel regno del
bene, cio trover felicit e salvezza e la sua discendenza erediter ia terra (Sal 25 ,13). In questo modo le antiche benedizioni e maled izioni che
concludono il corpo legislat ivo possono essere riprese nell ' interpretazione del deuteronomista con
l'in vito: scegli dunque la vita, cosi vivrai ..
(Deut 30,19).
c) Anche se si pu essere esortati a scegliere il
bene agli occhi di Jahwe, la via retta, la vita o
si m ., manca tuttav ia l'u ltima conseguenza , cio
l' invito a scegliere Jahwe stesso. Esso corrisponderebbe esattamente al lamento che Israele si
scelto dei stranieri . Gios 24, 15 si avvicina per lo
meno a tale conseguenza: se non vi piace servire
Jahwe, eleggetev i allora oggi chi volete servire ... l). Israele viene qui posto chi aramente davanti all a scelta tra Jahwe e gli dei. Ma prescindendo dal fatto che Israele in realt viene impegnato dal Deuteronomista ad una scelta da lungo
tempo avvenuta (vd .sp. IV 13a), anche in questo
passo la log ica della corrispondenza infranta:
l' alternativa all'elezione degli dei non l'elezione
di Jahwe , ma il timore di Dio e il servi zio di Dio
in sincerit e fedel t (v . 14). E all a possibi lit dell a
decisione errata del popolo Giosu non contrappone la sua propria decisione di scegliere Jahwe,
ma la sua promessa solenne: io invece e la mia
casa serviamo Jahwe l). Israele cosciente del
fatto che non si pu scegliere Jahwe come si possono scegliere altri dei. Nel pluralismo dell a storia
delle religioni Jahwe non una delle molte possibilit davant i a cui l'uomo religioso viene a trovarsi. Israele non deve scegl iere Jahwe, ma solo riconoscere che stato scelto da lui . Pertanto l'al ternati va all a scelta di altri dei pu equi valere solo
a questo: se Israele vuole realizzare ci che il fatto
di essere propriet di Jahwe significa. Israele invitato a scegliere la via retta, ma deve anche confid are che Jahwe gli mostra tale via; deve scegliere
la vit a ma pu farlo perch Jahwe 1' ha posta davanti al suo vol to (Deut 30,19).

V1 II
ella letteratura qumranica bfll' si incontra 30x , bbrr 20x ( Kuhn , Konk . 30s.). L' idea
1n:J bili' ELEGGE RE

260

di elezione strettamente unita all'alleanza sinaitlca (lQ 34bos 3 Il ,5), cosa che non avviene in
modo cosi diretto nell ' AT. L'idea passa dall'alleanza sinaitica all a nuova a lleanza i suoi
membri sono eletti di Dio (IQpAb 10:13) opp.
di Israele (I Q 37 1,3 ecc.). Nella comunit
stessa di Qumran i sacerdoti sadoq iti sono eletti in
senso particolare. I b' /;i,.im sono retti e conducono una vita perfetta (I QS 4,22s.), e Dio li fa partecipi d,ell a sorte dei santi (IQS 11 ,7). Sono eletti
fin dali Imzlo de l mondo , cosa che non va intesa
IO senso deterministico , poich prima che fossero creati , egli conosceva le loro opere (CD
2,7s.). Gh eietti sono quindi totalmente liberi nelle
loro decisioni , essi si definiscono perci anche
coloro che sono liberamente disposti (I QS 5 I
ecc.); SI scelgono essi stessi la via (l QS 9, 17s\
Cfr. per Qumran F.Niitscher, Zur theologischen
TermlOologle der Qumran-Texte, 1956, 174s.; id. ,
BZ 3,.1959, 220ss.; J.Gnilka , BZ 7, 1963 , 44-48;
J .A.Fltzmyer, The Aramaic Elect of God Text
from Qumran Cave IV, CBQ 27, 1965,348-372.

21 La versione dei LXX in genere traduce bh,.


con :xyE0"8<x( (per dettagli cfr. G.Quell , ThW
IV ,148s. = GLNT VI,403ss.). biihi,. viene sempre
tradotto con .EXEX"t"6, come d'altra parte EXYEa8<x( solo IO pochi casi viene usato per tradurre
altre radiCI ebraiche; ci denota che la parola intesa come un termine teologico fisso.

3/ Per l'uso di b/;,. opp. xYE0"8<x( nel tardo


gIUdaismo e nel NT cfr. G.Quell-G.Schrenk art
:xMYOfL<X(/EXOY~/EXEX"t"O , ThW IV 147-197
( = GLNT VI ,400-532); G.Nordholt-L.Coenen
art. Erwahlung, ThBNT 1,282-291 ; inoltr~
N.A.Dahl, Das Volk. Gottes , 1941, 5Iss.;
B. \V .Helfgott, The Doctnne of Election in Tannal uc Lnerature, 1954; I. Daumoser, Berufung und
Enva.hlung. bel den Synoptikern , 1955; H.Braun ,
SpatJud.-harellscher und fri.ihchristlicher RadikaIismus, 1957; J.Jocz, Theology of Election 1958
U.Luz, Das Geschichtsverstandnis des Paulus '
1968 , 64s.179.
H. Wildbe,.ge;

neo: blh CONFIDARE


1/ AI di fuori del l' A T bi/; confidare attestalo solo sporadicamente nel can.; manca in
ara~. (se SI accettuano poche ricorrenze derivate
dali ebr.) e IO acc. e_ viene sostituito dalle radici
I/;$/ta/ja$u e /klflakalu. Le derivazioni etimologiche, che hanno tentato di far risalire b/h ad un sigmficato materiale e concreto della rdice non
'
hanno dato smora risultati convincenti.
Una glossa can. in EA 147, r. 56 contiene ba-li-i-li (bmiIl) sono sicuro (crr. CAD B l77a- DISO 33)
.
In una lettera ren. del 6' sec. (KA I 'nr. SO , r. S) blh si
trova In un contesto corrotto e non de l tutto chiaro (; sicurezza/garanZia ,,?).

261

n~:J b(& CONFIDARE

Per il nome proprio Mb(/;jh Jahwe l'oggetto della


( mia) fidUCia l), con la rorma secondaria Mplhjh l
rorme "dotte Mb/p(/; nei papiri aram. di Elran~in:
(Cowley 29Sa.297; BMAP 187) crr. J.J.Stamm FS
Baumgart ner 1967, 314. In ebro Mb(/;jhw si trov~ nel
COCCIO di Lachls I, r. 4 (crr. TGI' nr. 34) . .
Sulla base dell'arabo b(!1 prostrare (VII Slare boc.
con i ) SI e s uppos to per Ger l2 ,S e Prov 14 ,16 il senso
di cadere ~ terra , o ritenendo che questo rosse il si.
gnlficato primario pOI sviluppatosi in quello di ( gia.
cere > abbandonarsi a confidare (p e
G.R.Driver, FS Robinson 19S0, S9s. ; J.Blau , VT 6 1956
244; L.Kopr, VT 8, 19S8, 16S- 168), o pensando ~d un~
ra~ lce b(/; Il ( HA L 116a: qa l Ger 12,5; Prov 14 16 bal1(10 valle abitala Giob 12 ,6; respinto p.e. d; R~doiph
HAT l2 ,84; Fohrer, KAT XVI,237), il che presuppon~
un a diversa derivazione di b(/; I (L.Kohler, ZAW 55.
193
l72s.! OTS 8, 19S0, 8s., e KBL 118b: partendo
d~ll arabo ba(e!1 giumenta gravida e dall'ebr. 'abal1/ .
/;1 m cocomeri egli tenta di spiegare b(/; essere
plano, solido > esser fiducioso, aver fiducia, esser si.
curo ; diversamente Ch.Rabin, FS Baumgartner 1967
225-228: arabo bI' con il valore base esser rorte e ii
passaggio semanlico rorza , grandezza > fiducia in
se stesso). *

7,

Quanto al verbo sono attestate le coniugazioni qal


e hl.; SI hanno poi le derivazioni nominali b:lah
e (tradizionalmente) bal1ul;l sicurezza l) bi/ha
mibiii/; e bil1iil;n fiducia l); biiili a/; pien~ d(fi~
ducla l).

21 Inel udendo i passi con bi/; Il (vd. sp.) si ottiene la seguente stat istica:
qal
Gen
Lev
Deut
Giud
ISam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
XII
Sal
Giob
Prov
Eccle
ICron
2Cron
AT

8
18
14
2
5
44
4
IO

113

hi.

bO!(a/;
I
3
3
2
I
I

altri sost.

IO

3
4
Il
4
3
2
4

26
23
14

42

totale

3
4

7
I
I
3

9
4
4
4

52

IO

18
I

22

I
I
182

La colonna altri SOSI. comprende ba((u/;ol Ix (Giob


12,6), bi(/;a Ix (Is 30,15; bi[/;k di Ger 48 ,7 inteso secondo Mand . e HAL 11 6a come inr. qal, in Lis. S0110
bO![a/;), mib[a/; 15x (Prov 4x , Ger/Sal/Giob 3x ciascuno, Is/Ez Ix ciascuno), bi[[a/;on 3x (2Re 18 ,19 Is
36,4; Eccle 9,4) e ba[u a/; 2x (Is 26 ,3; Sal 112,7).'

3/ a) Nell ' A T il verbo tipico delle preghiere e


degli inni: due quinti dei passi si trovano nel salterio; inoltre, al di fuori di questo libro, anche altri
testi appartengono a generi liturgici (cfr. la preghiera di Is 12,2; l' inno di Is 26,4) o ne riflettono
la tematlca (cfr. le dissertazioni dtr. Ger 7.4ss.;
262

2Re 18 ,5ss.). Senza voler pregiudicare l'interdipendenza delle loro rispettive istituzioni , possiamo accennare alle formule di maledizione e di
benedizione e sim. (cfr. Ger 17,5.7; Is 31,1; Am
6,1) e agli oracoli profetici di salvezza e di condanna, in cui si parla del confidare in maniera analoga (ls 30,12; 42,17; 47 ,10; 50,10; 59,4; Os 10,13;
Mi 7,5; Sof 3,2 ecc.). Anche autentici passi sapienziali si rifanno all'accezione religiosa di br/;
(Prov 3,5; 16,20; 28,25; 29,25; cfr. Giob 11 ,18);
l'uso cultuale quindi sempre preminente. I nomi
sono sparsi un po' ovunque; mibrii/; sembra risalire solo al tempo dell'esilio di Giuda (Ger 2,37
la pri ma ricorrenza?).
b) br/; pu designare la condizione o la disposizione d'animo di chi sicuro; il part. att. qal ne
l'espressione pi idonea. Gli abitanti di Lais preisraelitica vivono in piena sicurezza, tranquilli e fidenti (siiqer ubiire a/;, Giud 18 ,7. 27); l'oracolo di
castigo si rivolge contro le contadine che si sentono sicure nella loro baldanza (Is 32,9ss.). Se
contro di me divampa la battaglia, anche allora ho
fiducia (b eziil 'ani biirea/; Sal 27,3). Uno che si
sente sicuro non ha paura (Is 12 ,2; Sal 56,5. 12) e
non viene scosso da nulla (Sal 21,8; cfr. 25 ,2;
26,1). Anche il semplice impf. qal pu descrivere
questo stato di sicurezza (Prov 28,1). Di solito si
dice su cosa si basa o ci a cui si rivolge il senso
di sicurezza, usando espressioni preposizionali
(br/; be/ 'ad/'al). Si ha fiducia (cfr. l' uso riflessivo in 2Re 18,24; Ger 7,8) in oggetti , persone e
circostanze (le mura della citt Deut 28,52; la strategia di guerra Giud 20,36; la forza? Os 10,13; tesori Ger 49 ,4; bellezza Ez 16,15) e anche nel male
(Is 30,12). La proposizione relativa in cui riponi
fiducia viene usata come formula (cfr. Deut
28 ,52; 2Re 19,10 = Is 37,10; Ger 5,1]; 7,14; Sal
41 ,10; 11 5,8). Se gli eventi esterni sono ordinati e
pacifici l'uomo vive in sicurezza (uso avverbiale di b!ra/; , liib!ra/;, cfr. ISam 12 ,11 ; Is 32,17;
Mi 2,8; Prov 1,33; Lev 25 ,18s. ; Giud 18,7; IRe 5,5;
Ez 38,8ss. ecc.).
br/; per non soltanto verbo di stato: esprime anche l'origine e l'azione dell'aver fiducia , sviluppandosi nella sfera di sicurezza della vita o mirando a costituirla. Inviti ad aver fiducia oppure
ammonizioni contro ingiustificati entusiasmi (im perfetti: Ger 17,5.7; Sal 44 ,7; 55,24; 56,4s.12; imperativi, iussivi, anche negativi: Is 26 ,4; 50,10;
Ger 7,4; 9,3; 49,11; Mi 7,5; Sal 4,6; 9,11 ; 37 ,3; Prov
3,5) indicano un salto di fiducia che ancora da
compiersi, mentre le proposizioni al perfetto (cfr.
biira/;li confido Sal 13 ,6; 25 ,2; 26,1; 31,7.15;
41 ,10; 52,10; 56.5.12 e anche l' impf. 'ani 'cebra/;
Sal 55 ,24 o il parto 'a ni bOrea/; Sal 27,3) denotano
1' abbandonarsi, l'affidarsi completamente l), che
stato sperimentato in tutta la sua importanza.
Sia nelle descrizioni di uno stato o di una condi zione, sia nelle affermazioni di fiducia con diversa
durata, frequenza e modulazione, troviamo sem pre definito ci a cui si rivolge il confidare; br/; in263

dica quasi sempre un fatto determinante per l'esistenza (diversamente A.Weiser, ThW VI ,19Is. =
GLNT X, 384 ss.). Chi confida si appoggia a qualcosa (cfr. s' n appoggiarsi e Is 30,12; 31,1; 50,10;
Prov 3,5; -smk e 2Re 18,21 = Is 36,6; Is 26,3; Sal
71,5s.) e fa dipendere tutto dalla disponibilit degli altri; egli cerca protezione (cfr. - hsh e Giud
9,15; 2Sam 22 ,3; Is 30,2; Sal 11 ,1; 16,1; 31 ,2; 71,\;
9\ ,4; 118 ,8s. ecc.) e segue le sorti di colui nel quale
confida.
I deri vati mib[a/; motivo, scopo del confidare (a dirrerenza di altri sostantivi indica quasi sempre l'oggetto
del confidare, p.e. Jahwe Ger 17,7; Sal 40,S; 65 ,6; 71,5;
Betel Ger 48,13; ragnatela Giob 8,14; tenda 18 ,14; oro
31,24; nel plur. per indicare pi oggetti del confidare Is
32,18 ; Ger 2,37; anche Prov 22,19 perch la tua fiducia
sia riposta in Jahwe)} non va inteso come nome

d'azione), bi((ii~ijn fiducia, speranza (solo in 2Re


Is 36,4 e Eccle 9,4; la srumatura espressa dalla
18,19
rorm a nominale non ben percepibile), bi[/;a fiducia
(solo Is 30,15, nome d'azione, err. l' inr. in Ger 48,7) e
l'agg. ba(u a/; pieno di fiduci a (solo Is 26 ,3; Sal 112 ,7)
rientrano de l tutto nel quadro di valori tracciato sopra.

4/ La connotazione teologica specifica di questi


termini si rende evidente nell' AT soprattutto
quando si dice che solo la fiducia in Jahwe
realmente fondata e sicura, o quando si afferma che nessun altro valore pu essere oggetto
ultimo del confidare. Ci si verifica in quasi tutti quei passi in cui compare br~; la nostra voce
costituisce perci un termine eminentemente
teologico che si avvicina per il suo valore ai
si nonimi -' mn hi . credere l), - /;sh cercar protezione (cfr. A.Weiser, ThW VI ,19Iss. =
GLNT X, 384 ss.; R.Bultmann, ThW VI,5s. =
GLNT IX,1363ss.).
Non mancano dichiarazioni programmatiche sulla
fiducia da riporre in Jahwe: possono essere di carattere sapienziale (Ger 17,5 maledetto colui che
confida nell' uomo ... l), v. 7 benedetto colui che
confida in Jahwe l); Prov 16,20 chi confida in
Jahwe beato ), profetico (cfr. Is 30,12 voi confidate nella perversit e nella perfid ia, ponendole
a vostro sostegno ... l), v. 15 nella conversione e
nella calma sta la vostra salvezza, nell'abbandono
confidente sta la vostra forza ) e teologico.
La storia di Ezechia e dell 'assedio di Gerusalemme da
parte degli Assiri , la cui trad izione alq uanto complessa
(2Re 18s.
Is 36s. ; crr. la versione di 2Cron 32 rielaborata e composta in un altro contesto), pu essere lo svolgimento di un tema che ha per titolo: Jahwe il solo
Dio (2Re 19,15. 19), solo in lui si pu confidare . In 2Re
18ss. si ha una descrizione del tutto posiliva di Ezechia.
G li assedianti provocano il re: che fiducia quella su
cui ti appoggi? (18,19.20; 19 , IO), e riducono la sua rede
all'assurdo. La scarsa attendibilit degli alleati , gli eventi
storici e la potenza dell'armata assira sotto la protezione
di Dio (18 , 19-25; 19 ,11-13 ) contrastano la fiduci a che
Ezechia ripo ne in Jahwe (crr. spec. 18,22.25 e il climax
al v. 30: Ezechia non vi induca a confidare in Jahwe
[b[!t hi .] ). Contro ogni calcolo di caran ere militare, la
fiduci a di Ezechia viene miracolosamente conrermata
( 19,35ss.). Sulla dirrerenza tra questo racconto a predicazione di Isaia crr. von Rad Il ,175 ; B.5.Childs , Isaiah

n~::J b(/:1

CONFIDARE

264

and Ihe Assyrian Cri is, 1967; R.Deu lsch Die Hiskiaerzahlungen, Basel 1969 (lesi).
'
Il discorso di Geremia sul lempio (7,3- 15) vuoi dimoslrare in base agli evemi slorici co me possa risullare
fa lsa la fidu cia riposla in Jahwe, se non unila ad una
vera e proma obbedienza.
Ambedue le narrazioni cosliluiscono un esempio della
ncerca (dlr. ) di nuovi rapPorli con Jahwe, durame il penodo dell 'es il io.
Si ritrova no .Ie medesi me problemat iche teologiche In branI propna,mente cultuali o li turgici.
Jahwe attendibile? E lui l' unico di cui ci si pu
fidare? I formul ari degli inni esortano i pa rtec ipantI al cul to a rischiare questo sa lto di fi ducia (in Viti diretti all ' im p. p.e. Sal 37,3; 62,9; 11 5,9ss.),
confessano solennemente che Jahwe aiu to protezione e rifugio (cfr. Sal 25,2s.; 27,3.5.9s.; '28,7;
31,4.7s.; 71,5; 91,2; cfr. Gun kel-8egrich 232ss.) e
non delude i suoi protetti (cfr. l'espressione rafforzativa non ho timore o sim ., che spesso unita
di rettamente ad un' affermazione di fid ucia Sal
56,5. 12; 25,2; 21,8), ed esigono che l'esempio di fiducia faccia scuola (Sa l 40,4). Grande rilevanza ha
comunque nel linguaggio dei salm i l'affermazione: io (noi) confido (confidiamo) in Jahwe .
el salterio 17 su 44 passi con bl!1 q. sono confessioni
personali ~I questo tipo; sono spesso rafforzate dal pronome di I persos1l1g. o pl ur. (cfr. anche le espressio ni
S1l10l1lme con -~sh Sal 7,2; 11 ,1; 16,1; 71,1 ecc.; - qwh
pl. Is 8,17; 25,9; Sal 25,5.21; 40,2; 130,5; - dbq Sal 63,9;
119,3 1; - smk ni. Is 48,2; Sal 71,6; s'n ni . 2Cron 14,10
ecc.} A volle l'affe rmazione di fiducia personale sta al
term1l1e di un salmo (Sal 55,24; 84,13), normalmenle
pero COSlltu lsce il nucleo di una form ula che appari iene
al genere della lamemazione, e cio la dich iarazione di
fiduc ia (cfr. G~ n kel -Begri c h 254ss.; S.Mow inckel, The
Psalms 111 Israel s Worsh ip, I, 1962, 220 e l'indice S.V.
Confidence ).
Ci significa che nell a tradizione d' Israele viene
confessata e richiesta una dediz ione assoluta ed
escl USIva a Jahwe. Questa fiducia in Jahwe comprende la speranza nell a salvezza (Giob 11 ,18) e la
fede nel DIO del padri (Sal 22,4s.).
5/ Teologi giudei e cristiani riuniscono sotto la
voce fid ucia in Dio un complesso di element i
che abbraCCiano fede, obbedienza , speranza .
Ma a lungo andare la fi ducia riemerge in prima linea (per I tesll di Qumran cfr. I QM Il ,2 con ISam
17,45; per glt apocnfi e gli pseudepigrafi , i testi
neotestamentan e quellt del cristianesimo prim iti VO cfr. R.Bultmann , arl. 1tLCrTEUW. ThW VI 197230, spec. 2oos. 206s. = GLNT X, 4oo-488:spec.
405ss. 42Iss.; Id., art . 7tdO w, ThW VI, I-1 2, spec.
5s. = G ~NT IX ,135 1-1 382, spec. 1363ss.). La frase
7tE7tO,OEVIX' 7tl Tiii OEiii non ha nel NT un valore
teologiCO specifico; essa viene assorbita da 1tLCrTEUE,v la fiducia ha assunto forma di fede (Bultmann, ThW VI) = GLNT IX ,1370). Cfr. anche
StrB 1I1 ,188. 19 Is.; R.Bultman n, art . T:[ ThW
Il ,518-520 (= GLNT 111 ,517-522).
'
E.Gerslenberger
265

7':

bili CA PI RE

1'~

b/n CAPIRE

5/ Alla fu sione di sapienza, apocalittica e gnosi,


Jahwe fa attenzione ai delitti (Sal 94,7 par. r'h
che si verifica col sorgere della nuova era,
uomini
contribuisce anche il pensiero della setta di
(139,2; cfr. ICron 28,9), intende i sospiri (Sal 5,2
Qumran. Per il significato dei termini sapienziali
par. 'zn hi . ascoltare ), bada alle opere deglI uoin Qum ran cfr. F.Ni.itscher, Zur theol. Terminolomini (33, 15), si prese cura del suo popolo ( Deut
gie der Qumran-Texte, 1956, 38ss. (per bln e
32,10 poL). Della l' bti n di Dio si parl a in Is
bIna ibid. 54ss.).
40,14.28; Ger 10, 12 = 51,15; co ncessa al re I Re 5,9;
Per l' uso nlS. del verbo gr. y,vWcrxE'v , in cui nei
cfr. Is 11 ,2 bIn.
LXX sono gi confluite le radici bl n e -jd' , cfr.
Quando soggetto il popolo o il singolo, si fa
R.Bultmann , art. y,vwcrx w, ThW 1,688-7 19( =
spesso riferimento all' azione di Jahwe nella natura
H.H. Schmid
GLNT Il ,46 1-542).
e nella storia ( DI. 32,7 par. zkr ricordare ; Sal
28 ,5; 73,17; hitpo.: Is 43,18; Giob 37,14; 38, 18; cfr.
di versamente Is 52,15 e Ger 2, 10).
Teologicamente stato ancora troppo poco considerato il fatto che nell' AT il giusto rapporto con
Dio spesso espresso proprio con concett i sapienn:~ bdjil CASA
ziali (cfr. H.H .Schmid , Wesen und Geschichte der
Weisheit , 1966, 199-201 con bibliogr. ).
Con numerose e diverse formul azioni vien messo
1/ * bajl- casa appartiene al semitico coin ev idenza che il popolo e il singolo devono camune (Bergstr. Ein f. 186); in tutte le ramificapire qualcosa (spesso parallelo di jd' conozioni delle lingue sem. si hanno, come in ebr. , siscere ): Is 6,9s.; 32,4; 40,2 1; 43,10; 44,18; Ger
gnificati traslati (cfr. p.e. AHw 132- 134; CA D
23 ,20 = 30,24; Os 14,10; Sal 94,8; 107,43 (cfr. con
B 272-277.282 -297; WUS nr. 600; UT nr. 463;
bI n: Is 27, II ; 33 ,19), oppure che questo capire
DISO 35s.).
abitualmente manca: Deut 32,28s.; Is 1,3; Ger
Deri vazioni dirette da bjil in ebr. non se ne tro9,11 ; Os 4,14; Sal 49,21 ; cfr. Sal 82,5; Dan 11,37.
vano; blln palazzo (Est 1,5; 7,7.8) potrebbe
Quando in epoca tardiva la legge si pone al cent ro
essere una parola presa in prestito dall' acc. attradell a religione vtrl. , di venta essa stessa oggetto e
verso la mediazione dell 'aram. (Wagner nr. 42 ).
scopo del capire: Neem 8,2.3.12; 10,29; Sal
Nell'aram . bibl. accanto a bjil si ha anche il
11 9,27.34.73.96. 100. 104.125. 130.144.169; cfr. gi
verbo denominativo bll passar la notte (Dan
lJeut 4,6 (bina ).
6, 19) (corrispondenze in acc., ug., aram. , arabo
Di part icolare significato questo gruppo in Prov,
ed et. , non invece in ebr. , dove si ha con queGiob e Dan.
sto significato il verbo /1 n pernottare, usato
e
I proverbi di Salomone servono t habll1'iml'ii bin per
anche con valore pi generale nel senso di trocapire (o per imparare) le parole della saggezza (Prov
varsi ).
1,2), il loro scopo la bina o l' bl;na (2,3), si tratta di caMolto numerosi sono invece i nomi di luogo compire il masa/, il detto sapienziale ( 1,6), di accogliere 'orma
posti con Bel- (HAL 120-1 24; nr. I-52); in questo
prudenza (8,5a), di capi re la via (1 4,8), di diventare
caso spesso Bl- designa in origine il santuarig di
perspicace (8,5b txt?); miibl n perci il giudizioso
una di vinit (p.e. Bl Dgon, Bl 'a nal, Bel Sd! (8,9; 17,10.24; 28 ,2.7. 11 ), bIna il senno (spesso par.
mces).
di !lOkma sapienza ; 4,1.5.7; 7,4; 8,14; 9,6.10; 16, 16;
23,23; 30,2), similmente l' blina (2 ,2.3.6. 11 ; 3,13.19; 5, I;
Talvolla, ma non in maniera del tutto persuasiva, si
8, 1; 10,23 ecc.), nabon l'assennato (par. di !1akam
suppone una forma femminile (aram.) di bll fra
saggio , contrario: stolto, beffatore; 10,13; 14,6.33;
per i testi difficili 2Re 11 ,15 = 2Cron 23, 14 Ca!!
15, 14; 16,2 1; 17,28; 18,15; 19,25). In 3,5; 23,4 si parla
mibbiil [/' 1, vd. sI. 3c) e Prov 8,2 (bel n ellbOl crocedella bina falsa, puramente umana; l' blina: 21,30.
via 1, cfr. Gemser, HAT 16,44) (Wagner nr. 41 ; HAL
Nel poema di Giobbe questo gruppo viene usato in ma124a; per Ez 41 ,9 cfr. Zimmerli, BK Xlll ,103 1; per
niera molto diversa. Accanto all'uso profano (6,30;
Giob 8, 17 cfr. Horst , BK XVI,126). In 2Re 23 ,7b 11l
14,21; 18,2; 31,1; 32,12 ecc.) e genericamente sapienziale
luogo dell'attuale plu r. di bjil si deve pensare piullosto
(28 ,23; 32 ,8.9; 34,16; 36,29 ecc.; cfr. inoltre il gran nuad un lermine bm III abito intessuto al plur.
mero di lesti in cui ricorrono bina e l' buna) si Irovano
(HAL 159b).
alcune maniere pi specifiche di usare il termine:
21 La stati stica delle ricorrenze di bjil resa
Giobbe, che nota l'ingiustizia di Dio (13,1 par. l''h << vedifficile dal fatto che non sempre si possono di dere , sm' udire ; cfr. 23,8), non in grado di vedere
stinguere chiaramente i nomi di luogo composti
Dio (9,11 par. r'h; 23 ,8). Vorrebbe sapere che cosa Dio
gli risponderebbe (23,5 par. jd' ), ma Dio non si cura di
con Bl-.
lu i (30 ,20 txt em). Del giudizio dei suoi amici Giobbe
Nella lista che segue, assieme a Lis. (e Mand.) non vennon comprende nulla (15,9 par. jd' ), tuttav ia vorrebbe
gono considerali come nomi di luogo i nr. 5, 30, 46, 51
. che cOSlorO gl i indicassero i suoi errori (6,24 par. jrh hi .
di HAL 120-1 24, mentre vengono considerati lali (co_n insegnare ).
tro Lis.) i nr. 12, 23 e 27 (Bl Haggall 2Re 9,27; BelNei racconti delle visioni del libro di Daniele bi Il diventa
HakkiJl'(E/11 Neem 3,14; Bl Millo ' Giud 9,6.20.20; 2Re
il termine lecnico che esprime il capi re le cose vedute in
12,21). Senza i circa 50 nomi di luogo con le loro denvavisione ed ascoltate (con diverse costruzioni: 1,17;
zioni
aggettivali (circa 240 ricorrenze) e enza 2Cron
8,5.15. 16.17.27; 9,22.23; 10,1. 11 .12.14; Il ,33; 12,8.10);
34,6K, ma con 2Re 23.7b (vd . sp. I) e includendo anche
cfr. anche il capire gli scritti in 9,2.
vedere), conosce i pensieri degli

l/ La rad ice bi ti capire ( < distinguere)


doc umentabtle In quasI tutta l'area linguistica
sem NO. e sem. meridionale (cfr. HAL 11 7b; antenore o co ntemporaneo ali' AT solo l'ug bn
WUS nr. 53 1; UT nr. 461).
. ,
Acca nto al verbo (q. , ni ., hi ., poI. , hitpo.) ricorrono
i sostanti vi bill persp icacia, senno e
1"biIllO perspicacia, abilit ; cfr. anche il nome
prop rio Jbll1 .
I vocaboli bn Ira e ('1s hab)bentjjim provocatore
(HAL 11 8.134), che sono per lo pi connessi con la me.
desim a radice, non vengono qui Irallali.
Il verbo appare nelle coniugazioni qal ehi.
126x co mplessivamente ( inc!. Ger 49,7 [in Lis.
sott o b~n ]e Prov 21,29Q); all ' imperfetto, per quasi
la meta di tutte le ncorrenze, non si pu fare distinzione tra le due coniugazioni verbali (BL 396;
Bergstr. Il ,149). Il ni. viene usato 22x (2 1x come
part o nbon, nel senso aggetti vale di perspicace ), poI. Ix, hitpo. 22x, i sostantivi bln 37x
(pi Ix aram. in Dan 2,2 1) e l' bn 42x.
2/

La maggioranza delle 250 allestazioni ebr. si Irova nei


salmi e nei lesli sapienzial i (Prov 67x Giob 36x Sal
30x), in Is (28x), nell'opera cronislica (23x) e in 'oan
(26x, pi Ix aram .).

3/ Il verbo bi n, usato di rado impropriamente


(per l' uso nella letteratura sapienziale vd. SI. 4),
dev'essere norm almente tradotto con rendersi
co ntO o notare sia al qal che all 'hi . (hitpo.
spesso con badare a ; sulla di ffere nza di significato tra q. e hi. cfr. Jenni , HP 254).
Esempi: rendersi conIO di chi chiama ( ISam 3,8); che il
bambino morto (2Sam 12,19); delle mancanze (Sal
19,13); del fuoco (58 ,10); di undelillo(Neem 13,7); della
corruzione (Giob 6,30), in modo assoluto 'eli mebin
nessuno ci bada (Is 57, 1); fa r attenzione alla lenura
della legge ( eem 8,8; cfr. 8,2.3.12; 10,29); hilpo. guar
dare attenlamente (I Re 3,2 1; cfr. Giob 31,1.l 2). .
Nei libri delle Cronache significa talvolta essere
esperto in una determinata professione (- ljkm;
ICron 15,22; 25,7; 27,32; 2Cron 34,12; cfr. Dan
1,4. 17; 8,23; cfr. tebtin in Es3 1,3;35,3 1; 36,1; IRe
7, 14).
L'hi. significa talora dislinguere ( I Re 3,9), essere
saggio (3 ,11 ), e precedulO da negazione non capire
nulla (ls 29,16 detto del vasaio).
Olt re che in senso transiti vo interno, l' hi . viene
usato circa 20x anche in senso causati vo: dare
senno, donde istruire (p.e. 2Cron 35,3Q;
part. mbin insegnante Esd 8, 16; ICron 25,8).
Per le diverse costruzioni del verbo seguito dall'oggetto
e da preposizioni cfr. HAL 11 7s.
4/ Per comprendere l' uso teologico del verbo
bisogna prima di tutto far riferimento ai passi in
cui Jahwe appare come soggetto .
266

267

n; ~

bjil CASA

268

Nem 1.22 e 2Sam 19,12b, mancanti in Lis., risultano le


seguenti cifre:
15
109
Os
Prov
Gen
38
Gioe
Es
6
Rut
59
7
Lev
Am
27
53
Cant
5
Abd
um
58
5
Eccle
1\
45
Giona
Deut
Lam
3
Gios
Mi
16
25
Est
28
Giud
Nah
I
68
Dan
3
ISam
61
Ab
3
Esd
30
2Sam
1\ 5
Sof
5
eem
52
Agg
IRe
194
1\
ICron
1\ 2
2Re
151
Zac
31
2Cron 218
Is
75
Mal
2
Ger
146
Sal
53
Ez
181
Giob
26
AT ebr. 2048
bilcm ricorre 3x , aram. bibl. ba}il44x (Dan 9x, Esd
35x), biT q. Ix.

3/ a) Nel suo significato primario ba}il designa


la casa stabi le, costruita con ogni tipo di materiale (BRL 266-273.409-416; BHH Il ,658s.;
1ll ,1361-1365 ), distinta di solito da 'o !J(J!1 tenda
(cfr. 2S,!m 16,22; Ger 35 ,7.9s.; Os 12,10; ma Sal
132 ,3 'o!J(J!1 beli la mia tenda di abi tazione .
ICron 9,23 txt? bel-!Ja'8h(J!1 casa della tend a,,'
cfr. Rudolph, HAT 21 ,88; '8!J(J!1 ricorre nell ' A
345x [Num 76x, Es 62x, Lev 44x, Gen 23x, Sal
18x, Prov 14x, Giud 13x], nel 60 % dei casi nel significato cultuale di tenda di Jahwe , tenda
dell' incontro o si m. [-j'd 2.4b]) e da sukka capanna (cfr. Gen 33,17; nell' AT 3Ix); cfr. A.Alt ,
Zelte und HUllen, FS otscher 1950, 16-25 =
1ll ,233-242; W.Michaelis , Zelt und HUlle im biblischen Denken, EvTh 14, 1954, 29-49. Per
l'espressione alle tue tende, Israele! usata nel
congedare le truppe israelitiche, e per altri testi
nei quali formule fisse del periodo nomadico no~
hanno subito, dopo la sedentarizzazio ne , le corri spondenti modifiche di contenuto (tenda> casa),
cfr. Alt , I.c., 240.
Prescindendo dal termine astratto pi generico binjan
.edificio (-bnh costruire ,,; prestito aram. in Ez 40 ,5;
41 ,12.12.15; 42,1.5.10 [41,13 bi/val; cfr. Wagner nr. 44 ),
SI possono trovare dei si nonimi solo per designare grandi
case, palaZZI ecc.: accanto al frequ ente br hammeeleek
palazz? r:ale " si trovano termini presi da altre lingue,
come hekal palazzo, tempio (sum . * haikal [A.Falkenstem, Genava N.S. 8, 1960, 304] > -gal, acc. ekal/lI ,
ug. hkl, aram. bibl. hkal; nell 'AT ebr. 80x [in Ger 7,4
trlpllcatoJ ed aram. I3x, di cui 14+5x col signi fi cato di
palazzo : l~e 21 ,1; 2Re 20,18 = Is 39,7; Is 13,22; Os
8,14; Gioe 4,); Am 8,3; Nah 2,7; Sal 45,9. 16; 144,12;
Prov ~0 ,28; Dan 1,4; 4,21.26; 5,5; 6,19; Esd 4,14; 2Cron
36,7 ), apPC:deen palazzo ,,( < persi. apadana, cfr. Wagner nr. 2); Dan. Il A,5) e jJiran palazzo (vd. sp. I),
ment re le espreSSIOI11 armon (ls 13,22 'a{mon) palazzo
(foruflca:o)>> (33x, soprattutto nei profeti) e specialmente bi ra cittadella ( 18x, solo in Est , Dan, Neem e
1/2Cron; aram. birO. Esd 6,2; prestito acc., cfr. Wagner
nr. 40 ) accentuano plU fortemente l'aspetto dell a fortifi caZione (cfr. anche migdal torre , -gdl).

b) Unito ad ''''18him Dio o ad un nome divino


(pi raramente quando usato ellillicamente da
269

n:~

bjir CASA

solo, oppure viene determinato in altra maniera


da l co ntesto .immedi ato, p.e. I Re 13,3 2 e 2Re
17,29 sa ntuari delle alture; Am 7, 13 sa ntuario del
re; Mi 3,12; Agg 1,8) ba}il designa ordi nariamente
una casa di Dio , un tempio (c fr. BRL 511519; BH H 111 ,1940-1949). Nel\' AT si tratta in al cuni cas i del sa ntuario di dei stranieri (p.e. ISam
5,2 tempio di Dagon; cfr. anche i nomi di luogo ,
vd. sp. I) o di santuari di Jahwe fuori Gerusalemme (Giud 18,3 1 per tUIIO il tempo in cui la
casa di Dio rima e in Silo ; ISam 1,7; per Bl- ' l
vd . st. 4b e- 'eIIl1/2 ), ma generalmente si tratta
del tempi o di Gerusalemme (-''''18him 111 / 6;
l'espressione bel Jhw!J casa di Jahwe si trova
nell ' AT 255x [2Cron 75x, 2Re 52x, Ger 33x, IRe
22x , ICron 20x , Sal 9x]; per Os 8,1 vd . st. 3d).
Come sinonimi vanno menzionati hekal (vd. sp.
3a), che per pu anche designare il vano principal e del tempio in opposizione all 'atrio e al Santo
d ~ i Santi ( HAL 235a), e le espressioni pi generali
qod(J!s e miqdiis sa ntuario (- qcfs).
c) I significati figurati di ba}il , finch restano nel
campo impersonale e non si riferiscono agli abitanti della casa (vd. st. 3d), si fondano principalmente su ll a rappre entazione della casa come ambiente chiuso. Se in questa idea viene ancora sottolineato il fallO che si tratta di un'abitazione di
esseri viventi , allora si pu parlare di luogo di
soggiorno (d i uomini: Giob 17, 13 se spero, gli
inferi sono la mia casa ; 30,23 alla morte tu mi
conduci, alla casa dove ogni vivente si presenta ;
di animali: Giob 39,6 la steppa come dimora
dell 'asi no selvatico; Giob 8,14 e 27, 18 txt em tela
del ragno). A concezioni originariamente egorisale
l'espressione casa eterna , testimoniata anche
in pun., palm ., gr. e lat., che designa il sepolcro in
Eccle 12 ,5 (b1-'uli/llr; cfr. Sal 49,12; cfr. E.Jenni ,
ZA W 65 , 1953,27-29). Non al sepolcro, ma, per
trasposizione, ai corpi umani caduchi si riferiscono
le case d'argilla in cui gli uomini abitano
(skn), di Giob 4,19 (cfr. Horst , BK XVI,76).
In certi usi tecnici di biljir anche l'elemento dell'abitare
pu scomparire del tutto, per cui il senso si riduce a
quello di contenitore " o sim.: per chiavistelli (Es
26,29; 36,34) oppure stanghe (Es 25,27; 30,4; 37,14.27;
38 ,5); balle neefees di Is 3,20 viene spiegato tradizionalmente come vasetti di profumi ), recentemente Invece

come scatolette dei morti = amulet i (cfr. Wildberger,


BK X,143). Difficile anche Ez 1,27 fuoco , che orlato tutt'intorno >, (Zimmerli, BK XIII ,2.8.56), che dunque ha un alone . AI significato di suolo '> , che e attestato per l'acc. bi/li (AHw 133a), si richiama mflne
I Re 18,32 spazio per due moggi di semente .
ba}il si trasformato completamerite in espressione avverbiale o preposizionale col senso di interno, di dentro (opposto: I;u~ vicolo, fuori )
in ba}la verso l' interno (Es 28,26 ecc.), mibb}il
(Gen 6,14 ecc.) e mibba}lii (IRe 6,15) interiormente , mibba}il le ( I Re 6,16), lemibbel le (N um
18 ,7) all ' interno e '(J!I mibbel le dentro a
(2 Re 11 ,15; cfr. 2Cron 23,14).

All 'uso neoass. di bir come preposizione o come congiunzione subordinante (con il congiuntivo) in una proposizione di luogo (GAG 11 6s.175c; AHw 131b) si richiama Neem 2,3 la citt, dove (b r) sono le tombe dei
miei padri )).

d) Spesso in ebr., come pure nelle lingue affini , il


significato passato dalla casa a quello che nella
casa si trova (<< i beni, il patrimonio , p.e. Gen
15,2), e specialmente all a comunit familiare che
vive nell a casa (classico Gios 24,15: quanto a me
e alla mia casa, noi vogliamo serv ire Jahwe ).
ba}il viene quindi a significare famiglia (Gen
7,1 ecc.; - bnh , -'sh), stirpe (p.e. Ger 35 ,2
casa dei Recabiti , ai quali appunto vietato il
possesso di una casa nel senso concreto), anche
casato, discendenza (Es 2,1 ecc.), e nel caso di
re corte (regale)>> o dinastia (Is 7,2. 13 ecc.).
bel-'iib casa del padre, famiglia (paterna) >> (p.e.
Gen 24,38) nel periodo postesi lico diventa il termine tecnico per indicare l'organizzazione tribale
(-'iib 111/4). Anche intere comunit di trib e popoli possono essere designate secondo il modello
della famiglia e della stirpe con ba}il , cosi bel
'refra}im casa di Efraim (Giud 10,9), bel Ja 'aq8b
casa di Giacobbe (Es 19,3 par. israeliti ; Is
2,5.6 ecc.), e specialmente in senso politico anche
i due regni di Giuda e d'Israele (bel Jehudii 2Sam
2,4.7.10.11 ecc., complessivamente 41 x; bel JiSra'el2Sam 12 ,8 ecc., complessivamente 146x , di cui
83x in Ez; per l'origine di quest'espressione in
analogia con bel l'hudii - Jisrii 'el 2; si possono
confrontare anche i nomi di regione come BiTAmmiinu ecc. in fonti ass.-bab., vd. RLA Il, .33ss. l.
Fondandosi su quest'uso del termine Os 8,1 chiama
la terra (non un tempio) casa di Jahwe (cfr. anche
Os 9,8.15; Ger 12,7; Zac 9,8; Wolff, BK XlV /1 ,176).
In Ezechiele l'espressione bel merr casa dell'ostinazione formata per contrapposizione a ber Jiii' el
(-mrh 4c; cfr. Zimmerli, BK XllI,74).
Una metonimia pi specifica casa > abitante della
casa " si ha nel titolo regale ego faraone ,> (ebr. Par'o);
originariamente pr-" casa grande significa il palazzo
reale, ma stato applicato poi (dal 16' sec. a.c.) al re egiziano (BHH 111 ,1445).
4/ a) Per una panoramica deile concezioni religiose relative alla casa, le quali dal punto di vista
teologico hanno esercitato il loro influsso anche
sul NT , cfr. J.Hempel, Der Symbolismus von
Reich , Haus und Stadt in der biblischen Sprache,
WZ Greifswald 5,1955/56, 123-130 (sotto le voci
Einwurzelung , Eingrenzung , Ordnung ).
Non si possono qui analizzare pi a fondo gli aspetti
che riguardano la storia dei costumi e la storia delle
religioni , tra cui anche il rifiuto dei Recabiti, votati
all'ideale nomadico, di edificare case, per esprimere
la loro particolare fedelt a Jahwe (Ger 35), e la polemica profetica contro le case lussuose (p.e. Am
3,15; 5,11); tali aspetti infatti non hanno influenzato
l'uso linguistico di ba}il.
b) Lo stesso vale per i numerosi passi , in cui si
parla di una casa di Dio o di una casa di

270
271

Jahwe . Come per altri oggetti cultuali (arca,


tenda, sacrifi cio ecc.), cosi anche per quanto riguarda il tempio di Gerusalemme non possiamo
dilungarci sulla natura e la storia dell 'istituzione
cu ltuale; ci limitiamo semplicemente a registrare
un eventuale uso teologico di particolare rilievo
(per l'ab itare di Dio inteso in un senso teologico
particolare cfr. -skn abitare). Ma proprio a questo proposito il materi ale di scarsa utilit.
L'espressione casa viene usata indistintamente
nell ' AT sia per i templi pagani sia per il tempio di
Jahwe a Gerusalemme; anche dal lato cronologico
l' uso dei vocaboli no n subisce variazioni . Di
grande effetto stilistico il cont rasto voluto tra i
due significati di ba}il, tempio e dinastia ,
nel rifiuto di costruire il tempio in 2Sam 7,5.11.29
(<< sarai forse tu che mi edificherai una casa?..
Jahwe edificher per te una casa ... io voglio costruire a te una casa ).
In uno strato molto 'antico, che traspare ancora in Gen
28 ,22 , br '''{ohi m pu indicare non solo la casa di Dio

costruita, il tempio, ma anche una pietra cultuale


masseba ) in quanto rappresentazione
simbolica, luogo di dimora, residenza della divinit
(H.Donner, ZAW 74, 1962, 68-70, col parallelo veteroaram . by 'Ih/ case degli dei ", che si riferisce alle stele
contenenti il testo di un contratto in KAI nr. 233C, r.
2s.7.9s.; cfr. Fitzmyer, Sef. 90 con bibliogr.; per la divinit preisraelitica Betel [Ger 48,13?, cfr. per Rudolph ,
HAT 12,258s.J cfr. O.Eissfeldt, ARW 28, 1930,1-30 =
KS 1,206-233; -'l lll l2).
( ma~~ba

Oltre i templi terrestri, p.e. Sichem (Giud 9,4),


Silo (Giud 18 ,31; ISam 1,7) e soprattuto Gerusalemme, l' AT conosce probabilmente anche un palazzo celeste di Dio (ba}il forse in Sal 36,9 [HAL
119b], ma incerto; hekal probabilmente in Mi 1,2;
Ab 2,20; Sal 11 ,4; 18,7 = 2Sam 22,7; cfr. anche Is
66 ,1; -skn). Di altro genere l'immagine poetica
di Giob 36,29, che considera il cielo come sukkii
capanna (propr. copertura di fogliame ) di
Dio sulle nubi (Fohrer , KAT XVI,480).
Per la terra d' Israele come casa di Dio o di
Jahwe vd. sp. 3d.

5/ Nell' AT casa non designa ancora metaforicamente la comunit, come accade a Qumran
(lQS 5,6; 8,5.9; 9,6; CD 3,19; cfr. J.Maier, Die
Texte vom Toten Meer, Il , 1960, 46s.) e nel NT
(lTim 3,15 ; Ebr 3,6; IPiet 2,5; 4,17). In Num 12,7,
dove il compito di Mos viene paragonato al
compito del capo degli schiavi, il quale allo
stesso tempo l' uomo di fiducia del suo padrone
e colui al quale affidato" tutto quanto concerne
il governo della casa " (Noth! ATD 7,8~), ba}il
pu essere riferito ad Israele, m quanto e su dt
esso che si esercita il dominio di Jahwe, solo se St
interpreta l' immagine contenuta nel paragone (cfr.
Ebr 3,1-6). Per i LXX e per il NT cfr. O.Mlchel,
art. oIxo , ThW V,122-161 (= GLNT VIII,337450); W.Michaelis, art.crx1)v~ , ThW VII ,369-396;
J.Goetzmann , art. Haus , bauen , ThBNT Il ,636-.
645 , con bibliogr.
E.Jennr
n:~

bjil CASA

272

;,~~

bkh PIANGERE

Il Il verbo *bkj piangere appartiene al semi tico co mune (Bergstr. Einf. 188; P.Fronzaroli ,
AANlR VIII1l9,2 70). Derivati sono in ebr. i sostanti vi beki , b' kir , bck?i! pianto .
Come derivati possono ancora essere considerati i vocaboli contenuti nei nomi di luogo Biikim (Gi ud 2, 1.5 con
una eziologia del nome che spiega Biiki III dal pianto del
popolo) e bk,r (nell'espressione 'alliin bak,l quercia
del pianto Gen 35,8, pure con una eziologia secondaria ). Era forse il piangere originariamente un modo di
manifestarsi della divinit arborea ( B. Stade, Biblische
Theologie des AT, 1, 1905, 112)?
Forma secondaria di bkh certamente bk'; la rad ice
compare SOllO questa forma nel nome di un certo tipo di
arbusto b'ka'illl (2Sam 5.23s.; ICron 14,14s.), sicuramente un arbusto che /locciola, che piange . In Sal
84,7 viene citata una 'ellla!q habbka" evidentemente
nome proprio di una valle con rada vegetazione (presenza d'acqua solo a gocce), cfr. HAL I24a. Con ogni
probabilit anche l'origine del nome di luogo Biiki II(
dev'essere intesa allo stesso modo.
21 Il verbo ricorre 114x (q. 112x, pi o 2x). l a distribuzione non presenta alcuna peculiarit. b' ki
compare 30x; b' kir (Gen 50,4), bck?i! (Esd 10,1)
e bakr (Ge n 35 ,8 ) sono apax legomena.

31 Si pu rendere in maniera completa il significato di bkh con (com)pi angere . Il termine


viene usato per il pianto del bimbo in Gen 21, 16;
Es 2,6. l ' ad ulto piange durante la lamentazione
funebre (termine parallelo: spd lamentarsi Gen
23 ,2; 2Sam 1,12; Ez 24,16; in tale contesto vi anche: dm ' versare lacrime Ger 13,17, cfr. dim ' a
(<lacrima Ger 31,16; Ez 24,16; Mal 2,13; Lam
1,2; ~m d igiunare Giud 20 ,26; 2Sam 1,12 ;
12 ,21S.; nd lamentarsi Ger 22,10' breve descrizione delle usanze funebri Ger 41 .6'; Ez 27 ,31).
Particolarmente alle donne incombe questo impegno (2Sam 1,24), e il fatto che non ci sia nessuno
a fare la lamentazione funebre viene percepito
come una disgrazia (Sal 78 ,64; Giob 27 ,15).
Si piange anche nelle lamentazioni rituali che
hanno .luogo solitamente nel tempio; si para allora dI piangere davanti a Jahwe (Giud
20 ,23.26). Termini paralleli a questo proposito
sono .$m digiunare (Giud 20,26; Sal 69 ,11),
nzr m. segregarsi (mediante l'osservanza di determinate regole) >> (Zac 7,3). Dall 'epoca postesiIIca sappIamo che i sacerdoti, in occasione della lamentazione del popolo, si trovavano tra il vesti bolo e l'altare (Gioe 2,17); cfr. anche in tale contesto 2Re 22 ,19; Sal 137, 1; lam 1,2.1 6. Questo
pIanto cultuale aveva originariamente lo scopo di
rendere clemente la divinit (cos forse da intendersi Os 12,5, cfr. P.R.Ackroyd, VT 13 1963
250s.; diversamente invece p.e. Wolff, BK
XIV Il ,275), ma nell ' A T semplicemente un segno del dolore di chi si lamenta. Geremia dipende
dalla forma letteraria della lamentazione individuale, quando descrive la sua sofferenza (Ger
8,23; 13 ,17).
273

:1::l::l bkh PIANGERE

Il pianto degli ad ulti non solo condizionato dal


costume, ma scoppia spontaneamente quando vi
sono forti emozioni , per una umili azione ( ISam
I ,7s. 1O), il lutto per un grave avvenimento (Gen
27 ,38; Giud 11 ,37; ISam 30,4; 2Sa m 3,16; Neem
1,4 par. di -$ !m digiunare , -'bi hitp. essere
in pena , - pII hitp. pregare ; Is 33,7 par. -fq
gridare ), eccitazio ne (2 Re 8, 11 ), agitazione
(Gen 42,24; 43 ,30; 50, 17; ISam 24,1 7; Giob 2,12;
Esd 3, 12; Neem 8,9). Un invito a piangere si trova
nell ' invettiva profetica Mi I, lO txt em (cfr.
J.Schwantes, VT 14, 1964, 455).
Momenti particolari di una forte emozione sono il saluto quando ci si incontra e quando ci si lascia (Gen
29, tl ; 33,4; 45 ,2 con b' ki; 45,14s.; 46,29; 15am 20,41;
Rut t,9. 14, spesso insieme a verbi come baciare,
abbracciare , gettarsi a terra davanti a qlcn. ).
Cfr. a questo proposito R.Lehmann , Der Trlinengruss
im AT, Baessler-Archiv 19, 1936, presentato in ZAW
55, 1937 , 137.
Probabilmente vi era in Israele l'uso di piangere in occasione della semina, e questa era una reminiscenza del
IUllO cananeo per la morte del dio della vegetazione (allusione in Sal 126,6; pi tardi si piange al momento della
fest a giudaica del nuovo anno; il suono del corno ne
un segno, cfr. F.Hvidberg, Weeping and Laughter in the
OT, 1962), ma tale costume non ha alcun significato
nell'ambito della religione ufficiale jahwistica. Per Il
pianto cultuale nel giudaismo tardivo cfr. J.A .Wensinck,
FS 5achau 19t5, 26-35 , con cu i concorda J.L.Palache,
ZDMG 70, 1916,25 1-256.
Nel linguaggio poetico bkh pu essere detto di un
soggetto non umano (Giob 31,38 piange il
campo, par. z'q gridare ; si tratta del giusto rapporto tra uomo e natura). Eccle 3,4 afferma che il
pi angere come lo scherzare ha il suo posto nella
vita umana (termine opposto: sl;q).
Per l'uso del pi o (Ger 31 ,15 descrizione della lamentazio ne funebre ; Ez 8,14 cordoglio per Tammuz, cfr. Sal
126,6) cfr. Jenni , HP 157.
41 Solo in pochi casi il pianto svolge una sua
funzione nei rapporti tra Dio e l'uomo (ma in particolare non nel caso della lamentazione funebre ,
-'bi; meno che mai in relazione coi culti naturistici , anche se qui forse si ha a che fare con una
significativa religione popolare ), ad esempIo
nelle lamentazioni del singolo e del popolo; qui il
pianto il segno della impotenza umana , che si rivolge in preghiera a Dio, oppure l'espressione
dell 'emozione, quando l'uomo percepisce il giudizio di Dio (Giud 2,4; 2Re 8,llss.).

Un posto particolare occupa il tema del pianto nel motivo della mormorazione nel deserto (Num
Il ,4.10.13.18.20; 14,1; Deut 1,45). Indica l'alleggia- .
mento del popolo ribelle, che non ha fiducia nella gUIda
divina e perci si lamenta.

Se il pianto segno della miseria umana , nel periodo tardivo ormai vicino all' apocalittica, Israele
attende un c~mbiamento per il quale ogni pianto
cesser (Is 30,19).
274

51 Soprattutto quest' ultima idea acqui sta nel


NT un particolare significato, quando Ges fa riferimento proprio a quella condizione finale (cfr.
Mt 5,4 ecc.). Per tutto questo cfr. K.H.Rengstrof,
art. xrx(w. ThW 111 ,721-725 ( = GlNT V,491502).

F.Srolz

l~ bn FIGLIO
1/ la parola ben (*bin-) figlio con il suo corrispondente femminile bar (*binr-) flglia del
semitico comune (Bergstr. Emf, 182; m et. SOStItuita da wald, in acc. da maru). E forse da mettere
in relazione con *bnw/j edificare .
In acc. il termine allestato soltanto nel linguaggio poetico e nei nomi personali; al suo posto subentrato
maru / marru (A Hw 127a.138b.614.615s.).
Il termine bar/b' ra (brl), che nell 'area aram. (ed anche
nel sudarab. recente) sostituisce il sing. ben , sta in relazione non ancora del tullo chiara con *bin. Cfr. R.Rui ika, Konsonantische Dissimilation in den sem. Sprachen , 1909, 68s; diversamente BLA 179; Wagner nr. 46;
HAL 131b.

III Con circa 5.000 ricorrenze ben il sostantivo di gran lunga pi attestato nell ' A T. la frequenza particolare in Gen , Num e nell 'opera del
Cronista si spiega soprattutto per via delle tavole
genealogiche.
ben

Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
50f
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
275

sing. plur. totale


177 188
365
39 194
233
28 132
160
224 387
611
37
90
127
44 197
241
52 152
204
80
58
138
140
67
207
140
48
188
163
58
221
38
46
84
143
82
225
116
75
191
6
18
24
I
14
15
2
9
Il
2
2
3
4
6
5
IO
8
2
15
6
41
2

5
4
88
30
19
6
2

8
IO
13
6
103
36
60
8
2

baI

sing. plur.
45
64
13
IO
20
2
lO
16
14
7
2
14
8
19
9
7
14
6
Il
16
I
14
9
21
19
31
6
2
2
2
I

4
I
6
8
2

totale
109
23
22
26
21
16
27
16
20
Il
17
23
40
37
4

2
I

6
5
2
3
IO

I
12
5
2
Il
12

ben

Eccle
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT

baI

si ng. plur. totale


5
Il
16
4
4
8
7
15
2
7
9
41
156
197
11 5 131
246
338 370
708
127 105
232
2160 2769 4929

sing. plur.
I
21
5
2
I
IO
14
289

totale
22
5
2

17
18
13
290

18
28
27
579*

Non sono inclusi nelle cifre precedenti i nomi propri


composti con Been- , Bin- , Bal- e l'espressione baI
hajja'ana/b enor ja,ana stru zzo) (8x), sono invece in-

clusi bene di Rabbal b' ne -'ammiin e ben/been- di ICron


4,20a; 7,35; 15, 18 (errori testuali , non parti costitutive di
un nome proprio); ICron 6,IIK considerato sing. ,
2Cron II , 18K tralasciato (Q bar). In Lis. mancano 2Re
I,17b ben e Neem 5,5b banen.*
Nell 'aram. bibl. bar flglio ricorre 19x (sing. 8x,
Dan ed Esd ciascuno 4x; plur. Ilx , Dan 4x , Esd
7x). Come aramaismo bar si trova (3x) in Prov
31 ,2 (cfr. Wagner nr. 46).
II1/l Nel suo significato fondamentale ben
vuoi dire figlio , e di norma il flglio carnale
del proprio padre o della propria madre . Ci permette gi di fissare un primo campo semantico
naturale all ' interno della famiglia.
In genere la relazione all'interno della famiglia viene
espressa con il sing. seguito da un gentllvo ( figlIo di
X , panicolarmente frequente nelle diverse tavole genealogiche ), oppure con un suffisso pOSSesSIVO (cfr. p.e.
la formula della cornice dtr. suo figlIo X regno al suo
posto , I Re 14,20,31 ecc.). Spesso per si usano _direllamente in questo campo semantico i termini -'ab pa-

dre (p.e. Gen 22 ,7; 42,32; 25am 7,14 = ICron 17,13;


plur. Es 20,5; Num 14,18 ecc.) e - 'em madre (Gen
27 ,13; 43 ,29; Os 10,14 ecc.); la madre pu anche essere
ulteriormente precisata (Giud 11 ,1 figlio di una proStllUta; IRe 7,14 figlio di una vedova; Gen 25 ,6 figli delle
concubine, Giud 8,31 si ng.; Gen 21 ,10.13 e Es 23,12 figlio di una serva) oppure indicata semplicemente come
-'iss donna (lSam 1,4; IRe 17,17).
Un secondo campo semantico, per quanto meno
frequente , altrettanto naturale: ben in quanto discendente maschile corrisponde al femmmlie bar
figlia , generalmente al plur. in elenchi di nomi
(Gen 5,4ss. ; 11 , llss. ecc. ; in membn paralleli p.e.
Is 60,4).
Altre liste di nomi con ben: moglie/figli (Es 4,20 ecc.);
figli /moglie/ nuore (Gen 6,18; 7,3.13; 8,18, cfr. 8,16);
mogli/figli/figlie (Gen 36,6; Es 32 ,2 ecc.); figlIo/figlia/schiavo/schiava/bestiame/strantero (Es 20,10; cfr.
. Deut 5,14); figli/figli dei figli (Deut 4,9.25 ecc.); figlio/flglia/schiavo/schiava/levita (Deut 12,18; 14,11 .14,
cfr. 12,12); greggi/armenti/figlI/figlIe (Ger 3,24; cfr.
5,17); altre liste: Gios 7,24; Es 32,29; 2Sam 19,6; Ger
16,3.
Come sinonimo di ben si trova talvolta jcla:d nel
senso di figlio (Es 2,10; IRe 3,25; Rut 4,16; m
parallelismo Ger 31 ,20). Tuttaviajcla:d sostan-

ben FIGLIO

276

zial mente pi raro e nel suo significato di bam bino/figlio a ncora pi ge nerico di ben. In
Deut 1,39 i trova (a/ in pa ralle lo co n ben, m a (a/
indica plUtto to un bambino app. un latt a nte. Al tri te rmini parall eli o no 'iii latt a nte (I s 49 ,
15) e p' ''i-b?(11'1I frutto del se no mate rno ( Is
13 , 18 ; Sal 127,3 ); per b' kor primoge nito _ ,.0-

(riSon ).
Nel campo semantico di ben ricorrono di solito i eguenti verbi : I) jld qal, dellO di una donna o dell a madre: ella panor un fig lio (spesso collegato al verbo
precedel1le hrh essere incinta ): Gen 4,25; 16,15;
19,37. 38; 21 ,2; 29,32; ISam 1,20; Os 1,3 ecc.; nella promessa di un figlio: Gen 16, 11 ; Giud 13,3; Is 7, 14 (cfr.
P.Humben , Der biblische VerkUndigungSSlil und seine
vermutliche Herkunft , Aro IO, 1935, 77-80); j ld hi .,
dellO del padre: egli gener figli e figli e (Gen 5,4s .;
Il ,1lss.; cfr. Oeut 28,4 1 ecc. ); j ld pu ., dello del padre:
gli nacque un figli o (Gen 4,26; cfr. 10,25; 35 ,26 ecc.);
2) Iq!I 'issii l'be n prendere una moglie per il figlio
(Gen 24 ,3ss.; cfr. Ger 29,6 ecc.); 3) l'espressione 1/111
l' ben dare (in moglie) al figlio (Gen 38,26; cfr. Oeut
7,3 ; GlUd 3,6 ecc.); 4) l'espressione lo hiij li lo billlim
non ebbe figli (Gios 17,3; cfr. um 3,4; Oeut 25 ,5;
ICron 23 ,17 ecc.); 5) una serie di verbi che descri v~:>no .il , passag.gio di determinate tradizioni dai padri
al figli : mI' dIre (Es 12,26; Oeut 6,21); s'I interrogare (Es 13,14; Oeut 6,20; Gios 4,6.21); I/gd hi . annunClare (Es ,13 ,8); jd' hi. far sapere (Gios 4,22 ;
Sal 78,5); Imd pl. Illsegnare (Oeut 4,10); snn pi o inculcare (Oeut 6,7); spr pi o raccontare (Gioe I 3' Sal
78 ,6).
' ,
Assai spesso ben v i~ ne usato per designa re la prole
deglt ammalI. COSI In Lev 22,28 ben sig nifica il
piccolo di una vacca o di una pecora in De ut
22,6s. il piccolo di un uccello, in Ge n 32, 16 il piccolo di cammello , In ISam 6,7.10 di vitelli , in
GlOb 39,4 una cerbi atta. Ancora pi frequenti
sono espresslom composte con ben per designare
glOvam a mmalt , p.e. bam-'aron puledro d 'asino
(Gen 49, 11 ; Zac 9,9), bl1'n-baqar giovenco
(Gen._1827s.; Lev 4,3. 14; Num 7, 15-8 1 ecc.); bene
(haJ)Jona plCCOit colombi ( Lev 1, 14; 5,7.11 ;
14,30 ecc.); altre espressioni p.e. in Sal 114,4.6;
147,9. Una volta SI trova un'espressio ne simile anche per le piante: ben parar germoglio di albe ro
da frutto (Gen 49 ,22).

ZI Il termine t alvolta acquista un senso pi a mpiO, sIa pe r indicare figli , nipoti, d iscendenti , sia
per espnme re una figliolanza no n carnale .
a) Non sempre il plurale del te rmine va inteso nel
senso dI figlt ( m aschi ) (distinto d a figlie l~,
ma talvolta vuoi dire prole ( figli e figlie ), p.e.
Gen 3, 16 con sofferen ze partori rai fi gli (2 Re
19 ,~ anche <;Ii figlio no n a ncora na to), e soprattutto
nell espressione _figli e figli dei figli (Es 34,7
ec~. ). Talvolta ben indIca i nipoti (assieme
ali espressIOne composta pi usuale bl1'n-b eno, vd.
st. 3c), Ge n 31 ,28.43 ; 32 ,1, o ancora pi genericame nte I edl~ce~d~nt! (assieme all'espressione pi
usuale b ne banl1' ka I figlt del tUOI figli l~ p e
IRe 9,2 1.
' ' .
277

1~ ben FIG LI O

b) Ri gua rdo a beli usato in senso non carnale bisogna d istingue re all' interno dell'A T i segu~nti
aspelll :
L'apo trofe belli figlio mio l), che si trova talvolta nei l i~ ri storici , ha valore di formu la (Gios
7, 19 GlOsue ad Acan, ISa m 36. 16 Eli a Samuele'
4, 16 Eli al messaggero). '
,
Gi per per l'apostrofe fig lio mio della lettera tura sap ie nziale ( Prov 1, 10. 15; 2, 1; 3, 1.11 .2 1
ecc.) ci si po t re bbe c h iedere se non si debba pensare ad una fi glio la nza spirituale, quind i ad una relaZIOne Inseg na nte-scolaro o maestro-discepolo.
Se tuttav ia g iusto rite ne re che tal i ammaestrame nti e tali proverbi con le lo ro tradizioni veniva no colti vati non solo negli ambie nti di cone ma
anche in quello tribale (cfr. H.W .Wolff, A~os'
ge t~ li ge Helma t, 1964, con ulteriore bibliogr. ), si
puo nte ne re c he il ben a cui il discorso rivolto
fosse il figlio carnale del proprio padre, o per lo
me no che a pparte nesse allo stes o gruppo tribale
( Prov 1,8 confe rme rebbe questa spiegazione).
I bene hann ebi 'im figli dei profeti l), di cui si
parl a nelle storie di Elia e di Eliseo ( I Re 20,35;
2Re 2,3.5.7; 4, 1.38; 5,22; 6, 1; 9 ,1), non sono figli
carna li m a fi g li spirituali del profeta nel senso che
sono suoi discepoli (-'ob 11I/2b). Cfr. anche 2Re
8,9 ( Be n- Adad rispetto ad Eliseo), e cosi pure
l' uso politico nella formul a di sottomissione del re
Acaz a Tiglat-Pilezer io sono tuo schiavo e tuo
fi glio (2 Re 16,7).
In questo a mbito va collocato infine il grup po di
ricorrenze in cui un uomo viene designato come
figli o di Ja hwe (vd. st. IV 13 ).
Il significato d el te rmine molto pi ampio nei
passi in cui gli a bita nti di una citt vengono detti
figli l), come in Is 5 1,18.20; 66 ,8; Sal 147,13 ;
Lam 1, 16; in senso figurato e traslato Gerusale mme viene paragonata ad una madre che ha gene ra to i suoi figli (abita nti ).

Il te rmine ben d origine freque ntemente, in


uni one co n altre parole , ad espressioni composte:
a) Assai spesso ben al plur. cS. unito al nome di
un popolo per designare gli appa rte nenti a quel popolo. AI primo posto sta l'espressione bene JiSca'el
(c irca 630x); essa, assieme a quella pi rara 'is Jisro'el ( 50x) a pp . 'anse lisro'el (9x), l'espressione
tecnica per designa re gli israeliti l); non si pu
stabi lire una diffe renza di sig nificato fra le tre
espressioni .
Ad essa corrispondono espressioni a naloghe come
bene l ehlido giudei l), bene 'ammon ammoniti
ecc ., e designazioni di me mbri di una trib , come
bene Lewi levi ti l). Simili a queste sono espressio ni pi generiche come bene 'am connazionali (Gen 23 ,11 ; Lev 20, 17 ecc.; a differenza di
bene ho'om gente comune in 2Re 23 ,6; Ger
26,23) e bene q?dl1'm o rie ntal i (Gen 29 ,1; Giud
8,10 ecc.).
b) Come espressio ne corre nte per indicare l'et si
usa bCEn .. . sono (alla lettera un figlio di ... anni ;
Gen 5,32; Num 1,3-47; 7, 15-88 ecc.).
3/

278

c) Per indicare con pi precisio ne dei rapporti di


parentela , talvol ta ben forma espressioni composte
con al tri vocaboli di parentela:
b(J!n 'immo figlio di sua madre = fratell o (Gen
43 29 , parallelo a -'ah , cfr. 27 ,29); belle 'abika figli di
t u~ padre = fratelli (Gen 49 ,8 parallelo a 'a!/a, ka i
tuoi fratelli ); belle 'is '(EhM fi gl i di un un ico uomo
= fratelli (Gen 42 ,13_ cfr. v. 32).
La nuora la moglie del figli o (Lev 18,15), la nipote
la fig lia del figli o/della figlia (Lev 18, I0.17), il nipote il fig lio del fratello/della sorella (Gen 12,5;
14 12' 29 13) il cugino il fi glio dello zio (Lev 25,49;
N~m'36, I ):e corrispondentemente i discendenti sono i
fi gl i dei figli (Gen 45 ,10; Es 34,7 ecc.).
d) Tra le rimanenti espressio ni composte, che bn
forma con un geniti vo che segue , ricordia mo solo
le principali :
Si trova spesso b(J!/l-'adam opp. il plur. belle 'Mam per
indicare l' uomo singolo (sing. 93x in Ez; Num 23 ,19; Is
51 ,12 ecc.; plur. con articolo Gen Il ,5; senza anicolo
Deut 32,8 ecc.; -'adam 3). In parallelo con b(J!lI- 'adam
sta '''/lOS (155 1,12; 56,2; Sal 8,5; 90,3; Giob 25 ,6), 'is (15
52, 14; Mi 5,6; Sal 80, 18; Giob 35,8; Prov 8,4) e g(J!b(J!r
(Giob 16,21).
blRlI -hamm(J!I(Rk il figlio del re, principe (Gi ud 8,18;
2Sam 9,11 ; 13,4.23 .32). Altrimenti le espressioni composte
con bll formano talvolta degli aggelli vi, p.e. bfJ!n-sam(J!1I grasso. (15 5, 1), be/l maskil astuto (Prov
10,5), b(J!lI-mQIV(J!{ destinato alla morte (lSam 20,31;
26,16; 2Sam 12,5), bene 'alVla malvagi (2Sam 3,34;
7, 10 = ICron 17,9 ecc.), bene hdjil benestanti , possidenti obbligati al servizio militare, guerrieri (Oeut 3, 18;
Giud 18,2 ecc.), bene b' lijjd 'al infami ( Oeut 13, 14;
Gi ud 19,22; 20 ,13 ecc .), bene lIekar stranieri (Es
12,43 ; Lev 22,25; 2Sam 22 ,45s. ecc.).
La parola ben pu allontanarsi dal suo significato
primario e diventare un termine di individuazione
nei nomi collettivi e anche un puro pleonasm o: lo
indicano espressioni come ben zokor ragazzo
(Ger 20,15; cfr. per il modo di esprime rsi nel contrallO matrimoniale aramaico Cowley nr. 15, r. 20:
wbl' dkl' wnqbh sia esso un figlio maschio o una
femmina l~ oppure bene ,is uomini. (Sal 4,3).
Esempi tratti d alle altre lingue semitiche si trovano in GVG Il ,242; J.Zobel , Der bildlic he Gebrauch der Verwandschaftsnamen im Hebr. ,
1932, 25-35 ; WUS nr. 534 bn 2) apparte ne nte a
qualcosa l).
4/ I rari nomi propri , composti con bn come
primo ele mento , vanno considerati nel quadro
dell'onomastica dell'Oriente antico (cfr. Huffmon
120s. 175s.; Grondahl 80.118s. ; A .Caquot , Syria
39, 1962, 239s. ; per Binjomin cfr. K.-D.Schunck ,
Benjamin , 1963 , 4ss. ; inoltre: Alt , KS 111,198-213).
Sui nomi teofori non allestati presso gli israeliti , come
B(J!n- Hadad, cfr. O.Eissfeldt , FS Baetke 1966, 110-117.
Nel nome di Mos non si riscontra pi l'etimologia ego
(forma abbreviata di un nome teoforo con ms figlio ;
cfr. H.Ranke, Oie agoPersonennamen, 1, 1935 , 338.340).

IV / 1/ Nelle storie dei patriarchi uno dei pi


antichi motivi narrativi il racconto d ella proml'sw del figlio e del suo adempimento. Alla
279

do nna che si la menta di essere se nza figl i Dio (o


il suo inviato) promelle un figlio , p.e . Gen
18, 10. 14 fra un anno Sara tua moglie a vr un figlio , cfr. Gen 16, 11 ; 17,16.19; 21,2 ecc. (C. Westerma nn , Forschung a m AT , 1964 , 19ss.). Questo motivo si riscontra in lUllO l' A T (Giud
13,3.5.7; ISam 1,20 ; Is 7, 14; 54,1) e passa poi al
NT ( Le 1-2).
Nelle storie dei patriarchi del Gen un al tro motivo
importante a questo riguardo iltrasmettersi della
benedizione dal pad re al figli o. Questo fatto
mo llO ev ide nte in Gen 27 , dove il punto culm ina nte nelle parole di be ned izio ne di v. 27-29 ; cfr.
p.e. Gen 9,25 -2 7; 48,15s. ; 49 . Possiamo cos farci
un' idea di qua nto accade tra padre e fi gl io all' inte rno dell a famiglia .
Anche il tra ma ndare una tradi zio ne un falla che
originariamente si svolge tra pad re e figli o nella
fa miglia. Il figl o inte rroga ul senso di un' azione
o di un oggetto, e il pad re gli racconta ci che egl i
stesso ha udito (vd . sp. 1111 ).
21 a) I figli non solo ricevono d ai loro padri la
benedizio ne , m a sono corresponsabili delle loro
colpe: Jahwe punisce la colpa dei padri nei figli
e nei figli dei figli fino all a te rza e all a quarta gene razione (Es 20 ,5; 34,7; Num 14,18; Deut 5,9;
cfr. Is 14,21 ; Ger 32,18; - 'ob IV/2b). Questa responsabilit collettiva in seguito viene abolita
(Ger 3 1,29 ; Ez 18,2.4.20; 2Re 14,6
2Cron 25,4;
cfr. J.Scharbe rt , Solidaritat in Segen und Fluch 1m
AT und in sei ner Umwelt , I, 1958 ; R.Knierim ,
Die Ha uptbegriffe ftir Slinde im AT, 1965, 204207).
b) L'accusa profetica s i riferisce proprio alle colpe
dei figli: figli che hanno abbandonato Ja hwe (Ger
5,7), figli di prostituzione (Os 2,6) e figlI nbelh ( Ez
20,21). La colpa riunisce figli , padn e mogh m
un' unica famiglia (Ger 7, 18); essa SI nvela nel
falla che i colpevoli bruciano i propri figli e le proprie figlie ad altri dei (Os 9 ,13; Ger 7,31 ; 19,5 ecc .;
cfr. Deut 12 ,31; Sal 106,37s.).
Perci l'annuncio del giudizio , che con parole pi
o meno si mili si ritrova costante mente nei vari
profeti , suona cosi: i padri inciamperanno assieme
ai figli (Ger 6,21), saranno sfracell atl (Ger 13 ,14),
figli e figlie morira nno (Ger 11 ,22) e donne e bambini verranno condotti via (Ger 38,23 ) ecc. Solo
dopo la catastrofe si leva nuovamente una voce
che parla del ritorno dei fi gli (Is 49 ,22).
c) interessante vedere a questo riguardo come
vengono designati i figli veri c propri dei profeti ed
i loro nomi . Cos i nomi dei due figli (e della figlia) di Osea annuncia no gi chiarame nte un giudizio: Os l,3s. Izreel ( poich tra poco vendicher il sangue di Izreel sulla casa di Jeu );. 1,6
Senza-misericordia l); 1,9 Non-popola-mIO l).
Lo stesso vale pe r i no mi dei figli di Isaia: Is 7,3
Seariasub ( un resto ritorna l~ e 8,3 Maher-Shalal
Cash-Baz ( rubalesto-preda veloce l~. Il nome del
primo figlio di Isaia a nnuncia allo stesso tempo un
giudizio ( per la maggioranza) e una salvezza (per

be" FIG LIO

280

il resto); lo stesso vale per il fi gli o annunciato in


Is 7,14 co n il nome Emmanuele
Di o con
noi ), ma non si a e si tratti qui di un figli o ca rnale di Isa ia (cfr. H.W.Wolff, Immanuel, 1959;
U .Stamm , ThZ 16, 1960, 439-455; id. , ZDMG
Supp!. I, 1969,281-290); cfr. sulla promessa del figlio anche Is 9,5 .
A Geremi a non permesso avere fig li e fi gli e carnali, ma anche questo un seg no dell ' imminente
giudizio (Ger 16,2).
d) L'e pressione ba!/I- 'dom , con cui viene chi amato il profeta e che ricorre 93x in Ezec hiele, va
tradotta con uomo ( = individ uo) (Zimmerli ,
BK XIII ,70s.). In og ni ca o il figli o dell ' uomo
non ancora qui un essere in qualche modo divi no. L'espressione ber!/I- 'odom in questo periodo
ancora parallela ai term ini ''''m'jS e 'is (vd. sp.
1,lI /3d), ' dom l' uomo in contrapposizione a Dio.
E significativo um 23, 10 cc Di o Ce/) non un
uomo CiS), perch possa menti re, n un fi glio
d' uomo (ba!n -'odom) perch possa pentirsi l).
Sulla figura del li simi le ad un uomo (k ' bar ''''III'i5) in
Dan 7,13 e sul li figli o dell'uomo ad esso streltameme
legato, ma che non pi quello delI'AT, cfr. i com m. e
C.Colpe, art .o ul T O c"Opwrcou, ThW VIII. 403481.

La designazio ne di un uomo come figli o di


DIo opp. di un gruppo di uomini come fi gli di
DIO SI trova di rado nell ' AT , a differenza di alt re
rel igioni .
a) In alcuni passi il re davidico con iderato figlio
dt Jahwe: 2Sam 7, 14 io gli sar padre ed egli mi
sar fi gli o l); cfr. ICron 17, 13; 22, 10; 28 ,6. Inoltre
Sal 2,7 tu sei mio figlio , ogg i ti ho generato l). A
dtfferenza dell 'antica ideologia regale egiziana, econd.o CUI ogni farao ne rite nuto come figlio di
DIO In senso fisico o mitico, nell ' AT si tratta soltanto dell 'idea di adozione. Poich gli viene concessa la fili azione di vina, il re possiede diritt i e doveri particolari (cfr. G.von Rad Das judaische
Konigsritual, ThLZ 72, 1947,2 11'-2 16 = GesStud
205-21 3; M. ot h, GOtt , Konig Volk im AT
ZThK 47, 1950, 157- 191 = GesStud 188-229 so:
prattutto 222ss.; Kraus, BK XV,18s.; G .Co~ke,
The Israelite King as Son of God, ZA W 73 , 1961,
202-225 ; K.-H .Bernh ardt , Das Problem der alt orient al isc hen Koni gs ideo log ie i m A T 196 1
74ss.84ss.).
'
,

3/

b) I n alcuni passi il co ncetto di figlio serve a descnvere .Ia relazi.one tra Jahwe e il suo popolo. I
passI plU antichi sono Os 2, I e Il , I. Anche qui
non SI deve pensare ad una fili azione fisica e neppure ad una fili aZione spIrituale (tradi zione saplenzlale?), concezio ni pera ltro assai diffuse
nell'ambiente circostante. Se Osea chi ama Israele
figh di DI.o l), perch intende esprimere (in opposIzione aldecaduti fig li di prostituzione l) una
relaZione Intima di solleci tudine, di guida e di
obbedienza ( Wolff, BK XIVIl ,30s.255-257). In
Es 4,22s. , che un'aggiunta tardi va all a narraztone J E del Pentateuco, Israele viene detto cc fi 28 1 i1J:l bnh COSTR UIRE

glio primogenit o, in riferimento gi all'ultima


plaga , medi ante la quale Jahwe vend icher l'i n.
gi u ti zia co mmes a contro suo fi glio sul cc primo.
genit o del faraone (v. 23). (c fr. oth, ATD
5,33s.).
In Is 1,2, dove si parl a di Israele come dei figl i
che Jahwe ha all evato, ma che si sono nuova.
mente all ontanati da lui , si rispecchi a (come in Os
Il ,1) in modo a sai accentuato l'idea di educa.
zione (cfr. Wildberger, BK X,12s.). Similmente si
parl a metaforicamen te dei fi gli di Jahwe in
Deut 14 ,1; 32,5. 19s. (c fr. P.Winter, ZA W 67,
1955, 40-48); Ger 3, 14.19.22; Is 43,6; 45,11 (-' ab
IV /3; G .Qu e ll , ThW V,970ss. = GL T
IX,11 8 Iss.).
c) Con bene ho'''' /ohim cc fi gli di Dio si desio
gnano esseri celesti , di cui si parla ogni tanto: Gen
6,2.4; Giob 1,6; 2, I; 38 ,7; bene 'e/i m Sal 29, 1; 89,7;
bene 'a!ljon cc figli dell ' Altissimo Sal 82,6; aram.
bar ''''/ohin Dan 3,25 . cc Ma il nome ben non vuole
caratteri zzarli come figli di Di o in senso fisicoge
nea logico, qui ndi mitologi co, ma in senso gene
rico co me appartenenti al mondo di Elohim
(von Rad, ATD 2,93). L'i mportanza e la funzione
di queste fi gure esigua nell'AT. Cfr. W.Her
rm ann , Die Gottersohne , ZRG 12, 1960, 242251;
G.Cooke, The Sons of (the) God(s), ZA W 76,
1964, 22-47.
d ) Si deve infine far menzione di alcun i passi po
stesi lici, che paragonano l'agire di Jahwe verso gli
uomini co n quell o di un padre verso il fi gl io: come
un padre pOrla suo figlio (Deut 1,31), come amo
monisce suo fi gli o (Deut8 ,5; Prov 3,12),come un
pad re ha compassione dei suoi figli (Sal 103,13) o
di suo fi glio (Mal 3,17), cosi fa anche Jahwe con
i suoi (c fr. Mal 1,6).
VI Il termine u[l, nel NT riprende il beli
dell ' AT. Ci che nel T conferisce al termine una
nuova ril eva nza teologica il parlare di Ges
come del cc fi gli o l), cfr. i titoli cristologici cc figlio
dell ' uomo l) , cc figli o di Dav ide e fig lio di
Dio l). Cfr. H.E.Todt , Der Mensc hensohn in der
synoptischen Dberlieferung, ' 1963; F.Hahn , Chri
slO log isc he Hohei tstit el , ' 1964; G.Fohrer .
E.Schweizer - E. Lohse - W.Schneemelcher, art .
ulr\ . ThW VII I,340-400: C.Colpe, art . 6 u!
TO ;; &v6pwrrou, ThW Vili , 40-3-481 ; E.Lohse, art .
u!; t,fl.w, Th W Vili , 482-492 . . J.Kiih/elVeill

mJ

bnh COSTRUIRE

1/ La radice *bn) cc costruire si trova in tutte le


lingue sem., ad eccezione dell 'et. (acc. bami e ug.
bn) anche nel sign. cc creare, generare l), vd. st. 3a).
incerto, anche se possibile, che vi sia uno stretto rapo
pOrto tra beli li fi glio e bllh, cosi pure che vi sia una af
finit a etimologica Ira bllh e bl" creare (cfr. HAL 133).

282

Nell ' AT derivazioni nominali di questa radic_e


sono binja, bin)on , mibnli! edificIo e rabl1ll
progetto di costruzione, modello, qu;d~o-,); _SI
trovano inoltre nomi propn come B naJa(hu ),
Binnuj, l abn" e/, libn'jo ecc.

21 Nell' AT ebr. il verbo ricorre 346x alqal (i ncl:


Ez 16,3 1) e 30x al ni. La met del passI al qal e
raggruppata nei libri che narrano la costruzIOne
del tempio o delle mura (63x 111 I Re, 61x 111
2Cron , 28x in ICron, 23x in Neem), mentre p er
l'altra met si pu parl are di una normale distribuzione.
Tra i sostantivi /abili I documentato 20x, gli altri tre 9x
(billjall 7x), tulli nel ristrello a mbit~ di Ez 4042.
Nell'aram. bibl. il qal compare I5x , I hllpe. 7x, oltre che
bi/Uall Ix.
Il significato primario costruire, fabbri :

3/

care l), talvolta cc fortificare e cc ncostrUlre (COSI


anche nelle iscri zioni semNO., cfr. DISO 38). Oggetti sono: casa, palazzo, muro , citt, al tare, tempio, ecc. Il sign. creare, generare difficilmente
si pu riscontrare in ebr. , a differenza dell 'acc. e
dell ' ug ., a meno che non lo si voglia presupporre
in nomi propri come B'no)o(hu).
In ug. si pu far riferimento all'epiteto di El blU bmvl ,
che viene tradOllO con creatore delle creature (cfr.
W.H.Schmidt , Konigtum GOlles in Ugarit und Israel,
'1966, 59). Per l'acc. cfr. AHw 103.
b) bnh bjil significa metaforicall)ente cc fondare
una famiglia , procurarsi una discendenza (Deut
25 ,9; cfr. Rut 4,11), fondare una d1l1asl1a
(2Sam 7,27; ICron 17,25). In Gen 16,2 e 30,3bnh
ni . cc essere costruito un'espressione che Slgl1lfi ca cc ottenere figli l). Anche qui per bisogna partire dal significato primario e non si tratta di un SIgnificato parallelo autonomo.
Per Giob 22,23 si potrebbe parlare di senso traSlalO, se il
testo fosse a pOSIO (cfr. Dahood, UHPh 53).
c) Come paralleli per l' ulteriore comprensione del
significato di bnh si possono nota re: kUtl hi . cc fondare (2Sam 7, 13 = ICron 17, 12; ~al 89 ,3.5);~!,
cc piantare (Ger l ,IO; 31 ,28; 4),4 ecc.); sh
fare (cfr. 2Sam 7, 11 e 27). Per esprimere il contrario si usa hrs cc demolire l), p.e. Ger l ,IO; 45 ,4;
Sal 28 ,5; Giob 12,14; Prov 14,1.
a) Teologicamente significativi sono soprattuttO i passi in cui si parla del costruire di Jahwe:
Si tratta di annunci di salvezza ri vol ti al futuro ; SI
possono ricord are 2Sam 7,27; ICron 17,10.25
(casa per Davide, cfr. 2Sam 7, 11 ; Sal 89 ,5); IRe
Il ,38 (casa per Geroboamo); Am 9,11 (ncostrulre
la tenda di Davide); Ger 24,6; 31,4.28; 33 ,7; 42 ,10
(espressione dtr. , spesso col termine parallelo nr.'
piantare l), riferita alla ricostruzione dopo Il
tempo del giudizio); Ez 28 ,26; 36,33-36 (aggiunta
che ricorda la formulazione geremiana, cfr. Zimmerli . BK XIII , 696.873.88Is.); Sal 102,17; 147,2

4/

283

(Sion o Gerusalem me; cosi pure nella preghiera di


Sal 51,20; retrospettivamente 78,69).
Con senso negativo l'idea ricorre nell'oracolo di sventu ra
Ger 45,4 (demolire ci che costruito); Mal 1,4 (Edom).
b) Al tri annunci di salvezza sono: Is 58 ,12; 60,10;
61,4; 65 ,2Is. , che vogli ono espnmere la ncostru zione dopo la sventura dell'esilio come un reahzza rsi della bened izione di Jahwe (cfr. anche Ger
29 5 il co mpito degli esiliati ). Geremia viene chiam~to ad essere profeta per sradicare, per distruggere, per pi antare e per costruire , .ossla per agire
in qualit di profeta di sCiagura e di salvezza (Ger
l ,IO ). Cfr. per i binomi usati qui e al trove R.Bach,
Bauen und Pflanzen, FS vo n Rad 1961, 7-32;
S. Herrmann , Die prophetischen Hei lserwartungen
im AT , 1965 , 165- 169.
c) L' uso di questo verbo nel co ntesto della storia
dell a salvezza da ricondursi all 'idea che cc costru ire le case ed abitarv i dev'essere considerato
una benedizione; indicazione dell a vi ta felice e
del pieno godimento dei doni , ch.e Dio concede al
suo popolo nella terra promessa: e una concezione
che s'i nco ntra soprattutto nel Deut (6,IOs.; 8,12;
20,5; il contrario in 28,30).
5/ Tra i testi di Qumran va notato soprattutto
I QS 11 ,8 ( mabnil q8da!s costruzione santa l),
come designazione degh eletl1 di DIO). Per Il NT
cfr. O.Michel, art . ob~ o~ofltw, ThW V,139ss. ( =
GLNT VII I,384ss.).
A. R.Hu/sl

,,~~ bd' al PADRONE


11 La parola *ba' /- cc signore, pad rone appartiene, come il suo corrispondente fem.? al se mlllCO
comune. Dal punto di vista dell a stona delle rehgioni significativo il suo passaggio d~ semph~e
appellati vo a nome proprIO di una o plU dIV1l111a,
negli al tri casi va notata la frequente restrlZlo ne ad
una pura fun zione moda le (cc termme di rela:
zione GVG Il ,240s.). Il verbo cOrrIspondente e
spesso ~oltanto denominativo.
L'acc. belll/bellll signore/signora ( AHw 118120)
cosi la voce da cui deri va belu li dommare, disporre dI
(cfr. be',i lalllm capitale di cui si dispone,. capItale
d'esercizio AHw 124a; ba ' Lilalll li I suddll l )~ AH w
11 7b). Nell'ambito del suo significalO l'ace. bel". ra~
chiude anche l'ebr. - ' adim. Quanto al nomi ~I~ml Bel
(per Enlil e Marduk ) e Blel (per Nlnhl e Sarpallllu) cfr.
Haussig 1,46; AHw 11 8; nell'AT Bel si trovam Is 46,1;
Ger 50,2; 5I,44. Tra le nume~ose. ~p~esS I O,~ 1 composte
con bel si possono ricordare: bel piI ~/!all Im,cancalO, l!
commissario (A Hw 120a), da CUI I aram. e I ebr. pce!1Q
governatore (Alt, KS Il ,333; KBL 757b, Il! 2a,
E.Y.Kutscher, Tarbiz 30, 1960/61 , 112-11 9), ebel (e/11I :
cfr. aram. b"el ( e'em co me denominazione dI pubbhcI
fun zionari (Esd 4,8.9.17; Cowley nr. 26, r. 23; KBL
1079b; Dri ver, AD 18).'
el sem O . (ug.: WUS or. 544.545; UT nr. 493 : Gron
"~:;J M ' al PADRONE

284

dahl 114-11 7; inol lre: DISO 40; HAL 137s.; LS 83s.) il


complesso delle alleslazioni si di vide rra appellalivo signore, padrone (limilalo nell'eslensione del suo signi fi cato da -

'culatl

mare'

signore, dominatore) e i

vari nomi divi ni (vd. SI. 4a). Di grande importa nza anche l'uso della parol a per designare lo sposo in relazione
alla sua sposa (<< marito , aram. p.e. nel contratlo nu ziale in Cow ley nr. 15, r. 23 ). Il verbo ha preso qui

spesso il signifi calo di sposarsi (c rr. r. Ia. R. Yaron,


JSS 3, 1958, 26s.); l'ug. b'l rare , lavorare, rabbricare
(WUS nr. 546; UT nr. 494) in vece da collocare co me
rorma secondaria accanto alla radice -p'l rare (anche
nell'AT si suppone che b'l abbia questo signifi calo: per
Is 54,5 crr. UT nr. 494; HAL 136s.; inollre in Is \,31 ;
Glob 3-l,39; Prov 1,1 9; 3,27; Eccle 8,8 secondo M.Dahood, Bib1 46, 1965,3 20; crr. lUllavia Barr, CPT 100s.).*
2/ L'appell ati vo b'al padro ne H si trova
nell' AT ebr. 84x (Giud 19x , Es e Prov 14x, Eccle
7x); II fem . ba' alii 4x; inoltre l'aram . b" eI3x (Esd
4,8.9.17).
Il sig nificato di mari IO si Irova 15x (sempre al sing.
eCCello in ESI 1,1 7.20).
bit'al si incontra 36 volle al sing. e 48x al plur. , per le
18 rorme plurali con surtisso cji 3" persosi ng. hanno lUlle
Significato s1l1golare (<< il suo I = di lui o di lei) signore
come plurale maieslalico: Es 21,29.29.34.36;
22, 10.11.1 3. 14; Is 1,3; Giob 31,39; Prov 1,1 9; 3,27; 16,22;
17,8; Ecc le 5, 10.12; 7, 12; 8,8).

Come de nominazione divina app . come nome di


un diO B'al si trova al sing 58x (2Re 24x I Re
12x, Ger Il x, Giud 6x , Os ~ 2Cron 2x , Sof Ix);
va nno cnate Inoltre le espressioni B'al S'ril
(G lud 8,33; 9,4 ), B'al Z "bub (2 Re I 2.3.6. 16) e
B'al P''' or ( Num 25,3.5; De ut 4,3. 3; S 9, 10; Sal
106,28), me ntre I nume rosi nomi di luogo formati
co n B 'al/ Ba ' l'Iii ( Num 22,41 e Os 9,10 sono di incerta collocazione) e i nomi di persona sono qui
omessI. I~ plur. b" iiITm si incontra 18x (vd . SI. 4a).
Il verbo e 10x tn qal e 2x in ni .; si ha inoltre 4x
II part o fe m. passo be'ulii sposata .
3/ al Nel suo significato primario di possessore (d i una cosa) , questo termine in generale
non ha nel suo ca mpo semantico alcun termine
parallelo o coll aterale.
Una volla Silrova in parallelo con bit'al un participio di
I~"h acq uI~lare (ls 1,3). IIlermine 'ado n, che solo in
. e 16,24 puo essere Iradollo con proprielario , defi IlIsce un pO,I ~ r,: plU che un rapporto di propriela; p.e.
Giuseppe e adoll signore dell'Egillo e dei suoi abi~ ~ n~1 senza essere possessore del paese (Gen 42 30 33'
adoll 111 /1).
, . ,
ba'al (come anche ba' ala) non viene mai usato in
se.~so assoluto ( fuorche nell'espressione b" lilm
ba al, vd . SI. b), ma e sempre seguito da un geni-

Uva oppure da un suffisso pronomi naie. I genitivi


dipendenti da ba'al sono molto diversi a seconda
del contesto; soltanto nei 13 passi in cui usato nel
cod ice dell' all ea nza b ' al il possessore di una
donna (Es 21 ,~ . 22), di un anim ale (21,34;
22,10.1I .13.14;cf r.l s 1,3 ), specialmente di un bue
(2 1:28 .29.36), di una casa (22,7; cfr. Giud 19 22s,)
o di una Cisterna (2 1J 4).
'
285

,~~ M'al PAD RON E

b) In 15 degli 84 passi indicati M'al va inteso


come ti possessore di una donna, quindi come
sposo, marito H.; i. testi che hanno questo significa to sono sparsI tn tutto l' AT (Gen 20,3; Es
2 I,3 .22; Lev 21,4 txt em; Deut 22,22; 24,4; 2Sam
11 ,26; Os 2,18 In senso metaforico; Gioe 1,8; Prov
12,4;3 1,11.23.28; Est 1,17.20). In questo campo
semantlco SI trova sempre come termine compleme ntare - 'issii moglie (2x nell a costruzione
con il ge niti vo b'al (hii )'issii marito Es
21,3 .22). 'Ts nel sign. di marito meno specifico di b'al, che fa pensare maggiormente a un
rapporto di propriet (una relazione di dipendenza
con sfum atura di versa espressa dal termine - 'adon nel sig n. di marito : Gen 18 ,12 ecc.). 2Sam
11 ,26 mostra tuttav ia come sono vicin i tra loro
questi due concetti : quando la moglie di Uria
udi che il suo uomo ('r s) era morto, fece lutto per
suo marito (b'al) .
A queslo proposilo va cilalo anche il verbo b'l che signi,
fica 111 qal sposare (da parte dell'uomo> con sole Ire
eccezioni (<< dominare in Is 26,13; Ger 3,14; 31,32; di
scusso ICron 4,22), in ni . Irovar marilo (Is 62,4;
Prov o 30,23). In generale non si lrovano nel corrispondente campo semant ico lermini o verbi paralleli. Una
sola volla si ha come parallelo rispellivamenle bo' 'ad
e ntrare presso di (DeuI 21 ,13), IUh l e' issa divenir
moglie (ibid.), Iq!1 ' issa" prender moglie (DeuI 24, 1).
Secondo ciascun conteslo particolare, vengono marilale
una donna (DeuI 21 ,13; 24,1), una vergi ne (Is 62 ,5), le
figli e di un dio slraniero (Mal 2,11 ), una donna disprez,
zala (Prov 30,23), oppure anche in senso Iraslalo Israele
in esil io (Is 54,4 ), la terra (Is 62,4) o Gerusalemme (ls
62 ,5), dove Jahwe soggello ogni volta che si ha come
oggello una comu nit (vd. SI. 4b ).
Mentre la form a nominale femminile ba'alii significa sempre padrona ( I Sam 28 ,7. 7 'ob negroma nzia ; I Re 17,17 casa; Nah 3,4 magia), 'dal
verbo si ricava una fornl a participiale passiva be' fIIii maritata (in Gen 20,3 e Deut 22,22
nell 'espressione fissa 'issii b" ulal M 'al una
donna maritata con un uomo ; in Is 54,1 e 62,4,
dove si intende parlare in senso traslato di Israele
del tempo dell 'esilio app. della terra, b" ula la
maritata viene contrapposta a somemii la derelitta ).
c) Lo SI. cs. del plurale, seguito da un nome di
citt, collegandosi strettamente al significato originario possessori di terreno , di suolo , ind ica i
cittad ini di una determinata citt (cfr. anche
acc, ba' iilu come sinonimo di rubi! principe ,
AHw 11 7b). Tra i 21 testi che hanno questo signifi cato, 16 si trovano in Giud 9 (c ittadini di Sichem
a pp. v. 51 dell a citt, v. 46s. abitanti della citt di
Sichem); i restanti testi si trovano abbastanza vicino: Gios 24,11 Gerico; Giud 20,5 Gabaa; ISam
23 , ll s. Keila; IISam 21 ,12Iabes. Qui si tratta sempre di quegli abitanti di una citt (per lo pi cananei) che agiscono o negoziano autonomamente
verso l'esterno , i quali proprio perche possiedono
il suolo occupano un posto preminente nei confronti degli altri abitanti UosebTm) 0 uomini "
286

(' anaSim) (c fr. J.A.Soggin, Das Konigtum in

Israel, 1967, 23 , riferendosi a KAI nr. 222A , r. 4).


d) ba 'al, analoga mente a ben figli o e a 'Ts
uomo , si uni sce spesso con altri nomi, formando una catena cast rutta con la quale il possessore risulta fornito di una caratteristica, oppure si occu pa di una determinata cosa o di una
determinata atti vit, p.e. ba'al habalomol possessore di sog ni = sognatore (Gen 37 ,19 ); b 'al
'al possessore d'ira = irato (Prov 22 ,24, par. a
' T~ hemOI uomo di collera = collerico ; cfr.
29,22 dove 'rs 'ql par. a b' al bemii); b' al
l7aqi(ranjim possessore di due corna = bicarne (Dan 8,6.20). Cfr. BrSynt 69 e l' ampia li sta
di espressioni dove b'al usato come termine di
relazione in HAL 137.
4/ a) Quando M'al nell ' AT designa un dio, di
regola si riferisce all'avversario cananeo di Jahwe.
Nel pameon ug. Baal considerato al pari di El il re degli
dei (err. W.H.Schmidt , Konigtum GOlles in Ugarit und
Israel, '1966, 10-12.29-54); egli venerato come dio della
rertilil. Quando, soprarratto dal dio della morte Mot,
muore, lullOnella nalura avvizzisce; quando egli ritorna
in vi la, anche la nalura rifiorisce (A.S.Kapelrud , Baal in
Ihe Ras Shamra Texts, 1952; Haussig 1,253-264).
Per quanlo concerne l'AT, O.Eissreldt, ZA W 57, 1939,
1-3 1 = KS Il,\ 71-198, ha abbandonato l'idea fino ad allora dirrusa secondo la quale quelli che nell' AT vengono
chiamati Baalim sarebbero delle piccole divinita locali insignificanli. Per lui si tralla piUllosto di diverse manireslazioni di un solo dio , cio di Ba'alsamem, il dio del
cielo , opp. del dio della tempesta Adad (crr. RGG
1,805s.).
Il nome Ba 'al nell'A T compare in tre gruppi di testi :
I) Nei libri storic i il termine indica una divinit
che sempre legata ad un luogo prec iso, dove esercita una determinata funzione .
In di versi passi (vd. sp. 2) viene nominato il BIi ' al P" or,
che si venerava in un santuario al confine rra i moabiti
e gli israeliti sul monte P" or (Num 23 ,28), oppure nella
localit Bel pe'or, a circa 20 Km a est della sponda settentrionale del Mar Mono (O.Henke, ZDPV 75, 1959,
155-163). Inoltre vanno ricordati il BIi'al ae,.il il Baal
dell'alleanza (G iud 8,33; 9,4; crr. 9,46 ), che ha il suo
tempio a Sichem, il BIi ' al l ' biib (2 Re 1)-16, indicato
espressamente come il dio della cilla di Accaron; crr.
BHH 1,175s.; F.C.Fensham , ZAW 79, 1967,36 1-364),
come pure alcune divinit riscontrabili solo in nomi di
localit, come Baal Zeron (Es 14,2.9; Num 33,7; crr.
O.Eissreldt , Baal Zaphon, Zeus Kasios und der Durchzug der Israeliten durchs Meer, 1932; Haussig 1,256258) e il Baal dell'Ermon (Giud 3,3; err. ICron 5,23).

Con il Ba'al senza alcuna aggiunta vengono


indicati il Ba'al di Ofra (Giud 6,25-32), quello del
Carmelo (IRe 18,2Iss.; cfr. Alt , KS Il ,135- 149;
O.Eissfeldt, Der Gott Karmel , SAB 1953, I;
K.Galling, FS Alt 1953, 105-125) e il dio importato da Tiro in Samaria (IRe 16,3Is.; 18 ,19; 22,54;
2Re 10,18-28 ecc.; cfr. Alt , KS 1Il ,258-302 ). Ci si
pu chiedere (contro l'opinione di Eissfeldt) se
287

queste divinit di nome Ba'a l, alcune delle quali


so no localmen te molto distanti fra loro, sia no in
realt soltanto manifestazioni di un unico Ba'alsamem , oppure divinit distinte,
2) 13 dei 20 casi in cui b' al nei libri profetici designa un dio sono in Ge r (in alcuni passi con una
formul azione dtr.), 6 in Os (per 2,18 vd . SI. b) e
uno in SoL Osea e al suo seguito Geremia si ricollega no alla lotta che Elia condusse contro il culto
di Baa!. Osea per combattere questo culto SI serve
dell' immagine del matrimonio: la sposa infedele
( = Israele) si allontana da Jahwe e si mette a fornicare con i suoi amanti (Os 2,7ss.; per il plur. b" aHm in 2,15 .19; Il,2 cfr. Wolff, BK XlVII , 46s.).
Il giudizio annunziato da Osea consiste . nel fatto
che Jahwe far scontare a questa sposa tnfedele I
giorni dei Baalim (la parteci pazione a feste cultuali cananaiche) (2,15); il giorno della salvezza
verr quando Jahwe all ontaner i nomi dei Baalim (2,19). L'apostasia verso il culto dei Baalim ,
di cui Osea accusa Israele, secondo la Visuale del
prOfeta ha le sue radici nei primordi di Israele,
come mostrano i cenni storici retrospetllvi (9,10;
Il ,2; 13 ,1),
.
,
In Geremia l' accusa contro coloro che SI dedicano
al culto di Baal occupa ampio spazio: i profeti vengono accusati di aver profetizzato nel nome di
Baal (Ger 2,8; 23,13), tutto il popolo di offnre sacrifici a Baa!.
L'accusa proretica di apostasia verso il culto dei Baalim
viene espressa con i seguemi verbi : zbry sacn0care
(Os Il ,2), qlr pi.! hi . bruciare incenso (Os 2,1); Il :2;
Ger 7,9; 11 ,13.17; 19,4s.; 32,29); nzr ni . consac,rarsl ~>
(Os 9,10); 'sm rendersi colpe~ol~ (Os 13, 1); sb' nl.
giurare (Ger 12,16), bnh bamol edificare alture
(Ger 19,5; 32,35). Anche i termini paralleli dello stesso
campo semant ico ranno gia i[1travedere in parte il gIUd izio proret ico sui Baalim: b{)SI1!I mramla (Os 9,10);
siqqiisim idoli (Ger 32,34); ''''Iiihim 'aryiirim altri
dei >'- (Ger 7,9; 19,4; crr. Il ,13); p 'silim immagini
(Os Il ,2).
3) Il terzo gruppo di testi , dove questo termine
viene usato per lo pi al plurale, formato dalle
opere dtr. e cron. , in stretta connessione con Osea
e Geremia.
Espressioni tipiche per definire l'apostasia verso i Baalim
sono: 'bd servire (Giud 2,11.13; 3,7; 10,6.10; ISam
12 ,10; IRe 16,31 ; 22 ,54; 2Re 17,16); hlk ' ary are andare
dietro a (DeuI 4,3; IRe 18,18; Ger 2,23; 9, 13); znh
' ah are prost iluirsi a (Gi ud 8,33).
Accanto ai Baalim Slanno lalvolla, sempre come divinita
cananaiche le dee remminili corrispondenti: le ASlart i
(Gi ud 2,13;' 10,6; ISam 7,4; 12,10) e le Ascere (Giud 3,7;
accamo ad esse nominato 1' esercito del Cielo 111 2Re
17, 16; 21,3 = 2Cron 33,3; 2Re 23,4s.).
b) Solo raramente e in un tempo posteriore si
osato mettere in relazione la radice b'l con Jahwe.
Il verbo b'l q. nel sign. di dominare >>. usato in ls
26,13 , dove il popolo si lamenta che CI sia stato un
tempo nel quale non Jahwe, ma alln Slgnon lo hanno
dominato . In Ger 3, 14 e 31 ,32 b' l costruito con be; il
contesto suggerisce di Iradurre con essere sIgnore .
Soggello qui Jahwe, che parla 111 pnma persona.
,~~ ba'al PAD RON E

288

In Ger 3.14 il termine fa pane di un annuncio di salvezza condizionalo: come signore, Jahwe abbastanza
pOlellle da ricondurre a Sion i fi gli ribelli . In Ger
31,32 Jahwe si presenta come il signore che punisce coloro che hanno violalO il suo pallo.
In Nah 1,2 ba'al solo un termine di relazione:
Jahwe ba'al flema uno che pieno d' ira . Anche Is 1,3 rientra solo fino a un certo punto in questo ambito; qui il comportamento di un asino
verso la greppia del suo padrone viene paragonato
a quello di Israele verso Jahwe.
Talvolta Jahwe viene paragonato ad un ba 'al
marito . Ci avviene in Os 2,18 dove ba'al in
parallelo con 'isi: allora tu mi chiamerai mio
marito , e non mi ch iamerai pi " mio ba 'al " .
Come sostiene Wolff, BK XIV/I ,60, questo annuncio di salvezza prospett a il fatto che in quel
giorno Israele non rispetter pi soltanto Jahwe
come il legittimo mari to (ba'al) , ma lo amer
come sposo Cis); bisogna per anche tener presente (considera ndo 2,19) che colui che ch iama
Jahwe ba 'ali non distingue in maniera precisa
Jahwe dal Baal cananeo (cfr. per Rudolph , KA T
XIII/ I ,78s.).
Nella pericope Is 54,1- 10 risuona il lamento della
sposa sterile (cfr. Westermann, ATD 19,217ss.),
un' immagine simbolica per designare l' Israele del
tempo dell'esilio. La salvezza annunziata dal Deuteroisaia consiste ora nel fatto che Jahwe si fa
sposo di questa donna abbandonata (ls 54,5).
L' immagine delle nozze di Jahwe con il popolo
opp. con la terra di Israele ritorna ancora nel Tritoisaia , in Is 62,4s. I nomi nuovi mi o compiacimento e sposata (b e'tila) caratterizza no il
tempo delle nozze e si contrappongono ai nomi
antichi abbandonata e solitaria (cfr. 54,1).
Per il problema dei nomi propri con l'elemento teoforo
b ' al all'epoca dei Giudici e nel primo periodo della monarchia cfr. NOlh , IP 119-122; Eichrodt t,126- 128.
5/ Nel NT non c' nessuna corrispondenza unitaria alla radice b'l. Gi i LXX trad ucono b'l/ba'al
in modi diversi , p.e. in Es 21,28 ( ( padrone ) con
xupw , in Giud 9 ( ( cittadini ) con !('Jpe, in
Deut 21 ,13; 24,1 (( sposare ) con cruvOLX[~ELV' in
2Sam Il ,26 sia 'iS sia ba 'al ( ( sPOSO ) sono tradotti con &'J~p; la divinit cananea Baal viene
sempli cemente trascritta tale e quale. 1\ nome di
questa divinit ritorna nel NT solt anto nel nome
B~e~e~ ou (Mc 3.22 ecc. ; cfr. W.Foerster, art.
Bze~E ~o, ThW 1,605s. = GLNT Il 239-242'
L.Gaston , Beelzebul , ThZ 18, 1962 , 247:255 ) ,
J. Kiihlewein

~i'~ bqs pio CERCARE

vista morfologico un inf. pa. aram. (GK 84e'


BL 479).
'

. usato soltanto due volte (Sal 122,9 e


~:e~ ' 2 IO rispettivamente con (ob e (?bii) . In

b'

questo c~ntesto bqs pi ., a differenza di drs,. lI1dlca


dunque anzitutto un cercare negatIvo , oSllle.
_
In circa 20 passi bqs pl. signIfica un cerc~re ur
ente che si rivolge ad una persona, clOe eSI~ere, ~ichiedere , anche in base ad un lltolo giuridico (cfr. lal. petere), p.e. Gen 31 ,39; 4? ,9, Num
16,\0; Gios 22 ,23; ISam 20,16; con - dam sangue come oggetto 2Sam 4,11 ; Ez 3,18.20; 33 ,8.
bqs pi onon usato come verbo dt mOVImento , nel
senso di ricercare un luogo .
Come oggetto, oltre ad un pro no m; o ad un
nome, si ha talvolta un II1finllo: con I 17x , senza
le 2x (Es 4,24; Ger 26,21).
L'equivalente in aram. bibl. b'h cercare" (q.: Dan
2 13 si cercava ,,?; 6,5; pa.: 4,33) e Implomre (9x).
P~r Dan 2,13 si possono anche proporre I slglllficatl essere in procinto di , stare ~r fare, correr pencolo,,_ (I<.B L
1058b con bibliogr.), cfr. hsb pl. m Giona 1,4 e bqs pl. m
Gen 43,30 (HAL t 46a.347b). . .
.

Secondo C. Brockelmann, ZS 5, 1927, 3I s. , bqs una


forma rima!a sul .verbo -dr!;, in parte sinonimo e spesso
unno a bqs, denvato da bq,. ricercare (cfr. Wagner
nr. 45) presente anche in aram.; cfr. del resto l'ug. bq/
accanto a dr!;.
2/ Come verbo bqs si trova al pi o 222x, al pU.
3x; molto frequente in Sam/Re (50x), Ger
(22+ I x) e Sal (27x). 1\ sostanti vo verbale baqqasa
attestato 8x che, tranne Esd 7,6, si trovano tutte
in EsI.

3/ 1\ valore fondamentale di bqs pi o il cercare


una cosa perduta o scomparsa (cfr. C.Westermann , Die Begriffe fU r Fragen und Suchen im
AT , KuD 6, 1960, 2-30, per bqs soprattutto 2-9).
In circa la met dei passi il significato cercare
qualcuno o qualcosa (di cui non si conosce il luogo
dove si trova ) ; cfr. lal. quaerere. Come oggetto
troviamo persone o animali (circa 50x ) o cose
(circa 60x), p.e. Gen 37,15s.; Gios 2,22; Giud 4,22;
ISam 9,3; 23 ,14; 26,2,20; IRe 18,10. L'oggetto pu
essere anche indeterminato e anoni mo: scegliere
qualcuno (da una massa ), p.e. ISam 13,14;
16,16; 28 ,7; IRe 1,2s.; Is 40,20; Ez 22,30; Nah 3,
II ( cercare invano). In IRe 10,24 = 2Cron
9,23 e Prov 29,26 si parla della ricerca del volto
(- pani m) di un uomo, nel senso di un atto di cortesia (vd.st. 4).
Se l'oggetto piuttosto ideale e l'obiettivo non va
inteso in senso locale, ma il compimento di un
desiderio o la realizzazione di un piano, allora il
verbo acquista una connotazione emotiva: tendere a qualcosa , adoperarsi , preoccuparsi , p.e.
Ger 2,33; 5,1 (fedelt); Ez 7,25 (pace); Sof2,3 (giust izia, umilt); Sal 4,3 (menzogna); 27,4 (abitare
nella casa di Dio); soprattutto Prov 2,4; \I ,27;
14,6; 15,14; 17,9. \1 ; 18 ,\.I 5(sapienzaosi m.); cosi
pure Eccle 7,25; Dan 8,15. Va notato che l'aspetlO
conoscitivo molto secondario. Solo raramente SI
trova bqs pio nel senso di ricercare, indagare
(cfr. - dr!;). Oltre a Giud 6,29, dove il verbo parallelo a drs che lo precede ed innuenzalO da
esso, si possono ci tare solo pochi altri passi della
letterat ura sapienziale, nei quali oggetto la sa:
pienza , p.e. Prov 2,4 (qui tuttavia la sapienza e
personificata); 18,15; Eccle 7,25; 8,17.
Nel significalO tendere a, ricercare , con oggeni parimenti ideali, sh,. pi o( t2x, con Dio come oggeno Is 26,9;
Os 5,t5; Sal 63,2; 78,34; Giob 8,5) sinonimo frequente
di bqs pi o(cfr. Jenni, HP 222).
Sulla delimitazione dei valori di bqs pio(in riferimento
all'oggeno e in senso terminativo scopri re qualcosa,
cercar di procurarsi qlcs . ,,) e di dr!; pi o(in relazione ad
un'atti vit {( darsi pena di, informarsi , mirare
dr!; 3.

a ) cfr.

Jenni, HP 248s., e 1/ La radice bqs attestata solo in ebr., ug. (bq[,


cfr. UT m . 505 ; WUS m . 572) e in fen. ( DISO 41).
Oltre al pl. e al pU . l'ebr. ha il sostanti vo verbale
baqqasa desiderio , brama che da un punto di

289

tOp::.

bqs pi o CERCARE

In circa 30 passi si ha come oggetto ncfees tendere insidie all a vita di qualcuno , e 9x ra'a mirare all a rovina di qualcu no . Nell'espressione opposta cercare la salvezza di qualcuno.)
290

( insieme con drs) usato nel senso di med itare e


scrutare i (Ietl. nei: be) SUOI (di DIO) co mandamenti , non esiste alcuna COrri spondenza precisa
~I'~ .
. .
I LXX usano 17 verbi per tradurre bqs pl. .ono.stante questa molteplicit di eqUIvalenti , Il plU
usato tra tutti ~'r"E~'J ( 175x) e I SUOI composll
( h ~'r'rE~'J 25x).
,
T W
Per i\ NT cfr. H.Greeven, art . (~,EW , h
Il ,894-898 ( = GLNT 111 ,1529-1540). G.Gerieman

~i~ br' CREARE

Il Tra i tanti tentativi di determinare l' et_imologia del verbo, il pi probabile que!lo, plU vol te
proposto, di combinare assteme
~ cre~re
(qal, ni. , e il sostanllVO verbale b n a) e br III
(pi.) tagliare , dissodare (GIOS 17,15 .18), fare
a pezzi (Ez 23 ,47).
Vanno ancora ricordati I Sinonime !.lpr scavare , IO
In un' iscrizione pun. (CIS 1,347, r. 4) br' compare come
Giob 3,2t e 39,29 in senso traSlalO mdagare, cercare",
nome di professione, forse nel senso di scultore"
in Deut 1,2 e Gios 2,2.3 esplorare (un p~ese)" (HAL
(DISO 43 graveur " con interrogativo; cfr. Lldzbarskl ,
327a; ripartito in due radici GB 250a); ?PS q.lp\. perNE 244).
quisire (cfr. Jenni , HP t30s.); mollre /ur q.lhl. esplo~
br' l/III potrebbe esser derivato da una radice prirare, indagare (q. 19x, di CUI 14x m Num 10,33-15,39,
mitiva a due lettere br, con Il valore approsSImahi. 3x).
tivo di tagliare, dividere (cfr. anc~e G.J.Botterweck Der Triliterismus 1m Sem~llschen , 1952 ,
4/ Nei 14 passi nei quali Dio il soggetto del
64s.); anche quest'ipotesi resta pero problemallca.
cercare l' uso simile a quellO profano: cercare
Da una parte br' III pio non presenta le stesse paruna pe;sona perduta (Ez 34,16; Sal 119,176; cfr.
ticolarit di bI" I qal (soggetto escl USIVO: DIO).
Ecde 3,15), scegliere cercando (lSam 13 ,14),
Dall'altra br' q./ni. non viene mai usato nel senso
cercare , indagare (Ez 22,30; Gtob 10,6),. tenfondamentale di tagliare o sim: Il verbo manca
tare di (Es 4,24; Giud 14,4; Zac 12,9), eSIgere
p.e. proprio nella prima parte ongll1ana del rac(Gios 22 ,23; ISam 20,16; Ez 3,18.20.; 33 ,8).
conto della creazione in Gen I che, seguendo la
Pi numerosi e anche pi signIficallVI dal lato teotradi zione dell' Oriente antico, descnve (cfr. anche
logico sono quei passi in cui Dio oggetto del cervV. 14.18) l'origine della luce e delle te,nebre,
care (circa un quarto di tUttI t passt). Solo dI rado
dell'oceano celeste e di quello terrestre, dell acqu~
(8x) l'espressione cercare. DIo deSIgna u~
e della terra (Gen 1,4b.7.9G) da un elemento gm
evento particolare e straordll1ano, e per dI plU
senza una precisa connotazione teologIca. Nel
esistente (v. 2).
.
.
Nell' AT non possibile, almeno 111 modo chtaro
senso di cercare (consultare) una nvelazlone, un
ed univoco , vedere come si evolve Il stgnIficato dI
oracolo (-dr!; 4) bqs pio viene usato solo 111 via
questo verbo, ossia il suo ndursl alla cr~azlone dI
eccezionale: l'unico passo chiaro Es 33 ,7. Il conDio; solo gli oggettI , la cyl creazIone e espressa
testo cultuale in 05 5,6 (l'inutile ricerca del santuari) e in 2Cron 20,4. L'espressione cercare ti
con br', tendono tutt' al ptU a speclficarsl con maggior precisione (vd. st. 3c e 4). Led ue radtct,. anvolto di Dio o sim. (vd. sp. 3) St trova 111 2Sam
che se in un primo tempo erano unIte , sono gla se21,1 ; Sal 24,6; 27 ,8; 105 ,4 = ICron 16,11 ; 2Cron
parate nell' AT. bI" I ha ormai una .configurazlOne
7,14.
.
precisa, per cui non Sl possono plU nscontrare In
Si pu riscontrare invece un uso chtaramente teoesso eventuali conceZIOnI tratte dal lavoro arllglalogico nei 30 passi ave bqs pl. II1dtca la gIusta condotta davanti a Jahwe, nella converstone e nel linaie o dal mito.
mar di Dio. Si indica uno" status " PIUtt.OSto
Cfr oltre i commentari e le varie teologie dell' AT " su
che un " actus " (Westermann, Lc., 5). bqs pl.
u~sto verbo: F.M.Th .BOhl, FS Kinel 19t3, 42-60;
pu essere in questo caso parallelo e sinOnImo dI
~ . Foerster , ThW lII ,t004-tOI5 ( = GLNT V,12~7 ~
t276)" J. van der Ploeg, Le Museon 59, 1946, t43-1,' 7,
drs (Deut 4,29; Ger 29 ,13; Sof 1,6; Sal 105,35. =
P Hu~berl ThZ 3 t947, 401-421 (= Opuscules d un
ICron 16,105.; 2Cron 20,35.).
Hbraisant: t958, 't46-165); N.H.Ridderbos, OTS t2 ,
1958, 219-223; E.Dantinne, Le. Museon 74, 1961 ,
5/ Per i testi di Qumran Kuhn , Konk. 35, se44t-451 ; W.H.Schmidt, Dle Schopfungsgeschlchte der
gnala 7 ricorrenze. Ci si ricollega essen~lal :ne~lle
Priesterschrift, ' 1967, 164-167; C.Westermann, BK
agli usi dell' AT (3x con oggetto dIretto: nce.fce.s, rifh,
l,t36-t39.
bina; 2x con le e l'inf.). Per IQS 5,11 , dove bqs
K:J bI" CREARE 292
29 1

b: _,

2/ a) Il verbo (qal 38x , ni . 10x; beri' Ix' cfr. la


statistica in Humbert , I.c. , 146-149) allest~to soprallullo nel Deuteroisaia, profeta dell'esilio e
(q uasi conte mpora nea me nte) nel codice sacerdotale; qualche volta compare anche nel salterio e in
altri contest i. Questa ripartizione fa presupporre
che il verbo sia ambie ntato nel linguaggio del
culto; del resto anche il messaggio del Deuteroisaia influenzato dai salmi . Il verbo sembra estraneo ( no nostante Eccle 12, I ) alla lelleratura sapie nziale; comunque , esso ma nca strana mente nel
libro di Giobbe, c he spesso rito rna sul tema de lla
creazio ne .
b) Poich le allestazioni preesiliche sono estre m ame nte rare, la voce no n sembra mo lto a ntica.
\I racconto jahwistico della creazione (Gen 2,4bss .) non
conosce questo verbo. Gen 6,7 J (sia nella proposizione
relativa formata con br', sIa nell'elenco degli esseri viventi) innuenzato a livello redazionale dal linguaggio
della tradIZIone sacerdotale. Cosi nello Jahwista br' si
trova solo in um 16,30 nell'espressione scolorita br'
beri 'il fare cose nuove, meravigliose , ed anche in
questo caso non si pu escludere di per s un innusso
recente (cfr. il termine 'diJ comunit nel v. 26). - In
Es 34,10 la promessa di meraviglie quali non furono
mai compiute " in tutta la terra e tra tutti i popoli costitUIsce un'aggiunta che si inserisce tra l'annuncio della
stipu lazione dell'alleanza e la proclamazione del comandamento. - Am 4,13 apre le dossologie, che sono state
msente nel libro m epoca tardiva. - ls 4,5 appartiene ad
una non autentica profezia di salvezza, che unisce tra
loro m modo del tutto inusitato teofania e creazione.
-. La parenesi di Deut 4,32 (br' unito ad una indicazIone cronologica, come in Ez 28, 13.15) fa parte di una
cornIce recente (deuteronomistica?) del Deuteronomio.
- I salmI 102 (v. 19), 148 (v. 5), e anche 51(v. 12) non
sono probabilmente preesilici. - La promessa di una
nuova creazIone del popolo (Ger 31,22) pu risalire al
tempo dI Glosla.
Se lasciamo aperta la questione dell'epoca a cui risalgono
Sal 89 (vv. 13.18) e 104 (v . 30), le poche attestazioni che
restano non costituiscono un valido argomento per poter
affermare che" verbo br' testimonia la fede di Israele
nella ,creazione prima dell'esilio. Resta quindi ancora valida I asserzione dI J.Wellhausen che il termine diventato dI uso comune soltanto a partire dall'esilio babilonese (Prolegomena zur Geschichte Israels '1927

~4}

3/

L' uso di br' prese nta delle caralleristiche


particola ri :
a) Dio sempre il soggello del verbo' si tralla
sempre del Dio d' Israele , m ai di una divinit strante ra .(cfr. Ez 28 ,13.15). La cosa pi rileva nte
che SI ha qUI un termine particolare per indicare
soltanto l' atti vit creatrice di Dio, distingue ndola
tn ,tal modo da ogni a nalogo agi re o fare
dell uomo (J.Wellhausen, I.c. ). Po ich nell' AT
Il verbo. ri s~rvato soltanto a Dio , questo genere
dt creazione e SOllratto ad ogn} analogia e ad ogni
~entaltvo di rappresentazione; tnfalli l' agire divino
e chiaro solo tn qua nto pu ve nir paragonato a
quello umano. Il verbo non dice dunque nulla sul
come avvtene la creazione.
293

N:l bI" C REARE

b) Non si nomina mai un elemento (accusativo o


pre posIzione) dal quale Dio crea (cfr. soprattUllO Gen 1,27).
c) ~Ii oggelli di br' sono di diverso tipo, spesso
pero contengono tn s qualcosa di particolare
straordina rio , nuovo:
,I) cielo e/o terra: Gen I , I ; 2,4; ls 65 ,17; 42,5; 45,18; cfr.
40,28 ; Sal 148,5; 89,13 (nord e sud = la totalit);
2) u omo: Gen 1,27 ; 5,ls.; 6,7; Deut 4,32; ls 43,7; 45,12
(DIO ha fatto la terra, ha creato l'uomo)' Ez
28 ,13.15; Mal 2,10; Eccle 12,1; Sal 89 ,48;
,
3) il popolo d' Israele: Is 43 ,1.1 5; Sal 102,19; cfr. Ez 21,35
(Ammon);
4) cose meravigliose, nuove e sim .: Es 34,10; Num
16,30; ls 48,6s.; 6517 ; Ger 31,22; cfr. Is 41 ,20; 45 ,8; Sal
51 ,12; 104,30.
In alcuni passi la connotazione specifica di br'
passa in seco nda linea. Cos Am 4,13 (<< colui che
crea il vento ) fa uso di alcuni verbi sinonimi , oppure Is 42 ,5 unisce al creare il dispiegare i
cieli. In questo caso br' designa solo uno stadio inte rmedio e non lo stadio final e della creazione.
Come risulta dai passi citati SOllO 3) e 4), importante non tanto il fallo che prima della creazione
non ci fosse nulla , m a che l'azione di Dio faccia sorgere qualcosa di nuovo che prima non c'era
(anche Is 41 ,20; Sal 5 1,12; 102,19). Di per s
quindi il verbo non designa una creatio ex nihilo , m a esprime proprio ci che in altre categorie (vd . s!. 5) fonda il discorso sulla creatio ex nihilo ,,; il creare di Dio straordinario, sovrano, facile, pienamente libero, senza limiti .

4/ Il Deuteroisaia , profeta dell'esilio, descrive


con il verbo br' non solo l'opera di Dio del passato
o del presente (ls 40,26.28 ; 42 ,5; 45 ,12.18; cfr. Sal
104,30), ma anche quella del futuro (4 1,20; 45,8;
cfr. 65,17s. ; Ger 31 ,22); infalli per lui non solo il
mondo nella sua totalit (cfr. 45 ,7), ma anche la
nuova salvezza va intesa come creazione. AI contrario il codice sacerdotale restringe coerentemente l'uso del verbo, in precedenza molto vario,
alla creazione degli inizi .
Nello stesso tempo emerge in primo piano il carattere particolare del verbo (in Sal 148,5 in relazione
alla creazione allraverso la parola, che in origine
era a utonoma). Mentre nel Deuteroisaia il verbo
resta associato ad altre espressioni, che stanno pi
o m e no sul suo stesso piano , nel codice sacerdotale esso designa un'azione definitiva che non ha
bisogno di alcun complemento, ed usato in passi
rileva nti che in questa forma non appartengono
allo strato pi antico della tradizione. Titolo (Gen
1,1) e frasi conclusive (2,3s.) sOllolineano in sintesi che Dio ha creato tutto (senza partire da alcuna condizione preliminare). Le tre ricorrenze
quando si parla della creazione dell'uomo (1,27;
cfr. 5,ls.; non nell'annuncio di 1,26 ) da una parte
mostrano la natura particolare di quest'azione e
dall' altra non permettono di intuire nulla sul
come sorto l' uomo o da dove proviene (diversa294

154, riferendo i a ARM Il ,37, r. 13s., ha. co!l~galo beri l


a!la preposizione aCC. biri I tra (cs. dI bmlu tnlerva!lo, spazio inlermedio). Ma nella propOSIZIone acc.
sa/imam biril ... u ... asku/l ho sllpulato un accordo
tra .. . e ... , se la si confronla con l'espressIone eb~. analoga ( krl ) b eril b /l ... iJb n .. . (Gen 9,17 e_cc.), b/fll non
bert (1,21).
I
corrisponde a!l'ebr. b eri l, ma a!la prep. ben .
Nonostante la tendenza a ritenere tUlle quante e
c) Se si suppone una deri vazione ~a un verbo brh , ~!Iora
cose nel loro complesso come ? pe ra dt DIO (p .e .
bisogna rilevare che il valore cecldll , secull (COSI GeGen I l ' Is 45 7' 65,17), br' puo esprime re anche
senius, Thesaurus 1,238s.; pi recenlemenle P .Humberl ,
la cur~ ~he Dio' ha verso i singoli (l s 43 ,7; .Mal
ThZ 6, 1950, 60) si ha per lale verbo solo IO arab., ma
2,10; Ecde 12,1). Perci Sal 51,12 creami un
non in ebr. Va escluso un rapportO semaslolog lco con
cuore puro pu esprimere tn forma di preghiera
brh 1 mangiare , per cui b eril indicherebbe orlgtnarlala promessa escatologica di un uomo nuovo (cfr.
mente il paslo di cui si parla ne!la sllpul azlone del trattali (Gen 26 ,30 cfr. 28; 31 ,46.54 cfr. 44; E.Meyer, Dle
p.e. Ez 36,26).
Israeliten und ihre Nachbarslamme, 1906, 558 . n. I,
5/ I LXX non traducono sempre bI" con x-dwl
KBL 152b; L. Kohler, JSS I, 1956 , 4-7; ecc.), polche questo brh indica sollanto il mangIare del m~Ia." e degli af(cfr. W.Foerster, ThW III ,999-1034~GLNT V,
nilli , cosi come i sos!. che ne derivano barul (Sal 69,22 )
1235-1330), ma specialme nte tn Genes.1 (a diffee birj iJ (2Sam 13,5.7. 10) desIgnano Il CIbo degli mfeltcl e
renza di Aquila, Si mm aco e T eodoZione) con
7tOle:~V (cfr. H.Braun, ThW VI ,456ss. GLNT dei maiali .
d ) bel'it deriva piuttosto da una radice brh 11
X, 111 7ss.). Non si conserva qutndl Il sl~ntficato
(E.Kutsch Sehen und Besttmmen . Dle Etymolo:
specifico che il termine pOSSiede. Invece I Idea el ~
gie von b;rit , FS Galling . 1970 , .165- 178; cf~. gla
lenistica della creazione dal nulla (cfr . 2Mac 7,28,
GB 114b). Questa radice SI trova tn acc. (baru) nel
Rom 4,17) cerca in base ad altri presuppOSlt - probabilmente accentuando e capovolgendo Il princIsignilicato primariO di vedere , guardare (A Hw
109' CAD B 11 5); tentativi precedentt di collegare
pio di causalit -: di allene~si effettiv,amente alle
ber/t con questa radice (cfr. H .Zimme rn , ~etlrage
intenzioni su CUI SI fonda I uso di br .
.
w.H.Schmldt
zur Ke nntnis der bab . Re hglo n , 11 , 1901 , )0) non
hanno avuto successo finch si s upposto .che
essa designasse solo il v~dere ,) del s~cerdott 10dov ini . Come in acc., COSI anche nell untca attebrh FUGGIRE - O,~ nus.
stazione ebr. (lSam 17 ,8 sceghe tevi un uo m o
che scenda contro di me ) la radice b~h 11 slgntfi ca vedere, sceglie re ( per un determmato ,compito), selezionare , determmare (com e r h tn
Gen 22 ,8; Deut 12,13; ISam 16~ 1 : 2Re 10,3, ~_~ t
berit IMPEGNO
2,9; IJzh in Es 18 ,2 1). D a essa SI e formato b 1',1
determinazione (a far qualcosa di determil/ 1/ Il sos!. berit attestato (finora) solo in
nato), obbligo l) .
ebr. (contro l' interpretazione di TAR be-ri-ti, riRadice e derivato si comportano e si ey~vono_ n~1 loro
corrente in due testi acc . di Qatna, come krt berit
significato come avviene per i sos!. .~ozce e l]azUl (che
da parte di W .F.Albright , BASOR 121 , 1951 , 21s.
non vanno per nu!la modificali!) usall da IsaIa (28,15.18)
cfr. l .A.Soggin, VT 18 , 1968 , 210-215); la me nin para!lelo con b eri/: essi sono derivali da iJzh nel valore
zione di un 'l berit (Giud 9,46) e di un ba'al berit
che il verbo possiede in Es 18,21; Il suo Slgmficato ve(Giud 8,33; 9,4) per Sichem (a questo proposito:
dere > scegliere> delerminare> decrelare SI lrova
R.E.CIements , Baal-Berith of Shechem, lSS 13 ,
anche ne!l'aram. largumico (p.e. m Lev S,IO; Ger 22 ,13a,
1968 , 21-32) porta a concludere che beril fosse
32,7s.; ICron 15 ,13) e nel palm o (larlffa doganale CIS
Il ,3913; Il ,11 4.123.129 cfr. 1,7; Il ,131 ; DISO 85).
usato anche in territorio can.

mente Gen 2,7 ; Sal 13?,15). Cos pure v~ene respinta qualsiasi conceZIOne mtttca, pOlche anche
gli stessi mostri marint (e con esSI I primi esseri VIventi) sono stati creati da DIO con la m asSima It-

=:

n":J

n'-':

2/

I tentativi di spiegare l' etimologia di beril


sono molteplici.
a) Si fallO derivare b eril da un sos!. acc . birilLI vincolo ) . berit sarebbe anzitutto il vi ncolo ' .,' poi , in

senso melaforico, " il pallo vincolante " (R.Kraetzschmar , Die Bundesvorste!lung im AT , 1896, 245 ; cfr.
P.Karge, Geschichle des Bundesgedankes 1m AT , 1910,
228s. ecc.). Prescindendo anche da allre dlmcolla che
questa derivazione solleva (cfr. O.Lorelz, b er; 1 - BandBund , VT 16, 1966 , 239-241), l'espressione krl b eril,
lelleralmenle tagliare una beril , significherebbe pro~
priamente lagliare un legame/vincolo , Il che non SI
accorda con il senso (generalmente supposto) dI concludere un'a!leanza (E.Nielsen, Shechem, '1959 , 114).
b) M.Nolh . Das alI. Bundschliessen im Lichte eines
Mari-Texles , FS Lvy 1955 , 433-444 = GesSlud 142-

II/ Nell' A T il sost. beril attestato 287x (solO al


sing.): Gen 27x , Es 13x, Lev 10x, Num Sx , Deut
27x, Gios 22x , Giud 7x , ISam ~x '. 2Sam 6x , IRe
14x, 2Re 12x, Is 12x ( Dtis 4x, TrltOls 4x), Ger 24x,
Ez 18x, Os Sx , Am I x , Abd Ix, Zac 2x , Mal 6x,
Sal 21x , Giob 3x, Prov Ix , Dan 7x , Esd I x, Neem
4x , ICron 13x, 2Cron 17x.
_
Poich la composizione di molti libri dell' AT racchlUd7
pi strali differenli , una stallsllca dl _questo genere e
poco utile; pi indicaliva que!la cheu ene conto del periodo di formazione dei tesll. I passI seguenll possono
essere considerali del periodo predeuleronomlsllco.
Deul 33,9(?); Gios 7,1!.15(?); 9.6.7. 11.1 5. 16; 24 ,25(? );
Giud 8,33; 9,4.46; ISam 18,3; 20 ,8; 23 ,18; 2Sam

rl''''1f
295

b"ril IMP EGNO

296

3,12.13.2 1; 5,3; 23.5; I Re 5,26; 15,19a.b; 20,34a.b; 2Re


Il,4; nella tradizione jahwista: Gen 15,18; 26,28; in
quella ~ I o hl ;t a : Ge~ 21,27.32; 31,44; inoltre Es 24,7.8( ?);
Os 6,7, 8,1(.),10,4, 12,2, Is 28 ,15.18; tm I salmi tutt 'al
plU SaI89.4.29.35.40. In totale sono soltanto 43 passi.
Ae ~arllre dal periodo. Inlmediatamente prima dell'esilio
b " I diventa m~l to plU frequente, e anche il suo signi ficato diviene plU speCifico, soprattutto quello teologico.
Particolarmente numerose sono le ricorrenze nei testi
dtn;-dtr. Oltre a Deut 4,13 e altri 18 passi nel Deut Es
19,); 23,32; 34,10.12.15.27.28; Gios 23. 16; Giud 2,1.2.20;
IRe 8,23; 11,11 ; 19 ,10.14; 2Re Il.1 7; 17,15.35.38;
18, 12; 23,2.3ac<.(3 .b.21 ; Ger Il ,2.3.6.8.10; 14,21 ; 22,9;
31 ,31.32a.b.33; 34,8.10.13 .. 15. 18ac<.{l ; Am 1,9 (62 passi,
senza conSiderare I salmi ), si hanno da Num IO33'
14,44; Deut 10,8 ecc. fino a 2Cron 5,2.7 42 passi ch'e ~
ampliando secondariamente l'espressione arca di
J a hwe~~lo O gi originalmente - parlano dell ' arca
della b " I di Jahwe/ Dio in cui (secondo la concezione
dtr.) erano collocate (IRe 8,9.2 1; cfr. Deu t 10,2) le tavole della ber;1 (Deut 9,9.11.1 5; I Re 8,9G). Anche il
codice sacerdo,tale, con le ue aggiunte e assieme alla
legge di santua, offre un buon numero (39) di attestaZIOI1l(Gen 6,18; 9,9- 17 7x; 14,13; 17,2-2 1 13x; Es 2,24;
6,4.5, 31,16, Lev 2, 13; 248' 269-45 8x' Num 18 19'
25,12.13).
"'"
,

III I II Gi alla fine del secolo scorso


J.J .P.Valeton jr., lAW 12, 1892, 1-22224-260'
13 , 1893,245-279, e R.Kraetzschmar, i.c: (vd. sp~
1/2a), avevano. mostrato che il termine allea~~a non ~orn spo nd e sempre e del tutto all'ebr.
brII. PerclO p.e. B.Baentsch, Exodus-Levit icusNumen, 1903 , ha tradotto berTI con alleanza in
Es 2,24, co n promessa inviolabile in 6,4s. e co n
stat uto di. alleanza in 19,5. Ma COnt ro tali di stinZIOni Elchrodt 1,9 (cfr. anche id., Bund und
Gesetz, FS Hertzberg 1965 , 30-49) ha rilevato che
In Israele sia la ber;1 profana sia la berTI religiosa
COStllul va una relazlO,:,e reciproca; infatti anche
nel caso In CUI gli obblighi fossero ripartit i in maniera Ineguale tra I contraenti , la reciproci t del
rapporto non ~ra mal messa in discuss ione . In
uno studiO plU recente J.Begrich, Beril. Ein Bei trag wr Erfassung ei ne r ati. Denkform , lA W 60
1944, I-II = GesStud 55-66, ha inteso ber;1 com~
un rapporto In CUI Il pi potente si pone di fronte
ad un~ meno potente di lui (i.c. 4; cfr. in propoSIlO gla B.Duhm , Das Buch Jesaja 1892 385 per
Is 55 ,3), e soltanto il pi potente ~ssurr:e un' obbligo, mentre l'altro (i l pi debole) non ha un
parte attiva; solo secondariamente berTI stato in~
teso come un contratto che impone diritti e doveri
al contraentI. L' Unilateralit della berTI rilevata
anche da A.Jepsen , Benth. Ein Bei trag wr Theologle derExtlszen , FS Rudolph 196 1,16 1-1 79 il
quale la Interpreta come una promessa un ~b
bligo solenne (i.c., 165. 178); egli tutt~v ia al~eno per la sfera profana, contesta che ber;; vog la indica re anche l'obbligo che viene imposto ad
un al tro (i.e., 165). Tenendo conto in maniera crilica .~ tutte queste OpiniOni , si pu ricavare per il
slgnl icato di. berTI il .quad ro seguente, sopratt utto
rr q(~nto nguarda ti suo uso in un ambito proano .Kutsch , Gesetz und Gnade. Probleme des
297

n'f

b' r/ I

IMPEGNO

ati. Bun~~~begriffs , lA W 79, 1967, 18-35; id., Der


Beg n ff b m In vordeutero nomischer l eit FS R
1967 , 133- 143 ; cfr. anche G.Fohrer, A lt~s Tes~~~
me nt - Amph lktyon le und Bund ? , Studien
wr ali. Theologle und Geschichte 1969 84- 11 9
soprattutto 103ss.).
" ,
2/ . ber;1 non indica un rapporto , ma la di- I
spos lzlone , 1' obbl igo che il soggetto della be_
1/ I I assume; In questo co ntesto ber;1 pu sign ifi;~re anche la promessa . Il contenuto di tale
bI/I In qua nto obbl igo Imposto su di s risu lta
dal_contesto: laSCiare (altri ) in vita Gios 9,15a
COSI anche. ISam Il ,1; Deut 7,2; Es 23,32s.;
34,12 . 15, Glud 2,2; offerta di una comunione di
vi ta ISa m 18,3 (Begrich, i. c., 6; Jepsen, i.c., 163)'
protezione dell a moglie Ez 16,8.60a; Mal 2,14; pe;
DaVide che SI assume obblighi di fronte agli anzia ni di Israele in 2Sam. 5,3 cfr. Sal 101 (e Jepsen,
i.c., 163s.). Non solo chi e potente, ma anche il subalterno, Il debole o l' inferiore possono assumere
per se obblighi di questo genere, come nel caso
dell o sconfitto re degli aramei Ben-Adad di fronte
ad Acab d' Israele, I Re 20 ,34a~,b (cfr. Jepsen , i.c.,
164s., sul contenu to cfr. v . 34aoc) Israele di
fronte all ' Assiria, Os 12 ,2bt (cfr. v . 2b~), i giudei
(Esd 10,3) o Ezechia (2Cron 29,10) di fronte a
Ja hwe. In nessuno dei passi in cui compare beri/
co loro a CU I essa torna a vantaggio devono contraccambi are qualcosa o assumersi a loro volta un
Impeg no., Anzi, nel tagliare una beru (-krl),
ossia nel! assumere un obbligo su di s, il soggetto
dell a b en I non ha neppure bisogno di una controparte. Il re Giosia tagli la ber;1 davanti a Jahwe
impegnandosi a segui re Jahwe (2Re 23,3aoc);
egli assume su di s un obbligo, mentre il popolo
a~e n sce In un secondo momento (v. 3b), e tutto
CIO avv ie ne davanli a Jahwe, non con Jahwe .
Non SI tratta dunque di una st ipulazione di allea nza con Jahwe o con il popolo. Lo stesso uso
linguistico si trova in Es 34, 10; Ger 34 , 1 5b. 1 8a~;
Os 10,4; 2Cron 15, 12; 34,31 (cfr. anche Neem
10,1.30). Ad una com une condotta contraria a
Jahwe si impegnano i suoi nemici , Sal 83,6; cfr.
anche 2Cron 23,16.
Questo tipo di obbligo pu essere ancor pi rafforzalO da
colUi che l'assume su di se mediante un rito di aUlomaledizione, con il qual e egl i passa attraverso le pani di un
animale squart ato (Ger 34 , 1 5 bI8 a ~. 1 9; Gen 15,17s.): se
egli non manllene la promessa subir la stessa sorte
dell'an imale.

31 Il soggetto dell a beri/ impone un obbligo alla


controparte, cio a colui con il quale taglia una
ber; l. Secondo Ez 17, 13ss. Nabucodonosor impone un obbligo a Sedecia re dei giudei: solo
quest' ultimo, e non il re babilonese, deve entrare
nell a maled izione (v. I3boc) nel caso che non
mantenga questa b' ril (per krr beril ['M-] in Ez
1 7 , 13a~ cfr. l'ara m. gzr 'dn ['m] in KA I nr. 222A ,
r. 7). Cosi pure gli abitanti di Gerar vogliono im pe gnare Isacco (Gen 26,28 , Cfr. v. 29a",),
2~8

Dav ide assume con s Abner (2Sam 3,12s.), gli


israelit i impegnano Davide (come re, 2Sam 3,21 ,
cfr. 2Cron 23,3) e secondo Is 28 ,15 . 18 la morte
(c io: a risparm iarl i), il re Sedecia impegna i giudei
e gli abitanti di Ge~usale mme. (a libe rare gli
schiavi , Ger 34,8), Giobbe le pietre del campo
(Giob 5,23, cfr. Horst, BK XVIII ,87s.) oppure I
suoi occhi (Giob 31,1), il sacerdote 10lada
ad una i capi delle truppe di corte (2 Re Il ,4). In
questi casi beri/ non include mai un impegno anche per coloro che tagli ano la beri/ .

41 Dall'impegno assunto su di s (vd. sp. 2) si


I pu passare all a ber;1 reciproca, all ' assunzione di
obblighi reciproci da parte di due o pi contraenti .
Salomone e Chiram di Ti ro hanno tagli ato una
beril ( I Re 5,2 6b ~); tra di loro regna - salom (v.
26boc). Anche la berli tra il re di Damasco e quello
di Giuda (I Re 15, 19a), come pure quella tra il re
arameO e Baasa d'Israele (v . 19b) intesa come
pallo di non aggressione , come obbligo reciproco di mantenere la pace. Reciproca pure la ber; I tra Gionata e Davide ( I Sam 23,18) e quell a tra
Giacobbe e Labano (Gen 31 ,44). La traduzione di
I beri/ con alleanza si fo nda su questa accezio ne
secondaria e relativamente rara del termine.
51 Infine anche un terzo pu stabilire una berTI
fra due parti . Nell ' AT non abbiamo un esempio specifico dal quale si possa dedurre che una
b' r;1 di questo genere comporti obblighi per le due
parti (su questo modello cfr. ARM Il ,37 , r.
7-1 4 e Noth , i.c., 142ss.). La beri/ che il sacerdote
loiada ha stipulato tra il re e il popolo (2Re
Il ,17b), se si tiene presente 2Sam 3,21; 5,3 e
2Cron 23,3, potrebbe essere un impegno del re di
fronte al popolo. Anche in 2Re Il , 17a l' impegno
( di essere un popolo di Jahwe , v. 1 7a~) imposto chiaramente ad una parte sola, cio al popolo. Qui va posta anche la beri/ che Jahwe vuoi
stabilire a favore di Israele con gli animali della
campagna, ecc. (Os 2,20, vd. Sl. 7c; su questo
tema cfr. Ez 34,25; Lev 26,6 e H.W .Wolff, Jahwe
als Bundesvermittler, VT 6, 1956,3 16-320).
61 Lo stabilire (a), l'osservare (b) e il rompere o
l'abolire (c) una beri/ vengono espressi da molti
verbi (nell'elenco che daremo si tiene conto anche
defl ' uso teologico).
a) L'espressione pi antica e pi frequente krr ber;l ,
letteralmente tagliare una berlI , che va tradotta con
emanare una disposizione, stabilire un obbligo . Contrariamente a quanto spesso si ritiene, questo modo di
esprimersi non tratto dalla prassi dello squartare un
animale (Ger 34,18s.; Gen 15,10.17; -krl). Cfr. krl - 'ala
(Deut 29,11. 13 e fen . in KAI nr. 27 , r. 8s.), krr dabar
(Agg 2,5 ), krl 'amalla (Neem 10,1).
Poco prima dell'esi lio compare la formula - qlim hi . ber; I
disporre, mettere in vigore una ber;I (Ez 16,60 ecc.;
cfr. 2Re 23 ,3a(3); cfr. qlllll hi . con oggetto s' bil '{j giuramento (Gen 26,3 ecc.), Il~da!r votO ( um
30, 14s.; Ger 44 ,25), dabar parola, promessa (Deut 9,5
ecc. l. ma anche parola della tora (Deut 27,26 ecc.),
299

mis wo comandamento (Ger 35, 16 ecc.). Anche le altre' espressioni ono recenti : con oggetto ber;1 i verbi nln
dare (Gen 9,12; 17,2; um 25,12), s;m porre
(2Sam 23 ,5), sb' ni. giu rare (Deut 4,31 ecc.), ngd hi .

proclamare (Deut 4,13), ~ wh pi o imporre (Deut


4,13 ecc.), con be in davanti a ber;1 i verbi bo' entrare )>(Ger34 ,10;Ez 16,8;2Cron 15,12; cfr. IRe8,31 =
2Cron 6,22, con 'ala ; Neem 10,30, con 'ala e S' bli'a), 'br
entrare (Deut 29,11 ), 'md aderire (2 Re 23,3b),
inoltre bo ' hi . far entrare (lSam 20,8; cfr. Ez 17,13,
con 'iila), Iq~ assumere (2Cron 23 ,1; Ez 17,13b?),
'md hi . far aderire (2Cron 34,32 txt em).
b) Anche i verbi che indicano l'osservare una ber;1 sono
attestati a partire dall 'ultimo periodo della monarchia.
Per la ber;1 profana: zkr ricordare (Am 1,9) e smr
custodire (Ez 17, 14 ); Dio (mantiene) la sua ber;1 =
promessa l): zkr (Gen 9, 15, altrove Il x), smr (Dool 7,9
e altrove 6x; cfr. Deut 7,8; I Re 2,43, con oggetto sebil'a);
l'uomo (osserva) la berli di Dio = legge : smr (Oen
179 e altrove 5x; cfr. ISam 13,13 ecc., con oggetto
mi~wa) nsr conservare (Deut 33 ,9; Sal 25,10), 'mn ni .
esser ' fedele (Sal 78,37), ~zq hi. restar saldo (ls
56,4.6).
c) Per l' interru zione o l'aboli zione di una berlI vengono
usati: in ambito profano, l'uomo (rompe) un a ber;1 =
promessa : bll pio profanare (Sal 55 ,2 J ,
MaI 2,10), prr hi . rompere(I Re 15, 19); Dio (rompe )
la sua ber; 1 = promessa : prr hi . (Lev 26,44; Giud
2,1), sk!. dimenticare (Deut 4,3 1), ~" pi o profanare (Sal 89,35), n'r abbandopare (Sal 89,40 );
l'uomo (rompe) la ber;1 di Dio = legge : prr hi . (Gen
17, 14 ecc.; cfr. Num 15,3 1 e Esd 9,14, con mi$wa; Sal
11 9, 126, con loro ; ma anche Zac Il ,14, con 'a~ a wa fratellanza l~, 'br trasgredire (Deu t _I ~ ,2 e altrove 7x,
inoltre Os 6,7?; cfr. Dan 9,11 , con /Ora ; 2Cron 24,20 e
Eccli 10,19 , con mi~wa; Num 22 ,18 e ISam 15,24, con
pre sentenza, ordine ), 'zb abbandonare (Deut
29,24 e altrove 4x; cfr. Prov 4,2, con loro ), sk/.l dimenticare (Deut4 ,23; 2Re 17,38; Prov 2,17; cfr. Os 4,6, con
loro' Deut 26 13 con miswa) , m's rigettare (2 Re
17 15' cfr. Is 5 24 e Am i ,4, con loro ; 2Re 17, 15, con
~uqqim; Lev 26,15 e Ez 20,24, con !lUqqOI; 2Re ~ 7,_1 5 ,
con 'edo l; Is 5,24, con 'imra ; ISam 15,23.26, con dabar),
shl pi o cancellare (Mal 2,8), d ' hi . commettere una
mancanza verso (Dan Il ,32 ), sqr b; agire con inganno verso (Sal 44 ,18), cfr. anche go 'al contaminazione (Neem 13,29); l'uomo (rompe) una ber;1 =
promessa verso Dio: !;k~ dimenticare (Ger 50,5).
71 La differenza tra i vari usi del termine considerati in III /2A trova ulteriore conferma sotto
molti aspetti .
a) Quando ber;1 significa un obbligo assunto su di se, il
SOSI. pu trovarsi in parallelo con seb'a giuramento
(Sal 105 ,9 = ICron 16,16; cfr. anche Sb' ni . sebu'a Num
30,3; Gios 9,20 con sb' ni . ber;1 Deut 4,31 ; 8,18) o anche
con 'ala maledizione (Deut 29, 11.1 3; Gen 26,28; Ez
16,59; 17,18s.). Quando in vece berli denota l'obbligo as~
sunto da un altro si trova in parallelo con alt n sostanllv.
adatti ad es prim~ re questa funzione: loro ist ruzione,
ord ine (Os 8, 1; Sal 78,10; cfr. p.e. anche DeuI 28 ,69 e Il
v. 58; 2Re 23 ,3a(3 e il v. 24; 2Re 23 ,2.2 1 con 22 ,8. 11 ),
~uqq;m e !IUqqOI statuti (2 Re 17, 15; Sal- 50,16.0
I Re Il ,11 ; cfr. per anche !/oq decreto a favo re di
in Sal 27 accanto a berlI e sebu 'o in Sal 105,9s.
= ICron ' 16,16s.), lorol e /.loq ordini e stat uto
(ls 245) 'edol disposizioni (2 Re 17,15; Sal 25 ,10;
132,12), ' piqq/id; m istruzioni (Sal 103 ,18), 'imra
n'~ b' r/I IMPEGNO

300

parola di (Jahwe)>> nel senso di comandamento


(Deut 33,9).
b) La parte che, nello stabi lire una b eril assume un
Impegno su di s, pu anche giurare (c fr'. Gios 9,15b
con" v. 15a; ISam 20,17 G [I) con 18 ,3; Esd 10,5 con il
v. 3; Sal 89,4; cfr. anche Os 10,4; Ez 16,8; 2Cron
.15,12.14). Quando invece il soggetto della b'ril intende
Impegnare un altro, lo fa giurare (2 Re Il ,4; cfr. anche Ez 17,13). Quando si tratta di una b eril reciproca, allora SI dice che giurano ambedue (cfr. ISam 2042
con 23,18; Gen 21,31b con il v. 32a).
'
c) La differenziazione esposta sopra in 111/2-4 si rinette
anche nell 'uso delle preposizioni che collegano la contro~arte con krr b ~ri I. La prep. /e per viene usata per
Impegno che SIassume su di s a favore di altri. ' C/!I e
/In con sono In questo caso un'eccezione (rispettivamente In Gen 15,18;. Sal 105,8s. = ICron 16,15s.; Zac
11 ,10 e In O~ 12,2; Glob 40,28; eem 9,8). Per l'obbligo
assunto dali altro SI trova quasi sempre ' C/!I- (Ger 348'
Ez 17,13; Es 34,27; Deut 5,3 ecc.) oppure 'im (Os 2,20;
Es 24,8 ecc.; cfr. In aram. KA I nr. 222A , r. I ecc.), solo
e~c~zlo nalment~ /e (Gios 24,25; 2Re 11,4; Giob 31,1). La
b ,., I reciproca e espressa con ben ... tiben ... tra... e...
( I Re 15, 19). Queste stesse preposizioni possono trovarsi
In testi recenti anche per espri mere l'impegno che si as~ume su di se (Gen 9,12s.15- 17; 17,2.7), e cosi pure per
l" mpegno che si assume in comune (2Cron 23,16) o per
I Im pegno assunto dall 'altro (Gen 17, IOs.). Quando un
terzo stabi lisce una beril tra due parti , 'im si riferisce
a colUi che assume l'impeg no e /e a favore di a colui
che trae un vantagg io dall'im pegno dell 'altro (Os 220'
uomini ed animali non sono dunque le part i che c~n~
traggono I~alleanzal). In 2Re I I ,17a e anche in v. 17b le
due parti sono unite con ben ... liben ... anche se l'impegno riguarda una sola parte.

Un caso part icolare si ha quando colui al qua le si riferiuna _beri I sintatticamente all'accusati vo. Allora
b f/ I puo essere ancora un im pegno assunto su di s
(Lev 26,42 mi ricordo della mia beril [ promessa )
verso Giacobbe [lsacco,Abramo) ; cfr. Ger 33,2Ia.b) o
un Impegno , dispOSIzione, ordine (Ger 33,20a se
VOI ~?teste rompere la . mia beril [" disposizione, ordine ) con . Ii. giorno e Il mio .. ordinamen to" con la
notte , cloe " fatto che giorno e notte sono nei loro
tempI, v. 20b; cfr. ~. 25 e (10</ legge per gli ast ri in Sal
148,6). Vanno COSI menut l corretti anche gli accusati vi
dfel TGM In Is 59,2 1; Ez 16,8.60; 37,26 (sull 'argomento
c r. K 118 m.q; BrSyn t 8Ie).
s~e_

IV I . 1/ e _Quando passa nell 'ambito teologico , il

l~ rmlne b rt I v.,ene applicato al rappono Ira Dio e


I ~~m.o. DI so,,~o In questo caso il soggetto della
b III e Jahwe; e la sua b eril , egli colui che
stabili sce la b eri I (anche in 2Re II Ila- Ger 505'
Esd 10,3; 2Cron 29,10, dove gli i~raeiti opp~r~
Ezechia contraggono una b eril davanti a Jahwe
viene e~antenuta la s~pe ri ori t di quest ' ultimo) ~
QUi b III deSigna o I Im pegno di Jahwe, la sua
promessa di fare o di dare qualcosa di determinato
(I~ /2, cfr. 111 /2) o l' im peg no che Jahwe impone
ali uomo (IV /3, cfr. 111/3 ), ma non un obbl igo reCiproCO (IV / 4, cfr. 111/4).

2/ L' AT ricorda in diverse circosta nze la b erit


di Jahwe quale suo impegno personale, promessa . " contenuto o " tenore di questa b eri I

301

n'i :;!

b'ril IMP EG

varia a seco nda dei destinatari e delle particolari


Sit UaZioni che SI presentano.
a) Destinatari d i una b eril sono in primo luogo i
patnarchl. ESSI (o I loro di scendenti ) sono interessati all a b eril sotto tre aspetti : (I) Jahwe promette '
ad Abramo o all a sua dtscendenza il dono della
terr,? d i Canaan: gi in J in Gen 15, 18, e poi anche
In Es 6,4 (P); Sal. 105,10 :: I Cron 16,17. (2) Tra le
promesse fatte al patnarchl P designa come Ifril
anche quella di una posterit numerosa : Gen
17,2+ 6.3-5. (3) Infine, specialmente in ambito sacerdotale e deut eronomi stico, intesa come befil
anche la promessa di Jahwe di voler esser Dio del
p~lln a rca o di Israele: Gen 17,7.(8b); (Lev 26,45).
SI tratta dell a stessa b eril che compare in quei
passI dove SI dice che Jahwe - per ai utare e salvare
Israele - si ricorda della sua b erit (Es 224' 65 P'
Lev 26 ,42.44; Ger 14,21; Sal 106,45; l 'II ,5;'cfr~
2Re 13 ,23), mantiene la sua b edl e la sua fedelt
(/:1csred) ( Deut 7,9. 12; I Re 8,23; Neem 1,5; 9,32;
2Cron 6,14); cfr. anche la b erit che Jahwe ha giurato ai padri d' Israele (Deut 4,31 ; 7, 12; 8,18).
In tutti e tre questi casi b eril la forma pi importante di aSSicurazione, assieme al giu ramento
(dono della terra: Gen 24,7J; 26,3 agg iunta a J;
50,24E; Deut 1,8.35 ecc.; posterit numerosa: Gen
22, 16s.E; Es 32,13 dtr. ; Deut 13,18; di essere Dio:
Deut 29 ,12b) e all a sempli ce promessa (dono della
terra: Gen 12,7; 13,14s.1 7; 28, 13J ecc.; posterit
numerosa: Gen 12 ,2J ; 22 ,17 RJ E?; 26,4 aggiunta a
J; 26,24J: 28 ,3; 48 ,4P; Es 32,13 dtr.; di essere Dio:
Es 29,45, cfr. 25,8; Deut 29 , 1 2a~; Ez 34,24a!l,
cfr. v. 24b; cfr. Lev Il ,45; 22,33; 25,38; 26,45;
Num 15,41). I fi gli di Abramo sono valutat i diversamente quando in Gen 17 si dice che ad Ismaele,
nato da una schi ava , vengono promesse (17,20)
benedi zione e discendenza (cfr. Gen 16, IOJ),
come ad Isacco (cfr. v. 16), ma solo a quest' ultimo
(v. 19.21) viene riservata la b eri l di Jahwe (che
consisle nell 'essere Dio, v. 7: cos alcuni mss. dei
LXX).
b) La b' rit tra Jahwe e Davide contiene la promessa che il trono di Davide durer per sempre e
sar occupato sempre da un suo discendente
(2Sam 23,5; Sal 89,4.29.35.40; Is 55 ,3; Ger 33,21;
2Cron 13 ,5; 21 ,7; ancora assieme al giuramento,
Sal 89,4; 132, 11 , e alla parola, 2Sam 7,llb.16.25;
I Re 8,20; Ger 33 ,17; I Cron 22,8, cfr. v. IO; cfr. Sal
89,35).
c) Anche l'assicurazione che Jahwe fa a No, e
cio che la terra non sa r mai pi colpita dal diluvio, viene definita come b eril da P (Gen 9,8 -1 7;
cfr. la semplice promessa in J Gen 8,21 e il giuramento In Is 54,9). Come segno di b erit l'arcobaleno ricorder a Jahwe questa sua promessa (Gen
9, 12- 17).
d) b eril anche la promessa che Dio fa del sacerdozio perenne di Levi (Ma l 2,4s.8; Ger 33,2Ib, cfr.

vv. 18.22) o di Fi nees (Num 25 ,12s. ; cfr. Neem


13,29).
e) Dopo la conq ui sla di Gerusalemme e la caduta
di Gi uda (587 a.c.) si pone un probl ema che ncever risposte differenziale: considerata la ribellione del popolo, Jahwe ha abolito o meno la b erit ,
la promessa fatta ai padri? Per alcuni Jahwe conserva valida la sua b er;1 anche nell a sit uaZione
dell 'esilio (Lev 26 ,44, con gli israelit i; Ger 33 ,21,
b' ril di Dav ide e di Levi), si rico rda dell a sua b erit
(Lev 26,42 [b erit dei patriarchi] .45 [b erit
dell 'esodo]). D' altra parte molti scritti profetici annunciano che Jahwe stabili r nuovamente la b erit
con il suo popolo, promettono che, come l' umanit dopo il diluvio, cos anche Israele sar preservato in futuro da ogni sventura simile a quell a
presente (ls 54,9s.), proclamano un futu ro fe lice
(ls 6 1,8), il lempo della salvezza escatologica , nel
quale spariran no la guerra e i pericoli dell a nat ura
(Ez 34,25; Os 2,20, testo second ario). Ma soprattutto Jahwe far in modo che il rappon o Dio-popolo non venga pi infranto dalla disubbidienza di
Israele. Lo spirito (d i obbedienza) e le parole (dell a
legge), che Dio ha messo in bocca agli Israeliti ,
I non si allontaneranno pi; questa la sua b erit =
promessa (ls 59,21). Annunciando che Jahwe
dar loro un solo cuore e una sola via perch sia lemuto lutti i giorni (cfr. su queslo tema Ger 24,7;
Ez I 1,19; 36,26s.; per Ger 3 1,3 I -34 vd . SI. 3d), si
proclama anche la beril secondo cui Dio non cesser pi di far loro del bene (Ger 32 ,39s.). Promettendo in questi termini un futuro di salvezza (cfr.
beril sa/om, Is 54, 10; Ez 34,25 ; 37 ,26), ci si pu richiamare anche ad una precedente b er; I (Ez 16 ,60;
cfr. ls 55 ,3).
3/ a) Quando in parallelo materiale e formal e
con lora istruzione e I:toq statuto e sim . (vd.
sp. I11 l7a), b' ril denota la posizione dell a volont
divina di fronte all'uomo. Il contenuto dell ' impegno imposto da Di o all ' uomo spesso non determinato con esattezza. beril comprende spesso l' insieme delle di sposizioni divine, p.e. Is 24,5; Os
8,1; Sal 25 ,10 ecc. AIlre volte il co ntenuto si ricava
dal contesto, come in Prov 2,17, cfr. Es 20, 14;
Deul 5,18 (Lev 20,10).
b) Negli scritti dIr. la b eril di Jahwe :: disposizione, obbligo (per Israele) legata a due luoghi ,
( I) il monte Oreb e (2) la terra di Moab (c fr. in
Deut 28 ,69 la relazione in cui stanno tra loro).
(I) La beril del monte Oreb legata nella tradizione JE
alla comunicazione della volont divina al Si nai. La beril
il decalogo, le dieci parole scritte sulle due tavole
(Deut 4,13; 5,2.22 [v. 6-21 , il decalogo); 9,9.11 .15; IRe
8J9G).2 1) che furono collocate nell'arca (I Re 8,9.21; cfr.
Deut 10,2; per 1' arca della beri I di Jahwe vd. sp. Il ).
In altri passi la beril solo il primo comandamento , cio
non adorare al tro Dio se non Jahwe (Deut 17,2; 29,24s.;
31,1 6.20; I Re Il ,11 , cfr. v. IO; 19,10.14I qui beril inserito secondariamente in senso dtr.); 2Re 17,15.35.38; Ger
Il ,3s.IO; 22,9; cfr. anche 2Re 23 ,3ae<.b e 2Cron 34,32 con
2Re 23,4ss. e 2Cron 34,33).
303

302

(2) Caratteristica del dtr. la concezione di una beril


= impegno che Mos ha imposto ad Israele nella
terra di Moab (Deut 28,69; 29 ,8.[11.)13.20). Il contenu to
per la legge dtn . (cfr. anche Deut 15,1.12 con Ger
34,12- 14), che in quanto beril dell'Oreb viene ripo rtata
indietro al periodo mosaico, come gi il cosiddetto codice dell 'alleanza di Es 20,22-23 ,19 lo di viene attraverso Es 24,3-8.
c) Nel periodo dell'esilio compare per la prima
volla anche l' idea di una b edl imposta ad un solo
patriarca: la circoncisione (secondo P) di Gen
17 ,9ss. (che nel v. IO viene distinta dalla b eril =
promessa dei vv. 2.4.7). Ma anche l'osserva nza del sabato ora una b eril divina (Es 31,16
pS; Is 56,4) e, come gi si verifica per essa (Gen
17, 13; Es 31 ,16), anche il preparare i pani della proposizione costituisce una b eril eterna
(Lev 24,8).
d) Co ntrapponendosi espressamente all a b eril ::
impeg no dell 'esodo dei padri dall ' Egi tto (vd.
sp. 3b[ I ]), che Israele ha violato, Ger 3 1,3 I -34 annuncia una b eril hadasa, un nuovo impegno :
Jahwe porr la su legge nel cuore degli israel iti ,
per ottenere la loro obbedienza e assicurare cos un
vero rapporto tra Dio e il popolo (cfr. sp. 2e).
e) L'atto di trasmissione dell a legge sul Sinai/Oreb o nell a terra di Moab non mai detto
b eril : il termine designa solo ci che viene trasmesso e stabili to; non c' dunque una beril nel
senso di alleanza del Sinai . Quindi anche i confronti Ira alleanza del Sinai e all eanza con
Davide (cfr. L.Rost , ThLZ 72 , 1947, 129-134;
M.Sekine, VT 9, 1959, 47-57) oppure tra al lea nza del Sinai e allea nza con Abramo ( cfr.
W.Zimmerli , ThZ 16, 1960, 268-280) vengono a
porsi in una nuova dimensione.
4/ Teologicamente rileva nte il fatto che l'A T
non conosca per il rapporto tra Di o e l'uomo una
b eril bi laterale, una beril nel la quale da una parte
impeg nato Dio e dall'altra l'uomo, sicch essi risul terebbero reciprocamente denunclablll
(come nel caso dell a b eril tra Salomone e Chi ra m,
I Re 5,26). In quell a che (a torto) viene detta formula di alleanza (pi propriamente SI dovrebbe
dire: formu la di apparte nenza ): Jahwe il Dio
d' Israele - Israele il popolo di Jahwe (cfr. in proposito R.Smend, Die Bundesformel, 1963), il rap:
porto tra Jahwe e Israele descritto con I termll1l
Dio-popolo , i quali va nno IntesI proprio . nel
se nso di sig nore-servo . Nel rapporto lra DIO e
il popolo solo Dio fi ssa gli obbli ghi ; Dio pu far dipendere l'attuazione della sua b edl :: promessa dall' adempiment o di determinate condizioni ( Deut 7,9; I Re 8,23), come pure pu far dipe ndere lo SI esso rapporto Dio-popolo dall'osservanza della sua b edl impegno ( Es 19 ,5; cfr. Sal
132, I 2). L' uomo luttav ia, osservando queste condizioni , non pu obbligare Dio ad asso lvere la sua
promessa: l' unica ga ranzia che DIO man tiene la
sua parola. Se per contraenli si intendono due

n'i;:)

b' ril IMP EGNO

304

persone di uguali diritti , allora non si pu dedurre


dal termine b' ril che Dio e l'uomo stanno fra loro
in un rapporto di questo genere.

VI

1/ L'ebr. postvtrt. usa il termine b eril all a


stessa maniera dell ' AT ( per beril del primo giudaismo cfr. J.Behm , ThW Il ,128-131 = GLNT
"""'- Il ,1069-1078; A.J aubert , La noti on d'alliance dans
le j ud a"isme , 1963).
a) L'Ecclesiastico usa beri l per indicare l'i mpegno che
uno si assume: l'uomo 41.1 9 (par. ' /h ); 44,1 2 (cfr. P.A.H.
de Boer. FS Baumganner 1967 , 2529).20 (A bramo si assume la beril della circoncisione); Dio di fronte a No
44 ,17s. , di fronte ai padri 44 ,22, di fronte ad Aronne
45, 15 (sacerdozio) e Finees 45.24 (so mmo sacerdozio), di
frollle a Davide 45.25.
b) A Qumran si trova beril (I) in senso non teologico:
co me im pegno assunto su di s IQS 1,16 (cfr. 2Re
23,3a",), e in olt re nell'es pressione jqjm bbljl '/ I/p'lV
egli si dovr impegnare personalmente con una beril
(cio: a separarsi da tutt i gli uomini dell 'ingiusti zia l ~
IQS 5,10 (cfr. in proposito IQH 14,17 e CD 16,1.4.9).
befi l designa invece l' impeg no di un altro nell'espressione b) bri!j coloro che sono entrati nella mia
(dell'arante) beril = coloro che si sono impegnati con
me ( IQH 5,23); cfr. nello stesso senso gli uomini
della loro (dei sacerdoti ) beri I IQS 5,9; 6,19; IQSa 1,2.
(2) In ambito teologico bedl l' impegno, la promessa di
Dio: Dio si ricorda della sua beri l (IQ34 3,2,5; 6QD
3,5; CD 1,4; 6,2; 4QDibHam 5,9), conserva la sua
beril (p.e. IQM 18,7). Va ricordata qu i anche la promessa ai padri ( IQM 13,7; 14,8; CD 8, 18 = 19,3 1), a
Davide (4QDibHam 4,6), ai sacerdoti ( IQM 17,3). Va
intesa come impegno la beri l di agire confor memente a ci che (Dio) ha ordinato e di non separarsi da
lui ... ( IQS 1,16s.) e di separarsi da tutt i gli uomini
dell'ingi ustizia (5 ,10 ecc.). Lo stesso senso ha il termine quando si dice che si entra nella beril (bo ' IQS
2,12. 18 ecc.; 'br 1,18.20 ecc.). Come impegno intesa
anche la b/)I !lc1Sh (CD 6,19; 8,21 ; 19,:m che secondo CD
20,12 entrata in vigore (qjm pi.) nella terra di Damasco
(= Qumran?) , il luogo in cui si deve entrare in essa (6, 19).
(3) A Qumran beril pu denotare anche un gruppo di
persone: cosi in IQS 5, 11.1 8 (gli uomini dell'ingiustizia) non saranno annoverati nella sua (di Dio) periI
(cfr. CD 19,35: [gli apostati) non fa ranno pane dell 'assemblea del popolO); cosi anche in IQM 14,4 dove la
sua befi l in parallelo con il popolo della sua liberazione e in 17,7 dove la beril d' Israele in parallelo con la porzione ( = popolo) di Dio l). Nello stesso
senso sembra usato beri l in Dan Il .22.28.30a.b (non
per in 9,27 e Il ,32). In ambed ue i casi sono menzionati
i credemi , coloro cio che co mpiono la vololll di Dio.

2!

L'aram. targumico traduce beril con q ejilm


(co n tre sole eccezioni ) che non significa (co me
'del resto b eril) alleanza o simili , ma l'atto de llo
stabilire (cfr. qjm pi o e il pa . aram .).
q'jm abbraccia tutta la ga mma dei valori di beril: esso
infalli , oltre a berit, pu tradurre \'ebr. seba'o giu ra-

ne-

melllo (p.e. Num 30,3; Deut 7,8; Ab 3,9) oppure


dll'r voto (p.e. Gen 28,20; 31,13), ma anche !10q
statuto (p.e. Es 18, 16.20; Sal 99.7; cfr. l'aram. bibl.
qeiam prescrizione Dan 6,8.16). L'aram. ha percepito
pu re in beril il senso di legge , poich lo traduce anche con i termin i gezera decreto, legge 'f2 Re 17, 15)
305

ji::l brk pi BEN EDIRE

oppure 'oraj ela insegnamento, legge ( Lev 2625' Ez


16,61).
' ,
Cfr. a questo proposito e per V/3-4 E.Kutsch, Von beril
zu Bund , KuD 14, 1968, 159- 182.

31

Pi probl ematico era rendere il termine nella


lingua e nel pensiero greco. Tra le possibilit
e nunciate sopra in III) e IV ) i LXX traducono
26 7x b eril co n il termine 3 tO(e~X"~ , mentre
in I Re Il ,11 re ndono con v-roO([ ( per gl i altri
passi cfr. Kutsch , I.c ., 166 n. 27 ). berTI viene inteso
( non come allea nza, contratto o simili , bensi)
giustamente come di sposi zio ne ; d'altro lato
per la resa con 3tO(e~x"Y) ( ultime volont )
trascura l'aspetto sottolineato dall' aggett ivo ultim o , il quale parte integrante di questo sostantivo (come a nche in Aristofane , Aves 440s.; cfr.
Kutsch , I. c., 167 n . 30).
I LXX, per conseguenza, traducono a volte con 8<0'
6-1pc~ anche lora istruzione ( Dan G 9,13), 'edlil di
sposizione = decalogo (Es 27,2 1; 31,7; 39,35 [= G
v. 14 D, kii/lib ci che scritto (nel libro [della legge) di
Mos)>> (2Cron 25 ,4). Anche il nipote di Ben Sirach usa
3tIXO-!p{"fj per trad urre 8x beri l (Eccli 41 ,19 [Rah lfs:
v. 20 ); 44 ,12.18.20.22[ 23); 45, 15.24.25), ma 9x anche per
rendere !/oq e in 47, 11 per ~ lIqqa statuto .
A di ffe renza dei LXX , Aquila almeno in 26 passi ha per
beril GuvO-!pcr, alleanza, contratto , melllre (fo rse) in
tre passi lL"O-!pc~ . Anche Simmaco preferisce G'NO~X'~
(24:7), mentre Teodozione con solo 4 attestazioni di
t1uvfHpcfj
St"O~){"r,

pi vicino ai LXX , nella misura in cui

( II passi) non risale qu i al suo originale.

41

La Vetus latina rendendo beril con testamentum Il si collega ai LXX (ad eccezione di pochi passi ), ma si allont ana ancor di pi dal senso
de l te rmine ebr. Traduce ndo l' AT dall'ebr. (390405 d .C.) Gerol amo rende b' ril con foedus
( 135x) e con pactum Il (96x), seguendo espressamente Aquila e Simmaco , ma forse anche i suoi
maestri ebraici. Tra i poc hi passi in cui la Volgata
ha testamentum Il , vi sono anche quelli dei
salmi: infatti il sa lteri o stato accolto in un'elaborazione pi anti ca.
E.KUlsch

,,:: b,.k pio BENEDIRE


1/ II La radice brk benedire e attestata
nel semNO. e nel se m. del sud (trattazione
esauriente del , materi ale delle iscri zioni in
W .Schott roff, Der altisrae litische Fluchspru ch,
1969 , 178 -1 98 e G .We hllleier, Der Segen im AT,
1970,8 -66).
In acc. essa sostituita da karabu pregare, consacrare,
benedire, salutare (ikribu preghiera, consacrazione;
benedizione). L'idea di benedizione in senso propno
non tuttavia cos importante presso i babilonesi , e
nell'uso di karabu domina l'elemento del salu to (cfr. n
B.Landsberger, MAOG 4, 1928/29, 294-32 1; AHw
369s.445s.; CAD 1/ J 62-66). Non esiste una relaZIOne
etimologica tra bl"k e karabu (cfr. antico sudarab. krb
consacrare, sacri fi care ).

306

Le derivazioni arabe che si incontrano sopratt utto nelle


formule di ringraziamento e di auguflo SI fondano tutte
sulla parola base baraka , che viene defilli ta come un po:
tere benefico che emana da Dio, dal santi , da partlcolafl
nimali da piante o da oggett i ed assicu ra p~enezza, be~essere: salute e felicit (cfr. DAFA 1,567; I epoca prelslamica non prende in conSideraZione una eventuale relazione con l'agire di una dl vlllita; Il Corano al contraflo
attribuisce espressamente a Dio la benediZione, sotto
l'inOusso semNO., cfr. J.Chelhod , RHR 148 , 1955.
8Is.87s.; A.Jeffery, The Foreign Vocabu lary of lh ,'
Qu r'iin, 1938 ,75; nella fede popolare le due conCeZll)l1 1
sono in contrasto tra loro). .
.
.
,
difficile determinare la relaZione di brk Sia con I ebr.
blErlEk ginocchio (cfr. l'acc. birku gmocchlo, anche (<rigidit, forza Il e grembo Il, eufemismo per le
parti genitali , ma anche nel fltI di adOZione; cfr. Dhorme
\08.156s.; AHw 129a; M.Cohen, Genou, fa mille, farce
dans le monde chamito-smitique, FS Basset 1928 , 203210) sia con l'ebr. berek6 stagno " (cfr. A.Murtonen , VT
9,1959, 164).

21 Il verbo ebraico e attestato nelle coniugazioni


qal, pi., pU ., hitp . e ni .; beriikii funge da sostanti vo.
Per il qal nella maggioranza delle lingue semitiche attestato solo il part opasso(ug.: I Aqht [= 10)1 94; m aram.
si trova quasi esclusivamente questa forma; cfr. DISO
44)' in pun . oltre al pioesistevano anche forme fillite del
qal\ KAI nr. 175, r. 4s.; J.Friedrich , ZDMG 107, 1 957~
282-290); al contrario le forme qal che compaiono nel
dialetti aram. tardivi potrebbero essere di formazione secondaria, in analogia con il part. passoqal (Noldeke, MG
215 n. 2).
In arabodiverse forme corrispondono al pi oebr.: barraka
(soggetto gli uomini , non nel Corano) p ro n~nciare una
formula di bened izione Il (cfr. Lane 1,193) e baraka (soggetto Dio) comunicare una forza vitale Il ; la Sa co~iu
gazione quanto al senso si avvici na molto al nl. (( ncevere benedizione , vd. st. 111/3), la IO' coniugazione
all'hilp. ( ( impetrare benedizione Il, vd. st. 1I1/2s.).
Il nome al di fuori della Bibbia attestato nel semNO.
solo raramente ed in testi tardivi (cfr. DISO 44).
I nomi personali composti con forme di brk, i
nomi di ringraziamento Bcercekj il(hil) e Barak'l, il
nome augurale j ebcercekjilhil e la form a abbrevtata
Biinik (Noth , IP 183.195s.) hanno corrispondenze
speci almente in pun. ( Harris 91 ) e nei dialetti
aram. tardivi (A .Caquot , Syri a 39, 1962 , 246).
Beriikii di ICron 12,3 va mutato in BcercekjiJ (Rudolph , HAT 21 ,104; diversamente HAL 154b).

11/

Il verbo brk e il SOSl. beriikii ricorrono 398x


nell'ebr. dell' AT:

Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
307

qal ni.
8
I
2
9
I
7
3
6

pi o pU . hitp. berka totale


16
88
2
59
7
I
5
3
I
2
17
14
51
12
28
IO
2
8
7
I
3
13
2
4
15
I
IO
12
6
5
3

Is
Ger
Ez
Gioe
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Ru t
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT

qal
2
2
I

ni.

pio pU . hitp. b' raka totale


12
4
2
4
4
I
I

4
I
I

I
2
9
I
8

2
1.
83
9
14

t7

52
7

4
I

6
16
IO
398

2
3
71

13
5
233

13

71

Tra le ricorrenze del nome inclusa anche l' indicazione


topografica 'imll'q berakil (2Cron 20,26.26), ma non Il
nome personale B'raka di ICron I 2,3 (vd; ~p . .1' 2).
L' inf. assaI. barok (Gios 24 ,10, altflmentl barek) e pl.,
non qal.
Nell ' aram . bibl. brk ricorre solo in Dan (I x part o
.
.
passo qal, 3x pa.).
La radice molto frequente nelle stone del patriarchi del Ge nesi (82x) e in Deut , me ntre n corre
molto meno nelle parti legali del Pe ntateuco ( 111
Num ricorre solo nell 'episodio di Balaam 14x, e
nella benedizione di Aronne 3x). Ne i salm i, pi
della met delle ricorrenze si riferiscono alla lode
di Dio. Nei libri storici sono relati vamente numerose le forme che vengono usate in relazione a sa lut i ed auguri . \I nome ricorre abbastanza spesso
ne i testi a carattere sapie nzi ale. Nell a letteratura
profetica la radice non occupa un posto im partante (26x).

III

Si pensa di solito ( richiamandosi. anzitutto


all 'arabo baraka ) che il significato pnman o Sta
forza salvi fica, forza che produce salute . bilrilk
(vd. st. 111/1 ) sarebbe quindi uno ch e dotato d l
forza salutare , il pi o(vd. Sl. 111 /2) slglllfcherebbe
re ndere uno dotato di forza salutare a pp . dichi ararlo tale , il ni . (vd . st. 1I1/3) sperime ntare su
di s la forza salutare , e b eriikil sarebbe la forza
salutare in quanto tale ( vd . st. 1I1 / 4).
Cfr. Th .Plassmann , The Signifi cation of Benika , 1913;
S.Mowinckel, Psalmenstudien v , 1924; id., The Psalms
in Israel's Worship, Il , 1962, 44-48; J.Hempel., Dle ISr.
Anschauungen von Segen und Fluch 1m Llchte altorientalischer Parallelen, ZDMG 79, 1925 , 20-1 10 =
Apoxysmata, 196 1, 30- 11 3; Pedersen, Israel I-II , 182212; F.Horst, Segen und Segenshandlungen m der Blbel,
EvTh 7, 1947/48,23-37 = Gottes Recht, 196 1, 188-202;
id., RGG V,1649-S I; J.Scharbert , Blbl 39, 19)8, In6;
id Solidaritat in Segen und Fluch 1m AT und 111 semer
U;';'welt , 19S8; A.Murtonen , The Use and Meaning of
the Words lebrek and berk h , VT 9, 1959 , 158-177;
C. Westermann , Der Segen in der Bibel und 1m Handel n
der Kirche, 1968; G.Wehmeie r, Der Segen 1m AT, 1970.
Questa spiegazione fondamental mente giusta:
bisogna per sottolineare il fatto che la forza salul tare spesso strettamente collegata co n la parola
ji::l bl"k pio BENEDIRE

308

efficace, particolarmente quando sono gli uomini


che bened icono i loro simili (c fr. F.Horst , I.c.). Ci
si pu inoltre domandare fino a che punto la concezione di unaforza salutare (di fronte all 'agi re divino) era ancora efTettivamente attuale (cfr. soprattutto Is 65,8).
II a) Il parI. passo qal baruk indica la situazione
di possesso della beraka (non il risultato di una
precedente azione di benedizione: quest' ultimo
viene designato col pU. , vd. sI. 1II/2e, cfr. Jenni ,
HP 216s.). Regolarmente banik viene usato come
predicato in frasi nominali; solo due volte si aggiungono forme indicative di hjh mostrarsi
(Gen 27,33; Deut 7, 14; in entrambi i casi si
esprime la sfumatura mostrarsi effettivamente
come baruk).
In 63 casi (su 71) baruk viene usato espressamente
come una formul a, ed posto di regola in risalto
all' inizio di un'esclamazione (58x; inoltre f hr
che egli sia ... baruk: IRe 10,9 = 2Cron 9,8;
Prov 5,18; Rut 2,19; in negazione Ger 20,14). Di
questi 63 casi , 38 si riferiscono a Dio (inoltre
l'aram. berik Dan 3,28) e 25 agli uomini (e a ci
che loro appartiene: Deut 28,4 frutto del ventre, v.
5 canestro; ISam 25,33 astuzia; Ger 20,14 giorno
della nascita).
Sulla forma del proverbio di benedizione in Israele e sul
suo sviluppo dal punto di vista della storia delle forme
cfr. W.SchottrofT, Der altisraelitische Fluchspruch, 1969,
163-1 77.
I rimanenti 8 casi si riferiscono agli uomini: 3x
nella catena costrutta benedettola di Jahwe
(Gen 24,31; 26,29; plur. Is 65,23) e 5x in semplici
constatazioni che qualcuno benedetto (Ger
27 ,29 e Num 24,9 benedetto chi ti benedice ;
Gen 27,33 egli rimarr benedetto ; Num 22,12
tu non puoi maledire il popolo, poich benedetto ; I Re 2,45 formula di benedizione preceduta dal soggetto Salomone).
Di norma l'opposto di baruk 'arur (-' rr; Gen
9,25s.; 27,29; Num 24,9; Deut 28 ,3-6 par. 16-19;
Ger 17,7 par. v. 5; 20,14).
b) Usato in riferimento agli uomini . baruk pi o
meno ha lo stesso significato di ' asre beato
(-'sr; cfr. Ger 17,7 con Sal 40,5) e in periodo (ardivo stato espressamente sostituito da questo
termine. baruk (reso nei LXX comunemente con
el>oY'Y)f.lvo) anzitutto esclamazione di riconoscenza e di meraviglia, ed allo stesso tempo un augurio (Gen 14,19; ISam 23,21; 25,33; 26,25;
2Sam 2,5; Rut 2,19s.; 3,10; cfr. Prov 5,18 sia la
tua fonte [= tua moglie] barub), e ci in quanto
fonte di gioia). Chi viene designato come baruk
realizza e promuove una situazione salutare, e perCI oggetto di lode e di ringraziamento. Inoltre
colui che viene lodato posto di preferenza in relazione con Dio: baruk 'alla /Jhwh tu sei un benefattore grazie a Jahwe , ossia tu sei dotato di
forza salutare da parte di Jahwe (lSam 15 ,13; .
fem .: Rut , 3,10; plur.: ISam 23 ,21; 2Sam 2,5; Sal
309

l'J brk l'i. BENE DIRE

115,15; 3' pers.: Gen 14,19; Giud 172' Rut 220'


cfr. anche la catena costrutta be~edetto' di
Jahwe , vd. sp. la, e anche Num 22,12' Sal
118 ,26). In Giud 17,2 l'esclamazione baruk 'beni
/Jhwh una difesa che la madre assume contro
una maledizione che minaccia il figlio.
Il le nell'espressione leJh wh viene spesso inteso come
lamed auctoris e barlk viene inteso a sua volta al
passivo ed esprimerebbe un desiderio ( sia benedeno
N.N. da Jahwe ). Ma nelle iscrizioni funebri aramaiche
e in quelle commemorative si usa, senza essenziale mu.
tamento di significato, sia bdk I sia btjk qdm (<< /sia be.
nedetto N.N. presso ) (cfr. RES 1788 con KAI nr. 267
e 269; RES 608; 960-962; 1366 con RES 1364; 1368;
1370; 1376 ecc.; cfr. anche l'espressione brk I benedire
qualcuno presso una divinit = raccomandare qual.
cuna ad una certa divinit , pregandola di voleri o bene
dire , fen. KAI nr. 50, r. 2; aram. ego RHR 130, 17, 2s.;
Hermop. nr. 1-6, qui sempre con il complemento che
essa [la divinit] mi faccia rivedere in pace il tuO/voslro
volto ; forse anche ug. 2Aqhl [= 110]1,24, cfr. UT nr.
517; CH.Gordon, Ugaritic Lilerature, 1949,86; inoltre
l'ebr. brk pi oI[(n Jhwh , Gen 27,7). L'uso Vlrt. potrebbe
corrispondere a questa costruzione, per cui l' andrebbe
inteso come lamed relationis )>: pieno di benedizione
presso Jahwe (cfr. J.Scharbert , Bibl 39, 1958, 2Is.:
N.N. sia per Jahwe uno da benedire ). Del resto le
formule di maledizione costruite in modo analogo ven
gono formate con I[(ne (Gios 6,26; ISam 26,19 plur.; cfr.
Num 5,16; IRe 8,13).
Riferita ancora agli uomini , la formula che comincia con baruk in Deut 7,14 e 28 ,3-6 (v. 5 riferito al
canestro di frutta e alla madia) designa gli israeliti
e le loro imprese in quanto coronate da successo,
ma solo nella misura in cui essi si attengono agli
insegnamenti di Jahwe. La ripetizione per sei
volte della parola in Deut 28,3-6 (cfr. il corrispondente 'arur maledetto ripetuto 6 volte in Deut
28,16-19 e 'arur ripetuto 12 volte in Deut 27,15
26) mostra chiaramente la natura della parola efficace , che suscita energia (cfr. la triplice ripeti
zione di banik in I Sam 25 ,32s. e la duplice ripetizione in Gen 14,19s.; cfr. inoltre IRe 10,8s. =
2Cron 9, 7s. con baruk assieme a ' asre ripetuto due
volte). Con queste serie, che vanno interpretate
presumibilmente in senso cultuale, si vuole creare
una virtuale zona salvi fica (opp. nel caso di 'arur
una zona malefica), che viene determinata
dall'agire degli israeliti . In quest'ambito rientra
anche la formula con baruk in Ger 17 ,7 (assieme
a 'anir), 'che si avvicina al linguaggio sapienziale
(cfr. Sal 40,5).
c) Riferito a Dio, banik (tradotto nei LXX comu
nemente con el>oY'Y)'l'6) ancora un'esclamazione gioiosa di riconoscenza e di meraviglia (Es
18 ,9s.; IRe 5,21; Zac 11 ,5; cfr. J.Hempel , ZDMG
79 , 1925 , 88s.). Il fondamento della gioia viene di
norma precisato con un'espressione che inizia con
'ascer (Gen 14,20; 24,27; Es 18,10; ISam 25,32.39;
2Sam 18 ,28; I Re 1,48; 5,21; 8,15 = 2Cron 6,4; I Re
8,56; 10,9 = 2Cron 9,8; Sal 66,20; Rut 4,14; Esd
7,27; 2Cron 2,11); oppure con sce- (Sal 124,6), ki
(Sal 28 ,6; 31,22), con un parI. (Sal 72,18; 144,1),
oppure si tratta di una frase asindetica (Zac Il ,5).
310

Talvolta ci si rivolge direttamente a Dio: tu sei


bClI'lik (Sal 119,12; ICron 29,10).
Dio baruk perch ofTre ogni genere di cose salutari: un
re (IRe 1,48), e anzi un re saggio ( IRe 5,21 ; 10,9 ",
2Cron 98) riposo (I Re 8,56), forza (Sal 68,36), penslen
buoni (sc 7,27 ); perch mantiene fedelt (Gen 24,27;
Sal 31 ,22; 66,20; Rut 4,14), concede vlttona (Gen 14,20;
2Sam 18,28), ad un uomo adirato d una maghe saggIa
(I Sam 25,32), e rende cosi gIUstIzIa a se stesso (ISam
25,39), insegna l'arte della guerra (Sal 144 ~ 1 ), esaudIsce
preghiere (Sal 28,6; 66,20), opera mtracoh (Sal 72,18),
adempie promesse (IRe 8,15), e Infine ad una canagha
concede perfino - in apparenza - l'occasione di arricch irsi (Zac Il ,5). Tutto ci si pu in qualche modo compendiare nella formula lapidaria barlk sm kebodo (Sal
72,19).
Una tale esclamazione non legata a particolari situazioni cultuali: viene spontanea alle labbra ogni
volta che l' uomo si trova all 'improvviso di fronte
ad una prova della forza benefica di Dio. Si pu allora affermare che si benedice Dio (adorando)
(Gen 24,27; Sal 135 ,19-21; ICron 29,9-1.0), oppure
anche - in maniera significativa - che SI benedIcono gli uomini (Gen 14,195.; IRe 1,47s.;
8,14s.55s.). Si tratta sempre di dichiarare che Dto
baruk fondandosi su un'esperienza concreta
della su~ forza. Tuttavia uno degli Osi analoghi di
baruk menzionati sopra in I b non si pu applicare
a Dio: non si pu dire che Dio baruk sub conditione .
21 a) AI pi o brk, a seconda che il soggetto sia
Dio (vd. SI. 2d) oppure gli uomini (con oggetto
uomini vd. 51. 2b, con oggetto Dio vd. SI. 2c), ha
un significato che ammette diverse sfumature, soprattutto fattitive e dichiarativo-estimative, nspetto alle quali il pU. (vd. SI. 2e) e l'hitp. (vd. SI.
21) rappresentano i corrispondenti significati passivi e rinessivi.
Delle 233 ricorrenze, 97 si riferiscono in qualche
modo all'azione di Dio che benedice (incl. Gen
48,16: angelo; Gen 32 ,27.30: uomo; Gen 49,25: txt
em ' el saddqj), 136 si riferiscono all'azione
dell'uomo (incl. Sal 103 ,20-22: esseri celesti, creature). Dio soggetto grammaticale di un verbo finito in 87 casi (inoltre 4x imp., 4x inf. assol., 2x
inf. cs.), mentre gli uomini lo sono in 85 casi (tra
cui Giob 31 ,20: fianchi del povero; inoltre 26x
imp. , 5x inf. assol. , 15x inf. cs., 5x part.).
Menzioniamo qui ancora i sei casi in cui brk pio
usato eufemisticamente per maledire (I Re
21,10.13; Giob 1,5.11; 2,5.9). Sul fatto che nell ' AT
Dio non mai oggetto positivo di un verbo che Indica maledire (cfr. la proibizione in Es 22 ,27:
Lev 24,15; inoltre Is 8,21; ISam 3,13 txt?), cfr.
J.Hempel , ZDMG 79, 1925,91 ; inoltre Schottroff,
I.c. , 165.
All'infuori dell' AT e dei testi da esso innuenzati , il
verbo finito brk nel semNO. ha per soggetto quasi esclusivamente determinate divinit. L'idea che un uomo
possa benedire (= pronunci una formul a di benedizione), potrebbe tutt'al pi essere attestala in ug. in
I Aqht (= ID) 194 (Pgt prega suo padre o giI del che la
311

benedicano). II significato lodare (Dio ) non compare


per nulla. Che il significato primario sia dotare di forza
vitale , appare in ug. dal fatto che brk viene usato in pa
rallelo con mrr rafforzare ( IAqht 194s.; 2Aqht
1,24s.35s.; 128 [= 1I1K] Il,14s.19s.). In punico IJnn dimostrare favore sta una volta in parallelo con brk (CIS
15891, r. 2s.); in CIS I, 196, r. 5 questo verbo sostituisce
brk, che comune negli augu ri finali delle iscrizioni
votive.

Il contenuto della benedizione non viene di regola


indicato espressamente; esso incluso gi nel
verbo stesso. Quando per si ha un'eccezione, allora si usa un doppio accusativo (Gen 49,25; Deut
12 ,7; 15 ,14; Is 19,25; cfr. KAI nr. 26A 1I1 ,2s.),oppure il contenuto viene introdotto da be (Sal 29, 11 ;
cfr. KAI nr. 26C 1II ,16s.); questa prepostZlone In
tutti gli altri casi indica l'ambito a cui la benedizione si estende (Gen 24,1 ; Deut 2,7; 14,29;
15 ,4.10.18; 16,15; 23,21 ; 24,19; 28,8; 30,16; diversamente J.Scharbert , Bibl. 39, 1958,2 1 n. 5).
b) Nella lingua quotidiana di Israele brk pio (sogg::
uomini , ogg.: uomini) significa anzItutto e semphcemente salutare (Gen 47,7; ISam 13 ,10;
2514' 2Sam 620; 2Re 4,29; 10,15; Prov 27,14;
ICro~ 16,43) opp. congedare, congedarsi (Gen
24,60; 28 ,1; 32,1; 47 ,10; Gios 22 ,6s.; 2Sam 13 ,25;
19,40; cfr. ug. 128 [= III K]III ,17), oppure anche
congratularsi (Es 39 ,43; 2Sam 8,10 = ICron
18 ,10; IRe 1,47; Neem Il ,2; con se stessi: Sal
49,19), augurare felicit (Gios 14,13), ed anche
ringraziare (Deut 24,13; 2Sam 14 ,22; GlOb
31 ,20) opp. onorare con riconoscenza (Prov
30 II). L' uso del verbo appare spesso molto appr~priato; l'interpretazione pi corretta sarebbe
dire baruk ad uno (cfr. arabo barraka, e anche
arab kabbara dire akbar ad Alliih , sallama
di;e saliim ad uno ; cfr. D.R.Hillers, Delocu tive
Verbs in Biblical Hebrew, JBL 86,1967 , 320-324),
ossia, originariamente, designarlo come benefattore e possessore di forza sal utare. SI dIceva
baruk 'alla oppure baruk Jhwh (cfr. I Re
I ,47s.) oppure anche j'barcek' kii Jhwh ~) J ~h~e
ti benedica l (Ger 31 ,23) opp. Jh wh /lnm ka
Jahwe sia con te l (Rut 2,4). Talvolta St dIce che
si abbracciava chi si congedava (nsq Gen 32,1 ;
2Sam 19 ,40), ci si gettava a terra di fronte ai superiori (2Sam 14 ,22) e, p.e. quandO St andava a
nozze , ci si accomiatava pronunCIando una bene.
dizione pi lunga (Gen 24,60).
Questo dire baruk, sa lutare , congedarsI e
augurare si esprimeva naturalmente. anche
nell 'ambito di inconln cultuah o quando CI SI incontrava con persone sacre . Vanno qUI ncordati p.e. il saluto di Melchisedek ad Abramo
(Gen 14,19 , dove compare espressamente la formula con baruk) , oppure Il sal uto augurale del
sacerdote Eli ad Elkana (ISam 2,20, con formula
di augurio). All'inizio di assemblee cultual I SI
salutavano i partecipanti (G ios 8,33; 1Re
8,14s.; nel corso di una processione Sal 11 8,26),
alla fine si congedavano con formule dI benedi zione (Lev 9.22; 2Sam 6, 18; I Re 8,55 ; Sal 129.8).
li:J brk pi o BENED IRE

312

Le formule usa te erano bartik J/lIvh ( I Re


8,15.56), b' nikTm 'afleem (Sal 11 5,15), birkar
J/lIvh' a/ekeem (Sa l 129,8) oppure ,i'bareek' ka
Jhwh (Nu m 6,24: qui co mpare espressamente la
tri plice fo rm ula della benedizione sacerdotale e si
in voca due volte il volt o di Jahwe l) , ossia la sua
presenza salvi fi ca). In questi ambi enti cu ltuali il
carattere propriame nte salvifi co dell a fo rmul a co n
bartik deve essere stato molto pi vivo che alt rove.
Colui che pronuncia la form ula si colloca davanti alla
comunit (I Re 8,55; Gios 8,33), egli stende le braccia
su di essa (Lev 9,22) e pa rla ad alta voce (I Re 8,55).
Cos egli pone il nome di Jahwe sul popolo (N um
6,27). Va forse menzionato qui l'un ico passo in cui un
profeta benedice un pasto cultuale (ISam 9,13). Probabi lmente Samuele bened ice non la carne, ma i parteci panti al banchetto sacrifcale; cfr. J.Scharbert , Bibl
39, 1958 , 24; al cont rario J.Hempel, ZDMG 79, 1925,35;
F.Horst , EvTh 7, 1947/48,25; A.Murtonen , VT9, 1959,
163.
Nel corso dell 'assemblea liturgica c'era la possibi lit di incl udere nell ' augurio anche gli assenti
(Es 12,32; cfr. pII hitp. be'ad intercedere per
come espressione parallela a brk pi o in Sal 72 ,15).
Nella pericope di Balaam (Num 22-24) si ha un
augurio cultuale di natura particolare. Invece di
maledire ('rr, Num 22,6; 24,9; qbb 23 ,11 .25;
24 ,10; z'm 23,7s.), quell ' uomo dotato di poteri
straordinari deve di chiarare che Israele bartik,
pOich quest' ultimo gi irrevocabilmente banik ,
come nota Dio gi all 'ini zio (Num 22,12).
Di straord inaria importanza per gli orientali l' ul timo congedo di un uomo prima della morte
(Gen 27; 48 ; 49; Deut 33). Quando si tratta di un
tale congedarsi e di un simile augurio l), brk
pl. sembra assumere un significato espressamente
fa tt iti vo (c fr. Jenni , HP 216s.): dicendo ba,.tik ad
uno lo si fa diventare banik; tale ad ogni modo
l' intenzione ori gi naria di questa usa nza. Di qui si
capisco no le mi sure prese per aumentare la
forza da trasmettere (il pasto di Isacco), e l'importanza che viene data all a precisa identificazione
del destinatario (Gen 27,24; 48,8s.; cfr. l'accurata
menzione dei fi gli e delle trib in Gen 49 e in
Deut 33), l'abbraccio (Gen 27,26s.) e l'imposizione delle ma ni (Gen 48,14). La scelta acc urata
delle formule che si pronunciano mostra per che
qui non si tratta solo di trasmettere una forza
queste formule si riferiscono naturalmente so pra t ~
tutto all a fert ilit, al benessere e alla vittori a sui
nemici.
c) 40 volte (d i cui 27x nei salmi ) si dice che gli
UOm1l11 (oppure la creazione, Sal 103,20-22) benedicono Dto , ossia lo dichiarano bQrtik (i noltre
111 aram. Dan 2,19; 4,31; cfr. anche l' uso eufemi stico di brk pi .,. vd. sp. 2a, e Is 66,3 rendere
omaggio ad un Idolo). Le espressioni parallele
1I1dlCanO che qui si tratta di un rendimento di
grazie ~ laudati vo: hll pio lodare (Sal 145,2; cfr.
Sal 13), 1.1 9-20), annunciare la lode (Iehilla) (Sal
66,8; 145,21; cfr. 34,2), jdh hi . lodare (Sal
313

l1J b,.k pi o BENEDIR E

100,4; . ~45, 10 ), invocare _il nome di Jahwe (Sal


63 ,5), SI,. cantare e bs,. pl. annunciare (Sal
96,2), esaltare Jahwe (Sal 145,1), non dimenticare
i suoi benefi ci (Sal 103,2).
Poich questo signifcato quello che ci si aspetta dal pio
dIChlara! I':'O ( designare Dio come bimik , cfr. Gen
24 ,27 baruk Jh",h con l'espressione narrativa al v. 5 e
io benedissi Jahwe ), inuti le supporre che in questo
uso 11 termi ne abbia designato anzit utto un processo che
mi rava ad accrescere la forza di Dio (cosi p.e. S.Mowinckel, Psalmenstudien V, 1924, 27-30; S.H.Blank, HUCA
32, 1962 , 85-90). Ci ancor pi interessante se si tiene
presente che quest'uso linguistico non attestato altrove
nell'mea semi tica e che esso si fonda chiaramente su
uno sviluppo semant ico interno all 'ebraico. Per questo
motivo brk pi o pu stare allora anche con altri oggetti
(Sa l 10,3 egli esalta il guadagno txt em; 49,19 egli
loda se stesso ; Is 66,3 egli rende omaggio ad un
idolo l ).
Per tale benedizione ci si prostra davanti a
Jahwe (Gen 24,48; Neem 8,6; ICron 29,20), oppure ci si solleva ( Neem 9,5), ci si colloca nel tempio (Sal 34,2 og ni momento; 134, 1 di notte), in
mezzo all 'assemblea (Sal 26,12; 68,27), assieme a
tutta la creazione (Sal 145,10; 103,20-22), mentre
si procl ama ba,.tik Jh wh (Gen 24,27; Sal 135,1821; ICron 29,9s.). I moti vi per cui si rende grazie
con questa lode sono eventi personali (Gen 24,48),
l'aver vinto i nemici (Gios 22 ,33; Giud 5,2.9), oppure, nei sal mi , tutto ci per cui l'israelita deve
ringraziare Dio.
d ) In 80 dei 97 casi in cui brk pi o ha per soggetto
Dio, si dice che Dio benedice gli uomini oppu re che li benedica (Gen 25x, Deut 19x, Sal
14x), in 17 casi la benedizione di Dio si estende su
animali (Gen 1,22; cfr. Deut 7, 13) e su cose (sabato: Gen 2,3; Es 20, II ; casa e campo, lavoro e
prodotti ecc.: Gen 27,27; 39,5; Es 23,25; Deut
7,13b; 28, 12; 33,11 ; Ger 31,23; Agg 2, 19; Sal 28,9;
65, 11 ; 132 ,15. 15 ; Giob 1,10; Prov 3,33): Dio rende
bartik uomini e cose, li fornisce della forza della fertilit e della crescita, dona vita, felicit e successo.
In questi testi si trova in parallelo con brk pio una serie
di verbi come rendere fecondo, numeroso (Gen
17,20 ecc.), amare, rendere numeroso (Deut 7, 13),
dare vita, rendere numeroso (Deut 30,16), custodire, far risplendere il volto, innalzare il volto, dare -sa10m (Num 6,23-27), ma soprattutto - /1/11 dare (fgli
e ricchezza Gen 17, 16; 24,35; 28,3s.; 48,3s.; Sal 29,11), e
anche p.e. effondere fasci no (Sal 45 ,3), aiu tare
(Gen 49,25), rafforzare le porte (Sal 147,13), esser
con te (Gen 26,3.24) ecc. L'espressione che riassume
l'azione benedicente di Dio dale salom (Sal 29,11;
cfr. Hem pel, I.c., 5Iss. , ma anche Westermann , I.c., 33).
da tener presente che spesso quest'azione di Dio
un desiderio formul ato dall ' uomo, ossia un desiderio di felicit e di benedizione, p.e. da parte di
Isacco (Gen 28,3), di Giacobbe (Gen 48, 16; 49,25),
di Mos (Deut 1,1I; cfr. 33,11 ), oppure di qualsiasi
altra persona nell a vita di tutti i giorni , nel saluto
(Rut 2,4), e infine anche nel culto (Sal 29,11 ;
67,2.7s.; 128,5; 134,3; Num 6,24), talvolta in

314

forma di preghiera rivolta direttamente a Dio (Sal


5, 13; 28,9; 109,28; Deut 26,15; 33 ,11 ). Questo
fatto ri vela una stretta connessione fra la benedizione di Dio e il parlare dell' uomo: l'azione di
Dio pu realizzarsi attraverso il parlare dell ' uomo,
pu sprigionarsi in esso.
Alcuni testi mostrano perci che l'azione salvi fi ca
di Dio pu essere di fatto una ri sposta all 'agire e
al parlare dell ' uomo: esaudimento di una preghiera (Gen 17,20; cfr. 32,27.30) o adempimento
dell a benedizione pronunciata dal sacerdote (Num
6,27). Inoltre Dio benedice quelli che benedi cono coloro che egli sceglie (Gen 12 ,3), e benedice altri a motivo di coloro che ha scelto
(Gen 26,24; 30,27; cfr. 39,5), ossia procura loro benessere e riuscita. Dio l'autore dell 'azione salvlfica ma l'uomo deve acconsentire a quest'azione
(cfr~ Sal 109, 17).
Soprattutto il Deut (cfr. gi Gen 22,17) accentua
la stretta connessione fra l'operato dell ' uomo e
l'azione salvifi ca di Dio: se Israele si sottopone
pienamente agli ordin i di Jahwe, questi benedir
in tutte le sue imprese il suo popolo, ossia gli
dar buona riuscita in tutto , nella citt, nei campi,
all'inizio e alla fine del lavoro ecc. (p.e. Deut 7, 13;
14,29; 15 ,10.18; 23,21 ; 24,19; 30, 16; cfr. 27, 1-14).
D'altra parte la benedizione di Jahwe il moti vo
per cui si pratica con gioi a il suo insegnamento
(12,7; 15 ,4.6.14; 16,10.15 ecc.).
In questo senso il salmista confessa: tu benedici
il giusto (Sal 5, 13), e anche Giobbe viene del resto abbondantemente lodato per la sua fedelt
(Giob 42, 12).
Nonostante la stretta relazione che lega tra loro la
parola e l'azione umana con quella divina, le antiche trad izioni dei patriarchi (Gen 12, 1-3) e anche
la tradizione sacerdotale pi recente (Gen 1,28;
5,2; 9,1; 17, 16) insegnano che in definiti va og ni
benedizione , ossia potere benefi co che produce
fertilit, vittoria e benessere, si fonda su una libera
e autonoma decisione di Dio e su una parola che
realizza tale decisione (cfr. al riguardo H.Junker,
BEThL 12 , 1959, 548-558; C.Westermann , BHH
11I ,1757s.). Bisognerebbe citare anche p.e. 2Sam
6,12, dove Jahwe benedice a causa dell'arca
Obed-Edom, ossia gli elargisce benessere a mOll vo
della sua presenza (secondo ICron 26,4s.: otto
figli).
e) Il pu. la coniugazione passiva corrispondente
al pio Adoperato in riferimento a persone ( um
22 ,6; Sal 37,22; 112,2; 128,4; Prov 20,21; 22 ,9)0 a
cose (Deut 33,13 terra; 2Sam 7,29b = ICron
17,27b la dinastia di Dav ide), afferma che qualcuno (qualcosa) stato benedetto . In Num 22,6
< poich colui che tu benedici benedetto l), par.
jti'ar riceve maledizione) e ICron 17,27 < poich tu , Jahwe, lo hai benedetto l) , cfr. 2Sam 7,29
per mezzo dell a tua benedizione ) si parl a anche
espressamente di un precedente atto di bened izione. Il fatto che Dio autore della benedizione
vie ne alt rove espresso direttamente (Deut 33,13;
315

Sal 17,22) oppure viene indicato dal contesto (Sal


11 2,2; 128 ,4; Prov 20,21 ; 22,9).
In Sal 11 3,2; Giob 1,21; Dan 2,20 (aram.) il part o
pu . ha la funzione che normalmente espressa
con l' imp. plur. pio (cfr. Sal 113,1 hal'l): gli uomin i vengono esortati all a lode di Dio. In tutt i e
tre i casi si usa l'ottati vo: sia lodato il nome di
Jahwe (di Dio) ). In Sal 72,17 (txt em secondo G)
si deve probabilmente supporre lo stesso uso, riferito ad un re.
In parallelo con l'invito ad una maledi zione cultuale cont ro Meroz (Giud 5,23 , cfr. 21,5), in Giud
5,24.24 si ha un invito a compiere un rito di benedizione nei confro nt i di Giaele.
f) L' hitp. (pi . riflessivo con t prefisso) significa in
genere rendere o chi amare se stesso banik . Ci
chiaro in Deut 29,18: per di fendersi contro una
maledizione incombente ci dichi ara barilk, in violabile (cfr. Num 22,12; 23,8), dicendo: io ho
sa/Dm (ossia: a me non pu succedere nulla)). Si
adopera spesso la formula b,.k hitp. be rendersi
fe lici per mezzo di (menzionando un alt ro, che
particolarmente benedetto, oppure Dio, con una
formula di benedizione) , invocando quest'altro
come modello (Gen 22 ,18; 26,4; Ger 4,2, nel caso
si debba riferire ad Israele, cfr. Rudolph HAT
12 ,3 1; Sal 72, 17) o come fonte (ls 65 ,16.1 6 Dio)
dell a forza salvi fica (c fr. Gen 48,20; Prov 10,7 ). La
traduzione di A. Murtonen, VT 9, 1959, 172: ritenersi fortun ato a causa di troppo scialba.
Il ni . ricorre solo in tre passi nei racconti dei
patriarchi (Gen 12,3b; 18,18; 28 ,14). Esso viene
spesso inteso in senso passivo (p.e. Zorell 130a;
von Rad, ATD 2,132s.) o nel senso dell ' hitp.
<augurarsi benedizione l), p.e. HAL 153; H.Gunkel, Genesis, ' 1910, 165). Ma probabi le invece
che l' uso di questa coniugazione - a differenza del
pu. e dell'hitp. - ne ponga in ev idenza anche il si:
gnificato part icolare. Essa ind ica un'azione che SI
compie relativamente al soggetto senza che il soggetto stesso (hitp.) o un'altra persona (pu.) Sia
considerata il suo autore (cfr. H.Junker, BEThL
12/1 3, 1959, 553). brk ni . significa quind i ottenere benedizione, prendere parte all a bened Izione o si m. (cfr. J.Schreiner, BZ 6, 1962 , 7;
O.Procksch, Die Genesis, ' 1924, 96s.).
Gen 12,3b significa perci in te otterranno benedizione tutte le gent i della terra l). In Gen 18,18
solo questo signifi cato possibile: il soliloq uio di
Di o int rodotto da ll o Jahwi sta nel racco nto
( 18,17s.) deve chiarire perch Jahwe vuole iniziare
Abramo ai suoi misteri ; egli lo fa, perch Abramo
ha un compito im portante nel suo pi ano salvIfico:
per mezzo di lui tutte le gent i dell a terra otterranno bened izione l). In Gen 28,14 SI rinnova la
stessa pro messa riguardo a Giacobbe e ai suoi discendenti .
3/

4/ a) Il sost. beraka ricorre, co me b,.k pi., in


molteplici significati . Non si pu cogliere nell ' AT
l1 J b,.k pio BE EDIR E 316

un uso linguistico in cui b' riikii non sia posto in


una qualche relazione con l'agi re di Dio, ma (cornspondentemente all 'arabo baraka , vd. sp.) indichi semplicemente la forza della crescita e dello
sviluppo; tutt'al pi si avrebbe un'eccezione in Is
65,8.
L' intenzione di Dio di non distruggere totalmente il suo
popolo, viene qui illustrata con immagini tratte dal linguaggio della viticultura; il proverbio si riferisce alla seconda potatura della vite (Dalman, AuS IV , 312s.330s.),
con cui vengono eliminati i tralci steri li; i tralci che promettono frutto non devono invece essere tagliati:
come si dice quando si trova linfa nella vite: non distruggerla, poich cont iene forza vitale .
b) In circa 25 casi beriikii si riferisce al fatto che un
uomo proclama efficacemente biiruk un altro
uomo (Gen 27,12-41 6x; Deut 11 ,26.27.29; 23,6 =
Neem 13,2; Deut 28,2; 30,l.l9; 33,1; Gios 8,34; Ez
44,30; Mal 2,2; Gtob 29,13; Prov 10,6.7; 11 ,11.26;
24,25; forse anche Gen 49,28), ossia pronuncia su
dt lut la parola di benedizione che produce salvezza (cfr. l'espressione programmatica di Prov
11 , ~ I con la proclamazione di biiruk dei giusti la
citta vtene esaltata ).
In Gen 27,12 la coppia b' riikii e q' liilii designa sia la formula di benedizione o di maledizione sia la buona riuscita O l'insuccesso da essa prodotti: ,; allora attirerei su
dI me (proclamazione e forza di) maled izione e non (proclamazIone e forza di) benedizione . Lo stesso doppio
slgmficato SI potrebbe avere anche nelle altre ricorrenze
di b' riikii in Gen 27 (v. 35-38.41). La concezione matenaIe della benedizione che qui si esprime (v. 35 tuo
fratello ha preso la tua benedizione , cfr. v. 36a; v. 36b
. non haI. messo da parte per me qualche benedizIone? ) SI potr.ebbe forse attribuire ad un modello preisraelltlco che e stato assunto nella narrazione (cfr
E.A.Speiser JBL 74, 1955, 252-256).
.
Probabilmente in questo senso va inteso anche
2Re 18,31 Is36,16 fate b' riikii con me scambiamoci formule di benedizione (cfr. A.Murtonen, VT 9, 1959, 173s.; secondo J.Scharbert Bibl
39, 1958 , 19, b' riikii va inteso qui come o'maggIO , cfr. 2Sam 14,22; I Re 1,47): sarebbe un inVtto a concludere ufficialmente la pace.

c) In 60 7 passi b' riikii indica un regalo. Si tratta


allora di una dichiarazione di biinik che assume la
forma dt un dono; molto spesso infatti i derivati
della radice brk sono legati all' idea di donare.
Caleb lascia in ered ita a sua figlia una b' riikii (Gios 15 19
= Giud 1,15), Giacobbe porta una beriikii ad Esa (den
33,11), COSI. pure Ablgaii a Davide (l Sam 25,27), Davide
agli anZlam dI GIuda (ISam 30,26), Naaman ad Eliseo
(2 Re 5, 15). In Prov Il ,25 la nCEJCES b' riikii presumibilmente una pers?n_a che fa regali. In IRe 10,8-10 le dichlarazlom dI baruk sono legate espressamente al porgere dom o
d) In Neem 9,5 e 2Cron 20,26.26 b' rakii indica il
nngraztamento di lode che gli uomini rivolgono a
DIO, una dichiaraZione di baruk unita alla lode
(Neem 9,5 ed essi lodavano [brk pi.] il nome glonaso, che sta al di sopra di ogni lode [b' riikii] e di
3 17

11:J brk pi o BENEDIRE

ogni e!~gio [/7i1!a! ;. in 2Cron 20,26 il nome di


luogo emeeq b raka viene spiegato con la lode
che lrt q~el luogo viene innalzata). Quest'uso lingUistico e secondano, e dtpende dall 'uso del pio di
brk nel senso dl lodare (vd. sp. 2c). Nel giudaismo l'uso del vocabolo in questo senso diventato comurtlSSlmo: b' riika = benedizione (cfr.
Il trattato Berachot della Misna).

Secondo Provo 28,20 chi agisce in modo fidato rab b' rakOf ricco di benessere (oppure ricco di formule di benedizione ?; al contrario: chi si vuole arricchire rapidamente non resta impunito ; cfr. Prov 28,27, dove ricco di
maledizione il contrario di senza indigenza ). Sal
109,17 usa il termine nel suo duplice significato: chi non
ama la b'raka (= parola di benedizione), essa (ossia la be_
rakQ in quanto benessere prodotto dalla formula) si allontana da lui . Forse anche le b' rakof di Giacobbe di Gen
49,26.26 vanno intese come un benessere prodotto da una
dichiarazione di bark (cfr. v. 25).

e) In 23 casi b' riikii posto in relazione con Jahwe


e ne sintetizza l'agire salvifico (<< Jahwe concede
benedizione o sim. Gen 28,4; Es 32,29; Lev
25,21; Deut 28,8; Is 44,3 par. rual; spirito; Gioe
2,14; Mal 3,10; Sal 21 ,4; 133,3 par. I;ajjim vita ;
da Jahwe Sal 24,5 par. ~ 'diiqii giustizia ;
benediZione di Jahwe o sim. Gen 39,5; Deut
12 ,15; 16,17; 33 ,23 par. r~on felicit ; 2Sam
7,29; Sal 3,9 par. l'su 'ii salvezza . 129 8' Prav
10,22; comunicata attraverso le forz~ dell~ ~atura
Gen 49,25 3x; Ez 34,26b; Sal 84,7). In alcuni casi
la comunicazione della forza descritta in modo
pi incisivo (swh pio ordinare Lev 25,21; Deut
28,8; Sal 133 ,3; effondere Is 44,3; cfr. Mal
3,10), in altri stanno in primo piano i suoi efTetti
ossia la fertilit dei campi e il benessere tra gli uo:
mini (Gen 39,5; Deut 12,15; 16,17; "33,23; Gioe
2,14; Mal 3,10; Sal 21,4; Prov 10,22) la posizione
di chi detiene la promessa (Gen 28,4') o del sacerdote (Es 32,29) e la stabilit della dinastia (25am
7,29). In alcuni passi viene detto che Jahwe effonde la b' rakii; ci dipende forse dal fatto che
talvolta la b'riikii appare come una pioggia o una
rugiada fecondatrice ecc. (Gen 49,25a; Ez 34,26b;
Sal 84,7). In una terra quale la Palestina si capisce
come l'azione salvifica di Dio venga sperimentata
tra l'altro come una pioggia che si efTonde; questo
per non dovrebbe indurre a vedere in tale elemento il senso centrale del termine.

IV / L' uso teologico di questo gruppo nei singoli


strati dell' AT , corrispondentemente ai tre usi
principali, riguarda la benedizione di Dio (IV /I ,
vd. sp. in particolare 111/1 a.2ade.3.4e), la benedizione per mezzo di uomini (IV 12, vd. sp.
1III1 a.2bf.4bc) e la lode di Dio (IV /3 , vd. sp.
11111 c.2ce.4d).

l/Quando l'A T parla della benedizione di Dio, brk


ricorre anzitutto se si riprendono tradizioni prejahwistiche (la), IXli specialmente nelle promesse
ai patriarchi del Gen in J e P (l b), nel Deut (lc) e
nella tradizione sapienziale (le), mentre nella letteratura profetica brk passa in secondo piano (Id).
a) In alcuni passi si nota ancora che la benedizione non un fenomeno specificamente israelitico, ma compare anche nell' ambiente con cui il
popolo di Dio a contatto (soprattutto Num 2224, cfr. in particolare Num 22 ,6). L'A T assume
anche semplicemente del materiale in cui si vede
che la benedi zione in origine veniva intesa come
una sostanza efficace in se stessa (Gen 27: il padre
morente trasmette la sua forza vitale a suo figlio ;
Gen 32: Giacobbe strappa la benedizione ad un essere numi naso). Tuttavia questi testi sono elaborati in modo tale da non lasciare alcun dubbio che
secondo la concezione dell' AT il Dio d' Israele la
vera ed unica fonte di ogni benedi zione (COS nel
contesto di Gen 27 la formula di benedizione in v.
27-29 interpreta chiaramente la benedizione carpita da Giacobbe come dono di Dio; secondo Gen
32,30 la divinit benedice di propria iniziativa; Balaam deve agire verso Israele per espresso incarico
di Jahwe, Num 22 ,18; 24,13J ; 22,38E; le formule
impersonali di benedizione in Deut 7, 14; 28,3-6
vengono poste in relazione con l'agire di Dio mediante frasi verbali , 7,13; 28,7-14). Non solo nei
passi in cui Jahwe menzionato esplicitamente
come autore di benedizione, ma anche altrove il
discorso sulla benedizione integralO nella fede di
Israele: ogni benedizione viene da Jahwe.
interessante notare come si dica ben poco su l modo

f) Sono teologicamente interessanti, anche se non


facili da interpretare, i cinque casi (anche Ez
34,26a txt?) in cui alcuni uomini sono una b' riikii
(Sal 21,7 plur.) per altri: Gen 12,2 (Abramo per i
popoli); Is 19,24 (Israele in mezzo alla terra); Zac
8,13 (Israele fra i popoli); Sal 37,26 (la discendenza
del giusto per gli altri uomini); Sal 21,7 (il re per
il suo popolo). In Sal 37,26 l'esser b' raka viene
realizzato dall 'opera del giusto, altrimenti sempre
dall' azione e dalla parola salvi fica di Dio. Gli uomini indicati come b'raka sono veramente
b' ruki m, ossia la quintessenza dell 'azione benefica
e della prosperit (cfr. Sal 21,7), perci da una
parte sono fonte di benessere per gli altri (cos
H.Junker, BEThL 12/13 , 1959, 553; al contrario
J.Scharbert , Bibl 39, 1958, 25: esempio proverbiale
espresso con parole di benedizione) e dall'altra
sono parola incarnata di benedizione, attraverso
la quale si chiama gli altri e se stessi biirilk.

g) In alcuni passi b' riikii (app. il plur.) designa la


situazione che si crea sia quando un uomo proclama biiruk sia quando Dio rende baruk, ossia la
felicit .
318

con cui la benedizione viene comunicala. Essa viene

sperimentata nei processi naturali della crescita e dello


sviluppo, nell'avere successo e buon risultato. Proprio in
questi fenomeni la fede vede che Jahwe opera, senza che
per questo il suo agire debba essere menzionato espressamente. Soprattutto non si pu ricavare dai testi, come
spesso si presumeva, che la benedizione era attribuita
all'effetto della parola divina. In tutto l'AT la benedizione posta in relazione con la parola divina solo in due
3 19

casi: nel racconto della creazione del testo sacerdotale


Dio benedisse dicendo Gen 1,22.28; 9, 1: cfr. 35,9s.;
48 ,3s.) e in Is 19,25 (<< Jahwe degl i eserciti ha benedetto
dicendo ). Nel primo caso il riferimento alla benedizione subordinato alla concezione sacerdotale della
creazione mediante la parola, nel secondo caso potrebbe
trattarsi dell'imitazione di eventuali forme di discorso
profetico. Queste eccezioni confermano quindi proprio la
regola che la benedizione nell' AT viene intesa come
un'azione diretta di Jahwe.

(<<

b) Il concetto di benedizione, in origine legato alla


natura e in seguito limitato allo stretto ambi to familiare (cfr. p.e. Gen 24,34-36: benedizione di
Abramo = Sara nella sua vecchiaia gli ha generalO un altro figlio ), viene posto in relazione con
il Dio che agisce nella storia del suo popolo: ci si
verifica anzi tutto riprendendo questo termine
nelle promesse ai patriarchi (Gen 12,2s.; 17, 16.20;
22,17; 26,3.24; 28,14): il Dio che conserva e accresce la vi ta del suo popolo insed iato nella terra , non
diverso da quello che ha liberato Israele
dall ' Egitto (sulla distinzione tra azione liberatrice
e azione benedicente di Dio cfr. C. Westermann,
Der Segen in der Bibel und im Handeln der Kirche, 1968 , 9-22 ecc.).
Soprattutto la riflessione teologica dello Jahwista
ha falla s che questo modo di vedere le cose diventasse caratteristico per l'AT (cfr. H.W.Wolff,
Das Kerygma des Jahwisten , EvTh 24, 1964,7398 = Ges Stud 345-373). Per J la promessa di benedi zione riguarda anzitutto la cresci ta (Gen 12,2
ti render un grande popolo e ti benedir ;
2624 sar con te e ti benedir e moltiplicher la
tu~ discendenza ). Eppure, anche se Israele diventa un popolo grande e potente, lo scopo autentico di Jahwe non ancora raggiunto. Quest' ultimo come risulta chiaro dalla struttura della promess'a di Gen 12,2s. (cfr. A.Murtonen , VT 9,
1959, 159s.; H.Junker, BEThL 12/13 , 1959, 554;
H.W.Wolff, EvTh 24, 1964, 80s.), consiste nel
fatto che in te otterranno benedizione tutte le
genti della terra (Gen 12,3b; cfr. 18, 18; 28,14).
Con la vocazione di Abramo si sostituisce alla maledizione che gravava sull'umanit (Gen 3-11 , 5x
'rr maledire ) la possibilit della benedizione di
Dio.
P collega la promessa di benedizione ai due ele-
ment i pi importanti della promessa al patnarchl ,
cio la promessa della moltiplicazione e quella
della terra (cfr. Gen 17,4-8; 28,3s.; 35,lls.; 48,3s.).
La benedizione di Dio vale fin dall ' inizio della
creazione non per il solo Israele, ma per tutta
l' umanit. Essa consiste nel fatto che Dio concede
agli uomini e a tutti gli esseri viventi (Gen 1,22)
la forza della fertilit e della creSCIta (cfr. la frequente unione di prh con rbh , qal:. Gen 1,22.28;
8,17; 9,1.7; 35,11; 47 ,27; Es 1,7; hl.: Gen 17,20;
28,3; 48 ,4; Lev 26,9; all'infuori di P solo Ger 23 ,3,
in ordine inverso Ger 3,16; Ez 36,11); nelle genealogie caratteristiche di P appare chiaro poi in che
modo si esplica la benedizione (cfr. Westermann,
BK 1,23s.).
11:J brk pi o BENEDIRE

320

Anche nel passo in cui si parla di benedizione del sabato


(Gen 2,3a; la benedizione di Dio su cose e istituzioni
viene inoltre menzionata in Gen 27 27' 39 5' Es 20 Il '
23 ,25 ; Deut 7, 13; 28 ,12; 33 ,11 ; Ge; 3\2.3;'Sal 65 :11 ;
132,1 5; Glob l , IO; Prov 3,33), potrebbe ancora perdurare
la concezione della benedizione caratteristica di questa
fonte : separando (qdS pi .) il giorno festivo, Dio lo dota di
una forza che lo rende fecondo per tutta l' umanit
(cfr. Westermann , BK 1,230-238).

Il dono dell a terra allora in senso proprio la benedizione di Abramo (Gen 28,4; cfr. la ripetizione della promessa a Giacobbe in Gen 48,4).
c) Nel Deut ci che viene posto in relazione con
la benedizione non il dono stesso della terra {legato generalmente al giuramento di Jahwe),
ma la conservazione e l' incremento della vita
nella terra in cui si risiede (cfr. le promesse di
Deut 7,13; 14,29; 15 ,4.10.18; 16,15; 23 ,21 ; 24,19;
28 ,8 .12; 30,16; cfr. Es 23 ,25). L'ordine di porre ,
entrando nella terra , la benedizione sul Garizim e
la maledizione sull 'Ebal (Deut 11,29), indica che
con la presa di possesso della terra comincia una
nuova epoca della storia della salvezza: alle azioni
liberatrici e puntuali di Dio subentra la sua azione
continua nella benedizione (cfr. Gios 5, lls.: il gustare I prodotti della terra fa cessare il nutrimento
della manna). La relazione di Israele con Dio si
misura o.ra anche sul come egli si comporta verso
I prodotti della terra: saranno essi intesi come doni
delle divinit ca.nanee della fertilit , oppure il popolo nconoscera Jahwe come l' unico autore di
ogni benedizione? Quanto pi spontaneamente
Israele gusta i frutti della benedizione (ossia la fecondit dell' uomo, del bestiame e del campo, cfr.
Deut 7,13; 28 ,3-6), tanto pi sinceramente onora
Jahwe (cfr. von Rad I, 242).
Di qui si capisce anche come vi sia una stretta
connessione fra la promessa di benedizione e la richiesta di obbedienza, che si manifesta in un trpico raddoppiamento delle espressioni: da una
parte la promessa di benedizione compare in
fort;Ja incondizionata (Deut 16,15 ; 28 ,8. 12),
dali altra ncorrono frasi che esortano all 'osservanza dei comandamenti affinch Jahwe tuo
Dio ti benedica (14,29; 23 ,21; 24 , 19 ; cfr.
15 ,10.18), oppure sono espresse in forma condizionata se tu ... , allora Jahwe tuo Dio ti
benedir (30,16 ; cfr. 7,12s. ; 15,4 Il fatto ~he
Jahwe dona liberamente la benedizione, esige
Il nconosclmento del suo esclusivo potere
sulla benedizione.
Beneficiario della benedizione il popolo nel suo
inSieme. Di qui l' idea di benedizione trae la sua
parttcolare motivazione per i comandamenti
umamtan del Deut: .finch anche il membro pi
debole della comunlta non partecipa pienamente
d~lIa benedizione dt DIO, la promessa resta incompIUta (cfr. G . von Rad , Das Gottesvolk im Deut ,
1929,42-49; Eichrodt Il ,232).
Agli annunci della benedizione di Dio in Gen e in
Deut cOrrIspondono le affermazioni del loro compimento (cfr. Gen 24,1.35; 25 ,11; 26 ,12; 30,27.30;
321

l;) brk pi o BENEDIRE

32,30; 35,9; 48 ,3; Deut 2,7; 12,7; 15,6.14) AI di


fuon di .questl str~lI I riferimenti alla benedizione
di DI? SI. fanno plU ran . Una certa intensificazionc
SI puo riscontrare tutt'al pi attorno alla confes.
slone di fidUCia Jahwe benedir o sim. (cfr. Sal
29 ,11 ; 67,7.8; 128,5; 134,3a; ma anche 11 5 12a'
nell o stile della preghiera Sal .5,13; 65,11 ; 109',28):
come pure nel detti di benediZione Jahwe bene.
dica o si m . (cfr. Num 6,24; Sal 67 ,2; 115,12b.14;
Rut 2,4 come formula di saluto). Altrimenti frasi
corrispondenti ricorrono in contesti abbastanza
di versi tra loro (pi .: Es 20,24; Num 6,27; Gios
17,14; Giud 13,24; 2Sam 6,lIs. = ICron 1314'
2Sam 7,29 cfr. ICron 17,27; Is 19,25; 51,2; 61,9:
Sal 45,3; 107,38; 147, 13; Giob 42 ,12; ICron
4 ,10; 26 ,5; 2Cron 31 ,10; pU.: 2Sam 7,29 cfr.
ICron 17,27; Sal 37,22; 112 ,2; 128,4; Prov 20,21 ;
22,9; sul nome cfr. IIIl4e, meno direttamente ano
che Deut 28 ,2; Is 19,24; Ez 34,26a; 44 ,30; Mal 2,2;
Sal 21 ,7; Prov 10,6; 24 ,25; 28,20; ICron 5,ls. txt
em).
d) Nei libri profetici si parla molto meno della benedizione, poich essi si interessano propriamente
all'agire di Dio che si manifesta nella salvezza e
nel giudizio. Nei testi preesilici non compare nem
meno la radice ork. Solo a partire dal Deuteroisaia
si adopera questo vocabolo (cfr. Is 44 ,3; 51,2; Ez
34,26; Gioe 2,14; Agg 2,19; Zac 8,13; Mal 3,10)
per parlare di un'azione futura di Dio, che non si
manifesta in singoli atti di liberazione, ma accompagna continuamente la vita degli uomini e viene
sperimentata nei processi naturali della crescita e
della moltiplicazione (cfr. tuttavia gi Os 2,20-25 ,
senza brk). Il linguaggio della benedizione predomina allora anche nelle descrizioni della salvezza (cfr. C. Westermann, Der Segen in der Bibel und im Handeln der Kirche, 1968, 36s., con
bibliogr.), anche se brk in tali descrizioni ricorre
solo in Is 65 ,23.
e) Diversamente dai profeti , la letteratura sapienziale sperimenta l'agire di Dio non nelle sue
grandi azioni storiche, ma nel corso della regolare
vita quotidiana nell'ambito della casa , del campo,
del paese, in quel settore cio a cui comunemente rivolta la benedizione. Questa consiste come sempre nell ' A T - in discendenza numerosa
(Sal 112,2; 128 ,3s.; Giob 42 ,13), possesso della
terra (Sal 37,22), abbondanza di bestiame (Giob
l , IO; 42 ,12), ricchezza (Sal 112,3; Prov 10,22;
24,25 ; 28,20), lunga vita (Sal 133,3) e memoria perenne (Prov 10,7). Talvolta compare gi la considerazione della caducit dei beni terreni (p.e. Prov
11 ,28; 23 ,4s.); di qui si passa poi a distinguere tra
quei be ni che si ricevono in dono da Dio e quelli
che l'uomo si procurato da s; chi vuole assicurare da s la propria vita, si priva della felicit
( Prov 10,22; 20,21). Ma fondament almente ci si
de ve attenere alla convinzione che il giusto ricever benedizione (Sal 37,25s.; 112,2; Prov 3,33;
10,6. 7) e l'empio al contrario infelicit e insuccesso. Misura della giustizia sia la relazione
322

verso Dio (Sal 112, ls.; 128,4; Prov 28,20) sia il


comportamento verso gli altri uomini (Prov 11 ,26;
22,9; 24 ,25 ).
21 La benedizione elargita nel culto pubblico o
privato da uom ini non dipende propriame nte dalla
forza spirituale di chi benedice n dalla capacit di
ricezione del benedetto (cos p.e . Pedersen , Israel
I-II ,182s.; S.Mowinckel, Psalmenstudien V, 1924,
10s.) o dall 'efficaci a della parola pronunciata ( p.e.
E.Horst , RGG V,1649-51; E.J .Bickerman, RB 69 ,
1962 ,5 24). Coloro che dispensano la benedizione
sono piuttosto dei mediatori attraverso i quali Dio
stesso benedice. Ci chiaro in quei testi in cui
assieme a brk compare una formula di benedizione (benedi zione dei patriarchi: Gen 27,27-29;
48 ,15s.20; cfr. 28 , l.3s .; benedizione della sposa:
Gen 24 ,60; cfr. Rut 4,11 ; Tob 10,11 ; benedizione
sacerdotale: Num 6,23-27, cfr. Sal 67,2; 115,1215). Di regola le formule di benedizione suppongono espressamente Dio come autore della benedizione. Ci viene messo particolarmente in risalto nella benedizione di Aronne: quando i sacerdoti pongono sul popolo il nome di Dio , ossia pronunciano la formul a di benedizione citata in precedenza (Num 6,24-26), Jahwe stesso benedice il
-suo popolo (v. 27). Lo stesso significa l'espressione usata solo per la benedizione sacerdotale brk
b"semJhwh benedire adoperando (invocando) il
nome di Jahwe (Deut 10,8; 21 ,5; 2Sam 6,18 =
ICron 16,2 Davide funge da sacerdote; Sal 129,8b
benedizione finale , che non fa parte del saluto ai
mietitori; ICron 23 ,13 ; cfr. H.A.Brongers, ZAW
77 , 1965 , 8s.).
La co ncez ione secondo cui il conferimento della
benedizione pri vilegio sacerdotale, si ritrova solo
in strati relativamente tardivi dell' AT (Aronne e
i suoi figli : Num 6,23; ICron 23 ,13; sacerdoti leviti: Deut 21 ,5; 2Cron 30,27; trib di Levi: Deut
10,8. Deut 10,8 e 21 ,5 sono secondari, cfr. von
Rad , ATD 8,56.97). La pi antica delle tradizioni
non fa alcuna menzione della benedizione sacerdotale, e ci per mostrare che vita e prosperit non
debbono essere rinnovate continuamente nel
culto, ma vengono date agli uomini in virt della
libera decisione di Dio (Gen 8,221). Nemmeno il
Deut vede nella benedizione sacerdotale un privilegio: infati secondo 27,12 (cfr. Il ,29; Gios 8,33)
gli appartenenti a tutte le dodici trib vengono
convocati per benedire e maledire. Anche se si ritiene (in analogia con Deut 27,14-26) che in questa occasione il popolo rispondesse solo con
amen alle formule recitate (cfr. I QS 2, I-IO;
SOla 7,5), tuttavia significativo che si sottolinei
sostanzialmente la responsabilit di tutta la comunit nell 'elargizione della benedizione e de lla maledizione.
Sebbene lo strato fondamentale della tradizione
sacerdotale non veda ancora nell'elargizione della
benedizione un privilegio sacerdotale (benedicono
anch~Isacco , Gen 28 ,1.6; Giacobbe, 49,28 ; Mos,
Es 39,43 [Lev 9,23a secondario]), alla be ned izione viene tuttavia attribuita un' importanza
323

notevole nel piano dell'opera (cfr. K.ElIiger.


ZThK 49, 1952, 134): secondo Lev 9,22 Aronne
dopo l'offerta del primo sacrificio pronuncia la benedizione sul popolo , e la teofania che segue (v .
23b) legittima sia la prassi sacrificai e sia l' istituzione della benedizione sacerdotale.
Significato simile potrebbe avere la tradizione di Gen
14,18-20, che si accosta a P: la benedizione di Melchisedek su Abramo mostra che la benedizione sacerdotale
parte essenziale della liturgia secondo l'ordine di Melchisedek (Cfr. W.Zimmerli , FS Rost 1967, 255-264).
La benedizione sacerdotale si ri volge di solito ad una comunit piuttosto numerosa. Tuttavia in ISam 2,20 (cfr.
Sal 91 ; 121) si parla anche della benedizione impartita ad
un singolo. Secondo ISam 9,13 Samuele deve benedire il sacrificio: ci significa allora che era suo ufficio
pronunciare la b'raka durante i pasti (cfr. IQS 6,4s.;
1QS' 2,17.20, Mc 8,6s.; Le 9,16).
I testi non mostrano interesse all'atto stesso della benedizione. Solo in Gen 48 ,17 si parla incidentalmente
dell' imposizione delle mani nella benedizione dei patriarchi , e in Lev 9,22 dell' innalzamento delle mani nella
benedizione sacerdotale.

3/ Nella lode di Dio brk ha una certa importanza soprattutto in un determinato gruppo di
espressioni di lode e in inviti alla lode.
a) Le espressioni di lode formate con blrilk (cfr.
W.S. Towner, CBQ 30, 1968, 386-399; W .Schottroff, Der altisr. Fluchspruch, 1969, 163ss; vd. sp.
IIl/l c) seguono sempre uno schema fisso : baniknome di Dio opp. appellativo (talvolta epiteti
complementari) - frase motivante , introdotta
spesso con la particella relativa. Tali espressioni di
lode vengono pronunciate spontaneamente nelle
situazioni di ogni giorno, subito dopo aver sperimentato un aiuto divino (Gen 24,27; ISam
25 ,32.39; IRe 1,48; Esd 7,27); talvolta esse non
vengono pronunciate dalla stessa persona che ha
sperimentato l'azione di Dio, ma dagli spettatori
attoniti (Es 18,10; 2Cron 2,11; Dan 3,28 (aram.)
nei tre casi sulla bocca di non israeliti; Rut 4,14).
La stessa formul a viene usata in determinati
eventi cultuali: Gen 9,26; 14,20; IRe 8,15 = 2Cron
6,4; I Re 8,56.
In Sal 28 ,6 e 31 ,22 (frase motivante introdotta da
ki , cfr. ISam 23,21) essa ricorre in lamentazioni
individuali , e pi precisamente quando la lamentazione si trasforma in lode (cfr. Gunkel -Begrich
243-247; C.Westermann, Das Loben GOlles in
den Psalmen, 1953, 47-52 ). L'espressione di lode
ha una fun zione simile in un canto di ringraziamento collettivo (Sal 124,6 con sa?-). In Sal 68,20
viene introdotta in questo modo la descrizione
dell' azione salvifica di Dio. Da tali usi di questa
espressione di lode si sviluppata una formula
dossologica , che si trova anzitutto alla fine di determinati salmi (Sal 66 ,20 , con ' asa?r; 68 ,36, senza
moti vazione; 135,2 1). Essa stata posta anche a
conclusione dei primi quattro libri dei salmi , formando un'aggiunta secondaria ai rispettivi salmi
(Sal 41,14; 72, 18s.; 89,53; 106,48; cfr. Kraus , BK
XV ,p. XII-XV ).

l::l brk pi o BENEDIRE

324

Sal 106,48 sembra una rielaborazione di ICron 16,36, per


CUI la dossologla potrebbe essere passata da quest' ultimo
testo nel salmo, il quale per questo motivo potrebbe esser stato posto a conclusione del quarto libro dei salmi
(cfr. Rudolph , HAT 21,121).
All'inizio di un sal mo la formula ricorre solo in Sal 144 I
(quanto segue al participio). Anche qui essa c hiar~
mente non ha la fun zione di esortare alla lode' il salmo
com incia anzi senza invitatorio ( diversame nt ~ dal Sal
18) lodando subito Dio. In Ez 3,12 si ha un invito alla
lode che si conclude in se stesso, se il testo origi nario
(IO genere Viene mutato in ben/m , cfr. p.e. limmerli BK
XIII ,12); anche Deut 33,20; l ac Il ,5.
'
Le espressioni di lode che usano la 3' persona si
rivolgono anzttutto ad un uditorio umano' coloro
che le pronuncia no celebrano la grandezza 'di Dio
che si dimostrata in fatti concreti , in riferiment~
at loro ascoltatori (cfr. p.e. Es 18, 10 colmo di benedlztone Jahwe, che vi ... ; lSam 25 ,32 allora
Davtde disse ad Abigail.. ., che oggi ti ... ; Rut
4,14 che ti .. . ). Solo in due testi tardivi lo stile
della preghie ra viene cambiato , e ci si rivolge direttamente a Dio: colmo di benedizione sei tu
Jahwe (Sal 119,12; l Cron 29 ,10, come introdu:
ztone ad una preghiera app. ad una supplica).
Quest' uso divenuto comunissimo nella lelleratura
deuterocanonica (cfr. Dan 3,26.52G; Tob 3, 11 ; 8,5.15-1 7;
11 ,14 ecc.), a Qumran (IQS 11 ,15; IQH 5,20; 10,14;
11 ,27.29.32 ecc.) e nelle preghiere giudaiche (le diciollO
mvocazlonl). Probabilmente le dossologie che hanno
questa forma nei passi pi antichi della liturgia giudaica
e negli ultimi strati dell AT vanno ricondolle ad un modello comune (cfr. Towner, l.c., 397-399).
b) L' invitatorio dell'inno espresso talvolta (oltre
che dalle mtroduzioni pi frequenti che usano - hll
pl. , Sal 113 ,1; 11 7, 1; 135 , 1.3 ecc.; -jdh hi ., Sal
33,2; 105, 1; 106, 1; 107, 1 ecc.) dall ' imp. plur. di brk
pl. : lodate Jahwe (Sal 96,2; 100,4; 134, ls .; cfr.
tud 5,2.9). Uguale funzione ha il part o pU . con
J hi m Sal 113 ,2; Dan 2,20 (aram .).
In Neem 9,5 l'esortazione alla lode indipendente
rispetto alla preghiera di ringraziamento che segue
(cfr. l Cron 29 ,20; Sal 68 ,27 , dove per meglio
leggere ti perf. , cfr. Kraus , BK XV ,467). Nel Sal
135 essa VIene npetuta ancora nella conclusione
(v . 19s.), rIVolta ai diversi gruppi della comunit.
Essa St amplta poi anche in un invito alla lode di
Dto che devono esprimere tutti gli uomini (Sal
66,~; 96 ,2),lutta la creazione (Sal 103,22a) e le potesta che CIrcondano il re divino (Sal 103,20s.).
Nel cantt mdlvlduali analogamente l' invito riv.olto ase stessi (Sal 103 ,ls.22b; 104,1.35), oppure
St mamfesta la propria intenzione con un verbo al
VOlttivO (Sal 16,7; 26 ,12; 34,2; 63 ,5; 145 , ls .).

Come ~ia per le espressioni di lode, anche qui il parlare


dI DIO m 3~ persona (Sal 16,7; 26,12; 34,2) sembra pi
ongmano nspellO alla forma di preghiera (Sal 63 5'
145,ls.; 26,12G). L'arante si rivolge quindi ad un udito:
no umano mallifestando l'intenzione di lodare Dio (Sal
26?12 nelle .assemblee voglio lodare Jahwe ). Tali dichiaraZioni SI lrovano significativamente alrinizio di
canti di nngrazlamento individuali (Sal 34,2, con jdh hi .
p.e. Sal 9,2; 57,10; 138,ls .), in promesse di lode a concl u325

i~~ bsr CA RNE

sione di .Iamentazioni individuali (Sal 26,12) e nei salmi


di fidU Cia che ne sono derivati (Sal 16,7; 63,5). Si
espnme moltre con maggior frequenza che l'orante in.
tende celebrare incessantemente Dio (Sal 342' 63 j '
145, ls.).
"
..
V/
Nel giudaismo (e nel NT) l'uso muta in
modo da far prevalere il riferimento alla lode di
Dio. Ne l NT 40 delle complessive 68 ricorrenze di
EOyE~v e dei suoi derivati si riferiscono alla celebrazione di Dio. Il concetto stesso di benedizione viene modificato in modo da essere applicato all'evento di Cristo (Atti 3,25s.; Gal 3,8s.; Ef
1,3). L'esortazione con cui si invitano gli uomini
a benedire subordinata al comandamento
deH'amore dei nemici (Le 6,27s.; Rom 12,14;
IP,e t 3 ,9; cfr. lCor 4,12). Non si parla della benedizione cultuale, cfr. per il saluto di pace dei discepoli (Mt 1O, 12s. ; Le 1O,5s.) e la benedizione di
Ges (Mc 10,16, benedizione dei bambini; Le
24,50, benedizione di commiato). Cfr. H.W.Beyer, art. EOyW , ThW Il,751-763 (= GLNT
1II , 1149-1 180); W.Schenk , Der Segen im NT,
1967; C. Westermann, Der Segen in der Bibel und
im Handeln der Kirche, 1968 .
C.A.Keller (1- III)1G. Wehmeier (IV-V)

1tD~

bsr pi_ ANNUNZIARE UN MESSAGGIO - 1~'?~ mal'ak.

1to::J
T T

basar CARNE

dans l'Ancie n Testament , Basar , 1967, 15-19).


I passi ebr. si suddividono nel modo seguente:
33
15
17
Sal
16
Gen
Es
14
Ger
IO
Giob
18
Lev
61
Ez
24
Prov
4
Os
I
Eccle
5
Num
17
13
Gioe
I
Lam
I
Deut
G~
Am
D~
2
Mi
I
Neem
2
Giud
6
ISam
4
Agg
I
ICron
I
2Sam
3
lac
4
2Cron
I
IRe
4
Mal
2Re
6
totale 270
3/ Bisogna partire dai numerosissimi passi in
cui bsar si riferisce alla sostanza carnea del corpo
umano o a nimale, vivo o morto. All ' interno di
questo vasto campo , il suo significato pu mutare
in modi assai diversi: carne come cibo , come materia per il sacrificio oppure come oggetto delle
prescrizioni di purificazione, di carattere sacrale o
med icinale, nello scritto sacerdotale. Talvolta
bsar associato ad altre parti del corpo come nucleo vitale del corpo intero: assieme alle ossa
(G iob 2,5; ':~cem 123x , di cui 20x col significato
proprio costui ; cfr. Dhorme 9s .; L. Delekat ,
VT 4, 1964,49-5 2), assieme a pelle ed ossa ( Lam
3,4; '8r pelle, pelo 99x , di cui 46x in Lev 13),
assieme a pelle , sangue (-dm) e sterco (Num
19,5), assieme a pelle, ossa e tendini ( Giob 10, 11 ;
cfr. Ez 37,6.8).
Con l'espressione (m io/tuo/ vostro) osso e
carne viene comunemente indicata una parentela fisica (Gen 2,23; 29,14; Giud 9,2; 2Sam 5, 1
ICron Il ,1; 2Sam 19,13.14; cfr. W .Reiser, Die
Ve rwandschaftsformel in Gen. 2,23 , ThZ 16,
1960, 1-4). Lo stesso significato ha talvolta
l'espressione (la mia/nostra) carne da sola
(Gen 37,27; Is 58,7; Neem 5,5) e due volte la catena costrulta se'er bSr (Lev 18 ,6; 25 ,49).

11 Il SOSI. *basar- carne, corpo attestato


con sicurezza solo nel semO. (HAL 156b; P.Fronzaroli, AANLR VII//19, 1964, 170.253.266.277).
Resta dubbio se la radice si trovi anche nell'ace.
bisru bambino (AHw 131a; CAD B 270a); cfr.
per pun. bsr (scritto anche bS'r e bs'r) figlio , discendente (J.Hoftijzer, Eine Notiz zum pUl\.
Kinderopfer, VT 8, 1958, 288-292; DISO 45). E
improbabile una relazione con il verbo bsr pio annunciare, portare un messaggio , come talvolta si
pensato.
Allestazioni ug. sono: 51 (= Il AB) Il ,5 il rivestimento
del suo corpo ; 77 ( = NK),9 sangue per la sua
carne ; 128 (= III K) IV,25; V,8 della carne in un banchello (cfr. UT nr. 534; WUS nr. 598).
Contemporanei all' AT sono solo i passi con l'aram. bsr
( = aram. bibl. besar) nei Proverbi di Atuqar r. 89 versare il suo sangue e divorare la sua carne e r. 104 perch il legno dovrebbe litigare col fuoco , la carne con il
coltello , un uomo con il re? (Cowley 215s.).
L'arabo basar significa in senso pi ampio essere
umano , basaral al contrario pelle (vd. 51. 3).

2/ Nell ' A T l'ebr. bSr si trova 270x e l'aram.


b' sar 3x (Dan. 2, 11; 4,9; 7,5) (in Lis. manca Gen
9, 15a; per una statistica dettagliata secondo il
punto di vista cronologico cfr. D.Lys, La chair
326

L'espressione carne e sangue)) come descrizione

dell' uomo nella sua caducita si trova per la prima volta


in Eccli 14,18.
Circa 50x bsar indica il corpo, ossia la parte visibile della carne dell ' uomo o eccezionalmente
dell'animale (Giob 41 , 15), il corporeo ne l suo insieme, con l'accentuazione dell' aspetto visivo e
plastico. Inoltre si tratta sempre del corpo vivente;
mai viene usato bsr riferito al cadavere, ne mmeno in Ez 32,5. In ogni caso Msar profondamente radicato nella dimensione materiale e non
viene mai usato nel senso di aspetto , configurazione l) ; bsr corpus l), non figura l). signifi cativo che il termine venga usato in opposizione
a di versi termini della vita spirituale: - ruai} spirito (Gen 6 ,3; Num 16,22; 27 ,16; Is 31,3; Gioe
3,1), - n:fces anima (Gen 9,4; Deut 12,23;
Giob 14,22), -Ieb cuore (Ez 44 ,7.9; Sal 84 ,3).
Per i restanti vocaboli che esprimono corpo , come
g''''iiia (Ez 1,11.23; Dan 10,6), aram . g'sem ( Dan
3,27. 28; 4,30; 5,21 ; 7,11), i quali assumono con facilita il significato di essere o equivalgono al pronome personale (gqf Es 21,3.4; ge"'ijja Gen 47, 18 e
327

Neem 9,37; cfr. ebr. 'a?~cem , aram . garm, ace. ramimu)


oppu re significano cadavere (g ' wijja Giud 14,8.9;
ISam 31,10.12.12; Nah 3,3.3; Sal 110,6; gufo ICron
10,12. 12, cfr. ISam 31,12; pcegcer 22x, aram. pagra e acc.
pagru anche corpo , cfr. D.Neiman, JBL 67,1948,5560, per Lev 26 ,30 ed Ez 43 ,7.9; diversamente n' bela 48x,
-nbl), cfr. Dhorme 7-12; F.Baumgiirtel - E.Schweizer,
arI. crifLCL, ThW VIl ,1042-1046. *
In arabo basamI significa pelle (vd. sp. I).
Nello spostamento di significato corpo >
pelle la prospettiva varia leggerme nte . La pelle
ci che del corpo visibile dall'este rno . Quanto
i due concetti siano vicini dal lato semasiologico
appare chiaro da alcuni passi dell'A T in cui entrambi i significati sono egualmente possibili (Sal
102 ,6; 119 ,120; Giob 4,15). In altri passi i due concetti sono chiaramente distinti (Lev 13 ,2ss.).
Un senso ampliato e te ndente all' astratto si ha
nell'espressione kol-basar ogni carne l), ricorrente circa 40x , che pu riferirsi all' uma nit (p.e.
Deut 5,26; Sal 65,3; 145,21) o al creato tutto intero , ossia uomini ed animali (p.e. Gen 6 ,17;
9 ,16s.; Giob 34, 15) (cfr. A.R.Hulst , Kol-basar in
der priesterlichen Fluterzahlung, OTS 12, 1958,
28-68).
In alcuni passi (mik)kol-basar pu esser tradollo di
ogni specie, genere (soprallullo in P: Gen 6,19; 7, 15;
8, 17; 9,16; Num 18,15).
In Lev 15,25.; Ez 16,26; 23,20 basar eufemismo per indicare il pene.
Il termine molto pi raro s"er carne (Es 21 ,10; Ger
51 ,35; Mi 3,2. 3; Sal 73,26; 78,20.27; Prov 5,11 ; 11 ,17, in
origine piUllostO la carne interna, mista a sangue, cfr.
F.Baumgiirtel, ThW VIl ,107s.; in P col significato di
consanguineo : Lev 18,6. 12.13; 20,19; 21 ,2; 25 ,49;
Num 27, 11 ; inoltre Lev 18,17 sa'ara txt?; per gli equivalenti sem. e i relativi mutamenti di significato cfr.
P.Fronzaroli , AANLR Vlll/l9 , 1964, 168.2525.266.277)
nella lingua profana e affine a basar, tUllavia viene meno
come vocabolo teologico, soprallullo perch non usato
in senso collellivo.
4/ La parola bSr compare come vocabolo di
importanza teologica nei passi in cui si fa questione di un apprezzamento qualitativo. Solo eccezionalmente si tratta di una valutazione positiva,
come in Ez 11,19 e 36,26 , dove la sostituzione di
un cuore di carne a quello di piet ra fa parte del rinnovamento religioso. Pi spesso appare una valu tazione negativa, quando cio la carne, ossia
l'uma nit, a causa della sua caducit e de bolezza
viene distinta qualitati vame nte dalla realt divina
in quanto spirito (Gen 6,3.12 ; ls 31 ,3; 40,6; Ger
17,5; Sal 56,5; 78,39; Giob 10,4; 2Cron 32 ,8). Cfr.
a nche J.L.Helberg, A Communication on the Semasiological Meaning of Basar, OuTWP 1959 , 2328 (cfr. ZAW 72 , 1960, 284); J .Scharbert , Fleisch ,
Geist und Seele im Pe ntateuch , 1966, 13.25s.40s.48-56 ; D.Lys, La chair dans l' Ancien Testament ,
1967.
5/ Nei testi di Qumran bSar un te rmine frequente e rileva nte dal lato teologico (cfr. H.Hupi~~

bsr CA RNE

328

~ pe nbauer, Bsr Fleisch in de n Texte n von

.I

Q~mran, ThZ 13, 1957, 298-300; R. E.Murphy ,


Bsr m the Qumra n Literature Sacra Pagina 2
1959, 60-76; R .Meyer, a rt. ",xpt, ThW VII , 109~
113). In moltI passI compare un mut am e nto di sigmficato che caratteristico rispetto all ' uso dell'A T : alla carne collegata non solo la cad ucit
ma anche la peccaminosit. Questo sig nificato , di~
verso nel contenuto , messo in luce da espressIonI quali ruab basar spirito della carne ( I QH
13, 13; 17,25), besar ~asma la ca rne colpevole
(I QM 12, 12), b.' sar ' wcel carne dell ' ingiustizia
(IQS Il,9).
Anche nell ' uso rabbinico si trovano significati
mutati m ma nIera caratteristica rispetto all ' A T
per esso e per il NT cfr. R.Meyer-E.Schweizer, art:
(]"(xp~ , ThW VII , 113-151 ; H .Seebass
art
Fleisch l>, ThBNT I, 1967, 342-347.
'
.
G.Gerieman

r1~ bat FIGLIA -

ben.

iI~~ g'h ESSERE ALTO


Il

La radice g'h (* g'wlj) compare nel semNO.

Cfr. ug. 2Aqht (= Il D) VI ,44 gan orgoglio (par. pi;'


peccat~ ; UT nr. 548; WUS nr. 613); pun . Poen. 1027
gune be. (DISO 46 grandeurs de Bel ; Sznycer 144)'
Slr. LS99s.; mand o Drower-Macuch 72a.76a.89.
'
Nella lingua ego la radice q'j essere alto si trova collegata a cose, persone e divinit, anche nel senso traslato
con alto dorso = presuntuoso (cfr. Erman-Grapow
V,lss.).
Accanto al verbo nella coniugazione qal nell' A T

tr_~~amo,~o_me derivati nominali. gli agg~ttivi ge',

ge ce, ga 'jon ~( o~goglloso e I sostantivi ge'a


orgoglio l>, ga aWa elevatezza , orgoglio l>, ga'on
altezza, elevatezza, superbia l>, ge' /il innalzamento, subEmit , presunzione e gewa orgoglio; superbIa l>; quest' ultimo presente anche
nell aram. blbl. , forse come prst. dall 'ebr. Cfr. anche Il nome proprio Ge' u'el(Num 1315' ma vd
anche HAL 16Ib).
".

21 lf'h q. ricorre 7x (a cui va aggiunto Eccli 10,9


n~!_slgn. dI msuperblrsl l~, ge' Ix (ls 16,6),
ge ce 8x (escI. Sal I 23 ,4Q' inoltre Eccli IO 14'

11 ,30), g~;"i?n Ix (Sal 123,4K), ge'a Ix (P'ro~


8,13),. ga wa _,l?x (inoltre Eccli 7, 17; 10,6.7.8;
1~ ,~0, 16,8), ga on 49x (moltre Eccli lO 12 ' 48 18)
ge' U{ 8x, gewa 3x (inoltre l QS 4 9) e Ix ~ra'm bibl '
(Dan 4,34).
' .
.
Fatta ecc~zione di alcuni passi Con ga'o" in Ez, tutte le
testlmon:anze della radice SI Incontrano in testi metrici
(anche g h q. In Lev ~6,19 , cfr. Elliger, HAT 4,367). I
quasI cento pasSI dell AT si trovano prevalentemente
nella letteratura profetica (Is 24x , Ger ed Ez 10x, Zac 3x
Osi Am/Nah/Sof ognuno 2x , Mi I x) e altrove in nu :
329

i11'() g'"

ESSE RE ALTO

mero quasi uguale neHa letteratura sapienziale (Giob


Il x, Prov 7x) e nel testi poeliCI (Sal 15x inoltre 5x in E
15,1.7.2 1 e 2x in Deut 33,26 .29).
'
S

usata spesso con i suoi derivati per indicare il - rasa' 1' empio (p.e. Sal 36, 12; 59,13; 73 ,6; 94,2 ;
140,6; comunque difficile prova re che con i
ge' im si intenda un ben de terminato gruppo, cio
i Sadducei , come ritiene H.Steine r, Die Ge ' im in
den Psalme n , 1925 , 22-30). Mediante ge' /il (txt
em) in Sal 10,2 si descrive il rasii' nel suo atteggiamento di alte rigia e di sicurezza , che escogi ta
pi ani pe ricolosi pe r distruggere l' umile ('ani ,
-' nh). Sua caratteristica 1' orgogliosa sicurezza nel parl are (Sal 17 ,10; cfr. 73,9), la superbia con cui le sue labbra pronunciano insolenza
('iuaq) contro il giusto (Sal 31,19).

3/

Attorno al significato primario essere di.


v~ ntare alto si raccolgono tutti i sensi dell~ radIce g'h coi loro diversi derivati :
a) II s ignifica to concreto, piuttosto raro si trova
in Giob 8 , 11 (il papiro cresce alto); Ez 47,5 (l'ac.
qua c resce fino a diventare un fiume); Is 9,17 (il
sa lire de l fum o designa to come ge'l 'iisiil/). Se
m Sal 46 ,4; 89 , 10 (cfr. Giob 38,11 ) si parla del
~rescere , ribollire del mare (ga 'a wa e ge'ill), lo
stile arcaIco del due salmI, che desc rivono nella
tradizione mitica la supre mazia di Jahwe sulle potenze del caos , dovrebbe suggerire il senso traslato
d i arroganza, insurrezione, violenza .

41 a) Me ntre la tradizione sapienziale mette in


evidenza che l'orgoglioso perisce e l' umile viene
onorato (cfr. Prov 29 ,23) , e perci invita l' uomo
alla modestia, la radice viene usata con rilevanza
teologica dai profeti per descrivere l'atteggiamento
sbagliato e autoritario dell'uomo di fronte a Dio .
Tanto in Israele (Ger 13 ,9.17 ; Ez 7,20.24; 16,49.56;
24 ,21 , cfr. Lev 26 ,19; Ez 33,28) quanto tra i popoli
pagani(Is 13 ,19; 16 ,6 , cfr. Is48 ,29 ; Ez30,6.18;Sof
2, 10; Zac 9 ,6; 10, 11) Dio riduce al nulla l'atteggiame nto autoritario. Ogni ga'an , che Israele si permette nella sua presunzione, verr svelato da Dio
nel suo reale valore, cio nella sua nullit (Am
6,8; Os 5,5 contro Israele testimonia apertamente il suo orgoglio l>, cfr. 7,10; la superbia qui
l' ultimo testimone a carico di Israele). Secondo Is
2,12 il giorno di Jahwe delle schiere consiste
nel fatto che il giudizio viene compiuto sopra
tutto ci che superbo ed elevato e sopra tutto ci
che eminente ed alto (I c G ) (cfr. 13, 11). Isaia
non parla , come la sapienza , di ci che buono o
migliore , ma di quello contro cui Jahwe degli eserciti si scaglia con passione per affermare il suo diritto di essere il solo" alto ", il solo signore e re
( Wildberger, BK X ,108).

Anche se Geremia chiama la boscaglia del Giordano


ge 'o" hajjarden (Ger 12,5; 49 ,19 = 50,44; cfr. Zac I 13)
neH'esegesi di questi passi il significato verbale e qu~J\~
traslato stanno l'uno accanto all'altro (G. R.Driver, FS
Robmson 1950,59 gonfiarsi del Giordano ; KBL 162
bosco. d'alto fust o; meglio Rudolph , HAT 12,84
magOificenza ).
b) In senso traslato la radice descrive la superbia,
l'.orgoglio e la presunzione dell'uomo. In senso poSitIVO la terra d ' Israele ga'on orgoglio (Sal
47,5; Nah 2,3; cfr. Is 13,19 di Babilonia); secondo
Is 4,2 i frutti della terra tornano a orgoglio
(ga 'on) e ornamento (Iif'crcel, - p 'r) di Israele. La
m aggior parte dei passi ovviamente da intendersi in senso negativo.
Una raccolta dei si nonimi ebr. per orgoglio, arroganza viene presentata da P.Humbert , Dmesure et
chute dans l'AT, FS Vischer 1960, 63ss.; sono da ricor
dare le radici -gbh, - gd!, -rum , oltre a jahir presun
tuoso, superbo (Ab 2,5; Prov 21 ,24; cfr. J.Blau, VT 5,
1955 , 342), rel]ab !eblncefa:s presuntuoso (Sal 101 ,5;
Prov 21 ,4; 28,25), sII hitpo. comportarsi boriosa
mente (Es 9,17), zi d q. essere temerario (Es 18,\1;
Ger 50,29), hi. agire temerariamente (Deut 17,13;
18,20; Neem 9,10.16.29), zed sfacciato, temerario (ls
13,11 ecc.), zadon temerariet (Deut 17,12 ecc.).
Come contrari si possono citare s~ra! ('Ua!1 umile
( Prov 16,19; 29,23), sal] 'enjim ad occhi bassi (Giob
22 ,29), oltre ai verbi sp! hi . abbassare, umiliare (Giob
22,29; 40,11 ; Prov 29 ,23), kn' hi . umiliare (Giob
40 ,12 ), sI] / hi . rovinare (Ger 13,9), sbr spezzare
(Lev 26,19).

b) Contrapposti al presuntuoso ga'on dell ' uomo


stanno g' h (Es 15,1.21), ga'on (Es 15,7; Is
2, 10.19.21 ; 24,14; Mi 5,3; Giob 40 ,1O),ga'a wa (Sal
68 ,35) e ge' /il (Is 26 ,10; Sal 93 ,1) di Dio come proprie t divine e descrizioni della sua elevatezza,
della sua sublimit e del suo reg no (hadar ge'ono
augusta maest Is 2,10. 19.21 ; su questa costruzione cfr. JoOon 438: nuance superlative l~ , che
l' uomo pu accaparrarsi solo con un atteggiamento di empia tracotanza (cfr. Giob 40 ,9-11 paramenti regali di Dio , Fohrer, KAT XVI ,519s.). Il
sottofondo di Sal 68 ,35 (cfr. Sal 104); 93,1 e De ut
33 ,26 (cfr. pun . gune bel, vd . sp. I) dovrebbe m anifestare che in queste descrizioni si tratta di immagini che originariamente derivano dalla religione cananea (la divinit regale del cielo), ma che
ora appaiono congiunte con le tradizioni riguardanti l' azione salvi fica di Dio verso Israele (Es
15,1.21)

c) La letteratura sapienziale mette in guardia


dall'atteggiamento del superbo e dell'arrogante
usando la forma di un paragone sapienziale
espresso con (ob (Prov 16, 19) e conosce il susseguirsi di presunzione e caduta (Prov 16,18); Dio
abbassa la superbia dell 'arrogante (Giob 22,29
txt em , cfr. Fohrer, KA T XVI ,352; cfr. Giob
40,11 . 12 , inoltre S.Loffreda , Raffronto fra un testo
ugaritico [2Aqhat VI ,42-451 e Giobbe 40 ,9- 12,
Bea 8, 1966, 103-116), sradica la casa dell 'orgoglioso (Prov 15 ,25), ricompensa con sovrabbondanza chi agisce per orgoglio (Sal 31 ,24).
Nelle lame ntazioni del salte rio la radice g'h
330

SI
M~()(

331

I LXX rendono spesso g'h riferito a Dio con


o sim .; negli altri casi traducono prevale n-

teme nte con U~pL o U7tEP"l)'P()(V[()( o sim ., termini coi quali il senso negativo viene espresso con
maggiore forza che nel TM e si sottolinea il mome nto dell'usurpazione viole nta (G. Bertram ,
ThW VIIl ,300; id. , Hochmut und verwandte
Begriffe im griech . und hebr. AT, WdO lll/3 ,
1964, 32-43).
Per il giudaismo, il NT e il cristianesimo primitivo
cfr. G .Bertram , art . U~ pL , ThW VIII ,295-307 .
H. -P.S,iihli

'?K) g'/ REDIMERE


11 g'l un verbo che tra le lingue sem. proprio solo dell'ebr. Dali' A T passato come prsl.
al samaritano (HAL 162a) e come eredit legittima nella lingua del giudaismo postbiblico
(cfr. ThW IV,352s.
GLNT VI,944ss.;
ThW VII ,987s.).
Per quanto riguarda il nome proprio G'ljhw trovato su
un'i mpronta di sigillo a Bet-Zur cfr. D. W.Thomas ,
Documents from OT Times, 1958, 223s.
Nella letteratura qumranica si conosce finora un solo
caso: CD 14,16, dove il parI. go'e! significa parente
(stretto) .
Dal fatto che il verbo usato solo nella lingua ebr.
ne consegue che non possibile ricavarne l'etimologia.
In ogni caso, quanto al contenuto, esso non ha nulla a
che vedere con l'omonimo g'! ni . essere reso impuro
(cultualmente ) (HAL 162s.: forma secondaria di g'!;
- (m ' ). Ci va detto f. l'a. con Fohrer, KA T XVI ,1I0,
contro A.R.Johnson , The Primary Mea ning of g'!,
SVT 1, 1953,67-77 , che suppone per ambedue i verbi g'!
il significato primitivo comune coprire. Da tale significato deriverebbe per il primo g'! il senso di proteggere e per il secondo quello di macchiare. Con g'!
proteggere si creato per un punto di partenza assai
problematico per chiarire il verbo di cui stiamo traltando, poich a questo modo non si spiega per nulla il
suo significato particolare; cfr. anche J.Blau, VT 6, 1956,
224s., per Giob 3,5.
Il verbo si trova al qal e al ni .; come derivati
astratti si hanno g" ulla (in una form azione nominale frequente nella terminologia giuridica, cfr.
F.Horst , FS Rudolph 1961,153: diritto opp. dovere di liberazione [di riscatto] l ~ e ge' ulim (ls
63,4 ; secondo L. Kihler, ZAW 39, 1921, 316 , e
HAL 161b: te mpo, stato del go'el vindice del
sangue ; per la formazione nominale cfr. BL 472
e Gulkowitsch 20). Vi inoltre il nome proprio
Jig'al ( forma tratta d all ' imperfetto , cfr. Noth , IP
28.200).

21 La radice g' l testimoniata nell ' AT 118x


(con il n. perso Jig'al in Num 13 ,7; 2Sam 23,26;
ICron 3,22 12I x). Il pa rt. qal go'el (46x), tranne
che in Gen 48,16 e Sal 103,4, sostantivato e nella
lista che segue vie ne ele ncato a parte ( il numero
tra pa re ntesi indica le volte in cui vie ne usata la
"1'()

.d REDIM ERE

332

costruzione particolare go'e! haddam vi ndice del


'sangue ; in Num 35, 12 si deve completare co n
haddam).

qal
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
2Sam
IRe
Is
Ger
Ez
Os
Mi
Sal
Giob
Prov
Rut
Lam
AT

ni .

I
2
13

2
8 (6)
2 (2)
3 (3)
I ( I)
I
13
I

9
I

12
I
51

sost.

go 'et

~(" lIl1a

( I)
2
I

2
I
I
9
8

44 (12)

totale

(!{' liIim)

14 +1

I
2
31
8
2
3
I
I
24
4
I
I
I
Il
2
I
23
I
118

Questo elenco lascia intravedere una particolare


distribuzione della radice: Lev e Rut preferiscono
il qal, Lev preferisce anche il ni . e g"ulla: si tratta
dei capitoli 25 e 27 che si occupano del riscatto e
dell a liberazione. Anche la posizione che Rut occupa nella prima colonna dovuta al falla che il
libro tralla dello stesso argomento. La distribuzione di go'i?! haddam si configura cos perch la
fi gura del vindice del sangue trova il suo posto in
Num 35, Deut 19 e Gios 20 che trallano del dirillo
di asi lo. Per quanto riguarda go'i!!, delle 13 volte
in cui usato da Is, IO appartengono al Deuteroisaia, il quale ha applica to per primo a Jahwe il titolo di go'el del suo popolo.
3/ a) La presente lista mostra anche che g'l
qJni . usato specialmente nella letteratura giuridIca . Questo falla permette gi di dedurre che il
verbo ambientato nella sfera del diritto , da dove
passato all a terminologia del culto e all a lingua
religioso-teologica. Come si ved r (vd. sI. 4), in
questa evoluzione sopravvissuto a lungo l'antico
significato gi uridico.

Per il verbo inteso in questo senso cfr. O.Procksch,


ano ),60), ThW IV,329-337 = GLNT VI,883-904;
J.J .Stamm , Erlosen und Vergeben im AT , 1940,27-45;
A.Jepsen, Dle Begnffe des Erlosens im AT, FS Herl11ann 1957,153- 163: N.H.Snailh . The Hebrew RoOl g'!,
,\ LUOS 3, 1961/62. 60-67.
b) Il significato origi nario di g'l e dei suoi derivati
go'i!! e g" ulla traspare chiaramente in Lev 25.
Questo capitolo, che appartiene alla legge di sanut ma il frUllOdi una lunga evoluzione (cfr. EIhger, HAT 4,335ss.), contiene delle disposizioni
che tendono a ristabilire in Israele le condizion i
originarie, libere da ogni abuso. Esse sono, se si conSIderano solo i brani principali, l'anno sabbatico (v.
1-7) e l'anno giubilare, cio la restitutio ad
333

' Kl g'! RED IM ERE

integrum di tutti i patrimoni all o scadere del 49'


anno (v. 8-55). In co nnessione con queste ultime
prescri zioni e in orig ine indi pendente da esse (cfr.
Noth, ATD 6, 165), si trova nei v. 25-28 (29 -30) e
v. 47-49 (50-55) un brano sull a g"ulla. Nel primo
di questi due brani la ge'ulla si riferisce alla propriet fondiaria (' G(u/ZZa) che un israelita aveva
dovuto vendere per qualche necessit materiale. Il
parente pi st retto, definito come go'i!!, esercitava
la g" ulla per il falla che pagava da parte sua il
prezzo di vendita e cos riacquistava il pezzo di
terreno venduto, non per per possederlo egli
stesso, ma per rest ituirlo al primo proprietario
(No th , I. c., 165s.).
Il secondo brano (v. 47-49) tratta di un israelita ri dotto in mi seri a, costretto a vendersi ad un forestiero o ad un residente in Israele di ve nuto ricco.
In questo caso il go'e! deve ri scallarlo (g'/). Come
membri della fa migli a cui spella farlo vengono
nominati al v. 48s.: il frate llo, lo zio paterno, il cugino da parte del padre, un altro consangu ineo.
Per il caso di un israelita che si dovuto vendere
non ad uno straniero, ma ad un membro del suo
proprio popolo, la legge non prevede la g"ulla (v.
39-46 ), ma la liberazione che si appl ica nell 'anno
giubil are. Il principio dell ' anno giubil are, in questo
caso particolare, sta sull o stesso piano dell 'antica
disposizione sull a libert concessa dopo sei anni
agli eb rei caduti in schiavit per debiti (Es 21,2-6;
Deut 15,12ss.).
La ge'ulla, come diritto o dovere di riscattare patrimoni di famiglia andati perduti o persone cadute in schiavi t , non era limitata al solo Israele.
Il dirillO babilonese la contempla sia per la terra
venduta sia per le persone vendute e in bab. il
verbo pa!aru liberare, risCallare sostituisce
l'ebr. g' l. pa!aru ha per un uso pi ampio rispetto
a g' I in quanto denota non solo il riscatto (operato
dalla fa migli a), ma in generale anche il riacquisto,
p.e. di uno schi avo o di un prigioniero; cfr. AHw
849-85 1.
Riscallo del patrimonio fondiario: Codice di ESnunna
39 = R.Haase, Die keilschriftlichen Rechtssammlungen
in deutscher Ubersetzung , 1963, 14; per i contraili paleobab. cfr. M.Schorr, Urku nden des altbab. Zivil- und Prozessrechts, VAB V, 1913, 11 9. - Riscallo di persone
vendute: per persone libere vd. Codice medioass. 48 =
Haase, Le., 107; per schiavi vd . Cod ice di Hammurabi
119 e 28 1 = Haase, I.c.,37.55; tale riscallo anche oggello della lellera nr. 46 in R.Frankena, Briefe aus dem
British Museum , AbB 2, 1966. \I riscallo di un soldalO
prigio niero si ha nel cod ice di Hammurabi 32 = Haase,
Le., 27.

L'originalit dell a ge' ulla israelitica rispetto a


quella babilonese sta nel suo riferirsi a Jahwe. Poich la terra appartiene a lui e gli israeliti l'hanno
ricev uta da lui come un fe udo, essa non pu essere venduta per sempre e per essa vale il diritto
di riscatto (Lev 25 ,23s.). E un israelita, secondo
Lev 25,42, non deve restare permanentemente
sch iavo , perch discendente di coloro che Jahwe
ha liberato dall'EgillO.
334

c) connesso con il di rillo alla libert dopo sei


anni di cui godeva un membro del popolo dI DIO,
il fatio che nell' AT la ge'ulla operante nell a vi ta
pratica solo per i beni fondiari e per la vendella del
sangue, quindi nei confronti di un parente morto.
Per il pat rimonio fondiario essa eserci tata da Geremia (Ger 32,6-15). Egli acq uista in Anatot un
campo che un suo cugino deve vendere per un
motivo non specificato. Non si tralla dunque di riscatto, ma di dirillo di precedenza nell a compera,
cfr. Rudolph , HAT 12,209. Cosi pure per adempiere alla ge' ulla Booz acqui sta second o Rut 4 un
terreno dl defunto Elimelech. L'espressione di
Rut 4,3 (i l campo) che Noemi ha venduto
sembra presupporre che Booz ri scalli per la famiglia ci che era gi passato in mani estranee. Per
invece del perfetto makera spesso si letto anche
il participio mok' ra in procinto di vendere ;
inol tre anche il testo immutato permette la traduzione Noemi vuole vendere , cfr. Gerleman,
BK XVIII ,35. Non si pu quindi decidere con sicurezza se si tratti di diritto di precedenza nella
compera o di ri scatto.
d) Secondo Rut 4 per Booz ottiene insieme con
il campo anche Rut , la vedova di Maclon, per
conservare il nome del morto sulla sua propriet
(4,5. 10). Booz conclude con Rut , che subentra qui
a Noemi, un matrimonio secondo le prescrizioni
dellev irato. Poich si tratta dell'unico caso di questo tipo nell' AT, non si pu decidere se illevirato
costituiva uno degli obblighi del go'e!. Data l'affinit essenziale tra ge'ulla e lev irato - ambedue le
istituzioni cercano di conservare la famiglia nella
sua integrit - una risposta positiva appare del
tUIl O probabi le.
Che la vendetta di sangue appartenesse con certezza all a ge' ulla lo dimostra il modo con cui veniva designato colui che la compiva: go' el haddam
(-dam). Egli colui che cerca (- hq.~ pi " - diSl il
sangue versato presso l'assassino, a cui esso rimasto attaccato , e lo riconduce nell a co munit a
cui apparteneva. Questo " ricondurre" presuppone che sia morto l'assassinato, ma che non sia
morto completamente il suo sa ngue; questo anzi
racchiude ancora in s una vita segreta , cos
K.Koch , VT 12, 1962, 410.
Con il riscatto , la vendetta del sangue e, in un
caso singolo, il levi rata si manifesta l'ampia estensione dei compiti del go'e!. Egli era - cos
Procksch , ThW IV,331 ( = GLNT VI,889) - il parente pi prossimo responsabile negli affari della
famiglia .
\I senso pi completo della parola poteva talvolta passare
in secondo piano, per cui go'e! veniva a significare soltanto parente , come in I Re 16, 11 , a Qumran in CD
14,16 ed anche in Num 5,8.

e) Secondo quanto si detto sopra, g' l con i suoi


derivati si presenta come un termine tecnico del
diritto di famiglia. Koch, Lc_ , 410, ne rende cos il
significato: liberare da potere est raneo ci che
335

appartiene alla famiglia . Nello stesso tempo si


coglie anche il carattere salvifico di questo concetto, al di l di un'accezione puramente giuridica;
infatti il recupero dei beni perduti appartenenti
all a famiglia comporta di fatto liberazione e
salvezza , il rinnovamento di un ord ine precedente , la ricostruzione di una totalit andata
perduta; cfr. su questo punto anche Jepsen, Lc.
(vd. sp. 3a), 159.
4/ a) L'elemento salvifico, che costa ntemente insito nell 'antico termine gi uridi co, si sviluppa nella lingua religioso-teolog ica. Non a caso
g' l sta qui in parallelo con -Ii;' hi . salvare (Is
49,26; 60, 16; 63,9; Sal 72, 13s.; 106 ,10), -n~ 1 hi.
sa lvare (Es 6,6), -'21' ai utare (Is 41 ,14),
-iJjh pi o guarire (Sal 11 9,154) e -nl;m pio consolare (Is 52,9). Molto affine a g'l per il verbo
- pdh red imere, riscattare, liberare . Si tratta
per, per una certa parte del suo uso , di un termine neutrale del diritto commerciale, che non
contiene l'idea del recupero di ci che andato
perd uto (cfr. Stamm , Lc., 7ss.; diversamente Jepsen, I.c., 154s.). Anche se la differenza tra i due
verbi fu sempre avvertita (vd. st. 4f), tuttav ia essi
si trovarono a un certo punto molto vicini tra loro,
come dimostrano l'uso in Lev 27 (vd. subito st. )
e il loro apparire in parallelo (Os 13,14; Is
51 ,IOs./35,9s_; Ger 31 ,11 ; Sal 69 ,19).
b) Nell'ambito del linguaggio religioso occupa un
posto a s l' uso nell a terminologia cultuale. Tale
uso si ha in Lev 27, un brano sui doni offerti volontariamente e la possibilit o meno di riscallarli
attraverso il pagamento di danaro.
Come verbo si usa ivi prevalentemente g'l (v.
13.15. 19.20.28.3\.33). Solo al v. 29, nella proibizione di
riscallare un uomo votato allo sterminio, si ha pdh, che
si ritrova ancora insieme a g'! al v. 27 , dove si tralla del
riscallo del primogenito degli animali impuri.
I doni del cui riscallo si tralla in Lev 27, appanengono
quasi (ulli originariamente a chi paneci pa al culto, e costui recupera la sua propriet pagando l' im pano previsto: quando ci sia permesso. Cosi si spiega la preferenza
per g'!. Nel v. 29 l'uso del neutrale pdh , che e estraneo
all'idea di recupero, si pot rebbe solo spiegare qualora SI
stabilisse che cosa si vuoi esprimere in questo testo tardivo con anatema. Qualora il termine significasse
ballino di guerra, come in antico, allora pdh indicherebbe che colui che opera il riscallo non aveva alcun precedente dirillo su di esso. Qualora invece anatema
avesse anche nel v. 29 lo stesso signi fi cato del V. 28, e
cio indicasse una pane di propriet israeli tica che poteva o doveva essere consegnata, allora pdh verrebbe
usato in senso pi ampio, non pi diverso in realt da
g'!. Ci vale anche per il V. 27,. dove g'! e pdh ricorrono
insieme. Anche nel nscallo di una pane delle decime
(v. 31), che spella senz'altro a Jahwe ed sollralla alla
pretesa dell'uomo, il g'! presente nel testo va collegato
nuovamente con l'uso del termille nel suo senso plU
vasto.
cl Se si catalogano gl i usi ristrelli all'ambiente religioso-teologico secondo il numero dell e persone
che sperimentano la liberaZione, e se SI tIene Inol' Kl g'! REDIM ERE

336

tre presente il te mpo in cui quest' ultima si reali zza ,


si ricava il quad ro segue nte:
I) Salvezza del singolo:
a. Nel passato: Gen 48 ,16; Sal 107,2; Lam 3,58;
b. Nel presente: Sal 19,15; 69 ,19; 72, 14; 103,4 ;
11 9,154; Giob 3,5; 19.25; Prov 23 ,11;
2) Salvezza del popolo:
a. Nel passato: Es 6,6; 15,13; Sal 74 ,2; 77, 16; 78,35;
106,10; Is 51,10; 63 ,9;
b. Nel futuro: Os 13, 14; Is 35,9s.; Ger 31,11 ; 50,34;
Mi 4,10.
Inolt re nel Deuteroisaia e nel Tri toisaia: g' l Is 43 ,1;
44,22s.; 48 ,20; 52 ,3.9; 62 ,12; go'el Is 41,14; 43 ,14;
44,6.24; 47 ,4; 48 ,17; 49,7.26; 54,5.8; 59 ,20; 60,16; 63 ,16.
Tale di visio ne, d i c ui mi sono serv ito in precede nza ( I. c., 7ss.), ha il va nt agg io di una chi a rezza
pe rspicua, m a ha lo svantaggio d i un troppo ri gido
sche mat ismo che, pi di q ua nto lo consenta l'ebr. ,
costringe a sotto linea re troppo le diffe re nze di
te mpo e la distinzione tra ind ividuo e comunit.
Per questi m otiv i o ra pre fe risco con Je psen ( Le.,
158ss.) trattare per primi i casi in cui il sig nificato
prima rio di g' l rimasto v ivo e in un secondo mo me nto quelli in cui ci me no ev ide nte.
d ) La posizione che in un casato spe tta al go 'et in
quanto soccorritore dei pa re nti caduti in necess it
vie ne a ppli cata a Ja hwe qua ndo in Prov 23, lOs. ~
in Ger 50 ,34 egli vie ne c hia ma to go'el proprio in
qua nto protetto re dei deboli di fronte ad un avversario pote nte. G iobbe (Giob 19 ,25) chia ma Dio
suo go'el, in q ua nto ultimo custode del suo diritto, e il termine potrebbe essere trad otto con
avvocato o assiste nte legale . Deluso d ai
suoi a mici e de rubato da Dio del suo d iritto (Giob
19,7ss.; 27,2.5), Giobbe si rifugia tuttavia in Dio
poic h suppo ne ancora c he egli sia realme nte di ~
sposto a salva rlo (Giob 16, 18-21 ).
C i che defini sce l'atti vit del go'e/, in base ad un
Ideale diffuso in tutto l' Oriente , lo si aspetta in
modo particolare dal re (Sal 72 , 13s.), il quale
salva (ji; ' hi. ) la v ita dei poveri e libe ra la loro
~!ta d all 'oppr;ssio ne e dall a vio le nza (jig' al nafsam) . Tra I alt ro g' I racchiude qui certa me nte
l'assiste nza legale, att raverso cui il re ri stabil isce il
diritto leso d i un suo suddito c he si ri volge a lui .
Nel confronti di Jahwe questo a nche il contenuto della preghiera discuti la mia causa e liberami ; conserva la mia vita secondo la tua parola
(Sal 11 9, 154 ) e della confessio ne tu , o Ja hwe, hai
dIfeso la causa dell 'anima mia, hai salvato la mia
VIta (ga ' alra hajjaj) ) (Lam 3,58) o, co me pu essere a nche tradotto qui g' I, hai ristabilito la mia
vIta (COS Je psen , I. c., 160).
Il signi flcmo concreto d i g'l riscattare una propriet
perd ula }) e conservato In una delle frasi con cui Giobbe
(3 ,5) maled ice il giorno dell a propria nascila: lu ri vendIchinOle tenebre e l'oscurit }), cio: le potenze del caos ,
che sono plU antIche della luce, devono far valere il loro
antIco dlfltto su quel giorno.
337

'?~)

I RED IME RE

e) Per qua nto ri guarda la liberazione dall' Egino


g' / a ppare nei passi gi citati sopra (4c) Es 66:
15 , 13; Sal 74 ,2; 77, 16; 78,35; 106 ,10 e Is 63,9, do~~
o ltre all a prima sa lvezza si pensa anche ad ulteriori
fatti salvific i. In Is 5 1, 10 il parI. passo g" illim de.
no ta coloro che sono stati salvati al passaggio del
m a r rosso. I pedide Jhwh i riscattati da Jahwe
ne l verso II , collegato al precede nte, sono invece
co loro che vivono il secondo esodo, quello della
fin e de i te mpi (s ui probl e mi relativi al contenuto
del testo cfr. Weste rma nn , ATD 19, 196). Quanto
all'e poca tutti questi passi, a nche Es 15,13, possono essere esili ci o postesi lici. Infatt i bast i peno
sare a questo: pe r la libe razione dall' Egino nei
te m pi pi a ntichi e ra no usati soprattut to i verbijf
hi . condurre fuo ri e 'Ih hi . fa r salire (cfr.
Sta mm , I. c. , 14s ., e P.Humbert , ThZ 18, 1962,
357 -36 1). Ad essi si affi anca nel Deuteronomio
pdh riscattare , libe rare (1 3,6; 15,15; 21,8; 24,18;
7,8 ; 9 ,26). Questa un'innovazione da cui potre bbe dipe nde re il corrispondente uso di g'l. Questo per no n significa necessari amente che g'l abbi a perso il suo signifi cato particolare recuperare
una cosa pe rduta e sia di venuto del tutto simile
a pdh. Be nc h ci no n sia im possibile (cfr. sopra
4a.c), bisogna te ner presente che i documenti posterio ri , in c ui g'/ si rife risce alla liberazione
dall ' Eg itto , presuppongono tutti la tradizione dei
pa tria rc hi , a nche se no n la nomina no. Cos con g'l
si po teva ripe nsare al te mpo dei patriarchi e intende re l'esod o dall'Egitto co me un ritorno di coloro
c he e ra no stati fa tti schiavi al loro vero signore e
com e una resta urazio ne dell a loro libert.

f) Il Deute roisaia ha a nnunciato il ritorno degli


esuli d a Ba bilo ni a come un secondo esodo superio re al primo (cfr. von Rad Il ,256); come il primo
fu un riscatto, cos lo sar a nche il secondo. Il Dtis
ha c hia ra me nte assunto l'idea di vulgata dal Deut,
solo c he in vece di pdh preferisce usare g' I. La rad ice pdh con il suo de ri vato p' dill riscatto non
gli sconosciuta, ma di venta del tutto secondaria
co mpare ndo solo due volte (I s 51,11 = 35,10;
50 ,2 ). Cos di viene a ncora pi chiaro quale peso
d ovette avere g'/ presso questo profeta.
Anche se frequente in lu i tale radice (cfr. i passi citali
sopra in 4c), molto esigue sono per le variazioni
nell'uso. Oltre al qal , che preponderante, si ha solo una
forma al ni. , Is 52,3, passo la cui genuinit molto di
scussa: infatt i siete stati venduti per niente, e senza de
naro sarete riscattati (cfr. Westermann , ATD 19,200).
Inoltre solo qui si trova una forma verbale all'imperfetto.
Presci ndendo dall'altrettanto raro part. passog"ulim i
riscattati (ls 51,10), si hanno solo il perfetto e il part.
alt. del qal. Il primo usato da una parte nelle promesse
di sa lvezza ( Is 43 ,1; 44 ,22) e dall'altra nei canli di lode
escatologici (44 ,23 ; 48,20; 52 ,9; cfr. C. Westermann , Far:
schung am AT, 1964 , 157ss.). Nei due generi letteran SI
parla con il cd. perfetto profetico della salvezza Imminente, ma ancora futura, come se essa fosse gi a~v~
nuta. Ment re con la pro messa di salvezza il profeta SI n
volge ai gi udei esiliati , l'assemblea uni versale di coloro a
cui egl i parla risponde con il canto di lode al messaggio
che la raggi unge.
338

La liberazio ne o riscatto, secondo il Dtis , ha la di :


me nsione pi ampia possibile in quanto, oltre glt
esuli in Babilo nia (48 ,20 ) ed una vasta d Iaspo ra
(43,5s.; 49, 12. 18. 22s.), riguarda anche i popoli .T estimoni dell a libe razio ne con CUI Ja hwe ncost ItUI sce il suo popolo, riconosceranno essi stessi Ja hwe
co me colui che (41 ,4s.; 45,6; 49,26; 52, 10) e SI
accorgera nno dell' impotenza dei loro id oli (41 ,11 ;
42,12; 45,24). C he senso ha in tutto q uesto il fatto
che il profeta preferisca $'1 com e te rmIne tecnIco
pe r la rede nzione ( pe r glt altn te rmInI d I salvezza
da lui usati cfr. sopra 4a)? Eglt IndIca nel modo
pi c hi aro questa preferenza chi a ma ndo Ja hwe go 'el e att ribue ndogli cos pe r pnmo tale attnbuto
( per i passi vd. sopra 4c).
..
Egli assume l'epiteto introdotto d al pnmo. IsaIa
q' doi; Jisra'l il santo di Israele e VI aggIunge
pi volte il nuovo epite to go'l (41 , 14; 43 ,14;
48 ,17; 49,7). G li altri titoli a cui go ' l si collega
sono: re di Israele (44 ,6), II forte dI G Iacobbe (49 ,26) e colui che plas ma (jo~er) )
(44 ,24 cos pa rla Jahwe, colui che ti h a rede nto,
colu i che ti ha pl asmato fin d al seno m a te rno 1.
Qui i concetti di modella re e d i red imere sono dI venuti quasi sino nimi . Essi deSCrIvono una Itnea
coere nte, una sto ri a, la stori a di Dio con il suo popolo (cos W este rma nn , ATD 19,126 ). Il DIIS,
mentre con la parola go'el non solo pa ragona
l' azione salvifi ca di Dio a quella di un libe ratore
terreno ma la pone addirittura su quello stesso pIano, colega la fine della storia di Israele. al suo
inizio. Quest' ultimo consiste nell a vocaZIOne dI
Abra mo, del quale i giudei esiliati sono e nma ngono i discende nti (41 ,8; 51,2). Anche se I lo ro a ~
te nati ed essi stessi, fin d ai primi te mpi , fu ro no npud iati e venduti pe r i loro peccati , ci no n costi : .
tui sce una separazione definiti va , d ato c he no n VI
alcun libello di ri pudio (50 ,1). Po ich tale separazio ne no n sussiste, il profeta pu usa re il verbo
g'l pe r testimonia re appunto che essa no n sussIste.
Infatt i Jahwe in qua nto go'el non acquIsta un
bene estra neo, m a semplicem e nte recupe ra ci
che da sempre - fin d ai te mpi di Abram o - glt apparte neva. Jahwe fa vale re il suo antico d iritto su
Israele' egli avanza una pre tesa legIttIma pe rche
ha cre~to e scelto questo popolo e ne il re. Solo
g'l, che un te rmine apparte ne nte al diritto fam iliare , e no n il neutrale pdh , poteva espn me re ad eguatame nte tale messaggio.
g' l nell'oracolo di salvezza di Is 43,1-7 sembra essere

interpretato nel senso stretto del dlfltto commerciale. Jahwe d come prezzo di riscatto per Israele altre
terre ossia le offre al conquistatore Ciro come indennizz~ per Israele che deve essere liberato. Questa spiegazione presuppone che si possa spostare il v. 3 e li
v. 4 prima del V. 2 per spiegare il v. I, ma ci non sicuro (cfr. Jepsen, I.c. , 161). Ma anche se fosse possibi le,
rimarrebbe il fatto che il profeta in 45,13 fa adempIere
a Ciro il suo compito senza ricompensa in denaro e
senza doni )).

g) A I seguito del Deute roisaia anche il T rito isa ia


chia ma Jahwe gO' el. In 59 ,20 e 60 ,16 ci av339

viene pure in contesto escatologico , e lo stesso accade in 63, 16 , dove go'el sta accanto a 'ab padre , ma in un senso pi a mpi o, che incl ude la liberazione dall 'Egitto, la salvezza nel presente e
quell a fu tura.
Una fid ucia nella protezione futura di Jahwe espressa
nella confessione di Sal 19,15 Jahwe, mia roccia e
mio redentore )}; lo stesso vale per il passo gi citato
(vd. sopra 4d) Ger 50,34 , che pensa alla liberazione
di quanti sono stati resi schiavi da Babi lonia: ma il
loro liberatore potente, Jahwe degli esercili il suo
nome ,

Come abbia mo visto (sopra 4e) , ge'illim in Is


5 1 IO designa coloro che sono stati salvati da
Ja hwe nel mar rosso. Il T ri toisaia ha ri preso
l'espressione (62, 12) , ma la ap plica ai membri del
popolo- ritornati in patria dopo la dispersione (cfr.
V. Il ). L' autore dell 'apocalisse Is 34,35 , ricollegandosi al Dtis , si serve anch'egli in 35 ,9b. lOa dell a
parola ge' illim , ma i rede nti sono a ncora coloro
che tornano in patria dalla d iaspora su una strada
pre parata in modo merav iglioso: l . cam mIne:
ra nno i redenti, su d i essa tornera nno I It beratl dI
Ja hwe . II ritorno in patri a significa sempre la restau razione di una totalit perd uta ed esprime pe rci qualcosa che appartie ne all'essenza di g'l. Cos
si pu d ire che anche in questi ultimI passI cIlat l
si conserva ancora vivo l'antico significato del
verbo forse non in tutte le sue relazioni giu rid iche ~a certo in modo tale da sottolineare chiarame~te un as pe tto im portante di g'l, e cio la resta urazione di quanto origi nario medi ante una
liberazione.
h ) Ci non si verifica pi (cosi Je psen, I. c. , 16 1)
nei segue nt i otto passi: Gen 48,16; Os 13,14;
Mi 4 ,10; Ger 3 1,11 ; Sal 69 , 19; 103,4; !06 ,1O.;
107 2. Con la sola eccezione d i Sal 69,19 , g I qUI e
se~pre legato alla preposizione min da e tre
volte sta insie me a pdh (Os 13,14; Ger 31,11 ;
Sal 69, 19). Questi due fatt i indicano che qUI
no n si inte nde tanto la resta uraZIOne dI una
condi zione precede nte , quanto pi uttosto la lIberazio ne d alla vio le nza d i una forza avversa ,
c he si presenta come ne mico politico (M i 4,10;
Ge r 31 II ' Sal 106 ,10), come avversarIO personale (Sal 69 ,9), come stato di necessit (Gen 48,16;
Sal .107,2), come destino d i morte (Os 13, 14)
e come malattia che conduce VICInO alla morte
(Sal 103,4).
Per questi passi necessaria ancora una breve parola su
Sal 106 ,10 e Gen 48 ,16. Sal 106,10 e li liber dal potere
del nemico )} tratta nel suo contesto della liberazIOne
dall'Egitto, ed per questo che gi, prima (4e) abbIamo
citato il passo. Ma poich esso ha g I mI/t liberare da )},
va collocato anche nella serie di cui abbiamo parlato ora.
In Gen 48,16, che contiene la bened lzlone,?1 Glaco?,b_e
morente (secondo E), le parole hammal ak haggo el
'Oli mikkol-ra ' sono da parafrasare con Jepsen ( I.c., 16 1)
cosi: l'angelo , che mi ha protetto da O~nt male )}.
Questo per g'l un senso. derivalO e non e per nulla
quello originario, come Invece sosteneva Johnson
(cfr. sopra I).
'?~) g 'I RED IME RE

340

i) L' uso ampliato di g'!,. di cu i abbia mo pa rlato ,


vale anche per il nome di persona Jig'a! (vd. sp. I
e 2) egli (J ahwe) ha liberato , ossia il fanciullo
m questi one d al male, vale a dire in modo speciale
dall a m alattia. Ci va inteso analogamente al
nome babilonese Iplur-Sin Sin ha libe rato (da l
male) , formato con il ve rbo palaru (vd. sp. 3b)
(cfr. Stamm, AN 191).
51
Nella le tteratura posteriore all ' AT g'! ha an\ora un tnpllce uso, m quanto designa in generale
I m;e rve nto salvifico di Dio, la liberazio ne
dali Egitto e la redenZione (escatologica) di Israele
GLNTVI944s' ThW
(cfr. ThW IV ,352
VII ,987s.).
'
.,

Nei LX~, g'! vie ne tradotto o con UTpOUcrQCX(


o con pUEcrBcx( (cfr. ThW IV ,333 [= GLNT
VI ,894s.] e VI ,1000), ma non con cr<l>~EtV.

Eccezio~i sono Is 44 ,23, dove LXX A ha ~),t'~<Jev invece di euTpw~"TO, e Ger 31 ,11 (38 ,11), dove nel parallelismo pdhlg I Viene scelta, per il secondo verbo una
form a di t<XlPEtcrOcH (;e:D.ClTr: l.
'
~e.r go 'i!! ~addam vindice del sa~gue ), si ha nei LXX
"."YXl<JTe" wv colUI che esercita il dirillo del parente
~1U proSSIl;'O . II sostantivo corrispondente ~ YXl<JTe"!
" YXl<JTeuTIj
parente prossimo rende in 2Sam
14,11 , I Re 16,11 e IO Rut l'ebr. go'el, e per g'l nel libro
di. RUI e usato Il verbo " YXl<JTe"lv. L'astratto g"ull
<~ " dJr1t~o app. l'obbligo del riscatto in Rut 4 6s. =
"Y)'l<JTl" ; IO Lev 25 ,29.48 = M"p<<Jl (cos ~nche
IO Is 63,4 per g"ulim)' in Lev 2531s = _ '
(case) riscattabili ; in ...ev 25,24 .26.'5 1.52 = :~~TP"W '~
traduzioni di Ger 32,7s.; Ez Il ,15; Giob 35 sonoPdi' _
tura panlcolare.
'
na .
Il NT ha ripreso i due verbi dei LXX per essi
sono molto meno usati di cr<l>~EtV. Qu~st'ultimo
ricorre 106_x, UTpOUcrOCX( solo 3x e pUEcrQCX(
16x. ,UTPOUcrQCX( viene completato con i derivali UTP?", lhpwcrt ecc., che qui non prendiamo, m considerazione (cfr.
F.Buchsel
a~1. Uw , ThW IV ,337-359 = GLNT VI 904-962)'
~ ,uso neotestamentario di UTPOUcrCX( e di
pUEcrElcx( rispetto all ' A T ha qualcosa in meno
per Il fatto che manca la liberazione dall 'Egitto ~
qual~o~a m pi , per il fatto che oltre a Dio anche
G~su e autore della salvezza. Pr UTpoucrBcx(
CtO vale per tuttt e tre t passi in cui ricorre (Lc
24,21 , Tito 2,14; IPlet 1,18). Loro oggetto la salvezza escatologica operata da Ges .
Anche pUEcrBcx( t.ermine tecnico per la salvezza
escatologica; essa e rlcondotta a Dio (Mt 6 13'
Rom 11 ,26; Coll ,13)e a Ges (l Tess 1,10). Cor:
rlspondentemente a g'! dell ' AT, pUEcrBcx( designa anche la salvezza dalla violenza delle forze avverse. Esse sono: la morte (Mt 27 43 ' Rom 724'
2Cor l ,IO), i nemici (Le 1,74; cfr. 2Ti'm 4, 17): gli
uomml disobbedienti, opp. ribelli e cattivi (Rom
15 ,31 i 2Tess 3,2), ~e tentazioni (2Piet 2,9) e le perseCUZIOni o le mSldle (2Tim 3,11; 4,18). Il tema
dell? salvezza nel tempi antichi, cosi importante
~elL AT , c~mpare solo in un accenno alla salvezza
I ot (2Plet 2,7).
J.J.Scamm
341

;'~J gbh

ESSERE ALTO

Il
La radice gbh (con la h consonantica) essere alt o SI trova quasi escl usivamente in ebr.

Come test imonianza eXlrabiblica si potrebbe cilare bh


:altezza n~lIa r. 6 dell'ISCrIZione di Siloe: e 100 bfac.
C1a co ntava I altezza della roccia sopra le teste dei min _
ton (M I nr. 189).
a
L'aram . usa
Co":,e test imonianze dell'aram. gbh,
lOdi pendenti dali AT, SI possono citare solo Ah. r. 107
(Cow ley 216.223 a king is like the mercifuJ?: even his
VOlce IS high ... ,>[= un re e come il Misericordioso?: anche la sua voce e altera... ]) e l' ideogramma pahlavico
Kbh (HAL 163b).
Cfr. anche l'arab. gaMa/ fronte ; sul rapporto tra le radiCI gM egbl] essere calvo ,) cfr. P.Fronzaroli AANLR
VIII Il 9, 1964 , 165. 167 (<< rideterminazion~ espressiva ).

-fii,:,.

Oltre al qal essere ,alto, elevato, arrogante e hi .


rendere alto ), di questa radice troviamo nel!' AT
I derivati gaboOh alto , elevato, a rrogante , g6bah

altezza, crescita , sublimit , orgoglio e gabhuI


orgoglto .
L'aggettivo ricorre 4x allo SI. cs. nella forma
gebqh:oche da collegarsi a *gabeOh oppure meglio
a gabo h , cfr. W .Baumgartner, FS Eissfeldt 1958,
31 ; moltre tn ISa m 16,7 geboOh(in Mand. 245c regtstrato come inf.).
Delle 94 atte~tazioni della radice (q. 24x, hi .
IOx , gaboOh 41 x, gobah I7x , gabhuI 2x) la maggioranza St trova nei libri profetici (Ez 22x Is 14x
Ger 7x), nei salmi (7x) e nella letteratur~ sapien:
ziale (Giob 8x, Eccle 5x , Prov 4x).

2/

31
Tutti i significati di gbh coi loro derivati gravitano tntorno al significato primario essere
alto .

a) /I qal descrive il crescere di una pianta (Ez


31 ,10.14), di un ramo (Ez 19,11), l'altezza del cielo
al di sopra della terra (ls 55,9 gbh min sovrastare ; Sal 103 ,11), delle nubi al di sopra
dell ' uomo (Giob 35,5); Saul sopravanza il popolo
t~tero dalle spalle in su (lSam 10,23).
L hl. causativo nel slgn, rendere alto, innalzare
St trova tn 2Cron 33 ,14 (muro); Ez 17,24 (far crescere una pianta); Ger 49 ,16 (mettere in alto il
nido; cfr. Abd 4); Giob 5,7 (volare alto, in connessIOne con. 'u! volare ; Giob 39,27 senza 'iif); Sal
113,5 (abitare in alto, detto di Dio); Prov 17,19
(porta; secondo Gemser, HAT 16,73 , e Ringgren ,
ATD 16/1 ,74, si alluderebbe alla bocca , cfr. Mi
7,5; Sal 141 ,3; il detto dovrebbe quindi essere rivolto contro la millanteria).
L'aggettivo gaboOh viene usato in riferimento a
cose per descrivere le montagne alte (Gen 7 19' Is
30,25; 40,9; 57,7; Ger 3 ,6; Ez 17,22; Sal I4,1'8),
colline (IRe 14,23; 2Re 17,10; Ger 2,20; 17,2),
porte (Ger 51 ,58), pinnacoli (Sof 1,/6), torri (Is
2 ~ 15), forche (Est 5, 14; 7,9), corna (Dan 8,3),
piante (ls 10,33; Ez 17,24; cfr. 31,3 in unione con

;'~j gbh ESSE RE ALTO


342

qoma: alta crescita ). Dell ' uomo viene de tto per


indicare la sua alta statura (ISam 9,2 ; 16,7).
Il sost. g6bah indica l'altezza, la crescita delle
piante (Ez 31 ,10. 14; Am 2,9); serve come termine
tecnico nelle misure (cfr. Ez40,42 altezza di un tavolo , accanto a ' 6nek lunghezza e rDf;ab la rghezza ; 41,22 txt em , altezza dell 'altare; 2Cron
3,4 altezza del vestibolo; I Sam 17,4 statura di Golia; cfr. anche la r. 6 dell'isrizione di Siloe, vd. sp.
I). In Ez 41 ,8, invece di gObah, si potrebbe benissimo leggere gabba selciato elevato , come suggerisce BH', cfr. rcx ~~cxB& Gv 19 ,13; Zimmerli ,
BK XIII ,1031.
Il termine pi frequente per indicare l'altezza nelle misurazioni qom (-qum; Es 25 ,10.23 ecc.; I Re 6-7; 2Re
25,17 ecc.; cfr. Rudolph , HA T 21 ,207 a proposito di
2Cron 4,1).

b) Derivano senz'altro dal significato primario a nche i seguenti significati traslati con valore positivo o negativo.
Eccle 5,7 perch sopra uno elevato ne sta un altro pi
elevato, e sopra di loro uno pi grande ancora si riferisce agl i altolocati (Zimmerli , ATO 16/ 1,191 : nella
disposizione degli impieghi statali o dei tribunali , dato
che questa disposizione si suddi vide in pi st rati, c'
sempre uno che controlla , spia e cerca di scavalcare un
altro ).
In Is 52 ,13, dove si parla del futuro innalzamento del
servo di Jahwe in stridente contrasto col suo abbassamento (v. 14), la sublimit del servo di Jahwe si esprime
con gbh (cfr. i termini paralleli - nim e - ns' ).
In senso negativo gbh indica i sentimenti uma ni di
arroganza , di orgoglio. Oltre ai casi in cui la rad ice
compare da sola (cfr. Is 3,16; Ez 16,50), si possono
qui ricordare le seguenti espressioni composte:
gbh leb il cuore superbo (HA L 163b: l'animo
ambizioso ; Ez 28 ,2.5.17; Sal 131 ,1; Prov 18,12; 2Cron
26,16; 32,25). L' unico passo in cui si parla dell'" essere
alto del cuore in senso positi vo 2Cron 17,6; la traduzione pi attendibile sarebbe d'animo sereno e fiducioso ,>: Giosafat ha un animo sereno e fiducioso nel
seguire Jahwe, perci elimina da Giuda le alture e le
Ascere.
g'bah leb orgoglioso (Prov 16,5); gebah rO!1 arrogante (Eccle 7,8); gebah 'ena}im superbo d'occhi, arrogante, che si degna (Sal 101 ,5; cfr. qui il concetto parallelo rel]ab lebab il cuore largo, arrogante, come
pure Is 2,11 'e ne gabh/ gli occhi orgogliosi e Sal
131 ,1 lo ram 'iina} i miei occhi non si sono alzati orgogliosi ).
g8bah leb orgoglio (2Cron 32,26; cfr. Ez 31 ,10);gobah rl] orgoglio (Prov 16,18); gobah 'al sicumera (Sal 10,4).
dbr pio g'boh parlare altezzosamente, presuntuosamente (I Sam 2,3).
Termini paralleli che appaiono nel contesto sono
quelli dati dalle radici -g' h , -n5' e - nim (cfr. Is
2,11.12.17; Ger 13 ,15 con 17; 48 ,29; Prov 16, 18
ecc.), 'alaq cosa temeraria (ISam 2,3); termini
opposti sono dati dalle radici sp! essere basso ,
umile (ls 2,11 ; 5,15; cfr. 10,33; Ez 17,24; 21,31),
sf;f; farsi piccolo piccolo (ls 2,17; cfr. 5,15), kn '
umiliarsi (2Cron 32,26). chiaro che gbh in343

sieme con g'h, n5' e rum appart ie ne al campo sem antico dell ' orgoglio; si pu difficilmente stabilire una differenza di sign ificato: i te rmini sem brano spesso interscambiabili .
c) La tradizione sa pienziale mette in guardia da
un atteggiamento a rrogante , orgoglioso (sfacciato)
in Prov 16,18 (qui insiemecon-g 'h); 18 , 12 ; Eccle
7,8 (all' interno di una sentenza costruita con lob
e in contrapposizione a ' crrek nif) Ionganime ); chiunque orgoglioso un orrore presso
Dio e non rima rr impunito, Prov 16,5 (cfr. in Sal
131 ,1 la dichiarazione di lealt del ~add;q) .

41 Sulla base di quanto stato detto finora si


pu delineare l' uso teologico del termine.
a) Se per la letterat ura sapienzia le l'orgoglio
umano indica prima di tutto un atteggiamento il
cui contenuto rima ne a ncora da definirsi (cfr.
Prov 16,18) e gi in Prov 16,5 esso delineato nel
suo rapporto con Dio (cfr. a questo proposito il
voto di lealt del re nel Sal 101 , in cui il re
come rapprese ntante dell 'a utorit giudiziale di
Jahwe su Israele [Kraus , BK XV ,691] si pone
espressamente contro il g' bah 'enjim v. 5), negli
altri passi tale orgoglio viene caratterizzato come
un presuntuoso comportamento di disprezzo nei
riguardi di Dio (Ger 13 , 15 ; ISam 2,3; Sal 10,4),
come avviene pe r l'animo arrogante di chi si atteggia a dio (Ez 28,2). Perci chi elevato vie ne
abbassato e chi in basso viene innalzato (Ez
21 ,31 ; cfr. Giob 36,6.7; metaforicame nte Ez 17,22 24); pertanto il giudizio ri vol to contro il gbh
dell ' uomo (cfr. Sof 3, lls.: il nuovo atteggiamento
quello del da! e dello 'an; , del piccolo e
dell ' umile ; Ger49 ,16 il nido d 'aquila come immagi ne dell 'arrogante superbia di Edom barricato
nelle sue inespugnabili fortezze; Ez 31 ,10). Secondo Is 2,12-17 (-g'h 4a) il giorno di Jahwe sopravv iene come un giudizio contro tutto ci che
alto e orgoglioso (cfr. in 2,12 le radici tra loro parallele g' h , rum , n5' e secondo i LX X gbh; pe r 2, I 7
cfr. 2,11 ; 5,15 aggiunta poste riore di stile isaiano:
'ene g'bohi m gli occhi dei superbi . Per le origini pi precise dal punto di vista della storia della
tradizione cfr. Wildberger, BK X,105-108).
b) Dal significato generale di essere alto, elevato deriva in alcuni passi biblici anche un al tro
uso teologico della radice, cio quello ,che designa
la sublimit di Dio (cfr. Giob 40 ,10 gObah accanto
a ga'on come attributo del potere regale di Dio ),
soprattutto in riferime nto all ' infinita distanza,
all ' incomparabilit di Dio come essere assolutamente superiore (Sal 113 ,5, cfr. Giob 22 , 12; Sal
103 ,11; Is 55 ,9; Giob Il ,8), il cui sguardo che penetra in profondit diventa anche azione salvifica ,
un piegarsi sugli abbandonati e sui poveri (cfr. Sal
113,5s.).
51
I LXX usano per tradurre gbh diversi vocaboli , soprattutto 6t)!o e ut)!'Y)6, mai invece
;'~l

gbh ESSERE ALTO

344

U~pL: Sia a Qumran (cfr. CD 1,15; 2,19) sia nel

gJUdals~o tardiVO (cfr. StrB Il ,10Iss.) l' uso vtrt.


di gbh e ancora VIVO , cosi pure nel NT (cfr
.
G.Bertram , art. u\jJo, ThW VIlI,600-6 19).
H. -P.S/dhli

':l~ gbr ESSERE SUPERIORE


1/ La rad ice .~b,. essere superiore, forte si
mcontra m tutti I rami delle lingue sem.; il sostantiVO nel slgn. di uomo limitato al semNO
.
(P.Fronzaroli, AANLR V1l1l19, 1964,245).
Nell'acc. ,si trova soltanto .il verbo gaparll essere supenore e I agg . verbale COrrispondente gaprll {( superiore
(AHw 281 ; per Il mutamento bIp cfr. la rassegna che
SI trova in M.Weippert, Die Landnahme der isr. Stamme In der neueren wissenschaftlichen Diskussion 1967
78-81).
'
,
Nel fen . invece compare soltanto il sost. gbr uomo
(KA I nr-}4,. r. 8; nr. 30, r. 2), in neopun . forse gbrr
{( azlone(l.) di forza (KA I nr. 145 , r. 6); cosi pure nella
stele di Mesa si trova soltanto come sostantivo gbr
uomo e gbrr {( donna (KAI nr. 181, r. 16). In ug. la
radice SI ha soltanto in nomi di persona (cfr Grondahl
.

I~}

Grande importanza ha la radice in aram ., dove accanto al


verbo (KAI nr. 223B, r. 19) si trova soprattutto il sost.
gbr uomo (spesso nel senso di {( ognuno ) ampiamente dltTuso fin dall'aram. antico (DISO 47' Ls 102s
cfr. anche ?~rrh la sua forza in KAI nr. 2'14, r. 32).
In et. gbr SI e SVi luppato nel verbo generico {( fare lavorare (Dllimann 1159-1167).
'

Il ,23; Laml,16).
"
am
In pi oil verbo va tradotto con ratTorzare ( Zac IO 6 12'
Eccle 10,IOunito a (I "jalim usare forza l~ , in hi. 'n~lI;
forma Iranslt~va Inter.na con mostrarsi forte (SaI12,5;
Dan 9,27 txt .), '~ hllp. con mostrarsi superiore (ls
42,13; insuperbirSI Giob 15,25; 36,9).
Il verbo non ha un termine unico di senso oppoSto; nel
raccont? del diluvIo In contrapposizione a gbr sono usati
I verbi skk diminUire (Gen 8,1) e ~sr decrescere
(Gen 8,3.5).
b) Il significato primario di g'bura , in stretto rapporto col verbo~ superiorit, vigore , forza l).
Molto spesso SI tratta della forza bellica (ls
3,25; Ger 49,35; Ez 32,29s.; unito a mill;ama battagha .: 2Re 18 ,20 = Is 36,5; Is 28,6). Nei somman di scuola dtr. g'bur viene usato nel senso
pt generico di valore (sempre in unione con
'sh_ fare )>: I Re 15 ,23; 16,5.27; 22,46 ecc.). g'bliril
puo mdlcare la forza dei cavalli (Sal 147 lO'
Giob 39,19) o in senso figurato 10 splendo;e);
del sole (Giud 5,31).
In questo campo semantico non esiste un unico
termine di senso opposto.

Cosi gO!bO!r pu stare in parallelo con '15 (Ger 22,30; Mi


~i):- In parallelo con zakar maschio (Ger 30,6), con
nos uomo (G,ob 4,17) o con 'adam uomo (Giob
14,10). Come opposto si trova 'issa donna (Deut

Si devono aggi ungere come nomi propri CO!bO!r (I Re


4,13-19),forma ndotta di Cabri 'e! (Dan 8 16' 9 2l' Noth
IP 190: {( Dio si mostrato forte l); cfr. C.:H ~H~n~inger,
~G9 1/,1185), e I nomi di luogo Cibbar (Esd 220) e
O!~Jon CO!bO!r (BHH 1,46Is.).
'

22,5; in una serie uomini/donne/bambini Ger 43,6;


cfr. 44,20) e n' qeba femmina (Ger 31,22, cfr. in proPOS1l0 Rudolph , HAT 12,198s.). gO!bO!r, come 'is, pu
slgOlficare anche figlio maschio (Giob 3,3) (allontanandOSI notevolmente in questo modo dal senso primario della radice), oppure attenuarsi nel pronome
ognuno (Gioe 2,8 ecc.; cfr. l'uso in aram. , vd. sp. I).

g bi ~a e glbbor, nell aram. bibl. g'bar, g' bura e


glbbar.

21 . Il verbo gbr compare nell' AT 25x, delle quali


17xm qal, 3x m Pl., 2x m hl. , 3x in hitp. Le cifre
per I nomi sono le seguenti: gd!brer 66x (Giob 15x
Sal IOx, Ger 9x, Prov 8x), g'bur 61x (Sal 17x 2R~
e Is 7x), g' bir 2x (Gen 27 ,29.37), g' bir 15x glbbOr
159x (ICron 31x, Ger 19x 2Sam 16x Sal e'2Cron
12x).
"
In aram. bibl. gebar si trova 21 x (Dan 17x) g bbIx (Dan 3,20), gebur 2x (Dan 2,20.23). I~ t~taf;
questo gruppo _compare 352x, diffuso con una
certa unlformlta m tutto l'A T.
3/ a) Tutte le sfumature di significato del
verbo ~I qal SI raggruppano imorno al significato
pnmano di essere/diventare superiore/forte l).
gbr pu essere costruito in forma assoluta col compara
IIvo min (Gen 49,26; 2Sam 1,23), Con 'at'(2Sam Il 23)
Oppure con be (lCron5,2). In Gen 7,18-20.24 gbr u~ato
quattro volte per espnmere il crescere delle acque del di-

345

,:JJ gbr ESSERE SUPERIORE

e) Con gebir (soltanto in Gen 27 ,29.37) viene designato, in stretta connessione con il significato
primario della radice, il signore, padrone l), davanti al quale i servi (v. 37) si prostrano (v . 29).
La forma femminile corrispondente gebir signora , padrona (che ha come termine opposto
siftJa schiava in Gen 16,lss.; Is 24,2; Sal 123 ,2).
gebira alla corte reale titolo onorifico o per la regi na (I Re II ,19 par. ' issa mogi ie ) o per la madre
del re (I Re 15 ,13 par. 'em madre ;cfr. Ger 13 ,18
ecc.). Sull'ufficio della g' bira -' em 4b.

c) La forma segolata gd!brer (a questo proposito


cfr. H.Kosmala, The Term geber in the OT and in
the Scrolls, SVT 17, 1969, 159-169) usata soprattutto n.ei libri pi tardivi del VT Sal , Giob, Prov).
Il slgmficato primario della radice qui si molto
ndotto; gd!brer viene usato generalmente come
-'is uomo l).

d;r~v~zlonl. n~mmah, sono gd!brer, g' bura, g'bir,

Il verbo possiede oltre al qal un pi. , hi . e hitp.; le

gibbr I;aii! (app. plur.). Questa espressione si


trova f. l'a. 4x in Gios e 27x in II2Cron. SopratLUtto i termini paralleli che appartengono a questo
campo semantico indicano chiaramente che il gibb6resercita una funzione bellica (espressioni come
'is milham o sim.: Gios 6,2s.; 10,7; 2Sam 17,8;
2Re 24,16; Is 3,2; 42 ,\3; Ez 39,20; Gioe 2,7; 4,9;
2Cron 17,13; 'anse hal;aiil: 2Re 24,16; Is 5,22; Ger
48 ,14; Nah 2,4). gibbr I;aiil pu per significare
semplicemente in senso pi generale uomo valoroso (lSam 9,1 ; IRe 11 ,28; 2Re 5,1; ICron
9,13; 26,6). Quanto ai gibbre I;aiil nel senso della
classe sociale di coloro che sono soggetti al servizio militare (proprietari terrieri) cfr. le posizioni (in
parte tra loro divergenti ) di E. WUrthwein, Der
'amm ha'arez, 1936, 15 .28; J. van der Ploeg, RE
50, 1941 , 120-125; id., OTS 9, 1951 , 58s.; De Vaux
1,110; Noth, BK IX ,257.

lu vio(7 ,18 par. l'M {( ingrossarsi ). Nel combattimento


gbr sign ifica prevalere su l nemico (Es 17 Il ' 2S

d) La forma intensiva gibbr si riconnette strettamente nel suo significato alla radice.
gibbijr pu essere tradotto come aggettivo forte
(lSam 14,52 uomo forte accanto a bO!n-~ji!, cfr.
2Sam 17,10; Sal /12 ,2 discendenza; Gen 10,9 cacciatore poderoso; in Prov 30,30 gibbor detto di una
belva).
Corrispondentemente, il significato fondamentale del
sostantivo il forte; si trovano termini paralleli come
'addil' prode (Giud 5,13), hiizaq il forte )>( Am 2,14)
e 'ari~ . il potente (ls 49,25). gibbor (l'uomo)
forte IO contrapposizione alla donna (debole) (Gios
l ,14; cfr. Ger 48,41 ; 49,22; 51,30) oppure semplicemente
In contrapposizione al debole (Gioe 4,10 ~alliis) o allo
smarrito ( ISam 2,4 kS!); in base a questo significato prim~"o, gibbor in Gen 10,8 = ICron 1,10 va tradotto con
tiranno l). Nella letteratura sapienziale il forte pu stare
In contrapposizione al saggio (Prov 21 ,22; cfr. Ger 9,22).
Nella maggior parte dei casi gibbr l'eroe guernero l), specialmente nell 'espressione frequente
346

4/ a) Della forza di Jahwe (gebura) si parla soprattutto nei salmi, in diversi contesti: quando si
descrive e si loda la forza di Jahwe (Sal 65,7; 66,7;
89,14; 145 ,11; cfr. Ger 10,6; Giob 12,13; ICron
29,lls.; 2Cron 20,6), nel lamento che chiede a
Jahwe forza (Is 63,15), nell' invocazione della forza
di Jahwe (Sal 54,3; 80,3), nella promessa di lode
(Sal 21,14; 71,18)e nei salmi storici (Sal 106,8). AI
di fuori dei salmi si parla della gebura di Jahwe
soltanto tre volte nei profeti: nell' annuncio del
giudizio (Is 33,13; Ger 16,21) e nell 'annuncio
messianico di salvezza (Is 11 ,2).
Il campo semantico della gebilrii di Jahwe comprende
una serie di termini paralleli: 'oz potenza (Sal 21,/4),
jesi/ii aiuto (Sal 80,3), qin'ii zelo (ls 63,15), zerij" ,
braccio (Sal 71 ,18; cfr. 89,14), jiid mano (Ger
16,21), gedlllla grandezza e tifO!rO!I maest

(lCron 29,11), ko"~ forza (lCron 29,12; 2Cron 20,6).


Mentre geburii e ~okma sapienza in Eccle 9,16 sono
opposti, in Giob 12,13 e Prov 8,14 essi vengono usati
come termini paralleli.

.(

b) Il fallO che la - I;d!sred grazia di Jahwe


grande e potente, nelle frasi che celebrano la lode
di Jahwe viene espresso mediante il verbo (in qal)
(Sal 103,11; 117,2). un'affermazione piena di fiducia quella per cui, in contrasto con Dio, l' uomo
non per nulla forte per suo proprio vigore (k"iJ) ,
e perci gli empi vengono annientati (lSam 2,9).
Dura pertanto l'esperienza di colui che si lamenta perch i nemici (Sal 12,5 hi. ; Lam 1,16) e
i malvagi (Giob 21,7) nonostante tutto sono forti
347

e si sentono persino superiori nei confronti di Dio


(gbr hitp. in Giob 15 ,25; 36,9).
c) In diversi contesti viene usato anche il termine
gibbr per esprimere che Jahwe forte (Deut
10,17 = Neem 9,32 accanto a gdl grande e
nra' terribile l); Ger 32,18 accanto a gildl; cfr.
Is 10,21) oppure che un eroe (Is 9,5; Ger
20,11 ; So( 3,17).
d) Nei salmi si parl a talvolta delle gebur/ di
Jahwe. In questo campo semantico si trovano termini come /' hilla azione gloriosa e nifl'/
opere portentose (Sal 106,2 in un racconto
delle imprese che Jahwe ha compiuto nella storia;
cfr. Sal 71,16s.; 145,4ss.). Di tali g' bur/ si parla
nell'introduzione ai salmi che celebrano la lode di
Jahwe (Sal 145,4ss.; 150,2) o quando si esprime fiducia nel contesto di una lamentazione (Sal 20,7;
71,16; cfr. 106 ,2; Deut 3,24), ed probabile che
geblir/ si riferisca alle imprese potenti di Jahwe
nella storia l), mentre coloro che le ricordano non
accennano a fatti determinati , ma descrivono
quasi in sintesi l'agire di Jahwe nella storia.
e) Nelle narrazioni che i libri storici fanno delle
guerre di Jahwe, per quanto si affermi molte volte
che Jahwe stesso combatte contro i nemici UI;m
ni. Es 14,14 ecc.) e che li mette in rotta (hmm Gios
10,10 ecc.), la radice gbr non viene mai usata. Invece questa radice si ritrova nei salmi e nei profeti
per descrivere la forza di Jahwe nella guerra. Cosi
essa compare p.e. nella liturgia di ingresso al tempio di Sal 24,8, dove Jahwe viene indicato come
'izzuz wegibbr il forte e l'eroe e nel parallelo
corrispondente come gibbr mill;am potente in
battaglia l); similmente nell'i nno escatologico di Is
42,13 , dove si trova sia il verbo in hitp. sia gibbr
(par. ' iS mill;ama). In questo senso gibbr viene
usato anche nel lamento di Ger 14,9 < perch
vuoi essere come un guerriero incapace di aiutare? l) e in Sal 78,65, che un salmo storico tardivo.
f) Il termine gd!brer nel suo sign. generico di
maschio uomo non viene invece mai usato
per Jahwe; anzi Jahwe e il suo operare vengono distinti dall'agire del gd!brer (Giob 10,5; 22,2; 33,29;
Prov 20,24).

5/ I LXX traducono questo gruppo con un gran


numero di vocaboli; anche il NT non ha nessun
termine che corrisponda unitariamente a gbr. Per
l' uso di gd!brer in epoca postvtrt. (soprattutto a
Qumran) cfr. Kosmala, l.c. , 167-169.
J.Kiihlewein

";i~T godo! GRANDE


1/ La radice gdl essere grande si trova soltanto in ebr. e in ug. Conformemente al fatto che
gli aggettivi che esprimono una valutazione propendono in genere a mutarsi , nel semitico co,;,~ gac/o! GRANDE

348

mu ne non vi un termine unico per ind icare


grande ; i vocaboli usati nelle alt re ling ue sem.
per gra nde (acc. mbLi, fe n. 'dr, aram. mb, arabo
kabir, et. 'abij) esisto no anche in ebr., ma con un
significato diverso (- mb molto , nu meroso ,
-'addir magnifico , kabbir forte potente
'bh essere grasso ).
"
Resta apeno il problema se gado! abbia o no connessione
con la radice (del ~emitico comune) gd! Il torcere, in treCCIare (ebr. gadi! fiocco Deut 22,12; I Re 7.1 7;
acc. gid!u fascio ; aram . g'di!a corda ecc.; arabocfr.
J.Blau , VT 5, 1955 ( 339); cfr. GB 130b; J.L.Palache, SemanllC Notes on the Hebrew Lexicon , 1959, 18s. (senza
necessil M.Dahood, Bibl 45 , 1964,397, suppone gd! 1I
anche 111 Sal 12,4 e 41 (10).
L'ug. (WUS nr. 632; UT nr. 562) per indicare grande
usa gd! e molto pi spesso rb (- mb).
Nell'ebr. accanto al verbo nell e coni ugazioni qa l
pio pU. hi . e hit p. si hanno le derivazioni nomina li
gilda! e gilde! (aggett ivo verba le) gra nde , gbdCf'!
e gedullii (g edLi!ii) grandezza , come pure migdii!
torre (nei nomi di luoghi anche Migdol), che si
trova anche m ug. , moab. (DISO 142), aram. e
come prst. anche in arabo (Frae nkel 236s.), copt. e
berbero (G B 396a).
Van_no. ricorda!i anche i nomi propri C' da(ja(lni), Jigdal/a!1lI e Cidde! (forma ridotta, cfr. CdIV! nei testi di Elefantina , BMA P 149), mentre Cidda!li ( ICron 25,4.9; cfr.
Rudolph, HAT 21,167s.) e Haggedolim (Neem Il ,14;
cfr. Rudolph , HAT 20, 184) presentano delle difficolt
testuali.
21 g d! ricorre 54x al qal (i ncl. Est 9,4 inf. assaI.,
considerato In Ll s. come agg.), pio 25x , pU. Ix, hi.
34x, hlt p. 4x. giido! usato 525x (i ncl. ISa m 6, 18;
escI. Est 9,4 e Neem Il ,14, vd. sp.) distribui to nel
modo seguente: Ger 48x, Deut 44x , Ez 36x , ISam
35x , Gen 33x, Sal 30x, 2Re 29x, Nee m e 2Cron
27x, GIOS 26x , I Re 22x , 2Sa m 18x, Es e Dan 15x,
Is e Giona 14x, Giud 12x , IC ron Il x, Zac 10x ,
Num e Est 8x , Agg, Giob e Esd 6x Mal Prove
Eccle 4x, Gioe 3x, Lev , Sof e Na h 2x', Os, Am , Mi
e Lam I x, Abd, Ab, Rut e Ca nt OX. giide! ricorre
4~ (Gen 26,13; ISam 2,26; Ez 16,26; 2Cron 17,12),
godCf'! 13x ( Deut 5x), gedullii (Est 6,3 gedu!ii) 12x
(I Cr~n 4x, Sal e Est 3x, e inolt re 2Sam 7,21.23),
mlgda!49x (escI. 2Sa m 22 ,5 1Q migdo! e i nomi di
luogo).

3/ a) L' uso assa i vari o di giido! gra nde , ri fefilO a persone e a cose, con significa to sia concreto
e dimensionale sia astratto e traslato , corrisponde
m larga mIsu ra a quello della nostra parola
gra nde (cfr. a questo proposito la suddiv isione
di HAL 170b). L'ampi ezza semantica del term ine
rISulta perci pi estesa, poich gilda! pu significare a n~ h_e ~e~ch l o (m aggiore/i l pi anziano>
(cfr. qara.n / qarol} piccolo e giovane, mi noreli i p lU piccolo , p.e. in Gen 29 ,16 la mag giore SI chiamava Lea, e la minore Rachele".
44: 12 cominci dal pi anziano per fi nire con il
plU piccolo) e ricco , benestante (p.e. 2Sam
19,33; 2Re 4,8), come pure rispettato, nobile

349

I;l;?

gOdo! GRANDE

(spesso ostantivato: si ng. p.e. Lev 19, 15; 2Sam


3,38; Ger 52, 13; plur. ISa m 17,14; 2Sam 7,9; 2Re
10,6; Ger 5,5 ecc.); anche espressioni come qo!
g~d~! voce alta (Gen 39,14; Deu t 5,22 ecc.), 'or
gado! luce chi ara (Is 9, 1) oppure 'Od hajj/II gado! il giorno ancora alto (Gen 29,7) sono, per
Il nostro linguagg iO, alquanto insoli te. Tuttavia
tale ampiezza semantica fo rse anche pi ristretta, se SI ti ene co n ~o dei. fa tto che talvolta per
espn mere una qua nt lla SI ncorre non gi a gildo!
ma a - rab molto , nu meroso (p.e. nel caso di
rekLis gli averi Gen 13,6; miiqom lo spazio
ISa m 26,13; dcrCf'k ca mmino IRe 197'
- ('hom rabbii il grande abisso Gen 7,11; 'I~
5 1,10; Am 7,4; Sal 36,7).
L'opposto di gado! in lutte quante le sue accezioni normalm e~ l~ qarcl/{ piccolo , giovane, esiguo (47x) oppure qaloll (54x , "corre solo nella for ma masc. sing. e
per quanto concerne la sua formazione nominale simile a gado!, cfr. BL 466), cfr. p. e. Gen 1,16; Es 18,22;
Deut 25,13.14; ICron 12,15.
Il termine sa'ir piccolo, giovane, esiguo (23x, incl.
Dan 8,9, di cui 8x in Gen) si trova contrapposlO non gi
a godo!, ma a b' kor/ b' ki ra pri mogenilO/a (Gen
19,31-38; 29,26; 43,33; 48, 14; Gios 6,26; IRe 1634) rab
il pi anziano (Ira due) (Gen 25,23), 'addir 'nobile
(Ger 14,3) e 'as,im fone (ls 60 (22).
Anche il merismo grande e piccolo , con il signi ficato di tutti , che compare pure in altre lingue, assai frequente (cfr. P.Boccaccio, I termini
cont rari co me espressione dell a total it in ebraico,
Bibl 33, 1952, 173- 190; A.M. Honeyman, Meri smus in Bibl ical Hebrew, JBL 71, 1952, 11-1 8;
H.A. Brongers, Merismus, Synekdoche und Hendiadys in der bibel-hebr. Sprache, OTS 14, 1965,
100- 11 4; per l'eg. cfr. A.Massart , FS Robert 1957,
38-46). Dei 32 passi in cu i l'espressione ricorre, 25
rigua rdano persone, gli altri riguardano animali
(Sal 104 ,25) oppure (quas i sempre in forma negati va) cose (N um 22,18; ISam 20,2; 22,15; 25,36;
30,19; 2Cron 36, 18).
Le fo rme grammaticali in cui quesl'espressione ricorre
sono molto varie. Oltre a qOI;J/1 (20x) troviamo anche qalan ( 12x, in Est 1,5.20: 2Cron 31,15; 34,30 anche ilei
masc. sing.); anche la successione dei lermini subisce
delle variazioni (24x piccolo-grande, 8x grande-piccolo).
La connessione pi comune rappresentala da min\Ve'ad da - fino a ( 17x; miqqo{on \Ve'ad-gOdo! Gen
19, 11; ISam 5,9; 30,2; 2Re 23,2; 25,26; Ger 8,10; 42,1.8;
44,12; 2Cron 15, 13; con articolo o suffissi ISam 30,19;
Ger 6,13; 31,34; miggodo!w e'ad qOlon Est 1,5.20; 2Cron
34,30; con suffissi Giona 3,5); in alIri casi si trova un
semplice lV e e ( ISam 25,36; I Re 22 ,3 1 = 2Cron 18,30
Ixt em; Ger 16,6; Giob 3,19; 2Cron 36,18), oppure k' _k e
sia-sia (DeuI 1,17; ICron 25,8; 26,13; 2Cron 31(15),
'0 o (Num 22,18; ISam 20,2; 22,15) e 'im insieme
(Sal 104,25; 115,13).
b) I due sostantivi_go dee! e gedulla non sono semplici sinonimi. godee! significa pi uttosto l'essere
grande in astratto (di Dio: Deut 3,24; 5,24; 9,26;
Il ,2; 32,3; Sal 150,2; dell a sua grazia Num 14,19;
del suo braccio Sal 79, Il ; della superbia del cuore
Is 9,8; 10, 12; del fa raone paragonato ad un ced ro
350

Ez 31,2.7. 18), mentre gedullii/f$' dLi!ii viene usato


in senso pi specifico per IIldl Care SIa la POSIzione elevata, la dignit, la maest (di Di o:
ICron 29,11 ; di un uomo: Sal 71,21; Est 1,4; 6,3;
IO 2) sia qualcosa di gra nde , un grande avveni ~ento (da parte di Dio: 2Sam 7,21.23; cfr.
ICron 17,19. 19.2 1, due volte al plur. ; Sal 145,3.6);
quest'ultimo significato viene espresso altre v?lt.e
al pl urale tramite il fe m. plur. sostantIvato di gado!
(gedo!ol qualcosa di grande, grandi eventi , da
parte di Dio: Deut 10,21; Ger33 ,3;45 ,5; Sal 71,19;
106,2 1; Giob 5,9; 9,10; 37,5; da parte di Eliseo 2Re
8,4; un parl are mag nil oquente Sal 12,4; trattare
grandi cose Sal 131 , I).

l,

c) Per quanto concerne il verbo, non si hanno significati sostanzialmente di versi da quell i dell'aggetti vo. gd! q. non signifi ca solo diventare grande
= crescere (detto dei bambini : Gen 21,8.20;
25 ,27; 38 ,11. 14; Es 2, 10. 11 ; Giud Il ,2; 13,24;
ISam 2,21 ; 3,19; IRe 12,8 .1 0 = 2Cron 10,8.10;
2Re 4, 18; Ez 16,7; Giob 31,18, cfr. Fohrer, KAT
XV I,423; Rut 1,13; di un ag nell o 2Sam 12,3; di un
corno Dan 8,9.10) e diventare grande = di ventare benestante (Gen 24,35; 26,13. 13; IRe 10,23
= 2Cron 9,22; Ger 5,27; Eccle 2,9), ma anche essere grande, mani festarsi come grande (detto di
Dio, dell a sua fo rza, del suo nome, dell e sue
opere: Num 14,17; 2Sam 7,22.26 = ICron 17,24;
Mali ,5; Sal 35,27; 40,17 = 70,5; 92,6; 104,1; di un
grido Gen 19,13; dello sfarzo Zac 12,7; di un lamento Zac 12,11 ; di un dolore Giob 2,13; di una
colpa Lam 4,6 e Esd 9,6), come pure essere
grande = importante, potente, di grande valore
(con ri ferimento al re: Gen 41 ,40; 2Sam 5,10 =
ICron Il ,9; al messia Mi 5,3; a Mardocheo Est
9,4; ad Efrai m e Manasse Gen 48 ,19. 19; all a vi ta
ISam 26,24.24); le proposizioni verbali si di stinguono dalle proposizioni nominali in cui giido! appare come predicato (poco pi di 50x), per il fatto
che esse (anal iticamente) descri vono un evento
considerato nell a sua obietti vit e non gi (sinteticamente) il situarsi soggetti vo nei confronti di
un dato fe nomeno (cfr. la professione di fede, formulata come una nuova conoscenza tramite l' aggetti vo predicati vo, in Is 12,6 grande in mezzo
a te il Santo di Israele , e la manifestazione d i fi ducia, la quale presuppone gi l'esperienza dell a
grandezza di Jahwe, espressa con una proposizione verbale in Mal 1,5 voi stessi direte: Jahwe
si mostra grande oltre i confin i di Israele ; cfr.
Jenn i, HP 26.29-33).
Il piodi gd! ha per lo pi significato fattiti vo rendere grande (Gen 12,2; Num 6,5; Gios 3,7; 4, 14;
IRe 1,37 .47; Est 3,1; 5,11 ; 10,2; ICron 29,12.25;
2C ron l ,I; con signi fi cato rifl essivo nell' hitp. dimostrarsi grande Ez 38,23) e allevare, ed ucare (2 Re 10,6; Is 1,2; 23 ,4; 44, 14; 49,2 1; 51,18;
Ez 31,4; Os 9, 12; Giona 4,10; Dan 1,5; passivo nel
pu. Sal 144, 12; cfr. Jenni , I. c., 58s.), pi raramente
assume un valore dichiarati vo decantare = loda re (Sal 34,4; 69 ,31; cfr. i nomi propri che de351

rivano da una citazione di un salmo in I Cron


25,4.9; cfr. Jenn i, Le., 40-43) o estimativo considera re gra nde (G iob 7, 17; ri fl essivo nell'hitp.
darsi delle arie Is 10,15; Dan Il ,36.37).
gd! hi. pu avere sia significato causativo normale
far diventare grande qualche cosa, fa re che qualcosa si mostri grande (Gen 19 ,19; ISam 12 ,24;
20,41 txt?; 22 ,5 1K = Sal 18,5 IQ; Is 9,2; 28,29;
42 21' Ez 24,9; Gioe 2,20.2 1; Am 8,5 ; Abd 12; Sal
41:10; 126 ,2.3; 138 ,2; Eccle 1,16; 2,4), sia causativo interno ingrandire se stesso = darSI delle
arie (Ger 48 ,26.42; Ez 35 ,13; Sof 2,8.10; Sal
35,26; 38 ,17; 55 ,13; Giob 19,5; Lam 1,9; per la delim itazione dell ' hit p. cfr. Jenni, I.c. , 46-49) oppure
far ingrandire se stesso = diventare grande ,
grandioso ( Dan 8,4.8.11.25; ICron 22,5).
Per quanto concerne i termini contrari , relativamente
rari, '11" q. essere piccolo (Gen 32,11 ; 2Sam 7,1,9 =
ICron 17,17), hi . rendere piccolo (A m 8(5) e s r q.
essere piccolo, esiguo (Ger 30,19; Zac 13,7; Glob
14,21), soltanto il primo anche qui usato in cont rapposizione a gd!.
4/ a) Se si prendono in esa me i passi i~ cui giido! ricorre con un significato teologiCO, e subIto
ev idente che l'espressione Jahwe grande ed
altre simi li appartengono soprattutto ai testi innici
dell a tradi zione d i Sion (Sa l 48,2 grande Jahwe
e degno di som ma lode nell a citt del nostro
Dio . 77 14 qual dio grande come Idd IO, cfr.
Krau~, B<. XV,532; 95,3 perch Jahwe un Dio
grande, grande re sopra tutti gli dei , cfr. 47,3
un grande re su tutta la terra ; 96,4 ':" I Cron
16,25 perch grande Jahwe e degno di somma
lode terri bi le pi di tutti gli dei , cfr. Sal 145 ,3;
99,2 ' il Signore grande in Sion, eccelso sui popoli tutt i ; 135,5 Jahwe grande, II Signore nostro pi grande di tutt i gli dei ; 147,5_ gra nde
il Signore nostro e molto potente ; COSI pure appartengono alla teologia di. Gerusalemme Is 12,6
grande in mezzo a te Il Santo di Israele e,
come moti vo ti pico dell ' inno in un lamento mdI:
vid uale Sal 86,10 poich tu sei grande e open
merav iglie ). In numerosi passi anco ra chi aro
come origi nariamente la grandezza di Jahwe venisse concepita in relazione agII al tn del (Sal
77, 14; 95,3; 96,4; 135,5); dall a tradizione cul tuale
preisraelitica di Gerusalemme SI e assunta q~ 1 la
fi gura di 'e!-'Cf'lion, 11 DIO altIssImo (cfr. I. epI teto - 'addir anch'esso di origine cananea, e mol tre -mb ch~ anche in ugarit ico viene applicato a
Dio; per' quanto concerne la design~zione divina
ego WI' il grande cfr. S.Morenz, Ag. Religlon,
1960 156s.). Inoltre la grandezza di Jahwe, spesso
in c~nnessio ne con il ti tolo di re , viene ri ferita a
tutt i i popoli dell a terra (Sal 47,3; 86,9s.; 9~,2; cfr.
anche Ger 1O,6s. tu sei grande , e grande e Il tuo
nome nell a sua potenza ; Mal 1,14 un re gra nde
sono io ; Ez 38,23 gra nde e santo IO mi .mostrer agli occhi di molt i popoli , con gd! hl tp.),
oppure viene proclamata senza part lcolan n fenmenti (Sal 48 ,2; 145 ,3; 147,5; cfr. anche Sal 104,1
I;l; ~ gtrdo! GRANDE

352

Jahwe, mio Dio, come sei grande , con gd! q. ).

Ma anche in altri contesti possono venire forgiati


predicati di Di o con gilda! oppure con gd! q., soprattutto nelle espressioni che contengono una
confessione (Es 18,11 letro: ora riconosco che il
Signore grande al di sopra di tutti gli dei ; 2Sam
7,22 Davide: perci tu sei grande, mio Signore
Jahwe ; 2C ron 2,4 Salomone: la casa che vog lio
edificare deve essere grande, perch pi grande di
tutti gli dei il nostro Di o ) e nelle espression i di
fiducia contenute nelle preghiere di lamento o di
invocazione (Sal 35,27; 40 ,17 = 70,5; cfr. Mal 1,5;
in questi passi si ha gd! q.). Un alt ro tipo di tradizione si rileva nelle liste dtn . di epiteti divini
( Deut 7,2 1 Jahwe ,... un Dio grande e terribil e ;
10,17 Dio grande, forte e terribile ), che sono
frequenti soprattutto nel linguaggio dell a comunit orante postesilica (Ger 32 ,18; Neem 1,5; 8,6;
9,32; cfr. 4,8; Dan 9,4; tutt i passi con gilda!).
A cominciare dalla tradi zione dtn. si parl a anche
in senso astratto della grandezza di Dio (g8dee!
Deut 3,24; 5,24; 9,26; 11 ,2; 32,3; SaI1 50,2;g' dulla
ICron 29, 11 in una lunga serie di espressioni analoghe), mentre i nomi propri G' daljii( hu) e Jigda ljilha (( Dio grande ) compaiono gi in precedenza (Sof 1,1 e Ger 38,1).
Nel libro di Giobbe la grandezza di Dio (contrapposta
agli uomini app. alla creazione) non viene espressa att raverso gdl, bensi con rbh q. (Giob 33,12 Dio e pi
grande dell'uomo ) e con saggi' elevato (36,26
ecco Dio e cosi elevato che noi non lo possiamo comprendere ; cfr. anche 37,23 saggi ' kO a!1 grande in potenza ); in 36,5 l'espresliione ' el kabbir Dio potente
e probabilmente un errore del testo.
Nell a sua qualit di rappresentante e di strumento,
anche al re messianico viene attribuito l'epiteto di
grande in Mi 5,3 poich ora diverr grande
(gd! q.) fino alle estremit dell a terra .
b) Dai predicati divini devono essere di stinti tutti
quei (numerosi) passi , che parl ano dell a grandezza
di una propriet di vina, di una mani fes tazione o di
un'atti vit. Sono da menzionare a questo proposito soprattutto il nome di Dio (-5em ; gOdo!: Gios
7,9; ISam 12 ,22; I Re 8,42 = 2Cron 6,32; Ger 10,6;
44,26; Ez 36,23; Mal 1,11 ; Sal 76,2; 99,3; gd! q.:
2Sam 7,26 = ICron 17,24;gd! pi .: Sal 34,4; 69 ,31;
gd! hi .: Sal 138,2 txt?) e il giorno di Jahwe (-jo m;
Ger 30,7; Gioe 2, 11 ; 3,4; Sof 1,4; Mal 3,23; cfr. Os
2,2 il giorno di Izreel).
Altre realt di questo genere, poste in relazione con gdl,
sono 'al ira (Deut 29,23.27), z' r{l a' braccio, pot~nza (Es 15 ,16; cfr. Sal 79,11 con godCl!I) , i) ema rabbia (2 Re 22,13 = 2Cron 34,21; Ger 36,7), hCl!sCI!d grazia ( IRe 3,6 = 2Cron 1,8,; Sal 57 ,11 = i08,5; 86,13;
145,8; cfr. Num 14,19 co n godCl!I; Gen 19,19con gdl hi.),
j'i; ' ol salvezza (2Sam 22,51 = Sal 18,51 con gdl hi .),
kabod gloria (Sal 21,6; 138 ,5), ko ai) forza (Es
32,11 ; Ger 27 ,5; 32,17; Nah 1,3 ecc.; Num 14,17 con gdl
q.), ma 'asa- opera (Sal 111 ,2 ecc.; Sal 92,6 con gdl q.),
n' qamol vendetta (Ez 25, 17), 'e~a consiglio ); (Ger
32 ,19) , ra!l amim misericordia (1554,7, alt rimenti con
-rab), loro insegnamento (ls 42 ,21 con gdl hi).
353

'?ii ? godol GRANDE

Nell a letteratura dln .-dtr. e in quella pi tardiva


in connessione con la tradi zione dell'esodo (cfr. E~
14,3 1 J il grande prodigio con -)Od), sono particolarmente frequenti le espressioni con gildal,
nelle quali si parla di grand i opere, di segni , di orrori ecc. nell a storia originaria del popolo (Deut
4,32.34.36. 37; 6,22; 7, 19; 9,29; Il ,7; 26,8; 29,2;
34,12; Gios 24,17; Giud 2,7; 2Re 17,36; Ger 32,21;
Nee m 1,10; cfr. in P Es 6,6 e 7,4; ad un avvenimento accaduto al tempo di Salomone fa riferi
mento ISam 12, 16).
Vanno ricordate infine tutte quelle espressioni che
ricorrono in contesti assai di versi e che si ri feriscono ai prodigi di Jahwe (g' du/la: 2Sam 7,21.23;
cfr. ICron 17,19. 19.2 1; Sal 145,3.6; g'dalat: Deut
10,2 1; Ger 33,3; 45,5; Sal 71,19; 106,21 ; Giob 5,9;
9,10; 37,5; gdl hi.: ISam 12,24; Gioe 2,2 1; Sal
126,2.3).
c) Nell a maggior parte dei passi gOdol dunque
un term ine prettamente positi vo. Ci vale anche
per quei luoghi in cui riferito al popolo di Israele,
il quale, secondo la promessa fatta ai patriarchi,
dov r di ventare un popolo grande (-go) (Gen
12,2; 17,20; 18, 18; 21,18; 46,3; Deut 26,5; cfr. ano
che Es 32 ,10; Num 14,12; Deut 4,6.7.8; con - rab:
Gen 50,20; Es 1,9). Relati vamente rari sono invece i casi in cui la radice gd! (a di fferenza per
esempio di -g'h, -gbh ) viene usata per espri mere
valutazioni negati ve, nelle quali si fa menzione
della presunzione dell ' uomo (con g' do!or Sal 12,4;
con g8dee! Is 9,8 e 10,12; con gdl hitp. Is 10,15 e
Dan 11 ,36.37; con gd! hi . cfr. i testi citati sopra
in 3c).
In certo modo come correttivo di una eccessiva valuta
zione della grandezza umana, non raramente si incontrano nel l' AT dei testi nei quali vengono esaltali propno
il pi piccolo, il pi giovane, oppure la piccolezza e la eSI'
guit della posizione di una fa miglia, di un popolo (Be
niamino, Gedeone, Saul , Davide, BetlemmeEfrata, e lo
stesso Israele). Per queste affermazioni di umilt e di
piccolezza (con qaron Gen 42,13,15.20.32.34; 43,29;
44,26; ISam 15,17; Is 60,22; con qoran Gen 44,20; ISam
16,11 ; 17,14; con ~a' i r Gen 43,33; Giud 6,15; ISam 9,21 ;
Is 60,22; Mi 5,1 txt em; Sal 68,28; con m" ar Deut 7,7
Jahwe si e compiaciuto di voi e vi ha scelti , non perche
eravate un popolo pi numeroso di lUtti gli altri popoh,
anzi siete il pi piccolo tra tutti i popoli, ma perche
Jahwe vi ama... ) cfr. O. Bachli, Die Erwiihlu ng des Ge
ringen im AT, Th Z 22, 1966, 385-395.
5/ Nel linguaggio di Qumran, che non va al di
l di quello vtrt ., emerge una parola nuova, gwdl,
per ind icare il pollice (lQ 5, 13; cfr. qo(een 1i
dito mignolo in IRe 12,10 = 2Cron 10,10)..
Per i LXX per la letteratura intertestamentana e
per il NT ~fr. W.Grundmann , art . fJ.l:yot, ThW
IV ,535-550 ( = GLNT VI ,1431-1476); O.Michel,
art . fJ.Lx p6) ThW IV ,650-661 ( = GLNT
E.Jenni
VII ,223-254).

'i~ go}

POPOLO -

C~

'am o
354

3/ a) Il ger si disti ngue dall o strani~ro in genere dal nokri o -zar, per ti fa tto che e un forestier~ il quale si stabili to per un certo tempo nel
paese e al quale viene riconosciuta una p~rtlcolare
configurazione gtundtca. Accanto al. ger appare
1/ La radice gur nel sign. dimorare come fospesso il t05ab residente senza ptent dtrttt t
restiero n, attestata con certezza solo . nel
(Gen 23,4; Lev 25 ,23 .35 ecc.), di CW SI parla so:
semNO. e, al di fuori dell'ebr. , St trova esclustvaprattutlo nei testi sacerdotalt poste~t ltet. (l4x , di
mente come sos!. ospite, protetto, cltente .
cui 8x in Lev). La sua posizione soctale e p~ rago
nabile anche se non identica , a quella del g~r. AfL'ace. gllrrll, messo in rapporto con ge ,. in CA D G 140b,
fi ni a!" gr potrebbero essere lo spartano 7": o:'-"'.z ', :
e spiegato in modo diverso m AHw 287a.
Del tutto incerte sono le testimonianze ug. del testo ~ ,27
e l'ateniese fJ.I: TOLXO.
e IAqht (= I D) 153 (WUS nr. 690.69 1; UT nr. )67,
Il ger, da solo o in gruppo, ha lasciato la sua patria in se
Gray , Legacy 122.243).
.
.
guito ad eventi polillCI, economlc! o di altra natura e
Il fen. pun. gr (KAI nr. 37 Al B, nsp. r. 16 e r. IO, elecerca protezione all'interno di un alt ra comumta, COSI
mento frequente nei nomi propri, Harns 92s:, cfr.
Abramo in Ebron (Gen 23,4 ), Mose in Mad lan (Es 2,22
Stamm, AN 264 alla voce ubor~m) significa residente
= 18,3), il betlemita Elimelech e la sua famiglia m Moab
senza pieni diritti , cliente n, CaSt come ti moab, m KAI
(Rut 1,1), un efrai mita nel territoriO di Bemammo ~G\Ud
nr. 181 , r. 16s. , in CUI VI puo essere anche un fem. (KAI
19 16) e cosi pure gli Israelill m Egitto (Es 22,20 - 23 ,9
Il ,176).
..
( . DISO
= Lev' 19,34 = Deut 10,19; Lev 25,23).Si potrebbero teDato che l'aram. antico gLir essere eSiliato COSI
.
ner presenti anche i rapporti tra I levLlI, che non hanno
49 secondo Dupont-Sommer) non e attendibile (COSI,
territorio, e i gerim: Giud 17,7ss.; 19, 1; Deut 14,29;
bench con diverse motivazioni , KAI .. II ,263 e
K.R.Veenhof, BiOr 20, 1963, 142-144, e plU recente26,1 1.13 ecc.
mente R.Degen, Altaram. Grammatik, 1969, 19.7 1), le
Il ger non gode di tutti i d iritti di un israelita, tra
testimonianze aram. incominciano col nab. e palm. gr
l'altro non possiede terntono (secondo Ez 47,22
({ cliente (DI SO 53). Nei dialetti aram. tardivi. si
sviluppa il sign. diverso gLir commettere adulterio questa limitazione sar eliminata nell'I sraele futu ro). Si trova generalmente al servtztO di un
(gajjara adultero ).
. .
,
Gli equivalenti del sem. meridIOnale (soprattutto I arabo
israelita, che il suo signore e protettore ~ Deut
gar vicino , cfr. l'et. gor), ~he di soEto vengono men24,14). Di solito il ger povero (cfr. pero Lev
zionati, non servono a chlame la radice ebr.
25,47), pertanto viene annoverato tra coloro che
sono economicamente debolt e hanno dtrttlo
Nell'ebr. ricorrono il verbo gur (q. e hitpo.) abid' essere aiutati, come le vedove e glt orfa nI.
tare come forestiero , il sos!. ger forestiero , residente senza pieni diritti e gli astratti che ne deHanno il diritto della spigolatura(Lev 19,10;23,22; De ut
rivano gerut (Ger 41 ,17 in un nome di luogo, se24,19-2 1 ecc.); si trovano sotto la protezione dlvma
(Deut 10,18; Sal 146,9; Mal 3,5); gli Israelitl h devono
condo Alt , KS IIl ,358s. campo dell'ospite ) e
amare come se stessi (Lev 19,34; Deut 10,19), ricordanm'guri m condizione di forestiero .
dosi della loro condizione di foresllen m Egilt~ (Es 22,20
ecc.); dovranno guardarsi dall'opprimere Il ger (COSI gla
2/ Se prescindiamo dagli omonimi gr II assa nel codice dell'alleanza Es 22 ,20-23; 23,9)., il quale gode
lire e gur III temere , secondo Lt s. 319s. n ampiamente gli stessi diritti dei loro conclltadml (partemangano per gur q. 81 passi (incl. Giud. 5, 17; Is
cipazione alle decime, Deut 14,29; anno sabballco, Lev
54 15b' Ger 13x Lev Il x), per l' hitpo. 3 (I Re
25 ,6; citt di asilo. , Num 35 ,15). Secondo L:v 20,2,
17:20; Ger 30,23 [xt?; Os 7,14 txt?). Bench gur sia
24,16.22; Deut 1,16 tanto l'\sraeli ta quanto Il ger sottogi documentato prima dell'esilio (Gen 12 ,10;
stanno alla medesima legislazione; m breve, _n::"a vita
quotidiana non c'era a\cuna barriera tra I gen m e gli
19,9; 20,1 ecc.), l'impiego maggiore deltermtne St
israeliti (de Vaux 1,11 7).
trova nella letteratura esilica e postestltca (nella
legge di santit Lev 17-26 10x; in Ger 42-50 12x).
b) SotlO l' aspetto religioso valgono per gli israeliti
ger si trova 92x nel TM ( Deut 22x , Lev 21x, Es
e i geri m le medesime prescnztont (Es 12,49,
12x, Num Il x, Ez 5x, Sal 4x), m'gurim Il x (escI.
Num 15,15s.): anche il gr deve osservare ti sabato
la forma sing. in Sal 55,16; Gen 6x ed Es I x, tuttt
(Es 20,10 = Deut 5,14), il digiuno nel gIOrno
i passi in P; inoltre Ez 20,38; Sal 11 9,54; G tob
dell'espiazione ( Lev 16,29)e la Pasqua (N um 9,14
18,19; Lam 2,22), gerut Ix.
ecc.) a condizione che sia stato ctrconctso (Es
assodato che il termine ger adoperato gi antica12,48). Pu fare sacrifici ( Lev 17,8; 22 ,18; Num
mente (codice dell'alleanza 6x, 2Sam 1,13), ma che solo
15,15s. ecc.) e partecipa alle feste ( Deut 16J '..14).
verso la fi ne dello stato di Giuda (de Vaux 1,11 8) o dopo
tenuto anche ad osservare le prescnztont dt pul'esilio compare con frequenza. Il fatto trova suffic iente
rit (Lev 17,8- 16; 18,26 ecc.; cfr. Lev 17 ,15 a dtfspiegazione negli avvenimenti storici (diminuzione della
ferenza di Deut 14,2 1). Perci anch,e lO tale campo
popolazione, emigrazione, difficolt economiche) e nel
il ger pi o meno equi parato ali tsraeltta.
mot ivi teolQgici (preoccupazione della comunit per la
propria unit, affermata in cQntrapposizione con l'amNon c'e quindi nulla di strano nel fatto ch: i LXX trabiente circostante e raggiunta tra l'altro con l'Integra
ducano per lo pi il termme ebr. con "PO("'I),U~.o e m:
zione del ({ forestiero nelle proprie PQrte ; da ci il peso
tendano il ger come un proseli to m s~nso tecmco, cloe
che i testi giuridici di derivazione sacerdotale att ribUi '
come uno che con un atto di adesione (clrcQncISlone) SI
scano a questo problema, cfr. Elliger, HAT 4,227).

"J gitr

DIMORARE COME FORESTIERO

355

i1) glir DIMORARE COME

FO REST IERO

356

e legato al giudais mo (cosi anche il med ioebr. ger e


raram. gija/ora, err. DISO 53 e vd. SI. 5). Nei LXX troviamo 7tpoa~,)To , 77x, 7t!XpOL"O Il x (Gen 15, 13;
23,4 ecc., cio quando il significato speci fi co di proselito
escl uso), ~tvo Ix (Giob 31,32) e y) ":'p,,, 2x (Es
12, 19; Is 14,1).
c) La posizione del ger si mutata col tempo ,
come mostrano le fonti . I testi giuridici rivelano
una tendenza progressiva ad accostare il gr
all'israelita (termine tecnico per l'indigeno, cittadino a pieno diritto, ' a?zra(l , 17x in Es, Lev,
Num, Gios 8,33 ; Ez 47,22; tranne che in Lev 23,42
e Sal 37 ,35 txt em, sempre contrapposto al gr) ,
soprattutto dal punto di vista religioso. All'origine
era un forestiero residente in Israele o in una delle
trib e: come tale, posto sotto la protezione di
Jahwe (codice dell 'alleanza); pi tardi , nel Deut,
gode insieme con la vedova e l'orfano di un particolare trattamento , e ci per un motivo che si richiama all a storia della salvezza: Israele stesso
stato una volta gr. Infine la tradizione sacerdotale, imponendogli particolari prescrizioni , fa
praticamente del forestiero un membro della
comunit.
Cfr. per la storia del termine e la sua ambientazione A.Bertholet, Die Stellung der Israeliten und
der Juden zu den Fremden , 1896; E.Neufeld ,
HUCA 26, 1955 , 391-394; P.Grelot , VT 6, 1956,
l 77s.; de Vaux 1,116-118; F.Horst, RGG " ,1125s.
con bibliogr. ; K.G.Kuhn , ThW VI ,727-745;
Th.M.Horner, Changing Concepts of the Stranger in the OT, AThR 42 , 1960, 49-53; L.M.Muntingh , Die Begrip ger in die OT, NedGerefTTs 3,
1962 , 534-558.
41 Teologicamente significativi sono i seguenti
punti:
a) Jahwe stesso si prende cura del forestiero . Il
Dio di Israele il suo protettore e comanda al popolo non solo di non opprimerlo ma persino di
amarlo(Lev 19 ,33s.; Deut 10 ,19;-'hb IVII).
b) Il legame, messo in evidenza soprattutto dal
Deut (Es 22,20b; 23,9b sono secondari , Lev 19 34b
un'espansione da Deut 10,19), tra l'esig~nza
etica nei confronti del gr e la condizione di forestiero in cui si trovato Israele in Egitto.
c) Oltre a ci, in alcuni passi Israele (come gi il
suo antenato Abramo in qualit di tipo Gen 23 4)
gr (e lasab) anche in Canaan , nela terra 'di
Jahwe (Lev 25 ,23 mia la terra ma voi siete
presso di me forestieri e ospiti ; Sal'39,13 poich
tO sono un ospite presso di te , un forestiero come
tutti i miei padri ; 119, 19 io sono un ospite sulla
terra ; ICron 29,15 poich noi siamo ospiti e forestten dInan zt a te come tutti i nostri padri ). A
proPOStlO dt queste concezioni (spiritualizzate) e
del!a loro origine nell a storia della tradi zione - qui
f. I a. ha una sua Inctdenza anche la funzione di
asi lo attribuita al santuario (cfr. Sal 15,1 con gur e
anche t nomt propn teoforf fen. costruiti con gr)
357

'li.

goral SORTE

- cfr. K.L.Schmidt , Israels Stellung zu den


Fremdlingen und Beisassen und Israels Wissen
um seine Fremdling- und Beisassenschaft Judaica I, 1945 , 269-296; id., ThW V,844-84'6 (=
GLNT IX ,807-8 13); H.Wildberger, EvTh 16
1956,41 7-420.
'

51 Nel periodo ellenistico l' aspetto religioso del


termine gr viene ancor pi sottolineato. gr non
designa pi soltanto lo straniero residente, ma anche ti pagano accolto nella comunit giudaica, il
proselito (d istinto sia nel giudaismo sia nel NT dal
cre: ~6 [le:vo, il timorato di Dio , cfr. Atti 13,50
ecc.). Cfr. K.G.Kuhn , art. 1tpOcr~UTO , ThW
VI,727-745; K.L. e M.A.Schmidt - R.Meyer, art.
mxpmxo, ThW V,840-852 (= GLNT IX ,793830); W.Grundmann , art. 7tllpE1tloY)[lo, ThW
",63s. (= GLNT " ,904-906). R.Marlin-Achard

",;J
T

goral SORTE

1/ garal sorte si trova solo in ebro e si collega


probabilmente all'arab. garwal sassolino (HAL
195a).

21 gl'Hai compare nell ' AT ebr. 77x (senza Prov


19,19K, I Q gdl) , per lo pi in testi tardivi (manca
in Gen , Es, Deut , II2Sam, II2Re, Am , Os, nei
brani autentici di Is ecc.), soprattutto sacerdotali,
e ci in armonia col significato primario che gi uridico-sacrale (Lev 16 ,8-10 5x, Num 7x , Gios 1421 26x, ICron 13x , rimanenti libri 0-3x).
Rimane inceno se in Is 8, 1 si debba leggere con K.Galling, ZDPV 56, 1933 , 213, goral per gOdol e tradurre
giljon garal con l'espressione ted. Allmende-Blatt .
31 a) In senso concreto garal designa la sorte
che viene gettata per prendere determinate decisioni (in Lev 16,8-10 per scegliere i capri per
Jahwe e Azazel, in Giud 20,9 per l'assalto a Gabaa , per la divisione del bottino in Abd Il , degli
uomini in Nah 3,10, del popolo in Gioe 4,3, dei
vestiti in Sal 22,19 [cfr. Mc 15 ,24 par.], per porre
fine alle contese in Prov 18 ,18 ecc.; altri esempi in
HAL 178a; J.Lindblom , Lot-Casting in the OT,
VT 12 , 1962 , 164-166).
La tecn ica del gettare le soni , che qui si presuppone (cosi
come il significato preciso degli urim, dei tummim e
dell'efod), non stata finora chiarita del tutto (cfr.
A.Musil , Arabia Petraea, III , 1908, 293s.; Dalman, AuS
Il,43s.; StrB Il ,596s.; R.Press, ZAW 51 , 1933, 227-231 ;
BHH Il ,1103; Lindblom, I.c., 164-1 78). Forse, a seconda
dei diversi luoghi , tempi e contesti , necessario supporre diverse tecniche. Per capire il termine goral si possono trarre alcune indicazioni da Prov 16,33, secondo cui
la sone viene agitata dentro le pieghe del vestito sopra la
cintura, come pure dai verbi di cui goral pu essere oggetto o soggetto ('117 saltar fuori ", j~' uscire ", h.iil l'
e npl '1I1 e toccare , opp. Ilil hi .,jdd,jrh , npl hi ., /11/1. S/k
hi. gettare ,,).

358

Come sinonimi si possono ricordare pur (solo in


Est) e qsmlqd!srem.
In Est 3,7 e 9,24 il termine plir (costruito con npl hi.
gettare,,' acc. plirtl sone ", err. L.Durr, OLZ 38,
1935,297;' J. Lewy, Revue Hittite et Asi~ n!que 5, 1939:
11 7-124) viene spiegato o tradotto con goral e In 9,36_ SI
fa derivare da esso il nome della festa del Punm (pUri In
anche 9,28s.3 ls.; cfr. p.e. Ringgren, ATD 16/2 ,11 5s.;
Bardtke, KA T XV II/5,243ss. con blbhogr.; BHH
III,1532).
,
qsm significa secondo KBL 844b consultare I oracolo
(20x); nella stessa linea sono qcsreln oracolo (II x) e
miqsam consultazione dell'oracolo . W/ldberger, BK
X,93.98s. (a proposito di Is 2,6 txt em) SI pronuncia per
un sign. un pO' pi ampio: vatici nare .

b) Secondo Num 26,55s.; 33 ,54; 34 ,13; 36,2s.;


Gios 142 ecc. durante la conquista si dovr assegnare a ~iascuna trib d' Israele il proprio territorio
per mezzo della sorte. Alt , KS 1,328 n. I, ritiene
addirittura che ogni sette anni avesse luogo un
nuovo sorteggio (cfr. anche KS II1 ,373-381 a proposito di Mi 2,1-5).
Per questo la porzione di terra di una trib o di
una famigli a pu essere chiamata per metonimia
garal (Gios 15,1; cfr. 16,1; 17, 1.14.17; Giud 1,3
ecc.). garal diventa allora par!l"elo di na(l"la
parte di propriet (-nl;l) , I;ela?q porzione
(-l;lq), l;d!ba?1 parte assegnata , j'russa possesso (-jd), 'al;uzza possesso (-' I;z), -seguI/a
propriet , miqnli! acquisto (-qnh), -'d!ra?~
terra e sim.
La mancanza del termine nel Deut si spiega facilmente
se si tiene presente che il Deut si interessa non delle
parti di terra riservate alle trib , ma solo della terra nel
suo complesso (cfr. G. von Rad , Das Gottesvolk im
Deuteronomium , 1929, 43).
c) Co me nal;ala , l;ila?q e l;d!ba?l, anche garal viene
usato in senso traslato e significa allora comunemente porzione, sorte, destino .
Il passaggio dall'uso proprio a quello traslato pi evidente in !Ii lceq e na!l ala che in goral. Valga per tutti
l'esempio di Num 18,20: l ahwe disse ad Aronne: tu
non avrai nessyn retaggio ( n~1) nel loro paese, n avrai
alcuna parte (~elreq) tra loro: io sono la tua parte (!llceq)
e il tuo retaggio (na~ala) tra i figli d'Israele ".
I passi pi il1lportanti per l' uso traslato sono Is
1( ,14 (par.l;ela?q); 34,17 (par. (llq pi .); 57 ,6 (par.
I;elreq); Ger 13 ,25 (par. menaI porzione , ,cfr.
Wagner nr. 175); Sal 16,5s. (par. m enaI, (1 la?q
e l;d!ba?I); forse Sal 125 ,3; Dan 12,13 risorgerai
per la tua sorte all a fine dei giorni .
Per una trattazione generale cfr. l .T.E.Renner, A Study
of the Word Goral in the OT, Heidelberg 1958 (tesi dattil. ).

41 Nella misura in cui il gettare la sorte signifi ca ricercare il giudizio di Dio, sia per il mondo
antico in generale sia per la mentalit vtrt. , l' uso
del termine garal pu essere considerato nel suo
complesso come teologico. Questo appare chi aramente nell' uso traslato del termine, quando si dice
espressamente che Jahwe stabilisce la sorte e il de-

359

stino dell'uomo o che egli stesso tale sorte. In un


passo non si presuppone l' ident ificazione ,. alt rove
sempre intuibile, tra sorte e declstone di Dto (anzt,
qui essa viene posta in discussione): Prov 16 ,33
nel grembo si tira la sorte, (ma) da Jahwe vtene
ogni decisione (mispa() .

51 A Qumran il termine ha mutato ulteri ormente il suo significato. Esso indica nello stesso
tempo: a) una decisione o una deliberazione,
b) la posizione o l' ufficio nell'ambito della comunit, c) un partito o una appartenenza,. d) Ii destino che tocca a qualcuno (come retnbuztOne),
e) (i n IQM ) perfino una formazione militare (cfr.
F.NOtscher, Zur theologischen Termmologte der
Qumran-Texte, 1956 , 169-173).
Il NT si ricollega all' uso dei LXX, che nella
maggioranza dei casi (62x) traducono goral con
"/)J,?" ~
Nel NT prevale il significa!o traslato.
Cfr. W.Foerster - J.Herrmann , art . x'l)po, ThW
II1 ,757-786 (= GLNT V,583-664). H .H .Schmid

'?')

gi I ESULTARE

1/ gil esultare compare, oltre che nell'ebr. ,


anche nell ' ug., dove il significato della radtce In
125 [= IIKl. 15.99 sembra essere confermato dal
parallelo sml:! rallegrarsi (ebr. -5mb).
A proposito dell'ipotetico rapporto con l'arab. gala girare, aggirarsi cfr. P.Humbert , Laetan et exultare dans
le vocabu laire religieux de l' AT, RHPhR 22 , 1942, 213 =
Opuscules d' un hbra"isant , 1958, 144; di versamente
L. Kopf, VT 9, 249s. (arab. gli). Ad ogm modo, I verbi del
sem. meridionale a cui si fallO riferimento per determinare il significato di gil nell' AT (cfr. anche HAL 182a)
non dirimono la questione.
Accanto al verbo (qal) l'ebr. presenta i sos!. verbali gil e gila. Per il nome personale ' abigjil cfr.
J.J .Stamm , FS Baumgartner 1967, 316.

21 Il verbo ricorre 45x (Sal 19x [da cui bisogna


togliere 2,11 per via di una correzione], Is Il x, XII
8x Prov 5x oltre a Cant 1,4 e I Cron 16 ,31 [= Sal
96;11 D, il s~st. gi/8x (Sal 3x , profeti 4x , Giob 3,22
txt?), gila 2x (ls 35,2; 65 ,18).
In Sal 43 ,4 l'attribuzione a g,-/ I giovinezza (?)) o a gi I
Il giubi lo controversa (HAL 182a).
31 a) Questo gruppo si trova pertanto quasi
escl usivamente nei libri profetici e nel salteno;
una parte notevole dei passi profetici contiene
inoltre delle forme tipiche dei salmi . Quindi gil
appartiene al contesto del culto; ha la sua precisa
ambientazione nel mome nto della lode dt DIO. In
contesti profani appare solo rara mente (ls 9,2b;
16,10 = Ger 48,33 ; Ab 1,15 ; Sal 45 ,16; Prov 2,14;
23,24.25; 24,17; Cant 1,4). In Is 16,10 = Ger 48,33;
Os 9,1 e 10,5 il termine viene usato nell 'ambtlo
dell 'accusa profetica.

'?') gil ESULTARE

360

In parallele cen gil si treva spessissi me sII/h <C rallegrarsi (.oltre 30x); seguene sliSlsis <C rallegrarsi 1'1111
esul tare H, n,a. hi. gridare. "z giubilare ecc.', cfr.

la lista in Humbert, I.c., 206 e 137s.


Risulta perci che gil appartiene al ca mpo semantICO che pu essere designato col nostro termine
gioia . Questo campo molto pi ampiamente
sVI.lu ppato In ebro che nelle lingue moderne, poiche IVI per gIOia non si intende primariamente un
sentImento, un'i mpressione o uno stato d'animo
ma la gioia che si mani festa all 'esterno, quindi u ~
fatto In seno alla comunit. Siccome le possibilit
dt manifestare la gioia con grida e gesti sono di verse, vi sono in ebr. numerosi vocaboli che diffi ci lmente riusciamo a trad urre con p;ecisione.
Quando rendiamo gil con esultare o giubi lare , SI tratta solo dt una traduzione approssimaUva e Imprecisa. Se vero che in pi della met
dei passi biblici gil parallelo di sm/J , da questo
fattosI puo certo stabilire il senso pi ampio del
termIne ma non le particolari sfumature.
Ceme sm!l , gi I pu indicare la manifestaziene della gieia
nel centeste prefane: In occaslene di un matrimenie (Sal
45 ,16 sesI. , cfr. Cant 1,4), gieia dei genitori per il lero
bambine (Prov 23,24.25), gieia per la divisiene del betIIne, per la mietitura, gieia per il male altrui ecc. (ls 9,2b;
16,10 ~ Ger 48,33; Ab 1,15; Prov 2,14; 24,17). Nen si pu
tU llaVIa .operare una dlVlslene nella tra il centesto prefane e. quelle cultuale; in Gioe 2,23 la gieia
per la pleggla e anche gieia per J ahwe . L'use del
termine lascia intravedere uno stadio in cui ,'avveni-

mente . prefane e quelle din anzi a Die nen erane


separatI.
b) Soggetto di gil sono (I ) gli uomini: un ind ivi duo (ls 61,10; Ab 3,18; Sal 9, 15; 13,6; 16,9; 31 ,8;
35 ,9; 43,4 txt?; 51,10; Prov 23,24.25; 24 ,17), il popolo (Sal 14,7 = 53,7; 48, 12 ecc.), i popoli (l s 25 9'
cfr. 66,10), I poveri e i giusti (ls 29,19; Sal 32 ,1
I nemicI (Sal 13?5; cfr. Ab 1,15), gli empi (Prov
2, 14), I sacerdotI degli idoli (Os 10,5), il re (Sal
21,2); (2) la natura: la terra (ls 49, 13; Sal 96, 11 =
ICron 16,3 1; Sal 97, I), steppa e deserto (ls 35, 1.2),
collIne (Sal 65,13 con gilii )' (3) Dio ( Is 65 19' Sof
3,17).
'
, ,
In prevalenza dunque l' uomo il soggetto del
verbo: In tale caso si pensa soprattutto al popolo
o. al SIngolo pOSti di fronte a Dio. Poich la lode
di DIO tende sempre ad ampli arsi, anche la cerchia
di coloro che esul tano si amplia fino ad includere
la creazione. In due testi tardivi Dio il soggetto
del giubilare.

h:

Il verbe (intransitive) usato nermalmente in mede asselute. Altnmentl compare cestruito cen b e (sepraltulte
mr apporte con DIO , p.e. Sal 11 8,24, eppure col sue
agire, p.e. Sal 9,15), due volte cen 'al (Os IO5' Sof 3 17)'
cfr. Humbert, Le. , 205 e 137.
' ,
"

4/ a) La grande maggioranza dei testi si riferisce alla lode di DIO. Nel caso di un invito all a lode
compare Il gndo di esultanza che si esprime imperati vamente. S al. 32~ 11 rallegratevi per Jahwe, e
giubi late, VOI gtuStI! ; SimIlmente in Is 65 ,18;

361 ';l' l

gil

ESULTA RE

66?1O; Gioe 2,2 1. 23; Zac 9,9; Sal 149 ,ls. il richiamo Imperati vo all a lode viene sviluppato con
uno IUSSIVO: ca ntate a Jahwe un canto nuovo
SI. rallegn Israele per il suo creatore, esult ino i figii
di SlOn per Il loro rei ; IUSSIVI SI trovano anche in
Is 35 ,1.2; Sa196,11 = ICron 16,3 1; Sal 97,1. Un invllO alla lode IO Ia persona (volontati vo o coortau va) SI ha IO Sal 11 8,24 questo il giorno che il
Signore ha fatto; esultiamo e rallegriamoci per
esso! , ugualmente 1s 25,9; Sal 31 ,8. Una variaZIOne profetica l' invito all a lode nell ' inno escatologlco)>: I~ 49, 13; 61,10; 66,10; Zac 9,9. Il lodare
o giubilare e una conseguenza dell'azione di Dio:
Sal 9,15 perch io raccont i... , (perch) io giubili
per Il tuo soccorso l); cfr. Is 29 19 41 16' Zac IO7Sal 14,7 = 53,7; 16,9; 21,2; 48 ,2; '5 1:10; 65,3;
89,17; 97,8; col sos!. 1s 9,2a txt em' Sal 434 txt?
a ci corrisponde la gioia di Jahwe i'n Is 65 '19' s~i
3,17. Nel contesto di un voto di lode gil ~i t;ova
In Sal 35,9 ma io voglio esultare per Jahwe e ral legrarmi per il suo soccorso! e in Ab 3 18' Sal
13,6.
"
,
Nella preghiera ricorre il motivo che i miei nemici non
esult ino O), Sal 13,5. Nella lamemazione si deplora la
scomparsa della gioia e del giubilo (dalla casa di Jahwe)
(Gioe 1,16), mentre nel giudizio profetico questa scom
parsa Viene preclamata (Is 16,10 = Ger 48,33).
In tutti questi gruppi di passi biblici si tratta sempre del medesimo avvenimento fondamentale: la
reazione gioiosa e giubilante per un fatto, nella
maggioranza dei casi per un'azione salvi fica o liberatrice di Jahwe (Sal 9, 15; 35,9). In prevalenza
si intende un gesto di Dio nella storia del popolo
o del singolo, ma la storia comprende anche l'alti vi t creatrice di Dio: Gioe 2,21.23. Da ci si capisce come quei testi , che noi chiamiamo profani , non vogli ano in sostanza significare qualcosa di diverso, poich anche la gioia dei genitori
per i loro bambini ( Prov 23,24s.) presuppone un
agire di Dio ed , da questo punto di vista, gioia
per un intervento di Dio.
b) Dopo quanto stato detto, appare tanto pi
forte il contrasto nei due passi di Osea, in cui gil
viene visto negativamente: 9,1 Non rallegrarti,
Israele! Non esultare (I ' al-/iige! pr 'cel-gil) come le
nazioni! Poich tu vai fo rnicando lontano dal tuO
Dio (traduzione di H.W.Wolff), e 10,5 strepitana per la sua mag nificenza (txt?). A proposito
di 9, I Wolff, BK XIV/ 1,197 dice: Osea testimonia per la prima volta il binomio sm/J-gil. Egl i mostra anche che esso appartiene originariamente al
carattere dionisiaco dei culti di fecondit cananaici... . Pu considerarsi come certo che gil ebbe
una sua ambientazione anche nei cult i di feco ndit cananaici e questo testimoniato direttamente da 10,5, se il testo a posto. Ma ci non significa che l'azione espressa con gil o che il vocabolo gil appartiene originariamente al carattere
dioni siaco dei culti di fecondit cananaici
( Wolff, I.c.). L'esultare come manifestazione della
gioia, soprattutto nel culto, un fenomeno
362

comune nell a maggior parte delle religioni a noi


note. In Os 9, 1 (esattamente come in Am 5,23 ) si
respingono tuttavia il rallegrarsi e il giubilare di
Israele nelle sue liturgie, ma non tanto perch essi
avrebbero la loro origine nel culto cananaico dell a
feco ndi t, bens perch non sono una risposta
all 'agi re del Dio di Israele: poich tu vai fo rnicando lontano dal tuo Di o l).
5/

gil viene tradotto nei LXX soprattutto con


A Qumran (cfr. Kuhn , Konk. 44c) e nel NT continua
l'uso vtrl. Cfr. R.Bultmann , art . &yOlLOCOiJ-Ot L,
ThW 1,18-20 (= GLNT l,51-58). C.Wes/ermann

&YOttocOiJ-OlL raramente con XOt[pw.

;"J g/h SCOPruRE


L'ebr. glh nel sign. transit ivo di scoprire
ha i suoi corrispo ndenti soprattutto nell' ambito
del semNO. ( DISO 50; HAL 183b, anche l' arabo
Mia rendere/d iventare chiaro l ~: fen. nell ' iscrizione di Atu ram ( KAI nr. I, r. 2) wjgl ' 1'11 zn ... e
scopre questo sarcofago l); aram. imperiale in AI:t
r. 141 non scopri re ('I (g!il i tuoi segret i dinanzi
ai tuoi amici e in Cowley nr. 37 , r. 8 se fossimo
comparsi (g!in 'npin) dinanzi... , come pure
nell'aram. tardivo (cfr. p.e. LS 11 5s.).
Un secondo significato, intransiti vo, ricorre in ug. ,
dove si ha un verbo di movi mento (M.H.Pope, El
in the Ugaritic Texts, 1955, 64; W US nr. 652 g!i
recarsi a; UT nr. 579 to leave [= partire D, inoltre nell 'ebr. e nell'a ram . tardi vo andar via , andare in esil io (come prsl. aram. anche
in ace. gahi , cfr. AHw 275b), come pu re nell'arab.
(galii emigrare ).
Il rapporto tra questi due signifi cat i, come in genere si suppone(G B 139s.; HAL 183s.; Pope, I. c.),
sarebbe da spiegarsi cos: nell 'espressione andar
via, emigrare = lasciare scoperta (la terra ) mancherebbe per una costante elliss i l'oggetto
terra l). Ma, data la scarsa attendibilit di questa
derivazione, megl io lasciare aperto il problema
etimologico e, per quanto riguarda la semasiologia, accettare due verbi di versi (cfr. Mand. 262s.;
Zorell 15Is.): il transiti vo glh I scoprire (vd.
SI. 4) e l' int ransi tivoglh Il andar via, essere condotto in esi lio (vd. SI. 3).
Nell' AT glh compare in tutte e sette le coniugazioni verbali (cos pure bq' div idere l), !11h es sere malato, debole , -:id' conoscere ,.ild generare e pqd visitare ); se si distinguono d ue
verbi, per glh I scoprire rimangono qal, ni., pi. ,
pU., hitp., per glh Il andare via qal, hi . e ho. ( ls
38,12 ni . test ualmente incert o). Per quanto riguarda i nomi, gillqion tavola (ls 8, 1; per Is 3,23
vd . HAL 185 b) da riferirsi a glh I, mentre golii
esi liati; esil io e giilu( deportazio ne; depo rtati (con significato secondario astratto o concreta) appartengono a glh II.
* 1/

363

Nell'aram. bibl. compaio no tanto glh I q. svelare quanto glh II ha. deportare in esilio l) ,
come pure il SOSI. giilli deportazio ne .
Resta incerto (c fr. Noth , IP 244) se si possa far derivare
il nome proprio Jogli (Num 34.22) da glh I.
21
\I verbo ricorre in ebr. 187x (Mand. aggiunge
anche Ger 52,29, presente in alcuni manoscri tti ed
edizioni), in aram. 9x. La suddivisione sulla base
delle coniugazioni verbali la seguente: qal 50x
( scopri re 21x, andare via 29x , se si deve
collegare Prov 27 ,25 a glh Il contro Ma nd.), ni. 32x
(l s 8x , ISam 6x , Ez 5x , 2Sam 4x), pi o56x (escI. Sal
11 9,22 da coll egarsi a gli pio cont ro Lis.; Lev 24x ,
Is 6x), pU. 2x, hit p. 2x , hi . 38x (Ger 13x, 2Re 12x),
ho. 7x; aram . qal 7x ( Dan), ha. 2x (Esd). Se si distinguono due verbi, si ottengono 112 casi per glh
I (e inolt re aram. 7x) e 75 casi per glh Il (i ncl. Is
38 ,12 ni .; inoltre aram. 2x).
golii compare42x (Esd 12x , Ez Il x, Ger 10x), giilli(
15x (Ger 5x, Ez 3x), l'aram. giilu 4x.

3/ \I signifi cato primario di glh Il risulta chiaro


in Ez 12,3.3, dove il profeta riceve il comando va
via! l), e nel lamento di ISam 4,21.22 sparita la
glori a da Israele . Un significato uguale o simi le
si trova in ls 24, 11 ; 38 ,12 txt? ( ni .); Os 10,5; Giob
20,28 (par. ngl' ni . sco rrere, versa rsi ); Prov
27,25 (par. 'sp ni. essere raccolto ); Lam 1,3.
Nei restanti passi il verbo in qal ha il sign. essere
deportato in esil io (20x); Gi ud 18,30 (?); 2Sam
15, 19; 2Re 17,23 (par. SUl' hi. allontanare );
24,14; 25,2 1; Is 5,13; 49,2 1 (par. SUI' rit irarsi l ~;
Ger 1,3; 52,27; Ez 39,23; Am 1,5; 5,5 .5; 6,7.7;
7, 11.11.1 7. 17; Mi 1,16. A quesli si aggiu ngono 39
passi in hi. col sign. deporta re (in esi lio) >> e 7
passi in ho. (passivo, con lo stesso significato del
qal). II verbo ha assunto una pa rticolare posizione
neg li annunci profetici di giudizio in Amos ( 1,5;
5,5.27; 6,7; 7,11. 17) e Geremi a (13 ,19; 20,4; 22,12;
27,20); in Isaia questo annu ncio di giud izio si
trova una sola volta nell a sua for ma pi antica
(5, 13). La maggioranza dei passi ricorre nelle narrazioni (in diversi contesti ), uno anche nel lamento dell 'oppresso (Lam l,3).
Sorprendente il fatto che Jahwe solo in pochi
passi, in prevalenza profetici, venga defi nito come
colui che porta Israele (G iuda) in esi lio: Ger
29,4.7. 14; Ez 39,28; Am 5,27; Lam 4,22 ; ICron
5,4 1 (al tri popoli: 2Re 17, 11 ); per lo pi soggetto
del verbo il popolo, che deporta Israele in esilio,
o il suo sovra no. certo saldamente collegata
all 'a nnuncio profetico di giudizio l' idea che l'esilio
un giudi zio di Jahwe, tuttav ia l'avvenimento in dicato con glh ha tutto l'aspetto di un fatto poli tico
concreto, che si oppone ad una completa teologlzzazione. Solo una volta e relativamente tardi viene
chiaramen te espressa la mutua connessione tra
azione di Jahwe e fatto politico: Jahwe per mano
di Nabucodonosor ( IC ron 5,4 1). Cfr. al cont rario il modo con cui Ezechiele parla dell 'esilio: egli
usa in prevalenza verbi che per natura loro non
il';l,

glfl

SCO PRIRE

364

ono politici, co me pii.\' hi . e zrl! di sperdere (glI!


q./hl. solo Ez 39,23 .28; cfr. 12,3) , e qui Jahwe
regolarmente soggello (5, 10. 12; Il ,16; 12, 14s.;
20,23; 22 ,1 5; 36 ,1 9).
L' idea che Jahwe, il dio d' Israele, porta il suo popolo in esili o, riceve il suo significa to pi prop rio
nel CO nteslO dell a stori a, al cui ini zio co m pa rvero
la promessa dell a terra e l' illl roduzione in essa il
gi udi zio di Jahwe consiste appunt o in queslO, c'he
11 popolo, il quale nonOStallle le va rie minacce si
all ont ana da Di o, perde nuova melll e il dono dell a
terra (c fr. il paralleli smo tra la cacci ata dei popoli
al moment o dell a conqui sta dell a terra e la cacciat a di Israele in 2Re 17, 11 [dtr.], similmente
Deut 7,22; 8, 19s. ).
sorprend e11le che glI! non si trov i in questo
se nso nel Pentateuco, neppure nel Deut , dove il
tema dell a cacc iata dall a terra in caso di disobbedi enza pure una minacc ia import ant e e insistente (a l suo POSIO 'bd 111(>'01 l!a' br(R.\' scompam e dall a terra Deut 4,26; Il , 17; cfr. 8, 19s.; I)[i~
hl. cll sperdere 4,27; 28,64). U na spiegaz ione in
tal senso potrebbe essere che glI! and are vi a , il
quale poteva talvol ta indi ca re l' antica e diffu sa
usa nza de!l'esilio di un individu o (2Sam 15,19),
Inco mincIo ad essere specificato nel se nso di esse re deport ato in es ilio sol o quando Israele pot
aSSistere a deporta zioni di interi gruppi all ' interno
del popolo: queste ultime erano uno strument o di
cui si serviva la politica di in vasi one; qui vi en da
pensare soprallullO alle deport azioni in m assa e ai
trasferimenti operati dal regno neo-assiro, ma anche da Urartu ( W olff, BK XIV /2, 183s.). Specificato 111 questo modo, il verbo venne poi acco llO
per la pnma volt a dal profetismo dell '8' sec. (s peCialmente da Amos ), senza per preva lere ov unque, come dimostra il Deut ; sol o nel linguaggio
dtr. esso e di ventalO il termine tec ni co predomina11le per Indicare l'esili o. Questa spiegazione
conferl11 ata dal fallO che i nomi gola e galiil esilio, esiliali compaiono sol o nei pro feti che annunciano un giudi zio, e nell e opere storiche pi
recentI.
~ n 'a ltra evoluzione si pu in vece constata re per il verbo
5bh co n~ur . v ~ a l ~g~lO )): ori ginari amente l;bh designa la
cattu ra di pnglonlen (sopra ttutto di donne e bambini)
nelle Incursioni (Gen 34,29; ISam 30,2ss. ecc.); dopo la
deportaZione di Samaria il signifi cato fondamentale si
amplia (A bd .11), per cui con .' b/] si possono designare
anche gli esil iali ( I Re 8,46ss.: Ger 13,1 7: Ez 6,9).

4/

a) glh I scoprire nell a co niugazione qal


nferno agli organi sensoriali : scopme = apme l' orecchi o (soggetlO l' uomo: ISam
20 ,2. 12 .13; 22,8.8. 17; Rut 4,4; soggello Dio: I Sam
9,15; 2Sam 7,27 .= ICron 17,25; Gi ob 33 ,16;
36 ,10. 15); scopme = aprire l'occ hio ( Num
24,4: 16; cfr. pl. Num 22,31 e Sal 11 9, 18). Su questa hnea glh v iene usato per la nOtifica pubblica di
uno scnll O ( Est 3,14; 8,13), il part o pass ivo gal/ii
Viene Im piega to come sos!. per designare un co ntrailO di comprave ndita apert o (di stint o da quell o
In prevalenza

365

;,,,, glh SCOPRIR E

si gillato) (Ger 32 ,11.14). A lt rove oggello di glh q.


e sol o sod segreto (Am 3,7; Prov 20 ,19; cfr. an~~~s~rov Il , 13 e 25,9 con glh pi ., cfr. Jenni, HP
b) Nel. ni . l'azio ne termina al soggello stesso; la
tradU Zione puo essere il pass ivo venire scopert o ( nudit : Es 20,26; Is 47,3 ; Ez 16,36.57 tXt
em; 23,29; lembo dell a veste: Ger 13,22; fondamenta: 2Sam 22,16 = Sal 18, 16 par. r' h ni. divent are ~ i s ibil e ; Ez 13 ,14; cfr. Mi 1,6 pi .; colpa,
m alv ag lla: Ez 21 ,29; Os 7,1; Prov 26,26; essere
not ifi cato Is 23,1 ; essere ri velato Dan IO I
[una parol a]) o il riflessi vo scoprirsi (3x i'n
2Sam 6,20), prese11larsi, manifestarsi (uomini:
I,Sam 14,8. 11 ; porte dell a morte: Giob 38 ,17 par.
r l! nl. ; DI O: Gen 35,6; ISam 2,27.27; ISam 3,21;
Is 22,14; 11 suo braccio: Is 53,1 ; la sua gloria: Is
40 ,5; la sua giusti zia: Is 56,1 ; la sua parola: ISam
3,7 ). In Is 49 ,9 si pu vedere un imp. di tolleranza:
scopritevi = venite all a luce . Il part oplur. hOIl n~!{IO I si riferisce alla rivelazione del Sinai e non
dovrebbe essere tradollo co n quello che
evidente , ma ( non in senso terminativo,
come ri sultato di un'azione ) con quell o che
stato rivelato (val e per noi e per i nostri fi gli in
eterno) .
c) La co niugazione pi o indica se mpre lo scoprire
qualcosa ch e normalmente nascosto ( rendere
scoperto , cfr. Jenni , HP 202s.). Ha in pane un significato parall elo a quell o del qal: aprire gl i
occ hi ( Num 22,31 ; Sal 119,18 acca nto a nbl
guard are ), re ndere nolO, aprire, ri velare );
(Ger Il ,20; 20,12; 33,6; Sal 98,2 ), tradire (ls
16 ,3; Prov Il ,13; 25,9). Alt ri signifi cati sono:
scoprire, trovare ci che nasCOStO(Ger 49, 10;
Giob 12,22 par. .i.\" h i. la' or portare alla luce l);
Mi 1,6 fond amenta), sco prire, accusa re, punire
un del ilio ( Giob 20,27; Lam 2,14; 4,22 par. pqri
visitare ; Is 26,21 assassinio). M a l' uso fondam entale del pi o si coll ega all e proibi zioni dell 'ambito sessual e (40x dellO dell o scoprire le pani genitali o ci che le copre : lembo dell a veste, velo,
copert a in Deut 23, 1; 27,20; Is 22 ,8; 47,2. 2; 57,8
tXt em ; Nah 3,5; Giob 41,5 ; Rut 3,4.7). Tra i passi
che hanno questo signifi calO ben 24 si trova no in
Lev 18 e 20. Si tralla di norm e legislative, in cui
si proibiscono determinati rapporti sessuali ; scoprire la nudit serve nell a magg ior pa ne dei casi
ad indicare l'esercizio dei rapporti sess uali. In alcuni passi ha il sign. di v iolent are .
Questi passi sono im port anl i per capire il verbo glil nel
suo complesso, in quanto il verbo in essi conlenuto
aveva una ri sonanza negati va all'orecchio degli israeliti:
insieme con l'oggetto 'a)I"II'o vergogna, nudit g/h de-

signava qualcosa di proi bit o. qualcosa cla cui bisognava


guardarsi. Ci si ri collega alla concezione israelitica seco ncio cui il vesti to un elemento che appartiene all'essere umano; un dono del creatore (Gen 3,2 1), e il denudarsi tocca da vicino la clignitil dell'uomo.

Olt re che in Lev 18 e 20 l' uso suddello di glh l'i.


co mpare nelle accuse profeti che, che rinfacc iano
366

ad Israele la sua infedelt verso Jah we (l s 57 ,8; Ez


23,1 8. 18; cfr. Ez 16,36.57 ni . ),e nel relall v i an:
nunci di giudi zio: Israele e Violentata dal SUOI
amanti (Os 2,12 ; Nah 3,5; Ez 16,37; 22, 10; 23 ,10;
cfr. Ger 13 ,22 ni .; contro Babilonia Is 47,2.2). .
La coniugazione pu. significa al part o apert o, dlsvelato (Prav 27,5 ammoni zione; Nah 2,8 t Xt ?).
l'hitp. denud arsi (Gen 9,21 Noe; Prov 18,2
cuore).
d) Solo in poc hi casi Dio soggetlO di glh I;
quindi l' uso proprio del ve rbo e ri Strell o agli avvenimenti profani . Ad ogni mod o non si pu vedere
in esso un termine teologi co vero e propri o; anzi
l'ebreo vedeva indi cato con esso un fenomeno del
tUllO terrestre, che occasionai mente - m a solo di
raclo - poteva designare anche un a ac tio Dei ,
soprallullo in due gruppi di testi : ( I ) come per un
uomo, cosi anche per Dio si pu dire che eg li scopre (a pre) a qualcuno l' orecchi o e ( 2) come un
uomo pu mostrarsi ad un altro, cosi anche Di o
pu mostrarsi ( ri velarsi) a qualcuno.
( I ) In I Sa m 9,1 5 ma Jahwe aveva.. aperto
l'orecc hio a Samuele la rivelazione consiste in
una istru zione di vin a data al mediatore, a proposito clell ' un zione del re. Nell o Stesso COnteSIO si
trova l'espressione aprire l'orecchi o in Is 22 ,14
ma Jahwe deg li eserciti si ri velato al mio orecchio ; la frase sta al pOSIO dell a cd. formul a del
messaggero ed l'unico passo di queslO tipo presente neg li sc rilli profetici prima dell 'esilio. In
2Sa m 7.27 = I Cron 17,25 Dav ide di ce prega ndo:
tU hai aperto l'orecchi o del tUO servo . Qui per
non s' intende una ri ve lazione dirella, m a un annuncio tras messo dal profeta.
Nei tre passi di Giob 33,16; 36, I 0. 15 (tulli nei discorsi di Eliu ) si desc ri ve una ri velazione di v ina a
un uomo comune: in 33,16 essa avv iene per
mezzo cii un sog no o di una visione nOllurna, in
36 ,1 0. 15 e una messa in guardi a o un'a mm onizione ci i Di o, che non si verifica pi co me una rivelazione clirella, ma tramit e difficili esperi enze.
Qui il termine ri velare - gi nell ' A T' - non ha
pi alcun ca rallere transcendelll ale; si intende co n
esso quell o che ogni uomo pu sperim entare nei
normali avvenimenti dell a sua v it a.
(2) In Gen 35,7 la frase perch l Di o gli si era
manifestato si ri collega all a teofania di Gen 28.
Il passo mOStra che il verbo pu designare una
teofa nia, ma ci capita in quest'unico testo, mai
nelle desc ri zioni di una teofania. Nel raCCOIllO
dell'in fa nzia di Samuele il termine ricorre tre
volte: un uomo di Di o ri cord a ad Eli : cosi dice
Jahwe: .. Mi sono ri velalO all a casa di tUO padre,
quancl 'essi erano ancora in EgillO" ( ISam 2,27),
e poi si cli ce in I Sam 3,21: Jahwe si ri vel a SaIlluele (c fr. anche ISam 3,7 la parola cii Jahwe
non gli era ancora stat a ri velata ). In questi passi
col vocabolo glI! es pressa mente indi cata un a ri ve lazione per mezzo dell a parol a, di tipo profetico .
Qu esto avv iene anche in Am 3,7, nell a frase
pragrammatica: Jahwe non l'a null a... , senza
367

svelare ( ri velare) la sua decisione ai suoi serv i, i


profeti .
L'espressione non della da A m os , m a un a ri:
fl essione tardi va sull'opera dei profeti . I passI
di ISam 2 e 3 (cui va aggiun lO 9,1 5) insieme con
Am 3,7 mostrano che il verbo glh pu serv ire,
in IIn secondo lempo, in seg ui lO a rin essione, a
designare l'accoglimenlO del la parola da parte
dei profeti . M a anche queslO si verifi ca in un
gruppo molto ri StretlO di passi (a i quali si pu aggiunge re il passo tardi vo di Dan 10,1). Cosi appare
ancor pi chi aro che, com e nel caso delle teofal1le,
anche l'accoglimenlO proreti co dell a parola
nell' A T 11011 , in qu anto tale, designato co n glh.
V anno ri co rdati ancora i passi dell a peri cope di Balaa m , in cui si desc ri ve il vegge nte come uno
che cade e gli si aprono gli occ hi ( um
24,4. 16; cfr. 22 ,3 1). Co l ve rbo glI! si desc rive qui
un processo specifi co attraverso cui si allua la rive laz ione: al veggente ve ngo no aperti gli occ hi , in
modo che egli veda quell o che altrimenti non potrebbe vedere, e che solo lui vede. Solo in queslO
caso il verbo glI! si riferi sce necessari amente all a
visione del vegge llle: qui, nell a descri zione di tale
vi sione, riconosc ibil e chi aramente l'ambi ente
ori gin ari o in cui v iene usato il verbo glh per un
fallO di rivelazione (cfr. H .Haag, Offenbaren in der hebraisc hen Bibel , ThZ 16 , 1960, 25125 8; inoltre W .Zimmerli, Offenbarung im A T ,
EvTh 22 , 1962 , 15-3 1 con bibli og r. ; R.Schnackenburg, Zum Offenbarungsgedanken in der Bibel ,
BZ 7. 1963,2-22).
Con la frase conclusiva di Deut 29,28 le cose oc culte appartengono al Si gnore nOStro Dio,
m a quell e ri velate so no per noi e i nostri fi gli
in perpetuo , si illlende dire che la parol a
di Di o, i comandi e le pro messe di Dio so no co mpl etamente accessibili . Pro pri o a questa libera ac cessibilit dell a parola di Di o tende il ve rbo glh per
l' israelita, quando il soggello Di o.
In Is 40 ,5 ... e si ri vela la glori a del Si gnore...
il termine ha il se nso: di ve nt are ri co nosc ibil e,
percepibile , come dim ostra il seg uilO: e og ni
carne la vedra . Qui non si allude ad un processo
specifico di ri ve lazione. m a all 'azione di Dio nell a
Stori a: la glori a di Jahwe riconosc ibil e nell a sua
azione sa lv ifica ve rso Israe le. Lo stesso signifi calO
ha il ve rbo in Is 56,1. La dom anda di Is 53, 1: e
a chi v iene ri velalO il bracc io di Jahwe? significa:
per chi di ve ntalO chi aro l' ag ire di Di o? In tulli
e tre i passi glh si riferisce quindi all 'ag ire di D io
nell a slOria.
e) Se si presc inde dai passi in cui Di o soggello
di glh, si pu co ncludere che glI! nell ' A T non di ve nu lO un termine tec ni co per designare la ri velazione. Non si ha un uso sicuro, frequente, ben delimitalO. glh pu indica re un manifestarsi o un rivelarsi di Di o in un di scorso e in un' azione, m a
queslO accade so lo raram ente e in preva lenza sul
pi ano distaCCalO dell a rinessione. Il ve rbo des igna
cosi poco dei process i spec ifici cii ri velazione. che
;,,,, gllt SCO PR I RE

368

olt re all a trasmissione della parola ai profeti (so lo


di rado) e a una manifestazione divina (solo in
Gen 35 ,7 ), pu ind icare anche l'agire d i Di o nella
stori a e nel destino di un singo lo uomo. Se questi
mod i con cui Dio si rivela, pur essendo del lUtt o
diversi tra loro, possono essere descritti con il solo
verbo glh , d'altronde cosi poco usato, si pu indirett amente ded urre che per Israele queste d iverse
possibilit di ri velazione so no state co nsiderate abbastanza vici ne tra loro e che l' una non pu esse re
contrapposta all'a lt ra. Va notato anche che il
verbo glh in questo sig nifi cato non ha dato orig ine
a formazioni nominali .
51 I due di versi sig nifi ca ti si rinettono anche
nella traduzione dei LXX : glh Il viene reso in preva lenza co n <X7toL)d~ELV , ma anche con f.lETOLxl~ELv e i corrispo ndenti derivati . Si ha inoltre
X\I.!l:Xi .(" 7Z';Z','/ o sim " che corrispo nde di pi
all 'ebr. sbh, ma gi nell'ebr. si riscontrano al riguard o alcune interferenze. Il significa to origi nario della radice ancora percepibile quando il
verbo tradotto con <X7tpXEaSotL.
glh I viene tradotto con <X7tOXotU7tTELV, in una
grand issi ma parte dei casi: riferito all'ambito sessuale e ai se nsi , co rrisponde in pieno al verbo ebro
Possono essere usati talvolta anche altri verbi che
sign ificano togliere (p,e. :xT18'1)f.lL) o riconoscere
(e7tLtpotlvELV, tpotvEPOUV). Anche i LXX quindi
non intendono ancora glh come un termine tecnico speciale per ri velare .
La situazione gi di versa a Qumran. Qui troviamo ancora senz'altro le formul azioni tradi zionali : aprire (glh Il ricorre solt anto come citazione di Am 5,27 in CD 7, 14s.) l'orecchio ( IQH
1,2 1; 6,4; 18,4s.; CD 2,2 ecc.), il cuore ( IQH 12 ,34;
18,24), gli occhi ( IQH 18, 19; CD 2,14), ma ac ca nto ad esse compare un uso tec ni co spec ifico: la
ri velazione dei tempi fin ali , contenuta nell a legge
e nei profeti , che dev'essere resa nota attraverso lo
studio (dl's) e la spiegazione (pcsa'l') della scrittura
( IQS 1,9; 5,9. 12; 8, 1.15. 16; 9,13. 19; cfr. IQpAb
Il,1; IQH 5, 12;CD 3,13; 15,13; cfr. D,Llihrm ann ,
Das Offenbarungsverstandni s bei Paulus und in
paulinischen Gemeinden , 1965, 84-87 con bibl iogr. ).
Per il NT cfr. , oltre alla monografi a citata qui sopra, A.Oepke, art . Xot07tTW, ThW 111,558-597 ( =
GLNT V,63-162). Nell'uso vtrt. di glh non si pu
trova re una relazione con il co ncetto di rivelazione
nts. , dove l'i nteresse principale si Sposta dal fatto
della ri velazione a ci che viene ri velato (il Contenuto); tuttav ia, tramite l'apocalittica, anche nel
NT (Rom 3,21 ; ICor 14,6) si continua ad indicare
a questa maniera sia l'ag ire salvifico di Dio sia la
visione di un individuo particolare, cfr. Llihrmann , Lc, Una differenza esse nziale tra l'uso di
glh nell'A T e il concetto di rivelazione nt s. sta nel
fatto che nell ' AT manca completamente una
stretta associazione tra rivelazione e fede' glh
neli' AT indica un manifestarsi di Dio, che pu essere sperimentato.
C. Wesrel'mann 1 R .Alberrz
369

~m gml RENDERE, TRIB UTA RE

"~J gm/ RENDERE, TRIBUTARE


Il La radi ce gml si trova sicuramente ed originari amente solo in acc" ebr. e arab.; i significati
sono tuttav ia abbastanza diversi .

L'ace. ha gamll/ trattare amichevolmente, risparmiare,


salvare (A Hw 275s.; CAO G 21-23) e numerose deri.
vazioni , in particolare gimil/l/ contraccambio amiche.
vole(di rado in senso negati vO),,(A Hw 288s.)e girmlu
perfetto (A Hw 294; in CA O G I1 0s. distinto da
gam/l/ a causa del diverso signi ficato).
Le testimon ianze aram. giud., samoe medioebr. (HAL
189a) sono semplicemente Improntate al linguaggio bi.
blico e non hanno alcun va lore dimostrativo.
In arabocompaiono due termini di versi: gamala racco.
gliere e gamula essere bello (con derivazioni, p.e.
gl/mlar totalit, somma). Sul problema dell'etimolo.
gia cfr. L.Kopf, VT 8, 1958, 168s.
possibile stabilire un rapporto con la radice gmr
(testimoniata in acc" ug. , ebr. , aram. ecc,).

Nell'ebr. ricorre soltanto il qal col sign. essere alla fine,


portare alla fine (Sal 7, 10; 12,2; 57,3; 77 ,9; 138,8; cfr,
l'aram. bibl. gemi,. perfetto in Esd 7, 12), M.Dahood,
The Root GMR in the Psal ms, ThSt 14, 1953,595.597,
e Bibl 45, 1964, 400, in Sal 7, 10; 57,3; 138,8 traduce con
vend icare (da cui HAL 190a ripagare, punire ) in
corrispondenza con l'ug. gll1,. (WUS nr. 664; UT nr. 592)
e pone sullo stesso piano gmrlgll1l; di versamente O.Lo.
retz, Oas hebr. Verbum GMR, BZ 5, 196 1,261263. Che
la radice gm,. possa essere stata intesa secondo il senso di
gml, lo most rano i LXX che in Sal 57,3 traduconogomer
con EUEPYETI)mx.
Nell' A T oltre al qal viene usato soltanto il ni.

< essere divezzato ); deri vazioni nominali sono:


g'mul . e g'mul tJattamento, contraccambio e
ragml buona azione ; si possono citare anche I
nomi di persona Gmul, Gemalli e Gamli 'el
( Noth , IP 182),
21
Il verbo gml q. ricorre 34x (23x nel sign, di
rendere, tributare , Il x divezzare, matu
rare ), gml ni , essere divezzato 3x (Gen 21 ,8,8;
ISam 1,22), geml si trova 19x (solo in Sal 103,2
al plur.), gemLil 3x (2Sam 19,37 al si ng" Is 59,18
e Ger 51 ,56 al plur.), ragm/lx (Sal 116,12 plur.

con suffisso aram ,).


.
Delle 60 testimonianze di questo gruppo, 15 SI tro
vano nei Sal, 12 in Is, 6 in ISam, 5 nei Prov,
31 difficile assumere un solo significato pri
mario che sia valido per tutte le derivazioni. Lo
sv iluppo semantico che enunceremo dovrebbe
prese ntare come significato base prima di lUtto
quello di eseguire, fare (fino alla fine, fino alla
pienezza), completare (cfr. GB 144a portare a
compimento con un richiamo p.e, all'arab. kml
essere perfetto ). Da qui si pu giungere, da un
lato , al sign, di fare, rendere , plU preCISa
mente il bene (I Sam 24 ,18bot; Prov Il ,17; 31,12) o
il male (Gen 50,15, 17; Deut 32,6; ISam 24, 1 8b~; Is
39' Sal 75' 13 78 ' Prov 3 30' 2Cron 20, 11 ), il che
a~s~me ' talora' , la sfu~atura di " ripa
370

are restituire " (2Sam 19,37), Cfr. il duplice si-

21 Nell ' AT il verbo attestato 14x, il sost. ge'a _


l'a 15x, il sost. mig'crcer I x (Deut 28,20).

suguale viene appianato e vlen~ por~ato a co mpimento (cfr. p,e, Sal 7,5). gml puo COSI essere usato
anche in parallelo con slm pl. npaga re (GIOe
4,4; Sal 137,8). Dall'altro ,Iato, dal punto di partenza che abbiamo sopra IIldtcato SI SViluppa un
altro sign, portare a compimento (un ?a mbl~~)
= divezzare ( ISam I ,23s.; I Re Il ,20, Is I , ,
28,9; Os 1,8; Sal 131 ,2) e maturare ( Num 17,23
mandorle sulla verga di Aronne; Is I8,5 ~v a) .
Il sost. g'mLiI ricorre solo nel senso di restitUi re e
ripagare (Is 3, II ; Prov 12 ,14; 2Cron 32,25)eo _d~
fare bene o male (Gioe 4,4.7; Similmente g mula
in 2Sam 19,37), che pu ricadere su chi lo compie
(Giud 9,16; Abd 15; Sal 28 ,4; 94,2; ~m 3,64),
g'mlil pu essere usato, come Il verbo,m parallelo
con slm (ls 59,18; 66,6; Ger 5 1 ~6; Gioe 4,4; Sal
1378' Prov 19 I7' con sb hl. ncambl are Gioe
4,4.7;' Sal 28,<94',2; Prov 12,14; Lam3 ,64).

Mal 23 da mutarsi in gode"', co me suggeriscono


Horst 'HAT 14,266; HAL ecc,; la proposta di H . G~nkel ,
Schopfung und Chaos, 1896,94 n. 8, di mutare rg di Is
51,15; Ger 31 ,35 in g' r non e nusclta a prevalere.
Prov 13,8 va cambiato, come suggensce Gemser, HAT
1648 (contro F.M.Seel y, Note on g'rh wlth Especlal
Rdference to Proverbs 13:8 , The ~!b!e Translator IO,
1959, 20s.); in Is 30,17 il secondo ge ara Viene cancellato
da alcun i esegeti (p.e. O.Procksch, lesaJa I, 1930, 394).

gnifi~ato anche nell'acc. lUmi gimilla (A Hw 289a;


~d. sp. I). Proprio in questo modo un rapporto di-

41 Anche per descrivere il rapporto di Dio con


l'uomo (2Sam 22 ,21 = Sal 18 ,21 ) e viceversa
(Gioe 4,4) si usano derivazioni dall,a radi ce gmr I
testi fanno ri saltare specialmente I aZIOne di DIO
per ii bene (ls63,7; Sal 13,6; 103,10; 116,7; 119,17;
142 ,8), ma non si pu facilmente mettere In eVIdenza una particolare sfum atura di stgnlficato. III
tale contesto, Il sostantivo indica le aZioni dlville
(Sal 103,2), che ripagano un corrispondente comportamento umano (ls 35,4). Viene spesso congiunto con slm pi , (vd, sp. 3; [s 59,18, qui anche
gemlil[r 66 6) con cui si manifesta il slgn. onglllario c~m~le~are , restituire (per portare a . termine> (soprattutto Prov 19 ,17). COSI DIO puo essere chiamato 'el gemlilor Dio della retribuzione (Ger 5 I ,56 contro Babilonia, par. con -slm
pi o la fa loro pagare cara ).
gml nel sign. di fare, rendere noto negli
scritti di Qumran , cos come geml (Kuhn, Konk:
45s,). I LXX, oltre a numerose altre pe rifr~s t , SI
servono in prevalenza del verbo <XvTot7tolh3wf.lL
o sim., in cui peraltro si ha di mira soltanto il sign.
di rendere, ripagare ; per questi vocaboli nel NT
cfr. F.Blichsel, ThW Il,170s. (= GLNT Il ,11 7611 80).
G.Sauer
SI

.!.'J g' r RIMPROVERARE


Il Il verbo g'r rimproverare ricorre nell ' AT
solo nella coniugazione qal ; da essa derivano due
Sostant iv i femminili : g" ra e mig'crcer (HAL
192a e KBL 494a con SuppL 164). La radice si
trova anche in ug, (UT nr. 606; WUS nr. 681 ;
Griindahl 125) e in altre lingue affini (aram., arab.,
et. , talvolta riferito anche ai muggiti dei buoi e ai
nitriti dei cavalli , cfr. ug. testo 56,23), manca invece nell 'acc. (cfr, HAL 192a).

371

31 Secondo P. Jolion, g'ar et ?e'arah , Bibl. 6,


1925, 318ss., e Seely, Lc" 20s" ,'I slgntficato onglnario di g'r gridare alto, gndare a qualcuno
(cfr anche A,A, Macintosh , A Constderatlon of
Hebrew g'r, VT 19, 1969, 4 71-479). SI distingue
dai molti verbi che hanno il slgn. <~ gndare (vd.
KBL SuppL 73; -~'q) perch restnnge il senso a
gridare rimproverando, nmproverare .. Del. resto anche nel nostro sgridare VI e ImpliCita
l'idea di un gridare o di un far rumore attorno a
qualcuno (per il ted. cfr. KIuge 643): Rimproverare o sgridare equivale ad un m aledlfe o sco mu nicare sterili zzato e addomesti cato (C. Westermann Grundformen prophetischer Rede, 1960,
48' v~n del Leeuw 4635.); significa abbassare
qu~lcuno , La radice g'r si trov,a III Sal 119,21 e
Deut 28 ,20 acca nto a forme di -:- l'I'. In ,molti passI
resa ev idente l'azione di struttiva di g r (J.Pedersen, Der Eid bei den Semiten, 1914, 82; Seely , Lc: ,
20s,); rimanendo su questo terreno , bisog na eVI:
tare di tradurre la rad icecon mlllaCClare (COSI
HAL p.e.) (Westermann Lc" 46s.: mlllaCClare
indica fondamentalmente un gesto, laSC ia aperto il
problema dell'avverarsi di ci che m!nacclato ~
quasi sempre condIZIonato: lUtto CIO non SI ve
rifica per g'r; cfr. Joiion , Lc:, 320), In Gen 37,10
dalle parole che esprimono ti nmprovero SI vede
IIldtca sostan zialchiaramente che la radice
mente un abbassamento. I testi saplenzlali di Prov
13,1; 17,10; Eccle 7,5 devono IIltenders~ n.el, medesimo senso. In questi cas i soggetto di g r e Il padre
o il maestro di sa pienza, Se III Ugant Baal nmprovera gli dei per la loro mancanza di coraggio (137
[= III AB , Bl 24), se Anat rimprovera Baal p~
l'eccessiva veemenza nella lotta contro Jam (68 [:III AB, Al 28 ), se in Ger 29,27 il capo dell a polIZIa
del tempio non rimprovera Geremia e t.n Rut ~,16
i servi di Booz non rimproverano Rut , e perche 111
ognuno di questi casi il rimproverare deve o dovrebbe impedire qualcosa (Gunkel, Lc., 59 n . 2).
[n Is 30,17 g'r designa un'azione belli ca; dlfficil:
mente per si tratta qui del gndo di guerra deg li
assiri (B,Duhm , Das Buch Jesaja, ' l968, 221 ;
J.Jeremias, Theophanie, I965 ,33 n. 2, ntlene che
questo sia il significato pnmano), bensl con maggiore probabilit si trana del discorso provocatono
che apre la battag lia (c fr. Gunkel, Lc" 113), co me
si pu dedurre anche dall ' Ili ade di Omero (p.e;
XVII ,ll ss.; cfr. anche ISam 17,4I ss.; Enuma elis
[V,76ss,), Per indicare Il gndo di guerra SI usa III

g',:

un

g'r

RIMPROV ERA RE

372

~br. . ~'ru'a Q ~ci!ral; . L' iro nia di Is 30, 17 starebbe


perc lO In questo.: basta tale provQcaziQne per far
fuggi re gl i Israeliti .
A ci, c~risponde la coslruzione di g'r (q uas i sempre)
Con b (- m sen~,~ ~slile {( COnI ro , BrSYnI 106h) e la
COSlruzlone dI g ara Con min insieme con verbi dal signdcalo pass Ivo (p.e. Sal 18, 16; 76 7' 80 17)ocon f
glre (ls 30,17; Sal 104,7).
",
{( ug-

41 . L' uso. del termine in senso. propriamente teQIQglcQ SI nCQllega sQprattuttQal rim provero in battaglia. Nelle descri ziQni della IQtta di Jahwe CQ nt ro
II caQS nCQrre spesso. g'r (Sal 104 ,7; GiQb 26,11 ;
Nah 1.4:SaI 68.3 1; 106,9; 18, 16 [= 2Sam 22 16J' ls
50,2; cl r. Gunkel, I.c., 68. 106. 111 ; Jer~mi'as
I. ~., 20,31ss.67s.90ss. 146; CQntro Ph. Rey mQnd'
L Eau, sa Vie, et sa significati Qn dans l'A T SVT
6, 1958, 188s. , bisQg na tener presente che I~ IQtta
CQnt ro II caQse qUindi la radice g'r nQn appartengQnQ Qnglnanamente al raCQnti di creaziQne, cfr.
Westermann , ~K 1,43 ). Effetti CQncreti di g'r
SQ nQ. II mare,. 1acq ua, II. tehQm, il mare dei giunch, fuggQnQ.. indietreggia no. Q si secca no., le CQI? llne del. cI~I Q tremano.. g'r in parallelo. CQn
I Ira di DIO, (za'am, -'a(, - bema, Nah l ,4ss.)
QPpure CQn rg agItare , m/n abbattere , hll
PQI. trafi ggere . (GlOb 26, 11 ). Unito. al moti ~Q
dell a IQtta CQnt ro II caQs, g'r si trova nelle epifanie
(C. Westermann , Das LQben GQttes in den Psalmen, 1953, 69ss.). Probabilmente il g'r che CQmpa re nel CQ ntestQdell a IQtta di Jahwe CQnt ro le na~Io nl ~s 17,13; Sal 9,6; Is 66, 15 epi fania per il giu IZIQ Inale; Sal. 80,17; 76,7 al mare dei giunchi ) e
cQnt ~Q gli SPIrJII di Belial ( I QM 14,10) si ricQll ega
anch esso. al mQll vQ dell a IQtt a CQnt rQ il caQS Nei
C~S I In CUI Israele QggettQ del rimprQverQ divino.
~ s 51,20; 54,9), cQ mpare quas i sempre nel SQttQQndQ Jahwe CQme IQttatQre. In Mal 3,1I il rimprQverQ di Jahwe tende ad imped ire la vQracit
delle cava llette ( HQrst HAT 14273) . Z 32
l'o
'.
d'
'
"
In ac
PPQSIZIQne I satana CQnt ro un atto. SQvranQ d'
Jahwe (HQrst, BK XV I,13s.).
I
51 . Qumran si ricQllega all ' uso. teQIQg icQ della
radice nel! ' AT. P; r i LXX e per il NT cfr. E.Stauffer, art. E7tl'!" ( fL <X w , ThW Il ,620-623 (= GLNT
1II ,797 -~08); JQOQn, I. c., 320s.; H.Hanse art
O(~OPEW , ThW IV,295 -297 (= GLNT v 789~
794); H.C. Kee, NTS 14, 1967 232-246
'
,
. G. Liedke

'A

ger FORESTIERO - ,,~ gD,.

J'.:J, dbq ADERJRE


Il La rad ice dbq ricQrre SQIQ in ebro e in ara m
ed
d Il'anche In arab ., pro ba b'l
I mente proveni ente.,
a aram. (Fraenkel . I20s.); cfr. e!. ! bq.
Del verbo SQnQ usati II qal ' il pu ., l' hl'. ( nQrmaI

373

mente ca usati vo. far aderire e transit ivo inIerno


faradenre se stesso., raggi ungere ) e l'ho' inol
tre SI hanno. l'aggetti vo. verbale dabq ad~~ente
attacca to. e II SQS!' dci!bceq saldatura (Is 41 7)'
giu ntura ( I Re 22 ,34 = 2Cron 18,33).
"
F~ori della Bibbia e in epoca pi o meno conlem or
~II AT SI lrova soltanto l'aram. dbq q. nei papirtdi ~I~a
anima (5' sec a.c.; DISO 54), nei COnI rani che defini:
ron~ I hmnl del poderi, delle part i dei fabbricati ecc
p.e. d M AP 9,9 '!i' Ih bjl Qnl; f/(j dbq III 'gr b'gf al di so:
pra I essa la casa di Q. confi na con essa muro
muro ), e anche nel GenAp di Qumra n con il signifi~
cato dI {( ragg l~ngere (per,'o pi in espressioni stereotJpe, p.e. 21,1 d f{j dbql l/Nf I {( fin che giu nsi a Betel ).

21 Nell ' A T questo. g ruppo. attestato con una


certa unlfQrmIta: 60x In ebr. e Ix in aram. (dbq q.
39.x, aram. q. Ix, pU. 2x, hi . 12x, ho.. Ix' dabq 3x
dcebceq 3x).
"
Tutti quanti i significati si cQllegano stretta.
mente a quello. primario. essere molto vici no a '
nCQrderemQ qui SQIQ i pi impQrtanti:
'

31

a) Quando. si riferisce ad Qggetti , il qal esprime


neutralmente la cQndiziQne: aderire essere attaccato., stringersi , cQnfinare , e il ve~bo, tranne
che In Gen 19, 19, viene cQstruitQ intransitiva.
mente cQnl e prep. b', le, 'ce/, 'im e 'aiJar. In que.
sto. se nso. SI ha anche il causati vo. hi . far aderire
CQn b' QPpure 'ce/.
b) Ri ferito a perSQne il qal significa essere (va.
IQntanamente) attaccato. a, attenersi a, stare dalla
parte di ecc., mentre l' hi. (i n senso transit ivo in
temo.) farsi vicino. in un CQntestQ bellico equi
va le a raggiungere, andare a prendere, seguire
(cQ n un QggettQ QPpure CQn 'aiJari!).
In aram. i signi fi cat i {( raggiungere e {( segui re si
hanno parzialmenIe anche in qal (GenAp, pal. crisI. e
Slr.); per Il mutamenIOdi signi fi cato cfr. dbq con 'ah are
m Ger 42,16.
.
c) Il verbo maggiormenIe si nonimo e I1sq q. {( aderire
(nell 'amore) >> (8x), che viene usalOper ;"ndicare una re
I?zione fra uomo e donna (Gen 34,8; Deul 21,11), fra
I uomo e DIO(Sal 91,14) e fra Dio e l'uomo (DeuI 7,7;
10,15), come pure pi comunemenIe nel significato di
{( aver piacere (di fa r quale.osa) ( I Re 9,19 = 2Cron 8,6,
col SOSI. corrispondente /leSrRq {( piacere, desiderio " IRe
9,1.1 9; 2Cron 8,6). IIsq pio rivestire (Es 38,28, il coro
"spandente pU. in Es 27,17; 38,17, come pure /,isstiq
[ collegamento =J raggio IRe 7 33) e hastiq rac
cardo (8x in Es 27, IOs.; 36,38; 3'8,10. 19) hanno as
sunto un signi ficato specifico in campo architettonico.
~) Come oppost i di dbq aderire,) possono essere citati
zb laSCIare (Gen 2,24; Ru t 1,14.16), stir riti rarsi"
(2Re 3,3; 18,6) e 'III me 'ah are distaccarsi da ,) (25am
20,2).
.
4/ L' uso. teQIQg icQ di dbq aderire a (Dio ) si
nCQnnelte senz'a lt rQ al significa to. citato. sopra in .
3b. Eccetto. Sal 63 ,9 a te aderisce l'ani ma mia ,
tutt i gl i alt ri testi appartengQnQ al linguagg io. dtn .
dtr. : Deut 4,4; 10,20; I l ,22 ; 13,5; 30,20; Gios 22.5;

p ::Ji dbq ADE RIR E

374

23,8.(12 ); 2Re 18 ,6. Cfr. anche l' immagine di alt ro


genere in Ger 13 ,11 e I;sq q. aderIre
(nell'amQre) in Sal 91 ,14. Resta incerto. (N. LQhfink , Das HauptgebQt, 1963, 79) se nell' uso. dtn .dtr. abbia maggiQre risQnanza la parol a parallela
-'hb amare (cfr. Deut I 1,22 ; 30,20; GiQS 22 ,5;
23,1Is.; 'hb del resto parallelo. a dbq in Gen 34,3;
I Re I I ,2; Prov 18,24) Q la fedelt nell 'adesiQne
(cfr. 2Sam 20,2 e anche W.L.MQran CBQ 25 ,
1963 , 78; dbq accanto. a 'bd in Deut 10,20; 13,5;
Gios 22,5; 23,7s.). Il verbo. per lo. pi SQIQ un
pleonasmo facQltativQ in lunghe liste di verbi che
esprimQnQ la gi usta relaziQne CQn Di o. (vd . la tabella in LQhfin k I.c. , 303s.). A differenza di
quanto. avv iene CQn i due verbi dln . -'hb
amare e iJsq aderire per amQre ( Deut 7,7;
10,15), Dio. nQn mai sQggettQ di dbq.

SI L' uso. teQIQgicQ dtn. nQn si rit rova pi a


Qumran n nel NT (eccetto. fQrse in ICQr 6,17);
una parte pi impQrtante spetta invece a Gen 2,24
(cfr. K.L.Schmidl , art. xO<iw , ThW 1II ,822s.
E.Jenni
= GLNT V,755-760).

,~,
T

dabar PAROLA

Il 1/ I lessicQgrafi distinguQnQ nell'ebr. dbr


due radici di verse: I essere dietro , vQlgere le
spalle (arab. dub{u}r) e Il parQla, CQsa . Mentre la radice I, abbastanza rara, pQssiede una ~eri e
di derivati (debir spazio. retrQstante , dobce/"
pascolo. , dbberbl zattera , midbar steppa ),
la radice Il resta invece stranamente iSQlata e si limita sostanzialmente ai vQcabQli cQmuni dabar
parola, CQsa e dbr pio parl are . Oltre all a CQniugaziQne pio cQmpaiQnQ le cQniugaziQni qal, ni. ,
pU. e hitp., mQltQ meno. sviluppate. In CQnnessiQne etimQIQgica CQn dbr Il si hanno. inQlt re dibra
CQsa , che una fQrmaziQne secQndaria derivante da dabOr, e dibber, rara fQrma nQminale derivata dal verbo. , e anche, CQme nQme di stru mento., midbar (II), strumento. per parl are,
bocca .

Nell'espressione preposizionale 'al-dibral (Eccle 3,18;


7,14; 8,2) M.Dahood, Bibl 33, 1952, 47s., vede una
forma fen. a causa della fin ale -I.
Inoltre l'apaxlegomenon dabbCl'/"rRl (Deut 33 ,3) deri va
forse dal verbo dbr pi.; cfr. tuttav ia I.L. Seeligmann , VT
14, 1964, 80, che sostiene una derivazione da dbr I
( dietro di te).
Ci si potrebbe poi ancora chiedere se non si debba vedere
dabar anche in drRbrRr peste bubbonica e se non lo si
debba intendere come termine eufemistico.
HAL 20 lb pone sotto dbr pio l volgere le spalle non
solo Giob 19,18; Cant 5,6 (2Cron 22,10 sterminare ,
cfr. dbr hi . sottomettere Sal 18,48; 47,4), come fa ano
che KBL 199b, ma anche Is 32,7; Sal 75,6; 127,5. Inoltre si vuoi vedere un dbr pio III aver discendenza in
Prov 21,28 (HAL 202b). Barr, CPT 324, elenca altre
supposizioni .
375

2/ FinQra nQn si ancora trovata per dabar


un'etimQIQg ia sQddisfacente.

Sulla relazione etimologica tra dbr I e dbr Il cfr. p.e.


W.Leslau, Language 25, 1949, 316; 1.T.Mi li k, Bibl 38,
1957,252. 1.Barr, The Semantics of Bibl ical Language,
196 1, 1291 38 , ne contesta l'abuso.
In genere dbr Il viene posto in relazione con d' bora
ape e spiegato come termine onomatopeico (<< ronzare ). Contro la supposizione di Buhl , che il significato
primario di dabar sia una cosa di cui si tratta nei dibattiti gi udiziari e nelle assemblee popolari (F.Buhl, Uber
die AusdrUcke mr: Ding, Sache u.a. im Semitischen, FS
Thomsen 1912, 33), sta il fatto che nel linguaggio gi uri
dico dabar viene usato molto raramente e dbr pio non e
mai usato; vd. SI. 111/2.
Il raro termine acc. dablparu saziarsi (CA D D 100a)
appartiene ad un ambito semantico diverso da quello
dell'ebr. dbr e non pu essere usato per stabi lire l'etimologia di quest'ultimo.
L'acc. pQssiede tuttavia in dababu un vQcabQIQ
ampi amente sv iluppato., che semasiQIQgicamente
- nel nQme e nel verbo. - cQrrisPQnde alla radice
ebr. in mQdQ sQrprendente. In quanto. sQstantivQ
dababu , CQme l'ebr. dabar, indica discQrsQ e
causa giudi ziaria , in quanto. verbo. parlare
nel senso. pi ampio. (CA D D 2-14; AHw 1465.).
Anche l'ebr. pQssiede la radice dbb: dibba diceria, maldicenza (9x). Si dQvrebbe per accertare
se l' affinit semasiQIQgica tra l' accadi cQ dababu e
l'ebr. dabarl dbr nQn sia un puro. caso., QPpure se
tale affinit nQn nascQnda una cQnnessiQne etimQIQgica. L' isQlamentQ semasiQIQgicQ in cui si trova
il dbr del semNO. fa SupPQrre che si tratti di una
radice dbr SQIQ in apparenza, e che i vQcabQli dQvrebbero essere SQrti per fQrmaziQne analQg ica,
medi ante la quale un QriginariQ dbb sa rebbe
stato. assimil ato. alla rad ice -' mr dire semasiQIQgicamente vicina e parzialmente sinQnima.
L'affinit fQnetica tra dbr e 'mr riguarda nQn SQIQ
la terza rad icale, ma anche la secQnda, che
una labiale. Qu i ricQrdi amQ SQIQ il fe nQmenQ ben
cQnQsciutQ per il quale gruppi di radici cQn . due
radicali cQmuni mQlto spesso. SQnQ semastOlQgica mente identici Q affini (cfr. MQscati , InlrQductiQn 72s.).
AI di fUQri dell 'ebr. (cfr. anche le ricQrrenze
nei CQcci di Lachis e nell ' iscri ziQne di SilQe, r. I)
la radice usata raramente nel fen. pun . (pi. pa rlare e SQS!. parQla, CQsa ) e nell 'aram. imperiale (sQlo nell 'espressiQne '/ dbr in riferimento
a ) ( DISO 55). Nell'aram. bi bI. CQmpare SQIQ la
fQrmaziQne nQminale dibra affare ( Dan 2,30;
4,14; cfr. KBL 1063b).
Nell'ug. manca dbr Il; per dire parlare e parola si
usa la radice rgm (cfr. UT nr. 2307; WUS nr. 2491).

31

III Il nQme dabOr attestato 1440x e nell'elenco.


dei sQstanti vi pi frequenti sta al IO' PQsto. Per
quanto. riguarda il verbo., la cQniugaziQne pio CQ n
1084 ricorrenze senza cQnfrQnt l mQltQ plU frequente del qal (41 x).
i ::l'1
daMr PA ROLA
T ,

376

In Lis. manca dbr di 2Cron 8, 14 ( ICron 17,6; 2Cron


34,16 in appendice); nel verbo Giob 16,4 viene ind icato
come qal anzich l'i. Nella tavola seguente non sono inclusi lo dilbilr come nome proprio in Am 6,13 (ecc.) e
dbr l'i . III di Prov 21,28 avere discendenza , sono invece inclusi (contro Jenni, HP 231.282 secondo HAL
20 1b) Is 32,7; Sal 75,6; 127,5 (vd. SI'. 1/1). La distinzione
tra si ng. e plur. segue sempre il Q (si ng. in Giud 13,17;
IRe 8,26; 18 ,36: 22,13; Ger 15,16: Sal 105,28; 11 9,147;
Dan 9,12; Esd 10,12; plur. in Sal 147.19).
dabar

Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle

dbr

sing.

plur.

totale

31
39

30
23

31
13
38
65
14
86
12

61
62
8
29
96
32
25
78
68
124
108
47
204
82

24
49
23
18
47
55

86
43
33
11 8
70
2
2
6

I
5

47
9
7

2
9

l'i.

qal

72

86
66
11 5
69
32
27
41
37
77

50
46
109
64

3
4

7
I
2
I
I

2
2

6
13
I

48
9

17
3

Lam

Ester
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT ebr.

I
7
2

21
Il
19

2
7

20
3
69
20
36
3

15

24

24
12

13

37
21
14
29
30
78
1440

IO

16
20
36
886

13
IO
42
554

Il
46
37

6
18
I
4

IO
33
1084

41

Ricorrono inoltre: dbr ni. 4x (Ez 3330' Mal


3)3.16; Sal 119,23); pu . 2x (Sal 87,3; Can 8,8),
http: 4x (Num 7,89; 2Sam 14,13; Ez 2,2; 43 ,6 ),
d/bra 5x (Sal 110,4; Gi ob 5,8; Eccle 3,18 ; 7,14; 8,2)
dibber 2x (Ger 5,13; 9,7), dabb?rcer Ix (Deut
33 ,3); midbr Ix (Cant 4,3); aram . bibl. dibr 2x
(Dan 2,30; 4,14).
III I
1/ a) Il significato primario di dbr pio si
dist acca abbastanza chiaramente da quello del
verbo -' mr dire, parl are , semasiologicamente
VICll10 e 111 parte sinonimo. Mentre in quest' ul-

377

'~l diiMr PAROLA

timoquello che conta il riferimento al cOnlenuto


di clo che viene detto, Con dbr pi o si indica anzitutto il fatto del parl are, il pronunci are parole e
frasI. Mentre 'mr esige che il contenuto del discorso venga dato espli citamente (nel discorso diretto) o venga caratterizzato sufficientemente dal
contes,to (perci 'mr non viene usato da SOlo), db,.
l'I. puo stare da solo senza che venga indicato ci
che si comunica (p.e. Gen 24,15 ; Giob 1,16;
16 ,4.6; cfr. Jennl , HP 165).
Data la maggiore concisione di dbr l'i., naturale che i
suoi soggelli derivino da un campo semantico molto pi
limll ato e umtaflo , diversamente da quanto avviene per
'm,.. Mentre 'mr pu avere una gran quantit di soggetti
parlanti ( terra , mare, bestie, alberi , notte, fuoco, opera,
proverbiOecc.), 111 dbr pl. I parlanti sono quasi esclusivamente delle persone (dei o uomini) oppure termini che
designano strumenti con cui si parla: bocca, labbra lingua, voce. Anche in Giob 32,7 parlino i gio'rni
si pensa agli uomini . Inoltre soggello di dbr pi o anche
I ~ spirito di Jahwe (2Sam 23,2) e il cuore (Sal 41 ,7
txt. ).
Tuttav ia anche dbr pi o designa spesso il pronunciare un co ntenuto determinato. Come transiti vo dbr pi o ha una grande capacit di assumere
diversi oggetti. Il pi frequente dbr (sing.
e plur.), inoltre designazioni di valori morali e
ideali , che costituiscono il contenuto di ci che
viene detto: bont, malvagit, verit, menzogna, fedelt, defezione, saggezza, stoltezza, fierezza, umilt, salvezza, perdizione, giustizia,
follia ecc.
La natura del discorso pu essere precisata anche con aggiunte avverbiali: con presunzione (Deut 18,22),
segretamente ( ISam 18,22; Is 45,19; 48,16), invano (Ez 6, IO), nel cuore ( ISam 1,13), arrogantemente (Sal 17,10).

Per quanto riguarda la persona cui ci si rivolge, dbr


pi o si distingue chiaramente da ' mr. Mentre per
quest'ultimo basta un l' per esprimere la stretta relazione con l' uditore, dbr pi oesige normalmente la
preposizione pi forte 'cel, che con questo verbo
circa dieci volte pi frequente di l' .
Talvolta dbr pi. unito a verbi complementari , che ne illustrano meglio il concello, p.e. -sm' ascoltare (Is
66,4; Giob 42,4), '1m ni . essere muto (Ez 24,27), (1Sh
tacere (Eccle 3,7 ) -'sh eseguire (Ez 12,25.28).
b) Il qal ha un senso che si allontana un po' dal
pi o Il frequente part. atto designa per lo pi chi
solito esercitare la parola , chi dice qualcosa per incarico ricevuto o a causa della sua natura interiore:
verit (Sal 15 ,2), menzog na , falsit (Ger 40,16; Sal
5,7; 58,4; 63,12; 101,7), giustizia (ls 33,15; 45,19;
Prov 16,13), salvezza (Est 10,3), stoltezza (ls
9,16), insolenza (Sal 31,19); in Zac ll x per l 'a~
gelo interprete del profeta; in Gen 16,13 per 'el
rO'" il Dio particolare di Agar, che era solito parlare con lei; Num 27,7 e 36 ,5 per un dIscorso che
costante sulla bocca di qualcuno (Nyberg 221;
cfr. anche la distinzione tra dbr qal e pi o in JenOl ,
HP 164-170).
378

21

a) Come la radice acc. dbb, anche quella ebr.


dbr ha una fun zione nominale , oltre a quell a verbale. Il significato primario del nome dbr ~o rn
sponde esattamente a quello del verbo: CIO che
viene detto , parola .
di fferenza tra dbr l'i . e ' mI' trova corrispondenza in
quella tra dbar e '~mCRr (-'mr 3c). Come indica anche
la frequente espressione ' imre.-pi /pika/piw discorso
della mia/ tua/sua bocca , in 'emCRr essenziale il carattere orale. Si tratta anzitutto di una parola di comunicazione, di un puro mezzo di comunicazione e di informazione orale tra persone distanti. dabar solo eccezionalmente (Ger 9,19; Sal 36,4; Prov 18,4; Eccle 10, 12.13)
viene collegato con bocca in una catena costrUila; pi
spesso invece viene unito a vocaboli che indicano la
parola nel suo contenuto, in particolare con designazioni di valori morali e religiosi (vd. sp. 111/1 a per gli oggetti di dbr pi.).
La

b) Rispetto al verbo dbr presenta invece un ampliamento di significato, che all'interno dell ' AT
stesso non fu inteso come uno spostamento dI
senso: dbr non indica solo parola , ossia il
supporto linguistico di una realt significativa , ma
anche il contenuto stesso. Qui per bisogna fare
un' importante riserva. Se si suppone un duplice
senso di dabr (pi o meno parola - cosa ),
per spiegare questa duplicit semasiologica non si
dovrebbe ricorrere alla concezione del mondo che
avevano gli antichi , i quali non conoscevano alcuna netta separazione tra lo spirituale e il materiale. La contrapposizione tra parola e cosa
non quella tra spirituale e materiale. dbr non
sta per oggetto in senso material e, per esempio
in contrapposizione a persona o come designazione della propriet di qualcuno (cfr. k' li oggetto, utensile ), ma , secondo il suo carattere,
una pura astrazione. dbr conserva un po' sempre l'aspetto di attivit espresso dal verbo: indica
qualcosa che si pu prestare a discussione o
a trattazione o ne pu diventare oggetto, come
affare , avvenimento, episodio (p.e. I Sam
4,16; 10,16; 21 ,9; 2Sam 1,4; IRe 12 ,30; Rut
3,18; Est 1,13; 2,22; 8,5; Esd 10,9). Sono caratteristiche le formul e dibre hajjamim i fatti dello
anno nel senso di annali (IRe 14,19 e altre
32x s~fcer dibre hajjmim in II2Re; similmente Est 2,23; 6,1; 10,2; Neem 12 ,23; cfr. ICron
27,24) e l'unione frequente di dibre con un nome personale, normalmente quello di un re (p.e.
IRe 11 ,41 la storia di Salomone ), e infine
hadd' brim h '~IIli! questi fatti (Gen 15 ,1;
22,1.20 ecc.).
c) dbar si presta inoltre ad essere usato come termine sostitutivo, quando non si ha a disposi zione
un'espressione particolare, oppure quando questa
deve essere evitata (p.e. Gen 19,8; ISam 20,2;
2Cron 29 ,36), specialmente con una negazione
(p.e. ISam 20,21; 22,15) oppure con k81 (<tutto
(Num 31 ,23; Giud 18,7; 19,19). In questo senso'
attenuato dbr ha assunto anche la fun zione di
un pronome indefinito; anche altri nomi hanno
379

subito una simile attenuazione ed un simile svuotamento di significato, p.e. m el' k lavoro >
qualcosa (Es 36,6; Lev 7,24 ecc.). dbr assum e un senso pi preciso mediante determinazioni attribut ive o geniti vali , o qua ndo ri ferito ad
un fatto o ad un 'azione.
dabr pu anche designare la natura e il fondamento di un affare o di un evento (G ios 5,4; 1Re
11 ,27), particolarmente se unito a 'al usato come
preposizione o come congiunzione: a causa di ,
poich ; in Eccle 3,18; 7, 14; 8,2 si ha dibr con la
stessa fu nzione.
d) singolare il fatto che dabiIr non abbia un uso frequente nel linguaggio giuridico, ed dubbio se ricorra
talvolta come termine tecnico gi uridico. Forse queslO sarebbe il caso dell'espressione particolare M'al d' barim
(Es 24,14): chi ha una questione . In altri passi non
sembra possibi le intendere diIbar come termine tecnico
gi uridico in senso pregnante (Es 18, 16; 22,8; Deut 1,17;
16,19; 19,15). Probabilmente dabar qui un sostituto
impreciso del termine tecnico -ri b.
*31 Nell' aram. bibl. per dbr e dbr pi osi hanno
gli equival enti mill parol a, cosa (24x in Dan)
e mll pa. parlare (5x in Dan). Dall 'aram. (c fr.
KBL 1093b.1094b; DISO 152.154) questi vocaboli
sono passati anche nell 'ebr. (cfr. Wagner nr.
171 .172), dove si hanno mill parola 38x (Glob
34x , inoltre 2Sam 23,2; Sal 19 ,5; 139,4; Prov 23,9)
e mll qal far cenni Ix (Prov 6,13), pio parlare,
annunciare 4x (Gen 21 ,7; Sal 106,2; Giob 8,2;
33 ,3; per 1Cron 25 ,4.26 cfr. Rudolph , HA T 21 ,
166s.).
Un altro si nonimo in aram . pitgam parola, messaggio , che un prst. dall'antico persiano (KBL III4b;
DISO 238; nell 'aram. bi bI. 6x 111 Dan 3, 16; 4,14; Esd
4,17; 5,7. 11 ; 6,11 ); esso ricorre anche in ebr. come aramaismo (Eccle 8, 11 ; Est 1,20; cfr. Wagner nr. 241).

IV 1

Il

Dio/ Jahwe circa 400x soggetto di

dbr pi o Un uso teologico vero e proprio si h ~

soprattutto in quei passi nei quali parlare e


usato in assoluto , cio senza oggetto n alcuna
specificazione avverbiale. Jahwe/ Dio (opp. la
bocca di Jahwe) ha parlato ricorre in circa 40
passi , quasi tutti nei profeti, con frequenza particolare in Ez (I8x) e Is ( 12x), raramente In vece
in Ger (I x in 13 ,15); all'infuori dei profeti in
Sal 50,1.7.
L'uso delle preposizioni corrisponde a quanto si detto
in 111/1 a cio' CRI anche nel linguaggio teologico ha una
notevole' preponderanza (pi di 150 ricorrenze). MollO
meno frequenti sono le preposizioni l e e 'al, pi o meno
pari tra loro come numero di ricorrenze.
a) Nel linguaggio teologico ha un rilievo
molto pi grande il nome br, che un Importante concetto teologico , soprattutto nell'espressione d ebar Jh wh parola di Jahwe (oltre all e
teologie dell ' AT cfr. O.Grether, Name und Wort
Gottes im AT, 1934; L. Diirr, Dle Wertung des
gtittlichen Wortes im AT und im antlken Onent,
21

'~l diiMr PAROLA

380

1938; W.Zi mmerli , RGG VI,1809- 1812). Nel


senso di cosa che riguarda Dio )l l'espressione
appare solo in leron 26,32 e 2C ron 19,11 , in entrambi i casi contrapposta all a pa rall ela d' bar hammd!/rek cosa che riguarda il re )l. Altrimenti
d' bar Jh wh significa sempre la parola di Jahwe
(242 x nell ' AT, inclusi 9 passi in cui il nome di Dio
suona diversamente) e quas i sempre (225x)
l'espressio ne termine tecnico per indicare la ri velazione profet ica.
Il modo con cui sono distribuiti i suddetti 242 passi
(233x debar ih wh escl uso 2Cron 19.11 ; inoltre d' bar
'adi5nai i hwh in Ez 6,3; 25,3; 36,4; debar (ha) '''li5him in
Giud \20; ISam 9,27; 2Sam 16,23; IRe 12,22; ICron
17,3; escluso ICron 26,32; debar ''''li5l1enu in Is 40,8) indica una rreq uenza molto grande nella letteratura proretica, incluse le narrazioni proretiche: Ez 60x , Ger 52x,
I Re 34x, 2Re 16x, Zac 13x , Is e 2Cron 9x, ISam 8x,
ICron 6x, Agg 5x , 2Sam 4x, Giona 3x, Gen, Es , Gios,
Os, Am , Mi , sor, Sal 2x, Nu m, Oeut , Gi ud, Gioe, Mal ,
Oan , Esd Ix; perci 152x in Is- Mal e 62x in ISam-2Re.
In pi della met dei casi debar i hlVh soggetto, con Ilih
'ad essere rivolto a come predicato 11 8x (Gen 15,1;
ISam 15,10; 2Sam 7,4; 24,11 ; IRe 6,11 ; 12 ,22; 13,20;
16,1.7; 17,2.8; 18,1.3 1; 21 ,17.28; 2Re 20,4; Is 28,13; 38 ,4;
Ger 29x, crr. H.Wildberger, Jahwewort und prophetische Rede bei Jerem ia, 1942, 19-42; Ez 50x, crr. Zimmerli , BK XIII ,88-90; Giona 1,1; 3,1; Agg 1,1.3; 2,10.20;
Zac 1,1.7; 4,7; 6,9; 7, 1.4.8; 8,1. 18; Oan 9,2; ICron 17,3
d' bar 'wli5hi m; 22,8; 2Cron Il ,2; 12,7; crr. anche Gen
15,4 e I Re 19,9 con hinn!> anzich Ilih). Predicati che appaiono di rado con debar i hwh sono glh ni . essere ri velato ( ISam 3,7), j~ ' uscire (l s 2,3 = 4,2), qm sussistere (ls 40 ,8).
debar i hwh oggetto in 52 passi, di cui 36x rispetto al
verbo 5m' udire (incl uso ISam 9,27 debar ''''li5him
con 5/11 ' hi .); altri predicati sono bzh disprezzare
(Num 15,31; 2Sam 12,9), drS cercare ( IRe 22,5 =
2Cron 8,4), klh adempiersi (Esd I, I = 2Cron 36,22),
m's respingere ( ISam 15,23.26), mI' pi o adempiere
(I Re 2,2 7; 2Cron 36,21), inoltre una volta sola bq5 pi o
cercare (A m 8,12),jr' temere (Es 9,20), ngd hi .
annunciare (Oeut 5,5), qtim hi . eseguire (ISam
15,13), r'h vedere (Ger 2,3 1 txt"), 5mr osservare
(2Cron 34,2 1).
Co me gi dabar nell 'ambito profano non un termine giuridico d' uso comune, cosi neppure debar
Jhwh ha un carattere giuridico. Solo in sette passi
l'espressione designa chiaramente la parola di
Jahwe in quanto legge: Num 15,3 1; Deut 5,5;
2Sam 12 ,9; ICron 15,15; 2Cron 30,12; 34,21; 35 ,6;
tutti questi passi sono tardivi .
b) La catena costrutta con il plurale dibre Jh wh ricorre 17x (Es 4,28; 24,3.4; Num 11 ,24; Gios 3,9;
ISam 8, 10; 15,1; Ger 36,4.6.8.11 ; 37,2; 43 ,1; Ez
11 ,25; Am 8, 11 ; 2Cron 11 ,4; 2Cron 29, 15); tre
passi hanno inoltre 'w/him (Ger 23 ,36; Esd 9,4;
ICron 25,5). L'espressione con il plurale oggetto
di verbi del parlare pi ancora che l'espressione
con il singolare: ngd hi . a nnunciare (Es 4,28);
spr pi o raccontare (Es 24,3), dbr pi o procl amare (N um Il ,24; Ger 43 ,1; Ez Il ,25 ), ' mr
dire ( ISam 8, 10), qr' gridare (Ger 36,6.8).
Anche nell'espressione con il plurale c' un riferi381 i::l'1
daMr PAROLA
, T

l'AT (cfr. Grether, Le. , 150ss.; DUrr, I. c., 122ss. ;


H.Ringgren, Word and Wisdom . Studies in the
Hypostatization of Divine Qualities and Functions in the Ancient Near East, 1947, 157ss.). I
passi pi significativi dell' AT sa rebbero: Is 9,7 il
Signore manda una parola contro Giacobbe, ed
essa cade su Israele l); 55 ,10-11 poich come la
pioggia.. . , cosi la mia parola che esce dalla. mi a
bocca: non ritorna vuota a me, ma opera CIO che
ho stabilito e realizza ci per cui l'ho inviata ; Sal
107,20 ai quali invi la sua parola, per salvarli )l;
147 15 che manda la sua parola sulla terra)l. Le
dis~ussioni che si fanno a questo riguardo intendono per quasi sempre l' ipostatizzazione come
un fenomeno simile a quelli conosciuti nell a storia
delle religioni , cio come una specie di mitolog izzazione: un attributo divino viene separato dalla
di vinit reso indipendente e inteso come una
realt a ~ o addirittura come una particolare divi nit. Bisogna vedere tuttav ia se si pu distinguere
1' ipostatizzazione di attributi di vini dalla comune inclinazione a concretizzare e a vi talizzare
realt astratte, frequente nell ' AT. AI pari deg li attributi divini , vengono concretizzati e resi autonomi anche sentimenti e attivit umane: malvagit, stoltezza, paura, speranza, collera, bont, fedelt ecc. (Sal 85 ,ll s.; 107,42; Giob 5,16; 11 ,14;
19, 10 ecc. ; cfr. G.Gerleman, Bemerkungen zum
atl. Sprachstil , FS Vriezen 1966 , 108-114).

mento alla ri velazione profetica, ma non cosi


escl usivamente come nell'espressione con il singolare.
c) AI di fuori delle catene costrutte, dGbar l d' barim
ricorre pi di 300x in riferimento a Dio. In circa
3/4 di questi passi il vocabolo designa la rivelazione profetica, e qui il plurale ha una freq uenza
molto magg iore che nelle catene costrutte (con un
rapporto di ci rca 4 a 5 tra il si ng. e il plur. ). In circa
1/5 di questi passi, quindi molto pi spesso che
nell e catene costrutte, la parola designa qui la
legge di Dio. Quest' uso di dabar si trova gi in
epoca pre-dtr. , anche se raramente e con determinate limitazioni : solo al plurale e solo per indicare
la legislazione dell 'alleanza del Sinai . Nel Deut il
termine si riferisce anche ad altre leggi (p.e. Deut
12,28; 15, 15; 24, 18.22; 28 ,14; 30,14). Lo stesso uso
pi atten uato anche in P (Es 29 ,1; Lev 8,36 ecc.).
In test i dtr. e post-dtr. dibri! (S I. cost r. plur.)
unito a di versi termini di contenuto morale, giuridico e cultuale: - loro ( Deut 17,19; 27,3.8.26;
28 ,58 ; 29 ,28; 31 ,12.24; 32,46; Gios 8,34; 2Re
23 ,24; Neem 8,9.13; 2Cron 34,19); -beril (Deut
28 ,69; 29,8 [cfr. V. 18 .-'ii/a]; 2Re 23,3; Ger
11 ,2.6.8; 2Cron 34,31), s/rer libro (dell a legge,
dell'alleanza ) (2 Re 22 ,11 .13.16; 23,2; 2Cron
34 ,21.30). Da quest'attenuazione di signi fi cato
consegue che la precedente di stinzione tra dabar
profetico e dabar gi uridico viene praticamente a
cadere nei testi dtr. e post-dtr.

31 Il termine milla parola l), che proviene


dall'area linguistica aram. (vd . sp. 1ll/3), raro
nel linguaggio teologico. Solo due volte ricorre per
designare la parola divina (2Sam 23,2; Giob 23 ,5;
inoltre aram. in Dan 4,30), mai per in una catena
cast rutta con Jahwe o Dio.

Nella letteratura sapienziale (Prove Eccli) dabar, come i


termini amni fOra e miswa comandamento ), indica la

dottrina dell a sapienza: e non compare nel significato di


parola di Dio (crr. E.G.Bauckmann , ZA W 72, 1960,
33-63).
d ) Come vocabolo teologico specifico dabar viene
di stinto chi aramente nell ' AT dal termine affine
-sem nome l). Mai essi ricorrono insieme come
soggetto o come oggetto di una stessa frase,. n
come termini interscambiabili o corrispondenti 111
versi parall eli . A questa separazione formale dei
due vocaboli corrisponde una differenza concettuale: sem in quanto nome di Dio lo designa
come persona, ha quindi a che fare con Dio nella
sua totalit. diiMr invece espressione del pensiero e della volont di Dio (Grether, I.c. , 169).
sem comunica la presenza di Dio nel mondo,
dabGr la sua attivit in esso. Il primo la forma
rappresentativa, il secondo la forma volitiva con
cui Jahwe si manifesta (ibid. 179). Caraltenstlco
in questa differenza il falto che solo una volta SI
parla di parola santa )l di Dio (Sal 105,42), men:
tre sem spesso legato al concetto dI santlla
(-qds) .

V1 Nei testi di Qumran sono frequenti tanto il


verbo quanto il nome. Kuhn , Konk . 47-49, elenca
rispettivamente pi di 50 e pi di 90 ricorrenze.
I LXX traducono in genere dbr pi o con Cl:dv
(-'mr 5). Per dabr venuto meno l' uso linguistico relativamente unitario dell ' AT ebr. ; il termine tradotto con due vocaboli greci , Myo e
P~flCl:) che stanno tra loro in un rapporto di circa
2 a I nelle ricorrenze dei libri canonici (cfr.
E.Repo, Der Begriff Rhma im Biblisch-Griechischen, I, 1951, 188).
Nel NT l'uso linguistico concorda con quello
dell' AI, nel senso che parola di Dio designa la rivelazione di Dio nello Spirito e quindi sinonimo di
vangelo l). Inoltre la parola, illogos, viene posta in
stretta connessione e quasi identificata con
la persona di Ges. Numerosi studi sul /'y0;
trattano pi o meno a fondo anche la preistoria del
termine nell' AT e nel giudaismo palestinese ed ellenistico. Citiamo: A.Debrunner - H.Kleinknecht
- O.Procksch - G.Kittel , art. yw ) ThW IV ,69147 (= GLNT VI ,199-4(0); G.SHihlin, art. flu8 0,
IhW IV,769-803 (= GLNT VIl ,537-630); V.Hamp,
Der Begriff Wort in den aram. BibelUbersetzungen , 1938.
G.Ger/eman

e) Nella discussione sulla cosiddetta ipostati zz~


zione delle azioni e degli attributi divini anche dabii,. ha avuto un' importanza considerevole. L'assoluti zzazione e la personificazione del dabGr, che
hanno raggiunto il loro massimo svi lupp~ solo
nel periodo postca nonico, si risco ntrano gla nel-

383

382

ii' do,. GENERAZION E


1/ dr generazione appartiene ad una radice
del semitico comune dwr, il cui sign. predominante nel semiti co ori entale durata )l, in
quello occidentale generazione (P.Fronzarol i,
AANLR V1l1/20, 1965 , 143.148 ). Probabi lmente
non appartiene direttamente ad essa il gruppo formato dall 'ace. dLiru muro di cinta (A Hw 178),
dall 'ebr. dor ca mpo di tende (a forma ci rcolare),
dimora (ls 38, 12) e dur ci rcolo (ls 29,3 ;
pall a ,,? Is 22 ,18; cfr. anche dur accatastare in
cerchio Ez 24,5), dall 'ara m. bi bI. dur abitare
(7x in Dan; KBL 1064a; in Sal 84,1 1 prsl.
dall 'a ram., cfr. Wagner nr. 68), m edr (Dan
4,22.29; 5,2 1) e m' dar (Dan 2,11) abitazione l),
dall 'a rab. dawr circonferenza, giro l), diira circondare)l, diir abitazione ecc.

A Mari , oltre ai vocaboli acc. comuni dartl/d,irtl lunga


durata , darD durare , daru perdurante , dari fU

durata , eternit (A Hw 164.178b), ricorre una vol ta


anche darti nel senso di et l), come prsl. dal semNO.
(A Hw l64b; CAO D 11 5b).
L'ug. dr dr corrisponde, nel raddoppiamento, all'ebr. di5r
dor (Es 3,15); sempre in ug. ricorre anche dr bn il (par.
mpljrr bn il) assemblea dei figli degli dei (crr. WUS
nr. 785.786; UT nr. 697). Il ren . pun . dr sig nifica rami~Iia. slirpe (D ISO 60): anche qu i si incontra l'c' pressione kl dr bn '1m l'intera slirpe dei figli degli dei
(iscrizione di Karalepe, KAI nr. 26A . 1IJ , r. 19; crr.
F.J.Neuberg, JN ES 9, 1950, 215-217; M.Oahood, in:
Le Antiche Divi nit Semil iche, edil. da S. Mascali,
1958,66).
Le attestazioni extrabibliche aram. sono tardive, p.e. si r.
dara et, generazione (LS 147a).
Le opinioni sull'etimologia sono divise, soprattutto si discute se dar sia connesso o meno con
l'idea di cerchio )l.
Se si risponde positi vamente a questo problema, allora
di5r verrebbe a significare lo scorrere cicl ico del tempo
all'interno del quale una generazione umana porta a termine la sua evoluzione (crr. C. von Orelli, Oie hebr.
Synonyma der Zeit und Ewigkeit, 1871 , 34; similmente
W.A.Ward, OrNS 31, 1962, 398s. che cila anche l'eg. Ir
tempo l~. Ma la connessione et imologica del termine
con l'idea di circolo viene tunavia negala con buone
ragioni da alt ri studiosi (crr. anche Fronzaroli, I.c. 143):
n l'ace. darti n l'ebr. di5r hanno a che rare con l'idea di
circolo , ma hanno il senso di durata, continuit

(CAO D 108b). Una terza etimologia collega dor con


una rad ice dhr corsa dei cocchi l) , per cui *dahru >
*do", > di5r propriamente sign ifica giro in una gara
e quindi ciclo (W.F.A lbright , BASOR 163, 1961 ,
50s.).
Nell'aram. bibl. si trova dr con significato si mile
nel raddoppiamento da wedar (Dan 3,33; 4,3 1), e
si ha inoltre una derivazione ledir continuazione ( Dan 6,17.21 ; KBL 1135s.).
21 Nell ' AT dar ricorre 166x (92x solo e in 37
forme raddoppiate), dar dell'aram. bi bI. si trova
4x. Il plur. ha 3x la form a masc. dori m (ls 51 ,8; Sal
72,5; 102,25), altrimenti si ha drl (48x).

;'1 dar GE ERAZ IONE 384

Questo termine particolarmente frequente nei salmi


(59x con 21 forme raddoppiate). Per quanto concerne i
profeti dor si incontra solamente in Is ( 17x, escI. 38, 12),
Ger (4x) e Gioe (5x). Nel Pentateuco le fonti pi arcaiche( Gn 7, 1; 15, 16; Es 1,6; 3,15; 17, 16; Num 32 ,13) e il
Deut ( II x) usano il sing., mentre gli strati sacerdotali
usano il plur. (Gen 5x, Es 14x , Lev 14x , Num 9x).
Per la frequenza del termine nei sal mi e nell a tradizione
sacerdotale cfr. r acc. dar , dr e (ana) d,ir dar, che appartengono soprattutto al linguaggio poetico e giuridico
(CA D D 108b).

31 A differenza di tutta una serie d i termini colletti vi, che riguardano la pare ntela e la discendenza (zcra' discendenza , mispa!la trib , 10IMI discende nza ), dr si colloca primariame nte in un ambito te mporale . Comunque vada
interpretato il termine anche dal lato etimologico,
il suo signi fi cato di ordine temporale: durata,
continu it . Ma, second o la co ncezione ebraica ,
un tempo che perdura non una pura ast razione.
Esso si percepisce sempre nel suo co ntenuto (von
Rad II,109s.). Lo spazio di te mpo che viene indicato co n dor pu essere inteso solo come durat a
dell ' uomo che in esso vive. Il passato e il futuro
vengono descritti come un susseguirsi di molte
generazioni.
Il contenuto semant ico del termine pu essere assai diverso. Talvolta l'aspetto pi sottolineato
l'idea di una colletti vit umana che vive in un
tempo determinato (Gen 6,9; 7,1; Es 1,6; Lev
23,43 ; Num 32, 13; Deut 1,35; 2,14; 23,3.4.9;
29 ,21 ; 32,5.20; Giud 2,10; Is 41 ,4; Ger 2,31; Gioe
1,3; Sal 12,8; 14,5; 24,6; 78,6.8; Prov
30,11 .12.13.14; Eccle 1,4). In questi passi dr ha
quasi sempre un significato generico, indicando
pi o meno Israele nell a sua totalit, che vive in
un determinato tempo (cfr. M.Noth , Uberlieferungsgeschichtliche Studien , 1943, 21 n. 3). Solo
di rado esso assume un significato escl usivo e sta
ad indicare un gruppo pi limitato all ' interno del
popolo (Sal 24,6; 112 ,2; Prov 30,11 -14).
In al tri passi si insiste fortemente sull' aspetto te mporale, p.e. Is 51,9. Soprattutto in alcune formule
ormai fi ssate dall ' uso dor eq uivale ad un' indica zione cronologica: dar wador (30x, di cui 18x in
Sal), senza congi unzione Es 3,15; 17, 16; Prov
27 ,24K; cfr. l' ug. drdr e l'acc . dur dar per sem pre . Alt re forme raddoppiate che eq ui valgono ad
a~verbi te mporali sono dor l' dar (Sal 145,4), dar
dorim (Sal 72,5; preceduto da le Is 51,8; con be Sal
102 ,25 ). La form a caratteristica e quasi escl usiva
di p il plurale con suffisso preceduto da le (39x)'
ledorolkrem/ledorolam/ledorolaw secondo I~
vostrellorolsue generazioni ha la funzione di un
avverbio temporale riferito al futuro ed in qualche modo sinonimo di le'lam (- 'oliim).
Per Is 53,8, dove G.R.Driver, JThSt 36, 1935, 403 , e altri
traducono dor con destino (recentemente D.W.Thomas,
EThL 44 , 1968 , 84), cfr. Westermann , ATD 19,214.

41 Un uso specificame nte teologico d i dar non


esiste. In quanto av verbio di tempo dar non ha al385

l"~ din

GIUDICARE

cun sig nificato escatologico. Va notata la fre.


que nza assai limi tata del termine nei profeti e
nelle loro enunciazioni riguardanti il futuro. An.
che quando esso indica una collettivit umana
non ha un particol are riferimento teologico. Rara:
me nte la generazione fatta oggetto di una valutazione religiosa od etica (Deut 1,35; 32 ,5. 20; Sal
12 ,8; 14,5; 24 ,6; 78,8; 112 ,2; Prov 30,11-14).

51 Per i testi di Qumran Kuhn , Konk . 49 , regi.


stra 30 passi in cui si fa uso del termine. Il signi
ficato sostanzialmente analogo a quello dell'AT.
Sono degne di nota le espressioni doro I nd!sah
( IQH 1,(6 ) e dOraI 'olam (lQH 1,18; 6,11 ; 4QPB
4) gene razioni eterne (cfr. Is 51,9).
Nei LXX dar viene tradotto quasi esclusivamente
con il term ine yvcX , il quale si riferisce all'ori
gine e alla discendenza. Per il NT cfr. F.Biichsel,
art . yvcX, ThW 1,660-663 (= GLNT Il ,391398).
G.Gerieman

ri din GIUDICARE
11 La radice di n del semi tico comune (cfr.
HAL211 ).
Negli ambienti vicini all' AT questo gruppo ricorre di rre
quente in acc. (A Hw 150s.167s.l7I s.57 Is.), ug. (WUS
nr. 766; UT nr. 657) e aram . (DISO 56s. 143), manca in
vece nel fen. pun. (-sp!l.
Nell ' AT il verbo din si trova nelle coniugazioni
qal e ni .; da esso derivano i seguenti sostantivi: din
ca usa giudiziaria (inf. sostanti vato, BL 452 ),
dajjan gi udice (nome d'agente, BL 478), mildon
e midjan contesa (sostanti vi verbali con prefisso 'm- , BL 491 ; per miqjan cfr. I.L. Seeligmann,
FS Baumgartner 1967, 256), m edina distretto
giud iziario , provincia (m- locativo, BL 492; cfr.
Wagner nr. 152).

n. 4, i quali attribuiscono a di n un significato assai


vasto e nuttuante, va affermato che la radice ind ica
origi nariamente proprio il giudicare autoritario e vincolante che ha luogo in un processo. Lo conferma
l' uso della rad ice nel codice di Hammurabi (Dri verMiles 1,73) e nell'ug. (WUS nr. 766) e, per quanto riguarda \' AT , il fatto che soggetto del verbo din sono
quasi sempre delle autorit, e prevalentemente
il re (i l re: Ger 21,12 ; 22 ,16; Sal 72,2; Prov 20,8;
31,5 .8.9; il sommo sacerdote in funzione
regale: Zac 3,7, cfr. Horst, HAT 14,228;
i capi della trib di Dan: Ge n 49 ,16); per il
significato forense di din cfr. anche H.J .Boecker, Redeformen des Rec htslebens im AT , 1964,
85 n. 7; Seeligmann. I. c. 256. Anche Deut
17,8 sarebbe pi chiaro se din acca nto a dam omicidio e ncga' malt rattamento avesse Il slgmticato preciso di sentenza conl enziosa autoritaria
del giudice .
Perci din nel suo significato primario si distingue
da -spi o che originariamente si riferisce ad una decisione in un procedimento di conci liazione non autoritario. Ambedue le radici tuttavia allargano il loro
signi ficato fino a diventare del tutto sinonime. Perci Spl pu assumere nell ' AT quel ruolo dominante
che dln ha ne\l'acc. (B. Landsberger, Die bab. Termini fur Gesetz und Recht , FS Kosc haker 1939
[Symbolae], 223), mentre din ne\l' AT ha solo un' importanza secondaria. In 1Sam 24 ,16; Is 3,13; 10,2;
Ger 5,28; 21,\ 2; 22,\6; Sal 7,9; 9,5.9; 72,2; 76,9:
140,13; Prov 31,9; IQH 9,9, di n si trova accanto a SPI
(cfr. ug. 2Aqht[= Il D] V,7s.). 0Itre a'am popolo
(Gen 49,16; Sal 72 ,2), anche i poveri , i miseri , gli orfani , le vedove sono oggetto di din (Ger 5,28; 21,12;
22 ,\ 6; Prov 31,5.8.9; per i paralleli extraisraelitici di
questa iuslilia adiutrix mi seri cfr. Wildberger,
BK X,48). din assume qui il significato di fare giustizia a pp. quello di diritto .

cosi pure il nome di donna Di /la contesa giudiziaria , che senza dubbio stato creato anificial mente per
la narrazione di Gen 34 (J.J .Stamm , FS Baumgan ner
1967, 331).

41 I passi in cui il soggetto di din Jahwe hanno


il significato di gi udicare = sentenziare, condannare e giudicare = fare gi usti zia (sost. diritto ): Gen 15,14; 30,6; Deut 32 ,36 = Sal 135, 14;
ISam 2,10; 24,16; Is 3,13; Sal 7,9; 9,5.9; 50,4; 54,3;
68 ,6; 76 ,9; 96,10; 1I 0,6(?); 140,13; Giob 19,29; 36,17.
Jahwe giudica i popoli (Gen 15, 14; Sal 7,9; 9,9;
96,10; Giob 36,31[(?)]) e il suo popolo Israele (Deut
32 ,36 = Sal 135,14; Is 3,13; Sal 50,4). In queste due
espressioni si fondono insieme probabi lmente una
tradizione cultuale preisraelitica legata a Gerusalemme (D io come creatore - re - gi ud ice uni versale) e una trad izione specifica mente israelitica
(Kraus, BK XV,200.376). Jahwe rende giusti zia
ai mi seri ecc. (Sal 9,5; 54,3; 68,6; 76,9; 140,13;
ISam 24 ,16; a Rachele Gen 30,6). L' uso di din
nel lamento (Sal 7,9; 54,3; 140,13) e nella lode
(Deut 32,36 = ' Sal 135,14; ISam 2, 10; Sal 9,5.9;
76.9; IOH 5.13) ricompare anche nel nome elogiati vo Diiniije/ El gi udice o El ha giudicato >1 (Noth , IP 35 .92.187; cfr. inoltre la bibliogr.
in HAL 219a e nei comm . a Dan ed Ez 14),
nell a form a ridotta Dan ( HAL 218b con bibliogr.; BHH 1,317s.) e nel nome, anch'esso. teoforo , 'a bidan ( HAL 4b) (<( mio) padre ha giudicato >1.
51 Nei testi d i Qumran (soprattut to IQH 5, 13) din
usato come nell' AT; per din nel Talmud cfr.
Z.W.Falk, JSS 5, 1960, 352; per i LXX , il giudaismo
e il NT cfr. F.BUchse l - V. Herntrich, art. xp[vw ,
ThW 111 ,920-955 (= GLNT V,1021-1 11O ).
G. Lietlf.:e

In m' dina la radice tende ad assumere il significato


di regnare (-.\p!l; m' di/lo indica la circoscrizione
giudiziaria e amministrativa del regno di Israele ( I Re
20,14-19), di Giuda (Lam 1'\), del regno neobab.
(Dan 3,2 ecc.), la satrapia dell'impero persiano (Est,
Esd, Neem); cfr. C.C.Torrey , Medina and Polis, HThR
17, 1924, 83ss.

'1
T

21 Il verbo di n usato nell ' AT ebr. 22x al qal


(Sal 8x, Ger 4x) e Ix al ni . (2Sam 19,10 liti~
gare ), nell' aram. bibl. Ix al qal (Esd 7,25). Tra I
sostant ivi din ricorre 20x (incl. Glob 19,29K e
35 ,14; Pr~v. 5x, Giob e Ger 4x ciascu no), inoltre
5x nell' aram .; dajjan 2x (lSam 24, 16; Sal 68 ,6),
aram . Ix (Esd 7,25); madonl midjan 23x (tncl.
2Sam 21 ,20; in Prov 19x); m edi na 53x (di CUI 39x
in Est, spesso in forma raddoppiata con sigmficato
dist ributivo), aram. Il x.

1\ parallelismo (talvolta sinoni mico) tra din e rib (ls


3,13; con dqiian ISam 24 ,16; con madon Ger 15,\0;
Ab \,3 ; Prov 15,18; 17,14; cfr. IQH 5,23.35) indica
un ulteriore ampliamento di significato da parte di
din . rib si sviluppa dal significato primario di contesa a quello di processo (- rib). din significa in
Giob 35 ,14; 36,17; Est 1,13 processo, contesa giudiziaria (HAL 211b; cfr. AHw l 72a; PR U 1II,223s.;
DISO 56s.). In madonlmiqjan lite, contesa din ,
assimil andosi anche qui a rib, ne assume il signifi cato primario (cosi in modo conv incente Seeligr1'1 an,
I.c., 256s.). Caratteristica l'espressione 'esrel
miqjanim o sim. donna litigiosa (Prov 19,13;
21 ,9. 19; 25 ,24; 27,15; cfr. Gemser, HAT 16,8 1).

31 Contro l'opinione di J. van der Ploeg, CBQ


12 , 1950, 248, e B.Gemser, SVT 3, 1955, 124

di /I giudicare, processare di Eccle 6, IO va collocato


in questo ambito (cfr. 2Sam 19,10 din ni . litigarsi ),

din ricorre anche nei nomi di persona Dina (vd. SI. 3),
,abidan e Daniiiei (HAL 219a), nel nome di persona , ~i
luogo e di trib Don , come pure nel nome di luogo Ma
don (Noth , HAT 7,67s.; M.Weippert, Die Landnahme der

isr. Stiimme, 1967, 41 n. I); per i nomi propri extrablbhC\


cfr. Stamm, AN 355b; HufTmon 182s.; Grondahl 123.

386

387

o,

dal POVERO - iiJl 'nh II.

dam SANGUE

11 La radice a due lettere *dal11- sangue )}


del semitico comune (GVG 1,344; ug.: WUS nr.
754).
Accanto all 'ebr. dam si trova in Deut 32,43 una rorma
'adama con aler. prostetico , co me in ace., dove
adam(m)u usato assieme al pi comune damll ; HAL
15b e AHW 10a spiegano le forme secondarie in base
alla radice 'dm essere rosso . Per le incene attestazioni
ren. pun. (KA I nr. 43 , r. Il ; nr. 103 , r. 2) e per l' afTe rmazione di Agostino nam et Pun ice edom sangUis d,citur (Enarratio in Psalmos 136,18) crr. DISO 5!l?1<.AI
11.61.\ 14; secondo J.Hoftij zer, VT 8, 1958,289, edo,:" sarebbe la forma munita di anicolo. L'aram. 'edma , accanto a demo , il ri sultato di un processo puramente fo

nelica (GVG 1,2 17; Noldeke, NB 11 8).

01

dm SA 'GUE

388

Nell ' AT dOIll si incontra 360x (si ng. 288x,


plu r. 72x).

21

Il termine ricorre con la frequenza maggiore in Lev (88x)


e in Ez (55x); seguono Es (29x, in Lis. manca Es
12,22a), Oeut (23x, pi ,adama in Deu t 32,43), Sal (2 Ix),
um e Is (15x ciascuno).

31 Poich dom l' unico term ine dell ' AT che indica sa ngue l), ha un uso assai ampio: significa
sa ngue di uomi ni e di animali , particolarmente il
sa ngue versato in guerra o in altro modo vio lento
e il sa ngue del sacrificio. L'idea di sangue versato costituisce lo sfondo semasiologico attraverso cui dom (si ng. e plur. domim) , co me avviene anche in altre li ngue, passa dal suo sig nifi cato naturale ad un senso pi astratto: spargimento di sangue, guerra . Come parallelo appare
talora dcbcer peste (Ez 5,17; 28,23; 38,22). In
questa accezione astratta dom acquista una connotazione etica: fatto di sangue e (con significato
pressoch ident ico, data la mentalit ebraica)
omicidio (N um 35 ,33; Deut 17,18; 19, 10; 21,8;
22,8; Giud 9,24; ISam 25 ,26.33; Os 1,4; 4,2; 12, 15;
Prov 28, 17). Versare il sangue spesso, soprattutto in Ez, sinonimo di ({ commettere un omicidio (Gen 9,6; 37,22; Num 35 ,33; Deut 21,7;
ISam 25 ,31; Sal 79,3; Prov 1,16; Ez 16,38; 18,10;
22,3.4.6.9. 12.27; 23 ,45; 33,25; 36 ,18).

Non solo l'omicidio spargi mento di sangue, ma anche


l'uccisione di un animale che non sia compiuta in forma
rituale, quando cio il sangue dell'animale non viene
parlato all'altare (Lev 17,4).
L'espressione b" dalll ledam fra sangue e sangue
(Oeut 17,8; 2Cron 19, 10) indica una distinzione fra due
falli di sangue che devono essere giudicati in maniera
diversa (assassi nio, omicidio preterintenzionale).
Una metafora vera e propria solo nell 'espressione ({ sangue di uva (Gen 49,11 ; Deut 32,14;
Ecci i 39,26).
dm viene usato assai raramente nell ' AT per designare colori. L' unico passo esplicito 2Re 3,22
(cfr. Is 63 , 1-6 con il termine nesah ({ schizzo di
sangue in v. 3.6).
. .
Contrariamente all'acc. (A Hw 158b; CA O D 79b) e fo rse
al ren. (DISO 58), non si hanno prove che dam venga
usato per indicare la discendenza o un rapporlo di parentela (Ohorme Il). Questa funzione semantica legata in
ebr. al termine -basar carne ".
a) Nel linguaggio sacrale e gi urid ico dm ha
un uso molto vario, particolarmente in P e in Ez.
L'espressione caratteristica 'md 'al-dm ({ ergersi
contro la vita di qualcuno in Lev 19,16 si riferisce all'atto di presentarsi davanti ad una com unit
riunita per un processo, come accusatore come testimone o come giudice (cfr. I Re 21; Elliger, HAT
4,258s. ).
La dichiarazione (tab ), di origine certamente antica, che prescrive la purificazione dal sangue con
la formul a m eqr domii?h {{ nusso del sangue di
41

389

Cl

dam SANGUE

lei ( Lev 12,7; 20,18; cfr. 15, 19), si inquadra nella


tradi zione sacerdotale.
La formula relativa ad un omicid io ({ il suo sangue
cada su dI lUI app. ({ sul suo capo appartiene
parimenti alla sfera giuridica e serve a determinare
la co lpa di un co ndannato a morte e nello stesso
tempo l' innocenza di colui che esegue il gi udizio
( H.Reventlow, VT IO, 1960, 311 -327; K.Koch,
VT 12, 1962,396-4 16). Nell a sua forma pi pura
(sempre dmi m nel plurale con suffisso e be con
suffi so) la formula ricorre solo in P (Lev
20,9. 11.12.13.1 6.27), e in una forma leggermente
variata anche altrove (Gios 2,19; IRe 2,37; Ez
18, 13; 33,4.5).
b) Ricordi amo ancora brevemente alcune concezioni del sangue tipiche dell a storia delle religioni,
per accennare ad alcune nozioni che nell ' AT, soprattutto nell a tradi zione sacerdotale, sono particolarmente legate a domo
II sangue considerato la sede dell a vita (Num
17,11 ({ l'a nima della carne nel sangue l); -m' Ice!;) o viene add irittu ra ident ificato con essa (Gen
9,4; Lev 17, 14; Deut 12,23). Perci non si deve
mangiare sangue (Lev 3,17; 7,26s.; 17,10. 12.14;
Deut 12,16.23; 15,23), n carne che abbia ({ in s
il sangue (Gen 9,4; cfr. Lev 19,26; ISam 14,3234; Ez 33,25). Intese origi nariamente in senso animistico (per quanto riguarda la storia delle religioni cfr. W.E. Mlihlm an n, RGG 1,1327s.; J.H .
Waszink , RA C Il ,459-473), le espression i suddette hanno perso questa connotazione con l'essere subordi nate all a manifestazione della volont
di Dio, che di venta il loro fond amento (Elliger,
HAT 4,228).
Lo stesso vale per il significato del sangue come
mezzo di espiazione (Lev 4,5-34; 16,14-1 9; 17,11
ecc.; -kpr) e come fondamento di solidariet
quando si conclude un'alleanza (Ez 24,6.8; - b'rit).
II sa ngue non agisce per una forza espiatrice intrinseca, ma perch Jahwe lo ha fatto diventare
mezzo d i espiazione (Lev 17, II ({ io ve lo permIsI
per l'altare, perch co mpia l'espiazione per voi ;
cfr. Vriezien, Theol. 250).
Il sangue dell' uomo sotto una particolare protezione divina (Gen 9,5s.). Esso considerato una
propriet della trib , la quale ha perci il dovere,
nel caso che un membro della famiglia sia stato
ucciso, di riscattare (-g'l) il sangue uccidendo
l'assassino, per far tornare il sangue nella comunit familiare (g 'el haddm ({ vend icatore del
sa ngue Num 35,19-27; Deut 19,6. 12; GIOS
20,3.5.9; 2Sam 14,11 ; cfr. Koch, I. c., 409-414).

SI Kuhn , Konk . 50, elenca 16 attestaZIoni del


termme nei testI dI Qumran (dI CUI 3x al plur )
L' uso del termine SI collega a quello dell' AT versare ti sangue, fatto dI sangue, sangue sacnficale?
sangue della mestruazione. Espressioni origmah
rispetto all ' AT so no ({ frecce di sangue ( IQM
6,3) e ({ udire fatti di sa ngue (domim , IQH 7,3).
Per il giudaismo e il NT cfr. E.Bischoff, Das Blut
im jlidischen Schrifttum und Brauch, 1929;
390

J.Behm , art . IXr!l-lX, ThW 1,171-176 (= GLNT


1,461-476); L.Morris, The Biblical Use of the
Term ({ Blood l), JThSt 3, 1952, 216-227; ib id . 6,
G.Gerieman
1955, 77-82.

:1~i

dmh ESSERE UGUALE

Il dmh ({ essere uguale si trova, oltre che


nell 'ebr. , anche in aram. (DISO 58; KBL 1066b;
LS 156s. con riferimento a Fraenkel 272: l'arab.
dWl1ja/ ({ statua un prst. dall 'ara m.). La delimi tazione di questa radice rispetto ad una o pi radici omonime che significa no ({ tacere l), ({ annientare o sim. (HAL 216b; J.Blau, VT 6, 1956,
242s.; cfr. N.Lohfink , VT 12 , 1962 , 275-277) nei
singoli casi discutibile.
Il verbo ricorre in q. ({ essere uguale l), ni . ({ divenire uguale l), pi o ({ assomigliare, paragonare e
con valore estimati vo ({ considerare appropriato,
progettare, figurarsi l), hitp. ({ paragonarsi l). Nomi
deri vati sono demi ({ met l) , dimjn ({ somiglianza e demtil ({ figura, copia .
Quest'ultimo sos\. ricorre una volta nell'aram. imperiale:
BMAP 3,2 1 b}1 IdmlVI b}lk ({ una casa uguale alla tua .

21 Secondo Lis. 366 dmh ricorre al q. 3x (escI.


Ger 6,2, cfr. per Rudolph , HA T 12,42, e Os 4,5,
cfr. Rudolph , KA T XIII/l ,97), pi o 3x, hitp. I x (Is
14,14); inoltre al ni . Ix in Ez secondo Zimmerli ,
BK XIIl ,763, e HAL 216a. I sos!. demi (I s 38,10)
e dimjn (Sal 17, 12) sono apaxlegomena; demtil ri corre 25x.
L'aram. bi bI. presenta due passi con dmh q. (Dan
3,25; 7,5).
a) dmh q. ({ essere uguale viene usato per
introdurre un paragone, e pi prec isamente nelle
lamentazioni (Is 1,9 ({ uguale a Gomorra l); Sal
102,7 ({ sono uguale al pellicano nel deserto l);
144,4 ({ l' uomo simile ad un soffio ; cfr. Lam
2,13 pi .), nelle immagini di cui si servono i profeti
(Ez 31 ,2.8.8.18 per il farao ne), nei canti d'amore
(Cant 2,9. 17; 7,8; 8,14; cfr. 1,9 pi.) e nel linguaggio
degli inni (Is 46,5; Sal 89,7; pi oin Is 40,18.25; 46,5;
vd. s!. 4a).
I verbi seguenti , coi quali dmh q./pi . in parallelo,
hanno significati simili: (I) h}iI k e {( essere come (Is
1,9; Ez 31 ,8; Sal 102,7; cfr. Sal 50,2 1); (2).iwh q. essere
uguale (Is 40,25 pi.), hi. paragonare (Is 46 ,5 pi.;
Lam 2, 13 pi.); SlVh q. ricorre in lullO 8x, ni. Ix rassomigliarsi (Prov 27,15), pi o rendere uguale, piano , cal31

mare 5x e hi . asso migliare, paragonare 2x , cfr.

lenn i HP 35.111 ; aram. bi bI. sIVh q. {( essere uguale


Oan 5,21K (Q pa.); hitpa. essere fallO come Oan
3,29; (3) msl hi. ({ paragonare (Is 46,5); negli altri casi
m, I q. ({ dire una parabola, un proverbio 10x, pi o recitare parabole Ix, ni. {( divenire uguale 5x, hitp. dive nire si mile l x; si veda anche

f11asal

proverbio ,

cfr. O.Eissfeldt, Der Maschal im AT 1913; A.R.Johnsan, SVT 3, 1955, 162- 169; ulteriore bibliogr. in Sell in391

Foh rer 339; (4) 'mm ({ equivalere (Ez 31 ,8; altrove solo
Ez 28,3); (5) 'rk q. nel sign. di porre a confronto , paragonare (Sal 89,7; Is 40,18 pi.; non in parallelo con
dmh : Sal 40,6; Giob 28,17. 19; altrove significa ordi nare ).
In

b) A proposito del termine astratto demitl ({ uguaglianza, somigl ianza l), che in molti passi si pu
tradurre benissimo con ({ qualcosa come
(L.Kohler, ThZ 4, 1948 , 20s.), ci si pu chiedere
se con esso si intenda una uguagli anza reale o, in
maniera pi sfumata, solo una certa so miglianza
(Kohler, I.c.; W.H .Schmidt , Di e Schopfungsgeschichte der Priesterschri ft, 1964, 143; Westerinalln , BK 1,202s.). Ad una domanda del genere si
pu per ri spondere che il termine, preso in se
stesso, denota una possibil it di confronto totale,
non una pura somiglianza di grado inferiore, distinta da tale confronto; tuttav ia, la necessi t o
l'esigenza di stabilire l' uguaglianza sorgono solo
quando l' uguaglianza non del tutto evidente.
In alcun i passi (I s 13,4 e Sal 58 ,5 il testo dubbio)
d' m/il si riferisce a raffigurazioni si mboliche o immagini (2 Re 16,10 modello e progetto di un altare;
Ez 23,15 pitture parietali; 2Cron 4,3 fi gure di buoi
sotto il mare di bronzo) e sottolinea la loro corrispondenza col modello ({{ copia, riproduzione l ).
Frequentissi mo per demitl nei raccont i delle visioni di Ezechi ele (come nome reggente: Ez
1,5.5. 10.13 [t xt?].16.26.26.28; 10,1.10.2 1.22; staccato dal nome che gli si ri ferisce: 1,22; seguito da
k' mar'e ({ come le sembianze di )>: 1,26; 8,2) e di
Daniele (Dan 10,16), dove l' identit della cosa
contemplata con la realt di vina pu venir solo accen nata.
Per i passi che si riferiscono all' immagine divina
(Gen 1,26; 5,1.3) e per Is 40,18, dove demitl ha
pure il significato di ({ riproduzione, immagine l),
vd . st. 4a e -~ clcem .
Tra i termini sinonimi va ricordato soprallUllO labni I
({ figura, modello (20x, deriValO dalla rad ice bnh costruire ). Per i vocaboli indicanti figura (lemUna, Ib'ar, qa?~a?b) e immagine (maskil ecc.) -~a? Ia?m.
c) Il campo semantico dell ' uguagli anza e della somiglianza non dominato in ebr. da verbi e nomi
ma dall a particella di paragone k e ({ come (per la
forma e l' uso cfr. GK 11 8 s-x; Jolion 274276.279.407s.5 lOs.527s. ; BrSynt 96.104s.126).
Degli ol tre 3000 casi in cui ricorre la particella k'
nell' AT ebr. (di cui 57x k'm; nell'aram. bi bI. k'
testimoniato all 'incirca 80x , incl. 22x kol-qObel
({ in corrispondenza con l), ke'anlk" cncellke'cel
({ adesso 17x, kedi ({ come, quale 5x), pi di
500 riguardano la congiunzione ka 'ascer ({ come
e ci rca 250 la costruzione k' + inf. , che per lo pi
da tradursi in Deut con una proposizione temporale secondaria (mol to spesso con sm ' ({ udire
46x, b ' ({ venire 26x, klh pi o{( terminare 25x,
r' h ({ vedere 25x). Spessissimo k e (o k'mo) si
trova prima dei sos!. con sign. generico e astratto:
kllkol- ({ totalit, tuttO (I27x, di cui 75x k ekl
'ascer ({ seco ndo tutto quello che ), dbr {{ pa~~i dII/h

ESSE RE UGUA LE 392

rola )} (94x ),j8m giorno)} (78x), mispa! pre cri zione, costume)} (42x), mar'ii> sembianza, appari zione)} (25x), ma'sii> opera )} e 'er tempo )}
(22x eia cuno), ment re i paragoni con elementi
concreti e con esseri viventi sono pi uttosto rari : ' i s
uomo e majim acqua (23x), ~8n pecore
(20x), 'es fuoco ( 19x), (181 abbia ( 14x).
Mentre per la maggior parte dei nomi costruit i con k" il
numero dei passi con tale particella ammonta per ciascun nome a una piccola frazione (dei circa 600 vocaboli
ebr. costruiti con k e quasi pi della met hanno una ala
volta questa costruzione), vi sono determinate parole,
come 1110$ pu la (8x, solo con k'), che vengono usate
specificamente nei paragoni. Anche quando compaiono
nomi di animali , il numero delle costruzioni con k' al
di sopra della media. Nei paragoni con animali la stati stica, presci ndendo da $011 che si trova al vertice, la seguente: -'ari l 'arje leone (16x, inc!. Ix aram.; inoltre
k'fir 9x, lobi ' 6x, so(/OI 3x, gor Ix come ulteriori designazioni del leone), n<es<er aquila, avvoltoio (12x),
~ipfJor uccello ( IOx), slis cavallo e jo na colomba (9x), 'ajjal(a) cervo/a (8x). atu ralmente
tutti questi numeri valgono solo per i paragoni espressi
con k e , mentre i paragoni indiretti o i ralTront i metaforici

non possono essere qui presi in considerazione.


Tra le forme con il suffisso del pronome personale
(ka-, k' m8- , kam8-, oltre 100x) ricorrono in prevalenza kam8ka come te (3 1x), kam8ha come
lui (24x) e kam8ni come me (17x). Infine si
possono citare i ci rca 60 casi in cui k' unito a
nomi propri . Tra le persone sono presi come termine di confronto soprattutto Davide (9x), gli
Anakiti e Daniele (ognuno 3x); tutti gli altri nomi
di persona (anche Mos e Giobbe) compaiono una
volta sola. Tra i nomi di luogo vanno ricordati il
Libano e Sodoma (ognuno 4x), Gomorra e Silo
(ognuno 2x) (tutti gli altri , anche p.e. Gerusalemme, solo una volta). Per le descrizioni di Dio
vd. st. 4b.
a) In contesti teologici dmh (d' mur) e sinonim i servono ad esprimere negl i inni la incomparabilit di Jahwe (cfr. C.J.Labuschagne, The Incomparability of Yahweh in the OT, 1966 , 28-30).
Oltre a Sal 89,7 poich nelle nubi chi pari a (' rk
le) Jahwe, simile (dmh q.) a Jahwe tra gli esseri
di vini? (cfr. Sal 40,6 nulla pu essere paragonato a te [ ' rk ' reI] ) si possono qui citare alcuni
passi del Deuteroisaia: Is 40,18 a chi volete paragonare (dmh pi .) Dio e quale immagine (d' mur)
volete mettere a confronto (' rk) con lui? ; 40,25
a chi mi volete paragonare (dmh pi.), perch io
sia come lui (swh q.)? ; 46,5 a chi mi volete
porre accanto (dmh pi. ), a chi paragonarmi (swh
hi .)? Con chi mi volete mettere all a pari (msl hi .),
in modo da risultare simili (dmh q.)? . Il contesto
mostra in ciascun caso che si intende parlare della
incomparabilit di Jahwe in opposizione alle divinit declassate, il suo diritto all a unicit, di versamente da quello che si riscontra nelle numerose
espressioni parallele dei testi babilonesi (con maharu e sananu uguagliare , cfr. Labuschagne, Lc. , :i 1_
57), che esaltano iperbolicamente ora l' una, ora

41

~
" :~J

393

;'~i dmh ESSE RE UGUA LE

l'altra divi nit (cfr. J.Hehn , Die biblische und babylonische Gottesidee, 1913, 99). Perci qual siasi pretesa cii altre potenze cii essere uguali a Jahwe aspramente com battuta; cfr. Is 14,14, dove
con un linguaggio mitico si caratterizza l'empiet
ciel re cii Babilonia: sal ir ulle altezze delle nubi
mi render uguale (dII/h hitp. ) all' Alti simo :
A proposi to della somiglianza dell'uomo con Dio, che si
esprime nel dominio sul mondo animale (Gen 1,26s.;
cfr. 5, 1.3; Sal 8,6-9), ma che risale a concezioni proprie,
bIsogna confrontare -sdil<ell , col quale il termi ne d' miil
che lo interpreta (co~truito con be O k ' ), pu esser~
sca mbiato abbastanza spesso.

b) Le espressioni sull a incomparabilit di Dio, cotruite co n la particell a di paragone k' (Labuschagne, Lc., 8-28), si dividono e enzialmente in due
gruppi , i quali possiedono tutt'e clue la loro controparte form ale nel linguaggio cii ogni giorno:
fra i nominali negative dalla forma 'e n .. . k e non
c' nessuno ... come ... (Es 8,6; 9,14; Deut 33,26;
ISam 2,2.2; 2Sa m 7,22 = ICron 17,20; IRe8,23 =
2Cron 6, 14; Ger 10,6.7; Sal 86,8; cfr. Is 46,9 con
la negaz ione 'cfres) e domande retoriche con una
negazione impl icita mi k' ... chi come ... ? (Es
15, 11.11 ; Is 44,7; 49,19 = 50,44; Mi 7, 18; Sal
35, 10; 71,19; 77, 14; 89,9; 113 ,5; cfr. Deut 4,7). A
quest'ultimo gruppo appartengono anche i nomi
propri Mikaja(hit), MikG)'hit , Mika(lni) , Mika'el
Chi come Jahwe/ Dio , cfr. Noth, IP 144; Labuschagne, Lc., 2Is.126-129; contro B.Hartmann ,
ZDMG 110, 1961 , 234).
Le designazioni che vengono qui usate per esprimere il nome di Dio sono: Jhwh (Es 8,6; Deut 4,7;
ISam 2,2; Sal 113 ,5; in tutto solo 4x insieme con
k' ), ''''18him (lSam 2,2; Sal 77, 14; kel8him altrove
solo in Gen 3,5 sulla bocca del serpente: che voi
diverrete come Dio ; Zac 12,8 in una promessa
iperbolica: colui che stava per cadere diverr
fort e come Davide, e la casa cii Davide sar come
Di o ; 2Cron 32, 17 cletto delle divinit clegli altri
popoli ), 'el (Deu t 33,26; altrove solo in Giob 40,9
il t uo braccio come il braccio di Dio? ; con
k e m8 Giob 19 ,22 perch mi perseguitate come
(fa) Dio? ), inoltre kam8ni come me ( Es 9,14;
Is 44,7; 46,9; Ger 49,19 = 50,44), kam8ka come
te (Es 15 ,11 .11; 2Sam 7,22 = ICron 17,20; IRe
8,23 = 2Cron 6,14; Ger 10,6.7; Mi 7, 18; Sal 35, 10;
71,19; 86 ,8; 89,9) e kam8h!i come lui (Giob
36 ,22; cfr. Giob 40,9 possiecli come lui la voce
del tuono? ).
La clichiarazione di incomparabilit in senso IalO,
presente negli inni , viene di volta in volta gi ustificata o per mezzo ciel contesto o tramite formulazioni indirette, e soprattutto attraverso il potente
intervento di Jahwe nella storia in qualit di salvatore giusto (no n a caso proprio nelle trad izioni
delle piaghe e clell'esodo; nei salmi di lamentazione incli vid uale 35' 71' 77' 86 per moti vare ti
gri do di ai uto cii un indi~idu'o oppresso), ma anche attraverso la sua potenza cii creatore (nel Deuteroisaia strettamente collegata con la salvezza).

394

Come formulazioni particolari si possono citare:


nel cantico cii Anna ISam 2,2 nessuno santo
(qOd8s ) come Jahwe e nel discorso di Eliu Giob
36 ,22 chi maestro (m8rii come lui? (c fr. per
il contenuto e l'origine delle espressioni l'ampi o
studio di Labuschagne, Lc., 64-153).
51 Anche a Qumran si trovano formul e che
parlano cleli a incomparabilit di Dio all a maniera
vt rt. ( IQH 7,28; IQM 10,8; 13 ,13).
I LXX usano soprattutto o!,-oco e le sue derivazioni ,
pi raramente tcro (solo in 2Mac 9,12 lcrOOEO detto
di Antioco , con uso negati vo); per demul sta in prevalenza O!'-O(W!'-IX, pi di rado 6!,-O( wcrL, e una volta 6!,-ow
(1513,4), (ala. (Gen 5,3 ) e dxwv (Gen S, I).
Per i LXX e per il NT, in cui IGv 3,2 forma
la controparte escatologica di Gen 3,5 e come
nuovo tema compare l' uguaglianza di Ges con
Dio (Fil 2,6), cfr. G.Stahlin , art. rao , ThW
111 ,343-356 ( = GLNT IV ,1065-1100); J.Schneiser, art . IlflOLO, ThW V,186-198 (= GLNT
VIII ,5 21-558).
E.Jenni

n~r1

da ' al CONOSCENZA - l,'' jd'.

qal

hi.

Gen
Es
Lev

Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Giona
Mi
Nah
Ab
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Eccle

23
37
15
15
24

4
2
2
l

11 La raclice drk calcare (coi piecli ) appartiene al sem itico comune; essa ha subito numerose trasformazioni che divergono talvolta per
l'aspetto fonetico o per il significato (HAL 22Is.;
P.Nober, Bibl 40, 1959, 196* s.).
L'acc. daraggll (tracciato della) strada (A Hw 163a;
CA D D 108b) un sinonimo raro del pi usato lIrhll o
harrGl1l1; cfr. anche darakll seguire (?)>> e darku (; seguente (AHw 163a.164a).
In ug. si trova il sos\. fem. drkl signoria, potenza
(WUS nr. 792; UT nr. 703; Driver, C!V1rr54)corh'iermine parallelo a mlk regno (nel testo RS 24.252,
r. 6s.: b'll mlk par. a b'l, drkl , detto di ' Anat , Ugaritica
V ,55 1); vd. SI. 3c.
el ren. pun. e nell'aram. pi antico pare che ricorra solo
la radice verbale: camminare su, pestare, tendere
(l'arco) (DISO 60).
Il sostantivo ebr. dcrrek via (form a qiti?J cfr.

Bf0nno 134) pu essere costruito sia co


masc.
sia come fem. (K.Albrecht , ZAW 16, 1896, 54s.).
Accanto al sostantivo e al verbo (qal e hi.) si trova
anche il sost. derivato midrak orma, spazio di un
piede (solo in Deut 2,5).
21 Il nome dcrrek ricorre nell ' AT 706x , e prevalentemente al sing. (543x; considerando Prov
21 ,29Q co me sing., Ger 17,IOQ come plur. ). I clue
duali in Prov 28,6.18 potrebbero essere letti come
plur. (c fr. p.e. F.Notscher, Gotteswege und Mensc henwege in der Bibel und in Qumran, 1958 , 56).

395

Esd
Neem
ICron
2Cron
AT

sos\.
31
13
I

Il
2
3

Il

40
21

33

14
16

41
85
4

22

4
I

23
48
17
15
27
12
46
22

47
57
107
8
I

3
2
4

2
2
3
6
3

4
I
I

47
20
52

19
12
21

l
3

Lam

,']"':) dd?rcek VIA

sing. plur. duale


31
12

49

13

32
75

I
4

2
3
3

6
3
3

11

14
161

25
706

2
I

2
3
3
66

543

31 a) Dal sig nificato primario strada (calpestata e di conseguenza con terreno solidamente
battuto ) si sviluppano i molteplici significati di
dcrrek tanto in senso spazi aie-geogra fi co quanto
in senso figurato-metaforico. Dei di versi usi del
vocabolo (cfr. oltre ai di zionari l'esposizione dettagli ata di otscher, Lc. , 17-69) saranno ricordati
qui solo i pi importanti.
Fra le numerose vie intese in senso spaziale-geografico l' AT ne conosce alcune che hanno un
nome speciale, poich si tratta di strade di grande
traffico molto frequentate: la strada del re nella
zona ad est del Giordano, che da Damasco porta
ad Aqaba (Num 20,17; 21 ,22; cfr. HAL 222b;
Y.Aharoni , The Land of the Bible, ' 1968, 49-52 ),
la strada di coloro che abitano nelle tende
(Gi ud 8,11 ) e la st rada del mare , che porta al
mare o corre nelle vicinanze del mare (Is 8,23; cfr.
Aharoni , Lc., 41-49).
Impercettibilmente il significato concreto cii
via si trasforma in quello cii mov imento sulla
via : un uomo che va per una strada, percorre la
sua via per raggiungere una meta (p.e. Gen
24,27.48; 32,2 ecc., spesso unito a -hlk andare ;
baddcrrek = per via ).
Il fatto ciel ca mminare ancor pi accentuato
quando dcrrek dev'essere tradotto con viaggio , impresa o anche spedi zione militare

111

ddircek VIA

396

(Gen 42 ,25; 45 ,2 1.23; ISam 21,6 dd>rCl'k !lol im presa profana ; cfr. anche l'acc. /Jarrol/li via ,
viaggio, carovana , campag na milit are , AHw
326s.; CAD H 106- 113 ).
Vista dal punlO d'arrivo, la via assume il sign.
di via percorsa, trallo di strada (fra due pUllli) )
(cfr. p.e. Gen 31,23 per la distanza di selle giorni
di cammino ).
Si suppone una concezione simile quando il vocabol o dd>rCl'k indica la direzione di un movimelllo,
non Importa se esso viene eseguilo o se viene soltanlO descrillo. Il punto verso cui tende il mov imento pu essere indicalO in tal caso o co i quallro
punti cardinali (Deut 11 ,30 ecc., specialmente
nella descrizione del nuovo tempi o in Ez 40,6ss.)
oppure nominando luoghi o posti particolari (Gen
16 ,7 ecc.).
b) In senso figurato la vita dell ' uomo pu essere
descrilla come una strada, su cui l'individuo si
trova (cfr. A.Gros , Le thme de la rOUle dans la
Bible, 1957, 17-30 ); spesso si pu tradurre in tal
caso con comportamento, condolla (p.e. Gen
6,12). Questa terminologia ha assunto una ril evanza particolare nella lelleratura sapienziale
(Prov 1,15 ecc.) e nella sfera religiosa (vd. st. 4).
Se si considera il punto finale di ogni vita umana,
con queslO vocabolo pu essere indicata la via di
tUlli gli uomini , che conduce alla morte (Gios
23,14; IRe 2,2; per Prov 14,12 cfr. HAL 223a). In
maniera molto pi generale, via nel significalO
di condotta, stato, costume, modo e maniera
designa certi fatti fondamentali della vita degli uomini o della natura (p.e. Prov 30,19s." Gen 1931
i rapporti dei due sessi fra di loro; Gen 31 ,35' la
condizione della .donna nel ciclo mestruale, cfr.
Gen 18 ,11 con '6rab , vd. st. 3d).
c) Non si pu stabilire se l' ug. drkr signoria, potenza possa essere utilizzato per illuminare alcuni passi dell' AT. I passi citati al riguardo (con
drk q.: Num 24,17; con dd>rcek: Ger 3,13; Os
10,13; Am 8,14; Sal 67,3; 110,7; 119,37; 138 ,5;
Glob 26,14; 36,23; 40,19; Prov 8,22; 19,6; 31 ,3) in
genere sono comprensibili anche senza questa ipotesI , oppure possono essere spiegati in altra maIlIera.
La serie delle proposte comincia con un'osservazione di
Albnghl su Num 24,17; allri passi sono stati via via ci
tali da diversi autori , cfr. W.F.Albright , lBL 63 , 1944,
219; Id., SVT 3, 1955,7; id., FS Robert 1957, 23s.; P.Nober, VO 26, 1948,35 1-353; S.Bartina, VO 34, 1956, 202210; l .B.Bauer, VT 8, 1958, 9Is.; M.Oahood , ThSt 13
1952, 593s.: 15, 1954, 627-631 ; id., Bibl 33, 1952, 33; 38:
1957,320; Id., Proverbs 40; id., UHPh 55, ecc.
Hanno assunto una posizione critica nei riguardi di que
ste opinioni: H.Zirker, BZ 2, 1958, 291-294; Notscher,
I.c., 17s.25s.; cfr. lIlollre Rudolph , KAT XIll/ l ,206 per
Os 10,13; Fohrer, KAT XVI,522 per Giob 40,19.
*d) I sostanti vi affini per significato sono trattati
da Notscher, l.c., 12-17. Vanno menzionati:
l ) '6ral; via (57x, tranne che in Gen 18 11 ricorre
solo in testi metrici , in un quarto dei casi paralelo a dlE397

1'1'')

dcrcek VIA

rG.'k; con la

m~gg iore frequen za in Prov, 19x; vengono


pOI Sal 14x, Glob 10x, Is 8x, Gen e Giud 2x ciascuno
Gioe e Mi Ix ciascuno; inolt re 'r!, camminare v iag~
giare 6x e 'O,.e~la carovana 3x) e l'aram. bibl~ 'arali
via (Oan 4,34; 5,23) con la stessa ampiezza di signi.
ficato d, dG.'rcek; cfr. l'acc. IIrhll e l'aram. 'rhl 'orha
(DISO 24; K.BL 1053b);
'
. .

2) hOli ka via, sentiero; carovana, corteo; gran movi

mento (6x, - h/k);


3) m"sil/o (27x) e mQs/ii/ (ls 35,8) strada (rialzata) (sl/
q. rialzare il terreno [per costruire una strada]) >>;
4 ) mo 'go/ carreggiata, sentiero (13x, in Prov 7x; anche ~agala carro );
5) lIol[b (5x) e I/ "Iiba (21x; quasi sempre par. a dll'rll'k
o a ' orah sentiero ; cfr. ug. IIIb e mb, sentiero'

WUS

or: 1870; UT nr. 1715);

,
6) sebi! sentiero (Ger 18,15; Sal 77,20; per lo pi par.
a dcercek).

Tutti questi vocaboli sono usati anche in senso figurato


o metaforico.
e) Il verbo drk q. ha conservalO sempre il signifi
calO primario calcare (con oggetto terra, Deut
1,36; via, Is 59,8; sogli a, ISam 5,5 ecc.). Soltanto
in due casi si stabilito un significato pi speci
fico: iI guerriero calca col piede il suo arco per
tenderlo (ls 5,28; 21 ,15 ecc.; cfr. BHH 1,264.267),
e il contadino calca il torchio per spremeje
l' uva ( p.e. Giud 9,27; cfr. Dalman , AuS IV.364s.;
. per Mi 6,15 cfr. Dalman, l.c., 207).
drk hi . ha valore causati vo far pestare, far calcare (ls
Il ,15 ecc.; con oggetto ellittico piedi = calpestare,
calcare in Ger 51,33; Giob 28,8; per Giud 20,43 cfr.
HAL 222a). Far calcare una strada diventa allora
guidare (Prov 4,11 ecc.).
4/ a) Nell 'ambito religioso (cfr. A.Kuschke,
Die Menschenwege und der Weg Gottes im AT,
StTh 5, 1952, 106-118; F.Notscher, Gotteswege
und Menschenwege in der Bibel und in Qumran,
1958 , 23ss.) anzitutto si pu parlare anche concreo
tamente dell a via o del cammino di un dio (IRe
18 ,27), di esseri divini (Gen 19,2) o di Jahwe
(Deut 1,33; Nah 1,3). Ma si intende qui soprat
tutto in senso metaforico il comportamento e i disegni di Dio (c fr. Gros, l.c., 30-40), che si rivol
giio al popolo, ma che sono ad esso superiori (ls
55,8s.; Giob 34,27 ecc.). Il popolo e il singolo de
vono camminare sulle vie di Dio, cio condurre la
propria vita in obbedinZa "il Dio (Es 32,8 ecc.); i
comandamenti di Dio in. questo senso indicano la
strada (p.e. Deut 5,33). Scostarsi da essi (Deut
11 ,28 ecc.) significa abbandonare le vie di
Dio (Num 22,32) e incamminarsi su altre strade
(proprie, Is 53 ,6; dei peccatori , Sal 1,1; degli dei
stranieri , Ger 10,2). Questo modo di comportarsi viene biasimato in particolare nei confron
ti dei re d' Israele che si erano incamminati non gi
sulle vie di Davide e perci di Jahwe (cos in IRe 3,
14), ma su quelle di Geroboamo (l Re 15 ,26 ecc.).

b) 11 verbo drk q. pu designare il camminare di


Dio: sulle alture della terra (Am 4,13; Mi 1,3: cfr.
398

U.Devescovi , Riv Bibl 9, 1961 , 235-237), sui flutti


del mare (Giob 9,8; cfr. Ab 3,15). Il tendere l'arco
menzionato in Zac 9,13; Lam 2,4; 3,12; cfr. Sal
58,8, il pestare il torchio in Is 63 ,3.3; Lam 1,15 .
L' hi. esprime il fatto che i giusti ecc. sono guidati
da Jahwe (ls 48 ,17; Sal 25,5'ecc. ; Devescovi, l.c.,
237-242).

5/ Nella comunit di Qumran viene sviluppato


in particolare il significato indicato in 4a, corrispondentemente al carattere dei testi . Non subentrano punti di vista sostanzialmente nuovi; cfr.
Notscher, l.c., 72-96.
Anche se non formulato chiaramente come nel
NT (Mt 7,13s.), il dualismo delle due vie tuttavia presente e prefigurato nella sua sostanza gi
nell' AT; cfr. a questo riguardo B.Couroyer, Le
chemin de vie en Egypte et en Israel , RB 56, 1949,
412-432; Notscher, l.c. , 64-69; Michaelis (vd. st.)
53s. (= VIll ,152ss.).
Sulla via nel NT e nel cristianesimo primitivo
cfr. W.Michaelis, art. 606, ThW V,42-118 (=
GLNT VIII , 117-326); Notscher, l.c., 97-122; A.
Gros, le suis la route, 1961 ; E. Repo, Der Weg
als Selbstbezeichnung des Urchristentums, 1964.
G. Sauer

~"

drs CERCARE

Il dr!; un verbo del semNO. , che al di fuori


dell'ebr. compare anche in ug., aram., et. e arabo

In sir. , dove dr!; disputare e sim. probabilmente un


prsl. dall'ebr. , la radice si confusa con un termine significante calpestare (cfr. ebr. e aram. drk; medioebr. ,
aram. giud. drs, arabo drs trebbiare, ace. darasu
spingere via , AHw 163b), ma dev'essere da esso di-

stinta (cfr. Noldeke, NB 38 n. 4). A proposito di una disc~tibile tes timonian za di darasu tentare (?)>> in acc.,
plU precisamente nel linguaggio innicoepico, cfr. W.
von Soden, ZA 49,1949, 175s.; AHw 163b.
Nell' AT drS testimoniato solo per l'ebr.: qal
155x (I /2Cron 40x), ni. 9x. 11 sost. verbale tardivo
midros spiegazione (inf. qal aram., GK 85h)
ricorre solo 2x (2Cron 13,22; 24,27; cfr. Ecci i
51,23).

b) A differenza di bqs pi. , drs appartiene fondamentalmente alla sfera conoscitiva: informarsi
di qlcs: , ricercare qlcs., ricercare . Quello che
viene ricercato non la collocazione spaziale, ma
e la natura di una determinata cosa o avvenimento. In questa prospettiva il verbo pu essere
costruito In modo molto diverso: come assoluto
(Deut 13 ,15; 17,4; 19 ,18; Giud 6,29; Is 34,16; Eccle 1,13), con oggetto diretto (Lev 10,16; Esd
10,16 txt em) o con le preposizioni 'cel, be, le, 'al.
In tale contesto semantico va collocato anche il
sost. verbale midros spiegazione (cfr. Rudolph
HAT 21 ,238; G.Rinaldi , Bib140, 1959,277).
'
c) Pi ancora che per bqs pi., si pu riscontrare in
dr!; nel sign .. tendere, aspirare a qlcs. uno spostamento di senso verso la zona emozionale.
Come oggetto compaiono soprattutto valori ideali
fondamentalmente di natura positiva: diritto );
(ls 1,17;. 16,5 ), bene (A m 5,14; Est 10,3),
opere di Jahwe (Sal 111 ,2), ma anche di natura
negativa: male (Prov 11 ,27). L'espressione
tendere al male (ro 'a) di qlcn. si trova con drs
solo in Sal 38,13 (dr!; qui parallelo di bqs pi ., che
lo precede e con ogni probabilit ne determina il
significato) e Prov 11 ,27 (cfr. Ger 38,4). L'espressione opposta cercare il bene (salom) di qlcn.
testimoniata quattro volte (Deut 23,7; Ger 29,7;
38 ,4; Esd 9,12; cfr. Est 10,3) .
A differenza di bqs pi. , drs non viene mai usato
come reggente di un inf. seguente.
Ancora pi forte la colorazione emozionale ,
quando drS significa preoccuparsi di qlcs., prendere sotto la propria custodia , il che avviene anzitutto nel linguaggio teologico, ma vi anche un
uso non teologico (Ger 30,14; Sal 142,5; Prov
31 ,13 ; ICron 13 ,3).
d) Nel senso di richiedere, esigere dr!; rientra
nell'uso teologico. Un'eccezione costituita soprattutto da 2Cron 24,6 (drs 'al), l' unico passo in
cui colui che richiede un uomo (C. Westermann ,
Die Begriffe ftir Fragen und Suchen im AT , KuD
6, 1960, 16).

21

3/ a) Il campo semantico profano piuttosto ristretto, specialmente in confronto con - bqs pio di
slgIllficato affine, e si riduce a circa un quarto
dell 'intera somma delle testimonianze. Tuttavia
anche l'ambito del significato profano di drs si distingue chiaramente da quello di bqs pio Nel senso
di cercare qlcn. o qlcs. si hanno , per quanto riguarda drs , solo tre passi isolati (Deut 22,2; Giob
10,6 con bqs come precedente parallelo' 39 8 con
'a~ar). Senso analogo ha l' uso in Sal 109 10' cercare (inutilmente), elemosinare con ' -S'I pio
come parallelo (cfr. tuttavia BH').

399

4/ a) La grandissima maggioranza dei passi in


cui ricorre drs, presenta caratteristiche teologiche e
cultuali. Nel senso di richiedere , esigere il
verbo ha quasi esclusivamente Jahwe (Dio) come
soggetto. Come oggetto si ha sangue (Gen
9,5a; Ez 33,6; Sal 9,13; ni. Gen 42,22), anima
(Gen 9,5b), un votO (Deut 23,22), le mie pecore (Ez 34,10), sacrificio (Ez 20,40); inoltre
Mi 6,8 quello che Jahwe esige da te . Negli altri
passi che rientrano in questa accezione del termine, oggetto un agire empio, per cui il verbo
assume il sign. di domandar conto (Deut
18,19; Sal 10,4.15; 2Cron 24,22 ).

b) In una serie di racconti drS Jhwh un termine


tecnico abbastanza fisso per indicare l'interrogazione rivolta a Jahwe tramite un profeta (secondo
tli1i dr!; CERCARE

400

I Sa m 9,9 originariamente tramit e un vegge nte o


uo mo di Dio) in una situazione di necess it , lil11i tata qua nto al tempo al peri odo dei re. A nche qui
la ricerca non ha prim aria ment e lo scopo di ottenere un' informazio ne, bensi queste int errogaz ioni
mi rano ad eliminare l'a ngustia di co lui che ri chiede. So no desc ri tti so lta nto casi difficili d i natu ra po li tica (anche quando si tratta di una diffi colt perso na le): ( I ) il peri colo in cui incorre una
di nast ia per la malattia de l re (2 Re 8}- 15) o del
princi pe ereditari o ( IRe 14,1-6. 12- 13a I7- 18); cfr.
2Re 1,2ss.; 2Cro n 16, 12; Gen 25,22; inol tre senza
drs Is 38 e 2Re 5; (2) il pericolo per la co munit
in caso di guerra ( I Re 22 = 2Cron 18; 2Re 3; cfr.
Ger 21,I- IO; 37,3-2 1) e 2Re 22 = 2C ron 34 a causa
di una minacc ia proveniente da ll'ira di Jahwe . I
racco nti citati appartengo no ad un pi vasto
gruppo con lo sc hema: annuncio per mezzo dell a
parola del profeta - reali zzazione dell a parola; cio
non l' interrogazione che sta al cen tro dell 'attenzione, ma il modo co n cui funziona la paro la del
profeta, che si inseri sce nell a storia e p.e. ri mprovera e depone i re ( IRe 14; 2Re I; 8). Ez 14,1-11 ;
20, 1-3 pongono li ne all a possibilit de ll ' interrogazione, po ich essa in via di principio ri liutata dal
profeta.
1\ caso si prese nta sempre a questa mani era: il re
quando sopravv iene una 'necessi t in via un messaggero ( norm almente un perso naggio altolocato
dell a cerchi a pi vicina al re) con un do no presso
un profeta nell a sua casa, per interrogarlo
sull 'es ito dell a situazione difli cile in cui si trova .
1\ profeta rispo nde co n una sentenza divina. Tut to
questo si svolge al di.fuori dell 'a mbiente cultuale
(Westerm ann , I.c., 18).
Chi po ne la .richiesta un indi viduo, nei racconti
citali sopra e soprattutto Il re, oltre al quale troviamo solo l'antenata Rebecca (Gen 25 ,22) e gli
anziani (Ez 14; 20), in ISa m 9,9 si (impersonale) . Jahwe sempre oggetto (dr'; 'ce( - Jhwh),
111 IRe 22,5 = 2Cron 18,4 si ha la vari ante drs ' ce(
- d' bar Jhwh. Spesso segue, in riferimento al mediatore profeti co, l'espressione me ' illo da lu i .
L' uso dell a preposizione min indica che il profeta
visto soltanto come medi atore dell a parola che
gli prov iene da Dio, e mai come strumento al servizio di colui che pone la domanda. Segue la richiesta sull 'esito dell a situazione diflicile in cui ci
si trova. Ma tale ri chiesta implica una supplica ...
a Dio (Westermann , I.c., 18), perch vogli a far
cessare una simile situazione. In Ger 37 ,3.7 il profeta a cui si fa la richie"Sta viene espressamente invitato ad intercedere (cfr. Ez 36,37 permetter
che mi si preghi per 1!']lsraele ). Probabilmente
l' istituzione dell'interrogazione era legata all ' urli cio di profeta in quanto intercessore (Westermann , I.c., 21). Forse l' interrogazione di vina tramite un uomo di Dio riguard agli inizi soltanto
le necessit personali di un singolo e solo pi tardi
fu estesa alle necessit del popolo (Westermann ,
I. c., 28). In questo senso si esprime la glossa di
ISam 9,9, anche se si tratta di un rico rdo tardi vo.
40 1 tI-"

dr'; CE RCA RE

In I Re 22 l'interrogazione compiuta per mezzo di un


profela e unita ad element i della consultazione aracolare
(espressa con la radice -s'I), la quale compare soprat.
tutt o qua ndo si parla delle guerre di Jahwc; lo stesso accade in 2Re 3 (Westermann , I.c., 19), che un racconto
chiaramente concepilO in dipendenza da I Re 22, nel
quale all a minaccia proveniente dalla superiori ti del ne

mico si aggiu nge una difflcol t materiale (la truppa


manca cii acqua); a ci corrisponde una duplice domanda
e una duplice risposta profetica. - L'interrogazione
espressa con s'I un'i nterrogazione ri volta a Dio tramite
l'oracolo del sacerdote. Quest' uso teslimoniato solo per

il periodo premonarchico. La Sua decadenza fino alla


sparizione com pleta dopo la cost ituzione del regno di
Davide si pu l'ac ilmente intravedere in 1/2Sam (We
stermann . i.c.. 10- 13).
Inolt re l' ist itu zio ne dell ' interrogazione di Jahwe
per mezzo del profeta presumibil mente sottin
tesa nell'acc usa di Is 31,1 (cfr. 30,2 con s'I) e
nell'eso rtazione di Am 5,4; cio v i sarebbe qui
isti tuzione cont ro ist ituzione: al ri volgersi a Jahwe
in un luogo di culto Amos co ntrappone quel rivolgersi a Jahwe che possibile solo per mezzo di un
profeta ( Westerm ann , I. c., 22); cfr. anche Is
9,1 2; Ger 10,2 1 e Os 10, 12.
Es 18, 15 allude probabilmente a quanto descritto
anche in Deut 17,9, cio la ricerca della sentenza
div ina in un caso giuridico diflicile.
c) Nel caso di interrogazione rivolta ad una di vini t strani era, a Baal-Zebub in 2Re 1,2.3.6. 16, dri
cost ru ito con be, forse per indicare il fatto, abbasta nza freq uente nel politeismo, per cui l'arante si
ri volgeva ad una di vinit inferiore, perch questa
intercedesse presso una di vinit superiore o addi o
rittura presso la divinit suprema. In favore di
questa spiegazione si potrebbe addurre la frase di
ISa m 28,7 voglio per mezzo di lei (sciI. la necromante) porre un' interrogazione (con be). Due
probabili eccezioni so no dov ute alla polemica contro l' interrogazione ri volta alle divini t straniere:
la glossa 2Re 1,16 consultare per mezzo della parola d i Jahwe , ed Ez 14,7, dove un israeli ta idolatra ha la sfrontatezza di recarsi da un profeta per
interroga re Jahwe alla stessa maniera di uno dei
suoi idoli.
d) Quando oggetto di dr'; lo spirito di un defunt o , si ha la costru zione drs 'cel (Deut 18,11 ; Is
8,19; 19,3 ; cfr. ICron 10,13) nel senso di rivolgersi a , co me mostra la formul a dr'; '(El con una
perso na (l s Il ,10 rampollo di Isaia) o un luogo
( Deut 12 ,5 il luogo di culto scelto da Jahwe) come
oggetti . In ambedue i passi istrutti vo il fatto che
il ri volgersi si realizza quando ci si incammina
per un pellegrinaggio in quel luogo. Ci permette
di trarre una co nclusione sul signilicato origi nario
di drs 'cel hii'ob: ci si doveva incamminare verso
il luogo di culto degli antenati o la tomba dei padri, per interrogare il morto.
e) Questi ultimi due tentati vi (riliutati peraltro
dal profeta) di interrogare Jahwe (Ez 14; 20) ap
partengono al primo periodo dell'esilio. Con la

402

cessazione dell' istituzione preesilica dell ' interrogazione il signilicato mutato profond amente.
L'espressione dr'; Jhwh assunse il senso comune di
stare dalla parte di Jahwe e non indic pi
un'azione co ncreta, ma 1' habitus dell a persona
devota.
Questo mutamento di signilicato si spi ega soprattutto per due moti vi. In tempi antichi l' interrogazione ri volta a Jahwe per mezzo di un profeta era
direttamente unita all a lamentazione di colui che
faceva la richiesta in condi zione di necessit (vd.
sp. 4b). Quando da questo fenomeno globale
sco mparve una parte, cio l' interrogazione per
mezzo di un profeta, il term ine indica nte il tutto
venne usato per designare la parte che rimaneva,
cio la lament azione. dr'; Jh wh nel senso di rivolgersi a Jahwe nell a necessit era ancora possibile
solo nell a forma della lamentazione. Vi poi
un' altra moti vazione. La lamentazione ha il suo
punto culminante nelle domande poste a Jahwe:
Perch hai tu ... ? e Per quanto ancora vuoi
tu ... ? . Qui si ha in comune con l'antica istituzione non solo il fatto che Jahwe viene interrogato, ma anche il tipo di domanda che veni va posta un tempo a Dio per mezzo del profeta. Guarir da questa malatti a? (2 Re 8,8) intenzionalmente molto vicino alla domanda di chi si lamenta: per quanto ancora ... ? .
Ora il fatto che un singolo si ri volga a Jahwe con
una lament azione, indicato in alcuni passi con
dr'; (Sal 22,27; 34,5; 69,33; 77,3; Giob 5,8; cfr. Lam
3,25; Sal 9,11 ; 34,11 ). Tutti questi passi risalgono
ad un periodo piuttosto recente, quando difficilmente ormai poteva esistere ancora questa istituzione preesilica; ma la terminologia si mantenuta. - Nell' uso recente, piuttosto sbiadito, drs signilica per due volte invocare Dio ( I Cron
21,30 da parte di Dav ide; Sal 105,4 = ICro n 16, 11
nell'invito alla lode).
In altri passi anche per la lamentazione del popolo
si usa drs. Is 58 ,2 parafrasa i singoli elementi della
lamentazione del popolo, di cui il v. 3a una diretta citazione: v. 2a essi desiderano conoscere le
mie vie = per quanto sarai tu ancora in collera? ; v. 2b come un popolo che pratica la giustizia ... = dichiarazione di innocenza; v. 2c mi
richiedono giusti giudizi = perch ci hai addossato questa disgrazia? ; v. 2c desiderano la vicinanza di Jahwe = perch nasco ndi il tuo
volto? . Tutta quanta la situazione delinita in
v. 2a come drs Jhwh. - Sal 78,34 se li prostrava ,
essi andavano in cerca (dr';) di lui viene spiegato
dal v. 35, citando dalla lamentazione del popolo la
dichiarazione di fiducia. 2Cron 20,3 un appello
del re alla lamentazione del popolo. Cfr. anche
Ger 29,12s.; Is 55 ,6; 2Cron 15,2.4 (drs = bqs).
1\ rito dell a lamentazione ha dominato la vita litu rgica nel periodo esilico-postesilico, almeno lino
alla ricostruzione del tempio (cfr. Lam ; Zac 7,3;
8, 19; Is 58,2); in questa liturgia anche una dichiarazione di colpa quale quella di Sal 79,8 (cfr. Sal
\06; Is 63,10.17) poteva conligurarsi come una ri -

403

sposta al giudizio profetico dell 'epoca preesilica


(cfr. la tendenza dell 'opera dt r. ; al riguardo cfr.
H.W.Wolff, ZA W 73 , 196 1, 171-1 86 = GesStud
308-324). Cosi attenersi all a comunit e alle sue
li turgie di lamentazione pot di ventare sinonimo di attenersi a Jahwe e ai suoi ord inament i . Questo passaggio compiuto nell a teologia dtr. , in cui la conversione e il ritorno all'osservanza dei co mandamenti da parte dell' uomo divennero il presupposto perch Dio ascoltasse la lamentazione (cfr. p.e. I Sam 7,3-4 prima dei
vv. 5ss.; inoltre Deut 4,29; Is 55,6s. ; 58; Ger 29, 13;
2C ron 15,2 e 4). Qui l'azione singola, che richiedeva un determ inato motivo, divenuta un atteggiamento, un " habitus", ... il " ri volgersi a Dio "
di venuto un " attenersi a Dio " (Westermann ,
I. c., 24). Questo attenersi a Dio una descrizione importante e caratteristica del rapporto con
Dio dal periodo deuteronomico lino al tempo del
Cronista. Ha pressa poco nell' AT il senso del " credere in Dio ", tipico del NT e poi del cristianesimo (Westermann, I.c. , 28).
drs Jhwh una delinizione cosi completa dell 'adorazione di Jahwe, che spesso in opposizione
all ' idolatria (ls 65 ,1.10; Ger 8,2; Sof 1,6; Esd 6,21;
2Cron 15,12. 13; 17,3.4; 34,3; cfr. Sal 24,6; Esd 4,2;
2Cron 25, 15.20). Per questo compare regolarmente nelle Cron nei giudizi sui re (2Cron 12, 14;
14,3; 17,4; 19,3; 22,9; 26,5; 30,19). All o stesso
tempo per drs Jh wh nelle Cron assume il signilicato arline di compiere la volont di Dio od
osservare i comandamenti (I Cron 22, 19;
2Cron 14,6a; 31,22; cosi pure Sal 14,2 = 53 ,3;
11 9,2. 10); in secondo piano si trova qui solo la
promessa condizionata di benedi zione, non pi la
lamentazione.
Poich l'annu ncio dei comandamenti e la promessa condizionala di benedizione si individualizzarono sempre di
pi, fu possibile nel Sal 34 fa r seguire al racconto della
salvezza nell'inno di ringraziamento individuale (v. 5)
non solo l'ammonizione concrela di v. 6, ma anche la
promessa generale di salvezza per chi si attiene a Dio
(v. 9b- II ) e un invito ad osservare i comandamenti
(v. 12ss.). Come sopra, nel caso della lamentazione del
popolo, anche qui l'esaudimento e la salvezza sono possibili se l'orante osserva i comandamenti.
In alcuni passi tardi vi persino i comandamenti
possono essere oggetto di dr'; (Sal 11 9,45. 155 ;
ICron 28,8), nella glossa tardiva di Is 34,16 persino la Scrittura . Cfr. anche qui midriis spiegazione, parafrasi edilicante (vd. sp. 2/3b).
L'uso delle preposizioni varia senza alcu na regola nei lesti tardivi. Cosi drS J//lvh (2Cron 34,21) sta accanto a drS
bJhwh (2Cron 34,26 e ICron 10,14) e drs /e/ohim (2Cron
34.3 e 2Cron 20,3), oppure Giob 5,8 drS'(J!/- 'et.
5/ Nei testi di Qumran drs compare circa 40x
(Kuhn , Konk . 52s.). Come nell ' AT, cercare
Dio in molti passi una designazione generica
del timore di Dio.
Sopratt utto il senso conoscitivo di drS ampiamente testimoniato ed esteso a nuovi campi, specialmente nel
tI-"

dr!; CERCA RE

404

linguaggio leologico: scrulare i comandamenli , ricercare nella legge l>. Panicolarmenle significali ve sono
alcune espressioni ormai fissale dall'uso: dlllr!; l /IIvr"
sldioso della legge (CD 6,7; 7, 18; 4QFI l,II ), e anche
dlllrif blqlllt enuncialori di facili spiegazioni (l QH 2,32
ecc.), una formula con cui la comunil di Qumran ha defi nilo i farisei. Opposla la frase talmudica dl's
bOnll/for enunciatori di spiegazioni res tritti ve , defini -

zione fa risaica dei seguaci dell a sella di Qumran (cfr.


C. ROlh, RQ 2, 1960,26 1-265). Sull'uso di dr!; nella lelteratu ra talmudica e midrasica cfr. anche L.Margoulies,

Leshonenu 20, 1956,50 s. (ebr.).


Per cercare nel NT cfr. H.Greeven, a11. ~'Y)T ( ,
ThW Il ,894-898 ( = GLNT 111 ,1529- 1540)
G. Gerleman (l-4a .5)IE. Ruprec/l1 (4b-e)

incostante (par. kiiziib inganno Sal 62 IO)


cad uco ( par. ~l ombra Sal 144,4; dr. 39,7)
e muttle, vano (par. 'en jill-{J/1 nessun guada.
gno Eccle 2,11 ; l'i q vuoto, vacuo 15 30749,4) fin o a senza senso, assurdo , catti vo (p~r:
(l li ra' grave disgrazia Eccle 6,2; ra'a rabbil
gran ma le Eccle 2,21).
c) L'aspetto dell ' in utilit si reso autonomo per
indicare le alt re di vin it. hd?blEl significa qui idolo
(-'''1i/4 ); cfr. le formule fisse irritare Jahwe con
gli idoli (Deut 32,21; IRe 16,13.26; Ger 8,19) e
correre dietro agli idoli (2 Re 17,15; Ger 2,5).
4/

hd?beel compare prevalentemente in tre con-

testi:

"~r hcbcel SOFFIO


11 I vocaboli affin i a hd?beel soffio ricorrono
in aram. e nel sem. meridionale (cfr. HAL 227a).
Dal nome derivato il verbo hbl q. di ventare
nullo, occuparsi di nullit e hi . rendere nullo
ingannare l).
'
probabile un rapporto col nome propri o Hd?beel
(= Abele, cfr. la fo rma pausale in Gen 4,2a), che
forse un appellati vo.
Il nome compare 73x, il verbo 5x (qal 4x, hi .
Ix). 41 attestazioni del nome riguardano esclusivamente l' Eccle; un certo numero si trova anche
nel linguaggio dei Sal (9x , inoltre Is 49,4; Ger
10,3.8.15; 14,22; 16,19; 51,18; Giob 7,16). Un
gruppo di 6 passi appartiene a testi dtr. (vd. SI. 4a).
hceba!l si presenta per lo pi in forma assoluta. Dov' costru ito come un vero nome, ha solilamente il sign. di
Idolo (vd. SI. 3c). Nella catena costruila serve come
nome reggente (per la forma " abel cfr. Wagner 134) soprallUIlO per accentuare la nullit (" abel habali m Eccle
1,2.2; 12,8); quand' nome rellO da tradursi come aggelllvo. Inoltre vi un uso avverbiale (p.e. Giob 9,29
. lnvano ). E sorprendente la frequent issima costruzIone che consiste in una frase nomi nale formala da due
membri (circa 30x).

2/

31 a) Il signifi cato primario di hd?beel vento


soffio (solo Is 57 ,13, par. rija/J vento l); a tal~
slgntficato SI fa nfenmento quando si vuole fa re
un paragone con ci che inutile, caduco (Sal
62,10; 144,4; Prov 21 ,6; cfr. acc. siiru , J.Hehn ,
ZA W 43, 1925 , 22 2s.; O.Loretz, Qohelet und der
alte Onent , 1964, 127s.).
b) Nel gruppo pi consistente delle testimonianze
(frasi no mi~a li ) il significat? primario scompare
del tutto; heebeel e qUI semplicemente un termine
negati vo , che viene usato per qualificare espenenze umane e realt fondamentali . La traduzione
~h e ne vIene normalmente data nullit, nullo
e spesso troppo generico. L'esatta sfumatura di
quello a cui si allude con il giudi zio negativo va
dedotta dal contesto: la gradazione si estende da
405

'1::)

hd?bcel SO FFIO

a) Co me designazione delle altre di vinit nell'ac


cusa dtr. dell a ribellione di Israele (Deut 32,21 ;
IRe 16,13.26; 2Re 17, 15; Ger 2,5; 8,19) e come
motivo di contrasto nell a dichiarazione di fiducia:
colui che prega si abbandona a Jahwe, non agli
idoli (Sal 31 ,7; Ger 14,22; 16,19; Giona 2,9; cfr. anche la polemica tardi va contro gli idoli in Ger
10,3.8.15).
b) Come concetto idoneo a squalificare una realt, hd?beel ricorre nella lamentazione del singolo.
L'orante accusa l'inutilit della propria fatica (ls
49,4) e la cad ucit dell a sua vi ta (Giob 7,16); ambedue queste idee vengono riferite sostanzialmente al destino dell'uomo mediante un processo
generali zzante che tipico dell a lamentazione (Sal
39,6.7.1 2). Questa co ndi zione umana limitata
viene talvolta contrapposta all'infinita bont e po
tenza di Dio (Sal 62,10; 94,11 ; 144,4).
c) L' uso quanto mai denso di hd?blEl nell'Eccie
trova la sua ambientazione pi appropriata nel
giudizio (frase nominale). Sulla base della ricerca,
dell'osservazione e della rinessione l' Eccie ritorna
sempre ad un giudizio distruttivo, normalmente
su realt del tutto concrete ([gam] zre hd?bad [ano
che] questo un nulla Eccle 2,15.19. 21. 23. 26;
4,4.8.16; 5,9; 6,2.9; 7,6; 8,10.14; cfr. 2,1; 11 ,10);
solo occasionaimente la prospettiva pi o meno
all argata (hakk61 hd?bad tutto nullit 2,11.1 7;
3,19; cfr. 11 ,8). La defin izione sommaria di 1,2 e
12,8 invece da attribuirsi ad un redattore (F.EIlermeier, Qohelet l, l , 1967, 94ss.). h?bil?/ per
l' Eccle non si riferisce semplicemente a tutto, ma
a tre situazioni co ncrete: ( l ) gli sforzi dell'uomo,
il suo lavoro in genere, sono senza successo,. mutili e vani (2,1.11 .19. 21 .23; 4,4.8; 5,9; 6,2); qUI lilEbrel esattamente l'opposto di jirron vantaggIo
(cfr. 2,11 ; cos pure Ellermeier, I.c.., 38). Il lavoro
senza senso, perch Dio arbitranamente fa go
dere ad uno i frutti del suo lavoro , mentre ad un
altro glielo impedisce (2,24-26 ), ma in ultima analisi perch l' uomo mortale e deve laSCIare quel
che possiede ad un altro (2,18-21; 6,1-2). (2) IIdominio dell a vita attraverso la sapienza, dommlo,
con il quale si vorrebbe avere in proprio potere Il
406

comportamento e la situazione dell ' uomo per im porvi un ordine, senza senso, perch succede che
i giusti ricevono lo stesso destino degli empi (8,1014); al la fine muoiono tanto i saggi quanto gli stolti
(2 ,15; 6,7-9). (3) Dietro tutti questi giudizi sta la
visione che l' Eccie ha dell a caduci t dell ' uomo
(6,12; 11 ,8. 10; cfr. 7,15; 9,9), caducit che lo assimila a tutte le altre creature (3,19). Ogni futuro
sottoposto al minaccioso destino dell a morte
( 11 ,8), ogni avvenimento del tutto incomprensibile e senza senso ( 1,14; 2,17). Dio non certo colpito dal verdetto di hd?bre/, tuttav ia non rappresenta neppure di fronte ad esso un polo opposto da
cui si possa ottenere salvezza (cos Hertzberg,
KA T XVII / 4,222ss.; Loretz, I. c., 234ss.), ma col
suo agire incomprensibile l' ultima spiegazione
della lim itatezza dell' uomo.
51

I LXX traducono hei-bad soprattutto con

fJ-<XT<X LOT'Y), fJ-~T<XLO.

A questo modo il termine


viene ad assumere una connotazione moralistica;
non si allude pi solt anto all 'insufficienza dell a
creatura, ma all' insufficienza morale (cfr. al riguardo G.Bertram, ZAW 64, 1952 , 30-34). A
Qum ran la caducit identificata ancor pi direttamente con l' inclinazione al peccato ( l QS 5,19;
lQM 4,12 ; 6,6; 9,9; Il ,9; 14,12). Per il NT cfr.
O.Bauernl"eind, arI. fJ-~T<X LO, ThW IV ,525-530(=
GLNT Vl ,1405 -141 8).
R. Alberrz

,,;,
hiidiir SPLENDORE
TT
II Vocaboli affini a hiidiir ornamento, splendore, maest al di fuori dell'ebr. si ritrovano con
certezza solo in aram.

Per l'ug. hdrt vd. SI. 3b; per l'antico sudarab. hdr ornamento (?) cfr. Conti Rossini 131b; per l'eg. h'drt cfr.
H.Donner, ZAW 79, 1967, 331 n. 57.
Il rapporto, talora supposto, con l'ebr. 'dr ( LS l72a;
-'addir) O con l'arab. hdr fermentare (G B 175a)
molto dubbio.
Le form e verbali sono chiaramente dei denominativi dal sos\. hiidiir (W.J.Gerber, Die hebr. Verba
denominativa , '1896 , 163s.; BLA 273). Accanto a
hiidiir (in Dan Il ,20 con lo s\. cs. segol ato hd?drer
tnvece del pi usato hadar, cfr. BL 552 ; HAL
23~a ) ricorre il fem . hadiirii ornamento, grandioslta (vd. SI. 3b); nell'aram. bibl. si trovano hadar
magnificenza e hdr pa. magnificare l).
Nell'aram. imperiale sono testimoniati hdr magnificenza (Ah. r. 108) e hd}r magnifico (Ah. r. 207)
(DISO 63).
.
2/ Nell ' AT ebr. la radice compare 42x (escI.
hadri m in ls 45,2, dove secondo IQls' si deve
leggere hariirim , cfr. HAL 229b; diversamente p.e.
Zorell 185a); in aram . 6x.

407

Il verbo ricorre in eb~. ~x, 4x al qal, Ix al ni. e Ix all'hitp.


(vd. SI. 3c). 11 sost. hadar ricorre 31x (i ncl. "cedrer in Dan
Il ,20; pl u.r. solo Sal 11 0,3), hadara 5x. Il maggior numero di testimonianze si trova nei salmi (I 5x; Is 8x;
Prov 4x; Lev 3x); nei testi narrativi manca completamente.
ell'aram. le testimonianze si limitano a Dan (3x nome
e 3x pa.).

31 a) Il SOSI. hiidiir designa lo splendore nell a


natura (Lev 23,40; 15 35,2a) e la bellezza
dell' uomo (ls 53 ,2; Sal 8,6; Prov 20,29' 31 25). Riferita a Dio, tale bellezza (cfr. Is 35 ,2b co'n v. 2a)
nceve Il slgn. dI ful gore, sublimit, magnificenza (vd. SI. 4). el senso di maest hiidiir
anche attributo del re terreno (Sal 21,6; 45,4.5
[txt?]; ara m. Dan 4,27.33; 5,18; cfr. hadiirii Prov
14,28). Il plur. di Sal 110,3 dovrebbe invece riferirsi alle vesti regali (composte di di versi ornament i, cfr. G.Widengren, Sak rales Konigtum im
AT und im Judentum , 1955, 103 n. 22). hiidiir si
applica per anche a citt (ls 5,14; Ez 27 ,10; Lam
1,6) o a una trib (Deut 33,17). Secondo Dan
11 ,20 la Palestina hd?dlEr malk!/r ornamento
del regno l).
In molti testi si dice che Dio o un uomo sono rivestiti di hiidiir (Jahwe Sal 104,1; Giob 40,10; la
donna Prov 31,25; Gerusalemme Ez 16,14; part oq.
Is 63,1).
Termini paralleli di hadar sono - hod nobilt (Sal
21 ,6; 45,4; 96,6; \04,1; 111 ,3; Giob 40,10; ICron 16,27),
kabod onore (- kbd; Is 35,2; Sal 8,6; 21 ,6; cfr. Sal
145,5.12), paad sgomento (Is 2,10.19.21), -koah
forza (Sal 29,4), 'z vigore (-'zz; Sal 96,6; Pro ~
3],25 ), tifceret decoro (-p'r; Sal 96,6; Prov 20,29) e
t 'ar bell'aspetto (ls 53,2). Altri sinonimi di "adar
potrebbero essere 'redcer (-'addir I), ga'on (-g' h), hremred (5x, - hmd) e ~ ebi splendore (18x, in Dan 8,9;
Il ,16.4 1.45 usato per Gerusalemme e la Palesti na, cfr.
v._ 20).
In aram. accanto a hadar si trovano h"sen forza ( Dan
4,27) , zi w splendore (Dan 4,33), malkL' domin io regale l>, gebura potenza e }eqar dignit (Dan
5,18).
b) hadiirii compare solo allo sI. cs., quattro volte
nell'espressione composta hadrar-qDdlEs (Sal 29,2;
96,9 = l Cron 16,29; 2Cron 20,21 ), una volta in
hadrar-md?llEk ( Prov 14,28 ). In quest' ultimo passo
hadiirii ha lo stesso significato di hiidiir in contesti
corrispondenti maest, splendore, nobilt l), in
contrasto con trfl;ift{J rovina, caduta l). Gli altri
passi sono di solito intesi nel senso di prostratevi
davanti a Jahwe in sacro ornamento o sim. preferibile attenersi a questa spiegazione con H.Donner, ZA W 79, 1967, 331-333 (cfr. per anche A.Caquot , Syria 33, 1956, 37-41 ; E.Vogt, Bib141 , 1960,
24; W.H.Schmidt, Konigtum Gottes in Ugarit und
lsrael , ' 1966, 56), piuttosto che tradurre ri velazione, manifestazione (F.M .Cross, BASOR 11 7,
1950, 19-21; Kraus , BK XV ,233; UT nr. 752;
P.R.Ackroyd, JThSt 17, 1966, 393-396) sulla base
dell ' ug. hdrr in Krt [= l K] 155, che parallelo a
'l~ "iidar

SPLEN DORE

408

blm sogno e potrebbe significare visione, apparizione ; tuttavia le connessioni accennate in


UT nr. 752 e WUS nr. 8 17 rimangono incert e.
c) II verbo in qal ha il sign. ornare l'aspello di qlcn .,
onorare qlcn . (Lev 19,3 2 dinanzi acl una testa grigia
ti alzerai in piedi e onorerai la cani zie ). Nella terminologia giuridica assume la sfum atura di preferire (in giudiZIO ) . In Lev 19,15 si esige un giudizio imparziale:
non favorire chi piccolo (IIS' pene dal ), ma non preferire neppure chi grande (hdr pelle godo!) . Secondo
Il senso della seconda pane di questa frase, viene solitamente mutata anche la sentenza apodillica di Es 23 3
(B H'; HAL 230a; Es 23 ,6 corrisponde alla prima pane\.
L'aram. pa. significa sempre onorare (Dio) >> (par. brk
pa. Dan 4,31 ; par. "im poI. 4,34; par. 5bh pa. 4 31.34'
5,23).
.
,
,
L'hitp. si riferisce all'onore preteso per s (<< dinanzi al
re Prov 25,6, a cui par. porsi al posto del grande ).
II nl. va tradollOco n tornare ad onorare o sim. (Lam

5,12).

Come espressione che designa la dignit regale di Dio (cfr. H.Gross, FS Junker 1961 96'
H. Wildberger , Thl 21 , 1965 , 48Is.), hadii,. oc~up~
un posto particolare nel contesto della lode di
Israele (Sal 96,6; 104,1; 111 ,3; 145 ,5.12; ICron
16 ,27). L'esal tazione innica della bellezza di
Jahwe (Von Rad 1,375-3 79) scaturisce dalla constatazione delle sue azioni storiche (Sal III 3'
145 ,5.12). Su questo si basa la preghiera del pop~l~
(Sal 90,16). La connessione tra lo splendore di Dio
e il suo ag ire nella storia si amplia fino a racchiudere il fulgore di Jahwe nelle vie della sua creazione (Sal 104,1). Israele, anche quando parla dell a
glona dt Dto come di qualcosa di immobile (Sal
96,6; ICron 16 ,27), pensa sempre ad un fano che
procede da Dio. In esso Israele contempla lo
splendore divino (ls 35,2b; cfr. 63,1). Anche
quando Jahwe interviene per giudicare, si esperimenta lo splendore della sua maest (h ada,.
ge'ana Is 2,10.19.21; l' unione di due sinonimi
equivale ad un superlativo, Joiion 438).
Alla gloria di Jahwe partecipano i suoi eleni il re
di Israele (Sal 21,6; 45 ,4.5; Prov 14,28), i d~voti
(Sal. 149,9; cfr. Mi 2,9), Gerusalemme (Ez 16,14)
e SlOn (Lam 1,6). Israele riconosce anche nelle
creature la sublimit di Dio e loda perci il creatore (~al 8,6), ma sa d' altra parte che non pu pro~urarsl da se lo splendore divino (Giob 40,10). Vi
e perfetta bellezza, solo se Dio concede hlidiir (Ez
16,14).
41

SI I LXX traducono la radice h,.d con una ventina circa di vocaboli diversi, soprattutto
con 86;, ~.Ey:-).f)7t?7te: '.IY. , e:7tp7tELOC e "nlJ.-1J.
Nell~ espresstOIll nts. sulla bellezza di Dio (e di
Gesu; cfr. la CItaZIone di Sai 8,6 in Ebr 2,5-10)
SI nsente ancora l'influsso di hadCir; cfr. G.Kittel - G. von Rad , art. ~oxw, ThW Il ,235-258
( = GLNT Il ,1343-1404); J.Schneider art. ?~(J..~
ThW VIII,170-182.
"

G. Wehmeie,. (I-3)ID. VeNe,. (4-5 )


409

,ii1 had NOBILT

j;;'i hod
Il

NOBILT

hod nobilt, maest usato solo in ebr.

inceno il rappono etimologico con l'arab. 'olVada es-

sere pesa nte , 11 semO. }dh hi. esaltare o l'arab. nahuda essere bello , fon (GB 176b; KBL 227b.364a
HAL 23 la; l orell 186a).
'
21 Il sostantivo compare 24x nell'AT (Sal 8x
Giob e ICron ogn uno 3x, lac e Dan ognuno 2x '
'
Num , Is, Ger, Os, Ab e Prov tutti Ix).
31 Il sign ificato originario di nobi lt maest
chiaro quando il termine viene usato 'per esprimere un attributo del re (Ger 22,18, cfr. Rudolph,
HAT I 2,14I s.; Sal 21 ,6; 45 ,4; Dan Il ,21; ICron
29 ,25; in lac 6,13 riferito al re sacerdote). Tale significato preminente anche quando la gloriaJli
DIO viene IIldlcata con had (A b 3,3; Sal 8,2;
l'lf , ~6iob 37,22). Il termine in singoli casi - pi
o meno nel senso di splendore - viene applicato anche a uomini (singoli : Num 27,20; Prov
5,9; Dan 10,8; popolo: Os 14,7), animali (lac 10,3;
Glob 39,20) e piante (Os 14,7). In Dan 10,8 hM
(come l'aram. zi w Dan 5,6.9.10; 7,28) significa il
fulgore del volto, il colore del viso l); in Prov 5,9
il vocabolo non si riferisce all 'apparenza esterna,
ma designa invece il frutto degli anni della migliore vitalit (Gemser, HAT 16,34). Pi o meno
fortemente accentuata, traspare in tutti questi
passi l' impressione di meraviglia e di gioia.
Per i termini paralleli vd. SI. 4. In Dan 10,8 ma5~i{ rovi na opposto a hod.
L'i mportanza del termine risiede tutta
nell'uso teologico. L'hM di Dio si rivelato a
Israele nelle opere del Signore della storia e della
creazione. Proc\amandone l'hM, Israele esalta
Jahwe e ne riconosce la maest.
Questo intendono sOlloli neare anche i nomi che espri-,
mono una confessione, composti con hOd (o Illid) (Hod"ia, Hodijja, forma abbreviata Hod; cfr. Noth , IP 146:
per ' abi hlid, ' a~ihud, 'ammi hud e 'ehud cfr. per Stamm,
HEN 416a.418a).
41

Il termine compare quando si descrive l'approssi marsi di Dio (Is 30,30; Ab 3,3; cfr. Giob 37,22).
Anche nei salmi di lode esso riflette l'esperienza che
Israele ha della sublimit di Dio (Sal Il \,3;
145 ,5), come pure la perCeZIone attnita della gloria di Dio nella sua creazione (Sal 8,2; 104,1;
148,13). Lo stesso motivo dei salmi (lode del creatore - lode del signore della storia) influenza la
struttura di Giob 38-41; qui la lode assume la
forma di un discorso di Dio (cfr. C.Westermann,
Der Autbau des Buches Hiob, 1956, 82-98; id. ,
ATD 19,126 per Is 44,24-28). Nello sviluppo delle
due parti ritorna il termine had: nell'esaltazione
del creatore (quando si descrive la forza temibile
del cavallo, 39,20) e del giudice (40,10). Israele
non pu parlare del dominio di Jahwe sul mondo
410

senza lodare la sua maest (Sal 96,6; ICron 16,27;


29,11 ).
L'hOd di un re un dono che proviene dalla dign it propria di Jahwe (Ger 22,18; lac 6,13; Sal
21 ,6; 45 ,4; Dan 11 ,2 1; IC,ron 29,2?; cfr. Eccli
10,5). Secondo P anche Mose e Glosue pOSSiedono
hod (Num 27,20). In questa concezIone St presuppone implicitamente che Mos deve trasmettere a
Giosu~, insieme con l' ufficio, anche qualcosa del
suo hod, come pnma era stata trasmessa a lUi una
parte dello hod di Jahwe. Mediante due immagini
il vocabolo viene applicato al popolo, a cui Jahwe
si rivolto. Una volta Israele , rinnovato da Jahwe ,
viene paragonato allo splendore dell ' ulivo
fruttifero (Os 14,7), un'altra volta Giuda assume, nel quadro dell' azione salvi fica di Jahwe, la
funzione dello splendido cavallo da guerra
(lac 10,3 ).
Il legame con termini affi ni illumina maggiormente il contenuto del termine, che si riferisce
alla nobilt e alla maest di Dio: had parallelo di
t' ilillii fama l), n6gah splendore e 'az vigore in Ab 3,3s.; con zflhiib (fulgore dell ' ) oro
in Giob 37,22 (forse da leggersi secondo BH' zilhaI' fulgore l~. In una serie di cinque predicati
divini had sta accanto a gedullii grandezza l), geburii potenza l), tifd!ret gloria e n~!ial; fulgore in ICron 29,11. Il binomio had wehlidiir
(-hadar) descrive lo splendore regale di Jahwe in
Sal 96,6; 104,1; 111 ,3; 145,5 (hadar k"bad had1i!kii,
- kbd); ICron 16,27; Giob 40,10 (par. ga'on \Viig6bah , - g'h, - gbh), ma anche la dignit concessa
al re (Sal 21 ,6; 45 ,4).

SI l LXX traducono hOd con una decina circa di


vocaboli diversi, ma soprattutto con M;ot (9x) e
con ~o(J.oMy-~<JI. (4x).
La mobilit linguistica e semantica, che contrassegna hM, si riscontra anche nel suo equivalente
nts. pi importante: a6~0( si riferisce a re/regno
(p.e. Mt 4,8; 6,29), alla creazione (p.e. lCor Il ,7;
15 ,40s.), e particolarmente a Dio (cfr. G .Kittel G. von Rad , art. ~oxw, ThW [[ ,235-258 =
D. Veller
GLNT [[ ,1343-1404).

~;;'i ho}

GUAI!

Il Tra le interiezioni che non si possono far risalire a radici verbali (GK 105 ; BL 652-654), ha)
guaii ed altre esclamazioni affini (come -' ahiih
ahi l ~ esprimono semplicemente un grido, mentre -hinni! ecco! e has pst! (-i}iS), insieme
con gli imperativi ridotti ad interiezioni (-hlk, -qiun ,
-r' h), assumono anch.e il valore di un invito.

Nella forma fonetica e talvolta anche nell'uso le interiezioni 'Dj,

'oja, 'i e h

possono essere combinate con haI

Un caso a parte invece h?i'ai' ('ai/ ), che esprime piuttosto l'emozione gioiosa.
411

2/ Una statistica precisa di ha) con le sue diverse costruzioni viene fornita da Ch.Hardmeier
in Wolff, BK XIVI2 ,285. ha) ricorre 51x, quasi
esclusivamente nella letteratura profeti ca (ls 21 x,
Ger Il x, Ab 5x, lac 4x, Ez 3x, Am e Sof 2x, una
volta sola in IRe 13,30; Nah 3,1; Mi 2,1), in tre
quarti di tutti qua nti i casi come introduzione del
lamento profetico.
'} ricorre 24x con una distribuzione notevolmente pi
ampia (in Ez 16,23 raddoppiato), per la maggior pane in
Ger (8x; inoltre in Is e Ez 4x, Num , ISam , Os 2x, Prov
e Lam Ix). In Am 5,16 si trova ho-h, in Sal 120,5
l'espansione '}a, in Eccle 4,10 e 10,16 la forma ' i usata
nel medioebr. (cfr. HAL 37b).
,,?i 'al; compare 12x (Sal 7x , in tre passi raddoppiato; Ez
3x, inoltre Is 44,16 e Giob 39,25). I passi con 'a~ (Ez
6,11 ; 18,10 e 21,20) sono testualmente dubbi (cfr. limmerl i, BK XIII ,141.393.472).

31 ho) ah! , ahim! anzi tutto il grido introduttivo del lamento funebre ( I Re 13,30 ahim,
fratello mio! l); Ger 22 ,18 ah , fratello mio!
ah im, sorella! e ah , signore! ah, sua maest!
cfr. Rudolph , HAT 12,142; 34,5 ahim, Signore! l), ogni volta con spd tenere un lamento
funebre l); cfr. Jahnow 83-87 ecc.), cosi pure ha-ha
in Am 5,16 (accanto a misped e nehi lamento funebre ), forse anche ho) in Ger 48, I su Nebo
con 'ad) e 50,27 (Babilonia, con 'al) in un canto funebre profetico (G. Wanke, lAW 78,1966, 217).
In altri otto o nove passi ha) in contesti diversi in troduce l'emozione espressa con ahi (Is 1,24;
17,12; 18 ,1; Ger 30,7 txt?; 47,6) oppure manifesta
l'invito a muoversi su! (ls 55,1; lac 2,10 raddoppiato; 2,11).
l rimanenti passi contengono ho) seguito da un
nome per introdurre un lamento (spesso in una
serie: Is 5,8.11.18.20.21.22 e 10,1, cfr. Wildberger,
BK X,175-202; Ab 2,6.9.12.15.19; altrove: Is 1,4;
10,5; 28,1; 29,1.15; 30,1 ; 33,1; 45 ,9. 10; Ger 22 ,13;
23,1; Ez 34,2; Am 5,18; 6,1; Mi 2,1; Nah 3,1; Sof
2,5; 3,1; lac 11,1 7; seguito dalla preposizione ' alo
le Ez 13 ,3.18; cfr. sopra Ger48,1; 50,27), vd. st. 4.
'O} distinto nellamente da ho} sia per costruzione sia
per contenuto (G.Wanke, lAW 78, 1966,215 -218). Ad
eccezione di Num 24,23 e Ez 24,6.9, '} ('}-na Ger 4,31;
45,3; Lam 5,16; 'o}a Sal 120,5; ' i Ecde 4,10; 10,16)
sempre seguito da una determinata persona o da un determinato gruppo di persone, introdolli da le (senza ulteriore specificazione con participi, aggell ivi e sostantivi), come pure da una proposizione dipendente con valore esplicativo.
Originario soprallullo l'uso in prima persona guai a
me (ls 6,5; 24,16; Ger 4,31; 10,19; 15,10; 45,3; cfr. Sal
120,5) o guai a noi (lSam 4,7.8; Ger 4,13; 6,4; Lam
5,16) per una minaccia che sopravviene improvvisa, nel
cosiddellO grido d'angoscia (lSam 4,7,8; Is 6,5;
24,16; Ger 4,13.31 ; 6,4; cfr. Num 24,23 ) che, senza una
chiara delimitazione, quando sussiste gi una situazione
di necessit si trasforma in un grido di lamento (Ger
10,19; 15,10; 45 ,3; Lam 5,16; Sal 120,5).
Nell'esclamazione guai a te (Num 21,29 = Ger 48,46;
Ger 13,27; Ez 16,23; con 'i Ecde 10,16) '} assume anche un carallere di minaccia (o di rimprovero), cos pure
quando usato in terza persona (Is 3,9.11 ; Ez 24,6.9; Os

'ii1 hj GUAI'

412

7,13; 9,12; con

guai!

ahi

'i

Ecde 4,10; cfr. Prov 23,29 con

'aj

sostrullivato, parallelo del si nonimo 'flbj

ESSERE

qal

l~.

4/ Sull'origine del grido di lamento dal punto di


vista della stori a delle forme sono stati pubblicati
negli ultimi anni degli studi approfonditi (ultimamente con notevole ampiezza WoltT, BK
XIV 12,284-287; W.SchottrotT, Der altisraelitische
Fluchspruch , 1969, 112-120). Nonostante alcune
analogie formali (elencazione e unione con participi, cfr. Deut 27 ,15-26) e contenutistiche (opposizione ad un atteggiamento anticomunitario), ho)
non pu essere considerato come un 'ariir (-' l'l')
pi sfumatO, e il grado di lamento a sua volta
come una variazione delle maledizioni cultuali
(COSi S.Mowinckel , Psalmenstudien V, 1924,
2.119-121; P,Humbert , Problmes du livre d' Habacuc, 1944, 18-23; C. Westermann, Grundformen
prophetischer Rede, 1960, 137-142; J.L.Crenshaw,
ZAW 79,1967, 47s.; cfr. anche H.-J.Hermisson ,
Studien zur isr. Spruchweisheit, 1968 , 89s.; Wildberger, BK X,182), poich le formule di maledizione, a ditTerenza delle esclamazioni introdotte
da ho), non soltanto stabiliscono con un certo rilievo delle conseguenze pericolose, che sono immanenti ad una determinata azione e che derivano spontaneamente da essa, ma annunciando
chiaramente la maledizione riferiscono direttamente tali conseguenze a quell'azione e le pongono cosi etTettivamente in atto (SchottrotT, I.c. ,
11 7; cfr. Wolff, I.c. , 285). Pi appropriata sembra
essere la spiegazione che fa derivare il grido di lamento profetico dalla lamentazione funebre: ho),
che appartiene originariamente al lamento funebre, rende chiaro che un determinato comportamento umano racch iude in se Stesso il germe della
morte (cosi G.Wanke, 'o) und ho), ZAW 78, 1966,
215-21!{218]; cfr. R.J.ClitTord , CBQ 28 1966 458464; J.G.Williams, HUCA 38, 1967, 75-91; SchottrotT, I.c., 113-117, con paralleli tratti dall'antico
Oriente, che rivelano come il grido di lamento, propno della lamentazIOne funebre , sia usato anche nel
~nso di una minaccia o di una messa in guardia).
E possibile a questo proposito che i profeti si rifacciano per questO uso del grido di lamento ad un linguaggio tipico della sapienza pedagogica di ambiente
tnbale (E.Gerstenberger, JBL 81, 1962 249-263H.WoltT, Amos' geistige Heimat, 1964, '12-23; id. :
BK XIV 12,285-287; SchottrotT, I.c. , 117-120).
In contrapposizione polare con -'asr beato colui
che... non si ha hiij (cfr. W.Janzen, HThR 58 1965
215-226), bensi soprattutto 'iij o 'i, e si tratta di f~rmul~
chiaramente sapienziali: Is 3,lOs (I 'asr pr 'imrir Wildberger, BK X,118.126s.; diver~amente W L H~lIaday
VT 18, 1968, 481-487) e Ecde 10,16s. (cfr: Schottraff:
I.c., 1\8).
5/ l, L~X tra.ducono le interiezioni per lo pi
con 0\)0( Per Il tardo giudaismo (a Qumran non
CI sono teSlimomanze) e per il NT cfr StrB I 778s
ed eventualmente i comm. su 'Le 624-26:
C.H.Dodd , FS Robert 1957, 406s.
.Jenni

413

;"T';"T hjh

;";' hjh ESSERE

1/ AI verbo hjh divenire , essere dell'A T (raramente nella forma aramaizzante hwh , cfr. Wagner nr. 72) e dell'iscrizione di Siloe (KAI nr. 189)
corrisponde l'aram. hwh (KBL 1068s. e Suppl 200'
DISO 63s.).
. ,
V anno tenuti presenti anche l'ace. ewii divenire

(A Hw 266s.; cfr. per per l'iniziale della radice P.Fronzaroli, AANLR VIII/l9, 1964, 164) e i nomi propri amorrei , derivati dalla radice *II"j( Huffmon 72s.159s.), menIre il confronto con l'ebr. InvII Il cadere (solo Giob
37,6) e l'arab. ha\Va cadere di scarsa ulilil.
I corrispondent i semantici di IUh essere sono dali in
acc. da bas,i, in ug ., fen . pun., araboed et. da verbi della
radice - kl1 .
Accanto al qal compare il ni . avvenire l); in ebr.
non si hanno altre derivazioni dalla radice; cfr.
per - Jhwh .

* 2/

h)h con 3540 attestazioni al qal (escI. 05


13,14 '''hi , -'ajje 4; in Lis. mancano Gen 42,36;
I Re 22,33; 2Re 1,17) e 21 attestazioni al ni. di
gran lunga il verbo pi frequente nell'A T. L'ebr.
hwh essere, divenire ricorre 5x (Gen 27,29; Is
16,4; Eccle 2,22; 11 ,3; Neem 6,6), l'aram. bibl. hlVh
71x (inoltre Ix Dan 6,11 hawa MSS invece di h' ).

qal
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd

Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prav
Rut
Cant
Eccle
Lam

Est
Dan

316
234
147
180
169
145
1\8
168
153
195
120
21\
262
335
27

di cui nella forma


\Val'hl
122

ni.

41
I

16
7

63
49
56
42
78
55
1\
43
62
I

IO
IO
7
IO

18

3
3

1\

66
1\
104
50

2
9
4

IO

27

21
4

47
23
17
20

414

Esd
Neem
ICron
2Cron
AT

5
47
105
132
3540

di cui nella forma


waJ'hi

I
14
27
46
782

ni .

21

La percentuale della for~~ \Val'hi rispetto al totale dei


casi in qal costitUIsce perclo un onentamento abbastanza
sicuro per definire il carattere nar~allvo di un libro; cfr.
l'ordine di frequenza nel totale del Casi m qal (Ez, G; n,
Ger, Es, Is , IRe... ) e l'ordine di frequenza m \Va) hl
(Gen, IRe, Gios, Ez, ISam, 2Re ... ).

3/ Per designare la semplice esistenza o identit


di una persona o di una cosa, il verbo hjh non
necessario in ebr. Si pu usare la frase nomll1ale,
p.e. 'anoki Jhwh '''Iohli!ka io (sono) Jahwe, tu?
Dio (Es 20,2); sl!mlEs iimagen Jhwh Jahwe e
sole e scudo (Sal 84,12). Quando si usa h)h , generalmente si intende fare una dichiarazione pi
marcata e dinamica sulla natura di una persona o
di una cosa e tale natura si manifeSta nelle azioni
e nelle reaz'ioni , nel destino e nel modo di comportarsi di questa persona o di questa cosa posta a
confronto con altre.
AI qal h)h significa non solo essere , ma anche
divenire, agire, accadere, comportarsi l); il verbo
si costruisce con le preposizioni pi diverse, che
ne modificano il significato, cosi p.e. h)h be trovarsi avvenire in l) , hjh le servire a, divenire, apparte~ere (serve come in molte lingue ad esprimere il verbo avere l), che non c'; cfr. G.Benveniste, Problmes de linguistique gnrale, 1966,
187-207), hjh ' im stare accanto l) ; hjh ' afJare attenersi a qlcn. l); particolarmente tipico hjh ' lEI
nelle introduzioni narrative dell'oracolo profetico
waj'hi debar Jhwh 'lEI (-dabar IV /2a), in cui h)h
descrive l'irrompere della parola nella vita del profeta (cfr. HAL 233s. e ampiamente C.H.Ratschow, Werden und Wirken. Eine Untersuchung
des Wortes hajah als Beitrag zur Wirklichkeitserfassung des AT, 1941 , 7-30; in dipendenza da
lui Th.Boman , Das hebr. Denken im Vergleich
mit dem Griechischen, '1965, 27-37, le cui conclusioni per devono essere ridimensionate,
cfr. J.Barr, The Semantics of Biblical Language,
19?1 ,58-72).

minuire (Gen 8,5 ; cfr. v. 3). In un significato abbastanza ridotto h)h serve a determinare temporanea mente ci di cui si parla: siano un maschio e
una femmina (Gen 6,19), e pu essere considerato semplicemente come copula (BrSynt 28; BM
Il ,96). Ma anche in questo caso hjh conserva ancora la funzione di descrivere un comportamento
o un dato di fatto: ora ambedue, l' uomo e la
donna , erano nudi (Gen 2,25). Davanti ad un
verbo narrati vo l'espressione waj'hi e avven ne
si riduce ad una pura forma stilistica, che L.Ktihler VT 3 1953 304 definisce ipertrofica l), ma
nell~ qual~ tutta~ia ri~cheggia ancora l' uso di hjh
trattato sotto 4b (I).
\I ni. compare soprattutto in testi tardivi (e a Qumran)
col sign. ({ accadere, avvenire (p.e. Deut 4,32; Ger 5,30;
Zac 8, 10), forse anche essere sfinito (Dan 8,27).

4/ Per quanto riguarda l'uso teologico di h)h si


pu distinguere: (a) un uso implicitamente teologico, (b) un uso esplicitamen~e teologICO (nel racconti di miracoli , neglI oracolI profetlcl, nelle prescrizioni legislative e nella formula di alleanza), e
(c) un uso teologico assoluto in Es 3,14a; cfr. al nguardo Ratschow , I.c., 31-86.
a) Nei testi di maledizione e di benedizione h)h
serve a precisare ci che una persona maledetta o
benedetta deve diventare; questo destino SI realizza in tale persona, corrispondentemente alla
forza buona o cattiva che essa detiene: voglIo
quindi fare di te un grande popolo e benedirti e
rendere il tuo nome famoso , e tU saraI una benedizione (Gen 12,2); Abramo gi benedetto, e
questa benedizione, che appartiene al ~uo essere,
si manifester in segUIto. E la tua dIscendenza
sar come la polvere della terra (Gen 28,14);
questa discendenza non si ancora realizzata, eppure essa gi in forza della benedIZIone, che
spinge verso la sua realIzzaZione. SImIlmente
quell'uomo sar come le citt, che Jahwe ha dIstruttO (Ger 20,16). Queste formule non nomInano espressamente Jahwe come colui che realmente agisce; pongono soltanto la parola dI benedizione e di maledizione in diretto rapporto con la
sua realizzazione nella storia. h)h , solitamente al
perfettO, esprime qui la dinamica interna della be:
nedizione o della maledizione, una forza che SI
sprigiona attraverso la parola e che inevitabilmente far vedere la sua azIOne.
Questi significati vengono ulteriormente precisati nel
La fede in Jahwe ha sottoposto a critica questa
parallelismo poetico p.e. con 'md stare accanto (Sal
concezione dinamico-realistica della benedI33 ,9), kn ni. sussistere (Sal 89,37s.; cfr. 90,17 pol.),
zione/maledizione, unendo l'azione della parola
qm effettuarsi (ls 7,7; 14,24); altri paralleli sinonimi
all'intervento personale di Dio. Usando h)h all'Ime antitetici in Ratschow , I.c., 5s.
perfetto, la benedizione diventa promessa e la ':'1 aledizione minaccia, che Jahwe stesso realIzzera 111
Unito ad un aggettivo predicativo h)h esprime il
futuro. hjh indica qui il compimento stonco delle
comportamento o le propriet di una cosa o di una
parole di Jahwe, i fatti che accadranno 111 seguito
persona: ma il serpente si dimostr pi astuto di
al suo intervento: conta le stelle, se le sal contutti gli animali (Gen 3,1); non bene che
tare ... cosi sar la tua discendenza (Gen 15,5);
l'uomo sia solo (Gen 2,18). Congiunto con l'in la vostra terra diverr un deserto e le vostre citt
finito assoluto di un verbo, esprime il permanere
un cumulo di rovine (Lev 26,33). h)h sottolinea
di un movimento: ma l'acqua continuava a di-

415

il';' hjh ESSERE

416

la realt di ci che Jahwe ha detto e che i attuer


negli eventi storici.
In una forma pi attenuata la benedizione/ maledi zione sta ad indicare un desiderio ed una preghie ra ; l' uomo pronuncia la parola, ma la rea lizzazione implicitamente lasciata all a decisione di
Dio: siano come l'erba dei tetti che appassi ce,
ancora prima di crescere (Sal 129,6); le loro
mogli siano private dei figli , diventino vedove
(Ger 18 ,21). Persino all 'ottativo il ve rbo h) h rimane dinamico; indica la tensione tra ci che gi
esiste, anche se nascosto o ignoto , e quello che si
reali zzer dopo la decisione di Jahwe .
b) In riferimento esplicito a Jahwe h)h ricorre in
quattro contesti letterari :
(I) I racconti di miracoli usano numerosi verbi di
azione, m a al culmine dell a narrazione compare
h)h per indicare l'avvenimento miracoloso:
Mos e Aronne andarono dal faraone e fecero
come Ja hwe aveva comandato: Aronne gett il
suo bastone dinanzi al faraone e alla sua gente, e
divent un serpente (Es 7, 10); la moglie di Lot
guard indietro e divenne una colonna di sale
(Gen 19,26); e Gedeone disse ... : Il vello soltanto
resti asciutto , e la rugiada scenda su tutto il terreno . E Dio fece cosi in quella notte (Giud
6,39s.). Con questo verbo il racconto descrive talvolta non un semplice fatto storico, ma la realt di
un avvenimento , che si inserisce nel divenire terreno e manifesta l'assoluta potenza di Jahwe. Lo
h)h dei fatti la prova del - 'sh (<< fare ) di Dio;
cfr. Am 3,6b capita una disgrazia in citt, senza
che Jahwe l'abbia operata? . Il medesimo significato del termine si trova nei racconti dell a creazione (Gen 1,3; 2,7). Altrove l' intervento personale di Dio non sempre espresso cosi chiaramente. Ma come nel racconto di un miracolo , cosi
anche nel racconto di un comune fatto storico hjh
pu sempre indicare la dinamica di ci che avviene per intervento di Jahwe (anche se l'uomo
non pu sempre scorgervi la mano di Dio: Eccle
1,9).
(2) Oltre ad usare la radice in un senso comune,
i profeti si servono di h)h negli oracoli profetici per
descrivere avvenimenti in cui Jahwe interviene
personalmente, giudicando o facendo grazia:
perch Gaza sar devastata (Sof 2,4); perci
la loro via diventi per essi un sentiero sdrucciolevole (Ger 23 ,12); e ivi ci sar una strada pura
(ls 35,8) ecc. Si tratta qui di quello che Ratschow ,
I.c., 67 definisce l' uso propriamente profetico .
Lo si trova spesso in Os (6x), Mi (3x), Is (28x) relativamente meno in Ger (l2x) e Ez (29x) cfr. il
sommario in Ratschow , I.c., 67-74. L' imp~rtanza
dI queste dichiarazioni profeti che sta nel fatto che
gli avvenimenti annunciati sono inaspettati incredibili , e tuttavia certi e reali. Quando i profei moltiplicano le espressioni parallele abbondando in
immagini , ma senza descrivere completamente lo
svolgimento del fatto , mostrano che per loro h)h
417

il'il hjh ESSERE

non deve esprimere tanto l'esatto andamento


delle cose, quanto soprattutto l'intervento sovrano
di Jahwe nei suoi diversi effetti : e accadr nel
te mpo avvenire ... (ls 2,2); in quei giorni avverr .. . (ls 7,18.2 1.23, cfr. 22 ). Questo intervento, sia che abbia lo scopo di giudicare sia che
abb ia quello di sa lvare, rimane un miracolo , che
oltre passa il normale corso delle cose e manifesta
l'effi cacia de lla volont divina: certamente
quanto ho decret ato accadr (h)h) e come ho stabilito cosi avverr (qum)) (l s 14,24).
(3) Nelle norme giuridiche per mezzo di fUh vengono fi ssate per il popolo dell'alleanza le sue relazioni co n Dio, con gli uomini e con l'ambiente:
ne l primo giorno terrete un' adunanza sacra (sar
per voi) ) (Es 12,16); ogni cosa interdetta in
Israele sar tua (Num 18,14); ma (quegli animali ) che non hanno n pinne n squame... tutto
ci sar per voi un abominio. Si, un abominio sar
per voi (Lev Il ,10s.). In quest' ultimo esempio
va notato l' accostamento tra una semplice frase
nominale e una frase con hjh , nella quale il verbo
indica che non si tratta di una identit effettiva,
ma di una realt fissata giuridicamente. Questa situazione giuridica conforme al modo con cui
Dio vede le cose e al come egli le ha fissate per il
bene del popolo. Ma importante che anche il popolo le riconosca e le accolga come tali nella sua
vita quotidiana. Tu non avrai altri dei all 'infuori
di me (16 )ih)li! leka) ) (Es 20,3); qui il verl50 al
singolare, perch il comandamento non intende
negare l'esistenza di altri dei, ma solo esige che
Israele non riconosca altri dei. In tutti questi testi
della tora il senso dinamico di hjh serve a descrivere quel processo che inserisce continuamente la
volont di Dio nella vita quotidiana del suo popolo e spinge Israele a diventare realmente ci che
secondo la volont di Dio dovrebbe essere: siate
santi, perch io (sono) santo, Jahwe, vostro Dio
(Lev 19 ,2).

(4) L' ultimo contesto letterario in cui si ha un uso


teologico di hjh quello della formula di alleanza
(cfr. R.Smend , Die Bundesformel , 1963). I contraenti s'impegnano ad un determinato atteggiame nto reciproco. La forma breve suona cosi: io
sar il vostro Dio, e voi sarete il mio popolo (Ger
7,23; cfr. 11 ,4; 24 ,7; 31 ,33; Ez 36,28 ecc.); Deut
26 ,17-18 presenta una formula pi lunga, bilaterale: tu oggi hai fatto dichiarare a Jahwe dI essere tuo Dio ... e Jahwe oggi ti ha fatto dichiarare
di essere per lui un popolo particolare ... (cfr.
Smend , I.c., 7s.). Si confronti anche la formula dI
alleanza con Davide: io voglio essergli padre ed
egli mi sar figlio (2Sam 7,14). h)h indica qui .il
comportamento reciproco delle due partI che Stipulano l'alleanza nel presente e nel futuro , col suo
carattere attivo e dinamico: quello che ambedue
sono l' uno per l'altro in forza dell'alleanza, si rin:
nova in ogni azione dell'uno verso l'altro , coslcche
essi diventano sempre pi e sempre meglio quello
che gi sono. Di qui anche la significativa ammo418

nizione dell a parenesi dtn. rivolta ad Israele, di diventare cio il popolo che gi, camm tnando
(h/k) e ubbidendo (smr).
All'altra parte che contrae l'aUeanza, cio a Jahwe stesso,
non ri volto nei test i un Simile in Vito. Deut 26,l 7s. congiunge ambedue le proposizioni deUa formuladl alleanza
con l'obbedienza di Israele. Ma CIO no n Significa che la
validit deU'aUeanza dipenda esclusiva mente daU'obbedienza di Israele. AI contrario, l'aUeanza s ussiste solo
perch Jahwe l' ha posta in a tlo(la fo rmul a compare per
lo pi nel discorso di DIO in prima persona) ~ e lo Juil di
Dio cont iene gi per se stesso I provvedlmenll che
Jahwe prender in futuro nei riguardi di Israele . Lo hjil
di Israele invece minacciato daUa dlsobbedle~za , dalla
dimenticanza dall'immobilis mo di coloro che SI credono
giu nti aUo sc~ po , e perci deve es primersi con un invito
aU'obbedienza.

c) In Es 3,14a hjh viene usato in form a assoluta,


senza preposizioni o predicati , in un dIscorso dI
Jahwe in prima persona: 'a!hjli! 'asa!r 'a!h)li! (BIbbia di Zurigo: io sar colui che sar ).
Il passo soUeva numerosi problemi :
(I) un problema di critica letleraria: i versi 14 e 15
danno una doppia risposta al v. 13 qual il s uo
nome? . Si pu di re che la risposta originari a sia co ntenuta nel v. 15, in cui appare il tetragramma neUa forma
soli la? In tal caso v. 14 sarebbe un'es pansio ne leologica,
che cerca di spiegare il senso del tetragramma, e v. 14b
sarebbe un passaggio redazionale (cos B.D .Eerdmans ,
AtI. Studien , III , 1910, 12-14; Noth , ATD 5,30s.). Ma
anche v. 14 potrebbe essere considerato originario; il s uo
conlenulo difficile av rebbe reso perci necessari a un'aggiunta in for me pi tradizionali al v. 15 (cos
G.J .Thierry, OT5 5, 1948, 37).
(2) un problema etimologico: la formul a contiene molto
probabilmente un 'allusione al tetragramma. Si tratta di
un'etimologia fil ologicamente soste nibile oppure di un a
semplice paronomasia teologica? Qual il significato originario del telragramma?
(3) un problema storico: da quando viene usato il no me
di Jahwe? Hanno ragione E e P, quando fanno risalire a
Mos il primo uso in Israele? Da dove deriva il no me?
Cfr. per quesli due lipi di domande la voce - Jhwh .
(4) un problema esegetico: i due 'cehjii al v. 14a hanno
il medesimo significato? Non c' ness una ragio ne decisiva per negarlo (E.Schild , VT 4, 1954,296-302, vuole
vedere un'affermazione di identit nel primo verbo e
un'affermazione di esistenza nel secondo verbo: io
sono colui , il quale ). La ripetizione del verbo no n
lautologica, ma rafTorzativa (cfr. Es 33, 19 ). Inoltre:
corretta la sintassi di , ascer? S , perch se il soggetlo della
frase introdotta con ,ascer gi, in forma di pronome,
soggetto o attributo della frase principale , il verbo rimane alla medesima persona (G K 138d; Schild , I.c.,
298 ; cfr. Es 20,2; IRe 8,22s.; ICron 21 ,17).

La formula stata intesa in tre maniere diverse:


(l ) come un'affermazione sulla natura di Dio: cfr.
LXX i:yw ELflL },v io SOflO l'essente : Lutero: lo solo possiedo l'essere; colui che aderisce
ad altre cose, perisce (edizione di Weimar , voI.
16,49); Schild, I.c. 301: it is a positive answer in
which God defines himself as the One who is,
who exists, who is real (= una rispo419

sta positi va in cui Jahwe si definisce come col ui


che , che esiste, che reale ). Cfr. anche O. Elssfeldt FuF 39 1965 298-300 = KS IV,193- 198.
L' us~ che alt;ove viene fatto di h)h re nde per
dubbi a questa spiegazione e mostra che il senso
del passo va al di l di una pura affermazIone
sull 'essere divino (aseit).
(2) come un rifiuto di ri velare il nome: cosi K6hler Theol. 23 5 n. 36: ... una dichiarazione, che
riduta una spiegazione ... Chi Dio, Mos lo vedr
ne ll e sue opere ; cfr. Gen 32 ,30; Giud 13 ,18. Il
contesto (risposta positi va parallelame nte al v. 12 ,
ripresa dell a frase al v. 14b) esige una parola che,
mantenendo intatto il mistero di Dio, dia una fI sposta positiva al v. 13.
.
(3) co me un'affermazione sull 'operare divino . La
maggioranza degli esegeti Intende ti passo (con
leggere sfumature) come una proclamazIone
dell ' attivit di Dio che SI flnnov a continuamente
nell a storia' cosi Eichrodt 1,11 8: lo sono realme nte e ve~amente qui , sono pronto ad aiutare e
ad agi re, come lo fui da tempo immemorabile
(c fr. p.e. Th.C.Vriezen , FS Bertholet 1950, 498512' id. Theol. 201; von Rad 1,193s.; oth , ATD
5,3). l significato atti vo e dinamico di h)h favorevole ad una spiegazione che SI muova tn questa direzione.
Bisogna tene r presenti sopratlutto tre eleme nti in questa
formul a: ( l ) essa no n va oltre le forme della pnma persona e ci no n soltanto per moti vi di sintassi . Dio riman~ un io sovrano e non pu essere ridotto ad un
oggetto a disposizione della curiosit umana. (2) Il
verbo all' imperfetto, il tempo che carattenSIiCO
dell'azione che rimane aperta a nuove azioni . Dio si fa riconoscere dal suo popolo nella s uccessione delle sue gesIa storiche . (3) L' uso di Nh qui sulla slessa linea dei
Ire usi leologici fondamentali che si riscontrano nei racconti di miraco li , nei profeti e nella formul a di alleanza:
si tratta di un agi re che si rinnova continuame nte, col
quale Jahwe interviene nella stori a per m anifestarsi
come il Signore fedele .

Prescindendo da Es 3,14, quest' uso assoluto di h)h


ricorre ancora in Os 1,9 io (sono) 16 ' a!hjli! (= io
non ci sono) per voi , cio io mi rifiuto ulteriormente di sostenere la parte che ho assunto nella
risposta a Mos in Es 3,14.
La maggioranza degli aUlo ri ha proposto di co rre~gere il
testo per assimilarlo alla formula di alleanza (( IO non
sono il vOSlro Dio l). La lectio diffi cilior tuttavia da
preferirsi (cfr. WolfT, BK XIV Il ,7).

La mancanza di un richiamo a Es 3,14 non desta


meraviglia. Anche nel suo contesto la formula occupa una posizione marginale; l' interesse principale del racconto sta nella missione di Mos al
v. 15. Per sottolineare il soccorso fedele dI Jahwe ,
i testi invece dell 'assoluto h)h usano pi spesso la
formula hjh ' im: io sono con te (Es 3,12; cfr.
Gios 1,5; Giud 2,18; ISam 18 ,12), dove la preposizione non aggiunge nulla di nuovo al verbo , ma
sottolinea il suo significato attivo e diretto ad uno
scopo.
;"l'il Nh ESSERE

420

51 Il gi udaismo tardivo sviluppando la formula


di. Es 3, 1,4mette in rilievo soprattutto l'eternit di
DI o;. COSI Il Targum Jonathan Es 3, 14b io so no
coluI c.he era e che sar ; similmente Midr. Es
3 , 1 ~. SI. IIlt~rpretaperanche la formu la nel senso
dell attl vIt a cre~tnce di DIO, corrispondentemente
a S~I 33,9; COSI Targ.Jon. Es 3, 14a colu i che
parlo, e Il mondo fu , parl, e il tutto esistette
oppure nel senso della polemica del Deutero:
ISaia cont:o l' Impotenza degli idoli ( Is 43 ,lOs.;
44,6): COSI Targ.Jon. Es 34,39 io sono colui
che e ed era, e sono colui che sar e non c'
alt ro '?'O fuo~i d,i. me. Anche quando si sottolInea I etermta, l Idea di esistenza contenuta nel
verbo /1)h COntlIlua ad avere perci un valore
atti vo.
Nel NT dVrJ.l compare molto spesso dove l'ebr.
usa una semplIce frase nominale (p.e. Mt 26 26
par. questo il mio corpo ) o un verbo di st ~to
(Mt 26,38, la mia anima triste , allusione a Sal
42,6 co n s~~ hltpo.). Altrove assume la fun zione
del narrativo w~j~h! e avvenne (p. e. Le 6,6) o
del profetlco IV haJa e avverr (p.e. Mt 1342)'
cfr.d M.Johannessohn
,' ,
'
. ' Das b,'bl,'sche XrJ.l"EyEvETO
un selIle Geschlchte, Zeitschrirt ftir verglei,
chende Sprachforschung 53 1926 161 -2 12 ' 'd
Dle bibiische Einftihrung~forme XrJ.L E~T~~:
ZAW 59, 1942/43, 129-184; K.Beyer Semitische
Syntax 1m NT, 1, 1962, 29-65. Ma dV'rJ.l conserva
ancora .Ia connotazione attiva di hjh teologico in
alcuni Importanti testi cnstologici : ecco io sono
con, VOI tutti,. i giorni ... Mt 28,18, nela linea
dell ebr. hjh 1m; bisogna ricordare a questo riguardo soprattutto l' uso giovanneo , nel prologo
(( 1Il, pnnclplo era il Logos ) e nelle parole in cui
C::esu SI attnbulsce Il titolo divino di Es 3,14: ~
Elf1l
(Gv 8242858'
'(
D' ' IOI sono
~
, . . , 1319)
, . R'C
It enta
a IO e a ormula ternaria in Apoc 1,4.8 che
e che era e che viene (cfr. 4 8' Il 17' 165)' f
ffStauffe~, art ... y~ , ThW Il :350-3'52'(= 'GL~~
( ~,66-72), F.Buchsel, art . df11 , ThW Il ,396-398
193~LNT 111 ,185-192); E.Schweizer, Ego ei mi ,
S.Ams/er

"~'tl

1";'

hkiil TEMPIO _ n:~ bdjit.


h/k ANDARE

Il verbo h/k andare si incontra nella mag


sbem . (con significato di~
236a'
b
u ara . comportarsI , HAL
, ara. andare III rovina , Wehr 9 16).
cCr. acc. alku (A Hw 31 34' C D
(WUS nr. 830' UT nr 76 6'. A t.'" ,300'328 ); ug. hlk
tera di Amar~a AO 7098 ); can/laku (Impf nella lelRAAO 19 1922 98'
,ev. 7~ F. Thu reau,Dangin ,
moab.: DISO 65;' ara~. Ce~[nedr~ch 70; ebr. antico e
Drower-Macuch 148b.
1069, DISO 65; LS 176s.;
!I

v~~~oP~~~'~~~:~oli~g~e

421

1';'

hlk ANDARE

Si conoscono in ebr. le coniugazioni qal . h'


nl. e hl.
, Pl. , IIp.,
Come accade per i termini che indicano andare .
molte Imgue mdoeuropee (F.Rosenthal Or II I m
L~i~' )e an~he la 0t;ssione di h/k abbast~nza irr~gOra;~:
p ., Ilmp. e I mf. cs. qal e tutte le Carme dell'h'
sono costrU Ili come I verbi di prima j/w . Questo Cend:
meno Viene spiegato di sohto (GK 69x' Bergstr 111 31'
BL 384s.) come una conseguenza del Ca;to che ~el perC'
hl. la Corma sembra di pnma j/w (hahlaka > hl k > h"
laka > holik BL 214; Meyer Il ,142); div:rs~men~~
l .S.Harns, Development oC the Canaanite Dialects
1939,33; J.M.Allegro, WdO 1113, 1956, 264,266.
'
In aram. SImc~ntrano Carme che sembrano rimandare
ad, u_na radice hwk (aram. bibl. impf pe. j'hak, inr.
m hak; cCr. BLA 144;. DISO 65; R.Degen, Altaram.
Grammall k, 1969, 79; ~ ,versa ,:"ent e F.Rundgren, AcOr
21/4, 1953,304-316). L Imp . lek nelle lingue can. si pu
moltre ncondurre ad una base a due radicali *Ik (Mey
Il ,142). Gordon suppone perci che lo hlk triconsona~~
IICO abbia avuto ongme dalla Cusione tra *hk e *Ik (UT
nr. 766).
Talvolta come in moab. (w'hlk e andai KAI nr. 181,
r. 14s. accanto a Ik, r. 14) e in Cenoantico (hlk KAI nr
27, r. 21 accanto a Ikl, KAI nr. 26, Il ,4; ItIjlk, Il ,19; cCr:
Fnednch 70) SI ha anche in ebr. la Corma con tre conso,
nanti: jahalok egli Va Ger 9,3 ecc.; 'ceh"/k Giob
16,22 ecc.; lih alak Es 9,23; Sal 73,9; inr. halk Es 3 19'
cCr. Bergstr. Il , 131.
' ,
Nell'aram. bibl. hlk nel perC. e nell'imp. del pe. viene
sempre SOStitUito dalle Carme di 'zl (K.BL 1069a). Invece
dello ha. e meglio Corse leggere un pa. in Dan 3 25' 434
(BLA 274).
' , ,
Sostantivi derivati sono:
a) hii/ik passo , meglio piede secondo la
Volgata; cfr. M.Dahood, Bibl. 45, 1964 , 404;
b) ha/ikii via, strada; carovana, processione;
modo di agire (HAL 236a);
c) hi /O!k (andare scorrere; (visita visitatore (nome d'azione) BL 460; HAL 238a);
d) maha/iik cammino, tratto di strada (BL
490);
e) tahahkot corteo (BL 497; cfr. tuttavia BH'
per Neem 12,31 ; KBL 1020a);
f) aram. bibl. h a/iik tassa (KBL 1069; cfr. acc.
i/ku, un tipo di tassa che deve pagare chi soggetto ad obblighi feudali ; AHw 37Is.; CAD 1/1
73-81; H.W.Bailey, Asia Major 7, 1959, 18s.).
Derivato anche il nome proprio Cem. Hammlcekl1!/
(lCron 7, 18, Corse anche in v. 15; cCr. tuttavia l.Morgeo'
stern , lAW 49, 193 1, 58).
2/ Il verbo h/k si incontra nell ' AT ebr. 1547x,
e cio 1412x in qal, 64x in hi ., 25x in pi o e Ix
in ni . Si devono aggiungere inoltre sette casi
In aram . bi bI. (qal 4x, pa. I x, ha . 2x , cfr. per
Sopra I ).

In Mand . manca ls 55,1b~ l' kli (I Cron 18, 13 in appen,


dice); lac 3,7 mahl' kim va posto con Lis. sotto mahalak;
Num 17,11 w' holk va considerato hi . (Lis.: qal).

422

qal
Gen
Es
Lev

.\

Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am

ni .

pi o

113

70
18
44
48
48

hi.

hitp.
8

2
I
J
4

I
I

110

128
94
120
93
56
III
58
21

I
2
I
9
3

totale
121
73
20
45
53
51
III

Anche le Carme imperative lk, l' k e l' ku vengono uti,


lizzate molto spesso, olt re che per esprimere un puro comando, per rinCorzare una richiesta assieme ad un altro
verbo, e si possono tradurre allora, nella maggior parte
dei casi , con s! ors (Gen 37,13.20; Es 4,19 ecc.). In
'
questi casi l' k si spesso
trasCormato in interiezione
e come tale pu ri Cerirsi anche ad un Cem ., Gen 19,32, o
a pi persone, Gen 31,44 (BL 385).

137

Particolari sfum ature di significato acq uista il


verbo quando si tratta di descri vere una via che
conduce ad un termine o ad una meta; p.e. alla
fine dell a pioggia (Cant 2,11 ), della rugiada (Os
6,4), del vento (Sal 78,39), delle nu vole (Giob
7,9), del dolore (Giob 16,6). Riferito alla vita
um ana, si ha il significato avvicinarsi alla morte,
morire ( Gen 15 ,2; Gios 23 ,14; IRe 2,2; Sal 39,14;
58 ,9; Giob 10,21; 14,20; 16,22; 19,10; 27,2 1; Eccle
1,4; 3,20; 6,4.6; 9,10; ICron 17, 11 ).
Nello stesso senso va inteso anche l'hi. di Sal 125,5, il pi o
di Ab 3,11 (sole e luna) e l'unico passo al ni . Sal 109,23.

98
122
99

5
4

62

5
5
I

11 6

67
22
4
9

Abd

Giona
Mi
Nah
Ab

SOC

12

12

2
3

Agg

Zac

IO

Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle

38
20
30
18

Lam

Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT

17

14
5

68
29
38
18

25
4
3
3
3

13
20
49
1412

12
2
3

30
6
4

3
3

13
23
52
1547

25
45
64
Come sostantivi si hanno hlik Ix (Giob 29,6), hali k
6x (Nah ) ,6; Ab 3,6; Sal 68,25.25; Giob 6,19; Prov
31,27), hetcek 2x (lSam 14,26; 2Sam 12,4), mah"lak 5x
(Ez 42,4; Giona 3,3.4; lac 3,7; Neem 2,6), /ah alukol Ix
(Neem 12,31), aram. halk 3x (Esd 4,13.20; 7,24).
3/ a) Il significato del verbo definito in modo
univoco con andare e oscilla solo in misura
minima con il contesto, p.e. quando deve essere
espressa l'attivit con cui si muovono non solo gli
uomini (Gen 9,23 ecc.), ma anche determinati
animali o cose: i serpenti strisciano (Gen 3,14), le
volpI vagano per i dintorni (Lam 5,18 , pi .), le navi
viaggiano (Gen 7,18; Sal 104,26, pi. ), un dono segue (Gen 32 ,21) ecc. Anche l'acqua va , cio
scorre (Gen 2,14; 8,3 ecc. ; cfr. anche r. 4
dell 'iscrizione di Siloe) e il suono della tromba
risuona (Es 19,19).

In alcuni casi si aggiunge l'in f assaI. halok ad altre


Corme verbal i. per rinCorzare l'azione durativa (p.e. Gen
8,3.5; 12,9; Glud 14,9; 2Re 2, 11 ; cCr. GK 113u; BrSynt
82,84). In modo analogo la Corma verbale finita di h/k
pu servi re ad esprimere una maggiore chiarezza, ad
ese~p l o assieme a IqiJ Gen 27,14; npl Gen 50,18;sl!1 2Re
3,7; mI" Is 2,3 (HAL 236b).
423

Unito a ' a~ar e ' a~a re dietro assume il significato seguire, andare dietro (Gen 24,5 .8; 32 ,20
ecc.), frequente nell' uso religioso (vd . st. 4b).
h/k hi . possiede significati che sono tutti pi o
meno chiaramente di tipo causativo < far andare,
gu idare, portare ecc.). Per h/k pi. andare intorno, andare qua e l cfr. Jenni , HP 151-153.
L' hitp. passeggi are, andare qua e l come il qal
e il pio ha anche il significato traslato cam mi,
nare , nel senso generale di comportamento (vd .
st. 4b).
I verbi di mov imento si nonimi hanno tutti un
senso pi specifico, cfr. ril~ correre , - bo ' venire, entrare , -j~' uscire, -'/17 sa lire , -silb
tornare indietro ecc.; significato opposto hanno
-jsb rimanere e -'md stare .
b) I sostantivi della radice h/k con i loro molteplici
significati (vd. sp. l ) si possono fa r derivare tutti
dal significato primario andare . Per Ab 3,6
(strade delle stelle) cfr. i paralleli acc. e ug. ( I Aqht
[= ID] 52.56.200) riportati in HAL 236a. Il senso
traslato cammino (ha/iko/ Prov 31 ,27) presente anche nell 'acc. a/aktu, plur. a/kakiitu (A Hw
31,36b; CA D Ali ,297 -300).

41

a) In campo religioso importa poco che


Jahwe, al pari degli dei (Sal 115 ,7 pi. ), possa essere
pensato come andante . Qui va ricordato il
camminare di Jahwe nel giardino dell' Eden (Gen
3,8 hitp.) o il suo allontanarsi dopo la visita ad
Abramo (Gen 18 ,33). Jahwe pu anche incedere
sulle nubi (Sal 104,3 hi .) o camminare in cielo
(Giob 22 ,14 hitp.). Davanti a lui cammina la giusti zia (Sal 85, 14 pi .).
Pi importanti di queste rappresentazioni antropomorfiche sono tuttav ia le espressioni in cui l'andare di Jahwe significa pi in particolare il venire
in aiuto al suo popolo o il punirlo. Egli va per riscattarsi un popolo (2Sam 7,23 = ICron 17,2 1), e
viene sperimentato come colui che porta ai uto
(Sal 80,3; Zac 9,14; anche Os 5, 14s.). Nell a

1';'

hlk ANDARE

424

maggior parte dei ca i que to intervent o di Jahwe


fu interpretato come una guida da lui eserci tata al
tempo delle pereg rinazioni nel deserto (Es
33 ,14.1 5. 16; 34 ,9; dr. Lev 26,12 hitp.; Deut 20,4;
23, 15 hit p.; 31 ,6.8 ; 2Sa m 7,6s. hitp. = ICron 17,6;
nel nuovo e odo: I 45,2; 52 ,12), e trov una rappresentazione plastica nell a descri zio ne della colonna di fuoco e di nube nell a qu ale Jahwe ava nzava davant i al popolo (Es 13,21 ; um 14 ,14;
Deut 1,30.33).
In lale canlesla deve essere anche campresa la funzia ne
dell'arca di Jahwe, che avanzava came imbala visibile
della presenza di Jahwe dinanzi al popalo; anche pi
lardi nelle processioni i partecipanli all'aziane cultuale si
raccogl ieva no. dielro ad essa, anche se l' u o di h/k non
era ancara ben fissal O (Gios 3,6; 6,9; ISam 6,12; cfr.
Num 10,33-36; Giud 4,14; 2Sam 5,24; 6,5 ). Un segna di
aposla ia con iste nel fatto che il popolo slessa si crea
degli dei che devano. assumere le slesse funziani di
Jahwe (Es 32,1.23; err. I Re 12,28-30). Quando. il popolo
si mOSlra disabbediente, Jahwe pu solo camminare
cant ro il popala (Lev 26,24.28.4 1; Num 12,9).
b) All 'and are divino verso il suo popolo, in co munione con lui e davanti a lui , corrisponde da parte
dell' uomo il cammino obbed iente dietro Jahwe
(dr. F.J .Helfmeyer, Die Nachfolge Gottes im AT ,
1967). L'espressione hlk 'abare seguire del
tutto familiare e chi ara, in tutta la sua portata,
all'israelita che ha familiarit con la vita nomade,
e pu perci essere utilizzata per descrivere l' intero comportamento dell a vita del popolo e del
singolo. In realt nell ' AT solo in pochi passi l'atteggiamento del seguire riferito a Jahwe, specialmente in testi dtr. ( Deut 13 ,5; I Re 14,8; 2Re 23 ,3
= 2Cron 34,31 ; inoltre Ger 2,2 con un' immagine
sponsale; Os II , lO; dr. anche I Re 19,20s. seguire un profeta ; per espressioni si nonime dr.
Helfmeyer, I.c., 93-122). Molto pi spesso tale
modo di comportarsi riferito al peccato e quindi
al seguire dei stranieri (Baal ecc.: Deut 4,3; 6,14;
8,19; 11 ,28 ; 13,3; 28 ,14; Giud 2,12.19; IRe
11 ,5.10; 18, 18; 21,26; 2Re 13,2; 17,15 = Ger 2,5 ;
Ger 2,8.23.25; 7,6.9; 8,2; 9,13; 11 ,10; 13 ,10; 16,11 ;
25 ,6; 35,15; Ez 20,16; cfr. N.Lohfink , Das Hauptgebot , 1963 , 76s.), i propri desideri e immagini ingannatrici (Ger 3,17; 16,12; 18 ,12; Ez 13,3; 33,31).
Il fatto di correre dietro ad altri dei comporta sempre anche l'apostasia da Jahwe come chiaramente
lo esprimono i passi I Re 9 6' 18 21 ' Ger 5 23 Per
i sinonimi dell'espressione :( ~eg~ir~ dei st;anieri
cfr. Helfmeyer, I.c., 152-1 79.
Ollre al rifiula aperta, che si esprime nell'andare dielro
a dei stranieri , viene descritto il camm inare senza Dio in

alcune espressioni che indicano l'arbitrariel dell'agire


dell'uomo.: seguire l'inganna a sim. (Ger 6,28; 23, 14;
Glab 31 ,5), cammmare secanda il propria (o il caniva)
conSIglio (Ger 7,24; Sal 1,1; Giob 34,8), secanda il propna cuare (Ger Il ,8; 23,17) a camminare nelle lenebre
(Is 59,9 pi.; Eccle 2,14).

11 fatto che molto pi spesso si parli espressamente


dell 'andare dietro a dei stranieri piuttosto che andare dIetro a Jahwe, si pu forse spiegare tenendo
425

',i1

h/k ANDARE

presente che il tema seguire ha avuto origine


dall ' uso cul tuale pagano della processione (cos
HAL 237a; Lambert , BWL 38s.). Per questo
Israele avrebbe ev itato tale modo di esprimersi
( P.Volz, Der Prophet Jeremia, ' 1928, 17; G.Kittel,
ThW 1,2 12 = GLNT 1,57 1; per tutto l'argomento
cfr. E.G.Gul in, Die achfolge Gottes, StOr I,
1925 , 34-50). In base all a documentazione sopra
riportata, insostenibile che non ci si esprimesse
cos nei riguardi di Jahwe ma solo nei riguardi degli altri dei, add ucendo come prova il fatto che il
pio israelita cond uceva la sua vita dinnanzi e
non dietro a Jahwe (COS H.Kosmala, Nachfolge und achahmung Gottes, II. 1m jiidischen
Denken, AST I 3, 1964, 65-69). D'altra parte Helfmeyer (I.c.) attribuisce all 'espressione andare
dietro a Jahwe un ignilicato eccessivo, anche
perch non tent a di spiegare in nessun modo la diversi t dei suoi usi. Secondo la sua opinione (p.e.
I.c., 202) tale concezione deriva dalla guerra santa
e fu adottata dal linguagg io teologico degli amo
bienti dtn .-dtr.
Ad ogni modo va notato che la condotta
ell ' israelita fedele a Jahwe diretta innanzitutlo
all'o ervanza dei comandament i di Jahwe. Per
descrivere tale atteggiamento l'A T usa una serie
di espressioni che parlano in parte anche del camminare nelle vie (-ddml!k) , nei comandamenti e
nei precetti di Jahwe ecc. (cos anche Helfmeyer ,
I.c.). Anche se si pu parlare dell'apostasIa come
del ca mminare sulle vie degli dei stranieri , per
necessario notare che per l' israelita in ogni caso le
vie di Jahwe erano chiaramente tracciate dai comandamenti rivelati , mentre l' apostasia caratterizzata appunto dalla negazione di tali comandamenti . Mentre al tempo delle peregnnazlont nel
deserto e dell a conquista della terra stava in primo
piano l' immagine del camminare dietro al Signore
divino , al tempo della vita sedentana m un paese
civili zzato tale idea fu sostituita dalla consapevolezza che Jahwe abita in mezzo al suo popolo.
Ogni apostasia era perci un allontanarsi da
Jahwe, ed equivaleva ad un correre ,dIetro a del
stranieri . 11 camminare con Jahwe puo COSI essere
reso con hlk (senza ' ahare) con l'aggiunta di parole
come ~ ediiqol (Is 33."l5 in giustizia ), ha~ neQ'
(Mi 6,8 umilmente l) o liimim (Sal 15,2 m ma,
niera irreprensibile l). Soprattutto l' hltp.serve ad
esprimere tale rapporto. Il devoto cammma con
Dio (cos P: Gen 5,22.24; 6,9) o davanti a lUI ,
cio confrontandosi con lui ed essendo responsabili di fronte a lui (Gen 17, 1; 24,40; 48 ,15; ISam
2 30' 2Re 203 = Is 38,3; Sal 26,3; 56,14; 101 ,2;
l 6,9; Prov 6,22; 20,7; in qal anche I Re 2,4; 3,6;
8,23.25 .25; 9,4).
c) Quando la forma verbale all' hi. , nella mag:
gior parte dei casi il soggetto Jahwe (su 45 casI
24 volte). Egli pu scacciare le acque del mare
(Es 14,21 ) o condurre i ciechi (ls 42,16 ecc.); ma
soprattutto Israele l'oggetto dell a dlreztone e
dell a guida divina ( Lev 26,13; Deut 8,2.15; 28,36
426

nell'opera del Croni sta. A questi si aggi ungono un


piccolo numero di pasSI nel Prov (lOx) ~ un PICcolo numero nei testi profellcl, per lo plu ,quando
"
il contesto un annuncio di salvezza. Gla questa
rima rassegna mostra che hll SI colloca propn as/ Per quanto riguarda la terminologi~ dell a c~
~ente nell a liturgia; lo trOV Iamo. nella Itturgla
munit di Qumran, va detto che hlk e genera quando si ri volge l' in vito al canto d I lode, e ~I una
mente usato senz' altro come verbo c~e es~nme
lode cultuale trallano anche tuttI I passI dell opera
l'azione di andare (p.e. il marcIare dell esercIlO tn
del Cronista.
uerra IQM 7,3s.). Frequenti ssImo e tuttaVIa, se3/ 11 verbo ed il sostanti vo possono denotar~
~ondo la natura dei testi , l' uso nel senso dellaco ~~
ualcosa che si allua tra uomini , e che per lo plU
dotta morale-religiosa (p.e. CD 2 151'QI~ 3~i8j' ,
q reso con elogiare/ elogiO . VIene esaltata la
IQS 1 6' 4 5s' 54" 8,2; IQS' l "
,.
~:lIezza di un uomo (pi . Gen 12,15; 2Sam 14,25,
Nelta;ct'o giudai~~o e nel NT il verbo l~ n~ar~/%
C nt 69' pu Sal 7863) oppure la sua saggezza
fu usato con una frequenza uguale a que a, I
(;rov p~ .). II s~stanti vo v iene usato ,pnncl:
nell' AT cfr. F.Hauck-S.Schulz, art. 1tOp EUOfJ.~~,
palmente per esprimere la glon a dI una cllla (ne~1
ThW v 5"66-579 (= GLNT X,1411-1446); G .Kltoracoli sulle nazioni Ger 48 ,2; 49 ,25 , Sl,4~, ~n ~
tel art ':xoou6<, ThW 1,2 10-2 16 (= ,G LNT
26 17 pU. si parl a di Tiro, la f amosa citta su
1567-582). Sul tema del seguire e delllmitare
HKosmala offre materiale pi ampio nspellO al m ~re). Di elogio o di auto-elogIO (hltp.) parla la
sa ienza' viene elogiata la donna abIle (pL Prov
d~li del ThW (Nachfolge und Nachahmung Got3 28.3 1; hitp. 31 ,30); chi si arma n~n SI glon
tes, I. 1m griechischen Denken, ASTI 2, 1963 , 38co;,ne chi posa le armi ( I Re 20,11); COSI pure Ger
85: Il.lmjiidischen Denken, Ibld . 3, 1964 , 65- 100).
9 22s ' Prov 20,14; 25 ,14; 27 ,1; pl. 27 ,2. VIene
Nel NT l' idea del seguire SI ncollega strellamente
e~alt~;o il re (2Cron 23 ,12s.), oppure Cl SI glona del
al modello dell' AT: cfr. M.Hengel, Nachfolge und
Charisma, 1968 (con bibliogr.), dove SI tralla anche
re (Sal 63 ,12).
delle concezioni tardogludalche ed ellemsllche. La
4/ Prevalentemente. Dio che viene lodato
radice hlk sta infine alla base del sostanll vO halaka,
(Giud 16,24 il dio del filt stel): nel salmI (4a-c),
che designa tutto quanto l' insegnamento tardoglunell'opera del Croni sta (4d ) e neglt oracolt profedaico e rabbinico sull a rella condolla (dr. Levy
tici (4e)' dr. C. Westermann , Das ben GOlles 111
1,47Is.; Jastrow 1,353; UJE V,I72- 175; JE VI ,163 ,
den Ps~lmen , ( 1954) ' 1968; F.Crusemann, StuBHH 11 ,626s.).
G .Sauer
dien zur Formgeschichte von Hymnus und Danklied in Israel, 1969.

iil;~m48i21Id6J~13io~,~:

nell'esilio; 29 ,4; GOiOS


2,6.17 txt?; 31,9, s "
136,16).

Lo

,?,?;, h/l pio LODARE


1/ hll' pi o esaltare, lodare l), che un termine
onomatopeico, ha corrispondenze_nella maggIor
parte delle lingue sem . (p.e. acc. alalu Gt cantare
un canto di gioia l), S gIUbIlare l), AHw 34, ug.
hll giubilare ?, UT nr. 769; ma W US nr. 832
falce della luna nuova , cfr. hele/l s 14,12; ulteriori dati in HAL 238b).
11 verbo ricorre soltanto al pi o(Jenni , HP 246),. al
pU. e all' hitp. Derivazioni sono hillillim gIubIlo
di festa (Lev 19 ,24 con riferimento all a festa del
raccolto' Giud 9,27 con riferimento all a fest a dell~
vendem'mia dei cilladini di Sichem), mahalal
lode, riconosci mento, fama (Prov 27 ,21 ) e so:
prattutto l' hilla gloria, esaltazione l). Inoltre ,5.1
hanno i nomi propri Hillel. l'hallcerel e Mah alal el
(diversamente Noth , IP 169.184.205: hll 1 nsplendere ).

21 hll pi o ricorrere 113x (Sal 75x, 2Cron 12x,


ICron 7x Prov 4x) pU. IOx (SaI6x), hitp. 23x (Sal
8x, Ger 7~, Prov 4;), hillillim 2x (vd. sp.), mah aliil
Ix (vd. sp.), l' hilla 57x (Sal 30x, Is Il x, Ger 6x).
Dei complessivi 206 casi ( 146 in forma verbale , 60
in forma nominale) i due terzi circa si trovano. nel
salmi o in motivi salmodici e un selllmo
427

a) L' uso del verbo e del sostantivo. t~hil/G nei


salmi si pu riassumere In due gruPPi , Il gruppo
principale quello dell' invito al cani? dI lode.
Nella maggior parte dei pasSI del salmI lII1vIlO alla
lode si esprime in questa forma lmperallva. ~
date o servi del Signore, lodate Il nome del :gno;el Sal 113 ,1.1 ; anche Sal 22,24; II 7 , ;
135,1.1 ;
148 ,1.1.2.2.3.3.4.7 ;
150:1.1.2:2.3.3.
4.4.5 .5.6; Ger 20,13; 31,7 ; inoltre hal' IU(-) Jah 24x
(- Jh wh 2); con lehi/lii Sal 100,4; 149;1: cfr. Sal
66 ,2.8; Is 42 ,10; e anche la perifrasi con I hltp. tn Sal
105,3 = ICron 16 ,10.
Che fra luni gli allri usi della parola questo sia di gran
lunga il pi frequenle , risulla chIaro se SI conSIdera la serie dei verbi panilleli , che esprimono u~u almenle m
forma imperaliva l'invito alla lade (II plU Importan~
-jdh hi .; inoltre p.e. -rnn, -sir, -brk pl. lodare ,-g
pi o innalzare,

-rum pol. in!,alzare ); z':"

p\. ~~ nd

lare suonare, lodare ricorre 4) x (Sal 4lx ,m allre ,. IU


53' '2Sam 22,50; Is 12,5; ICran 16,9), dI CUI 19x all l~p .
u'r 20x al sing. e Ix al plur. al caorlallva , 4x allo I~S'
~iVO" Ix all'inr. (Sal 92,2). Cfr. inaltre raram. blbl. sbi)
a ;( lodare (5x in Dan), l'ebr. sbi) pl. (6x: S al. 63 ,4,
\1 7 l' 145 ,4; 147 ,12; Eccle4,2;8,15; hilp. glanarsl Sal
106:47 = ICron 16,35) come aramalsmo (Wagner nr.
299-302).
Che significato ha questo invito alla lode? Si tralla
di una sollecitazione resa necessana dal fatto che

"i1

1111 pi o LODARE

428

l'azione a cui esorta non fatta o non fatta in


misura adeguata; un invito proclamato senza
posa, insta ncabilment e e continuamente, proprio
perch ci che ne co tituisce l'oggetto riconosci uto come vi talmente necessario, indispensabile
alla propria esistenza, fondamentale per la vi ta
della comunit, e la comunit animata da un
fortissimo impulso che la spinge a porre in atto la
lode. Questo impulso impellente, la co nvinzio ne
che l'hll pio deve co mpiersi necessariamente, il
primo elemento che caratterizza l' invito alla lode:
deve compiersi in modo che Dio venga rico nosciuto, accettato, confermato nell a sua divinit,
ossia nella pienezza dell a sua divinit. Ma questo
solo uno degli aspetti ; i molti verbi paralleli che
esprimono il rallegrar i ed il gioire (-gO, - mn ,
-smb ) mostrano che questo lodare Dio pu effettuarsi solo nell a gioia, che esso espressione della
gioia rivolta a Dio. E per questo l'invito alla lode
di Dio nell' AT non pu essere ascoltato senza che
vi si ascolti nello stesso tempo l' invito alla gioia.
Quello che nel NT si distingue in chiamata alla
fede ed invito alla gioia, nell 'i nvito a lodare Dio
dell' AT ancora una sola cosa.
Un secondo elemento si ha nel fatto che il verbo
viene usato prevalentemente nelle forme plurali.
L' invito aJla lode, espresso con l'i mperativo , viene
rivolto praticamente solo al plurale (sing. solo in
Sal 146,1 loda, anima mia, Jahwe ; in Sal
147,12 loda, Sion, il tuo Dio il senso collettivo). Il fatto che a lodare Dio sia chiamata quasi
esclusivamente una comunit, indica che la lode
di Dio si realizza propriamente quando si riunisce
la comunit; chi rende lode il coro, la molteplicit di voci (cfr. Is 64,10 con sguardo retrospettivo: la tua santa casa ove i nostri padri ti lodarono ). Lodando Dio la comunit esprime la propria autocomprensione, il suo essere di fronte a
Dio. D'altra parte proprio negli imperativi che invitano alla lode si parla spesso di strumenti musicali di accompagnamento; anch'essi rientrano in
quello che avviene nella comunit. In tal modo hll
pio diventa un elemento essenziale della liturgia
dell'AT.
Un terzo elemento strettamente collegato al precedente: nell'A T questo invito alla lode non ha
come destinatario soltanto l'uomo. Questo un
fatto che spesso non viene rilevato a sufficienza.
Nella lode si compie un'azione che indiri zzata a
Dio, ma in cui per pu essere coinvolta la creatura in .quanto tale; con la lode l'uomo si trova
come creatura fra le creature. Per capire il valore
di hll pio bisogna dunque tener presente che soggetto di questo evento considerato non tanto
l' uomo in quanto essere ragionevole, l' uomo in
quanto ha la capacit di giudicare e di essere persuaso, ma l' uomo nell a sua totali t crealUrale, in
quello che egli ha in comune con le altre creature.
Detto in maniera pi forte: non l' intelletto pu lodare Dio, ma solo l' uomo che respira, che gioisce,
che canta. Si esprime cosi una relazione esistenziale con Dio, che non pu assolutamente aver
429

,,;, ,,1/ pio LODARE

luogo se si basa solo sulla ratio . Nell'entusiastica frase fin ale del Salmo 150, e di conseguenza
a conclusione dell 'intero salterio, leggiamo:
lUtto ci che ha respi ro lodi il Signore! (v. 6);
in queste parole espresso esattamente il significato pi au tentico della lode di Dio.
La forma dell 'invito all a lode all' imperativo propria di un determinato genere di salmi, ossia dei
salmi di lode e degli inni . In questo genere sono
caratteristici gli elementi sopra indicati. La necessit di un invito continuo all a lode presuppone
una liturgia che si ripete costantemente. La consapevolezza, racchiusa in questo invito, che la
lode di Dio ha un significato vitale, appare chiara
nella struttura del salmo di lode: esso vuoi presentare Dio nell a pienezza del suo essere e del suo
agire (cfr. Westermann, Le., 87ss.). Affermando
nella gioia l'essere divino come tale, che quanto
viene espresso con hll pi., la comunit nella preghiera liturgica sa di essere di fronte a Dio, il quale
non solo il signore di Israele, ma anche il creatore e il signore della storia; per questo che possono essere ch iamati alla lode popoli e re, come
pure l'intera creazione (Sal 148; 150).
hll pi o non pu tuttav ia limitarsi a quest'unico genere di salmi , a cui esso originariamente appartiene, poich in seguito , per la tendenza ad accumulare i verbi di lode e di gaudio, i confini fra i
singoli verbi di lode non vennero pi conservati
rigidamente ed essi si assimilarono pi o meno
l'uno all'altro. Tuttav ia i testi mostrano ancora
che hll pi o il verbo dominante nell 'invito alla
lode in forma imperativa, invito che appartiene al
genere letterario della lode.
L'invito alla lode in forma imperativa pu proseguire in
forma iussiva: essi devono lodare (fra i testi pi
chiari Sal 148,5. 13; cosi pure Sal 22 ,27; 69,35; 107,32;
149,3; grammaticalmente al sing. 150,6). La forma IUSsiva si trova inoltre quando si accenna dI nuovo alla lode
a conclusione del lamento individuale (Sal 74,2 1; 102,19;
(' ''iI/iI Sal 102,22 e 149,1).
b) Accanto all' invito alla lode all'imperativo,
un'altra forma ha ancora una certa importanza
nell' uso del vocabolo: il coortativo, con cui un individuo davanti ad altri annuncia o manifesta la
sua intenzione di lodare Dio. La forma letterana
attraverso cui questo si esprime la promessa votiva di lode alla fine del lamento Indlv~duale,
come pure l'annunzio all'inizio dell a lode Indtvlduale (salmi di ringraziamento). Il vocabolo specifico per questa form a non per hll pl. , ma -Jdh
hi .; hll pi oricorre in questa forma solamente come
variante o come complemento: alla fine del lamento individuale Sal 22,23; 35,18; 69,31; 109,30;
all' inizio di un salmo di lode solo 145 ,2 e 146,2;
inoltre in mezzo al salmo 56,5.11.1 l. Anche
119,171 pu essere annoverato fra questi testI.
Tuttavia da rilevare che anche qUI compare Il SIgnificato speciale di hll pi. : anche quando si tratta
della lode individuale, essa SI compie nella comunit (cosi sottolineano esplicitamente Sal 22,23
430

. mezzo alla comunit. voglio lodarti


In
- , 35,18. e
10930) Spesso il voglio lodare e espresso In
for~a ~ominale: Sal 119,71 sgorgheranno dal
. labbro inni di lode ; 145,21 la mia bocca an~~~zier la lode di Jahwe ; inoltre Sal 9,15; 22,26;
3528; 71 ,6.8. 14; 109,1; Ger 17 ,14 ..
Il ;apporto di questa forma voglio lodare (che
non viene definit a a suffiCienza quando la SI
chiama promessa voliva di lode opp~re (~ annunzio di lode ) con la form a lodate l . e chiaro:
lo hll pio viene affermato, accettato dal SIngolo. SI
u vedere anche in questa forma Il slgl1lficato VIfale della lode: essa cosi importante, che la decisione di cantarla e la gioia che ne deflva debbono
essere espresse esplicitame~te In parole: la s~a
lode sar sempre sull a mia bocca (Sal 34,2):
Come si deve essere invitati a cantare la lode,. COSI
si deve dichiararne l'intenzione anche davanli agli
altri: voglio esserci anch'io! In questo gruppo di
test i facile capire che quelli che SI espflmevano
in questa maniera consideravano . l'affermazIOne
della lode di Dio come un' affermazIOne di Vita, un
partecipare al flusso degli eventi. Questa forma
pone in evidenza Il modo diverso con CUI Il ter~
mine usato nell 'opera del Crol1lsta (vd. SI. d).
quando la lode di Dio fu istituzionali zzata , non
fu pi necessaria una stmlle affermazione, un~
simile decisione di lodare di DIO; essa era gla
preordinata, regolata, e proc:deva secondo precise disposizioni uffictali. CIO che Invece viene
espresso nei salmi con hll pl. , aveva bisogno dell'impulso personale e il carattere della SP<;JI1taneit ne fa parte essenziale; si ha vera lode di DIO
solo quando essa procede da questo impulso
spontaneo.
La caratteristica particolare di hll pio diventa ancora pi chiara se prendiamo in considerazione un
piccolo gruppo di testi , che non appartengono a
nessuno dei due generi suddetti , ma che lasctano
trasparire una riflessione sulla lode di Dio e attraverso la riflessione fanno emergere gli aspetti originali. In quest' uso del termine, dove si suppone
una riflessione, da un lato vengono accostali tra
loro la lode di Dio e Dio: a te si conviene la
lode (Sal 65,2; cfr. 147, 1). Geremia pu dire in
una delle sue confessioni: poich tu sei la mia
lode (Ger 17, 14). Nel Sal 109,1 Dio viene invocato: Dio dell a mia lode , e in Deut 10,2 1: egli
la lUa lode ed egli il tuo Dio . Singolare Sal
22,4: tu che siedi in trono sulla lode d'Israele .
Dall'altro lato vengono accostate tra loro l'esistenza umana e la lode di Dio: fa che la mia
anima viva, perch possa lodarti (Sal 119 ,175).
Nella frase non i morti lodano Jahwe (Sal
115,17; Is 38 ,18) si esprime la stessa cosa al negativo: la lode di Dio fa parte dell 'esistenza, essa
stessa un modo di esistenza. Nel momento in
cui essa cessa, cessa anche la vera vita. Colui che
loda Dio viene proclamato beato alla stessa maniera di colui che possiede un'esistenza perfetta
(Sal 84,5). hll pi o la gioia dell'esistenza che si rivolge a Dio, che canta Dio.
431

c) Un significato solo parzialmente diverso, che si


riscontra per in un gruppo parlicolare d i testi , ha
questo termine quando il senso profano di. elo:
giare/elogio (vd. sp. 3) viene f1feflto a DIO. CIO
vale soprattutto per hll hitp. e per (' hil/a . Il gloriarsi ordinario o sapienziale stato trasfeflto alla
relazione con Dio, sicch l' uomo pu di re: glori atevi del suo santo nome (Sal 105 ,3 = ICron
16,10), oppure: la mia anima si glori di Jahwe
(Sal 34 ,3). Come indicato dalla forma (Sal 1~5 , 3
un invito all a lode all ' imperativo, Sal 34,3 e un
annuncio di lode), in questi casi hll hitp. con oggetto Dio quasi un'espressione si nonima di lo:
dare . Per questo pu trovarsI alla co nclUSione di
un salmo in paraJlelo con smb rallegrarsi (Sal
64 ,11 ).
. .
Si pu parlare in maniera analoga della glofla di
Dio: la terra piena deJla sua glofla (Ab 3,3).
Cosi ,' hilla pu essere parallelo di kabijd glofl a
(ls 42,8) o di sem nome (Sal 48 ,11 ; cfr. Is 48 ,9).
La gloria di Dio viene proclamata (ls 42,12; 60,6),
raccontata (Sal 78 ,4; 79, 13), ripetuta a lungo (Sal
71,14).
In alcuni di questi passi si ha il plur. ('hil/in (Es 15,11 ;
Sal 78 4' Is 60 6' 63 7) che pu essere reso con Imprese
glorio~e"). ~ipico 'd~lI'ebraico, che il plu:ale in casi del
genere esprima non tanto la moltephcna delle espressioni che contengono una glOrificazIOne (cfr. Sal 22 ,4),
ma la molteplicit di ci che d motivo alla glorificazione cio le opere di Dio, che sollecitano l'azione del
lodar~ o dell'esaltare. L'atto di glorificare e ci che deve
essere glorificato vengono intesi come una sola cosa.
Questa particolarit linguistica ha anche un nsvolto teologico: i passi in cui 1111 p!. con ogg. DIO SlgOlfica esaltare e (' hi/liI significa gloria , presuppongono che
l'essere divino di Dio nell' AT non possa vemr concepilO
come un essere a s stante, un essere trascendente: Dio
Dio solo con il suo operare, e questo a sua volta SI
realizza solo nell'esperienza umana, la quale reagisce glorificando l'opera di Dio.
d) 1\ secondo gruppo di passi in cui il termine r!corre, dopo i salmi , si trova nell'opera del Croni sta. La differenza pi evidente nell' uso del termine sta nel fatto che qui in quasi tutti i passi si
racconta o si esprime qualcosa della lode di Dio,
mentre nei salmi il termine viene usato soltanto
per muovere alla lode di Dio ( n ell ' i~vi t o al!a lode
in forma imperati va), per annunCIarne Imtenzione (coortat ivo), per dire che essa deve essere
realizzata (iussivo), mentre mancano quasi del
tutto form e che riferiscano od esprimano qualcosa
su di essa. inoltre un fatto singolare non solo il
frequente ricorrere del termine nell'opera del Cronista ma anche il rilievo che viene dato al Stgl11ficat~ di hll pi.; il termine lo si trova frequentemente nei punti culm inanti degli eventi presentati e se ne parla con enfasi particolare (per es.
2C;on 5,13; 7,6; 29,30; Esd 3,lOs.). Questa enfasi
non di rado viene articolata in maniera particolare:
a voce spiegata (2Cron 20,19), con ogni
forza (30, 12 txt em), con gioia (29 ,30), e con
maggiore evidenza in 2Cron 5,13: ed avvenne
che, mentre essi tutti insieme suonavano e cant a,,;, hll pio LODARE

432

vano, si pot udire come un' unica voce che lodava


e celebrava Jahwe. Si sa che la lode di Dio era
di una importanza decisiva e sostanziale non so lo
per capire la liturgia divina , ma anche per capire
il rapporto stesso con Dio. Essa per doveva manifestare anche l'orientamento generale dell 'es istenza di coloro che la professavano; in tutte queste frasi implicito l' impeg no per onale. La lode
di Dio deve aver espresso in maniera particolare
ci che per questi uomini era la pienezza del loro
essere. AI riguardo bisogna comunque rico rdare
che chi parla qui il clero.
Perci il carallere istituzionale di questa lode di
Dio rappresenta il suo seco ndo aspello, ancora pi
marcato. ( I) Essa viene spiegata come istituzione,
cio il lodare Dio si realizza in un servizio appositamente istituito (2Cron 18 ,4), e questa istituzione risale a Davide (2Cron 7,6; 8,14; Neem
12 ,46); essa si compie secondo le prescrizioni di
Dav ide (Esd 3,10). (2) La lode di Dio si realizza
seguendo un ordinamento fi sso (Neem 12 ,24),
che determina tUllO fin nei dellagli; i cantori sono
stabiliti nel loro ufficio e sono rivestiti di para menti (2Cron 8, 14; 20,21 ; Esd 3,10); tUllOsi fa per
un esplicito incarico (I Cron 16,4). L'ordinamento
precisa anche il tempo: i leviti devo no venire
ogni mallina per la lode e la celebrazione di
Jahwe, e cos pure la sera ( ICron 23,30); ci faceva parte delle loro incombenze (2Cron 8, 14;
31 ,2). (3) Risulta evidente in tal modo il cambiamento sostanziale rispello al periodo preesi lico: la
lode di Dio diventata un compito dei cori ecclesiastici. La comunit pu certo unire la sua voce
nell a lode (Esd 3,11 ), oppure pu rispondere co n
l'Amen (lCron 16,36; Neem 5,13), ma in maniera
nellamente preponderante, nell a grandissima
maggioranza dei passi che parlano della lode di
Dio sono espressamente indicati come soggello i
sacerdoti e i leviti .
fuori dubbio che questa musica cultuale , che
insieme vocale e strumentale, stata curata fino
a raggiungere un livello molto alto , e dobbiamo riconoscere che la musica del tempio di Gerusalemme del periodo persiano e greco fu un fenomeno culturale notevole. pure fuori dubbio che
la musica del tempio , coltivata dai sacerdoti e dai
levi ti , fu un patrimonio dell' intero popolo ed un
elemento essenziale della liturgia dell a com unit
che vi prendeva parte con grande dedizione. Ma si
deve anche tener presente la profonda trasformazione che deriv dall' aver istituzionalizzato la lode
di Dio. A questo modo si oggellivata e tecnicizzata la lode di Dio, come mostrano chiaramente
alcune delle espressioni sopra citate; ci appare
eVidente anche dal fallO che in molti passi la lode
di Dio si esprime sempre con lo stesso ritornello
rendete grazie al Signore, perch egli buono ...
(2Cron 5, 13; 7,6; 20,21; Esd 3,10.11 ), ridollO ormai ad una formul a. La stessa cosa appare ev idente anche dal fallO che nei salmi citati nelle
Cronache sono posti insieme meccanicamente
brani di diversi salmi ; la st rullura originaria dei
433

",,;, hll pi o LODARE

almi sembra non avere pi alcun signi ficato . Per


la co ncezione di hl/ pi o nell 'opera del Cronista
estremamente indicati va una frase: ... superiore
ad ogni lode e benedizione (Neem 9,5). Questa
frase Intende certo espnmere una lode a Dio del
tUllO speciale, ma in realt pu avere co me conseguenza che si tagli il nervo vi tale della lode a
Dio. In origine Dio non superiore ad ogni lode'
la superiorit di Dio si manifesta proprio nella lod~
di Israele che sale a lui (Sal 22,4).
e) Un piccolo gruppo di passi in cui il termine
usato riguardano gl i oracoli profetici. Mentre nei
salmi e nell a stessa opera del Cronista si tratta
escl usivamente della lode di Dio che si realizza
nel presente, nei passi profetici , soprattutto
quando il contesto un annuncio di salvezza, si
parl a di una lode di Dio futura o di una gloria futura. Questo modo di parlare comprensibile anzi tullO quando si usa la forma nom!nale. Oggetto
della ,ehil/a in questi casi Israele. E significativo
che quando si guarda al presente o al passato si
parla s dell a famosa Babilonia, del famoso Tiro
ecc., ma non della ,' hil/a di Israele o di Gerusalemme. Ci diventa possibile solo nella situazione
di profonda vergogna che il crollo di Giuda ha
provocato, come si pu vedere nelle lamentazioni .
Ora viene finalmente annunci ato negli oracoli
profetici che Israele o Sion nuovamente saranno
portati alla gloria, alla ,' hil/a. Questa volta per si
traller soltanto di un'opera di Dio: finch non
l'abbia resa (Sion) un vanto per la terra (ls 62,7);
chiamerai " salvezza" le tue mura, e le tue porte
"gloria" (60, 18 ; cfr. 61,11; Ger 13 ,11 ; 33,9; Sof
3,19.20; anche Deut 26,19).
Ma anche l' uso verbale della radice nel contesto
degli oracoli profetici rivolto al futuro: nei brevissimi canti di lode, con cui il Deuteroisaia conclude ogni brano, l' invito alla lode in form a imperativa ha un senso nuovo: gi nel presente il profeta esorta all a lode e al gaudio per l'azione salvifica di Dio appena annunciata, la quale rest ituisce
ad Israele la sua patria. Qui per trov iamo per.Io
pi vocaboli che esprimono gioia e gaudio (,' hilla
solo in Is 42,12); questa forma di canto che esalta
l'opera di salvezza di Dio che si realizzer nel futuro ripresa in Ger 20,13; 31 ,7 (pi .). In Is 62,9 e
Gioe 2,26 la lode di Dio una risposta all a nuova
benedizio ne di Dio preannunciata per il tempo
della salvezza.

51 La versione dei LXX traduce per lo pi"" pio


co n CXtvELY c simili , e anche con UflYELV e ~Oflo
OyELO"OCXl, hl/ hitp. con yx'XUZO(O"OCXl, bra<lvd'l
ed YO~&.(EO"OCXl ecc. Il sostant ivo viene reso di
solito con CXtvEO"l, cd anche con uf-Lvo . La traduzione copre cos in larghissima misura il campo semantico del vocabolo ebraico. L'invito
alla lode halelti-Jah era gi talmente ' radicato
nell ' uso liturgico, che i LXX preferirono trascriverl o tale e quale: &llf)u(&.. Il verbo e il sostanti vo si trovano anche nei testi di Qumran
434

(Kuhn , Konk . 60.230). Le poche ri co rrenze del


NT si collega no tulle all a tradizione dell ' AT , cfr.
H.Schlier, art. cxtvl:w , ThW 1,176- 177 (= GL T
1,475-478); id ., art. &~ou(&. , T~W 1,264 (=
GLNT 1,707s.); G.Delling, art . 'J!J.'JO, ThW
Vll,492-506.
C. Wes,ermann

C~;'i hmm

CREARE CONFUSIONE

1/ Il verbo hmm e la sua forma seconda ria hitm


si trovano , nel significato di provocare co nfusione, nell 'ebro e, solo con poche ricorrenze,
nell'aram.
probabile che tal i forme verbali , insieme con hmh
strepitare)l e /lhm fremere, bronlolare )l, si debbano
far risalire ad una radice bilillerale hm far chiasso, essere inquielo, sobbalzare o si m.; questa radice, con significato intransitivo ed anche in formazioni raddoppiale, diffusa nel sem. meridionale.
"111m ricorre nell'aram . targumico , Inim nell'aram . pi
antico nella coniugazione etpe. essere fuori di s, essere confuso, lagnarsi )l (KA I nr. 226, r. 6: hwm 'Ihmw;
DISO 64). Cfr. pure l'ug. nhmml confusione, preoccupazione )l (cosi WUS nr. 846; CM L 156a; diversamente
UT nr. 778. 162 1).
Una radice hmm Il probabilmente quella che si trova in
Ger 51 ,34, la quale, stando ad una corrispondenza araba
e in considerazione dell'espressione parallela con 'kl di vorare)l, va resa con sfrUllare)l (cfr. HAL 24 Ia).
Le forme ni . possono essere falle deri vare o da
hmm o da hirm. Le forme hi . di hrim restano molto
problematiche dal punto di vista testuale. Da hrim
tratto il sost. m'hirma confusione, panico l).

21

hmm q. ricorre 12x (escluso Ger 51 ,34, vd.


sp.), hirm q. Ix (Deut 7,23), ni. 3x ( ISam 4,5; IRe
1,45; Rut 1,19), hi . 2x (Mi 2,12 e Sal 55 ,3, emendati da HAL 232b rispettivamente come forme di
hmh e di hrim ni.). m' hirma ricorre 12x.
31 Il significato primario di hmm potrebbe essere reso con provocare scompiglio, co nfondere l). In dieci casi il soggetto Jahwe (o ppure la
mano di Jahwe in Deut 2,15 ); l'uso del termme risulta essere pertanto quasi esclusiva mente
religioso (altrettanto vale per hirm q. ed anche, eccettuato Am 3,9 trambusto e Prov 15 16 inquietudine l), per m' hLima, vd. s!. 4b). '
Eccezioni si hanno invece in Est 9,24 con Aman come
sogg. (hfllm mettere sottosopra l), par. ' bd pi o mandare in rovina O); cfr. Bardtke, KAT XV II /5 ,394) e in Is
28,28 con sogg. l'aratore)l (oggetto la ruota del carro
e il cavallo ,,; il senso pOlrebbe essere mettere in movimento, spingere ).
I passi al ni . (vd. sp. 2) possono essere resi tutti con
porsi in inquiet udine , in agitazione .

41 a) L'ambiente originario dell'uso religioso


del verbo SI ha nel racconti della guerra santa (Es
14,24 usc ita dall' Egitto; Gios 10,10 sconflla a Ga435

baon; Giud 4,15 battaglia condotta da Debora;


ISam 7,10 vittoria ad Eben-Ezer; cfr. G . von Rad,
Der heilige Krieg im alten Israel , 1951 , 12). Alla
base di questa utilizzazione del termine c' l' idea
che Jahwe all ' ini zio della ballaglia interviene seminando fra le sc hiere nemiche la co nfusione .
esplicitamente Jahwe e non l'esercito israelitico a
provocare tale confusione; il fatto si verifica dava nti agli occhi degli israelit i (Gios 10,10) oppure davanti a Barak (Gi ud 4,15). Secondo
ISam 7,10 Jahwe provoca lo scompi gli o medi ante
un tuono. L' intero avvenimento nel suo svil uppo
ideale ci viene offerto da Deut 7,23 (cfr. Es 23 ,27 ),
in un quadro dtn . e in riferimento all a conq uista
della terra.
In Deut 2,15 la concezione di fondo e il vocabolario sono
praticamente gli stessi che nei luoghi sopraccitati , ma
destinatario della confusione in Questo caso Israele
stesso, il quale a causa della sua disobbedienza viene colpito per punizione dal terrore di Dio ". Si ha qui un'origi nale trasposizione del motivo letterario operata dal
compositore del primo discorso introduttivo dtn .; cfr.
anche 2Cron 15,6.
Restano da co nsiderare 2Sam 22,15 = Sal 18, 15
(Jahwe con la sua teofania porta scompiglio fra le
potenze del caos) e Sal 144,6 (teofania di Jahwe
che interviene nella lotta contro le nazioni); si
tralla di testi che si trova no nell 'alveo della tradizione specificamente gerosolimitana del caos e
della lotta contro le nazioni. Si deve senz'altro ritenere che l' uso del verbo hmm sia dovuto all' influenza della tradizione della guerra sant a; evidentemente le due linee di tradizione a Gerusalemme
cominciarono ben presto ad influenzarsi reciprocamente.
b) Nello stesso contesto ideologico della guerra santa,
nella
formulazione
escatologima
anche
ca che di tale conoezione ci danno i profeti quando si raffigurano il giomo di Jahwe (cfr.
von Rad Il ,129-133), viene impiegato il sos!. m' hirma confusione ( Deut 7,23, vd. sp.; 28 ,20 nell a
minaccia di maledizione; cfr. Deut 2,15 e 2Cron
15 ,5; ISam 5,9. 11 : l'arca portata nella regione dei
filistei provoca il terrore di Dio; 14,20 nell a guerra
contro i filistei ; presso i profeti: Is 22,5, par. a m' bitka scompiglio l); Ez 7,7; 22 ,5 ; Zac 14,13; -)8m).
L'A T usa inol tre altri termini per designare il fenomeno del terrore di Dio l ):
(I) !frGdii oppure !,cerdar '''/ohim : ISam 14,15.15 con
un terremoto come fenome no concomitanle;
(2) 'ema: Es 15,16; 23,27; Gios 2,9 (sempre in collegamento con la conquista della terra); Deut 32,25 come
minaccia di maledizione; con diverso impiego in Gen
15,12 (lo spavento si abbatte su Abramo);
(3) pa!lOd: Es 15,16; Deut 2,25; Il,25 ( empre in relazione alla conquista della terra ); Is 2,10.19.21 (nel conteSto del giorno di Jahwe ,,); secondo ISam Il ,7 lo spavento di Jahwe scende sul popolo allorch Saul chiama
alle

armi~

(4) !';lIar ''''/ohim: Gen 35.5 (du rante il pellegrinaggio )l di Giacobbe da Sichem a Betel le citt circostanti
vengono prese dal terrore di Dio).
C~;'1 11111111 CREARE CONFUSIONE

436

In conclusione, cosa si pu dire su l fenomeno del


terrore di Dio? Esso consi te in un e sere- fuoridi-s ini zialmente neutral e, in un 'estasi provoca!a da Di ?, che parali zza qualsia i capacit di
aZione. Puo avere un caratt ere positivo (Gen
15 ,12; ISam Il ,7), ma nella guerra santa e so coglie i nemici , i quali cadono cosi nelle mani di
I raele senza opporre resistenza. una concezione
che, come quella della guerra anta in genere
collegata con l'arca (ISa m 5,9. 11 ) e risale all a vita
nomadica delle trib israelitiche (concezioni simili
SI nscontrano presso alcune trib beduine, per le
quali nelle battaglie decisive la divinit del clan _
identificata con Allah - si manifest a come ignore
della guerra e combatte CO ntro il nem ico, venendo
rappresentata da un santuario portatile; cfr. A.MuSI I, Manners and Customs of the Rwala Bedu ins
1928, 571ss.).
'
ella concezione dtn . della guerra santa questo
motivo caratterizza la vittoria di Israele su i nemici
come opera esclusiva di Jahwe (cfr. G. von Rad
Der heilige KJ:ieg im alten I rael, 195 1, 68 - 78)~
La sua tonai Ila di fondo dunque il soli deo
glona .

5/ Ne.1 NT i motivi qui descritti non sopravvivono piU.


F.S/o/z

i1~;:l hinn

ECCO!

(I 38x), Gen ( 125x), Ez ( 1I4x), ISam (84x), Is


(77x), Os-Mal (63x), I12Re (55x CiaScuno), 2Sam
(46x), Glud (44~), Es (4 Ix), 2Cron (40x), soprattutto qUll1dl nel profeti e nella letteratura narrativa .

L'uso di he" ( IOOx) ristretto ad alcuni libri (Giob 32x


Is 27x, Gen 12x , Es e Sal 5x ciascuno, Num e Deut 4;
ciascuno,. Lev 3x, Ger, Prove 2Cron 2x ciascuno Ez e
Agg Ix ciascuno).
'
hinn (h /l , h') appare ancora come elemento di una primitiva formula di comando, in
CUI serve a presentare la cosa ordinata (p.e. Gen
47,23b; cfr. BrSynt 3). .ella loro doppia funzione
di appello o di esclamaZione e di determinazione
temporale di un avveni mento o di una si tuazione
le Int eriezioni si riferiscono ad una persona o ad
una cosa. Pos o no formare una proposi zione col
nome che segue (p.e. Gen 12,19; 15,17), oppure
possono Introd urre un ' intera proposizione nominale (p .e. Gen 28,15) o possono anche stare al posto di una proposizione (p.e. Gen 22 ,1.7; 30,34;
Glob 9,19). Raramente esse introducono una proposIzione verbale; in tal caso ne sottolineano il
predicato (p.e. Gen 12,11 ). Per la sintassi e la stilistica di hnlhinne cfr. GK 116 pq. 147b; BrSynt
3.52.56; K.Oberhuber, VT 3, 1953, 5.10;
L.Alonso-Sch6kel, Bibl 37, 1956, 74-80' J.Blau
VT 9, 1959, 132s.
"
31

La stessa runzione di attirare l'attenzione e di presentare


qualcosa pu essere assunta dall'imperativo (non unito

ad e ) di ,'II vedere ; in questo caso esso viene a


1/ Int~riezioni e particelle simi li a hn o hinn
(che ne e forma ampliata) ecco sono attestate
111 quasI tutte le IlI1gue sem . (cfr. HAL 242a).

Per l'ambiente pi vici no ali' AT crr. l'ug. /11/ (UT 12.7


e nr. 782), l'acc. annu in EA (A Hw 53b' CAD Alli 138'
crr. anche A.Salonen, Aro 19 1959/6'0 157b) il ' ren '
pun. "n (Friedrich 120; Szn yce~ 77s.89.I6s.).'
.

Nell 'ar~m. hn significa se (DISO 66; ara m.


blbl. hen, 15x; KBL 1069s.), mentre per l' interiezione ecco l vengono usati h ' (DISO 62' aram
bi bi. hii' Dan 3,25) Oppure h/w (DISO 65.' aram '
blbl. ' Q!Li,_Dan 2,31; 4,7. 10; 7,8.8; KBL I50b; ~
ancl1e Qru, Dan 7,2.5.6.7.13; KBL 1053b)- Leander 128; BLA 266.
'
Due volte nell'ebr. dell'ATsi trova hii' ecco (Gen 47
2~; Ez_ 16,43 txt?), crr. l'aram. h'. Si ricordi inoltre ch~
hen: ma In diverSI passi viene considerato da alcuni auton non come pronome personale di 3" masc. essi
ma come eqUivalente di hinne(crr. di recente T.F.McDa:
mel , BI bi 49, 1968, 33s. per Lam I 19' in base all' ug hm
WUS nr. 837).
' ,
"

2! Nell ' AT si hanno complessivamente (secondo ~and) 1057 ncorrenze di hinn (hinn
446x, . w /unne 360x , incl. Ger 18,3Q; wehinen
18I x,. II1}s 65,1 raddoppiato; con al tri suffissi 70x,
di ,CUI IV hmnam 37x); adoperato largamente un
po dappertutto, con frequenza particolare in Ger
437

i1m hinne ECCO!

perdere (i n quasi un terzo delle ricorrenze, p.e. Gen


27,27; 31 ,50; 41 ,41 ; Es 7,1; 31,2; 33,12; Deut 1,8.21 ecc.;
rem o ISam 25,35; plur. Gen 39,14; Es 35,30; Gios 8,4.8;
23,4; 2Sam 15,28) il suo proprio significato verbale (ancora riconoscibile p.e. in Gen 37, 14; ISam 24,12; 26,16;
I Re 12,16; Ez 40,4 ecc.); crr. 2Sam 7,2 re'e n col passo
parallelo ICron 17, I hinne; al riguardo vd. Lande 155.53.
In taluni passi (non determinabili con certezza per via di
una certa nuidit di senso) hiin ha assunto, sotto innusso aram ., il significato di se (p.e. Es 8,22; 15
54,15; Ger 3,1; Agg 2,12; 2Cron 7, 13; crr. Wagner
nr. 74).
4/ Per quanto riguarda l'uso teologico del termine, va sottol ineato il frequente impiego di hilllle
all ' inizio dei giudizi profetici nei quali si proclama
l'intervento di Dio. In tal caso il richiamare l'at tenzione unito alla I" persona: Dio parla presentandosi con hin en e il participio (cfr. P.Humbert , La formule hbra'iq ue en hinen suivi d'un
panicipe, REJ 97 , 1934, 58-64 = Opuscules d'un
hbra'isant , 1958,54-59; K.Koch , Was ist Formgeschichte ' 1967, 259s.); cfr. anche la cd. formula
di sfida hin en ' l?i!kii ecco, io a te (P.Humbert , ZAW 51,1933 , 101-108 = Opuscules44-53).
La formula preceduta di regola dalla motivazione (cfr. H.W.Wolff, ZAW 52, 1934, 2-6);
spesso essa si trova in diretta connessione con la
formul a del messaggero (p.e. Ger 6,21 ; 9,6;
10,18; cfr. C. Westermann , Grundformen prophetischer Rede, 1960, 107; R. Rendtorff, ZA W 74,
438

1962 , 176s.). Di solito si ha anche un perf. ~o n se


cutivo. Pi raramente la formul a anzlche con
hin' n viene formata con hinne 'iinokl'Qn (p.e.
Am 2 IJ a questo riguardo e per l' uso di hinne in
Amos' cf;. Wolff, BK XIV 12,173). Anche il semplice (we)hinne , inoltre, pu introdurre l'annuncio
del giudizio imminente (raramente con la I a perso
di Dio che parla e con un verbo finito , p.e. Ger
7,20; Ez 22,13; pi spesso con la 3" perso riferita a
Dio, p.e. Am 9,8; Is 3,1; molto spesso per descnvere l'azione di Dio, p.e. Am 4,2; Ger 7,32), talvolta la conseguenza dell'intervento divino (p.e.
Ez 30,21); in alcuni casi la sua funzione di sot tolineare la motivazione (p.e. Ger 6,10; Ez 22,6).
hinne venuto a far parte dell 'oracolo di giudizio
provenendo dai racconti delle visioni profetiche
(p.e. Am 7,1.4.7; Ger 4,23-26; Ez 1,4; 2,9; cfr.
H.W.Wolff, Frieden ohne Ende , 1962, 38ss.). In
quest' ultimo contesto esso viene ad avere la stessa
funzione che ha nei detti dei veggenti e nei racconti di sogni , generi che appartengono entrambi
alla preistoria dei racconti delle visioni profetiche.
Nei detti dei veggenti la particella deittica legata
ad un verbo che significa vedere e indica che
viene riferito quanto il veggente soltanto ha potuto vedere (p.e. Num 23,9). Nei racconti di sogni
w' hinne posto dopo il verbo introduttivo /:t/m
sognare (Gen 28,12; 37,6s.9; 41 ,1.5; Giud 7,13)
oppure dopo il sost./:tQ/om sogno (Gen 40,9.16;
41 ,22; hin' n con part. in Gen 41 ,17). Esso apre la
descrizione di quel che stato visto e allo stesso
tempo ne sottolinea l' importanza per l'ascoltatore.
La funzione esplicativa della particella nell'annuncio profetico di salvezza (p.e. Is 38 ,5), come pure
nell'annuncio di segni (ad esso conseguente) (p.e.
IRe Il ,3 1; 13,3; Is 38 ,8; cfr. Gios 3,11), pu essere
invece spiegata sulla base di una particolare situazione: quella di Dio che con una promessa manifesta la sua decisione, rispondendo ad una richiesta che l'aveva sollecitata (p.e. nella guerra santa:
Giud 1,2; ISam 24,5; cfr. G. von Rad, Der heilige
Krieg im alten Israel , 1952 , 7s.; cfr. anche la formula di designazione, p.e. ISam 9,17 con Is 42,1;
52,13).

51 Nei LXX alle interiezioni ebr. corrisponde


nella larghissima maggioranza dei casi tou nei
ra~o,nti ,di visioni (soprattutto di Ez) anche dov
)(0(, ,ou.
La storia dell'interiezione ecco nella sua funzione di richiamare l'attenzi~ne, continua
nell'apocalittica (p.e. Dan 8,3.5; 10,5), ed anche
nel NT quando si descrivono visioni (p.e. Mt 17,3;
Apoc 4,1) e si annunciano gli interventi di Dio
(p.e. Lc 1,31; 2,10; cfr. W.Michaelis, art. pciw ,
ThW V,315-381 = GLNT VIII,885-1074; P.Fiedler, Die Formel Und siehe im NT, 1969).
D. Veller

':} ha,. MONTE - 1i"~ $ijjeJ!7.


439

':li

zkr RICORDARE

1/ a) zkr la form a fonetica comune all'ebr.,


all' acc. , alla maggior parte dei dialetti semNO. e
all'et. , derivata dalla radice protosemitica rjkr.
In ug. (nei nomi di persona: UT nr. 724; Grondhal
71.196), nel sudarab. antico e nell'arab. si ha qkr, nelle
varianti dialettali dei nomi personali dell'antico semO.
(W.L.Moran, FS Albright 1961 , 68 n. 34; crr. Hurrmon
187) e nei dialetti aram. pi recenti (i n primo luogo
nell'aram. bibl. ) dkr. Per il fen . pun. skr (tuttavia non
ancora nel nome personale ipocoristico zkr sulla punta di
una freccia in KAI nr. 22, dell' ll 'lIO' sec. a.c.) crr.
GVG 1,164; Friedrich 20.
Tra i due sensi della radice nell'antico sudarab. e
nell'arab. , ricordare e menzionare , il primo
(( ricordare ) il significato primario di zkr in
ebr. e nelle iscrizioni semNO. (DISO 76s.). Invece
l'ace. zakiiru dire, parlare, mangi are, giurare
(CA D Z 16-22) solo un verbum dicendi (su
zkr nelle lingue sem. cfr. l'ampia trattazione di
W.Schottroff, Gedenken im Alten Orient und
im AT, ' 1967, 1-106).
In ace. e in ug., dove per non ancora percepibile il
senso di dkr, ricordare si dice rispettivamente hasiisu
(CAD H-122-125; AHw 329s.) e hss( UT nr. 986;- WUS
nr. 1060).
Contro l'equivalenza di significato tra l'ebr. zkr e l'ace.
zakiiru , proposta da P.A.H. de Boer, Gedenken und Gedachtnis in der Welt des AT, 1962, specialmente 44.63s ..
sta gi l'identificazione tra zkr e l'ace. ~asiisu ricordare che viene errettuata per il pre-ebr. sudcananaico
(Meyer 1,24s.) nella lettera di Amarna EA 228 proveniente da Azor, in una glossa can. alla r. 19 (li-i~-!;u-u!;
mi/ia-az-ku- ur-mi voglia ricordare il re, mio signore,
tutto quello che stato ratto contro Hazura... ).

Non c' alcun fondamento per stabilire una connessione etimologica con il termine omonimo
ziikiir (l'ug. per divergendo dkr: WUS nr. 740,
opp. da-ka-rum : C.F.A.SchaelTer, AfO 19, 1959/
60, 194) maschile , maschio , (SchottrolT, I.c.,
4-8.372; P.Fronzaroli , AANLR V1I1/19, 19~ , 244).
b) Oltre al qal ricordare si trova in ebr. l' hi. di
zkr menzionare, nominare , corrispondente
all'acc. zakiiru, e il ni. essere ricordato, essere

menzionato , passivo del qal e dell' hi. (cfr. per


J.Blau , Reste des i-Imperfekts von zkr, qal , VT II ,
1961, 81-86). Nell'AT le formazioni nominali
della radice sono:
I) il segolato zikcer ricordo, menzione, nome ,
che nome d'azione di forma qUI e che si trova
anche in acc. (zikru detto , ordine, nome , CAD
Z 112-116), nel fen. pun. e nell' aram. (zkr, DISO
77), nell 'antico sudarab. (rjkr , RES 2693, r. 7) e
nell' arab. ;
2) il nome astratto in (-iin > )-on zikkiiron memoria ( Ecle 1,11 ; in 2,16 in forma ar~ai_zza nt e
6i/sdin; aram. bibl. *dokriin , *dikron , dr. anche
BLA 195; J.Cantineau, Le Nabaten, I, 1930,
47s.), che si ha pure in fen. (skrn) e in aram. (zkrn ,
dkrn , dkrwn , DISO 78), e anche nell 'antico suda:::lT zkr R.I COR.DARE

440

rab. (dkm , G.Ryckmans, Muson 71, 1958, 127


or. 4);

3) il termine sacrificale 'azkara (cCr. R.RendtorCC,


Studien zu r Geschichte des OpCers im Alten
Israel, 1967, 185- 187), che collegato con l' u o
tecnico sacriflcale dell ' hi. (Is 66,3; Sal 38, 1; 70,1)
ed Cor e da trad ursi con invocazione (del
nome) , analogamente all' invocazione della divinit nel sacrificio, che si riscont ra in acc. (cfr.
Schottrorr, Lc., 27s.328-338) e in aram. (statua di
Adad proveniente da Zencirli , KAI or. 214, r. 16:
)zbb.hdd. \<ijzkr. 'sm.hdd ... sacrifica anim ali per
Adad e invoca il nome di Adad ); cfr. R.Dussaud , Les origines cananennes du sacrifice isralite, ' 194 1,93-95; D.Schatz, Schuld- und SU ndopCer im AT , 1930, 55);
4) il part o hi . sostantivato mazkir annunciatore ,
araldo , che trad ucendo l'eg. wl1ln . w, usato per
designare una carica burocratica, indica un ufficio
alla corte regale di Gerusalemme (l. Begrich,
ZAW 58 , 1940/41 , 1-29 = GesStud 67-98; R. de
Vaux, R.B 48, 1939, 394-405; diversamente H.Revent low , ThZ 15 , 1959 , 161-1 75; di opinione contraria H.J .Boec ker, ThZ 17, 1961,2 12-2 16;
5) l'aggetti vo verbale zakur me more (GK
50s.; Meyer Il ,28).
Non si s~ se l'hi. debba essere inteso come denomi nati vo da zkrer(B.Jacob, ZA W 17, 1897, 48s.; J.Begrich ,
Studien zu Deuterojesaja, '1963, 33 n. 94; id., GesSt ud
79 n. 29; B.S.Childs, Memory and Tradition, 1962, 12)
oppure come causativo del qal (J.J.Stamm, ThZ I, 1945,
306; P.A.H. de Boer, I.c., 15s.63) e se 'azkara debba essere considerato un sostantivo con ' radicale e significato
concreto come 'almana vedova (G.R.Driver, JSS I,
1956, 99s.) o un astratto dalla forma di un inf. aramaizzante ha. (Meyer Il ,33) app. inf. 'af. (G K 85b' Wagner
133).
'
Le due attes.tazioni aram. bibl. della radice, dokran (Esd
4,15) e dikron (Esd 6,2) hanno il significato di protocollo n, frequente nei papiri egiziani scritti in aram. imperiale (DISO 78); questo significato, per in nusso
dell'aram., anche nell'ebr. zikkaron in Es 17, 14; Mal
3,16; Est 6,1(Wagner nr. 76a; per zikkaron in Is 57,8 cfr.
Schottroff, I.c., 319-32 1).
Per i nomi personali Cormati con zkr vd.

SI.

4a.

21 Le Corme della radice zkr compaiono complessivamente nel testo masoretico dell ' AT 288x:
qal 171x (Sal 44x, Deut 15x, Ger 14x, Ez IOx,
Neem 9x , Giob _8x, Dtis 7x), hi . 31x (Sal 6x), ni .
20x (Ez 8x), zekcer 23x (Sal Il x), zikkaron 24x
(solo esilico-postesi lico, P in Es-Num 14x), 'azkara 7x (P in Lev-N um), mazkir 9x , zakilr Ix (Sal
103 ,14); inoltre aram. bibL dikron e dokran Ix ciascuno. La radice manca in Gioe, Abd , SoC, Agg,
Rut , Dan.
Per I"..critica testuale: Es 34,19 le Vers hazzakr; Is 63,11
I waJjlzk erii; Ger 23 ,36 le G razkirii ; Ez 16,22.43 le Q
ziJkarr; Nah 1,14 prps jizzker(cfr. BH'); Nah 2,6 prps)izzk"ru (cfr. G, vd. BH' e E.Sell in, Das Zwolfprophetenbuch, 1930, 365.368); Sal 77, 12a le Q, Vers 'rezkor; Sal
89,48 I z' kor -'adon); ICron 16, 15 I zkar (cfr. Sal 105,8).
441

:n

zkr

RICORDARE

3/ a) zkr un termine che non va inteso primanamente III senso cultuale (F.Schwall y, ZA W Il
189 1, 1 76~ 1 80; H.Gross, BZ N.F. 4, 1960, 227-237;
al cont rano B.Jacob, 17, 1897, 48-80) o gi uridico
(H.Reventlow , ThZ 15, 1959, 161-175; al contrario H.J .Boecker, ThZ 17, 196 1, 212-216, e id., RedeCormen des Rechtslebens im AT, 1964 106III ), n si Cond a su una mentalit magico-; rcaica
(J .Pedersen, Israel I-II , 1926, 106ss.256s.; P. A.H.
de Boer, Gedenken und Gedachtnis in der Welt
des AT, 1962, 64; al contrario B.s.Childs Memory and Tradition , 1962, 17-30). I di ver~i usi
dell a rad ice nell' AT si oppongono ad una derivazione da un ambiente unitario. Il significato Condamentale del qal (e corrispondentemente quello
del suo passivo ni.) pensare a ... . Istruttivo a
questo riguardo l' uso del verbo in opposizione a
'S kb dimenticare ( 13x) e 117(lh ripul ire, cancellare (I s 43,25; Sal 109,14; Neem 13 ,14) e in parallelo a verbi ed espressioni che indicano un pensare, come bi n badare a, capire, comprendere
(Deut 32 ,7; Is 43,18), hgh considerare (mormorando) >> (Sal 63,7; 77 ,7 txt em; 143 ,5), bsb ascrivere, considerare (2Sam 19,20; cCr. Sal 77,6s.),
s7a b meditare (Sal 77,7; 143,5), 'Ih 'alleb venir alla mente ecc. (2Sam 19,20; Is 46,8; 47,7;
57 ,11 ; 65,17; Ger 3,16; 44,21; 51,50), e il Catto che
il ricordo tende talvolta a produrre un riconoscimento (Mi 6,5 ; Ez 6,7-10).
Tuttavia gi in parte questi termini , ma ancor pi altri
opposti e paralleli , come gzr ni. essere reciso n (Sal
88,6), brk pio benedire n (Sal 11 5,12), che usato in parallelo a zkr anche nell'ambiente sem. (specialmente nei
gramt i nab. del Sinai , cfr. Schottrorr, I.c., 7Is.), 'sii
i)resred mostrar benevolenza (Gen 40,14; Giud
8,34s.), pqd preoccuparsi (Ger 3,16; 14,10; 15,15; Os
8, 13 = 9,9; Sal 8,5; 106,4; cfr. Is 23, 17), il ricorrere assieme a smr osservare, mantenere n (cfr. Es 20,8 con
Deut 5,12; anche Sal 103, 18; 11 9,55), infine il fatto che
il ricordo abbia per scopo un'azione determinata (zkr le+
inf. cs., analogamente a 'mr l e + inf. cs. ricordarsi di
fare qualcosa n Es 20,8; Sal 103,18; 109,16; oppure zkr ki
+ frase oggettiva Giob 36,24; cfr. Num 15,39) indicano
che zkr nel suo significato implica una r~J)e~l!la
mJl;a con gli oggetti del ricordo, la quale va al di l di un
semplice pensare (Pedersen, I.c., 106s.256s.; cfr. Ch ilds,
I.c., 17-30; Scholtrorr, I.c., passim ).

b) Non si pu stabilire un'evoluzione del significato. Tuttavia termini dello stesso campo semantico e costruzioni particolari precisano talvolta
delle sCumature nel significato.
Cosi in passi in cui nello stesso campo semantico di zkr
ricorrono espressioni di lamento (Num Il ,4s.; Sal 42,5.7;
137, 1; Lam 3,20), il ricordo una partecipazione fondata
sull'intensit del lamento. In altri passi, come in Neem
4,8 , dove termine opposto a zkr )r' temere l), il verbo
esprime un'attitudine fiduciosa oppure, come In Ez
23,27, dove parallelo ad esso ns' 'e n)im 'cel alzare gh
occhi a l), un desiderio avido.
L'inserzione del termine tra vocaboli che esprimono una
lode di vi na in forma innica (Sal 105,1-5 = !Cron 16,812; cfr. Sal 63,6s.), oppure l'usarlo per esprimere un'invocazione nella preghiera (Giona 2,8; cfr. Sal 11 9,55), indica che talvolta con la con iugazione fondamentale del
442

verbo si vuoi fare una dichiarazione pubblica (B.Jacob ,


ZAW 17, 1897, 63; cfr. anche de Boer, I.c., 14s.).
In passi in cui zkr costruito con il dal. commodi (incommodi) n della persona e l'accusati vo della cosa (p.e.
Ger 2,2; Sal 79,8; 98,3; Neem 13,22), oppure invece che
dall'oggetto seguito da una frase preposizionale con k'
conforme a n (Neem 6,14; cfr. Sal 25,7) o 'al a causa
(di determinate azioni) n (Neem 13,14.29), oppure lo
scopo del ricordo espresso con l' roba in bene n
(Neem 5,19; 13,3 1; cfr. brb nei graffiti nab. del Sinai e Irb
nelle iscrizioni aram. di Hatra, Schottroff, I.c., 68 -78.8385), zkr racchiude un'intenzione di salvezza o di condanna: ricordarsi di ... a (s)favore di qualcu no n.
c) La costruzione pi Crequente tuttav ia l'accusativo della cosa o della persona (in passi tardivi
indicato all a maniera aramaica con le: Es 32 ,13;
Deut 9,27; Sal 25 ,7; 136,23; BrSynt 87) oppure la
Crase oggettiva introdotta da ki , ' /, ' ascer, ma. Il
ricordo si rivolge a Catti del passato , il quale susci ta una memoria perch significativo ed attuale nel presente (Gen 42 ,9; Num Il ,5; 2Re
9,25), oppure si rivolge a luoghi ed oggetti , a cui
colui che ricorda attaccato (Ger 3,16; 17,2; Sal
42,5.7; 137, 1.6), ma anche a situazioni presenti ,
che cond izio nano l'esistenza in maniera determ inante (ls 54,4; Giob Il ,16; Prov 31 ,6s.; Eccle
5,18s.; Lam 1,7; 3,19s.) oppure obbligano ad una
particolare attenzione (Num 15 ,38-40; Gios 1,1315; Mal 3,22; anche Am 1,9; cCr. zkrn usato per indicare il contenuto di un contratto tra stati : KAI
or. 222 C, r. 2s.).
zkr viene usato in maniera stabile:
I) in riCerimento a situazioni accessibili all'esperienza, le quali in un ambito sapienziale vengono
proposte in maniera imperativa alla prova della riflessione, per rilevarne le conseguenze o al fine di
esprimere determinati ammonimenti (Giob 4,7;
40,32-41,1; Eccle Il ,8; Eccli 7, 11.1 6; 8,5.7; 9,12;
14,ll s.; 31,12s. ; 41 ,3; cfr. anche Giud 9,2; Giob
21 ,6s. e Is 47,7; Lam 1,9); questi richiam i ammonitori sembrano essere indicati con zikkaron in
Giob 13,12;
2) nello stile di corte, come avv iene anche
nell'ambiente extrabiblico (coccio di Lachis nr. 2
= KAI or. 192, r. 4, cfr. ANET 322; AI:t 53, Cowley 213.221 , cCr. ANET 428), per designare la relazione in cui si pone un altolocato verso chi pi
in basso di lui (Gen 40,14.23; ISam 25 ,31 ; cCr. Ecc1e 9,15 ). In quest' uso, che Ca parte dello stile di
corte (SchottroCC, Lc., 43s.116s.1 64.384s.), ma che
non rappresenta ancora un impiego di zk,. in senso
specificamente giuridico (cos H.J .Boecker, RedeCormen des Rechtslebens im AT, 1964, 106-111 )
si parla di un sovrano che ricorda (lettera di
Amarna EA 228, r. 18-25; Est 2,1; cfr. anche Est
6,1-11 ) o non ricorda (2Sam 19,20; 2Cron 24,22) la
Cedelt o l' inCedelt a lui dimostrata. Un tale ricordo si esprime con atti di clemenza o con interventi puniti vi.
d) Nelle coniugazioni derivate e nelle Cormazioni
nominali della radice sono degne di nota le se443

guenti caratteristiche: per il significato di zkr hi .


menzionare, nominare (e il passivo ni .), che ricorre soprattutto insieme a qr' chiamare l), indicativo il parallelismo con diversi verba dicendi (cCr. Es 23,13; Is 43 ,26; 49,1; Ger 4,16;
23 ,35s.) e l'opposizione a termini che indicano
tacere (ls 62,6; Am 6,10); per zikcer significati vo il suo ricorrere insieme a sem nome (Es
3,15 ; Is 26,8; Sal 135 ,13; Giob 18,17; Prov 10,7;
vd . anche Os 12,6; Sal 30 ,5; 97 ,12 e cCr. B.Jacob,
ZAW 17. 1897,70; diversamente de Boer, Lc.,
17s.), come in acc. e in Ceno(cCr. CIS 1,7 = KAI or. 18,
r. 6-8 /kry li Isk,. wsm n'm /br p'm 'dnj b'l smm Nm che
mi sia di ricordo e di buon nome ai piedi del mio signore Ba'al-Samem per sempre l); per zikkron indicati vo il parallelismo con 'or segno commemorati vo
(Es 13,9; Gios 4,6s.).
Usi fissi sono:
I ) l' impiego dell' hi. e del ni . (in genere con sem
nome come oggetto opp. ~ome soggetto grammaticale) e dei sostantivi zekcer e zikkaron (cos
anche per il Ceno skr, skrn , l'aram _ zkr, dkr[w]n e
l' ant ico sudarab. qkrn nelle iscrizioni sepolcrali)
per indicare il ricordo del morto tra i viventi nella
Corma di una continua citazione gloriosa del suo
nome (per l'acc. cCr. anche F.R.Kraus, JNES 19,
1960, 127-131 ; qui in questo contesto si incontra
anche za-kar su-me in un senso particolare, e cio
come evocazione dello spirito del morto nel sacrifici o Cunebre, cCr. A.L.Oppenheim , BASO R 91,
1943, 36-39). Il nome del morto deve essere conservato in vita attraverso il figlio (2Sam 18 ,18) oppure (i n sostituzione) attraverso la stele pro memoria (cfr. Is 56,5 e Cen_ m$br skr bb)m stele in
ricordo tra i viventi l), CIS 1,11 6 = KAl or. 153 , r.
I ecc.; cfr. anche W.F.Albright, SVT 4, 1956, 242258; K.Galling, ZDPV 75, 1959, 1-13). Un ricordo
buono e duraturo viene augurato al gi usto (Sal
112,6; Prov 10,7), la cessazione del ricordo , equivalente ad una rovina totale, viene augurata ai
malvagi e ai nemici (Is 26,14; Sal 9,7; 34,17; Giob
24,20), oppure annunciala loro con una maledizione o con un giudizio (Es 17, 14; Deut 25, 19;
32 ,26; Ger Il ,19; Ez 21,37; 25 ,10; Os 2,19; Zac
13 ,2; Sal 83,5; 109,15 ). L' Ecclesiaste (l ,II ; 2,15s. ;
9,4s.) nega decisamente che i morti godano di un
ricordo duraturo.
2) l' uso giuridico dell' hi. con oggetto personale
co me termine tecnico per indicare la denuncia in
tribunale (ls 43,26, cfr. J.Begrich , Studien zu Deuterojesaja, 1963 , 33; tuttavia non Gen 40,14) e con
oggetto 'awon colpa (Num 5,15; I Re 17,18; Ez
21,28s.; 29,16; tuttav ia non Gen 41 ,9 co n oggetto
(l a{a ' a) le mie mancanze devo menzionare ) per
accertare la colpa nei processi istituiti a questo
scopo. sia attraverso prove irrazionali (N um 5: ordali a; Ez 21: oracolo della spad a), sia attraverso la qualit numinosa che ri siede nell ' uomo
di Dio (IRe 17; cCr. SchottroCC, I.c., 264-270;
diversamente H.Reventl ow, Th Z 15, 1959,
161-1 75; H.J .Boeck er, ThZ 17, 196 1, 212-216;
1:lf zkr RICORDARE

444

id. , Redeformen ... 106-108, che in zkr hi . 'iiwon


vedono l'azione dell 'accusatore nel giudizio e nel
part. hi . mazki r la funzione dell' accusa).
3) l' uso cultuale di zikeEr (Sal 6,6; 111 ,4; 145,7) e
dell' hi. di zkr , che co me il qal ricorre in alcune serie accanto a term ini di ugual significato per esprimere l' invi to all a lode nell' inno (Is 12,4-6; Sal
71,16; cfr. ICron 16,4), designando la lode inn ica
di Dio. Alla proclamazione da parte di Dio, attraverso la quale un determinato luogo di cul to ri ceve la sua legittimazione (Es 20,24; cfr.
J.J .Stamm , ThZ I, 1945 , 304-306; H.Cazelles ,
tudes sur le Code de l' All iance, 1946, 40-43),
corrisponde come atto di riconoscimento da parte
dell' uomo (in Gios 23,7; Is 48,1 accan to ad altri)
zkr hi . (b e)Sem '''' /ohim invocare il nome di Dio
(nel culto) ) (Es 23, 13; Is 26,13; Am 6,10; Sal 20,8;
cfr. H.A. Brongers, ZA W 77 , 1965, 17s. e l' uso
analogo dell'acc. suma zakiiru invocare il nome
[d i una d ivi nit] , CAD Z 17s.). zikkiiron nel
passo singolare di Neem 2,20 la normale parteci pazione al culto (del tempio di Gerusalemme)
(cfr. F.Horst, RGG Il ,1405).
4/ Dal lato teologico zkr esprime le molteplici
relazioni che legano Jahwe ad Israele oppure al
singolo israelita.
a) Come indicano gi gli equivalenti semit ico-occidentali e semitico-meridionali del nome teoforo
vtrt . Z ekG/jii( hil) Jahwe si ricordato , delle sue
varianti e delle sue forme ridotte (cfr. Noth, IP
186s.; Schottroff, I.c., 96-106. 382-384), e come si
pu dedurre anche da un'espressione sul tipo di
quella di un offerente di Lapeto a Cipro (KA I nr.
43, r. 16: salvezza e bene siano concessi a me e
all a mia di scendenza , e Melqart si ricordi di me),
l' AT parlando di Di o che si ricorda dei suoi fedeli
si rif ad una concezione gi conosciuta nel suo
ambiente. Un tale ricordo da parte dell a divinit
indica che essa si rivolge all' uomo per soccorrerlo
e trarlo fuori dalle sue necessit (cfr. Num 10,9;
zkr ni . parallelo aj"!;' ni . ricevere aiuto l~, come
avv iene p.e. nel caso di genitori senza prole che ricevono un fig lio (Gen 30,22; ISam l ,I \.1 9 in riferimento al nome che viene dato in ringraziamento), ma anche in altre situazioni di angustia e
in generale quando viene concessa una benedizione divina (Sal 11 5, 12). I mort i sono escl usi da
un tale ricordo (Sal 88,6; cfr. C. Barth , Die Errettung vom Tode, 1947,67-76), tuttavia Giob 14,1315 eccezionalmente considera il fatto che il ricordo
di Dio inteso come un rapporto rinnovato di vita
e di salvezza (cfr. Gen 8,1; cfr. per il contrario
Lam 2,1) potrebbe valere anche per chi nascosto
nello seol.
I ) Come termine tipico del linguaggio religioso
zkr si trova all' impe rati vo fin dai tempi pi antichi
nelle invocazioni di preghiera (C; ud 16,28; cfr.
ISam l ,II ) e in seguito soprattutto nelle invocazioni del lamento individuale (Ger 15,15; Sal 25,7)
e collett ivo (Sal 74,2; 106,4) e, corrispondente445

:lt zkr RlCORD ARE

prie azioni , di fronte al fatalismo con cui. la generazione dell 'esilio vedeva Il giud IZIO. In vista della
salvezza futura Dtis (43,25) e Ger 31,34 annunciano che Jahwe perdona non ricordandosi della
colpa (cfr. S. Herrmann , Die prophetischen Heilserwartungen im AT , 1965, 179 -1 85 .195 -204).
4) Mentre K.Koch, ZThK 52 , 195\ 20s. , collega
quest'uso di zkr con Il fatto che DIO realizza la
connessione tra azione e co nseguenza , tenendo
presenti le azioni dell' uomo (cfr. per H.Reventlow , ThZ 15, 1959, 161-1 75; E. Pax , Liber Annuus I I, 1960/6 1, 74- 77; cfr. anche F. Horst, Gottes Recht, 196 1, 286-29 1 e RGG VI,1343- 1346),
H.J.Boecker, I.c. , 106- 111 (cfr. Childs , I.c., 31-33,
e per i passi di Neem U.Kellermann, Nehemia,
Quellen, Uberlieferung und Geschi,chte, 1967 , 68.76-78) fa derivare espressamente I uso di zkr con
l'accus. della cosa e il dat. della persona dall' ambiente giurid ico: ricordarsi in di fesa di ... , in accusa di ... . Sembra per che sia stato assunto qu i
il linguaggio delle iscrizioni votive dell' antico
Oriente (K.Galling, ZDPV 68 , 1950, 134-142;
Schottroff, I.c., 217-238. 392. 395).

mente, all' indicativo quando si considera l'intervento passato di Jahwe, che ha risanato una situazione di necessit, nel canto di ringraziamento
(Sal 136,23; cfr. 11 5, 12) e nell a lode dell' inno (Sal
8,5; 9,13). Ancora pi frequente di quest' uso di
zkr con l'oggetto della persona l'uso del verbo in
invocazioni che presentano a Jahwe la caducit
umana (Sal 89,48; Giob 7,7; 10,9), l' ignominia
dell ' invocante (Sal 89,5 1; Lam 5,1), l'i nsulto arrecato a Jahwe dai suoi nemici (Sal 74,18.22), ma
anche la sua promessa (Es 23 ,13; Deut 9,27; Sal
11 9,49; Neem 1,8), l'alleanza da lui offerta (Oer
14,21) e la sua benevolenza misericordiosa (Ab
3,2; Sal 25 ,6s.), come motivi che devono spingerlo
ad intervenire a favore dell'orante. A queste suppliche corrisponde nel canto di ringraziamento e
nell ' inno la celebrazione di Jahwe che si ricorda
della caducit umana (Sal 78 ,39; 103,14) e delle
sue promesse (Sal 105,8 = ICron 16,15; 106,45;
111 ,4). Un terzo tipo di suppliche esorta Jahwe
perch voglia concedere salvezza ricordandosi le
buone azioni dei suoi fedeli (2Re 20,3 = Is 38,3;
Ger 18,20; cfr. anche Sal 20,4; 132,1; 2Cron 6,42),
oppure non ricordandosi delle loro mancanze (ls
64,8; Sal 25,7; 79,8), mentre per i nemici il ricordo
delle loro azioni ha un carattere funesto (Sal 137,7;
cfr. Sal 109,14 ni .).

5) 11 linguaggio delle iscrizioni vo ti ve , attestalO nel


mondo extrabiblico p.e. nell' iscrizione votiva nr. 14 in
M.Dunand - R. Duru , Oumm el-' Amed, Texte, 1962 ,
193 (r. Is.: [questo qu anto ] ha promesso in VOlO il
tuo servo Abdosi r, fi glio di Aris, in ricordo [skrn ] ; cfr.
anche l'aram . dkr[ wy, rb I ... buon ricordo per NN
p.e. in nab.: J.Cantineau , Le Nabaten , Il , 1932 , 11- 13;
a Dura-Europos: A.Caquot, Syria 30, 1953, 245s.), ri torna anche in Zac 6,14 e specialmente in P (Es
28 ,12.29; 30,16; 39,7; Num 10,10; 3 1,54; cfr. K.Koch ,
ZThK 55, 1958 , 44; Childs, 1.c., 67s.), dove zkr usalO
in maniera caratteristica per designare l'alleanza che Dio
conserva (Gen 9,15s .; Es 2,24; 6,5; Lev 26,42.45 ; cfr.
K.Elliger, Kleine Schriften zu m AT , 1966 , 174-1 98 ;
Zimmerli, GO 205-2 16; Ch ilds , 1.c., 42-44).

2) Quest' uso di zkr si ha soprattutto alla fi ne di alcuni brani del libro di Neemia, quando Neemia
prega che Jahwe si ricordi in bene delle sue azioni
(Neem 5, 19; 13,14.22.31 )e in male delle azioni dei
suoi nemici (Neem 6,14; 13 ,29).
3) Prescindendo da Ger 31 ,20 e Ez 16,60, dove
oggetto di zkr nel primo caso Israele e nel secondo l'alleanza offerta da Jahwe ad Israele, zkr
anche quando usato in senso specificamente
profetico ha sempre come oggetto le aZIOni
dell' uomo quando detto di Dio (ls 43,25; Oer
2,2; 14,10; 31 ,34; 44,21 ; Os 7,2; 8, 13; 9,9; ni. Ez
3,20; 18,22.24; 33,13.16). Qui zkr ha un senso salvifico solo in Ger 2,2s., dove la fedelt di Israele
nella sua giovent viene citata da Jahwe, nspondendo al rimprovero che Israele gli aveva mosso
di non essersi curato a sufficienza di lui (cfr. Oer
2,5), come motivo che lo aveva indotto a stabilire
gi in precedenza una relazione salvifica con JI suo
popolo. In Osea e Geremi a (14 ,10; 44,2 1) del resto caratteristico il fatto che essi minaccino un ncordo di Jahwe che fa delle mancanze di Israele
la norma del su~ intervento punitore. In Ezechiele
zkr ni . (cfr. Sal 109,14 e forse anche l' uso del qal
in Sal 20 4 su questo passo cfr. per E. Kutsch,
Salbung a'ls' Rechtsakt , 1963, 11 -13) instretta relazione con Mb, che esprime l' imputazione della
giustizia alla vita opp. dell' ingiustizia alla morte
nell a dichiarazione che ha luogo nel culto (cfr.
Von Rad GesStud 130-135. 225-234; Zimmerh,
GO 178- 1'9 1; H.Reventlow, Wachter iiber Israel,
1962, 95 -1 34). Ezechiele si richiama a quest l pro~
cedimenti cultuali , per inculcare attraverso di esSI
la responsabilit individuale dell' uomo per le pro446

I
\

b) AI ricordo di Jahwe per Israele corrisponde il ricordo di Israele per Jahwe e le sue azioni salv ifiche.
I) Nel salterio zkr indica il ri volgersi fiducioso a
Jahwe, come testimoniano di s coloro che esprimono canti di lamento e di ringraziamento (Sal
42,7; 63,7; 77,4; 11 9,55; cfr. anche Is 64,4; Giona
2,8 e Ger 20,9), specialmente per quanto riguarda
il ricordo delle azioni salvifiche di Jahwe che devono attuarsi nel presente (Sal 77,6s. 12s.; 11 9,52;
143,5; nell' invito alla lode che deve avere un'efficacia sul presente: Deut 32,7; Sal 105,5 = ICrort
16,12; sul piano storico come un'azione intrapresa
da Israele, ma di fatto poi trascurata: Sal 78,34s.42;
106,7; Is 63, 11 ; Neem 9, 17; cfr. anche Giud 8,34).
Un tale ricordo non il riflesso d i una attualizzazione del passato che si realizzerebbe nel dramma
cultuale (S. Mowinckel, Psalmenstudien II , 1920;
A. Weiser, Gl aube und Geschichte im AT , 196 1,
280-290.303-32 1), ma un rifarsi al passato con la
memoria e con la lode, riconoscendone la lontananza temporale ed evocandolo perch significa tivo per il momento presente (cfr. H. Zi rker, Die
kultische Vergegenwartigung der Vergangenheit
in den Psalmen, 1964; C. Westermann , Forschung
447

am AT , 1964, 306-335 ; W .Beyerlin , ZA W 79,


1967 , 208-224).
2) Nell a parenesi dtn. il richiamo di particolari
mot ivi racchiusi nella storia della salvezza e nella
sua trad izione serve ad inculcare i comandamenti
di Jahwe (Deut 5,15; 7, 18; 8,2.18; 9,7; 15,15;
16,3.12; 24,9. 18.22; 25,17). Lo schema fisso di
Questa parenesi (cfr. N.Lohfin k, Das Hauptgebot,
1963, 125- 136; Schott roff, I.c., 117- 125 .385-388),
che collega tra loro il comandamento, l'esortazione al ricordo e una rinn ovata presentazione del
comandamento, si spiega con la prassi della predi cazione levitica alla cui base si pone di solito Il
formulario dell\alleanza, soprattutto quando si
vede nella benevolenza d i colu i che offre l'alleanza il fo ndamento dell'obbligo che si assume
(K.Baltzer, Das Bundesformu lar, ' 1964, 40-47;
N.Lohfi nk , I.c.; DJ. McCart hy, Treaty and Covenant 1963 109-1 40; von Rad , ATD , 8, 13-16;
W . B~yerl i n: FS Hertzberg 1965 , 9-29; cfr. per
Schottroff, I.c., 385-388). Inoltre nel Deut (16 ,13)
e nella letteratura dtr. (Es 13,3.9; Gios 4,7) e
dell 'epoca esilica e postesilica (P: Es 12,14; Lev
2324' Num 17,5; inoltre: Neem 20,20; Est 9,28)
zk; e' zikkiiron sono ri ferit i a fes te ed isti tuzionr
cultuali, che vengono percio storicizzate e servo no
aa- arruallzZare determInate tradizioni della stona
dell a salvezza. Anche qui non si indica con zkr il
prender parte ad una attuali zzazione nel dramma
cultuale ma l' accostarsi con il ricordo alla stona
attraver~o i fatti del passato, resi presenti con un \
annuncio con dei segni (cfr. M.Noth, EvTh 12,
1952/53,6-17; Childs, I.c., 45-65.74-89; N.W.Porteous, FS Weiser 1963, 93-1 05; von Rad Il ,108121; S. Herrmann , FS Rost 1967 , 95- 105;
J. M.Schmidt , EvTh 30, 1970, 169-200).

3) Nella letteratura profetica zkr viene usato in


maniera significativa a partire dall'8' sec. a.c. II
processo descritto in Mi 6,3-5 esorta ti popolo a n:
cardarsi delle azioni salvi fiche di Jahwe, perche
giunga a riconoscere che i suoi rimproveri rivolti
a Jahwe sono insostenibil i. In Is 17,10 SI mmaccla
un giudizio, perch Israele non si ricord.ato d!
Jahwe. In questo senso zkr si trova anche pl U tardi
nelle in vettive (l s 57 ,11 ; Ez 16,22.43; 23,19; cfr.
anche Is 47,7). Nella letteratura profetica dell'esilio e dell'epoca postesilica zkr compare soprattutto
negli annunci di salvezza (ls 44,2Is.; 46 ,8; Ger
51,50; Ez 6,9; 16,6 \.63; 20,43; 36,31; Zac 10,9), IO
stretta connessione con l' invito a converti rSI (su
questo punto Wo lff, GesStud 130-150), specialmente quando SI annuncia un nuovo mtervento
salvi fi co di Jahwe che supera tutti I precedenti (ls
43,18; 46,9; 54,4; 65 ,17; cfr. C. R. North, FS Robmson 1950, 111-126; von Rad Il ,254-260; Zimmerlt ,
GO 192 -204; S.Herrmann, Die prophetlschen
Heilserwartungen im AT , 1965 , 298-304).
5/ Per il giudaismo ed il NT cfr. J.Behm, art.
<.v&fLv'I)cn , Th W 1,35 Is. (= GLNT 1,939-944);
O.Michel, art. fLlfLVflcrxOfLocl , ThW IV,678-687
i :lt zkr RlCORDARE

448

(= GLNT VII,299-322); G.Schmidt , FS Meiser

1951 , 259-264; K.-H.Bartels, Dies tut zu meinem


Gedachtnis, Mainz, 1959 (tesi); M.Thurian,
Eucharistie. Einheit am Tisch des Herrn? 1963;
P.A.H. de Boer, Le., 44-62.
W.SchoflrojJ

;-m znh FORNICARE


11 Oltre che in ebr. , la radice si trova anche
nell' aram. (post-vtrt.), nell' arab. e nell 'et.
In Giud 19,2 bisogna supporre, in riferimento all 'ace.
zell {( essere adirato II (CA D Z 85s.), una radice zlIh Il
{( sdegnarsi II (G.R.Dri ver, WdO 1/1 , 1947, 29s.; HAL
264; Barr, CPT 286.326).
Derivazioni nominali sono zenimim (cfr. D.Leibel ,
LeSonenu 20, 1956 , 45s.), ZenUI e lazmil. Il verbo
oltre che in qal (col part. fem. sostantivato zonii
prostituta ll) ricorre anche al pU. (solo Ez 16,34)
e all'hi. (causativo , per Os 4,10.18; 5,3, cfr. Rudolph , KAT XIII/I ,105.116).
21 AI qal il verbo compare 83x (senza Giud 19,2
vd. sp.; di cui 33x nella forma sostantivata zonii;
Ez 21x, Os IOx), al pU. Ix , all' hi. 9x (Os 4x , 2Cron
3x). zenunim ricorre 12x (Os 6x), Zemil 9x (Ger ed
Ez 3x ciascuno) e laznul 20x (solo in Ez 16 e 23).
Delle 134 ricorrenze della radice 47 sono in Ez (di cui 42
in Ez 16 e 23), 22 in Os, 9 in Leve 9 in Ger, 5 in Giud
e 5 in Is , 4 risp. in Gen, Gios e Provo
3/ a) Il significato primario in qal va reso con
fornicare, esercitare la prostituzione (detto
della donna; Num 25,1 dell'uomo). Il verbo o
usato in maniera assoluta (Gen 38 ,24 ecc., in circa
la met dei casi) oppure costruito con 'ab"re
dietro a l) (Es 34,15s. ecc., spesso), con l'accusativo diretto (Ger 3,1), con 'cel (Num 25 ,1; Ez
16,26.28), con 'cel (Is 23,17), con be (Ez 16,17); nel
senso di prostituirsi allontanandosi da qualcuno si trova costruito con lbal (Ez 23,5) o millbal (Os 4,12), me'al (Os 9,1) o min (Sal 73,27).
Il pU. attestato in Ez 16,34 ha valore di qal passivo ({( essere cercato per fornicare ). L'hi. in Os 4,10.18 viene
tradotto il pi delle volte in senso causativo interno,
come il qal (p.e. Wolfl, BK XIV /I ,101), altrimenti come
causativo {( indurre alla prostituzione (vd. sp. I).
Non esiste un vero sinonimo di zlIh.
b) Originariamente con znh si intende semplicemente l' irregolare, illecito commercio sessuale fra
uomo e donna. In parallelo ad esso si trovano vocaboli come bll pio profanare (Lev 19,29; 21 ,9),
bgd mancare alla fedelt (Ger 3,8), m'I comportarsi infedelmente (ICron 5,25), {m ' ni.
macchiarsi (Ez 20,30; 23,30; Os 5,3; Sal 106,39)
o n'p pi o commettere adulterio (Os 4,13s.).
Chi pratica la prostituzione commette infamia in Israele
(Lev 19,29 zimmii; Deut 22,21I1 ebiilii). Per conseguenza
la prostituzione viene punita: chi si rende colpevole di
449

:-tJ! zllh FORNICARE

fornicazione viene bruciato (srp ni . Gen 38,24; Lev 21 ,9)


sterminato (krt hi . Lev 20,6; b'r pi o Deut 22,21; i mI hi:
Sal 73,27).

Cl1t

z'm MALEDIRE -

4/ Il linguaggio teologico adopera znh in senso


figurato per designare l'allontanamento da Jahwe
e l'adesione ad altri dei. Questo linguaggio usato
specialmente in quattro casi:

i'l1t

z'q GRIDARE - i'11~ S'q-

a) Nel libro di Osea: qui il soggetto non pi una


qualsiasi donna, ma il regno israelitico del nord
(9 , I ), il paese ( 1,2), che viene raffigurato metaroricamen te come la moglie di Jahwe; esso rompe la
fedelt a Jahwe e si prostituisce lontano da
Jahwe (4 ,12; 9,1). Con questa concezione che
deriva dal culto ca naneo di Baal, con la sua prostitu zione sacra, viene aspramente stigmatizzata la
tendenza fil ocananea di Israele. Prostituirsi lontano da Jahwe non altro che commettere adulterio (4,13s.), venerando Baal come marito, e contro questo co mportamento si rivolge il profeta annunciando il giudizio (cfr. Wolff, BK XIV Il,15).

,t

b) Questo linguaggio metaforico stato poi ripreso da Geremia. Anche qui non una singola
perso na che viene accusata di fornicazione, ma
Giuda/Israele (2,20; 3,1.6.8). Come luogo della
fornicazione vengono indicati (come gi in Os
4,13) le alture, i monti e gli alberi verdi (2 ,20; 3,6),
probabilmente luoghi particolari in cui si svolgeva
il culto della religione di BaaL
c) L' uso di znh si concentra in maniera significativa nei capitoli 16 e 23 di Ezechiele, cio in due
capitoli che riprendono le immagini di Os 1-3 e di
Ger 3 (soltanto in Ez 16 e 23 troviamo il termine
laznul). Anche qui si fa riferimento a determmatl
luoghi di culto (alture 16,16) od oggetti di culto
(immagini umane 16,17), intorno ai quali Israele
esercitava la sua idolatria. Gli dei stranieri vengono designati come idoli (gillulim 6,9; 23,30) o
mostri (siqqu~im 23,30). Israele se ne va dietro di
loro fornicando , ma essi naturalmente non SI
danno nessun pensiero per Israele (16,34).
Va notato ancora: (l) L'accusa di fornicazione con gli
dei stranieri viene ampliata in 16,26.28 e 23,5 tramIte
l'idea della fornicazione con popoli stranieri , con la denunzia cio della schiavit politica. (2) La defezione
mediante fornicazione secondo 23,3. 19 non ha inizio con
la conquista della terra e col contatto con la religione eananea di Baal, ma gi nei primordi della vita d'Israele, IO
Egitto. (3) In senso figurato 6,9 parla del cuore adultero .

d) Sulla scia di Osea il termine si introdotto soprattutto nella teologia deuteronomlslica,. e precl- .
sa mente nella formula stereotipa proslitUlrsl al
seguito di dei (stranieri , opp. dei del paese) ) (Es
34,15s.; Deut 31,16; Giud 2,17; 8,27.33; cfr. Num
25 ,1; Sal 106,39; ICron 5,25).
5/ Per l'uso nts. nel contesto .generale del!'ambiente del NT cfr. F.Hauck-S.Schulz, art. 1to?V"/),
ThW VI ,579-595 (= GLNT X,1447-1488).
.
J.Kiihle,rem
450

"'"'i'

qll.

zar STRANIERO

11 zar straniero, estraneo non altro che


l'aggettivo verbale (spesso sostantivato) della radice zur Il allontanarsi (ebr. qal , ni ., ho. ; con
corrispondenze nel sem. meridionale e nell 'aram.;
cfr. L.A.Snijders, OTS IO, 1954, 1-21).
La radice va distinta da zur I {{ premere (Giud 6,38; Is
59,5; Giob 39,15) e zur III {( puzzare, essere ributtante II
(G iob 19,17; HAL 256b). A quest' ultima ('{f/r, cfr.
l'arabo diira) va collegato anche l'ace. zeru {( odiare II (zii'iru {( o-stile, nemico ; CAD Z l4s.97-99; cfr. per
P.Wernberg-M0I1er, VT 4, 1954,322-325 ).
Termini corrispondenti a ziir si trovano oltre che nel
semNO. (DISO 80) anche nel sem. meridionale; cfr.
HAL 268a per i significati in parte ulteriormente ampliati (medioebr. ({ laico l); arabo ({ pellegrino l).
21 Nell ' AT zar ricorre 70x (escI. Prov 21,8
wiiziir, cfr. HAL 249b), con la frequenza maggiore
in Prov (I4x), Is (9x), Num (8x), Ger ed Ez (7x
ciascuno). I punti di maggior concentrazione sono
i profeti (29x), gli scritti sapienziali (I7x) e la letteratura sacerdotale (Es-Num 15x).
3/ Sia come aggettivo che come sostantivo zar
assume significati assai diversi (cfr. la ricerca dettagliata di L.A.Snijders, The Meaning of zar in the
Old Testament, OTS IO, 1954, 1-154); spesso
molto vicino a -nekiir paese straniero/ nokri
estraneo, straniero (cfr. P.Humbert, Les adjectifs ziir e nkri et la femme trangre des Proverbes bibliques, FS Dussaud 1939, I, 259-266
= Opuscules d'un hebraisant , 1958 , 111-118),
ma va distinto nettamente da ger forestiero
(-gur).
a) Il significato pi comune, in particolare presso
i profeti , quello di straniero in senso etnico
o politico, per lo pi quindi col valore di non
israelita . zarim il termine che designa i popoli stranieri con cui Israele ha a che fare,
soprattutto i suoi nemici politici: gli assiri e gli
egiziani (Os 7,9; 8,7; Is 1,7), i popoli confinanti
con Giuda (Lam 5,2), i babilonesi (Ger 51 ,51;
Ez 28,7.10; 30,12; 31 ,12 ecc.). zar si avvicina cosi
a -~ar nemico ; lo straniero si identifica col nemico.
In questo ambito rientrano anche le designazioni
degli dei stranieri , cio delle divinit dei popoli
stranieri (Deut 32,16; Is 17,10; Ger 2,25; 3,13; Sal
44,21 ; 8l,l0; cfr. Ger 5,19).
b) Soprattutto nella letteratura sapienziale ziir ricorre col sign. , in un primo tempo abbastanza
451

neutrale, di un altro, appartenente ad un altro


(Prov 6,1; 11 ,15; 14,\0; 20,16 ecc.), ma questa
espressione pu connotare in linea secondaria anche una certa ostilit (Giob 19,15 , cfr. V. 17; cfr.
G.R.Driver, Bibl 35, 1954, 148s. ; al riguardo per
Barr, CPT 256s.326), illegittimit (Os 5,7 figli
estranei ) o sim. L' altro l'" outsider , uno
la cui condotta mette in pericolo l'esistenza del
gruppo, dato che egli resta al di fuori delle leggi
della comunit. Va ricordata a questo punto la
'issii ziirii la donna straniera di Prov 1-9 (2 ,16;
5,3.20; 7,5); essa non tanto una straniera in
senso etnico, una che pratica un culto di Astarte
(cfr. G.Bostrom , Proverbiastudien , 1935), quanto
piuttosto una donna (israelita) di un altro , una
donna impudica, dalla quale il sapiente mette in
guardia i _suoi discepoli (cfr. Humbert, Lc.; id. , Revue des Etudes Smitiques, 1937, 49-64; Snijders,
l.c. , 88-104; Gemser, HAT 16,25s.). Sicch zar
" altro pu assumere un significato completamente negativo pericoloso, ostile ).

c) Specialmente nella tradizione sacerdotale postesilica ziir sta a designare ci che si discosta , ci
che estraneo rispetto a qualcosa di sacro o ad una
prescrizione cultuale (Elliger, HAT 4,137), e
quindi pi o meno chi non fa parte del sacerdozio
aronitico (Es 29,33; Lev 22 ,10.12.13; Num
3,10.38; 17 ,5; 18,4.7) o dei leviti (Num l ,5 1) o
della comunit di culto (Es 30,33). Sicch in certi
casi ziir equivale a laico, non autorizzato
profano in senso cultuale). Anche nell'offerta
dei profumi , il fuoco (Lev 10,1; Num 3,4; 26,21)
oppure i profumi stessi (Es 30,9) possono venir indicati come ziir illegittimi , proibiti , per il fatto
che non corrispondono a quanto prescritto dalle
norme cultuali (Snijders, Lc., 111-123).
d) Infine da ricordare anche il sign. {{ sorprendente,
inaudito II nella descrizione dell'opera di Jahwe in Is
28,21 (lo stesso in Prav 23 ,33 ({ cosa strana l); solo qui
ziir adoperato con funzione predicativa.

4/ In sostanza l'atteggiamento di Israele nei


confronti di quanto qualificato come zar risulta
essere di estrema riserva. Lo straniero per Israele
significa quasi sempre una minaccia, qualcosa che
mette in questione la sua esistenza, soprattutto
nella visuale dtr.-sacerdotale. Gli ziirim diventano
cosi i pagani , coi quali non pu essere stretta
alcuna alleartza (Deut, Esd, Neem; cfr. A.Bertholet, Die Stellung der Israeliten und der Juden zu
den Fremden, 1896). Lo zar in un modo o
nell' altro inconciliabile con Jahwe; cfr. per anche
l'atteggiamento del Dtis, di Giona e del giudaismo
ellenistico, e inoltre il comportamento nei confronti del ger (-gur).
5/ Per ziir " straniero nel tardo giudaismo e
nel NT cfr. F.Biichsel, art. <xo , Th W 1,264-267
(= GLNT 1,707-716); G.Stahlin, art. Eivo, ThW
V, I-36 (= GLNT VIll,5-102).
R.Marlin-Achard

'I

zar STRANIERO

452

~i'r boa' BRACCIO

VT I, 195 1, 222, preferiscono la lettura za,'o


il suo seme ).

1/ Termini corrispondent i all'ebr. z' ro o' braccio", formati dall a stessa radice, si trovano solo
nelle lingue semitiche nordoccidentali e meridionali (HAL 269a).

Nell'in no di Deut 33,27 si trova Z" O'OI 'olalll braccia


eterne in parallelo con gli dei (?) antichissimi , cfr.
I. L.Seeligmann , VT 14, 1964, 78.87s.

Secondo P.Fronzaroli. AAN LR VIII /l9, 1964, 259.279,


la radice *qiro'- appaniene al semitico comu ne, ma
stata soppiantata nel sem. orientale da *jad->idu braccio , che a sua volta ha ceduto il posto al termine quu
nel significato di mano ; nel sem. occidentale *qiro'ha fatto restringere il sign ificato origi nario di ~iad
mano+braccio riducendolo a quello di mano
(-jod). In arabo qiro' si ridotto al sign. di avambraccio ed ha sostituito il termine del semitico comune
*'ammat (ebr. 'amma, ace. QmmolU) braccio, avam

braccio nella designazione sia dell'arto anatomico sia


della misura di lunghezza. *
Per un eventuale rappono con *qr' semi nare (ebr.
zr') cfr. Fronzaroli, I.c., 259; UT 5.4).
Se nel neoass. dura'u si tratta effettivamente della medesima radice (CA D D 190s.; vd. per AHw l77b), dobbiamo riconoscervi allora un prst. dal semO. Come vetero-can. zurub attestato nelle glosse delle lettere di
Amarna 287,27 e 288,34.
Nell'ug. qr' (WUS or. 2723; UT or. 733) si conservata
la q originaria anzich trasformarsi in d come altrove
(cfr. UT 5.3).
Nell 'aram. bibl. si trova accanto a dero' (Dan 2,32;
cfr. DISO 61) anche' redro' (Esd 4,23; per la vocalizzazione cfr. BLA 21 5) con alef prostetico. Si
potrebbe allora spiegare anche l'ebr. 'rezro o' (Ger
32,2 1; Giob 31,22) come forma aramaizzante
(HAL 28a).
21 Delle 92 attestazioni nell' AT (incl. 2x
'rezro o' ; inoltre 2x aram. ) 39 si trovano nella
letteratura profeti ca (e di queste ben 17 in Is e
13 in Ez), 14 in Sal, 9 in Deut , 7 in Giob e 6
in Dan.
Il plu rale ha 19x la desinenza fem ., 4x quell a
masc.
3/ In senso proprio zerOO' designa il braccio ",
soprattutto 1' avambraccio " dell ' uomo (p.e. Is
17,5; 44,12; Ez 4,7). Il plurale masc. sta ad indi care talvolta le spalle (2Re 9,24), e nel vocabolario
cultuale il sing. pu significare anche i pezzi della
spalla dell' animale immolato (N um 6,19; Deut
18,3).
In senso fi gurato (Dhorme 140) il termine, come
~ji1d, indica la violenta (Giob 38,15; cfr. 22,8), soltda (Ger 48,25) e soccorritrice (Sal 83 ,9) forza,
potenza del suo possessore. Come in Ez 17,9
z' ro O' g' do /ti braccio forte" corrisponde ad un
popolo numeroso" e l'acc. emilqe forze
a~":1 ~~e". pu anche alternarsi con ido(n) , cos
z ro 0 1 In Dan 11 ,15.22 (z' ro'm 1l,31 ; si ng.
11 ,6, per il testo cfr. Ploger, KA T XVIll ,155 ,
e P.Wernberg-M0I1er, JSS 3, 1957 , 324s.)
designa una forza militare (cfr. anche Ez 22 6
dove per molti esegeti , p.e. A. M.Honey m; n:
45 3

l!ii ! z'ro" BRACC IO

In parallelo con zeroo' compaiono spesso -jM


mano" ejomin mano destra , come paralleli
al suo senso tgurato i trovano termi ni quali
- koab forza e g"bLirti vigore (-gbr).
4/ Analogamente all ' uso profano, l'ro O ' viene
adoperato ant ropomorficamente in diversi generi.
letterari per designare la forte (particolarmente negli inni: Sal 89, 14; 98, 1; Es 15, 16; nella promessa
di lode Sal 71,18), soccorritrice (Sal 44,4; 77,1 6;
79 , Il ; 89,22; Is 33,2; 40, 11 ; Os 11 ,3) e punitrice (ls
30,30) potenza di Dio (P.Biard , La puissance de
Dieu , 1960). L' aspetto del soccorso portato da Dio
sottolineato in maniera speciale con l'espressione stereotipa con mano forte e braccio disteso , la quale comunque limitata al Deuteronomio (Deut 4,34; 5, 15; 7, 19; 11 ,2; 26,8) e alla letteratura influenzata dal Deut (Ger 32,2 1; Sal
136, 12), e si riferisce sempre all'opera divina di
salvezza realizzatasi con la liberazione dall' Egitto
(senza riferimento esplicito nella preghiera di Salomone per la consacrazione del tempio, I Re 8,42
= 2Cron 6,32). In Ez 20,33s. l'espressione invece
riferita al nuovo esodo dall a diaspora. L' idea di un
giudizio contro Israele, implicita in questo testo,
assente nel Dt is dove la potenza salvifica di Dio
nell a creazione e nell a storia (Is 51,9s.) stata accentuata in maniera particolare ed stata interpretata escatologicamente tramite l'espressione
braccio di Jahwe (l s 51,5.9; 52, 10; 53,1; cfr.
H.L.Ginsberg , The Arm of YHWH in Isaiah 5163 and the Text oflsa 53 ,10-11 , JBL 77, 1958, 152156). Nel Tritoisaia il braccio di Jahwe appare addirittura come una specie di ipostasi (in riferimento alla liberazione dall' Egitto in Is 63,12; in
generale 59,16; 63,5; cfr. anche 62,8, dove si parla
di Dio che giura per il suo braccio; cfr. G.Pfeifer,
Ursprung und Wesen der Hypostasenvorstellungen im Judentum , 1967, 17). L'espressione con
grande potenza e braccio disteso in Deut 9,29 e
2Re 17,36 (dtr. ) si riferisce all'esodo dall 'Egitto, in
Ger 27,5 e 32, 17 richiama invece la creaztone dt
Dio (presentata come lotta).
Nell' AT un'esaltazione delle braccia umane o non si
trova affatto oppure ben raramente (Gen 49,24, ma nel
conteSto del Potente di Giacobbe ). Piuttosto, Il
braccio di carne , in quanto designa la forza vacillante
dell'uomo, viene contrapposto alla potenza dI DIO
(2Cron 32,8; cfr. Ger 17,5; Sal 44,4), che pu spezzare le
braccia umane (Ez 30,2 Is.24b; cfr. Sal 10,15) e tagilarle
(l Sam 2,3 1; Mal 2,3 txt em), ma pu anche ra!Torzarle
(Ez 30,24a. 25).
5/ Nel NT si parl a del braccio di Dio solo in
quanto manifesta la sua potenza salvifica; cfr.
H.Schl ier, art. ~ pOtX[(v , ThW 1,638 (= GLNT
Il ,327-330).
A.S. van der Woude
454

rDin
l:tadiJs NUOVO
TT
11 La radice *iJd[ ricorre in tutti i rami delle lingue semitiche con lo stesso significato (Bergstr.
Ei nr. 191).
In ebr. si hanno iJrfs pi o rinnovare , hitp. ri nnovarsi , e i nomi iJiidiiS nuovo (nei nomi di
luogo HOdiisii Gios 15,37 e aram Ho~or HOdallii
Gios 15,25; cfr. Wagner nr. 88) e iJ8dres 'novi lu nio, mese (per il nome proprio femminile H8dres
in ICron 8,9 cfr. J.J .Stamm , FS Baumgartner
1967, 322).
AII'ebr. !ladas corrispondono l'ace. essu (cfr. eddsit
continuamente rinnovantesi ), l'ug. !ld[ (WUS
nr. 908; UT nr. 843), il fen. pun. !1Cfs (nel nome della
citt di Cartagine, Qrll;cfsl = citt nuova) e l'aram.
!l"dal (DISO 83; KBL 1074a), che ricorre solo una volta
in Esd 6,4 come errore del testo.
\I nome di luogo /jocfsi in 2Sam 24,6 va corretto nel testo, e perci qui viene tralasciato.
21 iJrfs pi o ricorre 9x, hitp. I x (Sal 103,5), iJiidiis
53x (I s 40-66 10x, Sal 6x, Ez 5x), iJOdres 283x
(Num 38x, Ez 27x, Est 24x).
Nei testi narrati vi I;adas compare 20x (e inoltre Deut
32,17 e Giud 5,8 txt?), nei testi profetici 19x, in Sal 6x,
in Giob e Prov 2x, in Cant e Lam Ix.
3/ a) II verbo iJrfs pio rinnovare , come pure
iJiidos nuovo , non ha veri e propri sinonimi , ed
usato per lo pi in stretto riferimento al suo contrario vecchio, antecedente : il tempio (2Cron
24,4. 12, par. iJzq pi o restaurare ), un altare
(2Cron 15,8), citt (Is 61,4, par. bnh ricostruire ) vengono rinnovati , cio restaurati ; il regno viene rinnovato (lSam 11 ,14). Dio viene invocato perch conceda nuovamente l'antico favore o la salvezza (Lam 5,21 rinnova i nostri
giorni come un tempo! ) e perch rinnov i la forza
vitale (Sal 51,12, assieme a br' creare cfr.
L.Kopf, VT 9, 1959 , 254s.); egli viene lodato perch rinnov i il volto dell a terra (Sal 104,30, assieme
a br') e faccia rinnovare la forza dell a giovinezza
(Sal 103,5 hitp.). Solamente in Giob 10,17 < rinnovare i testimoni = addurre continuamente
nuovi testimoni ) nuovo sta in contrapposi zione a gi esistente .
b) L' uso quotidi ano di iJiidiiS si incontra soprattutto nei testi narrati vi, sia in contrapposizione a
vecchio sia nel significato di non ancora esistente . Nell'ambi to del creato si parla del grano
nuovo (Lev 26,10, in contrapposizione a jiiStill
vecchio, dell' anno precedente ) in connessione
con l'o fferta delle primizie ( Lev 23 ,16; Num
28,26), di frutti nuovi (freschi ) (Cant 7, 14, co ntrapposto ajosiin); nell'ambito dei lavori manuali
si parla di nuove case (Deut 20,5; 22,8), di nuov i
otri (Gios 9, 13 , cfr. ba@ vecchio, usato in
v. 4s.; Giob 32,19), di nuove corde (Giud 15, 13;
16, 11 ,12), nuovi carri (lSam 6,7 = ICron 13 ,7;
2Sa m 6,3.3), di una nuova spada (2Sam 21,16), un
455

nuovo mantello ( I Re 11 ,29.30), di un nuovo


piatto (2 Re 2,20), di un nuovo cortile (2Cron
20,5). ei testi profetici: una nuova trebbiatrice (ls
41,15), la nuova porta del tempio (Ger 26,10;
36, lO; cfr. la porta vecchia in Neem 3,6; 12,39).
Quando si tratta di persone, nuovo si dice della
moglie che un uomo ha appena sposato (Deut
24,5; per i paralleli acc. e ug. cfr. HAL 28 2b), del
nuovo re d'Egitto (Es 1,8) e di dei nuovi quelli
cio che Israele ha conosciuto solamente 'in Canaan (Deut 32,17 nuov i, venuti da poco ).
Solo in ~a rte si avvicinano per significato a I;iidiis gli aggettIvI (ari fresco, umido (Giud 15, 15 osso; Is 1,6 ferita) e lal; ancora umido, fresco (Gen 30,37; Num
6,3; Giud 16,7.8; Ez 17,24; 21,3; sost.ll; freschezza
Deut 34,7; per la radice 1!11; cfr. A. van Selms, FS Vriezen 1966, 318-326).
Se si d uno sguardo ai testi , c' da meravigliarsi
che il vocabolo ricorra cos raramente. Esiste solo
un gruppo di casi in cui l' uso del vocabolo pi
rilevante: quello in cui si fa parola di qualcosa di
nuovo che va effettuato con un lavoro manuale.
Se si fa un confronto con la frequenza del vocabolo nuovo nelle lingue europee moderne, ma
anche in greco e in lat ino, il numero di passi in cui
ricorre il termine in ebr. appare ancora pi sorprendentemente esiguo. Lo stesso vale per i pochi
derivati della rad ice. Forse i vari nessi di ci che
accade vengono percepiti in maniera cos forte che
anche ci che a noi appare nuovo non percepito
come tale; in ogni caso esso non viene indicato
come nuovo. una questione che andrebbe ulteriormente approfondita. Un fatto tuttavia resta assodato: la percezione del nuovo per l' israelita ci rcoscritta ad un ambito assai limi tato di esperienze;
egli parla molto raramente di una cosa nuova.
4/ a) iJiidiis ricorre nei testi profetici solo durante l'esi lio o nei tempi intorno all'esilio (Dtis 5x,
Tritois 5x in tre passi, Ger 4x, Ez 5x, in tre passi;
in Ger 31 ,22.3 1 la datazione incerta, cfr. p.e. Sellin-Fohrer 434, con bibliogr.). La cosa in s significati va: solo nel tempo dell 'esi lio si parl in
Israele di qualcosa di nuovo nella storia di Dio con
il suo popolo, mentre ci non avvenne in nessun
altro periodo di tutta la storia! Questo fatto acqui sta un significato ancora pi grande se si esaminano meglio i testi: escl usi quell i in cui il termine
ricorre nell a sua accezione comune (Is 41,15; Ger
26,10; 36,10), sono tre i contesti nei quali i profeti
dell 'esilio o subito dopo l'esilio parlano di una novi t ( I) Is 42,9. IO; 43,19; 48,6 (Dtis): il vecchio e
il nuovo; (2) Ger 31,3 1 e Ez 11 ,19; 18,31; 36,26
(cfr. Ger 31,22): nuova alleanza e cuore nuovo;
(3) Is 65, 17; 66,22 (Tr itois; cfr. 62,2): cieli nuovi
e terra nuova.
( I) Il gruppo di passi nei quali il Dtis parla di una
nov it il pi importante da un punto di vista
teologio, per il fatto che in essi si contrappone gi
coscientemente il nuovo all' ant ico; qui dunque il
nuovo divent a espressamente il tema di una

tlilQ badti!; NUOVO 456

rinessione teologica (cfr. anche senza la contrapposizione Ger 31,22 poich Jahwe crea una cosa
nuova sulla terra ; ls 62,2 ti i chi amer con un
nuovo nome ). Dei quattro passi tre (42 ,9; 43 ,19;
48 ,6) sono inclusi in un annuncio di salvezza,
mentre il quarto (42, lO) la risposta di lode: al
nuovo operare di Dio corrisponde il nuovo ca nto.
Quando il nuovo, che ora viene annunciato, viene
cont rapposto all 'antico che si avverato (riSn(1I
42 ,9; 43,18), si intende con 1' antico l'agire sa lvifico di Dio (particolarmente in 43,18), ma anche
l'annuncio del gi udi zio (42 ,9). Il nuovo viene ora
annunciato cosi: d'ora in poi ti faccio udire cose
nuove e segreti che non conoscev i (48,6).
Tutto questo non pu emergere ch iaramente soltanto
dai tre passi nei quali ricorre il vocabolo nuovo Il. Per
poterlo capi re bisogna considerare anche gli oracoli contro le genti , nei quali questo nuovo Il viene detto futu ro Il (habba 'ot, -bo'; 41,21-29, soprattutto v. 22: il
passato Il, il futu ro Il; cfr. 46,9- 13), e poi anche tutto
quanto il messaggio del Deuteroisaia, dove appare chiaro
perch l'agire salvifco di Dio, che viene annunciato, sia
veramente qualcosa di nuovo Il. Di fronte a questa
novit Il, la storia precedente di Israele viene considerata come passato Il. E il nuovo consiste in questo, che
la salvezza da11'esilio, che viene ora annunciata non
pi realizzata da11'esercito di Israele e nemmen~ da un
condottiero israelita suscitato Il da Jahwe bens dal re
persiano Ciro (44,24-45,7); la liberazione d'i Israele non
dipende pi quindi dalla forza di Israele, poich questa
salvezza SI fonda ul perdono (43 ,22-28) e pertanto anche I popol i possono venire invi tati a prenderne parte
(45,20-25). Sottolineiamo ancora una volta che questa
spIegazIone del tre testI 42,9; 43,19; 48,6 possibile solo
tenendo presente tutto quanto il messaggio del DeuteroIsma. Solo cos diventa chiaro perch soltanto a questo
punto, nella storia salvifca, ci che viene annunciato
definito come nuovo .

(2) Quando si parla del nuovo patto in Ger 31 ,3134, tale patto, come gi avviene a proposito del
nuovo nel Dtis, viene contrapposto a quello
antico: non come il patto che strinsi con i vostri
padri ... . Come gi nel Dtis, questo nuovo patto
St fonda sul perdono (v. 34b), ma in pi e ci
caratteristico di Ger 31 ,31-34, esso si ba;a anche
su una trasformazione di ciascun uomo (v. 33). Lo
stesso si ritrova nei passi di Ezechiele che parlano
del nuovo l>: Ez 11 ,19; 18 ,31 ; 36,26. Essi parlano
del cuore nuovo e dello spirito nuovo che Dio
creer per gli uomini e che riporr in essi (Sal
51 ,12 potrebbe essere stato innuenzato da questi
passi) . .
Il testo di Geremia (cfr. anche Ger 31,22) e i tre
testI dI EzechIele sono molto vicini tra loro per
tempo e contenuto; anche Ger 31 ,31-34 del
tempo dell'esilio. La differenza rispetto al Dtis risiede soprattutto nel fatto che, pur dovendo
!sraele sperImentare qualcosa di nuovo , come
e detto gI nel Dtis, si insiste di pi sul mutamento del si ngolo .
(3) La promessa di un cielo nuovo e di una nuova
terra in Is 65 ,17 (ripreso in un' aggiunta tardiva in
66,22) estende ad un piano cosmico la promessa
457

tlilQ bGdas NUOVO

del nuovo del Dtis. Mentre non si pu dire con


certezza se Ger 31,31 ed Ez Il ,19; 18,31 ; 36,26
sIano statI 1I1nUenzati dal Dus, tale innuenza si.
cura per Is 65 ,17. Si suppone qui che Jahwe reali zzer per Israele un'azione salvifica che nuova
ri spett o a tutta quanta la storia precedente. Gi nel
Dtis questa promessa si era estesa all a creazione
poich nell a descri zione del ritorno dall'esilio si
diceva che il deserto sarebbe stato mutato in un
giardino; tuttav ia la promessa salvi fica del Dtis
non valica i confini della stori a. Con Is 66,22, cio
con la promessa della creazione di un cielo nuovo
e di una nuova terra, si compie il passo decisivo
verso un discorso escatologico che trascende la
storia. Non chiaro se gi Is 65 ,17 si muova in
questa prospettiva; se si dovesse tradurre: rinnover cielo e terra (Westermann , ATD 19,322),
allora ci si riferirebbe solo ad un meraviglioso rinnovamento che non necessariamente include
rebbe l'annientamento di ci che precede. Tutta
via la frase, come indica 66,22, stata intesa pi
tardi in senso apocalittico; il nuovo che Dio crea
non pi in continuit storica con la realt presente, ma la trascende completamente.
b) Nei salmi bildiis ricorre solo quando si parla del
cantico nuovo . L'esortazione all 'imperativo
cantate a Jahwe un cantico nuovo in Sal 33,3;
96, 1; 98,1; 149,1; al coortativo in 144,9, mentre
in 40,4 ricompare ancora la l' persona, attraverso
la quale il cantico si traduce in lode: mi ha posto
sulle labbra un cantico nuovo , una lode al nostro
Dio .

Poich l'imperativo di questi salmi compare anche in Is


42, 10, nella lode ri volta alla nuova azione salvi fica di
Jahwe, e poich Sal 96 e 98 anche sotto altri aspetti sono
inOuenzati dal Dtis (Kraus, BK XV ,665s.677s.; C.We
stermann , Das Loben Gottes in den Psalmen, 1953, 104
111 ), possibile che l'espressione cantare un cantico
nuovo di tutto questo gruppo di testi derivi dal Dtis.
Ma anche se non si potesse provare una dipendenza dal
Dtis, resterebbe sempre il fatto che il cantico nUOVO
inteso nello stesso senso di Is 42,10, e cio come
un 'eco del nuovo agire di Jahwe.
Il canto che qui si invitati ad innalzare
nuovo non perch al posto di quellO antico sia
stato sostituito un nuovo testo o una nuova melodia; ci del tutto estraneo a questi sal mi. Il
canto invece nuovo poich accaduto qualcosa di nuovo ad opera di Dio e il canto costituisce
una risposta a questo nuovo agire di Dio; quest'ultimo deve rispecchiarsi nel cantico nuovo.
c) Restano ancora da trattare pochi passi della
terza parte del canone. In Lam 3,23 ogni mattina
si rinnova la sua misericordia si descrive in maniera singolare il perdurare dell a misericordia di
Dio, come se si trattasse del nuovo raccolto e
dell ' abito nuovo. Questo linguaggio per non tipico dell ' A T; esso ricorre soltanto in questo passo.
Inoltre, solo in un altro passo nuovo viene
detto dell ' uomo nel senso di non consumato II:
Giob 29,20 la mia gloria resta nuova in me.
458

Se si tiene conto dell a consistenza di questo vocabolo, si capisce allora perch alla fine dell' AT la
sapienza scettica dell'Ecclesiate possa dire: non
c' null a di nuovo sotto il sole (Eccle 1,9. 10).
Tuttavia sembra che questa frase supponga gi ,
proprio nell'esperienza quotidiana , una valutazione del nuovo che pi profonda di quell a
che si trova abitualmente nell ' AT.
5/ Concl udendo, si pu dire che il termine
nuovo usato nell' AT in senso pregnante. I
testi profetici, sottolineando un particolare punto
della storia, e i testi dei salmi, che parlando di un
cantico nuovo riecheggiano tale novit,
mettono in risalto una particolare azione di Dio
nell a storia di Israele: la novi t che fu annunciata
dopo la caduta politica di Israele e di Giuda , dopo
la fine del regno e la distruzione del tempio di Gerusalemme. Ora, poich non si parla pi chi aramente nell ' AT di questa novit (che si basa sul
perdono di Dio, sul fatto che la salvezza di Israele
non pi legata alla forza di Israele stesso, e sulla
prospettiva dell a chiamata di tutte le genti alla salvezza) co me di un qualcosa che gi si reali zzato
nella storia (non si parla mai in forma narrati va di
un nuovo patto o di una nuova sal vezza o di una
nuova forma del popolo di Dio), risulta evidente
che il NT , quando parla della novit intervenuta
con Cristo, si riallaccia strettamente all' AT per
quanto riguarda l' uso del termine.
Per il NT cfr. J.Behm , art. xouv6, ThW 111 ,450456;
(=
GLNT
IV ,I343-1364);
id .,
art . "o, ThW IV,899-904 (= GLNT VII ,889906).
C. Westermann

mn

hwh hist. PROSTRARSI

Il Trad izional mente hislahQwii stato inteso


come hitpa' lel e lo si fatto 'derivare dalla radice
sbh (considerata forma secondaria di suab e sbb )
(cfr. GK 75kk; BL 420; Joi.ion 164; KBL 959);
oggi per si pu sostenere con sicurezza, in base
all ' ug . (radice b wj), che esso deriva dalla radice
bwh e lo si pu spiegare come form a rinessiva in
t dell'antico sarei
US nr. 912; UT 83 e nr. 847;
MOscati, n ro uction 128; HAL 283b con bibliogr. ; Meyer Il ,126.162s.). Oltre che in ebr. e in
ug. la radice attestata in arabo: bawii raccogliere, riunire, V arrotol arsi (Wehr 198a).
Da questa radice i)wh Il va distinto i)wh I pi o annun ziare (prsl. aram. nell'ebr., cfr. Wagne.-rr. 91/92;
l .A.saggin , AION 17, 1967, 9- 14).
2/ Le 170 ricorrenze di hwh hist. si trovano soprattutto nei libri narrativi (Gen 23x, Sal 17x,
2Sam e Is 13x, ISam e 2Re 12x, Es, IRe e 2Cron
II x, Deut e Ger 8x, Giud ed Ez 4x, Gios, Sof, Est ,
Neem e ICron 3x, Num e Zac 2x , Lev, Mi, Giob
e Rut Ix; in Lis. 1421b manca Zac 14,17).

459

Il significato di !llvh hist. (cfr. ug ., arab.)


inchinar.si, pjegarsi Plofondamente. Nelle seziii i aram. di Dan viene adoperato per esprimere
la stessa idea il termine sgd di uguale significato
(Deu"r2,46; 3,5-28 Il x), che compare anche in Is
44,15. 17. 19; 46,6 accanto a hwh hist. (l'aram. sgd
un prst. in ebr. , arabo ed el. , cfr. Wagner nr.
195).
bwh hiSI. pu essere unito a ' ar$Q al suolo (Gen
18,2; 24,52 ecc.; ' crre~ Is 49 ,23 ) o con 'appajim
' ar$ii col volto al suolo (Gen 19,1; 42,6 ecc.;
con l' Gen 48,12; con ' al2Sam 14,33), per cui si
ha il sign . abbassarsi , prostrarsi , gettarsi a terra
oppure, nell a seconda espressione, abbassarsi col
volto fino a terra, gettarsi col volto a terra (davanti a qualcuno o a qualcosa: con le della persona
o della cosa, raramente 'al, Lev 26,1, o 'rei, Sal
5,8).
Nel campo semantico di bwh hist. si trovano anche i verbi qdd (unito a bwh hist. solo come atto
di preparazione ad esso) inchinarsi (rendendo
ossequio ), inginocchiarsi (Gen 24,26; Es 34,8;
ISam 24,9 ecc.; cfr. KBL 82Ib), npl cadere gi
(2Sam 1,2; 9,6.8 ecc.), kr' inginocchiarsi, piegare
le ginocchia (Est 3,2.5; in Sal 95 ,6 con brk q.
inginocchiarsi ); altri verbi si nonimi sono kpp
q. piegare, ni . piegarsi (Is 58,5; Sal 57,7;
145 ,14; 146,8; ni . Mi 6,6), sbb q./ni. abbassarsi
(Is 2,9.11.17 ecc.; hi . abbattere qlcn. Is 25 ,12;
26 ,5) e shh q. curvarsi (Is 51,23; hi . deprimere Prov 12,25), e anche hbr q. in Is 47, 13 (cfr.
J.Blau, VT 7, 1957, 183s.; E.Ullendorff, JSS 7,
1962, 339s. ; HAL 227b).
3/

Le forme che si trovano nell'ace. delle lettere di Amarna


e dei testi di Ugarit come p.e. lIsljeljin , che vengono
messe in relazione con l'ebr. siJ(l/siJh (K.BL 959s.), secondo W. von Soden sono invece derivate attraverso
l'hurritico dall'ace. sllkenll prostrarsi (GAG 158).
Nell'ug. incontriamo quasi sempre la stessa espressione
stereotipa: Ip 'n ilthbr wtqltstiJ"f!- wtkbdnh essa (A nat)
si pieg ai piedi di El e si prOstro, rese omaggio e attest
a lui onore (Testo 49 [ = rABll, 8-10 ecc.; cfr. J.Aistleitner, Die mythologischen und kultischen Texte aus
Ras Schamra, 1959, 18).

Il gesto che viene indicato con bwh hist. simile


al sugud musulmano descritto da E.W.Lane: He
next drops gently upon his knees... places his
hands upon the ground , a little before his knees,
and puts his nose and forehead also to the ground
(the form er first) between hi s two hands
( = cade poi cortesemente in ginocchio ... appoggia le mani al suolo poco avanti le gi nocchia
e tocca il suolo con il naso e con la fronte (dapprima con il naso) tra le due mani ; citato da
D.R.Ap-Thomas , VT 6, 1956, 229; cfr. le immagini in ANEP nr. 355 , anche nr. 45 e 46).
Quanto al prostrarsi da lontano in Es 24,1
cfr. S.E.Loewenstamm, Prostration from Afar
in Ugaritic, Accadian and Hebrew , BASOR 188 ,
1967, 41-43 .
Ci si prostra davanti ad un altolocato per esprimere con questo gesto il massimo ossequio e
;'iln bwh hisl. PROSTRARSI

460

la massi ma venerazione, p.e. ~a nti ad ospiti


(Gen 18,2), oppure in atteggiamen[o
di supplica davanti ad un potente (Gen
33,7; 2Sam 16,4), Mos dava nti a [etro (Es 18,7,
co n nsq baciare ), Abigail dava nt i a
Davide ( ISam 25,23.4 1), dava nti al sacerdote
(lSam 2,36), al profeta (2 Re 2, 15; 4,37), al re
(2Sam 14,4.33; 24,20; I Re 1,16.23; 2Cron 24,17;
Sal 45, 12 ecc.), metaforicamente popoli e re
dava nt i ad Israele (Gen 27,29; Is 45 ,14; 49,23;
60, 14).
~st ra n ei

41

Anche in campo cultuale (1Wh hi st. sta a designare l'ossequ io e la venerazione o adorazio ne
7tpo O'x{)V"~cn cc prostrazione) davanti agli astri
(Deut 4, 19; Ger 8,2), davant i al monte santo (Sal
99,9), nel tempio (2 Re 5,18), davanti all 'angelo di
Jahwe (Num 22 ,31), davanti a Jahwe (Gen
24,26.48.52 ecc.), davanti a dei stranieri (vd . st. ; la
st retta connessione tra azione cultuale e la prostrazione espressa f. l'a. anche dal verbo 'bd servi re che hcorre spesso insieme con ~wh hi st. ).
~wh h ist. descrive qui l'atteggiamento di preghiera
che spesso si assume (seguito da pII hitp . pregare Is 44 ,17; I Sam 1,28; con menzione della
preghiera Gen 24,26.48; Es 34,8; per altri gesti di
pregh iera cfr. BHH [,5 21 ; de Vau x Il ,35 Is.), oppure designa lo stesso pregare (un verbo specifico
per pregare si trova raramente accanto a hwh
hist., cfr. J.Herrnlann , ThW Il ,786 = G IT
1II ,1245s.). Di conseguenza (71vh hist. non si riferisce semplicemente al gesto esterno del prostrarsi l), ma da tempo divenuto espressione
che indica il contenuto di un atteggiamento reli gioso (Herrmann , Lc.) e pertanto pu essere reso
spesso con p.r~gare, adorare .
~wh hist. non va considerato come un termine che
caratterizza in maniera specifica il culto di Jahwe
e la fede in lui . Esso ricorre molto spesso proprio
In testi che stigmatizzano la defezione di Israele e
il culto di dei stranieri e di idoli (cfr. Is 2,8. 20; Ger
1,16; 8,2). Nella letteratura dtn.-dtr. hwh hist.
unito a 'bd prostrarsi e servire d iv'iene una
frase fi ssa, che non si incontra altrove, la quale designa Il culto reso a dei stranieri (secondo W .Zimmerli , Das zweite Gebot, FS Bertholet 1950 553 =
GO 237 , in totale 27 passi; cfr. p.e. Deut < 19; 5,9
= Es 20 ,5; deut 8,19; 11 ,16; Giud 2,19; 2Re 17,16;
2Cron 7, 19.22; Ger 13,10; al riguardo N.Lohfink ,
Das Hauptgebot, 1963, 74s.99s. 178). Solo Deut
26?1O (senza 'bdl ) adopera hwh hisl. in senso poSItiVO per ind icare il prostrarsi davanti a Jahwe e
fa parte dell a pi antica tradizione cultuale comunemente accettata (cfr. von Rad , ATD 8, 11 3). Di versamente i salmi (ad eccezione di Sal 81 lO'
106, 19): essi indicano con ~wh hist. l'atto d i o~se~
qUlo presentato a Jahwe, al Dio (re) che assiso
sul trono in Sion, e si ricollegano all'antica trad izIOne cultuale gerosolimitana (originariamente cananea) (Sal 22,28; 29 ,2; 86,9; 95 ,6; 96,9; cfr. l Cron
16,29; Sal 97 ,7; 99 ,5.9; 132,7; cfr. anche Zac
14,16s.; [s 27,13).
461

i1fn hzh

GUARDARE

51 I LX X rendono questa radice quasi sempre


con 7tpo O'xuvii:v. Per il NT cfr. J.HerrmannH.Greeven, art. d)~..ofJ.Q(t, ThW Il ,774-808 (=
G LNT 111 ,1209- 1300); H.Greeven, art. 1tpo(;',(Uvw , T hW V[,759-767.
H.-P.Sliihli

;"1m hzh

GUARDARE

11 L'ebr. ~zh guardare probabilmente un


termine preso antica mente dall'aram. (Wagner nr.
93 -98; d iversa mente p.e. Ginsberg e Dahood, vd.
st. ), dove ~zh vocabolo normale per vedere
(ebr. - /"h ) ( KBL 1074b , SuppL 20 1a; D[SO 84s.; >
arabo (liizin veggente l), Driver, CM L 138 n. 18).
Cfr. anche il fen. hzh vedere nell'iscrizione di Kila
mu wa del 9' sec., KA I nr. 24, r. 11. 12, e in Lidzbarski,
Kl nr. 38 del 4' sec. (DI SO 845.).
Per l'aram . ant ico /;zh pa. cfr. Fitzmyer, Sef. 40; R.De
gen, Altaram. Grammati k, 1969,78.
H.L. Ginsberg, FS Baugartner 1967, 7Is. , collega l'ebr.
fen. aram. *hZlV vedere con l'arab. hdw essere di
fro nte l); cfr.' ibid. la non accettazione dei verbo hdh II
vedere postulato nell'A T da M. Dahood, Bibl. 45,
1964, 407s. (anche HAL 280), sulla base di una supposta
corrispondenza tra l' ug. !ldye la nostra radice (contrario
WUS nr. 905; indeciso UT nr. 839).
~zh nell 'ebr. e nell 'aram . bibL compare soltanto al
qal; nomi deri vati sono QOzO? veggente l), baziE
Il patto (vd. st. 3b e -be/'TI 1/2d ), mce/J"'za c( fio
nestra e i numerosi termini per visione o
sim .: ~azon, hiizUI, haZOI, /Jizziijon, mabazle, aram.
h"'zLi/bamvo e ~ aZO I (BLA 185). Molteplici sono
anche i nomi propri formati con (lzh, p.e. f:l' za'/,
Ja~ azi ' el ecc. ( HA L 289a; vd . st. 4c).

21

hzh e i suoi deri vati sono attestati nell'AI


175x (ebr. 130x, aram . 45x, senza contare i nomi
propri ), e precisame nte il verbo ebr. 55x (Is 12x,
Ez , Sal e G iob 9x ciascuno, Prov 3x, Es, Num , MI ,
Cant e Lam 2x ciascuno, Am , Ab e Zac Ix eia
scuno), quello aram. 31 x (Dan 30x, di cui Ix part.
passo /J Qze nel sign. di adatto, usuale l); Esd Ix),
tra i sostantiv i bozle 17x (2Cron 7x , [s[ incl. 28,151
e ICron 3x ciascuno, 2Sam , 2Re, Am e Mi Ix eia
scuno), hozon 35x (Dan 12x, Ez 7x, Is, Ger e Ab
2x ciascuno), ~QZOI Ix (2Cron 9,29), bazia 5x (Is
3x , Dan 2x), /Jizzijion 9x (Giob 4x, [s 2x, 2Sam,
Gioe e Zac Ix ciascuno), mahazO? 4x (Num 2x,
Gen ed Ez Ix ciascuno), mceb"'zo 4x (I Re 7,4s.),
aram . h"'zii/ hcezwo 12x e hazal 2x in Dan. Le fre
quenZe maggiori si hanno' soprattutto in Dan (58
= un terzo di tutte le ricorrenze), Is ed Ez (nspet
tivamente 22 e 17x, negli altri libri profetici 17x),
G iob ( 13x).

31

a) Il sign. di 23 forme verbali ebr. quello di

guardare (in visione)) (vd . SI. 4a), ment re alt re


32 , co n sign. di vedere l), si trovano sparse (ec

462

cezion fatta di Es 18 ,2 1 e Mi 4,1I) nelle tradizioni


letterarie pi recenti (Sal, Giob, Prov, Cant , brani
postesilici di Is). Di quest i 32 passi 21 rientrano
nel linguaggio pi o meno teologico (vd . st. 4b-d ),
l I invece in quell o profano (vd . st. 3b). Ad eccezione dei passi citati sotto 3b, tutti i sostantivi derivati possono essere ricondotti al sign. guardare . C irca tre quarti delle ricorrenze di questa
radice si ricollegano a tale sign. (c fr. A.Jepsen,
Nabi , 1934, 43ss.). Con una modifi ca di questo significato principale, ~zh viene adoperato quando
Israele vede Jahwe e la sua azio ne nell a storia
e nella creazione (l 6x , vd . st. 4b ), pi raramente
quando Jahwe che vede (vd . st. 4c). Solo
nell'ultima fase della sua evoluzione il verbo
sinonimo poetico (G B 220b) di - r'h vedere l).
b) L' uso profano distingue fra di versi significati:
vedere (per G iob 8, 17 cfr. BH'; Horst, BK
XIV Il, 125s. 134) nel senso di fa re esperienza
di (Sal 58,9; cfr. Ecc\e 7, 1), mirare con gioia
(Cant 7, 1.1 ; cfr. Prov 23 ,31 ) o con una sfum atura
di mali gnit (Mi 4,11 ; cfr. Abd 12s.; BrSynt 96),
conoscere (considerando)) (Prov 22 ,29; 29,20;
cfr. ISam 25, 17), fare esperienza, appropriarsi
(G iob 15,17; 27, 12; Prov 24 ,32; cfr. Ecc\e 1,16),
guardare con attenzione, osservare (l s 47 ,13 ;
cfr. Es 1,16).
A I sign. vedere si ricollegano anche i sostantivi, usati
in un ambito profano, mce/J"zii fi nes tra ( IRe 7,4s.),
/;iJZi'i e hiiz"l = beril (ls 28, 15. 18; cfr. la bibl iogr. in
A. R.Johnson, The Cultic Prophet in Ancient Israel,
'1962, 13s. n. 3; -b eri I 1/2d: vedere, scegliere >
prescrivere ) e baZ"1 il mirare (Dan 8,5.8).
c) Anche i vocaboli aram . di questa radice sembrano presentare un'evoluzione analoga del loro
significato. Dall' uso primario collegato alle visioni
si form quello corrente di /Jzh nel senso di (star
a) vedere (Esd 4,14; Dan 3,25.2 7; 5,5 .23 ), intuire, sperimentare (Dan 2,8), essere adatto
(part . passo Dan 3, 19), e quello di ~"'zul ~ cezwo nel
sign. di figura (Dan 7,20). /J azOf aspetto, vista viene adoperato invece solo in contesto profano (Dan 4,8. 17).

41

a) /Jzh e i suoi derivati designano prima di


tutto il vedere in visione. Ce ne fornisce una testimonianza primitiva Num 24,4.16 (W .F.AIbright , The Orac\es of Balaam , JBL 63, 1944, 207233). ~zh e ma/J azO? si trovano ambedue nell' introduzione ad un detto che \'autopresentazione con
la sua formula di legittimazione ne' um Bi/'am qualifica come oracolo di un veggente. Balaam vede
visioni che procedono da Dio e le narra con parole
proprie. Come indica la costruzione genitivale formata da - ne' Lim unito ad un nome proprio di persona, i profeti adottarono nel loro linguaggio le
forme letterarie dei detti dei veggenti . Essi, per,
non usarono mai ~zh per narrare una visione: invece - /,'h il verbo che (come nell'oracolo del vegge nte in Num 23,9.2 1; 24 ,17) introduce la rela463

zione profetica di una visione (p.e. Am 7, 1.4.7; Is


6,1; Ger 4,23ss.; Ez 1,4; 2,9). /Jzh indica in genere
la recezione di una rivelazione (cfr. Wildberger,
BK X,5s.; Wolff, BK XIV/2 ,154). Si trova nella
motivazione dell' annuncio di giudizio, che Israele
cita (ls 30,10.10; Ez 12,27), nella requisitoria contro i falsi profeti , i qu ali a causa delle loro visioni menzognere costringo no Jahwe ad agire
(Ez 13,6-9. 16 [citazione del popolol.23; 21 ,34;
22,28; Zac 10,2), co me pu re nell a tradizione arcaica d i Es 24,9-11 (v. IIb), che descrive l'att o di
sti pulazione dell 'alleanza riportando una visione
altru i.
L'equi parazione tra veggente e profeta (A m
7, 12. 14; Mi 3,7, cfr. v. 5; Is 29,10; 2Re 17,13; cfr.
2Cron 9,29; 12,15 con 13,22; cfr. S.Mow inckel,
Psalmenstud ien III , 1923, 9ss.; H.Junker, Prophet
und Seher in Israel, 1927 , 77ss.; specialmente
. A.Jepsen, Nabi , 1934, 43ss.; R.Hentschke, Die
Stellung der vorexilischen Schriftpropheten zum
Kultus, 1957 , 150; S.Lehming, ZThK 55 , 1958,
163 n. 3; A.Gunneweg, ZThK 57, 1960,6) riflette
un processo storico (lSam 9,9; cfr. O. Ploger,
ZA W 63, 195 1, 157- 192; J.Lindblom , Prophecy in
Ancient Israel, ' 1965, 87ss.). I profeti, ereditando
le forme specifiche di esperienza e di espressione
dei veggenti , adottaro no anche le antiche designazioni. Usato in un senso quasi tecnico , il termine
/JozO? venne a significare un compito carismat ico
(forse del veggente l) per il quale non ogni nabi
era quali ficato (A m 7,12.14, cfr. Wolff, BK
XI V /2,359-36 1; [s 28,7; 30,10: ro'im e ~ozim
stanno in parallelo, cfr. Wildberger, BK X,5).
L' uso di hzh e di /,'h stato riferito alla co ntrapposizione 'tra veri e falsi profeti (F.E. Konig,
Der Offenbarungsbegriff des AT , II , 1882,
29ss.72s.; contrario J.Hanel, Das Erkennen Gottes
bei den Schri ftpro pheten , 1923 , 7S5.) o alle diverse
funzioni dei nebiim e dei profeti scrittori (A .Jepsen, Le., 53ss.; contrario A. R.J ohnson , Lc., 12 n.
2), oppure i due term ini veni vano considerati si nonimi (J .Lindblom , Lc. , 90). L' ipotesi invece che
hzh si riferisca alle audizioni piuttosto che alle visioni (cfr. Johnso n, Lc., I Iss.; si milmente Jepsen,
Lc., 48s.), sembra corrispondere di pi al modo
con cui vengono adoperati il verbo e i suoi derivati. Cosi l' autopresentazione di Balaam menziona hzh e mahazO? (N um 24,4.1 6 testimonia che
entrambi derivano dall'oracolo dei veggenti) insieme con \' ascoltare le parole divine l); perci
fin dai tempi pi antichi le diverse formazioni
dell a radice erano in rapporto con esperienze che
racchiudevano visione ed audizione. Il significato
di hozon in quanto visione si conserva ancora nelle
relzioni in prima persona di Dan 8- 11 (pi vol te
insieme con r'h q./ ni.); probabilmente tale signi ficato anche in Is 29,7; Ez 7,26; 12,22-24.27;
13, 16 (diversamente A. R.J ohnson, Lc., 7. 14.37s.).
Tutti gli altri passi permettono d i vedere nel sostanti vo un'espressione sinonima di - diibar parola (p.e. ISam 3, 1; Os 12,11 ; Mi 3,6s.; Sal
89,20); una tendenza in questo senso gi mani -

inn bzh GUARDARE

464

festa nell' ant ico impiego della rad ice in Num


24,4. 16, tendenza che fu poi rafforzata nell a trad izione proretica: cfr. l' unione di bzh q. con (1az6n
(A .R.Johnso n, I. c., 14 n. l: to make an observation ls l ,l ; Ez 12,27; 13,16), con diibar (ls 2, 1;
Am l ,l ; Mi l ,l ), massa' (- ns'; Is 13,1; Ab l , l ;
Lam 2,14. 14); cosi pure probabilmente baztir (ls
29 ,11 e singolare bazar 2Cron 9,29) = diibar, me ntre al cont rario in Is 21,2 bisogna pensare che si
tratt i di una visione. bizzajan mette in risalto (accanto a bazan d i Is 29,7; Dan 1,17; cfr. ISam 3, 1;
Mi 3,6) la vici nanza dei due fe nomeni del sogno
e della visione (Gioe 3,1; Giob 7, 14; 20 ,8; 33,15;
cfr. Giob 4,13; in un nome d i luogo Is 22 ,1. 5); nel
senso di dabar ricorre in 2Sam 7,17.
b) Vedere l ahwe o la sua opera significa: fare
esperienza dell' intervento di Dio o nell a storia del
popolo o dei popoli (cantico di Sion Sal 46,9; oracolo d i salvezza per il tempo della fi ne Is 33 ,17.20;
nell' Apocalisse di Isaia Is 26, 11 . 11 ; per Is 48,6 cfr.
Westermann , ATD 19, (58) oppure nell'esistenza
del singolo (tutte le ricorrenze si trovano nell' ambito dei lamenti individuali: Sal 17,15 modifica ,
58 ,11 sost ituisce una lode , cfr. C. Westermann ,
Das Loben Gottes in den Psalmen , 1953, 5 1s. n.
23s.; G iob 23 ,9 si collega come suppl ica all 'accusa
di Dio; 24,1 un' indiretta accusa di Dio, cfr.
C. Westermann , Der Aufbau des Buches Hiob,
1956 , 54s.; G iob 19,26s. affermazione d i fiduciosa certezza, Westermann , I. c., 8 l s.; a salmi di
fiducia individuale appartengono Sal Il ,7; 27 ,4;
63,3). Una volta bzh ricorre nella lode del creatore
(Giob 36,25 , accanto a nb{ hi. vedere ).
c) Invece Dio vede significa che Dio interviene a favore di qualcuno , cosi in Sal 17,2 ( preghiera int roduttiva di un salmo di lamento ind ividuale) e Sal 11 ,4 (salmo di fi d ucia).
Il doppio uso di vedere si rinette anche nei nomi di
persona formati con hzh. In tal caso essi corrispondono
o alla preghiera rivolta a Dio nel salmo di lamento , perch volga il suo sguardo che Dio/J ahwe veda ), oppure alla lode ( Jahwe ha guardato ); cfr. Noth, IP
186.198.

d ) Infine vanno ricordati anche altri significati :


(lzh vedere = giungere alla conoscenza
(Giob 34,32, confessio ne di peccati ), pascersi,
deliziarsi (ls 57,8, motivazione per un annuncio
di giudizio; d iversamente G. R.Dri ver, FS Eilers
1967 , 54), indagare = scegliere per un uffic io
(Es 18,21)
e) Il verbo aramaico, in ri ferimento a visioni ,
viene adoperato alla stessa maniera di bzh (p.e.
Dan 2,26) e r'h ( p.e. Dan 4,7. 10). Il derivato
bamvii (st. enf.) ricorre solo in riferimento al sogno (p.e. Dan 2,28) ed equivale in tal caso all 'ebr.

bazan e /:!izzajan.
5/

Per la traduzione dei vocaboli ebr. ed aram .


nei LXX cfr. W. Michaeli s, ThW V,324-328 ( =
G LNT Vlll ,9 10-922).
465

l'Tn

!lzq ESSE RE SA LDO

Le diverse linee su cui si sviluppa il significato di

bzh e dei suoi deri vati si ritrovano ancora nel NT:


si riferisco no formalmente ad una visione ~bt(,)
( p.e. Apoc l ,Il ), ISov (p.e. Att i 9, 12; Apoc 1,2),
e cosi pure OPotfLot(p. e. Alli 9,10. 12) e OPCXtn
( p.e. Atti 2, 17; A poc 9, 17); per indicare l'espe
rienza storica dell 'azione di Dio si usa ~bt(,)
( p.e. Mt 13,16); nel sign. traslato di percepire,
cogliere ricorrono ISov (p.e. Mt 5,16), ~E1t(,)
(p .e. Rom 7,23), OEWPEW (p.e. Atti 4,13), nel
senso di vivere OEWpW (p.e. Gv 8,51); cfr.
W.M ichaelis, art . opaw, ThW V, 31538 1 (=
G LNT V llI ,885 -1074).
D. Vetter

i'Tn

hzq ESSERE SALDO

teratura dtr.-cron . e in genere negli scritti tardivi


dell' AT.
Lo stesso quadro si ha per l'uso dell'agg. iJazaq (56x , di
cui Deut ed Ez 10x ciascuno, Es 7x , IRe e Ger 4x ci~
scuno). iJiizq ricorre solo 2x (Es 19,19; 2Sam 3,1), lJezceq Ix (Sal 18,2), iJ8zceq 5x (di cui ~x b e~8zceqjqd con
violenza in Es 13,3. 14.(6), iJcezqa 4x e ~ozqa 6x (5x
b e~ozqa con forza , inoltre 2Re 12, 13, dove forse si
deve leggere l'inf. pi ., cfr. HAL 292b).
Dal significato principale del qal essere/divenire saldo, forte si ricavano i significati
pi importanti delle coniugazioni derivate: pi o
rafforzare , hi . afferrare , tener fermo e hitp.
mostrarsi forte/coraggioso ( HAL 290-292; cfr.
l enni , HP 283), senza fondamentale distinzione
fra forza fi sica e forza psichica.

3/

Come sinonimi si hanno

Il La rad ice verbale bzq attestata oltre che in


ebr. anche in aram ., come pure in arabo (aram.
giud. , m and o e arabo anche hrzq).
Is 22 ,21 e Nah 2,2 (pi .) insieme con l'arabo ~azaqa (cfr.
sir. iJ ezaq) allacciare solidamente (Lane Il ,560) con
fermano la tesi di J.L.Palache, Semantic Notes on the
Hebrew Lex icon, 1959 , 29 , secondo cui il significato pri
mario di hzq legare saldamente intorno, cingere H.
A ragione' qu indi anche da Wagner nr. 99 !Izq pio nel si
gn ificato di cingere non viene considerato come ara
mais ma (contro G. R.Driver, SVT I, 1953 , 30).
Non si pu stabili re se l'acc. esqu massiccio, com
patto deri vi dalla stessa radice (cfr. AHw 257). D'altro
lato l'acc. iz/Sqiilu vincolo un prsl. aram. (AHw
408b; W. von Soden, Afa 20, 1963, 155). La stessa cosa
vale fo rse per l'acc. iJazi qalU fascia per la testa H, che
da Palache viene addotto come prova per la sua tesI
(l.c.), ma che attestato solo nel bab. recente e nel
neoass. (A Hw 339a).
Dalla radice vengono tratti gli aggettivi !lazaq e
!lazeq e i sostanti vi !lezeeq, (1ozeeq, . (1a!zqa e
!lozqa co i significati rispettivamente dt fone >~
e forza (!leezqa consolidamento e. !lozqa
in 2Re 12 ,13 restauro hanno la funZione di
in fi ni t i).
Per i nomi propri Ifizqi , Ifizqijjii(hli), Je~izqijjii(hli) e
JeiJcezqel cfr. Noth , IP nr. 474s.659s.
21 De lle 290 ricorrenze del verbo (qal 8lx, pio
64x, hi . 11 8x, hitp. 27x) 98 casi spettano all'opera
del Cronista (l C ron 12x, 2Cron 39x, Esd 5x,
Neem 42x). Le altre ricorrenze si trovano soprat
tutto negli scritti dtn.-dtr. ( Deut 9x, GtOS 8x,
Giud l 2x, ISam 6x, 2Sam 18x, IRe 9x , 2Re l5x),
nei tre grandi profeti scrittori (ls 21X, di cUi DU5
13x Ger 15x, Ez l 2x) e Dan (l3x). L' uso della ra
dic~ verbale nei tre profeti postesilici Agg (3x),
Zac (5x) e Mal (I x) si distingue nettamente da
quello degli alt ri libri dei dodici profeti mmon (05
Ix, Mi 2x , Nah 3x). I casi rimane nti sono: Gen 6x ,
Es 15x Leve Num Ix ciascuno, Sal 5x, Glob 7x ,
Prov 4~. !lzq ricorre dunque soprattutto nella lei'

466

-'m~

essere forte e -<zz

essere vigoroso , come pure i sostan ti vi 'oz forza e


-koa~, cfr. anche -jiid mano e _zero a. braccio.

Il qal si usa principalmente per esprimere la forza


prevalente di un popolo (Giud 1,28; G ios 17, 13;
2Sam lO, II ; 1Re 20,23 ), la pote nza di un re
(2Cron 26,15 ), la gravit di una battaglia (2 Re
3,26) e soprattutto di una carestia (Gen 41 ,56.57;
47,20; 2Re 25,3; Ger 52,6). In unione con jOd
mano , il qal significa essere coraggioso , prendere coraggio (2Sam 2,7; Ez 22,14), il pi o incoraggiare, eccitare altre persone (lSam 23 ,16;
Giud 9,24; Is 35 ,3; Ger 23 ,14; Giob 4 ,3) o se stesso
(Neem 6,9 inf. assol. invece della prima persona).
Quest' uso di !lzq si trova anche senza l'aggiunta di
iOd (q. 2Sam 16,2 1; pi o2Sam 11,25). In unione con
bejOd, bzq pi o si trova col significato di aiutare
in Esd 1,6, con lo stesso significato senza be, ma
con jOd, in Esd 6,22, senza bejOd in 2Cron 29,34
(anche come hi . Ez 16 ,49; Lev 25,35). Il pi o nel
senso di difesa militare significa la fortificazione
di determinate citt (2Cron 11 ,12), di torri (2Cron
26,9) o di regni (2Cron 11 ,17), nell ' hi. significa il
rafforzamento di una guardia (Ger 51 ,12). Mentre
2Re 12,6-15; 22 ,5s.; ICron 26,27; 2Cron 24 ,5. 12;
29,3; 34,8. 10 usano il pi o di !lzq per denotare il restauro di edifici, Neem 3,4-32 (34x) adopera l' hi.
per il restauro delle mura della citt (con un'eccezione: 3,19 pi .; cfr. l enni , HP 103s.). Soggetto di
un hi . nel senso di afferrare sono spesso termini come spavento (Ger 49,24), terrore
(Ger 8,21 ), tribolazione (Ger 6,24; 50,43) e
dolore (Mi 4,9). Anche l' hi. unito ajOd (con
b'jOd prendere per mano Ge n 19,16; Giud
16,26 ecc.; co n jOd aiutare Ez 16,49 ; Giob 8,20;
cfr. Gen 21 ,18 con jOd e be tenere la mano protettrice su qualcuno).
Vanno menzionate in panicolare anche le espressioni
con daba, parola (come sogg. di iJzq q.) e con 'al
della persona (2Sam 24,4 = ICron 21 ,4 l'ordine del
re rest saldo di fronte ... ; Mal 3,13 insolenti discorsi
andate face ndo contro di me ), co me pure la formu la
usata nel racconto di una visione la mano di Jahwe
stava posata grave (agg.) su di me Ez 3,14 (-iad).
467

4/

In campo teologico il pi o (Ez 30,25 hi . dopo


24 pi .; cfr. l enni HP 89) significa il rafforzamento operato da l ahwe. Esso d i riferisce soprattutto all a forza dell a difesa militare (Giud 3, 12; Ez
30,24; Os 7, 15; Sal 147,13). Anche Sansone nell a
sua ultima ora chiede fo rza divina (G iud 16,28) e
Dio guarir un giorno le pecore trascurate dai
cattivi pastori (Ez 34,16, cfr. v. 4).
Mentre lo l ahwista per descrivere 1' ostinazione
usa forme del termine -kbd, l'Elohista e il codice
sacerdotale si servono di bzq q. per esprimere
l'ostinazione di se stessi, e di !lzq pio per esprimere
l'ostinazione che si compie ad opera di Dio
(F. Hesse , Das Verstockungsproblem im AT,
1955, 18s.). In Es l'oggetto sem pre - Ieb
cuore (cfr. anche Ez 2,4, con l'agg .). In Ger ed
Ez invece vi anche una relazione con pani m
volto (Ger 5,3 pi.) e mi$ab fro nte (Ez 3,7-9,
agg.). Questa ostinazione va spiegata pi dal
punto di vista della storia dell a salvezza come
un passaggio attraverso il giudi zio di Dio orientato in senso universale, escatologico (1. Moltmann , RGG VI,1385), che non ricorrendo ad una
aporia teologica (l'A T non poteva attribuire l' inganno a potenze demoniache) o ad una legalit religioso-psicologica (cfr. von Rad Il ,158-l 62;
E.Jenni, Th Z 15, 1959 , 337-339).
L' imp . di !lzq (sing. e plur. qal) e le espressioni
ampl iate (!lzq insieme con 'm$ sii forte e coraggioso Deut 31,7.23; Gios 1,6.7.9. 18; ICron
22,13; plur. : Deut 31,6; Gios 10,25; 2Cron 32,7;
insieme con 'sh e agisci in diverse combinazioni Esd 10,4; ICron 28,10.20; 2Cron 19,11 ; 25 ,8;
q. con l'hitp. 2Sam 10,12 = ICron 19,3; l' imp. q.
ripetuto in Dan 10,(9) trovano la loro ambientazione come formule di incoraggiamento nell'oracolo di salvezza (certamente in origine prima della
guerra: Deut 31,6.7.23; Gios 1,6.9; 10,25; 2Sam
IO 12' 2Cron 32,7) e in generale nella promessa dl v i ~a di assistenza, per cui si trova l'aggiunta frequente non temere (Deut 31,7; Gios 1,9; 10,25
ecc.) e la formula io sar con te (Deut 31 ,8.23;
ICron 28 ,20; 2Cron 19,1l ; cfr. H.D.Preuss, .. .
ich will mit dir sein! , ZAW 80, 1968 , 139-( 73).
Nella letteratu ra dtr.-cron . la formula (i n diverse
configurazioni ) si riferisce anche all 'osserva nza
dell a legge (Gios 1,7; lCron 22,13; 2Cron 15,7; cfr.
Esd IO 4' 2Cron 19,11 ; Deut 12 ,23) e in Agg 2,4
e l Cr~n ' 28 ,10.20 alla costruzione del tempio.
L'espressione ampliata con 'sh (vd. sp., cfr. Agg
24 ) rim ane comunque limitata ad Agg e Cron
CW .A. M.Beuken , Haggai-Sacharja 1 -8, 1967 , 5360 , il quale al pari di N.Lohfink, Dle dtr. Darstel lung des Dbergangs der Fi.ihrung Israels von Moses auf Josua, Scholastik 37, 1962 , 32-44, consIdera la formul a di incoraggiamento come parte Irttegrante dell a forma letteraria dell' insed iamento
nell' u ffi cio). !lazaq lVa(1azaq SI trova solo una volta
nel racconto di una visione (Dan 10,19). Cfr. anche -' ms 4.
La formu la bejad !lazaqa con mano forte si ri:
fe risce in Num 20 ,20 (1) ad Edom , ma nel restanti

V.

ptn

iJzq ESSERE SALDO

468

ca i (specia lmente nel Deut, dove l'e pressione


stata per lo pi ampliata in con mano forte e
braccio este o) i riferisce all'azione salvifica di
Dio che libera dall' Egi tto (al riguardo per -jM e
_zeroa'; B.s.Childs, Deu teronomic Form ulae of
the Exodus Tradi tion, FS Baumgartner 1967 , 3039).

51 L' u o di bzq negli scrilti di Qumran somiglia


a quello dell' AT, solo che non ricorre il pi. nel
senso di ostinarsi e manca l'espressio ne con
ma no fo rte riferi ta all 'esodo. Per il T dr.
W.M ichaelis, art. xpcho, ThW 111 ,905-9 14 =
GLNT , V,975-1004); W.Grundmann , Der Begrirr
der Krart in der nt l. Geda nkenwelt , 1928.
A.5. van der Woude
~t!ln

hl' MANCA RE

La radice *1](' sbagliar(si) appartiene al


semitico comune (Bergstr. Ei nr. 190; P.Fronzaroli ,
AAN LR VIII I20, 1965 , 252s.263 .268): acc. I]a(!i
mancare, peccare (AHw 337s.35O; e anche IJiru//jir i tu ma ncanza, peccato ), ug. IJ[' peccare (WUS nr. 1019; UT nr. 952), aram. b[,
peccare (DISO 85; KBL 1075a; il verbo manca
nell'aram. bibl.; la pi ant ica altestazione A ~ . 50
b['jk le tue mancanze con terza radicale', pi
tardi > j), arabo /jari'o co mmeltere errore
(Wehr 220s.), et. IJa['o non trovare (Dillmann
619s).
Nell' AT il verbo ricorre al qal mancare ( un bersaglio), sbagliarsi , all ' hi. in senso causati vo nor- .
male indurre al peccato o causativo interno
lasciarsi fuorv iare, fall ire (Jenni, HP 267), al
pi. con valore estimativo-dichiarati vo dover riconoscere qualcosa come errato (Gen 31,39) oppure denominativo togliere il peccato (privati vo di be!') o presentare co me sacrificio per il
peccato (term inati vo-operativo di bouo' r),
all' hitp. riflessivo-privativo purificarsi dal peccato (per Giob 41,17 riti rarsi dr. Holscher,
HAT 17,96).
Come sostanti vi per peccato o si m. accanto al
segolato masc. be[' *bi['- , cfr. acc. IJir u) si
hanno quatt ro fem minili: bcer'o (solo Num 15,28
txt?), baro' o (BL 463), bo((o' o (solo Es 34,7; Is
5,18; BL 477) e (1O((0'r (BL 61 1.613). A questi va
aggi unto il nome d'agente bo((o' colpevole, peccatore (BL 479).
Il

L'aram. bibl. possiede i sostantivi ~ alaj peccato (Dan


4,24) e (come prst. dall'ebr. ) ~allaja sacrificio per il
peccato (Esd 6,17K, Q ~al1a ' a).
21 Un prospetto delle 595 ricorrenze della radice nell ' AT (verbo 237x, nomi 356x ebr. 2x
aram.; in Lis. manca Num 29,25 bou o' r) dato
dalla tabella seguente (SOltO altri sono raccolti
i ~~~e)me bcer'o [I x Num ), bo((o'o [ Ix Es e Is) e baro o.
469

~~n

bI' MANCARE

qal pi . hi . Ililp. !/(Y


Gen
7
Es
8
Lev
25
um
8
Deut
5
Gios
2
Giud
3
ISam 14
2Sam
4
IRe
13 - IO
2Re
3 - 15
2
Is
I
4
5
Ger
13
I
Ez
Il
O
5
Am
Mi
Ab
Sof
Zac
Sal
8
Giob
Il
Prov
6
Eccle
6
Lam
3
4
Dan
Esd
Neem
ICron
I
2Cron
I
AT
181 15 32
9 33

~I(l({'

(th ri

~UI{!ii'1

101.
4 15
8 22
82 116
43 67
4 18
I 3
4
6 21
I 5
18 42
15 36
12 26
13 27
24 41
5 Il
I 3
6 7
I
I
3 3
!3 34
6 18
7 16
8

8
8
I
Il

19

Il

2
18
293 593

Pi di un quarto delle ricorrenze del verbo rientra


nell 'ambito del vocabolario proprio delle tradizioni
sacerdotal i (Lev , um, Ez). Un altro quarto si
trova nei libri storici (sopraltut to ISam -2Re); una
parte di queste ricorrenze, sopraltulto le forme hi. ,
sono dovute alle tradizio ni linguistiche dtn.-dtr.,
fra le quali vanno annoverati anche Os e Ger. I
profeti indipendenti (parzialmente) da questi due
gruppi non adoperano la parola o l'adoperano in
misura mlmma.
Le ricorrenze pi ant iche si Irovano in J (1Ix) ed E
(IOx), negli slrali pi antich i dei libri di Samuele, in 15,
Os, e anche in Deul e Gios. Si tratta di circa un quarto
di tutte le ricorrenze.
Dei dive rsi nomi quasi un terzo si trova parimenti
nel vocabolario sacerdotale (P, Ez, dr. anche Sal,
Dtis e Tritois). Anche il linguaggio dt n.-dtr. ha la
sua parte, ci rca 50 ricorrenze. (10((0 " si trova in
due quint i buoni di tutti i passi col sign. di ." sacrificio per il peccato (cfr. per la statistica
R.Knieri m, Die Hauptbegriffe mr Sli nde 1m AT,
1965 , 195.).

31 a) Il significato primario mancare (un bersaglio ) si pu cogliere alla lettera in Giud 20,16
(hi.) erano tutt i capaci di colpire con un sasso un
capello, senza sbagliare , mentre in Prov 19,2
chi si affretta sui suoi passi, va fuori strada diviene chiaro il passaggio dall ' uso letterale a quello metaforico riferentesi ad una deviaziOne
nel modo di vivere. Pi importante constatare
che la radice - salvo poche eccezioni (cfr.
470

anche Prov 8,36, con la parola opposta m $' trovare nel v. 35; Giob 5,24 allora non mancherai
di niente ) - stata usata quasi esclusivamente
per designare falti di carattere religioso. In
quest'ambito il termine viene adoperato solamente con valore fi gurato per gi ud icare negativamente determinati comportamenti . Il fatto che il
termine formalmente ed oggelti vamente squali fi ca un atto non meglio precisato, ritenendolo una
trasgressione, una mancanza, lo rende adatto a designare in maniera generale l' idea di peccato .
Inoltre sia lo stesso significato primario sia l'ambito in cui sono usati tutti i derivati nei loro ri spettivi contesti denotano la fattualit della trasgressione (cfr. p.e. qal Gen 39,9; 40,1; 42 ,22; ISam
2,25; bo((o' Gen 13,13; be[' Lev 19, 17, ecc.).
Queste sono le ragioni per cui la radice bi ' nell' AT viene
utilizzata pi di tutti gl i altri termi ni per esprimere il
concetto di peccato . Il verbo prevale di gran lunga su
tutti gli altri verbi che significato peccare (Knierim,
I.c., 13.19). Anche i sostantivi, presi insieme, hanno la
prevalenza, ma sono seguiti immediatamente da -'alVan.
Solo per l'aggettivo si verifica una nella prevalenza di
rasa' (-d') rispetto a l]al1a'.
b) Il termine adoperato per buona parte in formule fisse. I modi di dire standardi zzati e le
espressioni composte con le rispettive ambientazioni denotano che Israele si trov esposto a commettere trasgressioni in ambiti molto vasti e diversi (cfr. Knierim , I.c., 20-55.257s.). Una trasgressione poteva aver luogo in settori istituzionali zzati come la requisitoria di Jahwe nel processo
cultuale, la tora sacerdotale, la predicazione, l'alto
di soltomissione (politico o giuridico), la co nfessione dei peccati (cultuale o politico-giuridica) del
singolo o del popolo. Questa realt e tulte le implicazioni giuridiche contenute nel termine mostrano che il peccato viene indicato e valutato
in maniera ufficiale (istituzionale) ed oggeltiva
mediante categorie valide universalmente, e in
base ad esse va riconosciuto anche da colui che
accusato di colpa.
Quanto al verbo , dominano le seguenti espressioni: (I ) l'antica confessione ufficiale dei peccati
falta dal singolo, la cui formul a principale nell' AT
boro' ri ho peccato (30x); essa ricorre soprattutto nella confessione dopo il convinci mento giu ridico (in contesto sacro o profano) (Gios 7,20;
ISam 15,24; 2Sam 19,2 1; 24,10; Sal 41 ,5; 51,6) e
nella protesta di innocenza dopo un'accusa (Giud
Il ,27; ISam 24,12); (2) la confessione dei peccati
fatta dal popolo boro 'nu abbiamo peccato (24x)
nella pratica della penitenza o nella preghiera di
penitenza; essa costituisce il presupposto perch si
modifichi una situazione di necessit o di sorrerenza ed in stretta connessione co n l'abbandono
del culto degli dei stranieri e col canto di lamento
del popolo (c fr. Num 14,40; 21 ,7; Giud 10,10. 15;
ISam 7,6; 12,10; Ger 3,25; 8,14; 14,7.20; Dan
9,5ss.; [)an 9,5ss.; Neem 1,6); (3) la formula di incriminazione o di convincimento (3' pers. sing. o
plur. perr. qal) che ambientata in avveniment i
471

profani (Gen 40, I; ISam 19,4) o sacri o nel loro rispettivo linguaggio (Es 32,31; Os 4,7; Sal 78,32;
Sof 1,17); essa svela una trasgressione o d fo ndamento al giudizio; (4) quest' ultimo genere letterario ricorda nell a 2' pers. sing. o plur. nelle accuse
della predicazione profet ica o deu teronomica formulate con un discorso direlto (p.e. Es 32 ,30;
Num 23,23; Deut 9, 16.18; Ger 40,3; Os 10,9).
Per i sostantiv i si possono individ uare ci rca 15
modi di esprimersi (Knierim , I.c. , 43-54), i quali,
con diverse ambientazioni , si riferiscono praticamente a tutti i tipi di trasgressione (giuridica, cultuale, sociale ecc.), cfr. esempi per ognuno di essi
in 2Sam 12,13; Ger 16,10; Os 8,13 ; Gen 41,9; Lev
16, 16; Mi 3,8; Sal 59,4; 32,5; Lam 4,22; Sal 51,4;
Ger 36,3; Sal 85,3; Is 44,22. Vanno menzionati in
particolare ( l ) ns' ber' portare una trasgressione ( 17x), spesso tradotto con perdonare ;
l'espressione si ri ferisce tuttavia al fatto fo ndamentale che di una trasgressione bisogna sopportare il peso, mentre la questione se ci signi fichi
perdono o punizione del peccatore di pende dal
contesto, secondo il quale tale peso va sopportato
o dal peccatore od anche da uno che lo rappresent i
(dr. Lev 19,17; 22,9; 20,20 accanto ad Es 34,7 e
Gen 50,17; Es 32,32; lSam 15,25); (2) il collegamento della radice br' con mur morire ( Il x),
d r. p.e. Deut 22,26 (peccato degno di morte) e
Am 9, 10; Deut 21 ,22; 24,16; 2Re 14,6; Ez 18,4.20.
c) L'etimologia del termine < mancare il bersaglio ) e i vari contesti mostrano che il criterio secondo cui un atto gi udicato trasgressione
non costituito da comandamenti specifici, ma
dal fatto che sia leso un rapporto comunitario: un
uomo manca verso un uomo o verso Dio (cfr. le
dichiarazioni programmatiche ISam 2,25; Ger
16, 10-12; IRe 8,46). Dal momento per che un
rapport o comunitario im plica corri spo ndenti
norme di condotta, si contravviene a tale rapporto
quando si trasgrediscono le norme. Per questo
motivo dove si parla di trasgressione si parla
anche di norme, p.e. nella trasgressione dell'anatema (ISam 14,33ss.), in caso di adulterio (2Sam
12,13) o di delitto sessuale (Lev 20,20), in caso di
furto (Gen 31,36), nella colpa cont ro il sangue 111nocente (2 Re 21,17), contro gli unt i di Jahwe
( ISam 24,12), nel culto degli idoli (Deut 12,29s.),
in trasgressioni di carattere sociale (Mi 3,8; 6,6-8
ecc.). Osea pone insieme senza distinzione mancanze di ordine giuridico, etico-sociale e cultuale
(Os 4,1.6-8).
Significativo l'impiego del vocabolo anche nella cosiddetta sfera giuridico-profana, p.e. nella confesSione con
cui Ezechia riconosce il suo atto di rivolta (2 Re 18,14),
o nel caso di inosservanza dei doveri professionali da
parte del fornaio e del coppiere del faraone (Gen 40,1),
cfr. anche Gen 42,22; 43,9. Tenendo conto anche della
nota impossibil it di stabilire una distinzione netta fra il
campo profano e quello sacro, quest'uso del termine dimostra comunque come il parlare di peccato si estendesse a tutti i campi della vita e non si limitasse per
nulla al solo settore religioso.
~~n bi '

MANCARE

472

Perch un dato comport amento sia giud icato una


trasgressione , fo ndamentalmente irrilevante
che esso sia cosciente o inconscio. In moltissimi
testi una imile distinzione non ha assol utamen te
alcuna importanza. La qualifica cade non sul moti vo o sui sentimenti ma ul fatto in quanto tale.
Trasgressioni inconsapevoli sono citate in Gen
20,9; Num 22 ,34; Lev 4 e 5; Sal 38 ,4.19; 41 ,5 (cfr.
Knlenm, I. c., 68). L' uomo quindi responsabile
anche per la trasgressione inconscia. Questo modo
di gi udicare, che si fonda su un piano oggetti vo
senza alcuna considerazione p icologica, dimostra
la dipendenza che il peccatore ha nei confronti di
un gi udi zio che cade su di lui dall'esterno. Tuttavia testi come Gen 4,7;Deut 15 ,9; 22,26, in cui
sottoli neato l'aspetto soggetti vo della condotta e
testi come Gen 20,7. 17; 1Sam 14,45; um 2221 ,13s. ecc., in cui si parla del condono otte~uto
per trasgressioni involontarie, dimostrano una crescente tendenza a tener in maggior conto la responsabilit soggetti va e soprattutto a pon are la
trasgressione ad un li vello pi alto di consapevolezza.
chiaro che il termi ne viene usato dove si ha una
concezione dinamistica dell'esistenza
campo
d'azIOne che determina il destino ), e pi precisamente dove SI suppone una stretta unione tra trasgressione e condanna, e una stretta relazione tra
comunit e indi viduo. Il peccatore deve morire
nel suo (le!' una frase rimasta valida per secoli
(cfr. Num 27 ,3; Deut 19, 15; 24,16; 2Re 14,16; Sal
51,7; Dan 9, 16). Qui come altrove diviene manifesta una recipro~a connessione tra mentalit giundlca e mentalita legata alla sfera dell 'azione' tale
connessione vuole esprimere la legalit dell'~ni(}
ne stretta tra trasgressione e condanna (mediante
la mentalit gi urid ica), come pure l'unione stretta
di ent ram~ queste categorie giuridiche (medi ante
la mentahta legata al la sfera dell'azione).
Anche una mentalit totalitaria o corporativa inflUisce ongmanamente sul linguaggio del peccato (cfr. Gen 9,22; 20,9; 26,10; Gios 7, Il ; 2Sam
24,16; Os 7, 1; 8,5; 10,5.7; 14,1). Ma sotto l'influsso
di un'esperienza pi differenziata, essa si modificata e m determinati punti scomparsa. Alcuni
elementi di questo cambiamento si trovano: ( l ) in
Es 2.o,5s.; Ger 32,18: si accentua il prevalere della
grazia nspetto alla condanna, sempre in riferi mento ad una comunit (cfr. Es 34,6s.; Num
14,18 );(2) m Gen 18,17ss.: ci si chiede se il destmo di una comunit venga deciso tenendo presente la mmoranza dei giusti o la maggioranza dei
peccaton; (3) GIOS 7: SI abolisce il vincolo che
liene unilo Il popolo dando maggior peso al vincolo familiare (cfr. 2Sam 24,17); (4) Num 16,22:
DIO degli SPlTltl di ogni carne, un uomo (solo)
pe~c?a, e V!:,OI tu adirani contro tutta la comunila. . ,Qw dlstmguendo fra peccatori e giusti si
Scopre l mdlvlduo. Cfr. anche il passaggio alla formula glundlca m Ez 18; Deut 24,16; Ger 31,20.
Nella mlsu.ra m CUI chiara, questa Scoperta del
Singolo SI e compiuta grazie all a distinzione fra

Es

473

N~n iJl' MANCARE

giust i e peccatori operata dall'attento studio sacer.


dotale dell a tora.
d) La radice (II.' il termine dominante della diffUSISSima termmologia vtr!. relati va al peccato
(cfr. Knl enm , I.c., 13 n. I e 19). Mentre quasi tutti
I termini hanno originariamente un significato
S~:CI~CO qU~~t ? al l ~~o contenuto, (lt' , ra 'a (-r" ),
- aWOI/ e p(J!sa (-ps) sono concetti formali che
vengono adoperati di preferenza come termini generali per designare Il peccato . Fra questi ra'ii
male, catt iveria sta da solo, mentre gli altri tre
vengo no adoperati come complementari , e questo
appare dal fa tto che 14x essi compaiono l'uno accanto all 'alt ro nello stesso contesto immediato o
pi ampio: Es 34,7; Lev 16,21; Num 14,18; Ez
21 ,29; Sal 32,1.5; 59,4; Dan 9,24, cosi pure Is
59,1 2; Ger 33,8; Mi 7, 18s.; Sal 51,3-7; Giob 7,20s.;
13,23 (cfr. Is 1,2 .4; Ez 33,10.12). Per quanto questo trinomio acquisti carattere di formula ed
esprima sistematicamente la moltitudine di tutte
le possibili tra gressioni , i tre termini della formula non si possono considerare per nulla sinonimi . Cia cuno di essi pone in luce negativa i
peccati a proprio modo. Ma sicuro comunque
che dove e si vengono adoperati insieme come
formula , sostitui sco no intenzionalmente tutti gli
altri termini esprimenti l' idea di peccato .
a) Tranne poche eccezioni , il termine /J( ', in
tutti i suoi derivati , adoperato quando si fanno
afferm azioni teologiche. Dopo ra'a esso nell' AT
il termine teologico pi frequentemente usato per
peccato (cfr. per questo tema in generale le
teologie vtr!. e Th .C.Vriezen, RGG VI,478-482
con bibliogr. , inoltre Knierim , I.c., e S.Porban,
Sin in the Old Testament , 1963). In quanto tale
esso defin isce teologicamente determinate azioni
e modi di comportarsi; con esso, cio, un atto o
una condotta ricevono una connotazione negativa
in quanto condannati da Jahwe. Questa connotazione negativa trova espressione in una grande
molteplicit di forme e di campi, nei qual i tuttavia
si presuppone sempre l'azione condannatrice di
Jahwe e quind i un motivo specificamente teologico. Il carattere teologico dell'idea di trasgressione non si fonda pertanto sul modo, solo formale e psicologicamente poco approfondito, di intendere il significato della parola, ma sul se e sul
come Jahwe interessato ad una trasgressione. In
questo senso la trasgressione ha lo stesso peso
di qualsiasi altro tipo di peccato . La valutazione statistica delle preferenze accordata dalle
singole fonti dell ' AT a questa o a quella terminologia conferma questa constatazione (cfr. Knierim , I.c., 245ss.).
41

b) Questi sono i contesti principali in cui trova


espressione la connotazione negativa in quanto
giudizio di Jahwe: ( I) il giudizio di Jahwe in un
detto di Jahwe o nell 'ambito di una predicazione,
e la confessione dei peccati che ne consegue (c fr.
i modi di esprimersi sp. 3b). In questi casi ri474

sulta ch iaro nell a maniera pi diretta come il riconoscimento del peccato si fondi su una rivelazione che lo manifesta (cfr. anche Lam 2,14;
4,22b; Mi 3,8; Is 58,1); (2) quando /Jr' implica
azioni contro Jahwe o gli ordinamenti di Jahwe o
contro uomini che godono della protezione di
Jahwe; (3) quando nella trasgressione di norme
vengono toccati pri vilegi di Jahwe e un rapporto
comunitario da lui protetto; (4) quando, in conformit alla concezione oggettiva dell a colpa, Jahwe
si presenta agli uomini co me il giudice del tutto libero dal controllo umano, e quando l'uomo manifestando una responsabilit soggetti va si accorge
dell'impossibilit di sottrarsi al confronto con Dio;
(5) quando la mentalit giuridica e quella legata
alla sfera dell 'azione sono mezzi con cui Jahwe
punisce la trasgressione (cfr. Knierim , I.c.,
82ss.; cfr. p.e. Os 5,12.14; Am 3,6b); (6) quando
Jahwe nella storia, nella vita del si ngolo e della comunit stabilisce sovranamente, modifica o infrange nella sua misericordia quella connessione
unitaria fra peccato e condanna che caratteristica della trasgressione.
51' Nei testi di Qumran si trovano sia il verbo
(4x) sia le form e nominali /Jet' (Ix) e /JaNii'r ( 15x,
Kuhn , Konk . 70). Sorprendente l'uso quasi costante di questi termini in formule fisse che si ricollegano alle espressioni vtr!.
Il comportamento dei LXX interessante per il
fatto che le circa 26 espressioni ebr. per peccato
vengono rese con soli 6 termini , e ci indica senza
dubbio che nell'ambiente di lingua greca si
avuta una forte tematizzazione e teorizzazione
della concezione vtr!. del peccato; cfr. G.Quell ,
ThW 1,268s. (= GLNT 1,719-723 ). Per questo
.tutte le derivazioni della radice /J!' vengono tradotte costantemente dai LXX con ,xf.!.OtPTcXVW, .
"')J-OtPT['l( ecc., solo in qualche caso con &lhx':w,
&tx[Ot, e solamente le coniugazioni derivate del
verbo sono rese in altra maniera. Per il NT ci significa che si potrebbe ritrovare /JI.' soprattutto in
<X1.LOtPT[Ot ma che "'f.!.OtPT[C1. non ha avuto per
nulla iJt' come unico equivalente ebr., prescindendo totalmente in questa considerazione dalla
nuova concezione ontologica e amartologica del
NT (cfr. G.Quell-G.Bertram-G.Stahlin-W.Grundman n, art . "'f.!.OtPTcXVW , ThW 1,267-320 = GLNT
1,7 15-862). In un caso tuttavia pare che ritorni nel
NT una tipica concezione vtr!. , quando si parla del
portare il peso del peccato (ns' 'iiwonliJer'): Gv
1,29; cfr. I Piet 5,7; Gal 6,2.
R.Knierim

;,~n

/Jjh VIVERE \1 I n

Il a) La radice I:UJliJwj vivere molto sviluppata nel semO. , manca invece nell 'acc., il quale
ha l'equivalente ba/ii(u (P.Fronzaroli, AANLR
VIII/l9, 1964, 248s.263; V1II123 , 1968,

475

280 .29 1.300; - p/f). Molteplici attestazioni si tro-

vano gi nelle iscrizioni paleosem. (can. : EA


245,6, cfr. CA D H 32b; ug.: WUS nr. 911.916; UT
nr. 856; Grbndahl 137; fen. pun ebr e aram..
DISO 86s.; HAL 295s.).
In ug. e in fen . pu n. si ha pure come seconda radicale
,!,_ (cfr. anche i nomi amor. in Huffmon 7Is. 19Is.);
per Il modo di sCrivere nel pun . e per l' imp. ave passato
nel lal. e usalO come formula di salulo cfr. Friedrich
17.78. 120.
Non possibi le slab ilire un'elimologia soddisfacen le. N
respirare " (Gesenius, Thesaurus 1,467s.) n reslringe rsi ( H.J .Fleischer, Klei nere Schriflen I, 1885 , 86) risullano persuasi VI.
Nell' A T da un a seconda radice iJwh vanno fani derivare:
!wwwa campo di le nde , iJaj schiana ( ISam 18,18;
secondo L.Oelekal , VT 14, 1964, 27s., anche Sal 42,9) e
iJajja schiera (2Sam 23,11 . 13; Sal 68 ,11 ); cfr. HAL
284a.296b.297b.

b) Nell 'ebr. il verbo oltre che in qal compare nelle


coniugazioni pio e hi . La 3 a masc. sing. del perf.
qal appare talvolta, soprattutto nel Pentateuco,
come un verbo di 2 a geminata (BL 423).
Tra le forme nominali derivate dal verbo si trova
prima di tutto il sos!. e l'agg. iJaj vita o vivente , come pure il suo fem. /Jajjii , il quale alcune volte ha il significato astratto di vi1lW) ma
pi spesso esprime il collettivo esserivive~ti .
Il plurale tantum /Jajjim nel significato di
vita viene inteso per lo pi come un plurale
astratto ( plur. di durata ).
Secondo Brockelman n si lran erebbe di un significalo
co ncrelO che s i trasforma in astrano, partendo dall'agg.
iJaj: beiJajji m fra i vivenli > in vila ( BrSynt 16;
b!ljm in un'iscrizione fen . della fine del 6' sec. lKAI
nr. 13, r. 7] pu significare lanlO fra i vivenli quanto
in vila ). iJajji In slato inteso anche come una formazione analogica artificiale, ossia come un a ricostruzione
secondari a di uno Sl. assol. partendo dallo Sl. es. sing. iJe
erroneamenle rilenulo plur. (J .Bart h , ZOMG 42, 1888 ,
344; Nybe rg 202).

Come sostantivo verbale si trova con ma- preformativo miiJjii sussistenza , , il divenir vivente , e l'apaxlegomenon, formato con la fin ale
-ilr dell'astratto, iJajjilr vita, per tutta la vita
(2Sam 20,3; cfr. BL 505). Apaxlegomenon anche
/Jiijor , agg. plur. fem . piene di vita (Es I ,19; cfr.
BL 465; diversamente G.R.Driver, ZA W 67,
1955, 246-248 ).
La radice compare raramente come elemento di
un nome di persona: solo nei due nomi teofori formati da una frase: JeiJi 'e/ e JeiJijjii Dio/Jahwe \
vive (iussivo con valore di indicativo ).
Nell'aram . bibl. si hanno qal e ha. , e le formazioni
vivente , lJajjin vita e lJewa

nominali lJaj
animale )),

2/ Le ricorrenze dei vocaboli (secondo l'elenco


di Lis., che si discosta da quello di Mand., ma
considerando agg. Sal 18,47 e 2Sam 22,47) si possono disporre seco ndo la tabella della col. S. (II =
baij nel sign. di vita ).

i1'n bJh VIVERE 476

Gen

E
Lev
um
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger

Ez
Os
Am
Giona
Ab
Sof

Zac

Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle

Q.I

pio

hi.

~1Q1

49
3
3
5
15
3
I
2
4
6
16
7
9
43
I
3

4
4

26
3
23
6
8
2
I
22
15
22
18
8
16
24
2
2

I
3
I
I
3
I
2
I
I
I
4
2

AT

5
3

(ruiim

20
4
I
12
2
I
2
4
4
2
4
4
2

6
3
31
4

tOl.

125
16
36
15
39
12
5
30
26
34
43
30
33
107
9
5

3
2

3
1\
5
4

20
2

Lam
Est
Dan
Neem
ICron
2Cron

4
I

Il

13
5
I
2
I
8
I

3
6

I
26
7
33

4
I

81
30
38
2
I

13
2

25
4
I

3
6

4
205

8
5

56

4
23 236

I
7
777

97 12 148
Si ha inoltre mi!l} 8x (per i testi vd st 3f) hlfi! e I .. Ix; non si tiene conto del nome di 'lu~gO
~n, ~'S. Gen 16,14 inserito erroneamente sotto'
e I a:alll' bi bI. SI /IlContrano qal 5x ha. Ix 'mi 5 '1 ..2x , ~ e lVa 20x .
"
.-v x, .Il(Jj/l'
Le grca 800 ricorrenze della radice si trovano soprattutto
:~ en (I26x), .. ~z ( 107x) e Sa l (8 Ix). sorprendente
assenza di (IQ1J' m /Il Cron/Esd/Neem '1
uso da parte dei profeti ( 14x).
e I uo scarso

W'r-Iah(;'-'?'-',':

la)). ,

tempo: opratt ut to negli. alberi genealogici della


tradIZIo ne sacrdotale in Gen 5 e Il , e anch'in
Gen 47,28; 2Re 14, 17 = 2Cron 25,25' Ger 357Glob 42 ,16; Eccle 6,3.6; Il ,8).
'
"
Il verbo ass ume un sign ificato leggermente modificat~ m quel tesu dove designa non tanto una
condI ZIone duratura quan to piuttosto un fatto ma.
mentaneo: tornare alla vita ( IRe 17,22; 2Re
13 ,21, Is 26,14.19;. Ez 37,3.5s.9s.14; Giob 14, 14).
Strett ame nte affi nI ad eSSI , e per gli antichi israelit I qua .1 pe~ null a divers i, sono quei testi in cui
(!fil espn me I acqUI star sa lute, la guarigione da una
malatt Ia (Gen 45,27; Num 21,8s.; Gios 5,8; Giud
1\19; 2Re 1);. 8,8- 10.14; 20,7; Is 38,9.21). Se si
puo defi nt re Il nacq uistare la salu te come un divenIre vIvente o un venire all a vita, allOra dobbiamo
co ncl udere che l'essere malato considerato come
una dI mInUZIone di vita, e che la vita genuina
so l.o quella dell 'uomo sano. Risulta abbastanza
chIaro che vivere nell ' AT non significa soltanto l'essere fisica mente vivo, ma la vita sana
pIena.
,
Il ign ificato si mod ifica in un'altra direzione
quando si sottolinea il sostentamento della vita
corporale (Gen 27,40; Deut 8,3; 2Re 4,7).
Come oggetti compaiono, olt re alle persone, lbb
cuore )} (Sal 22 ,27; 69,33), 1/'/'5 anima (Gen

12,13; 19,20; IRe 20,32; Is 55,3; Ger 38,17. 20; Ez 13,19


~~u:. ; _47 ,9; Sal 119,175), fli a(1 spirilo (Gen 45,27),
~ a1l101 OS a (Ez 37,3.5).
Le piante e, cosa strana , gli animali non sono mai soggetto del verbo il}lt .
ell'acclamazione l e(1i hamm,l,k ( ISam 10,24; 2Sam
16,16; IRe 1,25 .31.34.39; 2Re 1\ ,12 = 2Cron 23 ,11 ; cfr.
. Neem 2,3) il verbo probabilmente in forma iussiva con
valore di indicativo: il re vive, egli nel pieno possesso
del pOlere regale ( P.A.H de Boer VT 5 1955 225231 '
cfr. per Dan 2,4; 3,9; 5,io; 6,7.22 con I~ i mp. .
'

b) /I pi . e l' hi ., entrambi col sign. conservare in


vi ta,. lasciar vivere ancora , si distinguono fra loro
per il fa tto che il pi . sottolinea maggiormente il
3/ Tu.tte le varie forme dell a radice si raccol- contrasto con morire/essere morto mentre
gono pIU.O meno strettamente attorno all ' idea di l' hi. esprime l'idea attenuata di durata' (lenni ,
vita ~). E oppOrtuno partire dal verbo e poi, sull a HP 37.58.6 1-64).
~ase diesso, prende~e m constderazione le diverse In alcuni testi troviamo un uso ampl iato, tecnico
e dI grande effetto del pi. : 2Sam 12,3; Is 7,2 1 alOrmazlOnl nommali astratte e colletti ve.
levare (piccoli di bestie) , Os 14,8 coltivare (il
ai. /I significato fonda mentale del qal ed anche il grano)>>, ICron Il ,8 riedificare (una citt) >>;
plU freq uentemente attestato, ess~re/ rimanere quest' ultimo signifi cato anche nel fen. (KAI nr. 4,
'~ vita ; m tale concetto sempre incl uso in qual- r. 2).
c e maniera_ ii contrario di morire/essere c) I;a) significa tanto vivo quanto vivente
morto (- mUl), anche quando ci non vi
espresso chiaramente. Spesso si ha una contrapep~~ (( VIVUS e vivens ), ed ha funzione di aggettI VO e di sostanti vo. Si riferisce agli uomini, agli
Slzlone
accentuata
.
vivere e
n
.
, p.e. nell 'espresSIone
anImali ed anche a Dio, ma non alle piante, che
on mome (Gen 42,2; 43,8; 47, 19; Deut 336'
nell ' AT non vengono mai considerate come esseri
2Re 18,32; Ez 18,2 1.28; 33,15; Sal 89,49; 11 8 1'7) vivent i (E.Schmitt , Leben in den Weisheitsbli~~~)re mome e non vivere (2 Re 20, 1 ,,; Is chern 10b, SprUche und l esus Sirach, 1954, Il 6).
Il term ine (w) pu inoltre venir accostato a nd!fres
Si h a un s~nso attenuato quando I:!Jh viene deter anima (Gen 1,20.2 1.24.30; 2,7. 19; 9,10.
~mato plU concretamente con l'aggiunta del
12. 15./ 6; Lev 11 ,10.46; Ez 47,9) e a basar
u ogo IO del tempo (( stabilirsi permanentemente
carne (Lev 13, 10.14-16 della carne ulcerosa di
m un uogo : Gen 47,28 ; Lev 25,35s.; Lam 4,20;
una ferita: ISam 2,15 dell a carne cruda di maiale).
477 il'n &11 VIVE RE
478

Un uso pi ampio si ha nell 'espressione acqua


viva (cio corrente) >> (Gen 26, 19; Lev 14,5.6.5052; 15,13; Num 19, 17; Ger 2, 13; 17,13; Zac 14,8;
Cant 4, 15).
Per l'espressione k 'l ~ajja in questo tempo fra un
anno (Gen 18,10. 14; 2Re 4,16.17) cfr. l'acc. ana bal(
l'an no prossimo (A Hw 99a; R.Yaron , VT 12, 1962,
500s.; O.Loretz, Bibl. 43 , 1962, 75-78: ~ajja non vita ,
ma nell'anno venturo ).
La form ula di comparazione (I} (I}m vivente dei vi venli si lrova come ti tolo regale in un'iscrizione sepolcrale neopu n. (KA I nr. 16 1, r. I).

Come sostantivo I;a) ricorre soltanto nell a formula


di giu ramento: be x per la vita di X (M .Greenberg, lBL 76, 1957,34-39). Il nome retto della catena costrutta quasi sempre Dio/ l ahwe; il nome
reggente allora I; a). Nei rari casi in cui si fa un
gi uramento per un uomo, la formu la nOrmalmente I;e-nafi ekii e compare per lo pi un ita al
giuramento per Dio che si presta nello stesso momento: per la vita di Dio e per la vita dell a tua
anima ; senza n!fG!s si incontrano solo I;e -,adoni
(2Sam 15,21) e (le-Far'o (Gen 42, 15s.). In (10)- 'ani
per la mia vita I;a) agg. (si vedano i testi in
HAL 295).
d) L'agg. fe m. I;ajjii ci che vive tanto al sing.
quanO al (ilur: sta a designare semplicemente gli
esseri viventi , cio soprattutto le bestie (cfr.
gr.~i;iov) . Per lo pi il vocabo lo denota gli animali selvaggi che vivono in libert, in contrapposizione agli animali domestici (b ehemii; Gen 8,1;
Ez 14,15; 33,27; Sof 2,15; Sal 148, /0; Giob 37,8).
Talvolta si fa un' ulteriore delimitazione: gli animali della terra in contrapposizione agli uccelli e ai
pesci (Gen 1,28; 8,19; Lev 11,2). Eccezionalmente
per I;ajjii pu designare anche gli animali domestici (N um 35 ,3) o le bestie da soma (ls 46,1).
I;ajjii ha anche il sign. astratto gi vi ta , s<,lprattutto in Sal e Giob (5x nei di scorsi di Eliu ), dove
sinonimo di - n!fG!s.
e) Come vocabolo generale per vita si usa il
plur. l;ajji m. Il suo campo semantico, come accade
per il verbo, viene determinato fondamentalmente dal contrasto con morire/ morte . Questa
contrapposizione si esprime chiaramente soprattutto nel Deut , e anche p. e. in 2Sam 1,23; 15,21 ;
Ger 8,3; Giona 4,3.8; Prov 18,2 1.
Indebolendo il suo significato, I;ajjim viene a siglllfcare durata della vita quando con
esso si vuole determinare un tempo, soprattutto nelle espressioni l'me I;ajjim giorni di
vIta (Gen 3,14.17 ecc., circa 30x), 0 eme) Se ne
I;ajjim anni di vita (Gen 23,1; 25,7. 17 ecc. ,
cIrca 15x). Anche al di fuori di queste espressioili hajjim pu avere quas i il valore di un termine
temporale, p.e. Gen 7,11 ; Lev 18, 18; Giud 16,30;
Eccle 3,12; 6, 12.
Quando non indica la durata, I;ajjim pu assumere un valore pi generale e significare quasi
esclusivamente esistenza , p.e. Gen 27,46; Es
1,14; Eccle 2, 17; 9,9; 10,19.
479

Ci sono passi in cu i I;ajjim e - n!fG!s sono quasi


termini interscambi abil i. Ogni vivente pu esere espresso tanto con ko/-I;a) quanto con ko/-hann!fG!s, p.e. Gios 10,28.30.32.35.37; cfr. inoltre
Sal 21,5; 64,2 (I;ajjim) con Giob 31,39; Est 7,7
(n!f G!s). Il pi delle volte comunque la differenza
chiara; essa sembra consistere soprattutto nel pi
alto grado di oggettivizzazione che caratterizza
l'i dea di I;ajjim: al contrario di n!fG!s, I;ajjim non
viene considerato come un inerente principio
vitale legato al corpo, ma come un possesso
o pi esattamente co me un dono di salvezza
(vd. SI. 4b).
f) Il sostantivo verbale mil;)ii viene usato in un
campo abbastanza specifico e rispecchi a in diverse
maniere l'azione del verbo o l'evento da esso
espresso, sia al qal: diveni r vivo (Lev 13,10.24
co me termine di med icina sacra per espri mere
l'eSCrescenza dell a carne di una piaga; 2Cron
14 ,12; Esd 9,8s. detto del riv ivere, del riprender
fi ato di coloro che sono stati resi schiavi), sia nella
forma causativa: conservazione della vita (Gen
45,5; cfr. Ecci i 38 ,14). mil;)ii pu anche designare
qwtlcosa di concreto: viveri (Gi ud 6,4; 17, 10).
PrOv 27,27 ha con lo stesso significato I;ajjim.

4/ a) Le attestazioni vtrt. dell 'espressione


Dio vivente sono legate prima di tutto e in maniera preponderante alla formul a di gi uramento
per la vita di Jahwe/ Dio (cfr. M.R.Lehman n,
ZA W 81, 1969, 83-86, con paralleli dall'Oriente
antico). La fo rma pi freq uente I;a) Jhwh (4 Ix,
di cui 30x in Gi ud-2Re; inol tre I;a) ,adon) Jhwh
Ger 44,26; I;a) hii'a!/ohim 2Sam 2,27; I;a)-'e/ Giob
27,2). La fo rmula compare anche nei cocci di Lachis (KA I nr. 193, r. 9 I;)hwh; nr. 196, r. 12 1;)
Jh wh). Il gi uramento come auto-testimonianza
divi na I;a)-'ani (I;a) 'iinoki Deut 32,40) com'
-vera che io vivo si ha 23x ( um 14,21.28;
Deut 32,40; Is 49,18; Ger 22,24; 46,18; Sof 2,9
e 16x in Ez).
AI di fUOri della fo rmula di giura mento, ci sono
soltanto 14 testi in cui Dio viene designato come
I;a): ' a!/ohim I;ajjim Deut 5,26; ISam 17,26.36; Ger
10,10; 23,36; 'e/I;a) Gios 3, 10; Os 2, 1; Sal 42,3;
' '''/ohim I;a) 2Re 19,4.16 = Is 37,4. 17; I;p) Jhwh
(d ahwe vive 2Sam 22,47 = Sal 18,47. E singolare il fatto che parecchi di questi passi siano
molto vicini tra loro per co ntenu to, soprattutto
quelli di ISam e 2Re, che si trovano in testi in cui
ci si scaglia contra un nemico straniero che ha ingiuriato il Dio d' Israele. Anche Ger IO, IO ricorda
questi passi , in quanto si mani fes ta anche qui una
polemica contro gli dei stranieri. L'opposizione
verso gli dei stranieri domina Gios 3,10: il Dio vivente d' ISraele disperder i cananei, gli ittit i ecc.
ev idente che in questi luoghi si tratta di un linguaggio di ven uto ormai convenzionale. Il Dio
vivente viene nominato specialmente nelle dichiarazioni polemiche cont ro i popoli e gli
dei stranieri .

il'n bl l1 VIVERE 480

L.Delekal, VT 14, 1964, 27s" ha SUPPOSIO che ha}


neWe pres ione '/ !,q} ignilcasse originariame,ile
slIrpe (crr. ISam 18 ,18), e che 'l !w} ln dall'inizio
slesse In opposIzIone agII dei slranieri.
L'impressione che del Di o vive nte si parli so lo
manIera molto discret a, i rafTorza non appena
, prend? no In co n s l d er~z i o n e i pa i con (/(Jjji 111 .
Mal nell AT vlt a/v lt altt a appaIono come un attri but ~ divin?, pesso in ~ece sono una co nseg uenza
dell attl vlta sa lvI fic a .dl DIo. Quando Dio soggett o, allora vIt a e oggetto dei seguenti verbi :
"!" dare (Deut 30,15. 19; Mal 2,5; Giob 3,20),
g l redI mere (Sal 103 ,4; Lam 3,58), "F custodIre (Sa l 64 ,2), ~1VII pi o di porre, mandare (Sal
133 ,3),. 'sII ra re (Giob 10,12 ). Dio ronte
della vit a ( al 36 ,10); il timore di Dio co nduce
alla vi ta (Prov 19,23). Lo si pu pregare per ottenere la ~Ita (Sa l 21,5) e perc.h egli non rapisca la
VIt a del l orante (Sal 26,9). E quindi del tutto logIco che quando si parla di Dio vengano usate le
rorme rattltlvo-causati ve. Sui 56 passi co n il pi ., 26
hanno come soggetto Dio (nei sal mi 19 casi).
Nelle 23 ncorrenze dell ' hi. Dio soggetto in 9
passI (mai nei sal mi ).
Da queste con iderazioni les ica li si pu co ncludere che l'AT non ha dato molt a importanza al
ratto ~I presentare Jahwe come il Vivente. Vita e
vltallta quasI mal vengono considerati come attributi propri di Jahwe. L'accento viene posto tutto
sul ratto che Jahwe dona la vi ta e ha potere ulla
vit a, non sul ratto che egli stesso ne partecipe.
Il ItnguagglO vtrt. SI dlfTerenzia cosi da quello deglt altn popoli dell 'Oriente ant ico, i quali parlano
senza nserve della vita e della vitali t dei loro dei
(C hr.Barth , Dle Errettung vom Tode in den indivlduellen Klage- und Dankliedern de AT 1947
36-41; crr. anche L.Diirr, Die Wertung des Leben~
1m AT und I.m antlken Orient , 1926). Il ling uaggio
dl ~erso espn me anche una diversa concezione di
DIo:. da una parte la deificazione della rorza vitale
che In effetti significa un'identit rra Dio e la vi ta'
dall 'altra una netta distanza rra il creatore e I~
rorze vltalt dell e creature.
tn

b) /:zajjim vita , a difTerenza di ncJces, non


una carattenstlca essenziale e naturale dell 'uomo
'
ma un dona di Dia.
Ci particolarmente chiaro nel Salmo di Ezechia Is
38 ,9~20,. dove la Vlla che viene nuovamente concessa al
guanto e IIlleSa come vlla davant i a Dio, vila nella lode'
~ . 19 la Vita, la vlla, essa li loda, come io oggi . Quesl ~
r~se , che SI contrappone al v. 18 ' .. la morte non li glon

IC3 ... )),

sana~

most ra c.he con ~1QjF In si intende una vi ta

donala da DIo (dr. C. Westermann , Das Lo en


Goftes III den Psalmen, .' 1968, 120- 122, con cilazione di
;hr. Barth, I.c., 151: SI nOlI per che la lode di Jahwe
a allo Slesso lempo la runzione di esprimere una carallerlSllCa della vllal ll l.
La vita dono.di Dio, poich l' uomo. stato creata
per la vita, CI~ come ncJces bajj (Gen 2,7). L'essere VIVO dell uomo SI Identifica col suo essere
creato, nel sua essere VIVO eg li si ricanosce c.ome
481

i1'n

!1jh VIVERE

crea tura di Dio. Dal momento per che la vita si


trova co ntinuamente espo ta al pericolo, essa pu
e se re nuava mente promes a contro un simile risc hiO e u~a imile minaccia, cantro ogni amevo.
Itmento: e quanto accade soprattutto nel discorso
co nclUSIVO di Deut 30,15-20. Qui si ha uno stretto
lega me rra la promessa dell a vita e l'annuncio dei
co mand amen ti . Attraverso i comandamenti viene
ass icurata ad Israele la vita. Ci accade soprattutto
nel cul to (Lev 18,5; Deut 30,15. 19). G. von Rad
(( Gerec htigkei t und Leben in der Kultsprache der Psa lmen, FS Bertholet 1950, 41 8-437 =
Ge Stud 225-247) vede in questo cannubio tra la
proclamazione dei co mand amenti e la promessa
dell a vit a un elemento castituti va della rede in
Jahwe (p. 427 = 235). In mado particolare l'obbe.
dienza ai ca mandamenti di Dia viene ~ollegata
co n la vi ta, nel Deut ma anche alt rove (Deul 4,1;
5,33; 8, 1; Il ,8s.; 16,20; 22,7; 25,15; crr. Es 20,12;
Glob 36, Il ; per Ez 20 e 33 err. W.Zimmerli, ThZ
13 , 1957,494-508 = GO 178- 191).
Anche nell a letteratura sapienziale la vita viene
orrerta co me un dono di salvezza se si ascoltano
gli amm onimenti del maestro di ~apienza o se si
segue la chiamata della sapienza che si presenta
co me persana (Prov 3,ls. ; 4,10.13. 22s.; 7,2; 8,35;
9,6; crr. Ch.Kayatz, Studien w Proverbien 1-9,
1966, 102-107, per i parall eli eg.). L'offerta della
vita non ha pi alcuna connessione con il culto e
na n viene propo ta ad Israele nel suo insieme ma
ai singa li (von Rad 1,454ss.).
c) La questione se l'A T conosca una vita dopo la
morte risolta in maniere malto di verse. La rispo
sta dipende soprattutto dal modo con cu i si intendano alcuni salmi , che parlano di una preservazione dalla morte e di una salvezza dallo seol, soprattutto Sal 27; 49; 73. Secanda Barth, I.c., 165s.,
salvare dalla morte equivale a salvare dalla
ma rte ostile, minacciosa e giud icatrice e non si
rireri ce ad una continuaziane della vita dopo la
morte. AI ca ntrario von Rad 1,419s., trova, soprattutto in Sal 49 e 73, una rarte preoccupazione
teoretica , che non legata ad a un singolo stato di
necessit , ma si rirerisce sostanzialmente ad una
vi ta al di l dell a morte. Tuttavia in queste affermaziani dei salmi si tratta nan di una speranza
nell 'aldil , co me generalmente si crede, ma
dell'uomo pia che si rinsalda nella rede che la comunione di vit a can Jahwe dev'essere indistruttibile, capace di superare anche i confini della
morte.
L'attesa di una risurrezione generale dei morti si
trova solo nell 'apocalittica. L' Apocalisse di Isaia
parla di una risurrezione dei gi ust i (ls 26,19),
mentre Dan 12,1-3 attende una risurrezione di
tutt i, per alcuni all 'eterna abominio , per gli altri all a vita eterna .
5/
ei testi di Qumran compaiono tanto le
rorme verbali che quelle nominali. Il sos!. ~ajjim
si trova spesso ca me reggente di catene costrune

482

metaroriche in parte malto ard ite, come esa me,


luce, rante, alberi , stilo dell a vita .
Per i LXX e per l'ulteriore sviluppo nel T delle
linee sopra indicate crr. G. von Rad-G.BertramR.Bultmann , ar!.~"w, ThW Il ,833-877 ( = GLNT
1111 365- 1480); H.J.Kraus, Der lebendige Gott ,
EvTh 27, 1967, 169-200.
G.Gerieman

Il verbo. ricorre 19x al qal (Prov 12x), 3x al pi. , 2x


al pu ., 2x all 'hitp. e I x all'hi.
Le ricorrenze di Es appartengono lulle a P, quelle di Ez
si concentrano in Ez 27s., quelle di Dan in Dan I.
L'aram. hakkim si trova 14x (i n Dan), /:zokm 8x
(E d 7,25 e 7x in Dan). In tutto l'A T la radice ricarre quindi 340x.

Il sign ificato principale di /:zkm , sempre secondo l'etimolagia tradizionale, essere saggloltl
sapiente/sapienza '). In tal modo si esprime co n
esattezza la natura comune e specifica del campo
semantico del vacabolo(crr. H.-J .Hermisson, Studien wr isr. Spruchweisheit , 1968 , Il s. 187-! 92 , al
contrario G.Fohrer, ThW VII,476; vd. mol tre
H.H.Schmid , Geschichte und Wesen der Weisheit 1966 196-20 1 e soprattutto G. von Rad ,
Wei'sheit i~ Israel, 1'970, 18s5.); l'analisi semasiologica deve pertanto st udi are -seguendo sempre
le singole deri vazioni dell a radice - le dlfrerenze
nell ' uso e l'ampiezza di significato di ciascu n termine.
a) Il verbo nella sua con iugazione randamentale
esprime anzitutto lo stato dell' essere saggIo ,
intendendo questo come qualcosa di oggettivamente definibile, la cui presenza efficace (a nche se
solo suppo ta, err. Deut 32,29; Prov 9,12.1.2) rende
possibili alt re attivit, e la CUI assenza ra SI che anche altre realt vengano a mancare (err. Jenlll , HP
27ss.): oltre ai pas i gi ci tati , anche Zac 9,2 (Iro:
nica-concessivo); Prov 23 ,15 ; Eccle 2,15.19 (tutti
al perL ), inoltre I Re 5,11 (con impL cons., espnmente continuit); err. Giob 32,9 (con ImpL nell a
cd . proposizione naminale camposta). Quando. tnvece nelle altre 9 ricorrenze di Prav (vd. HAL
30l a che inesattamente cita tutte le ricorrenze di
Prov' a questo proposito) viene adaperato come
predicato un impL (Prov 9,9; 13,20 Q; 19 ,20; 20,1;
21 ,11 ) o un imp. (Prov 6,6; 8,33; 23 ,19; 27, 11 ) (err.
anche Eccle 7 23 con il caortativo), all ora ti verbo
assume valor~ ingressivo: di venir saggio ; in tal
caso 1' essere saggio viene visto come un ratto
futuro e conseguente, spesso come il risultato di
un altro ratto' con " altro ratto" si intendono qUI
tutte le diver~e passibilit di divenire saggio: rra
queste si passono ricordare l'esperienza (Prov 6,6;
13 20) o l' istruzione (err. 9,9; 21 ,11 ), ma sapratlU~to un ascoltare obbediente che cond uce
all'aziane (8,33; 23 ,19; in particolare 19,20:
ascolta il consiglio [ 'e~ l e accetta la dl SClplma
[mtisr, -jsr]. Il divenir saggio vuoi dire educazione; gli imperativi vogliono esortare a conseguirla.
. .
Il realizzarsi dell'essere-saggio viene espresso mediante la coniugazio ne pi oin senso rattiti~o : rendere saggio (Sal 105 ,22? 11 9,98 ; Glob 3) ,11 ; I n:
spettivi soggetti sono: GIUseppe, I coman?amentl
di Dio, Dio). Il part o pU., ancora m quest ambito,
esprime il risultato (1' essere stato reso saggIa )~),
in un senso in certo qual modo teclllco: essere (m
qualche maniera) esperto (Sal 58 ,6; Prav 30,24;

3/

~:O hljil FORZA -

0= koah.

C~n hkm ESSERE SAGGIO


1/ La radice bkm attestata nell a maggior parte
delle ramificazioni linguistiche sem. (oltre a GB
229b vd. spec. HAL 30la; ug. : WUS nr. 924; UT
nr. 859; H.-P.Miiller, UF l , 1969, 89 n. 81; ren .:
KAI nr. 26A 1,13; aram.: DISO 87s.; KBL 1075b),
tuttavia l'origi nalit dell'acc. ~akmu comprendere capire stata discussa a lungo (HAL 30la
con bibliogr.; CAD H 32s.; AHw 309a; err. inoltre
A.Finet, AIPHOS 14, 1954/57, 132, e CAD A/ II ,
345a).
Accanto al verbo hkm essere/divenire saggio
(qal, pi. , pU ., hi., hitp.) si trovano in ebr. il nome
/:zkm esperto, saggio; il sapiente e gli astratti
/:zokm sapienza (solo sing. , ma vd. s!. ) e
/:zokmof sapienza , che stato inteso (crr. HAL
302a) o come plurale astratta di (1Okm (GVG
Il ,59; Joiion 211.236.4 17; G.Fohrer, ThW VII,476
n. 85) a come una rarmaziane singolare tardi va (GK
86 I; BL 506; W.F.Albright, SVT 3, 1955, 8).
L'aram. bibl. ha lJakkim sapienti (solo plur. l come
designazione di persona, e l'aslrallo lJokmii sapienza .

21 Il prospetto che segue rende ev idente che il


termine ha la massima rrequenza negli scritti sapienziali .
verbo !lakam lJokma !lOkmol tolale
3
Gen
3
18
Es
8
9
8
2
Deul
5
1
Giud
I
6
2
2Sam
4
21
IRe
17
3
14
Is
5
9
17
Ger
Il
6
8
Ez
3
2.
Os
2
I
Abd
I
1
Zac
I
13
Sal
6
4
2
28
Giob
18
2
8
102
Prov
47
39
13
53
Eccle
28
4
21
2
ESI
2
3
Dan
3
2
ICron
I
I
15
2Cron
9
6
AT
318
149
4
27
138

483

l:I~n !lkm ESSERE SAGG IO

484

cfr. H L, 301a; Jenni , HP 162 .). Co n l' hitp i


espnme I aut o-rea lizzazione dell'e sere saggio (Es
1.10; Eccle 7, 16), ment re col part. hi., che ricorre
una ola volta (Sal 19,8; cfr. Jenn i, HP 73 .8S) se
ne e pnme la ca usa.
'

20, 16ss.). La co n ulenza del re garanti va un .


verno saggio e gIUStO, il quale incombeva so
tutto al re stesso (cfr. Prov 20 26' Eccle 4 13)P atCUI
peclalm ente S. aIomone, 111
' " quanto 'is" hakam
per
( I Re 2,9) e .sagglO
fig ho dI Davide (I Re 5,21'
Fra i ver~i si noni.mi o almeno paralleli sono da menzio- 2Cron 2, Il ), e dIventato tipo del re saggio, la cui
nare. -bi li .caplre ".(Glob 32,9), mentre bili in DeuI
aplenza otten uta In dono era grande oltre misura
32,~9 (par. a sk/ capire . esprime piU110Sl0 il ri ult alO ( I Re 3,12, 5, Il S. ) (cfr. anche Prov I l' \O l' Ecdell ess~:e sagglo,~ (che.del reslO non i veritica); inolcle 1,1.16; 2,3 s. ; Al t, KS Il ,90-99; Noth, G~Stud
Ire /q!, da al acquislar In lelligenza (Prov 21 Il) .
99- 112; R.B. Y.Scott , SVT 3, 1955, 262-279, anche
~1. /lJ.'qa!, cresc~re. in ~apere (Prov 9,9; cfr. 1',5);'
. W.Porteous, Ibld. 247ss.). In ognuno di questi
I Eccle e caral1e:,sllco m/ affalicarsi (Eccle 219)'
cor:n e parallelo di IJkm pio si lrova ' /p pio inse n ~re.; ca I SI tratt a dI Singole. persone o di gruppi di uoSGlob 35, 11 ). Per l'hilp. di Eccle 7, 16 sorprende~le trom1l11.' che sono rttenutl espert i in qualche cosa in
are c~me parallelo vetit ivo non essere giu to oltre mi- man Iera speCIfica e professionale; ci vale anche
(~ra '9~~efi oppost, SI possono citare: /i~ beffare per GIuseppe (Gen 41 ,33.39; cfr. G. von Rad Jo( P~~~ 13,2)cr. 20,1; 21 ,11 ) e r" ni. andare male
sephsges~hl Chte und altere Chokma, SVT 1, 1953,
120- 127 - GesStud 272-280) e per il principe di
b) IL'essere:s~ggio viene espresso in fo rma nomi- Ti ro), descntto con tratti mit ici , il quale pi
aggIo d i DanIele (Ez 28,3; cfr. Zi mmerli BK
na e cOSn I;akam (sing. masc. 78x fem. 3x plur
masc. 4x, fem. 3x), il quale in ~olt i casi' v ien~ XIlI ,66 Iss.; a nc~e Dan 1,4.17.20; vd. st. 3c.
come aggett ivo (cfr . ',-s- /',a-ka-m uomo Nell o stes oo tempo i testi - soprattutto quelli degli
sadoperato
.
~gg_lo , p. e.2 Sam 13,3; IRe 2,9; Prov 16 14' ben sc ntt l s aplenzlah - laSCIano intravedere un altro
I;a~am J~ho saggio Prov \O l ' 13 I.' 15 20' tipo d iverso e indi pendente di hakam/h' kamim
ma!lcek !wkam re saggio Prov 20 26) 'IS' .' , che non direttamente esperto' in umi qualch~
usato In f '
.
"
x VIene professlOne~ ma che esercita il proprio urficio
'.
unzlone predIcativa (Jenn i HP 26
~tl azl one dei testi ), mentre .il pi delle' volte si ~~~ come sapIente , p.e. accanto ai sacerdoti e ai
profeti (Ger 18,18, dove comunque non va sottod~~~o ~o~e so~~a~tlvo (<< 1.1 sapie.nte ). Presci n- valutato un a petto politico e cort igiano, cfr.
.
a . rov , 4, dove 111 funZIone predicativa
Mc Kane, Lc., 42.128 n. I). II sapiente anziVIene apphcato alle bestie e da Is 3 1 2 d
'.
fensce a Dio (cf G' b 9' 4'
" ove SI n- tut to un uomo della parola, che distribuisce con2S
I
. r. IO " e anche Ger IO 7 e slgh (Ger 18, 18) e compone e raccoglie dett i (Prov
. am 4,20), .11 nome attribuito ag li uomin i ~on
d Iverse accezIonI
22,17; 24,23; Ecc\e 12,9-1 1; cfr. Prov 1,6; Ecc\e
L'(~essere perspi~ace ed esperto dell ' uomo i 9,17); le sue parole ottengono favore (Ecc\e 10,12),
rea Izza su una Vasta area' in genere h-k- _ ma possono anche essere di rimprovero e di correzio ne (Ecc\e 7,5; cfr. Prov 15,12.3 1); la sua li n(G.~~~~~ si +~t~d~;r~~tJ be)ne di qualcti: c~~ ~ gua
(Prov 15,2) e le sue labbra arrecano scienza
tratta di ~na qu I h ' ss.: Qua.lc he volta i (Prov 15,7) e salute (Prov 12,18), e il suo parlare
, .
a c e capactla tecl11ca co me I
procede da un cuore sagg io (Prov 16,2 1.23; cfr.
caso dell attIvit manuale delle donne (Es 3S 2~)
ma fOP3rattutto degli uomini (Ger \O 9' cfr 'BH; IRe 3, 12). Olt re a possedere l'autorit che gli denva ?al uo cuore saggio , cui si aggiunge anper S ,3; In testi tardi vi so tt
'. '
.
sione con l'ed'fi '
pra utto 111 connes- che I apporto dell a sua esperienza - poich egli
C. 35-36' I I IcazlOne del tempio Es 28 ,3; 31,6; un ncercatore , che vuole trovare e capire
I;aras I;dka;,r~:r~~hl;~ ~Cper~~ 2,6.1 2s.; in Is 40,20 " senso delle cose (cfr. Ecc\e 8,1. 5. 17; 12,9; inoltue di divi . ' ) Se nza
ne1 costruIre statre Hertzberg, KA T XVII/4,21 5ss.; anche Giob
ti vi t cond~:~ 'con og~etto co ncreto poi l'at- 15,7ss.) - egli attinge all a tradizione ricevuta dai
donne (Ger 9 16s) pen~la p.e. nel la menti delle . padri (cfr. Giob 8,8-10; 15,18; inoltre Fohrer, Lc. ,
e di magia (lS\3; ~f~e~all~~rJI tIpI dI 1I1ca ntesimi 492s.); si lascia ammaestrare (Prov 9,9; 12,15;
gono esercitati
' part. pu. ), che ven21, Il ) e amministra eg li stesso una dottrina ( Iora),
mente il plur., v~opr~tt ~tto da stranieri (special- che una sorgente di vit a (Prov 13,14). Sicch
Il sapIente non soltanto un consigliere, ma
I
co me un maestro ed un educatore (vd. p.e. Prov
, Oppure Fohrer I 483'
.~.
anche su materiale ug.: H- ~'M" ' dettaghato,
Il ,30; 15,31 ; 18, 15; 22, 17; Ecc\e 12,9; inoltre
mantl sche Weisheit und d' . o' uller, Mag lschW.Zi mmerl i, ZAW 51, 1933, 18Iss.; W.Richter,
I, 1969, 79-94), e cos
le ~staItDa nlels , UF Recht un d Ethos 1966 147ss.' Hermisson Le.
quando si consiglia ilP~re nell ambIente dicorte
11 3ss.).
'"
"
(-h ' cfr P A H d B e su quest IonI pohtlche
Abbiamo fi n qui illustrato un uso ristretto del ter, . . . . e oer SVT 3 1955
W.McKane Prophetsand W
, , 42-71; mine, per cui esso nel signifi cato suo pi proprio
in ri ferimento ai popoli v . IS~ Men, 1965, ISss.; (e 111 qualche modo collegato ad un ufficio parti19, 1ls.; Ger 50,35; 51,5 t~~12~ Si:eEsGen 41 ,8;,~s
colare) designa il sapiente . vi per un altro
2,27), nel qual cas
'
" ' .. t 6, 13, Dan
~so pi ampio del termine, pe; il quale - come gi
l'intelligente ast uzi~ ~uo essere utlhzzata anche
e apparso sopra - possono essere qualificate come
I una donna (2Sam 142 '
sapient i cerchie pi vaste di persone; i confi ni
485 0:l'1 /:tkm ESSERE SAGG IO
' ,
486

f!

~tellOa7m5baggiOr p~~t~ d~i ~~s~i ~~ t~~s~r;~ ~lr;

;0

comunque non sono ben definiti . Saggio in


generale col ui che presta ascolto al conslglto ( Prov
12 15) e ama la disciplina (Prov 13,1, cfr. I
co~m .; 19,20; 29,15). Egli rallegra suo pad re
(10,1; 15,20; 23,24). E un uomo forte (cfr. Prov
21 22' Eccle 7 19) e mansueto, che mette a tacere
l'i;a (Prov 29,8. 11 ); um ile e ai suoi propri occhi
non appare saggio (Prov 3,7; 26,12;. ls 5,2 1; Ger
9,22). Volentieri accetta le esortazlolll (Prov 10,8),
cauto e sfugge il male (1 4,16) .
Negli ultimi testi citati percepibile un aspetto etico- religioso (vd. SI. 4); lo tesso avviene quando in. P!'ov compare saddiq giusto come sinol11 mo di iJakam (Prov
9,9; i I ,30; 23,24; crr. Eccle 9,1). Il si nonimo pi rrequente tuttavia nabon intell igente (-bin; Gen
41 ,33.39; Deut 4,6; IRe 3,12; 15 3,3; 5,21; 29,14; Os
14,10; Prov 1,5; 18,15; 16,21 che ha il carattere di una
definizione: chi saggio di mente, detto assennato ;
crr. 28,l lb). Altri sinonimi sono: 'is d 'al uomo sapiente (Prov 24,5), 'allse /ebab uomini sapienti
(Giob 34,34), jd e'im gli esperti (Giob 34,2; crr. EccJe 8,1), niflalim scaltri (Giob 5,13). L'immagi ne del
sapiente viene completata intine con una particolare
antitesi degli opposti: il suo contrario anzitutto lo
stolto (cosi specialmente -kesil, 21 x, soprattutto in
Prov ed EccJe; inolt re - '''>vil , 7x; - lIaMI Deut 32,6;
sakal EccJe 2,19), ma anche il befTardo (I~, Prov 9,8;
13,1; 15,12; 21,11 ; 'allse /oson Prov 29,8)e il pigro (' asei Prov 26,16).
.
La contrapposizione espressa dagli opposti non si rirerisce solo ai sapienti in senso stretto, ma anche ai sa-

pienti in sen Olargo. L'uso ampliato ra si che anche il


popolo sia detinito stolto (Deut 32 ,6) e che Efrai m sia
rimproverato da Osea in quanto tiglio privo di senno
.,(Os 13 ,13).

La questione dell 'ambiente proprio dei sapienti


in senso stretto non stata ancora sufficientemente chiarita; probabilmente bisogna pensare in
parte alla corte e in parte alla scuola sotto qualsiasi
forma (c fr. L.Dtirr, Das Erziehungswesen im AT
und im anti ken Orient , 1932, 104ss. ; McKane,
Lc., 36ss. ; Hermisson, Lc., 97ss.; G . von Rad,
Weisheit in Israel, 1970, 28ss.; invece E.Gerstenberger, Wesen und Herkunft des apodiktischen
Rechts , 1965, 128-130, e H.W.Wolff, Amos'
geistige Heimat, 1964, 60s. , accentuano il significato dell'educazione e della sapienza tribali ). Per
la critica insorgente contro il loro pensiero ed il
loro insegnamento vd. st. 4.

c) L' uso degli astratti I;okma e /Jokmol corrisponde inoltre a quello del term ine I;akam/I;kamim, riferito a persone. Cos bokma pu significare esperienza tecnica e in linea generale capacit
professionale di di verso tipo (nell a costruzione del
tempio: Es 28-36, vd. sp. ; I Re 7,14; cfr. ICron
28,21; nella guerra: ls 10,13; l'arte del navigare:
Sal 107,27), ma soprattutto l'abilit nel saper dare
consigli politici nell'ambiente di corte (presso altri
popOli: Is 47, 10; Ger 49,7; Dan 1,4. 20; in Israele:
cfr. 2Sam 20,22; Is 29,14; anche Ger 8,9) e l' ingegno particolare del sovrano. Nei libri storici si
parl a talvolta dell a sapienza di Giosu e di Dav ide
(Deut 34,9; 2Sam 14,20), ma la maggior parte
487

dei testi si riferisce a Salomone (I Re 2,6; 3,28;


5,9s . 14.26 ; 10 ,4ss .; Il ,4 1; 2C ron 1, 10-12 ;
9,3ss.22s.). Della profonda sapienza del re di Tiro
tratta Ez 28 ,4s.7.12.17.
Nell e nu merose ricorrenze del termine in Prov ed
Ecc\e, come pure in Giob (vd. sp. 2), I;okma/hokmol designa per in maniera particolare la sapienza dei sapienti in senso stretto; in tal
caso - come nell 'ambiente di corte - potrebbe trattrarsi anzi tutto di una sapienza che frutto di una
specifica form azione (cfr. Fohrer, Lc. , 485; anche
von Rad , Lc., 202 n.12). Anche qui per si ha un
senso pi ampio; infatti la sapienza mira f. l'a.
all'educazione. Cos da una parte la sapIenza l),
che per lo stolto troppo alta (Prov 24,7) e dal
beffardo ricercata invano (14,6), vIene lodata 111
diverse maniere: essa vale pi delle perle e delle
cose preziose (Prov 8,11; Giob 28 ,18), il suo a~qui
sto pi vantaggioso dell'oro (Prov 16 ,16); e mI gliore della forza e delle armi da guerra (Ecc\e
9,ISs.18), buona come un patnmol11o (Ecc\e
7 Il )' con essa viene costruita una casa (Prov
243): essa illu mina il volto dell ' uomo (Ecc\e 8,1);
pe~ ~ezzo suo l'i ntell igente riconosce la sua strada
(Prov 14,8), ha avvenire e speranza (24,14) e vtene
conservato in vita (Ecc\e 7,12; vd. st. 4). Se essa
una cosa cos preziosa e un divertimento per
1' uomo intell igente (Prov 10,23), si capisce
perch dall'altra parte si molti plichino le esortazioni a procurarsela, a comprarla (Prov 4,5.7;
23,23), a prestarle attenzione (5, 1), a tenderle
l'orecchio (2,2; S,l ), ad averl a cara e ad abbracciarla (4,7s.; cfr. i comm.), a chiamarla sorella
(7 ,4); essa va riconosciuta (Ecc\e 1,17; 8~ 1 6; cfr.
Prov 24, 14) e ricercata (Ecc\e 7,25). Essa SI cOIlS,egue con la correzione e la verga (Prov 29, 1))!
cio con l'ed ucazione, e la si trover presso quellt
che si lasciano consigliare (Prov 13 ,lOl. Essa
1' arte del governare la nave (G: xU~pv'~(n
per lal;b!ilol , Prov 1,5) per uno stile pratico di vita;
vale la pena adoperarla a dovere (Ecc\e 1O,lOb,
cfr. Zimmerl i, ATD 16/1 ,235). La sapIenza
riposa nel cuore dell'assennato (Prov 14,33;
inoltre 2,\0; Sal 51,8; 90, 12), nel centro dell' uom,?,
e questo non significa altro che un totale assorbImento dell ' uomo da parte della sapIenza , 111
modo che egli si riveli nella sua vi ta e nel suo pensiero come un hakam' tutto ci per non resta
neut rale dal punto di ~ista religioso, ma include
aspett i et ico-religiosi (vd. st. 4).
Anche se l'orientamento pratico del term ine
molto chiaro , soprattutto nell a sapienza pi antica
dei proverbi (cfr. von Rad 1,430-454), tuttavIa
nell 'accezione astratta del term ine si pu rilevare
ancora l'i ntento di una conoscenza ord inatrice
(cfr. von Rad, Lc., e 455ss. , e sopratt utto id .,
Weishei t, 1970, passim ), il che dal punto dI vtsta
teologico dell a massima importanza (vd. st. 4).
Diversamente da quanto accade nella ncca letteratura sapienziale dei popoli vici ni, con la quale la
dott ri na sapienziale vtrt . collegata in molti punti
(si pensi p.e. all'eg. ma'ar, cfr. fra gli altri
O:ln !,klll ESSE RE SAGG IO

488

H.Brunner, HdO 1/2 19 ' 2 93-9)' I;


L I
d W' kl '
'. '
,
, . e e e lre
Ir - Ichkell In der allen Weisheit' 1958
un
Il "
. .non po ~"I a mo qUI. approlondlre
. . 'que ta,
conn Ione, crr. per Fohrer, Lc., 477ss.'
H.H. hmld , Le.; H;D.Prcuss, EvTh 30, 1970, 393:
417. con abbondant i mronnazioni sulle edizioni dei te~' e ull a bl?hogmfia relati va). embm che con
I flratto bololla Sia creato un concetto rondamentale
ec
. nZiaie della dottnna sapienziale.
TuttaVia non va Ira curalo il fatto che hokm spesso
Viene preClsalO da Sinonim i e pu essere' anche amcon esSI (cfr. VOn
IbialOd'
. Rac/ ' I.c.. 18s .26 ..) SOprattutto Con
a ra '~e che espnme l'idea di cono cenza -b -. - Inlelllgenza .. ( 16x. di cui 7x in Prov 5x in GI'O
"b" bll/,o
Ire
4 6' I ,Il:2'._29 ..I4; Dan 1.20 I(/Okmol
'
, InOn DeuI
. ."
bil/1, ma
pon In Ec~le), I blil/a Intelligenza .. ( ll x, di cui 7x in
rov , e Glob 12.12 .; Ger IO 12' Ez 28 4) e ,'b- sen no ( aI 494
- " inoltre da'al
, sapere
111101
,par. (lOkmol);
~o~o~~e~za (~d' ; 14x , di cui 6x in Eccle, 4x in Prov:

inten~i;"~~;~' );~~;O~al~I:i ~:n~~~nl ~iOcb(,: '(,f~d~

anche I aram . mOllda ' scienza Dan 2 21 ').. : ' .e


lelligenza (Sa l 111 .10) Si
. ,seka" (~ !n:
,:o,:,siglio (I Il.2; G~r 49'1 ~~~ f~~~rapcl!are: e~a
mll ar disciplina (Prov I i j. 23 23)' i,,' rov 21J9);
8) .. . . ' ., , , I//{.I'I Venta
(Sal 51
.'
III/Spar diritto (Sal 37 30)' I
dottnna. gradevole (Prov 31 26
; 10ral- .I(.I'swd
16,11 0). E singolare che si nonimi c r. emser, HAT
~~~~ ~~a)li mOII,o raramenle nell'ope~ ~~~~~~'d~ar~~~~
Prov (c' e mo IO spes o nella sezione pi recenle dei
I
. app. 1-9), cfr. anche le serie in Dan 5 Il 14
S;:;:'~ ~ppo li ~~n_ sono nu merosi e rico;ro~o ~~~
2 12' 7 25)cc~ek'II!0IeIOI sloltezza, acceca mento ( I 17'
, , , ,s, LI' Sloltezza (2 12s ' 725' _ ,,' -'
1,17); ka?sw/ sloltezza (7 25)'
' ",.' , - s,kllll
lezza (Prov 14833
" e anche /IVlVwlwl slol,.
IXI emi.

~/ova ~

L'aspetto etico-rel i~ios? dell a radice (lkm


spresslone nell e parti plU antiche dei Prov
~;d ~ss.),
s?prattutto nel paralleli smo tra hkm e
q
pie::e gi USto e nell a co ntrappo izione sa gi usto-_stOI\O'. a sua Voll a parallela a quella
una pol a . ma vag lo . In tah casI non si tratta di
n zzaztOne casuale ma si intende .
scere che un c
'
nco noall 'ord ine . ~rto comportamento conrorme
Die alleSte~ e a esso Contrario (crr. U.Skl adny
Spruchsammlungen in Israel 1962'
7ss. ecc.' .moltre
p e H H Sch .
"
als Welt~rdnung 1'968 '157 . mld , Gerechtigkeit
son I c 73 )'
,
ss. , ma anche Hermisstol o' ., d' ss . . Mentre la stoltezza procura allo
1,441 ),~rs~~:~~~aeg~~~m~ (-'''wil4 ; crr. ~on Rad
rettitudine ( Prov 4 I uom~ SUI sentlen della
vita (crr. 1314' 1622" essa e una sorgente di
conservare e 'a d '.' anche 14,27) e serve a
ar SiCurezza all a vita um ana
( 16 17' 2826)'
e (; i acc1 de' IPler essa SI ev ita il male (14 16)
,I
a morte ( 1314)"
I '
Uomo co n la sa ien
.
"
In ta modo
nessione tra azitne :acsl trova posto m una conall a salvezza (crr K K o~s~~enza, che lo porta
inoltre p.e. Sch~id' ~c , 17 hK 52, 1955, 1-42;
c
~eishei t in Israel dn "140 5sfd5 G. von Rad ,
' . ss. . ss.).
E per da Dio ch~ I
e la Sua runzione sa~v~~Plenza nceve la sua rorza
religiosa della radice hk ca, ~ a carattenstica etico. m SI onda su Jahwe, il Dio
c I

f/

489

o::m

(lkm

d' I rae Ie. Egl'I ste so e. sapiente (Is 31 2' G'


9,4) ed ha la sa pienza presso di se (Giob 12 if~
sololul - non gh uomin i -conosce dovees' !
t ~ovi e la via che port a ad essa (G iob 2:~~'
c r. v. 7. 12.20) .. J?s a viene collegata fin dall'in! .'
co n la u a~ tllvlta creatrice(Ger 10,12=5115'~1~
104 ,24; Glob 28 e 38; Prov 3 19 vd ' t ' a
8,22ss. ). Eglt pu per svelare ~1J'~om~ ~ . per
greto della apienza (Giob Il ,6), ossia l'az(~~~
~'V D, o apl ent e . e nascosta (Foh rer, KA T
S I 1,226). Eg li puo anche dare la sapienza (a
a omone: I Re 5,9.26; 2Cron 9,23; ad altri: Es
J I ,6, 36, I . P; Prov 26' Eccle 226' aram D
221)
'.
' ,
" . an
, .' nemplre .dello spirito di sapienza (Es
28,3, crr. 3 1,3. P; moltre Deut 34,9 detto del cari.
sma di G,osue ) oppure insegnare Ud' hi Sal
51,8; crr. 90,12).
.,

b) La relazio ne tretta tra la sapienza e Dio ha


av uto degh vl lu PPI ancora pi vast i. Anzit utto in
en,so POS ItI ~O : " IImore di Jahwe Uir'ar J//lvh
- }I ), co me e orgente di vita (Prov 14 27 vd
sp.), cos anche inizio (o somma ); {'~siti
dell a sapienza (crr. .1,7; 9,10; 15,33; Sal 1'11 ,10).
Inolt re la sap ienza e stata utilizzata nell'ambito
dell a storia dell a salvezza (crr. Sal 107 43' Deut
32,6.29) e dell a predicazione proretica sia Per annunziare il gi udi zio (Os 13 ,13; Is 5,21; 29,14; Ger
8,8s. , 18, 18; 1I10lt re anche Is 10,13; 19,1Is.; 47, 10;
Ger 49,7; 50,35; 5 1,57; Ez 28 ,4ss. ; Abd 8; Zac 9,2;
crr. O 14 ,10; Ger 9, 11.22) sia in un contesto escatolog iCO alvifico (Is 33,6) e messianico (Is Il,2;
crr.. Deut 34,9; I Re 3,28; 5,26). Tuttavia bisogna
registrare anche uno svi luppo crit ico negativo.
Quando Is e Ger si scagli ano co nt ro la falsa sapienza dei apienti e dei capi loro connazionali
(crr.. Is 29,14; Ger 18, 18), come pure di quelli stranlen , e VI co ntrappongono le azioni meravigliose
di Jahwe (I s 29, 14) o la sua sapienza (Is 31 ,2) o la
. ua parola (Ger 8,9), la sapienza andrebbe intesa
In tal caso pi che altro co me l'arte del governare
o come '-'arte del consiglio politico, la quale fall isce
se SI nvolge contro Jahwe (crr. anche Prov
21 ,30s.).
Inol tre nell e dispute del libro di Giobbe e nella critica d ell ' Ecclesiaste la sapienza subisce una rettifi ca mterna; la concezione dell 'ordine viene messa
111 guard ia co ntro il pericol o di una dogmatizzazlone . nel senso di una autonomia degli ordm l. , 111 modo da salvare nell o stesso tempo i limiti della sa pienza e la sovrana libert di Dio (vd.
con a mpi e prove Zimm erli , GO 300-31 5;
H.H.Schmid , Wesen und Geschichte der Weisheit , 1966, I 73ss.; Fohrer, l.c. , 496; soprattutto
von Rad , Lc., 130s .).

c) Infine meritano di essere notati altri due sviluppi. dell 'aspetto etico- religioso della sapienza,
che SI venficano soprattutto nella sua fase vtrt. pi
recente: Da una parte essa viene posta grad ualmente 111 relazione ai comandamenti e alla legge
di Jahwe (c rr. gi Deut 4,6, al riguardo J.Malrroy,
VT 15, 1965, 49-65; inoltre p.e. Sal 19,8; 11 9,98.

ESSERE SAGG IO
490

cfr. J.Fichtner, Die altorientalische Weisheit in


ihrer isr.-jUd . Auspragung , 1933 , 8 Iss., con citazione dei testi relati vi). Dall ' altra nei co nrronti di
Dio essa viene presenlala in un certo senso come
qualcosa a se stante ed in parte per onificala (resta controverso fino a che punto si possa parlare
qu i di un' iposlasi ; crr. H.Ringgren, Word and
Wisdom , 1947, 89ss.; R.Marcus, HUCA 23/1 ,
1950/5 1, 157- 171; Fohrer, l. c. , 490s.), sopratt utto
in Prov 1-9 (crr. anche Giob 28; vd . C. Kayatz,
5tudi c n zu Prove rbi e n 1- 9, 1966; a nche
R.N.Wh ybray , Wi sdom in Proverbs, 1965; ino ltre
von Rad, Lc., 189ss., con bibliogr.).Cos la /:tokl'l1.
personificata metaroricamente, appare qui sia
come intermediari a di rivelazio ne, i n qua nt o si
presenta co n il suo annuncio co me un proreta e ri vend ica per se la massima autorit, sia come ri velaz ione dell a vo lonl divin a ne i riguardi
dell' uomo stesso, in quanto offre all ' uomo la vita
e ritiene che accogliere se stessa equivalga ad accogliere la vo lont divina (Fohrer, Lc., 494).

5/

Sia la tendenza nom istica sia quella personiflcatrice proseguono nell a letteratura posteriore
all' AT (soprattutto in Eccl i; cfr. E.G .Bauck mann ,
ZAW 72, 1960, 33-63; J.C. H.Lebram , Nachbiblische Weisheitstrad itionen, VT 15, 1965, 167 -237;
von Rad , l.c., 309ss.).
Per gli scritti di Qumran (secondo Kuhn , Konk.
72, 5x /:tkm e 13x /:tokm), dove peraltro si usa
di prererenza -sk/ (crr. J.A.Sanders, ZA W 76,
1964, 66 ), e per i LXX , dove dominante la traduzione di (7km co n cro rpo/crorpla, e per l' abbondante materiale lardo-giudaico, gnostico e nts., si
veda U.Wilckens-G.Fohrer, art . ao rpla, ThW
VII ,465-529 ; crr. anche p.e. U. Wilckens, Weisheit
und Torheit , 1959; F.Christ , Jesus Sophia. Die
Sophia-Christologie bei den Synoptkern, 1970.
M.ScebfJ

i"r'M h/h ESSERE AMMALATO


1/ L'ebr. /:t/h essere fi acco, ammalato (rorma
secondaria /:tI') non ha dirette corrispondenze nelle
altre lingue sem. (etimologie tratte dal sem. meridionale sono proposte p.e. in HAL 302a.303b;
crr. anche D.R.Ap-Thomas, VT 6, 1956, 239s.).
Nei lesti di Mari si trova l'ace. halu come prsl. can.
(CA D H 54a; AHw 314b).
.
Una nuova rad ice (llh col valore di darsi pensiero (crr.
l'el. hlj cogitare, versare in animo o sim., Dill mann
577s.), individuata da G.R.Driver in ISam 22,8 (JThSt
29,1928 ,392; id., FS Kahle 1968, 98-10 1; cfr. Barr, CPT
326). Probabilmente bisogna supporre quesla radice anche in ls 5,3 prendersi a cuore , par. Iqh nn/sar farsi
ammaestrare l ~ e al ni. in Am 6,6 ( preoccuparsi di ).
L'espress ione hlh pi o pni m placare viene posla da
Zorell 242b non sotto /,Ih I, ma sotto /llh Il essere
dolce, gradito
rendere gradito il vollo di qualcuno ); allre possibilil in Ap-Thomas, I.c.

491

h/h l' uni co verbo inlransitivo che nell' AT ricorra


i'n lutte e sette le con iugazioni (c rr. -g/h I). Derivazioni nomi nali col sign. di malattia sono !:fii ,
ma/:talli! , ma/:ta/a , ma/:ta/iljim e, dall a radice /:tI',
ta(l a/iI' im . Quanto al nome proprio (art ificiale?)
M a/:t/on (acca nto a Kiljon) di Rut 1,2.5; 4,9s. crr.
oth , IP IO (da parte opposta invece Rudolph ,
KAT XV II / I ,38).
21 Includendo/:tl' (2Cron 16 ,12qal; Is53, 10 hi .)
e i passi sopra ci lati riconducibili probabilmente a
/:t/h I, il verbo si trova nell ' AT 74x, di cui 36x al
qal (contro Mand . e con Li s. ISam 3 I ,3; Ger 5,3
e ICron 10,3 va nno posti sotto /:ti/ I tremare ),
10x al ni ., 17x al pi. (Sal 77 ,11 va posto seco ndo
Li s. sotto /:t/h Il q. essere trafi tto ), Ix al pU., 4x
all ' hi . e 3x ciasc . all ' ho. e all ' hitp.
La stat isti ca per i soslanti vi : /:t ali 24x (2Cron 6x,
2Re e Is 4x ciascuno), ma/:t/li? 2x , ma/:t/ 4x,
ma/:tlUjim Ix, ta/:t/iI ' im 5x.
Delle compless ive Il O ricorrenze della radice 16 si
lrovano in 2Cron (q. , pi ., ho. e i 5 sostantivi), 12
in Is, Il in 2Re, 9 in I Re e Ger. La distribuzione
delle ricorrenze non presenta particolarit di rilievo; la radice - ma cerlamente per caso - attestata solo raramente nel Pentaleuco.

3/ a) Prescindendo dall'espressione /:tfh pi opni m


(vd . SI. b), viene sempre indicata con la radice una
co nd izione di debolezza corporale (cfr. J .Scharbert , Der Schmerz im AT, 1955,36-40; J.Hempel ,
Heilung als Symbol und Wirklichkeit im biblisc hen Sch ri rttum , NAWG 1958 , 3, 237-3 14, particolarmente p. 238 n. I ).
Come sinonimi si possono cilare prima di lutto le radici
* dw} essere debole, ammalato )) e * mrd essere ma-

IalO, sentir dolore che, a differenza di hlh , ranno pane


del sem. comune (P.Fronzaroli, AA LR V1I 1I19, 1964,
250.263s.): dalla prima vengono formati gli aggettivi da1Vii? e dawlVaj malalO (risp. lam 1,13; 5,17 e ls 1,5; Ger
8, 18; lam 1,22) ed i SOSI. d' lVaj malattia (Sal 41 ,4; Giob
6,7) e madlVii? malattia, epidemia (DeuI 7,15; 28,60),
mentre dlVh q. essere indisposto (come pure dlVa indisposizione in Lev 15,33; 20,18; ls 30,22) in Lev 12,2
adoperalO euremisticamente per le meslruazioni; dalla seconda provengono mr.; ni. essere nel dolore (I Re 2,8;
Mi 2,10; Giob 6,25) ehi. lormentare (Giob 16,3).
In qal il verbo signi fica anzi tuito essere/divenire
debole ( in Gen 48, I si intende senza dubbio la debolezza senile, in Giud 16,7. 11.1 7 la debolezza
come condizione normale dell ' uomo nei conrronti
dell a rorza del carismatico Sansone, in Is 57,10 txt?
la debolezza sessuale). Il pi delle volte per il
verbo indica debolezza nel senso di essere malato ( ISam 19,14; 30,13 ; IRe 14,1.5; 17,17; 2Re
8,7; 20,12 = Is 39 ,1; Is 38 ,9; Sal 35 ,13 , senza ulterio re specificazione dell a malattia). La malatt ia pu
anche consistere in una reri ta (2Re 1,2; rerimento
in guerra 2Re 8,29 = 2Cron 22,6; percosse Prov
23 ,35). Talvolta la malattia viene descritta con
magg iore esattezza: pu trattarsi di dolori ai piedi
(.1Re 15.23), di una malatt ia mortale (2 Re

;"l,n

/7111 ESSE RE AMMALATO

492

l3,14; 20, 1 = Is 38,1 = 2Cron 32,24). Il verbo pu


nfenrsl anche. a lle bestie (Mal 1,8, par. pisse"h
zoppo ; sm~ 11I bestie am malate - forse si tratta d'i
un qualche difetto esterno dell'animale - non sono
buone per ti c ulto, cfr. anche Mal 1,13). Il discorso
metaforIco di. Ez 34 (cfr. soprattutto v. 4.16) ricorda
che era compIlO proprio del pastore curare con attenzione particolare quanto nel gregge c'era di debole
e malato . Con questa immagine viene illustrata la
gUida di Israele da parte dei suoi capi oppure da parte
di Jahwe.
II verbo viene usato anche per sofferenze spirituali ,
per esempio per la malatt ia d'a more (Ca nt 2,5;
5,8), e con valore traslato nell'espressione di'ii holii
una gravesventura (Eccle 5, 12. 15; 6, 1 txt eln ).
Il ili . ha plU o meno lo stesso significato del qal:
essereldivelllre debole (Ger 12,13, par. bs es'
sere smascherato , all'opposto /1 hi . aver succ
cesso ) e ammalarsi (Dan 8,27). Il l'art . sostan~vato deslg~a quanto _ammalato (Ez 34,4.2 1,
d. sp.), nell espresslonejom na~flii giorno del malanno .(ls 17, 11 , par. k"eb 'CII1W; dolore inguaribile )Sl rIprende senza dubbio la terminologia della
malediZione, la quale viene utilizzata per descrivere
Il glu~IZlo di Jahwe che sta per venire. Una formula
fissa e makkii nal:ilii ferita mortale (Ger 10,19;
14,17,30, 12, Nah 3,19); probabilmente essa apparteneva al vocabo.lario del lamento quando si descriveva una condiZione di necessit (elementi di tale
forma letterana SI possono indi viduare in Ger lO 19'
14,17; cfr. anche Sal 41,4), e fu trasposta poi , ~as~
sando attraverso la profeZia, m altri contesti.
:n D_~~t 29,21 il pio significa far ammalare (con
a/j'lu I m., ,nel COntesto SI mmacciano maledizioni '
analogo
e I uso di h"li
' .'
fica
. m Deut 28 ,59 .61). Il pU. Slgllld' essere reso debole (ls 14,10, parlando della
I Iscesa nel regQo del morti ), l'hitp. sentirsi ammaato (2Sam 13,2 dolore d'amore' 13 5s d .
' , . arsI malato ).
L'hi. ha il sign. di rendere malato (Prov 13 12
con oggetto Cuore , e si riferisce pertanto a dol~re
Sptrttuale; m Is 53, lO' Os 7 5' Mi 6 13 1'1 t t . .
es o e mcerto) l'h h
'
, ,
,
22 34 '_ 22' a quello di essere esausto (l Re
sit; di-feri~~~tlr33; 2Cron 35,23, sempre a propoAppare chiaro quindi che b/h nelle diverse coniuga-

~Ionl verbalt . designa condizioni di debolezza tanto

ISlca che Sptrttuale; SI perviene alla stessa conclusione se SI conSiderano i derivati (in riferimento a
condiZioni dello spirito viene usato h"li p . Ec I
5 16' 62
'
.
.
.e. m ce
.' .' "e COSI pure m Is 1,5). Per curare malattie
SI rIcorre a prauche religiose (e a questo proposito
forse SI s<:mo trovate m conflitto tra loro talvolta la
relIgione IsraelIuca e quella cananea cfr 2R I I )
e alla medicina (cfr. P.Humbert M~lad'. e ,. sds.
cme dans l'A T RHPhR 4 4 '
le et me e Ich b'
.. ,
, 1964, 1-29; J.Hempel
809-82J>. der Herr, dein Arzt , ThLZ 82, 1957:

~h A~ pi. , in un'espressione standardizzata, la radice


.

a assunto anche un significato diverso

493

~r:'M il/1 l'i PROFANARE

(v~. sp. l ): blh l'i. piinim significa placare". oggett


puo essere m tal caso sia un uomo (Sal 45IJ G o
11 ,19;. Prov 19~6 li ciare, adulare ) sia Dio bn l~b
caso SI tratta di un termine tecnico del vocabol al
cultuale). Il contenuto pu essere il sacrificio (l~no
13,12; Mal 1,9) o la preghiera (Es 32 II' IRe 13 ~
IRe I3,4; Ger26,19;Zac72'82 Is a~b"
"
cercare Jahwe ; Sal 11 9,58'; 2Cro~P33'12)St;/:~~h
versione della propria vita (Dan 9,13). '
.
41 . Riassumendo si pu dire che la malattia ha un

partIcolare sl~llI ficato per la fede vln., in quanto essa


o viene sperI mentata come condizione di miseria
che spmge al lamento (cfr. in contesti diversi p.e. Is
38,9, . I Re 8,37 = 2Cron
6 28', 2Cron 16"12) o puoes
.
.'
sere mtesa come Il realizzarsi della maledizione di
DIO (cfr. Deut 28,59.61 ; 29,11 ; Is 1,5' Ger IO 19'
12,13; 2Cron 21,15.18s.; si risparmiati da essa:'
15,26; 23,25; Deut 7,15; ifli un termine imponante
anche m Is 53,3.4: IO). In tempi pi recenti si
esprIme la speranza m un futuro real izzato da Dio
m CUI non CI saranno pi malattie (Is 33 24' dr IQH'
Il ,22).
' , .

51 }'Id NT diventa essenziale soprattutto


quest ultimo aspetto della malattia, in quanto Ges
rende presente quel futuro senza malattie (cfr. so.
prattutto Mt Il ,2ss.); per tutto quanto il tema cfr.
G.Stahlin , art. ci(j(JEV~ , ThW 1,488492 (=
GLNT
1,1303-1312); A.Oepke, art. .,ocroc
([LIXIXXtIX ) , ThW IV ,1084-1 09 1 ( = GLNT VII
1419-1440 ).

F.SIOI;

""n /:111 pio PROFANARE

1/ . L'ebr. bll l'i. profanare e le altre coniuga


ZIOili verbali che vi corrispondono per significato
(h l. profanare solo Num 30,3 ed Ez 39,7; ni. e
pU. essere profanato ; per le forme cfr. BL 436)
come pure i nomi (!ll profano e, se con HAL
3?7b non va collocato sotto !11111 trafiggere , hi!
lal profano, sconsacrato in Lev 21 7 14 ed Ez
21 ,30; inoltre biili/ii lungi' ), appar;e~gono ad
una radice diffusa nell 'area linguistica sem. col si
gmficato originario di sciogliere, liberare (cfr.
J.L.Palache, Semantic Notes on the Hebrew Lexi
con, 1959, 3Is.); il significato che prevalso in se
guito quello di sconsacrare, profanare (ter
mme ben distinto nell 'ebr. tardivo e post-biblico e
tipiCO del suo modo di pensare, cfr. Levy Il,585. ;
E. Ben-Jehuda , Gesamtworterbuch der alt- und
neuhebr. Sprache, Il , 1960, 1580-1583). AII'hi.
predominante accanto a profanare il sign. in
cominci are (e di conseguenza ho. essere inco
mmcl ato e lebillii ini zio ); il collegamento fra
I due sign ificati diviene chiaro se si pensa all' uso
di bi! pi onel senso di utilizzare in un ambito pro
fano (Deut 20,6.6; 28,30; Ger 31,5, riferito

494

all 'ini zio dell'utilizzazione di una vigna dopo I,


scadenza di un tem po di consacrazione, durante il
quale era interdetto l' uso del raccolto a proprie
va ntaggio, cfr. Lev 19,23-25 , inoltre Pedersen.
Israellll-IV ,271).
In acc. e/ali nell a coniugazione fondamentale significa
essere chiaro o essere cultualmente puro (d i per

sone, labbra, giuramenti) ed essere libero (da pre


tese); nella coniugazione con raddoppiamento purifi
care (se stesso, la bocca e le mani , il corpo degl i dei),
consacrare con una purificazione (la figlia) e ren
de re libero (sch iavi), cfr. AHw 197s. Anche in arabo
attestata la radice ~/I con molte ramifi cazioni nel senso
di sciogl iere, essere permesso ( Lane 1/2 , 619ss.). Non
si pu accettare una connessione originaria con ~/I (*il/1)
(per)forare, fe rire , nonostante alc uni contatti (specialmcntc in arabo). Nei lesti pi antichi semNO. il verbo
non attestalO con sicurezza (cfr. W US nr. 928 ; DISO
89). Nelle lingue e nei dialetti sem. pi tardivi, sui quali
il giudaismo ha esercitato il suo innusso , prevalso l' uso
vtrl . postesilico, il quale formalmente si diffuso anche
al di l di questi ambienti (cfr. LS 23 1; Littmann-Hofner
52s.: DrowerMacuch 148bl.

2/ Il verbo ricore nell ' AT 134x, di cui l'i . 66x


(Ez 22x , Lev 14x, Is e Sal 5x ciascuno) ed hi. 56x
( profanare solo 2x, le altre volte inco minciare : 2Cron Il x, Giud 8x, Deut 7x, Gen 6x ,
Num e ISam 4x ciascuno); inoltre sono attestati
anco ra ni. IOx (Ez 7x) e I x ciascuno pU. ed ho. Solamente due dei 75 passi in cui il verbo viene
usato nel senso di profanare (pi. 62x, hi . 2x, ni .
e pu .), sono chiaramente preesilici: Gen 49,4 ed Es
20,25 (per Am 2,7 cfr. Wolff, BK XIVI2,163; per
Sof 3,4 cfr. Sellin-Fohrer 502). Quasi due terzi
delle ricorrenze di profanare si trova no nel libro di Ez (3 lx) e nella legge di santit ( 16x). Per
il resto il vocabolo si trova sporadicamente in P,
nel Dtis (anche Is 23 ,9; 56,2.6), Ger, Mal , Sal,
Lam, Dan e nell 'opera del Cronista.
bl si trova 7x ( ISam 'l-I ,5s. e - sempre in espli cita
contrapposizione a qodces - Lev 10,10; Ez 22,26;
42 ,20; 44,23; in corrispondenza 48, 15 area per
abitazione profana ), biiliil 3x (vd. sp. I), biililii
21x ( ISam 8x, Gen 4x , 2Sam 3x , Gios e Giob 2x
ciascu no, I Re e ICron Ix ciascuno, in 2Sam 20,20
raddoppiato), l' billii 22x (Gen 4x, Giud , 2Sam e
Dan 3x ciascuno).

a) Nella legge di santit si possono porre


in ev idenza mol to chi aramente le concezioni legate al termine (111 l'i. profanare . La sa ntit
(-qdS) di Jahwe e di quanto gli appart iene, soprattutto il sacerdozio, deve essere garantita contro la
profanazione. Le proibizioni tendenti a questo
scopo hanno quasi sempre la forma l + impf. e
rappresentano la consapevolezza professionale dei
sacerdoti (J.Begrich, Die priesterliche Tora,
BZAW 66, 1936,85-87 = GesStud 256-258; R.Kilian , Literark ritische und formgeschichtliche Untersuchung des Hei li gkeitsgesetzes, 1963, 84-1 03
per Lev 21 s., egli asseg na le disposizioni espresse
con (111 al Il degli strati da lui ind ividuat i nella primitiva legge di santit ). Il sacerdote resta profa3/41

495

nato co n la pratica di determinati rit i funebri (Lev


21,10), per la prostituzione di sua figlia (2 1,9; cfr.
18 ,29), per la VICll1anZa della salma di una sorell a
sposata (2 1,4); quando si tratta invece di una sorell a /10/1 sposata e di altri parenti pi prossimi egl i
diventa solamente Impuro (-(In'; Elliger, HAT
4,288s.). Il sommo sacerdote non pu avvicinarsi
a nessun cadavere, altrimenti profanerebbe il santuario (2 1,12); ci accadrebbe anche se col ui che
possiede un qualche difetto esercitasse l'ufficio sacerdotale (2 1,23). La discendenza del sommo sacerdote resterebbe profanata se egli sposasse una
vedova, una. ripudiata, una violentata o una meretrice (2 1,15). Nella pericope Lev 22,1-16 (cfr.
H.Reventlow, Das Hei ligkeitsgesetz fo rmgeschichtlich untersucht , 196 1, 92-103; C.Feucht , Untersuchungen zum Hei ligkeitsgesetz, 1964, 44s.)
prescritto ai sacerdot i un comportamento di massimo rispetto nei riguard i delle offerte, in modo che
non venga profanato il nome di Jahwe o l'otTerta
stessa (22,2.9. 15); una simile disposizio ne
anche in P (N um 18,32). Anche tutti gli altri
israeli ti so no messi in guardia cont ro la profanazione del nome di Jahwe; essa si verificherebbe sacrificando bambini (Lev 18 ,2 1; 20,3),
conunuando a co nsum are la carne del sacrificio
ancora al terzo giorno dopo la presentazione
dell'otTerta ( 19,8), gi urando il falso (19, 12) e in
genere di sprezzando o non osservando i co mandamenti (22,32).
Non si possono individuare con sicurezza le concezioni
che si collegavano al timore di una profanazione del
nome di Jahwe. Degna di nota la spiegazione comune
secondo cui si vedeva in essa come una sconsacrazione

e di conseguenza un indebolimenlo del nome


(H.A.Brongers, ZA W 77, 1965. II). TUllavia per i ledeli
di Jahwe quesla una conseguenza che difficilmente si
pu veri lcare. In ogni caso ai testimoni viene presentato

il fatto di un'orferta che va severamente punita c che ri


su lta l'alale.

b) A differenza delle co ncezioni della legge di


santit , che nel loro complesso restano chiuse in
se stesse, il termine in Ezechiele assume una maggiore ampiezza. Qui si parla molto spesso dell a
(per lo pi gi avvenuta) profanazione di Dio o del
suo nome ( 1I x), dei sabati (7x) e del tempio (7x).
I colpevoli so no sempre gl i israeliti , ma non sempre possibile capi re in che cosa co nsistesse la
colpa e la profanazione. Espressa menzione viene
fatta della profanazione di Jahwe operata con le
pratiche magiche fra i deportati in Babilonia
(13,19; Zimmerl i, BK XIlI ,296s.). Cinq ue volte si
rimprovera la profanazione del nome di Dio nei
versetti 36,20-23. La profanazione del nome si
compie semplicemente per il fatto che esso - data
la lont ananza di Israele dalla terra promessa viene diffamato come impotente fra i paga ni. Anche se questa profanazione che si realizza con una
situazione distinta da quella che si reali zza con
il comportamento di Israele, la co lpa tuttav ia
di Israele, in quanto proprio a causa della sua apostasia dovette essere punito con l'esi lio (Fohrer,
~,n

i,/1 pi o PROFA ARE 496

HAT 13,109s.; Zim merli , BK XIII ,446.457.875878), mentre in un primo tempo Jahwe aveva ancora sospeso la meritata punizione, per impedire
che il suo nome fosse profanato (20,9. 14). Egli dovr tuttavia preocc uparsi che in futuro non si
giunga pi all a profanazione del suo nome (20,39;
39 ,7). ell a storia dell e colpe dell 'esodo , acca nt o ai rimproveri per il cult o reso agli idoli e per
la trasgress ione dei comandamenti , viene messa
in risalto sopratt utto la profanazio ne del sabato
(Ez 20,13. 16.21.24; cfr. 22 ,8; 23,38). Dello stesso
tenore so no Es 31 , 14P; Is 56.2.6 e Neem 13.17s. La
profanazione del tempio e di quanto sac ro a
Jahwe, operata da Israele e dai suoi sacerdoti (Ez
22,26 per aver ca ncellato la distinzio ne fra sacro e
profano ; 23,39 a causa del sacrificio dei bambini ;
44,7 con l'ammi ssione di stran ieri al tempio), significa la profanazione dello stesso Dio sa nto
(22.26) e viene ripagata con la distruzione del
tempio e dei santuari; cos anche la catastrofe del 587 una profanazione (7,2Is.24; 25,3), e
s pu persino dire che Dio stesso ha profanato
il suo santuario (24,21).
In tal
modo
aperta la strada ad una comprensione pi generale del termine, come appare nel capitolo su
Tiro: profanazione anche l'assalto di Tiro
da parte di violenti nemici (28 ,7) e la precipitazione negli inferi del suo re orgoglioso (28 ,16;
cfr. Is 23 ,9), che aveva profanato i suoi santuari (28,18) (Fohrer, HAT 13,163: il mio
santuario ).
c) La catastrofe del 587 indicata come una profanazione anche in Is 43,28; 47,6; Sal 74,7 e Lam
2,2; inoltre il Dtis fa risalire l'avvenimento solo a
Dio, a differenza dei testi dei salmi . In Sal 89,40
la profanazione del re di Giuda viene riconosciuta
ugualmente come opera di Di o. Nel Dtis la congettura relativa a Is 52,5 (f/:luli"/u invece di f hiHihi) determina una nuova ricorrenza di /:III (c fr.
S.H.Blank , Is 52,5 and the Profanation of the
. Name, HUCA 25, 1954, 1-8). Pi tardi l'a utore
del libro di Daniele vede nella venut a di Antioco
Epifane al tempio una profanazione (Dan Il ,31).
d) Nei profeti del1'8' sec. il vocabolo manca
nel caso che Am 2,7 debba essere ritenut~
co me un'agg iunta posteriore (Wolff, BK
XIV/2 ,160. 163); qui il nome di Jahwe viene co nsiderato profanato per il fatto che il figlio e il padre
vanno (IIlSleme) dalla prostituta. Per Geremia la
terra profanata per il cu lto degli idoli (Ger 16,18)
e Il nome di Jahwe per l'aver riassunto nuovamente gli schiavi liberati (34,16); Sofonia stigmatl zza come profanazione l'utili zzazione egoistica
delle cose sacre da parte dei sacerdoti (Sof 3,4);
Malachla vede una profanazione nell a trasgresSione sia cultuale che morale (Mal 1,12 offerte scadenti ; 2,10 mancanza reciproca di fedelt come
profanazione del patto dei pad ri ; 2, Il matrimoni
con st ra ~lere). Due vol te viene detta profanazlone_ I Infedelt al la parola data o ad un patto
(Sal )5 ,21; Num 30,3P); e Dio non vuole profa497

"n

bll pi PROFANA RE

nare la sua - beril venendo meno alle sue pro.


messe (Sal 89,35).
e) Nell a prima met del millennio della storia letteraria di Israele (111 pi ocompare solo in due testi:
la benedi zione di Giacobbe e il cod ice dell 'alleanza: Ruben ha profanato il talamo di suo padre
per il rapporto avutov i co n Bila (Gen 49,4 citato in
ICron 5, I), e le pietre dell 'altare vengono profanate se so no lavorate con strumenti di ferro (Es
20,25). Nel caso di Ruben si tratta di un'intrusione proibita nell a sfera di intimit del pad re e di
un attentato all a pace dell a famiglia patriarcale (de
Vau x 1,179; W.Elliger, ZAW 67, 1955,8-1 2 = KS
239-244; id ., HAT 4,238-240). La proibizione di
scalpell are le pietre dell 'altare fino a qualche
tempo fa ven iva per lo pi spiegata dicendo che si
voleva impedire cosi la cacciata del nume che abitava nell a pietra (K.Marti , Geschichte der isr. Religion, ' 1903 , 100; B.Baentsch, Exodus-LeviticusNumeri , 1900, 188; G.Beer, Exodus, 1939, 106).
Ma si dovrebbe piuttosto pensare ad una tradizione e regola nomad ica che - particolarmente negli ordinamen ti cultuali - era contraria ad ogni
forma di prog resso (de Vaux Il ,282 ).
f) Mentre (101 e (lalal ricorrono altrove solo in Lev

ed Ez, /:101 co mpare altre due volte nell'antico racco nto di ISam 21: il sacerdote Achimelec non possiede del pane destinato a consumazione profana
(k/:la>m (IO/) , ma ha a disposizione solo pane sacro; Dav ide ass icura che gli arnesi dei suoi giovani persi no in imprese ord inarie (dcra>k bOl)
erano in stato di purit e anche oggi lo sono ( ISam
21 ,5s.). /:101 quindi gi in questa remota testimonianza il contrario di qGdos (- qdS) santo
come in Lev 10,10 e in Ez. I passi di 5amuele ed
anche l'interiezione /:Iailia (BL 654; cfr. anche
M.Held , JCS 16, 1961 , 21 ; M.R.Lehmann , ZAW
81, 1969, 82s.) lungil , propriamente profano! , nel loro apparire in testi antichi mostrano
che questo gruppo di termini va inteso partendo
dal rapporto che essi hanno con la concezione vtrt.
di - qdS (cfr. BHH 1,415; Bibel-Lexi kon ', 398s.).

SI Il significato predominante del termine nel


medioebr. si ricava dalle numerose testimonianze
in Levy e Ben-Jehuda (vd. sp. I). La delimitazione minuziosa del profano la preoccupazione impellente della letteratura rabbinica; il trattato dell a Misna e del Talmud IV /3 porta il nome
di Hullin.
Per' Qumran e la letteratura parall ela bisogna citare le testimoni anze del documento di Damsco,
dove hll unito al co mandamento del sabato (CD
Il ,15;' 12,4; cfr. Kuhn , Konk. 72).
Nel NT viene superata la concezione trad izionale
del profano e viene ca ncell ata la linea di demarcazione fra sacro e profa no stabil ita dal giudaismo
(F. Hauck , art . [3[3"f)o, ThW 1,604s. = GLNT
Il ,235-240; id ., art. xOLv6, ThW 111 ,789-310 =
GL T V,67 1-726; id ., art . I-'- Lcdvw , ThW IV,
647-650 = GLNT VII ,215-224).
F.Maass
498

i',n

h/q DIVIDERE

1/ La radice (llq nel sign. di dividere , spartire si ha solo nell 'ebr. e nell'aram. (DISO 89s.;
KBL 1076a). In genere la si collega con l' arab.l]alaqa misurare, formare ed altn verbi d.e l sem.
meridionale (HAL 309b sotto (llq Il). Non e chiaro
se e come si colleghino con Mq dividere da un
lato il gruppo form ato dall' ug. I]lq andare m rovina , l'acc. I]alaqu andare Via, andare !Il rovina l'et. halqa sparire (HAL 310 sotto (llq
III ; -'hd 3), dall 'altro quell o dell'ebr. (llq essere
liscio ((lalaq liscio ), dell 'arab. I]alaqa lisciare ecc. (H AL 309b sotto (11q I). .
..
Nell 'ebr. il verbo ricorre in tutte le conlugazlolll
eccetto l'ho.; inoltre si hanno le formazioni nominal i (lila>q porzione , /:Ia>lq{1 fondo, t erreno ,
haluqqa divi sio ne e ma(laloqa>1 pomone, di VIsione . Nell 'aram . bibl. si hanno (l alaq porzione e ma(ll eqa divisione .
21 Nell' AT questo gruppo terminologico (senza
i nomi propri) compare 188x in ebr. e 4x in aram.:
il verbo 56x (Gios 7x, Is e ICron 5x Ciascuno), e
cio qal 17x, ni. 8x (ICron 23,6 e 24,3 forse sono
al qal, cfr. Rudolph , HAT 21 , 1 ~ 4 ; HAL 309b), pl.
26x, pU. 3x, hitp. I x, hi . I x; (lela>q 66x (G IOS 9x,
Deut e Eccle 8x ciascuno, Sal 6x , Glob 5x), (la>lqa
23x (2Re 6x , 2Sam 5x , esclusi i nomi di luogo in
25am 2,16, cfr. HAL 31Ib), (l aluqqa Ix (2Cron
35,5), ma(l"16qa>1 42x ( ICron 26x, 2Cron II ~, ~ios
3x, Ez e Neem I x); l'aram. (l alaq 3x, ma/:ll qa Ix.
3/ a) Il qal del verbo significa dividere, spartire , ponendo in rilievo non tanto l'aZione del dividere come tale, quanto lo spartire e Il dlstnbUlre
le parti . Si parl a quindi del dividere/dlstnbulre Il
bottino (Gios 22,8; ISam 30,24), un ca mp~ (2Sam
19,30), dell 'argento (Giob 27 ,17), l'ered ita (Prov
17,2), delle provviste (Neem 13,13), dello spartire
con il ladro (Prov 29,24), del diVidere la gente !il
diversi gruppi ( ICron 24,4.5; 2Cron 23 ,18; !il
quest'l!so tipico delle Cron rientra a nche l'uso di
mahaloqa>1 e di h"luqqa nel senso di diVISione ,
che' co mpare anch'esso solo nella storiografia delle
Cron) e, quando si tratta della co nqul s t ~ , dell?
spartire e del dlstnbUlre la terra opp ..1ered ita
(Gios 14,5; 18,2; cfr. Neem 9,22 con DIO co me
soggetto; corrispondentemente il passIvo nl. In
Num 26,53.55 .56).
In 2Cron 28 ,21, dove il verbo si dovrebbe lradurre co_n
saccheggiare o sim. (crr. G e 2Re 16,8), Invece di ('0laq meglio leggere !,iIIe~ (crr. Rudolph , HAT 21,292 ).
Per Deut 4,19; 29,25; Giob 39,17 vd. st. 4.
b) Il ni . del verbo (tranne che nei passi gi citati
um 26 ,53.55.56) rinessivo: dividersI (Gen
141 5 Abramo e la sua gente; IRe 16,21 il popolo
di sraele; Giob 38 ,24 txt? la luce app. il vento , cfr.
Fohrer, KA T XV I,492).
. .
Il pi opu essere reso quasi empre con di videre
499

(per la diversit rispetto al qal cfr. Jenni , HP 126130). Oggetto del dividere/spartire sono cose (bottino Gen 49,27; Es 15,9; Giud 5,30; Is .9,2;
53,12afl; Sal 68,13; Prov 16, 19; pU. passo Zac 14,1;
ca pelli Ez 5,1; cibo 2Sam 6,19 = 1Cron 16?3; vestiti Sal 22 ,19, cfr. Mc 15,24 par. ) oppure (il possesso della) terra (Gios 13,7; 18,10; 19,5 1; IRe
18,6; Ez 47,2 1; Gioe 4,2; Mi 2,4 txt?; Sa! 60,8 =
108,8; Dan Il ,39; hitp. dividere tra se GIOS
18,5), quando il soggetto Dio anche la sorte o
sim. (ls 34,17; 53 ,12a; Giob 21,17). In Gen 49 ,7 e
Lam 4,16 si deve tradurre con disperdere .
L' hi . di Ger 37,12 significa intraprendere una divisione
(d i ered ita >(dr. Rudolph , HAT 12,238).
c) All ' uso del verbo corrisponde quello del nome
h~/a>q porzione (di botti no: Num 31,36; ISam
30,24; cfr. Gen 14,24; di offerta sacrificale: Lev
6,10; cfr. Deut 18,8).
Vocaboli si nonimi sono mimo (l2x) e menaI ( t9x , prst.
aram., dr. Wagner nr. 175) dalla radice mllh contare.
e misha (Lev 7,35) e mOS/la (Nu m 18,8) dalla radice mS(1
Il misurare )).

Spesso h~/(Eq - come termine parallelo a - na!l ala ,


- goral, '(lcba>1 corda (per misurare > > ter:
reno (misurato > ecc. - sta per porzione di
terra (G ios 15 ,13; 19,9; Ez 45,7; 48,8.2 1 ecc.; cfr.
Zac 2,16; inoltre J.Dreyfus, RScPhTh 42 , 1958 , 349' F.Horst FS Rudolph 1961 , 135- 156). In senso
pi ristrett~ (lila>q il pezzo di terra o di campo
che spetta al si ngolo (A m 7,4; Os 5,7 ); uguale SIgnificato ha anche il termine (1a>lqa (2Sam 23 ,ll s.;
Rut 2,3; 4,4 ecc.), che si riduce .in sostanza al
senso di terreno (Gen 33 ,19; GIOS 24,32 ecc.).
BL 567 ed altri suppongono che (li/req porzione Qui
si sia ruso insieme ad un termine *~re/,!q (oppure
hreqrel) campo (crr. ace. eqlll, aram. (lOqla , araboe et.
ilOql); crr. in contrario GVG 1,277.
Quando si dice che Aronne app. i. leviti non de:
vano ricevere alcu na pomone d I terra, perche
Jahwe la loro porzione , ini zia gi l' uso metaforico di h~/a>q (par. na(l ala ) (Num 18,20; Deut
10,9; 12 ,1:2; 14,27.29; 18, 1; Gios 14}4; 18,7 vd. st.
4). Questo significato traslato di (lela>q nel senso
di quello che spetta ad uno, nel posto che occupa,
molto frequente in diverse espressionI. Ta l v~ l~ a
il sostant ivo indica la sorte (ls 17,14 par. goral,
gioco di parole con il doppio signincato pomone
di bottino/sorte ; cfr. Is 57,6; Glob 20,29, 27 ,13,
31 ,2 ecc.), ma in genere p.e. la parte del belli pa:
terni (Gen 31,14), di Jahwe (G IOS 22,25 .27), di
Dav ide (2Sam 20,1; I Re 12, 16 = 2Cron 10,16):
Un panicolare accenno va riservato a1l'u;;o di be~
Ia>q nell ' Ecclesiaste. Il pensiero di quest ultimo SI
aggira sempre sull a questione di quale Sia la s ua
parte , il suo ~( g u adagno , e che cosa gli n:
manga Uilron)(hela>q: Eccle 2,10.2 1; 3,22; 5, 17.18,
9,6.9; cfr. Il ,2). Qui non si ~ra tt a tanto del lamento sul fatto che l' uomo puo avere sempre una
parte soltanto, mai il tutto (W.Zlmmerh , D,e
Weisheit des Pred igers Salomo, 1936, 37; Id.,
500

ATD 16/1 ,138 ecc.), quanto dell a questione della


porzione '~, del posto dell ' uo mo nel mondo
( H.H.Schm ld , Wesen und Geschichte der Weishe n , 1966, 187s.).

n:azioni nominali (forme segolate: /71imG!d e I


da ; con Il preformativo m : mabmOd e mahm~~m.
plurale astratto b amLidal) per designare pre~al~nt ti
mente l'oggetto des iderato. Come nome propr' e:
ha /:fcemdiin (Gen 36,26).
IOSI

41 Molto ant ica la concezione che s ta dietro


Deut 32,8, secondo la quale Israele stato asse2/ Il verbo nell ',AT ricorre relativamente di
gnato a Jahwe da ('f) 'ce/ijon (v . 9 M /ceq). Anarado , forse perche I ebr. conosce diverse maniere
logamente In Deut 29,25 si parl a di de i, che Jahwe
di esprime re. I moti dell a volont e del sentimento
non ha assegnato ad Israele, e nello stesso ambito
( mod i,. te mpI , particelle, ecc.). Nelle sue tre coniurie ntra anche ~eut 4,19, secondo cu i Jahwe ha asgaziOni bll/d compare complessivamente so lo 21 x
segnat? gli ast ri a tutti I popoli (cfr. a nche in Giob
(q. 16x, nl. 4x, pl. Ix). La letterat ura narrativa si
39,17 I assegnazione dell 'i ntelligenza).
restringe a Gen 2,9; 3,6; G ios 7,21; negli altri casi
Questo gruppo acqUista un s ignificato specifica~I tratta di testi saplen ziali , giuridici , liturgici, pro.
mente teologiCO quando Jahwe appare come la
~tlc:. ':-e forme nonynali (bti?mced 5x, ba:mdii 16x,
pomone" di un gruppo di uomi ni o di un sinb mudot9x , mabmad 13x, mabmad Ix) sembrano
golo. I passI che parlano di Jahwe come porzione
essersI diffuse a cominCiare dagli scritti esi lici- podi terra" di Aron ne opp. dei lev iti gi sono stati
stesillcl ; per mabmd cfr. Lam I 10. 11' 24' Ez
ci tati (3c). In Ger 10,16 = 51, 19 Ja hwe por24 ,16.2 1.25; per ~lam!idol cfr. Dan 9' 2J I3 'II' 19
zione di G iacobbe", e nelle lamentazioni _ nello
11 ,38.43.
' , , .. ,
stesso contesto di -gor/, - naha/ hti?bce/ ecc _ .
afferma: Jahwe la mia po;'zio~e" o sim . (S~:
31 Distinguiamo in bmd (a) un uso att ivo che
16,5, 73,26; 142,6; Lam 3,24; cfr. H.-J.Hermisson
caratterizza il ~oggetto agente, e (b) un uso pa~sivo
Sprache und Rnus Im alt israelitische n Kult , 1965 :
che deSCrive I og~etto bramato; a quest'ultimo si
107-113). Cfr. anche il nome proprio H '~ "' -(h-)
collegano anche I Significati delle form azioni no Jahw . l
''
I qlJJa u
:
e e a mi a pomone " e le sue form e ridotte
minali.
/:Ie/ceq e /:Ice/q) (Noth , IP 163s.).
Che In Sal 119,57 la porzione del sal mista sia di
a) In quanto co mportamento attivo bmd(q. e pi .;
osservare I comandamenti di Jahwe infine evihl. causati vo solo In Eccli 40 ,22) il tendere tenadente, co me pure l'affermazione del libro di Giob
cemente a qualcosa, il desiderare ardentemente di
che la pomone" degli empi verr da Dio (G'ob
entrarem possesso di qualcosa (cfr. J.Herrmann ,
20 ,29; 27, 13; cfr. 31 ,2).
I
FS Sellin 1927,69-82; J.J.Stamm , ThR 27 1961
301-303). Per quanto diverse possano es~ere
motivazione e l' intensit di questa tensione ( de51 Non si pu dire che la storia Successiva di
Siderare ", essere avido ", aver brama di ), si
questo gruppo abbia un particolare rilievo Le
pre~uppongono sempre tuttavia due elementi, e
sca ~se ricorrenze a Qumran sono s ull a iinea
cloe il bisogno del soggetto agente e lo st imolo
dell .~ T. Il greco non ha un equi valente altrettanto
dall'esterno; il desiderio sessuale rientra nel
S l g ~1 Icatlvo: I, LXX nel rendere b/q usano di
campo semantico del termine, come nel caso di
pre ere nzayEpt~Et::' e i suoi composti, oppure
-' lVh. I ne mici vogliono entrare in possesso della
~?PfVO f1.tC( o x1)po. Sull'uso di x~po nel
terra (c fr. Es 34,24); Jahwe ha voluto avere il
c r. W.Foerster - J .Herrmann art x - o
monte di Dio ed ora vi abita (Sal 68 ,17); lo stolto
ThW 111 ,757-786 ( = GLNT V,583-(64).
1)P ,
deSidera la donna seducente, sposata (Prov 6,25).
H.H. Sch mid
Il deSiderio legitti mo pu e deve trovare compime nto (cfr. Cant 2,3 pi.), la brama illeci ta viene
raffrenata con delle proibizioni (Es 20,17; 34,24;
'~n bmd DESIDERARE
De ut 5,21; 7,25; Prov 6,25), poich essa manda in
rov ina ( qlob 20,20) e danneggia tutti i membri di
Ilff La radice.*hmd
una trlbu e l'intera comunit (cfr. Gios 72 1'
d'
'
deSI'd erare" e. largamente
Mi 2,2).
' ,
.1 usa. nelle lingue semO. (sem . meridionale col
slgln dd l 10)dare", cfr. MU(lammad (Maometto)
I lo ato ".
b) La condizione di miseria non suscita alcun
compiacimento (ls 53 ,2); quel che risveglia il deLe testimonianz '.
.h
SideriO o la bramosia pu essere designato col part.
wUS nr. 936; u~ ~'~ :~)c c~:rovengono dall'ug. (cfr.
nl. (Gen 2,9; 3,6 ; Sal 19,11 ; Prov 21,20). Tali og~a-mu-du desiderabile , 'cfr. C<J:~ ~3~~;)6 t,an . (PKA
ass.
nr. 26 A III r 14s 'hmd "
. ' en.
I
getti nat ural mente sono preziosi per gli interessati
questa citt ;,. ; 17
d JI hqr/ Z egli desidera avere
(Is 44,9: l'opera dello scultore, part. passo q.; cfr.
(BMAP
7" 19 .1In I per bramosIa ) ed aram. ego
Glob 20 ,20 e l'uso sia aggettivale sia sostantivale
lore ); c1;: a~~'he ~~'ff~~~orls~6IJ amidifJ oggett i di vadi b~m!idol prezioso", tesoro ,,). La forza d'at trazione dell 'oggetto viene espressa chiaramente
Nell 'ebr. oltre al q des'd
'
.
desiderabile " (Je~ni Hlp e~~~ ") e al pl. ntenere
con l'espressione mabmad 'njim ci che pre.'.
S. sono comuni Il
part pa
gevole (agli occhi)" ( IRe 20,6; Ez 24 ,16.21.25;
. sS. q. e Il part. nl. ed anche d iverse forLam 2,4; cfr. il nostro delizia degli occhi ,
50 1 i~n bmd DESIDERARE
502

I;

i!t.

consolazione degli occh i ); l' innamorata canta:


kul/6 mabamaddim tutto in lui delizia " Cant

5, 16; cfr. inoltre Is 64,10; Os 9,6.16; Gioe 4,5; Lam


1,10. 11 ; 2Cron 36,19). bti?mced, sempre allo stato
costrutto, designa la bellezza del campo (Is 32 ,12 ;
cfr.
Am
5,11 ),
lo
splendore di
esseri umani (Ez 23 ,6.12.23). Similme nte ha:md indica nello stesso tempo bellezza, dignit , grazia ,
valore (cfr. ISam 9,20 la grandezza di Israele;
Agg 2,7 i tesori di tutti i popoli ; Dan 11 ,37 l' idolo
delle donne, probabilmente Tammuz; 2Cron
21,20 loram mori senza dignit = senza lamento
funebre?); anche ba:md viene adoperato prevalentemente come nome retto: Is 2,16; Ger 3,19;
12,10; 25 ,34; Ez 26 ,12; Os 13 ,15; Nah 2,10; Zac
7,14; Sal 106,24; Dan 11 ,8; 2Cron 32 ,27; 36,10.

4/51 Non si pu dire che il termine abbia gi


nell ' AT un senso teologico particolare. Come nel
caso di - ' lVh e contrariamente a quanto avviene in
espressioni che hanno un senso etico ben preciso
(cfr. p.e. -sn' odiare , gnb rubare ), bmd abbraccia tutta quanta la realt complessa che va
sotto il nome di desiderio ; nessun aspetto particolare si ancora reso indipendente per divenire
un termine tecnico in campo teologico. Solo nel
tardo giudaismo questa realt si degrada e si trasforma in tab, specialmente per quanto riguarda
il desiderio sessuale. Partendo dalle proibizioni del
dacalogo (la proibizione di rubare di Es 20,15
port all'erronea conclusione che in Es 20 ,17 si
parlasse di un peccato di pensiero ) ogni desiderio materiale sollecitato dall 'esterno viene bollato come tentazione e ribellione contro Dio (cfr.
mBufl-lc( , concupiscentia; Mt 5,28; Rom 7,7;
inoltre StrB 1I1 ,234ss.; IV Il ,466ss. ; J.J.Stamm,
Der Dekalog im Lichte der neueren Forschung,
' 1962, 55-59, tradotto ed ampliato in M.E.A ndrew , The Ten Commandments in Recent Research , 1967, 101-107); -'wh.
E.Gerslenberger

;,~r::r

bema ECCITAZIONE

1/ Il sost. bm (*bim -al-, BL 450) vien fatto


derivare dalla radice )bm (*wbm) ( Barth 94), la
quale a sua volta vien messa in relazione con hmm
(arabo anche bmIVI)) essere molto caldo .. Nel
sign. bava, veleno il sos!. fa parte del sem. comune (Bergstr. Einf. 187; P.Fronzaroli , AANLR
VIIl/1 9, 1964,250.264.276): acc. imtu bava, veleno (AHw 379b; CAD 1/1 139- 141 ), ug. bml
veleno (recentemente attestato con frequenza
in RS 24.244 e RS 24.251 , cfr. Ugaritica V,599a),
ebr. bm (Deut 32,24.33; Sal 58 ,5.5; 140,4; Giob
6,4) , aram . biml/beml (attestato solo nei di aletti
pi recenti), arabo bumal veleno (d i insetti )) (i
> u davanti a labiale, GVG 1,199), et. bamal
lele, bile (Dillmann 77s.). Il sign. ecci503

tazione , collera ( < bava , spuma oppure deri vato direttamente dalle radici suddette essere
molto caldo, ardente) attestato oltre che in ebr.
soprattutto in aram . (iscrizione di Adad KAI nr.
214, r. 33 bm' ; Ai:1 . 140 bml[' ]; aram . bibl. hama in
Dan 3,13. 19; sir. ecc.).
.
21 Mentre il verbojbm q./pi . essere in calore
ricorre solo 6x nell ' AT (q.: Gen 30,38.39; pi .: Gen
30,41.41; 31,10; Sal 51,7), il sost. iJmii compare
125x (incl. i passi suddetti col sign. di veleno }).
nel sign . eccitazione, collera 119x, di cui 2x a
plur. bemO I, Sal 76, 11 [txt?] e Prov 22,24, come
form a astratta ira , GVG Il ,59), con la frequenza maggiore in Ez (33x), Ger (I7x), Sal (I5x),
Is (I3x)
Alla stessa maniera di -'a/, anche ~emii viene adoperato
raramente per la collera umana (28x), pi spesso invece
per l'ira divina (89x non contando Sal 76, llb IXl em e
Giob 19,29 lxl em): in riferimento al moto dell'animo
umano Prov 9x, Est 6x , Sal, Is e Dan 2x ciascuno, Gen ,
2Sam, 2Re, Ez, Os, Ab e Giob Ix ciascuno; all'ira divina
Ez 32x, Ger 17x, Is Il x, Sal 9x, 2Cron 5x, Deul 3x , 2Re,
Nah e Lam 2x , Lev, Num, Mi , Zac, Giob e Dan Ix ciascuno.
31 Nel suo significato fond amentale bm stando al significato della radice - potrebbe denotare 1' essere in ardore (a causa di eccitazione) ,
e quindi bollore, agitazione, e infine collera; cfr. Os 7,5, dove si parl a dell'effetto del
vi no. Volendo allora stabilire una differenza ri spetto a - ' al, si dovrebbe d ire che mentre
quest' ultimo si riferisce pi alla trasformazione Isica visibile che subisce un uomo in preda all' ira,
il quale di conseguenza respi ra a fatica , bem vuoi
mettere in evidenza piuttosto il moto interno
dell' animo, il fervore interno dell'ira. Tuttavia difficilmente si potrebbe individuare nei testi una
qualche differenza essenziale nel signilcato o
nell ' uso rispetto ad 'qf, dal momento che in circa
quaranta casi i due termini compaiono insieme
(come semplice aggiunta: Deut 9,19; 29,22.27; Is
42 ,25; 66 ,15; Ger 7,20; 21 ,5; 32 ,31.37; 33,5; 36,7;
42 ,18; 44 ,6; Ez 5, 15 ; 22 ,20; 25, 14; 38 ,18; Mi 5,14;
Dan 9,16; in espressioni parallele: Gen 27 ,44s.; Is
63 ,3.6; Ez 5,13; 7,8; 13,13 ; 20,8.21 ; Nah 1,6; Ab
2, 15; cfr. HAL 313a; Sal 6,2; 37,8; 78,38; 90,7;
Prov 15,1; 21 ,14; 22 ,24; 27,4; 29,22; Lam 4, 11 ).

Altre unioni si hanno: con derivat i dalla radice -q~p


Deul 9,19; 29,27; Is 34,2; Ger 21,5; 32,37; Sal 38,2; con
g"r invettiva Is 51,20; 66,15; con lo kil!wl castigo Ez 5,15; 25, 17; con la radice - qll ' Ez 16,38.42;
36,6; Nah 1,2; Zac 8,2; Prav 6,34; con - lIqm Nah 1,2;
con zil'am collera Nah 1,6.
L' ira pu accendersi U~ I ni . 2Re 22 ,13 .17) o sal ire
(' /h 2Sam Il ,20; Ez 38 ,18; 2Cron 36, 16), pu ca lmarsi (skk Est 7,10), da essa si pu essere abban donati ('zb Sal 37,8) o la si pu distogliere (s!ib
hi . Num 25 ,11 ; Is 66, 15; Ger 18 ,20; Sal 106,23;
Prov 5, 1).
bm irritazione assale il re nel momento in
i1~n
T "

fieli/a ECC ITAZIONE 504

cui apprende una catti va noti zia (2Sa m Il 20 Est


1, 12; 2,1; 7,7) o un uomo contro il suo 'fraell o
(Gen 27,44) o contro un rivale (Est 3,S; S,9).
Quanto possa essere dannosa questa ecci tazione
viene es presso In det ti sap ienzia li con molte im maglili ( P ~o~ 6,34; IS, I; 19,19; 22 ,24; 27,4; 29,22).
Longanlllllta (Prov IS,18) e sapienza (Prov 16 14)
proteggono da essa, ma anche un regalo al I~O
m~nt o ?pportuno (Prov 21 ,14). Altri esempi di heII/G nell uomo so no 2Re S,12; Is SI,13.13; Os 7S.
Sal 37,8; 76,11.11 ; Est 7, 10; Dan 8,6; Il ,44. U n '~c:
CIlaZI? ne (sacra ) pu prendere anche un profeta allorche egli Viene aITerrato e rapilO dallo spiri lO di
Jahwe.
Per il testo e la traduzione di Is 27 4 Ab 2 IS.
Glob 36, 18 Ce Ger 2S,IS) cfr. oltre a I- L 313 ~n:
che G.R.Dnver, On ~Iemah " hot anger fury "
and also " fi ery wine ", ThZ 14, 19S8, 133-13S.
41 /:Ima ira di Dio si ri volge cont ro i singo li
(Sal 6,2 == 38,2; 88,8; 90,7; Giob 21,20), ma soprattutto COntro il suo popolo nel co ntesto del gi udi zio
(Ger 4,4 ecc. ; Ez S,IS ecc.; Lev 2628 Deu t 9 19.
29,27; 2Re 22,13.17; Sal 78,38; 89,47; 06,23; ~m'
2,4, 4,11 , Dan 9, 16). Anche gli altri popoli sono
sotto la collera dlvllla , cos p.e. Sodoma e Gomorra (Deut 29,22), Edo m CIs 63 ,3.S.6; Ez 2S 14)
I fi l.lstel (Ez 2S, 17), l'Egitto (Ez 30,IS) e lUlli { po:
poli stranlen CIs 342) e I nemici di Jahwe (5 I
S9, 14; 7 9 , 6 ) . '
a
Una co ncezione particolare sta all a base dell ' immag lile del calice dell 'ira, al quale Jahwe fa bere
I SUOI nemicI CIs SI, 17.22; Ger 2S, IS; cfr. Rudolph
KAT XVII/3 ,2SS per Lam 4,21).
'
51 Negli scritti di Qumran /:Ima compare in
qualche caso (cfr. Kuhn , Konk . 73), una volta in
uni one con Igz eccit azione ( IQ 20 I 2) e
volta nell 'espressione sfogare la rabbi a >; (spk u6Q
IO 2,4, cfr. Ez 20,8 ecc.).
'
Per il NT cfr. G.Stahlin, art . py~ , ThW V 419448 ( == GLNT VIII ,II 77- 12S4) R. Hel1ls~hke
?9~~ 36111 ,2246-48 (bibliogr.); H.'Rei nelt BLex;
- (blbliogr.).
'C.Saue,.

,~n bml AVER COMPASSIONE _ cn,


r(1m .

09':'

(1ms

VIOLENZA

bII gruppo /:Ims q. :rat_tare con violenza , ni .


su Ire Violenza e /:Iamas violenza sembra
ave~e poche c,ornspondenze dirette in testi indipen ent~ dali AT; vanno ci tati il giaud hms
atroclta (!<A I nr. 214, r. 26 in contesto fnimmentano) e I aram. Imperiale shd hms testimone
1I1~IUStO (A b. 140, == ebr. ' d /:I[lInas). Nel caso
pOI che (ImS SI dovesse collegare alla radice /:Im$ II

(!I

SOS

O~Q I;mas VIOLENZA

(ebr. /:Im$ q. opprimere Sal 71 4 sost /- opp ressore Is I 17 txt? I hamd$' o . .1amo$
cfr. Wildberger Br< X 34)' ..
ppresso ,
.
.
. '
"
VI sarebbero ancora altn equivalenti aram ., acc. (ed el.).
HAL 316a isola il verbo in Giob 21 27 consd di

un ~lms Il ideare .

eran

00

2! Il qal ricorre (esciudendo Giob 21 ,27) 6x


(Ger22,3, Ez 22 ,26; Sof 3,4; Prov 8,36; Lam 26.
III Glob IS,33 dellO dell 'atlO di Stacca re i frulli) '
il nl. Ix (Ger 13,22). Pi freq uente il no:
n~e. _60x (e cl. Ez 9,9 MSS /:Iamas al poSlO di
damltll ; Sal 14x,. Prov 7x, Ez ed Ab 6x ciascuno
Gen e Ger 4x ciascuno).
'
31 a) (lamaS si trova per lo pi al sing. ; i plurali
di 2Sa m 22,49 (Sal 18,49 sing. I); Sal 140,2.5 (v. 12
sll1g.); Prov 4,17 hanno una funzione attributiva
che Intende precisare un nome < uomo o vino
[operatore l di (lamas ), e coesistono accanto al
IIlgolare ('rs /:Iamas p.e. , cfr. Prov 3,31; 16,29). I
ge niti vI retti dal nome deSignano d'ordi nario l'oggetto della Violenza (Glud 9,24; Gioe 4,19; Abd
IO, Ab 2,8. 17; ,co n surfsso pronominale Gen 16,5;
Ger SI ,3S), plU raramente l'operalOre di violenza
(Ez 12, 19; co n surfsso pronomi naie Sal 7, 17).
Nel vocabolario profelico come sinonimo di hillnas viene
adoperalo spesso sod mallratlamento, de~astazione
~ ~s 60,18; Ger 6,7; 20,8; Ez 45,9; Am 3,10; Ab 1,3; 2,17;
sod Sllrova nell'A T complessivamente 25x, solo nei libri
profet ici ad eccez!one di Sal 12,6; Giob 5,21.22; Prov
21 ,7; 24,2; Inoltre sdd q. devastare, violentare 32x, ni.
Ix, pl. 2x , pu . 20x , poI. Ix, ho. 2x, anch'esso presente
quas I esclUSivamente nei profeti , pi raramente in Sal,
Glob e Pr?v , solo una volta in Giud 5,27). La differenza
puo cons istere nel fa llo che in sod l'accento posto
sull'azione stessa, in I;amas invece sulla natura o sulla
conseguenza dell 'azione.

b) Fra l' uso religi oso e quello profano non si pu


fare una separazione netta , dato che hamas anche
quando si verifica fra uomini , colpisce un 'ordine
stabilito o garantito da Dio (von Rad 1,170). Tuttavia SI possono individuare diversi aspetti deltermille.
La parola prima di tutto ancorata nell'ambiente
giuridico (R.Knierim , ChI und Chms. Zwei Begriffe fUr SUnde in Israel und ihr Sitz im Leben
Heidelberg 19S7 (tesi), 12Sss.), ma anche ivi pu
essere usata in maniere diverse.
Nel grido di violenza espresso semplicemente con halllas
(Ab 1.'2; Giob 19,7; per Ger 20,8 vd. st.) von Rad\170;
Knlenm , Le., 129ss.; H.J.Boecker Rederormen des
Rechtslebens im AT , 1964, 60s., vedono un appello alla
protezione legale rivolto dalla comun it giu ridica (apertu ra dI processo). Ma dato che in entrambi i casi a
Jahwe che viene rivolta l'in vocazione, dovrebbe trattarsi
I~ e ntrambi. i testi piuttosto di un immediato grido
d aiuto (s lmlimente anche 5m' ni. in Is 60,18 e Ger 6,7
va IntesO come sent ire di [diversamente da Knierim,
Le., 131], giacch l;amGs in Ger 6,7 legato a sod e Is
60,18 parla di oppressione stran iera).
L'espress ione 'd /:Iamas (Es 23 ,1; Deut 19,16) origillanamente designa l'accu!'atore in un caso di baS06

4/ . ContenulO di un simile !lamas sono, fino


agii scritti profetici , lo spargimento di sa ngue
(Gen 49,Ss.; Giud 9,24; Is S9,6; Ger 51 ,35; Ez
7,23; Gioe 4,19; in Ger 22,3 /:Ims q. ) e probabilmente i delitti sessuali un accenno al riguardo
solo in Ger 13 ,22 ni .), che alla stessa maniera contaminavano la terra (Lev 18 ,28; 20,22 ) e dalla
legge erano pure puniti con la pena di morte (p.e.
Lev 20,11-1 8).

tezione legale. Non si pu stabilire se Prov 26,6 rientri in


quest'ambito (cfr. al riguardo Gemser, HAT 16,94), data
l'insicurezza del testo.
Ora, il campo dell 'azione autom atica nell ' AT
pu essere delim italO su un pi ano teorico e non
con molta precisione, poich la concezione magica
che vi sta dietro una forma tradizionale, che non
rivela ancora l'essenza del pensiero vtrt., e che
viene riempita di un nuovo contenuto (c fr.
N.H.R idderbos, GThT 64 , 1964 , 2265S.). La rivelazione propria dell ' AT nel rapporto tra Jahwe e il
popolo co ll oca in primo piano la responsabilit
dell ' uomo. Di conseguenza l'i mportanza del vocabolo si sposta sul soggetto che agisce e sull a sua
colpa individuale. Questo non vale tanto per le
formul e CIs S9 ,6; Ez 12,19; Giona 3,8; Mi 6,12;
Mal 2,16; Giob 16,17; ICron 12,18, spesso conjMI
kaf mano , nell a quale sta il /:Iamas, potrebbero
- anche se con qualche riserva - essere aggiunti ai
pass i precedenti ), quanlO piuttosto per il complesso delle azioni che vi sono racchiuse. La connessione con bgd mancare all a fedelt (Sof 3,4;
Mal 2 , 1 6~ Prov 13,2; similmente 16,29 con plh pi o
sed urre ) indica che /:Iamas un trasgred ire i
doveri verso il prossimo, una delimitazione del
suo diritto e del suo spazio vitale e si estende ad
ogn i forma di comportamento asociale (Am 3,10),
in contra pposizio ne al dirillo e alla giustizia
(Ger 22 ,3; Ez 4S ,9). Si nomina esp ressamente l'alterigia (Sal 73 ,6), l' inganno (Sof 1,9) nel parlare
(M i 6,12 ; cfr. Prov 10,6.11 e d'altra parte il titolo
onorifico del servo di Di o in Is 53,9) e infine
il processo intentato ingiustamente (Sal 5S , IO;
Ab 1,3 txt ?).
Ez 22,26 e Sof 3,4 (/:Ims q., sogg. i sacerdoti) parlano di violazioni contro la tora di Jahwe. Cos
Jahwe stesso si volge cont ro il /:Iamas, che egli odia
(Sal I I ,S), dal quale egli salva (2Sam 22,3.49 == Sal
18,49; Sal 140,2.5 ; cfr. Sal 72 ,14 il re per incarico
di Jahwe), a causa del quale ci si rivolge a lui (A b
1,2; Sal 25 ,19) e che egl i punisce (Ez 7,23; 8,17s.;
12 ,19; 28,16; Sof 1,9). Se il /:Iamas per con un paradossale rovesciamento opera di Jahwe stesso
(Giob 19,7), allora non c' nessun ai uto co ntro di
esso.
hamas diventa cosi un termine vasto per indi care
ii peccato (Ez 7, 1I; Giona 3,8; cfr. anche l'espressione 'iS /:Iamasl/:lamasim , vd. sp. 3a). E interessante notare a questo proposito che (lamas non
viene eserCi talO solo in Israele ma anche da popoli
stranieri contro Israele (Gioe 4,19; Abd IO; Ab 1,9;
2,8.17). Questa evoluzione spiega perch nel vocabolario dei salmi 'ed Stiqa?r falso testimone e 'd
hamas vengano ad avere lo Stesso significato (Sa!
35 ,11 ; cfr. 27 ,12, -kzb 3a), cosa che per non si
verifica alle origini (vd. sp. 3b).

Secondo un'ipotesi interessante di J.Berridge, Prophet,


People, and the Word of Yahweh, 1970, 152-1 54 (cfr.
anche S.Marrow, VD 43, 1965 , 241-255), Ger 20,8 potrebbe essere influenzato dalla precedente metafora che
parla di violentare; (lamaSsarebbe il grido d'aiu to della
ragazza (cfr. Deut 22,24) e non l'invocazione di una pro-

51 Nei testi di Qumran /:Iamas poco usato


(Kuhn , Konk . 73c). Per i LXX e per il NT cfr.
G.Schrenk , arl. &Lxo, ThW 1,1 50-163 ( == GLNT
1,401-440); W.Gutbrod , art. vof1(Jl( , ThW IV,I0771079 ( == GLNT VIl ,1401-1406).
H.J. SlOebe

mas(non il test imone ingannatore; in Deut 19,18


il fallO che l'accusa risult i falsa dopo un' inchiesta,
viene ind icato espressamente con sreqa?r inganno ), ma in seguito mutando significato
passata ad indicare in genere " testimone VIOlento che infrange il diritto . /:Iamas dovette Slgnif~are all 'i nizio proprio il misfatto, il quale

grava quasi materialmente sull a terra come un


peso e turba il rapporto che essa e I SUOI abltanll
hanno con Dio, sicch chiunque ne sappia qualcosa ha il dovere di presentarsi come denunziatore
davanti alla comunit gi uridica per allontanarne le
conseguenze (cfr. H.J .Stoebe, WuD N.F. 3, 1952 ,
12Iss.; per -'d come accusatore anche
8.Gemser, SVT 3, 1955 , 130; diversamente Knierim , I.c., 127s. , il quale tuttavia sottolinea gi ustamente che il termine racchiude la concezione del
campo dell'azione automatica , l. c., 135). La
legge di Deut 19 ,15-1 9 si trova sullo stesso piano
delle prescrizioni relative ad un assassinio commesso da mano ignota (Deut 21,1-9) e delle serie
di maledizioni (Deut 27, 15-26; cfr. Lev S, I), e in
essa d'altronde si pu riconoscere una prassi giuridica abbastanza progredita nel suo sforzo di conseguire la sicurezza del diritto CDeut 19 ,IS ).
Questa convinzione si manifesta quando /:Iamas
cost ruito con mI' essere pieno (terra, citt, secondariamente anche il tempio; Gen 6,11 .13; Ez
7,23; 8, 17; 28,16; Mi 6,12; Sof 1,9). Se la terra
piena di I;amas, ne consegue per i suoi abitanti castigo e distruzione. Ci diventa particolarmente
ch iaro in Gen 6,13; nonostante la testimon ianza
tardiva (P), non si tratta per di un'idea teologica
recente (d iversamente Knierim , I.c. , 134), ma
piUllOSto di una conseguenza diretta del significato originario.
Lo stesso vale quando l'azione del hamas ricade su
chi la compie (Gi ud 9,24 con ba' venire ; Sal
7, 17 conjrd ricadere ), o quando /:Iamas unito
a 'al su (Gen 16,S J; Ger 51,3S; Mal 2,16; il teSto di Gen 16,S esprime una concezione arcaica: la
conseguenza del (lamas che grava su Sarai la
mancanza di figli; ella lo fa ricadere su Abramo
come cointeressato e definisce cosi la gravit del
comportamento di Agar [cfr. Kn ierim , l.c., 134;
von Rad , ATD 3,162]).

S07

O~Q (lalllaS

VIOLENZA

508

pn

bnn ESSERE MIS ERI CORDIOSO

fo_rme co n cui la radice si presenta: ben (a-c) hal/'


(d ), verbo (e-f), refll'nn/rofl alllinim (g). 'Per il
tUllo cfr. W.F. Lofth ouse, Hen and Hesed in the
Old Testament , ZA W 51, 1933, 29-35'; W.L.Reed,
Some Imphcali ons of I:len for Old Testament Rehglon, JBL 73, 1954,36-41 ; D.R. Ap-Thomas
So me Aspect of the RoOl l:INN in the Old Testa:
ment , JSS 2, 1957, 128- 148; K.W.Neubauer Der
Stamm CH
im Sprachgebraueh des AT Berlin
'
1964 (tesi).
/1/111

11
La radice flfl/l essere misericord io o ver o
qualcuno, mo trare favo re o si m. fa parte del
. em: comu ne (manca in el.); ricorre come verbo e
m dlverse derivazioni nomina li, con signifi cati simili a quell i dell 'ebr. , in acc. (e/le/lu, A Hw
217.2 19; CA D E 162- 164), amor. in alcuni nomi
(Buccel lati 134; .Hu tTmon 200), ug. ( WUS nr. 947;
UT nr. 882; Grond ahl 135s.), co me vocabolo del
s~m O. nelle lellere di Amarna (EA 137,8 1;
2)3,24; cfr. CA D E 164s.), fen. pun. ( DISO 9 Is.;
nomi propn come Hanno, Hannibal ecc.: Harris
102s.), aram. (DISO 91 .; KBL 1076b) arab
'
.
( Wehr 189b).

Dal IalO elimologico i suppone una connes ione con


(mh piegarsi, sd raiarsi Il (p.e. GB 243b; per (/annIJl in
Sal 77, 10 cfr. GK 67r e yberg 142: inf. q. di hlll/' diversamente HAL 319b: inf. piodi (mh Il ) oppure con 'una
radIce a due Ielle re (111 che sarebbe alla base di entrambi

(I? R.Ap-Thomas, JSS 2, 1957, 128).


L apax legomen (1II11 Il essere felido (Giob 19,17) risale ad una rad Ice con un ongmano h come prima rad icale, allestata nel sir. e nell'arabo. Presc indendo dai casi in cui bnn un elemento di
nomi propri (p.e. 'a?!btman , /j ann'e/, /j a/lanja [h ti J,
/ja/lna ecc. , cfr. oth , IP 187), nell' AT la radice ri corre in forma verbale al qal, pi ., hitp. e poI. , in
f~r~a_ no m! naie nei. SOSl. flen favo re, grazia e
bili/w mi. en cordla (SOlo Ger 16, 13 ) e inoltre
~egh ~strattl denvatl dall a coniugazione riOessiva
r bmna e rabanimfm su~plica (BL 495.497), in
form a aggelli vale In.banll!m clemente, benigno
e In forma avverbiale In binnam immeritatamente, senza motivo, invano .

a) Il nome ben ricorre esclusi vamente al sing.


Una formul a freq uente soprallullO nei testi narralivi m~ ' ben be'ene... trovar grazia agli occhi
di .. . . Appare ev idente in questa formula che non
SI tralla d i Ingole manifestazioni concrete di favore , ma di un alleggiamento di fondo che ne
pu essere il presupposto.
Per questo mot ivo il nome solo raramente determi.
naia , in Prov 31,30 Iramite l'articolo (ivi per (U!I/ signifi ca grazIa , leggIad ria II), m Gen 39,21 tramite un suf.
fisso pronomi naie, in E 3,2 1; Il ,3; 12,36 Iramile un
nome rello (qui la formula uona 1/111 hen b" elle ...
procurar grazia agli occhi di ... II, dove Jahive soggello
del verbo, mentre l'alleggiamento di he" assunto da
uomin i,.dal guardiano del carcere, dagli' egiziani). Il imili
orlgmarl dI questo uso compaiono nell'espressione 115'
(Ien be'ene ... (Est 2,15.17; 5,2; cfr. anche davanti a
lui in Est 2, 17).

Con la suddella formula (cfr. Lande 95-97) ci si rifensce per lo pi ad una relazione fra uomini anche in Gen 18,3; 19 ,19; Giud 6,17, dove in effetti
il coll oquio si svolge co n Dio o con un angelo ma
lo stile sempre quello di un racconto legge~da
rio. Pi di rado il soggello del flen esplicitamente
Jahwe; si tralla in pratica solo di quei testi in cui
si delinea il rapporto fra Mos e Jahwe (Es 33-34;
L'apparente form~ ni . ne(lOmi in Ger 22,23 un errore
Num II ).
per una forma dI n(l sospirare II, cfr. BL 35 1' le appaColui , agli occhi del quale si trova ben, sempre
renu forme ho. jli(lOn in Is 26, 10 e Prov 2i,0 vanno
co n slderat~ pas ivi del qal, cfr. BL 286 e il nome H amin.
" superiore, mai l' inferiore (il re: ISam 16,22;
La fi nale -am dI (Iinnam non una mimazione deil'accu27,5; 2Sam 14,2 2; 16 ,4; IRe Il ,19; Est 5,2.8; 7,3;
sali vo avverbiale (cosi GVG 1,474; Meyer Il ,39; cfr. UT
il principe ereditario: ISam 20,3 .9; il vicer: Gen
Il ,4), ma rappresenta un sumsso rafforzato di 3' masc.
47,25). Probabilmente la formul a proprio dello
plur. (BL 529; cfr. anche H.J .Stoebe, VT 2, 1952,245).
stile di con e, ma in seguito ad un processo di democrat izzazione pu essere usata anche per un
2/
eli ' AT ebr. il verbo f1l1n ricorre 78x, e preuomo qualsiasi che, in quanto superiore, sta di
cisamente al qal 55x (di CUI 30x solo in Sal incl.
fronte ad un inferiore (ufficiale: Gen 39,4.2 1; il
S~! 77, 10; Is 5x, Gen, Giob e Prav 3x cias~uno )
fratello pi forte: Gen 32 ,6; il ricco proprietario:
ah hllP: 17x, P?1. e ho. 2x, ni . e pi o Ix. Quanto ai
Rut 2,2.10.13). In definiti va il termine non vuoi
Sostanti vI Il plU frequente ben con 69 ricorrenze
dire altro che questo: colui al quale si rivolge la pa(Gen 14~, Prov 13x, Es 9x, ISam ed Est 6x ciarola in grado di accordare quanto colui che
scuno; SI trova soprallutto nei libri storici con 47
chiede (peraltro con totale indipendenza) desidera
allestazlonl e nella letteratura sapienziale con 15'
che gli venga concesso (Gen 34,11 ; Num 32,5;
nel salmie [.lxl e nei profeti [5xJ la parola rara)' se~
ISam 25,8). Anche se, per loro natura , i confini in
~ uono r fllnno (25x, di cui 9x in I Re e 5x ci asc~no
questo caso restano incerti , la formul a non si riIn S'e! ~ 2Cron ), robaminfm ( 18x, di cui 8x in Sal)
duce mai propriamente ad una pura espressione di
e Il ili no ( Ix). bonnn ricorre 13x (6x in Sal ) "incortesia.
nom 32x (Sal e Prov 6x ciascuno, Giob 4x).' .
In Gen 50,4 Gi useppe pot rebbe essere costrellOa ricor':'eU'aram. bibl. ricorrono una volta il qal e una vol la
rere alla mediazione dei cortigiani perch egl i, essendo
I hllp. (nspelll vamente in Dan 4,24 e 6, 12).
impuro per la mone del padre, non pu presentarsi direttamen te al farao ne (cosi H.Holzinger, HSAT 1,96). In Gen
3/ L' uso. non-teologico di questro gruppo termi47,29 lo stile con cui Giacobbe formula la sua richiesla po.
nologlco SI pu analizzare seco ndo le di verse
lrebbe essere dovuto all'alta posizione del figlio.
509 Jln (11111 ESSE RE MISE RI CORDIOSO
510

La provenienza originaria dell 'espressione dall'ambiente di corte si deduce anche dalle allestazioni di devozione che la accompagnano, sia nelle
invocazioni sia quando colui che parla presenta se
stesso (cfr. 'adon signore Gen 18,3; 32 ,6;
33,8. 15; 47,25; 2Sam 14,22; 16,4; 'cbCl?d ervo
Gen 19, 19; Num 32 ,5; Si/ba serva ISam 1,18;
Rut 2, 13). L'aver trovato ben la condi zione necessaria per presentare una richiesta (Gen 18,3;
47,29; 50,4; Es 33 ,13; Giud 6,17; ISam 20,29;
27,5), come d'altra parte una preghiera esaudita o
un dono che giunge all ' improvviso fa nno constatare il "iin del donatore (2Sam 14,22; 16,4; Rut
2,13). .
Come atteggiamento di un superiore ben possiede
senza dubbio un elemento di condiscendenza o di
benignit (N.H.Snaith, The Distincti ve Idea of
the OT, '1957, 127s.). Tuttavia bisogna notare che
nella formul a m~' ben b" enaw l'accento viene posto su ai suoi occhi , e non su trovare (co ntro Lofthouse, I. c., che proprio nel trovare
vede l'elemento caralleristico di questa espressione). Da ci si deduce che l'accordare ben include in s una valutazione del fallO che due persone so no l' una di fronte all'altra, sicch entrambi , tanto il soggetto che l'oggetto , sono al
centro dell' allenzione e sono cointeressati , sebbene in di versa maniera, a quanto avviene (cfr.
H.J .Stoebe, VT 2, 1952, 245). Ci tanto pi
chiaro quando la formula, anche se in di versi co ntesti , viene completata con un termine che
esprime percezione (Rut 2,10 nk, hi. ; Est 2,15 , 'h;
Zac 12,10 nb( hi. ).
Questo giudizio pu stabilire l'idoneit a determinati incarichi . In Gen 39,4 non sfugge a Potifar che la benedizione di cui Giuseppe rivestito lo rende adatto al servizio; in ISam 16,22 Saul trattiene Davide alla sua corte
perch ne ha conosciuto le doti (l'affetto spontaneo
viene espresso nel v. 21 con 'hb amare , cfr. anche
18,1); in ISam 25,8 Nabal deve riconoscere che i compagni di Davide si sono comportati in maniera benevola e
generosa. La ' prescrizione del diritto matrimoniale di
Deut 24,1 l'esempio pi chiaro: il matrimonio pu essere sciolto quando l'uomo scopre nella propria moglie
qualcosa di odioso , cio constata qualcosa per cui
essa non trova ~en presso di lui e che a suo giudizio un
ostacolo per il matrimonio.
D'altra parte vanno tenuti presenti lo stato di debolezza
e la condizione per la quale uno merita compassione
(uno dei compiti del re il prendersi cura di coloro che
sono pri vi di aiuto); in Gen 33,8 la vista delle donne e
dei figli di Giacobbe deve mutare lo stato d'animo di
Esa In questo quadro va visto anche Zac 12,10. Il testo
difficile, poich non sono noti gli avvenimenti presupposti . Il fatto che vi ricorrano insieme hen e lahalllinim
non deve far pensare che il secondo esprima ciche da
parte dell'uomo corrisponde al hen di Dio. hen la commozione, la forte emozione alia vista del' man ire, che
porta poi al la~l al1uni m supplica )).

Siccome il ben, secondo il valore primiti vo deltermille, la benevolenza esercitata da un re al


quale anche affid ato il compito di protegger~ gli
sventurati e il cui interesse a trallare in maniera
speciale un suddito pu avere peraltro le pi di-

511

verse motivazio ni , nel termine resta inclusa l' idea


di una benigna co ndiscendenza , pur non essendo
pos ibile defi nirla con maggior precisione. Cosi
pure difficile sostenere che ben ignifichi una
manifestazio ne spontanea di grazia (Lofthouse,
I. c. , con un' accentuazione troppo unilaterale del
rappon o fra superiore e inferiore; co nt ro di lui a
ragione Reed, I.c., 39), come pu aversi in campo
sociale quando si parl a di un diritto che si fonda
sull a buona condolla di una delle due parti in
causa (Neubauer, I.c.). L'espressione in campo
sociale quanto mai vaga, poich tUllO quel che
accade fra uomi ni in un modo o nell'a lt ro ha a che
fa re co n la societ; essa non dice ancora quell o che
pu e ere l'ele mento specifico delle ingole situazioni.
Nell ' uso del termine che abbiamo fi n qui decritto, ben dovrebbe essere reso con favo re , o
meglio con considerazione o anche incli nazione . Con questi tre termin i ci rcoscri llo il
senso della parola: si tralla di un uomo che in
co nd izione di inferiori t, il quale viene scelto da
una massa informe e viene preso in specia le considerazio ne personale o per via di prestazioni da
lui fornite e riconosciutegli oppure per un non meglio prec isato atteggiamento di benevolenza da
pan e del superiore (cfr. io ti conosco Es 33,12
- j d').
b) Nel corso di un'evoluzione che si risco ntra sopratlUllO nel linguagg io sapienziale, si perde la
connessione co n il b" ene agli occhi di >I , ri fe ri to
ad una controparte concreta; l'espressione si concentra cosi in maniera unilaterale su colui che ri ceve, il quale diventa cosi uno che possiede. IItermine acquista un significato pi generico e nell o
stesso tempo assume una natura statica.
Quando la form ula ricompare ancora, come in Prov 3,4,
data l'ampiezza che viene ad avere la determi nazione
davant i a Dio e agli uomini , essa perde ogni riferimento concreto; l ' inde~o limento appare chiaro anche
quando ~en unito a sekcel (ob, che come altrove va inteso nel senso di saggezza che ha successo , e non in
questo caso particolare come approvazione da parte di
altri >1. In maniera pi specifica ~en di Prov 13,15, s~n za
ulteriori determ inazioni, designa il frutto di simile sekcel
(ob; in 22, 1 ~ en (ob un bene desiderabile come il buon
nome; in Sal 84,12 il parallelo kabod gloria >1.
~e n viene allora a significare la considerazione oggettiva,
non che uno trova, ma di cui gode. Questo sviluppo del
significato si delinea gi in Es 3,2 1; I l ,3; 12,36. In questa
direzione, in riferimento cio a qualcosa di cui si dispone, si deve forse ricercare il significato di 'cebcen ~en ,
il talismano di Prov 17,8, che peraltro di dimcile spiegazione. A questo punto del resto si pu anche citare la
forma verbale j ,i(wn di Is 26,10; tutta l'espressione, che
senza mutare il teslO va intesa come proposizione condizionale abbreviata (G K 159c), non pu voler dire che
l'empio trova grazia presso Jahwe (sarebbe una bestemmia contro Dio), ma si riferisce piuttosto alla considerazione di cui l'empio gode e che potrebbe far dubilare
della giustizia di Dio.
c) Questo spostamento d' accento pon a per conseguenza a fa r assumere a ben il sign. di grazia ,

pn

(Iflll

ESSERE MISERICORD IOSO

512

amabilit , intesa come propriet , pereepibile a lla


vista, di una persona o di un oggetto , in cu i anche implicata una certa idea di successo e di fortuna . Bench non esclusivamente (cfr. Prov
11 , 16), questo particolare modo di intendere il te rmine si trova soprattutto nella collezione pi re cente di Prov 1-9 (1 ,9; 3,22; 4,9).

lJen s'foralV grazia delle sue labbra in Prov 22 ,11 va


riferito all'eloquenza del sapiente. Nella stessa linea si
tro vano Nah 3,4 e Zac 4,7. Qui sembra appropriata la
trad uzione bene, bene (W.Nowack , Die kleinen
Propheten , , 1897,33.0) oppure bravo , bravo (E.Sellin ,
Das Zwolfprophetenbuch , 193.0,5.0 1; cfr. anche Stoebe,
I.c., 245), mentre la traduzione salute, salute (Elliger,
ATD 25 ,11 7) appare troppo oggettiva, e grazia, grazia
(Sellin , Le., 5.04) troppo formale. Nel caso che IJjn (iJ in )
di Giob 41 ,4 piene scriptum sia lJen (Konig 107a),
rientrerebbe anch'esso in quest'accezione del termine; si
tratta per di un vocabolo sconosciuto.
d) L'aggettivo f;annim misericordioso solo in
Sal 112 ,4 , e a nche ivi non in senso univoco (cfr.
Kraus , BK XV ,nO), viene riferito a uomini ; in
ogni caso per capirlo bisogna ricorrere al suo u so
in un ambito sacro (vd . sI. 4b).
e) 11 verbo f;nn q. mostrare f;n verso qualcuno
non molto frequente nell ' uso ordinario. Mentre
la traduzione tradizionale essere misericordioso , adottata anche nel titolo di questa voce,
va bene piuttosto pe r i casi in cui Dio il soggetto
che manifesta f;n (vd. sI. 4c), nell ' u so profano va
tenuto presente il significato di f;n in tutta la sua
ampiezza favore , considerazione, affezione ,
anche se per lo pi sono i deboli e i miserabili l'oggetto a cui rivolto il f;en (Lam 4 ,16 anziani , par.
ns' panim rivolgere l' attenzione a qualcuno ;
Deut 28,50 fanciulli; Sal 109 ,12 orfani).
In Giob 19,21 Giobbe non si aspetta grazia o piet dagli
amici , poich essi non possono mutare il suo destino di
malattia, ma essi potrebbero almeno prendere in considerazione il suo stato e smetterla con le loro chiacchiere.
In Deut 7,2 si tende gi ad una valutazione pi positiva.
Con IJnn non si pensa qui alle conseguenze e al contenuto dell'alleanza precedentemente vietata (come crede
Neubauer, Le., il quale proprio qui trova confermata la
sua opinione per cui IJnn designa una condotta secondo
le regole della societ), ma si vuoi dire che gl i israeliti
non devono concludere alcun patto con gli abitanti della
terra in cui stanno per entrare, n riservare loro alcun

trattamento di riguardo per il fatto che essi sono grandi


e potenti (v. I).
Quanto al passo difficile di Giud 21,22 cfr. W.Rudolph ,
FS Elssfeldt 1947 ,2 12 (llJannonu 'oram essi ci fecero
dispiacere ); G.R.Driver, ALUOS 4, 1962 /63,22.
11 part. q. lJonen in Sal 37,21.26; 112,5 (par. ntn dare
o IlVh hi . prestare ) gi dagli antichi venne reso giustamente con regalare . In questo caso non bisogna pensare alla misericordia in senso stretto (cos p.e. Tholuck ),
ma alla generoslta Intesa come virt (cfr. Sal 112,4).
In Prov 14,31 e 19,17 (indirettamente anche 28 ,8 ) il
comportamento che si richiede verso il prossi mo viene
fondato sul dovere verso Dio. 11 valore del termine si avvicina pertanto all' uso di lJen in un ambito sacro. Come
oggetto compaiono qui i poveri ('eebjOn 14 31 ' dal 19 17'
28 ,8; cfr. ' alli 14,21 pol. ).
", ,
513

Jln

!1nn ESSE RE MISERI CO RDIOSO

f) Tra le coniugaz ioni verbali derivate, f;nn pi o


re nde re gradito e Il poI. , con significato simile
a que llo del qal , vengono usati solo con valore
profano , f;nn hitp. chiedere attenzione , grazia
al contrano v ie ne adoperato per lo pi in contesto
teologico .
Prov 26 ,25 pi o rendere piacevole (la propria voce) ~i.
corda l' uso di hen grazia, amabilit in Prov I 9' 3 n
4,9; 22 ,11 . Cos anche il verbo condivide la pie~e~z~ di
significato del nome (un po' diversamente Jenni, HP
269).
In Sal 1.02,15 poI. non si tratta di uomini , ma delle ro
vine di Gerusalemme, per le quali si amiggono i seNi di
Jahwe (par. r~h amare ). Come gi nei testi dove si ha
il partoq., anche in Prov 14,2 1 beato colui che ha piet
dei miseri si pu risco ntrare quell'ampliamento di si
gnificato per cui IJnn passa ad indicare un bene morale e
un ideale di vi ta.

11 fatto che hen/ hnn non si riferisca unilateralmente a coh.ii ch attesta benevolenza, acquista
m aggior rilievo se si considera che la forma rifless iva non significa mai mostrarsi misericordioso (cfr. f;sd hitp.). Tale forma esprime anzitutto in maniera molto generale una richiesta di
considerazione , di attenzione , e poi anche, in
senso pi vasto , una richiesta di grazia. Il contenuto concreto si precisa con la si tuazione particolare , la posizione e le possibilit di colui che viene
invocato.
In Est 4,8 e 8,3 al re che viene chiesto un favore, e cio
grazia, contro le trame di un vicer avverso ai giudei. In
Gen 42 ,21 ci si aspetta di essere liberati dalla paura. In
2Re 1,13 l' uomo che viene inviato ad Elia supplica per la
propria vita e per quella dei suoi seguaci . In Giob 19,16
l'espressione che viene scelta indica un rovesciamento di
rapporti ; il signore abituato al comando deve ora pregare.
Lo stesso rovesciamento , ma in un processo giuridico,
viene deplorato in Giob 9,15; qui per la verit si accentua
gi fortemente l'as petto della grazia, proprio perch l'av
versario nel processo Dio stesso.
g) Analogamente , i nomi derivati dalla forma rifl essiva fehinna e fahanimim hanno il senso fondamentale di supplica ; rico rrono per lo pi in
campo sacro , pi raramente per designare le relazioni tra uomini .

ral]anunim di Prov 18,23 acq uista il suo significato dalla


contrapposizione con 'azzor (-'zz): il povero chiede con
umilt. Simile il caso di Giob 4.0 ,27 (parallelismo sino
nimico). 11 significato esatto di relJillna in Gios Il ,2.0
difficile a stabilirsi . Di solito viene tradotto con misericordia e Neubauer, I.c. , 53 , lo spiega in base agli obblighi che derivano dal patto stipulato. In effetti questo
sarebbe un significato che si allontana da quello abituale
(cfr. Ap-Thomas , Le. , 13.0, il quale per questo motivo
pensa ad un emendamento in lJ anina piet ). Ci si
pu chiedere se anche qui non venga accentuata fortemente l'idea di preghiera . La contrapposizione tra
lotta/attacco e preghiera. Jahwe aveva disposto che essI
continuassero ad andare avanti nella guerra e non fosse
lasciato spazio per trattative (preghiere). Lo sfondo teo
logico di questa visione delle cose, se si tiene presente
l'ampio significato del termine, pone in fo rte evidenza la
grazia; diverso invece il caso di Esd 9,8, a cui spesso SI
514

fa riferimento, come mostra il contesto. In Ger 37 ,2.0;


38,26; 42,9 relJinna la preghiera pressante ri volta a
qualc uno che la pu ascoltare.
4/
Dato che la differenza fra Dio e l'uomo
senza misura , quando si vuoi determinare il con te nuto della radice viene posto in primo pia no
l' as petto de lle libera grazia nei casi in cui la controparte Dio. La concezione di Dio basata sulla
fede non viene influe nzata da ci che si pe nsa del
I]en; al contrario , ci che l' uomo crede, spera ed
attende da Dio , determina il contenuto di f;en (a),
!;annun (b), f;nn q. (c), f;nn hitp. (d), fef;inna e fa!; anim im (e).
a) f; n ne l linguaggio teologico non molto fre quente . Se si esclude Ger, manca del tutto ne i profe ti (per Nah 3,4 e Zac 4 ,7 vd. sp. 3c; per Zac 12,10
vd . sp. 3a). Forse il termine non appariva sufficientemente precisato dal punto di vista teologico .
In Gen 6,8, poich non si d alcuna motivazione della
grazia che No trova, l'espressione pone in rilievo piuttosto colu i che elargisce la grazia (v. 9 P non il fondamento di v. 8 J). In Gen 19,19 si insiste sul - lJeeseed, la
cui grandezza viene sprimentata da Lot per il fatto che la
sua vita risparmiata senza alcun merito ~ di fronte a
questa realt egli riconosce di aver trovato il !,en che gli
consente di esprimere un'ulteriore preghiera. In 2Sam
15,25 la libera decisione di grazia viene sottolineata ancor pi con l'antitesi nulla trovo in te che mi piaccia
(v. 26). Es 33,12ss. riceve la sua connotazione caratterist ica dal fatto che qui il contenuto della preghiera riguarda Dio stesso, la sua presenza nel cammino , e lJen
allora significa la sua completa comunicazione di grazia.
Di qui si capisce bene anche il significato oscillante di ljen
in Es 3,2 1; Il ,3; 12,36 (vd. sp. 3a). Ger 31 ,2 diffici le dal
lato testuale, ma lJiin troppo ben precisato per poter
essere mutato (Rudolph , HAT 12,193). La maggior parte
dei commentatori suppongono una affi nit con Es 33;
ammesso che ci sia giusto , non per questo tuttavia si
pu vedere in lJell un comportamento che si manifesta
all' interno di una comunit stabile (COS Neubauer, Le.,
69). Esso sta a significare piuttosto una promessa di grazia senza condizioni e senza limiti . Oltre ad alcune differenze rispetto ad Es 33, vanno notati anche punti di
contatto, almeno per quanto riguarda l' idea generale,
con Gen 19,19 (cfr. lJeeseed al v. 3). Ci si accorderebbe
col fatto che il (, anina di Ger 16,13, che ricorre una sola
volta nell' AT , per il suo contenuto si avvicina a -I]eeseed
o almeno a

ra~lamim

piet,

b) L' aggettivo isolato f;annun misericordioso


(Es 22 ,26) va inteso pensando all a figura di un re,
il quale deve avere un occhio aperto per i la m enti
de i propri sudditi . Quest' idea compare a nche
quando f;anmin ampliato con ~ addiq giusto
(Sal 116 ,5); Sal 112,4 , incerto tanto per il testo che
per il contenuto , va visto in questa luce, anche se
in una maniera del tutto generica. Negli a ltri casi
l'unione con raf;um misericordioso costante;
si tratta di una formula liturgica fissa, che si incontra anzitutto ne l predicato nominale di Es 34,6
(f;annun preposto: Gioe 2, 13 ; Giona 4 ,2; Sal 111 ,4;
112,4 txt?; 145 ,8; Neem 9 ,17.31 ; 2Cron 30,9; cfr.
Sal 11 6,5; posposto : Sal 86, 15; 103,8). Con essa
vie ne descritta la presen za di Dio all' uomo s ia se515

condo la sua polarit sia secondo la promessa che


tal e presenza include , usa ndo termini che si riferi scono all'ag ire di un signore (re) o di un padre
(- l'iJm ).
Per capire meglio la cosa bisognerebbe rifarsi a Mal I 9'
se la si pone a confronto con il predicato nominale,'

si

vede che l'espressione qui indipendente, in quanto


vuole accentuare pi fortemente l'esigenza che da essa
risulta per l'uomo (cfr. anche Sal 1.03,12 ).
c) La stessa idea si incontra in Es 33,19 , dove me diante forme verbal i finite del qal il nome di
Jahwe viene spiegato facendo riferime nto sia al
~uo contenuto sia all a sovranit dell'azione divina.
E un' idea che influenza 2Re 13,23 , ed anche Is
30,18 (v. 19 f;nn solo come risposta ad un' invocazione di la me nto), e s i trova infine in forma pi li bera in Is 27, 11 dove i soggetti suo creatore e
colui che l' h a formato vanno al di l della concezione origi naria (cfr. a nche Sal 102 ,14).
Spesso nel linguaggio liturgico dei salmi s i usa
l' impera!ivo con suffisso come invocazione di preghiera. E ch iaro che qui il significato di venta pi
generale e perde i suoi contorni precisi, per anche
qui il contesto spesso istruttivo. Quando a /:Ianne ni siimi benigno si fa seguire una preghie ra
concreta (Sal 4 ,2; 6,3; 9,14; 27 ,7; 30,11 ; 41 ,5.11 ;
51 ,3s.; 86 , 16), si pu constatare come il presupposto de lla supplica sia ancora l' idea dell ' inclinazione affettiva. Inoltre si hanno de lle connessioni ,
che compaiono spesso in questo caso, nelle quali
l' imperativo viene s ubordinato ad una simile preghie ra particolare, e pertanto !;nn viene inteso
piuttosto in senso assoluto (25 ,16; 26,11 ; 27,7;
30,11 ; 86 ,16). Nella stessa direzione si dovrebbero
intendere quei passi in cui l' invocazione pe r ottenere f;n resta isolata (31 ,10; 56 ,2; 57,2; 86 ,3; cfr.
123 ,2s. plur.). Lo sviluppo che si pu riscontrare
qui diventa molto ev ide nte in Sal 119,29 .
L'espressione wetorar eka !lOnneni difficilmente pu intendersi della tora che viene donata (cos A.Deissler,
Psalm 11 9 und seine Theologie, 1955, 124s.; 123:
fammi dono di ); questo sarebbe un modo di parlare
sapienziale che non si pu ritenere adatto nei confronti
di Dio. Qui la tora l'essenza della comunicazione di s
e del dono di grazia. In questa luce van no intesi anche
i versi 58 e 132.
In forma riassuntiva con la formul a di be nedizione di Num 6 ,25 egli ti sia benigno si
esprime in una maniera esemplare l' augurio che
Jahwe volga il suo sguardo (di qui dipende Sal
67 ,2). caratteristico il fatto che spesso, o con ki
poich (Sal 25 ,16; 31 ,10; 41 ,5; 57 ,2; 86 ,3;
123 ,3) o in forma asindetica (Sal 4 ,2; 9, 14; 26 ,11 ;
27,7 ; 56 ,2; cfr. Is 33,2), viene data una moti vazione a lla preghiera , oppure si accenna alla situa zione di colui che invoca. Il contenuto di questa
motivazione un accen no a lla sit uazio ne di bisogno (Sal 4 ,2; 6 ,3; 9 ,14; 25 ,16; 56 ,2; anche 102 ,14
tempo ), meno alla devozione personale
dell' invocante (Sal 26 ,11 ; 27,7?; 57 ,2; 86 ,3; 119,58;
cfr. Is 33 ,2 e Mali ,9). Va notato Sal 41 ,5 contro

pn

(ml1 ESSERE MI SERJCO RDIOSO

5 16

di te ho peccato ; qui viene tratta l' ult ima conseguenza: il volgersi di Dio perdono.
Non sono necessari mutamenti del te to (cfr. BH', tralasciati in BHS), dato che in Sal 51,6 si trova la stessa idea
(cfr. anche Sal 103,3). Qui viene espres o nella maniera
pi ch iara quello che contenuto nella formul a hal/mill
w' ra!lIi/ll (vd. sp. 4b).
Fuori di quest' uso liturgico le connessio ni divengono forse ancora pi chiare.
In 2Sam 12 ,22 troviamo la speranza che il fanciullo sopravviva per via dell'atto penitenziale di Davide (diversamente Henzberg , ATD 10,254). Lo stesso timido
" forse i trova in Am 5,15, dove all '" essere benigno
del v. 14 corrisponde un " Jahwe sar con voi ; in ogni
caso resta garantita la sovranit della decisione divina. In
Gen 33,11 !II/II non semplicemente " regalare; anche
qui la ricchezza inattesa si spiega con la speciale benevolenza di Jahwe. Giob 33,24 fuori di questa linea solo
per la forma , non per il contenuto. In seguito all 'i ntervento di un mediatore che addita all'uomo il suo dovere
(mal'ak /llii li~ v. 23 ), il giudice divino pronuncia una
sentenza positiva; la traduzione" ha piet non del
tutto corretta.
In Gen 43 ,29 il verbo praticamente ridotto a formula di sal uto , corrispondente pressapoco al nostro Dio ti benedica! (cfr. lJci!sced IVce' '''mcel di
2Sam 15,20).
d) Come gi nel campo profano, quando si usa
bnn hitp. il contenuto della preghiera si determina
in base alla potenza di colui al quale essa ri volta
(cfr. in Deu t 3,23 l'accenno alla precedente manifestazione di potenza di Jahwe). Spesso bnn hitp.
si trova usato insieme con pII hitp. pregare (cfr.
anche Sal 30,9, con qr' chiamare ; 142 ,2, con
z'q gridare ) per esprimere in maniera generale
la preghiera rivolta a Dio ( a te I Re 8,33; davanti a te 9,3), e in questo caso l' accento posto
sul perdono che si attende. Talvolta la possibilit
di una simile supplica appare legata a determinati
presupposti (I Re 8,33.47; 2Cron 6,24.37 ritorno,
conversione).
quanto possiamo scorgere anche alla base dell'ammonimento di Bildad , in Giob 8,5, ammonimento che
esatto da un punto di vista di teologia di scuola; vengono poste In relazione tra loro ricerca seria e pregh iera,
mentre probit e schiettezza sono il presupposto perch
la preghiera sia esaudita. In certo qual modo rimane
oscuro Os 12 ,5. A parte la questione se in questo testo
di Osea si debba vedere una tradizione diversa da quella di Gen 32 (cfr. Th.C.Vriezen , OTS I, 1942, 64-78),
In ognI caso nella traduzione abituale " egli prevalse
egli pianse e implor (diversamente Wolff, BK
XIV / I,274s.) !lIIn hitp. viene ad essere determinato tramite la contrapposizione. Piangere e implorare non il
comportamento del vincitore, ma del vinto.
e) l' binnii una volta soltanto sta ad indicare una
preghiera esaudita (Esd 9,8; cfr. Ap-Thomas, I.c.,
131 e sopra 3g). Altrimenti designa genericamente
la preghiera che Dio ascolta (I Re 8,30.45 ecc.;
2Cron 6,35.39; Sal 6, 10), alla quale egli si volge
(I Re 8,28; 9,3), davanti alla quale egli non si
chIUde (Sal 55 ,2), che sale davanti a lui (Sal
517

'1Jn (lnp

ESSERE PERVERTITO

11 9, 170). Anche qui non raro un collegamento


co n la radice -pII ( I Re 8,28.30; Sal 6,10; 55,2 ecc.).
Caratteristico il modo di parlare di Baruc in Ger 36 737,20; 38,26; 42,2.9 (vd. sp. 3g); cfr. anche Dan 9,20 <,v:
18 ta!, amini In). \I collegamento con npl hi. " far cadere
dovrebbe denotare in maniera particolare l'insistenza
nella supplica; ci sarebbe da chiedersi se in questo caso
non si possa individuare una associazione esterna con
"jlla .

Lo stesso vale per labanimim; anch'esso talvolta


sta in parallelo con l'fillii (Sal 86,6; 143,1; Dan
9,3. 17; 2Cron 6,2 1). Nei salmi esso ricorre, per lo
pi con un suffisso, come genitivo di qij/ voce
e allora dipende da un'espressione che denota
ascoltare (Sal 28,2.6; 31 ,23; 86,6; 11 6,1; 130,2;
140,7; 143, 1). A questo modo viene messo l'accento propriamente su quel che c' di insistente,
di amaro in questo supplicare, come appare chiaro
in Ger 3,21 dove labanimim unito a beki
pianto .
AI contrario in Ger 31 ,9 meglio leggere con G betanhumim (cfr. Rudolph , HAT 12,195); per Zac 12,10 vd.
sp. 3a.

5/ Nei LXX (,el/ viene tradotto per lo pi, anche


se non esclusivamente, con XckPL, bl/I/ con
:eELv e pi raramente con oLx-r[peLv. Questi
termini non esprimono esattamente tutte le sfumatura del vocabolo ebraico; si pu anzi osservare
come sia no venuti a convergere tra ioro i contenuti delle singole manifestazioni di grazia. Con i
suddett i termini greci si illustra poi, nell'annuncio
nts., la pienezza dell a grazia di Dio in Ges Cristo
(cfr. al riguardo soprattutto R.Bultmann , art.
Eeo, ThW Il ,474-483 = GLNT 1II ,399-424).
H.J.Sloebe

:opn f)np

ESSERE PERVERTITO

11 La radice di uso corrente nell'area linguistica semO. (ug. IJnp spietato , WUS nr. 1053;
UT nr. 981; sos!. e verbo come prsl. can. in EA
288 , r. 8 l' infamia che essi commisero , e 162,
r. 74 che conosce infamia , cfr. AHw 320a.
321 a; CA D H 76b.80s.; per le successive ramificazioni linguistiche vd. sI. 3, cfr. HAL 322).
Nell'ebr. la radice ricorre con valore intransitivo al
qal e con valore causativo all'hi. , come aggettivo
verbale biinef e in due _formazioni nominali
astratte, il nome segolato bancefe la forma femminile banuppii (BL 467 ).

Tutte le 26 attestazioni si trovano esclusivamente nel linguaggio poetico o comunque elevalO:


qal 7x (ls 24,5; Ger 3,1.1.9; 23,11 ; Mi 4,11 ; Sal
106,38), hi . 4x (N um 35 ,33.33; Ger 3,2; Dan
11 ,32), biinef 13x (8x in Giob, 3x in Is, inoltre_ Sal
35 ,16; Prov 11 ,9), bOncef Ix (Is 32,6), lJ anuppa Ix
(Ger 23,15).
2/

518

3/ Sulla base dell'arabo banilil avere il piede


storto e banafa voltarsi di fianco si pu pensare ad un concreto significato primario essere
girato, storto (congetturato in Sal 35 ,16 bebanji
nel mio zoppicare da G.R.Dri ver, ThZ 9, 1953,
468s. , cfr. HAL 322b e BHS; forse presente ancora
in Mi 4,11 (Sion) sia rovesciata/profanata ); di
solito domina per il senso figurato q. essere pervertito , hi. corrompere, pervertire (cfr. il medioebr. e l'aram. gi ud . fingere , si r. banpii empio, pagano , el. baniifl pagano, eretico , e~c.).
Il sign. essere perverlito (hl. pervertire ) e nscont rabile in tutte le ricorrenze del verbo (Dan
11 ,32 istigazione alla apostasia; Ger 23 ,11 profeta
e sacerdote; Mi 4,11 Sion; negli altri casi soggetto
o oggetto la terra in espressioni tipiche della teologia sacerdotale). La perversit di tipo gi uridico:
omicidio (Sal 106,38; Num 35 ,33), trasgressione
dei comandamenti (Is 24,5, cfr. il contesto v. 3s.,
secondo il quale lo sconvolgimento dell'ordine del
mondo conseguenza della profanazione della
terra) , oppure di tipo pi complesso (gi uridico,
sociale, morale, cultuale), come in Ger 3,1.2.9,
dove bnp indica il perverti mento di un rapporto
sociale configurabile giuridicamente: la terra appartiene a dei stranieri invece che a Jahwe, come
la donna che appartenga ad un altro uomo anzich
al suo primiti vo marito. Cos pure in Num 35,33:
la terra rimane contaminata fino a che l'omicidio
resti inespiato.
Anche i sostantivi lasciano trasparire il significato
primario di perversione : in Ger 23 ,15b si trova
~iJl/cef nella motivazione della condanna, alla
quale corrisponde proporzionalmente l'annuncio
della pena; in Is 32,6 fare banuppii parallelo
a dire cose errate (Ia'ii) .
Quanto all'aggettivo , i testi di Is in cui esso ricorre
implicano il sign. di pervertito (ls 9,16; 10,6;
33,14; cfr. anche Prov Il ,9), mentre Sal 35 ,16 txt?
e soprattutto i testi di Giobbe (8, 13; 13 ,16; 15 ,34;
17,8; 20,5; 27,8; 34,30; 36,13) nel quadro del linguaggio poetico adoperano la parola in contesti pi
ampi rispetto alla situazione originaria (cfr. tuttavia 15 ,34 biinef insieme con tende dell a corruzione ). Sicch soprattutto l'aggettivo che presuppone ancora la tradizione della radice e la usa
in un senso genericamente negativo. Tra le trad uzioni usuali forse preferibile quella di malvagio, malvagit (non empio , sacri lego ), poich
il significato primario pervertito, essere pervertito non rispecchia pi il senso nel suo complesso.
4/ Il vocabolo in tutte le sue ricorrenze assume
pi o meno direttamente il carattere di una condanna teologica. Sia che avvenga in campo giuridico (vd. sp.), sociale (Prov 11,9), cultuale (ls
24,5), morale, politico (Giob 34,30), sia che consista in opere (ls 9,16; 32,6) o in parole (Sal 35 ,16;
Prov 11 ,9), il perverti mento sconvolge sempre gli
ordinamenti su cui fond ata l'esistenza. Questa
dimensione ontologica del retto, integro, vero, che
519

sta dietro ad un perverti mento, conferisce ad esso


la grave caratteristica di essere uno sconvolgimento rad icale dell 'ordine del mondo. Su questa
base possibile capire anche la formul a che parla
della perversione della terra , cosa che pu verificarsi nelle singole azioni. Poich tuttavia il
pensiero antico e biblico vede Dio strettamente
collegato con la conservazione dell'ordine del
mondo , ogni fenomeno di perversione denota
l'abolizione dell'ordine del mondo nel suo valore
ultimo, cio in relazione alla significativa presenza
di Dio in esso. Da ci risulta chiaro che Dio stesso
col suo giudizio muta la terra, dopo che essa si
totalmente pervertita per opera degli uomin i (ls
24,5). Designando un simile fenomeno con la radice bnp , si vuoi perci condannare in ogni caso
una grave mancanza contro Dio.
5/ L' uso di biJl/cef in l QS 4, lO, dove si enumerano le propriet dello spirito della malvagit ,
richiama di pi 1' essere pervertito in senso psicologico che non 1' empiet .
I LXX non erano pi in grado di capire il termine
ebraico in tutta la sua portata. Lo dimostra non
solo la traduzione generalmente insufficiente, ma
anche e soprattutto l'abbondanza dei termini sostituti vi.
R.Knierim

'91)

f)csced BONT

Il 1/ La radice ricorre solo nell'ebr. e


nell'aram. Mentre in ebr. prevale il significato posit ivo (bci!sced bont, grazia ), e quello negativo
(bci!sced ignominia ) si trova solo in Lev 20,17
e Prov 14,34 (cfr. anche Eccl i 41 ,22 margine; l QM
3,6; bsd pi o oltraggiare Prov 25 ,10; Eccl i 14,2;
per Sal 52,3 cfr. C.Schedl, BZ 5, 196 1, 259), nel sir.
predomina invece questo senso negativo (LS 245;
comprensibile che nel pal. crisI. le due possibilit
coesistano assieme, cfr. F.Schulthess, Lexicon
Syropalaestinum , 1903, 67s.). Resta incerto al riguardo se si tratti di un infl usso reciproco tra le
due lingue (ebraismi o aramaismi) (cos p.e.
F.Schulthess, Homonyme Wurzeln im Syr. , 1900,
31; Noldeke, NB 93; Wagner nr. 105/106), oppure
se sia l'ebr. sia l'aram. possedessero entrambi i significati fin da principio (U. Masing, Der Begriff
I:IESED im atl. Sprachgebrauch , FS Kopp 1954,
32); come pure dubbio se si abbia qui uno sviluppo semantico diversificato di un' unica radice
(in senso opposto) (p.e. Noldeke, I.c., 93; cfr. anche R.Gord is, JQR 27, 1936/37 , 58), oppure se si
tratti della fusione di due radici diverse, che per
caso avevano senso opposto (Schulthess, I.c., 32).
L'eli mologia non chiara. possibile un legame con
l'arabo hasada " radunarsi per prestare aiuto (Schulihess,l.c:, 32; N.Glueck, Das Wonl:lesed ... , 1927, 67s. =
id., l:Iesed in the Bible, 1967, \06s.; HAL 323a), ma non
in modo cos sicuro da polerne dedurre conseguenze se-

'9Q

(IIsC1!d

BONT

520

masiologiche (cfr. le considerazioni di Schullhess, Noldeke, Masing, e il fallo che snrebbe sorprendente un a coSlante lrascrizione errala di s lche corris ponde all 'arabo si
con sl.

2/ O lt re al sosI. (1l!Sced ricorro no ne ll ' A T l'agg.


basid (attestato una vo lta anche in pu n.: KA I
nr. 145, r. 7; DI SO 93 ; per la fo rma no m ina le vd.
sI. IV /6b), basida ( Lev 11, 19; De ut 14 ,1 8 in u na
lis ta d i a ni mali im pu ri; Ge r 8,7; lac 5,9; Sa l
104, 17; Giob 39 , 13), che d i so lito v ie ne tradotto
co n cicog na , per via de lle q ua li t co mu nemente attribui te a q uesto a n im a le (cfr. F.S. Bodenheimer, A nimai a nd Ma n in Bible La nds , 1960 ,
6 1;ancheG. R.Driver, PEQ 87, 1955, 17), ei n fi ne
il verbo deno m inativo (lsd hi tp. comporta rsi da
basi d (2Sam 22,26
Sa l 18,26).
Nomi propri sono /:fcsced ( I Re 4 , IO), fo rma ri do tt a d i I:f"sadja ( ICron 3,20; cfr. Noth , IP 183;
HA L 323b ); per JLisab-/:fcsced (<< po sa torna re la
grazia ) cfr. Rudolph , HAT 2 1,29s. (diversam e nte oth , IP 245).

11/ Il bcsced ricorre 245x ne ll ' AT , d istri buito nel m odo segue nte: Sa l 127x , 2Sam 12x,
Ge n Il x, Prove 2Cro n 10x , Is 8x Ger e Os 6x '
inoltre 5x in IRe, Neem , ICron; 4 ~ in Es, ISa m ;
3x In De ut , Gios , Mi , Giob, Rut , Esd; 2x in Num ,
GlUd , Gio na, Lam , Est , Da n; Ix in G ioe e lac.
Delle 8 ricorrenze in IS, 4 sono nel Dtis e 3 nel Trito is.
Is 16,5 non pare di Isaia, e nonOSlante l' intento mess ianico (cfr. Is 9,6) ha nella formulazione un carallere sapienziale (cfr. Prov 20,28).
In Es 20 ,6; 34,6.7; Deut, 5,9s. si ha una formula stereotipa, che si ritrova in Num 14,18.19, ma anche in Gioe
2,13; Giona 4,2; Mi 7, 18; Neem 9, 17; un po' Irasformata
m Dan 9,4; eem 13,22 (anche in Mi 7 20 ma molto abbreviata).
' ,
Nelle Cronache le ricorrenze di ICron 17, 13; 19,2.2;
2Cron 1,8; 6,14; 24,22 corrispondono ai loro modelli
(Sam/ Re). ICron 16,34.4 1; 2Cron 5,13; 6,42 (cfr. Is
55,3); 7,3; 20,2 1 hanno carallere innico (anche Esd
3,1 1l.

Il termine qu indi co mune ne ll a le tteratura na rrativa e in que lla sapie nziale , m a soprattutto ne l
linguaggio de i salmi . Ci coincide e ntro un certo
a mbito , m a certo non esclusivam e nte co n l' uso
profano o religioso de l termine. Esso 'm a nca de l
tutto nell a tradi zione sacerdota le e compa re m o lto
poco nei profeti . Un significato de te rmina nte d al
punto di vis ta teologico si ha solo in Osea in G eremi a e, in un contesto di verso, a nc he ne l' Deute rolsala.

2/

~ cicorris po nde, con una delimitazio ne a n-

cor plU e Vide nte, l'uso di basi d ( 32x , di cu i Sal


25x ; bsd hnp . 2x).
28 ricorre nze si lrovano nelle preghiere dei salmi (i nclu dendo anche ISam ?,9; 2Sam 22,26 = Sal 18,26; 2Cron
6!41 ). Molto Simile e Il dellO su Levi nella benedizione
di Mose Deut 33, 18. Una volla il termine ricorre nella
lelleralura sapienziale (Prov 2,8) e solo due volte nei
profeti (Ger 3,12 e Mi 7,2 , solo qu i riferi to a Dio).
521

'9J

!lCPsced BONT

111/
La. paro la (Icsced ( pe r (Iasi d vd . sI. IV / 6)
resa so lo Impe rfetta m e nte con l' itali ano bont
il termine che ab bi a m o posto come titolo di q uest ~
voce. Ci ri u lta ( in intesi 111/8) anzi tutto dai term ini che com pa iono un iti a (/cseed(l il/I )e dagli
studi s in q u i fa tti ( 111/2), per quello che possono
fl ve lare da l pun to di vi ta gra mmaticale-semasiologico ( 111 /3) e pe r lo sviluppo del sig nificato di
(Icsced a ll ' inte rno del s uo campo semant ico
( 111 /4), m a anc he d all' uso del termine in campo
profano (Ietlerat ura narrati va 111 /5 , letteratura sapi e nzia le e salm i 111 /6 , Cronache e affini IlI n) e
in ca mpo teolog ico (I V /1-5).

1/ a) pesso (Icsced un ito a ''' meel fedelt


(-' mn E 111/ 2.4 IV /2) ne ll 'espressione b:sled
IVce' '''mcel o si m . (Gen 24 ,27.49 ; 32, 11 ; 47,29; Es
34 ,6; G io 2, 14; 2Sa m 2,6 ; 15,20; Sal 25, 10;
40 , 11.1 2; 57,4; 6 1,8 ; 85 , 11 ; 86, 15; 89, 15; 11 5,1;
138 ,2; Prov 3,3; 14,22; 16,6; 20,28). I d ue termi ni
so no unit i a nche m e no stre tta me nte tra loro (Os
4 , 1; Mi 7,20; Sal 26,3; 57 , 11 ; 69, 14; 108,5; 117,2),
e pos o no essere persino attribuiti a soggett i diver i ( I Re 3,6; Is 16,5), e ta lvolt a, a nche in questo
caso in co nnessio ne m e no stretta, in vece di ''''mieI
pu tare il te rmine e timologicamente affine ''''m/IIla (i passi so no ci tati in - 'mll D 111/8). Va notato
a q uesto pro posito c he, sa lvo poche eccezioni (Os
4 , 1; M i 7,20 , per v ia de l conte nuto; Sal 89,25),
l'ordi ne dei d ue term ini resta fi sso.
L' uni o ne co n - b' ril no n cosi frequente ed li mita ta ad un settore abbasta nza ristretto della lette ratura de ll ' AT . Essa si tro va in Deut 7,9. 12 e, in
d ipe nde nza d a questo testo, in I Re 8,23; Neem
1,5; 9 ,32 ; 2Cro n 6, 14; inoltre Dan 9,4. Dove non
si no ta pi il m ode ll o di una formul a fi ssa, l'ord ine de i term ini pu vari are (Sa l 89,29; cfr. anche
Is 55 ,3).
b) Un alt ro aspetto de ll 'a mbito semantico di
bcsced v ie ne m esso in risalto quando il termine
usato co n rabamim (- rbm ), o con un legame
s tre tto (G e r 16,5; Os 2,21 ; l ac 7,9; Sal 25 ,6; 40,12;
103,4; Da n 1,9) o con una connessione pi ampia
(Sal 69, 17; La m 3,22 txt?, cfr. v. 32 rbm pi .). E si g n ifi cati vo che anche quest' uso sia limitato ad
un'area ristre tta; m a nca sia ne ll a letteratura sapie nzia le come in que ll a narrati va. Be nch b:slEd
abbia una certa a ffinit di conte nuto con rabami m
(vd . sI. 111 / 4 ), tuttav ia se ne distingue per il fatto
che esprime una relazio ne che pu essere ad una
sol a direzione (di un s upe rio re ve rso un debole/un
bambino/un peccatore), m a pu essere anche rec iproca, pe r cui in alcune a ffe rmazioni , teologicam e nte m olto be n de te rminate, l' uomo pu manifesta re bcsced verso Dio (vd . SI. IV / 3; in modo
de l tutto dive rso A.Jepsen, KuD 7, 1961 ,269).
c) Di versa me nte d a - ben favore , bcslEd
unito ad un gen itivo pronominale e (pi raram e nte) no minale ( p.e. ISam 20 ,14; Sal 21,8;
52, (0 ), sempre pe r designare colui da cui b:slEd
provie ne ( in Sal 59, 11.l 8 il testo va modificato
522

[cfr. per J . W eingreen , VT 4! 1954 , 55 ], e cos.i


pure in Sal 144,2). I due te rmml vengono pe rclo
usati anche com e non sinonimi ; qua ndo fl corro no
assie me si deve distingue re tra lo s tile de ll 'all ocu zio ne Ul~n) e il conte nuto de ll a s upplica (bcslEd)
(di versame nte Masing, I.c., 50 ).
L' unica eccezione al riguardo ESI 2,17 ella (Ester) si
conqu ist il suo favo re e la sua simpatia ; ma qui si ha
un uso tard ivo e pi ram nato di lJ!sced, che chiaro gi
al v 9 dove h!sll!d sta da solo, nell'uso del verbo nS'
ot~en'ere, guadagnare .

21 a) L' unione co n '''meel, '''mLi na, beril e


rahamim e ino ltre la c hiara limi tazione de i testi
nei quali 'q ueste parole, com e de l resto a nche bcseed da solo, ricorrono, m e ttono in evide nza il
peso teologico de l termine. Si capi sce pe rci com e
si abbi a una bibliografi a mo lto a mpia s u bcsced, la
sua sto ria e il s uo sviluppo sem a ntico. La discussione sorta a co minciare d a N.Glueck , Das W o rt
hcseed im atl. Sprachgebrauc he als m e nschlic he
imd giittliche gem e inschftsge m asse Verhaltungsweise, 1927 (ristampa 1961 ), esposta ampi ame nte, ne ll'edizio ne inglese di quest'o pe ra ( l:Iesed
in the Bible, 1967), da G .A .Larue, Recent Studies
in l:Iesed , p. 1-32.
Secondo Glueck, bcslEd no n designa una be ne vole nza spontanea e in sostanza immo ti vata, m a un
atteggiam e nto che deriva d a una relazione com
portante diritti e dove ri (m arito-moglie; gen itorifi gli ; sovra no-sudditi ). Se bcsced riguarda Dio , si
tratta allora dell a realizzazione de lle promesse basate sull 'alleanza. Se hcseed di fatto ass ume il significato di benevolenza, lo si deve all'assimil azione secondari a con rahamim ( p. 47s.). C i sign ificherebbe inoltre che la formul azio ne bcsced IVIE'''meel va intesa come e ndiadi (p . 66).
h ) Questa concezione, che gi prima di Glueck
e ra stata proposta d a I.Elboge n , bsd, Ve rpflichtung, Ve rheissung , Be kraftigung , FS Haupt 1926 ,
43-46 , esercit un note vole influsso , soprattutto
perch acce ntuava l' idea di alleanza (cfr. p.e.
K.Galling , ThLl 53, 1928 , 561s.; W .F .Lofthouse,
l:Ien and l:Iesed in the OT , lAW 5 1, 1933, 29-35;
Eichrodt 1,150-155 ; R .Bultma nn , ThW II,475 -479
= GLNI 111,403-411 ; Kiihle r, Iheol. 173. 245; id .,
KBL 318; J .A .Mo ntgome ry, Hebrew hesed a nd
Greek charis, HThR 32 , 1939, 97-102 ; N .H.Snaith ,
The Distincti ve Ideas af the OT , 1944, 94-130 ;
A.Nehe r, L'essence du proph tisme, 1955 , 264
275; A .R.Johnson , FS Mowinc ke l 1955, 100-112;
E. E. Fl ack , The Concept of Grace in Biblical
Thought , FS Alleman 1960, 137-1 54; K.Koch ,
Wesen und Ursprung de r Ge m e inscha fts tre ue
im Israel der Kiinigszeit , lEE 5, 1961 , 72-90; cfr.
soprattutto le esegesi de i vari tes ti ). Essa tuttavi a
non rimasta de l tutto incontestata (cfr. p.e.
F.Asensio , Mi sericordi a et Ve ritas, e l Hesed
y ' Emet divinos , s u influjo re ligioso-soci al e n
la historia de Israel , 1949; indipe nde nte d a
lui H.J .Stoebe, Gottes hingebe nde GUte 'und

523

Tre ue, Bedeutung und Geschichte des Begriffes


f:lesed , M Uns ter 1950 (tesi); id ., Die Bedeutung
des Wortes basad im AT , VT 2, 1952 , 244-254;
R.J .Kahn , Re li gion in Li fe 25 , 1955-56,574-58 1;
A .Jepsen , G n ade und Barmherzigkeit im AT ,
KuD 7, 196 1, 26 1-27 1; infine U. Masi ng, Der Begriff I{ESED im atl. Sprachgebrauch, FS Kopp
1954 , 27-63)
c) Ora , ce rtam e nte esatto che bcslEd, se si riferisce alle re lazion i tra uo m in i, ha necessariamente
a che fa re con la comun it. Con questo per non
si ancora detto che cosa si richiede perch bcseed
si real izzi , o q ual la sua natu ra. Il concetto d i com u nit sem bra inteso qui troppo fo rmalisticam e nte ( un pericolo questo che sussiste anche altrove) e perc i in d efiniti va pe rde ogn i sua e ffic ie nza.
Bisogna tener presente che quando, per forza di cose , si
pongono in evidenza le strutture che riguardano la vita
o anche il diritto, e nelle quali il presente e il passato re
stano tra loro disti nti, non si fa altro che delineare un
quadro molto generale, il quale deve essere poi posto in
atto dall ' uomo stesso , nel quate passato e presente non
sono pi distint i cosi nellamente (cfr. in proposito Jep
sen, I.c., 267 ; Masing, I.c., 45). In fondo si manifesta qui,
in modo inconscio ma anche determinante, la comune
convinzione umana che le difTerenziazioni della vita moderna fossero del tullO inconcepibili in passato.

chia ro ad ogni m odo che e ffettivame nte i singoli testi possono avere mo lteplici significati, a seco nda de lla precomprensione fo rmale co n la quale
si affronta l'esegesi. Pe rci, proprio perch il co ncetto racch iude d iverse sfumature, bisogna ce rcare
di d are subito alcune indicazio ni sem asiologiche
abbastanza ogge ttive (cfr. s u questi proble m i soprattut to Stoebe, Gottes hingebende GUte ... ? 6ss.}
Non ci si posso no as pe ttare a questo propOSitO de l
ri sultati sicuri, m a si pu solo ricavare qualche
aiuto e qualc he prospe tti va ut ile per l'esegesi.

3/ a) Il no m e ricorre al sing. e al plur. e lla m is ura in cui i passi si posso no d isporre in ord ine
cronologico, le fo rme plu rali sono di origine esilica
e postesilica (Is 55,3; 63,7.7; Sal 17,7 ; 25,6;
89 ,2.50 ; 106,7 .45; 107,43 ; 11 9 ,41 ; Lam 3,22.32;
Neem 13, 14; 2Cron 6,42; 32,32).
Gen 32 It J io sono tro ppo inferiore a tutta la miseri
cordia (plu r. di lJ!slI!d con an icolo) e a tulla la fedelt
(''''mieI) che hai usato verso il tuo servo forma un'eccezione. hci!sced sembra congiunto qui con , (emcer in
modo abbastanza stretto, ma non in una formu la. Cio
ceno insol ito , ma qui lo si deve a kol tutto . Non ne

cessario supporre che si abbia qui una dillografi a del seguente ,imikkol (O. Procksch , Die Genesis , '1924,. 191;
anche Stoebe GOlles hingebende Giite ... , 139). SI potrebbe invece 'supporre che quest'espressione, per il suo
carattere di confessione, sia stata rielaborata secondo
una concezione pi tardiva.

Questo fa tto va spiegato te nendo presente che bcsced inteso come una re lat abbastanza a mpia,
che si m ani fes ta in si ngoli casi. Va osservato tn
pro posito che proprio nei salmi il sing . e il plu r.

'9J

!l:slI!d BONT 524

po~sono coesistere assieme (p.e. Sal 106, 1.7.45).


CI? tuttav ia non significa che !lCheed sia una quaIna o un comportamento. Anche il sing. pu essere de term inato mediante l'articolo racchiudendo perci un contenuto concreto ch~ anche le
forme plurali presuppongono.

Tra i passi con ranieolo, Gen 21 ,23; 2Sam 2,5; IRe 3,6;
2Cron 24 ,22 SI rlrerlscono ad un (lI!sa:d menzionato in
precedenza; In Ger 16,5 ranicolo sostituisce il pronome
possesslvo ~ Sal 130,7; Prov 20,28 ; Is 16,5 reSlano indelermlnatl. E rorse panicolarmeme caralleristico che l'articolo compaia quando ~r.sa:d unito a b' ril (Deul 7,9.
12 ecc.).
b) Spesso il nome costruito con il verbo 'sh
fare . Ci si verifica soprattutto ne ll a letterat ura
narrativa pi antica, ma a nche ne i profeti e nei
salm i, sebbene in misura molto minore (Gen
19,19; 20, 13; 21,23; 24, 12. 14.49 3211 4014
47 ,29; Es 20,6; Deut 5,10; Gios 2. .I'4; diud
1,24; 8,35; ISam 15,6; 20,8.14; 2Sam 2,5.6; 3,8;
9,1.3.7; 10,2.2 = ICron 19,2.2; IRe 2,7; 3,6 =
2Cron 1,8; Ger 9,23; 32, 18; Zac 7,9; Sal 18,51 =
?Sam 22,51 ; 119,124; Glob 10,12; Rut 1,8). Questo
~ndlca a nZitutto che la concezione legata a /Jd!seed
e concreta . ma SI supera anche il fatto singolo
1
mediante 1m a, presso , che ricorre pressoche .costante mente. Cosi l'area semantica del
termine oltrepassa questa formulazione concreta
Nell'espressione mantenere (n$r) /Jd!seed (E~
34,7; formulata negativamente in 2Sam 715) l'accento posto maggiormente sulla prome~sa che
Inslta In un atteggiamento.
Va ~otato che non si ha qui alcun legame con ''''ma:I
che e Invece caralleristico in questo comesto. Andreb:
bero ricordati qUI anche i passi con smr custod ire
(~eut 7,9;12; IRe 8,23 = 2Cron 6,14; Os 12,7; Sal 8929
[smr par. m" m.l; Neem 1,5; 9,32).
'
c) /Jd!seed in quanto atteggiamento particolarmente chiaro quando, con una preposizione , diventa la misura di una speranza o di un' attesa
e
(con k conformemente a : Gen 21 23 Sal 25 7
51 ,3; 109,26; 119,88. 124.149. 159; cfr.'N~m 14};
secondo la tua grande bont ; con /em ' an a
causa di : Sal 6,5; 44 ,27; con 'a/ a motivo di :
Sal 138,2; n e ntra qUI anche il be in di Es 15 13
' ,
Sal 31 , 17; 143,12).
Ne~la realt i due aspetti non sono nat uralme nte
COSI dlstlnli tra loro , come risulterebbe da queste
nostre affermaZIOni . Un atteggiamento che non si
m anifesta In aZioni concrete resta teoria; ogni asserzione che non caratterizza la nat ura di ci a cui
SI nfens~e, resta qualcosa di fortuito che non riguarda I ambito umano. Un esempio lo si pu
avere anche nell'italiano benevolenza che include sia gli effetti sia ci che essi presuppongono
(cfr. Stoebe, Gottes hingebende Giite ... , 49; Jepsen, Le., 266).

~I . a) In base a queste sfum ature diventa chiara


Unione tra /Jd!seed e ra/Jamim misericordia
(vd. sp. 11111 b), dove /Jd!seed il termine che
525

'91)

(ld!sced BONT

precede (Sal 40, 12 costituisce solo un'eccezione


apparente) e il tutto va inteso nel senso che le
opere di ra/J"mim.sono la m anifestazione di un at.
teggl3f!1ento ~I /J;es_eed, come indica anche il parai.
lelo !ieedeeq wmspar diritto e giustizia di 05
2,2 1. In questo significato di ra/Jamim rientra evidentemente in un'epoca posteriore la stessa
form~ plural~ basiidim (vd. sp. 1II /3~). Quando
quest ullima e collegata con ra!l amim (Sal 25,6; 15
63,7), v iene per pnmo ra/J"mim. Anche se si tratta
di un argomento piuttosto ristretto, si pu tuttavia
dedu rre di qui che a un certo momento si
ViStO In ra(l"mill1 il termine pi torte e pi signi.
fi catl vo.
b) Nella mi sura in cui si pu supporre una confu.
slone del confini linguis tici fra hd!seed e rahamim
si pu dire che per !IIseed si avuta una Iimita:
Z1(>.ne piuttos to che un a mpliamento di significato.
Cio spiega a nc he perch proprio in testi pi recenti
bd!s,,!d sia spesso ripreso e sottolineato per mezzo
di [ub bont e - [ab buono (cfr. Es 33,19
con 34,6; Is 63,7; Sal 69,17 I ke[itb pr kF [ab, cfr.
Kraus, BK XV ,479s.). Anche in Sal 25 7 i due termini compaiono assie me, pur essend~ vero che
qui [itb come d ono buono non sembra limitare essenzialmente /Jd!seed nel suo significato. AI contrario nelle formule liturgiche abituali perch
~gli buono ([ab), si, la sua bont (bd!slEd) dura
In eterno o sim. (Sal 100,5; 106,1; 107,1;
118,1.2.3.4.29; 136, 1-26; Esd 3,11 ; ICron
16,34.41; 2Cron 5,13; 7,3.6; 20,21)!Id!seedesprime
la natura di Dio , relativamente alla sua bont. Ci
risulta anche dal fatto c he apparentemente /" %m
!7asdo il suo /Jd!seed dura in eterno per forma e
contenuto sostituisce ''''meel nella formula hli!slEd
wce'a m cet .
.
Mentre ra(l amim nel targum e nella versione sir. viene
tradollo generalmente con la medesima radice, per
~r.sa:d il targum si all iene ad essa solo in circa 50 casi
(il sir. solo l2x circa). La versione con rahamin ha un
ceno rilievo (targu m pi raramente, siro 36x), ma nella
maggior pane dei casi hr.sa:d viene tradOIlO con un de
rivato di lab (circa l30x), senza che si possa stabilire una
regola fissa. Anche qui c' una corrispondenza tra rorme
singolari e rorme plurali; tUllavia la versione non con
corda sempre con l'originale (Stoebe, Galles hingebende
GUte ... , 54ss.).

51

a) Le osservazioni fin qui fatte sulla ricorrenza del termine, il suo a mplia me nto, la sua restrizione e i s uoi complementi chiarificatori , perm ettono di giungere a lla concl usione, per ora ancora indeterminata , che con hd!seed si intende una
re lazio ne reciproca contraddistinta da qualcosa di
particolare, che in ogni caso oltrepassa l'evidenza
immediata. Concretamente ci si pu indicare e
chiarire nel suo contenuto con un'analisi di quei
passi , soprattutto de ll a letteratura narrativa, in cui
/Jd!seed riguarda le re lazioni tra uomini.
A questo proposito ci si deve chiedere anzitutto se
c' un uso profa no in senso proprio. /I termine
gi ne i testi pi a ntichi pu venir usato per indi526

care un comportamento di Dio nei riguardi degli


uomini, che rende possibile un influsso reciproco
da ambed ue le parti. Ci per non sign ifica che
quanto poteva essere detto prima ed escl usivamente di Dio sia stato esteso in seguito all'ambito
puramente uma no (cosi apparentemente Jepsen ,
Lc., 269), poich proprio nei testi stori co- na rrativi
pi ant ichi prevale il cd. uso profano (Stoebe, VT
2, 1952, 248).
l n Gen le ricorrenze sono Il : sei caratterizzano
un'azione umana (Gen 20,13; 21,23 ; 24 ,49; 39,2 1; 40 ,14;
47 ,29), cinque un'azione divina ( 19, 19?; 24 ,t2 . l4.27;
32, Il ). Si pu affermare con una cena sicurezza che questi ultimi passi sono esclusivamente jahwistici.
b) I Re 20 ,31 sembra essere relativa mente libero
da tali influssi. Qui indubbiamente /Jd!seed l'i na spettato, ci su cui non si pu contare; re nde possibile il sorge re di un trattato , m a non esso stesso
un punto e una condizione di questo trattato. In
questa direzione va anche 2Sam 2,5, un'antica e
irriflessa tradizione. Gi il fatto che hd!seed sia determinato indica che quanto gli iabesiti hanno
fatto qualcosa di straordinario, che supera il
contraccambio (cosi Glueck, Lc., 19) e per la
sua difficolt e il suo pericolo espressione di un
profondo senso di umanit (giustamente Neher,
Lc., 266); si basa senz'altro sulla riconoscenza , m a
qualcosa di assolutamente unico.
Allo stesso modo l'inumazione del padre un evidente
dovere del figlio (L.J.Kuyper, Interpretation 18, 1964,4);
ma in Gen 47 ,29 Giacobbe chiede una cortesia ancora
pi grande. Saul non chiama ~r.sa:d il suo monito ai keniti (lSam 15,6); il loro ~r.sa:d, cui egli si rirerisce, era
stata a suo tempo una gentilezza compiacente, non un
dove re. Anche 2Sam 10,2, in cui il termine viene usato
per entrambe le parti, non pu significare altro che ricambiare una cortesia con un'altra conesia; il ratto che il
comportamento di Davide pu venir rrainteso mostra
quanto rosse inaspettato. In 2Sam 3,8 Abner presenta la
sua sollecitudine per il debole Isbaal come pura benevolenza, che pu a mala pena essere gi ustificata dallo stato
delle cose. Per 2Sam 16,17 ci si pu naturalmente domandare se ci si rirerisca ad una devota benevolenza o
alla lealt. Ma anche qui si pu intendere il rimprovero
di Assalonne come mordace ironia: sei proprio un
bell'amico! In l Re 2,7 Davide pensa alla sua particotare
relazione di amicizia con Barzillai, richiedendo ~r.sa:d
per i figli di quest'ultimo. La riconoscenza verso il padre
cos grande che si tramuta in benevolenza per i figli .
Gen 39,2 1 molto indicativo. Jahwe maniresta hr.sa:d a
Giuseppe, naturalmente non il suo (ci non potrebbe venire espresso con l1(h hi. ), ma quello degli altri uomini;
i loro cuori si rivolgono a Giuseppe, che incontra benevolenza. Diverso invece il riguardo particolare (lJel1 ,
- (11111 3a) che il capo della prigione gli riserva. In Gen
40,14 il coppiere non ha alcun obbl igo di ricordare Giuseppe, poich costui spiegandogli il sogno non gli ha
reso un vero e proprio servizio (cosi giustamente Neher,
Lc., 266). In Gen 20,13 l'accento sta su l ratto che
Abramo con (lr.sa:d chiede qualcosa che supera i doveri
della moglie. Se Sara si attenesse solo ad ess i, il tutto sarebbe abbastanza superfluo (analogamente in Gen
24 ,49).
In Gios 2, 12 Raab designa con hr.sa:d ci che essa compie verso i messaggeri ; se qui si pensasse solo ai doveri
527

di ospitalit, sorgerebbe una grave difficolt, poich


Raab va contro gli interessi della citt da cui tollerata
e protetta. Ella giustifica anche teologicamente la sua
condotta (v. 9-11). (lr.sa:d qui una cortesia premurosa
che si ra con la speranza di essere ricambiati (una situazione simile in Giud 1,24 , dove si promette hr.sG!d
come ricompensa). Un dovere sorge solo con un giuramento, come sua conseguenza. Allo stesso modo in Gen
21,23 il ~r.sa:d liberamente concesso da Abimelech il
presupposto del giuramento richiesto ad Abramo, non
viceversa (cosi anche Jepsen, Lc., 265).
Indubbiamente difficile I Sam 20 ,8, dove di fatto

bd!seed viene posto in relazione con una b' ril di


Jahwe (cfr. anche v. 14 (Id!seed Jh wh). Ad essa si
riferisce a nche 2Sam 9,1.3.7, dove al v. 3 si parla
direttamente di un bd!seed ''''/ohim. In questo caso
si corre facilmente il pericolo di sopravval utare il
termine dal lato formalistico (Gl ueck , Lc., 12). In
sostanza anche qui /Jd!seed indica la dimostrazione
spontanea di una benevolenza cordiale. L'aggi unta del nome divino (lSam 20,14; 2Sam 9,3)
indica che i m ezzi utilizzati oltrepassano veramente, ne lla loro portata, le possibilit umane (cfr.
D .W.Thomas , VT 3, 1953, 209ss.).
In Gen 19,19 insolita la connessione tra lJr.sa:d e gdl
hi . rar diventar grande l ). Essa non si spiega dicendo
che LO! chiama grande il suo comportamento, di per s
comprensibile, perch ha riconosciuto i suoi ospiti come
angeli (Glueck , Lc., 9). Piuttosto , ~r.sa:d non pu essere
messo in rapporto con il comportamento umano. 11 racconto presuppone i doveri dell'ospitalit. Certo anche gli
ospiti erano obbligati a proteggere l'ospitante secondo la
loro possibilit; ci accadde con l'accecamento dei sodomiti. La salvezza della vita di rronte alla catastrore incombente grazia e sta su un altro piano.
In Giud 8,35 non si pu dire se la gratitudine che non
viene mani restata includa anche ci che dovuto. Rut
3,10 viene di solito inteso , anche se non unanimemente
(Kuyper, Lc., 5), come un atto di amore devoto. Resta da
osservare che in Ire passi (Gen 24,49; 47,29; Gios 2,14)
a hr.sa:d si unisce ''''II1a:I: la manirestazione attesa qui
per il ruturo, o per lo meno lo include in se stessa.

61

a) Anche nei libri sapienziali bd!seed viene


usato per lo pi per esprimere relazioni tra uomini .
La difficolt consiste qui nel fatto che sentenze gene rali non permettono di individuare bene la situazione in cui quanto esse a nnunciano deve
rea lizzarsi.

in certo qual modo chiaro che la donna virtuosa di

Prov 31,26 viene lodata anche perch sulle sue labbra sta
~r.sG!d (par. con sapienza ). Ci si rirerisce qui
alla magnanimit e all'abnegazione nel parlare. La trad uzione graziosi discorsi (assimilazione di lJr.sa:d a /.J11)
gi di per s improbabile in un testo relativamente recente, tenendo conto del v. 30; resta solo possibile intendere benevolo l>.
Allo stesso modo in Prov Il ,27 lo ' i s (nesa:d sta in contrapposizione allo 'akzari , il crudele l); egli colui che
sa aver riguardo e venire inoomro agli altri, e che non bada
al proprio vantaggio. In 20,6 (lr.sG!d posto accanto a 'is
loral

'a'mimim {( uomo fidalO ; molti parlano della propria bene-

volenza, ma l' uomo fidalO , che la possiede, raro (probabilmente si vuoi pararrasare br.sG!d WCP'''I/IG!I).
In Prav 19,22 (Ir.scpd deve addirittura significare rettitudine di cuore e vero senso di umanit. Questo ci che

\l) "csced BONT

528

si chiede agli uomini, e perci un povero che lo pu possedere migliore di un imbroglione che ovviamente non
pu averlo. Bisogna ammettere che qui si comincia ad
intendere l'egoismo come fonte di menzogna. In 21,12 si
ha ~ ' diiqii e (1CslEd, tuttavia l'affermazione res ta nel generico. Ci vale ancora di pi per 3,3; 14,22; pure
chiaro che con (ur,slEd WIE ''"mIEI si pensa ad un atteggiamento umano (similmente 16,6, dove la frase con la
bont e la fede lt si espia la colpa resta fuori di ogni
schema). In 20,28 (cfr. Is 16,5) il (uslEd del re certamente qualcosa di pi della sua giustizia: la sua affabilit , che contribuisce a rendere stabile il suo trono;
nella prima met del verso potrebbe trattarsi di manifestazioni divine, ma anche qui meglio pensare ad un
agire che divenuto ipostasi.
b ) Nelle sente nze proverbia li de i testi sapie nziali
pi recenti (Eccli) ~csced caratte ri zza quasi sempre situazio ni religiose. Un 'eccezio ne si ha solo in
Ecci i 7,33 e 37,11.
c) Nei salmi ~csced usato rara m e nte per indicare un atteggiame nto uma no e presenta a nche
qui d e i tralli sapie nziali , p.e. in Sal 141,5 , dove
una percossa non un'offesa , m a segno di be nevolenza , se data d a un giusto.
Sal 109,12 non parla certamente di grazia che va al di l
della morte, ma in parallelismo antitetico con usuraio
del v. Il , di una dilazione, addirittura di un credito caritatevole. Poich maledizione e omissione (opp . azione)
si corrispondono tra loro , al v. 16 hcslEd da intendere
in tal senso.
Infine, nonostante qualche oscuri t, si dovrebbe menzionare anche Giob 6,14 in questo contesto. Anche qui
hcslEd sembra essere un comune atteggiamento umano
(benevolenza, compassione, sollecitudine nel prestare
ascolto a qualcuno), che oltrepassa i normali presupposti
di una vita comu nitari a ordinata (ti more di Dio).

7/ I poc hi passi che si po trebbero cita re dalle


Cronache e d ai testi affini non aggiungono null a
di nuovo. 2Cron 24,22 ricorda Giud 8,35, e Esd
7,28 ; 9,9 ricordano Ge n 39,21. Va nno menzionate
le forme plurali di 2Cron 32,32; 35 ,26 , che contengono un giudizio e logiativo sul periodo di governo
di Ezechia e di Giosia (similme nte Neem 13 , 14).
Naturalmente i confini semantici di hcslEd possono divenire imprecisi . Quanto alla costruzione, in Ester 2,9. 17
c' un accostamento a

hen,

in Dan 1,9 a raJ;amim.

8/
Non possibile descrivere esattame nte con
una parola itali ana l'ambito sem a ntico di hcsced
quale compare ne ll' uso profano . ~csced ' non
grazia , n sufficie nte il termine favore
spesso proposto . Anzitutto ~csced qua lcosa che
dive nta spe rime ntabile in situazioni concrete, ma
che oltrepassa la m a nifestazio ne singola e contie ne un riferime nto all 'agente stesso. In questo
senso il conce tto si avvicina alla nostra be nevole nza , e anche a bont}} (vd . sp. 3c). Ma certa m ente ~csced, anche quando si realizza e ntro
determinate forme comunitarie, e pe r qua nto
possa essere caratte rizzato da queste ultime ne lla
sua espressiol)e, non m ai qualcosa di scontato e
dI doveroso. E un atteggiame nto umano c he deve

529

'9t

/:IcslEd BONT

a nzitutto re ndere vitale una forma , in determinati


casi ( n o n sempre) il presupposto perch una comunit possa costituirsi. Jepsen (I.c. , 269) ha tentato di de linearne il senso dice ndo che una
buona volont che si traduce in azioni buone, una
di sposizione ad aiutare. Tutto questo vi certam e nte incluso, ma non sufficiente. lo vi vedrei
piuttosto indicata una certa m agnanimit, un atteggia m e nto uma no che pronto a rinunciare a se
stesso ed a servire gli altri (Golles hingebende
Glite ... , 67 ; VT 2,1952 , 248). Questo significa anche ch e ~csced ha sempre a che fare in qualche
modo co n la v ita de ll' altro , e che dal destinatario
di un tale (lcsced ci si attende e si spera un'eguale
sollecitudine , che a sua volta oltrepassa l'ambito
de l do v uto .
IV /
Esaminiamo l' u so religioso di ~csll!d nella
le tte ra tura narrativa (IV /I), negli attributi di Dio
in Es 34 ,6 (IV /2), ne i profeti (IV /3), nel Deut e
negli scritti d a esso influe nzati (IV / 4) ed infine
nei salmi (IV /5). Tratteremo poi dell 'aggellivo
(Ilisid (IV /6).
a) Nella letteratura narrativa il termine
stato usato molto presto per esprimere anche il
comportam e nto di Dio ne i riguardi dell' uomo (vd.
sp. IlI/5a). Non si hanno certo elementi suffic ie nti pe r poter affermare con sicurezza che questa
un' idea costitutiva della teologia dello Jahwista
(cosi Stoebe , Gottes hingebe nde Glite ... , 135). Ma
certamente espressione di una vitale espenenza
di fede ed d 'altra parte un rischio dal punto di
vista teologico , poich a questo concetto non si
addice nessuno dei presupposti quasi metafi sici
che sono contenuti in -~nn e in - rbm, per cui abb:amo qui un antropomorfismo vero e proprio;
esso certame nte re nde possibili anche le affermazioni teologiche di maggiore portata.

11

b ) Questo tentativo azzardato , che vuole nello


stesso te mpo dare una certa consistenza alla concezione di Dio , si esprime nell' unione di bl.sll!d
con , "'mcet. Tale unione si ritrova anche nell' uso
profano (vd. sp. III/5b , alla fine , per Gen 2 4,49;
47 ,29; Gios 2, 14), tuttavia pi rara nspelto
all'uso re ligioso. In quest'ultimo essa parl1colarmente significativa negli attributi divini dI Es 34,6
(vd . SI. IV /2), ma non compare soltanto nel linguaggio liturgico , poich si tratta di un'espresstOne freque nte a nche nel hnguaggtO comune.
Anche qui molto antica.
In 2Sam 15 20 in un brano che appartiene certamente
ad una tradizi~ne molto antica, hcsced wce'll'mcet, equivale ad un saluto, che pi o meno potrebbe cornspondere al1' italiano Dio ti custodisca ; esso IOdlca come
quest'espressione designava gi in epoca antica una caratteristica essenziale di Dio. La brevit dell'espressione
(i LXX la completano secondo il senso) dipende dalla SI:
tuazione. 2Sam 2,6 ha la forma pi completa. Ad agO!
modo il soggetto Jahwe, non DaVide (COSI
A.B.Ehrlich, Randglossen wr hebr. Bibel, 111 , 1910: 313,
che vo lle scorgere qui un arri vederci ). Questi due
530

passi confermano inoltre che con '''' mIEI si augura


una sollecitudine di Dio che non SI esaurisce IO un momento , il che certo sarebbe un antropomorfismo molto
forte.
In Gen 24 il servo di Abramo attende il soccorso benevolo di Dio nella situazione in cui si trova (v. 12.14
hcslEd); quando tale soccorso si manifesta egli riconosce
che Jahwe non venuto meno Czb; cfr. nF conservare Es 34,7) alla sua sollecitudine ne i riguardi di
Abramo, come gi era accaduto prima (v. 27 /:IcslEd !VIE''''ma;I). Il fatto che egli invochi hcslEd dal Dio del suo
padrone Abramo non significa che si sollevi una certa
pretesa nei confronti del hcslEd. Lo schiavo domestico
si rivolge al Dio dei padri , perch sa che egli sempre disposto a mostrare benevolenza verso il suo padrone.
Nella preghiera di Giacobbe di Gen 32,11 (per il plur. vel..
sp. 111/3a) si esprime qualcosa di pi della sua umilt. E
una confessione rivolta a Jahwe, il quale nonostante il
suo peccato durante tutto il tempo in cui era rimasto in
un paese straniero , gli era rimasto vicino e non gli aveva
rifiutato il suo benevolo soccorso. Giustamente v. 9-11
sono attribuiti allo Jahwista (W.Elliger, ZThK 48 , 195 1,
18; anche J.Stoebe, EvTh 14, 1954, 470 ): si manifesta
qui la sua certezza teologica che Jahwe segue segretamente anche la via del mondo peccatore e lo conduce al
suo fin e. 11 termine hcslEd esprime in maniera adeguata
questa convinzione. hcslEd riassume in sostanza ci che
viene espresso in Gen 50,20 (E?): voi avete pensato di
fare del male, ma Dio ha pensato di farlo servire a un
bene)}.
a) Gli attributi di Dio in Es 34 ,6 un Dio
misericordioso e benigno , longanime e ricco di
bcsced wce''''mcet )} costituiscono una formula liturgica (cfr. J.Scharbert, Bib138 , 1957 , 130-150), a
proposito della quale ci si pu chiedere tutt' al pi
se non sia stata ampliata per influsso jahwista
(Stoebe, VT 2, 1952, 250; vd. per anche la riserva
di W .Beyerlin , Herkunft und Geschichte der altesten Sinaitraditionen, 1961 , 158 n. 5). Noi seguiamo anzitutto l'analisi di Scharbert e consideriamo anzitutto v.6a~. b una formula di preghiera
indipendente (che ritorna anche in tutto o in parte
in Num 14,18; Gioe 2,13; Giona 4 ,2; Sal 86,15;
103,8; 145 ,8; Neem 9 ,17).
rabum w' banmin misericordioso e benigno }} fa
un'affermazione in certo qual modo statica sui
rapporti tra Jahwe e il suo popolo; essa non tiene
conto che tale rapporto pu essere messo in discussione dalla condotta degli uomini. Perci gli
sviluppi successivi stabiliscono che l'apertura di
Jahwe verso il suo popolo sussiste anche di fronte
ad un rifiuto di quest' ultimo. 'crcek 'appjim significa inoltre la longanimit , che non reagisce con
passione, ma sa attendere (cfr. in proposito
l'espressione metaforica di Is 42 ,14). Questa limitazione piuttosto negativa viene compensata positivamente mediante rab ~csced wce''''mcet , l'affermilzione della sollecitudine verso gli uomini che
non viene me no (su questo passo, soprattutto sul
fatto che in quest a costruzione /:Icsced il termine
s u cui si ronda tUll O il sen so, c fr. Asensio, I.e., 77s.).

21

11 v. 7, sorprendentemente, continua la stessa idea con


l'espressione il quale conserva la sua grazia fino alla
millesi ma generazione l}, che costituisce una tautologia
531

rispetto a '''' mIEI (cfr. Sal 40,12 e 61 ,8 dove l'idea subisce


una trasformazione caratteristica; ~csced wce '(Emcer, che
custodiscono l'orante, sono quasi delle ipostasi di Dio).
Ci potrebbe indicare che qui si ha una formula di confessione indipendente e pi antica (Scharbert , I.c., 137),
ma non si possono stabilire confini precisi . Si deve piuttosto pensare ad un ampliamento di un nucleo fondamentale, per poter esprimere esaurientemente una convinzione di fede . 11 hcslEd qui promesso non pu ignorare la colpevolezza dell'uomo , ma anzi contiene come
presupposto e come caratteristica fondamentale la disposizione a perdonare i peccati . Si vuoi esprimere qualcosa
ch supera la comprensione umana. La bont universale
di Dio non esclude la sua sovranit. La tensione concettuale si esprime nell'espressione il quale per non lascia affatto impunito )} (v. 7b), che quasi annulla quanto
detto prima.
b) significativo che le singole parti della formul a ricorrano in Es 20 ,5s. e Deut 5,9s. in ordine
inverso. Risulta chiaro di qui che la fede di Israele
nel suo Dio si fonda soprattutto sulla fiducia nella
sua grazia e nella sua magnanimit , e che con
bcsced si intende qualcosa che va al di l delle comuni concezioni dei diritti e dei doveri.

La relazione tra hcslEd e il perdono (cfr. Es 34,7a) si


esprime in diverse maniere nella religiosit piv recente,
soprattutto quando tra le varie qualifiche si trova anche
-sth perdonare (Sal 86,5; Neem 9,17: cfr. Sal 130,7; in
forma pi libera Sal 6,5; 25 ,10.11 ; 85,8; 103,3.4). In 2Sam
7,14.15 hcslEd include la punizione, entro limiti per
che l' uomo pu sopportare; del resto qui l'immagine che
viene usata quella delle relazioni tra padre e figli o
(-rhm ).

In un primo tempo non si d molto rilievo alla risposta


dell' uomo al hcslEd di Dio: la si sottintende quando si
esorta all' ubbidienza. In certo modo tuttavia gi l'espressione di coloro che mi amano )} (Es 20,6; Deut 5,10)
indica come avviene tale risposta. Si tratta per di un'affermazione secondaria e non di una dichiarazione di
principio.

3/

a) Si inse risce qui la predicazione di Osea. In


Os 2,21 si tratta dell'alleanza di Jahwe con il suo
popolo , descritta con l'immagine del matrimonio ,
che viene inteso non come una relazione spontanea, ma come una comunit espressamente ricercata: ti fidanzo con me nella giustizia e nel dirillo nella bont e nella misericordia.. ne lla fedelt . Questi comportamenti sono il prezzo pagato dallo sposo, poich van no direttamente a van taggio della sposa; pi propriamente, sono il dono
che egli fa a le i. La sequenza dei termini corrisponde ad una logica interna: un comportamento
conforme alla norma , il diritto e la correttezza formano l'ambito entro cui si colloca bcsced w' rahamim ossia la dedi zione cordiale e misericordiosa ch~ oltrepassa la norma ; ''''munii fedelt )}
accentua la stabilit e la sicurezza che di pe r s
sono gi contenute nell'espressione in e terno .
Questi doni sono segno di una dedizione spontanea e come tali , sotto molti aspetti, sono il fondamento della comunione. Perci Dio si aspetta dagli uomini lo stesso atteggiamento di dedizione
verso di lui (hcsced) , non in ricompensa , m a come

'9r:t

bcslEd BONT

532

grato riconoscime nt o di c i c he eg li ha fat to pe r


pri m o, co m e co nle r m a e rea li zzazione dell 'al leanza d a lu i concessa .
Jepsen, I.c., 269, non ammette questa po ibilit, e restnnge all'ambito umano ogni richiesta di hd!swd da
parte dei profeti . Invece proprio qui ri ulta evidenle che
troppo poco illlendere !,d!swd solo come una certa solleci tudine nel veni re in ai uto.

Sulla questi one de ll a reciprocit de l hd!sced s i dovrebbe citare a nzitutto Os 10 , 12: emina te pe r
voi gi u tizia, e raccoglie re te econdo hd!sced!
$' doqo e !ld!sced da un lato sono d a ti da Dio , e
dall 'a lt ro debbo no essere rea li zzati da ll ' uo m o , pe r
cui il bd!sced di Dio ne llo s tesso te mpo pre m essa
ed esempio del gi us to com portamento de ll ' uo m o
verso di lui ; c fr. a nc he C. Wi ne r, Reche rches ur
l' am our pour Die u d ans l'A T , 1957 , 20.
Anche Os 12,7 rienlra in questo COnlesto. L'esortazione
osserva ~ld!sced e giustizia )) inserit a in un ri chiamo

alla conversione a Dio e va imesa in riferimemo ad essa.


vero che si sottol inea di pi qui il comportamemo degli uomini tra di loro , ma i due aspetti non si possono separare nettameme. Ci chiaro anche in Os 6,6, dove i
c~ mrappongo n o !1I?swd e i sacrifici (cfr. ISam 15,22).
L alternat iva tra !,wswd verso DIO o !,wswd solo tra gli
UOmll11 e fa lsa , pOich nell' AT ambedue le cose sono
strettameme unite. Il fatto che !1I?swd e il sacrificio cul tuale vengano posti a confromo, significa che il sacrificio
non deve escludere la ded izione umana ma anche
l'adempimemo di un obbligo, e ci neces~ariameme in flui sce anche sul comportamemo verso gli altri uomini
(cfr. Am 8,4-6 ).
In questa prospettiva particolarmeme imeressante Os
4, I. Nell 'esortazione rivolta agli uomini si invertono intenzionalmeme i termini che compaiono nella serie
2,2 1s.: essi formano un climax discendeme. Jahwe disputa in causa propria: se non c' stabilit, ci dovrebbe
essere almeno una certa dedizione fondata sul hd!swd se
anche quest' ultima viene a mancare, ci dovrebbe ess~re
almeno la consapevolezza di ci che Jahwe ha fatto ed
ha dato. 6,4 ri vela che anche altrove queste idee non
sono estranee ad Osea. Di front e alla minaccia di una
pun izione SI assume un certo atteggiamemo di hd!swd
nel confromi di Dio (di versameme Jepsen, I.c., 269); per
lo meno lo SI prende 111 conSiderazione. Ma tale atteggiamento dura quamo la rugiada o la nu be del mattino.
b) Molto pi tardi la stessa idea si ritrova leggermeme
modificata 111 Is 40,6 (cfr. al riguardo H.J .Stoebe, WuD
2, 1950, 122- 128; la traduzione di i}asdo con la sua bellezza, la sua forza , in analogia con Sal 103 15s. si
fonda su una assimilazione tra hd!swd e he/l che improbabile in quest'epoca, vd. sp. 11 1/ Ic; ma ~ fr. Elliger
BK XI )3s.): oglll pred lcazlone ap pare priva di senso
pOlche II popolo non pi disposto ad ascoltare Dio m ~
su questa profonda rassegnazione trionfa la parol~ di
Jahwe.
In 2Cron 32,32; 35,26 il plurale si riferisce si milmeme
alla pleta che questi re hanno dimostrato nelle loro riforme; lo stesso vale per Neem 13,14 e anche, bench
non con la stessa certezza , per 2Cron 6,42. Questa restrizione all'ambito cultuale delimita certo fortememe ci
che II1tendeva afTermare Osea.
c) Rientra infine in questo contesto Mi 6 8 nononte alcune oscurit (cfr. - S?' hi . e H.J.Stoe be ,
uD 6, 1959, 180-1 94). Non e pOSSibile precisare

533

'9'7

i}d!sced BONT

l'a mbit o di va lidit di bd!sced, ma questa forse non


e ra ne ppure l' inte nzio ne originaria. AI Contrario di
eserc ita re il .diritto , espressione che al pari di
ese rcitare bcesced 111 Zac 7,9 si riferisce ad un
agi re tra gli u o mini , a m are !Id!sced (gen. ogg.,
no n acc u a uvo avverbiale) designa il hd!sred di
Di o ve rso g li uo mini , include ndo anche implicitam e nte l'a m o re co me ri pos ta umana a questo

!Id! cedo

Anche qui in 7,8 viene in prim~ luogo l'amore di Dio; a


differenza di Osea, sembra che hb amare Sl ~ di ventato sinonimo di !ld!swd, anche quando SI tratta
dell'amore dell' uomo verso Dio. Ci si potrebbe chiedere
se la form ula amare con lUltO il cuore ecc. (p.e. 6,5;
10,12; Il ,13; 13,4; 30,6) non esprima anche la dedizione
incondizionata che viene deSignata con !lwsced.
b) Queste concezioni sono presenti anche nella lelteratura deuteronomistica, pur con alcune attenuazlolll e alcuni limiti.

Mi 7..' 8 (non autemico) parafrasa ed amplia gli attributi


u uall e so tanzJalmeme non com iene nulla di nuovo
AI v. 20 , in un modo che sembra essere del tutto forma:
listico , si parla di (,d!swd e di ""mwI elargiti ai patriarchi
(si potrebbe per anche pensare che la collocazione dei
du.e so tamivi sia intenzionale, poich di fatto queslo
!,wswd fu da pnnclplO promesso ad Abramo, e in segUitO, nonostame tutto, fu conservato a Giacobbe).
d ) Le a ffinit tra G e re mia ed Osea si manifestano
a nche ne ll ' uso c he essi fanno dell'idea di hd!sred.
Particola rme nte interessante Ger 2,2 , dove il
!Ici?sced de ll a giovinezza vie ne posto in parallelo
con l' a m ore del tempo del fid anza mento. Perci
!Id!sced no n va tradotto qui con fedelt (cosi, rifacendosi a Glueck , Rudolph , HAT 12,14s.; Weiser , A TD 20,17); il te rmine s ignifica piuttosto la
confide nza s misurata e la dedizione con cui il giovane Israele segu iva Ja hwe nel deserto. Anche qui
bd!sced no n il presupposto di una particolare comunio ne di vita , m a la risposta ad una manifestaz io ne di Dio .
Ger 31,3 dice ancor pi chiaramente che il hd!sred del
popolo viene dopo il !ld!swd di Dio. Anche qui vengono
usati contemporaneamente 'ahoba e hd!swd. L'alleanza,
che perdura anche nei momenti di apostasia, si fonda
esclusiva mente sull'amo re di Dio.
Ger 9,23 ricorda Os 2,21. Anche qui si parla del riconoscere Dio, ma la sequenza dei termini mutata. Il confronto che viene fatto con quello che l'uomo pensa di s
(v. 22), pone ancor pi in evidenza che si tralta di un
dono. Coloro che ne sono consapevoli devono assumere
un comportamento analogo.
In Ger 16,5 hd!sced e rahUmim vengono racchiusi nel termine pi vasto siil6m . pace, salvezza . Se Dio li ritira, ne consegue la morte. L'ascesi imposla a Geremia
un'azione simbolica; cos anche da questo punto di vista
!ld!sced denota una sollecitudine compartecipe.

4/

a) Nel De uteronomio si pone in particolare


evid e nza la re lazione tra alleanza e grazia, senza
raggi unge re tutta via c hiare precisazioni concettuali . Il te rmine bci?sced, oltre c he in 5, 10 (vd. sp.
IV/2b), ricorre a ltrove solo in 7,9 .1 2, dove vengono pa ra frasate le espressioni di 5,10, ma anche
di Es 34 ,6 , ne l senso che flC?Sced preced uto da b' rir
dipende da smr ( vd . sp. 11I /3b) . L' affermazione
c he bd!sced s ia pe rci un atteggiam ento che deri va
d all 'allea nza (G lueck , I. c_, 38), formalmente giusta , m a troppo rigida . Proprio nelle parti pi antiche de l De ut il termine b' ril legato al giuram e nto a i pa tria rc hi , e si fo nda quindi su una libera
decis io ne di Ja hwe, ed ha esso stesso carattere di
promessa (G . von Rad , Das Gottesvolk im Deuteronom ium , 1929,69).
534

Nella preghiera per la consacrazione del tempio in I Re


823 ci si scosta dalla linea generale in quanto b' fi l di
v: 21 il documento di un'alleanza storica, cosa che natural mente limita anche l'afTermazi one del v. 23 . Su
questa li nea sta anche la sostituzione di nw""mirn fedele di Deut 7,9 con /loro ' terribile in Neem 1,5;
9,32; Dan 9,4.
Qui andrebbe collocata la promessa a Davide di Sal
89 ,29 . La mia alleanza sar stabile per lui forma s
una frase a s, ma resta subordinata logicamente a per
sempre gli conserver il mio i}d!swd . L'alleanza promessa si fonda sul hd!swd; quest' ultimo proclamato al
v. 3, mentre al v. 4 segue la conclusione dell'alleanza.
Sotto il profilo della promessa risultano chiari anche i
vv. 25.34 .40.
In Is 55 ,3b i i}sirdim promessi a Davide, che non hanno
perduto la loro validit nel corso degli eventi , divengono
un'alleanza eterna (ossia una promessa illimitata) che si
estende a tultO il popolo. In maniera simile va intesa la
relazione tra il hd!swd eterno e l'alleanza di pace che non
deve venir meno (ls 58 ,8. 10). Sulle forme plurali e il loro
rap porto con rah omim vd . sp. 11l l3a.4a; cfr. - rhm . In Is
57, 1 'anse hd!sa,d un'espressione che eq uivaie a hOsidim (vd. st: IV /6 ).
.

51 a) Nei salmi bd!sced indica in genere, a nche


se non esclusivamente (vd . sp. 111/6c) , un atteggiamento di Dio. Le formule liturgiche attraverso
cui ci si esprime non consentono di per s di distinguere chiara mente tra loro le varie concezioni .
Dato per che nell a preghiera de i salmi i te rmini
vengono usati in maniera pi vitale, i pensieri che
vi si esprimono possono essere maggiormente pre cisati ed a mpliati . significativo a l riguardo l'uso
della formul a bd!sced wce''''mcel, con i due te rmini
uniti (Sal 25 ,10; 40,11.12; 57,4; 61 ,8; 86 ,15; 11 5, 1;
138 ,2; con ' '''mimo: 89 ,25 ; 98 ,3; in una formu la
fissa m a senza ''''mcel 145 ,8) oppure s taccati tra
loro (26,3; 36,6; 57 , 11 ; 85 ,11 ; 89 ,34; 92 ,3; 100,5;
cfr. anche Mi 7 ,20). Poich talvolta in un unico
salmo i due termini compaiono sia uniti sia s taccati (Sal 57 ,89), questa distinzione no n ha molta
importanza. 1 verbi che accompag nano l'espressione indicano abbastanza chiaramente che hci?sced
e bd!sced wce''''mcel non si riferiscono pi a 'apertura e alla sollecitudi ne di Dio per l'uomo, le quali
si m anifestano ne i fatti , m a esprimono piuttosto
una de lle sue qualit .
H !l(swd riempie la terra (33 ,5; 119,64), al to quanto il
Cielo (36 ,6; 57,11 ; 108 ,5), scende sull'uomo o grande su
di lui (33 ,22 ; 86,13; 89,25 ; 11 7,2; 11 9,41), circonda chi
teme Dio (32,10), segue l'uomo (23,6), lo sazia (90, 14 ),
prezioso (36,8); Dio esercita il suo dominio su di esso
(42.9). lo ra udire (143.8). lo sottrae (66.20: 77,9). 2Sam
22.51 = Sal 18,5 1 contiene ancora !"antica forma convenzionale con 'sh, mostrare hd!swd.

535

b) Lo sv iluppo s uccessivo fa di bd!sced un' ipostasi


(cosi p.e . Sal 40 , 12; 57 ,4 aggiunta ; 61 ,8; 85 ,11 ;
89 , 15). Questo processo gi in atto ne ll ' uso antico d i bci?sced, m a ad un certo m o mento si svil uppa
ampia m e nte e ne llo stesso tempo restringe il senso
o riginario del te rmine. T a le restrizione si m a n ifesta
anche ne ll ' uso delle forme plurali di hci?sred( vd . sp.
I11l3a), mentre va acquis tando sempre pi importa nza il te rmine litb qua ndo unito a hd!sced (vd .
sp. 111 /4b ).
.
Cfr. in senso pi ampio Sal 25 ,7; 86 ,5; 109,21 ; 145,8s.,
ma soprattutto la formula litu rgica poich egli benevolo, la sua bont du ra in eterno . Questo svil up po
piuttosto fluttu ante; talvolta infatti in simi li casi (ob pu
anche mancare (25 ,6; 89,2.3.29; 103 ,17; 138,8).
c) Non si pu tuttav ia stabilire una distinzione
ne tta; altre a fferm azio ni si rife riscono a nco ra ad
un a tteggiam e nto di D io , per esempio quando si
co nfida ne l bci?sced (Sal 13 ,6 ; 52 , 10) com e si confid a in Ja hwe stesso o ne l s uo no m e ( p.e. 9 , 11 ;
33 ,2 1), qua ndo lo s i atte nde (33 , 18; 52, 10), ci si
rallegra in esso (3 1,8), lo si canta , lo s i esa mina o
lo si cele bra (48 ,10 ; 59,17; 88 ,12; 92 ,3; 101 , 1;
107 ,8. 15.21.31 ).
Ci si verifica particolarmente quando (i n genere, anche
se non esclusi vamente, nelle lamentazioni) si prega perch Dio agisca a causa del suo i}d!sced o in conformit ad
esso (vd. sp. 11113c). In senso pi ampio si possono citare qui Sal 21 ,8; 31 ,17; 143,12 , e le espressioni
nella/secondo la pienezza del tuo i}d!swd (5 ,8; 69,14;
106,45; cfr. anche Is 63,7; Lam 3,32 ).
Ci che si chiede in vocando il i}d!sced sempre qualcosa
di fondamentale , la salvezza e l'aiuto, insomma la vita
nel senso pi ampio. Di particolare importanza anche
in questo contesto l' unione con sii} perdonare (vd .
sp. IV I2b).
Va infine ricordato il legame tra i}d!swd e i prodigi di
Dio; i due termini possono per trovarsi molto distanti
tra loro nei singoli testi (Sal 4,4 tx t em ; 17,7 txt em;
26,3 .7; 3 1,22 ; 77,9.12; 86,5. IO; 88 ,12.13; 89 ,3s.6; 98 ,1.3;
106 ,7; 107 ,8.15.2 1; 136 ,1-3.4 ).
d ) Sono m olto ra ri , e per di pi non m olto c hi ari ,
i passi che non rie ntra no in questa linea e in cui
hd!sced s i fonda m aggiormente s ul comportam e nto del destinatario .
In Sal 62,13 poich tu ricompensi ciascuno secondo il
suo agire questo accostamento potrebbe basarsi sulla
natura del detto numerico. In Sal 33,18; 103,11.1 7;
147, 11 , dove !ld!swd sta in relazione col timore di Dio , il
contesto ri vela che quest' ultimo non una qualit prerequisita, ma indica sempl icemente la devozione ed
equivale quasi al conoscere Dio (cfr. 36 ,11 ). Piuttosto
singolare 144,2: se il testo non va corretto (cfr. p.e.
Kraus , BK XV ,940s.: (7Osni mia forza ), il termine potrebbe riferirsi all'atteggiamento di fede dell' uomo ( 111
modo simile Elbogen, I.c. , 46: mi a promessa, mia fidu cia ).

61 a) L' aggett ivo basid, comuneme nte trad otto


con fed e le, pio , indica col ui c he eserc ita bci?sced
(sulle ricorre nze, specialme nte nel linguaggio dei
salmi , vd . s p. 11/2). V iene usata m olto poco la
forma no n segu ita da un genitivo (sing .: Ger 3, 12 ;

'90

bd!swd BONT

536

Mi 7,2; Sal 4,4 tx t?; 12,2 txt?; 18,26 = 2Sam 22,26;


Sal 32,6; 43.' 1; 86,2; 145,17; plur. : Sal 149, 1.5), a
differe nza di al ~~,: espresSIOni del li nguaggio devozionale (p.e. jasar, lami m ), dove essa norm ale
(d iversamente H.A. Brongers, NedThT 8 1954
~82). I s uffiss i pronominali (di 1", 2' o 3i pers.)
SI ri fe riscono escl usivamente a Jahwe; poich i
vari passI m cui essi ricorrono sono delle preghiere, e chiaro che non si parla di un hasi d di
Jahwe.
.
b) L'ag~ett ivo, in quanto forma nominale, pu
essere sia atti vo che passivo (BL 470; sul valore
dell a forma passiva cf:. A.Jepsen, Nabi , 1934,5),
e probabilmente non e possibile distinguere esattamente I due sensi. Chiaramente atti vo Ger
3,12: DIO stesso (1asid (similmente Sal 145 17
pa.r. ~addiq gi usto ; cfr. l'espressione ;ab
(1cesced, vd. sp. IV12a).

espresso bene dalla traduzione favorito assieme


agII altri (c fr. Brongers, Lc., 294).
d) Si spiegano allora anche le sfum ature che il termme certamente contiene. Per capire Mi 7,2 per
ese.mpl O bIsogna ricorrere a 6,8. La sollecitudine
1cesced) dI DI~ crea un fondamento di fiducia e di
vita, su CUI puo basarsi anche il (1ci>sced umano in.
teso come a naloga sollecitudine verso Dio e verso
gli uomml. (1asi d diventa perci l' uomo devoto
che opera anch'egli (1ci>sced. No n necessario vedere m questo un valore etico particolare del termme (G ulkowltsch, Lc., 22), che si manifeste.
rebbe nell e fo rme dell 'aggettivo prive di suffisso
(vd. sp.6a). Esse infatti da un lato non possiedono
carattenstlche particolari , e dall'altro, al meno in
parte, dipendono dal loro contesto.
e) Questo senso pi spiccatamente attivo si ha in
Sal 18!26 =2Sa m 22,26, l' unico passo in cui si usa
(1sd hllp .. mostrarsi (1asi d : con il pio tu
(J ahwe) ti mostn piO)}. Il comportamento di un
(1asi d forma qui il presupposto del (1ci>sced di Dio.
f) Si comprende faci lmente come un termine cosi imo
portante dal lato r~l igioso con l'andar del tempo abbia ristrellO Il suo SIgnificato fino a designare un gruppo par.
tlcolare, I silenZIOSI nel paese, cosa che conduce poi
agII : \ <J'~"',0l di I Mac 2,42; 7,13; 2Mac 14,6, i quali
" unIscono m se la devozione e l'allitudine a comballere
(cfr. H.W:Huppenbauer, BHH 1,298). Il falla che il ter~m e ebraICO venga trascrillo tale e quale indica che esso
e dIventato ormai designazione di un gruppo.

c) (1asi d viene usato altrimenti solo per ind icare


un ,comportamento devoto dell ' uomo. Basandosi
sull uso lingUistico, L.Gulkowitsch, Die Entwicklung des Begriffes (1asi d im AT, 1934,22, ha tratto
la co nclusione che (1asi d, conformemente all a sua
orlgme, sia stato all 'i nizio soprattutto un term ine
col!ettlvo che indicava l'appartenenza all a co munl ta di Jahwe. Ci senza dubbio esatto non per
nel sens? che (1asi d in origine fosse del ;utto neutrale e sia stato completato in seguito per essere
meglio precisato (Lc., 28). I (1a sidim sono coloro
che conoscono perfettamente la loro relazione particolare conJ ahwe (Brongers, Lc., 29 1), ma questo
val.e essenzialmente per tutto il popolo, e non si
V/
1/ Per i testi non biblici di Qumran che
puo q Ul~d l pensare ad un gruppo particolare e belsono stati pubblicati , e per il Documento di Dalicoso di devoti , che a cominciare da11'8/7 sec. sia
masco, Kuhn , Konk . 74s., elenca 58 ricorrenze di
perdurato fino all 'epoca dei Maccabei (cosi
(1li!sced, di cui 15 nella Regola dell a comunit 31
B.D.Eerdmans, OTS I, 1942 , 176-257).
neg li Inni e 7 nell a Regola dell a guerra. A noi' interessa no solo quei passi in cui si nota nell'uso di
La Slrella co~unione con Jahwe si esprime in varie
forme. J ahwe e Vlcmo ad essi (Sal 145,17) oppure essi
(1ci>sced uno sv iluppo delle linee dell'AT. Rispetto
sono Vlcml a lUI (148,14); essi lo pregano (32,6), confi all ' AT le forme con il plurale sono di ventate pi
daino m lUI (86,2), lo amano (3 1,24); si rallegrano in lui
frequenti di quelle con il singolare (32x plur, 26x
e o lodano (Sal 30,5; 52,11; 1329.16' 145 IO' 148 14'
smg.), ed esse non si riferiscono sempre a dimo149,5; 2Cron 6,4 1). Jahwe parla c~n lo~o fa~ci; a fa~ci;
strazioni di grazia )}, ma talvolta si tratta forse di
(89,20), perdona loro (32,5), li protegge (lSam 29' Sal
un plu rale astratto (p.e. IQH 2,23; 4,37; 6,9; 9,7;
37,28, 86,2; 97,10; Prov 2,8), li libera dalla mort'e '(Sal
11 ,18).
16,10; 116,15; al comrario nel lamento di 792)' essi formano la sua comun it ( 149,1), il suo popolo (859) sono
(1li!sced inoltre si allontana dal suo significato oriI SUOI servI (79,2; 86,2; cfr. 11 6,15s.).
' ,
ginario e perde la sua autonomia, come si pu vedere quando il termine unito ad altri sostantivi
Se si presci nd.e dalle espressioni piuttosto comuni
come geniti vo attributivo.
del Il nguagglO devozionale, paralleie a hasi d
(<< retto Sal 97,10; Prov 2,8; giusto Sal 9'7 IO'
Caralleristico a questo proposito 'hbl bsd IQS 2,24;
5,4.25; 8,2; 10,26 (anche CD 13,18; cfr. Ph.Hyall, AThR
fedele Sal 31,24; in parallelismo antite;ic~
24, 1952, 232), espressione che pur essendo uguale a
e mpiO I Sa ~ 2,9; Sal 37,28; cfr. 43,1), si deve
quella di Mi 6,8, del lUtto diversa da essa dal punto di
dire che con (wsi d non si. intende esprimere una
vista Si ntallico (P. Wernberg-M0I1er, The Manual of Dis:
~artlcolare valutaz!o_ne di ordine etico (Gulkoclpllne, 1957, 57). Si tratta qui dell'atteggiamento che I
Itsch, Lc., 22). .(1:lSId sono coloro che appartenmembri della comunit assumono tra di loro.
gono all a comunlta, OSSia che vivono sotto la proSi spiega perci anche btjl bsd di IQS 1,8 (cfr. anche
tezione della benevolenza di Dio (senso passivo
IQHf 7,7), che designa parimenti la comunil come tale.
de.lla forma nommale); cfr. (1asi d accanto al
A questo modo il signifi cato di (/!sced divenla Outtuame, tUllavia fondamental meme si conserva il signifi
(1cesced di DIO in Sal 31,8. 17.22.24' 326 lO'
cato di i}!sced in quamo manifestazione di Dio, come
52,10. 11 ; 85 ,8.9. 11 ;. 86,2.5. 13. 15; 89 , J5 . 20.29~
indica
la formula hswmr /:Jsd Ibtj/IV di IQM 14,4, la quale
2Cron 6,41.42. Il signi fica to di (1asid pu esser~
SI " l a Deut 7,9 (cfr. anche CD 19, 1). Lo stesso si ricava
537 ' 91) bci>sced BO T
538

dalla formulazione bnj bsd di IQH 7,20, e forse ancor pi


ch iaramente da 'bjWfU /:Isd di IQH 5,22, che dovrebbe designare i membri dell'alleanza come poveri ripieni di grazia (diversamente M.Mansoor, The Thanksglvmg
Hymns, 196 1, 135).
21 Nei LXX hci>sced viene tradotto prevalentemente con ~e:o, (1asid con Il(HO. Per questi termini nel NT cfr. R.Bultmann , art. ~e: o , ThW
Il ,474-483 (= GLNT 111 ,399-424); F.Hauck, art .
I)CHO, ThW V,488-492 (=G LNT VIII ,1367 -1 380).
H. J. S loebe

i10n Qsh RIFUGIARSI


Il L'ebr. (1sh rifugiarsi )} col significato primario di nascondersi )} appartiene ad una rad ice
non molto usata, che in acc. (/jesLi , cfr. AHw
342a; CA D H 176s.) significa coprire, occul tare )}, in et. (1asawa, Dillmann 93) coprire, nascondere )}. Per i supposti paralleli araboed aram.
cfr. L.Delekat, VT 14, 1964 , 28s. (per l'arab.
I}asija (C temere )} anche LKopf, VT 8, 1958, 173).
Il sir. !Jasja pio )} con altre derivazioni indica che il termine pu essere usato in senso teologico (LS 245; cfr.
anche DISO 93: palm. !lSj pa. consacrare }.
Tra i termini appartenenti a questo gruppo, solo
due hanno nell' AT un valore completo, il verbo
che ricorre unicamente al qal e il nome ma(1slE
rifugio)} con m preformante. L'astratto (1asul
compare solamente in Is 30,3, parallelo a ma'oz
rifugio )}, con lo stesso significato di ma(1slE . I
nomi di perso na Ijosa (I Cron 16,38 ; 26,10.1\.16)
e Ma(1sja ( Jahwe rifugio )}, Ger 32, 12; 51 ,59;
cfr. Noth , IP 57.62.158) non danno nessun apporto sostanziale all a storia del significato.

2/ Il verbo e il nome dal lato letterario si limitano sopratt utto al linguaggio liturgico; la statistica mostra quindi una forte concentrazione nel
salterio: I;sh q. 37x (Sal 25x, Is 3x), (1asul Ix (vd.
sp.), ma(1slE 20x (Sal 12x, ls 4x); in totale 37 delle
58 ricorrenze sono in Sal.
3/ Con Delekat (Lc., 28-31 ) si pu considerare
come significato di fondo del verbo rifugiarsi
mI presso )} (cfr. Giud 9, 15; Is 14,32). L'AT presenta una grande abbondanza di espressioni parallele molto chiare, p.e. - 'Liz be trovar ri fugio
presso)} (Is 30,2), - SI,. ni . be nascondersi in )}
(ISam 20,5; Is 28 ,15), mi! ni. oppure - nus 'lE/ (o segUito da h locati vo) fuggire verso)} (Gen 19, 1722; Es2 1,13 ; Num 35 ,6.32; ISam 22, 1), brl; 'lE/1i'
fu ggire verso)}(IRe 2,39; Neem 13 ,10), pqd hi .
nci>fces b'jad affid arsi a qualcuno)} (Sal 31,6),
- dbq bI' l'im aderire a)} (Rut 1,14; 2,8; Deut
10,20), jsb be O /in hitpo. be stare presso )}
(Sal 91,1). !1sh si trova strettamente uni to a simili
espressioni , e denota quindi in senso reale o fi gurato la ricerca di un ambiente protetto. ma(1SIE
539

designa direttamente o metaforica mente , fatta eccezione per due casi (Sal 62,8; 73,28) nei quali si
pu vedere il passaggio ad una concezione che in siste di pi sul lato soggettivo (contro LDelekat,
Asylie und Schutzorakel, 1967 , 211 ), il nascond iglio o ci che d sicurezza (cfr. Is 4,6; Sal 91,ls.9;
104, 18); .sinonimi sono p.e. 'ozlma'oz rifugio )}
(-' uz) , selcerlmislor/mislar nasco ndiglio )} (-slr),
misgab fo rtezza, ri fugio )}, miq/a[ rifugio ,
as il o )}.
4/ I testi cultuali adoperano il verbo e il nome
specialmente per espri mere l'abbandono fi ducioso
in Dio nell a forma di una confesss ione; si tratta di
espressioni che da una parte richiedono la protezione di Jahwe (a), dall 'altra, co n il verbo usato
soprattutto al partici pio atti vo , descri vo no la comunit cultuale (b).
(a) Una formul a di fiducia propria del canto di lamento o del canto di fiducia : b' ka (1asiti (Jhwh)
mi rifugio presso di te, (Jahwe) )}, (mi) affido
a te}}, cosi in Sal 7,2; 11,1; 16,1; 25 ,20; 31,2; 57,2;
71,1; 141 ,8; cfr. beka ba[a(1t in te confido )}
(-b[(1) . Nel contesto innico essa suona, confo rmemente allo stile: in lui , Jahwe, confido )} (Sal
18 ,3; 144,2). Il verbo all'imperfetto si trova con
uguale funzione in Sal 57,2; 61,5; la frase nominale : tu sei (egli ) il mio (nostro) ma(1slE }} (Sal
46,2; 61,4; 62,8.9; 71,7; 91,2.9; 94,22; 142,6; cfr. Is
25,4; Ger 17,17). Reminiscenze dell a formula di
fiduci a si possono riscontrare in Is 28 ,15 e Gioe
4,16.
(b) In funzione descritti va il verbo pone in risalto
non tanto il singolo arante (come accade in maniera preponderante nell a formula di fi ducia)
quanto invece la comunit bisognosa di protezione. Sal 64,11 ed Is 57,13 ri feriscono (1sh be al
singolo; Prov 14,32 dice che il gi usto pu fare affid amento sulla propria innocenza (lc G (1OSIE
betummo). Negli altri casi la molteplicit dei (10sim che - parallelamente a coloro che temono
Jahwe (Sal 31 ,20), che amano il suo nome (5 ,12),
che sono suoi servi (34,23) - viene descritta in formule fisse, spesso in detti di benedizione (Sal
2, 12; 5,12; 17 ,7; 18 ,31 ; 31,20; 34,23; Nah 1,7; Prov
30,5; cfr. l' uso delle forme verbali finite in Sal
34,9; 36,8; 37,40; Sof 3,12).
(1sh pu quindi signifi care la ricerca dell 'a mbiente
di protezione (i l santuario); l'espressione pi precisa rifugiarsi sotto le ali di Jahwe)} (Rut 2,12)
o all 'ombra delle tue ali )} (Sal 36,8; 57,2) accenna al luogo di culto (- kanaf). Fin qui si pu essere d'accordo con Delekat, Lc., 209ss. L'espressione di fi ducia per non signifi ca soltanto l'effetti va ricerca di asilo (chi pensasse cosi, dovrebbe
abbandonare il carattere li turgico dei salm i in favore di una teoria dell 'iscrizione!), ma anche l'atteggiamento interiore della comun it in preghiera.
Colui che si rifugia presso Jahwe (Sal 61,5; 91,Is.),
fa propria l'esperienza delle generazioni che lo
hanno preced uto nel culto.
i10n !1sh RIFUG IARSI

540

A quanto pare l'aggettivo sir. ba!ijti ha raggiunto lo stesso


grado di significato.
Anche il gr. 'E"",,,,m
( 'E""'~v,,( 1 esseni , derivato dall' aram ., prolunga
l'uso comunit ario (cfr. K.G.Kuhn, RGG Il ,70 1-703).
I LXX e il NT esprimono i contenuti di iJsh con
molti termini , ma tendono ad una interpretazione
spirituale: 1tE1toL6vcllt confidare , 1t(~ELV
sperare , crxE1to~EcrO<XL cercare rifugio (cfr.
R.Bultm ann-K.H.Rengstorf, art 1t() ThW
Il ,515-531 = GLNT 111 ,507-552; R.Bultmann, art.
1td6w, ThW VI ,I- 12 = GlNT IX,1351-1382;
I.c. 5= 1363: iJsh cercor rifugio contiene seco ndariamente anche l' idea di fiducia ). lXXB in Giud
9,15 mette in evidenza il senso locativo. Nel nome
(designazione straniera?!) e nell ' ideologia degli esseni si manifesta la pretesa esdusivistica di questa
comunit religiosa.
E.Gers/enberger

f::ln

I;ps COMPIACERSI

11 l a radice (7p~ si trova solo nel semO. (fen.:


miJN l? ], lidzbarski , K1 nr. 38; f:lp~b'l come
nome proprio, cfr. Harris 104; aram. antico: Sef.
III , r. 8 kl iJp~j, cfr. DISO 94 tout ce que je dsire , Fitzmyer, Sef. 97.112 any of my business ; sir.: (7Pl darsi premura , LS 249s. ; arabo:
iJaj?o custodire , cfr. HAL 326a) e nell' A T soltanto in ebr. Per l'etimologia L.Kopf, VT 8, 1958 ,
173, si rif all'arabo iJoj?O serbare, custodire .
Dal verbo , che compare solo al qal , sono derivate
due forme nominali: iJaje~ colui che si compiace , il quale ha fu.nzione di part ooppure di aggettivo verbale, e iJefre~ piacere , desiderio; affare , faccenda , che il sostantivo verbale.
Una seconda radice i)P$ usata in Giob 40,17: far pendere (? ), cfr. arabo ljafatja abbassare (HAL 326b l.
21 Il verbo ricorre nell' AT 86x, se con Mand. si
contano anche i passi col parto iJaje~ (secondo Lis.
12x)(Sa118 + 6x, incl. 111 ,2 co.n Lis. e HAL 326b,
mentre Mand. lo pone sotto I)efre$; Is 12x, gli altri
profeti 8 + I x, Est 7x); il sostantivo verbale iJ~fre$
ricorre 38x, cui si devono aggiungere due casi in
cui usato come elemento del nome di persona
fem. f:l;ej$ i -bah mi compiaccio di lei , 2Re 21 ,1
e come nome simbolico Is 62 ,4 , cfr. Noth , IP 223).

31

a) Nell'ambito profano il verbo con oggetto


di persona (i ntrodotto sempre con be) esprime l'affezione di un uomo verso un altro (Gen 34,19;
I Sam 19, I; 2Sam 20, Il ), e soprattutto il favore di
uno che superiore o dal lato giuridico o dal lato
sociale verso colui che in qualche maniera da lui
dipende ( Deut 21,14; ISam 18 ,22; Est 2,14).
Quando l'oggetto una cosa, pu essere introdotto con be O stare come semplice accusati vo.
Nel primo caso si trovano termini sia concreti (Is
13 ,17; Sal 73 ,25) sia astratti (Is 66,3; Sal 109 ,17;
Prov 18 ,2; Est 6,6.7.9.9.11). Come oggetto diretto ,
541

r~n

bfJS CO MPIACERSI

sempre quando si tratta di cose, si trovano solo


termini astratti (Os 6,6; Sal 68,31; Giob 21 ,14).
Il significato vero e proprio della radice pu risultare pi ev idente da un confronto con vocaboli di
significato affine, sopra ttutto -r~h e-'hb. La linea
di divisione fra iJp~ e r~h per la verit non sempre molto netta. I due vocaboli sono usati frequentemente come sinonimi (Sal 147,10 in paralle lo). Ciascuno dei due termini tuttavia sviluppa
il suo particolare campo semantico in maniera autonoma. Mentre r~h divenuto un termine tecnico cu ltuale per designare il sacrificio in quanto
accetto )) (R.Rendtorff, Die Gesetze in der Priesterschrift, 1954, 74s.; E. Wiirthwein , ThlZ 72 ,
1947 , 147s.), il significato di iJp~ , con una attenuazione dell'elemento emozionale, si spostato nella
direzione di volere, avere interesse (ls 55 ,11 ;
Giona 1,14; Sal 115 ,3; Cant 2,7; Ecde 8,3). Non di
rado iJp~ accompagnato da un infinito e allora
assume il valore di semplice verbo servile (Deut
25 ,8; Giud 13,23; IS!lm 2,25). Corrispondentemente il sostantivo iJefre~ viene usato nel significato affievolito di faccenda , affare) (Is 58 ,3.13;
Ecde 3,1.17; 5,7 e ripetutamente nei testi di Qumran); per l'uso di iJ~fre~ in Ecde cfr. W.E.Staples,
JNES 24 , 1965 , 113-115: business or facts ) della
vita; cfr. inoltre G.Rinaldi, BeO 9, 1967, 48; Wagner nr. 109.
iJp~ si distingue da 'hb soprattutto per il fatto che
nel compiacersi si esprime una certa dtfferenza
di livello fra soggetto ed oggetto - si tratta per lo
pi di co mpiacenza da parte di uno che sta pi
in alto -, differenza che manca del lutto in
amare ; cfr. p.e. il racconto di Davide alla corte
di Saul dove la benevolenza di Saul verso Davide
espr~sa con iJp~ (lSam 18 ,22), mentre per dire
l' affezione che G ionata (18 ,1), il popolo (18 ,16) e
Mikal (18 ,20) manifestano a Davide si usa 'hb.
b) Lo stesso si ricava da un confronto fra i due sostantivi sinonimi Mfre~ e iJen (-iJnn). Quest'ultimo ha il significato passivo di favore e compare per lo pi come oggetto, e pi precisamente
in espressioni verbali che indicano una benevolenza dall'esterno, soprattutto. come oggetto del
verno m~' trovare . Per iJefre~ al contrano SI
tratta anzitutto di una manifestazione attiva, nvolta all'esterno. iJifre~ si trova solo raramente
come complemento oggetto, e solo con verbi che
esprimono un fare o un dare (IRe 5,22s.; 10,13 =
2Cron 9,12; Is 46 ,10; 48 ,14).
Anzitutto Mfre~ designa un sentimento soggeltivo: il piacere come atteggiameI)to ~plTl tual e.
Questo si verifica sempre quando iJefre$ e umto ad
una preposizione (b e O le). Se per non segue alcuna preposizione, allora il senso quasi sempre
spostato verso l'oggetto, nel senso che al sentimento si sostituisce l' oggetto a cui esso tende: Invece di esprimere un sentimento o una affeZione
benevola, iJifre~ designa allora l'oggetto del compi acimento quel che a uno piace, l' attrattiva
(2Sam 23,5; IRe 5,24; 9,11 ; 10,13; Sal 107,30;
542

G' b 31 16)' cfr l'acc. migru l'accondiscendere, il


C~ore ); > ' ~ggetto del favore , favorito )) (per

~teriori esempi cfr. W.Etlers, Zur FunktlOn von

Nominalformen , WdO 111/2 , 1964, 126). e __


In Prov 3,15 ; 8,11 , dove iJefre~ (plur., par. p m m m
perle ) chiaramente designa un .oggetto prezioso, si giunge ad una oggettlvlZZaZlone e ad una
concretizzazione del tutto parucolare. Probabtl:
mente I.' espressione una form~ abbreViata d!
'abn hfce$ pietre preziOSe ) (COSI Is 54, 12, ~CC!I
45 Il .' IQM 5,6.9.14; 12,13); cfr. le espresslom SI:
mi ''rerces/dibre hifce$ terra/parole apportalncl
di gioia (Mal 3,12; Ecde 12,10) e keli 'en iJefce~.
bo vaso che non piace a nessuno (Ger 22,28,
48 ,38; Os 8,8).
Dal momento che la compiacenz~ indica
l'aiteggiamento di un superiore verso un mfenore ,
naturale che il termine compala nel hnguagglo
teologico, specialmente in espres.sioni che ha~no
Dio come soggetto. TuttaVIa ne Il verbo ne le
forme nominali vengono usati con un valore teologico fisso. Come oggetto diretto dell ~ compIacenza divina si trovano le seguentI realta concrete
e astratte: sangue, sacrificio, amore, strada
dell'uomo pio, verit; oggetti introdotti con be: Il
pio, Israele , Sion, vita, morte, forza del cavallo.
Come persone singole, indicate col loro nome,
sono oggetto della compiacenza divina Salomone
(IRe 10,9 = 2Cron 9,8) e Zadok (2Sam 15 ,~6).
La compiacenza umana (a dIfferenza dI hb)
non pu mai avere come oggetto Dio/Jahwe, ma
al contrario la parola di Jahwe (Ger 6,10), I
suoi comandamenti) (Sal 112,1; 119,35), e moltre la conoscenza della sua via )) (Is 58,2; Glob
21 ,14), l' intelligenza ) (Prov 18 ,2), la benedIzione (Sal 109,17), l'essere vicmo a DIo ) (Is
58,2).

41

51

Tanto il verbo quanto il sostantivo com paiono negli scritti di Qumran (rispettivamente 5
e 13 volte secondo Kuhn , Konk . 75), ma sono
molto meno usati rispetto al pi frequente r~h/rti
sono Il nts. EMaxE!:v si riallaccia soprattutto a
;'$11 (cfr. G.Schrenk, art. E3oxw , ThW Il ,736 748 = GLNT 111,736-748).
G.Gerieman

l'l'n

I;qq INCIDERE, ST ABIURE

11 La radice iJqq oltre che nell' AT si trova an:


che nell'iscrizione in aram. antico della statua dI
Adad di Zencirli (8' sec. a.C .; KAI nr. 34 scriverai (?) l), cfr. Friedrich 158), nel fen. (DISO 95), e
inoltre nel medioebr. , nell'aram . giud., ;'leI sir. ,
nell'arab. e nell'et. (HAL 333b; R.Hentschke ,
Satzung und Setzender, 1963, 2Is.).
Accanto a iJqq compare nell' AT (e nel medioebr.)
la forma secondaria iJqh (pu.: IRe 6,35; Ez 8,10;
23 ,14; hitp.: Giob 13,27). Il parto del poI.
543

(m eiJoqeq), che sostituisce il pi ., diventato un so-

stantivo indipendente
uno che mClde}) ~ p~ure
qualcosa che incide ). Il sost. masc . iJoq e I 1t1~.
sostantivato di iJqq q. (Bl 455); Il suo fem .. iJuqqa?
abbastanza tardivo , si formato lt1 analogIa con I
femminili torti , mi~wa (K.Albrecht , ZA W 16,
1896,98; Liedke, vd. st. , 176).
21 Nell ' AT il verbo iJqq ricorre 12x (q. 9x , pU .,
ho . e poI. Ix), la fon:na sec~n_daria I)qh 4x (V_d. sp.).
Quanto ai sostantiv I, meiJoqeq ncorre 7x, iJoq 129x
(SaI30x, di cui 21x lt1 Sal 119; Deut 21x , levi Ix ),
iJuqqa 104x (Lev 26x, dI CUI 23x nella legge dI san:
tit; Ez 22x , Num 14x; cfr. Hentschke, I.c., n. 3,
Elliger , HAT 4 ,223 n. 15; 236s.).
Per eventuali congetture vd. HAL 333; Giud 5,15; Sof
2,2; Sal 74,11 ; Giob 23 ,12 vanno certamenle correttI.

31 a) Il verbo iJqq (iJqh) dal suo chiaro signifi:


cato primario di scavare , It1cldere, scolpIre SI
evolve in due direzioni: da una parte verso Il senso
di disegnare, scrivere , dall ' altra verso quello dI
stabilire, determinare (>j'd 3d).
Cfr a queslo riguardo e per lutto l'argomento la segu~nle bibliogr.: R.Henlschke, Salzung und Selzender,
1963 (lo sludio pi complelo); J. van der Ploeg, Sludles
in Hebrew Law , CBQ 12, 1950,250-252; S.MowiOckel,
The Hebrew Equivalent ofTaxo iO Ass. Mos. IX , SVT
I, 1953 , 8896; Z.W.Falk, Hebrew u:gal Terms , JSS 5,
1960, 350-354; P.Victor, A NOle on i)oq iO lhe O.T. , VT
16, 1966, 358-361; G.Liedke, Geslall und Bezelchnung
alI. Rechlssalze, 1971, I54ss.
Il significato pi immediato si Pu? ancora percepire nei seguenti passi: in Is 22,16 e deSIgnato con
hqq lo scavare un sepolcro nella roccia ( par. a iJ$b);
in Ez 4 ,1 l'incidere la mappa dI Gerusalemme su
un mattone (al riguardo cfr. A.Jeremlas, Das AT
im lichte des Alten Orients, ' 1916 , 617.621 , progetto di una citt tracciato sulla creta); m Is 49 ,16
il tatuaggio del nome dell'amata sulla mano dI colui che la ama (P.Volz, Jesaja Il , 1932, IO~); m
IRe 6,35b; Ez 8,10; 23 ,14 il part.pu. m~iJuqq(Ede
signa ci che intaghato, ~hsegm mClsl ), m
Giob 13,27 il fissare le orme e un dIsegnare s ul
suolo i contorni dello SpazIO occupato dal pIedI dI
Giobbe (Horst , BK XVI , 205). Come parallelo a
ktb scrivere iJqq si trova lt1 Is IO , I ; 30,8; Glob
1923 (ho.). Mentre in Giob 19,23!1 verbo deSIgna
l' i~cidere un' iscrizione sulla roccIa (con Fohrer,
KA T XVI ,317), ossia pi che altro l'aspetto tecnico della scrittllra, in Is 30,8 iJqq Slgmfica regIstrare in un - sefref (forse un rotolo dI pelle) ), ed
quindi sinonimo di ktb. In Is 10,1 con l'espressione scrivere sentenze dI con?anna SI passa
gi al sign. di stabilire, determlt1are .
Il pan. q. hoqeq sia qui che in Giud 5,9 difficilmente designa una carica nell'ambito dell'anfizloma (contro
Hentschke, I.c. , Il ss.).
Prov 8,5 (poI.) e 31,5 (pu .), e anche Is 10,1, rientrano nel campo giuridico; I)qq Slgmfica qUI stabilire il diritto , governare l). Anche lt1 Glud 5,9

ppn

!7qq INCIDERE, STAB ILIR E

544

(1qq pu essere reso benissimo con disporre (su


Israele) . Is 10,1; Prov 8,15; Giud 5,9; Giob 13 ,27
mostrano che soggetti di (1qq sono delle autorit;
(1qq pu quindi designare la decisione sov rana di
un signore nei confronti dei suoi sudditi .
b) m e(18qeq si trova per lo pi in testi poetici antichi per denotare anzitutto un oggetto, ossia un
bastone , scettro in Num 21,18 (canto del
pozzo) e Gen 49 ,10 (bened izione di Giacobbe).
Questi bastoni dei principi (Si'iri m , nedibim) o
del re sono simboli dell 'autorit e della dignit;
nell 'amministrazione della giustizia essi hanno
una loro importanza (cfr. Ili ade XV III ,503ss.; raffigurazione di un simi le bastone in una pittura
murale ego in L.H.Grollenberg , Bildatlas zur Bibel,
1957, 38 figura 121 ). Dall a designazione del bastone di governo si passa
pars pro toto ) all a
designazione di colui che lo possiede, il capo , padrone : Giud 5,14 (cantico di Debora); Deut
33 ,21 (bened izione di Mos).

La possibilit che m e~ijqe q in un determinato periodo o


in determinati ambient i dell'A T fosse inteso come titolo
di una carica nell'" amministrazione autonoma delle federazioni locali non da rifiutarsi del tutto , ma certamente molto scarsa (contro Hentsch ke, I.c., Ilss.). In
Deut 33,21 si pu leggere anche il parI. pU . m e~uqqiiq
" stabilito, determinato (cfr. Prov 31,5 ; HAL 334a ).

certo comunque che m e(18qeq un termine che


appartiene all a sfera del comandare e del governare, e che designa o lo strume nto o la persona di
colui che comanda.
c) Il significato vero e proprio di Mq pi evidente dove esso va inteso come quel che inciso
= linea che segna i contorni . In Ger 5,22; Giob
38 ,10; Prov 8,29a (18q il confine imposto al mare ,
che non pu essere superato ('br); in Sal 148 ,6 il
confine dell'oceano celeste. In Mi 7,11 b si promette a Sion l'ampliamento del suo territorio con
le parole: la tua linea di confine (18q) sar spostata . In Is 5,14 del mostro dello seol vie n detto
che esso spalancher le sue fauci senza (18q , cio
In mtsura tale che non si potranno pi vedere i
contorni , senza limiti.
~ ijq si distingue da gebul confine per il fatto che gebl
(orlgmarlamente do rso di una montagna ) designa il
confine naturale , mentre ~ijq come linea segnata il
{( confine art ificia le .

Quando in Ez 16 ,27 si parla del Mq di Gerusalemme che viene accorciato (gr ' ), intendendo con
questo la riduzione del suo territorio (cfr. O.Eissfeldt , PJB 27 , 1931, 58ss.), appare chiaro che in f:i;q,
con;e pure In geM I e nd laL finis , nel gr. 8pLOV,
nell ttaltano confim , l' IndtcaZione del limite viene
a designare la superficie che cosi delimitata. Nella stessa linea (18q viene usato in Ez
45 ,14 per una . determinata quantit d'olio , per
una quanttta fissata di grano in Gen 4722
(Liedke, I.c., 165s.), per la quantit di lavoro p'rescritta in Es 5,14 (Noth , ATD 5,35) e Prov
3 1, 15. In G iob 14 ,5. 13; 23,14; Prov 30 ,8
545

J'pr1

bqq INC IDERE, STABILIR E

(18q si riferisce propriamente alla durata della


vita stabilita e delimitata (da Dio ) .
In Sal 148,6 Mq non si riferisce soltanto all 'oceano
celeste m a al cielo dei cieli (v. 4), agli astri (v. 3)
ai messaggeri e alle schiere di Jahwe (v. 2). Quest~
serie mostra come Mq si allontani dal suo significato pi immed iato e assuma il senso di ordine
stabi lito (cfr. anche Giob 28 ,26). Anche in Gen
47,26 (18q va inteso senz'altro come ordine , e
certamente va inteso cosi in Giud II ,39b e 2Cron
35 ,25b.
Se si tiene presente chi che stabilisce il (1oq (il faraone, i preposti del faraone, la padrona di casa,
Giuseppe come vicer, Jahwe) e a chi il boq si riferisce (i sacerdoti egiziani , i sorveglianti degli
israeliti , le serve, gli egiziani , Giobbe, Gerusa
le mme, il mare ecc.), risulta che bQq indica la linea di confine che il superiore traccia al suo inferiore e fin o all a quale l' inferiore pu spi ngersi o
fino all a quale deve avvicinarsi, ma oltre la quale
non pu andare.
I verbi a cu i ~oq unito di preferenza sono: sim (Ger
5,22 ; Prov 8,29), -ntn (Sal 148,6; Prov 31 ,15), - 'sh
(Giob 28 ,26), sempre nel senso di collocare, dare . Il
gen iti vo dopo ~ijq sta a designare per lo pi l'autorit
che lo pone.
Come mispii! (-sP!l designa la legge casistica (Alt,
KS 1,278-332), cos ~ijq potrebbe designare un partico
lare genere letterario , dal momento che limite e ordine in
molti casi devono essere stabiliti usando un linguaggio
che si esprime con una particolare forma. Uno studio
delle leggi dell' A T indica che la legge apodittica
(R. Hentschke, Erwagungen zur isr. Rechtsgeschichte,
Theologia Viatorum IO , 1966, 108133; Liedke, I.c.,
10I ss.; Al t attrib u questa forma al diritto apodittico ,
ma egli non la distinse dai comandamenti ; esempio:
Es 21,12) ha lo stesso contesto sociale (superiore-inferiore; cfr. Gen 26, 11 ). probabile che ~oq fosse la designazione originaria di questo tipo di legge (l .Morgenstern , HUCA 7, 1930, 27; Liedke, I.c., I 77ss.). Le leggi
vtrt. per sono gi in uno stad io in cu i i diversi termini
hoq , mispor ,
e mi!j wa, completamente sinonimi tra
loro, des ignano l'ordinamento di Jahwe (vd. sI. 4d ; solo
in Lev 18,3.30; 20,23 si parla dei ~uqqor deg li egizian i,
dei cananei , dei popoli).

loro

d) (1uqqi'i possiede soltanto un significato traslsto;


in Ger 5,24b; 33,25; Giob 38 ,33 nel senso di ordinamento/i , altrimenti per designare leggi e comandamenti (cfr. I Re 3,3 (1uqq8 , di Davide; Mi
6,16 (1uqq8, di Omri ; 2Re 17,8 (1uqqo, dei popoli ).
4/ a) In senso teologico (1qq oppure (18q/buqqa
vengono usati soprattutto quando si descrive l'attiv it creatrice di Dio nell' AT. In Prov 8,27 la sapie nza si gloria di essere stata presente allorch
Dio sull a superficie dell'abisso tracciava (bqq )
un cerchio . Anche in Giob 26,10 (dove con I
commentari bisogna leggere bi'iqaq) si dice che
Dio traccia questo cerchio, l'orizzonte. In Ger
5,22; G iob 38,10; Prov 8,29a Mq il confine che
Dio impone al mare. Queste descrizioni della creazione sono da porsi in relazione con un determinato tipo di linguaggio di creazione: si tratta dell a
546

creazione per divisione o separazione (Westermann, BK 1,46-48 ). Il boq tracciato da Dio divide
l'oceano celeste dalla terra (Prov 8,27; Giob 26 ,10;
Sal 148 ,6; cfr. Gen 1,6-7), il mare dalla terraferma
(Prov 8,27 ; Ger 5,22; Giob 38 ,10; cfr. Gen 1,9IO). In senso figurato (1qq si trova anche in Ger
3135 (coi co mmentari bisog na
leggere
bOqq), in una descrizione della. creazione:
stabili la luna e le stelle per Il chiarore della
notte . Anche in Ger 31 ,36 e Giob 28,26 boq
e huqqim significano rispettivamente ordinamento/i ; in Ger 5,24b; 33,25; Giob 38 ,33
buqqo, designa parimenti le leggi (dell a natura)
imposte da Dio.
meboqq in Sal 60,9 = 108 ,9 il bastone (regale)
di Jahwe, in Is 33,22 assieme a mdda;k re e 58ft! giudice titolo di Jahwe.
b) Del Mq , che Dio impone all ' uomo , si parla in
Giob 14,5.13; 23,14; Prov 30,8. Anche se in questi
passi si pu ancora vedere il significato immediato
di tempo delimitato , in Sal 2,7; 94,20; 105 ,lOs. ;
Is 24,5b boq designando 1' ordine di Jahwe assume un senso del tutto figurato. Qui si pu vedere come b8q in quanto ordine non soltanto
designa il dovere del suddito , risultante da un ordine stabilito da Dio (ls 24,5; cfr. Ger 31,36; Giob
28 ,26), ma pu includere anche la promessa, l'impegno di Dio; vd. Sal 105 ,IOs . = ICron 16 ,17s.,
dove la promessa della terra ai patriarchi viene
detta -b erif e b8q. Anche il testo discusso di Sal
2,7 (vd. anche G.H.Jones , The Decree of Yahweh VT 15 , 1965 , 336-344) va inteso in questa
maniera: sec.o ndo G. von Rad , Das judaische Konigsritual, ThLZ 72 , 1947 , 211-216 = GesStud
205-213, (18q significa qui il contenuto del protocollo regale , che Jahwe consegna al re di Giuda al
momento della sua incoronazione; 1' ordine che
in tal modo Jahwe fonda l'adozione del re a figlio di Jahwe; si tratta di una promessa (Sal 2,7b9; 2Sam 7) e di un impegno per il re.
c) Nella formula del codice sacerdotale (1Oq- '81i'im
(per lo pi con l'aggiunta per Aronne e i suoi figli ), b8q adoperato come termine tecnico per
indicare la porzione del sacrificio destinata al sacerdote (Es 29,28; 30,21; Lev 6,11; 7,34; 10,15;
Num 18 ,8. 11.19; cfr. Lev 6,15; 10,13s. e 24,9 [Hl;
Hentschke, Lc. , 33ss.). Quest'uso di (18q, ancora
vicino al senso immediato , va confro ntato co n b8q
di Gen 47,22.
La formula corrispondente buqqa,- '8Iam , che si
trova in P e H (i l pi delle volte con l'aggi unta
per le vostre generazioni 'l'), una semplice
formula di chiusura o di introduzione che
segue o precede prescrizioni cultuali (P: Es
12 ,14.17; 27,2 1; 28,43; 29,9; Lev 3,17; 7,36; 10,9;
16,29.31.34; Num 10,8; 15,15; 18,23 ; 19,10.2 1; H:
Lev 17,7; 23 ,14.21.31.41 ; 24 ,3; cfr. Ez 46 ,14; Hentschke, I. c., 42ss.64s.); la formula afferma la validit inco ndizionata ed eterna della norma rispettiva ; buqqi'i sig nifica in tal caso ordinamento cul547

tuale, legge . Lo stesso vale per la (1uqqi'i della


Pasq ua (Es 12 ,43; Num 9,12.14); anche per
Num 9,3.14; 15,15.

Nell'espressione ~uqqar mispa! (Num 27, 11 ; 35,29)


denota l'autorit divina, mispii! l'ambito (diritto
civile) in cui vale la prescri zione (He ntschke, I.c., 46ss.).
L'espressione ~uqqar hattora (Num 19,2; 31,21 ) un
pleonasmo che attesta come in P rora e ~uqqii siano
usati insieme. (1Uqqa in P usato sostanzialmente con
la stessa ampiezza di -rorii ( R.Re ndtorfT, Die Gesetze
in der Priesterschrift , ' 1963, 73s.), i due termini sono
praticamente sinonimi .
~uqqii

d) Nel Deut , nel Dtr. , nel Cron. , in H e in Ez b8q


e buqqa ricorrono per lo pi al plurale, in serie che
includono anche al tri term ini indicanti comandamento e legge. Tutti i termini sono su llo stesso li vello e come sinonimi designano la totalit o una
parte delle disposizioni e dei comandamenti di
Jahwe. Per Deut caratteristico il binomio (1uqqim/
mispi'i!im (Deut 4,\.5 .8.14.45; 5,1.31 ; 6, \.20; 7, 11 ;
11 ,32; 12 ,1; 26 , 16.17; cfr. N.Lohfink , Das Hauptgebot, 1963 , 54-58); esso rispecchia forse ancora
la convergenza tra una tradizione giuridica legata
a Jahwe e una tradizione estranea a Jahwe
(F. Horst, Das Privi legrecht Jahwes , 1930, 120 =
Gottes Recht, 196 1, 150). Anche la successione
(1uqq8,/mi~w8t ( Deut 6,2; 8,11 ; 10,13; 11 ,1;
28,15.45; 30,16; cfr. Gen 26,5) caratterizza il quadro
del Deut. Nel Dtr. ricorrono i termini (1uqqim/
(1uqq8,/mispa(im/mi$wo, in quasi tutte le combi nazioni possibili (Deut 30,10; IRe 2,3 ; 3,14; 6,12;
8,58; 9 ,4.6; Il ,33s.38; 2Re 17,13. 15. 19.34.3 7;
23 ,3). Il Cron., che per designare la legge si muove
sulla stessa linea del Deut (G. von Rad , Das Geschichtsbild des chron istischen Werkes , 1930,
4I ss.), preferisce nuovamente buqqim/mispi'i(im
(Neem 1,7; 9,13 ; 10,30; ICron 22 ,13; 2Cron 7,17;
19,10; 33 ,8). In H ed Ez tipica la coppia buqq8,/
mispalim (H: Lev 18,4.5.26; 19,37; 20 ,22; 25, 18;
26,14s.43; Ez: Ez 5,6s. ; Il ,20; 18,9. 17;
20 ,11.1 3.1 6. 19; 37 ,24; 44 ,24; Zimmerli , BK
XIlI ,133s.). In Sal 11 9 buqqim fa parte delle varianti con cui vengono designate la legge o la
parola di Dio (Kraus, BK XV,819).
In Es 15,25b' Gios 24 ,25b; ISam 30,25b; Sal 81 ,5s.; Esd
7 10b stann~ l' uno accanto all'altro i singolari !10q e
~iSpii ! . Mentre Esd 7, IOb un' imitazione di Gios
24 25b e da Sal 8 1,5s. non si pu dedurre nessun slgnlfic;to pregnante per i due termini, in lSam 30,25b; Gios
24 ,25b ed Es 15,25b si pu supporre il senso di norma
(~q) e dirino (mispo{ , - sp!l (Liedke, I.c., 180ss.).

5/ Nei testi di Qumran hoq ' buqqi'i vengono


adoperati nel senso illustrato ,in 4d. (M ,Delcor,
Co ntribution l'tude de la leglslatlon des sectaires de Damas et de Qumran, RB 6 1, 1954,53954 1; W.Nauck , Lex insculpta in der Sektenschnft,
ZNW 46 , 1955, 138- 140; K.Baltzer, Das Bundesformular , 1960, 116s. 123 n. 4); C D 6,3ss. usa il
duplice significato di m eb8qq per u~ 'eseges l allegorica di m e(18qeq di Num 21,18 IO nfenmento ad
una persona ( colui che studi a la legge ),

ppr1

!1qq INC IDERE, STABILIR E

548

cfr. Mowinckel , I.c. , 92s.; O.Eissfeldt , Ei nleitung


m das AT, ' 1964, 883; M.De lcor R.B 62 1955
60-66.
'
,
,
Sulla traduzio ne di Mq/ (/IIqqa nei LXX e per il
T cfr. Hent chke, I.c., 103 s. e G .QuellG .Schrenk, art . bt'Y). ThW Il ,176-229 (= GLNT
Il ,11 91-1328), in particolare 223-225 ( = GLNT
Il ,1312- 1316); G.Delling, art . TcXcrcrw (1tpOcrTcX cr"C,). ThW VIII , 27 -49, soprattutto 38 .; H.Klein knech t-W .Gutbrod , art. VOJ.Lo, ThW IV ,10161084 ( = GL T VII , 1233 -141 8), soprattu tto 108 1s.
(= GL T VII ,141 2s.).
C.Liedke

il1n brh ACCENDERSI


1/

Per le coniugazioni hi . far accendere , ni . cc essere in


collera , hJlp. nscaldarsi ti f. gareggiare cfr HAL

La radice brh va vista in parall elo con hrr

cc essere ardente, bruciare )); ma a differenza di

ilrr

(cfr. AHw 238 b; WUS nr. 973) non fa parte del semItIco comune, e oltre che in ebr. si trova ampi amente sVI luppata solo in aram . (arab. - hmwal
ardore, fiamma d' ira )), Wehr 156a).
.
Le alleslazioni aram. pi antiche sono KAI nr. 214, r. 23
e Adad sfoghera la sua collera ((11" ) >> (par. rgz ira ),
e KAI nr. 223 B, r. 12 nel giorno dell'ira (hm) ' cfr.
lOolIre HAL 337.
.
,
Il verbo ricorre al qal , ni . ( part . in Is 41 Il e 4524'
Cant 1,6 secondo GK 75x; Bergstr. ' II ,III ;'BL
424 va collocato qUI, mentre secondo G R Driver
JThSt 34, 1937, 380s. e KBL 609b un ' pi. di nh;
fremere d' ira ))), hi . (Giob 19, 11 e Neem 3,20 in
un testo controverso), hitp. e due volte in forme
con la preformate t (col sign. di gareggiare )) Ger
12,5; 22,15; secondo GK 55 h tif' el; secondo
J.Blau, VT 7, 1957, 385-388, hitaf'el; secondo
Barth 279; Meyer Il ,127; HAL 337b: verbo denomma tlvo da lab arii lotta)) Eccli 40,5). Vengono
P91 I sostantIvI,b ~ ri l' accendersi (dell ' ira) )) e baron (ardore d )Ira )) (per la formazione nominale
cfr. BL 460s. e 499).

21 Il verbo ricorre 93x nell ' A T, e precisamente


82x al qal (Gen e Num Il x ciascuno 2Sam 8x
Glud e ISam 7x ciascuno, Es 6x , Deu e Giob 5~
CIascuno, GIona 4x ecc., in misura preponderante
nel testI narratiVI ), 4x nell ' hitp. (Sal 37 ,1.7.8; Prov
24,19), 3x al nI. (vd . sp. I) , 2x ciascuno all'hi. e al
tlf. (vd . sp. I). bariin ha 41 ricorrenze (Ger 9x, Sal
6x, 2Cron 4x , altn IIbn da 3x in gi), bari ne conta
6 (Es 11 ,8; Deut 29,23; ISam 2034' Is 7 4' Lam
2,3; 2Cron 25 ,10).
'"
,
I pa~si al qal riguardano per mel la collera umana e per
meta la collera dlvma, le restanti forme verbali ad eccezl~r:e di Glob 19,11 hi. , si riferiscono alla co ll er~ umana
~aron SI nfensce sempre alla collera divina mentre h a '
a quella umana (ad eccezione di Deut 29,23 e Lam 2,3).
3/ Tanto il verbo quanto i sostantivi della radIce b/h vengono adoperati in campo spirituale

549

iIin (11'11 ACCENDERSI

solo in senso fi gurato. Con il qal in due terzi dell


ncor~enze li soggetto 'aJ ira)) (in Ab 3,8 Jahw:
non e oggetto, bens vocativo, cfr. W.F.Albright ,
FS Robmson 1950, 12); brh SIgnIfica qui accendersl )) (p.e. Gen 44,18 non si accenda la tua ira
COntro Il tuo servo))), e non necessario risalire ai
SIgnIficatI prIman del due vocaboli (KBL 331b "
HAL 337b: li ~uo naso divenne caldo). Negli altri
casI li verbo e c~s trull o senza i.1 soggetto 'aJ Si
tratta allora dI un espressIone ellIttica si accende
m lUI (la collera) )) = si adira)) (p.e. Gen 4 5.6).
Invece dell a preposizione l' , in Gen 31 35 e 455 si
trova b"enaw ai suoi occhi )). L'oggetto o il ~o
tlVO della coll era introdotto per lo pi con b' raramente con 'ad (Num 24 IO ) o 'al (2Sam 3 8' 'Zac
10,3).
'
, ,
Efu

'

bari di regola e biiron nella grandissima maggio-

ranza del casI sono costruiti con 'aJ come nome


retto dI una catena costrutta, sicch anche qui sopravv Ive Integralmente, bench con valore traslato , il sig nificato primario bruciore, fi amma .
Solamente in Es 15,7; Ger 25 ,38 bo: txt em; Ez
7, 12 : 14; Sal 2,5; 58 ,10 txt em; 88 ,17 (l' unico luogo
con Il plur. ); Neem 13,18 si trova hiiron come termine indipendente per ardore di collera)).
4/ Come pu accendersi l' ira di un uomo cosi
pu accendersi anche l' ira di Jahwe (p.e. c~ntro
Mos Es 4,14; complessivamente 37x hrh q. con
per soggetto, cui vanno aggiunti Giob 19,11
hl. , dove si suppone di solito una forma qal, e
moltre Gen 18,30.32; 2Sam 22,8 " Sal 18,8
senza ' aJ, ma con l' ). Oggetti dell' ira divina
sono (come per -'aJ, - bemii ed altri sinonimi)
degli individui (p.e. Abramo , Gen 18 ,30.32), oppure, e soprattutto, il popolo d' Israele (Num
11 ,1.10.33 ecc.).
biiron i.n tutti i casi (39x , non contando Ger
25 ,38b" e Sal 58 ,10 con testo dubbio) e bari in
Deut 29,23 e Lam 2,3 vengono adoperati in riferimento all a collera di Dio. L'ardore della collera
riguarda il pi delle volte il popolo d' Israele (Es
32,12 ecc.), ma anche p.e. Babilonia (Is 13,9) o Amalek ( ISam28 ,18). lnls 13,13eLam 1,12 si parla del
giorno dell a sua collera ardente )).
Anche nelle iscrizioni di Sfre (8' sec.) ricorre questo termme (KA I nr. 223 B, r. 12, vd . sp. I). Secondo il con
testo frammentario , a quanto pare gli dei intervengono
nel giorno dell'ira contro usurpatori e violatori del
patto (cfr. KAI Il ,26 1). Cfr. anche i passi della pressoch
contemporanea iscrizione di Adad (KAI nr. 214, r. 23,
vd. sp. I), secondo la quale l'ira di Adad si sfogher su
colui che vuole impadronirsi del trono regale di Panammuwa I di Sam'al (Zencirli).

'a!

5/

Negli scritti di Qumran si trovano tanto ~rh

quantobiiron( Kuhn , Konk . 77) e bari (4Q 1711-2


1,14).
Per il NT cfr. -'aJ 5, - bemii .5.

G.Salle/'

550

C'JIJ l;rcem SCOMUNICA


1/ La radice hrm consacrare)) o sim . si incontra in quasi tutt le lingue semitiche (P.Fronzaroli ,
AANLR V1ll120 , 1965, 249s.262.267: distinzione
tra sem. orientale (Ij )aramu/eremu coprire )) e
sem. occidentale brm proibire))).
Non sicuro se l'ace. oarimtu prostituta)} deri vi da
110riimu Il separare (che si incontra solo in un elenco
di parole), ed anche incerto se e come quest'ultimo
vada collegato con la radice del sem. comune iJrm (cfr.
AHw 323a.325b e CA D H 89s.lOl s.). A Ugarit si conoscono fnora solo nomi di persona derivati dall a radice
/mn (Grbndahl 136; cfr. anche Huffmon 204).
L'AT conosce anche una radice iJrm" (*~rm ) spaccare, passare da parte a parte (part . passo q. con il
naso fesso Lev 21 ,18; hi. tagliare Is Il ,15 txt?, secondo G. R.Driver, JThSt 32, 193 1, 251 ; HAL 340a; cfr.
per Barr, CPT 119; cfr. anche (lerrem Il rete ). Recentemente G.R.Driver, FS Baumgartner 1967, 56-59,
ha cercato di collegare con questa radice anche altri casi
di ~rm hi .
Nell ' AT primario il nome bcem scomunica )).
Non si trova invece la coniugazione .qal del verbo;
al suo posto viene usato hjh (/')brcem votato
alla scomunica )) (Gios 6,17; 7,12). Dal nome derivano le coniugazioni verbali hi . e ho . Invece
dell'hi. si usa anche sim l' bcem (Gios 6,18), nkh
hi . bcem (Mal 3,24) oppure nrn la(lcem (I s
43 ,28).
Vanno ricordati anche i nomi geografci !;Irermn (cfr.
HAL 34 Ia), !;Iormii e !;Iarem (queste due ullimi per per
Noth , HAT 7,146, dovrebbero derivare da ~rm Il: spaccatura di roccia ). Per il nome di persona !;Iiiri m cfr.
NOI h, IP 136s.2 l6.

2/ Il nome Mreem ricorre nell 'AT 29x (solo al


sing.; Gios I3x , Lev 4x), brm hi . 48x (Gios 14x;
Deut 8x; ISam 7x; inc!. Is 11 ,15), ho. 3x.

3/ La radice brm (cfr.


sull'argomento
C.H.W.Brekelmans, De l:1erem in het Oude Testament , 1959) significa originariamente ci che
proibito, sia perch maledetto e deve essere distrutto res exsecranda ))), sia perch eccessivares sacrosancta ). Nelle diverse
mente sacro
lingue sem. la radice ha subito un'evoluzione
piuttosto strana (cfr. p.e. J.Chelhod , La notion
ambigUe du sacr chez les Arabes et dans l'lslam ,
RHR 159, 1961 , 67-79); qui ci occuperemo solo di
quella che riguarda l' Antico Testamento .

a) Il sost. Mrcem nell' AT una parola come q6dee!; (- qtfs ) e bol (-bll) e significa anzitutto la qualit propria di una persona o di una cosa (Lev
27,21 ; Deut 7,26; Gios 6,17s.; 7, 12 ). Ma anche ci
che possiede tale qualit viene detto bcem; si potrebbe perci tradurre con ci che scomunicato o quanto appartiene all' anatema (Deut
13,18; Gios 6,18; 7, 1.12.13; ISam 15,21), quando
non si tratta di U!1 uomo (come invece in Lev
27,29). Inoltre, brcem un'espressione tecnica
per indicare una determinata offerta votiva
551

( dono votato all' anatema ))) come in Lev 27 28'


Num 18,14; Ez 44,29. Solo in Zac 14 II hhce:n
diventato un nome d'azione
( l'atto dello scomunicare ).

b~rcem

ancora ritenuto un nome d'azione in


HAL 340b. Ma le espressioni 'i!; bcermi in I Re
20,42 e 'am bcermi in Is 34,5 non vanno tradotte
con l' uomo/ il popolo che io ho scomunicato
(in questo caso il soggetto sarei?be Jahwe), ma
l' uomo/ il popolo che, come brcem , mi appartiene )).
b) Per quanto concerne brm hi ., in quasi due terzi
dei passi il soggetto Israele, una o pi trib o anche condottieri militari (G iosu, Saul). Negli altri
casi invece sono popoli stranieri (assi ri 2Re 19,11
= Is 37,11 ; 2Cron 32,14; ammoniti e moabiti
2Cron 20,23; i popoli che causano il decli no di Babilonia Ger 50,2 1.26; 51,3; Antioco IV Dan 11 ,44).
In tre testi profetici il soggetto Jahwe (Is 11 ,15
txt?; 34,2; Ger 25,9).
In tutti questi casi ~rm hi . collegato alla gue rr~.
Solo in Lev 27 ,28 in relazione con un voto. II hrcem legato alla guerra viene prescritto nelle leggi
(Deut 7,2; 13,16 ; 20,17), annunciato dai profeti
(Is 34,2; Ger 25 ,9; 50,12.26; 51,3) o ricorre nelle
narrilzioni (i testi rimanenti ). Quando Israele attua
il brcem di guerra , oggetto sono il popolo di Canaan (Num 21 ,2s. ; Gios 6,21 ; 8,26; 10,1.28 ecc.),
Sicon e Og (Deut 2,34; 3,6; Gios 2,10), gli amaleciti (lSam 15) o una parte di Israele stesso (Deut
13 ,16; Giud 21 ,11 ). Quando non sono israeliti coloro che lo attuano, oggetto sono Babilonia (Ger
50,21.26; 51,3), Seir (2Cron 20,23) oppure pi in
generale paesi/popoli/molti (2Re 19,11 = Is 37, 11 ;
Dan 11 ,44 ). In alcuni passi l'oggetto non costituito solo da uomini , ma anche dal bestiame e da
tutto il bottino (Deut 13 ,16s.; Gios 6,2Iss.). Non
si pu dire che questa forma radicale sia quella originaria.
c) brm ho. ricorre solo in testi giuridici (Es 22,19;
Lev 27 ,29; Esd 10,8). Originariamente si indica
con esso una specie di condanna a morte. Il verbo
viene usato per la sentenza che stabilisce tale puni zione (Lev 27,29; l'esecuzione stessa viene
espressa invece con la frase mal jumiil egli deve
essere ucciso), ma anche per la stessa esecuzione
(Es 22,19). Pi tardi con il verbo viene indicata
anche una sorta di confisca dei beni (Esd 10,8).
4/ La radice hrm ha in Israele fin dall ' ini zio diversi significati :
a) Nella guerra santa brm un'azione religiosa attraverso la quale i nemici (talora anche il bottino)
vengono consac rati a Dio (cfr. W.E.M Uller, Die
Vorstellung vom Rest im AT , 1939,4-2 1; G . von
Rad, Der hei lige Krieg im alten Israel, 195 1;
F.Horst art. Bann , RGG 1,860s.; Brekelmans, I.c. ;
D.Merli: Le guerre di sterminio )) nell' antichit
orientale e biblica, BeO 9, 1967, 53-67}. EsSI sono
perci sottratti a qualsiasi uso umano e sono vo-

C':H'!

M rcem

SCOMUN ICA

552

tati al l'annient amento. ella stele di Mesa (KA I


nr. 181 , r. 17) il carattere religioso reso evidente
dal legame di brm con nu' Kms poich io li
avevo consacrati a 'Astar-Kemos . Per l'A T si
pu citare Num 21,2s., dove l'e ecuzione del hira?m oggetto di un voto, e anche l'espressione ka
lill'Jhwh offerta a Jahwe in Deut 13, 17 e ilih bera?//1 l'J/lIvh essere votato all'anatema per
Jahwe in Gios 6,17. on si pu provare che 1Iera?m sia stato sempre una componente dell a guerra
sa nta. Probabilmente esso veniva promesso ed eseguito soltanto in casi di particolare necessit per
garantirsi l'ai uto di Dio (cfr. Num 21 2s." Gi ud
1,17).
' ,
In due casi la scomunica d luogo ad una controversia: in Gios 7 (il furto di Aca n) e in ISam 15
(Samuele e Saul). Samuele interviene contro il re
Saul, poich l'ordine di anatema nei confronti di
Amalek non stato messo in pratica pienamente'
questo passo ci permette di constatare che a par:
tire dall 'epoca dei re l'anatema legato alla guerra
aveva cessato di esistere, mentre i rappresent anti
delle antiche trad izioni (in questo caso Samuele)
lo conSideravano ancora in vigore. In Gios 7 si
in uno stadio precedente, nel quale il precetto
della scom unica ha ancora pieno valore: in questo
caso SI tratta di un individuo che mette le mani su
ci che interdetto ( = il ballino votato all'anatema) e cos facendo indebolisce la forza di Israele.
Egli deve essere ucciso perch questa debolezza
venga eliminata (Gios 6,l7s.; 7,1.11-13.15 ).
Com~ espressione parallela di sim lel;~rcem appare in Gios

6,18 ,kr q . portare sfortuna , che in 7,25s. collegato


con I eZiologia del luogo e del nome della valle di Acor
('iik?r) ('kr q. turbare, disorie ntare, portare sfortun a
nell AT 12x, tra CUI Gen 34,30; Gi ud Il ,35; 1Sam 14,29;
IRe 18 ,17s.; n1. Sal 39,3; Prov 15,6).

Ambedue i passi, e soprattutto Gios 7 ind icano


che originariamente l'uso cultuale di bdra?m (vd.
SI. 4bc) e l'uso collegato con la guerra si identificavano; 111 ambedue i casi si tratta del fatto che ci
che interdetto, il Mra?m, appartiene a Jahwe e
qual~lasl trasgressione di questo diritto di propneta, che Jahwe ha sul bera?m , causa la rovina
della comu nit. Si pu inoltre constatare co me
questa validit incondizionata del bira?m risalga
ad uno stadiO antenore alla scissione tra fatto cultuale e fatto storico.
Con l'apparire della monarchia in Israele il hircem
leg.atQ alla guerra scomparve. Negli ambien'ti profeti CI (o ltre a ISam 15 cfr. IRe 20,42) esso fu anco.ra rttenuto valido, ma con il passare del tempo
CIO avvenne non perch i nemici dovevano essere
consacralI. a Jah:we, ma perch bisognava preservare la reltglone Jahwlsta da qualsiasi forma di si ncrelIsmo. Nel numerosi testi dtn.-dtr. (soprattutto
nelle narrazioni sommarie e tendenziose della
conquista della terra in Gios IO-II) il Mra?//1 della
guerra slgmfica semplicemente l'annientamento
del nemico con .questo scopo religioso. Altrove
non SI rttrova plU nem meno questo motivo reli553

~,n

hrs TACERE

gioso, in quanto !lIm hi. divenuto un termine


pr?fano per dire. distruggere (completamente)}
(g la In parte nel testi profetici , e inoltre in 2Re
19,1 1 = Is 37,1 1; Dan Il,44). Solo allora diventano soggetto del verbo anche non israeliti e
Jahwe.
b) !11"117 ho. viene usato per indicare una pena di
morte, che colpisce soprattutto chi infedele alla
religione di Jahwe. Quando questa punizione
viene comminata, non si pu avere nessuna forma
di riscatto (Lev 27,29). Il colpevole votato a Dio
e deve essere sterminato come res exsecranda .
Da pi parti si voluto sostenere che questa condanna veni va eseguita con una determinata procedura (bruciando il colpevole). Probabi lmente
meglio pensare soltanto ad un'esecuzione solenne
o ad una sorta di ma1edizione.
c) Si py anche consacrare qualcosa a Jahwe
come bera?m. Questo tipo di voto si distingue dagli altri per i suoi effetti: ogni riscatto impossibile
(Lev 27,2 1-28 ), poich tutto .ci che viene promesso oltremodo santo (qda?s qOdasim) (Lev
27 ,28) e appart iene ai sacerdoti (Lev 27,21; um
18,14; Ez 44,29). In Mi 4,13 si dice che anche il
bottino di guerra consacrato a Jahwe in questa
maniera.

5/ Negli scritti di Qumran ( IQM 9,7; 18,5; CD


6,15; 9,1) brm usato come nel period9 pi tardivo dell'A T. Per la traduzione di herrem con
ckwX6EfL<X e di brm hi . con ckv<xeEfL<XTt~m e per
il NT cfr. J.Behm, arI. ckv<XT(6"1)fL~, ThW 1,355-357
( = GLNT 1,95 1-958).
C. Brekelmans

ro1n

hiS TACERE

Il La radice */jrs essere sordo, muto va di sti nta dalle due radici del semitico com une con I;
come prima radicale: *brs costruire (artigianalmente)) (ug.: WUS nr. 976; UT nr. 903; acc. erSu
saggio ; ebr. baras artigiano ) e *br( arare
(ug.: WUS nr. 980; UT nr. 905; acc. eresu; ebr. Qd
I; cfr. S.E.Loewenstamm , JJSt IO, 1959, 63 -65;
H.-P.Mi.iller, UF I, 1969,80). Essa manca in ug.
e, nel periodo vtrl. , ricorre solo molto raramente
nei testi semNO. (DISO 97; Sznycer 144 per Poen.
1027), ma al contrario ben attestata nell'aram.
tardivo (cfr. LS 259) e in arabo (/jarisa essere
muto , Wehr 210b).
F.Delitzsch, Pro legomena eines neuen hebr.-aram. W6rterbuchs zum AT, 1886, 100, ha supposto una connessione con l'acc. harasu legare ( > impedire , KBL
337b; diversamente AHw 324b); recentemente si trovato l'acc. hariisu essere mulO in una lettera di Mari
(G. Dossin : RA 62 , 1968, 75s.).

Il verbo compare al qal, hi. e hitp.; si hanno inoltre

l'agg. beres sordo (BL 477) ed il sos!. !U!rres


silenzio usato una volta in Gios 2, I come avverbio (<< di nascosto ); come nomi propri van no

554

ricordati Hdmes (lCron 9,15 txt?) e f:brSa (Esd


2,52; Neem 7,54) (Noth, IP 228).
Il verbo ricorre nell' AT 47x: qal 7x (Sal 6x e
Mi 7, 16), hi . 39x (Giob 9x, Num 6x) e hitp. Ix
(G iud 16,2); !leres si ha 9x (Is 5x), bcra?s Ix.
21

31 a) Poich il disturbo della sordit spesso


collegato con quella del mutismo (sordomuto),la
medesima radice serve ad espnmere entrambi I
concetti. Tuttavia l'aggettivo beres viene usato , in
senso sia proprio che traslato, solo nel significato
di sordo (accanto a 'illem muto in Es 4,11 ;
Is 35 ,5s.; Sal 38 ,14 in una preghiera di lamentazione individuale ma io sono come un sordo che
non sente e come un muto che non apre la
bocca ).. I~ senso proprio Lev 19,14 proibisce di
maledire il sordo o di porre un inciampo davanlI
al cieco (cfr. anche Sal 58,5 vipera sorda, che
chiude il suo orecchio ). In senso figurato viene
detto di Israele che sordo e cieco nella sua ostinazione (Is 42,18s.; 43,8; cfr. Westermann , ATD
19,90s.99); la promessa escatologica dice che la
sordit sar abolita (Is 29,18; 35 ,5).
b) AI qal il significato essere sordo si I.imita a
Mi 7 16 i vostri orecchi diverranno sordi . Nel
rima~enti passi , che si trovano nei salmi , brS riferito a Dio in senso figurato e al negativo nella
preghiera non tacere! (Iamentazione individuale: Sal 28, I pregnante con min: non tacere
lontano da me , par. Qsh tacere ; 35,22; 39,13;
109 l ' nella lamentazione collettiva: Sal 83 ,2) e
nell\aITermazione il nostro Dio viene e non
tace (Sal 50 3). Cos tacere di fronte ad un'invocazione eq~ivale ad essere inoperoso, indiffe rente (cfr. Ab 1,13 hi .), significato che sottolineato dalle espressioni parallele con dOmi
calma , sq( qal riposare , mantenersi inoperoSO in:. Sal 83,2 e rbq qal allontanarSI tn
35,22.

(2) dmh qal essere silenzioso (Ger 6,2; 14,17; Lam


3,49 ; Os 4,5 txt?), ni. dover tacere oppure essere
annientalO (3 l x; cfr. Wildberger, BK X,232s . per Is
6,5; per dmm essere immobi le , silenzioso cfr. N.Lohfink , VT 12, 1962, 275s. con bibliogr.);
(3) ~ mt qal far tacere (Lam 3,53; cos pure hi . 2Sam
22 ,41
Sal 18,41 e altre 7x nei sal mi ; pi o Sal 88 ,17 txl
em; 119,139; ni . passo Giob 6,17; 23 ,17);
(4) skt hi . mantenersi silenzioso ( Deut 27 ,9);
(5) hsiI hi . zi ttire (Num 13,30), denominativo di has
zi tto ' (Giud 3, 19; Am 6,10; 8,3; Ab 2,20; Sof 1,7; Zac
2,17; negli ultimi tre passi si Iratta del ~ilenzio cultuale
davanti a Jahwe; plur. Neem 8,11 hassu).

41 L'uso teQlogico di brs tacere si collega al


significato derivato essere inattivo, indifferente . Il salmista prega Dio di non tacere pi
(Sal 28 ,1; 35 ,22; 39,13; 83,2; 109,1; cfr. Ab l ,De
Is 64 Il hsh). Secondo i salmi di lamentaZlone DIO
tac~ . quando non esaudisce le richieste
dell'orante. Similmente alcuni salmi parlano del
dormire di Jahwe quando egli resta inoperoso
(cfr. Sal 44,24; 78 ,65; 121,4). Nel contesto di Sal
503-21 non tacere pi significa che Jahwe
v u~le intentare un processo al suo popolo; egli
chiama il cielo e la terra a testimoni (v. 4). La longanimit di Dio verso il suo popolo pu mostrarsi
nel suo silenzio (Sal 50,21; 111 Sof 3,17 Il testo va
mutato cfr. Horst HAT 14,198). Il silenzio di Dio
pu per signirlca~e anche un castigo per i suoi (ls
64,11 Qsh); se egli rompe il silenzio., perch vuole
intervenire a favore del suo popolo (Is 42,14; 62 ,1
bsh).
..
.
Per il salmista che si riconosce peccatore Il sIlenZIO
l'opposto della confessione dei peccati (Sal 32,3..
cfr. V. 5). Nel linguaggio saplenztale Il tacere e
la caratteristica del saggio, che in tal modo SI trattiene dal pronunciare gi udizi affrettati (Prov
Il 12' 17 28' cfr. H.-J.Hermisson, Studlen zur ISr.
Sp~u~hw~isheit , 1968, 72s. ; sull 'ideale ego
dell'uomo silenzioso cfr. H.Gese, Lehre und
Wirklichkeit in der alten Weisheit, 1958, 15s.).

c) In hi: il significato causati vo. far tacere ricorre in Giob Il ,3 (41,4txt?), ma di solito esso ha
il significato intransitivo (causativo interno) tacere (p.e. Gen 34,5). Pu anche significare essere paziente (Is 42,14 accanto a 'pq hitp. trat:
tenersi ), giu ngendo. perci facilmente al senso di
essere tranquillo, mantenersi tranquillo (p.e.
Es 14,14; cfr. brs hitp. in Giud 16,2). Con la preposizione 'a?I significa ascoltare uno 111 silenzIo
(ls 41 I) "Con le lasciar fare in silenzio (Num
30,5.8:12.15; cfr. CD 9,6 al posto dell'ammoni.zione fraterna, jkb hi.). In ISam 10,27 eglt resto
inattivo il testo secQndo G va mutato tn trascorso circa un mese (S. R.Driver, Notes on the
Hebrew Text of the Books of Samuel , '1913, 85).

51 I LXX per lo. pi traducono. (11:5 con myiiv,


cnul7tiiv e 7t<xp<xcnw7tiiv, Quest' ultimo verbo

d ) Sinonimi di (1rS sono: ( I ) (1sh qal tacere, lenersi silenzioso (ls 62 ,1.6; 64,11 , da confrontare con Ab 1, 13;
656' Sal 28"1' 10729' Eccle 3 7 con l'opposto dbr pl.
pa;lare ))), 'hL f~r ;acere (Neem 8,11 ) e tace~e
(2 Re 2,3.5; Is 42 ,14; 57,11 ; Sal 39 ,3), esitare (Glud
18.9: I Re 22 ,3; 2Re 7,9);

11 La rad ice bsb nell'area semNO. attestata


oltre che in ebr. anche in ug. Unbn : UT nr.
91 7' M.Dahood, Bibl 45, 1964, 409; Id., UHPh
58s\ come pure (con la . stessa fQrma fonetIca
dell'ebr.) in fen . pun. e tn aram. (DISO 97s.),

555

manca nel NT; gli altri due non hanno un particolare uso teolQgico, per cui mancano nel ThW;
cfr. p.e. W.Schmithals, art. Schwelgen, BHH
111 ,1748; W.Herrmann , Das Wunder in der evangelischen Botschafl. Zur Interpretatlon der Begriffe blind und taub 1m Alten und Neuen Testament, 1961.
M.Delcor

~ron

hsb PENSARE

;jtOr1 (1sb P ENSARE

556

inoltre nel sem. meridionale nella forma hsb in


arabo e in et.
.
~sb calcolare, contare ricorre in ego come prst. sem.
gI nel testi delle piramidi (Erman-Orapow III 166s.W.Vycichl, MDAI Kairo 16, 1958, 375).
"
Non ~ possib!~e accertare ~na connessione etimologica
con I acc. epesu fare , agIre ~sb , cosi OB 265a;
KBL 339b) (AHw 223b avvicina questo verbo acc
all'arab . e all'et. l:ifs arraffare ).
.

Si ritiene di solito che il significato primario della


radice !7sb sia connettere, tessere (M.D.Goldman , ABR l , 1951 , 135-137; G.R.Driver WdO
11/3 , 1956, 258).
'
Questo significato primario pu fondarsi sul nome di
professione formato dal pan. att. qal sostantivato hosb
tessitore < ricamatore ? , cosi Dalman AuS V 126
Driver, I.c., 255-258), e forse anche su hJ~ceb na~tro '
fascia (Driver, I.c., 255.258s.; cfr. l'eg. !lsb fasci~
mcroclata , Erman-Orapow 111 ,166). Ma forse Msceb
va spiegato come derivato da /.1bs legare )," (OB
265b; HAL 346b), con metatesi tra laringale e labiale
(OVO 1,275).

/:1sb nell' AT compare, oltre che al qal (anche


aram.) e al pio calcolare, progettare , ideare , al
01 . passIvo opp. tollerativo rispetto al qal venir
considerato, valere , come pure all'hitp. riflessivo
ntenersi . Formazioni nominali della radice
sono: a) il parI. atl. qal , usato come sostantivo hseb tessitore (P in Es 25-31.35-40) opp. tecnICO (2Cron 26,15); cfr. l'uso diverso per signifi~ato ma formalmente analogo del part. att. qal
/:1sb (CIS I 74 , r. 4) e del part. pio m/:1sbm (Harris
104; DISO 97) come nome di professione questore m fen . pun.; b) le formazioni astratte in
(-tin -n: /:1O!!ioon conto, risultato di un calcolo (Eccle 7,25-27; 9,10), corrispondente all'ug.
/:1!bn (testo 1127, r. 2; 2101, r. I), all 'aram. ego (Co",:Iey nr. 81, r. l) e al palm. (CIS Il 3913 Il ,75.115)
/:1sbn conto , risultato (cfr. anche J .Starcky Inventalre des inscriptions de Palmyre X, 1949
~L_!?7 ~ r. 2 l/:1sbn in riconoscimento di ... ), ~
/:11ssabon mvenZIOne (Eccle 7,29), e specificamente catapulta (2Cron 26 15 cos BRL 95
Rudolph , HA T 21,286; diver;arr:ente de Vau;
Il ,43); c) ma/:1asaba progetto invenzione l)
d) /:1sO!b (vd sp.).
'
,
2l Le forme della radice /:1sb ricorrono complessIvamente nell' AT 186x (incluso MsO!b 194x): qal
65x (Ger 12~,_ Sal Ilx), ni. 30x (Is 7x), pi o 16x,
hltp. Ix; /:1oseb 12x, /:1cesbn 3x hissabn 2x
ma/:1asa ba 56x (Ger 12x, Is9x , Prov' 8x), MsO!b
aram. bI bI. qal Ix . Non SI mcontrano forme di hsb
m Glud , Gioe: Abd , Ab? Sof, Agg, Rut , Cant, Esd
(m 9,13 alcunt manoscnttl hanno hasablti anzich

8<

htisakta).

3~_ Prescindendo da /:1sb tessitore (e forse


?esO!b nastro , faSCia ), dove presumibilmente si
e conservato il significato concreto dell a radice
con nettere, tessere l), /:1sb nell ' A T esprime sem557

~~n bsb PENSAR E

pre un atto mentale , che avviene nel cuore (ls


10,7; 32,6 G ; Zac 7,10; 8,17; Sal 140,3; cfr. anche
Gen 6,5 ; Ez 38 ,10; Prov 6,18; 19,21 ICron 2918)
oppure (~ nell ' intimo )~ (Ger 4,14), 'ma anche: in
quanto giunge ad espnmersl, con la lingua (Sal
52,4). A differenza di altri verbi ed espressioni che
denotano. un pensare , i quali come - dmh pi o immagmarsl , pensare (Is 10,7), - zkr ricordare
(2Sam 19,20; Sal 77 ,6) -jd' conoscere (Sal
144,3), -' 117 'al-Ieb venire in mente (Ez 38 IO)
sono talvolta paralleli a !7sb (cfr. p.e. anche -" mr
b' libb pensare l) , hgh riflettere l), zmm medi tare; progettare l), l' aram . bibl. 'SI progettare l),
nell atto mentale deSignato con questo verbo si gnificativo l' aspetto della valutazione ad esso inerente (H.-W.Heidland, Die Anrechnung des
Glaubens zur Gerechtigkeit , 1936, specialmente
1O-13.15s.36s.): hsb significa calcolare ma a
differenza di mnh e spr non nel senso' di un
calcolo numerico , bensi di una valutazione estimativa.
A questo riguardo caratteristico il parallelismo
tra Mb e -/:1P~ (Is 13,17), opp. -r~h (Lev 7,18)
compiacersi e la contrapposizione tra hsb e bzh
tenere in poco conto , disprezzare (Is 53 ,3), m's
ngettare (Is 33,8; Sal 36,5), n5' presa' opp. ksh
pio 'aIVn perdonare il peccato (Sal 32,ls.).

pensare di far qualcosa l), bsb le con l'inf. progettare, avere in mente di far qualcosa (qal ISam
18,25; Ger 18 ,8; 23 ,27 ecc.; pio Giona 1,4; Sal
73,16; Prov 24 ,8) esprime l' intenzione di compiere
un'azione_
Quando legato ad oggetti (cfr. specialmente la
costruzione fissa hsb mahasabal mahasabI meditare un piano/dei piani l), qal 2Sam 14,14; Ger
11 ,19; 18 ,11.l8 ecc.; pio Dan 11 ,24; tra le altre soprattutto: /:1sb ra'a meditare il male , qal Gen
5Q,20; Ger 48 ,2; Mi 2,3 ecc.; cfr. pi o Os 7,15; /:1sb
'iJwcen meditare iniquit , qal Ez 11 ,2; Mi 2,1;
Sal 36,5, ed espressioni simili), bsb sta insieme a
-)'$ (consigliare), progettare, meditare qualcosa (Ger 49,20.30; 50,45; Ez 11 ,2; Nah l ,II); la
stessa relazione sussiste fra ma/:1asaba progetto
e '$a (consiglio), progetto (cfr. i frequenti paralleli tra questi due sostantivi: Is 49 ,20.30; 50,45;
Mi 4,12 ecc.). L' intenzione generalmente negativa
di tale progettare (cfr. tuttavia p_e. Ger 29 , II
ma/:1sebI salm piani di salvezza l), e Sal 33,lOs.;
40 ,6; 92 ,6; Prov 12,5; 16,3; 20,18; 21,5), gi
espressa in queste costruzioni dall 'oggetto di /:1sb,
si manifesta inoltre nelle espressioni preposizionali che spesso seguono: il progettare avviene
contro qualcuno ('O!I, le, 'al).
Senza questa coloritura negativa , !;sb significa infine

L' uso particolare come termine tecnico del commercio e


della contabilit (fiscale ecc.), che I;Sb possiede nell'area
sem. (cfr. pun. [h ]Sb ammont a KAI nr 160 r s
palm. la consegna delle carni deve essere ca l~olat~ (inf:
hitp.) in base al denaro CIS 11 3913 11 ,102s.; Hatra:
~sbn ' dbjr B'smn contabile del tempio di Be'elsamen ,
A.Caquot , Syria 32, 1955,54 or. 49 , r. 3) e in eg., attestato in ebr. nel pi o calcolare, fare i conti (Lev
25 ,27.50.52; 27,18.23; 2Re 12,16) e al ni. essere calcolato (2 Re 22 ,7).

ideare) inventare nel senso di abilit artistica e tec-

Comunemente !7sb esprime la valutazione con cui


si collocano persone e cose in determinate categorie, cos al qal nella costruzione con l'accus. e /'
ritenere uno/qualcosa per (Gen 38 ,15; 50,20;
ISam 1,13 ecc.; con doppio accus.: ls 53,4; con accus. e k e : Giob 19,11), al ni . nelle costruzioni con
le, 'al, 'im essere annoverato fra (Lev 25,31;
Gios 13 ,3; Sal 88,5 ecc.), con k' essere considerato come (Deut 2,11 ; Is 5,28; 29,16 ecc.; con be?
Is 2,22, ma cfr. BH' ; cfr. nab. k/' n/:1sb bjnj Ibjnjk
non vale nulla tra me e te l), J .Starcky, RB 61 ,
1954, 164 framm. A , r. 13; J.J .Rabinowitz , BASOR 139, 1955, 13, e cfr. al riguardo IRe 10,21 =
2Cron 9,20; Dan 4,32) e con l'accus. predicativo
passare per (Gen 31 ,15 ; Deut 2,20 ecc.), e infine all'hitp. nella costruzione con be annoverarsi tra (Num 23,9).
Quando usato senza che sia indicata la misura
della valutazione, Mb denota soprattutto stimare, apprezzare, prendere in considerazione
(qal Is 13,17; 33,8; 53,3; Mal 3,16; pi o Sal 144,3),
e in senso gi pi evoluto riflettere, meditare,
pensare, progettare (qalls 10,7; cfr. pun. /:1sb n'm
ben disposto l), KAI nr. 161 , r. 2; pio Sal 77,6;
119,59). Analogamente a 'mr/zkr le con l' inf.
558

nica (Es 31 ,4; 35,32.35; Am 6,5; 2Cron 2,13; 26 ,15).


4/ a) In senso teologico, /:1sb qal con (doppio)
accuso di cosa e le di persona attribuire qualcosa
a qualcuno (come ... ) ) (Gen 15 ,6; Sal 32,2; cfr,
2Sam 19,20; Esd 9,13 G) e /:1sb ni. nell a costruzione corrispondente essere attribuito a qualcuno (come ... )) (Lev 7,18; 17 ,4; Num 18,27.30;
Sal 106,3 1; cfr. anche Prov 27 ,14), assieme a - r$h
(Lev 7,18) e bN compiacersi di (e presumibilmente anche -zkr ricordare l), sono termini tecnici della teologia cultuale sacerdotale.
Con /:1sb e gli altri termini menzionati , usati in
modo analogo, il sacerdote intende sanzionare con
formul e declaratorie (R.Rendtorff, Die Gesetze in
der Priesterschrift , 1954, 74-76) un sacrificio in
quanto compiuto secondo le norme, oppure lo dichiara invalido (E.Wiirthwein , ThLZ 72 , 1947,
143-152; id., Tradition und Situation, 1963, 115131 ; G. von Rad , GesStud 130-135; von Rad
1,273ss. ; R.Rendtorff, ThLZ 81 , 1956, 339-342;
id., Studien zur Geschichte des Opfers im alten
Israel , 1967, 253-260); cos pure il sacerdote nel
culto, specialmente col dichiarare nella liturgia di
ingresso al tempio che colui che entra ~ addiq ,
proclama la attribuzione a giustizia (per la vita)
o viceversa (G. von Rad , GesStud 225-234; von
Rad 1,389-392; W.Zimmerli, GO 178-191; H.Revent1ow , Wachter iiber Israel , 1962, 95-134;
K.Koch , FS von Rad 1961 , 45-60, specialmente
57s.).
Tra i passi citati , Gen 15 ,6 (E) ha un' importanza
particolare in quanto testimonia come la preesi stente terminologia cultuale si sia spiritualizzata:
559

la med iazione cultuale qui superata da una relazione diretta con Dio , e ci che viene attri buito
non pi l' opera umana ma la fede nella promessa (G. von Rad , GesStud 130-135; H.-J. Hermisson, Sprache und Ritus im altisraelitischen
Kult , 1965 , 58s.).
Sui nomi propri israelitici formati con hlb (come H"sabjii[hll ]) che rientrano in quest'uso teologico, cfr. Noth , IP

188s.
b) Mentre i testi sapienziali dicono che i progetti
umani si realizzano se ad essi si unisce un comportamento saggio ( Prov 12,5; 15,22; 16,3; 19,21 ;
20 ,18; 21,5), ma falliscono se sono in contraddizione con tale comportamento (Prov 6,18; 15 ,26;
Giob 15,12), e solo l'Ecclesiaste mette in dubbio
in questa prospettiva il risultato dell 'attivit
sapienziale (Ecde 7,23-8 ,1; 9,10), il pensare,
progettare umano , quando nell ' AT , viene
valutato da un punto di vista teologico, non
quasi mai giudicato positivamente (tranne
che in ICron 29 ,18; cfr. inoltre il talento divino
di cui dotato l' artista secondo P in Es 31 ,2-5;
35 ,30-35).
La motivazione che J in Gen 6,5 d del diluvio, e
cio che le aspirazioni del cuore umano erano
ormai solo malvagie, costituisce una valutazione
che caratteristica anche per l'uso che i profeti
fanno della rad ice /:1sb quando parlano del pensare , aspirare, progettare dell' uomo (ls 55,7;
59,7; 65 ,2; Ger 4 ,14; 18,12; Ez 11 ,2; 38,10; Mi 2,1;
Zac 7,10; 8,17). Nelle lamentazioni individuali dei
salmi i nemici dell'orante sono sempre descritti
come coloro che escogitano il male contro di
lui (Sal 10,2; 35,4.20; 36,5; 41 ,8; 52,4; 56,6; 140,3;
cfr. Ger 11 ,19; 18 ,18; Lam 3,60s.). Solo in Nah
2, II ; Sal 21 ,12 si dice che gli uomini escogitano
il male contro Dio l), e in Sal 21 ,12 si dice per anche che non vi riescono. Mentre gli uomini non
sono in grado di scrutare i pensieri , piani di
Jahwe (ls 55,8s.; Mi 4,12; cfr. Sal 92,6s.), Jahwe
conosce invece i pensieri dell ' uomo (Is 66,18;
Sal 94 ,11 ; ICron 28,9) ed in grado di sconvolgeme i piani (Sal 33,10; Giob 5,12).
I profeti contrappongono in maniera caratteristica
alle aspirazioni malvagie degli uomini il male
che Jahwe progetta contro di loro (cfr. Mi 2,3 con
v. I e cfr. Ger 18,11 ; 49,20; 50,45; 51 ,29). Negli
scritti profetici si usa /:1sb per parlare del piano salvifico di Jahwe solo in Ger 29,11. AI contrario gli
inni esaltano la stabilit dei piani (salvifici) di
Jahwe (Sal 33,11 pensieri del suo cuore l) e li
pongono in parallelo con i prodigi di Jahwe (-p/';
Sal 40,6 ; cfr. 92 ,6).
5/ Per il giudaismo ed il NT cfr. H.-W. Heid land, Die Anrechnung des Glaubens zur Gerechtigkei t, 1936; id ., art. o y(~ ofi.a~ , ThW IV ,287295 ( = GLNT VI,763-788). Per la letteratu~a
qumranica , che ivi non viene ancora trattata, cfr.
F.Notscher, Zur theologischen Termll1ologle der
Qumran-Texte, 1956, 52s.
W.SchollrojJ
~~n

(,sb PENSAR E 560

~ ~~i: {hr

ESSERE PURO

Il
La rad ice semO. (hl' essere pu ro non si
trova nei pi antichi testi sem. (ad eccezione
dell ' ug.) e anche nell 'AT usata quasi escl usivamente in libri di origine tardiva.
In ug. la radice stata individ uata fino ra solo nel plur.
di un sostantivo che designa una pietra preziosa (b rilla nte)) (5 1 [ = Il AB[ V,81.96; WUS nr. 111 5; UT nr.
1032). Per le ricorrenze nel pun. cfr. DISO 100.
Sulla base della supposta amnit c.on le radici z hrl$ hr
(ebr. ~oh /'jim mezzogiorno , $oho/' in Gen 6,16 secondo alcuni apertura per la luce H' arabozhr diveni re
visibile ) e zhr brillare (aram ., a;ab.; ebrohi . e zo/w/'
splendore ) si ritiene spesso che il significato originario della radice sia luce, splendore (J .L.Palache, Semantlc Notes on the Hebrew Lexicon, 1959, 35s.;
l .A.Emerton, ZA W 79, 1967, 236; l .H.Eaton, JThSt 19,
1968 , 604s.), tuttavia ebro$oh l')im punto culminante
(del corso del sole) H e ~6hol' copertura (dell'arca) )
(cfr. l .F.Armstrong, VT IO, 1960, 328-333) appartengono al sem. comu ne *lO"l'- schiena (P Fronzaroli
AAN LR V11I /19 , 1964,257-271.278). '
,

Del verbo si hanno nell ' AT il qal e le coniugazioni


con raddoppiamento. Frequente come il verbo
l'agg. (iihor, mentre i sostant iv i (8hor pu rezza ,
pun ficazlo ne , (oh,.a purezza e ('har splendore (Sal 89,45 txt?) sono pi rari .
2/ Il verbo ricorre 94x: qal 34x (Lev 18x Num
5x), pi o39x (Lev 13x , Ez 8x, 2C ron 6x), pU. 'I x (Ez
22 ,24) e hnp. 20x (Lev 12x, Neem 2x); (iihor si ha
9~x (Es 28x, Lev 21x, Num 8x, Gen e Deut 6x),
(oho,. 3x (Es 24,10; Lev 12,4.6), (oh orii 13x
(Lev 8x, Num , Ez, Neem e 1/2Cron Ix), (' hii,. Ix
(vd. sp.).

Per la verit dei 94 passi che contengono il verbo, solo


quelli di Gen 35,2 e 2Re 5 possono essere assegnati con
una qualche sicurezza al periodo preesi lico; gli altri si
trovano 111 testi provenienti dal periodo esilico e postesilico: questo dato mette in luce quanto sia problematico
trarre conseguenze sull 'evoluzione di un'idea partendo
da un esame statistico; i passi che si riferiscono ai racconti di Naaman in 2Re 5,13s. sono fo rmalmente vici ni
p.e. a quelli di Lev 14,8s., e la purificazione cultuale richiesta in Gen 35,2 esige riti simili a quelli che furono abituali
nel penodo postesilico: Si deve notare inoltre che i libri profetici pnma di Geremia non conoscono la radice.
Lo stesso v.ale per (hor. Delle 95 ricorrenze vtrl. , P (con
H) ne conllene da solo ci rca due terzi . Certamente anIIca la doppia ricorrenza nella storia di Saul-Davide in
ISam 20,26. Tu ttavia passi con (iIhor si trovano anche
nel Deut (Deut 12,15.22; 14, 11.20; 15,22; 23,11 ), il quale
non contiene il verbo.

31 a) (hl' si riferisce nell 'AT all a purezza corpora le , morale e religiosa (cultuale) (cfr. H.-l .Hermtsson, Sprache und Ritus im altisraeli tischen
Kult, 1965,8 4-99). Nonostante le sca rse ri correnze
negli scnttl meno recenti , bisogna tuttavia amme!,tere che, le ant iche concezioni della purit e
dell Impu nta religIOsa , note a tutte le civilt trovarono espressione gi nel pi antico Israele ~ ttra
verso le radici (h,. e (m' (nell 'ace. cfr. ebebu, elelu
561 i;'~ (hl' ESSE RE PURO

e zokti essere pu ro , che designano sia la purit


fi Sica sia quell a cultuale, AHw 180s. 197s. CA D Z
23-32).
'
I sinoni mi pi vicini a (hl' vengono quasi costantemente
usat im senso fig urato in riferi mento alla purit morale:
brr nl. essere puro, conservarsi puro (2Sam 2227 =
Sal 18,27, cfr. l .Blau, VT 7, 1957, 387; ls 52,11'; bo/'
~c~letto Sal 19,9; 24,4; 73,1; Giob Il ,4; Cant 6,9.10;
bol'/l/' puro, schietto H Sof 3,9; Giob 33,3; bor purit
2Sam 22 ,21.25 ':' Sal 18,21.25; Giob 22,30), zkh q. es,
sere puro (M I 6,11 ; Sal 51,6; Giob 15, 14; 25,4; pi o
conservare puro H Sal 73,13; 119,9; Prov 20,9; hitp.
punficarsl ls 1,16, cfr. A.M.Honeyman , VT I, 1951 ,
63-65; form a secondana zkk q. essere schietto limpido Giob 15,15; 25 ,5; Lam 4,7; hi . rendere ~uro
Glob 9,30; zok puro, schietto Es 27,20; 30,34; Lev
24,2.7; Glob 8,6; Il,4; 16,17; 33,9; Prov 162' 20 Il' 218'
cfr. il nome di persona Zokko) Esd 2,9;' Nee ~ 3,20Q;
7, 14), e anche (wl pulito (moralmente) ) (Giob 33,9;
cfr. Wagner nr. 108).*

Il pi o per lo pi dichiarati vo dichiarare puro;


D.R.Hlllers, JBL 86, 1967, 320-324 lo definisce
delocut ive ), spesso tuttav ia anche fattit ivo
pu rificare , Lev 16, 19.30; Num 8,6s.15.2 1; Ger
33 ,8; Ez 24, 13; 36,25.33; 37,23; 39,12; 43,26; Mal
3,3. 3; Sal 51,4); cfr. l enni , HP 34-41 .83. L' hitp. si gnifi ca pu ri fi carsi , il parto hitp. designa colui
che si sottopone alla pu rificazione (l2x in Lev 14).

b) Soltanto P (incl uso H) d particolari info rmazioni sull a necessit e sul modo di operare la purificazione. I parti (Lev 12,7), la lebbra (Lev 13;
14; 22,4), gli emussi sessuali (Lev 15; 22 ,4; cfr.
Deut 23, 11 ), il toccare o il mangiare animali im ,
puri (Lev 11 ,32; 17, 15), la vicinanza o il contatto
con i cadaveri ( Lev 21 ,1-4; 22,4; Num 6,6-9;
19,11.14-1 6; cfr. Ez 22,24 txt?; 39,12) esigono la
puri ficazione. Prima dell a consacrazione tanto il
sacerdote ( Num 8,6s. 15) quanto l'altare (Lev
16,19; Ez 43 ,26) devono essere puri ficati . Secondo
Esd 6,20 i leviti si purificano prima del sacrificio
pasquale. Ma P parla esplicitamente anche della
necess it di purifi carsi da una colpa che provoca
calamit (Gios 22,17). Bench non si possa parlare
di colpevolezza in parecchi casi di contaminazione
perso nale ( in fez ione in caso di lebbra, mestruazione Lev 15,28), si ha l' impressione che si pensi
sempre ad un aspetto di colpa: per un improvviso
caso di morte verificatosi vicino a lui il nazireo ha
co ntratto impu ri t e ha peccato a causa del cadavere (N um 6,9-11 ); persino l'altare, il santuario e la tenda del convegno devono essere purifi cati (sant ifi cati ed espi ati ) dalle (o a causa delle)
impurit degli israeliti (Lev 16,18-20). Mentre i
testi a carattere di halaka, nei quali compare (hr,
non lasciano trasparire alcuna emozione, gli oracoli di Ezechiele che tocca no questo argomento
contengono una violenta accusa cont ro la prostitu zione, l' impurit e il cul to degli idoli (Ez 22 ,24
tx t?; 24,13; 36,25.33). All 'opera del Croni sta interessa quas i esclusiva mente la pu rifi cazio ne dai di sord in i causati da stranieri (Neem 13,9.30; 2C ron
29, 15s.18 ; 34,3.5.8).
562

Soltanto gli animali puri possono essere sacrificati


e mangiati ( Deut 14,7-20; Lev Il,4-47; Gen 7,2;
8,20 J; W.Kornfeld , Reine und unrei ne Tiere im
AT, Kairos 7, 1965, 134-147), e solo a chi era puro
era permesso mangiare la carne sacrificata ( Lev
22,4). Le concezioni e le pratiche corrispondenti
sono molto antiche: Saul si spiega l'assenza di Davide al banchetto per la luna nuova col fatto che
gli capitato qualcosa ( miqr?i! , forse una polluzione), per cui egli non puro ( ISam 20,26). An che coloro che servono gli idoli si sant ifica no e
si purifica no per il loro banchetto sacrificale (l s
66,17). Nella macell azione profana permessa dal
Deut , colui che mangia la carne non deve tuttavia
preoccuparsi se sia puro o impuro (Deut 12,15.22;
15,22).
c) Le cerimonie di purificazione sono: abluzioni ,
sacri fic i, riti con sangue, olio e sale, taglio dei capelli , mortificazione, riposo dal lavoro e, trattandosi di metallo, farlo passare attraverso il
fuoco . Tanto le persone come le cose devono essere purificate con acqua (Lev Il ,32; 14,8s.;
15, 13.28; 17,15; 22,7; Num 8,7; 19, 19; 31,23; Ez
36,25). Trattandosi di persone si aggiunge per lo
pi la richiesta di lavare o di cambiare i vestit i
(Lev 13,6.58; 14,8s.; 15,28; 17,15; Num 8,7; 19, 19;
31,24); Giacobbe ordina ai suoi , prima del viaggio
verso Betel, di disfarsi degli dei stranieri , di purifi carsi e di ca mbi arsi le vesti (Gen 35,2 E).
Solo di rado viene citato esplicitamente il sacrificio come mezzo di purificazione: dopo il parto
(Lev 12,6.8), dopo la guarigione dalla lebbra (Lev
14,4-7. 10-20.21-32) e in occasione dell a consacrazione di un altare (Ez 43,26). Il sacrificio opera in
questo caso non solo la purificazione, ma anche
l'espiazione (- kpr pi.; Lev 12 ,8; 14,18-20. 21.29.3 1;
Ez 43,26 ), due cose che spesso sono inseparabili
(Lev 14,19.20.29.31 ). Anche il rito di purificazione
col sangue presuppone un sacrificio (Lev 14;
16,19; Ez 43,26). Particolarmente complicato il
rito col sangue nella purificazione dalla lebbra: di
due uccelli uno dev'essere sgozzato e l'altro insieme con legno di cedro, con un drappo scarl atto
e con issopo dev'essere bagnato nel sangue; poi
colui che deve essere purificato viene asperso sette
volte col sangue e l' uccello vivo lasciato libero
(Lev 14,4- 7.49-53). Insieme con la giovenca rossa
viene bruciato legno di cedro , drappo scarlatto e
ISSOpO, e la cenere viene conservata per la preparazione dell ' acq ua di purificazione (Num 19,1-10).
Non ci sono indi zi comprovanti che la magia originaria di questi rit i fosse nota alla comunit postesilica. Sangue ed olio devono essere applicati al
lobo destro dell 'orecchio, sul pollice destro e
sull'alluce destro (Lev 14,15.17.26. 28 ), quel che rimane dell 'olio va versato sul capo di colui che
deve essere purifcato (l4 ,18.29). Fra i riti di espiazione e di pu rificazione per la consacrazione
dell'al tare compare in Ez 43,24 anche un'applicazione di sale.
La tosatura richiesta nel rituale per i lebbrosi
563

(Lev 13,33; 14,8s.) e nell a consacrazione dei levit i


(Num 8,7; cfr. Num 6,9). Tra le condizioni preliminari per l'espiazione e la purificazione del
giorno della riconcil iazione vi la mortificazione
e l'astensio ne dal lavoro (Lev 16,29s.). Gli oggetti
metallici presi come bottino ai madiani ti devono
essere fatti passare attraverso il fuoco per la puri fi cazione (Num 31,23); ziihiib {ahor (24x in Es 2539 ealt rove solo in ICron 28,17; 2Cron 3,4; 9,17)
Significa oro libero da scorie.
d) I passi dell ' AT con (hr, non ancora citati , intendono chiarire che la purificazione una cancellazione della colpa. Geremia dubita se Gerusalemme possa o voglia veramente purificarsi ancora dagli orro ri dell a prostituzione (Ger
13 ,27); tuttavia Dio conceder un tempo quello
che ora appare impossibile (33 ,8). Anche Malachia
attende la purificazione dei sacerdoti proprio sull a
base di un processo di depurazione nel giorno di
l ahwe (Mal 3,3), Secondo Sal 51 la purificazione
cancellazione dei peccati per pura misericordia di
Dio (v. 3s.), anche se si allude a cerimonie cultuali
di pu rificazione(v. 9, cfr. Kraus, BK XV ,388). Le
affermazioni sull a generale peccaminosit umana
nella letteratura sapienziale pongono la domanda
retorica se un qualche uomo possa essere pu ro
(Giob 4,17; Prov 20,9).

41 Tutte le religioni hanno qualcosa di analogo


alle concezioni vtrl. della purit (cfr. p.e. G. van
der Leeuw, Ph ano menol ogi ~ der Religion, ' 1956,
386-393; RGG V,939-944). E stata spesso sottoli neata l'affi nit col tab polinesiano (con part icolare insistenza p.e. da parte di B.Baentsch, Exodus-Leviticus, 1903, 354-356). Quanto risco ntriamo nell' AT tuttavia non permette di intendere
la purificazione, nella sua sostanza, come liberazione da potenze demoniache o come osservanza
di un tab . Il carattere ipotetico delle spiegazioni
date in questo senso manifesto. chiaro che talvolt a ci si avvicina gi al collega mento rabbinico
tra santo e impu ro (vd. SI. 5)(N um 19,7s. 10); tut tavia si di ce anche che la purificazione si opera assieme alla santificazione (Lev IQ,19; cfr. Ez 36,2325) o all 'espiazione (Ez 43 ,26). E ev idente che nei
testi dell ' AT puro e santo (- qtfs) sono strettamente collegati , mentre puro e impuro (-{m ' )
sono diametralmente opposti .
Le leggi di purit derivano dall'eccessiva esigenza
di purit dell a comunit postesil ica, la quale assunse nel suo sistema anche riti arcaici ( R. de
Vaux, Les institutions de l' Ancien Testament , Il ,
1960, 353). I riti di purificazione prescritti da P ci
offrono di questo apparato un quadro che non
certo perfetto, ma tuttav ia assai espressivo. Non
si pu dire che si possa cogliere una relazione logica interna fra le singole pratiche cultuali e lo
scopo, la purifi cazione. Nel caso dell a purifi cazione escl uso un mecca nismo di trasmissione,
cos come lo sostiene K.Koch, EvTh 26, 1966,
225-23 1, per spiegare il fatto dell 'espiazione. N si
i ;' ~ (hl'

ESSE RE PURO

564

pu dire che i riti a:mtengano un' esperienza (von


Rad 1,292).
Uai testi si pu per desumere che le leggi di purit lasciano trasparire la raffinata e attentissima
consapevolezza di peccato della comunit postesilica. Questa legislazione determinata dalla lotta
contro il pericolo di una nuova apostasia del popolo di Dio e dalla ferma volont di creare una separazione da ci che pagano-impuro. Non si
deve supporre una fede ingenua nell 'efficacia del
rito ottenuta con la sua semplice esecuzione.
Come i testi escatologici (Ger 33 ,8; Ez 36,25.33;
37,23; Mal 3,3), cosi anche queste osservanze legali sono del tutto consapevoli che la purificazione
(alla stessa maniera del perdono) racchiusa nella
decisione di Dio ed un miracolo operato e donato da Dio. Gli st udi pi recenti tendono ad interpretare a questo modo i testi con (h,. (cfr.
W.H.Gispen , The Disti nction between Clean and
Unclean, OTS 5,1948, 190-1 96; J.K.Zink , Uncleanness and Si n, VT 17, 1967, 354-361 , spec. 361).
5/ Negli scritti di Qumran (cfr. H.Huppenbauer, (h,. und (h,.h in der Sektenregel von Qumran, ThZ 13, 1957, 350s.) la radice ricorre con particolare frequenza in IQS e IQH . I membri della
comunit vivono nella purificazione ( IQS
5,13; 6,16.22.25; 7,3. 16.19.25; cfr. CD 9,21.23;
10,10.12); chi non si unisce all a comunit impuro e non pu essere purificato con l'acqua di purificazione (lQS 3,4-8; cfr. 4,21; 11 ,14). In IQH
purificare significa sempre la cancellazione del
peccato (lQH 1,32; 3,2 1; 4,37; 5, 16; 6,8 ; 7,30;
Il ,10.30; 16,12). Nel Rotolo del tempio la purit
cultuale (secondo la presentazione fa ttane da
Y.Yadin , BA 30, 1967, 135-139) uno dei temi
principali.
L' insegnamento rabbinico sull a purit sviluppa
una casistica ingegnosa con diversi gradi di purit
(G. Lisowsk i, Jadaj im , 1956, 2-4; Tebul Jom , 1964,
4s. ; U~~ im , 1967, 2s. ; per l'equiparazione tra
impuro e santo cfr. G.Lisowski , Jadaj im , 1956,
49-51)
L'abolizione del formalismo rabbinico nell a determinazione del puro e dell'impuro una delle novit rivoluzionarie del cristianesimo primitivo
(Mc 7, 1-23; Mt 15, 1-20; cfr. R.Meyer-F.Hauck,
art. x<xO<xpo, ThW 1lI,416-434 = GLNT IV ,

1255-1302).

F.Maass

~;~ (ob BUONO


1/ La radice soggiacente all 'ebr. lob buono
del semitico comune (Bergstr. Einf. 189); essa
(talvolta in forme secondarie come Jrb e r' b) ricorre spesso come verbo e in diverse formazioni
nominali in acc. , aram. e arab., mentre manca in
et. (cfr. anche ug.: WUS nr. IliO; UT nr. 1028;
cocci di Lachis: DISO 99.106s.; aram .: KBL 1078;
565

~i~ (ab BUONO

DISO 98s.106s.; sudarab. antico: Conti Rossi ni


159b).
Nell 'ebr. il verbo denominativo (ab (BL 392;
Meyer Il ,151) sicuramente al qal nelle forme
plurali del perf. (N um 24,5; Cant 4,10) e nell'inf.
(assol. Giud 11 ,25; cs. Giud 16 ,25Q; 2Sam 13,28;
Est 1,10; per ISam 2,26 cfr. GK 11 3u). Per il resto la differenza tra il perf. (e part.) qal e l'agg. (ab
non sempre chiara (cfr. le collocazioni discordanti di Mand . e Lis.). (ab hi . ricorre in I Re 8,18
= 2Cron 6,8; 2Re 10,30. AII'impf. qal, come in genere all ' hi . (cfr. il sost. me(ab il meglio ), subentra invece la radice Jr b.
Oltre all 'agg. (ab buono (spesso sostantivato e
usato allora per lo pi come astratto (ab opp. fem.
(oba il bene ) si hanno anche il sostantivo (ab
Il profumo (2 Re 20,13 e Is 39,2; Ger 6,20; Cant
7,10; cfr. KBL 349s.; J.Gray, I & Il Kings , 1963,
638) e l' ast ratto (ilb bont, benessere o sim.
Manca la fo rmazione in -iiI (aram . DISO 99; ace.).
Nell' aram. bi bI. ricorre l'aggettivo (ab (Dan 2,32;
Esd 5, 17) e il perf. qal (e' eb (Dan 6,24; BLA 141 ).
Nom i personali con {ab e (ub (cfr. per H.Bauer, ZAW
48, 1930, 75) sono ' abi{ub, ,aiJi{ub e (obijja(l"i) (cfr.
Noth, IP 153; sul nome doppio (ob- ,adonijja originatosi
in 2Cron 17,8 per una dittografia cfr. Rudolph, HAT
21,250), nell'ambito aram. {abrimmon, {ab " l/{ab" al
(cfr. Wildberger, BK X,226.275); cfr. anche Huffmon
207; Stamm, AN 234-236.294s. Per {ab come nome di
una regione della Trasgiordania settentrionale cfr.
A.Jirku , ZAW 62, 1950,3 19; E.Hoh ne, BHH 111,1996.
Il gruppo (ob/j(b (senza i nomi propri) attestato 741x nell ' AT (d i cui 738x ebr. e 3x aram.).
Secondo Lis. si ha (ab qal 18x, hi 3x , j(b qal 44x,
hi . 73x. Rispetto a (ab Il (3x , vd. sp.), (tib (32x) e
me(ab (6x), predomina l'agg. (ab con 559 ricorrenze: Sal 68x, Prov 62x, Eccle 52x, Gen 41x,
ISam 37x, Ger 36x, Deut 28x, IRe 24x, 2Cron
23x , Est 22x, 2Sam 21x , Is 13x, 2Re, Giob e Neem
13x ciascuno, Giud Il x, Ez 9x, Gios e ICron 8x,
Num e Lam 7x, Esd 6x, Es, Lev e Os 5x, Am , Mi
e Zac 4x, Rut 3x, Giona, Nah , Cant e Dan 2x,
Gioe e Mal Ix , Abd, Ab, Sof, Agg Ox.
21

3/

(ab usato in un ambito molto vasto. Perci,

a secnda del contesto, esso pu essere tradotto


con buono , ma anche con numerosi altri aggettivi: piacevole, allietante, soddisfacente, gradevole, favorevole , pratico, idoneo, retto, utile,
abbondante, bello proporzionato , profumato, benevolo, clemente, lieto , onesto, valoroso, vero
ecc. (cfr. i dizionari). Senza attenerci ad una rigida
sistematici t e senza pretendere di esaminare tutte
le ricorrenze, consideriamo nei punti che seguono
solo i principali ambiti semantici di (ab (opp. del
verbo): (a) idoneit ad uno scopo, (b) designazioni
di qualit , (c) caratterizzazione di persone, (d) giudizi di valore, specialmente nella letteratura sapienziale, (e) (ab e m '. Nel paragrafo 4 si esaminer poi: (a) (ab come designazione del bene morale in senso religioso, (b) le affermazioni su DIO,
(c) i term ini astratti.
566

a) (ab esprime spesso un giudizio sull ' idoneit di


un oggetto o di un provvedimento nei confronti di
una persona o di uno scopo (p.e. Gen 3,6 buono
come cibo ). Quando il soggetto di una tale affermazione una persona, non si vuoi pronunciare
un giudizio etico, ma ci si riferisce alle conseguenze del suo comportamento (p.e. ISam 19,4 le
azioni di Davide sono utili a Saul ; 25,15 uomini
caritatevoli / utili per noi; Provo 31 ,18 il lavoro
della donna per la famiglia; pi sentimentale
ISam 1,8 pi prezioso di dieci figli l), cfr. Rut
4,15; cfr. inoltre (ab unito a parola o sim.: IRe
12,7 = 2Cron 10,7 parole che non solo sono benevole, ma rendono pi facile la vita; IRe 22,13 =
2Cron 18, 12 parole dei profeti favorevoli al re; Sal
45 ,2 parole liete; Prov 15 ,30 buona notizia; 25,25
notizia lieta). Quando Jahwe che parla, tali
parole promettono vita a chi nell ' angustia e
nell ' incertezza: Gios 21 ,45; 23 ,14.15; I Re 8,56; Ger
29,10; 33,14; Zac 1,13 (l'espressione trita buone
parole rara: Ger 12 ,6 (obOI ; cfr. Prov 12,25).
Soggetto di (ab inoltre una frase dichiarativa o
infinitiva. Spesso si esprime con essa un giudizio
o una decisione su ci che necessario per salvare
la propria vita quando in pericolo o per raggiungere una certa prosperit (Es 14,12; Num 14,3;
ISam 27,1; 2Sam 14,32; molto netto il giudizio
di Dio sull'esistenza dell' uomo in Gen 2,18 non
bene che l' uomo sia solo l~. In un senso pi am pio rientrano qui anche le riflessioni di carattere
sapienziale (G iob 10,3; Eccle 2,24 (ab sostantivato; 6,12; 11 ,7; Lam 3,26.27; vd. st. 3d). D'altra
parte quello a cui si tende sempre una vita prospera, e lo si afferma mentre si pensa a ci che
rende possibile l'esistenza (in modo impersonale:
Num 11 ,18 ; Deut 5,33 e 15, 16 (ab qal; ISam
16,16.23; Os 2,9; Sal 128,2; in modo personale: Is
3,10; Ger 44,17; Sal 112,5; in senso attenuato
ISam 20,12 bene per Davide ; in Deut 23,17
nella prescrizione sullo schiavo che fuggito ba((ab lo non vuoi dire dove a lui piace l), ma
dove egli ha possibilit di vivere l~.
La stessa idea viene espressa anche co n j{b qall e andar
bene per qualcuno (constatazione di un dato di fatto:
Gen 40,14; Sal 49,19 txt em; scopo di un comportamento
richiesto o previsto: Gen 12,13; Deut 4,40; 5, 16. 29;
6,3. 18; 12,25.28; 22,7; 2Re 25,24; Ger 7,23; 38,20; 40,9;
42,6; Rut 3,1). Andar bene significa vita; lo si
dice espressamente in Gen 12,13; Deut 4,40; 5,16.33
({ab qal); 22 ,7 (cfr. Deut 6,3.18 con una promessa
analoga).
Se la prosperit opera di uomini (Gen 12,16; Num
10,29) oppure (in prevalenza) di Dio, si ha j {b hi . (con /',
la forma pi antica: Gen 12,16; Es 1,20; Num 10,29;
Gios 24,20; Giud 17,13; ISam 25,31 ; Ez 36, 11 txt em; Sal
125,4; con accusativo: Deut 8,16; 28,63; 30,5; ISam 2,32;
Ger 18,10; 32,40.41; Zac 8,15; Sal 51,20; Giob 24,2 1; con
'im: Gen 32,10.13; Num 10,32; Mi 2,7 txt?). In questo
caso la traduzione fare del bene, mostrarsi benevolo })
(GB 298b) formalmente esatta; tuttavia dal punto di
vista del contenuto ci si riferisce non tanto all'azione
stessa (p.e. Sal 119,68, vd. SI. 4b) quanto alle conseguenze dell'azione.
567

b) Soprattutto quando unito a terra e a termini agricoli (ab designa una qualit. Si parla di
una buona terra in Es 3,8; Num 13,19; 14,7;
18,9. 1 nferimenti alla sua fertilit mostrano che si
pensa in primo luogo alle possibilit di sussistenza
(cfr. Deut 23,17). Invece nell'espressione stereotipa dtn. e dtr. la buona/bella terra (con ' d!r(E$ :
Deut 1,35 ; 3,25; 4,21.22; 6,18; 8,7.10; 9,6; Il ,17;
Gios 23,16; ICron 28,8; con 'adama: Gios
23, 13.1 5; IRe 14,15) l'accento non pi sull ' utilit oggettiva (cfr. specialmente Deut 3,25). Per il
fatto che Dio l'ha promessa (Deut 8,10; 9,6; Gios
23 ,13. 15. 16), che gli israeliti ne entreranno in possesso (6 ,18; 9,6) come ered it (Deut 4,2 1), la terra
diventa un bene salvifico, e lo stesso termine (ab
diventa pi stat ico (cfr. al riguardo Gen 49,15; in
senso pi ampio anche Deut 28 ,(2). Quando invece i riferimenti all'ambito agricolo non hanno
propriamente un orientamento salvifico, resta prevalente l'idea dell' utilizzazione e del vantaggio
(p.e. ISam 8,14; IRe 21 ,2; 2Re 3,19.25; Ez 17,8;
34,14.18; ICron 4,40; nella parabola del canestro
di fichi l'antitetico m ' cattivo viene spiegato
con non buono da mangiare l); infine si pu citare qui anche 2Re 2,19; e cosi pure entro certi limiti Giud 9,11 ; Os 4,13).
'e~ {ab (2Re 3,19.25) l'albero da frutto in contrapposizione all'albero frondifero. Ci che in un primo
tempo era una valutazione diventato un termine fisso.
Nel corso di questo sviluppo {ab pu designare una qualit in senso assoluto e pu affermare che una cosa possiede una determinata caratteristica in misura part icolare
(l'olio 1s 39,2, ma vd. sp. I per 2Re 20,13; Sal 133,2;
l'om: zahab Gen 2,12; 2Cron 3,5.8; aram. dehab Dan
2,32; kce{cem Lam 4,1; cfr. anche Esd 8,27 e cos pure
l'ug. {b co n yn vino e ksp argento l) , WUS nr. Il IO;
UT nr. 1028).
c) Un gruppo a s formano quei testi in cui (ab
descri ve la natura dell'uomo. I testi pi antichi
parlano dell ' idoneit a certi compiti , in genere militari. Non si ha di per s un giudizio elico
(( uomo buono l~ (ma vd. st. 4a): si designa p.e.
un'lite ( ISam 8,16; 9,2; IRe 20,3; Am 6,2; e anche 2Re 10,3). In 2Sam 18,27 Achimaaz un
uomo dabbene poich porta la buona notizia
(dell a vittoria). Tuttavia {ab viene inteso in senso
etico in ISam 15,28 (influsso di idee profetiche?);
1Re 2,32 (par. ~addiq gi usto l); forse aggiunta
posteriore per Noth , BK IXII ,II ); Mi 7,4 (par.jasa,. retto l); txt?); 2Cron 21,13.
Ad una valutazione pi esteriore tendono i passi
in cui {ab regge un genitivo che descrive la fi gura,
l'aspetto (( bello o sim .: Gen 24, 16; 26,7; ISam
16, 12 ; 2Sam Il ,2; IRe 1,6; Est l , II ; 2,2.3.7; Dan
1,4; cfr. Nah 3,4; Dan 1,15 e senza il geni ti vo, ma
con lo stesso significato, Gen 6,2; Gi ud 15,2).
In questo senso {ab pu avere lo stesso valore di altri vocaboli pi specifi ci che indicano bello l), come j ajre
(42x , inoltre Ger 46,20 j'j-frjja ; jph qal essere bello
6x, pi o ornare Ix, hitp. farsi bello Ix, j"ji bellezza 19x; la radice ricorre con maggior frequenza in
Cant 16x, Ez 15x, Gen 9x), nawre (9x , rad ice n'h es~ i ~ (ab

BUONO

568

sere bello, convenieme pal. 3x) e aram. SOI)pir (Dan


4,9.18; aram . spr qal piacere 3x; ebr. spr qal Ix in al
16,6, cfr. Wagner nr. 316). Cfr. anche W.Grundmann,
Th W 11I ,545s. (= GL T V,28ss.); von Rad 1,375s.
Spesso {ab unito in diversi modi a - Ieb cuo re
(p.e. IRe 8,66 = 2Cron 7, 10; Prov 15, 15; Eccle 9,7;
Est 5,9; {ab qal: Gi ud 16,25; I am 25 ,36; 2Sa m
13,28; Est 1, 10; j{b qal : Gi ud 18,20; 19,6.9; IRe
21,7; Ru t 3,7; j (b hi .: Gi ud 19,22; Eccle Il ,9; (lib :
Is 65,14; simile per contenu to Prov 17,22). leb
inteso qui come sede dei sent imenti , per cui non
si desig na con e o la qualit mora le ma la si tuazione int eri ore dell' uomo. Questo senso viene ottolineato dal parallelo same"h lieto / simha
gioia ( I Re 8,66 = 2Cron 7, 10; Eccle 9,7; Est
5,9). j {b qal/hi . espri me il sopraggi ungere di questo stato, in quanto esso nelle intenzioni o in
quant o ne co nsegue (Eccle 7,3 ha in vece una forte
accent uazione etica, mentre Giud 18,20 i avv icina aj{b b" elle piacere ).
Ricordiamo qui anche l'espres ione jom rob giorno festivo in quanto , al di l di ogni concezione magica,
buono per l'uomo , poich ci si d alla gioia ( ISam 25,8;
Est 8,17; 9,19.22; cfr. Zac 8.19). Cfr. anche ,eb" lobo
et avanzata/ bella (Gen 15,15; 25,8; Giud 8,32;
ICron 29,28 ); l'et non buona in s n pregevole dal
lato morale, ma tuttavia piacevole quando si pu morire vecchi e sazi di anni (Gen 25,8; ICron 29,28; leggermente diverso Eccle 7, 10).
d) Ogni aggett ivo cont iene di per s un gi udizio.
Ora {ab, in quanto si ri ferisce a situazioni vi tali,
ind ica spesso in maniera generica la presa di posizione pos iti va del soggetto nei confro nti di una
realt, senza dire in molti casi se tale attegg iamento sia giusto o meno. Un me saggio, un consiglio, una parola ecc. sono {ab, e sembrano favorevoli (p.e. Gen 40, 16; ISam 9,10; 2Sam 17,7. 14;
18,27; IRe 2,38.42; 2Re 20,19 = Is 39,8 ; Is 52,7),
un'azione o una cosa (dabar) lo sono, se sembra no
propizie (Es 18,17; Deut 1,14; ISam 26,16). Talvolt a vi anche espresso un gi udizio etico ( Neem
5,9; 2Cron 12,12 c'era ancora qualcosa di buono
in Giuda , d r. Rudolph , HA T 21,234; 19,3; 2Sam
15,3 sta a met strada: la tua causa giusta =
ti si dovrebbe dar rag ione).
(ab pu diventare una part icell a di assenso, co me
del resto capita anche in italia no (Gen 24,50;
ISam 20,7; 2Sam 3,13; Rut 2,22; 3,13 ; d r. anche
Is 41 ,7).
Il carattere di decisione viene posto in ev idenza
con alcune fi gure retoriche: ( I) qualcosa {ab (in
senso pi ingressivo Ab qal) a giudizio (b" ene
agli "cchi ) di colui che si ripromette da essa
utili t , vantagg io. Soggetto in genere non una
persona, ma una cosa (eccezioni: um 36,6; ISa m
29,6.9 non diletto , ma sollec ito/salutare
come una ngelo ; Est 2,4.9; 8,5; eem 2,5). Il ge1ll1IVO dIpendente da b" ene una persona in
grado di giudicare e decidere della idoneit all o
scopo (i l che pu essere assolutamente ind ifferente dal punto di vista etico, dr. Gen 19,8; Giud
19,24; ISamll ,10; Ger 26, 14; MaI 2,17). Tale per569

Ji~ (ob BUONO

so na un governante (Gen 41 ,37; 45, 16; 15am


14,36.40; 24,5; 29,6.9; 2Sam 19 ,19.28.38; 2Re 10,5;
Est 1,21; 2,4.9), un patnarca o un individuo (Gen
16,6; 20, 15; Lev 10,20; Deut 1,23; Gios9,25; 15am
1,23 ; 2 am 19,39; 24,22 = ICron 21,2l IRe2 12'
Ger 40,4; Est 3, Il ), un popolo o un gr~ ppo (G~~
34 ,18; um 36 ,6; Gios 22,30.33; ISam 18,5; 25am
3, 19.36; 18,4; Est 8,8 ; Zac Il ,12). In testi pi rece nti pu subent rare 'al al po to di b" ne (Est 3 9'
5,4.8; 7,3 ; 9,13; Neem 2,5.7; ICron 13,2; dive;si
ono in vece Est 7,9 [cfr. anche G.R.Driver, VT 4,
1954 , 236]; ISa m 20,13 txt?), e anche li/n (Eccle
2,26; 7,26; Est 5, 14; Neem 2,5 .6). Se il geniti vo di pendente da b" ene Dio , si intende allora ci
che corrisponde all a sua volont ( Num 24,1; Giud
10,15; ISam 3, 18; 2Sam 10, 12, d r. ICron 19, 13;
2Sa m 15,26; I Re 3, 10; 2Re 20,3 = Is 38,3), alle
norme cultuali ( Lev 10,19; 2C ron 31 ,20 con /[jle)
o etiche ( Deut 6,18; 12,28; 2Cron 14,1) da lui stabi lite. Dio di per non trae alcun vantaggio dalle
azioni dell' uomo (cfr. Sal 50, 12 .13).
(2) {ab, pi spesso che gli altri aggetti vi, unito
al 111 in di parago ne ( migliore di ), indica ndo cosi
la scelt a fra due po sibilit. on si d ril ievo alla
decisio ne finch si tratt a di una constatazione
(Gen 29, 19; Giud 15,2; ISam 9,2; IRe 21,2), di
una prome sa (l 56,5) o di un desiderio (I Re 1,47
j(b hi .). Invece una decisione fondata su ritlessioni
precedenti co mpare in Giud 8,2 (la spigolatura di
Efraim ); Il ,25 (la stima che gli ammoniti hanno
di s); I Re 19,4 (l'idoneit di Elia al suo compilO);
Est 1,19 (vd. sp. 3c per ISam 15,28). Ci partico larmente chi aro nelle domande (Giud 9,2;
18, 19; 2Re 5, 12) oppure nelle affermazioni dettate
dall a disperazione (Giona 4,3.8; Lam 4,9).
Quest' uso molto frequente nella letteratura sapi enziale, la quale resta legata all a vita nel senso
che vuole aiutare a scegliere giustamente e a giudica re adeg uatamente i diversi valori secondo il
grado dell a loro importanza. Si va da constatazioni
element ari ed ovvie (i l mangiare il miele Prov
24,13; 25,27; il so ffrire a causa di una donna rissosa Prov 21,9. 19; 25,24) fin o ad affermazioni di
importanza vi tale e di per s non ev identi , che riguardano i va lori autent ic i, ossia ci che bene
(Sal 111 ,10; 11 9,71.72; Prov 15,23; 17,5.26; 18,5;
Eccle 5,17) e ci che meglio (Prov 3,14;
8, 11.1 9; 12,9; 15, 16.1 7; 16,8.16.1 9.3 2; 17, 1;
19,1.2.22; 22 ,1; 25,7; 27, 10; 28,6; similmente Giob
13,9). Bisogna cit are qui anche l' Ecclesiaste
(4,3 .6.9. 13; 5,4; 6,3.9; 7,1.2. 3.10.18; 9,4), dove
per il legame co n la vita assume una configurazione parti colare a causa dell a sua idea di felicit
(3,22)
I detti sapi enziali , poich so no espressione di un
ordine fi sso non esauriscono la loro funZIone
nell ' indica re 'un determ inato scopo, ma con il loro
contenuto incidono anche sul ca mpo dell'etica
( Prov 17,26; 18 ,5; 24,23; d r. anche 2,2(l ). Un (ob
dell o stesso tipo, sottolineato part icolarmente
dall a reli giosit profetica, ricorre anche 111 15am
15,22 e Mi 6,8 , e in senso pi ampio in Giona 4.4.
570

Per l' intlusso dell a religiosit israelitica sull a formazione del pensiero sapienziale cfr. J.Fichtner,
Die altorientalische Weisheit in ihrer isr. -j Ud.
Auspragung, 1933; sulla relazione tra sapienza ed
etica in generale cfr. W.Richter, Recht und Ethos,
1966.
In quesl'ambi lo del pensiero sapienziale va collocalO
l'uso di jr b hi. nel senso profano di fare qualcosa secondo le norme/accuratamente (Es 30,7; DeuI 5,28;
18, 17; ISam 16,17; 2Re 9,]0; Is 23 ,16; Ger 1,12; Ez
33,32; Os 10,1; Mi 7,3 Ixt em; Sal 33,3; Prov 15,13;
17,22). In tal caso l'inf. assol. pu diventare un puro avverbio (G K 11 3k), che designa il com pimento di
un'azione secondo le norme (Deut 13,15; 17,4; 19,18
nelle norme processuali; inol lre Deut 9,21; 27,8; 2Re
Il ,18; Giona 4,4.9).
e) Spesso (ab unito al suo opposto ra' malvagio, cattivo (-r"). Vanno ricordati qui tra l'altro
i meri smi dal buono fin o al catti vo e buono
o catti vo nel significato di qualsiasi co a
(Gen 31,24.29; 25am 13,22 ; cfr. Lev 5,4 con j(b hi .
e r " hi .; cfr. H.A.Brongers, OTS 14, 1965, 100114), inoltre le asserzioni che contengono i verbi
fare e ricompensare (p.e. 15am 24,18;
25 ,21; Ger 18,10; Sal 35,12; Prov 31,12), le valutazioni (Lev 17, 10.12. 14.33) e le afferm azioni
sull 'agire di Dio in bene o in male (vd . Sl. 4b).
Talvolta si pu ancora notare chi aramente co me
questa contrapposizione di due possibilit esiga o
evit i una scelta (c fr. p.e. Num 13 ,19; 24,13; 2Sam
14,17; 19,36; I Re 3,9; Is 41 ,23; Ger 10,5; 40,4, vd.
sp. 3d; 42,6; 50f 1,12; i due termini vengono usati
in Gen 24,50 con valore di formul a ed equi valgono a si- no).
In tutt i questi passi si stabilisce in sostanza ci che
utile e ci che dannoso alla vita, e non si tratta
ancora di per s di una valutazione morale (per Is
5,20 vd. Sl. 4a). Su questo piano va intesa anche
la conoscenza del bene e del male di Gen
2,9. 17; 3,5.22 (-jd' Illll c; tra le possibili spiegazioni ivi enumerate accettiamo la nr. 2; il fa tto che
il racconto del peccato originale nel suo complesso
non trov i alcuna corrispondenza nei miti del
mondo circostante, induce ad eliminare la spiegazione che vede nel racconto una presa di coscienza
dell a sessualit [nr. 31; d'altra parte non del tutto
errata l'opinione che vi scorge il desiderio di un
perfetto discernimento morale [nr. I]; von Rad,
ATD 2,65, e Brongers, I.c., 105, interpretano
l'espressio ne come un merismo [{ ab \Vara' =
tutto , nr. 4], tuttav ia il desiderio di una conoscenza divina perfetta av rebbe potuto veni r
espresso diversamente). Che l'accento stia su questo punto lo si nota fra l'altro dal fatto che l' inserzione dell 'albero della conoscenza produce delle
forzatu re nel contesto ( H.J .5toebe, ThZ 18, 1962,
387-390). La spiegazione seco ndo cui l' uomo co n
la conoscenza del bene e del male pretende di decidere da s che cosa utile e che cosa dannoso
alla sua vita, ossia pretende per s la piena autonomia (H.J.5toebe, ZAW 65, 195 3, 188-204),
non introduce quindi nel testo idee estranee
571

all ' AT, ma al contrario non fa che sv iluppare ed


approfondire ci che gi contenuto nell a
parola (ob.
In Is 7, 15.16 la capacit di scegliere tra il bene e il male
designa un grado di matu rit che un neonato non possiede ancora; poich la promessa si riferisce a qualcosa
che dovrebbe realizzarsi entro breve termine, non si pu
pensare ad una mat urit fis ica o all'et dei vent'anni
(G.W.Buchanan, JB L 75, 1956, 114-120), ma sollanlO
alla presa di coscienza della propria volont. Lo stesso
vale per Deut 1,39 (cfr. Nu m 14,31).
Non improbabi le che la fo rmu la di approvazione del
racconto
sacerdolale
della
creazione
(Gen
1,4.10.12.18.21 .25.31) stia espressamente in relazione col
tema del peccato originale. Indipendentemente dall'origine e dal significalo sintaltico della formula (W.F.AIbright , FS Roben 1954, 22.26), si vuoi dire con essa che
il mondo voluto da Dio ordinato (W.H.Schmidt , Die
Schopfungsgesch ich le der PriesterschrifI , '1967, 59-63),
ossia che corrisponde ai suoi fini .
4/ a) Il signifi cato di {ab come buono in
senso etico-religioso non il risultato tardivo di
una pi ri tualizzazione. Il collegamento con tale signifi cato gi dato dal fatto che (ab ha un legame
diretto con la vita. Ci presuppone la consapevolezza che la vi ta possibile solo entro un certo ordinamento, con il quale le affe rmazioni contenenti
(ab pongono a contatto, poich al di l di es o non
c' vi ta.
Anche la sapienza vuole insegnare la via dell a vi ta
( Prov 2,19; 5,6; 6,23; 12,28; 15,24; 16,17). Essa
la via del bene/dei buoni (Prov 2,9. 20; d r. 2,12
via del male ). Anch'essa ricerca una moralit
e co nosce l' uomo buono (Prov 2,20; 12,2; 13,2;
14,14.19). La norma di questa via sono diritto
e giustizia (Prov 2,9; cfr. 12,28; 16,31), l'aiuto
la sapienza e l' intelligenza (Giob 34,4; Ecd e 7, 11 ; cfr. Prov 4,7; 9,6). Tuttavia anche qui
non mancano espressioni che esul ano dal pensiero
propriamente sapienziale (Prov 2,9; 14,22; 15,3).
on si pu perci stabilire una contrapposizione
esclusiva tra religiosi t e sapienza (sugli intlussi
vd . sp. 3d), e tanto meno si pu vedere in questa
religiosit solo una forma del pensiero sapienziale,
poich quest' ultimo al di l delle norme orientato verso Dio stesso.
Questo collega mento viene approfondi to nell a
predicazione profetica (p.e. ISam 15,22; Mi 6,8;
dr. Os 6,6), nella quale alcune formulazioni possono essere identiche a quelle dell a letteratu ra sapienziale. Particolarmente istruttiva la predicazione di Amos (A m 5,4.14.15). L' idea dell a vita
ha qui un' importanza decisiva; solo il Di o vivente
la concede. La si pu trovare solo nell a comunione
con lu i, se si rispett ano i suoi precetti . Cosi cer:
care Dio e cercare il bene diventano co ncett I
pressoch identici.
Anche qui si insiste sull'aspetto dell a decisione.
Bisogna riconoscere e accettare una cosa come
bene, per amarla oppure odiarla, poterl a !a r~ op:
pu re no (cfr. p.e. Is 5,20; Ger 13,23; Am ), 1) ; MI
3,2; Sal 14,1.3 ; 34, 15; 37,3.27; 38,2 1; ma anche
Ji~

(ob BUONO

572

Prov 11 ,27; 14,22; Giob 34,4 ), e l'ultima decisione


spetta a Dio (cfr. Eccle 12, 14; con un' inversione
ironica Mal 2,17; cfr. anche -' tila) fo rse d i A m
5,15).
Cosi sia nel linguaggio devozionale sia in quello
sapienziale (vd. sp. ) la via di un uomo pu essere
detta buona (p.e. ISam 12,23; I Re 8,36 =
2Cron 6,27), includendo ent rambi gli aspetti : che
la via in s buona e giusta, e che conduce ad un
buon fine (in senso profano ISam 24,20; sul radi camento d i questo concetto nell a fede veterotestamentaria cfr. A. Kuschke, StIh 5, 1952, 106-11 8;
F.Notscher, Gotteswege und Menschenwege in
der Bibel und in Qumran, 1958; -dd:nl!k).
A questo proposito va ricordata la connessione, particolarmente caratteristica in Ge remia, tra J{b hi . e da!l'a!k
via oppu re ma'"!a!im azioni (Ger 7,3.5; 18, 11 ;
26,13; 35,15). La traduzione migliorare non espri me
esattamente il senso , che piuttosto Quello di rendere
giusto , mettere in ordi ne (cfr. Ger 2,33: rendere gi u sto per uno scopo determinato). Il soggetto pu essere
tralasciato perch evidente, e alloraJ{b hi . usato in assoluto sign ifica agire rettamente, bene (Ger 4,22; 10,5;
13,23; anc he 1s 1,17). Quest' uso linguistico manca nei
testi sapienziali. Di solito viene in teso cosi anche Gen
4,7 ; data la difficolt del testo, probabile che Questa
fosse gi la spiegazione tardiva di una tradizio ne non pi
compresa retta mente. chiaro che si ha anche Qui un'ellissi (cfr. G. R.Casteli ino, VT lO, 1960,442-445).

Su questa linea {ab compare anche come oggetto


nominale di 'sh fare o di espressioni simili ( Ez
18, 18; 36,3 1; Sal 14,1.3 ; 34,15 ; 37,3.27; 38,2 1;
53,2.4; Prov 14,22 I;r!; preparare ); tralasciamo
quei passi che parlano solo di un soccorso vicendevole tra uomini (p.e. Gen 26 ,29; ISam 24,18;
Prov 31,12). Per il loro contesto vanno collocati
qui anche i passi con {ab hi . (I Re 8,18 = 2Cron
6,8; 2Re 10,30).
Cosi l' uomo stesso (al di l del significato ristretto
adatto per l) , scelto }}) pu essere detto
buono in senso etico-religioso ( p.e. ISam 2,26,
cfr. v. 24; 15,28; IRe 2,32; Sal 125,4; Prov 13,22;
Eccle 9,2; Est 1,19; 2Cron 21 ,13; con j{ b qal Nah
3,8; per i testi sapienziali vd . sp. 4a all ' inizio).
b) Il fatto che {ab sia orientato verso Dio ha infine
come consegue nza che Dio stesso viene chiamato
{ab, e ci si verifica in testi recenti e specialmente
nel linguaggio dei salmi (Sal 25,8; 34,9; 73,1; 86,5;
11 9,68; 135,3; 145,9; Lam 3,25; 2Cron 30,18; cfr.
Nah 1,7). In tal caso al posto di Jahwe si trova il
Nome (Sal 52., 11 ; 54,8), lo Spirito (Sal 143, 10;
Neem 9,20, che si richiama a Num 11 ,17.23ss.),
oppure si parla del suo agire diretto (Sal 11 9,39;
Neem 9,13) o indiretto Ud mano : Esd 7,9;
8,18; Neem 2,8). Si potrebbe inoltre sostituire la
buona parola )} con promessa}) (G ios 21,45;
23, 14.15; vd . sp. 3a).
{ab come attributo di vi no ricorre con particolare
frequenza nell a formula che introduce la lode liturgica (Ger 33, 11 ; Sal 100,5; 106,1; 107, 1;
11 8,1.29; 136, 1; Esd 3,11 ; ICron 16,34; 2Cron
5, 13; 7,3); significati vo che la formula sia spesso
573

:JiC!) {ab BUONO

co mple tata con poich il suo - I;d:sced dura in


eterno l).
Anche quando non si dice espressamente (come
In Nah 1,7; Sal 73, 1; 86,5; 145,9; Lam 3 25) verso
chi Dio sia buono, non si ha con questo' un'astrazione , poich il I;d:sced d i Dio implica gi la sollecitudine verso l'uomo. Perci in testi pi recenti
e sopratt utto nelle versioni I;d:sced pu essere
com pletato o sostituito dall a radice lob
( H.J .Stoebe, VI 2, 195 2, 248). Ci tuttavia va'oltre l' idea che Dio rende prospero qualcuno e gli
usa benevolenza U{b hi. ; cfr. il parto hi . assoluto
me{ i b Sal 11 9,68) e sposta l'accento dal dono al
donatore. Poich Dio stesso {ab, si pu accettare
dalla sua mano sia il bene che il male, sia l'amore
che la soffere nza (Giob 2, 10; Lam 3,38).
Se nell' inno la lode stessa di Dio viene detta {ob (Sal
92 ,2; 147, 1; simi lmente 11 8,8.9; Lam 3,26), non si tratta
di affermazioni interessate, ma ci si fonda sul (ob di Dio
e sulle sue azioni salvifiche che precedono ogni lode (cfr.
anche Sal 73,28).
interessante l'accostamento tra (ob, i}a!sa!d e i}a.iJim
vita in Sal 63 ,4. In Sal 69, 17 e 109,2 1 la versione abituale la tua grazia mag nifica tro ppo statica; si ha
invece un'endiadi: la lua benevolenza mun ifica
(cfr. Kra us, BK XV,479s.745s.).

c) Gi abbiamo parl ato in parte dei termini


astratti per spiegare alcune Gonnessioni concettuali; li riprendiamo qui in uno sguardo d'insie me.
Il pi chiaro merab la cosa migliore ; come indicazione di qualit ricorre solo unito a terra
(Gen 47,6. 11 ), campo/vigna (Es 22,4.4) e armento}} (lSam 15,9. 15).
Per {tib il senso originario prodotto, ci che
uno ricava (Gen 45 ,18 .20.23; Is 1,19; Ger 2,7;
Esd 9, 12 ; Neem 9,25.36; con esso si possono trovare i te rmini mangiare l), saziarsi , frutto)
e pi genericamente patrimonio, possedimenti ,
averi (Gen 24 ,10; Deut 6,1 I; 2Re 8,9; Giob
20,2 1; Neem 9,25). AI posto di {tib si pu trovare
qu i anche {ab, con significato sostanzialmente
identico, pur tenendo presente in questo caso la
possibilit di una vocalizzazione errata ( ISam
15,9; IRe 10,7; Is 55 ,2; Ger 5,25; Zac 1,17; Sal
34,11.1 3; 85, 13; 104,28; Giob 22, 18; 10bQ: Giob
22,2 1; Eccle 6,3). Quando si vuoi sottolineare che
Dio a concedere il bene, {tib significa bened izione, salvezza)} (Sal 27, 13; 65 ,5; 128,5; Neem
9,25 .35; pi genericamente benessere Giob
21 ,16; Prov Il ,10; a met strada p.e. Ger 31,12. 14;
cfr. anche Sal 65, 12 (oba). Come ultima conseguenza s i ha che {tib significa infine bont )} ed
e ntra cosi stretto rapporto con (7d:sced(Es 33,19; Is
63 ,7; Os 3,5; Sal 25 ,7; 31 ,20; 119,66 txt?; 145,7;
cfr. (ab Sal 23 ,6; (oba Sal 68 ,11 ). (tib lb come
gioia del cuore si trova in Deut 28,47 e Is
65,14; (/1b come bellezza in Os 10,11 e Zac
9,17.
Non si pu stabilire chiaramente una netta differenza tra {ab e (oba. Si pu dire con riserva che (~
ba parl a in modo neutrale dell'azione buona lO se,
574

mentre il contesto offre di volta in volta la sfumatura necessaria (cfr. p.e. Giud 8,35; ISam 24,19).
Ci risulta particolarmente evidente quando il termine unito a 'sh fare o a verbi dello stesso genere (Gen 44,4; Num 24 ,13 agire di propria iniziativa; G iud 9, 16; ISam 24,18. 19; 25,2 1, ma al v. 30
chiaramente benedi zione; 2Sam 2,6 [c fr. per al
riguardo G.Bucceliati , BeO 4, 1962 , 233; W.L.
Moran, J NES 22, 1963 , 173 -1 76; D.R.Hiliers, BASOR 176 , 1964, 46s.; J. S.Croatto, AION 18,1968,
385 -389]; Ger 18,20a; Sal 35, 12; 38,2 Ia, mentre in
2b (ab invece il bene morale; 109,5; Prov 17, 13;
quando vi contrapposto fa'a, si pensa ad un atteggiamento che non si giustifica col proprio
agire). Questo senso generico presente anche in
2Cron 24,16
rendersi benemerito, Rudolph
HAI 21,276); Ger 18,20b parl are a favo re , similmente Ger 15, 11 con (ab); 2Re 25,28 = Ger
parlare amichevolmente ); Neem 5, 19 e
52,32
13,3 1 ricordarsi benevolmente ). 'sh (ab sottolinea invece di pi il lato morale di un'azione (Ez
18, 18; Sal 14,1.3; 34,15; 37,3.27; similmente Is
5,20.20; Am 5, 14.15; Mi 3,2; Sal 38,2Ib; Prov
11 ,27; anche Prov 11 ,23; 14,22; per l' aspetto dell a
decisione vd . sp. 4a).
Questo significato pi generico sconfina nel concetto pi preciso di felicit, successo, buon
esito . Diversamente da {oM , non si pu pi dire
con sicurezza se con {ab si volesse esprimere qualcosa di concreto , ammesso che questa fosse del resto l'i ntenzione originaria ({ oba: Deut 23,7; Sal
16,2; 106,5; Giob 9,25; 21,25; Eccle 4,8; 5, 17; 6,6;
7, 14 accanto a {ab, quest'ultimo co me applicazione d imostrati va 9,18; Lam 3,17; Esd 9, 12;
Neem 2, 10; {ab pi frequente: Num 10,29; Ger
8, 15; 14,19; 17,6;.Os 8,3 accentua l' aspetto di felicit ; Mi 1,12; Sal 4,7; 25, 13; 34,13; 39,3; 103,5;
107,9; Giob 7,7; 21 ,13; 30,26; 36,11 ; Prov 13,2 1;
16,20; 17,20; 18,22; 19,8; 28 ,10 txt?; Eccle 2, 1.3 ;
3, 12 .12. 13. 22; 5, 17; 8,12.13.15).
Se l'autore d i questa situazione felice Dio , {oba
significa benedizione, salvezza)} (Es 18 ,9; ISam
25,30; 2Sam 7,28 = 1Cron 17,26; IRe 8,66 =
2Cron 7, 10; Ger 18 ,10; 32 ,42; 33,9). Anche qui si
pu trovare {ab con lo stesso significato , allu dendo all'aspetto concreto della situazione (N um
10,32 , cfr. V. 29; Is 52,7; Ger 29,32; Sal 21,4; 34,11 ;
84,12; 11 9,65; 122 ,9; Prov 24 ,25; 2Cron 6,41 ;
10,7).
Questo contenuto del termine (ab viene sottolineato in modo caratteristico quando {oba/(ob
costruito con le. In senso generico le{oM per la
buona impresa si trova in Neem 2,18; ma per lo
pi Jahwe che in quanto Signore crea per gli uomini questo stato d i benedizione e di salvezza ({oba: Deut 28 ,11 ; 30,9; Ger 14,11 ; 24,5; Sal 86, 17;
Esd 8,22; (ab: Deut 6,24; 10,13; Ger 32 ,39). Questo si deve supporre anche per Gen 50,20 (la traduzione volgere in meglio )} non del tutto soddisfacente; Dio ha trasformato in salvezza il piano
malvagio; cfr. Sal 11 9,122). La responsabilit
dell'uomo viene sottolineata nell a predicazione

(
(

575

profetica contrapponendo tra loro {oba e fa' a.


Jahwe non obbli gato ad agire per la salvezza ,
anzi egli pu anche agire per la perdizione: questo
viene affermato gi in Am 9,4 , ma caratterizza in
modo particolare il messaggio d i Geremia (Ger
21,10; 24,6; 39, 16; 44,27).
5/

Nei LXX {ab viene tradotto in genere con

&yot06, ma anche con Xot6 e XP1)O''t'':'. Per


l' uso lingu istico post -vtrt . cfr. W.G rund mann,
art. &yot0':', ThW 1,10- 18 ( = G LNT 1,29 -50);
E. Bey reuther, ThBNT 1,62 1-626.
H.J. Sloebe

~~~

1m ' ESSERE IMPURO

1/ Oltre che in ebr. il verbo 1m' conosciuto in


aram . e in arabo (cfr. LS 279s.); manca in ace., ug.
e nelle isc rizioni semNO. contemporanee all ' AT.
Oltre al verbo (q., ni ., pi., pU., hitp. e hotp., G K
54h; BL 285) nell ' A T ricorrono l'agg. lame '
im puro )} e il sost. {Um 'a impurit)} (M i 2,10
txt? (Om'a, o inf. q.?).

21 Per il verbo si trovano nell'A T 160 ricorrenze , la.cui frequenza maggiore si ha nei testi esilici e postesi lici: Lev, Num (P) ed Ez contengono
circa 1'85 % delle ricorrenze (Lev 85x, Ez 30x,
Num 23x). Il qal si trova 75x (Lev 58x , Num 10x,
Ez 4x , cui si aggiungono Agg 2, 13. 13 e Sal
106,39), il ni. 18x (N um 7x, Ez 6x, Lev ed Os 2x,
Ger Ix), il pi o50x (Lev 17x , di cui 12x in Lev 13,359 e 20 ,25 nel significato di dichiarare im puro l);
Ez 14x , Num 5x, 2Re 23,8 -1 6 4x, Gen 34 e Ger 3x
ciascuno, inolt re Deut 21,23; Is 30,22; Sal 79, I;
2Cron 36,1 4), il pU . Ix (Ez 4,14), l' hitp . 15x (Lev
8x, Ez 5x, Num 6,7 e Os 9,4), l' hotp. Ix (Deul
24,4).
l ame' ricorre 89x (Lev 47x, in 13,45 raddoppiato;
incl. 5,2b, che per lo pi viene corretto seco ndo i
v. 3.4 in )ada' , cfr. Elliger, HAT 4,55s.; Num 12x,
Deut 8x, Ez 5x, e inoltre Gios 22, 19 P; Giud 13,4;
Is 6,5.5; 35 ,8; 52, 1.11 ; 64,5; Ger 19, 13; Os 9,3; Am
7,17; Agg 2,13. 14; G iob 14,4; Eccle 9,2; Lam 4,15;
2Cron 23,19), (Um 'a 37x ( Lev 18x , Ez 8x , e inolt re
Num 5, 19; 19,13; Gi ud 13,7. 14; 2Sam Il ,4; Zac
13,2; Lam 1,9; Esd 6,2 1; 9,11 ; 2Cron 29, 16).

3/4/

Quanto al concetto e ai modi con cui si intende l' impurit cfr. -(hl": la contami nazione e
l' impurit richiedono la purificazione.
Il transitivo contaminare viene espresso anche con

g'l Il pi o (Mal 1,7) e hi. (15 63,3); {( divenire contaminato viene espresso anche con g'! ni . (15 59 ,3 forma?;
Sof 3,1; Lam 4,14) e pU . (Mal 1,7. 12; Esd 2,62 ; Neem
7 ,~4); {( rendersi impuro con g'! hi lp. ( Dan 1,8.8); cfr.
go 'a! {( contaminazione Neem 13,29.

In Gen 34,5. 13.27 viene qualificata come conta:


mi nazione )} la violenza fa tta a DlOa. Betsabea SI
purificata dall a sua impurit )} con il bagno
~ ~tD {177 '

ESSERE IMPURO

576

., do po il suo ciclo (2Sa m Il ,2.4). La mad re di Sanso ne riceve con l'annuncio dell a nasc it a del fi glio
il comando di non mangiare niente di impuro
(G iud 13,4.7. 14); a tale comando si uni sce ogni
volta il divieto di bere vino e beva nda inebri ante.
Per Osea Israele macc hi ato per la prostitu zione
(Os 5,3; 6,10); per questo in Assiria cost retto a
mangiare cibi impuri (9,3) e rester co nt aminatocos pure per il fatto che deve mangiare del pane
di lutto - (9,4, cfr. Wolff, BK XIVIl ,199s.; Rudolph , KAT XIlI/l ,172. 176). Amos minaccia ad
Amasia che morir in terra straniera, impura (A m
7,17), ed Isaia teme di essere perdut o (d!versa mente Wildberger, BK X,232s.), perche egli ,
uomo dalle labbra impure che vive in mezzo ad
un popolo dall e labbra impure, ha visto il re Jahwe
Sabaoth (Is 6,5). Geremia stigmati zza la contaminazione della terra e del tempio (Ger 2,7 ; 7,30;
32 ,34) e l'autoprofanazione di Israele (2,23; cfr. Sal
106,39). Sal 79, 1 parla invece dell a co ntaminazione del tempio ad opera dei pagani . Secondo la
legge dtn . la terra viene contaminata se un impiccato non viene portato via prima del calar della
notte (Deut 21 ,23), e una donna si contamina con
un nuovo mat rimonio dopo il divorzio (24,4).
Giosia profana i luoghi del culto degli idoli (2 Re
23,8.10.13. 16; cfr. Is 30,22 ; Ger 19,13).
La promessa del Deuteroisaia contiene l'affermazione che nessun impuro verr pi a Gerusalemme (ls 52,1; cfr. 35,8); coloro che tornano in
patria non devono toccare nulla di impuro (52, II ).
Tali concezioni trovano un'attuazione concreta,
come ci riferisce l'opera del Cronista (Esd 6,2 1;
9,11 ; 2Cron 23 ,19; 29,16; il caso contrario si trova
in 36,14). Aggeo mette in luce la forza di contagio
dell ' impurit: se ad uno reso immondo per il contatto con un morto capita di toccare una qualsiasi
cosa commestibile, anche questa cosa di viene impura; all a stessa maniera divengono impuri i sacrifi ci presentati da uno che sia immondo (2, 13s.).
Zac 13,2 annuncia l'esilio ai profeti e allo spirito
immondo .
La contaminazione, secondo la testimonianza di
Ezechiele, si contrae soprattutto co n il culto reso
ag li idoli (Ez 20,7. 18.30s.43; 22,3s.; 23,7. 13 .17.30;
36,18; 37,23 , per lo pi in unione con il termine
gilhilim idoli , cfr. Zimmerli , BK XIlI ,149s.) e
con l'ad ulterio (18,6.11 ,15; 22 ,11 ; 33,26). Quando
il santu ario viene trascurato, allora si soll eva lo
sdegno pi violento del profeta (5, 11 ; 23,38). Egli
per ordine di Jahwe annunzia che la profanazione
radicale del tempio sar punita (9,7), e dichi ara
che Jahwe stesso ha fatto in modo che Israele divenisse immondo attraverso il sacrificio dei primogeniti e che fosse ripieno di terrore (20,26; al riguardo Fohrer, HAT 13,112-114; Zimmerli, BK
XI Il ,449s.).
Nel cod ice sacerdotale e nell a legge di santit l' uso
della rad ice si concent ra in Lev II (verbo 20x, aggettivo 14x), Lev 13 (verbo 13x, di cui Il x dichiarati vo, agg. 8x), Lev 15 (verbo 25x, agg. 4x , sost.
7x) e Num 5; 9; 19. Tornano con freq uenza di577

,;

j{Jd

MANO

verse formule fisse: sia per voi immondo solo


in Lev II e Deut 14, senza per vo i specialmente in Lev 13; egli impuro fino alla sera
in Lev II e 15; cosicch egli diventi per ci impuro solo in Lev 15 ,32; 18,20.23; 19,31; 22,8 (cfr.
Elliger, HAT 4,150ss. n. 4.14.18 , 240 n. 18).
5/ Per quanto riguarda i cas i di contaminazione
e i tipi di impurit secondo la concezione della letterat ura sacerdot ale e per quanto riguarda lo sv iluppo nel periodo rabbinico vd. sotto la voce -lh,..
Per i LXX e per il NT cfr. F.Hauck, art . fHCdvw,
ThW IV,647-650 ( = GLNT VI,2 15-224).
F.Maass

, . jM
T

MANO

1/ La radice bilitterale *jad-, che sta alla base


del vocabolo ebraico jd mano , appartiene al
semitico comune (Bergstr. Einf. 184; P.Fronzaroli ,
AANLR V1l 1/ 19, 1964, 259.273.279) e significa
originariamente sia braccio}) (-z' r6 a ') sia
mano}) (cos in acc., cfr. H.Holma, Die Namen
der Kiirperteile im Ass.-Bab. , 1911 , 116s.; nel secondo significato tuttav ia idu stato soppiantato
da qru mano }), cfr. Dhorme 138s.): Anche nel
semO. jd conserva ancora talvolta il significato di
braccio }) (cfr. l'ebr. bnjdjim, Zac 13,6, e l'ug.
bn ydm spalle}), UT nr. (072; Gen 49,24 z' ,.6'
j dw?; Cant 5,14 , dove il pluralejdw paragonato a cilindri d'oro }.
Nelle lettere di Amarna si trova ancora questa oscillazione di significato , per il fatto che ina qatiSu ~( nella sua
mano glossato con badiu (EA 245 ,35) e qa/U con ZIIruh ( = z er6 a, ) (EA 287,27; 288,34). Questo doppio significino ricorre anche in arabo (cfr. p.e. Wehr 982a).
L'indicazione del suono d mediante la figura della
mano nella scrittura paleoegiziana, fa su pporre che in
tempi preistorici lo stesso vocabolojd sia stato utilizzato
in ambiente egiziano.
Nell'ug. si trova con la preposizione b la forma abbreviata bd (cfr. anche il sir. bad per b'jad). La soppressione
della j si ha anche in sb'd o sb' id seltuplo (UT nr.
1072). Da questo fatto si pu perci dedurre anche per
l' AT uno scambio o fonetico o grafico fra b'jad e b"ad
(bjd invece di b' d: Is 64,6; b' d invece di bjd: ISam 4,18;
Gioe 28 R.Gordis, JBL 62, 1943,34 1-344).
Quant~ ~ possibili denominativi di jiid cfr. J.L.Palache,
Semantic Notes on the Hebrew Lexicon, 1959, 38.
Co n oltre 1600 ricorren ze,jd una delle parole pi frequenti nell ' AT.
totale
sing. duale fem. plur.
95
Gen
2
79
14
109
Es
6
91
12
50
Lev
41
9
45
Num
41
4
83
Deut
71
12
36
Gios
34
2
92
Giud
9
83
119
ISam
11 7
2
2/

578

2Sal1 1

IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT ebr.
Dan aram.
Esd aram.
AT aram.

sing.
53
42
61
71
95
93
5
I
4

duale
9
I
Il
21
22
15
I

fem. plur.
I
6
I

totale
63
49
73

92
11 7
108
6
I
4

4
I
3
3
14
5
58
40
21
3
I
8
9
21
14
13
35
38
72
1345
IO
5
15

2
4
5
19
5
94
53
31
3
4
13
15

36
13
IO
3
5
6
I
I
4
5
7
8
253

22

20

16
17
41
45
82
161 8
12
5
17

Non viene elencato Agg 2,10 b'jad (BH': 'ce/); in Lis.


manca Os 12,11. In Es 32,19; Lev 9,22; 16,21 ; Giob 5,18;
Prov 3,27 e 2Cron 18,33 (cfr. IRe 22,34) si preferisce il
Q; Deut 32,27 considerato sing., mentre Ab 3,10 txt?
considerato plur.
La freq uenza maggiore della parola si riscontra in ISam
e in Ger (dove la si trova pi di 50x in unione con b' ),
seguiti da Es ed Ez.
3/ a) In senso propriojd indica in ebr. la mano
di un uomo (Gen 38,28; I Re 13 ,4-6) o di un angelo (Dan 10,10).
Gli oggetti che si possono prendere con la mano
vengono tal volta denotati come tali in maniera
pi precisa con l'aggiunta di j d (Num 35,17 pietra; 35 ,18 utensile di legno; Ez 39,9 bastone ). Solo
in quanto ma no umanajd usato in Dan 8,25 e
in Giob 34,20. Il taglio della mano viene comminato nelle legg i del taglione (Es 21 ,24; cfr. Lev
24, 19; Alt, KS 1,343; Not h, ATD 5,147; D.Daube,
Studies in Biblical Law, 1947 , 128 ), nel caso dell a
donna che tocchi le vergog ne dell ' uomo non suo
nel corso di una lite fra uomin i (Deut 25 ,ll s.) e
talv. nel caso di testimoni che depongono il falso
(Deut 19,16-2 1). Per quel che riguarda la scritt a
menetekel tracciata sul muro del palazzo di
Baldassarre da una misteriosa mano d'uomo (Dan
5,5), cfr. Eissfeldt , KS 1lI ,2 1O-21 7.
Pi o meno sinonimi di jd sono in questo signi579

fi cato -z'ro a ' braccio , jmin mano destra ,


s' m61 mano sinistra , kaf cavo della mano,
palma dell a mano}) (l92x, escI. Lev 23,40; Sal
21x, Num 20x , Lev, Is e Giob 13x ciascuno, Ez
12x; sing. 106x, du o 63x, plur. 23x; riferito all a
mano protettrice di Dio Es 33,22s.) e hofnjim le
due palme delle mani (6x). Cfr. anche 'cegr6f
pugno (Es 21,18; Is 58,4; HAL Il ).
b) Un uso pi ampio di jd si ha in tutte le lingue
semitiche e si fonda sulla posizione della mano
(o ppure del braccio, vd. sp. I) rispetto al corpo e
sul suo impiego:
(I) Come l'acc. idu (cfr. ana idi accanto ), jd
significa lato (di una citt Gios 15,46; di una
strada ISam 4,13; 2Sam 15,2; di una porta ISam
4,18 ; di una regione Gen 34,21; di un popolo
2Cron 21 ,16) o anche ri va (di un fium e Es 2,5;
Num 13,29; Deut 2,37). In questo senso il termine
indica anche un luogo in disparte (Deut 23,13
gabinetto ).
(2) La mano che d e che riceve porta al significato di parte, porzione (acc. mani! inal ana qt
assegnare come porzione ; plur. fem. ebr. jd6t,
acc. qt/i; ug . yd Krt [= IK] 127? , cfr. UT
nr. 1072) in Gen 35,4; Ger 6,3; 2Re Il ,7 ecc. (cfr.
P.JoUon , Bibl 14, 1933, 453).
(3) Quasi come mani servono i sostegni per l'i ncastro di assi (Es 26,17; 36,22), i manici del mare
di bronzo ( IRe 7,35s. ; cfr. ug. ydt UT 11 27, r. 9)
e i braccioli del trono salomonico (l Re 10,19 fem.
plur. jdo /).
(4) L' uso della mano per dare indicazioni potrebbe essere alla base del sign. cippo commemorativo ( ISam 15 ,12; 2Sam 18 ,18; Is 56,5) oppure indicazio ne stradale (Ez 21,24). In opposizione a nes insegna si tratta qui forse di pietre
co n iscrizioni (Zimmerli , BK XIll ,48 7). M.Delcor,
JSS 12 , 1967, 230-234, tende a spiegare la designazione di simili stele in base alle mani rappresentate su di esse e le paragona alle stele pun. e can.
che avevano mani in rilievo (cfr. K.Galling,
ZDPV 75 , 1959, 7).
(5) In questo contesto ricordiamo anche il signific ato di j d come membro virile (ls 57,8. 10?;
IQS 7, 13; cfr. ug. yd e mand., vd. UT nr. 1072).
Si tentato di spiegare quest' uso di jd dal punto
di vista archeo logico con le massebe rappresentate
come fallo , dal punto di vista stilist ico come
eufemismo (cfr. Is 6,2; 7,20) e dal punto di vista
fil ologico con la rad ice wddljdd amare (ug. ,
arab.) (M.Delcor, I.c., 234-240). Nell ' ultimo caso
jd come membro vi ri le non avrebbe null a a
che vedere con jd mano (cfr. A.Fitzgerald ,
CBQ 29, 1967, 368-374).
c) Nel senso figurato di forza o sim . I~as petto
specifico di questa concezIone vIene a cOlllcldere
spesso col significato di - zer6 a' braccio adoperato in maniera analoga. Cos troviamo spesso jd
per esprimere la potenza o la capaci t di un uomo,
,~ jad

MANO

580

che lo mettono in grado di dominare sugli altri


(lCron 18,3), di e erci tare autorit ( ISam 23,7), di
punire (Sal 21,9), di salvarsi da una situazione pericolosa (Gios 8,20), di concedere doni in abbondanza (dello solo del re: I Re 10,13; Est 1,7; 2,18),
di dimostrarsi zelante ( Prov 10,4; 12,24), ecc.
Questa potenza si concretizza nel possesso (Lev
25,28 ) e nell a fortuna economica (Lev 5,7; 25 ,47;
27,8; cfr. G.Rinaldi , BeO 6, 1964, 246), cfr. bjil
potenza, potere, esercito e - ko"b .
d) I sig nificati proprio, ampliato e figurato non
sempre si possono chi aramente distinguere tra
loro nei diversi composti che jM forma co n un
verbo e/o con una preposizione:
( I) All ' ambito della vita ordinaria appartengono:
mellere la mano sulla bocca nel senso di tacere
(M i 7, 16; Giob 21,5 ecc.); alzare la mano nel sign.
di minacciare C Is 10,32; \I ,15; 19,16; Zac 2,13;
Giob 31 ,21); cfr. con kaf ballere le mani , o per
gioia (ls 55 ,12) o per ira (N um 24 ,10), per acclamare un re (2 Re 11 ,12), per malignit (Nah 3,19;
Lam 2,15). Per espri mere t ristezza ci si mette le
mani sul capo (2Sam 13 ,19; Ger 2,37; AOB figure
195.198.665; BHH ,2022 ).
(2) AI ca mpo della vita giuridica appartengono le
espressioni che si riallacciano ai gesti dell a mano:
colui che fa giuramento solleva (nim hi ., ns'; cfr.
ace. nasil qara/qara) la sua mano o le mani (Gen
14,22; Dan 12,7) a Dio verso il cielo, oppure mette
la sua mano sotto l'anca di colui il cui desiderio
egli promette di compiere (testimoni ato solo per il
periodo patriarcale:, Gen 24,2; 47,29). 1\ toccare i
genitali indica probabilmente sterilit o annientamento della posterit nel caso di non adempimento della promessa (E.A.Speiser, Genesis,
1964, 178). Si potrebbe citare anche ntn jM rbar
fare allO di sottomissione a qualcuno con giuramento (I Cron 29,24).
Con la st retta di mano si offre fidei ussione ( Prov
6,1 con kaJ) , a conferma di un accordo (Esd 10,19)
e di una dichiarazione (2 Re 10,15). L'espressione
jM l'jM formula e gesto di conferma , specialmente nella fid ei ussione (Prov 1\ ,21 ; 16 ,5).
In contrasto con bisgaga involontario (- sgg ;
Lev 4,2.22.27 ecc.; Num 15,27-29) si ha bejad ramo a mano alzata per esprimere una trasgressione volontaria in Num 15 ,30 (in Es 14,8 e Num
33 ,3 si intende la mano di Jahwe).
(3) Mentre in acc. mullil ana qal riempire la
mano significa trasferire una persona, una popolazione, un regno ecc. nelle mani di un determinato individuo (A Hw 598), l'ebr. mI' pi ojM si limita all' ambito cultuale e significa l' investitura di
sacerdoti e leviti (Es 28,41 ; 29,29; cfr. 32,29; Lev
8,33; Giud 17,5.12; IRe 13 ,33; 2Cron 13 ,9 ecc.).
(4) In numerose altre espressioni, che vengono
usate in molteplici sellori della vita , jM, unito
ad una preposizione (per lo pi be e min ), utilizzato con senso pi o meno vicino al significato
originale.
581

'; j M MANO

Unito a mijjad dalla mano di -n~1 hi. significa la li.


berazione dal pOlere di un avversario (Es 3,8; ls 47,1 4) e
viene usato particolarmente nel vocabolario della pre.
ghiera (Sal 22,21 ; 31,16 ecc.), nella srera giuridica (nella
vendetta Num 35,25), in campo politico-militare (Gios
9,26; ISam 7, 14) e per descrivere la potenza salvifica di
Jahwe soprallullo di rronte a nemici politici (DeUl 32,39;
Giud 8,34; Is 43,13 ecc.). -js' hi . salvare con mijjad
viene usato in senso analogo a quello di n~ 1 hi .; al contrario - pdh riscallare (Os 13,14; Sal 49,16) e - g'l
redimere (Ger 31,11 ; Sal 106,10) generalmente sono
usati con Jahwe come soggello.
Unito a mijjad , - qnh acqu istare significa il passaggio
dalla mano di uno a quella di un altro di un possedimento comprato (Gen 33,19; Lev 25,14; Rut4 ,5.9 ecc.),
'sp raccogliere significa la somma totale delle offene
(solo 2Cron 34,9), - lq!1 prendere il ricevere (Gen
38,20; Num 5,25; l'espiazione Is 40,2; il sacrificio Giud
13,23), soprallUllO per in campo militare la presa di de
terminati luoghi (Gen 48,22; Deut 3,8; IRe Il ,35; ICron
18,1 ecc.).
In unione con mijjad ra parte del vocabolario della preghiera - pl! pio salvare (Sal 71,4), mentre apparteno
gana al sellare della vita giuridica - drs domandar
conto (Gen 9,5; Ez 33,6), -bqs domandar como
( ISam 20, 16), - l1qm vendicare (2Re 9,7 ) e - SP!
rendere giustizia di rronte a (2Sam 18,19.3 1).
Con bejad - l1f1l sign ifica mellere a disposizione, regalare, mellere agli ordini ecc. (Gen 27,17; 2Sam 10,10;
16,8), soprallUllO per in campo mili~are e giuridico la
consegna nelle mani dei nemici o dell avversano (iO genere: 1Re 18,9; Ger 26,24 ecc.; nel caso della vendella:
Deut 19 12). Per la sua potenza, Jahwe colui che consegna i ~emici. L'espressione perci caralleristicadel
linguaggio usato quando si ricerca un oracolo pnma
della ballaglia (2Sam 5 19; 1Re 22,6) o nel voto di guerra
(Num 21,2; Giud Il ,3); err. nell'oracolo dell'erod sgrhi.
consegnare ( ISam 23,20) e mkr vendere (Gmd
2,14; 10,7; ISam 12,9; Gioe 4,8 ecc.).
.
-db,. pi ob"jad parlare amaverso (so~gello : 0.'0) , spe:
cialmente negli scrilli dtr. e in quelli posteslhcl da esSI
inOuenzati caralleristico per i prorell mandall da
Jahwe co~e suoi messaggeri al popolo d'Israele (I Re
16,12; 17,16;2Re9,36; 10,10; 14,25; Ger 37,2; Agg 1,1.3;
2,1.I0[MSSI; Mal l,I; per Mos per Es 9,35; Num 17,5;
27,23; err. anche Is 20,2 e Os 12,11 , e inoltre nelle lellere
di Amarna l'espressione qabii ina qilli parlare tramite
qualcuno , EA 263, r. 20s.), Invece pvh pi ob"jad si drerisce ai comandamenti che Dio, amaverso la media'
zione di Mos, rece conoscere al suo popolo (Es 35,29;
Lev 8,36; Num 15,23; Gios 14,2; 21,8; Neem 8)4 ecc.).
Solo nella lelleratura pi recente l'espressione vIene nre
rita anche ai proreti (Esd 9,11 , ma nel <:ontesto della conquista della terra; 2Cron 29,25 prescnzlonl per I lev; lI).
Una sola volta si ha in questo SignIficato anche ntn b Jad
dare tramite (Lev 26,46 Mos). -s/~ bejad significa il
consegnare un regalo (Gen 38,20; ISam 16,20), un ammale (Lev 16,2 1 pi.), oppure l'esecuzione di un compito
(! Re 2,25; crr. Es 4,13) per mezzo di un rncancato:
Per i composti con altre preposizioni vd. I dlzlonan .
41
Nell ' AT si parla oltre 200x antropomorticamente dell a mano di Dio (o nell'espressione Jad
Jhwh o conjOd usato con un suffisso o come as~uto}
.
a) Anzitutto jad designa l'irresis.tibi.'e potenza di
Jahwe ( p eut 32,39) e le opere dt DIO che n~ de
ri vano. E espressione che trova nscontro nell am582

biente semitico (acc. qar ili, qar iSlar, anche se solo


in riferimento a malattie che colpiscono un uomo ,
cfr. Dhorme 145, e inoltre Sal 32,4; 39,11 ; ISam
5,6; 6,3.5; ug . by d brlr [' nt), 3Aqht [= 1II DJ
rev. 14: [ai utare a sottrarsi) dall a mano dell a vergine [Anat) ). pertanto dubbio se la forte accentuazione con cui si parla della mano (e del braccIo)
di Jahwe abbia la sua origine nei racconti
dell 'esodo. L'onnipotenza di Dio si manifesta
nella creazione (ls 45 ,12; 48 ,13; Sal 8,7; Giob
26 13) e nell a conservazione del mondo (Giob
12'9) nell' aiuto da lui accordato (ls 51,16; Sal
11 9,1'73), nell a salvezza da lui donata (cfr.. le pie
espressioni tardive sulla mano buona di DIO Esd
7,6.9; Neem 2,8.18) e nell a punizione da lui messa
in atto (Sal 32 ,4; 39,11; Giob 12,9), e poi soprattutto nell' azione salvi fica della liberazione del popolo dall'Egitto con mano forte Es 13,9; cfr.
319' 61' Deut 6,21; 7,8; 9,26; Dan 9,15; con
~an'o fo;te e braccio tesO Deut 4,34; 5,15; 7,19;
\I 2' 268; Ger 32,21; Sal 136,12; in IRe 8,42 =
2Cr~n 6'32 senza un riferimento diretto all ' Egitto;

- z' ro"', '- !7zq).


b) Diverso il modo con cui si parla del posarsi
(IRe 18 ,46; Ez 3,22; 33,22) o del cadere (Ez 8,1)
della mano di Jahwe su un profeta. Non SI tratta
in questo caso di una semplice formula profetica
per esprimere la ricezione della paro la (F.H aussermann , Wonempfang und Symbol in deratl. Prophetie, 1932, 22ss.), che sarebbe percepita come
un peso e un ostacolo, ma si intende anche
un'estasi visionaria (P. Volz , Der Geist Gottes,
1910, 70). In vin della mano di Jahwe Elia corre
davanti ai carri di Acab dal Carmelo a lizreel (I Re
18,46). La condizione dell'estasi viene raggiunta
coscientemente attraverso la musica (2Re 3,15).
Una certa forza di costrizione possiede la mano di
Dio quando afferra i profeti scrittori Isaia (8,11),
Geremia (15 ,17) ed Ezechiele: in quest'ultimo
caso la formula unita a racconti di visioni in
sette passi (Ez 1,3; 3,14.22; 8,1; 33,22; 37, 1; 40,1;
cfr. Zimmerli , BK XlII,49s.; - bzq).
c) In opposizipne a slb j Od stendere la mano
(P.Humbert , Etendre la main , VT 12 , 1962, 383395, p. 388: un geste banal et rapide de la main,
soit au sens purement naturel et ph ysique pour
saisir un objet, soit avec une connotation morale
pour une entreprise ou une main-mise, de nature
sunout hostile, mais , trs exceptionellement, pacifique. Geste essentiellement humain ), n{hjOdo
'al stendere la propria mano contro si riferisce
solamente a Dio o al suo rappresentante (cos in
Es). Il gesto espresso con questa frase si riferisce
all ' incarico di portare a compimento la punizione
di vina o indirizzato direttamente a colui che
colpito dalla punizione. Non ha mai un significato
salvifico (contrari amente a slb jOd, dove tale significato possibile: Gen 48,14; Prov 31 ,20).
d) Nell' ambito dell ' alleanza si ha nrll jad l'Jh wh
darsi a Jahwe (R.Kraetzschmar, Die Bundes583

vorstellung im AT , 1896, 47; cfr. J.Wellhausen ,


Reste arabo Heidentums, 1897, 186; in senso profano: 2Re 10,15; Ez 17,18).
e) Nella preghiera si alza la mano (le mani ) a Dio
verso il cielo ( Deut 32,40 ) o la si stende (ls 1,15
kaJ), secondo il cost ume dell'Oriente antico (acc.
nis qari elevazione della mano ).

51 Negli scrilli di Qumran continua in generale


l'uso vtrt. d ijOd, solo che non appare mai menzionata la liberazione dall' Egitto. Lo stesso accade
nel NT , cfr. W.Bauer, Gr.-dt. Worterbuch zu den
Schriflen des NT, ' 1958 , 1039-1041 sub voce Xdp.
A .S. van del' Woude

;", jdh hi . ESALTARE


1/ jdh hi. esaltare, confessare (hitp. confessare)- a corrispondenze nell'aram. bibl. (jdh
ha. esaltare Dan 2,23; 6,11), palm . (DISO 104)
e aram. iardlvo'( KBL 1080s.), e pi lontanamente
in arabo ed et. (KBL 363s.).
Si deve rifiutare una connessione con j dMj dd l lanciare, scagliare (Mand. 457).

Oltre al verbo (hi ., hitp.) viene usato il sosta!1ti vo


rOda canto di lode, sacrificio di lode . E del
lUtto incerto il nome hujj' dar inno di lode
Neem 12 ,8 (cfr. Rudolph , HAT 20,190). Cfr. anche il nome di persona HOdawj a(lni) (Noth , IP
32.194s. 2 I 9}
2/ 1\ verbo ricorre 100x in hi . (inoltre 2x ha.
aram .) e I Ix in hitp. Il nome rOda attestato 32x
(Sal 12x, Lev 5x, Neem 4x), hujj' dor Ix (vd. sp.).
j dlr hi. ricorre 67x nei salmi (raddoppiato in Sal 67,4.6;
75,2); si tralla quindi di una rrequenza assai caralleflstica (inoltre 20x in Esd-2Cron).

31 L' uso non teologico assai raro: Gen 49,8


Giuda , i tuoi fratelli ti esaltano (spiegazione
etimologica popolare del nome J' hda , cfr. Gen
2935)' Sal 45,18 (ogg. il re);4!T,t9 txte , il ricco
es~lta a sua ani ma, poich questa di s ai piaceri ;
Giob 40 14 anch'io (J ahwe) riconoscer te
..
(Giobbe): poich la tua destra ti aiuta '.
Non si ha un uso fi sso, lUttavia dal pocht passI !Il
cui si riscontra un uso non teologico si possono
trarre alcune conclusioni: (a) c' una differenza
chiara ri spetto a -hll pi oCon quest' ultimo termine
usato in senso non teologico viene esaltata la bellezza di una persona o la fama di una Cill; l'og:
getto di hll pio un modo di essere .. Nel pochi passI
in cui si ha un uso non teologiCO dlJdh hl. SI tralla
di reagi re ad un'azione o ad un operare:. Gen 49,8
l' ascesa della trib di Giuda , Sal 45,18 Il governo
del re 49 19 acquisto e godimento della ricchezza,
Giob 40,14 poich la tua destra ti ai uta . L' uso
profano dei due verbi mostra qUindi che hll pl.
:;" jdh hi. ESALTARE

584

reazione ad un modo di es ere,.idll hi . la risposta


ad un' azione o ad un modo di fare. A ci corri ponde il fall o che quando si ha un uso teologico
.idll hi . appart iene origi nariamente alla lode divin a
narra ti va , mentre 1111 pi o appartiene a quell a descrilliva ( rendimento di grazie oppure inno cfr.
C. Westermann , Da Lobe n Gottes in den Psa lmen, ' 1968; diversamente F.Crli emann , SlUdien
zur Formgeschichte von Hymnus und Danklied
in Israel, 1969, 9s.). (b) I pochi passi non permettono di fi ssare con icurezza il ignifi ca to primario; si deve tUllav ia ritenere per certo che.idll hi .
non ha in nessu no di que ti passi il signifi ca to di
ringraziare , e in nessuno di essi va tradollo con
ringraziare . Perjdll hi . non i deve quindi supporre a priori un ignificato primario ringraziare (al ri guardo vd. sI. 4e).
4/ Nell'uso teologico il verbo e il nome ricorrono con due significati : il pi frequente, racchiuso in forme fi e, lodare, esaltare, ringraziare (4a-g), l' altro confessare ( i peccati )
( hi . 6x , hitp. Il x, ,oda 2x, vd. SI. 4h). Ci che collega i due sig nificati pu essere espresso med iante
riconoscere o confe are ; possiamo parlare
di una confessione di lode . Ent rambi sono un
riconoscere, anzilUllo l'ag ire salvi fi co di Di o, ma
anche per co nseguenza la propri a via bagliata, il
proprio errore. Confessando la propria colpa si ri conosce Dio, co ntro cui si commessa la colpa
(Gios 7,19; in modo un po' diverso H.Grimme,
ZAW 58, 1940/41 , 234-240).
a) La gam ma di significati di gran lunga pi frequente data dal coortativo voglio esaltare
Jahwe! . Questa forma ricorre 29x al sing. ( inoltre
2x co n loda ; al plur. 5x: Sal 44 ,9;. 75 ,2.2; 79,13;
ICron 29,13; con lda Sal 95,2). E la forma del
voto di lode alla fine della lamentazio ne individuale, che ritorna all 'i ni zio del salmo di lode
(salmo di ringraziamento) come annuncio della
lode o ri soluzione all a lode, ma ricorre anche altrove. Molto utile per stabilire il significato del
verbo in questa forma l'unico passo in cui essa
ricorre al di fuori del linguaggio dei salmi : Gen
29,35 , un' affermazione di Lea in occas ione della
nascita di suo fi glio Giuda, con cui viene spiegato
il suo nome: d' ora in poi voglio esaltare Jahwe l
La situazione chiarisce l'affermazione: la nascita
del bambino, che riempie di gioia la madre cosi a
lungo trascurata, fa si che ella pronunci un voto o
una promessa. L'esclamazione voglio esaltare
quindi reazione ad un avvenimento, in essa
trova espressione la gioia per questo avven imento,
gioia che fa spontaneamente scaturire la promessa. In quest'affermazione della mad re felice
non o com unque non soltanto espresso ci che
si intende con il nostro termine ringraziare .
happ'am d'ora in poi indica che la nascita del
bambino ha posto fine all a sua sofferenza, e da ora
in poi ell a vuole esaltare Jahwe, ossia il rivolgersi
lieto a Jahwe deve caralleri zza re il tempo succes585

;", j dh hi . ESA LTARE

sivo a tale even to. Lo stesso proce o anche nei


passi dei almi , ad es. al 28,7 allora fui soccorso
e il mio cuore gi ubi l; voglio esaltarl o con il mio
inno l . A nche quijdll hi . reazione ad un evento;
dall a gioia di questo evento deri va la promessa
dell a lode di Dio. Al tri passi : Is 12, 1; 25,1; Sal
7, 18; 9,2; 18,50
2Sa m 22,50; Sal 30,13; 35 ,18;
42,6.12; 43,4.5; 52, 11 ; 54 ,8; 57, 10; 71,22; 86 ,12;
108,4 ; 109 ,30; 111 ,1; 11 8, 19.21.28; 11 9,7; 138,1.2;
139, 14; co n ,oda Sal 56, 13; 69,31.
La frase voglio esaltare sempre riferita ad
un 'az ione che Dio compie nei ri guard i di colui che
co i i esprime. Tale azione pu es ere nominata
o accennata nell a stessa frase, ad es. Sal 11 8,2 1
vogli o e al tarti , perch mi hai esaudito oppure
Is 12, 1; 25 ,1; Sal 18,50 perci ... ; 52,11 ; 139 ,14.
A ll a fine del almo di lamentazione, nella promessa di lode si presuppone gi l'azione di Dio
che viene implorata (Sal 35, 18; 54 ,8; 71,22; 109,30
ecc.). Oppure i esprime la certezza che l'ora della
lode di Di o arriver (Sal 42 ,6. 12; 43,4.5). Se la mede ima frase pu essere pronunciata nella medesima forma in si tuazioni cosi differenti , perch
co n essa i esprime il significato, decisivo per l'esistenza, di questa risposta di lode all 'azione diDio,
con la quale egli salva , esaudi sce e libera. E comune a tUlle le situazio ni il fallOche il proprio impulso o la decisione genuina e spontanea caratterizzi la risposta di lode. Lo si nota anche dalle
espression i intensi'Je che si usano nel contesto: co n tUllO il cuore (Sal 9,2; 86,12; 111 ,1;
11 9,7; 138 ,1 ), per empre (Sal 30,13; 52,11 ;
plur. 44,9; 79,13). Le espressioni davanti ai popoli (Sal 18,50; 57 ,10; 108,4), in una grande assemblea (Sal 35,18) ri velano un aspello forense;
cfr. l'accompagnamento con strumenti musicali in
43 ,4; 71,22. Queste due ultime aggiunte ricorrono
pi spesso co n hll pi ., le prime due sono tipiche di
jdh hi .
S'd unque la forma predominante in hll pi o l'acclamazione di lode all'imperati vo , e in jdh hi. la riso luzione alla lode, si ha anche in questo caso una
ch iara differenza di ignificato: mentre con hll pio
viene designata in primo luogo la lode di Dio nella
forma del giubilo festoso, il cui soggello la comunit nel servizio liturgico, conjdh hi. si indica
anzitutto l' unirsi del singol o all a lode di Dio, in
seg uito ad una decisione che egli ha preso in base
alla propria esperienza. Sebbenejdh hi . ricorra per
lo pi in form a plurale (vd. sp. 4a inizio) tuttavia
specifico di que to vocabolo il fallO che un singolo
arri vi alla lode mediante una sua propria decisio ne. In jdh hi ., in qualsiasi form a venga usato,si
sOllintende sempre anche un io vogl io ; solo 111
questo modo si pu co mprendere la connessione
co n l'altro signi fi cato co nfessare ( i peccat i) '. Il
senso del verbo viene quindi espresso con ch iarezza magg iore da quel gruppo di passi in cui compare la I a persona si ng.

b) Nell'acclamazione di lode all ' imperativo j dh hi.


ricorre come termine parallelo di 1111 pi., ma anche
586

isolatamente. Si tratta qui probabilmente di un'assimilazione; in questa form a hdti esaltate! assume pi o meno lo stesso signifi cato di ha/ehi
lodate! (Sal 30,5 ; 97, 12; I OO,4b; 105,1 I Cron
16,8; Is 12,4; Ger 33 ,11 ; co n loda Sal 100,4a;
147,7). Ci va le anche per la frase all 'i mperativo
esaltate Jahwe, perch benigno, si , la sua bont
dura in eterno (Sal 106,1
I Cron 16,34; Sa l
107, 1; 11 8,1.29; 136, 1; cfr. 136,2.3.26; 2Cro n
20,2 1). Questa frase, che ricorre pi sp.:\SO di tutte
quante le altre frasi all ' imperativo pr~ ,c insieme e
che nell 'opera del Cronista ancora pi frequentemente co mpare in abbrev iazioni fisse, lascia ancora intravedere il sig nificato specifico di jdh hi .:
la lode di Di o per un fatto determinato si amplia
nell a lode della bont di Dio, dalla quale proviene
quel fallO . In ci trova fond amento l' unil aterali t
per la quale in questa acclamazione di lode Dio
viene lodato non per la sua maest e la sua bont
(co me avv iene nell a lode descrilliva), ma solo per
la sua bont, come capita anche nell a maggioranza
dei passi in cui la forma compare all a l ' perso sing.
(Sal 42,6; 54,8; 71,22; 118,28; 138,2). La lode di
Di o per aver sperimentato una salvezza, un esaudimento o una liberazione viene ampli ata in lode
della bont di Dio. A nche in questa frequentissima frase, con la quale l'acclamazione di
lode si esprime con j dh hi. all'imperativo, si pu
quindi riscontrare anoora il significato speci fico
del verbo.

c) In alc uni passijdh hi . compare anche in forma


iussiva e finale. La funzione dello iuss ivo esaltino indicata dalla frase che viene ri petuta alla
fine di ognuna delle quallro parti. del Sal 107:
esalti no Jahwe per la sua bont e per i suoi prodigi verso gli uomini (Sal 107,8.15.21.3 1). Questo sa lmo, una liturgia di ringraziamento , rac coglie nelle sue quallro parti la lode narrati va a
partire da quattro situazioni tipiche (smarrimento
nel deserto, pri gionia, malallia, nave in pericolo di
affondare), e le compone insieme in un salmo liturgico di lode, che racchiude le quattro narrazioni
in un unico salmo di lode riassunti vo e descritti~o
( 107, 1 e 33-43). Si nota qui il passaggio dal voglio lodare (che introdurrebbe ognuna delle
quallro narrazioni prese isolatamente) al lodino ; quest'ultimo dovuto al fallo che gli aiuti
di Dio sperimentati isolatamente connuiscono
nell a lode liturgica comunitaria. Si nota cio un riferimento organico e significativo della forma
lod ino all a forma voglio lodare . Lo iussivo
ricorre inoltre in Sal 67,4.4.6.6; 89,6; 99 ,3; 138,4;
140,14; 145,10. In Sal 76,11 txt?; 106,47 = I Cron
16,35; Sal 142,8 si esprime infine la relazio ne tra
la liberazione da parle di Dio e la lode che ne scaturisce.
d) Come hll pi. , co i anche jdh hi . all' infuori
dell'opera del Cronista non ricorre quasi mai in
forme asserti ve e narrative; i verbi hanno quasi
escl usiv amente la funzione di porre in allO la
587

lode, e perci co mpaiono generalmente in forme


di accla mazio ne. T anto pi importante quindi il
piccolo gruppo di passi in cui si rinette sulla lode e
in cui si dice qualcosa di essa. Si tratta di una sola
asserzione, che viene fatta nei quattro passi
Sa l 6,6; 30,10; 88,11 ; Is 38 ,18s.: i morti non lodano
Jahwe (Sal 6,6 ch i ti esalta nell o seol? , cfr. Is
38,18; Sal 30, I O ti loda forse la polvere, annuncia
forse la tua fedelt?; 88, 11 possono forse sorgere le ombre ad esaltarti ? ). Is 38 ,19 fornisce il
complemento positi vo: la vita , la vita , essa ti
loda! . Nella struttura del salmo si tratta di un
motivo che deve muovere Dio ad intervenire, un
motivo uni to all' implorazione di salvezza (Sal 6;
30; 88). Esso viene util izzato nell a lode narrativa
individuale (ls 38). Come qui la morte caratterizzata dal faiio che in essa non si d pi lode a
Dio, cosi la lode di Dio appartiene alla vita (ls
38 ,19), appartiene all'esistenza piena, totale e perfetta. Appare qui con la massi ma evidenza che per
l'A T la vita senza l'apertura verso Dio espressa
nell a lode non propriamente una vi ta degna di
essere vissuta. Lo si pu capire per soltanto se il
verbo viene visto nel significato pieno che ha
nell' A T , come p.e. nel caso della rinessione con
cui inizia il Sal 92: bello ((ab) lodare Jahwe
(v . 2).
e) jdh hi . viene per lo pi tradotto con ringraziare , specialmente nella confessione ringraziate il Signore, poich buono ... Tale traduzione non errata, tuttavia non in grado di rendere l'a mpiezza di significato dell 'ebr. jdh hi . (al
riguardo esaurientemente Westermann , I.c., 2024). Per quanto riguarda la relazione reciproca dei
termini indicanti lodare e ringraziare , decisivo il fatto che in tUlle le lingue del mondo solo
tard ivamente si forma un vocabolo specifico per
ringraziare ; nessuna lingua primitiva ha nel
suo vocabolario un termine particolare per ringraziare (lo stesso ca pil a per i bambini , ai quali
i deve insegnare a fl l1!;raziare, mentre essi non
hanno bisogno di apprendere quello che si esprime
con la lode o con l'esclamazione di gioia). Il ringraziamento come vocabolo spec ifico si manifesta
nello sv iluppo della civil t quando aumenta il processo di individuazione.
Poich dunquejdh hi. reazione ad un'azione soc corritrice e liberatrice di Dio, include anche ci
che noi chiamiamo ri ngraziare . I due atteggiamenti non so no per identici quanto a significato,
e lo si nota nel fallO che il term ine non ricorre mai
quando si esprime un ri ngraziare tra uomini .
La differenza sta nei punti seguenti: ( I ) la lode
contiene un aspetto di elevazione o di esaltazione;
j dh hi. include quindi anche ci cile noi chi amiamo am mirare (per il quale non c' in
ebraico un vocabolo specifico); ci non implicito
nel nostro ringraziare . (2) La spontaneit una
caratteristica fondamentale dell a lode: quest'ultima non pu mal diventare un dovere come il nostro ringraziamento . (3) La lode include un
;" , j dh hi . ESA LTARE

588

aspetio pubblico; essa si comp ie costa ntemente


davan ti ad un gruppo , ed il verbo stesso suppone
implicitamente che essa avvenga nell a gioi a. (4) Il
ringraziamento si esprime con frasi in cui ch i ringrazia soggetto ( ti ringrazio, perch tu ... ); la
lode si esprime in frasi in cui il soggetto colui
che viene lodato ( tu hai fatto ... ). C' qui una
differenza fondamentale tra le nostre preghie re di
ringraziamento e i sal mi di lode del sa lterio. Queste differenze sono cos essenziali , che, dove
possibile, jdh hi . va tradotto preferibilmente con
lodare o esaltare (contro Crlisemann, I.c. ,
279-282), anche se in alcuni casi possibile tradurre con ringraziare .
f) Il sost. loda ricorre in 13 passi nel significato
speciale sacrificio di lode , in 8 passi nel significato inno di lode . Sul sacrificio d i lode cfr.
R.Re nd torff, Studien zur Geschichte des Opfers
im alten Israel, 1967, spec. 65. Il sacrificio di lode
viene descritto nella legislazione di Lev 7 ( Lev
7,12 .12 .13 .15; 22,29). Nella crit ica che i profeti
muovono al sacrifi cio ricorre in Am 4,5, me ntre
nell 'a nnuncio di salvezza compare in Ger 17,26;
33, 11 . ell'opera del Cronista viene me nzionato
in 2Cron 29,31.3 1 e 33 ,16. Il salmo 100 viene designato nel titolo co me salmo pe r il sacrifi cio di
lode (v. l ). importante Sal 116,17, in quanto
mostra che il acrificio di lode e l' inno di lode
sono in stretta relazione tra loro: vog li o offrirti
un sacrificio di loda e invocare il nome di Jahwe
(cfr. anche Sal 66,13s.). Assai vici no al sacrificio di
lode il acrificio votivo (n!drer, - ndr), supposto
che non coincidesse addirittura con esso (cos
Rendtorff, I.c.).
lOda nel ignificato di celebrazio ne di lode, inno
di lode ricorre in Is 51,3; Ger 30, 19; Giona 2,10;
Sal 26,7; 42,5; 50, 14.23; 107,22; la maggior parte
dei passi sono su ll a ste sa linea di uno di quelli gi
considerat i (annuncio della lode: Giona 2, I0 saCrificher a te al risuonare dell'inno di lode . finale: Sal 26 ,7 che io intoni a voce al ta il cant~ di
lode ; nella co nfe sione di fiducia: Sal 42,5; in
senso iussivo: Sal 107 ,22; nell'annunzio profetico
di salvezza: Is 51,3; Ger 30,19). In un passo i due
significati di lOda entrano in esplicito cont rasto tra
loro. In Sal 50, 14.23 si raccomanda la lOda anzich
il sacrificio come ri sposta pi adeguata all 'ag ir di
Dio e pi aderente al la sua volont. Se si confrontano queste frasi del Sal 50 con 116 ,17 (e 66,13s.),
Il modo diverso con cui si pa rl a della lOda indica
che si verificato un mut ame nt o dal punt o di
vista storico-relig ioso: mentre in un primo
te mpo era ovvio e naturale l'accostamento tra
sacrificio di lode e inno di lode (parola e azione)
nel periodo succe ivo i due elementi posson~
entrare in colli sione tra loro per cui loda co rri sponde alla volo nt di Dio in quanto parol a e
II1no , ma non in quanto azio ne sacrificale.

Pcr :b!, con oggcllo loda e per IUlIa la problematica crr.


H.-J .llermisson, Sprache und Ritus im alt isr Kult
1965,29-64. Ad cccezione di al 50.14.23, dove ~b!, as-'
589

;;1' Id" hi . ESA LT A RE

sume il senso improprio di orrri re come (sostituzione


di un) sacrificio , il verbo ha ovunque il significato concreto di macellare, sacrificare (qal 112x, inoltre Ix
aram.; pi. 22x; dalla radice del semitico comune 'dbl!
sono derivati: zceba!1 sacrificio [cruentol>>! 162x, di cu'i
35x in Lev , 20x in um] e mizbea!1 altare [4oox , di
cui 87x in Lev , 59x in Es , 39x in 2Cron , 34x in IRe, 29x
in um, 28x in 2Re], inoltre l'aram . bi bI. db!, qal sacrificare )>!Esd 6,3], d' ba!, sacrificio [Esd 6,3],emadba!,
altare [Esd 7, ' 7Il.*
g) ei 20 passi in cui jdh hi . compare nell'opera
del Cronista, il verbo si trova 11 volte in parallelo
co n 1711 l'i. oppure l ehilla (ICron 16,4.35; 23,20;
25,3; 29,13; 2Cron 5, 13; 31 ,2; Esd 3, 11 ; Neem
Il ,17 txt e m; 12,24.46). Questi passi sono trattati
sotto 1711 l'i ., dove si descrive l'uso specifico dei
verbi di lode nell 'opera del Cronista. Qui pralicamentejdh hi . diventato ovu nque sinonimo di hl!
l'i .; il significato proprio di ciascu no dei due verbi
non compare pi . jdh hi sta da solo quando il suo
conle nu to indicato co n il ritornello poich egli
buono, s, la sua bont dura per sempre (l Cron
16,41 ; 2Cron 7,3.6; cfr. ICron 16,7). lOda ha senso
tec nico in Neem 12,31.38.40, dove designa un
coro fes ti vo (parimenti hujj'dol in eem 12,8
Ixt?), e in eem 12,27 , dove, come in Sal 100,1,
indica un tipo di inno. Queslo senso tecnico compare gi in Sal 119 ,62 , dove per jdh hi . viene fi sato un tempo determinato di preghiera, e in
122,4, dove si dice che la lode una legge per
Israele.
h) jdh nel significato di confes are (i peccati ))
forma un gruppo a s. Solo in sei passi l'hi. ha
questo sig nificato (l Re 8,33.35 = 2Cron 6,24.26;
Sal 32,5; Prov 28, 13 ); nell a maggioranza dei pas i
si ha l' hitp. (Lev 5,5; 16,21 ; 26,40; Num 5,7; Oan
9,4.20; Esd 10, 1; eem 1,6; 9,2.3; 2Cron 30,22;
quindi solo in P, Dan e nell'opera del Cronista); si
veda inoltre loda in Gios 7, 19 e Esd 10,11.
Il passaggio da un significato all 'altro espre so
nel modo pi esplic ito nel testo dell a preghiera di
Salomone per la consacrazione del tempio I Re
8,33 .35 . AI v. 35 si dice: ... e confesseranno Il
tuo nome e si convertiranno dai loro peccati .jdh
hi . potrebbe anche essere tradotto qui con e altare". riconoscere Jahwe significa ammettere che
la propria via malvagia, ma i due aspetti di questo proces o vengono resi con due verbi, come in
Gios 7, 19 nel racconto del furto di Acan : rendi
dunque kabOd (glori a) a Jahwe e rendigli lodai .
(cfr. F.Horst, ZA W 47, 1929, 50s.). AI contrano
jdh hi . in Sal 32,5 vog li o confessare a Jahwe le
mie trasgressioni e in Prov 28, 13 ... chi li confe sa ( i peccati ) e li abbandona, trova mlsencordia ha il signifi cato di ammettere, confes are,
e questo significato si ha sempre nell'hitp. Si tratta
chiaramente di un termi ne liturgico, poich tutti I
pa i all'hitp. ricorrono in contesto liturgico. I
passi mo trano che la co nfessione dei peccati ha
a su nto un sig nifi cato profo ndo nella liturgia del
periodo l'O tesilico.
590

5/ I LXX traducono jdh hi . prevalentemente


co n ~OflOQ'(E~", ma anche con cxlvs~v, jdh hitp .
con ~~CXYOPE\)WI e l:~oflooys~crecxl, Ci indica
da un lato che il significato della confessio ne dei
peccati nel giudai mo acq ui st maggiore importanza, e dall'altro che i LXX hanno attribuito alla
voce greca 6fJ:0OyE~" il valore di lodare , esaltare che i di costa molto dal significato primario di promettere (cfr. flqOyE~'1 per - !ldr e
-Sb' ni .); O.Michel, ThW V,204 ( = GL T
VIII ,573), parla giusta mente di un ebrai mo lesicale . A mio avviso , la differenza terminologica
tra jdh hi . e hII pi o continua ad esprimer i anche
nella traduzione; vi sono interferenze soprattu tto

fra et.he:LV e UtlVe:LV.


II gruppo pi importante delle ricorrenze dell' AT ,
quellO con la forma coortativa, viene ripre o ampiamente nelle Hodajoth ( ca nti di ringraziamento ) di Qumran. La formula d'introduzione
pi frequente 'ad' ka 'adonaj ki ( IQH 2,20.3 1;
3, 19.37; 4.5; 5,5.20; 7,6.26.34; 8,4), che si deve tradurre: ti voglio e al tare, Signore, poich ... ( diver amente J.M.Robi nson, BZ W 30, 1964, 194235); co i pure con 'eli mio Dio IQH Il ,3. 15.
Ricorre anche il significato confessare (la propria
colpa, oppure genericamente i peccati ) (hitp. CD
9, 13; 15,4; 20,28; hi . IQS 1,24).
ull ' uso nel NT cfr. O.Michel, art. flo,oyew,
ThW V,199-220 ( = GLNT VIII ,557-6 18).

C. WeSlerma!l1l

1)" jd'

CONOSCERE

1/ 1/ La radice jd' (ri)conoscere, sapere


appartiene al em itico com une.
In realt in arabo sono sopravvis ute ancora alcu ne sue
tracce, mentre il suo ignificato rappresentato da 'orafa
,,( ri)conoscere, sapere e 'alima sapere (Th . 01deke, ZDMG 40, 1886,725; id ., NB 202s.; diversamente
P.Haupt, JBL 34, 1915,72).
In egiz. ril (ri)conoscere, sapere rappresenta chiaramente la -versione antica e roneticamente corretta del
terminejd' di derivazione semitico-camitica (O.Rossler,
eue Mrikanistische Studien, 1966, 218-229, spec. 228).
AI contrario il termine jd' saggio , attestato nel pap.
Anastasi I 17,8 (A. H.Gardiner, Egyptian Hieratic Tex ts
III , 1911 , 19*.58), va considerato piuttosto una derivazione neoegiziana dal part oatt. qal di jd' del semO. (Erman-Grapo\V 1,153).
Come si pu ancora intravedere dall'acc. edti(m)/idli(III) conoscere, sapere (GAG I03e; AHw
187 .; CA D 1/1 20-34; diver amente P.J e nse n,
ZA 35 , 1924 , 124-132) e oprattutto dal causati vo
et. ' ajde'a rendere noto ,jd' costitui ce una radice di 18 j (GVG 1,604; Meyer Il ,138; ma cfr. al
co ntrario iildeke, B 202s.; GK 69), che ha ubito per l'i nOusso delle radici di l' w, sull a
cui analogia si costruiscono alcune forme di I" j,
come si desume nel nostro caso dall e forme della
591

Oess ione ebr. di j(t (Berg tr. Il ,124-13 1; BL 376385; Meyer Il ,13 -142), ma anche p.e. dalla radice
as . ",adli(III), variante dell'ace. l'dli(lII)lid,i(lII)
conoscere, sapere (GAG 106q).

21 Dal lato etimologico non l'O ibile ri ali rc


oltre il ignificato ( ri)cono cere, apere (macfr.
F.Gaboriau , Angelicum 45, 1968 , 3--13_ speC. 617). molto ipotetico upporre un senso originario olezzare, emettere odore (Haupt, I. ., 72),
come pure una derivazione dajad mano (J .Hanel, Das Erkennen Gottes bei den Schriftpropheten , 1923 , 255 n. 2, seguendo O. Prock ch)_ o una
relazione etimologica con l'arabo ",ada'a po are,
tranquillo (G .M.Redslob,
es ere/ diventare
ZDMG , 1871, 506-508; F. hwally , ThLZ 24,
1899,357; G.J .Botterweck, " Gott erke nncn " im
Sprachgebrauch des T , 1951, Il; cfr. al co ntrario
D. W.Thomas, JTh t 35, 1934 , 29 -30 1).
Ci si pu tutt 'al pi chiedere se in una serie di passi
dell' AT, difficili per significato e incerti dal lato lestuale,
non si nasconda errettivamente dietro le rorme di }ti'
(ri)conoscere, sapere , tmmandate dal T I, qualcuna
di queste altre radici. Sono tati ratti recentemente dci
tentativi in questo senso, eguendo t'esempio di alcuni
autori di dizionari ebraici del passato (cfr. al riguardo
D.W.Thomas, JThSt 35,1934,298-30 1: 38,1937, 404s.:
42 , 1941,645.; JQR NS 37,1946/47,177.; ma cfr. Hl
contrario L.J .Liebreich, ibid., 337s.; J.A.Emcrton, ZA W
81, 1969, 188-191), con rirerimento a:
a) t'arabo ",ada 'a (posare), diventare/essere tranquillo > ebr. j d' essere sotto mc o, umiliato p.e.
per Giud 8,16; 16,9; Is 9,8: 53.3. 11 : Gcr 31,19; Os 9,7; Sal
138,6; Giob 20,20; 21,19; Prov 10,9; 14 ,33; Dan 12,4
(D.W.Thomas, JThSt 35, 1934, 298-306: 36, 1935, 409412 , e altri studi, cfr. FS Thomas 1968,2 17-228; inoltre
p.e. G.R.Driver, JThSt 38, 1937, 48s.; T.H.Rob111son,
ZAW 73, 1961 , 267s.; L. .Allen, Vox Evangelica III,
1962,24-28: P.R.Ackroyd , FS Thomas 1968, 10- 14; ma
cfr. al contrario J.Reider, JBL 66, 1947,3 15-3 17):
b) l'arabo da'a cercare, indagare, chiamare, invocare,
invitare p.e. per Gen 18,19: Es 33,12; Os 6.3: Prov
10,32; 24,14; 29,7 (qui: d'aI e igen7a , pretesa :
D.W.Thoma , JThSt 38 , 1937, 40Is.; id ., SVT 3, 1955,
284s.; E.Zolli, Sefarad 16, 1956, 23-3 I);
c) l'arabo da'a abbattere, di truggere per E7 19,7; al
74,5 (G.R.Driver, JBL 68 , 1949,57-59);
d) l'arabo wa!la 'a grondare , l'ug. (w/y)"'" sudare ,
l'ace. :,illl, l'ug. d'I, l'ebr. ze'o "sudore pcr t'cbr. id'
sudare e d'al udore (come vari anti diaicliali di

*j:', :e'a) in Is 53, 11 ; Prov 10,9.32; 14 ,7.33 (M.Dahood,

Gregorianum 43, 1962, 63s.: id ., Provcrbs and orth\Vest Semitic Philology, 1963, 21; id ., Bibl 46 , 1965,
316s.).
D'altro lato resta ince rto se i fondamenti filologi ci
di queste propo te siano cosi solidi cla poter fondare tentativi validi di oluzione. Cfr. anche Barr,
PT 19-25.325.328.
3/
ell'AT ricorrono tutte e ClIC le coniugazio ni del verbo (-glh I): oltre al qal (ri)conocere, sapere (a nche in aral11 . bibl.) si ha il ni . riOessivo (tollerativo) c passIvo rI pe tto alla COI1lU-

1',' ,,,, CO OSC I-RI'

592

gazio ne fo nda m e nta le farsi ricono cere, veni r


conosciuto, essere conosci uto , l' hi . causativo
far sapere, ann unciare (sull a d e limitazio ne
dell ' h a. a ra m ., che ha lo stesso s ignificato e indica
una const atazio ne neutrale, ri petto all'aram . (/lvil
pa./ h a. a nnunciare cfr. Je nni , HP 112-119 ), il
suo passi vo ho. venir conosciuto ( pe r la forma
cfr. Meyer Il ,141) e il riflessivo hitp. farsi riconoscere .
Il pi o rendere edollo , allestato solo in Giob 38.12,
presumibilmente un denominati vo dell'aggellivo jii,"i a,
esperto, competente in (Jenni , HP 235). Del suo passivo pU . compare solo il part. usato come sostantivo
III Juddii " fem . III Juddil'ar conoscente. I Sam 21.3b
poI. da correggere secondo i LXX (cfr. BH').
In ebraico, form azioni nomina li ed a ltri de rivati
d all a radice j d' o no:
a) le forme dell'inr. cs. qal, usate come sostantivi in
senso as trallq (G K 69m ), dea, (masc.), de'ii (fem.) il
sapere e da'al conoscenza, sapere. Ad esse corrispondono in acc. il nome di'(a)lI1mlda'alulIl conoscenza, notizia attestato nell'espressione di'alam slum
ch iedere notizia di qualcosa, informarsi su ( B.Lan dsberger, lDMG 69 , 191 5, 513s. ; AHw 168b), e in ug.
d'I sapere, conoscenza ( WUS nr. 1148; UT nr. 1080),
il cu i sign ificato concreto compagno, amico ( nel testo
62 [ = I ABJ, r. 49 in parallelo con il sinonimo (Ibr) si ritrova forse anc he in Prov 8,12; 22 ,12 ( M.Dahood , Bibl
45 , 1964, 103 ; id ., UH Ph 61). I nomi astratti di questa radice usati abitualmente in accadico, come elidaw il sapere ( AHw 189a), mudlilll sapere, conoscenza
(A Hw 667a) ecc., non hanno corrisponden ti in ebro
b) maddii ' intelligenza , che ha un corrispondente nel
sostantivo manda' intelligenza attestato in aram. ego
(Ah . r. 53 kmnd' notoriamente , H.Torczy ner, OLl
15, 191 2, 398; diversamente Cowley 232 ; cfr. anche
DISO 158) e in aram. bibl. (F.Rosenthal, A Grammar of
Biblical Aramaic, 1961 , 16s.).
c) modii' , fem . mod 'a l conoscente, lontano parente . La forma maschile ha un equivalente nell'ace.
mudii(m) sapiente, avveduto; conoscente (?)) (A Hw
666s.; cfr. anche l ensen, I.c ., 124-132), che nei testi di
Ugarit ( PR U 111 ,234) ricorre assieme all' ug. md' ( UT
nr. 1080; M.Dahood, Bib146 , 1965 , 210-2 12) come titolo
di corte amico (del reI della regina) ) (come l'ebr. ,.e'a"
-re a, amico del re , cfr. A. va n Selms, l ES 16,
1957, 11 8- 123; de Vaux 1,188s.; H.Donner, lA W 73,
196 1, 269-277; cfr. anche in questo contesto 2Re 10,11
m J udda'alV i suoi [di AcabJ fidi ).
d) il termine jidde'oni spirito di prolezia , che
nell' AT ricorre sempre assieme a ' ob spirito dei
morti ; come l'arabo sa 'ir esso significa forse propriamente colui che sa (G B 289a; H.Ringgren , Isr. Religion , 1963 , 22Is.).
e) l'agg. j adu a, competente, esperto in (sul tipo di
formazione cfr. Meyer Il ,28).
f) la particell a ,interrogativa madd,i"' perche? che a
dirrerenza di lammallan,,; perche? , particella Per domande che contengono un rimprovero, introduce delle
richieste di informazione (A .Jepsen , FS Rost 1967 , 10611 3) ed presumibilmente una contrazio ne di ma j achi a,
(diversamente K.Ahrens, l DMG 64 , 1910, 179) che
sal dI CIO? ( BrSynt 131) oppu re che cosa noto?
(GK 9ge; Meyer Il ,174 ). Cfr. anche mi j od" a' forse
(2Sam 12,22 ; Gioe 2,14; Giona 3,9; - ' Iilaj I) come ulte593

111' j d' CONOSCE RE

riore esempio di un'espressione interrogativa che si


tra formata in espressione avverbiale; inoltre bib'li ..
dil'al involont ariamente ( Deut 4,42 ; 19,4; Gios
20 ,3.5; cfr. CA D 111 29s .) e mibb' li-d 'ar im provvisa.
mente ( Is 5, 13).
Sui nomi pro pri formati con j d ' dr. Noth , IP 181,e vd.
st. IV/la.

III Prescinde ndo d all a pa rticella interrogativa


maddti"' pe rch? , ricorre nte 72x , le forme della
radice j d' com pa io no ne l!' A T in 111 9 passi (ebr.
1068x, a ra m 5 Ix). Di queste ricorrenze, 994 ri
g uarda no il verbo : e br. qal 822x (Ez 86x , Ger 72x,
Sal 66x , Is 64x , Giob 60x , G e n 53x , ISam 49x,
De ut 43x , Es 36x, Ecde 34x , I Re 33x , 2Sam 28x,
Prov 27x) , ni . 41x , pi o Ix (Giob 38, 12), pU . 6x (Sal
4 x), poI. Ix (vd . sp. 113), hi . 7 1x (Sal 16x , Ez e
Giob 8x ciascu no , Is 7x), ho. 3x (Lev 4,23.28; Is
12,5), hitp. 2x (Gen 45 , I ; Num 12,6); aram. qal
22x (Dan 16x, Esd 6x), ha . 25x ( Dan 20x, Esd 5x).
Le formazioni nominali d e lla radice sono cosi di
s t ribu ite: de a' 5x (solo ne i discorsi di Eliu Giob
32-37), de'a 6x, dii ' al 90x ( Prov 40x, Giob Ilx , Is
9x , Ecde 8x , Os e SaI4x), mda' 2x ( Prav 7,4; Rut
2, 1); mdii' al Lx ( Rut 3,2), madda' 6x (solo poste
si lico: Eccle 10,20 txt ?, cfr. Hertzberg, KAT
XV1I/4 , 197s.; M.Dahood , Bib146 , 1965,210-212;
D a n 1,4 . 17; 2Cron 1, 10. 11.1 2), jidde'olli Il x;
jachi O ' ( D e ut 1, 13. 15; Is 53 ,3) posto sottojd' qal.
M a nca no forme della radice in Abd , Agg e Lam.
In questa lista la d istinzione tra d ' Q{ come inr. qal e
come sostantivo non segue Mand., ma Lis. (Es 31 ,13 e
Giob 10,7 sost. ; Ger 10,14 = 51 ,17 e 22 ,16 inr. qal). Es
25,22 in Li . 579b collocato sotto id ni .
1111

Il Il verbo jd' ( ri )conoscere, sapere


ne l s uo uso v trt . dispone di una gam m a di signi
fi cati di a mpiezza considerevole, senza che questa
tutt av ia nel suo svi luppo possa essere ricondotta,
a ll ' este rno o a ll ' inte rno dell' A T , ad una chiara
evo luzione sema ntica (Gaboriau , I.c ., 3s.), oppure
senza c he ( ri )conoscere, sapere l), almeno sotto
l'aspetto logico , possa g i essere inteso come atte
nuazio ne di un significato in origine pi preg na nte , c he s ussis terebbe ancora soprattutto
quando il verbo s i rife risce alla relazione fra per
sone, particola rme nte fra coniugi (E. Baumann ,
ZAW 28 , 1908,22-4 1.110-143; cfr. anche G.J .Botterweck , " Gott e rke nne n " i m Sprachgebrauch
des AT , 195 1, s pec . 11-17). Piuttosto,jd' nell'AT
significa:
a) In primo lu ogo la pe rcezione che l' uo mo ha,
m ediante i sen s i, di oggetti e si tuazio ni del suo
mondo , ent rand o in ra ppo rto con essi , in base
all ' espe rie n za e attrave rso la m edi azio ne di altri
(q al. acco rgersi, avvedersi, notare, avvertire,
percepire, sperimentare p.e. Gen 8 ,11 ; 9,24; Es
2,4 ; Lev 5, 1; lSam 22,3; Ger 38,24; 50,24; Ez
25 ,14; Os 7,9; Sal 35 ,8; Giob 5,24; 9,5 ; 21 ,19; Prov
5 ,6; 23,35; Rut 3,4; Est 2, 11 ; Neem 13, 10; analoga m e nte al ni ., d a inte nders i in senso riflesslvoto lle rat ivo o ppure, co nfo rme m e nte ai significati
594

de l qal, com e impersonale , p.e . Gen 41 ,21.3 1;


ISam 22 ,6; 2Sam 17, 19; Sal 77 ,20; Rut 3 ,3).
I testi presuppongono espressamente che l'oggetto della
percezione sia accessibile, dice ndo che esso si trova di
fronte a qualcuno (lIa?ga?d Sal 51,5; 69,20 ) oppure
presso qualcuno ('ii I Is 59 ,12; 'im Giob 15,9; ' immad
Sal 50, 11 ), e non quindi inaccessibi le" (bii~li,. Ger
33,3), nell'oscurit (b ema(1i;ak Is 29 ,15; aram. ba(IS;;ka Dan 2,22 ; dr. an ch ~ Sal 88,13) oppure nascos to
(a ... )) (kl}d ni . mill Os 5,3; Sal 69,6; 139,15; '1m ni . mill
Lev 5,3.4; cfr. lI e~ lirOI cosa nascos ta Is 48 ,6 e ' mq hi .
laSlir occultare profondamente Is 29,1S, inoltre il
bassi'a?r di nascosto del contesto in Ger 40,15), inol
tre che gli organi dell a percezione, occhi e orecchie, non
sono incollati (I}I} Is 44,18), ma ape rti (pql} Gen
3,7; glh Num 24 ,16; cfr. ISam 3,7; pII} Is 48 ,8, cfr. anche
Deut 29 ,3; Is 6,9; 32,3s.), e che la capaci t di percezione
non viene eliminata dal sonno ( ISam 26 ,12) o dall'ubria
chezza (Gen 19,33.35), per cui si pu arri vare ad una
percezione; cfr.jd' parallelo di -';m ' ascol tare (Es 3,7;
Deut 9,2 ; 29,3 ; Is 6,9; 33 ,13; 40,21.28; 48 ,6.7.8; Ger 5, 15;
Sal 78,3; Giob 5,27; Dan 5,23; Neem 6, 16) e di - r ' h ve
dere (Gen 18,21; Es 2,25 txt em; 3,7; 6,3; Lev 5, I; Deut
4,35; I l,2 ; 29 ,3; 33 ,9; ISam 6,9; 18,28; 26 ,12; Is 5, 19; 6,9;
29 ,15; 4 1,20; 44 ,9; 58,3; 6 1,9; Ger 2,23; 5,1; Il ,18; 12,3;
Sal 31,8; 138 ,6 txt? [cfr. 1.Reider, lBL 66, 1947, 317J;
Giob Il ,11 ; Eccle 6,5; Neem 4,5; cfr. specialmente
l'espressione fiss a da l lire'e riconosci e vedi )) [anche
plur.J: ISam 12,17; 14,38 ; 23,22; 24 ,12; 25, 17; 2Sam
24 ,13; IRe 20,7 .22; 2Re 5,7; Ger 2,19; inoltre szp scor
gere Giob 28 ,7; s'h hitp. considerare Gen 24,21 e
aram. (Izh vedere Dan 5,23).
b) In stretta connessione con quest' uso,jd' v ie ne
ado perato pe r d es igna re la conoscenza o tte nuta
mediante l'impiego consapevole dei sensi , m ediante la ricerca e l' esame, m edi ante la riflessione
e la m editazione (qa l riconoscere, comprendere,
capire, esaminare p.e. Gen 42 ,33; Giud 18,14;
2Sam 24 ,2; Is 41 ,22 ; Ger 2,23 ; 26,15; Zac 11 , 11 ;
Giob 9 ,28 ; 34,4 ; 36 ,26; 42 ,2; ni . venir rico nosciuto p.e. Es 33,16; Lev 4 ,14; Giud 16,9; IRe
18,36; Ger 28 ,9).
In quest'uso di j d' caratteristico il compito che spetta
al cuore come organo di conoscenza (-Ibl lbab
Deut 8,5; 29 ,3; Gios 23 ,14; IRe 2,44; Is 32 ,4; 51 ,7; Ger
24,7; 31,33s.; Eccle 1,17; 7,22 ; 8,5; Oan 2,30; dr. in parallelo ajd' l'espressione sim ['al- J leb Is 41 ,22; 42,25, abbreviata in Is 41 ,20, e s,ib hi . ' a?l lb Deut 4,39 pren
dere a cuore ; inoltre si Ilb l e porre il cuore a ... Prov
27 ,23 , cfr. Prov 22,17). AI contrario , la conoscenza viene
ostacolata dal traviame nto del cuore (Io' lbab Sal
95 ,10) opp. dal traviamento dello spirito (Io'-,,; al} Is
29,24), ma specialmente dalla incredibile ostinazione .che
pregiudica il funzionamento degli organi della percezione e della conoscenza (cfr. Deut 29 ,4; Is 6,6s.; 29,912; 32 ,3s.; 42,18-25 ; 44 ,18; 48 ,8; Ger 5,3-5; 10,14; 51,17;
Sal 95 ,8-10; cfr. al riguardo F.Hesse, Das Verstockungsproblem im AT, 1955).
Si pu raggi ungere la conoscenza con il cercare (bqs
pio Ger 5,! ; Eccle 7,25; 8, 17; dr!; Sal 9,11 ; cfr. anche Ili,.
esplorare, investigare Eccle 7,25 e s' I blohim intero
rogare Dio Giud 18,5) e il trovare (m~ ' Giob 28 ,13;
Eccle 8,17; cfr. ProVo 8,9), con il provare (b(1II Ger
6,27; 12,3; Sal 139,23; G iob 23 ,10; bl}r Giob 34 ,4; (Iqr Sal
139 ,1.23 ; nsh pi o Deut 8,2; 13,4; Giud 3,4; 2Cron 32,31),
con il ponderare ( zkr Sal 103, 14; (1sb Sal 144,3) e con
Il capire , esaminare (bili Is 1,3; 6,9; 40 ,21; 43 ,10;
595

44 , 18~. ;

Ger 4,22; Os 14,10; Mi 4,12; Sal 82,5; 92,7;


11 9,2) ; 139,2; Giob 14,2 1; 15,9; 23 ,5; 28 ,23; 42,3 ; Prov
1,2; 2,6; 8,9; 17,27; 29,7; Dan 1,4; Neem 10,29 ;sklhi. l s
41 ,20; Ger 9,23 ; Giob 34,35; Dan 1,4; 9,25 ).
Si pu infine trarre conoscenza da un segno COI Es
7,3-5 ; 8,18s.; 10,2; 31 ,13; Deut 4,34s.; Il ,2s. ; Ger 44 ,29;
Ez 14 ,8; 20, 12, dr. C.A. Keller, Das Wort OTH als " orfenbarungszeichen Gottes", 1946, 58), in cui viene
riconosciuto qualcosa Ud' b e Gen 15,8; 24 ,14; 42 ,33; Es
7, 17; 33 ,16; Ger 28 ,9; Sal 41 ,12; cfr. anchejd' nell'apodosi di un periodo ipotetico, da intendersi in questo
senso: Num 16,30; Giud 6,37; ISam 6,9; 20,7 e l'orien
tamento di un fatto verso una conoscenza fin ale, p.e.
Gen 24 ,21 ; ISam 12,17; IRe 18,37; 20 ,13).
c) Infine id' indica il sapere, derivante d a percezione, espe rie nza e conosce nza, e che si pu imparare ed insegnare ad altri (qal. conoscere, sapere p.e. G e n 4 ,9; 12, 11 ; 15 , 13; 20,7; 21,26; 27 ,2;
28,16; 30 ,26; 3 1,6.32 ecc .; ni . essere conosci uto
p.e. Es 2,14; 2 1,36; De ut 2 1,1; Is 6 1,9; Nah 3, 17;
Zac 14,7; Eccle 6 , 10; forme comejada' li io so
no n va nno intese d ' a ltro lato com e perfetti terminati v i, m a va nno spiegate com e forme analoghe a
quelle dei corrispondenti preteriti ace. di el idti(m)
conoscere, sapere , che sono degli stativi
quanto al lo ro s ig nificato , cfr. BrSynt 40 n . 2;
GAG 102 78b e 152 106q; dive rsamente GK
106g).
Per quest' uso di j d' , oltre ai paralleli con nkr hi . cono
scere ( Deut 33 ,9; Is 63 ,16) e s'r sapere di ( Deut
32 ,17), sono significativi specialmente quei passi in cui il
sapere comunicato med iante insegnamento , istruzione (lmd pi ocon ogg. dii ' ald'Ql l s 40,14; Sal 94,10;
119,66; Giob 21 ,22 ; Eccle 12,9, cfr. anche Deut 31,12s.;
Is 29 ,24; Prov 30,3; j ,.h hi. con ogg. dii ' ii Is 28 ,9; cfr. ano
che Esd 7,25), e quei passi in cui il sapere e frutto di
un' informazione (dr. Is 41,22s.26; Giona l ,IO; Sal 78,26; Eccle 8,7; cfr. in questo contesto l'espressione ara m.
j'di a , Ia?h"'w l e sia nOlO a ... Dan 3,18; Esd 4,12. 13;
5,8 con i suoi corrispondenti in aram. imperiale in
Dri ve r, AD nr. 4, r. 3, e nr. 7, r. 8; su un possibile sot
tofondo persi . di questa espressione d r. E.Benveniste,
l A 242 , 1954, 305).
Vanno intesi in questo senso in particolare quei
passi in cui jd' s ignifica la capacit di disting uere
correttamente le cose (Giona 4,11 ; 2Cron 12,8), la
quale non a nco ra posseduta dai bambini piccoli
( D e ut 1,39; IRe 3 ,7; Is 7, 15. 16; Ger 4,22), che
propria dell'uomo m at uro ( IQSa 1, lOs .), e che
viene m e no nella vecchiaia (2Sam 19,36). A questo scopo vie ne normalme nte usata , accato a bin
hi . ben-[b l era' ( I Re 3 ,9) e sm ' ha[[b wehara'
(2Sam 14 ,17), anc he l'espressione jd' ben-[ab
wara' ( Deut 1,39; IQS 4 ,26; IQSa 1, lOs.) opp.jd'
ben-Iab l'l'a ' (2Sam 19 ,36, cfr. anche ls 7, 15s.;
Ger 4 ,22) conoscere be ne e m ale o ppure distinguere tra bene e male , il cui conte nuto difficil e da precisare , poich la coppia di opposti [ab
wara' be ne e m ale (-(b) possiede sign ificati
m o lteplici. Per quanto rig uarda la conoscenza otten uta m a ng iando il frutto del!' albe ro della conoscenza del be ne e del m ale nel paradiso (Gen
29.17 'es haddii'allb wara ', dove haddii' al va int~so come sostanti ~o verbale [inf. es. ], il qua le in

111' j(/' CONOSCE RE

596

quamo verbo continua a reggere un co mplemento


tener como all o stesso tempo dell ' importanza
dirett o anche nell a sua funzione di nome retto in
dell 'aspetto propri ameme comatti vo l>, ossia del
una catena costrutta , cfr. GK 11 5d ~ BrSynt 9 1;
fatto che jet non indica sol tanto un comportaJ.A.Sogg in , Bib144, 1963 , 52 1-523; ma cfr. anche
mento teoretICO, un mero atto di pensiero, ma
HJ .Stoebe, ZAW 65 , 1953 , 1 95 ~ W.H .Schn id t,
che la conosce nza espressa dal verbo jd' si attua
Dle Schopfungsge chich te der Priestersc hrift ,
nel rapporto pratico con i suoi oggetti.
' 1967, 223s.), conoscenza in origine ri servata a Dio
Sono signilicalivi a q'uesto proposilO termini paralleli a
(Gen 3,5. 22), si distinguono in particolare quattro
d' come pqd occuparsi di (Giob 5,24; 35,15), Slnr
modi di int endere l'espressio ne. Co no cenza del jcustodIre,
veghare, stare allenti a (Ger 87' Giob
bene e del male pu essere:
~9 , 1 ), . 111~' !len trovare grazia, ravore (Es 33,b .17),
11111 hl. credere (ls 43,1O), jr' temere ( IRe 8,43; Is
(l) una capaci t di distinguere dal punt o di vista
Il ,2; Sal 11 9,79; Prov 1,7; 2,5; 2Cron 6,33), 'bd seretico ob \Vara' bene e male in senso morale:
vIre ( I Cron 28,9), inoltre passi in cui d'at ricorre acK.Budde, Die Biblische Urgeschichte, 1883, 65canto a ''''ml1!l liducia, redelt (Os 4 I) e ha!sa!d
72; cfr. anche Kohler, TheoL 157s.);
unit, olidariet (Os 4,1; 6,6), e termini' opposii ajd'
(2) una capacit di regolare autonomamente la come 1/1'5 riliutare, rigettare (Giob 9,21), SIi/' allonpropria vita , fondandosi su una libera decisione
tanarsi da (Sal 101 ,4), ps' b' ribellarsi contro (Ger
2,8), 1'5' hi . violare (Dan Il ,32; crr. anche Ger 9,2.5;
({ob \Vara' ci che utile o dannoso all a vita l>:
Giob 18,21).
H.J .Stoebe, ZA W 65 , 1953 , 188-204; cfr. anche
E.Albert , ZA W 33, 1913, 161-1 91; R. de Vaux,
a) Quest'aspetto pratico si nota particolarmente
RB 56, 1949, 300-308; M.Buber, Bilder von Gut
quando jd' designa il possesso di una particolare
und Bose, 1952 , 15-31; G.W.Buchanan JBL 75
abilit e competenza , di una capaci t tecnica (<< in1956, 114-120; H.S.Stern, VT 8, 1958 , 4'05-418 , ~
tendersi di , essere competeme in ).
cfr. anche W.M.Clark , JBL 88, 1969, 266-278);
Per quest'uso di j d' sono_caratteristici oggeni come ~ jid
(3) un'esperienza sessuale ob wara' piacevole
caCCIa!' (Gen 25 ,27), j am mare ( I Re 9,27 = 2Cron
e doloroso l>: H.Schmidt, Die Ezahlung von Para8,18), sefl1!r sc r inur~ (ls 29,ll s.), nehi lamento rudIes und SUndenfall , 1931 , 13-31 , oppure per denebre (Am 5,16), peSl1!r dilba/' spiegazione di una parola (Eccle 8, 1; crr. anche Dan 2,3), 'im;n tempi
sIgnare m anifestazioni normali e anormali o leg ittIme e illegIttIme della sessualit: R.Gordis, JBL . (Est 1,13; crr. ICron 12,33 e vd. Rudolph , HAT 21 ,109,
che rirerisce l'espressione a competenze astrologiche),
76, 1957, 123-138; cfr. anche l. Engnell , SVT 3
diiI \VOd,;I legge e deliberazione (Est 1,13; crr. anche
1955 , 103- 119; L.F.H artmann , CBQ 20, 1958 , 26:
Giob 37,1 5. 16).
40, e cfr. al nguardo dal pumo di vista della storia
Va inoltre inteso allo stesso modo l'uso del verbo sedelle trad izioni Gilg. 1/3 ,49-4,43 , spec. 4,29.34);
guito da una costruzione con l'inlinito in Es 36,1; 2Cron
(4) una conoscenza globale e una saggezza pra2,6.7. 13 (abi lit dell'artigiano); in ISam 16,16.18 (di un
espe r~o nel suonare l'arpa); in I Re 5,20 (dei taglialegna);
tl:a,~on CUI si diede inizio alla civ ilt umana ob
111 Is )0,4; Ger 1,6, crr. anche Is 8,4 (d i uno abile a rar di\Vara lUtto l>: J.Wellhausen, Prolegomena zur
scorsi); crr. inolt re Ger 6,15; 8,12; Am 3,\0; Ecc\e
Geschlchte !sraels, ' 1927, 299-302; cfr. anche
4,13.17;
10,15).
P.Humbert , Etudes sur le rcit du Paradis et de la
In questo senso jd' ha un corrispondente nell'uso dell'ace.
Chute dans la Gense, 1940,82-116; H.A.Brone/idti(m) conoscere, sapere in passi come Gilg. XI ,175s.,
gers,OTS 14, 1965, 100-114, spec. 105 e assieme
in cui parlando di Ea in quanto dio artigiano si dice: Chi
alla spiegazio ne precedente (3): J .C~ppens, La
scopre qualcosa all'inruori di Ea? Egli si che conosce ogni
Connaissance du Bien et du Mal et le Pch du
opera' (Schon 93; crr. CAD 1/J 27b).
ParadlS, 1948 , spec. 13-46; B.Reicke, JSS I 1956
b) In altri passijd' indica un prender parte inten193-201: l'a' = la sessualit illegittima dei c~lti or:
samente ad un oggetto, al di l di una relazione
glastlcl della vegetazione).
puramente cognitiva, nel senso di occuparsi di
In tutti questi casi il verbo jd' ricorre talvolta in
(Gen 39,6.8; Sal 31,8; Giob 9,21 ; 35,15; Prov
assoluto, ma normalmente con l'oggetto costitu ito
27,23). Questo significato , quando jd' non indica
da una parola o da una frase; quest' ultima viene
soltanto il venire informato su una persona del
IIltro_dotta asindeticameme (p.e. Sal 9,21; Giob
passato e sui suoi meriti (Es 1,8), la conoscenza
.'? ,~~! 30,23), oppure in quanto frase oggettiva con
personale di un vivente (Gen 29,5; Deut 22,2; Ez
el slEr che cosa l>, ki , SIE-, ' aSlEr , ara m. di
28 ,19; Giob 19,13; 29,16; 42,11 ; cfr. l'espressione
~he l> , opp. in quanto interrogativa indiretta con
fissa un popolo che tu non conosci [o si m.]
nll chI l>, ma che cosa l>, ha.. . ' im se ... opDeut 28 ,33.36; 2Sam 22,44; Ger 9,15; Zac 7,14; Sal
pure e al tre partIcelle IIlterrogati ve.
18 ,44; Rut 2,11 ; cfr. anche Is 55 ,5; similmente
una terra che voi non conoscete [o sim.] Ger
21 Come ha messo in rilievo soprattutto E.Bau15,14; 16,13 ; 17,4; 22,28 ; Ez 32 ,9) oppure la conomann (Lc. , 22-41.110-143; cfr. anche Pedersen
scenza delle qualit di una persona, in modo da
Israel 1-11,426-431 ; Botterweck , Lc., 11-17; poter comprendere sia essa sia le sue azioni ( ISam
H.W.Wolff, EvTh 15, 1955, 426-431 ; Gaboriau,
10,11 ;2Sam3,25; 17,8; IRe5,17 ; 18,37;2Re 9,11 ;
Lc., 3-43), Il slglllficato dl j d' ebr. sarebbe determiSal 139,ls.; Prov 12,10; Cant 6,12), va supposto
nato III manIera insufficiente se lo si volesse limianche per jd' con oggetto personale occuparsi
tare all'aspetto cognitivo finora illustrato, senza
di Deut 33 ,9; Is 63 ,16; cfr. Is 1,3).

597

11" jet' CONOSCER E

598

Quest'uso simile a quell~ dell'ace. e/idii(m) nelle lettere di Amarna, quando e rlrerlto a cose e persone, nella
costruzione id,; al/G ... occuparsi di , provvedere a (crr.
J.A.Knudtzon, Die EI-Amarna-Tareln Il , 1915, 1420s.;
CAD 1/ J 28a).
c) In questo contesto vanno collocati infine i passi
in cui jd' indica il rapporto sessuaie dell ' uomo co n
la donna (Gen 4,1.1 7. 25; 24,16; 38,26; Glud 19,25;
ISam 1,19; I Re 1,4), della donna con l' uomo (Gen
19,8; Giud Il ,39; altrimenti: jd' [l' ]miskab zOkO,.
conoscere il coito con un uomo Num 31,17s.
35; Giud 21 ,lls.) e il rapporto omosessuale (Gen
19,5; Giud 19 ,22 ).
improbabile che in quest'uso del verbo sussista ancora
il suo sign ilicalo originario (Baumann , I.c. , 30-32), ed
altrenanto improbabile ta supposizione (risalente a A.Socin, crr. GB 287b) che quest'uso sia da spiegare con
l'usanza di togl iere il velo alla donna nella prima notte di
nozze (perch solo allora il marito arrivava a vedere il
volto della sposa), o che si rirerisca propriamente alla
constatazione della verginit nella consumazione delle
nozze (F.Schwally, ZDMG 52, 1898, 136). Si ha qui
piunosto una circonlocuzione euremistica, come
nell'uso dell'arabo 'arafa conoscere (sessualmente) ) e
dell'acc. e/idti(m) conoscere (sessualmente) ) (A Hw
188) opp. lamadu(m) imparare a conoscere (sessualmente) ) (A Hw 53 1b), analoghi a jd' conoscere (sessualmente) ) (per gli euremismi in materia sessuale crr.
per l'acc. B.Landsberger, MAOG 4, 1928/29, 321 15.3;
ma cfr. per l'ebr. anche Gaboriau, I.c. , 37-40).

IV / Il a) Gi nel suo uso preisraeliticojd' ricorre come termine religioso per designare le cure
che la divinit rivolge a determinate persone. Per
quest' uso bisogna tener conto dei nomi teofori costituiti da una frase, particolannente dei nomi di
ringraziamento form ati con il perfetto, in cui jd',
nel senso di prendersi cura, interessarsi di ,
detto della divinit.
Si trana di nomi che corrispondono all'ebr. ''''ljada ' El
ha riconosciuto , J( eh)ojada" J'da'ja(hu) Jahwe ha
riconosciuto ecc. (cfr. Noth, IP 181), e sono anestati
nell'ambito amorreo (Hurrmon 209), a Ugarit (Grandahl
39.142), in ren. (Harris \06; KAI 111,48) e nel sudarab.
antico (G.Ryckmans, Les noms propres sudsmitiques
Il , 1934, 69). Si possono conrro!)tare anche i nomi acc.
che esprimono liducia come dNabO-idanni Nabu mi
conosce , i-li-ki-nam-i-di il mio dio conosce il giustO (cfr. Stamm, AN 198.239s.).
L' uso linguistico che si nota in questi nomi personali predomina nell' AT anche in singole asserzioni della lirica religiosa (Nah 1,7s.; Sal 31,8s. ;
144,3; cfr. Sal 37,18) e nel Pentateuco forse in Es
2,25 P (ma cfr. BH': Ic G wajjiwwada' ), dovejd' indica l'ai uto concreto di Jahwe in determinate necessit o il suo costante aiuto per lUtta la vita.
Le ricorrenze di jd' che designano la relazione particolare tra Jahwe e Israele o singoli israeliti vanno
intese in stretta connessione con quest'uso del
verbo , e non invece in dipendenza dall'uso dell' it!.
sek-/sak- (za) , acc. e/idi(m) (ana), ug. jd' rico, noscere (giuridicamente) >> in trattati fra stati nel
vicino Oriente e in passi nei quali al di fuori dei
599

trattati veri e propri si tratta di relazioni regolate da


un contratto (H.B.Hu ffmon, BASOR 181, 1966, 3137; H.B.Huffmon-S.B.Parker, BASOR 184, 1966,
36-38; al contrario A. Goetze, JCS 22, 1968, 7s).
In questo senso jd', applicato alla relazione tra
Jahwe ed Israele, specialmente in Am 3,2 (cfr. anche Deut 9,24 e vd. Os 13 ,5 [ma anche BH' per
questo passo]), si accosta a b/;r scegliere , senza
per che dal punto di vista terminologico possa essere sca mbiato completamente con questo verbo:
jd' indica piuttosto qui sol tanto una conoscenza
intim a (al riguardo Botterweck, Lc., 18-22;
Th .C. Vriezen, Die Erwahlung Israels nach dem
AT ,
1953 , 36s.;
H. Wildberger, Jahwes
Eigentumsvolk , 1960, 108; R.Smend , EvTh 23,
1963, 409s.; P.Altmann , Erwahlungstheologie
und Universalismus im AT, 1964, 2s.23s.).
Mentre i passi secondari del Pentateuco, non attribuibil i a fonti precise, Gen 18 ,19; Es 33,12.17;
Deut 34,10, inoltre Ger 1,5 e forse anche 2Sam
7,20 = ICron 17,18 , in cuijd' descrive la relazione
particol are di Jahwe con determinati individui
(A bramo , Mos, Geremia, Davide), mettono in
ev idenza, oltre alla rel azione salvi fica con Jahwe
(Es 33,12.1 7j d' besem conoscere per nome par.
a m$' iJen trovare grazia ), anche un incarico
speciale (cosi in particolare Ger 1,5 , dovejd' par.
a qas hi . consacrare indica una scelta che opera
una distinzione, cfr. l' uso analogo dell'eg. rh conoscere su una stele del faraone Pi ankh y, 25'
din .: G.A. Reisner, zAs 66, 1931 , 91 r. 4; M.Gilula, VT 17, 1967, 114), im Am 3,2 non va trascurata la conseguenza funesta, che coglie di sorpresa
il popolO, la quale viene qui collegata con l'i ntima
rel azione di esclusivit (contestata per in Am
9,7) tra Jahwe ed Israele, relazione in cui il popolo
si crede sicuro: in modo altrettanto speciale Israele
viene chiamato alla resa dei conti per le sue colpe
(pqd 'oIVon 'al).

In quest'ambito jd' designa anche il sapere di


Jahwe in quanto giudice (cfr. Botterweck , Lc., 23).
Ad esso ricorrono gli oranti dei salmi di lamentazione, adducendolo come motivo perch Jahwe
intervenga (Ger 15 ,15; 18 ,23; Sal 69,20; cfr. anche
Sal 103 ,14; Neem 9,10), nell a confessione d'innocenza (Ger 12,3; Sal 40,10; 44,22; cfr. Giob 31,6)
e nell a confessione delle colpe (Es 32,22 E; Sal
69,6), e anche nella confessione di fiduci a (Sal
139,1.2.4.23; 142,4). A queste affermazioni corrispondono d'altro lato parole di Dio, in cui Jahwe
stesso documenta il suo sapere in quanto giudica
e prova (Gen 20,6 E; 22,12 E; 2Re 19,27 = Is
37,28; Is 48 ,4; Ger 48 ,30; Ez Il ,5; Am 5, 12), e anche delle considerazioni sull a stori a passata, le
quali attribuiscono ad un determinato evento il
carattere di una prova voluta da Jahwe per far
giungere ad un riconoscimento (nsh pi. come termine parallelo: Deut 8,2; 13,4; Giud 3,4; 2Cron
32,31 )
a questo sapere che si rirerisce l'idea teologica di ambiente sapienziale, che parla di Jahwe come 'el de'ol ...
\Ve'el loken (txt em. crr. BH') ,alilol Dio del sapere ... e
11" jd' CONOSCER E

600

Dio che valula le azioni (I Sam 2,3; cfr. Sal 94, 11 ; Giob
23, 10: 31,6; Prov 2.4,12; inollre Sal 1,6; Giob Il ,11);
affermaZIone e conleslala dai malvagi (Sa l 73 Il '
Glob 22,13s.).
' ,
b) Il ni . ~ fa rsi rico noscere, annunciarsi ) e l' hi.
(<< annuncIare ) di j d ' vengo no usa li come termini di rivelazione (Botterweck , Lc., 23-33 ;
R.Rendtorff, Ill : Offenbarung als Gesch ichte
' 1963, 21-41 ; W.Zimmerli , EvTh 22, 1962, 15-31 :
R.Rendt orff, EvTh 22! 1962, 62 1-649). In Es 6,3
p contrappone Il nl. dI jd' al ni . di r'h , ca ratteristICO deUe antiche eziologie Cultuali e deUe promesse dlvllle, operando una distinzio ne esp ressamente vo luta dal lato teologico: co n essa 1' appame dI Jahwe vIene attnbulto 010 aUo stadio precedente, q~eU o deUa reltglone dei patri archi , mentre da Mose III pOI Jahwe si fa tto conoscere in se
ste so, oss Ia neUa sua propria natu ra , racch iusa nel
suo nome.
Una seco nd a tendenza ad usa re jd' ni ./ hi . come
termllle dI nvelazlO ne si scorge so prattutto in asserzIonI Illntche, dove si dice che Jahwe rivela se
stesso dando prova deUa sua potenza neUa storia
(Sa l 9, 17;48,4; 77,15.20; 79, 10; 88 ,13; 98 ,2; 103 ,7);
talvolt a SI parla qui in modo fortemente ant ropomorfico deUa manifestazione deUa mano di
J a h ~e (Is 66,14; Gel' 16,2 1; cfr. Sal 109,27).
Teslt come Is 64,1; Sal 76,2, i quali afferm ano che
II nome dI Jahwe diventa noto neUe prove stonc he deUa sua potenza, mostrano la stretta relazIone che tntercorre tra questi due tipi di affermaZIonI.
Con .il ni .e l'hi. vengono inoltre indicate alcune
realtapartlcol~n che Jahwe co munica, i comandamentI a Mose (Es 25,22 P) o direttamente agli
Israelttl (Ez 20,11 ), il sabato ad Israele ( Neem
9,14), la promessa a Davide deUa durata deUa dinastI a (2Sam 7,21 = ICron 17, 19), la spiegazione
del sog no del fa raone a Giuseppe (Gen 41 ,39 E),
a GeremIa una cospIraZIOne segreta dei suoi nemIcI. (Ger .11 ,18). NeUe preghiere (Sal 25,4; 39,5;
51}, 90, 12, 143 ,8; cfr. Es 33 ,13 J; Giob 13 ,23 e vd.
da alln Sal 94, 10; 11 9,66) e neUe espressioni di fidUCia (Sal 16, Il ; 25,13) dei ca nti di lamentazione
SI parla di tale mantfestazione di Jahwe nel senso
di un am maestramento individuale, che gli orant i
ncercano o nconOscono (cfr. Gunkel-Begrich
224), tale ammaestramento impartito probabilmente con glt oracoli di salvezza o con l'insegnamento deUa tora ad essi coUegato (cfr Kraus BK
XV ,822s.).
.
,
q~esl

2I a) Se jd' detto di uomini , in senso positivo


(c fr. Baumann , Lc., 39-41.110-141 ; Botterweck,
Lc., 42:98, R.C. Dentan, The Knowledge of God
tn ~nClentIsrael , 1968,34-41 ; per i profeti in par~co are: Hanel, Lc., spec. 223-239; S.Mowinckel
le Erken ntnls Gottes bei den atL Propheten'
1941 )0 negati vo (cfr. al riguardo W Reiss ZAW
58, 1940/ 41 , 70-98) con Jahwe (o dei st~a nieri )
come oggetto, Il verbo non indica affatto un conoscere purame~te inteUett uale, ma una relazione
con la dlvtnlta che Interessa anche il comporta601

1'"

j d'

CONOSCERE

mento pratico: .co noscere Jahwe nel senso di


avere fa mtll aflt a con , occuparsi di rico'
noscere .
Que. lOsignificat? c~iaro particolarmente in quei
pa SI nel qualt jd espnme la precedente mancanza
d i relaZ ioni fra non israeliti e Jahwe (Es 52 1' I
45,4 :; Ez 3~ , 16; Dan Il ,38) o fra israeliti e del
stralllen (COSI neUa formul a altri dei che voi non
conoscete Deut Il ,28; 13 ,3.7. 14; 28,64; 29,25;
Ger 7,9; 19,4; 44,3; cfr. Deut 32 17' Os 134) la
manca nza di un'esperienza religios~ (ISa~ j 7cfr. <?er 4,22) o la poca fam iliarit con determin~t~
realt a reltglose (Gen 28,16 J; Giud 2,10; 13,16;
2Re 17,26; cfr. Ger 31,34), che si manifesta in un
comportament o inadeguato verso la divinit.
Pos iti va mente conoscere Jahwe indica il giu.
sto co mportamento verso di lui (par. a jl" temere I Re 8;43; Is Il ,2; Sal 11 9,79; Prov 1,7; 2,5;
2Cro n 6,33; bd serv ire ICron 28,9; 'mn hi.
credere Is 43, 10; drS cerca re Sal 9,11 ; Mq be
dipendere da Sal 91 ,14; qr' besem invocare
per nome Ger 10,25; Sal 79,6; cfr. inoltre Sal
36, 11 ; 87,4; Giob 24,1 ; Prov 3,6), al contrario
non co noscere Jahwe indica l'aUontanarsi da
lui trasgredendo i suoi comandament i (lSam
2,12s.; Giob 18,2 1).
In questo co ntesto va pure menzionato l'uso caratteristico che viene fatto deU'imperati vo hi. di
jd' annunciare neU' inno (Is 12,4-6; Sal 105,1-5
= ICron 16,8- 12; cfr. Is 38,18s.; Sal 89,2; 145,10
12 assieme a verbi come j dh hi . lodare ringrazJ3ndo , qr' besem invocare il nome zkl' hi
procla mare e sim. negli inviti alla lode degli
tnnl ; cfr. al riguardo Gunkel-Begrich 33-40; H.Zirker, Die kultische Vergegenwartigung del' Vergangenheit in den Psalmen, 1964, 7-2 1; F.CrUse
mann , Studien zur Formgeschichte von Hymnus
und Danklied in Israel, 1969, ad loc.).
Una fun zione di primo piano viene att ribuita ajd'
con ogget to Jahwe opp ure all 'espressione d'al
(' '/hillJlJ//Wh) co noscenza (di Dio/d i Jahwel,
sopratt utto in Osea e in Geremia come concetto
bas il are dell a predicazione profetic~. Questo capita
in invettive (Os 4 I 6' 5 4' 8 2' Gel' 28' 4 22' 9 2 5'
cfr. Os 2,10), in a~~u'ndi di ~a'lvezza (s '2,22; 'Oe;
31,34; cfr. Is Il ,2.9; 33 ,6) e in altri generi letterari
(Os 6,3.6; 13 ,4; Ger 22 ,16; Mal 2,7; cfr. Is 28,9;
Dan Il ,32), dove nello stesso campo semantico
sono caratteristici i termini paralleli ' '''ma?l attendibilit , fedelt (Os 4,1) e /71isa?d unione, solidariet (Os 4,1; 6,6), e i trmini opposti pii' b'
ribeUarsi a (Ger 2,8), r!; ' hi . attentare (Dan
Il ,32), e affermazioni sul giusto giudizio (Ger
22,16) o suU 'agire con viol enza (Ger 9,2.5; Os 4,1 ;
8,2)
Sebbene nei passi indicati sopra compaia talvolta
neUo stesso ca mpo semantico il termine b' fil
allea nza (Ger 31 ,31-34; Os 2,18-22; 6,5-7; 8,13; Mal 2,4-8; Dan Il ,32), e bench in questa prospettiva la co noscenza di Jahwe sia subordinata
aUa relazione tra Jahwe ed Israele descritta con categorie nuziali (Os 2 ,22jd' par. a '1'5 fidanzarsi ;
602

Os 5,4 jd' in frase negati va par. a

1'l~"1;

zenimim

spirito di fornicazione ; cfr. anche Gel' 9, ls.),

queste ricorrenze dijd' e specialme nte dell 'espressione d 'al '''/ohim non vanno tuttavia spiegate
probabilmente in base al linguaggio usato nei trattati fra stati nel medio Oriente (H.B.Huffmon,
BASOR 181, 1966, 35-37), n in base a quanto avviene nel matrimonio (E. Baumann , Lc. , 111-1 25;
id ., EvTh 15, 1955 , 416-425; G.Fohrer, Studien
zur atL Prophetie, 1967, 228 [n . 16]. 275; W.Eichrodt , Interpretation 15, 196 1, 259-273 spec.
264), ma con il fatto che l'espressione era gi un
i termine tecni co fisso per designare la scienza professionale dei sacerdoti (Begrich, GesStud 258;
Wolff, GesStud 182-205; id., EvTh 15, 1955; 42643 1; cfr. anche J.LMcKenzie, JBL 74, 1955,2227), tenendo presente che tale scienza, essendo
sempre in atto, rende possibile un comportamento
adeguato nei riguardi di Jahwe (cfr. in proposito il
termine opposto skl; dimenticare Os 4,6; 13,4-6
e 2, 15 in riferimento a 2,10).
Questo modo di intendere l'espressione si fond a
spec ialmente su Ger 2,8; 28 ,9; Os 4,6; Mal 2,7, che
attribuisco no la d 'al ''''/him in modo particolare
al sacerdote; allo stesso modo in Num 24,16 con
d'ar 'c('/j/l conoscenza del!' Altissimo assieme
alla capacit di sentire parole di Dio e contemplare
visioni , e con innusso sapienzial e in Es 31,3 P;
35 ,31 P; IRe 7,14 (cfr. 2Cron 2,12) co n d 'al assieme a /'Li"!1 '''/him spirito di Dio , bokma sapienza , l' buno intelligenza , m e/o ' ko abilit
artistica e in Is Il ,2; 53,11 ; cfr. Gel' 3,15 (vd. al
riguardo B.Reicke, FS Rost 1967, 186-1 92;
W.H.Schmidt , KuD 15 , 1969, 18-34) con d 'al (ls
53,11 ) oppure /'Li al; d 'al w')ir'al Jh wh spirito di
conoscenza e di timore di Jahwe assieme a /'Liah
Jh 1Vh spirito di Jahwe , rual; !70kmo Libino sp;'rito di verit e di intelligenza e /'Li al; 'e~ o ugeburo
spirito di consiglio e di forza , si intendono le
attitudini specifiche (divine) del veggente, dell' artlgtano e del futuro re messianico oppure del servo
sofferente di Jahwe.
Per quanto riguarda il contenuto della d ' al ' ''/0him sacerdotale, in confronto con la loro sacerdotale (Ger 18, 18 ; Ez 7,26), si tratta non solo della
competenza professionale esoterica in cose rituali
(Begrich , Lc., 232-258, spec. 251-258), ma anche
di realt di cui si doveva tener conto nell 'insegnamento at laiCI (R.Rendtorff Die Gesetze in del'
Priesterschrift , 1954; cfr. Ez 22,26; 44,23; Mal 2,7).
In og m caso nella d 'al '''/ohim , come intesa da
Osea (e Geremia), sono inclusi anche gli ordinamenti del diritto di Jahwe e le tradi zio ni storicos~ l v ifiche di Israele (Wolff, GesStud 193-202 ).
L Importanza fondamentale dell a trasmissione di
una tale scienza su Jahwe mediante l'insegnamento, 111 quanto presupposto del retto comportamento verso Jahwe, indicata anche nei passi in
cm j d' indica l'ammaestramento dei fi gli da parte
del genlton (Deut 4,9; Gios 4,22; Sal 78,5s.) oppure del popolo da parte di Mos (Es 1816.20 E'
cfr. R.Knierim, ZAW 73, 1961 , 146- 171):da part~
603

di Ezechiele (43 ,11 ) e da pa rte di Esdra e dei leviti


(Neem 8,12; cfr. Esd 7,25).
Is Il ,9; 33 ,6; Ger 31,34 (cfr. Ger 24,7) affermano
che quando verr il tempo dell a sal vezza tutto il popo lo possieder (i nteri ormente) la d'al
' U!/ohim , per cui un tale insegnamento sar supernuo (Ger 31,34; cfr. S.Herrmann , Die prophetischen Heil serwartungen im AT, 1965 , 179- 185).
b) In stretta corrispondenza con l'uso del ni . e
dell ' hi. per indicare l'autori velazio ne di Jahwe sta
l'uso di jc/' nella formul a di riconosci mento ,
co n la quale si ind ica che le azioni co n cui Jahwe
si ri vela nell a storia tendono a produrre nell ' uomo
una co noscenza (cfr. Zimmerli , Lc., 41- 11 9'
R.Rendtorff, in : Offenbaru ng als Geschichte, 35:
41 ; cfr. anche H.Haag, Was lehrt die literarische
Untersuchung des Ezechiel-Textes, 1943, 25-37).
La formula di riconoscimento pone insieme
come elemento costante la asserzione di riconoscim ento jd' ki ri conoscere che (<< tu/voi/
essi ri co nosceranno che ... ), preceduta di solito
dall 'a nnunzio o dalla menzione di una determinata azione di vina, con l'indicazione, di form a vari abi le, del co ntenuto di ci che si deve riconoscere. A questo proposito, acca nto ad espressioni
libere sulla nat ura di Jahwe, che va riconosci uta
nella sua singolarit in base all e mani fes tazioni
storiche di Jahwe, si inco ntra soprattutto come
asserzione di riconosci mento vera e propria la
formul a 'ani Jh wh io so no Jahwe (vd . sp.
IV / I b), talvolta ampli ata ancora con l'aggi unta di
altre asserzioni .
L'asserzione di riconoscimento si fond a sugli
eventi che hanno carattere di seg no, che non possono essere circoscritt i con maggiore esattezza, i
quali fa nno prendere decisioni e chiariscono situazioni oscure (Zimmerli , Lc., 90-98; vd. sp. IIl/lb).
Questo chi aro particolarmente per quell e fo rmul e di riconoscimento che compaiono spesso
nell 'ambito dell a tradi zione dell 'esodo e specialmente nei racconti delle piaghe (in J si hanno asserzioni di rico noscimento propriamente dette ac ca nto ad espressioni pi libere: Es 7, 17; 8,6. 18;
9, 14.29; 10,2; Il ,7; in P prevalgono le asserzioni di
rico nosci mento vere e proprie: Es 6,7; 7,5; 14,4.18;
16,6. 12 ; 29,46; 31 ,13; Lev 23,43; Num 14,34). Anche nel Deut si pu ancora riconoscere ampiamente questa relazione con la trad izione
dell'esodo (Deut 4,35.39; 7,9; Il ,2; 29,5; cfr. anche
Deut 9,3.6). Per il resto sono caratteristici per il
Deut e la tradizione dtr. l' uso pa re ne ~ co dell a fo rmu la e l'espressio ne riconoscere che Jahwe
Dio ( I Re 8,60; 18,37; 2Re 19,19; cfr. Is 37,20; Sal
46 ,11 ; 100,3; 2Cron 6,33; 33,13).
La formul a di riconoscimento ricorre altrove soprattutto nei profeti , dove si riferisce ad eventi imminent i ed l' ult ima parte del genere letterario
che, propri o per la presenza dell a formul a di ri conoscimento , viene denomi nato parola di dimost razione (Zimmerli , Lc. , 120-132): cosi in I Re
20,13.28 , dove collegata co n la promessa di vit1'" jd' CONOSCE RE

604

toria nell 'ambito dell a tradizione dell a guerra di


Questa m ~tni~ra: (~Considera bene in te stesso questi
Jahwe, e part icolarmente in Ezechiele (Ez 5,13 ;
.Irenta capilo"; essI. rallegrano e ammaesl rano, essi sono
6,7. 10.13. 14 ; 7,4.9.27 ecc., in totale 78 casi , dove
Il primo di IUIII I "brl. essi rendono sapiente (ru) colui
che non a (I!m)) (H.O.Lange, Oas Weisheilsbuch des
i ha in genere una formula di ri co noscimento
Amenemope, 1925. 1345.).
vera e propria, mentre in 8 casijd' viene adoperato
al di fuor i di ta le for mul a), soprattutto assieme ad
Ana logamente, il sapiente (!1akam) nella letteraannunci di giudizio contro il proprio popo lo, ma
tura sapie nziale di Israele viene chiamato colui
anche In espres ioni che vanno al di l di tale giuche a, che comprende UOde a ' Giob 34,2; Ecc\e
dizio , come Ez 37, 13; 39 ,28.
9, Il ; cfr. jOdLi " , Deut 1,13. 15; 'iS-da'al uomo di
Oltre a presentare questo legame tra formula di riintelligenza Prov 24,5; jde a' da 'ar che posconoscimento e annuncio di gi ud izio, che si risiede intelligenza Prov 17,27; Dan 1,4). Egli
scontra anche altrove fra i profet i (Ger 16,2 1; Mal
capisce la sapienza Ud' hokmo Eccle I 172,4; cfr. anche I 41,23.26), il Deuteroisaia usa la
7,12.25) oppure l'intelligenza Ud' bil1' I~
formul a nell'oracolo di salvezza proferito dal sa29,24; Giob 38,4: Prov 4,1; Dan 2,21; ICron 12,33;
cerdote (ls 41 ,20; 45 ,3.6; 49,23.26; cfr. Is 60,16;
2Cron 1,12 ,12; bin da'al Prov 19,25; 29,7; cfr. Dan
Gioe 2.27: 4,17: vd. J.Begrich. tudien zu Deute1,4), le sue parole sono parole giudiziose ('imrajesaja, 1938 , 21 7-23 1; Zimmerli . Lc .. 69-71.
re-d' al Giob 33,3 txt em; Prov 19,27; 23,12), le
8Is.97), cfr. a questo proposito anche Sal 207'
sue labbra sono gi udiziose (s{fte -da 'ar Prav
41,12; 56 ,10; 135,5; 140, 12 e inoltre Gios 22 .:I~
14,7; 20,15; cfr. Prov 5,2; 10,14; 12,23; 15,2.7). A
Gi ud 17, 13; 2Sam 5,12 = ICro n 14,2; 2Re 5: 15;
lui vengono generalmente attribu iti intelligenza,
Neem 6,16.
gi udi zio, conoscenza (1 $ 44,25; Giob 36,4; Prav
Anche i non israeliti possono conoscere Jahwe e
8,9; Il ,9; 14 ,18; cfr. Giob 13,2; 15,9), mentre lo
ci ammesso fin dall 'ini zio (nell a trad i zio~e
tolto o il malvagio odia la da 'ar (SI1' Prov
d~lI'esodo il faraone e l'Egitto, cfr. anche Is 19,21;
1,22.29) e parla ed agisce senza intelligenza, giu4) ,3s.; Ez 25,7. 11 .17 ecc.; Dan 4,22s.29; 5,21).
di zio, conoscenza (b ' li-da 'ar Giob 35 ,16; 38,2;
Tutti I popoli della terra hanno la possi bilit di ri 42,3 ; b' l-d 'al Prav 19,2; cfr. Giob 34,35), oppure
conoscere Jahwe dal suo agire: questa estensio ne
manifesta un sapere di vento (da'al-ti!"!1 Giob
ul11 versale si trova in Ezechiele (2 1, IO, cfr. v. 4),
15,2).
nel Deuteroisaia (43, 10; 45 ,6; 49,26) e anche in
Cos d'al intelligenza, giudizio, conoscenza ,
ISam 17,46s.; IRe 8,43.60; 2Re 19 ,19 = Is 37,20;
assieme a m' zimma riOessione (Prav 1,4;
Sal 83 ,19 (cfr. Sal 9,2 1; 59,14); Dan 4, 14.
2,IOs.; 5,2; 8, 12), 'otmo accortezza (Prav 1,4;
ell 'a mbito della teologia dtr. della storia (cfr.
8, 12), l' bima intelligenza (Prov 2,6.IOs.; 17,27;
von Rad , GesStud 189-204) il riconosci mento ha
24,3s. ; cfr. Es 31,3 P; 35,31 P; IRe 7,14; Is 44,19;
come oggetto anche la verit della parola di
bina Prov 9, 10; cfr. inoltre skl hi. avere intelliJabwe, che si rende manifesta nel suo realizzarsi
genza Giob 34,35; Dan 1,4) e in parallelo con
nell a storia (G ios 23 ,14; 2Re 10,10; Ger 32,8;
!1Okma sapienza (Prov 2,6.lOs. ; 14,6; 24,3s.;
44 ,28s.; Ez 6,10; 17,2 1; 37,14). Soprattutto dove fa
Eccle 1,18; 2,21.26; 9,10; cfr. Es 31,3 P; 35,31 P;
senlire la sua inOuenza il criterio dtn. della vera
I Re 7,14; Is 47, IO), forma la caratteristica di ci
profezia (Deut 18 ,2 Is.; cfr. Ger 28,9 ), la formula
che costituisce la natura della sapienza.
di . r.lconosclmento, in quanto espri me la legittiLa d ' al sapienziale pu essere cercata (bqs pi o
mnadel profeta mandato da Jahwe, sta in stretta
Prov 15,14; 18,15; cfr. Eccle 7,25); essa viene
relaZIOne con questa sua funzione di attestare la
trovata (m~ ' Prov 8,9) opp. acquistata (ql1il
verit della parola di Jahwe ( ISam 3 20' I Re
Prov 18, 15) accettando 1' insegnamento (lmd
18,36s.; Ez 2,5; 33,33; Zac 2,13.15' ' 615'
pio Giob 21,22; Prov 30,3; Eccle 12,19; cfr. mListJt
11 ,11 ; cfr. Num 16,28 J; IRe 17,24; 2'Re'; 5,8;
educazione Prov 8,10; 12 ,1; skl hi . istruire
Prov 21 ,11 ), e specialmente con 1' ascoltare
1I10ltre Glud 13,21 ; vd. K.Marti , FS Wellhausen
1914, 281-297; Zimmerli , Le., 76-78. 110).
(sm' Prov 18 ,15; 22,17).
La teologizzazione della sapienza, che si esprime quac) L'i mportanza notevole che nell a sapienza egi lificandola come d'al q' dosim conoscenza di ci
ziana viene ..data alla conoscenza e al sapere
che sa nto (Prov 9,10; 30,3; cfr. . H.S.Geh(S. Morenz, Ag. Religion, 1960, 128-132 ), trova
man, VT 4, 1954, 340), si manifesta soprattutto
cornspondenza nei testi sapie nziali israeli ti
nel fatto che l' inizio della conoscenza sapienziale
nell'Importanza .attribuita alla radice jd'
pu essere indicato con jir'al Jhwh timore di
(U.Sk ladny, Dle altesten Spruchsammlungen in
Jahwe (Prov 1,7; 9, 10; cfr. Prov 1,29). La saIsrael, 1962 , spec. IOs.32-36.60; J.Conrad ZAW
pienza spetta soprattutto a Jahwe, che viene detto
79, 1967 ,67-76, spec. 71).
'
l' mim de ' im perfetto in sapienza (Giob 37,16.;
cfr. a questo proposito anche Giob 21 ,22 e all'opNella sapienza di Ani (IX ,14) il discepolo manifesla al
posto Giob 22,13; cfr. lo stesso epiteto attribuito
maeslro il segueme desiderio: Ah se fossi cos (come
le), essendo sapleme (r~1) come le, allora mellerei in praad Eliu in qua nto ammaestrato da Jahwe Giob
lica i tuoi insegnamenti (A. Volten, Sludien zum Weis- 36 ,3s.; cfr. Ecc\e 2,26) e che nella creazione ha
hellsbuch des Anii , 1937, 137. 139). e Amenemope
mani fes tato !1Okmo, l ' bLina e d'al come sue pro(XX VIl .7- IO) raccomanda alla nnc la sua dOllrina a
priet (Prov 3, 19s. , non: ipostasi, G.Pfeifer. Ur605

11"

.id' CONOSCERE

606

sprung und Wesen der Hypostasenvorstellungen


im Judentum , 1967, 26). A differenza degli anl.mali e degli uomini (Giob 28,7 .13), egli Go~osce ti
luogo della sapienza, intesa come una realta auto:
no ma (Giob 28,23; cfr. Pfeifer, LC",24). Mentree
la sapienza che conosce anzitutto I aZIO ne di DIO
che si manifesta nelle opere dell a creaZIOne (Sal
92,7; Giob 37,7), Giobbe (Giob 38,1~ ; 42,3;. cfr.
Il ,8; 36,26; 37,5) e lo scetticismo dell EccleSiaste
(Eccle 9,12; Il ,5; cfr. Prov 30,18) I r endono 111 vece conto in questo campo del limiti della loro
conoscenza.
V1 Per il giudaismo e il NT cfr. R.Bultmann ,
art. y~"~O'y.w, Th W 1,688-719 ( =:' GL . T Il ,461 542); in modo spectale sul giudaismo II1tertestamentario: B.Reicke, in: Neotestamenlica et Semliica, 1969, 245-255; per i testi di Qumran:
K.G.Kuhn , ZThK 47, 1950, 192-2 11 , spec. 203205; 49, 1952, 296-316, spec. 306s.; F.Notscher,
Zur theologischen Term1l1010gle der QumranTexte 1956.1 5-79' S.Wagner, FS Bardt ke 1968 ,
232-252' su Paolo:'E.Prucker, fVWO'L GEO:). Untersuch~ngen wr Bedeutung ei nes religiosen
Begriffs beim Apostel Paulus und bei sei ner Umwelt, 1937; J.Dupont , Gnosis. La con naissa ncetreligieuse dans les pitres de saint Paul , ' 1960; sugli
scritti giovannei: E.Viau, La Vie Spirituelle 77,
1947, 324-333; M.-E.Boismard , RB 56, 1949, 36539 \.
w'SchOllro./f

;',;" Jhwh JAHWE


Il a) 1\ nome vtrt. di Dio ricorre nell' AT prevalentemente nella forma completa del tetragramma Jhwh (la forma sempre completa nelle
attestazioni preesiliche extrabibliche: iscrizione di
Mesa, KAI nr. 181 , r. 18 e presi di l le suppellettili (?) di Jahwe e le trascinai davanti a Kemos , del 9' sec.; cocci di Tell Arad, fine del 7'
sec.; cocci di Lachis, 2,2.5; 3,3.9; 4,1; 5,1.8; 6,1.12;
9,1 [KAI nr. 192-197] in formule di augurio e in
giuramenti , immediatamente prima del 587 a.c.);
pi raramente ricorre in forme ridotte indipendenti o strettamente legate ad altri termini , e si ha
allora Jhw (forma normale nei papiri di Elefant ina
del 5' sec., cfr. Cowley 290 e Kraeling, BMAP
306a; una volta in Cowley nr. 13, r. 14, e su di un
coccio [A.Dupont-Sommer, Sem 2, 1949, 31.34, r.
3.7] Jhh ; BMAP nr. I, r. 2: Jh) e JtJh/JtJ (Es 15 ,2
e in parti pi recenti del libro di Isaia e in salmi
pi recenti; Es 17,2 e Sal 68,5.19 presentano difficolt testuali , cfr. Noth , ATD 5, 11 5; Kraus , BK
XV,466s.; per Cant 8,6 cfr. Gerleman, BK XVIII ,
217). Nei nomi propri contenenti Jahwe si hanno
J' ho-IJ- (per dissimilazione le-) opp. -jahLiI-ja
(Noth, IP 103-107; sui cocci di Samaria e su alcuni
sigilli anche -jw = -jaw, cfr. KAI Il , 183). Data la
natura delle fonti e per motivi di verosimiglianza
filologica si deve dare la priorit alla forma piena

607

( oth , IP 10Is.; G.Fohrer, Geschichte der isr. Religion , 1969 , 63 .; R. de Vaux, FS Davies 1970,
4Q-51 ).
.
In base a considerazioni filologich e e alle trasc nzioni in greco che si trovano nei . padri . dell a
Chiesa si stabilito che la pronuncia ong1l1ana
del tet;agramma fosse Jahwli! (O.Eis feldt , RGG
III , 515s. co n bibliogr.; Fohrer, Lc., 63 con blbliogr.; diversamente W. Vischer, Eher Jahwo als
Jahwe, ThZ 16 , 1960 , 259-267). 1\ qere perpetuo
trasmessoci dai masoreti ;'1;'1' (Ietto erroneamente J' howo nel Medioevo)' opp. ;'1j ;'1~ si fond a
sull ' uni one delle consonanti Jhll'h con le vocali
della parola 'adonoj Signore (-' ildn) , che n ~ 1
periodo po tesilico aveva sostituito il nome divino, oppure, quando Jh wh unito ad 'adnoj, con
le vocali di ''''Iohim Dio (G B 290s.; KBL 368;
Zorell 298s.; la trascrizione pi recente ;'1);'17 in
BH' si fonda su ll a lettura aram. s'mo il ome ,
cfr. Meyer 1,81 ; diversa mente P.Katz , ThZ 4,
1948,467-469).
b) No n si pu dare un'etimologia sicura del n ome
di Dio. ei vari manuali vengono elencali I molteplici tentativi di derivazione e di spiegazione,
con abbondanti indicazioni bibliografiche p.e. 111
Fohrer, Le., 64s.; de Vaux, Lc., 56-63.
Comunque vada risolta la questione eti mologica,
ci si deve chiedere se e in quale mi sura la fede In
Jahwe abbia av uto coscienza di un significato particolare del nome, sia che si trattasse di. un signifi cato origi nario, risalente ad un ambiente preisraeli tico, sia che tale significato avesse ricevuto
in Israele delle spiegazioni secondane. Pertanto
eventuali deduzioni sulla natura originaria di
Jahwe, basate sul significato del termine, sono valide solo fi no a un certo punto. Solo nel celebre
passo di Es 3,14 (-hjh 4c) si utili zza una spiegazione etimologica del nome Jahwe con un'esegesi relativamene complessa; tale spiegazione, anche nel caso che si avvicini abbastanza all'etimologia giusta , potrebbe essere stata normativa
solo per un determinato gruppo all'i nterno di
Israele (cfr. von Rad 1,193s.; W.H .Schmidt, AtI.
Glaube und sei ne Umwelt , 1968 , 57-6 1; de Vaux ,
Lc.. 63-75).
La spiegazione sostenuta da L.Kohler, Jod als
hebr. ominalpriifix, WdO 1/ 5, 1950, 404s., secondo la quale il nome Jahwe una forma nominale si contrappone a quella che vede in Jahwe un
imp~rfetto di un verbo , ossia la forma che pi
comune nei nomi propri semitici. Etimologie precedenti basate su rad ici arabe e su particolari concezioni storico-religiose vedevano nel termine il
senso di colui che soffia , colui che scaglia
fulmini , colui che strepita nella tempesta ,
colui che fa piovere ecc. (cfr. Kohler, TheoL
24s. ; KBL 368s.). Pi che una forma derivante
dall 'arabo, nell 'ambiente si nai tico del 2' millennio
si ha pi probabilmente una forma ant ica del
semNO., che induce a vedere nell'ebr. -hjh e
nell'aram. hwh un verbo dal significato di essere,
di ventare, rnostrar~i . orerare o sim . Poich non
;'1;"

JIlIvh J A HWE

608

sembra attestato un hi. ca usativo di questo verbo,


La forma ridotta Jah viene indicata 50x in Lis. (Es
che condurrebbe all 'etimologia il creatore, colui
15 ,2; 17,16; Is 12 ,2; 26,4; 38 ,11 .11 ' Cant 8 6 satha!che conserva nell'esistenza , praticamente resta
b_celja e_ 43x in Sal , di cui 27x con :"'hll pi., 24x hal'da prendere in esame solo il qal egli , egli si molu(-) Jah allelUI a , sc ritto con una o due-parole
stra efficace (la vocale del prefisso non fa diffico n o senza maqqef).
colt, poichji- dell 'ebr./aram . pi recente risale a
ja-; cfr. Meyer Il ,99). Perci l'etimologia del nome
31 La questione dell 'origine del nome del Dio di
di Jahwe oggi ritenuta di gra n lunga pi probabile
Mos legata strettamente ai problemi che risi accosta molto alla spiegazione di Es 3,14 (cfr.
guard ano gli addentell ati storici dell a fede in
W .. von Soden, WdO 111/3, 1966, 177- 187;
Jahwe e che qui non possiamo approfondire (ofr.
Schm idt, l.c., 59-61; Fohrer, l.c., 65; S.Herrma nn , al nguardo le teologie dell' AT e le storie della reIsraels Aufe nthalt in Agypten, 1970, 76-80);
ligione di Israele). Le tradizioni vtrt. (eccetto Gen
molto importante allora interpretare giustamente
4,26 J; cfr. F. Horst, Die Notiz vom Anfang des
il significato di -lijh, che va liberato da una conJ a h wek ult~s in Gen 4,26, FS Delekat 1957, 68-74)
ceZIone statica (cfr. LXX in Es 3,14 6 c',)v) per
collega no Il nome di Jahwe col Sinai e con Mos
passare ad indicare maggiormente un'attivit dinell 'ambiente dei madianiti; questo conferisce una
namica.
cena importanza all'ipotesi mad ianita-kenita (che
tn realt non si pu provare con certezza, ma che
2/ Quante volte ricorre nell ' AT il nome Jahwe?
pu essere abbastanza verosimile), secondo la
Il dato pi preciso si trova in F.Brown - S. R.Dri quale le trib israelite avrebbero ricevuto in qualver - Ch.A.Briggs, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament , 1906,2 17: 6823x, nu - che maniera la fede in Jahwe dai madianiti o dai
keniti (W. Vischer, Jahwe, der Gott Kai ns, 1929;
mero che ripreso da L.K6hler, Atl. WortforK.H.Bernhardt, Goti und Bild , 1956, 116ss.;
schung, 1930, 3 (id., Theol. 23: pi di 6700
A.H.J.Gunneweg, Mose in Midian, ZThK 61,
volte l>; KBL 368a: ci rca 6823x dove tuttavia
1964, 1-9; K.Heyde, Kai n, der erste Jahwe-Verei dati relativi ai singoli libri [tratti da P. Vetter,
ThQ 85, 1903, 12-47 ] risultano inferiori poich si hrer, 1965; M.Weippert, Die Landnahme der isr.
Stamme in der neueren wissenschaftlichen
riferiscono solo a Jh wh quando sta da s~l o, e non
Diskussion , 1967, 105s.; W.H.Schmidt , l.c., 61 ad 'adonaj Jh wh ecc.; st rano anche il dato di
68).
G.Quell , ThW Ill ,1065 = GLNT V,1413: 532 Ix).
Non c' tuttavia sinora una prova sicura che il
Un conteggIO e un confronto attento dei passi cinome di Jahwe fosse usato al di fuori di Israele e
tati in Mand. (p. 91-96.982s.1416-33.1534a.154Is.
prima di Mos (cfr. de Vaux , l.c., 52-56). Non si
c?n numerose interferenze) e in Lis. (p.1612-19)
pu ancora valutare con sicurezza l'importanza
da Il totale dI 6828 ricorrenze (in Mand. mancano
Is 60,20 [p. 1424a] e Agg 2,17 [p. 1426a e 1542a]; che ha per il nostro problema la designazione di
alcuni bed uini della penisola del Sinai come
tn Sal 68,27 il textus receptus ha 'adonaj, BH'
Sasu del/di Jahwe l>, che si trovata di recente
Jh wh). In Lls. mancano Giud 7,2; ISam 20,22;
in fonti egiziane (S. Herrmann , Der atl. Gottes2Sa.m 15,2 1; Mal 3,23 Uom Jh wh ), e non si indica
name, EvTh 26, 1966, 281-293; id. , Israels
la ncorrenza doppia in 2Sam 5,19; Es 20,3 e quell a
Aufenthalt in Agypten, 1970, 42: Purtroppo
tnpla tn Ger 7,4.
Le lisle dei passi in Vetter, I.c., 15-47, specialmente per ancora troppo poco chiaro se questo nome
" Jahwe " apparentemente testimoniato in fonti
ISam-Ez, Sal, 1/2Cron, contengono molte omissioni
doppie indicazioni e somme errale, dovute ad inavver: egiziane, abbia qualcosa da fare con lo Jahwe vetenza; per Gen-Giud e i profel i minori si deve aggiun- terotestamentario; tuttavi a, anche se con molta
gere Lev 8,9; Deut 2,37; Gios 6,24; 13,8; Am 5,15.27; Mi
cautela, si dovrebbe poter parlare di un'interes4,5;Sof 1,17; Agg 1,1 3; Zac8,14 esi deve cancellare Es
sa nte formazione di un nome, che potrebbe aver
23,17 una volta, Mal 1,12 del tutto. Le cifre per i singoli
contribuito anche al sorgere del nome di Dio,
IIbn sono:
Jahwe l>; M. Weippert, l.c., 106).
Gen
165 Is
A prescindere da questi testi egiziani, finora non
450 Sal
695
Es
398 Ger
726 Giob
32
si ancora trovato il nome di Jahwe, da solo o in
Lev
311 Ez
434 Prov
87
nomi propri , in nessun ambiente che non sia leNum
396 Os
46 Rut
18 gato in qualche maniera alla fede israelitica in
Deut
550 Gioe
33 Cant
Jahwe (cfr. anche i vecchi lavori di G.R.Driver,
81
Eccle
Pentateuco 1820 Am
ZAW 46, 1928,7-25; A.Murtonen, The AppearAbd
7 Lam
32
ance of the Name YHWH outside Israel , 195 1). Si
26 Est
Gios
224 Giona
40 Dan
8 devono escl udere i nomi antico-babilonesi con
Giud
175 Mi
13 Esd
l'elementoja'u(m), che gi da lungo tempo stato
37
ISam
320 Nah
Ab
13
Neem
riconosciuto come possessivo indipendente
17
2Sam
153 Sof
34
ICron
175 mio l>; nei nomi provenienti da Mari (18' sec.
IRe
257 Agg
35 2Cron
384
2Re
277 Zac
a.c.), che sono in parte di derivazione semitico133
Ketubim 1485
(ls 1-39
241) Mal
occidentale, l'elemento Ja wi-IJalj wi- pu derivare
46
(ls 40-55 126)
senz'altro daI.Ia stessa radice del nome divino
(ls 56-66
83) Profeti 3523 AT lotale 6828
Jahwe, tuttavia p.e. Ja-alj-wi-AN non significa
609

il';"~

J/nvh JAHWE

610

Dio l>, ma probabilmente Dio ~ (W.


von Soden, WdO m/3 , 1966 , 177- 187; plU cauto
Huffmon 70-73). Anche il dio ugaritico Yw, figho
del dio El non va identificato con Jahwe (J .Gray ,
JNES 12: 1953, 278-285; id ., Legacy 180- 184;
H.Gese - M.H6fner - K.Rudolph , Dle Rehglonen
Altsyriens, Altarabiens und der Mandaer, 1970,
55s.).

Jahwe

.t

Lo stesso vale per i nomi divini uniti a Jhwh


e che erano in ori gine degli appell ativi (-' ii-

don, - ' et ['celjon ],- , "'Iohi m, ~ eba '01 [-~iibii ' l, -saddaj) , e per i molteplici epiteti di Jahwe , dall 'arcaico zeP-Sinaj quello del Sinai( ? ) (Giud 5,5;

Sal 689' bibliografia in W.Richter, Traditionsgesc hich;!i'che Untersuchungen zum Richte rbuch ,
' 1966 , 69 n. 35) fin o a Dio del cielo
(-siimjim), usato prevalentemente in epoca posteri ore, e all a ci rconl ocuzione allusiva da
un altro luogo ( -'~r 3) di Est 4,14 (- 'ab, - b 'al,
- m!lcek ecc .).
Sull'uso del nome divino nei nomi propri teofori cfr.
Noth IP 101-114' esso compare con Giosu e raggiunge
il suo' punto cul~in ante nel periodo dei re, mentre passa
in second'ordine nel 7' sec., quando Cloe compaIono

41 Nell'ambito di questo dizionario possiamo


dare solo pochi accenni sulla storia dell'uso del
nome di Jahwe e sull 'importanza del nome divino
per la fede d'Israele. Sono le teologie dell ' AT che
devono stabilire quale funzione ha il nome (-sm J
per la rivelazione di Dio (-'ani) e per la relazione
nuovamente nomi con '/.
personale tra Dio e il suo popolo (cfr. tra gli altri
von Rad, 1,193-200; panoramica sull a tematica
51 Nel gi udaismo postesilico il nome divino
con indicazioni bibliografiche in H.D.Preuss, JahJh wh per vari motivi e in misura differente nei diweglaube und Zukunftserwartung, 1968, 14-28;
versi ambienti diventa sempre meno frequente,
da un punto di vista pi divulgativo oppure sistefinch nel gi udaismo tardivo scompare del lutto e
matico-teologico p.e. H.W.Wolff, Wegweisung,
viene sostitui to da 'adonaj e da XUpLO (-' Qdon
1965 , 59-71 ; F.Mildenberger, Gottes Tat im Wort,
IV 15). Poich si era svi luppata la fede monotel1964, 137-140).
stica era venuta meno la funzione origi naria del
Per l' uso del nome divi no nei vari testi bisogna
nom~ , la quale aveva il compito di distinguere il
anzitutlo distinguere dagli altri usi l'i nvocazione
suo detentore dalle potenze dell 'ambiente politeial vocativo, che si ha nella preghiera. L' invocastico circostante (cfr. p.e. Mi 4,5 poich tutti i
zione si trova circa 380x, e non di rado viene ri popoli camminano ciascuno nel nome del suo dio,
petuta all'interno di una preghiera o di un sal mo ,
noi invece camminiamo nel nome di Jahwe nopi freq uentemente nei corrispondenti generi letstro Dio, per tutta l'eternit ); non era ven uta
terari del salterio (circa 210x) e per il resto in mimeno invece l'altra funzione del nome , collegala
sura ineguale, proporzionalmente alla frequenza
alla precedente o percepi ta con altri mezzi lindelle preghiere e all' uso del nome divino nei si nguistici nel giudaismo e nel cristianesi mo prigoli libri; tale invocazione manca p.e. nei testi lemitivo, quella cio di esprimere che Dio si rivegislativi e sapienziali , e in larga misura anche nei
la agli uomini in un rapporto personale (p.e.
profeti (Gen 15 ,2.8; 24,12.42; 32 ,10; 49,18; Es
Giov 176 ho manifestato il tuo nome aglI uomI5,22; 15,6.6. 11.16.17; 32 ,11 ; Num 10,35.36;
ni , cfr: v. 26).
E. Jenlli
14,14.14; Deut 3,24; 9,26; 21 ,8; 26, IO; 33,7.11 ;
Gios 7.7: Giud 5.4.3 1: 6.22: 16.28: 21.3: ISam
l,Il ; 3,9; 23,10.11 ; 2Sam 7,18.1 9. 19.20.22.24.25.
27. 28.29; 15,3 1; 22,29.50; 24,10; IRe 3,7; 8,23 .25.
28.53; 17 ,20.21 ; 18 ,36.37.37; 19,4; 2Re 6,17.20;
c;~ jom GIORNO
19,15. 16. 16.1 7. 19. 19; 20,3; Is 12,1; 26,8. 11.12.13.
15.16.1 7; 33,2; 37,16.17.17.18.20.20; 38,3.20; 63 ,
16.1 7; 64,7.8.11; Ger 1,6; 4,10; 5,3; 10 ,23 .24; 11 ,5;
11
Il sost. *jawm- giorno del semitico co12 ,1.3; 14,7.9.13.20.22; 15 ,15.16; 16,19; 17, 13.14;
mune (Bergstr. Ein f. 185; P.Fronzaroli , AA LR
18,19.23; 20,7; 32 ,17.25; 51,62; Ez 4,14; 9,8; 11 ,13;
VIIl120 1965 140s. 147) (come il suo opposto
21 ,5; Os 9,14; Gioe 1,19; 2,17; 4,11 ; Am 7,2.5 ;
*tajlaj- [ ~t}- ~otte ) attestato freq uentemente in
Giona 1,14.14; 2,7; 4,2.3; Ab 1,2.12.12; 3,2.2.8;
tutta l'area linguistica (acc. umu, anche tempeZac 1,12; Sal 3,2.4.8 ecc.; Lam 1,9.11.20; 2,20;
sta , cfr. G.R.Dri ver, JSS 13, 1968 , 46; ug.: WUS
3,55.59.61.64; 5,1.19.2 1; Dan 9,8; Esd 9,15; Neem
nr. 11 71' UT nr. 1100; iscrizioni semNO .: DISO
1.5: 9.6.7: ICron 17. 16.17. 19.20.22.23.26.27:
107s.; et.' solojom oggi , altrimenti si usa mo' alI
21.17: 29,10.11.16.18: 2Cron 1,9; 6.14.16.1 7.19.
per giorno).
41.42: 14,10.10. IO; 20,6;-'ahah).
Oltre all 'ebr. (e aram. bibl. )jom giorno (per le
L' uso del nome di Jahwe nelle diverse espressioni
form e cfr. BL 618s.; Meyer Il ,83) esiste anche
(in circa un terzo delle ricorrenze Jhwh il sel'avverbio jomam di giorno, durante il giorno
condo membro di un'espressione in stato co(BL 529; Meyer Il ,39).
strutto; -'al,. -berit , -dabar ecc.) viene trattato
nelle altre voci del presente di zionario, a seconda
21 La statistica delle ricorrenze di questo sodell'importanza che assume nella formula stessa o
stantivo che il quinto in ordine di frequen za
per il suo contenuto, e perci non pu essere esponell ' AT: fornisce il quadro seguente (che si disto qui nei dettagli (-'mr, -br' , -brk ecc. J.

611

C;,

j om

GIORNO

612

stacca fo rtemente da KBL 372a e 374a e include


Is 54,9 kime BH', mentre BHS ha ki -me):
si ng. duale
83
80
68
85
109
55
43
108
59
48
31
94
79
78
15

Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger

Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle

15
12

plu r.
69
33
45
34
58
23
32
"42
16
52
48
27
58
30
12
4
7

2
6

12
4
14

21

8
2

40
8
1\ 5
59
32

32
6

75
20
25

7
5
7

Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
ATebr.

22

2
8
3

20

Lam
Est

totale jmGm
152
1\ 5
4
1\ 3
I
121
3
167
2
78
I
75
I
150
I
75
I
100
I
79
121
6
137
7
108
4
28
13

13
35
7

12
40
21
34
1452

7
I

19
6

nott e viene suddivisa in tre veglie notturne ['~sm~,a

18
16
9

20
20
41
847

IO
2

4
I
I

51

aram.

Dan
Esd
tot.

9
2

\I

\I

16

3/ . Nonostante alcune interferenze, meg lio


consIderare separata mente l' uso del singolare (3ae) e del plurale (3f-l) dl jm /jmim . Come per gli
altri termini che indicano tem po (-'e/, -'lm),
glI USI avverbIalI hanno un' importanza molto pi
grande delle espreSSIOnI con jm come soggetto o
come oggetto.
a) Il, significato primario di jm giorno
(dali alba al tramonto) l), distinto da Idjl (ldjil lei)
notte (233x, inol tre 5x aram. lele //el'j.' Sal
28x,. ~en 25x, Es, e Is 18x ciascuno, Giob 1 7~);
perclO frequente I UnIone e la contrapposizione tra
gIorno e. notte , specialmente in senso avverb.lale dI gIOrno/di notte (p.e. Gen 1,14.18;
8,22, 31 ,39.40; Es 10,13; 13,21; Is 28, 19; 38 ,12.1 3;
Ger 36,30; Am 5,8; Sal 19,3; 22,3; 32,4; 88 ,2;
613

Ci'

jom GIORNO

Il ' koll hajjo/1/ fino a giorno pieno (Prov 4 18) mall' sil
hajjom_ met della giornata = meuogior~o ); (
8,3), I/Om hajjom ora calda del giorno (Gen 18,1;
ISam Il ,11 ; 2Sam 4,5), r alJ hajjom brezza del giorno

eem

8
5

26
19
53
23
21
60
41
75
2304

FS

-sm,. ), cfr. spec. Es 14,24; Giud 7,19; ISam Il ,1I ),'ad

40
39

136,8s.; Giob 3,3-7; EccJe 8,16 ecc. con jomm; anche In ordIne In verso: Deut 2866' ISam 25 16'
I Re 8,29 [cfr. il parallelo 2Cro~ 6,20]; Is 21,3:
34, 10; Ger 14,17; Glob 17 12' Est 416 ' Neem
4,16).
'"
,
Un altro ca mpo semantico formato dai termini
che In ~ l ca no le varie parti .della giornata. I vocabolI plU Importan ti sono: boqa!r mattino (2 14x
di cui Es 36x ; Gen 19x, ISam e Sal18x Num 12x:
cfr. J.Ziegler, Die Hil fe Gottes am M~rgen
Ntitscher 1950,28 1-288 ' L.Delekat VT 14 1964
7-9), ' cra!b sera (13'4x , di cui lev 33x', Gen:
Es e .Num 13x cIascuno; per ben h'arbjim al
crepuscolo (della sera)>> di Es 12,6 e altre 10x in
p cfr. BL 518) e ~oh Ordjim mezzogiorno (23xcfr. P.Fronzaroli , AANLR VIlIIl9, 1964'
170.25 7.27 1.278). Per sl;ar aurora -sremCl?s. '
Per il resto le affermazioni con jom riferentesi alle singole parti o al corso .della giornata sono relativamente
rare. Vanno ricordat: r' bi'il hajjom per un quarto
della gIornata (Neem 9,3; non c' ancora nell' AT una
suddivisione della giornata in ore, cfr. de Vaux I 278' la

= brezza pomeridiana di ponente (Gen 3,8; cfr. Cant


2,17 = 4,6 quando spi ra il giorno , e Gerleman, BK
XV III ,128), b'}om 'or alla luce del giorno (Am 8,9),
b" od hajjom mentre era ancora giorno (2Sam 3,35),
'od hajjom gadol ancora giorno alto (Gen 29,7), b' 'a?rG!b jom al declinare del giorno (Prov 7,9), e i diversi verbi col significato di abbassarsi per indicare lo
scomparire del giorno: Il!hlrphl!1I1h (Giud 19,8s.), jrd
(Gi ud 19, Il txt em), pllh (Ger 6,4; cfr. anche 'b,,<andarsene Sof 2,2 txt?).
b) Come avviene nella maggior parte delle lingue,
questo signi ficato primario si amplia in quello di
giorno (di 24 ore), nel senso dell'unit astronomica o del calendario (sulla possibilit in altre lingue di ricavare questo significato dal termine che
designa la notte , cfr. Fronzaroli, I.c., 141 , in riferimento a G.Devoto, Origini indoeuropee, 1962,
216s.). Di versamente dal sir. non si distingue dal
lato terminologico tra il giorno come parte lumi nosa della giornata (s ir. imm) e il giorno come
unit del calendario (si r. jawm), anche se si avverte sempre la differenza semantica. Cos p.e. nel
racconto sacerdotale della creazione alla narrazione pi antica con la sua distinzione tra
giorno e notte (Gen I ,5a Dio chiam la
luce giorno , all a descrizione provvisoria mediante -'or luce si sostituisce la designazione
normale; inoltre v. 14.1 6.18) si sovrappone lo
schema pi recente dei sette giorni , ossia della settimana ( I ,5b.8.13.19.23.31; 2,2.2.3).
Sulla quest ione dell'inizio della giornata (in testi postesilici chiari come Es 12,18; Lev 23,32 ecc. il giorno dura
dalla sera fino alla sera successiva; in Dan 8,14 per dIre
giorno si usa la perifrasi 'G!rG!b bOqG!r sera-matti614

no ) cfr. W.H.Schmidt , Die Schiipfungsgeschich te der


Priesterschrift, '1967,68; H.R.Stroes, VT 16, 1966,460475 (diversamente de Vaux 1,275-277).
Altre enumerazioni di giorni si trovano in Num
7,12-78 (1 '-12' giorno) e 29, 17-35 (2' -8' giorno).
Complessivamente jom unito circa 150x ad un
numero ord inale. L' importanza che ha la settimana (ebr. sbti a ' settimo, settimana , 20x) per
il calend ario e le feste di Israele spiega perch
molto spesso si parli del settimo giorno (circa
50x, per lo pi in testi legislativi: Gen 2,2.2.3; Es
12, 15. 16; 13,6; 16,26.27.29.30; 20,10.11 ; 23 ,12;
24,16; 31,15. 17; 34,2 1; 35 ,2; Lev 13,5 ecc.; fuori
del Pentateuco Gios 6,4. 15; Gi ud 14,17. 18; 2Sam
12,18; IRe 20,29; Est l , IO; in relazio ne ad esso anche il sesto giorno Es 16,5.22.29 e l'ottavo
giorno 16x); seguono con frequenza descrescente il terzo giorno (32x), il primo giorno
(l3x), il secondo giorno ( 12x); sono molto rari
il quarto giorno (Giud 14,15 txt em ; 19,5; Esd
8,33; 2Cron 20,26), il quinto giorno (Giud
19,8) e l' ultimo giorno (Neem 8,18).
Nella datazione (cfr. Ez 24,2 sem hajjm nome =
data del giorno) che viene usata a cominciare
dall'esil io, per indicare il mese e il giorno si usa
ogni volta conj6m il numero card inale (circa 40x ,
aram. Esd 6,15), tuttavia spesso jm viene tralasciato (p.e. cfr. Agg 2,1.10; Est 9, 17b ri spetto ad
Agg 1,1.15; 2,18; Est 9, 17a con jm; regolarmente
nelle date in cui la ri velazione viene comunicata
in Ez 1,1-40,1). Le date si riferiscono per lo pi a
giorn i di fes ta (Es 12,6. 18 .18 ecc. in Es-Num ;
Gios 5,10; IRe 12,32.33; Ez 45,2 1.25; Est 3,12;
9,1.1 5. 17. 19.21.2 1; Esd 3,6; Num 8,2; 9,1; 2Cron
7,10; 29,17. 17; i pi frequentemente ci tati sono il
14' e il 15' giorno del mese), pi raramente al
giorno in cui un profeta riceve una rivelazione
(Agg I ,l.l 5; 2,18; Zac 1,7; Dan 10,4) o ad altri av venimenti (Gen 7,11 ; 8,4.14; Es 16, 1 nel racconto
sacerdotale ).
Per esprimere una durata di tempo misurata in giorni si
usano dei numeri: jom 'relJad per la durata di un
giorno (Gen 33,13; Num Il ,19; ISam 9,15; Giona 3,4;
Esd 10,13; cfr. jom da solo in Es 21,21; dG!rG!kjom per
il camm ino di una giornata Num 1\ .31.31: IRe 19,4;
k'jom liimim circa un giorno intero , Gios 10,13), j6mjim per due giorn i (El; 21,21 ; Num 9,22; Il ,19; cfr.
Es 16,29 pane per due giorni ; Os 6,2 dopo due
giorni), Se/6SG!1 jami m per tre giorni ecc. per le cifre
dal tre fino al dieci (vd. st. 3f), mentre si usa di nuovo
jom (sing.) per numeri pi alti (eccettuati Dan 12,11.1 2,
in tutto 36x).
c) In molti casijm perde il sig nificato specifico di
giorno e di venta un termine generico e un po'
vago per indicare tempo, momento , con lo
stesso valore di - 'h In tal senso relativamente
freq uente la costruzione b'jom + inf. nel gio rno
in cui ... = al tempo in cui ... = quando, all orquando ; al posto di be si pu 'avere anche min
da oppure 'ad fino a , e al posto dell'infnito ,
pi raramente, vi pu essere un perf. o un impf.
(p.e. Gen 2,4 nel tempo in cui il Signore Dio fece
615

il cielo e la terra con inf. ; 2Sam 22,1 = Sal 18,1


al tempo in cui Jahwe lo aveva salvato dall a
mano di tutti i suoi nemici col perf. ; Sal 102,3
quando io grido con l' impf. ). Spesso si pu
mantenere anche qui la traduzione giorno , poich i vari usi dijom non sono nettamente separabili tra loro e il significato primario in molti casi
traspare ancora in modo pi o meno ch iaro.
b'}om + inf. ricorre pi di 60x, soprattutto in Num ed Ez
(Gen 2,4.17; 3,5; 5,1.2; 21 ,8; Es 10,28; 32,34; Lev 6,13;
7, 16.36.38; 13,14; 23,12; Num 3,13; 6,\3; 7,1.10.84; 8,17;
9,15; 30,6.8.9.\3 .15; Deut 21 ,16; Gios 9,12; 10,12; 14,11;
ISam 21,7; 2Sam 21,12; IRe 2,8.37.42; Is Il ,16; 14,3;
17,1\ ; 30,26; Ger 7,22; 1\,4.7; 31,32; 34,\3; Ez 20,5;
24,25; 28,13; 31 ,15; 33,12.12; 34,12; 36,33; 38,18; 43,18;
44,27; Am 3,14; Abd 1\ .1\ .12; Nah 2,4; Zac 8,9; Sal
20,10; Rut 4,5; Neem 13,15). Corrispondentemente, si
hanno altre espressioni con min da quando (Es 9,18;
10,6; Lev 23, 15; Deut 9,24; Giud 19,30; ISam 7,2; 8,8;
29,3.6; 2Sam 7,6; \3 ,32; 19,25 txt?; Is 7,17; Ez 28,15), 'ad
fino a (Es 40,37; Lev 8,33; Gios 6,10; Giud 18,30;
2Sam 20.3;.1Re 17.14: Ger 27.22); be viene omesso dopo
k' come (Os 2.5. 17; Zac 14.3); cfr. anche Sof 3,8 con
le; Ez 39,13 con il solo accusati vo avverbial e.
b'}om + perf. si trova in Es 6,28; Lev 7,35; Num 3,1;
Deut 4,15; 2Sam 22,1 = Sal 18,1; Sal 59,17; 102,3a;
\38,3; con min: 2Re 8,6; Ger 36,2; cfr. anche Ger 31 ,6.
b'jom + impf. si trova solo con
gridare : Sal 56, 10
(cfr. v. 4 txt?); I02.3b: Lam 3,57.

q"

Il testo in cui jom si allontana magg iormente dal


significato di giorno Lev 14,57 b'j6m ha[!m e' itb'jm hauhor ( insegnare) quando una
cosa impura e quando pura .

d) I casi che abbiamo menzionato si avvicinano a


quello in cui jom nel senso di giorno o pi genericamente di tempo/periodo viene specificato con una susseguente frase relativa introdotta
da ' ascer (opp. SCl?-), con un geni tivo o con un aggett ivo.
jm + ' OSa!I' (pi di 20x) descrive in prevalenza alcuni eventi salvifici importanti (creazione Deut
4,32; esodo Deut 9,7; IRe 8, 16 = 2Cron 6,5; 2Re
21,15 ; Ger 7,25; ICron 17,5; cfr. Sal 78,42; comunicazio ne dei comandamenti Num 15,23; Deut
4,10; conquista dell a terra Deut 27,2; costituzione
dei giudici 2Sam 7, Il ; costruzione opp. presa dI
possesso di Gerusalemme Ger 32,31 ; 38,28; posa
della prima pietra del tempio Agg 2, 18; venuta
escatologica di Jahwe Mal 3,17.2 1; cfr. Inoltre
ISam 29,8; 2Sam 19,20.25 ; Est 9,1; Neem 5,14;
con sce-: Ca nt 8,8; Eccle 12,3; Lam 2, 16).
I giorni contraddistinti da genitivi o da aggettivi
sono indicati in molte maniere. Oltre ad espressioni fisse per indicare i giorni speciali del calendario (jom hassabbill il giorno del sabato Es
20,8.11 ; 31 ,15; 35,3; Lev 24,8.8; um 15,32; 28,9;
Deut 5, 12. 15; Ger 17,2 1-27 7x; Ez 46,1.4.12; Sal
92 1' Neem 1032 13 15.17. 19.22;cfr.ls58,13 il
mio' giorno s~nt~ ; ' aram. imperiale jwm sbh ,
DISO 108 , r. 29, - sb /; jom ha!lOdCl?s gIorno del
novilunio Es 40,2; ISam 20,34; Ez 46,1.6; j6m
hakkcsa!' giorno del plenilunio Prov 7,20;jom

ci'

j 6m GIORNO

616

dell'e plazione n Lev


23,27.28~ 25 ,9) O i giorni dell a vita umana (p.e.
jOIll hlllll'da>1 giorno genetli aco Gen 40 ,20~ Ez
16,4.5; cfr. le e pressioni pi libere di Ger
20, 1 4. 1 4 ~ Giob 3,1 [ il suo giorno = . il suo giorno
natale ]. 3.4~ Eccle 7, 1~ jom halllml/IVa>1 giorno
della morte Eccle 7, I ~ 8,8; con suffissi Gen 27,2;
Giud 1 3,7~ ISam 15,35; 2Sam 6,23; 20,3; 2Re 1 5,5~
Ger 52,11.34~ 2Cron 26,2 1) si incontrano espressioni pi o meno usuali o anche occasio nali, in cui
un giorno viene designato medi ante fenomeni naturali o att ivi t umane (lSam 20, 19 nel giorno
del fallO non ch iaro, cfr. Henzberg, ATD
10, 137). Co me fenome ni meteorologici vengono
nominati: la pioggi a (Ez 1,28; Prov 27, 15), la neve
(2Sam 23,20 = ICro n Il ,22), il vento dell'oriente
(Is 27,8; cfr. aram . imperial ejwm n llb giorno di
tempesta AI) .1 68), il freddo ( ah 3,17; Prov
25,20). In riferimento alle allivit umane si trova:
jom qa~ ir giorno del raCCOIIO ( Prov 25, 13),jom
mil!1ama giorno dell a ballaglia (Os 10,14; Am
1,14; Prov 21,3 1; cfr. ISam 13 ,22; Zac 14,3; Sal
78 ,9; 140,8; Giob 38,23) e una seri e di fest e e di celebrazioni cultu ali o non cu ltuali :jom (ab gio rno
di festa n ( ISam 25,8; Est 8, 17; 9, 19.22; gio rno
del nostro re n: Os 7,5; cfr. giorno della tua
forza n Sal 110 ,3;jom mo'ed Os 9,5~ Lam 2,7.22;
giorno dell a festa di Jahwe Os 9,5; Sal 8 1,4; cfr.
84,11 un giorno nei tuoi atri n; 11 8,24 il giorno
che Jahwe ha fa tlO n; Neem 10,32 giorno
santo n; giorno di gioia Num 10,10; giorno dell'acclamazione Num 29,1),jom b' sora giorno di lieta
notizia n (2 Re 7,9), giorno di nozze e giorno di
esultanza (Cant 3, 11 .11 ), banchellO (Est 9, 17. 18),
giorno dell'offerta di sacrifici ( Lev 5,24; 7, 15; 14 ,2;
19,6; Num 6,9; 28,26), jom ~o m giorno di digiuno n (Is 58 ,3; Ger 36 ,6; cfr. ls 58,5 giorno in
cui l' uomo si mortifica ... che piace a Jahwe n).
Vanno infine menzio nati particolari eventi storici:
jom hammaggej giorno del flagello n (Num
25 ,18), jom haqqahal giorno dell'assemblea n
(all a ri velazione del Sinai , Deut 9,10; 10,4; 18, 16),
j om ~e'l 'ka giorno della tua usci ta n (dall' Egillo,
Deut 16,3), j om q' [annol giorno deg li umili
inizi n (nella ricostruzione del tempio, Zac 4,10);
rientrano qui anche quei giorni des ignati con
nomi propri particolari: jom Mic(jclI1 (Is 9,3, allusIOne all a liberazione narrata in Giud 7,9ss.),jom
Jizr" a>1 (Os 2,2, antitetico a Os l,4s. e quindi anche alla rivoluzione di leu 2Re 9-1O),jom Masso
(Sal 95 ,8, cfr. la tradi zione di Es 17 e Num 20),
jom J'rilstilem (Sal 137,7, riferito all a catastrofe di
Gerusa lemme nel 587 a.c.).
Pi numerose delle designazioni dei gio rni felic i
sono quelle dei vari giorni di sventura ( i giorni
buoni e quelli call ivi sono in contrapposizione terminologica in Eccle 7, 14.14 jom [oba/ra ' a). Le
espreSSIOt1l form ate con jom per designare la venuta escatologica di Dio vengono trattate SI. 4b.
Qui ci tiamo solo le formul e (non sempre ch iara mente distinte da quelle) che si incontrano partico larmente nel linguaggio dei sal mi (pi rarahakkifJfJ/lrilll

617

giorno

Ci' jom GIORNO

mente nella letteratura sapienziale e in quella pro.


fetica), le quali non si posso no collegare direllamente all a pred icazione escatologica, anche se
quest' ultim a vede spesso nella svent ura un gi udi .
zio e un castigo di Dio. Sostant ivi caralleristici
so no qui ~ara angustia n (Gen 35,3; 2Re 19,3 =
ls 37,3; Ger 16, 19; Abd 12,14; Nah 1,7; Ab 3,16;
Sal 20,2; 50,15; 77,3; 86,7~ Prov 24, 10 ~ 25,19),-'d
ventura n ( Deut 32,25~ 2Sam 22 ,19 = Sal 18 19'
Ger 1 8, 1 7~ 46,21 ; Abd 13 3x~ Prov 27,10), ;a'b
disg razia n (Ger 17, 17.1 8 nella lamentazione, al
co ntrario 5 1,2 in IOno escatologico; Sal 27,5; 41,2;
Prov 16,4), inoltre giorno dell a vendella ( Prov
6,34) e giorno dell' ira n (Prov 11 ,4)~ si hanno
inoltre gli aggell ivi ra ' calli vo n (A m 6,3), mar
amaro n (A m 8,(0) 'anus funesto (Ger
17, 16)
In alcuni dei passi citali la traduzione giorno po
trebbe essere troppo forte (p.e. Os 10,14 al tempo della
guerra ; Nah 3,17 quando fa freddo ; cfr. anche Ez
16,56 al tempo della tua superbia ; Ez 33,12 quando
egli pecca). Ci vale anche per l'espressione<< questo
il giorno o sim ., che indica una ci rcostanza particolare
(Giud 4,14; ISam 24,5; IRe 14,14lXl?).
.fOll/O il suo giorno , senza altra precisazione che il suffisso pronomi naie, pu indicare sia il giorno natale (Giob
3,1) sia il giorno della morte ( ISam 26,10; Sal 37,\3;
Giob 15,32; 18,20), inoltre il giorno in cui uno di turno
(Giob 1,4; cfr. Deut 24,16 ViOli/O), oppure anche genericamente la vita di uno (d i un salariato Giob 14,6;
cfr. Giob 30,25 q 'se jo m uno che ha una vita difficile ;
si milmente in aram. antico KAI nr. 222 C, r. 15s. gli
dei allont anino ogni male dall a sua vita 11111/ jlVlllh l e
dalla sua casa , cfr. J.A.Fitzmyer, JAOS 81,196 1,207).
e) So no molto frequenti le espressioni avverbiali
form ate da jom e una preposizione, un pronome
dimostrati vo o un numerale.
Circa 350x quindi circa in un quarto dei passi con
jom al sinL hajjom (con l'articolo in fun zione
dei llica) o l'equivalente hajjom hazzii' questo
giorno n stanno nel senso di ogg i n (diversamente Gen 7, 11; 1 7,2 3~ Es 12 ,14.17; 13,3; 19, 1;
Lev 16,30; 2Re 19,3 = ls 37 ,3; Est 3, 14; 8,13, dove
questo giorno n richiama o preannuncia un
giorno speciale, come anche col rafforzati vo
'd>~a>m proprio, appunlO n in Gen 7, 13; 17,26; Es
12, 17.4 1.5 1; Lev 23 ,14.2 1.28 .29.30; Deut 32,48;
Gios 5,11 ; Ez 40,1).
La preposizione pi frequentemente unita ad hojjom
(hozzce) 'ad fino a (nel 25 % dei casi fino ad
oggi ), pi rare sono k' (k' hojjom oppure kajjom hazzrP
come oggi ))

= come si veri fica oggi )) o si m., so~ rat

tullo nel linguaggio dtn . e dtr. e in quello del Cronista:


Gen 50,20; Deut 2,30; 4,20.38; 6,24; 8, 18; 10,15;
29,27; 1Sam 22 ,8.13; I Re 3,6; 8,24.61; Ger Il ,5; 25,18;
32 ,20; 44 ,6. 22.23; Dan 9,7. 15; Esd 9,7.15; Neem 9,10;
ICron 28,7; 2Cron 6,15; cfr. Neem 5, 11 ancora og
gi ), b' (Lev 8,34; Gios 7,25; ISam \1 ,13; IRe 2,26;
Neem 3,34 gi oggi ) e min < a partire da oggi Agg
2, 15. 18. 19); ' {(!~{(!III rafTorzativo si trova in Gios 10,27;
Ez 2,3; 24,2.2.
ei testi narrati vi oggi n per lo pi in rapporto
a chi sta direllamente parlando. Tullavla In C1fca
un sesto dei passi il narralOre si riferisce al tempo
618

J" vive (' ad hajjom: Gen

-6236' 71 8.15.24' 72 , 15 ~ 73, 14; 74,22; 86,3;

1 9,37 .38~ 35,2~~

~8' 1 8;' 89,d~ 102,9; 11 9:~7~ Prov 2 1 ,26~ 23 ,.~7m,

~nR~u;O~~~; 2Cron 20,26~ 35,25~ ' ad hajj0m/a;,z:{5:


G 2633' 3233- 4726; GIOS 4,9, 5"
, ,

La'm I , 1 3~ 3 ,3.14.62~ kol-jomSal 140,3, b kol:Jo


S I 7 12' 88 IO' 1452)' i teSll CIlall mostrano che
7;~ 26' 'a,28. 29; 9:27; b, 13; 14 , 1 4~ 15,63; 16,10; t:le ~sp;essi~n~ viel;e preferita nelle lamentazlO I1l
d' d 1'2 1 26' 6 24' 10,4~ 15,19; 18,2 1; ISam135,5, e nelle promesse di lode~
.
6,11~ ~ 27,6; 3,25; 2Sam 1 8, 1 8~ IRe 8,8; 9,
(2) (b' )jo/11 'ii'~Od un giorno, lo ste~v g~~~~:
IO 12; 1 2, 1 9~ 2Re 2 ,22~ 8,22, 14 ,7,. I , :
contemporaneamente n (Gen 27 ,45 479' 668:
17'233441' Ez 20,29~ ICron 4 ,4\.43 ~ 5,26, \3}I,
'.'
ISam 234' IRe 20 ,29~ ls 9,13; 10, 1 , ."
, . 5'9,'88' 10 19' 21,10; 'ad'd>$a>m 110.110 /11
Zac 3,9'; st 3,13 ~ 8, 12; 2Cron 28,6), II1v~ce tn
2Cron " "
"
.' - G 22 "14' ISam.
I - . Gios IO 27' cfr. hall0/11 en
ISam 27,1 jom 'ii' ~Od un cerIO gIOrno n ( - un
~a~)~ 'fornisce s'pe~so perci un'eziologia, la dengiorno o l'altro n);
8 20)'
v~zione di un fallO presente da un evento passalO,
(3) bejol11 ' abr un'altra volta n (2S(~R 1 ' 29):
con ia formula fino al giorno presente60(cfr2~~t :
., - I,a-'al,e-r il giorno succeSSIVO n
e6, ,
KS I 182s' M.Noth , SVT 7, 19 ' .
:'
ballaI/I
.
(l 308' Prov
'8m 'a~arol1 giorno venturo n S
, 33
I
B S Chilcls 'A Study of the Formul a, Un lll thlS
)3 1 25)' )'om /11iihar domal1l n (Gen 30~1 n e
' JBL' 82 1963 279-292: fo rmul a of persoDay,
"
ti '
e
"
. '
. Is 56 12) l glornal testi mony added lO , and con Irmlng, a rec 1signi fi cato dt venturo n,
.."
ha'a-,
.
. (P
27 l) cfr jom ham/11o , I
ved trad ition [ formul a di tesllmol1lanza personochdomal1l rov "
.. -' (IC
2921)
Il
32)
e
moharal
haJjom
ron
.
.' .
nale che si aggiunge ad una tradIZIone ncev uta e
( ~m
,
..C , relmol il giorno di tefl n
la conferma nl, I.c., 292; c.westerma~~, ~or
giorno seguente n,jom
schung am AT , 1964 , 43-47: B.O. Long, e ro(Sal 90,4);
.
'
r giorno n
Pe
blem of Etiological Narrall ve 111 the OT , 1968).
.S I
( 4) jom jom gIOrnalmente, giorno 5
ES 165' ls 58 2' Ger 7,2 txt em , a
Mentre queslO giorno n in senso avver~l ale 111:
(Ger 39 ,10 ;, p
'8 '3034) ~ analoghe espres~i<:ni
dica la contemporaneit con chi parla, haJjo/11 halw
8 20 , rov ,
61,9, 6,
d
' t 0'om ",ajom
quel giorno n esprime un tempo lontano ~1el pasdistributive con jom rad oppla o .' '. Num
'
3
4'
con
diverse
prepOSIZionI.
sato (c irca 90x) o nel futur9 (Circa 120x). L espres:
Est 2 "Il
"
Es 3 7' Esd 34' eem
sione usuale bajjom l1alw~ nfefll a al passa lO puo
3015' ISam 18,10; Sal 96,2; tc " 24 l' ' 3021'
essere tradotta con in quel giorno n, lo stesso
'8" lCron 1223- 16,23; 2 ron
'.'
"
8,1 , E d 69' d' bar jom b'jomo razIOne q~o
giorno , oppure in senso pi attenualO allora
aram.
s
."
3
19'
Lev
2337'
l
Re
8,)9;
(Gen 15, 18; 26,32; 30 ,35~ 33 ,16; 48,20; Es 5, :
tidiana n O slm.: Es 5, 1 'D ' I 5' E~d '3 4' Neem
14,30; 32,28~ um 9,6.6; 32 , 10~ Deut 27 ,11 , 31,22:
2Re 25,30 = Ger 52,34~ an 2C'
814.' 31 ,16;
Gios 4, 14 - 2Re 3,6 ca. 60x ; Ger 39 ,10; Ez 20,6:
11 2J 1247' ICron 16,37,
rohn N' m' 1434'
C
8
13'
cfr
anc
e
u
"
"
"
23,3839; Est 5,9; 8, 1; 9,11 ; Neem 1 2,43.44~ 13 ,1:
senza suffi sso 2 ron , '. .
(DISO
108
ICron 13 ,12; 16,7; 29 ,22; 2C ron 15, 11 ; 18,34,
Ez 4,6); anche in fen . e 111 aram .
'
35,16; con /11in da quel giorno =: da a!lo~~ )~
nr. 9 e 11 );
.'
(E
. .
d'1 ogl1l giorno n
S
Neem4 10' in ISam 16,13e30,25 ul1ltoa wama la
(5) Io.jjo m quolldlano, 28 3 24' Ger 37 ,21; Ez
in pdi
in ISam 18,9 con . l'equivalente
' Num 7 1\.11 ,
"
,
293638
3'23 4613-ICron26 ,17txt em.
, .,
wallble' a' con ' ad fino a quel gIOrno n Neem
4,10; 43.2,5 ; ~~2 --d l' R ' 52' Neem 5,(8); aram.
8, 1 7~ cfr.' anche Os 10 ,14 come quel giorno n co ~
17 .1 7; ")om a> !70
e, ,
k'; Giud 13, l O ba.jjom senza halw allora, recen
b' joma Dan 6,11 .14;
h )
temente n); riferita al futuro puo essere tradotta
.
., _
. rno (accadde c e
un glo G' b l 6 13' 2 l'
con lo stesso giorno n O allora n (Es 8,18, 1 3 ,~:
( 6) wau"hi haJjom 48
II 18'
IO , . ' "
Lev 22 ,30; 27,23; Num 6, 11 ; Deut 21,2 ~
( ISam 14 ,1; 2Re ~ . . 'ISam 14)' k'hajjom
."
.
3 1 , 1 7. 1 7. 1 8 ~ ISam 3,12; 8, 18. 18; IR~ 22,25 ~ quandO giunse ti giorno n
hazzii' un giorno (Gen 39,(1 ),
7' I -8 4'
2Cron 1824' Is 2,11 - Zac 14 ,2 1 ca. 10 )x~ con ml/1
9
13.2
,
s
) , ,
I
Sam
(
e wahb'" ~ partire da quel giorno e per sempre n
(7) k( ' i1)ajjom adessO
en t~ n cocci di LaEz 39,22). Sulla questione se l'espressione sia un
cfr . 'I kjm ora
I ) 111 questo
re mobm
su 110 n (Ger 253133, . ,
termine tecnico dell'escatologi a, vd. SI. 4b.
ch i!:; 2,3 e 4, t~~. 22 5 = 2Cron 18,4);
ISam 2,16, IRe , " .
( IR 1311 ' di
Nel significato allenuato di allora (passato/ futu,r?)
n
e , ,
l'espressione ha lo stesso significato dell'avverbiO '": (8) ho.jjo/11 .In que;.to giorno
fr Neem 4,16 txt?); 'ad
che pu riferirsi sia al passato Sia ( ~IU raramente) al.~u
giorno Os 4,5 txt., c.
(Giud 18, 1); bajjom
luro (l38x, inoltre 3x nella forma .aza); cfr. anche SOIn
hajjom fino a quel tempo n Prov 12 ,16); sd>ba '
l che in alcuni casi pu avere slg11lficato temporale,
(hahu) subllO n (Sai \~~~;; n (Sal 11 9,164); li/ne
cfr. GB 839b; KBL 983a).
bajjom sette volle a g(1 48 n l17ijjOI17 d'ora In
jom prima di oggi n 3-5) , ,
Altre espressioni avverbiali sono:
.
poi n (ls 43 ,13; Ez 48 , ) .
.
( l ) kol-hajjo/11 tutto il giorno n oppure c~~~
lO anzit utto quandO SI
.
nuamente, sempre (Gen 6 ,5 ~ Es 10,13, I h-o
f) 1\ plur. jamim viene u~antit (c fr. Num 14,34;
Il ,32; Deut 28 ,32; 33 , 1 2 ~ Gi u~ 9,45 co n 70 LI:
indica una determll1at(~ I calendario) (cfr. Gen
ISam 19,24; 28,20; Is 28,24; )1,13; 52,5 , 62 ,6:
Ez 4,4.5 .9) di giorni . d:lI'an no). Come nel caso
65 ,2.5; Ger 20,7.8; Os 12 ,2~ Sal 25 ,5; 3~ ,3 , 35,2~:
1,14; Giob 3,6 giorni
37,26; 38,7. 13; 42,4.11 ~ 44 ,9. 16.23; )2,3 txl. ,
ci' .iom GIORNO 620

n;

7,

6)

n:

619

del sing. unito ad un numero ordinale (vd . sp. 3b),


co i anche qui il numero sette ha un' importanza
particolare; in pi di 90 passi e in contest i diversi
si parl a di un periodo di sette giorni (Gen 7,4.10;
8,10. 12; 31,23; 50,10; Es 7,25 - Oeut 16,15 pi di
50x in testi legislativi; Giud 14,12. 17; ISam 10,8;
11,3; 13,8; 31,13; IRe 8,65.65; 16,1 5; 20,29; 2Re
3,9; Ez 3,15.16; 43 ,25 .26; 44,26; 45,2 1 [txt
em]. 23.23.25; Giob 2,13 ; Est 1,5; E d 6,22; Neem
8, 18; ICron 9,25; 10,12; 2Cron 7,8.9.9;
30,21.22.23.23; 35, 17; diversamente Ger 30,26 la
luce del sole sar sette volte di pi , come la luce
di sette giorni ); con frequen za decre cente e
guono indicazioni di tre giorni (42x ), sei giorni
( 15x, tran'ne che in Es 24 ,16; Oeut 16,8; Gios
6,3.14 sempre in diretta connessione con il sabato:
Es 16 ,26; 20,9. 11 ; 23 ,12 ; 31,15.17 ; 34,21 ; 35 ,2; Lev
23 ,3; Oeut 5,13; Ez46,1), dieci giorni ( um Il ,19;
ISam 25,38; Ger42,7; Oan 1,12. 14.15; Neem 5,18;
2Cron 36,9; cfr. Gen 24 ,55 'asor dcade ), otto
giorni (Gen 17,12; 21,4; 2Cron 29,17), due giorni
(2Sam l , I; Est 9,27; sul duale per indicare un pe
riodo di tempo vs. sp. 3b), quattro giorni (Gi ud
Il ,40) e cinque giorni (Num Il ,19); cfr. anche ci
fre pi alte in Lev 12,4.5 e Oan 12, 11.12; aram
Oan 6,8.13.
Quando il numero indeterminato, il termine
giorni assume facilmente il significato , che gli
del resto confacente, di tempo nel senso di
durata , periodo di tempo : oltre a jamim
' Q!1Gdim alcuni giorni, per un certo tempo
(Gen 27,44; 29,20; Oan I 1,20; cfr. jamim mispar
pochi giorni Num 9,20) si trova anchejamim
da solo con lo stesso significato (Gen 24,55; 40,4;
Lev 25,29; Num 9,22; Giud 19 ,2; IRe 17, 15 txt?;
ls 65,20; Oan 8,27; Il ,33 ; Neem 1,4; inoltre
mijjamim dopo un certo tempo Giud Il,4;
14,8; 15 , I; miqq$ jamim trascorsi alcuni giorni
Gen 4,3; I Re 17 ,7; leq$ jamim poco dopo
Neem 13 ,6); sono frequenti le espressioni avvero
biali jamim rabbim per molti giorni, un lungo
tempo (Gen 21,34; 37 ,34 e altre 25x, dete(mi
nato in Es 2,23; cfr. anche merob jami m dopo
molti giorni ls 24 ,22; berob hajjamim Eccle l l ,l )
e kolhajjamim tutti i giorni, ogni momento ,
sempre (Gen 43,9; 44,32; Oeut4,1O.40; 5,29 e al
tre 40x; tale espressione particolarmente fre
quente nel linguaggio dtn . e dtr.) .
g) Con il termine giorni , specificato da un geo
nitivo che lo segue, nella maggior parte dei casi,
quando si tratta di giorni di determinate persone,
ci si riferisce ai loro giorni di vita o al loro
tempo di vita (cfr. Giob 10,5 giorni degli uo
mini par. giorni di un uomo ), nel caso dei re
al loro periodo di regno (cfr. Is 23 ,15 tanto
quanto dura la vita di un re ). Il termine pu ve
nir precisato anche da ~ajjim vita (frequente
nell 'espressione tutti i giorni della mia/tua/sua
ecc. vita : Gen 3,14.17; Oeut 4,9; 6,2; 16,3; 17 ,19;
Gios 1,5; 4,14; ISaml ,11; 7,15; IRe 5,1; Il ,34;
15.5.6; 2Re 25 ,29.30 = Ger 52,33.34; Is 38 ,20; Sal .
621

ci'

jom GIORNO

23 ,6; 27,4; 128,5; Prov 31 ,12; cfr. Eccle 2,3;


5,17. 19; 6,12; 8,15; 9,9; giorn i degli anni della
vi ta : Ge n 25 ,7; 47 ,8.9.9 cfr. v. 28), oppure !wjjim
pu mancare (ci rca 200x); anche qui in molti casi
anzich con giorni si pu tradurre con
tempo . Sono frequenti le espressioni: bime...
nei giorni = al tempo di ... (Gen 14,1;
26,1.15.18; Giud 5,6.6; 8,28; 15,20 e altre 40x;
aram . Oan 2,44; 5, Il ; con lI1in da 2Re 23,22;
Ger 36,2; Nah 2,9 txt?; Mal 3,7; Esd 4,2; 9,7;
Neel1l 8,17; 9,32; 2C ron 30,26; 35 ,18; con 'ad
lino a Neel1l 12,3; con k' Is 54,9 txt? come
nei giorni di No ), nei miei/tuoi/suoi
ecc. giorni ( nel periodo della sua vita , du o
rame il suo regno o sim.; Gen 10,25 = ICron 1,19;
IRe Il.1 2; 16,34; 21,29; 2Re 8,20 =2Cron 21,8;
2Re 20,19 = Is 39,8; 2Re 23,29; 24,"1 ; Ger 16,9;
22,30; 23 ,6; Ez 12,25; Gioe 1,2; Ab 1,5 ; Sal
44,2; 72,7 ; 116,2; cfr. mijjall1lEka finch vi
vrai ISam 25,28; Giob 38,12; mijjamalV fin
ch egli visse I Re 1,6), kol j'm ... tuni i gior
ni di .. . ( fin ch.. . visse ; Gen 5,531 9x;
9,29; Gios 24,31.31; Giud 2,7.7.18; ISam 7,13;
14 ,52 ; IRe 5,5; Il ,25; 2Re 13 ,22; 23,22; Esd 4,5;
2Cro n 24,2.14), tutti i miei / tuoi ecc. giorni
(Oeut 12,19; 22,19.29; IRe 3,13; 15,14.16.32; 2Re
12 ,3; 15, 18 ; Ger 35,7.8; Sal 90.9.14, cfr. v. IO;
139 ,16 txt em; Eccle 5,16; 2Cron 15 ,17; 18,7;
34,33); cfr. anche Gen 5,4; 6,3; Il ,32; 29,21 ;
35 ,28; 47,28.29; Es 23,26; Deut 33,25; 2Sam
7,12 = ICron 17, 11 ; 2Re 20,6 =.Is 38,5; Is
38,10; 65,20; Ger 17, 11 ; 20,18; Gioe 1,2; Sal
34,13; 37,18; 39,5.6; 55,24; 61,7.7; 78,33;
90,10.12; 102,4.12.24.25; 103 ,15; 109,8; 11 9,84;
144,4; Giob 7, 1.6.16; 8,9; 9,25; 10,5.20; 14,5;
15,20; 17,1.11 ; 21,13; 27,6; 30,1; 32 ,4.6; 36,11 ;
38,21; Prov 10,27; 15 ,15; Eccle 2,23; 6,3; Lam
4,18 ; 5,2 1.
Con questo significato di periodo di vita jamim spe
cifica anche degli aggettivi (participi) in diverse espres

sioni che designano un'et avanzata: mele jiimin~


avanzato negli anni (Ger 6,11 ; err. q e~ar jamim di
vita breve Giob 14,1), seba' jamim sazio di vita!)
(par. zaqell vecchio)>: Gen 35,29; Giob 42,17; senza za
qell ICron 29,28; espressione verbale in ICron 23,1;
2Cron 24 ,15), kabbir jamim ricco di giorni (Glob
15,10), ba ' baJiamim avanzato negl i anm (Gen ,24,! ;
Gios 13,1.1 ; 23,1.2; IRe l,I); cfr. aram. all1q
jOlllin avanzato negli anni (Dan 7,9. 13.22).

Rientrano qui, alnieno in parte (vd. SI. 3i), anche le co:


struzioni con 'rk e rbh: con 'rk hi . rendere lunghi I
giorni = vivere a lungo (Deut 4,26.40; 5,33; Il ,9;
17,20; 22,7; 30,18; 32 ,47; Gios 24,31; GlUd 2,7; Is 53,10,
Prov 28 ,16; Eccle 8,13), far vivere a lungo qualcuno
(I Re 3, 14), con giorni come sogg. essere lungo
(Es 20,12 = Deut 5,16; Deut 6,2; 25,15), con il soSI.
'or",k lunghezza Deut 30,20, Sal 21 ,5; 23,6; 91,16,
Giob 12,12; Prov 3,2.16; con rbh qal essere numeroso
Deut Il 21 21' Prov 9 Il ' con rbh hi . rendere nume
roSO ) Giob29:18~ cfr.jomf,n rabbim molti giorni = vita
longeva )>1 Re 3, Il 2Cron I, II.
. .

In Giob 32,7 jillnim giorni viene usato nel Slgmficato


traslato di {( et in riferimento a persone anziane.

Per designare (iperbolicamente) una durata particolar


622

ISam 3,1; 28, l ; 25am 16,23; 2Re 10,32; 15,37; 20,1


mente lunga si trova j'me giorni. = durata della vita
= Is 38 ,1 = 2Cron 32,24; Ez 38 ,17; Est 1,2; 2,21 ;
di ... unito ad un genitivo non di pers?na: Ge~ 8,22
Dan 10,2; Neem 6,17; 13,15.23; con 'ad fino a:
finch dura la terra ; Is 65 ,22 come I eta dell albero
deve essere l'et del mio popolo ; Sal 89,30 finche
I Re 3,2; 2Re 18,4; con lifne prima di : Zac 8,10;
per il futuro: Deut 17,9; 19,17; 26,3; GIOS 20,6;
dura il cielo .
h) Altrove, ossia quando non .designa la vi ta Ger 3,16. 18; 5,18; 31 ,29; 33,15.16; 50,4.20; Gioe
degli uomini . il termme glornt nel. senso di. 3,2 ; 4,1; Zac 8,6.23; con ' a~ Qre dopo : Ger
tempo , periodo, momento mdetermmato SI 31,33).
trova in espressioni fi sse che per non sono cosi jamim si usa pure per indicare una durata (Lev
frequenti come nel caso del . singolare. Giorni 25 ,8 il periodo dei sette anlll sabbat tcl ; ISam
viene precisato con un mf. m Gen 25,24, 27,7 con mispar hajjamim ti numero del glornt =
il tempo in cui Davide visse nel paese del filt stel ;
Lev 26,34.35; Num 6,6; Oeut 31,14;. Gl ud
18,3 1; 15am 22,4; 25 ,7.16; IRe 2,1; MI 7, 15; si milmente 2Sam 2,II ;jamim ' en mispar tempo
illimitato Ger 2,32), spesso pleonastlco ?o~o
Rut l ,I; 2Cron 26,5; 36,21 ; con una frase rela
l'indicazione di un tempo ptuttosto lungo: sena
tiva con 'SC!'r Lev 13,46; Num 6,5; 9,18; Oeut
ljimjamim due anni in giorni = per due annt
1,46; 2,14; ISam 1,28; IRe 2,11 ; Il ,42; 14,20;
(Gen 41,1 ; 25at)1 13,23; 14,28; Ger 28,3.11 ), inol
2Re 10,36; Is 7, 17; Ez 22,14; Est 9,22; ICron
tre sta dopo bOdlRs o jd:rah mese (nspettl va
17,10; 29,27; senza 'QSlRr Lev 14,46; ISam 25,15;
mente Gen 29, 14; um 11 ,20.2 1 e Oeut 21 ,13;
Sal 90,15; Giob 29,2.
.
2Re 15,13) e dopo sab' im set~lm ane ..(O.an
Tra le espressioni con lo stato costrutto ncor
10,2.3); cfr. anche le indicazlolll plU vaghe)alm m
diamo: tempo della raccolta (Gen 30,14; GIOS
'al.jamim e l"jamim mijjamim ne~ co~so del
3,15; Giud 15, 1; 2Sam 21,9; cfr. anche Num
13,20.20 tempo delle prime uve ), tempo tempo (2Cron 21,15. 19; per I~jiimim sen(jjllll al v.
19 txt ? cfr. Rudolph , HA T 21,266) ejiill1im 'al sii
della giovent (Ez 16,22.43.60; 23,19; Os 2,17;
mi fra un anno (ls32 ,10).
Sal 89,46; Giob 33,25; Eccle 11,9; 12,1; cfr. GtOb
Il plurale determinato nel significato di tempo
29 ,4 giorni del mio autunno ), (<tempo dt fe
ricorre in espressioni con verbt come rbh qal di'
sta (G iob 1,5; Est 9,22), tempo dl. lutto ( Gen
ventare numeroso (Gen 38 ,12 e 15am 7,2 tra
27 ,41; 50,4; Oeut 34,8), penodo di serv tztO o
scorse un lungo tempo ), 'rk qal di.ven,tare
sim . (Lev 25,50; Giob 7,1; 14,14), e moltre oglll
lungo (Gen 26,8 ma quando abttava la gl3 da
genere di espressioni che indicano penodt dt SCia
lungo tempo ; Ez 12 ,22 t gtOrlll SI pr?lungano ,
gura (ls 60,20; Ez 4,8; 5,2; Sal 37 ,19; 49,6; 94,13;
cfr. v. 23 qrb qal essere vlcmo )'. msk 111 . pro
Giob 30,16.27; Eccle Il ,8; 12,1; Lam 1,7; cfr. ano
trarsi , ritardare (ls 13,22 t loro giorni non ntar
che Gen 47,9.9 tempo di vita errabonda ),
dano ), mI' qal diventare pieno ( 15am 18 ,26
azioni particolari (Gen 50,3 imbalsamazione; Est
il tempo non era ancora passato ; Ger 25 ,34 ti
2,12 massaggi), periodi adatti al culto (Lev 8,33;
vostro tempo compiuto ), inoltre tn espresstOllI
12,2.4.6; 15 ,25. 25.26; Num 6,4.5.8 .12.13; Est
come lemo' M hajjamim al tempo determmato
9,28.31). Un' allusione ad un evento stonco SI
(lSam 13 ,11), lemiq~al hajjamim (~ tr~sc.orso li
trova in Os 9,9 e 10,9 t glornt dt Gabaa (cfr.
tem PO (Oan 1,18), aram. liq~ al )omaJ/a tra
Giud 1921), mentre Os 2,15 giorni det Baal e
scorso questo tempo (Oeut 4,31 ).
..
12,10 giorni della festa si riferiscono a celebra
Vanno infine ricordate le vane espresslolll nelle
zioni cultuali (cfr. Rudolph , KA T XIll/l ) 1.234).
quali si usa jamim per indicare il passato e li
Circonlocuzioni per il giudizio escatologiCO sono
futuro . II passato lontano Vtene deSignato con
rare: Os 9,7.7 giorni della rappresaglta/ della tn
j'm -qd:dlRm i giorni del passato )} (2 Re 19,25
bolazione ; cfr. Ez 22,4 i tuoi giorni (del glUdt:
= Is 37,26; Is 23,7; 5l ,9; Ger 46,26;. MI. 7,20; Sal
zio) ; Giob 24,1 i suoi giorni (del gludlZtO di
44,2; Lam 1,7; 2,17; cf~. ~amim mlqqlRdlRl:' Sal
Dio) , vd. SI. 4b.
77,6; 143 ,5;jamim qadmolllm glornt anltchl Ez
i) In una serie di espressioni avverbiali e di co:
38,17), l' me -'olam giorni del passa~o)~ f!s
struzioni in cui iamim unito ad altn vocabolt
639 Il' Am 9 Il ' Mi 5 l' 7, 14; Mal 3,4;) mOlO,
che racchiudono un significato temporale, ri sulta
la:n De~t 32 ,7; ar~mjo;nal ' alema f:sd.4,15:.I?): il
particolarmente chiaro il senso generale di
passato in generale indicato con)0/111 m IHOI7I m
wm~~
.
. i giorni antichi (Oeut 4,32; Zac 8,11, Eccle
Come per il sing. (vd. sp. 3e), vanno ncordate ano
7,10; cfr. NUIll 6,12 il tempo precedente ; Deut
zitutto le espressioni avverbiali con pronomi. di:
IO IO come la prima volta ). Rtfente a l futuro
mostrati vi. Un plurale di hqjjom hazzlE oggt ~) e
EccleI
' ... .
( IlOJ/Olm
m habbG'im. .i giorni
, Q . ventun
h ... .
in bajjamim ha'illlE in questi giorni. (presenti) )
2,16) so no le espresslolll be a!1 ,., I aJ/aml m I;e
= attualmente (Zac 8,9.15; diversamente
seguito dei giorni (teslt e mterpretaztone - bi
questi giorni [nominati] Est 1,5; 9,26.28; cfr:
4b), hinl1e jamim bG'im ecco, vengono gtOrlll )~
Ez 43,27 senza questi ); pi freq~ente e
( 15am 2,31; 2Re 20,17 = Is 39,6; Ger 7,32, 9,24:
bajjamim hahern(ma), plur. di bqjjom hahu, che SI
16,14; 19,6; 23,5.7; 30,3; 31 ,27.3 1.38; 33,14; e~~,12 ,
riferisce anch'esso o al passato ( un tempo ) o al
49,2; 51 ,47.52; Am 4,2; 8,11 ; 9,13)
I ollRk
futuro ( allora )(per un tempo passato: Gen 6,~; jamim per sempre (5al 93,5; Lam ) ,20), un
Es 2,11; Giud 17,6; 18,1.1 ; 19, 1; 20,27.28; 21,2);
ci' jom GIORNO 624
623

e.

tono pi e catologico in r qe$ /ialjtl/Ilil/


alla fin e dei giorni ( Dan 12 13' cfr 'q;/'a-"I,-"I
Dan 10,14),
"
, I, ,
Nell'espresSione si.e1' ,libl'e hajjoll/ill/ libro degli avven~m~ nl.o de~ .glornl ~~ =. cro n aca ~) hqjjomim unito a
,fibre I, aVVICina al slgnlfcalo di sloria" (cfr. O,Eissleldl , ElI1lellung 111 das AT , ' 1964,382; IRe 14,19 - 2Rc
24,5 33x; ESI 2,23; 6, 1; 10.2;
lxl em).

eem 1223' ICron 27 24


. ,
,

I) Nei testi narrativi pi an tichi i ha un uso idiomatico di J/I/NNNEa -lI1illl nel ignificato di
an no (dello. altnmenti sl/ anno, 876x
[esci . Sal 77, 11; 111 Lls. manca Gen Il IOb] di cui
Gen 161 x; 2Re 104x. um 92x, 2Cr~n 78'x; Lev
59x, I Re )8x , Ger 44x), che deriva probab ilmente
dalla concezl~ne del fIlorn o dei singoli giorni di
un a,nno nell a l~no successIvo, per cui i giorni
(dell anno) >> puo stare al pOSto di an no (d iversamente FS onh , Four-Month Sea ons of the
Hebrew Blble, VT II , 1961 , 446-448). Tranne che
~~ jS~11327,7 (<< un anno e quallro mes i ) e ISam
. ' " ': ,,3 txt elTl (~ uno o due anni ), dove indica una durata, j allli m 111 questo significato co mpare so lta nto per deSignare eventi che ri co rrono
an nual me11le: :CJ?ba(1 haiimill1 sac rifi cio annual e_" (lSa~ll 1.2 1: 2.19: 20.6). rC{f/!ffJl haijmill1
!a
dcii anno ( ISam 1.20; cfr, l''q/ifilr /ia.ici1/(1 Es 34 22" 2Cron 2423)
"'- - '- '
, ,
"
1111/1(11111111 )0l1/10I(i ogni
an no (~s !3,10; Giud 11,40; 21 ,19; ISam 1,3;
. 2,19), lq/lGlmm pera nno (Gi ud 17 10)
, , /1uqqes
- _ 1 "- j '01111
m oJ/onu m all a fine di og ni anno oppur
ogni anno (2Sam 14,26).

ellentri onale e nell ' Asia

minore (cfr. W L

~or~l , Blbl 43 , 1962, 319; nel trallalO ara~'


c I S Ife del sec. 8' a,c' jlVlIl giorno e lill;

nOlle compa iono in coppia nella lista dei teSli.


monl di Vini lei giuramento, KA I nr. 222 A, r. 12)
SO!10 ciel resto relativamellle rari anche i modi di
dll e In CUI il giorno Viene pi o meno personificato
( cfr. p,e. Prov 27, I poiche non sai che cosa pu
proclurre un giorno , col verbo j ld generare pro.
durre ; In Gel' 20,14 e Giob 3, lss, viene ~ale.
dellO il giorno cleli a nascita).

bl Un uso . pecifi camente teologico si ha in j1I1


J/i w/i . il gIOrno di Jahwe , co n le idee ad esso
~o ll egate . Po siamo cllare qui solo alcu ni lavori tra
I ~ nnu merevole . . bib liografia
su ll 'argomento,
L a pellO lingUistico delle espressioni adoperate
vie ne st udi ato su vasta sca la da L.erny , The Day
of Yahweh and some Releva lll Problems, 1948;
per una panoramica recente sul problema con ultenon Indicazioni bibli ografiche si pu vedere: K,.
D.Schu nck , Strukturlinien in der Entwick lu ng der
Vorstellung vom " T ag Jahwes", VT 14, 1964,
3 19-330; H.D .Preu s, Jahweglaube und Zu
kunftserwartung , 1968 , 170-179; G.Fohrer, Ge
sc hlcht e der isr. Religion, 1969, 272s.
L'espressione jom Jhwh il giorno di Jahwe ri
corre In questa form a solo 16x (ls 13 6 9' Ez 135'
Gioe 1,15; 2,1.11 ; 3,4; 4, 14; Am 5, 18.d.20; Abd
.15;Sof 1,7, 14. 14; M al 3,23). TUllavia per indicare
Il giudi ZIO di Jahwe, che essa esprime vi sono al
tre possibili t:jom /'J//lvh viene usato 'in senso indeterminato in Is 2,12 ed Ez 30,3; tra jom e
(/')JhlVh SI possono inserire term ini che precisano
4/ al Come indica no i vari usi di jm/jmim il
megli O il contenuto (nqam vendella Is 348'
vocabolo non designa solta nto un' imponante ~i'cebl' ira Ez 7, 19; Sof 1,18; 'q/ ira Sof 2,;
panlZlone del tempo ma si evo lve fin
d'
o a Ivent
'1
"
Lam 2,22; z>bab sacri ficio Sof I ,8), e che com
are I ~ermll1e temporale pi imponante dell ' A T
pa iono 111 contesti sim ili anche senza il nome di
1e puo espnmere momenti e periodi determinat i~
Dio e carallerizzano il giorno del giudizio alleso (o
a paro la ha In comune con -'er e -'lm il fa llO
ViSS UtO) nell a sua luce negativa ( ira, vendella, tri
di deSignare quasI escl usiva me11le dei tempi co nbolazlone o sim. : Is 10,3; 13,13; 34,8; 61,2; 63,4;
creti , .ossia e 111 strella con nessione co n i vari conGer 46, 10; Ez 22,24; Os 5,9; Sof 1,1 5; Lam 1,12;
tenuti , e non ncorre quindi nelle afferma zioni
2,1.21 ; cfr. Sof 3,8; o curit, nubi, tempesta o
astratte sul tempo co me tale. In questo non
Slm,: Ez 30,3; 34, 12; Gioe 2,2; Am 1,14; Sof 1,15;
~I deve vedere una panicolare co ncezio ne ebraicfr. Ez 30,18; Mi 3,6; ballagli a, sterminio, rovina,
. ~ del_ te_mpo; del resto anche per gli altri usi di
sconvolgi mento: Is 22,5; 30,25 ; Ger 12,3; Ez
./bm(/aml m SI possono citare dell e analog ie ex tra26 ,18; 27,27;32, 10; Aml ,14;Sof l ,16; cfr. Mi 7,4;
e ralche.
sve ntura, corruzione, indigenza ecc.: Is 17, 11 ; Ger
Penanto.le affermazion i tipicamente vt n . co n jm
.18, 17; 46,21; 5 1,2; Abd 12; Sof I ,15), Ci si riferisce
~el suo slgl11ficato com une non hanno un panicoInolt re al giorno con pronomi dimostrati vi ed
. re nlievo. Come tulll I fenom eni naturali anche
Interiezio ni ( quel giorno Ger 30,7; 46,10; Sol'
~glorno e .Ia nOlle sono SOllomessi al dominio di
1,15; cfr. Ez 39,8; con - hinne ecco Ez 7, 10;
IO, perche d a lUI sono stati creat i (Gen 1,5. 14; Sa l
'
con -'ohh opp. hh ah! Ez 30,2; Gioe 1,15); si
74,16 tuo e Il giorno , tua anche la nOlle; tu hai
parl a del suo arrivo e della sua prossimit (Ger
collocato il lumll1are e il sole ' cfr v 16
e 111 ve
t l' h '
,
..
esta te
47,4; Ez 7,1.1 2; 30,3.3; Zac 14,1; Mal 3,2. 19. 19);
,
rno , u I . al creati ), I n contesto escatoloesso pu essere designato anche come il giorno
gicosi dice persll10 In un testo tardivo che l'a lterdi coloro sui quali sopravverr ( il tuo/suo/loro
nar.SI perenne tra il giorno e la nOlle (Gen 8 22)
giorno Ger 50,27.31; Ez 2 1,30.34; 22 ,4 txt em;
sara abolito da Jahwe (Zac 14 7
.
.
'
gi
.
, CI sara un solo
il gIorno del tuo fratello Abd 12). Quando si
orno .. . non CI sar un alterna rsi tra giorno e
parla di giudizio escatologico, anche nell 'espresnOlle, anche verso sera risplender la luce ). Non
sione bqijm halni in quel giorno allora (vd,
SI tralla qUI di una dlvll1lzzaz ione, come nell a Siri a
sp , 3e), che di per s puramente avverbiale. si
625 c;, jom GIORNO
626

!II1C

pu percepire l'idea del giorno di Jahwe (cfr.


p,e. Is 2,11.17 assieme al v. 12); tale idea comunque non contenuta come tale nell 'espressione
(cfr. l'esauriente anali si di P.A,Munch , The
Expression bojjm Mha' , is it an Eschatological rel'minus rechnicus?, 1936, contro H .Gressmann, Der
Messias, 1929, 75.83, ecc.; anche Preuss, I C. 174,
segue Munch), Spesso l'espressione serve da formula di collegamento nelle promesse, mentre in
genere espressioni panicolari con jom sono rare
nelle promesse salvifiche e non manifestano un
legame con il giorno di Jhawe (cfr. Is 49,8; Ger
31,6; Mi 7, 11 ,12).
Quando si studia il significato dell 'espressionejom
Jhwh, prima ancora di vedere dal punto di vista
della storia della tradizione quale sia l'origine e lo
sv iluppo di tale idea, ci si deve chiedere quale sia
il senso di jom in questo particolare co ntesto. Dal
lato formale jom Jhwh appartiene ad una serie di
costruzioni con il genitivo che specificanojm con
un nome proprio (vd, sp. 3d per jm Micljn ecc.;
vd , sp, 3h l'mi! Gib') e designano cosi in modo
pregnante e abbrev iato un evento importante, indicato dal nome proprio, e al di l della semplice
determinazione del tempo , che resta abbasta nza
vaga, sOllolineano in modo particolare il carallere
di evento (cfr. al riguardo S,Herrmann, Die prophetischen Heil serwart ungen im AT , 1965, 120s.).
Un evento che viene determinato nella sua natura
propria con il nome Jahwe pu appartenere al passato (Ez 13,5; 34,12; Lam 2,22 ; cfr. Ez 22,24; Lam
1,12; 2,Ll 2) oppure al futuro (COSi nell a maggior
parte del pass i); al principio forse si pensava anche
a pi giorni di Jahwe (cfr. probabilmente anche Giob 24,1l. Nell 'ambito dell a visione sto rica
di Israele e dell a sua persL<asione di essere in una
posi zione di guid a (orien tate ambed ue verso il futuro e radicate in Dio e nel suo agire nella stori a)
quest'idea fu trasferita sempre pi nell 'avven ire e
divenne cosi gracl ualmente "i l" giorno di Jahwe,
OSSia quel concellO che ci ormai abituale
( Preuss , I.c., 172),
Per quanto riguarda l'origi ne dell a co ncezione di
un giorno in cui si real izza pienamente il giudizio
di Jahwe, la storia delle trad izioni ha stabi lito con
una certa probabilit che non si cleve pensare ad
un giorno cu ltuale di Jahwe, come per esempio la
presunta festa di il1lroni zzaz ione di Jahwe (cosi tra
gli altn S,Mowinckel, Psalmenstudien , Il ,1922;
Id " NTT 59 , 1958, 1-56.209-229; J.Lindblol11
Prophecy in Anciel1l Israel , 1962, 316ss,), ma, te:
nendo CO l1l0 anche delle altre concezioni che
emergono dai singoli testi , si deve supporre l'espenenza di un'azione storica che Jah we ha co mpiuto
per la salvezza del suo popolo e che co nsistita in
una villoria sui nemici cii Dio. Soprallullo le tradlZIOIll della guerra di Jahwe (-~b', - hmm) , riprese pOI dai profeti , posso no aver innuenzato il
modo co n cu i veni va co nfigurata l'allesa del futuro (c fr. von Rad , The Origi n of the Concept of
the Day of Yahweh , JSS 4,1959 ,97-108; id. , Il ,
129- 133; Sch unck , I.c. , 320s.330; con qualche mo-

627

clifica Preuss. I.c., 173-1 79, che so ttolinea maggiormente l'evento cieli 'esodo, e H.-M. Lutz.
Jahwe. Jerusalem und die Volker, 1968, 130-146:
Il giorno di Jahwe anche guerra , ma 1/0 1/ !'olu
guerra >>[I.c., 1461; sulla relazione tra le descrizioni
delle teofan ie e il giorno di Jahwe cfr. Jeremias ,
Theoph anle, 1965, 97- 100; seco ndo M .Weiss , The
Ongln of the Day of the Lord - Reconsidered
H UCA 37, 1966,29-60, l'espressione stat a riel a:
borata da A mos l,
Per la sto ria di quest'idea rimandiamo a quanto
viene dellO nei lavori che abbi amo citato . Il passo
pi antico Am 5, 18-20 (cfr. Wol ff, BK
X I V 12,38s.298-302): G uai a voi , che sospirate il
giorno di Jahwe Che cosa sar infalli per vo i il
'
giorno di Jahwe? Esso tenebre e non luce! ". .
Amos pone in discussione ,'allesa salvi fica dei
suoi contempora nei: dal momento che Israele sta
sulla stessa linea dei nemici di Jahwe, non pu
co nsiderarsi come il resto (-S'l'), a cu i verr
concessa la salvezza nel giorno di Jahwe, ma deve
aspellarsi le terribili conseguenze della venuta di
Jahwe, alla quale non ci si pu sottrarre. Qui ,
come anche in Is 2,12- 17 (Wi ldberger, BK
X ,105s.), vengono sOllol ineat i sol tanto alcuni
aspelli: in A mos le tenebre, in Isaia la su'periorit
di Dio rispetto ad ogni arroganza e ad ogni orgoglio. Pi am pi sono i testi di Sof l ,7ss, ed Ez 7
(Zimmerli , BK X IlI ,166-168), dove il giorno di
Jahwe si rivolge il1leramente contro Israele, mentre dopo la catastrofe del 587 ( in Ez 13,5 ; 34,12;
Lam 1,12; 2,1.2Is. designata retrospellivamente
come giorno di Jahwe o sim.) il gi udizio di Dio
si rivolge in prevalenza , ma non esclusivamente
(cfr. Gioe 1,15 ; 2,1. 11 ; Zac 14,1; Mal 3,23) contro
i popoli stranieri (soprallullo contro Babilonia in
Is 13,6.9; co ntro l'Egitto Ez 30,3; co ntro Edo m
Abd 15; cfr. inoltre Is 34,8; 61,2; Ger 46,10; Gioe
3,4; 4,14). Il passagg io di quest' idea dall a profezia
di sventura all a profezia di salvezza e viceversa
reso possibile dal fallO che il giorno di Jahwe gi
di per s ha un carattere ambivalente; esso arreca
sven tura ai nemici di Jahwe e salvezza a co loro
che gli appartengono. TullO dipende da quale
parte stanno Israele opp, coloro a cui ci si rivolge.
L'idea ciel giorno di Jahwe fOl111a cosi un importante
anello di congiunzione tra l'an nuncio del giudizio e
l'an nuncio clelia salvezza da pane dei profeti e rivela
anche la loro connessione intrinseca.

5/ Nei testi di Qumran jom viene adoperato


senza innovaz ioni essenziali ri spello all'A T. Nei
LX X 'I](l-pot, meglio ancora di quanto avviene nel
resto del greco, assume il senso di tempo ,
traendolo dali' A T. Per la storia ulteriore dell'idea
dt:l giorno di Jahwe , espressa co n una nuova
term inolog ia
giorno di Dio , giorno del Signore ecc.) nel giudaismo tardivo e nel NT, cfr.
p.e. P.Volz, Die EschalOlogie der jiid. Gemei nde
im ntl. Zeitalter, 1934, 163-165; G. von Rad G.Deliing, art. '~(l-pot , ThW Il ,945 -956 ( = G LNT
I V,105 - 134).
E.fenni

o;, jom

GIORNO

628

'?n Jb/ pi./hi.

ASPETTARE

1/ )(11 pi./hi . aspet tare, attendere attestato


solo in ebr; il rimand o al sudarab. whl essere ti tubante (G B 297b; KBL 377b) di scarsa utilit.
Le altestazion i di una forma secondaria (Iii ( II I) sono in sIcure ( m Gen 8.10 e Mi 1,12 si deve leggere}!1! pi., in
Glud 3,25; Sal 37,7 e Glob 35,14 ./!II hi.; cfr. Bergstr.
Il ,173; diversamente L.Kopf, VT 8, 1958, 176s.).
II. verbo attestato al pio e all 'hi. (sulla differenza
di significato tra pi o aspettare e hi . tenersi in
aspettativa , cfr. KBL 377s.; Jenni , HP 249s.
257s.); le forme ni . in Gen 8,12 (da vocalizzare al
pl. , come al v. IO) e Ez 19,5 txt? (cfr. Zimmerli
BK XIII ,418 ) sono insicure. AI verbo si accos tan~
l'agg. jii!li1 aspetta nte (Lam 3,26, ma certamente da emendare 111 .IN hi.) e il sos!. rI1l:/(er
attesa, spera nza (sulla formazione nominale
cfr. GK 85 p).
Il nome proprio Ja!ll"! (Gen 46,14; Num 26,26) falto
denvare da Noth, IP 204, non da questa radice (cos
KBL 378a), ma dall'aram./arab. !1!W(j essere dolce pia-

cevole.

'

2/ Secondo Li s. (cancolando ISam 13 ,8 co me


hl. );!11 pi. ncorre 24x (Sa l 14x , Giob 6x , Dtis 2x,
Ez e ~1_l x Ciascuno), hi . 15x (Sal 5x), ni . 2x (vd.
sp.),Ja!lI ll x (vd. sp.), rbclrer 6x (Sal 39,8 ; Giob

41 ,1; Prov 10,28; 11 ,7; 13,12; Lam 3,18), tutta la


rad ice complessivamente 48x (senza hil III vd
sp.), di cui 20x in Sal , 9x in Giob, 4x in La l~ 3~
111 Provo
'
3/ Il verbo va collocato fra quelli che indicano
attesa e speranza, i quali formano un gruppo sem ~ntlco solo se vengono presi nel loro insieme. Il
plU Importante dei verbi paralleli - qwh pi o sperare (vd. IVI anche per.!lkh pi ., sbr pi o e i nomi
denvaB riqwii , miqwle, sebrer). Per l'intero campo
semantlco cfr. C.Westermann Das Hoffen im
AT, Theolog ia Viatorum 4, 1952/53, 19-70 == Forschung am AT, 1964, 219-265.
Un terzo circa dei passi non ha importanza teologica. Il verbo corri sponde all 'italiano aspettare
111 Gen 8,10. 12 txt em: No aspetta che il nusso
delle acque s'abbassi; similmente ISam 10,8; 13,8;
GlOb 32 ,11.1 6 (testualmente incerto 2Sam 18, 14).
La particolare sfu mat ura di quest 'attesa va ria a seco nda della situazione. In Giob 29,21 e 32 11.1 6
la .nspettosa attesa dei pi giovani, quando' parla il
plU anZiano, In 29,23 rafforzata nell 'aspettativa:
aspettavano me come la pioggia . Nel lamento
di Giobbe un perseverare o un sopportare corrisponden te all a sua si tuazione (Giob 6 Il ' 13 15'
14 , 1 4~ 30,26). L'estensione semantica di q~est;at :
t e~a SI mostra ad ese ~plO quando vi la possibiIlla di II1tendere 111 plU mod i; Giob 13, 15 pu essere tiadotto: ecc?, egli mi uccide, io non lo sopporto. , ma SI pu~ anc he intendere: ecco, egli
mI ~cclde , IO non I aspetto l . Quest'ambi valenza
dell attesa, a seconda dell a si tuazione, appare an-

629

'n' l!1! pi./hi.

AS PETTARE

che in Prov 13 ,12:. un'attesa (r!1IklG'r) prolungata ca usa apprensione , poich l'attesa pu di.
mostrarsI vana (Ez 19,5). AI limi te tra l'uso teolog iCo. e quello non teologico sta Ez 13,6: i falsi
profeli aspettano che Dio adempia la parola da essi
an nunciata.
Negli altri luoghi .W viene usato in riferimento a. Dio. jbl uno di quei verbi il cui significato CO inCIde con la funZIone che essi hanno in
una determinata forma letteraria, in base alla
quale devono poi essere interpretati tutti gli altri
USI e le variet semantiche. Questa forma letteraria (co me nel caso degli al tri verbi indicanti at.
tesa e speranza, in riferimento a Dio) la dichiarazIone della fiducia, nel salmo di lamento del singolo. La maggior parte dei passi in cui il verbo
usato con valore teologico appartiene a questa
fo rm a e alle sue variazio ni .
4/

a) jbl nell a dichiarazione di fiducia: nel Sal 130


alla suppl ica dal profondo (vv. 1-2), che legata a
due moti vI (vv. 3 e 4), fa seguito la dichiarazione
della fiducia vv. 5-6 (txt em): io spero (qwh pi. )
111 te, Jahwe, la mi a anima aspetta (qwh pi.) la tua
pa:ola. La mi a. ani ma aspetta Ubl hi .) il Signore,
plU che le sentll1elle " mattino . Grazie al paragone, che come tale appartiene all ' uso non teologico, molto chi aro ci che s'intende esprimere
nell a dichiarazione di fi ducia. Parl ando di speranza o attesa di Jahwe s' intende l'attesa di un
evel1lO , corrispondentemente al sorgere del crepuscolo mattutino nel paragone. Per attesa di Jahwe
s' intende l'attesa del suo intervento salvifico.
chiaro quindi che parlando dell 'attesa di Dio s'intende esattamente la stessa cosa che si espri me
con il termine aspettare , usato in senso profano , non riferito a Dio; l' unica differenza consiste
nel fatto che ci che s'attende specificato come
azione di Dio, come intervento di Dio. Per il resto
il verbo co nserva, quando riferito a Dio, tutta
l'estensione semantica che esso ha nell'uso non
teologico; pu essere accentuato l'aspetto del perdurare nell'attesa, come in Sal 71 ,14 ma io aspetter in eterno , o lo scopo dell 'attesa in Mi 7,7
aspetter il Dio della mia salvezza , o il tormento dell 'attesa in Sal 69,4 i miei occhi si consum ano nell 'attesa del mio Dio . Ovvero l'attesa
si basa proprio su questo, sul fatto che un'attesa
di Dio, Sal 39,8 ed ora cosa aspetto, Jahwe? La
mia speranza riposta in te! (s imilmente Sal
38,16; 130,5; Lam 3,24). Quasi come una fuga sul
tema dell 'attesa di Dio, Lam 3,2 1-26 propone un
ampli amen to med itativo dell a dichiarazione di fiducia. Le prime proposizioni dicono espressamente che attendere Dio significa attendere il suo
intervento liberatore: di questo mi preoccuper,
questo attender: le dimostrazioni di grazia da
pa rte di Jahwe non sono finite, le sue misericordie
non sono esa urite .. . . Questo tema viene continuato nel v. 23 e l'attesa di Jahwe viene ulteriormente mot ivata nei vV. 24-25.
630

b) Questa attesa di Dio nella dichiarazione di


fiducia evidentemente un segno che contraddistingue l'atteggiamento dell'uomo nei confronti di
Dio in Israele; nei passi relativamente scarsi in cui
ricorre la parola, si trova una serie di ampliamenti
e di variazioni del tema: ( I) Nel Sal 11 9 ricorre
freq uentemente come secondo membro l'espressione io aspetto la tua parola (vv. 81.114.147,
cfr. v. 74; con una leggera variazione ai vv. 43 e
49), sempre come dichiarazione di fiducia in l'
perso sing., non pi nell a stessa funzione, ma intesa a denotare pi in generale l'atteggiamento del
devoto. Nella letteratura sapienziale a sfondo religioso l'attesa del malvagio viene contrapposta
all'attesa del devoto (Prov 10,28; Il ,7). (2) In una
serie di passi si fa appello a questa attesa di Jah we;
la dichiarazione di fiducia si muta in parenesi.
L'origi ne dell'ammonizione dalla dichiarazione di
fiducia visibile in Sal 130,5-7, dove la dichiarazione si trasforma nell 'ammoni zione attendi
Jahwe, o Israele! (v . 7; ugualmente 131 ,3).
L'ammonizione si trova inoltre in Sal 42,6.12;
43,5; oppure viene fatta una promessa a chi attende: Sal 31 ,25; 33,18; 147,11 ; cfr. Prov 10 ,28.
(3) Il significato dell'attesa di Dio ben visibile
nel lamento, nel quale il venir meno dell 'attesa significa che si toccato il punto pi basso; cosi
Lam 3,18 la mia attesa di Jahwe finita e 2Re
6,33 , in cui il re esclama: cosi grande la disgrazia che Jahwe ha mandato su di noi , e allora cosa
devo ancora aspettarmi da Jahwe? .
c) In alcuni passi l'attesa di Dio inserita nell'annuncio di salvezza dei profeti ; nel messaggio di
salvezza del Deuteroisaia, che si estende a tutto
l'universo, le regioni lontane, le isole attendono
Jahwe (ls 42,4; 51,5); in Mi 5,6 si dice che il resto attende non gli uomini , ma solo Dio.
5/

- qwh pi o

C. Wesrermann

~~~ Jtb ESSERE BUONO - ~i~ (ob.

n~~

Jkh hi . ST ABIURE CI CHE


GIUSTO

1/ La radice jkl; si ritrova solo nell'ebr. e


nell 'aram. giud. (KBL 380a). Dall' hi. del verbo ,
con l'aggiunta del prefisso ra-, derivano i due sostanti vi fem. rkl;ar e rkebii (BL 499).

A!la stessa ramiglia appa rt~ngo n o i nomi nakija!1 retto,


che retto (8x) e nokal; davanti (a) , usato per
lo pi come preposizione (24x; scambio tra n e w iniziale,
Niildeke, NB I90s.).

CIO

21 Nell' AT il verbo attestato 59x (hi . 54x, di


cui Giob 15x, Prov 10x, Sal7x; ni . 3x, ho. Ix [inol63 1

n::l'

tre Sal 73, 14 txt em], hitp. Ix), il sos!. rkhar 24x
il sos!. rke!la 4x. Le attestazioni sono particolar:
mente numerose in Prove Giob (rispettivamente
26 e 19 degli 87 passi complessivi).
3/ a) La radice ambientata origi nariamente
nel campo della proced ura giudi ziari a (cfr. Is
29,21 ; Am 5, IO alla porta ). Il significato fondamentale di jkb hi. stabilire ci che gi usto
(cosi con H.J .Boecker, Redeformen des Rechtslebens im AT, 1964, 45-47; attestazioni : Gen 31 ,37;
Giob 9,33; 16,2 1; 13 ,3.15; Lev 19, 17; con F.Horst,
Gottes Recht , 196 1, 289; id., BK XVI/I ,86 rettifica processuale ; diversamente V.Maag, Text,
Wortschatz und Begri ffswe lt des Buches Amos,
1951, 152-154, che assume come significato primario ammonire e ritiene secondario il signi ficato processuale). Soggetto dijkb hi. in origi ne
l'ista nza che d origine al processo (p.e. Gen 31,37
E; Giob 9,33; cfr. Wolff, BK XIVII ,94);jkl; hi . ha
luogo all a fine del processo. Giob 13,3 e 15 ,3 (cfr.
Ab 2,1 rkl;ar) mostrano che nel caso di jkb hi.
si tratta di una parola che viene pronunciata. I Re
3,27b hi ' imm essa sua mad re potrebbe essere un esempio di tale sentenza declaratoria
(Boecker, I.c., 142s.; cfr. Es 22,8 hti zle). In Is 2,4
= Mi 4,3; Is Il ,3.4; Ab 1,12; Giob 22,4; 23,4 si
trova jkb accanto a -SP( giudicare , in Os 4,4;
Mi 6,2; Giob 13,6; 40,2 accanto a -ri b intentare
un processo , in Giob 32, 12 accanto a -'nh
rispondere . Quando soggetto di jkl; sono le
parti in causa, il loro stabilire ci che giusto passa a significare provare, ribattere,
giustificare e si m.: cosi gli amici di Giobbe in
Giob 6,25s.; 19,5; 32,12 e Giobbe in Giob 13,3.
6.15; 15 ,3; 23 ,4; 40,2 (cfr. Gen 21,25; Sal 38 ,15;
Ab 2, 1). Per le preposizioni dopo jkb hi . cfr.
BKL 380b.
b) Quando jkb viene usato nei confronti di uno
che dalla parte del torto, il significato diventa
ammonire , chiedere conto (Boecker, I.c. ,
47). Con questo significato jkb ricorre sopratt utto
in Prov: jkb in Prov 9,7s. ; 10,10 txt em; 15, 12;
19,25; 24,25; 28,23; rk!1Or sempre al sing. e per
lo pi in parallelo con mlisar disciplina (-)sr) in
Prov 5, 12; 6,23; 10,17; 12, 1; 13, 18; 15,5.10.32; pa r.
'e~a consiglio (-j'~) in Prov 1,25.30 (cfr. von
Rad 1,444 n. 33). Gli ammonimenti educativi dei
genitori e dei sapienti sono disprezzati dai beffardi
e dai malvagi (Prov 1,30; 5, 12 ecc.); essi detestano
l'ammonizione ( Prov 15, 10; 12 ,1), chi gi udizioso
invece l'ascolta ( Prov 15,3Is.) e la custodisce
(Prov 13, 18; 15,5).
Come opposti sono da menzionare qr~ 'jin strizzare
l'occhio (Prov 10,10) e I;!q !as;m lusingare con la lin gua (Prov 28,23); conseguenza dell o j k!1 hi. per la persona in quest ione essere lrovato bugiardo (kzb ni. ,
Prov 30,6).

Anche il lerm ine affine nakij ah ci che retto caratteristico del linguaggio sapienziale (Prov 8.9: 24.26;
26,28 Ixl em; Eecli Il,2 1; cl'r. H.W.Wolff. Amos' geistige Heimat , 1964, 38-40).
j/.:b hi . STA BILIR E CIO CHE GIUSTO

632

4/ L' uso teologico si adeg ua ad ambed ue i signifi cat i:


a) processuale: Dio co me giudice soggetto dijkh
hL m Gen 31,42b E; 2Re 19,4 = ls 37,4; Is 2,4 ~
MI 4,3; Sal 50,8.2 1; Giob 22,4; lCron 12,18; hitp.
MI 6,2. 11 ni . in ls 1,18 mostra che ambed ue le
parti m ca usa, Jahwe e il popolo, possono essere
reciprocamente detentori del potere di jkh (W ildberger, BK X,52).ln Ez 5, 15; 25, 17 il mezzo di cui
DIo SI serve per punire viene caratterizzato con la
formula b elOk e!lI !lemii con feroce punizione .
Anche l'es presslone jom lokeM giorno della punl zlone (Os 5,9;2 Re 19,3 = ls 37,3) potrebbe
avere II carattere di formula (di versamente Wolff
BK XIVIl ,143). InGiob 13,3.15; 40,2; Ab 2,1;
Glob 23 ,4 oggetto di jk!1 Dio.
b) ed ucativo: Dio amn;oni sce l'orante (Sal 6,2;
38 ,2; 39,12), I re(Sal 10), 14 = lCron 16,21 ; 2Sam
7, l4 ), I malvagi (Sal 94,10), i faziosi amici di
Giobbe (Giob 13 ,10), colui che agg iunge qualcosa
alle parole di DIO (Prov 30,6). Tali ammonimenti
SI nvolgono prima di tutto a coloro che Dio ama
(Prov 3,1 ls.); perci l' uomo, che Di o ammoni sce
'
e detto beato (G iob 5,17).
Si ngolare l'uso di jk(1 hi . in Gen 24, 14.44 (<< prendere
una decIsione , stabili re , cfr. O. Procksch Die GeneSIS. "' 1924 . 324 l.
'

5/ . Nei testi di QUl1lran jkb hi. e IOk11{{1 so no


usati co me nell 'AT; in CD 7,2; 9,7s. e IQS 5,26
citato Lev 19,17. Prov 3,ll s. ha grande importanza nel g lud a l,~ m o (vd. in O.Michel, Der Brief
an dle Hebraer, 1964, 439s., la digressione dal titolo: Das Lelden als ZUchtigung Gottes), cfr. nel
NT ~b,r 12 ,5ss. I LXX generalmente rendono jkh
~o~ E)' EYI..EW , (cfr. F.BUchsel [- G.Bertraml, art.
EEyI..W, ThW Il ,470-474 = GLNT 111 ,389-398 ).
G.Liedke

,~. j/d GENERARE


La radice *wld (semNO. > j ld cfr. tuttavia
Gen l 1,30 wiilOd figlio ; Meyer '1,97) generare appartiene al semitico comune (Bergstr.
Emf. 182; P.Fronzaroli , AANLR VIII1l9 1964
246.262) ed, ben attestata negli ambienti c~ntem:
poranel ali AT: acc. (w)aliidu (CA D A/I , 287294), ug . yld (WUS nr. 1166), nell e isc ri zioni fen
e aram. j ld (DISO 107; manca nell ' aram. bibl. )..
Per quanto nguarda il verbo, sono attestate tutte
esette le cO l1lugazion! (q. partorire, generare ,
nl. nascere , pl. lare la levatri ce cfr Jennl , HP 2IOs., pu. nasce re , propria~lenle qal
paSSIVO, hl. far generare, parto rire , ho. nascere , hltp. far (ri )co noscere la propria origine t:J unl 1,18). Il pnnclpale sostanti vo della radice e ja>la>d ragazzo, fi gli o ; si incontrano
1. 11(~ltre jald~j
ra~a_zza , jlid fi glio ,
1/llod (neo)nato . !Valad figlio , e anche ledii
1/

633

" , jld GENERARE

parto ( BL 450!, !nqlC'da>l discendenza, parentela (BL 490), roledol generazioni , genealogia
( BL 495), ad essI SI aggiungono I nomi di persona
Molid (lCron 2,29; Noth , IP 144) e i nomi di
luogo Moliidii (Gios 15,26; 19,2; Neem Il ,26;
ICro n 4,28), TolOd ( ICro n 4,29) = 'a>llolad (Gios
15,30; 19,4; cfr. HAL 58).
La magg ior parte delle 492 attestazioni del
verbo si distribuiscono tra Gen ( 170x) e lCron
(l17x); seguono Is 23x, Ger 22x Es e Giob 15x
Rut 14x. Di esse 237 sono al qal (Gen 90x, I Cro~
26x, Ger 17x , Is 15x), 38 al ni . (l Cro n 10x Gen
7x), lO al pi. (Es 8x, Gen 2x), 27 al pu. (Gen' ll x)
176 all ' hi . ( ICro n 80x, Gen 59x, Rut 9x , ls 6x), j
all ' ho. (Gen 40,20; Ez 16,4.5), I all' hitp. (Num
1,18).
Per i nomi si hanno le seguenti cifre: j!la>d 89x
(i ncl. ISam 6,23 Q; Gen 19x, Es e 2Sam 12x IRe
9x l, ialdii 3x. i aldlil 3x. iilliid 5x. ialid 13x, I~,itlad
Ix, leda 4x, m6lchllJ!I 22x (CiCIl 9x), IOIMoI 39x
(Gen e N um. 13x ciascu no, ICro n 9x, Es 3x, Rut
l x), qUindi I nomi ricorrono complessivamente
179x (la radice, senza i nomi propri , 671x).
La frequenza in Gen e ICron va spiegata con l'uso del
verbo nelle genealog ie; quasi lutte le attestazioni
dell 'opera del Cro nista appartengono agli alberi genealogiCI, e lo stesso vale per la maggior parte delle ricorrenze
111 Rut (4,18 -22).
21

3/ a) Nel suo significato primario j/d q. va tradotto co n partorire (Gen 4,ls.) o (pi raramente) con generare (Gen 4,18 ), se il soggetto
rispettivamente una donna o un uomo. La
costruzione usuale quella con 'a>I seguito dalla
menzione del nome di colui che stato generato
o procreato. Ma spesso si trova anche il sempl ice
accusativo, soprattutto nell'espressione essa ha
partorito un figlio . 11 nome del padre, a cui
nato il figlio (la figlia), retto da l' .
b) Il campo semant ico di jld dato dalla nalUra slessa:
-'issa donna (Giud 13,24) O -'em madre (Ger
15, IO), anche 'ama ancell a o pi!(J!g(J!s concubina
(Gen 22,24) designano i soggetti , -ben figlio (lSam
l,20; pl. banim figli , figliuoli , Gen 10,1) o ba/ lglia (Gen 30,2 1) per lo pi indicano l'oggetlo del par
torire (cfr. zaka,. maschio Lev 12,2; n'qeba fem mina Lev 12,5; n6 'a,. ragazzo Giud 13,8); cfr. anche
-'ab padre (Is 45,10) relativamente al sign. di generare ,

Tra i verbi che appartengono al cam po seman lico di j/d


I pi comu ni sono: h,./i rimanere/essere incinta (4Ix,
agg. ha,.a, incinta 15x), ~i! avere le doglie (q. 30x
secondo Lis.) e -gdl pi o allevare (ls 1,2, cfr. Wildberger, BK X,12 ; 49 ,2 1; 51,18 ecc.); cfr. anche le radici 'qr
('aqa,.a sterile ) e !;kl (l'i . rendere senza prole, avere
un aborto , saktillsakkul senza prole ).
c) La formazione sego lata j!la>d ragazzo non
di rado usata come sinonimo di -be(l figlio ,
con la so la differenza che ben precisa meglio
dell ' indifferenziato jC'la>d il rapporto con il padre
o la madre (cosi in l Re 3,25; Ger 31 ,20 ecc.j!la>d
sta acca nto a ben; invece p.e. in Es Is. o Dan I.
634

in cui il rapporto con i genitori non ha alcuna importanza, si trova solo jC'/a>d; per Gen 4,23 cfr.
P.D.Miller, JBL 85 , 1966, 477s.).jC'la>d come termine maschil e si contrappone direttamente al
femminile jaldii ragazza (G ioe 4,3; Zac 8,5),
ma viene anche usato pi in generale nel sign. di
figliuolo (Esd 10,1).j'IMim sono i giova ni ,
soprattutto in contrapposizione agli anziani
(z eqenim; IRe 12 ,8.10. 14 = 2Cro n 10,8. 10.14; cfr.
A.Malamat , JNES 22, 1963 , 247-253).
jiili d fi glio si unisce spesso a -bjil casa
nell'espressione l'lid(e) bjil (Gen 14,14;
17,12s.23.27; Lev 22,1I; Ger 2, 14); ci si riferisce
agli schiav i nati in casa, in contrapposizione a
quell i co mprati con denaro (miqnal kC'sa;j; Gen
17,12 ecc.).
d) Non di rado jld viene usato anche in riferimento ad animali Uld q. Gen 30,39; 31 ,8; Ger 14,5;
17, 1I, ecc.; jC'la>d Is 11 ,7 dei cuccioli dell'orsa,
Giob 39,3 dei piccoli della cerva , Giob 38 ,41 dei
piccoli del corvo).
e) In senso figurato si pu parl are di Mos che
partorisce: Allora, tutto questo popolo l' ho co ncepito o l' ho partorito io? (N um 11 ,12), parimenti della rocc ia (Deut 32,18), del mare (Is
23,4), della pietra (Ger 2,27), del giorno (Prov
27, l ), ma anche di Israele (Is 33, Il), di Sion (I s
66,8) o del nemico (Sal 7,15); cfr. inoltre l'uso metaforico in Is 55, 10; 59,4; Giob 38 ,28 hi .; Sal 90,2
pU. ; Prov 17,17 ni .
4/ a) Uno dei moti vi pi antichi che ricorrono
nelle storie dei patriarchi il racconto della mancanza di figli dell a capostipite (Gen 16,ls. essa
non gli aveva generato nessun figlio ; cfr. 17, 17;
18,13). A questa donna viene promesso un fi glio
da Dio (o da un suo messaggero); Gen 16,11.1 5;
17, 19-21 (<< tu/essa genererai /generer un figlio ). Il motivo ripreso in Giud 13 ,3.5.7; IRe
13,2; Is 7, 14; 9,5; cfr. Is 54,1 (cfr. in proposito
C.Westermann , Forschung am AT, 1964, 19ss.).
b) Per quanto riguarda gli scritti profetici basti accennare a tre contesti , in cui la radice j ld assume
un valore teologico: ( l) Nella descri zione del giudizio annunciato viene talora usata l'imm agine
delle doglie di una partoriente : Mi 4,9s. ; Ger
22 ,23; cfr. Is 13 ,8; 21,3 ; Ger 6,24 (la stessa immagine si trova anche in altri contesti: Is 23 ,4;
26,17s.; Cant 8,5 ); l' immag ine serve a mettere in
risalto la spaventosit del giudi zio. (2) j/d ricorre
anche quando si parl a degli stessi fi gli che so no
nati ai profeti : Osea deve ( 1,2) prendere una
donna di prostituzione e generare dei figli di prosllt~ z t o ne Ualde zeminim). In questa designazione
e gla contenuta l'accusa co ntro Israele: gli israeliti
sono figli di prostituzione, perch si sono all ontanati da Jahwe e hanno preso parte ai riti ca nanei
di fertilit, in onore di Baal. I nomi dei fi gli che gli
nascerenno Uld in Os 1,3.6.8) da questa donna di
prostituzione indicano in modo inequi vocabile il
635

giudizio futuro . Lo stesso significato di prefigurazione hanno anc he i figli (opp. i loro nomi), che
nasceranno a Isaia Uld in Is 8,3;l'/Odim in 8,18).
Per Is 7,14 cfr. H.W.Wolff, Immanuel, 1959; crr.
inoltre Is 9,5. In ambed ue i casi la promessa del
bambino, che viene messo al mondo , legata a
quanto viene detto sull a sa lvezza futura. (3) I lamenti del profeta Gerem ia cu lminano nell a maledizione dell a propria nasci ta; qu i si incontra og ni
volta il verbo jld: 15 ,10 o me infel ice, o madre ,
perch mi hai partorito l e 20,14 maledetto il
giorno in cui nacqui, il gio rno in cu i mia madre mi
partori non sia benedetto . Questo lamento ripreso, sempre in uni one con jld, in Giob 3,3.
c) In alcuni casij/d serve a definire il rapporto tra
Jahwe e l'uomo come un rapporto padre-fi gl io
(- 'iib IV /3, -ben IV /3). Cosi l'adozione del re da
parte di Jahwe nell 'atto di intronizzazio ne viene
intesa co me un generare (Sal 2,7 mio fi glio
sei tu , io oggi ti ho generato ), anche se non in
senso mitico e fi sico, come invece avv iene
nell ' ideologia egiziana (cfr. G. von Rad, Das judaische Konigsritual, ThLZ 72, 1947,211-2 16 =
GesStud 205-213; Kraus, BK XV ,18s.; K.-H.Bernhardt , Das Problem der altorientalischen Konigsideologie im AT, 196 1).j/d serve inoltre (per la verit solo in attestazioni tardive) a definire il rapporto tra Jahwe e il suo popolo (-ben IV /3b). Parlare di Jahwe come di colui che ha generato il suo
popolo (o pp. a cui nato Israele) signi fica adottare
un linguaggio metaforico (cfr. su questo tema
P.Humbert , Yahv Dieu Gniteur? , Asiati sche
Studien 18/19, 1965,247-25 1), evidente per esempio in Deut 32 ,18 della roccia , che ti ha generato
Uld q.), non ti ricordasti e dimenticasti il Dio, che
ti partor (1;i1 pol. )>>, cfr. Ger 31,20. Quando p.e.
in Ez si dice della lrovatella ( 16,20) o di Oola e
Ooliba (23,4.37) che hanno generato dei figli a
Jahwe, anche in questo caso si ha un discorso metaforico; si tratta dell ' immagi ne, attestata per la
prima volta in Osea, di Israele quale sposa infedele
di Jahwe. Tutte queste imm agi ni rich iamano l'originario rapporto di amore e di protezione che intercorre tra Jahwe e il suo popolo e che rende
tanto pi dolorosa la realt dell'attuale apostas ia di
Israele da Jahwe.
In Giob 38 ,28s. l' azione creatrice di Jahwe viene
presentata indirettamen te med iante il verbojld q.l
hi .
5/ La radice j ld non ha in greco una co rrispondenza uniforme. I LXX traduco no il verbo al qal
generare con TLXTELV, altriment i con una
forma di yewiXv (cfr. F. BUchsel - K.H.Rengstorf, art. YEvviw, ThW 1,663 -674 = GLNT
Il ,397-424). Anche jC'llJ!d reso in di versi modi
nei LXX: 1tClLlHov (Gen 21,16 ecc.), Tiy.vqv
(Gen 33,7 ecc.), 7tIXLMpLOV (2Sam 12,18 ecc.),
vElXvi.crY.O ( Dan l , IO ecc.), cfr. A.Oepke, art.
7t1X~, ThW V,636 -653 ( = GLNT IX,223-276).
1. K iihlewein
" , jld GENERA RE

636

o;

jam MARE -

0;;'11

t hm .

4/ Come espressione tecnica in campo ed'l' .


sembra che . d .
..
I IliO
.
JS m ongme fosse diffuso nell'am:
bi ente della sapienza artigiana (cfr. Prov 3 19
GlOb38 ,4) e sia passato poi nella terminologi~ di
'0' jsd FONDARE
creazione del lInguaggio cultuale (cfr. anche
Humbert , I.c. , 137s. 140s.). In questo linguaggio ne.
cheggla ancora 11 Significato primario, quando la
Il La radicejsd ricorre in ebr. , ug. e aram.
creazione e conSiderata opera della mano (cfr.
glUd., co n un signIficato pi limitato anche in alp.e. Is 48,13 con Zac 4,9). Tuttavia le concezioni
tre I~ng ue sem. (sir. salfii piantina di vi te , <
cosmogo niche. sono diverse nei particolari . La duo
sadw, LS 502.a; arabo wisiid cuscino , Wehr
9.47a ), mentre e dubbia una connessione con l'acc. plIce affermazIOne d el fondare la terra e disten.
dere. (o slm.) 11 cielo (ls 48 ,13; 51,13.16; Zac
Isdu fondamento (KBL 386a' cfr tuttavia
AHw 393b).
'
.
12,1, cfr. Sal 78,69; 102 ,26) non d nessuna infor.
mazlone sull 'origi ne delle due parti del mondo e
Il verbo ricorre per lo pi al qal e al pi o(senza alnon dice su quale base ha luogo la fond azione. AI
cuna dlffere!1za?, cfr. Esd 3,10 con 3,12; diversacontrano Sal 24,2 incl ude il mare come indicamente Jennl , HP 211.s.), inoltre anche al pU ., ni.
zIOne del luogo (jsd 'al fondare su) e Sal 104,5
e ho .. Dalla radice SI e sviluppata una serie di soparla di fondamenta (miikn) sotto la terra (cfr.
stantlvlcomej'sOd e msiid( vd . st. 2), sempre con
Glob 38 ,4ss.). Ma molto discutibile se tutte le afII significato di fondo/fond amento fond azione .
'
fermazioni di questo genere si rifacciano ad
un' unica concezione di un disco terrestre che
21 Il verbo (41x: q. 20x, di cui Sal 7x, Is 5x; pi o poggi~ su pilastri nel mare; l'immagine del m'ondo
vtrl. e ben poco unitaria.
IOx, pU. 6x, ho. 3x, nt. 2x) appartiene prima di
tutto , a prescmdere dal suo uso tecnico nella terLa narrazione della creazione di Gen I risale a conce
ZIOni che SI sono configurate in altro modo; p.e. bisogna
mmologra edile. (particolarmente nei libri storici),
dlstmguere la co ncezione della divisione tra cielo e lerra
alla termmologra della creazione (Sal Dtis ecc)
Tra I sost~ntivi ,/sd ricorre 19x (Le~ 8x), msad app. tra acqua e terraferma da quella del fondare la
terra . Cosi in Sal 89,IOss. (v. 12) sono mescolate in
13x, musad e musiidii 2x ciascuno, j'sud, j'sudii e
sleme concezioni diverse, oppure Is 48,13 (cfr. 51 ,16)
massad I x ciascuno (considerando con Lis. 2Cron
puo SViluppare l'attivit artigiana intesa come creazione
24,27 come q., Ez 41.,8Q come sost. , escI. Sal 2,2
mediante la parola ( qr' chiamare ).
e 31 ,14 Jsd Il 01 . nuntrsl ). Cfr. gli elenchi in
Am 9,6 (cfr. Sal 78,69) consce inoltre una fondazione
P.Humbert , Note sur yiisad et ses drivs FS
della volta (?) del cielo sulla terra . Analogamente
Baumgartner 1967, 135-142.
'
SI parla di fondamenta della terra (Sal 82,5; Mi 6,2
ecc.; cfr. ug. 51 [= Il ABlI,41 msdl ar~), dei monti (DeuI
32 ,22; Sal 18,8), della terraferma (Sal 18,16; cfr. Sal
3/ jsd indica l'atto di gettare le fondamenta; ra89,
12) e del cielo (2Sam 22,8).
ramente qumdl lo SI usa per indicare la posa di
una,pnma pietra da sola (invisibile dopo l'erezione
5/ Nella comunit di Qumran jswd - forse in di
dell edificIo; cfr. Is 28 ,16), mentre per lo pi desipendenza da [s 28,16 - indica la comunit stessa
gna la costruzione del muro maestro (I Re 5 31 '
(J.Maier, Die Texte vom Toten Meer " 196.0
cfr. 7,lOs.; K:Gallmg, Studien wr Geschidht~
93s.; S.H .Siedl , Qumran. Eine Monch~ge~eind~
[sraels 1m perslschen Zeital ter, 1964, 129ss.). Tut1m Alten Bund , 1963 , 54ss.).
tav ia questo slgntficato preciso pu essere indeboL'equivalente greco Y.T (~E"V ha avuto uno svi o
Ino m mettere lo strato pi basso (2Cron 31 7)
luppo in un certo senso si mile: da coltivare, fono amplI ato nel slgn. pi generico restaurare r{ndare a creare (cfr. W.Foerster, art. Y.T(~W ,
novare (cfr. 2Cron 24,27 con 244 e 2Re 12 13'
ThW 111 ,999-1034 = GLNT V,1235- 133.o).
A. Gel sto~ , VT 16, 1966, 232-235). '[nolt re il ion~
W. H. Schmidl
~are puo essere usato, anzich per edi fi ci come
I tempiO (IRe 5,31 ecc.) o il palazzo (7 IO) in
senso traslato per citt (Gios 626' IRe 1634" [
54,} I) o mtere regioni (Es 918 ' s 23 13)' , s
'0' jsr PUNIRE
puo dive nt
"
"
anzI
a sicurezza
dell ~
are"
un Immagine dell
fede (ls 28 ,16). POlchjsd in base al suo significato
Il La rad ice *wsr, di cui non possibile deterpnmano denota anche fissare , accanto a inimmare univocamente il significato primario, riziare, co mmclare (Zac 4 9 cfr Es 9 18)
verbo pu ' . fi
"
.
, , questo
corre oltre che in ebr. anche in ug. (wsr D amlire
o m me assumere il significato di stabimonire, rimproverare ; WUS nr. 87.0; UT
stabi~~n~~~f;~); iisdt 111,8) o. esprimere l'idea di nr. 807.112.0).
. .
'
e e testimonianze opp pre
.
cettl di Jahwe; cfr. Prov 10,25 ).
L'aram. giud.}iSSllro Il (o 'isiiro Il )<< punizione pu essere dovuto ad un'innuenza ebr. (cfr. medioebr. }iSSlir),
~~~t~if~~~. ~i Sal 8,3 stabilire la potenza (o concreta. se non da collocarsi sotto un }sr Il (accanto a}sr le
21 16)' . I Icazlone, baluardo?; non: lode cfr Mt
gare ) (vd. Dalman 185a: diversamente p.e. lastrow
,
)) e molto diSCUSSo.
'
.
5825.); altriment i ammonire, biasimare) in aram. si

637

'0' jsd FONDARE

638

dice ad esempio ks' Il / ksn / kss (similmente in sir. ). Per


il discusso aram. ego ilsr in Ab. 80, vd. Cowley 234. Cfr.
anche AHw 79a asoru (con rimando a Landsberger).
Nell' AT ebr. , oltre al verbo jsr punire , ricorre
soprattutto il sost. musiir punizione, correzione
(BL 490); jissr biasimatore (BL 479 ) un
apaxlegomenon (Giob 40,2). Il verbo , che attestato in particolare al pi., oltre che al qal e al ni .,
presenta ancora numerose forme irregolari , ad
esempio la forma hi. isolata 'ajsirem (Os 7, 12 txt?,
cfr. BL 383) come anche il raro riflessivo-passivo
nitp. (Ez 23 ,48, cfr. BL 283).
21 Il gruppo lessicale, che ricorre complessivamente 93x nel TM , ha la sua diffusione pi varia
nelle 42 attestazioni del verbo; la diffusione pi ristretta delle 50 attestazioni del nome musor permette di riconoscere un profilo pi chiaro di coniazione sapienziale.
,misor si trova 30x in Prov (60%) e specialmente nelle
raccolte formate dai C. 1-9 e 10,1-22, 16 (l3x ciascuno),
per il resto 4x in Giob (oltre a}issor Giob 40,2), 14x nei
profeti (di cui Ger 8x) e Ix ciascuno in Deut Il ,2 e Sal
50,17. Il verbo, che ricorre 4x al qal, 5x al ni. e 31 x al pi o
(per hi. e nitp. vd. sp. I), attestato 3x in Lev 26, 5x in
Deut , 6x in IRe 12,11 .14 par. 2Cron 10,11 .14, I3x nei
profeti (di cui 7x in Ger), 9x in Sal, I x in Giob 4,3 e 5x
in ProvoLa radice f. l'a. manca completamente in Eccle.
3/ Il significato fond amentale del verbo punire , quello del sost. milsiir punizione ; pu
venir espressa sia una punizione corporale (jsr
pi.: Prov 19, 18; 29,17; anche Qeut 22,18; cfr. Prov
29,19 ni.; musiir assieme a sebCl?! verga : Prov
13,24; 22, 15; 23 ,13; cfr. Ger 2,30; 3.0,14) sia anche
- e in realt pi spesso - una punizione per
mezzo di parole, nel senso di am monire (cfr.
Jenni , HP 217s. , che colloca jsr tra i verbi del
dire ); verga e parole come strumento non
devono essere contrapposte, poich ambedue face vano parte dell'educazione che era impartita
nell 'ambito della famiglia (cfr. oltre i passi gi citati Deut 21, 18 ), come anche nell a scuola dei sapienti (cfr. H.Brunner, Altag. Erziehung, 1957,
56ss.13 lss.; anche L.DUrr, Das Erzieh ungswesen
im AT und irn antiken Orient , 1932 , 114ss.). Per
quanto concerne la puni zione verbale, si ha anche
spesso un uso linguistico pi lato, che talora presenta un carattere negativo (vd. ad esempio Giob
2.0,3; cfr. jissr biasimatore Giob 4.0,2), ma talvolta ne presenta anche uno positivo (pi o meno
nel senso di ammonizione o ammonire,
istruire ; vd. i dizionari e G.Bertram, ThW
V,6.o4ss. = G LNT [X,13l ss.; sul termine ego simile sb'j. 1 insegnamento cfr. Gemser, HAT
16,19; H.H.Schmid , Wesen und Geschichte der
Weisheit, 1966, 9ss.), e lo stesso vale anche per
quanto co ncerne l' uso in senso traslato , in cui per
lo pi si parla della punizione/educazione im partita da Dio (vd. st. 4; ma cfr. anche Prov 16,22
punizione degli stolti la stoltezza ).
l soggetti (logici) del punire sono anzitutto i
639

genitori e i sapienti (ma anche altri , come il re


nell 'eserci zio del suo governo, IRe 12,11.14) e in
senso traslato soprattutto Dio (cfr. Deul 8,5; inoltre vd. st. 4). Tuttavia l'interesse sembra rivolto in
primo luogo agli oggetti , che sono sempre persone
e su cui devono prod urre i loro effetti la punizione ed ucativa e 1' ammaestramento (per
l'eterogeneit degli effetti vd. sI. 4); grammaticalmente essi possono diventare anche soggetti . Dal
punto di vista semasiologico inoltre notevole il
mutamento di significato del nome, per cui mi/sor
talvol.ta significa non la punizione (quindi
l'atto ), ma anche il suo effetto (cio la "correzione " )>> (von Rad 1,459s.; G.Gerleman, FS Vriezen 1966, 112s.), cosa che nel verbo trova corrispondenza solo nel carattere term inav ito del pi. ,
che per lo pi usato in questo senso (vd. Jenni ,
HP 218).
[noltre sono indicativi i sinonimi del verbo e del
nome, come anche i verbi usati con il nome. Verbi
paralleli a jsr sono: Imd pi o insegnare (Sal
94,10.12; cfr. Ger 31,18; 32 ,33) ,jkh hi . ammonire (Ger 2,19; Sal 6,2; Prov 9,7); cfr. anchejrh
hi . "insegnare ([s 28 ,26) e si/b convertirsi
(Ger 5,3; cfr. 31,18). Come verbo sinonimo si
trova inoltre khh pi o ammonire (lSam 3,13). Il
si nonimo pi importante di mLisar , in Prov, il
sosukhar (-jkh) ammonizione, avvertimento,
rimprovero (3 ,11 ; 5,12; 10,17; 12 ,1; 13,18; 15,5.
10.32; cfr. 6,23 txt?); altrimenti in Prov si trovano:
ge' arii riprensione (13,1), bina discernimento (1 ,2; 4,1 e spec. 23,23), d 'al conoscenza (8, 10; 23,12), hokmo sapienza (1,2.7),
'e~ o consiglio ( 19,20), rrii istruzione, diretti va ( 1,8; cfr. 6,23), jir'm Jh wh timore di
Jahwe (1 ,7; cfr. Sof 3,7); cfr. anche debaraj le
mie parole (Sal 50,17; cfr. Ger 35 ,13) e q/
voce (Ger 7,28; Sof 3,2), ambed ue in riferi mento a Jahwe.
Tra i verbi uniti a musor degno di nota soprattutto sm'
ascoltare( Prov 1,8; 4,1; 13,1; 19,27; cfr. 5,12s.; 15,32;
23,12; Giob 20,3; 36,10; anche Ger 7,28; 17,23; 32,33;
35 ,13; Sof 3,2; Sal 50,17). Altri verbi in senso positivo
sono: - Iq/J accogl iere, conseguire (Prov 1,3; 8,10;
24,32; inoltre Ger 7,28; 17,23; 32,33; 35 ,13; Sof 3,2), "bi
pi. accogliere (Prov 19,20), qn" acquistare (23,23),
'hb amare (12,1; cfr. 13,1 txt em), (lzq hi. attenersi
saldamente (4,13), smr custodire (10,17), i d' conoscere (1,2); in senso negativo: bz" (Prov 1,7) / m's
(3 ,11 ) / n '~ (1 5,5) disprezzare , pr' trascurare
(8 ,33; 13,18; 15,32; cfr. 1,25), sn' odiare (5 ,12; cfr.
12,1; Sal 50,17).
4/ Se genitori e maestri ,come anche Dio, sono
in primo luogo i soggetti effettivi (vd. sp. 3),
chiaro che la punizione/ed ucazione impartita
da un'autorit, che presuppone un preciso ordinamento. Essa non fatta per essere fine a se stessa,
ma mi ra ad un effetto positi vo in chi punito (vd.
sp. 3), quando eventualmente non sign ifichi punizione in senso gi uridico (cfr. Deut 22, 18 e i giudi zi
profetici, vd. st.).
ell 'ambito sapienziale l'effetto in ultima analisi
10' jsr PUN IRE

640

l'a mmaestramento e la formazione del ingoio. La


punizio ne allontana la stoltezza dal giovane
(Prov 22, IS, cfr. tUllavia 19,27) e rende saggio ,

cosicch il I/llisor per i suoi effelli pu diventare


equivalente di sapienza e discernimento
(Prov 1,2s.; 8,33; IS,32s.; 19,20; 23 ,23; cfr. 12,1;
G. von Rad , Weisheit in Israel, 1970, 7S), cosa che
non va intesa in senso intellellualistico , ma deve
essere inquadrata in una concezione della vi ta fondata sulla religione. AI giovane che punito resta
ancora speranza (19 ,18), egli non deve morire (23 ,13), poich musor una via della vita
(6,23; cfr. 10,17tx t em); il malvagio (rSo ' ) invece
muore per mancanza di correzione (S,23; cfr.
IS, I0.3 2). Quindi musor un'azione buona che
decide il destino, che elargisce vita come sua
conseguenza e ad essa appartengono anche
onore (cfr. 13 ,18; IS,33) e gioia (29 ,17)(cfr.
Gemser, HAT 16 ,27).
Una particolarit del carallere religioso del I/!Lisor
il suo legame con il timore di Jahwe (jir' al
Jhwh) e 1' umilt (' anowo; Prov IS,33; cfr. 1,7)
ed anche, in quanto via della vita , con la luce
del precetto e dell a legge (6,23; cfr. Gemser,
HAT 16,41; 1,7; Sal 94,12); esso si avvicina cosi,
all 'obbedienza religiosa (cfr. anche Lev 26,18ss.).
L'astrazione teologica dell'espressione punizione
di Jahwe (miisor Jhwh Deut 11 ,2; Prov 3, Il ) in
riferimento al singolo (Prov 3,ll s.) vuole porre in
evidenza il dolore in quanto provvedimento
educativo di Dio (cfr. Gemser, HAT 16,28s.;
J .A.Sanders, Suffering as Di vi ne Discipline in the
OT and Post-Biblical Judaism , 19S5; Fohrer, KA T
XVI ,IS2 , per Giob S,17; inoltre Sal 6,2; 38,2;
39,12; 118,18; anche Ger 10,24), facendo spesso ri saltare l'amore di Dio, e in riferimento al popolo
di Dio (Deut 11 ,2) vuoi porre in evidenza il suo
governo della stori a in quanto educazione ; degno di nota il paragone di Deut 8.5.
TUllavia questa considerazione storio-salvifica
propria soprallullo della predicazione profetica, in
cui musor pu ancora essere associato alla parola o voce di Jahwe (vd. sp. 3). Nel quadro
dei giudizi profetici jsr/ musor signifi ca per generalmente il processo giudiziario di Dio che punisce
il suo popolo, sia nel passato (Ger 2,30; S,3; 17,23;
30,14; 32,33; 3S ,13; cfr. 31,18 come pure Is 26,16;
Sof 3,2) sia nel futuro imminente (Os S,2; 7, 12;
10,10; cfr. Wolff, BK XIVIl ,12S; inoltre Ger
2,19); ma ricorre anche nel significato di ammonizione (Ger 6,8; cfr. Ez S,IS; 23,48) e di promessa
condizionata (Ger 30,11 ; 46,28). Una posizione
particolare occupa Is S3,S musar s'lomel/u ' oloIV
castigo/dolore della nostra salvezza su di lui ,
in cui viene affermato il carallere escatologico
della sofferenza (espiatrice) vicaria.
La configurazione teologica del gruppo lessi cale
jsr/ mtisor/jissor cambia secondo i contesti e i modi
d'impiego; tu Ila via essa essenzialmente fond ata
su una teologia degli ordinamenti divini , in
quanto significa principalmente inserimento nelle
norme di vita date da Dio.
641

'l"

j'd DETERMI ARE

5/ Il gruppo lessicale non sembra panicolar.


mente importante negli scriui di Qumran. Nei
LXX jsr viene reso generalmente con ltlXtSEum
IIII/sar generalment e con ltcxtdcx . Per il muia~
mento di si gnificato e per l'innusso ebr. sul concella nt s. di ltcx tdcx , vd . G.Bertram, art. ltlXtiku(~, ThW V,S96-624 ( = GLNT IX ,105-190)
H.J .Kraus , Paedagogia Dei al theologischer Ge:
schicht sbegriff, EvTh 8, 1948/49, SI5-S27.
M.SlPbo
i.l.'~

j'd DETERMINARE

1/ La radice * w' d, conosciuta in tutti i rami


delle lingue sem ., ha il significato di determinare , fissare . elle forme verbali e nominali essa
ha con ervato sfumature diverse, p.e. acc. adall/ltI
termi ne, periodo fissato * 'ad-all -, AHw
10b; CAD A/ I,97- IOI.1 84s.); ug. ' dI , m' d asse mbl ea (degli dei ) (WUS nr.119S); aram. bi bI.
(con una derivazione non del tUllOcena secondo
BLA 196) 'iddon (<tempo, anno (KBL I I06b;
DISO 204; LS Si la); sir. IVa'da determinazione,
periodo fissato (LS 18Sb, pa. denominativo invitare ); med ioebr. pi o e aram. gi ud. pa. destinare in moglie (KBL 388a); arabow'd promettere , maIV'id (Iuogoltempo di un ) appuntamento (Wehr 960s_); et. mo'alI giorno (stabilito ) * maw'adl, GVG 1,237).
La con nessione Ira l'aram. antico 'dn (plur.) (clausole
del) Irattalo (DISO 203s.; Fitzmyer, Sef. 23s.; crr. acc,
adli giuramento , AHw 14a; CA D Al I,I3I-134) e la
noslra radice (cosi p.e_ KAI Il ,242) non sicura.
11 verbo ebr. ricorre in qal determinare, definire , ni . darsi convegno, trovarsi , hi, citare
(i n giudizio) e ho. essere posto, costituilO .
Formazioni nominali sono mo'd luogo stabilito, tempo fissato , mo' ad luogo di raduno )~
(cos O.Procksch , Jesaja 1, 1930,206 a propostlodl
Is 14,31; L.Rost, Die Vorstufen von Kircheund
Synagoge im AT, 1938, 7), mi/' oda deSignazione (solo Gios. 20,9 delle Cill di rifugiO stabilite per gli omicidi; cfr. anche Rost , l.c., 7) e 'dii
comunit (BL 450, per l'aram, ego ' dh cfr.
DISO 39; A.Verger, AANLR VlII1l9, 1964,775.;
id., Ricerche gi uridiche sui papiri aramaiCI di Elefantina , 1965 , 116-118),
incerto se -'e, lempo sia connesso con j'd (BL
450: < *'id-ru ). Ulteriori e parz. diverse affinil Ira radiCI
sono esaminale da G.R.Dri ver, WdO 1/5, 1950, 412,
No'adja un nome proprio ronmalo con j'd ni. (Esd 8,33
levi la; Neem 6, 14 proretessa; NOlh , IP 184: (dahwe SI e
rivelato, manireslato l); J.J ,Slamm, FS Baumgartner
1967, 312).
2/ 11 verbo ricorre in qal 5x (Es 21 ,8 txt em?
[cfr. p,e. Rost, l.c., 33; diversamente Noth, ATD
5,136]; Es 21 ,9; 2Sam 20,5; Ger 47,7; Mi 6,9), nel
ni . 19x (Es 25,22; 29,42.43; 30,6.36; Num 10,3.4,
14,35; 16,11 ; 17,19; 27,3; Gios 11 ,5; IRe 8.5 =

642

2Cron 5,6; Am 3,3; Sal 48 ,5; Giob 2,11; Neem


6,2.10), nell'hi. 3x (Ger 49,19 = 50,44; Glob 9,_19),
nell'ho. 2x (Ger 24,1; Ez 21 ,21 ), compleSSivamente 29x.
mo'dsi ha 223x(di cui 25x plur. masc., Ix 2Cron
8,13 plur. fem.; Num 65x, Lev 49x, ~s, 38x, 2c.~~n
8x) di cui 146x nell 'esp resSIOne ohad ma ed
(N~m 56x, Lev 43x , Es 34x, 2Cron ~~, ICro:;
Deut e Gios 2x, ISam e I Re Ix); ma ad e mu ada
ricorrono Ix ciascuno (vd. sp. I), 'edo 149x (N um
83x, Es e Gios 15x, Lev 12x, Sai 10x, Giud 5x,
IRe Ger e Giob 2x, Os, Prov e 2Cron Ix),
prev'aIentem ente in P e nell' uso da esso dipendente (cfr. le tabelle in Rost, I.c. , 76 [compI. Lev
8,4] e 85).

!X,

3/ a) II significato primario del verbo chiaramente definito. Esso pu essere determmato


come notifica di una decisione o risoluzione, che
talmente legata nella sua attuazione ad un luogo
stabilito o ad un tempo prefissato o ad una data SItuazione che una deroga a questa determi nazione ... ~a assi milata alla trasgressione di un ordine (Rost, l.c., 6). Dav ide stabilisce tempo e
luogo per Amasa (2Sam 20,5); un padrone destma
la sua schiava al matrimonio per s (Es 21 ,8 txt
em) o per il suo figlio (v_ 9); in Mi 6,9 il testo
corrotto. Se pi persone si fissano reciprocamente
una scadenza (ni _), vuoi dire che si radunano , si
trovano: re (Gios 11 ,5; Sal 48,5), due uomini per
la strada (Am 3,3), gli amici di Giobbe (Giob
2 II ) condottiero e popolo (Num 1O,3s.) ecc. ( I Re
8'S ~ 2Cron 56' Neem 6,2.10). Sembra che l'hi.
abbia avuto q~a'lche relazione con la radice 'ud
testimoniare (-'d) (Rost , Le., 6); esso viene
usato esclusivamente per indicare la fissazione e la
definizione del giorno di comparizione in giudizio
o l'atto del citare in giudizio (Ger 49,19 = SO,44;
Giob 9,19, ogni volta con Dio come oggetto). Nel
due passi in cui ricorre l'ho. attestato solo II
part., che pu essere tradotto come passivo del qal
posto, costituito (Ger 24,1 txt? , cfr. Rudolph ,
HAT 12,156; Ez 21,21).
b) Il sos!. mo'ed pu designare il luogo (G ios
8,14) o il tempo dell 'incontro (lSam 9,24; 13 ,8.11 ;
2Sam 20,5 con j'd, vd. sp.; 24,15) o l' uno e l'altro
(ISam 20,3S). Per lo pi mo'ed equivale a tempo
stabilito coincidenza di diverse scadenze o slm .:
stelle (Gen 1,14; Sal 104,19), il tempo dell ' uscita
dall'Egitto (Deut 16,6), il momento di un allacco
(Giud 20,38), il momento della migrazione delle
cicogne (Ger 8,7). Le promesse di un figlio sono
unite all'espressione tra un anno in questo periodo (lammo' ed [hazzce]) (Gen 17,2 1; 18,14;
2Re 4,16.17; cfr. Gen 21,2; - I;jh 3c). Il luogo stabilito per ogni vivente la morte (G iob 30,23).
c) 'edo pu in un caso essere usato per designare
lo sciame di api, che Sansone trova nel ca.davere
del leo ne (Giud 14,8); altrimenti la parola e usata
escl usivamente in senso religioso (vd. s!. 4c).
643

d) In Ger 47,7 - $wh pio stabi lire, comandare


un'espressione parallela aj'd q,;j'd, rispetto a $wh
pi ., ha un significato pi ristretto, perch precisa
meglio una data o un luogo (Rost, I. c., 6 n, 2).
Il significato delerminare, stabilire viene ricavato nei
verbi sinonimi dai significali primari di scalfire o di porre
e fissare, cosi ad esempio nel caso di -~qq (3a; Is 10,1),
~r~ (Giob 14,5, giorni), nqb (significalo primario perrorare l); Gen 30,28 salario; Is 62,2 nome), l'h (Num 34,7s.
linea di confine), e nel caso di -jsd (q , Sal 104,8 luogo),
-/ain hi , (3c; Es 23,20 ecc. tuogo; Nah 2,4 giorno), sim
(<< porre, mettere l); Es 23,13 luogo; Es 9,5 mo'ed momento , crr. Giob 34,23 IXI em), si, (<< porre, mettere l );
Es 23,31 confini ). Solo zmn significa determinare un
tempo (part. pu, Esd 10,14; Neem 10,35; 13,31); esso e
denominalivo di z' milll Iempo slabilito, ora (ESI
9,27.31 ; Neem 2,6; prsl. aram., dr. Wagner nr, 77178).*
4/ a) Il verbo usato raramente in contesti teologici. Jahwe stabilisce tempo e luogo per la spada?
che sguaina contro Ascalona (Ger 47 ,7), Se egli
stesso fissa un appuntamento (presso l' arca o la
tenda sacra),j'd ni . assume il significato di rivelarsi (Es 25,22; 29,42s.; 30,6.36; Num 17,19):
Quando si riuniscono degli uomini , pu trattarsI
di una rivolta contro Dio come nel caso della fazione di Core (Num 14,35; 16,11 ; 27,3).
b) Il sos!. mo'ed tempo stabilito nell' uso religioso designa la data di una festa (Lev 23,2.4; Is
1,14; Ez 36,38 ; Os 2,13), in particolare la festa di
Pasqua e degli azzimi (Es 13,10; 23 ,IS ecc.). Con
esso pu essere indicato anche II luogo della festa
(Sal 74,4.8). La fine del tempo ben determmata
in anticipo (Dan 8,19; 11 ,27 ecc_l. Il monte _del
convegno (har mo' ed) nell'estremo nord e II
monte su cui si riuniscono gli del (ls 14,13).
' OhCl!1 mo' d tenda del convegno (di Dio con
Mos opp. di Dio con il popolo = tenda sacra )
il santuario mobile (da non confonderSI con
l'arca: G.von Rad , Zelt und Lade, NKZ 42, 1931 ,
476-498 = GesStud 109-129, inoltre Elchrodt
[,6Is.) e il luogo di rivelazione del tempo della migrazione nel deserto; cfr. Rost , I.c: , 3S-38; von Rad
[,248s.; bibl. in G.Fohrer, Geschlchte der ISr. Religion, 1968 , 72.
c) Con ' do viene designata quasi esclusivamente
la comunit in senso religiOSO (talvolta con un geniti vo dipendente: ' odal [b ' ne]Jisro :l ,.'dal Jhwh,
per lo pi senza ulteriori speclficazlOm; cfr. Rost,
I.c. , 76), specialmente in P (Rost, I.c., 3~~, che n~1
tempo dell'esilio, per mnusso del nome, ohlRl mo'ed, adOlla questo termine al posto dl - am,.m uso
nel periodo antecedente (Rost, I.c., 39s.), E mdlcata a questa maniera anche la fazione di Core
(Num 16,5 ecc.), inoltre al di fuon del Pentateuco
la fazione dei malfattori (Sal 22,17; cfr. anche
68,31 e 86,14) e 1' assemblea degli del , che
Jahwe giudica (Sal 82,1; cfr. Kraus , BK XV ,57 1,
con paralleli ug_),
AccanlO a 'da va posto -qahal assemblea (dr. ROSI ,
I.c., in particolare 87-91).

'l" l'd DETERMINARE

644

51 a) Tutti g li equivalenti gr. usati ne i LXX


( Rost , Lc. , 107-138 , con t&belle) ha nno ampli ato
no'tevolme nte nel lo ro sig nifica to i termini ebr. )' d
vie ne tradotto f. l'a. con (Juvaye:Lv , 'do pe r lo pi
con (Juv(l,ywy~ (cfr. W .Schrage. art . (JuV(xy w y-~,
ThW VII , 798,-850), mo'M generalmente con
%(I,Lpr\ (cfr. G . Deliing. ar I. %(I,Lp6, Th~ 111 ,456465
GLNT IV , 1363-1390) o Op T'~ , 'ohG!1 mo'd con .~ (J%Y)vj TO;:) (l-o(pTUplOU (mo'd quindi
viene fa tto derivare da 'ild testimo ni a re , Rost ,
Lc., 132).

b) Il giudaismo sostituisce quasi sempre a )'d


l'aram . zmn e accentua quindi particol arme nte la
determinazione del lempo. Pe r ' do viene usato
l'aram. kenislo (Giud 14,8 per nido ,)'delle a pi ;
Rost , Lc ., 97- 101 ; Schrage, Lc., 808s.).
Di versamente la comunit di Qumran . Volendo
rito rnare espressamente alla te rminologia dell ' A T
e br. , essa preferisce il termine 'do pe r designare
la comunit di Dio (Schrage, Lc ., 809s.) e le applica diversi attributi : comunit di Israele
OQSa 1,1.20; 2,12 ecc.), comunit santa ( IQSa
1,12; 2,16), comunit degli uomini dell a santit
perfetta (C D 20 ,2), comunit degli esseri divini OQM 1,10), comunit di Dio OQM 4,9)
ecc. Ma a nche la comunit di Belial (I QH
2,22) e la comunit della malvagit (I QM
15 ,9) possono essere designate con tale te rmine.
mo 'd significa principalmente tempo (numerose attestazioni, p.e. I QS 1,9 tempi delle testimoni anze ; per lo pi al plur. , ma anche al sing.:
tempo della sua visita , I QS 3, 18), anche tempo di festa , festa (attestazioni altrettanto numerose, p.e. IQpH 11 ,6; per lo pi al plur. masc., in CD
6,18 e 12,4 al plur. fem.). Anche qui dunque,
come nel caso del verbo per il giudaismo, passato in secondo piano il significato, bene attestato
in origine, della determinazione di un luogo preciso (cfr. ENotscher, Zur theologischen Terminologie der Qumram-Texte, 1956, 169; J .Carmignac,
VT 5, 1955, 354). Anche la stessa assemblea
OQM 2,7; IQSa 2,2 con id, ecc.) e la casa
dell 'assemblea (bl mo'ed, IQM 3,4) possono essere indicate con mo'ed. Il verbo id al contrario,
oltre a designare il giorno della battaglia (I QM
1,10), esprime anche il fissare e il riunirsi in un
luogo determinato OQSa 2,2 con mo 'ed; 2,22 i
dieci uomini , che concorrono a formare un'unit
atta a celebrare un'azione di culto , ecc.).
c) Il NT sceglie ~%%'~(J[O( per designare la primitiva comunit cristiana (cfr. K .LSchmidt , art.
xO(w, ThW IIl ,488-539 [= GLNT IV ,I4531 ~ 801, in particolare 502-539 [= GI.NT IV ,149015801 per xxY)(J[O(, il cui significato spiegato in
base all'aram. k'nislo) e sembra quindi che voglia
ricollegarsi alla concezione del - qohol vtrt. (Rost,
Lc. , 151-156). Secondo W .Schrage , ZThK 60,
1963 , 178-202, scegliendo xx 'I)(J[O( ci si voluto
invece distaccare dalla sinagoga giudaica, il cui
fondamento era la legge e che proprio per questo
fu abbandonata.
G.Sauer
645

'11' )'1 hi . GIOVARE

'li'

l'I

hi. GIOVARE

Il Il verbo ebr. j' 1, la cui derivazione etimolo.


gica incerta, attestato solo nell'hi.
Quando la parola viene posta in relazione con il verbo
arabo wa'ala cercare riparo su un'altura (cosi p.e. GB
307a; Konig 154b; KBL 389a; lorell 318; ma non BDB
418b), solitamente anche ja'l stambecco (lSam
24 ,3; Sal 104,18; Giob 39, 1) e j a '"la stambecco fem.
mina (Prov 5. 19) vengono considerati come derivati
(cosi G.B, Konig e lorell, ma non KBL); in ogni casoj.
' l appartiene al semitico comune (P.Fronzaroli,
AANLR VIII /23, 1968 , 283 .294; ug./I, WUS nr. 1197;
UT nr. 11 24; arabo wa'l, wa 'i1, da cui lva 'ala come deno.
minativo?) e va distinto, con BDB e KBL, dal nostro
verbo.
Alcuni interpretano anche b elijj'al cosa priva di uti
lit, empiet (-d') come un derivato di /I, presuppo
nendo un nome *j ' al utilit o si m. La spiegazione
etimologica di b elijj'al per ancora molto controversa
(cfr. V.Maag, Belija 'al im AT, Thl 21 , 1965, 287299;
HAL 128 con bibliogr.); tuttavia l'uso vtrt. di belijj'al
(27x, di cui 17x in Deut IRe) sembra corrispondere al
meno fun zionalmente all' uso sempre negativo dij'1 hi.
(vd . st. ).

2/ )'1 hi . attestato 16x in testi profetici (ls


30,5.5.6; 44 ,9. 10; 47 ,12 ; 48 ,17; 57,12; Ger 2,8.11 ;
7,8; 12 ,13; 16,19; 23 ,32.32; Ab 2, 18), 6x in testi sa
pie nziali (Giob 15 ,3; 21 ,15; 30,13; 35,3; Prov 10,2;
11 ,4), inoltre una volta nell'opera storica dtr.
O Sam 12,21), complessivamente 23x.

31

L' uso della parola, il cui significato principale aiuta re, giovare , si articola in due gruppi
fondamentali: (a) uno profetico , a cui si aggiunge
l' unico passo dtr. ; (b) uno sapienziale (Giob e
Prov).

Comune ai due gruppi un'accezione prevalentemente


negativa, che viene espressa anzitutto per mezzo di par
ticelle negative (per lo pi lo + impf. , Is 30,5b + mr. ; Is
44 ,9 bai + impf.; Is 44 ,10 e Ger 7,8 lebi/li + inf.; Ger
16 ,19 ' n + part .), ma anche in modo indiretto, talora m
tono canzonatorio e ironico (Is 47,12 con 'ulaj forse ),
e talvolta per mezzo di domande retoriche, che lasciano
presagire una risposta negativa (Ab 2,18; Giob 21,15;
35 ,3); un senso negativo ha anche Giob 30,13. L'umca
vera eccezione Is 48,17.
a) Is 48,1 7 occupa veramente una posizione par
ticolare all ' inte rno dell ' uso profe tico, pOlche lO un
discorso di Jahwe si dice di Israele, in senso pOSto .
tivo , che Ja hwe gli insegna ci che ' (a lui)
giova . Negli altri casi il verbo indica ci che 110n
giova o aiuta , specialmente in riferimento
agli idoli (ISam 12 ,21 ; Ger 2,8.11, in cui si ha un
uso quasi sostantivato; inoltre Ger 16,19; Is44 ,9,
cfr. anche 57,12) o alle immagini degli tdoli (Ab
2, 18 ), o a nche ag li inca ntesimi e alle magte di Ba:
bilonia (I s 47 , 12). Un ' uso antico e carattensttCO di
Isaia la desig nazione dell' Egitto come un po
polo che non pu essere d 'aiuto (a Israele)>> (Is
30,5s.); cos pure tipico di Geremia il rifenmenlO
ai fal si profeti e alle loro menzogne (Ger 23,32;
7,8; cfr. 2,8).
646

Nell' uso negativo sono espressioni parallele in ISam


12,21 non potere salvare (-n~ 1 hi .), in Is 30,5 non
di aiuto ('izcer , -'zr ) e a vergogna (b6scer) e anche a
ignominia (lJcel'pa) , in Is 44 ,9 inutile (Iohu) (cfr.
anche Is 47 ,12; Ger 12,13), mentre in Ger 2,11 il termi ne
contrario costituito da kabod onore (del tutto si ngolare in riferimento a Jahwe). Un'espressione parallela
con valore positivo condurre (drk hi .) sulla strada
in Is 48,17.
b) In Prov 10,2 e 11 ,4, che appartengono ad una
delle pi a ntiche raccolte dei Prove rbi , l' uso negati vo del verbo si rife risce a i tesori , che sono otte nuti pe r mezzo dell ' ingiustizia ed alla ricchezza , che non di aiuto nel giorno dell' ira ;
nei due casi l'opposto suona cos: ma la giustizia
salva (n$1 hi. ) dalla morte . In Giob si trova due
volte un skn q. portare giovamento , al negativo , come sinonimo (Giob 15 ,3; 35 ,3; inoltre ricorre ancora in Giob 22,2.2; 34,9); in questi casi si
tratta dell ' utilit delle sagge parole di Giobbe
(I 5,2s.) o a ncora pi radicalmente della sua giustizia davanti a Dio (35 ,2s.); altrove il verbo al
negativo viene riferito ai suoi avversari (21 ,15;
30,13), che si ide ntificano (cfr. 21 ,7ss.) con i
malvagi (reso' im) .

41

Tanto nell' uso sapienziale quanto e sopra ttutto nell ' uso profetico il verbo ha quindi un timbro prettame nte teologico. Si tratta qui non di una
utilit ne utrale-profana o addirittura eude moni stica (cfr. a nche W.zimmerli , ZAW 51 , 1933 ,
193 n. I), m a, nella contrapposizione di tipo sapie nziale tra giustizia e agire empio, tra vita ricca
e morte, della possibilit di salvezza dell ' individuo , e nell' arringa profetica e nella lotta contro alleati stranie ri, falsi profe ti e idolatria di vario genere si tratta della salvezza di Israele, popolo di
Dio. Solo Jahwe , nel suo agire e nel suo parlare,
pu insegnargli positivame nte ci che di
aiuto e giova alla sua salvezza e al retto culto.

51 / 1 hi . ricorre Ix nella letteratura qumranica


(IQH 6,20). Nei LXX il verbo stato reso , salvo
poche eccezioni , con Wq:>E,E\" e derivati. L' uso
teologico continua nel NT (cfr. p.e. le doma nde e
le affe rmazioni negative in I Cor 15,32 con Oq:>Eo utilit , Mt 16 ,26; Gv 6,63 ; ICor 13,3;
14,6; Gal 5,2 ecc. con wq:>Edv giovare ).
M.Scebo

rli~

l'$

CONSIGLIARE

11 La radice che sta alla base dell'ebr. /$ attestata al semO. e ricorre nel pun . (j'$ consiglie re RES 906 , r. I; DISO 110), ara m . (aram .
imperiale: pa rt. q. /1 consigliere Ab . 12; ' (h
consiglio Ab. 28 ecc.; ara m. bibL : j' ( q. pa rI.
consigliere Esd 7, 14. 15, itpa. consigliarsi
Dan 6,8; '( o consiglio Da n 2,14; ara m . gi ud .:
/( e/~, KBL 1082b) ed arabo (w', ammonire,
We hr 96 Ib ), cfr. et. m ' d (Di llman n 210).
647

Nei suoi significat i j'~ coi ncide con l'ace. maliJku con
sigliare (A Hw 593s.), che attestato in Neem 5,7 come
m lk Il ni. consultarsi con se stesso (cfr. Wagner
nr. 170; diversamente L. Kopf, VT 9, 1959, 26I s.); cfr,
anche aram. bibl. m elak consiglio (Dan 4,24, - ma"
Ia'k I ).

Nell ' A T vengono form ati sull a base dell a rad ice,
oltre a/~ q. consigli are, decidere, il ni . (tollerativo lasciarsi consigli are , reciproco consigli arsi ), l' h it p. consigliarsi e i sostanti vi verbali '$o consig lio, decisione, progetto e mo ' $0. Co me forma secondaria di Fl si incontra due
volte 'iI$ (G iud 19 ,30; Is 8,10).
In base alla proposta di G.R.Dri ver, ET 57, 1946, 192s.,
KBL 726s. fa deri vare 'sa in Sal 13,3 e 106,43 da 's h Il
e traduce con disobbectienza , ribellione, resistenza
(ripreso anche da G.R.Driver in JSS 13, 1968, 45).

21 Nell ' AT ebr. il qal ricorre 57x (senza le due


forme di ' !~, vd . sp. ; Is 15x , 2Sam 7x), ni . 22 x
( 2Cron 9x , I Re 5x), hitp. I x (Sal 83,4) , il verbo
complessivamente 80x, '~o 88x (incL Sal 13,3;
106,43 ; Is 18x, Sal Il x, 2Sam e Prov IOx, Giob 9x ,
Ger 8x) e mo'e$ o 7x. La radice ( 175 attestazioni )
ricorre con la maggior freq ue nza in Is (35x); seguono Sal e 2Cron 19x ciascuno, 2Sam e Prov 17x
ciasc uno , Ge r 13x, I Re e Giob 12x ciascuno , Esd
6x , IC ron 5x, Mi 4x , Ez 3x, 2Re, Os e Neem 2x
ciascuno, Es, Num , Deut , Giud , Nah, Ab, Zac Ix
ciascuno.

31 a) li qa l nel significato prima rio di giudica re prese nta di verse costruzioni; si trova ad
esempio: /$ seguito da un discorso diretto (2Sam
17, 11 )'/$ le consigli are uno (Giob 26 ,3), con
acc usati vo della persona consiglia re qualcuno ,
dare consigli a qualcuno (Es 18,19; 2Sam 17,15;
Ger 38 , 15),)'$ ' $o dare un consigl io (figura
etimologica, cfr. GK 11 7p; 2Sam 16,23; 17,7),
con 'eso e accusat ivo consigli are q ualcuno, dare
un consigl io ORe 1,12; 12,8. 13 ), con doppio accusativo consigliare qualcosa a qualcuno
(N um 24,14).
. .
.
In pochi casi, il fatto che si co nstgli qualcuno tn
vista del futuro suggerisce di trad urre con re ndere noto dare una spiegazione (N um 24, 14;
forse a nche Ger 38 ,15, cfr. inolt re ngd hi .).
.
Dal sign. consigli are de riva a nche quell o dt
decide re , progettare, che pu avere un sen so
sia positi vo ( ra ramente, cfr. Is 32 ,8 ) Sta negall vo?
a seconda del contesto di questo progettare o dt
questo decidere, cos ad esempio /$ /'0 ' 0 'al progettare del m ale, tra ma re contro (ls 7,5; cfr. .r
l' a. anche Is 32 ,7; Nah 1, 11 ; Ab 2,10; Sa l 62 ,S ); } $
's o 'al pre ndere una decisi one, tramare contro
(der 49 ,30); /$ '"~ al-ra ' progettare del male
(Ez 11 ,2).
. .. .
Dal sig nificato del qal de ri vano i posstbill USt del
ni .: tolle rat ivo lasc iarsi consigli are ( Prov 13 ,10,
senza apporta re alcun mutamento. al testo [cfr.
BH' ]), reciproco consigli arsi a vtce nda (con
ja!ldow insie me Is 45,21; Sal 71 ,IO; 83 ,6; Neem

yl1'

)'s CONS IG LI ARE

648

6,7), consigli arsi , consultarsi con qualcuno


(con 'im ICro n 13 ,1; 2Cron 32,3; con 'G!/ IRe
12,6.8; con 'G!12 Re 6,8; 2Cron 20,2 1), deliberare,
decidere in base ad un consiglio ( I Re 12 ,28;
2Cron 25,17; 30,2.23), consigl iare ( I Re 12 ,6 .9
= 2Cron 10,6.9).
b) 11 parto qal jo'e~ (ara m ..jG'e!l viene usato varie
volte come termine tecnico per consigliere, co nsulente l). 11 consigliere appartiene come co nfi dente del re all a cerchi a di coloro che pi gli sono
vicini (2Sa m 15, 12 , cfr. 16 ,20.23; ICron 27,32s.;
2Cron 25,16; Is 1,26; 3,3) e potrebbe essere reclutato dal circolo dei saggi (cfr. Is 19,9, per il
quale vd. Wildberger, BK X,66.l22; Prov 11 ,14;
24,5s.; cosi pure nel romanzo di Al)iqar
r. 12 . [2 7.]28.42 ecc. , Cowley 212 ss.). Propri o per
questo tuttav ia difficile di stinguere la sua fi gura
da quell a degli altri cortigiani (cfr. H.Revent low,
BHH 1ll ,155 1; de Vaux 1,185). Solo nei testi pi
recenti (Esd 4,5; 7,14.28; 8,25; cfr. Est 1,14) il titolo viene a designare una carica.
c)

'e~a

h , il

significa, in analogi a con il significato di

consiglio che uno d (2Sam 15,31.34;


16,23; 17,14; IRe 12 , 14 ; cfr./~ ' ~a , vd. sp. 3a;jhb

'~a

dare un consiglio Giud 20,7; 2Sam 16,20;

bo ' hi . 'e~a provvedere Is 16,3) o che uno riceve, che uno ascolta (sm' Prov 12 ,15; 19,20), che
si segue ('sh ni. 2Sam 17,23), a cui non ci si attiene
('zb IRe 12,8.13 = 2Cron 10,8. 13 ). Di qui risulta
che in Is 40,13 'iS 'esa va inteso come consigliere l). In Prov 1,25.30 (par. /ok&a/ , -jk&l e
19,20 (par. musar, -jsr) si dovrebbe intendere nel

senso pi preciso di ammonizione.


In seconda linea 'e~a designa il risultato che fa seguito al consiglio, ossia decisione, risoluzione
( Esd 10,8), piano (Sal 14,6; 20,5; cfr. anche
ICron 12 ,20 b e 'e~a [ con intenzione ] = di proposito ), ad esempio in contesti politici (ls 29 ,15;
30,1 'sh 'e~a realizzare un piano [superflua la
proposta di M.Dahood , Bibl 50, 1969, 57s.: 'e~
legno nel senso di idolo , con la desi nenza arcaica dell'accusativo -a]; Esd 4,5; Neem 4,9), e
pu talvolta essere tradotto addirittura con complotto (ls 8,10 'u~ 'e~a; Ger 18 ,23 attentato ).
Inoltre in di versi passi (ls 193 Ger 19 7 49 7Prov 21 ,30) 'e~a consiglio v~ inteso co~~ ;a:
pienza , abilit a trovare il giusto mezzo (GB
610b).
Un sign. particolare preoccupazione (cfr. il termine parallelo jagon) probabile i n Sal 13 3 forse
anche in Prov 27,9 (non necessario mut~r~ il testo; cfr. Kraus , BK XV,98; ma cfr. anche sp. I).
Un uso pi lato si trova in Is 19 II dove 'esa sta
come astratto al posto di un co~c;eto e significa
adunanza del consiglio (cfr. B.Duhm , Das
Buch Jesaja , ' 1914, 118).
Con R.Bergmeier, ZAW 79, 1967,229-232, potrebbe probabilmente essere collocato gi in et
postesilica anche il sign. comunit che sarebbe
derivato dal sign. adunanza del con~iglio quale
SI ha tn Is 19,11 , e tale senso si avrebbe in Sal l ,I
649

}"11' /$ CONSIGLIARE

(par. mosab; diversa mente p.e. GB 610b Kraus


BK XV,4, che propo ngo no: massime, principi di
vIta l); Glob 10,3; 21 ,16; 22,18. Con questo signifi-
cato '~a si trova spesso a Qumran per designare
la comunit (in quanto organ izzazione) della setta
di Qumran(IQS 5,7;6,3; 7,2.24 ecc.; cfr. in merito
J.Maier, Die Texte vom Toten Meer, 11 , 1960,
204.206 ind. alle voci " Gemeinschaft der
Einung " e " Gemeinschaft " , ma anche 1. Worrell , '~ h: Counsel or Counci l at Qumran?,
VT 20, 1970, 65-74).
d) mo' e~ a ricorre solo al pl. , ad eccezione di Giob
29,21 che va certamente emendato (cfr. BH' ), con
il sign. di consiglio (Giob 29,2 1; Prov 22,20) e
pi ano (se mpre con un senso negativo: Ger
7,24; Sal 8 1,13 par. ost inazione l) ; in Sal 5,11 la
traduzione di Kraus, BK XV ,44, perfidi piani
abbastanza probabil e).
e) Le radici - (lkm , - bin , - skl, che si trovano
spesso, con i loro derivat i, nel campo semantico di
.i'~/'e~a (cfr. ad esempi o Deut 32,28s.; Is 19,11 ;
Ger 49,7; Sal 32,8; Giob 12,13 ; 26,3; Prov 8,14;
12 ,15; 13,10; 21 ,30; Dan 2,13s.; nel romanzo di
Al)iqar r. 12 ecc.), mostrano chi aramente che la
radice.i'~ appartiene all' ambito della sapienza. Ger
18 ,18 l'istruzione non verr mai meno al sacerdote, n il consiglio al saggio , n la parola al profeta prova lo stretto legame che intercorre tra
'e.ya e &akam.
Simile a Ger 18,18 Ez 7,26, dove vengono nominali gli
anzian i (zeqenim) in luogo del !lakam. Ci si pu chiedere
con J.Fichlner, Jesaja unter den Weisen, ThLZ 74,
1949, 77 = GOlles Weisheil , 1965, 21, se i " saggi ", innuenti nel periodo preesilico e importanti dal punto di
visla diplomatico, non siano scomparsi dalla scena cedendo il posto agli anziani .
I termini adoperati assieme aj'~ (2 Re 18,20 = Is
36 ,5 'e~a ugebura decisione energica [cosi HAL
165b] e dal lato opposto d' bar s~flJljim semplICI
parole )>[ cfr. Is 11 ,2; Giob 12 ,13 ]; Is 29,15 ma 'asce
opera l); Prov 8,14 /usijja riuscita l), come anche il contesto pi ampio in cui la rad ice ricorre,
indicano che.i'~ include la dec isione insieme con
la sua attuazione (Kaiser, ATD 17,102 n. 24; cfr.
Pedersen, Israell-ll,129: Counsel and action are
identical [= consiglio ed azione si identificano ]; per questo punto e su tutta la questione
cfr. anche P.A. H. de Boer, The counsellor, SVT 3,
1955 , 42-71).
4/ a) La radice.i'~, che proviene dalla tradi zione sapienziale, viene usata per la prima volta
nell 'ambito religioso da Isaia (cfr. J.Fichtner, Jahwes Pian in der Botschaft des Jesaja, ZA W 63,
1951 , 16-33 = Gottes Weisheit , 1965 , 27-43). Egli
da una parte si scaglia con violenza contro il / l
umano , che prescinde da Dio e che viene reso
vano (ls 7,7 lo /aqum esso non si realI zzera l);
8,10 prr ho. venire spezzato l); cfr. Sal 33,10 prr
hi. spezzare ); dall'altra si inserisce nella tradt
zione sapienzale (cfr. Is 28,23-29) e parla dello.! ~

650

opp. della 'e~a di Jahwe ( Is 5,19 par. ma'.asre


opera l); 14,24-27; 28,29), con CUI certamente vIene
superato l'ambito dell'esperienza umana (ls 28,29
meraviglioso il suo consiglio l), -p/' ; cfr. anche Is
25 l). Wildberger, BK X,188s., mostra come la parola, ripresa dall'ambito sapienziale, divenga un ter:
mine tecnico per designare Il gIUdIZIO dlvtno. SI
tratta dell' agire di Jahwe nella storia, con il quale
si realizza il suo giudizio sul popolo ( l.c., 192). .
Isaia si ricollega all a tradizione sapienziale anche
quando in Is 11 ,2 fa si che il re messiani co sia dotato di ruah ' ~a spirito di consiglio come dono
di Jahwe (cfr. oltre a '~a le altre designazioni ,
inoltre Prov 8,14s.). Come uno dei titoli rega li del
messia, Is 9,5 nomina prelG!' .jO'e~ (cfr. Mi 4,9,
dove il re terreno detto jo ' ~ consigl iere o
meglio uno che formul a dei piani ; cfr. anche
Sal 20,5), che potrebbe essere tradotto con H. Wildberger, Die Thronnamen des Messias , Jes. 9,5b,
ThZ 16 , 1960, 316, come colui che progetta
qualcosa di merav iglioso (cosi anche Kaiser,
ATD 17,102 ; per altre proposte di traduzione, cfr.
Wildberger, I.c., 316).
'e$a va certamente compreso nel senso teologico sopra
indicato, reso evidente da Isaia, e si deve inoltre ricordare che -pl' in Isaia riservato strellamente all'ambilO dell'agire divino, chb trascende di molto l'agire
umano (Wildberger, I.c. , 316). Per una derivazione dai
tiloli regali eg., sul piano della storia delle rel igioni , cfr.
Wildberger, I.c., 319ss.
La '~a dell ' uomo a questo punto assume parimenti una caratteristica teologica in quanto un
progettare (politico) autonomo (ls 29,15; 30,1
che attuano un piano che non proviene da
me ).

l)~'

j p ' hi. RISPLENDERE

b) Nella letteratura postisaiana .i'~ l' ~a si trova


sia (I) in riferimento ai (al) consigli(o) di Dio sia
(2) in riferimento al suo piano e alla sua deliberazione:
(I) Giob 12 ,13 (nell'inno sulla sapienza e la potenza di Dio v. 12-25; cfr. Prov 8,14 in una massima sulla sapienza); Sal 16 ,7; 32,8; 119,24 le tue
prescrizioni ... sono i miei consiglieri l);
(2) 'e~a piano, deliberazione viene ripreso per
designare il decreto di Jahwe che opera nell a storia
in Sal 33,11; 106,13 (i n questo caso come piano di
salvezza e azione salvi fica di Dio); Is 44,26;
46,IOs.; Ger 49,20 (cfr. 50,45); Is 23,8s. (come giudizio), ed anche per esprimere la volont e
l'agire di Dio nell a creazione e nel governo del
mondo (G iob 38 ,2; G.Fohrer, KAT XVI ,500).
5/ I LXX traducono generalmente la radice co n
(cru[l) ~oueuew , ~r,'):r" Qumran e il NT riprendono l'uso vtrt ., per cui Bou~ nel NT significa per
lo pi la volont/deliberazione di Dio (cfr.
G.Schrenk , art . ~uu~, ThW 1,63 1-636 = GLNT
11 ,3 11-324).

651

H. -P.S/iihli

1/ L'ebr. jp' hi. (rad ice *wp ' ) risplendere, rifulgere , apparir luminoso o sim . (anche nel medioebr. e nell 'aram. targumico ri splendere ; in
Ez 38,7.17 anche il SOSI. N 'a splendore l), cfr.
Zimmerli , BK Xlll , 664.676) ha le sue corrispon;
denze nell'acc. (w)apti G essere visibile l), S
rendere visibile (GAG 103b.1060; CA D
Al 11 ,201-204), mentre la radice ~jp ' (arab. alzarsi, crescere l), antico sudarab. alzarsi ), a cui
potrebbe appartenere anche l' ug. yp ' (WUS nr.
1215: 137 [= III AB ,B],3 essere grandioso (? ];
UT nr. 1133 arise [= alzarsi](? ]; cfr. per F.L.
Moriarty, CBQ 14 , 1952 , 62; per i nomi di persona
Griindahl 144s.), indipendente da essa (Huffmon 212s.).
2/ jp ' hi . ricorre 8x (Deut 33,2; Sal 50,2; 80,2;
94,1; Giob 3,4; 10,3.22; 37 ,15), jif' a 2x (Ez
28,7.17).
Il verbojp ' hi. ha il sign. causativo interno di
diventar visibile risplendendo (in Giob 37 ,15
sarebbe possibile anche il sig n. causativo normale
far ri splendere l), cfr. p.e. la Bibbia di Zurigo:
come fa risplendere la luce delle sue nubi l). In
tre passi del libro di Giob (lamento e inno) la luce
intesa come soggetto: Giob 3,4 non risplenda
su di esso un raggio di luce (n ehara); 10,22 txt
em secondo Fohrer, KA T, XVI,20 I, da intender~i come comparazione paradossale (dove) risplende (solo ) come le tenebre (cfr. Horst, BK
XVI/l ,139: dove, quando si fa giorno, [l e tenebre] risplendono nel crepuscolo ); 37, 15 come
Dio ordina, che la luce ('or) delle sue nu vole irradiandosi di venti visibil e (cos Fohrer, I.c.,483). II
quarto passo in Giob 10,3 ha Dio come soggetto;
seco ndo Horst, I.c. , 138.154s. ( quando tu... dIventi chiaramente visibile nell 'assemblea del malvagi ), l' uso del termine , a ppa rten~nte all inguaggio cultuale (vd. SI. 4), sottoltnea I agITe paradossale di Dio nell ' accusa di Giobbe.

3/

4/ Negli al tri passi , che appartengono alla lette:


ratura poetica cultuale, jp' hi ., accanto ad altn
verbi come - bo ' venire , ---:j~ ' uscire , jrd
scendere (- 'Ih) , - qum
innalza rsi l),
un'espressione tipica per descrivere le teofante
(F.Sc hnutenhaus, Das Kommen und Erscheinen
Gottes im AT , ZAW 76, 1964, 1-21 , spec. 8s.;
J.J eremias Theophanie , 1965, spec. 8-10.6264.77s.). si trova gi nel testo innico Deut 33 ,2
Jahwe venne (bO') dal Sinai e rifulse (zr!l) su dI
loro da Seir ri splendette Up ' hi .) dai mon ti di Paran e si av~icin ('/h) da Meriba di Kades l), e in
Sal 50,2 da Sion, corona di bellezza, Dio risplende l); nell ' introd uzione del lamento, pubblICO
si prega inoltre perch Jahwe appaIa COSI contro !
nemici : Sal 80,2s. tu che SIedI tn trono sopra I
cherubini risplendi davanti a Efraim .. . ; 94,1 txt
em Dio' della vendetta, rifulgi' l). Assieme agII

11::1' ) p ' hi . RISPLENDE RE

652

altri verbi si nonimi =,.(1 sorgere, riful gere (Deut


33,2; cfr. Is 60,l s.) e IIgll (con Il co nsonantico
cO l11 e 3" radicale) hi . far ri pl endere (2Sa l11
22,29 = Sal 18,29; IIbgoll splendore 2 am 22,13
= Sal 18,13; Ab 3,4.1 1; cfr. Is 60,3; 62 .1 ) e o riporta co i il motivo dell 'apparizio ne della divini t
nello plendore (terribile) di luce, 1110lt o co nociu to nell' ambient e relig ioso dell 'a ntico Orient e
(cfr. sum . me-/m , acc. me/oll/II/u), all a trad izio ne
teofa nica che in Israele si fonda u basi autonome.
L'epifa ni a di Dio in una luce plendente, ca nt ata
nell ' inno o invocata nel lamento, sig nifi ca, pu r
con i to ni dell 'a nt ica mitologia orientale, l'i nterve nto di Jahwe nell a storia del uo popolo.
Come accade nell'ambiente sum.-bab., dove lo plendare terribile proprio non solo degli dei ma anche dei
re (A I'lw 643; Seux 257.291), co i anche in Ez 28,7. 17 si
parla dello plendore (ji/'o) del pri ncipe di Tiro, che
si crede Dio (v. 2.6.9).
5/ A Qumran )p' hi. nel sign . di brill are e
a pparire o sim . molto freq uen te (Kuhn ,
Konk . 91); in IQpAb Il ,7 il ve rbo si riferi ce al
sacerdote empio , che ha perseguitato il maestro di giustizia (cfr. K.Ellige r, Stud ien zu m
Habak uk- Komment ar vom Toten Meer, 1953,
214s.; A.S. van der Woude, Die messianisc hen
Vorstellungen der Gemeinde VO Il Qumran,
1957 , 162- 164).
I LXX tradu cono i singoli passi in maniera diversa
l' uno dall 'alt ro , in Sal 80.2 ~on f.t?oc tv~w (Sal
50 ,2 f.t'P (1'1(7l;). Nel T si pu riscont rare l' u o
vtrt . p.e. in Le 1,79 ( btLCpoc tv~v ). Cfr. R.Bultmann - D.Li.ihrm ann , art . ?octvC >ThW IX , IIl .
~:;.

E. l enni

js ' USCIRE

1/ La radice appa rtiene al semitico comune


(Bergstr. ElIlf 187; acc [ w]o$O, CA D Al II ,356385; ug.: WUS nr 1222, UT nr. 1138, Iscnzlonl
semNO. : DISO 110.164; aram.: KBL 1082b; LS
304s.), tuttav ia nel significato di usci re soppiantata 111 aram. da nlJq , in arabo da /]/-g.
In base all'arabo wadu ' a risplendere alcuni autori
specialmente M.Dahood, Proverbs and North west Se:
mitic Ph ilology, 1963, 52; id., Bibl 46, 1965,32 1; 47,
1966, ~1 6, s uppongono anche per .i~' dell 'AT, p.e. in
Prov 2),4, Il slg11l fcato di risplendere .
Il verbO)$ ' (come il suo opposto -b') ricorre in
qal, hl. e ho. Sono derivazioni nominali : il part o
fem. sostanlt vatojo$e ' r aborto (Sal 144 ,14; cfr.
Es 21 ,22), I nomi )G$i ' discendente (2C ron
32 ,21 Q) e $ce' '''$G ' im progenie, posterit (cfr.
Gen 15,4; 17,6; 25,25s. ecc.)$ ' venir fuori nel
senso di essere partorito e I Re 5 13- Is Il I
venir fuori = spuntare, crescer~ : si r. /,
crescere ), e le for mazioni astratte con diversi
sl?,~tfca tln1/j~6' uscita n O si111 . (vd. sI. 3a), mo~o a onglne n (Mi 5. 1) op p. latrina n (2 Re
653

~l' )$' USCIRE

10,27 Q) e I$G'or uscite n O im. (vd. st. , 3a).


L'a ram. bi bI. conosce 010 la forma 'af'el s$ i'
(Esd 6,15), deri vata dall 'ace., nel senso di com.
piere ( KBL 1082 b.11 29s.), e per dire uscire
usa IIpq qal (6x; ha. trarre fuori , 5x).
Non sicuro che $011 *$ a' II-) bestiame piccolo
appartenga a questa radice (cos p.e. KBL 790a); anche il
nome proprio MO$o' ( 1Cron 2,46 ecc.; KBL rimanda a
Sal 19,7) non chiaro.
21 Il verbo compare oprattutt o al qal (escI. Sal
144, 14 ) e all'hi . (incl. 2Sa m 18,22), in part icolar
1110do nell a letteratu ra narrativa.
Gen
Lev
NUIl1
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
15
Ger
Ez

Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab

q.1
61
62
22
56
34
44

46
45
39
32
42
31
51
43
1

hi.
17
32
16
14
32
9
8
1
9
IO
IO
IO
18
28
I

Sor

Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT

1
20
I
17
22

6
3
4
4
3
9
6
7
19
35
785

17
6

ho.

totale
79
94
38
70
66

53
54
46
48
42
52
41
70
74
2
2
4

2
22
1
34
28
11

4
4
5

I
5
3
5
14
278

3
9
7
5
IO
24
49
1068

I nomi ricorrono: )$e' l I x, jG$i ' I X. $(p''''$ii'i ~1I


Il x (I s 7x , Giob 4x), 1I/0J(j' 27x (Sal 6x, Ez 4x), moJG'G 2x, rOJo'61 23x (Gios 14x, um 5x).
3/ a) I molteplici significati di j$' qal, per i
quali si rim anda ai lessici, non si allontanano
molto in genere dal significato originario di
uscire n. Poich in ebr. nei ve rbi di mov imento
co me - '/17 sa lire lass/salire quass n e ird
scendere lagg i/scendere quaggi , e anche in

654

- bO' andare l/ venire qua , correlativo di )$ ' , il

punto di vista di colui che parl a viene e presso


tutt'al pi mediante verbi differenti (h/k a ndare bO' venire ), e non come In itali ano mediante' una coppi a di morfemi opposti < l per
indicare l' allontanarsi da chi parl a, qua n per indicare l'av vicinarsi a chi parl a) oppure come in
acc. con suffissi venti vi partico lari (GAG 82),
anche riguardo a)$ ' poco appropriato sudd iv idere gli usi del verbo seco ndo la di tlllzione lesslcale andar fuori ve llir fu ori (COSI tende nzialmente KBL 393). megli o in vece ope rare una
suddi visione in base ai soggetti , di stinguendo tra
persone e cose (c fr. GB 310s.; Zorell 32 Is.).
Le va rie sfum ature nell ' uso del verbo hanno un
corrispondente nei significati particolari che ve ngono ad assumere i termini astratti mO$G ' ( m~o
'ii) e 10$ii'or; con soggetti personali si confronti il
comune uscire n da una casa, da una citt ecc.
(per lo pi con min da n, talvolta per anche con
l'acc usati vo di luogo, Gen 44,4 ; Es 9,29.33; Num
35,26; Giob 31 ,34; per Gen 34,24 cfr. E.A.Speiser,
BASOR 144, 1956, 20-23 ; G.Evans, ibid. 150,
1958 , 28 -33) con 11/0$0 uscita (Ez42,11 ; 43, 11 ;
44,5; cfr. rO$G'or Ez 48,30), andar via, emigrare n
da un luogo, un teritorio ecc. (Gen 10, 11 ; Il ,31 ;
12,4.5; 15, 14 ecc.) con m$G' emigrazione n (Ez
12,4) e luogo d' usc ita (Num 33 ,2.2), intraprendere qualcosa (Giud 2,15; 2Re 18,7 ecc.;
comparire ISam 17,4; Zac 5,5 ecc.; cfr. L.K6hler, ThZ 3, 1947, 471 ; G.Ch. Aalders, ibid . 4, 1948,
234; freq uentemente uscire in battagli a l), Gen
14,8; Num 1,3.20 s.; Deut 20,1; 23,10; ISam 8,20;
18,30; 2Sam 18 ,2-4.6; Am 5,3 ecc.) con m$o'
progetto, partenza (2Sam 3,25 accanto a
mobo' , cfr. l'espressione uscire ed entrare per
designare tutta quanta l'atti vit, specialmente
nell'ambito militare [Gios 14,11 ; ISam 18, 13 .16;
29,6], ma anche cultuale [Es 28,35; Lev 16,17] e in
senso del tutto generico [- bo' 3; cfr. P.Boccaccio,
Bibl. 33 , 1952, 173- 190]), usc irne illeso (Giud
16,20; ISam 14,41 ; 2Re 13 ,5; Ez 15,7; Eccle 7, 18;
cfr. di ventare libero Es 21 ,2-11 ; Lev 25,28 s.;
27,21 ; Is 49,9) con 10$ G' r vi a di sca mpo n (Sal
68,21 dalla morte), derivare da n (vd. sp. I essere partorito n) con m~ G ' G origine (Mi 5, 1).
Lo stesso vale per gli usi in cui i soggetti sono
delle cose; vanno confrontati qui i significati alzarsi (sole: Gen 19,23; Giud 5,31 ; Is 13 ,10; Sal
19,6; stelle: Neem 4,15) con II/$G' il sorgere n
(Sal 19,7; 75,7 oriente ; cfr. Os 6,3; Sal 65,9),
essere esportato (I Re 10,29 q. e hi . esportare ; cfr. Noth , BK IX ,234) e m~G' esportazione ( I Re 10,28), scaturire n di acqua ecc.
(Gen 2, 10; Es 17,6 ecc.) con m$G' sorgente
(2Re 2,21 ; Is 41 ,18; 58, 11 ; Sal 107,33.35; 2Cron
32 ,30 ), c rescere (vd. sp. I) con Giob 38,27
terreno dove cresce l'erba (txt?; cfr. anche
Giob 28,1 giacimento d'argento), sporgere
(bracci del candelabro:
Es
25,32.33.35;
37,18. 19. 21 ; asta: 2Sam 2,23) co n r$G'or contrafforte (di una montagna ICron 5,1 6), esten655

dersi n (co nfini : um 34,4.9; Gios 15 ,3.4.9. 11


ecc.) con IO~O ' I estensione, dilatazione (dei
confini : um 34,4.5 .8.9.12; Gios 15 ,4.7. 11 ecc.),
venir pronunciato (parole ecc.:
um 30,3;
32,24; Gios 6,10 ecc.) con mO~ G' espre sione
( um 30,13; Deut 8,3; 23 ,24; Ger 17,16; Sal 89 ,35;
Dan 9,25), origi nar i n (fuoco: Es 22,5; Lev 9,24;
10,2 ecc., cfr. anche S.Esh, VT 4, 1954 , 305-307;
malvagit: ISa m 24,1 4; accadere Gen 24,50; Is
28 ,29; cfr. Eccle 10,5) con r$G' or punto di partenza, origine ( Prov 4,23 della vita; cfr. Gios
17, 18 ci che ris ulta , Noth , HAT 7,102), cfr.
anche smettere, term inare ( Prov 22 ,10; Dan
10,20) e $e' r hassGna conc lu ione dell'anno (Es
23, 16; cfr. E.Ku tsch, ZAW 83 , 1971 , 15-21) e
veni r meno (v ino: ISam 25,37; forza vitale:
Gen 35, 18; Sal 146,4; Ca nt 5,6; coraggio: Gen
42,28) con $e' ri>k la tua uscita = fi ne (Ez
26, 18)
b) ell' hi. del verbo la maggior parte dei significati del qal ri compaiono nel corrispondente senso
ca usati vo (<< co ndurre fu ori, fa r veni r fuo ri ecc.).
Sono relativa mente rari i causativi di venir
fuori inteso come crescere oppure nascere n, ossia i signi fica ti produrre (piante ecc.) n
(terra, terreno: Gen 1,12.24; Is 61,11 ; Agg 1,11;
basto ne: um 17,23) oppure ge nerare (progenie) (I s 65,9 Giacobbe). Sull ' uso teologico , pi
rileva nte qu i che nel qal, vd . SI. 4b.
4/ a) )$ ' qal. con Jahwe co me soggetto ( 16x)
pone l'accento non tanto sull ' uscire da un dato
luogo per abbandonarl o (vedi anzi tutto Mi 7, 15
come nel tempo in cui sei uscito dall'Egi tto n;
cfr. anche Ez 10, 18, dove la gloria di Jahwe abbandona il tempio), ma, come spesso nel li nguaggio
co mune, sull'uscire per un'impresa, p.e. per lottare cont ro i nemici . In questo significato il verbo
un vocabolo tipico per desc rive re le teofanie e le
loro reminiscenze (G iud 5,4; Is 26,2 1: 42,13; Mi
1,3; Ab 3,13; Zac 14,3; Sal 68 ,8; cfr. anche Gi ud
4,14; 2Sam 5,24 = ICron 14,15 in narrazio ni delle
guerre di Jahwe; nel contesto dell a tradi zione
dell'esodo il verbo si trova, ol tre che in Mi 7,15 ,
anche in Es Il ,4 e Sal 81,6; cfr. F.Schn uten haus ,
Das Kommen und Erscheinen Gottes im AT ,
ZA W 76, 1964, 2-5; J,Jeremias, Theophanie,
1965, 7. IOs. ecc.; -bo' 4). Il luogo di partenza in
Giud 5,4 Sei r, in Mi 1,3 e Is 26,2 1 la sua dimora n (ossia l'abitazione celeste); nel contesto
per l'accento non posto su questo pu nto, ma
sull o copo, sull a lotta e sul gi udi zio cont ro i nemici oppure sull 'ai uto che Dio presta al suo popolo. Analogamente, nelle lamentazioni pubbliche
si dice: tu non esci con le nostre schiere n (Sal
44,10; 60, 12 = 108 ,12).
)$' ha lo stesso significato quando il messaggero
di Jahwe n (-moI'Gk) affronta un'i mpresa ( um
22 ,32; 2Re 19,35 = Is 37,36; cfr. anche Gabriele in
Dan 9,22 ). Il caso leggermente diverso quando
l'agire di Jahwe inteso come qualcosa che proNl' )$' USC IRE

656

viene deriva ) da Jahwe (decreto della provvidenza Gen 24,50; I 28 ,29) oppure come una realt
viene inviata ) da
teologica astratta che esce
Jahwe (l' ira di Jahwe: Num 17, Il ; Ger 4,4; 21,12
ecc.; la mano di Jahwe Rut 1,13; la mia parola,
che proviene dalla mia bocca Is 55, 11 ; la mi a
alvezza Is 5 1,5; giustizia: I 45,23; cfr. 62 ,1;
istruzione: Is 5 1,4; da Sion Is 2,3 = Mi 4,2).

tre nei profeti essa compare solo a part Ire da Geremia (Ger 7,22 ; Il ,4; 31,32; 32,21; 34,13; Ez
20,6.9.10.14.22); te ti tardi vi ono infine anche Sal
105,37.43; 136,11 ; Dan 9,15; 2Cron 6,5 (= IRe
8,16) e 7,22 (= IRe 9,9); con Mos ed Aronne
come soggetto i~' hi . ricorre in Es 3,10.11 .12;
6,13.26.27; Deut 9,12; ISam 12,8 (Wijngaards,
I.c., 9 1 n. 3).
Gli tud i pi recent i su lla formul a (P.Humben ,
ThZ 18 , 1962,357-3.91.433-436; H.Lubsczyk, Der
Auszug Israels aus Agypten , 1963; J.Wijngaards,
VT 15, 1965, 91-102; W.Ri chter, FS Schmaus
1967, 175-2 12; B.S.Childs, FS Bau mgartner 1967,
30-39; H.J .Boeeker, Die Beu rteilung der Anninge
des Ko nigtum s in den dtr. Abschnitten des I. Samuelbuche , 1969, 39-43) sott olinea no tutti il concell O di liberazione, incluso nell'idea del rar usCi re
fuori (cfr. l' aggi unt a da ll a casa di schiavit in
Es 13,3.14; 20,2; Deut 5,6; 6,12; 7,8; 8, 14; 13,6.11 ;
Giud 6,8; Ger 34,13; inoltre Es 6,6.7; Lev 26,13),
e trattano spec ialmente la funzione e la storia della
formul a, e in partico lare la sua relazione con la
formul a che u a ' Ih hi. fa r salire (circa 40x), la
qua le ricorre gi presso i profeti pi antichi e dal
Deut in poi cede il posto all a formul a che usa far
uscire (- 'Ih) .

b) Quas i la met dei passi con j~' hi . esp rime


un'azione divina . Una buona panoramica ull ' u o
del verbo in senso teologico offe rta da P.Hum bert , Dieu fait sort ir, ThZ 18, 1962,357-361 (co mplementi ibid. 433-436).
Bisogna invece co nstatare che il verbo non i ri feri sce mai all 'azione crea tri ce di Di o nel senso di
un far sorgere all'origi ne ( Humbert , I.e. , 359), ma
soltanto ad un'azio ne att uale su ll a nat ura (Sa l
104,14 pane dall a terra ; Ge r 10, 13 = 5 1,16 e Sal
135,7 vento dai uoi depositi ; acqua dalla roccia: Deut 8, 15; Sal 78,16; Neem 9,15; stell e Is
40,26; cfr. Giob 28,32). Ol tre che per indicare semplici ca mbi amenti di luogo (Gen 15,5 ecc.; anche
rapimento nell o spiri to: Ez 37 ,1; cfr. 42 ,1.1 5;
46 ,2 1; 4 7 ,2), i~ ' hi . ricorre soprattutto nel significato di tra rre fuori = liberare , sa lvare , diventando cosi un verbo importante per indica re salj~' qal uscire viene usato meno frequentemente
vezza e redenzione (cfr. J.J .Stamm , Erl ose n und
quando si parla dell'esodo di Israele dall'Egillo, e per lo
Vergeben im AT , 1940, 18.97. 103; C. Barth, Die
pi erve ad indicare una data della storia della salvezza
Errettu ng vom Tode in den individuellen Kl age(cfr. p.e. Es 12 ,41; 13,3.4.8; 16,1; 19,1; 23,15; 34,18;
und Dankliedern des AT, 1947, 126s.; - g'l , -Is',
Num l,I; 9, 1; 33,38; Deul 9,7; 16,3.6; IRe 6,1; 8,9 =
-1l~ /, -pdh, -plr). Vanno ricord ati qui molteplici
2Cron 5,10; Ger 7,25; Agg 2,5; Sal 114,1); nel Deuteropassi dei sa lmi di lamentazione e di ringraziaisaia viene pi volte ri fe rilo al nuovo esodo (Is 48,20;
mento, in cui Dio viene invocato o ringraziato per
52, 11.11.1 2; 55,12)
la liberazione da ogni genere di angustia e di pe_
ricol o (2Sam 22,49 salvezza dai nemi ci [il passo
51 Negli scri tti di Qumra n i~ ' spesso anche un
parallelo Sal 18,49 adopera pii pi .]; liberazione in
termine tec nico militare ( IQM 1,13; 2,8; 3,1.7
genere: 2Sam 22,20 = Sal 18,20; Sal 66,12; dall a
ecc.); ino ltrei~ ' viene usato dai membri di quel
rete, dall 'a ngusti a: Sal 25 ,15. 17; 31,5 ; 107,28;
gruppo religioso anche per desig nare se stesSI
143,11 ; dalla prigionia o sim .: Sal 68,7; 107, 14;
come coloro che ono usciti dalla terra dI
142,8 ; cfr. Mi 7,9 verso la luce), come pure tutti
Giuda (C D 4,3; 6,5; cfr. 20,22; cfr. i f:I arigiti
quei passi che parlano della liberazione dall ' Egitto
musulmani = separatisti , dall 'arabo Ij,g
(76x; elenchi in Humbert , I.c., 358; e 1. Wij uscire ).
ngaards, VT 15, 1965 ,92) oppure, innuenzati da
In Ebr. 11 ,8 l'e migrazione di Abramo considequest' ultima, parl ano di liberazione dalla disperrata azione di fede. I principal i equi va lenti di }$'
sione fra i pagani (Ez 20,34.38.4 1; 34, 13).
qal e dei sostanti vi sono ~p;(op.o:L(cfr. J. &;hnelder ThW Il 676-678 = GLNT 111 ,947-951), EY.1tOLa formu la Jahwe che ha fatto usc ire Israele
O e:U~flO(~ (cfr.' F.Hauck-S.Schul z, ThW VI,578s. =
dall ' Egi tto si riferisce all 'atto salvi fi co fond a'GLNT X, 1443- 1446) e eSoiQ(cfr. W.Michaelis,
mentale compiuto da Jahwe verso il suo popolo e
CostItUIsce la confessione originaria di Israele
ThW V,108 -11 3 = G LNT VIII ,295-311), l'eqUl va-.
(M .Noth, Uberlieferungsgesch ichte des Pentalente principale di i~ ' hi . d;"-yw .
E.Jell/lI
teuch , 1948,50-54; von Rad 1,189s.). Essa si trova
con diverse varia nti gi in narrazioni antiche (Es
13 ,3.9.14.16; 18, 1; 20,2; 32 ,11 .12; Num 20,16;
23,22; 24,8; GIOS 24,5.6), e poi soprattutto nel
,~, j$ r MODELLARE
Deuteronomio ( Deut 5,6. 15; 6,12.21.23; 7,8.19;
8, 1 ~; 9,26.28.28.29; 13,6. 11 ; 16, 1; 26,8; 29 ,24),
nell opera dtr. (Deut 1,27; 4,20.3 7; Giud 2, 12; 6,8;
1/
La radicei~r diffusa sopratt utto in can. e in
IRe 8,16.2 1. 51. 53; 9,9) e nell a trad izione sacerdoacc.: ug. ( WUS nr. 1229; UT nr. 1142) e fen .
tale (Es 6,6.7; 7,4.5; 12,17.42.51; 14,11 ; 16,6.32;
( DISO 110) hanno il SOSl. iF vasaio (cfr. anche
29,46; Nu m 15,41 ; nell a legge di sa ntit: Lev
i nomi propri in Grondahl 146; Huffmon 89.214);
19,36; 22,33; 23,43; 25 ,38.42.55; 26,13.45), menl'acc. ha e~eru diseg nare, modell are, determ l657

~' }$r MODELLARE

658

nare e derivati (A Hw 252s., qui e KBL 396a con


rimando all' arabo wiF accordo ).
Oltre al verbo (qal, n) ., pu . e ho. opp. q al pass.)
l'A T conosce i sOSl. i~O!r figura , pens Iero (nel
significato medioebr.. di . i~clina z ione .. anche
l'aram. giud . e ti Ir. Ja~ ra , cfr. Th.Noldeke,
ZDMG 40. 1886, 722) e f s ri m membra (del
corpo) ) (solO Giob 17,7) e come nomi propri
N scerlJisri (Gen 46,24; L11ll 26 ,49; ICron 7,13;
25,11 txi?; ot h, IP 172.247).

21 La rad ice ben attestata per il periodo preesilico nel racconto jahwista della creazione (Gen
27s. 19; anche Am 7,1 e altri passi). In seguito ricorre spesso nel Deuteroisaia (20x), mentre manca
nel Deut (e nel Dt r.), nell o sc ritto sacerdotale e
nella letteratura sapienziale ( Prov, Eccle, Giob). Il
verbo viene adoperato 60x al qal (incl. Is 49,8 e
Ger 1,5, cfr. BL 379, in Li s. fatt i derivare da Il~ r),
di cui in Is 26x, Ger 13x , Sal 7x , molto spesso al
parI. (sostanti vato vasaio , 17x), solo una volta
in ni. (ls 43 ,10), pu. (Sa l 139, 16) e ho. (ls 54,17).
ii~O!r si trova 9x, J'~!irim Ix. Cfr. P.Humbert ,
Emploi et porte bibliques du verbe y~a r et de ses
drivs substantifs, FS Eissfeldt 1958 , 82-88 .
31 iF indica (a) il lavoro del vasaio; Ger 18,2ss.
(cfr. Sap 15,7) descrive la sua att ivi t (al torni o a
due dischi , che viene fatto ruotare coi piedi). Anche nel linguaggio metaforico si esprime il fatto
che il lavoro viene eseguito con le mani su materiale di argilla (ls 64,7; Lam 4,2; Sal 95,5 ecc.). Il
partiaser come gi in ug. e in fe n. viene usato per
designare la professione (ICron 4,23 ecc.), e in diverse espressioni composte utensi li del vasa io
(= vasellame di terracotta) diventata un'espressione stereotipa (2Sa m 17,28; Is 30 ,14; Ger
19, 1.11 ; Sal 2,9; cfr. anche Lam 4,2).
MaiF si ri ferisce anche (b) al modellare o forgiare una statua (d i metall o col martello Is
44,12; cfr. 44,9s.; Ab 2,18 in un' analoga polemica
contro gli idoli in tempo tardi vo) opp. all a fabbricazione di armi (ls 54,17). Similmente, il part oassume una volta il sig nificato di forgiatore,
fondit ore (Zac 11 ,13; a questo proposito C.C.
Torrey, JBL 55, 1936, 247-260; Eissfeldt, KS
Il ,107-109). Quest'attivit pot essere designata
con lo stesso verbo che si ri feri sce all 'arte del vasaio , poich entrambi i mesti eri riducono a forma consistente un materi ale modell abile ( umido o liquido).
Venendo meno progressivamente il significato
concreto, iF assume il valore generico di formare, fare e viene cosi usato in sensi diversi (vd.
SI. 4). Mentre quindi il verbo pu riferirsi sia ad
azioni he a pensieri (cfr. Ger 18,11 par. - iJsb) , il
SOSI. )e~ O!r indica di preferenza i prodotti (= i
pensieri , il meditare) del cuore (Gen 6,5; 8,21;
cfr. ICron 28 ,9; 29 ,18; Deut 31 ,21; cos pure Is
26,3 idea fi ssa, inamov ibile )..
I verbi paralleli a )F si possono vedere in Hu mben,
I.c., 85.
659

41 i~ r da un lato un termine importante della


teologi a della creazione (a) e della storia (b) e
dall 'al tro descri ve (c) metaforicamente la relazione tra Dio e l'uomo.
a) Poic h iF si riferisce all a formazione delle
montagne (A m 4,13), della terra o della terraferm a (ls 45,18; Ger 33,2; Sal 95 ,5), ma non del
mare , si pu ancora vedere qui il si gnificato primario di modellare . Inoltre i F (d Iversamente
da - br' nel racconto sacerdotale) non di ce che si
sia gi raggi unto lo stadio definitivo della creazione; anzi , pu essere necessa rio un secondo atto
di consolidamento (Ger 33 ,2; Is 45 ,18). Tuttavia l' immagine del formare viene ampliata in
modo tale, che iF pu indicare anche la creazione
del tUllO (Ger 10,16 = 51,19). Allo stesso modo la
coppi a di opposti estate e inverno (Sa l 74,17)
indica la totalit. La formu laz ione di ls 45,7 io
formo la luce e creo le tenebre , che nell ' AT appare piuttosto insolita e con la quale Jahwe parlando in prim a persona si dichia ra creatore della
salvezza e della perdi zione, del bene e del male
nell a stori a non si rivolge necessariamente contro
un duali s~o persiano (cfr. la dom anda si mile di
Zaratust ra ad Ahu ra Mazda quale maestro cre
luce e tenebre? , Yas na 44,5).
Sal 104,26 demiti zza Leviatan, il mostro marino,
riducendolo a creat ura, anzi a giocattolo di Jahwe.
Si parl a ancora di una creazione UF) degli animali
in Am 7 I e Gen 2 19. In conformit con una concezione ~ntropogo~ica diffusa nell ' Oriente antico
ed alt rove Di o secondo Gen 2,7s. modell a anche l' uom'o co n terra. Ma egli solo (non gli animali ) riceve il soffi o di vi ta di Dio, il quale soltanto rende l'uomo anim a vive nte , ossia indivi duo e mediante questa unione tra terre no e
divin~ fonda la sua posizione part icolare tra Dio
e il mondo. Del resto Gen 2,7 non segue fedel mente la co ncezione a cui si ispira; infatti il materiale del vasaio non la polvere ('ajr) .
Quest'agg iunt a prelude gi all a maledizione
(3,19b); l' uomo di verr nuovamente pol vere
(cfr. 18 ,27 J; Sal 103,14 ecc.).
In modo simile Zac 12,1 con lo spi rito plasmato da
Dio all'interno dell'uomo intende parlare della vita. Poich Dio forma anche il cuore (Sal 33,15), egli conosce i
pensieri e le aspirazioni dell'uomo, nascosti. al prossimo
(cfr. anche l'occhio in Sal 94,9). Infine la mIsericordia dI
Dio pu fondarsi sulla confessione che l'uomo soltanto
un prodotto , ossia una crealura (Sal 103,14).
b) Soprattutto nei profeti iF descrive anche l' agi re
storico di Dio e pu riferi rsi quindi al futuro (Ger
18 ,11 con oggetto un malI!; cfr. Sal 94,20). Il suo
operare storico viene indicato cosi co me un'attIvit creatrice. Egli forma fin dal seno materno
il singolo il profeta (Ger 1,5) e il servo di Jahwe
(ls 49 ,5; cfr. 49,8), come pure Israele: quest' ultimo
nominato spesso nel Deuteroisaia , che intende
elezione e rede nzione come una cosa sola (44 ,2.24;
cfr. 43,1.7.2 1 ecc. ; anche 27,11 ). L'elezione oppure
la destinazione ad un incarico avviene perci
~'

i F MODELLARE

660

senza che chi. chiamato possa dare il suo proprio


contrlbulo. Smlllmente, anche gli eventi che Dio
ha prevIsto e realizzato sono form ati prima
(2 Re 19,25 = . Is 37,26; Is 22,11; 46 ,11). Sal 139,16
sembra. appiJcare quest'idea ai giorni di vi ta
dell'mdlvlduo: l'onniscienza di Dio si estende non
solo a ci che nascosto (v. I3ss.), ma anche al
futuro.
c) Nei paragoni l' atti vit del vasaio e la sua opera
d,ventano Immagme del modo di ag ire di Dio.
COSI la dIfferenza tra il comportamento divino e
quello umano viene mantenuta pi rigorosa mente
che nelle affermazioni sulla creazione che intendono l'agire di Dio in modo analogo ~I modelfare umano. Analogamente all a superiorit del
vasaIO sul suo materiale, l' immagine rappresenta
(l ' ) la potenza e la libert di Dio nel suo comportamento verso I popoiJ (Ger 18 , in particolare , v.
6, cfL !s 41,25 CIro; anche Eccli 33[36], 13ss.). La
fragl ilta dell ' utensile d'argilla - a differenza
dell'argilla umida che dopo un modellamento mal
riUSCito pu nuovamente venir modellata (Ger
18,4) - d,venta (2' ) seg no di caducit, di nullit
(La m 4,2; cfL Ger 22,28) o di impotenza (Sal 2,9;
~fL Glob 4,19; 10,9; 33,6). In un uso pi generico,
Ilmmagme serve (3' ) ad esprimere la differenza
tra creatore e creatura, per escludere pretese o privliegl (ls 29,16; 45 ,9.11 ; cfL 64,7).
5/ Paolo riprende in senso analogo l'immagine
vtrt., per far presente che impossibile all'uomo
muovere obIeZIonI a Dio o contrapporsi a lui il
quale ha la hbert sia di usa re misericordia Sia' di
ren?ere ostmatl (Rom 9,19ss.; cfr. H.Braun , art
1tOJ()"w , ThW VI ,254-263 = GLNT X, 523-576):
Per je~ a'r nella leneralUra interleslamentaria e a Qumran err. R.E.Murphy, Bibl 39, 1958 , 334-344.
W. H. Schmidl

'j"jqr ESSERE PESANTE PREZIOSO


- "i:: kbd.
'
~" jr' TEM ERE

!/

1/ (49La[~adiCejr' temere compare in ebL


ug.
- I AB] VI ,30 y ru bn il mI Mot figiJo dI El, ebbe paura . 67 [- 1* AB]II 6 '
I" b'l .
,
yraun
a /y n
Il fort e Baal ebbe pa ura di lui ;,. WUS
~r jj234); forse come glossa ca nanea in EA 155 ,
In

Alcune radici arabe


.
.
fronto e r
.. prese In conSiderazione per un con31 5a' J ~k stabG,ilre un slgnlncato origi nario (cfr. GB
,.
er, otlesfurchl 1m AT 1965 I )
sono essere tun'al pi c 'd
'
, . S. posncato" (Becker, Le., 2)onsl erale come amni nel signiM.Dahood Proverb d N h
1963, 23s.;' id., Bibl 4~n 196~r1 3~~st Semit ic Philology,
22,4 una radice il"' Il ~ssere'g ras:~'"SOst lene per Prov
661

~" j r' TEMERE

~" ' ebL .~r' co\rispondono quanto al significato


I acc. palal;u e I aram. d(ll(KBL 1064a; aram. bi bI.
q~ 1 _Dan 5,.19; 6,27; pa. spaventare Dan 42'
dh/I ternblie . Dan 2,31 ; 7,7.19; cfr. l'ebr. ;h
aver paura GlOb 32,6, HAL 257a).
.
21
La radice jr' compare, olt re al qal temere
aver paura(dl ) ), al pi o incutere paura, spaven:
tare , al nl. ventre temuto (con il pari. lIora'
temu:o, ternblie , che viene sentito tuttavia
non plU come part o ma piuttosto come aggettivo
vd. s!. 111/2), nell 'aggettivo verbale jiJre' (fre:
~~~nte nell e espre~s loni fl"l? ' Jh ll/h/ '''Iohim , plur.
./11 e Jh wh) , nell mf. fem. sostantivato jir'
paura (c fr. GK 45d; Joiion III ; la forma normale dell ' mf. f ra ' attestata solo in Gios 22 25'
I Sam 18,29) e nel nome mor' paura, spaven;o ,;
dI tIpO maqtal.

Il nome di localit Jir'o" (Gios 19,38) ed il nome perso.


naie lireia' ( ICron 4,16) vengono considerati da alcuni
come derivati dajr' (cosi GB 315b; Becker, Le., 4; di di.
verso parere Noth, IP 163).

11/ La seguente. statistica indica chejr' qal frequente m Deut e In Sal, il ni . (lIara ' ) e iill"f>' in Sal
ejir' in Provo
qal

ni. +/10ro ' pi o jare' jir 'il mora'

tot.

G~

Es
Lev

II

15

~m

Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Giona
Mi
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Eccle
Lam
Dan
Neem
ICron
2Cron
AT

4
32
Il

4
6

44

Il

21
6

22
IO

8
19

19

22

34

21

23

I
I

I
4
I

I
I

I
4

3
2

2
3
9
83

3
2

30

1+15

8
5

27
3

8
5

284

1+44

663

14
I

45

45

12

m e'od) .

662

I
3
2

b) jr' indi ca una reazione (psichica) davanti a pericoli incombenti soprattutto quando si tratta di:
(I) paura di animali e cose: Am 3,8; Ger 42 ,16; Ez
Il ,8; Giob 5,22; Prov 31 ,21; Eccle 12 ,5;
(2) paura della morte: Gen 26,7; 32 ,12; Deut
13,/2; 17,13; 19 ,20; IRe l ,50s.; Ger 26 ,21; Giona
1,5; Dan l ,IO; Neem 6,13;
(3) secondo Plath , I.c., 19, si tratta piuttosto di una
sensazione incontroll abile di ansiet p.e. in Es
2,14; 2Sam 12 ,18, sebbene anche qui in ultima
analisi si intraveda la paura della morte;
(4) paura dei nemici (in battaglia): Es 14,10;
Deut 2,4; Gios 10,2; ISam 7,7; 17, 11 .24; 28,5;
2Sam 10,19; 2Re 10,4 (rafforzat o mediante m e'Od

6
8
436

3
6
3
6

1/ a) Per j r' qal - il cui significato originario ,


non pi ev idente nei testi dell ' AT, sembra essere
secondo alcuni tremare (cfr. Becker, I.c. , 1) a seconda della posizione sintattica si pu dare la
traduzione relativamente unitaria di aver timore, temere qualcuno o qualcosa, aver timore di
qualcuno o qualcosa, temere di far qualcosa .
I passi in cui jr' causato da cose o persone presentano le seguenti costruzioni sintattiche:
(I) uso assoluto, in cui l'oggetto della paura o la
sua motivazione si possono spesso ricavare dal
contesto (cfr. in particolare Gen 31 ,31; 32 ,8; 43 ,18;
Es 2,14; 14 ,10; Deut 13,12; 17 ,13; 19 ,20; 20,3;
Gios 10,2; ISam 17,11 .24; 28 ,5; 2Re 10,4; Ger
26,21 ; Am 3,8; Neem 2,2; 6,13; 2Cron 20,3);
(2 ) cost ruzione con l'accusativo (rel ativamente
rara, cfr. Gen 32,12; Lev 19 ,3; Num 14,9.9; 21,34;
Deut 3,2.22; Giud 6,27; ISam 14,26; 15 ,24; IRe
l,51 ; Ez 3,9; Il ,8; Dan l ,IO);
(3) costruzione con le preposizioni min (cfr. Deut
1,29; 2,4; 7,18; 20,1; Gios 10,8) e mippen (cfr.
Deut 5,5; 7,19; Gios 9,24; Il ,6; ISam 7,7; 21 ,13;
IRe l ,50; 2Re 25 ,26; Ger 41,18; 42,11.11);
(4) in pochi passi si incontrajr' con le + inf. (cfr.
Gen 19,30; Num 12 ,8; Giud 7,10; 2Sam 1,14;
10,19; 12,18).

Bisognerebbe menzionare qui anche i passi dove compare la formu la 'al-/ira' non aver timore nelle cosiddette allocuzioni di guerra, per le quali vd. st. IV /2.
In Deut 20,8 e Giud 7,3 presente injare' timoroso
anche una sfumatura di vigliaccheria o per lo meno di
mancanza di coraggio (cfr. G. von Rad, Der heilige Krieg
1m Alten Israel, 195 1,72).
(5) In alcuni passijr' esprime la paura di fronte a
qualcosa di misterioso e inquietante, p.e. Gen
1.8,15;. 19,30; 42,35 (sopratt utto se con M.Noth ,
Uberheferungsgeschichte des Pentateuch, 1948,

17

22

14

I1I/ Dei due studi esaustivi sulla radice j r' apparsi negli ultimi anni : S.Plath , Furcht Gottes.
Der Begriffjr' im AT, 1963; J.Becker, Gotte~
furcht im AT, 1965 , il primo tratta non solo del limar di Dio (vd. s!. IV/I-6 ), ma anche del lImore
di fronte a persone o cose (vd. 111/1 j r' qal, 111/2
lIora' , 111/3 mor').

38, si coll oca il v. 28b dopo il v. 35); Sal 91,5 (cfr.


Kraus, BK XV ,638).
c) In pochi passi si avvene che il significato tende
ad assumere connotazioni etiche. In Giob 32 ,6 j r'
esprime la riverenza del giovane verso l'anziano
(cfr. acca nto ad esso zhl, vd. sp. III , comunemente acquattarsi , KBL 254a). La trad uzione
pi appropriata sa rebbe aver soggezione . Nel
comandamento di temere il padre e la madre, Lev
19,3, la formul azione vuoi esprimere il senso di
nutrire soggezione ri spettosa oppure in modo
pi attenuato avere in onore (sull 'ambientazione del comandamento cfr. Noth , ATD 6,121;
cfr. anche Es 20,12 kbd pi o onorare ).
d) Un significato completamente attenuato compare infine in Prov 14,16, dove jr' va inteso come
essere guardingo (cos Becker, I.c. , 235s. ;
Plath , I.c., 64; in modo simile anche Ringgren ,
ATD 16,62).
*e) Becker, Le. , 6-18 , enumera molti vocaboli indicanti temere, pi o meno sinonimi e in parte
usati come paralleli di j r' . Ricordiamo qui solo i sinonimi pi prossimi:
(I) gur qal aver timore (lOx; mgorlmegor
orrore risp. 8x e 3x);
(2) "rd qal tremare di paura (23x; hi. spaventare 16x; "rd pauroso 6x; " ard tremore,
angoscia 9x);
(3)
qal/ni. essere spaventato (risp. 17x e
30x; pi o anche spaventare Giob 7, 14; haI
pieno di spavento 2x; SOSI. nel sign. di spavento : "al 2x; ~Iill Gen 35,5; halhalli m Eccle
12 ,5; " a,a, Giob 6,21; hillil 8x , solo in Ez; m e"ill
Il x);
(4) jgr qal aver timore (5x;jgor che nutre ti more 2x);
(5) ' r~ qal spaventarsi/aver timore ( II x; ni .
parI. terribile Sal 89,8; hi. temere 2x; ma' ari~ timore Is 8,13; ma ' or~ spavento Is
10,33);
(6) p"d qal aver paura, tremare (22x; pi o tremare 2x; hi. far tremare Giob 4,14; phad
tremore, spavento 49x; pa"da spavento Ger
2,19 txt?);
(7) SI ' qal aver timore di Is 41 ,10.23 recentemente stato riconosci uto come corri spo ndent e
all ' ug. {l ' (UT nr. 2763) e al fen . SI' (DISO 322)
(cfr. Meyer Il , 123).

"II

Il par!. ni . nor' viene usato come aggetti vo


indipendente, appartiene all 'a mbito del timore
numinoso e significa terribile, terrificante. La
tradu zione temuto potrebbe essere valida solo
per Is 18,2.7; Ab 1,7, dove riferito ad un popolo
(cfr. KBL 400a). nor' una caratteristica del deserto (ls 21 ,1; Deut 1,19; 8,15 ), del ghiaccio (Ez
1,22), delle imprese belliche del re (Sa l 45,5), sebbene in quest' ultimo passo potrebbe avere anche
il significato gi attenuato di stupefacente, me2/

N" j r' TEME RE

664

rav iglioso, magni fi co (cfr. Becker, I.c., 47; Pl ath ,


Le., 23; LXX : OcxlJfJ,cxer'!'w;).
31 Il SOSI. mra' (i n Sal 9,21 bisogna leggere con
BHS -' anzich -h) significa paura, spavento ,
ci che incute spavento ed termine caratteristico della paura numinosa. Designa la paura degli animali verso l' uomo (Gen 9,2 par. (Wl) , la
paura verso Israele (Deut Il ,25 par. pal;ad).

IV 1 Nella grande maggioranza dei passi in cui


ricorre (circa 4/5),.ir' ha un senso teologico. Gli
aspetti caratteristici sono i seguenti: IVIl il ca rattere numinoso di .ir'; IV12 la formul a 'a/-lira '
non aver timore ; IV 13 .il" nella letteratura dtn.
e dtr. ; IV 14 jir'e Jh wh coloro che temono
Jahwe nei salmi ; IV 15 .il" come venerazione
cultuale l); IV 16 .il" nei test i sapienziali ; IV 17 il
concetto nomistico di timore di Dio.
11 In di versi passi ancora chiaro il carattere
numinoso originario del timore (di Dio) l):
nell'agg. nra' (a), nel SOSI. mra' (b) e nel verbo
.il" (c).
a) Pi di 30x nra' terribile viene usato come
attributo di Jahwe(Es 15 ,II ; Deut 7,21; 1O,17;Sof
2,11 ; Sal 47,3; 68,36; 76,8.13; 89,8; 96,4 = ICron
16 ,25; Giob 37,22; Dan 9,4; Neem 1,5; 4,8; 9,32),
del suo nome (Deut 28 ,58; Mal 1,14; Sal 99,3;
111 ,9), delle sue azioni (Es 34,10; Deut 10,2 1;
2Sam 7,23 = ICron 17,21; Is 64,2; Sal 65 ,6; 66,3;
106 ,22; 145 ,6) e del giorno del suo giudizio escatologico (Gioe 2,11 ; 3,4; Mal 3,23 ), per quanto sia
singolare il fatto che tale concetto non compaia
quasi per nulla nel periodo preesilico (sarebbe tuttavia errato dedurre da ci uno sviluppo semantico relativamente tardivo). nra' si trova talvolta
in parallelo con altri termini esprimenti l'aspetto
numinoso di Dio, come qOds (-qcfs) santo
(Sal 99 ,3; 111 ,9; Es 15 ,11), gOdl (-gdl) grande
(Deut 7,21; 10,17.21 ; 2Sam 7,23 = ICron 17 ,21 ;
Sal 96,4 = ICron 16,25; Sal 99 ,3; 106,2Is.; 145 ,6;
Dan 9,4; Neem 1,5; 4,8; 9,32), na ' ara~ terribile
(Sal 89,8; vd. sp. IIIl1e).
Come attributo di Jahwe, nra' appartiene al vocabolario tipico dei salmi di Sion e della regalit
di Jahwe (Sal 47 ,3; 76,8.13; 96,4; 99,3; anche
68 ,36; 89,8). Si pu quindi vedere in nra' un
termine del linguaggio cultuale (Becker, Lc. , 48,
con nmando a J.Hempel, Gott und Mensch im
~ T, 1926,30: nra' sarebbe passato da questo ambIente ai brani della cornice dtn., cfr. Deut 7,21 ;
1~ , IJ.2 1; 28 ,58). La formul a stereotipa ha'et hag?adol wehannra' Dio grande e terribile ricorre
In Dan9 ,4; Neem 1,5; 4,8; 9,32; qui l'affermazione
SI nfensce al Dio benigno.
nra: come designazione delle azioni terribili
dI DIO si riferisce in genere a ci che avviene per
la salvezza dI Israele, Sia che si tratti dell'esodo
dall 'Egitto (Deut 10,21 ; Sal 66,3; cfr. v. 6; 106,22;
2Sam 7,23 = ICron 17,21), sia che si tratti delle

665

1("

jr' TEMERE

opere potenti di Jahwe nella storia e nella creazione in genere (Sal 145,6; 65,6).
Nell' uso avverbiale di 1/01'0'01 in Sal 139,14 si ha probabilmenle un amevolimenlo del contenuto numinoso
_ (cfr. GK 11 8p) nel senso di meravigliosamente, in
modo magnifico (cfr. Kraus , BK XV ,913; Becker, Le.
34 n. 91). 1101'0' orribile, terrificante (cos Plath, Le.:
III n. 330) secondo Giud 13,6 l'aspe110 del messaggero di Dio, ma anche il luogo dove Dio si rivela, Gen
28 ,17.
b) mra' nelle confessioni di fed e dtn ., che si riferiscono all a liberazione dall 'Egitto, significa le
azioni terrifica nti di Dio (Deut 434' 268'
34,12; cfr. Ger 32 ,21; von Rad, ATD 8,35.1 2.150:
terrori l), imprese terribili l~. Becker, I.c. , 31
n. 73 , vorrebbe vedere una differenza tra il plur.
mra'i m in Deut 4,34 e il sing. negli altri passi, in
quanto riferi sce il primo alle azion i stesse, il seco ndo all o spavento che accompagna l'azione di
Jahwe.
Se in Sal 76,12 mora' conservato nel testo (cfr. tUl1avia
BHS), Jahwe stesso viene ch iamato spavento l).
c) Il verbo .il" temere viene talvolta usato
in assoluto (p.e. Gen 28 ,17; ISam 4,7; Is 41 ,5;
Sal 40,4; 52 ,8); il pi delle volte costruito con
l'oggetto in accusativo (Es 14,31; Lev 19,30;
26,2; ISam 12 ,18; 2Sam 6,9; Is 25,3; 59,19; Sal
67,8), in diversi casi con la preposizione min app.
mippene (cfr. Es 34 ,30; Deut 28,10; Mi 7,17; Sal
33,8; 65,9 ecc.).
Il carattere chiaramente num inoso di jr' , che si
pu rendere spesso con rabbrividire l), si manifesta: (I) quando si sperimenta la presenza di Dio
nelle teofanie (Es 20,i8 [txt em].20; Deut 5,5; cfr.
Sal 76,9), quando si sperimentano sogni o visioni
(Gen 28 ,17; cfr. Dan 10,12.19), quando si teme lo
sguardo di Jahwe che causa la morte (Es 3,6);
(2) di fronte alle azioni di Jahwe in quanto sono
un agire nell a storia e una dimostrazione di potenza (ls 25,3; 41 ,5; Ger 10,7; Ab 3,2; Zac 9,5; Sal
65 ,9; 76,9; Giob 6,21 orrore di fronte a chi colpito da Dio), specialmente nell'esodo dall'Egitto
(Es 14,31 ; Mi 7,17; cfr. ISam 4,7ss.), nell'intervento a favore di singole persone e nel giudizio
punitivo verso i malvagi (Sal 40,4; 52,8; 64,10),
nelle azioni creative (Ger 5,22.24; Sal 33,8; 65 ,9;
cfr. ISam 12 ,18); (3) in relazione al tempio (Lev
19 ,30; 26,2; 2Sam 6,9 = ICron 13 ,12), a persone
che stanno in un rapporto particolare con Jahwe
(Es 34,30 Mos; Gios 4,14 Mos e Giosu; ISam
12 ,18 Samuele; 31,4 = ICron 10,4; 2Sam 1,14; cfr.
ISam 24,7, il re come l' unto), al popolo di Jahwe,
poich il suo nome stato invocato su dI esso
(Deut 28,10).
. .
Becker, Lc. , 38s., mostra che da una parte Il 1Imore numinoso di fronte alle azioni di Dio appare
come punto di partenza di uno sviluppo semantico verso il timore di Dio in quanto senllmento morale e mediante l'idea del riconoscimento di Jahwe' e dell a dedizione a lui si avvicina
al significato cultuale (temere = venerare) (cfr.
p.e_ Es 14,3 1; Ger 10,7), e che d'altra parte neglt
666

Deut 3,2; Gios 10,8; 11 ,6; 2Re 19,6; Is 10,24; Ger


42,11 ecc. ).
. . h
h
La formula possiede queste carattenSllC e anc e
quandO pronunciata da uomml. In questo. caso
tuttavia si hanno anche deglt amplt amenll . che
danno origine a delle serie, mediante term!nt paralleli usati in senso pOSlll vO o negall vo. SI tratta
special mente dei verbi -' m~ essere forte (Deut
31,6; Gios 10,25; ICron 22 ,13; 28 ,20; 2Cron 32,7),
21 a) La formula 'a/-tira' non aver timore
- hzq essere saldo (Deut 31 ,6; GIOS 10,25, Is
anzitutto usata come formula dI rasslcuraZlone In
35 ,4; ICron 22 ,13; 28 ,20; 2Cron 32 ,7), 1;11 nl. es~
campo profano (circa 15x); per lo plU al Singolare
sere abbattuto (Deut 1,21 ; 31 ,8; GI OS 8,1, 10 ,25,
e senza complementi (solo 2Re 25 ,24 = Ger 40,9
Ger 30,10; Ez 3,9; ICron 22 ,13; 28 ,20; 2Cron
con mini e viene moti vata in genere da una frase
32,7) , 'r~ aver timore (Deut 1,29; 20,3; 31,6),
indipendente che segue (Gen 43 ,23;, 50 ,21; Rut
rkk essere trepidante (cuore) (Deut 20,3 , Is
3 Il ) o da una proposizione secondana Introdotta
7,4).
, 1" 1 t
d~ ki (Gen 35 ,17; ISam 4,20; n ,23;2Sam 9,7 ; 2Re
Dopo che la formula 'al-tira' ~_ne ll ana IS! et erana
6,16). Essa spesso tiene lontano Il lImore della
del Deuteroisaia, era stata gla nconOSCtuta come
morte (cfr. Giud 4,18; ISam n,23; 23 ,17? 2Sam
parte dei discorsi di rivelazione da parte dI
9,7). In Gen 35,17 e ISam 4,20 (in occaSIOne dI
H.Gressmann (ZAW 34 , 1914, 254-297 , In partiuna nasci ta) si potrebbe avere una comune
colare 287-289), il quale aveva conSIderato come
espressione di consolazione diventata formula
suo luogo di origi ne gli oracolt dI salvezza sacerfissa (Plath , Le. , 11 4), che pro":lette coraggIo In
dotali , rifacendosi a modellI babIloneSI (cfr. p.e.
una situazione di anguSlla e puo essere tradotta
AOT 28Is.; ANET 449s.), J.Begrich, Das pnester stai tranquilla (cfr. la Bibbia di Zungo). In Sal
Iiche Heilsorakel ZA W 52, 1934, 81-92 = Ges
4917 'al-ti ra' ha il senso affievoltto dI aspetta
Stud 217-231 , ha provato che l'istituzi on~ dell:ora tra'nquillo (Becker, Le., 52 n. 219), non turcolo di salvezza sacerdotale eSIsteva gla nell ambarti (cfr. la Bibbia di Zurigo).
bito israelitico. Chiaro passo proballvo e Lam 3,57
(cfr. Begrich, Lc., 82 e 219).
b) L' uso teologico della formul a 'a/-lira' (circa
60x, in pochi passi l rira' ) SI trova In prevalenza
L'ipotesi di L. Kiihler, che fa derivare la formula
dall'esperienza numinosa della teofanta (Dle Offenbanel Deuteroisaia (ls 41 ,10.13.14; 43 ,\.5 ; 44,2; 54 ,4,
rungsformel Flirchte dich nicht! im AT, SThZ 36,
cfr. 44,8; 51 ,12), in Ger e nel Deut (cfr. Plath,
1919 33-39) poco probabile, tanto pi che a sostegno
11 5. 122; Becker, 50-55); singolare Il fatto che
di es~a poss~no essere citati solo Es 20,20; GlUd 6,23;
nella letteratura sapienziale si abbia solo un passo
Dan 10,12.19, e nel migliore dei casI anche Gen 26,24.
(Prov 3,25) e che la formula manchi del tutto nel
Va
ancora ricordato in particolare il frequente ri~
salmi.
correre della form ula nelle cosiddette allocuzlO\1I
Si tratta come nell' uso profano , di una formula di
di guerra (cfr. H.W.Wolff, Immanuel. Das Zelrassicur~zione oppure di un'espressione di consochen, dem widersprochen wlrd ~ 1959, 15) nella
lazione che viene pronunciata in situazioni genetradi zione relativa alla guerra dI Jahwe (G. von
riche d'i necessit; pronunciata soprattutto da
Rad Der heilige Krieg im alten Israel, 1951 , 9s.);
Dio (circa i 2/3 dei casi) - raramente dal messagEs 14,13; Num 21,34; Deut 1,2\.29; 3,2.22; 20,1.3;
gero di Dio (Gen 21 ,17; 2Re 1,1 5; Dan 10,12.19)
31,6.8; Gios 8,1; 10 ,8.25; Il ,6; Is 7,4; Neem 4,8,
_ e da una persona (ad eccezione di Is 35 ,4; GIOe
2Cron 20,15.17; 32 ,7; inoltre IQM 10 ,3; 15 ,8; 17,4:
2,2Is.; Sof 3,16; Prov 3,25 solo nei libri storici ) che
Anche qui 'al-tira' da intenderSI come oracolo dI
ha un incarico particolare da parte di Jahwe (p.e.
salvezza, o pi precisamente come oracolo dI
Mos, Giosu, Samuele, Elia, Neemia, un sacerguerra che, come attestano corrispondentt ,parallelt
dote).
al di fuori di Israele, una forma nota ali Onente
Come parola di Dio la formul a si incontra nelle
antico.
formul e di rivelazione che promettono salvezza e
Come riferimenti citiamo soltanto (cfr. H.Wildberger,
consolazione. Essa costituisce di norma l'introduZThK 65 1968 135 e-'mn BIIVI2; inoltre H.Cazelles,
zione di un discorso (come conclusione in Agg
RB 69 1962 321 -349; O.Kaiser, ZAW 70, 1958, 1072,5; Zac 8,13.15; Dan 10,19) e si trova in stretta re126): I;oracol~ di lstar di Arbela ad Asar~addon (AOT
lazione con quelle formule nelle quali Jahwe de282, 1ll,38-IV ,10): Non aver timore (la rapalla~), o
scrive se stesso (Gen 15 ,1; 26,24; 46,3; Is 41 ,10.
re! ti dissi. Non ti ho respinto' ... non permett~ro che
13.14; 43 ,\.5; Ger 30,lOs.; 46,27s.). In genere alla
tu vada in rovina... Con la mia mano anntentero I tUOI
formul a segue una motivazione (Gen 21 ,17;
nemici I . dall'ambiente aram. l'iscrizione dI ZKR (KA I
26,24; Deut 3,2; Gios 8,1; Il ,6; Is 10,24; 41 ,10 e
n. 202 A; r. 12-14): [Cos. mi parl] B'LSMJ : " non
aver timore ('/ tZ(1/); pOlche IO[II] ho [COSlltUlto] ti e],... e
spesso nel Deuteroi saia; cfr. sp. 2a). L' uso assoti salver da tutti [questi re ... ]"; cfr. anche la lettera dI
luto si ha in Gen 15 ,1; 21 ,17; 26,24; Gios 8,1; Giud
5uppiluluma a Niqmadu ~i Ugarit (R5 17. 132, r. 3-5):
6,23 e nei passi del Deuteroisaia; altrimenti si ha
la costruzione con le preposizioni minI mippene o Anche se Nuhas e Mukls sono IO guerra con me, tu,
Niqmadu, non aver timore di loro (PRU IV,35s.).
con la particella dell'accusativo (cfr. Num 21,34;

usi che menzioneremo SI. IV /3-6 ancora presente per quanto fortemente attenuata , una nota
fond;mentale di timore numlnOSO (con nfen ~
ento allo sviluppo che si riscontra nel parallelt
~on israeliti , part icolarmente nell 'acc. pa/a/ju,. Lc. ,
78-80; cfr. AHw 812s.; inoltre p.e. R.H.Pfelffer,
The Fear of God , IEJ 5, 1955 , 41-48).

667

1(" jr' TEMERE

668

c) Per com pletare il quadro menzionia mo in questo contesto la formul a ca ratte ri stica d i alcuni
salm i lo ' ira' (plu r. solo in Sal 46,3) non ho timore (come libert da qualsiasi timore di fro nte
a uomin i, in part icolare ne mici, e a calamit naturali) , che si ritrova in canti di fi d ucia (Sal 23,4;
27 ,I , qui come do manda) , in espressioni d i fidu cia
dei salmi d i lamentazione (Sal 3,7; 56,5.12) o dei
sa lmi di ringraziame nt o (Sal 11 8,6). E ovv io un
collega mento con l'oracolo di sa lvezza (cfr. Kraus,
BK XV ,805 , che vorrebbe inte ndere la confes sione Jahwe per me, non ho ti more in Sal
11 8,6 come eco di un ... oraco lo di salvezza ).
3/ Sono unitari sia per signifi cato sia per forma
linguistica i passi sul timore di Di o dell a letteratura dtn . e dtr. ( Deut 4,10; 5,29; 6,2. 13.24; 8,6;
10,12.20; 13,5; 14,23; 17,19; 28,58; 31,12. 13; G ios
4,24; 24,14; G iud 6,10; ISam 12,14.24; I Re
8,40.43 = 2Cron 6,31.33; 2Re 17,7 .25.28.32 -39.4 1;
Pl ath , l.c., 33-45; Becke r, l.c. , 85 -1 24).
Vengono usate solo forme verbali , e per il Deut
caratteristi ca la forma dell ' inf. cs. con le (l'jir' a).
Oggetto del verbo - quando vie ne nominato
espressamente - sempre Jahwe oppure l'espressione composta Jahwe tuo/ nostro/vostro Dio .
Come termini paralleli importanti (superiori , sullo
stesso piano o subordinati, cfr. Pl ath , l. c., 33) sono
da menzionare: -'hb amare ( Deut 10,12),
-dbq aderire (Deut 10,20; 13,5), - hlk bidrakaw
~< camm inare nelle sue vie ( Deut 8,6; 10,12 ), hlk
aiJare segui re (Deut 13,5), - 'bd servire
(Deut 6,13; 10,12.20; 13 ,5; G ios 24 ,14; ISam
12 ,14 ), -'sh haiJuqqim osservare i comandamenti ( Deut 6,24), - sb' ni. bismo giurare nel
suo nome (Deut 6,13; 10,20), - sm ' beqolo
;< ascoltare la sua voce (Deut 13 ,5; ISam 12 ,14),
smr osservare (i comandame nti ecc. > (Deut
~,2 9; 6,2; 8,6; 13,5; 17,19; 31,12 ).
E rilevante la stretta connessione tra temere
Jahwe ed osservanza dell a legge. Tale relazione
reciproca dei d ue concetti pu essere determinata
e compresa nel giusto senso se si parte dal cd.
formulario dell'allea nza (cfr. K.Baltzer, Das
Bund~~formul ar , ' 1964, specialmente 22s.46s.), in
CUI )r CRt-Jh wh temere Jahwe uno dei punt i
costltU ~I V I (cfr. - 'hb, - dbq) , che esprime la di chIaraZIone di principi o dell a relazione di fedelt
che unisce Israele a Jahwe. Cos .lr' 'CRt-Jhwh da
mtendersl come esclusiva venerazione di Jahwe
~o tto l' aspetto particolare dell a fedelt verso di lui
m quanto Dio dell 'alleanza (Becker, l.c., 85).
In 2Re 17,36.39 jr' ha lo stesso signifi cato di venerare
m quanto espressione di fedelt verso Jahwe, ment re gli
altn passI del capitolo Intendono jr' unicamente come
termme tecnico cultuale sia della venerazione di dei stranlen sIa dI un culto illegittimo verso Jahwe (cfr Plath
l.c., 43 ; Becker, l.c., 123).
.
,

4/ Espressione tipica dei salmi jir'e Jhwh coloro che temono Jahwe (aggetti vo verbale jiire'
al plu r. cs. con signifi cato di sostanti vo , cfr. JoUon
669

~" jr' TEMERE

343; Pl ath , l. c., 84-103; Becker, l. c., 125- 161). 01tre a j ir'e Jhwh (Sa I1 5,4; 22 ?4; 11 5,11.13; 11 8,4;
135 ,20; cfr. Mal 3,16. 16; m ongme anche 66 16 nel
salterio elohista) ricorrono le forme equi ~alenti
con suffi ssi coloro che ti / Io temono (Sal 22,26;
25 , 14; 31,20; 33, 18; 34,8.10; 60 ,6; 85 ,10; 103 ,11.
13.17; 111 ,5; 11 9,74.79; 145,19; 147,11 ) oppure
coloro che temono ilmio/t uo nome (Mal 3 20'
Sal 6 1,6), in totale 27 passi (in pi forse Sal 11 9,63
txt e m).
Co n jir' e Jh wh si intende la comunit cultuale degli adoratori di Ja hwe, e prec isamente a) in origine la comunit cultuale radunata in actu nel
tempio (Sal 22 ,24.26; 31 ,20; 66,16); b) in senso
pi ampio tutto il popolo di Jahwe (cfr. Sal 60,6
par. 'am popolo v. 5; 61,6, cfr. Weiser, ATD
15,302; 85, 10); c) in salm i del tutto tardivi
l'espressione indica i devoti di Jahwe , i fedeli dell a comu nit (Sal 25,14; 33 ,18; 34,8.10;
103,11.13.17; 111 ,5 ; 11 9,74.79; 147,11 ; cfr. anche
Mal 3,16.20), e qui in parte si sottintende anche
un senso morale-sapie nziale (Sal 25,12.14; 34,8. IO,
cfr. v. 12; vd. sI. 6a) oppure un senso nomistico
(cfr. Sal 103,17; 11 9,74.79; vd. sI. 7); d) dubbio
se in SaII15 ,11.l3; 118,4; I 35 ,20 j ir'e Jh wh indichi
i cosiddetti proseliti (cfr. A.Bertholet, Die Stellung der Israeliten un der Juden zu den Fremden,
1896, 182; inoltre Kraus, BK XV ,786.789; Weiser,
A TD 15 ,498s.), ta nto pi che il termine tecnico
che si usa di solito a questo riguardo gerim (- gal',
cfr. E. SchUrer, Geschichte des jUdischen Volkes
im Zeitalter Jesu Christi, III, '1909, 175ss.). pi
naturale scorgere in jir' e Jh wh (con Plath , l.c. ,
102s.; Becker, l.c., 160) il termine collettivo che
designa i partecipanti al culto del periodo postesilico, gerarchicamente articolati .

5/

AI di fuori dell'ambiente dtn. e dtr. e del


gruppo degli j ir' e Jh wh del salterio (vd. sp. 3 e 4),
il significato temere nel senso di venerare fedelmente Jahwe si ritrova p.e. in I Re 18,3.12;
2Re 4,1; Ger 32,39.40; Neem l ,II (in Ger e Neem
si tratta ev ide ntem ente di influsso dtr. ). Il signi_fi cato semplice di venerazione cultuale in Is
29, 13 (B.Duhm , Das Buch Jesaja, ' 1922, 186; Fohrer, Jes. II ,77), e Giona 1,9 ha il significato tecnico
elaborato di appartenenza al culto, alla religione .

6/ a) I passi contenenti il" che si trovano


nell 'ambito dell a tradizione sapienziale sono singolari per la formul azione linguistica ad essi caratteristica. Vanno ricordati: (I ) l'agg . .lare'
nell 'espressione f re ' Jh wh (secondo Becker, l.c.,
126s.188, il plur. .lir'e Jh wh dei salmi corrisponderebbe piuttosto ad un genitivo possessivo, il sing.
f re' Jh wh ad un genitivo oggetti vo), p.e. Is 50,10;
Sal 25,12; 128,1.4; Prov 14,2; f re' '''Iohim p.e.
Giob 1,1.8; 2,3; Ecc1e 7,18. E da notare come - a
d iffere nza dei salmi - non ricorra mai una forma
con suffissi e solo due volte si abbiano forme plura li (Es 18,21 ; Eccle 8, 12 ). (2) il sosl. j ir'a , in pre670

valenza nell'espressione iir'at ./hwh timore d i


Jahwe (Prov 1,7.29; 2,5; 8,13; 9 ,10; 10,27, 14,
26 27' 15,16.33; 16,6; 19,23; 22,4; 23 ,17, cfr. Is
II ~2 j; 33,6; Sal 34,12; 11 .1,,1 0; ,2C!0~. 19,9), moltre
jir'al saddqi (G iob 6,14 ),.f/ra l adonq] (GlOb 28,28)
'eiir'a usato in assoluto (GlOb 4,6; 15,4, 22,4), che
otrebbe per stare per .lir' al ''''Iohim ( Pl ath , l.c.;
~5; Fohrer, KAT XV I,138.267.355). (3) Il verbo.Jr
con oggetto Dio (Glob 1,9; Eccle 5,6, 12 ,13,
con millifne davanti a : Eccle 3,14; 8,12.13) opp.
<dahwe (Prov 3,7; 24,21 ).
b) Sono da menzionare le seguenti caratteristiche,
che rivelano un legame stretto con la tradIZIone
sapienziale: (I) soprattutto n~ll a raccolta dI sentenze di Prov 1-9.lir' al./hwh e_stre ttamente paraI:
leio a termini sapienziali e puo essere usato quasI
come sinonimo di d'at (-id') co noscenza (cfr.
Prov 1,7.29; 2,5; 9,10; 15,33; anche Is 11 ?2; 33,6;
Giob 28 28' cfr. Gemser, HAT 16 ,25, Rmggren ,
ATD 16/ 1,43; Becker, l.c., 217ss.); ( 2 )jir'al./h wh
si incontra quando si parl a della connessIone che
esiste tra azione e conseguenza, tipIca dell a letteratura sapienziale (Prov 10,27; 14,26; 15,16; 16 ,6;
19,23; 22 ,4).
c) Le espressioni che indica ~o timor di D}o ,
sopra menzionate, stanno plU volte nel t estl _~~
pienziali in parallelo con lam mtegro , Jasar
retto , ~addiq giusto , SUI' mera ' te nersI
lontano dal male , sn' l'a' odiare Il male (cfr.
Prov 3 7' 8 Il lO 27; Giob 1,1.8; 4,16; 28,28; anche Sa 34,2. 5; 2Sam 23 ,3; come opposto rasa'
colpevole Prov 10,27), sicch timor di Dio
va inteso qui come espressione stereotipa per indicare il giusto comportamento morale (Becker,
I.c., 187; cfr. anche Plath , l.c., 78).
d) Sebbene faccia parte della tradi zione sapienziale, l'Ecclesiaste segue tuttav ia una linea sua
propria (accanto a.lr' l i're ' ''''Iohim Ecc1e 5,6; 7,18;
12,13 si ha qui anche l'espressionejr' millilne [''''10him ] aver timore davanti a Dio , Ecc1e 3,14; 8,
12. 13, la quale non ricorre in nessun altro passo
della letteratura sapienziale), in quanto, colpi to
dalla distanza fra Dio e l' uomo (cfr. p.e. 5,1), pone
fortemente in primo piano gli aspetti numinosi
che indicano la paura di fronte all' incomprensibilit di Dio, per la quale l'uomo cosciente di essere in stretta dipendenza da Dio (cfr. Zimmerli ,
ATD 16/1 ,174; Becker, l.c., 249s.; in particolare
E.Pfeiffer, Die Gottesfurcht im Buche Kohelet,
FS Hertzberg 1965 , 133-158).
e) Dal punto di vista linguistico l' Elohi sta ha nel
Pentateuco le stesse form e caratte ri stiche della letteratura sapienziale VI" 'CRI-ha''''lohim Gen 42 ,18;
Es 1,17.21 ;fre' ''''Iohim Gen 22,12 ;iir'e ''''Iohim
Es 18,2 1;iir'at ' '''Iohim Gen 20 ,11 ) e sembra, secondo Becker, l. c., 209 , che sia ambientato
nell' area sapienziale (di diversa opinione Pl ath ,
l.c. , 46s. ecc., che lo spiega a partire dall a tradizione nebiistica ; ovviamente anch' egli con
671

A.Je psen, Die Quellen des Ka nigsbuches, ' 1956,


78 .98s., suppone che vi siano relaZIo nI tra Il nebllsmo e la sa pienza e influ ssi recIprocI tra I due a m bienti, cfi. Plath 72 , n. 181). Si tratta anche qU I del
timore di Dio dal lato morale, e m questo senso
Gen 20,11 ; 42,18 designano un atteggiame nto
morale generico da parte dell ' uomo (cfr. von Rad ,
ATD 3,195, che defi nisce lo j ir'al ''''Iohim in Gen
20 II come rivere nza e nspetto per le plU elem~ntari norme della morale di cui si sapeva che la
divini t e ra ov u nq ue vi ndice se vera ; H.G unkel,
Genesis, ' 19 10, 444, vede in Gen 42 ,18 una certa
qual moralit religiosa internazIOnale ).
Sull a stessa linea in Es 18,2 1 uomml che temono
Dio si potrebbe sottinte ndere, tenendo conto de l
uomml quali ficati ... e d I. fid utermini paralleli
cia che hanno in di sonore il guadagno dIsonesto', Noth , ATD 5, 11 6), il significato dI coscienzioso (cfr. Becker, Lc. , 197 ).

f) Una stretta connessione tra timore di Dio e


comportamento morale si manifesta infine .. olt re
che in Mal 3,5, nell a formula temeraI Il SIgnore
tuo Di o , io sono Jahwe , che ricorre nel codIce dI
santit assieme a comandamenti che regolano la
vita umana normale (Lcv 19,14.32; 25 ,17.36.43).
La motivazione - ' ani Jh wh , in quanto spIega la
manifestazione con cui il Dio Jahwe si presenta
nel momento in cui avanza delle esigenze al suo
popolo, o meglio, nel momento in cui santifica Il
suo popolo (W .Zimmerll , Ich bm Jahwe , GO 23)
caratteri zza il" non solo come normale agI re morale, m a come obbedienza verso la volonta n velatrice di Jahwe.

7/ In alcuni salmi sapienziali , in cui la legge


una realt assoluta del periodo tardi vo (cfr.
M Noth Die Gesetze im Pe ntateuch , 1940, 70ss.
= GesSt~d 112ss.), il concetto di timore di Dio
acquista carattere nomistico e si ri ferisce. escl usivame nte all a legge . .il" indica colui che SI com pi ace dei comandamenti di Jahwe (Sal 11 2,1), colui che osserva la legge (Sal 11 9,63) e cammma
nelle sue vie (Sal 128,1). In Sal 19 ,\O i ir' ar Jh w~
indica la legge stessa , cfr. i termini paralleli
(- loro ecc.; non vi alcuna ragione dI cambiare
j ir' al in ' imral parol a , come vorrebbe Kraus,
BK XV ,153).

V/

Il giud aismo tardivo riprende i vari sensi di

i l" e in parte li sviluppa ulteriormente (cfr. J.Has:

pecker, Gottesfurcht bei Jesus Sl rac~ , },967). C?,S!


p.e. i rabbini usano abitualmente mora e mora a
per designare il timore dI DIO m senso morale (cfr.
Lev y 1II,57a; R.Sander, Furcht und Liebe im paIastinische n Judentum , 1935). E smgolare Il fatto
che a Qumran si abbiano poche ricorrenze (cfr.
S.J . de Vries, Note Concerning the Fear of God m
the Qumran Scrolls, RQ 5, 1965 , 233 -23 7; IQSb
5 25 come citazione di Is 11 ,2; C D 20,19 come CI t~zione di Mal 3, 16; cfr. i passi nella trad izione
dell a guerra santa in IQM , vd . sp. IVl2 b;ir' ' l ' I
~" jr' TEMERE

672

uno che teme Dio in CD 10,2 secondo J.Maier,


Die Texte vom Toten Meer, Il , 1960 , 54 , equivale
ad adatto al cu lt o , cfr. sp. IV 16a(3)).
I LXX traducono j /" soprattutto co n 1[l 0~E~V e derivati ; pi rari sono cnt~EcrOo(L, OEOcrE~'h e altri.
Per il NT cfr. G .Bertram , art. flEOcrE~ '~ , ThW
11! , 124-128 (= GLNT IV,473-488); W .Foerster, art.
crE~OfJ.o(L, ThW V II , 168-195; H .R.Bal z - G .
Wanke , art . l[l o ~ Ul,ThW IX ,186-216; R.Bultmann,
Theologie des NT, ' 1965 , 32Is.561s.; K.Romaniuk
1\ timore di Dio nella teologia di S. Paolo , 1967:

H. -P.Slohli
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jrd SCENDERE - ;"l) '/h .

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jrh hi . ISTRUIRE - ;";l'1 fora.


T

~,~ jrs EREDITARE


Il La radice *wrI, cui appartiene l'ebr.jrs ereditare, entrare in possesso , ben attestata in
tutta l'area semO.; cfr. nel semNO. pi a ntico: ug.
jrI (WUS nr. 1248 impossessarsi ; UT nr. 1161
ereditare , ricevere ; Grondahl 145), moab. jd
(iscrizione di Mesa [ = KAI nr. 181] r. 7s.: e Omri
si era impossessato di tutto il territorio di Medeba ), aram. antico jrt (Sef. 1[= KAI nr. 222] C ,
r. 24s.: e la sua discendenza non erediter alcun
nome ; cfr. Fitzmyer, Sef. 77; R.Degen, Altaram.
Grammatik, 1969, 43).
Non si pu accettare (cfr. GAG 106r) una connessione
con l'ace. rasti (Zimmern 17); nel tardo babilonese ricorre come parola derivata dall'aram. jarilu eredit
(AHw 412a).

1\ verbo compare al qal e all'hi., pi raramente anche al ni. e al pio Sono derivazioni nominali f resii,
frussii, moriis e mo/'iisii (cfr. il nome di luogo
Mo/'es(l!1 Gal Mi 1,14), tutte nel significato di
possesso . Sul nome di donna l'/'iisii ( colei
che stata presa in possesso [per adozione ] )
cfr. Noth, IP 23Is.; J.J .Stamm , FS Baumgartner
1967, 327.
Diverge molto invece quanto a significato rce!;cel rete
(22x, di cui 8x in Sal; ug. 1'[1), che di solito viene fatto denvare anch'esso dajrS (non in UT nr. 2361). Per li l'o!;
vd. SI. 3b.
21 Questo gruppo attestato complessivamente
258x nell' A T ebr. , con particol are frequenza nella
letteratura dtn. e dtr.: qal 159x (escI. Num
21 ,32K; Giud 14,15; di cui De ut 63x Gios 12;
Is e Sal 10x, Gen e Giud 9x), ni.' 4x , pi 2;
( mcI. GlUd 14,15 ; cfr. Jenni , HP 212s.), hi. 66x
(mcI. Num 21 ,32Q; di cui Gios e Giud I 7x ciascu~o , _ ~um 8x, Deut 7x), fresii 2x (N um 24,(8),
J russa 14x (Deut 7x , GIOS 3x), moriis 2x CIs 14,23;
673

rtli' jl's EREDITARE

Abd 17; esci . Giob 17, 1 I desiderio , radice '1'5

- 'wh 3), mariisii 9x (Ez 7x, inoltre Es 68:


Deut 33 ,4).

' ,

3/

a) 1\ qal del verbo nella maggioranza dei casi


viene tradotto con e ntra re in possesso o si m
ed ha come oggetto per lo pi la terra (dive~:
tando una formula fissa nel linguaggio dtn. e dtr.
cfr. J .G.Ploger, Literarkritische, formgeschichtli:
che und stilkritische Untersuchungen zum Deut
1967, 83) oppure un territorio determinato en:
trambi uniti prevalentemente alle afferma~ioni
su ll ' ingresso nella terra promessa.
Sono oggetti grammaticali : -'cel'ces terra in generale
(Gen 15,7.8; 28 ,4; Num 13,30; 33,53; Deut 1,8.21.39;
3,18.20; 4,1.5. 14 ecc.; Gios 1,11.1 5 ecc.; Ger 32,23; Ez
33,24-26; Sal 44,4; Esd 9,11 ; Neem 9,15.23; cfr. Is 60,21 ;
Ger 30,3; Sal 37,9.11.22.29.34 ecc. [cfr. Mt 5,5], 'cerc,,~ di
un popolo o di un padrone (Sicon Num 21 ,24; Deul
2,24.31; 4,47 ecc.; Og Num 21,35 ; cfr. Deut 3 12' Amorrei Gios 24 ,8; Am 2, 10 [testo dtr. ? cfr. W.H.Schmidt,
ZAW 77, 1965, 178-183; Wolff, BK XIV/2,185 .206s.1
ecc.), -'adama suolo (Lev 20,24; Deut 28,21.63;
30,18; 31 ,13; 32,47); -nah ala eredit (Num 27,11 ;
36,8), - 'i /' citt (Giud 3,13; Abd 20; Sal 69 ,36), M'al'
porta (Gen 22,1 7; 24,60), inoltre case (Ez 7,24;
Neem 9,25 ), montagna (ls 57 ,13), campi (Abd
19) ecc.
Talvolta si ha come oggetto un popolo, e allorajrS
viene no rmalme nte tradotto con scacciare,
espellere dal possesso : i refaim (Deut 2,21), gli
hurriti (Deut 2,12.22), gli amorrei (Giud Il ,23), in
genere i popoli che dimorano nel territorio (Deut
9,1.5; 12,29; 18 ,14; 19,1) ecc.
Solo in un passo l'oggetto non ,un popolo n un suo
possesso (della terra), ma gli schiavi (Lev 25,46); il contesto usa per dei termini che di solito vengono adoperati per designare la propriet terriera.
L' hi. (che ricorre quasi esclusivamente nella letteratura dtr. e in Num) identico in molti casi al qal
per il suo uso e il suo sig nificato. In molte traduzion i si accentua la cacciata dei popoli renc)endo con estirpare o sterminare .
E in questo contesto che si inquadrano i derivati
nominali f resii, j'nissii, maras e morasa, che signi fi cano tutti possesso , prevalentemente nel
senso di possesso della terra (i n parallelo con

'ahuzzii [-'hz], -nahalii , MI(l!q [-hlq], -hcbcel


ecc.). 1\ ni. significa in senso privativo essere privato della propriet, diventare povero (Gen
45 ,1 1; Prov 20,13; 23,21; 30,9), e corrispondentemente dal lato positivo l' hi. pu essere usato nel
senso di rendere povero (lSam 2,7; Zac 9,4;
cfr. il termine attestato solo in ebr. /'irs essere povero , -'nh 11).
b) L' uso di j/'s nel senso di ereditare appare
senza connessione con la precedente serie di significati (Gen 15 ,3. 4.4; 21,10; Ger 49 ,ls.; cfr. il parto
sostantivatojores e red it 2Sam 14,7 ; Ger 49,1).
1\ significato di e reditare da considerare
quello originario , non solo perch i testi in cui si
ha questo significato (pochi in realt) sono tra i
674

pi antichi , ma anche perch esso spiega nel modo


pi semplice gl i altri usi del te rmine e il suo senso
nelle alt re lingue semit iche: possesso e possesso
della terra in particolare, cui in gene re jrs si riferisce, per l'AT e anche al di fuori d' Israele fondamentalmente possesso ereditario (per questo
j'rirssii, nahalii e 'aiJuzzii sono termini che si riferiscono alla stessa realt). Cfr. anche F.Dreyfus, Le
thme de l'hritage dans l'AT , RScPhTh 42 , 1958 ,
3-49 (soprattutto 5-8 ).
Il corrispondente greco di questi sign ificati si ha nel termine l<'ijpo, che vuoi dire parte, possesso "(anche
sorte ) e nello stesso tempo eredita (cfr. x~povo
t, io< atto di ereditare, ered it, porzione di .eredit,
propriet e l<1)povo!-,dv ereditare . Cfr. I leSSICI
greci e W.Foerster, art. l<'ijpo,ThW 1II,757ss. = GlNT
V,583ss.).

In ebr. la radicejd, come nhl, ha superato l' ambito


ristretto dell'eredit , e designa in genere il possesso terriero oppure il venire in possesso della
terra (anche con la guerra).
Per questo motivo, in relazione a li rGs mosto, vino o
sim., non necessario supporre che il significato primario della radice sia calpestare, pigiare (cosi P.Haupt ,
AJSl 26 , 1909/ 10, 215 .223 per Mi 6,15, in seguito l.Kiihler, ZAW 46 , 1928,2 18-220; KBl 406b). liros vino
(cfr. ug. II'[ par. yn vi no in 2Aqht [= Il DI VI,7 e RS
24.258 [= Ug. V, nr. I D, r. 4.16; fen . IrS nell'iscrizione di
Karatepe [= KAI nr. 26]111 , r. 7.9) va quindi collegato
con un'altra radice j r!; (B.Hartman n oralmente; cfr. anche l'aram. giud. mer' la , sir. merila mosto , LS 406a;
forse anche ug. mrl, UT nr. 1558; J.c. de Moor, UF I,
1969, 170), a meno che con C.Rabin, Or NS 32, 1963,
137s. (cfr. UT nr. 2613), non lo si debba considerare un
termine derivato dall'area della civilt mediterranea
(come nel caso dijtjjin vino ). Per l'ug. Trl come epiteto divino (UT 1,16 e RS 24 .246 [= Ug. V, nr. 14], r. 9)
cfr. M.C.Astour, JAOS 86 , 1966, 283; M.Dahood, EThl
44, 1968 , 53 (per Os 7,14); cfr. in precedenza gi Zimmern 40; GB 877b; W.F.Albright , BASOR 139, 1955 , 18.

41

Questo gruppo acquista rilevanza teologica


nella concezione dtn. e dtr. della conquista della
terra. Sebbene dal punto di vista grammaticale il
soggetto di jd al qal sia normalmente Israele ,
tuttavia chiaro che in ultima a nal isi Jahwe a
dare ad Israele la terra in possesso (ereditario). Le
formule pi frequenti sono: entre rete e prenderete possesso della terra ( D e ut 4,1 ; 8,1; Il ,8;
sing. 6,18); la terra in cui e ntrerete (oltre il Giordano) per prenderne possesso (Deut 4,14.26; 6,1;
Il ,8.11; 31,13; 32',47); (<la terra in cui entri per
prenderne possesso o sim. ( Deut 7,1; Il ,10.29;
23,21; 28 ,21.63; 30,16; plur. 4,5; Esd 9,(1); Jahwe
d ad Israele la terra l' risliih per possederla
(Gen 15,7; Deut 3, 18 ; 5,28; 9,6; 12 ,1 ; 19 ,2.14; 21 ,1;
Gios l ,Il; ogg. nahalii: Deut 15,4; 25 ,19). Si hanno
formule stereotipe simili con l'inf. senza sufisso liircS(l!1 e singole forme verbali.
AII ' hi. Jahwe diventa spesso soggetto, quando di
lui si dice che ha cacciato i popoli davanti agli
israeliti (con formula fissa in l Re 14,24; 21 ,26;
2Re 16 ,3; 17 ,8; 21 ,2; 2Cron 28 ,3; 33,2 ecc.).
675

51

A Qumran la radice vie ne usata come


nell' AT , tanto pi che alcune ricorre nze consistono in citazioni veterotestamentarie. Nel NT
questo gruppo non sussiste pi , se si eccettua il richiamo evidente di Mt 5,5; insieme con nhll
nahala e garal connuito in x),y/po . Cfr. W .Foerster - J.Herrmann , arLxy/pO, ThW 111 ,757-786 ,
spec . 768ss . (= GLNT V ,583-664, spec. 615ss.; ivi
si indica-anche il modo con cui traducono i LXX);
J.D.Hester, Paul 's Concept of Inhe ritance, 1968.

H.H.Schmid

'K'IV~ Jisra'e/ ISRAELE


1/ l iSra'el un nome composto da un'intera
frase , di un tipo non insolito proprio fra i pi antichi nomi personali isr. e anche tra i nomi di
trib , con esatte corrispondenze anche tra i nomi
di local it (NOlh, IP 207-209; id. , Geschichte
Israels , ' 1956 , (2). Noth ritiene probabile che
Israele fosse in origine un nome di trib o di
popolo formato in analogia con i nomi personali ,
o pi esattamente una designazione che include
pi trib , e non un nome personale che solo secondariamente sarebbe diventato nome di popolo,
tanto pi che Israele non ricorre mai nell ' A T
come nome personale vero e proprio.
La pi antica attestazione epigrafica del nome
Israele si trova nel cantico di vittoria di Merenptal) , nella cosiddetta stele d'Israele del suo tempio funerario situato vicino a Tebe , attorno al 1225
a.c. (ora nel museo egiziano del Cairo). In occasione della ri volta di alcune citt della Palestina il
faraone avrebbe distrutto anche Israele :
Israele distrutto , non ha pi seme (r. 27 ; traduzione del testo in AOT 20-25 ; TGI' 39s.; riproduzione della stele in AOB nr. 109; ANEP nr.
342/343). Resta incerto se questo Israele coi ncida
gi con la lega delle trib che conosciamo dali' A T ,
o se indichi una realt sociologica pi antica. Dal
lato storico pi chiaro l'Israele attestato
nell'iscrizione moabita di Mesa della met del 9'
sec. a.c. ( KAI nr. 181, r. 5.7.lOs. 14.18.26).
Anche il significato della parola non si pu determinare con esattezza. La spiegazione che si trova
in Gen 32,29; Os 12,4 interpreta come oggetto la
parte teofora del nome: colui che combatte (con)
Dio ; ci per improbabile, dato che .' et nei
nomi propri sempre soggetto. Le OplntOnt dlver:
gono a nche su l significato del verbo: EIIDIO e
si ncerol splendeI sal val regnaI combatte
(una
rassegna delle varie spiegazioni in G .A .Danell ,
Studies in The Name of Israel in the OT, 1946,
22ss .). Forse il nome andrebbe itt'ieso come invocazione liturgica nell'ambito della guerra santa:
che El combatta! , ossia si mostri guerriero e
combattente vittorioso (J.Heller, Urspru ng des
Namens Israel, CV 7, 1964, 263s .). Nuove possi bilit di confronto si possono ricavare dal nome
personale ug. ysri/(PRU V, nr. 69 , r. 3; cfr. O.Eis-

't(iill' lisra'el ISRAELE 676

sfeldt , Neue keil alphabetische Texte aus Ras


Schamra-Ugarit , SAB 1965 , Heft 6, 28).
21 Il nome Israele j)aAII' AT (i ncluse le parti
aram .) pi di 25QQ...r1Correnze, che si suddivid ono
ne l modo seguente (con una li sta a parte per
l'espressione frequente bene Jisra'e! figli
d' Israele = israeliti ; in Lis. mancano Ge n 47,3 1
e la seconda ricorrenza in I Re 9,7 e 16,29):
l iSro'/ totale
b"n l iSro'/
43
7
Gen
170
123
Es
65
54
Lev
237
171
Num
72
21
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re

69
61
12
5
21
Il

160
184
151
11 7
203
164

Is
Ger
Ez
05
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
Lam
Est
Oan
Esd
Neem
ICron
2Cron

5
9
Il
6
I
5
I

92
125
186
44
3
30

AT

12
I
4

=5
5
62

4
9
4
23

40
22
114
187

637

2514

Tra le numerose costruzioni con il genitivo, oltre


a bene JiSTa 'e/, citiamo: 'admal J. terra d' l. 17x
(solo in Ez); 'fR/ohe J. Dio d' Israele 20lx (Ger
49x , Cron/Esd/Neem 46x); bel 1. casa d'l.
146x (Ez 83x; l'espressione si form ata forse in
analogia con casa di Giuda , data la vicinanza
degli stati d' Israele e di Giuda, cfr. M.Noth, Geschichte Israels ' 1956, SO n. 2); hare 1. montagne
d' Israele 16x (solo in Ez); q' dos 1. il Santo
d' Israele 31x (ls 25x).

31 Israele non indica sempre nell ' AT la


stessa realt. Gli eventi storici che furono impor677

"t(itll' lisra'e/ ISRAELE

tanti per l' identit di Israele si rispecchiano nei


vari usi lingui stic i. Bisog na partire da Israele
come designazione dell a fed erazione delle dodici
trib (Noth , I. c., 74ss.); la maggior parte delle ricorrenze si riferi sce ad essa. Secondo la concezione
dell ' AT le trib che com po ngono Israele derivano
dall a fami glia di un comune progenitore, dal quale
proviene anche il nome. Questo eroe eponimo
Israele fu identificato assai presto (ma in seguito ad un processo secondario dal punto di vista
dell a storia delle tradi zioni ) con il patriarca
Giacobbe (Noth , I.c ., 62 n . I), per cui Israele fu
adoperato anche come nome personale. In Gen
32 ,29-50 ,25 si trova 34x Israele e 75x Giacobbe
come nome del patriarca.
In quanto designazione del popolo di Dio, Israele
per pi frequente di Giacobbe. Se si presci nde dalle costruzioni con il geniti vo, nelle quali
Giacobbe il no me retto (( Dio di Giacobbe,
casa di Giacobbe , forte di Giacobbe ecc.,
circa 60 passi), e dove non si pu sempre distinguere chiaramen te quando il termine designa la
persona e quando designa il popolo, si han no circa
60 passi in cui Giacobbe da solo sta come nome di
popolo ( Dtis I 5x, Sal 12x, Ger 9x). Si tratta escl usivame nte di testi poetici , e in due terzi di essi si
ha come parall elo Israele o il resto d'Israele
(Gen 49 ,7 .24; Num 23,7.21.23.23; 24 ,5. 17; Deut
33 ,10; Is 9,7; 14 ,1; 27 ,6; 40 ,27; 41 ,8. 14; 42 ,24;
43 ,1.22 .28; 44 ,1.21.23; 45,4 ; 48 ,12; 49 ,S; Ger
30,10; 31 ,7; 46 ,27; Mi 2,12; 3,8 ; Sal 14,7 = 53,7;
78 ,5.21.71; 105 ,10 = ICron 16,17; Sal 135,4;
147, 19; Lam 2,3; cfr. tra le costruzioni col genitivo
p.e. Gen 49 ,24; Es 19 ,3; Num 23 ,10; 2Sam 23,1; Is
29 ,23; 44 ,S; 49,6; Ger 2,4; Ez 39 ,25; Mi 1,5; 3,1.9;
Nah 2,3; Sal 22,24). Molto raramente si usa figli
di Giacobbe per designare il popolo: Mal 3,6; cfr.
Sal 105 ,6 = ICron 16 ,13.
La divisione politica del regno d' Israele in due
parti significa anche per il nome Israele una divisione nell ' uso linguistico. Mentre i profeti nelle
loro asserzioni teologico-religiose restano sostanzialmente fedeli all' uso linguistico precedente e
adoperano Israele ancora per designare la confede razione sacra delle trib , nei libri dei Re si
trova invece una terminologia di sapore politico,
che riserva il nome Israele ad una particolare
entit statale, il regno del nord . Ci si ricollega cosi
probabilmente ad un uso linguistico pi antico;
cfr. 2Sam 2,9; 3,17 , dove Israele designa un
gruppo determinato di trib , ossia quello settentrionale (cfr. L.Rost , Israel bei den Propheten,
1937, I ). I profeti desigano il regno settentrionale
con Efraim (che del tutto assente in 1/2Re);
ci avv iene specialmente in Is e Os , ma talvolta
anche in Ger, Ez , Zac e 2Cron

41 A differenza di Giuda l) , che anzitutto il


nome di uno stato ed saldamente legato al regno
della dinastia davidica (Rost, I.c. , 3s.), Israele
solo secondariamente e in seguito ad un determinato processo storico stato adoperato per desl678

gnare una realt politica. Inqua n,to s i riferisce ad


una confederazione sacra di tnbu sottoposta all a
legge di Di o, confederazione che non si pu definire esatta mente n come popolo ne co me
stato , Israele non anzitutto un termme
politico, ma un termine religioso (cfr. A.R.Hul st ,
Der Name Israel im Deuteronomlum , OTS 9,
195 1 65- 106 specialmente 103s.). Israele il
popol o co'me unit religiosa, in quantodetiene
le tradizioni degli interventi fondamentalt di DI O
nella storia e come tale anche dopo il tramonto
della sua a~tonomia politica ha potuto continuare
a vivere nell a forma di una comunit cu ltuale (cfr.
Noth , I.c ., 5s.1 59).

51

Nei testi di Qumran Israele attestato


con particolare frequenza nella Regola della Comunit, nella Regola della guerra e nel Docu:
mento di Damasco. La setta di Qumran non SI
identifica con Israele inteso come popolo o come
unit religiosa , ma considera se stessa come parte
eletta di Israele (lQS 6,13 ; 8,9; 9,6; C D 1,7; 3,19;
6,5). Talvolta Israele il te rmine ideale che
viene contrapposto a Giuda , il quale ha invece
un senso pi nazionale e geografico: i convert it i
d' Israele, che sono usciti dalla terra di Giuda
. (CD 6,5). Le due case d' Israele vengono deSIgnate come Efraim e Giuda (C D 7, 12s.).
Il NT, riprendendo l'uso lingui stico vtrt., designa
con Israele il popolo ebraico nell a sua qualit di
popolo di Dio; cfr. G.von Rad - K.G.Kuhn W.Gutbrod, art. 'IcrpCl~, ThW III , 356-394 ( =
GLNT IV ,IIOI-1198); R.Maye r, ThBNT Il ,742752; A.George, Israel dans l'oeuvre de Luc , RB

75,1968,481-525 .

G.Gerieman

!l~~ jsb

SEDERE, RISIEDERE , ABITARE - p~ Skn.

lJ~~ js'

hi. AIUTARE

1/ La radice, in origine *j[ ', oltre che in ebr.


attestata solo in moab. (KAI nr. 181 ; r. 3s. [j)S'
salvezza ?; r. 4 hs'nj mi ha liberato ; DISO
112) e come elemento di nomi personali in amor.
(Huffmon 215s.), ug. (Grondahl 147) e sudarab.
antico (Conti-Rossini 165a).
L'etimologia pi corrente, che vede il significato fondamentale nell'arabo wasi"o essere ampio, spazioso

(p.e. GB 325b; C. Bart'h, Oie Erreltung vom Tode in den


indi viduellen Klage- und Oankliedern des AT, 1947,
127; J.L.Palache, Semantic Notes on the Hebrew Lexicon, 1959,40: make wide > save, deliver [ ampliare
> salvare, liberare l; G.Fohrer, ThW Vll ,973s.),
senz'altro attraente (cfr. come opposto ~rr essere angusto , hi . costringere ; in contrapposizione aj"s' p.e. Is
63,85.; Ger 14,8), ma incontra difficolt a causa della di679

versa corrispondenza delle consonanti (sudarab. antico


il': arabows')(cfr. J.Sawyer, VT 15, 1965, 4755.485 n. I);
ii meglio perci astenersi da spiegazioni di natura etimologica.
In ebr. il verbo attestato in hi . e ni .; la coni ugazione fond ament ale si manten uta solo nei nomi
persona li (J'saja [hiil, forma ridotta Js'i; 'fR!isa'
< 'celjasa', cfr. oth , IP 36. 155. 176; Wildberger,
BK X,4 ; inoltre con 1's' hi .: Hosaja , Hose a '; cfr.
anche la forma sostantivata Mesa' opp. Mesa' [=
aiuto D. Sostantivi derivati sono: .ii~a', fsii'a.
mafi{{'O I e t'fiLi' {{ ( BL 496), tutti col signi fi cato di
aiuto, salvezza .
21 Statistica: hi . 184x (di cui 27x il part. sostanti vato mosi a '; Sa! 5 1x, ls 25x, Giud 2 Ix) , ni . 21x
(Ger e Sal 6x),je'sa' 36x (Sal 20x ),fsii'a 78x (Sal
45x , Is 19x, altri libri 1-2x ), mosa'ol I x (Sal 68,21),
l'sii'a 34x (Sal 13x, altri libri 1-3x). Delle 354 ricorrenze della radice (escl usi i nomi propri) , 136 si
trovano in Sal , 56 in Is, 22 in Giud , 20 rispettivamente in ISam, 2Sam e Ger.

31 In molti casi js' hi. (il ni . ha significato passivo e viene usato negli stessi contesti dell ' hi.) designa l'ai tQlra uQ..!l1i ni p.e: nel lavoro (Es 2,17),
spesso in guerra (G ios 10,6 par. -'zr; Glud 12,2;
ISam 11 ,3; 23 ,2.5; 2Sam 10,11.1 9; 2Re 16 ,7;
ICron 19, 12.19); da un eroe (gibbor) ci si aspetta
che sia in grado di prestare soccorso in battaglia
(Ger 14,9).
.
1'5' hi . ha pure una sua importanza nell a sfera gIUridica. Se qualcuno subisce un'ingiustizia , invoca
soccorso (( grido di aiuto ), per cui coloro che lo
sentono sono tenuti ad ai utarlo; il termine per ti
grido di aiuto -$'q (von Rad, ATD 2,86; 3,179).
Un caso giudiziario di questo genere SI mcontra
(con i verbi ~' q ej5' hi. ) in Deut 22 ,27; cfr. anche
Deut 28 29.31: il contenuto del formul ano di maledizion~ implica tra l'altro che questa istituzione
giuridica viene a cessare.
. .
Anche il re rappresenta un' istanza presso CUI SI
pu far valere un tale diritto; l'espressione fissa
hosi 'a hammci!/cek ai uto, o re! (2Sam 14 ,4; 2Re
6,26; cfr. anche H.J.Boecker, Redeformendes Rechtslebens im AT , 1964,61-66; I.L.Seehgmann ,
FS Baumgart ner 1967, 274ss.).
La funzione del re consiste soprattutto nel fatto
che egli aiuta il suo popolo ( ISam 10,27; Os
13 IO' in entrambi i casi si tratta di espresslont che
pr~ve'ngono da ambienti contrari alla monarchia,
e tuttavia si rispecchia in essi il valore pOSlllVO che
essa possiede; cfr. anche Giud 8,22; Ger 23 ,6,
dove si ha un'asserzione riguard ante ti re salvIfico
del tempo futuro). Si tratta di un ai uto sia militare
che gi urid ico.
41 a) Il lamento dei salmi si struttura sostanzialmente come le controversie gi udiziarie profane . Nella preghiera il grido di soccorso spesso
hosi 'a salva! (spesso con espressioni parallele:
- n$/ hi. liberare Sal 59,3; 71,2; -' nh risponJ)~'

js' hi . AIUTARE

680

dere 20,7; 22,22; 60,7; -brk pio benedire 28,9;


-P/i pi o salvare 37 ,40; 71,2; - din e -sP! rendere giusti zia 54,3 e 72 ,4; -smr nre.fr.es proteggere 86,2; -g' / redi mere 106, 10; con - qum
sorgere 3,8; 76, 10; termine opposto bos hi .
svergognare 44,8). Il gridare dell' uomo viene
indicato come nell 'ambito profano (- qr' e -~' q:
55 ,17; 107,13. 19; accanto a saw'ii grid o d' ai uto :
145 ,19). L'orante nell a sua angust ia attende
quindi la risposta e l' intervento salvifico di Jahwe,
di cui si parla con i termini caratteristici dell a teofania ( far risplendere il volto Sal 31,17; 44 ,4;
80,4.8.20; anche qum si trova di questo contesto).
L'aiuto di Dio riguarda particolarmente il re
(20,7. 10; cfr. nei libri storici 2Sam 8,6. 14), il quale
deve far osservare gli ordinamenti divini , e riguarda anche i poveri e i miseri (Sal 18,28; 72 ,4;
109,31; cfr. anche Giob 5, 15), i quali hanno particolare bisogno di tale aiuto.
Nei salmi di lode il mot ivo della liberazione divina
assume lo stesso valore che ha nelle lamentazioni :
quello che era ivi oggetto di preghiera, qui viene
sperimentato (Sal 18 ,4; 98 ,1; anche nel canto
escatologico di lode Ger 31,7).
qui che va considerato l'uso dei nomi derivati
dal verbo, quale si ha nel salterio. Nell' oracolo di
salvezza, che originariamente fa parte dell a lamentazione in quanto risposta di Diq, questi si fa
conoscere come colui che presta jesa' aiuto
(Sal 12 ,6; cfr. anche le somiglianzec on la forma
dell' oracolo nell' uso del verbo in Ger 30,10s.;
42 ,11 ; 46,27; per la forma cfr. J.Begrich , Das priesterliche Heilsorakel, ZA W 52 , 1934, 81-92 =
GesStud 217-231). Quando si professa fiducia Dio
viene chiamato spesso ''''/ohe j is'i /jis'emi Dio
del mio/nostro ai uto ( 9sIH, 18,47; 25,5; 65,6;
79,9; 85,5 ecc.). Analogo l'uso dell 'espressione
j'sil'ii/t'su'ii; queste forme sembrano indicare soprattutto l'aiuto di Dio gi avvenuto e sperimentato, ma spesso sono unite all'espressione di gioia
(con gil gioire Sal 9,15; 13 ,6; 21,2; con altri
verbi simili ISam 2,1; Is 25 ,9; Sal 20,6; 35,9;
42 ,6. 12).
Dalle espressioni parallele si deduce quali siano le
realt connesse con l'aiuto divino: frequente soprattutto ~ 'daqa giustizia (ls 45 ,8; 46,13; 51,5
[ ~redr.eq ]; 56 ,1; 91 ,10; Sal 71,15; secondo Is 45 ,8
connessa con jesa' anche l' idea della fe r!ilit, che
va intesa come un innusso del concetto di ~ediiqii,
cfr. H.H.Schmid , Gerechtigkeit als Weltordnung,
1968 , 15ss.), ma anche 'oz forza (SaI21 ,2; 28,8;
cfr. Sal 140,8), mispii! gi udizio (Is 59,11 ), beraka bened izione (Sal 3,9), hreslPd grazia (Sal
119,41 ), 'or luce (Sal 27,1, reminiscenza della
luce della teofania, vd. sp.). Accanto aj{:sa' si incontrano inoltre varie espressioni figurate per designare l'aiuto di Jahwe , come torre , difesa
ecc. (Sal 18 ,3; Is 17, 10; 61,10 ecc.). Tutta quanta
l'opera salvifica di Dio, che si realizza nel culto ,
pu essere espressa perci con questi concetti : il
suo agire da Sion j'su'ii per Israele (Sal 14,7); Dio
vIene chIamato colui che compie atti di salvezza

681

111l' js' hi . AIUTARE

V'su'or) in mezzo all a terra (Sal 74,12, con un richiamo all ' idea del tempio come centro del
mondo). In tutt i questi casi quindi j's' strettamente legato al culto. Queste concezioni hanno
una grande risonanza nei testi profetici , nei quali ,
certo per innusso dtr. (cfr. p.e. Giud 10,12ss. e in
genere la polemica cont ro il culto degli dei stranieri), si sottolinea il fatto che solo Jahwe libera e
nessun alt ro dio , soprattutto in Geremia (2,27s.;
8,20; Il ,12; 15,20; 17, 14) e nel Deuteroisaia (i
temi della lamentazione e dell ' aiuto che ne consegue sono ripresi in Is 45,17.20.22; 46,7; frequente
l'espressione mosi a ' : 43 ,3. 11 ; 45,15.21 ; 47,15;
49,26). In testi pi tardi vi, soprattutto nel periodo.
postesilico, l'aiuto di Jahwe diventa atto salvifica
escatologico-apocalittico (p.e. Is 25 ,9; 33 ,22; 35,4;
35 ,4; 60, 16; 63, 1; Zac 8,7. 13; 9, 16 ecc.).
Sala una valla campare in Osea il termi ne /Ilosi a ., in
vaga cannessiane can la tradiziane dell'Egitla (Os 13,4)
ed in antitesi cantra dei indigeni. Si pu supporre che il
titolo. di /Ilosi a ' nan spetli ariginariamente al Dio
del!'Egitla , bensi agli dei del paese . .is' hi . viene usalo
ancara sala una valta nella pericape dell'Esada: Jahwe
libera Israele dalle mani degl i Egiziani (Es 14,30 J); viene
qui adaperata la terminalagia della guerra santa (a questo riguarda vd. st.).
b) js' hi . usato spesso nella narrazione delle
guerre d'Israele nel periodo che va da Samuele a
Davide. Nella guerra contro i fili stei ci si attende
la liberazione da parte dell 'arca di Jahwe (1Sam
4,3); guerre e vittorie posteriori sono ugualmente
dovute all'i ntervento di Jahwe (1Sam 14,6.23.39;
17,47). Deut 20,4 dice con espressione generica
che Jahwe scende in battagl ia nella guerra santa
per portarvi aiuto . Qui si deve vedere probabilmente una tradi zione autonoma, in cui js' hi . era
originari amente ambientato.
c) js' hi . ha un uso specifico anche in relaziane ai
giudici maggiori . Otniel in Giud 3,9, Eud in
3,15 vengono chiamati mosi"' liberatori . Si
supposto con ragione che in origine tutti i giudici
maggiori fossero chiamati non soRi ma mosi", e
che quest' ultima designazione sia stata poi scartata nella fase redazionale (W.Beyerlin , Gattung
und Herkunft des Rahmens im Richterbuch, FS
Weiser 1963 , 7). La funzione di liberatore
viene attribuita anche ad altre fi gure di giudici:
Samgar (G iud 3,31), Gedeone (6, 14s.31.36s.),
Tola (10,1), Sansone (13 ,5); anche Saul era all'i ni:
zio un eroe carismatico ( ISam 9,16); per i gIudICI
minori qui menzionati il tema della liberaziane
pot rebbe essere secondario.
Se, come probabile, gli eroi carismatici si chiamavano da tempo immemorabile liberaton , Il
quadro attuale del libro dei Giudici sviluppa an cora questa concezione: ogni volta che entra IO
scena un giudice, Israele abbandona Jahwe, cade
perci in angusti a e leva un grido di lamento (~ ' q),
in seguito al quale Jahwe manda di nuavo un lIberatore. Il quadro si basa quindi sul madello del
formulario della lamentazione civ ile e cultuale
682

(Gi ud 2, 16ss.; 10,IOss.; 2Cron 20,9; cfr. anche la


variante sacerdotale Num 10,9; anche Sam 7,8,
Neem 9,27). Questo modo di espnmersl ~ a In nuenzato anche alcuni passi che parla no dell aIuto
che Jahwe concede attraverso alt n (2Sam 3,18;
2Re 14,27; con il termine mosi a ' 2Re 13 ,5, dove
resta indeterminato chi SIa questo lIberatore ; In
Is 19 20 si trova la concezione si ngolare dI un IIberat~re escatologico).
d) Questo tema talvolta precisato meglio, in
quanto si dice espressamente che per Israele la salvezza viene da Dio e non dalle propneforze. Questa concezione si trova gi nelle narrazIonI antiche
(Giud 7,2ss.; ISam 17,47 , qui ulteriormente SV Iluppata: Jahwe non aiuta mediante spada o lancia l' ai uto avv iene qUIndI In modo del tutto. mlracol'oso; forse queste concezioni sono presentI anche in 15am 25,26.31.33 e 2Re 6,27), ntorna come
tema dei salmi (Sal 33 ,16; formulata spesso con Il
sasl. t'su'ii: Sal 60, 13; 108 ,13; 146,3), viene npresa
nei testi profetici (Is 30,15 ; 31 ,1; Osl,7; 14,4) e
compare infine come tema del IIbn saplenzlalI
(Prov 21 ,31; cfr. l'uso total,mente dl~~~~~ , ongInariamente saplenzlale, dell Idea dI t su a In Prov
11 ,14; 24,6). Anche questo tema ri,sale all a tradIzione della guerra santa ; esso e entrato nell a
tradizione cultuale di Gerusalemme e qUIndI nel
salmi e di qui si trasmesso ad altri ambienti (profetici e sapienziali) (cfr. G. von Rad, Der hellIge
Krieg im alten Israel, 1951 , soprattutto 57ss.82s.).

5/

La tendenza , che gi presente nei testi. tardivi dell' AT a collegare sempre pi js' e i SUOI derivati con l'~zione escatologica di Dio, si rafforza
nel giudaismo tar~ivo. A Qumran vengono ado:
peratijs' hi ./ ni. ,jesa' ej'sit'ii; spesso uno dI questI
vocabI i si riferisce all'imminente battaglIa deCIsiva tra le potenze di vine e le potenze avverse
( IQM 10,4.8; Il ,3; anche IQM 1,5; 13 ,13; 18 ,7;
CD 20 ,20). Quest'uso si pu avv~rtire ancora 1.0
parte nel NT, tuttavia I terrmru O' ~S.LV, O'WTI)pLo(
e (JI7'hp (che rappresentano le tradUZIOnI preva:
lenti del gruppo js' nel LXX ), oltre a componentI
tardogiudaiche e apocalittiche, racchIudono
spesso diversi elementi propri del pensiero grecoellenistico (cfr. su tutta la questione W. Foerster G.Fohrer, an o (Jw ~ ) , ThW VII ,966- 1024).
,
F.Sto/z

i~' jsr ESSERE RETTO , GIUSTO


1/ La radice}sr essere retto appartiene al semitico com une ( KBL 413b, Suppl. 159a. 166a); Il
significato traslato essere giusto o Slm. SI Incontra anche in acc. (eseru, AHw 254-256; CA~
E 352-363), ug. ( Krt [= IK]1 3; WUS nr. 1252: sr
rettitudine . UT nr. 1163 ci ta anche: mtr/Jt ysrh
his ri ghlful bride [= la sua sposa legitti ma ];

683

Grtindahl 146), fen. (DISO 112s.; KAI nr. 4, r. 6s.:


m/k jsr un re onesto ).
Nell' AT accanto al verbo (qal, pi ., pU. , hi .; cfr.
Jenni HP 104s.) si trova l'agg. jiisar retta ,
l' astr~tto jbsr.er rettitudine (una volta in I Re
3,6 anche il fem .jisrii), inoltre i sostantivi, formati
mediante il prefisso m, misor ci che retto ,
pi anura e mesiirim ci che giusto (solo al
plurale, astratto).
Nel!' AT si trovano. due nami elagiativi farmati can jsr:
in I Re 4,6 il savrintendente del palazzo di Salamane si
chiama 'ahiSar (= mia fratello. 1= Dia1 giusta ;
Nalh , IP t"89 n. 5 vuo.I leggere 'a!!jasar); un> dei figli dI
Caleb secando ICron 2,18 parta il nameJ esCFr , che ~a
Noth IP 189 viene spiegatacame abbrevlazlOnedllll!}sr
(= Jahwe giusto ) atlestato nei cacci di Samaria.
J'simln (<< il retla ) titolo anarlfico dI Israele In DeUI
32,15; 33,5.26; Is 44,2; Eccli 37,25, forse_lO_ appoSIZIOne
a Giacabbe (= l'astuto ), cfr. Is 40,4 ('aqob Ilerrena1
accidentato accanto a misor) e W.Bacher, ZA W 5,
1885,161-163; G.Wallis, BHH ":8~8. ..
_
'
incerto se il nome di luogo. Saron denvl da jsr .(cos l
KBL 1011; K.Galii ng, RGG V,1370s.) appure da srh Il
(casi KBL Suppl. 191 b; Rudolph , HAT 21,48 n. 2) (cfr.
anche K.Elliger, BHH 11I ,1673s.).

21 11 verbo ricorre nell ' AT 25x (qal 13x, pio 9x,


escI. Giob 37,3 [da srh], pU. Ix, hi . 2x; Is 45 ,2Q
considerato pi.), jiisiir 11 9x (Sal e Prov 25x cIascuno 2Cran Il'x, 2Re 10x, Giob 8x, Deut 7x,
I Re 6~),jbsr.er 14x,jisrii Ix, misor 23x (Sal e GIOS
5x ciascuno), mesiirim 19x (Sal 7x, Prov 5x).

3/ La radicejsr ha in origi ne il significato concreto essere diritto (opposta a stortO),luttavia nell'A T ricorre in prevalenza nel SIgnIficato
traslato di essere giusto (opposto a catllvo,
falso a sim.); cfr. analogamente nako ~h dlfltta ,
il diritto (-jkl; I) e tqn p!. gIudIcare rettamente (Ecc\e 7,13; 12,9; EccII 47,9; qal Ecc\e
1,15 I ni .; cfr. Wagner nr. 328).
a) 11 significato concreto . compare in Ez 1,7
gamba diritta (Zlmmerh , BK XIIl,l .62) e al p!.
del verbo rendere piano (Is 40,3 par. pnh p!. ;
45,2 par. sbr pi,; 45',13 ; Provo 3,6; 9,15; Il,5); v~ rIcordato qui anche I uso dI Jsr p!. Incanala~~ _I acqua per una via retta in 2Cron 32,30. mi SOl' n:
corre di preferenza nel slgnIfic~to concreto dI
pianura ; designa da u~a parte I altopIano fertde
che si estende a nord dell Arnon (Deut 3,10,4,43,
Gios 13,9. 16.17.2 1; Ger 48 ,8:2 1; 2Cron 26,10),
dall'altra la pianura in genere, In contrapposIzIone
al territorio montuOSO ( 1Re 20,23.25; Zac4J; In Is
40A; 42,16 si trovano accumulatI I termInI paralleli e quelli opposti; Sal 26,12; 27 ,II ; 143 ,10 vanno
intes i gi in senso traslato: ~( pIanura '" SICUrezza ). Anche mesiirim ha In un caso SIgnIficato
concreto: in Prov 23,3 1 e Cant 7,10 SI parla della
rettitudine del vino., o meglIo del fatto che esso
liscio, scorrevole .
.
Gi con jsr pi osi trava spesso come aggetto la VIa
o la strada' l'espressione vIa dlfltta va ancora
intesa p.e. 'in Esd 8,2 1 in snsa cancreto, ma per

irti' jsr ESSERE RETTO , GIUSTO

684

lo pi ha un senso traslato ( ISam 12,23; Ger 31,9;


Os 14,10; Sal 107,7; Prov 12,15; 14,12; 16,25; 21,2,
fo rse espressione tipica mente sapienziale, cfr.
Wolfr. BK XIVII ,310s.).
b) Il significato chi arament e traslato nelle
espressioni cuore retto (2 Re 10,15), opera
retta (Prov 20, 11 ; 21,8), co me pure nell a formula
della lingua corrente jsr b"ene essere gi usto agli
occhI (d I qualcuno ), che racchiude in s con
una sola eccezione ( ISam 6,12), tutte le ricor~enze
d ijsr qal (Giud 14,3.7; ISam 18,20.26; 2Sa m 17,4;
IRe 9,12; Ger 18,4; ICron 13,4; 2Cron 30,4 e vd.
st. 4). L'agg.jiisiir riferito sia alle persone sia alle
cose; quando riferito all e cose si trova nella formula affine a quella appena menzionata 'sh hqiiasar if'ene fare ci che giusto agl i occhi (di qualcuno ). Questa formula soprat tutto dtn . e dtr.
(Deut 12,8; Gios 9,25; '2Sam 19,7; Ger 26, 14;
40,4.5), ma la si rit rova pure nel ritornell o a
t~si (von Rad 1,345 n. 9 con M.Buber) delle aggI unte allibro dei Giudici (Gi ud 17,6; 21,25); cfr.
CD 3,6; 8,7; 19,20. Quandojiisiir riferito a persone, SI trova molto spesso il plur. j'siirlm : i
retti , i giusti . Si pu considerare rsarlm un termine ca ratterist ico del linguaggio ' dei salmi e di
quello sapienziale: Sal 33,1; 107 ,42; 111 ,1; 112,2.4;
140,14; Giob 4,7; 17,8; Prov 2,7.21; 3,32;
Il ,3.6. 11 ; 12 ,6; 14,9.11; IQS 3,1; 4,2; IQH 2,10;
CD 20,2. Per i salmi pan icolarmente caratteristica l'espressione ampl iata jisre leb i retti di
cuore (Sal 7,11 ; Il,2; 32 ,11; 36,11; 64,11 ; 94, 15;
97, 11 ; cfr. Sal 125,4; 2Cron 29,34).
se.{cer hqiiiisiir libro del giusto opp. del valoroso
il titolo di una raccolta di poemi risalenti al penodo dell a conquIsta della terra e ai primi tempi
della monarc hi a (Gios 10,13;2Sam 1,18; IRe8, 13
LXX ?; cfr. O.Elssfeldt , Einleitung in das AT
' 1964, 176-1 78; L.Rost, BHH 1,279).
'
jasar si trova spesso assieme a (ob buono (OeuI 6, 18;
GIOS 9,25; ISam 12,23; 29,6; 2Re 10,3; Ger 26,14; 40,4;
SaI25,8; 125,4; Neem 9,13; IQS I ,2);j'sarlm sta spesso
assIeme a ~ addi q(i m) giusto(g iuSli) (Sal 32,11 ; '33 ,1;
64,II ; 97,11 ; 140,14; cfr. Oeut 32,4; Sal 94,15; 11 9,137);
In Glob 4,7; 17,8 accanto a jsr si ha naqi innocente,
In Glob 8,6; Prov 20,11; 21,8 zak puro . La connessione -Imm (essere) irreprensibile Ijsr si trova oltre
che In Glob l,I = 1,8 = 2,3 anche in Prov 2,7. 21 (Horst,
BK XVIII ,4.9 espressione corren te ). Come termini
opposti a j 'sari m si hanno soprallullO bo!?' di m infedeli (Prov Il ,3.6; 21 ,18) e r'sii'im malvagi (Prov
Il ,11 ; 12,6; 14,11 ; 15,8; 21,29).
Il parallelis~9 ?i ~addlq e riim con jiisiir mostra
che anche.lasar e uno dI quel termini che indicano
un rappono, volendo esprimere un comportamento conforme alla comunit (von Rad 1,383
n. 6).

Per il termi ne jbscer, usato solo in senso traslato


tipica l'espressione rettitudine di cuore (Deu
9,5; IRe 9,4;.Sal 119,7; Giob 33 ,3' ICro n 2917)'
!Il Deut 9,5joscer si trova accanto a'~ 'diiqii (-~'dq):
!Il I Re 9,4; Sal 25 ,21 accanto a rom (cfr. von Rad
GesStud 200s.).
'
685

,:l:l kbd ESSERE PESANTE

Anche msiirlll1 caratteristico in Sal e Prov (par


a ~ediiqii/~cdceq in Sal 9,9; 58 ,2; 99,4; Prov 1,3:
2,9; Is 33,15; 45 ,19; par. a lI1ispiir[-SPl1 in Sal 172'
99 ,4; Prov I ,\~,9). Corrispondentemente al pl~ :
ra le astratto m eSarlll1 , anche misor in Is Il ,4; Mal
2,6; Sal 45,7; 67 ,5; (Ger 21 ,13?) ha assunto il significato di rettitudIne ='onest .
4/ Alcune espressioni e alcuni signi fi cati tra
.quelli sopra illustrati vengono usati nell' AT anche
In senso speCIfica mente teologico; quasi sempre in
tal caso si ha il significa to tras lato.
La formula fare ci che gi usto agl i occhi di
Jahwe escl usivamente dtn. e dtr. (Es 1526'
Deut 12,25.28; 13,19; 21,9; IRe Il ,33.38; 14,8;
15,5; 2Re 10,30; Ger 34,15; cfr. A.Jepsen, Die
Quellen des Ka nigsbuches, ' 1956 , 85). Essa soprattutto un elemento fisso delle valutazioni che
fanno parte dello sc hema dtr. nel quale sono inquadrati i libri dei Re( IRe 15,11 = 2Cron 14,1;
I Re 22,43 = 2Cron 20,32; 2Re 12,3 = 2Cron 24,2;
2Re 14,3 = 2Cron 25,2; 2Re 15,3 = 2Cron 26,4;
2Re 15 ,34 = 2Cron 27,2; 2Re 16,2 = 2Cron 28,1 ;
2Re 18 ,3 = 2Cron 29,2; 2Re 22,2 = 2Cron 34,2; in 2Cron 31 ,20 la formul a subi sce una variazione autonoma); ad essa corrisponde la valutazione negatIva fare CI che male ag li occhi di Jahwe
(-l''' ), p.e. 2Re 13 ,2; cfr. von Rad 1,347s. La formula affine essere giusto (jsr qal ) agli occhi di
Dio ricorre in Num 23 ,27; Ger 27 ,5.
L'uso personale dell 'aggettivo si ha quando Dio
viene designato come j iisiir (Deut 32,4; Is 26,7?;
Sal 25,8; 92 ,16). Anche i comandamenti di Jahwe,
la sua parola e sim . sono retti (Sal 19,9; 33,4;
119,137; Neem 9,13). Jahwe giudica i popoli (-SPI
e - din ) con msiirim (Sa l 9,9; 75,3; 96,10; 98,9;
cfr. 58,2) e misor (Sal 67,5; cfr. Is Il,4); cfr. Kraus,
BK XV ,200.
5/ La radice viene usata a Qumran come
nell' AT. Per il giudaismo tardivo e il NT cfr.
H.Kaster, art. Op60TOf1.W , ThW VIlI,112s.;
W.Foerster, art. tpcrxw, ThW 1,455-457 (=
GLNT 1,1213-1220); H.Preisker, art. opOf;, ThW
V,450-453 (= GLNT VIII,1259-1266); W.Bauer,
Warterbuch zum NT, ' 1965, s.v . 6v. Is 40,3 ha
un' importanza particolare, cfr. p.e. IQS 8,14; Mc
1,3 par. ; Giov 1,23.
G.Liedke

~ k' COME - ;,~, dmh .

'~:l kbd ESSERE PESANTE


1/ La radice kbd appartiene al semitico comune;
negli ambienti pi vicini all'A T essa ricorre in acc.
(kbd > kbr , cfr. GAG Erganzungsheft 8**; AHw
416s.4 18 ), ug. (WUS nr. 1274; UT nr. 11 87; Grandahl 148) e fen pun. (DISO 114; Harris 110). In

686

tutte le ramificazioni linguistiche usato correntemente il termine *kabid-(ar-) fegato (Bergstr.


Einf. 184; P.Fronzaroli , AANLR V11l1l9, 1964 ,
257s.272.279), mentre per il qal essere pesante ,
pi o onorare ecc. l'aram. preferisce la radice jqr
(*lVqr) essere pesante, prezIoso (DISO 110;
KBL 1083a).
Il verbo ricorre in tutte le coniugazioni eccetto
l' ho. Tra le derivazioni nominali , le pi importanti
sono l'agg. kiibd pesante e il sost. kiibOd
peso, onore, gloria ; pi raramente sono usat i
kiibd come designazione del fegato in quanto
organo pesante (in acc. in senso ampliato kabarru /kabirru anche int imo, ani mo , cfr.
Dhorme 128-130; il significato anima pu essere accettato anche in ebr. emendando kiibOd in
kiibd in Gen 49 ,6; Sal 7,6; 16,9; 30,13; 57,9;
108 ,2, cfr. KBL 420a; F. Nat$cher, VT 2, 1952,
358-362) e i termini astratti kobced pesantezza ,
k' bditr difficolt e k ' buddii preziosit . Sul
nome personale 'i kiibOd ( ISam 4,21 con etimologia popolare; 14,3) cfr. 5tamm , HEN 416a dov'
la magnifioenza come nome sostitutivo), su l okcbced (Es 6,20; Num 26,59) cfr. J.J .5tamm , FS
Baumgartner 1967 , 315.

Della radicejqr ricorrono l'aram. bibl. j aqqir difficile


(Oan 2,11 ), egregio (Esd 4,10), e j'qar dignit
(Oan 2,6.37; 4,27.33; 5,18.20; 7,14), ed entrambi questi
vocaboli ricorrono anche in ebr. come prsl. dall'aram.
(jaqqi r Ger 31 ,20 caro, degno ;j'qar 17x; cfr. Wagner
nr. 120aIl2 1), mentre l'ebr. possiede anchejqr qal essere difficile, prezioso (9x), hi. rendere prezioso,
raro (2x) e jaqar raro, prezioso (35x , escI. Is 28,16).
21 Il verbo ricorre 114x (ls 20x , 15am e Sal Il x
ciascuno, Es 10x), di cui qal 23x (incl. 2Sam
14,26), ni. 30x, pi o 38x, pU . 3x , hitp. 3x , hi. 17x.
La frequenza dei nomi la seguente: kiibOd 200x
(Sal 51x, Is 38x, Ez 19x, Prov 16x), kiibd pesante 40x (Es 12x, Gen 9x), kiibd fegato 14x
(Es 29,13.22 e 9x in Lev lobo di fegato , cfr.
L.Rost, ZAW 79, 1967, )5-41; inoltre Ez 21 ,26;
Prov 7,23; Lam 2,11), kobced 4x (ls 21,15; 30,27;
Nah 3,3; Prov 27,3), k' buddii 3x (G iud 18 ,2 1; Ez
23,41 txt?; Sal 45 ,14) e k' bditr Ix (Es 14,25).

3/

a) L'agg. kiibd pu corrispondere all' ital.

pesante , ma il suo uso ha tuttav ia alcune carat-

teristiche particolari . Solo in pochi passi ha il semplice significato di pesante ( 15am 4,18 di Eli:
era vecchio e pesante ; inoltre Es 17, 121e mani
di Mos; Prov 27 ,3 il fastidio dato dallo stolto paragonato alla roccia e alla sabbi a). Ma gi questi
passi mostrano che pesante non qui un' indicazione oggettiva; kiibd indica propriamente il
peso che grava, il peso nell a sua fun zione. Se qualcuno impone ad un altro un giogo pesante, ci
viene inteso nel se nso di onere, come noi parliamo
p.e. dell' onere delle tasse (cfr. I Re 12 ,4.11 =
2Cron 10,4.11 ).
Se per kiibd indica il peso nella sua funzione , ne
deri va la possibilit di un significato ambiva687

lente: l'esser pesante di qualcosa pu essere inteso


sia posit ivamente che negativamente. A questo riguardo non casuale il fatto che la percezione negati va del peso sia pi marcata e frequente
nell ' uso di questo termine. L' uomo primitivo sperimenta l'esser pesante ( I) come un onere che il
suo corpo deve sopportare, oppure (2) come una
pesantezza che viene su di lui e lo aggredisce_
Sotto ( I ) va nno coll ocati i passi su l giogo pesante
(vd . sp.) e l'uso traslato, che parl a dei peccati
come di un peso grave (Sa l 38,5; cfr. Is 1,4). gravemente oneroso un com pi to troppo grande (Es
18 ,18; cfr. Num Il ,14). difficile sopportare il
fastidio provocato dallo stolto (Prov 27,3; cfr.
G.Rinaldi , BeO 3, 196 1, 129). kiibd pu significare anche tardo, impacciato : nel rifiutare l' incarico Mos dice: la mia bocca e la mia lingua
grave (Es 4,10); cfr. popolo dal linguaggio
oscuro e dall a lingua dura (Es 3,5.6); pesante
nel senso di indurito infine il cuore del faraone (Es 7,14). Sotto (2) vanno collocate le esperienze elementari dell ' irrompere del peso di una
grandinata (Es 9,18.24), di una grande moltitudine
di tafani (Es 8,20) o di cavallette (10,14), di una
grave epidemia (9,3) o di una carestia (Gen 12,10;
41 ,31 ; 43,1; 47.4.13); una nuvola su di una montagna pu dare l'impressione di un gravame (Es
19,16), come pure una roccia imponente (ls 32,2).
La pesantezza un'esperienza positiva in quanto
conferisce importanza. Cosi essa pu significare
ricchezza (Gen 13 ,2) oppure abbondanza, grandezza (Gen 50,9; Es 12 ,38). La regina di Saba
viene con un seguito pesante , ossia molto
grande , imponente ( I Re 10,2 = 2Cron 9,1); in particolare un grande esercito viene detto pesa nte
(Num 20,20; 2Re 6,14; 18,17 = Is 36,2 ; cfr. IRe
3,9 il tuo popolo potente ). Si pensa all a pesantezza nel senso di imponenza anche quando una
celebrazione funebre viene indicata come pesa nte (Gen 50,10 una grande e solenne lamentazione funebre , similmente v. Il ). Spesso 111
ebraico si incontra pesantezza oppure pesante l dove noi in italiano parleremmo di
grandezza .
Per l'agg. kiibd non si ha una particola re con notazione teologica.
b) Il verbo kbd un verbo stativo con significato
essere/d iventare pesante ; tutte quante le ncorrenze del verbo si posso no spiega re a partire da
questo sign ificato primario.
Il qal viene usato raramente per indicare l'esser
pesante in senso fi sico (2Sa m 14,26; Glob 6,3
Giobbe paragona la pesa ntezza della sua sventura
all a pesantezza della sabbia del mare; cfr. Prov
27,3); si avv icina al significato fi sico l'onere dei. lavoro (Es 5,9) o della servit(Neem 5,18; cfr. Glud
1,35 ; kbd hi . nel senso di rendere pesante un
giogo: I Re 12,10. 14 = 2Cron lO,10.14; Is47,6; cfr.
Lam 3,7; kbd hi . pu deSignare perclo anche
1' opprimere , Neem 5,15). kbd qal In 25am
13 ,25 signifi ca riuscire gravoso a qualcuno (cfr.

,:l:l kbd ESSERE PESANTE

688

Giob 33,7); pu designare l'esser pesa nte dei peccati (Gen 18,20; Is 24,20; cfr. Ab 2,6 hi. di un
onere di debiti ; Sal 38,5); si parla di pesanti
combattimenti (Giud 20,34; I Sam 31,3; 1Cron
10,3).
L'essere pesa nte pu anche essere inteso in enso
positivo(Ez27,5; Giob 14,2 1 ricco e stimato; Prov
8,24 ni . sorgenti ricc he d'acqua).
Essere pesa nte pu esser detto anche di organi del
corpo; in tal caso si intende che tale organo
tardo, lento , che non funzione pi o non funziona a dovere (Gen 48 ,10 occhi ; Is 59 ,1 orecchi o
di Dio; cfr. Zac 7,11 hi.); cos del cuore del faraone
in Es 9,7; al pi o ( ISam 6,6) e all'hi . (Es 8,11 .28;
9,34; 10,1; Is 6,10) indica l'indurimento del cuore
(- Ieb 4d )
Per l' uso teologico vd. st. 4a.
c) Il pio nell a maggior parte dei casi ha il signifi cato di onorare , ossia attribuire peso a qualcuno oppure riconoscere che qualcuno ha
molto peso . Nel decalogo si ordina: onora tuo
padre e tua madre (Es 20,12 ; Deut 5,16; cfr. Mal
1,6); nella liturgia della tora di Sal 15 ,4 degno di
accedere colui che onora quelli che temono Dio.
Quando Saul in ISam 15,30 chiede a Samuele:
onorami ora al cospetto degli anziani del mio popolo , intende dire che Samuele deve riconoscerlo davanti agli altri nella sua veste di re. Nelle
relazioni diplomatiche si deve dimostrare rispetto
anche al re del territorio vicino (2Sam 10,3 =
ICron 19,3). Quando l'uomo di Dio in ISam 2,29
rimprovera ad Eli: tu onori i tuoi figli pi di me
(Dio) , intende dire che a causa della grande indulgenza di Eli verso i suoi fi gli viene tributato ad
essi l'onore che propriamente spetta a Dio.
L'onore pu esssere reso con un rito (G iud 9,9).
Onorare pu essere talvolta un compensare (N um
22,17.37; 24,11 ). La sapienza ricolma di onori
(Prov 4,8).
L'uso del ni . corrisponde a quello del pi .: uomini
vengono onorati da altri uomini . Un uomo trova
stima nella sua parentela (Gen 34,19; ISam 9,6;
22 ,14; ICron 4,9) o nella sua unit militare < fra
i trenta 2Sam 23 ,19.23; ICron Il ,21.25), nel
numero degli onorati , ossia degl i stimati (N um
22 ,15 ; Is 3,5; 23,8.9; Nah 3,10; Sal 149,8). La sapienza insegna come arrivare alla stima (pu. Prov
13 ,18; 27,18). Se uno onorato, deve esserne contento (2 Re 14,10 ni ., cfr. 2Cron 25 ,19 hi . txt?).
Prov 12,9 (hitp.) ammonisce di non darsi delle
arie, se non si ha nemmeno da mangiare. Due
concezioni diverse dell'onore possono essere in
contrasto tra loro (2Sam 6,20 e 22).
Il fatto che nell ' AT l'onore tra uomini non meno
frequente dell'onore tributato dall ' uomo a Dio
(vd. SI. 4a), indica gi che quest i due tipi di onore
non debbono essere incompatibili tra loro. In determinati casi (p.e. Es 20,12) l'onorare gli uomini
essenziale quanto l'onorare Dio. Le due realt
possono certamente trovarsi in urto tra loro ma
proprio ISam 2,29 mostra che esse, se si pres~inde
689

,::l::l kbd ESSE RE PESANTE

da tale conflitto, possono coesistere in armonia. Il


nostro termine onorare non pu rendere esattamente l' idea; kbd pio nell ' AT non un distintivo
che eleva una persona al di sopra delle altre ma
significa riconoscere il posto che uno occ upa ~ella
co munit .
d) Per il sost. kabOd si possono disti nguere tre significati principali : ( I) pesantezza in senso fI_
sico, (2) gloria oppure onore nelle relazioni
umane, (3) glori a oppure onore di Dio (vd. sI. 4bf). Tutti e tre si possono spiegare esclusivamente
a partire dal signifi cato primario di pesantezza .
A differenza del verbo e dell'aggetti vo, kabiJd non
viene usato in modo ambi valente; kabOd non ha
mai il sig nificato di pesantezza nel senso
dell'onere, di ci che opprime (diversamente kDbced pesa ntezza Prov 27,3; peSO Is 21 ,15'
30,27; moltitudine pesa nte Nah 3,3; k' bedit;
aggravio , difficolt Es 14,25).
( I) Il significato fisico pesantezza o quantit si ha in Nah 2,10 un ca rico (opp. quantit?)
di tutte le cose preziose l); Is 22,24 e si aggrapper a lui tutto il carico (opp.: quantit?) della sua
famiglia l); Os 9,11 Efraim somiglia all o stormo
degli uccelli , la sua moltitudine si disperde
(Wolff, BK XIVII,207 , traduce <<la sua gloria
svanisce l), ma poi spiega p. 215: in base a
quanto segue k8bOd significa concretamente l'abbondanza di fi gli [cfr. Prov Il ,16]>) - un esempio
di come il significato molt it udine possa avv icinarsi a quello di gloria l). interessante notare
come in nessuno di questi passi il signifI cato concreto di kabOd sia pesantezza l); il termine usato ogni volta piuttosto nel senso di grave moltitudine l), cio di una moltitudine imponente l).
(2) Si avv ici nano al significato concreto anc he i
passi in cui kab8d signifIca ricchezza e
stima (Gen 31 ,1; 45, 13; Is 10,3; 61,6; 66, 12; Sal
49, 17. 18; Est 1,4; 5,11 ; cfr. Num 24,11 ricompensa
abbondante; similmente k' budda Giud 18,21 ricchezza opp. averi preziosi l). Hanno kabOd anche gli alberi e le foreste opp. le montagne boscose
(ls 10,18; 35,2;60,13; Ez3 1,18). La foresta , ma anche il singolo albero ha qualcosa di imponente (bisogna pensa re al clima e al paesaggio di quella
terra): esso d l'impressione dell a vita piena e fruttuosa, e insieme anche l'impressione di bellezza,
che pu essere espressa col nostro termine splendore l), ma che contenuta in kab8d in questo
gruppo di passi (similmente Sal 85,10 perch abbondanza abiti nell a nostra terra l). L'i mpressione
di splendore o di mag nificenza pu essere prodotta anche da quell o che l' uomo prod uce (ls
22 ,18 carrozza di lusso; Os 10,5 immagine di un
toro; in parti colare il tempio: Ger 14,21; 17,12;
Agg 2,3.9; il trono del re escatologico Is Il ,10; cfr.
anche k' budda in Ez 23 ,41 txt?; Sal 45,14).
Mentre il kab8d di una foresta si avv ici na molto
al significato concreto, il termine riceve un significato pi ampio e pi astratto quando il kabOd
viene attribuito ad un'i ntera regione: fra tre anni
690

la gloria di Maob diverr spregevole (ls 16,14;


cfr. Ger48 ,18; di Kedar: Is 21,16; di Assiria: Is 8,7;
lO,16; Ab 2,16). Cosi si parla pure dell a gloria di
Israele (ls 17,3.4; 62 ,2; 66 ,11 ; Mi 1,15; in senso
particolarmente pregnante nella lamentazione:
se ne andata la gloria d' Israele! ISam
4,21 .22). Questo kabOd di una regione non cos
evidente come quello di una foresta, e si most ra
piuttosto in un insieme di fenomeni che costituiscono la prosperit di un popolo o di una reg ione:
grandezza e stabilit dell e citt, fi oritura delle civilt, grandezza politica, commercio, orga nizzazione militare ecc. Alla prosperit dell a regione
contribuisce anche la nobilt; cos in Is 5,13 i nobili del popolo possono ess~ re designati con kabOd.
Ai nobili spetta il posto d'onore (ls 22 ,23); anche
al re viene attribuito kab8d (Sa l 21,6).
Quando muta l' uso del termine si ha anche un
grande capovolgimento nell a stori a di Israele: in
un gruppo di passi kab8d non designa pi la rea lt
attuale; la gloria dell a reg ione, del popolo, del
tempio viene ora attesa oppure annunci ata per il
futuro: Is 4,2 in quel giorno il germoglio di
Jahwe crescer in onore e gloria (inoltre Is Il ,10;
24,23; 61 ,6; 62,2; 66 ,11 ; Mi 1,15; Agg 2,7.9; Zac
2,9; Sal 85 ,10?; questa insistenza sulla gloria futura di Israele e di Sion soprattutto caratteristica
nel Tritoisaia).
Un altro gruppo form ato da quei passi nei quali
kabiJd viene tradotto con gloria l). Il fatto che
onore e gloria in ebr. siano due significati
di un unico vocabolo, si pu spiegare a questo
modo: se di una persona si dice che ha kabOd, si
pu intendere con ci la sua ricc hezza, ma anche
la sua rilevanza in senso pi ampio (cosi p.e. Gen
45,13), corrispondente al nostro importante (=
che ha peso l). Per gli ebrei questa rilevanza di
un uomo identica alla stima che egli ha nella sua
cerchia; la sua rilevanza la sua stima, il suo
onore. In base a questo modo totalitario di vedere
le cose kird8d pu includere i due elementi.
L'onore quindi non qualcosa che proviene da chi
rende onore, ma da chi onorato; il riflesso dell a
rilevanza di un uomo.
L' uso di kab8d nel senso di onore si pu tuttavi a suddistinguere in due punti principali. Il
primo si ha nell ' uso di kab8d nei proverbi sapienziali. Qui kabOd designa la posizione di riguardo
che una persona ha nell a sua cerchia, tanto la
donna (Prov Il ,16) come l' uomo (Prov 3,35;
15 ,33; 18 ,12; cfr. 29,23; Eccle 10,1). Si pu perdere
quest'onore con il proprio comportamento (Prov
26,1.8; cfr. Ab 2, 16); lo si manifesta con la propria
condotta (Prov 20,3; 25 ,2); vita e onore stanno assieme (Prov 21,21 ; 22 ,4; cfr. Sal 112 ,9; 149 ,5; Giob
29,20). Alle persone onorate viene tributato
l'est remo onore quando muoiono (2Cron 32,33);
esse riposa no negli onori (ls 14,18). da ricordare
qui un gruppo di passi dei salmi (I amentazioni individuali), in cui l'orante lamenta la diminuzione
o la distruzione del suo onore (Sal 4,3; 7,6; cfr.
Giob 19 ,9); al contrario l'orante nella confessione
691

di fiducia sa che Dio ha assu nto la tutela del suo


onore (Sal 3,4; 62 ,8; 73,24; 84,12; cfr. ICron 29,12
ed Eccle 6,2). Ma si parla cos solo in situazioni
particolari; altrinienti l'onore qualcosa che ri guarda le relazion i umane.
Il seco ndo punto principale caratteri zzato dall a
coppia ricchezza ed onore l). Essa si ritrova
spesso nell 'opera del Croni sta (I Cron 29 ,28 mor
in felice vecchi aia , sazio di vita, ricchezza e
onore l); inolt re ICron 29 ,12; 2Cron 1,11.1 2; 17 ,5;
18,1; 32,27; cfr. Prov 3,16; 8,18; 22,4; Eccle 6,2).
Si tratta per lo pi di passi tardivi . La coppia di termini ri corre per la prima volta in I Re 3,13 nel resoconto del sogno di Salomo ne <inoltre ti dar
anche ci che tu non hai chiesto, ricchezza ed
onore ). Non certo casuale che questa coppia
compaia per la prima volta all 'inizio della monarchi a. Essa testi moni a una trsformazione sociale
resa possibile dalla monarc hia: sorge un gruppo di
famiglie pi ricche e pi potenti , e la stima di cui
gode tale gruppo pi ricco viene ora designata
come onore l). Certo non neppure casuale che
la coppia di termini ricchezza ed onore compaia in Prov proprio nella raccolta pi recente Prov
1-8 (3 ,16 e 8,18). A questo onore ari stocratico legato anche il fatto che il potente onora colui che
lo riconosce come tale (Dan Il ,39).
4/ a) L' uso teologico del verbo ha diverse sfumature, a seconda delle coniugazioni verbali. kbd
pio pu essere usato come termine parallelo dei
verbi che esprimono lode (nell'accla mazione di
lode all' imperativo Is 24,15; Sal 22,24; nell a promessa di lode Sal 86,12; 91 ,15; in Sal 86 ,9 si prospetta la lode dei popoli , cfr. Is 25,3; lode degli
animali Is 43,20; risposta ad una liberazione o al
reali zzarsi di una promessa Giud 13 ,17; Sal 50, 15 ).
Pu essere usato in genere per la venerazione di
Dio (Dan Il ,38; cfr. Deut 28 ,58 ni. ). Ma l'uso specifico va inteso a partire dal significato primario
rendere pesante l). Onorare Dio significa rendergli il peso che gli spetta, riconoscerlo nell a sua divi nit (negativamente Is 29,13 essi mi onorano
con la bocca e con le labbra l); 43 ,23 tu non mi
hai onorato coi tuoi sacrifici l); cfr. anche Is 58,13;
Sal 50,23; Prov 14,31 colui che ha compass[one
dei poveri onora il Creatore l), cfr. Prov 3,9). E da
menzionare qui anche ISam 2,29 (vd. sp. 3c).
L'onore perci pu essere anche scambievole: io
onoro (solo) chi mi onora ( ISam 2,30).
AI ni . il verbo non ha significato passivo (come
nel gruppo di passi in cui riferito a uomini ), m a
riflessivo: Dio riconosce a se stesso la propna Im portanza. Quest' uso ricorre solo tardi vamente:
Dopo aver sperimentato a lungo che a DIO non e
stato tributato l'onore che gli spetta, si giunge a riconoscere che Dio stesso rende a s l'onore a lui
dovuto. Quest'uso si trova in parte in P: Dio si
rende onore annientando una potenza ostile ad
Israele (Es 14,4.17.18); lo stesso significato compare in Ez 28,22; 29,13; anche nei tre passi Is
26,15; 66,5 txt em; Agg 1,8 . sembra npre-

,::l::l kbd ESSE RE PESANTE

692

so quest' uso, il quale resta cosi limitato al peri odo


esilico ed a quell o immediatamente postesilico.
C' anche un uso in cui Dio soggetto del verbo
kbd, tuttavia non al pi ., ma solo al qal e due volte
ri spetti va mente al ni . e all'hi . AI qal viene usato
nel significato primario essere pesante , e pi
precisamen te nel senso dell'o nere, come nella
maggioranza dei passi non teologici. Si tratta di
una formul a fissa la mano di Di o grava su ...
( I Sam 5,6. 11 ; Sal 32,4; Giob 23 ,2; 33,7; molto simile Lam 3,7 hi . egli ha reso pesa nt i i miei lega mi ; cfr. Giud 1,35, vd. sp. 3b). La pesa ntezza
non in questo gruppo un' asserzione su Dio, ma
sulla potenza da lui eserci tata (-:iM), con la quale
egli agisce contro qualcuno. A questo proposito va
notata un' im portante differenza: in ISam 5,6. 11 si
intende l'agire storico di Di o; egli eserci ta la potenza contro i nemici d' Israele. Questa la concezione antica, che si incontra spesso. Invece in Sal
32 ,4; Giob 23 ,2; 33,7; Lam 3,7 Dio eserci ta la sua
potenza cont ro singoli, ed in particolare co ntro
membri del suo stesso popolo; la fra se in tutti questi casi fa parte della lamentazione del singolo. Si
suppone qui una trasformazione profonda: anche
un membro del popolo di Dio pu sperimentare il
peso della potenza di Dio rivolta contro di lui . Il
dramma si spostato dal campo dell a lotta
d' Israele cont ro i nemici a quell o dell 'esistenza
cont rassegnata dall a sofferenza e dall ' insicurezza.
In due promesse tardive , che risentono del lu ngo
periodo di umiliazione per via dell a terra oppressa,
viene annunciato che Dio riporter in onore la
terra (i l popolo)(ls8,23,cfr. al ri guardo J. A.Emerton , JSS 14, 1969, 151-175; Ger 30,19; in entrambi
i casi hi .); e nel Deuteroisaia viene annunciato ad
Israele, in una promessa di salvezza, che eg li
prezioso agli occhi di Dio (ls 43,4 ni .; lo stesso del
servo di Jahwe Is 49,5).
b) Sul sost. kabiid in senso teologico (4b-f) es iste
(e anche gi da molto tempo) una bibliografi a
molto vasta (c itata in C. Westermann , Die
Herrlichkeit Gottes in der Priesterschrift , FS Eichrodt 1970,227); ricordi amo solo: A. von Gall ,
Die Herrlichkeit Gottes , 1900; W.Caspari , Die Bedeutungen der Wortsippe kbd im Hebr. , 1908;
H.Kittel, Die Herrlichkeit Gottes, 1934; B.Stein ,
Der Begriff Kebod Jahweh und seine Bedeutung
fUr die atl. Gotteserkenntni s, 1939; T.A.Meger,
The Notion of Divi ne Glory in the Hebrew Bible,
Louvain 1965 (tesi). Qui tratteremo soltanto:
l'onore presente che Dio possiede e che gli viene
tributato (4c), il kabiid futuro di Dio (4d), kebiid
Jhwh nell a letterat ura sacerdotale (4e), kebiid J/lIvh
in Ezechiele (4f).
c) Si del inea chi aramente un uso teologico in
passi , in parte antichi , nei quali kabiid viene nominato quando si tributano onori. Quest' uso si avv icina a quell o di kbd pi o(vd. sp. 4a) ed esprime il
fatto che il kabod di Dio esige un comportamento
ad esso corrispondente, esige riconoscimento .
693

'~::l kbd ESSERE PESANTE

Cosi nell a narrazione del fu rto di Acan Giosu


chiede a quest'ultimo: rendi dunque kiJbOd a
Jahwe, Dio di Israele! (Gios 7,19; si milmente
nell 'episodio dell 'arca in ISam 6,5). Dalla somiglianza di questi due passi antichi si pu concludere che gi in un periodo antico era viva in
Israele una concezione secondo la quale il peso, la
dignit o la stima di Jahwe (kiJbiid non pu qui essere reso esattamente nella trad uzione) potevano
essere offesi e bisog nava preoccuparsi di rendere a
lui l'o nore dov uto, med iante un'azione che fosse
adeguata alla situazione. Quest'uso ricorre poi nei
profeti . Isaia, volendo moti va re un giudi zio che
annuncia cont ro Gerusalemme, dice (3,8): la
loro lingua e le loro azioni so no contro Jahwe, per
addolorare gli occh i dell a sua maest . la stessa
concezione: la stima di Jahwe viene offesa da un
determ inato comportamento. Va notato che in
base a questo passo l' uso di kiJbiid in Isaia pu essere ritenuto autenticamente israel itico. Tale uso
si ri trova anche in Ger 13 ,16: rendete kiJbod a
Jahwe vost ro Dio, prima che venga l'oscurit ;
cosi pure nel profeta Malac hi a: e se io sono un
padre, dov' il mio onore? ( Mal I ,6; inoltre 2,2
... e non vi preocc upate di rendere onore al mio
nome ; cfr. anche Prov 25,2 in contesto sapienziale). Quest' uso si ebbe dunque dal periodo pi
antico fin o a quello postesilico; esso corri sponde a
quello che si trova nell 'a mbito delle relazioni
umane, e non c' alcun motivo di pensare ad un
influsso extraisraelitico.
analogo ad esso un altro uso in cui kiJbOd designa ancora la rilevanza di Dio, e si rich iede perci
di tributare kiJbiJd a Jahwe, ma questa dimostrazione di onore non deve verificarsi con un'azione,
bensi con l'omaggio cultuale, in particolare col riconoscere Dio in quanto tale nell a lode divina.
Cosi nel sa lmo 29: rendete a Dio onore e potenza (v. I Sal 96,7 ICron 16,28; V. 2 e par. :
rendete a Jahwe l'onore del suo nome ). kabod
in realt una parola chi ave nel Sal 29: v. 3b il
Dio della gloria tuona e v. 9b ... e nel suo tempio tutto acclama kabiid (a llusi one a Is 6,3). La
differenza rispetto al gruppo precedente consiste
soprattutto nel fatto che nelle frasi all'imperativo
dei vV. I e 2 traduciamo onore , mentre l'epiteto divino 'et hakkiJbOd v. 3 va tradotto Dio
dell a gloria . kiJbiid quindi in questo salmo in:
elude ambedue le concezioni. Inoltre il kiJbOcl di
Dio viene qui posto in relazione non solo con gli
uomini ma anche con la creazione: il Dio della
gloria t~ona , cfr. vv. 4-9. chiaro da tempo che
Israele ha preso il Sal 29 da un ambiente cananeo,
o perlomeno chi aro che il salmo ha una preistoria cananea. Si ha qui all ora un uso ca naneo del
termine kiJbiid, in cui la rileva nza di un Dio veni va vista soprattutto nel suo influsso sulla natura. Nel culto viene reso onore alla maest di
questo Dio; egli viene riconosciuto nell a sua maest. Ora , vero che il Sal 29 l' unico testo dell' AT
in cui il kiJbiid di Dio si manifesta cosi immediatamente ed espressamente in un evento natu rale,

694

ma il fatto che nel cu lto venga tributato onore all a


maest di Dio (e che si esorti a farlo) corrisponde
in pieno alla concezione israelitica, e perci si incontra spesso (p.e. Sal 66,2 cantate alla gloria del
suo nome ; altri passi vd. st.). Tutti questi passi potrebbero essere paralleli a quelli del primo gruppo,
ma qui il rendere onore non consiste in un'azione,
bensi in un dire o in un cantare, nel riconoscere
l'onore di Dio nella onoranza liturgica.
Alcu ni salmi rivelano tUliavia che la concezione cananea
del kabod del Sal 29, secondo cui il kiJbod si mani resta
soprallullo in renomeni naturali come la tempesta, esercit il suo inOusso anche in seguito. Come in Sal 29, cos
anche in Sal 24,7- 10 kiJbOd diventa una parola chiave,
che ricorre nei v. 7.8.9 e due volte nel v. IO, tuttavia
sempre nella catena costrutta mrRlrRk hakkiJbod. Questa
designazione lascia supporre che il salmo appartenga al
culto del tempio di Gerusalemme, che ha conservato
elementi del culto cananeo. Un'ulteriore corrispondenza
con il Sal 29 si ha nel ratto che i vV . 1-2 parlano del Creatore e del suo dominio sulla creazione. Come nel Sal 29,
cos anche nel Sal 24 kiJbod ha pi il senso di maest "
che di onore ; perci viene giustamente tradollo in
genere con re della gloria . Lo stesso significato e le
stesse allusioni si trovano in Sal 19,2, dove il kiJbod ancora unito all'azione del Creatore, e nel ritornello di Sal
57,6. 12 innalza al di sopra del cielo, o Dio, e al di sopra
di tulla la terra il tuo kiJbOd , che mal si accorda con la
lamentazione individuale e sembra essere un elemento
autonomo che viene usato in questo salmo (crr. anche
Sal 108,6).
A questo passi si avvicina Is 6,3; piena tutta la terra
del suo kiJbod . Dell'estensione a tutta la terra parla anche Sal 57,6 (crr. 97,6); vi si allude in 19,2. Il luogo a partire dal quale il kiJbod si diffonde su tulla la terra il
tempio (possiamo lasciare in sospeso qui la quest ione se
si tralli del tempio terreno o di quello celeste). Si tralla
della maest di Dio, che viene onorata nel tempio , mentre ci si immagina Jahwe sedente sul trono. Si deve
quindi supporre che questa rrase della vocazione di Isaia
sia collegata alle trad izioni del tempio di Gerusalemme,
nelle qual i riecheggia una concezione preisraelitica e cananea del kiJbod di El. Cos intende anche Rendtorrr,
KuD Beihert I, ' 1965, 31 : Nella concezione pi antica,
risalente alla tradizione del tempio di Gerusalemme, veni va celebrato il kiJbod di Jahwe, che compare visibilmente a tUlii gli uomini; esso quell'aspetto dell'agire di
Jahwe che l'uomo pu conoscere, e nel quale egli stesso
di venta visibile nella sua potenza . Se per ricordiamo
quanto si dellOa proposito di Is 3,8, si ha allora in Isaia
un uso di kiJbod autenticamente israelitico e un uso inOuenzato dall'ambiente cananeo; questo senso genuinamente israelitico si pu quindi avvertire anche in Is 6,3.
Questo vale sostanzialmente anche per l' uso preesi lico del termine. Due sono le linee che convergono qui: la prima consiste in un uso pi antico
specificamente israelitico, in cui kiIbiid signifi ca la
rilevanza di Jahwe, che deve essere rispettata, soprattutto con il modo di agi re. Quest' uso dura fino
al periodo postesilico. L'altra linea un modo di
parlare tipicamente liturgico del kabiid di Jahwe,
che risale ad una concezione preisraelitica ca nanea
del kiIbiid di El, con cui si celebra in particolare il
suo manifestarsi nei fenomeni naturali. A questo
proposito Rendtorff, I.c. , 28 n. 33 , dice: El re
nel panteon cananeo; cfr. anche Sal 29, IOb.
695

Per 29,2 cfr. i test i ugaritici , nei qual i kbd ... una
delle forme pi usate con cui si mani festa il timore riverenziale davanti al trono di El (cfr. Gordon, Ugaritic Manual, testo 49,1,10; 51,IV,26)
come pure di fronte ad altri dei (51 ,VIll ,28s.;
2Aqht V,20,30; ' nt 111 ,7; VI,20) . Cfr. al riguardo
W.H.Schmidt , Ktinigtum Gottes in Ugarit und
Israel, ' 1966, 25s.; Wildberger, BK X,249s. Tuttavia quando nell'A T si parla del kiIbiid di Jahwe
queste due linee sono cosi strettamente unite tra
loro che non pi possibile, nella maggior parte
dei casi , ricollegarsi chiaramente ad una sola di
esse. R.Rendtorff fa notare anche che la linea specifi camente israelit ica chiara nell a misura in cui
la stori a viene vista come l'ambito specifico in cui
ag isce il kiIbiid, come mostra p.e. il parallelismo
singolare di Sal 97 ,6; i cieli annunciano il suo
~d!d(pq , e tutti i popoli vedono il suo kiIbiid . Si
possono tuttav ia distinguere gruppi , in cui prevale
l' una o l'al tra linea; in un primo gruppo ( I) kiIbiid
si riferisce particol armente all'azione nella storia,
in un secondo (2) si parl a magg iormente della gloria celebrata nel culto.
( I) Sal 115,1: non a noi, Jahwe, non a noi , ma al tuo
nome rendi onore . La rrase viene pron unciata mentre
si in voca l'intervento di Dio con una lamentazione collettiva (rortemente trasrormata); si intende invocare l'in tervento liberatore di Dio per amore del suo onore. Il suo
kabod si rende mani resto nell'intervento liberatore a ravore del suo popolo, come nella lamentazione collettiva
di Sal 79,9; aiutaci, Dio della nostra salvezza, per
amore dell'onore del tuo nome . c rr. nel Deuteroisaia
passi come Is 42 ,8 e non cedo a nessun altro il mio
onore ; crr. 48,11 ; 43,7 l'ho creato per il mio onore .
Appartiene a questo gruppo anche la rrase che si trova in
un giudizio annunziato da Geremia: il mio popolo ha
scambiato il suo onore con un essere inutile" (Ger
2,11 ), la quale ricorre anche in Os 4,7 ed ripresa in Sal
10620. Jahwe l'onore di Israele, in quanto questi puo
glo~iarsi di se stesso; tUliavia allo stesso tempo l'agire di
Dio per il suo popolo una dimostrazione del suo kabod.
(2) Per la celebrazione cultuale del kabod di Jahwe sono
significativi alcuni passi dei salmi, come Sal 138,5: pOi:
ch grande il kiJbod di Jahwe , oppure Sal 145,5: esSI
cantano lo splendore glorioso del tuo kabod , crr. V. Il
e 12. Questi passi rich iamano chiaramente la concezione
preisraelitica del kiJbod del Dio che troneggia nel suo
santuario. In Sal 26,8 il tempio viene nominato espressamente: la dimora della tua casa, il luogo ave abita il
tuo kabod , crr. 63,3. Il termine ricorre anche nei salmi
della regalit di Jahwe: S'dI 96,3 = ICron 16,24 narrate
tra i popoli la sua gloria e Sal 97,6 (vd. sp.). Esso puo
esprimere in genere anche la maest di Dio, come in Sal
11 34: Jahwe eccelso sopra tutt i I popoli e sopra I Cieli
la' sua gloria (cos anche nella dossologia tardiva di
Sal 72,9 e in Neem 9,5). Al tri passi sono Sal 66,2; 79,9;
104,31; crr. Is 42,12.
d) In un gruppo numeroso di passi il mani festarsi
del kiIbOd viene atteso per il futuro o annunci ato
per il futuro . Questo gruppo di passi si. fonda sull a
concezione che il kiIbod di Dto St mantfesta
nell'agi re storico, il quale tuttav ia si r ea li zzer nel
futuro . Si incontra anche qUt una sene di passt che
mostrano un chiaro influsso dell'a lt ra concezione,
'~::l k~d ESSERE PESANTE

696

quella della glori a venerat a nel tempio. n passo


particolarmente pregnante Is 40 ,5 . In 40 ,3-4 con
l'imm agine della v ia che viene appi anata si decrive l' int ervento di Dio, che deve rendere po sibil e al popolo di Di o il ritorno in pa tri a; e propri o
qui si m anife ter il kbOd di Jahwe, ed ogni
carne lo vedr . glh ni. di vent are manifesto
non significa qui che qualco a che prim a era occulto divent a vi sibile, ma che un avve nimento si
volger sott o gli occhi di tutti . La ril evanza di
Di o non era ri conoscibile nella si tuazione di abbattimento in cui i trovava I raele in esilio; co n la
sua liberazione essa diventa nu ovamente riconoscibile, e davanti a tutto il mondo. kbd inteso
quindi in Is 40,5 in un contesto del tutt o sto rico;
cosi pure in 42 ,8 e 43,7 (vd. p.), solo che qui si
pensa di pi al rinesso di questa ril eva nza, per cui
il term ine va tradotto qui con onore (come anche in 42 ,12, che parl a del ricono cere questo agi re
di Dio).
Nel Tritoi saia per il term ine ha un 'a ltra risonanza. In Is 60 ,1 ., dove kbd in parallelo co n
', luce , si ha una sfumatura del tutto nuova:
l'apparire del kbOd viene paragonato all'apparire
di una luce ( lo stesso parallelismo in Is 58 ,8). i
v. I e 2b i verbi che indicano venire e apparire ( =
sorgere di un a tro) sono tra loro intersca mbievoli
in una maniera del tutt o cara tteri sti ca ... L'a ntica
co ncezio ne dell 'epifani a, che pres uppone un venire reale di Jahwe, quasi sopraITatt a dall a rappresentazione del sorgere di un astro ( W estermann , ATD 19.284 .). In questo modo per kbd
assu me nel T ri toisaia un sig nificato a tratto e oggetti vante, che vie ne ulteriormente accentuato in
p ed Ez. Esso co mpare anche in 58,8 : il kbOd di
Jahwe ti seguir . Del ri conoscimento di questo
kbOd parlano 62 ,2 e tutti i re vedono il tuo kiibd e 59, 19 (similmente Is 35,2). M a mentre questo evento cui si riferisce il Tritoisaia i co mpie
ancora nella storia, Is 66 ,18s. < e i verranno ed
annuncera nno la mi a glori a fra i popoli ) rimanda
ad un avvenimento al di l della stori a presente;
qui il concetto di kbd compare nel contesto del
linguaggio apocalittico, e presuppone che Di o
venga a giudicare il mondo (v. 15). U n' idea simile
si trova in un'aggiunta tardiva al Sal 102 (v. 1423); anche qui si parl a del raduno dei popoli (v.
23), poich Jahwe ha ricostruito Sion e si mostrato nel suo kbd (v. 17) ... tutti i re della
terra temeranno il tuo kbd (v . 16). Va ricordato qui anche Ez 39 ,21 (cfr. v . 13).
In un gruppo di testi ta'r divi , i quali parl ano tutti
di un kbd futuro, si av verte l' innusso della co ncezione del kbd propri a dell a tradizione sacerdotale. In Is 4,5, un tardi vo oracolo di sa lvezza, si
parla dell' apparire di Jahwe in Sion , che trasforma
tutto; tale appari zione v iene descritta con i tratti
della teofania del Sinai , e poi si spiega: poich la
gloria di Jahwe protezione e riparo su tutto .
evidente l' innusso della concezione di P nell ' aggiunta tardiva di I Re 8,11 ; poich il kbd di
Jahwe riempiva la casa di Jahwe . Nell'unico
697

,:l:l kbd ESSERE PESA TE

pas o di Deut (5,24) ci i riferi sce retro pettivamente all 'evento del inai con le parole: ecco
Jahwe nostro Dio ci ha fa tto vedere la sua g l ori~
e la sua grandezza ; questo potrebbe essere un
linguaggio dei sa lm i , per anche possibil e qui un
innus o di P.
La pericope Es 33 ,18-23 i: molto controversa. Essa si
apre cosi : fammi dunque vedere il tuo kabd . Parai.
lelamente si ha al v. 19 kol-(libi tUlla la mia bellezza
e al v. 20 pallai il mio vallO , e poi al v. 22: se il mio
kabd passa ... l ). Nella preghiera di Masi: che chiede di
poter vedere Dio, i vocaboli kabod, (li b, pani //I hanno
soltanto il compito di morzare o di relativizzare la vi.
sione immediata di Dio, senza po sedere un significato
proprio. Secondo l'evoluzione del cancella che abbiamo
qui presentalO da escl udere che questa pericope apparo
tenga ad una delle fonti antiche, J oppure E. Si tratta di
un'aggiunta tard iva che ha di mira l'esaitazionedi Mos,
di cui bisogna sOllol i neare la singolare relazione con Dio.

e) kbd ricorre 13x nell a tradi zione sacerdotale


(k' bd Jh wh 12x , inoltre Es 29,43 k ebodi), a cui
va nno aggiunti quatt ro passi che usano il verbo
con significato teologico. ell a trad izione sacerdotale kbd acq ui sta un sig nifi cato di notevole importanza; si tra tta di un concetto caratteristico
dell a teolog ia di P, in quanto termine fisso
nell 'espress ione k"bd Jh wh. Quest' ultima ricorre
in P in due diversi conte ti : ( I ) in pas i che si ri
collega no all 'evento del Sinai , nei quali si vuoi
dare un fond amento al cu lto (Es 24,16.17;
40,34.35 ; Lev 9,6.23 , cfr. v. 4b.24; inoltre come
svil uppo secondario Es 29,43); (2) in racconti di
avveniment i accadut i durante la peregrinazione
nel deserto (Es 16,7.10; Num 14 ,10; 16,19; 17,7;
20,6; inoltre gli vi luppi secondari um 14,21.22);
a ci i deve aggi ungere (3) il verbo kbd ni .: Jahwe
i m ostra glorioso nell 'agire storico ( Es 14,4.17. 18;
Lev 10,3).
( I ) L' uso di k' bd Jh lVh nei tre passi Es 24 ,15b1 8;
40,34-35 e Lev 9 assoc iato ad /11/0 serie di eventi.
Essa inizia co n la menzione di un luogo, il monte
Sinai , e narra l'arrivo del popolo al monte Sinai
(Es 19,1.2a). Il Sinai ha qui due fun zioni : i: una
tappa dell a peregri nazione di Israele, ed i: un
monte sacro. L' arri vo al Sinai i: un atto storico, il
monte acro fondamento del culto. Tutto quello
che ora segue si inquadra in ambedue le strutture,
quella di ci che accade per la prima ed unica volta
e quella di ci che perdura . Il per la prima volta
viene indicato con l'evento del kbd; si caratte
ri zza cosi l'evento particolare dell a fondazione e
dell a autenticazione del culto (COSi anche RendtorIT, I.c., 30s.). (a) P designa con kbd la maest
del Di o che Israele ha incontrato per la pnma
volta in cim a al monte. Es 24, 15- 18 i: la presentazione dell 'evento si naitico seco ndo P, parallela a
Es 19 (J ed E). kbd ottolinea la particolarit di
que t'evento rispetto a tutto ci che in precedenza
era successo ad Israele o a cui quest' ultimo era andato incontro. successo un tempo sul Sinai ci
che da all ora in poi v iene indicato come ri vela~
zione del k' bd Jh lVh . ( b) Questo procedimento SI
698

proponeva di presentare un di scorso di Di o ad


Israele. La novit di questo discor o consiste nel
fatto che si tratta di un parl are particolare, in un
luogo sacro durante un tempo sacro. Ci esige un
mediatore, il quale soltanto si accosta al luogo sacro , e medi ante il quale tale discorso viene comunicato al popolo. Su questo fatto vengono fondate
le sirutture fondamentali dell'evento sacro (cultuale). (c) Il di corso che viene fatto dal luogo sacro consiste nell 'affidare a M os , e medi ante lui al
popolo, il compito di costruire la tenda del convegno (Es 25 ,l ss.). Dopo che essa i: costruita, il k'bOd
JhlVh riempie la dimora; in tal modo v iene confermata per Israele la santit del luogo sacro (Es
40,34-35). (d) Il luogo sacro rende possibile
l'azione sacra. L' incarico spetta nuovamente a
Mosi:, e ancora una volta quando esso viene
adempiuto l'apparizione del k' bd JhlVh conferma
l'azione sacra che si compiuta. In tal modo costituito e sa nzionato l'atto cultuale, che ora deve
restare valido per Israele ( Lev 9).
(2) I testi Es 16 ( manna), N um 14 (pa rzialmente
P; i messaggeri ), Num 17,6 -15 (ribellione per lo
sterminio di Core) e um 20, 1-13 (l 'acqua della
discordia), i quali descrivono avvenimenti dell a
peregrinazione nel deserto , sono molto simili nelle
loro seq uenze: I ) occasione, Il) locali zzazione
nell a tenda del convegno, III) appari zione del
k' bd Jh lVh , IV) parola di Jahwe a Mosi:,
V ) un'azione di Jahwe. In tutti questi testi l'appari zione del k' bd Jh wh occupa un posto centrale,
operando un mutamento in una si tuazione pericolosa. Nei punti Il , III e IV la struttura dell 'evento
i: ripresa da Es 24,15- 18. La struttura della rivelazione attraverso la parola viene utili zzata da P per
configurare la rivelazione attraverso l'azione. Si
tratta ogni volta di un interve nto di Dio nella storia. In tal modo P in grado di mostrare che
l' unica rivelazione fondamentale di Dio caratteri zza tutti gli eventi successivi . M ediante il concetto di k' bd Jhwh P ricollega gli eventi che si
susseguono durante la peregrinazione nel deserto
all 'evento originario del Sinai . In tal modo per P
il k ebd Jh wh era qualcosa che poteva venir percepito in uguale misura in ambedue le form e con cui
si manifestava l'evento, quell a cultuale e quella
storica: si tratta sempre dell a m aest con cui Dio
rivela se stesso. Con k' bd Jhwh si intende non
l'apparizione della luce o del fuoco in quanto tali
(cosi Elliger, HAT 4, 131 ; G . von Rad , ThW Il ,243
= GLNT Il ,1365s. ; Zimmerli , BK X III ,57 , ecc.),
ma la maest di Dio che si pu incontrare ovunque. In Es 24,15-18 il v. 17, che parla della comparsa della luce, una parentesi; l'avvenimento ha
senso compiuto anche senza di essa.
(3) Solo a questo significato corrisponde l' uso verbale in Es 14 ,4 cosi mi voglio mostrare glorioso
al faraone e a tutto il suo esercito ( inoltre v .
17. 18; cfr. Lev 10,3).
L'importanza dell 'assunzione del concetto di
kbd da parte di P sta nell ' unire il nome di Jahwe

con gli elementi fondamentali dell'evento


sacro , il luogo sacro , il tempo sacro, il mediatore
dell a santit, cosa che in Israele non si era mai
reali zzata prima dell 'evento del Sinai (Es 24,15\8 ), e che riceve espressione linguistica nell a formul a in stato cost rutto k' bd Jh wh (su tutto il paragrafo cfr. C. Westermann , Die Herrlichkeit Gotte in der Priesterschrift , FS Eichrodt 1970, 227 249).

f) In Ezechiele kabd ricorre solo in pochi contesti


limitati , dove per in genere ripetuto pi volte:
( \ ) al termine della vi sione di vocazione Ez 1,28 ,
inoltre quando termina il conferimento dell'incarico in 3,23, dove si fa ri ferim ento a 1,28 ; (2) in
Ez 8- 11 quando si parla dell' abba ndono del tempio , e (3) in Ez 43-44 al ritorno nel tempio. I due
ultimi gruppi di passi sono molto affi ni tra loro.
In Ez 8,1-3 Ezechi ele viene portato in visione alla
pona del cortile del tempio, ed ecco l c'era il kbd del Dio d' Israele, cosi come ... (si rimanda a
I ,28) (v. 4). Ez 10,4 narra che i I kbd si leva sopra il cherubino accanto all a soglia del tempi o,
finch l'atrio divenne pieno dello splendore del
kbd . In 10,18. 19 il kbd si allontana dalla sogli a del tempi o, e in 10,22-23 lascia la citt. In 43 ,2
il kbd torna da oriente , e il suo frastuono era
come il frastuono di acqua abbondante e il paese
riful geva per il suo kabd ; in 43 ,4 il kabOd rientra
nel tempio , ed ecco , il tempio era pieno del kabd di Jahwe (v. 5; cosi anche in 44 ,4).
La concezione che qui si rispecchi a uguale a
quella di P: il kbd la maest di Dio, con la
quale egli appare agli uomini ( 1,28 ; 3,23; 8,4), ma
che ha il suo posto propri o nel tempi o; in quanto
sta sui cherubini il kabd la maest di Dio che
troneggia nel tempi o (9 ,3; 10,4; Il ,22). L' uso che
Ezechiele fa del termine i: particol are per il fatto
che proprio questa maest di Dio che troneggia nel
suo tempio diventa quasi un essere a s stante e lascia il tempio, cosi come pi tardi vi fa ritorno.
Questa parti colarit si fonda in Ezec hiele su lla
connuenza tra il linguaggio profetico e il linguaggio sacerdotale; una profonda rielaborazione teologica del co ntras to esistente tra l'annuncio profetico del giudizio sul tempio di Gerusalemme e la
teologia del santuario, in cui la maest di Dio sul
trono strettamente legata al sa ntuan o stesso. Il
profeta ha visto l'all ontanarsi di Jahwe dal suo
sa ntuario e con ci il compiersi del giudi zio sulla
citt (Zi mmerli , BK XIII ,234, commento a
Il ,23). Con questa rappresentazione si ottiene che
quando si compie il giudi zio su Gerusalemme, che
Ezechiele stesso aveva annunCiato, non viene 111taccata la maest di Dio che troneggia nel tempi o,
perch essa ha in precedenza abbandonato il tempi o e la citt. Quando verr edificato il nuovo santuario la maest di Dio pu farvi ritorno, senza
essere' stata toccata dal giudi zio su l tempio.
A ci si ricollega un'altra particolarit . La forma
con la quale si rappresenta la partenza ed il ritorno
del kbd i: la stessa che compare nell a deSCf1Zlone

,:l::l

kbd ESSERE PESANTE

700

dell a visio ne. Il profeta vie ne ra pito in estasi (8, 13) e vede com e il kabod a bba ndo na il te mpio. In
questa presentazio ne il kabod stesso d iventa perci u n fe no me no visibile (8,4 ; 10 ,4; 43,2 e la
terra nful geva pe r il suo kabod ; 43,5). Vie ne qu i
ripresa la concezione pi a ntica di P, secondo cui
in determinati mo me nti c ulmina nti dell a celebrazione c ultuale il tempio si rie m pie del kabod di
Ja hwe ( 10 ,4b; 43,5); q uesta co ncezione tuttav ia
un po' in contrasto con quell a di Ezechiele, secondo la quale il kabOd di Ja hwe si most ra a q ualcuno (8,4).
Quest' ultim a concezione de te rmina nte pe r l'uso
di kabOd in Ez 1-3, nell a vocazio ne e ne l confe rime nto dell ' incarico al profeta. Qui kabod ha un altro senso ed un'altra fun zio ne; in 1,28 e in 3,23 si
descri ve una teofani a nei suo i tre mo me nti : ( I )
appa rizione , (2) prostrazione , (3) discorso pro nunciato da colui c he appare. Tutto q ueslO paralle lo
a Is 6 (sebbe ne ivi kabOd sia usalO in senso un po'
diverso) e si inserisce nella na rrazione della vocazione profetica. Ez tuttav ia va o ltre Is 6 in qua nto
il kabOd d iventa a nche qui una specie di essere a
s sta nte, q uasi un' ipostasi di Dio: la maest di
Dio rappresent a Dio stesso. Questa fa tto e il genere d i a ppan zlOne (ossia un'appa ri zio ne lumi nosa , come mostra 1,27 rispetto al v. 28) collega no
tra loro l' uso di Ez 1-3 e que ll o d i 8-11 e 43-44.
kabOd in qua nto a ppa rizio ne luminosa no n quindi la concezione fo nda me nta le, ma la rielaborazione operata da Ezechiele. In lui pe r la prima
volta il kabOd che rappresenta Dio di venta una
realt aUlOno ma, che appare in m ezzo allo sple ndore di luce.

51

Per l' innusso delle concezio ni de ll ' A T sul


giudaismo e sul NT cfr. J .Schneider Doxa 1932'
H.Kittel, Die He rrlichkei t G ottes, 1934; H .Kittel -':
G . von Rad , a rt. ooxc,), ThW Il , 235-258 (=
G LNT Il ,1343- 1404 ); J .Schneide r, a rt .n!-,-~, ThW
VIII , 170-1 82; S.Aale n, a rt . Ehre, ThBNT I 204210.
C. Wester';"ann

7'~

kim ni . STARE SALDO

Il I te rmini de ri vati d alla radice kim in quasi


tutte le hngue sem . (cfr. Be rgstr. Einf. 187) ind icano, in tutto qua nto il loro ca mpo sema ntico c he
straordina riamente ristretto , l'essere stabile
vero , giuslO e l'esiste re (cfr. -'mn 1/7, -hjh ~
-i}zq).
Cfr. acc. kallu essere/diveni re durat uro, vero , fedele
(A Hw 438-440), ug. kll essere (coniugazione L klln
[are, creare ; WUS nr. 1335; UT nr. 1213), fen. pun.
kUIl qal. essere (DI SO 11 7), nell 'aram. tardivo p.e.
aram. glud. kwn pa. raddrizzare ( Dalman 194b; cfr.
LS 32 Is.; Drower-Macuch 207s.), arabo kima essere
accadere ,) ( WKAS 1,45 1-473), et. kona essere, acca:
dere (Dilimann 861 -865; W.Leslau, Hebrew Cognates in
70 l

1;:) killl ni . STARE SA LDO

Amharic, 1969 , 46). I termini semit ici che si possono far


denvare dal gruppo consonantico kn con l'introduzioned'
una vocale lunga mtermedia, sono in numero considere~
vole, che aumenta ancora di pi se si incl udono le forme
~:conda n e e le rad iCI probabilmente amni come knn (ebr.
kell base, stallo , luogo, posto ), -kll (ebr. abitare ),
- tkll (ebr. pl. coll ocare saldamente ).
Nell ' A T ha nno ' pa rticola re impo rtanza le coniugazioni verbali atti ve po lel collocare saldamente
fo nda re, a ncora re , assicura re e hi . allestire'
procaccia re , pre pa rare, ordinare e anche il ni '
pi stativo che passivo, essere 'saldo vero si:
curo . L'aggettivo verbale kn sald'o , gi~sto,
vero (d e n vato d a un qal altrime nti inusitato, cfr.
KBL 442 ) me no frequ e nte, e va distinto dalla
pa rticell a esplicati va usata spesso (anche
nell ' a ram . pi a ntico) ken cosi (lakn perci , 'al-kn per questo motivo , aram. bibI.
kn e kenema cosi ), la quale deri va da un elem e nto dimostrati vo k. Coniugazioni verbali passive sono assai poco attestate: po lal (Ez 28, 13 txt?,
cfr. Zimme rli , BK XIII ,675; Sal 37,23 txt?, cfr.
Kra us, BK XV,28 7), ho. e hitpol. (in senso rinessivo e rigersi , m ostrarsi stabilmente fond ato ). Sosta nt iv i d e riva ti medi ante prefissi sono:
makon dimora , mekona dimora (sacra)>>
( Zacc 5,11 ; Esd 3 ,3; cfr. ug. mknt) e telaio, carrello (IRe 7,27-43 ecc .; cfr. G .Fohrer, BHH
Il ,944 ; Noth , BK IXII , 156ss.) e tekima dimora
abitazione ( Giob 23 ,3), arredamento, equipag:
gl3me nto ( Ez 43, 11 ; Nah 2,10).
I nomi personal i vengono formati sulla base del poI. e
dell' hi. (con forme secondarie che presuppongono kun
qal e klln qal, cfr. Noth , IP 179.202): KOIlG/yallll, K' nanj o(hli), K"noni e Jehojakin , J6jakin, Jakin, J'konja(hu) ,
KOlljahu; cfr. inoltre NiJkiJ/l (2Sam 6,6; cfr. Rudolph,
HAT 21,11 2 per I Cron 13,9) e il nome di luogo M ' kon
(Neem Il ,28). Per le analogie acc., amor. , ug. e fen. cfr.
Stamm , AN 356b; Huffmon 22 Is.; Grondahl1 53; Harris
110.

21

Le tre de rivazio ni pi importanti dalla rad ice

kim si incontra no ne ll' A T distribuite un po' ovunque in uguale misura. Il ni . ricorre 66x (escI. Giob
12,5 nakon colpo , d a nkh hi . colpire ; manca
del tutto -escI. Deut 13 ,15; 17,4 - nei testi legislativi e si concentra maggiorme nte in Sal [1 8x[,
Prov [II x J e Giob [5x)), il poI. 29x (Sal 17x, specialme nte negli inni in affe rmazioni che si riferiscono alla c reazio ne), l' hi. IlOx (incl. 2Cron
35 ,4Q; la freque nza in 2C ro n [23x J e ICron [20x]
si spiega facilme nte col fa tto che secondo l'opinione del C ronista bisogna che si lavori a lungo
per pre parare e condurre a te rmine la costruzione
del te mpio: I C ron 22; 29; 2Cron 1-3 contengono
kUn hi . 15x, 2C ron 35, soprattutto nel contesto
della pre parazione dell a pasqua, altre 6x). Il polal
rico rre 2x (vd . sp.), l' ho. 6x, l' hitpol. 4x, m akon
17x, m' kona 25 x (di cui 15x in I Re 7,27-43), tekitna 3x (vd . sp.), Un 24x (secondo Lis. 684b).
Per ken cos restano quindi 340 ricorrenze (Es 40x , !s
26x , Num 24x, Ger 22x , Gen 21x), cui si aggiu ngono la702

kell 200x ( Ez 63x , Ger 55x , Is 27x , profeti minori 21x,


2Re e Giob 6x) e 'al-ken 155x (Gen e Is 22x , Ger 15x, Sal
13x); aram . bi bI. ken 8x e kenema 5x.

31

a) kLin ni. signifi ca essere saldo, essere saldamente fo ndalO , a ncorato in modo concreto
(Gi ud 16 ,26.29 tetti o mura che pogg iano su colon ne; Ez 16 ,7 sen i d i una ragazza; Is 2,2 e Sal 93 ,1
le mo ntag ne e la piattaform a terrestre).
L'espressione la terra salda (tikkon ), non pu vacillare (Sal 93, 1; 96,10 = ICron 16,30) non deve essere
corrella - proprio in contesto inn ico ' - in tikkel1 ... (tkll
pi.) egli ha fo ndato la terra , secondo Sal 75 ,4; si confromi quanto si affe rma sulla monlagna di Dio negl i
inni : Sal 48 ,3; 68 ,16; Is 2,2.
In modo si mile a nche cose astratte possono essere
rese salde e quindi conferm ate , gara ntite : la
continuazione della fa m iglia (Giob 2 1,8); il carattere dell ' uo mo (Sal 5 1, 12); il dom inio del re ( I Sam
20,3 1; 2Sam 7, 16.26); il giorno luminoso (Os 6 ,3;
Prov 4, 18); l'annuncio d i u n sog no (Ge n 4 1,32);
u n'accusa ( De ut 13, 15). Negli ult imi due passi si
tratta d i vedere se salda u na cosa ( = nakon
haddabar), c he potrebbe essere mollO incerta. Cosi
anche in ISa m 23 ,23, dove Saul d ice: IOrnate da
me a ppe na sapete q ualcosa di certo ('cel nakon
in base a ci c he stalO accertalO) .
Dall a concezio ne secondo la quale una cosa fatta
come si deve necessita di un suo fondame n to , deriva no alcun i modi di esprimersi : nekona ( parI.
fem . ni.) la cosa giusta, che si pro nuncia
(Sal 5, 10; Giob 42,7s.); essa ha consiste nza ( Prov
12,19 rikkon). Noi d icia mo: cosi non va , ment re
l'ebreo d ice: no n giusto (nakon) fa re cosi
(Es 8,22). La via d ell a vit a pu essere retta, dete rminata (Sal 11 9 ,5; Prov 4,26). C i che uno si
propone ( Prov 16,3 ; 20, 18), oppu re le azio ni
cultuali (2Cron 29 ,35 ; 35,10) debbo no essere al
loro posto.

l! significato dell'aggellivo verbale kel1 va collocato in


questa prospelli va. La sua identifi cazione sempre stata
difficile: cfr. GB con KBL e Lis.; gi i LXX hanno interpretato erroneamente alcuni passi secondo il pi corrente kn = O'JTW cosi (cfr . Gios 2,4; 2Re 7,9; 17,9;
Ger 8,6; 23 ,10). L'aggell ivo significa stabile (Prov
I l ,19), vero (Num 27 ,7; 36,5), giusto (Giud 12,6),
rello (Gen 42, 11.1 9.31.33 .34, al plur.), ment re kell
cosi in quanto collegamento si ntallico pu assumere
qualsiasi fu nzione deittica.

C i c he fermo o fi sso, pu anche svi luppare


un'azione che gli propria; kitn ni . pu q uindi signi fi care a nche sta r pronto l). La sciagura
pronta ad abbatte rsi sul malvagio (G iob 18,12; cfr.
Sal 38, 18; Giob 15,23 ; Prov 19 ,29). L'aiuto pu essere a portata d i ma no (Sal 89,22). Si rivolge l'atte nzio ne (- Ieb) a q ualcosa (Sal 57 ,8; 78 ,37; 108,2;
11 2,7), ossia si pronti ad intrapre nde re ci a cui
gi si ri volta l'atte nzio ne. L'esortazio ne a prepararsi pu quindi essere implici ta nelle parole wehajLi nekoni m l' (Es 19 ,11.1 5; cfr. Es 34,2; G ios 8,4),
oppu re pu essere espressa con l' imp. hikkol1 (Am
4,12; Ez 38 ,7).
703

b) Il polel afferma che qualcuno prod uce la si tuazione di stabilit. Si pone qui in evide nza l'aspetto
dell 'attiv it ma nua le, q ua ndo si tratta della fondazione o della ricost ruzione di edifici e di ci tt (ls
62 ,7; Ab 2, 12; Sal 48 ,9; per le affermazioni sulla
creazio ne che fan no parte di questo contesto vd.
SI. 4a), oppure quando si e rige un oggetto ( pesa nte) (Sal 9,8 il trono regale d i Jahwe). Natural me nte c' u no stare saldo a nche in senso traslato , e in vari modi. kLin poI. b~ significa porre
la frecc ia sull a co rda (Sal 7, 13; Il ,2), e usato
senza oggetto vuo i d ire mira re (Sal 2 1,13).
Jah we pu re nde re stabili i passi di u n uo mo
(Sal 40,3) oppu re rimette re in pied i un terri torio
(Sal 68 ,10). Ci si pu prefi ggere di far qualcosa
(kLin poI. + inf. con
Is 5 1, 13; G iob 8,8 , cfr.
M.Dahood , Bi bl 46 , 1965 , 329).

r:

c) Il significato dell' h i. ampio e pi atte nualO.


Se usato senza oggetto, quest' ultimo lo si deduce
chi ara me nte dall a si tuazione, cfr. Ge n 43 , 16.
In Gios 3,171'inf. assol. usato semplicemente con funzione ausiliare: stettero ... fe rmi (hakll) ) (= si fermarono ~ in Gios 4,3 il verbo va omesso in quanto ditto-

grafia). In Sal 68 ,11 significa la distribuzione o la preparazione del cibo, cfr. Sal 65 ,10. In
Giob 15,35 il malvagio prepara l'inganno (par. genera ); in Gi ud 12,6 jakin va corrello probabi lmente in jakol.
Pi volte si tratta dell a pre parazio ne di oggett i o di
mate ri ali (i n genere kLin hi. con accuso e le): pe r la
costruzio ne del tem pio ( I Re 5,3 2; vd . sp. 2), pe r
i pasti (Es 16 ,5; Sal 78,20; Giob 38,41 ; Prov 6,8);
si preparano regali (Gen 43 ,5), a nimali sacrificaii
(Nu m 23 , 1), arm i (Ez 7, 14; Nah 2,4; Sal 7,14),
st rume nti di caccia (Sal 57 ,7 ), pioggia (Sal 147 ,8),
vestiti (Giob 27 , 16), fo rca (Est 6,4; 7, 10). Oppure
si tratta di portare a termi ne u n progetto, p.e. l'immagine di u n idolo (ls 40 ,20), il Sant o dei Santi
( I Re 6, 19) , l'a lta re (Esd 3,3 ). Quando si tratta di
am bie nti inte rni , il porta re a te rmi ne si riferisce
evidente me n te all 'a rreda me nto inte rno (2C ron
3 1,11 ; 35,20).
1 significati traslati incl udo no: ( I ) install are , ord inare (cfr. Ger 10 ,23 ; 5 1,12; Sal 65, 10; Prov
16,9 ; 21,29), (2) fi ssare, dete rm inare (cfr. Es
23 ,20; Deu t 19,3; Gios 4,4 ; 2Sa m 5, 12; IRe 2,24;
Sal 68 ,11 ; ICron 15,1.3. 12), (3) rinforzare, assicu rare (cfr. ISam 13 ,13; Is 9 ,6; Ge r 46 , 14; Sal
89,5: 2Cro n 17,5; affi nit con il polel ), (4) fa re
'
attenzione, indagare, cercare ( ISam 23 ,22 ; Esd
7, 10; 2Cron 12, 14; 19,3). L'espressio ne kill1 hi. libbo 'cel significa in origine ri volgere la propria attenzione a , cfr. l'espressio ne probabi lme nte ellittica d i ISam 23 ,22 , la frase sim ile k!in hi. panalV
volgere la faccia a (Ez 4,3 .7 ) e sopra in 3a kitn
ni. libbo . La formul a ass ume una con notazione
teologica.

41 Significati propria mente teologici compaiono


solo in espression i composte, non in singole fo rme
dell a rad ice kLin. Il linguaggio religioso ripre nde
11;:' kitll ni. STARE SALDO

704

qui i valori sema ntici sopra descritti e li sv iluppa


ulte riorme nte.

~T~ Izb

a) Nelle affe rmazioni sulla creazione alcune


form e del polel e dell'h i. di kim so no sinonime di
verbi che significano fa re e m odell are. Con konen
oppure hekin si inte nde sottolineare la stabilit e
la sicurezza dell 'ope ra. La terra sta salda (c fr. a nche sopra 3a kim ni .): Is 45,18 kim po I. accanto a
-jF, -'sh , -br'; Sal 24,2 accan to a --:jsd; Sal 11 9,90
accanto a - 'md; cfr. l' uso simile delle fo rme hi .:
Ge r 10 ,12; 33,2; 5 1,15; Sal 65,7. Il pe ricolo del caos
continua a sussiste re; Jahwe po ne le fo ndam e nt a
del m ondo contro le pote nze di struttrici , egli il
m eki n ( pa rI. hi .) del mondo (G e r 5 1,15; Sal 65,7).
Anche il cielo e gli astri sono saldi (Sal 8,4 poI. ;
74,16 hi. ; Prov 3, 19 poI. ; 8,27 hi .; nel caso de! sole
e della luna ci no n significa evide nte me nte essere immobile ,). E poich Israele collega stre ttame nte la sua stori a salv ifica alla creazio ne del
mondo, trov iamo non solo affe rmazioni sull' origine dell'uo mo (Sal 11 9,73 pol. ), ma a nche di
tutto il popolo ( Deut 32 ,6 poI. ; 2Sa m 7,24 poI. ,
lo scopo espresso con leka per te l~. Anche
la fond azio ne della citt di Sio n appartie ne
alla creazione e alla sto ria salvifica (Sal 48,9;
87,5) , come pure l'affe rmaz io ne generale tu
hai stabilito ci che retto ( mesarim > (Sal
99 ,4 poI. ; c' un richi am o alla m aat egizia na e
all' acc. kirru u m esaru diritto e giusti zia , cfr.
AHw 494s.659s.).

Il La radice *kcjb me ntire diffusa nel sem.


AI di fuo ri dell' ebr. si hanno nume rose attestazio ni in arabo (kcjb ; WKAS 1,90-100; M.A.Klopfe nstein , Die Liige nach de m AT , 1964, 179s.) e
in aram . (kdb pa.; nell 'aram . giud . anche kzd <
ebr. ; a ram . impe riale: DISO 11 5. 11 7; Klopfenstein , I. c., 180-1 82; a ram . bibl. kidba menzogna
Da n 2,9, KBL 1084; GenAp 2,6.7; sir. : LS 31 8a;
ma nd .: Drowe r-M acuch 203s.), talvolta come
prst. can . nell ' ace. delle lette re di Amarna (kazabu
Il me nt ire e kazbilfu me nzogna , AHw
467a).
In ebr. kzb compa re al q. (solo part. ) e al pi o mentire , al ni . dimostrarsi menzognero, essere
dimostrato colpevole di me nzogna , all'hi . ,( accusare qlcn . di m e nzogna, dimostrare la menzogna di qlc n. ; le forme nominali deri vate sono
kazab m e nzogna e ' akzab menzognero,
ingannatore , sosta nti vato torre nte ingannevole (Ge r 15, 18; Mi 1,14; Klopfenstein , I.c.,
243-25 2).

b) Con l'hi. si arri va quasi ad un te rmine tecnico


cultuale: kim hi ., quando si pa rl a dell a preparazione di sacrifici (N um 23, 1.29; Sof 1,7), non raggiunge tuttavia l'este nsione e l'autonomia di ' rk
allestire ( Lev 6 ,5; Sal 5,4; 23 ,5) oppure d i -'sh
inteso in senso tecnico cultuale (cfr. Gen 18 ,7;
Lev 6, 15; Giud 6 ,19; diverso l' uso di kunnu in
acc. , cfr. AHw 439s.). Soltanto in 112Cron kim hi.,
usato in genere con m olta freque nza, ha soppia ntato a nche il 'sh cultuale.

2/ kzb q. si trova I x (Sal 116,11), pi o 12x, ni . 2x


(Giob 41 ,1; Prov 30,6), hi . Ix (Giob 24,25), kazab
31 x ( Prov 9x , Ez 7x , Sal 6x), 'akzab 2x, aram. kidba I x. Le 50 attestazio ni si raggruppano soprattutto nell a triade Sal/ Giob/Prov da un lato (24x)
e nel co rpo pro fetico ( incl. Da n ) dall'altra (22x). I
quattro passi restanti sono: Num 23,19 e 2Re 4,16
pi ., Giud 16 ,10. 13 kazab.

c) C hi rivolge la sua me nte a Jahwe (kim hi .


libbo 'cel Jh wh, cosi la formul a completa , cfr.
lSam 7,3), in una posizione giusta nei confronti
del Di o d' Israele (I C ron 29, 18; 2C ron 30, 19).
L'espressio ne vie ne usata per anche pe r indicare
in part icolare la preghiera cultuale (Giob Il ,13,
come gesto di preghie ra .assiem e a ste nde re le
ma ni ); cfr. i rimproveri contro il popolo, che
non rivolge il suo cuore ( forma abbreviata in
Sal 78 ,8; cfr. 2Cron 20,33 ).

51

G li equivale nti greci dei te rmini del gruppo


kim e l'evoluzione del loro significato so no presentati nei rispetti vi a rticoli del T hW ; in pa rticolare
cfr. W .Grund ma nn , art . ETO~[J.O , ThW Il ,702-704
( = G LNT 111 ,101 5- 1024); W .Foerste r, art. XT (~ W,
ThW 111 ,999 -1 034, spec . 1008 ( = G LNT V ,1235 1330, spec. 1257s .); H .Preisker, art . 0p06, ThW
V,450 -453 ( = GLNT VIIl ,1259-1 266).
E. Gersfenbelger
705

:lt~

kzb MENT IRE

MENTIRE

Si han no inoltre i nomi di luogo 'akzib (Gios 15,44; Mi


1,14 in G iuda; Gios 19,29; G iud 1,31 in Aser), K'zib
(Gen 38 ,5) e Kozeba (I C ron 4 ,22), probabil mente
,( (l uogo che si trova vicino a un ) letto di un torrente ingan nevole (senz'acqua)) (Noth , HAT 7,142; KJopfenstein , I.c., 25 25.; per Gen 38 ,5 cfr. anche G. R.Driver, FS
Robert 1957 , 715.).

31

a) kzb q./ pi . viene usato 7x in modo assoluto , una volta regge esplicita me nte e due volte
implicitame nte un comple me nto oggetto (,( dare
ad inte nde re qualcosa a qualcuno Ez 13,19; MI
2 11 ' Sal 78 36) due volte regge una preposizione
(~on' e c~n
e la persona: me ntire a qlcn.,
ingannare qlcn . Sal 89,36; 2Re 4,16) e una volta si trova kzb pi o 'al pene, che corrisponde esattame nte al nostro me ntire in faccia a qualcuno
(Giob 6,28). Il no me kazab nei due terzi dei casi d ipende d a un verbum dicendi sive audiend I
(come accusati vo), o ppure dipe nde da un nom e n d ice ndi sive a udie ndi (come gemll vo o
come apposizione), cfr. il prospetto in Klopfenstei n, I.c., 2 10s.
La pre po nde ra nte dipe ndenza del nome kazab da
vocabol i di dire o di asco ltare, come gi il materiale ex trabiblico, conferm a il significato principale
dell a rad ice kzb: me ntire proferire parole menzogne re , dire il fa lso , no n dire le cose come
stanno . Da tale significato prima rio parte una

,e

be

706

linea di sviluppo c he, attraverso il significato essere nell ' ingiustizia ( in opposizio ne a ~dq q.,
Giob 34,5s.) , giunge a quello di essere infedele ,
vene ndo quindi ad assimil arsi al significato di
-sqr ( in Is 57 ,11 ). Un'altra linea di sv iluppo conduce alla descri zione dell a natu ra inte rna d i una
realt , che caratte rizzata nell a sua ina nit pro prio
medi ante kzb: una ri velazione pu venire
me no (Ab 2,3), le acque possono m ancare , inarid irsi (I s 58, 11 , cfr. 'akzab torre nte ingannevole vd . sp. l ).
Se nza dubbio kzb vie ne usato con freque nza
qua ndo si pa rla di me nzogna in giud izio ( - 'ed
(<testimone ; anc he j afl"lj in Prov 6,19; 14,5.25;
19,5.9; cfr. Ab 2,3; Sal 27 , 12; in Prov 12 ,17 vie ne
trad otto ora secondo l' ug. yplj testimo ne , cfr.
UT nr. 1129; S.E.Loewe nsta mm , Lesho ne nu 26,
1962 , 205-208. 280; ibid . 27, 1963, 182; M .Dahood ,
Bibl 46, 1965, 3 19s.), tuttavia il suo Sitz im Lebe n non si trova qui , m a va ricercato nei rapporti
e negli scambi quotidiani che gli uo min i hanno tra
d i lo ro, dove si presenta no sempre occasioni per
abusa re de ll a parola. In tal senso kzb esprime la d iscre pa nza tra l' afferm azio ne e la realt, oppure tra
la promessa e la realizzazio ne, me ntre -sqr qualifica la me nzog na come una slealt aggressiva ,.
che inte nde danneggiare il prossimo , e kljs la raffi gura nel suo aspe tto indebito di occultame nto,
nascondi me nto, negazio ne ( Klopfe nstein , I.c.,
2ss. 254ss.). Esempi di questo Sitz im Lebe n
so no Giud 16 ,10.13 e Da n 11 ,27, ma esso si rispecchi a a nche nella preghiera sapienziale in forma di
sente nza: inganno (saw') e pa rola me nzognera
(debar-kazab ) tie ni lontano d a me ( Prov 30,8),
come pure nella spe ranza profetica che in avveni re
il resto d' Israele non dir pi me nzog na (Sof
3,13).
b) Una lingua bugiarda pu indicare, in qua nto
pars pro toto , il comportame nto e la natura
stessa di un uom o. kazab pu quindi assume re un
significato pi esteso del semplice parl are me nzognero. Lo stesso avv ie ne quando una realt indicata co me falsa. Pe r esempio 1' uo mo d i me nZOg na Cis kazab) di Prov 19,22 avr da rimprovera rsi truffe be n dive rse d alle semplici parole
me nzogne re , ammesso che il verso si ri ferisca ad
affari disonesti (cfr. Klopfe nstein , I.c., 220; di versame nte M .Dahood , Prove rbs and Northwest Semit ic Philology, 1963 , 42s.); a nalogame nte in Sal
62,5. Il pa ne c he inganna (lcljcem k ezabi m)
all a me nsa del magnate ( Prov 23 ,3) si chiama cosi
perch al protetto appa re come gara nzia dell a
immut abil e grazia del pri ncipe , me ntre proprio
questa spesso l'occasione buo na pe r inga nnarl o
( F.Delitzsch , Das salo mo nische Spruchbuch ,
1873 , 365).
c) A prescinde re d alla vita di og ni giorno , kzb
vie ne usato pe r ind icare la cond izio ne dell 'accusatore o del testimo ne in tribunale. Il falso testimone (' ed k ezabi m Prov 2 1,28; pi spesso 'ed se_
707

qari m , -sqr) secondo la mentalit gi uridica


dell ' AT abomi nevole. A nche l'espressio nejaj"h
k' zabim freq uente in Prov (vd . sp . 3a; trad iziorta(me nte II1tesa com e una specie d i proposizione attribut iva oppure come u na frase relativa eq uivale nte ad un term ine fisso con il verbo pilah
all ' impf.: colui che spacc ia menzogne
un bu'giardo ) un termine tecnico per ind icare il
fa lso testimone . Ad essa si oppone il 'ed
'":mCl?II''''mna (Prav 14,5. 25) oppure ilja)!'!} ''''mlna (Prov 12,17), il testimone verace . In un effetti vo proced imento giud iziario a nche i bugiardi
trovano posto nelle preghie re degli accusati innocenti ( H .Schm idt , Das Gebet der Angekl agte n im AT , 1928), come si pu constatare in Sal
5,7 e 4,3, mentre la contesa gi ud iziaria, in quanto
ele me n to sti list ico domina nte della com posizione
di Giobbe , cara tte rizza il ragioname nto p.e. d i
G iob 6,28; 24,25 ; 34,6.

d ) Si ha un uso traslato quando il soggetto di una


proposizio ne verbale una rea lt, come la ri velazio ne (Ab 2,3), la spe ra nza (G iob 41 ,1), l' acqua
dell a sorgente escatologica dell a vita ( Is 58 , 11 ;
inoltre il fe nome no del torre nte ingannevoie
' akzab , descritto con effi cacia in G iob 6,15-20); a
tali acque inga nnevoli - in Ger 15, 18 acqua
di cui non ci si pu fidare - si oppo ne per contrasto l' immagine dell ' acqua viva (Gen 26 ,19
ecc.), acq ua sicura (Is 33 ,16), acqua che
scorre fresca (Ger 18, 14).
e) Come opposti si possono ricordare sommariamente:
la rad ice - 'mn e i suoi deri vati (Sal 58,2.4; 78 ,365.;
89,36.38 , cfr. 3cd), la radice -~ dq e i suoi derivat i ( Prov
12,17; Giob 6,28-30; 34,55.; cfr. 3a), nekona (-kn ni.;
Sal 5,7. 10), mispiir (-spr ; Giob 34,55.). Parallel i di kazab
sono - hCl!bad (Sal 62 ,10), -salV' ( Prov 30,8 e spesso in
Ez, vd. 51. 4d) e /armi} inga nno (Sof 3,13).

41 a) Non possibile d istinguere chiara me nte


tra l'uso profano e quello teolog ico , tuttav ia dal
contesto dei passi indicati in 3a-d possia mo riconoscere che anche la me nzog na ,( profa na sottoposta a giudizio teologico ed et ico. Tale verdetto
fo rmu lato in modo ind iretto nell'affermazione
teologica espressa sotto forma d i cont rasto: Dio
non un uo mo , da pote r me nt ire (N um 23,19;
cfr. Sal 89 ,36), ed espresso in modo d iretto nella
sentenza: tutt i gli uomini sono me nzogneri
(Sal 11 6,11 ); nel primo caso s' inte nde di re che Dio
com pie realme nte quell o che ha detto , mentre nel
seco ndo si dice che tutti gli uomini necessariame nte fa lliscono nel prestare quell 'aiu to definiti vo
che uno si aspetta da loro anzich da Dio (cosi a nche Sal 62 ,10).
b) kazab , me ntre resta del tutto escluso dall a natu ra di Dio, di ostacolo al rapporto dell ' uomo
con Dio. Ment ire d ivie ne qui nd i segno del peccato, il quale ce rca di tenere' in suo potere a nche
i giusti; pe r esempi o coloro che proferi scono
me nzogna in Sal 58 ,4, i quali in qua nto e mpi
(resa' im) sono ne m ici del gi usto (~addiq), di~T~ kzb MENTIRE

708

venta no una tentazione per quest' ultimo con la


loro ostinata negazione di un Dio giusto, Non si
ha per menzogna solo quand o si nega Dio, ma
anche quando lo si riconosce e lo si prega, OSSIa
quando si proferiscono false parole di penitenza, a
cui non corrisponde una conversione effettiva (Os
7 13' cfr. 6, 1-3 e Wolff, BK XIV/I ,162; simi l~en'te Sal 78,36), possibile che questi passi si riferiscano ad un culto spurio: un po' Baal e un po'
Jahwe; questo sicuro comunque per Is 57,1I,
dove kzb indica un'apostasia cultua le, Sempre su
questa linea kazab in Am 2,4 pu indicare
1' idolo stesso nell a sua concretezza (V ,Maag,
Text, Wortschatz und Begriffswelt des Buches
Amos , 1951 , Il ,81; k' zabl m sost ituisce qui gli ha _
ba/i11l della storiografia dtr. , cfr. Wol ff, BK XIV /2 ,
1631 99)
controverso il significato delle parole sal e kazab di Sal
40 ,5, In genere si intende: coloro che si volgono alla
menzogna oppure coloro che sono irretiti nella menzogna , Nel caso per che con M,Dahood, Psalms I,
1965, 243.245s" si debba tradurre fraudulent images
(sa!im = S/Sii(11I1 in Sal 101 ,3; Os 5,2 = immagini di
idoli ), kazab sarebbe un genitivo che speci fica termini
concreti relativi all' idolatria, e non si sarebbe quindi lontani da Am 2,4,

c) Isaia (28 ,15, 17 txt?) e Osea ( 12,2) usano kazab


come giudizio teologico di una politica sbagli ata e
opposta alla fiduci a escl usiva in Jahwe, Si tratta
del patto antiassiro del re Ezechia con il faraone
Sabako e della debole ed oscillante politica del re
Osea, fatta di alleanze ora con l'Egitto ora con
l'Assiria, II rapporto autentico con Dio si
reali zza.. nell a verit, nella franchezza e nell a '
si ncerit di una relazione fond ata su lla fiducia
totale , senza ricercare, oltre Dio e a sua insaputa, altre fonti di aiuto .. , In questa richiesta biblica di autenticit nei rapporti con Dio si rispecchia l'assoluto delle esigenze divine (Weiser,
ATD 24,74),
d) Con un rigore teologico particolare viene giudicato kazab un comportamento indiscriminato e
irresponsabile nei riguardi della parola rivelata, Si
pu vedere nell 'a mbito sapienziale Prov 30,6: la
parola rivel ata, ricevuta in modo misterioso ed
estatico , deve essere confrontata con la rivelazione
positi va di Jahwe in Israele in fatti e in parole (cfr.
Gemser, HAT 16 ,103-105; diversamente G,Wildeboer, Die Spriiche, 1897,86), Ma interessante
soprattutto l' ambito profetico (cfr. G,Quell , Wahre und falsche Propheten , 1952): kazab unito a
salV' diventa addirittura in Ezechiele un termine
tecnico (13 ,6-9, 19; 21 ,34; 22 ,28), e kazab oggetto
di qsm q, proferire oracoli oppure genitivo di
miqsam oracolo , mentre saw' oggeno di - I;zh
guard are oppure genitivo di l;az8n visione
(diversamente solo Ez 13,8), Ev identemente Ezechiele con questa doppia espressione vuole caratteri zzare la ricezione della rivelazione (I;zh) come
presuntuosa illusione (saw') e il proferire oracoli (qsm) come menzog na (kazab), Geremia
709

:JT::l kzb MENTIRE

per esprimere la stessa realt usa il termine dinamico sci!qCEr perfidia , slealt , che corrisponde
di pi forse all o spirito bollente (Zimmerli , BK
Xlll,289) di questo profeta pi passionale,
Dal lato della storia delle religioni rientra in maniera del
tUItOsecondaria in questo contesto l' uso di kidba per indicare la falsa spiegazione dei sogni in Dan 2,9,
51 a) A Qumran il verbo kzb viene usato solo
nel senso figurato di sorgenti d'acqua non ingannevoli (vd, sp, 3d) in IQH 8,16 e IQSb 1,4, Si
tratta di meta fore che indicano le dottrine salvifi che esoteriche ed escatologiche della comunit di
Qumran, la conoscenza dei santi (I QSb 1,4),
Ambedue i passi dipendono da Is 58,1I, -II nome
compare fra l'altro tre volte nell'espressione ma((I! hakkazab il falso profeta (IQpAb 10,9; CD
8,13 ; IQ 14 10,2) e tre volte in ' is hakkazab
l'uomo menzognero (I QpAb 2,2; 5,11; I l,I insicuro; CD 20,15), Tale uomo menzognro
forse Antioco Epifane, secondo H,H,Rowely (cfr.
J,Maier, Die Texte vom Toten Meer, Il , 1960,
139), L'espressione pseudoprofeta (LXX ' :' 01)OOTCpo;(,.i'(rlj) che ancora manca nell'A T come
termine tecnico, si trova per la prima volta in
IQH 4,16 (plur. nebi' kiizab),

b) Nei LXX le traduzioni di kzb e dei suoi derivati


confermano l'ampiezza del significato della radice
kzb, che abbiamo descritto sopra in 3a (Klopfenstein, Lc" 253s,); le 46 versioni esatte sono cosi ripartite: 32 hanno la radice yeuo -(significato principale: mentire, essere mentitore ), 7 hanno
1J.:I.'l'Cm: o %ev:l. e una %,e:(TCe~'I (il significato
orientato verso inanit di una realt ), una
%0:%(0: e una s y%o:'l &iH%ul:; (che tende a significare: essere nell' ingiustizia ),
c) Rom 3,4 cita Sal 116,11 (vd, sp, 4a) nel contesto della dottrina su ll a giustificazione, e forse
pensa anche a Num 23 ,19 (vd, sp, 4a): Dio verace, ogni uomo menzognero , Secondo Gv
146 il Cristo la verit , in 8,44 il demonio
~enzognero e padre della menzogna , Si riconosce se uno sta dalla parte della verit o della
menzogna dalla posizione che egli assume nei
confronti di Cristo (IGv 1,6; 2,2Is,), Se si pensa
inoltre alla terminologia giovannea luce - tenebre , sembra che in questi testi riecheggi la dot:
trina di Qumran, L'atteggiamento nei confrontI dI
Cristo decisivo anche per distinguere tra pseu:
docristi e pseudoprofeti , secondo i discorSI
escatologici (Mc 13 ,22; Mt 24,11), Gli pseudoprofeti vanno distinti dai falsi profeti dell' AT
per quanto riguarda la denominazione tecnica (l a quale proviene da Qumran e dai LXX), tut:
tavi a al pari di quelli si rendono colpevoh dI
un cattivo uso dell a parola rivelata, 11 profeta
menzognero di I QpAb 10,9 ecc, pu forse
preludere a il fa lso profeta dell ' Apocahsse
giovannea ( 16,13; 19,20; 20,10),
M ,A, Klop!ensrein
710

lJj ko"h FORZA


Il k8 a !1 forza , usato solo al singolare, un
vocabolo che si trova unicamente in ebr. e
nell'aram, giud, (k8I;a , derivato dal precedente),
GB 340 e KBL 430a citano anche rad ici, forse affin i,
dell'arab, e dell'et. kO a!1 Il indica in Lev 11 ,30 una specie
di lucertola,

2/ Le 124 anestazioni , distribuite peraltro in


maniera normale, spettano 21 a Giob , 13 a Dan,
12 a Is (di cui 9x in Dtis), I I ai Sal , 8 a 2Cron; gli
8 passi di Giud si trovano tutti in Giud 16, fatta
eccezione di 6,14,

31

Dal significato principale, che va definito


come forza vitale (i morti vengono indicati in
Giob 3,17 come sfiniti di forze) derivano tutte
le altre accezioni, k8 al; indica quindi la potenza generativa dell' uomo (Gen 49,3), la forza produttiva
della terra colti vata (Gen 4,12; Giob 31 ,39), e la
forza di sostentamento data dal cibo (I Sam 28,22;
IRe 19,8), ma anche la forza fi sica di un animale
(Giob 39 ,11; Prov 14,4) o dell ' uomo (della sua
mano Giob 30,2; del braccio Is 44,12; in generale
Giud 16,6ss,; ISam 28 ,20; 30,4; Is 44,12 ecc,; di un
popolo Gios 17,17), Pi volte si intende anche la
potenza spiri tuale (Gen 31 ,6; Is 40,31; 49,4; Sal
31 ,11), per cui k8 al; (spesso unito a '$ r qal tenere ; cfr. E,Kutsch, Die Wurzel '$f im Hebraischen, VT 2, 1952, 57-59, specialmente p, 57)
nella letteratura pi recente pu evolversi verso il
sign , di capacit, attitudine, idoneit (Cron,
Dan),
La forza di un uomo si manifesta concretamente
nei suoi beni materiali (Giob 6,22; Prov 5,10; Esd
2,69; in riferimento all a riserva militare ed economica di un popolo Os 7,9),
[n questo senso k8 al; si avvicina a I;djil forza,
propriet; esercito (243x, di cui Ger 32x , I Cron
28x, 2Cron 27x Sal 19x, 2Re 16x, Ez 14x, 2Sam
13x), il quale per a differenza di k8 al; non viene
usato per la potenza di Dio ( HAL 298b),
Vanno ancora citati kadalJ pienezza delle forze, gagliardia (Giob 5,26; 30,2) e m"od forza, beni economici
(300x; all'infuori di Deut 6,5 e 2Re 23,25 usato solo
come avverbio molto , spesso raddoppiato; Gen 38x,
Sal 35x , ISam 31x, 2Sam 20x, Gios , I Re, Ger, 2Cron 16x
ciascuno, Es ed Ez 14x ciascuno); cfr. inoltre '0/1 potenza generati va, forza fisica, ricchezza (-'alVa>n) e le
radici -

41

'm~,

-gbr, -I)zq, -

'Zl ,

e anche -.lod, _zeri/H.

Nel libro di Giobbe , in conformit alle ricorrenze relativamente numerose, k8 a!1 viene usato
per indicare tematicamente l'onnipotenza divina
(9, 19; 36,22; cfr. 42 ,2), che del tutto superiore a
ogni potenza umana, Tale onnipotenza di Dio, che
viene celebrata negli inni (Es 15 ,6; Sal 111 ,6;
147,5; ICron 29,12), l'a rgomento della predicazione del Deuteroisaia, il quale invita cos il popolo in esi li o a porre la sua speranza in Jahwe (ls
40,26, 29.31 ; 41 ,1; 50,2), La forza onnipotente di
711

Dio si manifesta nella creazione (Ger 10,12; 51,15;


Sal 65 ,7) e nella storia (Es 9,16; Deut 4,37; Sal
111,6; Neem I, IO) e trova espressione nei modi di
dire stereotipati: con grande forza e con mano
potente (Es 32 ,11) e con grande potenza e con
braccio teso (2 Re 17,36; cfr. Ger 27,5; 32 ,17;
Deut 9,29), che si riferi scono in parte all a creazione (testi di Ger) e in parte all 'esodo dal l' Egitto,
Nel salterio k8 a(1 s' incontra nell a magg ior parte dei
casi nelle lamentazioni indi viduali per indicare la
forza che viene a mancare all'uomo, e per questo
motivo i giusti invoca no l'aiuto di Dio (Sal 22 ,16;
31 ,11 ; 38 ,1[; 71,9; 102 ,24; cfr. Lam 1,6, 14),
Nell a letteratura sapienziale vi uno stretto rapporto tra forza e saggezza ( Prov 24,5; cfr. Giob
9,4), anche in ri ferimento a Dio (Giob 36,22; cfr.
12 ,13 ; 36 ,5; anche Is 10,13; P,Biard , La puissance
de Dieu dans la Bible, 1960, 75ss,),
L' AT ammonisce a non voler andare al di l delle
proprie forze (Deut 8,17; [s 10,[ 3; Ab 1,11 ): n un
grande esercito n una grande forza possono aiutare l' uomo, se non vi l'aiuto di Dio (Sal
33 ,16ss,; ISam 2,9), Soprattutto in Dan si sottolinea che il k8 al; di un dominatore non .forza sua
(Dan 8,22 ,24),
In Mi 3,8 le parole spirito di Jahwe sono probabilmente una glossa a koalJ: si intende qui la forza invincibile che Dio d al profeta perche possa predicare la rovi na.

Zac 4,6b tradollo da B.Hartmann , OTS 14, 1965 , 11 5121 : non c' forza e non c' potenza all'infuori di me
(p, 120), Nell'interpretazione consueta: ne con la forza
ne con la potenza, ma con il mio spirito , si contrappone la forza di Dio a quella umana, Sul testo vd, anche
K,Galling, Studien zu r Geschichte Israels im persischen
Zeitalter, 1964, I41s, = FS Rudolph 196 1, 83s, (altra
spiegazione ).
51 Nei testi di Qumran viene ripreso l'uso di
k8 ah descritto sopra (Kuhn , Konk , 99), Per il NT
cfr. ' W,Grundmann , an, tcrxuw, ThW 11[,400-405
(= GLNT [V,1211-1226),
A,S,van der Woude

ren:l k/J's pi,

NEGARE

Il La radice kl;s nel sign, di negare, occultare non ancora attestata fuori dell'ebr.
L'omogeneit tra klJs q, dimagrire e k!/s pi. negare , supposta da KBL 431 e da GB 34 1a (cfr. anche
J.Blau, VT 7, 1957,99), fu gi conteslata da W.J ,Gerber,
Die hebr. verba denominativa, 1896, 26s" e cosi pure la
supposizione di un significato comune deficere , Di
conseguenza Zorell 352 riporta le due rad iCI separate,
Nell'esposizione che segue partiremo da questa base,
poich l'identit delle radici resta insicura,
W,F,A lbright , BASOR 83, 1941 , 40, si richiama alrug,
/kh, A questo proposito bisogna nolare: ( I) per (klJ non
sicuro un sign, analogo a quello di dimagrire , sfiorire (WUS nr. 2863 spiega lUlti passi ug, partendo da

un

significato primario: trovare, cogliere )~

.dl~ersa

mente Driver, CM L 151b: willed 1= avvlzzIlO);

IJ:J k8' b FORZA

712

cfr. anche UT nr. 2673); (2) anche se esso fosse sicuro,


non si ricaverebbe nulla per kM pi ., qualora si suppongano radici differenti in k/.ls q. e pi o
eU'aram. giud . k!ls af. dimo trar mentitore e itpa.
essere dimo trato menti tore (Dalman 196b) deri vano
dall'ebr.
Oltre al verbo (l'i., ni., hitp.) i hanno il sost.
kiJas menzogna e 'l'aggellivo ka!(los bugiardo (per la forma nomi nale cfr. BL 479).
21 Questo gruppo ricorre nell ' AT 27x: kbs pi .
19x, ni Ix ( Deu t 33,29), hitp Ix (2Sam 22,45, pa r.
Sal 18,45 l'i .), kbas 5x, ka!bos Ix (ls 30,9). La distribuzione abbastanza uniforme; 010 in O ea si
ha una frequenza signifi cativa (5x: l'i . Os 4,2; 9,2;
ost. 7,3; 10,13; 12,1).
3/ Il significato fo nda ment ale d,i kM ambivalente. In italiano si pu espri mere con la doppia
forma: dire/fare che non .. . , e non dire/ non
fare che ... . Sembra che nessuna di queste due li nee sia pri maria; probabilmente coesistono fi n
dall 'i nizio come fun zioni inversi ve. Dal senso fo ndamentale derivano da un lato i signifi cati oppugnare, conte tare, mellere in dubbio, nega re,
smentire, rinnegare, rifiut are , dall 'a lt ro tacere,
tener segreto, dissi mu lare, occultare, celare (similmente kbd pi . occ ultare e i suoi eq uivalenti
araboed el. ; cfr. M.A. KJopfen tei n, Die Liige nach
dem AT, 1964,254-310, sui rapport i tra kbs e kiJd:
258 -260.278 .). AI secondo tipo di significati appartengono anche i sensi del pi. fi ngere, non dimostrare le proprie ve re intenzioni, fa rsi passare
per, dare l'illusione di qualcosa (l Re 13 ,18, Zac
13,4), che nei passi dei salm i (Sal 18,45; 66,3;
81 ,16) possono avere il senso specifico di lusin gare, alleggiarsi a premu roso , fingere sOllomi ssione nel contesto dell'omaggio rituale del nemico vinto davanti al vincitore ( Klopfenstein , I.c.,
284-297). Queste sono anche le accezioni dell ' hipt.
(2Sam 22,45) e del ni . ( Deut 33 ,29); non per necessario negare tale senso per il pi . dei testi dei
salmi e correggerlo in un ni.
Il sostanti vo e l' aggelli vo confermano le serie di
significati ambivalenti: kbas indica ta nto il rin negamento di Jahwe o del suo paliO o la fa lsifi cazione di fa lli veri , quanto la fin zione
verso il prossimo; klEbas rinnegato, infedele
appartiene alla prima serie e viene tradOllO da
Aquil a con &.p v'~ ,~ , pi esallO di '4'EU3'~ usato
dai LXX .
7x kiJs viene costru ito con be; 5x segue la persona, Ix la
cosa, Ix con due be la persona e la cosa; in Giob 31 ,28
le sta al posto di be. In tUlli questi casi il verbo regge una
preposizione: negare (una cosa) l), rin negare (una
persona) . Dove invece segue un le (altre 6x) si tralla di
un vero e proprio dativo di persona: fi ngere di fro nte a
qualcuno o sim. Nell' uso assoluto del pi o(6x) si pu
presupporre o un oggello implicito o un'accezione riflessiva: nascondere (roba rubata)) (Gios 7,1 1), conte
stare (il rimprovero) ) o fi ngersi (Gen 18, 15).
A differenza di -sqr, che distrugge un rapporto
fond ato sul diritto o sull a fiducia, e di -kzb, che
713

fZin~ k(lS pio NEG ARE

indi ca un'afferma zione o un modo di comportarsi


at1litetici all a realt o privi di essa, kbs svisare o
contraffare, negare o na condere un dato di rallo
in mala fede. In I l delle 27 at testazioni khS inol
tre un termine giuridico o giuridico-sacnile, e qui
potrebbe trovar i l'originario Si tz im Leben .
Passi giuridico- profani - una ri gorosa epara
zione del sacro ignota all'A T' - ono Lev
5,2 1 ( negare un bene depositato o rubato), Lev
5,22 ( tenere nascosto un oggello trovato), Lev
19 ,11 ( occultamento della refurtiva ), Os 4,2
(ol tre all a vit a, all a libert e al matrimonio, anche
tU ll i gli averi devono e ere tu telati con il divieto
di ricellazione ; diversa mente Rudolph, KA T
Xlll /l ,100). AI di fuori di un contesto giuridico
sono il nega re di Gen 18,15, il fingere di
l Re 13 ,1 8 e l' uso tra lato e adallato a cose in Giob
8,18; O 9,2; Ab 3,17 . Una certa risonanza del di
rillo acro pu trova rsi nell' alleggiarsi a pro
feta di Zac 13.4, e si posso no trovare tracce di una
legge marzia le nell 'allO di fingere sottomis
sione co me gesto di lealt del vi nto (vd. sp.).
Frode nel commercio e nell a poli tica estera
( ah 3,1), intrigo nell a politica interna (Os
7,3), travisa menti nell 'acc usa contro gli inno
cent i (Sal 59 ,13; diver amente S.Mowi nckel, Psal
menslUdien I, 192 1, 57s.): tali so no quindi gli usi
profa ni de l nome in questi one.
4/ L' uso teologico segue strellamente quella
profano : anche qui si pu di stinguere un uso
gi urid ico (sac rale) da un uso pi esteso. Inoltre
l' ambiente giuridico- acrale pu avere le stesse
origi ni di quello giuridico-profano (vd. sp. 3).
k(I" funge espressa mente da termine giu ridicosa:
crale in Gios 7 11 dove la rlcellazlone di CIO
che era votato ~II"anatem a un grave sacrilegio.
Se nza dubbio questo antico testo eziologico che
de crive il comportamento di Acan (crr. Noth,
HAT 7,43-46) ci riporta alle origini dell a nostra ra
dice. In Gios 24,27 (k(is pi . belohim) e Glob 31,28
(k(1s la'el) con l'apostaSia ed il rivolgersi rispettivamente
ad un culto straniero e ad un culto astrale
si rinnega Di o : anche qui si tralla di un delitto
nell 'ambito del dirillo ac rale; lo stesso avviene IO
Os 12 l (seco ndo l' interpretazio ne di E.Sellin, Das
ZWiilfprophetenbu ch, '.' 1929, 11 8; Weiser, AT D
24,73; di ver amen te Rudo lph, KAT XIIl/l,225).
Rinnega mento di Jahwe in un .cnso plU ampiO,
ossia in fedelt all a sua alleanza, viene e presso IO
kbJ;beJh\\lh di Is 59, 13; all o stesso modo va inteso
khas in Os lO 13 dove il termine sta in parallelo
co~ r'sa' /'a\\lub e in co ntrasto con $'dll'ql$"
daqa, b'sll'd e d'a l (v. 12 txt em; cfr. Wolfr, BK
XIV I l ,240-242). Un senso pi spec ifico, ln quanto
si tralla di non voler asco lt are la tora di Jahwe, pos~
siede la ribellio ne dei bali/III k(l'bas/m, i fig li
bug iardi di Is 30,9, mentre in Ger 5, 12.(kbs pi.b ' Jhwh) e Prov 30,9s. rinnegamento e semplice
mente il non tenere conto di Jahwe. Il tema
dell ' omaggio forzato del nemico dava nt i al VIl1C!'
tore (secondo la storia delle forme e delle tradl714

zioni si trall a di un elemento dell ' inno, soprallullo


del ca nto di vi ll oria) se mbra ass umere un senso
teologico in Sal 66,3 , dove indica l'omaggio davanti
a Dio.
5/ Qumran presenta fin ora solo due esempi del
sostanti vo khas: lQS 4,9, In un catalogo del VIZI
di coloro che. appa rtengo no al lo spi rito di ingi ust izia, e lQS 10,22 , nelle pro~esse di un ca nt~co?!
lode. Nel primo passo kbas sta acca nto a r m!1l a
simul azione , nel secondo viene indicato con
colpevole inga nno (kbas 'awon) un peccato
delle labbra . La parola sembra aver perduto il
suo signi fica to specifico.
.
1 LXX traducono indistint amente con la rad ice
,jz'J'~-' solo in Gen 18, 15 si ha il pi pret"iso &p'J Er~
~OO'.L ('cfr.l'&p"'~,~ di Aquil a in Is. 30,9): co n CUI
per lo meno si SOllolinea entro certi lim it i uno del
due sig nifi cati dell a radice.
. .
.
Nel T l' uso teologico assume un Significato Cristologico (cfr. H.Schl ier, art. &.p""11.<XL, ThW
1468 -4 71 = GL T 1,1247- 1256). Dio viene
rinnegato quando rinnegato Cristo ( l Gv 2,23).
Chi rinnega Cristo, sar rinnegato da lu i davant i
al Padre suo ( Mt 10,33 par. ; 2Tim 2,12 ). Se si ritiene che si parli qui anzitullo di un rinnegamento
medi ante la parola (cfr. lGv 2,22), non va dimenticato che secondo Tit 1,16 il rinnegamento pu avvenire anche mediante l'azione, come nell' AT.
M .A .Klop!enslein

~j kol TOT AUT


Il Il sost. del sem. co mune *kull- totalit
(Bergstr. Einf. 190), il cui significato ori ginari o
sembra essere cerchi o (GVG Il ,253) o circonferenza (BL 267), appartiene all a radice kll, che
in ebr. rorma il verbo q. compiere, rendere completo (acc. e aram. kll S compiere ; aram. bibl.
saf. e istaf. essere compiuto , KBL l 085s.) e le
deri vazioni nominali kalll completo; obl azione
totale , miklol perfezione (Ez 23 ,12; 38,4),
mik/a/ perfezione, corona (Sal 5.0 ,2) e maklil/i m
vesti splendide (Ez 27,24); cfr. anche il nome
proprio Kelal (Esd 10,30; Noth , IP 224: perfezione ).
L'acc. olt re a kahi , kalimlO, kullatu (A Hw 423s.427.501s.)
possiede una serie di sinonimi: gimrll , gimirtll , kiSSolll,
lIagbu , lIapbaru (GAG 134h). Per l' ug. kl , kll cfr. WUS
nr. 1320; UT nr. 1240; per le iscrizioni del semNO. cfr.
DISO 11 8-120.

21 kll q. ricorre solo in Ez 27,4.11 , kalll 15x,


miklo/2 x, miklal e maklU/i m l x; aram. bibl. kll saf.
5x, istaf. 2x.
koll kol- secondo Mand . 563-583.1328s. 1535 s' incontra in ebr. 5404x (di cui kOl 843x, con suffiss i
214x), in aram . 82x (Dan 67x, Esd 15x). Per una
parola di uso cosi comune c' da aspellarsi che la
715

sua frequenza nei si ngoli libri dell' AT sia proporzionale all a loro estensione. Se si escludono i libri
con una estensione inferio re all ' l % rispetto a
tUllO l'AT, i valori che divergono pi sensibilmente dalla media sono in eccesso in Deut (353x)
e soprall ullo in Eccle (9 1x) e in difello in Giob
(73x) e Prov (77x); ci pu dipendere in parte dal
contenuto (Deut: con tullO il cuore, con tUlla
l'anima e con tutte le tue forze ; Eccle tullO
vano ) e in parte dall a forma poetica concisa.*
3/ a) L' agg. kalll significa completo, perfello (ls 2,18 delt ullo ; Giud 20,40 tulla la
Cill ). La bellezza di una citt pu essere detta kaIII perfella (Ez 16, 14 e Lam 2,15 Gerusalemme; Ez 27,3 e 28,12 T iro); cfr. anche l' uso del
verbo kll q. completare, rendere perfello in Ez
27 ,4.11 (Ti ro), inoltre GenAp 20,5 aram. klj/n
perfello , riferito alle mani di Sara nell a descrizione della sua bellezza.
Per Es 28,31 e 39,22 (probabilmente anche um 4,6)
G.R.Driver, Technical Terms in the Pentateuch, WdO
11 /3, 1956, 254263, adotta il sign. tessuto tutto d'un
pezzo (p. 259).
Il SOSl. kallii ndica un tipo di offerta( Lev 6,15. 16;
Deut 13,17; 33 ,10), ossia 1' obl azione totale ; ad
esso si affi ancato 'ola ( olocausto ; Sal 51,2 1)
che lo ha poi soppiantato defin itivamente (l Sam
7,9; cfr. Kiihler, Theol. 174s.; R.de Vaux, Les sacrifices de l' AT, 1964, 43s.98s.).
miklo/ descri ve i cavalieri abbigliati ed equipaggiati
all a perfezione (Ez 23,12; 38,4); maklilli m si
unisce a miklol e indica le vesti magnifiche che
sono oggello di commercio a Tiro (Ez 27,24). miktal (Sal 50,2) pur essendo di origini aram. potre bb~
deri vare da kll cingere ed essere tradollo perclo
con corona, ghirlanda (con la maggior parte
degli esegeti , contro GB 421b e KBL 52 1b; cfr. kljl
a Qum ran, vd. st. 5).
b) Per l' uso e la costruzione di kol cfr. i vocabolari
e le grammatiche. ko/ si trova .p i ~ll osto raramente
da solo con il sign. la totallta, Intero, tullO (Es
29 24' Lev l 9' 2Sam 1,9 ecc.; cfr. GVG Il ,25 3s.);
ne la 'maggi~r 'parte dei casi si trova in relazione
con altri nomi , orig inari amente come nome reggente davanti ad un genitivo, ma in seguito come
apposizione davant i o dopo un altro sostanti vo
(GVG Il ,214-216). Se questo non determll1ato, ti
sign. che ne segue ogl1l , di ogl1l SpeCIe. . Se. 111vece il nome che segue determll1ato, kol al sll1g:
significa tullO quanto , al plurale . tulll . Se VI
poi una negazione, esso assume Il slgn. di nessuno . Quando ko/ posposto, assume molto
spesso un suffi sso che richiama il sostantivo precedente: p.e. Jia' el kullah lUllOquanto Is raele
2Sam 2,9 ecc.; questo tipo di costruzione e mol to
di ffuso negli altri dialelli sem. (cfr. p.e. acc.: GAG
134h; ug. : O.Eissfeldt , El im ug. Pantheon,
195 1, 42s.; aram.: Fi tzmyer, Sef. 29).
superfl uo esami nare in dettaglio i termini uniti a kol,
poich ci si dovrebbe riferire a lUtti I fenomel1l di questo

,j

kol

TOTALIT

716

mondo, relativi ai molleplici aspelli della vi ta. Per uno


guardo d'in ieme si possono consllilare, ollre alle concordanze ebr .. le liste uddivise econdo le vane as OC"ILioni di parole in K.I-llIber - H.H. hmid. ZUrcher Bibel-Konkordanz. I. 1969, 39s .638ss.
ko/. usalO sia in maniera assolut a ia co n l'ar-

4/

ticolo. in talune affermazio ni teo logiche (esilic he e


po tesiliche) descrive l'i ntera creazione. senza tUttavia divenire un termine tecni co teologico o cosmologico per indica re 1' uni ver o o il mondo
imero (C,R. onh. IDB IV . 874b; id . The econd Isaiah. 1964. 145 .). Per esempio Ger 10.16
= 51.19 (e ilico. cfr. Rudolph. HAT 12.75) parla
del crealOre del tUllO ; I 44.24 afferma: io.
Jahwe. faccio tUllO. di tendo il cielo e 45 .7: io
formo la luce e creo le tenebre .... sono io. Jahwe,
che faccio tullO queslO ; cfr. al 103,19 la
sua ov ranit domina il tUtlO ; 11 9.91 tUll O
al tUO servizio ; ICron 29.14 da te viene
tUllO , v. 16 tU llO tUO ; Giob 42.2 ho compreso che puoi tUt lO ; infine anche in Sal 8,7
si dice dell ' uomo: tUllO hai po tO SOllO i suoi
piedi .

5/ A Qum ra n ko/ ricorre pi di 800x (i n genere


con scriptio piena kw/, in D kl). L' uso del
tUllO parallelo a quell o dell' AT. Per klj/ perfellamente (bello) vd. sp. 3a; inoltre k!j/ viene usalO
in IQS 4.7 e in IQH 9,25 nel sign. di coro na,
ghirlanda (k' /i1 kabOd corona di gloria l~.
.
Le traduzioni in gr. sono molteplici e il enso St
deve ricavare dal contesto; il termine 7t~ e i uoi
derivati sono ovv iamente predom inanti .
Perii NT cfr. B.Reicke - G.Bert ram,art. ;-;ry:~ , ThW
C.Salier
V,885-895 (= GLNT IX,93 1-962).

;,,,~
L

k/h ESSERE ALLA FI E (

,f.;,

(. I

In ebr. non vi morfolog icamente alcun


confine preciso tra k/h terminare e kl' trallenere l>, come si pu ri co noscere dall e numerose
assimil azioni che hanno luogo nella ne ione ( BL
375.424; KBL 436a). Le due radici si trova no
nell'ug. (WUS nr. 1311 : k/a chiudere ; nr. 131 7:
k/y essere all a fine l~. mentre l'acc. kahi va inteso forse come *kl' (GAG 105c; AHw 428s.),
che con il significato primario di trallenere racchiude in s anche quello di terminare . Come
l'acc., cosi anche l'aram. conosce solo la radi ce kl'
(del sem. comune) nel senso di trallenere e di
terminare . Nel neopun. k/h pi o non allestalO
con sicurezza (KAI nr. 145, r. Il ; DISO 121 ).
Uno sguardo ai significati elei due verbi nel loro complesso
indica che essi sono strellamente collegati tra loro
anche dal lato semasiologico. Sembra essere un elementare processo semasiologico quello per cui dal sign. prima1/

rio trattenere e serrare s passa all'idea di delimi

717

i1"~ k/h ESSERE ALLA FINE

lare C di

terminare ~ cfr. l'italiano chiudere )}

e il lat. claudere con il caralteri tico doppio senso


di racchiudere e concludere . n analogo processo
scmasiologico si verifica anche per il termine 0PllOsto
- !,II hi .: ign. primano: sciogliere. rilasciare > incominciare

cfr. l'italiano

aprire e il laL aperire ,

Jlcr empio per indicare l'inizio di un dibaltito.


Anche in ebr. le corrispo ndenze fra i due verbi si
spiega no molto semplicemente supponendo che
terminare i ia sv iluppato econdariameme da
trallenere . che si riferisce allo spazio ed pi primi vito. e inol tre che l'allargamento di significato abbia avuto come conseguenza una scomposizione
morfologica della radice. la quale per non si sempre realizzata rigoro amente.
Molte sono le form e nomi nali derivate dal verbo:
I agg. kilk languido (Deut 28,32 . detto degli occhi), il sost. col prefls o lIIi lIIik/or perfezione
(2Cron 4.2 1). dove -ilr viene spiegato come desinenza astratta ing. o come plurale di intensit (cfr.
BrSynt 16; si milmente da kf i ha mik/Q['] recimo ; cfr. clauclere > clausula e claustrum); per- ';1)),
fezione igniflca no anche rik/a(Sal I 19,96) e raklir j)'))Ji
(Bart h 295; BL 496), mero tre kil/il e killiJjo/l (Barth ' : 326) indica no la distruzione . il terminare inteso
in modo negativo. Per il nome di persona Kiljo/l vale
quanto della per Ma(1lo/l (-iJiIl I).
21 La radice ricorre solo nell' AT ebr. (l'aram. bibl.
ha invece kll saf. completare . Esd 4,12; 5,3.9.11;
6, 14; ist. pa S. Esd 4,13.16; s/m q. essere finilO >),
Esd 5,16). Il verbo ricorre 207x, con una dlstnbuzione nomlale: qal 64x. pi o 141 x, pU. 2x. Quanto alle
forme nominali ki1fC cQmpare I x, kGll1 22x (Ger 7x,
Ez 3x) e 15x come oggetto di 'sii porre fine (soprattutto nei profeti : Ger 7x, Ez 2x, Is e Sof Ix),
raklir 5x (G iob 3x, inoltre Sal 11 9,22 e eem 3,21),
killiijoll 2x (Deut 28,65; Is 10,22), riklii e miklor solo
Ix (vd. p.).
3/ Con un ampliamento secondario del sign:
serrare delimitare k/h viene usato per lo ptU
come t ~nsi ti vo (k/II pi o col poco frequente k/h q.
come int ra nsi ti vo) e significa in primo luogo concl udere . ossia porre fine ad una cosa o ad un
avvenimento (spesso accompagnato da un mr. con
o senza 1'). k/Ii q. temlinare ha dtverst soggellt,
tanto concreti quanto astraili.

sign ifi catO , corrispondente al nOStro venir deciso deliberato , si incontra quallro volte (I Sam
20}9; 25 ,17; Est 7,7, sempre con l'a ' iI male
come soggello; diversamente L. Kopf, VT 9, 1959,
284 , per k/h 're!l' a/ in ISam 25 ,17 e Est 7,7: ~(co n
seguire l~; cfr. ISam 20,33 dove ti sost. ka/a tndtca
una cosa decisa ; cos probabilmente anche Es
Il , I: quando il suo ril ascio una cosa decisa .
Ancora pi freq uentemente per la conclusione
accompagnata da una va lut azione negati va: pi o
preparare una fine = distruggere , q. perire
(Gen 41 ,30; Es 32,10. 12). In questo senso il verbo
al qal pu indicare iperbolicamente un illanguidimento tormentoso che, a seconda del co ntesto,
consi te principalmente in una bra m a~j n un de7J?:::> sideri o ardeJ1le (Sal 84,3; Lam 4;17) o anco ra pi
spesso in una oppressione per la mancanza di
qualcosa (Ger 14,6; Sal 69,4); cfr. a questo proposito anche l'agg. killZi! languido in Deut 28,32.
Il sostantivo verbale ka/il del lUtto privo
dell'a pella temporale; esso nell ' AT indica sopratlUlIO la fine nel senso di distruzione . Solo
una volta viene usato a Qumran per indi care una
fin e temporale: 'en kil/il senza fine (IQH 5,34
= vtrt . 'e n - qe$).
Nell'uso teologico spesso il qal ha quasi lo
stesso valore di -' bd andare in rovina , riferito
alla sorte dei peccatori . Il pi o ha ci rca 30x come
soggello Dio/Jahwe e, con poche eccezioni, ha il
sign. di distruggere , co n un complemenlO oggello personale. In alcuni casi, principalmente in
Ez, k/h pi o ha come oggello 1' ira di Di o =
dar~ compi;~to all 'ira (E~ 5,13 ; 6,12 ; 7,8;
IJ;i5;2cr,8":2" m 4, Il )
ka/il viene applicato due volte alla parola di Dio
che gi ungela co m !!L~to (E ~d l ,I; 2Cron 36 ,22;
cfr. s 9, pt. ; cfr. 1110 tre - q!im hi . o - mI' pi.).
Il verbo (n al qal n al pi.) non viene mai usato
come termine teologico, per esempio per indicare
il giudi zio finale, e cosi pure le forme nominali .
4/

Per il NT cfr. G.Delling, art. -ro, ThW


Vlll ,50-88 (soprallullo 63-65 per au'l,,,),fw) . Nell'escatologia tardogiudaica e protocristiana k/h ebbe molto meno importanza rispetto a
- qe$, il quale si prestava maggiormente a venir
interpretato in riferimento alla fin e dei tempi .
C.Cerieman
5/

ome verbi inanimi si po sono citare: 'ps q. tem1inare,

essere alla fine (Gen 47.1 5.16 denaro; Is 16,4 oppressore,


par. klil q.; 29.20 tiranno. par. klil q.; Sal 77.9 grazIa. par.;;~
q.) e g ll1/' q. essere alla fine (Sal 7. 10; 12,2: 77 ,9), po
alla fine (Sal 57,3; 138.8; cfr. O.Loretz, Das ~ebr. Verbum
GMR. BZ 5. 1961,261-263); cfr. -1/1/111 , -qe~.
Il cancella neutrale di concludere viene spesso
modificatO in di verse maniere. anzitutto dal lato positivo nel senso di essere finito , completo , dove
il concludere soprallutto il raggiungin~nto dt ~n
fine perseguito (Gen 2.2; 6,16); q. essere c?mplelO,
giungere a compimento viene usato spectalmente
dal Cronista (I Cron 28,20 ecc.). Un ampltamento dt

718

~~f

kimaf ALA

1/ La radice * kanap- ala appartiene al semitico comu ne (Bergstr. Einf. 184; P.Fronzaroli, AANLR VIII /l9 , 1964 , 274.279; ibid . 23 ,
1968 , 283; acc. kappu , AHw 444; ug. knp, WUS
nr. 1345; UT nr. 1273; giaud . e ara m. imperiale
knp , DISO 123).

In Is 30,20 si ha un verbo denominativo

scondersi .

719

kllp

ni. na-

21 kiinilf nell e sue diverse forme e sign. ricorre


nell ' AT 109x (sing. 38x , duale 66x, plur. fem . 5x;
Ez 26x, I Re e Sal 12x ciascu no, 2C ro n IOx, Is 7x).
La maggior parte di tali ricorrenze si trovano nella
lelleratura sacerdotale o in altri scrillori interessati
al tempio (Ge n 2x, solo P; Es 5x , di cui 4x P; Lev
Ix e Num 2x solo P; I Re 6-8 e 2Cron 3,11-13;
5,7s. 22x per descrivere le ali dei cherubi ni del
tempio; 16x in Ez I e IO). Cfr. anche le allestazioni postesiliche in Agg , Zac e Mal (i n lUllO 7x)
contro I x (Os) nei profeti minori preesilici (ls 7x,
di cui 2 non di Isaia; assente nel Dtis; Ger 3x).
3/4/ a) Nell' AT si parla di al i non solo per gli
uccell i ( metaforicamente Prov 23 ,5; per Is 8,8 vd.
i com mentari; cfr. Ez 17,3.7), ma spesso anche per
figure mi tologiche, come i cherubini con due ali
nominati in Ez e in relazio ne con l'arca (Es 25,20;
37,9; I Re 6 e 2Cron 3) o i cheru bin i con quamo
ali di Ez (R.de Vaux, MUSJ 37, 1960-6 1,9 1-124;
P.Dhorme - L.H.Vincent , RB 35 , 1926, 328-358;
BRL 382-385), i serafl ni con sei ali a forma di serpente (ls 6,2), gli esseri con quallro ali di Ez I; 3
e IO (L.Dtirr, Ezechiels Visions von der Erscheinung Galles [Ez C. I U. IO] im Lichte der vorderasiatischen Altertumskunde, 1917; Zimmerl i,
BK XIII ,lss. per Ez I), e le fi gure di donne alate
di Zac 5,9. Escludendo i cherubini del tempio, ossia quelli che si trovano nel tabemacolo, le figure
mitologiche alate compaiono solo nei racconti di
visioni . Le ali del vento menzionate nei testi
innici (2Sam 22 ,11 = Sal 18, 11 ; 104,3), come pure
i term ini si nonimi k' riJb cherubino (2 Sam
22 ,11 = Sal 18, 11 ; BHH 1,298s.)e 'ab nube (Sal
104 ,3; -'ilniln), desig nano il carro di Jahwe che
compare nelle epifanie di Dio, e ricord ano le ali
del vento del sud nel mito di Adapa (A ET IO lb;
a questa immagi ne mitologica allude Os 4,19 in
una sentenza di condanna). Le ali dell'aurora
(Sal 139,9) potrebbero corrispondere alle ali benefiche del sole di gi ustizia che dov r sorgere
(Mal 3,20). In questo testo l' uso giuridico di $dq,
secondo cui il $addiq che teme il nome del Signore sar salvato nel giudi zio finale , si collega
all' uso che viene fatto della radice per indicare la
situazione generale di salvezza. II collegamenlO
col sole riprende un antichissimo mitol ogema, in
quanto proprio il dio sole divenuto molto spesso
il custode del dirillo e dell 'ordine (H.H.Schmld ,
Gerechtigkeit als Weltordnung, 1968, 142). Il moti vo del sole alato lo si ritrova nell 'arte figurativa
dell 'Oriente lungo i millenni dell a sua storia
(O.Eissfeldt , Die Fltigelsonne als ktinstlerisches
Moti v und als religitises Symbol, FF 18, 1942,
145-147 = KS Il ,4 16-419; AOB nr. 307-311.331333; BRL 338 , nr. 3). La questione se l'immagi ne
del rifugiarsi SOIlO le ali di Jahwe, che compare
soprallullo nelle lamentazioni individuali (Sal
17 ,8; 57,2; 61 ,5; cfr. anche Sal 36,8; 63,8; nell 'insegnamento in forma di confessione di Sal 91,4) e
in Rut 2,2, derivi dall'uccello che protegge (cfr.
Deut 32 ,11 ; Is 31 ,5; J.Hempel , ZAW 42, 1924,
"1~f kilnq[ A LA

720

101 -103) o risalga all ' immagine di un dio alato


(AO B nr. 35 .197.258; F.C.Fensham , Winged
Gods and Goddesses in the Ugari tic Tablets,
Oriens Antiquus, 5, 1966 , 157-1 64), va risolta a favore della prima alternati va, tanto pi che nell a
letteratura ug. non si parl a affatto dell a funzione
protettrice delle ali di un dio. Nonostante Sal 36,8,
non sicuro che con questa immagi ne si volesse
in origine proclamare l' asilo divi no pensando alla
protezione eserci tata da Jahwe nel santuario e
simbolizzata dalle ali dei cherubin i (cosi Kraus,
BK XV,283 , al segui to di von Rad 1,4 16).
Come si non im i poetici di kii",?f s'incont rano: 'iblEr (Ez
17,3 par. kiiniif; Is 40,3 1e Sal 55 ,7 da solo) e 'lEbrii (Deut
32,11; Sal 68 ,14; 91,4; Giob 39,13, sempre par. kii/liif)
ala O); cfr. anche il verbo denominativo ' br hi . spiccare
il volo (Giob 39,26).
b) In senso lato kimo,f indica il lembo del mantello. Nell ' uso legale esso viene steso dall ' uomo
sull a sposa prescelta ( Rut 3,9 txt em; Ez 16,8;
A.Jirku, Die magische Bedeutung der Kleidung in
Israel, 1914, 14ss.). I fiocchi (~ ~ if Num 15,38s. ;
g'dilim Deut 22,12) ai quattro lembi della veste e
i cordoni violetto-purpurei sov rapposti avevano
forse all' origi ne un significato apotropaico
(P.J oUon, kimaf aile , employ fi gurment , Bibl
16, 1935, 201 -204; R.Gradwohl , Die Farben im
AT, 1963 , 7Is.; Noth ATD 7, 104), ma furono interpretati nello jahvismo come mezzi per ricordare
i comandamenti di Dio (Num 15 ,39-40). Nel divieto apodittico di Deut 23, I e nell'antica serie di
proibizioni del dodecalogo sichemita di Deut
27,20 lo scoprimento del lembo dell a veste del padre significa il rapporto sessuale con la matrigna
(per divieti simili cfr. Lev 18 e K.Elliger, ZAW
67 , 1955, 1-25).
Unito ad h a ' ilrl:e~ , kanaf( plur. cs. fem . kanjl) indica i (quattro) angoli , ossia le estremit della terra
(Ez 7,2; Is 11 ,12; Giob 37,3; 38 ,13; sing. Is 24,16;
quindi solo nei testi pi recent i) e viene usato
come l'espressione acc. kippat erbelli (A Hw 482b),
pur non dipendendo da essa.

Lex icon, 1959, 37); tale sign. primario non si trova


per in ebr.
AI significato corporeo essere grasso si avvi
cina molto kci!sce/l lombo (Lev 3,4.10.15; 4,9;
7,4; Sal 38 ,8; Giob 15,27; cfr. Dhorme I32s.; ug.
ksl lombo , W US nr. 1357; UI nr. 1280: the
back [ il dorso D. Predomina per il senso tra
slato , sia dal lato posi tivo sia sopratt utto dal lato
negativo ( essere pesante > lento >
sciocco/stolto ?; - ''''wil I), mentre k?ste/ ll in
dica in parte fiducia (Sal 49, 14 txt?; 78,7; Giob
8,14; 31,24; Prov 3,26), in parte stoltezza (Ec
cle 7,25), e kisla similmente in parte fid ucia
(G iob 4,6), in parte stoltezza (Sal 85,9 txt?; cfr.
anche Sa1143,9 txt em); invece il verbo ks/q. es
sere stolto (Ger 10,8) e il nome k'sihir stol
tezza (Prov 9, 13), ricorrenti una sola volta, e so
prattutto il termine k'sil I (vd. sI. 3) hanno
senza dubbio un senso negati vo; lo stesso vale
per k'sil Il , con cui si indica la costellazione di
Orione come violenta e audace (KBL 447b;
Am 5,8; Giob 9,9; 38,3 1; plur. Is 13,10; cfr.
Fohrer, KAT XV I,198 con bibliogr. ; G.R.Driver,
JThSt N.S. 7, 1956, I-II ). Cfr. anche il nome
personale K islon (Num 34,21 ; Noth , IP 227:
pesante ).
Il termine pi importante sia per frequenza sia per
significato k esil I che significa, talvolta, come
aggetti vo, stolto (contro Barth 44; Prov 10,1;
14,7; 15,20; 17,25; 19, 13 ; 21,20; Eccle4, 13; cfr. an
che 5,2, vd. i commentari ), ma altri menti, come
sostanti vo, lo stolto . La formazione k'sil non
di deri vazione straniera (c fr. BL 471) n aramai
smo (cosi Meyer Il ,28; pi cauto Wagner 122; cfr.
Barth 44; GK 84' 0).

21 interessante vedere come ricorre k'si I I: su


un totale di 70 attestazioni esso, ad eccezione di
Sal 49 II' 92 7' 94 8 si trova solo in Prov (49x, di
cui saio 4x i'n ' Pr~v' 1-9, e ben 30x nella raccolta
lO 1-2 2 16 e II x nella descrizione dello stolto dI
26: 1-12) e in Eccle ( 18x).
.
Senza considerare la differenza di significato assaI
rilevante tra kci!scel I (7x) e k' silll (4x), la radice
5/ L' uso linguistico vtrt. prosegue a Qumran
in tutto ricorre 80x (ksl q. I x, kci!sce/ll 6x, kisla 2x,
(p.e. ali del vento, IQHf 19,3) e nel NT ' k' silur Ix ).
(1tTpu1; co me nei LXX ; ali protettrici in Mt
23,37 par. Le 13,34; ali delle fi gure celesti Apoc . 3/ Il termine k esil, il cui significato principale
A.S.van der Wo ude
4,8; 9,9; 12,14).
stolto (agg. e SOSI. ) usato in senso espressamente sapienziale. Non chiaro se esso abbIa so
stituito il pi antico - nabal stolto (cfr. W.Cas
pari , NKZ , 39, 1928, 674s.; G.Bertram, !hW
IV ,839 = GLNT VII ,731 ); interessante pero che
~~Q=? I<'sil STOLTO
il termine sia usato come aggett ivo soprattutto
nella pi antica parte dei Prov, e che com.e sostano
1/ Se la radice ksl originariamente significava
tivo con l'articolo si trov i invece nel plU recente
essere grasso , grosso (cfr. arabo kasila essere
Eccle ( II x su un totale di 18x). Vi pu essere qUI
pesante ), come si ritiene generalmente (vd . i lesun processo semasiologico attraverso CUI SI tende
sici), questo significato primario pu in qualche
ad una sostantivi zzazione: k' sl di venuto pIan
mi sura spiegare in ebr. i sign. deri vati , che dal lato
piano un modello preciso, antitetico a_ /J.a\am , Il
semasiologico sono molto differenti tra loro (cfr.
saggio (- /Jkm ), rispetto al quale k' sll e.1oppo
anche J.L.Palache, Semantic Notes on the Hebrew
sto pi importante (cfr. U. Skladny, Dte altesten
721

"'Q:;l /c's l STOLTO

722

Spruchsammlungen in Israel, 1962 , 12.2Is.33ss.


50s.60s.; T. Donald, VT 13, 1963 , 285-292 ).
Cosi in Sal 49,1 1; Prov 3,35; 10,1; 13 ,20; 14,16.24; 15,2.
7.20; 21,20; 26,5; 29, 11; cfr. 10,23; 17,16; 28 ,26; inol tre
Eccle 2,14s.16; 4,13; 6,8; 7,4s.; 9,17; 10,2.12; altri opposti
in Prov (in Ecc\e predomina !liikiim): /labim assen
nato" ( 14,33; 15,14) e mebi n intelligente ( 17, 10.24;
- bin), 'iirum avveduto " (12,23; 13, 16; 14,8), cfr. ano
che seklEl saggezza (23,9). Tra i sinonimi vanno ri
cordati: M'ar brutale, sciocco (Sal 49, 11 ; 92,7; cfr.
73,22; Prov 12, 1; 30,2) e b'r q. essere brutale, sciocco
(Ger 10,8; Sal 94,8), ambedue denominativi da b" ir
ani male ; in Prov: p e/iijim inesperti ( 1,22.32; 8,5;
- p/h) , le$im derisori (1 ,22; 19,29; cfr. H.N.Richar
dson, VT 5, 1955, 163 179), - niibii/ stol to( 17,2 I;cfr.
W.M.W.Roth , VT IO, 1960, 394-409, speC. 403: /labal
is by his very fate an outcast [ un proscritto per
suo stesso destino)).
Il discred ito che risulta da tali sinonimi , e che corrisponde all a descri zione ca nzonatoria dell o stolto
in Prov 26, 1-1 2, rafforza l' im mag ine negativa del
k's I che si riscont ra altrove: il k's I non di poche
parole come il saggio , ma la sua bocca rivela la
sua stoltezza (- '''\Vii 3; 12,23; 13,16; 14,7.33;
15,2.14; 18,2; 29,11.20) e il suo cuore fa lso e cattivo (-ra'; 15,7; 19,1; cfr. Eccle 10,2), induce gli
altri all a lite ed rovina e trappola per
lo stesso k' sil ( 18,6s. ; cfr. 10,18). Egli sparge calunnie ( 10,18), pericoloso per il suo prossimo
(13 ,20; 17,12), disprezza sua madre ( 15,20), diventa fo nte di amarezza e d' infelicit per i suoi genitori ( 10,1; 17,21.25; 19,13). Lo stolto non serve
a nulla (26 ,6; cfr. v. lO; Eccle 10,15b) e si compiace di commettere l' iniquit ( Prov 10,23; 13,19).
Egli odia la conoscenza ( 1,22; 18,2) e si considera saggio (26,5. 12; 28 ,26), ma ci d maggior
risalto all a sua stoltezza.
4/ L' immagine del tutto negat iva del k esil ha
anche una configurazione e un valore teologico; lo
si nota gi nell' antitesi sapienziale tra k 'sil e /Jakam , tanto pi che essa corrisponde all 'opposizione fra rasa' malvagio - a cui simile lo
stolto - e ~ add q giusto (vd. p.e. Prov
10,23; 15,7; Skl adny, I. c., 12 ,2I ss.), ma lo si nota
soprattutto nelle conseguenze fa tali del comportamento e dell 'azione dello stolto . Non solo (da
un punto di vista sociale) egli riceve ignominia
anzich onore (3 ,35; cfr. 26,1.8; anche 19, 10) ed
pericoloso per il suo prossimo (vd. sp. 3), ma distrugge anche se stesso: la sua bocca per lui rovina e trappola ( vd . sp. 3), la sua stoltezza inganno (mirm a 14,8), la sua sicurezza ambigua lo
distrugge ( 1,32 'bd pi.; cfr. 14,16b). Si pu esortare
lo stolto a correggersi (8,5), ma pi spesso si
dice che tale in vito inutile, poich lo stolto
legato senza via di scampo alla sua stoltezza
(cfr. 14,24; 17 ,10.1 6; 23,9; 26, 11 ). La sua stoltezza cosi una sinistra potenza di perd izione e
come tale viene anche personificata co me donna
stoltezza (9, 13 k'silur; cfr. G. Bostrom, Proverbiastudien, 1935; G.von Rad , Weisheit in Israel,
1970, 217ss.).
723

Nei LXX k' sil viene reso soprattutto con


'l.'?P0l'l, pi raramente con crz(1y) econ altri vocaboli, cfr. G.Bet;t ram, art . 'PP'~'1; Th W IX,2 16-23 1;
Id., art. fHPO, ThW IV,837-852 (= GLNI
VIl ,723-766), dove viene esposto il signi fica to che
il term ine possiede per il giudaismo e il NT (cfr.
anche W.Caspari ,
KZ 39, 1928 , 668-695;
U. Wilckens, Weisheit und Iorhei t, 1959).

5/

M .Scebl!

i::'11~

k's ADIRARSI

1/ II verbo non possiede corrispondenze etimologiche sicure al di fuori dell'ebr. e dell'aram.


(aram. imperiale: A ~ . 189 k 's parI. q. l' uomo
corrucciato si sazi di pane , AOT 462; aram.
gi ud. : Dal man 204b; Jastrow 1,656). Spesso si ricorre all' arab. kasi'a essere atterrito (p.e. KBL
449a), ma tale relazione incerta. La rad ice denota
sempre uno stato d'animo turbato (J .Scharbert ,
Der Schmerz im AT, 1955 , 32-34). Oltre al verbo
(q., pi. , hi.) si trova anche il SOSI. k'as affli zione (in Giob viene scritto k 'as ).

2/

k 's qal si trova 6x, pi o 2x, hi. 46x (Ger II x,


I Re 10x, 2Re 7x , Deut 5x); k'as/k'as compare
25x. La radice manca in Gen-N um , Am , Is, Dtis ,
ma gode di una particola re preferenza nella letterat ura dtr. e in quella che da essa dipende; conosci uta da Os, Ger ed Ez ed anche dai testi sapienziali.

3/ a) AI qal il verbo significa agi tarsi, adirarsi . Termini paralleli (in 2Cron 16,10 con 'cel
a causa di ; in Eccle 7,9 assieme a rifb spirito )
sono /Jrh q. essere in collera ( um 3,33)
e /Jrq q. sinnm digrignare i denti (Sal J 12,10);
in quest' ultimo testo le due espressioni descrivono ( nel sal mo sapienziale) la sorte dell'empio.
Termine opposto a k's sq! qal calmarsi (Ez
16,42). In Eccle 5,16 in vece del verbo bisog na leggere il sostanti vo.
Il pio ha il sign. di fa r ad irare, affliggere ; esso
viene usato una volta per le relazioni con il prossimo (l Sam 1,6) e una volta per il rapporto tra
Israele e Dio (Deut 32,2 1 par. - qn' pi.; vd. SI. 4).
L' hi . ha le stesse accezioni e gli stessi usi del pio
(c fr. Jenni , HP 68-70): affli zione fra persone
( I Sam 1,7) e affli zione che Israele provoca a Dio
(Os 12 ,15 e spesso negli scritti dtr. , vd. SI. 4). Una
volta Jahwe il soggetto del verbo: secondo Ez
32 ,9 Jahwe sgomenta il cuore di molte nazioni
con la rovina che fa cadere sull'Egi tto; vengono
usati qui anche al tri termini, come smm hi. riempire di terrore e (da parte dei terrorizzati) s'r atterri re , /Jrd tremare . Il verbo indica quindi
un'emozione molto intensa.

b) Il sosI. k'as viene un ito talvolta al verbo come


rafforzativo (lSam 1,6; I Re 15,30; 2Re 23,26).
011:;) k's ADIR ARSI

724

Anch'es o indica l'a mizio ne nei riguardi del prosimo ( I am 1,6) e pill in generale la disperazione
( ISam 1,16 par. Sia!1 dol ore l). Questo signifi cato s' incont ra nelle varie forme della lament azione: il ko'as uno dei pesi che l'a rante deve sopportare (Sal 6,8; 10,14 par. 'm/ torment o l).
Anche il linguaggio di Giob 6,2; 17,7 quello cl eli a
lamentazione individuale (in 6,2 txt em par.
hmv\\I ven tu ra ).
All' opposto i pu parlare del ko'a cii Di o che i
rivol ge contro Israele ( econdo l'unica alle tazione Deut 32 ,27 anche allraver o il nemico). Il
lamento del popolo upplica che lo Sdeg no divino
abbia fine (Sal 85,5; cfr. anche Gi ob 10,17 nell a lament azione indi viduale). Quancl o si ricorda il rapporto che esiste tra il ko'as divino e il co mport amento um ano sempre ev idente un innusso dtr.
(Deut 32, 19; IRe 15,30; 21 ,22; 2Re 23,26; Ez
20,28; inoltre vd . Sl. 4).
La lelleratura sapienzia le vede in ko'as una passione pericolo a: lo tolto ucci o dal suo ko'as
(Giob 5,2 par. qill ' coll era l), mentre il aggio lo
sa nascondere (Prov 12,16). Con ko ' as non si in dica solo lo stato d'a nimo soggelli vo, ma anch e
ci che obiellivamente lo produce. Il figli o stolto
perci un ko'as per il padre ( Prov 17,25 par. m d!mcer dispiacere l) e lo stolto lo per il saggio
(Prov 27 ,3); anche una donna pu diventare un
ko'as (Prov 21,19).
c) Per le radici sinonime, sopranuno '~b q.lpi. contristare (q. I Re i ,6; Is 54,6; ICron 4,10; pi oIs 63,10 essi
contnstarono il suo santo spirito l>; Sal 56,6 txt ?; ni.
farsI del male, contristarsi 7x; hi. i rritare Sal
78,40; hit p. sentir i irritato Gen 6,6; 34,7; inoltre diverse denvazioni nominali , tra cui 'asslJ.'blJ.'1 dolore
5x) e jgh hi. contristare (ls 51,23; Giob 19,2; in Lam
I ~).12; 3,32 con soggeno Jahwe; cosi pure Lam 3,33 pi.:
n:. parto$of 3,18 txt?; Lam I ,4;,;agn amizione 14x;
Iliga amizione 4x), si veda Scharbert , I.c., 27-32.35s.
(<<jgh esprime sempl icemente un profondo turbamento
Intenore ed accenna ad un comportamento passivo
dell'Interessato ... '~b verbo transitivo, k's intransitivo.
Con '~ b ci si riferisce ad un fano offensivo obienivo di
naturaspirituale o corporale, ma, a seconda del co nt ~to,
SI espnme anche la rassegnazione o il senso di difesa che
ne deri vano , ossia l'ira; k's invece indica direttamente lo

stato d'animo, il canivo umore, l'irritazione e la forte in clinazione all'ira , ma pu anche risalire, a seconda del
contesto, alla causa di questo stato d'animo ai sentimenti di ostilit, alla stoltezza o al dolore intedore I c
35s.).*
' .. ,
Un particolare significato teologico si ha
nel!' uso deuteronomistico, dove questo verbo
(ali hl. , una volta al pi.) descrive un comportamento errato dell ' uomo nei confronti di Dio e la
reaZIOne di quest' ultimo. Questo tema dtr. gi in
Osea (Os 12,15: Efralm lo ha provocato amaramente? perci il suo Signore gli far cadere addosso il sangue versato e lo ripagher del suo oltraggIO l); Il verso conclude la serie dei detti di
12,1-1 5,dove SI ha un'accusa checontiene tulli gli
elementi della teologia di Osea, 111 antitesi con la
rehglOsn cananaica dominante). Quello che in
4/

725

Ol1:l k's ADIRARSI

Osea viene dellO in maniera originale, nella teolo.


gla cleuteronoml tlca a sume una formulazione
fi ssa; i. motivi per . i . quali Jahwe pu amiggersi
so no cllverSI: il servIzIOdi a ltn del (Giud 2,12; IRe
22,54; 2Re 17~II ; 22 ,17), Il fare delle immagi ni di
Dlo( Deut4 ,2); IRe 14 ,9 e dell e a ere( IRe I4,IS;
16,33 ), il costruire sa ntuari ulle alture (2Re
23,19), op pure, pi generica mente, azioni che
provocano lo degno cii Jahwe, peccati ecc.
(Deut 9,18 ; 31,29; IRe 15,30; 16,2.7; 2Re 17,17;
21,6 ecc.).
TUlli questi motivi si concentrano nel primo e nel
secondo co mandamento, il nucleo essenziale della
teologia cltr. ; le tra gressioni sono ritenute offese
deli berate di Jahwe, che lo provoca no all 'ira. Mentre i passi del Deut mellono in guardia contro
un tal modo di fare, nei libri dei Re si descrive lalvolta come si esplica l'i ndignazione di Jahwe
( IRe 16 ,2.7. 13; 2Re 17,11.17; 21 ,15 con il loro
contesto).
Geremi a i rif all a medesima concezione. La
magg ior parte dei passi di Ger potrebbero essere
allribuiti all a redazione dtr. , tUllavia si trovano
due te ti origina li : in Ger 7,18s. il profeta rinelle
su che cosa significhi propriamente per gl i uomini
offendere Dio (con il culto degli dei )) e conclude che gli i raeliti con un'azio ne cosi umiliante
in realt hanno offeso se stess i. Un modo corrente
di e primersi viene cosi interpretato dal IalO antropologico. Anche la liturgia profetica a cui si accenna in Ger 8, 18ss. potrebbe essere autentica.
L'espressione provocare all'ira Jahwe con immagini e idoli stranieri , pur es endo una formula
dtr. (8, 19), rappresenta qui una cont rapposizione
critica all a tradi zione del tempio di Gerusalemme,
nota a Geremia (p.e. Ger 7), ma non alla lelleratura dtr. Ger 11 ,17; 25,6s.; 32,29s.32; 44,3.8 vanno
allribuiti alla red azione dtr. ciel libro.
Anche in Ezechiele i ritrova il medesimo modo
d'esprimersi . In Ez 16,26 la formul azione e il
senso si rifanno completamente all ' uso dtL (si
tralla degli dei stranieri e del culto dell a natura);
diverso il caso di Ez 8, 17: 1' offesa di Dio
viene descrilla nel suo contenuto con espressioni
del linguaggio acerdotale e cultuale (lo 'blJ offesa cultuale ) e del linguaggio giuridico {(lilf/IQs
ingiu ti zia l).
Anche altri testi. usa no l'espressio ne collegandosi
all a concezione dtr. : Sal 78,58 (par. qn' hi.);
106,29; praticamente si tratta dell 'adorazione degli
dei stran ieri , come in 2Cron 28,35; 33,6; 34,25; in
eem 3,37 l'offesa di Dio non consiste nel
culto degli idoli , ma nell 'opposizione al piano di
Jahwe. In fine la liturgia profetica di Is 64s., di
stampo dtr. , usa l'e pressione in 65 ,3 nella risposta
di Jahwe al lamento del popolo; anche qui si tralla
in rea lt di un culto idolatrico.
Non si pu delineare con facilit la storia del tema
dell ' offesa di Dio l). evidente che questo tipo
di affermazioni noto ai profeti (Os - Ger - Ez;
negli ultimi due la formu lazione non sempre
dtr.); d'altra parte il tema si am bienta bene nella
726

teologia dtr. TUll avia bisogna notare a questo proposito che nel Deut stesso l'espress ione rara,
mentre pi freq uente nella rielaborazio ne dtr.
(pi recente) dei libri dei Giudici e dei Re. Forse
si pu concludere che il tema proviene dagli ambienti profetici (del regno del nord), e che a un
certo punto stato fatto proprio dalla teologia tr.
5/ Nel giudaismo tardivo e nel NT non si incontra pi l'affermazione teologica dell' offesa di
Dio l), come l'abbiamo delineata sopra. Subentrano in primo piano altre concezioni vtrt.
dell ' ira cii Dio : cfr. O.Grether - J.Fichtner, arl.
PY'~, ThW V,392-410 ( = GLNT VIII ,1103-I(51 ),
e E. Sjoberg - G.Stahlin , ibid. v ,413-448 ( = GLNT
VIII ,11 61- 1254).
F.SIO/Z

':J~

kpr pio ESPIARE

Il a) Sulla derivazione e sul significato del


verbo esistono numerosi studi . Tra i pi recenti
sono particolarmente ampi: D.Schotz, Schuldund Slindopfer im AT, 1930, 102 -1 06; J.Herrmann , Slihne und Slihneformen im AT, Th W
1ll ,302-3 1I = GLNT IV,956-978 (cfr. id. , Die Idee
der Slihne im AT , 1905 , 37-57); J.J .Stamm , Erlosen und Vergeben im AT , 1940,59-66; LMoraldi ,
Espiazione sacrificale e riti espiatori nell'ambiente
biblico e nelI'AT, 1956, 182-221 ; S.Lyonnet, De
notione expiationis, VD 37, 1959, 336-352; 38 ,
1960, 65 -75 (su kpr pi.: 37 , 1959, 343-352);
K.Koch , Die isr. Siihneanschauung und ihre historischen Wandlungen, 1956; El liger, HA T
4,70s.

b) Le spiegazioni etimologiche che si sono proposte risalendo acl un termine non ebraico oppure
analizzando le attestazioni bibliche, non sono ancora giunte a risultati soddisfacenti. Non si ancora in grado di decidere tra due possibili derivazioni da un'altra lingua semitica, ossia tra l'acc.
kuppu/'u estirpare, cancellare e anche purificare (cultualmente) ) (AHw 442s.) e l'arab. Iifr
coprire, occultare (WKAS 1,26 1-264; Lane
117,2620s.). Nel senso cii espiare il termine
stato comunemente usato in arabo solo a partire
dal periodo islamico. La maggior parte degli SlUdiosi suppongono una parentela tra kp/' pio e l'arab.
k.fr coprire l); essa si baserebbe allora sulla concezione che i peccati vengono coperti (cosi anche
Wildberger, BK X,253 per Is 6,7), oppure che il
peccatore viene protetto contro l'azione eserci tata
da quella sfera formata dalla strella associazione
tra peccato e disgrazia (Elliger, HA T 4,7 1). La derivazione dall 'acc. kuppu/'u solleva obiezioni , poich si ritiene che essa non sia provata a sufficienza
dai testi dell ' AT (secondo Stamm , I.c., 62, chiaro
a questo propos;;o sarebbe solo il passo di Is 28,28 ,
che per problematico; vd. Sl. 3g); tUllavia il material e di paragone sarebbe molto pi abbondante,
727

se si considerasse di pi anche l'idea di purificazione presente in kpr pi.; secondo Lev 14,19;
16,18s. ; Ez 43 ,26 ecc. 1' espiazione anche una
purificazione (ci viene posto in risalto in modo
particolare da Moraldi , I.c., 184- 192, in un approfondito paragone con le concezioni babilonesi).
Come prove pi evidenti a sostegno del significato
primario coprire l) vengono spesso citati Gen
32 ,21 (soprattutto in paragone con Gen 20,16) e
Ger 18 ,23 (Neem 3,37). Da Gen 32 ,21 (Giacobbe
vuole espiare il volto di Esa) si potrebbe per
trarre un argomento contro il significato di coprire l): il verbo infalli potrebbe non avere qui tale
significato, poich subito dopo si dice che Giacobbe vuoi vedere il volto di Esa (cfr. J.Herrmann , ThW 111 ,304 = GLNT IV,960s.). Ci dimostra comunque come sia problematico risalire
ad un significato originario. E interessante notare
che Neem 3,37 cita Ger 18 ,23 sosti tuendo kpr pio
con il verbo ksh pi o ricoprire .
Una terza possibilit consiste nel far derivare il
verbo dall 'antico SOSl. k~rcer (danaro del) riscatto o sim. (vd. Sl. c), ma una tale etimolqgia
viene di solito scartata, soprallullo perch kofcer
non ha nulla a che fare con l'ambito cultuale e va
considerato anzi una derivazione secondaria da
kpr pi o (prima che questo si fissasse nell 'ambito
cultuale).
I testi di Ras Samra non sono stati finora di nessun aiuto
per l'etimologia di kpr pi o(UT nr. 1289; WUS nr. 1369:
kpr alcanna(?) l~. Anche nei testi del sem O. il senso
non chiaro (DISO 126). ei testi tardivi medioebraici
e giudaico-aramaici predominano le concezioni dell'AT,
come pure nell'arabo islamico.
c) Da kpr pi o espiare deriva il sost. kippurim
espiazione l), che si limita a P (Es 29 ,36;
30,10.16; Num 5,8; 29,11 e in jm kippurim
giorno dell 'espiazione Lev 23,27 .28; 25,9;
come in quest'espressione tecnica e tranne che in
Es 29,36 per l'espiazione , kippurim si trova solo
in catene costrutte: sacrificio espiatorio, denaro/capro dell'espiazione l).
k~rcer, derivato anch'esso da kpr pi. , viene usato
gi nel codice dell 'alleanza e da Amos; un termine del dirillo civile e significa risarcimento,
riscatto (Es 21 ,30; 30,12; Num 35 ,3Is.; Is 43,3;
Sal 49,8; Giob 33 ,24; 36,18; Prov 6,35; 13 ,8; 21 ,18)
oppure danaro di corruzione (lSam 12,3; Am
5,12).
.
Resta anche problem~tico il far risalire kapporcel a
kpr pio Nell' AT kapporcel un termine particolare
che indica la lastra con due cherubini che stava
sull'arca, in lUtto 27x e, se si esclude ICron 28,11 ,
solo in P (Es 25-31; 35-40; Lev 16 e um 7,89).
Sembra che in origine non fosse il coperchio
dell'arca (Es 25 ,17.2 1), ma un oggello sacro indipendente (in I Re 8 non se ne fa men zione).
d) Un'altra radice kpr negli apaxlegomena kbflJ.'r
asfalio l> e kpr qal ricoprire d'asfalto di Gen 6,14, I
qual i hanno i loro esalti equivalenti in ace. (anche in
Gilg. XI ,65, da cui Gen 6,14 in qualche modo dipende):
1:l:l kpr pi o ESP IARE

728

kaparu Il rivestire d'a fall o (Allw 443,,). derivalo dal


sostalllivo kllpfI/ u a l'alto (A Hw 509).

In aram . esiste un'altra radice Apr, a cui ri salgono Sel17i:l


dubbio kalar (Ca ~ll 7. 12, cfr. Gerleman , BK XV III ,207;
ICron 27,2S) e ~ iJ!(P~( I am 6. 18} u villaggio (cfr. Wa.
gner nr. 134/1 35). koliPr ncl significa to ua lca nna (sia il

fiore che la pan nocchia: Cant 1,14; 4.13; cfr. il tcdesco


Cypernblume e Gerleman. BK XVI Il , III .) va po.
sto in relazione con )(urrpo. Ricordiamo infine che il
problema dell'etimologia di kpr pi si e tende anche a
k ~/ir leoncello (-'ari; u ricoperto della criniera ?),
k 'Jor coppa (E di,IO; 8,27; Iran 28, 17) e k elor
brina (Es 16,14; Sal 147. 16; iob 38.29).

co rrenze sono molto ca r e, bench sia interes.


sante co nstata re che un passo di Neem e due di
Cron hanno la medesima formulazione , e che E
lisa solo Il coorta tl vo, I (eccellO Dt is 47 Il ) solo
il pU . Anche il tent ativo di fi ssa re u~'et alle diverse co tru zioni incontra difficolt.

1960, 292); sull a discussione antecedente cfr.


E. Lohse Die Ordination im Spatjudentum und
im NT , 1951 , 23s. D'altra parte non si dice che si
debba richiedere umili azione, pentimento o conversione da col ui che deve espiare; si suppone
per che costui abbi a riconosciuto la sua colpa.
L'espiazione (e il perdono) dipende da Dio: lo conferllla tra l'altro l'espressione pi volte ripetuta
H davanti a Jahwe (e il passivo gli verr perdonato l> , - siI}); cfr. H.Thyen, Studien zur Slindenvergebung .. . 1970, 34s.

2/ Il verbo kpr compare nel ca none ebraico


101x , 92x pi o( Lev 49x, um 15x , E 7x, Ez 6x),
7x pU. (I 4x) e Ix hitp. ( ISalll 3,14) e nitp. (Deut
21 ,8). l 3/4 circa delle ricorrenze i trovano in P
(70x pi ., 2x pu .); le alt re sono in Ez (6x) , Is (5x,
pi o 01047,11), Deut , Sal e Cron 3x ciascuno , Elohista (Oen 32,21; Es 32,20), II2Sam ; Prov 2x ciascuno, Oer, Dan e Neelll I X. La proporzione tra i
te ti preesilici e quelli esilici e postesilici quindi
di I a IO.
kpr pi o nel significato di H espiare ha sempre nell ' AT un significato terllli nat ivo (H non
mai adoperato per descrivere qualco a che si ta
compiendo, ma empre in vista del risultato da ottenere , Jenni , HP 241). Dobbiamo trattare anzitUllOdella costru zione gra llllll aticale del verbo (a),
qU tndt del suo uso nei testi sacerdotali (b-e), in Ez
(f) e nei rim anenti testi (g).
3/

a) In P il verbo viene costruito 53x con 'al. Soggello di solito il sacerdote; la preposizione si riferisce nella maggior parte dei casi ad un ingo io
o ad un gruppo in quanto oggetto dell 'espiazione
e corrisponde - se kpr pi o viene reso con H operare
un 'espiazione - all'italiano H per (O K 119bb;
BrSynt I06s.).
. ella frase

il sacerdote compir per lui l'espiazione ,

ncor~ente 12x (Lev 4,26.31.35; 5,6.10.13.18.26; 14,18.20;

15,1); 19,22 ) e In quella che segue e gli verr perdo.


nato , R.Rendtorff, Studien zur Geschichte des Opfers
1m Alten Israel , 1967,230, vede la forma fondamen.
tale del rituale della /Jalla', e di quello dell" asam.
In P kpr pi o 'al viene collegato 6x Con l'altare (Es
29,36.37; 30,10.10 [corni dell'allare. e altare[; Lev 8,15;
16,18), una vol ta con il tempio (qd",s e 'oh",1 m'ed
Lev 16,10) e una volta con la casa purificata dalla lebbr~
(Lev 14,53). In Lev 16,10 si ordina di collocare vivo davanti a Jahwe il capro per Azazel, per compiere l'espiazione per esso (" capro esplatorio ' ) l); ci per non d
senso (Elhger, HAT 4,201 ). Si potrebbe eventualmente
IOtende~e p,er compiere i rit i espiatori su di esso , ma

sarebbe Insolno quanto a forma e quanto a contenuto; in


genere Il passo Viene tralasciato.
Pi rar~mente P costruisce kpr Con altre preposizio~i :
con ba ad per (6x), con be e ' '''I (ciascuna 3x), oppure senza oggello (Sx).
La COstruzione kpr 'al non preva le in nessun altro
testo o gruppo di testi. Si pu trovare indifferentemente l'una o l'altra Costruzione e non possibile stabilire alcuna coerenza, anche perch le ri729

i!:l:l kpr pi o ESP IARE

b) La fomllia H il sacerdote compie l'espiazione


per lui (perI'. co n ec utivo + 'al) costituisce parte
fi ssa dell e norme per i sacrifici espiatori di Lev 4 I
- 5, 13. i deve offrire il sacrificio se qualcuno ha
inavvertit amente pecca to contro un comandamento (o un divi eto) di Jahwe (4 ,2). La legge rego la la cerimonia per quattro casi di colpa: del
H sacerdot e unto (= sommo sacerdote >(4,3-12),
della cO lllunit di Israele(4, 13-2 1), del capo (4,2226) e di tulli gli altri i raeliti (4 ,27-35); tre appeno
dici contengono istru zioni per colpe minori (iltacere o il parlare inconsuJt o e la contaminazione
contratta senza avvedersene, 5,1-6), per poveri
(5,7- 10) e poverissi mi (5 ,11 -13). Le ultime 5 di
queste 7 pericopi terminano con la formul a citata,
clli segue H e gli verr perdonato (nell a seconda
pericope, conformemente al senso, viene usato il
plur. al po to del sing., 4,20; nelle prescrizioni per
la (w((', del som mo sacerdote la frase manca).
La ceri monia si svolge cosi: orrena dell'animale (bue, pe_
cora o capra; per i poveri due colombe o vegetali) all'ingresso della tenda, imposizione delle mani e uccisione
(da pane del sacrificante), selluplice asper ione di sangue davanti a Jahwe all' ingresso del santuario e cospersione dell'altare dei profumi con sangue, e versamento del resto del sangue alla base dell'altare dei sacrifi ci, separazione e combustione del grasso ed estromissione del cadavere dall'accampamento (il tutto compiuto dal sacerdote). Se lUllO si svolto secondo le
norme, il sacerdote ha compiuto l'espiazione per il

c) La costruzione kpr perI'. pi o 'al compare ancora


quattro volte nelle prescrizioni per dichiarare purificato chi guarito dall a lebbra (Lev 14,18.20 e
1419.3 1). Nellacomplicataproced'uradi Lev 14,120'vengono prescritti 16 riti diversi ; i pi importanti sono: l' uso del sa ngue e dell'olio, le abluzioni, la rasatura totale, il sacrificio (- (17r). La pericope termina con la frase cos il sacerdote compir per lui l'espiazione, ed egli sar puro . Anche
la malattia della lebbra esige quindi espiazione
(Moraldi , I. c., 203-209, scorge l'idea di purificazione anche in P e in Ez). La maggior parte di questi riti non suppongono per null a una sostituzione.
Anche chi guarito dall a gonorrea ten uto alla
abluzione e al sacrificio: cos il sacerdote compie
pe'r lui l'espiazione per la sua gonorrea (Lev
15,15); chi ha un rapporto sessuale. con una
schiava ri servata ad un altro deve offm e " sacnficio di un montone per compiere l'espiazione
(Lev 19,22); il nazi reo, vicino al quale morto
qualcuno all 'i mprovviso, ha peccato a causa
del cadavere e deve far operare l'espiazione mediante rasatura, sacrificio di espiazione e olocausto
(Num 15,25).

sacrificante, e gli verr perdonato .

d) Prescindiamo per ora da Lev 16 e 17, II e


diamo uno sguardo alle forme dell ' imperfetto, 111finito e imperativo con 'al dei testi sacerdotali . Da
Lev 5 16 si ricava senza dubbio che la necessit di
una ~ompensazione ha una parte importante
nell ' idea di espiazione. Chi inavvertitamente si
reso colpevole contro cose sacre deve offrire un sacrificio di un montone e compensare l'appropriazione indebita maggiorata di un quinto. Lo stesso
dovere si ricorda in Num 5,7.8. Liberazione dal
peccato, purificazione ed espi azione sono le condi zioni richieste per il servizio dei leviti (N um8 ,21);
Aronne opera l'espiazione per il popolo con fuoco
preso dall' altare e messo nel suo incensiere (Num
17, 12), come gli aveva ordinato Mos (Nu m
17, 11 )' Finees ha procurato espi azione per" popolo c~n la sua lanci a (Num 25 ,13). L' infinito co n
'al si trova in Lev 1,4 (aggiunta alla legge degli
olocaust i, spesso tralasciata), 8,34 e 10, 17 (per i
doveri cultuali dei sacerdoti , con i quali viene operata espi azione per i sacerdoti stessi e per la co mu:
nit), 14 ,2 1.29 (precisazioni che riguard ano chi SI
deve purificare, e che operano anch'esse una com pieta espiazione), 23 ,28 (riconciliazione nel giorno
dell'espiazione, vd. SI. f), Num 8,12.19 (l iev iti n-

Da questa serie di prescri zioni non si pu ricavare


quali idee avessero ul processo dell 'espiazione il
leg islatore, il sacerdote e il sacrificante. Le ipotesi
recenti , che si cont raddicono tra loro, dimost rano
soltanto che il te to non si presta a ci che gli si
vorrebbe far dire. II waw consecu ti vo in w' kipplJ!r
non ha il senso di H mediante ci , il che potrebbe
significare che il compimento del rito secondo la
legge opera da solo l'espiazione. Quanto ai riti
vengono fatte ai poveri le pi larghe concessioni;
nel sacrificio dei poveri ssimi manca persino il ri to
del sa ngue (5 ,11 -13). Ci indi ca che non si crede
in un'espiazione ex opere operato. Non si deve
neppure dedurre dal testo che il sacrificante trasferisca i suoi peccati su ll 'animale con l' imposizione
dell e mani, e l'a nimale muoia al suo posto (cosi
P.Volz, ZAW 21, 190 1, 93- 100; K.Koc h, EvTh
26, 1966, 217-239). Oggi il ri t viene in genere
spiegato diversamente: il sacrificante deve essere
stim olato ad una partecipazione personale
(B.1 . van der Merwe, The Laying on of the Hands
in the OT, OuTWP 1962 , 34-43); il gesto una
conferma solenne che questo anima le sacrificale
viene veramente da lui , dal sacrifi cante (R.de
Vaux, Les instit utions de l' Ancien Testament, Il,

731

730

/.

cevono espiazione mediante il sacrificio per i peccati e l'olocausto e debbono operare espiazione per
gli israel iti co n il loro servizio dell a tenda del conveg no), Num 15,28 (sacrificio di una capra per
colpe contratte inavvertitamente), 28,22.30 e 29 ,5
(sacrificio di un montone per l'espiazione nella festa della pasqua, dei primogeniti e del nuovo
anno). 'al nc./eS per la vita compare inoltre in
Es 30,15. 16 (tassazione personale, in occasione del
censimento, per l'espiazione della vostra vita ;
Beer, HAT 3,148 , riti ene l'espressione un'aggiunta secondaria; cfr. per E.A.Speiser, Census
and Ritual Expiation in Mari and Israel, BASOR
149, 1958 , 17-25), Num 31 ,50 (i capi , in riconoscenza [!] per il fatto che nella battagl ia coi madianiti nessuno caduto, portano un'offerta rituale
[qorbn] costituita da gioielli in espiazione per la
nost ra vi ta l>). Che con l' espi azione si intenda consacrare e santificare per Jahwe , oltre che ristabili re
una relazione con Dio che era stata interrotta, ri su lta chiaro dalle prescri zioni espiatorie per l'altare (Es 29,36s. ; 30,10; Lev 8,15; 16,18); anche il
santuario e la tenda, pur non essendo responsabili dell ' impurit e dell' infedelt degli israeliti ,
debbono essere soggetti ad espiazione (Lev
16, 16); lo stesso vale per la casa purificata dalla
lebbra (Lev 14,53).
kpr pi ocon ba'ad per oltre che in Lev 16 (4x , vd. SI.
e) si trova solo due volte 111 Lev 9,7 (al di fuon di P solo
in Ez 45,17); P in tutti i passi usa questa costrUZione
solo per l'espiazione dei sacerdoti e del popolo. Con be
con, mediante kpr pio si trova in Lev 7,7 ( con
esso ossia con il sacrificio espiatorio), 17, llb (vd. SI. e)
e al p~rf. pU. in Es 29,33 (i sacerdoti hanno ricevuto
espiazione mangiando ci che riservato a loro nel sacnficio di investitura). kpr pi ocon ' '''I si trova solo 3x 111 P
in Lev 16 (vd. Sl.), kpr senza oggello in Lev 6,23 (tuttavia la frase afferma che si espia con il sangue del sacnficio espiatorio), um 35,33 (impf. pU .; per la terra non
si pu compiere nessuna espiazione, se non con Il sangue di colui che ha v~rsato sangue) e tre volte In Lev 16
(v. 17a.27.32).
e) In Lev 16 kpr pi o compare 16x (v:
6.1 0. 11 . 1 6. 1 7a.b. 1 8 .20.24.27.30 . 32.33acx~ . b . 34). E
singolare il mutamento continuo di costruzione
(anche all'interno dei di versi strati che V.' SI possono riconoscere, per esempio I tre di Elhger): 6x
con 'al, 4x con b'ad, 3x con 'cel e 3x senza oggetto. I vV . 1-1 9 dicono come si deve svolgere ti
rito espiatorio. Aronne deve present are un toro
per il sacrificio espiatorio e un montone per 1'01.0causto il popolo due capretti per Il sacn ficlo espiatorio e' un montone per l'olocausto. Con l'offerta
del toro Aronne ottiene espiazione per s e per la
sua casa (v. 6. 11 ). Tra i due capretti si stabi lisce
con la sorte quale per Jahwe e quale per Azazel
(v. 7s.). Per operare espiazione perlu i al V. IO
viene per lo pi considerato secondano (vd. sp. a):
Aronne deve poi offrire incenso nel Santo del
Santi (cfr. Num 17, 12), e con il sangue del suo
toro e con quello del capro della I;a(!" del popolo
deve aspergere sette volte la kapporcel (v. 12-15);
cos egli opera espiazione per" santuano e per la
i !:l:l k{J/' pi o ES PIAR E 732

tenda del convegno (v. 16). essuno all ' in fuori di


lUI deve trovarsi nel sa ntuario durante questa cenmollla; egli opera espiazione per s, per la sua
casa e per tutta la comu nit di Israele (v . 17). Me~Iante .Ia ceri monia del sangue egli opera poi
I espiazione anche per l' altare degli oloca usti (v.
18), punficandolo e sant ificando lo (v. 19). Segue
Infine l'espulsione del capro espiatori o nel deserto
(v. 20-28). All 'inizio di questa pericope si constata
espressamente che la cerimonia di espiazio ne
conclusa. Il rito dell 'invio del capro nel desert o
qUindi staccato da l resto. Il v. 24 parla dell 'es piazione. di Aronne e del popolo mediante i due 010ca ustl , e al. v. 26 con le norme sull 'espulsione del
cadavere SI parla ancora una vol ta retrospetti vamente del potere espiatorio della /:!aUa ' l; ai versi
29:34 <. redaZione finale ) si parl a in si ntesi dei
riti espiatori ; qui c' in pi il precetto della umi li azlOne (-'nh Il pi .) e dell a totale astensione dal
lavoro in questo giorno di espiazione (v. 29.3 1).
Il testo non d alcun moti vo di vedere nell 'espulsione del ca pro un'espiazione ottenuta medi ante
un alli male con funzione di rappresentanza' si
tratta di un rito di eliminazione che si i nco~tra
spesso nell' AT(Lev 14 ,7.53; Zac 5 5- II )ed ev idente anche nei rituali di sos;ituzione itti ti
(H: M.KUmmel, Ersatzrituale fUr den hethiti scen
Komg, 1967, 191-1 95 ecc.; id ., ZA W 80 1968
289:3 18, specialmente. 310s.). L'azione espiatori~
ha Il csuo pu nto culminante nell 'aspersione dell a
kappora!1 (v. 14-1 6) e dell' alt are (v. 18s.) con il
sangue deg li animali .
Il significato fondamentale dell ' uso del sangue nei
nt l esplaton. viene spiegato in Lev 17,11 : la vita
dell a ca rne e nel sangue, e io stesso ve l' ho dato
per Il servizio dell'al tare, affinch operi ate espiazione per VOI s~ess l ; pOich il sangue che opera
espi azione mediante la vita (II discorso di Jahwe
In pnm a persona, che interrompe lo stile leg islati VO , e segno di un ampli amento secondari o e
omlletlco; cfr. H.Reventlow , Das Hei ligkeitsgesetz, 196 1, 47) . In questo testo la frase spiega il di vieto di mangiare Il sa ngue; le motivazioni sono
due:. ( I) nel sangue. risiede la vita, (2) il sa ngue e
la vita che nSlede In esso sono destinati a scopi
esplaton, la pnma di queste moti vazioni pu an
cora manifestare il tentati vo di frenare una ten:
denza pnmltl va ad assi mi larsi ad una vi ta estranea, )a seco nda Idea, e cio che il sa ngue (soggetto:) espia mediante la vita (banl1(.fa!S), vuole
chlanre Il processo di espi azione. Con questo per
non SI ha ?ncora una base sufficien te per capire il
senso. dell espiaZione dell'antico Israele. Le varie
aZlom di es pl a~ l o ne descritte nell ' AT non confermano. quanto e detto In Lev 17, 11 ; da esse infatti
non SI puo dedurre che con il rito del sa ngue si vo.glia res,tItUIre la vita a Jahwe, per operare in tal
modo I espiazIOne. Se questa fosse stata la convinzione comune, non ci sa rebbe stato bisog no di alcun altro filO espiatorio. L'importanza della cerimonia del sa ngue nell'espiazione fuori di sc usSione, Lev 17, 11 puo essere considerato per solo
733

,El::l kpr pio ESPIAR E

un l entativo di spiegazione insufficiente - pro.


babllment e molto tardivo - dell 'istit .
dell 'es"
uZlone
plazlone dii
e ' anti.co Israele (cfr. al riguardo
D.J .McCarthy, The Symboli m of Blood and Sacnfi ce, JB L 88, 1969, 166- 176, spec. 169s.).

sacrifici per i peccati e l'espiazione (v. 21.23s.), e


prega Jahwe di voler concedere espi azione a chi ha
mangiato la Pasqua senza prima purificarsi, trasgredendo le prescrizioni (30,18). In ISam 3,14 si
accenna alla possibilit di un'espiazione con z:bah sacrifi cio cruento e minha obl azione .
Seite testi fanno dell 'espiazione un'azione escl usiva di Dio. Non si pensa all'atti vit umana (eccetto che per il pentimento e la conversione), poich essa insignificante. A questo gruppo appartengo no i tre test i dei salmi . Se la colpa di venta
troppo grande, Jahwe interviene ed espia
(65 ,4); il fatto che nel seguito del salmo si parli del
tempio e degli atri (come del resto di tutta la creazione) non significa che quest'azione sia un rito
cultuale (cosi K.Koch, EvTh 26 , 1966, 225s.). Ci
escluso anche in Sal 78,38 ( egli espi la colpa,
poich misericordioso ) e 79,9 ( liberaci ed
espi a le nostre colpe ). In questi passi kpr pi o assume il senso di perdonare (posto in particolare rilievo da J.J .Stamm , Erlosen und Vergeben
im AT, 1940, e S.Herner, SUhne und Vergebung
in Israel, 1942).
Mos (Es 32,30) vuole ottenere da Jahwe espiazione (= perdono , cfr. v. 32 I1S' ) per il popolo, a
causa del suo grave peccato. Egli non offre la sua
vita in sostituzione, ma provoca Dio: se tu non
perdoni loro, cancella allora anche la mia vita dal
libro. Vendicandosi di coloro che affliggono
Israele (Deut 32 ,43) e distruggendo i culti stranieri
(ls 27 ,9) Jahwe espia la terra del suo popolo
(tx t em) e la colpa di Giacobbe. Dan 9,24 parl a di
un'espiazione escatologica.
Questi due ultimi testi risalgono al tempo dei
Maccabei, il Sal 79 certamente del tempo
dell 'esilio o postesilico; la discussione sull 'anti chit degli altri passi aperta. Se testimonianze
evidenti dei tempi pi recenti intendono l'espiazione come atto escl usi vo di Dio, allora non
esatta l'opi nione secondo la quale i rituali
dell 'espiazione dei testi sacerdotali conterrebbero
tutto quello che essenziale per capire l'espiazione
dell 'epoca postesilica.

f) A _differenza di P, seco ndo Ez 40-48 anche


1/1IIIflO oblazlOne e s:/O!m sacrificio pacifico

possono essere un sacri fi cio di espiazione (Ez


45 ,15. 17), e COSI pu re 'o/a oloca usto l), che P incl ude espressa mente nell a legge dell'espiazione
solo nel pas~o di Lev I ,4b 13 considerato spesso secondan? L Idea di espiaZione si affermata ancora plU fo rtemente nel culto. Secondo il progetto di costitUZione di Ezec hiele debbono essere espiati l'altare (Ez 43,20.26), Israele
(45, 15. 17), colu i che pecca inavvert itamente e inco nsciamente e il tempio (45,20). Per l'altare bisogna operare espi azione nel giorno in cui esso
viene costruito (43, 18). Sebbene ol tre a kpr piosi
USinO anche !1(: pi o purifica re e lhr pi o mondare (43,26), e chi aro che si pensa ad un atto di
consacrazione. Non si tratta tanto di purificare o
di mondare, qu ~ nt o piuttosto di adattare quel
luogo alla santlta di Jahwe. L'agente principale
deve essere il ba!l1- 'adam, il (fi glio dell' ) uomo
CUI rivol to il di scorso; i sacerdoti collaborano. Il
nto fondam entale consiste nel versare il sangue
degli animali sull 'altare. Ez 45 ,13-1 7 (ratta della
l eruma oblazione fatta al nasi , che in quanto
Incancato del sacrificio deve trarre da essa le offerte sacrifi ca li (nasi forse inserzione posteriore,
cfr. Zimmerli , BK XIII ,11 55). Tutti i sacrifici procurano l'espiazione di Israele (flOlla ' l e 'asam non
so no nom inati ). Ez 45 ,19 prescrive l'espiazione
della casa (tempio) ordinando che si aspergano gli
Stipiti con Il sangue dell a hafla',. AI v. 18 nell 'introduzione, si parl ava della purificazione del tempio nel primo giorno del primo mese; il v. 20 cominci a: lo stesso farai il sette del mese ... )~ (sul
mutamento in nel primo giorno del settimo
mese l), in modo che l'anno av rebbe due giorni di
espiazione, al primo e al settimo mese cfr. Zimmerli , BK XIII ,1161 ) e prosegue: pe; chi abbia
peccato per errore e per ignoranza, e cosi purificherete la casa (del tempio ) (probabilmente si
(ratta di un 'aggiunta).
In Ez 1-39 kpr pi o si lrova solo una volla in 16,63: Dio

Non pre ndiamo qui in considerazione Is 28, 18 lV ekuppar,


perf. consecutivo con oggetto diretto senza 'reI. Il verbo
ha pi o meno il significato di tog) iere , cancellare
( la vostra alleanza con la morte ). E vero che la formulazione al passivo, tuttavia il contesto dice che
l' unico agente Jahwe. In ge nere il lesto vie ne mutato
secondo il Targum in 1V'lufar si spezzer (prr ho.).

con lo stabil ire una nuova alleanza elerna ( 16,60-62)


opera espiazione per il popolo che slato infedele all'al leanza.

g) Dall 'esame delle rimanenti 22 ricorrenze secondo i temi : chi concede l'espiazione e mediante
chi o che cosa, per qual moti vo e per chi essa
viene operata, si ricava che solo l'opera del Cronista SI adegua al quadro ricavato da P ed Ez( ICron
6)4; 2Cron 29,24; 30,18; Neem 10,34). L'espiazione e concessa da Jahwe (2Cron 30,18), coloro
che agiscono sono i sacerdoti il mezzo la cerimoni a del sa ngue, il beneficiario Israele. Parlando di Ezechia viene sottolineato che egli promuove la purificazione del tempio (2Cron 29 ,5), i
734

il

In quattro testi viene negata la speranza in


un'espiazione. Secondo il gi uramento di Dio, la
colpa dell a casa di Eli non pu essere in alcun
modo espiata (lSam 3,14); al profeta viene rivelato che l'orgoglioso disprezzo di Jahwe non verr
espiato (ls 22,14); Geremia prega che la col pa dei
suo persecutori resti inespiata (Ger 18,23); il Deuteroisaia annuncia a Babilonia che essa non pu
espiare (= eliminare) la sua rovina (howa) (ls
47,11 ).
In tre testi antichi la concessione dell 'espiazione
dipende dalle azioni rituali . Quando si verifica un
735

omicidio di cui non si conosce l' autore, gli anziani


della citt pi vicina devono am mazza re una vitell a in una valle incolta dove scorre acqua perenne (u n antico luogo di culto?), devono lavarsi
le mani e pregare Jahwe perch espii il suo popolo
e non gli imputi la colpa (Deut 21,8.8).
Con l'uccisione dei sette discendenti di Saul Davide ottiene espiazione e distoglie l'ira di Jahwe
dal paese (2Sa m 21,3 , cfr. v. 14; W.Preiser, che in
uno studio giurid ico: Vergeltung und SUhne im
altisraelitischen Strafrecht , FS Schmidt 196 1, 738, esamma anche questo testo, ritiene che il recedere dell a conci liazione pri vata e la sottomi ssione di tutte le azioni espiatorie al diritto penale sacro costitui sca un'eccezione degna di
nota nell 'antico Oriente [p. 38]). Isaia, che teme
la morte perch ha visto da impuro Jahwe, deve
essere espiato con l'azione taumaturgica del serafino (ls 6,7).
Per tre volte nell ' AT l'espi azione si verifica tra uomini . Giacobbe vuole espiare il volto di Esa
con doni , ossia pacificarlo o rabbonirlo (Gen
32 ,2 1); nei Proverbi si trova il detto sapienziale
che si pu espiare (= riparare ) la co lpa con la
bont e la fedelt (b eb:sO!d IVre' '''mrel) (Prov 16,6)
e che l' uomo saggio pu espiare (= pl acare)
l'ira del re (16,14); si potrebbe pensare che in 16,6
ci sia un riferimento a Dio.
Va nOlato che nel quarto canto del servo di Jahwe del
Dtis, in cui non viene usata la radice kpr, la sofferenza
vicari a del servo viene designata come sacrificio espiatorio (-'iiSiim). Si quindi avverti lO il pOlere espiatorio
della libera sofferenza vicari a; tuttavia questa testimonianza piuttosto singolare nell' AT (cfr. G.Fohrer,
Stell vertretung und Schuldopfer in Jes 52,13-53,12 vor
dem Hintergrund des AT und des Alten Orients , Das
Kreuz Jesu, 1969, 7-3 1).

4/ I risultati pi importanti di questo sguardo


panoramico sulle ricorrenze di kpr nell ' AT possono essere riassunti nelle frasi seguenti (rinunciando ad ogni tentativo di formul are una precisa
teoria dell 'espiazione):
(I) Dio l'agente determinante, colui che concede l'espiazione. - Ci non viene detto espressamente nei rituali espiatori dei testi sacerdotali , ma
si pu ded urre con certezza e non mai stato posto seriamente in dubbio; risulta anche chi aramente dai passi di Deut , Sam, profeti e salmi. I testi escatologici lo esprimono con un notevole rilievo (Ez 16,63; Dan 9,24). Anche quando il senso
immediato della parole non lo rivela a prima vista,
non se ne pu dubitare; Lev 4-5: il sacerdote ottiene l'espiazione, Dio la concede; Lev 17, 11: il
sangue espia (mediante la vita), ma Dio lo ha dato
e lo ha destinato all'espiazione. Solo nei due passi
in cui si parla escl usivamente di una relazione tra
uomini (Gen 32,21 ; Prov 16,14) l'((espiazione))
non attribuita a Dio. Nel ricondurre l'espiazione
a Dio non vi quindi alcuna differenza essenziale
tra le ricorrenze pi antiche e quelle pi recenti.
Ne consegue che il fatto dell 'espiazione non pu
,:l::l kpr pi o ES PI ARE 736

essere del tutto intelligibile e razionale per i


credenti in Jahwe; Dio resta libero nell a sua
decisione.
(2) Ci che spinge a compiere l'espiazione non
solo l'aspirazione a ristabilire una relazione con
Dio che si spezzata, ma anche la coscienza , che
propria del credente in Jahwe, di essere indegno
del rappono con Dio, di aver costante bisogno di
un aiuto per incontrarsi con lui . - Cosi le cerimonie di espiazione diventano un'isti tuzione fissa
non solo del giorno dell'espiazione, ma anche
della festa di Pasq ua, delle primi zie e del nuovo
anno (Nu m 28 ,22.30; 29,5). La consacrazio ne e il
servizio dei sacerdoti e dei lev iti esigono espiazione, purificazione, sant ificazione (Lev 8,34;
Num 8,21). Chi non autorizzato e non qualificato
tocca l'altare che stato reso sacro con i riti espiatori , deve essere sottoposto all a legge del santuario (Es 29 ,37). Per ciascuno vale la norma che ci
si pu accostare a Dio solo con la preparazione e
i requisiti necessari , cosa che si ott iene con l'espiazione CIs 6,7).
(3) L' espiazione pu significare una consacrazione a Jahwe, e in tal senso non si deve supporre
che essa abbia una vera e propria connessione logica con una liberazione dal peccato. - Questo si
verifica nell ' espiazione dell 'altare appena
eretto (Ez 43 ,18), ma potrebbe essere intesa cosi
anche 1' espiazione del tempio (Ez 45 ,19), della
tenda e del Santo dei Santi (Lev 16,16), sebbene
qui si parli delle impurit e delle trasgressioni degli israeliti .
(4) Si richiede qualcosa da pane di chi deve ricevere l'espiazione. - Non evidentemente uno
sforzo per redimere se stesso, ma comunque una
rinuncia e un sacrificio. Per colpe lievi , sconosciute o inavvenite, che si commettono tutti i
giorni (Lev 5,1-5), il singolo deve offrire una pecora o una capra (5,6); il lebbroso guarito, che vogl ia ottenere espiazione, deve co nsegnare al sacerdote, oltre al resto, due agnelli (Lev 14,lOs.). Chi
inavvenitamente si reso colpevole di appropri azione indebita di cose sacre (Lev 5, 15), deve fornire il valore di un montone e di ci di cui si appropriato con l'aumento di un quinto , per poter ricevere espiazione.
(5) L'espiazione non solo nell 'interesse della comunit, ma anche del si ngolo. - Si distingue nettamente tra colpe collett ive e colpe individuali
(Num 15 ,26.27 e il rituale del sacrificio espiatorio). Non si pu dar credito all 'opinione, oggi in
voga, che la colpa dei si ngoli e i mali che essa provoca si riversino su tutto il popolo e sul paese
come un'epidemia devastatrice o una contaminazione atomica, se non vengono espiati, e perci la
comunit deve tendere ad una incessante purificazlone. Anche se p.e. i figli di Eli non vengono
sterminati e non vengono neppure allontanati
completamente dal servizio dell'altare ( ISam
2,33), la loro colpa secondo il giuramento di Dio
deve restare inespiata (ISa m 3,14). Non si avvene
737

!:l::l kpr pi o ESPIAR E

la preoccupazione che la comunit, a causa di tale


mancanza, potrebbe essere votata allo sterminio.
Colui che stato guarito dalla lebbra, durante la
sua purificazione e ancor prima dell'espiazione
pu recarsi di nuovo nella comunit (nel campo),
ma non nell a sua tenda (Lev 14,8.20), e anche
questo ri vela che non si teme alcuna conseguenza
per la com unit.
(6) Chi si sottoponeva al processo di espiazione
dimostrava di capirne la necessit. - I rituali tac
ciono su l modo in cui si svolge il processo
di espiazione. In Lev 5,2.3.4 sono enumerate
solo cose private, di cui spesso pu essere consa
pevole solo l'i nteressato. In questi casi egli
stesso deve quindi aver causato il processo di
espiazione. La sit uazione chiara nei passi dei
salmi e in Is 6,7 .
(7) Il singolo ha preso pane coscientemente
all 'espiazione. - Lo si pu dedurre persi no dai ri
tuali , i quali si interessano di per s solo all a pre
scrizione dei riti. Secondo Lev 5,5 colui che deve
ricevere espiazione deve confessare la propria
colpa Udh hitp. ); l'umiliazione di s viene elevata
a norma eterna (Lev 16,29 dovete umiliare voi
stessi , cosi Noth, ATD 6,99). Secondo Es 32,30;
Deut 21 ,8, i passi dei salmi e 2Cron 30,18, il la
mento, l'i nvocazione e la preghiera formano un
tutt' uno con l'espiazione.
(8) improbabile che si intendesse l'espiazione
come uno scaricare la colpa sull'animale da ucci
dere. - A ci si oppongono nelle leggi sull'espia
zione dei testi sacerdotali e di Ezechiele tutti quei
procesi di espiazione per i quali non necessario
un animale (N um 17,lls.; Lev 5,11-13; Ez
45,15.1 7). In P il termine viene usato in una vasta
accezione' una volta infatti indica una tassa di
censi mento (Es 30,15s.) e una volta un'offena di
ringraziamento (Num 31 ,50). Nella maggior parte
delle ricorrenze all'infuori di P non si richiede per
l'espiazione l' uccisione di un ani male (Es 32,30;
Deut 32,43 , i testi di Is e di Sal, i testi escatolo
gici).
5/ L' istituto dell 'espiazione, quale descritto in
P e in Ez 40-48, ha dato al gi udaismo un'impronta
particolare per mezzo millennio. AI posto dI kpr
pi o i testi grec i extracanonici - e anche i LXX adoperano in genere lMcrxecrOo:t. Secondo la fede
comu ne il sacrificio espiatorio produce grandis
simi effetti (Giub 6,2.14; 50, 11 ; Preghiera di Aza
ria 17; 2Mac 3,33 ); anche i defunti possono essere
liberati dai loro peccati medi ante il sacrificio dI
espiazione (2Mac 12,45). L' Ecclesiastico pone JI1
risalto il compito di Aronne, che quellOdi atte
nere espiazione per Israele, ed esalta anche
l'azione espiatoria di Finees (Eccli 45 ,16.23; cfr.
K. Koch , Die isr. Suhneanschauung und ihre hi
storischen Wandlungen, 1956, 99ss.). Si pensa anche ad un'espiazione mediante sofferenza vlcana
(4Macc 6,29; 17,22).
Anche il fari seismo condiv ide questa fede. seb

738

bene co n alcune riserve gi evidenti fin dai tempi


pi antichi (Ber 55a; Yoma 5a; Seb 5b); sia kpr qal
ricoprire, si mulare sia kpr pi o perdonare, riconciliare, espiare sono molto freq uenti (Levy Il ,
383-385 ; aram. qal negare, cancell are e pa.
espiare ibid . 385s.).
A Qumran si sono trovate finora 27 ri correnze di
kpr pi o(Kuhn, Konk . 105; aggiunte in RQ 4, 1963,
202). I sacrifici espiatori non vengono respinti in
Iinea di pri nci pio ( IQS 9,6s.); per necessario appanenere alla comunit di Qumran, la quale solo
pu espiare ( IQS 5,6s.). Accanto ad affermazioni
conservat rici si trova l'esigenza di sostituire il sacrificio cruento con il tributo delle labbra (I QS
9,4s., cfr. Test Lev 3,6 il sacrificio incruento
dell e parole ; cfr. S.Lyonnet, VD 37, 1959,349352; H.Braun , Qumran und das NT , 1/11 , 1966,
spec. Il ,220s.3 15).
Queste non sono affatto esigenze settarie; esse
vengono anzi sottolineate con crescente vigore in
tutto il gi udaismo anteriore al 70 d.C.; tale evoluzione cena mente inOuenzata dall'ascesa del fariseismo. Il crollo dell 'apparato sacrificale non ha
scosso il giudaismo, anzi nel periodo tannaiti co si
ebbe una nuova fioritura. L'espiazione si ottiene
con la conversione, la preghiera, il digiuno , l'elemosina, altrimenti i riti cultuali sono senza effi cacia (Eccli 3,30; Tob 4,lOs.; MYoma 8,8s.; Ab
RNat 4,2; cfr. J.Schmid, Sunde und Suhne im Ju dentum , Bibel und Leben 6, 1965, 16-26).
Per il NT cfr. J.Hemnann - F.Buchsel, an oZEW,
ThW 111 ,300-324 ( = GLNT IV ,95 1-1012).
F.Maass

n,~

krt TAGLIARE

krr si trova, ol tre che in ebr. e in fen. (g iu ramento di Arslan Tas [= KAI nr. 27], r. 8s. 10 [7'
sec. a. c.]), nell 'ace (AHw 448b.45Ib: kararu tagliare o si m., agg. verbale karru fatto a pezzi )
e nel tigrai (Littmann-Hofner 401a: karra finire ).

11

Il moab. krU e il sos\. plur. rnkrrr ( KAI nr. 18 1, r. 25 ) in


base al co ntesto sono piuttosto da collegarsi alla radice
krh scavare (nell' AT: un pozzo Gen 26,25 ; Num
21 ,18; una cistern a Es 21 ,33; Sal 7,16; crr. S.Segert , ArOr
29, 1961 , 242 , co nt ro DISO 127). Un sos\. pun . krr
la
gliap ietre ?) non sicuro sia per lenu ra sia per signifi
cato ( DISO 127).

Come passivo del qal si usano talvolta forme del


ni . (Gios 3, 13.16; 4,7.7; Giob 14,7 ) e il pU. (Giud
6,28; Ez 16,4). L'hi. viene usato in un senso pi
intensivo che causativo (in mancanza del pi .),
col sign. di sterminare (cosi anche il qal di
Ger 50,16; tuttavia cfr. a questo proposito Rudolph , HAT 12,302); come suo passivo si ha anzitutto il ni ., e anche l' ho. (Gioe 1,9 essere/venire eliminato ).
Nell ' AT compaiono come sostantivi verbali de739

ri vati dall a radice krr: k"rurr travi tagliate e


squadrate (? ) (1 Re 6,36; 7,2.12; cfr. KBL
458a), o forse in modo pi preciso, diversamente
dal legname lungo, pezzi (di fu sto di cedro) tagliati pi coni (Noth , BK IX / I ,102); k"rTnr separazione, divorzio (Deut 24,1.3; Is 50,1; Ger
3,8; cfr. medi oebr. krr dividere, sciogliere [un
matrimonio] ).
KerTt , nome di un lorrente (l Re 17,3. 5), va lim o deri
vare non da krt ( KBL 454b), ma da krh scanalare, sca
vare .

21 Il verbo krr si trova in tutto l'AT , eccettuati


Giona, Ab , Cant, Eccle, Lam, Est. Viene usato a
cominciare dallo Jahwista (opp. dalle tradizioni da
esso rielaborate) fino a Dan, e specialmente verso
il 6' sec. La statistica la seguente: qal 134x (Ger
16x, Deut 15x, I Sam e 2Cron 12x), di cui quasi
80x nell 'espressione krt - berTI ; ni . 73x (Lev 13x,
um 7x, Is 6x, Es, Gios e Sal 5x), pU. 2x, hi 78x
(Ez 14x, I Re e Ger 7x, Lev 6x), ho. Ix; totale 288x
'( inoltre kerutr 3x, kerTrur 4x, vd. sp.).
In ISam 20,16a il testo chiaro , ma il contesto induce a
pensare che questa non sia la rorma originale.

3/ La traduzione di krr dipende dall'oggetto:


abbattere alberi (Deut 19,5 ecc. , 17x), recidere tralci (Num 13,23 ), troncare testa e
mani ( ISam 5,4), sq uartare un animale (in due
pezzi)(Ger 34,18; in questo senso in Gen 15 ,10 brr
q. e pi o dividere , cfr. Jenni , HP 130).
Si parla di sterminio - all ' hi. e al ni. - per lo pi
quando si annuncia la condanna dei popoli (anche
di Israele: p.e. I Re 9,7 hi .; Os 8,4 ni .) o dei malfattori, in particolare neIla formula di sterminio : l' uomo/ questo uomo/ questa persona
(n>Ja's) sar sterminato (cfr. Elliger, HAT
4,101 ) o sim., che ricorre negli scritti sacerdotali e
nella legge di santit (non nel Deut ), e nella formula di non-sterminio (Gios 9,23 ecc., IOx). Un
significato leggermente diverso si ha nella estinzione del nome, del ricordo , dell a speranza (cfr.
anche KBL 45 7s. e tra i sinonimi sopratt utto
-smd).

4/ Come avviene per al tri verbi in ebr. (gzr dividere , in Giob 22,28 decidere , cfr. Esi 2,1
ni .; I;r$, in 1Re 20,40; Is 10,22; Giob 14,5 fissare . hrk ni . Dan 9,24 essere fissato ; medioeb;. pSq spartire e fissare, determinare ;
cfr. anche - I;qq 3a, -j'd 3d), in aram . (aram. antico aram. bibL e giud . gzr, aram. gi ud psq) e in
acc.' (/Jara$u, parasu), krr evolve il suo significato
primario tagli are o sim . verso il senso traslato
di fissare determinare, dec Idere (cfr. Illal. decidere e l'e~oluzione di significato dell' acc. parasu
separare [dividere] > distinguere> decidere ,
AHw 83 1): questo accade in 2Cro n 7, 18 (cfr. G,
sir. ; per dbr pio I Re 9,5) e anche in Is 57,8 (cosi
pure in fen., KA I nr. 27 , r. IO), e soprattutto
nell'espressio ne krr berTI .
Questa espressione viene di sol ito tradotta con
n1::l krr TAG LI ARE

740

concludere un patto , in riferimento al gr.OpXLOC


..flvELV, lat. fCl?dus icere (ferire, percurere) (cfr. Gesenius, Thesaurus Il,7 18a, ecc.). Inoltre k1'l b' "iI
viene fatto derivare da un rito che si poteva compiere quando si imponeva una b' "iI (ossia un
obbligo ; -b' ,,;I): il soggetto della b' r;l , cio colu i che tagli ava la b' r;l, passava tra i due pezzi
contrapposti di un an im ale squartato apposi tam ente per questo rito (/0'1, Ger 34,18), e che non
era perci una vittima sacrificale (p.e. G.Quell ,
ThW Il ,108s .11 7s. = GLNT Il ,1022ss. 1042ss.;
S.E. Loewenstamm , VT 18, 1968 , 500-506; al contrario GB 364b; KBL457 ecc.); cfr. Ger 34,18; Gen
15,17.
Questo rito (a) non significa l'unione dei due co ntraenti, indicata dalla fi amma che attraversa le
due parti dell 'animale , co me in Gen 15,17 (cos
p.e. C.F.Keil , Gen und Ex, ' 1878 , 184); tale significato infatti non si adatta a Ger 34,18 (J.J .P.Valeton, ZA W 12, 1892, 227); (b) non signifi ca
1' unione mistico-sacramentale dei due co ntraenti (B.Duhm , Das Buch Jeremia, 1901 , 284;
J.Henninger, Bibl 34, 1953, 344-353 , spec. 352s.);
infatti in Gen 15,17 e in Ger 34,18 solo il soggetto
della b' "iI attraversa le due parti dell'a nimale, e
non anche l'altro contraente; (c) non significa la
purificazione di colui che passa fra le pani
dell'animale (cfr. O.Masson, A propos d' un rituel
hittite pour la lustration d' une arme, RHR 137,
1950, 5-25), e neppure (d ) che a costui viene comunicata la forza vitale che scaturisce dall'animale ucciso, perch aumentino le sue capacit
(W.R.Smith , Die Religion der Semiten, 1899, 243;
E.Blkerman, Couper une alliance Archives
d' histoire du droit orientai 5, 1950/5, 133- 156;
F.Horst, Gottes Recht , 1961 , 309); queste due ullIme interpretazioni non trovano alcun fondamento nel contesto (D.J.McCarthy, Treaty and
Covenant , 1963, 55ss.); tale rito (e) significa invece che colui il quale attraversa le parti dell 'animale maledice se stesso per analogia: egli sar colpIlO dallo stesso destino dell'animale se non osserva la b' "iI (.= impegno assunto) (cos gi Rasi
e oggI la _maggIor parte degli esegeti ); questa spiegaZIOne e quella che meglio si adatta a Ger 34 18
e si fonda su paralleli dell'antichit classica (~fr.
R.Kraetzschmar, pIe Bundesvorstellung im AT,
1896, 44s.; p.e. Ll vlo 1,24) e delle ci vilt medioorientali (cfr. p.e. E.Kutsch, k"al b' "iI eine Verpflichtung festsetzen l), FS Elliger 197 1 ri vi
n. 26]).
. Se si fa deri vare l'espressione krr b' '';1 da krrdi Gr
34,18 ,. si deve supporre che l'oggetto vero e propno dI krr (un ammale) venga sostituito dal la indi cazione dell'effetto o dello scopo del rito (b' '';1 =
obbligo). L'espressione, intesa nel senso di tagli are/dividere una b''';1l), un paradosso
(McCarthy, I.c". 55), sia nel caso che b' "iI significhI patto l), .sIa nel caso che signifi chi obblIgo l). Tale dIfficolt tuttav ia viene a cadere, per
II fallO che krr slgmfi ca anche stabilire fissare l)'
krr b' ,,;1 (dove b' r;1 oggetto di krr) signi'fica a1lor~
741

n,~ krr

TAG LI ARE

stabil ire un impegno, un obbligo (F.MUhlauW.Volck in : Gesenius, Hebr. und chald. Handworterbu ch Uber das AT, ' 1878, 413b; K.Siegfn ed - B.Stade, Hebr. Worterbuch zum AT, 1893
301a; J . Pedersen , Der Eid bei den Semiten, 1914:
46; Kutsch, I. c.; al co ntrario: H.Holzinger, GeneSIS, 1898, 150; Quell , I. c., 108 n. ~ 8 = GLNT
Il ,1023 n. 18; M.Buber, Konigtum GOlles, '1956,
200 n. 20), come nel sumerico nam - erim - TAR
tag liare il giurament o = prestare giuramento(assert orio) ) (A .Falkenstein, Die neusumerischen
Gerichtsurkunden, I, 1956, 64.67; III, 1957,
l44s.), nell 'aram. anti co gz" 'dn (tagli are =) fissare un impegno (opp. degli impegni) ) (Fitzmyer,
Sef. 32s.) e analogamente nell'espressione targumica g'za" q'j6m (tagli are = ) fissare un impe.
gno ,
e
anche
nell a frase LOCe~X1jV
LOC-;-(OEcrOOCL (dove passa in seco ndo piano il
senso di ultime volont testamentarie , come in
Aristofane, Aves 440s. [cfr. E.Kutsch, KuD 14,
1968, 167 n. 30]) usata dai LXX (Gen 15,18 ecc.;
Kutsch, I. c., 164ss.).
b' ri t come oggetto di krt risulta in ISam Il,2 dal v. I e

va supposto logicamente in ISam 20,16a (TM); 22,8 (cfr.


la preposizione 'im). In IRe 8,9 = 2Cron 5,10 b' ri t si ricava per congettura, in quanto il termi ne a cui si rife
risce il pronome relativo che oggetto di krt (vd. BH',
cfr. Deul 9,9).
All'espressione k/'l beri t corrispondono krt - 'ala (Deut
29,11.1 3; fen.: KAI nr. 27, r. 8) fissare una maledizione l), krt dabar fissare una parola ( = una pro
messa) ) (Agg 2,5) e krt ' amana fissare (stabilmente)
un impegno (Neem Il ,23: par. mi$lva = ordine ;
Neem 10,1).
Per quanto riguarda il verbo, e per lo pi in testi
recenti , accanto a krr be"iI si trovano con significato analogo - qum hi ., - nrn, - sTm con ogg. b' rif:
far sorgere " , " dare ", porre" un impegno,
un obbligo l). Come opposto viene usato soprattutto - P"" hi . b' rfl rompere un obbligo (- b' f'if
1II/6c; -P"" hi. ).
H

5/ La lingua di Qumran, che ha una colorazione


fortemente religiosa, usa krl quasi solo nel .sign. di
sterminare (hi. , con ni . come pass.), di solito
con Jahwe come soggetto effetti vo o logico
dell'azione punitiva. Invece di k rr brjl ( IQM 13,7;
CD 15,8 in riferimento ai primi tempi della storia
d' Israele) si preferisce 'bI' bbrjl e bw' bb/j l entrare
nella brjl (nell'obbligo) l).
Le traduzioni di krr nei LXX-sono numerosissime;
nel senso concreto di estirpare, sterminare esso
viene reso generalmente con ~oE6pEUELV e
X07tTELV (e i suoi composti ), termini che nel NT
non hanno una particolare importanza (cfr.
J.Schneider, art. ),EO pEUW, ThW V,168-1 71 =
GLNT VIII ,47 1-482; G.Stlihlin, art. (h ox61t7W
~CC., ThW 1\1 ,851-860 = GLNT V,835-858); krt
con oggello be,,;1 viene comunemente reso con
W:-;-(OEcrOo: '. (c fr. G.Quell - J.Behm , a rt . ~~
THl-tlflL, ThW Il ,105-137 = GLNT Il ,1013-\094).
E.KUlsch
742

:l,

leb CUORE

1/ Il termine */ibb- appartiene al semitico comune (Bergstr. Einf. 184; P.Fronzaroli , AAN LR
VIlI / 19 1964 272.279); il significato cuore ,SUbisce o~ unqu~ notevoli ampliamenti (acc. /ibbu
interno l), che si riduce persino ad una espressione preposizionale, cfr. AHw 549-55 1; arabo /ubb
ci che pi interno, la parte centrale, IntellI genza ecc., cfr. W eh~ 760a). Per le ricorrenze del
semNO. nell'epoca plU antica cfr. WUS nr. 1434;
UT nr. 1348; DISO 134.
Nell'ebr. (e nell'aram.) dell' AT compare accanto a
/eb (*/ibb- ) anche /ebllb (* /ibab- , aram /' bab); non
si pu stabilire quale sia la successione cronologica
tra le due forme (contro C. A.Briggs, A Stud y of
the Use of LEB and LEBAB, FS Kohut 1897 , 94105; cfr. F.H.von Meyenfeldt, Het Hart (LEB, LEBAB) in het OT, 1950, 207-212); J sembra usare
solo la forma /eb (distinzione di fonti in Es 14,5?),
E al contrario /ebab; Is usa in prevalenza /ebb e lo stesso termine usato quasi esclusivame~te nel Deut e dal deuteronomista, Dtis invece
usa quasi esclusivamente /eb, ecc.
Come forma femminile compare in Ez 16,30 libba .
G.R.Driver, JThSt 29, 1928, 393; 32, 193 1, 366, s i rif
all'ace. libbaru (solo plur. ) furore (A Hw 548b, maltre
labilbu infuriare l) , ibid. 52 Ib), il cui significato egli
vuoi ritrovare in Ez 16,30 (cosi anche KBL 47Ib). Ma
libbu e labilbu sono amni tra loro in ace.? In Ez 16,30 si
parla del cuore come sede del desiderio (cfr. F.Stummer,
VT 4, 1954, 34-40).
Da lb deriva il verbo denominativo Ibb: ni. metter
giudizio (Giob Il ,12) e pi o rapire il senno (Cant
4,9.9).

21 /b e /bab ricorrono 853x (601 +252x, di cui


7+ Ix al plur. ; cfr. la statistica in von Meyenfeldt,
Lc., 209s., dove si deve leggere per 1/2Cron 24x
anzich 2x), /ibb I x, /bb ni . I x, pi o 2x; inoltre
l' aram. bi bI. /b Ix e /' bab 7x (tutti in Dan).
Una frequenza particolare si riscontra in Deut, Ger, Ez,
Sal, Prov, Eccle e Cron: Sal 137x (leb 102x, lebab 35x),
Prov 97+ 2x, Ger 58+8x, Deut 4+47x, ls 31+ 18x, Es
46+l x, Ez 41+6x, 2Cron 16+28x, Eccle 41+l x.
a) /b significa originariamente l'organo
anatomico. In Israele si conosceva per esempio la
diagnosi dell' infarto ( ISam 25,37), senza che
tullav ia il cuore fosse oggetto di una pi profonda
conoscenza medica (come accadeva invece presso
i popoli vicini , cfr. J.Hempel, NAWG 1958 ,
253s.). Il palpito del cuore segno di eccitazione
(Sal 38,11 ). Quando si parla di lesioni che interessano il cuore, ci si riferisce non specificamente al
cuore, ma alla regione cardiaca (2Sam 18 ,14; Sal
37,15 ecc.; in Os 13,8 si menziona un s' gol' / b,
propr. chiusura del cuore = cassa toraclca l)? );
il petto l), per il quale in ebr. manca un termine
specifico ( hzli! solo per animali sacrificati , 13x in
P; aram. bi bI. had pettO in Dan 2,32; ongmariamente parte anteriore l), cfr. Dhorme 105),

3/

743

pu essere indicato con /eb (Es 28 ,29s. ; P.Joiion, Lo.


Bibl 5, 1924, 49ss. , ritiene che questo sia il signi- )
ficato origi nario anche nell'espressione 'a/-/eb, p.e.
in sim 'a/-/b posare sul cuore l), Deut 11 ,18, e in
alcune espressioni simiti; cfr. per von Meyenfeldt, I.c., 135ss.). Secondo H.L.Ginsberg, FS
Baumgartner 1967, 80, /eb significa anche la gola
come organo dell a parola, ma questo incerto.
Anche il cuore dell 'animale si chiama /b (2Sam
17,10; Giob 41 ,16, in entrambi i casi in senso figurato per designare la natura dell'animale in questione).
b) In senso traslato /eb signi fica non solo
cuore l), ma anche centro l), soprattutto
nell 'espressione b' /ceb- jm (Es 15,8; Prov 23,34;
30 ,19) , b' /b jammim (Ez 27,4.25-27; 28,2.8; Sal
46,3; cfr. Giona 2,4) in mezzo al mare , cfr. anche / b hassmajim centro del cielo (Deut
4,11 ).
c) A I/eb umano vengono attribuite funzioni che
ri guardano la natura corporea, psichica e spi rituale
dell' uomo. /e b significa la forza vitale
nell'espressione s'd /eb sostenere il cuore nel
senso di mangiare (Gen 18,5; Giud 19,5 .8; Sal
104,15). Parimenti il /b l'organo della forza e
del desiderio sessuale (Os 4,11 ; Giob 31,9; Prov
6,25 con hmd desiderare l); cfr. anche Ez 16,30,
vd. sp. I).
d) L'aspetto psichico d el/b si mani festa neI fatto
che esso la sede del sentimenti plU di verSI: dolore (l Sam 1,8; Is 1,5; 57,15; Ger 4,18; 8,18; Sal
133 ' 3419 ecc.- i passi dei salmi ricalcano la topi~a ' det't a l am~ntazione), gioia (Es 4,14; Giud
16,25; Is 24,7; Ger 15,16; Sal 4,8; Prov 4,10 ecc.),
paura (Deut 20,3.8; Gios 2, 11 ; Is 7,2; Sal 25,17
ecc.), disperazione (Eccle 2,20; Lam 1,20),. coraggio (Sal 40 13) e altre paSSionI. Quando DIO o un
uomo assu~ono nei confronti di un essere umano
un atteggiamento pieno di sentimento e di fiducia si usa spesso questo termme (p.e. dbr p!. 'a /
/b' esortare l), Gen 34,3; Is 40,2 ecc.; anche sim
'a/-/eb , vd. sp. 3a).
e) Tra le funzioni spirituali del /b vi anzitutto
la conoscenza. Venire a conoscenza di una
cosa pu essere espresso con molt i verbi (Sii Es
7 23' ISam 4 20' sTm Es 9,21; ISam 21,13; nrn Ecce l' 13.17) ;osru iti con una preposizione unita a
/eb . nche il riconoscere, il ricordare, avviene nel
/b (Deut 4,9; Is 33 ,18; 65,17; Ger 3,16; Sal 3,1,13).
Questa fu nzione del /eb pu essere ancor plu specificata indicando l'abilit nel lavoro come una
realt che appart iene al /b (nell'espressione, h ~
kam /eb abile - che non va intesa perclO m
senso sapienziale - Es 28 ,3; 31,6; 35 ,10 ecc.).
Anche le facolt propriamente intellettualt sono
svolte dal /b: il discernimento (Deut 8,5; GlOb
17,4; Prov 2,2; Eccle 7,2!, la capacit di giud~care
crit icamente una cosa (GIOS 14,7; Gl ud 5,15s. , Ecc1e 2,\.3.15), l'esame in senso gi~ ri~ ico ( IRe 3,9;
2Cron 19,9). Questo aspetto del /eb e slgmficatl vo

:::l? leb CUORE 744

saprattutta in un ca ntesta sapienziale: il /eb arga no. della (/Okll7a ( Prov 2,10; 14,33; 16,23; Eccle
1,16; crr. I Re 10,24). lI /eb del sapiente ra parlare
can rett lt ud1l1e (Prov 16,23; 23,15s.), sa d iscernere
Il tem po e gli eventi (Eccle 1,16; Sal 90,12). No n
solo la sapIenza israelit ica, ma anche quell a eg iziana attnbulsce al cuore questa im port anza (crr.
H.Brunner, Das htirende Herz, ThLZ 79, 1954,
697-700, C.Kayatz, Studlen zu Proverbien 1-9
1966,43-47; inoltre per il cuore in Egitto: F. Hin:
tze, FS Grapow 1955, 140ss.; A. Hermann, Altag.
Llebesdlc~t u.ng, 1959,95-97 con bibliagr. ).
In fi ne Il /eb e anche sede dell a vola nt e dei progett I (2Sam 7,3; I Re 8,17; Is 10,7; Ger 22,17; Sal
20,5; 21,3 ecc.).
f) II /~b abbraccia cosi tutte le dimensioni dell 'esistenza umana (cfr. Dhorme 109- 128 sull 'abbondante matenale acc. ed ebr. ; W.H.Schmi dt Anthropolaglsche Begrirre im AT, EvTh 24, '1964,
374-388 , spec. 383ss.). SI possono quind i rare su di
~sso delle af!ermazioni che si rireriscono a tutto
I uomo: li /eb vacIlla (mOg, Ez 21,20), esso si
sClagil~ )} (mss nl. , Deut ' 20,8;,Gios 2,11; 5,1; 7,5;
Is 13,7, 19,1,_ Ez 21,12 ecc.), e messo in ag itazlOne )} (r~ggaz, Deut 28 ,65), pu essere sconva lto )} (k s hl;, Ez 32,9). lI/eb, in un senso molto
attenuato,. puo desIgnare anche la persona e pu
quasI sostituIre un pronome perso nale (pa rallelo
ad es~o p.e. 111 Sal 22,15; 27,3; 33,2 1; 45,2). Tuttav Ia li term1l1e pu essere usato anche in mado
tale da rar scorgere proprio nel /eb la natura partlcolaredell a persona (Giud 16,15.1 7s.; ISam 9 19'
anche questa concezione non esclusiva ' di
Israele, crr. H.Brunner, Das Herz als Sitz des Lebensgehelmnlsses, Aro 17 1954/55 140)
L'espressione b' /eb (con surdssa perSo n~le) e s~~
verbo. che 1I1dlca pensare a parlare (p.e. Gen 17 17'
2~,4~, Deut 7,17; Sal 4,5 ecc.) indica un pensier~
c e uno tIene per s e na n vuole co municare ad
al~n . Anche Il sagno, che rende visi bili le regioni
plU ~ascoste ed 1I1accessibili dell ' uomo, si svolge
nel/eb (Cant 5,2). Cosi la sapienza sa che il/eb
1I1scru~a~ lle (Ger 17,9; Sal 64,7; Prov 20 5)
POlche I ua mo prende le sue decisioni ~ ~e as~~m~ la responsabilit nel /eb, la parola va intesa
2r6 ta come coscIenza )} (Gen 20 5s' ISam
, ecc., crr. Ktihler Theol 192)
, .,
Dato che l'esistenza ~mana per lo.' pi nan viene
c~nslderata nell ' AT sotto. l'aspetta indi vidualis ICO,SI parla non solo del /eb del singalo ma an
cEhe dI quella di un intero gruppo (Gen 18 S 42 28:
s 35,29; crr. Ktihler, TheoL 149).
""
g) I termin i paralleli com pletano ques to quadro. Ven-

g~i~, ~~~~~ f~~ia'j~~)te~en te: -ncefce$ (i n origi ne gola ,

~':lae quello dil b i~ S~[3~3;a8~,3~opro~g2~~~~~t9l~~~i)


ru ~1 (1!1 ongme fiato in seguito sia v

". '

2,~~rza
vitale , spi ri to , fr. Es 35 21' Deut ~njg)6sla
, 5,1; Is 65 14' Sal 341 9 ecc) p'"
" 10S

\ : iono qcerceb ;, l''in terno: il cen't;o ):u(G':;~3f%e <P>r~


,33 )ealt n . Oltre akabd fegato (-kbd) .'d '
Cora n cordare k e/ajot reni , che abbasta~~a e:;e:;:;

745

:l?

ind i,ca no in parallelo al cuore la natu ra intima e nascosta


del! uomo, acceSSIbile solo a Dio (Ger Il ,20' 122' 17 IO'
~al 7, 10; 16 ,7; 26,2; 73,21; 139,13; 'Gi~b' 16'13:
, , rov 23, 16; Lam 3,13; altre 16x in EsLev c~m~
parte de l corpo dI ani mali sacn flca li, inoltre Deut 32 14'
Is 34 ,6; cfr. - Mn 3a e Dhorme 13 1).
' ,

ig,g;

4/ ovvio che un tale termine, cosi imponante


dal lato ant ropolaglca, descri va anche la relazione
tra DIO e l' uomo.
a) Quando /eb ha un rilievo teologico nei sal mi
compare nell a lamentazione, o per designare la co:
sC l enz~ ~u ~a dell'orante (sono rrequenti le espres.
SI?~IJtsre /eb _1 r~ttl di cua re[SaI7, 11 ; I 1,2 ecc.;
-.1St 3b], bar /eb~b puro di cuore)} [Sal 24,4 in
una Iltu rg.la per 11I1~resso nel tempio; 73, 1; in alcunI passI so no eVIdentI anche innussi sapienzlal ~]) oppu re . per designare il pentimento
dell orante che con ressa la sua colpa (nisbar /b
colUI che ha il cuore inrranto )} Sal 34,19; 51, 19).
b) Gli scritti sapienziali sattalineano rortemente
la conoscenza che Dio ha delle passioni del /b
umano( Prov_ 17,3; 21,2), e sostengono che non i
pro~ettl del /eb umano ma la volont di Jahwe si
reali zza (Prov 16,1; 19,2 1).

c) Il /eb acquista particolare rilevanza teologica


quando SI conSIderano espressamente i problemi
antropologici.
Questa avviene nel Deuteronomio. L' uomo viene
qUI esortato ad ascoltare e ad agire con tutto il
cuore e con tutta l'anima)} (Deut 4 29' 65' lO 12'
Il ,13). Egli deve conservare nel ~ua~e 'I~ co'no:
scenza delle azioni di Jahwe (4,9.39; 6,6; 8,5 ecc.).
H nto deUa circoncisione (mli/ circoncidere )
vIene spmtuali zzato e rirerito al/ebab (Deut lO 16'
30,6;. err. Lev 26,41 ; Ger 4,4; Ez 44,7.9 con 'bre!
1I1Clrco nClSO rirerito al cuore; cfr. H.-J.Hermisson, Sprache und RiLUS im altisr. Kult , 1965, 6476). Questa esortazione ad un impegno di tutto il
/eb si spiega in un tempo in cui da un lato si ripensa alla relazione originaria tra Dio e il suo popolo e dall 'alt ro inizia un processo di indi vid ualizzazia ne.
Tale anche la posizione di Geremia e di Ezechiele, la cui prospetti va teologica collima a questo riguardo con quell a del Deuteronomio. Anche
Geremia esige da coloro che lo ascoltano che si
impegnino con il loro /eb (Ger 3,10; 4,4 ripresa del
motI vo dtn . dell a circancisione del cuore, vd. sp.;
29,13 ecc.). Tuttav ia egli parla molto chiaramente
dell ' ostinazia ne del cuore Wri rur /eb , 3, 17;
7,24; 9, 13; Il ,8 ecc.). Appare chiaro al proreta
quanta sia di ffi cile l'ascolto richiesto dalla parenesi della legge. Quel rinnovamento della relazIone tra Dia e l' uomo non pu pi quindi essere
sperata nel presente e viene perci atteso per il ruturo (Ger 31,3 Iss. ; 32,38s.): alleanza e legge sara nno. completamente incorporate nel /eb (crr. al
nguardo von Rad Il ,220ss.).
. EzechIele si esprime in modo simile. Anch'egli
espenmenta l'ostinazione del /eb dei suai uditori

(Ez 2,4; 3,7), anch'egli attende un ruturo in cui


Dio sastituir il cua re di pietra (leb ha'!bcen)
dell ' ua mo con un cuore di carne (leb basar)
(Ez 36,26ss.).
In segito la concezione profetica dell'ostinazione del/eb
umano (che in tutti questi casi, a d iffe re nza dell' ind u rimento del cuore di cui parleremo subito , deri va da lla
libera volont dell' uomo) stata ripresa anche altrove
(Zac 7, 12; Sal 95 ,8, entram bi i passi con una fo rm ulazione dtr.).

d) Secanda la rede israelit ica, Jahwe d al /eb


umana le sue possibilit (cosi p. e. Sal 51,12), ma
egli pu anche bloccare tali possibilit. Questo
moti va dell ' indurimento del cuore si ambienta
anzitutto nella tradizione dell'esodo. Lo Jahwista
(Es 8,11.28; 9,34; 10,1) lo rormula con kbd hi. /eb
rar indurire il cuore (del raraone) . Soggetto
sia Jahwe sia il raraone stessa. L'autore dello
scritta sacerdotale distingue invece pi chiaramente, dicendo che Jahwe indurisce il cua re del
faraone (- Qzq pi . /eb, Es 9,12; 10,20.27; Il ,10 ecc.;
anche qsh hi. /eb rendere duro il cuore , Es 7,3),
e che invece il cuorI:: del raraone di venta duro (Qzq
qal, Es 7, 13.22; 8, 15 ecc.); si sottolinea qu indi con
precisione che salo Jahwe l'agente. II significato
teolagico che l'indurimento assume in P appare
chiarissimo in Es 14,4. Il motivo si ritrova ina ltre
in Es 4,2 1 (in un'aggiunta posteriore) e nel Deut
viene trasrerito ad un episodio della conquista
(Deut 2,30, qsh hi . e ' m$ pi. ).
Nell a pericope dell 'esodo secondo ambedue le
fonti il moti vo dell'indurimento del cuore consiste
nel ratto che Jahwe sottrae al raraane le racolt
spirituali e psichiche, in modo che non possa capire il senso delle piaghe e compa rtarsi di conseguenza. Essa vuole mostrare in tutta la sua ampiezza la sovranit di Jahwe sulla storia: essa si
estende alle possibilit stesse di pensiero e di camprensione dei sua i nemici.
Lo stesso motiva si ritrova' nei proreti . L' indurimento del cua re si applica ora ad Israele (senza
una terminolagia antropologica gi in I Re 22 ,2 1;
con smn hi . /eb ricoprire di grasso il cuore Is
6,9s.; ri preso in Deut 29,4). Come gi in Ger e in
Ez si rispecchia qui la triste canstatazione dei proreti ) e cio che Israele non ha voluto prestare
ascolto. Ma questo non-comprendere viene qui interpretato come un giudizio di Jahwe; colpa e punizione vengono quindi a coincidere (cfr. F. Hesse,
Das Verstockungsproblem im AT, 1955 ; van Rad
Il , I 58s8. ).
e) L' AT parla non sala del/eb dell ' uomo, ma anche del/eb di Dio (von Meyenfeldt, Lc., 193s.). Le
sue runzioni sona ancara le stesse: nel /eb di
Jahwe hanno origine i sentimenti (affii zione Gen
6,6; campassia ne Os 11 ,8), la conascenza e il ricard o (IRe 9,3; Ger 44,2 1 ecc.), la volont e i progetti (Gen 8,21 ; Ger 7,31 ecc.). Geremia parla abbastanza spesso del/eb di Jahwe (8 volte); l'uso di
antropa morfismi applicati a Dio si ronda su un interesse ant rapolagica.

/b CUORE

746

747

5/ L' usa di /eb nel giudaismo tardi vo non dirrerisce essenzialmente da quello dell ' AT
(J . B. Bauer, De cordis notiane biblica et judaica , VD 40, 1962, 27-32). Tuttav ia aumenta
l'interesse antropolagica e psicologica. A Qumran
(pi di 120 ricorrenze!) il concetta della s' rirlir/eb
durezza di cua re , molto impartante: si designano cosi coloro che nan appartengono alla setta
(l QS 1,6; 2,14.26; 3,3 ecc.). Rispetta all ' usa veterotestamentario nuova il ratto che potenze del
mondo ostili a Dio si inseriscono. nel cuore; si
parla per esempio degli idali del cuore ( IQS
2,11 ); gli spiriti della verit e delle tenebre si
danno battaglia nel/eb (lQS 4,23), il redele deve
cacciare Belial dal /eb ( IQS 10,21), mentre la
legge all' interno del suo /eb (lQH 4,10). Concezioni simili .compaiono nell.e specul azioni rabbiniche sullo je~a:'r (ob e lo je~a:'r ra ', l'i nclinazione
bua na e l'inclinazione cattiva, che abitano. nel/eb
e lottano tra loro (StrB IV ,466ss.). La variante
apacalittica di questa concezione com pare in 4Esd
3 (specialmente v. 20ss.).
Sull' uso neotestamentario di X(I(p~r.(I( cfr. F. Baumgartel-J.Behm , art . X(I(p![(I(, ThW 111 ,609-6 16 ( =
GLNT V,193-216).
F. SIO/Z

rzj::J" Ib'S VESTIRSI


11 La radice /bs vestirsi appartiene al semitico comune (Bergstr. Ei nr. 188). Nell'epoca
del!' AT ben testimoniata all'inruari di Israele
(ad eccezia ne del ren. pun.) e in parte anche nei
suoi usi metarorici (acc. : AHw 532s.56 1; ug. WUS
nr. 1444; UT nr. 1353; can.: EA 369,9 crr. DISO
15/; aram.: DISO 135; KBL 1089s.).
In ebro/bs si trova al qal (perr. stati va /abes ancora
in Lev 16,4; Sal 93,1.1 , crr. Bergstr. li ,77, altrimenti /abas; per il partopasso oppure aggett ivo verbale /abS vestito crr. Joiian 345), pU. (part.
vestito ) e hi. (causati vo vestire ), in epoca
postvtrt. anche all' hitp. (Eccl i 50,11 vestirsi ).
Derivazioni nominali nel sign. di veste, vestito,
abito sono: fblis */ubirS, err. Jaiion 197; al
contrario BL 473: rorse /a + bOs per le vergogne ), ma/bOs e ri/bscer (sola in Is 59,17, crr. per
BHS). Nell'aram. bibL si hanno. /bs q. (Dan
5,7. 16), ha. (Dan 5,29) e l' bus vestito (Dan
3,2 1; 7,9).
Radici omonime sulla base dell'arab. sono state proposte
da I. Eitan , HUCA 12/13, 1938 , 63 (i n Is 14, 19), e J.Reider, JJSt 3, 1952 , 79 (per Gitid 6,34), cfr. Barr, CPT 330.

21

Nell ' AT la radice attestata 152 valte; 60

sana al qal (senza /ablis; Lev 9x, Sal 8x, Is 7x, Ez

e Giob 6x ciascuno), 4 al pU. (l Re 22,lO = 2Cran


18,9; Esd 3,10; 2Cron 5,12), 32 all' hi. (Es 5x, Gen
4x Is ed Est 3x ciascuno); /ab us ricarre 16x (Ez
9x), /' bOs 31x (Giob 7x, Sal ed Est 6x ciascuna),
ma/bOs 8x, rilbOscer Ix (vd. sp. I). Vi sono ina ltre
5 attestazia ni nell'aram. bibL (vd. sp. I).

!O:l'

Ibs VEST IRS I

748

3/ Insieme a bcgced veste (- bgd I), Ibs vestirsi con (costruito coll 'accusativo, cfr. GK
11 7vy, traducibile perci anche con indossare ;
so lo Est 6,8 con be) domina il campo semantico
del vest ire, che non possiamo qui trattare nei dettagli (cfr. p.e. il materiale in H. W.Honig, Die Bekleidung des Hebraers, 1957). I vocaboli sinonimi
che co mpaiono nell o stesso amb ito di Ibs sono
quanto a significato o pi generici ( ' (h avvo lgersi Is 59,17 e Sal 104,2 detto metaforicamente
di Dio; Sal 109,19.29 del nemico dell 'ara nte; ksh
hitp. coprirsi Giona 3,8; I1In 'al mettere qualcosa a qualcuno Lev 8,7) o pi specifici (p.e. (lgr
ci ngere Lev 8,7 ecc.; in senso metaforico Sal
65,13 i colli si cingono di giubilo; Prov 31,17 di
forza; riferito a Dio Sal 76,11 txt? ; 'zr q. cinger[si] ISam 2,4 i deboli si ci ngo no di forza ;
ni . Sal 65,7 Dio si cinge di potenza; pi o ci ngere
2Sam 22 ,40; Sal 18,33.40 Dio cinge di forza il re;
Sal 30,12 Dio cinge di gioia l'arante; hitp. cingersi Sal 93,1 Dio si cinge di potenza; 'dh adornare , assieme a Ibs: Ger 4,30; Ez 16,11 .13; Giob
40,10). Gli opposti pi importanti sono: PS( svestirl! (accanto a Ibs: Lev 6,4; 16,23; Ez 26,16;
44,19; Cant 5,3) e 'arm nudo ( 16x; per Gen
2,25 cfr. J .de Fraine, FS Robert 1957 , 53s. ; inoltre
'erm nudo Gen 3,7.10.11 ; Ez 18 ,7. 16 e 5x nel
sign. di nudit ; 'celja nudit 6x; 'ilr ni . essere denudato Ab 3,9). Per i vari usi del verbo
Ibs - dal vestito quotidiano (i l vestito con il cibo
una delle necessit pi comuni della vi ta: Gen
28 ,20; Is4 ,1; cfr. Agg 1,6; hi. 2Cron 28,15) fino al
veslito di lutto (2Sam 14,2; con saq sacco in segno di lutto Giona 3,5; Est 4,1) e alla veste sontuosa (p.e. Is 52,1; Ger 4,30; Est 5, 1; 6 8) dalle vesti cultuali (Es 29,30 ecc.) fino al manell~ del profeta (Zac 13 ,4) e alla corazza (Ger 46,4) - e per le
concezioni e i valori simbolici connessi al vestito
cfr. oltre a Honig, I.c. , anche BRL 332-337 e G.Fohrer, BHH Il ,962-965 ; cfr. inoltre E.Haulotte
Symbolique du vetement selon la Bible, 1966;
R.von Ungern-Sternberg, Redeweisen der Bibel
1968 , 83-95.
'
4/ Nella lingua poetica dell' AT sono possibi li
per Ibs usi traslati o metaforici a noi inconsueti. In
particolare uno pu essere vestito di realt astratte
c~~e 'z fo~za (ls 51 ,9; 52, I; vd. sp. bgr e 'zr),
ge ut maesta (Sal 93,1), hd wehadar splend~re e maest ( Sal 104,1; Giob 40,10), ~edaqal
~ cedceq gl USliZla (Is 59,17 come di una corazza , accanto a vesti della vendetta . Giob
29 ,14), t' s/i'a (2Cron 6,41) ejcsa ' sal vezz~ (hi.
Is 61,10 vesti dell a salvezza ; Sal 132,16), ma
anche con bOscel/k'limma vergogna (Sal 3526'
109 ,29; Giob 8,22; hi . Sal 132,18), qelala mal~di~
zlone (Sal 109,18) e s'mama spavento (Ez
7,27; anche ~ aradt Ez. 26,16, cfr. Zimmerli , BK
XlJl ,6 1O). PIU ardua diventa l'immagine quando
si dice che Sion si veste di coloro che tornano
come. di un ornamento (Is 49,18), o quando i
monli SI vestono di greggi (Sal 65 14 cfr. v. 13'
anche labus di Is 14,1 9 nel sign. tra'slao di co~
749

1'" lun OPPORSI

perto [di ucc i ~ i] >~)? sono invece conformi all a nostra senslblhta stlhstlca le immagi ni di Is 503 hi
( rivesto il ciel? ~ lutto, cfr. IqH 5,31), Giob 7,5
( Il mio corpo e ricoperto di piaghe e di croste )
oppure l'immagine di Giob 10,11 , con Ibs hi. ch~
deSigna l'opera creati va di Dio ( di pelle e di
carne mi hai rivestito ), come anche in 3919
( rivesti tu il suo [del cavallo] co llo con la ~ri
niera? ).
I passi che parlano co ncretamente della veste di
Dio (dall a radice Ibs: l'bus Is 63,1.2; malb/is v. 3;
cfr. ara m. l' b/is Dan 7,9, detto del vestito
dell ' anziano dei giorni , bianco come la neve)
restano nell 'ambito dei consueti ant ropomorfismi
e dipendono dalle immagi ni dei paragoni o delle
visioni . Inoltre anche quando si tratta di Dio si
concretizzano e si applicano a lui quelle realt
astratte che abbiamo nominato sopra (Is 51,9;
59,17; Sal 93,1; 104,1).
In tre passi si parla dell'azione dello spirito di Dio nei riguardi di un uomo, come se esso abitasse in lui alla
stessa maniera con cui l'uomo racchiuso nei suoi vestiti (Giud 6,34; ICron 12,19; 2Cron 24,20; Ibs quindi significa qui come al solito ri vestirsi di '>, e non ha senso
transiti vo rivestire qualcuno , come se lo spirito fosse
la veste, cfr. p.e. C.F.Bu rney, The Book of Judges,
' 1920, 203; Rudolph , HAT 21,107; al contrario p.e.
B.Hertzberg, ATD 9,183.193; - fil a(1).

5/

Ibs viene tradotto dai LXX soprattutto con


~UELV. Per il NT cfr. A.Oepke (- G.Bertram), art.
OUUl, ThW Il ,318-321 (= GLNT Il ,1555-1 564);
A.Oepke - K.G. Kuhn , art. 01to~, ThW V,292315 ( = GLNT VIII,819-884).
E.Jenlli

7'" lun OPPORSI


11 Il verbo lun ni./hi. mormorare, opporsi
non attestato con sicurezza al di fuori dell'ebr. (a
Qumran IQS 7,17; IQH 5,25; medioebr. anche
hitp.).
Un rapporto con l'arab. Iw", biasimare (GB 382b;
KBL 477b) improbabile; inoltre non si sa con certezza
se il termine compaia nell'iscrizione di Kilamuwa proveniente da Zencirli (KA I nr. 24, r. IO, cfr. S.Herrmann,
OLZ 48. 1953, 295-297: di fronte ai re precedemi i
muskabim mormorarono come cani ", cfr. Sal 59,15s.;
DISO 136 con bibliogr.; KAI Il ,33).
Il verbo (al ni ., e pi spesso all'hi. con la geminazione dell a prima radicale) fatto derivare di solito da una radice /Un (distinta da lin pernottare ), tuttavia si pensato anche a Inn (Noldeke,
BS 42; P.JoUon , Bibl l , 1920, 36Is.; Bergstr.
Il ,151 ). Oltre al verbo si ha il fem. astratto con t
preform ativo: t' lunnot (solo al plur. ; BL 496: <
t' lunt ).
2/ Il verbo ricorre 14x, secondo le forme del
qere 5x al ni . (solo impf. plur.: Es 15,24; 16,2Q;
Num 14,2; 17,6; Gios 9,18), all' hi. 9x, di cui 4x
part. (Es 16,8; Num 14,27.27; 17,20), I x al perf.

750

(Num 14,29), altrimenti all ' impf. (Es 16,7; 17,3;


Num 14,36Q; 16,IIQ); in Es 16,2.7; Num 14,36;
16,11 la grafia oscill a tra ni . e hi . Il nome ricorre
8x (Es 16,7.8.8.9. 12; Num 14,27; 17,20.25).
I passi di Es 15 ,24 e 17,3 provengo no da J oppure
da J/ E; tutte le altre attestazioni appartengono a
P. determinante il fatto che il termine venga
usato solo quando si narrano gli avvenimenti della
m igrazione nel deserto (ad eccezione di Gios 9, II
e Sal 59,16, dove si vuoI vedere spesso l' impf. hi.
del nostro verbo).
3/ Le differenze fra le coniugazioni verbali sono
da attribuirsi in parte all 'i ncerta trad izione testuale. Num 14,36 ha significato causativo ( indurre a mormorare ); per il resto sembra che non
vi sia una differenza di significato tra le varie coniugazioni.
Nei singoli contesti I!in indica sempre una ribellione aperta e un'accusa contro una persona ( costruito normalmente con la preposizione 'al contro ) col fine di sovvertire. Il suo genere letterario
e la sua situazione sono quelli della controversia
pregiudi ziaria, la quale tuttavia spinge ad una
chiarificazione giudiziaria ufficiale. Mentre quindi
l'etimologia del termine non chiara, il suo signifi cato sicuro: ribellarsi co ntro qualcuno . La
traduzione solita mormorare potrebbe essere
perci troppo debole. Termini analoghi sono - mrh
essere ostinato (cfr. Num 20,10) e - mrd ri bellarsi, sollevarsi (Num 14,9).
Ribelli sono i membri dell a fazione di Core (Num
16,11 ), ma anche normalmente tutto quanto
Israele (i n Sal 59,16 text em cani). Le persone contro cui Israele si ribella sono: Mos o Mos e
Aronne (Es 15,24; 16,2.7; 17,3; Num 14,2.36;
16,11 ; 17.6.20), i capi d' Israele (G ios 9,18), Jahwe
(Es 16,7.8; Num 14,27.29; 17,25). Motivo di ribellione sono anzitutto i pericoli incorsi nel deserto:
la mancanza di acqua e di pane (Es 15 ,24; 16,2-7;
17,3), la paura di fronte all a superiorit degli abitanti del paese (Num 14,2ss.) o il veni re
a patti con loro (Gios 9,18), ed infine la posizione di guida in cui si trovano Mos ed Aronne
(N um 16).
Il termine stato usato in origine dalla tradizione
che narrava la ribellione dell a fazione di Core contro la guida di Mos nel deserto (Num 16s.). Questo potrebbe anche essere il nocciolo storico della
tradizione relativa alla ribellione.Sulla base di questo episodio limitato la teologia jahwistica (forse a
Gerusa lemme) e quella sacerdotale interpretarono
in seguito la ribellione di tutto quanto Israele, non
solo contro la guida di Mos, ma contro l'insieme
degli eventi (esodo, cammino nel deserto, conquista ).
4/ Nelle fonti del Pentateuco questo termine ha
un valore teologico rilevante. Israele, trovandosi
in un pericolo nel deserto , rimprovera a Mos (ed
Aronne) e a Jahwe di averlo condotto nel deserto
per farlo morire (Es 16,3 b; 17,3b Num 14,3) e
75 1

vuole tornare in Egitto (N um 14,4). La ribellione


sorge per il fatto che si interpreta erroneamente la
storia della liberazione come storia di rovina, tendendo perci ad abolirl a. Essa quindi diretta fondamentalmente contro Jahwe (vd. sp.), anche
quando si rivolge cont ro i capi (N um 16,11 ), e
vede in Jahwe e nei suoi rappresentanti dei pervertitori anzich dei salvatori. Il termine lun rivela
perci alle rad ici dell a teologia dell ' AT un tipo di
peccato per il quale il popolo di Dio nell a sua totali t, fraintendendo per ceci t e impazienza il suo
Dio nei pericoli del deserto , ossia nel periodo intermedio che va dalla liberazione (esodo) alla realizzazione (conquista), rifiuta ci che Dio ha operato per la sua liberazione e perci anche la salvezza futura. Questo tipo di rivolta chiama in giudi zio il Dio salvatore ( un'acc usa pregiudiziari a
che porta al processo) e respinge in blocco la salvezza. Essa qu indi mortale per i ribelli (Num
14,27ss.).
In Gios 9,18 il popolo si ribella cont ro i capi che hanno
violato delle tradizioni sacre. Il contesto cerca di giustificare in qualche modo questa ribellione, senza riuscirvi
del tUllO.
Per la questione in generale cfr. G.W.Coats, Rebell ion in the Wilderness, 1968 .
5/ Le attestazioni di Qumran (vd. sp. I) suppongono una condotta ribelle ( I QH 5,25 par. srr
essere testardo ).
I LXX traducono lun con ( ~c< )yoyyu~m , introducendo il significato pi attenuato di
mormorare , che si trova anche nel NT (cfr.
ICor 10,10; cfr. K.H.Rengstorf, art . yOyyU~Ul,
ThW 1,727-737 = GLNT Il ,565-592). R.Knierim

on"
"~"

/hm ni. COMBATTERE - ~~~


sabii'.

TT

Imd IMPARARE

11 L'ebr. Imd q. abi tuarsi, imparare e il pi o


insegnare hanno corrispondenti in ace. (A Hw
53Is.), in ug. (WUS nr. 1469; UT nr. 1385) e in et.
(Dillmann 35). La fo rma corrente in aram . 'Ip
essere abituato, imparare (cfr. DISO 15), che
come aramaismo passato anche nell'ebr. (q.
Prov 22 ,25 ; pio insegnare Giob. 15,5; 33,33;
.
35, 11 ; Wagner nr. 18).
Un di verso significato {( unirsi , attaccarsi si incontra

nel medioebr. e nel sir. ed probabilmente in relazione


con l'ug. mdi (J.C.Greenfield , Bibl 45, 1964, 527 -534;
UT nr. 1429; di versamente, in precedenza, M.H.
Goshen-Gollslein , Bibl 41 , 1960, 64-66).
Oltre al qal si h il fa ttitivo Imd pi o ab ituare, insegnare (Jenni, HP 22) e il suo passivo pU . veni re abituato, ammaestrato . DerlvazloI1l nominali sono limmild scolaro, discepolo , malmad
r~" Imd IMPARARE

752

pungala a sim . (Gi ud 3,31), e la/mid scalaro ( ICron 25,8; Wagner or. 326) che proviene
dall'acc.

21 . /md q. si trava nell ' AT 24x (Deut 7x, [s 5x),


Il l'I. 57x (Sal 23x, Deut 10x, Ger 9x), il pu. 5x,
/immild 6x ([s 4x, Ger 2x), ma/mM e ta/mid [x
(vd. sp. I). La radice ricarre camplessivamente in
94 passi , cas distribuiti: 27 in Sal 17 in Deut 15
in Ger, 13 in Is (negli altri libri d~ O a tre va l'te).
31 Tutti quanti i passi si spiegano. bene in base
al. significata primaria q. abituarsi , imparare ,
pl. abll uare, far eserci tare, inseg nare . Pur prevalendo. nell' AT l' uso della parola in cantesti
etica-religiasi, si possono. tuttavia individuare almeno tre ambiti nei quali /md si riferisce all 'attivi t dell ' insegnare e dell 'apprendere nell a vi ta
quotidiana: ( I) l'ammaestramento degli animali
(2) l'esercitazione militare, (3) l'insegna mento ~
l'esercizio del canto.
[) A differenza di jrh hi. istruire, inseg nare ,
dove SI suppone sempre la camunicaziane verba le
(Prov 6, 13 attraverso segni ; per la delimitazia ne di
jrh hi . nei canfronti di /md - Iora e cfr. Jenni, HP
11 9-122), /md SI trova anche riferita ad animali :
Ger 31 ,18 pu. ca me un vitello na n domata . Os
10,11 pu. Efraim samiglia ad una giovenca'addomestlcata, che ama trebbiare ; cfr. anche
ma/mM pungolo (Giud 3,31 ; un significato primano. stimaiare, pungere a sim. non ev idente, cfr. Rudolph, HAT 12,195, contro
M.D.Galdman, ABR I, 195 1, 139, e Greenfield ,
Lc. , 530, cantro G.R.Driver, FS Notscher 1950
52). Ez 19,3.6 egli (il leancella) ha imparata ~
depredare ) gi vicino al gruppo. seguente.
2) [n malti passi /md legata all 'apprendimento. e
all'esercizio. dell'arte della guerra (qal: [s 2 4 = Mi
4,3 essi nan impareranno. pi l 'art~ dell a
guerra ; ICran 5, 18I'mLidi! mi//Jama addestrarsi
~"a ballaglia ; pi .: Giud 3,2 per inseg nare laro
I arte dell a guerra, almeno. a colaro che prima na n
ne erano. esperti ; 2Sam 22 ,35 = Sal 1835 che
addestra le mie mani all a ballaglia" Sal [44 I
che addestra Ie mie mani all' assalta >;; pu.: Ca~t
3,8 esperta IO guerra ; diversa mente Greenfi eld , Lc., 532s.).
3) Un terzo gruppo. di testi riguarda l'apprendimento. IOtelielluale, came pure l'esercizio. del
canta (pi .: Deut 31 ,19.22 ca nta di Mos 2Sam
I ,18 lamento funebre di Davide; Ger 9 , 191 ~menta
delle figlie dI Slan; Sal 60,1 titala del salma; pu.:
ICron 25,7 espertI nel canta di Jahwe cfr. v. 8
ra/mid).

/md pi o nan indica solamente l' insegnamento. di

tipo. IOtelielluale: ci chiaro nei passi di Geremia


ove SI parla dI un abituarsi al male, all a menzogna,
aI ser:'lZIodl Baal ecc. (pi .: Ger2,33; 9,4.13; 13 ,21;
ilmmud avezzo 13 ,23). Un senso. del tUllO scolastIca passlede /md pio in Dan 1,4 (i paggi della
carte dI Nabucadanosar devano. imparare la scrit753

,r~, /md IMPARARE

tura e la lingua dei caldei), ma per il resta si parla


ben poca dI un IOsegnare e di un imparare istituzla nall zzatl (cfr. p.e. il part o pi. sastantivato
me/ammed nel signi ficata di maestra Sal
11?,2 9 par. gli. anziani . al v. 100; Prov 5, 13 par.
morre , parto -:Jrh hl. ; Inaltre ra/mid scolaro
ICron 25 ,8 . l'esperto [m ebin, - bin ] e l'allievo ).
Oltre alsapIente (Pr?v 12,9) saprallullo il padre
che ha Il campllO dI IOsegnare ai sua i figli (DeUl
4,10; II , 19; cfr. 31,13 q. ; per Cant8,2 istruire
dellO dell a madre a, can significato erotica, della
persona amata , cfr. Gerleman, BK XVIlI,212 , ma
anche Rudolph, KA T XVI1/2 ,178).
/md q. na n un vacabalo frequente nella tradi ziane sapienziale (Prov 30,3 [t xt?] nan ha appreso la sapienza , in senso. cant raria p.e. Gemser, HAT 16,102; G.Sauer, Die SprUche Agurs,
1963 , 99: ma allara imparai la sapienza ) e neppure nell a ~redicaziane profetica (ls 1,17 imparate a fare li bene ; 26,9. 10 la gi ustizia; 29,24 la
saggezza ;Ger 10,2 il cammina dei papali ; 12,161e
vIe del mIo papalo); essa per in Deut e in Sal 11 9
fa parte di quei verbi tipici che indicano. l'osservanza della legge (imparare a temere Jahwe: Deut
4,10; 14,23 ; 17,19; 31 ,12.13; gli statut i e i decreti:
Deut 5,1; similmente Sal 11 9,7.71.73; nan abituarsi ag li abami ni delle naziani: Deut 18,9; cfr.
Sal 106,35 ed impararono. le laro apere ; N. l ohfink , Das Hauptgebot, 1963 , 68.299-302).
/md pio usata in senso strellamente teologico
solo in antiche celebrazioni inniche di Jahwe, che
addestra il re alla ballaglia (2Sam 22,35 == Sal
18 ,35; Sal 144,1); inaltre ricarre nella tradizione
profet ica pi recente e in alcuni testi dei salmi nei
quali si parla di Jahwe came di un maestro (ls
48 ,17 che ti insegna quella che giava ; Ger
32,33.33 per quanta io. Ii istruissi premurosamente e incessantemente ; Sal 71,17; 94,10.12;
cfr. ' /p pio Giob. 35,11), al quale per nessuno ha
qualcasa da insegnare (ls 40,14.14; Giab 21 ,22).
Anche qui il Deut , altre che alcuni sal mi (50prallulla Sal 119), illuago dave /md pi o usato in
moda ca ralleristico con Dia a l' uama come soggetto e can termini che esprima no. la volont di
Dio ca me oggetto statuti e decreti , timare di
Jahwe , via ecc.). Mas insegna ad Israele, in
nome di Jahwe, gl i statuti e i decreti, che gli israeliti a laro volta insegnano. ai lara figli (Deut
4,1. 5.10. [4; 5,31 ; 6,1; 1[ ,19; inaltre Deut6,7 SIIII
pi o inculcare ; cfr. 20,18 il rifiuta di influssi pagani ); nei salmi Dia che insegna (Sal 25,4.5.9;
11 9 , 12.2 6.6 4.66.68.108.124.135 . 171 ; 132 ,12;
143,10), pi raramente l'arante (Sal 34,12 come
maestro di sapienza; 51,15). Infine Esdra viene
presentata ca me maestro degli ardinamenti e
della legge (Esd 7,10), e secanda il Cronista Giosafat manda maestri della legge nelle Cill di
Giuda (2Cron 17,7.9.9). Nel vocabalaria sapienziale si incontra spessa '/p pio (Giab 33,33) a -jSf:
I limiti dell 'inseg namento umana vengano. messI
in luce saprattutto dai profet i: Is 29,13 pu. parla di

41

754

statuti umani appresi , e quando. si parla della


nuava allea nza e dell a legge scrilla nei cuari si
dice che l'insegnamento. reciproca nel tempo. dell a
salvezza sar superfla (Ger 31,34).
K.H.Rengstarf, ThW IV,428ss. (= Gl T
VI, 1150ss.), ha pasta in luce che nell ' AT quando.
si tratta di uamini di Dia nan si parla mai di un
rapparta tra insegnante ed allieva, appure tra maestro e discepala. li sos!. /immild discepala, allieva indica tun'al pi il discepalo di un profeta
in Is 8,16, un passa del resta di cantenuto ascuro;
al triment i ca n il termine /immild si indicano. colaro che sano istruiti direnamente da Dia (ls
50,4.4 il serva di Dio che parla ed ascalta; 54,13
[txt em] i castrunori della nuava Sian).

51 Nei testi di Qum ran il termine ricarre saprattutta in relazia ne all a guerra e quando. si parla di
sapienti e di scribi (Kuhn , Kank. III b). Per i
LXX , il tarda 9iudaisma e il NT cfr. K.H .Rengstarf, art . [LO('JOO(~w, ThW IV , 392-465 ( = GLNT
VI,1053-1238); id., ar!. OLO&crXW, ThW [[ ,138-168
(== GLNT Il ,1093-11 72); K.Wegenast-L.Coenen,
art. Lehre, ThBNT [[ ,852-867.
E. Jenni

MP'

Iql; PRENDERE

Il /q/J prendere appartiene al semitica camune, ma nelle lingue pi recent i viene sast ituita
ampiamente da altri verbi (arab. /aqi/Ja cancepire
[in senso. sessuale] e 'ljq prendere ; sir. nsb ,
sq/; cfr. KBL llOlb per l'ara m. bibL ns').
Per le allestazioni degli ambienti contemporanei all' AT
cfr. AHw 544-546 (ace. leqti); AHw 537b (laqahu , prestito can. in EA 287,56); WUS nr. 1482; UT lir. 1396
(ug. Iq!l , frequente); DISO 139s. (fen. pun ., moab., lettere di Lachis, giaud ., aram. antico e imperiale Iq!l).
[I passiva del qal data dal ni . e dal pu . (che un
passivo qal); si ha inaltre /q/J hitp. con un significata particalare (alIerrarsi qu a e l = ) gui zzare
(della del fuaco). Anche i sastanti vi che ne
derivano. hanno. in parte significati malta specifici: /?qalj dattrina , scienza ( apprendimento came termine tipica della tradiziane sapienziale), ma/qo(1 battino (linguaggio militare),
ma/qo/Jjim fauci (duale), mce/qa/Jjim malle (d uale), miqqa/J accettazione (name di
aziane), maqqaljor merci (linguaggio. cammerciale).

21 li qal del verbo. ricarre 939x (Gen 137x, Es


79x, ISam 74x, Num e 2Re 70x, Ger 63x , Ez 62x,
Lev 56x, Deut 45x, Giud 43x , 2Sam 39x , IRe 38x,
Gias 22x, Prov 19x, [s 17x, Giob e 2Cron 16x,
ICran 15x, Sal 13x, Os 9x, Zac e Neem 7x, Am
6x, Est 4x, Rut 3x, Mi e Saf 2x, Giae, Giona, Agg ,
Mal ed Esd Ix, manca in Abd, Nah , Ab, Cant , Eccle, Lam e Dan ); tre quarti dei passi si trova no. nei
libri starici. Inaltre ricarrona: /q(1 ni . 10x, pu . (qal
755

pass.) 15x, hitp. 2x; /?qa/J 9x (Prov 6x, e inaltre


Deut 32,2; Is 29,24; Giab 11,4, in ca ntesti sapienziali ), ma/qoa/J 7x, (N um 31,ll s.26s.32; Is
49,24s.), ma/qo/Jjim Ix (Sal 22,16), mre/qa!ljim
6x, miqqa/J Ix (2Cran 19,7), maqqa/Jor Ix (Neem
10,32).

31 a) /q/J (castruita can l'acc. e be) significa anzitutto. prendere, afferrare, cagliere (can le
mani ). Oggeni del verbo. sono: bastone (Es
4,17.20; 17,5; 2Re 4,29), tavale (Es 34,4), lancia
(Num 25,7; 2Sam 18,14), frutti (Deut 1,25 ), ascia
(Giud 9,48), cetra ( ISam 16,23), verga (lSam
[7,40), viveri (I Re 14,3; 17, 1[ ), dani (2 Re 5,5;
8,8.9), sacchetto. del danaro (Prov 7,20), animali
per l'afferta (Gen 15 ,9. 10; ISam 16,2), e altro, p.e.
Gen 22 ,6; 32,14; 43 ,12; Giud 7,8; ISam 16,2; Ger
38 ,10.11 ; cfr. anche passi came Gen 8,9 egli
stese la mano., la afferr (la cala mba; /q/J) e la tir
dent ro .
1 sinonimi di Iqh in questo significato sono elencati SOltO
- 'hz 3; inoltre cfr. -!lzq hi ., -ns' per una parte dei significati , e anche i verbi pi specifici rdh Il {( prendere (in
mano) " (Gi\ld 14,9.9; Ger 5,3 1?), qm~ {( prendere una
manciata (qomce$) " (Lev 2,2; 5,12; Num 5,26).'
b) In senso. pi pregnante il verbo. significa sattrarre, portare via, partare can s ed ha per aggeno: beni (Gen 14,11 ; 34,28; cfr. Gi as 7,23; ISam
27,9), benediziane (Gen 27,35), ua mini (Gen
42,24.36), terra (Deut 3,8; 29,7; Giud 11 ,13. 15),
cadaveri ( ISam 31 ,12), vestiti (Prov 27, 13) ecc.; in
cantesta militare: accupare (Cill, territari >
(Nu m 21 ,25; Gias 11 ,16. 19; Am 6, 13 ecc.); cfr. anche il sas!. ma/qoo/J ballino. .
1 verbi sinonimi sono qui particolarmente numerosi; cfr.
p.e. oltre a -jrS e tps soprattutto Ikd afferrare, prendere " (q. 83x, ni. 36x [incl. Is 8,15, in Lis. sotto qal),
hitp. attaccarsi strettamen.te Giob 38,30; 41,9; lcekced
laccio Prov 3,26; malkodce/ cappio " Giob 18, 10);
inolt re 'sp raccogliere, mietere , in alcun i passi por-

tar via" (p.e. Gen 30,23; Giud 18,25; ISam 14,19; 15 ,6;
Is 4,1; Ger 16,5; Sof 1,2s.; Sal 26,9; 85,4; 104,29; Giob
34,14 ), '$1 q. {( (porre da parte == ) portar via (Nu m
Il ,17. 25) , grz ni. essere sottratto ", gr' q. (accorciare == ) sottrarre" (Deut 4,2; 13,1 ecc.),j'h q. portare
via (?) " (I s 28,17), sph q. afferrare, portar via (Gen
18,23.24; Deut 29, 18; Is 7,20; Sal 40,15; ni . passo9x); significato pi specifico hanno gzl e h/p rapire l) , gnb
rubare , *

c) [n un senso. mena attiva, /q/J pu venire tradatta con accettare, ricevere (dalle mani di qualcuno.) . Oggetto. del verbo sana p.e.: ag nelli (Gen
21 ,30), danaro (Gen 23, 13), dani (Gen 33, 10), carruziane (Es 23 ,8; Deut 10,17; 16,19; Ez 22 ,12; Sal
15,5), riscatta (Num 35 ,31.32 ; Am 5, 12), regali
(2 Re 5,15.20), istruzione (G iob 22,22), correzlane
(Ger 2,30; 5,3; 7,28; 17,23; 32,33; 35,13; Sof 3,2.7;
Prov I 3 8 IO ) ecc.; cfr. anche il sastantiva miqqa(1 ;c~et;aziane di doni (2Cron 19,7, a scapa
di carruziane).
Come sinoni mo va ricordato qbl pi o accettare, ricevere " ( 1Ix, solo in testi tardivi, cfr. Wagner nr. 250).

np?

/q(r

PRENDERE

756

d) Costruito con l'accusativo e con l' il verbo signifi ca prendere qualcosalqua lcuno perlco me :
come schiavo (Gen 43,18; 2Re 4, 1; Giob 40,24),
come fi glia (Est 2,7. 15; cfr. G. Rinaldi, BeO 9,
1967, 37s.; H.Donner, OrAnt 8, 1969, 104s.), in
moglie (Gen 4,19; 6,2; Il ,29; 12,19; ISam 25 ,43
ecc., in fo rma ell itt ica Iq/J sposare l): Es 2, I; cfr.
inoltre Es 21,10; 34,16; in testi tard ivi - ns' al posto di Iq/J: Rut 1,4; Esd 10,44; 2Cro n Il ,21; 13,21;
in forma elli ttica Esd 9,2. 12; eem 13,25 ecc.; alt ri
termin i paralleli in W.Plaut z, ZA W 76, 1964,
31I s.).

re (Os 13, 11 ), il resto di Giuda (Ger 44,12), cfr. ano


che Am 9,3;
(5) portar via qualcosa, annunciandolo in un ora.
colo di salvezza: il calice dell'ebbrezza (ls 51,22);
(6) nel lamento: afferrare (Ger 15,15; cfr. Giona
4,3), prendere per salvare (2Sam 22,17 = Sal
18,17);
(7) usi particolari sono: Jahwe non accetta corru.
zlOne ( Deut 10,17), egli si vendica (ls 47,3), egli
prende una nazIOne dal settentrione (Ger 259)
egli toglie il suo sa nto spirito (Sal 51,13).
"

e) In senso traslato si incontrano espress ioni


come Iq!l naqamln' qama vendica rsi (l s 47,3;
Ger 20,10); Iq/J /JO!lpa prendere su di s l' ignominia (Ez 36,30); Iq/J. 'a mar, m ( Prov 2, I) opp . .dabcl/
(Ger 9,19) accogliere le parole (Giob 4,12 smO!~ sussurro? l), cfr. a questo proposi to il sostantivo lcqa/J dottrina, persuas ione, scienza l);
Iq!l l'.f./Ia esaud ire la preghiera (Sa l 6,10); Iq(J
lammtJWO!I trascinare alla morte ( Prov 24, 11 )'
Iq(J ncfO!s prendere la vita (Ez 33 6' G iona 4 3:
Sal 31,14; Prov 11 ,30 tx t?); Iq/J assol'uio rapi r~ );
(l s 57, 13; Ger 15,15; 43,10).

b) Va sottolineato inolt re l' uso assoluto di Iqh nel


senso di rap ire in Gen 5,24 (Enoc) e 2Re 2,3.5
(Elia).
Con il verbo acc. leqli, analogo a Iq!l , si descrive anche il
rapi mento di Ut napistim nell'epopea di GilgameS
(E.Sch rader, Oie Keil inschriften und das AT '1903 5il '
B.Meiss ner, Babylon.ien und Assyrien, Il , 1925, 149be;
1 rapImentI 10 ambIente greco cfr. F. R.Walton, RGG
Il ,499s.
Non chiaro se si debba supporre lo stesso signi
ficato anche in Sal 49, 16 e 73,24 (cfr. i comm.;
C. Barth , Dle Errettung vom Tod8- in den indivi
duellen Klage- und Dankliedern des AT, 1947,
158-1 63; di versamente V. Maag , Tod und Jenseit5
nach dem AT, STh U 34, 1964, spec. 265S.; von
Rad 1,403ss.).
Se esatto il nome di persona Liq!li in ICron 7,19 (di
versamente Not h, IP nr. 818; cfr. GB 390b), allora esso
va citato qui, in quanto forma ridotta di * L'qa!va
Jahwe ha rapito (KBL 486a).

f) Nella maggior parte dei passi il verbo non viene

usato in senso specifico e, se segui to da un secondo verbo, serve solo a preparare un'a ltra azio ne
pi importante. Cfr. p.e. Gen 2, 15 Jahwe Dio
p ~ese l' uo mo e lo pose nel giard ino l); 6,2 1 prenditi ogni sorta di ci bo e fattene una provvista l)'
Gen 9,23; 11 ,3 1; 12,5; 16,3; 17,23; 18,7.8; Deui
4,20; 15, 17; 2Sam 17, 19; 18,8 e molti altri passi.
Talora Iq/J si present a in forma ell ittica: prendere
(e portare) = andare a prendere l)' Gen 7 2' 18 5'
27, 13; 42,16; Es 25 ,2; 35,5; 2Re O ecc.;' (; ma'n ~
dare a prendere : Gen 20,2; 27,45; ISam 17,31;
Ger 38,14; 40,2.

41 a) Piuttosto raramente Dio soggetto


del verbo (CIrca 50x); la magg ior pa rte dei casi si
t;ova stranamente nei libri profetici e poetici delI AT, I quali complessivamente usa no questo gruppo molto meno che i li bri storici (vd.
sp. 2) .. 11 verbo viene usato in alcuni co ntesti parlicolan:
( I) quaI1do si parla di Jahwe in maniera ant ropomorfica (Gen 2, 15.2 1.22);
(2) prendere nel senso di eleggere l): Abramo
(Gen 24,7; cfr. Gios 24,3), Israele dall' Egitto
(Deut 4,20; cfr. Os 11 ,3), Dav ide (2Sa m 78 =
ICron 17,7; Sal 78,70), Amos (Am 7 15) Zo~oba
bele (Agg 2,23), levi ti (Num 8,16. 18; '18,6); cfr. Es
6,7 accogliere come popolo e anche Deut 304'
Is66,2 1;Ger3 14'
"
(3) accogliere .~ff~rte (Giud 13,23; Sal 50,9; cfr.
Sal 68,19 e Glob 35,7), accogliere preghiere (Sal
6,10);
(4) portar via qualcosa, annuncia ndolo con una
sentenza: donne (2Sa m 12, 11 ; Ez 24,16), il regno
(I Re 11,34.35 .37; 19,4), grano e vino (Os 2, 11), il
757

O~~

/I7 'S

RIFIUTA RE

51 Per quanto co ncerne l' uso del verbo (e del


nome lcqa/J nel significato di insegnamento ,
I QS 11 ,1) a Qumram, non c' da segnalare alcuna
particolari t. Per il verbo usato nei LX X e nel NT,
oqJ. ~cfvLv, nel quale il signili cato passivo (<< ac
cogl iere, ri cevere ) anco ra pi evidente che
non nell'ebr. Iq/J , cfr. G. Deli ing, art. lXfL~IXVW,
ThW IV,5-1 6 ( = GLNT VI ,21-50). H.H. Schlllid

O~~

m's RIFIUTARE

Il
1/ m' s ricorre 01tre che nell' AT anche
nell 'a mbito linguistico del medioebr. e dell'aram.
giud . L' acc. masu (ass. masa'u) dimenticare va
di stinto dall 'ebr. m 's (i n ebr. corrisponde a Ilsh,
AHw 63 Ia). Lo stesso vale anche per l'acc. msu
abbattere e msu disprezzare (la grafia con
e esclude un verbo di medi a alef, cfr. GAG 98a),
bench il significato di msu nelle sue varie acce
zioni coincida ampiamente con quello di m's.
Per le eventual i corrispondenze arabo (ma'asa lO think
little of " [ dare poca importanza a 1 e ma'slll1 on.e
who rejects ad vice r colui che non si lascia conSI'
gliare ]) vd. A.Gui llaume, AbrNahrain I, 1959, Il ; 4,
1963/ 64 (1965), 8.
Olt re a m's I l' AT presenta al ni. una radice m 's 11 pas
sare (forma secondaria di mss).

758

21 Nell' AT il verbo possiede , oltre al qal, il ni.


co n significato passivo essere respinto . Non si
hanno deri vazioni nominali; solo in Lam 3,45
l' inf. assaI. qal usato come sostanti vo: ci hai
resi esseri esecrabili ( ma'6s par. s' bi spazzatura, rifiuto l).
III II verbo m's viene usato nell ' AT in contesti
profani (Pr) e teologici. Nell' uso teologico il soggetto pu essere Jahwe (vd. SI. IV12a-h), ma anche Israele o un alt ro termine colletti vo oppure un
singolo (v d. sI. IV /l a-c), per cui si pu distinguere un uso teologico co n soggetto Dio (TD) e
un uso teologico con soggetto un uomo (TU)
quali autori del rifiuto (in tal senso non si pu
tracciare una linea di separazione precisa tra Pr e
TU). Il prospetto generale si presenta cos (fra parentesi i passi con m 's ni .):
totale
TU
Pr
TO
3
Lev
2
Num
I
Giud
q
5
4
ISam
3
I
2
2Re
8
4
4
Is 139
I (I)
-(I)
Is 4055
Il (I)
I (I)
2
Ger
6
4
2
Ez
3
I
2
Os
2
I
I
Am
7 (I)
2
I (I)
4
Sal
Il
I
3
7
Giob
2
I
I
Prov
3
Lam
72 (3)
17 (3)
26
29
AT
L'attestazione pi antica si dovrebbe trovare in Giud
9,38 (Pr, ancora premonarchico). La distribuzione del
termine nell' AT di scarso ril ievo. Sorprendente tut
tavia la totale mancanza nelle antiche fonti scritte del
Pentateuco (Nu m Il ,20 un'aggiunta). Va notata la relativa freq uenza in ISam, Is e Ger. I passi di Giobbe indicano che m 's rest a lungo radicato nella lingua quo
tidiana, anche quando era di ventato da tempo un ter
mine teologico (cfr. in proposito L.J .Ku yper, VT 9,
1959, 9194).

III I Il a) Il verbo pu essere usato in modo


assoluto (Giob 42 ,6 ritrattare l), ma di soli to
costruito con b' o (pi frequentemente) col semplice accusativo. Non si pu dire su che cosa' si
fo ndi la distinzione tra questi due usi possibili (cfr.
GK l17uv. 119k e BrSynt 106d).
In base al contesto m 's esige una traduzione differenziata. Certamente lo sviluppo semasilogico
grav ita attorno al concetto teologico del rifiuto.
Tuttav ia altri sensi possibili sono: disprezzare,
disdegnare, sdegnare, scacciare, respingere, non
stimare, non volere, ritrattare l). Anche nell ' uso
teologico si deve usare con precauzione la tradu zione rifiutare l), che determinata dal suo opposto scegliere l); m 's ancor meno di -b/Jr un
term ine tecnico di un sistema teologico, con signi fi cato rigorosamente circoscritto.
759

caratteristico a questo riguardo che nei LXX si trovi

uno straordinario numero di equivalen ti: &' rrwOI1!-lCXl


rigettare, respingere ( 19x). ~t')u ~e:V()) e sim . tenere in nessu n conto, dispreuare ( 16x). :xr:(j,'jXl/-Li w Il rigettare (7,,). 7.:":'ElO<v H essere insubordi-

nato

(4\ ). ctit'01t'Ol0f.lr:n ((

levare di

mezzo (3x),

inolt re tre altri verbi con due passi ciascuno e 13 traduzioni con altri vocaboli.
b) Un quadro analogo offrono i termini pa ralleli,
gli opposti e altri vocaboli dello stesso campo semantico di m's, che sono particolarmente adatti a
chiarirne il senso.
Termini paralleli sono g' l detestare (Lv 26,15.43.44;
Ger 14,19), -I/ '~ disdegnare (ls 5,24 pi .; Ger 33,24
q.), -(' b pi o detestare (Giob 19,19), n(, abbandonare ( ISam 12,22; Is 2,6; Ger 7,29; 12,7; 23,33.39; Sal
78,59s.), bzh disprezzare ( ISam 15,9 txt em), -sur hi.
eliminare (2 Re 17,18.23; 23,27), -prr hi . beri ( << rom
pere il patto (Lev 26,15; Is 33,8), - ,kh dimenticare
(Os 4,6.6), ZI/h respingere (Sal 89,39), - SI/ ' odiare
(Am 5,21), -S/k hi . mipp en scacciare dal proprio co
spetto (2 Re 17,20).
Gli opposti sono: - b!" eleggere (ISam 16,8; 2Re
23,27; Is 7,15s.; Sal 78,67s.; 106,23; Giob 34,33), -r'h
scegliere (ISam 16,1), -jd' conoscere, darsi cura
di (Giob 9,21), -!I,b tenere in conto, osservare (Is
33,8).
Nell'ambito di m '5 si trovano: -mrh essere osti nato

(Ez 5,6), 'br hitp. 'im essere sdegnato per (Sal 89,39),
-q~p adirarsi (Lam 5,22), ',q sottovalutare (Giob
10,3), db/" pio b e schernire (Giob 19,18), qli$ essere
disgustatO (ls 7,16). Rigettare gli ordini di Jahwe
equivale a dimostrarsi ostinato (m/"h hi .) contro la
legge di Jahwe e non cammi nare nei suoi precetti (Ez
5,6; cfr. 20, 13. 16; 2Re 17,19), non compiere i suoi co
mandamenti (Ez 20,24) opp. non osservarli (2 Re 17,19;
Am 2,4). Il rifiuto della tora di Jahwe consiste nel
fa tto che non la si ascolta (q,b hi., Ger 6,19). Rigettare
gli ordini .di Jahwe significa essere di dura cervice
('l,h hi. '/"a!/, 2Re 17,14s.) ecc.
c) La gamma piuttosto ricca degli usi possibili indica che si pu assumere come signi ficato primario: non voler aver nulla a che fa re co n l); la costruzione del verbo con b' potrebbe essere orig inaria. Nell' idea espressa dal verbo vi un aspetto irrazionale co n una forte carica emoti va; si rifiuta
qualcosa perch internamente non si pu e non' si
vuole identi fica rsi con essa.
La ragione di questo atteggiamento non occorre che sia
espressa e spesso non nemmeno pOSSIbIle esporla con
ch i~re motivazioni. Tuttavia si deve tener presente la
tradu zione relativamente frequente di 11'1'5 con ~ (I'r
~EV",

nei LXX: si detesta qualcosa perch si scoperto


che non ha alcu n valore. 'ArroaQx'f'"", ancora pi
chiaro in questo senso: il verbo semplice significa
esaminare, provare OVnup.r, ( C provato, sperimentato,

fidato, degno di fede ), e quindi il composto vuoi


dire rifiutare nella prova, trovare senza valore
(cfr. W.Grundman n, art. ~6y" f'0, ThW Il ,258264 =
GLNT 11,1403 1418).' Questo appunto Il senso
dell 'ebr. m 's, cfr. Sal 118,22; Giob 30, 1 oppure Giob
19,18. Si sceglie il bene e si rifiut a il male; l'uomo
deve essere maturo a tal punto da poter fare questa
scelta, che presuppone un'eqivalente capacit di
giudizio. Se Israele disdegna la terra (Num 14,31),
perch ritiene (anche se erroneamente) che la terra
O~~

/I1 's

RIFIUTA RE

760

ia pericolosa. L'aspetto emotivo del verbo ben cmplificato in cr 4,30 (di una donna violentata ncs un o
vuoi pi sapernc) e cosi pure in Is 54,6: un uomo pu ripudiare la propria moglie, forse perfino la donna amala
in giovent, ma questo comport amento arcbbe ciel
tutto incompren ibile e innaturale. chiaro che in qu eSto caso si cercher di gi ustificare con preci e ra gioni tale

azione dettat a dalla passione. O'a1tro lato Gaal, giudicando Abimelech e il suo esercito in ignificanti da un
punto di vista militare (Giud 9,38), d una valutazione
che offuscata da un'i ncontrollata ambizione. Giobbe si
lascia trascinare a dichiarare che disprezz.l la vita (Giob
7,16; 9_2 1), ritcnendo cii potersi basare su val idi mQ[ ivi,
ma i uoi interlocutori con testano l'esattezza del giudizio
su!la ua situazione. Ger 6,30 indica per che il rifiu to pu fondar i u un giudizio provato e con olidato
dall'esperienza (k(J's(J'! Il;111 'Iis, ov. argento che fo ndendo
si dimostra inutilizzabile).
Da quanto si detto consegue che il soggetto di
pu rare del proprio entire la mi ura del suo
rifiu to auto nomo di una persona o di una cosa, ma
che in altri ca i la sua decisione pu essere pre a
in base a motivazioni tratte da una norma ri conociuta o da e perienze cont roll abili . on i pu
tuttav ia negare che da un lato si cerca di giu stifi care l' azione dettata dall'emoti vit, e che dall ' altro
il rifi uto, che si basa in apparenza su motiv i chiari
e razionali , di ratto guidato dall 'emozione.
I/1 'S

21 Un uso speciale di m's si riscont ra nell a vi sione et ica legata al mond o sapienziale. Quello di
cui si lament a Giobbe, e cio che i ranci ulli lo disprezzano e i parent i lo disdegnano (Gi ob 19 18s.)
contrario all 'ordi namento morale seco nd~ cui i
giovani devo no onorare gli anziani (dr. 30,1) e i
parenti devono aver cura l'uno dell 'a ltro. Lo
stes o vale per il disprezzo del diritto di un ervo
o di una serva( 31,13). L' uomo non libero di cegliere _0_ di r ifi u t a r~ a s uo piaci mento (Giob 34 ,33),
pOlche e la volonta dt DIOche determinante (dr.
anche Glob 36,5 txt?). Solo l'empi o non rifi uta
quel che male (Sal 36,5), mentre il ti morato di
Dio respinge chi opp. ci che ripudiato (da Dio?;
Sal 15,4, testo e interpretazione cont roversi) e disde~ na i guadagni estort i (ls 33,15). Il saggio (opp.
Il pIO) sa che la sua vi ta pu essere ricca di successo (o di benedizione) so lo se essa resta nel solco
dell'ordine stabilito; egli non disprezza la co rrezlone e SI considera piccolo con la modesti a che
gli conviene (m's, Prov 15,32). Inseg na ai suoi fig li
a non d~s p rezza re l a correzione dell ' Onni potente,
polche I ammOl1lZl0ne di Dio sar benefica ( Prov
3,11 ; Glob 5,17) . . L' uomo deve essere grato
quando DIO lo nchmma all 'ordine con la correzione .

Su questo pUnto Israele si trova inserito nelle Iradizioni


saplenziali dell'antico Ori, nte. Si pu confrontare p.e. la
Teodlceabab. r. 78-81: E ~ero, o dotato d' intelligenza,
che... haI nfiut ato la verna (kitlQ IQ-QI -IQ -du da nQdli
Gtn gettare ) e non ti sei curato de ll 'ord i~e divi no
che nel tuo Cuore non hai desiderato osservare i santi ri ti
del diO, che I veri culti della dea di(sprezzi nel tuo in limo) ( Iemesu, da mesu , completato nel finale, B. Landsberger, ZA 43, 1936, 54) . Oppure in un'iscrizione sepolcrale egizIana SI pu leggere: lo ho usato giustizia e
761

Ot(~

I/{ 'S

RI FI TARE

rifiutato l'i ngiustizia, io ho conosci uto... in che cosa


(DIO) SI compl3ce (F. von Bissi ng, Allag. LebensweiShCIl, . 1955 ~ 146ss.); <~ ... IOsono uno che... presta ascolto
alla giustizia, e respinge dal. cuore il male (Le., 150);
IO non ho fatto quello che Il diOdetesta, ma ci che gli
Uomll1l lodano e di cui gli dei gioiscono (Le., 154).
IVI
Il a) I co nfini tra il disprezzo dell'ordi ne
del mondo e il disprezzo dell a volont divina
e pl lci tamente manirestata sono nat uralmente incerti . La vo lont di Dio si ri vela ad Israele anzitutt o co me un co mplesso di esigenze e presse da
un determinato rapprese nt ante, un sacerdote o un
proreta, che ritiene di ann unciare l' insegnamento
(rorii) o la parola ( diibiir ) di Jahwe. Il rifi uto della
volont di Dio i maniresta qu indi nel disprezzo
dell' in egnament o e della parola . aul ({ ri fi uta la
parola di Dio co me gli stata presentata da Samuele. O ea deve accusare il popolo per aver ri fiut ato la co noscenza (O 4,6; crr. N.Lohfink ,
Bibl 42, 196 1, 303-332, pan icol. 320ss.). Isaia
ronda il giudizio che annunzia sul ({ rifiuto
dell'insegnamento di Jahwe (l s 5,24, par. al di sprezzo dell a parol a del Santo d' Israele, con cui
s' intende non una data legge, ma la parola proreti ca legata ad un a determinata ituazione). Le alternative di /I{'S, ossia ' 11111 hi . avere fi ducia e S' II
ni . 'al appoggiarsi a (c rr. Is 10,20) dimostrano
che l'opposto di /I{ 'S non un' obbedienza orientata
ve r o la legge, e che la rede sarebbe un'autentica ri sposta all ' in vito proreti co. Quando si dice che
I aia rinfacc ia al po polo di aver disprezzalO le acque
di iloe che sco rrono pl acida mente, non si intende
parl are solo del rifiuto dell a concreta parola proretica, ma del rifiut o, in esso racchiuso, della prome a alvifica di Jahwe ad Israele, quale si
esprime nell a tradi zione dell ' inespugnabilit della
ci tt di Di o. In alt re parole, I raele dicendo di no
all ' inseg namento di Jahwe di ce di no anche alla conosce nza, che gli viene co mun icata, di essere protetto da Dio.
Anche Geremi a parla di rifiuto dell'insegnamento
di Jahwe, che porter con s solo sventura (Oer
6,19). Egli vede praticato que to rifiuto soprattutto dai saggi del suo tempo. Senza dubbio il
vero saggio avrebbe dov uto consultare proprio la
rorii di Jahwe , ma c' una aggezza che, rondand osi sull a presunzione umana, crede di sapere
a priori cosa l' uomo deve o non deve rare, e si
chiude cos la strada all a conoscenza di Dio.
Diversamente da Isa ia e da Geremia, Ezechiele
parla erretti vamente del rifiuto dei comandamenti
( mispii!i m , Ez 5,6; 20,13.16) o degli statuti
( iJuqqor, 20,24 ). Il modo di esprimersi diventa una
rormul a, e di tal natura sono anche le affermazioni
parallele
non ca mminare negli statuti di
Jahwe , 5,6; 20,13 .16). 20,16 p.e. indica in che
cosa consista tale rifiuto: i sabati di J'l.hwe sono
proranati e il cuore d' Israele aderisce agII idoli (crr.
anche Lev 26,43). Risulta chi aro in tutto questo
l'orient amento legali stico di Ezechiele rispetto ad
Isaia. Si deve per sottolineare che Ezechiele, no-

762

nostante tutta la severit delle sue accuse, non


parla del rifiu to di Jahwe da parte del suo popolo,
e che nella seconda parte del suo libro il tema del
rifiuto scompare.
b) Il particolare t e no r~ teolog ico el Deuteroisaia
ra s che in esso il tema del rifiuto non venga pi
trattato; qu i ogni srorzo tende a rendere Israele
certo e contento dell a sua fede nell 'elezione (- biJr
IV 13b ).
Il Deuteronomista, quasi contemporaneo di Ez e del
Dtis, vuoi invece rar notare ad Israele che la catastrore
del 587 non sopravvenuta accidental mente o immeritatamente. Gi la creazione della monarchia, voluta a
tutti costi dal popolo, viene interpretata come un rifi uto
di Jahwe. Quell'ano era stato, per cos dire, il peccato originale di Israele (I Sam 8,7; 10,19 e Os 9, 15.1 7). Si usano
perci temlini pi severi rispetto alla tradizione pi antica, che parlava in ISam 15,23ss. del rifiuto
della parola di Dio ad opera di Saul. Bisogna inoltre chiedersi se la traduzione consueta rifiutare
non sia un po' esagerata; non si pu parl are di un
abbandono assoluto di Jahwe (dr. la traduzione
dei LXX con :;auoz',w considerare di poco valore ). Analogamente Num 11 ,20 parl a del di sprezzo di Jahwe usando il verbo m's. In 2Re 17
il Dtr. , dopo aver esposto la fine del regno del
nord , traccia in sintesi quale stato il comportamento d' Israele: egli non ha ascoltato le ammoni zioni che gli giungevano attraverso i proreti , ha indurito la sua cervice, ha disprezzato i comandamenti di Jahwe ed ha servito gli idoli (v. 14ss.).
In questo modo il Dtr. si avvicina all a co ncezione
di Ezechiele; ma egli va ancora pi in l nel rondare la disobbedienza sull a manca nza di fidu cia in
Jahwe e nell' intenderl a come un rifiuto del patto
che Jahwe aveva concluso con i padri . Egli cio
rinraccia ad Israele di aver troncato il rondamentale rapporto di amicizia che Dio aveva stretto con
lui. Il v. 19 anticipa anzi che Giuda si reso colpevole della stessa infedelt rispetto a Di o, ossia
rispetto alla controparte dell 'allea nza. Anche
nell ' interpolazione dtr. di Am 2,1-4 si ritiene che
il giudizio che ha colpito Giuda sia rondato sul rifiuto della rorii di Jahwe e sull a trasgressione dei
suo statuti. rorii non pi qui l'insegnamento
come in Is e in Ger, ma la volont di Dio nel suo
insieme, la legge, come indica la rrase parallela, e
anche se il brano non accenna all a rottura dell ' alleanza , si intende parlare della negazione delle
norme di vita stabilite da Jahwe (per la rottura
dell' alleanza dr. W.Thiel , VT 20, 1970,2 14-229).
c) significati vo che con il Otr. cessi quasi completamente l'uso del verbo m 's con l'uomo come soggello
(TU). Soltanto Num 14,31 e Sal 106 (v . 24 ), da esso dipendente, dicono ancora che Israele ha disprezzato la
terra, mancando di fiducia in Jahwe. Tuttavia questo appartiene ad una storia passata gi da lungo tempo. La generazione di quel tempo fu punita per il suo dubitare,
ma i posteri hanno trovato misericordia; si parla ancora
di quei tempi malvagi per lodare le opere gloriose e le gesta potenti di Jahwe (Sal 106,2) e per rendersi certi della

763

validit dell'alleanza. Natu ralmente anche l' Israele postesilico si rende conto della sua infedelt, ma non si osa
pi spiegare questa disobbedienza come rifiuto della
legge o di Jahwe stesso. La scomparsa di m's anche dalle
accuse di minor importanza pu essere messa in rapporto col fatto che il verbo aveva assunto un valore teologico sempre pi accentuato, consistente nel rinnegamento di Jahwe. Un atteggiamento di Israele, che andava condannato con un rimprovero cosi duro, avrebbe
potuto evocare di nuovo, come reazione, il rifiuto del popolo da parte del suo Dio. La comu nit postesilica per
certa della sua elezione e sa di poter godere della protezione del suo Dio.
21 a) Quando Samuele vede Eliab, fi glio di
lesse, Jahwe dice a lui non lo voglio l). Anche
per i vari fratelli di Eliab Dio dichi ara: nem meno
questo ho scelto ( ISam 16,7ss.). m's non pu essere tradotto qui con rifiutare , mentre si coglie
bene il suo significato rendendolo con non scegli ere . Inratti pu essere rifiutato solo chi prima
stato scel to. All o stesso modo va inteso m's in
Ger 2,37: la rrase non pu essere tradotta, come di
solito, con: Jahwe ha ri fi utato quelli in cui tu confidavi , ma anche qui la traduzione migliore
: non li ha scelt i l).

b) Ma questi sono dei casi particolari . ormalmente la traduzione rifiutare infatt i esatta
per l' uso teologico in cui Dio soggetto, poich
l'oggetto col ui che sce lto da Jahwe, ossia il re,
il popolo o anche uno qualsiasi. on qu indi
strano che in Israele, come si parl ato anzi tutto
della elezione del re, si sia parlato anzitutto anche
del suo rifiuto. Questo av viene gi nell a tradizione
di Saul di I Sam 15: poich hai rifi utato la parola
di Jahwe, egli ti ha rifiu tato come re (v. 23, crr.
anche 16 ,1 pi recente). Si suppone senz'alt ro che
Saul sia un eletto. Tuttavia si deve gi osservare
qui che il rifiuto da parte di Jahwe non frutto
dell 'arbitrio divino; diversamente dall a scel ta,
esso non dipende sempl icemente dalla libert di
Jahwe. una reazione all a catti va prova del re, la
quale non consiste in un rall imento politico-militare (lSam 15 riporta al contrario una rileva'lte
vittoria di Saul ); il ripudio di Saul il ri sultato di
un co ncreto atto di disobbedienza. In altri termini ,
n il successo n l' insuccesso sono la misura con
cui viene giud icato il re, ma il rispetto del di ritto
di Dio di cui garante Samuele. Il problma del
come un eletto di Dio possa veni r meno non interessa al narratore; in ogni caso egli ritiene che
l'elezione non produca un carattere indelebile, che
non possa essere messo in questione dalla condotta errata dell 'eletto.
c) Per la dinastia dav idica non si co ntempla la possibilit di un ri fiut o. In quest o potrebbe rinettersi la di versa struttura del regno di Gerusalemme, che si era stabili to come monarchia ereditaria. Solo una volta, in Sal 89 ,39s. , sembra che
Jahwe esprima un no nei conrronti dell a dinastia
dav idica: ora tu hai respinto (ZI7(1) e hai rifiutato
ot(~ 11/'5

RIFIUTA RE

764

(m's), ti sei ad irato ('bI' hitp.) con il tuo unto hai

esecrato l'all ea nza con il tuo servo . Il sa lmo deve


essere sorto in un periodo di estrema debolezza
dei re dav idici , e da questa si tuazione di fatto s i
conclude che i rapporti tra la monarchi a e Jahwe
dovevano essere tesi . Tuttavi a questo non significa che Puntodi Jahwe potesse perdere la sua posIZIone di prIvilegio , per esempio a causa dell a sua
infedelt. L'all eanza con Davide infatti un 'alleanza per Peternit (v. 5.29s.), la grazia di
Jahwe fondata per sempre , la sua fede lt
fondata nei cieli (v. 3). Perci v. 39s. non pu affatto significare una revoca dell'elezione e non fa
meraviglia che il salmo termi ni con l' in~ocazione
a Jahwe di ricordarsi dell ' insulto fatto al suo
servo.
Come nel S~l 89 si parla del rifiuto del re da parte
della diVInlla, COSI anche nell'ambiente circostante si
pu parlare della divinit che si allontana dal re e si
prega perch essa ritorn i vicino a lui. Cosi p.e. supplica
AssurnaslTpal l In un lamento ri volto ad Btar: Volgiti
a me, o signora, poich a causa del tuo allontanamento
si potrebbe turbare il cuore del tuo servo . E come nel
Sal 89 ci si richiama all'elezione di Davide, cosi il re asSITO accenna alla sua pOsi zione nei confront i della dea:
Assurnasirpal sono io, il IUO fervente servo, l'umile
colUI che teme la lua divinit l'avveduto il favorito );
(SAHG 265).
'
,
...
Questa concezione gerosolimitana discorda quindi
fortemente dalla trad izione di Saul ,:come pure
dalle VOCI profetlche dell' A T , che sottopongono la
monarchi a ad una critica severa, quando addi rittura non rIconoscono neppure la sua leg ittimazione divina (cfr. Os 8,4).
d) Il Deuteronomio , sebbene parli ampiamente
dell 'elezione d' Israele (-b/:lr IV /2b), non fa parola
del nfiuto. Esso SI batte perch Israele tragga dalla
sua eieZIOne le necessarie conseguenze e la reali zzi
cos pienamente. Esso non considera per neppure
che .l 'elezione possa essere soppressa; pensa che la
punIZIone sia severissima in caso di disobbedienza
(cfr. le maledizioni di Deut 28, 16ss.), senza trarre
la conseguenza , in apparenza inevitabile che
Jahwe potrebbe sciogliere di nuovo l' all~a nza
Israele ilpopolo di Jahwe e lo sar per sempre:
La legge di santit , quasi contemporanea , non ha
paura di mrnaCCIare queste ultime consegue nze:
.... . se disprezzerete i miei statuti e rifi uterete i
miei comandament i .. . e infrangerete la mia alleanza, anch' io far altrettanto con voi
(Lev 26 ,15s.). Ci corrisponde alla logica dello
sch~ma di alleanza in cui inserita la legge
dell A T se uno del cont raenti infedele , il patto
viene rnfranto . La tensione in cui stanno tra
loro la teologia dell 'a lleanza e la teologia dell 'eiezione non SI conserva qui , come nel Deut , ma
viene superata rn base all a coerenza interna
dell' idea d i alleanza.
e) I, profeti preesilici evi tano in generale di parlare
dell eieZione. Tuttavia per essi fuori discussione
che Israele il popolo eletto di Jahwe. Il tema del
765

O~~ m's RIFIUTARE

rifiuto pu quindi essere trattato anche da loro


Amos , per il quale l'elezione d' Israele certa:
men te divenuta problem atica (cfr. p.e. Am 97)
dice ~he J ~ hwe detesta le feste di Israele (5 ,21):
~on e pero casuale c he eglt non parli del rifiuto
d Israele nel senso di una abrogazione della scelta.
Osea In vece mrnaccla di rifi uto anzitutto i sacerdOli (Os 4,6), poich da parte loro avevano resprnto la conoscenza . In 9,17 eg li parla espressamente anche del ripudio di Efrai m. Il ricordo di
Saul , che era presente nell a sua memoria gi dal
pr~ced,e nte v. 15, p~ avergli suggerito la parola
m s. L affermaZione e tuttavia ancora pi forte per
Il fatto che Osea non parla di Jahwe e del loro
DIO, ma del mio Dio (cfr. 1,9 non-miopopolo ). Tuttavia secondo la predicazione di
Osea questo non significa che il legame tra Jahwe
ed Israele sia finito del tutto (cfr. Il ,8 e Rudolph
KAT XIII/I ,189). Anche qui m 's non pu esser~
l'opposto logico esatto di b/:lr. Isaia accusa Israele
di aver rifiutato la parola profetica, come abbiamo
detto sopra. Ma egli non ne deduce di Gui un rifiuto d' Israele (o del re david ico). incerto se Ger
7,29 sia del profeta stesso o se debba attribuirsi
all a rielaborazione dtr. (cfr. anche 7,15). In 14,19
senza dubbio Geremia stesso che pone sulla
bocca del popolo il lame nto: hai forse rigettato
completamente Giuda? ti sei disgustato di
SlOn? . Il passo espressione di quella piet cul tuale , di cui abbiamo gi parlato sopra a proposito
di Sal 89, secondo la quale era impossibile pensare
che Jahwe potesse avere buone ragioni per staccarsi da Israele. Non questa evidentemente l'opinione di Geremia. Ma anche se la risposta al lamento del popolo dura, egli non nega mai esplicitamente la fede nell 'elezione di Israele. Rimane
tuttav ia ancora 6,30: si chiamano scoria di argento, perch Jahwe li ha rifiutati . Non si deve
sopravvalutare l'i mportanza teologica di questo
passo; rifiutare significa senza dubbio l'abbandono al giud izio, tuttav ia non si dice con questo
che la storia dei rapporti tra Jahwe e il suo popolo
sia del tutto finit a.
f) In una maniera ancora diversa considera il problema

l'autore di Sal 78 (sal mo slOrico). Di fronte a lui sta la


dura realt della fine del regno del nord: (Dio) rifiut
del tutto Israele, respinse (n(!i ) la sua abitazione di Silo
(v. 59s.). Nel v. 67 egli ripele l'afferm azione: ha respinto la tenda di Gi useppe , ma egli la interprela con
l'evidente consapevolezza che l'espressione veramente
impossibi le: egl i non ha scellO la trib di Efraim .
L'elezione in veri t valeva solo per Giuda, per Sion e per
il servo di Jahwe, Davide (v . 68-72). Quesla tesi, per
quanto disculibile, testimonia la consapevolezza dell'autore che non possibile accettare teologicamente che
Jahwe possa revocare di nuovo la sua scelta.
g) L'autore del Sal 78 poteva senza difficolt trascurare o negare la scelta del regno del nord, dal
momento che egli poteva guardare a Giuda, scampato dall 'assedio assiro, come al vero Israele per il
quale valevano le promesse di Dio. Ma dopo il 587
la fede di Israele nella propria elezione si vide con766

trapposta al tramonto dell ' indipendenza di Giuda ,


alla distruzione del tempio, alla fine del dominio
dei re discendenti di Davide. Nelle Lamentazioni
si rimprovera a Dio: ci hai ridotto a spazzatura
e rifiuto in mezzo ai popoli (Lam 3,45). E la piccola raccolta termina con una dura domanda: o
ci hai respinti del tutto, senza limite sei adi rato
contro di noi ? (5 ,22). Tuttavia l'orante delle lamentazioni rimane inserito nella tradizione cultuale di Gerusalemme: egli sa che un tale rifiuto
non pu essere una realt.
Gi in una preghiera sumerica ci si lamenta che il regno
sia stato eliminato dalla terra, che lo sguardo sia diretto
verso il suolo straniero, e che in accordo con la decisione
di An ed Enlil legge ed ordine abbiano cessato di esistere, e tutto ci perch gli dei hanno 10110 il loro favore
dalla terra di Sumer (cfr. ANET 612, r. 19ss.).

1\ Deuteronimista vide diventare ancor pi problematico quello che un tempo aveva costituito il
fondamento solido della fede . Jahwe ha rifiutato
tutta la stirpe d' Israele, e l' ha allontanata dal suo
sguardo (2Re 17,20). In 2Re 23;27 esprime con
precisione ancora maggiore il significato degli avvenimenti del 587: allontaner anche Giuda dal
mio cospetto , come ho al lontanato Israele , e riget ter Gerusalemme, la citt che ho scelto .. . . In
questo modo gli interventi a favore di Israele sem brano definitivamente conclusi . Per taluni esegeti
l'opera storica dtr. sostanzialmente intenderebbe
esporre che si doveva giungere a questa fine, poich Israele aveva abusato fino a1Pestremo della
pazienza di Jahwe. Tuttavia ci sembra esagerato
(-b/:lr IV l3a); il Dtr. voleva meditare a fondo la
severit del giudizio che si era realizzato e riconosceme anche la necessit.
Lev 26 ,44 sottolinea espressamente che tale giudizio non pu essere un abbandono alla distruzione.
Non si pu parlare di uno scioglimento dell' alleanza. Ancora pi accentuatamente alcune parti secondarie del libro di Geremia dicono che Jahwe
non respinger Israele (Ger 31 ,37). L'autore di
33,23ss. , un passo forse ancor pi recente , prende
decisamente posizione contro quanto il popolo va
dicendo , e cio che Jahwe abbia respinto le due famiglie, e tiene ad affermare che anche la discendenza di Davide sar ancora per l'avvenire sotto il
segno dell'elezione. Israele, divenuto insicuro di
se stesso nelle catastrofi del 721 e del 587, ha ripreso coscienza di essere sostenuto dal suo Dio.
In questo senso ha fornito un contributo non in:
differente anche il Deuteroisaia. Egli non solo sottolinea con insistenza che Israele/Giacobbe
l'eletto di Jahwe ed il suo servo (cfr. H. Wildberger, Die Neuinterpretation des Erwahlungsglaubens Israels in der Krise der Exilszeit , FS Eichrodt
1970, 307-324), ma fa dire chiarame nte a Jahwe:
non ti ho rifiutato (Is 41 ,9). L' impossibilit intrinseca che Jahwe possa respingere il suo popolo
espressa da lui con la domanda metaforica: si
pu forse ripudiare la donna della giovinezza? dice
il tuo Dio (54,6). Certo , Israele somiglia ad una
767

donna abbandonata ed afnitta, e si pu anche parlare della sua vedovanza (v . 4), ma non si pu dire
che sia stato respinto (cfr. per la metafora Ger
2,2).
h ) Anche nell 'epoca postesilica non si pensa che
Israele possa essere rifiutato da Dio. Per quanto
fosse difficile il rapporto d ' Israele con il suo Dio,
la fede nell 'elezione di Israele, dopo che questi
aveva speri mentato la dura crisi dell a caduta di
Giuda, costitui va sempre una base sicura. Tuttavia in quest'epoca la fede nell 'elezione diventa pi
individuale (-b/:lr IV /4c), e ci si rispecchia anche
nelle affermazioni relative al rifiuto. Nei testi pi
antichi non si parla mai del rifiuto di un singolo,
se si escl ude il caso particolare del re. Nelle lamentazioni , cosi co me venivano utilizzate nel culto del
tempio, si poteva certo parlare talvolta del rifiuto
degli empi . In Sal 53 ,6 si legge che i malfattori si
sono vergognati perch Dio li ha rifiutati (il Sal 14,
del tutio identico al Sal 53, non parla di questo ; la
sua composi zione potrebbe essere pi anti ca). Anche Sal 15,4 sembra supporre che nella comunit
cultuale si sia parl ato di coloro che erano rifiutati.
Purtroppo il testo in ques to punto inoerto, e lo
stesso vale per Giob 36,5; forse qui si deve tradurre: ecco , Dio respi nge il caparbio (cfr. i
comm.); in tal caso si avrebbe un' altra prova che
anche i singoli furono ritenuti respinti da Dio a
motivo della loro condotta. Certamente Giob 10,3
si collega strettamente al tenore delle suppliche
cultuali quando dice in tono di accusa: forse
bene per te opprimermi , disprezzare l'opera delle
tue mani e favorire i progetti dei malvagi? . Questi dati mostrano effettivamente che nel momento
in cui la scelta d' Israele sostanzialmente non era
pi oggetto di discussione, la questione dell' identit di ci che era Israele, e quindi quella dell'appartenenza al popolo di Dio, anche se non veniva
affrontata per la prima volta , veniva posta per lo
meno co n nuova energia.
Da quanto si detto ri sulta che Israele, oltre alla
fede nella propria elezione, ha considerato seriamente la possibilit di un rifiuto e talvolta ha dovuto concretamente fare i conti con essa. Tale rifiuto per non mai stato co ncepito come un puro
atto arbitrario di Dio, ma come una reazione di
Jahwe ad una fedelt venuta meno nei suoi confronti . L' idea che il rifiuto comporti l'allontanamento definitivo da Jahwe solo margin ale e
viene superata dalla conoscenza della fedelt di
Jahwe e della eternit delle sue manifestazioni
di grazia. Quando il rifiuto minacciato o constatato di fatto , non viene inteso come fine assoluta
d' Israele, ma interpretato come abbandono a un
duro giudizio . Lev 26 ,44 pu cos chiari re che
anche se essi si trovano nella terra dei nemici ,
non li rifiuto n mi sdeg no contro di essi fino al
punto di distruggerli infrangendo la mia alleanza
con loro, poich io sono Jahwe, loro Dio . Le affermazioni sul rifiuto non significa no un'abolizione dell'elezione, ma vogliono impedire che si
O~~

/I1 'S

RI FIUTARE

768

traggano false deduzioni dall' idea di elezione.


L'elezione non pone il popolo di Dio in uno stato
di inattaccabilit o di sicurezza di fronte al giudizio di Dio, ma esige anzi con estremo vigore la risposta d' Israele nella fiducia, nell ' ubbidienza e
nell'amore.

VI 1/ Nella letteratura di Qumran prevale


fortemente l'uso teologico con l'uomo per soggetto (TU) ( 15 dei 19 casi elencati in Kuhn, Konk.
113s.). Inoltre come complemento oggetto si
hanno soprattutto termini che equivalgono a
legge , alleanza o sim. Qui , come pure nei
due passi con soggetto Dio (TD) (I Q 34 b;s 3 Il 4s.
Dio respinge coloro che un tempo aveva sceto,
cfr. F.Notscher, BZ 3, 1959,225; IQS 1,4), si mamfesta chiaramente nelle affermazioni sulla eIezione o il rifiuto dei singoli il tentativo della comunit di Qumran di definirsi come il vero popolo
di Dio. Si tratta di amare tutto quello che egli ha
scelto e di odiare ci che egli ha respinto (I QS
1,4).
Trii i viuitenilini con cui i LXX rendono m's
U~I II x ~~OUeEVW (inoltre Ix
E;u'JO~VE"l) c 9x :t.TCui)u%~ I.L:t.~"l. In 6 di questi
casI citando Sal 118,22 (la pietra d'angolo = Cristo) si parla del rifiuto del figlio dell ' uomo. In Ebr
12 ,17 Esa viene indicato come respinto, accentuando Il passo vtrt. di Mal. 1,2. Cfr. H.Gross , art.
Verwerfung, BLex' 1845s.
H. Wildberger
21

(,v_d.SI~ Il! / Ia) il

rw~

NT

mia MORIRE

1/ La radice mill morire del semitico comune (Bergstr. Einf. 185; P.Fronzaroli , AANLR
VllI/l9, 1964,249.263) ed ha un corrispondente
nell'eg. Non c' un'etimologia soddisfacente.
Il verbo ha in ebr., oltre al qal , il poI. e l' hi. (con
Il passo ho.) con il significato di uccidere . Dal
verbo derivano tre sost~ntivi: la forma segolata del
lipo qatl *mawt- > mlvG!1 morte , il fem. con
prefisso l ' mUla il morire (Barth 300) e il plurale tantum m' mo/fm morte; morti .
21 L'elenco delle attestazioni difficile per il
fatto che in alcuni casi non n possibile n opportuno distinguere tra il verbo (all 'inf.) e il nome
(~t. cs.). Seguiamo l'enumerazione di Lis., il quale
diversamente da lYand. pone 12 passi sotto mUI q.
anzI che sotto mlIWG!I, ma consideriamo come
verbo i 72 part. q. sostantivati mel uccisore
che Lis. enumera a parte (incl. Sal 55 16Q' esci'
'al(-}mul in Sal 9,1 e 48,15; Prov 19,16 ' co~side~
r,atocon Q come q., e non con K come ho.). Con
I umca attestazione dell'aram. bibl. mOI morte
111 Esd 7,26, la rad ice ricorre dunque esattamente
769

n1I~ mUI

MORlRE

1000 volte (con al. sono indicati: t' muliI Sal


79, 11; 102,21; m' molim Ger 16,4; Ez 28,8):
Gen
Es
Lev
Num
Oeut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
.-\ gg

q.
73
44

poI.

27

hi. ho.

mall'C!!1

5 I
5 \O
I 15

6
I
I

67
35

6 IO

30
32
54
38
34
18
30
42
I

7
I
2

21 4
14 3
18 I
15 8
3 15
I
2

6
9
3
5
8
13
5
2

IO
13
6

3 3 2 -

22
8
19

al.

101.

85
60
44
88
55

14
43
65
83
60

62
29
61
50
5

Zac

\1al
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle

lO

11

Lam

15

l
I

2
2

Est
Oan
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT

39
24
27
12
I

l (aram)
22
15
630

3 8 4
138 68

2
6
151

27
33
1000

a) Il senso di m!il q. morire , se lo si confronta con l' uso acc. e con il linguaggio moderno,
risulta pi circoscritto e pi preciso. Morire
usato nell' AT anzitutto per l' uomo, e poi anche
circa 20x per gli animali (p.e. Gen 33,13; Es
7,18.21 ; 22,9). In un passo soltanto si parla del
morire delle piante, e non gi per i fiori o per il fogliame, ma per la radice maestra (Giob 14,8). Un
uso traslato di mUI assai raro nell' AT (Gen 47,19
campo; Giob 12,2 la sapienza). Nell ' AT, diversamente dall 'ace. (AHw 635a), morire non viene
mai usato per indicare che un documento ha perso
valore; inoltre, diversamente da quanto accade
spesso nel linguaggio moderno , il termine non
viene esteso ad altri elementi della natura (fuoco,
colori, luce) o a fenomeni acustici (discorso,
canto, suono). Unica nel suo genere l'espressione di ISam 25,37: il cuore di Nabal mori ,
per indicare iperbolicamente uno' spavento mortale; cfr. l' uso corrispondente di vivere in Gen
45 ,27; Giud 15,19.
31

770

Un verbo affine, che viene usato con frequenza


nelle tradizioni pi recenti , gw' q. (24x; 12x in
p in Gen , Num e Gios 22,20; 8x in Giob; inoltre
Zac 13,8; Sal 88,16; 104,29; Lam 1,19); esso
usato talvolta in coppia con mUI e il suo campo
semantico ancora pi circoscritto: indica anzitutto un morire violento, perire , sia per
un incidente che per privazioni o simili (cfr.
anche B.Alfrink, OTS 5, 1948 , 123; G.R.Driver,
JSS 7, 1962, 15-17). Eufemismi correnti per indicare il morire sono riunirsi ai propri padri/
congiunti ('sp ni.) (-'ab 1lI12a, IV 12a) e trapassare (-hlk 3a).
b) Tra le due coniugazioni causative il poI. ha un
significato particolare: dare l'ultimo colpo mortale
e liberatore a chi quasi morto o votato inesorabilmente alla morte.
Uccidere indicato normalmente con l' hi.
Solo raramente il verbo usato in assoluto: tre
volte nell'espressione uccidere e far vivere
(Deut 32,39; ISam 2,6; 2Re 5,7 sempre con Jahwe
come soggetto), e in Giob 9,23. L'oggetto sempre una persona (uomini o animali) e il verbo per
conseguenza usato in senso proprio. Solo raramente il soggetto formato da cose o da nomi
astratti (ci che causa la morte): arca (I Sam
5, II), flagello (Giob 9,23), zelo (Giob 5,2),
cupidigia (Prov 21,25), e cosi pure quattro
volte un animale: bue (Es 21,29), leone
(IRe 13,24.26; 2Re 17 ,26). Con soggetto personale
mUI hi. significa uccidere nel senso pi ampio,
che comprende anche l' uccidere in guerra o quello
previsto dalla legge (p.e. Gios 10,26; Il ,17; 2Sam
8,2; 2Re 14,6).
Mentre per mUI q. intransitivo si hanno solo pochi
vocaboli con significato analogo, molti sono invece i sinonimi di mul hi. Il pi vicino dal lato semasiologico hrg (q. 162x, di cui 16x sia in Gen
che in Giud, 2Cron 12x, Es Num , IRe llx [in Lis.
manca IRe 19,14]; ni . 3x, pU. 2x; hcrreg e harega
uccidere 5x ciascuno) che sottolinea per maggiormente l'aspetto violento e sanguinario dell'uccidere (cfr. Is 14,30). Con 1'$ i} (40x q. [di cui 33x,
precisamente 20x in Num 35, 8x in Gios 20-21,
inoltre Deut 4,42.42; 19,3.4.6, nelle leggi riguardanti le citt di rifugio]; oltre al comandamento
del decalogo Es 20,13; Deut 5,17; cfr. Ger 7,9; Os
4,2 , restano ancora Deut 22,26; IRe 21,19; Giob
24,14; ni. 2x, pio 5x, rc$ai} omicidio 2x)
si esprime una censura morale o religiosa (l'uccidere come azione malvagia; cfr. J.J .Stamm,
ThZ I, 1945, 81-90), che di per s non inclusa
in mUI.
Solo tardivamente e di rado ricorre qll uccidere (q.
Sal 139,19; Giob 13,15; 24,14; qC!!IC!!1 assassinio Abd
9) come aramaismo (Wagner nr. 254/255); nell'aram.
bibl. questo il termine pi comune per indicare ucci dere (q. Oan 5,19.30; 7,11 ; pa. Oan 2,14; 3,22; hitp.
Oan 2,13.13).
Pi chiara la distinzione rispetto a nkh hi. colpire , che spesso in coppia con m!il hi ., intli771

cando allora non l'uccidere vero e proprio ma


l'azione che ha come conseguenza la morte (Gios
10,26; Il ,17; 2Sam 4,7; 18 ,15; 21 ,17; IRe 16,10;
2Re 15,10.30).
Per l'espressione mOI-jumal egli deve essere ucciso
ho.), che compare nelle leggi riunite in serie, cfr.
Alt, KS 1,308-313; V.Wagner, OLZ 63, 1968, 325-328;
H.Schulz, Oas Todesrecht im AT, 1969.

(mul

c) Il sost. mawrel significa il morire e l'essere


morto, sia di morte naturale sia per un'azione violenta, e non di rado in contrapposizione esplicita
a vivere (Deut 30,19; 2Sam 15 ,2 1; Ger 8,3;
Giona 4,3.8; Sal 89,49; Prov 18 ,21).
Una certa concretizzazione del termine si ha soprattutto nel linguaggio poetico, ma entro limiti
ben precisi. Si trovano soltanto poche tracce di
una personificazione, p.e. in espressioni come
primogenito della morte (Giob 18 ,13), concludere un patto (b erit) con la morte (ls
28 ,15.18). Alcune volte ci si imbatte in espressioni
che attribuiscono alla morte una dimensione spaziale: porte della morte (Sal 9,14; 107,18; Giob
38 ,17), vie della morte (Ger 21,8; Prov 14,12 =
16,25; cfr. acc. uruh mUli), penetrai i della morte
(Prov 7,27). In simili passi maw(J!( sostituisce evidentemente la ,!arola -s" ol; cfr. i}adre s" 81 penetrali del regno dei morti , 1QH 10,34; inoltre
2Sam 22,6; Is)8,15; Os 13,14; Sal 6,6; 22,16; Giob
30,23, ove m{JW(J!( ha pure lo stesso valore di s" 81
(cfr. C.Barth, Die Errettung vom Tode in den individuellen Klage- und Dankliedern des AT,
1947 ,89). significativo che non si incontrino affatto attributi personificanti , p.e. in relazione alla
corporeit, agli ornamenti ecc., e ci tanto pi
sorprendente se si tiene conto del linguaggio
ardito dei testi ace. e ug. (il Mot ug. e un dio
che uccide Baal e viene poi ucciso da Anat). I
rari tentativi di illustrare la morte utilizzano
quasi esclusivamente espressioni predicative
e si limitano perci a dire qualcosa sulla sua
attivit e sui suoi effetti (Ger 9,20; Sal 49,15;
Giob 28 ,22).
mall'C!!l , in un senso mollO ridotto, usato talvolta come
un semplice rafforzativo, p.e. impaziente fino a morirne (Giud 16,16; cfr. O.W.Thomas, VT 3, 1953,
219ss.; S.Rin, VT 9, 1959, 324s.; O.W.Thomas, VT 18,
1968, 123).

41

Bench quanto viene racchiuso nel termine

morte sia assai significativo da un punto di

vista teologico, non si pu tuttavia parlare di un


uso specificamente teologico del termi ne, n
possibile distinguere fra un uso profano e un uso
teologico. Fra le teologie dell'A T cfr. particolarmente von Rad 1,288-290.399-403.41 7-420; inoltre
G.Quell , Die Auffassung des Todes in Israel,
1925; L.Wachter, Der Tod im AT , 1967 (molto
dettagliato per quanto concerne l' atteggiamento
emotivo di fronte alla morte e la valutazione religiosa dell a morte, con riferimento all 'ambiente
dell'antico Oriente).
n,~ mill

MORJRE

772

5/ Per il termine morire opp. morte nel


giudaismo e nel NT cfr. J.Lindblom , Das ewige
Leben. Eine Studie iiber die Entstehung der religiiisen Lebensidee im NT, 1914; R.Bultmann , art.
OtXVOCTO, ThW 111 ,7 -25 ( = GLNT IV ,159-208).
G.Gerieman

o:~ mdjim ACQUA - O;i1~ ,'homo

~,~ m/' ESSERE PIENO , RIEMPIRE


11 La radice mI' essere pieno, riempire appartiene al semitico comune. Essa attestata in
tutto l'arco linguistico: acc. (AHw 597-599), ug.
(WUS nr. 1568; UT nr. 1479), fen ., giaud., aram.
(DISO 151 ; KBL 1093), sir. (LS 388-390), arab. , et.
(Bergstr. Einf. 190).
Nell' AT oltre al verbo (q. , ni ., pi ., pU. , hitp.) si ha
l' agg. mal' pieno e i sost. m elo' pienezza l),
m' le' a intero provento l), millu' a/ millu'im incastonatura (con pietre ) (in rapporto a mI' pio in
senso tecnico), millil' im consacrazione (per mI'
pi. jM consacrare vd. st. 4), mill' r pienezza
(cfr. Gerleman, BK XVIII ,174), mi/W terrapieno, acropol i (per questa discussa espressione
archeologica cfr. BRL 7; G.Sauer, BHH II ,121 7s.;
Noth , BK IX/I ,2 19s.). Vi inoltre il nome di persona JimIW) (( [la divinit] adempia Noth IP
246).
'

Nell'aram. bi bI. sono attestati mI' q. riempire (Dan


2,35) e hitp. essere riempito (Dan 3,19).
2/ Il verbo si incontra nell' AT ebr. 246x: qal
97x (distinzione rispetto all'agg. mal' secondo
. Lis.; Ger 51,11 va considerato contro Lis. come
qal invece di pi.; Is 14x, Ger ed Ez Ilx Sal 9x
Gen 8x), ni . 36x, pi o \llx (incluso Giob 8,21 co~
la forma secondaria mlh ; Es 15x, Ger, Ez e Sal 9x,
IRe e Gtob 8x), pU. Ix (Cant 5,14), hitp. Ix (Giob
16,10).
Come sostantivi si incontrano: mal' 67x (Num
25x, Ger ed Ez 6x), m elo' 38x (Is, Ez e Sal 5x ciascuno), m el'a 3x, millil'a 3x, millU'im 15x, mill' r
Ix, mi/Io ' 10x; l'intera radice 383x, pi 2 volte
nell'aram. bibl. (vd. sp.).

3/ a) Corrispondentemente all'uso proprio e


traslato della radice, uno spazio pu essere riempito con cose di ogni genere sia in senso proprio
sIa In senso traslato, p.e. l'acqua del mare pu essere riempita con animali (Gen 1,22) o la terra con
attI dI vIolenza (Gen 6,13). Nel qal il verbo pu
avere s IgnIficato transitivo, come in altre lingue
semItIche, ma nella maggior parte dei casi usato
In senso intransitivo (ci di cui qualcosa pieno
sta all 'accusativo, cfr. BrSynt 80). In senso transitivo ha dopo di s l'accusativo dell 'oggetto (p.e.
Es 40,34s. ; Ger 51 ,11.; Ez 8,17), con o senza la par773

~,~ mI' ESSE RE PI ENO, RI EM PIR E

ticella ' r. Sulle particolarit dei diversi modi in


cui usato cfr. i lessici .
b) Nell'uso transitivo il verbo assume spesso un
senso tecnico, militare o cultuale (vd. st. 4a). Cos
Ger 51,11 riempite gli scudi intende dire in
senso militare: riempite gli scudi con i vostri
corpi l), cio armatev i con i vostri scudi l). Tale
uso militare proprio anche del ni ., cfr. 2Sam 23,7
egli si riempie (c io: la mano) con un ferro e una
lancia l), ossia si arma l); analogamente il pio in
Zac 9, 13 (cfr. acc. mulli qasta armare l'arco con
la freccia AHw 598a). In tutti questi casi il verbo
ebr. mI' nel sign. di armare o armarsi ha
dopo di s un accusativo dell'oggetto (anche
mano con la determinazione dell'arma
espressa co n be, cfr. 2Re 9,24). Il verbo per
pu essere usato anche in senso assoluto, come
in Ger 4,5, dove si ha l'imp. in un contesto bellico ( ( armatev i! l), cfr. D.W.Thomas, ml'w
in Jeremiah 4:5: A Military Term, JJSt 3, 1952,
47-5 2).
c) Come sinonimi di mI' nel senso di essere perfetto
o sim. si possono citare -slm e -tmm. Opposto ad essere pieno ri q essere vuoto (nell' AT solo hi.
svuotare l), 17x; ho. 2x; inoltre gli agg. riq e req
vuoto, vano , rispettivamente 12x e 14x, e l'avverbio '
reqam a mani vuote, senza successo, senza motivo )),

16x, in Rut 1,2 1 in opposizione a male': sono partita


ricca e povera mi ha ricondotta Jahwe l~.
4/

a) Uno dei significati religiosi particolari di

mI' consacrare qualcuno al servizio di Dio l). In


questo caso la parola jM mano e la preposizione le (cfr. Es 28,41 ; 32 ,29; ICron 29,5) seguono

il verbo (Es 32,29 in qal, altrimenti al pi.). Nella


forma pi estesa si dice: riempire la mano di
qualcuno per Jahwe l); il testo pi antico in cui
questa espressione si trova nella forma semplice
riempire la mano Giud 17,5. 12. AI V. 5 si
tratta di uno dei figli di Mica che assume funzioni
sacerdotali. L'espressione si ritrova in Es 32,29;
IRe 13,33 e in alcuni testi sacerdotali (Es 28,41 ;
29,9.29.33.35; Lev 8,33; 16,32; 21,10; Num 3,3;
cfr. 2Cron 13 ,9). Essa perde in Ez 43,26 ogni significato concreto e viene usata per la consacrazione
di un altare. Analogamente il sost. millil'im
riempimento (della mano ) serve ad esprimere
l' investitura dei sacerdoti (cfr. Es 29,22-34; Lev
7,37; 8,22-33).
. ,.,
Il senso originario dell'espressione non SI puo plU
determinare con sicurezza (la traduzione letterale
dei LXX non qui di alcun aiuto). Una spiegazione si trova in Es 29,24s. e Lev 8,27s. , ma purtroppo questi sono testi tardivi , e c' da supporre
che si tratti della spiegazione secondana dI
un'espressione il cui senso era andato da lungo
tempo perduto. Secondo tali testi Mos pone nelle
mani di Aronne e dei suoi figli le offerte destmate
all'altare fa con loro il gesto della presentaZIone,
riprende 'dalle loro mani le offerte sacrificali e le fa
bruciare sull'altare. Secondo questo sacnficlo
detto millil' im, riempire la mano significhe774

rebbe che in occasione dell 'investitura vengo no


posti per la prima volta nelle mani del sacerdote i
doni sacrificali. Un'altra spiegazione pensa invece
alla ricompensa del sacerdote che in tal modo
viene insediato. Tale ipotesi pu fondarsi su Giud
17,10; 18,4, dove illevita, a cui Mica riempie la
mano l), viene assunto per dieci sicli d'argento
all'anno pi il vestito e il vitto. Una terza spiegazione si fonda su una lettera di Mari , dove mi! qalisunu riempimento della loro mano si riferisce
alla parte di bottino che spetta ad ogni ufficiale
(ARM Il , nr. 13, r. 17). Per il sacerdote ci verrebbe a significare una partecipazione alle ent rate
del santuario e ai doni sacrificai i (de Vaux, Il,197;
M.Noth, Amt und Berufung im AT, 1958, 7s.; id. ,
BK IX/I ,304s.).
b) Alcuni usi ulteriori della radice in contesto teologico si rifanno al significato traslato riempire l),
che m/' ha di solito al pi. , senza che si possa distinguere un uso specificamente teologico. Come
in IRe 1,14 Natan riempie le parole di Betsabea, cio le conferma l) , cos l'adempimento di
una profezia l'attestazione della sua autenticit e
spesso nell ' AT un fatto avviene in adempimento dell a parola dr Dio pronunciata attraverso
un profeta, p. e. IRe 2,27 affinch si adempisse
la parola di Jahwe che aveva pronunciato contro la
casa di Eli in Silo l); 8,24 ci che tu con la tua
bocca hai promesso, lo hai adempiuto con la tua
mano , come ora appare l); 2Cron 36,21 cos si
doveva adempire la parola di Jahwe pronunciata
da Geremia ... .
Spesso si parla anche di periodi di tempo che diventano pieni (m/' qal) (p.e. jami m giorni,
tempo in Gen 25,24; 29,21 ; 50,3 ecc.; sabil'im
settimane Dan 10,3); di conseguenza in contesti escatologici possono essere adempiuti i
tempi (Is 40,2; Ger 25 ,12.34; 29,16; Dan 9,2
pi.), e tale espressione non si riferisce ad una pienezza raggiunta dall'uomo, ma ad un intervento
di Dio.
c) Il sost. m elo' pienezza usato di preferenza
nel linguaggio degli inni in espressioni come il
mare e ci che lo riempie (ls 42,10; Sal 96,11 =
98 ,7 = ICron 16,32) e la terra/ l' universo e ci
che la/lo riempie (Deut 33,16; Is 34,1; Mi 1,2;
Sal 24,1; 50,12; 89,12). Secondo Is 6,3 la pienezza della terra = ci che riempie la terra equivale alla gloria (kabiid) di Jahwe (cfr. Wildberger
BK X,232.250), senza che tuttavia l'espressione
abbia una colorazione panteistica. In altro modo
viene espressa una volta l'onnipresenza di Dio in
Ger 23,24: non sono forse io che riempio il cielo
e la terra, dice il Signore? l). Il kabod di Jahwe
riempie il tabernacolo opp. il tempio: lo si dice in
Es 40,34s.; IRe 8,11 = 2Cron 5,14; Ez 43,5; 44,4;
2Cron 7, ls. ; la gloria concretizza qui la presenza di Dio nel santuario.
5/

Nei LXX mI' tradotto generalmente con


7t'l)pouv e deri vat i. Nel NT l'adempi-

7t~P'l) ,

"775

mento dei tempi e delle profezie ha un peso maggiore che nell' AT, e cos pure il term ine teologico
7thpwp.oc(nei LXX sta per m elo' ); cfr. G.p elling,
art. 7t'~P"~ , Th W VI,283-309.
M. Delcor

1~7~ mal'ak MESSAGGERO


11 mal' ak messaggero va fatto derivare dalla
radice l'k mandare l), conosciuta nell 'ug.,
nell 'arab. e nell'et. , e cos pure il nome astratto
mal'akill la funzione del messaggero (Agg
1,13; cfr. Gulkowitsch 43) ed il sost. fem., con
molti significati , m ela'ka missione, impresa, affare, lavoro l). Poich nel titolo di Mal I ,I si
identificato il precursore di Jahwe, menzionato in
Mal 3,1 , con l'autore anonimo del libretto di Malachia, con l'andare del tempo l'appellativo ma/' aki il mio messaggero diventato il nome proprio Ma/'aki Malachia (Sell ing-Fohrer 515s.).
Per l'ug. l'k mandare l), mlak messaggero e mlakt
messaggio cfr. WUS nr. 1432; UT nr. 1344. ml'k
messaggero ricorre anche nel fen. e nell'aram. antico
(DISO 151), e mal'ak angelo nell'aTam. bibl. (Dn
3,28; 6,23). Nel significato di messaggero soprannalurale, angelo il termine passato anche nell'aram. giud.,
nel sir. , nel mandoe nell'et. (LS 354b; Noldeke, MG 129
n. I; diversamente P.Boneschi , JAOS 65, 1945, 107III ).

Nell'ebr. dell' AT ma/'ak ricorre 213x (inol tre


Ix Ma/'aki e 2x mal'ak dell 'aram. bibl. ), ma/'akilr
Ix (vd. sp.) e mela'ka 167x (Es 33x, Neem 22x,
ICron 20x, Lev e 2Cron 16x ciascuno, I Re IOx,
Num 8x , 2Re 6x ecc.). Mentre mela'ka ricorre soprattutto nei testi pi recenti , anche se non del
tutto assente in periodi precedenti, mol'ak si trova
specialmente nei testi narrativi pi ant ichi : Giud
31 x, 2Re e Zac 20x ciascuno, ISam 19x, 2Sam
18x, Gen 17x, Num 15x, ICron 12x, Is IOx , IRe
9x, Sal 8x, Es 6x ecc. (2Re 6,33 e ICron 21,20
hanno erroneamente ma/'ak invece di mc/rek; in
Zac 3,2 bisogna introdurre con il testo sir. ma/'ak
prima di Jh wh , cfr. BH').
L'espressione mal'ak Jhwh (sempre al sing.) ricorre 58x:
Gen 16,7.9- 11 ; 22,11.1 5; Es 3,2; Num 22,22-35 10x;
Giud 2,1.4; 5,23; 13,3-2 1 JOx; 2Sam 24,16; IRe 19,7; 2Re
1,3.15; 19,35 = Is 37,36; Agg 1,13; Zac 1,11.12; 3,1.5.6;
12,8; Mal 2,7; Sal 34,8; 35,5.6; IOon 21,12.15.16.18.30.
mal'ak(ha)""lohim in Il passi: Gen 21,1 7; 31,11 ; 32,2;
Es 14,19; Giud 6,20; 13,6.9; ISam 29,9; 2Sam 14,17.20;
19,28; al plur. Gen 28,12; 32,2.
21

a) Con i termini ma/'ak o mal'akim vengono indicate delle persone che, in qllanto incaricate da un individ uo (Gen 32,4.7; Num 22,5;
ISam 16,19; 19,\l ss.; 2Sam 3,26 ecc.) o da una comunit (Num 21 ,21; ISam Il ,3ss.), devono curare
gli interessi dei loro mandanti in una regione lontana , presso altri, siano questi degli individui (Gen
3/

1~,?7;l lI1al'ak MESSAGGERO

776

32,4.7; Num 22 ,5) oppure delle comunit (Gi ud


6,35; 7,24; ISam Il ,7 ).
Funzione essenziale dei ma/'akim di superare
una di tanza spaziale per assolvere l'incarico (cfr.
e. Westermann , Galles Engel brauchen keine
FlUgel , 1957,9), come appare chiara mente dai testi che narrano la missione di messaggeri (cfr.
e. Westerm ann , Grundformen prophetiscer Rede ,
'1964, 71 s.). La narrazione della mi sio ne co ntiene di regola il nome del mandatario e quello di
colu i che riceve i me saggeri , e talora riferi sce anche il luogo ove l' uno e l'altro si trovano ( um
20, 14; Deut 2,26; Gen 32 ,4) secondo lo schema:
e NN mand (-slfl) ma/'fJkim a X (cfr. Gen
32,4; um 20,14; 22,5; Deut 2,26; Giud Il ,12ss.;
ISam 19,20s. ecc.). AI racconto della missione segue in Gen 32 ,5 l'affidamento dell ' incarico; i
ma/'akim vengono autorizzati dal mandatario
all 'adempi mento del la loro missione: ed egli comand loro: cos dovrete di re ad Esa, mio signore:... (cfr. 2Re 1,2; 19,10; Is 37, 10). Per lo pi
tUllavia manca l'affidament o dell 'incarico e dopo
aver esposto la missio ne si parla sub ito del mandato che i ma/'akim devono espletare (N um
20,14; 22,5; ISam 6,21; 11 ,7; 16,19; 2Sam 2,5
ecc.).
b) Gli incarichi possono essere di natura diversa.
Molto spesso i mal'fJkim vengono mandati per comunicare notizie o messaggi di diverso genere, e
possono pertanto percepire la loro funzione di
messaggeri (Gen 32,4ss.; Nu m 22 ,5; Giud
9,3Iss.; Il ,12ss.; ISam 6,21 ; Il ,3ss.; 25, 14; 2Sam
12,27; 2Re 19,9ss. ecc.). In questi casi il me saggio
da comunicare viene int rodOllO talvol ta con la formula ko 'amar
cos dice
, e in questo
modo esso viene legillimato co me parola del mandatario (Gen 32,5; Num 20, 14; Giud Il ,15);
spesso tullav ia questa formula non precede il contenuto del messaggio, che allora viene collegato
all a narrazione della missione con un semplice lemor (( nel modo seguente ) (Nu m 22,5 ; Deut
2,26; ISam 6,21 ecc.). I messaggi possono avere
carattere narrati vo (cfr. Gen 32,5ss.; Num 22 ,5;
Glud 9,3 1; ISam 6,21 ; 2Sam Il ,19.22s.25; 12,27),
e lt1 queslI casI spesso la narrazione serve a motivare una richiesta o un coma ndo (N um 22,5s.;
Giud 9,3 Iss.) o anche un favore (Gen 32 ,5s.; Num
20,14ss.). TUllavia possono anche venire trasmessi m essaggi che contengono semplicemente
un ordlt1e (lSam 16,19) o una preghiera (Deut
2,26).
I mal'akim hanno un compito molto importante
lt1 campo politico come trasmelli tori di notizie.
Essi possono per esempio annunciare il bando
della_guerra santa (G iud 6,35; 7,24; ISam Il ,7). I
mal'akim nella loro qualit di inviati presso un re
possono anche espletare la fu nzione di diplomatici. Cos Iene co nduce un negoziato co n il re degli
a~ m O ntlI mand ando dei messaggeri (mal'ti klm; Glud Il ,12ss.); in IRe 20,2ss. i martikim trasmellono ad Acab le condizioni di capitolazione
777 1~7~ /l/a/'flk MESSAGGERO

poste da Ben-Adad (cfr. 2Re 19,9ss.; 2Sam 3,12).


Inoltre i mal'fJkim possono e sere mandati a consult are una divin it i2Rc 1.2).
I ma/'akim tullavia non solo possono es ere inviati a comunicare noti zie a qualcuno su incarico
del loro mandatario (( messaggeri ), ma possono
anche essere incaricati di raccogliere informazioni
per il loro mandatario; essi possono esercitare cio
la fun zione di spie l). Cos in Gios 2,1 si narra
che Giosu invia due uomini come esploratori
(m eraggelim) , e in Gios 6,17.25 questi esploratori
vengo no delli ma/'tikim. Anche in 2Re 7, 15 i
mal 'akim so no inviati chi aramente in qualit di
esploratori. Infine i ma/'akim possono essere mandati a compiere una determinata azione in nome
del proprio mandatario. Saul manda mal 'akim con
il co mpit o di orvegliare Davide ( ISam 19,1l ss.);
i mal 'tikim di loab tirano fuori Abner dalla cisterna di Sira (2Sam 3,26); in 2Sam Il ,4 Davide
manda anch'egli dei mal 'akim perch gli conduca no Betsabea (cfr. IRe 22,9.13; 2Cron 18, 12). I
mal 'tikim possono avere anche la fun zione di accompagnare una persona dal loro mandatario
( ISam 25 ,42).
c) I mal'fJkim stanno in un rapporto molto strello
con il loro mandatario; essi ricevono da lui pien.i
poteri , in modo da poter parlare o agi re a suo
nome; allraverso di essi parla o agisce lo stesso
mandatario. Pert anto i mal'akim vengono identificati co n lu i e chi parla loro come se parlasse
co n il loro mandatario (G iud Il ,13 ; 2Sam 3,12ss.;
I Re 20,2ss.); trallare aspramente i mal'akim equiva le a trallare aspramente il loro mandatario
(lSam 25,14ss.). AI mandatario pu anche venir
rimproverato ci che egli ha compiuto attraverso
i suoi mal' tiki m (2 Re 19,23; cfr. a questo proposito
A.S.van der Woude, De Mal'ak l ahweh: een Godsbode, NedThT 18, 1963/64, 6s.; per l'intera questione: M.S.Luker, The Figure of Moses in the
Plague Traditions, Drew Uni vo Madison, 1968
(tesi), cap. Il : The Messenger Figure in Sumerian
and Akkad ian Literature).
*d) Tra i si nonimi va ricordato in primo luogo
-siI; inviare l), che nel suo complesso ha un si-

gnificato ancora pi ampio di quello dell a

rad l~e

l'k e che nel med ioebr. sali al; e nel grecoaJto -

<1-ro,o ha subito un'evoluzione si mile a quella


che mal'tik ha avuto nel greco :Xyyeo.
Con il significalo specifico di messaggero ricorrono il
le rmi nq ir (Is 18,2; 57,9; Ger 49, 14; Abd I; Prov 13,~ 7
par. mal'k; 25 ,13 ), e lalvolla peri frasi come maggld
(parI. hi . di -ngd Ge r 5 1,21; cfr. 25am 1,5.6.13 ecc.). Cfr.
anche il nome di persona 'azgd (= persi. izgad messaggero , KBL 694a).

L'allivit particolare deltrasmellere un messaggio


viene indicata con la radice del semitico comune
bSr, che ha in un primo momento significato neutro, ma spesso (soprattutto nel Dtis.: Is 40,9.9;
4127" 5277' cfr 606' 611' Sal 962 = ICron
16:23 ; Elige;, Bi<. ) ,33-3'5) viene 'ad indicare

778

portare una buona notizia (ace. bussuru portare, inviare un messaggio l), AHw 142b; ug. bsr
D WUS nr. 599; UT nr. 535; ebr. bSr pi o portare
u~ messaggio [buono o cattivo ] 23x, fra cui
spesso il parto sostantivato mebasser; hitp. fa rsi
an nunciare 2Sam 18,31; sost. besora annun-

cio e ricompensa del messaggero 6x; cfr.


anche G.Fri edrich, a rt!euC(yye(~oiJ.C(~, ThW Il ,
705-735 [= GLNT 111 ,1023- 1,06]; R.W.Fisher, A
Study of the Semi tic Root BSR , Columbia Univo
1966 (tesi);.P.Stuhlmacher, Das paulinische Evangelium . I. Vorgeschichte, 1968).
4/ a) Nelle espressioni mal'ak lhwh e mal'ak
, a' lohi m (vd. sp. 2 per i testi ) iI nome mal' ak assume un sign ificato particolare: esso designa un
incaricato di Dio, il quale deve compiere la sua
missione fra gli uomini; quest' ultima - esattamente come nel caso dei mal'akim che vengono
mandati da uomini presso altri uomini - pu consistere nella trasmissione di un messaggio (Gen
16,9ss.; 21 ,l7s. ; 22,ll s. 15ss.; Giud 6, 11 ; 13,3ss.;
IRe 13,18; 2Re 1,3.15) o in un'azione che il
mal'ak deve compiere (Gen 24,7.40; Es 14 ,19;
2Sam 24,16s.; 2Re 19,35 = Is 37,36; ICron
21 ,12s.). In tal modo il mal'ak l hwh incarna la parola e l'azione di Dio che riguardano la terra (cfr.
C.Westermann , art. Engel , EKL 1,1071-1075). A
differenza dei mal'akim che vengono mandati dagli uomini e che generalmente sono pi di
uno, il mal'ak lhwh quasi sempre al singolare.
Soltanto in 2 passi si parla di mal'ak ''''Iohim
al plurale (Gen 28,12; 32,2), e ad essi vanno aggiunti ancora pochi passi, nei quali una moltitudine di mal' akim vengono detti i suoi ( = di
Jahwe) mal'akim (Is 44,26; Sal 91,11 ; 103 ,20;
104,4; 148,2; Giob 4,18 ); anche i due mal'akim di
Gen 19,1.15 devono essere considerati mal' akim
di Jahwe.
b) In mol ti casi l' intervento del mal'ak l hwh ( =
m.J.) significa salvezza dal pericolo o dall 'angustia
(Gen 19; Es 14,19; Num 20,16) o annuncio di una
salvezza (Giud 13). L'annuncio della salvezza attraverso un m.l. pu verificarsi in di verse maniere. Cos ad esempio il m.J. pu dare l'incarico
ad un salvatore: Gedeone riceve da un m.J. l'incarico di salvare Israele dalla mano dei madianiti
(Gi ud 6, ll ss.). Anche nella teofania della vocazione di Mos si parla del m.J. (Es 3,2). D'alt ro
lato il m.l . pu invitare, o anche spingere, colui
che in preda ad una minaccia a salvarsi dal pericolo (Gen 19), oppure il suo intervento apre gli
occhi di chi in pericolo, in modo che questi
possa vedere le possibilit di sa lvarsi, come il
caso ad esempio di Agar minacciata dalla sete
(Gen 21 ,17ss.; cfr. anche IRe 19,5, dove Elia nel
deserto invitato a mangiare). Anche l'ann uncio
dell a nasci ta di un fi glio da parte di un m.J. in
stretta connessione con l'annuncio di una salvezza. Il m.J. che incontra Agar alla font e sulla
strada di Sur (Gen 16,7ss.), le promette che la sua
779

discendenza si moltiplicher ( 16,10; cfr. 21 ,17s.).


Condi zione infatti di una discendenza numerosa
precisamente la nasc ita di un fi glio, che viene annunciata dal m. l . con le parole: ecco, tu sei incinta: partori rai un figlio e lo chiamerai Ismaele
( 16,11 ). Con parole si mili un m.l . annuncia la nascita di un figlio alla moglie di Manoach: ecco tu
sei steril e e non hai figli , ma concepi rai e genererai
un fi glio (Gi ud 13 ,3). In questo caso l'annuncio
della nascita di un fi glio denota salvezza in due
sensi. La moglie di Manoach viene salvata dal dolore di non avere fi gli , e allo stesso tempo il figlio
preannunciato un consacrato di Dio, il quale inizier a salvare Israele dall a mano dei fili stei ( 13,5).
Dobbiamo ancora ricordare qui Gen 18 , dove i tre
uomini annunciano ad Abramo che sua moglie
av r un fi glio. ,
Il m.l . non ha per soltanto la funzione di annunciare una salvezza con la sua parola; egli pu anche compiere questa stessa salvezza con la sua
azione. Quando Lot esita ad eseguire l'ordine dei
mal'akim e quindi a salvarsi , essi lo prendono e lo
portano fuori dell a ci tt (Gen 19,16). Anche il popolo di Israele fu salvato dalla schiav it
dell 'Egitto per il fatto che Jahwe, avendo udito il
lamento del popolo, aveva mandato il suo mal'ak,
il quale lo aveva portato fuori dall' Egitto (N um
20,16). Con l' intervento del m.l. Gerusalemme fu
salvata dal grave pericolo di essere occupata
dall 'esercito di Sennacherib (2Re 19,35 = Is
37 ,36). Quando Israele benedice Giuseppe e i suoi
figli Efrai m e Manasse, si parla di un mal'ak che
mi ha liberato da qualsiasi calam it (Gen 48,16;
cfr. Sal 34,8). Oltre ad una fun zione precisa, circoscritta nel tempo, quell a cio di salvare da un
male, il m.l . pu anche esercitare una funzione
pi lunga, protratta nel tempo. Cosi egli pu custodire un uomo sul suo cam mino (Sal 91 ,11 ), in
quanto inviato da Dio presso colui che ha bisogno di protezione (Gen 24,7.40; cfr. Es 32,34); cos
pure egli viene inviato davanti a tUllO il popolo
per proteggerlo (Es 14,19; 23,20.23; 32 ,34; 33,2;
cfr. Num 20,16).
Inoltre il m.J. pu trasmettere ad un profeta un
incarico (IRe 13,18; ICron 21,18) o una parola di
Dio che egli poi deve ulteriormente annunziare
(2 Re 1,3). Una fu nzione di tipo particolare svolge
il m.J. nei primi sei capitoli del libro postesiltco dI
Zaccaria, dove per indicato per lo pi come
hammal'ak haddober bi l'angelo che mI ha
parlato (Zac 1,9. 13.14; 2,2 ecc.). Il suo compito
consiste nell 'interpretare i sogni del profeta su
richiesta di quest' ultimo (Zac 1,9; 2,2; 4,4; 5,5s. 10;
6,4).
Il m.J. , che per lo pi svolge una fun zione di salvezza e di protezione, pu d'altra parte arrecare tn
alcuni casi sciagure e distruzioni . In 2Sam 24,16s.
il m.J. colpisce il popolo in punizione per la preva ricazione di Davide (cfr. ICron 21,15s.); anche
in 2Re 1935 il ma/'ak ha il compito di seminare
rovina tra 'l'esercito di Sennacherib, cosa che d'altra parte significa salvezza (vd. sp.) per Gerusa"1~7~ 1II11/'i1k MESSAGGE RO

780

le mme (cfr. Is 37 ,36 ). Un' a naloga funzione de vastatrice esercit a il m .J. anche in Sal 31 ,5.6 e
78,49.
L'intervento del 111.1. non in alcun modo legato ad un
luogo o ad un tempo preciso , poich egli incontra
l'uomo dovunque si trovi, per la strada (Gen 16,7; 32,2),
nel deserto (Gen 21,17: IRe 19,5.} ), sul lavoro ( Giud
6 Ii ss.) nei campi (Giud 13,9 .). E interessante Il fatto
che il Il;.l. non viene riconosciuto subito dagli uomini ,
ma e i i rendono cont o con chi hanno avuto a che rare
soltanto quando il m.J. Ii ha gi lasciati (Gen 16; Giud
6 e 13), o quando i loro occhi vengono aperti in modo
che essi possano riconoscere il m.l. (Num 22 ,31 ). Il ri conoscere il lIIo/' ak suscita paura (Giud 6; 13).
c) difficile precisare il rapporto che es iste fra
Jahwe e il suo mal'k, per il fatto che 111 molti testt
no n si pu distinguere tra Jahwe e il mal'ak Jhwh
(Ge n 16,7ss. ; 21 ,17ss. ; 22 , llss.; 31 , ll ss.; Es 3,2ss.;
Giud 6,llss.; 13,2ls.). Questo problema tato
studiato diffusamente (per i diversi te ntativi di soluzione cfr. A .S.van der Woude, I.c ., 4ss., con ulteriore bibliografia), ed ha ricevuto soluzioni dive rse, pi o me no soddisfacenti . Nell a lette ratura
patristica si voluto vedere nel m.J. la parola dt
Dio (teoria del logos); nell 'a mbie nte cattolico romano ha trovato molti sostenitori il tentativo di
soluzione secondo il quale il m. J . sarebbe un messaggero creato , il quale agisce in nome e dietro incarico di Dio (teoria della rappresentanza). Pe r
E.Kaut zsch , Bi blische Theologie des AT , 19 11 ,
83 -87; W .G .Heidt , Angelology of the OT, 1949
(cfr. anche R.North , Separated Spiritual Substances in the OT , C BQ 29 , 1967 , 4 19-449), il m .J.
un modo di apparire di Jahwe: si tratta di Jahwe
stesso che appare agli uomini in una forma
uma na (von Rad 1,3(0) (teoria dell ' identit ). Altri vedono nel m.J. un' ipostasi di Jah we (teoria
dell' ipostasi). G .van der Leeuw , Zielen en Engelen , ThT 53 ( = N .R. 11 ), 1919 , 224-237 , e A .Lods ,
L'ange de Jah we et l'ame extrieure, FS Wellhausen 1914, 263-278 , sostengono la teoria dell ' ame
ex trie ure l), la quale afferma che un angelo per
sua natura un' anima separata; il m.J. sarebbe pertanto una pote nza esterna di Dio. Altri vedo no nel
m.J. un' interpolazione tardiva per Jahwe, la quale
avrebbe lo scopo di eliminare una rappresentazione troppo antropomorfica di Jahwe (teoria
dell'interpolazione, soste nuta d a B.Stade, H .Gunkel ; cfr. W .Baumganner, Zum Problem des
Jahwe-Engels, SThU 14, 1944, 97-102 Zum AT
und sei ner Umwelt , 1959, 240-246). Fra tutte queste teorie la pi gi ustificata certame nte quella
della rappresentanza , poich spiega meglio la funzione che il m.J. svolge come incaricato da Dio a
parl are e ad agire. La d iffico lt secondo la quale
Jahwe e il suo mal'k vengono talvolta identificati
non sussiste pi se si tiene prese nte che un ma'l' k
genera lme nte viene identificato con il suo mandata rio (vd. sp. 3c). D'altra parte questa teoria no n
in co ntraddizione con la teoria dell ' interpolazio ne; essa infatti tenta di chiarire la funzione del
m. J. , mentre la teoria dell ' interpolazio ne parte dal

78 1

179

ml'/rRk RE

presupposto che sola mente in un secondo tempo


il termine mal'k fu inserito nel testo , e cerca di
piegare tale inserzione .
Il m.J. pe r le sue particolari funzioni va distinto
netta mente da tutti gl i altri esseri celesti; pi di
og ni altro essere celeste interv ie ne direttamente
nell a v ita degli uomini . A q uesta figura personale
di essere ce leste, ben delineata nel suo aspetto reli gio o , spetta una fun zione precisa nella storia;
q uando se ne pa rla , la si colloca se mpre al centro
degli avvenimenti (cfr. von Rad 1,299). La distinzio ne fra il mal'ak Jhwh e gli altri esseri celesti cominci a venir me no con i LXX , i quali indicano
con &YY"o a nche altri esseri celesti (vd . SI. 5).

51

I LXX traducono mal'k per lo pi con


&YY"o (ma anche 7tpC1~"L inviati : Num
21,21 ; 22,5; Deut 2,26; %Ot7Q(cr%r,7to: ') crQ('J 7o~ esploratori Gios 6,25; 7tOt C8e se rvi ISam 25 ,42).
mal'ak Jhwh viene tra,~otto con :x)'y",o,5 xup(ou,
e mal' ak '''Iohi m con Q( yy "o~ 7 0 'J OE01J . Come"
termine ebraico mal'k, cosi anche il greco :XyyEo designa si a l'incaricato da parte di un uomo
sia l' inca ricato da parte di Dio. Soltanto la Volgata
distingue fra il messaggero umano, che viene
detto nunrius, e quello divino , che viene detto angelus (cfr. Bau mgart ne r, I.c., 98 Zum AT und
seiner Umwelt, 1959 , 24 1).
Oltre al mal'k , l'inviato da Dio , anche altri esseri
ce lest i vengono indicati dai LXX con" termme
7.YYZr,L. Casi 7. -n' o:,r, ~ pu essere l'equivalente di
bene '''Iohim (Gen 6,2; Deut 32,8; Olob 1,6; 2,1;
38 ,7 ), di 'abbir (Sal 78 ,25), di '''Iohim (Sal 8,6;
977' 138 I ) e di sar (Dan IO 2 1; 12, 1). Imzla CaSt
un\e~olu iione che fa divent~re 7.'(YEw; un termine tecnico e che si conclude con la Volgata. Cfr.
anche W Grundmann - G . von Rad - O.Kittel ,
art . &yyE~o , ThW 1,72 -87 (= GLNT 1,195-234);
H.Ringgren , RGG Il , 130 1-1303 .
R.F/cker

~,,~ m/t pio SAL VARE - ~"::l p/t

11

a) mlk una radice del sem itico comune


( Be rgs\r. Einf. 182), m a solo. nel. semttlco nordoccide ntale e me ridionale ha ti stgmficato essere
re l). In acc. malku Il significa sempre c~n~
gliare, deliberare (AHw 593s. ; ,cfr. p.e. mali r
consigliere l), malku Il conSIglio ), m_entre pe
il re e il suo ufficio viene usato 111 genere sarru, ~'
ra ra me nte ma/ku I, a cui corrisponde un malaku
III attestato una volta nei testi acc. dI Ugant
( pW III , 135 , 16)( un chiaro prsl. da l semNO.\
Sono a nche probabIlme nte d i derivaZIOne semO.
nomi attestati nell' area di Mari e compostI con
mlk, a me no che la radice non abbia qui il comune
sig nificato acc. ( Huffmon 230s.).
782

Il significato consigliare, deliberare non .per estraneo neppure al semNO.: in ebr. compare IO m/k nl.
consultarsi con _se stesso di Neem 5,7 (second~ Wagner nr. 170 un aramaismo; in modo del tutto diverso
L.Kopr, VT 9, 1959 , 26I s.) e rorse anche in II1w /wkdi Eccle I 12 nel caso che sia esatta la versione conSigliere,
cons~le~te proposta da W.F.Albright, 5VT 3, 1955 , 15
n. 2, e presa in considerazione anche da R.Kroeber, Der
Prediger, 1963, 5. Ritroviamo inoltre tale slglllficato
nell'aram . bi bI. m e/a k consiglio .. (Dan 4,24),
nell'aram. giud. , nel medioebr. e nel sir. accan to al si~ ni
ficato comune regnare ". Non si pu stabi lire con SICUrezza se e in quale misura vi siano relazioni tra i due significati .

qal
25am
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
50r
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cam
Eccle
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron

Il
56
81
4
IO
I

hi .
(ho,)
I
6
9
I
I
I
I

m.

r.
(r.)

284
305
4
370
80
269 (5)
37
19

11
2
7
I
2
I
2

111
6
12
5
14
17
4

IV to!.

305
391
466
101
307
45
21
Il
I
2
7
2
I
5
4
9

2
5
I
I
4

b) Nell'A T risalgono alla stessa radice di ml'lcek


il verbo mlk (qal, [m . vd. sp.], hl. e ho.) e I seguenti sostantivi , derivati in parte da ml'lcek: II
~
fem . malk regina (anche In ara m . btbl. ), Il
9
I
I
raro e forse creato artificialmente me/l'kcet (hliliii67
6
6
86
mjim ) regina (del cielo ) , m'lkii regalit
I
8
9
(<< potestas regia l ~ , malkt regno (aram .. blbl:
32
34
2.
malk), mamliikii potere regale opp. dlgmta
regale l), il pi raro mamlkt . Gli ultimi quattro
5
7
term ini non si possono sempre distinguere facil12
14
me nte tra loro nelle sfumature di significato. Inol3
4
26
3 I 196 25
- 251
tre abbiamo il termine sacrificale m61cek (vd . sI.
1 '( 1) 52
71
16
4e), etimologica mente discusso e attestato pa rtico32
I
39
6
larmente nel fe n. pun .
I
46
43
2
A partire dall'epoca di Mari sono freque ntemente
II I
Il
3
20 7 69
attestati nel semitico nordocctde ntale e me ndlO4
17 19
396
66 13 277
naie nomi propri formati con mlk(Huffmon 230s.; .
AT
Grindahl 157s.; Harris 118s. ; Noth , IP 114s.
ebro 297 49 2526 35 24
91 11 7
9 3154
1185.). Nell' AT accanto al no me di vi no MiI(5)
(I )
kom (vd. SI. 4f), ai nomi di donna Milk , M o/l'krRt
e ai nomi m aschili Ml'lrRk, Mallk, ricorrono soNell'aram. bibl. si ha mre/w k 180x (Dan 135x, Esd
prattutto no mi composti come Malki'eI, Ma/kij45x), ma/M 2x (Dan), ma/lai 57x (Oan 53x, Esd 4x), totale
ja(ha), Malki$l'drRq e 'Qbiml'lcek, 'Q /Jiml'lcek , '''Ii239x.
ml'/rRk.

ml'lrRk, dopo ben ed '''Iohim, il terzo tra


i sosta ntivi pi frequenti dell' A T ebr. (2526 ncorre nze incluso IRe IS ,9b, escI. lCron 21,20; Lls.
. 814b ha due volte Ger 32,4a). Il concentrarsi delle
ricorrenze in alcu ne parti dovuto tra l'altro ad
elenchi: p.e. ml'lcek ricorre 39x in Gios lO e 37x
in Gios 12. In Gen si hanno 27 ricorre nze in Gen
14; d'altra parte P usa il termine solo per il faraone.
*21

Nella tabella se~ ueme, dove non sono riportati m/k ni:
(Neem 5,7), mo/rek (8x , di cui 5x in Lev 18 e. 20) e I
nomi propri, usiamo le seguenti abbrevlaz~o~,,_ m. =
mw/rek, r. = ma/ka , (f.) = m e/rekre/ , I = m /uka , (( =
ma/kli/ , III = mam/aka, IV = mam/akill.
qal
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
15am
783

hi . m.
r.
(ho.)
(f)
12
41
I
14

3
5
12

20
26
109
37
' 86

((

III

IV

to!.
55
16

2
7
2
6

23
33
119
45
116

Il SOSI. ml'lrRk e il verbo m/k in qal e hi . nella


maggior parte dei passi si riferiscono a ,uomini , pi
raramente a Jahwe; lo stesso vale per I nomI derivati . Nel primo caso si tratta della regalit in senso
politico (3a-b), nel secondo del . domInIO
regale di Jahwe, ~n concetto teolo~lco fondamentale (4a-<l ). molrRk (4e) e Mi/km (4f) so:
no casi particolari. Tra i si nonimi vanno ricordati
-mSl il cui significato spesso coincide esattaQ
mene con quello di mlk, e soprattutto mlisi !;
unto (3c e 5).

31

a) La monarchia come realt politica appare relativamente tardi in Israele, tra la fine del secondo mll:
lennio e l'inizio del primo millennio, alcum secoli
dopo la sedentarizzazione e la conquista, e ~rci
non' fa parte del patrimonio ideologICO OrlglllartO di
Israele e di quanto necessario alla sua eststenza .. Il
paese di Sumer, secondo la lista del re sumerlCI )!
fu governato fin dalle prime origini da una regahta
discesa dal cielo (ANET 26Sb; S.N.Kramer, TheSumerians, 1963, 43-53.328-331); la rehglone egIzIana
vede nella regalit terrestre l'i ncarnazione del governo celeste di Horo (H .Frankfon, Kingshlp and

17.9

m li'/rRk

RE

784

the Gods 1948 148ss.; E.Hornung, Einflihrung


in die A~gY Ptol~gie , 1967 , 76-78); in Siria nell a
ci tt-stato di Ugarit il re adottato eall attato dalla
divinit e il suo uffici o ritenuto Indi spensabil e
per la fertilit del suolo e del besti ame (J.Gray ,
The Krt Tex t in the Literature of Ras Shamra,
' 1964 , 5ss.); nell ' AT invece la regalit precedut a
da un lungo peri odo di tempo, che giudicato poitivamente dalla sto riogra fi a succe iva.
In Israele si arriv alla monarchia per moti vi politici :
da una parte essa rappresent il ri ult ato finale del
processo cominciato con la sedentanzzazlone e la
conqu ista (G. Buccellatl , Da Saul a Davld , BeO I,
1959 99-128), dall'altra questo sviluppo fu accelerato dalla pressione militare dei fili tei (lSam 8,20;
9,17b; Alt, KS n ,I-65). Poich mancava un'originaria teologia della monarchia , si spiega come qualche
re sia stato attaccato dai profeti e dal Dtr. , e anzi
come l'istituzione stessa abbia costituito un problema (lSam 8,1 s.; 10,17-27). 1\ tramonto della monarchia nel 6' sec. venne perci interpretato non
tanto come una tragedia religioso-nazionale, ma
come un giudizio di Dio sul popolo e i suoi rappresentanti (ls 40,2).
Si trovano tuttavia alcuni tratti di una concezione
cananaica della monarchia (cfr. Sal 2,7; 21 ,5; 45 ,7,
cfr. i comm. ; 72,6.16; inoltre 2Sam 21 ,17 e probabilmente ISam 24,llb par 26,1la). Si tratta di alcune idee originatesi nel sud , presumibilmente assumendo il patrimonio culturale dell a citt-stato
Gerusalemme, dopo la sua conquista, e sulla CUI
diffusione non abbiamo noti zie. eli 'epoca del
NT ancora forte la ripugnanza di Israele verso
ogni tentativo di tributare onori divini ad un re
(cfr. Gius. Flavio, AnI. XIX , 8,2 = 343-352). Di:
versamente vengono valutati i poteri sacerdotali
che furono attribuiti , non senza contraddizione, al
re (IRe 6,lss.; 8,lss.; i tentativi di riforma di Ezechia e di Giosi a ecc.; cfr. J.A.Soggin , ZA W 78 ,
1966 , 193 n. 35).
b) Ci tuttavia non vuoi dire che si trattasse di
un' istituzione puramente secolare: gi fin dall ' inizio il re riceve da Dio un' investitura e una vocazione, che possono essere definite carismatiche: in
ISam 11 ci opera dello spirito di Jahwe, in 9,1516 ci avv iene con una visione di Samuele, in
1O,20s. con il sorteggio. I segni di tale vocazione
venivano esaminati dalla comunit e portavano
all 'acclamazione. Anche nel caso di Davide e di
Geroboamo I l' incoronazione preced uta rispettivamente da un oracolo pronunciato su l candidato
(2Sam 3,9.18; 5,2b e 2,1 -4; 5,1-3) e dalla designazione da parte di un profeta ( I Re Il ,26-40 e
12,20). 1\ tentativo di ripristinare tale forma nel
nord dopo la divisione del regno naufrag presto, sopratt utto per il nazionalismo e l'organizzazione militare dei cananei , a cui le assemblee di
Israele riuscirono raramente ad imporre la propri a
volont. Nel sud la vocazione carismatica del re fu
sostituita per sempre dalla promessa rivolta alla
dinastia davidica, descritta in 2Sam 7, senza tut785

'1'?~ mdcek RE

tavia che le assemblee venissero destituite dei loro


privilegi , e questo port ad una magg iore stabilit
fin o all a fine del 7' sec.
Per IUll i quesli problemi crr. J. de Fraine, L'aspect religieux de la royaut isralite, 1954; K.-H.Bernhardt , Das
Problem der altorientali chen Konigsideologie im AT,
196 1; A.R.J ohnson, Sacral Kingship in Ancient Israel,
(1955) ' 1967; G.Bucceliati , Cities and ations or Ancient Syria, 1967; J.A.Soggin, Das Konigtum in Israel,
1967; anche, in parte, le opere citate sotto 4a.
*c) Queste molteplici forme di cui si riveste la monarchia all' interno e all'esterno di Israele non vengono espresse dal punto di vista linguistico con altrettante designazioni. mdcek indica anzi tutti i tipi
di monarchi di una citt-stato, di una regione o di un
territorio, di una trib o di un popolo (cfr. KBL
530b). Forme superlative come re dei re (Ez 26,7
e Dan 2,37 per il re di Babilonia; Esd 7,12 per il re
dei persiani) oppure il grande re (ls 36,4
per il re dell' Assiria) risalgono ai titoli corrispondenti usati nei grandi regni dell'antico Oriente (cfr.
Seux 298-300.318s. per l'acc. Salnl raba e sar
sarrtini; Zimmerli, BK XII I,616); per signore dei
re ( Dan 2,47) cfr. K.Galling, ZDPV 79, 1963,
140-1 51.
on c' un aggettivo panicolare per indicare regale ;
quest'ultimo viene espresso con l'uso rrequente dI. mada!k
come genitivo di una catena costrutta (dr. I. I<::SSICI; In Est
8,10.14 viene usato, in rirerimento al cavallt, II prst. persI.
,a!ml' r/l nobile, regale ).
..,.
Solo in pochi casi mee/eek usato al dI ruon dell ambllo
umano (o divino), come nella ravola dI Glud ~J15 per gh
alberi che si creano un re, m Glob 41,26 per I Ippopotamo
che un re al di sopra di tutti gli animali orgogltosl , l:
in Prov 30,27 per le cavallette che non hann_o yn re. E
mollO rara l'espressione metarorica mee/eek ballahor re del
terrore per descrivere poeticamente la morte (Glob 18,14;
dr. Horst, BK XVl/I,273).
Dopo quanto si detto , chiaro che m!/eek ha pochi
sinonimi. I termini usati nelle sene o net membn paralleli sono o pi generici (( condottiero o slm.) o
pi limitati (p.e. gi udice , -sp() e in genere desIgnano persone che non sono sullo. stesso plano del
re (cfr. p.e. sar funzionario , supenore , e per denvazione principe , - ms/ 3b; rozen dlgl1ltano :
par. mci?/cek in Giud 5,3; Ab 1,10; Sal 2,2; Prov 8,_1~i
31,4; par. soft! in Is 40,23; per /lagi d - /lgd; per nllSl
-ns~ ).
d
-Ir.
Va ricordata per in modo particolare la ra Ice ms,.
il verbo msh qal ungere (64x) e Il sost. masi ah untO ); che da essa derivano, sono spesso
equivalenti di m/k hi . fare re )~ e m!/cek. re
(E. Kutsch , Salbung als Rechtsakt 1m AT und 1m al:
ten Orient , 1963, soprattutto 7-9.52-66). In alcu~
passi ms/) viene usato in contestt non cultualt (ls 21~
unzione dello scudo; Ger 22 ,14 pitturare la casa, A n
6,6 cura del corpo; Sal 45,8 unzione metafon~a co
olio di letizia, cfr. Kutsch , I.c., 63-65; moltre I ar~m.
bibl. mesa/)_ unguent? , Esd 6,9; 7,22; = ebr.
mcen eji~har, cfr. L.Kohler, JSS I, 1956, 9s.), m ,
Num e Deut per riti cultuali con CUt St ungono ?g:
.
- ,_ ~
getti e persone (24x, inoltre ms/)
nl. 5x, mls(/U
e //I oshil
.

srs-

786

unzione , rispettivamente 21x in Es - Num e 2x


in Es; Elliger, HAT 4,1I 7s.; cfr. anche Gen 31 ,13
unzione di una stele, Dan 9,24 dt un santo del
santi ). Si parla inoltre per due volte dell'unzione di
un profeta (I Re 19,16; [s 61 ,1, in senso traslato, cfr.
Kutsch , I.c., 62) e 32x, soprattutto m ISam - 2Re
(inoltre Giud 9,8. 15; Sal 89,21 ; ICron Il ,3; 29,22;
2Cron 22,7; 23,11), dell' unzione del re (consacra~o
nagid ISam 9,16; 10,1; ICron 29,22; consacrato mce/cekGiud 98.15 ISam 15,1.17 ecc.). Corrispondentemente miisiah :( unto (39x) ind ica in testi tardivi
il sommo sacerdote (Lev 4,3.5.16; 6,15; Dan 9,25.26)
e i patriarchi (i n quanto profeti?, Sa.1105)5 =: ICron
16,22), nella maggior parte del casI pero mdlca Il re
(ls 45,1 Ciro, altrimenti sempre un re tsraeltta; 2Sam
1,21 txt?).
La rorrna rondamentale di questo titolo m'Si a/; Jhwh
unto di Jahwe (Saul: lSam 24,7.7. 11 ; 26,9.11.16.23;
2Sam 1,14.16; Davide: 2Sam 19,22; Sedecia: Lam 4,20). A
seconda del contesto viene mutata in mio (ISam 2,35; Sal
132,17) / tuo (Ab 3,13; Sal 84,10; 89,39.52; 132,10; 2Cron
6,42) / suo (lSam 2,10; 12,3.5; 16,6; 2Sam 22,51 = Sal
. 18,51 ; Sal 2,2; 20,7; 28,8) untO e una volta 111 unto del
Dio di Giacobbe (2Sam 23,1).
L'espressione sottolinea la stretta relazione che esiste
tra Jahwe ed il re. Conseguenze dell' unzione sono
l'inviolabilit (lSam 24 e 26; 2Sam 1,14.16; 19,22) e
l'essere pieni dello spirito di Jahwe (I Sam 16:13).
Nell' AT non si pu ancora vedere m questo titolo
un preciso significato messianico-escatologico,. nemmeno in Is 45,1, dove Ciro non viene Identtficato
con il re atteso per gli ultimi tempi (tale attesa
manca del tutto nel Deuteroisaia), ma in quanto
strumento eletto di Jahwe riceve un particolare titolo onorifico (ms/) nel senso traslato di autorizzare , cfr. Kutsch , I.c., 6Is.; Westermann, ATD
19,129).
.
...
Le fasi ulteriori attraverso cui questo tttolo SI e SVIluppato, fino a designare il messia (grecizzazione
dell'aram. m'sibQ = ebr. hammasi a/)), non nentrano
pi quindi nell' uso linguistico vtrt. , ma riguardano
la sua evoluzione nel giudaismo tardivo (vd. SI. 5).
L' attesa messianica dell' AT designa il re atteso
negli ultimi tempi con diverse espressioni , in parte
solamente allusive oppure metafonche (come
ht!lcer
rampollo
Is
Il , I ,
flolm
;( sigillo Agg 2,23): le pi importanti sono mose/
dominatore (Mi 5,1, -ms/ 4d ), $!mafl $addiq
germoglio giusto (Ger 23,5; Rudolph , HA T
12,\34s.: germoglio genuino [di Davide]; in seguito Zac 3,8 e 6,12 ~!ma/) come termme tecmco)
e anche m!/cek (Ez 37,22.24, cfr. per il testo e l'eseZimmerl i,
BK
XIII ,905s.912s.915gesi
918; Zac 9,9).
4/ a) La designazione di Jahwe come re importante dal punto di vista della storia delle religioni e
dal lato teologico. Dalla immensa bibliografia citiamo:
P.Volz, Das Neujahrsrest Jahwes, 1912; S.Mowinckel,
Psalmenstudien, Il , 1922 (ristampa 1961); H.Schmldt,
787

Die Thronrahrt Jahwes am Fest der Jahreswende im al ten Israel, 1927; F.M.Th.de Liagre BOhl, ieuwjaarsreest en Koningsdag in Babylon en in Israel, 1927 =
Opera Minora, 1953 , 263-281 ; O.Eissreldt , Jahwe als Konig ZAW 46, 1928,8 1-105 = KS 1,172-193; Gunkel-Begri~h 94-11 6; l. Engnell , Studies in Divine Kingship in
the Ancient Near East , 1943 (ristampa 1967); J.Mullenburg , Psalm 47, JBL 63, 1944, 235-256; A.Alt, Gedanken
Uber das Konigtum Jahwes , ( 1945) = KS 1,345-35 7;
I. Engnell The Cali or Isaiah, 1949; A.Bentzen, King
1deology '- Urmensch - Troonsbestijgingsreest,
StTh 3, 1949, 143-157; M.Noth , GOII , Konig , Volk 1m
AT, ZThK 47 , 1950, 157 -191 = GesStud 188-229;
A.Weiser, Zur Frage nach den Beziehungen der Psalmen zum Kult , FS Bertholet, 1950 , 513-53 1 = Glaube
und Geschichte im AT, 1961 , 303-321 ; H.J.Kraus, Die
Konigsherrschart GOlles im AT, 1951 ; L.Kohler, Jah wiih matak, VT 3, 1953 , 188s.; J.Ridderbos, Jahwiih malak, VT 4, 1954,87-89; R.Hentschke, Dle sakrale Stellung des Konigs in Israel, ELKZ 9,1955 ,. 69-74; G.WIdengren, Sakrales Konigtum im AT und 1m Judentum ,
1955; W.S.McCullough, The Enthronement or Yahweh Psalms FS Irwin 1956, 53-61 ; D.Mlchel, Studlen
zu den sogen ~nnten Thronbesteigungspsal men, VT 6,
1956, 40-68; R.Press, Jahwe und sei n Gesalbter, ThZ 13,
1957 321-334 Eichrodt 1,122-126.295-308; A.Caquot,
Le P~ume 47 ~t la royaul de Yahw, RHPhR 39, 1959,
311 -337 de Vaux Il ,409-412; D.Michel, Tempora und
Satzstell'ung in den Psalmen, 1960 ,2 15-22 1; Kraus, BK
XV, p. XL1l1s. 197-205.879-883; T.H.Gaster, T,hespis ,
'1961 , 450-452; K.-H.Bernhardt , I.c. (vd. sp. 3b), 183242 C. Westermann , Das Loben GOlles in den Psalmen,
'1961, 106-111 ; H.J.Kraus, GOllesdienst in I~rael , '1962,
239-242; S.Mowinckel, The Psalms m Israel s Worshlp,
I 1962 106-192 E. Lipinski, Yahweh ma/ak, Bibl 44,
1'963, 45-460; J.Sch reiner, Sion-Jerusalem Jahwes Konigssi tz 1963 191-216; A.S.Kapelrud, Nochmals Jahwii
miilOk VT 13' 1963 229-231 ; E.Lipinski , La royaut de
Yahw dans I~ posie et le culte de l'ancien Israel, 1965;
Gray, Legacy 86ss.; J.D.W.Walls, Yah~eh M.lak
Psalms, ThZ 21 , 1965, 341-348; W.H.Schmldt, Komgtum GOlles in Ugarit und Israel , '1966, 66ss.8Oss.; Welser, ATD 14,22ss.; Th.C.Vriezen, Hoofdlijnen der theologie van het OT, '1966, 358s.; A.Gelston , A Note on
Jhwh m/k. VT 16, 1966,507-512; A.R.Johnson , I.c. (vd.
sp. 3b), 70s.: W.H.Schmidt. AtI. Glaube und seine
UmwelC 1968. 126-134; H.Bardt ke. BiOr 25, 1968.289302.
crr. inoltre le sintesi sullo stato delle ricerche in J. de
Fraine, I.c., 122ss.; J.J.Stamm, ThR 23, 1955,46-50; E.LIpinski, Les Psaumes de la Royaut de Yahv dans l'exgse moderne in: R. de Langhe, Le Psauller, 1962, 133272; id., I.c., I -90; J.Coppens, Les Psaumes de l'intronisation de Yahv, EThL 42, 1966,225-231; Id., La date des
Psaumes de l'intronisation de Yahv, EThL 43, 1967, 192197.
Questa designazione relativamente rara (cfr. anche
- ms/3a[3D: \3x Jahwe soggetto di m/k qal,. di CUI
7x nei salmi della regalit di Jahwe e m bral1l amru
(Es 15,18; ISam 8,7; Is 24,23; 52,7; Ez 20,33; MI4 ,7 ~
Sal 47,9; 93,1; 96,10 = ICron16,31 ; Sal 97,! , 99,1,
146,10); a Jahwe viene dato Il titolo di mce/cek m
Num 23,21 (E?); Deut 33 ,5 (E?); Is 6,5; 41 ,21; 43,15,
44,6; Ger 8,19; Sof 3,15; Sal 5,3; 10,16; 24,7. 10;
29,10; 44,5; 47.,3.7; 48,3; 68,25; 74,12; 84,4; 89,19;
95,3; 98,6; 99,4; 145 ,1; 149,2; Dan 4?34. SI parla della
ma/kitl Jhwh in Sal 103,19 (par. Il suo trono ) e
145 , 11 -13 (par. mcemsa/a ); secondo Sal 22,29 e
'1'?~ ml'/Cl'k RE

788

Abd 2 1 a Ja hwe spetta la m el,ikii , e la mamliikii secondo ICron 29 , 11 si add ice a Ja hwe (cfr. Da n
3,33 e 4,31 mallai par. solliin dominio ). Is 10, 10
me nziona i regni (mamliik8r) degli idoli . La regalit di Jahwe viene posta in rilie vo a nche con la
m e nzione del suo trono (kisse') (ls 6 ,1; 66 , 1; Ger
3,17; 17, 12; Ez 1,26 ; Sal 9 ,5. 8; 47,9; 89, 15; 93 ,2;
103 ,19); cfr. a nche kiibOd (- kbd). In alcuni passi si
sottolinea la regalit di Dio sopra Israele, in alt ri la
sua sov rani t cosmica.
b) Poich in tutto il mondo semitico vi sono divinit che possiedono il titolo di re e dato che testi arcaici (Es 15,18; Num 23 ,21; Deut 33,5) testimoniano
che quest' uso era praticato anche in Israele in epoca
premo narchica , non c' alcun mot ivo di credere che
questo titolo sia stato attribuito a Jahwe solo dopo
l' introduzione della monarchia in Israele. In pane simile la tesi del Deuteronom ista , secondo la quale
il popolo aveva avuto nel periodo premonarchico un
regime teocratico (Giud 8,22-23 - msl; lSam 8,7;
1O,18s. ; 12,12), per cui introducendosi la monarchia
politica (specialmente in Giuda , dove il monarca in
base alla profezia di Natan di 2Sam 7 ebbe il suo posto nel culto ufficiale e nella teologia) si inseri una
terza realt fra Jahwe e il popolo . Questo legame
della regalit divina con quella terrestre non si realizzato senza contrasti , ed significativo a questo riguardo il ritegno con cui i profeti e il Dtr. applicano
a Jahwe il titolo di re (cfr. anc he H.J .Boeck er,
Die Beurteilung der AnHinge des Ka nigtums in
den deuteronomistischen Abschnitten des I.Samuelbuches, 1969). Anche l'introduzione del culto
di mollEk (vd. SI. 4e), come del resto il titolo di
Baal, possono aver avuto la loro pane in tutto
questo processo.
Il titolo e il verbo vengono ripresi dal Deuteroisaia,
per annunciare l'imminente e grandiosa opera di
liberazione di Jahwe, con la quale egli manifesta
la sua sovranit cosmica, come gi ai tempi delle
origini .
c) I salmi della regalit di Jahwe, che sono senz'altro
preesilici , costituiscono un problema panicolare ,
dopo che P.Volz e S.Mowinckel , indipendentemente l' uno dall' altro , hanno collocato il loro Sitz
im Leben in una festa , conosciuta in tutto
l'Oriente antico e celebrata anche in Israele, con la
quale all'inizio dell'anno si celebrava l' intronizzazione del vincitore del caos. A questo riguardo sorgono continuamente nuovi problemi , poich no n
si ancra trovata una solu zione soddisfacente
per tutta la questione. C i d ov uto alle difficolt inteme di questo genere di salmi e anche al fatto che
le parti costituti ve di questa festa non sono sempre
chiare al di fuori di Israele, mentre spesso viene loro
attribuita una uguale importanza senza le dovute
sfumatur~.

Si deve iniziare dalla frase Jhwh miilak (Sal 93 I


96,\0
lCron 16,3 1; Sal 97 ,1; 99 ,1) oppure miil~k
''''18hm (Sal 47,9); cfr. anche Sal 146 \O dove si
ha jiml8k Jhwh . S.Mowinckel e al su~ seguito

789

1?/t

m>IIRk RE

H .Schmidt , F.M.Th. de Liagre Ba hl , i maestri della


scuola denominata Myth and Ritual e della
scuola di Uppsala , hanno tradotto la frase con
Jahwe dive ntato re e l' hanno intesa come
un'acclamazione di intronizzazione. Sono stati addotti a sostegno di questa opinione i passi dell' AT in
cui
si trovano espressioni simili : 2Sam
15,10; I Re l ,Il ; 2Re 9,13 ( Assalonne / Adonia /
le u diventato re! ). Si sono rinvenut i inoltre ul teriori paralleli nell 'antico Oriente: l'acclamazione
dMal"duk-ma sarl"u (Enuma eli i; IV ,28 ; ANET
66a) , preferita nell a fest a dell'akilu a Babilonia, e
"Assur sar, la sua corrisponde nte in Assiria; si sono
aggi unti in seguito alcuni testi ugari tici: 68 (= III
AB,A), 32 ym Imr b'lm ym/[ kl Yam veramente
mo rto, ora d eve reg nare Baal ; 129 (= III AB,C),
22 !PI 11111" /Illk r o principe Fiume, tu ora sei re
ecc.
Gi A.Alt e M .Noth ( l. c.) avevano espresso una
critica gene rica, ma solo negli ultimi anni la questione stata trattata dal punto di vista grammaticale e sintattico. T ranne che in un caso i salmi
citati hanno la costruzio ne x-qatal, mentre i passi
di 2Sam e II2Re ha nno la costruzione qatal-x; le
due costruzioni no n hanno il medesimo significato ne ppure nella grammatica tradizionale, poic h in una frase verbale un soggetto posto prima
del verbo acquista un rilievo enfatico. L'espressione babilonese in quanto frase nominale non costituisce un aute ntico pa rallelo, e la sua traduzione
pu essere solta nto: Marduk re . L'espressio ne assira ha la costruzione x-qatal, e lo stesso
vale per i passi uga ritici . La sua somiglianza con
i nostri salmi indica che si tratta di una formula
largam e nte diffusa nel mondo semitico. Ora, poich in tutti questi passi il soggetto posto enfaticam e nte prima del verbo, si deve tradurre con
Jahwe re (a differenza d i altri; Kahler,
McCullough , Johnson ) oppure Jahwe (da sempre) re ( Ridderbos, Schreiner, Watts, Gray) oppure Jahwe colui che esercita il dominio regale (Michel). Nonostante che i modi di intende re la frase siano diversi tuttavia chiaro che
non si tratta di una accla~azione con cui si annuncia la reintegrazione periodica di Jahwe nel
suo d o minio regale, m a di una proclamazione kerigmatico-cultuale dell'eterna regalit di Jahwe
(cos a nche W.H.Schriiidt, sebbene egli traduca
Jahwe diventato re ). Di fatto nei passi citati
Jahwe presentato spesso come un re al di sopra
degli dei (Sal 95,3 ; cfr. 96 ,4; 97,7-9).
d ) La questione rel ativa al contenut.o e alla forma
d ella festa sulla cui esistenza i passI che abbiamo
citato offr;no alcune informazioni , non pu ricevere una risposta soddisfacente. Kraus e Weiser
sono giunti a supporre una festa regale di Sion
(con la processione dell ' arca) e un culto della festa
dell'allea nza da celebrarsi a Gerusalemme 111 connessione co~ la festa dei tabernacoli. Con Weiser
e N .Poulssen , Kanig und Tempel im Glaubenszeugnis des AT , 1967, 64ss. , bisogna tuttavia am790

mettere che il materiale da cui si potrebbe dedurre


una festa regale di Sion non sufficie nte, e lo
stesso vale pe r il culto della festa dell ' allea nza, anche perch recente me nte si posta in discussione
l'antichit dell' idea stessa di alleanza (- beril).
e) Le fonti fenicio-puniche ha nno rivelato da
tempo un sacrificio denominato molek (o molk)
(cfr. O.Eissfeldt , Molk als Opferbegriff im Punischen und das Ende des Gottes Moloch , 1935; Id .,
RGG lV ,1089s.; R.Dussaud , CRAlBL 1946 , 371387 R. de Vaux , Les-sacrifices de l' AT , 1964, 67 81).' Secondo de Vaux la radice (i n base all ' iscrizione di Karatepe , KAI nr. 26 , Il , r. 19; cfr. A.Alt ,
WdO 114 , 1949 , 282s.) no n mlk, m a hlk (fenicio
jif' il , offrire ), tuttavia il termine qua ndo fu npreso in Israele sarebbe stato nfento ad un diO Mlk
(l. c. , 70.80; la vocalizzazione ebraica m81IEk [LXX
MooyJ basata su quella di WSlEr ignominia e
diftlcilmente corrisponde a quell a ongmale). C he
si tratti di un sacrificio di bambini stato dimostrato fra l'altro dal ritrovamento di numerosi
scheletri infa ntili nei diversi luoghi di culto fenicio-punici (rilflEr) che si sono scavati: Poich
l' uomo sacrificato e ra oggetto di apoteosI, m questi luoghi si celebrava forse anche un culto dei
morti .
I passi dell' A T che interessa no qui sono: Lev
18,21 ; 20 ,~ -5 ; IRe 11 ,7; 2Re 23,10; Ger 32 ,35. Si
parla di roflEr in 2Re 23 ,10; Is 30,33; Ger 7,31.
32a.b; 19,6. 11-14. L'espressione spesso ricorre nte
far passare attraverso il fuoco (-'es 3a) si riferisce a questo tipo di sacrificio.
Sull'intera questione cfr. anche E.Dhorme, Le dieu Baal
et le dieu Moloeh dans la tradition biblique, Anatolian
Studies 6, 1956, 57-61 ; S.Moscati , Il sacrificio dei fanciulli Pontificia Accademia Romana di Archeologia,
Rendiconti 38, 1965-66, 61-68; id ., Il tofet , FS Rinaldi , 1967, 71-75. Forse anche Ger 2,32 va spiegato alla
luce di questo sacrificio , cfr. l .A.Soggin , OrAnt 8, 1969,
215-217.

f) Una divinit Mi/k8m attestata per gli ammoniti in IRe Il ,5.33; 2Re 23 ,13 (cfr. anche le emendazioni proposte per 2Sam 12 ,30; IRe Il ,7; Ger
49,1.3 ; Sof 1,5). Si tratta evidente me nte di una
forma di m!llEk con mimazione. Milcom attestato solo nell' AT e su due sigilli aramaici ; non
sappiamo nulla del suo culto.
Cfr. Gray, Legacy 171-1 73; N.Avigad, Seals of Exiles,
lEl 15, 1965, 222-228; G.Garbini , Un nuovo sigillo aramaico-ammonita, AION 17, 1967,25 1-256; H.Gese, Dle
Religionen Altsyriens, 1970, 139.214s.

5/

a) Nei testi di Qumran questo gruppo non


ha un particolare rilievo (oltre al raro mlk qal solo
mre/lEk e malkilr , cfr. Kuhn , Konk. 124s.) . .In Gen
Ap 2,4.7 ricorre la designazione divina mlk kwl
'Imjm re di tutti gli eoni/mondi , in 2,14 mlk
sm)' re del cielo (cfr. Fitzm yer, Gen .Ap.
75.80).
Nella versione dei LXX predomina no ~Q( O"tEU e
791

i suoi derivati ; uno di essi, ~Q(O" tdQ( reg no


(ebr. malkut), diventato un te rmine pa rticolarme nte importante nel gi udaismo tardi.vo e nel NT
(cfr. H .KJeinknecht - G .von Rad - K.G.Kuhn K.L. Schmidt, art. ~Q(Q"tzu, ThW 1,562-595 ( =
GLNT 1l ,133-2 12); K.Galling - H.Conzelman n ,
art. Reich Gottes, RGG V,912-9l8; C. Westerma nn - G.Schille , BHH 1lI ,1573-1577).
b) La stretta connessione che si era stabilita nel
culto gerosolimitano tra il re divino e quello terre no , e il rilievo che si era dato alle dimensioni cosm iche e metastoriche gi in epoca preesilica , fondarono nel giudaismo l'attesa escatologica di un
regno di vi no , realizzato e governato da un unto di
Dio (miili/ ai], MEO"O"[Q(, gr. XptO"TO). Questa trasformazione be n testimoniata nei libri pseudepigrafi e nella letteratura di Qum ran . Cfr. p.e. la sintesi di A.S .van der Woude , BHH 1l ,1197-1204,
con ulte riori indicazioni bibliografiche. chiaro
che a nche idee non teologiche e concezioni est ranee, come p.e. eventuali frustrazioni politiche o
un' ideologia persiana , hanno contribuito ad una
si mile trasformazione, tuttav ia questo non spiega
il fenomeno nella sua totalit , poich la fede nella
regalit di Dio, meditata ed approfondi ta con una
certa coere nza , doveva senz'altro cond urre a sperare in un regno di Dio realizzato.
J.A.Soggil1

'l:~ m'I ESSERE INFEDELE


11 Il verbo m'I q. essere/d ivenire infedele ricorre solo nell'ebr. (e, in dipe nde nza da esso,
nell'aram . giud. ; med ioebr. anche me'fla infedelt, atto di infedelt ).
. I tentativi per individuare un'etimologia stabilendo connessioni con verbi arabi (cfr. GB 445a; KBL 547b; Zorell
457b) o con m" i1 veste esterna " (GB 445a ; l .L.
Palache Semantic Notes on the Hebrew Lexlcon, 1959,
IO; sig~i ficato primario coprire ,,?, -bgd), restano di
dubbia validit.
Nell' A T accanto al verbo (solo in qal) attestato
il nome segolato mo'a/.
21 Il verbo ricorre 35x (2Cron 8x, Ez 7x , Gios
4x Lev N um e ICron 3x, Esd e Neem 2x , Deut ,
Pr;v, Dan I x), il sostantivo 29x , di cui 20 in una
figura etimologica insieme col verbo (Ez 6x , GIOS
4x Lev e Num 3x, 2Cron 2x , .J)an e IC ron I x).
non co mpare nei libri storici (eccettuato Gios),
nei salmi e nei libri profetici (ad eccezIOne di Ez),
e solo Ix rispettivamente in Deut 32,5 1 q .., in Giob
21 34 sostanti vo e in Prov 16,10 q. Le ncorrenze
si ;rovano quasi ' tutte nella letteratura esilica-postesilica e pi precisame nte nel vocabolano della
teologia sacerdotale (per Prov 16,10 la data non
pu essere precisata; i passI di GIOS potrebbero essere dtr.).

m'I

?l)~ m'I ESSERE INFEDELE

792

31 a) Il significato primario pu essere ricavato


da Num 5,12: ({ un uomo , la cui moglie si allontana (s(h, altrove solo in Num 5,19.20.29; Prov
4,15; 7,25) e commette un'infedelt contro di
lui . L' allontanarsi viene spiegato come un
divenire infedele . m'I si riferisce pertanto al
rapporto di fedelt , configurabile giuridicamente,
esistente fra due persone. Di infedelt verso uomini si tratta anche in Prov 16,10 e Giob 21,34.
Solo una volta m 'I si riferisce ad una cosa, all' interdetto: Gios 7,1; cfr. 22,20; 1Cron 2,7.
b) Si tratta di un rapporto di fedelt anche quando
m 'I q./ m'al sono uniti tramite be all'oggetto di
persona (27 su 44 casi): si infedeli con
qualcuno; questo soprattutto nei testi legislativi
(eccettuato Lev 5,15) e in Gios, dove da rilevare
anche la composizione del verbo col sostantivo
(vd. sp. 2). In questi testi l'uso linguistico assume
forme fisse , mentre nei testi non legislativi il termine appare per lo pi in forma assoluta (m'I q.:
Ez 14,13; 15 ,8; 18,24; Prov 16,10; Esd 10,10;
Neem 1,8; 2Cron 26,18; 29,6; 36,14; m'a/: Lev
5,15; Giob 21 ,34; Esd 9,2.4; 10,6; ICron 9,1;
2Cron 29 ,19; 33,19).
c) Termini paralleli sono: ~ e!'l ~arla'r mancanza
(Lev 5,15.21; Num 5,6; Ez 14,13; 18,24; 2Cron 33,19), 'awon colpa (Lev 26,40), rm ' essere impuro (Num
5,27; 2Cron 36,14), mlErlEd ribellione (Gios 22 ,22),
'awlEl iniquit (Ez 18,24), ro'eba abominio
(2Cron 36,14; cfr. Ez 18,24); gdp pi o insultare (Ez
20 ,27), ra ' cosa cattiva (2Cron 29 ,6), znh amoreggiare (lCron 5,25).
l termini paralleli mostrano che m'I un termine formale
molto generico, che lascia amplissimo spazio (Lev 5, 15;
Num 5,6) a diverse forme di infedelt (cfr. Num
31,16; Deut 32,51; Gios 22,20.22; Ez 18,24; Esd 9,2.4;
lCron 5,25 ; 2Cron 26,16 ecc.), e che d'altra parte m'I definisce i termini paralleli secondo il suo senso proprio.

41 Prescindendo da alcune eccezioni , il vocabolo riferito all' infedelt verso Jahwe/Dioli1


Dio d' Israele. Si tratta pertanto, anche in base
all'oggetto, di un termine esplicitamente teologico.
Caratteristica la formula m'I (m'af) bJhwh
Commettere infedelt contro Jahwe (Lev 5,21;
26,40; Num 5,6; Deut 32,51; ICron 10,13 ; 2Cron
12,2; 26 ,16; 28,19.22; 30,7; cfr. Gios 22 ,16; Esd
10,2; Neem 13,27; ICron 5,25). I generi letterari in
cui la parola viene impiegata sono molto diversi:
introduzioni ad ordinamenti cultuali (Lev 515'
Num 5,6.12.27), istruzione per la confessione 'dei
peccati e confessione dei peccati del popolo (Lev
26,40; Esd 10,2; Dan 9,7), accusa (Deut 32,51; Ez
14,13; 15 ,8; 17,20; 20,27; 39,23; Esd 10,10; ICron
9,1; 2Cron 12,2), proclamazione del diritto (Ez
18,24), dichiarazione di non colpevolezza (Gios
22 ,31), annuncio di salvezza (Ez 39,26).
Il diretto riferimento a Jahwe nelle diverse forme
letterarie, mostra un avanzat~ stadio del pensiero
teologlc?, In CUt le trasgressioni , gi stigmatizzate
dt per se, vengono valutate espressamente anche

sotto il punto di vista del rapporto di fed elt esistente con Jahwe. In altri termini : la caratteristica
teologi ca del termine infedelt sta nel fatto che
l'i mplicazione giuridica di quel rapporto che la comunit ha con Dio viene trasformata in un criterio etico di fedelt, ed esattamente della fedelt
personale verso Dio stesso.
Per quel che riguarda la relazione fra l'i nfedelt involontaria e quella cosciente cfr. Elliger, HA T
4,75s. La traduzione abituale infedelt va tuttavia preferita a quella di Elliger violazione di
doveri .

51 L' uso e il significato della parola negli scritti


di Qumran (verbo e sostantivo, vd. Kuhn, Konk .
127) seguono lo sviluppo che si nota nei testi postesilici. Il trattato della Misna M" ilii tratta di trasgressioni contro ci che consacrato.
I LXX adoperano oltre una decina di vocaboli
greci per tradurre m'I. Tuttavia i singoli traduttori
si mostrano in genere coerenti {p.e. Gios, Dan e
Eccli 1t-I)[J.fEEL'1 commettere errore , Ez per lo
pi 1tiXpiXm.1tTELV trasgredire , Esd/Neem &cruvOET~;:V rompere un patto ); solo i traduttori di
Lev/Num e Cron sono molto flessibili. Nell' insieme comunque nessuno dei termini greci copre
esattamente il significato prmario del termine
ebr.
R.Knierim

~~m

ms' TROVARE

La radice m$ ', del semitico comune, ricorre


nell' A T solo nella forma verbale (qal , ni. passivo,
hi. cusativo). Sebbene la dimensione spazi aie sia
attestata solo raramente nell'ebr. m$' , come anche
nell'acc. ma$ii , originariamente si trattava con
molta probabilit di un verbo di movimento: arrivare ; lo confermano anche i testi di Is 10,10.14;
Sal 21,9; Giob Il ,7, e le forme all'hi. , le quali
vanno intese tutte come causativi di un verbo di
movimento (il senso spazi aie si conservato soprattutto nell'et. ma$' a venire ).
11

La questione etimologica viene complicata dalla presenza di un'altra radice *my (cfr. G.Garbini, Il semitico
di nord-ovest, 1960,30) venire, giungere, ben attestata nell'ug. mgy (UT nr. 1520; WUS nr. 1627) e
nell'aram . mU (aram. imperiale, aram. bibl. mI' q. arnvare a, entrare in, pervenire [8x in Dan], Slr. ecc.:
KBL lO92s.); cfr. anche Huffmon 232; Grbndahl 156;
secondo G.R.Driver, ZAW 50, 1932, 146, seguito
da KBL 515b, questa radice anche in marre che arn:
va Prov 24 11 ' incerta l'affi nit con l'arab. maga
andare , cfr. p.e. P.Fronzaroli , La fonetica ugariti- ,il
ca, 1955 , 35.*
La radice ms' manca in arabo e in aram . ricorre raramente: aram: ego trovare (?)( DlSO 164); sir. e mando
potere, trovare (LS 398s.; Drower-Macuch 276b);
aram. giud . q./itpe. potere , af. far trovare (Dalman 248a); cfr. inoltre acc. ma~ii essere eqUIvalente,
sufficiente, bastare (AHw 621s.); ug. m~ ' D far afrIvare (WUS nr. 1634; forma secondaria m?' trovare
794

",

qualcuno , WUS nr. 1649; cfr. UT nr. 1524, anche per


l'antico sudarab.); et. venIre (DIIlmann 226s.). La
questione del rapporto tra le varie rad ici e dei loro eventuali influssi reciproci non stata ancora nsolta In maniera definitiva.'
L' aram. usa di solito skf; per dire trovare
(aram. bi bI. ha. 9x, hitpe. passo 9x; KBL 1I 30a). Il
termine acc. che vi corrisponde quanto a slgn. non
ma$ii, ma kasiidu, che si sviluppato come l'ebr.
m$': arrivare (conseguire uno scopo) > trovare ; cfr. lat. venire - invenire.

21

Nell'A T il verbo ricorre 454x, con una distribuzione normale; il qal si trova 306x (Gen 44x ,
ISam 27x , Prov 24x , Sal e Eccle 17x ciascuno ,
Deut 16x, IRe 14x incluso IRe 18 ,5 qal impf. l'
plur. [in Lis. ni . perf.]) , ni. 141x (2Cron 20x [in
Lis. manca 2Cron 21 ,17]), hi. 7x (escI. 2Sam 18 ,22
U~ ' hi.]).

31 a) Il significato di m$' trovare copre


un'area semantica che affine a quella di - bqs pio
cercare . Se il trovare espressamente preceduto o accompagnato da un cercare , si usa
quasi sempre bqs pio (circa 35 passii), mentre -drs
e altri verbi che indicano cercare solo raramente
sono gli opposti di m$' (lenni , HP 249). Come bqs
pi o indica anzitutto la ricerca di ci che si perso
o di ci che manca e pu avere per oggetto persone, animali o cose, cosi m~' ha per significato
fondamentale il corrispondente trovare . In
circa un terzo dei casi si tratta di trovare qualcosa
che si cerca, senza sapere dove si trovava , come
p.e. Gen 19,11 (lat invenire).
Il significato diventa pi ampio in quei numerosi
casi in cui ms ' indica un trovare fortuito, non preceduto da alcuna ricerca, p.e. Gen 30,14 (lat. reperire).
Oltre a questo significato locale, m$' possiede
un'altra vasta acceiione del tutto estranea alla
sfera spaziale. Esso indica il fine e il risultato di un
qualche sforzo nel senso pi ampio: raggiungere,
riuscire a trovare (p.e. Giob 31 ,25); cfr. nsg hi.
( procacciare, raggiungere , 49x [escluso Giob
24,2]), che spesso quasi sinonimo di m$', il cui
oggetto tuttavia non considerato mancante , ma
fuggevole , sfuggente. In senso analogo viene
usato bqs pio con una connotazione emotiva e volontaristica ( aspirare a qualcosa , cercare di procurarsi qualcosa ).
Come inoltre il cercare pu essere un inseguimento ostile, cosi il trovare assume a sua volta
non raramente il significato di impadronirsi ,
p.e. 2Sam 20,6 (lat. usurpare). Soggetto possono
essere anche nomi astratti: disgrazia (Gen
44 ,34; Deut 31,17.21; Giob 31 ,29; Est 8,6),
colpa (Num 32 ,23; 2Re 7,9), affanno (Es
18,8; Num 20 ,14; 9,32), paura (Sal 116,3 ;
119,143).
b) 11 ni. anzitutto il passivo del qal ( essere trovato ed essere raggiunto ) ed anche il passivo del trovare ostile, ossia essere afferrato ,
795

venire in potere (Ger 50,24). S.lwry, Textus 5,


1966 ,34-43 , vedrebbe nel part o ni . nim~ii' un ter.mine tecnico per detenuto , displaced person [deportato] .
Un uso riflessivo del ni . ( dimostrarsi ) si ha soprattutto negli scritti del Cronista ( Esd 10,18; Neem 13 ,1;
lCron 24,4; 2Cron 2,16).
Molto spesso m~' ni . ha il significato iridebolito
trovarsi in qualche postO (con l' indicazione
del luogo , circa 30x) e nella lingua pi recente anche essere presente (2Cron 35,7.17s.). Quasi
50x m~ ' ni . pressoch sinonimo di - hjh q. c'
(Gen 41 ,38; Deut 21,17).

41

Non si ha un uso teologico particolare di

m~'. Solo 13x Dio soggetto del trovare, senza al-

cuna distinzione rispetto all' uso profano (Gen


2,20; 18 ,26.28.30; 44 ,16; Deut 32,10; Ger 23,11; Ez
22 ,30; Os 9 ,10; Sal 17,3; 89 ,21 ; Giob 33,10; Neem
9,8; inoltre Is 10,10.14 la mia [di Dio] mano ).
Sulla Fundtradition (tradizione del ntrovamento) scoperta da R.Bach , Die Erwahlung
Israels in der Wliste, Bonn 1951 (tesi)(cfr. ThLZ
78, 1953 , 687) in base a Deut 32 ,10 e a Os 9,10
(come pure in altri passi senza m$'), la quale sarebbe indipendente dalla tradizione dell 'esodo, cfr.
E.Rohland, Die Bedeutung der Erwahlungstraditionen Irsaels fUr die Eschatologie der atl. Propheten , 1957 , 27-32; Wolff, BK XIVIl ,2 12s. ; von
Rad , ATD 8,141; in posizione pi critica Zimmerli, BK XIII,345s.; Rudolph , KAT XIII Il ,185.
Ancora pi raramente Dio oggetto di m~' (Deut
4 ,29; Ger 29,13; Os 5,6; Giob 23 ,3; 37 ,23); si devono per citare a questo riguardo anche I complementi oggetto che provengono dalla letteratura sa:
pienziale, dove m~' non raramente ha Il senso di
conoscere : le profondit di Dio e la perfezione dell'Onnipotente (Giob 11 ,7), la conoscenza di Dio ( Prov 2,5), l'opera di Dio (Eccle 3,11; 8,17); anche la parola di Dio (Am
8,12).
Trovar grazia presso qualcuno ricorre 40x , di cui 13x
in riferimento a Dio (Gen 6,8; 18 ,3; 19,19; Es
33,12.13.13.16.17; 34,9; Num Il ,11 .15; Giud 6,17; 2Sam
15,25). La frase , che compare esclusivamente in testi
narrativi , una semplice attestazione di cortesia, senza
alcun carattere religioso (-~en 3a).

51

Le 16 ricorrenze nei testi di Qumran (Kuhn,


Konk. 130b) divergono dall ' uso linguistico biblico
solo per una marcata prevalenza del passivo (3x
qal , 13x ni.). Nei LXX m~' viene tradotto preva:
lente mente con zplO"Xii:LV (circa 385x),. m a SI
hanno anche non meno di altri ventI equlvalentt ;
cfr. H.Preisker, art. zplcrxw, ThW II ,767s. (=;
GLNT II1 ,1189-1 194).
G.Gerieman

~i~
T

mare'

'adon.

(aram.) SIGNORE - l;i~

,,~

mrd RIBELLARSI

1/ La radice mrd ribellarsi compare solo nel


sem. nordoccident ale e meridionale, con signifi cato un itario.
Le pi antiche attestazioni
nell'aram. imperiale (DISO
21,27). Oltre che in ebr. e in
nell'arab., nell'ant ico sud~rab.

extrabibliche si trovano
167; cfr. anche GenAp
aram ., la radice anche
e in et. (KB L 564b).

Nell 'ebr. dell' AT si hanno oltre al verbo (solo in


qal) i sos!. ma?f(ed (G ios 22 ,22) e mardiil (lSa m
20,30) ri bellione . L'aram. bibl. ha m erad ribell ione (Esd 4,19 par. ' a!sraddlir rivalta ) e
marad (BLA 19l: fo rma nominale di tipo qawil)
sommossa (Esd 4,12.15).
2/ Statistica: mrd qal 25x (Gios 5x, 2Re e Ez 4x,
Neem 3x, Dan e 2Cron 2x; Gen 14,4; Num 14,9;
Is 36,5; Ger 52,3; Giob 24,13), mrera!d e mardLil
Ix; aram. bi bI. merad Ix, marad 2x; in totale 30 ricorrenze.
Le attestazioni pi antiche sono Nu m 14,9 (1); 2Re

18,7.20 = Is 36,5; 2Re 24,1.20 = Ger 52,3. Gli altri testi


sono del periodo esilico e postesi lico.

31 a) mrd un termine del d iritto internazionale (l2x e anche Esd 4,12. 15. 19 e ISa m 20,30 in
senso non teologico). Lo si vede chiaramente dai
contesti: colui che si ribella era d iventato vassallo
('reba!d) di un re (Gen 14 ,4; 2Re 18,7; 24,1; 2Cron
13,6) con un trattato (Ez 17, 13-15) e con un giuramento di fronte a Dio (2Cron 36 ,13) ed era tenuto all' osservanza del trattato (Ez 17,14s.). Ribellandosi egli rompe il trattato e il gi uramento
prestato di fro nte a Dio e tenta di rendersi polit icamente autonomo. Cfr. anche Esd 4,12. 15. 19.
Nel contesti politici si ha come term ine parallelo
-qum sollevarsi (2Cron 13,6).
Le attestazioni che compaiono nella parte aramaica
dell' iscrizione di Behistun (Bislnltn ) di Dario I (mrd)'
nbelh , Cowley 25Iss. , r. 1.3.5.7.8.44; l'equivalente
acc: nekru nemico [AHw 776a] ha un senso pi genenco) SI nfenscono alla guerra civile che si era determinata dopo la morte di Cambise; il termine che compare
In Cowley nr. 27, r. I ; Driver, AD nr. 5, r. 6; nr. 7, r. I
(mrd qal) si riferisce invece ai tu multi verificat isi in
Egitto nel 411 /41 0 a.c. (Driver, AD 9). GenAp 21,27
(mrd qal) traduce Gen 14,4.
Il verbo costruito quasi sempre con la preposizione be,
solo tardlvamente con 'al contro (Neem 2,19; 2Cron
13 ,6); In Gen 14,4 e Neem 6,6 usato in assoluto.
Il termine ricorre nello stile cronistico (Gen 14 4' 2Re
18,7; 24,1.20 = Ger 52,3; 2Cron 36,13), nelle di~pute
(J Sam 20,30; 2Re 18,20 = Is 36,5; Neem 2,19; 2Cron
13,6), nelle narrazioni a scopo didattico (Ez 17,5) e in
una lettera (Neem 6,6).
b) mrd designa fo ndamentalmente una ribelli one
In una fase incompleta. Tranne che in 2Cron
3? ,16 essa fallisce sempre. Cfr. particolarmente le
dtspute sull a riusci ta (vd. sp.).
Anche in ISam 20,30 (mardul) c' un risvolto po797

" r~ mrcl RlBELLARSI

litico, come risul ta dal contesto in v. 30s.: Saul ritiene che Gionata, nella sua fedelt a Davide si ribelli contro di lui e il suo regno.
'
c) Il modo con cui va in teso il term ine esposto
sopra in 3a-b, indica anche come esso de~e essere
tradotto e di stinto da altri term ini si nonimi. La
traduzione pi appropriata : ribellarsi (be = contro) ) oppure ribellione , a differenza di abbandonare, rinnegare l), che suppone gi
un'azione compiuta e corrisponde ad un altro termine ebr.
La Bibbia di Zurigo incoerente nella sua traduzione
(a nche nei passi con senso teologico), rendendo mrd
a) con sollevarsi (Gios 22,16.18. 19.29; Ez 20,38;
eem 9,26; 2Cron 13,6), b) con (, essere ostinato
(Num 14,9), ebr. -mrh, c) con rinnegare (2Re
18,7.20 = Is 36,5; Ez 2,3; Dan 9,5.9) o con abbandonare (Gen 14,4; 2Re 24,1.20 = Ger 52,3; Ez 17,15;
Neem 2,19; 6,6; 2Cron 36,13), ebr. -ps'.
mrcl da un lato anche di stinto da ps' romperla
con (qualcuno o qualcosa) ) nel senso di
un' azione compiuta (solo nel linguaggio tardivo
questa differenza viene ad estinguersi), e dall'altro
ha un significato simile a quello di -Iun ni./hi.
opporsi l): llin tende a far s che gli aggressori
prendano il posto degli aggrediti, mentre mrd mira
solo all 'autonomia dei ribelli .

d) La ribellione dei re di Israele o di Giuda'; che


dal punto di vista dei grandi regni contro cui diretta si presenta come la rottura di un trattato,
viene giudicata nei testi in maniere diverse: positivamente in 2Re 18,7. 20ss.; negativamente in
2Re 24,1.20; Ez 17, 15; 2Cron 36,13. Una ribell ione
politica non in s n buona n cattiva (come del
resto lo ammette anche uno stile cronistico neutrale , Gen 14,4), ma nel contesto essa viene valutata in base alla relazione che il ribelle ha con
Jahwe. L'azione politica acquista perci una dimensione teologica.
41 La ribellione contro Jahwe sempre illegittima (1 2 casi, e anche Giob 24 ,13; ribellione contro la luce). Dal punto di vista della relazione con
Jahwe mrd significa ribellarsi contro il rapporto di
fedelt e di servizio che si ha con lui , tentare cio
di sottrarsi a lui.
Anche in questo caso prevale la costruzione con la preposizione be (Num 14,9; Gios 22,16. 18. 19bCl.29; Ez
2,3ao:; 20,38; Dan 9,9; Neem 9,26); in Gios 22 , 1 9b~ SI
ha 'fRI; in Ez 2,3a~ e Dan 9,5 il verbo usato in assoluto.

La ribellione avv iene quando si perde la fiducia


(Num 14,9) o quando - anche solo per SUPPOSIzione - ci si dedica al culto di dei stranieri (Gios
22,18-29); essa caratterizza l' attegg iamento del popolo, specialmente nell'accusa profetica (Ez 2,3;
20,38) o quando il popolo stesso confessa i propn
peccati (Dan 9,5.9; Neem 9,26 ).
I termini si nonimi sono usati spesso e con accezioni generiche in questa fase tardiva. Essi, vo798

lendo generalizzare e condannare dal lato t eologico, non lasciano. pi intravedere Il st ~ntfic~to
originario. Il mlgltor termine parallelo e ma al
infedelt (-m'I; Gios 22,16.22 [m rera!d]) , che
ricorre del resto significativamente solo In contesto teologico, e condanna autom.aticamente il
fatto della ribellione, che in un ambtto polItICO resta neutrale. Ez 2,3 ha ps' be; in 20,38 quest' ul timo form a endiadi con mrd ( rivoltoso e rinnegato/ infedele l). I termini paralleli sono us~t i
tanto pi spesso e in senso genenco, quanto ptU t
testi sono tardivi (cfr. Gios 22,16.29 P; Neem 9,26;
Dan 9,5).

51

Nei testi di Qumran il verbo compare tre


volte, secondo Kuhn , Konk . 133: IQpAb 8,11
(contro Dio); S,16; CD 8,4.
I LXX traducono il verbo prevalentemente con
<X<pLO''I'<xvotL (9x), un termine che non gi pi molto
preciso, ma anche con .xeE'I'E~V sollevare, rimuovere (2Re 18,7. 20; 24,1.20; 2Cron 36 ,13) e con
altri verbi ed altre espressioni. Cfr. anche
H.Schlier, art . .x<ptO'T'fl iJ.L , Th W 1,509-511 ( =
GLNT 1,1362-1368).
R .Knierim

:-t,~

mrh ESSERE OSTINATO

mento che implica sempre un comportamento deliberato e volontario, questo termine rende evi dente un atteggiamento dell ' uomo nel quale egli
ha soggettivamente una parte atti va (c fr. Deut
21 ,18. 20; Is 30,9; Ger 5,23 ; Sal 78,8). L' ostinazione quindi un'opposizione caparbia e di principio.
b) L'ostinazione si esprime con una contrapposizione aperta o in parole (Num 17,25; 20, 10, cfr. V.
3-,5; 27, 14; Deut 1,26; Sal 78 ,17-20) o in azioni
( Deut 21 ,IS-21 ; ISam 12 ,14s.; IRe 13 ,21.26; 2Re
14,26; Ger 4,17s.; Ez 5,6; 20,8. 13.2 1). Cfr. Is 3,8
poich la loro lingua e le loro azioni sono cont ro
Jahwe, per provocare gli occhi della sua maest l).
c) I sinonimi di mrh/ meri, che compaiono negli stessi
contesti sono circa venti; i pi importanti sono: lo - sm'
non ~coltare (molto frequente, p.e. Deut 9,23; Gios
1,18; Is 30,9; Ez 20,8); m'n pi. '<fifiutarsi (ls 1,29;
Neem 9,17); - rib litigare (Num 20,3 e IO); -Iun
opporsi (Num 17,25 lelunnol); 10- 'bh non volere (Deut 1,26; Is 30,9); srr essere testardo (Deut
21 18' Sal 788' cfr sara ostinazione ); -m's rifiuta~e ):(Es 20:1:3>; cfr. inoltre Deut 1,26s.; 9,23; 31,27; Is
30,9; 63,10; Os 14,1; Sal 106,7; Lam 3,42; Neem 9,26.
Cfr. anche le espressioni con 'orfRI cervice e qsh hl.
indurire (Es 32,9 ecc.) opp. qaS'ii! duro (Deut
10,16 ecc.), le quali descrivono l'ostinarsi con l'immagine della dura cervice. Per sarab ostinato Ez 2,6
txt? cfr. Zimmerli, BK XIII ,IO; Wagner nr. 205; per '~a
II

1/

pare con questo significato solo in ebr. ; Brockelmann ed altri ( LS 402a; KBL 565a) collocano l'ebr.
mrh accanto all'aram. giud. mlj af. far adirare l),
al sir. mlj pa. contendere e all'arabo mlj III di sputare l).
Nell'ebr. dell' AT si trova il verbo al qal e all' hi.
causativo interno (GK 53d; Bergstr. Il,102) e il
sostantivo segolato m eri ostinazione (BL
577ss.).
Per i nomi di persona Mera}a Mera}or cfr. Noth , IP 250;
Rudolph , HAT 20,66s. (<< caparbio ?), per Jimra ( ICron
7,36 txt?) Noth , IP 246; Rudolph , HAT 21 ,74; per il
nome di luogo Meral}im (per designare Babilonia, con
un gioco di parole che ricorda l'acc. nar marralu) cfr. Rudolph , HAT 12,302s.
2/ Il verbo (qal 22x, inoltre Sof 3,1 con la forma
secondaria mr'; hi . 22x, cui si deve aggiungere Es
23,21 , che nel testo attuale vocalizzato come
forma di mrr) ricorre IOx in Sal , 8x in Deut , 4x rispettivamente in Is, Ez e Lam e qualche altra
volta specialmente nei libri storici. m';ri compare
23x, di cui 16x in Ez. Certamente preesilici sono
Deut 21 ,18.20; ISam 15 ,23; IRe 13,21.26; Is 1,20;
3,8; 30,9; Ger 4,17; 5,23; Os 14,1; forse anche Sal
78,8.17.40.56; 107,1l ; Prov 17,11.

31 a) mrh essere ostinato , caparbio e m eri


ostinazione adirata , caparbia l) , esprimendo
un'attitudine interiore, vanno collocati nell' ambito della terminologia antropologica. Dal mo799

-h

I.

La radice mrh (*mlj) essere ostinato com41 a) Tranne che in poche eccezioni (Deut
21 ,18 .20; Giob 17,2; 32,2; Prov 17,11 ), mrh/m eri
designa sempre una ribellione contro Dio. C,rr. le
formule mrh 'im-I 'a!I- l beJhwh essere ostinato
contro Jahwe (Deut 9,7. 24; 31 ,27; Ger 4,17; Ez
20,8.13.21 ; Sal 5,1 1; 78 ,40; contro Dio: Os 14,1;
Sal 78,56; contro lo spirito di Dio: Sal 106,33; contro gli occhi del suo kabOd: Is 3,8).

b) I testi pi antichi (vd . sp. 2) indicano che il termine usato in origine solo per determtnate sttuazioni: ostinazione del figlio contro i genitori (Deut
21 ,18.20), ostinazione in quanto divinazione
(lSam 15 ,23 par. con il non chiaro hafta r = N r
hi. ), in quanto disubbidienza ad una prectsa parola
di Jahwe (I Re 13 ,21.26; Is 1,20). La letteratura
profetica dell'S'e del 7' secolo estende poi il termine a tutto quanto il comportamento del popolo
verso Jahwe (ls 3,8; 30,9; Os 14.1 ; Ger 4,17; 5,23 ).
c) In seguito il termine viene usato nei testi c he
accusano l' ostinazione di Israele contro le aZlom
compiute da Jahwe nella storia, specialmente nel
deserto: Num 17 ,25; 20,10.24; 27, 14 (P); Deut
9,7.23s.; 31 ,27; Is 63,10; Sal 78,8. 17; 106,7 .43.
L'ostinazione diretta per il pi delle volte contro la parola stessa di Jahwe: }s 30,9; 50,5; Ez
2,4ss.; 5,6; 20,13.21 ; Sal 105 ,38. E tipica la formula
di accusa mrh qal/hi. ' a!(-pi Jh wh essere osttnato
contro la bocca (= la parola, il precetto) di Jahwe
(qal Num 27, 14; IRe 13 ,21.26; hi. Deut 1,26.43;
9,23s.; Gios 1,18; ISam 12 ,14s.). Cfr. lO proPOSItO
;"1, ~ mrh ESSERE OSTI NATO

800

l'espressione non ascoltare (vd. sp. 3c). La tradizione originaria dell'ostinazione contro la parola
di Jahwe comunicata al profeta (l Re 13 ,21.26; Is
30,9) stata ripresa e capovolta in ls 50,5 il Signore Jahwe mi ha aperto l'orecchio , ed io non
sono ostinato ... (similmente Ez 2,8).
Per Ezechiele infine l'ostinazione contro la parola
del profeta (Ez 2,5.8; 3,9; 5,6; 20 ,13.21) serve a
stigmatizzare il popolo di Dio , che viene definito
con una formula stereotipa casa di ostinazione
(Ez 2,5.6.7; 3,9.26.27; 12 ,2.3.9.25; 17 ,12; 24 ,3;
44 ,6); cfr. anche Is 30,9; Sal 78 ,8. Il comportamento di tutto quanto il popolo di Dio lungo la
sua storia viene condannato come ostinazione
contro la parola rivelatrice di Jahwe; lo stesso accade nella confessione dei peccati (Lam 1,18.20;
3,42; Neem 9,17.26).
In questi testi mrhlm eri diventa un termine fondamentale per designare il peccato; esso caratterizza il comportamento di Israele verso Jahwe in
un modo del tutto particolare, ossia come una
malvagia opposizione di principio contro tutto ci
che si sa di Jahwe. Il termine esprime perci qualcosa di analogo a quello che viene detto con l'immagine dell'indurimento.

51

I testi di Qumran usano soltanto il verbo (4x ,


in CD 9,10 si ha ' mr dire ). Il suo significato
viene ancora conservato, ma nella sua accezione
originaria pi ristretta di ostinazione contro il consiglio del prossimo, la parola di Dio, la conversione.
I LXX traducono mlhlm eri con diversi e numerosi termini greci, ma soprattutto con 7tCXpCXmxpcx(n~v :<amareggiare, esasperare (sempre in
Sal e - ad eccezione di Ez 5,6; 12,2; 20 ,13.21 - in
Ez, e anche in Deut 31,27; IRe 13,21.26; Lam
1,18.20~ cfr. mxp6 in 2Re 14,26), che per influsso
di mrh ha ampliato il suo significato originario (=
ebro m,,); cfr. W .Michaelis, art. mxp6, ThW
VI,122-127 (= GLNT X,185-202).
R.Knierim

ntzj~ msl; UNGERE - '7~ md?/CEk.

Nell'aram. bibl. msl viene sostituito dalla radice siI (anche in ace., ug.: per le molteplici derivazioni in ebr. ; arabo
ed el. vd . Wagner nr. 306-309): qal regnare ha. in.
sediare come signore, si/f on funzionario ' sO/fcm
signoria , salii! potente ( KBL 1131 ); in' ebr. si
trova si! qal/ hi ., si/fon e salii! avente potere , salireI reI
pote nte ( KBL 977).
.

21 Il verbo ricorre 77x al qal (escluso Is 28 ,14)


3x all' hi.; nei 43 passi in cui viene adoperato
parI. att. masc . qal (di cui 33x al sing.), non si riesce a delimitare chiaramente i casi in cui si ha un
uso sostantivato (secondo Lis . 24x). Quanto ai sostantivi , si trovano m6scel 2x (tardivo: Zac 9,10;
Dan 11 ,4), mimsiil3x (tardivo: Dan 11 ,3.5; ICron
26 ,6), mcemsiilii 17x.

il

31

a) A seconda del contesto il significato di


msl va sfumato come segue:
(I) dominare in generale , non in senso politico, il pi delle volte costruito con be su : (a)
l'uomo sulla creazione: Sal 8,7 hi . lo hai costituito signore sopra l'opera delle tue mani ; (b)
l' uomo sui suoi simili (p .e. l' uomo sulla donna,
un fratello sui suoi fratelli , il padrone sugli
schiavi , una nazione su un' altra): Gen 3,6; 37,8
(par. - mlk); Es 21 ,8; Deut 15,6; Gioe 2,17; Ab
1,14 (negativo, cfr. per IQpAb); Sal 106,41 ; Prov
12,24; 17 ,2; 19 ,10; 22,7; Lam 5,8; (c) nel senso di
dominio su di s: Gen 4 ,7 txt?; Sal 19,14; Prov
16,32 (part. , d'ora in poi indicato con *); (d) nel
senso di amministrare : Gen 24 ,2*; Sal 105,21 *;
(2) dominare in senso politico: Gen 45 ,8*.26*;
Gios 12 ,2*.5* (sogg. -mre/cek); Giud 8,22-23; 9,2;
14,4*; 15,11*; 2Sam 23 ,3*; IRe 5,1*; Is 3,4.12;
14,5*; 16,1 *; 19,4 (sogg. mre/cek); 49,7* txt? (par.
mre/cek); Ger 22,30* (par. uno che assiso sul
trono di Davide ); 30,21 *; 51 ,46*; Ez 19,11 *; Zac
6,13 (accanto a sedere sul trono ); Giob 25 ,2;
Prov 23 ,1*; 29 ,2.12*. 26* ; Eccle 9,17*; 10,4*; Dan
Il ,3-5 (par. mre/cek). 39.43; Neem 9,37*; 2Cron
7,18* (par. trono del tuo regno ); 9,26*; 23 ,20*;
(3) dominare , con Jahwe come soggetto o in riferimento a lui: Is 40 ,10; 63 ,19; Sal 22 ,29 (par.
m elukii regno ); 59,14*; 66 ,7*; 89,10*; 103 ,19
(sogg. la sua maest regale ); ICron 29 ,12*;
2Cron 20 ,6
su tutti i regni delle nazioni );
(4) detto del Signore escatologico: Mi 5,1*.

"tzj~ ms/ DOMINARE


11 La radice msl Il dominare, governare (lat.
dominari) (da distinguersi da msl I < *mtl essere uguale , -dmh 3a) attestata per oia solo
nell' ambiente semNO. (fen. , pun., aram . antico:
DISO 1)1; non in ug.) e anche ivi con frequenza
relativamente scarsa. Nell' AT essa si trova usata
principalmente al qal , meno frequentemente
all'hi.; il part. mosel tende a divenire sostantivo
sigl1ore, capo ). Da msl si forindipendente
mano i sostantivi moscel ambito in cui si esercita
il dominio , mimsiil signoria, il governare e
mcemsiilii regno , governo .

801

"tIi~ msl DOMINARE

b) Negli ultimi tre significati spesso msl coincide


quindi con mlk dominare (in qualit di re ) (e
derivati).
Altri vocaboli sinonimi sono:
(I) rdh premere ( il torchio )>> (Gioe 4,13) e dominare (21 x; Gen 1,26.28 l'uomo sulle bestie; Sal 72 ,8 dominio universale del re; non con Dio come sogg.; hi . Is
41 ,2 txt?);
(2)
qal governare ( Giud 9,22; Is 32 ,1; Prov 8,16;
Est 1,22; ICron IS,22 srr dirigere ; hitp. costituirsi
signore Num 16,13. 13; hi . costituire san) Os 8,4 par.
a mlk hi.), a cui bisogna aggiungere il SOSI. sar funzionario , sovrintendente (421 x, di cui Ger S6x, 2Cron Slx
[in Lis. 1386b da cancellare 2Cron 3S ,2S], ICron 47x,

srr

802

Gen , IRe e 2Re 2Sx ciascuno , Dan 18x, Num, ISam, Is


e Neem 17x ciascuno , 2Sam ed Est ISx, Esd Il x, Es
10x, Giud e Sal 9x , Os 8x, Deut Sx, Giobe e Lam 4x, Ez,
Proved EccJe 3x, Gios , Am e Sof 2x, Mi I x, prevalente
quindi nei libri storici; in Gios S,14s. e Dan 8,2S. 2S;
10,13.20.20.21 ; 12,1 detto di esseri angelici ) e sr
principessa (Giud S,29; I Re 11,3; Is 49 ,23 ; Lam l ,I;
Est 1,18; cfr. il nome di persona Sara)/ Sar ), cfr. l' ace.
sarru re ;
(3) miST dominio (Is 9,Ss.; radice srh);
(4) si!, vd. sp. I; cfr. anche -sP( ~

41 a) Dominare nel suo significato generale


ha in diversi casi rilevanza teologica. Sal 8,7 p.e.
parla di un dominio dell' uomo creato ad immagine di Dio (-~re/cem) sul resto del creato a lui sottomesso (Gen 1,26.28 rdh dominare , al v. 28
insieme con kbs assoggettare , soggiogare ; cfr.
anche Gen 1,18 che parla del dominare [ms/) delle
due grandi sorgenti luminose o luminari sul
giorno e sulla notte , anche questo della fonte P).
Il fatto che in questi testi non sia adoperata la radice mlk di scarsa importanza, dato che la fonte
P evita di usare questa radice (-mlk 2), mentre il
suo uso nel salterio in riferimento agli uomini
avrebbe potuto portare a delle confusioni con
Jahwe che esercita il suo dominio regale. Si spiega
cosi anche il fatto che spesso (f. l'a. soprattutto da
parte della scuola scandinava e della scuola denominata Myth and Ritual ) la figura dell'uomo
primordiale viene presentata, sulla falsariga
dell' uomo primordiale di Ez 28,12b-16 (cfr. v. 2b5), come un re o come uno che porta insegne regali. Una simile interpretazione, per s legittima,
non pu tuttavia essere proposta con sicurezza.
Per quanto riguarda gli altri passi , il dominio di
una persona o di un popolo su altri viene spesso
presentato come una condanna per i peccati di
questi ultimi, e ci non avviene soltanto nell' ambito della dottrina dtr. della retribuzione: Gen
3,16; Deut 15,6; Sal 106,4\.

b) In senso politico msl viene utilizzato talvolta


(p.e. in Giud 8,22s. e 9,2), a quanto pare di proposito, al posto della radice mlk, probabilmente in
conformit con quella tesi del Dtr., secondo la
quale Israele nel periodo anteriore alla monarchia
era retto teocraticamente e non poteva esserci un
re designato con il termine mlk (- mre/cek 4b);
forse secondo il Dtr. la radice, ormai screditata per
via della valutazione negativa data agli sviluppi
del regno, non doveva essere utilizzata per l'antico
periodo della fondazione. In modo simile si comporta Ezechiele col principe della restaurazione, il quale viene designato non col termine
mre/cek, ma con niisi'.
c) Collegato con Jahwe come soggetto o con il
suo dominio, msl appare in testi che ideologicamente appartengono a quella teologia che designa
Jahwe come mdcek (-mre/cek 4a).
d) Particolarmente importante il mosel signore escatologico di Mi 5,lss. (- mre/cek 3c),
803

che Jahwe susciter; in questa designazione viene


evitata ancora una volta la radice mlk, forse per gli
stessi motivi esposti sopra (vd . 4b).

51 La radice e la maggior parte dei suoi derivati


sono ben attestati anche negli scritti di Qumran.
Fra le possibili traduzioni" lki LX X IJ.PI/WI
(~pzwv) e )WP~~U~tv sono fra le pi importanti
(cfr. G .Delling, art. tpx,w, ThW 1,476-488 =
GLNT 1,1271-1302; W .Foerster, art . xupttUW,
ThW IlI,1097s. = GLNT V,1494-1498). Il testo
di Mi 5,lss. (vd. sp. 4b), essendo citato in Mt
2,6 (cfr. Gv 7,42), crea anche per mSl un collegamento col NT (cfr. F.BUchsel, art. -~yOfl.cx~, ThW
n ,909-911 = GLNT IV,9-16).
J.A.Soggin

'Drt
11

mata) QUANDO?
L' avverbio temporale interrogativo miitai

quando? uno degli elementi fondamentali


del semitico comune (Bergstr. Einf. 192; Moscati,
Introduction 121).
Escludendo l'ebr. e l'ace. ( AHw 632b; GAG l13k.
119a), mancano finora attestazioni nei testi pi antichi
(ug.; fen . pun .; aram. ' mI quando ricorre per la prima
volta sul coccio RES 1793 del sec. S', cfr. A.DupontSommer, RE] 7, 1946/47, 39-SI ; BMAP 96; P.Grelot,
VT 4, 19S4, 378 n. I; DISO 18).

L'avverbio locale 'ima (opp. 'iin Giob 8,2) unito


a ' ad fino a pu essere usato in senso temporale (-' ajje 2); cfr. anche' ad-ma (Num 24,22 txt?;
Sal 74,9; 79,5; 89,47), 'ad-mCi! (Sal 4,3) e kammii
(Sal 35,17; Giob 7,19) con il sign. di fino a
quando, quanto tempo .
21 matai ricorre nell' AT 43x , con maggiore frequenza nei salmi (l3x), come pure ' ad-'iin(a)(5x
tra tutte le 14 attestazioni).

31 Ancor meno di quanto si verifica per - ' ajje


dove? , le domande formate con matai non
sono vere e proprie interrogazioni fatte con lo
scopo di informarsi su qualcosa, a cui deve seguire
una risposta concreta (solo Es 8,5; Dan 8,13; 12,6;
Neem 2,6.6; cfr. anche Is 6,11; in Ger 23,26 e Sal
101 ,2 si deve mutare il testo). miitai quando? ,
'ad-motai fino a quando, quanto tempo? e ' ad, iin(a) per quanto tempo? formano (i primi
due nella maggior parte dei casi , il terzo regolarmente) delle domande retoriche con cui si
esprime con diverse sfumature un rimprovero
sdegnato e impaziente. Con tale domanda si inizia
spesso il discorso (cfr. Es 10,3.7; Num 14,27 fino
a quando sopporter questa comunit perversa? ;
ISam 1,14 fino a quando continuerai a fare
l'ubriaca? ; 16,1 fino a quando ti affliggerai per
Saul? ; 25am 2,26 dopo due altre domande retoriche; IRe 18 ,21 fino a quando zoppicherete da

'lJt;

mOla) QUANDO?

804

entrambi i piedi ? ; Ger 47 ,5; Zac 1,12; Sal 41 ,6;


82,2; Prov 1,22; in Am 8,5; Giob 7,4; Prov 23,35
si ha invece un soliloquio; con ' ad-'an(a): Es
16,28; Num 14,1 1.11; Gios 18 ,3; Ger 47,6; Ab 1,2;
Sal 13,2.2.3.3; 62 ,4; Giob 8,2; 18 ,2; 19,2). Pi raramente ma/a} si trova alla fine del discorso, come
un riepilogo (Gen 30,30; Ger 13 ,27), mentre nella
lamentazione e nell' ammonizione la posizione
pi libera( Ger4 ,14.21 ; 12,4; 31,22; Os 8,5; Ab 2,6;
Sal 6,4; 42 ,3; 74,10; 80,5; 90,13; 94,3 .3.8;
11 9,82.84; Prov 6,9.9). Vanno infine notate le aposiopesi (Ger 23,26 txt?; Ab 2,6; Sal 6,4; 90,13) e le
domande moltiplicate ( Num 14,11; Ger 47,5s.; Sal
13 ,2s.; 74,9s.; 94,3; Prov 6,9).
4/ Quanto si detto vale anche per la domanda
topica, che viene rivolta a Dio con un tono di rim'
provero e un senso di angoscia quando ... , fino a
quando ...? , la quale si incontra nella lamentazione del popolo (' ad-mata): Sal 74,10; 80,5 fino
a quando fremerai di sdegno contro le preghiere
del tuo popolo? ; 90,13; 94,3.3; cfr. ' ad-ma Sal
79,5) e nel lamento del singolo (' ad-ma/a): Sal 6,4;
119,82.84; cfr. Ger 12,4; Zac 1,12; forse anche Is
6,11 , cfr. Wildberger, BK X,257; 'ad- '~a: Ab 1,2;
Sal 13,2.2.3.3; cfr. 'ad-ma Sal 89,47; kamma Sal
35 ,17; Giob 7,19). Questo elemento stato posto
in evidenza gi da lungo tempo negli studi sulle
forme dei salmi (cfr. p.e. Gunkel-Begrich 127.230;
E.Baumann , ZAW 61 , 1945-48', 126-131 ; C.We-

stermann, Struktur und Geschichte der Klage im


AT, ZAW 66 , 1954, 44-80, spec. 53s.58s. , = Forschung am AT , 1964, 276s.282); esso da un lato
corrisponde a quello della domanda rivolta a Dio
con lamma / lama perch? (cfr. A.Jepsen Warum ? Eine lexikalische und theologische Studie,
FS Rost 1967, 106-113: si citano qui i passi e si distingue la domanda in tono di rimprovero con lall1ma dall a doma nda meravigliata o fatta a scopo
informativo con maddil a', -id' 113f), e dall'altro
va posto in relazione con lo stile del lamento e
delle suppliche babilonesi (cfr. p.e. l' analogia che
si riscontra in una lamentazione ad lStar riportata
in E.Ebel ing, Die akkadische Gebetsserie Handerhebung , 1953 , 132-13 5, r. 56.59.93s. [= AOT
259s.; ANET 384s.; la traduzione che diamo qui si
basa sU SAHG 331.333): Fino a quando, mia signora, i miei avversari mi guarderanno biecamente .. . Fino a quando , mia signora, [perfino]
l'idiota [elIo storpio mi passeranno davanti [senza
avvedersene]? .. Fino a quand<;> sarai adirata, mia
signora, e il tuo sguardo sar volto altrove? Fino
a quando , mia signora, sarai in collera e il tuo
animo rester adi rato? l).

INDICE EBRAICO
L'as terisco indica rimando ad n/fre voci.

ebraico

italiano

autore

Iradul/ore

'ab

padre
anda re in rovin a
volere
povero
forte
essere in pen a
pietra
signore
potente
uomo
suolo
amare
ah!
tenda
desiderare
stolto
forse
iniquit
luce
segno
orecchio
fratello
uno
sorella
afferrare
dopo
nemico
sventura
dove?
non esserci
uomo
ma ngiare
Di o

E. Jenni
E. Jenni
E. Gerstenberger

G. Cadeddu
M. Sa mpaolo
M. Sa mpaolo

H. H. Schmid
F. Stolz

M. Sampaolo
M. Sa mpaolo

E. Jen ni
E. Jenni
C. Westerm ann
H . H. Schmid
E. l enni
E. lenni

M.
M.
G.
M.
M.
G.

E. Gerstenberger
M. Sreb0
E. Jenni
R. Knierim
M. Sreb0
F. Stolz
G. Liedke
E. Jenni
G. Sauer

G . Massi
G . Massi
G. Massi
G. L. Prato
G. Cadedd u
G. Massi
G. Massi
G. Cadeddu
G. Massi

H . H . Schm id
E. l enni
E. Jenni
M. Sreb0
E. Jenni
S. Schwertn er
J. Kiihlewein
G . Gerleman
W . H . Schmidt

B. C hiesa
G. Massi
G. Cadeddu
G. L. Prato
B. Chiesa
B. Chiesa
M. Sampaolo
G . Testa
G . Cadeddu

'bd
'b h
'/1!bjon
'abbir

5/ L'ambientazione vtr! . della domanda retorica EW rron fino a quando? l), rivolta con
tono di indignazione o di lamento, ancora
v iva in IMac 6,22; Mt 17, 17.17 par. ; Gv 10,24;
Apoc 6, lO.
E. Jen ni

'b i
'(b/1!n
'c/don
'addir
'iidam
'adiiJl1ii
'h b
'ahiih
'iih/1!1
'wh pio

'''' wil
'ii/aj
'(1wren

'or
'o/
'iiz/1!n
'(/iJ
'ieiJad
'aiJ o /
' iJ z
' ~r

'ojeb

'ed
'aiie
'tijin

',s
' k/
'et
805

'O't mii/a) QUANDO?

806

Sampaolo
Sa mpaolo
Cadeddu
Sampaolo
Sa mpaolo
Mass i

INDICE EBRAICO

col.

15
18
22
22
24
27
27
34
36
49
53
64
65
65
67
69
70
74
79
83
85
90
93
93
96
103
106
108
III

113
121
124
[405]

col.

italian o

autore

traduttore

ebraico

autore

col.

italiano

tradu nare

ebraico

'iilii

G. Gerleman

131
134
146
148

326
329

Dio
nullit
vedova
mad re
se rva
stabile, sicuro
esse re forte
dire
uomo

G . Massi
G . Cadeddu
B. C hi esa
G. Massi
G. Cadedd u

basiir

''''Iahim

C . A. Keller
W. H . Schmidt
S. Schwertner
J . Kiihlewein
J. Kiihlewein

carne
fi glia

G. Cadeddu

maledi zione

essere alto
redi mere

H.-P. Sttihli
J . J . Sta mm

N . Negretti

g' h

329
332

151

gbh

grande

E. Jenni

G . Massi

342
345
348

G. Cadeddu
B. Vercesi
G. Cadedd u

183

gbr
glldal
, go j

H .- P. Stti hli
J. K iih lewein

H . Wildberger

155
155

essere alto
esse re su periore

G. Testa
N. Negretti
B. Vercesi

185

gur

R. Martin -Acha rd

N. Negretti
N . Negretti

354
355
358

'/Z!il
'almiinii
'em

* 'iil"a
' 111n

' 111 .~
'111r

* 'anos
'ani

io
raccogliere
ira
polvere
via

, 'sp

'al
, 'eltl'r
, 'ara/J
'ar;

leone
terra , paese

'lrtl'~

'rr

maledire

'd pio

fid anzarsi
fuoco

'e.~

'isso

donna

'us{iJn

obbligazione
proclamare beato
con
venire

'sr pio

* 'et
, ' /h

hr:cI
, hacl

comportarsi infedelmente
essere solo
venire
essere smascherato

hO'
hOs
hfJn

esaminare
eleggere
confidare

hfJr

h!/J
hin
h<iji/
hkh
hen
hnh
hl/'al
hqs pio
hr'
, br/J

ca pire
casa
pi a ngere
figlio
costruire
pad rone
cercare
creare
fuggire
impegno

h'ril
hrk pio

benedire

'bir pio

annunziare un messaggio

A. S. van der Woud e


H . H. Schmid
K. Giinther
G . Sauer

F. Stolz
H. H . Schmid
C. A. Kell er
J. Kiihlewein
F. Stolz
J . Kiihlewein
R. Knierim

B. C hiesa
G. Cadeddu

189
189
193
193
196
196
197
199

G. Massi

207

G. M assi
G. Massi

M. Sampaolo
G. Massi

M . A. Klopfenstein

M. Sampaolo

E . Jenni
F. Stolz

G. Massi
G. Massi

210
212
216
220
225
228
228
228
23 1
23 1
236

E. Jenni

G. Mass i

238

H. Wildberger
E. Gerstenberger

G. Testa
G. Massi

241
261

N. Negretti
M. Sampaolo
N . Negretti
G. Cadeddu
N . Negretti
B. Vercesi

266
268

M.

S,eb~

H . H. Schmid
E. Jenni
F. Stolz
J . Kiihlewein
A. R. Hul st
J . Kiihlewein
G. Gerleman
W. H . Schmidt
E. Kutsch
C. A. Keller (I-III)
G . Wehmeier (IV-V)

M. Sampaolo
M. Sampaolo
G. Massi

273

G. Massi
G. Massi

275
282
284
289
292

G. Massi

295
295

G. Cadeddu

, baI

g'l

r:ariil
r:il
glh
gml

sorte
esultare

gl r

rimprovera re
forestiero
aderire

* ger
dbq
diibiir
dor
din
' dal

IWm
dlllh
, da'al

scoprire
rendere, tributare

parola
generazione
giudicare
povero
sangue
essere uguale
conoscenza

H. H . Schmid

N. Negrett i
C. Wester mann
C. W esterm ann/ R. Albertz N. Negretti
G. Liedke

N. Negretti

E . Jenni
G. Gerleman
G. Gerleman
G . Liedke

B. Vercesi

371
373
373

G . Cadeddu
G. Massi
G. Massi

375
384
386

G. Gerleman

G. Massi
N . Negretti

E. Jenni

dd
htbtl'1
hiidiir

soffio
splendore

R. Albertz
G. Wehmeier (1-3)
D . Vetter (4-5)

Mj

hjh
, hi!kiil
hlk

hll pio
hmm
hinne
, har

zkr
znh
* z'm
, Z' q

nobilt
guai!
essere
tempio

D. Vetter

andare
lodare
creare confusione

G. Sauer
C . Westerm ann

ecco!
monte
ricord are
fornicare
maledire
gridare
straniero
braccio
nuovo

E. Jenni
S. Amsler

M. Sampaolo

388
388
391
395
395

N . Negretti
N . Negretti

399
405

N. Negretti

407

N. Negretti
N . Negretti
N. Negretti

410
411
414

F. Stolz
D . Vetter

G. Testa
M. Sampaolo
M. Sampaolo
M. Sampaolo

W. Schottroff
J . Kiihlewein

G. L. Prato
M. Sampaolo

R. M a rtin-Achard
A . S. van der Woude
C. W estermann

M. Sampaolo
M. Sa mpaolo

INDICE EBRAICO

421
421
427
435
437
439
440
449
. 451
451

G. Massi
INDICE EBRAICO

[406]

363
370

G. Sauer

G. Sauer
G . Gerleman (1-4a.5)
E. R u prech t (4b-e)

Md

360

N . Negretti

via
cercare

dtrtl'k

ziir

306
326

popolo
dimorare come for esti ero

451
453
455
[407]

;Ialiano

ebraico
hi ~ t.

mi/ore

Iradul/ore

col.

459
462
466
469
475
483
483
491
494
499
501
503
505
505
509
518
520
539
541
543
549
551
554
556
561
565
576
578
584
591
607
612
629
631
631
633
637
637
638
642
646
647
651
652
653

prostrarsi

H .- P. Stiihli

M . Sampaolo

!l zh

guardare

D. Vetter

M. Sampaolo

(IZq

essere saldo

M . Sa mpaolo

hl'

mancare

A. S. van der Woude


R. Knierim

hjh

vivere

G. Gerleman

M. Sampaolo

hajil
hkm

forza
essere saggio

M . Sreb0

M. Sampaolo

(llh

essere amma lato

F. Stolz

M. Sampaolo

(III pio

profanare

F. Maass

M. Sampaolo

~/q

dividere

H . H . Schmid

G . L. Pra to

!I/lld

desiderare

E. Gerstenberger

M. Sampaolo

~ elllo

eccitazione

G. Sauer

M. Sampaolo

II/nl

ave r compassione

hl/IIIOS

violenza

H . J. Stoebe

M. Sampaolo

~nn

essere misericord ioso

H. J . Stoebe

M . Sampaolo

/Jnp

essere pervertito

R. Knierim

M . Sam paolo

/J lsfl'd

bont

H. J. Stoebe

G. Cadeddu

/Jsh

rifugi a rsi

E. Gerstenberger

M. Sampaolo

/JN

compiacersi

G. Gerleman

M. Sampaolo

/Jqq

incidere, stabilire

G. Liedke

M . Sampaolo

hrh

accendersi

G. Sauer

M. Sampaolo

/Jtrfl'm

scomunica

C. Brekelmans

G. Massi

/Jd

tacere

M. Delcor

G. Cadeddu

~sb

pensare

W. Schottroff

G. Cadeddu

(nvh

!hr
rob
!m'
jod
jdh hi.
jd'
Jhwh

essere puro
buono

F. Maass
H. J. Stoebe

M. Sa mpaolo

M. Sampaolo
G . Cadeddu

essere impuro

F. Maass

M. Sampaolo

mano

A. S. van der Woude

M. Sampaolo

esaltare

C. Westermann

G. Cadeddu

conoscere

W. Schottroff

G. Cadeddu

Jahwe

E. Jenni

G. Cadeddu

jom

giorno

E. Jenni

G. Cadeddu

W pi ./hi.

aspettare

C. Westermann

B. Chiesa

jrb

essere buono

jk/J hi.

stabilire ci che giusto

jld

generare

jom
jsd
jsr

mare
fondare

ld
j'l hi.

B. Chiesa
B. Chiesa

punire

M . Sreb0

B. Chiesa

determinare

G. Sauer

B. Chiesa

. giovare
consigliare

jofii

bello

jp' hi .

ri splendere

[408]

J. Kiihlewein

B. Chiesa

W. H . Schmidt

j'~

G. Liedke

uscire

INDICE EBRAICO

B. Chiesa

M. Sreb0
H.-P. Stiihli

B. Chiesa

E. Jenni

G . L. Prato

E. Jenni

G. Cadeddu

italiano

autore

/raduttore

col.

hr

modell a re

W . H . Schmidt

G. Cadedd u

jqr

essere pesa nte, prezioso

jr'

te mere

H .-P . Stiihli

G . Caded du

jrd
* jrh hi.

scende re

jr.:

eredit a re

H . H . Schmid

G. Cadeddu
G. Cadedd u

* jIb

Israele
sedere, risiedere, ab itare

G. Gerleman

iS' hi.

a iuta re

F. Stolz

G. Cadeddu

jsr

essere retto, gi usto

G. Liedke

G . Cadeddu

* ke

come

kbd
kun ni.

esse re pesa nte

C. Westerm a nn

G. Cadeddu

sta re saldo

E. Gerstenberger

G. Cadeddu

kzb

me ntire

M. A. Kl opfe nstein

F. Bontempi

ki'i"/J
khS pi o

forza

A . S. va n der Woud e

F. Bontempi

nega re

M. A. Klopfenstein

ka/

totalit
essere a ll a fine

G . Sauer

kanaf

a la

A. S. van der W oude

F.
F.
F.
F.

658
66 1
66 1
673
673
673
676
679
679
683
686
686
701
706
711
712
715
717
719

k'sil
k's
kpr pio

stolto

M . Sreb0

adirarsi
espiare

F. Stolz
F. M aass

krl

taglia re

leh

Ji.'ro'el

klh

istruire

G . Gerleman

Bontempi
Bontempi
Bo ntempi
Bo ntempi

F. Bo ntempi
F. Bontempi

721
724

G. Cadeddu

727

E. Kutsch

F. Bontempi

cuore

F. Stolz

G . Cadeddu

1M

vestirsi

E. Jenni

F . Bontempi

/Un

opporsi

R. Knierim

F . Bontempi

' I/Jm ni .

combattere

Imd

imparare

E. Jenni

G. Massi

Iq/J

prendere

H. H. Schmid

G. Mass i

m's

rifiutare

H. Wildberger

F. Bontempi

mul

morire

G. Gerleman

G. Massi

majim
mI'
mal'ak

acqua
essere pieno, riempire

M . Delcor

G. Testa

messaggero

R. Ficker

G. Massi

'mi! pio

salvare

739
743
748
750
752
752
755
758
769
773
773
776
782

mtlfl'k

re

J. A. Soggin

G. Cadeddu

782

essere infedele

R. Knierim

M . Sampaolo

792

trovare

G. Gerleman

F. Bontempi

794
796
797
799
801
80 1
804

m'I

ml

, mare' (aram.) signore

mrd
mrh
, msh

ribellarsi

R. Knierim

G. L. Pra to

essere ostina to

R. Knierim

G. L. Prato

msl

dominare

J. A. Soggin

M. Sampaolo

mOlaj

quando?

E. Jenni

F. Bontempi

ungere

INDICE EBRAICO

[409]

INDICE ITALIANO
L'asterisco indica rimando ad altre voci.

abitare
accendersi

* acq ua
aderire
adira rsi .
afferrare
ah! .
aiutare
ala
alto (essere a.)
amare
ammalato (essere a.)
andare
as pettare
beato (proclamare b.)

* bello
benedire
bont
buono
* buono (essere b.)
braccio
capire
carne

casa
cercare
* combattere
* come
* compassione (avere c.)
compi acersi.
* con
confidare
confusione (creare c.)
* conoscenza

679
549
773
373
724
93
64
679
719
329. 342
53
491
421
629

591
647
282
292
743

conoscere
consigliare
costruire
creare
cuore

65. 501
642
124.134
185
499
108
801
216
96

desiderare
determina re.
Dio .
dire.
dividere.
dove?
domina re
donna
dopo

225
651
306
520
565
631
673
266
326
268
289. 399
752
681i
505
541
228
261
435
395

503
437
241
673
584
238
727
111
414
360

eccitazione
ecco!
eleggere
ereditare
esaltare.
esaminare
espiare
esserci (non e.) .
essere
esultare
fidanzarsi

* figlia
figlio
fine (esse re all a f.)
fondare
* forestiero
fores tiero (dimorare come f.)
fornicare

TNDLCE ITALIANO

210
329
275
717
637
373
355
449
[411J

forse

69

misericordioso (essere m.)

509

stolto

22

modellare

rifiutare.

758

forte

658

straniero

* monte

rifugiarsi

539

439

371

suolo

morire

rimproverare

769

* risiedere

679

superiore (essere s.) .

345

negare

risplendere
rovina (anda re in r.)

652

sventura

106

712

tacere

554

saggio (essere s.)

483

tag liare

739
661
421

forte (essere f.) .

183

forza

*483 . 711

fra tello

85
295

fuggire
fuoco

2 12

nemico

103

nobilt

410

15

67. 721
451
49

ge nerare

633

nu lli t

146

466

generazione.

saldo (essere s.)

temere

384

nuovo

455

701

* tempio

giorno

612

saldo (sta re s.)

* tenda

giovare .

646

* salvare

782
388

terra

199

giudicare

sangue

386

* scendere

673

totalit

7 15

giusto (essere g.)

683

551

tributare

370

giusto (stabilire ci che g.)


grande

631

scoprire

363

trovare .

794

679

* gridare

* sedere.

451

348

guai!

4 11

gua rda re

462

imparare

752

obbligazione
opporsi .

750

orecchio

83

ostinato (esser e o.)

pad rone
paese

199

parola

375

sic uro

24

signore

pena (essere in p.)


pensare.

impuro (essere i.)


incidere

576

pervertito (essere p.)

543

pesan te (essere p.)

infedele (essere i.)

792
70

io

189

ira

193

Israele

676

* istruire

673

Ja hwe

607

leone

197

lodare
luce

427
74

madre

151
207. *45 1

maledi re

piangere
pieno (essere p.)

284

INDICE ITALIANO

653

venire

236

273

* sorell a

773

sorte

358

93

148
*228.231

vest irsi
via

748
*196.395

splendo re

407

violenza

505

* polvere

196

stabile

155

vive re

475

* popolo

354

stabi lire.

543

volere

18

potente .

34

* povero

22. 388

* pietra

27

prendere

755

* prezioso (essere p.)

661

profanare

494

prostrarsi

459

punire

638

puro (essere p.) .

561

qua ndo?

804

332

[412]

uscire
vedova

193

36.1 13. * 189

405

782

~.)

90

uomo

23 1

re

* messaggio (an n unziare ' un

uno

* solo (essere s.) .

* raccogliere

messaggero

27 . *796

391
80 1

soffio

131

menti re.

155

uguale (essere u.)

518
*661. 686

469

* mare

155

65

* ungere

smasc herato (essere s.)

mancare
mano

79

556

maledizione .
mangiare

scomunica

segno
,.. serva

295

228

799

padre

impegno

infedelmente (comportarsi i.)


iniquit.

220

12 1

redimer e

578

rendere.

370

637

retlo (essere r.)

683

706

r ibellarsi

797

776

ricordare

440

326

riempire

773
I N DICE ITALIANO

[413]

AGGIORNAM ENTO BIBLIOG RAFICO ITALIANO


Colonn a

18, riga 45, dopo : ThW VI,


20,
ThW VI,
58,
ThW VI,
22,
31,
140,
2 14,
2 15,
328,
329,
329,
34 1,
357,
358,
462,
673,
77 6,

11 ,
35,
59,
34,
5,
17,
17,
30,
14,
5,
8,
4,

ThW
ThW
ThW
ThW

VI,
VI ,
VI,
VII,

889,

INDICE

aggiungere:

885-9 15,
894 SS.,
809,
934,
927-953,
107 S.,
113,

ThW VII, 113-151 ,


VI, 1000,
ThW VI, 727-745,
VI, 727-745,
ThW VI, 759-767,
ThW VII, 168-195,
ThW VI, 283-309,

GLNT
G LNT
GLN T
GLNT
G LNT
G LNT
GLNT
G LNT
G LNT
G LNT
GLNT
GLNT
GLNT
GLNT
GLNT

XI, 719 s.
XI , 710-788.
XI , 73 4 ss.
XI, 515s.
Xl, 84 1.
Xl, 82 1-888.
XI , 1288 s.
Xl, 1294- 1304.
Xl, 1304-1398.
Xl, 1005 s.
XI, 297-344.
XI , 297-344.
Xl, 379-402.
XI , 1441 - 1518.
X, 633-7 12.

Premessa.
Introduzione .
A. Obiettivi del presente diziona rio

B. L ' impostazio ne del di zionario


C . L' impostazione delle sin gole voci
D . La trascr izione dell 'ebraico .

E. Concordanza dei testi biblici con numerazione diversa

F. Osservazioni sul primo vo lume


No ta dell'editore ita liano
Abbreviazioni
Di zionario

Per motivi tecnici di fotocomposi zio ne, qualche cognome di autore straniero stato suddiviso non conr,ormemente all 'ortografia ori ginale. Ci tutt av ia non pregiudica in alc un modo la comprensibi lit del rIferimento.
G LI EDITORI

v
VII
VII
VIII
X

XII I

xv
XVII

XV II

XVIII

col. 1-806

Indice ebra ico

[405 ]

Indice ita lia no

[411]

Aggiornamento bibliografico ita liano .

[414]

STAMPATO COI TIPI DELLA CASA EDITRICE MARI ETTI TORINO .

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