Teologico
delf Antico
Testamento
E. Jenni C. Westermann
Dizionario
,Teo~ogico
deII AntICO
Testamento
edizione italiana a cura di
Marietti
PREMESSA
traduzione di
F. BONTEMPI
G . CADEDDU
B. CHIESA
G. MASSI
N . NEGRETTI
G. L. PRATO
M . SAMPAOLO
G . TESTA
B. VERCESI
Il presente dizionario , che esce per ora nella sua prima parte, si propone di offrire uno strumento
attendibile per lo studio scientifico dell' Antico Testamento, ed anche per l'insegnamento della
dottrina della Chiesa e per la predicazione. L'intento dei collaboratori stato quello di elaborare
con metodo e il pi ampiamente possibile il senso e l'uso dei singoli vocaboli.
Nella ricerca veterotestamentaria degli ultimi decenni si raggiunta una certa uniformit di
vedute sul fatto che per determinare il significato di un vocabolo Ce specialmente il suo significato teologico) si deve evitare ogni restrizione di metodo , ed un risultato sicuro si pu ottenere
solo soppesando convenientemente tutti i possibili e molteplici tentativi di soluzione. Una restrizione consistita per esempio nel voler spiegare una parola solo dal punto di vista grammaticale e filologico; oppure si voluto d"terminare in ogRi caso tutta quanta la consistenza
di una parola partendo da un presunto significato primario, come pure si tentato di costruire
una storia lineare di un termine, la quale non lascia pi spazio a diversi altri usi, che possono
coesistere l'uno accanto all'altro. Una restrizione anche infine il distinguere meccanicamente
un uso profano ed un uso religioso , considerando per ci stesso il primo come pi autentico.
Contrariamente a tutti questi tentativi di spiegazione a direzione unica, si cercato nel presente
dizionario di non attribuire un valore assoluto a nessuno dei metodi seguiti nella ricerca lessicale, ma di impostare i problemi nella maniera pi ampia possibile e di lasciarli
aperti , conformemente alla situazione attuale degli studi veterotestamentari e della linguistica
generale.
A differenza dei precedenti dizionari dell ' Antico Testamento, si tenuto conto dei risultati delle numerose ricerche nel campo della storia delle forme e della tradizione , le quali in molti casi
inducono a correggere notevolmente, nell'uso di un vocabolo, sia le classificazioni del materiale
sia la stratificazione cronologica. Da un lato, collocando stabilmente e chiaramente determinati
usi di un verbo o di un sostantivo p.e. nell 'ambito di una determinata forma giuridica, di un
discorso profetico, di un genere di salmi o nell'ambito di una determinata tradizione narrativa,
si pu ora individuare con sicurezza il contesto in base al quale va condotta l'esegesi del verbo
o del sostantivo in questione. D'altro lato non si pu pi distinguere troppo genericamente tra
un uso primitivo ed un uso tardivo di un determinato vocabolo e, dato che una parola
pu essere usata in maniere molto diverse tra loro, bisogna tener presenti sia gli usi che coesistono l'uno accanto all'altro, sia quelli che si susseguono.
Si tenuto conto in particolare di un contributo essenziale della linguistica pi recente, e cio
che la base della comunicazione linguistica non la parola, ma la frase. Ci corrisponde ai risultati della storia delle forme e della tradizione. Contrariamente al modo di procedere della
critica letteraria, secondo la quale l'uso di un vocabolo isolato pu essere determinante per la
catalogazione cronologiCjl, nella ricerca pi recente emerso in maniera sempre pi evidente
PREMESSA
che solo la frase o un complesso di frasi possono determinare una trad izione. Nell'elaborare
la portata di un vocabolo ci ha un significato essenziale: nel classi ficare le ricorrenze di un vocabolo
..
. bisogna partire dalle frasi in cui esso si trova e dalla loro funzione in un contesto ~u
ampio.
La compilazione di un dizionario richiede oggi che si presti attenzio ne anche alla cosiddetta
ricerca dei campi semantici; qui possiamo solo indicare quanto essa sia utile per determinare
il significato di parole che sono molto affi ni tra loro per contenu to o sembrano essere sinonime
e anche per la trad uzione in un'altra lingua, il cui campo semantico spesso diversament~
strutturato.
Infine bisogna acce nnare al fa tto che il numero accresciuto dei testi in lingue semitiche, i progressI degli studi sulla gram matica e sulla sintassi ebraica, il differenziarsi e il perfezionarsi dei
me.todi filologici e le numerose ricerche recenti nel campo della linguistica generale non hanno
facllitat? per nulla l'elaborazione di un dizionario dell'Antico Testamento, pur avendo reso
pOSSibIli molti progressi. Bisogna riconoscere che in di versi casi molti as petti restano ancora
oscuri qu~ndosi : uol determinare l' uso sia generale sia teologico di un vocabolo ebraico. Il presente dlzlonano e stato com pilato nella piena consapevolezza delle difficolt che ancora si incontrano q~ando si vuole elaborare accuratamente la funzione che la parola ebraica possiede
nel suo partIcolare contesto. Su questo punto l'elaborazione del dizionario confina con l'esegesi ,
alla quale vuole rendere un servizio.
E.Jenni/C. Westermann
Basilea e Heidelberg, aprile 1971.
INTRODUZIONE
una gran parte del lessico veterotestamentario, il DT AT, gi per il solo fatto che opera una scelta di voci, non pu sostituire ma solo completare i dizionari tradizionali. Persino nella trattazione delle radici e dei vocaboli , i numerosi dati lessicali , grammaticali, critico-testuali e bibliografici, anche nello stesso HAL, almeno per la parte finora uscita, non sono per nulla esaurienti.
(b) Pur conservando la massima apertura verso gli sviluppi pi recenti della scienza linguistica
(cfr. p.e. l'ampia esposizione della Encyclopdie de la Pliade, Le langage, ed. da A.Martinet,
1968, o l'introduzione pi specifica di O.Reichmann, Deutsche Wortforschung, 1969) e
dell'esegesi (cfr. p.e. K.Koch , Was ist Formgeschichte? '1967), un'opera collettiva come la
VI
PREMESSA
INTRODUZIONE
VII
presente non pu proporsi di seguire esclusivamente una determin ata teo ria e un determin ato
metodo, aprendo cos prospetti ve di ricerca del tutto nuove. La maggior parte degli studiosi
dell' AT non sono specialisti in linguistica e d'altra parte non esiste fin ora un metodo linguistico
ed esegetico unitario sul qu ale poter fa r convergere tutti i coll aboratori di d iversa provenienza.
Lo specialista potr a sua volta tradurre tacitamente nell a sua terminologia ri gorosa quello che
trova espresso talvolta in maniera non tecnica significato prima rio , ca m po semantico
ecc.). Ad alcuni sembrer che la storia delle forme o un qualsias i altro punto di vista siano trat tati con eccessiva ampiezza, mentre ad altri sembrer che vi si sia prestata troppo poca attenzione. Anche qui l'editore non ha potuto n volu to ridurre tutto allo stesso denominatore.
(c) Bench l'interesse principale sia ri volto all' uso teologico, il DT AT non vuole essere
un'esposizione della teologia veterotestamentaria suddi visa second o determinate voc i lessicali.
Anche prescindendo dal fatto che i coll aboratori del dizionario non provengono da una particolare scuola o da un particolare indi rizzo teologico e l'edi tore da parte sua non intervenu to
per nulla in merito a questioni teologiche, non si pu costru ire una teologia su una ricerca lessicale (cfr. J.Barr, The Semantics of Biblical Language, 196 1; trad. italiana: Semantica dellinguaggio biblico, 1968). Il DT AT parte dalle parole e dal loro uso, cosa che pu anche co ndurre
a concetti teologici abbastanza ben configurati, ma non da concezioni e idee teologiche come
tali onnipotenza , peccato , monoteismo ecc.), che possono ridursi ad un sistema.
Bench quando si tratta di realt astratte la differenza fra il significato di una parola e la cosa
significata venga a cadere (cfr. su questo punto anche le considerazioni di H.H.Schmid , Gerechtigkeit als Weltordnung, 1968, 4ss. sulla lingua ebraica e il modo di intendere la realt, proprio deg li israeliti ), e la semas iologia possa essere integ rata giustame nte con la problematica
onomas iologica, il DT AT resta nelle sue intenzioni un dizionario e non si sostituisce quindi
ad un lessico di concetti teologici che descrive il peccato nell' AT , l'immag ine dell'uomo
nell' A T , la concezione israelitica dell'alleanza ecc., e tanto meno ad un 'esposizione generale della teologia dell' Antico Testamento, per la quale esso resta soltanto un sussidio.
(d) Questo dizionario particolare destinato in prima linea ai teologi e ai pastori che possiedono
un a conoscenza minima dell'ebraico e della scienza biblica veterotestamentari a, ma anche coloro che non conoscono l'ebraico possono utilizzarlo facilmente, poich delle parole e dei tes ti
ebr. si data sempre la relati va traduzione, i caratteri ebr. sono stati trascritti e si sono aggiunti
deglI ~ndlcl. Nello s~esso tempo il DT AT si propone di presentare in sintesi ad un pi vasto
pubblIco quello che .e esposto dagli specialisti in un'ampia serie di pubblicazioni , ed augurabile
che questo lavoro al.utl a comprendere meglio l'A ntico Testamento e il suo messaggio. D'altra
~arte tutto questo nvela anche i limiti del dizionario: esso non in grado di fornire al pastore
I eseges I. del testi e neppure la loro traduzione nella lingua di oggi, m a rimane anche da ques to
punto di vista un semplice strumento dell'esegesi.
INTROD UZIONE
ma per quanto possibile, di tutti i casi in cui si esprime una certa relazione tra Dio e il popolo
opp. tra Dio e l'uomo. Proprio per ques to per ad alcun i sembrer che manchino molte cose,
mentre ad altri l'ambito preso in considerazione potr apparire troppo esteso.
Per documentare la particolarit specifica di un dizionario basato sui concetti, si sono ded icate
delle voci proprie . oltre che alla massa dei sostantivi e dei verbi , anche ad altre categorie grammaticali , come pronomi (-' ani io , - kol tutti ), avverbi (- 'illaj forse , -'ajje
dove? , - miilaj quando? ), preposizioni (' im con ) e anche interiezioni (- 'ahiih
ah! , - hj guai! , - hinne ecco! ).
D'alt ro lato non si sono riservate delle voci proprie ad una serie di altri vocaboli , che fo rse si
sarebbero voluti vedere qui . Questo vale sia per alcuni sostanti vi (har monte , majim acqua) o verbi Usb sedere, abitare , klb scri vere) che ricorrono spesso, sia anche per molte
nozioni , tra cui soprattutto quelle che si riferiscono al culto, per le qu ali si posso no consultare
i di zionari biblici. Il DT A T non stato es pressamente concepito come un'opera che va consultata in fatto di archeologia o di stori a delle religioni , poich all ora l' attenzione (come avv iene
per un lessico delle cose o de lle idee) si sarebbe spostata troppo dalla fun zione significativa delle
parole alla descri zione della realt designata e della sua stori a. C hi dunque ricerca delle informazioni archeologiche o di storia delle religioni sul sa ntuario dell'arca, sul sacrificio o sul sacerdozio, non le trover qui co n la scusa di condurre una ricerca linguistica sui termin i 'aron
cassa , zbf; uccidere, sacrificare oppure kohen sacerdote . Questi e altri vocaboli come
'ezb issopo , 'e/d efod , 'ad 'el ara sacrificale , blimii altura cultuale ecc. sono
stati quasi sempre tralasciati , poich altrimenti l'ambito di un piccolo dizionario teologico sarebbe stato oltrepassato di molto.
Lo stesso vale anche per i no mi propri , i quali , ad eccezione degli epiteti divini Jahwe e Saddaj,
e dei nomi Israele e Sion che sono di venuti titoli religiosi, non hanno una voce propria. Certamente, Abramo e Dav ide con le loro rispetti ve tradizio ni , Gerusalemme ed anche Ca naan
e Babiloni a non sono realt teologiche di scarsa importanza, tuttav ia non si possono pi collocare nel qu adro di un dizionario orientato in senso semasiologico.
Bisogna per osservare che numerosi vocaboli , i quali non posseggono una voce propria, sono
trattati sotto altri termini , s ia come sinonimi o opposti sia come elementi che rientrano nel
campo semantico di un termine trattato. Cos possibile far rientrare har monte , nel suo
significato teologico, sotto -$ijj6n Sion ; mlijim acqu a ejiim mare , nel loro significato
mitologico, sotto - l eh6m abisso ;jsb sedere, abitare sotto -skn abitare ecc. Per alcuni
vocaboli che ricorrono spesso, gi nell'elenco alfabetico dei termini si indica la voce corrispondente sotto cui il vocabolo trattato; in molti altri casi gli indici alla fin e del secondo volume
faciliteranno la ricerca.
Per quanto riguarda l'ordine de i termini trattati , si presenterebbero di per s diverse possibili t.
In primo luogo poteva sembrare attraente partire da un principio ordinatore basato sul co ntenuto e tentare di esporre il lessico nella sua struttura contenutistica. Tuttav ia ragioni teoriche
e soprattutto pratiche ci hanno indotto a res tare su un princi pio ordinatore form ale , basato
sull'alfabeto, ed a stabilire nell'es posizione stessa oppure con accenni secondari le necessarie
relazioni di contenuto. Inoltre, come naturale per le lingue semitiche, i termini derivanti da
una stessa radice sono stati trattati sotto una sola voce: ci non significa che l'autonomia di
significato delle singole parole sia stata sacrificata ad un errato abbaglio della radice (cfr.
J.Barr, I.c., 104ss; trad . italiana 144ss.) e che il significato sia stato subordinato all'etimologia.
Tali deformazioni del resto non si evitano automaticamente qu ando si catalogano in ordine
puramente alfabetico le singo le parole ; d'altra parte la trattazione diffe renziata delle formazioni
I T RO D UZIO E
IX
nomin ali e delle forme verbali che viene effettuata nei dizionari tradizio nali non del tutto
esente da critica; ivi infatti ~redreq e ~ ' daqa compaiono co me le nlmi distinti , m a non ~ idd q
e hi~ drq . Anche qui sono state determin ant i alcune considerazio ni pratiche, relati ve all'esposizione, pi che dei principi puramente teorici, e questo fa si che anche nell ' impostazio ne dell e
singole voci la disposizione resti relati va mente libera ed elas tica (cfr. p.e. - 'bh , dove 'rebjon
trattato come vocabolo a s, e -'mn , dove ai deri va ti pi importanti sono state dedica te qu asi
delle voci a parte nei paragrafi 3 e 4).
Resta infine affidata al calcolo soggettivo l'ampiezza da riserv arsi alle singo le voc i. La di visione
originaria in voci corte, normali , lunghe e lunghiss ime, come ci si poteva attendere, scomparsa da s in una certa misura nell a stesura delle voc i stesse. Certo, alcune cose potevano dirsi
in modo pi conciso ed altre in modo pi di ffu so, tuttav ia le diffe renze nell a stesura no n dovrebbero superare qu anto ci si as petta da un'opera compos ta in colla borazione. In sostanza, grazie alla disciplina dei collaboratori , si evitato anche il pericolo, be n noto ad og ni editore, che
i contributi si sviluppassero in modo tale da di vent are vere e proprie tratt azio ni indipendenti.
l . Radice e derivazioni. La prima parte si occupa di tutto quello che co ncerne la radice. Seguono la numerazione dei deri vat i che sono trattati nella voce, e spesso viene indicato anche
Il genere di denvazlone (la fun zione dell a coniugazione verbale , la classe cui appartie ne la formazione nominale ec.c.), se Ci utile in qualche maniera per stabilire il significato (cfr. D.Michel , Archlv fur Begnffsgeschichte 12, 1968, 32ss.). In questa fun zione della prima parte, ossia
111 questa presentazione Sll1tetlca del contenuto di tutto qu anto il gruppo che viene tratt ato sta
la ragione per CUI , senza dare un 'eccessiva importanza all'etimOlogi a per determin are il si~ni
X
INTROD UZIONE
fi cato attuale dei vocaboli ne ll ' A ntico Testamento, vengo no posti all'ini zio dell 'a rticolo e non
alla fin e, co me vie ne suggerito s pesso dall a modern a less icografi a, i dati che riguarda no la presenza della radice in altre lingue semitiche, le considerazioni sul signifi cato primario comune a tutto il gruppo ed altre eve ntuali osservazioni ri guarda nti l'etimologia. In mol ti casi si accenn a anche ai limiti del metodo etim ologico, persino caro ai teologi, e si mette in guardia contro eventuali specul azio ni. Del resto lo stu dioso dell ' Antico Testamento pu anche essere interessa to a conoscere in sintes i l'este nsio ne di un determinato gruppo in altre lingue sem itiche
ed eventualmente anche se esso ricompare, pur con altre rad ici, in determinati ambiti ecc.
ev idente che, a diffe renza di un dizio nario etim ologico (il qu ale nel nostro campo del resto non
es iste anco ra), no n si pu pretendere di fo rnire su questo punto dei dati completi : in genere
si sono prese in consideraz io ne le lingue semitiche pi anti che dell' A T o ad esso contemporanee, specialmente l'accadico, l'ugaritico, il fe nicio punico e l'aramaico pi antico.
2. Statistica. In una seconda parte, anch'essa relati va mente corta, vengono fo rni ti i dati statistici sulla presenza dei vocaboli nell' AT e nelle sue singole parti, in alcuni casi co n un quadro
prospettico . Anzich fornire un sempli ce catalogo dei vocaboli , si possono gi qui sottolineare
alcune part icolarit sulla loro d istribu zio ne. Nell a scienza lingu is tica recente anche la statistica
dei termini comincia lentam ente a farsi strada; pur essendo vero che, come avv iene per ogni
statistica, c' il pericolo che ne deri vi og ni ge nere di abuso, per sembrato gi usto dare un fondamento sicuro ad una stati stica de i termini dell' AT , poich, contrariamente a qu anto avviene
per il NT ( R.Mo rgenth aler, Statistik des ntl. Wo rtschatzes, 1958), non si ha ancora in questo
campo molto m ateriale a disposizio ne.
Come in ogni statistica, anche qui si richiede anzitutto una presentazione accurata d i quello
che viene numerato. I dati del DT A T si basano sul tes to maso retico non emendato della BH'
e considerano come unit a s ogni ricorre nza di un dato termine nelle sue di verse forme grammaticali . Perci p.e. l'inf. assaI. con un verbo finito vale come due ricorrenze. Vengono quindi
elencati no n i di versi ness i logici o i versi che contengono il vocabolo (talo ra pi volte), ma
le singole ricorrenze del termine prese a s. Bench piccoli errori numerici o arroto ndamenti
di cifre siano pratica me nte insignificanti per le conclusioni che si devono trarre da i numeri , nella statistica si cercata per la m aggior esattezza possibile. Perci si sono consultate per i singoli
libri biblici le co ncord anze di Mandelkern (i ncl. le appendici di S.Herner) e di Lisowsky, tra loro
indipendenti e impostate su basi di verse, e qu ando i dati erano di vergenti si operata un a collazione. Quando stato necessario scegliere tra diverse interpretazioni grammaticali e tra diverse identificazioni di un termine, il risultato della scelta stato presentato in breve per quanto
era necessa rio , poich un a s tatistica pu essere cont roll ata solo se i numeri sono ben delimitati.
Le correzioni che come risultato secondario dell a ricerca, sono state apportate alle concordanze
di Lisowsky non 'sono quindi per nulla una critica ai grandi meriti di ques t'opera. Se nell a bibografi a si incontrano dati statistici di verge nti dai nostri , ci dov uto molto spesso ad un diverso conteggio, il qu ale naturalmente pu essere valido tanto qu anto il nostro, purch sia chiaro e sia usato con coerenza.
Il valo re dei dati statistici sarebbe naturalmente molto pi significativo per la storia dell a lingua
se si fossero potuti o rdinare i dati non seguendo meccanica me nte i libri biblici, m a secondo
l'epoca di composizio ne de i singoli compless i lette rari . Poich per l'analisi letteraria e la datazione di m olti testi sono controverse o impossibili , non si potuto seguire ques ta strada per
costruire la statistica dei te rmini se no n in casi eccezionali . A nche una particolare trattazione
metodica, p.e. del De uteroisaia (e del T ri toisaia?), av rebbe gi com plicato di molto il procedi mento. Nei singoli casi tali precisioni si posso no ricuperare se nza troppa fa tica.
INTR O D U ZIO NE
XI
Per poter misurare la frequenza relativa di un termine in un determinato libro biblico, anche
prescindendo dal significato statistico che essa possiede, necessario un quadro comparativo
del contenuto globale dei singoli libri biblici. Come strumento provvisorio pu servire il quadro
seguente (cfr. anche voI. Il , Appendice statistica), relativo all 'ampiezza dei libri dell ' AT in percentuale (per mille; approssimata):
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Pentateuco
68
55
39
54
47
263
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Gios-2Re
33
32
43
36
43
40
227
Gen-2Re
490
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zae
Mal
Profeti
55
71
61
8
3
7
l
2
5
2
2
3
2
IO
3
235
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eede
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
Ketubim
AT
64
27
23
4
4
lO
5
lO
20
12
17
35
44
275
1000
Nell'esposizione si lasciata grande libert agli autori . La divisione pu essere effettuata su basi
semaslologlche (sIgnificato principale, ampliamenti, sensi traslati ecc.), grammatico-sintattiche (smg./plur., dIverse costruzioni dei verbi ecc.) o anche storiche; in genere si sono inclusi
qUI anch~ quel datI che per lo pi i dizionari tralasciano per ragioni di spazio e cio l' inserzione
del termme m elenchi i cam .
.. l'
.
' "
. '
'.
'.
'
pl semantlcl , g I OppostI , la delImItazIOne nspetto a termini sinonImI, le ragIOnI su cui si fonda un mutamento semantico, i significati assenti nell'A T ecc. Invece SI sonoevltate, per quanto possibile, le digressioni storico-culturali od esegetiche che superano I lImItI della ricerca lessicale; su questo punto ci si limita ad eventuali accenni bibliografiCI (manualI , commentari, studi monografici).
P . h'
OIC .e una sezione bibliografica non ci sembrata del tutto utile le citazioni sono state fatte
dI solIto nel luogo appro iat . I
.
.
.'
.
pr o, m a cunl casI anche nella forma dI una breve sintesi della storia
della ncerca. Quando si tratta d' t .
.,
.
'
.
I eSI controverse SI e fatto un rapIdo cenno alla posizione con.
trana; le VOCI dovrebbero dare un 't tt d i '
.
n ra o e tutto oggettIvo della sItuazione in cui si trova oggi
Ia d Iscusslone.
I
"
, u genera e, COStituIsce la premessa su cui ci si pu basare
per esporre l'uso teologico p"
'fi
SI '
'"
ramen
l' '
' IU specl ICO. o o m pochISSImI casi possibile distinguere chiate, ne sIgnIficato del termine, tra profano e teologico ; tuttavia vi (non con la
XII INTRODUZIONE
stessa chiarezza in ogni vocabolo) una certa gradualit nell 'uso dei termini , la quale viene indicata dalla maggiore o minore importanza teologica del contesto, e che molto spesso pu essere messa in evidenza dalla storia delle forme e dalla storia della tradizione. Non si deve per
pensare che si possano stabilire ovunque confini precisi: generalmente nella terza parte vengono presentate delle prospettive generali (lasciando da parte gli usi teologici particolari) e nella
quarta parte invece vengono trattati i problemi specifici di natura teologica. anche possibile
unire tra loro i paragrafi 3 e 4 (p.e. - !m ' ); in alcune voci inoltre due diversi vocaboli o due diversi gruppi sono stati trattati in questi due paragrafi (-'bh , -'I;r).
Anche all' interno della quarta parte l'ordinamento non segue norme precise. Secondo il parere
degli autori , si sono preferite di volta in volta prospettive semasiologiche, storiche e teologiche.
Per quanto riguarda il materiale comparativo extrabiblico, si sono citati quasi solo i testi accadici
o del semitico nordoccidentale pi antichi de)!' A T o ad esso contemporanei , e talvolta anche
quelli egiziani . Si rinunciato ad un panorama completo sull'uso di termini equivalenti in tutto
quanto l'ambiente che va dalla Mesopotamia all'Egitto, come pure si sono evitate digressioni
riguardanti la storia delle religioni , per non oltrepassare l'ambito del dizionario, ma anche tenendo presenti le possibilit di cui effettivamente si dispone.
5. Sviluppi posteriori.
Consonanti:
(alef)
(bet)
(ghimel)
(dalet)
(he)
(waw)
(zajin)
(I;x:t)
b
g
h
w
z
f;
(let)
Uod)
(kaf)
(Iamed)
(mem)
(nun)
(samek)
('ajin)
(pe)
j
(~ade)
(qof)
(res)
(sin)
(sin)
(taw)
n
s
INTRODUZIONE
p. i
$
q
S
S
XIIl
Vocali:
corta lunga
(qme~)
(pta~)
(~er)
(segl)
(l)ireq)
(~Iem)
(qibbu~)
Il?
e
lE
{)
il
(qme~ ~a\uf)
(~lem
magnum)
(sureq)
(sew mobile)
(~tef ptalJ)
(\:ttef qme~)
(~tef segl)
ii'
Il sistema di trascrizione qui adottato un espediente pratico per rendere l'ebraico masoretico
secondo la pronuncia tradizionale che si insegna nelle nostre universit . Non intende riprodurre con una traslitterazione precisa tutte le particolarit dell'ortografia della scuola di Tiberiade'
non si prefigge neppure uno scopo puramente fonematico n vuoi raggiungere forme megli~
giustificate dalla storia della lingua al di l della grammatica tradizionale. Le spiegazioni che
seguono sono rivolte anzitutto ai non specialisti; le scelte pratiche resesi necessarie per la pubblicazione del dizionario, le quali dovevano anche tener conto delle esigenze tipografiche, non
sono per nulla normatlve.
Per quanto riguarda la pronuncia delle consonanti (cfr. per i dettagli le grammatiche, p.e. Meyer
1,4Iss.) va osservato che ' e . equivalgono per convenzione ad un attacco duro di voce (come
nel tedesco ge'ehn ), z si pronuncia come una s sonora (cfr. z in francese), f; una h fortemente aspIrata come la c toscana (p.e. casa) oppure il ch tedesco (p.e. ach ), S si pronuncia come una s enfatica (per altri equivale al suono ts), 5 si pronuncia s es sc (p.e. scendere ). Per le cd. begadkefat (b, g, d, k, p e l), che dopo vocale erano pronunciate non come
OCclu.slve, ma come fricative, nella trascrizione si conservata la distinzione solo per p (p all'iniZIO d! parola e dopo consonante,fdopo vocale). La consonante b pu essere pronunciata v e'
k puo vemr aspIrata, secondo una pronuncia abbastanza diffusa , senza che ci sia indicato nella
scnttura.
I segni consonant~ci h, w e) (matres lectionis) sono usati per indicare vocali lunghe solo quando
s~ trascnvo~o testI non vocalizzati (iscrizioni extrabibliche, testi qumranici, ketib ecc.)e quando
SI vuolmdlcare la dIspOSIzIone alfabetica; inoltre h (finale) usata per i verbi tertiae infirmae
(III w /J ) nella terza perso sing. masc. del perf. , ossia nella forma con cui essi vengono designati;
tale. forma, tranne che nel verbI con vocale media lunga (inf. cs. bO ', bJn,gur ecc.), viene data
altnmentl
solo come,radIce consonantica non vocalizzata (p ..
e 'bd , 'bh , 'bi , da pronuncIarsI
. . ,-ab d'-bo ,_
a , a a,. abal con I accento sulla seconda sillaba, in alcuni casi anche con e invece di a nella
~econda SIllaba: f;~s. = f;js e tra i termini trattati nel primo volume lh",)r' , kbd, Ibs). Nel primo
~Iu:e u~a possIbIle ~onfuslone ~on h consonantico in quanto terza radicale si ha solo per gbh
( g bah), nel testo SI indIca pero quale deve essere la pronuncia esatta (col 342) Nella vocahzzaZlone
non..
si tiene
'
'.
.
.
fi
_ conto d'I h come d
eSlgnazlOne
dI vocale, e questo specialmente
per la
1n~le del femminIle -a (p.e. malk regina , non malkiih il suo [ = di lei l re ). Per lo alef
qUlescente
adottIamo
un siste ma un po' d Iverso:
'
.
.
. Invece
_
quando esso designa una vocale non
vIene
.-- capo , aram. malka- Il. re . quando per
, . trascntto, p.e. In .lo non ,hu
egI"I , 10S
' o in gruppo
"
.
d'qUlescente
. . e non qUlescente compaiono assIeme
In un paradlgma
grammaticale
.' te~~lnl strettam~nte legati tra loro, viene scritto anche lo' che non pi pronunciato erch
Sla. plU fac)lle Identificare la radice (p.e. dalla radice)r' le derivazioni nor' terribile :>Pe}"ir'
t Imore.
Per
riguarda
' . vengono considerati sempre vocali lunghe
_ quanto
_).
r
..le vocali ' $er e hl
. em e b
ralcl
( e e o , In conlormlta con la grammatica tradizionale.
XIV
INTRODUZIONE
L'accento risiede generalmen te sulla sillaba finale e non viene perci indicato. Le forme lessicali con accento sulla penultima sillaba , tra cui specialmente i segolati (forme nominali con
ce nella sillaba finale), hanno un accento acuto, mentre non I~ hanno le forme ch~ nella flessione vengono ad avere finali atone (p.e. 16mm perch , 'iiwcen iniquit , hrcem scomunica , '6zcen orecchio ; invece diiM,. parola , 'a?mcel fedelt con finale accent uata
e ktabt tu hai scritto , pronunciato kiitobl). Nei segolati del tipo mclcek re , dcrcek
via hcsced bont ecc. , che sono molto frequenti e facilmente riconoscibili , per motivi
di sem~icit non si indicata la lunghezza (del resto controversa) della vocale primitiva; nelle
parti scritte in piccolo anche l'accento acuto stato tralasciato per motivi tipografici.
I nomi propri sono scritti con iniziale maiuscola (eccetto nel caso di ' e iniziali).
Per la trascrizione delle varie lingue semitiche si possono consultare le relative grammatiche
e i dizionari; la trascrizione dell'accadico si basa su GAG e AHw , quella dell'ugaritico su UT
(va notato che in ugaritico a , i e u non sono vocali , ma designano alef consonantico diversamen te vocalizzato).
Bibbia di Zurigo
Gen
32,1
32,2-33
Gen
Es
7,26-29
8,1-28
21 ,37
22,1-30
Es
Lev
5,20-26
6,1-23
Num
12,16
13,1-33
17 ,1-15
17,16-28
Deut
IRe
Lev
31,55
32,1-32
8,1-4
8,5-32
22,1
22 ,2-31
6,1-7
6,8-30
Num
13,1
13,2-34
16,35-50
17,1-13
13,1
13 ,2-19
23,1
23,2-26
28,69
29,1-28
Deut
12,32
13,1-18
22,30
23,1-25
29,1
29,2-29
5,1-14
IRe
5,1-14
5,15-32
5,15-32
Bibbia CEI
Gen
32,1
32,2-33
Es
7,26-29
8,1-28
21 ,37
22,1-30
Lev
5,20-26
6,1-23
Num
12,16
13 ,1-33
17,1-15
17,16-28
Deut
13,1
13,2-19
23,1
23,2-26
28 ,69
29,1-28
IRe
5,1-14
(4,21-34)
5,15-32
(5,1-18)
INTRODUZIONE
XV
Bibbia ebraica
Bibbia di Zurigo
Bibbia CEI
2Re
12,1
12,2-22
2Re
I l,21
12,1 - 21
2Re
15
8,23
9,1-20
63,19a
63,19b
64,1-11
15
9,1
9,2- 21
63,19
64,1
64,2- 12
15
8,23
9,1- 20
63,19a
63,19b
64,1-1 1
Ger
8,23
9,1-25
Ger
9,1
9,2- 26
Ger
8,23
9,1-25
05
2,1-2
2,3-25
14, 1
14,2-10
05
1,10-11
2,1-23
13,16
14,1-9
05
2,1-2
2,3-25
14,1
14,2-10
12,1
12,2-22
Gioe
3,1-5
4,1-21
Gioe
2,28-32
3,1-21
Gioe
3,1-5
4,1-21
Mi
4,14
5,1-14
Mi
5,1
5,2-15
Mi
4,14
5,1-14
Zac
2,1-4
2,5-17
Zac
1,18-21
2,1-13
Zac
2,1-4
2,5-17
Mal
3,19-24
4, 1-6
39,31-35
40,1-19
40,20-27
40,28
41 ,1-25
3,19-24
40,1-5
40,6-24
40,25-32
41,1
41,2-26
Mal
Giob
Mal
Giob
Eccle
Dan
Neem
ICron
6,12
7,1-29
Eccle
3,31-33
6,1
6,2-29
Dan
3,33-38
4,1-17
10,1
10,2-40
Neem
5,27-41
ICron
6,1-66
XVI
1,18
2,1-17
13,23
14, 1-14
INTRODUZ IONE
3,31-33
5,31
6,1-28
4,1-6
4,7-23
9,38
10,1-39
6,1-15
Eccle
Dan
2,1
2,2-18
14,1
14,2-25
L'editore si sente in dovere di ringraziare l'ill ustre collega prof. D .C.Westermann di Heidelberg, il cu i interessamento ha reso possibile l'adesione di gran parte dei circa quaranta collaboratori di questo primo vol ume del DT A T; a lu i si devono anche il progetto dell'opera e i necessar i collegamenti con la casa editrice. Il fatto che i collaboratori rappresentino soprattutto
due distinte regioni geografiche, e cio Heidelberg e la Svizzera, dovuto a situazioni personali,
tuttavia i contribut i provengono da circa dieci paesi.
I manoscritti degli autori di lingua straniera sono stati tradotti dall'editore. Egli ha rielaborato
gli articoli per dar loro una forma u nitaria; tutti i manoscritti sono stati perci ricomposti. Si
usato spesso del d iritto, in precedenza concordato, di poter operare mutamenti, anche di contenuto (nei casi pi importanti dopo aver interpellato l'autore), meno per togliere che per aggiungere; le aggiunte dell'editore, quando d ivergevano abbastanza dal lato tematico o quando
sono state apportate in vista dell'impostazione generale del dizionario (inserzione di sinonimi
ecc.), e perci non volevano essere u na crit ica al contributo dell' autore, sono state indicate con
un * (* accanto a cifre o lettere che indicano paragrafi si riferisce al relativo paragrafo, * dopo
un capoverso si riferisce solo ad esso). In tal senso stato quind i necessario intervenire soprattutto nelle prime due parti delle singole voci; solo l'editore inoltre responsabile della revisione
dei dati statistici. Poich la correttu ra delle bozze stata effettuata dagli autori solo per le voci
pi lunghe, le sviste e gli errori di stampa anche in questo caso sono a carico dell'editore.
Un ringraziamento particolare va infine al dott. Thomas WiIIi (ora in Eichberg, cantone di San
Gallo), al dott. Gerhard Wehmeier (ora in Dharwar, Mysore St., India) e a Matthias Suter, che
l'editore ha avuto accanto a s l' uno dopo l'altro come assistenti e che fin dalla fi ne del 1968
si sono assun ti il faticoso compito di controllare i testi e di correggere le bozze.
3,98-100
6,1
6,2-29
ICron
5,27-4 1
(6,1-15)
6,1-66
(6,16-81)
12,4-5
12,6-41
2Cron
1,18
2,1-17
13,23
14,1-14
Ernst lenni
6,12
7,1-29
3,33-38
4,1-17
10,1
10,2-40
12,4
12,5-40
2Cron
40,1-5
40,6-24
40,25-32
41,1
41,2-26
Neem
6,16-81
12,4-5
12,6-41
2Cron
7,1
7,2-30
Giob
x/
cfr .
(I.
14141 .
INT RODUZIONE
XVII
ABBREVIAZIONI
Deut:
Gios:
IRe:
Is:
Dtis:
Ger:
Ez:
Abacuc
Abdia
Aggeo
Amos
Apocalisse di S. Giovanni
Atti degli Apostoli
Baruc
Cantico dei Cantici
Lettera ai Colossesi
Lettere ai Corinti
Cronache
Daniele
Deuteronomio
Deuteroisaia
Deuterozaccaria
Lettera agli Ebrei
Ecclesiaste
EcclesiaStico
Lettera agli Efesini
Esodo
Esdra
Ester
Ezechiele
Lettera ai Filippesi
Lettera ' a Filemone
Lettera ai Galati
Genesi
Geremia
Lettera di S Giacomo
Giobbe
Giele
Giona
Giosu
Giudici
Lettera di S. Gi uda
Giudit
Gv
1/2/3Gv
Is
Lam
Giuditta
Giovanni
Lettere di S. Giovanni
Isaia
Lamentazioni
Le
Luca
LettGer
Lettera di Geremia
Lev
Levitico
1/2/3Mac Maccabei
Mc
Marco
Mal
Malachia
Mi
Michea
Mt
Matteo
Nah
Nahum
Neem
Neem ia
Num
Numeri
OrMan
Preghiera di Manasse
Os
Osea
1/ 2Piet
Lettere di S. Pietro
Prov
Proverbi
1/2Re
Libri dei Re
Rom
Lettera ai Romani
Rut
Rut
Sal
Salmo/i
II2Sam
Libri d i Sam uele
Sap
Sapienza
Sof
Sofonia
SDan
Supplementi a Daniele
SEst
Supplementi a Ester
II2Tess
Lettere ai Tessalonicesi
II2Tim
Lettere a Timoteo
Tito
Lettera a Tito
Tob
Tobia
Tritois
Tritoisaia
Zac
Zaccaria
I 966ss.
Os:
Gioe , Am:
Sal:
Giob:
Prov:
Rut, Cant:
Eccle:
Lam:
Est:
Dan:
Esd , Neem:
1/2Cron:
Testi di Qumran
Per le sigle comunemente usate cfr. D.Barthlemy-J.T.Milik, Qumran Cave I, = DJD I, 1955 , 46s.;
Ch.Burchard, Bibliographie zu den Handschriften vom Toten Meer, 1957 , 114-118; O.Eissfeldt , Einleitung in das AT, ' 1964 , 875; G .Fohrer (-E.Sellin), Einleitung in das AT, " 1965 , 544-547; L.Moraldi,
I manoscritti di Qumnin, 1971 ,739; i testi extrabiblici pi importanti sono (cfr. Die Texte aus Qumran.
Hebraisch und deutsch , hrsg. von E.Lohse, 1964):
CD
IQH
IQM
IQpAb
IQS
IQsb
4QF I
Documento di Damasco.
Hodajoth , Inni .
Regola della guerra.
Commento ad Abacuc.
Regola della comunit.
Raccolta di benedizioni.
Florilegio.
Testi ugaritici
I testi vengono citati provvisoriamente ancora secondo il sistema di C.H.Gordon, Ugaritic Textbook ,
1965 , indicando tra parentesi le abbreviazioni proposte da Eissfeldt (cfr. J.Aistleitner, Worterbuch der
ugaritischen Sprache, '1967, 348-356: concordanza e luogo della prima pubblicazione dei testi). Per la
trasposizione nelle sigle, oggi diffuse, dell'edizione di A.Herdner, Corpus des tablettes en cuniformes
alphabtiques, 1963 (= CT A), si possono utilizzare le tavole di Herdner, I.c., XIX-XXXIV, oppure p.e.
di H.Gese (et alii), Die Religionen Altsyriens ... , 1970, 231s. Le abbreviazioni significano:
AB
Aqht
D
K, Krt
MF
NK
SS
XIX
Segni
ATD
AThR
atl.
att.
avv .
>
<
x
AOT
arabo
aram.
aram. bibl.
arabo.
aramaico.
aramaico biblico.
Archives Royales de Mari.
Archiv Orientiilni.
articolo.
Archiv fiir Religionswissenschaft.
assiro.
Assumptio Mosis.
assoluto.
Annual of the Swedish Theological Institute.
Altes Testament; Ancien Testament; Antico Testamento.
ARM
ArOr
art .
ARW
asso
Ass.Mos.
assol.
ASTI
AT; A.T.
XX
BA
bab.
Barr, CPT
Barth
BASaR
BBB
Bd.
Begrich, GesStud
Ben Jehuda
Bea
Bergstr. I-II
Bergstr. Einf.
Bertholet
BEThL
BFChrTh
BH'
BHH l-III
BHS
Bibl
bibliogr.
BiOr
BJRL
BK
BL
BLA
Blass-Debrunner
BLex'
BM
BMAP
BOhl
Bousset-Dressmann
Bresciani-Kamil
BRL
Bf0nno
BrSynt
BSOAS
Buccellati
Burchardt I-II
BWA(N)T
BWL
BZ
ABBREVIAZIONI
ABBREVIAZIO I
XXI
BZAW
BZ w
c.
CA D
alice
ano
BQ
cd .
cfr.
I
cj
class.
cod
01
comm
compi
onti Ro ini
ookc
D r
Da hood , Proverbs
Dahood , HPh
DJlman
Dalman , u 1- Il
ddt
dilttli
d
del
htl h
'ut
Dhorme
cum.
capitulum ; capitolo.
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ca nanaico.
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cosiddetto.
confronta.
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conjectura.
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columna; colonna.
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IIJm,mn
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I nn r
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[ l~cr, \[)
l>n_cr \H
()mer \1 11 I Il
l cr \1 u.,h
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dtn
Dtr.; dtr.
Duden, Etymologie
E
E
ebr.
ecc.
ed.
edit.
eg
egi tt.
Ei hrodt I- III
Ei feldt , KS
EKL
Ellenbogen
ELKZ
Erman-Grapow
I.
e si m.
et.
ET
etc.
EThL
etpe.
cv.
EvTh
fase .
re mo
fen.
FF
FGH
Fitzmyer, Gen. p
Fitzmyer, Sef.
f l'a.
f gli a.
Fohrer, Jes. I- III
Fraenkel
fram m.
frane .
ried ri h
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IIBRI\I \l1
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ABBR EV IAZ IO
XXIII
FS Alt 1953
FS Baetke 1964.
FS Bardtke 1968.
FS Basset 1928
FS Baudissin 1918
FS Baumgartel 1959
FS Baumgartner 1967
FS
FS
FS
FS
FS
Beer 1933
Bertholet 1950
Browne 1922
Christian 1956
Davies 1970
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
Delekat 1957
Driver 1963
Dussaud 1939
Eichrodt 1970
Eilers 1967
Eissfeldt 1947
Eissfeldt 1958
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
Friedrich 1959
Galling 1970
Gaster 1936
Grapow 1955
Haupt 1926
Heim 1954
Hermann 1957
Herrmann 1960
Hertzberg 1965
Herwegen 1938
FS Irwin 1956
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
Jacob 1932
Junker 1961
Kahle 1968
Kittel 1913
Kohut 1897
Kopp 1954
Koschaker 1939
FS
FS
FS
FS
Landsberger 1965
Lvy 1955
Meiser 1951
Mowinckel 1955
FS Neuman 1962
FS Ntitscher 1950
FS Pedersen 1953
FS Procksch 1934
XXIV
ABBREVIAZIONI
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
FS
Rudolph 1961
Sachau 1915
Schmaus 1967
Schmidt 1961
Sellin 1927
Stihngen 1962
Thomas 1968
Thomsen 1912
Vischer 1960
Vogel 1962
Vriezen 1966
Wedemeyer 1956
Weiser 1963
Wellhausen 1914
GA ecc.
GAG
GB
gen.
GenAp
Gesenius, Thesaurus
GesStud
giaud .
Gilg.
giud.
GK
GLNT
gr.
Grapow
Gray, Legacy
Grtindahl
Gt; Gtn
GThT
Gulkowitsch
Gunkel, Gen
Gunkel~Begrich
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H
ha.
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id.
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ideo
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imperfetto.
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incl uso.
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inglese.
infinito.
insere.
israelitico.
it pe'el.
itpa'al.
ittita.
J
JA
Jacob
Jahnow
Harris
HAT
Haussig I
HdO
Herdner, CT(C)A
Hermop.
hi .
hitp.
hitpe.
hitpo.
ho.
Hrsg.; hrsg.
HSAT
JAOS
Jastrow
JBL
JCS
JE
Jenni , HP
XXVI
ABBREVIAZIONI
JEOL
jif.
JJSt
JNES
Joiion
JQR
JSS
JThSt
K
KAI
Kar
KAT
KBL
Kil
Kluge
Kohl er, Theol.
Konig
Konig, Syntax
KS
KuD
Kuhn , Konk.
L
L
Lambert , BWL
Lande
Lane l-VIII
lat.
I.c.
Leander
van del' Leeuw
Leslau
Levy
Levy l- IV
de Liagre Bohl
Lidzbarski , NE
Lidzbarski, KI
Lis.
Littmann- Hofner
LS
LXX
XXVll
mando
Mand.
MAOG
masc.
MDAI
Meyer
Midr.
mill.
MIO
moab.
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Montgomery, Kings
Moscati , EEA
Moscati, Introduction
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Neue Folge.
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nitpa'el
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numero.
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neutestamentlich (= nts.).
neotestamentario.
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ogg.
opp.
OLZ
oggetto.
oppure.
Orientalistische Literaturzeitung.
nab.
NAWG
NE
NedGereITTs
NedThT
NF; N.F.
ni.
nitp.
NKZ
Noldeke, BS
Noldeke, MG
Noldeke, NB
Noth, IP
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Noth GesStud l-II
n. perso
n. pro
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NS; N.S.
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XXVIII
ARRREVIAZIONI
OrAnt
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o sim.
OT; O.T.
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p
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pa.
pal.
pal. crisI.
palm.
pap.
par.
parI.
particol.
parz.
passo
Payne Smith
p.e.
Pedersen, Israel I-II,m-IV
PEQ
perf.
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persi.
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plur.
Poen.
poI.
pr.
prep.
prof.
prol.
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PRU
pU .
pun.
Q
q.
qlcn.
qlcs.
r.
RA; RAAO
RAC
Oriens Antiquus.
Orientali a (Nova Series).
o simile/i.
Old Testament; Oude Testament.
Oudtestamentische Studin.
Die Ou Testamentiese Werkgemeenskap in Suid-Afrika Pretoria.
ovvero.
fonte sacerdotale (del Pentateuco).
pagina.
pa'e!.
palesti nese.
palestinese cristiano.
palmireno.
papiro.
parallelo/ i.
participio.
particolarmente.
parzial mente.
passivo.
R. Payne Smith, Thesaurus Syriacus, voI. 1-2, 1868-97.
per esempio.
J. Pedersen, Israel , Its Life and Culture. voI. 1-2 , 1926; voI. 3-4, 1934.
Palestine Exploration Quarterly.
perfetto.
persona.
persiano.
pi'e!.
Palastinajahrbuch.
plurale.
Plauto, Poenulus (vd. anche Sznycer).
poi e!.
pro.
preposizione.
profetico.
prologo.
propriamente.
propositus, -a, -um.
prestito (parola importata).
Le Palais Royal d'Ugarit. VoI. 2-6, 1955-70.
pu'al.
punico.
qere.
qal.
qualcuno.
qualcosa.
riga.
Revue d'Assyriologie et d' Archologie Orientale.
'
.
XXIX
RB
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RGG l-VI
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RivBibl
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sopratt.
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spec.
55.
SI.
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Stamm , AN
Stamm, HEN
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XXX
ABBREVIAZIONI
StrB l-VI
StTh
sum.
Suppl.
S.V.
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Sznycer
Tallqvist
talv .
Targ. Jon.
ted .
teol.
TGI'; TGI'
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TM
Trip.
txt?
txt em
UF
ug.
Ugaritica V
UJE
UT
v.
VAB
vango
de Vaux I-II
VD
vd.
verso
voI.
Vriezen, Theol.
(H.L.Strack-) P.Billebeck , Kommentar zum Neuen Testament aus Talmud und Midrasch. Bd. 1-6,1923-6 1.
Studia Theologica.
sumero; sumerico.
Supplement; Supplemento.
sub voce.
Supplements to Vetus Testamentum.
..
.
M. Sznycer, Les passages puniques en transcnptlOn latine dans le Poenulus de Plaute. 1967.
K.Tallqvist , Akkadische Giitterepitheta. 1938.
talvolta.
Targum Jonathan.
tedesco.
teologia; teologico.
K.Galling (ed.), Textbuch zur Geschichte Israels. ' 1950; ' 1968.
Transactions of the Gl asgow University Orientai Society.
Theologische Blaller.
Theologisches Begriffslexikon zum Neuen Testament. Hrsg. von L.Coenen , E.Beyreuther, H.Bietenhard . 196755.
Theologische Literaturzeitung.
Theologische Quartalschrift.
Theologische Rundschau.
Teologische Studien.
Theologische Studien und Kritiken.
Theological Studies.
Theologisch Tijdschrift.
G.Kittel-G.Friedrich (ed.), Theologisches Wiirterbuch zum Neuen TestamenI. Bd. Iss. , 1932ss. (trad. italiana: vd. GLNT ).
Theologische Zeilschrift.
vd. Littmann-Hiifner.
testo masorelico (vd. anche BH' ).
.
Tripolitania. (Testi dalla Tripolitania; numerazione secondo G.LeVI della
Vida, cfr. DISO XXVIII).
testo incerto opp. corrotto.
texlUS emendatus; lexlUS emendandus.
Ugaril-Forschungen.
ugaritico.
J. Nougayrol-E.Laroche-C.Virolleaud-C. F.A.Schaeffer, Ugaritica
. 1968.
.
The Uni versai Jewish EncycIopedia, ed. da-L.Landman . 1948.
C.H.Gordon, Ugaritic Textbook . 1965.
V.
verso.
Vorderasiatische Bibliothek .
vangelo.
R. de Vaux , Les institutions de l' Ancien Testament. VoI. 1-2 , 1958-60
(trad . italiana: Le istituzioni dell ' Antico Testamento , 1964).
Verbum Domini.
vedi.
versione/ i.
volume.
..
1957
Th. C.Vriezen , Theologie des Alten Testaments in Grundzugen.
.
ABBREVIAZIONI
XXXI
VT
vtrt.
Vetus Testamentum.
veterotestamentario.
Wagner
WZ
WZKM
XII
Yadin
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Zimmern
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ZS
ZThK
XXXII
ABBREVIAZIONI
Dizionario
~ ~~ 'b
PADRE
DI
all' II '. posto ne ll'elenco dei sostantivi pi 'frequenti , dopo dabar e prima di 'ir.
Nella statistica che segue sono omessi 'iibi usato come
interieZiOne, (lSam 24 ,12; 2Re 5,13; Giob 34,36) e l'aggiunta dell ediZione Bombergiana in 2Cron lO 14' .
tiene COnto di 'iibi(w) unito al nome personale HU;ii~
(2Cron 2,12; 4,16); In Lis. manca Gen 46 ,34. .
Ebr.
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Giona
Am
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:J~ 'ab PADRE
sing.
plur.
totale
198
lO
14
3
57
51
18
IO
5
I
31
38
5
48
14
I
I
I
I
208
24
25
85
71
35
54
53
28
95
69
21
63
27
I
I
2
2
IO
22
28
20
17
44
48
27
64
31
16
15
13
Ebr.
Zac
Mal
Sal
Giob
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Lam
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Neem
ICron
2Cron
Aram .
Dan
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ebr.
aram .
sing.
2
3
5
6
23
3
I
3
I
60
58
plur.
8
14
19
46
65
totale
7
7
19
9
26
3
2
3
8
14
20
106
123
491
3
1211
7
5
4
14
3
3
720
4
ili I
Il
el s ignificato fondament ale padre
( fisico de i propn figli) ) gi mci usa la correlazion e co n figlio/figlia o con i rispe tti vi plurali;
qumdl anc h e nell ' A T , tranne che in alcuni casi
dove si ha uso traslato (t ito lo o norifico autore
o sim.), il termine non viene mai adop~rato senza
questa contrapposizione implicita o esplicita. Non
si verifica nell' A T una rid uzio ne a puro termine di
re lazione co m e in parte nella kunyah araba (p.e.
padre del dese rto = struzzo); su ,abi-'ad di Is
9 ,5 vd . SI. 3.
In quanto termine che esprime una relazione all'interno
?ella fam iglia, il sing : nella quasi totalit dei casi (14/1 5)
eseguito da un genitivo o da un surtisso possessivo; perCIO solo tre volte ha l'articolo (con valore generico).
Padre designa nte il genitore maschile sta in relazione comple mentare con madre e ci determina una seconda e m e no m arcata 'opposizione
all' mte rno del campo sem at ico. I due termini vengono spesso collegati in serie nominali: la successione padre-madre si deve al ruolo preminente del
padre nella famiglia , organizzata secondo il diritto
pa te rno (G.Qu e ll , ThW V,96lss. = GLNT
IX , 1154ss.).
Padre e mad re sono in parallelo tra loro in Sal
109,14; Glob 17, 14; 31,18; Prov 1,8; 4,3; 6,20; 19,26;
23 ,22 ; 30,11.1 7; Mi 7,6; cfr. inoltre senza rigida costrizione formale Ger 16,3; 20,14s.; Ez 16,3 .45 con inversione degli elementi , determinata in parte dal contenuto.
Su 52 serle nominali (elenco in B Hartmann Die nominalen Aufrei hungen in AT, 1953,7 , inoltre'Lev 20,9b;
GlUd 14,6; I Re22,53; 2Re 3,13; del Ger 6,21) tre presentano la successione madre-padre (Lev 19,3; 20,19; 21,2;
SUI moti vI di tale inversione cfr Elliger HA T 4 256
n. 5).
.
,
,
In alcuni di questi passi si potrebbe in realt sostituire
pad re e madre con genitori (Ger 2,24; 28,7; Deut
21,13; GlUd 14,2ss .; ISam 223' 2Sam 1938' Zac 133.3
Con jolediilV che lo hanno 'g~ nerato . ' R~t 2 Il ' 'Est
; ,7.~;_cf:. LXX e la Bibbia di Zurigo per 'Est 2,7). Il' pluaie ~bol e us~to per genitori solo in epoca postvtrt .;
cfr. I ~cc. abbu (A Hw 7b, raro), il sir. 'abiihe e il duale
arabo abawlmi.
21
(cfr. 'aM lam hariSonim Ger Il , 10) il termine posSiede a nche dei sinonim i, ossia riSonim Lev 2645 '
De ut 19, 14, G 'IT1X't'pe, G A 'ITpo't'epol; Is 6,4;
Sa l 79,8) e haqqadmoni (ISam 24 ,14 collettivo , a
m e no che non SI debba leggere -nim) e anc he
'ammim nell 'espressione 'sp ni . '(J!-'ammii!kiil'ammiiw riunirsi ai propri antenati (Gen
25,8. 17; 35,29; 49 ,29 t xt e m . 33; Num 20 ,24;
27 , 13; 31 ,2; De ut 32,50; -' am).
Anche il plurale del significato primario (<< padri di varie
famiglie ) compare si nell'AT (Giud 21 ,22 i padri o i
fratell! delle fanCIUlle di Sila rapite; Ger 16,3 i loro padri , che l! generano ; 1I10ltre un'altra ventina circa di
passi con generica contrapposizione tra la vecchia e la
nuova generazione), ma notevolmente pi raro ri spetto al signifi cato progenitori , che l'unico possibile gi solo per ragioni biologiche quando il termine
unito ad un suffisso singolare (<< i miei padri ecc.).
Non certo se la forma plurale femmini le in -01 deri vi
dal fano che 'iib possiede per sua nat ura solo il singolare
(L.Kohler, ZAW 55 , 1937, 172). iildeke, BS 69, suppose una formaZIOne analoga a quella del termine polare
'immol mad ri (cos anche GVG 1,449; BL 515.6 15;
Meyer II ,45; G. Rinaldi, BeO IO, 1968 , 24).
Attestazioni del plurale progenitori nelle iscrizioni
del semNO . e in acc. sono riportate in DISO I e CAD
AII ,72 (accanto ad abbu nell'area semO. anche abbulU).
L'espressione ampliata e raffo rzata n i tuoi/suoi padri
n i padri dei tuoi/suoi padri (Es 10,16 del fa rao ne;
Dan Il ,24 di Antioco IV ) in frase negativa non significa
altro che l' intera serie dei progenitori .
A nc he il. si ngola re pu assumere il significato di
PADRE
tra figlio e madre. Il diritto babilonese non fa differenza tra la legittimazione di un figlio proprio
nato dalla schi ava e l'adozione di un figlio altru i
( Drive r-Miles 1,351.384). Tuttavia, prescindendo
dall ' uso puramente me taforico, il termine 'ab
viene usato molto raramente nel senso di una paternit non fi sica , come del resto anche l'adozione
in senso proprio , ossia al di fuo ri della parentela,
nell' A T non quasi per null a attestata ( De Vau x
1,85-87; H.Donner, Adoption oder Legitimat io n?
OrAnt 8,1969 , 87-119). Su Jahwe come padre
del re davidico vd. SI. IV I3b.
In accadico si fa distinzione tra abum murabbisu padre
adOllivo e abum walidu/11 padre fisico (CAD
Al I,68b).
Come a Babilonia (Driver-Miles 1,392-394), cosi
anche in Israele gli a ppre ndisti e i lavoratori potevano essere in una certa relazione adott iva rispetto
al loro capomastro; tuttavia l' uso dei termini di
parentela figiio e padre per espri me re i
membri e il capo di una corporazione art igiana potrebbe dipendere anzitutto dal fatto che i figli seguivano normalme nte la professio ne del padre.
, ab potrebbe essere il fondatore o il direttore di
una corporazione artigiana in ICron 4, 14 (cfr.
4,12.23) ( I.Me ndelsohn , BASaR 80 , 1940, 19).
Anche il capo di una corporazione profetica, che
era allo stesso te mpo il padre spirituale , venne
forse chiamato 'ab ( L.Diirr, Heilige Vaterschaft
.im antiken Orient, FS Herwegen 1938, 9ss.;
J.Lindblom, Prophecy in Ancient Israel, 1962 ,
69s.; J .G. Williams , The Prophetic Father , JBL
85 , 1966, 344-348); almeno per Elia ed Eliseo troviamo l'appellativo 'abi padre mio (2 Re 2, 12;
13,14; usato anche per i non appartenenti ai bene
hann ebi'im: 2Re 6,2 1; cfr. 8,9 tuo fi glio ). Tuttavia qui facile il passaggio a 'ab come titolo
onorifico (vd. SI. 3)(Lande 2Is.; K.Galling, ZThK
53 , 1956, 130s. ; A .Phillips, FS Thomas 1968 183 I~ ~
,
In lSam 24 ,12 e 2Re 5,13 si deve leggere un' interiezione (GVG Il ,644; Joiion 105s.; contro ThW
V,970 n. 141 = GLNT IX ,1181 n. 141 ; altrimenti
SI dovrebbe supporre in ISam 2412 un titolo onorifico o un'espressione rivolta al ~uocero, e in 2Re
5, 13 una formula fissa di apostrofe col suffisso
singolare in bocca a pi persone, cfr. L.Ktihle r
ZA W 40 , 1922 , 39).
'
Come avvie ne per l'appellativo beni figlio mio
nvolto al discepolo , particolarmente nella letteratura sapienziale (-ben), cos anche 'ab potrebbe
Jn?lcare Il maestro di sapienza in quanto padre
splriluale (cfr. per l'eg.: Diirr, I.c. 6ss.; H.Brunner,
Altag . Erzlehung, 1957, lO; per la Mesopotamia:
La?Jbert , BWL 95.102.106). Per l'A T per non si
puo dire con certezza se ci si allontani dall' uso
normale (cfr. eventualmente Provo 4,1 e 13 ,1).
31
41
Alfrink , solo per la morte pacifica (per 9 dei 18 re del regno del nord e per 13 dei 19 re di Giuda: per il problema
dI Achab [2Re 22,40) cfr. C.F.Whitley, VT 2, 1952,
148s.); (2) qbr seppellIre Gen 49 ,29 (con 'cel-); IRe
14) 1 e altre l3x m II2Re e 2Cron (con 'imo); (3) 'sp
f1Unlfe GlUd 2,10 (con 'cel); 2Re 22,20 = 2Cron
34,28 (con ' 01-); in Giud 2,10 la formula sembra essere
una contaminazione dell'espressione 'sp ni. 'cel-'ammw
riunirsi ai propri antenati (Gen 25,8 e alt ri 9 passi nel
Pentateuco; cfr. Alfrink, OTS 5, 1948, 118s.) con la formula (1); (4) b' andarsene Gen 15,15 (con 'cel-)' Sal
49,20 (con 'ad-); (5) hlk andare I Cron 17 Il (con
'imo, cfr. Rudolph , HAT 21,131).
'
Sostantivi uniti ad 'aMI in connessione con la tomba e
la sepoltura si trovano in IRe 13,22; Ger 34,5; Neem
2,3.5; 2Cron 21,19; sepoltura nella tomba del padre
(sing.) viene menzionata in Giud 8,32; 16,31; 2Sam 2,32;
17,23; 21,14. Non si pu dire che padri abbia qui una
certa importanza dal lato religioso, come se si trattasse di
un cu lto degli antenati (contro G.Holscher, Geschichte
der isr. und jiid. Religion, 1922, 30s.).
b) A cominciare pi o meno dal 7' sec. il plur. i
padri diventa un concetto importante nel lin guaggio teologico; esso fornisce una dimensione
storico-salvi fica alle sentenze sul popolo d' Israele,
II quale forma un' unit organica nei padri e nei figli sia quando sono in armonia sia anche quando
si separano gli uni dagli altri.
In collegamento con le tradizioni dei patriarchi, la
teologia dtn. d un'importanza particolare alle
promesse ai padri. Nel linguaggio dipendente dal
DeUl i padri continuano poi ad essere ricordati
come coloro che hanno ricevuto doni salvifici (cfr.
per il Deut O.Bachli , Israel und die Volker, 1962,
119-121 ).
Gi in Osea troviamo una volta i padri , tuttavia non nelle tradizioni dei patriarchi , ma nell 'immagine poetica del ritrovamento nel deserto (9,10
I vostri padri in par. con Israele ).
La formula pi usata nel linguaggio dtn. quando
SI parla della promessa ai padri : la terra che
Jahwe ha giurato di dare ai padri : o sim. Nella
letteratura dtn.-dtr. passi che usano 5b' ni. giurare sono: Es 13,5-11; Num 11,12; 14,23; Deut
1,8.35; 4,31; 6,10.18.23; 7,8.12.13; 8,1.18; 9,5;
10,11; 11 ,9.2 1; 13 ,18; 19,8; 26,3.15; 28 ,11; 29,12;
3~,20; 31,7.20 (compI. 21); Gios 1,6; 5,6; 21,43.44;
Glud 2,1; Ger Il ,5; 32,22; Mi 7,20; con db,. pio
promettere Deut 19,8, cfr. 'm,. Neem 9,23. Sul
giuramento di Jahwe ai patriarchi cfr. G. von Rad ,
Das Gottesvolk im Deut , 1929 ,5; N.Lohfink , Das
Hauptgebot , 1963 , 86-89 e l'elenco di p. 307s. Oltre alla promessa della terra , anche altre realt
vengono date in dono ai padri, come la moltiplicazIOne della discendenza e, uscendo dall 'ambito
delle tradizioni dei patriarchi l'elezione la dedizione d'amore e la conclusio~e del patt; (cfr. anche Deut 4,37; 5,3 col trasferimento parenetico
dell a stipulazione dell'alleanza all'attuale generazIone; 10,15; 30,5.9). Anche il discorso sul Dio
di pa~ri della teologia dtn. e delle epoche successive e da porsi in relazione con queste formule
(per le citazioni vd. sp. IV/I). Talvolta Abramo,
~~ ' ab PADRE
IO
Isacco e Giacobbe vengono enumerati singolarmente come padri (Deut 1,8; 6,10; 9,5; 29,12;
30,20; anche ICron 29,18); Deut 10,22 parla dei
padri come di settanta persone che scesero in
Egitto.
Nei numerosi passi post-dtn_ che menzionano i
padri come beneficiari di doni salvifici vanno rilevate anzitutto le espressioni fisse che si collegano
alle formul e dtn. di giuramento e che parlano
della terra che Jahwe ha dato ai padri (verbo
ntn): IRe 8,34.40.48 (==2Cron 6,25.31.38); 14,15;
2Re 21 ,8 (==2Cron 33 ,8 txt em); Ger 7,7.14; 16,15;
23 ,39; 24,10 (autentico?); 25 ,5; 30,3; 35,15; Ez
20,42; 36,28; 47,14; Neem 9,36; con nh/ hi. Ger
3,18.
Vanno Inoltre tenute presenti le brevi rassegne
storiche dtr. in Gios 24 (i padri condotti fuori
dall'Eg itto v. 6.17 vengono distinti dai padri pagani che abitano al di l del fiume v. 2.14.15);
Giud 2,17.19.20.22; 3,4; ISam 12 ,6-8 ; IRe
8,21.53.57.58; 9,9; 2Re 17 ,13.15; 21,15; inoltre al cuni passi dtr. come Ger 7,22.25; 11 ,4.7. 10; 17,22;
34,13; 44,10 e Sal 78 ,12, e altri passi sparsi: Is
64,10; Ez 37,25; Mal 2,10; Sal 22,5; 39,13; ICron
29,15. Non prendiamo in considerazione invece
espressioni negative quali quella di Deut 9,15 ecc. ,
antenati particolari (p.e. Num 20,15 ; IRe 2,3s.) e
altri casi in cui si nominano i padri, ma che sono
di scarso rilievo teologico (p.e. Dan 9,6.8).
La trasmissione della storia della salvezza dai padri ai figli illustrata da passi come Gios 4,21 ;
Giud 6,13; Sal 44,2; 78 ,3.5 (cfr. senza il nostro termine Es 1O,ls. ; 12,26s.; Deut 6,20ss.); come parallelo babilonese cfr. l'epilogo dell'Enuma elis
(VII,147).
I padri per non solo ricevono promesse e benedizioni , ma ,con i loro peccati influiscono sulle relazioni <;lei loro discendenti con Dio; di qui sorge in
diversi modi il problema della solidariet dei figli
coi padri; cfr. in proposito il lavoro di J .Scharbert,
Solidaritat in Segen und Fluch im AT und in seiner Umwelt, Bd. I: Vaterfluch und Vatersegen,
1958.
La defezione dei padri , seguendo i quali peccano
anche i discendenti , viene trattata anzitutto da
Geremia, dove non sempre facile distinguere tra
passi autentici e passi secondari (Ger 2,5; 3,25;
7,26; 9,13; 11 ,10; 14,20; 16,11.12; 23 ,27; 31 ,32;
34,14; 44,9. 17.21; 50,7).
Tra i testi posteriori a Geremia sono da rnenzionare: Lev 26,39.40; 2Re 17,14.41 ; 22,13 (== 2Cron
34,21); Is 65,7; Ez 2,3; 20,4.18.24.27.30.36; Am
2,4; Zac 1,2.4.5 .6; 8,14; Mal 3,7; Sal 78 ,8.57 (cfr.
79,8 'a wno / r/Son/m peccati dei progenitori );
95,9; 106,6.7; Lam 5,7; Dan 9,16; Esd 5,12; 9,7;
Neem 9,2.16; 2Cron 29,6.9; 30,7.8. J.Scharbert ,
Unsere Siinden und die Siinden unserer Vater, BZ
2,1958 , 14-26, traccia la storia del genere letterario
della confessione dei propri peccati e di quelli dei
padri a partire da Geremia (Ger 3,25; 14,20) fino
all 'epoa ' postvtrl. (Tob 3,3.5; Giudit 7,28; Bar
1,15-3,8; 'IQS 1,25s.; CD 20,29;IQH 4,34).
Il
Le affermazioni di principio sulla solidariet dei figli con i padri o sulla loro separazione da essi
usano il plur. padri non nel significato fin qui
considerato di progenitori d' Israele , ma secondo la contrapposizione comune padri-figli .
Sulle antiche formule di confessione Jahwe ... ,
che persegue la colpa dei padri nei figli e nei figli
dei figli fino alla terza e alla quarta generazione
(Es 20,5; 34,7; Num 14,18; Deut 5,9; Ger 32,18)
cfr. J.Scharbert , Formgeschichte und Exegese von
Ex 34,6f. und seine Parallelen, Bibl 38 , 1957 , 130150; L. Rost , Die Schuld der Vater, FS Hermann
1957 ,229-233; R.Knierim , Die Hauptbegriffe fr
Siinde im AT , 1965 , 204-207. Sulla negazione
della solidariet in Deut 24,16; 2Re 14,6; 2Cron
25,4 cfr. J.Scharbert , Solidaritat 114s. 124s.25 1, e
von Rad , ATD 8, 1964, 109. Per il proverbio sui
padri che mangiarono uva acerba ed i figli i cui
denti rimasero legati (Ger 31,29; Ez 18,2) cfr. i
comm. e Scharbert, Solidaritat 218-226.
3/ Sebbene l' invocazione della divinit col
nome di padre sia uno dei fenomeni fondamentali
della storia delle religioni (G.Schrenk, ThW
V,95Iss. == GLNT IX ,1126ss.; G.Mensching,
RGG VI,1232s.), l' AT molto cauto nel designare
Jahwe come padre (G.Quell , ThW V,964974 == GLNT IX ,I 164-1 190; H.-J.Kraus , RGG
VI, 1233s.). Ci vale soprattutto per le espressioni
che indicano una paternit fissa di Dio, le quali
nell' AT sono assolutamente evitate (a), ma anche
per l' idea di adozione (b) e inoltre per l' uso metaforico della parola (c).
PADRE
12
:lt~ 'ab
PADRE
V1
7tel ":;
31
16
ii~N
'bh VOLERE
1/ La radice 'bh Cbj) oltre che in ebr. ricorre soprattutto nel sem . meridionale , ma qu i con formazioni pa rtico la ri di significato contrario (arab,
c1ass. , et. non volere , arabo dialettale volere ).
possibile una connessione con l'eg. 'bj desiderare
(cfr. per Calice nr. 462).
Per le supposte corrispondenze acc. cfr. HAL 3a.
In aram. la radice non comune, se si prescinde
dall 'ebraismo targumico 'aba (Niildeke, BS 66 n. 7). Si
discute su hm'bw dell 'iscrizione veteroaram . di Barrkib
KAI nr. 216, r. 14 (hittanaPal di 'bh o di l'b, KAI
Il ,233s.; cfr. G .Garbini , L'aramaico antico, AANLR
VIIII7, 1956, 274 , ma anche, dello stesso autore Ricerche Linguistiche 5, 1962, 181 n. 28).
'
In aram . troviamo il verbo]b bramare ardentemente
desiderare , probabilmente affi ne a 'bh (DISO 103:
LS 293a); un verbo che ricorre una volta anche in ebr:
come aramaismo (Sal 119,131 ; Wagner nr. 119; Garbini,
I.c. , 180).
Un'altra forma seco ndaria ebr., /' b desiderare
(Sal 11 9,40.174), potrebbe essere non gi un aramaismo
ma una formazione secondaria derivata da ra,aba desiderio (Sal 11 9,20), che a sua volta una formazione
nominale da 'bh con / preformativo (A.M .Honeyman,
JAOS 64,1944,8 1; Garbini, I.c., 180s.).
Lo sviluppo semantico con sign ificato contrario in' arabo
(et.) potrebbe forse essere consideralO come un fenomeno caratteristico del semitico meridionale: si portati
a credere che 'b!7 fosse usato con piiI significati distinti
e neutri , i quali si sono poi sviluppati positivamente o
negativamente, come p.e. essere risolulO (F.Delit zsch, Prolegomena eines neuen hebr. - aram . Wiirterbuchs zum AT , 1886, III ), essere ostin ato
(W ,M.Miiller, secondo GB 3a), mouvement psychologlque de la volont (C. Landberg, Glossaire Datinois I,
1920, 2Iss ,), se necti sivit (Zorell 3a), mancare di
(Honeyman, I.c ., 8Is,). Non sembra il caso di richiamarsi a questo valore neutro dell'arab. e dell'et. per spiegare il fatto che 'bh ricorre in ebr. quasi sempre preceduto da negazione (vd. st. 3a) (contro Niildeke, BS 66: la
particella negativa sarebbe usata solo per rafforzare il significato origi nariamente negativo; cosi pure L. Kiih ler,
ZS 4, 1926, 196s. ; al contrario GVG Il ,186; BrSynt
53.158; Honeyman , I.c. , 81).*
18
-sm'
19
dell a volont d i fronte ad una sollecitazione proveniente dal di fuori, una presa di posi zione personale, comu nque sempre di valore neutrale.
L'oggetto allora o introdotto con l ' (Deut 13 ,9;
Prov 1,30; cfr. Sal 81,12) o in accusativo
( Prov 1,25). Carattere di formu la fissa assume ' bh
nell 'espressione bipolare non ascoltare ed opporsi (Deut 13,9; I Re 20,8; Sal 81,12; cfr. Is 1,19;
42,24). Molte volte ci troviamo di fronte ad un
uso della parola che assoluto solo in apparenza ,
poich in realt si tratta di un discorso ellittico,
cfr. p.e. Giud Il , 17 (G!); ISam 31 ,4 = ICron 10,4;
2Sam 12, 17; IRe 22 ,50; Is 30, 15; cfr. Prov l,IO;
6,35.
c) Nella maggior parte dei casi ' bh uni to ad un
verbo di azione, diventando quindi un verbo ausiliare (p.e. Gen 24,5.8 se essa non vuoi venire ). E probabile che, in connessione con la formul a sopra citata, l'espressione non voler ascoltare (Lev 26,21; Deut 23,6; Gios 24,10;
Giud 19 ,25; 20, 13; 2Sam 13 ,14.16; Is 28 ,12; 30,9;
Ez 3,7.7; 20,8) sia diventata di uso molto comune.
Ma tutti gli altri possibili comportamenti possono essere
non voluti , rifiutati, negati (Deut 1,26; Giud 19,10;
1Sam 22 ,17; 26 ,23; 2Sam 2,21 ; 6,10; 13,25; 14,29.29;
23,16.17 = ICron Il ,18.19; 2Re 8,19 = 2Cron 21 ,7;
2Re 24,4; ICron 19,19); il verbo principale il piiI delle
volte all 'infinito con l ' (eccezioni : Deut 2,30; 10,10;
25,7; 29 ,19; ISam 15,9; 2Re 13,23; Is 28,12; 30,9; 42 ,24;
Giob 39,9).
d) Quando il non volere la conseguenza di
un'ostinazione o di un indurimento interiore, 'bh
potrebbe gi essere usato in un senso teologico
specifico (Es 10,27 Jahwe aveva indurito il cuore
del farao ne, cosicch questi non voleva che partissero ; cfr. Deut 2,30), trasformandosi poi in una
formula fissa nei giudizi o nelle accuse profetiche:
... non avete voluto l (Is 30, 15; cfr. Mt 23,37 col
verbo 6ELV , che nei LXX rende 'bh in circa la
met dei casi , cfr. G.Schrenk , art. ~ouo!-,-"'L,T h W
1, 628 - 636 = GLNT 11 ,30 1-3 24; id .,
art. OD"", Th W IlI ,43-63 = GLNT III , 259-3 12).
L'indurime nto per pu anche essere considerato
come un fenomeno del tutto interno all'uomo,
quasi in senso clinico (2Sam 13,2.14.16; cfr.
K.L.Schmidt , ThW V , 1024ss. = GLNT IX ,
1327ss.; F. Hesse, RGG VI, 1383).
'b!7 VOLERE
20
-'1117 II).
'
5/ In parecchi testi religiosi del periodo intertestamentari o il povero acquista un' importanza ancora maggiore, anche per via di una stratifcazione
progressiva della societ. In particolare la comunit di Qumran guarda con sospetto alla propriet
privata e considera la povert e la bassezza come
una cond izione preliminare della vita spirituale.
L' atteggia mento positivo nei riguardi della povert prosegue nel NT (discorso della montagna,
Luca, Paolo), e gli ebioniti non sono n gli unici
n gli ultimi cristiani che danno un valore programmatico allo stato di bassezza di fronte a Dio.
Cfr. E.Bammel , art. 7tTwX6, ThW VI ,894ss.;
RGG s.v. Armenpflege , Armut , Ebioniten ; L.E.Keck , The Poor among the Saints in
Jewish Christianity and Qumran, ZNW 57, 1964,
54-78j A.Gelin , Les Pauvres de Yahv, (1953)
1967 .
E. Gerslenberger
'abbir FORTE
5/
A cominciare da G.R.Driver, FS Gaster 1936, 73-82, anche per l'ebr. viene sempre pi ammesso il sign. di seccare (HAL 7a con OItO testi contro KBL 6b con tre);
non comunque necessario scindere la radice in 'bi l
essere in pena e 'bi Il seccare (J.Scharbert, Der
Schmerz im AT, 1955,47-58; E. Kutsch, ThSt 78, 1965,
35s.), vd. SI. 3a.
.. ..
.
Un collegamento con l'arabo 'abbana (COSI I dlZlonan , al
seguito di Th.Noldeke, lDMG 40, 1886, 724) non e probabile, dal momento che il termine arabo ha un campo
semantico abbastanza diverso (cfr. Scharbert, I.c., 48
n. 95 ' Wehr 2a: celebrare, lodare [un defunto l ).
Un'altra radice 'bi (forma secondaria di jbl) ricorre 111 alcuni nomi di luogo composti con 'abl corso d'acqua
(HAL 7; in Gen 50,11 , secondo un'etimologia popolare,
il nome viene spiegato con 'bi essere 111 pena). Non
si sa a quale radice si debba ricondurre l'ug. qrr ablm , la
citt del dio Luna (l Aqhl 163.165; 3Aqht 8. rev. 30).
22
23
24
nitto . A differenza del qal , che designa esclusivamente la cond izione dell 'essere triste, l'hitp. significa propriamente comportarsi (coscientemente, in 2Sam 14,2 per Simulazione) come
'aM I .
Pu trattarsi di tristezza per i morti (Gen 37,34;
ISam 6,19; 2Sam 13,37; 14,2.2; 19,2; ICron 7,22;
2Cron 35,24) O per una grave disgrazia o per una colpa
commessa da uomin i in qualche modo legati fra loro
(lSam 15,35; 16, 1; Esd 10,6; Neem 1,4). 'bi hitp. pu anche riferirsi ad una cosa (Ez 7,12, il senso si avvici na a
quello di arrabbiarsi ) oppure anche al proprio comportamento ingiusto (Es 33,4; Num 14,39; Neem 8,9,
con significato vicino a quello di pentirsi ). In
Dan 10,2 si pensa all'ascesi che prepara a ricevere la rivelazione (Montgomery, Dan. 406s.; cfr. lo sviluppo
successivo nel sir. 'abita triste )) e asceta, monaco l) ,
Per verbi cOI~e lamentarsi , angosciarsi , gemere, sospirare -~'q gndare ; per i termini opposti -nhm consolare , -sm~ rallegrarsi .
.
':l~
' bi ESSERE IN PE A
26
a (G er 428'
vma
, , 12411
, . ,' 142'
' .' 23,10)..Nell
l apocali!'
d
.
. fine il motivo caratterizza la trlbo aZione etempi (Gioe 1,9: 10; Is 24,4.7; 33,9).
t 'origine del motivo SI puo vedere forse tn Am I,
2 (cfr. al riguardo M.Wetss, ThZ 23 , 1967 , 1:25):
Il giudizio con i SUOI effetti sull a natura e sugli uo
mini conseguenza della leofanta di. Jahwe (allusioni alla teofania anche tn Am 9,5, Is 33,9).
ome arallelo ad Am 1,2 Weiss, Lc., 19 , cita le parole
;el ca: e di una favola della volpe medIo-aSSIra (Lambert BWL 192s. 334): lo sono fortiSSImo, :".un leone
in c~rne ed ossa ... davanti a lla mIa voce ternblie appassiscono (abalu Gtn) monti e fiumI .
t\~a~~i~i
ThW
Gen
Es
Lev
7~~
'cbcen PIETRA -
-,;~
sur.
signor~ , an~h~
un
fem. adI signora (WUS nr. 86). I nomI propn nnvenuti in EA , Mari , Ugarit ecc. , Importanti per determInare la vocalizzazione e la derivazione delle forme, ve~
gono elencati e discussi (ma senza risultati convmcentl)
in Huffmon 156. 159 e Gr6ndahl 88-90.
.
Frequente il fen. pun. 'dn signore ( ~ISO 5; nomI
propri: Harris 74); anche qUI eSIste Il fem. dl sIgnora
(una volta, senza dubbio come cananalsmo, anche 111
un'iscrizione palm., cfr. M.Noth , OLZ 40, 1937, 345s.).
Fondandosi su questo fatto O.Eissfeldt (OLZ 41,1938,
489) suppone che in Ger 22,18 hOdo non SIa altro che
27
71
IO
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
6
4
3
7
38
52
34
37
16
6
totale
334
,adonqj
9
6
totale
80
16
2
4
7
5
2
48
14
222
25
I
7
3
13
I
3
6
3
5
4
l;i~
7
6
5
Il
38
59
39
39
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20
222
I
26
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2
2
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I
9
5
67 2
3
14
14
Il
I
2
17
439
773
'iid6n SIGNORE
28
5
5
4
III I
Il
'
';5
31 Co me in molte altre lingue ( p.e. il la!. medIoeva le senior , e sull a stessa linea il ted .
Herr o riginariame nte comparativo di hehr
[vecchio, venerando ] , cfr. Kluge 305a' il franco
~( mon~ieur ~), con l' uso ormai fi sso del pronome)
Il termine v Iene adoperato quando ci si rivolge ad
una persona o si parl a di essa non solo quando nei
suoi con fronti vi un rapporto reale signore-servo
( molto spesso p.e. nell 'espressione d i corte 'adoni
hamm ti!lcek mio signore, il re ), ma anche come
form a di con esi.ll quando ci si rivolge ad al tre persone, a cui si vuoi rendere onore con un tale appell ativo ( L. Ka hle r, ZA W 36, 19 16,27; 40 , 1922,
39ss.; La nde 28ss.8 1); corrispondentemente colui
che pronuncia il term ine si defini sce 'come
-'ti!bced schiavo . Cosi il padre (Gen 31 35: Rachele si rivolge a Labano), il fratell~ (Gen
32,5s.1 9; 33 ,8ss. Giacobbe-Esa; Es 32,22;
Num 12, 11 Aronne- Mos), lo zio (2Sam 13,32s.
lonadab-Davide), il marito (Gen 18, 12 SaraAbramo; G iud 19,26s. concubina-Iev ita' Am 4 l
le vacche di Basa n ; Sal 45,12 nozze d~1 re) po;sono essere designati come' don , ma lo stesso avviene anche per persone de l tUllO estranee (p.e.
sulla bocca di donne Gen 24,18 Rebecca-servo di
lsacco; G iud 4 ,18 G iaele-Sisara; Rut 2, 13 Rut Booz) o di rango uguale o addirittura pi basso
( l Re 18,7.13 Abdia-Elia; 20,4.9 Acab - Ben-Adad;
2Re 8,12 Cazael- Eliseo). Il passaggio da tu / tuo
a m io signore ( p.e. Num 32 ,25 .27) avviene con
la stessa fac il it con cui si compie lo scambio di
ruoli da io/ mio a tuolsuo servo (p.e.
ISam 22, 15). 'adoni mio signore (cfr. monsieur) si trova spesso usato come formula fissa al
posto di nostro signore anche sulla bocca di
una moltitudine di persone (Gen 236' 42 lO'
43 ,20; N um 32,25 .27; 36,2; 2Sam
1< 15;
2Re 2, 19).
Per la formula bi' ado ni O bi'adona} can permesso, signore (7x e 5x rispetti vamente) cfr. L.Ktihler,
ZA W 36, 1916, 26s.; Lande 16-1 9; HAL 11 7.
gnore; del resto anche Israele , corrispondentemente, pu essere designato come servo d I Jah we ,
e a cominciare dal Dtis anche con una te rminologia esplicita (ThW V,660s. ~ GLNT IX,295ss.;
_ 'bd). Le affermaziqm In CUI SI parl a dI Jahwe
come signore (2/) sono relatI vame nte. rare e
atipiche; pi frequenti invece sono I casI In CUI ,
con formule fi sse, ci si rivolge a Jahwe come SIgnore (37t"e i casi in cui il termin~ u s~to come
epi teto dIVinO (4/), Il quale, data I unlclta dI que sO signore, pu essere usato In segutlo In mamera
assoluta per designare la sua stessa natura (sIgnore
per eccellenza, signore uni versa le o sim.), fin o a
sostituire il nome divino (5 /).
31
1;11;\
32
. . ..
, . , e ue volte seguito da un
nltlvO, In nferimento a Dio: Dan 2 47 ;" - -, /k- ge-
mOI~~i~~~'c~~~i~~~L~II~:~~:iila ~o~~~~~idQumr~~
Q- ,
suo nscontro nel fen. Cdrmlk = Mlk e potente ; Harris 75). Il nome divino di 2Re 17,3 1, pur avendo lo stesso
suono, e per deformato dall'acc. Adadmilki (<< Adad [e)
re ) (Eissfeldt, KS 111,335-339; K.Deller, OrNS 34, 1965,
382s.).
21 La difTusione dei vocaboli derivati da questa
radice se si prescinde da ' add!rrel mantello
(I0x),'si limita quasi escl usivamente ai testi poetici:
ni. 2x, hi. Ix (per i testi vd. sp.); 'addiI' 27x, oltre a
Es 15,10 (canto di vittoria dopo l'attraversamento
del mare) e Giud 5,13.25 (cantico di Debora) 13x in
testi metrici profetici e 7x nel salterio, in prosa solo
in lSam 4,8 (sulla bocca dei filistei) e in Neem 3,5;
10,30; 2Cron 23,20 (nel significato di notabili );
'add!reel grandiosit 3x (testi profetici, vd. sp.).
Includendo' !drer (2x) la radice attestata 44x.
Cfr. anche Ecci i 36,7 (hi .); 43,11 e 49,13 (ni.); 40,13;
46,17; 50,16 Caddir); per i testi qumranici cfr. Kuhn ,
Konk . 2s.
34
I passi di Neem e delle iscrizioni che abbiamo citato indicano che il termine designa le persone senza porre in evidenza una particolare distinzione dal punto di vista sociale,
pressapoco nel senso di magnati (E. Meyer, Die Entstehung des Judentumus, 1896, 132s.). Perci esso in
2Cron 23,20, essendo pi generico, sostituisce lo specifico
e oscuro kari Carii di 2Re Il ,19.
Termini sinonimi sono: gadol grande (Sal 136,18; cfr.
Is 42,21), mosel principe (Ger 30,21 ; 2Cron 23,20),
gibbOr eroe (Giud 5, 13); cfr. anche Sal 76,5. Caratteristico anche l'opposto ,'ir piccolo, inferiore, giovane (Ger 14,3 servitore , cfr. S.E.Loewenstamm,
Tarbiz 36, 1966/67, 110-11 5), che ricorre nelle iscrizion i
pun. citate sopra (II).
4/ Come godo/ grande (- gdf) ed altri aggettivi
che esprimono un atteggiamento di stupore di fronte
ai potenti, cosi anche 'addiI' viene adoperato nei riguardi di Dio e del divino (W.W.Baudissin, Kyrios,
111 , 1929, 85s.120).
In ug. (testo 2001 [= PRU Y,1), r. 7 adn detto probabilmente di Astarte) e specialmente nel fen. pun. ' dr e il
fem . ' drt sono epiteti fissi di varie divinit: fen . B' I ' dr,
KAI nr. 9B, r. 5 (Biblo, verso il 500 a.c.); ' skn' dr , KAI
nr. 58 (Pireo, 3' sec. a.c.); Iside/ Astarte, KAI nr. 48, r. 2
(Menfi , 2'-1 ' sec. a.c.); pun. (e neopun.) Astarte, Tnr e
35
o,~
TT
36
ma mmQdQ diverso. da CQme viene presupPQsta dall'autQre di. Gen 2-3. Cfr. per anche -,adm (I).
!I s~gl11ficatQ arabo di pelle , che abbiamo. menziQnatQ
e VistO. da G.R.Driver, JThSt 39, 1938, 161 (HAL 14b:
cfr. Barr, CPT 154) anche in Os Il ,4 (parallelo. a 'ahab:
per il quale SI supPQne pu re il senso. di pelle , -'hb I)
ma tale slgl11ficatQ nQn pu essere aCcettalo. CQme cert~
(Cfr. WQIIT, BK XlVII 258 RUdQlph KAT
XlIIII ,210).
"
,
b) Oltr~", a :qdm c?mpare in ebro pi raramente la
parola nos, la CUI, radice appartiene al sem. comune, mentre nell aram. bibl. ''''ntiS il termine
rrnale per uomo/uomini * 'uns; cfr.
agner t1r. 19120; P.Fronzaroli AANLR
VI/lIl9, 1964, 244.262.275; -'rs I). '
w
2/
0 s 6 7 Il 4 13 2
A "."
" ma senza t1 nome personale
damo di Gen 4,25; ?,L1.3.4.5; lCron l ,l). La di~nbuzlone del passI e piUttOSto singolare. Nel solo
z SI hanno 132 passi (di cui 93 quando Dio rivolge l,a_ p~rola al profeta: bren-'dtim). All'infuori
di Ez adam compare in modo pi massiccio in
due testi : lt1 Gen l-Il 46x (per contro in Gen 1237
38
39
come creatura o co n un aspetto della sua creaturalit nei libri storici o profetici non si hanno
complessi letterari fissi per forma o contenuto, n
modi di esprimersi particolari in cui 'tidtim eserCItI
una fun zio ne speciale.
b) Il vocabolo ' adam si ambienta bene nell a storia
delle origini , e cio in quelle parti di Gen l-II che
trattano dell ' uomo nell' insieme degl i even tI pnmordiali : creazione dell' uomo (Gen 1,26-30 e
2,4b-24), cacciata dal paradiso (Gen 3), diluvio
(Gen 6-9) e dispersione deglI uom1t11 (Gen ll,l :
lO). Al di fuori di queste narrazlom ti vocabolo SI
trova solo in 4 l (hiI'iidiim ).25 e 5,l.l; qui per 'adam divenuio nome proprio (o tende a diventarlo). Il fatto che le ricorrenze siano. numerose in
queste narrazioni della storia delle ong1t1l , e che SI
limitino ad essa, mostra che 'adam nell ' AT deSIgna l' uomo (in senso collettivo) prima e al difuori
di tutte le determinazioni , le quali cominciano con
i nomi che formano le genealogie, e prima di ogni
divisione dell' umanit in popoli, a partire da
Gen Il opp. dall a tavola dei popoli . l racconti che
trattano dell ' uomo in questo senso seguono due
temi principali : trattano della creazione dell' uomo
(c) e della limitatezza dell 'essere umano nelle narrazioni di colpa e punizione (d).-ESSI confermano
le due affermazioni fondamentali che l' AT fa
sull' uomo: egli creatura di Dio, e come creatura
ha, in contrapposizione a Dio, un'esistenza lImitata.
c) l racconti della creazione dell'uomo (c fr.
E.Lussier, Adam in Gen 1,1-4 ,24, CBQ 18, 1956,
137-139) sono in Gen 1,26-30 e 2,4b-24.
Quanto. si pu dedurre dalla storia delle religiQni sui racCQnti di creaziQne mQstra che la creazlQne del mQndQ e
la creaziQne dell'uQmo cQstituisconQ Qriginariamente
due tradiziQni distinte. Si constata p.e. che nelle civilt
primitive la creaziQne intesa quasi sempre SQIQ come
creaziQne dell'uQmQ , e che al contranQ m EglllQ creaziQne significa prevalentemente creaziQne del mQndQ,
ciQ cQsmQgQnia. Perci la cQsmQgQnia che prevale nelle
civilt sviluppate ha incluso in s la creaziQne dell'uQmQ;
ambedue p.e. SQno unite nell' Enuma elis e in Gen I: Invece in Gen 2 si ha la tradiziQne della creaZIQne
dell'uQmQ. NQn esatto. quindi parlare di due raccQnti
della creaziQne, uno. pi antico. (Gen 2-3 ) e UQQ pi recente (Gen I), tanto pi che si pu considerarecome parallelo di Gen 2 SQlo Gen 1,26-30, ma nQn Gen l,l
2,4a. L'esegesi di Gen I basata sulla stona delle tradl:
zioni mQstra chiaramente l'indipendenza ongmana di
Gen 126-30 (Westermann, BK 1,198ss.).
Gen 2:3 un racconto. la cui unit letteraria dQvuta a
J ma in esso. si posSQnQ anCQra riCQnQscere facilmente
d~e raccQnti Qriginariamente distinti: un raCCQntQ della
creaziQne dell'uomo. in 2,4b-24 e il raCCQntQ della cacciata dal giardi no in 2,9.16.1 7.25; 3,1-24. II primo. appartiene a quelle narraziQni che hanno. per tema la creazIOne
dell'uomo. il secQndQ spiega la limitatezza dell'uQmQ.
RiunendQ 'i due raccQnti , J ha VQlutQesprimere che questi due mQtivi fQndamentali sono. tra IQro affint.
Ambedue le narrazioni della creazione dell' uomo
in Gen l 26-30 e 2 4b-24 dicono che l'uomo trae
la sua esi~tenza da Dio (l), che egli fin dall'inizio
01~
'{]diim UOMO
40
inteso come essere sociale (2), che la sua c reazione comporta a nche il suo soste nt a me nto con il
ci bo (3) e che a lui affidato il dominio sugli a nimali e sulle altre creature (4 ). P contiene inoltre
l'a ffe rmazio ne particolare che Dio ha be nedett o
l' uo mo (5) e che lo ha creato a sua immagi ne
(-~ddlEm) (6).
(I) Nessuna delle due narrazio ni inte nde afferm are propriamente c he Dio ha creato il primo
uomo (o i primi uomini ). La creazione dell ' uomo
piuttosto un'affermazione tipica delle na rrazioni
delle origini , che resta al di l di ogni storia di c ui
si possa avere esperie nza e di cui si possano avere
docume nti . Viene detto solo che l' uma nit, e cio
ogni uomo , trae la sua esiste nza d a Dio, niente di
pi e nie nte di me no. L' uomo creato d a D io diventa Adamo (nome proprio) solo per il fatto che
apre la serie delle generazioni (4, 1.25; 5, I ); nei racconti di creazione l' uomo creato non fa parte di
una serie determinata. Il racconto della creazio ne
dell' uomo dice per che l' uomo tale solo in
quanto creatura di Dio; non possibile qui separare l'uomo come tale dal suo essere creato. Ci
che l' uomo , lo in quanto creatura di Dio.
(2) La creazione dell ' uomo come essere sociale
viene affermata in forma la pidaria in Gen I , 2630: li cre maschio e femmina . In Gen 2,4b-24
questo lo scopo della na rrazione: l' uomo form a to
da Dio con polvere (2,7) non ancora propriamente la creatura che Dio inte ndeva (( no n
bene ... 2,18); la creazione dell'uomo veramente riuscita solo con la creazione della donna.
l ha posto quindi in pa rticolare evidenza
quest'aspetto della creazione dell ' uo mo, e cio che
egli raggiunge la sua autenticit solo nella societ
(cfr. su questo punto Pederse n, Israel I/II ,6Is.).
(3) Secondo le due narrazioni , al soste nta me nto
dell ' uomo si provvede anzitutto con un nutrimento vegetale (I ,29; 2,8 .9. 15); il nutrimento con
carne di animali subentra solo quando l' uomo si
allontana da Dio. Questo tema ricorre in tutti quei
passi (pa rticolarmente nei salmi) che afferma no
che Dio provvede al nutrimento delle sue creature.
(4) Contrariamente alla concezione sumerico-ba_
bllonese dell a creazione dell'uomo quest' ultimo
nell' A T non viene creato, secondo e P, per serVire gh del , ossia per il culto, ma per domina re sugli ammali (I ,26b.28b; 2,19.20), e quindi a nche sul
resto della creazione (1,28), e pe r lavorare il suolo
(2,15; cfr. 2,5b). La coltivazione la lavorazione
della te rra quindi basata sulla ; tessa creazione
dell ' uomo, oppure riceve con essa la sua motivaZione. Non si pu separare questo compito dall a
natura dell ' uomo.
La narrazione della cacciata dal giardino in Gen 3 si delinea fondamentalmente cos: Dio colloca gl i uomini da
lui creati in un giard ino pieno di frutti , e permette loro
di cibarsi dei frutti di tutti gli alberi; solo di un albero
proibisce di mangiare il frutto. Ciononostante gli uomini
. mangiano il frutto di quest'albero e vengono perci cacciati dal giardino. Sono cos allontanati da Dio, e queslo
allontanamento equi vale ad un'esistenza in qualche
modo limitata. Questo filone principale intessuto e arricchito con una serie di altri motivi , che un tempo facevano parte di altri racconti indipendenti, appartenenti
allo stesso tipo di narrazioni : sopratt utto il motivo
dell 'albero della vita, che noto anche alt rove (p.e.
nell 'epopea di Gilgames e nel mito di Adapa), ma anche
le singole sentenze di condanna, che esplicitano la limi tatezza dell'esistenza, e forse anche la scena della tentazione col serpente.
Ci che J vuoi dire sull ' uomo con questo racconto si pu
cos compendiare: ( I) non solo la creat uralit dell'esistenza umana , ma anche la sua limitatezza fondata su
un evento origi nari o che si svolge fra Dio e l'uomo.
(2) La violazione del precetto di Dio e la condanna di
tale violazione un avvenimento originari o, che viene
cuna esistenza umana che ne sia esente. (3) Dio accoglie l' uomo che ha peccato COntro di lui . Anche se lo allontana da s dando luogo cos ad un'esistenza limitata
da affanni , dolori e morte, gli concede ancora la vita e gli
permette di COnti nuare a vivere nel tempo.
42
I
rese insieme queste tre affermazioni possono
Se o se P _ he la narrazione intende d ire. Una spiega:
rendere clf ~uale uno stato paradisiaco di innocenza SI
zlon~e per a causa del peccato originale In uno stato
y.a~~~~~a decaduta , non corrisponde al testo e lal senlso
di Ila narrazione. Nella narraZione ti precetto, aVIO ae
.'
in ugual mamera un avvent mento
zione e II c~s~~~~~ns~ pu tradurre e dividere in periodi
ortgtnar~ designazione peccato originale , che ha In ~t~~~:;o nell'esegesi della narrazione questa sfumatura
I~ ermente diversa (e con conseguenze molto Impor~~i) deriva dal giudaismo tardiVO (IV Esdra).
ta
'b' l't- che ha l' uomo di peccare, la quale fa parte
La pOSSI I I a
.
I
tt nel racdell'evento originario, acqUista un a tro a
~
4) s.
conto del diluvio in Gen 6-9 . Mentre In en
e
I
aria della mancanza di un si ngolo uom?, In Gen 6-9 SI
atta di un fenomeno che investe tutta I umantta, e cloe
c~e un gruppo una comunit uman~ puo andare In rovina e erire Qui per la prima volta SI afferma che tlc~e:
atore :U a~nientare la sua creazione; tale POSStbtl~ta ~
gi racchiusa potenzialmente nel fatto che ti mon 101
l'umanit hanno un creatore: il creatore ha come ta e a
ca acit di distruggere la sua opera. Per questo motivo le
na~razioni del diluvio (o dell'incendio) untversale hanno
sulla terra la stessa diffusione del racconti di creazione:
Qui si fo nda lo schema tempo delle onglnl -tempo finale .
alla possibilit della corruzione del genere uman? COrrisponde la possibilit del suo a nni~nta mento. Nell apocalittica quello che avverr per I umantta COinCide con
quanto avvenuto al tempo delle onglnl.
6
Per quanto riguarda la concezi?ne dell'uomo, da Gen . :
9 si ricava: ( I ) l'umanit che SI propaga ha la posst:t!~
di corrompersi in blocco. (2) Il creatore ha la pOSSI I lta
di annientare l' umanit da lUI creata. (3) Col dtluvlo e la
salvezza di un individuo dal diluvio l'uomo. nella . sua
esistenza riceve una vita che consiste in una IiberaZlo~
o in una preservazione dalle grandi .catastrofi . (4 ) fi
romessa che non sopraggiungera plU una catastroe
~niversale finch durer il mondo fonda la storta
dell'umanit, che contiene (parziali ) corrUZlont di un intero gruppo e (parziali ) catastrofi . COSI la salvezza .e la
preservazione diventano un fenomeno che appartiene
all' uman it.
. d
Nel racconto della costruzione della torre SI ve e un superamento dei limiti, particolarmente penco l o~o per
l'umanit, consistente nell'autoesaltazlOne dell uom~
nell'ambito della politica (cma e.torre) e nel cam p) d~
progresso tecnico (che come tale e tuttavia accettato ..
punizione misericordiosa , ch,e anc?ra una ~olta laSCia
in vita, in questo caso la disperSIOne e I allontanamento.
6 (
43
~(uralit
fa~to
~i
~~fl~~omo ~
~~fl~a~~~~isianza
c~t~tr:
dipendenza d~
vls~7~u~e~~
fronte a Dio.
t t nella storia
Alla creaturalit , .c ome e ~r~s~~o a c~e in questo
m
delle on gmt , cOITIspon d e t a . ,
44
r_
(tesso
46
48
f::'
C. Wesrermann
,11
mune (sostituita in~r~:artenente al semitico cosignificato di terre no . ~~~ smq), e compare col
suolo , terra altre ch . ( b so) da coltivazione
(Iscrizione di Mactar ~I e r. a nche nel neopun ~
POpolo che abita nell'a terran.~: ~I~~' 3 per il suo
(a ram . gl ud . e sir 'ada l" fI'
.. 5) e m aram .
.
m a, orse gla aram. antico
49
Le castruzioni ivi adaperate ripartano. ancar pi ai significati citati sotto. c) suala appure superficie terre
stre : 'al ha' "dama su lla terra 15am 203 1' Is 2421
ecc.; pene h{J'"dama superficie della terra' Gen 8,'13;
'al pene ha'"dama sulla faccia della terra Gen 6 I 7'
7,4.23; 8,8; Es 32,12; 33, 16; Num 12,3; Deut 6,15; '7:6:
14,2; 15am 20,15; 25am 14,7; IRe 13,34; Is 23 ,17; Ger
25,26; 28 ,16; Ez 38,20; Am 9,8; Saf 1,2s.).
41
Quanto all ' uso teologico del te rmine, accanto ad alcune formulazioni particolari come 'ad~nar (haq)qdees te rra santa (Es 3,5; Zac 2,16),
admar jhwh terra di Ja hwe (Is 14,2), e oltre
alla maledizione divina della 'adama (Gen 3, 17;
cfr. 5,29 ; 8,21) , sulla quale si fonda la fatica legata
al lavoro della terra (Gen 3, 17ss. ; 5 ,29), dobbiamo
rrcordare la formula , soprattutto dtn .-d tr. dell a
'adama che Jahwe ha giurato ai padri e che 'dar o
ha dato ad Israele (Es 20 12 ' Num II 12' 32 II '
[)c ut 4,10.40; 5, 16; 7,13 ;' ,,',9.2 1; 12,.1 9; 2,1;
51
51 I pochi casi in cui il termine ricorre a Qumran si ricollegano agli usi vtrt. Il greco del NT,
come gi quello dei LXX , non fa distinzione fra
'"dama ed 'Irees . Ad entrambi corrisponde '(~ .
Cfr. H .Sasse, art'. '(7" ThW 1,676-680 ( = GlNT
Il ,429-440), il q uale a dire il vero sorvola su aspetti
important i.
H. H. Schmid
" ~l~ 'odma SUOLO
52
wdd).
In ug. (UT nr. 105; WUS nr. 103; A. van Selms, Marriage and Famil y Life in Ugaritic Literature, 1954, 47.67)
troviamo il verbo y ullb in 67 (= 1* AB), V 18 in senso
eufemistico con sogg. 8'1 e ogg. 'glr giovane vacca , il
sostant ivo 'I!br amore in 51 (= Il AB), IV 39 e ' I((
111 4 (= V AB,C 4) par. a yd amore (radice }dd). Incerto lillbr in 1002,46 (= MF V 46).
In una iscrizione lOmbale neopun. proveniente da Cherchel (Algeria) (N P 130 = NE 438d = Cooke nr. 56)
J.G.Fvrier, RHR 141, 1952, 19ss. ha supposto il parl.
pU. remo mhbr amata , per secondo J.T.Milik ,
Bibl. 38, 1957, 254 n. 2, preferibile far derivare questa
forma da (,bb (~> h).
L'aram. 'IIbrh in CIS Il ,150 (= Cowley 75,3, frammento
di papiro di Elefantina ) deltullo incerto (cfr. DISO 6).
Supponendo una base bilillerale (o nomatopeica)
hb soffiare, respirare con forza , bramare (cfr.
l' arab. habba), ampliata con l' introduzione di "
D.W.Thomas, The root 'liheb ' Iove' in Hebrew,
ZAW 57,1939,57-64 (seguendo Schultens, Wiinsche, Schwall y) collega il verbo a radici analoghe
(S'p, n!1I1I , I1sm ecc.), le quali uniscono insieme i
concetti del respirare e del moto dell'a nimo (co i
anche Wolff, BK XIV /I ,42 ). Ma da una simil e
etimologia non si possono ricavare conseguenze di
ordine esegetico (Thomas , Le, 64).
Non si pu accettare (contro H.H.Hirschberg , VT Il ,
1961, 373s.) una connessione etimologica con 'ah oM Il
pelle supposto in Cant 3,10 (con minore probabilit anche in 05 Il,4); cfr. Driver, CML 133 n. 2;
Hai 18a.
Fra i derivati sono di uso corrente 'aheb (part. e
sos!. amico ) e 'ah ba (inf. e sos!. verbale
amore ), raramente invece si trovano i nomina actionis oppure gli astratti ' ohlibim amorazzi (Os 8,9, cfr. Rudolph , KA T XliiI I 159)
amabil it (Prov 5,19), e 'ohlibrm (/gioi~
d'amore ( Prov 7,18).
Nei nomi propri questa radice (a differenza di }dd, !lpS o
anche ~nn) non utilizzata nell' AT; fuori della Bibbia
invece si trova usata ad Elefantina n'hbllnhbr (part . ni .
fem . amabile , Cowley 1,4; 22,91.96.107) e su un sigillo ebr. (Levy 46 = Diringer 217), cfr. oth, IP
nr. 924.937; J.J.Stamm, Hebr. Frauennamen FS Baumgartner 1967, 325.
'
149a ~
CAD D 20);
b) al plur. amore, piacere d'amore (9x; Ez 16,8;
23,17; Prov 7,18; Cant 1,2.4; 4,10.10; 5,1; 7,13; acc. dMiI
plu r. love-making [corteggiamento] CAD D 20a; ug.
dd 511= Il AB], VI 12; 77 1= NK], 23; 'nt 1= V AB],
III 2.4);
c) zio (I8x; - ' (13a), un significato speciale che l'ebr.
ha in comune con l'arab. e l'aram. (Stamm , 1.c., I 75ss.).
Il contrario di 'hb sempre -SI1' odiare . I due
verbi compaiono insieme in altri 30 passi
(Gen 29,3Is.; 37 ,4; Es 20,5s. ; Lev 19, 17s.; Deut
5,9s. ; 21,15.16; Giud 14,16; 2Sam 13,15 l' amore
che si muta in odio; 19,7; Is 61 ,8; Ez 16 ,37; Os
9,15; Am 5,15; Mi 3,2; Zac 8,17; Mal 1,2s.;
Sal 11 ,5; 45,8; 97,10; 109 ,3s.5; 119,113.127s. 163;
Prov 1,22; 8,36; 9,8; 12,1; 13,24; 14,20; 15 ,17; Eccle 3,8; 9,6; 2Cron 19,2). Occasionai i contrapposizioni , p.e. ccn S[ 11 avversare in Sal 109,4, non
hanno al confronto nessun peso. Stranamente, la
coppia di opposti ' aheb amico e 'a)eb nemico dal lato stilistico non viene quasi mai
sfrullata nella sua assonanza; cfr. Giud 5,31 e
forse Lam 1,2.
Le forme derivate del verbo si trovano soltamo al
participio. Solo una volta troviamo il ni .
hannre''''hlibim i degni di amore , con significato gerundivo, come epiteto di Saul e di Gionata
nellamemo di Davide (2Sam 1,23, par. hal1l1" imim
gli amanti ); vd. sp. I/riguardo ai nomi propri.
Il pi oricorre solo al partoplur. m e' ahobim col significato
peggiorativo di amanti , drudi
(Ger 22 ,20.22; 30,14; Ez 16,33.36.37; 23,5.9.22; Os
2,7.9.12.14.15; Zac 13 ,6; Lam 1,19), mentre per il
significato normale di amico, colui che ama
viene usato il parto qaL Il pio amoreggiare va
inteso non come un intensivo, ma come un iterativo che sintetizza singoli commerci successivi ,
che non possono essere realizzati contemporaneamente, amare (alternativamente pi persone) >>
(cfr. Jenni , HP 158).
Un hi . rendere amalO si trova in Eccli 4,7 e nel medioebr. Incerta la forma pe'al'al 'hbhb amoreggiare ,
che viene supposta in Os 4,18 (HAL 17b).
55
56
narlo dal punto di vist a morale e in tal modo di ridurlo al piano psicologico; anzi, proprio attraverso
quest a rappresent azione esso viene spogliato del
suo carattere numi naso e sottratto all ' innuenza di
quello che le religioni vici ne ad Israele collocano
su un piano mitico-sessuale. Nella lotta contro la
religione erot ico-orgiastica di Baal il Cantico dei
Cantici ha una grande importanza (cfr. vo n Rad
1,36: Israele non part ecip alla" divini zzazione "
della sessuali t ).
3/ Fra le altre relazioni fra persone va ricordato
prima di tutto l'amore fra genitori e figli , di cu i
per nell a letteratura narrativa si parla solo in casi
particolari (unicit del figlio, preferenza unilaterale , p.e. per il pi giova ne): Abramo-Isacco (Gen
22,2), Isacco-Esa e Rebecca-Giacobbe (25,28),
Israele-Giuseppe (37,3.4 in senso comparativo per
indicare
preferenza),
Giacobbe-Beniamino
(44,20). La straniera Rut ama la suocera Noemi
(Rut 4,15). Il caso normale traspare nella formula
paradossale di Prov 13,24 chi ama suo figlio , lo
castiga ); per il resto cfr. piuttosto - l'/Jm.
Anche padrone e servo possono essere legati fra
loro da un vincolo di amore, cosi nel codice
dell'alleanza in Es 21,5 (incL moglie e figli) e nella
legge dtn. in Deut 15 ,16, inoltre nella letteratura
narrativa Saul-Davide (ISam 16,21); anche il favore di cui gode Davide presso il popolo (18,16.22)
va inteso in questo senso.
Un caso particolare nell' impiego di 'hb si ha
quando esso esprime il rapporto di amicizia Gionata-Davide. L'anima di Gionata legata (qsr)
all'anima di Davide (lSam 18,1); Gionata ama
Davide k'nafi come la sua vita (18,1.3; 20,17;
COntro l'interpretazione del termine come perversione cfr. M.A.Cohen , HUCA 36, 1965, 83s.) e
giura a Davide a motivo del suo amore (20,17);
Davide a sua volta nel canto di lamento confessa:
il tuo amore era per me pi meraviglioso (Hertzberg, ATD 10,189) dell'amore di donna}} (2Sam
1,26, cfr. v. 23).
Anche se l'amore fondato sull'amicizia porta qui a concludere un patto (cfr. Quell, ThW Il,112s. = GLNT Il ,
103Iss.; -beril), non si trascura per ci stesso l'aspetto
emotivo. Casi come questo aiutano per a capire come
mal Il vocabolo amare sia entrato a far parte anche
della terminologia politico-giuridica della stipul azione
del Contratti, per esprimere si ncera lealt; W.L.Moran,
CBQ 25, 1963, 82 n. 33, e Th.C.Vriezen ThZ 22 1966
4-7, rimandano f. l'a. ai paralleli dei con'tratti di ~assal :
laggio di Asarhaddon: (giurate) che amerete Assurban~pal come la vostra anima (ki napsalkunu) )), col verbo
ramu amare (DJ.Wiseman, The Vassal-Treaties 01
Esarhaddon [= Iraq 20/ I], 1958 49 col. IV 268). Vd st
IV/3.
"
,
'.
Con chiaro riferimento a relazioni politiche internazionali adoperato ' hb in IRe 5 f5 dove il re
Chi ram di Tiro detto '6hb, amico'ch~ stipula alleanza conDavide (Moran, Lc., 78-81, con espresSIOI1l slmlh nelle lettere di Amarna' Noth
BK IX ,89). Anche in ISam 18 ,16 e Soprattutto in
57
::J;'~ 'hb
2Sam 19,7 '6heb ha, secondo Moran, il senso politico secondario di lealt dei sudditi nei confronti
del re. In un contesto di politica religiosa il vocabolo ricorre nel rimprovero del profeta di 2Cron
19,2, secondo cui Giosafat ha nutrito am icizia
verso coloro che od iano Jahwe}) (ciO Acab e il regno del nord). Una connotazione spregiativa possied e l'espressione tutti i tuoi/suoi amici l), nel
significato di partigiani l), riferita a persone desc ritte con tratti negativi come Pascur (Ger 20,4.6)
e Aman (Est 5, 10.14; 6,13).
Resta da considerare ancora l' uso di 'hb per descrivere i rapporti con il prossimo nelle espressioni pi
ge neriche dei salmi e dell a letteratura sapienziale.
Il salmista si lamenta perch la situazione normale
turbata: i suoi amici gli voltano le spalle (Sal
38 ,13; similmente Giob 19,19), Jahwe li ha estraniati da lui (88,19), il suo amore viene ripagato
solo con ostilit e odio (109,4.5). Nei Proverbi
am ico )} e amore )} sono realt note e fattori positivi nella scala dei valori. Accanto a considerazioni pi specifiche (Prov 14,20 il ricco ha molti
amici; 9,8 il saggio ama chi lo corregge, lo stesso
in 27,5.6; 16,13 il re ama colui che parla con sincerit) si trovano affermazioni di principio pi generali: il (vero) amico ama in ogni tempo (17,17),
un amico pu essere pi affezionato (- dbq) di un
fratello (18,24). Espressioni generali sull'amore si
trovano in 10,12 (l'amore copre tutte le .offese, lo
stesso in 17 ,9) e nella frase comparallva 15,17
meglio un piatto di verdura con amore, che un
bue grasso con odio}}). L'astrazione giunge al
massimo grado nelle espressioni meristiche
dell'Ecclesiaste: amore e odio hanno il loro tempo
(Eccie 3,8), gli uomini non conoscono n l'amore
n l'odio (9,1), l'amore e l'odio sono ormaI finIli
(9,6).
.
.
Per l'amore del prossimo, l'amore degh estraneI e
l'amore di se stessi vd. SI. IV/I.
AMARE
58
1/
59
::J;'~ 'hb
AMARE
60
3/
eli ' AT si parla dell 'amore per Jahwe in
un'epoca posteriore a quella in cui si parla
dell'amore di Jahwe; le espressioni di questo tipo
si trovano ancora una volta concentrate nella teologia dtn. (bibliogr. : G. Winter, Die Liebe ZlI GOll
im AT, ZAW 9,1889, 21 1-246; H.Breit , I.c. , 156165; C.Winer, Recherches ur l'amour pour Dieu
dans l'A.T. , 1957; Eichrodt 11 / 111, 200-207; J.Coppens, La doctrine biblique sur l'amour de Dieu et
du prochain, ALBO lV1J6, 1964).
Bisogna distinguere in questo caso fra l' uso
dell'indicativo e quell o dell'imperativo. Le emplici constatazioni con 'heb (per lo pi al plur. )
usato come sostant ivo nel significato di seguace (vd. sp. 111/3), in contrapposizione a
odiatore (-sn') e nemico (-'jeb), potrebbero avere la loro origine nell a formulazione ti pica
del culto (N.Lohfink , Das HauptgebOl, 1963, 78).
Si tralla della formu la per quelli che mi amano
di Es 20,6 e Deut 5,10, che si trova nel le aggi unte
61
::J i1 ~ 'hb
AMARE
62
virsi di circon loc uzioni (vd. sp. 111 /4). Come oggello appaiono: il nome di Jahwe (-sem) in Sal 5,12; 69,37;
11 9,132; anche Is 56,6; la sua salvezza Sal 40,17 = 70,5;
il suo santuario 26,8; cfr. 122,6 ed Is 66,10 Gerusalemme; inoltre la sua legge, il suo comandamento ecc.
Sal I 19,47s.97.113.1 19.127.140.159. 163 167.
Un gruppo a parte formano le proposizioni
sull 'amore della sapienza e sull'amore verso la sapienza. Esse possono essere citate a questo punto,
per il fatto che la sapienza ipostatizzata si avv icina
molto a Jahwe. Le formule, con una certa differenza rispetto alle frasi dtn ., esprimono tutte un
rapporto reciproco: Prov 4,6 amala, ed essa ti custod ir l); 8,17 io amo quelli che mi. amano ;
8,2 1 largisco ri cc he~za a coloro che mi amano l);
cfr. 8 36 lUlli coloro che mi odiano, amano la
mort~ (i n 29,3 chi ama la sapienza, allieta suo
padre la sapienza non personificata; questo testo va incluso nell a serie det casI en umerali 1Il
111 /4). I paralleli eg. , che trallano dell 'amore della
Maat e dell'amore verso la Maat, l'ordi ne cosmico
reali zzato da Dio, fanno pensare che le espressioni
vtr!. sulla Chok ma ipostatizzata traggano spunto
proprio da essi (Ch.Kayatz, Studien zu Proverbien
1-9, 1966,98-1 02; prima ancorae dt diversa OPInione G.Bostrtim Proverbl astudten, 1935 , 156ss.;
cfr. anche Prov 7,4 di alla sapienza: tu sei mi a
sorella [-' a~ 3cJ, e chiama amica l' intelligenza,
perch ti preservi .. . l~.
ell'ambito degli usi sopra descrilli rientra anche ' hb di
Ger 2,25 io amo gli stranieri (SOliO l'influenza di
Osea; cfr. 2,33) e di 8,2 davant i al sole e alla luna e davanti a tullO l'esercito del cielo, che essi hanno amato e
a cui hanno servito (con dicitura dm.) con divinit
straniere come oggello.
Os 3 I ,alllibat rea, che si fa amare da altri (Rudolph,
Kat XIII/ 1,84) e il parl oplur. di 'hb pio amanti , drudi
(vd. sp. 11(11) riferito ai Baalim in Os 2,7.9.12.14.15 e a
presunti amici politici in Ger 22,20.22; 30,14; Ez
16,33.36.37; 23,5.9.22; Lam 1,19 (cfr. 1,2) (i n Zac 13,6
con linguaggio non metaforico), conservano anche
all'interno del linguaggio metaforico il loro significato
proprio di amanti e non vanno intesi , facendo confusione con la natura della religione cananeo-si ncretistica
pur soggiacente alla metafora, come espressioni tecniche
del culto (di parere contrario A.D.Tushingham , J ES
12, 1953, 150 ss.).
V/
\I NT risulta strellamente legato all' AT gi
solo per il fallO che utilizza i testi fond ament ali di
Lev 19 ,18 e di Deut 6,4s. e il sostantivo ""-('J::n,.
che poco testimoniato in epoca precristiana
all' infuori dei LXX. Una visione sintetica e indicazioni bibliografiche sull'abbondante materiale
del NT si trovano negli articoli dei dizionari, che
contengono di sol ito una sezione preliminare riguardante l'AT; cosi p.e. G.Quell-E.Stauffer, art .
"'-10""?'('). ThW 1,20-55 (= GLNT 1,57- 146);
W.Zimmerl i-N.A.Dahl,
RGG
IV,363-367;
E.M.Good-G.Johnston, IDB II1 ,168- 178. Fra le
monografie pi ampie citiamo solo C.Spicq,
Agap dans le NT , l-III , 1958-60.
E.l enni
63
;';'K
T -;
,ahah AH!
1/ Per le semplici interiezioni (suon i acco mpagnati da gesti) come 'ahah ah! l), - h) guaii
ecc. non esiste un'etimologia (a differenza p.e. di
ha/ila lontano' , -~II). La fonetica e la grafia
spesso subiscono ampie variazioni , per cui si devono raggruppare le singole forme a seconda della
identit o della somigli anza delle funzioni . Tratteremo perci insieme 'ahah , hah (Ez 20,2) e
NlN J:'1 lN (' anna, BL 652) composto probabilmente
d"al'+ na per l).
21 'ahah s' incontra 15x, specialmente nel ciclo
di Eliseo, in Ger e in EZ. ' anna attestato 13x.
3/
rI-
AHI
64
21
31
' wh pi o e hitp. presentano una gamma di significati ricca di sfumature entro un ben delimitato campo semantico: le due coniugazioni verbali
indicano il desiderare, il bramare e il volere
dell ' uomo , molto differenziato a seconda dell ' intensit e dello scopo. l bisogni elementari della
vita, anche di tipo istintivo, muovono al desiderio
di determinate cose: Davide vuole bere dell 'acqua
(2Sam 23,(5); gl i israeliti desiderano mangiare
carne (Deut 12 ,20); le ghiottonerie della tavola atti rano l'ospi te invitato (Prov 23 ,3.6); si bramano
giorni feli ci , si desidera il bene in senso generale
(ls 26,9; Am 5, 18; Mi 7,1); lo sposo desidera la
sposa (Sal 45 ,(2). Questo desiderio ritenuto
sano, buono e normale; il sapiente sa che il desiderio soddisfatto (ta'" wii ba'ii opp. nih}ii, Provo
13,12.(9) cosa gradevolissima.
Ma il desiderio pu andar oltre la gi usta misura e
rivolgersi ad oggetti sbagliati (Prov 21 ,10 il malvagio desidera fare il male ); pu danneggiare gli
altri o perdere le sue probabilit di riuscita (Prov
13 ,4). Perci il desiderio o la brama smodati e
sconvenienti sono proibiti (Prov 23,3.6' 24 l ' Deut
5,21).
' "
65
51
Dai valori originari del!' A T (cfr. particolarmente Num 11 ,4.34; Sal 106,14; 78 ,29s.) si arri vati nel gi udaismo e nel cristianesi mo alle affer66
21
31
Il significato primario del nome concretopersonale '''' \Vii stolto oppure insensato ,
quello di 'iwwc/a?t stoltezza . Per delineare la
ga mma dei loro significati sono patricolarmente
interessa nti i sinonimi e i contrari (cfr. T.Donald ,
67
La figura dello '''' wil vista senz' altro in luce negati va. Egli l'esatta controfi gura del saggio
(Skladny, I.c., 12). La mancanza di intelligenza
che lo caratteri zza va intesa come stupidit .
Alla porta lo stolto deve tacere perch la sapienza troppo al ta per lui (24 ,7); la sua stoltezza spesso legata alla bocca/labbra , cio alle
sue ( poche) affermazioni intelligenti (17,28; anche
10,8.10.14; 14,3 e 12,23; 15 ,2 .14Q; 18,(3 ). Vi sono
per anche aspetti morali e sociali: egli collerico
( 12,16; 27 ,3; 29,9; cfr. 14,17.29 e Giob 5,2) e ri ssoso, mentre manca di kiibOd onore (20,3;
29 ,9); egli non ascolta , come il saggio, lo 'e~ii, il
consiglio , ritenendosi sapiente ( 12 ,15), disprezza anzi il mi/siir, la correzione (-jsr; 15,5;
anche 1,7; 5,23; 7,22 senza modificare il testo;
14,3; 16,22 vd. st. 4.). La 'iwwc/a?t del giovane
sar allontanata dal bastone della correzione
(22 ,15), ma in genere lo ''''\Vii legato inseparabil mente alla sua stol tezza (27 ,22).
41 Essendo stolto e stoltezza tra loro inseparabil i, si applica anche alla stoltezza in quanto
componamento la connessione inevitabile che
sussiste tra un'azione e la sua conseguenza
(K.Koch , ZThK 52, 1955, 2ss.; G.von Rad , KuD
2, 1956, 68s.). La stoltezza diventa infatti castigo per lo stolto (contrario: fonte di vita
16 ,22; cfr. 14,3). Pi ancora: la bocca dello stolto
una rovina imminente (10,14; cfr. 10,8.10);
gli stolti muoiono per dissennatezza (10,2 1; cfr.
19,3; Giob 5,2). La stoltezza procura disgrazie e
conduce alla morte , da un punto di vista religioso
essa negati va e diventa l'equivalente di empiet/peccato ; cosi anche in 5,23 , cio nella pane
recente dei Prov , la stoltezza legata alla mone
dell' empio (- d '), mentre lo '''' wil in 1.7 in
68
che usato per la confessione dei peccati nella lamentazione (Sal 38,6: 69,6; cfr. ''''wi/im nel salmo di ringraziamento 107,17 , dove per il testo incerto).
51 Negli scritti di Qumran '''\Vi! ricorre Ix e 'iwwre/rer 5x ( Kuhn , Konk . 4b). Nei LX X '''wi! viene
tradotto con otto termini diversi , ma specialmente con &<ppWY (l3x); anche 'iwwre/rer tradotto con otto termini , ma soprattutto con
x'p'poeruY''I (8x) e &<ppWY (3x) (su questo punto
e per il concetto neotestamentario di stoltezza
cfr. G.Benram , art . fLwpo, ThW IV,. 837-852
[= GLNT VIl ,723-766 ]; W.Caspa ri , Uber den
bibl. Begriff der Torheit , NKZ 39, 1928,668-695'
U.Wi1ckens , Weisheit und Torheit , 1959).
'
M.SrebfJ
"~~
'ula) FORSE
11 L'avverbio modale ' illal forse viene di solito spiegato come un termine composto dalle 'parlIcelie '8 o e 18 (dissimilato) non (app. hi
se mai ), come si pu notare in GB 16a e in
HAL 21a; comunque per l' uso lingui stico l'etimologia non pi determinante. Pi chiara per dire
forse l'espressione fissa m i lode'" chi sa? .
Nei dialetti semitici amni vengono usate di volta in
volta forme diverse (medioebr. sa!mm(r sir. da/ma k ebar
e (ak < gr. T"XCX; per l'ace. piqar ,' minde [m1" ide
cosa so? AHw 655aJ, assurri, issurre cfr. W. von Soden, Vielleicht im Akkadischen OrNS 18 1949 385391).
"
,
E.Jenni
3(.
Il termine, che ricol re solo nella forma nominale, potrebbe es ere un segolato con significato negativo in
contrapposizione intenzionale al positivo 'on (deri vato
dalla stessa rad ice) forza procreativa , forza fisica , ricchezza (HAL 22a). La derivazione r'"imim (Ez 24, 12)
molto incerta dal lato testuale (cfr. Zimmerli , BK
XIII ,558). Alla stessa radice appartengono anche i nomi
propri 'on ( Num 16,1 txt?), 'onam e 'onan (cfr. Noth , IP
225), ma non il SOSI. ' oni lutto (Gen 35,18; Deut
26,14; Os 9,4; radice ' nj, cfr. C. Rabin , Scripta Hierosolymi tana 8, 196 1, 386s.).
Per quanto riguarda i termini an e un (WUS nr. 292 .295 ;
UT nr. 238 .240), addotti come corrispondenze ug., diffi cile determinare sia la loro derivazione sia il loro significato; bisogna ri ferirsi anzitutto a anm (plur. forza ,
49 [= I AB] 1,22 ). Resta incerto fino a che punto ci si
possa riferire anche all'aram . 'IVjn, che in KA I nr. 222 B,
r. 30 posto accanto a mIVr morte (cfr. KA I Il ,256;
Fitzmyer, Sef. 69). Anche 'wn in Att 160 ( DISO 6) non
Ix perf.: Prov 30,20). In molti casi si vede chiaramente che il termine pu riferirsi genericamente
ad ogni tipo di atti vit nefasta , cfr. Is 59,4-7; Sal
5,6; 7, 15; 55,4. 11 ; 92 ,8. 10; Giob 5,6; Prov 1221'
specia lme nte Prov 6, 12- 14; Giob 3 1,3ss.
"
sicuro.
21 'wren no n un termine del linguaggio narrativo. Le 80 attestazioni vtrt. (i ncl. Ez 30,17 dove
per iI nome d i Iuogo va vocalizzato in ' on) si t ro vano, con una sola eccezione (Ez 11,2), in testi
poetici , che possono essere a mbie ntati a loro volta
nel culto, nell a tradizione sapie nziale o nella letteratura poetica vera e propria (Giobbe).
Due te rzi dei casi si trovano in Sal (29x), Giob
(I5x) e Prov ( IOx). Prescinde ndo da Num 23,2 1 e
ISam 15,23 , restano 24 casi distribuit i nei diversi
libri profetici ( tra cui Is 12x).
I testi pi antichi sono ISam 15,23 e Num 23 ,21. I passi
di Am 5,5; Os 6,8; 10,8; 12 ,12; Is 1,13; 10,1; 31 ,2; Mi 2,1;
Ab 1,3(?); 3,7; Sal 7,15; 28 ,3; 41,7; 59,3.6; 101 ,8 sono
pure preesilici. Il resto in parte certamente, in parte
probabilmente esilico o postesilico.
Il sos!. 'on forza , ricchezza ricorre 10x (49,3; Deut
21,17; Is 40,26.29; Os 12,4.9; Sal 78,5 1; 105,36; Giob
20,10; 40 ,16).
3/ Il significato fo ndamentale del termine coincide sostanzialmente con la sua e timologia: forza
nefasta (S.Mowi nckel, Psal me nstudie n I, 1921,
30ss.). Il suo uso presuppone per direttamente
una concezio ne dinamistica dell 'esistenza ( pe nsiero racchiuso nella sfera dell' azio ne): l'iniquit
il realizzarsi di un evento potente e d' altra pane la
forza , q uando assume una confi gurazio ne negati va, un evento nefasto.
a) 'awren pu verificarsi qua ndo l'att ivi t nefasta
si espl ica in diverse m anie re: in un particolare
stato d'animo (Is 32 ,6; Sal 55,4.11 ; 66 , 18) o in un
progetto (' iwren unito a - hsb rifle ttere e i
suoi derivati in Is 55,7; 59,7; Ger4 ,14; Ez 11 ,2; Mi
2,1; Sal 36,5; Prov 6, 18), nel pronuncia re parole ( Is
58,9; Sal 10,7; 36,4; Giob 22 ,15; 34,36; Prov 17 ,4;
19,28), in azioni di q ualsiasi genere, p.e. cultuali
(Is 1,13; Zac 10,2), politiche (Is 3 1,2), gi uridiche
(Is 10,1; 29,20), belliche (Sal 56,8) ecc. Cfr. in proposito l' unione caratteristica tra i due termini ' dwren e _ p'l fa re (~x po' aie 'iwren part. m alfattori : Is 3 1,2; Os 6,8; Sal 5,6; 6,9; 14,4; 28 ,3;
36,13; 53,5; 59,3; 64,3; 92,8.10; 94 ,4.16; 10 1,8;
125.5: 141 ,9; Giob 31 ,3; 34,8 .22; Prov 10,29 ; 2 1,15 ;
71
'awam vengano designate azioni, conseguenze e situazioni dice che il termine ha un'altra funzione.
d) 'lwren un termine qualificati vo, c he pone in
luce negati va un evento in quanto una forza fu nesta pericolosa. Indicativo sotto questo aspetto
il fatto che il termine vie ne usato sempre per condannare l'agire di una persona, e mai per designa re il proprio agire. L'adultera di Prov 30,20 non
contesta l'adulte rio, ma il rimprovero che il suo
ad ulterio sia un'azione gravida di consegue nze funeste. L'esame dei termini che ap parte ngono allo
stesso campo sema ntico conferma q ua nto si
dello: tra i circa 45 termini affini emergono soprattutto ra' catti vo , malvagio ( 17x), rasrl'
colpevole (l7x) e 'amai afflizione (l Ix). Lo
stesso si ricava dai termini opposti , come mispa[
diritto , rom integri t , ~redreq gi usti zia ,
''''milnti fiducia .
e) Il significato primario forza funesta incontra talvolta delle difficolt nella traduzione , poich
la nostra ontologia di tipo diverso . oi non designiamo pi un'azione come iniquit . m a
72
~i K 'iir LUCE
75
1 sinonimi e i paralleli di 'or non sono cos evidenti come i suoi opposti . Oltre a ner {{ lanterna
(vd. sp.) vanno ricordati soprattutto nagalt
{{ splendore (l9x , inoltre l' aram. n' galt in Dan
6,20) in Is 60,3; Am 5,20; Ab 3,4. 11 ; Prov 4,18 e
n' goha in Is 59 ,9; ngh qal {{ splendere (3x )
unito a ' or in Is 9, 1; Giob 22 ,28, mentre l' hi. {( far
risple nde re (3x) lo in Is 13,10.
Cfr. inoltre -StelnteS sole in Eccle Il ,7, -k'bod Jhwh
in Is 60 ,1 (cfr. v. 2b con zr~ sorgere di Jahwe) e altri
termini paralleli come gioia, giustizia , salvezza ecc. , che
riguardano il senso traslato e teologico di 'or (p.e. Is
42 ,6; Ger 25 ,10; Mi 7,9; Sal 27 ,1; 36,10; 97, 11 ).
Sono inoltre amni come significato i verbi 'hl hi . splendere (Giob 25,5), hl! hi . (far) risplendere (Is 13,10;
Giob 29 ,3; 31 ,26; 41,10), zhr hi . ({ sci ntillare (Dan
12 ,3), zr~ sorgere, irradiare (l8x , -stelntes), zrq qal
essere chiaro (Os 7,9), s hl hi . far risplendere (Sal
104,15), i sostantivi zo ha~ splendore (Ez 8,2; Dan
12 ,3), j!fa splendore (Ez 28,7 .17), ne~ah splendare (Lam 3,18; ICron 29 ,11 ) e gli aggettivi bOhir
splendente(?) (Giob 37,21; cfr. Wagner nr. 35), ~ a!l e
sohi "h splendente (il primo in Is 32,4; Cant 5,10, il
secondo in Ez 24,7.8; 26,4 .14; cfr. anche J.A.Soggin,
ZAW 77 , 1965 , 83-86); -jp' hi .
IIhr qa. {{ risplendere ( Is 60,5 ; Ger 31,12; Sal 34,6) e
,,'hara luce (del giorno ) (Giob 3,4) sono aramaismi
( Wagner nr. 184.185). Il termine aram. bibl. per splendare lo zi w (Dan 2,3 1; 4,33).
4/
La distinzione abitua le tra uso proprio e uso
metaforico del termine 'or non in grado di mette re in evidenza il suo proflo teologico, poic h
questo comprende e ntra mbi gli aspetti . Potre bbe
~ i~ 'or LUCE
76
77
j iK'or LUCE
79
41
80
81
i ,iK'ol SEGNO
82
nica si hanno in parte nuovi significati e 'or viene sostituito da siman < gr. <TI)fLdov). Per il NT cfr.
K.H.Rengstorf, art. 07)fLdov, ThW VII , 199-268
(in 207-217 si parla diffusamente di 'or nell' AT).
F. Srolz
n:,: '6zam
ORECCHIO
1/ Il SOs1. ' bzcen orecchio appartie ne al semitico comune (*'Uljn-; HAL 27a), anche eg.jdn (Erman-Grapow 1,154; soppiantato da I1Jscj,. luogo
sul quale si dorme , cfr. W.Helck , ZAS , 80., 1955,
144s.; W .C.Till , Zum Sprachtabu 1m AgYPlischen , Agyptolog. Studien , hrsg . von O.Firchow,
1955 327.335). Dal SOSI. fem . (parte del corpo) deriva
verbo denominativo ' ZII hi , agire con le
orecchie, ascoltare (GK 53g).
iI
"U (2Re 25,23; Ger 40,8; Ez 8,11; l a' Gzanja Ger 35,3; Ez
11 ,1; abbreviato l ' zatya(hu) Ger 40,8; 42 ,1) l' h1. ,che e
del resto l'unica forma usata (Noth IP 36.198; al di fuon
della Bibbia troviamo il nome l'znj/tw in un sigillo
[W.F.Bad, lAW 51, 1933, 150-156; Moscati , EEA 70],
nel coccio di Lachis l , r. 2.3 [TGI' nr. 34], inoltre l'z/yh
e l ztl' l su sigilli [Diringer nr. 21.28]; per le forme del
nome proprio ad Elefantina cfr. Noth IP 198; L.Delekat,
VT 8, 1958 , 251s.).
della narrazione dell'ascesa al trono di Davide predilige questa espressione; anche Rut 4,4 ; con
Jahwe come soggetto vd. 51. 4; -'jin). Il maestro
di sapienza pug richiamare all'ascolto con l'espressione n{h hi . 'ozcen volgere l'orecchio (Sal 78 , 1;
Prov 4,20; 5,1.13; 22 ,17; si milmente Is 55 ,3; Sal
45,11 ; 49 ,5; vd. a nche sI. 4).
Gli elenchi delle varie parti del corpo rivelano le loro
funzioni specifiche: per lo pi occhi-orecchie (2Re
19,16 = Is 37,17; Is 11 ,3; 30,20s.; 35,5; 43,8; Ger 5,21 ;
Ez 8, 18; 12,2; Sal 34,16; 92,12; 94,9; Giob 13,1; 29 ,11;
42,5; Prov 20 ,12; Eccle 1,8; Dan 9,18; Neem 1,6; 2Cron
6,40; 7, 15), mani-occhi-orecchie (Is 33,15), cuore-orecchio (Ger Il ,8; Ez 3,10; Prov 2,2; 18,15; 22 ,17; 23 ,12),
cuore-occhioorecchio (Deut 29 ,3; Is 6,10; 32,3; Ez 40 ,4;
44 ,5), orecchio-palato (Giob 12,11 ; 34,3), orecchio-lingua (ls 50,4s.), mani-collonaso-orecchie-testa (Ez
16,115.), bocca-occhi-orecchie-naso-mani-piedi-gola (Sal
11 5,5s.; cfr. 135,16ss.). Nella formul a della legge del ta
glione manca l'orecchio (Es 21,23ss .; Lev 24 ,19s.).
Tra i vocaboli che esprimono il non voler ascoltare o il
non poter ascollare si possono citare: -1Jr"S q. esser
sordo (Mi 7,16; Sal 28 ,1; 35,22; 39,13; 50,3; 83 ,2;
109,1), lJeres sordo ( Es 4,11 ; Lev 19,14; Sal 38, 14;
58 ,5; in senso traslato ls 29 ,18; 35,5; 42 ,18s.; 43 ,8), ' (m
turare (ls 33,15; Sal 58 ,5; Prov 21,13 ), kbd hi . indu
rirsi (ls 6,10; lac 7, 11 ), '1m hi . nascondere (Lam
3,56).'
4/
1.t,N'6zf1!/1 ORECCHIO 84
r1~' al;
FRATELLO
85
3/
a) Si deve partire dalla fratellanza fisica (fratelli veri e propri o anche fratellastri, p.e. 2Sam
13 ,4, cfr. 2Sam 3,2s.; Pedersen, Israel I-II ,58ss.),
che viene talvolta precisata meglio per distinguerla da un concetto pi generico: Gen 37,27
nostro fratello e nostra carne ; 42,13.32 fratelli , figli di un uomo/nostro padre ; Deut 13,7
tuo fratello , il fi glio di tua madre , si milmente
Giud 8,19 e in frasi parallele in Gen 27,29; Sal
50,20; 69,9; Cant 8,1 (gi in ug.: Krt 9 sette fratelli par. otto figli di una madre ; 49 [= I AB],
VI IOs.14s.).
Un sign ificato ristretto si ha anche nelle espressioni
composte che designano parentela:
l) fratello del padre (Lev 18,14, dove si ha una ci rconlocuzione giuridica [W.Kornfeld, Studien zum Heiligkeitsgesetz, 1952, 103]) al posto di dod, il termine
usuale per patruus in Lev 10,4; 20,20; 25,49.49; Num
36,11 ; ISam 10,14-16; 14,50; 2Re 24,17; Ger 32,7.8.9. 12;
Am 6,10; ICron 27,32; Est 2,7.15; cfr. HAL 206b con bibliogr. e Fitzmyer, Gen. Ap. 120s.; per -'am nel significato di zio , che in ebr. viene sostituito da dod, cfr.
L.Rost , FS Procksch 1934, 143s. ( = KC 90s.);
J.J .Stamm , ArOr 17, 1949,379-382; id. SVT 7, 1960,
165-183; id. , HEN 418s.422; Huffmon 196s.;
2) sorella del padre (Lev 18,12; 20,19; cfr. dOda sorella del pad re in Es 6,20, ma in Lev 18, 14; 20,20 moglie del fratello del padre );
3) fratello della madre (Gen 28,2; 29,10; il termine
particolare acc./aram./arab. *hQ/- per fratello della madre manca in ebr.; Huffmon 194);
4) sorella della madre (Lev 18, 13; 20,19);
5) moglie ' del fratello (Le~ 18,16, anzich j'bOma
cognata in Deut 25,7.9; Rut 1,15; - 'a/mana);
6) figlio del fratello (Gen 12,5);
cos pure per delimitare il significato con termini amni
appartenenti allo stesso campo semantico , p.e. nelle
enumerazioni dei parenti stretti in Lev 21,2s.; 25,48s.;
Num 6,7; Ez 44,21.
Cfr. anche G.Ryckmans, Les noms de parent en safa:itique, RB 58, 195 1, 377-392.
b) Come in molte lingue anche extrasemitiche, in
ebraico avv iene facilmente il passaggio al significato ampli ato parente prossimo, appartenente
alla stessa stirpe, allo stesso popolo , oppure collega, amico , fino al significato pi vuoto al86
'ah), designando cos come fratelli opp. soreile secondo il modello della famiglia altri
membri di com unit ristrette. A seconda dei casi,
si sottolinea qui , come punto di paragone in senso
traslato , l'elemento della comune appartenenza,
dell'affetto, oppure dell'affinit , della parit di diritti; cfr. J.Zobel, Der bildliche Gebrauch der Verwandschaftsnamen im Hebraischen, 1932 , 35-42.
Non sempre possibile dist inguere chiaramente tra un
senso pi stretto e un senso pi ampio (in Gen 49 ,5 Simeone e Levi sono fratelli il termine racchiude in
modo pregnante entrambi i significati ), cfr. la rassegna
dei testi di Lev in Elliger, HAT 4,137 n. 12.259 n. 37, dei
testi di Deut in c.Steuernagel, Das Deut , ' 1923, 42, inoltre Fitzmyer, Sef. 112 per Sef. ( = KAI or. 224) 111 ,9.
Passi che usano fratello per esprimere la relazione
zio-nipote oppure tra cugini e cugine sono Gen 13,8;
14,16 (nipote, in GenAp 22,1 1 corretto in br 'rylVhj, Fitzmyer, Gen.Ap. 153); 29,12.15; Lev 10,4 (figli dei cugini);
ICron 23,22; sorella per sorellastra in Gen 20, 12.
11 significato parenti chiaro in Gen 16,12; 25 ,18;
31,23.25.32.37.46.54; Es 2,1 1; 4,18; Giud 9,26.31.46 ecc.
(cfr. Ez 11 ,15 tutti i tuoi fratelli, coloro che appartengono alla tua stirpe ; Zimmerli, BK XIII ,190.200.248;
-g'/), ma non lo si pu sempre distinguere chiaramente
dal significato membro della trib, del popolo (p.e.
Num 36,2; Giud 9,18; 2Sam 19,13; per Am 1,9 cfr.
lPriest, The Covenant of Brothers, JBL 84, 1965 , 400406; in Num 25,18 membro del popolo fem.) , e
quest'ultimo a sua volta non lo si pu sempre .distinguere da collega (p.e. 2Re 9,2 fra soldati; Is 41 ,6 fra
artigiani; Num 8,26; Esd 3,8; Neem 5, 14 e spesso
nell'opera del Cronista per i leviti). Lo stesso si ricava
dalle iscrizioni provenienti da Zencirli (KA I nr. 214, r.
27-3 1; or. 215, r. 3. 12.17; or. 216, r. 14; DISO 8).
Per i sinon imi del significato ampliato -rea'.
< l' uno ... l' altro ) si ha per le persone (Gen 9,5;
13 ,11 ; 26 ,31; 37 ,19; 42,21.28; Es 10,23; 16 ,15; Lev
7,10; 25 ,14.46; 26,37; Num 14,4; Deutl ,16; 25 ,11 ;
2Re 7,6; Is 3,6; 19,2;41 ,6; Ger 13 ,14; 23 ,35; 25 ,26;
31,34; 34,17; Ez 4,17; 24,23; 33 ,30; 38,21 ; 47,14;
Gioe 2,8; Mi 7,2; Agg 2,22; Zac 7,9. 10; Mal 2,10;
Neem 4,13; 5,7, talvolta conserva ndo il significato
particolare fratello ), ma anche per cose (Es
25,20 e 37,9 i cherubini d'oro; Giob 41,9 squame
del coccodrillo); anche il fem. 'issa- ' ahor viene
detto di cose (tendaggi Es 26,3.5.6.17; ali Ez 1,9;
3,13).
I paralleli in acc. (ahu aha, ahu ana ahi, ecc.) si riferiscono anch'essi a psone e cose (CAD A/I ,203s.), cosi
pure l'ebr. to' amim / te'omim (R.Kobert , Bibl 35 , 1954,
139-141 ) gemelli (Gen 25,24 Giacobbe ed Esa;
38,27 Perez e Zerach; Cant 4,5 = 7,4 gazzelle; ma Es
26,24 e 36,29 assi).
becca), cfr. per de Vaux 1,37. Su Gen 12 ,13 di' piuttosto che sei mia sorella come formula di divorzio
sotto condizione cfr. L. Rost , FS Hertzberg 1965 186192.
'
b) Le rinessioni etiche sulla vera fratellanza nella
vita quotidiana mettono l'accento , nell 'a mbito sia
biblico che extrabiblico, sulla dedizio ne, la confidenza e la sollecitudine fraterna ecc. Nei paragoni
fratell o pu stare in parallelo con padre ,
p.e. in acc. in un testo di Mari : io ono rispetto
a te come un padre ed un fratello , tu invece rispetto a me sei come un avversario ed un nemico (G.Dossin , Syria 33, 1956, 65); fen.: Kil.
1,10 (-'ab 111/3). Gli esempi vtrt. tratti dalla letteratura sapienziale accos t a n o il fratello
all ' amico " (- rea ') e al vicino , ed il pa ragone
pu anche risolversi negativame nte per il fratello
(Prov 17 ,17 l'amico vuoi bene sempre, na to
per essere un fratello nella sventura ' ma 18 24
vi sono a mici pi affezionati di un fratello ,; e
27,10 meglio un amico vicino che un fratello
lontano ). Altri passi sapienziali sul tema della
fratellanza sono S.!ll 133 ,1 ecco come bello e
soave che i fratelli vivano insieme e Ah. aram. 49
ivi mi son preso cura di te come si farebbe verso
il proprio fratello (Cowley 221 ; AOT 456). Cfr.
anche gli amici Gilgames ed Enkidu che vengono
detti fratelli (Gilg. VI,156
Schott 58).
I~ 'tf>!lrid UNO
d) Pe r quanto rigua rda la designazione della di vinit come fra tello nei nomi propri teofori
dell 'onomastica semitica antica vale mutatis
muta ndis quanto detto sotto -'ab padre
(111/5 con bibliogr.).
Anche qui ricorrono accanto a nomi teofori ('oMia/lli l 'O~jja IJo 'a~ Jahwe [mio] fratello ; 'o~ima!lcek, !:Ii'el < . , a!li 'el , !:Iiram < fen. ' ~rm , cfr. Friedrich 94)
numerosi nomi sostitutivi , p.e. ' O~iqam mio fratello
sorto (nuovamente) , 'a/:r'iIb fratello del padre , 'ah_
ma) fratello di mia madre (secondo Ntildeke, BS 95),
cfr. Stamm . HEN 41 7s.422; per Dodo suo zio e Dawid zio cfr. Stamm, SVT 7, 1960, 165- 183; per 'ammol/
piccolo zio id., ArOr 17, 1949,379-382.
5/ Lo sviluppo suocessivo dell ' uso vtrt. nel giudaismo e nel NT legato strettamente all' idea
di prossimo (- rea'), cfr. H .von Soden , art.
&a~rp6<;, ThW 1, 144-146 (= GLNT 1,385-392);
H .Greeven/J .Flchtner , art. rrl1alov , ThW VI ,
309-316 (= GLNT X,711-728); RAC II , 631-646;
ThBNT 1, 146-151; J .Fichtner , Der Begriff des
Nachsten im A T mit einem Ausblick auf Spatjudentum und NT , WuD N.F. 4, 1955, 23-52 (=
Gottes W e isheit , 1965, 88-114).
E.l enni
31
92
51
Il verbo ricorre nelle coniugazioni qal e ni. (passivo in Gen 22 ,13; Eccle 9,12; altrimenti denomina tivo di 'ahuzza possesso con il significato di
essere residente ); per il pi o e l'ho. vd. sp.
Inoltre dalla radice deriva il sos!. 'ahuzza possesso in una formazione nominale usata per termini gi uridici . Infine nell' A T vi una serie di
nomi propri, che contengono la radice 'hz (vd .
st. 4).
Per il discusso significato di 'iI/JUI in Cant 3,8 (part . q.
che tiene o aggettivo istruito , esperto ) cfr. HAL
31 b con bibliogr.
2/
31 Nella maggior parte dei casi il verbo va tradotto con afferrare , stringere, prendere, tener
stretto o sim. (per significati tecnici pi precisi ,
derivati da questi, in IRe 6,6 e Ez 41,6 , cfr. HAL
30a.31a).
'hz AFFERRARE
mitico co~une ( B.ergstr. Einf. 188) e appare, a seconda dell evolUZione e della scrittura della 2' e
?ella 3' radicale, in arabo e in sudarab. antico come
hd, 111 acc. e 1Il !7t. come 'h~, in ebr. (moab.,? pun .)
e I~ aram .. antico come hz , in ug. e a partire
dall aram: Impenale come 'hd ( le attestazioni del
semNO. 111 WUS nr. 135 e DISO 9s.).
Per l' uso tecnico di '/JI q. in l Re 6,10 (secondo Noth , BK
IX ,96.99 SI deve leggere pl. IIlvece di q.), 'hl pi o in Giob
26,9 e ho. (app. pu.) in 2Cron 9,18 (cfr. IRe 10,19) HAL
93
Tn~
'!Iz AFFERRARE
L'oggetto introdotto da b e O dall'accusativo (documentazione in HAL 31a). Cosi p.e. sono tenuti
stretti: il calcagno (Gen 25 ,26), le corna dell'ariete
(Gen 22,13 , ni.), la coda del serpente (Es 4,4), i
batte nti 'della pona della citt (Giud 16,3), l' arca
(2Sam 6,6 = l Cron 13,9), la barba (2Sam 20 ,9), i
corni dell'altare (l Re l',51), le palpebre (Sal 77 ,5),
i confini della terra (Giob 38,13), un indumento
(Rut 3 ,15), l'amato (Cant 3,4), i rami del dattero
carichi di frutti (7,9) , dei panni (Est 1,6), lancia e
scudo (2Cron 25,5 ; cfr. Cant 3,8); corrispondentemente si stringono i lacci (Giob 18,9; Eccle 12,9)
e la rete (Eccle 12 ,9 ni.); in senso traslato si parla
dell'afferrare opp. del restar attaccato alla propria
94
Ca-
41
Tn~
strada (Giob 17,9), alle orme (Giob 23,11) , all a follia (Eccle 2,3; cfr. 7 ,18).
Il verbo trova un'applicazione particolarmente frequente, quando nel corso di un'ostilit, o comunque di un'azione violenta, uno viene afferrato ,
preso opp. fatto prigioniero (Giud 1,6; 12 ,6; 16 ,21 ;
206 ' 2Sam 221 ' 4,10' Is 5,29; Sal 56, 1; 137,9;
Gi~b 16 ,12; Cant 2,15).
Ancora pi frequente il dire in senso traslato che
angoscia, tre mito , spasimo , debolezza, doghe, ardore dell'ira o sim . afferrano l'uomo (Es 15 , 14. 15 ;
2Sam 1,9; Is 13 ,8; 21,3; 33 ,14; Ger 13,21 ; 49 ,24;
Sal 48,7 ; 119 ,53; Giob 18,20; 21,6; 30,16).
95
,n~
,hr DOPO
'bI' DOPO
96
lar
tardi (25a m 20 ,5Q,
transit ivo
interno)
sono hapaxlegomena. Per il pi o trallenere cfr. Jenni ,
HP 99 . Negli scrilli di Qumran si trova anc he' (11' hit p.
restare indietro, fare in seguito (IQ5 1,14;
CD 11 ,23).
La forma nominale ' a(Ir parte posteriore, occidente usata talvolta anche in senso avverbiale:
dopo; (in )dietro ; vi inoltre la forma avverbiale molto rara 'o(lorannif indietro (BL 633).
Come aggetti vo verbale (con allungamento secondario della seconda rad icale al sing.) 'a(ler seguente, di al tro tipo, secondo si differenzia anche come significato dalle forme aggettivali vere e
proprie con afformati vi 'al;ron successivo, futuro, ult imo; posteriore, occidentale e 'aharif
futuro , fine, discendenza .
.
L'astrano 'a(l aril il fem . sostantivato di una forma aggenivale in -i (cfr. GK 95t ; G .W .Buchanan , J NES 20 ,
1961 , 188; diversamente BL 505; Meyer Il ,77). Forme affini sono l'acc. a~ni (A Hw 21a) e l' ug. U(lIy l (2Aqht
[= Il Dl Vl ,35), second o Aistleitner, Untersuchun ge n
zur Grammatik des Ug., 1954, 21 , e W US nr. 150: appanenente al tempo futu ro = futuro , tempo fut u ro ;
cfr. ANET 151 : further life ( = l'altra vita ); CML
134a; Gray, Legacy 113; UT nr. 138: Ian er end
( = fi ne ultima ).
97
primache ... le nuvole rit ornino (sempre) dopo la pioggIa (Zlmmerll , A TD 16/1 ,242 .246) non una meteorological absurdit y ( = una ass urdit dal lato meteorol ogico ) ( R.B. Y.Scon , Proverbs/Ecc1esia tes 1965
255), m a nella metafo ra della vecchiaia di d ,lss.
un 'espressio ne di grande effen o ( H.W.Hertzberg
Z DPV 73 , 1957 , 11 5).
,
ii
Il profeta Osea, che conosce molto .bene il d ecalogo usa altri dei in 3,1 volgerst ad altn del
(cfr. 'Wolff, BK XIV /I ,75s.). Sulla stessa linea si
colloca anche l'uso dell a formul a 111 Geremta
(almeno Ger 1,16 dovrebbe essere autentico, cfr.
Rudolph , HAT 12,lOs.) e quellO della teologia dtn.-dtr. (cfr. O.Bachlt , Israel und dle Volker,
1962 , 44-47).
La frequenza del termine in Deut, Ger e II2Re
(vd. sp. 2) dovuta all'uso dell'espresslOne altn
dei con valore di formula (Deut 5,7; 6,14; 7,4;
819' Il 16.28; 13 ,3.7. 14; 17 ,3; 18 ,20; 28 ,14.36.64;
29,25 ; '30,17; 31 ,18.20; Gios 23 ,16; Giud
2,12.17.19; 10,13; ISam 8,8; IRe 9,6.9 = 2Cron
7,19 .22; IRe Il ,4.10; 14,9; 2Re 17,7. 35.37.38;
22,17 = 2Cron 34,25; Ger 1,16; 7,6.9.18 ; Il ,10;
13,10; 16 ,11.13; 19,4.13; 22,9; 25,6; 32,29; 35 ,15;
44,3.5.8.15; 2Cron 28 ,25 ).
Gios 24,2.16 sono ritenuti predeuteronomici
(Noth , HAT 7,139) e riflettono l'antica tradi zione
dell' assemblea di Sichem con la nnuncta solenne
agli dei stranieri (Alt, KS 1,79-88; H.-J .Kraus,
Gottesdienst in Israel , 2 1962, 161-166), che in
stretta relazione con il primo comandamento; secondo Knierim (Le., 35ss.) va senz'altro collocata
in questo evento la prima formul azione del divieto degli dei stranieri.
Alla radice' hr va nno ricondotti anche maMr domani e n.lObora[ giorno seguente ); (GVG
1,241).
Come nome personale 'a!ler (lCron 7,12 ) potrebbe essere un sostituti vo ( HAL 34b), ma seg uendo Rudolph
( HAT 21 ,66) bisogna appo rt are qui un a modifica altesto.
c) Dopo quell o che si detto in Ib, non necessario soffermarsi ulteriormente sull'uso generale
di questo gruppo. Solo 'al;er secondo e 'a(lori[
fin e hanno una qualche rilevanza teologica;
questi due termini assai distanti tra loro quanto a
significato verranno trattati nelle sezioni 3 ('aber)
e 4 ('a(laril).
2/ In ebr. la radice attestata 1140x: 'ahare
617x (Gen 69x, 2Sam 58x) e 96x 'abar (Gen i6x,
Num IOx); 'al;er 166x (senza ICron 7, 12; in Lis.
manca I Re 3,22), molto frequente in Deut (25x),
Ger (25x), Gen ( 15x ), 2Cron ( lOx ), 1/2Re (ciascuno 9x). Inoltre sono attestati in ordine di frequenza 'al;rif 61x, mal;ar 52x , 'a(lorOn 51x, 'ii/;Or
41 x, mobara[ 32x, il verbo 'I;r 17x (pi . 15x, q. e hi.
Ix ciascuno), 'l;rannif 7x.
Le sezioni aram . dell' AT hanno 'oljor;JI1 (fem. 'oljori)
altro Il x, 'ah Ore dopo 3x , 'ahori fine I x, 'ad
' (II} n (con vocalizzazione discussa, cfr. KBL 1049a) per
ultimo Ix ( Dan 4 ,5); le 16 ricorrenze si trovano tune in
Dan .
3/
98
'
Mentre la maggior parte dei passi con 'O?/hrm ,oberim sono logicamente collegati al primo comandamento, in altre due occasioni, in contesto diverso,
si parla ancora di dei stranieri : in questi passi,
ISam 26,19 e 2Re 5,17, si presuppone che Jahwe
possa essere venerato solo nell a propria terra.
Nel Dtis con ' aher un altro (senza '''/h/m ) si
vuoi esprimere il monoteismo negli inni CIs 42,8
non ceder la mia gloria ad altri , n il mio onore
agli idoli ; similmente 48 ,11 ); cfr. anche l'aram.
bibL 'ol;ran in Dan 3,29(96) poich nessun altro
Dio pu liberare in tal maniera .
Secondo molti esegeti in Est 4,14 l'espressione << da un
alt ro luogo vuole evitare il nome di Dio (p.e. Rin ggre n ,
ATD 16/2 , 11 6. 131 ; pi cauto Bardtke, KAT
XVIl/5 ,332s.).
A seconda che lo spazio di tempo a cui ci si riferisce sia determinato o meno, 'al;ril riceve una
connotazione comparativa (<< tempo pi lontano =
periodo successivo, futuro ) o superl a t~va (<< ultimo tempo = esito, fine ), ma non SI 1I1tende
mai un punto finale nel senso di una pura cessazione (a questo proposito si veda - qe$, da q$$
tagliare ).
.
' ahorll non ha certamente il significato estremo dt
cessazione in Ger 29 ,11 futuro e speranza ;
Prov 23 18 = 24 14 futuro (par. speranza );
24,20 II malvagio non ha futuro (cfr. W . Zi~~
merli ZA W 51 1933 198)' questo valore pero e
certa~ente pres~nte i~ Deut 11 ,12 dal principio
dell'anno sino all a fine ; Ger 5,3 1 che fa:ete
quando verr la fine? ; Dan 12 ,8 quale sara la
fine di queste cose? , come pure quando ti Slgn.
del termine tempo della fine (Dan 8,19.23).
Continuazione e fine sono implicite nelle espressioni conclusione (di una cosa) >> CIs 4\ ,22;
46 ,10; 47,7; Am 8, 10; Prov 14,12 = 16?5_; 14,13
txt em; 20,21; 25 ,8; Eccle 7,8 accanto a reSII 1111zio ; 10,13 acca nto a [el;illii 1I1tZtO; Lam 1,9,
cfr. Rudolph , KA T XVII ,213 ) e commtato
(Num 23,10 par. morte ; 24,20; Deu.t 32,20.29;
Ger 17 Il assieme a met det SUOI giorni ; Sal
73,17; Giob 8,7 accanto a inizio ; Prov 29 ,2 1; 111
Ger 12,4 bisogna leggere 'or(1[enil. I nostn
sentieri ). ei passi che nelle nostre lingue veniTiN
'(11'
DOPO
100
go no per lo pi tradotti con un'espressione avverbiale, una scelta precisa tra le due possibilit
spesso impossibile (Deut 8,16 infine ; Giob
42 ,12 e Prov 23 ,32 dopo ; Prov 5,4.11 per ultimo ; in Prov 19,20, dove si potrebbe esitare
tra in futuro e alla tua fine , viene proposto
l'emendamento be'oriJtilli!ka nelle tue vie ).
Unito ad un'espressione indicante movimento 'ah O,it
(con valore superlativo) ci che viene per ultimo ;) assume significato locale in Sal 139,9 se prendo le ali
dell'aurora per abitare all'estremit del mare (cfr. invece lo statico qi~ 6n estremit in Es 26,4.10; 36,11.17
l'estremit del telo ).
Un valore qualitativo ultimo = pi piccolo o), che con
riferimento a resi I primo, migliore (cfr. Num 24,20 e
Am 6,1 prima tra le nazioni o~ viene supposto in Ger
50,12 ( l'ultima delle nazioni , f. gli a. B.Duhm, Das
Buch Jeremia, 1901, 362; Weiser, ATD 21 ,427; KBL
33b), da rifiutarsi per motivi esegetici con P.Volz, Der
Prophet Jeremia, 21928, 424s. e W.Rudolph , ZAW 48,
1930, 285 (Rudolph, HAT 12,300: ecco, [questa ] la
fine dei pagani o); cfr. Ger 17,11).
b) Tenendo presente quanto si detto finora , si
pu capire anche l'espressione assai discussa
be'aiJarir hajjmim (13x: Gen 49,1; Num 24,14;
Deut 4,30; 31 ,29; Is 2,2 = Mi 4,1; Ger 23,20 =
30,24; 48,47; 49,39; Ez 38 ,16; Os 3,5; Dan 10,14;
tnoltre l'aram. be'aiJaril jmajj , Dan 2,28), di cui
finora non abbiamo ancora parlato; lo stesso vale
per b" aiJ aril hassnim (Ez 38 ,8). In passato l' interpretazione dell 'espressione era stata condizionata
per troppo tempo dall' uso tardivo del termine
fr;j.Y.7" : nell'apocalittica, ed era stata troppo influenzata dalla discussione sulla natura e l'antichit dell'escatologia dell' AT; negli studi pi recentt la formula viene invece valutata in modo pi
adeguato, tenendo presenti le particolarit della
Itngua ebr. e quanto rivela l' AT dal punto di vista
della storia delle religioni (cfr. G.W.Buchanan
Eschatology and the End of Days , JNES 20:
1961 , 188-193; A.Kapelrud, VT 11,1961 , 395s.;
H.Kosmala, At the End of the Days , ASTI 2,
1963,27-37; Wtldberger, BK X,75; Zimmerli , BK
XIll ,949s.).
Per le opinioni del passato cfr. Kosmala, l.c., 27s.: traducendo l'espressione con W.Staerk, ZA W II 1891 247253, alla fine dei giorni o negli ultimi giorni ); e interpretandola m senso strettamente escatologico, si
gIUngeva mevltabllmente o a porre l'escatologia in
un'epoca pi antica (p.e. H.Gressmann, Der Messias,
1929, 74ss.82ss.) oppure a collocare tutti i testi in
un'epoca piu recente (tra gli altri S.Mowinckel, He That
Cometh , 1956, 131 ).
Mentre hajjmim i giorni (o hassnim gli
annt o~ non tndtca astrattamente il tempo (-jm'
sulla mancanza di un'idea di tempo astratto'
vuoto , cfr. von Rad 1I,108ss.), ma neanch~
uno spazio di tempo determinato (epoca periodo
p~esente), bens il presente scorrer del' tempo
(l arttcolo ha un valore leggermente dimostrativo
cfr. Kosmala, l.c. , 29), in 'aiJ aril non si ha il signi:
ficato estremo di fine (ultima) , ma quello in101
~.:k '1Jj{>b
NEMICO
31 a) 1\ sing. ' jb solo raramente indica un nemico singolo, ben determinato (nel processo: Es
23,4; Num 35,23; Sansone: Giud 16,23.24; Saul e
Davide: ISam 18 ,29; 19,17; 24,5; 26,8; 2Sam 4,8;
Elia rispetto ad Acab: IRe 21,20; Nabucodonosor:
Ger 44,30b; Giobbe rispetto a Dio: Giob 13 ,24;
33,10; Aman: Est 7,6; su Jahwe come nemico vd.
st. 4). Di solito il nemico sta genericamente al
posto del plurale i nemici (cfr. p.e. I Re 8,37.44
con 2Cron 6,28.34 e l'alternanza fra sing. e plur. in
Lam).
Nella maggior parte dei casi si intendono i nemici
politico-militari del popolo d'Israele: nei testi storici cbn le pi divers.e sfumature (Num 10,9;
103
:l.:N
'rij<'b NEMI CO
104
Feinde des Indi vid uums in der isr. Psalmenliteratur, 1933; id ., The Evildoers in the Book of
Psalms, 1955; N.H.Ridderbos, De werkers der
ongerechtigheid in de individueele Psalmen ,
1939; A.F.Puukko, Der Feind in den atl. Psalmen, OTS 8, 1950, 47-65; C.Westermann, Struktur und Geschichte der Klage im AT, ZA W 66, .
1954, 44-80; riassunti in J .J.Stamm , ThR 23 , 1955,
50-55; Kraus, BK XV,40-43).
Il materiale esposto per esteso p.e. in Gunkel-Begrich
196s.; i passi con 'jiib , che si incontrano nei generi letterari delle lamentazioni e dei canti di ringraziamento individuali (inclusi i canti di fiducia), sono: con il sing.: Sal
7,6; 9,7; 13,3.5; 31 ,9; 41 ,12; 42 ,10; 43 ,2; 55,4.13; 61 ,4;
64,2; 143,3; con il plur.: Sal 3,8; 6,1 1; 17,9; 25 ,2. 19;
27,2 .6; 30,2; 31,16; 35, 19; 38,20; 41 ,3.6; 54,9; 56, lO; 59,2;
69 ,5.19; 71,10; 102,9; 138,7; 139,22; 143,9.12; cfr. 11 9,98.
Sono da rifiutare in blocco le interpretazioni che si
riferiscono ad opposizioni tra partiti nel gi udaismo
(la vecchia esegesi dei salmi), a maghi (S.Mowinkel , Psalmenstudien [,1921 ) e a nemici stranieri
(Birkeland, I.c.). Le asserzioni sui nemici del si ngolo (i loro piani minacciosi , i loro discorsi sprezzanti , la loro corruzione; cfr. Westermann, I. c., 6166) si differenziano chiaramente da quelle su i ne.mici delle lamentazioni pubbliche. Mentre i nemici nel primo caso hanno gi sconfitto [sraele ,
nel secondo minacciano soltanto il m alato o colui
che bisognoso di giustizia. Essi non causano
l'angustia, ma afferrano l'orante , poich egli caduto in disgrazia (cfr. 71,11). importante proprio
Il fatto che la rottura si verifichi all ' interno delle
relazioni comunitarie (cfr. Sal 41 ,7; 55,22).
Soprattutto il sottofondo del libro di Giobbe potrebbe chi arire e dimostrare tutto questo. Poich
Giobbe ridotto in miseria , i suoi am ici lo ritengono colpevole e sospettano in lui una colpa occulta. Anche Davide in 2Sam 16 dopo essere stato
scacciato da Assalonne di viene oggetto di disprezzo e perfino di attacchi violenti . Il cadere improvvisamente in miseria provocava nel mondo
antico isolamento, biasimo, disprezzo ed inimicizia. Opposizioni private e discriminazioni religiose
ac uiscono l' isolamento di chi si trova gi tra la
~Ila e la morte (C. Barth , Die Errettung vom Tode
In den Indlvtduellen Klage- und Dankliedern des
AT, 1947, 104-107).
-;.~ '2d
SVENTU RA
51
Nei LXX 'ajeb tradotto quasi esclusivam ente con X8p6. Nei testi di Qumran 'o)iib
frequente in IQM ( Kuhn , Konk . 4). Sul NT e
il suo ambiente cfr. W .Foerster, arI. X8p6,
ThW Il ,810-815 ( = GLNT 111 ,1305-1318). '
Per 1' amore dei nemici , ancora assente nell'AT, si
potrebbe citare Es 23,4s. , dove tuttavia si esige solamente che l'avversario in giudizio nella vita quotidiana
sia aiutato come tutti gli altri (Prov 25 ,21 usa -in').
E. Jenni
-;.~
'ed SVENTURA
'Lid
(l')'ii d di Prov 17,5 un part., come ha proposto G.R. Driver, Bibl 32, 195 1, 182, il quale per muta in (la)'ed (<< as
Il ought to be written ' [= come dovrebbe essere
31
e B.
In A rientrano il frequente (a 'a male, sventura (Ger
48,16; Abd 13; cfr. del resto p.e. Is 7,5; Ger 1,14) ed
espressioni che accennano al tema della visita divina ,
caro ai profeti (Ger 46 ,2 1; 49 ,8); cfr. anche Ez 35,5 nel
tempo della loro punizione finale e Abd 12. 14 nel
giorno della sua sventura/della loro rovina/della calamit . In B d'altra parte rientrano due termini rari per
sventura , e cio pi d (Prov 24 ,22; altrove solo Giob
12,5; 30,24; 31 ,29; cfr. KBL 759a e Fohrer, KA T
XV I,232 .237: rovina) e nikcer (Ger 31 ,3; cfr. Abd 12;
qualcosa di estraneo = funesto ); come pure il pi
107
41
Il sostant ivo astratto neutrale in senso teologico solo in Prov 27 , IO; invece i passi di Giob e
di Prov sono espressione di una sapienza (espe rienziale) fond ata su una teologia. 'ed riferito positivamente a Dio; anche quando personificato
(specialmente in Giob 18, 12; cfr. Fohrer, KAT
XVI ,303), non mai un fato , m a sottoposto
a Dio che lo provoca (cfr. Glob 31 ,23; Prov 24,22).
Negativamente collegato con il destino funesto
degli empi ('awwol, ra' , r"so'm); la rovina de:
finiti va che conduce alla m orte (Fohrer, I.c .). SI
colloca nello schema sapienziale azione e conseguenza (cfr. K.Koch , ZThK 52, 1955 , 2ss.), per
cui lo si pu ritrovare anche nella teodlcea e nel lam ento del fedele che tentato (GlOb 21 ,17. 30); In
ultima analisi lo si deve far risalire alla giustizia
di Dio. Dello ~tesso teno re sono anche i passi profetici , la m aggior parte dei quali concernono la catastrofe nazionale e religiosa dell' an no 587 (Abd
13; Ez 35 ,5; cfr. Ger 49 ,8.32); 'ed esprime il giudizio di Dio (cfr. Ger 18 ,17; 46,21 ; 48 ,16; anche
Deut 3235). Nel canto di ringraziamento (forse
tardivo) 'di Sal 18 e par. 'ed il polo opposto
dell' aiuto e della salvezza divina.
51
M.Sreb0
~.~~ 'ajj
DOVE?
II L'elemento *'a)- , che ricorre in tutte le lingue semitiche, forma in diversi modi avverbi e
pronomi inte rrogativi ( Barth , Pronomlnalblldung
144-149' GVG 1,327s. ; Moscati, Introduction
114s. 12s.), tra cui le particelle interrogative ebr.,
di cui qui trattiamo , 'ii, 'iij e 'ajjii dove? (cfr.
ug. iy, WUS nr. 16 1; UT nr. 1.43), inoltre 'ii mizzze
e mii'jin da dove? , 'on/'ono verso dove? e
' i _ dov' .. .? nei nomi propri ( H A L 37b;
Stamm HEN 416). Dalla domanda retorica
dov': .. ? pu svi lupparsi l'espressione negativa
... no n c' (-'jin; cfr. GVG 1,500; Il ,114: BL
~.'~ 'ajj DOVEO
108
21 I circa 90 passi dell ' AT, in cui ricorre la domand a dove? (accanto a 27x da dove? e
20x verso dove? l), utilizzano un'i ntera serie di
t e rm:~I . Interr?gatlvl , che sono tutti per form ati
con aJ- ;. d plU frequentemente usato ed il pi importante per la sua nlevanza teologica 'ajj.
Con il sign. dove? ricorrono I) ' 4x (Gen 4,9; DeuI
32,37, ISam 26,16; Prov 31 ,4 Q IXI?, cfr. Gemser HAT
16,108; dlversamenle N. M.Sarna, J ES 15, 1956: 11 8s.;
UT 6.3 1 e nr. 142: any liquor 1= qualunque li quore 1);
2) ' ziil'-zii 17x, lalvolla anche in senso pronominaIe quale? ( ISam 9,18; IRe 13,12; 22,24 = 2Cron
18,23 + haddcercek; 2Re 3,8; Is 50,1; 66,1.1 ; Ger 6,16;
Glob 2,8, 12.20!. 38, 19.19. 24; Eccle 2,3; \I ,6; ESI 7,5; cfr
?)
1.
n~
4/
112
5/
~.~ '/ s
UOMO
1/ 1 termini che designano uomo nelle lingue sem. (a differenza di quell i che designano
donna , - 'issa) attraverso una serie di modifiche hanno perso la loro unitariet. Cosi troviamo
'is soltanto in ebr. , nel fen. pun. e nell 'aram. antico ( DISO 26), come pure nell 'a ntico sudarab.
(W. W.MOller, ZA W 75, 1963 , 306), mentre predommano altre designazioni nell 'ace . (awi/u, e/tu ,
mUlu ), nell' ug. (bns, m/l, nell 'aram. (-gbrj e
nell' arab. (mar').
t:h~ HOMO
4/
on di rado 'is nel significato di uomo
(= appartene nte al genere umano) viene usato m
senso generali zzato:
a) La tendenza a questa generalizzazione si scorge
gi nei testi legislativi (p.e. Es 21 , 12chl percuote
un uomo ... ; naturalmente la punlZlone commInata vale anche per chiunque percuota una
donna), nei testi sapienziali (p.e .. P ro~. 12,25; S~
37,7) e nelle maledizioni o benedlZlom (Deut 27,1)
maledetto l' uomo che ... ; Sal l ,l; 112,1.5 ecc.).
b) Il significato generale uomo c~iaro
quando 'is viene usato m contrappoSlZlone ali am male (Es 11 ,7; 19 ,13; Sal 22,7) e quando slparla
dell' uomo che diverso da DIO: con molto nltevo
in Num 23 ,19; Giud 9,9. 13; ISam 2,26 ecc., cfr.
b' skbce[ 'anosim con verghe umane (2Sam
::h~ 'iS
UOMO
11 6
39,1) ecc.
b) In cinque passi si parla di 'ani;e habbiJjil: Gen
17,23.27 (gli schiavi maschi della casa, che vengono circoncisi); 39, 11.14 (la servit di Patifar); Mi 7,6 (coloro
che coabitano in casa).
c) Con ' ii; si form ano molte espressioni composte che
indicano professioni. 'i i; mi/~iimii (oppure plur.) il
guerriero (Es l5 ,3,vd.sl. IV/I ;Gios 17,1; ISam 18,5
ecc.; oppure anche il nemico )} 2Sam 8,10 = ICron
18, 10; Is 41 ,12). Sembra che al tempo di Salomone si sia
indicata con questo nome una categoria professionale
( I Re 9,22); il termine ricorre con maggior frequenza nel
tardo periodo dei re (come sinonimo cfr. m elim in Deut
33 ,6; Is 3,25, e ba!lurim in Is 9, f6 ). Molto simile 'i i;
~jil. Si tratta di uomini capaci nel pronunciare sentenze (Es 18,21 .25), di validi sovrintendenti del bestiame
del faraone (Gen 47,6), o anche di abili custodi delle
porte (I Cron 26,8), ecc. Fin dal tempo dei Giudici gli
'ani;e ~jil sono guerrieri valorosi (Giud 3,29; 2Sam
Il ,16 ecc.; cfr. gibbOr ~jil, -gbr). Altre designazioni di
professioni sono 'il! niibi' profeta (Giud 6,8), 'iii hii'~diimii contadino (Gen 9,20), 'ii; jOde" , ~jid cacclatore (25,27), ecc. Espressioni composte che designano l'attivit o l'essere di un uomo sono: 'i s habbeniijim duellante (I Sam 17,4.23), 'ii; ragli fanteria )}
i:i'~ 'ii;
OMO
31
51 I passi sopra citati , in cui Dio designato direttamente come 'is o la sua attivit viene assimilata a quella di un 'is (IV /3), sono rari a confronto
di quelli in cui l"iS viene confgurato come creatura di Dio e in tal senso con chiara distinzione da
Dio.
a) In Gen 2-3 il termine raro (2 ,23s.; 3,6. 16; il
termine fondamentale -'Mam).
b) In alcuni testi la distinzione fra Dio e l' uomo
sottolineata con molta precisione: l'uomo, contrariamente a Dio, caduco (Sal 39,7; 62 ,10); a
differenza dell ' uomo Dio non mente (N um 23 ,19)
e resta fedele all a sua parola (Os Il ,9). A questa
co ntrapposizione fa riferimento soprattutto la letteratura sapienziale: Prov 21 ,2; .14,12 ecc. Cfr. anche testi come Gen 32,29; Gios 10,14; Giud
9,9.13; 2Sam 7,14; 2Re 5,7; Is 40,6ss. (-basar).
61 Per quanto riguarda l'uomo stesso, c' da osservare che il suo comportamento e soprattutto la
sua condotta sessuale sono regolati da una serie di
comandamenti divini, la cui trasgressione provoca
l' ira e il castigo di Jahwe. Accenniamo ancora ad
alcuni contesti particolari:
a) Quando la legge viene letta in pubblico devono
radunarsi tutti: uom ini , donne, bambini, forestieri
(Deut 31,12; cfr. Gios 8,35). Parlando delle adu nanze del popolo, presiedute da Esdra e Neemia ,
si usano nuovamente queste serie (Esd 10,1;
Neem 8,2s.).
b) La condanna allo sterminio nella guerra santa
comprende uomini , donne, bambini (buoi, pecore,
asini) (Gios 6,21; 8,25; ISam 15 ,3 ecc.). I testi profetici riprendono tali serie, ma i nemici di Jahwe,
che vengono totalmente annientati, so no ora gli
israeliti stessi (Ger 6,11 ; 44,7; cfr. 51 ,22).
c) Il matrimonio di un israel ita con una st raniera
in certe occasioni fu ritenuto possibile, ma in
Israele esso fu giudicato in maniera sempre pi
negativa dal punto di vista teologico, poich sposare donne pagane significava introdurre in Israele
un culto pagano (Gen 34,14; soprattutto nel periodo postesilico: Num 25 ,6; Esd 10,17; Neem
13 ,25).
d) Israele si opposto con particolare vigore sin
dal Deut all ' introduzione e all'adozione di culti
pagani. Per questo anche gli uomini idolatri vengono duramente puniti (Deut 17,2.5; 29,19; Ez
8,11.16; Il ,1; 14,3.8).
e) Chi viola questi comandamenti viene punito,
poich Jahwe ricompensa l' uomo secondo
quello che fa )} (Giob 34, Il; cfr. f. l'a. lSam 26 ,23;
l Re 8,39 = 2Cron 6,30; Ger 31 ,30; 32,19; Ez
7, 16; Sal 62,13; Prov 24,29; 2Cron 25,4).
V 1 Nel NT si dis!i ngue fra &:v~p uomo )} (in
opposizione a donna) (A.Oepke, art . &:v~p ThW
1,362-364 = GLNT 1,969-978) e ilvepw7to
uomo )} (= appartenente al genere umano)
(J.Jeremias, art . XVepW7tO ThW 1.365-367 =
::i'~
',-" UOMO
120
GLNT 1,977-986 ). Le varie linee dell' AT vengono portate avanti. Si distingue chiaramente
fra Dio e l' uomo (Mt 21 ,25 ; Atti 5,29 co n
;hO pWTCIJC; Gv . 1,13 con &v~p), e allo stesso
;tempo si pone in rilievo il legame fra Dio e l' uomo
in Ges di Nazaret (Mc 14 ,71 ; 15,39; Gv 19,5
con i v6pWTCO; Gv 1,30; Atti 2,22; 17,31 con
,xv~p).
J.Kiihlewein
porto .
Altri vocabol i con il senso fondamentale di mangiare,
ma con un slgn. in parte pi specifico sono brh mangiare cibo da malati (biljii e barul cibo da malato, cibo
di .Iutto ), gzr divorare (ls 9,19), zun nutrire
(G,ob 36,3 1 txt em; mazon nutrimento ; aram. hitpe.
nutnrsl e mazon ), $/ d hitp. rifornirsi di viveri
(~jid qi!dft provvista per il viaggio ), e anche ' ariihft
porzione di cibo (anche per il viaggio) >> (cfr. HAL 84h)
e mispo foraggio (ug. sp' mangiare ); cfr. inoltre le
radiCI che non a caso cominciano con la linguale I: Ihl
(~ co ns umare , I~ k
leccare, brucare ,
t{
inghiot:
tlre , liisad focaccia (Num Il,8; arabo Isd succhiare l ~; per f ' sorseggiare e Iqq (<leccare -slh
bere .'*
121
':::10:
41
Durante i riti funebri si mangiava un ci bo speciale, Deut 26,14; Ger 16,7 (txt em); Ez 24,17.22
(txt em); 0 5 9 ,4Ic~cem 'onim; cfr. H.Cazelles, RB
55 , 1948, 54-71; T.Worden, VT 3, 1953 , 2905.;
J.Scharbert , Der Schmerz im AT , 1955 , 123s.
III
Nell' AT il termine 'l compare (238 x) in periodo molto antico e anche in epoca recente; le sue
ricorrenze sono distribuite irregolarmente e d
hanno la loro maggior frequenza in Sal (7 7x), Glob
(55 x), 15 (24x, di cui Dtis 40~~6 15x), Ge~ ( 18x),
Deut ( 13x). Per conseguenza el rIcorre ptU spesso
in testi ritmici (cfr. anche i detti di Balaa m Nurt:l
23-24 8x) e anche nel linguaggio arcaicizzante. E
perci problematico se alcuni libri (Sam , Re, Ger,
Cron ed altri ) abbiano voluto evtl are espressamente il termine , per un motivo sconosciuto. Il
plur. ' lim raro nell' AT (vd . 51. 1Il/3 e Sal 58,2
txt em); il fem. sing., comune IO altre IlOgue sem.,
manca del LUttO.
,lo:
'el DI O
124
, ~ 'l
DIO
128
IV 1 Il Sebbene l'AT attribuisca a Dio relativamente pochi predicati , in periodo tardivo (a partire pi o meno dal Deut) frequente l' uso di 'l
unito ad aggettivi; la parola, per la sua genericit,
pu assumere molteplici specificazioni. Il Dio
geloso (vd. sp. I11/3 ) veglia su Israele, che confid a in dei stranieri; il Dio santo (hil' l haqqiidos Is 5,16, secondario) si mostra santo nel giudizio. Tuttav ia il Dio grande ('l giidol Sal 95 ,3)
pu mettersi dalla parte di Israele (Deut 7,21;
10,( 7), perdonare la colpa (Ger 32,18; cfr. Neem
1,5; 9,32; Dan 9,4). La formula di confessione, attestata anch'essa solo in epoca tardiva , 'l rahum
wehannun Dio misericordioso e benigno o sim.
(Es 34,6; cfr. Deut 4,31 ; Giona 4,2; Sal 86,15;
Neem 9,31), che' non si riferisce ad un evento storico (cosa insolita per l'A T), deriva da ambiente
sapienziale, il quale vuoi fare cosi un'affermazione
fond amentale e universale sulla natura di Dio' si
potrebbero perci vedere qui gli inizi di una d~t
trina sulle propriet di Dio (cfr. R.C.Dentan
VT 13 , 1963 , 34-51).
'
Si possono. confrontare designazioni pi precise, come
un DIo gIUsto = vero (Is 45,21 ; cfr. 45,15 un Dio
che si nasconde ), un Dio nascosto (Sal 99,8), oppure Il DIO fedele. (Deut 7,9). Hanno lo stesso significato le espressloO! composte in stato costrutto: Dio
della fedelt (Deut 32,4 e Sal 31 ,6; cfr. 68 ,21). 11 Dio
della vendetta (Sal 94,1; cfr. Ger 51,56) pu essere invocato come giudice. Per altre espressioni , in cui 'l pu
essere anche nome retto (p.e. Sal 78,7 opere di Dio .
cfr. Giob 37,14) cfr. HAL 48b.
'
2! Nella predicazione del Deuteroisaia sull'unicit di J a~,:"e (<< io sono Dio e nessun altro ) l'appellati VO el (solo m Is 40-46) ha un' importanza
notevole (spec. 40,18 ; 43 ,12; 45 ,22; cfr. 43 ,10).
TuttaVia qUI Jahwe non viene pi identificato con
ladi vinit El. 'l non pi un nome proprio, ma
-In pafZlale parallelismo. (45 ,145.; 46,9) a in alter~anza con 'tRlohim (45,5.18 ecc.; cfr. Ez 28 ,2.9 )e un termme comune per indicare semplicemente DIO , che Jahwe rivendica esclusivamente
per s. Inoltre 'l compare quando vi una disputa con le di vinit straniere (ls 45 ,20; in passi
secondan formare fare un dia l>: 44 IO 15 17'
46 ,6).
'
, . . ,
31
- ' ''Iohim .
W.H.Schmidl
130
31 a) 'iilii una voce che appartiene fond amentalmente alla sfera del diritto. A differenza di - 'rr
maledire, calpire can anatema)}, - q/l pi o oltraggiare , maledire)} e di altre espressioni che indicano un'offendere con parole (cfr. J.Scharbert ,
Fluchen)} und Segnen )} im AT, Bibl 39, 1958,
1-26; H.C.Brichto, The Problem of Curse)} in
the Hebrew Bible, 1963), il termine 'iilii, secondo
F.Harst, RGG V, 1651 , designa la maledi zione come espediente giuridico a garanzia di un
giuramento. (Gen 24,41 ; Os 4,2; Neem 10,30),
di un contratto (Gen 26,28; Ez 17,19), di un
patta (Deut 29,19s.; 2Cron 34,24), come maledizione nell 'ordalia (Num 5,21) e come vendetta
giuridica cantro ladri , spergiuri e camplici
scanosciuti (Giud 17 ,2s. ; Lev 5,1; Zac 5,3; Prov
29,24) .
Si tratta di una maledizione condizionata che il
soggetto interessato rivalge a se stesso appure addossa ad un'altra persona. Essa quindi compare
nei giuramenti (- sb') ai quali si unisce carne sanzione una maled izione, e che si trovano nella parte
conclusiva della stipulazione di un contratto o
di un' alleanza (- beril) (b); d'altro lato essa
usata quando si vuoi collocare altre persone,
conasciute o sconosciute, satto una maledizione
(Brichta, I.c. 41: adjuration [= giuramento solenne )} D, per far valere un ordine o per
131
ii7::
'[{Ia
MALEDIZIONE
132
III
1/*
ben figlio
Gen
Es
l..ev
Nu m
Deu!
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Pentateuco
Gios - 2Re
Profeti
Kelubim
AT ebro tolale
219
139
53
27
374
76
73
100
54
107
97
94
145
36
26
Il
14
16
Il
ah
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Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Cant
Rut
2
5
3
Il
365
17
5
4
Lam
Eccle
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
40
22
55
70
11 8
203
812
507
382
899
2600
136
oppure alla porta . ''''/ohim sono qui le divin it domesllche protettrici della famiglia (cfr. Gen 31,30; anche
GlUd 18,24). In senso analogo sono da intendersi le prescnZlonI di Es 22,7s.: m questioni giuridiche private e irr~;o~v,!>,li CI S.' nvolgeva un tempo agli dei dome tici
( /0/11 III ha Il significato di giudici anche in Es
18,19; 22,27; ISam 2,25; Sal 82,1; non in 138,1; cfr.
A.E.Drafl1<orn ,.JBL 76, 1957, 216-224; H.W.JUngling,
Der Tod der Gotter, 1969, 24ss.; W.Beyerlin , Die Rettung der Bedriingten in den Feindpsalmen der Einzelnen a;,f mstllut lonelle Zusammenhange untersucht
1970, )6s.).
,
Gli spiriti dei morti possono essere chiamati "'/ohill7
( ISam 28,13; Is 8,.19; cfr. Mi 3,7?), sebbene non possano
per propna ml zlatlva mtervenl re nella vita deg li uomini ,
ma possano solo parlare (di nOlle) se sono interrogati e
(non?stante ISam 28, 14) non riceva no nessun cul to (cfr.
L.Wachter, Der Tod im AT , 1967, 192).
In determmate espressioni composte come uomo di
D,o 0 spiri to di Dio (vd. SI. 111/6) "'/ohim ha forse
solo Il senso II1debolito di di vino o perfino demoniaco .
1m .
139
140
(o m altn del) la causa della distruzione delle due locaIna, mentre la saga Gen 18s. attribuisce gi il fatto a
Jahwe.
L'espressione angelo di Dio (Gen 21 ,17; 28 ,12 plur.;
GlUd 6,20 ecc.), plU rara nspetto ad angelo di Jahwe
(--mal'ak) e u s~ta per designare il messaggero inviato da
DIO,SI trova plU volte nel paragoni quasi con valore proverblale (GlUd 13,6; ISam 29,9; 2Sam 14 ,17.20' 1928'
diversamente Zac 12,8).
, , ,
Come la sciagura che sopraggiunge su di uno ritenuta
mandata dalla mano di Dio): (lSam 5,11 ; Giob 19,21),
COSI nel. penodo postesllico I espressione la (buona)
mano di DIOsu di me o slm. descri ve la provvidenza
benevola di Dio(Esd 7,6.9.28; 8,18.22.31; Neem 2,8.18).
Lo strumento Viene giudicato ogni volta in base ai suoi
etTettl.
Va forse ancora ricordata la duplice espressione dei e
uomini (G lud 9,9.13) app. lottare con 'lP/ohim e uomini (Gen 32,29; cfr. Os 12,4). Proprio in quest'ultimo
c~ SI eVita Il nome Jahwe; inoltre il significato di '. '/0_
/1In/ resta mceno, dato che la tradizione del racconto di Penuel ha una storia complicata.
n;
142
Come 'iY(cfr. ivi IV/4), cos anche ' lP/oh/m, sebbene in modo non cos accentuato, pu servire ad
esprimere la differenza tra Dio e l' uomo (p.e. Gen
30,2; 45 ,8; 50, 19; 2Re 5,7; Sal 82 ,6; cfr. Giob 4,17;
Mal 3,8) oppure tra Dio e non-Dio ( Deut
32 ,17; 2Cron 13 ,9 ecc.). Criterio l'efficacia: gli
dei stranieri sono buoni a nulla (Ger 2,11 /0
' '''/oh/m ; cfr. 5,7; 16,20), opera dell' uomo (2 Re
19 ,18 = Is 37,19; 2Cron 32 ,19; cfr. Os 8,6 e la formulazione fare degli dei Es 20,23; 32,1; Ger
16,20 ecc.). Analogamente, una negazione di Dio
( non c' alcun Dio Sal 10,4; 14 ,1 = 53,2; cfr.
10,13; 36,2) non contesta l'esistenza, ma l' agire di
Dio sull a terra, come del resto la domanda dov'
il tuo Dio? (Sal 42 ,4.11 ; cfr. 79,10; 115 ,2; Gioe
2,17) si riferisce all ' apparire della sua potenza soccorritri ce.
Mentre il serpente nel racconto del paradiso promette all'uomo di essere come Dio (Gen 3,5;
l'espressione resta ambi gua, poich la tradi zione
O'0.,~ ''''tollln! DIO
144
51 I LXX trad ucono ''''Iilfm in mod i molto di versi, il pi delle volte con Xelpo1tol'Y)'T'" opera
umana (6x) e dSw'" idoli 14x). Nel NT
dSwov viene usato per designare gli dei delle
genti , nel significato dato al term ine elai LX X e
dal giudaismo (cfr. F. BUchsel, art . dwov ,
ThW Il ,373 -3 77 = GLNT 1ll ,127-1 38).
S. Schwerl nel'
;'i~~.,~
'a/mimo VEDOVA
T T . 1/ 'almiinii vedova un term ine del sem.
comune (c fr. GVG i ,220.227), con una variazione
delle sonore in aram. e in arabo (risp. 'armallii e
'armalal rispetto all 'acc. almallU < *almantu, ug.
almnl , fen. 'Im I).
L etimologia incerta; cfr. le derivazioni proposte in
HAL 56b.
Da 'a/mana derivano gli astratti 'a/manul stato vedovi le (bigde 'a/m' nu/ah i suoi abiti vedovili Gen
38 ,14.19; per 25am 20,3 e Is 54,4 vd. sI. 3b) e 'a/mon
vedovanza (ls 47,9 par. s' ko/ mancanza di figli ,
vd. SI. 3b); cfr. l'acc. a/manufU (CA D A/l ,362a) e l' ug.
52 ( = 5S), 9 hl u/mn scettro della vedovanza ,) par. ~I
/ k/ scettro della mancanza di figli in mano al dio Mot
(Gray, Legacy 95s.).
La retroformazione 'a/man vedovo (SOSI.) e reso
vedovo si trova solo in Ger 51,5 in senso traslato
Israele e Giuda non sono abbandonati dal loro Dio
(Rudolph , HAT 12,306s.). Riguardo al presunto acc.
a/manum vedovo (5yria, 19, 1938, (08) cfr. CA D
Al I,362a.
21
Le 55 ricorrenze di 'almiina sono cosi distribuite: Gen I, Es 2, Lev 2, Num l , Deut II , 2Sam
l, IRe 5, Is 5, Ger 5, Ez 6 (per Ez 19,7 vd. lim merli BK XIll,4l 8s.), l ac l , Mal \ , Sal 5, Giob 6,
Lam
Prov l. Inoltre 'almiinul 4x, 'almon e 'almiin l ~. Un terzo delle attestazioni si trova in testi
giuridici.
Resta escluso Is 13,22, citato da Mand., poich ivi
31
vedova
148
f,nma de!la n~sclta del figlio [cfr. nell ' i cri zione
e n. di Esm un azar, r. 3 figlio d i una vedova
~ I Il , 14]). el racconto biblico pi famoso ri ~
guardante una vedova, il libro di Rut n
.
li termine vedova .
' o n SI usa
Generalmente si parla di vedove quando si accenna a
persone ch,; ~?~porta no una du ra sorte: orrani (jrlI1)
np,u_dl~tl (g rusa), rorestlen (-ger), poveri (dal), miseri
a7')' senza prole (sakklil), ed anche levi ti e schiavi
22 s~1 t~~o ~' sene di questo tipo: vedove/orran i (E~
sti~ri / m iseri ('1acl ~, \~:
9,16); vedove/orran i/ rore_
, ,c r. De ut 27 19' Mal 35)' ve
d /.
ova npudiata (Lev 22 ,13; Num 30 'IO.' Ez 4422: rLe
6 v 2':'4); levna/stranier%rrano/ v~do'va ( Deu't 14 ~;:
2 ,12s., Similmente Deut 16 Il 14' 24 17 1921' G 7' 6'
Ez 22 ,7).
' . , , . - , er ,;
If
'almn, quale designazione spec ifica di una person~ che e III una determinata condizione, ed es~en o un termllle che si adatta bene a serie fi sse
I nomi , non ha alcun Slllonimo.
b) In senso metaforico trov iamo 'al - - .
2Sam 20 3
d
manul III
,
, ve ovanza ment re in vi ta
(I uodmo)>> (oppure, con una modifica del testo
~b~/n3orma20slmllie li papiro di
.
, r.
Elefantina Cow-
da
149
ii~97~
'almill1ir VEDOVA
~~dove
5/
Negli scritti di Qumran (CD 6,16) e soprattutto nel NT si prosegue sulla linea dell' A T: cfr.
p.e. Mc 12,40. Lc 4,25s. riprende I Re 17, Apoc
18,7 il passo di Is 47 ,8s. Nuovo risulta il motivo
dello star attenti alle giovani vedove (I Tim
5,9ss.).
J.KiJhlewein
o~
'm MADRE
1/ ' em madre risale al sem. comune *'imm(acc., ug. e arabo sotto l' influsso della labiale
*'umm-, cfr. GVG 1,199 e - Ib) . Contro precedenti etimologie (p.e. F.Delitzsch , Prolegomena
eines neuen hebr.-aram . Worterbuchs zum A T ,
. 1886 , 109) oggi si segue L. Kohler, lA W 55 , 1937,
171: 'em non si pu far derivare dal complesso
delle radici semitiche a noi note ; - b e ' m sono
termini del linguaggio balbettante dei bambini
(pap, mamma).
2!
'em MADRE
152
cosi
l'ebr.
non
conosce alc un
te rmine
per
SI
o a persona, come Debora (Giud 5,7; dal Conteat~ri~~7t~ ~~~:t~ati~~:~)o : r ~~a~ funzi~ne le sia stato
Bet-Maaca (2S 20 19 '
. na Ci na, come Abelfiglie delle vi~~an~e?: ~a~re nel confront i delle cin
fenicie DISO 15 ). , '0' r. m metropoli su monete
s. , In S 10 14 con un'espress'o fi
(come ' pure in Gen
32,12) ; i intend
. I ne Issa
normali COI loro figl i, cfr. Rudolph , ~~ ~~~~~ ,2~~dn
1?7sf2)sO htraslato
~) ,em forma espressioni composte e fisse che inb~~~ ~I. sen o materno e il petto m aterno l>:
sen'o di
~:role
possono . significa re
nza essere unite a 'em.
153
b) Rispetto ai ~( pad ri , , em non ha alcuna importanza nella VIs ione dtr. della storia. C i sono tuttavia quattro passi nei quali un re viene valutato in
una prospetti va teologica , a seconda che egli abbia
segullo le vie peccaminose dei suoi geni tori ( I Re
22,53; 2Re 3,2) o di sua m adre (2 Re 922" 2Cron
22 ,3) Oppure no (cfr. Sal 51,7; 109, 14). ~p;attutto,
sembra che la reglOa madre a bbi a av uto un innusso partic~lare sull a politica e sull 'atteggiam; n!o_ teologiCO d el re; cfr. il titolo signora >l
(g b, ra) IRe 15, 13; 2Re 10,13; Ger 13,18; 29,2;
2Cron. 15,16; IO 22 ,3 come consigliera l>; cfr.
G.Mohn , Dle Stellung d e r Gebira im Staate Juda,
ThZ IO , 1954, 161-175; H .Donner, Art und Herk unft d es Amtes der Kanig inmutter im A T, FS
FnednchI959, 105- 145. Questo lo dimostra la po_
SIzione di Be tsabea a lla corte di Salomone (I Re
Is.) o quella di A taha (2 Re Il), ed confermato
a nche d al fatto che nell'inquad rame nto dtr. della
Stona di ogni re si indica quasi sempre il nome
della regina m adre (J Re 11 ,26 ecc.).
c) Il profe ta Osea il primo a designare Israele
com,e mad re (2 ,4.7). [n un processo per infedelta ma tnmoniale ( Wolff, BK XIV 11,37) la
154
madre infedele viene accusata di adulterio dal m arito e dai figli (v A ) e viene citata in giudizio com e
prostituta (v.7). L' immag ine del m at rimonio , che
Osea ha tratto dalla mitologia cana nea, vuole
combattere l' inclinazione d ' [sraele a questo c ul to
con la sua prostituzione cultuale. Ci viene ripreso
in Ez 16; qui il termine rimanda (v. 3045)
all 'oscuro passato della citt di Gerusalemme,
mentre il proverbio quale la madre , tale la fi glia (v. 44 ) stabilisce il collegamento con il presente (cfr. inoltre [s 50,1 e Weste rma nn , ATD
19,18s.). Per Ez 19 ,2. 10, dove Giuda opp. la casa
reale sono designati come 'em, cfr. Zimmerli, BK
XIlI,423s.
d) L'espressione composta seno m ate rno (vd .
sp. 3e) trova la sua ambientazione particolare nel
linguaggio della preghiera , e in primo luogo in
manifestazioni di confidenza come Sal 22 ,lOs.:
fin dal seno materno tu sei il mio Dio l>, cfr.
71,6; 139,13; Giob 31,18 . Essa ricorre inoltre nell a
vocazione del Servo in Is 49 ,1 (cfr. Giud 16, 17 e,
senza 'em , Ger 1,5). [n tal senso l'antitesi si trova
nel lamento del profeta: me infelice , m adre , che
mi hai generato (Ger 15,10; 20 ,14. 17). Infine
quest'espressione ricompare nella letteratura sapienziale tardiva: Giob 1,21 come ma nifestazio ne
di confidenza; Eccle 5, 14 con sottofondo forte mente scettico.
e) A differenza di 'b padre e 'i s uomo l), il
termine 'em non caratterizza mai Jahwe direttamente. Jahwe secondo la concezione vtrt . una
divinit maschile. Solo una volta, in periodo postesilico , si viene meno a questa regola, quando si
paragona l'agire salvi fico di Jahwe al compo rtamento di una madre: Is 66 ,13 < come una m adre
consola il figli o, cosi io vi console r ); cfr. 49 ,15
(senza 'em).
51
Nel NT il termine acquista importanza soprattutto per la posizione particolare della m adre
di Ges; cfr. tuttavia il detto di Ges sui veri parenti Mc 3,3 Iss. (cfr. Deut 33,9). J.Kiihlewein
'=1' 'cbced.
i1~N
T T
'ama
v~~
SERVA -
': ':
1/ Il
La radice 'mn essere stabile , sic u ro , fiducioso no n attestata in acc ., ug., fen . e aram .
a ntico, ma , dopo il suo apparire (sebbene di rado)
nell 'ara m . imperiale e nell'aram . bibl. , si ha
nell 'aram. e nelle ramificazioni del sem. del sud.
Il confronto linguistico, che d eve fondarsi essenzialmente su materiale POSt-Vtrt., fornisce quindi
scarsi risultati per l'A T ; ino ltre per quanto riguarda il sig nificatO partico lare 'mn hi. credere
bisog na tene r presente che esso d all'ebr. passato
al sir. ( LS 175a), al m and o (Nald e ke , MG 211 ) e
all 'arab . ( J.Horovitz , Koranische Untersuch un gen , 1926, 55s.).
possibile una con nessione con l'eg. mn essere, restare fermo (Erman-Grapow Il ,60ss.; Calice nr. 198;
M.Cohen, Essai comparatif sur le vocabulaire ... Chamito-Smitique, 1947, 83).
Sul presunto term ine can. imli certezza (?) in EA
71 ,8 cfr. W.F.Albright , JNES 5, 1946, 12 n. 8; CAD E
[52b (cj em-< qu >-li-ka?).
E poco probabile che l' ug. imI in 67 ( = l ' AB) 1,18s. significhi vero (cosi Driver, CML 102s.136; M.Dahood , CBQ 22 , 1960, 406); cfr. WUS nr. 274: erba,
fieno (?) .
Dal fen . si pot rebbe tutt'al pi prendere in considerazione il nome proprio 'l'mn su di un sigillo ( Harris
77s.). Per il pun . emanethi (Poen . 937) cfr. M.Sznycer, Les passages puniques en transcription latine,
1967, 92 -94.
Due passi nelle iscrizioni giaudiche dell'8' sec. ( KAI
nr. 214 , r. Il ; 215, r. 21 ) sono del tutto incert i (cfr.
DISO 17).
La prima ricorrenza aram . potrebbe essere 'mjn fisso,
duraturo in un papiro proveniente da Saqqara (fine del
7' sec.; KAI nr. 266, r. 3 stabile finch dura il cielo ).
Cfr. inoltre hjmnwlh la sua fiducia nei p-rove rbi di
AJ:Uqar(r. 132; Cowley 217.224; AOT 460 l'amabil it di
un uomo fondata sulla sua fid ucia ) e ',\ mhjmn un
uomo di fiducia in Hermop. IV ,9 (Bresciani-Kamil
398s.; J.T.Milik , Bibl 48, 1967,583).
I vocaboli pi tardivi dell'aram. e del sem. del sud sono
citati in HAL 61b; J.Barr, The Semantics of Biblical Language, 1961, 185s.
2/
Le coniugazioni verbali ni. aver consistenza, dura re, esser attendibile , fedele e hi.
star fermo, confidare, aver fede , credere sono
relativa mente frequenti (vd . SI. AI e BI). Il qal
rappresentato alme no d ai pa rticipi , i quali tuttavia
nel loro significato divergono talme nte dagli altri deri vati di 'mn da far quasi suppo rre una radice 'mn Il .
A questa radice 'mn Il elencata in HAL 62a, ma non in
KBL 60b, appartengono: 'amen guardiano (Num
Il ,12; Is 49,23), tutore (2 Re 10,1.5; Est 2,7); 'omrenrel nutrice (2Sam 4,4; Rut 4,16); il part o pasSo plur.
'~muni m sostenuti , custoditi (Lam 4 ,5 )~ 'omna tu
tela (Est 2,20); 'mn ni. essere curato, accudito (di un
bambino ) (Is 60,4). molto problematica una relazione con l'accadico ummanu ( HAL 62a; vd . SI. 5). Cfr.
S. Porban , La radice 'mn nell'A.T., RivBibl 8, 1960,
324-336; 9, 1961, 173- 183.22 1-234.
Per nre'''man in Num 12,7; ISam 3,20 e '''muna in ICron 9,22.26.31; 2Cron 31,18, dove si potrebbe supporre una derivazione da 'mn Il , vd . SI. A 11 11
e DillI .
1~~
156
figlio
61 Il significato primario dell a radice 'mn discusso. Secondo l'opin ione tradizionale esso sarebbe esse re sa ldo , fermo , sicuro (GB 48a;
HA L 6 1b; H. Wildberger, Glauben , Erwagungen zu h'mj n , FS Baumgartner 1967 , 372-386; anche E.Pfeiffer, Der atl. Hintergru nd der lit urgisc hen Formel Amen , KuD 4, 1958 , 129- 141).
Zorell 63 b basandosi su 'omenol di 2Re 18,16 (vd .
s p. 31) suppone il signifi cato primario di tener
saldo l), e corrispondentemente, in base ai participi
citati sopra ( 21), si attie ne al significato di sostenere . Poich tuttav ia incerto se queste forme
appartengano a ' 11111 l, esse non devono essere
prese in co nsiderazione quan do si vuoi determinare il significato primario. A. Weiser, art. 1tl .
o"rEuw, ThW VI,183-1 9 1.197 (= GLNT X,363384. 398 -400 ), pe nsa che la traduzione abituale
saldo , sicuro, fermo non raggiunga veramente
il significato ultimo; 'mn , se lo si analizza pi attentamente, a ppare come un concetto formale, il
cui contenuto viene determinato caso per caso dal
soggetto particolare; il termine significherebbe la
relazione che la realt possiede verso ci che caratten zza un determll1ato soggetto (p. 184 = GLNT
364s.). Procedendo oltre su questa linea Porban
(I. c., 232s., vd . sp. 2/ ) arriva alla conclusione che
il significato primario d i 'mn potrebbe essere
espresso con un cosi -come l), e significherebbe la
conformitas intellectus et rei l). Tuttavia, nonostante che singole form e e singoli deri vati abbiano
assunto un significato in parte assai di fferenziato,
ci si deve atte nere al significato primario che abbi amo me nzio nato sopra in quanto esso rappresenta il loro co mune denominatore, tanto pi se si
tengono presenti le affinit con le altre lingue semitiche. Vanno tenute presenti del resto le critiche
che J.Barr giustamente solleva contro una visione
esagerata delle connessioni etimologiche, proprio a
proposito della radice 'mn (cfr. The Semantics of Biblical Language, 1961 , 161 -205; contro il concetto
formale spec. p. l 79s.).
Numerose osservazioni part icolari attestano con sicurezza che anche gli autori degli strati pi recenti del l' AT
conoscevano ancora quel significato primario. In passI
come Giob 39,24 (vd. SI. B 1lI/2) il senso originario ano
cora evidente, e persi no negli scritti di Qumran ricorre
come neologismo il sostantivo nce'temanut garanzia ))
bilit durevole l), agg. kinu duraturo , ~icuro , fedele, retto, vero , sost. k! n/U :edelta . e klllu
stabilit, sicurezza, realta, onesta, fedelta, veracit verit (A Hw 438-440.48 1s.494s.). Questa
cor;ispondenza attesta che si pu parl ~re di una
struttura semitica del concetto dt venta, di versamente da quanto avviene per il. concetto Weco ( H.
von Soden, Was ist Wahrhett ?, Urchn stentum
undGeschichte l, 195 1, 1-24; ~ . von Soden , WdO
4/1 , 1967, 44; cfr. inoltre la btbliogr. cllata tn E
111/8).
1I/ La seguente tabella indica la diffusione dell a
radice ' mn nell'ebrodell' AT (330 ricorrenze escl USI
i nomi propri):
ni. hi . 'amen 1a'miinil '(P mlEt altri lotale
II
6
Gen
II
2
Es
Lev
6
2
2
Num
23
3
3
12
Deut
4
3
Gios
4
3
Giud
8
I
5
ISam
5
I
3
I
2Sam
IO
I
5
2
IRe
7
2
2
2
2Re
34
3
12
4
9
4
2
Is
21
II
4
2
2
2
Ger
2
2
Ez
4
I
Os
2
I
Giona
I
Mi
2
Ab
6
6
Zac
I
I
Mal
84
3
37
22
8
7
Sal
16
6
I
9
Giob
23
3
12
Prov
3
2
Rut
Cant
I
Eccle
2
Lam
I
I
Est
6
6
Dan
Esd
IO
Neem
2
6
3
2
lCron
18
I
5
4
3
2Cron
330'
28
127
49
45 51 30
AI
' mn ni.
mi
Il Il ni. pu ind icare una d urata, una situazione stabile (ls 33 ,16 acqua che non SI lI1and isce d' estate, cfr. Ger 15,18; Deut 28 ,59 piaghe e
m alattie lunghe , d urevoli , 1Sam 25,28 casa d uratura di una di nasti a, l Sam 2,35 di un s~cer
dote, vd . s!. IV/4; l Cron 17,24 nome). D altra
parte esso esprime l'aspetto della saldezza e soprattutto , dal punto di vista ~lIco- religtoso , quello
dell a sicurezza e dell a fedelta (1.5 22,23 .25 luogo
solido , adatto per conficcarv i un chiodo; qen
42 20 in modo che le vostre parole SI d lmostnno
sic'ure ; lSam 22 ,14 servo fedele; Prov 25 ,13 messaggero fedele; II ,13 ~1E' lFman-ral) colUi. che ha
sentimenti di fedelta , 111 contrapposlZlone al
chiacchierone che divulga i segrell ; Glob 12 20
I7IE' ''manim che han dalO buona prova d i se
come titolo onorifico d i funzlonan pubblict , cfr.
v. 17- 19 con il termine parallelO 'el~!,lim , \~olt~e
Neem 13,13 e lSam 2,35; Is 8,2 - ed nlE man
testimone attend ibile , cfr. Ger 42 ,S e Sal 89 ,38
t xt? riferito a Jahwe).
21 Pu ' mn ni. significare anche essere vero ,
POlche. Il sos!.
dive ntare vero, dimostrarsi vero
'''mIEI, almeno in testi tardi vi, ha ass un ~ ~ Il _st~ nl
licato di veri t (vd. s!. E IV15; per muna D
111/6; IV / 2), di per s non si pu ~scl udere che anche il verbo abbia esteso il suo stgntlicato li no ad
includere l'i dea di verit, sebbene I LXX p.e. per
tradurre ' mn ni . non adoperino mai &'Y)e~ . Tal.volta nel cam po semantico d i ' mn ni. affi ora ti
concetto di menzogna (kzb o sim.; Os 12,ls. assieme a kiihas menzogna e mirma II1ganno ;
Sal 78 ,36s. assieme a plh pio ingann~re l); per q:r
15,18 vd. sp. 4), e lo stesso vale per l agge:t~ v? _emLn (Sal 10 1,6s. remijj~ II1ga ~no } S ~a:t '!'
menzogna ; 12,2s. saw fals.lla e s 'far, I) laqo!
labbra melliflue l~. Resta COSt stab~li ta l affi ntt~
tra ' mn ni . e l' idea d i verit; in alc unt passt St puo
tradurre con vero (cosi la Bibbia di Zungo 111
Gen 42,20; IRe 8,26; ICron 17,23s.; 2Cron 1,9;
6, 17). Bisog na per tenerpresente che t! concetto
di verit si basa sull' tdea dt stabilita, di S I C U ~
rezza e di fedelt (lo stesso vale per nakon 111 passt
come Sal 5, 10; Gios 42,7ss.).
,,?
160
3/ AI part. ni . 1I11!'ll'milll nel suo uso aggettivale si accosta l'agg. 'e llllill fidato, fedele l). E so ricorre raramente; ci non indica per che nell' AT la qualit della
fedelt non sia importante, ma dipende dal fa llO che
nell'ebraico tali qualit si esprimono di preferenza con il
gen. del termine astratto. Cosi accanto a si r 1l11!''milll
(Prov 25,13) si trova ~ir "'lIl1illim (Prov Li ,17), accanto
a "edim IIa? 'remilllim (ls 8,2) si trova "ed ' a'mlinim ( Prov
14,5) oppure 'ed ""ml1!llV'III1!'ll'mim (Ger 42 ,S ), accanto
al sostantivato 1I11!''''milll (Sal 101 ,6; Giob 12,20) si ha la
costruzione 'is ''''IIII;lIim (Prov 20,6) opp. ' i s '''ml1!l
(Neem 7,2). Si pu parlare sia di 'el lll1!''''lIIiill (Deut 7,9,
cfr. ls 49 ,7) sia di 'tRlohe ''''ml1!l (2Cron 15,3).
L'aram. usa come agg. il parl. passo ha. m' heman ({ sicuro (Dan 2,45; 6,5; cfr. Hermop. lV ,9, vd. sp. l/ II).
4/ Termini paralleli sono: liimi m irreprensibile,
retto (Sal 19,8; cfr. 101 ,6) ejiisiir ({ leale, giusto (Sal
19,8s.; 111 ,7s.). Una volta si incontra ''''IIILillim accanto
a ~iisid ({ pio (Sal 31 ,24), mentre 'tR/min ii ed ''''ml1!l
sono spesso uniti a -~l1!sl1!d. Tuttavia a ' 11111 ni. si avvicina di pi -/am ni . (2Sam 7, 16; Sal 89,38; ICron 17,24
cfr. 23; cfr. anche Sal 78,8.37).
Manca un termi ne opposto stabile; si usa la negazione lo
(ls 7,9; Ger 15 ,18; Sal 78,8.37; cfr. lo Iliikon Es 8,22). In
senso pi ampio si pu citare -bgd ({ comportarsi infedelmente (agg. biigod ({ infedele l~, - m'I ({ agire contro
il dovere, essere infedele , -kzb pi o ({ mentire e - ps'
({ ribellarsi l).
' mn ni. usato in senso particolare in Num 127:
Mos viene {{ incaricato (1111! ''''miill) di (prendersi c~
ra dI) tutta la mia casa (cfr. in proposito la meditazione cristologica di Ebr 3,1-6). E secondo ISam 320
Samuele costituito (nl1!''''mim) profeta di Jah;e.
Ci si pu domandare se in questi due passi ' 11111 ni.
non vada inteso come derivazione denominale da
' omen ({ custode (vd. sp. 1/21): ({ essere costituito custode, fiduciario l).
5/
31
Poich 'mn hi . ha assunto il significato teologico particolare di credere (vd. SI. BI) , sorge
il problema se nce'tRman o 'emun non possano significare anche credente . Di fatto lo si potrebbe supporre per il testo , appena citato, di Sal
101 ,6, dove tuttavia , per evitare false interpretazioni , si deve precisare che in base al contesto la
fede di questi credenti deve manifestarsi in un
comportamento sociale che corrisponda agli ideali
della sapienza. In contesto simile si parla in Sal
12,2 degli ''''mnim , e secondo 31 ,24 questi sono i
b"sidim che amano Jahwe (cfr. anche v. 25). 'emill1
tende chiaramente a designare il credente ,
come del resto '''' mima tende al significato di
fede .
si ngolare l'uso di 'tRmline Jisrii 'el in 2Sam 20,19 ({ si
chieda piuttosto in Abel e in Dan se non venuto meno
ci che hanno ordinato i .. fedeli d' Israele " (txt em,
cfr. BH '). Weiser (ThW VI,190s. = GLNT X,382-384)
pensa che l'espressione fosse ambientata nella confederazione sacra delle trib attorno a Jahwe. Il passo per
unico nel suo genere, cosicch difficile poter formul are
un giudizio in materia.
41
Di grande importanza per la storia della fede
di Israele la cd. profezia di Natan in 2Sam 7,
contenente la promessa: la tua casa e il tuo regno
saranno stabili per sempre al mio cospetto ( v. 16,
appartenente al nucleo fondamentale della tradizione , cfr. L.Rost, Die Uberlieferung von der
Thronnachfolge Davids, 1926, 47-74 [p. 63], e
A.Weiser, VT 16, 1966, 346ss.; diversamente
M.Tsevat, HUCA 34, 1963 , 73 , e R.Smend , FS
Baumgartner 1967 , 288).
162
'I
fa parle dell'ideologia regale dell a nllco Onente.. Asarhaddon prega: ({ ... il mIo regno sIa stabI le come Il CIelo
e la terra (R.Borger, Die Inschriften Asarhaddons,
1956, 26s.; altri esempi: VAB 4,78s.; SA HG 281;
G.W.AhlstrOm, Psalm 89, 1959, 53ss.).
Con la profezia di Natan la regalit david ica riceve
una sanzione religiosa. Tale profezia ha trovato
larga eco nell'AT (cfr. anche 2Sam 23 ,5). Gi in
ISam 2528 il narratore fa dire ad Ablgall che
Jahwe da~ a Davide una casa stabil e , e in I Re
Il 38 Achia di Silo promette a Geroboamo che
Jahwe gli costruir una casa stabile , cosi co me
l'ha costruita per Davide. Certamente la promessa
in origine era incondizionata. Ma il narratore, che
gi conosce quale sia stato il de tino della dinastia
di Geroboamo l'ha fatt a dipendere dall'obbedienza (cfr. anc'he 2Sam 7,145.). Sulla stessa linea
sta la formu lazione di Is 7,9: se non crederete,
non persisterete . Non v' dubbio che il profeta
con il verbo ' mn ni . allude alla profezia di Natan
(E.Wlirt hwein , FS Heim 1954 , 61; Wildberger,
BK X,271). Ma , poich il re non ha fiduci a, egli
trasforma la promessa tradizionale in una ammonizione, in quanto la fa dipendere dalla fede .
Con un analogo gioco di parole (verbo ktinu , vd. sp. 117)
Nabopolassar dice in una delle sue iscrizioni: ({ chi fedele a Bel , il suo fondamento rimane stabile (VAB
4,68s.).
Sembra che per l'autore del Sal 89 la profezia di
Natan sia stata messa in questione dal corso effettivo della storia. Ma egli non la abbandona: per
sempre gli conserver la mia grazia e la mia alleanza gli sar stabile (v. 29 , cfr. v. 38). Qui si
parla dunque non pi della stabilit della casa di
Davide, ma della grazia (iJcsced) e dell'alleanza
(cfr. anche 2Sam 7,28 e Sal 132 ,12; A.Caquot, La
prophtie de Nathan et ses chos Iyriques , SVT 9,
1963 , 213-224).
Anche dopo la caduta della casa davidica Israele
non rinuncia alla promessa. Nell a preghiera (dtr.)
per la consacrazione del tempio Salomone prega
perch si avveri la promessa falla a Davide ( I Re
8,26). Sembra che il deuteronomista abbia sperato
nella restaurazione della regalit davidica (G. von
Rad , Deul.Studien, 1947 , 61s. = GesStud 200ss.).
Per il Deuteroisaia la dinastia davidica non ha pi
alcun futuro . TUllavia anche per lui la promessa a
Davide non venuta meno , poich certamente
lahwe nce'''miin (ls 49,7). Egli spiega il nce'''miin
con il fatto che la grazia divina verso Israele (55 ,3)
sicura. Il Cronista spera per nuovamente nella
dinastia davidica: ICron 17 ,23s.; 2Cron 1,9; 6,17
(cfr. G. von Rad, I.c., 59-64 e 198-203).
In ISam 2,35 la profezia di Natan ha trovato un'interpretazione ancora pi radicale: destinatario ora un ko hen
nl1!'''man , un sacerdote fedele , che agi r secondo i
desideri di Jahwe (sull'antichit del brano cfr. M.Tsevat,
HUCA 32, 1961 , 195).
In CD 3,19 l'espressione bjil nl1!'''man rielaborata in
un senso che particolarmente significativo a Qumran:
Egli costru loro una casa stabile in Israele... , coloro
163
'mn hi .
mi 11 ' mn hi . per la sua importanza teologica nel significato di aver fiducia , fede (i n) , credere stato studiato ampiamente:
L Bach Der Glaube nach der Anschauung des
AT , BPChrTh IV/6 , 1900, 1-96 (ancora oggi fondamentale); A.Weiser, Glauben im AT, FS Beer 1933 ',88-99;
J.c.c. van Dorssen, De derivata van de sta m mn Irl
het Hebreeuwsch van het Oude Testament, 1951 ;
Th.C.Vriezen, Geloven en Vertrouwen, 1957; E.PfeiITer. Glaube im AT, ZAW 71, 1959, 151-164;
A.Weiser art . ma'":.u"" ThW VI (1959), 182-191
(=GLNT 'X, 359-384); J.Barr, The Semantics of Biblical
Language, 1961 , 161-205; R.Smend, Zur Geschlchte von
h' mjn , FS Baumgartner 1967, ~84-290 ; H.Wlldberge:,
Glauben , Erwagungen zu h mjn , Ibld. 372-386 (blbliogr.); id., Glauben im AT, ZThK 65 , 1968, 129159 (bibliogr.).
'mn hi . un' hifl intransitivo app. transitivo
interno (cfr. lenni , HP 43ss.250ss.), a meno che
non si tratti di un cd. pseudo-hi. (cfr. Wildberger
I.c., 384s. n. 2). Esso costruito con l'accusativo
una volta sola in Giud Il ,20 (ma vd. sp. III per ti
testo), cosicch non si pu sostenere l'interpretazione dichiarativo-estimativa (E. PfeifTer, I.c., 152).
21
l~N
164
41
51 Accanto a ' mn hi . si incontrano nell ' AT numerosi termini paralleli pi o meno affini.
Nell'inno cultuale di Sal 27 si hanno -lJzq, -b(!1 , lo - jr',
' m~ pi olb (cfr. Sal 31 ,25 e Is 28,15b.17b.).
L'orante, anzich dire che crede, pu confessare che
Jahwe per lui protezione, riparo, rifugio, roccia e fortezza (Sal 27,5). In Is 7,9 l'esortazione a credere accompagnata dagli imperativi non temere e non spaventarti
(alla lettera: il tuo cuore non divenga fiacco ) (v. 4). In
Is 30,15 il credere descritto con i termini quiete,
calma, fiducia (cfr. Wildberger, ZThK 65, 1968, 15Is.).
Per capire la specificit del concetto espresso da ' mn hi .
tuttavia indicativo il fatto che in altri contesti (e per lo
pi in passi dove il verbo costruito con le) compare un
gruppo ben diverso di termini paralleli e di termini opposti: -sm' ascoltare (la voce di qualcuno ) (Es 4,1-9;
Deut 9,23), - mrh hi . essere ostinato (Deut 9,23),
esseretestardo (2 Re 17,14). In questi contesti l'incredulit non si fonda su una mancanza di fidu cia, sullo
scoraggiamento e sullo scetticismo umano, e neppure su
un dubbio verso Dio e la sua parola, ma sulla disobbedienza , sull'opposizione e sulla ribellione.
-qlVh pio e
165
~~
IV 1 1/ 33 dei 51 passi con ' mn hi . appartengono secondo Bach al linguaggio sacro (cfr.
Lc., 30s. con tavola). 1\ termine, nel suo uso teologico, diventato cos importante non per il numero ma per la rilevanza dei passi in cui compare;
inoltre i LXX hanno rivolto ad esso una particolare attenzione: essi traducono sempre con
ma't'E:uw e i suoi composti (eccetto in Prov
26 ,25 con m:Leof1.ou) e usano maTEuw solo per le
forme di ' mn (ad eccezione di Ger 25,8 dove sta
per 5m' ascoltare ).
21 Il significato profano di 'mn hi . le prestar
fede ad una persona o ad una cosa , che secondo
quanto indicano passi come Gen 45,26 (J) e l Re
10,7 (cfr. anche Ger 40,14), si era gi diffuso
molto presto e fu utilizzato anche nell' insegnamento sapi enziale ( Prov 14,15; cfr. 26,25), non
ebbe rilevanza nel periodo pi antico (sull 'anti chit p.e. di Es 4,1.5.8.9; 19,9 cfr. Smend , Le.,
289).
AI contrario sembra che 'mn hi . abbia trovato gi
molto presto il suo Sitz im Leben nell'oracolo
di salvezza, specialmente quandO esso era rivolto
a condottieri militari. Questo genere letterario
comune all' Oriente antico , ed esso, anche fuori di
Israele , si esprime con termini che per contenuto
sono affini a 'mn hi ., p.e. (dnon temere,
Asarhalddon , [io sono IStar di Arbe]la ... abbi fidu :
cia (razzazma, cfr. AHw 41Oa) ... e rendlmt
onore (ANET 450b = IV R 61 , col.
VI , r. Is.1 2s.); al tri esempi in Wildberger, Lc.,
135s. Gen 15 ,1-6 basato su un oracolo di questo
tipo (per l'analisi cfr. f. gli a. O.Kaiser, ZAW 70,
1958 , 107-126; H.Cazelles, RB 69, 1962, 321:349;
Wildberger, Lc., 142-(47). La tradizione tuttavta
non ci ha tramandato l' invito alla fede , ma la notizia conclusiva che Abramo fond andosi sulla promessa a lui fatta credette a Jahwe e Dio glielo
ascrisse a giustizia. La fede di Abramo senza
dubbio la risposta all'esortazione del v. I non temere , cui collegata la promessa di una grossa
ricompensa, sicch hce' ''min beJhwh in questo
contesto significa pi o meno: era pieno di fiducia e di confidenza , fondato saldamente IO
Jahwe .
166
168
vale qui al riconoscere e all'accettare come tale una verit di fede (cfr. ''''ma!I al v. 9).
6/ Un'ulteriore mutazione del concetto di fede si osserva nel Sal 78 , che rivela gi un inOusso dtr. Il v. 4
dice: essi non credettero in Dio e non ebbero fiducia
nel suo aiuto . Il v. 32 indica come questo deve essere
Inteso: con tutto ci non credettero ai suoi prodigi .
Questa frase riprende chiaramente Num 14,1J: per
quanto tempo esSI non credettero in me nonostante tutti
i segni che ho operato in mezzo a loro? Se si ha fede
in Dio, si ritengono veri i suoi miracoli.
Un'analoga concezione nuova dell'idea di fede si ha in
Sal 106, che presuppone gi la redazione finale del Pentateuco. v. 12: allora essi credettero al/e sue parole e
cantarono. la sua gloria . Si riprende qui Es 14,31. Ma
mentre IVI SI parla di fede in Jahwe e nel suo servo
potrebbe essere secondario), qui si parla di fede nelle sue
parole. In una maniera simile ls 7,9 viene ripreso in
?Cron 20,20 .( Wlldbe.r~er, I.c., 13Is.). L'uso profano di
mn hl. , che ncorre gla In I Re 10,7, nel ripensamento dei
testi antichi e qUindi diventato rilevante anche dal lato
teologiCO.
CI
1111
'iimen
con n. [~ alcuni casi effettivamente 'iimen signtfica CtO e certo e valido n ( H.Schlier, ThW
U39 = GLNT [,911). Per quest'aspetto indicatt va la traduzione di Aquila con .TCE7ttO"TWf!.vW
(Sal 89[88],53). Questt posstbtlt USt diversi del termtne St fondano sulla sua dialettica. 'iimen vuoi
dtre che qualcosa che si asserito certo,
vero n .. Ma allo stesso tempo questo vero viene
nconOSCtuto come valido e perci vincolante
per colUI che pronuncia l'amen.
La parola ' iimen ricorre nell ' A T esclusivamente in contesti teologici (cfr. A.R.Hulst Het
":oord Amen in het O.T. , Kerk en Eeredtenst 8, 1953; 50-58; E.Pfeiffer, Der atl. Hintergrund der liturgischen Formel Amen n KuD 4
1958 , 129-141 ; S.Talmon, Amen as an ['ntroduc~
tor~ Oath ~?rmula! Text~s 7,1969, 124-129). TuttaVIa non v e dubbto che ti termine appartenne anche alla lingua comune (Lande 112). Eccli 722
mostra ancora di conoscere il significato origina~io
Stcuro n (di animali; LXX xp~cnf!.O).
Nell'iscrizione su di un coccio di Yavneh- Yam (KA I
nr: 200, r. Il ; lettura comunque incerta, cfr. W.F.AIbnght, BASOR 165 , 1962,45 n. 49; KAIll,201; Talmon ,
I.c., 127) Il Contadmo m uno scritto di protesta indirizzato al
gov~matore afferma: 'mn, nqrj ~( in verit~, sono innocente ),
e SI appella alla testlmomanza del suoi compagni.
[ LXX traducono una volta con cX"i)6(;i (Ger
28[35],6) e una volta con cX"i)fhv6 (Is 65,16). Tre
volte hanno trascritto la parola senza tradurla
(Neem 5,13; 8,6; ICron 16,36). Nei rimanenti
paSSt traducono con yVOtTO cosi sia n. Il senso
tUSStVo appare chtaramente in passi come Ger
28 ,6: amen, Jahwe ... realizzi la tua parola n. lo2! Fondamentalmente il caso ancora lo stesso nella
protesta del contadino sul coccio di Yavne- Yam: l'amen
rell (64) nttene tuttavia che si debba completare
implica un giuramento ed una corrispondente automale169 1~~ 'mn STAB[LE, SICURO
170
DI
IIII
l7I
3/
41 molto frequente il significato, corrispondente al ni . del verbo, di stabilit (in senso traslato), e cio certezza, fedelt n (cfr. p.e. ISam
26,23; [s 11 ,5; Sal 119,30; anche IQpAb 8,2; 1001tre Prov 28,20 '/s ''''munol). [n cornspondenza
con questo significato compare spesso come termine parallelo -~res~d (anchq ediiqii q red~q ,
-~dq).
51
q~r
L' idea di rettitudine ricorre nel modo pi esplicito in alcuni testi di Geremia: Ger 5,1 che si d cura dell'onest (secondo M.KJopfenstein, Die Liige nach dem AT,
1964, 32s.: fedelta ; ma cfr. il parallelo che pratica la
giustizia e al v. 2 essi giurano il falso , moltre Ger
5,5 e ls 59,4; su -'sh praticare, compiere m tah contesti cfr. R.Bultmann , ZNW 27 , 1928, 122s. = Exegetlca,
1967, 133s.); in 7,28 il profeta lamenta la scomparsa della
''''muna dalla bocca del popolo; chlansslmo 9,2 tendono la loro lingua come un arco , inganno, e nO,n veracit (cfr. BH'), domina nel paese (LXX: ;:'<17' ;
Klopfenstein , l.c. 145: fedelt , m nfen,!,e~to alla fedelt all'alleanza e al matrimonio; ma pOlche la pnma
parte del verso parla del tendere la lingua, si deve trattare di disonest ).
172
21 Come si parla della '"'m/ina di Dio, cos si pu parlare anche della '''/mina dei SUOI comanda,:"entl: Sal
I19,86, Poich essa viene contrapposta a!lo sQ!qQ!r del
superbi, si pu Iradurre con verna . Cio .pero non SIgnifica solamente che tal.i comandamenti Siano forn~a l
menle giusli . SQ!qQ!r Infatll non SignIfica falslla "?
ma inganno , e perci analogamente I. co mandamenti
di Dio sono veri in quanto sono degnI di fidUCia. ESSI
sono le norme di un orine salvlfico unIversale ; chi SI
fonda su di essi non sar ingannalo, ma sicuro che la
sua vila sar ricolma di beni .
31
.~
"
," ma!l
III I
Il
Come i LXX nel casa di ''''mLino in
circa la met dei casi hanno. tradatta can ,i).,';'OWl(.
casi qui c' una derivaziane da ci>j6 - in 100 casi
su 127, mentre rc(crn retrocede fartemente;
si ngalare anche la relati va frequenza di
!tx<xtomJv>j (6x) e ![x<xto (5x); cfr. al riguar-
175
'/l /Il
STABILE , SICURO
176
4/
5/
~~~
Seco~d~
177
71
81
~I ~a mpo s~mantico di ' '''ma?l , se si presci nde
da salom e dali unico caso in cui come parallelo
compare l'aramaismo qo!;! ve rit ( Prov 22,21 ;
Wagner~r. 274; aram . bibL qeSO!, Dan 4 ,34), coinCide plU o meno con q uellO di ''''munii. '''mfEl
nel senso di verit non possiede un suo paralle lo , d ato che l'.ebraico no n ha di fatto una parola
propna per indicare verit . Ci non vuoi dire
che l'ebraico non conosca il concetto di verit, ma
Il s uo concetto di verit legato indissolubilmente
all 'Idea di atte ndibilit (cfr. W.Panne nberg Was
1St Wahrheit? , FS Vogel 1962 , 214-239, spe~. 216 ;
H.von Soden , Lc ..' vd . sp . 117; H .-J .Kra us , W ahrhe lt In d e r Geschlchte, W as ist Wahrhe it?, hrsg.
von H .R .MUller-Schwefe , 1965 , 35-46; K.Koch,
Der hebr. Wahrheitsbegriff im griech . Sprachraum , I~.'d. 47-65; M .La ndma nn , Ursprungsbild
und Schopfertat , 1966,213 -222). Come ' ''ma?l , rife nto ad una persona, significa fedelt e si ncerit
178
in quanto attendibilit , cos esso, inteso come ve rit significa l' attend ibilit di una cosa o di una
par~la. In questo senso, attend!bile pu essere solo
ci che corrisponde alla realta opp. VI SI ad egu a
Un comportamento beramim e ba!'"'mcer espressione legittima del tim or di Dio (G ios 24, 14 ).
Perci tenendo presente il v. lOsi dovr tradurre guidamI secondo la tua fedelt e non come di sol ito
nella tua verit . In modo simile va inteso Sal 86 Il :
insegnami la tua via , perch io possa camminare n ~ll a
tua fedelt ; la fedelt di Dio l'ambito nel quale deve
compiersi il cammino dell 'uomo , se vuole essere salutare.
Di verso l'uso nei due salmi 19B e 11 9, che celebrano
la legge. Nell 'espressione i comandamenti di Jahwe
sono ''''mieI (19 ,10) ''''mieI naturalmente riferita
all'oggello. Ma la traduzione con vero tuttavia problematlca. La frase parallela di 10a afferma che la parola
dI Jahwe (l 'imral pr .iir'al) pura e permane in eterno.
' '''mieI vuole indicare cos l'allendibilit e la validit duratura del comandamento di Dio piullosto che la sua venta. Lo stesso vale per le asserzioni sulla legge nel Sal
11 9 (v. 43.142.151.160). 11 campo semantico indica nei
smgoli casi che si parla della durata o della validit
eterna dei comandamenti: cos al v. 152 da lungo
tempo so del tUOI precetti che tu li hai stabiliti in
eterno . Si potrebbe tradurre con veri ; ma essi sono
ven In quanto sono allendibili, e ci provato ancora dal
fallo che essi elargiscono vita (v. 40.116.144).
Difficile da spiegare infine Sal 51 8: tu ti compiacidella ''''mcel nell' intimo, e nel ' segreto mi insegnt sapIenza . Testo e traduzione non sono sicur~ (,c;!r. Kraus , BK XV ,382s.387); in ogni caso
pero mcel sta qUt In parallelo con hokma sapienza e, come la ~okma, pu essere insegnata. Si
Intende perci con ''''mcel una verit nel senso di
una rivelazione nascosta , una conoscenza profonda non facll mente accessibi le.
fet a, qui si afferma che eg li ha comunicato la verit al veggente apocalittico, nel senso che questa
nvelazlone nspecchla fedelmente gli avven imenti
futuri . Questi sono scritti nel libro della '''mcer
( Dan 10,2 1), il libro dell a verit , che di solito
SI sp Iega co n le tavole del destino babil onesi (cfr.
I co mm . dI Martl , Bentzen , Porteous ad 1.; diversa me nte Ploger, KAT XVIIl ,146). Ma anche la ri .
velaz ione da tempo comunicata ad Israele pu es.
sere designata come verit di Dio (9,13).
Tutto questo porta a 8, 12 , dove ''''mcer viene usato
in un senso est remo, assolu to. Dopo che sono
state descritte le profanazioni del piccolo
corno , si afferma all a fin e: la '''mcer fu gettata
a terra (txt em; cfr. BH', diversamente Pl6ger,
I.c., 120.122). Qui '''mcer designa semplicemente
la verit, la religio ne giudaica con le sue singole
prescri zioni giuridiche (K.Mani , Das Buch Da.
niel, 1901 , 58s.; R.Bultmann, ZNW 27, 1928,
118s. == Exegetica, 1967, 129).
L' uso di ''''mcel nel libro di Daniele singolare.
Tutt'al pi in Eccle 12 , lO ricorre ancora un simile
concetto di verit. Bultmann (vd. sp.) suppone in
Dan 8,12 un influsso di concezioni iraniche e
pensa , certo a ragione, che anche il libro della
verit , da cui l'angelo comunica al veggente ri.
velazioni sul futuro (Dan 10,21), risalga ad un influ sso straniero. In ogn i caso chiaro che con Da
niele comincia una nuova concezione di ''''mcer e
quindi anche una nuova concezione della verit.
V/
La sopravvivenza di questo gruppo opp. degli eq uivalenti greci nella letteratura di Qumran,
nel giudaismo tardivo e nel NT non pu essere qui
studiata in dettaglio. Si pu solo dare una biblio
grafia scelta:
a) credere : oltre a A.Weiser-R.Bultmann , art.
mcrwJw , ThW VI,1 74-230 ( == GLNT X,337488), e le voci in RGG , EKL ecc.:
A.Schlaller, Der Glaube im NT, 1927; W.G.KOmmel,
Der Glaube im NT, seine katholische und reformatori
sche Deutung, ThBI 16, 1937, 209-221 = Heilsge
schehen und Geschichte, 1965, 67-80; E.Walter,
Glaube , Hoffnung , Liebe im NT, 1940; M.Buber, Zwei
Glaubensweisen, 1950; G.Schrenk , Martin Bubers Beur
teilung des Paulus in seiner Schrift Zwei Glaubenswei
sen , Judaica 8, 1952, 1-25; M.Bonningues, La Fai dans
l'vangile de s. Jean, 1955; G.Ebeling, Was heisst Glau
ben?, 1958; id. , Jesus und Glaube, ZThK 55, 1958, 64
110 = Wort und Glaube, 1960, 203-254; W.Grun
dmann , Verstandnis und Bewegung des Glaubens im
Johannes-Evangelium, KuD 6, 1960, 131154; F.Neugebauer, In Christus, I,: \ \l' l ~ T l!l . Eine Untersuchung
zum paulinischen Glaubensverstandnis, 1961 , 150-1 81;
H.Schlier Glauben, Erkennen, Lieben nach dem Johan
nesevangelium, FS Shngen 1962,98-111 = Besinnung
aufdas NT, 1964, 279293; H.Ljungman, Pistis, A Sludy
of its Presuppositions and its Meaning in Pauline Use,
1964; H.Conzelmann, Fragen an Gerhard von Rad,
EvTh 24, 1964, 113 125(123ss.); E.Grasser, Der Glaube
im Hebraerbrief, 1965; N.Lazure, Les valeurs morales de
la thologie johannique, 1965 , 161204; P.Stuhlmacher,
Gerechtigkeit Galles bei Paulus. ' 1966, 81-83; H.Con182
mentazioni individuali per esprimere la forza opressiva di chi odia il salmtsta. In senso fatlItlvo
pio pu significare l'accrescersI dell a forza fiSica
( sso legato a -k8 ah: Am 2,14; Nah 2,2 , cfr.
~iov 31,17; Is 35 ,3; Giob 4,4), l' indurimento del
(Deu t 2 30' 157 2Cron 36 ,13; cfr. F.Hesse,
~~:~erstock~ngspr~blem im AT , 1955 , 16), l'incoraggiamento di chi tormentato (GlOb 16,5) o
di chi chiamato (vd. st. 4) e la nparazlone di un
dificio (i l tempio 2Cron 24 , 13 ~ cfr. .010 che con~olida le nubi in Prov 8,28). L' hltp. Slgmfica portare a termine qualcosa con l' impiego delle propne
forze (IRe 12,18 == 2Cron 10,18), essere superiore a qualcuno (2Cron 13,17) e , essere fermamente risoluto ( Rut 1,18). Per l hl. vd. SI. 4.
iI
4/ Nelle lamentazioni individuali la forza superiore dei nemici (2Sam 22 ,18 == Sal 18, 18 , Sal
\42 7) offre l' occasione per chiedere a DIO un mterv'ento salvatore, che si conferma vahdo al dI
ra di ogni potere umano (cfr. 2Cron 13) 8). a
~ure sottolineata la formula stereotlpa di mcorag. mento che si trova nel Deut e nella letteratura
~~~ -cron. : hazaq wce''''ma$ sii saldo e forte app.
( l~r.) hizqu we 'imsu (cfr. N.Lohfink , Scholasuk
\962 32-44). La formula in ongme SI nfen sce
Dio che promette di camminare al fi anco di
~ualcuno , specialmente nell 'ambito della gu~r;a
(Deut 31 ,6; Gios 1,6; 10,25; cfr. anche Nah "
- hzq) ed rivolta come parola dI salvezza a ';In
cond~ttiero del popolo , minacciato dal nemiCI
(Deut 31,7.23) o al popolo pronto alla battagha
(Deut 3\ ,6; Gios 10,25). Tale formula ! cornspon:
p~
dente mente agli interessI dtn., SI nfensce
ticolare all'osservanza dei comandamenti atl a
Mos o anche all' osservanza dei precelll del hbro
della legge (Gios \ ,7ss.; cfr. Noth, HAT 7 ,28). La
formula si introdusse poi anche nell'ambtente c~
tuale diventando un'ammonIZIone dlvma c e
vuol~ eliminare la paura (ma solo con ' m~ hl. : Sal
2714' 3125). Anche nella promessa di aIuto che
Jahw~ ri~olge al servo di Dio (Is 41 ,10; cfr. Sal
89,22) 'ms si fonda su un oracolo cultuale dI salvezza.
Discusso il significato del Sal 80,16.18, dove dov~:~:
trattarsi o dell' allevare il re, concezlo~e cheile f~incipe
sull'immagine anUca del rapporto trad IO e fi
(cos
m ato come un rapporto tra pa re e Ig I
~al~~r BK XV,559s.), o dell' allevare tullO Il popolo
(come, SI. d'Ifebbe nel v.16
, secondo Welser, ATD
15,375; cfr. Os 10,lss.; Ez 16,7).
s:;-
:0
rr~~
:t
to
184
Il
Una radice ' mI' nota a tutte le lingue em.;
tuttavia e sa ha Il slgmficatO di di re, parlare
010 nel dia letti ell1 O., os ia nei va ri dia lett i
ca n. (escJ~ o l' ug.) e in quell i ara ll1 . (cifr. DI O
17s). Nell arab: e nel sudarab. anti co, modifica ndo
leggerment e Il senso, come avvie ne anche
~ell 'ebr. ".trt . tardivo, ' mI' significa cO ll1 anda re ,
I ace. amal'l/ (e probabilmente l' ug. amI' Gt cfr
WUS nr. 28 3; UT nr. 229) vuoi dire in vece ;, ve~
dere , 1Il111mente l'et. 'mI' 1/ 2 indi ca re .
' mr
hitp.
HAl 61a.65a, dI versa mente da GB 48a.51, sono collocali otto una radIce panicolare 'mr II.
Come nomi deriv~ti , oltre alla forma rara qutl '8~rer detto:- noti Zia; cosa , si hanno le analog he
orme qtll 'emrer /' imra parol a, enunciato e il
termll1e tardiVO aramaizzante mo' amar parola
ordine ( Wag ner nr. 149); cfr. anche l' infin itO o:
sdta ntlvato dell 'a ram. bibl. memar parola orme )}.
'
ti.
185
una cosa e ceduta l ~, anche 'm/' pu presentare il fenomeno del cd. perfetto dichiarati vo (perfe tto di esecuzIone) nella I a pers: si ng., con cui si vuoi espri mere che
quest'ambito.*
n.
186
41
eli' AT ovvio che Dio parli ; quando egli
tace, qualcosa non va. Non qui il luogo di addentrarci nella problematica particolare del parl are
e della parola di Jahwe nell' AT (cfr. O.Procksch ,
ThW IV ,70.89- 100 = GLNT VI , 20 Iss.; 260-284;
W.Zimmerli , RGG VI ,1809- 1812;-dabar IV). Bi sogna per accennare ad alc une formul e fi sse con
cui viene presentato il parlare di Di o, spec ial'!lente nell a letteratura profetica.
E assai frequente la formula narrati va abituale
"'Cii/omrer Jhwh /''''18hTm Jahwe/ Dio disse l) , che
187
51
H .H .Schmid
'~ N ' mI'
DIRE
188
.~~
......
'a111.,.~~
II
-.
1105
'{lIIki
Prov
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2Cron
IO
d~~ma reve e
In
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2
12
29
4
6
23
2
15
12
18
9
9
12
29
4
6
24
2
16
13
18
f;a
i~na
.~~ " ni
'nki
'oni
totale
56
21
41
39
67
21
9
4
12
20
30
30
16
79
54
169
12
4
I
97
60
67
28
65
13
29
46
54
37
18
105
91
170
23
4
Il
5
2
7
3
7
56
9
17
26
24
7
2
26
37
I
Il
IO
5
I
13
14
lO
2
4
Il
8
70
29
2
4
16
9
83
43
3/
190
H.Grapow, Wie die alten Agypter sich anredeten "., ' 1960 , 179-185). In propasiziani interrogative l'io che parla e prime impotenza, meravig li a,
indignazione (Gen 4,9; 30,2; 15am 1,8; 25am 3,8),
ma anche la propria piccolezza e l' umile sattomi ssione (Es 3,11 ; 15am 18 ,18 ; 25am 7,18). el giuramento((7aj'bni um 14 ,21.28 e altre 20x)7aj'anoki Deut 32 ,40 , unica passo can la forma lunga;
- !1)h 3c) e quando si indica l'et (Deut 31,2; Gio
14,7; 25am 19,36), le espressioni assumona il ca
rattere di una farmu la. Colui che parl a pu considerarsi legato fortemente ad un altro o ad
un gruppo (Gen 31,44; Giud 7, 18; I Sam 20,23)
o vedersi in posizione di distacca ri petto al
suo ambiente oppure in contrappasiziane ad
esso (Giob 32,6). Il pronome personale co n il
IV' usato spesso nei paragoni ( Gen 27 , Il ;
Es 2,9; Gios 24,15; 15am 17,45; IRe 12 , 11 ;
Ger 36 ,18).
Dalle considerazioni fatte , appare chiaro che il
grado di partecipazione persanale e la situazione
della conversazione indicano se l'io intende dare a
no particolare energia alle sue parole, aggiungenda
il pronome indipendente di l ' persana ('anki cal
perfetto: Gios 7,20; 15am 22 ,22; co n l'imperfetta:
Gen 38 ,17; I Re 2,18). Il pronome per onale si
trova spessa in proposizioni dipendenti introdatte
da ki , e anche in proposizioni relative pesso dopa
un participio, senza una particolare energia. L'accentuazione pu essere rinforzata facenda precedere la particella gam (Gen 21,26; 2Re 2,3; 5al
71,22; Prov 1,26) oppure ' q{, quest' ultim a specialmente nei testi pi recent i (Gen 40,16; Giob
32 ,101 7)
Con l' imperativo di - ,'h vedere (2Sam 72)
pi tardi sastituita dalla particella dimastrativ~
-hinne ecco , l'attenzione di colui a cui diretto il discarso viene attirata in maniera particolare su colui che parla e sull e sue parale (Gi ud
7, 17; cfr. Gen 25,22),
.~~
"ni IO
92
Per Qumran cfr. S.Mowinckel, Jeg'et i Qumransalmene , NTT 62,1961 , 28-46; per il NT cfr.
sopratt utto E.Stauffer, art . i:yw, ThW Il 341-360
(':" GLNT 1ll ,41-94); inoltre: E.Schwei~er, Ego
elmI , ( 1939) ' 1965 , 12ss. ; per l'ambiente circostante: E.Norden , Agnostos theos, (1913) ri sI.
1960, I 77ss.
K .Giinther
51
'qfl RA
Il
La radice 'np appartiene al sem. comune. Da
essa denva .tI SOSI. *'anp- ( > *'app) naso
(Bergstr. EIn f. 184; P.Fronzaroli, AANLR
VIll/l9 ,1964,269) che, a sua volta, in alcune linll.ue sem. ha dato luogo al verbo denominatIVO 'np.
"
'
2/
q.
Gen
Es
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Giona
Mi
Nah
Ab
$of
Zac
Sal
Giob
Prov
Cant
Lam
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
ATebr. tol.:
hitp.
N
I
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6
3
2
2
4
I
ID
duo
5
IO
12
3
5
I
2
4
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24
Il
4
4
4
2
2
4
7
7
l'
I
2
I
2
4
I
24
Il
I
IO
I
2
25
42
168
42
Come pars pro toto la forma duale usata per indIcare tutto il volto (Gen 3,19; aram. Dan 3,19),
soprattutto nell 'espressione fi ssa prostrarsi con
la faccia a terra (Gen 42,6; 48 ,12; ISam 20,41 ;
24,9; 25,41; 2Sam 14,4.33; 18 ,28; 24,20 = ICron
21,21 ; IR~ 1,23.31 ; [s 49,23; cfr. aram. Dan 2,46;
davantI al messaggeri di Dio Gen 19 l' Num
22,31 ; nella pregh iera Neem 8,6; 2Cron 7:3; 20,18;
cfr. anche 2Sam 25 ,23 /e'appe davanti ), cfr.
acc. appa /abimu prostrarsi umilmente (AHw
522).
[n senso traslato la forma duale si trova
nell'espressione 'cra?k 'appqjim longanime per
deSIgnare la ben.evolenza umana ( Prov 14,29;
15,18; 16,32; 'ora?k 'appqiim longanimit
25,15) e quella divina (Es 34,6; Num 14,18; Giona
194
4,2; Nah 1,3; Sal 86,15; 103 ,8; 145 ,8; Neem 9,17),
mentre l'espressione q' $ar-'appdjim designa
invece l' impazienza (Prov 14,17; cfr. 14 ,29
con ruO~).
Il valore traslato ira attestato in due passi (del
resto molto discussi): Prov 30,33b e Dan 11 ,20
(cfr. i com m.).
b) La forma si ng. 'qr indica anch'essa anzitutto
questa parte del corpo.
Nell'uomo: Num 11 ,20; Ez 23,25; Am 4,10; Prov 30,33a;
Cant 7,5; come sede del fiato: Is 2,22; Giob 27,3; Cant
7,9; anelli come ornamento: Gen 24,47; Is 3,21 ; Ez
16, 12; per punizione: 2Re 19,28 = Is 37,29. Negli animal i: Giob 40,24.26; Prov I I ,22. Cfr. anche le espressioni di senso pi tra~lato sim 'ai esser risoluto (Giob
36,13, HAL 74b)e gobah 'q[ arroganza (SaII0,4). Negli dei: Sal 115,6; in Dio: vd . SI. 4a.
Cos pure in altre lingue sem., p.e. in acc. appu naso ,
che designa anche il punto pi alto o la cima di una cosa
o sim. (AHw 60); ug. ap zd capezzolo , ap Ib seno
(WUS nr. 344), ap 19r ingresso della porta (UT nr.
264); nel semNO. anche superficie (KA I nr. 222A, r.
28; nr. 228A, r. 14); arabo'al!f naso, sporgenza, contrafforti (di una montagna ) (Wehr 27).
c) Molto pi spesso 'qr indica 1' ira ; con uno
sv iluppo di significato facilmente comprensibile si
passa dal termine naso al soffi are (della
ira) che si manifesta in questa parte del corpo
(cfr. Dhorme 80s.; ug .: WUS nr. 345; ? aram.
Cow ley nr. 37 , r. 8, cfr. DISO 21). [n circa la
met dei passi che si riferi scono all ' ira dell ' uomo ,
'qr unito al verbo -~rh (o al SOSI. ~ orf) accendersi (soprattutto nei testi narrativi: Gen 30,2;
39,19; 44,18; Es I l ,8; Num 22,27; 24,10; Giud
9,30; 14,19; lSam 11 ,6; 17 ,28; 20,30.34; 2Sam
12 ,5; [s 7,4; Sal 124,3; Giob 32,2.2.3.5; 2Cron
25 ,10. IO). Un sacro spirito di furore si impadronisce dell'uomo quando su di lui si riversa lo
spirito di Jahwe (Gi ud 14,19; ISam Il ,6). L' ira
pu pl acarsi (sub Gen 27,45), e placare la propria ira una prerogativa particolare del saggio
(Prov 29,8).
41 a) [n consonanza con il linguaggio antropomorfico dell' AT, si potr parlare anche del naso
degli dei (Sal 115 ,6) e perfino di Jahwe (Deut
33,10; 2Sam 22 ,9. 16 = Sal 18 ,9.16; quanto a Ez
8,17 txt? cfr. Zimmerli, BK XIll ,195.222s.; al
duale Es 15 ,8).
b) Nella maggior parte dei casi comunque si tratta
della collera di vina (168x). [n tutti i passi nei quali
compare, il verbo 'np q./hitp. indica l' ira divina,
come si ricava anche dall 'afferm azione dell' iscrizione di Mesa ( KA [ nr. 181 , r. 5; DISO 19): il dio
Kemos adirato con il suo popolo.
La reazione di Dio, che si pu spiegare nei suoi
motivi per il fatto che l' uomo si comporta in maniera analoga , ma che non si pu dedurre da tali
moti vi, una risposta alle azioni dell ' uomo che
contrastano con la natura e i comandamenti di
questo Dio (per la motivazione etica cfr. Vriezen,
195
Theol. 129-132). Essa perci non deducibile, perch nella concezione dell' AT l'agire di Dio non
deve rispondere ad alcun tribunale; in questo caso
infatti non sono di fronte due parti con gli stessi
diritti , ma il creatore e la sua creatura, il legislatore
e coloro che gli devono obbedienza, il signore e i
suoi sottoposti . L' ira divina pu ri volgersi contro
il popolo: gi le fonti del Pentateuco ne fa nno
esplicito accenno (Num Il ,1.1O.33[J); Es 32, 10.
11.12.22[ El), e ne parlano soprattutto i profeti
dell'8' (Os 8,5; [s 5,25 ecc.) e del 7' sec. Sono in
particolare Geremia (tutti i 24 passi si riferiscono
all' ira divina, spesso anche con altre espressioni
per rafforzare l' idea, p.e. 21 ,5) e, dopo di lui , Ezechiele ( 11 x sempre in parallelo con -~ma , eccetto
7,3 e 43,8 , mentre in 25 ,14 e 38 ,18 l'oggetto
dell ' ira non Israele) che parlano dell'ira di Dio
con frequenza soffocante.
L'A T testi monia inoltre che l'ira di Dio una reazione, inspiegabile dal lato razionale, di un signore
divino ritenuto persona reale; una reazione che
si sottrae ad una precisa defin izione concettuale,
perch questo dio si manifestato al suo popolo
con un libero atto di volont e in una maniera che
resta incomprensibile all ' uomo. L'ira di vina cosi
il correlativo necessario dell'amore divino che
vuole la salvezza del suo popolo (cfr. p.e. Es 4,14;
anche Sal 30,6).
Le pi importanti espressioni legate o parallele ad 'arsi
possono vedere sono le voci -!"h (I)oroll) , - !lemo,
- 'cebrii , -q~p , - qll; e anche -slib (q./ hi .); inoltre zti'am
ira, maledizione (Is 10,5.25; 30,27 ecc.), zti 'q[ furore (ls 30,30), aram. r'gaz ira (Dan 3,13).
Per un quadro orientativo e per una bibliografia
sul tema ira di Dio si possono consultare: Ei chrodt [,168-176; Jacob 91-93: O.Grether-J .Fichtner, art. QPy~ , ThW V,392-413 (= GLNT
VIII,I 103-1 160); RGG V[,1929-1932; IDB [V,903908; BHH I1I ,2246-2248; inoltre R.V.Tasker, The
Biblical Doctrine of the Wrath of God , 1951;
J.Gray , The Wrath of God in Canaanite and Hebrew Literature, Journal of the Manchester University Egyptian and Orientai Society , 1947-53,
9-19; H. Ringgren , Einige Schilderungen des
gottlichen Zorns, FS Weiser 1963 , 107-113.
51 I valori ambivalenti ira-amore, con le loro
caratteristiche essenziali , sono elementi fondamentali anche del NT. Cfr. F.Blichsel , art. 0')11:': .
ThW I1I ,167s. (= GLNT [V,589-592 ); G.Stahlin ,
art. py-i), ThW V,419-448 (= GLNT VIII,11761254).
G.Sauer
n'j~nJrah VIA -
1T1 dCrcek,
'1~ ' af I RA
196
~~~
'ari LEONE
Per quanto riguarda l'etimologia, si suppone una connessione. con una parola del semi tico comune che signifI~a alllmale (grande, selvaggio, numinoso) ) (Bergstr.
EmC 182; E.UllendorfT, VT 6, 1956, I92s.; Wagner, Le. ;
P.Fronzaroli , AANLR VII 1/23, 1968, 280.282.292.3OOs.), che si difTerenziata nelle si ngole lingue per indicare animali diversI (et. 'onv ancora bestia , Oillmann 743; acc. aleni aquila , W.von Soden, AfO 18,
1957/58 , 393; AHw 247; ma anche 0/1110 1/1 il maschio
della gazzella , AHw 73; arabo 'onvijal stambecchi
ecc., cfr. HAL 84b.85a). Secondo L. Ktihler, l OPV 62
1939, 121-124, l'origine della parola (come dell'anim a l ~
con essa designato) va ricercata nell 'ambito camitico (eg.
nv ecc.); del tutto Ipotetica l'opinione di J.J .Gliick
lAW 81,1969, 232-235.
'
21 li sing. 'ari ricorre 17x (incl. 2Sam 23,20Q'
Lam 3, IOQ), 'Glj 45x (esci. 2Sam 23 20K' Lan~
19I.<-), il plur. ~arajm Ix (IRe 10,20, ~fr. ~. 19),
IGjot 17x; la dtstrlbuzlone delle complessive 80
attestaZlolll non presenta alcuna particolarit (I Re
13x , Ger 8x , Is 7x, Sal 6x).
Si devono aggiungere ancora l'aram. bi bI. 'Glje Ix
(Dan 7,4) e 9x II plur. ' orjawata (Dan 6,8-28).
?..
198
r'":)~ 'crlE~
TERRA , PAESE
1/ ' cra?~ li terra , paese }} (radice con interdentale enfat ica sonora, cfr. Moscati , Introduction 2830) appartiene al sem. comune (Bergstr. Einf. (85)
ed attestata con significato sostanzialmente
uguale nelle form e seguenti: 'r~ ug. (UT nr. 376;
WUS nr. 420), fen. pun ., moab. (DISO 25s.);
er~etll ace. (con desinenza fem., acc. antico
199
or~olUm
TERRA, PAESE
200
TERRA , PAESE
204
c) Il termine 'd!rll'~ viene u ato in senso specificamente teologico quando si parla della promes a
della terra , nelle formu le che caratterizzano il linguaggio della conquista (cfr. al riguardo G . von
Rad , Verheissenes Land und Jahwes Land illl Hexateuch , ZDPV 66,1943,191-204 = Ge tud 87100; per il Deut cfr. gli studi su ' r~ e ' dmh in Ploger, I.c., 60-129).
Se il piccolo credo storico di Deut 26 ,5ss., chiaIllato cosi da G. von Rad (Das formgeschichtliche Problem des Hexa teuch, 1938 , 2ss. = Ges
Stud Il ss.), dovesse essere veramente inte o coIlle ant ica formula di confess ione, si afferlllerebbe gi qui con molto rilievo che Jahwe ha dato
ad Israele questa terra (v. 9). Sui problemi
sollevati dalla teoria di von Rad cfr. per Rost,
KC 11-25.
In un modo o nell 'altro comunque da Alt in poi
(KS 1,66) si ammette comu ne mente che la promessa della terra (assieme alla promessa della di scendenza) risale al periodo dei patriarchi . La formulazione pi antica potrebbe vedersi in Gen
15 ,18 (secondo O. Procksch, Die Genesis , 1924,
III , e Alt, KS 1,67 n.3, il passo sarebbe tuttavia
un' aggiu nta recente); 12 ,7 e 28,18 indicano probabilmente che la promessa della terra si trasmessa
poi in determinati santuari del territorio di sedentarizzazione. Per lo Jahwista la duplice promessa
occupa un posto centrale nella desc ri zione dei patriarchi ( 12 ,7; 13 ,15; 15 ,7 J?; 15 ,18; 24,7; cfr. l'aggiunta tardiva 26,3s.). Il fatto che la promessa
della terra in Gen 12,1 passa in secondo piano,
stato giustamente osservato, ma anche sopravvalutato , da H. W. WOlff, Das Kerygma des Jahwisten, EvTh 24,1964, 81s. 93 = GesStud 354s.368).
Gen 15 ,13 e forse anche 2 1 23 mostrano che anche
l'Elohista presuppone la p~omessa della te rra. La
tradizione sacerdotale (con modifiche significative) ha nformulato il concetto (Gen 17,8; 28 ,4;
35 ,12;. 48,4; cfr. anche l'espressione propria della
tradiZIOne sacerdotale '>n:e~ m eg!irim terra in
CUI SI soggiorna come forestieri, vd. sp. 3d).
Nel Deuteronomio la promessa dell a terra di
particol are importanza:
I) La 'a'f(;e~ promessa con .giuramento da Jahwe ai padn (e al loro discendenti) (sb' ni .: Deul 1,8.35;
6,10.18.23; 8,1; 10,11; 26,3; 31,7; cfr. dbr pi o in 9,28;
27,3). Come paralleli si usano -'adama (7,13; 11 ,9.21;
26,15; 28,11) e una volta geblil lerrilorio (19 ,8).
2) La ' ",r",~ la lerra donala da Jahwe (-/1/11 coslruilO
con l' infinito: 1,8.35; 4,38; 6,10.23; 10,11 ; 26,3; 31,7; con
Il panlClplO In una frase relaliva: 1,25; 2,29; 3,20; 4,1;
11 ,17.3 1; 15,7; 16,20 ecc.; lalvolla la formul a ampliala
con l'aggiunta di l'rislah per possederla : 5 31 9 6
12,1; 18,2.14, di -l1a!,ala: 4,2 1; 15,4; 19,10; 20,16; 21,23:
~a4 ,~ o~pu re di entrambI: 25;19; 26,1). I paralleli qui sono
dama e l1a!, ala .
66 ,22; -(1das).
5/ L' uso linguist ico di Qumran si ricollega a
quello dell ' AT. Va notato inolt re un modo di
esprimersi fisso , ad esempio quando si dice che la
comunit deve preoccuparsi di esercitare fedelt,
diritto e giustizia nella terra (I QS 1,6, simil mente 8,3 ecc.), oppure quando si dice che il con
sigli o della comunit deve espiare per la terra
( l QS 8,6. 10 ecc.).
Nel greco del NT '>ra?$ e '"dama vengono resi
ambedue con y~. Cfr. al riguardo i dizionari del
NT, specialmente H.Sasse, art. y~, ThW 1,676680 ( = GLNT Il ,429-440).
H.H. Schmid
206
,,~
'rr MALEDIRE
207
208
4/ Le voci che fanno capo . a ' rr sono sig nificalive da un punto di vista teologico per due moti vi.
Jahwe colui da cui dipende og ni proclamazIOne di 'anir. Egli stesso pu fare 'arur uomini ed
ammah quando lo decide, perch le sue parole
sono fatah (Gen 3,14.17; 4,11 ; 5,29; 12 ,3; Ger Il ,3;
Mal 2 ,2; cfr. 3,9) e tutti sa nno che la sua me'era
raggIUnge determinate persone (Deut 28 ,20; Prov
3,33 ). In particolare egli pu trasformare nel suo
contrano la proclamazione di baruk da parte di uomll1l , perfino di sacerdoti (Mal 2,2), oppure ad un
mago che St accinge a dichiarare 'arur pu imporre
~t dire Il contrano (Num 22-24). Perci quando
I uomo dichiara qualcuno 'orur, lo fa diventare
tale davanti a Jahwe (lSam 26,19).
Jahwe proclama 'orur il malvagio (rasa" Prov 3,33), l'assassino (Gen 4,11 ), colUI che presume di essere troppo
saggio (Gen 3,17), colUI che trasgredisce i comandamenti (Deut 28 ,20; Ger Il ,3 ) oppure, nella teologia postesll lCa, colUI che non esercita bene il suo ufficio sacro
(Mal 1,14; 2,2; 3,9).
b) La sfera di mali potenziali, che si determina
~?~ la pr~c1amazione di 'arur, stabilita da Jahwe.
arur, cloe perseguito da sventura, chiunque si
muova al di fuon della sfera d' azione stabilita dai
co~andamenti ._di Dio, ossia colui che agisce
nell am_blto di CIO che proi bito da Jahwe. L'esempiO plU chiaro nell'opposizione barUk-'arur
209
210
(vd. st.). Il verbo costruit o con il semplice acc usati vo; il prezzo del fid anzamento viene introdotto
con b' (2Sam 3,14 al prezzo di cento prepuzi di
fili stei l); cfr. Os 2,2I s.). Il soggetto sempre
l' uomo (i n Os 2,2 Is. Jahwe , vd . st.), il co mplemento oggetto la donna co n la quale l' uomo si fidanza. Le forme del pU. indi ca no il co rrispondente
pass ivo essere fid anzato (dell a ragazza) l). !n
queste proposizioni il soggetto la vergi ne (b "nila
app . na'ara b' lii/a , Es 22 ,15; Deut 22 ,23.28) o la
ragazza (na'ara , Deut 22 ,25.27); cfr. in propos ito
D.H.Weiss, JBL 81, 1962 , 67-69 .
La defini zione del significato giuridi co del termine
(e quindi anche dell a traduzione esatt a) non facile, data la sca rsit di testi. E necessa ri o anzitutto
prec isa re che l' atto sottinteso da 'rs non va conruso co n quell o dell a celebrazione dell e nozze: un
uomo pu fid anza rsi con una ragazza, ma non
ancora detto co n questo che l'abbi a presa in moglie (lq!l Deut 21,11 ; 22 ,13s. ecc.; cfr. anche b'l
sposare Deut 21 ,13 ecc.; - M'al; in diretta co ntrapposizio ne a 'rs trov iamo Iql; in Deut 20,7 e hih
l'' issa in Deut 22 ,29). ' l'i va di stinto chi aramente
anche da skb coabitare (Es 22 ,15; Deut
22 ,23.25 .28 ; sgl Oeut 28 ,30). 511; pi o ripud iare
non perci un term ine contrapposto a ' l'S, ma a
Iql; o a hih r'issa ( Deut 22 ,19.29; 24 ,1.3.4).
D' altra parte naturale che all o ' l'i segua un Iql; o
un skb: un uomo promesso viene esent ato
dall a chiamata all e armi per poter sposare la sua
don na (Deut 20 ,7), e se un fid anzato non pu coabitare con la sua donna si trover sotto la maledizione ( Deut 28 ,30). Il fi danzamento un rapporto
gi uridico protetto al pari del matrim onio; se questo rapporto viene interrotto, il colpevole (co me
nel caso di adulterio) soggetto all a pena di morte
(cfr. Deut 22 ,23s. con 22 ,22; Lev 20, 10 ecc.).
Si pu perci vedere in 'rs un atto che, pur non
identico all a vera e propria celebrazione dell e
nozze, d ini zio per al matrimoni o dal lato legale,
essendo un atto giuridico vincolante e pubblico.
Questa interpretazione co nferm ata da l fatto che
il promesso sposo deve al padre della sposa (cfr.
ISam 18,25 co n 2Sam 3,14; 'Gen 34,1 2) il (i dono
nuziale (m6har Gen 34,12; Es 22 ,16; ISam
18 ,25) quale elemento essenziale del fid anzamento. Chi sed uce una vergine non ancora fid anzata, dovr pagare il m6har prima di condurla in
sposa (Es 22,15 con il verbo mhr qal ottenere dietro
pagamento del moham; Deut 22,29 dare al padre
della fanciulla cinquanta sicli d'argento).
Sul matrimonio nell' AT cfr. E.Neufeld , Ancient Hebrew
Marriage Laws, 1944; F.Horst, art. Ehe im AT, RGG
Il ,3 16-3 18 (con bibliogr. ); de Vaux 1,45-65.3225.; sullo
sposalizio nel diritto matrimoniale dell'antico
Oriente e del giudaismo E.Kutsch, Salbung als Rechtsakt, 1963, 27-33 (con bibliogr. ).
51
camente a 'es, cfr. J.Hoftijzer, Das sogenannte Feueropfer, FS Bau mgartner 1967, 114-1 34.
tl*
'es FUOCO
212
215
iiW~
T
'issa DONNA
* 21
DONNA
21 6
La parola solita.per concubina pil!gt2s (36x, di origine n~n _semi tIca, cfr. Ellenbogen 134); in ISam 1,6 ricorre ~ ara seconda moglie, rivale . Alt re designazioni
speCIalI per la moglie del re o per le appartenenti all'ha.
rem del re ono segai (Sal 45,10; Neem 2,6; aram. bibl.
Dan 5,2};23) e l'aram. bibl. l' i)e/la (in Dan 5 sempre ac.
canto a segai).
3/ a) Nel significato prima rio donna ( la persona determ mata come femminile quanto al
s~sso) la correlazione con 'rs uomo gi impli cita per s.ua natura (la forma delle due parole ebr.
In Lam 2,20 il senso del vocabolo viene ristretto
la sOllohnea ancor pi chiaramente, cfr. Oen
per vIa del contesto, al significato di madre i~
2,23).
Oen 29 ,2 I e Deut 22,24 al significato di spos~ .
ella maggior parte dei casi in cui ricorre , il termine
In Eccle 7,26 ha'issii appare generalizzato (<< la
carallenzzato dalla contrapposizione matrimoniale o exdonna = il sesso femminile ).
tramatrimoniale all'uomo. Oltre a questi casi si trovano
serie nominali in cui l'aspetto sessuale passa in secondo
c) In senso figurato il termine compare talvolta
piano. L'espressione uomo o donna pu essere usata
per deSIgnare un uomo vile, e in realt soltanto
nel. senso di qualcuno, chiunque ; uomini e donne
negli oracoli profetici contro popoli stranieri dove
puo significare anche tutti ; per l'indicazione dei passi
si parla propriamente dei guerrieri o degli ~roi di
In CUI ricorrono queste espre sioni ed anche per le serie
un popolo straniero che si sarebbero trasformati in
uom ini /donne/ bambini e sim. - ' ii; II I/I.
donnicciole (ls 19, 16; Oer 48 41' 49 n 5037'
Un altro campo sema ntico naturale viene cost i"
"
"
51,30; Nah 3,13).
tUilO dai termini fi gli o/ figlia/bambi no o dai
Inolt re 'issa usato talvolta come immagine di
loro plurali, anch'essi di solito in serie nomina li .
Israele o di Oerusalemme: Os 2,4; Oer 3,1.3.20; Is
Esempi sono: donna/figli/nuore (Gen 8, 16, cfr. 6, 18;
54,6; Ez 16,30.32; 23,2ss. (vd. SI. 4f).
7,7.13, 8,18); nelle nasclle donna - figlio/figlia (Gen
18,10 ecc.); donnelfigli (Gen 32,23 ); don nalfiglie
d) Contrari amente ad 'is , 'issa molto raramente
(Gen 19,15s.); donne/figlie (Is 32,9 in parallelo);
viene generali zzato nel significato di ognuna
molto frequente donne/figli (Gen 30,26; um 14,3
(Es 3,22; Am 4,3; Rut 1,8s.). Per dire l'una ...
ecc.; Sal 128,3 In parallelo).
l'altra si form ano espression i con 'aMt (-'a~ 3d)
Il ca mpo semantico della parola inoltre carallee r" UI (Oer 9, 19; in riferimento ad animali Is
nzzato da u~' intera serie di verbi , di cui ci teremo
35 ,15. 16; Zac I 1,9).
soltanto I plU Importanti :
h,h essere gravida (Gen 25,2 1; Es 2,2; 21,22; Giud
4/ Le utili zzazioni del vocabolo in contesti pi
13,3 ecc.); -.Jld generare (Gen 3,16 ecc., dove iI,h e
o meno teologici sono molto varie:
Jld SI trovano spesso in stretta connessione); - Iqh
a)
Nelle storie dei patriarchi la promessa di un fi prendere In moglie, sposare (Gen 4,19; Deut 23 t'.
gl io all 'antenata costituisce sicuramente un moGlUd, !~:~ ecc.); hjh l''issa sposare (Gen 24,67
ti vo narrati vo molto antico. Di fronte al lamento
/l1n I Issa dare In moglie (Gen 16,3; Giud 21 ,1.7
della donna senza figli , Dio (o il suo messaggero)
ecc.).. Numerose espresSIOni servono ad indicare il commercIO COniugale: skb dormire (Gen 26, 10 ecc.); -id'
promelle ad essa un figlio: Oen 17,19 (cfr. 16, 11 );
conoscere (Gen 4,1.1 7 ecc.); bo' 'cel accostarsi a
18 ,10; 24,36; 25,21 (cfr. C. Westermann , For(G7n 38,8.9 ecc.); - glh pi o'cerwal 'issa scoprire la nuschung am AT, 1964, 19ss.; quanto al problema
dita di una donna (Lev 18,6ss.; 20,11.1 7-21 )' _ ,b
della poligamia cfr. W.Pl autz, Monogamie und
accostarsI (L;ev 18,14 ecc.); 'nh pi. viole~ ta~
POlygynie im AT, ZAW 75 , 1963, 3-27).
(Gen 34,2 ecc.); sgl gIacere con (Deut 28 ,20 ecc.). Fra
b) In Oen 2-3 'issa ricorre solo 17x. Sono da porre
gli altn verbI vanno ancora menzionati: -'hb amare
in risalto l'eziolog ia del vocabolo in 2,23 (me 'is,
-~md ~esi.derare , - 'r5 fidanzarsi H, zi/b avere I~
dall ' uomo essa stata tralla ), il ruolo speciale
mestrua~loOJ ;jnq hL allattare , - qn ' pi o essere gedella donna nella narrazione dell a caduta e la conloso , n p comn:eltere adulterio , -sII} ripudiare ,
danna specifica in 3,16.
-bgd mancare dI fed::lt . Per il periodo pi recente
sono ancora da Cllare:Jsb hl. sposare = far abitare con
c)
Per serie come uomini/donne/bambini
se unadonna (Esd 1O,2ss.; Neem 132327)- _ . , h'
npudlare ( Esd 10,3.19).
' . ,1~ l.
(buoi/pecore/asini ) si possono stabi lire circostanze determinate: p.e. l'esecuzione del comanNon esistono sostantivi sinonim i di 'issa per il suo
damento dello sterminio nelle guerre sante (Num
slgmficato pnmano.
31 ,9.17; Deut 2,34; 3,6; Oios 6,2 1; Oiud 21,10s.;
Il termine viene utilizzato una sola volta in riferiISam 15 ,3; 22,19; 27,9.11). Serie simili si trovano
mento ad , ~_nimali (Oen 7,2; cfr. anche Ez 1,9).
nell' an nuncio profetico del giudizio ( nem ici di
b) Come I S uomo/marito (1III2a), anche' issa
J,ahwe sono ora gli israeliti: Oer 6,ll s.; 14,16;
VIene adoperato spesso nel significato pi speci38 ,23; Ez 9,6; nell ' imprecazione contro i nemici:
fico dI m oglie (Oen 12,5; 2Silm 11 ,27 ecc.).
Oer 18,2 1).
Frequenti sono le espressIOni X 'sa?t Y X maUn altro Sitz im Leben si ha certamente
ghe dI Y (p.e. Oen 11 ,31) e sem 'isto X su~ ma quando la legge viene proclamata in pubblico,
ghe SI chiamava X (p.e. Rut 1,2).
con la convocazione di uomini/don ne/bamPer la posizione della donna nell'AT cfr F.Horst, arI.
bini (.'forestieri ) (Deut 31 ,12; Oios 8.35).
Frau II. , RGG Il ,10675., e la bibliogr. ivi riponata.
Quest' uso viene ripreso per ad unanze del po217 i1~t:t 'issa DONNA
218
ecc:);
OtON
T T
'asam OBBLIGAZIONE
'asam OBBLIGAZIONE
220
l,II ; Prov
( l ) 'sm non un termine che sign ifichi trasgresSione, fa llo )~. Dl fa tu 'sm chiaramente distinto
(pe~ tes~; Ledal 5termllli usati per trasg ressione
.. m
v ,15.2 1; !71' Lev 4 2s. l3s 5 ls' cfr
anche Esd 9, 13). Mentre le trasgressi~~i po~~on~
essere di genere diverso (Lev 413 ' 5217-19'
Num 5 6s ) e ,- ,
, , , .
,
o .. ' ('Le sm puo presupporre trasgressioni di
gnl tlpo
v 5,2 1-23.26; 2Cro n 19, 10), 'sm stesso
SI nfensce sempre ad un solo lipo delerminolO di
conseguenza dei fa lli com messi.
22 1 O~~ 'Gsa/11 OBBLIGAZIONE
Ed
c) Que llo che secondo la nostra concezione moderna un doppio uso dell ' unica raclice 'sm (vd.
sp. 3a), SI nfensce probabilmente ad una situazione di fondo che comune a tUlli gli aspelli , dal
gIUdiZIO di colpeVOlezza fino al risarcimento: si
tralla dell'obbligo che deriva da un essere divenUlo
224
'asre.
2! Mentre la distribuzione del verbo poco carattenstlca (pl. 7x, pU . 2x), in 'asre si possono in225
j)~
,re-
227
51 Nei LXX che ancora si basano fond amentalmente sul ~odell o dell ' AT, e nel NT , dove il
termine riferito in gran prevalenza alla singolare gioia religiosa che viene all'uomo dalla parteci pazione alla salvezza del regno di DIo
(F.Hauck, ThW IV ,369s. = GLNT VI ,990 ), gli
equi valent i greci di 'sr sono quasI sempre le VOCI
tLC1.Z'i.pw , f.L~ZCl.p~~W e .~'l.zy.p~aJJ. 6: ~a un
punto di vista formale le sene (macansmt ) St tro:
vano sopratt utto negli scritti pi recenti (cfr. Ecci I
257-11' Mt 5,3-12; Le 6,20-23; - ho) . Cfr.
F.Hauck-G.Bertram . art . fJ.~XC<pLO. ThW IV,
365-373 ( = GLNT VI,977-IOOO); 1.Dupont .
Les Batitudes, ' 1958; A.George, FS Robert 1957,
398-403; K.Koch, Was ist Formgeschichte?, 1964,
7-9.46-49.64-67.247s.; W.Kiiser, ZAW 82, 1970,
225-250.
M.Scel]@
n~ 'e t
CON -
Cl; 'im o
~, :
bo '.
MENTE
Il La radice bgd comportarsi infedelmente
finora stata rinvenuta fuori dell'ebr. solo nel dialetto arabo di Datinah (C.Landberg, Etudes sur les
dialectes de l' Arabie Mridionale, Il , 1905, 365s.;
Glossaire Datinois, I, 1920, 135), dove assume la
form a bagada ingannare, abbindolare .
Quanto alla connessione supposta, p.e. da Gesenius,
Thesaurus 177; Landberg, I.c., fra la radice bgd e bcgred
vestito, mantello (215x nell' AT) oppure l'arab. bigadl
bugd, da cui si ricaverebbe il senso f?~da mentale tecte
agere , si pu dire soltanto on heslte con P.Jouon,
Mlanges de la facult orientale de Beyrouth 6, 19l3,
171. bregred vestito dovrebbe essere un nome pnmario e pertanto non se ne terr conto qui.
Come derivati si hanno il sostantivo bcgced infedelt (ls 24,16; Ger 12 ,1 nella figura eti mol?gica bgd bcgced) , il participio plurale astratto bog'dor mancanza di fedel t (Sof 3,4 nell'espressione 'anse bOg' dor uomin i dell ' infedelt ; secondo Gemser. HAT 16, 113 , anche Prov 23,28 bOg' dim inganno ) e l'agg. bagOd infe~el~ (Ger
3,7.10, intersca mbiabile col parI. att. boged).
228
3/ a) Il valore sematico di bgd dev'essere ricavato dali' AT stesso, dato che il parallelo arabo ricordato sotto I non Fornisce alcuna indicazione. Se
si parte dai passi (che sono presumibilmente i pi
antichi) Es 21 ,8; Giud 9,23; ISam 1433 e se di
qui si tracciano alcu ne linee di derivazi~n~, si possono indi viduare anzitutto per l' uso della radice
tre ambiti: il primo di questi potrebbe essere l'originario Sitz im Leben , mentre il secondo e il
terzo sono ambiti primari di utilizzazione ma in
essi la radice ha gi un senso traslato. '
Segue poi un ampliamento in due ambiti secondari , uno pre-teologico ed uno specificamente teologico; questa distinzione tuttavi a viene Fatta per
amor di chiarezza ma non comporta alcuna reale
differenza di contenuto.
'
Abbiamo cosi la seguente divisione: ambito del dirillo matrimoniale (3b), ambito politico (del dirillo internazionale) (3c), ambito cultuale (del dirillo sacro) (3d), ambito sociale (3e), ambito specificamente
teologIco (4a-d).
b) In Es 21,8 bgd be in stretta relazione con uno
stato di diritto instaurato da un rapporto matrimoniale nell'ambito della legge sugli schiavi. Una
schiava destinata al matrimonio , la quale ha acqutstato lO tal modo almeno in una certa mi sura
i diritti di u~a moglie (Noth , ATD 5,144), se
non pIace plU al manto , non pu essere venduta
ad uno straniero. Il verbo significa pertanto
comportarsI contro l' obbligo richiesto dall'ordina men~o legale o imposto da un rapporto di lealt
che SI e tnstaurato . La traduzione comportarsi
tnFedelmente deve sottolineare che si tratta di
un reato commesso non tanto sul piano dei senttmentt , quanto sul piano del comportamento
obIettIVO.
Se'. partendo da questo testo, si prosegue sulla linea del
ps'
231
232
r:
t~'t;if745;
;i~d
G~r i7,5~s2a8J;9~h 12~3~'~all\6!/,i~;4~~dv 4~l/
venire ).
'
a t1
~ . volte
b) Il verbo bo' ha una certa importanza nella profezia messianica di Zac 9,9 ecco, a te viene il tuO re ,
mentre Gen 49,10 ( finch verr{?] sila) ed Ez
21 ,32 ( finch non venga colui al quale appartiene
ildiritto/giudizio ) restano oscuri e di difficile interpret<tZione. crr. anche in Dan 7,13 la venuta ('th )
dell' uomo sulle nubi del cielo.
Tra le realt del tempo escatologico (p.e. crollo Is
30,13; vendella e ricompensa Is 35,4; spada Ez
33 ,3.4.6; giorni del castigo e della punizione Os
9,7; prova Mi 7,4; ma anche in senso positivo luce
e salvezza Is 56,1; 60,1 ; 62,11; la sovranit d'un
tempo Mi 4,8; con ' Ih: Ciro Is 41 ,25) hanno un le
game con bO' soprattullo -q~ fine (Am 8,2;
e anche Ez 7,2-6; cfr. Gen 6,13; Lam 4,18) e -jom
Jhwh il giorno di Jahwe , ed alt re espressioni si
mili (ls 13 ,6.9.22; cfr. 63 ,4; Ger 50,27.31; cfr.
51,33; Ez 7,10.12. cfr. 25s.; 21,30.34; 22,3.4; Gioe
1,15; 2,1; 3,4; Sof 2,2; Zac 14,1; Mal 3,19.23).
51 Tra i numerosi termini con cui si pu rendere l!, verbo bO' " i }-XX hanno scelto di preferenza EPXEcr6IXL, ELcrEPXEcr6IXL e ~XELV. Per bo' in
relaztone all'attesa messianica di Qumran (l QS
9,11; CD 19 ,1Os.; IQPB 3) cfr. A.S. van der
Woude, Die messianischen Vorstellungen der
Gemell1de von Qumran, 1957, 58 .76s. Sulla venuta di Dio (Apoc 1,4.8; 4,8), di Cristo e del regno
nel NT cfr. J.Schneider, art 1:PXOfLlXL ThW
Il,662-682 (= GLNT 1ll,913.964); id. , an.1l XW ,
ThW Il ,929-930 (= GLNT IV ,61-68); K.G.Kuhn ,
art. fLIX PIXVIX6& , ThW IV,470-475 (= GLNT
VI,1249-1266); A.Oepke, art. 1tIXOO'Jcr[x, Th W
V,856-869 (= GLNT IX ,839-878).'
E.Jenni
235
21
31
236
Solo in -pochi casi si pu isolare l'aspetto soggetti VO d a quello oggettivo, co me q ua ndo p.e. nel lame nto pe rsonale si parla di vergogna , pentimento
(Ger 31,19; 5 1,5 1; diversamente Giob 193) o
qua ndo SI accenna all 'annienta m e nto de l n~m'ico
(Sal ~ , II ; 31 , 18 ecc ., vd. SI. 4.). Il te rmine opposto
pe r I as petto soggett ivo Sm!l rallegra rs i (Is
65 , 13; Sal 109,28; cfr. Is 66,5).
b) Nell a sua form a regolare l' hi . ha valore causati VO svergognare (con comple me nto oggetto
Sal 44 ,8, 11 9,3 1.11 6; 14,6 e 53,6 txt? Prov 29 15)'
m Prov 10,5; 12,4; 14,35; 17,2 ; 19.26 si ha il part '
se nza comple me nto oggetto per q ualifica re I ~
stolto , soprattutto In contra ppos izio ne a colui che
.sa vlv~r.e be ne (maskl Prov 10,5 ; 14,35; 17.2 ; ',;_
S,lEI !lq,iI la do nna vi rtuosa I l Prov 12,4; cfr.
I espressione pa ralle la malJpr viture revole Il in
Prov 19,26).
La seconda forma , costruita a nalogame nte ai verbi
di pn.ma wl) , ha quasI sempre significato tra nsitiVO Inte~no , e . perci . vicina al qal ( in Gioe
I ,.1O. 12a e diffiCile stabilire la differe nza rispetto a
)bs diventar secco ), tuttav ia a volte ha a nc he
senso causat ivo: coprir di rossore 2Sam 196
cfr. copnrsl di vergog na Os 2,7 .
' ,
~ ) hL' hitpo. ,
~/
:ell' uso religioso della voce l'aspetto soggetIVO a una portata limitata: al m assimo com ar
~ue~~o COlUi ~he si lamenta indica il suo atte~ia~
in vece I~~~~ttol pentimento. Di. g rande rilievo
oggetti vo, m pnmo luogo nel la237
SI
m= b/:ln ESAMINARE
1/ b!7n esamina re a ttestato oltre che in ebr.
a nc he nell'ara m. ( pochi passi).
Oata l'amnit di signifi cato si suppone un rappo rlo originano con l'arab. miJn e con la rad ice -b!" scegliere ,
che m aram. ha pure il significato di esaminare Il (vecchia blbhogr. in GB 92a). Tuttavia nell'AT bhn esaminare Il e biJr scegliere Il sono dislinti (il senso di b!"
esam inare Il In Is 48 ,10; Giob 34,4.33; ni. Prov 10,20 va
conSiderato di deri vazione aram ., cfr. Wagner nr. 38 e
Id., FS Baumgartner 1967, 358s.).
I due passi citati in DISO 33 (coccio di Elefantina e Att ,
r. 203), che altesterebbero un bhn esaminare Il
nell'aram . imperiale, sono abbaslanza 'incerti ' il sir. bhn
pa. si)':nifica esaminare, disputare . A quan'to pare bilr
non e altestato nell 'aram. antico.
238
21
Mn
hipt. Oan 12,10; hi . Ger 4,11 ) significano vagliare, esaminare Il partendo dall'immagine concreta del purificare,
secernere, depurare (Ez 20,38 qal; Is 52 ,11 ni .);
239
Nei LXX per tradurre blJn si usa quasi sempre Oxtf.l<f~Et". Pe r gli scritti di Qumran e il NT
(citazio ni v trl. in I Tess 2,4; Apoc 2,23) cfr. Kuhn ,
)n:J h!/II ESAM INA RE
240
scegliere n,
III
Gen
Es
Il Il a) La radice *bhr attestata nell e lin gue sem. in modo irregolare. Con un se nso si mil e
a quell o dell'ebr. si trova soprattutt o in acc. e
nell 'aram. pi recente (nei nomi propri anche in
amor. e ant ico sudarab.), mentre manca (fino
ad ora) nei testi semNO. di epoca vtrt. Il significato prim ario potrebbe essersi conservato molto
bene nell 'arab. beduino: guardare fisso (HAL
11 5a).
L'arab. classico conosce b(1I' V penel rare profondamente, sl udiare a fondo (Wehr 37a). J.G. Welzslei n ha
regislrato il verbo presso i beduini del deseno si riano
nell'area di Damasco con il sign. di guardarsi intorno,
alzare lo sguardo (nell a caccia) app. guardare (in una
lenda) >> (l DMG 22, 1868,75, r. 9, e 122; 83, r. 9, e 148).
Il sudarab. ant ico sembra conoscere solo il nome leoforo
Jb~r'l (G. Ryckmans , Les noms propres sud-sm il iques,
I, 1934,22 1).
L'acc: usa il verbo (c he vi corrisponde secondo le leggi
fonellc he) bru nel sign. di scegliere (ogg.: uomini,
messaggeri , guerrieri ecc., ma anche. cose, merci) e,
meno SIcuramente, In quello dI esa mmare (cfr. AHw
122s. e CA D B 212s.), inoltre l'aggell ivo verbale beru
scello, elello , a Mari anche soslanli valo be'rllln (cosi
AHw 122b e CA D B 211 in vece della len ura pi antica
be~/'llm p.e. in ARM XV, 193; cfr. GAG 23e.f), nel
slgn. dI lruppa scella (cfr. M.Nol h, Die UrsprUnge
des allen Israel im Lichle neuer Quellen 196 1 35'
D.O.Edzard, lA 56, 1964, 144; M.Wagner, FSBa u~gar:
lner 1967, 358s.). Come prsl. dall'aram. si trovano nel
lardo bab. be~eru scegliere, arruolare (truppe) >> e bi~irru arruolamento (di soldali)>> (A Hw 11 7s.125b
CA D B 186a.223b).
'
In amor. la radice si incontra in alcun i nomi propri
(labl!arum. BGla~/'lIm. Bihirum. Bihira ecc.; cfr. Huffmon 175).
' .
NeH'aram. anlico e in quello bibI. la radice non si trova.
I dlalell i aram. pi lardivi (aram. giud., pal. crisI. ,
mand.) conoscono il verbo nei due sig ni ficali di esa mi nare e di scegl iere (Wagner nr. 38).
b) Anche nel)' AT in alcuni passi b!1I' significa
esa mll1are (l s 48, 10; Giob 34,4.33; cfr. Ecci i
4,17; ni. part. esa minato)} Prov 10,20; forse anche pU. essere esa minato in Gi ob 36 21 txt em
cfr. Hilscher, HAT 17,84s.; HAL 115b). Esa mi :
nare per in ebr. - bhl1 (cosi anche in Is 48 IO
seco ndo IQls' b!:mrikh). Nei due passi di Gi ob
possibile un innusso aram. La somigli anza nell a
forma e nel significato fa supporre che bhr e bhn
abbi ano una radice comune (cfr. bibli ogr. 'in
Wagner nr. 38); la va riante b&r si sa rebbe quasi
totalmente fi ssata nel sign. di scegliere, eleggere, e b&11 In quell o di esaminare, porre
all a prova .
241
( scelta
242
Num
DeUl
Gios
Guid
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is 1-39
Is 40-55
Is 56-66
Ger
Ez
Agg
lac
Sal
Giob
Prov
eem
ICron
2Cron
AT
pr
2
2
tD
3
29
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lu
I
2
2
5
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2
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7
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I
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32
98
10lale
2
2
3
31
4
2
IO
7
12
2
4
9
7
I
I
I
3
13
7
2
2
16
= 22 % = 67 % = 11 %
12
146
= 100%
Tra i sostantivi ba&i r (l3x con una distribuzione piuttosto si ngolare: Sal 5x, Dt is e Tri tois 3x
ciascuno, 2Sa m e ICron Ix ciascuno) signifi ca
sempre l'eleHo di Dio (Sal 106,23 Mos; 2Sam
21,6 txt? Sa ul ; Sal 89,4 Davide; Is 42, 1 il servo di
Dio; Is 43,20 e 45,4 il popolo; Is 65,9. 15.22; Sal
105,6 = ICron 16, 13; Sal 105,43; 106,5 i si ngoli fe deli ; cfr. anche Eccl i 46,1 ed eventualmente Ger
49, 19 = 50,44 emendato da babr).
mibhar e mibhor ricorrono rispett ivamente 12x e
2x , ba&r giovane 44x (di cui 36x pl.; Ger I lx ,
Is, Ez e Cant 5x ciascuno, Am e Sal 3x ciascuno;
Is 42,22 da ca ncell arsi in Lis. 207a), bebriml
be&ror ri spetti vamente I x e 2x.
2/
b) Bisogna di stinguere tale significato di tipo conosciti vo e avente relazione all 'oggetto da quello
condi zionato dal soggetto e rapportato all a volont: viene scelto ci che si desidera avere, ci
che piace, ci che si ama. Naturalmente impossibile una stretta separazione dei due aspetti . Ma
il secondo si riconosce chi aramente dal fatto che
i traduttori in tali passi rendono il termine con
eleggere e non semplicemente con scegliere,
selezionare , a volte addirittu ra con eleggersi ,
forma rinessiva che impegna espressa mente Il
soggetto , ma anche co n desiderare (2Sam
19,39), volere (Gen 6,2), avere pi voglia
(Giob 36,2 1), avere piacere in (Prov 1,29),
preferire (Giob 7, 15) e stabili re (Giob 29,25;
in:l MI' ELEGGERE
244
in::.
hill' ELEGGERE
Tamo su lle rive del ilo come nell 'ambieme mesopOlamica il tilOlo fi glio l ), anche se con una diversa concezione teologica , espressione della speciale ed eletta ,)
posizione del re in rapporto al suo dio (-beli IVl3a).
Durame la 18' -2oa dinastia si incomra la formul a
Amon , che ama (i l farao ne)
pi. di tutti gli altri
re (Morenz, Le.; inoltre D.Muller, ZAS 86, 196 1, 134;
Quell , Le., 161 n. 64.68 [= GLNT VI,435-438 n. 64.68]).
In Mesopotamia si dice che la divin it conosce (ace. edli,
- :id' ) il re; egli il suo favorilO (ace. migrl/ , cfr. Seux 162168.448s.), essa lo chiama, pronuncia il suo nome (ace.
11Gb/i) ecc. AII'ebr. b!/I' molto affin e per signifi cato ed
uso l'ace. (w)al/i(m) (su m. pa), con il senso di vedere
e le sfum at ure scegliere, eleggere, chiamare e anche
guard are in lOrno, cercare ; esso usato spesso per
nascosto. Quando lo si va a prendere, si vede che davvero sovrasta tuttO il popolo dalle spalle in s . Pi
profonda la narrazione parallela su Davide: criterio non
per nulla la grossa statura (Jahwe respinge il fratello di
Davide, di grandi dimensioni), Jahwe guarda il cuore
( ISam 16,7). Certo viene anche lodata la bellezza di Davide (v. 12), ma ci che rivela in Davide un re non sono
n le sue fattezze esterne n le sue qualit spirituali , ma
lo spirito di Jahwe (v. 13), che gli stato dalO quando
si compiu ta l'elezione. Le propriet dell'eletto non
sono dunque in disarmonia con quanto ci si attende da
un re; tuttavia il perch venga eletto proprio quel determinato uomo rimane in fondo un mistero divino e contingente che non si pu chiarire.
f) Le narrazioni citate sopra non dicono per quale
scopo il re sia eletto. Ma ovv io che all ' unto di
Jahwe affidato un compito nei riguardi del popolo. Davide principe sul popolo di Jahwe
(2Sam 6,21 ; cfr. 7,8 e Sal 78,7 1). p'er descri vere la
relazione del re con Dio viene usato il term ine
'cbced gi nella profezia di Natan (-'bd; 2Sam 7,5
ecc.; Sal 78,70; 89,4 ecc.; 132 ,10). 'cbced Jh wh
divenuto addirittura parallelo di b' hir Jh wh (p.e.
Sal 105,6). Il termine indica in tale contesto il
ministro o visir , eletto perch esegua la volont del suo signore tra il popolo, o anche tra i popoli (cfr. W .Zimmerli , ThW V,656.662s. = GLNT
IX ,284ss.298ss.).
ELEGGERE
248
veemenza si respinge il malinteso di 7,7s. (cenamente secondario , cfr. il voi ) che la scelta di
Jahwe 'si fondi su un particolare attributo di
Israele: lo si fa anzitutto commentando nel v. 7
b(1I' con (ISq , amare, essere legato a , ricordando
nel v. 8 l' amore di Jahwe verso Israele (-'hb
IV12) e la sua fedelt basata sul giuramento fatto
ai padri , e infine con la negazione non perch voi
eravate pi numerosi degli altri popoli ... . Deut
9,4-6 espone il concetto in modo ancora pi
chiaro: non per la tua giustizia ($ edaqa) e per la
purit Ubscer) del tuo cuore , anzi ancora pi radica hmente: poich tu sei un popolo di dura cervice . In 10,14s. (anch'esso secondario) l' irrazionalit di questo rivolgersi di Jahwe verso Israele,
che si manifesta nell'elezione, viene ancor pi sottolineata co n il rappresentare Jahwe come il Signore del cielo e della lelTa.
L'autore del Deut realizza un'opera accuratamente soppesata sul piano teologico; egli ha fatto
s che 1' elezione fosse il concetto pi adatto ad
esprimere il rivolgersi di Jahwe verso Israele; ha
interpretato l'elezione come un atto assoluto, di
grazia , fondato solo sull'inspiegabile amore di
Jahwe verso Israele, e infine l' ha spiegata come un
processo dialettico: essa parla dell 'amore di Jahwe
ed esige obbedie nza nella fed elt da parte del popolo di Dio. La parola che fond a la comunit parte
da Jahwe ma esige una chiara ri sposta da parte dI
Israele ch~ stato interpellato. Intendendo cos il
rapporto tra Jahwe ed Israele, il Deut vicino al
profetismo preesilico.
d ) Il Deut parl a anche dell 'elezione di Sion, la
quale stranamente non unita a quella del popolo
(12 ,5.11.14.18.21.26;
14 ,23.24.25;
15,20;
16 ,2.6.7. 11 .15. 16; 17,8.10; 18 ,6; 26,2; 31 ,11 ). Le
formule sono qui ancora pi fisse e ci indica chiaramente che il Deut ha assunto concezioni gi
preesistenti . K.Koch , I.c., 215s., contro Vriezen,
I.c., 46s., ha giustamente richiamato l'attenzione
su questo punto. Gi il Sal 132, di antica epoca
preesilica, parla dell 'elezione di Sion ad abitazione
di Jahwe(v. 13). Anche il Sal 78, composto verso
la fine dell 'epoca regale , accenna all'elezione di
Sion da parte di Jahwe (v. 68 che egli ama ). Ci
si pu per chiedere se gi in epoca gebusea non
si sia parlato dell'elezione di Gerusalemme. A
volte anche nell'ambiente mesopotamico si parla
dell'elezione del santuario ad opera di una divinit. Per lo pi ci avviene in forma indiretta, in
quanto il re viene eletto soprattutto perch costruisca il tempio e ne abbia cura (cfr. H.Wildberger, FS Eichrodt 1970, 309 n. 9). Naturalmente
per senza parallelo l'elezione di un santuano nel
senso esclusivo con cui ne parla la tradi zione cultuale gerosolimitana attestata nel Deut.
250
251
un'antica tradizione ma essa stata elaborata IO una linea dtr. (cfr. J .L' H'our, L'alliance de Sichem , RB 69 .
1962, 5-36 . 161 - 184.350-368), f. l'a. anche in v. 15 e 22,
dove Is raele sembra essere posto davanll alla hbera possibi lit della scelta. Ma il brano va interpretato a parllre
dal tempo dell'esilio. Is raele corre il pericolo di pas-
,n:.
MI ELEGGERE
252
,n:J Mr ELEGGE RE
posto a verifica con e no n ti ho respinto . Anc he d Dtls ha VistO rea li zzata l'elezione in un atto
sta nco: Ja hwe ha ricondotto Israele dai confin
della te rra . Far e pi che all 'esodo dall' Egitto 5:
allude qUI all a ch mn, ata d i Abramo dalla Mesopota mla. In altn passI " Dtls si richiama ancora pi
rad ica lme nte. agli ini zi: secondo 43,205. l' Israele
ele tt o costitUisce Il popolo che io mi sono form ato ; l'elezio ne vie ne rico ndotta all 'atto della
c reazIO ne (cfr. a nc he 44 , I s.). Ma questo non vuoi
dire che l'elezione rimane un evento lontano nel
passato. In 43 , 18 il Dtis esorta addirittura a non
pensa re pi al passato , po ich Jahwe crea una
rea lta nuova, e all e dichiarazioni sull'elezione in
44 ,2 seguo no nel v. 3s. promesse d i salvezza. L'essere a co noscenza dell 'elezio ne apre ad Israele il
futuro . Pe r amo re di Israele Jahwe affid a a Ciro il
dominio sui popoli. Jahwe che ha eletto Israele
anc he il s uo libe ra to re (l5 ' ei) e riconduce in patria
Israele , Il nbrezzo del popoli , con una marcia
tno nfale.
La teologia del tempio, al contrario, stata accolta solo
parzialmente dal Dtis. Bench egli speri nella ricostruzione di Gerusalemme e del suo tempio (44,26; 49,1723), non osa fonda re la sua fede sull'elezione di Sion. La
dura critica dei profeti preesilici contro un'idea di elezio ne intesa troppo realist icamente ha prodotto il suo erfetto.
c) Neppure Ezechiele parla dell 'elezione dei discendenti di Davide e ta nto me no di quella del
tempio. Anche dell'elezione di Israele egli parl a
espressame nte una sola volta (Ez 20 ,5). Questa
evidente riservatezza dovuta al fatto che Ezechiele sempre consapevole che Israele ha rifiutato i comandamenti di Jahwe (Ez 5,6; 20 ,13 ecc.).
caratteristico che nell ' unico passo in c ui egli
menziona l'elezione di Israele, lo fa pe r incolpa re
il popolo di non aver mai tirato la consegue nza
principale dell 'elezione , e cio di non aver elimtnato gli idoli . Come gi il Dtr. , egli non vuole. c he
appellandosi all 'elezione venga me no la nnessIOne
e la conversione, cos necessarie. D' altra parte
degno di nota che egli , pur pronuncia ndo gi udizi
assai duri , non parli espressam e nte del nfiuto di
Israele da parte di Dio.
d) Ger 33,23-26 mostra come attraverso gli avvenimenti del presente si sia posto in tutta la sua
acutezza il problema del rifiuto di Israele. Tra il
popolo si parla del rifiuto delle due stirpi che
Jahwe aveva ele tto . L' autore, certamente vissuto al tempo dell'esilio , si oppone con forza a tale
abbandono della fede : Come ho cr~ato il giorno
e la notte ... , cosi , con la stessa certezza , non rigetter la stirpe di Giacobbe e il mio servo Davide ... . Israele e la sua dinastia regale rimango no
eletti non perch abbiano dato buona prova di s,
ma perch Jahwe muta il loro destino ed ha misericordia di loro.
Diversamente si esprime l' autore di Is 14,1. Pe r
lui il rifiuto da parte di Dio un fatto scontato , m a
egli osa parlare di una nuova elezione di Israele.
Come l'elezione fond amentale si manifestata nel
condurre Israele fuori dall' Egitto, cosi ora questa
seconda elezione, che anche egli vede fondata
nella misericordia di Jahwe, si m anifester nel ricondurre Israele in patria. E come nel fuggire
dall'Egitto molta gente straniera si un ad
Israele (Es 12,38), cos nel secondo esodo mo lti
stranieri si uniranno alla casa di Giacobbe. U n autore posteriore ha comme ntato in m a nie ra no n d el
tutto felice quest' idea cosi bell a: i popoli c he
Israele porter con s diventera nno suoi servi e
sue serve.
256
protesta del profetismo preesilico cont ro la falsa sicurezza dI I raele, il quale ritiene di poter fondare
sul tempio la propri a fede nell a presenza salv ifica
dI Jahwe.
f) La pro pett iva sacerdotale ritorna nel Sal 105.
A nch 'esso parla dell'elezione di Aronne. Ma nello
stesso tempo si parl a di Mos come servo di
Jahwe (v. 26; in 106,23 Mos viene espressamente
detto bbrr). Il moti vo per cui anche i salm i parlano dell 'elezione dei singoli (vd .sp IV14c), ma
anche d I quella dI Aronne e Mos, chiaro: Jahwe
nel suo amore ha eletto il popolo per poter compi acersi della sua fe lici t ( 106,5). Ma Israele si
dimostrato indegno di lui , come la sua storia ha
mostrato . Sarebbe caduto se Mos non fosse
stato sull a breccia davanti a Jahwe (106,23).
questo un te ntativo molto interessante di risolvere
il proble ma del popolo eletto che fa llisce continuame nte , e de ll 'elezione che minaccia di cambiarsi
in rifiuto. Israele, nella coscienza del proprio fall imento come popolo eletto dal suo Dio, si aggrappa
all 'elezione dei suoi padri , dei suoi capi e dei suoi
mediatori di sa lvezza: Abramo (cfr. anche Neem
9,7), G iacobbe, Aronne ed ora anche Mos. Ritorna nuovame nte la prospettiva profonda del
ca nto de l servo di Jahwe di Is 53; anch'egli eletto
da Jahwe: egli , il giusto, mio serv itore, procurer
giustizia a molti (v . I I). La buona prova di un
solo eletto rinsalda la fede nell'elezione di molti,
come del resto nel NT non si pu parl are dell'eiezione del popolo di Dio prescindendo dal Cristo,
l' unico XE XT TO {lEO (G .Schrenk, ThW
IV , I9 1-1 97 = G LNT VI ,515-532).
si incammina su una via precisa (Is 66 ,3; cfr. anche Sal 11 9,30), si sceglie determinate regole (Sal
11 9,173). Chi rinnega Jahwe, non solo sceglie ci
che male ai suoi occhi , ma semplicemente il
male, poich Jahwe il creatore e il custode
dell 'ordinamento morale del mondo. In questo
modo gli ideali sapienziali poterono .essere inseriti
nell a confessione jahwista. Scegliere Jahwe a pp. il
suo timore, scegliere la via della verit (Sal 11 9,30)
o dell a vi ta, in fondo la stessa cosa. Il fedele ha
questa fiducia: se uno teme Jahwe , quest' ultimo
gli mostra la via da scegliere (Sal 25, 12). E al
contrario la sapienza , o almeno quell a pi tardi va ,
pu ammonire di scegliere il timore di Jahwe
(Prov 1,29; cfr. 3,3 1), ma assicura anche che chi
ha operato una scelta giusta pu attendersi benedi zione. La sua anima pernotter nel regno del
bene, cio trover felicit e salvezza e la sua discendenza erediter ia terra (Sal 25 ,13). In questo modo le antiche benedizioni e maled izioni che
concludono il corpo legislat ivo possono essere riprese nell ' interpretazione del deuteronomista con
l'in vito: scegli dunque la vita, cosi vivrai ..
(Deut 30,19).
c) Anche se si pu essere esortati a scegliere il
bene agli occhi di Jahwe, la via retta, la vita o
si m ., manca tuttav ia l'u ltima conseguenza , cio
l' invito a scegliere Jahwe stesso. Esso corrisponderebbe esattamente al lamento che Israele si
scelto dei stranieri . Gios 24, 15 si avvicina per lo
meno a tale conseguenza: se non vi piace servire
Jahwe, eleggetev i allora oggi chi volete servire ... l). Israele viene qui posto chi aramente davanti all a scelta tra Jahwe e gli dei. Ma prescindendo dal fatto che Israele in realt viene impegnato dal Deuteronomista ad una scelta da lungo
tempo avvenuta (vd .sp. IV 13a), anche in questo
passo la log ica della corrispondenza infranta:
l' alternativa all'elezione degli dei non l'elezione
di Jahwe , ma il timore di Dio e il servi zio di Dio
in sincerit e fedel t (v . 14). E all a possibi lit dell a
decisione errata del popolo Giosu non contrappone la sua propria decisione di scegliere Jahwe,
ma la sua promessa solenne: io invece e la mia
casa serviamo Jahwe l). Israele cosciente del
fatto che non si pu scegliere Jahwe come si possono scegliere altri dei. Nel pluralismo dell a storia
delle religioni Jahwe non una delle molte possibilit davant i a cui l'uomo religioso viene a trovarsi. Israele non deve scegl iere Jahwe, ma solo riconoscere che stato scelto da lui . Pertanto l'al ternati va all a scelta di altri dei pu equi valere solo
a questo: se Israele vuole realizzare ci che il fatto
di essere propriet di Jahwe significa. Israele invitato a scegliere la via retta, ma deve anche confid are che Jahwe gli mostra tale via; deve scegliere
la vit a ma pu farlo perch Jahwe 1' ha posta davanti al suo vol to (Deut 30,19).
V1 II
ella letteratura qumranica bfll' si incontra 30x , bbrr 20x ( Kuhn , Konk . 30s.). L' idea
1n:J bili' ELEGGE RE
260
di elezione strettamente unita all'alleanza sinaitlca (lQ 34bos 3 Il ,5), cosa che non avviene in
modo cosi diretto nell ' AT. L'idea passa dall'alleanza sinaitica all a nuova a lleanza i suoi
membri sono eletti di Dio (IQpAb 10:13) opp.
di Israele (I Q 37 1,3 ecc.). Nella comunit
stessa di Qumran i sacerdoti sadoq iti sono eletti in
senso particolare. I b' /;i,.im sono retti e conducono una vita perfetta (I QS 4,22s.), e Dio li fa partecipi d,ell a sorte dei santi (IQS 11 ,7). Sono eletti
fin dali Imzlo de l mondo , cosa che non va intesa
IO senso deterministico , poich prima che fossero creati , egli conosceva le loro opere (CD
2,7s.). Gh eietti sono quindi totalmente liberi nelle
loro decisioni , essi si definiscono perci anche
coloro che sono liberamente disposti (I QS 5 I
ecc.); SI scelgono essi stessi la via (l QS 9, 17s\
Cfr. per Qumran F.Niitscher, Zur theologischen
TermlOologle der Qumran-Texte, 1956, 174s.; id. ,
BZ 3,.1959, 220ss.; J.Gnilka , BZ 7, 1963 , 44-48;
J .A.Fltzmyer, The Aramaic Elect of God Text
from Qumran Cave IV, CBQ 27, 1965,348-372.
261
7,
21 Inel udendo i passi con bi/; Il (vd. sp.) si ottiene la seguente stat istica:
qal
Gen
Lev
Deut
Giud
ISam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
XII
Sal
Giob
Prov
Eccle
ICron
2Cron
AT
8
18
14
2
5
44
4
IO
113
hi.
bO!(a/;
I
3
3
2
I
I
altri sost.
IO
3
4
Il
4
3
2
4
26
23
14
42
totale
3
4
7
I
I
3
9
4
4
4
52
IO
18
I
22
I
I
182
2Re 18 ,5ss.). Senza voler pregiudicare l'interdipendenza delle loro rispettive istituzioni , possiamo accennare alle formule di maledizione e di
benedizione e sim. (cfr. Ger 17,5.7; Is 31,1; Am
6,1) e agli oracoli profetici di salvezza e di condanna, in cui si parla del confidare in maniera analoga (ls 30,12; 42,17; 47 ,10; 50,10; 59,4; Os 10,13;
Mi 7,5; Sof 3,2 ecc.). Anche autentici passi sapienziali si rifanno all'accezione religiosa di br/;
(Prov 3,5; 16,20; 28,25; 29,25; cfr. Giob 11 ,18);
l'uso cultuale quindi sempre preminente. I nomi
sono sparsi un po' ovunque; mibrii/; sembra risalire solo al tempo dell'esilio di Giuda (Ger 2,37
la pri ma ricorrenza?).
b) br/; pu designare la condizione o la disposizione d'animo di chi sicuro; il part. att. qal ne
l'espressione pi idonea. Gli abitanti di Lais preisraelitica vivono in piena sicurezza, tranquilli e fidenti (siiqer ubiire a/;, Giud 18 ,7. 27); l'oracolo di
castigo si rivolge contro le contadine che si sentono sicure nella loro baldanza (Is 32,9ss.). Se
contro di me divampa la battaglia, anche allora ho
fiducia (b eziil 'ani biirea/; Sal 27,3). Uno che si
sente sicuro non ha paura (Is 12 ,2; Sal 56,5. 12) e
non viene scosso da nulla (Sal 21,8; cfr. 25 ,2;
26,1). Anche il semplice impf. qal pu descrivere
questo stato di sicurezza (Prov 28,1). Di solito si
dice su cosa si basa o ci a cui si rivolge il senso
di sicurezza, usando espressioni preposizionali
(br/; be/ 'ad/'al). Si ha fiducia (cfr. l' uso riflessivo in 2Re 18,24; Ger 7,8) in oggetti , persone e
circostanze (le mura della citt Deut 28,52; la strategia di guerra Giud 20,36; la forza? Os 10,13; tesori Ger 49 ,4; bellezza Ez 16,15) e anche nel male
(Is 30,12). La proposizione relativa in cui riponi
fiducia viene usata come formula (cfr. Deut
28 ,52; 2Re 19,10 = Is 37,10; Ger 5,1]; 7,14; Sal
41 ,10; 11 5,8). Se gli eventi esterni sono ordinati e
pacifici l'uomo vive in sicurezza (uso avverbiale di b!ra/; , liib!ra/;, cfr. ISam 12 ,11 ; Is 32,17;
Mi 2,8; Prov 1,33; Lev 25 ,18s. ; Giud 18,7; IRe 5,5;
Ez 38,8ss. ecc.).
br/; per non soltanto verbo di stato: esprime anche l'origine e l'azione dell'aver fiducia , sviluppandosi nella sfera di sicurezza della vita o mirando a costituirla. Inviti ad aver fiducia oppure
ammonizioni contro ingiustificati entusiasmi (im perfetti: Ger 17,5.7; Sal 44 ,7; 55,24; 56,4s.12; imperativi, iussivi, anche negativi: Is 26 ,4; 50,10;
Ger 7,4; 9,3; 49,11; Mi 7,5; Sal 4,6; 9,11 ; 37 ,3; Prov
3,5) indicano un salto di fiducia che ancora da
compiersi, mentre le proposizioni al perfetto (cfr.
biira/;li confido Sal 13 ,6; 25 ,2; 26,1; 31,7.15;
41 ,10; 52,10; 56.5.12 e anche l' impf. 'ani 'cebra/;
Sal 55 ,24 o il parto 'a ni bOrea/; Sal 27,3) denotano
1' abbandonarsi, l'affidarsi completamente l), che
stato sperimentato in tutta la sua importanza.
Sia nelle descrizioni di uno stato o di una condi zione, sia nelle affermazioni di fiducia con diversa
durata, frequenza e modulazione, troviamo sem pre definito ci a cui si rivolge il confidare; br/; in263
dica quasi sempre un fatto determinante per l'esistenza (diversamente A.Weiser, ThW VI ,19Is. =
GLNT X, 384 ss.). Chi confida si appoggia a qualcosa (cfr. s' n appoggiarsi e Is 30,12; 31,1; 50,10;
Prov 3,5; -smk e 2Re 18,21 = Is 36,6; Is 26,3; Sal
71,5s.) e fa dipendere tutto dalla disponibilit degli altri; egli cerca protezione (cfr. - hsh e Giud
9,15; 2Sam 22 ,3; Is 30,2; Sal 11 ,1; 16,1; 31 ,2; 71,\;
9\ ,4; 118 ,8s. ecc.) e segue le sorti di colui nel quale
confida.
I deri vati mib[a/; motivo, scopo del confidare (a dirrerenza di altri sostantivi indica quasi sempre l'oggetto
del confidare, p.e. Jahwe Ger 17,7; Sal 40,S; 65 ,6; 71,5;
Betel Ger 48,13; ragnatela Giob 8,14; tenda 18 ,14; oro
31,24; nel plur. per indicare pi oggetti del confidare Is
32,18 ; Ger 2,37; anche Prov 22,19 perch la tua fiducia
sia riposta in Jahwe)} non va inteso come nome
n~::J b(/:1
CONFIDARE
264
and Ihe Assyrian Cri is, 1967; R.Deu lsch Die Hiskiaerzahlungen, Basel 1969 (lesi).
'
Il discorso di Geremia sul lempio (7,3- 15) vuoi dimoslrare in base agli evemi slorici co me possa risullare
fa lsa la fidu cia riposla in Jahwe, se non unila ad una
vera e proma obbedienza.
Ambedue le narrazioni cosliluiscono un esempio della
ncerca (dlr. ) di nuovi rapPorli con Jahwe, durame il penodo dell 'es il io.
Si ritrova no .Ie medesi me problemat iche teologiche In branI propna,mente cultuali o li turgici.
Jahwe attendibile? E lui l' unico di cui ci si pu
fidare? I formul ari degli inni esortano i pa rtec ipantI al cul to a rischiare questo sa lto di fi ducia (in Viti diretti all ' im p. p.e. Sal 37,3; 62,9; 11 5,9ss.),
confessano solennemente che Jahwe aiu to protezione e rifugio (cfr. Sal 25,2s.; 27,3.5.9s.; '28,7;
31,4.7s.; 71,5; 91,2; cfr. Gun kel-8egrich 232ss.) e
non delude i suoi protetti (cfr. l'espressione rafforzativa non ho timore o sim ., che spesso unita
di rettamente ad un' affermazione di fid ucia Sal
56,5. 12; 25,2; 21,8), ed esigono che l'esempio di fiducia faccia scuola (Sa l 40,4). Grande rilevanza ha
comunque nel linguaggio dei salm i l'affermazione: io (noi) confido (confidiamo) in Jahwe .
el salterio 17 su 44 passi con bl!1 q. sono confessioni
personali ~I questo tipo; sono spesso rafforzate dal pronome di I persos1l1g. o pl ur. (cfr. anche le espressio ni
S1l10l1lme con -~sh Sal 7,2; 11 ,1; 16,1; 71,1 ecc.; - qwh
pl. Is 8,17; 25,9; Sal 25,5.21; 40,2; 130,5; - dbq Sal 63,9;
119,3 1; - smk ni. Is 48,2; Sal 71,6; s'n ni . 2Cron 14,10
ecc.} A volle l'affe rmazione di fiducia personale sta al
term1l1e di un salmo (Sal 55,24; 84,13), normalmenle
pero COSlltu lsce il nucleo di una form ula che appari iene
al genere della lamemazione, e cio la dich iarazione di
fiduc ia (cfr. G~ n kel -Begri c h 254ss.; S.Mow inckel, The
Psalms 111 Israel s Worsh ip, I, 1962, 220 e l'indice S.V.
Confidence ).
Ci significa che nell a tradizione d' Israele viene
confessata e richiesta una dediz ione assoluta ed
escl USIva a Jahwe. Questa fiducia in Jahwe comprende la speranza nell a salvezza (Giob 11 ,18) e la
fede nel DIO del padri (Sal 22,4s.).
5/ Teologi giudei e cristiani riuniscono sotto la
voce fid ucia in Dio un complesso di element i
che abbraCCiano fede, obbedienza , speranza .
Ma a lungo andare la fi ducia riemerge in prima linea (per I tesll di Qumran cfr. I QM Il ,2 con ISam
17,45; per glt apocnfi e gli pseudepigrafi , i testi
neotestamentan e quellt del cristianesimo prim iti VO cfr. R.Bultmann , arl. 1tLCrTEUW. ThW VI 197230, spec. 2oos. 206s. = GLNT X, 4oo-488:spec.
405ss. 42Iss.; Id., art . 7tdO w, ThW VI, I-1 2, spec.
5s. = G ~NT IX ,135 1-1 382, spec. 1363ss.). La frase
7tE7tO,OEVIX' 7tl Tiii OEiii non ha nel NT un valore
teologiCO specifico; essa viene assorbita da 1tLCrTEUE,v la fiducia ha assunto forma di fede (Bultmann, ThW VI) = GLNT IX ,1370). Cfr. anche
StrB 1I1 ,188. 19 Is.; R.Bultman n, art . T:[ ThW
Il ,518-520 (= GLNT 111 ,517-522).
'
E.Gerslenberger
265
7':
bili CA PI RE
1'~
b/n CAPIRE
267
n; ~
bjil CASA
268
n:~
bjir CASA
All 'uso neoass. di bir come preposizione o come congiunzione subordinante (con il congiuntivo) in una proposizione di luogo (GAG 11 6s.175c; AHw 131b) si richiama Neem 2,3 la citt, dove (b r) sono le tombe dei
miei padri )).
270
271
5/ Nell' AT casa non designa ancora metaforicamente la comunit, come accade a Qumran
(lQS 5,6; 8,5.9; 9,6; CD 3,19; cfr. J.Maier, Die
Texte vom Toten Meer, Il , 1960, 46s.) e nel NT
(lTim 3,15 ; Ebr 3,6; IPiet 2,5; 4,17). In Num 12,7,
dove il compito di Mos viene paragonato al
compito del capo degli schiavi, il quale allo
stesso tempo l' uomo di fiducia del suo padrone
e colui al quale affidato" tutto quanto concerne
il governo della casa " (Noth! ATD 7,8~), ba}il
pu essere riferito ad Israele, m quanto e su dt
esso che si esercita il dominio di Jahwe, solo se St
interpreta l' immagine contenuta nel paragone (cfr.
Ebr 3,1-6). Per i LXX e per il NT cfr. O.Mlchel,
art. oIxo , ThW V,122-161 (= GLNT VIII,337450); W.Michaelis, art.crx1)v~ , ThW VII ,369-396;
J.Goetzmann , art. Haus , bauen , ThBNT Il ,636-.
645 , con bibliogr.
E.Jennr
n:~
bjil CASA
272
;,~~
bkh PIANGERE
Il Il verbo *bkj piangere appartiene al semi tico co mune (Bergstr. Einf. 188; P.Fronzaroli ,
AANlR VIII1l9,2 70). Derivati sono in ebr. i sostanti vi beki , b' kir , bck?i! pianto .
Come derivati possono ancora essere considerati i vocaboli contenuti nei nomi di luogo Biikim (Gi ud 2, 1.5 con
una eziologia del nome che spiega Biiki III dal pianto del
popolo) e bk,r (nell'espressione 'alliin bak,l quercia
del pianto Gen 35,8, pure con una eziologia secondaria ). Era forse il piangere originariamente un modo di
manifestarsi della divinit arborea ( B. Stade, Biblische
Theologie des AT, 1, 1905, 112)?
Forma secondaria di bkh certamente bk'; la rad ice
compare SOllO questa forma nel nome di un certo tipo di
arbusto b'ka'illl (2Sam 5.23s.; ICron 14,14s.), sicuramente un arbusto che /locciola, che piange . In Sal
84,7 viene citata una 'ellla!q habbka" evidentemente
nome proprio di una valle con rada vegetazione (presenza d'acqua solo a gocce), cfr. HAL I24a. Con ogni
probabilit anche l'origine del nome di luogo Biiki II(
dev'essere intesa allo stesso modo.
21 Il verbo ricorre 114x (q. 112x, pi o 2x). l a distribuzione non presenta alcuna peculiarit. b' ki
compare 30x; b' kir (Gen 50,4), bck?i! (Esd 10,1)
e bakr (Ge n 35 ,8 ) sono apax legomena.
Un posto particolare occupa il tema del pianto nel motivo della mormorazione nel deserto (Num
Il ,4.10.13.18.20; 14,1; Deut 1,45). Indica l'alleggia- .
mento del popolo ribelle, che non ha fiducia nella gUIda
divina e perci si lamenta.
Se il pianto segno della miseria umana , nel periodo tardivo ormai vicino all' apocalittica, Israele
attende un c~mbiamento per il quale ogni pianto
cesser (Is 30,19).
274
F.Srolz
l~ bn FIGLIO
1/ la parola ben (*bin-) figlio con il suo corrispondente femminile bar (*binr-) flglia del
semitico comune (Bergstr. Emf, 182; m et. SOStItuita da wald, in acc. da maru). E forse da mettere
in relazione con *bnw/j edificare .
In acc. il termine allestato soltanto nel linguaggio poetico e nei nomi personali; al suo posto subentrato
maru / marru (A Hw 127a.138b.614.615s.).
Il termine bar/b' ra (brl), che nell 'area aram. (ed anche
nel sudarab. recente) sostituisce il sing. ben , sta in relazione non ancora del tullo chiara con *bin. Cfr. R.Rui ika, Konsonantische Dissimilation in den sem. Sprachen , 1909, 68s; diversamente BLA 179; Wagner nr. 46;
HAL 131b.
III Con circa 5.000 ricorrenze ben il sostantivo di gran lunga pi attestato nell ' A T. la frequenza particolare in Gen , Num e nell 'opera del
Cronista si spiega soprattutto per via delle tavole
genealogiche.
ben
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
50f
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
275
5
4
88
30
19
6
2
8
IO
13
6
103
36
60
8
2
baI
sing. plur.
45
64
13
IO
20
2
lO
16
14
7
2
14
8
19
9
7
14
6
Il
16
I
14
9
21
19
31
6
2
2
2
I
4
I
6
8
2
totale
109
23
22
26
21
16
27
16
20
Il
17
23
40
37
4
2
I
6
5
2
3
IO
I
12
5
2
Il
12
ben
Eccle
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT
baI
sing. plur.
I
21
5
2
I
IO
14
289
totale
22
5
2
17
18
13
290
18
28
27
579*
ben FIGLIO
276
zial mente pi raro e nel suo significato di bam bino/figlio a ncora pi ge nerico di ben. In
Deut 1,39 i trova (a/ in pa ralle lo co n ben, m a (a/
indica plUtto to un bambino app. un latt a nte. Al tri te rmini parall eli o no 'iii latt a nte (I s 49 ,
15) e p' ''i-b?(11'1I frutto del se no mate rno ( Is
13 , 18 ; Sal 127,3 ); per b' kor primoge nito _ ,.0-
(riSon ).
Nel campo semantico di ben ricorrono di solito i eguenti verbi : I) jld qal, dellO di una donna o dell a madre: ella panor un fig lio (spesso collegato al verbo
precedel1le hrh essere incinta ): Gen 4,25; 16,15;
19,37. 38; 21 ,2; 29,32; ISam 1,20; Os 1,3 ecc.; nella promessa di un figlio: Gen 16, 11 ; Giud 13,3; Is 7, 14 (cfr.
P.Humben , Der biblische VerkUndigungSSlil und seine
vermutliche Herkunft , Aro IO, 1935, 77-80); j ld hi .,
dellO del padre: egli gener figli e figli e (Gen 5,4s .;
Il ,1lss.; cfr. Oeut 28,4 1 ecc. ); j ld pu ., dello del padre:
gli nacque un figli o (Gen 4,26; cfr. 10,25; 35 ,26 ecc.);
2) Iq!I 'issii l'be n prendere una moglie per il figlio
(Gen 24 ,3ss.; cfr. Ger 29,6 ecc.); 3) l'espressione 1/111
l' ben dare (in moglie) al figlio (Gen 38,26; cfr. Oeut
7,3 ; GlUd 3,6 ecc.); 4) l'espressione lo hiij li lo billlim
non ebbe figli (Gios 17,3; cfr. um 3,4; Oeut 25 ,5;
ICron 23 ,17 ecc.); 5) una serie di verbi che descri v~:>no .il , passag.gio di determinate tradizioni dai padri
al figli : mI' dIre (Es 12,26; Oeut 6,21); s'I interrogare (Es 13,14; Oeut 6,20; Gios 4,6.21); I/gd hi . annunClare (Es ,13 ,8); jd' hi. far sapere (Gios 4,22 ;
Sal 78,5); Imd pl. Illsegnare (Oeut 4,10); snn pi o inculcare (Oeut 6,7); spr pi o raccontare (Gioe I 3' Sal
78 ,6).
' ,
Assai spesso ben v i~ ne usato per designa re la prole
deglt ammalI. COSI In Lev 22,28 ben sig nifica il
piccolo di una vacca o di una pecora in De ut
22,6s. il piccolo di un uccello, in Ge n 32, 16 il piccolo di cammello , In ISam 6,7.10 di vitelli , in
GlOb 39,4 una cerbi atta. Ancora pi frequenti
sono espresslom composte con ben per designare
glOvam a mmalt , p.e. bam-'aron puledro d 'asino
(Gen 49, 11 ; Zac 9,9), bl1'n-baqar giovenco
(Gen._1827s.; Lev 4,3. 14; Num 7, 15-8 1 ecc.); bene
(haJ)Jona plCCOit colombi ( Lev 1, 14; 5,7.11 ;
14,30 ecc.); altre espressioni p.e. in Sal 114,4.6;
147,9. Una volta SI trova un'espressio ne simile anche per le piante: ben parar germoglio di albe ro
da frutto (Gen 49 ,22).
ZI Il termine t alvolta acquista un senso pi a mpiO, sIa pe r indicare figli , nipoti, d iscendenti , sia
per espnme re una figliolanza no n carnale .
a) Non sempre il plurale del te rmine va inteso nel
senso dI figlt ( m aschi ) (distinto d a figlie l~,
ma talvolta vuoi dire prole ( figli e figlie ), p.e.
Gen 3, 16 con sofferen ze partori rai fi gli (2 Re
19 ,~ anche <;Ii figlio no n a ncora na to), e soprattutto
nell espressione _figli e figli dei figli (Es 34,7
ec~. ). Talvolta ben indIca i nipoti (assieme
ali espressIOne composta pi usuale bl1'n-b eno, vd.
st. 3c), Ge n 31 ,28.43 ; 32 ,1, o ancora pi genericame nte I edl~ce~d~nt! (assieme all'espressione pi
usuale b ne banl1' ka I figlt del tUOI figli l~ p e
IRe 9,2 1.
' ' .
277
1~ ben FIG LI O
b) Ri gua rdo a beli usato in senso non carnale bisogna d istingue re all' interno dell'A T i segu~nti
aspelll :
L'apo trofe belli figlio mio l), che si trova talvolta nei l i~ ri storici , ha valore di formu la (Gios
7, 19 GlOsue ad Acan, ISa m 36. 16 Eli a Samuele'
4, 16 Eli al messaggero). '
,
Gi per per l'apostrofe fig lio mio della lettera tura sap ie nziale ( Prov 1, 10. 15; 2, 1; 3, 1.11 .2 1
ecc.) ci si po t re bbe c h iedere se non si debba pensare ad una fi glio la nza spirituale, quind i ad una relaZIOne Inseg na nte-scolaro o maestro-discepolo.
Se tuttav ia g iusto rite ne re che tal i ammaestrame nti e tali proverbi con le lo ro tradizioni veniva no colti vati non solo negli ambie nti di cone ma
anche in quello tribale (cfr. H.W .Wolff, A~os'
ge t~ li ge Helma t, 1964, con ulteriore bibliogr. ), si
puo nte ne re c he il ben a cui il discorso rivolto
fosse il figlio carnale del proprio padre, o per lo
me no che a pparte nesse allo stes o gruppo tribale
( Prov 1,8 confe rme rebbe questa spiegazione).
I bene hann ebi 'im figli dei profeti l), di cui si
parl a nelle storie di Elia e di Eliseo ( I Re 20,35;
2Re 2,3.5.7; 4, 1.38; 5,22; 6, 1; 9 ,1), non sono figli
carna li m a fi g li spirituali del profeta nel senso che
sono suoi discepoli (-'ob 11I/2b). Cfr. anche 2Re
8,9 ( Be n- Adad rispetto ad Eliseo), e cosi pure
l' uso politico nella formul a di sottomissione del re
Acaz a Tiglat-Pilezer io sono tuo schiavo e tuo
fi glio (2 Re 16,7).
In questo a mbito va collocato infine il grup po di
ricorrenze in cui un uomo viene designato come
figli o di Ja hwe (vd. st. IV 13 ).
Il significato d el te rmine molto pi ampio nei
passi in cui gli a bita nti di una citt vengono detti
figli l), come in Is 5 1,18.20; 66 ,8; Sal 147,13 ;
Lam 1, 16; in senso figurato e traslato Gerusale mme viene paragonata ad una madre che ha gene ra to i suoi figli (abita nti ).
278
280
3/
b) I n alcuni passi il co ncetto di figlio serve a descnvere .Ia relazi.one tra Jahwe e il suo popolo. I
passI plU antichi sono Os 2, I e Il , I. Anche qui
non SI deve pensare ad una fili azione fisica e neppure ad una fili aZione spIrituale (tradi zione saplenzlale?), concezio ni pera ltro assai diffuse
nell'ambiente circostante. Se Osea chi ama Israele
figh di DI.o l), perch intende esprimere (in opposIzione aldecaduti fig li di prostituzione l) una
relaZione Intima di solleci tudine, di guida e di
obbedienza ( Wolff, BK XIVIl ,30s.255-257). In
Es 4,22s. , che un'aggiunta tardi va all a narraztone J E del Pentateuco, Israele viene detto cc fi 28 1 i1J:l bnh COSTR UIRE
mJ
bnh COSTRUIRE
282
3/
4/
283
284
'culatl
mare'
signore, dominatore) e i
vari nomi divi ni (vd. SI. 4a). Di grande importa nza anche l'uso della parol a per designare lo sposo in relazione
alla sua sposa (<< marito , aram. p.e. nel contratlo nu ziale in Cow ley nr. 15, r. 23 ). Il verbo ha preso qui
288
In Ger 3.14 il termine fa pane di un annuncio di salvezza condizionalo: come signore, Jahwe abbastanza
pOlellle da ricondurre a Sion i fi gli ribelli . In Ger
31,32 Jahwe si presenta come il signore che punisce coloro che hanno violalO il suo pallo.
In Nah 1,2 ba'al solo un termine di relazione:
Jahwe ba'al flema uno che pieno d' ira . Anche Is 1,3 rientra solo fino a un certo punto in questo ambito; qui il comportamento di un asino
verso la greppia del suo padrone viene paragonato
a quello di Israele verso Jahwe.
Talvolta Jahwe viene paragonato ad un ba 'al
marito . Ci avviene in Os 2,18 dove ba'al in
parallelo con 'isi: allora tu mi chiamerai mio
marito , e non mi ch iamerai pi " mio ba 'al " .
Come sostiene Wolff, BK XIV/I ,60, questo annuncio di salvezza prospett a il fatto che in quel
giorno Israele non rispetter pi soltanto Jahwe
come il legittimo mari to (ba'al) , ma lo amer
come sposo Cis); bisogna per anche tener presente (considera ndo 2,19) che colui che ch iama
Jahwe ba 'ali non distingue in maniera precisa
Jahwe dal Baal cananeo (cfr. per Rudolph , KA T
XIII/ I ,78s.).
Nella pericope Is 54,1- 10 risuona il lamento della
sposa sterile (cfr. Westermann, ATD 19,217ss.),
un' immagine simbolica per designare l' Israele del
tempo dell'esilio. La salvezza annunziata dal Deuteroisaia consiste ora nel fatto che Jahwe si fa
sposo di questa donna abbandonata (ls 54,5).
L' immagine delle nozze di Jahwe con il popolo
opp. con la terra di Israele ritorna ancora nel Tritoisaia , in Is 62,4s. I nomi nuovi mi o compiacimento e sposata (b e'tila) caratterizza no il
tempo delle nozze e si contrappongono ai nomi
antichi abbandonata e solitaria (cfr. 54,1).
Per il problema dei nomi propri con l'elemento teoforo
b ' al all'epoca dei Giudici e nel primo periodo della monarchia cfr. NOlh , IP 119-122; Eichrodt t,126- 128.
5/ Nel NT non c' nessuna corrispondenza unitaria alla radice b'l. Gi i LXX trad ucono b'l/ba'al
in modi diversi , p.e. in Es 21,28 ( ( padrone ) con
xupw , in Giud 9 ( ( cittadini ) con !('Jpe, in
Deut 21 ,13; 24,1 (( sposare ) con cruvOLX[~ELV' in
2Sam Il ,26 sia 'iS sia ba 'al ( ( sPOSO ) sono tradotti con &'J~p; la divinit cananea Baal viene
sempli cemente trascritta tale e quale. 1\ nome di
questa divinit ritorna nel NT solt anto nel nome
B~e~e~ ou (Mc 3.22 ecc. ; cfr. W.Foerster, art.
Bze~E ~o, ThW 1,605s. = GLNT Il 239-242'
L.Gaston , Beelzebul , ThZ 18, 1962 , 247:255 ) ,
J. Kiihlewein
b'
a ) cfr.
289
tOp::.
bqs pi o CERCARE
In circa 30 passi si ha come oggetto ncfees tendere insidie all a vita di qualcuno , e 9x ra'a mirare all a rovina di qualcu no . Nell'espressione opposta cercare la salvezza di qualcuno.)
290
Il Tra i tanti tentativi di determinare l' et_imologia del verbo, il pi probabile que!lo, plU vol te
proposto, di combinare assteme
~ cre~re
(qal, ni. , e il sostanllVO verbale b n a) e br III
(pi.) tagliare , dissodare (GIOS 17,15 .18), fare
a pezzi (Ez 23 ,47).
Vanno ancora ricordati I Sinonime !.lpr scavare , IO
In un' iscrizione pun. (CIS 1,347, r. 4) br' compare come
Giob 3,2t e 39,29 in senso traSlalO mdagare, cercare",
nome di professione, forse nel senso di scultore"
in Deut 1,2 e Gios 2,2.3 esplorare (un p~ese)" (HAL
(DISO 43 graveur " con interrogativo; cfr. Lldzbarskl ,
327a; ripartito in due radici GB 250a); ?PS q.lp\. perNE 244).
quisire (cfr. Jenni , HP t30s.); mollre /ur q.lhl. esplo~
br' l/III potrebbe esser derivato da una radice prirare, indagare (q. 19x, di CUI 14x m Num 10,33-15,39,
mitiva a due lettere br, con Il valore approsSImahi. 3x).
tivo di tagliare, dividere (cfr. anc~e G.J.Botterweck Der Triliterismus 1m Sem~llschen , 1952 ,
4/ Nei 14 passi nei quali Dio il soggetto del
64s.); anche quest'ipotesi resta pero problemallca.
cercare l' uso simile a quellO profano: cercare
Da una parte br' III pio non presenta le stesse paruna pe;sona perduta (Ez 34,16; Sal 119,176; cfr.
ticolarit di bI" I qal (soggetto escl USIVO: DIO).
Ecde 3,15), scegliere cercando (lSam 13 ,14),
Dall'altra br' q./ni. non viene mai usato nel senso
cercare , indagare (Ez 22,30; Gtob 10,6),. tenfondamentale di tagliare o sim: Il verbo manca
tare di (Es 4,24; Giud 14,4; Zac 12,9), eSIgere
p.e. proprio nella prima parte ongll1ana del rac(Gios 22 ,23; ISam 20,16; Ez 3,18.20.; 33 ,8).
conto della creazione in Gen I che, seguendo la
Pi numerosi e anche pi signIficallVI dal lato teotradi zione dell' Oriente antico, descnve (cfr. anche
logico sono quei passi in cui Dio oggetto del cervV. 14.18) l'origine della luce e delle te,nebre,
care (circa un quarto di tUttI t passt). Solo dI rado
dell'oceano celeste e di quello terrestre, dell acqu~
(8x) l'espressione cercare. DIo deSIgna u~
e della terra (Gen 1,4b.7.9G) da un elemento gm
evento particolare e straordll1ano, e per dI plU
senza una precisa connotazione teologIca. Nel
esistente (v. 2).
.
.
Nell' AT non possibile, almeno 111 modo chtaro
senso di cercare (consultare) una nvelazlone, un
ed univoco , vedere come si evolve Il stgnIficato dI
oracolo (-dr!; 4) bqs pio viene usato solo 111 via
questo verbo, ossia il suo ndursl alla cr~azlone dI
eccezionale: l'unico passo chiaro Es 33 ,7. Il conDio; solo gli oggettI , la cyl creazIone e espressa
testo cultuale in 05 5,6 (l'inutile ricerca del santuari) e in 2Cron 20,4. L'espressione cercare ti
con br', tendono tutt' al ptU a speclficarsl con maggior precisione (vd. st. 3c e 4). Led ue radtct,. anvolto di Dio o sim. (vd. sp. 3) St trova 111 2Sam
che se in un primo tempo erano unIte , sono gla se21,1 ; Sal 24,6; 27 ,8; 105 ,4 = ICron 16,11 ; 2Cron
parate nell' AT. bI" I ha ormai una .configurazlOne
7,14.
.
precisa, per cui non Sl possono plU nscontrare In
Si pu riscontrare invece un uso chtaramente teoesso eventuali conceZIOnI tratte dal lavoro arllglalogico nei 30 passi ave bqs pl. II1dtca la gIusta condotta davanti a Jahwe, nella converstone e nel linaie o dal mito.
mar di Dio. Si indica uno" status " PIUtt.OSto
Cfr oltre i commentari e le varie teologie dell' AT " su
che un " actus " (Westermann, Lc., 5). bqs pl.
u~sto verbo: F.M.Th .BOhl, FS Kinel 19t3, 42-60;
pu essere in questo caso parallelo e sinOnImo dI
~ . Foerster , ThW lII ,t004-tOI5 ( = GLNT V,12~7 ~
t276)" J. van der Ploeg, Le Museon 59, 1946, t43-1,' 7,
drs (Deut 4,29; Ger 29 ,13; Sof 1,6; Sal 105,35. =
P Hu~berl ThZ 3 t947, 401-421 (= Opuscules d un
ICron 16,105.; 2Cron 20,35.).
Hbraisant: t958, 't46-165); N.H.Ridderbos, OTS t2 ,
1958, 219-223; E.Dantinne, Le. Museon 74, 1961 ,
5/ Per i testi di Qumran Kuhn , Konk. 35, se44t-451 ; W.H.Schmidt, Dle Schopfungsgeschlchte der
gnala 7 ricorrenze. Ci si ricollega essen~lal :ne~lle
Priesterschrift, ' 1967, 164-167; C.Westermann, BK
agli usi dell' AT (3x con oggetto dIretto: nce.fce.s, rifh,
l,t36-t39.
bina; 2x con le e l'inf.). Per IQS 5,11 , dove bqs
K:J bI" CREARE 292
29 1
b: _,
~4}
3/
mente Gen 2,7 ; Sal 13?,15). Cos pure v~ene respinta qualsiasi conceZIOne mtttca, pOlche anche
gli stessi mostri marint (e con esSI I primi esseri VIventi) sono stati creati da DIO con la m asSima It-
=:
n":J
n'-':
2/
senso melaforico, " il pallo vincolante " (R.Kraetzschmar , Die Bundesvorste!lung im AT , 1896, 245 ; cfr.
P.Karge, Geschichle des Bundesgedankes 1m AT , 1910,
228s. ecc.). Prescindendo anche da allre dlmcolla che
questa derivazione solleva (cfr. O.Lorelz, b er; 1 - BandBund , VT 16, 1966 , 239-241), l'espressione krl b eril,
lelleralmenle tagliare una beril , significherebbe pro~
priamente lagliare un legame/vincolo , Il che non SI
accorda con il senso (generalmente supposto) dI concludere un'a!leanza (E.Nielsen, Shechem, '1959 , 114).
b) M.Nolh . Das alI. Bundschliessen im Lichte eines
Mari-Texles , FS Lvy 1955 , 433-444 = GesSlud 142-
rl''''1f
295
296
n'f
b' r/ I
IMPEGNO
mis wo comandamento (Ger 35, 16 ecc.). Anche le altre' espressioni ono recenti : con oggetto ber;1 i verbi nln
dare (Gen 9,12; 17,2; um 25,12), s;m porre
(2Sam 23 ,5), sb' ni. giu rare (Deut 4,31 ecc.), ngd hi .
300
Un caso part icolare si ha quando colui al qua le si riferiuna _beri I sintatticamente all'accusati vo. Allora
b f/ I puo essere ancora un im pegno assunto su di s
(Lev 26,42 mi ricordo della mia beril [ promessa )
verso Giacobbe [lsacco,Abramo) ; cfr. Ger 33,2Ia.b) o
un Impegno , dispOSIzione, ordine (Ger 33,20a se
VOI ~?teste rompere la . mia beril [" disposizione, ordine ) con . Ii. giorno e Il mio .. ordinamen to" con la
notte , cloe " fatto che giorno e notte sono nei loro
tempI, v. 20b; cfr. ~. 25 e (10</ legge per gli ast ri in Sal
148,6). Vanno COSI menut l corretti anche gli accusati vi
dfel TGM In Is 59,2 1; Ez 16,8.60; 37,26 (sull 'argomento
c r. K 118 m.q; BrSyn t 8Ie).
s~e_
301
n'i :;!
b'ril IMP EG
302
n'i;:)
304
VI
2!
ne-
31
41
La Vetus latina rendendo beril con testamentum Il si collega ai LXX (ad eccezione di pochi passi ), ma si allont ana ancor di pi dal senso
de l te rmine ebr. Traduce ndo l' AT dall'ebr. (390405 d .C.) Gerol amo rende b' ril con foedus
( 135x) e con pactum Il (96x), seguendo espressamente Aquila e Simmaco , ma forse anche i suoi
maestri ebraici. Tra i poc hi passi in cui la Volgata
ha testamentum Il , vi sono anche quelli dei
salmi: infatti il sa lteri o stato accolto in un'elaborazione pi anti ca.
E.KUlsch
306
11/
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
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ISam
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2Re
307
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398
2
3
71
13
5
233
13
71
III
308
312
314
Secondo Provo 28,20 chi agisce in modo fidato rab b' rakOf ricco di benessere (oppure ricco di formule di benedizione ?; al contrario: chi si vuole arricchire rapidamente non resta impunito ; cfr. Prov 28,27, dove ricco di
maledizione il contrario di senza indigenza ). Sal
109,17 usa il termine nel suo duplice significato: chi non
ama la b'raka (= parola di benedizione), essa (ossia la be_
rakQ in quanto benessere prodotto dalla formula) si allontana da lui . Forse anche le b' rakof di Giacobbe di Gen
49,26.26 vanno intese come un benessere prodotto da una
dichiarazione di bark (cfr. v. 25).
(<<
320
Il dono dell a terra allora in senso proprio la benedizione di Abramo (Gen 28,4; cfr. la ripetizione della promessa a Giacobbe in Gen 48,4).
c) Nel Deut ci che viene posto in relazione con
la benedizione non il dono stesso della terra {legato generalmente al giuramento di Jahwe),
ma la conservazione e l' incremento della vita
nella terra in cui si risiede (cfr. le promesse di
Deut 7,13; 14,29; 15 ,4.10.18; 16,15; 23 ,21 ; 24,19;
28 ,8 .12; 30,16; cfr. Es 23 ,25). L'ordine di porre ,
entrando nella terra , la benedizione sul Garizim e
la maledizione sull 'Ebal (Deut 11,29), indica che
con la presa di possesso della terra comincia una
nuova epoca della storia della salvezza: alle azioni
liberatrici e puntuali di Dio subentra la sua azione
continua nella benedizione (cfr. Gios 5, lls.: il gustare I prodotti della terra fa cessare il nutrimento
della manna). La relazione di Israele con Dio si
misura o.ra anche sul come egli si comporta verso
I prodotti della terra: saranno essi intesi come doni
delle divinit ca.nanee della fertilit , oppure il popolo nconoscera Jahwe come l' unico autore di
ogni benedizione? Quanto pi spontaneamente
Israele gusta i frutti della benedizione (ossia la fecondit dell' uomo, del bestiame e del campo, cfr.
Deut 7,13; 28 ,3-6), tanto pi sinceramente onora
Jahwe (cfr. von Rad I, 242).
Di qui si capisce anche come vi sia una stretta
connessione fra la promessa di benedizione e la richiesta di obbedienza, che si manifesta in un trpico raddoppiamento delle espressioni: da una
parte la promessa di benedizione compare in
fort;Ja incondizionata (Deut 16,15 ; 28 ,8. 12),
dali altra ncorrono frasi che esortano all 'osservanza dei comandamenti affinch Jahwe tuo
Dio ti benedica (14,29; 23 ,21; 24 , 19 ; cfr.
15 ,10.18), oppure sono espresse in forma condizionata se tu ... , allora Jahwe tuo Dio ti
benedir (30,16 ; cfr. 7,12s. ; 15,4 Il fatto ~he
Jahwe dona liberamente la benedizione, esige
Il nconosclmento del suo esclusivo potere
sulla benedizione.
Beneficiario della benedizione il popolo nel suo
inSieme. Di qui l' idea di benedizione trae la sua
parttcolare motivazione per i comandamenti
umamtan del Deut: .finch anche il membro pi
debole della comunlta non partecipa pienamente
d~lIa benedizione dt DIO, la promessa resta incompIUta (cfr. G . von Rad , Das Gottesvolk im Deut ,
1929,42-49; Eichrodt Il ,232).
Agli annunci della benedizione di Dio in Gen e in
Deut cOrrIspondono le affermazioni del loro compimento (cfr. Gen 24,1.35; 25 ,11; 26 ,12; 30,27.30;
321
3/ Nella lode di Dio brk ha una certa importanza soprattutto in un determinato gruppo di
espressioni di lode e in inviti alla lode.
a) Le espressioni di lode formate con blrilk (cfr.
W.S. Towner, CBQ 30, 1968, 386-399; W .Schottroff, Der altisr. Fluchspruch, 1969, 163ss; vd. sp.
IIl/l c) seguono sempre uno schema fisso : baniknome di Dio opp. appellativo (talvolta epiteti
complementari) - frase motivante , introdotta
spesso con la particella relativa. Tali espressioni di
lode vengono pronunciate spontaneamente nelle
situazioni di ogni giorno, subito dopo aver sperimentato un aiuto divino (Gen 24,27; ISam
25 ,32.39; IRe 1,48; Esd 7,27); talvolta esse non
vengono pronunciate dalla stessa persona che ha
sperimentato l'azione di Dio, ma dagli spettatori
attoniti (Es 18,10; 2Cron 2,11; Dan 3,28 (aram.)
nei tre casi sulla bocca di non israeliti; Rut 4,14).
La stessa formul a viene usata in determinati
eventi cultuali: Gen 9,26; 14,20; IRe 8,15 = 2Cron
6,4; I Re 8,56.
In Sal 28 ,6 e 31 ,22 (frase motivante introdotta da
ki , cfr. ISam 23,21) essa ricorre in lamentazioni
individuali , e pi precisamente quando la lamentazione si trasforma in lode (cfr. Gunkel -Begrich
243-247; C.Westermann, Das Loben GOlles in
den Psalmen, 1953, 47-52 ). L'espressione di lode
ha una fun zione simile in un canto di ringraziamento collettivo (Sal 124,6 con sa?-). In Sal 68,20
viene introdotta in questo modo la descrizione
dell' azione salvifica di Dio. Da tali usi di questa
espressione di lode si sviluppata una formula
dossologica , che si trova anzitutto alla fine di determinati salmi (Sal 66 ,20 , con ' asa?r; 68 ,36, senza
moti vazione; 135,2 1). Essa stata posta anche a
conclusione dei primi quattro libri dei salmi , formando un'aggiunta secondaria ai rispettivi salmi
(Sal 41,14; 72, 18s.; 89,53; 106,48; cfr. Kraus , BK
XV ,p. XII-XV ).
324
1tD~
1to::J
T T
basar CARNE
bsr CA RNE
328
.I
ben.
i11'() g'"
ESSE RE ALTO
usata spesso con i suoi derivati per indicare il - rasa' 1' empio (p.e. Sal 36, 12; 59,13; 73 ,6; 94,2 ;
140,6; comunque difficile prova re che con i
ge' im si intenda un ben de terminato gruppo, cio
i Sadducei , come ritiene H.Steine r, Die Ge ' im in
den Psalme n , 1925 , 22-30). Mediante ge' /il (txt
em) in Sal 10,2 si descrive il rasii' nel suo atteggiamento di alte rigia e di sicurezza , che escogi ta
pi ani pe ricolosi pe r distruggere l' umile ('ani ,
-' nh). Sua caratteristica 1' orgogliosa sicurezza nel parl are (Sal 17 ,10; cfr. 73,9), la superbia con cui le sue labbra pronunciano insolenza
('iuaq) contro il giusto (Sal 31,19).
3/
SI
M~()(
331
teme nte con U~pL o U7tEP"l)'P()(V[()( o sim ., termini coi quali il senso negativo viene espresso con
maggiore forza che nel TM e si sottolinea il mome nto dell'usurpazione viole nta (G. Bertram ,
ThW VIIl ,300; id. , Hochmut und verwandte
Begriffe im griech . und hebr. AT, WdO lll/3 ,
1964, 32-43).
Per il giudaismo, il NT e il cristianesimo primitivo
cfr. G .Bertram , art . U~ pL , ThW VIII ,295-307 .
H. -P.S,iihli
.d REDIM ERE
332
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336
'?~)
I RED IME RE
interpretato nel senso stretto del dlfltto commerciale. Jahwe d come prezzo di riscatto per Israele altre
terre ossia le offre al conquistatore Ciro come indennizz~ per Israele che deve essere liberato. Questa spiegazione presuppone che si possa spostare il v. 3 e li
v. 4 prima del V. 2 per spiegare il v. I, ma ci non sicuro (cfr. Jepsen, I.c. , 161). Ma anche se fosse possibi le,
rimarrebbe il fatto che il profeta in 45,13 fa adempIere
a Ciro il suo compito senza ricompensa in denaro e
senza doni )).
viene pure in contesto escatologico , e lo stesso accade in 63, 16 , dove go'el sta accanto a 'ab padre , ma in un senso pi a mpi o, che incl ude la liberazione dall 'Egitto, la salvezza nel presente e
quell a fu tura.
Una fid ucia nella protezione futura di Jahwe espressa
nella confessione di Sal 19,15 Jahwe, mia roccia e
mio redentore )}; lo stesso vale per il passo gi citato
(vd. sopra 4d) Ger 50,34 , che pensa alla liberazione
di quanti sono stati resi schiavi da Babi lonia: ma il
loro liberatore potente, Jahwe degli esercili il suo
nome ,
340
Eccezio~i sono Is 44 ,23, dove LXX A ha ~),t'~<Jev invece di euTpw~"TO, e Ger 31 ,11 (38 ,11), dove nel parallelismo pdhlg I Viene scelta, per il secondo verbo una
form a di t<XlPEtcrOcH (;e:D.ClTr: l.
'
~e.r go 'i!! ~addam vindice del sa~gue ), si ha nei LXX
"."YXl<JTe" wv colUI che esercita il dirillo del parente
~1U proSSIl;'O . II sostantivo corrispondente ~ YXl<JTe"!
" YXl<JTeuTIj
parente prossimo rende in 2Sam
14,11 , I Re 16,11 e IO Rut l'ebr. go'el, e per g'l nel libro
di. RUI e usato Il verbo " YXl<JTe"lv. L'astratto g"ull
<~ " dJr1t~o app. l'obbligo del riscatto in Rut 4 6s. =
"Y)'l<JTl" ; IO Lev 25 ,29.48 = M"p<<Jl (cos ~nche
IO Is 63,4 per g"ulim)' in Lev 2531s = _ '
(case) riscattabili ; in ...ev 25,24 .26.'5 1.52 = :~~TP"W '~
traduzioni di Ger 32,7s.; Ez Il ,15; Giob 35 sonoPdi' _
tura panlcolare.
'
na .
Il NT ha ripreso i due verbi dei LXX per essi
sono molto meno usati di cr<l>~EtV. Qu~st'ultimo
ricorre 106_x, UTpOUcrOCX( solo 3x e pUEcrQCX(
16x. ,UTPOUcrQCX( viene completato con i derivali UTP?", lhpwcrt ecc., che qui non prendiamo, m considerazione (cfr.
F.Buchsel
a~1. Uw , ThW IV ,337-359 = GLNT VI 904-962)'
~ ,uso neotestamentario di UTPOUcrCX( e di
pUEcrElcx( rispetto all ' A T ha qualcosa in meno
per Il fatto che manca la liberazione dall 'Egitto ~
qual~o~a m pi , per il fatto che oltre a Dio anche
G~su e autore della salvezza. Pr UTpoucrBcx(
CtO vale per tuttt e tre t passi in cui ricorre (Lc
24,21 , Tito 2,14; IPlet 1,18). Loro oggetto la salvezza escatologica operata da Ges .
Anche pUEcrBcx( t.ermine tecnico per la salvezza
escatologica; essa e rlcondotta a Dio (Mt 6 13'
Rom 11 ,26; Coll ,13)e a Ges (l Tess 1,10). Cor:
rlspondentemente a g'! dell ' AT, pUEcrBcx( designa anche la salvezza dalla violenza delle forze avverse. Esse sono: la morte (Mt 27 43 ' Rom 724'
2Cor l ,IO), i nemici (Le 1,74; cfr. 2Ti'm 4, 17): gli
uomml disobbedienti, opp. ribelli e cattivi (Rom
15 ,31 i 2Tess 3,2), ~e tentazioni (2Piet 2,9) e le perseCUZIOni o le mSldle (2Tim 3,11; 4,18). Il tema
dell? salvezza nel tempi antichi, cosi importante
~elL AT , c~mpare solo in un accenno alla salvezza
I ot (2Plet 2,7).
J.J.Scamm
341
;'~J gbh
ESSERE ALTO
Il
La radice gbh (con la h consonantica) essere alt o SI trova quasi escl usivamente in ebr.
-fii,:,.
2/
31
Tutti i significati di gbh coi loro derivati gravitano tntorno al significato primario essere
alto .
b) Derivano senz'altro dal significato primario a nche i seguenti significati traslati con valore positivo o negativo.
Eccle 5,7 perch sopra uno elevato ne sta un altro pi
elevato, e sopra di loro uno pi grande ancora si riferisce agl i altolocati (Zimmerli , ATO 16/ 1,191 : nella
disposizione degli impieghi statali o dei tribunali , dato
che questa disposizione si suddi vide in pi st rati, c'
sempre uno che controlla , spia e cerca di scavalcare un
altro ).
In Is 52 ,13, dove si parla del futuro innalzamento del
servo di Jahwe in stridente contrasto col suo abbassamento (v. 14), la sublimit del servo di Jahwe si esprime
con gbh (cfr. i termini paralleli - nim e - ns' ).
In senso negativo gbh indica i sentimenti uma ni di
arroganza , di orgoglio. Oltre ai casi in cui la rad ice
compare da sola (cfr. Is 3,16; Ez 16,50), si possono
qui ricordare le seguenti espressioni composte:
gbh leb il cuore superbo (HA L 163b: l'animo
ambizioso ; Ez 28 ,2.5.17; Sal 131 ,1; Prov 18,12; 2Cron
26,16; 32,25). L' unico passo in cui si parla dell'" essere
alto del cuore in senso positi vo 2Cron 17,6; la traduzione pi attendibile sarebbe d'animo sereno e fiducioso ,>: Giosafat ha un animo sereno e fiducioso nel
seguire Jahwe, perci elimina da Giuda le alture e le
Ascere.
g'bah leb orgoglioso (Prov 16,5); gebah rO!1 arrogante (Eccle 7,8); gebah 'ena}im superbo d'occhi, arrogante, che si degna (Sal 101 ,5; cfr. qui il concetto parallelo rel]ab lebab il cuore largo, arrogante, come
pure Is 2,11 'e ne gabh/ gli occhi orgogliosi e Sal
131 ,1 lo ram 'iina} i miei occhi non si sono alzati orgogliosi ).
g8bah leb orgoglio (2Cron 32,26; cfr. Ez 31 ,10);gobah rl] orgoglio (Prov 16,18); gobah 'al sicumera (Sal 10,4).
dbr pio g'boh parlare altezzosamente, presuntuosamente (I Sam 2,3).
Termini paralleli che appaiono nel contesto sono
quelli dati dalle radici -g' h , -n5' e - nim (cfr. Is
2,11.12.17; Ger 13 ,15 con 17; 48 ,29; Prov 16, 18
ecc.), 'alaq cosa temeraria (ISam 2,3); termini
opposti sono dati dalle radici sp! essere basso ,
umile (ls 2,11 ; 5,15; cfr. 10,33; Ez 17,24; 21,31),
sf;f; farsi piccolo piccolo (ls 2,17; cfr. 5,15), kn '
umiliarsi (2Cron 32,26). chiaro che gbh in343
sieme con g'h, n5' e rum appart ie ne al campo sem antico dell ' orgoglio; si pu difficilmente stabilire una differenza di sign ificato: i te rmini sem brano spesso interscambiabili .
c) La tradizione sa pienziale mette in guardia da
un atteggiamento a rrogante , orgoglioso (sfacciato)
in Prov 16,18 (qui insiemecon-g 'h); 18 , 12 ; Eccle
7,8 (all' interno di una sentenza costruita con lob
e in contrapposizione a ' crrek nif) Ionganime ); chiunque orgoglioso un orrore presso
Dio e non rima rr impunito, Prov 16,5 (cfr. in Sal
131 ,1 la dichiarazione di lealt del ~add;q) .
344
I~}
Il ,23; Laml,16).
"
am
In pi oil verbo va tradotto con ratTorzare ( Zac IO 6 12'
Eccle 10,IOunito a (I "jalim usare forza l~ , in hi. 'n~lI;
forma Iranslt~va Inter.na con mostrarsi forte (SaI12,5;
Dan 9,27 txt .), '~ hllp. con mostrarsi superiore (ls
42,13; insuperbirSI Giob 15,25; 36,9).
Il verbo non ha un termine unico di senso oppoSto; nel
raccont? del diluvIo In contrapposizione a gbr sono usati
I verbi skk diminUire (Gen 8,1) e ~sr decrescere
(Gen 8,3.5).
b) Il significato primario di g'bura , in stretto rapporto col verbo~ superiorit, vigore , forza l).
Molto spesso SI tratta della forza bellica (ls
3,25; Ger 49,35; Ez 32,29s.; unito a mill;ama battagha .: 2Re 18 ,20 = Is 36,5; Is 28,6). Nei somman di scuola dtr. g'bur viene usato nel senso
pt generico di valore (sempre in unione con
'sh_ fare )>: I Re 15 ,23; 16,5.27; 22,46 ecc.). g'bliril
puo mdlcare la forza dei cavalli (Sal 147 lO'
Giob 39,19) o in senso figurato 10 splendo;e);
del sole (Giud 5,31).
In questo campo semantico non esiste un unico
termine di senso opposto.
345
e) Con gebir (soltanto in Gen 27 ,29.37) viene designato, in stretta connessione con il significato
primario della radice, il signore, padrone l), davanti al quale i servi (v. 37) si prostrano (v . 29).
La forma femminile corrispondente gebir signora , padrona (che ha come termine opposto
siftJa schiava in Gen 16,lss.; Is 24,2; Sal 123 ,2).
gebira alla corte reale titolo onorifico o per la regi na (I Re II ,19 par. ' issa mogi ie ) o per la madre
del re (I Re 15 ,13 par. 'em madre ;cfr. Ger 13 ,18
ecc.). Sull'ufficio della g' bira -' em 4b.
d) La forma intensiva gibbr si riconnette strettamente nel suo significato alla radice.
gibbijr pu essere tradotto come aggettivo forte
(lSam 14,52 uomo forte accanto a bO!n-~ji!, cfr.
2Sam 17,10; Sal /12 ,2 discendenza; Gen 10,9 cacciatore poderoso; in Prov 30,30 gibbor detto di una
belva).
Corrispondentemente, il significato fondamentale del
sostantivo il forte; si trovano termini paralleli come
'addil' prode (Giud 5,13), hiizaq il forte )>( Am 2,14)
e 'ari~ . il potente (ls 49,25). gibbor (l'uomo)
forte IO contrapposizione alla donna (debole) (Gios
l ,14; cfr. Ger 48,41 ; 49,22; 51,30) oppure semplicemente
In contrapposizione al debole (Gioe 4,10 ~alliis) o allo
smarrito ( ISam 2,4 kS!); in base a questo significato prim~"o, gibbor in Gen 10,8 = ICron 1,10 va tradotto con
tiranno l). Nella letteratura sapienziale il forte pu stare
In contrapposizione al saggio (Prov 21 ,22; cfr. Ger 9,22).
Nella maggior parte dei casi gibbr l'eroe guernero l), specialmente nell 'espressione frequente
346
4/ a) Della forza di Jahwe (gebura) si parla soprattutto nei salmi, in diversi contesti: quando si
descrive e si loda la forza di Jahwe (Sal 65,7; 66,7;
89,14; 145 ,11; cfr. Ger 10,6; Giob 12,13; ICron
29,lls.; 2Cron 20,6), nel lamento che chiede a
Jahwe forza (Is 63,15), nell' invocazione della forza
di Jahwe (Sal 54,3; 80,3), nella promessa di lode
(Sal 21,14; 71,18)e nei salmi storici (Sal 106,8). AI
di fuori dei salmi si parla della gebura di Jahwe
soltanto tre volte nei profeti: nell' annuncio del
giudizio (Is 33,13; Ger 16,21) e nell 'annuncio
messianico di salvezza (Is 11 ,2).
Il campo semantico della gebilrii di Jahwe comprende
una serie di termini paralleli: 'oz potenza (Sal 21,/4),
jesi/ii aiuto (Sal 80,3), qin'ii zelo (ls 63,15), zerij" ,
braccio (Sal 71 ,18; cfr. 89,14), jiid mano (Ger
16,21), gedlllla grandezza e tifO!rO!I maest
.(
348
3/ a) L' uso assa i vari o di giido! gra nde , ri fefilO a persone e a cose, con significa to sia concreto
e dimensionale sia astratto e traslato , corrisponde
m larga mIsu ra a quello della nostra parola
gra nde (cfr. a questo proposito la suddiv isione
di HAL 170b). L'ampi ezza semantica del term ine
rISulta perci pi estesa, poich gilda! pu significare a n~ h_e ~e~ch l o (m aggiore/i l pi anziano>
(cfr. qara.n / qarol} piccolo e giovane, mi noreli i p lU piccolo , p.e. in Gen 29 ,16 la mag giore SI chiamava Lea, e la minore Rachele".
44: 12 cominci dal pi anziano per fi nire con il
plU piccolo) e ricco , benestante (p.e. 2Sam
19,33; 2Re 4,8), come pure rispettato, nobile
349
I;l;?
gOdo! GRANDE
l,
c) Per quanto concerne il verbo, non si hanno significati sostanzialmente di versi da quell i dell'aggetti vo. gd! q. non signifi ca solo diventare grande
= crescere (detto dei bambini : Gen 21,8.20;
25 ,27; 38 ,11. 14; Es 2, 10. 11 ; Giud Il ,2; 13,24;
ISam 2,21 ; 3,19; IRe 12,8 .1 0 = 2Cron 10,8.10;
2Re 4, 18; Ez 16,7; Giob 31,18, cfr. Fohrer, KAT
XV I,423; Rut 1,13; di un ag nell o 2Sam 12,3; di un
corno Dan 8,9.10) e diventare grande = di ventare benestante (Gen 24,35; 26,13. 13; IRe 10,23
= 2Cron 9,22; Ger 5,27; Eccle 2,9), ma anche essere grande, mani festarsi come grande (detto di
Dio, dell a sua fo rza, del suo nome, dell e sue
opere: Num 14,17; 2Sam 7,22.26 = ICron 17,24;
Mali ,5; Sal 35,27; 40,17 = 70,5; 92,6; 104,1; di un
grido Gen 19,13; dello sfarzo Zac 12,7; di un lamento Zac 12,11 ; di un dolore Giob 2,13; di una
colpa Lam 4,6 e Esd 9,6), come pure essere
grande = importante, potente, di grande valore
(con ri ferimento al re: Gen 41 ,40; 2Sam 5,10 =
ICron Il ,9; al messia Mi 5,3; a Mardocheo Est
9,4; ad Efrai m e Manasse Gen 48 ,19. 19; all a vi ta
ISam 26,24.24); le proposizioni verbali si di stinguono dalle proposizioni nominali in cui giido! appare come predicato (poco pi di 50x), per il fatto
che esse (anal iticamente) descri vono un evento
considerato nell a sua obietti vit e non gi (sinteticamente) il situarsi soggetti vo nei confronti di
un dato fe nomeno (cfr. la professione di fede, formulata come una nuova conoscenza tramite l' aggetti vo predicati vo, in Is 12,6 grande in mezzo
a te il Santo di Israele , e la manifestazione d i fi ducia, la quale presuppone gi l'esperienza dell a
grandezza di Jahwe, espressa con una proposizione verbale in Mal 1,5 voi stessi direte: Jahwe
si mostra grande oltre i confin i di Israele ; cfr.
Jenn i, HP 26.29-33).
Il piodi gd! ha per lo pi significato fattiti vo rendere grande (Gen 12,2; Num 6,5; Gios 3,7; 4, 14;
IRe 1,37 .47; Est 3,1; 5,11 ; 10,2; ICron 29,12.25;
2C ron l ,I; con signi fi cato rifl essivo nell' hitp. dimostrarsi grande Ez 38,23) e allevare, ed ucare (2 Re 10,6; Is 1,2; 23 ,4; 44, 14; 49,2 1; 51,18;
Ez 31,4; Os 9, 12; Giona 4,10; Dan 1,5; passivo nel
pu. Sal 144, 12; cfr. Jenni , I. c., 58s.), pi raramente
assume un valore dichiarati vo decantare = loda re (Sal 34,4; 69 ,31; cfr. i nomi propri che de351
352
'i~ go}
POPOLO -
C~
'am o
354
3/ a) Il ger si disti ngue dall o strani~ro in genere dal nokri o -zar, per ti fa tto che e un forestier~ il quale si stabili to per un certo tempo nel
paese e al quale viene riconosciuta una p~rtlcolare
configurazione gtundtca. Accanto al. ger appare
1/ La radice gur nel sign. dimorare come fospesso il t05ab residente senza ptent dtrttt t
restiero n, attestata con certezza solo . nel
(Gen 23,4; Lev 25 ,23 .35 ecc.), di CW SI parla so:
semNO. e, al di fuori dell'ebr. , St trova esclustvaprattutlo nei testi sacerdotalt poste~t ltet. (l4x , di
mente come sos!. ospite, protetto, cltente .
cui 8x in Lev). La sua posizione soctale e p~ rago
nabile anche se non identica , a quella del g~r. AfL'ace. gllrrll, messo in rapporto con ge ,. in CA D G 140b,
fi ni a!" gr potrebbero essere lo spartano 7": o:'-"'.z ', :
e spiegato in modo diverso m AHw 287a.
Del tutto incerte sono le testimonianze ug. del testo ~ ,27
e l'ateniese fJ.I: TOLXO.
e IAqht (= I D) 153 (WUS nr. 690.69 1; UT nr. )67,
Il ger, da solo o in gruppo, ha lasciato la sua patria in se
Gray , Legacy 122.243).
.
.
guito ad eventi polillCI, economlc! o di altra natura e
Il fen. pun. gr (KAI nr. 37 Al B, nsp. r. 16 e r. IO, elecerca protezione all'interno di un alt ra comumta, COSI
mento frequente nei nomi propri, Harns 92s:, cfr.
Abramo in Ebron (Gen 23,4 ), Mose in Mad lan (Es 2,22
Stamm, AN 264 alla voce ubor~m) significa residente
= 18,3), il betlemita Elimelech e la sua famiglia m Moab
senza pieni diritti , cliente n, CaSt come ti moab, m KAI
(Rut 1,1), un efrai mita nel territoriO di Bemammo ~G\Ud
nr. 181 , r. 16s. , in CUI VI puo essere anche un fem. (KAI
19 16) e cosi pure gli Israelill m Egitto (Es 22,20 - 23 ,9
Il ,176).
..
( . DISO
= Lev' 19,34 = Deut 10,19; Lev 25,23).Si potrebbero teDato che l'aram. antico gLir essere eSiliato COSI
.
ner presenti anche i rapporti tra I levLlI, che non hanno
49 secondo Dupont-Sommer) non e attendibile (COSI,
territorio, e i gerim: Giud 17,7ss.; 19, 1; Deut 14,29;
bench con diverse motivazioni , KAI .. II ,263 e
K.R.Veenhof, BiOr 20, 1963, 142-144, e plU recente26,1 1.13 ecc.
mente R.Degen, Altaram. Grammatik, 1969, 19.7 1), le
Il ger non gode di tutti i d iritti di un israelita, tra
testimonianze aram. incominciano col nab. e palm. gr
l'altro non possiede terntono (secondo Ez 47,22
({ cliente (DI SO 53). Nei dialetti aram. tardivi. si
sviluppa il sign. diverso gLir commettere adulterio questa limitazione sar eliminata nell'I sraele futu ro). Si trova generalmente al servtztO di un
(gajjara adultero ).
. .
,
Gli equivalenti del sem. meridIOnale (soprattutto I arabo
israelita, che il suo signore e protettore ~ Deut
gar vicino , cfr. l'et. gor), ~he di soEto vengono men24,14). Di solito il ger povero (cfr. pero Lev
zionati, non servono a chlame la radice ebr.
25,47), pertanto viene annoverato tra coloro che
sono economicamente debolt e hanno dtrttlo
Nell'ebr. ricorrono il verbo gur (q. e hitpo.) abid' essere aiutati, come le vedove e glt orfa nI.
tare come forestiero , il sos!. ger forestiero , residente senza pieni diritti e gli astratti che ne deHanno il diritto della spigolatura(Lev 19,10;23,22; De ut
rivano gerut (Ger 41 ,17 in un nome di luogo, se24,19-2 1 ecc.); si trovano sotto la protezione dlvma
(Deut 10,18; Sal 146,9; Mal 3,5); gli Israelitl h devono
condo Alt , KS IIl ,358s. campo dell'ospite ) e
amare come se stessi (Lev 19,34; Deut 10,19), ricordanm'guri m condizione di forestiero .
dosi della loro condizione di foresllen m Egilt~ (Es 22,20
ecc.); dovranno guardarsi dall'opprimere Il ger (COSI gla
2/ Se prescindiamo dagli omonimi gr II assa nel codice dell'alleanza Es 22 ,20-23; 23,9)., il quale gode
lire e gur III temere , secondo Lt s. 319s. n ampiamente gli stessi diritti dei loro conclltadml (partemangano per gur q. 81 passi (incl. Giud. 5, 17; Is
cipazione alle decime, Deut 14,29; anno sabballco, Lev
54 15b' Ger 13x Lev Il x), per l' hitpo. 3 (I Re
25 ,6; citt di asilo. , Num 35 ,15). Secondo L:v 20,2,
17:20; Ger 30,23 [xt?; Os 7,14 txt?). Bench gur sia
24,16.22; Deut 1,16 tanto l'\sraeli ta quanto Il ger sottogi documentato prima dell'esilio (Gen 12 ,10;
stanno alla medesima legislazione; m breve, _n::"a vita
quotidiana non c'era a\cuna barriera tra I gen m e gli
19,9; 20,1 ecc.), l'impiego maggiore deltermtne St
israeliti (de Vaux 1,11 7).
trova nella letteratura esilica e postestltca (nella
legge di santit Lev 17-26 10x; in Ger 42-50 12x).
b) SotlO l' aspetto religioso valgono per gli israeliti
ger si trova 92x nel TM ( Deut 22x , Lev 21x, Es
e i geri m le medesime prescnztont (Es 12,49,
12x, Num Il x, Ez 5x, Sal 4x), m'gurim Il x (escI.
Num 15,15s.): anche il gr deve osservare ti sabato
la forma sing. in Sal 55,16; Gen 6x ed Es I x, tuttt
(Es 20,10 = Deut 5,14), il digiuno nel gIOrno
i passi in P; inoltre Ez 20,38; Sal 11 9,54; G tob
dell'espiazione ( Lev 16,29)e la Pasqua (N um 9,14
18,19; Lam 2,22), gerut Ix.
ecc.) a condizione che sia stato ctrconctso (Es
assodato che il termine ger adoperato gi antica12,48). Pu fare sacrifici ( Lev 17,8; 22 ,18; Num
mente (codice dell'alleanza 6x, 2Sam 1,13), ma che solo
15,15s. ecc.) e partecipa alle feste ( Deut 16J '..14).
verso la fi ne dello stato di Giuda (de Vaux 1,11 8) o dopo
tenuto anche ad osservare le prescnztont dt pul'esilio compare con frequenza. Il fatto trova suffic iente
rit (Lev 17,8- 16; 18,26 ecc.; cfr. Lev 17 ,15 a dtfspiegazione negli avvenimenti storici (diminuzione della
ferenza di Deut 14,2 1). Perci anch,e lO tale campo
popolazione, emigrazione, difficolt economiche) e nel
il ger pi o meno equi parato ali tsraeltta.
mot ivi teolQgici (preoccupazione della comunit per la
propria unit, affermata in cQntrapposizione con l'amNon c'e quindi nulla di strano nel fatto ch: i LXX trabiente circostante e raggiunta tra l'altro con l'Integra
ducano per lo pi il termme ebr. con "PO("'I),U~.o e m:
zione del ({ forestiero nelle proprie PQrte ; da ci il peso
tendano il ger come un proseli to m s~nso tecmco, cloe
che i testi giuridici di derivazione sacerdotale att ribUi '
come uno che con un atto di adesione (clrcQncISlone) SI
scano a questo problema, cfr. Elliger, HAT 4,227).
"J gitr
355
FO REST IERO
356
'li.
goral SORTE
",;J
T
goral SORTE
358
41 Nella misura in cui il gettare la sorte signifi ca ricercare il giudizio di Dio, sia per il mondo
antico in generale sia per la mentalit vtrt. , l' uso
del termine garal pu essere considerato nel suo
complesso come teologico. Questo appare chi aramente nell' uso traslato del termine, quando si dice
espressamente che Jahwe stabilisce la sorte e il de-
359
51 A Qumran il termine ha mutato ulteri ormente il suo significato. Esso indica nello stesso
tempo: a) una decisione o una deliberazione,
b) la posizione o l' ufficio nell'ambito della comunit, c) un partito o una appartenenza,. d) Ii destino che tocca a qualcuno (come retnbuztOne),
e) (i n IQM ) perfino una formazione militare (cfr.
F.NOtscher, Zur theologischen Termmologte der
Qumran-Texte, 1956 , 169-173).
Il NT si ricollega all' uso dei LXX, che nella
maggioranza dei casi (62x) traducono goral con
"/)J,?" ~
Nel NT prevale il significa!o traslato.
Cfr. W.Foerster - J.Herrmann , art . x'l)po, ThW
II1 ,757-786 (= GLNT V,583-664). H .H .Schmid
'?')
gi I ESULTARE
360
In parallele cen gil si treva spessissi me sII/h <C rallegrarsi (.oltre 30x); seguene sliSlsis <C rallegrarsi 1'1111
esul tare H, n,a. hi. gridare. "z giubilare ecc.', cfr.
h:
Il verbe (intransitive) usato nermalmente in mede asselute. Altnmentl compare cestruito cen b e (sepraltulte
mr apporte con DIO , p.e. Sal 11 8,24, eppure col sue
agire, p.e. Sal 9,15), due volte cen 'al (Os IO5' Sof 3 17)'
cfr. Humbert, Le. , 205 e 137.
' ,
"
4/ a) La grande maggioranza dei testi si riferisce alla lode di DIO. Nel caso di un invito all a lode
compare Il gndo di esultanza che si esprime imperati vamente. S al. 32~ 11 rallegratevi per Jahwe, e
giubi late, VOI gtuStI! ; SimIlmente in Is 65 ,18;
361 ';l' l
gil
ESULTA RE
66?1O; Gioe 2,2 1. 23; Zac 9,9; Sal 149 ,ls. il richiamo Imperati vo all a lode viene sviluppato con
uno IUSSIVO: ca ntate a Jahwe un canto nuovo
SI. rallegn Israele per il suo creatore, esult ino i figii
di SlOn per Il loro rei ; IUSSIVI SI trovano anche in
Is 35 ,1.2; Sa196,11 = ICron 16,3 1; Sal 97,1. Un invllO alla lode IO Ia persona (volontati vo o coortau va) SI ha IO Sal 11 8,24 questo il giorno che il
Signore ha fatto; esultiamo e rallegriamoci per
esso! , ugualmente 1s 25,9; Sal 31 ,8. Una variaZIOne profetica l' invito all a lode nell ' inno escatologlco)>: I~ 49, 13; 61,10; 66,10; Zac 9,9. Il lodare
o giubilare e una conseguenza dell'azione di Dio:
Sal 9,15 perch io raccont i... , (perch) io giubili
per Il tuo soccorso l); cfr. Is 29 19 41 16' Zac IO7Sal 14,7 = 53,7; 16,9; 21,2; 48 ,2; '5 1:10; 65,3;
89,17; 97,8; col sos!. 1s 9,2a txt em' Sal 434 txt?
a ci corrisponde la gioia di Jahwe i'n Is 65 '19' s~i
3,17. Nel contesto di un voto di lode gil ~i t;ova
In Sal 35,9 ma io voglio esultare per Jahwe e ral legrarmi per il suo soccorso! e in Ab 3 18' Sal
13,6.
"
,
Nella preghiera ricorre il motivo che i miei nemici non
esult ino O), Sal 13,5. Nella lamemazione si deplora la
scomparsa della gioia e del giubilo (dalla casa di Jahwe)
(Gioe 1,16), mentre nel giudizio profetico questa scom
parsa Viene preclamata (Is 16,10 = Ger 48,33).
In tutti questi gruppi di passi biblici si tratta sempre del medesimo avvenimento fondamentale: la
reazione gioiosa e giubilante per un fatto, nella
maggioranza dei casi per un'azione salvi fica o liberatrice di Jahwe (Sal 9, 15; 35,9). In prevalenza
si intende un gesto di Dio nella storia del popolo
o del singolo, ma la storia comprende anche l'alti vi t creatrice di Dio: Gioe 2,21.23. Da ci si capisce come quei testi , che noi chiamiamo profani , non vogli ano in sostanza significare qualcosa di diverso, poich anche la gioia dei genitori
per i loro bambini ( Prov 23,24s.) presuppone un
agire di Dio ed , da questo punto di vista, gioia
per un intervento di Dio.
b) Dopo quanto stato detto, appare tanto pi
forte il contrasto nei due passi di Osea, in cui gil
viene visto negativamente: 9,1 Non rallegrarti,
Israele! Non esultare (I ' al-/iige! pr 'cel-gil) come le
nazioni! Poich tu vai fo rnicando lontano dal tuO
Dio (traduzione di H.W.Wolff), e 10,5 strepitana per la sua mag nificenza (txt?). A proposito
di 9, I Wolff, BK XIV/ 1,197 dice: Osea testimonia per la prima volta il binomio sm/J-gil. Egl i mostra anche che esso appartiene originariamente al
carattere dionisiaco dei culti di fecondit cananaici... . Pu considerarsi come certo che gil ebbe
una sua ambientazione anche nei cult i di feco ndit cananaici e questo testimoniato direttamente da 10,5, se il testo a posto. Ma ci non significa che l'azione espressa con gil o che il vocabolo gil appartiene originariamente al carattere
dioni siaco dei culti di fecondit cananaici
( Wolff, I.c.). L'esultare come manifestazione della
gioia, soprattutto nel culto, un fenomeno
362
363
Nell'aram. bibl. compaio no tanto glh I q. svelare quanto glh II ha. deportare in esilio l) ,
come pure il SOSI. giilli deportazio ne .
Resta incerto (c fr. Noth , IP 244) se si possa far derivare
il nome proprio Jogli (Num 34.22) da glh I.
21
\I verbo ricorre in ebr. 187x (Mand. aggiunge
anche Ger 52,29, presente in alcuni manoscri tti ed
edizioni), in aram. 9x. La suddivisione sulla base
delle coniugazioni verbali la seguente: qal 50x
( scopri re 21x, andare via 29x , se si deve
collegare Prov 27 ,25 a glh Il contro Ma nd.), ni. 32x
(l s 8x , ISam 6x , Ez 5x , 2Sam 4x), pi o56x (escI. Sal
11 9,22 da coll egarsi a gli pio cont ro Lis.; Lev 24x ,
Is 6x), pU. 2x, hit p. 2x , hi . 38x (Ger 13x, 2Re 12x),
ho. 7x; aram . qal 7x ( Dan), ha. 2x (Esd). Se si distinguono due verbi, si ottengono 112 casi per glh
I (e inolt re aram. 7x) e 75 casi per glh Il (i ncl. Is
38 ,12 ni .; inoltre aram. 2x).
golii compare42x (Esd 12x , Ez Il x, Ger 10x), giilli(
15x (Ger 5x, Ez 3x), l'aram. giilu 4x.
glfl
SCO PRIRE
364
4/
365
368
suguale viene appianato e vlen~ por~ato a co mpimento (cfr. p,e, Sal 7,5). gml puo COSI essere usato
anche in parallelo con slm pl. npaga re (GIOe
4,4; Sal 137,8). Dall'altro ,Iato, dal punto di partenza che abbiamo sopra IIldtcato SI SViluppa un
altro sign, portare a compimento (un ?a mbl~~)
= divezzare ( ISam I ,23s.; I Re Il ,20, Is I , ,
28,9; Os 1,8; Sal 131 ,2) e maturare ( Num 17,23
mandorle sulla verga di Aronne; Is I8,5 ~v a) .
Il sost. g'mLiI ricorre solo nel senso di restitUi re e
ripagare (Is 3, II ; Prov 12 ,14; 2Cron 32,25)eo _d~
fare bene o male (Gioe 4,4.7; Similmente g mula
in 2Sam 19,37), che pu ricadere su chi lo compie
(Giud 9,16; Abd 15; Sal 28 ,4; 94,2; ~m 3,64),
g'mlil pu essere usato, come Il verbo,m parallelo
con slm (ls 59,18; 66,6; Ger 5 1 ~6; Gioe 4,4; Sal
1378' Prov 19 I7' con sb hl. ncambl are Gioe
4,4.7;' Sal 28,<94',2; Prov 12,14; Lam3 ,64).
371
g',:
un
g'r
RIMPROV ERA RE
372
41 . L' uso. del termine in senso. propriamente teQIQglcQ SI nCQllega sQprattuttQal rim provero in battaglia. Nelle descri ziQni della IQtta di Jahwe CQ nt ro
II caQS nCQrre spesso. g'r (Sal 104 ,7; GiQb 26,11 ;
Nah 1.4:SaI 68.3 1; 106,9; 18, 16 [= 2Sam 22 16J' ls
50,2; cl r. Gunkel, I.c., 68. 106. 111 ; Jer~mi'as
I. ~., 20,31ss.67s.90ss. 146; CQntro Ph. Rey mQnd'
L Eau, sa Vie, et sa significati Qn dans l'A T SVT
6, 1958, 188s. , bisQg na tener presente che I~ IQtta
CQnt ro II caQse qUindi la radice g'r nQn appartengQnQ Qnglnanamente al raCQnti di creaziQne, cfr.
Westermann , ~K 1,43 ). Effetti CQncreti di g'r
SQ nQ. II mare,. 1acq ua, II. tehQm, il mare dei giunch, fuggQnQ.. indietreggia no. Q si secca no., le CQI? llne del. cI~I Q tremano.. g'r in parallelo. CQn
I Ira di DIO, (za'am, -'a(, - bema, Nah l ,4ss.)
QPpure CQn rg agItare , m/n abbattere , hll
PQI. trafi ggere . (GlOb 26, 11 ). Unito. al moti ~Q
dell a IQtta CQnt ro II caQs, g'r si trova nelle epifanie
(C. Westermann , Das LQben GQttes in den Psalmen, 1953, 69ss.). Probabilmente il g'r che CQmpa re nel CQ ntestQdell a IQtta di Jahwe CQnt ro le na~Io nl ~s 17,13; Sal 9,6; Is 66, 15 epi fania per il giu IZIQ Inale; Sal. 80,17; 76,7 al mare dei giunchi ) e
cQnt ~Q gli SPIrJII di Belial ( I QM 14,10) si ricQll ega
anch esso. al mQll vQ dell a IQtt a CQnt rQ il caQS Nei
C~S I In CUI Israele QggettQ del rimprQverQ divino.
~ s 51,20; 54,9), cQ mpare quas i sempre nel SQttQQndQ Jahwe CQme IQttatQre. In Mal 3,1I il rimprQverQ di Jahwe tende ad imped ire la vQracit
delle cava llette ( HQrst HAT 14273) . Z 32
l'o
'.
d'
'
"
In ac
PPQSIZIQne I satana CQnt ro un atto. SQvranQ d'
Jahwe (HQrst, BK XV I,13s.).
I
51 . Qumran si ricQllega all ' uso. teQIQg icQ della
radice nel! ' AT. P; r i LXX e per il NT cfr. E.Stauffer, art. E7tl'!" ( fL <X w , ThW Il ,620-623 (= GLNT
1II ,797 -~08); JQOQn, I. c., 320s.; H.Hanse art
O(~OPEW , ThW IV,295 -297 (= GLNT v 789~
794); H.C. Kee, NTS 14, 1967 232-246
'
,
. G. Liedke
'A
373
31
374
,~,
T
dabar PAROLA
31
376
Gen
Es
Lev
Num
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Gios
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ISam
2Sam
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2Re
Is
Ger
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Nah
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Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
dbr
sing.
plur.
totale
31
39
30
23
31
13
38
65
14
86
12
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62
8
29
96
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25
78
68
124
108
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204
82
24
49
23
18
47
55
86
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33
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I
5
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9
7
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109
64
3
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2
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I
2
2
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AT ebr.
I
7
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Il
19
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20
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3
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24
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13
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14
29
30
78
1440
IO
16
20
36
886
13
IO
42
554
Il
46
37
6
18
I
4
IO
33
1084
41
377
21
b) Rispetto al verbo dbr presenta invece un ampliamento di significato, che all'interno dell ' AT
stesso non fu inteso come uno spostamento dI
senso: dbr non indica solo parola , ossia il
supporto linguistico di una realt significativa , ma
anche il contenuto stesso. Qui per bisogna fare
un' importante riserva. Se si suppone un duplice
senso di dabr (pi o meno parola - cosa ),
per spiegare questa duplicit semasiologica non si
dovrebbe ricorrere alla concezione del mondo che
avevano gli antichi , i quali non conoscevano alcuna netta separazione tra lo spirituale e il materiale. La contrapposizione tra parola e cosa
non quella tra spirituale e materiale. dbr non
sta per oggetto in senso material e, per esempio
in contrapposizione a persona o come designazione della propriet di qualcuno (cfr. k' li oggetto, utensile ), ma , secondo il suo carattere,
una pura astrazione. dbr conserva un po' sempre l'aspetto di attivit espresso dal verbo: indica
qualcosa che si pu prestare a discussione o
a trattazione o ne pu diventare oggetto, come
affare , avvenimento, episodio (p.e. I Sam
4,16; 10,16; 21 ,9; 2Sam 1,4; IRe 12 ,30; Rut
3,18; Est 1,13; 2,22; 8,5; Esd 10,9). Sono caratteristiche le formul e dibre hajjamim i fatti dello
anno nel senso di annali (IRe 14,19 e altre
32x s~fcer dibre hajjmim in II2Re; similmente Est 2,23; 6,1; 10,2; Neem 12 ,23; cfr. ICron
27,24) e l'unione frequente di dibre con un nome personale, normalmente quello di un re (p.e.
IRe 11 ,41 la storia di Salomone ), e infine
hadd' brim h '~IIli! questi fatti (Gen 15 ,1;
22,1.20 ecc.).
c) dbar si presta inoltre ad essere usato come termine sostitutivo, quando non si ha a disposi zione
un'espressione particolare, oppure quando questa
deve essere evitata (p.e. Gen 19,8; ISam 20,2;
2Cron 29 ,36), specialmente con una negazione
(p.e. ISam 20,21; 22,15) oppure con k81 (<tutto
(Num 31 ,23; Giud 18,7; 19,19). In questo senso'
attenuato dbr ha assunto anche la fun zione di
un pronome indefinito; anche altri nomi hanno
379
subito una simile attenuazione ed un simile svuotamento di significato, p.e. m el' k lavoro >
qualcosa (Es 36,6; Lev 7,24 ecc.). dbr assum e un senso pi preciso mediante determinazioni attribut ive o geniti vali , o qua ndo ri ferito ad
un fatto o ad un 'azione.
dabr pu anche designare la natura e il fondamento di un affare o di un evento (G ios 5,4; 1Re
11 ,27), particolarmente se unito a 'al usato come
preposizione o come congiunzione: a causa di ,
poich ; in Eccle 3,18; 7, 14; 8,2 si ha dibr con la
stessa fu nzione.
d) singolare il fatto che dabiIr non abbia un uso frequente nel linguaggio giuridico, ed dubbio se ricorra
talvolta come termine tecnico gi uridico. Forse queslO sarebbe il caso dell'espressione particolare M'al d' barim
(Es 24,14): chi ha una questione . In altri passi non
sembra possibi le intendere diIbar come termine tecnico
gi uridico in senso pregnante (Es 18, 16; 22,8; Deut 1,17;
16,19; 19,15). Probabilmente dabar qui un sostituto
impreciso del termine tecnico -ri b.
*31 Nell' aram. bibl. per dbr e dbr pi osi hanno
gli equival enti mill parol a, cosa (24x in Dan)
e mll pa. parlare (5x in Dan). Dall 'aram. (c fr.
KBL 1093b.1094b; DISO 152.154) questi vocaboli
sono passati anche nell 'ebr. (cfr. Wagner nr.
171 .172), dove si hanno mill parola 38x (Glob
34x , inoltre 2Sam 23,2; Sal 19 ,5; 139,4; Prov 23,9)
e mll qal far cenni Ix (Prov 6,13), pio parlare,
annunciare 4x (Gen 21 ,7; Sal 106,2; Giob 8,2;
33 ,3; per 1Cron 25 ,4.26 cfr. Rudolph , HA T 21 ,
166s.).
Un altro si nonimo in aram . pitgam parola, messaggio , che un prst. dall'antico persiano (KBL III4b;
DISO 238; nell 'aram. bi bI. 6x 111 Dan 3, 16; 4,14; Esd
4,17; 5,7. 11 ; 6,11 ); esso ricorre anche in ebr. come aramaismo (Eccle 8, 11 ; Est 1,20; cfr. Wagner nr. 241).
IV 1
Il
380
383
382
31 A differenza di tutta una serie d i termini colletti vi, che riguardano la pare ntela e la discendenza (zcra' discendenza , mispa!la trib , 10IMI discende nza ), dr si colloca primariame nte in un ambito te mporale . Comunque vada
interpretato il termine anche dal lato etimologico,
il suo signi fi cato di ordine temporale: durata,
continu it . Ma, second o la co ncezione ebraica ,
un tempo che perdura non una pura ast razione.
Esso si percepisce sempre nel suo co ntenuto (von
Rad II,109s.). Lo spazio di te mpo che viene indicato co n dor pu essere inteso solo come durat a
dell ' uomo che in esso vive. Il passato e il futuro
vengono descritti come un susseguirsi di molte
generazioni.
Il contenuto semant ico del termine pu essere assai diverso. Talvolta l'aspetto pi sottolineato
l'idea di una colletti vit umana che vive in un
tempo determinato (Gen 6,9; 7,1; Es 1,6; Lev
23,43 ; Num 32, 13; Deut 1,35; 2,14; 23,3.4.9;
29 ,21 ; 32,5.20; Giud 2,10; Is 41 ,4; Ger 2,31; Gioe
1,3; Sal 12,8; 14,5; 24,6; 78,6.8; Prov
30,11 .12.13.14; Eccle 1,4). In questi passi dr ha
quasi sempre un significato generico, indicando
pi o meno Israele nell a sua totalit, che vive in
un determinato tempo (cfr. M.Noth , Uberlieferungsgeschichtliche Studien , 1943, 21 n. 3). Solo
di rado esso assume un significato escl usivo e sta
ad indicare un gruppo pi limitato all ' interno del
popolo (Sal 24,6; 112 ,2; Prov 30,11 -14).
In al tri passi si insiste fortemente sull' aspetto te mporale, p.e. Is 51,9. Soprattutto in alcune formule
ormai fi ssate dall ' uso dor eq uivale ad un' indica zione cronologica: dar wador (30x, di cui 18x in
Sal), senza congi unzione Es 3,15; 17, 16; Prov
27 ,24K; cfr. l' ug. drdr e l'acc . dur dar per sem pre . Alt re forme raddoppiate che eq ui valgono ad
a~verbi te mporali sono dor l' dar (Sal 145,4), dar
dorim (Sal 72,5; preceduto da le Is 51,8; con be Sal
102 ,25 ). La form a caratteristica e quasi escl usiva
di p il plurale con suffisso preceduto da le (39x)'
ledorolkrem/ledorolam/ledorolaw secondo I~
vostrellorolsue generazioni ha la funzione di un
avverbio temporale riferito al futuro ed in qualche modo sinonimo di le'lam (- 'oliim).
Per Is 53,8, dove G.R.Driver, JThSt 36, 1935, 403 , e altri
traducono dor con destino (recentemente D.W.Thomas,
EThL 44 , 1968 , 84), cfr. Westermann , ATD 19,214.
l"~ din
GIUDICARE
ri din GIUDICARE
11 La radice di n del semi tico comune (cfr.
HAL211 ).
Negli ambienti vicini all' AT questo gruppo ricorre di rre
quente in acc. (A Hw 150s.167s.l7I s.57 Is.), ug. (WUS
nr. 766; UT nr. 657) e aram . (DISO 56s. 143), manca in
vece nel fen. pun. (-sp!l.
Nell ' AT il verbo din si trova nelle coniugazioni
qal e ni .; da esso derivano i seguenti sostantivi: din
ca usa giudiziaria (inf. sostanti vato, BL 452 ),
dajjan gi udice (nome d'agente, BL 478), mildon
e midjan contesa (sostanti vi verbali con prefisso 'm- , BL 491 ; per miqjan cfr. I.L. Seeligmann,
FS Baumgartner 1967, 256), m edina distretto
giud iziario , provincia (m- locativo, BL 492; cfr.
Wagner nr. 152).
cosi pure il nome di donna Di /la contesa giudiziaria , che senza dubbio stato creato anificial mente per
la narrazione di Gen 34 (J.J .Stamm , FS Baumgan ner
1967, 331).
'1
T
din ricorre anche nei nomi di persona Dina (vd. SI. 3),
,abidan e Daniiiei (HAL 219a), nel nome di persona , ~i
luogo e di trib Don , come pure nel nome di luogo Ma
don (Noth , HAT 7,67s.; M.Weippert, Die Landnahme der
386
387
o,
dam SANGUE
01
dm SA 'GUE
388
21
31 Poich dom l' unico term ine dell ' AT che indica sa ngue l), ha un uso assai ampio: significa
sa ngue di uomi ni e di animali , particolarmente il
sa ngue versato in guerra o in altro modo vio lento
e il sa ngue del sacrificio. L'idea di sangue versato costituisce lo sfondo semasiologico attraverso cui dom (si ng. e plur. domim) , co me avviene anche in altre li ngue, passa dal suo sig nifi cato naturale ad un senso pi astratto: spargimento di sangue, guerra . Come parallelo appare
talora dcbcer peste (Ez 5,17; 28,23; 38,22). In
questa accezione astratta dom acquista una connotazione etica: fatto di sangue e (con significato
pressoch ident ico, data la mentalit ebraica)
omicidio (N um 35 ,33; Deut 17,18; 19, 10; 21,8;
22,8; Giud 9,24; ISam 25 ,26.33; Os 1,4; 4,2; 12, 15;
Prov 28, 17). Versare il sangue spesso, soprattutto in Ez, sinonimo di ({ commettere un omicidio (Gen 9,6; 37,22; Num 35 ,33; Deut 21,7;
ISam 25 ,31; Sal 79,3; Prov 1,16; Ez 16,38; 18,10;
22,3.4.6.9. 12.27; 23 ,45; 33,25; 36 ,18).
389
Cl
dam SANGUE
:1~i
f11asal
proverbio ,
cfr. O.Eissfeldt, Der Maschal im AT 1913; A.R.Johnsan, SVT 3, 1955, 162- 169; ulteriore bibliogr. in Sell in391
Foh rer 339; (4) 'mm ({ equivalere (Ez 31 ,8; altrove solo
Ez 28,3); (5) 'rk q. nel sign. di porre a confronto , paragonare (Sal 89,7; Is 40,18 pi.; non in parallelo con
dmh : Sal 40,6; Giob 28,17. 19; altrove significa ordi nare ).
In
b) A proposito del termine astratto demitl ({ uguaglianza, somigl ianza l), che in molti passi si pu
tradurre benissimo con ({ qualcosa come
(L.Kohler, ThZ 4, 1948 , 20s.), ci si pu chiedere
se con esso si intenda una uguagli anza reale o, in
maniera pi sfumata, solo una certa so miglianza
(Kohler, I.c.; W.H .Schmidt , Di e Schopfungsgeschichte der Priesterschri ft, 1964, 143; Westerinalln , BK 1,202s.). Ad una domanda del genere si
pu per ri spondere che il termine, preso in se
stesso, denota una possibil it di confronto totale,
non una pura somiglianza di grado inferiore, distinta da tale confronto; tuttav ia, la necessi t o
l'esigenza di stabilire l' uguaglianza sorgono solo
quando l' uguaglianza non del tutto evidente.
In alcun i passi (I s 13,4 e Sal 58 ,5 il testo dubbio)
d' m/il si riferisce a raffigurazioni si mboliche o immagini (2 Re 16,10 modello e progetto di un altare;
Ez 23,15 pitture parietali; 2Cron 4,3 fi gure di buoi
sotto il mare di bronzo) e sottolinea la loro corrispondenza col modello ({{ copia, riproduzione l ).
Frequentissi mo per demitl nei raccont i delle visioni di Ezechi ele (come nome reggente: Ez
1,5.5. 10.13 [t xt?].16.26.26.28; 10,1.10.2 1.22; staccato dal nome che gli si ri ferisce: 1,22; seguito da
k' mar'e ({ come le sembianze di )>: 1,26; 8,2) e di
Daniele (Dan 10,16), dove l' identit della cosa
contemplata con la realt di vina pu venir solo accen nata.
Per i passi che si riferiscono all' immagine divina
(Gen 1,26; 5,1.3) e per Is 40,18, dove demitl ha
pure il significato di ({ riproduzione, immagine l),
vd . st. 4a e -~ clcem .
Tra i termini sinonimi va ricordato soprallUllO labni I
({ figura, modello (20x, deriValO dalla rad ice bnh costruire ). Per i vocaboli indicanti figura (lemUna, Ib'ar, qa?~a?b) e immagine (maskil ecc.) -~a? Ia?m.
c) Il campo semantico dell ' uguagli anza e della somiglianza non dominato in ebr. da verbi e nomi
ma dall a particella di paragone k e ({ come (per la
forma e l' uso cfr. GK 11 8 s-x; Jolion 274276.279.407s.5 lOs.527s. ; BrSynt 96.104s.126).
Degli ol tre 3000 casi in cui ricorre la particella k'
nell' AT ebr. (di cui 57x k'm; nell'aram. bi bI. k'
testimoniato all 'incirca 80x , incl. 22x kol-qObel
({ in corrispondenza con l), ke'anlk" cncellke'cel
({ adesso 17x, kedi ({ come, quale 5x), pi di
500 riguardano la congiunzione ka 'ascer ({ come
e ci rca 250 la costruzione k' + inf. , che per lo pi
da tradursi in Deut con una proposizione temporale secondaria (mol to spesso con sm ' ({ udire
46x, b ' ({ venire 26x, klh pi o{( terminare 25x,
r' h ({ vedere 25x). Spessissimo k e (o k'mo) si
trova prima dei sos!. con sign. generico e astratto:
kllkol- ({ totalit, tuttO (I27x, di cui 75x k ekl
'ascer ({ seco ndo tutto quello che ), dbr {{ pa~~i dII/h
rola )} (94x ),j8m giorno)} (78x), mispa! pre cri zione, costume)} (42x), mar'ii> sembianza, appari zione)} (25x), ma'sii> opera )} e 'er tempo )}
(22x eia cuno), ment re i paragoni con elementi
concreti e con esseri viventi sono pi uttosto rari : ' i s
uomo e majim acqua (23x), ~8n pecore
(20x), 'es fuoco ( 19x), (181 abbia ( 14x).
Mentre per la maggior parte dei nomi costruit i con k" il
numero dei passi con tale particella ammonta per ciascun nome a una piccola frazione (dei circa 600 vocaboli
ebr. costruiti con k e quasi pi della met hanno una ala
volta questa costruzione), vi sono determinate parole,
come 1110$ pu la (8x, solo con k'), che vengono usate
specificamente nei paragoni. Anche quando compaiono
nomi di animali , il numero delle costruzioni con k' al
di sopra della media. Nei paragoni con animali la stati stica, presci ndendo da $011 che si trova al vertice, la seguente: -'ari l 'arje leone (16x, inc!. Ix aram.; inoltre
k'fir 9x, lobi ' 6x, so(/OI 3x, gor Ix come ulteriori designazioni del leone), n<es<er aquila, avvoltoio (12x),
~ipfJor uccello ( IOx), slis cavallo e jo na colomba (9x), 'ajjal(a) cervo/a (8x). atu ralmente
tutti questi numeri valgono solo per i paragoni espressi
con k e , mentre i paragoni indiretti o i ralTront i metaforici
41
~
" :~J
393
l'altra divi nit (cfr. J.Hehn , Die biblische und babylonische Gottesidee, 1913, 99). Perci qual siasi pretesa cii altre potenze cii essere uguali a Jahwe aspramente com battuta; cfr. Is 14,14, dove
con un linguaggio mitico si caratterizza l'empiet
ciel re cii Babilonia: sal ir ulle altezze delle nubi
mi render uguale (dII/h hitp. ) all' Alti simo :
A proposi to della somiglianza dell'uomo con Dio, che si
esprime nel dominio sul mondo animale (Gen 1,26s.;
cfr. 5, 1.3; Sal 8,6-9), ma che risale a concezioni proprie,
bIsogna confrontare -sdil<ell , col quale il termi ne d' miil
che lo interpreta (co~truito con be O k ' ), pu esser~
sca mbiato abbastanza spesso.
b) Le espressioni sull a incomparabilit di Dio, cotruite co n la particell a di paragone k' (Labuschagne, Lc., 8-28), si dividono e enzialmente in due
gruppi , i quali possiedono tutt'e clue la loro controparte form ale nel linguaggio cii ogni giorno:
fra i nominali negative dalla forma 'e n .. . k e non
c' nessuno ... come ... (Es 8,6; 9,14; Deut 33,26;
ISam 2,2.2; 2Sa m 7,22 = ICron 17,20; IRe8,23 =
2Cron 6, 14; Ger 10,6.7; Sal 86,8; cfr. Is 46,9 con
la negaz ione 'cfres) e domande retoriche con una
negazione impl icita mi k' ... chi come ... ? (Es
15, 11.11 ; Is 44,7; 49,19 = 50,44; Mi 7, 18; Sal
35, 10; 71,19; 77, 14; 89,9; 113 ,5; cfr. Deut 4,7). A
quest'ultimo gruppo appartengono anche i nomi
propri Mikaja(hit), MikG)'hit , Mika(lni) , Mika'el
Chi come Jahwe/ Dio , cfr. Noth, IP 144; Labuschagne, Lc., 2Is.126-129; contro B.Hartmann ,
ZDMG 110, 1961 , 234).
Le designazioni che vengono qui usate per esprimere il nome di Dio sono: Jhwh (Es 8,6; Deut 4,7;
ISam 2,2; Sal 113 ,5; in tutto solo 4x insieme con
k' ), ''''18him (lSam 2,2; Sal 77, 14; kel8him altrove
solo in Gen 3,5 sulla bocca del serpente: che voi
diverrete come Dio ; Zac 12,8 in una promessa
iperbolica: colui che stava per cadere diverr
fort e come Davide, e la casa cii Davide sar come
Di o ; 2Cron 32, 17 cletto delle divinit clegli altri
popoli ), 'el (Deu t 33,26; altrove solo in Giob 40,9
il t uo braccio come il braccio di Dio? ; con
k e m8 Giob 19 ,22 perch mi perseguitate come
(fa) Dio? ), inoltre kam8ni come me ( Es 9,14;
Is 44,7; 46,9; Ger 49,19 = 50,44), kam8ka come
te (Es 15 ,11 .11; 2Sam 7,22 = ICron 17,20; IRe
8,23 = 2Cron 6,14; Ger 10,6.7; Mi 7, 18; Sal 35, 10;
71,19; 86 ,8; 89,9) e kam8h!i come lui (Giob
36 ,22; cfr. Giob 40,9 possiecli come lui la voce
del tuono? ).
La clichiarazione di incomparabilit in senso IalO,
presente negli inni , viene di volta in volta gi ustificata o per mezzo ciel contesto o tramite formulazioni indirette, e soprattutto attraverso il potente
intervento di Jahwe nella storia in qualit di salvatore giusto (no n a caso proprio nelle trad izioni
delle piaghe e clell'esodo; nei salmi di lamentazione incli vid uale 35' 71' 77' 86 per moti vare ti
gri do di ai uto cii un indi~idu'o oppresso), ma anche attraverso la sua potenza cii creatore (nel Deuteroisaia strettamente collegata con la salvezza).
394
n~r1
qal
hi.
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Giona
Mi
Nah
Ab
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Eccle
23
37
15
15
24
4
2
2
l
11 La raclice drk calcare (coi piecli ) appartiene al sem itico comune; essa ha subito numerose trasformazioni che divergono talvolta per
l'aspetto fonetico o per il significato (HAL 22Is.;
P.Nober, Bibl 40, 1959, 196* s.).
L'acc. daraggll (tracciato della) strada (A Hw 163a;
CA D D 108b) un sinonimo raro del pi usato lIrhll o
harrGl1l1; cfr. anche darakll seguire (?)>> e darku (; seguente (AHw 163a.164a).
In ug. si trova il sos\. fem. drkl signoria, potenza
(WUS nr. 792; UT nr. 703; Driver, C!V1rr54)corh'iermine parallelo a mlk regno (nel testo RS 24.252,
r. 6s.: b'll mlk par. a b'l, drkl , detto di ' Anat , Ugaritica
V ,55 1); vd. SI. 3c.
el ren. pun. e nell'aram. pi antico pare che ricorra solo
la radice verbale: camminare su, pestare, tendere
(l'arco) (DISO 60).
Il sostantivo ebr. dcrrek via (form a qiti?J cfr.
395
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT
sos\.
31
13
I
Il
2
3
Il
40
21
33
14
16
41
85
4
22
4
I
23
48
17
15
27
12
46
22
47
57
107
8
I
3
2
4
2
2
3
6
3
4
I
I
47
20
52
19
12
21
l
3
Lam
49
13
32
75
I
4
2
3
3
6
3
3
11
14
161
25
706
2
I
2
3
3
66
543
31 a) Dal sig nificato primario strada (calpestata e di conseguenza con terreno solidamente
battuto ) si sviluppano i molteplici significati di
dcrrek tanto in senso spazi aie-geogra fi co quanto
in senso figurato-metaforico. Dei di versi usi del
vocabolo (cfr. oltre ai di zionari l'esposizione dettagli ata di otscher, Lc. , 17-69) saranno ricordati
qui solo i pi importanti.
Fra le numerose vie intese in senso spaziale-geografico l' AT ne conosce alcune che hanno un
nome speciale, poich si tratta di strade di grande
traffico molto frequentate: la strada del re nella
zona ad est del Giordano, che da Damasco porta
ad Aqaba (Num 20,17; 21 ,22; cfr. HAL 222b;
Y.Aharoni , The Land of the Bible, ' 1968, 49-52 ),
la strada di coloro che abitano nelle tende
(Gi ud 8,11 ) e la st rada del mare , che porta al
mare o corre nelle vicinanze del mare (Is 8,23; cfr.
Aharoni , Lc., 41-49).
Impercettibilmente il significato concreto cii
via si trasforma in quello cii mov imento sulla
via : un uomo che va per una strada, percorre la
sua via per raggiungere una meta (p.e. Gen
24,27.48; 32,2 ecc., spesso unito a -hlk andare ;
baddcrrek = per via ).
Il fatto ciel ca mminare ancor pi accentuato
quando dcrrek dev'essere tradotto con viaggio , impresa o anche spedi zione militare
111
ddircek VIA
396
(Gen 42 ,25; 45 ,2 1.23; ISam 21,6 dd>rCl'k !lol im presa profana ; cfr. anche l'acc. /Jarrol/li via ,
viaggio, carovana , campag na milit are , AHw
326s.; CAD H 106- 113 ).
Vista dal punlO d'arrivo, la via assume il sign.
di via percorsa, trallo di strada (fra due pUllli) )
(cfr. p.e. Gen 31,23 per la distanza di selle giorni
di cammino ).
Si suppone una concezione simile quando il vocabol o dd>rCl'k indica la direzione di un movimelllo,
non Importa se esso viene eseguilo o se viene soltanlO descrillo. Il punto verso cui tende il mov imento pu essere indicalO in tal caso o co i quallro
punti cardinali (Deut 11 ,30 ecc., specialmente
nella descrizione del nuovo tempi o in Ez 40,6ss.)
oppure nominando luoghi o posti particolari (Gen
16 ,7 ecc.).
b) In senso figurato la vita dell ' uomo pu essere
descrilla come una strada, su cui l'individuo si
trova (cfr. A.Gros , Le thme de la rOUle dans la
Bible, 1957, 17-30 ); spesso si pu tradurre in tal
caso con comportamento, condolla (p.e. Gen
6,12). Questa terminologia ha assunto una ril evanza particolare nella lelleratura sapienziale
(Prov 1,15 ecc.) e nella sfera religiosa (vd. st. 4).
Se si considera il punto finale di ogni vita umana,
con queslO vocabolo pu essere indicata la via di
tUlli gli uomini , che conduce alla morte (Gios
23,14; IRe 2,2; per Prov 14,12 cfr. HAL 223a). In
maniera molto pi generale, via nel significalO
di condotta, stato, costume, modo e maniera
designa certi fatti fondamentali della vita degli uomini o della natura (p.e. Prov 30,19s." Gen 1931
i rapporti dei due sessi fra di loro; Gen 31 ,35' la
condizione della .donna nel ciclo mestruale, cfr.
Gen 18 ,11 con '6rab , vd. st. 3d).
c) Non si pu stabilire se l' ug. drkr signoria, potenza possa essere utilizzato per illuminare alcuni passi dell' AT. I passi citati al riguardo (con
drk q.: Num 24,17; con dd>rcek: Ger 3,13; Os
10,13; Am 8,14; Sal 67,3; 110,7; 119,37; 138 ,5;
Glob 26,14; 36,23; 40,19; Prov 8,22; 19,6; 31 ,3) in
genere sono comprensibili anche senza questa ipotesI , oppure possono essere spiegati in altra maIlIera.
La serie delle proposte comincia con un'osservazione di
Albnghl su Num 24,17; allri passi sono stati via via ci
tali da diversi autori , cfr. W.F.Albright , lBL 63 , 1944,
219; Id., SVT 3, 1955,7; id., FS Robert 1957, 23s.; P.Nober, VO 26, 1948,35 1-353; S.Bartina, VO 34, 1956, 202210; l .B.Bauer, VT 8, 1958, 9Is.; M.Oahood , ThSt 13
1952, 593s.: 15, 1954, 627-631 ; id., Bibl 33, 1952, 33; 38:
1957,320; Id., Proverbs 40; id., UHPh 55, ecc.
Hanno assunto una posizione critica nei riguardi di que
ste opinioni: H.Zirker, BZ 2, 1958, 291-294; Notscher,
I.c., 17s.25s.; cfr. lIlollre Rudolph , KAT XIll/ l ,206 per
Os 10,13; Fohrer, KAT XVI,522 per Giob 40,19.
*d) I sostanti vi affini per significato sono trattati
da Notscher, l.c., 12-17. Vanno menzionati:
l ) '6ral; via (57x, tranne che in Gen 18 11 ricorre
solo in testi metrici , in un quarto dei casi paralelo a dlE397
1'1'')
dcrcek VIA
rG.'k; con la
WUS
,
6) sebi! sentiero (Ger 18,15; Sal 77,20; per lo pi par.
a dcercek).
~"
drs CERCARE
stinta (cfr. Noldeke, NB 38 n. 4). A proposito di una disc~tibile tes timonian za di darasu tentare (?)>> in acc.,
plU precisamente nel linguaggio innicoepico, cfr. W.
von Soden, ZA 49,1949, 175s.; AHw 163b.
Nell' AT drS testimoniato solo per l'ebr.: qal
155x (I /2Cron 40x), ni. 9x. 11 sost. verbale tardivo
midros spiegazione (inf. qal aram., GK 85h)
ricorre solo 2x (2Cron 13,22; 24,27; cfr. Ecci i
51,23).
b) A differenza di bqs pi. , drs appartiene fondamentalmente alla sfera conoscitiva: informarsi
di qlcs: , ricercare qlcs., ricercare . Quello che
viene ricercato non la collocazione spaziale, ma
e la natura di una determinata cosa o avvenimento. In questa prospettiva il verbo pu essere
costruito In modo molto diverso: come assoluto
(Deut 13 ,15; 17,4; 19 ,18; Giud 6,29; Is 34,16; Eccle 1,13), con oggetto diretto (Lev 10,16; Esd
10,16 txt em) o con le preposizioni 'cel, be, le, 'al.
In tale contesto semantico va collocato anche il
sost. verbale midros spiegazione (cfr. Rudolph
HAT 21 ,238; G.Rinaldi , Bib140, 1959,277).
'
c) Pi ancora che per bqs pi., si pu riscontrare in
dr!; nel sign .. tendere, aspirare a qlcs. uno spostamento di senso verso la zona emozionale.
Come oggetto compaiono soprattutto valori ideali
fondamentalmente di natura positiva: diritto );
(ls 1,17;. 16,5 ), bene (A m 5,14; Est 10,3),
opere di Jahwe (Sal 111 ,2), ma anche di natura
negativa: male (Prov 11 ,27). L'espressione
tendere al male (ro 'a) di qlcn. si trova con drs
solo in Sal 38,13 (dr!; qui parallelo di bqs pi ., che
lo precede e con ogni probabilit ne determina il
significato) e Prov 11 ,27 (cfr. Ger 38,4). L'espressione opposta cercare il bene (salom) di qlcn.
testimoniata quattro volte (Deut 23,7; Ger 29,7;
38 ,4; Esd 9,12; cfr. Est 10,3) .
A differenza di bqs pi. , drs non viene mai usato
come reggente di un inf. seguente.
Ancora pi forte la colorazione emozionale ,
quando drS significa preoccuparsi di qlcs., prendere sotto la propria custodia , il che avviene anzitutto nel linguaggio teologico, ma vi anche un
uso non teologico (Ger 30,14; Sal 142,5; Prov
31 ,13 ; ICron 13 ,3).
d) Nel senso di richiedere, esigere dr!; rientra
nell'uso teologico. Un'eccezione costituita soprattutto da 2Cron 24,6 (drs 'al), l' unico passo in
cui colui che richiede un uomo (C. Westermann ,
Die Begriffe ftir Fragen und Suchen im AT , KuD
6, 1960, 16).
21
3/ a) Il campo semantico profano piuttosto ristretto, specialmente in confronto con - bqs pio di
slgIllficato affine, e si riduce a circa un quarto
dell 'intera somma delle testimonianze. Tuttavia
anche l'ambito del significato profano di drs si distingue chiaramente da quello di bqs pio Nel senso
di cercare qlcn. o qlcs. si hanno , per quanto riguarda drs , solo tre passi isolati (Deut 22,2; Giob
10,6 con bqs come precedente parallelo' 39 8 con
'a~ar). Senso analogo ha l' uso in Sal 109 10' cercare (inutilmente), elemosinare con ' -S'I pio
come parallelo (cfr. tuttavia BH').
399
400
dr'; CE RCA RE
402
cessazione dell' istituzione preesilica dell ' interrogazione il signilicato mutato profond amente.
L'espressione dr'; Jhwh assunse il senso comune di
stare dalla parte di Jahwe e non indic pi
un'azione co ncreta, ma 1' habitus dell a persona
devota.
Questo mutamento di signilicato si spi ega soprattutto per due moti vi. In tempi antichi l' interrogazione ri volta a Jahwe per mezzo di un profeta era
direttamente unita all a lamentazione di colui che
faceva la richiesta in condi zione di necessit (vd.
sp. 4b). Quando da questo fenomeno globale
sco mparve una parte, cio l' interrogazione per
mezzo di un profeta, il term ine indica nte il tutto
venne usato per designare la parte che rimaneva,
cio la lament azione. dr'; Jh wh nel senso di rivolgersi a Jahwe nell a necessit era ancora possibile
solo nell a forma della lamentazione. Vi poi
un' altra moti vazione. La lamentazione ha il suo
punto culminante nelle domande poste a Jahwe:
Perch hai tu ... ? e Per quanto ancora vuoi
tu ... ? . Qui si ha in comune con l'antica istituzione non solo il fatto che Jahwe viene interrogato, ma anche il tipo di domanda che veni va posta un tempo a Dio per mezzo del profeta. Guarir da questa malatti a? (2 Re 8,8) intenzionalmente molto vicino alla domanda di chi si lamenta: per quanto ancora ... ? .
Ora il fatto che un singolo si ri volga a Jahwe con
una lament azione, indicato in alcuni passi con
dr'; (Sal 22,27; 34,5; 69,33; 77,3; Giob 5,8; cfr. Lam
3,25; Sal 9,11 ; 34,11 ). Tutti questi passi risalgono
ad un periodo piuttosto recente, quando difficilmente ormai poteva esistere ancora questa istituzione preesilica; ma la terminologia si mantenuta. - Nell' uso recente, piuttosto sbiadito, drs signilica per due volte invocare Dio ( I Cron
21,30 da parte di Dav ide; Sal 105,4 = ICro n 16, 11
nell'invito alla lode).
In altri passi anche per la lamentazione del popolo
si usa drs. Is 58 ,2 parafrasa i singoli elementi della
lamentazione del popolo, di cui il v. 3a una diretta citazione: v. 2a essi desiderano conoscere le
mie vie = per quanto sarai tu ancora in collera? ; v. 2b come un popolo che pratica la giustizia ... = dichiarazione di innocenza; v. 2c mi
richiedono giusti giudizi = perch ci hai addossato questa disgrazia? ; v. 2c desiderano la vicinanza di Jahwe = perch nasco ndi il tuo
volto? . Tutta quanta la situazione delinita in
v. 2a come drs Jhwh. - Sal 78,34 se li prostrava ,
essi andavano in cerca (dr';) di lui viene spiegato
dal v. 35, citando dalla lamentazione del popolo la
dichiarazione di fiducia. 2Cron 20,3 un appello
del re alla lamentazione del popolo. Cfr. anche
Ger 29,12s.; Is 55 ,6; 2Cron 15,2.4 (drs = bqs).
1\ rito dell a lamentazione ha dominato la vita litu rgica nel periodo esilico-postesilico, almeno lino
alla ricostruzione del tempio (cfr. Lam ; Zac 7,3;
8, 19; Is 58,2); in questa liturgia anche una dichiarazione di colpa quale quella di Sal 79,8 (cfr. Sal
\06; Is 63,10.17) poteva conligurarsi come una ri -
403
dr!; CERCA RE
404
linguaggio leologico: scrulare i comandamenli , ricercare nella legge l>. Panicolarmenle significali ve sono
alcune espressioni ormai fissale dall'uso: dlllr!; l /IIvr"
sldioso della legge (CD 6,7; 7, 18; 4QFI l,II ), e anche
dlllrif blqlllt enuncialori di facili spiegazioni (l QH 2,32
ecc.), una formula con cui la comunil di Qumran ha defi nilo i farisei. Opposla la frase talmudica dl's
bOnll/for enunciatori di spiegazioni res tritti ve , defini -
testi:
2/
'1::)
hd?bcel SO FFIO
comportamento e la situazione dell ' uomo per im porvi un ordine, senza senso, perch succede che
i giusti ricevono lo stesso destino degli empi (8,1014); al la fine muoiono tanto i saggi quanto gli stolti
(2 ,15; 6,7-9). (3) Dietro tutti questi giudizi sta la
visione che l' Eccie ha dell a caduci t dell ' uomo
(6,12; 11 ,8. 10; cfr. 7,15; 9,9), caducit che lo assimila a tutte le altre creature (3,19). Ogni futuro
sottoposto al minaccioso destino dell a morte
( 11 ,8), ogni avvenimento del tutto incomprensibile e senza senso ( 1,14; 2,17). Dio non certo colpito dal verdetto di hd?bre/, tuttav ia non rappresenta neppure di fronte ad esso un polo opposto da
cui si possa ottenere salvezza (cos Hertzberg,
KA T XVII / 4,222ss.; Loretz, I. c., 234ss.), ma col
suo agire incomprensibile l' ultima spiegazione
della lim itatezza dell' uomo.
51
,,;,
hiidiir SPLENDORE
TT
II Vocaboli affini a hiidiir ornamento, splendore, maest al di fuori dell'ebr. si ritrovano con
certezza solo in aram.
Per l'ug. hdrt vd. SI. 3b; per l'antico sudarab. hdr ornamento (?) cfr. Conti Rossini 131b; per l'eg. h'drt cfr.
H.Donner, ZAW 79, 1967, 331 n. 57.
Il rapporto, talora supposto, con l'ebr. 'dr ( LS l72a;
-'addir) O con l'arab. hdr fermentare (G B 175a)
molto dubbio.
Le form e verbali sono chiaramente dei denominativi dal sos\. hiidiir (W.J.Gerber, Die hebr. Verba
denominativa , '1896 , 163s.; BLA 273). Accanto a
hiidiir (in Dan Il ,20 con lo s\. cs. segol ato hd?drer
tnvece del pi usato hadar, cfr. BL 552 ; HAL
23~a ) ricorre il fem . hadiirii ornamento, grandioslta (vd. SI. 3b); nell'aram. bibl. si trovano hadar
magnificenza e hdr pa. magnificare l).
Nell'aram. imperiale sono testimoniati hdr magnificenza (Ah. r. 108) e hd}r magnifico (Ah. r. 207)
(DISO 63).
.
2/ Nell ' AT ebr. la radice compare 42x (escI.
hadri m in ls 45,2, dove secondo IQls' si deve
leggere hariirim , cfr. HAL 229b; diversamente p.e.
Zorell 185a); in aram . 6x.
407
SPLEN DORE
408
5,12).
Come espressione che designa la dignit regale di Dio (cfr. H.Gross, FS Junker 1961 96'
H. Wildberger , Thl 21 , 1965 , 48Is.), hadii,. oc~up~
un posto particolare nel contesto della lode di
Israele (Sal 96,6; 104,1; 111 ,3; 145 ,5.12; ICron
16 ,27). L'esal tazione innica della bellezza di
Jahwe (Von Rad 1,375-3 79) scaturisce dalla constatazione delle sue azioni storiche (Sal III 3'
145 ,5.12). Su questo si basa la preghiera del pop~l~
(Sal 90,16). La connessione tra lo splendore di Dio
e il suo ag ire nella storia si amplia fino a racchiudere il fulgore di Jahwe nelle vie della sua creazione (Sal 104,1). Israele, anche quando parla dell a
glona dt Dto come di qualcosa di immobile (Sal
96,6; ICron 16 ,27), pensa sempre ad un fano che
procede da Dio. In esso Israele contempla lo
splendore divino (ls 35,2b; cfr. 63,1). Anche
quando Jahwe interviene per giudicare, si esperimenta lo splendore della sua maest (h ada,.
ge'ana Is 2,10.19.21; l' unione di due sinonimi
equivale ad un superlativo, Joiion 438).
Alla gloria di Jahwe partecipano i suoi eleni il re
di Israele (Sal 21,6; 45 ,4.5; Prov 14,28), i d~voti
(Sal. 149,9; cfr. Mi 2,9), Gerusalemme (Ez 16,14)
e SlOn (Lam 1,6). Israele riconosce anche nelle
creature la sublimit di Dio e loda perci il creatore (~al 8,6), ma sa d' altra parte che non pu pro~urarsl da se lo splendore divino (Giob 40,10). Vi
e perfetta bellezza, solo se Dio concede hlidiir (Ez
16,14).
41
SI I LXX traducono la radice h,.d con una ventina circa di vocaboli diversi, soprattutto
con 86;, ~.Ey:-).f)7t?7te: '.IY. , e:7tp7tELOC e "nlJ.-1J.
Nell~ espresstOIll nts. sulla bellezza di Dio (e di
Gesu; cfr. la CItaZIone di Sai 8,6 in Ebr 2,5-10)
SI nsente ancora l'influsso di hadCir; cfr. G.Kittel - G. von Rad , art. ~oxw, ThW Il ,235-258
( = GLNT Il ,1343-1404); J.Schneider art. ?~(J..~
ThW VIII,170-182.
"
j;;'i hod
Il
NOBILT
sere pesa nte , 11 semO. }dh hi. esaltare o l'arab. nahuda essere bello , fon (GB 176b; KBL 227b.364a
HAL 23 la; l orell 186a).
'
21 Il sostantivo compare 24x nell'AT (Sal 8x
Giob e ICron ogn uno 3x, lac e Dan ognuno 2x '
'
Num , Is, Ger, Os, Ab e Prov tutti Ix).
31 Il sign ificato originario di nobi lt maest
chiaro quando il termine viene usato 'per esprimere un attributo del re (Ger 22,18, cfr. Rudolph,
HAT I 2,14I s.; Sal 21 ,6; 45 ,4; Dan Il ,21; ICron
29 ,25; in lac 6,13 riferito al re sacerdote). Tale significato preminente anche quando la gloriaJli
DIO viene IIldlcata con had (A b 3,3; Sal 8,2;
l'lf , ~6iob 37,22). Il termine in singoli casi - pi
o meno nel senso di splendore - viene applicato anche a uomini (singoli : Num 27,20; Prov
5,9; Dan 10,8; popolo: Os 14,7), animali (lac 10,3;
Glob 39,20) e piante (Os 14,7). In Dan 10,8 hM
(come l'aram. zi w Dan 5,6.9.10; 7,28) significa il
fulgore del volto, il colore del viso l); in Prov 5,9
il vocabolo non si riferisce all 'apparenza esterna,
ma designa invece il frutto degli anni della migliore vitalit (Gemser, HAT 16,34). Pi o meno
fortemente accentuata, traspare in tutti questi
passi l' impressione di meraviglia e di gioia.
Per i termini paralleli vd. SI. 4. In Dan 10,8 ma5~i{ rovi na opposto a hod.
L'i mportanza del termine risiede tutta
nell'uso teologico. L'hM di Dio si rivelato a
Israele nelle opere del Signore della storia e della
creazione. Proc\amandone l'hM, Israele esalta
Jahwe e ne riconosce la maest.
Questo intendono sOlloli neare anche i nomi che espri-,
mono una confessione, composti con hOd (o Illid) (Hod"ia, Hodijja, forma abbreviata Hod; cfr. Noth , IP 146:
per ' abi hlid, ' a~ihud, 'ammi hud e 'ehud cfr. per Stamm,
HEN 416a.418a).
41
Il termine compare quando si descrive l'approssi marsi di Dio (Is 30,30; Ab 3,3; cfr. Giob 37,22).
Anche nei salmi di lode esso riflette l'esperienza che
Israele ha della sublimit di Dio (Sal Il \,3;
145 ,5), come pure la perCeZIone attnita della gloria di Dio nella sua creazione (Sal 8,2; 104,1;
148,13). Lo stesso motivo dei salmi (lode del creatore - lode del signore della storia) influenza la
struttura di Giob 38-41; qui la lode assume la
forma di un discorso di Dio (cfr. C.Westermann,
Der Autbau des Buches Hiob, 1956, 82-98; id. ,
ATD 19,126 per Is 44,24-28). Nello sviluppo delle
due parti ritorna il termine had: nell'esaltazione
del creatore (quando si descrive la forza temibile
del cavallo, 39,20) e del giudice (40,10). Israele
non pu parlare del dominio di Jahwe sul mondo
410
~;;'i ho}
GUAI!
Il Tra le interiezioni che non si possono far risalire a radici verbali (GK 105 ; BL 652-654), ha)
guaii ed altre esclamazioni affini (come -' ahiih
ahi l ~ esprimono semplicemente un grido, mentre -hinni! ecco! e has pst! (-i}iS), insieme
con gli imperativi ridotti ad interiezioni (-hlk, -qiun ,
-r' h), assumono anch.e il valore di un invito.
'oja, 'i e h
Un caso a parte invece h?i'ai' ('ai/ ), che esprime piuttosto l'emozione gioiosa.
411
2/ Una statistica precisa di ha) con le sue diverse costruzioni viene fornita da Ch.Hardmeier
in Wolff, BK XIVI2 ,285. ha) ricorre 51x, quasi
esclusivamente nella letteratura profeti ca (ls 21 x,
Ger Il x, Ab 5x, lac 4x, Ez 3x, Am e Sof 2x, una
volta sola in IRe 13,30; Nah 3,1; Mi 2,1), in tre
quarti di tutti qua nti i casi come introduzione del
lamento profetico.
'} ricorre 24x con una distribuzione notevolmente pi
ampia (in Ez 16,23 raddoppiato), per la maggior pane in
Ger (8x; inoltre in Is e Ez 4x, Num , ISam , Os 2x, Prov
e Lam Ix). In Am 5,16 si trova ho-h, in Sal 120,5
l'espansione '}a, in Eccle 4,10 e 10,16 la forma ' i usata
nel medioebr. (cfr. HAL 37b).
,,?i 'al; compare 12x (Sal 7x , in tre passi raddoppiato; Ez
3x, inoltre Is 44,16 e Giob 39,25). I passi con 'a~ (Ez
6,11 ; 18,10 e 21,20) sono testualmente dubbi (cfr. limmerl i, BK XIII ,141.393.472).
31 ho) ah! , ahim! anzi tutto il grido introduttivo del lamento funebre ( I Re 13,30 ahim,
fratello mio! l); Ger 22 ,18 ah , fratello mio!
ah im, sorella! e ah , signore! ah, sua maest!
cfr. Rudolph , HAT 12,142; 34,5 ahim, Signore! l), ogni volta con spd tenere un lamento
funebre l); cfr. Jahnow 83-87 ecc.), cosi pure ha-ha
in Am 5,16 (accanto a misped e nehi lamento funebre ), forse anche ho) in Ger 48, I su Nebo
con 'ad) e 50,27 (Babilonia, con 'al) in un canto funebre profetico (G. Wanke, lAW 78,1966, 217).
In altri otto o nove passi ha) in contesti diversi in troduce l'emozione espressa con ahi (Is 1,24;
17,12; 18 ,1; Ger 30,7 txt?; 47,6) oppure manifesta
l'invito a muoversi su! (ls 55,1; lac 2,10 raddoppiato; 2,11).
l rimanenti passi contengono ho) seguito da un
nome per introdurre un lamento (spesso in una
serie: Is 5,8.11.18.20.21.22 e 10,1, cfr. Wildberger,
BK X,175-202; Ab 2,6.9.12.15.19; altrove: Is 1,4;
10,5; 28,1; 29,1.15; 30,1 ; 33,1; 45 ,9. 10; Ger 22 ,13;
23,1; Ez 34,2; Am 5,18; 6,1; Mi 2,1; Nah 3,1; Sof
2,5; 3,1; lac 11,1 7; seguito dalla preposizione ' alo
le Ez 13 ,3.18; cfr. sopra Ger48,1; 50,27), vd. st. 4.
'O} distinto nellamente da ho} sia per costruzione sia
per contenuto (G.Wanke, lAW 78, 1966,215 -218). Ad
eccezione di Num 24,23 e Ez 24,6.9, '} ('}-na Ger 4,31;
45,3; Lam 5,16; 'o}a Sal 120,5; ' i Ecde 4,10; 10,16)
sempre seguito da una determinata persona o da un determinato gruppo di persone, introdolli da le (senza ulteriore specificazione con participi, aggell ivi e sostantivi), come pure da una proposizione dipendente con valore esplicativo.
Originario soprallullo l'uso in prima persona guai a
me (ls 6,5; 24,16; Ger 4,31; 10,19; 15,10; 45,3; cfr. Sal
120,5) o guai a noi (lSam 4,7.8; Ger 4,13; 6,4; Lam
5,16) per una minaccia che sopravviene improvvisa, nel
cosiddellO grido d'angoscia (lSam 4,7,8; Is 6,5;
24,16; Ger 4,13.31 ; 6,4; cfr. Num 24,23 ) che, senza una
chiara delimitazione, quando sussiste gi una situazione
di necessit si trasforma in un grido di lamento (Ger
10,19; 15,10; 45 ,3; Lam 5,16; Sal 120,5).
Nell'esclamazione guai a te (Num 21,29 = Ger 48,46;
Ger 13,27; Ez 16,23; con 'i Ecde 10,16) '} assume anche un carallere di minaccia (o di rimprovero), cos pure
quando usato in terza persona (Is 3,9.11 ; Ez 24,6.9; Os
'ii1 hj GUAI'
412
guai!
ahi
'i
'aj
ESSERE
qal
l~.
413
;"T';"T hjh
1/ AI verbo hjh divenire , essere dell'A T (raramente nella forma aramaizzante hwh , cfr. Wagner nr. 72) e dell'iscrizione di Siloe (KAI nr. 189)
corrisponde l'aram. hwh (KBL 1068s. e Suppl 200'
DISO 63s.).
. ,
V anno tenuti presenti anche l'ace. ewii divenire
(A Hw 266s.; cfr. per per l'iniziale della radice P.Fronzaroli, AANLR VIII/l9, 1964, 164) e i nomi propri amorrei , derivati dalla radice *II"j( Huffmon 72s.159s.), menIre il confronto con l'ebr. InvII Il cadere (solo Giob
37,6) e l'arab. ha\Va cadere di scarsa ulilil.
I corrispondent i semantici di IUh essere sono dali in
acc. da bas,i, in ug ., fen . pun., araboed et. da verbi della
radice - kl1 .
Accanto al qal compare il ni . avvenire l); in ebr.
non si hanno altre derivazioni dalla radice; cfr.
per - Jhwh .
* 2/
qal
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prav
Rut
Cant
Eccle
Lam
Est
Dan
316
234
147
180
169
145
1\8
168
153
195
120
21\
262
335
27
ni.
41
I
16
7
63
49
56
42
78
55
1\
43
62
I
IO
IO
7
IO
18
3
3
1\
66
1\
104
50
2
9
4
IO
27
21
4
47
23
17
20
414
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT
5
47
105
132
3540
I
14
27
46
782
ni .
21
minuire (Gen 8,5 ; cfr. v. 3). In un significato abbastanza ridotto h)h serve a determinare temporanea mente ci di cui si parla: siano un maschio e
una femmina (Gen 6,19), e pu essere considerato semplicemente come copula (BrSynt 28; BM
Il ,96). Ma anche in questo caso hjh conserva ancora la funzione di descrivere un comportamento
o un dato di fatto: ora ambedue, l' uomo e la
donna , erano nudi (Gen 2,25). Davanti ad un
verbo narrati vo l'espressione waj'hi e avven ne
si riduce ad una pura forma stilistica, che L.Ktihler VT 3 1953 304 definisce ipertrofica l), ma
nell~ qual~ tutta~ia ri~cheggia ancora l' uso di hjh
trattato sotto 4b (I).
\I ni. compare soprattutto in testi tardivi (e a Qumran)
col sign. ({ accadere, avvenire (p.e. Deut 4,32; Ger 5,30;
Zac 8, 10), forse anche essere sfinito (Dan 8,27).
415
416
nizione dell a parenesi dtn. rivolta ad Israele, di diventare cio il popolo che gi, camm tnando
(h/k) e ubbidendo (smr).
All'altra parte che contrae l'aUeanza, cio a Jahwe stesso,
non ri volto nei test i un Simile in Vito. Deut 26,l 7s. congiunge ambedue le proposizioni deUa formuladl alleanza
con l'obbedienza di Israele. Ma CIO no n Significa che la
validit deU'aUeanza dipenda esclusiva mente daU'obbedienza di Israele. AI contrario, l'aUeanza s ussiste solo
perch Jahwe l' ha posta in a tlo(la fo rmul a compare per
lo pi nel discorso di DIO in prima persona) ~ e lo Juil di
Dio cont iene gi per se stesso I provvedlmenll che
Jahwe prender in futuro nei riguardi di Israele . Lo hjil
di Israele invece minacciato daUa dlsobbedle~za , dalla
dimenticanza dall'immobilis mo di coloro che SI credono
giu nti aUo sc~ po , e perci deve es primersi con un invito
aU'obbedienza.
420
"~'tl
1";'
v~~~oP~~~'~~~:~oli~g~e
421
1';'
hlk ANDARE
422
qal
Gen
Es
Lev
.\
Num
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
ni .
pi o
113
70
18
44
48
48
hi.
hitp.
8
2
I
J
4
I
I
110
128
94
120
93
56
III
58
21
I
2
I
9
3
totale
121
73
20
45
53
51
III
137
98
122
99
5
4
62
5
5
I
11 6
67
22
4
9
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
SOC
12
12
2
3
Agg
Zac
IO
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
38
20
30
18
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT
17
14
5
68
29
38
18
25
4
3
3
3
13
20
49
1412
12
2
3
30
6
4
3
3
13
23
52
1547
25
45
64
Come sostantivi si hanno hlik Ix (Giob 29,6), hali k
6x (Nah ) ,6; Ab 3,6; Sal 68,25.25; Giob 6,19; Prov
31,27), hetcek 2x (lSam 14,26; 2Sam 12,4), mah"lak 5x
(Ez 42,4; Giona 3,3.4; lac 3,7; Neem 2,6), /ah alukol Ix
(Neem 12,31), aram. halk 3x (Esd 4,13.20; 7,24).
3/ a) Il significato del verbo definito in modo
univoco con andare e oscilla solo in misura
minima con il contesto, p.e. quando deve essere
espressa l'attivit con cui si muovono non solo gli
uomini (Gen 9,23 ecc.), ma anche determinati
animali o cose: i serpenti strisciano (Gen 3,14), le
volpI vagano per i dintorni (Lam 5,18 , pi .), le navi
viaggiano (Gen 7,18; Sal 104,26, pi. ), un dono segue (Gen 32 ,21) ecc. Anche l'acqua va , cio
scorre (Gen 2,14; 8,3 ecc. ; cfr. anche r. 4
dell 'iscrizione di Siloe) e il suono della tromba
risuona (Es 19,19).
Unito a ' a~ar e ' a~a re dietro assume il significato seguire, andare dietro (Gen 24,5 .8; 32 ,20
ecc.), frequente nell' uso religioso (vd . st. 4b).
h/k hi . possiede significati che sono tutti pi o
meno chiaramente di tipo causativo < far andare,
gu idare, portare ecc.). Per h/k pi. andare intorno, andare qua e l cfr. Jenni , HP 151-153.
L' hitp. passeggi are, andare qua e l come il qal
e il pio ha anche il significato traslato cam mi,
nare , nel senso generale di comportamento (vd .
st. 4b).
I verbi di mov imento si nonimi hanno tutti un
senso pi specifico, cfr. ril~ correre , - bo ' venire, entrare , -j~' uscire, -'/17 sa lire , -silb
tornare indietro ecc.; significato opposto hanno
-jsb rimanere e -'md stare .
b) I sostantivi della radice h/k con i loro molteplici
significati (vd. sp. l ) si possono fa r derivare tutti
dal significato primario andare . Per Ab 3,6
(strade delle stelle) cfr. i paralleli acc. e ug. ( I Aqht
[= ID] 52.56.200) riportati in HAL 236a. Il senso
traslato cammino (ha/iko/ Prov 31 ,27) presente anche nell 'acc. a/aktu, plur. a/kakiitu (A Hw
31,36b; CA D Ali ,297 -300).
41
1';'
hlk ANDARE
424
',i1
h/k ANDARE
iil;~m48i21Id6J~13io~,~:
Lo
p\. ~~ nd
"i1
1111 pi o LODARE
428
luogo se si basa solo sulla ratio . Nell'entusiastica frase fin ale del Salmo 150, e di conseguenza
a conclusione dell 'intero salterio, leggiamo:
lUtto ci che ha respi ro lodi il Signore! (v. 6);
in queste parole espresso esattamente il significato pi au tentico della lode di Dio.
La forma dell 'invito all a lode all' imperativo propria di un determinato genere di salmi, ossia dei
salmi di lode e degli inni . In questo genere sono
caratteristici gli elementi sopra indicati. La necessit di un invito continuo all a lode presuppone
una liturgia che si ripete costantemente. La consapevolezza, racchiusa in questo invito, che la
lode di Dio ha un significato vitale, appare chiara
nella struttura del salmo di lode: esso vuoi presentare Dio nell a pienezza del suo essere e del suo
agire (cfr. Westermann, Le., 87ss.). Affermando
nella gioia l'essere divino come tale, che quanto
viene espresso con hll pi., la comunit nella preghiera liturgica sa di essere di fronte a Dio, il quale
non solo il signore di Israele, ma anche il creatore e il signore della storia; per questo che possono essere ch iamati alla lode popoli e re, come
pure l'intera creazione (Sal 148; 150).
hll pi o non pu tuttav ia limitarsi a quest'unico genere di salmi , a cui esso originariamente appartiene, poich in seguito , per la tendenza ad accumulare i verbi di lode e di gaudio, i confini fra i
singoli verbi di lode non vennero pi conservati
rigidamente ed essi si assimilarono pi o meno
l'uno all'altro. Tuttav ia i testi mostrano ancora
che hll pi o il verbo dominante nell 'invito alla
lode in forma imperativa, invito che appartiene al
genere letterario della lode.
L'invito alla lode in forma imperativa pu proseguire in
forma iussiva: essi devono lodare (fra i testi pi
chiari Sal 148,5. 13; cosi pure Sal 22 ,27; 69,35; 107,32;
149,3; grammaticalmente al sing. 150,6). La forma IUSsiva si trova inoltre quando si accenna dI nuovo alla lode
a conclusione del lamento individuale (Sal 74,2 1; 102,19;
(' ''iI/iI Sal 102,22 e 149,1).
b) Accanto all' invito alla lode all'imperativo,
un'altra forma ha ancora una certa importanza
nell' uso del vocabolo: il coortativo, con cui un individuo davanti ad altri annuncia o manifesta la
sua intenzione di lodare Dio. La forma letterana
attraverso cui questo si esprime la promessa votiva di lode alla fine del lamento Indlv~duale,
come pure l'annunzio all'inizio dell a lode Indtvlduale (salmi di ringraziamento). Il vocabolo specifico per questa form a non per hll pl. , ma -Jdh
hi .; hll pi oricorre in questa forma solamente come
variante o come complemento: alla fine del lamento individuale Sal 22,23; 35,18; 69,31; 109,30;
all' inizio di un salmo di lode solo 145 ,2 e 146,2;
inoltre in mezzo al salmo 56,5.11.1 l. Anche
119,171 pu essere annoverato fra questi testI.
Tuttavia da rilevare che anche qUI compare Il SIgnificato speciale di hll pi. : anche quando si tratta
della lode individuale, essa SI compie nella comunit (cosi sottolineano esplicitamente Sal 22,23
430
432
C~;'i hmm
CREARE CONFUSIONE
21
armi~
(4) !';lIar ''''/ohim: Gen 35.5 (du rante il pellegrinaggio )l di Giacobbe da Sichem a Betel le citt circostanti
vengono prese dal terrore di Dio).
C~;'1 11111111 CREARE CONFUSIONE
436
i1~;:l hinn
ECCO!
2! Nell ' AT si hanno complessivamente (secondo ~and) 1057 ncorrenze di hinn (hinn
446x, . w /unne 360x , incl. Ger 18,3Q; wehinen
18I x,. II1}s 65,1 raddoppiato; con al tri suffissi 70x,
di ,CUI IV hmnam 37x); adoperato largamente un
po dappertutto, con frequenza particolare in Ger
437
':li
zkr RICORDARE
Non c' alcun fondamento per stabilire una connessione etimologica con il termine omonimo
ziikiir (l'ug. per divergendo dkr: WUS nr. 740,
opp. da-ka-rum : C.F.A.SchaelTer, AfO 19, 1959/
60, 194) maschile , maschio , (SchottrolT, I.c.,
4-8.372; P.Fronzaroli , AANLR V1I1/19, 19~ , 244).
b) Oltre al qal ricordare si trova in ebr. l' hi. di
zkr menzionare, nominare , corrispondente
all'acc. zakiiru, e il ni. essere ricordato, essere
440
SI.
4a.
21 Le Corme della radice zkr compaiono complessivamente nel testo masoretico dell ' AT 288x:
qal 171x (Sal 44x, Deut 15x, Ger 14x, Ez IOx,
Neem 9x , Giob _8x, Dtis 7x), hi . 31x (Sal 6x), ni .
20x (Ez 8x), zekcer 23x (Sal Il x), zikkaron 24x
(solo esilico-postesi lico, P in Es-Num 14x), 'azkara 7x (P in Lev-N um), mazkir 9x , zakilr Ix (Sal
103 ,14); inoltre aram. bibL dikron e dokran Ix ciascuno. La radice manca in Gioe, Abd , SoC, Agg,
Rut , Dan.
Per I"..critica testuale: Es 34,19 le Vers hazzakr; Is 63,11
I waJjlzk erii; Ger 23 ,36 le G razkirii ; Ez 16,22.43 le Q
ziJkarr; Nah 1,14 prps jizzker(cfr. BH'); Nah 2,6 prps)izzk"ru (cfr. G, vd. BH' e E.Sell in, Das Zwolfprophetenbuch, 1930, 365.368); Sal 77, 12a le Q, Vers 'rezkor; Sal
89,48 I z' kor -'adon); ICron 16, 15 I zkar (cfr. Sal 105,8).
441
:n
zkr
RICORDARE
3/ a) zkr un termine che non va inteso primanamente III senso cultuale (F.Schwall y, ZA W Il
189 1, 1 76~ 1 80; H.Gross, BZ N.F. 4, 1960, 227-237;
al cont rano B.Jacob, 17, 1897, 48-80) o gi uridico
(H.Reventlow , ThZ 15, 1959, 161-175; al contrario H.J .Boecker, ThZ 17, 196 1, 212-216, e id., RedeCormen des Rechtslebens im AT, 1964 106III ), n si Cond a su una mentalit magico-; rcaica
(J .Pedersen, Israel I-II , 1926, 106ss.256s.; P. A.H.
de Boer, Gedenken und Gedachtnis in der Welt
des AT, 1962, 64; al contrario B.s.Childs Memory and Tradition , 1962, 17-30). I di ver~i usi
dell a rad ice nell' AT si oppongono ad una derivazione da un ambiente unitario. Il significato Condamentale del qal (e corrispondentemente quello
del suo passivo ni.) pensare a ... . Istruttivo a
questo riguardo l' uso del verbo in opposizione a
'S kb dimenticare ( 13x) e 117(lh ripul ire, cancellare (I s 43,25; Sal 109,14; Neem 13 ,14) e in parallelo a verbi ed espressioni che indicano un pensare, come bi n badare a, capire, comprendere
(Deut 32 ,7; Is 43,18), hgh considerare (mormorando) >> (Sal 63,7; 77 ,7 txt em; 143 ,5), bsb ascrivere, considerare (2Sam 19,20; cCr. Sal 77,6s.),
s7a b meditare (Sal 77,7; 143,5), 'Ih 'alleb venir alla mente ecc. (2Sam 19,20; Is 46,8; 47,7;
57 ,11 ; 65,17; Ger 3,16; 44,21; 51,50), e il Catto che
il ricordo tende talvolta a produrre un riconoscimento (Mi 6,5 ; Ez 6,7-10).
Tuttavia gi in parte questi termini , ma ancor pi altri
opposti e paralleli , come gzr ni. essere reciso n (Sal
88,6), brk pio benedire n (Sal 11 5,12), che usato in parallelo a zkr anche nell'ambiente sem. (specialmente nei
gramt i nab. del Sinai , cfr. Schottrorr, I.c., 7Is.), 'sii
i)resred mostrar benevolenza (Gen 40,14; Giud
8,34s.), pqd preoccuparsi (Ger 3,16; 14,10; 15,15; Os
8, 13 = 9,9; Sal 8,5; 106,4; cfr. Is 23, 17), il ricorrere assieme a smr osservare, mantenere n (cfr. Es 20,8 con
Deut 5,12; anche Sal 103, 18; 11 9,55), infine il fatto che
il ricordo abbia per scopo un'azione determinata (zkr le+
inf. cs., analogamente a 'mr l e + inf. cs. ricordarsi di
fare qualcosa n Es 20,8; Sal 103,18; 109,16; oppure zkr ki
+ frase oggettiva Giob 36,24; cfr. Num 15,39) indicano
che zkr nel suo significato implica una r~J)e~l!la
mJl;a con gli oggetti del ricordo, la quale va al di l di un
semplice pensare (Pedersen, I.c., 106s.256s.; cfr. Ch ilds,
I.c., 17-30; Scholtrorr, I.c., passim ).
b) Non si pu stabilire un'evoluzione del significato. Tuttavia termini dello stesso campo semantico e costruzioni particolari precisano talvolta
delle sCumature nel significato.
Cosi in passi in cui nello stesso campo semantico di zkr
ricorrono espressioni di lamento (Num Il ,4s.; Sal 42,5.7;
137, 1; Lam 3,20), il ricordo una partecipazione fondata
sull'intensit del lamento. In altri passi, come in Neem
4,8 , dove termine opposto a zkr )r' temere l), il verbo
esprime un'attitudine fiduciosa oppure, come In Ez
23,27, dove parallelo ad esso ns' 'e n)im 'cel alzare gh
occhi a l), un desiderio avido.
L'inserzione del termine tra vocaboli che esprimono una
lode di vi na in forma innica (Sal 105,1-5 = !Cron 16,812; cfr. Sal 63,6s.), oppure l'usarlo per esprimere un'invocazione nella preghiera (Giona 2,8; cfr. Sal 11 9,55), indica che talvolta con la con iugazione fondamentale del
442
444
prie azioni , di fronte al fatalismo con cui. la generazione dell 'esilio vedeva Il giud IZIO. In vista della
salvezza futura Dtis (43,25) e Ger 31,34 annunciano che Jahwe perdona non ricordandosi della
colpa (cfr. S. Herrmann , Die prophetischen Heilserwartungen im AT , 1965, 179 -1 85 .195 -204).
4) Mentre K.Koch, ZThK 52 , 195\ 20s. , collega
quest'uso di zkr con Il fatto che DIO realizza la
connessione tra azione e co nseguenza , tenendo
presenti le azioni dell' uomo (cfr. per H.Reventlow , ThZ 15, 1959, 161-1 75; E. Pax , Liber Annuus I I, 1960/6 1, 74- 77; cfr. anche F. Horst, Gottes Recht, 196 1, 286-29 1 e RGG VI,1343- 1346),
H.J.Boecker, I.c. , 106- 111 (cfr. Childs , I.c., 31-33,
e per i passi di Neem U.Kellermann, Nehemia,
Quellen, Uberlieferung und Geschi,chte, 1967 , 68.76-78) fa derivare espressamente I uso di zkr con
l'accus. della cosa e il dat. della persona dall' ambiente giurid ico: ricordarsi in di fesa di ... , in accusa di ... . Sembra per che sia stato assunto qu i
il linguaggio delle iscrizioni votive dell' antico
Oriente (K.Galling, ZDPV 68 , 1950, 134-142;
Schottroff, I.c., 217-238. 392. 395).
mente, all' indicativo quando si considera l'intervento passato di Jahwe, che ha risanato una situazione di necessit, nel canto di ringraziamento
(Sal 136,23; cfr. 11 5, 12) e nell a lode dell' inno (Sal
8,5; 9,13). Ancora pi frequente di quest' uso di
zkr con l'oggetto della persona l'uso del verbo in
invocazioni che presentano a Jahwe la caducit
umana (Sal 89,48; Giob 7,7; 10,9), l' ignominia
dell ' invocante (Sal 89,5 1; Lam 5,1), l'i nsulto arrecato a Jahwe dai suoi nemici (Sal 74,18.22), ma
anche la sua promessa (Es 23 ,13; Deut 9,27; Sal
11 9,49; Neem 1,8), l'alleanza da lui offerta (Oer
14,21) e la sua benevolenza misericordiosa (Ab
3,2; Sal 25 ,6s.), come motivi che devono spingerlo
ad intervenire a favore dell'orante. A queste suppliche corrisponde nel canto di ringraziamento e
nell ' inno la celebrazione di Jahwe che si ricorda
della caducit umana (Sal 78 ,39; 103,14) e delle
sue promesse (Sal 105,8 = ICron 16,15; 106,45;
111 ,4). Un terzo tipo di suppliche esorta Jahwe
perch voglia concedere salvezza ricordandosi le
buone azioni dei suoi fedeli (2Re 20,3 = Is 38,3;
Ger 18,20; cfr. anche Sal 20,4; 132,1; 2Cron 6,42),
oppure non ricordandosi delle loro mancanze (ls
64,8; Sal 25,7; 79,8), mentre per i nemici il ricordo
delle loro azioni ha un carattere funesto (Sal 137,7;
cfr. Sal 109,14 ni .).
2) Quest' uso di zkr si ha soprattutto alla fi ne di alcuni brani del libro di Neemia, quando Neemia
prega che Jahwe si ricordi in bene delle sue azioni
(Neem 5, 19; 13,14.22.31 )e in male delle azioni dei
suoi nemici (Neem 6,14; 13 ,29).
3) Prescindendo da Ger 31 ,20 e Ez 16,60, dove
oggetto di zkr nel primo caso Israele e nel secondo l'alleanza offerta da Jahwe ad Israele, zkr
anche quando usato in senso specificamente
profetico ha sempre come oggetto le aZIOni
dell' uomo quando detto di Dio (ls 43,25; Oer
2,2; 14,10; 31 ,34; 44,21 ; Os 7,2; 8, 13; 9,9; ni. Ez
3,20; 18,22.24; 33,13.16). Qui zkr ha un senso salvifico solo in Ger 2,2s., dove la fedelt di Israele
nella sua giovent viene citata da Jahwe, nspondendo al rimprovero che Israele gli aveva mosso
di non essersi curato a sufficienza di lui (cfr. Oer
2,5), come motivo che lo aveva indotto a stabilire
gi in precedenza una relazione salvifica con JI suo
popolo. In Osea e Geremi a (14 ,10; 44,2 1) del resto caratteristico il fatto che essi minaccino un ncordo di Jahwe che fa delle mancanze di Israele
la norma del su~ intervento punitore. In Ezechiele
zkr ni . (cfr. Sal 109,14 e forse anche l' uso del qal
in Sal 20 4 su questo passo cfr. per E. Kutsch,
Salbung a'ls' Rechtsakt , 1963, 11 -13) instretta relazione con Mb, che esprime l' imputazione della
giustizia alla vita opp. dell' ingiustizia alla morte
nell a dichiarazione che ha luogo nel culto (cfr.
Von Rad GesStud 130-135. 225-234; Zimmerh,
GO 178- 1'9 1; H.Reventlow, Wachter iiber Israel,
1962, 95 -1 34). Ezechiele si richiama a quest l pro~
cedimenti cultuali , per inculcare attraverso di esSI
la responsabilit individuale dell' uomo per le pro446
I
\
b) AI ricordo di Jahwe per Israele corrisponde il ricordo di Israele per Jahwe e le sue azioni salv ifiche.
I) Nel salterio zkr indica il ri volgersi fiducioso a
Jahwe, come testimoniano di s coloro che esprimono canti di lamento e di ringraziamento (Sal
42,7; 63,7; 77,4; 11 9,55; cfr. anche Is 64,4; Giona
2,8 e Ger 20,9), specialmente per quanto riguarda
il ricordo delle azioni salvifiche di Jahwe che devono attuarsi nel presente (Sal 77,6s. 12s.; 11 9,52;
143,5; nell' invito alla lode che deve avere un'efficacia sul presente: Deut 32,7; Sal 105,5 = ICrort
16,12; sul piano storico come un'azione intrapresa
da Israele, ma di fatto poi trascurata: Sal 78,34s.42;
106,7; Is 63, 11 ; Neem 9, 17; cfr. anche Giud 8,34).
Un tale ricordo non il riflesso d i una attualizzazione del passato che si realizzerebbe nel dramma
cultuale (S. Mowinckel, Psalmenstudien II , 1920;
A. Weiser, Gl aube und Geschichte im AT , 196 1,
280-290.303-32 1), ma un rifarsi al passato con la
memoria e con la lode, riconoscendone la lontananza temporale ed evocandolo perch significa tivo per il momento presente (cfr. H. Zi rker, Die
kultische Vergegenwartigung der Vergangenheit
in den Psalmen, 1964; C. Westermann , Forschung
447
448
Cl1t
z'm MALEDIRE -
i'l1t
,t
b) Questo linguaggio metaforico stato poi ripreso da Geremia. Anche qui non una singola
perso na che viene accusata di fornicazione, ma
Giuda/Israele (2,20; 3,1.6.8). Come luogo della
fornicazione vengono indicati (come gi in Os
4,13) le alture, i monti e gli alberi verdi (2 ,20; 3,6),
probabilmente luoghi particolari in cui si svolgeva
il culto della religione di BaaL
c) L' uso di znh si concentra in maniera significativa nei capitoli 16 e 23 di Ezechiele, cio in due
capitoli che riprendono le immagini di Os 1-3 e di
Ger 3 (soltanto in Ez 16 e 23 troviamo il termine
laznul). Anche qui si fa riferimento a determmatl
luoghi di culto (alture 16,16) od oggetti di culto
(immagini umane 16,17), intorno ai quali Israele
esercitava la sua idolatria. Gli dei stranieri vengono designati come idoli (gillulim 6,9; 23,30) o
mostri (siqqu~im 23,30). Israele se ne va dietro di
loro fornicando , ma essi naturalmente non SI
danno nessun pensiero per Israele (16,34).
Va notato ancora: (l) L'accusa di fornicazione con gli
dei stranieri viene ampliata in 16,26.28 e 23,5 tramIte
l'idea della fornicazione con popoli stranieri , con la denunzia cio della schiavit politica. (2) La defezione
mediante fornicazione secondo 23,3. 19 non ha inizio con
la conquista della terra e col contatto con la religione eananea di Baal, ma gi nei primordi della vita d'Israele, IO
Egitto. (3) In senso figurato 6,9 parla del cuore adultero .
d) Sulla scia di Osea il termine si introdotto soprattutto nella teologia deuteronomlslica,. e precl- .
sa mente nella formula stereotipa proslitUlrsl al
seguito di dei (stranieri , opp. dei del paese) ) (Es
34,15s.; Deut 31,16; Giud 2,17; 8,27.33; cfr. Num
25 ,1; Sal 106,39; ICron 5,25).
5/ Per l'uso nts. nel contesto .generale del!'ambiente del NT cfr. F.Hauck-S.Schulz, art. 1to?V"/),
ThW VI ,579-595 (= GLNT X,1447-1488).
.
J.Kiihle,rem
450
"'"'i'
qll.
zar STRANIERO
c) Specialmente nella tradizione sacerdotale postesilica ziir sta a designare ci che si discosta , ci
che estraneo rispetto a qualcosa di sacro o ad una
prescrizione cultuale (Elliger, HAT 4,137), e
quindi pi o meno chi non fa parte del sacerdozio
aronitico (Es 29,33; Lev 22 ,10.12.13; Num
3,10.38; 17 ,5; 18,4.7) o dei leviti (Num l ,5 1) o
della comunit di culto (Es 30,33). Sicch in certi
casi ziir equivale a laico, non autorizzato
profano in senso cultuale). Anche nell'offerta
dei profumi , il fuoco (Lev 10,1; Num 3,4; 26,21)
oppure i profumi stessi (Es 30,9) possono venir indicati come ziir illegittimi , proibiti , per il fatto
che non corrispondono a quanto prescritto dalle
norme cultuali (Snijders, Lc., 111-123).
d) Infine da ricordare anche il sign. {{ sorprendente,
inaudito II nella descrizione dell'opera di Jahwe in Is
28,21 (lo stesso in Prav 23 ,33 ({ cosa strana l); solo qui
ziir adoperato con funzione predicativa.
'I
zar STRANIERO
452
1/ Termini corrispondent i all'ebr. z' ro o' braccio", formati dall a stessa radice, si trovano solo
nelle lingue semitiche nordoccidentali e meridionali (HAL 269a).
rDin
l:tadiJs NUOVO
TT
11 La radice *iJd[ ricorre in tutti i rami delle lingue semitiche con lo stesso significato (Bergstr.
Ei nr. 191).
In ebr. si hanno iJrfs pi o rinnovare , hitp. ri nnovarsi , e i nomi iJiidiiS nuovo (nei nomi di
luogo HOdiisii Gios 15,37 e aram Ho~or HOdallii
Gios 15,25; cfr. Wagner nr. 88) e iJ8dres 'novi lu nio, mese (per il nome proprio femminile H8dres
in ICron 8,9 cfr. J.J .Stamm , FS Baumgartner
1967, 322).
AII'ebr. !ladas corrispondono l'ace. essu (cfr. eddsit
continuamente rinnovantesi ), l'ug. !ld[ (WUS
nr. 908; UT nr. 843), il fen. pun. !1Cfs (nel nome della
citt di Cartagine, Qrll;cfsl = citt nuova) e l'aram.
!l"dal (DISO 83; KBL 1074a), che ricorre solo una volta
in Esd 6,4 come errore del testo.
\I nome di luogo /jocfsi in 2Sam 24,6 va corretto nel testo, e perci qui viene tralasciato.
21 iJrfs pi o ricorre 9x, hitp. I x (Sal 103,5), iJiidiis
53x (I s 40-66 10x, Sal 6x, Ez 5x), iJOdres 283x
(Num 38x, Ez 27x, Est 24x).
Nei testi narrati vi I;adas compare 20x (e inoltre Deut
32,17 e Giud 5,8 txt?), nei testi profetici 19x, in Sal 6x,
in Giob e Prov 2x, in Cant e Lam Ix.
3/ a) II verbo iJrfs pio rinnovare , come pure
iJiidos nuovo , non ha veri e propri sinonimi , ed
usato per lo pi in stretto riferimento al suo contrario vecchio, antecedente : il tempio (2Cron
24,4. 12, par. iJzq pi o restaurare ), un altare
(2Cron 15,8), citt (Is 61,4, par. bnh ricostruire ) vengono rinnovati , cio restaurati ; il regno viene rinnovato (lSam 11 ,14). Dio viene invocato perch conceda nuovamente l'antico favore o la salvezza (Lam 5,21 rinnova i nostri
giorni come un tempo! ) e perch rinnov i la forza
vitale (Sal 51,12, assieme a br' creare cfr.
L.Kopf, VT 9, 1959 , 254s.); egli viene lodato perch rinnov i il volto dell a terra (Sal 104,30, assieme
a br') e faccia rinnovare la forza dell a giovinezza
(Sal 103,5 hitp.). Solamente in Giob 10,17 < rinnovare i testimoni = addurre continuamente
nuovi testimoni ) nuovo sta in contrapposi zione a gi esistente .
b) L' uso quotidi ano di iJiidiiS si incontra soprattutto nei testi narrati vi, sia in contrapposizione a
vecchio sia nel significato di non ancora esistente . Nell'ambi to del creato si parla del grano
nuovo (Lev 26,10, in contrapposizione a jiiStill
vecchio, dell' anno precedente ) in connessione
con l'o fferta delle primizie ( Lev 23 ,16; Num
28,26), di frutti nuovi (freschi ) (Cant 7, 14, co ntrapposto ajosiin); nell'ambito dei lavori manuali
si parla di nuove case (Deut 20,5; 22,8), di nuov i
otri (Gios 9, 13 , cfr. ba@ vecchio, usato in
v. 4s.; Giob 32,19), di nuove corde (Giud 15, 13;
16, 11 ,12), nuovi carri (lSam 6,7 = ICron 13 ,7;
2Sa m 6,3.3), di una nuova spada (2Sam 21,16), un
455
rinessione teologica (cfr. anche senza la contrapposizione Ger 31,22 poich Jahwe crea una cosa
nuova sulla terra ; ls 62,2 ti i chi amer con un
nuovo nome ). Dei quattro passi tre (42 ,9; 43 ,19;
48 ,6) sono inclusi in un annuncio di salvezza,
mentre il quarto (42, lO) la risposta di lode: al
nuovo operare di Dio corrisponde il nuovo ca nto.
Quando il nuovo, che ora viene annunciato, viene
cont rapposto all 'antico che si avverato (riSn(1I
42 ,9; 43,18), si intende con 1' antico l'agire sa lvifico di Dio (particolarmente in 43,18), ma anche
l'annuncio del gi udi zio (42 ,9). Il nuovo viene ora
annunciato cosi: d'ora in poi ti faccio udire cose
nuove e segreti che non conoscev i (48,6).
Tutto questo non pu emergere ch iaramente soltanto
dai tre passi nei quali ricorre il vocabolo nuovo Il. Per
poterlo capi re bisogna considerare anche gli oracoli contro le genti , nei quali questo nuovo Il viene detto futu ro Il (habba 'ot, -bo'; 41,21-29, soprattutto v. 22: il
passato Il, il futu ro Il; cfr. 46,9- 13), e poi anche tutto
quanto il messaggio del Deuteroisaia, dove appare chiaro
perch l'agire salvifco di Dio, che viene annunciato, sia
veramente qualcosa di nuovo Il. Di fronte a questa
novit Il, la storia precedente di Israele viene considerata come passato Il. E il nuovo consiste in questo, che
la salvezza da11'esilio, che viene ora annunciata non
pi realizzata da11'esercito di Israele e nemmen~ da un
condottiero israelita suscitato Il da Jahwe bens dal re
persiano Ciro (44,24-45,7); la liberazione d'i Israele non
dipende pi quindi dalla forza di Israele, poich questa
salvezza SI fonda ul perdono (43 ,22-28) e pertanto anche I popol i possono venire invi tati a prenderne parte
(45,20-25). Sottolineiamo ancora una volta che questa
spIegazIone del tre testI 42,9; 43,19; 48,6 possibile solo
tenendo presente tutto quanto il messaggio del DeuteroIsma. Solo cos diventa chiaro perch soltanto a questo
punto, nella storia salvifca, ci che viene annunciato
definito come nuovo .
(2) Quando si parla del nuovo patto in Ger 31 ,3134, tale patto, come gi avviene a proposito del
nuovo nel Dtis, viene contrapposto a quello
antico: non come il patto che strinsi con i vostri
padri ... . Come gi nel Dtis, questo nuovo patto
St fonda sul perdono (v. 34b), ma in pi e ci
caratteristico di Ger 31 ,31-34, esso si ba;a anche
su una trasformazione di ciascun uomo (v. 33). Lo
stesso si ritrova nei passi di Ezechiele che parlano
del nuovo l>: Ez 11 ,19; 18 ,31 ; 36,26. Essi parlano
del cuore nuovo e dello spirito nuovo che Dio
creer per gli uomini e che riporr in essi (Sal
51 ,12 potrebbe essere stato innuenzato da questi
passi) . .
Il testo di Geremia (cfr. anche Ger 31,22) e i tre
testI dI EzechIele sono molto vicini tra loro per
tempo e contenuto; anche Ger 31 ,31-34 del
tempo dell'esilio. La differenza rispetto al Dtis risiede soprattutto nel fatto che, pur dovendo
!sraele sperImentare qualcosa di nuovo , come
e detto gI nel Dtis, si insiste di pi sul mutamento del si ngolo .
(3) La promessa di un cielo nuovo e di una nuova
terra in Is 65 ,17 (ripreso in un' aggiunta tardiva in
66,22) estende ad un piano cosmico la promessa
457
Se si tiene conto dell a consistenza di questo vocabolo, si capisce allora perch alla fine dell' AT la
sapienza scettica dell'Ecclesiate possa dire: non
c' null a di nuovo sotto il sole (Eccle 1,9. 10).
Tuttavia sembra che questa frase supponga gi ,
proprio nell'esperienza quotidiana , una valutazione del nuovo che pi profonda di quell a
che si trova abitualmente nell ' AT.
5/ Concl udendo, si pu dire che il termine
nuovo usato nell' AT in senso pregnante. I
testi profetici, sottolineando un particolare punto
della storia, e i testi dei salmi, che parlando di un
cantico nuovo riecheggiano tale novit,
mettono in risalto una particolare azione di Dio
nell a storia di Israele: la novi t che fu annunciata
dopo la caduta politica di Israele e di Giuda , dopo
la fine del regno e la distruzione del tempio di Gerusalemme. Ora, poich non si parla pi chi aramente nell ' AT di questa novit (che si basa sul
perdono di Dio, sul fatto che la salvezza di Israele
non pi legata alla forza di Israele stesso, e sulla
prospettiva dell a chiamata di tutte le genti alla salvezza) co me di un qualcosa che gi si reali zzato
nella storia (non si parla mai in forma narrati va di
un nuovo patto o di una nuova sal vezza o di una
nuova forma del popolo di Dio), risulta evidente
che il NT , quando parla della novit intervenuta
con Cristo, si riallaccia strettamente all' AT per
quanto riguarda l' uso del termine.
Per il NT cfr. J.Behm , art. xouv6, ThW 111 ,450456;
(=
GLNT
IV ,I343-1364);
id .,
art . "o, ThW IV,899-904 (= GLNT VII ,889906).
C. Westermann
mn
459
460
41
Anche in campo cultuale (1Wh hi st. sta a designare l'ossequ io e la venerazione o adorazio ne
7tpo O'x{)V"~cn cc prostrazione) davanti agli astri
(Deut 4, 19; Ger 8,2), davant i al monte santo (Sal
99,9), nel tempio (2 Re 5,18), davanti all 'angelo di
Jahwe (Num 22 ,31), davanti a Jahwe (Gen
24,26.48.52 ecc.), davanti a dei stranieri (vd . st. ; la
st retta connessione tra azione cultuale e la prostrazione espressa f. l'a. anche dal verbo 'bd servi re che hcorre spesso insieme con ~wh hi st. ).
~wh h ist. descrive qui l'atteggiamento di preghiera
che spesso si assume (seguito da pII hitp . pregare Is 44 ,17; I Sam 1,28; con menzione della
preghiera Gen 24,26.48; Es 34,8; per altri gesti di
pregh iera cfr. BHH [,5 21 ; de Vau x Il ,35 Is.), oppure designa lo stesso pregare (un verbo specifico
per pregare si trova raramente accanto a hwh
hist., cfr. J.Herrnlann , ThW Il ,786 = G IT
1II ,1245s.). Di conseguenza (71vh hist. non si riferisce semplicemente al gesto esterno del prostrarsi l), ma da tempo divenuto espressione
che indica il contenuto di un atteggiamento reli gioso (Herrmann , Lc.) e pertanto pu essere reso
spesso con p.r~gare, adorare .
~wh hist. non va considerato come un termine che
caratterizza in maniera specifica il culto di Jahwe
e la fede in lui . Esso ricorre molto spesso proprio
In testi che stigmatizzano la defezione di Israele e
il culto di dei stranieri e di idoli (cfr. Is 2,8. 20; Ger
1,16; 8,2). Nella letteratura dtn.-dtr. hwh hist.
unito a 'bd prostrarsi e servire d iv'iene una
frase fi ssa, che non si incontra altrove, la quale designa Il culto reso a dei stranieri (secondo W .Zimmerli , Das zweite Gebot, FS Bertholet 1950 553 =
GO 237 , in totale 27 passi; cfr. p.e. Deut < 19; 5,9
= Es 20 ,5; deut 8,19; 11 ,16; Giud 2,19; 2Re 17,16;
2Cron 7, 19.22; Ger 13,10; al riguardo N.Lohfink ,
Das Hauptgebot, 1963, 74s.99s. 178). Solo Deut
26?1O (senza 'bdl ) adopera hwh hisl. in senso poSItiVO per ind icare il prostrarsi davanti a Jahwe e
fa parte dell a pi antica tradizione cultuale comunemente accettata (cfr. von Rad , ATD 8, 11 3). Di versamente i salmi (ad eccezione di Sal 81 lO'
106, 19): essi indicano con ~wh hist. l'atto d i o~se~
qUlo presentato a Jahwe, al Dio (re) che assiso
sul trono in Sion, e si ricollegano all'antica trad izIOne cultuale gerosolimitana (originariamente cananea) (Sal 22,28; 29 ,2; 86,9; 95 ,6; 96,9; cfr. l Cron
16,29; Sal 97 ,7; 99 ,5.9; 132,7; cfr. anche Zac
14,16s.; [s 27,13).
461
i1fn hzh
GUARDARE
;"1m hzh
GUARDARE
21
31
462
41
464
bazan e /:!izzajan.
5/
l'Tn
i'Tn
3/
466
-'m~
4/
V.
ptn
468
hl' MANCA RE
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bI' MANCARE
~I(l({'
(th ri
~UI{!ii'1
101.
4 15
8 22
82 116
43 67
4 18
I 3
4
6 21
I 5
18 42
15 36
12 26
13 27
24 41
5 Il
I 3
6 7
I
I
3 3
!3 34
6 18
7 16
8
8
8
I
Il
19
Il
2
18
293 593
31 a) Il significato primario mancare (un bersaglio ) si pu cogliere alla lettera in Giud 20,16
(hi.) erano tutt i capaci di colpire con un sasso un
capello, senza sbagliare , mentre in Prov 19,2
chi si affretta sui suoi passi, va fuori strada diviene chiaro il passaggio dall ' uso letterale a quello metaforico riferentesi ad una deviaziOne
nel modo di vivere. Pi importante constatare
che la radice - salvo poche eccezioni (cfr.
470
anche Prov 8,36, con la parola opposta m $' trovare nel v. 35; Giob 5,24 allora non mancherai
di niente ) - stata usata quasi esclusivamente
per designare falti di carattere religioso. In
quest'ambito il termine viene adoperato solamente con valore fi gurato per gi ud icare negativamente determinati comportamenti . Il fatto che il
termine formalmente ed oggelti vamente squali fi ca un atto non meglio precisato, ritenendolo una
trasgressione, una mancanza, lo rende adatto a designare in maniera generale l' idea di peccato .
Inoltre sia lo stesso significato primario sia l'ambito in cui sono usati tutti i derivati nei loro ri spettivi contesti denotano la fattualit della trasgressione (cfr. p.e. qal Gen 39,9; 40,1; 42 ,22; ISam
2,25; bo((o' Gen 13,13; be[' Lev 19, 17, ecc.).
Queste sono le ragioni per cui la radice bi ' nell' AT viene
utilizzata pi di tutti gl i altri termi ni per esprimere il
concetto di peccato . Il verbo prevale di gran lunga su
tutti gli altri verbi che significato peccare (Knierim,
I.c., 13.19). Anche i sostantivi, presi insieme, hanno la
prevalenza, ma sono seguiti immediatamente da -'alVan.
Solo per l'aggettivo si verifica una nella prevalenza di
rasa' (-d') rispetto a l]al1a'.
b) Il termine adoperato per buona parte in formule fisse. I modi di dire standardi zzati e le
espressioni composte con le rispettive ambientazioni denotano che Israele si trov esposto a commettere trasgressioni in ambiti molto vasti e diversi (cfr. Knierim , I.c., 20-55.257s.). Una trasgressione poteva aver luogo in settori istituzionali zzati come la requisitoria di Jahwe nel processo
cultuale, la tora sacerdotale, la predicazione, l'alto
di soltomissione (politico o giuridico), la co nfessione dei peccati (cultuale o politico-giuridica) del
singolo o del popolo. Questa realt e tulte le implicazioni giuridiche contenute nel termine mostrano che il peccato viene indicato e valutato
in maniera ufficiale (istituzionale) ed oggeltiva
mediante categorie valide universalmente, e in
base ad esse va riconosciuto anche da colui che
accusato di colpa.
Quanto al verbo , dominano le seguenti espressioni: (I ) l'antica confessione ufficiale dei peccati
falta dal singolo, la cui formul a principale nell' AT
boro' ri ho peccato (30x); essa ricorre soprattutto nella confessione dopo il convinci mento giu ridico (in contesto sacro o profano) (Gios 7,20;
ISam 15,24; 2Sam 19,2 1; 24,10; Sal 41 ,5; 51,6) e
nella protesta di innocenza dopo un'accusa (Giud
Il ,27; ISam 24,12); (2) la confessione dei peccati
fatta dal popolo boro 'nu abbiamo peccato (24x)
nella pratica della penitenza o nella preghiera di
penitenza; essa costituisce il presupposto perch si
modifichi una situazione di necessit o di sorrerenza ed in stretta connessione co n l'abbandono
del culto degli dei stranieri e col canto di lamento
del popolo (c fr. Num 14,40; 21 ,7; Giud 10,10. 15;
ISam 7,6; 12,10; Ger 3,25; 8,14; 14,7.20; Dan
9,5ss.; [)an 9,5ss.; Neem 1,6); (3) la formula di incriminazione o di convincimento (3' pers. sing. o
plur. perr. qal) che ambientata in avveniment i
471
profani (Gen 40, I; ISam 19,4) o sacri o nel loro rispettivo linguaggio (Es 32,31; Os 4,7; Sal 78,32;
Sof 1,17); essa svela una trasgressione o d fo ndamento al giudizio; (4) quest' ultimo genere letterario ricorda nell a 2' pers. sing. o plur. nelle accuse
della predicazione profet ica o deu teronomica formulate con un discorso direlto (p.e. Es 32 ,30;
Num 23,23; Deut 9, 16.18; Ger 40,3; Os 10,9).
Per i sostantiv i si possono individ uare ci rca 15
modi di esprimersi (Knierim , I.c. , 43-54), i quali,
con diverse ambientazioni , si riferiscono praticamente a tutti i tipi di trasgressione (giuridica, cultuale, sociale ecc.), cfr. esempi per ognuno di essi
in 2Sam 12,13; Ger 16,10; Os 8,13 ; Gen 41,9; Lev
16, 16; Mi 3,8; Sal 59,4; 32,5; Lam 4,22; Sal 51,4;
Ger 36,3; Sal 85,3; Is 44,22. Vanno menzionati in
particolare ( l ) ns' ber' portare una trasgressione ( 17x), spesso tradotto con perdonare ;
l'espressione si ri ferisce tuttavia al fatto fo ndamentale che di una trasgressione bisogna sopportare il peso, mentre la questione se ci signi fichi
perdono o punizione del peccatore di pende dal
contesto, secondo il quale tale peso va sopportato
o dal peccatore od anche da uno che lo rappresent i
(dr. Lev 19,17; 22,9; 20,20 accanto ad Es 34,7 e
Gen 50,17; Es 32,32; lSam 15,25); (2) il collegamento della radice br' con mur morire ( Il x),
d r. p.e. Deut 22,26 (peccato degno di morte) e
Am 9, 10; Deut 21 ,22; 24,16; 2Re 14,6; Ez 18,4.20.
c) L'etimologia del termine < mancare il bersaglio ) e i vari contesti mostrano che il criterio secondo cui un atto gi udicato trasgressione
non costituito da comandamenti specifici, ma
dal fatto che sia leso un rapporto comunitario: un
uomo manca verso un uomo o verso Dio (cfr. le
dichiarazioni programmatiche ISam 2,25; Ger
16, 10-12; IRe 8,46). Dal momento per che un
rapport o comunitario im plica corri spo ndenti
norme di condotta, si contravviene a tale rapporto
quando si trasgrediscono le norme. Per questo
motivo dove si parla di trasgressione si parla
anche di norme, p.e. nella trasgressione dell'anatema (ISam 14,33ss.), in caso di adulterio (2Sam
12,13) o di delitto sessuale (Lev 20,20), in caso di
furto (Gen 31,36), nella colpa cont ro il sangue 111nocente (2 Re 21,17), contro gli unt i di Jahwe
( ISam 24,12), nel culto degli idoli (Deut 12,29s.),
in trasgressioni di carattere sociale (Mi 3,8; 6,6-8
ecc.). Osea pone insieme senza distinzione mancanze di ordine giuridico, etico-sociale e cultuale
(Os 4,1.6-8).
Significativo l'impiego del vocabolo anche nella cosiddetta sfera giuridico-profana, p.e. nella confesSione con
cui Ezechia riconosce il suo atto di rivolta (2 Re 18,14),
o nel caso di inosservanza dei doveri professionali da
parte del fornaio e del coppiere del faraone (Gen 40,1),
cfr. anche Gen 42,22; 43,9. Tenendo conto anche della
nota impossibil it di stabilire una distinzione netta fra il
campo profano e quello sacro, quest'uso del termine dimostra comunque come il parlare di peccato si estendesse a tutti i campi della vita e non si limitasse per
nulla al solo settore religioso.
~~n bi '
MANCARE
472
Es
473
sulta ch iaro nell a maniera pi diretta come il riconoscimento del peccato si fondi su una rivelazione che lo manifesta (cfr. anche Lam 2,14;
4,22b; Mi 3,8; Is 58,1); (2) quando /Jr' implica
azioni contro Jahwe o gli ordinamenti di Jahwe o
contro uomini che godono della protezione di
Jahwe; (3) quando nella trasgressione di norme
vengono toccati pri vilegi di Jahwe e un rapporto
comunitario da lui protetto; (4) quando, in conformit alla concezione oggettiva dell a colpa, Jahwe
si presenta agli uomini co me il giudice del tutto libero dal controllo umano, e quando l'uomo manifestando una responsabilit soggetti va si accorge
dell'impossibilit di sottrarsi al confronto con Dio;
(5) quando la mentalit giuridica e quella legata
alla sfera dell 'azione sono mezzi con cui Jahwe
punisce la trasgressione (cfr. Knierim , I.c.,
82ss.; cfr. p.e. Os 5,12.14; Am 3,6b); (6) quando
Jahwe nella storia, nella vita del si ngolo e della comunit stabilisce sovranamente, modifica o infrange nella sua misericordia quella connessione
unitaria fra peccato e condanna che caratteristica della trasgressione.
51' Nei testi di Qumran si trovano sia il verbo
(4x) sia le form e nominali /Jet' (Ix) e /JaNii'r ( 15x,
Kuhn , Konk . 70). Sorprendente l'uso quasi costante di questi termini in formule fisse che si ricollegano alle espressioni vtr!.
Il comportamento dei LXX interessante per il
fatto che le circa 26 espressioni ebr. per peccato
vengono rese con soli 6 termini , e ci indica senza
dubbio che nell'ambiente di lingua greca si
avuta una forte tematizzazione e teorizzazione
della concezione vtr!. del peccato; cfr. G.Quell ,
ThW 1,268s. (= GLNT 1,719-723 ). Per questo
.tutte le derivazioni della radice /J!' vengono tradotte costantemente dai LXX con ,xf.!.OtPTcXVW, .
"')J-OtPT['l( ecc., solo in qualche caso con &lhx':w,
&tx[Ot, e solamente le coniugazioni derivate del
verbo sono rese in altra maniera. Per il NT ci significa che si potrebbe ritrovare /JI.' soprattutto in
<X1.LOtPT[Ot ma che "'f.!.OtPT[C1. non ha avuto per
nulla iJt' come unico equivalente ebr., prescindendo totalmente in questa considerazione dalla
nuova concezione ontologica e amartologica del
NT (cfr. G.Quell-G.Bertram-G.Stahlin-W.Grundman n, art . "'f.!.OtPTcXVW , ThW 1,267-320 = GLNT
1,7 15-862). In un caso tuttavia pare che ritorni nel
NT una tipica concezione vtr!. , quando si parla del
portare il peso del peccato (ns' 'iiwonliJer'): Gv
1,29; cfr. I Piet 5,7; Gal 6,2.
R.Knierim
;,~n
/Jjh VIVERE \1 I n
Il a) La radice I:UJliJwj vivere molto sviluppata nel semO. , manca invece nell 'acc., il quale
ha l'equivalente ba/ii(u (P.Fronzaroli, AANLR
VIII/l9, 1964, 248s.263; V1II123 , 1968,
475
Come sostantivo verbale si trova con ma- preformativo miiJjii sussistenza , , il divenir vivente , e l'apaxlegomenon, formato con la fin ale
-ilr dell'astratto, iJajjilr vita, per tutta la vita
(2Sam 20,3; cfr. BL 505). Apaxlegomenon anche
/Jiijor , agg. plur. fem . piene di vita (Es I ,19; cfr.
BL 465; diversamente G.R.Driver, ZA W 67,
1955, 246-248 ).
La radice compare raramente come elemento di
un nome di persona: solo nei due nomi teofori formati da una frase: JeiJi 'e/ e JeiJijjii Dio/Jahwe \
vive (iussivo con valore di indicativo ).
Nell'aram . bibl. si hanno qal e ha. , e le formazioni
vivente , lJajjin vita e lJewa
nominali lJaj
animale )),
Gen
E
Lev
um
Deut
Gios
Giud
ISam
2Sam
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Am
Giona
Ab
Sof
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
Q.I
pio
hi.
~1Q1
49
3
3
5
15
3
I
2
4
6
16
7
9
43
I
3
4
4
26
3
23
6
8
2
I
22
15
22
18
8
16
24
2
2
I
3
I
I
3
I
2
I
I
I
4
2
AT
5
3
(ruiim
20
4
I
12
2
I
2
4
4
2
4
4
2
6
3
31
4
tOl.
125
16
36
15
39
12
5
30
26
34
43
30
33
107
9
5
3
2
3
1\
5
4
20
2
Lam
Est
Dan
Neem
ICron
2Cron
4
I
Il
13
5
I
2
I
8
I
3
6
I
26
7
33
4
I
81
30
38
2
I
13
2
25
4
I
3
6
4
205
8
5
56
4
23 236
I
7
777
97 12 148
Si ha inoltre mi!l} 8x (per i testi vd st 3f) hlfi! e I .. Ix; non si tiene conto del nome di 'lu~gO
~n, ~'S. Gen 16,14 inserito erroneamente sotto'
e I a:alll' bi bI. SI /IlContrano qal 5x ha. Ix 'mi 5 '1 ..2x , ~ e lVa 20x .
"
.-v x, .Il(Jj/l'
Le grca 800 ricorrenze della radice si trovano soprattutto
:~ en (I26x), .. ~z ( 107x) e Sa l (8 Ix). sorprendente
assenza di (IQ1J' m /Il Cron/Esd/Neem '1
uso da parte dei profeti ( 14x).
e I uo scarso
W'r-Iah(;'-'?'-',':
la)). ,
sana~
i1'n
!1jh VIVERE
482
Il sign ificato principale di /:zkm , sempre secondo l'etimolagia tradizionale, essere saggloltl
sapiente/sapienza '). In tal modo si esprime co n
esattezza la natura comune e specifica del campo
semantico del vacabolo(crr. H.-J .Hermisson, Studien wr isr. Spruchweisheit , 1968 , Il s. 187-! 92 , al
contrario G.Fohrer, ThW VII,476; vd. mol tre
H.H.Schmid , Geschichte und Wesen der Weisheit 1966 196-20 1 e soprattutto G. von Rad ,
Wei'sheit i~ Israel, 1'970, 18s5.); l'analisi semasiologica deve pertanto st udi are -seguendo sempre
le singole deri vazioni dell a radice - le dlfrerenze
nell ' uso e l'ampiezza di significato di ciascu n termine.
a) Il verbo nella sua con iugazione randamentale
esprime anzitutto lo stato dell' essere saggIo ,
intendendo questo come qualcosa di oggettivamente definibile, la cui presenza efficace (a nche se
solo suppo ta, err. Deut 32,29; Prov 9,12.1.2) rende
possibili alt re attivit, e la CUI assenza ra SI che anche altre realt vengano a mancare (err. Jenlll , HP
27ss.): oltre ai pas i gi ci tati , anche Zac 9,2 (Iro:
nica-concessivo); Prov 23 ,15 ; Eccle 2,15.19 (tutti
al perL ), inoltre I Re 5,11 (con impL cons., espnmente continuit); err. Giob 32,9 (con ImpL nell a
cd . proposizione naminale camposta). Quando. tnvece nelle altre 9 ricorrenze di Prav (vd. HAL
30l a che inesattamente cita tutte le ricorrenze di
Prov' a questo proposito) viene adaperato come
predicato un impL (Prov 9,9; 13,20 Q; 19 ,20; 20,1;
21 ,11 ) o un imp. (Prov 6,6; 8,33; 23 ,19; 27, 11 ) (err.
anche Eccle 7 23 con il caortativo), all ora ti verbo
assume valor~ ingressivo: di venir saggio ; in tal
caso 1' essere saggio viene visto come un ratto
futuro e conseguente, spesso come il risultato di
un altro ratto' con " altro ratto" si intendono qUI
tutte le diver~e passibilit di divenire saggio: rra
queste si passono ricordare l'esperienza (Prov 6,6;
13 20) o l' istruzione (err. 9,9; 21 ,11 ), ma sapratlU~to un ascoltare obbediente che cond uce
all'aziane (8,33; 23 ,19; in particolare 19,20:
ascolta il consiglio [ 'e~ l e accetta la dl SClplma
[mtisr, -jsr]. Il divenir saggio vuoi dire educazione; gli imperativi vogliono esortare a conseguirla.
. .
Il realizzarsi dell'essere-saggio viene espresso mediante la coniugazio ne pi oin senso rattiti~o : rendere saggio (Sal 105 ,22? 11 9,98 ; Glob 3) ,11 ; I n:
spettivi soggetti sono: GIUseppe, I coman?amentl
di Dio, Dio). Il part o pU., ancora m quest ambito,
esprime il risultato (1' essere stato reso saggIa )~),
in un senso in certo qual modo teclllco: essere (m
qualche maniera) esperto (Sal 58 ,6; Prav 30,24;
3/
0= koah.
483
484
f!
;0
c) L' uso degli astratti I;okma e /Jokmol corrisponde inoltre a quello del term ine I;akam/I;kamim, riferito a persone. Cos bokma pu significare esperienza tecnica e in linea generale capacit
professionale di di verso tipo (nell a costruzione del
tempio: Es 28-36, vd. sp. ; I Re 7,14; cfr. ICron
28,21; nella guerra: ls 10,13; l'arte del navigare:
Sal 107,27), ma soprattutto l'abilit nel saper dare
consigli politici nell'ambiente di corte (presso altri
popOli: Is 47, 10; Ger 49,7; Dan 1,4. 20; in Israele:
cfr. 2Sam 20,22; Is 29,14; anche Ger 8,9) e l' ingegno particolare del sovrano. Nei libri storici si
parl a talvolta dell a sapienza di Giosu e di Dav ide
(Deut 34,9; 2Sam 14,20), ma la maggior parte
487
488
~/ova ~
f/
489
o::m
(lkm
c) Infine meritano di essere notati altri due sviluppi. dell 'aspetto etico- religioso della sapienza,
che SI venficano soprattutto nella sua fase vtrt. pi
recente: Da una parte essa viene posta grad ualmente 111 relazione ai comandamenti e alla legge
di Jahwe (c rr. gi Deut 4,6, al riguardo J.Malrroy,
VT 15, 1965, 49-65; inoltre p.e. Sal 19,8; 11 9,98.
ESSERE SAGG IO
490
5/
Sia la tendenza nom istica sia quella personiflcatrice proseguono nell a letteratura posteriore
all' AT (soprattutto in Eccl i; cfr. E.G .Bauck mann ,
ZAW 72, 1960, 33-63; J.C. H.Lebram , Nachbiblische Weisheitstrad itionen, VT 15, 1965, 167 -237;
von Rad , l.c., 309ss.).
Per gli scritti di Qumran (secondo Kuhn , Konk.
72, 5x /:tkm e 13x /:tokm), dove peraltro si usa
di prererenza -sk/ (crr. J.A.Sanders, ZA W 76,
1964, 66 ), e per i LXX , dove dominante la traduzione di (7km co n cro rpo/crorpla, e per l' abbondante materiale lardo-giudaico, gnostico e nts., si
veda U.Wilckens-G.Fohrer, art . ao rpla, ThW
VII ,465-529 ; crr. anche p.e. U. Wilckens, Weisheit
und Torheit , 1959; F.Christ , Jesus Sophia. Die
Sophia-Christologie bei den Synoptkern, 1970.
M.ScebfJ
491
;"l,n
492
ISlca che Sptrttuale; SI perviene alla stessa conclusione se SI conSiderano i derivati (in riferimento a
condiZioni dello spirito viene usato h"li p . Ec I
5 16' 62
'
.
.
.e. m ce
.' .' "e COSI pure m Is 1,5). Per curare malattie
SI rIcorre a prauche religiose (e a questo proposito
forse SI s<:mo trovate m conflitto tra loro talvolta la
relIgione IsraelIuca e quella cananea cfr 2R I I )
e alla medicina (cfr. P.Humbert M~lad'. e ,. sds.
cme dans l'A T RHPhR 4 4 '
le et me e Ich b'
.. ,
, 1964, 1-29; J.Hempel
809-82J>. der Herr, dein Arzt , ThLZ 82, 1957:
493
F.SIOI;
494
495
HAT 13,109s.; Zim merli , BK XIII ,446.457.875878), mentre in un primo tempo Jahwe aveva ancora sospeso la meritata punizione, per impedire
che il suo nome fosse profanato (20,9. 14). Egli dovr tuttavia preocc uparsi che in futuro non si
giunga pi all a profanazione del suo nome (20,39;
39 ,7). ell a storia dell e colpe dell 'esodo , acca nt o ai rimproveri per il cult o reso agli idoli e per
la trasgress ione dei comandamenti , viene messa
in risalto sopratt utto la profanazio ne del sabato
(Ez 20,13. 16.21.24; cfr. 22 ,8; 23,38). Dello stesso
tenore so no Es 31 , 14P; Is 56.2.6 e Neem 13.17s. La
profanazione del tempio e di quanto sac ro a
Jahwe, operata da Israele e dai suoi sacerdoti (Ez
22,26 per aver ca ncellato la distinzio ne fra sacro e
profano ; 23,39 a causa del sacrificio dei bambini ;
44,7 con l'ammi ssione di stran ieri al tempio), significa la profanazione dello stesso Dio sa nto
(22.26) e viene ripagata con la distruzione del
tempio e dei santuari; cos anche la catastrofe del 587 una profanazione (7,2Is.24; 25,3), e
s pu persino dire che Dio stesso ha profanato
il suo santuario (24,21).
In tal
modo
aperta la strada ad una comprensione pi generale del termine, come appare nel capitolo su
Tiro: profanazione anche l'assalto di Tiro
da parte di violenti nemici (28 ,7) e la precipitazione negli inferi del suo re orgoglioso (28 ,16;
cfr. Is 23 ,9), che aveva profanato i suoi santuari (28,18) (Fohrer, HAT 13,163: il mio
santuario ).
c) La catastrofe del 587 indicata come una profanazione anche in Is 43,28; 47,6; Sal 74,7 e Lam
2,2; inoltre il Dtis fa risalire l'avvenimento solo a
Dio, a differenza dei testi dei salmi . In Sal 89,40
la profanazione del re di Giuda viene riconosciuta
ugualmente come opera di Di o. Nel Dtis la congettura relativa a Is 52,5 (f/:luli"/u invece di f hiHihi) determina una nuova ricorrenza di /:III (c fr.
S.H.Blank , Is 52,5 and the Profanation of the
. Name, HUCA 25, 1954, 1-8). Pi tardi l'a utore
del libro di Daniele vede nella venut a di Antioco
Epifane al tempio una profanazione (Dan Il ,31).
d) Nei profeti del1'8' sec. il vocabolo manca
nel caso che Am 2,7 debba essere ritenut~
co me un'agg iunta posteriore (Wolff, BK
XIV/2 ,160. 163); qui il nome di Jahwe viene co nsiderato profanato per il fatto che il figlio e il padre
vanno (IIlSleme) dalla prostituta. Per Geremia la
terra profanata per il cu lto degli idoli (Ger 16,18)
e Il nome di Jahwe per l'aver riassunto nuovamente gli schiavi liberati (34,16); Sofonia stigmatl zza come profanazione l'utili zzazione egoistica
delle cose sacre da parte dei sacerdoti (Sof 3,4);
Malachla vede una profanazione nell a trasgresSione sia cultuale che morale (Mal 1,12 offerte scadenti ; 2,10 mancanza reciproca di fedelt come
profanazione del patto dei pad ri ; 2, Il matrimoni
con st ra ~lere). Due vol te viene detta profanazlone_ I Infedelt al la parola data o ad un patto
(Sal )5 ,21; Num 30,3P); e Dio non vuole profa497
"n
bll pi PROFANA RE
ed Ez, /:101 co mpare altre due volte nell'antico racco nto di ISam 21: il sacerdote Achimelec non possiede del pane destinato a consumazione profana
(k/:la>m (IO/) , ma ha a disposizione solo pane sacro; Dav ide ass icura che gli arnesi dei suoi giovani persi no in imprese ord inarie (dcra>k bOl)
erano in stato di purit e anche oggi lo sono ( ISam
21 ,5s.). /:101 quindi gi in questa remota testimonianza il contrario di qGdos (- qdS) santo
come in Lev 10,10 e in Ez. I passi di 5amuele ed
anche l'interiezione /:Iailia (BL 654; cfr. anche
M.Held , JCS 16, 1961 , 21 ; M.R.Lehmann , ZAW
81, 1969, 82s.) lungil , propriamente profano! , nel loro apparire in testi antichi mostrano
che questo gruppo di termini va inteso partendo
dal rapporto che essi hanno con la concezione vtrt.
di - qdS (cfr. BHH 1,415; Bibel-Lexi kon ', 398s.).
i',n
h/q DIVIDERE
1/ La radice (llq nel sign. di dividere , spartire si ha solo nell 'ebr. e nell'aram. (DISO 89s.;
KBL 1076a). In genere la si collega con l' arab.l]alaqa misurare, formare ed altn verbi d.e l sem.
meridionale (HAL 309b sotto (llq Il). Non e chiaro
se e come si colleghino con Mq dividere da un
lato il gruppo form ato dall' ug. I]lq andare m rovina , l'acc. I]alaqu andare Via, andare !Il rovina l'et. halqa sparire (HAL 310 sotto (llq
III ; -'hd 3), dall 'altro quell o dell'ebr. (llq essere
liscio ((lalaq liscio ), dell 'arab. I]alaqa lisciare ecc. (H AL 309b sotto (11q I). .
..
Nell 'ebr. il verbo ricorre in tutte le conlugazlolll
eccetto l'ho.; inoltre si hanno le formazioni nominal i (lila>q porzione , /:Ia>lq{1 fondo, t erreno ,
haluqqa divi sio ne e ma(laloqa>1 pomone, di VIsione . Nell 'aram . bibl. si hanno (l alaq porzione e ma(ll eqa divisione .
21 Nell' AT questo gruppo terminologico (senza
i nomi propri) compare 188x in ebr. e 4x in aram.:
il verbo 56x (Gios 7x, Is e ICron 5x Ciascuno), e
cio qal 17x, ni. 8x (ICron 23,6 e 24,3 forse sono
al qal, cfr. Rudolph , HAT 21 , 1 ~ 4 ; HAL 309b), pl.
26x, pU. 3x, hitp. I x, hi . I x; (lela>q 66x (G IOS 9x,
Deut e Eccle 8x ciascuno, Sal 6x , Glob 5x), (la>lqa
23x (2Re 6x , 2Sam 5x , esclusi i nomi di luogo in
25am 2,16, cfr. HAL 31Ib), (l aluqqa Ix (2Cron
35,5), ma(l"16qa>1 42x ( ICron 26x, 2Cron II ~, ~ios
3x, Ez e Neem I x); l'aram. (l alaq 3x, ma/:ll qa Ix.
3/ a) Il qal del verbo significa dividere, spartire , ponendo in rilievo non tanto l'aZione del dividere come tale, quanto lo spartire e Il dlstnbUlre
le parti . Si parl a quindi del dividere/dlstnbulre Il
bottino (Gios 22,8; ISam 30,24), un ca mp~ (2Sam
19,30), dell 'argento (Giob 27 ,17), l'ered ita (Prov
17,2), delle provviste (Neem 13,13), dello spartire
con il ladro (Prov 29,24), del diVidere la gente !il
diversi gruppi ( ICron 24,4.5; 2Cron 23 ,18; !il
quest'l!so tipico delle Cron rientra a nche l'uso di
mahaloqa>1 e di h"luqqa nel senso di diVISione ,
che' co mpare anch'esso solo nella storiografia delle
Cron) e, quando si tratta della co nqul s t ~ , dell?
spartire e del dlstnbUlre la terra opp ..1ered ita
(Gios 14,5; 18,2; cfr. Neem 9,22 con DIO co me
soggetto; corrispondentemente il passIvo nl. In
Num 26,53.55 .56).
In 2Cron 28 ,21, dove il verbo si dovrebbe lradurre co_n
saccheggiare o sim. (crr. G e 2Re 16,8), Invece di ('0laq meglio leggere !,iIIe~ (crr. Rudolph , HAT 21,292 ).
Per Deut 4,19; 29,25; Giob 39,17 vd. st. 4.
b) Il ni . del verbo (tranne che nei passi gi citati
um 26 ,53.55.56) rinessivo: dividersI (Gen
141 5 Abramo e la sua gente; IRe 16,21 il popolo
di sraele; Giob 38 ,24 txt? la luce app. il vento , cfr.
Fohrer, KA T XV I,492).
. .
Il pi opu essere reso quasi empre con di videre
499
(per la diversit rispetto al qal cfr. Jenni , HP 126130). Oggetto del dividere/spartire sono cose (bottino Gen 49,27; Es 15,9; Giud 5,30; Is .9,2;
53,12afl; Sal 68,13; Prov 16, 19; pU. passo Zac 14,1;
ca pelli Ez 5,1; cibo 2Sam 6,19 = 1Cron 16?3; vestiti Sal 22 ,19, cfr. Mc 15,24 par. ) oppure (il possesso della) terra (Gios 13,7; 18,10; 19,5 1; IRe
18,6; Ez 47,2 1; Gioe 4,2; Mi 2,4 txt?; Sa! 60,8 =
108,8; Dan Il ,39; hitp. dividere tra se GIOS
18,5), quando il soggetto Dio anche la sorte o
sim. (ls 34,17; 53 ,12a; Giob 21,17). In Gen 49 ,7 e
Lam 4,16 si deve tradurre con disperdere .
L' hi . di Ger 37,12 significa intraprendere una divisione
(d i ered ita >(dr. Rudolph , HAT 12,238).
c) All ' uso del verbo corrisponde quello del nome
h~/a>q porzione (di botti no: Num 31,36; ISam
30,24; cfr. Gen 14,24; di offerta sacrificale: Lev
6,10; cfr. Deut 18,8).
Vocaboli si nonimi sono mimo (l2x) e menaI ( t9x , prst.
aram., dr. Wagner nr. 175) dalla radice mllh contare.
e misha (Lev 7,35) e mOS/la (Nu m 18,8) dalla radice mS(1
Il misurare )).
I;
i!t.
;,~r::r
bema ECCITAZIONE
tazione , collera ( < bava , spuma oppure deri vato direttamente dalle radici suddette essere
molto caldo, ardente) attestato oltre che in ebr.
soprattutto in aram . (iscrizione di Adad KAI nr.
214, r. 33 bm' ; Ai:1 . 140 bml[' ]; aram . bibl. hama in
Dan 3,13. 19; sir. ecc.).
.
21 Mentre il verbojbm q./pi . essere in calore
ricorre solo 6x nell ' AT (q.: Gen 30,38.39; pi .: Gen
30,41.41; 31,10; Sal 51,7), il sost. iJmii compare
125x (incl. i passi suddetti col sign. di veleno }).
nel sign . eccitazione, collera 119x, di cui 2x a
plur. bemO I, Sal 76, 11 [txt?] e Prov 22,24, come
form a astratta ira , GVG Il ,59), con la frequenza maggiore in Ez (33x), Ger (I7x), Sal (I5x),
Is (I3x)
Alla stessa maniera di -'a/, anche ~emii viene adoperato
raramente per la collera umana (28x), pi spesso invece
per l'ira divina (89x non contando Sal 76, llb IXl em e
Giob 19,29 lxl em): in riferimento al moto dell'animo
umano Prov 9x, Est 6x , Sal, Is e Dan 2x ciascuno, Gen ,
2Sam, 2Re, Ez, Os, Ab e Giob Ix ciascuno; all'ira divina
Ez 32x, Ger 17x, Is Il x, Sal 9x, 2Cron 5x, Deul 3x , 2Re,
Nah e Lam 2x , Lev, Num, Mi , Zac, Giob e Dan Ix ciascuno.
31 Nel suo significato fond amentale bm stando al significato della radice - potrebbe denotare 1' essere in ardore (a causa di eccitazione) ,
e quindi bollore, agitazione, e infine collera; cfr. Os 7,5, dove si parl a dell'effetto del
vi no. Volendo allora stabilire una differenza ri spetto a - ' al, si dovrebbe d ire che mentre
quest' ultimo si riferisce pi alla trasformazione Isica visibile che subisce un uomo in preda all' ira,
il quale di conseguenza respi ra a fatica , bem vuoi
mettere in evidenza piuttosto il moto interno
dell' animo, il fervore interno dell'ira. Tuttavia difficilmente si potrebbe individuare nei testi una
qualche differenza essenziale nel signilcato o
nell ' uso rispetto ad 'qf, dal momento che in circa
quaranta casi i due termini compaiono insieme
(come semplice aggiunta: Deut 9,19; 29,22.27; Is
42 ,25; 66 ,15; Ger 7,20; 21 ,5; 32 ,31.37; 33,5; 36,7;
42 ,18; 44 ,6; Ez 5, 15 ; 22 ,20; 25, 14; 38 ,18; Mi 5,14;
Dan 9,16; in espressioni parallele: Gen 27 ,44s.; Is
63 ,3.6; Ez 5,13; 7,8; 13,13 ; 20,8.21 ; Nah 1,6; Ab
2, 15; cfr. HAL 313a; Sal 6,2; 37,8; 78,38; 90,7;
Prov 15,1; 21 ,14; 22 ,24; 27,4; 29,22; Lam 4, 11 ).
09':'
(1ms
VIOLENZA
(!I
SOS
(ebr. /:Im$ q. opprimere Sal 71 4 sost /- opp ressore Is I 17 txt? I hamd$' o . .1amo$
cfr. Wildberger Br< X 34)' ..
ppresso ,
.
.
. '
"
VI sarebbero ancora altn equivalenti aram ., acc. (ed el.).
HAL 316a isola il verbo in Giob 21 27 consd di
un ~lms Il ideare .
eran
00
S07
O~Q (lalllaS
VIOLENZA
508
pn
11
La radice flfl/l essere misericord io o ver o
qualcuno, mo trare favo re o si m. fa parte del
. em: comu ne (manca in el.); ricorre come verbo e
m dlverse derivazioni nomina li, con signifi cati simili a quell i dell 'ebr. , in acc. (e/le/lu, A Hw
217.2 19; CA D E 162- 164), amor. in alcuni nomi
(Buccel lati 134; .Hu tTmon 200), ug. ( WUS nr. 947;
UT nr. 882; Grond ahl 135s.), co me vocabolo del
s~m O. nelle lellere di Amarna (EA 137,8 1;
2)3,24; cfr. CA D E 164s.), fen. pun. ( DISO 9 Is.;
nomi propn come Hanno, Hannibal ecc.: Harris
102s.), aram. (DISO 91 .; KBL 1076b) arab
'
.
( Wehr 189b).
Con la suddella formula (cfr. Lande 95-97) ci si rifensce per lo pi ad una relazione fra uomini anche in Gen 18,3; 19 ,19; Giud 6,17, dove in effetti
il coll oquio si svolge co n Dio o con un angelo ma
lo stile sempre quello di un racconto legge~da
rio. Pi di rado il soggello del flen esplicitamente
Jahwe; si tralla in pratica solo di quei testi in cui
si delinea il rapporto fra Mos e Jahwe (Es 33-34;
L'apparente form~ ni . ne(lOmi in Ger 22,23 un errore
Num II ).
per una forma dI n(l sospirare II, cfr. BL 35 1' le appaColui , agli occhi del quale si trova ben, sempre
renu forme ho. jli(lOn in Is 26, 10 e Prov 2i,0 vanno
co n slderat~ pas ivi del qal, cfr. BL 286 e il nome H amin.
" superiore, mai l' inferiore (il re: ISam 16,22;
La fi nale -am dI (Iinnam non una mimazione deil'accu27,5; 2Sam 14,2 2; 16 ,4; IRe Il ,19; Est 5,2.8; 7,3;
sali vo avverbiale (cosi GVG 1,474; Meyer Il ,39; cfr. UT
il principe ereditario: ISam 20,3 .9; il vicer: Gen
Il ,4), ma rappresenta un sumsso rafforzato di 3' masc.
47,25). Probabilmente la formul a proprio dello
plur. (BL 529; cfr. anche H.J .Stoebe, VT 2, 1952,245).
stile di con e, ma in seguito ad un processo di democrat izzazione pu essere usata anche per un
2/
eli ' AT ebr. il verbo f1l1n ricorre 78x, e preuomo qualsiasi che, in quanto superiore, sta di
cisamente al qal 55x (di CUI 30x solo in Sal incl.
fronte ad un inferiore (ufficiale: Gen 39,4.2 1; il
S~! 77, 10; Is 5x, Gen, Giob e Prav 3x cias~uno )
fratello pi forte: Gen 32 ,6; il ricco proprietario:
ah hllP: 17x, P?1. e ho. 2x, ni . e pi o Ix. Quanto ai
Rut 2,2.10.13). In definiti va il termine non vuoi
Sostanti vI Il plU frequente ben con 69 ricorrenze
dire altro che questo: colui al quale si rivolge la pa(Gen 14~, Prov 13x, Es 9x, ISam ed Est 6x ciarola in grado di accordare quanto colui che
scuno; SI trova soprallutto nei libri storici con 47
chiede (peraltro con totale indipendenza) desidera
allestazlonl e nella letteratura sapienziale con 15'
che gli venga concesso (Gen 34,11 ; Num 32,5;
nel salmie [.lxl e nei profeti [5xJ la parola rara)' se~
ISam 25,8). Anche se, per loro natura , i confini in
~ uono r fllnno (25x, di cui 9x in I Re e 5x ci asc~no
questo caso restano incerti , la formul a non si riIn S'e! ~ 2Cron ), robaminfm ( 18x, di cui 8x in Sal)
duce mai propriamente ad una pura espressione di
e Il ili no ( Ix). bonnn ricorre 13x (6x in Sal ) "incortesia.
nom 32x (Sal e Prov 6x ciascuno, Giob 4x).' .
In Gen 50,4 Gi useppe pot rebbe essere costrellOa ricor':'eU'aram. bibl. ricorrono una volta il qal e una vol la
rere alla mediazione dei cortigiani perch egl i, essendo
I hllp. (nspelll vamente in Dan 4,24 e 6, 12).
impuro per la mone del padre, non pu presentarsi direttamen te al farao ne (cosi H.Holzinger, HSAT 1,96). In Gen
3/ L' uso. non-teologico di questro gruppo termi47,29 lo stile con cui Giacobbe formula la sua richiesla po.
nologlco SI pu analizzare seco ndo le di verse
lrebbe essere dovuto all'alta posizione del figlio.
509 Jln (11111 ESSE RE MISE RI CORDIOSO
510
La provenienza originaria dell 'espressione dall'ambiente di corte si deduce anche dalle allestazioni di devozione che la accompagnano, sia nelle
invocazioni sia quando colui che parla presenta se
stesso (cfr. 'adon signore Gen 18,3; 32 ,6;
33,8. 15; 47,25; 2Sam 14,22; 16,4; 'cbCl?d ervo
Gen 19, 19; Num 32 ,5; Si/ba serva ISam 1,18;
Rut 2, 13). L'aver trovato ben la condi zione necessaria per presentare una richiesta (Gen 18,3;
47,29; 50,4; Es 33 ,13; Giud 6,17; ISam 20,29;
27,5), come d'altra parte una preghiera esaudita o
un dono che giunge all ' improvviso fa nno constatare il "iin del donatore (2Sam 14,22; 16,4; Rut
2,13). .
Come atteggiamento di un superiore ben possiede
senza dubbio un elemento di condiscendenza o di
benignit (N.H.Snaith, The Distincti ve Idea of
the OT, '1957, 127s.). Tuttavia bisogna notare che
nella formul a m~' ben b" enaw l'accento viene posto su ai suoi occhi , e non su trovare (co ntro Lofthouse, I. c., che proprio nel trovare
vede l'elemento caralleristico di questa espressione). Da ci si deduce che l'accordare ben include in s una valutazione del fallO che due persone so no l' una di fronte all'altra, sicch entrambi , tanto il soggetto che l'oggetto , sono al
centro dell' allenzione e sono cointeressati , sebbene in di versa maniera, a quanto avviene (cfr.
H.J .Stoebe, VT 2, 1952, 245). Ci tanto pi
chiaro quando la formula, anche se in di versi co ntesti , viene completata con un termine che
esprime percezione (Rut 2,10 nk, hi. ; Est 2,15 , 'h;
Zac 12,10 nb( hi. ).
Questo giudizio pu stabilire l'idoneit a determinati incarichi . In Gen 39,4 non sfugge a Potifar che la benedizione di cui Giuseppe rivestito lo rende adatto al servizio; in ISam 16,22 Saul trattiene Davide alla sua corte
perch ne ha conosciuto le doti (l'affetto spontaneo
viene espresso nel v. 21 con 'hb amare , cfr. anche
18,1); in ISam 25,8 Nabal deve riconoscere che i compagni di Davide si sono comportati in maniera benevola e
generosa. La ' prescrizione del diritto matrimoniale di
Deut 24,1 l'esempio pi chiaro: il matrimonio pu essere sciolto quando l'uomo scopre nella propria moglie
qualcosa di odioso , cio constata qualcosa per cui
essa non trova ~en presso di lui e che a suo giudizio un
ostacolo per il matrimonio.
D'altra parte vanno tenuti presenti lo stato di debolezza
e la condizione per la quale uno merita compassione
(uno dei compiti del re il prendersi cura di coloro che
sono pri vi di aiuto); in Gen 33,8 la vista delle donne e
dei figli di Giacobbe deve mutare lo stato d'animo di
Esa In questo quadro va visto anche Zac 12,10. Il testo
difficile, poich non sono noti gli avvenimenti presupposti . Il fatto che vi ricorrano insieme hen e lahalllinim
non deve far pensare che il secondo esprima ciche da
parte dell'uomo corrisponde al hen di Dio. hen la commozione, la forte emozione alia vista del' man ire, che
porta poi al la~l al1uni m supplica )).
511
pn
(Iflll
512
Jln
11 fatto che hen/ hnn non si riferisca unilateralmente a coh.ii ch attesta benevolenza, acquista
m aggior rilievo se si considera che la forma rifless iva non significa mai mostrarsi misericordioso (cfr. f;sd hitp.). Tale forma esprime anzitutto in maniera molto generale una richiesta di
considerazione , di attenzione , e poi anche, in
senso pi vasto , una richiesta di grazia. Il contenuto concreto si precisa con la si tuazione particolare , la posizione e le possibilit di colui che viene
invocato.
In Est 4,8 e 8,3 al re che viene chiesto un favore, e cio
grazia, contro le trame di un vicer avverso ai giudei. In
Gen 42 ,21 ci si aspetta di essere liberati dalla paura. In
2Re 1,13 l' uomo che viene inviato ad Elia supplica per la
propria vita e per quella dei suoi seguaci . In Giob 19,16
l'espressione che viene scelta indica un rovesciamento di
rapporti ; il signore abituato al comando deve ora pregare.
Lo stesso rovesciamento , ma in un processo giuridico,
viene deplorato in Giob 9,15; qui per la verit si accentua
gi fortemente l'as petto della grazia, proprio perch l'av
versario nel processo Dio stesso.
g) Analogamente , i nomi derivati dalla forma rifl essiva fehinna e fahanimim hanno il senso fondamentale di supplica ; rico rrono per lo pi in
campo sacro , pi raramente per designare le relazioni tra uomini .
ra~lamim
piet,
si
pn
5 16
di te ho peccato ; qui viene tratta l' ult ima conseguenza: il volgersi di Dio perdono.
Non sono necessari mutamenti del te to (cfr. BH', tralasciati in BHS), dato che in Sal 51,6 si trova la stessa idea
(cfr. anche Sal 103,3). Qui viene espres o nella maniera
pi ch iara quello che contenuto nella formul a hal/mill
w' ra!lIi/ll (vd. sp. 4b).
Fuori di quest' uso liturgico le connessio ni divengono forse ancora pi chiare.
In 2Sam 12 ,22 troviamo la speranza che il fanciullo sopravviva per via dell'atto penitenziale di Davide (diversamente Henzberg , ATD 10,254). Lo stesso timido
" forse i trova in Am 5,15, dove all '" essere benigno
del v. 14 corrisponde un " Jahwe sar con voi ; in ogni
caso resta garantita la sovranit della decisione divina. In
Gen 33,11 !II/II non semplicemente " regalare; anche
qui la ricchezza inattesa si spiega con la speciale benevolenza di Jahwe. Giob 33,24 fuori di questa linea solo
per la forma , non per il contenuto. In seguito all 'i ntervento di un mediatore che addita all'uomo il suo dovere
(mal'ak /llii li~ v. 23 ), il giudice divino pronuncia una
sentenza positiva; la traduzione" ha piet non del
tutto corretta.
In Gen 43 ,29 il verbo praticamente ridotto a formula di sal uto , corrispondente pressapoco al nostro Dio ti benedica! (cfr. lJci!sced IVce' '''mcel di
2Sam 15,20).
d) Come gi nel campo profano, quando si usa
bnn hitp. il contenuto della preghiera si determina
in base alla potenza di colui al quale essa ri volta
(cfr. in Deu t 3,23 l'accenno alla precedente manifestazione di potenza di Jahwe). Spesso bnn hitp.
si trova usato insieme con pII hitp. pregare (cfr.
anche Sal 30,9, con qr' chiamare ; 142 ,2, con
z'q gridare ) per esprimere in maniera generale
la preghiera rivolta a Dio ( a te I Re 8,33; davanti a te 9,3), e in questo caso l' accento posto
sul perdono che si attende. Talvolta la possibilit
di una simile supplica appare legata a determinati
presupposti (I Re 8,33.47; 2Cron 6,24.37 ritorno,
conversione).
quanto possiamo scorgere anche alla base dell'ammonimento di Bildad , in Giob 8,5, ammonimento che
esatto da un punto di vista di teologia di scuola; vengono poste In relazione tra loro ricerca seria e pregh iera,
mentre probit e schiettezza sono il presupposto perch
la preghiera sia esaudita. In certo qual modo rimane
oscuro Os 12 ,5. A parte la questione se in questo testo
di Osea si debba vedere una tradizione diversa da quella di Gen 32 (cfr. Th.C.Vriezen , OTS I, 1942, 64-78),
In ognI caso nella traduzione abituale " egli prevalse
egli pianse e implor (diversamente Wolff, BK
XIV / I,274s.) !lIIn hitp. viene ad essere determinato tramite la contrapposizione. Piangere e implorare non il
comportamento del vincitore, ma del vinto.
e) l' binnii una volta soltanto sta ad indicare una
preghiera esaudita (Esd 9,8; cfr. Ap-Thomas, I.c.,
131 e sopra 3g). Altrimenti designa genericamente
la preghiera che Dio ascolta (I Re 8,30.45 ecc.;
2Cron 6,35.39; Sal 6, 10), alla quale egli si volge
(I Re 8,28; 9,3), davanti alla quale egli non si
chIUde (Sal 55 ,2), che sale davanti a lui (Sal
517
'1Jn (lnp
ESSERE PERVERTITO
:opn f)np
ESSERE PERVERTITO
11 La radice di uso corrente nell'area linguistica semO. (ug. IJnp spietato , WUS nr. 1053;
UT nr. 981; sos!. e verbo come prsl. can. in EA
288 , r. 8 l' infamia che essi commisero , e 162,
r. 74 che conosce infamia , cfr. AHw 320a.
321 a; CA D H 76b.80s.; per le successive ramificazioni linguistiche vd. sI. 3, cfr. HAL 322).
Nell'ebr. la radice ricorre con valore intransitivo al
qal e con valore causativo all'hi. , come aggettivo
verbale biinef e in due _formazioni nominali
astratte, il nome segolato bancefe la forma femminile banuppii (BL 467 ).
518
'91)
f)csced BONT
'9Q
(IIsC1!d
BONT
520
masiologiche (cfr. le considerazioni di Schullhess, Noldeke, Masing, e il fallo che snrebbe sorprendente un a coSlante lrascrizione errala di s lche corris ponde all 'arabo si
con sl.
11/ Il bcsced ricorre 245x ne ll ' AT , d istri buito nel m odo segue nte: Sa l 127x , 2Sam 12x,
Ge n Il x, Prove 2Cro n 10x , Is 8x Ger e Os 6x '
inoltre 5x in IRe, Neem , ICron; 4 ~ in Es, ISa m ;
3x In De ut , Gios , Mi , Giob, Rut , Esd; 2x in Num ,
GlUd , Gio na, Lam , Est , Da n; Ix in G ioe e lac.
Delle 8 ricorrenze in IS, 4 sono nel Dtis e 3 nel Trito is.
Is 16,5 non pare di Isaia, e nonOSlante l' intento mess ianico (cfr. Is 9,6) ha nella formulazione un carallere sapienziale (cfr. Prov 20,28).
In Es 20 ,6; 34,6.7; Deut, 5,9s. si ha una formula stereotipa, che si ritrova in Num 14,18.19, ma anche in Gioe
2,13; Giona 4,2; Mi 7, 18; Neem 9, 17; un po' Irasformata
m Dan 9,4; eem 13,22 (anche in Mi 7 20 ma molto abbreviata).
' ,
Nelle Cronache le ricorrenze di ICron 17, 13; 19,2.2;
2Cron 1,8; 6,14; 24,22 corrispondono ai loro modelli
(Sam/ Re). ICron 16,34.4 1; 2Cron 5,13; 6,42 (cfr. Is
55,3); 7,3; 20,2 1 hanno carallere innico (anche Esd
3,1 1l.
Il termine qu indi co mune ne ll a le tteratura na rrativa e in que lla sapie nziale , m a soprattutto ne l
linguaggio de i salmi . Ci coincide e ntro un certo
a mbito , m a certo non esclusivam e nte co n l' uso
profano o religioso de l termine. Esso 'm a nca de l
tutto nell a tradi zione sacerdota le e compa re m o lto
poco nei profeti . Un significato de te rmina nte d al
punto di vis ta teologico si ha solo in Osea in G eremi a e, in un contesto di verso, a nc he ne l' Deute rolsala.
2/
'9J
!lCPsced BONT
111/
La. paro la (Icsced ( pe r (Iasi d vd . sI. IV / 6)
resa so lo Impe rfetta m e nte con l' itali ano bont
il termine che ab bi a m o posto come titolo di q uest ~
voce. Ci ri u lta ( in intesi 111/8) anzi tutto dai term ini che com pa iono un iti a (/cseed(l il/I )e dagli
studi s in q u i fa tti ( 111/2), per quello che possono
fl ve lare da l pun to di vi ta gra mmaticale-semasiologico ( 111 /3) e pe r lo sviluppo del sig nificato di
(Icsced a ll ' inte rno del s uo campo semant ico
( 111 /4), m a anc he d all' uso del termine in campo
profano (Ietlerat ura narrati va 111 /5 , letteratura sapi e nzia le e salm i 111 /6 , Cronache e affini IlI n) e
in ca mpo teolog ico (I V /1-5).
523
chia ro ad ogni m odo che e ffettivame nte i singoli testi possono avere mo lteplici significati, a seco nda de lla precomprensione fo rmale co n la quale
si affronta l'esegesi. Pe rci, proprio perch il co ncetto racch iude d iverse sfumature, bisogna ce rcare
di d are subito alcune indicazio ni sem asiologiche
abbastanza ogge ttive (cfr. s u questi proble m i soprattut to Stoebe, Gottes hingebende GUte ... ? 6ss.}
Non ci si posso no as pe ttare a questo propOSitO de l
ri sultati sicuri, m a si pu solo ricavare qualche
aiuto e qualc he prospe tti va ut ile per l'esegesi.
3/ a) Il no m e ricorre al sing. e al plur. e lla m is ura in cui i passi si posso no d isporre in ord ine
cronologico, le fo rme plu rali sono di origine esilica
e postesilica (Is 55,3; 63,7.7; Sal 17,7 ; 25,6;
89 ,2.50 ; 106,7 .45; 107,43 ; 11 9 ,41 ; Lam 3,22.32;
Neem 13, 14; 2Cron 6,42; 32,32).
Gen 32 It J io sono tro ppo inferiore a tutta la miseri
cordia (plu r. di lJ!slI!d con an icolo) e a tulla la fedelt
(''''mieI) che hai usato verso il tuo servo forma un'eccezione. hci!sced sembra congiunto qui con , (emcer in
modo abbastanza stretto, ma non in una formu la. Cio
ceno insol ito , ma qui lo si deve a kol tutto . Non ne
cessario supporre che si abbia qui una dillografi a del seguente ,imikkol (O. Procksch , Die Genesis , '1924,. 191;
anche Stoebe GOlles hingebende Giite ... , 139). SI potrebbe invece 'supporre che quest'espressione, per il suo
carattere di confessione, sia stata rielaborata secondo
una concezione pi tardiva.
Questo fa tto va spiegato te nendo presente che bcsced inteso come una re lat abbastanza a mpia,
che si m ani fes ta in si ngoli casi. Va osservato tn
pro posito che proprio nei salmi il sing . e il plu r.
'9J
Tra i passi con ranieolo, Gen 21 ,23; 2Sam 2,5; IRe 3,6;
2Cron 24 ,22 SI rlrerlscono ad un (lI!sa:d menzionato in
precedenza; In Ger 16,5 ranicolo sostituisce il pronome
possesslvo ~ Sal 130,7; Prov 20,28 ; Is 16,5 reSlano indelermlnatl. E rorse panicolarmeme caralleristico che l'articolo compaia quando ~r.sa:d unito a b' ril (Deul 7,9.
12 ecc.).
b) Spesso il nome costruito con il verbo 'sh
fare . Ci si verifica soprattutto ne ll a letterat ura
narrativa pi antica, ma a nche ne i profeti e nei
salm i, sebbene in misura molto minore (Gen
19,19; 20, 13; 21,23; 24, 12. 14.49 3211 4014
47 ,29; Es 20,6; Deut 5,10; Gios 2. .I'4; diud
1,24; 8,35; ISam 15,6; 20,8.14; 2Sam 2,5.6; 3,8;
9,1.3.7; 10,2.2 = ICron 19,2.2; IRe 2,7; 3,6 =
2Cron 1,8; Ger 9,23; 32, 18; Zac 7,9; Sal 18,51 =
?Sam 22,51 ; 119,124; Glob 10,12; Rut 1,8). Questo
~ndlca a nZitutto che la concezione legata a /Jd!seed
e concreta . ma SI supera anche il fatto singolo
1
mediante 1m a, presso , che ricorre pressoche .costante mente. Cosi l'area semantica del
termine oltrepassa questa formulazione concreta
Nell'espressione mantenere (n$r) /Jd!seed (E~
34,7; formulata negativamente in 2Sam 715) l'accento posto maggiormente sulla prome~sa che
Inslta In un atteggiamento.
Va ~otato che non si ha qui alcun legame con ''''ma:I
che e Invece caralleristico in questo comesto. Andreb:
bero ricordati qUI anche i passi con smr custod ire
(~eut 7,9;12; IRe 8,23 = 2Cron 6,14; Os 12,7; Sal 8929
[smr par. m" m.l; Neem 1,5; 9,32).
'
c) /Jd!seed in quanto atteggiamento particolarmente chiaro quando, con una preposizione , diventa la misura di una speranza o di un' attesa
e
(con k conformemente a : Gen 21 23 Sal 25 7
51 ,3; 109,26; 119,88. 124.149. 159; cfr.'N~m 14};
secondo la tua grande bont ; con /em ' an a
causa di : Sal 6,5; 44 ,27; con 'a/ a motivo di :
Sal 138,2; n e ntra qUI anche il be in di Es 15 13
' ,
Sal 31 , 17; 143,12).
Ne~la realt i due aspetti non sono nat uralme nte
COSI dlstlnli tra loro , come risulterebbe da queste
nostre affermaZIOni . Un atteggiamento che non si
m anifesta In aZioni concrete resta teoria; ogni asserzione che non caratterizza la nat ura di ci a cui
SI nfens~e, resta qualcosa di fortuito che non riguarda I ambito umano. Un esempio lo si pu
avere anche nell'italiano benevolenza che include sia gli effetti sia ci che essi presuppongono
(cfr. Stoebe, Gottes hingebende Giite ... , 49; Jepsen, Le., 266).
'91)
(ld!sced BONT
51
a) Le osservazioni fin qui fatte sulla ricorrenza del termine, il suo a mplia me nto, la sua restrizione e i s uoi complementi chiarificatori , perm ettono di giungere a lla concl usione, per ora ancora indeterminata , che con hd!seed si intende una
re lazio ne reciproca contraddistinta da qualcosa di
particolare, che in ogni caso oltrepassa l'evidenza
immediata. Concretamente ci si pu indicare e
chiarire nel suo contenuto con un'analisi di quei
passi , soprattutto de ll a letteratura narrativa, in cui
/Jd!seed riguarda le re lazioni tra uomini.
A questo proposito ci si deve chiedere anzitutto se
c' un uso profa no in senso proprio. /I termine
gi ne i testi pi a ntichi pu venir usato per indi526
61
Prov 31,26 viene lodata anche perch sulle sue labbra sta
~r.sG!d (par. con sapienza ). Ci si rirerisce qui
alla magnanimit e all'abnegazione nel parlare. La trad uzione graziosi discorsi (assimilazione di lJr.sa:d a /.J11)
gi di per s improbabile in un testo relativamente recente, tenendo conto del v. 30; resta solo possibile intendere benevolo l>.
Allo stesso modo in Prov Il ,27 lo ' i s (nesa:d sta in contrapposizione allo 'akzari , il crudele l); egli colui che
sa aver riguardo e venire inoomro agli altri, e che non bada
al proprio vantaggio. In 20,6 (lr.sG!d posto accanto a 'is
loral
volenza, ma l' uomo fidalO , che la possiede, raro (probabilmente si vuoi pararrasare br.sG!d WCP'''I/IG!I).
In Prav 19,22 (Ir.scpd deve addirittura significare rettitudine di cuore e vero senso di umanit. Questo ci che
528
si chiede agli uomini, e perci un povero che lo pu possedere migliore di un imbroglione che ovviamente non
pu averlo. Bisogna ammettere che qui si comincia ad
intendere l'egoismo come fonte di menzogna. In 21,12 si
ha ~ ' diiqii e (1CslEd, tuttavia l'affermazione res ta nel generico. Ci vale ancora di pi per 3,3; 14,22; pure
chiaro che con (ur,slEd WIE ''"mIEI si pensa ad un atteggiamento umano (similmente 16,6, dove la frase con la
bont e la fede lt si espia la colpa resta fuori di ogni
schema). In 20,28 (cfr. Is 16,5) il (uslEd del re certamente qualcosa di pi della sua giustizia: la sua affabilit , che contribuisce a rendere stabile il suo trono;
nella prima met del verso potrebbe trattarsi di manifestazioni divine, ma anche qui meglio pensare ad un
agire che divenuto ipostasi.
b ) Nelle sente nze proverbia li de i testi sapie nziali
pi recenti (Eccli) ~csced caratte ri zza quasi sempre situazio ni religiose. Un 'eccezio ne si ha solo in
Ecci i 7,33 e 37,11.
c) Nei salmi ~csced usato rara m e nte per indicare un atteggiame nto uma no e presenta a nche
qui d e i tralli sapie nziali , p.e. in Sal 141,5 , dove
una percossa non un'offesa , m a segno di be nevolenza , se data d a un giusto.
Sal 109,12 non parla certamente di grazia che va al di l
della morte, ma in parallelismo antitetico con usuraio
del v. Il , di una dilazione, addirittura di un credito caritatevole. Poich maledizione e omissione (opp . azione)
si corrispondono tra loro , al v. 16 hcslEd da intendere
in tal senso.
Infine, nonostante qualche oscuri t, si dovrebbe menzionare anche Giob 6,14 in questo contesto. Anche qui
hcslEd sembra essere un comune atteggiamento umano
(benevolenza, compassione, sollecitudine nel prestare
ascolto a qualcuno), che oltrepassa i normali presupposti
di una vita comu nitari a ordinata (ti more di Dio).
hen,
8/
Non possibile descrivere esattame nte con
una parola itali ana l'ambito sem a ntico di hcsced
quale compare ne ll' uso profano . ~csced ' non
grazia , n sufficie nte il termine favore
spesso proposto . Anzitutto ~csced qua lcosa che
dive nta spe rime ntabile in situazioni concrete, ma
che oltrepassa la m a nifestazio ne singola e contie ne un riferime nto all 'agente stesso. In questo
senso il conce tto si avvicina alla nostra be nevole nza , e anche a bont}} (vd . sp. 3c). Ma certa m ente ~csced, anche quando si realizza e ntro
determinate forme comunitarie, e pe r qua nto
possa essere caratte rizzato da queste ultime ne lla
sua espressiol)e, non m ai qualcosa di scontato e
dI doveroso. E un atteggiame nto umano c he deve
529
'9t
/:IcslEd BONT
11
21
3/
'9r:t
bcslEd BONT
532
Sulla questi one de ll a reciprocit de l hd!sced s i dovrebbe citare a nzitutto Os 10 , 12: emina te pe r
voi gi u tizia, e raccoglie re te econdo hd!sced!
$' doqo e !ld!sced da un lato sono d a ti da Dio , e
dall 'a lt ro debbo no essere rea li zzati da ll ' uo m o , pe r
cui il bd!sced di Dio ne llo s tesso te mpo pre m essa
ed esempio del gi us to com portamento de ll ' uo m o
verso di lui ; c fr. a nc he C. Wi ne r, Reche rches ur
l' am our pour Die u d ans l'A T , 1957 , 20.
Anche Os 12,7 rienlra in questo COnlesto. L'esortazione
osserva ~ld!sced e giustizia )) inserit a in un ri chiamo
533
'9'7
i}d!sced BONT
!Id! cedo
4/
535
'90
bd!swd BONT
536
2/ Il verbo e il nome dal lato letterario si limitano sopratt utto al linguaggio liturgico; la statistica mostra quindi una forte concentrazione nel
salterio: I;sh q. 37x (Sal 25x, Is 3x), (1asul Ix (vd.
sp.), ma(1slE 20x (Sal 12x, ls 4x); in totale 37 delle
58 ricorrenze sono in Sal.
3/ Con Delekat (Lc., 28-31 ) si pu considerare
come significato di fondo del verbo rifugiarsi
mI presso )} (cfr. Giud 9, 15; Is 14,32). L'AT presenta una grande abbondanza di espressioni parallele molto chiare, p.e. - 'Liz be trovar ri fugio
presso)} (Is 30,2), - SI,. ni . be nascondersi in )}
(ISam 20,5; Is 28 ,15), mi! ni. oppure - nus 'lE/ (o segUito da h locati vo) fuggire verso)} (Gen 19, 1722; Es2 1,13 ; Num 35 ,6.32; ISam 22, 1), brl; 'lE/1i'
fu ggire verso)}(IRe 2,39; Neem 13 ,10), pqd hi .
nci>fces b'jad affid arsi a qualcuno)} (Sal 31,6),
- dbq bI' l'im aderire a)} (Rut 1,14; 2,8; Deut
10,20), jsb be O /in hitpo. be stare presso )}
(Sal 91,1). !1sh si trova strettamente uni to a simili
espressioni , e denota quindi in senso reale o fi gurato la ricerca di un ambiente protetto. ma(1SIE
539
designa direttamente o metaforica mente , fatta eccezione per due casi (Sal 62,8; 73,28) nei quali si
pu vedere il passaggio ad una concezione che in siste di pi sul lato soggettivo (contro LDelekat,
Asylie und Schutzorakel, 1967 , 211 ), il nascond iglio o ci che d sicurezza (cfr. Is 4,6; Sal 91,ls.9;
104, 18); .sinonimi sono p.e. 'ozlma'oz rifugio )}
(-' uz) , selcerlmislor/mislar nasco ndiglio )} (-slr),
misgab fo rtezza, ri fugio )}, miq/a[ rifugio ,
as il o )}.
4/ I testi cultuali adoperano il verbo e il nome
specialmente per espri mere l'abbandono fi ducioso
in Dio nell a forma di una confesss ione; si tratta di
espressioni che da una parte richiedono la protezione di Jahwe (a), dall 'altra, co n il verbo usato
soprattutto al partici pio atti vo , descri vo no la comunit cultuale (b).
(a) Una formul a di fiducia propria del canto di lamento o del canto di fiducia : b' ka (1asiti (Jhwh)
mi rifugio presso di te, (Jahwe) )}, (mi) affido
a te}}, cosi in Sal 7,2; 11,1; 16,1; 25 ,20; 31,2; 57,2;
71,1; 141 ,8; cfr. beka ba[a(1t in te confido )}
(-b[(1) . Nel contesto innico essa suona, confo rmemente allo stile: in lui , Jahwe, confido )} (Sal
18 ,3; 144,2). Il verbo all'imperfetto si trova con
uguale funzione in Sal 57,2; 61,5; la frase nominale : tu sei (egli ) il mio (nostro) ma(1slE }} (Sal
46,2; 61,4; 62,8.9; 71,7; 91,2.9; 94,22; 142,6; cfr. Is
25,4; Ger 17,17). Reminiscenze dell a formula di
fiduci a si possono riscontrare in Is 28 ,15 e Gioe
4,16.
(b) In funzione descritti va il verbo pone in risalto
non tanto il singolo arante (come accade in maniera preponderante nell a formula di fi ducia)
quanto invece la comunit bisognosa di protezione. Sal 64,11 ed Is 57,13 ri feriscono (1sh be al
singolo; Prov 14,32 dice che il gi usto pu fare affid amento sulla propria innocenza (lc G (1OSIE
betummo). Negli altri casi la molteplicit dei (10sim che - parallelamente a coloro che temono
Jahwe (Sal 31 ,20), che amano il suo nome (5 ,12),
che sono suoi servi (34,23) - viene descritta in formule fisse, spesso in detti di benedizione (Sal
2, 12; 5,12; 17 ,7; 18 ,31 ; 31,20; 34,23; Nah 1,7; Prov
30,5; cfr. l' uso delle forme verbali finite in Sal
34,9; 36,8; 37,40; Sof 3,12).
(1sh pu quindi signifi care la ricerca dell 'a mbiente
di protezione (i l santuario); l'espressione pi precisa rifugiarsi sotto le ali di Jahwe)} (Rut 2,12)
o all 'ombra delle tue ali )} (Sal 36,8; 57,2) accenna al luogo di culto (- kanaf). Fin qui si pu essere d'accordo con Delekat, Lc., 209ss. L'espressione di fi ducia per non signifi ca soltanto l'effetti va ricerca di asilo (chi pensasse cosi, dovrebbe
abbandonare il carattere li turgico dei salm i in favore di una teoria dell 'iscrizione!), ma anche l'atteggiamento interiore della comun it in preghiera.
Colui che si rifugia presso Jahwe (Sal 61,5; 91,Is.),
fa propria l'esperienza delle generazioni che lo
hanno preced uto nel culto.
i10n !1sh RIFUG IARSI
540
f::ln
I;ps COMPIACERSI
31
r~n
bfJS CO MPIACERSI
41
51
Tanto il verbo quanto il sostantivo com paiono negli scritti di Qumran (rispettivamente 5
e 13 volte secondo Kuhn , Konk . 75), ma sono
molto meno usati rispetto al pi frequente r~h/rti
sono Il nts. EMaxE!:v si riallaccia soprattutto a
;'$11 (cfr. G.Schrenk, art. E3oxw , ThW Il ,736 748 = GLNT 111,736-748).
G.Gerieman
l'l'n
stantivo indipendente
uno che mClde}) ~ p~ure
qualcosa che incide ). Il sost. masc . iJoq e I 1t1~.
sostantivato di iJqq q. (Bl 455); Il suo fem .. iJuqqa?
abbastanza tardivo , si formato lt1 analogIa con I
femminili torti , mi~wa (K.Albrecht , ZA W 16,
1896,98; Liedke, vd. st. , 176).
21 Nell ' AT il verbo iJqq ricorre 12x (q. 9x , pU .,
ho . e poI. Ix), la fon:na sec~n_daria I)qh 4x (V_d. sp.).
Quanto ai sostantiv I, meiJoqeq ncorre 7x, iJoq 129x
(SaI30x, di cui 21x lt1 Sal 119; Deut 21x , levi Ix ),
iJuqqa 104x (Lev 26x, dI CUI 23x nella legge dI san:
tit; Ez 22x , Num 14x; cfr. Hentschke, I.c., n. 3,
Elliger , HAT 4 ,223 n. 15; 236s.).
Per eventuali congetture vd. HAL 333; Giud 5,15; Sof
2,2; Sal 74,11 ; Giob 23 ,12 vanno certamenle correttI.
ppn
544
Quando in Ez 16 ,27 si parla del Mq di Gerusalemme che viene accorciato (gr ' ), intendendo con
questo la riduzione del suo territorio (cfr. O.Eissfeldt , PJB 27 , 1931, 58ss.), appare chiaro che in f:i;q,
con;e pure In geM I e nd laL finis , nel gr. 8pLOV,
nell ttaltano confim , l' IndtcaZione del limite viene
a designare la superficie che cosi delimitata. Nella stessa linea (18q viene usato in Ez
45 ,14 per una . determinata quantit d'olio , per
una quanttta fissata di grano in Gen 4722
(Liedke, I.c., 165s.), per la quantit di lavoro p'rescritta in Es 5,14 (Noth , ATD 5,35) e Prov
3 1, 15. In G iob 14 ,5. 13; 23,14; Prov 30 ,8
545
J'pr1
loro
creazione per divisione o separazione (Westermann, BK 1,46-48 ). Il boq tracciato da Dio divide
l'oceano celeste dalla terra (Prov 8,27; Giob 26 ,10;
Sal 148 ,6; cfr. Gen 1,6-7), il mare dalla terraferma
(Prov 8,27 ; Ger 5,22; Giob 38 ,10; cfr. Gen 1,9IO). In senso figurato (1qq si trova anche in Ger
3135 (coi co mmentari bisog na
leggere
bOqq), in una descrizione della. creazione:
stabili la luna e le stelle per Il chiarore della
notte . Anche in Ger 31 ,36 e Giob 28,26 boq
e huqqim significano rispettivamente ordinamento/i ; in Ger 5,24b; 33,25; Giob 38 ,33
buqqo, designa parimenti le leggi (dell a natura)
imposte da Dio.
meboqq in Sal 60,9 = 108 ,9 il bastone (regale)
di Jahwe, in Is 33,22 assieme a mdda;k re e 58ft! giudice titolo di Jahwe.
b) Del Mq , che Dio impone all ' uomo , si parla in
Giob 14,5.13; 23,14; Prov 30,8. Anche se in questi
passi si pu ancora vedere il significato immediato
di tempo delimitato , in Sal 2,7; 94,20; 105 ,lOs. ;
Is 24,5b boq designando 1' ordine di Jahwe assume un senso del tutto figurato. Qui si pu vedere come b8q in quanto ordine non soltanto
designa il dovere del suddito , risultante da un ordine stabilito da Dio (ls 24,5; cfr. Ger 31,36; Giob
28 ,26), ma pu includere anche la promessa, l'impegno di Dio; vd. Sal 105 ,IOs . = ICron 16 ,17s.,
dove la promessa della terra ai patriarchi viene
detta -b erif e b8q. Anche il testo discusso di Sal
2,7 (vd. anche G.H.Jones , The Decree of Yahweh VT 15 , 1965 , 336-344) va inteso in questa
maniera: sec.o ndo G. von Rad , Das judaische Konigsritual, ThLZ 72 , 1947 , 211-216 = GesStud
205-213, (18q significa qui il contenuto del protocollo regale , che Jahwe consegna al re di Giuda al
momento della sua incoronazione; 1' ordine che
in tal modo Jahwe fonda l'adozione del re a figlio di Jahwe; si tratta di una promessa (Sal 2,7b9; 2Sam 7) e di un impegno per il re.
c) Nella formula del codice sacerdotale (1Oq- '81i'im
(per lo pi con l'aggiunta per Aronne e i suoi figli ), b8q adoperato come termine tecnico per
indicare la porzione del sacrificio destinata al sacerdote (Es 29,28; 30,21; Lev 6,11; 7,34; 10,15;
Num 18 ,8. 11.19; cfr. Lev 6,15; 10,13s. e 24,9 [Hl;
Hentschke, Lc. , 33ss.). Quest'uso di (18q, ancora
vicino al senso immediato , va confro ntato co n b8q
di Gen 47,22.
La formula corrispondente buqqa,- '8Iam , che si
trova in P e H (i l pi delle volte con l'aggi unta
per le vostre generazioni 'l'), una semplice
formula di chiusura o di introduzione che
segue o precede prescrizioni cultuali (P: Es
12 ,14.17; 27,2 1; 28,43; 29,9; Lev 3,17; 7,36; 10,9;
16,29.31.34; Num 10,8; 15,15; 18,23 ; 19,10.2 1; H:
Lev 17,7; 23 ,14.21.31.41 ; 24 ,3; cfr. Ez 46 ,14; Hentschke, I. c., 42ss.64s.); la formula afferma la validit inco ndizionata ed eterna della norma rispettiva ; buqqi'i sig nifica in tal caso ordinamento cul547
ppr1
548
ilrr
(cfr. AHw 238 b; WUS nr. 973) non fa parte del semItIco comune, e oltre che in ebr. si trova ampi amente sVI luppata solo in aram . (arab. - hmwal
ardore, fiamma d' ira )), Wehr 156a).
.
Le alleslazioni aram. pi antiche sono KAI nr. 214, r. 23
e Adad sfoghera la sua collera ((11" ) >> (par. rgz ira ),
e KAI nr. 223 B, r. 12 nel giorno dell'ira (hm) ' cfr.
lOolIre HAL 337.
.
,
Il verbo ricorre al qal , ni . ( part . in Is 41 Il e 4524'
Cant 1,6 secondo GK 75x; Bergstr. ' II ,III ;'BL
424 va collocato qUI, mentre secondo G R Driver
JThSt 34, 1937, 380s. e KBL 609b un ' pi. di nh;
fremere d' ira ))), hi . (Giob 19, 11 e Neem 3,20 in
un testo controverso), hitp. e due volte in forme
con la preformate t (col sign. di gareggiare )) Ger
12,5; 22,15; secondo GK 55 h tif' el; secondo
J.Blau, VT 7, 1957, 385-388, hitaf'el; secondo
Barth 279; Meyer Il ,127; HAL 337b: verbo denomma tlvo da lab arii lotta)) Eccli 40,5). Vengono
P91 I sostantIvI,b ~ ri l' accendersi (dell ' ira) )) e baron (ardore d )Ira )) (per la formazione nominale
cfr. BL 460s. e 499).
549
'
'a!
5/
G.Salle/'
550
a) Il sost. Mrcem nell' AT una parola come q6dee!; (- qtfs ) e bol (-bll) e significa anzitutto la qualit propria di una persona o di una cosa (Lev
27,21 ; Deut 7,26; Gios 6,17s.; 7, 12 ). Ma anche ci
che possiede tale qualit viene detto bcem; si potrebbe perci tradurre con ci che scomunicato o quanto appartiene all' anatema (Deut
13,18; Gios 6,18; 7, 1.12.13; ISam 15,21), quando
non si tratta di U!1 uomo (come invece in Lev
27,29). Inoltre, brcem un'espressione tecnica
per indicare una determinata offerta votiva
551
b~rcem
C':H'!
M rcem
SCOMUN ICA
552
~,n
hrs TACERE
ro1n
hiS TACERE
Il La radice */jrs essere sordo, muto va di sti nta dalle due radici del semitico com une con I;
come prima radicale: *brs costruire (artigianalmente)) (ug.: WUS nr. 976; UT nr. 903; acc. erSu
saggio ; ebr. baras artigiano ) e *br( arare
(ug.: WUS nr. 980; UT nr. 905; acc. eresu; ebr. Qd
I; cfr. S.E.Loewenstamm , JJSt IO, 1959, 63 -65;
H.-P.Mi.iller, UF I, 1969,80). Essa manca in ug.
e, nel periodo vtrl. , ricorre solo molto raramente
nei testi semNO. (DISO 97; Sznycer 144 per Poen.
1027), ma al contrario ben attestata nell'aram.
tardivo (cfr. LS 259) e in arabo (/jarisa essere
muto , Wehr 210b).
F.Delitzsch, Pro legomena eines neuen hebr.-aram. W6rterbuchs zum AT, 1886, 100, ha supposto una connessione con l'acc. harasu legare ( > impedire , KBL
337b; diversamente AHw 324b); recentemente si trovato l'acc. hariisu essere mulO in una lettera di Mari
(G. Dossin : RA 62 , 1968, 75s.).
554
c) In hi: il significato causati vo. far tacere ricorre in Giob Il ,3 (41,4txt?), ma di solito esso ha
il significato intransitivo (causativo interno) tacere (p.e. Gen 34,5). Pu anche significare essere paziente (Is 42,14 accanto a 'pq hitp. trat:
tenersi ), giu ngendo. perci facilmente al senso di
essere tranquillo, mantenersi tranquillo (p.e.
Es 14,14; cfr. brs hitp. in Giud 16,2). Con la preposizione 'a?I significa ascoltare uno 111 silenzIo
(ls 41 I) "Con le lasciar fare in silenzio (Num
30,5.8:12.15; cfr. CD 9,6 al posto dell'ammoni.zione fraterna, jkb hi.). In ISam 10,27 eglt resto
inattivo il testo secQndo G va mutato tn trascorso circa un mese (S. R.Driver, Notes on the
Hebrew Text of the Books of Samuel , '1913, 85).
d ) Sinonimi di (1rS sono: ( I ) (1sh qal tacere, lenersi silenzioso (ls 62 ,1.6; 64,11 , da confrontare con Ab 1, 13;
656' Sal 28"1' 10729' Eccle 3 7 con l'opposto dbr pl.
pa;lare ))), 'hL f~r ;acere (Neem 8,11 ) e tace~e
(2 Re 2,3.5; Is 42 ,14; 57,11 ; Sal 39 ,3), esitare (Glud
18.9: I Re 22 ,3; 2Re 7,9);
555
manca nel NT; gli altri due non hanno un particolare uso teolQgico, per cui mancano nel ThW;
cfr. p.e. W.Schmithals, art. Schwelgen, BHH
111 ,1748; W.Herrmann , Das Wunder in der evangelischen Botschafl. Zur Interpretatlon der Begriffe blind und taub 1m Alten und Neuen Testament, 1961.
M.Delcor
~ron
hsb PENSARE
556
8<
htisakta).
pensare di far qualcosa l), bsb le con l'inf. progettare, avere in mente di far qualcosa (qal ISam
18,25; Ger 18 ,8; 23 ,27 ecc.; pio Giona 1,4; Sal
73,16; Prov 24 ,8) esprime l' intenzione di compiere
un'azione_
Quando legato ad oggetti (cfr. specialmente la
costruzione fissa hsb mahasabal mahasabI meditare un piano/dei piani l), qal 2Sam 14,14; Ger
11 ,19; 18 ,11.l8 ecc.; pio Dan 11 ,24; tra le altre soprattutto: /:1sb ra'a meditare il male , qal Gen
5Q,20; Ger 48 ,2; Mi 2,3 ecc.; cfr. pi o Os 7,15; /:1sb
'iJwcen meditare iniquit , qal Ez 11 ,2; Mi 2,1;
Sal 36,5, ed espressioni simili), bsb sta insieme a
-)'$ (consigliare), progettare, meditare qualcosa (Ger 49,20.30; 50,45; Ez 11 ,2; Nah l ,II); la
stessa relazione sussiste fra ma/:1asaba progetto
e '$a (consiglio), progetto (cfr. i frequenti paralleli tra questi due sostantivi: Is 49 ,20.30; 50,45;
Mi 4,12 ecc.). L' intenzione generalmente negativa
di tale progettare (cfr. tuttavia p_e. Ger 29 , II
ma/:1sebI salm piani di salvezza l), e Sal 33,lOs.;
40 ,6; 92 ,6; Prov 12,5; 16,3; 20,18; 21,5), gi
espressa in queste costruzioni dall 'oggetto di /:1sb,
si manifesta inoltre nelle espressioni preposizionali che spesso seguono: il progettare avviene
contro qualcuno ('O!I, le, 'al).
Senza questa coloritura negativa , !;sb significa infine
la med iazione cultuale qui superata da una relazione diretta con Dio , e ci che viene attri buito
non pi l' opera umana ma la fede nella promessa (G. von Rad , GesStud 130-135; H.-J. Hermisson, Sprache und Ritus im altisraelitischen
Kult , 1965 , 58s.).
Sui nomi propri israelitici formati con hlb (come H"sabjii[hll ]) che rientrano in quest'uso teologico, cfr. Noth , IP
188s.
b) Mentre i testi sapienziali dicono che i progetti
umani si realizzano se ad essi si unisce un comportamento saggio ( Prov 12,5; 15,22; 16,3; 19,21 ;
20 ,18; 21,5), ma falliscono se sono in contraddizione con tale comportamento (Prov 6,18; 15 ,26;
Giob 15,12), e solo l'Ecclesiaste mette in dubbio
in questa prospettiva il risultato dell 'attivit
sapienziale (Ecde 7,23-8 ,1; 9,10), il pensare,
progettare umano , quando nell ' AT , viene
valutato da un punto di vista teologico, non
quasi mai giudicato positivamente (tranne
che in ICron 29 ,18; cfr. inoltre il talento divino
di cui dotato l' artista secondo P in Es 31 ,2-5;
35 ,30-35).
La motivazione che J in Gen 6,5 d del diluvio, e
cio che le aspirazioni del cuore umano erano
ormai solo malvagie, costituisce una valutazione
che caratteristica anche per l'uso che i profeti
fanno della rad ice /:1sb quando parlano del pensare , aspirare, progettare dell' uomo (ls 55,7;
59,7; 65 ,2; Ger 4 ,14; 18,12; Ez 11 ,2; 38,10; Mi 2,1;
Zac 7,10; 8,17). Nelle lamentazioni individuali dei
salmi i nemici dell'orante sono sempre descritti
come coloro che escogitano il male contro di
lui (Sal 10,2; 35,4.20; 36,5; 41 ,8; 52,4; 56,6; 140,3;
cfr. Ger 11 ,19; 18 ,18; Lam 3,60s.). Solo in Nah
2, II ; Sal 21 ,12 si dice che gli uomini escogitano
il male contro Dio l), e in Sal 21 ,12 si dice per anche che non vi riescono. Mentre gli uomini non
sono in grado di scrutare i pensieri , piani di
Jahwe (ls 55,8s.; Mi 4,12; cfr. Sal 92,6s.), Jahwe
conosce invece i pensieri dell ' uomo (Is 66,18;
Sal 94 ,11 ; ICron 28,9) ed in grado di sconvolgeme i piani (Sal 33,10; Giob 5,12).
I profeti contrappongono in maniera caratteristica
alle aspirazioni malvagie degli uomini il male
che Jahwe progetta contro di loro (cfr. Mi 2,3 con
v. I e cfr. Ger 18,11 ; 49,20; 50,45; 51 ,29). Negli
scritti profetici si usa /:1sb per parlare del piano salvifico di Jahwe solo in Ger 29,11. AI contrario gli
inni esaltano la stabilit dei piani (salvifici) di
Jahwe (Sal 33,11 pensieri del suo cuore l) e li
pongono in parallelo con i prodigi di Jahwe (-p/';
Sal 40,6 ; cfr. 92 ,6).
5/ Per il giudaismo ed il NT cfr. H.-W. Heid land, Die Anrechnung des Glaubens zur Gerechtigkei t, 1936; id ., art. o y(~ ofi.a~ , ThW IV ,287295 ( = GLNT VI,763-788). Per la letteratu~a
qumranica , che ivi non viene ancora trattata, cfr.
F.Notscher, Zur theologischen Termll1ologle der
Qumran-Texte, 1956, 52s.
W.SchollrojJ
~~n
~ ~~i: {hr
ESSERE PURO
Il
La rad ice semO. (hl' essere pu ro non si
trova nei pi antichi testi sem. (ad eccezione
dell ' ug.) e anche nell 'AT usata quasi escl usivamente in libri di origine tardiva.
In ug. la radice stata individ uata fino ra solo nel plur.
di un sostantivo che designa una pietra preziosa (b rilla nte)) (5 1 [ = Il AB[ V,81.96; WUS nr. 111 5; UT nr.
1032). Per le ricorrenze nel pun. cfr. DISO 100.
Sulla base della supposta amnit c.on le radici z hrl$ hr
(ebr. ~oh /'jim mezzogiorno , $oho/' in Gen 6,16 secondo alcuni apertura per la luce H' arabozhr diveni re
visibile ) e zhr brillare (aram ., a;ab.; ebrohi . e zo/w/'
splendore ) si ritiene spesso che il significato originario della radice sia luce, splendore (J .L.Palache, Semantlc Notes on the Hebrew Lexicon, 1959, 35s.;
l .A.Emerton, ZA W 79, 1967, 236; l .H.Eaton, JThSt 19,
1968 , 604s.), tuttavia ebro$oh l')im punto culminante
(del corso del sole) H e ~6hol' copertura (dell'arca) )
(cfr. l .F.Armstrong, VT IO, 1960, 328-333) appartengono al sem. comu ne *lO"l'- schiena (P Fronzaroli
AAN LR V11I /19 , 1964,257-271.278). '
,
31 a) (hl' si riferisce nell 'AT all a purezza corpora le , morale e religiosa (cultuale) (cfr. H.-l .Hermtsson, Sprache und Ritus im altisraeli tischen
Kult, 1965,8 4-99). Nonostante le sca rse ri correnze
negli scnttl meno recenti , bisogna tuttavia amme!,tere che, le ant iche concezioni della purit e
dell Impu nta religIOsa , note a tutte le civilt trovarono espressione gi nel pi antico Israele ~ ttra
verso le radici (h,. e (m' (nell 'ace. cfr. ebebu, elelu
561 i;'~ (hl' ESSE RE PURO
b) Soltanto P (incl uso H) d particolari info rmazioni sull a necessit e sul modo di operare la purificazione. I parti (Lev 12,7), la lebbra (Lev 13;
14; 22,4), gli emussi sessuali (Lev 15; 22 ,4; cfr.
Deut 23, 11 ), il toccare o il mangiare animali im ,
puri (Lev 11 ,32; 17, 15), la vicinanza o il contatto
con i cadaveri ( Lev 21 ,1-4; 22,4; Num 6,6-9;
19,11.14-1 6; cfr. Ez 22,24 txt?; 39,12) esigono la
puri ficazione. Prima dell a consacrazione tanto il
sacerdote ( Num 8,6s. 15) quanto l'altare (Lev
16,19; Ez 43 ,26) devono essere puri ficati . Secondo
Esd 6,20 i leviti si purificano prima del sacrificio
pasquale. Ma P parla esplicitamente anche della
necess it di purifi carsi da una colpa che provoca
calamit (Gios 22,17). Bench non si possa parlare
di colpevolezza in parecchi casi di contaminazione
perso nale ( in fez ione in caso di lebbra, mestruazione Lev 15,28), si ha l' impressione che si pensi
sempre ad un aspetto di colpa: per un improvviso
caso di morte verificatosi vicino a lui il nazireo ha
co ntratto impu ri t e ha peccato a causa del cadavere (N um 6,9-11 ); persino l'altare, il santuario e la tenda del convegno devono essere purifi cati (sant ifi cati ed espi ati ) dalle (o a causa delle)
impurit degli israeliti (Lev 16,18-20). Mentre i
testi a carattere di halaka, nei quali compare (hr,
non lasciano trasparire alcuna emozione, gli oracoli di Ezechiele che tocca no questo argomento
contengono una violenta accusa cont ro la prostitu zione, l' impurit e il cul to degli idoli (Ez 22 ,24
tx t?; 24,13; 36,25.33). All 'opera del Croni sta interessa quas i esclusiva mente la pu rifi cazio ne dai di sord in i causati da stranieri (Neem 13,9.30; 2C ron
29, 15s.18 ; 34,3.5.8).
562
ESSE RE PURO
564
1255-1302).
F.Maass
3/
b) Soprattutto quando unito a terra e a termini agricoli (ab designa una qualit. Si parla di
una buona terra in Es 3,8; Num 13,19; 14,7;
18,9. 1 nferimenti alla sua fertilit mostrano che si
pensa in primo luogo alle possibilit di sussistenza
(cfr. Deut 23,17). Invece nell'espressione stereotipa dtn. e dtr. la buona/bella terra (con ' d!r(E$ :
Deut 1,35 ; 3,25; 4,21.22; 6,18; 8,7.10; 9,6; Il ,17;
Gios 23,16; ICron 28,8; con 'adama: Gios
23, 13.1 5; IRe 14,15) l'accento non pi sull ' utilit oggettiva (cfr. specialmente Deut 3,25). Per il
fatto che Dio l'ha promessa (Deut 8,10; 9,6; Gios
23 ,13. 15. 16), che gli israeliti ne entreranno in possesso (6 ,18; 9,6) come ered it (Deut 4,2 1), la terra
diventa un bene salvifico, e lo stesso termine (ab
diventa pi stat ico (cfr. al riguardo Gen 49,15; in
senso pi ampio anche Deut 28 ,(2). Quando invece i riferimenti all'ambito agricolo non hanno
propriamente un orientamento salvifico, resta prevalente l'idea dell' utilizzazione e del vantaggio
(p.e. ISam 8,14; IRe 21 ,2; 2Re 3,19.25; Ez 17,8;
34,14.18; ICron 4,40; nella parabola del canestro
di fichi l'antitetico m ' cattivo viene spiegato
con non buono da mangiare l); infine si pu citare qui anche 2Re 2,19; e cosi pure entro certi limiti Giud 9,11 ; Os 4,13).
'e~ {ab (2Re 3,19.25) l'albero da frutto in contrapposizione all'albero frondifero. Ci che in un primo
tempo era una valutazione diventato un termine fisso.
Nel corso di questo sviluppo {ab pu designare una qualit in senso assoluto e pu affermare che una cosa possiede una determinata caratteristica in misura part icolare
(l'olio 1s 39,2, ma vd. sp. I per 2Re 20,13; Sal 133,2;
l'om: zahab Gen 2,12; 2Cron 3,5.8; aram. dehab Dan
2,32; kce{cem Lam 4,1; cfr. anche Esd 8,27 e cos pure
l'ug. {b co n yn vino e ksp argento l) , WUS nr. Il IO;
UT nr. 1028).
c) Un gruppo a s formano quei testi in cui (ab
descri ve la natura dell'uomo. I testi pi antichi
parlano dell ' idoneit a certi compiti , in genere militari. Non si ha di per s un giudizio elico
(( uomo buono l~ (ma vd. st. 4a): si designa p.e.
un'lite ( ISam 8,16; 9,2; IRe 20,3; Am 6,2; e anche 2Re 10,3). In 2Sam 18,27 Achimaaz un
uomo dabbene poich porta la buona notizia
(dell a vittoria). Tuttavia {ab viene inteso in senso
etico in ISam 15,28 (influsso di idee profetiche?);
1Re 2,32 (par. ~addiq gi usto l); forse aggiunta
posteriore per Noth , BK IXII ,II ); Mi 7,4 (par.jasa,. retto l); txt?); 2Cron 21,13.
Ad una valutazione pi esteriore tendono i passi
in cui {ab regge un genitivo che descrive la fi gura,
l'aspetto (( bello o sim .: Gen 24, 16; 26,7; ISam
16, 12 ; 2Sam Il ,2; IRe 1,6; Est l , II ; 2,2.3.7; Dan
1,4; cfr. Nah 3,4; Dan 1,15 e senza il geni ti vo, ma
con lo stesso significato, Gen 6,2; Gi ud 15,2).
In questo senso {ab pu avere lo stesso valore di altri vocaboli pi specifi ci che indicano bello l), come j ajre
(42x , inoltre Ger 46,20 j'j-frjja ; jph qal essere bello
6x, pi o ornare Ix, hitp. farsi bello Ix, j"ji bellezza 19x; la radice ricorre con maggior frequenza in
Cant 16x, Ez 15x, Gen 9x), nawre (9x , rad ice n'h es~ i ~ (ab
BUONO
568
Per l' intlusso dell a religiosit israelitica sull a formazione del pensiero sapienziale cfr. J.Fichtner,
Die altorientalische Weisheit in ihrer isr. -j Ud.
Auspragung, 1933; sulla relazione tra sapienza ed
etica in generale cfr. W.Richter, Recht und Ethos,
1966.
In quesl'ambi lo del pensiero sapienziale va collocalO
l'uso di jr b hi. nel senso profano di fare qualcosa secondo le norme/accuratamente (Es 30,7; DeuI 5,28;
18, 17; ISam 16,17; 2Re 9,]0; Is 23 ,16; Ger 1,12; Ez
33,32; Os 10,1; Mi 7,3 Ixt em; Sal 33,3; Prov 15,13;
17,22). In tal caso l'inf. assol. pu diventare un puro avverbio (G K 11 3k), che designa il com pimento di
un'azione secondo le norme (Deut 13,15; 17,4; 19,18
nelle norme processuali; inol lre Deut 9,21; 27,8; 2Re
Il ,18; Giona 4,4.9).
e) Spesso (ab unito al suo opposto ra' malvagio, cattivo (-r"). Vanno ricordati qui tra l'altro
i meri smi dal buono fin o al catti vo e buono
o catti vo nel significato di qualsiasi co a
(Gen 31,24.29; 25am 13,22 ; cfr. Lev 5,4 con j(b hi .
e r " hi .; cfr. H.A.Brongers, OTS 14, 1965, 100114), inoltre le asserzioni che contengono i verbi
fare e ricompensare (p.e. 15am 24,18;
25 ,21; Ger 18,10; Sal 35,12; Prov 31,12), le valutazioni (Lev 17, 10.12. 14.33) e le afferm azioni
sull 'agire di Dio in bene o in male (vd . Sl. 4b).
Talvolta si pu ancora notare chi aramente co me
questa contrapposizione di due possibilit esiga o
evit i una scelta (c fr. p.e. Num 13 ,19; 24,13; 2Sam
14,17; 19,36; I Re 3,9; Is 41 ,23; Ger 10,5; 40,4, vd.
sp. 3d; 42,6; 50f 1,12; i due termini vengono usati
in Gen 24,50 con valore di formul a ed equi valgono a si- no).
In tutt i questi passi si stabilisce in sostanza ci che
utile e ci che dannoso alla vita, e non si tratta
ancora di per s di una valutazione morale (per Is
5,20 vd. Sl. 4a). Su questo piano va intesa anche
la conoscenza del bene e del male di Gen
2,9. 17; 3,5.22 (-jd' Illll c; tra le possibili spiegazioni ivi enumerate accettiamo la nr. 2; il fa tto che
il racconto del peccato originale nel suo complesso
non trov i alcuna corrispondenza nei miti del
mondo circostante, induce ad eliminare la spiegazione che vede nel racconto una presa di coscienza
dell a sessualit [nr. 31; d'altra parte non del tutto
errata l'opinione che vi scorge il desiderio di un
perfetto discernimento morale [nr. I]; von Rad,
ATD 2,65, e Brongers, I.c., 105, interpretano
l'espressio ne come un merismo [{ ab \Vara' =
tutto , nr. 4], tuttav ia il desiderio di una conoscenza divina perfetta av rebbe potuto veni r
espresso diversamente). Che l'accento stia su questo punto lo si nota fra l'altro dal fatto che l' inserzione dell 'albero della conoscenza produce delle
forzatu re nel contesto ( H.J .5toebe, ThZ 18, 1962,
387-390). La spiegazione seco ndo cui l' uomo co n
la conoscenza del bene e del male pretende di decidere da s che cosa utile e che cosa dannoso
alla sua vita, ossia pretende per s la piena autonomia (H.J.5toebe, ZAW 65, 195 3, 188-204),
non introduce quindi nel testo idee estranee
571
(ob BUONO
572
mentre il contesto offre di volta in volta la sfumatura necessaria (cfr. p.e. Giud 8,35; ISam 24,19).
Ci risulta particolarmente evidente quando il termine unito a 'sh fare o a verbi dello stesso genere (Gen 44,4; Num 24 ,13 agire di propria iniziativa; G iud 9, 16; ISam 24,18. 19; 25,2 1, ma al v. 30
chiaramente benedi zione; 2Sam 2,6 [c fr. per al
riguardo G.Bucceliati , BeO 4, 1962 , 233; W.L.
Moran, J NES 22, 1963 , 173 -1 76; D.R.Hiliers, BASOR 176 , 1964, 46s.; J. S.Croatto, AION 18,1968,
385 -389]; Ger 18,20a; Sal 35, 12; 38,2 Ia, mentre in
2b (ab invece il bene morale; 109,5; Prov 17, 13;
quando vi contrapposto fa'a, si pensa ad un atteggiamento che non si giustifica col proprio
agire). Questo senso generico presente anche in
2Cron 24,16
rendersi benemerito, Rudolph
HAI 21,276); Ger 18,20b parl are a favo re , similmente Ger 15, 11 con (ab); 2Re 25,28 = Ger
parlare amichevolmente ); Neem 5, 19 e
52,32
13,3 1 ricordarsi benevolmente ). 'sh (ab sottolinea invece di pi il lato morale di un'azione (Ez
18, 18; Sal 14,1.3; 34,15; 37,3.27; similmente Is
5,20.20; Am 5, 14.15; Mi 3,2; Sal 38,2Ib; Prov
11 ,27; anche Prov 11 ,23; 14,22; per l' aspetto dell a
decisione vd . sp. 4a).
Questo significato pi generico sconfina nel concetto pi preciso di felicit, successo, buon
esito . Diversamente da {oM , non si pu pi dire
con sicurezza se con {ab si volesse esprimere qualcosa di concreto , ammesso che questa fosse del resto l'i ntenzione originaria ({ oba: Deut 23,7; Sal
16,2; 106,5; Giob 9,25; 21,25; Eccle 4,8; 5, 17; 6,6;
7, 14 accanto a {ab, quest'ultimo co me applicazione d imostrati va 9,18; Lam 3,17; Esd 9, 12;
Neem 2, 10; {ab pi frequente: Num 10,29; Ger
8, 15; 14,19; 17,6;.Os 8,3 accentua l' aspetto di felicit ; Mi 1,12; Sal 4,7; 25, 13; 34,13; 39,3; 103,5;
107,9; Giob 7,7; 21 ,13; 30,26; 36,11 ; Prov 13,2 1;
16,20; 17,20; 18,22; 19,8; 28 ,10 txt?; Eccle 2, 1.3 ;
3, 12 .12. 13. 22; 5, 17; 8,12.13.15).
Se l'autore d i questa situazione felice Dio , {oba
significa benedizione, salvezza)} (Es 18 ,9; ISam
25,30; 2Sam 7,28 = 1Cron 17,26; IRe 8,66 =
2Cron 7, 10; Ger 18 ,10; 32 ,42; 33,9). Anche qui si
pu trovare {ab con lo stesso significato , allu dendo all'aspetto concreto della situazione (N um
10,32 , cfr. V. 29; Is 52,7; Ger 29,32; Sal 21,4; 34,11 ;
84,12; 11 9,65; 122 ,9; Prov 24 ,25; 2Cron 6,41 ;
10,7).
Questo contenuto del termine (ab viene sottolineato in modo caratteristico quando {oba/(ob
costruito con le. In senso generico le{oM per la
buona impresa si trova in Neem 2,18; ma per lo
pi Jahwe che in quanto Signore crea per gli uomini questo stato d i benedizione e di salvezza ({oba: Deut 28 ,11 ; 30,9; Ger 14,11 ; 24,5; Sal 86, 17;
Esd 8,22; (ab: Deut 6,24; 10,13; Ger 32 ,39). Questo si deve supporre anche per Gen 50,20 (la traduzione volgere in meglio )} non del tutto soddisfacente; Dio ha trasformato in salvezza il piano
malvagio; cfr. Sal 11 9,122). La responsabilit
dell'uomo viene sottolineata nell a predicazione
(
(
575
~~~
21 Per il verbo si trovano nell'A T 160 ricorrenze , la.cui frequenza maggiore si ha nei testi esilici e postesi lici: Lev, Num (P) ed Ez contengono
circa 1'85 % delle ricorrenze (Lev 85x, Ez 30x,
Num 23x). Il qal si trova 75x (Lev 58x , Num 10x,
Ez 4x , cui si aggiungono Agg 2, 13. 13 e Sal
106,39), il ni. 18x (N um 7x, Ez 6x, Lev ed Os 2x,
Ger Ix), il pi o50x (Lev 17x , di cui 12x in Lev 13,359 e 20 ,25 nel significato di dichiarare im puro l);
Ez 14x , Num 5x, 2Re 23,8 -1 6 4x, Gen 34 e Ger 3x
ciascuno, inolt re Deut 21,23; Is 30,22; Sal 79, I;
2Cron 36,1 4), il pU . Ix (Ez 4,14), l' hitp . 15x (Lev
8x, Ez 5x, Num 6,7 e Os 9,4), l' hotp. Ix (Deul
24,4).
l ame' ricorre 89x (Lev 47x, in 13,45 raddoppiato;
incl. 5,2b, che per lo pi viene corretto seco ndo i
v. 3.4 in )ada' , cfr. Elliger, HAT 4,55s.; Num 12x,
Deut 8x, Ez 5x, e inoltre Gios 22, 19 P; Giud 13,4;
Is 6,5.5; 35 ,8; 52, 1.11 ; 64,5; Ger 19, 13; Os 9,3; Am
7,17; Agg 2,13. 14; G iob 14,4; Eccle 9,2; Lam 4,15;
2Cron 23,19), (Um 'a 37x ( Lev 18x , Ez 8x , e inolt re
Num 5, 19; 19,13; Gi ud 13,7. 14; 2Sam Il ,4; Zac
13,2; Lam 1,9; Esd 6,2 1; 9,11 ; 2Cron 29, 16).
3/4/
Quanto al concetto e ai modi con cui si intende l' impurit cfr. -(hl": la contami nazione e
l' impurit richiedono la purificazione.
Il transitivo contaminare viene espresso anche con
g'l Il pi o (Mal 1,7) e hi. (15 63,3); {( divenire contaminato viene espresso anche con g'! ni . (15 59 ,3 forma?;
Sof 3,1; Lam 4,14) e pU . (Mal 1,7. 12; Esd 2,62 ; Neem
7 ,~4); {( rendersi impuro con g'! hi lp. ( Dan 1,8.8); cfr.
go 'a! {( contaminazione Neem 13,29.
ESSERE IMPURO
576
., do po il suo ciclo (2Sa m Il ,2.4). La mad re di Sanso ne riceve con l'annuncio dell a nasc it a del fi glio
il comando di non mangiare niente di impuro
(G iud 13,4.7. 14); a tale comando si uni sce ogni
volta il divieto di bere vino e beva nda inebri ante.
Per Osea Israele macc hi ato per la prostitu zione
(Os 5,3; 6,10); per questo in Assiria cost retto a
mangiare cibi impuri (9,3) e rester co nt aminatocos pure per il fatto che deve mangiare del pane
di lutto - (9,4, cfr. Wolff, BK XIVIl ,199s.; Rudolph , KAT XIlI/l ,172. 176). Amos minaccia ad
Amasia che morir in terra straniera, impura (A m
7,17), ed Isaia teme di essere perdut o (d!versa mente Wildberger, BK X,232s.), perche egli ,
uomo dalle labbra impure che vive in mezzo ad
un popolo dall e labbra impure, ha visto il re Jahwe
Sabaoth (Is 6,5). Geremia stigmati zza la contaminazione della terra e del tempio (Ger 2,7 ; 7,30;
32 ,34) e l'autoprofanazione di Israele (2,23; cfr. Sal
106,39). Sal 79, 1 parla invece dell a co ntaminazione del tempio ad opera dei pagani . Secondo la
legge dtn . la terra viene contaminata se un impiccato non viene portato via prima del calar della
notte (Deut 21 ,23), e una donna si contamina con
un nuovo mat rimonio dopo il divorzio (24,4).
Giosia profana i luoghi del culto degli idoli (2 Re
23,8.10.13. 16; cfr. Is 30,22 ; Ger 19,13).
La promessa del Deuteroisaia contiene l'affermazione che nessun impuro verr pi a Gerusalemme (ls 52,1; cfr. 35,8); coloro che tornano in
patria non devono toccare nulla di impuro (52, II ).
Tali concezioni trovano un'attuazione concreta,
come ci riferisce l'opera del Cronista (Esd 6,2 1;
9,11 ; 2Cron 23 ,19; 29,16; il caso contrario si trova
in 36,14). Aggeo mette in luce la forza di contagio
dell ' impurit: se ad uno reso immondo per il contatto con un morto capita di toccare una qualsiasi
cosa commestibile, anche questa cosa di viene impura; all a stessa maniera divengono impuri i sacrifi ci presentati da uno che sia immondo (2, 13s.).
Zac 13,2 annuncia l'esilio ai profeti e allo spirito
immondo .
La contaminazione, secondo la testimonianza di
Ezechiele, si contrae soprattutto co n il culto reso
ag li idoli (Ez 20,7. 18.30s.43; 22,3s.; 23,7. 13 .17.30;
36,18; 37,23 , per lo pi in unione con il termine
gilhilim idoli , cfr. Zimmerli , BK XIlI ,149s.) e
con l'ad ulterio (18,6.11 ,15; 22 ,11 ; 33,26). Quando
il santu ario viene trascurato, allora si soll eva lo
sdegno pi violento del profeta (5, 11 ; 23,38). Egli
per ordine di Jahwe annunzia che la profanazione
radicale del tempio sar punita (9,7), e dichi ara
che Jahwe stesso ha fatto in modo che Israele divenisse immondo attraverso il sacrificio dei primogeniti e che fosse ripieno di terrore (20,26; al riguardo Fohrer, HAT 13,112-114; Zimmerli, BK
XI Il ,449s.).
Nel cod ice sacerdotale e nell a legge di santit l' uso
della rad ice si concent ra in Lev II (verbo 20x, aggettivo 14x), Lev 13 (verbo 13x, di cui Il x dichiarati vo, agg. 8x), Lev 15 (verbo 25x, agg. 4x , sost.
7x) e Num 5; 9; 19. Tornano con freq uenza di577
,;
j{Jd
MANO
, . jM
T
MANO
578
2Sal1 1
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
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Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
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Rut
Cant
Eccle
Lam
Est
Dan
Esd
Neem
ICron
2Cron
AT ebr.
Dan aram.
Esd aram.
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sing.
53
42
61
71
95
93
5
I
4
duale
9
I
Il
21
22
15
I
fem. plur.
I
6
I
totale
63
49
73
92
11 7
108
6
I
4
4
I
3
3
14
5
58
40
21
3
I
8
9
21
14
13
35
38
72
1345
IO
5
15
2
4
5
19
5
94
53
31
3
4
13
15
36
13
IO
3
5
6
I
I
4
5
7
8
253
22
20
16
17
41
45
82
161 8
12
5
17
MANO
580
'; j M MANO
584
isolatamente. Si tratta qui probabilmente di un'assimilazione; in questa form a hdti esaltate! assume pi o meno lo stesso signifi cato di ha/ehi
lodate! (Sal 30,5 ; 97, 12; I OO,4b; 105,1 I Cron
16,8; Is 12,4; Ger 33 ,11 ; co n loda Sal 100,4a;
147,7). Ci va le anche per la frase all 'i mperativo
esaltate Jahwe, perch benigno, si , la sua bont
dura in eterno (Sal 106,1
I Cron 16,34; Sa l
107, 1; 11 8,1.29; 136, 1; cfr. 136,2.3.26; 2Cro n
20,2 1). Questa frase, che ricorre pi sp.:\SO di tutte
quante le altre frasi all ' imperativo pr~ ,c insieme e
che nell 'opera del Cronista ancora pi frequentemente co mpare in abbrev iazioni fisse, lascia ancora intravedere il sig nificato specifico di jdh hi .:
la lode di Di o per un fatto determinato si amplia
nell a lode della bont di Dio, dalla quale proviene
quel fallO . In ci trova fond amento l' unil aterali t
per la quale in questa acclamazione di lode Dio
viene lodato non per la sua maest e la sua bont
(co me avv iene nell a lode descrilliva), ma solo per
la sua bont, come capita anche nell a maggioranza
dei passi in cui la forma compare all a l ' perso sing.
(Sal 42,6; 54,8; 71,22; 118,28; 138,2). La lode di
Di o per aver sperimentato una salvezza, un esaudimento o una liberazione viene ampli ata in lode
della bont di Dio. A nche in questa frequentissima frase, con la quale l'acclamazione di
lode si esprime con j dh hi. all'imperativo, si pu
quindi riscontrare anoora il significato speci fico
del verbo.
588
C. WeSlerma!l1l
1)" jd'
CONOSCERE
Oess ione ebr. di j(t (Berg tr. Il ,124-13 1; BL 376385; Meyer Il ,13 -142), ma anche p.e. dalla radice
as . ",adli(III), variante dell'ace. l'dli(lII)lid,i(lII)
conoscere, sapere (GAG 106q).
Gregorianum 43, 1962, 63s.: id ., Provcrbs and orth\Vest Semitic Philology, 1963, 21; id ., Bibl 46 , 1965,
316s.).
D'altro lato resta ince rto se i fondamenti filologi ci
di queste propo te siano cosi solidi cla poter fondare tentativi validi di oluzione. Cfr. anche Barr,
PT 19-25.325.328.
3/
ell'AT ricorrono tutte e ClIC le coniugazio ni del verbo (-glh I): oltre al qal (ri)conocere, sapere (a nche in aral11 . bibl.) si ha il ni . riOessivo (tollerativo) c passIvo rI pe tto alla COI1lU-
592
44 , 18~. ;
596
597
598
Quest'uso simile a quell~ dell'ace. e/idii(m) nelle lettere di Amarna, quando e rlrerlto a cose e persone, nella
costruzione id,; al/G ... occuparsi di , provvedere a (crr.
J.A.Knudtzon, Die EI-Amarna-Tareln Il , 1915, 1420s.;
CAD 1/ J 28a).
c) In questo contesto vanno collocati infine i passi
in cui jd' indica il rapporto sessuaie dell ' uomo co n
la donna (Gen 4,1.1 7. 25; 24,16; 38,26; Glud 19,25;
ISam 1,19; I Re 1,4), della donna con l' uomo (Gen
19,8; Giud Il ,39; altrimenti: jd' [l' ]miskab zOkO,.
conoscere il coito con un uomo Num 31,17s.
35; Giud 21 ,lls.) e il rapporto omosessuale (Gen
19,5; Giud 19 ,22 ).
improbabile che in quest'uso del verbo sussista ancora
il suo sign ilicalo originario (Baumann , I.c. , 30-32), ed
altrenanto improbabile ta supposizione (risalente a A.Socin, crr. GB 287b) che quest'uso sia da spiegare con
l'usanza di togl iere il velo alla donna nella prima notte di
nozze (perch solo allora il marito arrivava a vedere il
volto della sposa), o che si rirerisca propriamente alla
constatazione della verginit nella consumazione delle
nozze (F.Schwally, ZDMG 52, 1898, 136). Si ha qui
piunosto una circonlocuzione euremistica, come
nell'uso dell'arabo 'arafa conoscere (sessualmente) ) e
dell'acc. e/idti(m) conoscere (sessualmente) ) (A Hw
188) opp. lamadu(m) imparare a conoscere (sessualmente) ) (A Hw 53 1b), analoghi a jd' conoscere (sessualmente) ) (per gli euremismi in materia sessuale crr.
per l'acc. B.Landsberger, MAOG 4, 1928/29, 321 15.3;
ma cfr. per l'ebr. anche Gaboriau, I.c. , 37-40).
IV / Il a) Gi nel suo uso preisraeliticojd' ricorre come termine religioso per designare le cure
che la divinit rivolge a determinate persone. Per
quest' uso bisogna tener conto dei nomi teofori costituiti da una frase, particolannente dei nomi di
ringraziamento form ati con il perfetto, in cui jd',
nel senso di prendersi cura, interessarsi di ,
detto della divinit.
Si trana di nomi che corrispondono all'ebr. ''''ljada ' El
ha riconosciuto , J( eh)ojada" J'da'ja(hu) Jahwe ha
riconosciuto ecc. (cfr. Noth, IP 181), e sono anestati
nell'ambito amorreo (Hurrmon 209), a Ugarit (Grandahl
39.142), in ren. (Harris \06; KAI 111,48) e nel sudarab.
antico (G.Ryckmans, Les noms propres sudsmitiques
Il , 1934, 69). Si possono conrro!)tare anche i nomi acc.
che esprimono liducia come dNabO-idanni Nabu mi
conosce , i-li-ki-nam-i-di il mio dio conosce il giustO (cfr. Stamm, AN 198.239s.).
L' uso linguistico che si nota in questi nomi personali predomina nell' AT anche in singole asserzioni della lirica religiosa (Nah 1,7s.; Sal 31,8s. ;
144,3; cfr. Sal 37,18) e nel Pentateuco forse in Es
2,25 P (ma cfr. BH': Ic G wajjiwwada' ), dovejd' indica l'ai uto concreto di Jahwe in determinate necessit o il suo costante aiuto per lUtta la vita.
Le ricorrenze di jd' che designano la relazione particolare tra Jahwe e Israele o singoli israeliti vanno
intese in stretta connessione con quest'uso del
verbo , e non invece in dipendenza dall'uso dell' it!.
sek-/sak- (za) , acc. e/idi(m) (ana), ug. jd' rico, noscere (giuridicamente) >> in trattati fra stati nel
vicino Oriente e in passi nei quali al di fuori dei
599
600
Dio che valula le azioni (I Sam 2,3; cfr. Sal 94, 11 ; Giob
23, 10: 31,6; Prov 2.4,12; inollre Sal 1,6; Giob Il ,11);
affermaZIone e conleslala dai malvagi (Sa l 73 Il '
Glob 22,13s.).
' ,
b) Il ni . ~ fa rsi rico noscere, annunciarsi ) e l' hi.
(<< annuncIare ) di j d ' vengo no usa li come termini di rivelazione (Botterweck , Lc., 23-33 ;
R.Rendtorff, Ill : Offenbarung als Gesch ichte
' 1963, 21-41 ; W.Zimmerli , EvTh 22, 1962, 15-31 :
R.Rendt orff, EvTh 22! 1962, 62 1-649). In Es 6,3
p contrappone Il nl. dI jd' al ni . di r'h , ca ratteristICO deUe antiche eziologie Cultuali e deUe promesse dlvllle, operando una distinzio ne esp ressamente vo luta dal lato teologico: co n essa 1' appame dI Jahwe vIene attnbulto 010 aUo stadio precedente, q~eU o deUa reltglone dei patri archi , mentre da Mose III pOI Jahwe si fa tto conoscere in se
ste so, oss Ia neUa sua propria natu ra , racch iusa nel
suo nome.
Una seco nd a tendenza ad usa re jd' ni ./ hi . come
termllle dI nvelazlO ne si scorge so prattutto in asserzIonI Illntche, dove si dice che Jahwe rivela se
stesso dando prova deUa sua potenza neUa storia
(Sa l 9, 17;48,4; 77,15.20; 79, 10; 88 ,13; 98 ,2; 103 ,7);
talvolt a SI parla qui in modo fortemente ant ropomorfico deUa manifestazione deUa mano di
J a h ~e (Is 66,14; Gel' 16,2 1; cfr. Sal 109,27).
Teslt come Is 64,1; Sal 76,2, i quali afferm ano che
II nome dI Jahwe diventa noto neUe prove stonc he deUa sua potenza, mostrano la stretta relazIone che tntercorre tra questi due tipi di affermaZIonI.
Con .il ni .e l'hi. vengono inoltre indicate alcune
realtapartlcol~n che Jahwe co munica, i comandamentI a Mose (Es 25,22 P) o direttamente agli
Israelttl (Ez 20,11 ), il sabato ad Israele ( Neem
9,14), la promessa a Davide deUa durata deUa dinastI a (2Sam 7,21 = ICron 17, 19), la spiegazione
del sog no del fa raone a Giuseppe (Gen 41 ,39 E),
a GeremIa una cospIraZIOne segreta dei suoi nemIcI. (Ger .11 ,18). NeUe preghiere (Sal 25,4; 39,5;
51}, 90, 12, 143 ,8; cfr. Es 33 ,13 J; Giob 13 ,23 e vd.
da alln Sal 94, 10; 11 9,66) e neUe espressioni di fidUCia (Sal 16, Il ; 25,13) dei ca nti di lamentazione
SI parla di tale mantfestazione di Jahwe nel senso
di un am maestramento individuale, che gli orant i
ncercano o nconOscono (cfr. Gunkel-Begrich
224), tale ammaestramento impartito probabilmente con glt oracoli di salvezza o con l'insegnamento deUa tora ad essi coUegato (cfr Kraus BK
XV ,822s.).
.
,
q~esl
1'"
j d'
CONOSCERE
1'l~"1;
zenimim
queste ricorrenze dijd' e specialme nte dell 'espressione d 'al '''/ohim non vanno tuttavia spiegate
probabilmente in base al linguaggio usato nei trattati fra stati nel medio Oriente (H.B.Huffmon,
BASOR 181, 1966, 35-37), n in base a quanto avviene nel matrimonio (E. Baumann , Lc. , 111-1 25;
id ., EvTh 15, 1955 , 416-425; G.Fohrer, Studien
zur atL Prophetie, 1967, 228 [n . 16]. 275; W.Eichrodt , Interpretation 15, 196 1, 259-273 spec.
264), ma con il fatto che l'espressione era gi un
i termine tecni co fisso per designare la scienza professionale dei sacerdoti (Begrich, GesStud 258;
Wolff, GesStud 182-205; id., EvTh 15, 1955; 42643 1; cfr. anche J.LMcKenzie, JBL 74, 1955,2227), tenendo presente che tale scienza, essendo
sempre in atto, rende possibile un comportamento
adeguato nei riguardi di Jahwe (cfr. in proposito il
termine opposto skl; dimenticare Os 4,6; 13,4-6
e 2, 15 in riferimento a 2,10).
Questo modo di intendere l'espressione si fond a
spec ialmente su Ger 2,8; 28 ,9; Os 4,6; Mal 2,7, che
attribuisco no la d 'al ''''/him in modo particolare
al sacerdote; allo stesso modo in Num 24,16 con
d'ar 'c('/j/l conoscenza del!' Altissimo assieme
alla capacit di sentire parole di Dio e contemplare
visioni , e con innusso sapienzial e in Es 31,3 P;
35 ,31 P; IRe 7,14 (cfr. 2Cron 2,12) co n d 'al assieme a /'Li"!1 '''/him spirito di Dio , bokma sapienza , l' buno intelligenza , m e/o ' ko abilit
artistica e in Is Il ,2; 53,11 ; cfr. Gel' 3,15 (vd. al
riguardo B.Reicke, FS Rost 1967, 186-1 92;
W.H.Schmidt , KuD 15 , 1969, 18-34) con d 'al (ls
53,11 ) oppure /'Li al; d 'al w')ir'al Jh wh spirito di
conoscenza e di timore di Jahwe assieme a /'Liah
Jh 1Vh spirito di Jahwe , rual; !70kmo Libino sp;'rito di verit e di intelligenza e /'Li al; 'e~ o ugeburo
spirito di consiglio e di forza , si intendono le
attitudini specifiche (divine) del veggente, dell' artlgtano e del futuro re messianico oppure del servo
sofferente di Jahwe.
Per quanto riguarda il contenuto della d ' al ' ''/0him sacerdotale, in confronto con la loro sacerdotale (Ger 18, 18 ; Ez 7,26), si tratta non solo della
competenza professionale esoterica in cose rituali
(Begrich , Lc., 232-258, spec. 251-258), ma anche
di realt di cui si doveva tener conto nell 'insegnamento at laiCI (R.Rendtorff Die Gesetze in del'
Priesterschrift , 1954; cfr. Ez 22,26; 44,23; Mal 2,7).
In og m caso nella d 'al '''/ohim , come intesa da
Osea (e Geremia), sono inclusi anche gli ordinamenti del diritto di Jahwe e le tradi zio ni storicos~ l v ifiche di Israele (Wolff, GesStud 193-202 ).
L Importanza fondamentale dell a trasmissione di
una tale scienza su Jahwe mediante l'insegnamento, 111 quanto presupposto del retto comportamento verso Jahwe, indicata anche nei passi in
cm j d' indica l'ammaestramento dei fi gli da parte
del genlton (Deut 4,9; Gios 4,22; Sal 78,5s.) oppure del popolo da parte di Mos (Es 1816.20 E'
cfr. R.Knierim, ZAW 73, 1961 , 146- 171):da part~
603
604
11"
.id' CONOSCERE
606
607
( oth , IP 10Is.; G.Fohrer, Geschichte der isr. Religion , 1969 , 63 .; R. de Vaux, FS Davies 1970,
4Q-51 ).
.
In base a considerazioni filologich e e alle trasc nzioni in greco che si trovano nei . padri . dell a
Chiesa si stabilito che la pronuncia ong1l1ana
del tet;agramma fosse Jahwli! (O.Eis feldt , RGG
III , 515s. co n bibliogr.; Fohrer, Lc., 63 con blbliogr.; diversamente W. Vischer, Eher Jahwo als
Jahwe, ThZ 16 , 1960 , 259-267). 1\ qere perpetuo
trasmessoci dai masoreti ;'1;'1' (Ietto erroneamente J' howo nel Medioevo)' opp. ;'1j ;'1~ si fond a
sull ' uni one delle consonanti Jhll'h con le vocali
della parola 'adonoj Signore (-' ildn) , che n ~ 1
periodo po tesilico aveva sostituito il nome divino, oppure, quando Jh wh unito ad 'adnoj, con
le vocali di ''''Iohim Dio (G B 290s.; KBL 368;
Zorell 298s.; la trascrizione pi recente ;'1);'17 in
BH' si fonda su ll a lettura aram. s'mo il ome ,
cfr. Meyer 1,81 ; diversa mente P.Katz , ThZ 4,
1948,467-469).
b) No n si pu dare un'etimologia sicura del n ome
di Dio. ei vari manuali vengono elencali I molteplici tentativi di derivazione e di spiegazione,
con abbondanti indicazioni bibliografiche p.e. 111
Fohrer, Le., 64s.; de Vaux, Lc., 56-63.
Comunque vada risolta la questione eti mologica,
ci si deve chiedere se e in quale mi sura la fede In
Jahwe abbia av uto coscienza di un significato particolare del nome, sia che si trattasse di. un signifi cato origi nario, risalente ad un ambiente preisraeli tico, sia che tale significato avesse ricevuto
in Israele delle spiegazioni secondane. Pertanto
eventuali deduzioni sulla natura originaria di
Jahwe, basate sul significato del termine, sono valide solo fi no a un certo punto. Solo nel celebre
passo di Es 3,14 (-hjh 4c) si utili zza una spiegazione etimologica del nome Jahwe con un'esegesi relativamene complessa; tale spiegazione, anche nel caso che si avvicini abbastanza all'etimologia giusta , potrebbe essere stata normativa
solo per un determinato gruppo all'i nterno di
Israele (cfr. von Rad 1,193s.; W.H .Schmidt, AtI.
Glaube und sei ne Umwelt , 1968 , 57-6 1; de Vaux ,
Lc.. 63-75).
La spiegazione sostenuta da L.Kohler, Jod als
hebr. ominalpriifix, WdO 1/ 5, 1950, 404s., secondo la quale il nome Jahwe una forma nominale si contrappone a quella che vede in Jahwe un
imp~rfetto di un verbo , ossia la forma che pi
comune nei nomi propri semitici. Etimologie precedenti basate su rad ici arabe e su particolari concezioni storico-religiose vedevano nel termine il
senso di colui che soffia , colui che scaglia
fulmini , colui che strepita nella tempesta ,
colui che fa piovere ecc. (cfr. Kohler, TheoL
24s. ; KBL 368s.). Pi che una forma derivante
dall 'arabo, nell 'ambiente si nai tico del 2' millennio
si ha pi probabilmente una forma ant ica del
semNO., che induce a vedere nell'ebr. -hjh e
nell'aram. hwh un verbo dal significato di essere,
di ventare, rnostrar~i . orerare o sim . Poich non
;'1;"
JIlIvh J A HWE
608
il';"~
J/nvh JAHWE
610
Jahwe
.t
don, - ' et ['celjon ],- , "'Iohi m, ~ eba '01 [-~iibii ' l, -saddaj) , e per i molteplici epiteti di Jahwe , dall 'arcaico zeP-Sinaj quello del Sinai( ? ) (Giud 5,5;
Sal 689' bibliografia in W.Richter, Traditionsgesc hich;!i'che Untersuchungen zum Richte rbuch ,
' 1966 , 69 n. 35) fin o a Dio del cielo
(-siimjim), usato prevalentemente in epoca posteri ore, e all a ci rconl ocuzione allusiva da
un altro luogo ( -'~r 3) di Est 4,14 (- 'ab, - b 'al,
- m!lcek ecc .).
Sull'uso del nome divino nei nomi propri teofori cfr.
Noth IP 101-114' esso compare con Giosu e raggiunge
il suo' punto cul~in ante nel periodo dei re, mentre passa
in second'ordine nel 7' sec., quando Cloe compaIono
611
C;,
j om
GIORNO
612
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16
Ci'
jom GIORNO
Il ' koll hajjo/1/ fino a giorno pieno (Prov 4 18) mall' sil
hajjom_ met della giornata = meuogior~o ); (
8,3), I/Om hajjom ora calda del giorno (Gen 18,1;
ISam Il ,11 ; 2Sam 4,5), r alJ hajjom brezza del giorno
eem
8
5
26
19
53
23
21
60
41
75
2304
FS
40
39
136,8s.; Giob 3,3-7; EccJe 8,16 ecc. con jomm; anche In ordIne In verso: Deut 2866' ISam 25 16'
I Re 8,29 [cfr. il parallelo 2Cro~ 6,20]; Is 21,3:
34, 10; Ger 14,17; Glob 17 12' Est 416 ' Neem
4,16).
'"
,
Un altro ca mpo semantico formato dai termini
che In ~ l ca no le varie parti .della giornata. I vocabolI plU Importan ti sono: boqa!r mattino (2 14x
di cui Es 36x ; Gen 19x, ISam e Sal18x Num 12x:
cfr. J.Ziegler, Die Hil fe Gottes am M~rgen
Ntitscher 1950,28 1-288 ' L.Delekat VT 14 1964
7-9), ' cra!b sera (13'4x , di cui lev 33x', Gen:
Es e .Num 13x cIascuno; per ben h'arbjim al
crepuscolo (della sera)>> di Es 12,6 e altre 10x in
p cfr. BL 518) e ~oh Ordjim mezzogiorno (23xcfr. P.Fronzaroli , AANLR VIlIIl9, 1964'
170.25 7.27 1.278). Per sl;ar aurora -sremCl?s. '
Per il resto le affermazioni con jom riferentesi alle singole parti o al corso .della giornata sono relativamente
rare. Vanno ricordat: r' bi'il hajjom per un quarto
della gIornata (Neem 9,3; non c' ancora nell' AT una
suddivisione della giornata in ore, cfr. de Vaux I 278' la
q"
ci'
j 6m GIORNO
616
617
giorno
n;
7,
6)
n:
619
ci'
jom GIORNO
e.
I) Nei testi narrativi pi an tichi i ha un uso idiomatico di J/I/NNNEa -lI1illl nel ignificato di
an no (dello. altnmenti sl/ anno, 876x
[esci . Sal 77, 11; 111 Lls. manca Gen Il IOb] di cui
Gen 161 x; 2Re 104x. um 92x, 2Cr~n 78'x; Lev
59x, I Re )8x , Ger 44x), che deriva probab ilmente
dalla concezl~ne del fIlorn o dei singoli giorni di
un a,nno nell a l~no successIvo, per cui i giorni
(dell anno) >> puo stare al pOSto di an no (d iversamente FS onh , Four-Month Sea ons of the
Hebrew Blble, VT II , 1961 , 446-448). Tranne che
~~ jS~11327,7 (<< un anno e quallro mes i ) e ISam
. ' " ': ,,3 txt elTl (~ uno o due anni ), dove indica una durata, j allli m 111 questo significato co mpare so lta nto per deSignare eventi che ri co rrono
an nual me11le: :CJ?ba(1 haiimill1 sac rifi cio annual e_" (lSa~ll 1.2 1: 2.19: 20.6). rC{f/!ffJl haijmill1
!a
dcii anno ( ISam 1.20; cfr, l''q/ifilr /ia.ici1/(1 Es 34 22" 2Cron 2423)
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1111/1(11111111 )0l1/10I(i ogni
an no (~s !3,10; Giud 11,40; 21 ,19; ISam 1,3;
. 2,19), lq/lGlmm pera nno (Gi ud 17 10)
, , /1uqqes
- _ 1 "- j '01111
m oJ/onu m all a fine di og ni anno oppur
ogni anno (2Sam 14,26).
minore (cfr. W L
!II1C
627
clifica Preuss. I.c., 173-1 79, che so ttolinea maggiormente l'evento cieli 'esodo, e H.-M. Lutz.
Jahwe. Jerusalem und die Volker, 1968, 130-146:
Il giorno di Jahwe anche guerra , ma 1/0 1/ !'olu
guerra >>[I.c., 1461; sulla relazione tra le descrizioni
delle teofan ie e il giorno di Jahwe cfr. Jeremias ,
Theoph anle, 1965, 97- 100; seco ndo M .Weiss , The
Ongln of the Day of the Lord - Reconsidered
H UCA 37, 1966,29-60, l'espressione stat a riel a:
borata da A mos l,
Per la sto ria di quest'idea rimandiamo a quanto
viene dellO nei lavori che abbi amo citato . Il passo
pi antico Am 5, 18-20 (cfr. Wol ff, BK
X I V 12,38s.298-302): G uai a voi , che sospirate il
giorno di Jahwe Che cosa sar infalli per vo i il
'
giorno di Jahwe? Esso tenebre e non luce! ". .
Amos pone in discussione ,'allesa salvi fica dei
suoi contempora nei: dal momento che Israele sta
sulla stessa linea dei nemici di Jahwe, non pu
co nsiderarsi come il resto (-S'l'), a cu i verr
concessa la salvezza nel giorno di Jahwe, ma deve
aspellarsi le terribili conseguenze della venuta di
Jahwe, alla quale non ci si pu sottrarre. Qui ,
come anche in Is 2,12- 17 (Wi ldberger, BK
X ,105s.), vengono sOllol ineat i sol tanto alcuni
aspelli: in A mos le tenebre, in Isaia la su'periorit
di Dio rispetto ad ogni arroganza e ad ogni orgoglio. Pi am pi sono i testi di Sof l ,7ss, ed Ez 7
(Zimmerli , BK X IlI ,166-168), dove il giorno di
Jahwe si rivolge il1leramente contro Israele, mentre dopo la catastrofe del 587 ( in Ez 13,5 ; 34,12;
Lam 1,12; 2,1.2Is. designata retrospellivamente
come giorno di Jahwe o sim.) il gi udizio di Dio
si rivolge in prevalenza , ma non esclusivamente
(cfr. Gioe 1,15 ; 2,1. 11 ; Zac 14,1; Mal 3,23) contro
i popoli stranieri (soprallullo contro Babilonia in
Is 13,6.9; co ntro l'Egitto Ez 30,3; co ntro Edo m
Abd 15; cfr. inoltre Is 34,8; 61,2; Ger 46,10; Gioe
3,4; 4,14). Il passagg io di quest' idea dall a profezia
di sventura all a profezia di salvezza e viceversa
reso possibile dal fallO che il giorno di Jahwe gi
di per s ha un carattere ambivalente; esso arreca
sven tura ai nemici di Jahwe e salvezza a co loro
che gli appartengono. TullO dipende da quale
parte stanno Israele opp, coloro a cui ci si rivolge.
L'idea ciel giorno di Jahwe fOl111a cosi un importante
anello di congiunzione tra l'an nuncio del giudizio e
l'an nuncio clelia salvezza da pane dei profeti e rivela
anche la loro connessione intrinseca.
o;, jom
GIORNO
628
ASPETTARE
cevole.
'
629
AS PETTARE
che in Prov 13 ,12:. un'attesa (r!1IklG'r) prolungata ca usa apprensione , poich l'attesa pu di.
mostrarsI vana (Ez 19,5). AI limi te tra l'uso teolog iCo. e quello non teologico sta Ez 13,6: i falsi
profeli aspettano che Dio adempia la parola da essi
an nunciata.
Negli altri luoghi .W viene usato in riferimento a. Dio. jbl uno di quei verbi il cui significato CO inCIde con la funZIone che essi hanno in
una determinata forma letteraria, in base alla
quale devono poi essere interpretati tutti gli altri
USI e le variet semantiche. Questa forma letteraria (co me nel caso degli al tri verbi indicanti at.
tesa e speranza, in riferimento a Dio) la dichiarazIone della fiducia, nel salmo di lamento del singolo. La maggior parte dei passi in cui il verbo
usato con valore teologico appartiene a questa
fo rm a e alle sue variazio ni .
4/
- qwh pi o
C. Wesrermann
n~~
CIO
n::l'
tre Sal 73, 14 txt em], hitp. Ix), il sos!. rkhar 24x
il sos!. rke!la 4x. Le attestazioni sono particolar:
mente numerose in Prove Giob (rispettivamente
26 e 19 degli 87 passi complessivi).
3/ a) La radice ambientata origi nariamente
nel campo della proced ura giudi ziari a (cfr. Is
29,21 ; Am 5, IO alla porta ). Il significato fondamentale di jkb hi. stabilire ci che gi usto
(cosi con H.J .Boecker, Redeformen des Rechtslebens im AT, 1964, 45-47; attestazioni : Gen 31 ,37;
Giob 9,33; 16,2 1; 13 ,3.15; Lev 19, 17; con F.Horst,
Gottes Recht , 196 1, 289; id., BK XVI/I ,86 rettifica processuale ; diversamente V.Maag, Text,
Wortschatz und Begri ffswe lt des Buches Amos,
1951, 152-154, che assume come significato primario ammonire e ritiene secondario il signi ficato processuale). Soggetto dijkb hi. in origi ne
l'ista nza che d origine al processo (p.e. Gen 31,37
E; Giob 9,33; cfr. Wolff, BK XIVII ,94);jkl; hi . ha
luogo all a fine del processo. Giob 13,3 e 15 ,3 (cfr.
Ab 2,1 rkl;ar) mostrano che nel caso di jkb hi.
si tratta di una parola che viene pronunciata. I Re
3,27b hi ' imm essa sua mad re potrebbe essere un esempio di tale sentenza declaratoria
(Boecker, I.c., 142s.; cfr. Es 22,8 hti zle). In Is 2,4
= Mi 4,3; Is Il ,3.4; Ab 1,12; Giob 22,4; 23,4 si
trova jkb accanto a -SP( giudicare , in Os 4,4;
Mi 6,2; Giob 13,6; 40,2 accanto a -ri b intentare
un processo , in Giob 32, 12 accanto a -'nh
rispondere . Quando soggetto di jkl; sono le
parti in causa, il loro stabilire ci che giusto passa a significare provare, ribattere,
giustificare e si m.: cosi gli amici di Giobbe in
Giob 6,25s.; 19,5; 32,12 e Giobbe in Giob 13,3.
6.15; 15 ,3; 23 ,4; 40,2 (cfr. Gen 21,25; Sal 38 ,15;
Ab 2, 1). Per le preposizioni dopo jkb hi . cfr.
BKL 380b.
b) Quando jkb viene usato nei confronti di uno
che dalla parte del torto, il significato diventa
ammonire , chiedere conto (Boecker, I.c. ,
47). Con questo significato jkb ricorre sopratt utto
in Prov: jkb in Prov 9,7s. ; 10,10 txt em; 15, 12;
19,25; 24,25; 28,23; rk!1Or sempre al sing. e per
lo pi in parallelo con mlisar disciplina (-)sr) in
Prov 5, 12; 6,23; 10,17; 12, 1; 13, 18; 15,5.10.32; pa r.
'e~a consiglio (-j'~) in Prov 1,25.30 (cfr. von
Rad 1,444 n. 33). Gli ammonimenti educativi dei
genitori e dei sapienti sono disprezzati dai beffardi
e dai malvagi (Prov 1,30; 5, 12 ecc.); essi detestano
l'ammonizione ( Prov 15, 10; 12 ,1), chi gi udizioso
invece l'ascolta ( Prov 15,3Is.) e la custodisce
(Prov 13, 18; 15,5).
Come opposti sono da menzionare qr~ 'jin strizzare
l'occhio (Prov 10,10) e I;!q !as;m lusingare con la lin gua (Prov 28,23); conseguenza dell o j k!1 hi. per la persona in quest ione essere lrovato bugiardo (kzb ni. ,
Prov 30,6).
Anche il lerm ine affine nakij ah ci che retto caratteristico del linguaggio sapienziale (Prov 8.9: 24.26;
26,28 Ixl em; Eecli Il,2 1; cl'r. H.W.Wolff. Amos' geistige Heimat , 1964, 38-40).
j/.:b hi . STA BILIR E CIO CHE GIUSTO
632
633
parto ( BL 450!, !nqlC'da>l discendenza, parentela (BL 490), roledol generazioni , genealogia
( BL 495), ad essI SI aggiungono I nomi di persona
Molid (lCron 2,29; Noth , IP 144) e i nomi di
luogo Moliidii (Gios 15,26; 19,2; Neem Il ,26;
ICro n 4,28), TolOd ( ICro n 4,29) = 'a>llolad (Gios
15,30; 19,4; cfr. HAL 58).
La magg ior parte delle 492 attestazioni del
verbo si distribuiscono tra Gen ( 170x) e lCron
(l17x); seguono Is 23x, Ger 22x Es e Giob 15x
Rut 14x. Di esse 237 sono al qal (Gen 90x, I Cro~
26x, Ger 17x , Is 15x), 38 al ni . (l Cro n 10x Gen
7x), lO al pi. (Es 8x, Gen 2x), 27 al pu. (Gen' ll x)
176 all ' hi . ( ICro n 80x, Gen 59x, Rut 9x , ls 6x), j
all ' ho. (Gen 40,20; Ez 16,4.5), I all' hitp. (Num
1,18).
Per i nomi si hanno le seguenti cifre: j!la>d 89x
(i ncl. ISam 6,23 Q; Gen 19x, Es e 2Sam 12x IRe
9x l, ialdii 3x. i aldlil 3x. iilliid 5x. ialid 13x, I~,itlad
Ix, leda 4x, m6lchllJ!I 22x (CiCIl 9x), IOIMoI 39x
(Gen e N um. 13x ciascu no, ICro n 9x, Es 3x, Rut
l x), qUindi I nomi ricorrono complessivamente
179x (la radice, senza i nomi propri , 671x).
La frequenza in Gen e ICron va spiegata con l'uso del
verbo nelle genealog ie; quasi lutte le attestazioni
dell 'opera del Cro nista appartengono agli alberi genealogiCI, e lo stesso vale per la maggior parte delle ricorrenze
111 Rut (4,18 -22).
21
3/ a) Nel suo significato primario j/d q. va tradotto co n partorire (Gen 4,ls.) o (pi raramente) con generare (Gen 4,18 ), se il soggetto
rispettivamente una donna o un uomo. La
costruzione usuale quella con 'a>I seguito dalla
menzione del nome di colui che stato generato
o procreato. Ma spesso si trova anche il sempl ice
accusativo, soprattutto nell'espressione essa ha
partorito un figlio . 11 nome del padre, a cui
nato il figlio (la figlia), retto da l' .
b) Il campo semant ico di jld dato dalla nalUra slessa:
-'issa donna (Giud 13,24) O -'em madre (Ger
15, IO), anche 'ama ancell a o pi!(J!g(J!s concubina
(Gen 22,24) designano i soggetti , -ben figlio (lSam
l,20; pl. banim figli , figliuoli , Gen 10,1) o ba/ lglia (Gen 30,2 1) per lo pi indicano l'oggetlo del par
torire (cfr. zaka,. maschio Lev 12,2; n'qeba fem mina Lev 12,5; n6 'a,. ragazzo Giud 13,8); cfr. anche
-'ab padre (Is 45,10) relativamente al sign. di generare ,
in cui il rapporto con i genitori non ha alcuna importanza, si trova solo jC'/a>d; per Gen 4,23 cfr.
P.D.Miller, JBL 85 , 1966, 477s.).jC'la>d come termine maschil e si contrappone direttamente al
femminile jaldii ragazza (G ioe 4,3; Zac 8,5),
ma viene anche usato pi in generale nel sign. di
figliuolo (Esd 10,1).j'IMim sono i giova ni ,
soprattutto in contrapposizione agli anziani
(z eqenim; IRe 12 ,8.10. 14 = 2Cro n 10,8. 10.14; cfr.
A.Malamat , JNES 22, 1963 , 247-253).
jiili d fi glio si unisce spesso a -bjil casa
nell'espressione l'lid(e) bjil (Gen 14,14;
17,12s.23.27; Lev 22,1I; Ger 2, 14); ci si riferisce
agli schiav i nati in casa, in contrapposizione a
quell i co mprati con denaro (miqnal kC'sa;j; Gen
17,12 ecc.).
d) Non di rado jld viene usato anche in riferimento ad animali Uld q. Gen 30,39; 31 ,8; Ger 14,5;
17, 1I, ecc.; jC'la>d Is 11 ,7 dei cuccioli dell'orsa,
Giob 39,3 dei piccoli della cerva , Giob 38 ,41 dei
piccoli del corvo).
e) In senso figurato si pu parl are di Mos che
partorisce: Allora, tutto questo popolo l' ho co ncepito o l' ho partorito io? (N um 11 ,12), parimenti della rocc ia (Deut 32,18), del mare (Is
23,4), della pietra (Ger 2,27), del giorno (Prov
27, l ), ma anche di Israele (Is 33, Il), di Sion (I s
66,8) o del nemico (Sal 7,15); cfr. inoltre l'uso metaforico in Is 55, 10; 59,4; Giob 38 ,28 hi .; Sal 90,2
pU. ; Prov 17,17 ni .
4/ a) Uno dei moti vi pi antichi che ricorrono
nelle storie dei patriarchi il racconto della mancanza di figli dell a capostipite (Gen 16,ls. essa
non gli aveva generato nessun figlio ; cfr. 17, 17;
18,13). A questa donna viene promesso un fi glio
da Dio (o da un suo messaggero); Gen 16,11.1 5;
17, 19-21 (<< tu/essa genererai /generer un figlio ). Il motivo ripreso in Giud 13 ,3.5.7; IRe
13,2; Is 7, 14; 9,5; cfr. Is 54,1 (cfr. in proposito
C.Westermann , Forschung am AT, 1964, 19ss.).
b) Per quanto riguarda gli scritti profetici basti accennare a tre contesti , in cui la radice j ld assume
un valore teologico: ( l) Nella descri zione del giudizio annunciato viene talora usata l'imm agine
delle doglie di una partoriente : Mi 4,9s. ; Ger
22 ,23; cfr. Is 13 ,8; 21,3 ; Ger 6,24 (la stessa immagine si trova anche in altri contesti: Is 23 ,4;
26,17s.; Cant 8,5 ); l' immag ine serve a mettere in
risalto la spaventosit del giudi zio. (2) j/d ricorre
anche quando si parl a degli stessi fi gli che so no
nati ai profeti : Osea deve ( 1,2) prendere una
donna di prostituzione e generare dei figli di prosllt~ z t o ne Ualde zeminim). In questa designazione
e gla contenuta l'accusa co ntro Israele: gli israeliti
sono figli di prostituzione, perch si sono all ontanati da Jahwe e hanno preso parte ai riti ca nanei
di fertilit, in onore di Baal. I nomi dei fi gli che gli
nascerenno Uld in Os 1,3.6.8) da questa donna di
prostituzione indicano in modo inequi vocabile il
635
giudizio futuro . Lo stesso significato di prefigurazione hanno anc he i figli (opp. i loro nomi), che
nasceranno a Isaia Uld in Is 8,3;l'/Odim in 8,18).
Per Is 7,14 cfr. H.W.Wolff, Immanuel, 1959; crr.
inoltre Is 9,5. In ambed ue i casi la promessa del
bambino, che viene messo al mondo , legata a
quanto viene detto sull a sa lvezza futura. (3) I lamenti del profeta Gerem ia cu lminano nell a maledizione dell a propria nasci ta; qu i si incontra og ni
volta il verbo jld: 15 ,10 o me infel ice, o madre ,
perch mi hai partorito l e 20,14 maledetto il
giorno in cui nacqui, il gio rno in cu i mia madre mi
partori non sia benedetto . Questo lamento ripreso, sempre in uni one con jld, in Giob 3,3.
c) In alcuni casij/d serve a definire il rapporto tra
Jahwe e l'uomo come un rapporto padre-fi gl io
(- 'iib IV /3, -ben IV /3). Cosi l'adozione del re da
parte di Jahwe nell 'atto di intronizzazio ne viene
intesa co me un generare (Sal 2,7 mio fi glio
sei tu , io oggi ti ho generato ), anche se non in
senso mitico e fi sico, come invece avv iene
nell ' ideologia egiziana (cfr. G. von Rad, Das judaische Konigsritual, ThLZ 72, 1947,211-2 16 =
GesStud 205-213; Kraus, BK XV ,18s.; K.-H.Bernhardt , Das Problem der altorientalischen Konigsideologie im AT, 196 1).j/d serve inoltre (per la verit solo in attestazioni tardive) a definire il rapporto tra Jahwe e il suo popolo (-ben IV /3b). Parlare di Jahwe come di colui che ha generato il suo
popolo (o pp. a cui nato Israele) signi fica adottare
un linguaggio metaforico (cfr. su questo tema
P.Humbert , Yahv Dieu Gniteur? , Asiati sche
Studien 18/19, 1965,247-25 1), evidente per esempio in Deut 32 ,18 della roccia , che ti ha generato
Uld q.), non ti ricordasti e dimenticasti il Dio, che
ti partor (1;i1 pol. )>>, cfr. Ger 31,20. Quando p.e.
in Ez si dice della lrovatella ( 16,20) o di Oola e
Ooliba (23,4.37) che hanno generato dei figli a
Jahwe, anche in questo caso si ha un discorso metaforico; si tratta dell ' immagi ne, attestata per la
prima volta in Osea, di Israele quale sposa infedele
di Jahwe. Tutte queste imm agi ni rich iamano l'originario rapporto di amore e di protezione che intercorre tra Jahwe e il suo popolo e che rende
tanto pi dolorosa la realt dell'attuale apostas ia di
Israele da Jahwe.
In Giob 38 ,28s. l' azione creatrice di Jahwe viene
presentata indirettamen te med iante il verbojld q.l
hi .
5/ La radice j ld non ha in greco una co rrispondenza uniforme. I LXX traduco no il verbo al qal
generare con TLXTELV, altriment i con una
forma di yewiXv (cfr. F. BUchsel - K.H.Rengstorf, art. YEvviw, ThW 1,663 -674 = GLNT
Il ,397-424). Anche jC'llJ!d reso in di versi modi
nei LXX: 1tClLlHov (Gen 21,16 ecc.), Tiy.vqv
(Gen 33,7 ecc.), 7tIXLMpLOV (2Sam 12,18 ecc.),
vElXvi.crY.O ( Dan l , IO ecc.), cfr. A.Oepke, art.
7t1X~, ThW V,636 -653 ( = GLNT IX,223-276).
1. K iihlewein
" , jld GENERA RE
636
o;
jam MARE -
0;;'11
t hm .
637
638
640
'l"
j'd DETERMINARE
642
!X,
644
'li'
l'I
hi. GIOVARE
31
L' uso della parola, il cui significato principale aiuta re, giovare , si articola in due gruppi
fondamentali: (a) uno profetico , a cui si aggiunge
l' unico passo dtr. ; (b) uno sapienziale (Giob e
Prov).
41
Tanto nell' uso sapienziale quanto e sopra ttutto nell ' uso profetico il verbo ha quindi un timbro prettame nte teologico. Si tratta qui non di una
utilit ne utrale-profana o addirittura eude moni stica (cfr. a nche W.zimmerli , ZAW 51 , 1933 ,
193 n. I), m a, nella contrapposizione di tipo sapie nziale tra giustizia e agire empio, tra vita ricca
e morte, della possibilit di salvezza dell ' individuo , e nell' arringa profetica e nella lotta contro alleati stranie ri, falsi profe ti e idolatria di vario genere si tratta della salvezza di Israele, popolo di
Dio. Solo Jahwe , nel suo agire e nel suo parlare,
pu insegnargli positivame nte ci che di
aiuto e giova alla sua salvezza e al retto culto.
rli~
l'$
CONSIGLIARE
11 La radice che sta alla base dell'ebr. /$ attestata al semO. e ricorre nel pun . (j'$ consiglie re RES 906 , r. I; DISO 110), ara m . (aram .
imperiale: pa rt. q. /1 consigliere Ab . 12; ' (h
consiglio Ab. 28 ecc.; ara m. bibL : j' ( q. pa rI.
consigliere Esd 7, 14. 15, itpa. consigliarsi
Dan 6,8; '( o consiglio Da n 2,14; ara m . gi ud .:
/( e/~, KBL 1082b) ed arabo (w', ammonire,
We hr 96 Ib ), cfr. et. m ' d (Di llman n 210).
647
Nei suoi significat i j'~ coi ncide con l'ace. maliJku con
sigliare (A Hw 593s.), che attestato in Neem 5,7 come
m lk Il ni. consultarsi con se stesso (cfr. Wagner
nr. 170; diversamente L. Kopf, VT 9, 1959, 26I s.); cfr,
anche aram. bibl. m elak consiglio (Dan 4,24, - ma"
Ia'k I ).
Nell ' A T vengono form ati sull a base dell a rad ice,
oltre a/~ q. consigli are, decidere, il ni . (tollerativo lasciarsi consigli are , reciproco consigli arsi ), l' h it p. consigliarsi e i sostanti vi verbali '$o consig lio, decisione, progetto e mo ' $0. Co me forma secondaria di Fl si incontra due
volte 'iI$ (G iud 19 ,30; Is 8,10).
In base alla proposta di G.R.Dri ver, ET 57, 1946, 192s.,
KBL 726s. fa deri vare 'sa in Sal 13,3 e 106,43 da 's h Il
e traduce con disobbectienza , ribellione, resistenza
(ripreso anche da G.R.Driver in JSS 13, 1968, 45).
31 a) li qa l nel significato prima rio di giudica re prese nta di verse costruzioni; si trova ad
esempio: /$ seguito da un discorso diretto (2Sam
17, 11 )'/$ le consigli are uno (Giob 26 ,3), con
acc usati vo della persona consiglia re qualcuno ,
dare consigli a qualcuno (Es 18,19; 2Sam 17,15;
Ger 38 , 15),)'$ ' $o dare un consigl io (figura
etimologica, cfr. GK 11 7p; 2Sam 16,23; 17,7),
con 'eso e accusat ivo consigli are q ualcuno, dare
un consigl io ORe 1,12; 12,8. 13 ), con doppio accusativo consigliare qualcosa a qualcuno
(N um 24,14).
. .
.
In pochi casi, il fatto che si co nstgli qualcuno tn
vista del futuro suggerisce di trad urre con re ndere noto dare una spiegazione (N um 24, 14;
forse a nche Ger 38 ,15, cfr. inolt re ngd hi .).
.
Dal sign. consigli are de riva a nche quell o dt
decide re , progettare, che pu avere un sen so
sia positi vo ( ra ramente, cfr. Is 32 ,8 ) Sta negall vo?
a seconda del contesto di questo progettare o dt
questo decidere, cos ad esempio /$ /'0 ' 0 'al progettare del m ale, tra ma re contro (ls 7,5; cfr. .r
l' a. anche Is 32 ,7; Nah 1, 11 ; Ab 2,10; Sa l 62 ,S ); } $
's o 'al pre ndere una decisi one, tramare contro
(der 49 ,30); /$ '"~ al-ra ' progettare del male
(Ez 11 ,2).
. .. .
Dal sig nificato del qal de ri vano i posstbill USt del
ni .: tolle rat ivo lasc iarsi consigli are ( Prov 13 ,10,
senza apporta re alcun mutamento. al testo [cfr.
BH' ]), reciproco consigli arsi a vtce nda (con
ja!ldow insie me Is 45,21; Sal 71 ,IO; 83 ,6; Neem
yl1'
648
'e~a
h , il
'~a
bo ' hi . 'e~a provvedere Is 16,3) o che uno riceve, che uno ascolta (sm' Prov 12 ,15; 19,20), che
si segue ('sh ni. 2Sam 17,23), a cui non ci si attiene
('zb IRe 12,8.13 = 2Cron 10,8. 13 ). Di qui risulta
che in Is 40,13 'iS 'esa va inteso come consigliere l). In Prov 1,25.30 (par. /ok&a/ , -jk&l e
19,20 (par. musar, -jsr) si dovrebbe intendere nel
}"11' /$ CONSIGLIARE
650
l)~'
651
H. -P.S/iihli
1/ L'ebr. jp' hi. (rad ice *wp ' ) risplendere, rifulgere , apparir luminoso o sim . (anche nel medioebr. e nell 'aram. targumico ri splendere ; in
Ez 38,7.17 anche il SOSI. N 'a splendore l), cfr.
Zimmerli , BK Xlll , 664.676) ha le sue corrispon;
denze nell'acc. (w)apti G essere visibile l), S
rendere visibile (GAG 103b.1060; CA D
Al 11 ,201-204), mentre la radice ~jp ' (arab. alzarsi, crescere l), antico sudarab. alzarsi ), a cui
potrebbe appartenere anche l' ug. yp ' (WUS nr.
1215: 137 [= III AB ,B],3 essere grandioso (? ];
UT nr. 1133 arise [= alzarsi](? ]; cfr. per F.L.
Moriarty, CBQ 14 , 1952 , 62; per i nomi di persona
Griindahl 144s.), indipendente da essa (Huffmon 212s.).
2/ jp ' hi . ricorre 8x (Deut 33,2; Sal 50,2; 80,2;
94,1; Giob 3,4; 10,3.22; 37 ,15), jif' a 2x (Ez
28,7.17).
Il verbojp ' hi. ha il sign. causativo interno di
diventar visibile risplendendo (in Giob 37 ,15
sarebbe possibile anche il sig n. causativo normale
far ri splendere l), cfr. p.e. la Bibbia di Zurigo:
come fa risplendere la luce delle sue nubi l). In
tre passi del libro di Giob (lamento e inno) la luce
intesa come soggetto: Giob 3,4 non risplenda
su di esso un raggio di luce (n ehara); 10,22 txt
em secondo Fohrer, KA T, XVI,20 I, da intender~i come comparazione paradossale (dove) risplende (solo ) come le tenebre (cfr. Horst, BK
XVI/l ,139: dove, quando si fa giorno, [l e tenebre] risplendono nel crepuscolo ); 37, 15 come
Dio ordina, che la luce ('or) delle sue nu vole irradiandosi di venti visibil e (cos Fohrer, I.c.,483). II
quarto passo in Giob 10,3 ha Dio come soggetto;
seco ndo Horst, I.c. , 138.154s. ( quando tu... dIventi chiaramente visibile nell 'assemblea del malvagi ), l' uso del termine , a ppa rten~nte all inguaggio cultuale (vd. SI. 4), sottoltnea I agITe paradossale di Dio nell ' accusa di Giobbe.
3/
652
E. l enni
js ' USCIRE
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
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Ab
q.1
61
62
22
56
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45
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32
42
31
51
43
1
hi.
17
32
16
14
32
9
8
1
9
IO
IO
IO
18
28
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1
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17
22
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3
4
4
3
9
6
7
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35
785
17
6
ho.
totale
79
94
38
70
66
53
54
46
48
42
52
41
70
74
2
2
4
2
22
1
34
28
11
4
4
5
I
5
3
5
14
278
3
9
7
5
IO
24
49
1068
654
656
viene deriva ) da Jahwe (decreto della provvidenza Gen 24,50; I 28 ,29) oppure come una realt
viene inviata ) da
teologica astratta che esce
Jahwe (l' ira di Jahwe: Num 17, Il ; Ger 4,4; 21,12
ecc.; la mano di Jahwe Rut 1,13; la mia parola,
che proviene dalla mia bocca Is 55, 11 ; la mi a
alvezza Is 5 1,5; giustizia: I 45,23; cfr. 62 ,1;
istruzione: Is 5 1,4; da Sion Is 2,3 = Mi 4,2).
tre nei profeti essa compare solo a part Ire da Geremia (Ger 7,22 ; Il ,4; 31,32; 32,21; 34,13; Ez
20,6.9.10.14.22); te ti tardi vi ono infine anche Sal
105,37.43; 136,11 ; Dan 9,15; 2Cron 6,5 (= IRe
8,16) e 7,22 (= IRe 9,9); con Mos ed Aronne
come soggetto i~' hi . ricorre in Es 3,10.11 .12;
6,13.26.27; Deut 9,12; ISam 12,8 (Wijngaards,
I.c., 9 1 n. 3).
Gli tud i pi recent i su lla formul a (P.Humben ,
ThZ 18 , 1962,357-3.91.433-436; H.Lubsczyk, Der
Auszug Israels aus Agypten , 1963; J.Wijngaards,
VT 15, 1965, 91-102; W.Ri chter, FS Schmaus
1967, 175-2 12; B.S.Childs, FS Bau mgartner 1967,
30-39; H.J .Boeeker, Die Beu rteilung der Anninge
des Ko nigtum s in den dtr. Abschnitten des I. Samuelbuche , 1969, 39-43) sott olinea no tutti il concell O di liberazione, incluso nell'idea del rar usCi re
fuori (cfr. l' aggi unt a da ll a casa di schiavit in
Es 13,3.14; 20,2; Deut 5,6; 6,12; 7,8; 8, 14; 13,6.11 ;
Giud 6,8; Ger 34,13; inoltre Es 6,6.7; Lev 26,13),
e trattano spec ialmente la funzione e la storia della
formul a, e in partico lare la sua relazione con la
formul a che u a ' Ih hi. fa r salire (circa 40x), la
qua le ricorre gi presso i profeti pi antichi e dal
Deut in poi cede il posto all a formul a che usa far
uscire (- 'Ih) .
658
21 La rad ice ben attestata per il periodo preesilico nel racconto jahwista della creazione (Gen
27s. 19; anche Am 7,1 e altri passi). In seguito ricorre spesso nel Deuteroisaia (20x), mentre manca
nel Deut (e nel Dt r.), nell o sc ritto sacerdotale e
nella letteratura sapienziale ( Prov, Eccle, Giob). Il
verbo viene adoperato 60x al qal (incl. Is 49,8 e
Ger 1,5, cfr. BL 379, in Li s. fatt i derivare da Il~ r),
di cui in Is 26x, Ger 13x , Sal 7x , molto spesso al
parI. (sostanti vato vasaio , 17x), solo una volta
in ni. (ls 43 ,10), pu. (Sa l 139, 16) e ho. (ls 54,17).
ii~O!r si trova 9x, J'~!irim Ix. Cfr. P.Humbert ,
Emploi et porte bibliques du verbe y~a r et de ses
drivs substantifs, FS Eissfeldt 1958 , 82-88 .
31 iF indica (a) il lavoro del vasaio; Ger 18,2ss.
(cfr. Sap 15,7) descrive la sua att ivi t (al torni o a
due dischi , che viene fatto ruotare coi piedi). Anche nel linguaggio metaforico si esprime il fatto
che il lavoro viene eseguito con le mani su materiale di argilla (ls 64,7; Lam 4,2; Sal 95,5 ecc.). Il
partiaser come gi in ug. e in fe n. viene usato per
designare la professione (ICron 4,23 ecc.), e in diverse espressioni composte utensi li del vasa io
(= vasellame di terracotta) diventata un'espressione stereotipa (2Sa m 17,28; Is 30 ,14; Ger
19, 1.11 ; Sal 2,9; cfr. anche Lam 4,2).
MaiF si ri ferisce anche (b) al modellare o forgiare una statua (d i metall o col martello Is
44,12; cfr. 44,9s.; Ab 2,18 in un' analoga polemica
contro gli idoli in tempo tardi vo) opp. all a fabbricazione di armi (ls 54,17). Similmente, il part oassume una volta il sig nificato di forgiatore,
fondit ore (Zac 11 ,13; a questo proposito C.C.
Torrey, JBL 55, 1936, 247-260; Eissfeldt, KS
Il ,107-109). Quest'attivit pot essere designata
con lo stesso verbo che si ri feri sce all 'arte del vasaio , poich entrambi i mesti eri riducono a forma consistente un materi ale modell abile ( umido o liquido).
Venendo meno progressivamente il significato
concreto, iF assume il valore generico di formare, fare e viene cosi usato in sensi diversi (vd.
SI. 4). Mentre quindi il verbo pu riferirsi sia ad
azioni he a pensieri (cfr. Ger 18,11 par. - iJsb) , il
SOSI. )e~ O!r indica di preferenza i prodotti (= i
pensieri , il meditare) del cuore (Gen 6,5; 8,21;
cfr. ICron 28 ,9; 29 ,18; Deut 31 ,21; cos pure Is
26,3 idea fi ssa, inamov ibile )..
I verbi paralleli a )F si possono vedere in Hu mben,
I.c., 85.
659
i F MODELLARE
660
!/
11/ La seguente. statistica indica chejr' qal frequente m Deut e In Sal, il ni . (lIara ' ) e iill"f>' in Sal
ejir' in Provo
qal
tot.
G~
Es
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II
15
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Deut
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2Re
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32
Il
4
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Il
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8
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19
22
34
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23
I
I
I
4
I
I
I
I
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3
2
2
3
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83
3
2
30
1+15
8
5
27
3
8
5
284
1+44
663
14
I
45
45
12
m e'od) .
662
I
3
2
b) jr' indi ca una reazione (psichica) davanti a pericoli incombenti soprattutto quando si tratta di:
(I) paura di animali e cose: Am 3,8; Ger 42 ,16; Ez
Il ,8; Giob 5,22; Prov 31 ,21; Eccle 12 ,5;
(2) paura della morte: Gen 26,7; 32 ,12; Deut
13,/2; 17,13; 19 ,20; IRe l ,50s.; Ger 26 ,21; Giona
1,5; Dan l ,IO; Neem 6,13;
(3) secondo Plath , I.c., 19, si tratta piuttosto di una
sensazione incontroll abile di ansiet p.e. in Es
2,14; 2Sam 12 ,18, sebbene anche qui in ultima
analisi si intraveda la paura della morte;
(4) paura dei nemici (in battaglia): Es 14,10;
Deut 2,4; Gios 10,2; ISam 7,7; 17, 11 .24; 28,5;
2Sam 10,19; 2Re 10,4 (rafforzat o mediante m e'Od
6
8
436
3
6
3
6
Bisognerebbe menzionare qui anche i passi dove compare la formu la 'al-/ira' non aver timore nelle cosiddette allocuzioni di guerra, per le quali vd. st. IV /2.
In Deut 20,8 e Giud 7,3 presente injare' timoroso
anche una sfumatura di vigliaccheria o per lo meno di
mancanza di coraggio (cfr. G. von Rad, Der heilige Krieg
1m Alten Israel, 195 1,72).
(5) In alcuni passijr' esprime la paura di fronte a
qualcosa di misterioso e inquietante, p.e. Gen
1.8,15;. 19,30; 42,35 (sopratt utto se con M.Noth ,
Uberheferungsgeschichte des Pentateuch, 1948,
17
22
14
I1I/ Dei due studi esaustivi sulla radice j r' apparsi negli ultimi anni : S.Plath , Furcht Gottes.
Der Begriffjr' im AT, 1963; J.Becker, Gotte~
furcht im AT, 1965 , il primo tratta non solo del limar di Dio (vd. s!. IV/I-6 ), ma anche del lImore
di fronte a persone o cose (vd. 111/1 j r' qal, 111/2
lIora' , 111/3 mor').
"II
664
665
1("
jr' TEMERE
opere potenti di Jahwe nella storia e nella creazione in genere (Sal 145,6; 65,6).
Nell' uso avverbiale di 1/01'0'01 in Sal 139,14 si ha probabilmenle un amevolimenlo del contenuto numinoso
_ (cfr. GK 11 8p) nel senso di meravigliosamente, in
modo magnifico (cfr. Kraus , BK XV ,913; Becker, Le.
34 n. 91). 1101'0' orribile, terrificante (cos Plath, Le.:
III n. 330) secondo Giud 13,6 l'aspe110 del messaggero di Dio, ma anche il luogo dove Dio si rivela, Gen
28 ,17.
b) mra' nelle confessioni di fed e dtn ., che si riferiscono all a liberazione dall 'Egitto, significa le
azioni terrifica nti di Dio (Deut 434' 268'
34,12; cfr. Ger 32 ,21; von Rad, ATD 8,35.1 2.150:
terrori l), imprese terribili l~. Becker, I.c. , 31
n. 73 , vorrebbe vedere una differenza tra il plur.
mra'i m in Deut 4,34 e il sing. negli altri passi, in
quanto riferi sce il primo alle azion i stesse, il seco ndo all o spavento che accompagna l'azione di
Jahwe.
Se in Sal 76,12 mora' conservato nel testo (cfr. tUl1avia
BHS), Jahwe stesso viene ch iamato spavento l).
c) Il verbo .il" temere viene talvolta usato
in assoluto (p.e. Gen 28 ,17; ISam 4,7; Is 41 ,5;
Sal 40,4; 52 ,8); il pi delle volte costruito con
l'oggetto in accusativo (Es 14,31; Lev 19,30;
26,2; ISam 12 ,18; 2Sam 6,9; Is 25,3; 59,19; Sal
67,8), in diversi casi con la preposizione min app.
mippene (cfr. Es 34 ,30; Deut 28,10; Mi 7,17; Sal
33,8; 65,9 ecc.).
Il carattere chiaramente num inoso di jr' , che si
pu rendere spesso con rabbrividire l), si manifesta: (I) quando si sperimenta la presenza di Dio
nelle teofanie (Es 20,i8 [txt em].20; Deut 5,5; cfr.
Sal 76,9), quando si sperimentano sogni o visioni
(Gen 28 ,17; cfr. Dan 10,12.19), quando si teme lo
sguardo di Jahwe che causa la morte (Es 3,6);
(2) di fronte alle azioni di Jahwe in quanto sono
un agire nell a storia e una dimostrazione di potenza (ls 25,3; 41 ,5; Ger 10,7; Ab 3,2; Zac 9,5; Sal
65 ,9; 76,9; Giob 6,21 orrore di fronte a chi colpito da Dio), specialmente nell'esodo dall'Egitto
(Es 14,31 ; Mi 7,17; cfr. ISam 4,7ss.), nell'intervento a favore di singole persone e nel giudizio
punitivo verso i malvagi (Sal 40,4; 52,8; 64,10),
nelle azioni creative (Ger 5,22.24; Sal 33,8; 65 ,9;
cfr. ISam 12 ,18); (3) in relazione al tempio (Lev
19 ,30; 26,2; 2Sam 6,9 = ICron 13 ,12), a persone
che stanno in un rapporto particolare con Jahwe
(Es 34,30 Mos; Gios 4,14 Mos e Giosu; ISam
12 ,18 Samuele; 31,4 = ICron 10,4; 2Sam 1,14; cfr.
ISam 24,7, il re come l' unto), al popolo di Jahwe,
poich il suo nome stato invocato su dI esso
(Deut 28,10).
. .
Becker, Lc. , 38s., mostra che da una parte Il 1Imore numinoso di fronte alle azioni di Dio appare
come punto di partenza di uno sviluppo semantico verso il timore di Dio in quanto senllmento morale e mediante l'idea del riconoscimento di Jahwe' e dell a dedizione a lui si avvicina
al significato cultuale (temere = venerare) (cfr.
p.e_ Es 14,3 1; Ger 10,7), e che d'altra parte neglt
666
usi che menzioneremo SI. IV /3-6 ancora presente per quanto fortemente attenuata , una nota
fond;mentale di timore numlnOSO (con nfen ~
ento allo sviluppo che si riscontra nel parallelt
~on israeliti , part icolarmente nell 'acc. pa/a/ju,. Lc. ,
78-80; cfr. AHw 812s.; inoltre p.e. R.H.Pfelffer,
The Fear of God , IEJ 5, 1955 , 41-48).
667
668
c) Per com pletare il quadro menzionia mo in questo contesto la formul a ca ratte ri stica d i alcuni
salm i lo ' ira' (plu r. solo in Sal 46,3) non ho timore (come libert da qualsiasi timore di fro nte
a uomin i, in part icolare ne mici, e a calamit naturali) , che si ritrova in canti di fi d ucia (Sal 23,4;
27 ,I , qui come do manda) , in espressioni d i fidu cia
dei salmi d i lamentazione (Sal 3,7; 56,5.12) o dei
sa lmi di ringraziame nt o (Sal 11 8,6). E ovv io un
collega mento con l'oracolo di sa lvezza (cfr. Kraus,
BK XV ,805 , che vorrebbe inte ndere la confes sione Jahwe per me, non ho ti more in Sal
11 8,6 come eco di un ... oraco lo di salvezza ).
3/ Sono unitari sia per signifi cato sia per forma
linguistica i passi sul timore di Di o dell a letteratura dtn . e dtr. ( Deut 4,10; 5,29; 6,2. 13.24; 8,6;
10,12.20; 13,5; 14,23; 17,19; 28,58; 31,12. 13; G ios
4,24; 24,14; G iud 6,10; ISam 12,14.24; I Re
8,40.43 = 2Cron 6,31.33; 2Re 17,7 .25.28.32 -39.4 1;
Pl ath , l.c., 33-45; Becke r, l.c. , 85 -1 24).
Vengono usate solo forme verbali , e per il Deut
caratteristi ca la forma dell ' inf. cs. con le (l'jir' a).
Oggetto del verbo - quando vie ne nominato
espressamente - sempre Jahwe oppure l'espressione composta Jahwe tuo/ nostro/vostro Dio .
Come termini paralleli importanti (superiori , sullo
stesso piano o subordinati, cfr. Pl ath , l. c., 33) sono
da menzionare: -'hb amare ( Deut 10,12),
-dbq aderire (Deut 10,20; 13,5), - hlk bidrakaw
~< camm inare nelle sue vie ( Deut 8,6; 10,12 ), hlk
aiJare segui re (Deut 13,5), - 'bd servire
(Deut 6,13; 10,12.20; 13 ,5; G ios 24 ,14; ISam
12 ,14 ), -'sh haiJuqqim osservare i comandamenti ( Deut 6,24), - sb' ni. bismo giurare nel
suo nome (Deut 6,13; 10,20), - sm ' beqolo
;< ascoltare la sua voce (Deut 13 ,5; ISam 12 ,14),
smr osservare (i comandame nti ecc. > (Deut
~,2 9; 6,2; 8,6; 13,5; 17,19; 31,12 ).
E rilevante la stretta connessione tra temere
Jahwe ed osservanza dell a legge. Tale relazione
reciproca dei d ue concetti pu essere determinata
e compresa nel giusto senso se si parte dal cd.
formulario dell'allea nza (cfr. K.Baltzer, Das
Bund~~formul ar , ' 1964, specialmente 22s.46s.), in
CUI )r CRt-Jh wh temere Jahwe uno dei punt i
costltU ~I V I (cfr. - 'hb, - dbq) , che esprime la di chIaraZIone di principi o dell a relazione di fedelt
che unisce Israele a Jahwe. Cos .lr' 'CRt-Jhwh da
mtendersl come esclusiva venerazione di Jahwe
~o tto l' aspetto particolare dell a fedelt verso di lui
m quanto Dio dell 'alleanza (Becker, l.c., 85).
In 2Re 17,36.39 jr' ha lo stesso signifi cato di venerare
m quanto espressione di fedelt verso Jahwe, ment re gli
altn passI del capitolo Intendono jr' unicamente come
termme tecnico cultuale sia della venerazione di dei stranlen sIa dI un culto illegittimo verso Jahwe (cfr Plath
l.c., 43 ; Becker, l.c., 123).
.
,
4/ Espressione tipica dei salmi jir'e Jhwh coloro che temono Jahwe (aggetti vo verbale jiire'
al plu r. cs. con signifi cato di sostanti vo , cfr. JoUon
669
343; Pl ath , l. c., 84-103; Becker, l. c., 125- 161). 01tre a j ir'e Jhwh (Sa I1 5,4; 22 ?4; 11 5,11.13; 11 8,4;
135 ,20; cfr. Mal 3,16. 16; m ongme anche 66 16 nel
salterio elohista) ricorrono le forme equi ~alenti
con suffi ssi coloro che ti / Io temono (Sal 22,26;
25 , 14; 31,20; 33, 18; 34,8.10; 60 ,6; 85 ,10; 103 ,11.
13.17; 111 ,5; 11 9,74.79; 145,19; 147,11 ) oppure
coloro che temono ilmio/t uo nome (Mal 3 20'
Sal 6 1,6), in totale 27 passi (in pi forse Sal 11 9,63
txt e m).
Co n jir' e Jh wh si intende la comunit cultuale degli adoratori di Ja hwe, e prec isamente a) in origine la comunit cultuale radunata in actu nel
tempio (Sal 22 ,24.26; 31 ,20; 66,16); b) in senso
pi ampio tutto il popolo di Jahwe (cfr. Sal 60,6
par. 'am popolo v. 5; 61,6, cfr. Weiser, ATD
15,302; 85, 10); c) in salm i del tutto tardivi
l'espressione indica i devoti di Jahwe , i fedeli dell a comu nit (Sal 25,14; 33 ,18; 34,8.10;
103,11.13.17; 111 ,5 ; 11 9,74.79; 147,11 ; cfr. anche
Mal 3,16.20), e qui in parte si sottintende anche
un senso morale-sapie nziale (Sal 25,12.14; 34,8. IO,
cfr. v. 12; vd. sI. 6a) oppure un senso nomistico
(cfr. Sal 103,17; 11 9,74.79; vd. sI. 7); d) dubbio
se in SaII15 ,11.l3; 118,4; I 35 ,20 j ir'e Jh wh indichi
i cosiddetti proseliti (cfr. A.Bertholet, Die Stellung der Israeliten un der Juden zu den Fremden,
1896, 182; inoltre Kraus, BK XV ,786.789; Weiser,
A TD 15 ,498s.), ta nto pi che il termine tecnico
che si usa di solito a questo riguardo gerim (- gal',
cfr. E. SchUrer, Geschichte des jUdischen Volkes
im Zeitalter Jesu Christi, III, '1909, 175ss.). pi
naturale scorgere in jir' e Jh wh (con Plath , l.c. ,
102s.; Becker, l.c., 160) il termine collettivo che
designa i partecipanti al culto del periodo postesilico, gerarchicamente articolati .
5/
V/
672
H. -P.Slohli
,,~
;,,~
1\ verbo compare al qal e all'hi., pi raramente anche al ni. e al pio Sono derivazioni nominali f resii,
frussii, moriis e mo/'iisii (cfr. il nome di luogo
Mo/'es(l!1 Gal Mi 1,14), tutte nel significato di
possesso . Sul nome di donna l'/'iisii ( colei
che stata presa in possesso [per adozione ] )
cfr. Noth, IP 23Is.; J.J .Stamm , FS Baumgartner
1967, 327.
Diverge molto invece quanto a significato rce!;cel rete
(22x, di cui 8x in Sal; ug. 1'[1), che di solito viene fatto denvare anch'esso dajrS (non in UT nr. 2361). Per li l'o!;
vd. SI. 3b.
21 Questo gruppo attestato complessivamente
258x nell' A T ebr. , con particol are frequenza nella
letteratura dtn. e dtr.: qal 159x (escI. Num
21 ,32K; Giud 14,15; di cui De ut 63x Gios 12;
Is e Sal 10x, Gen e Giud 9x), ni.' 4x , pi 2;
( mcI. GlUd 14,15 ; cfr. Jenni , HP 212s.), hi. 66x
(mcI. Num 21 ,32Q; di cui Gios e Giud I 7x ciascu~o , _ ~um 8x, Deut 7x), fresii 2x (N um 24,(8),
J russa 14x (Deut 7x , GIOS 3x), moriis 2x CIs 14,23;
673
' ,
3/
41
51
H.H.Schmid
69
61
12
5
21
Il
160
184
151
11 7
203
164
Is
Ger
Ez
05
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
Sof
Agg
Zac
Mal
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
Lam
Est
Oan
Esd
Neem
ICron
2Cron
5
9
Il
6
I
5
I
92
125
186
44
3
30
AT
12
I
4
=5
5
62
4
9
4
23
40
22
114
187
637
2514
51
75,1968,481-525 .
G.Gerieman
!l~~ jsb
lJ~~ js'
hi. AIUTARE
31 In molti casi js' hi. (il ni . ha significato passivo e viene usato negli stessi contesti dell ' hi.) designa l'ai tQlra uQ..!l1i ni p.e: nel lavoro (Es 2,17),
spesso in guerra (G ios 10,6 par. -'zr; Glud 12,2;
ISam 11 ,3; 23 ,2.5; 2Sam 10,11.1 9; 2Re 16 ,7;
ICron 19, 12.19); da un eroe (gibbor) ci si aspetta
che sia in grado di prestare soccorso in battaglia
(Ger 14,9).
.
1'5' hi . ha pure una sua importanza nell a sfera gIUridica. Se qualcuno subisce un'ingiustizia , invoca
soccorso (( grido di aiuto ), per cui coloro che lo
sentono sono tenuti ad ai utarlo; il termine per ti
grido di aiuto -$'q (von Rad, ATD 2,86; 3,179).
Un caso giudiziario di questo genere SI mcontra
(con i verbi ~' q ej5' hi. ) in Deut 22 ,27; cfr. anche
Deut 28 29.31: il contenuto del formul ano di maledizion~ implica tra l'altro che questa istituzione
giuridica viene a cessare.
. .
Anche il re rappresenta un' istanza presso CUI SI
pu far valere un tale diritto; l'espressione fissa
hosi 'a hammci!/cek ai uto, o re! (2Sam 14 ,4; 2Re
6,26; cfr. anche H.J.Boecker, Redeformendes Rechtslebens im AT , 1964,61-66; I.L.Seehgmann ,
FS Baumgart ner 1967, 274ss.).
La funzione del re consiste soprattutto nel fatto
che egli aiuta il suo popolo ( ISam 10,27; Os
13 IO' in entrambi i casi si tratta di espresslont che
pr~ve'ngono da ambienti contrari alla monarchia,
e tuttavia si rispecchia in essi il valore pOSlllVO che
essa possiede; cfr. anche Giud 8,22; Ger 23 ,6,
dove si ha un'asserzione riguard ante ti re salvIfico
del tempo futuro). Si tratta di un ai uto sia militare
che gi urid ico.
41 a) Il lamento dei salmi si struttura sostanzialmente come le controversie gi udiziarie profane . Nella preghiera il grido di soccorso spesso
hosi 'a salva! (spesso con espressioni parallele:
- n$/ hi. liberare Sal 59,3; 71,2; -' nh risponJ)~'
js' hi . AIUTARE
680
681
V'su'or) in mezzo all a terra (Sal 74,12, con un richiamo all ' idea del tempio come centro del
mondo). In tutt i questi casi quindi j's' strettamente legato al culto. Queste concezioni hanno
una grande risonanza nei testi profetici , nei quali ,
certo per innusso dtr. (cfr. p.e. Giud 10,12ss. e in
genere la polemica cont ro il culto degli dei stranieri), si sottolinea il fatto che solo Jahwe libera e
nessun alt ro dio , soprattutto in Geremia (2,27s.;
8,20; Il ,12; 15,20; 17, 14) e nel Deuteroisaia (i
temi della lamentazione e dell ' aiuto che ne consegue sono ripresi in Is 45,17.20.22; 46,7; frequente
l'espressione mosi a ' : 43 ,3. 11 ; 45,15.21 ; 47,15;
49,26). In testi pi tardi vi, soprattutto nel periodo.
postesilico, l'aiuto di Jahwe diventa atto salvifica
escatologico-apocalittico (p.e. Is 25 ,9; 33 ,22; 35,4;
35 ,4; 60, 16; 63, 1; Zac 8,7. 13; 9, 16 ecc.).
Sala una valla campare in Osea il termi ne /Ilosi a ., in
vaga cannessiane can la tradiziane dell'Egitla (Os 13,4)
ed in antitesi cantra dei indigeni. Si pu supporre che il
titolo. di /Ilosi a ' nan spetli ariginariamente al Dio
del!'Egitla , bensi agli dei del paese . .is' hi . viene usalo
ancara sala una valta nella pericape dell'Esada: Jahwe
libera Israele dalle mani degl i Egiziani (Es 14,30 J); viene
qui adaperata la terminalagia della guerra santa (a questo riguarda vd. st.).
b) js' hi . usato spesso nella narrazione delle
guerre d'Israele nel periodo che va da Samuele a
Davide. Nella guerra contro i fili stei ci si attende
la liberazione da parte dell 'arca di Jahwe (1Sam
4,3); guerre e vittorie posteriori sono ugualmente
dovute all'i ntervento di Jahwe (1Sam 14,6.23.39;
17,47). Deut 20,4 dice con espressione generica
che Jahwe scende in battagl ia nella guerra santa
per portarvi aiuto . Qui si deve vedere probabilmente una tradi zione autonoma, in cui js' hi . era
originari amente ambientato.
c) js' hi . ha un uso specifico anche in relaziane ai
giudici maggiori . Otniel in Giud 3,9, Eud in
3,15 vengono chiamati mosi"' liberatori . Si
supposto con ragione che in origine tutti i giudici
maggiori fossero chiamati non soRi ma mosi", e
che quest' ultima designazione sia stata poi scartata nella fase redazionale (W.Beyerlin , Gattung
und Herkunft des Rahmens im Richterbuch, FS
Weiser 1963 , 7). La funzione di liberatore
viene attribuita anche ad altre fi gure di giudici:
Samgar (G iud 3,31), Gedeone (6, 14s.31.36s.),
Tola (10,1), Sansone (13 ,5); anche Saul era all'i ni:
zio un eroe carismatico ( ISam 9,16); per i gIudICI
minori qui menzionati il tema della liberaziane
pot rebbe essere secondario.
Se, come probabile, gli eroi carismatici si chiamavano da tempo immemorabile liberaton , Il
quadro attuale del libro dei Giudici sviluppa an cora questa concezione: ogni volta che entra IO
scena un giudice, Israele abbandona Jahwe, cade
perci in angusti a e leva un grido di lamento (~ ' q),
in seguito al quale Jahwe manda di nuavo un lIberatore. Il quadro si basa quindi sul madello del
formulario della lamentazione civ ile e cultuale
682
5/
La tendenza , che gi presente nei testi. tardivi dell' AT a collegare sempre pi js' e i SUOI derivati con l'~zione escatologica di Dio, si rafforza
nel giudaismo tar~ivo. A Qumran vengono ado:
peratijs' hi ./ ni. ,jesa' ej'sit'ii; spesso uno dI questI
vocabI i si riferisce all'imminente battaglIa deCIsiva tra le potenze di vine e le potenze avverse
( IQM 10,4.8; Il ,3; anche IQM 1,5; 13 ,13; 18 ,7;
CD 20 ,20). Quest'uso si pu avv~rtire ancora 1.0
parte nel NT, tuttavia I terrmru O' ~S.LV, O'WTI)pLo(
e (JI7'hp (che rappresentano le tradUZIOnI preva:
lenti del gruppo js' nel LXX ), oltre a componentI
tardogiudaiche e apocalittiche, racchIudono
spesso diversi elementi propri del pensiero grecoellenistico (cfr. su tutta la questione W. Foerster G.Fohrer, an o (Jw ~ ) , ThW VII ,966- 1024).
,
F.Sto/z
683
3/ La radicejsr ha in origi ne il significato concreto essere diritto (opposta a stortO),luttavia nell'A T ricorre in prevalenza nel SIgnIficato
traslato di essere giusto (opposto a catllvo,
falso a sim.); cfr. analogamente nako ~h dlfltta ,
il diritto (-jkl; I) e tqn p!. gIudIcare rettamente (Ecc\e 7,13; 12,9; EccII 47,9; qal Ecc\e
1,15 I ni .; cfr. Wagner nr. 328).
a) 11 significato concreto . compare in Ez 1,7
gamba diritta (Zlmmerh , BK XIIl,l .62) e al p!.
del verbo rendere piano (Is 40,3 par. pnh p!. ;
45,2 par. sbr pi,; 45',13 ; Provo 3,6; 9,15; Il,5); v~ rIcordato qui anche I uso dI Jsr p!. Incanala~~ _I acqua per una via retta in 2Cron 32,30. mi SOl' n:
corre di preferenza nel slgnIfic~to concreto dI
pianura ; designa da u~a parte I altopIano fertde
che si estende a nord dell Arnon (Deut 3,10,4,43,
Gios 13,9. 16.17.2 1; Ger 48 ,8:2 1; 2Cron 26,10),
dall'altra la pianura in genere, In contrapposIzIone
al territorio montuOSO ( 1Re 20,23.25; Zac4J; In Is
40A; 42,16 si trovano accumulatI I termInI paralleli e quelli opposti; Sal 26,12; 27 ,II ; 143 ,10 vanno
intes i gi in senso traslato: ~( pIanura '" SICUrezza ). Anche mesiirim ha In un caso SIgnIficato
concreto: in Prov 23,3 1 e Cant 7,10 SI parla della
rettitudine del vino., o meglIo del fatto che esso
liscio, scorrevole .
.
Gi con jsr pi osi trava spesso come aggetto la VIa
o la strada' l'espressione vIa dlfltta va ancora
intesa p.e. 'in Esd 8,2 1 in snsa cancreto, ma per
684
686
3/
teristiche particolari . Solo in pochi passi ha il semplice significato di pesante ( 15am 4,18 di Eli:
era vecchio e pesante ; inoltre Es 17, 121e mani
di Mos; Prov 27 ,3 il fastidio dato dallo stolto paragonato alla roccia e alla sabbi a). Ma gi questi
passi mostrano che pesante non qui un' indicazione oggettiva; kiibd indica propriamente il
peso che grava, il peso nell a sua fun zione. Se qualcuno impone ad un altro un giogo pesante, ci
viene inteso nel se nso di onere, come noi parliamo
p.e. dell' onere delle tasse (cfr. I Re 12 ,4.11 =
2Cron 10,4.11 ).
Se per kiibd indica il peso nella sua funzione , ne
deri va la possibilit di un significato ambiva687
688
Giob 33,7); pu designare l'esser pesa nte dei peccati (Gen 18,20; Is 24,20; cfr. Ab 2,6 hi. di un
onere di debiti ; Sal 38,5); si parla di pesanti
combattimenti (Giud 20,34; I Sam 31,3; 1Cron
10,3).
L'essere pesa nte pu anche essere inteso in enso
positivo(Ez27,5; Giob 14,2 1 ricco e stimato; Prov
8,24 ni . sorgenti ricc he d'acqua).
Essere pesa nte pu esser detto anche di organi del
corpo; in tal caso si intende che tale organo
tardo, lento , che non funzione pi o non funziona a dovere (Gen 48 ,10 occhi ; Is 59 ,1 orecchi o
di Dio; cfr. Zac 7,11 hi.); cos del cuore del faraone
in Es 9,7; al pi o ( ISam 6,6) e all'hi . (Es 8,11 .28;
9,34; 10,1; Is 6,10) indica l'indurimento del cuore
(- Ieb 4d )
Per l' uso teologico vd. st. 4a.
c) Il pio nell a maggior parte dei casi ha il signifi cato di onorare , ossia attribuire peso a qualcuno oppure riconoscere che qualcuno ha
molto peso . Nel decalogo si ordina: onora tuo
padre e tua madre (Es 20,12 ; Deut 5,16; cfr. Mal
1,6); nella liturgia della tora di Sal 15 ,4 degno di
accedere colui che onora quelli che temono Dio.
Quando Saul in ISam 15,30 chiede a Samuele:
onorami ora al cospetto degli anziani del mio popolo , intende dire che Samuele deve riconoscerlo davanti agli altri nella sua veste di re. Nelle
relazioni diplomatiche si deve dimostrare rispetto
anche al re del territorio vicino (2Sam 10,3 =
ICron 19,3). Quando l'uomo di Dio in ISam 2,29
rimprovera ad Eli: tu onori i tuoi figli pi di me
(Dio) , intende dire che a causa della grande indulgenza di Eli verso i suoi fi gli viene tributato ad
essi l'onore che propriamente spetta a Dio.
L'onore pu esssere reso con un rito (G iud 9,9).
Onorare pu essere talvolta un compensare (N um
22,17.37; 24,11 ). La sapienza ricolma di onori
(Prov 4,8).
L'uso del ni . corrisponde a quello del pi .: uomini
vengono onorati da altri uomini . Un uomo trova
stima nella sua parentela (Gen 34,19; ISam 9,6;
22 ,14; ICron 4,9) o nella sua unit militare < fra
i trenta 2Sam 23 ,19.23; ICron Il ,21.25), nel
numero degli onorati , ossia degl i stimati (N um
22 ,15 ; Is 3,5; 23,8.9; Nah 3,10; Sal 149,8). La sapienza insegna come arrivare alla stima (pu. Prov
13 ,18; 27,18). Se uno onorato, deve esserne contento (2 Re 14,10 ni ., cfr. 2Cron 25 ,19 hi . txt?).
Prov 12,9 (hitp.) ammonisce di non darsi delle
arie, se non si ha nemmeno da mangiare. Due
concezioni diverse dell'onore possono essere in
contrasto tra loro (2Sam 6,20 e 22).
Il fatto che nell ' AT l'onore tra uomini non meno
frequente dell'onore tributato dall ' uomo a Dio
(vd. SI. 4a), indica gi che quest i due tipi di onore
non debbono essere incompatibili tra loro. In determinati casi (p.e. Es 20,12) l'onorare gli uomini
essenziale quanto l'onorare Dio. Le due realt
possono certamente trovarsi in urto tra loro ma
proprio ISam 2,29 mostra che esse, se si pres~inde
689
692
694
Per 29,2 cfr. i test i ugaritici , nei qual i kbd ... una
delle forme pi usate con cui si mani festa il timore riverenziale davanti al trono di El (cfr. Gordon, Ugaritic Manual, testo 49,1,10; 51,IV,26)
come pure di fronte ad altri dei (51 ,VIll ,28s.;
2Aqht V,20,30; ' nt 111 ,7; VI,20) . Cfr. al riguardo
W.H.Schmidt , Ktinigtum Gottes in Ugarit und
Israel, ' 1966, 25s.; Wildberger, BK X,249s. Tuttavia quando nell'A T si parla del kiIbiid di Jahwe
queste due linee sono cosi strettamente unite tra
loro che non pi possibile, nella maggior parte
dei casi , ricollegarsi chiaramente ad una sola di
esse. R.Rendtorff fa notare anche che la linea specifi camente israelit ica chiara nell a misura in cui
la stori a viene vista come l'ambito specifico in cui
ag isce il kiIbiid, come mostra p.e. il parallelismo
singolare di Sal 97 ,6; i cieli annunciano il suo
~d!d(pq , e tutti i popoli vedono il suo kiIbiid . Si
possono tuttav ia distinguere gruppi , in cui prevale
l' una o l'al tra linea; in un primo gruppo ( I) kiIbiid
si riferisce particol armente all'azione nella storia,
in un secondo (2) si parl a magg iormente della gloria celebrata nel culto.
( I) Sal 115,1: non a noi, Jahwe, non a noi , ma al tuo
nome rendi onore . La rrase viene pron unciata mentre
si in voca l'intervento di Dio con una lamentazione collettiva (rortemente trasrormata); si intende invocare l'in tervento liberatore di Dio per amore del suo onore. Il suo
kabod si rende mani resto nell'intervento liberatore a ravore del suo popolo, come nella lamentazione collettiva
di Sal 79,9; aiutaci, Dio della nostra salvezza, per
amore dell'onore del tuo nome . c rr. nel Deuteroisaia
passi come Is 42 ,8 e non cedo a nessun altro il mio
onore ; crr. 48,11 ; 43,7 l'ho creato per il mio onore .
Appartiene a questo gruppo anche la rrase che si trova in
un giudizio annunziato da Geremia: il mio popolo ha
scambiato il suo onore con un essere inutile" (Ger
2,11 ), la quale ricorre anche in Os 4,7 ed ripresa in Sal
10620. Jahwe l'onore di Israele, in quanto questi puo
glo~iarsi di se stesso; tUliavia allo stesso tempo l'agire di
Dio per il suo popolo una dimostrazione del suo kabod.
(2) Per la celebrazione cultuale del kabod di Jahwe sono
significativi alcuni passi dei salmi, come Sal 138,5: pOi:
ch grande il kiJbod di Jahwe , oppure Sal 145,5: esSI
cantano lo splendore glorioso del tuo kabod , crr. V. Il
e 12. Questi passi rich iamano chiaramente la concezione
preisraelitica del kiJbod del Dio che troneggia nel suo
santuario. In Sal 26,8 il tempio viene nominato espressamente: la dimora della tua casa, il luogo ave abita il
tuo kabod , crr. 63,3. Il termine ricorre anche nei salmi
della regalit di Jahwe: S'dI 96,3 = ICron 16,24 narrate
tra i popoli la sua gloria e Sal 97,6 (vd. sp.). Esso puo
esprimere in genere anche la maest di Dio, come in Sal
11 34: Jahwe eccelso sopra tutt i I popoli e sopra I Cieli
la' sua gloria (cos anche nella dossologia tardiva di
Sal 72,9 e in Neem 9,5). Al tri passi sono Sal 66,2; 79,9;
104,31; crr. Is 42,12.
d) In un gruppo numeroso di passi il mani festarsi
del kiIbOd viene atteso per il futuro o annunci ato
per il futuro . Questo gruppo di passi si. fonda sull a
concezione che il kiIbod di Dto St mantfesta
nell'agi re storico, il quale tuttav ia si r ea li zzer nel
futuro . Si incontra anche qUt una sene di passt che
mostrano un chiaro influsso dell'a lt ra concezione,
'~::l k~d ESSERE PESANTE
696
pas o di Deut (5,24) ci i riferi sce retro pettivamente all 'evento del inai con le parole: ecco
Jahwe nostro Dio ci ha fa tto vedere la sua g l ori~
e la sua grandezza ; questo potrebbe essere un
linguaggio dei sa lm i , per anche possibil e qui un
innus o di P.
La pericope Es 33 ,18-23 i: molto controversa. Essa si
apre cosi : fammi dunque vedere il tuo kabd . Parai.
lelamente si ha al v. 19 kol-(libi tUlla la mia bellezza
e al v. 20 pallai il mio vallO , e poi al v. 22: se il mio
kabd passa ... l ). Nella preghiera di Masi: che chiede di
poter vedere Dio, i vocaboli kabod, (li b, pani //I hanno
soltanto il compito di morzare o di relativizzare la vi.
sione immediata di Dio, senza po sedere un significato
proprio. Secondo l'evoluzione del cancella che abbiamo
qui presentalO da escl udere che questa pericope apparo
tenga ad una delle fonti antiche, J oppure E. Si tratta di
un'aggiunta tard iva che ha di mira l'esaitazionedi Mos,
di cui bisogna sOllol i neare la singolare relazione con Dio.
,:l::l
700
dell a visio ne. Il profeta vie ne ra pito in estasi (8, 13) e vede com e il kabod a bba ndo na il te mpio. In
questa presentazio ne il kabod stesso d iventa perci u n fe no me no visibile (8,4 ; 10 ,4; 43,2 e la
terra nful geva pe r il suo kabod ; 43,5). Vie ne qu i
ripresa la concezione pi a ntica di P, secondo cui
in determinati mo me nti c ulmina nti dell a celebrazione c ultuale il tempio si rie m pie del kabod di
Ja hwe ( 10 ,4b; 43,5); q uesta co ncezione tuttav ia
un po' in contrasto con quell a di Ezechiele, secondo la quale il kabOd di Ja hwe si most ra a q ualcuno (8,4).
Quest' ultim a concezione de te rmina nte pe r l'uso
di kabOd in Ez 1-3, nell a vocazio ne e ne l confe rime nto dell ' incarico al profeta. Qui kabod ha un altro senso ed un'altra fun zio ne; in 1,28 e in 3,23 si
descri ve una teofani a nei suo i tre mo me nti : ( I )
appa rizione , (2) prostrazione , (3) discorso pro nunciato da colui c he appare. Tutto q ueslO paralle lo
a Is 6 (sebbe ne ivi kabOd sia usalO in senso un po'
diverso) e si inserisce nella na rrazione della vocazione profetica. Ez tuttav ia va o ltre Is 6 in qua nto
il kabOd d iventa a nche qui una specie di essere a
s sta nte, q uasi un' ipostasi di Dio: la maest di
Dio rappresent a Dio stesso. Questa fa tto e il genere d i a ppan zlOne (ossia un'appa ri zio ne lumi nosa , come mostra 1,27 rispetto al v. 28) collega no
tra loro l' uso di Ez 1-3 e que ll o d i 8-11 e 43-44.
kabOd in qua nto a ppa rizio ne luminosa no n quindi la concezione fo nda me nta le, ma la rielaborazione operata da Ezechiele. In lui pe r la prima
volta il kabOd che rappresenta Dio di venta una
realt aUlOno ma, che appare in m ezzo allo sple ndore di luce.
51
7'~
21
kim si incontra no ne ll' A T distribuite un po' ovunque in uguale misura. Il ni . ricorre 66x (escI. Giob
12,5 nakon colpo , d a nkh hi . colpire ; manca
del tutto -escI. Deut 13 ,15; 17,4 - nei testi legislativi e si concentra maggiorme nte in Sal [1 8x[,
Prov [II x J e Giob [5x)), il poI. 29x (Sal 17x, specialme nte negli inni in affe rmazioni che si riferiscono alla c reazio ne), l' hi. IlOx (incl. 2Cron
35 ,4Q; la freque nza in 2C ro n [23x J e ICron [20x]
si spiega facilme nte col fa tto che secondo l'opinione del C ronista bisogna che si lavori a lungo
per pre parare e condurre a te rmine la costruzione
del te mpio: I C ron 22; 29; 2Cron 1-3 contengono
kUn hi . 15x, 2C ron 35, soprattutto nel contesto
della pre parazione dell a pasqua, altre 6x). Il polal
rico rre 2x (vd . sp.), l' ho. 6x, l' hitpol. 4x, m akon
17x, m' kona 25 x (di cui 15x in I Re 7,27-43), tekitna 3x (vd . sp.), Un 24x (secondo Lis. 684b).
Per ken cos restano quindi 340 ricorrenze (Es 40x , !s
26x , Num 24x, Ger 22x , Gen 21x), cui si aggiu ngono la702
31
a) kLin ni. signifi ca essere saldo, essere saldamente fo ndalO , a ncorato in modo concreto
(Gi ud 16 ,26.29 tetti o mura che pogg iano su colon ne; Ez 16 ,7 sen i d i una ragazza; Is 2,2 e Sal 93 ,1
le mo ntag ne e la piattaform a terrestre).
L'espressione la terra salda (tikkon ), non pu vacillare (Sal 93, 1; 96,10 = ICron 16,30) non deve essere
corrella - proprio in contesto inn ico ' - in tikkel1 ... (tkll
pi.) egli ha fo ndato la terra , secondo Sal 75 ,4; si confromi quanto si affe rma sulla monlagna di Dio negl i
inni : Sal 48 ,3; 68 ,16; Is 2,2.
In modo si mile a nche cose astratte possono essere
rese salde e quindi conferm ate , gara ntite : la
continuazione della fa m iglia (Giob 2 1,8); il carattere dell ' uo mo (Sal 5 1, 12); il dom inio del re ( I Sam
20,3 1; 2Sam 7, 16.26); il giorno luminoso (Os 6 ,3;
Prov 4, 18); l'annuncio d i u n sog no (Ge n 4 1,32);
u n'accusa ( De ut 13, 15). Negli ult imi due passi si
tratta d i vedere se salda u na cosa ( = nakon
haddabar), c he potrebbe essere mollO incerta. Cosi
anche in ISa m 23 ,23, dove Saul d ice: IOrnate da
me a ppe na sapete q ualcosa di certo ('cel nakon
in base a ci c he stalO accertalO) .
Dall a concezio ne secondo la quale una cosa fatta
come si deve necessita di un suo fondame n to , deriva no alcun i modi di esprimersi : nekona ( parI.
fem . ni.) la cosa giusta, che si pro nuncia
(Sal 5, 10; Giob 42,7s.); essa ha consiste nza ( Prov
12,19 rikkon). Noi d icia mo: cosi non va , ment re
l'ebreo d ice: no n giusto (nakon) fa re cosi
(Es 8,22). La via d ell a vit a pu essere retta, dete rminata (Sal 11 9 ,5; Prov 4,26). C i che uno si
propone ( Prov 16,3 ; 20, 18), oppu re le azio ni
cultuali (2Cron 29 ,35 ; 35,10) debbo no essere al
loro posto.
b) Il polel afferma che qualcuno prod uce la si tuazione di stabilit. Si pone qui in evide nza l'aspetto
dell 'attiv it ma nua le, q ua ndo si tratta della fondazione o della ricost ruzione di edifici e di ci tt (ls
62 ,7; Ab 2, 12; Sal 48 ,9; per le affermazioni sulla
creazio ne che fan no parte di questo contesto vd.
SI. 4a), oppure quando si e rige un oggetto ( pesa nte) (Sal 9,8 il trono regale d i Jahwe). Natural me nte c' u no stare saldo a nche in senso traslato , e in vari modi. kLin poI. b~ significa porre
la frecc ia sull a co rda (Sal 7, 13; Il ,2), e usato
senza oggetto vuo i d ire mira re (Sal 2 1,13).
Jah we pu re nde re stabili i passi di u n uo mo
(Sal 40,3) oppu re rimette re in pied i un terri torio
(Sal 68 ,10). Ci si pu prefi ggere di far qualcosa
(kLin poI. + inf. con
Is 5 1, 13; G iob 8,8 , cfr.
M.Dahood , Bi bl 46 , 1965 , 329).
r:
grafia). In Sal 68 ,11 significa la distribuzione o la preparazione del cibo, cfr. Sal 65 ,10. In
Giob 15,35 il malvagio prepara l'inganno (par. genera ); in Gi ud 12,6 jakin va corrello probabi lmente in jakol.
Pi volte si tratta dell a pre parazio ne di oggett i o di
mate ri ali (i n genere kLin hi. con accuso e le): pe r la
costruzio ne del tem pio ( I Re 5,3 2; vd . sp. 2), pe r
i pasti (Es 16 ,5; Sal 78,20; Giob 38,41 ; Prov 6,8);
si preparano regali (Gen 43 ,5), a nimali sacrificaii
(Nu m 23 , 1), arm i (Ez 7, 14; Nah 2,4; Sal 7,14),
st rume nti di caccia (Sal 57 ,7 ), pioggia (Sal 147 ,8),
vestiti (Giob 27 , 16), fo rca (Est 6,4; 7, 10). Oppure
si tratta di portare a termi ne u n progetto, p.e. l'immagine di u n idolo (ls 40 ,20), il Sant o dei Santi
( I Re 6, 19) , l'a lta re (Esd 3,3 ). Quando si tratta di
am bie nti inte rni , il porta re a te rmi ne si riferisce
evidente me n te all 'a rreda me nto inte rno (2C ron
3 1,11 ; 35,20).
1 significati traslati incl udo no: ( I ) install are , ord inare (cfr. Ger 10 ,23 ; 5 1,12; Sal 65, 10; Prov
16,9 ; 21,29), (2) fi ssare, dete rm inare (cfr. Es
23 ,20; Deu t 19,3; Gios 4,4 ; 2Sa m 5, 12; IRe 2,24;
Sal 68 ,11 ; ICron 15,1.3. 12), (3) rinforzare, assicu rare (cfr. ISam 13 ,13; Is 9 ,6; Ge r 46 , 14; Sal
89,5: 2Cro n 17,5; affi nit con il polel ), (4) fa re
'
attenzione, indagare, cercare ( ISam 23 ,22 ; Esd
7, 10; 2Cron 12, 14; 19,3). L'espressio ne kill1 hi. libbo 'cel significa in origine ri volgere la propria attenzione a , cfr. l'espressio ne probabi lme nte ellittica d i ISam 23 ,22 , la frase sim ile k!in hi. panalV
volgere la faccia a (Ez 4,3 .7 ) e sopra in 3a kitn
ni. libbo . La formul a ass ume una con notazione
teologica.
704
~T~ Izb
51
:lt~
MENTIRE
31
a) kzb q./ pi . viene usato 7x in modo assoluto , una volta regge esplicita me nte e due volte
implicitame nte un comple me nto oggetto (,( dare
ad inte nde re qualcosa a qualcuno Ez 13,19; MI
2 11 ' Sal 78 36) due volte regge una preposizione
(~on' e c~n
e la persona: me ntire a qlcn.,
ingannare qlcn . Sal 89,36; 2Re 4,16) e una volta si trova kzb pi o 'al pene, che corrisponde esattame nte al nostro me ntire in faccia a qualcuno
(Giob 6,28). Il no me kazab nei due terzi dei casi d ipende d a un verbum dicendi sive audiend I
(come accusati vo), o ppure dipe nde da un nom e n d ice ndi sive a udie ndi (come gemll vo o
come apposizione), cfr. il prospetto in Klopfenstei n, I.c., 2 10s.
La pre po nde ra nte dipe ndenza del nome kazab da
vocabol i di dire o di asco ltare, come gi il materiale ex trabiblico, conferm a il significato principale
dell a rad ice kzb: me ntire proferire parole menzogne re , dire il fa lso , no n dire le cose come
stanno . Da tale significato prima rio parte una
,e
be
706
linea di sviluppo c he, attraverso il significato essere nell ' ingiustizia ( in opposizio ne a ~dq q.,
Giob 34,5s.) , giunge a quello di essere infedele ,
vene ndo quindi ad assimil arsi al significato di
-sqr ( in Is 57 ,11 ). Un'altra linea di sv iluppo conduce alla descri zione dell a natu ra inte rna d i una
realt , che caratte rizzata nell a sua ina nit pro prio
medi ante kzb: una ri velazione pu venire
me no (Ab 2,3), le acque possono m ancare , inarid irsi (I s 58, 11 , cfr. 'akzab torre nte ingannevole vd . sp. l ).
Se nza dubbio kzb vie ne usato con freque nza
qua ndo si pa rla di me nzogna in giud izio ( - 'ed
(<testimone ; anc he j afl"lj in Prov 6,19; 14,5.25;
19,5.9; cfr. Ab 2,3; Sal 27 , 12; in Prov 12 ,17 vie ne
trad otto ora secondo l' ug. yplj testimo ne , cfr.
UT nr. 1129; S.E.Loewe nsta mm , Lesho ne nu 26,
1962 , 205-208. 280; ibid . 27, 1963, 182; M .Dahood ,
Bibl 46, 1965, 3 19s.), tuttavia il suo Sitz im Lebe n non si trova qui , m a va ricercato nei rapporti
e negli scambi quotidiani che gli uo min i hanno tra
d i lo ro, dove si presenta no sempre occasioni per
abusa re de ll a parola. In tal senso kzb esprime la d iscre pa nza tra l' afferm azio ne e la realt, oppure tra
la promessa e la realizzazio ne, me ntre -sqr qualifica la me nzog na come una slealt aggressiva ,.
che inte nde danneggiare il prossimo , e kljs la raffi gura nel suo aspe tto indebito di occultame nto,
nascondi me nto, negazio ne ( Klopfe nstein , I.c.,
2ss. 254ss.). Esempi di questo Sitz im Lebe n
so no Giud 16 ,10.13 e Da n 11 ,27, ma esso si rispecchi a a nche nella preghiera sapienziale in forma di
sente nza: inganno (saw') e pa rola me nzognera
(debar-kazab ) tie ni lontano d a me ( Prov 30,8),
come pure nella spe ranza profetica che in avveni re
il resto d' Israele non dir pi me nzog na (Sof
3,13).
b) Una lingua bugiarda pu indicare, in qua nto
pars pro toto , il comportame nto e la natura
stessa di un uom o. kazab pu quindi assume re un
significato pi esteso del semplice parl are me nzognero. Lo stesso avv ie ne quando una realt indicata co me falsa. Pe r esempio 1' uo mo d i me nZOg na Cis kazab) di Prov 19,22 avr da rimprovera rsi truffe be n dive rse d alle semplici parole
me nzogne re , ammesso che il verso si ri ferisca ad
affari disonesti (cfr. Klopfe nstein , I.c., 220; di versame nte M .Dahood , Prove rbs and Northwest Semit ic Philology, 1963 , 42s.); a nalogame nte in Sal
62,5. Il pa ne c he inganna (lcljcem k ezabi m)
all a me nsa del magnate ( Prov 23 ,3) si chiama cosi
perch al protetto appa re come gara nzia dell a
immut abil e grazia del pri ncipe , me ntre proprio
questa spesso l'occasione buo na pe r inga nnarl o
( F.Delitzsch , Das salo mo nische Spruchbuch ,
1873 , 365).
c) A prescinde re d alla vita di og ni giorno , kzb
vie ne usato pe r ind icare la cond izio ne dell 'accusatore o del testimo ne in tribunale. Il falso testimone (' ed k ezabi m Prov 2 1,28; pi spesso 'ed se_
707
708
per esprimere la stessa realt usa il termine dinamico sci!qCEr perfidia , slealt , che corrisponde
di pi forse all o spirito bollente (Zimmerli , BK
Xlll,289) di questo profeta pi passionale,
Dal lato della storia delle religioni rientra in maniera del
tUItOsecondaria in questo contesto l' uso di kidba per indicare la falsa spiegazione dei sogni in Dan 2,9,
51 a) A Qumran il verbo kzb viene usato solo
nel senso figurato di sorgenti d'acqua non ingannevoli (vd, sp, 3d) in IQH 8,16 e IQSb 1,4, Si
tratta di meta fore che indicano le dottrine salvifi che esoteriche ed escatologiche della comunit di
Qumran, la conoscenza dei santi (I QSb 1,4),
Ambedue i passi dipendono da Is 58,1I, -II nome
compare fra l'altro tre volte nell'espressione ma((I! hakkazab il falso profeta (IQpAb 10,9; CD
8,13 ; IQ 14 10,2) e tre volte in ' is hakkazab
l'uomo menzognero (I QpAb 2,2; 5,11; I l,I insicuro; CD 20,15), Tale uomo menzognro
forse Antioco Epifane, secondo H,H,Rowely (cfr.
J,Maier, Die Texte vom Toten Meer, Il , 1960,
139), L'espressione pseudoprofeta (LXX ' :' 01)OOTCpo;(,.i'(rlj) che ancora manca nell'A T come
termine tecnico, si trova per la prima volta in
IQH 4,16 (plur. nebi' kiizab),
31
41
'm~,
-gbr, -I)zq, -
'Zl ,
Nel libro di Giobbe , in conformit alle ricorrenze relativamente numerose, k8 a!1 viene usato
per indicare tematicamente l'onnipotenza divina
(9, 19; 36,22; cfr. 42 ,2), che del tutto superiore a
ogni potenza umana, Tale onnipotenza di Dio, che
viene celebrata negli inni (Es 15 ,6; Sal 111 ,6;
147,5; ICron 29,12), l'a rgomento della predicazione del Deuteroisaia, il quale invita cos il popolo in esi li o a porre la sua speranza in Jahwe (ls
40,26, 29.31 ; 41 ,1; 50,2), La forza onnipotente di
711
Zac 4,6b tradollo da B.Hartmann , OTS 14, 1965 , 11 5121 : non c' forza e non c' potenza all'infuori di me
(p, 120), Nell'interpretazione consueta: ne con la forza
ne con la potenza, ma con il mio spirito , si contrappone la forza di Dio a quella umana, Sul testo vd, anche
K,Galling, Studien zu r Geschichte Israels im persischen
Zeitalter, 1964, I41s, = FS Rudolph 196 1, 83s, (altra
spiegazione ).
51 Nei testi di Qumran viene ripreso l'uso di
k8 ah descritto sopra (Kuhn , Konk , 99), Per il NT
cfr. ' W,Grundmann , an, tcrxuw, ThW 11[,400-405
(= GLNT [V,1211-1226),
A,S,van der Woude
NEGARE
Il La radice kl;s nel sign, di negare, occultare non ancora attestata fuori dell'ebr.
L'omogeneit tra klJs q, dimagrire e k!/s pi. negare , supposta da KBL 431 e da GB 34 1a (cfr. anche
J.Blau, VT 7, 1957,99), fu gi conteslata da W.J ,Gerber,
Die hebr. verba denominativa, 1896, 26s" e cosi pure la
supposizione di un significato comune deficere , Di
conseguenza Zorell 352 riporta le due rad iCI separate,
Nell'esposizione che segue partiremo da questa base,
poich l'identit delle radici resta insicura,
W,F,A lbright , BASOR 83, 1941 , 40, si richiama alrug,
/kh, A questo proposito bisogna nolare: ( I) per (klJ non
sicuro un sign, analogo a quello di dimagrire , sfiorire (WUS nr. 2863 spiega lUlti passi ug, partendo da
un
.dl~ersa
712
sua frequenza nei si ngoli libri dell' AT sia proporzionale all a loro estensione. Se si escludono i libri
con una estensione inferio re all ' l % rispetto a
tUllO l'AT, i valori che divergono pi sensibilmente dalla media sono in eccesso in Deut (353x)
e soprall ullo in Eccle (9 1x) e in difello in Giob
(73x) e Prov (77x); ci pu dipendere in parte dal
contenuto (Deut: con tullO il cuore, con tUlla
l'anima e con tutte le tue forze ; Eccle tullO
vano ) e in parte dall a forma poetica concisa.*
3/ a) L' agg. kalll significa completo, perfello (ls 2,18 delt ullo ; Giud 20,40 tulla la
Cill ). La bellezza di una citt pu essere detta kaIII perfella (Ez 16, 14 e Lam 2,15 Gerusalemme; Ez 27,3 e 28,12 T iro); cfr. anche l' uso del
verbo kll q. completare, rendere perfello in Ez
27 ,4.11 (Ti ro), inoltre GenAp 20,5 aram. klj/n
perfello , riferito alle mani di Sara nell a descrizione della sua bellezza.
Per Es 28,31 e 39,22 (probabilmente anche um 4,6)
G.R.Driver, Technical Terms in the Pentateuch, WdO
11 /3, 1956, 254263, adotta il sign. tessuto tutto d'un
pezzo (p. 259).
Il SOSl. kallii ndica un tipo di offerta( Lev 6,15. 16;
Deut 13,17; 33 ,10), ossia 1' obl azione totale ; ad
esso si affi ancato 'ola ( olocausto ; Sal 51,2 1)
che lo ha poi soppiantato defin itivamente (l Sam
7,9; cfr. Kiihler, Theol. 174s.; R.de Vaux, Les sacrifices de l' AT, 1964, 43s.98s.).
miklo/ descri ve i cavalieri abbigliati ed equipaggiati
all a perfezione (Ez 23,12; 38,4); maklilli m si
unisce a miklol e indica le vesti magnifiche che
sono oggello di commercio a Tiro (Ez 27,24). miktal (Sal 50,2) pur essendo di origini aram. potre bb~
deri vare da kll cingere ed essere tradollo perclo
con corona, ghirlanda (con la maggior parte
degli esegeti , contro GB 421b e KBL 52 1b; cfr. kljl
a Qum ran, vd. st. 5).
b) Per l' uso e la costruzione di kol cfr. i vocabolari
e le grammatiche. ko/ si trova .p i ~ll osto raramente
da solo con il sign. la totallta, Intero, tullO (Es
29 24' Lev l 9' 2Sam 1,9 ecc.; cfr. GVG Il ,25 3s.);
ne la 'maggi~r 'parte dei casi si trova in relazione
con altri nomi , orig inari amente come nome reggente davanti ad un genitivo, ma in seguito come
apposizione davant i o dopo un altro sostanti vo
(GVG Il ,214-216). Se questo non determll1ato, ti
sign. che ne segue ogl1l , di ogl1l SpeCIe. . Se. 111vece il nome che segue determll1ato, kol al sll1g:
significa tullO quanto , al plurale . tulll . Se VI
poi una negazione, esso assume Il slgn. di nessuno . Quando ko/ posposto, assume molto
spesso un suffi sso che richiama il sostantivo precedente: p.e. Jia' el kullah lUllOquanto Is raele
2Sam 2,9 ecc.; questo tipo di costruzione e mol to
di ffuso negli altri dialelli sem. (cfr. p.e. acc.: GAG
134h; ug. : O.Eissfeldt , El im ug. Pantheon,
195 1, 42s.; aram.: Fi tzmyer, Sef. 29).
superfl uo esami nare in dettaglio i termini uniti a kol,
poich ci si dovrebbe riferire a lUtti I fenomel1l di questo
,j
kol
TOTALIT
716
4/
;,,,~
L
,f.;,
(. I
717
lare C di
cfr. l'italiano
sign ifi catO , corrispondente al nOStro venir deciso deliberato , si incontra quallro volte (I Sam
20}9; 25 ,17; Est 7,7, sempre con l'a ' iI male
come soggello; diversamente L. Kopf, VT 9, 1959,
284 , per k/h 're!l' a/ in ISam 25 ,17 e Est 7,7: ~(co n
seguire l~; cfr. ISam 20,33 dove ti sost. ka/a tndtca
una cosa decisa ; cos probabilmente anche Es
Il , I: quando il suo ril ascio una cosa decisa .
Ancora pi freq uentemente per la conclusione
accompagnata da una va lut azione negati va: pi o
preparare una fine = distruggere , q. perire
(Gen 41 ,30; Es 32,10. 12). In questo senso il verbo
al qal pu indicare iperbolicamente un illanguidimento tormentoso che, a seconda del co ntesto,
consi te principalmente in una bra m a~j n un de7J?:::> sideri o ardeJ1le (Sal 84,3; Lam 4;17) o anco ra pi
spesso in una oppressione per la mancanza di
qualcosa (Ger 14,6; Sal 69,4); cfr. a questo proposito anche l'agg. killZi! languido in Deut 28,32.
Il sostantivo verbale ka/il del lUtto privo
dell'a pella temporale; esso nell ' AT indica sopratlUlIO la fine nel senso di distruzione . Solo
una volta viene usato a Qumran per indi care una
fin e temporale: 'en kil/il senza fine (IQH 5,34
= vtrt . 'e n - qe$).
Nell'uso teologico spesso il qal ha quasi lo
stesso valore di -' bd andare in rovina , riferito
alla sorte dei peccatori . Il pi o ha ci rca 30x come
soggello Dio/Jahwe e, con poche eccezioni, ha il
sign. di distruggere , co n un complemenlO oggello personale. In alcuni casi, principalmente in
Ez, k/h pi o ha come oggello 1' ira di Di o =
dar~ compi;~to all 'ira (E~ 5,13 ; 6,12 ; 7,8;
IJ;i5;2cr,8":2" m 4, Il )
ka/il viene applicato due volte alla parola di Dio
che gi ungela co m !!L~to (E ~d l ,I; 2Cron 36 ,22;
cfr. s 9, pt. ; cfr. 1110 tre - q!im hi . o - mI' pi.).
Il verbo (n al qal n al pi.) non viene mai usato
come termine teologico, per esempio per indicare
il giudi zio finale, e cosi pure le forme nominali .
4/
718
~~f
kimaf ALA
1/ La radice * kanap- ala appartiene al semitico comu ne (Bergstr. Einf. 184; P.Fronzaroli, AANLR VIII /l9 , 1964 , 274.279; ibid . 23 ,
1968 , 283; acc. kappu , AHw 444; ug. knp, WUS
nr. 1345; UT nr. 1273; giaud . e ara m. imperiale
knp , DISO 123).
scondersi .
719
kllp
ni. na-
720
722
5/
M .Scebl!
i::'11~
k's ADIRARSI
2/
3/ a) AI qal il verbo significa agi tarsi, adirarsi . Termini paralleli (in 2Cron 16,10 con 'cel
a causa di ; in Eccle 7,9 assieme a rifb spirito )
sono /Jrh q. essere in collera ( um 3,33)
e /Jrq q. sinnm digrignare i denti (Sal J 12,10);
in quest' ultimo testo le due espressioni descrivono ( nel sal mo sapienziale) la sorte dell'empio.
Termine opposto a k's sq! qal calmarsi (Ez
16,42). In Eccle 5,16 in vece del verbo bisog na leggere il sostanti vo.
Il pio ha il sign. di fa r ad irare, affliggere ; esso
viene usato una volta per le relazioni con il prossimo (l Sam 1,6) e una volta per il rapporto tra
Israele e Dio (Deut 32,2 1 par. - qn' pi.; vd. SI. 4).
L' hi . ha le stesse accezioni e gli stessi usi del pio
(c fr. Jenni , HP 68-70): affli zione fra persone
( I Sam 1,7) e affli zione che Israele provoca a Dio
(Os 12 ,15 e spesso negli scritti dtr. , vd. SI. 4). Una
volta Jahwe il soggetto del verbo: secondo Ez
32 ,9 Jahwe sgomenta il cuore di molte nazioni
con la rovina che fa cadere sull'Egi tto; vengono
usati qui anche al tri termini, come smm hi. riempire di terrore e (da parte dei terrorizzati) s'r atterri re , /Jrd tremare . Il verbo indica quindi
un'emozione molto intensa.
724
Anch'es o indica l'a mizio ne nei riguardi del prosimo ( I am 1,6) e pill in generale la disperazione
( ISam 1,16 par. Sia!1 dol ore l). Questo signifi cato s' incont ra nelle varie forme della lament azione: il ko'as uno dei pesi che l'a rante deve sopportare (Sal 6,8; 10,14 par. 'm/ torment o l).
Anche il linguaggio di Giob 6,2; 17,7 quello cl eli a
lamentazione individuale (in 6,2 txt em par.
hmv\\I ven tu ra ).
All' opposto i pu parlare del ko'a cii Di o che i
rivol ge contro Israele ( econdo l'unica alle tazione Deut 32 ,27 anche allraver o il nemico). Il
lamento del popolo upplica che lo Sdeg no divino
abbia fine (Sal 85,5; cfr. anche Gi ob 10,17 nell a lament azione indi viduale). Quancl o si ricorda il rapporto che esiste tra il ko'as divino e il co mport amento um ano sempre ev idente un innusso dtr.
(Deut 32, 19; IRe 15,30; 21 ,22; 2Re 23,26; Ez
20,28; inoltre vd . Sl. 4).
La lelleratura sapienzia le vede in ko'as una passione pericolo a: lo tolto ucci o dal suo ko'as
(Giob 5,2 par. qill ' coll era l), mentre il aggio lo
sa nascondere (Prov 12,16). Con ko ' as non si in dica solo lo stato d'a nimo soggelli vo, ma anch e
ci che obiellivamente lo produce. Il figli o stolto
perci un ko'as per il padre ( Prov 17,25 par. m d!mcer dispiacere l) e lo stolto lo per il saggio
(Prov 27 ,3); anche una donna pu diventare un
ko'as (Prov 21,19).
c) Per le radici sinonime, sopranuno '~b q.lpi. contristare (q. I Re i ,6; Is 54,6; ICron 4,10; pi oIs 63,10 essi
contnstarono il suo santo spirito l>; Sal 56,6 txt ?; ni.
farsI del male, contristarsi 7x; hi. i rritare Sal
78,40; hit p. sentir i irritato Gen 6,6; 34,7; inoltre diverse denvazioni nominali , tra cui 'asslJ.'blJ.'1 dolore
5x) e jgh hi. contristare (ls 51,23; Giob 19,2; in Lam
I ~).12; 3,32 con soggeno Jahwe; cosi pure Lam 3,33 pi.:
n:. parto$of 3,18 txt?; Lam I ,4;,;agn amizione 14x;
Iliga amizione 4x), si veda Scharbert , I.c., 27-32.35s.
(<<jgh esprime sempl icemente un profondo turbamento
Intenore ed accenna ad un comportamento passivo
dell'Interessato ... '~b verbo transitivo, k's intransitivo.
Con '~ b ci si riferisce ad un fano offensivo obienivo di
naturaspirituale o corporale, ma, a seconda del co nt ~to,
SI espnme anche la rassegnazione o il senso di difesa che
ne deri vano , ossia l'ira; k's invece indica direttamente lo
stato d'animo, il canivo umore, l'irritazione e la forte in clinazione all'ira , ma pu anche risalire, a seconda del
contesto, alla causa di questo stato d'animo ai sentimenti di ostilit, alla stoltezza o al dolore intedore I c
35s.).*
' .. ,
Un particolare significato teologico si ha
nel!' uso deuteronomistico, dove questo verbo
(ali hl. , una volta al pi.) descrive un comportamento errato dell ' uomo nei confronti di Dio e la
reaZIOne di quest' ultimo. Questo tema dtr. gi in
Osea (Os 12,15: Efralm lo ha provocato amaramente? perci il suo Signore gli far cadere addosso il sangue versato e lo ripagher del suo oltraggIO l); Il verso conclude la serie dei detti di
12,1-1 5,dove SI ha un'accusa checontiene tulli gli
elementi della teologia di Osea, 111 antitesi con la
rehglOsn cananaica dominante). Quello che in
4/
725
teologia dtr. TUll avia bisogna notare a questo proposito che nel Deut stesso l'espress ione rara,
mentre pi freq uente nella rielaborazio ne dtr.
(pi recente) dei libri dei Giudici e dei Re. Forse
si pu concludere che il tema proviene dagli ambienti profetici (del regno del nord), e che a un
certo punto stato fatto proprio dalla teologia tr.
5/ Nel giudaismo tardivo e nel NT non si incontra pi l'affermazione teologica dell' offesa di
Dio l), come l'abbiamo delineata sopra. Subentrano in primo piano altre concezioni vtrt.
dell ' ira cii Dio : cfr. O.Grether - J.Fichtner, arl.
PY'~, ThW V,392-410 ( = GLNT VIII ,1103-I(51 ),
e E. Sjoberg - G.Stahlin , ibid. v ,413-448 ( = GLNT
VIII ,11 61- 1254).
F.SIO/Z
':J~
b) Le spiegazioni etimologiche che si sono proposte risalendo acl un termine non ebraico oppure
analizzando le attestazioni bibliche, non sono ancora giunte a risultati soddisfacenti. Non si ancora in grado di decidere tra due possibili derivazioni da un'altra lingua semitica, ossia tra l'acc.
kuppu/'u estirpare, cancellare e anche purificare (cultualmente) ) (AHw 442s.) e l'arab. Iifr
coprire, occultare (WKAS 1,26 1-264; Lane
117,2620s.). Nel senso cii espiare il termine
stato comunemente usato in arabo solo a partire
dal periodo islamico. La maggior parte degli SlUdiosi suppongono una parentela tra kp/' pio e l'arab.
k.fr coprire l); essa si baserebbe allora sulla concezione che i peccati vengono coperti (cosi anche
Wildberger, BK X,253 per Is 6,7), oppure che il
peccatore viene protetto contro l'azione eserci tata
da quella sfera formata dalla strella associazione
tra peccato e disgrazia (Elliger, HA T 4,7 1). La derivazione dall 'acc. kuppu/'u solleva obiezioni , poich si ritiene che essa non sia provata a sufficienza
dai testi dell ' AT (secondo Stamm , I.c., 62, chiaro
a questo propos;;o sarebbe solo il passo di Is 28,28 ,
che per problematico; vd. Sl. 3g); tUllavia il material e di paragone sarebbe molto pi abbondante,
727
se si considerasse di pi anche l'idea di purificazione presente in kpr pi.; secondo Lev 14,19;
16,18s. ; Ez 43 ,26 ecc. 1' espiazione anche una
purificazione (ci viene posto in risalto in modo
particolare da Moraldi , I.c., 184- 192, in un approfondito paragone con le concezioni babilonesi).
Come prove pi evidenti a sostegno del significato
primario coprire l) vengono spesso citati Gen
32 ,21 (soprattutto in paragone con Gen 20,16) e
Ger 18 ,23 (Neem 3,37). Da Gen 32 ,21 (Giacobbe
vuole espiare il volto di Esa) si potrebbe per
trarre un argomento contro il significato di coprire l): il verbo infalli potrebbe non avere qui tale
significato, poich subito dopo si dice che Giacobbe vuoi vedere il volto di Esa (cfr. J.Herrmann , ThW 111 ,304 = GLNT IV,960s.). Ci dimostra comunque come sia problematico risalire
ad un significato originario. E interessante notare
che Neem 3,37 cita Ger 18 ,23 sosti tuendo kpr pio
con il verbo ksh pi o ricoprire .
Una terza possibilit consiste nel far derivare il
verbo dall 'antico SOSl. k~rcer (danaro del) riscatto o sim. (vd. Sl. c), ma una tale etimolqgia
viene di solito scartata, soprallullo perch kofcer
non ha nulla a che fare con l'ambito cultuale e va
considerato anzi una derivazione secondaria da
kpr pi o (prima che questo si fissasse nell 'ambito
cultuale).
I testi di Ras Samra non sono stati finora di nessun aiuto
per l'etimologia di kpr pi o(UT nr. 1289; WUS nr. 1369:
kpr alcanna(?) l~. Anche nei testi del sem O. il senso
non chiaro (DISO 126). ei testi tardivi medioebraici
e giudaico-aramaici predominano le concezioni dell'AT,
come pure nell'arabo islamico.
c) Da kpr pi o espiare deriva il sost. kippurim
espiazione l), che si limita a P (Es 29 ,36;
30,10.16; Num 5,8; 29,11 e in jm kippurim
giorno dell 'espiazione Lev 23,27 .28; 25,9;
come in quest'espressione tecnica e tranne che in
Es 29,36 per l'espiazione , kippurim si trova solo
in catene costrutte: sacrificio espiatorio, denaro/capro dell'espiazione l).
k~rcer, derivato anch'esso da kpr pi. , viene usato
gi nel codice dell 'alleanza e da Amos; un termine del dirillo civile e significa risarcimento,
riscatto (Es 21 ,30; 30,12; Num 35 ,3Is.; Is 43,3;
Sal 49,8; Giob 33 ,24; 36,18; Prov 6,35; 13 ,8; 21 ,18)
oppure danaro di corruzione (lSam 12,3; Am
5,12).
.
Resta anche problem~tico il far risalire kapporcel a
kpr pio Nell' AT kapporcel un termine particolare
che indica la lastra con due cherubini che stava
sull'arca, in lUtto 27x e, se si esclude ICron 28,11 ,
solo in P (Es 25-31; 35-40; Lev 16 e um 7,89).
Sembra che in origine non fosse il coperchio
dell'arca (Es 25 ,17.2 1), ma un oggello sacro indipendente (in I Re 8 non se ne fa men zione).
d) Un'altra radice kpr negli apaxlegomena kbflJ.'r
asfalio l> e kpr qal ricoprire d'asfalto di Gen 6,14, I
qual i hanno i loro esalti equivalenti in ace. (anche in
Gilg. XI ,65, da cui Gen 6,14 in qualche modo dipende):
1:l:l kpr pi o ESP IARE
728
a) In P il verbo viene costruito 53x con 'al. Soggello di solito il sacerdote; la preposizione si riferisce nella maggior parte dei casi ad un ingo io
o ad un gruppo in quanto oggetto dell 'espiazione
e corrisponde - se kpr pi o viene reso con H operare
un 'espiazione - all'italiano H per (O K 119bb;
BrSynt I06s.).
. ella frase
731
730
/.
cevono espiazione mediante il sacrificio per i peccati e l'olocausto e debbono operare espiazione per
gli israel iti co n il loro servizio dell a tenda del conveg no), Num 15,28 (sacrificio di una capra per
colpe contratte inavvertitamente), 28,22.30 e 29 ,5
(sacrificio di un montone per l'espiazione nella festa della pasqua, dei primogeniti e del nuovo
anno). 'al nc./eS per la vita compare inoltre in
Es 30,15. 16 (tassazione personale, in occasione del
censimento, per l'espiazione della vostra vita ;
Beer, HAT 3,148 , riti ene l'espressione un'aggiunta secondaria; cfr. per E.A.Speiser, Census
and Ritual Expiation in Mari and Israel, BASOR
149, 1958 , 17-25), Num 31 ,50 (i capi , in riconoscenza [!] per il fatto che nella battagl ia coi madianiti nessuno caduto, portano un'offerta rituale
[qorbn] costituita da gioielli in espiazione per la
nost ra vi ta l>). Che con l' espi azione si intenda consacrare e santificare per Jahwe , oltre che ristabili re
una relazione con Dio che era stata interrotta, ri su lta chiaro dalle prescri zioni espiatorie per l'altare (Es 29,36s. ; 30,10; Lev 8,15; 16,18); anche il
santuario e la tenda, pur non essendo responsabili dell ' impurit e dell' infedelt degli israeliti ,
debbono essere soggetti ad espiazione (Lev
16, 16); lo stesso vale per la casa purificata dalla
lebbra (Lev 14,53).
kpr pi ocon ba'ad per oltre che in Lev 16 (4x , vd. SI.
e) si trova solo due volte 111 Lev 9,7 (al di fuon di P solo
in Ez 45,17); P in tutti i passi usa questa costrUZione
solo per l'espiazione dei sacerdoti e del popolo. Con be
con, mediante kpr pio si trova in Lev 7,7 ( con
esso ossia con il sacrificio espiatorio), 17, llb (vd. SI. e)
e al p~rf. pU. in Es 29,33 (i sacerdoti hanno ricevuto
espiazione mangiando ci che riservato a loro nel sacnficio di investitura). kpr pi ocon ' '''I si trova solo 3x 111 P
in Lev 16 (vd. Sl.), kpr senza oggello in Lev 6,23 (tuttavia la frase afferma che si espia con il sangue del sacnficio espiatorio), um 35,33 (impf. pU .; per la terra non
si pu compiere nessuna espiazione, se non con Il sangue di colui che ha v~rsato sangue) e tre volte In Lev 16
(v. 17a.27.32).
e) In Lev 16 kpr pi o compare 16x (v:
6.1 0. 11 . 1 6. 1 7a.b. 1 8 .20.24.27.30 . 32.33acx~ . b . 34). E
singolare il mutamento continuo di costruzione
(anche all'interno dei di versi strati che V.' SI possono riconoscere, per esempio I tre di Elhger): 6x
con 'al, 4x con b'ad, 3x con 'cel e 3x senza oggetto. I vV . 1-1 9 dicono come si deve svolgere ti
rito espiatorio. Aronne deve present are un toro
per il sacrificio espiatorio e un montone per 1'01.0causto il popolo due capretti per Il sacn ficlo espiatorio e' un montone per l'olocausto. Con l'offerta
del toro Aronne ottiene espiazione per s e per la
sua casa (v. 6. 11 ). Tra i due capretti si stabi lisce
con la sorte quale per Jahwe e quale per Azazel
(v. 7s.). Per operare espiazione perlu i al V. IO
viene per lo pi considerato secondano (vd. sp. a):
Aronne deve poi offrire incenso nel Santo del
Santi (cfr. Num 17, 12), e con il sangue del suo
toro e con quello del capro della I;a(!" del popolo
deve aspergere sette volte la kapporcel (v. 12-15);
cos egli opera espiazione per" santuano e per la
i !:l:l k{J/' pi o ES PIAR E 732
g) Dall 'esame delle rimanenti 22 ricorrenze secondo i temi : chi concede l'espiazione e mediante
chi o che cosa, per qual moti vo e per chi essa
viene operata, si ricava che solo l'opera del Cronista SI adegua al quadro ricavato da P ed Ez( ICron
6)4; 2Cron 29,24; 30,18; Neem 10,34). L'espiazione e concessa da Jahwe (2Cron 30,18), coloro
che agiscono sono i sacerdoti il mezzo la cerimoni a del sa ngue, il beneficiario Israele. Parlando di Ezechia viene sottolineato che egli promuove la purificazione del tempio (2Cron 29 ,5), i
734
il
738
n,~
krt TAGLIARE
krr si trova, ol tre che in ebr. e in fen. (g iu ramento di Arslan Tas [= KAI nr. 27], r. 8s. 10 [7'
sec. a. c.]), nell 'ace (AHw 448b.45Ib: kararu tagliare o si m., agg. verbale karru fatto a pezzi )
e nel tigrai (Littmann-Hofner 401a: karra finire ).
11
4/ Come avviene per al tri verbi in ebr. (gzr dividere , in Giob 22,28 decidere , cfr. Esi 2,1
ni .; I;r$, in 1Re 20,40; Is 10,22; Giob 14,5 fissare . hrk ni . Dan 9,24 essere fissato ; medioeb;. pSq spartire e fissare, determinare ;
cfr. anche - I;qq 3a, -j'd 3d), in aram . (aram. antico aram. bibL e giud . gzr, aram. gi ud psq) e in
acc.' (/Jara$u, parasu), krr evolve il suo significato
primario tagli are o sim . verso il senso traslato
di fissare determinare, dec Idere (cfr. Illal. decidere e l'e~oluzione di significato dell' acc. parasu
separare [dividere] > distinguere> decidere ,
AHw 83 1): questo accade in 2Cro n 7, 18 (cfr. G,
sir. ; per dbr pio I Re 9,5) e anche in Is 57,8 (cosi
pure in fen., KA I nr. 27 , r. IO), e soprattutto
nell'espressio ne krr berTI .
Questa espressione viene di sol ito tradotta con
n1::l krr TAG LI ARE
740
n,~ krr
TAG LI ARE
stabil ire un impegno, un obbligo (F.MUhlauW.Volck in : Gesenius, Hebr. und chald. Handworterbu ch Uber das AT, ' 1878, 413b; K.Siegfn ed - B.Stade, Hebr. Worterbuch zum AT, 1893
301a; J . Pedersen , Der Eid bei den Semiten, 1914:
46; Kutsch, I. c.; al co ntrario: H.Holzinger, GeneSIS, 1898, 150; Quell , I. c., 108 n. ~ 8 = GLNT
Il ,1023 n. 18; M.Buber, Konigtum GOlles, '1956,
200 n. 20), come nel sumerico nam - erim - TAR
tag liare il giurament o = prestare giuramento(assert orio) ) (A .Falkenstein, Die neusumerischen
Gerichtsurkunden, I, 1956, 64.67; III, 1957,
l44s.), nell 'aram. anti co gz" 'dn (tagli are =) fissare un impegno (opp. degli impegni) ) (Fitzmyer,
Sef. 32s.) e analogamente nell'espressione targumica g'za" q'j6m (tagli are = ) fissare un impe.
gno ,
e
anche
nell a frase LOCe~X1jV
LOC-;-(OEcrOOCL (dove passa in seco ndo piano il
senso di ultime volont testamentarie , come in
Aristofane, Aves 440s. [cfr. E.Kutsch, KuD 14,
1968, 167 n. 30]) usata dai LXX (Gen 15,18 ecc.;
Kutsch, I. c., 164ss.).
b' ri t come oggetto di krt risulta in ISam Il,2 dal v. I e
:l,
leb CUORE
1/ Il termine */ibb- appartiene al semitico comune (Bergstr. Einf. 184; P.Fronzaroli , AAN LR
VIlI / 19 1964 272.279); il significato cuore ,SUbisce o~ unqu~ notevoli ampliamenti (acc. /ibbu
interno l), che si riduce persino ad una espressione preposizionale, cfr. AHw 549-55 1; arabo /ubb
ci che pi interno, la parte centrale, IntellI genza ecc., cfr. W eh~ 760a). Per le ricorrenze del
semNO. nell'epoca plU antica cfr. WUS nr. 1434;
UT nr. 1348; DISO 134.
Nell'ebr. (e nell'aram.) dell' AT compare accanto a
/eb (*/ibb- ) anche /ebllb (* /ibab- , aram /' bab); non
si pu stabilire quale sia la successione cronologica
tra le due forme (contro C. A.Briggs, A Stud y of
the Use of LEB and LEBAB, FS Kohut 1897 , 94105; cfr. F.H.von Meyenfeldt, Het Hart (LEB, LEBAB) in het OT, 1950, 207-212); J sembra usare
solo la forma /eb (distinzione di fonti in Es 14,5?),
E al contrario /ebab; Is usa in prevalenza /ebb e lo stesso termine usato quasi esclusivame~te nel Deut e dal deuteronomista, Dtis invece
usa quasi esclusivamente /eb, ecc.
Come forma femminile compare in Ez 16,30 libba .
G.R.Driver, JThSt 29, 1928, 393; 32, 193 1, 366, s i rif
all'ace. libbaru (solo plur. ) furore (A Hw 548b, maltre
labilbu infuriare l) , ibid. 52 Ib), il cui significato egli
vuoi ritrovare in Ez 16,30 (cosi anche KBL 47Ib). Ma
libbu e labilbu sono amni tra loro in ace.? In Ez 16,30 si
parla del cuore come sede del desiderio (cfr. F.Stummer,
VT 4, 1954, 34-40).
Da lb deriva il verbo denominativo Ibb: ni. metter
giudizio (Giob Il ,12) e pi o rapire il senno (Cant
4,9.9).
3/
743
saprattutta in un ca ntesta sapienziale: il /eb arga no. della (/Okll7a ( Prov 2,10; 14,33; 16,23; Eccle
1,16; crr. I Re 10,24). lI /eb del sapiente ra parlare
can rett lt ud1l1e (Prov 16,23; 23,15s.), sa d iscernere
Il tem po e gli eventi (Eccle 1,16; Sal 90,12). No n
solo la sapIenza israelit ica, ma anche quell a eg iziana attnbulsce al cuore questa im port anza (crr.
H.Brunner, Das htirende Herz, ThLZ 79, 1954,
697-700, C.Kayatz, Studlen zu Proverbien 1-9
1966,43-47; inoltre per il cuore in Egitto: F. Hin:
tze, FS Grapow 1955, 140ss.; A. Hermann, Altag.
Llebesdlc~t u.ng, 1959,95-97 con bibliagr. ).
In fi ne Il /eb e anche sede dell a vola nt e dei progett I (2Sam 7,3; I Re 8,17; Is 10,7; Ger 22,17; Sal
20,5; 21,3 ecc.).
f) II /~b abbraccia cosi tutte le dimensioni dell 'esistenza umana (cfr. Dhorme 109- 128 sull 'abbondante matenale acc. ed ebr. ; W.H.Schmi dt Anthropolaglsche Begrirre im AT, EvTh 24, '1964,
374-388 , spec. 383ss.). SI possono quind i rare su di
~sso delle af!ermazioni che si rireriscono a tutto
I uomo: li /eb vacIlla (mOg, Ez 21,20), esso si
sClagil~ )} (mss nl. , Deut ' 20,8;,Gios 2,11; 5,1; 7,5;
Is 13,7, 19,1,_ Ez 21,12 ecc.), e messo in ag itazlOne )} (r~ggaz, Deut 28 ,65), pu essere sconva lto )} (k s hl;, Ez 32,9). lI/eb, in un senso molto
attenuato,. puo desIgnare anche la persona e pu
quasI sostituIre un pronome perso nale (pa rallelo
ad es~o p.e. 111 Sal 22,15; 27,3; 33,2 1; 45,2). Tuttav Ia li term1l1e pu essere usato anche in mado
tale da rar scorgere proprio nel /eb la natura partlcolaredell a persona (Giud 16,15.1 7s.; ISam 9 19'
anche questa concezione non esclusiva ' di
Israele, crr. H.Brunner, Das Herz als Sitz des Lebensgehelmnlsses, Aro 17 1954/55 140)
L'espressione b' /eb (con surdssa perSo n~le) e s~~
verbo. che 1I1dlca pensare a parlare (p.e. Gen 17 17'
2~,4~, Deut 7,17; Sal 4,5 ecc.) indica un pensier~
c e uno tIene per s e na n vuole co municare ad
al~n . Anche Il sagno, che rende visi bili le regioni
plU ~ascoste ed 1I1accessibili dell ' uomo, si svolge
nel/eb (Cant 5,2). Cosi la sapienza sa che il/eb
1I1scru~a~ lle (Ger 17,9; Sal 64,7; Prov 20 5)
POlche I ua mo prende le sue decisioni ~ ~e as~~m~ la responsabilit nel /eb, la parola va intesa
2r6 ta come coscIenza )} (Gen 20 5s' ISam
, ecc., crr. Ktihler Theol 192)
, .,
Dato che l'esistenza ~mana per lo.' pi nan viene
c~nslderata nell ' AT sotto. l'aspetta indi vidualis ICO,SI parla non solo del /eb del singalo ma an
cEhe dI quella di un intero gruppo (Gen 18 S 42 28:
s 35,29; crr. Ktihler, TheoL 149).
""
g) I termin i paralleli com pletano ques to quadro. Ven-
". '
2,~~rza
vitale , spi ri to , fr. Es 35 21' Deut ~njg)6sla
, 5,1; Is 65 14' Sal 341 9 ecc) p'"
" 10S
745
:l?
ig,g;
/b CUORE
746
747
5/ L' usa di /eb nel giudaismo tardi vo non dirrerisce essenzialmente da quello dell ' AT
(J . B. Bauer, De cordis notiane biblica et judaica , VD 40, 1962, 27-32). Tuttav ia aumenta
l'interesse antropolagica e psicologica. A Qumran
(pi di 120 ricorrenze!) il concetta della s' rirlir/eb
durezza di cua re , molto impartante: si designano cosi coloro che nan appartengono alla setta
(l QS 1,6; 2,14.26; 3,3 ecc.). Rispetta all ' usa veterotestamentario nuova il ratto che potenze del
mondo ostili a Dio si inseriscono. nel cuore; si
parla per esempio degli idali del cuore ( IQS
2,11 ); gli spiriti della verit e delle tenebre si
danno battaglia nel/eb (lQS 4,23), il redele deve
cacciare Belial dal /eb ( IQS 10,21), mentre la
legge all' interno del suo /eb (lQH 4,10). Concezioni simili .compaiono nell.e specul azioni rabbiniche sullo je~a:'r (ob e lo je~a:'r ra ', l'i nclinazione
bua na e l'inclinazione cattiva, che abitano. nel/eb
e lottano tra loro (StrB IV ,466ss.). La variante
apacalittica di questa concezione com pare in 4Esd
3 (specialmente v. 20ss.).
Sull' uso neotestamentario di X(I(p~r.(I( cfr. F. Baumgartel-J.Behm , art . X(I(p![(I(, ThW 111 ,609-6 16 ( =
GLNT V,193-216).
F. SIO/Z
21
!O:l'
748
3/ Insieme a bcgced veste (- bgd I), Ibs vestirsi con (costruito coll 'accusativo, cfr. GK
11 7vy, traducibile perci anche con indossare ;
so lo Est 6,8 con be) domina il campo semantico
del vest ire, che non possiamo qui trattare nei dettagli (cfr. p.e. il materiale in H. W.Honig, Die Bekleidung des Hebraers, 1957). I vocaboli sinonimi
che co mpaiono nell o stesso amb ito di Ibs sono
quanto a significato o pi generici ( ' (h avvo lgersi Is 59,17 e Sal 104,2 detto metaforicamente
di Dio; Sal 109,19.29 del nemico dell 'ara nte; ksh
hitp. coprirsi Giona 3,8; I1In 'al mettere qualcosa a qualcuno Lev 8,7) o pi specifici (p.e. (lgr
ci ngere Lev 8,7 ecc.; in senso metaforico Sal
65,13 i colli si cingono di giubilo; Prov 31,17 di
forza; riferito a Dio Sal 76,11 txt? ; 'zr q. cinger[si] ISam 2,4 i deboli si ci ngo no di forza ;
ni . Sal 65,7 Dio si cinge di potenza; pi o ci ngere
2Sam 22 ,40; Sal 18,33.40 Dio cinge di forza il re;
Sal 30,12 Dio cinge di gioia l'arante; hitp. cingersi Sal 93,1 Dio si cinge di potenza; 'dh adornare , assieme a Ibs: Ger 4,30; Ez 16,11 .13; Giob
40,10). Gli opposti pi importanti sono: PS( svestirl! (accanto a Ibs: Lev 6,4; 16,23; Ez 26,16;
44,19; Cant 5,3) e 'arm nudo ( 16x; per Gen
2,25 cfr. J .de Fraine, FS Robert 1957 , 53s. ; inoltre
'erm nudo Gen 3,7.10.11 ; Ez 18 ,7. 16 e 5x nel
sign. di nudit ; 'celja nudit 6x; 'ilr ni . essere denudato Ab 3,9). Per i vari usi del verbo
Ibs - dal vestito quotidiano (i l vestito con il cibo
una delle necessit pi comuni della vi ta: Gen
28 ,20; Is4 ,1; cfr. Agg 1,6; hi. 2Cron 28,15) fino al
veslito di lutto (2Sam 14,2; con saq sacco in segno di lutto Giona 3,5; Est 4,1) e alla veste sontuosa (p.e. Is 52,1; Ger 4,30; Est 5, 1; 6 8) dalle vesti cultuali (Es 29,30 ecc.) fino al manell~ del profeta (Zac 13 ,4) e alla corazza (Ger 46,4) - e per le
concezioni e i valori simbolici connessi al vestito
cfr. oltre a Honig, I.c. , anche BRL 332-337 e G.Fohrer, BHH Il ,962-965 ; cfr. inoltre E.Haulotte
Symbolique du vetement selon la Bible, 1966;
R.von Ungern-Sternberg, Redeweisen der Bibel
1968 , 83-95.
'
4/ Nella lingua poetica dell' AT sono possibi li
per Ibs usi traslati o metaforici a noi inconsueti. In
particolare uno pu essere vestito di realt astratte
c~~e 'z fo~za (ls 51 ,9; 52, I; vd. sp. bgr e 'zr),
ge ut maesta (Sal 93,1), hd wehadar splend~re e maest ( Sal 104,1; Giob 40,10), ~edaqal
~ cedceq gl USliZla (Is 59,17 come di una corazza , accanto a vesti della vendetta . Giob
29 ,14), t' s/i'a (2Cron 6,41) ejcsa ' sal vezz~ (hi.
Is 61,10 vesti dell a salvezza ; Sal 132,16), ma
anche con bOscel/k'limma vergogna (Sal 3526'
109 ,29; Giob 8,22; hi . Sal 132,18), qelala mal~di~
zlone (Sal 109,18) e s'mama spavento (Ez
7,27; anche ~ aradt Ez. 26,16, cfr. Zimmerli , BK
XlJl ,6 1O). PIU ardua diventa l'immagine quando
si dice che Sion si veste di coloro che tornano
come. di un ornamento (Is 49,18), o quando i
monli SI vestono di greggi (Sal 65 14 cfr. v. 13'
anche labus di Is 14,1 9 nel sign. tra'slao di co~
749
perto [di ucc i ~ i] >~)? sono invece conformi all a nostra senslblhta stlhstlca le immagi ni di Is 503 hi
( rivesto il ciel? ~ lutto, cfr. IqH 5,31), Giob 7,5
( Il mio corpo e ricoperto di piaghe e di croste )
oppure l'immagine di Giob 10,11 , con Ibs hi. ch~
deSigna l'opera creati va di Dio ( di pelle e di
carne mi hai rivestito ), come anche in 3919
( rivesti tu il suo [del cavallo] co llo con la ~ri
niera? ).
I passi che parlano co ncretamente della veste di
Dio (dall a radice Ibs: l'bus Is 63,1.2; malb/is v. 3;
cfr. ara m. l' b/is Dan 7,9, detto del vestito
dell ' anziano dei giorni , bianco come la neve)
restano nell 'ambito dei consueti ant ropomorfismi
e dipendono dalle immagi ni dei paragoni o delle
visioni . Inoltre anche quando si tratta di Dio si
concretizzano e si applicano a lui quelle realt
astratte che abbiamo nominato sopra (Is 51,9;
59,17; Sal 93,1; 104,1).
In tre passi si parla dell'azione dello spirito di Dio nei riguardi di un uomo, come se esso abitasse in lui alla
stessa maniera con cui l'uomo racchiuso nei suoi vestiti (Giud 6,34; ICron 12,19; 2Cron 24,20; Ibs quindi significa qui come al solito ri vestirsi di '>, e non ha senso
transiti vo rivestire qualcuno , come se lo spirito fosse
la veste, cfr. p.e. C.F.Bu rney, The Book of Judges,
' 1920, 203; Rudolph , HAT 21,107; al contrario p.e.
B.Hertzberg, ATD 9,183.193; - fil a(1).
5/
750
on"
"~"
TT
Imd IMPARARE
752
pungala a sim . (Gi ud 3,31), e la/mid scalaro ( ICron 25,8; Wagner or. 326) che proviene
dall'acc.
41
754
51 Nei testi di Qum ran il termine ricarre saprattutta in relazia ne all a guerra e quando. si parla di
sapienti e di scribi (Kuhn , Kank. III b). Per i
LXX , il tarda 9iudaisma e il NT cfr. K.H .Rengstarf, art . [LO('JOO(~w, ThW IV , 392-465 ( = GLNT
VI,1053-1238); id., ar!. OLO&crXW, ThW [[ ,138-168
(== GLNT Il ,1093-11 72); K.Wegenast-L.Coenen,
art. Lehre, ThBNT [[ ,852-867.
E. Jenni
MP'
Iql; PRENDERE
Il /q/J prendere appartiene al semitica camune, ma nelle lingue pi recent i viene sast ituita
ampiamente da altri verbi (arab. /aqi/Ja cancepire
[in senso. sessuale] e 'ljq prendere ; sir. nsb ,
sq/; cfr. KBL llOlb per l'ara m. bibL ns').
Per le allestazioni degli ambienti contemporanei all' AT
cfr. AHw 544-546 (ace. leqti); AHw 537b (laqahu , prestito can. in EA 287,56); WUS nr. 1482; UT lir. 1396
(ug. Iq!l , frequente); DISO 139s. (fen. pun ., moab., lettere di Lachis, giaud ., aram. antico e imperiale Iq!l).
[I passiva del qal data dal ni . e dal pu . (che un
passivo qal); si ha inaltre /q/J hitp. con un significata particalare (alIerrarsi qu a e l = ) gui zzare
(della del fuaco). Anche i sastanti vi che ne
derivano. hanno. in parte significati malta specifici: /?qalj dattrina , scienza ( apprendimento came termine tipica della tradiziane sapienziale), ma/qo(1 battino (linguaggio militare),
ma/qo/Jjim fauci (duale), mce/qa/Jjim malle (d uale), miqqa/J accettazione (name di
aziane), maqqaljor merci (linguaggio. cammerciale).
31 a) /q/J (castruita can l'acc. e be) significa anzitutto. prendere, afferrare, cagliere (can le
mani ). Oggeni del verbo. sono: bastone (Es
4,17.20; 17,5; 2Re 4,29), tavale (Es 34,4), lancia
(Num 25,7; 2Sam 18,14), frutti (Deut 1,25 ), ascia
(Giud 9,48), cetra ( ISam 16,23), verga (lSam
[7,40), viveri (I Re 14,3; 17, 1[ ), dani (2 Re 5,5;
8,8.9), sacchetto. del danaro (Prov 7,20), animali
per l'afferta (Gen 15 ,9. 10; ISam 16,2), e altro, p.e.
Gen 22 ,6; 32,14; 43 ,12; Giud 7,8; ISam 16,2; Ger
38 ,10.11 ; cfr. anche passi came Gen 8,9 egli
stese la mano., la afferr (la cala mba; /q/J) e la tir
dent ro .
1 sinonimi di Iqh in questo significato sono elencati SOltO
- 'hz 3; inoltre cfr. -!lzq hi ., -ns' per una parte dei significati , e anche i verbi pi specifici rdh Il {( prendere (in
mano) " (Gi\ld 14,9.9; Ger 5,3 1?), qm~ {( prendere una
manciata (qomce$) " (Lev 2,2; 5,12; Num 5,26).'
b) In senso. pi pregnante il verbo. significa sattrarre, portare via, partare can s ed ha per aggeno: beni (Gen 14,11 ; 34,28; cfr. Gi as 7,23; ISam
27,9), benediziane (Gen 27,35), ua mini (Gen
42,24.36), terra (Deut 3,8; 29,7; Giud 11 ,13. 15),
cadaveri ( ISam 31 ,12), vestiti (Prov 27, 13) ecc.; in
cantesta militare: accupare (Cill, territari >
(Nu m 21 ,25; Gias 11 ,16. 19; Am 6, 13 ecc.); cfr. anche il sas!. ma/qoo/J ballino. .
1 verbi sinonimi sono qui particolarmente numerosi; cfr.
p.e. oltre a -jrS e tps soprattutto Ikd afferrare, prendere " (q. 83x, ni. 36x [incl. Is 8,15, in Lis. sotto qal),
hitp. attaccarsi strettamen.te Giob 38,30; 41,9; lcekced
laccio Prov 3,26; malkodce/ cappio " Giob 18, 10);
inolt re 'sp raccogliere, mietere , in alcun i passi por-
tar via" (p.e. Gen 30,23; Giud 18,25; ISam 14,19; 15 ,6;
Is 4,1; Ger 16,5; Sof 1,2s.; Sal 26,9; 85,4; 104,29; Giob
34,14 ), '$1 q. {( (porre da parte == ) portar via (Nu m
Il ,17. 25) , grz ni. essere sottratto ", gr' q. (accorciare == ) sottrarre" (Deut 4,2; 13,1 ecc.),j'h q. portare
via (?) " (I s 28,17), sph q. afferrare, portar via (Gen
18,23.24; Deut 29, 18; Is 7,20; Sal 40,15; ni . passo9x); significato pi specifico hanno gzl e h/p rapire l) , gnb
rubare , *
c) [n un senso. mena attiva, /q/J pu venire tradatta con accettare, ricevere (dalle mani di qualcuno.) . Oggetto. del verbo sana p.e.: ag nelli (Gen
21 ,30), danaro (Gen 23, 13), dani (Gen 33, 10), carruziane (Es 23 ,8; Deut 10,17; 16,19; Ez 22 ,12; Sal
15,5), riscatta (Num 35 ,31.32 ; Am 5, 12), regali
(2 Re 5,15.20), istruzione (G iob 22,22), correzlane
(Ger 2,30; 5,3; 7,28; 17,23; 32,33; 35,13; Sof 3,2.7;
Prov I 3 8 IO ) ecc.; cfr. anche il sastantiva miqqa(1 ;c~et;aziane di doni (2Cron 19,7, a scapa
di carruziane).
Come sinoni mo va ricordato qbl pi o accettare, ricevere " ( 1Ix, solo in testi tardivi, cfr. Wagner nr. 250).
np?
/q(r
PRENDERE
756
d) Costruito con l'accusativo e con l' il verbo signifi ca prendere qualcosalqua lcuno perlco me :
come schiavo (Gen 43,18; 2Re 4, 1; Giob 40,24),
come fi glia (Est 2,7. 15; cfr. G. Rinaldi, BeO 9,
1967, 37s.; H.Donner, OrAnt 8, 1969, 104s.), in
moglie (Gen 4,19; 6,2; Il ,29; 12,19; ISam 25 ,43
ecc., in fo rma ell itt ica Iq/J sposare l): Es 2, I; cfr.
inoltre Es 21,10; 34,16; in testi tard ivi - ns' al posto di Iq/J: Rut 1,4; Esd 10,44; 2Cro n Il ,21; 13,21;
in forma elli ttica Esd 9,2. 12; eem 13,25 ecc.; alt ri
termin i paralleli in W.Plaut z, ZA W 76, 1964,
31I s.).
usato in senso specifico e, se segui to da un secondo verbo, serve solo a preparare un'a ltra azio ne
pi importante. Cfr. p.e. Gen 2, 15 Jahwe Dio
p ~ese l' uo mo e lo pose nel giard ino l); 6,2 1 prenditi ogni sorta di ci bo e fattene una provvista l)'
Gen 9,23; 11 ,3 1; 12,5; 16,3; 17,23; 18,7.8; Deui
4,20; 15, 17; 2Sam 17, 19; 18,8 e molti altri passi.
Talora Iq/J si present a in forma ell ittica: prendere
(e portare) = andare a prendere l)' Gen 7 2' 18 5'
27, 13; 42,16; Es 25 ,2; 35,5; 2Re O ecc.;' (; ma'n ~
dare a prendere : Gen 20,2; 27,45; ISam 17,31;
Ger 38,14; 40,2.
O~~
/I7 'S
RIFIUTA RE
O~~
m's RIFIUTARE
Il
1/ m' s ricorre 01tre che nell' AT anche
nell 'a mbito linguistico del medioebr. e dell'aram.
giud . L' acc. masu (ass. masa'u) dimenticare va
di stinto dall 'ebr. m 's (i n ebr. corrisponde a Ilsh,
AHw 63 Ia). Lo stesso vale anche per l'acc. msu
abbattere e msu disprezzare (la grafia con
e esclude un verbo di medi a alef, cfr. GAG 98a),
bench il significato di msu nelle sue varie acce
zioni coincida ampiamente con quello di m's.
Per le eventual i corrispondenze arabo (ma'asa lO think
little of " [ dare poca importanza a 1 e ma'slll1 on.e
who rejects ad vice r colui che non si lascia conSI'
gliare ]) vd. A.Gui llaume, AbrNahrain I, 1959, Il ; 4,
1963/ 64 (1965), 8.
Olt re a m's I l' AT presenta al ni. una radice m 's 11 pas
sare (forma secondaria di mss).
758
nato
(4\ ). ctit'01t'Ol0f.lr:n ((
levare di
mezzo (3x),
inolt re tre altri verbi con due passi ciascuno e 13 traduzioni con altri vocaboli.
b) Un quadro analogo offrono i termini pa ralleli,
gli opposti e altri vocaboli dello stesso campo semantico di m's, che sono particolarmente adatti a
chiarirne il senso.
Termini paralleli sono g' l detestare (Lv 26,15.43.44;
Ger 14,19), -I/ '~ disdegnare (ls 5,24 pi .; Ger 33,24
q.), -(' b pi o detestare (Giob 19,19), n(, abbandonare ( ISam 12,22; Is 2,6; Ger 7,29; 12,7; 23,33.39; Sal
78,59s.), bzh disprezzare ( ISam 15,9 txt em), -sur hi.
eliminare (2 Re 17,18.23; 23,27), -prr hi . beri ( << rom
pere il patto (Lev 26,15; Is 33,8), - ,kh dimenticare
(Os 4,6.6), ZI/h respingere (Sal 89,39), - SI/ ' odiare
(Am 5,21), -S/k hi . mipp en scacciare dal proprio co
spetto (2 Re 17,20).
Gli opposti sono: - b!" eleggere (ISam 16,8; 2Re
23,27; Is 7,15s.; Sal 78,67s.; 106,23; Giob 34,33), -r'h
scegliere (ISam 16,1), -jd' conoscere, darsi cura
di (Giob 9,21), -!I,b tenere in conto, osservare (Is
33,8).
Nell'ambito di m '5 si trovano: -mrh essere osti nato
(Ez 5,6), 'br hitp. 'im essere sdegnato per (Sal 89,39),
-q~p adirarsi (Lam 5,22), ',q sottovalutare (Giob
10,3), db/" pio b e schernire (Giob 19,18), qli$ essere
disgustatO (ls 7,16). Rigettare gli ordini di Jahwe
equivale a dimostrarsi ostinato (m/"h hi .) contro la
legge di Jahwe e non cammi nare nei suoi precetti (Ez
5,6; cfr. 20, 13. 16; 2Re 17,19), non compiere i suoi co
mandamenti (Ez 20,24) opp. non osservarli (2 Re 17,19;
Am 2,4). Il rifiuto della tora di Jahwe consiste nel
fa tto che non la si ascolta (q,b hi., Ger 6,19). Rigettare
gli ordini .di Jahwe significa essere di dura cervice
('l,h hi. '/"a!/, 2Re 17,14s.) ecc.
c) La gamma piuttosto ricca degli usi possibili indica che si pu assumere come signi ficato primario: non voler aver nulla a che fa re co n l); la costruzione del verbo con b' potrebbe essere orig inaria. Nell' idea espressa dal verbo vi un aspetto irrazionale co n una forte carica emoti va; si rifiuta
qualcosa perch internamente non si pu e non' si
vuole identi fica rsi con essa.
La ragione di questo atteggiamento non occorre che sia
espressa e spesso non nemmeno pOSSIbIle esporla con
ch i~re motivazioni. Tuttavia si deve tener presente la
tradu zione relativamente frequente di 11'1'5 con ~ (I'r
~EV",
/I1 's
RIFIUTA RE
760
ia pericolosa. L'aspetto emotivo del verbo ben cmplificato in cr 4,30 (di una donna violentata ncs un o
vuoi pi sapernc) e cosi pure in Is 54,6: un uomo pu ripudiare la propria moglie, forse perfino la donna amala
in giovent, ma questo comport amento arcbbe ciel
tutto incompren ibile e innaturale. chiaro che in qu eSto caso si cercher di gi ustificare con preci e ra gioni tale
azione dettat a dalla passione. O'a1tro lato Gaal, giudicando Abimelech e il suo esercito in ignificanti da un
punto di vista militare (Giud 9,38), d una valutazione
che offuscata da un'i ncontrollata ambizione. Giobbe si
lascia trascinare a dichiarare che disprezz.l la vita (Giob
7,16; 9_2 1), ritcnendo cii potersi basare su val idi mQ[ ivi,
ma i uoi interlocutori con testano l'esattezza del giudizio
su!la ua situazione. Ger 6,30 indica per che il rifiu to pu fondar i u un giudizio provato e con olidato
dall'esperienza (k(J's(J'! Il;111 'Iis, ov. argento che fo ndendo
si dimostra inutilizzabile).
Da quanto si detto consegue che il soggetto di
pu rare del proprio entire la mi ura del suo
rifiu to auto nomo di una persona o di una cosa, ma
che in altri ca i la sua decisione pu essere pre a
in base a motivazioni tratte da una norma ri conociuta o da e perienze cont roll abili . on i pu
tuttav ia negare che da un lato si cerca di giu stifi care l' azione dettata dall'emoti vit, e che dall ' altro
il rifi uto, che si basa in apparenza su motiv i chiari
e razionali , di ratto guidato dall 'emozione.
I/1 'S
21 Un uso speciale di m's si riscont ra nell a vi sione et ica legata al mond o sapienziale. Quello di
cui si lament a Giobbe, e cio che i ranci ulli lo disprezzano e i parent i lo disdegnano (Gi ob 19 18s.)
contrario all 'ordi namento morale seco nd~ cui i
giovani devo no onorare gli anziani (dr. 30,1) e i
parenti devono aver cura l'uno dell 'a ltro. Lo
stes o vale per il disprezzo del diritto di un ervo
o di una serva( 31,13). L' uomo non libero di cegliere _0_ di r ifi u t a r~ a s uo piaci mento (Giob 34 ,33),
pOlche e la volonta dt DIOche determinante (dr.
anche Glob 36,5 txt?). Solo l'empi o non rifi uta
quel che male (Sal 36,5), mentre il ti morato di
Dio respinge chi opp. ci che ripudiato (da Dio?;
Sal 15,4, testo e interpretazione cont roversi) e disde~ na i guadagni estort i (ls 33,15). Il saggio (opp.
Il pIO) sa che la sua vi ta pu essere ricca di successo (o di benedizione) so lo se essa resta nel solco
dell'ordine stabilito; egli non disprezza la co rrezlone e SI considera piccolo con la modesti a che
gli conviene (m's, Prov 15,32). Inseg na ai suoi fig li
a non d~s p rezza re l a correzione dell ' Onni potente,
polche I ammOl1lZl0ne di Dio sar benefica ( Prov
3,11 ; Glob 5,17) . . L' uomo deve essere grato
quando DIO lo nchmma all 'ordine con la correzione .
Ot(~
I/{ 'S
RI FI TARE
762
763
validit dell'alleanza. Natu ralmente anche l' Israele postesilico si rende conto della sua infedelt, ma non si osa
pi spiegare questa disobbedienza come rifiuto della
legge o di Jahwe stesso. La scomparsa di m's anche dalle
accuse di minor importanza pu essere messa in rapporto col fatto che il verbo aveva assunto un valore teologico sempre pi accentuato, consistente nel rinnegamento di Jahwe. Un atteggiamento di Israele, che andava condannato con un rimprovero cosi duro, avrebbe
potuto evocare di nuovo, come reazione, il rifiuto del popolo da parte del suo Dio. La comu nit postesilica per
certa della sua elezione e sa di poter godere della protezione del suo Dio.
21 a) Quando Samuele vede Eliab, fi glio di
lesse, Jahwe dice a lui non lo voglio l). Anche
per i vari fratelli di Eliab Dio dichi ara: nem meno
questo ho scelto ( ISam 16,7ss.). m's non pu essere tradotto qui con rifiutare , mentre si coglie
bene il suo significato rendendolo con non scegli ere . Inratti pu essere rifiutato solo chi prima
stato scel to. All o stesso modo va inteso m's in
Ger 2,37: la rrase non pu essere tradotta, come di
solito, con: Jahwe ha ri fi utato quelli in cui tu confidavi , ma anche qui la traduzione migliore
: non li ha scelt i l).
b) Ma questi sono dei casi particolari . ormalmente la traduzione rifiutare infatt i esatta
per l' uso teologico in cui Dio soggetto, poich
l'oggetto col ui che sce lto da Jahwe, ossia il re,
il popolo o anche uno qualsiasi. on qu indi
strano che in Israele, come si parl ato anzi tutto
della elezione del re, si sia parlato anzitutto anche
del suo rifiuto. Questo av viene gi nell a tradizione
di Saul di I Sam 15: poich hai rifi utato la parola
di Jahwe, egli ti ha rifiu tato come re (v. 23, crr.
anche 16 ,1 pi recente). Si suppone senz'alt ro che
Saul sia un eletto. Tuttavia si deve gi osservare
qui che il rifiuto da parte di Jahwe non frutto
dell 'arbitrio divino; diversamente dall a scel ta,
esso non dipende sempl icemente dalla libert di
Jahwe. una reazione all a catti va prova del re, la
quale non consiste in un rall imento politico-militare (lSam 15 riporta al contrario una rileva'lte
vittoria di Saul ); il ripudio di Saul il ri sultato di
un co ncreto atto di disobbedienza. In altri termini ,
n il successo n l' insuccesso sono la misura con
cui viene giud icato il re, ma il rispetto del di ritto
di Dio di cui garante Samuele. Il problma del
come un eletto di Dio possa veni r meno non interessa al narratore; in ogni caso egli ritiene che
l'elezione non produca un carattere indelebile, che
non possa essere messo in questione dalla condotta errata dell 'eletto.
c) Per la dinastia dav idica non si co ntempla la possibilit di un ri fiut o. In quest o potrebbe rinettersi la di versa struttura del regno di Gerusalemme, che si era stabili to come monarchia ereditaria. Solo una volta, in Sal 89 ,39s. , sembra che
Jahwe esprima un no nei conrronti dell a dinastia
dav idica: ora tu hai respinto (ZI7(1) e hai rifiutato
ot(~ 11/'5
RIFIUTA RE
764
1\ Deuteronimista vide diventare ancor pi problematico quello che un tempo aveva costituito il
fondamento solido della fede . Jahwe ha rifiutato
tutta la stirpe d' Israele, e l' ha allontanata dal suo
sguardo (2Re 17,20). In 2Re 23;27 esprime con
precisione ancora maggiore il significato degli avvenimenti del 587: allontaner anche Giuda dal
mio cospetto , come ho al lontanato Israele , e riget ter Gerusalemme, la citt che ho scelto .. . . In
questo modo gli interventi a favore di Israele sem brano definitivamente conclusi . Per taluni esegeti
l'opera storica dtr. sostanzialmente intenderebbe
esporre che si doveva giungere a questa fine, poich Israele aveva abusato fino a1Pestremo della
pazienza di Jahwe. Tuttavia ci sembra esagerato
(-b/:lr IV l3a); il Dtr. voleva meditare a fondo la
severit del giudizio che si era realizzato e riconosceme anche la necessit.
Lev 26 ,44 sottolinea espressamente che tale giudizio non pu essere un abbandono alla distruzione.
Non si pu parlare di uno scioglimento dell' alleanza. Ancora pi accentuatamente alcune parti secondarie del libro di Geremia dicono che Jahwe
non respinger Israele (Ger 31 ,37). L'autore di
33,23ss. , un passo forse ancor pi recente , prende
decisamente posizione contro quanto il popolo va
dicendo , e cio che Jahwe abbia respinto le due famiglie, e tiene ad affermare che anche la discendenza di Davide sar ancora per l'avvenire sotto il
segno dell'elezione. Israele, divenuto insicuro di
se stesso nelle catastrofi del 721 e del 587, ha ripreso coscienza di essere sostenuto dal suo Dio.
In questo senso ha fornito un contributo non in:
differente anche il Deuteroisaia. Egli non solo sottolinea con insistenza che Israele/Giacobbe
l'eletto di Jahwe ed il suo servo (cfr. H. Wildberger, Die Neuinterpretation des Erwahlungsglaubens Israels in der Krise der Exilszeit , FS Eichrodt
1970, 307-324), ma fa dire chiarame nte a Jahwe:
non ti ho rifiutato (Is 41 ,9). L' impossibilit intrinseca che Jahwe possa respingere il suo popolo
espressa da lui con la domanda metaforica: si
pu forse ripudiare la donna della giovinezza? dice
il tuo Dio (54,6). Certo , Israele somiglia ad una
767
donna abbandonata ed afnitta, e si pu anche parlare della sua vedovanza (v . 4), ma non si pu dire
che sia stato respinto (cfr. per la metafora Ger
2,2).
h ) Anche nell 'epoca postesilica non si pensa che
Israele possa essere rifiutato da Dio. Per quanto
fosse difficile il rapporto d ' Israele con il suo Dio,
la fede nell 'elezione di Israele, dopo che questi
aveva speri mentato la dura crisi dell a caduta di
Giuda, costitui va sempre una base sicura. Tuttavia in quest'epoca la fede nell 'elezione diventa pi
individuale (-b/:lr IV /4c), e ci si rispecchia anche
nelle affermazioni relative al rifiuto. Nei testi pi
antichi non si parla mai del rifiuto di un singolo,
se si escl ude il caso particolare del re. Nelle lamentazioni , cosi co me venivano utilizzate nel culto del
tempio, si poteva certo parlare talvolta del rifiuto
degli empi . In Sal 53 ,6 si legge che i malfattori si
sono vergognati perch Dio li ha rifiutati (il Sal 14,
del tutio identico al Sal 53, non parla di questo ; la
sua composi zione potrebbe essere pi anti ca). Anche Sal 15,4 sembra supporre che nella comunit
cultuale si sia parl ato di coloro che erano rifiutati.
Purtroppo il testo in ques to punto inoerto, e lo
stesso vale per Giob 36,5; forse qui si deve tradurre: ecco , Dio respi nge il caparbio (cfr. i
comm.); in tal caso si avrebbe un' altra prova che
anche i singoli furono ritenuti respinti da Dio a
motivo della loro condotta. Certamente Giob 10,3
si collega strettamente al tenore delle suppliche
cultuali quando dice in tono di accusa: forse
bene per te opprimermi , disprezzare l'opera delle
tue mani e favorire i progetti dei malvagi? . Questi dati mostrano effettivamente che nel momento
in cui la scelta d' Israele sostanzialmente non era
pi oggetto di discussione, la questione dell' identit di ci che era Israele, e quindi quella dell'appartenenza al popolo di Dio, anche se non veniva
affrontata per la prima volta , veniva posta per lo
meno co n nuova energia.
Da quanto si detto ri sulta che Israele, oltre alla
fede nella propria elezione, ha considerato seriamente la possibilit di un rifiuto e talvolta ha dovuto concretamente fare i conti con essa. Tale rifiuto per non mai stato co ncepito come un puro
atto arbitrario di Dio, ma come una reazione di
Jahwe ad una fedelt venuta meno nei suoi confronti . L' idea che il rifiuto comporti l'allontanamento definitivo da Jahwe solo margin ale e
viene superata dalla conoscenza della fedelt di
Jahwe e della eternit delle sue manifestazioni
di grazia. Quando il rifiuto minacciato o constatato di fatto , non viene inteso come fine assoluta
d' Israele, ma interpretato come abbandono a un
duro giudizio . Lev 26 ,44 pu cos chiari re che
anche se essi si trovano nella terra dei nemici ,
non li rifiuto n mi sdeg no contro di essi fino al
punto di distruggerli infrangendo la mia alleanza
con loro, poich io sono Jahwe, loro Dio . Le affermazioni sul rifiuto non significa no un'abolizione dell'elezione, ma vogliono impedire che si
O~~
/I1 'S
RI FIUTARE
768
rw~
NT
mia MORIRE
1/ La radice mill morire del semitico comune (Bergstr. Einf. 185; P.Fronzaroli , AANLR
VllI/l9, 1964,249.263) ed ha un corrispondente
nell'eg. Non c' un'etimologia soddisfacente.
Il verbo ha in ebr., oltre al qal , il poI. e l' hi. (con
Il passo ho.) con il significato di uccidere . Dal
verbo derivano tre sost~ntivi: la forma segolata del
lipo qatl *mawt- > mlvG!1 morte , il fem. con
prefisso l ' mUla il morire (Barth 300) e il plurale tantum m' mo/fm morte; morti .
21 L'elenco delle attestazioni difficile per il
fatto che in alcuni casi non n possibile n opportuno distinguere tra il verbo (all 'inf.) e il nome
(~t. cs.). Seguiamo l'enumerazione di Lis., il quale
diversamente da lYand. pone 12 passi sotto mUI q.
anzI che sotto mlIWG!I, ma consideriamo come
verbo i 72 part. q. sostantivati mel uccisore
che Lis. enumera a parte (incl. Sal 55 16Q' esci'
'al(-}mul in Sal 9,1 e 48,15; Prov 19,16 ' co~side~
r,atocon Q come q., e non con K come ho.). Con
I umca attestazione dell'aram. bibl. mOI morte
111 Esd 7,26, la rad ice ricorre dunque esattamente
769
n1I~ mUI
MORlRE
q.
73
44
poI.
27
hi. ho.
mall'C!!1
5 I
5 \O
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I
I
67
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6 IO
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30
42
I
7
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2
21 4
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18 I
15 8
3 15
I
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6
9
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8
13
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IO
13
6
3 3 2 -
22
8
19
al.
101.
85
60
44
88
55
14
43
65
83
60
62
29
61
50
5
Zac
\1al
Sal
Giob
Prov
Rut
Cant
Eccle
lO
11
Lam
15
l
I
2
2
Est
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Neem
ICron
2Cron
AT
39
24
27
12
I
l (aram)
22
15
630
3 8 4
138 68
2
6
151
27
33
1000
a) Il senso di m!il q. morire , se lo si confronta con l' uso acc. e con il linguaggio moderno,
risulta pi circoscritto e pi preciso. Morire
usato nell' AT anzitutto per l' uomo, e poi anche
circa 20x per gli animali (p.e. Gen 33,13; Es
7,18.21 ; 22,9). In un passo soltanto si parla del
morire delle piante, e non gi per i fiori o per il fogliame, ma per la radice maestra (Giob 14,8). Un
uso traslato di mUI assai raro nell' AT (Gen 47,19
campo; Giob 12,2 la sapienza). Nell ' AT, diversamente dall 'ace. (AHw 635a), morire non viene
mai usato per indicare che un documento ha perso
valore; inoltre, diversamente da quanto accade
spesso nel linguaggio moderno , il termine non
viene esteso ad altri elementi della natura (fuoco,
colori, luce) o a fenomeni acustici (discorso,
canto, suono). Unica nel suo genere l'espressione di ISam 25,37: il cuore di Nabal mori ,
per indicare iperbolicamente uno' spavento mortale; cfr. l' uso corrispondente di vivere in Gen
45 ,27; Giud 15,19.
31
770
(mul
41
MORJRE
772
7t~P'l) ,
"775
mento dei tempi e delle profezie ha un peso maggiore che nell' AT, e cos pure il term ine teologico
7thpwp.oc(nei LXX sta per m elo' ); cfr. G.p elling,
art. 7t'~P"~ , Th W VI,283-309.
M. Delcor
a) Con i termini ma/'ak o mal'akim vengono indicate delle persone che, in qllanto incaricate da un individ uo (Gen 32,4.7; Num 22,5;
ISam 16,19; 19,\l ss.; 2Sam 3,26 ecc.) o da una comunit (Num 21 ,21; ISam Il ,3ss.), devono curare
gli interessi dei loro mandanti in una regione lontana , presso altri, siano questi degli individui (Gen
3/
776
rad l~e
778
portare una buona notizia (ace. bussuru portare, inviare un messaggio l), AHw 142b; ug. bsr
D WUS nr. 599; UT nr. 535; ebr. bSr pi o portare
u~ messaggio [buono o cattivo ] 23x, fra cui
spesso il parto sostantivato mebasser; hitp. fa rsi
an nunciare 2Sam 18,31; sost. besora annun-
780
le mme (cfr. Is 37 ,36 ). Un' a naloga funzione de vastatrice esercit a il m .J. anche in Sal 31 ,5.6 e
78,49.
L'intervento del 111.1. non in alcun modo legato ad un
luogo o ad un tempo preciso , poich egli incontra
l'uomo dovunque si trovi, per la strada (Gen 16,7; 32,2),
nel deserto (Gen 21,17: IRe 19,5.} ), sul lavoro ( Giud
6 Ii ss.) nei campi (Giud 13,9 .). E interessante Il fatto
che il Il;.l. non viene riconosciuto subito dagli uomini ,
ma e i i rendono cont o con chi hanno avuto a che rare
soltanto quando il m.J. Ii ha gi lasciati (Gen 16; Giud
6 e 13), o quando i loro occhi vengono aperti in modo
che essi possano riconoscere il m.l. (Num 22 ,31 ). Il ri conoscere il lIIo/' ak suscita paura (Giud 6; 13).
c) difficile precisare il rapporto che es iste fra
Jahwe e il suo mal'k, per il fatto che 111 molti testt
no n si pu distinguere tra Jahwe e il mal'ak Jhwh
(Ge n 16,7ss. ; 21 ,17ss. ; 22 , llss.; 31 , ll ss.; Es 3,2ss.;
Giud 6,llss.; 13,2ls.). Questo problema tato
studiato diffusamente (per i diversi te ntativi di soluzione cfr. A .S.van der Woude, I.c ., 4ss., con ulteriore bibliografia), ed ha ricevuto soluzioni dive rse, pi o me no soddisfacenti . Nell a lette ratura
patristica si voluto vedere nel m.J. la parola dt
Dio (teoria del logos); nell 'a mbie nte cattolico romano ha trovato molti sostenitori il tentativo di
soluzione secondo il quale il m. J . sarebbe un messaggero creato , il quale agisce in nome e dietro incarico di Dio (teoria della rappresentanza). Pe r
E.Kaut zsch , Bi blische Theologie des AT , 19 11 ,
83 -87; W .G .Heidt , Angelology of the OT, 1949
(cfr. anche R.North , Separated Spiritual Substances in the OT , C BQ 29 , 1967 , 4 19-449), il m .J.
un modo di apparire di Jahwe: si tratta di Jahwe
stesso che appare agli uomini in una forma
uma na (von Rad 1,3(0) (teoria dell ' identit ). Altri vedono nel m.J. un' ipostasi di Jah we (teoria
dell' ipostasi). G .van der Leeuw , Zielen en Engelen , ThT 53 ( = N .R. 11 ), 1919 , 224-237 , e A .Lods ,
L'ange de Jah we et l'ame extrieure, FS Wellhausen 1914, 263-278 , sostengono la teoria dell ' ame
ex trie ure l), la quale afferma che un angelo per
sua natura un' anima separata; il m.J. sarebbe pertanto una pote nza esterna di Dio. Altri vedo no nel
m.J. un' interpolazione tardiva per Jahwe, la quale
avrebbe lo scopo di eliminare una rappresentazione troppo antropomorfica di Jahwe (teoria
dell'interpolazione, soste nuta d a B.Stade, H .Gunkel ; cfr. W .Baumganner, Zum Problem des
Jahwe-Engels, SThU 14, 1944, 97-102 Zum AT
und sei ner Umwelt , 1959, 240-246). Fra tutte queste teorie la pi gi ustificata certame nte quella
della rappresentanza , poich spiega meglio la funzione che il m.J. svolge come incaricato da Dio a
parl are e ad agire. La d iffico lt secondo la quale
Jahwe e il suo mal'k vengono talvolta identificati
non sussiste pi se si tiene prese nte che un ma'l' k
genera lme nte viene identificato con il suo mandata rio (vd. sp. 3c). D'altra parte questa teoria no n
in co ntraddizione con la teoria dell ' interpolazio ne; essa infatti tenta di chiarire la funzione del
m. J. , mentre la teoria dell ' interpolazio ne parte dal
78 1
179
ml'/rRk RE
51
11
Il significato consigliare, deliberare non .per estraneo neppure al semNO.: in ebr. compare IO m/k nl.
consultarsi con _se stesso di Neem 5,7 (second~ Wagner nr. 170 un aramaismo; in modo del tutto diverso
L.Kopr, VT 9, 1959 , 26I s.) e rorse anche in II1w /wkdi Eccle I 12 nel caso che sia esatta la versione conSigliere,
cons~le~te proposta da W.F.Albright, 5VT 3, 1955 , 15
n. 2, e presa in considerazione anche da R.Kroeber, Der
Prediger, 1963, 5. Ritroviamo inoltre tale slglllficato
nell'aram . bi bI. m e/a k consiglio .. (Dan 4,24),
nell'aram. giud. , nel medioebr. e nel sir. accan to al si~ ni
ficato comune regnare ". Non si pu stabi lire con SICUrezza se e in quale misura vi siano relazioni tra i due significati .
qal
25am
IRe
2Re
Is
Ger
Ez
Os
Gioe
Am
Abd
Giona
Mi
Nah
Ab
50r
Agg
Zac
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Sal
Giob
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Eccle
Lam
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Neem
ICron
2Cron
Il
56
81
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I
6
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I
I
I
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(r.)
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370
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269 (5)
37
19
11
2
7
I
2
I
2
111
6
12
5
14
17
4
IV to!.
305
391
466
101
307
45
21
Il
I
2
7
2
I
5
4
9
2
5
I
I
4
Nella tabella se~ ueme, dove non sono riportati m/k ni:
(Neem 5,7), mo/rek (8x , di cui 5x in Lev 18 e. 20) e I
nomi propri, usiamo le seguenti abbrevlaz~o~,,_ m. =
mw/rek, r. = ma/ka , (f.) = m e/rekre/ , I = m /uka , (( =
ma/kli/ , III = mam/aka, IV = mam/akill.
qal
Gen
Es
Lev
Num
Deut
Gios
Giud
15am
783
hi . m.
r.
(ho.)
(f)
12
41
I
14
3
5
12
20
26
109
37
' 86
((
III
IV
to!.
55
16
2
7
2
6
23
33
119
45
116
31
a) La monarchia come realt politica appare relativamente tardi in Israele, tra la fine del secondo mll:
lennio e l'inizio del primo millennio, alcum secoli
dopo la sedentarizzazione e la conquista, e ~rci
non' fa parte del patrimonio ideologICO OrlglllartO di
Israele e di quanto necessario alla sua eststenza .. Il
paese di Sumer, secondo la lista del re sumerlCI )!
fu governato fin dalle prime origini da una regahta
discesa dal cielo (ANET 26Sb; S.N.Kramer, TheSumerians, 1963, 43-53.328-331); la rehglone egIzIana
vede nella regalit terrestre l'i ncarnazione del governo celeste di Horo (H .Frankfon, Kingshlp and
17.9
m li'/rRk
RE
784
'1'?~ mdcek RE
srs-
786
Die Thronrahrt Jahwes am Fest der Jahreswende im al ten Israel, 1927; F.M.Th.de Liagre BOhl, ieuwjaarsreest en Koningsdag in Babylon en in Israel, 1927 =
Opera Minora, 1953 , 263-281 ; O.Eissreldt , Jahwe als Konig ZAW 46, 1928,8 1-105 = KS 1,172-193; Gunkel-Begri~h 94-11 6; l. Engnell , Studies in Divine Kingship in
the Ancient Near East , 1943 (ristampa 1967); J.Mullenburg , Psalm 47, JBL 63, 1944, 235-256; A.Alt, Gedanken
Uber das Konigtum Jahwes , ( 1945) = KS 1,345-35 7;
I. Engnell The Cali or Isaiah, 1949; A.Bentzen, King
1deology '- Urmensch - Troonsbestijgingsreest,
StTh 3, 1949, 143-157; M.Noth , GOII , Konig , Volk 1m
AT, ZThK 47 , 1950, 157 -191 = GesStud 188-229;
A.Weiser, Zur Frage nach den Beziehungen der Psalmen zum Kult , FS Bertholet, 1950 , 513-53 1 = Glaube
und Geschichte im AT, 1961 , 303-321 ; H.J.Kraus, Die
Konigsherrschart GOlles im AT, 1951 ; L.Kohler, Jah wiih matak, VT 3, 1953 , 188s.; J.Ridderbos, Jahwiih malak, VT 4, 1954,87-89; R.Hentschke, Dle sakrale Stellung des Konigs in Israel, ELKZ 9,1955 ,. 69-74; G.WIdengren, Sakrales Konigtum im AT und 1m Judentum ,
1955; W.S.McCullough, The Enthronement or Yahweh Psalms FS Irwin 1956, 53-61 ; D.Mlchel, Studlen
zu den sogen ~nnten Thronbesteigungspsal men, VT 6,
1956, 40-68; R.Press, Jahwe und sei n Gesalbter, ThZ 13,
1957 321-334 Eichrodt 1,122-126.295-308; A.Caquot,
Le P~ume 47 ~t la royaul de Yahw, RHPhR 39, 1959,
311 -337 de Vaux Il ,409-412; D.Michel, Tempora und
Satzstell'ung in den Psalmen, 1960 ,2 15-22 1; Kraus, BK
XV, p. XL1l1s. 197-205.879-883; T.H.Gaster, T,hespis ,
'1961 , 450-452; K.-H.Bernhardt , I.c. (vd. sp. 3b), 183242 C. Westermann , Das Loben GOlles in den Psalmen,
'1961, 106-111 ; H.J.Kraus, GOllesdienst in I~rael , '1962,
239-242; S.Mowinckel, The Psalms m Israel s Worshlp,
I 1962 106-192 E. Lipinski, Yahweh ma/ak, Bibl 44,
1'963, 45-460; J.Sch reiner, Sion-Jerusalem Jahwes Konigssi tz 1963 191-216; A.S.Kapelrud, Nochmals Jahwii
miilOk VT 13' 1963 229-231 ; E.Lipinski , La royaut de
Yahw dans I~ posie et le culte de l'ancien Israel, 1965;
Gray, Legacy 86ss.; J.D.W.Walls, Yah~eh M.lak
Psalms, ThZ 21 , 1965, 341-348; W.H.Schmldt, Komgtum GOlles in Ugarit und Israel , '1966, 66ss.8Oss.; Welser, ATD 14,22ss.; Th.C.Vriezen, Hoofdlijnen der theologie van het OT, '1966, 358s.; A.Gelston , A Note on
Jhwh m/k. VT 16, 1966,507-512; A.R.Johnson , I.c. (vd.
sp. 3b), 70s.: W.H.Schmidt. AtI. Glaube und seine
UmwelC 1968. 126-134; H.Bardt ke. BiOr 25, 1968.289302.
crr. inoltre le sintesi sullo stato delle ricerche in J. de
Fraine, I.c., 122ss.; J.J.Stamm, ThR 23, 1955,46-50; E.LIpinski, Les Psaumes de la Royaut de Yahv dans l'exgse moderne in: R. de Langhe, Le Psauller, 1962, 133272; id., I.c., I -90; J.Coppens, Les Psaumes de l'intronisation de Yahv, EThL 42, 1966,225-231; Id., La date des
Psaumes de l'intronisation de Yahv, EThL 43, 1967, 192197.
Questa designazione relativamente rara (cfr. anche
- ms/3a[3D: \3x Jahwe soggetto di m/k qal,. di CUI
7x nei salmi della regalit di Jahwe e m bral1l amru
(Es 15,18; ISam 8,7; Is 24,23; 52,7; Ez 20,33; MI4 ,7 ~
Sal 47,9; 93,1; 96,10 = ICron16,31 ; Sal 97,! , 99,1,
146,10); a Jahwe viene dato Il titolo di mce/cek m
Num 23,21 (E?); Deut 33 ,5 (E?); Is 6,5; 41 ,21; 43,15,
44,6; Ger 8,19; Sof 3,15; Sal 5,3; 10,16; 24,7. 10;
29,10; 44,5; 47.,3.7; 48,3; 68,25; 74,12; 84,4; 89,19;
95,3; 98,6; 99,4; 145 ,1; 149,2; Dan 4?34. SI parla della
ma/kitl Jhwh in Sal 103,19 (par. Il suo trono ) e
145 , 11 -13 (par. mcemsa/a ); secondo Sal 22,29 e
'1'?~ ml'/Cl'k RE
788
Abd 2 1 a Ja hwe spetta la m el,ikii , e la mamliikii secondo ICron 29 , 11 si add ice a Ja hwe (cfr. Da n
3,33 e 4,31 mallai par. solliin dominio ). Is 10, 10
me nziona i regni (mamliik8r) degli idoli . La regalit di Jahwe viene posta in rilie vo a nche con la
m e nzione del suo trono (kisse') (ls 6 ,1; 66 , 1; Ger
3,17; 17, 12; Ez 1,26 ; Sal 9 ,5. 8; 47,9; 89, 15; 93 ,2;
103 ,19); cfr. a nche kiibOd (- kbd). In alcuni passi si
sottolinea la regalit di Dio sopra Israele, in alt ri la
sua sov rani t cosmica.
b) Poich in tutto il mondo semitico vi sono divinit che possiedono il titolo di re e dato che testi arcaici (Es 15,18; Num 23 ,21; Deut 33,5) testimoniano
che quest' uso era praticato anche in Israele in epoca
premo narchica , non c' alcun mot ivo di credere che
questo titolo sia stato attribuito a Jahwe solo dopo
l' introduzione della monarchia in Israele. In pane simile la tesi del Deuteronom ista , secondo la quale
il popolo aveva avuto nel periodo premonarchico un
regime teocratico (Giud 8,22-23 - msl; lSam 8,7;
1O,18s. ; 12,12), per cui introducendosi la monarchia
politica (specialmente in Giuda , dove il monarca in
base alla profezia di Natan di 2Sam 7 ebbe il suo posto nel culto ufficiale e nella teologia) si inseri una
terza realt fra Jahwe e il popolo . Questo legame
della regalit divina con quella terrestre non si realizzato senza contrasti , ed significativo a questo riguardo il ritegno con cui i profeti e il Dtr. applicano
a Jahwe il titolo di re (cfr. anc he H.J .Boeck er,
Die Beurteilung der AnHinge des Ka nigtums in
den deuteronomistischen Abschnitten des I.Samuelbuches, 1969). Anche l'introduzione del culto
di mollEk (vd. SI. 4e), come del resto il titolo di
Baal, possono aver avuto la loro pane in tutto
questo processo.
Il titolo e il verbo vengono ripresi dal Deuteroisaia,
per annunciare l'imminente e grandiosa opera di
liberazione di Jahwe, con la quale egli manifesta
la sua sovranit cosmica, come gi ai tempi delle
origini .
c) I salmi della regalit di Jahwe, che sono senz'altro
preesilici , costituiscono un problema panicolare ,
dopo che P.Volz e S.Mowinckel , indipendentemente l' uno dall' altro , hanno collocato il loro Sitz
im Leben in una festa , conosciuta in tutto
l'Oriente antico e celebrata anche in Israele, con la
quale all'inizio dell'anno si celebrava l' intronizzazione del vincitore del caos. A questo riguardo sorgono continuamente nuovi problemi , poich no n
si ancra trovata una solu zione soddisfacente
per tutta la questione. C i d ov uto alle difficolt inteme di questo genere di salmi e anche al fatto che
le parti costituti ve di questa festa non sono sempre
chiare al di fuori di Israele, mentre spesso viene loro
attribuita una uguale importanza senza le dovute
sfumatur~.
789
1?/t
m>IIRk RE
f) Una divinit Mi/k8m attestata per gli ammoniti in IRe Il ,5.33; 2Re 23 ,13 (cfr. anche le emendazioni proposte per 2Sam 12 ,30; IRe Il ,7; Ger
49,1.3 ; Sof 1,5). Si tratta evidente me nte di una
forma di m!llEk con mimazione. Milcom attestato solo nell' AT e su due sigilli aramaici ; non
sappiamo nulla del suo culto.
Cfr. Gray, Legacy 171-1 73; N.Avigad, Seals of Exiles,
lEl 15, 1965, 222-228; G.Garbini , Un nuovo sigillo aramaico-ammonita, AION 17, 1967,25 1-256; H.Gese, Dle
Religionen Altsyriens, 1970, 139.214s.
5/
m'I
792
sotto il punto di vista del rapporto di fed elt esistente con Jahwe. In altri termini : la caratteristica
teologi ca del termine infedelt sta nel fatto che
l'i mplicazione giuridica di quel rapporto che la comunit ha con Dio viene trasformata in un criterio etico di fedelt, ed esattamente della fedelt
personale verso Dio stesso.
Per quel che riguarda la relazione fra l'i nfedelt involontaria e quella cosciente cfr. Elliger, HA T
4,75s. La traduzione abituale infedelt va tuttavia preferita a quella di Elliger violazione di
doveri .
~~m
ms' TROVARE
La questione etimologica viene complicata dalla presenza di un'altra radice *my (cfr. G.Garbini, Il semitico
di nord-ovest, 1960,30) venire, giungere, ben attestata nell'ug. mgy (UT nr. 1520; WUS nr. 1627) e
nell'aram . mU (aram. imperiale, aram. bibl. mI' q. arnvare a, entrare in, pervenire [8x in Dan], Slr. ecc.:
KBL lO92s.); cfr. anche Huffmon 232; Grbndahl 156;
secondo G.R.Driver, ZAW 50, 1932, 146, seguito
da KBL 515b, questa radice anche in marre che arn:
va Prov 24 11 ' incerta l'affi nit con l'arab. maga
andare , cfr. p.e. P.Fronzaroli , La fonetica ugariti- ,il
ca, 1955 , 35.*
La radice ms' manca in arabo e in aram . ricorre raramente: aram: ego trovare (?)( DlSO 164); sir. e mando
potere, trovare (LS 398s.; Drower-Macuch 276b);
aram. giud . q./itpe. potere , af. far trovare (Dalman 248a); cfr. inoltre acc. ma~ii essere eqUIvalente,
sufficiente, bastare (AHw 621s.); ug. m~ ' D far afrIvare (WUS nr. 1634; forma secondaria m?' trovare
794
",
21
Nell'A T il verbo ricorre 454x, con una distribuzione normale; il qal si trova 306x (Gen 44x ,
ISam 27x , Prov 24x , Sal e Eccle 17x ciascuno ,
Deut 16x, IRe 14x incluso IRe 18 ,5 qal impf. l'
plur. [in Lis. ni . perf.]) , ni. 141x (2Cron 20x [in
Lis. manca 2Cron 21 ,17]), hi. 7x (escI. 2Sam 18 ,22
U~ ' hi.]).
41
51
~i~
T
mare'
'adon.
,,~
mrd RIBELLARSI
extrabibliche si trovano
167; cfr. anche GenAp
aram ., la radice anche
e in et. (KB L 564b).
31 a) mrd un termine del d iritto internazionale (l2x e anche Esd 4,12. 15. 19 e ISa m 20,30 in
senso non teologico). Lo si vede chiaramente dai
contesti: colui che si ribella era d iventato vassallo
('reba!d) di un re (Gen 14 ,4; 2Re 18,7; 24,1; 2Cron
13,6) con un trattato (Ez 17, 13-15) e con un giuramento di fronte a Dio (2Cron 36 ,13) ed era tenuto all' osservanza del trattato (Ez 17,14s.). Ribellandosi egli rompe il trattato e il gi uramento
prestato di fro nte a Dio e tenta di rendersi polit icamente autonomo. Cfr. anche Esd 4,12. 15. 19.
Nel contesti politici si ha come term ine parallelo
-qum sollevarsi (2Cron 13,6).
Le attestazioni che compaiono nella parte aramaica
dell' iscrizione di Behistun (Bislnltn ) di Dario I (mrd)'
nbelh , Cowley 25Iss. , r. 1.3.5.7.8.44; l'equivalente
acc: nekru nemico [AHw 776a] ha un senso pi genenco) SI nfenscono alla guerra civile che si era determinata dopo la morte di Cambise; il termine che compare
In Cowley nr. 27, r. I ; Driver, AD nr. 5, r. 6; nr. 7, r. I
(mrd qal) si riferisce invece ai tu multi verificat isi in
Egitto nel 411 /41 0 a.c. (Driver, AD 9). GenAp 21,27
(mrd qal) traduce Gen 14,4.
Il verbo costruito quasi sempre con la preposizione be,
solo tardlvamente con 'al contro (Neem 2,19; 2Cron
13 ,6); In Gen 14,4 e Neem 6,6 usato in assoluto.
Il termine ricorre nello stile cronistico (Gen 14 4' 2Re
18,7; 24,1.20 = Ger 52,3; 2Cron 36,13), nelle di~pute
(J Sam 20,30; 2Re 18,20 = Is 36,5; Neem 2,19; 2Cron
13,6), nelle narrazioni a scopo didattico (Ez 17,5) e in
una lettera (Neem 6,6).
b) mrd designa fo ndamentalmente una ribelli one
In una fase incompleta. Tranne che in 2Cron
3? ,16 essa fallisce sempre. Cfr. particolarmente le
dtspute sull a riusci ta (vd. sp.).
Anche in ISam 20,30 (mardul) c' un risvolto po797
litico, come risul ta dal contesto in v. 30s.: Saul ritiene che Gionata, nella sua fedelt a Davide si ribelli contro di lui e il suo regno.
'
c) Il modo con cui va in teso il term ine esposto
sopra in 3a-b, indica anche come esso de~e essere
tradotto e di stinto da altri term ini si nonimi. La
traduzione pi appropriata : ribellarsi (be = contro) ) oppure ribellione , a differenza di abbandonare, rinnegare l), che suppone gi
un'azione compiuta e corrisponde ad un altro termine ebr.
La Bibbia di Zurigo incoerente nella sua traduzione
(a nche nei passi con senso teologico), rendendo mrd
a) con sollevarsi (Gios 22,16.18. 19.29; Ez 20,38;
eem 9,26; 2Cron 13,6), b) con (, essere ostinato
(Num 14,9), ebr. -mrh, c) con rinnegare (2Re
18,7.20 = Is 36,5; Ez 2,3; Dan 9,5.9) o con abbandonare (Gen 14,4; 2Re 24,1.20 = Ger 52,3; Ez 17,15;
Neem 2,19; 6,6; 2Cron 36,13), ebr. -ps'.
mrcl da un lato anche di stinto da ps' romperla
con (qualcuno o qualcosa) ) nel senso di
un' azione compiuta (solo nel linguaggio tardivo
questa differenza viene ad estinguersi), e dall'altro
ha un significato simile a quello di -Iun ni./hi.
opporsi l): llin tende a far s che gli aggressori
prendano il posto degli aggrediti, mentre mrd mira
solo all 'autonomia dei ribelli .
lendo generalizzare e condannare dal lato t eologico, non lasciano. pi intravedere Il st ~ntfic~to
originario. Il mlgltor termine parallelo e ma al
infedelt (-m'I; Gios 22,16.22 [m rera!d]) , che
ricorre del resto significativamente solo In contesto teologico, e condanna autom.aticamente il
fatto della ribellione, che in un ambtto polItICO resta neutrale. Ez 2,3 ha ps' be; in 20,38 quest' ul timo form a endiadi con mrd ( rivoltoso e rinnegato/ infedele l). I termini paralleli sono us~t i
tanto pi spesso e in senso genenco, quanto ptU t
testi sono tardivi (cfr. Gios 22,16.29 P; Neem 9,26;
Dan 9,5).
51
:-t,~
mento che implica sempre un comportamento deliberato e volontario, questo termine rende evi dente un atteggiamento dell ' uomo nel quale egli
ha soggettivamente una parte atti va (c fr. Deut
21 ,18. 20; Is 30,9; Ger 5,23 ; Sal 78,8). L' ostinazione quindi un'opposizione caparbia e di principio.
b) L'ostinazione si esprime con una contrapposizione aperta o in parole (Num 17,25; 20, 10, cfr. V.
3-,5; 27, 14; Deut 1,26; Sal 78 ,17-20) o in azioni
( Deut 21 ,IS-21 ; ISam 12 ,14s.; IRe 13 ,21.26; 2Re
14,26; Ger 4,17s.; Ez 5,6; 20,8. 13.2 1). Cfr. Is 3,8
poich la loro lingua e le loro azioni sono cont ro
Jahwe, per provocare gli occhi della sua maest l).
c) I sinonimi di mrh/ meri, che compaiono negli stessi
contesti sono circa venti; i pi importanti sono: lo - sm'
non ~coltare (molto frequente, p.e. Deut 9,23; Gios
1,18; Is 30,9; Ez 20,8); m'n pi. '<fifiutarsi (ls 1,29;
Neem 9,17); - rib litigare (Num 20,3 e IO); -Iun
opporsi (Num 17,25 lelunnol); 10- 'bh non volere (Deut 1,26; Is 30,9); srr essere testardo (Deut
21 18' Sal 788' cfr sara ostinazione ); -m's rifiuta~e ):(Es 20:1:3>; cfr. inoltre Deut 1,26s.; 9,23; 31,27; Is
30,9; 63,10; Os 14,1; Sal 106,7; Lam 3,42; Neem 9,26.
Cfr. anche le espressioni con 'orfRI cervice e qsh hl.
indurire (Es 32,9 ecc.) opp. qaS'ii! duro (Deut
10,16 ecc.), le quali descrivono l'ostinarsi con l'immagine della dura cervice. Per sarab ostinato Ez 2,6
txt? cfr. Zimmerli, BK XIII ,IO; Wagner nr. 205; per '~a
II
1/
pare con questo significato solo in ebr. ; Brockelmann ed altri ( LS 402a; KBL 565a) collocano l'ebr.
mrh accanto all'aram. giud. mlj af. far adirare l),
al sir. mlj pa. contendere e all'arabo mlj III di sputare l).
Nell'ebr. dell' AT si trova il verbo al qal e all' hi.
causativo interno (GK 53d; Bergstr. Il,102) e il
sostantivo segolato m eri ostinazione (BL
577ss.).
Per i nomi di persona Mera}a Mera}or cfr. Noth , IP 250;
Rudolph , HAT 20,66s. (<< caparbio ?), per Jimra ( ICron
7,36 txt?) Noth , IP 246; Rudolph , HAT 21 ,74; per il
nome di luogo Meral}im (per designare Babilonia, con
un gioco di parole che ricorda l'acc. nar marralu) cfr. Rudolph , HAT 12,302s.
2/ Il verbo (qal 22x, inoltre Sof 3,1 con la forma
secondaria mr'; hi . 22x, cui si deve aggiungere Es
23,21 , che nel testo attuale vocalizzato come
forma di mrr) ricorre IOx in Sal , 8x in Deut , 4x rispettivamente in Is, Ez e Lam e qualche altra
volta specialmente nei libri storici. m';ri compare
23x, di cui 16x in Ez. Certamente preesilici sono
Deut 21 ,18.20; ISam 15 ,23; IRe 13,21.26; Is 1,20;
3,8; 30,9; Ger 4,17; 5,23; Os 14,1; forse anche Sal
78,8.17.40.56; 107,1l ; Prov 17,11.
-h
I.
La radice mrh (*mlj) essere ostinato com41 a) Tranne che in poche eccezioni (Deut
21 ,18 .20; Giob 17,2; 32,2; Prov 17,11 ), mrh/m eri
designa sempre una ribellione contro Dio. C,rr. le
formule mrh 'im-I 'a!I- l beJhwh essere ostinato
contro Jahwe (Deut 9,7. 24; 31 ,27; Ger 4,17; Ez
20,8.13.21 ; Sal 5,1 1; 78 ,40; contro Dio: Os 14,1;
Sal 78,56; contro lo spirito di Dio: Sal 106,33; contro gli occhi del suo kabOd: Is 3,8).
b) I testi pi antichi (vd . sp. 2) indicano che il termine usato in origine solo per determtnate sttuazioni: ostinazione del figlio contro i genitori (Deut
21 ,18.20), ostinazione in quanto divinazione
(lSam 15 ,23 par. con il non chiaro hafta r = N r
hi. ), in quanto disubbidienza ad una prectsa parola
di Jahwe (I Re 13 ,21.26; Is 1,20). La letteratura
profetica dell'S'e del 7' secolo estende poi il termine a tutto quanto il comportamento del popolo
verso Jahwe (ls 3,8; 30,9; Os 14.1 ; Ger 4,17; 5,23 ).
c) In seguito il termine viene usato nei testi c he
accusano l' ostinazione di Israele contro le aZlom
compiute da Jahwe nella storia, specialmente nel
deserto: Num 17 ,25; 20,10.24; 27, 14 (P); Deut
9,7.23s.; 31 ,27; Is 63,10; Sal 78,8. 17; 106,7 .43.
L'ostinazione diretta per il pi delle volte contro la parola stessa di Jahwe: }s 30,9; 50,5; Ez
2,4ss.; 5,6; 20,13.21 ; Sal 105 ,38. E tipica la formula
di accusa mrh qal/hi. ' a!(-pi Jh wh essere osttnato
contro la bocca (= la parola, il precetto) di Jahwe
(qal Num 27, 14; IRe 13 ,21.26; hi. Deut 1,26.43;
9,23s.; Gios 1,18; ISam 12 ,14s.). Cfr. lO proPOSItO
;"1, ~ mrh ESSERE OSTI NATO
800
l'espressione non ascoltare (vd. sp. 3c). La tradizione originaria dell'ostinazione contro la parola
di Jahwe comunicata al profeta (l Re 13 ,21.26; Is
30,9) stata ripresa e capovolta in ls 50,5 il Signore Jahwe mi ha aperto l'orecchio , ed io non
sono ostinato ... (similmente Ez 2,8).
Per Ezechiele infine l'ostinazione contro la parola
del profeta (Ez 2,5.8; 3,9; 5,6; 20 ,13.21) serve a
stigmatizzare il popolo di Dio , che viene definito
con una formula stereotipa casa di ostinazione
(Ez 2,5.6.7; 3,9.26.27; 12 ,2.3.9.25; 17 ,12; 24 ,3;
44 ,6); cfr. anche Is 30,9; Sal 78 ,8. Il comportamento di tutto quanto il popolo di Dio lungo la
sua storia viene condannato come ostinazione
contro la parola rivelatrice di Jahwe; lo stesso accade nella confessione dei peccati (Lam 1,18.20;
3,42; Neem 9,17.26).
In questi testi mrhlm eri diventa un termine fondamentale per designare il peccato; esso caratterizza il comportamento di Israele verso Jahwe in
un modo del tutto particolare, ossia come una
malvagia opposizione di principio contro tutto ci
che si sa di Jahwe. Il termine esprime perci qualcosa di analogo a quello che viene detto con l'immagine dell'indurimento.
51
Nell'aram. bibl. msl viene sostituito dalla radice siI (anche in ace., ug.: per le molteplici derivazioni in ebr. ; arabo
ed el. vd . Wagner nr. 306-309): qal regnare ha. in.
sediare come signore, si/f on funzionario ' sO/fcm
signoria , salii! potente ( KBL 1131 ); in' ebr. si
trova si! qal/ hi ., si/fon e salii! avente potere , salireI reI
pote nte ( KBL 977).
.
il
31
801
srr
802
'Drt
11
mata) QUANDO?
L' avverbio temporale interrogativo miitai
'lJt;
mOla) QUANDO?
804
INDICE EBRAICO
L'as terisco indica rimando ad n/fre voci.
ebraico
italiano
autore
Iradul/ore
'ab
padre
anda re in rovin a
volere
povero
forte
essere in pen a
pietra
signore
potente
uomo
suolo
amare
ah!
tenda
desiderare
stolto
forse
iniquit
luce
segno
orecchio
fratello
uno
sorella
afferrare
dopo
nemico
sventura
dove?
non esserci
uomo
ma ngiare
Di o
E. Jenni
E. Jenni
E. Gerstenberger
G. Cadeddu
M. Sa mpaolo
M. Sa mpaolo
H. H. Schmid
F. Stolz
M. Sampaolo
M. Sa mpaolo
E. Jen ni
E. Jenni
C. Westerm ann
H . H. Schmid
E. l enni
E. lenni
M.
M.
G.
M.
M.
G.
E. Gerstenberger
M. Sreb0
E. Jenni
R. Knierim
M. Sreb0
F. Stolz
G. Liedke
E. Jenni
G. Sauer
G . Massi
G . Massi
G. Massi
G. L. Prato
G. Cadedd u
G. Massi
G. Massi
G. Cadeddu
G. Massi
H . H . Schm id
E. l enni
E. Jenni
M. Sreb0
E. Jenni
S. Schwertn er
J. Kiihlewein
G . Gerleman
W . H . Schmidt
B. C hiesa
G. Massi
G. Cadeddu
G. L. Prato
B. Chiesa
B. Chiesa
M. Sampaolo
G . Testa
G . Cadeddu
'bd
'b h
'/1!bjon
'abbir
5/ L'ambientazione vtr! . della domanda retorica EW rron fino a quando? l), rivolta con
tono di indignazione o di lamento, ancora
v iva in IMac 6,22; Mt 17, 17.17 par. ; Gv 10,24;
Apoc 6, lO.
E. Jen ni
'b i
'(b/1!n
'c/don
'addir
'iidam
'adiiJl1ii
'h b
'ahiih
'iih/1!1
'wh pio
'''' wil
'ii/aj
'(1wren
'or
'o/
'iiz/1!n
'(/iJ
'ieiJad
'aiJ o /
' iJ z
' ~r
'ojeb
'ed
'aiie
'tijin
',s
' k/
'et
805
806
Sampaolo
Sa mpaolo
Cadeddu
Sampaolo
Sa mpaolo
Mass i
INDICE EBRAICO
col.
15
18
22
22
24
27
27
34
36
49
53
64
65
65
67
69
70
74
79
83
85
90
93
93
96
103
106
108
III
113
121
124
[405]
col.
italian o
autore
traduttore
ebraico
autore
col.
italiano
tradu nare
ebraico
'iilii
G. Gerleman
131
134
146
148
326
329
Dio
nullit
vedova
mad re
se rva
stabile, sicuro
esse re forte
dire
uomo
G . Massi
G . Cadeddu
B. C hi esa
G. Massi
G. Cadedd u
basiir
''''Iahim
C . A. Keller
W. H . Schmidt
S. Schwertner
J . Kiihlewein
J. Kiihlewein
carne
fi glia
G. Cadeddu
maledi zione
essere alto
redi mere
H.-P. Sttihli
J . J . Sta mm
N . Negretti
g' h
329
332
151
gbh
grande
E. Jenni
G . Massi
342
345
348
G. Cadeddu
B. Vercesi
G. Cadedd u
183
gbr
glldal
, go j
H .- P. Stti hli
J. K iih lewein
H . Wildberger
155
155
essere alto
esse re su periore
G. Testa
N. Negretti
B. Vercesi
185
gur
R. Martin -Acha rd
N. Negretti
N . Negretti
354
355
358
'/Z!il
'almiinii
'em
* 'iil"a
' 111n
' 111 .~
'111r
* 'anos
'ani
io
raccogliere
ira
polvere
via
, 'sp
'al
, 'eltl'r
, 'ara/J
'ar;
leone
terra , paese
'lrtl'~
'rr
maledire
'd pio
fid anzarsi
fuoco
'e.~
'isso
donna
'us{iJn
obbligazione
proclamare beato
con
venire
'sr pio
* 'et
, ' /h
hr:cI
, hacl
comportarsi infedelmente
essere solo
venire
essere smascherato
hO'
hOs
hfJn
esaminare
eleggere
confidare
hfJr
h!/J
hin
h<iji/
hkh
hen
hnh
hl/'al
hqs pio
hr'
, br/J
ca pire
casa
pi a ngere
figlio
costruire
pad rone
cercare
creare
fuggire
impegno
h'ril
hrk pio
benedire
'bir pio
annunziare un messaggio
F. Stolz
H. H . Schmid
C. A. Kell er
J. Kiihlewein
F. Stolz
J . Kiihlewein
R. Knierim
B. C hiesa
G. Cadeddu
189
189
193
193
196
196
197
199
G. Massi
207
G. M assi
G. Massi
M. Sampaolo
G. Massi
M . A. Klopfenstein
M. Sampaolo
E . Jenni
F. Stolz
G. Massi
G. Massi
210
212
216
220
225
228
228
228
23 1
23 1
236
E. Jenni
G. Mass i
238
H. Wildberger
E. Gerstenberger
G. Testa
G. Massi
241
261
N. Negretti
M. Sampaolo
N . Negretti
G. Cadeddu
N . Negretti
B. Vercesi
266
268
M.
S,eb~
H . H. Schmid
E. Jenni
F. Stolz
J . Kiihlewein
A. R. Hul st
J . Kiihlewein
G. Gerleman
W. H . Schmidt
E. Kutsch
C. A. Keller (I-III)
G . Wehmeier (IV-V)
M. Sampaolo
M. Sampaolo
G. Massi
273
G. Massi
G. Massi
275
282
284
289
292
G. Massi
295
295
G. Cadeddu
, baI
g'l
r:ariil
r:il
glh
gml
sorte
esultare
gl r
rimprovera re
forestiero
aderire
* ger
dbq
diibiir
dor
din
' dal
IWm
dlllh
, da'al
scoprire
rendere, tributare
parola
generazione
giudicare
povero
sangue
essere uguale
conoscenza
H. H . Schmid
N. Negrett i
C. Wester mann
C. W esterm ann/ R. Albertz N. Negretti
G. Liedke
N. Negretti
E . Jenni
G. Gerleman
G. Gerleman
G . Liedke
B. Vercesi
371
373
373
G . Cadeddu
G. Massi
G. Massi
375
384
386
G. Gerleman
G. Massi
N . Negretti
E. Jenni
dd
htbtl'1
hiidiir
soffio
splendore
R. Albertz
G. Wehmeier (1-3)
D . Vetter (4-5)
Mj
hjh
, hi!kiil
hlk
hll pio
hmm
hinne
, har
zkr
znh
* z'm
, Z' q
nobilt
guai!
essere
tempio
D. Vetter
andare
lodare
creare confusione
G. Sauer
C . Westerm ann
ecco!
monte
ricord are
fornicare
maledire
gridare
straniero
braccio
nuovo
E. Jenni
S. Amsler
M. Sampaolo
388
388
391
395
395
N . Negretti
N . Negretti
399
405
N. Negretti
407
N. Negretti
N . Negretti
N. Negretti
410
411
414
F. Stolz
D . Vetter
G. Testa
M. Sampaolo
M. Sampaolo
M. Sampaolo
W. Schottroff
J . Kiihlewein
G. L. Prato
M. Sampaolo
R. M a rtin-Achard
A . S. van der Woude
C. W estermann
M. Sampaolo
M. Sa mpaolo
INDICE EBRAICO
421
421
427
435
437
439
440
449
. 451
451
G. Massi
INDICE EBRAICO
[406]
363
370
G. Sauer
G. Sauer
G . Gerleman (1-4a.5)
E. R u prech t (4b-e)
Md
360
N . Negretti
via
cercare
dtrtl'k
ziir
306
326
popolo
dimorare come for esti ero
451
453
455
[407]
;Ialiano
ebraico
hi ~ t.
mi/ore
Iradul/ore
col.
459
462
466
469
475
483
483
491
494
499
501
503
505
505
509
518
520
539
541
543
549
551
554
556
561
565
576
578
584
591
607
612
629
631
631
633
637
637
638
642
646
647
651
652
653
prostrarsi
H .- P. Stiihli
M . Sampaolo
!l zh
guardare
D. Vetter
M. Sampaolo
(IZq
essere saldo
M . Sa mpaolo
hl'
mancare
hjh
vivere
G. Gerleman
M. Sampaolo
hajil
hkm
forza
essere saggio
M . Sreb0
M. Sampaolo
(llh
F. Stolz
M. Sampaolo
(III pio
profanare
F. Maass
M. Sampaolo
~/q
dividere
H . H . Schmid
G . L. Pra to
!I/lld
desiderare
E. Gerstenberger
M. Sampaolo
~ elllo
eccitazione
G. Sauer
M. Sampaolo
II/nl
ave r compassione
hl/IIIOS
violenza
H . J. Stoebe
M. Sampaolo
~nn
H. J . Stoebe
M . Sampaolo
/Jnp
essere pervertito
R. Knierim
M . Sam paolo
/J lsfl'd
bont
H. J. Stoebe
G. Cadeddu
/Jsh
rifugi a rsi
E. Gerstenberger
M. Sampaolo
/JN
compiacersi
G. Gerleman
M. Sampaolo
/Jqq
incidere, stabilire
G. Liedke
M . Sampaolo
hrh
accendersi
G. Sauer
M. Sampaolo
/Jtrfl'm
scomunica
C. Brekelmans
G. Massi
/Jd
tacere
M. Delcor
G. Cadeddu
~sb
pensare
W. Schottroff
G. Cadeddu
(nvh
!hr
rob
!m'
jod
jdh hi.
jd'
Jhwh
essere puro
buono
F. Maass
H. J. Stoebe
M. Sa mpaolo
M. Sampaolo
G . Cadeddu
essere impuro
F. Maass
M. Sampaolo
mano
M. Sampaolo
esaltare
C. Westermann
G. Cadeddu
conoscere
W. Schottroff
G. Cadeddu
Jahwe
E. Jenni
G. Cadeddu
jom
giorno
E. Jenni
G. Cadeddu
W pi ./hi.
aspettare
C. Westermann
B. Chiesa
jrb
essere buono
jk/J hi.
jld
generare
jom
jsd
jsr
mare
fondare
ld
j'l hi.
B. Chiesa
B. Chiesa
punire
M . Sreb0
B. Chiesa
determinare
G. Sauer
B. Chiesa
. giovare
consigliare
jofii
bello
jp' hi .
ri splendere
[408]
J. Kiihlewein
B. Chiesa
W. H . Schmidt
j'~
G. Liedke
uscire
INDICE EBRAICO
B. Chiesa
M. Sreb0
H.-P. Stiihli
B. Chiesa
E. Jenni
G . L. Prato
E. Jenni
G. Cadeddu
italiano
autore
/raduttore
col.
hr
modell a re
W . H . Schmidt
G. Cadedd u
jqr
jr'
te mere
H .-P . Stiihli
G . Caded du
jrd
* jrh hi.
scende re
jr.:
eredit a re
H . H . Schmid
G. Cadeddu
G. Cadedd u
* jIb
Israele
sedere, risiedere, ab itare
G. Gerleman
iS' hi.
a iuta re
F. Stolz
G. Cadeddu
jsr
G. Liedke
G . Cadeddu
* ke
come
kbd
kun ni.
C. Westerm a nn
G. Cadeddu
sta re saldo
E. Gerstenberger
G. Cadeddu
kzb
me ntire
M. A. Kl opfe nstein
F. Bontempi
ki'i"/J
khS pi o
forza
A . S. va n der Woud e
F. Bontempi
nega re
M. A. Klopfenstein
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totalit
essere a ll a fine
G . Sauer
kanaf
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F.
F.
F.
F.
658
66 1
66 1
673
673
673
676
679
679
683
686
686
701
706
711
712
715
717
719
k'sil
k's
kpr pio
stolto
M . Sreb0
adirarsi
espiare
F. Stolz
F. M aass
krl
taglia re
leh
Ji.'ro'el
klh
istruire
G . Gerleman
Bontempi
Bontempi
Bo ntempi
Bo ntempi
F. Bo ntempi
F. Bontempi
721
724
G. Cadeddu
727
E. Kutsch
F. Bontempi
cuore
F. Stolz
G . Cadeddu
1M
vestirsi
E. Jenni
F . Bontempi
/Un
opporsi
R. Knierim
F . Bontempi
' I/Jm ni .
combattere
Imd
imparare
E. Jenni
G. Massi
Iq/J
prendere
H. H. Schmid
G. Mass i
m's
rifiutare
H. Wildberger
F. Bontempi
mul
morire
G. Gerleman
G. Massi
majim
mI'
mal'ak
acqua
essere pieno, riempire
M . Delcor
G. Testa
messaggero
R. Ficker
G. Massi
'mi! pio
salvare
739
743
748
750
752
752
755
758
769
773
773
776
782
mtlfl'k
re
J. A. Soggin
G. Cadeddu
782
essere infedele
R. Knierim
M . Sampaolo
792
trovare
G. Gerleman
F. Bontempi
794
796
797
799
801
80 1
804
m'I
ml
mrd
mrh
, msh
ribellarsi
R. Knierim
G. L. Pra to
essere ostina to
R. Knierim
G. L. Prato
msl
dominare
J. A. Soggin
M. Sampaolo
mOlaj
quando?
E. Jenni
F. Bontempi
ungere
INDICE EBRAICO
[409]
INDICE ITALIANO
L'asterisco indica rimando ad altre voci.
abitare
accendersi
* acq ua
aderire
adira rsi .
afferrare
ah! .
aiutare
ala
alto (essere a.)
amare
ammalato (essere a.)
andare
as pettare
beato (proclamare b.)
* bello
benedire
bont
buono
* buono (essere b.)
braccio
capire
carne
casa
cercare
* combattere
* come
* compassione (avere c.)
compi acersi.
* con
confidare
confusione (creare c.)
* conoscenza
679
549
773
373
724
93
64
679
719
329. 342
53
491
421
629
591
647
282
292
743
conoscere
consigliare
costruire
creare
cuore
65. 501
642
124.134
185
499
108
801
216
96
desiderare
determina re.
Dio .
dire.
dividere.
dove?
domina re
donna
dopo
225
651
306
520
565
631
673
266
326
268
289. 399
752
681i
505
541
228
261
435
395
503
437
241
673
584
238
727
111
414
360
eccitazione
ecco!
eleggere
ereditare
esaltare.
esaminare
espiare
esserci (non e.) .
essere
esultare
fidanzarsi
* figlia
figlio
fine (esse re all a f.)
fondare
* forestiero
fores tiero (dimorare come f.)
fornicare
TNDLCE ITALIANO
210
329
275
717
637
373
355
449
[411J
forse
69
509
stolto
22
modellare
rifiutare.
758
forte
658
straniero
* monte
rifugiarsi
539
439
371
suolo
morire
rimproverare
769
* risiedere
679
345
negare
risplendere
rovina (anda re in r.)
652
sventura
106
712
tacere
554
483
tag liare
739
661
421
183
forza
*483 . 711
fra tello
85
295
fuggire
fuoco
2 12
nemico
103
nobilt
410
15
67. 721
451
49
ge nerare
633
nu lli t
146
466
generazione.
temere
384
nuovo
455
701
* tempio
giorno
612
* tenda
giovare .
646
* salvare
782
388
terra
199
giudicare
sangue
386
* scendere
673
totalit
7 15
683
551
tributare
370
631
scoprire
363
trovare .
794
679
* gridare
* sedere.
451
348
guai!
4 11
gua rda re
462
imparare
752
obbligazione
opporsi .
750
orecchio
83
pad rone
paese
199
parola
375
sic uro
24
signore
576
543
792
70
io
189
ira
193
Israele
676
* istruire
673
Ja hwe
607
leone
197
lodare
luce
427
74
madre
151
207. *45 1
maledi re
piangere
pieno (essere p.)
284
INDICE ITALIANO
653
venire
236
273
* sorell a
773
sorte
358
93
148
*228.231
vest irsi
via
748
*196.395
splendo re
407
violenza
505
* polvere
196
stabile
155
vive re
475
* popolo
354
stabi lire.
543
volere
18
potente .
34
* povero
22. 388
* pietra
27
prendere
755
661
profanare
494
prostrarsi
459
punire
638
561
qua ndo?
804
332
[412]
uscire
vedova
193
405
782
~.)
90
uomo
23 1
re
uno
* raccogliere
messaggero
27 . *796
391
80 1
soffio
131
menti re.
155
518
*661. 686
469
* mare
155
65
* ungere
mancare
mano
79
556
maledizione .
mangiare
scomunica
segno
,.. serva
295
228
799
padre
impegno
220
12 1
redimer e
578
rendere.
370
637
683
706
r ibellarsi
797
776
ricordare
440
326
riempire
773
I N DICE ITALIANO
[413]
11 ,
35,
59,
34,
5,
17,
17,
30,
14,
5,
8,
4,
ThW
ThW
ThW
ThW
VI,
VI ,
VI,
VII,
889,
INDICE
aggiungere:
885-9 15,
894 SS.,
809,
934,
927-953,
107 S.,
113,
GLNT
G LNT
GLN T
GLNT
G LNT
G LNT
GLNT
G LNT
G LNT
G LNT
GLNT
GLNT
GLNT
GLNT
GLNT
XI, 719 s.
XI , 710-788.
XI , 73 4 ss.
XI, 515s.
Xl, 84 1.
Xl, 82 1-888.
XI , 1288 s.
Xl, 1294- 1304.
Xl, 1304-1398.
Xl, 1005 s.
XI, 297-344.
XI , 297-344.
Xl, 379-402.
XI , 1441 - 1518.
X, 633-7 12.
Premessa.
Introduzione .
A. Obiettivi del presente diziona rio
Per motivi tecnici di fotocomposi zio ne, qualche cognome di autore straniero stato suddiviso non conr,ormemente all 'ortografia ori ginale. Ci tutt av ia non pregiudica in alc un modo la comprensibi lit del rIferimento.
G LI EDITORI
v
VII
VII
VIII
X
XII I
xv
XVII
XV II
XVIII
col. 1-806
[405 ]
[411]
[414]