APR 2 Q 6 1928
INTRODUZIONE
/C/t
ALLO
f SCREDI
CANONICO
TORINO
PRESSO LA LIBRERIA PIETRO MARIETTI
Via dt Po , Numero 1 1
1866
INTRODUZIONE
ALLO
STUDIO
DEL
DIRITTO
PENALE
ABBOZZI
DI
TANCREDI CANONICO
I
Prof. ord. di Diritto penale nella R. Universit
TORINO
STAMPERIA DELL' UNIONE TIPOGRAFICO-ED1TRICE TORINESE
Via Carlo Alberto, N 33. caia Pomba
1866
APR 2 6 1928
00
CARISSIMI GIOVANI,
IV
riguardo ai principii della scienza penale, sia ri
guardo alla conoscenza delle nostre leggi positive)
sul campo che dovrete coltivare voi medesimi, e
che soltanto il vostro amore e la fatica vostra po
tranno rendere fecondo di frutti utili per ciascuno
di voi e per la patria comune. Non ho cercato che
la semplicit, la chiarezza , e quell'ordine che de
riva, non da un sistema arbitrario, ma dalla na
turale giacitura delle materie.
Questo libro , che tratta del reato e della pena
in genere, considerato in relazione con quelli che
potrebbero tenergli dietro, non sarebbe che il
primo volume della parte riflettente i reati e le
pene, a completare la quale seguirebbe un altro
volume, dei reati e delle pene in ispecie: mentre
una seconda parte, relativa al giudizio penale, toc
cherebbe, pure in due volumi distinti, del giudizio
penale in genere, e del giudizio penale secondo le
leggi italiane.
Siccome per a preparare siffatti volumi me
stieri qualche tempo, e l'avvenire non in nostra
mano, cos ho pensato di cominciare dal mandar
innanzi questo; il quale, formando un tutto da
s, pu presentarsi in pubblico anche senza com
pagni.
Non mi trattenne la considerazione che fra
non molto potr veder la luce il nuovo codice
penale italiano, intorno a cui si sta gi da pi
mesi lavorando ; poich nelle materie a cui si ri
Y
ferisce il presente volume sono poche le dispo
sizioni del codice attuale; e ad accennare le mu
tazioni che il codice futuro vi far forse in alcuna
parte, sar facile il provvedere a suo tempo con
una breve appendice.
A farvi gradire il mio lavoro, o carissimi
giovani,
Vagliami, se non altro, il grande amore .
Torino ik maggio 1866.
Il vostro amico
TANCREDI CANONICO.
NOZIONI PRELIMINARI.
Il diritto penate ed i suoi fonti
. . pag. 3
CAPO PRIMO
Concetto del diritto penate
ivi
4
(
7
11
ivi
15
23
CAPO SECONDO
Fonti det diritto penale
25
ivi
30
ivi
38
CAPO TERZO
Divisione detta materia
39
Viti
pag.
CAPO PRIMO
Condizioni essenziati onde vi sia reato
II. Imputabilit
3. Imputazione
B) Forza fisica
2. Esseri imputabili
,
1. In ordine al tempo
43
47
48
49
ivi
50
53
50
57
ivi
ivi
64
67
68
ivi
72
75
70
80
CAPO SECONDO
Misura del reato
r
Sezione I. Misura della qualit del reato
92
93
95
ivi
100
104
ivi
105
100
ivi
108
IX
2. Prescrizione
i
246
247
251
252
ivi
253
ivi
256
ivi
258
259
ivi
261
Proemio
pag. 273
CAPO PRIMO
274
ivi
ivi
275
282
284
286
288
293
294
297
301
<302
303
ivi
304
310
318
CAPO SECONDO
Alcuni cenni sullo svolgimento storico delta pena
319
Sezione I. Svolgimento storico della pena sociale , considerata
negli elementi che la produssero . . . 320
B) Deportazione
1. Pene criminali
2. Pene correzionali
3. Pene di polizia
4. Pene accessorie
6. Riepilogo
XI
327
ivi
ivi
332
333
3i7
363
ivi
373
378
ivi
380
383
CAPO TERZO
Confronto del sistema penale che ci regge coi principii scientifici re
lativi alla pena sociale
384
ivi
396
399
400
403
NOZIONI
PRELIMINARI
CAPO I.
CONCETTO DEL DIKITTO PENALE.
Ci che si chiama scienza non che la cognizione ri
flessa ed ordinata della verit. Per conseguenza giunge
remo facilmente al concetto scientifico del diritto penale,
se, partendo dal concetto volgare del medesimo, osser
veremo quali materie esso racchiude e come si manifesti
nella societ il bisogno di leggi penali: quale sia l'intrin
seca ed assoluta ragione di essere del diritto penale: e
NOZIONI PRELIMINARI.
SEZIONE I.
Materia e genesi del diritto penale.
Domandiamo a qualunque uomo del volgo che cosa
intenda per diritto penale, per leggi penali; facilmente
ci risponder essere quelle leggi che riguardano i mal
fattori. E per poco che insistiamo a chiedergli maggiori
spiegazioni , soggiunger che quando alcuno commette
un misfatto vien sottoposto a processo, e se gl'infligge dai
tribunali una pena secondo che prescrive il codice pe
nale. Se entreremo poi in particolari pi minuti, egli ci
dir che quella tal sentenza giusta od ingiusta, che
quella tal azione dovrebbe o non dovrebbe punirsi , che
quella tal pena troppo grave o troppo lieve, buona o
cattiva.
Noi troviamo dunque nel concetto volgare del diritto
penale l'idea di un misfatto, di una pena, di un giudizio,
e di certi principii a cui debbono informarsi la determi
nazione di misfatti, le pene, i giudizi.
Reati, pene, giudizi penali: ecco dunque la triplice
materia delle leggi penali, del diritto penale. 1 principii
assoluti del diritto, in quella parte che additano quali
azioni debbono punirsi, quali pene debbono applicarsi,
quali regole tenersi nel giudicare, costituiscono il diritto
penale.
Il diritto penale dunque un ramo del diritto in ge
nere; e, come il diritto in genere, esso ha la sua base
suprema nella verit assoluta, la quale legge per la
NOZIONI PRELIMINARI.
>
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI t'IttiLI.MINAUI.
NOZIO.M ['Ht'Xt.MtNAHI.
10
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI PRELIMINARI.
Articolo 2
Diritto nella societ di punire.
1. Sotuzione delta quistione.
Che il diritto di punire competa a Dio si riconosce fa
cilmente. Il comando ch'Egli fa all'uomo di osservare i
suoi precetti non pu restare inefficace. La legge morale
che addita all'uomo ci che deve fare e ci che deve
omettere, perci stesso che vera ed intrinsecamente
buona, debb'essere osservata; e per l'intrinseca sua ec
cellenza avviene che soltanto chi ne osserva i dettami si
trova veramente lieto, e chi se ne allontana incontra tri
stezza, rimorsi, dolori. Gi nella vita presente ciascuno di
noi pu sperimentarlo in se medesimo : la religione, il buon
senso, il presentimento stesso dell'animo ci fanno certi che
oltre la tomba continuer per l'uomo una condizione di
esistenza corrispondente alla direzione morale in cui egli
si messo al di qua; ch egli trover, in una parola, il
premio o la pena. L'uomo libero di trasgredire la legge
morale: ma non libero di sottrarsi alle conseguenze dolo
rose di tale trasgressione, le quali sono la sua pena, la san
zione inevitabile della legge morale. La ragione suprema
pertanto di questa sanzione, di questa punizione, sta nella
intrinseca bont ed eccellenza della verit imperante, la
quale, per ci stesso che intrinsecamente buona ed ec
cellente, esige di essere osservata, e non lascia aver pace
a chi la trasgredisce, irradiando senza posa una forza
viva che parla all'umana coscienza, e secondo che l'uomo
l'ascolta o trascura, lo consola o lo tormenta. Ci non
altro che la virt stessa di Dio, verit e legge sostanziale.
12
NOZIONI PHKLIMINAM.
NOZIONI PRELIMINARI.
13
NOZIONI PRELIMINARI.
diritto. Dal che si pare che questo diritto nella societ di
punire non illimitato, e che quindi la sua azione punitrice non arbitraria; ma che trova il suo limite nella
necessit di difendere il diritto; in guisa che, dove questa
necessit non esista, la punizione sociale non pi legit
tima, la societ non ha pi diritto di punire.
La necessit di difendere il diritto non dunque il
fondamento, la ragione suprema del diritto di punire;
essa solamente la ragione per cui il diritto di punire si
esercita dalla sociale autorit. Ma siffatto diritto non po
trebbe esercitarsi dalla podest umana se al precetto della
legge morale, legge suprema, non fosse inerente una pe
nale sanzione che l'autorit sociale pu invocare a pro
pria giustificazione quando viene a menomare la libert
del colpevole.
Quando la necessit della difesa del diritto Io esige, la
podest sociale richiama il colpevole alla sanzione penalo
inerente alla legge morale, colloca la sua coscienza rimpetto a questa sanzione, e con ci legittima la propria
punizione. Se il potere sociale punisse il colpevole senza
necessit, questi potrebbe respingere la punizione, alle
gando la propria libert morale, salva la responsabilit
de' suoi atti davanti al Creatore. Ma se lo punisse alle
gando solo la necessit, il reo avrebbe ragione di chiedere
con qual diritto si viene a limitare la sua libert colla
pena. Il reo invece non pu pi nulla ragionevol
mente opporre, allorch alla sua domanda: perch mi
punite? il potere sociale risponde; perch non
possibile reintegrare altrimenti il diritto che tu violasti ;
ed al suo insistere chiedendo: ma per difendere i vostri
diritti qual diritto avete di punir me? l'autorit sociale
gli replica: il diritto stesso inerente alla legge morale,
NOZIONI PRELIMINARI.
i5
16
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI PRELIMINARI.
17
NOZIONI PRELIMINARI.
considera troppo esclusivamente in relazione colla sicu
rezza sociale.
Al sistema di Beccaria s'accosta quello di uu altro in
signe pubblicista italiano, G. D. Romagnosi. Anche per
Romagnosi la punizione sociale la sociale difesa. Il di
ritto di difesa risulta, secondo lui, dal diritto di tutti gli
uomini alla felicit, e dalla eguaglianza giuridica di tutti.
Viene posto in atto dalla considerazione di un male di
cui altri la causa: si estende quanto la necessit; ap
partiene alla societ, non all'individuo. Anche qui
riconosciuto il salutare principio che la pena debb'essere
necessaria, e che alla societ sola, non all'individuo,
spetta il diritto di punire. Ma qui pure s'incontra il me
desimo vizio: che la giustizia si considera come limite,
non come fondamento all'azione punitrice sociale.
Geremia Bentham pone a base d'ogni azione umana,
d'ogni istituzione sociale, l'utilit. Vale a dire, per deci
dere che cosa debba farsi, e dai privati e dal governo,
convien guardare (secondo lui) a ci che conduce alla
utilit del maggior numero. Questo rinomato scrittore,
i cui principii accennano gi di per s alla tendenza po
sitiva del genio inglese, non ismentl, neppure ne' supremi
suoi atti, le convinzioni utilitarie manifestate in tutto il
corso della quasi secolare sua vita; avendo ordinato nel
suo testamento che lo stesso suo cadavere venisse dissec
cato in pro della scienza. Secondo Bentham, il colpevole
un nemico della societ. Utile dunque, necessario il
contenerlo; utile rimuovere altri dal delinquere mediante
l'intimidazione. Questa utilit sociale ci che legittima
la pena.
Non difficile rilevare il vizio di questo sistema. E
vero che una pena la quale non sia utile alla societ non
NOZIONI PRELIMINARI.
19
20
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI PRLL1MINARI.
21
22
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI PRELIMINARI.
23
SEZIONE III.
Definizione del diritto penale-
N0Z10.N! l'RLLIMINARI.
NUZIOM PRELIMINARI.
25
capo n.
FONTI DEL DIRITTO PENALE.
Ora che sappiamo in che consiste il diritto penale,
indispensabile, per poterlo studiare, il sapere dove attin
gere le cognizioni necessarie a questo studio, vale a dire,
quali sono i fonti del diritto penale; locch costituisce
appunto la seconda delle due ricerche preliminari che ci
si affacciarono da bel principio. E siccome il diritto penale
si pu studiare e ne' suoi principii universali ed assoluti,
e nelle leggi positive, cos questo capo si divide natural
mente in due sezioni: la prima riguarda i fonti del diritto
penale costituendo; la seconda i fonti del diritto penale
costituito.
SEZIONE I.
Fonti del diritto penale costituendo.
Scopo della scienza del diritto penale essendo il cono
scere quali fra le azioni contrarie alla legge morale vi
necessit di punire per la conservazione sociale, e come
si debbano punire, riesce manifesto che i fonti primitivi
e diretti del diritto penale costituendo, generali e comuni
a tutti i popoli, sono naturalmeute due : la legge morale,
assoluta, c la natura umana considerata sotto il duplice
26
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI PRKLIM1NABI.
legale poi, come il nome stesso addita, altro non se
non la medicina nelle sue relazioni col diritto; e suole
distinguersi in legislativa, amministrativa e giudiziaria,
secondo il diverso ramo di azione governativa a cui pre
sta il soccorso de' suoi lumi. Essa giova a risolvere molte
difficolt quando si tratta di certi reati contro le per
sone, p. es. di omicidii per avvelenamento od asBssia,
di reati contro il pudore o contro l'ordine delle famiglie,
quando si tratta di determinare la realt, la specie, il
grado dell'alienazione mentale, l'identit della persona,
la realt o la simulazione di certe malattie. Affine alla
medicina legale la chimica legale, a cui le grandi sco
perte moderne ed il sussidio della microscopia fecero fare
in questi ultimi tempi meravigliosi progressi. Essa rin
traccia le vestigia dei veleni nei cadaveri , sa discernere
nelle macchie sanguigne il sangue umano da quello degli
animali , accerta la vera natura delle sostanze organiche
di cui siano imbrattati abiti o pannilini formanti corpo di
reato; dichiara dall'ispezione di un'arma da fuoco quale
l'epoca dell'ultima sua esplosione; distingue la cenere
di un cadavere umano da qualunque altra; paragona e
determina la rispettiva natura dei diversi liquidi con cui
siasi alterata una scrittura; somministra in una parola
una tale copia di dati di fatto, che, senza di essi, riescirebbe talora assolutamente impossibile il giungere nei
processi penali alla scoperta del vero.
A far conoscere poi l'elemento sociale della natura
umana, vale a dire le leggi che reggono il movimento
degli uomini viventi in societ, giovano assai la scienza
del diritto in tutta la sua ampiezza, e dell'economia poli
tica. La prima dichiara i reciproci doveri e diritti degli
uomini come membri della civile societ; la seconda in*
28
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI PRELIMINARI.
29
30
NOZIONI PRFXIMINARI.
SEZIONE II.
Fonti del diritto penale costituito.
I fonti del diritto penale costituito sono le leggi penali
positive di ciascun popolo. Lo scopo pratico di questi studii
essendo il diritto penale positivo che ci regge, non do
vremmo accennare, a rigor di termini, fuorch i fonti del
diritto penale costituito presso di noi. Siccome per le
leggi presenti hanno in gran parte la loro ragione storica
di essere nelle leggi anteriori, e siccome le vicissitudini
legislative di un popolo hanno grandissima correlazione
con quelle dei popoli ad esso affini per istirpe, per civilt,
per politiche vicende, cos, per renderci ragione del no
stro diritto penale positivo, riesce indispensabile gettare
uno sguardo, per quanto imperfetto e sommario, sulle
ultime fasi della legislazione penale nell'Europa in ge
nere, e specialmente in Italia; l'ultima delle quali fasi
appunto la legislazione penale che attualmente ci governa.
Articolo 1
Ultime fasi storiche detla tegislazione penale.
Trasportandoci colla mente al principio del secolo xvm,
noi troviamo che molti ed importanti rivolgimenti si
erano succeduti su tutto quel suolo su cui stendevasi un
tempo la dominazione romana. Varie stirpi settentrionali
ed asiatiche mescolatesi e cozzanti fra loro per secoli :
succeduto a questo rimescolarsi disordinato il sistema
feudale : pi tardi franchigie o statuti, talora concessi, pi
sovente strappati ai signori dai comuni risorti a nuova
NOZIONI PRELIMINARI.
31
NOZIONI PRELIMINARI.
che per ogni altro ramo del diritto) erano fonti comuni
a tutta Europa il diritto romano e il diritto canonico.
Oltre a questi due fonti generali del diritto positivo, vi
erano le leggi speciali di ciascun paese, alla cui genera
zione avevano concorso, insieme coi due elementi test
accennati, le leggi, le costumanze, le istituzioni proprie
delle varie genti che ne avevano occupato il suolo; leggi
per conseguenza varie secondo i luoghi, secondo il carat
tere e degli antichi abitanti e dei nuovi invasori; leggi
per Io pi parziali e staccate, senza connessione e senza
ordine fra di loro, bench spesso coacervate nelle colle
zioni statutarie di ciascun comune o stato, nelle quali rac
colte si vede sempre fatta una parte alle leggi criminali.
Queste leggi si risentono ancor molto del carattere primitivo
della penalit, quando il misfatto era considerato come
un a (Fare meramente privato da definirsi tra l'offeso e l'of
fensore, e si reputava legittima fonte di reciproche ven
dette trasmessibili negli eredi dell'uno e dell'altro, finch
le composizioni e le paci o l'estinguersi delle famiglie
non vi ponessero un termine. Poich, sebbene il governo
intervenisse gi nella repressione dei misfatti, non si
riscontrava per un equo apprezzamento della gravit
dei singoli reati; le pene erano tuttavia sproporzionate,
crudeli, arbitrarie; il processo era ancora esclusiva
mente accusatorio; cio la semplice accusa, bench non
provata, portava Seco di per s la prova legale della
colpabilit dell'accusato, a meno che questi non si pur
gasse (come allora dicevasi) colla prova delle armi, del
fuoco, del ferro rovente, dell'acqua bollente, e simili,
ovvero colla purgazione canonica, vale a dire col giura
mento, sostituito dall'azione pi mite della Chiesa alle
barbare prove delle ordalie. Ma, col raccogliersi dei pie
NOZIONI PRELIMINARI.
33
34
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI PRELIMINARI.
33
36
NOZIONI PRELIMINARI.
NOZIONI PRELIMINAKI.
37
38
NOZIONI PRELIMINARI.
Articolo 2
Fonti attuali del diritto penale costituito presso di noi.
I fonti attuali pertanto del diritto penale costituito in
Italia, tranne le leggi speciali che sono in vigore a Roma
ed a Venezia, si riassumono principalmente nei codici pe
nale e penale militare del 1859 ed in quelli test accen
ti) Inerentemente al disposto dell'art. 123 dell'ultima legge di pubblica
sicurezza, un R. Decreto dell'I t giugno i se..*, ordin la pubblicazione in
Toscana degli art. 35, 36, 37, G2, 63, 436, 437, 438, 439, 410 e 441 del
sodico penale 20 novembre 1859.
NOZICK! PRELIMINARI.
39
CAPO IH.
DIVISIONE DELLA MATERIA.
Dalle cose sopradette appare che la trattazione com
piuta , bench elementare , di tutte le materie penali si
divide naturalmente in due parti : l'una riflettente i reati e
le pene, l'altra il giudizio penale : e che in ciascuna di queste
due parti si debbono anzitutto considerare i principii es
senziali e comuni, sia al reato ed alla pena in genere, sia
al giudizio penale in genere, per passar poi pi facilmente
a studiarne le applicazioni, tanto ai reati ed alle pene in
specie, quanto alle singole parti del penale giudizio.
Il presente volume non riguarda che il reato e la pena
in genere; vale a dire i principii fondamentali e comuni
(1) Con decreto del 26 novembre 1865 vennero modificati alcuni arti
coli del codice penale del 1859, onde coordinarne le disposizioni con quelle
del nuovo codice di procedura relative alla competenza dei giudici:
40
NOZIONI PRELIMINARI.
LIBRO PRIMO
DEL
REATO
IN GENERE
PROEMIO.
kk
LIBRO PRIMO.
LIBRO PRIMO.
all'azione punibile indica piuttosto l'azione considerata
astrattamente in se stessa come lesiva della sociale sicu
rezza , anzich in relazione con questo o con quell'indi
viduo che ne sia l'autore. S'aggiunge che, avendo questa
Introduzione uno scopo pratico, vale a dire la retta cono
scenza del nostro diritto penale positivo, vi era un mo
tivo di pi per adoperare, a scanso di confusione, il mede
simo vocabolo adottato dal nostro codice; massime che i
nomi di crimine, delitto, contravvenzione sono riserbati
da esso codice ad indicare altrettante categorie speciali
di reati.
Tutto ci che vedremo intorno al reato in genere deve
condurci ad una nozione pi concreta del concetto astratto
che ne abbiamo ora abbozzato. E codesta nozione pi
concreta l'avremo acquistata quando conosceremo per
singolo quali sono le condizioni essenziali affinch vi sia
reato, quale il criterio per misurarlo, quali ne sono gli
effetti giuridici.
Ciascuno di questi tre punti former la materia dei tre
distinti capi in cui viene a dividersi naturamente questa
prima parte del presente libro.
CAPO 1.
CONDIZIONI ESSENZIALI ONDE VI SU REATO.
US
LIBRO PRIMO.
SEZIONE I.
Esistenza materiale di un atto esterno in opposizione
ai precetti della giustizia.
Se non vi fosse un atto esterno materialmente contrario
alla giustizia, mancherebbe la materia prima d'ogni reato.
Questa condizione preliminare d'ogni reato non abbisogna
di molti schiarimenti : poich, sebbene essa sia indispen
sabile, non per se non dal concorso delle altre due
che piglia il carattere di reato.
Solo da notare, in primo luogo, essere atto esterno
(e quindi materia di reato) tanto l'azione condotta al suo
termine!, quant l'azione incominciata la quale resti in
terrotta e non venga portata a compimento.
da notare in secondo luogo che, dovendo l'atto
esterno trovarsi materialmente in opposizione coi precetti
della giustizia, restano esclusi dall'esser materia di reato
gli atti pers indifferenti , sebbene alcuni di essi vengano
talvolta puniti dalle leggi penali positive in vista delle
conseguenze dannose che ne potrebbero derivare; come,
p. es., il porto delle armi dette insidiose, le violazioni
delle leggi di flnanza, ed in generale le contravvenzioni.
Codesti atti non sono veri reati, ned entrano propriamente
parlando nel dominio del diritto penale, malgrado che
talora si trovino nei codici penali espressamente contem
plati e puniti. Poich il diritto penale, bench non co
minci che colla necessit di tutelare la sicurezza sociale,
si fonda per, come su prima radice, sulla giustizia as
soluta, la quale non riconosce punibili se non gli atti ad
essa contrarii. Il vietare codesti atti, anche colla minaccia
49
SEZIONE II.
Imputabilit.
La seconda condizione indispensabile onde l'azione in
giusta sia reato Vimputabilit della medesima al suo
autore. Precisiamo anzi tutto il concetto dell'imputabilit;
e quindi ne dedurremo alcuni importanti corollarii.
Articolo 1
Concetto delt'imputabilit.
Gi si veduto che l'imputabilit di un atto, larga
mente considerata, altro non che la relazione di esso
col suo autore, in quanto questi ne la causa efficiente.
Per precisarne il concetto dobbiamo considerarla sotto
tutti i suoi aspetti, cercare mediante quali criterii essa pu
venir accertata e riconosciutale renderci infine ragione
Canonico 4
50
UBHO PRIMO.
51
52
LIBRO PRIMO.
54
libro ramo.
SS
56
LIBRO PRIMO.
57
Articolo 2
Corollarii che derivano dalt'esposto concetto detl'imputabilit.
Il concetto dell'imputabilit a cui siamo pervenuti
colle precedenti ricerche ci fa, come naturale corollario,
riconoscere quali sono le forze produttrici del reato, e
quali sono gli esseri imputabili.
1. Forze produttrici del reato.
Dalle cose dette sull'imputabilit si rileva in primo
luogo che a produrre il reato concorre una duplice atti
vit, una duplice forza: morale e fisica.
La forza inorale del reato sta nella intelligente e libera
volont dell'uomo che lo commise. Ed il prodotto di que
sta forza la lesione della pubblica sicurezza: ci che
un danno sociale, pubblico, ma meramente morale.
La forza fisica sta nel moto muscolare dell'agente, o
nell'omessione di questo moto, da cui risulta il fatto posi
tivo o negativo che materia del reato. Ed il prodotto
di questa forza la lesione del diritto privato di questo
o quel cittadino: ci che un danno privato e materiale.
A) Forza morale del reato.
Consistendo la forza morale del reato nella intelligente
e libera volont di commettere un'azione contraria alla
legge penale, essa inchiude nell'agente: l'intelligenza,
vale a dire il conoscimento sta dell'atto e delle sue con
88
LIBRO PRIMO.
59
60
LIBRO PRIMO.
61
62
LIBRO PRIMO.
63
64
LIBRO PRIMO.
B) Forza fisica.
ll dolo e la colpa , per se soli, finch non si estrinse
cano con atti esterni, sono condannevoli agli occhi della
morale e della religione, ma non costituiscono un reato.
Onde ledano la pubblica sicurezza e possano punirsi come
reato dalla podest sociale, indispensabile inoltre che
all'atto interiore, doloso o colposo, alla Sforza inorale del
reato, si aggiunga un atto esterno, il quale il prodotto
di ci che abbiamo riconosciuto essere la forza fisica del
reato, cio del moto muscolare dell'agente, o dell'omis
sione di questo moto, da cui risulta il fatto positivo o ne
gativo che materia del reato. Il prodotto della forza
fisica del reato la lesione del diritto particolare di questo
o quel cittadino, od anche di tutti i cittadini considerati
come singoli, non collettivamente: e per conseguenza un
danno che pu essere pi o meno esteso, ma che sem
pre immediato e personale. Alcuni esempi gioveranno,
meglio d'ogni dimostrazione, a far conoscere con preci
sione i caratteri ed i confini di questo danno.
Non difficile riconoscere il danno privato , materiale
del reato e distinguerlo dal danno sociale, morale, quando
la lesione che lo produce riflette il diritto di questo o
quel cittadino; come avviene, p. es., nell'omicidio, nelle
ferite, nelle percosse, nel furto. La lesione prodotta dalla
forza fisica del reato ed il danno materiale che ne risulta,
fi 5
66
LIBRO PRIMO.
G7
2. Eiseri imputabili.
Altro corollario direttamente derivante dal concetto
dell'imputabilit si che i soli esseri moralmente e giu
ridicamente imputabili sono gli uomini; perch solo in
essi concorrono l'intelletto e la libera volont. Sembre
rebbe superfluo notare una cosa per s cos evidente, se
non si riscontrassero presso alcuni popoli antichi ed anche
moderni certe leggi punitive degli stessi animali. Per
esempio, le leggi mosaiche ordinavano di lapidare il
bove omicida; le persiane di mutilare il cane rabbioso:
gli Ateniesi avevano un tribunale per giudicare dei danni
recati dalle cose inanimate. Le leggi delle XII Tavole
imponevano al proprietario del cavallo ricalcitrante di
darlo al danneggiato. Veggiamo in Africa lupi, leoni cro
cefissi. Non ancor tanto tempo che a Chlons fu appic
cato un maiale per aver ucciso un bambino. I nostri vec
chi si ricordano d'aver visto ardere per man del boia i
libri, i bastoni ed altri strumenti del misfatto.
Ma tutto questo si spiega col bisogno di difesa contro
gli animali, col dovere di risarcire i danni all'offeso, col
sentimento della giustizia universale e dell'universale
espiazione, collo sdegno infine contro lo strumento del
reato. D'altronde le leggi primitive, politiche insieme e
religiose, educatrici non meno che repressive, abbrac
ciavano tutto l'uomo, e miravano non solo a frenarne
gli abusi esterni, ma a coltivarne eziandio e a dirigerne
l'animo.
68
LIBRO PRIMO.
SEZIONE III.
Legge penale.
Onde vi sia reato, non basta che vi sia un atto mate
rialmente in opposizione coi precetti della giustizia: non
basta che esso sia politicamente imputabile: mestieri
inoltre che sia vietato da una legge positiva.
Dal sin qui detto gi appare che la legge penale altro
non se non l'imputazione politica di un atto politica
mente imputabile. Ci spiana la via per giungere ad un
concetto adeguato della legge penale; a riconoscere cio
quali sono i requisiti essenziali della legge penale, quali
le regole per ben interpretarla, quale la sua efficacia.
Articolo 1
Requisiti essenziali della legge penale.
Essendo la legge penale un atto d'imputazione poli
tica, il primo atto con cui si esercita il diritto di punire,
segue che la prima condizione di ogni legge penale si
che essa proceda dall'autorit a cui questo diritto appar
tiene, e che quindi legittima: che proceda cio, non
dai singoli individui, ma dall'autorit sociale, la cui esi
stenza vedemmo essere inseparabile, per legge fondamen
tale dell'umanit, da qualunque associazione di uomini,
sebbene possa esser varia nella sua forma. Qualunque
sia questa forma , il potere sociale sempre intrinseca
mente legittimo, e quindi intrinsecamente autorevole a
far leggi penali, quando ne' suoi ordinamenti si uniforma
Ci *>
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LIBRO PRIMO.
Articolo 2
Interpretazione della legge penale.
La legge positiva non pu rettamente applicarsi se non
sia ben chiara la volont del legislatore ch'essa racchiude.
L'atto che determina con precisione qual nella legge
la mente del legislatore, dicesi interpretazione. Quest'atto
pu farsi dai privati, dal giudice, dal legislatore mede
simo: quindi, avuto riguardo al fonte da cui deriva, l'in
terpretazione pu essere privata, giudiciale, legislativa.
La prima non ha valore che di semplice parere; la se
conda ha vigor di sentenza ed obbligatoria per le parti
interessate; la terza una vera legge, ed obbligatoria
per tutti i cittadini.
La necessit dell'interpretazione si verifica solo quando
vi dubbio sulla reale intenzione del legislatore. E il
dubbio pu sorgere perch od oscura la disposizione di
legge, od affatto mancante.
Stando poi ai principii generali , quando la legge
oscura, si giunge a determinarne il vero senso col fissare
anzi tutto il significato delle parole; e, se ci non basti a
chiarirne il concetto, col fissare il senso della legge, avuto
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(1) Vedi il nuovo codice civile pel regno d'Italia, art. 3 delle disposi
zioni preliminari.
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LIBRO PRIMO.
Il quarto caso infine avrebbe luogo quando la stessa
cosa si praticasse da altri stati.
Ciascuna di queste opinioni propugnata da valenti
scrittori. Ma tutte, a nostro avviso, peccano in ci: che
non si elevano abbastanza per afferrare l'unit dei prin
cipi , la quale sola pu sciorre adeguatamente ogni pra
tica difficolt.
Ci che legittima la punizione, presa in senso assoluto,
l'intrinseca eccellenza della legge suprema di giustizia,
la quale esige che chi ne viol i precetti disvoglia ci
che volle e torni nella loro osservanza. Ci che autorizza
la punizione per parte dell'umana autorit la necessit
di tutelare il diritto, allorch non bastano a tale difesa
n la vigilanza privata, ned i mezzi di buon governo.
L'autorit umana, non meno che la umana societ fra
zionata in tante parti quanti sono i varii stati: ma la
legge suprema del giusto, che primo fondamento dell'azion punitrice, e la necessit di esercitarla per adem
piere al dovere di difendere il diritto, la quale ne auto
rizza negli umani governi il reale esercizio, sono comuni
a tutte le frazioni in cui scompartita la sociale autorit,
come son comuni a tutta la grande societ umana l'ori
gine, la natura, lo scopo, i doveri. Per conseguenza non
debb'esservi sul globo un palmo di terra sul quale rifu
giandosi il colpevole d'un vero reato possa vantarsi di
aver impunemente oltraggiato il diritto, offesa la pubblica
sicurezza. In qualunque luogo il malfattore sia clto, egli
deve poter essere punito, senza che importi in quale stato
abbia commesso il misfatto. Cosi sar certo che la pena
terr sempre dietro al reato; il reo trover dovunque
nelle autorit dei varii stati, solidarie fra loro, gli stromcnti
della sanzione penale inerente alla legge suprema del
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unno PRIMO.
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LIBRO PRIMO,
i
chinerei a credere che s. Poich il diritto che ha ciascuno
stato di punire nel suo territorio e colle proprie leggi
anche i reati commessi all'estero non trae seco la conse
guenza che ogni stato debba accettare indistintamente le
sentenze estere in materia penale, comech definitive ed
irrevocabili , quando il reo si trovi nel suo territorio,
qualunque sia d'altronde il luogo in cui commise il reato.
Ciascuno stato ha diritto di provvedere come crede meglio
alla tutela del diritto e della sicurezza sociale. Conse
guenza di questo diritto che ciascuno stato possa ap
plicare le sue leggi penali al reo che si trova nel suo
territorio, senza distinzione: e quindi anche quando que
sto reo gi fosse giudicato all'estero con sentenza irrevo
cabile, semprech ragguagliate alle proprie leggi, le leggi
penali dello stato in cui si pronunzi la sentenza siano
insufficienti o troppo severe. La giustizia esige per che,
in caso di condanna estera gi in tutto od in parte ese
guita, si tenga conto al reo nella nuova sentenza della
pena da lui gi scontata, onde in realt esso non venga
punito oltre i limiti del necessario.
Il codice penale del 1859 non proclama certamente,
n poteva proclamare in modo assoluto il principio che i
reati comuni, in qualunque luogo commessi, possano do
vunque punirsi. Ma fra i codici penali moderni forse
uno di quelli che men lontano da questo principio.
Quanto all'efficacia delle nostre leggi penali riguardo ai
reati commessi nel territorio del regno, non occorrevano
disposizioni espresse nel codice penale, massime a fronte
di quelle che trovansi riprodotte in capo al nuovo codice
civile (1).
(1) Vedi codice civile del 1865, disposizioni preliminari, art. 1 e 11.
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LIUttO PRIMO.
CAPO II.
MISURA DEL REATO.
Vedemmo flnora le condizioni essenziali onde vi sia
reato: condizioni per conseguenza generali e comuni a
tutti i reati.
Ma, in presenza di pi reati, come riconoscere il ca
rattere fondamentale per cui l'uno si distingue dagli
altri? Come riconoscere quale sia il pi grave? Ed in
un medesimo reato, come determinare secondo i diversi
casi quando la imputabilit di esso all'agente sia mag
giore o minore? Per questo mestieri un criterio, una
base da cui partire. Questo criterio, questa base si dice
la misura del reato.
Ci che fa essere un reato diverso da un altro la sua
qualit: ci che Io fa esser pi o meno grave di un altro
la sua quantit: ci che lo fa essere pienamente o meno
pienamente imputabile il suo grado. Quindi , nel cer
care quale sia la misura del reato, dobbiamo investigare
quale la misura della qualit, della quantit e del grado
del reato.
La prima necessaria per classificare conveniente
mente le varie specie di reati: la seconda per propor
zionare a ciascun reato la sua pena : la terza per gra- '
duarla con giustizia secondo la variet di ciascun caso
concreto.
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SEZIONE I.
Misura della qualit del reato.
La qualit del reato (dicemmo) ci che diversifica
ciascun reato da tutti gli altri. Ora la misura di questa
qualit non potr essere certamente u la violazione della
legge per se stessa, n la volont dell'agente, n l'este
riorit dell'atto violatore: perch queste condizioni sono
gli elementi generali e comuni ad ogni reato, debbono
trovarsi in tutti i reati senza eccezione. Bisogna evidente
mente cercar questa misura in un elemento il quale,
bench unico nella sostanza generica, non sia mai speci
ficamente identico nei diversi reati.
Ora ci che varia sempre col variar dei reati il di
ritto che col reato si mira ad offendere e la pena con cui
la violazione del diritto si colpisce. Ma siccome la pena
non varia nei singoli reati se non perch varia l'offesa
del diritto, ci che costituisce la differenza specifica di
ciascun reato propriamente la diversit del diritto vio
lato; e quindi la misura della qualit del reato l'indole
speciale del diritto che col reato si tende a violare. Cos , ad
esempio, sia nel furto, sia nell'omicidio volontario, sia
nella falsa testimonianza, vi azione esterna, violazione
di legge, volont di commetterla e quindi imputabilit
morale. Questi sono gli elementi comuni. Ma col primo
di questi reati si lede il diritto di propriet, col secondo
il diritto alla vita , col terzo la pubblica fede. Questo
l'elemento specifico, qualificativo.
La difficolt sorge quando con una medesima serie di
atti criminosi pi di un diritto fu violato. Ma siccome
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LIBRO PRIMO.
SEZIONE II.
Misura della quantit del reato-
Articolo 1
Principi! sutla materia.
Cercare in che consista la misura della quantit del
reato cercare (come sopra si vide) che cosa faccia es
sere un reato pi o meno grave di un altro.
L'analisi fatta pi sopra delle forze che concorrono a
produrre il reato, considerate sia in se stesse sia nei loro
risultati, ci spiana la via per salire ai veri principii in
questa importante materia intorno a cui variano tanto le
sentenze dei criminalisti.
Abbiamo veduto (e non paia soverchio il ripeterlo) che
non v' reato senz'atto esterno ingiusto e senza volont
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L1HUO t'HI.MO.
Articolo 2
Principali sistemi intorno alla misura
della quantit del reato.
Ad eccezione della scuola stoica , la quale a buon di
ritto fu condannata dal romauo poeta perch reputava
egualmente colpevole chi rubasse i cavoli nell'orto del
vicino e chi furtivo stendesse la notturna mano sulle cose
sacre agli di, tutti riconobbero sempre una differenza di
gravit fra misfatto e misfatto. Ma dove s'incontra una
grande variet di sistemi quando si cerca quale crite
rio si adoperato per valutare questa differenza.
Nelle epoche primitive predomina la preoccupazione
del danno materiale, che suscita facilmente in chi lo soffre
il sentimento della vendetta. Misura della quantit del
reato in tali epoche questo risentimento medesimo, cio
l'arbitrio dell'offeso; poich l'autorit non interviene a
reprimere i misfatti, e non v' quindi pena sociale ma
guerra privata.
Ma la vendetta non in fondo che una corruzione del
sentimento di giustizia. Quest'ultimo, fecondato dalla re
ligione, si risveglia, si concreta, bench sotto forme ri
gide ancora e severe : e sorgo il talione. Cos leggiamo
scritto nelle leggi mosaiche che sar sparso il sangue di
chiunque avr versato il sangue altrui. Lo stesso vediamo
nelle leggi primitive dei Greci e dei Romani. La pena
del taltone quasi universale quando comincia a mani
festarsi nei popoli la vita politica. In questo sistema la
misura della quantit del reato non se non la quantit
del danno materiale.
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LIBRO PRIMO.
SEZIONE HI.
Misura del grado del reato.
Articolo 1
In che consista la misura del grado del reato.
Vedemmo che il grado del reato ci che fa essere
piena o meno piena la sua imputabilit politica. dun
que agevol cosa lo scorgere che il criterio per misu
rarlo sta nella maggiore o minor pienezza di concorso
degli elementi che costituiscono la forza interna o la
forza esterna dal cui combinato concorso si produce l'a
zione politicamente imputabile ossia il reato.
Col variare pertanto del grado del reato, varier pure
in pi od in meno la quantit del reato stesso: perch
viene a variare in pi od in meno l'una o l'altra delle
forze del reato dal cui combinato concorso risulta il
danno sociale. Ma non per questo la quantit del reato
si deve confondere col grado di esso.
La varia quantit del reato 'eff'etio; il vario grado
del reato una delle cause che possono concorrere a pro
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'
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LIBRO PRIMO.
tu
uuno PRIMO.
umana in cui ogni imputabilit sia esclusa in modo asso
luto, fissa un'epoca al disotto della quale si presume che
il delinquente abbia agito senza discernimento, ma si
ammette la prova contraria. Quest'epoca stabilita (si per
le femmine che pei maschi) agli anni quattordici. Pel de
linquente che oltrepass i quattordici anni cessa la pre
sunzione d'innocenza; ma finch non abbia compito i
ventuno, si diminuisce la pena ordinaria pi o meno,
secondo che il minore si trova al disotto o al disopra
degli anni diciotto.
Il minore di quattordici anni, se non provato il di
scernimento, non soggiace a pena. Ove per si tratti di
veri reati, la legge contiene alcuni ordinamenti diretti a
rimediare a quelle malvagie tendenze che potrebbero pi
tardi produrre frutti funesti. Impone cio l'obbligo ai tri
bunali di consegnar l'imputato ai parenti, facendo passar
loro sottomissione di ben educarlo e vigilare sulla sua
condotta sotto pena dei danni, ed ove d'uopo d'una multa
estensibile a lire centocinquanta. E lascia ai giudici la
facolt di ordinare che il reo sia ricoverato in uno stabi
limento pubblico di lavoro, non per mai oltre l'anno
decimottavo di sua et (1). Se poi il discernimento pro
vato, anche il minore di anni quattordici soggiace a pena.
Ma questa non potr in verun caso essere pi grave della
pustodia, ned estendersi al di l di vent'anni. Che anzi,
se la pena ordinaria fosse minore del carcere, non si ap
plicherebbero all'imputato fuorch le misure preventive
stabilite pel caso in cui manchi la prova del discerni
mento (2).
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il k
UBRO PH1MO.
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2. ALIENAZIONE MENTALE.
Non appartiene al diritto penale addentrarsi nello stu
dio di questo stato anormale e misterioso che l'aliena
zione mentale. Ma indispensabile conoscerne i principali
fenomeni e le forme pi consuete, per poter comprendere
ci che contraddistingue la sua influenza sulle facolt
morali dell'uomo, quindi sull'imputabilit e sul grado
del reato.
L'affanno che stringe il cuore a chiunque entri per la
prima volta in un manicomio ci avverte che l'alienazione
mentale una delle pi grandi sventure che possano toctare all'uomo. Questi non parla che delle sue ricchezze,
mentre possiede appena pochi cenci con cui coprirsi.
Quegli siede tacito e cupo, rompendo solo a quando a
quando il silenzio con gemiti profondi. L'uno manda urla
selvagge a guisa di fiera; non trattenuto, scannerebbe i
compagni: l'altro discorre s ordinato e quieto che lo si
direbbe in pieno senno, poi esce ad un tratto nelle mag
giori stranezze. Chi, anche nel disordine delle idee, rivela
alto ingegno e sentimenti profondi: chi invece, poco dis
simile da un automa, incapace di connettere le idee pi
semplici, e non si solleva sopra l'istinto il pi grossolano.
Questo stato infelice di alienazione mentale si collega
d'ordinario con un'alterazione nell'organismo, special
mente nel cervello, per modo che lo spirito umano non
pu pi servirsene come nello stato normale. Quest'alte
razione od congenita, come in chi porta fin dalla nascita
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3. SONNO E SONNAMBULISMO.
Non si parla qui del caso in cui il sonno medesimo
costituisca un reato, come quando, p. es., la sentinella si
mi REATO IN GENERE.
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LIBRO PRIMO.
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4. EBRIET.
Annoveriamo l'ebriet fra le cause fisiche anzich fra
le morali, come si fa da molti, perch non sempre Ter
briet dipende da un vizio dell'animo, mentre invece
dipende sempre da uno stato anormale (bench passeggiero) dell'organismo, che influisce sulle facolt dello
spirito.
Quell'alterazione particolare dell'organismo umano, e
per esso delle facolt morali dell'uomo, che suol desi
gnarsi col nome d'ebriet, pu essere prodotta da varie
sostanze. Varii sono quindi i fenomeni che l'ebriet pre
senta, secondo la natura delle sostanze inebrianti e se
condo l'indole di chi ne abusa. per generalmente
riconosciuto che l'ebriet prodotta dal vino suol generare
di preferenza un'allegria smodata; quella prodotta dalla
birra, stupidezza ; quella prodotta dall'acquavite e da altre
bevande alcooliche, furore. V'ha poi una specie partico
lare d'ebbrezza dipendente da un desiderio irresistibile
di bevande spiritose che proviene da un vizioso sistema
digestivo; contrariato, questo violento desiderio spinge il
malato ad eccessi furiosi, e vien considerato come una
vera monomana, chiamata dipsomana da Ac}a, sete.
L'ebriet ha molti gradi. Comincia a manifestarsi una
ilarit espansiva, irriflessa, in cui l'animo si palesa senza
velo, in tutta la sua vivacit naturale: onde l'antico ada
gio in vino veritas. A ci tien dietro una sureccitazione
incomposta, un'alterazione notevole nei lineamenti, un
intorbidarsi delle idee, una grande facilit all'irritazione,
LIBRO PRIMO.
alla collera. Viene infine una prostrazione totale delle
forze 6siche: l'uomo pi non signoreggia il proprio corpo:
la parola monca, incoerente, rivela il disordine dell'in
telletto: l'ebro barcolla e cade. Dissipata l'ubbriachezza,
chi vi soggiacque pi non ricorda quanto avvenne du
rante la medesima. Accennando a questi tre stadii, il
Puccinotti distingue l'ebriet in giuliva, furibonda, letar
gica. Qualunque sia il nome che si dia ai singoli periodi,
indubitabile che l'ebriet pu essere assoluta, ossia per
fetta, ed imperfetta.
L'ebriet pu esser figlia di cattiva abitudine, oppure
cadere in via eccezionale anche in una persona di abi
tudini le pi temperanti. Quindi abituale o straordinaria.
Pu essere effetto del puro caso, per esempio se altri
ignori la forza del liquore bevuto, se si aspirino, senza
saperlo, esalazioni inebrianti; pu essere eccitata a bella
posta pel solo desiderio di ubbriacarsi ; pu infine essere
cercata per crescer coraggio a delinquere. Ond' che sotto
questo rispetto l'ebriet si distingue in accidentale , volon
taria e procurata.
Ritenuti questi fatti, consideriamo l'ubbriachezza in
relazione coll'imputabilit del reato.
Anzi tutto non sembra che l'ebriet in s, per quanto sia
cosa riprovevole agli occhi della morale, debba punirsi
dalla societ, quand'anche si tratti d'ebriet volontaria :
poich nella sola ebbrezza non essendovi, oltre al vizio
della volont, nessun danno sensibile immediato, manche
rebbe uno degli essenziali elementi del reato. Arroge che
in fatto sarebbe impossibile accertare pei singoli indivi
dui e pei singoli casi concreti dove finisca il lecito in
materia di bere, dove cominci l'illecito. H governo non
pu andar incontro all'ebriet fuorch con mezzi preven
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LIBBO PKIMO.
cede la colpa od il dolo. Pu dubitarsi con fondamento se
il dolo e la colpa anteriori all'ebbrezza rendano imputa
bile il reato commesso dall'ebro.
facile vedere anzi tutto che il dolo e la colpa non
possono precedere n l'ebriet straordinaria n l'acciden
tale, le quali escludono per loro natura ogni vizio della
volont. Tutto si restringe al caso dell'ebriet abituale e
della volontaria; massime se questa sia procurata espres
samente per agevolare l'esecuzione del misfatto.
Se l'ebrezza sia volontaria od abituale, ma non pro
curata per pigliare ardimento a delinquere, il reato com
messo durante l'ebbrezza potr essere imputabile come
colposo, ove risulti dalle circostanze che l'agente potesse
facilmente prevedere le conseguenze funeste dello stato
in cui si pose; ma se l'ebbrezza sia assoluta, come doloso
non mai; poich, ned al momento dell'azione, stante
l'attualit dell'ebbrezza, n prima dell'ebriet, mancan
dovi in allora ogni pensiero criminoso, non vi fu libera
volont di delinquere.
Quando l'ebbrezza sia stata procurata a bello studio
per crescere coraggio al reato, la discordanza fra i pub
blicisti sull'imputabilit di questo si fa maggiore: asse
rendo alcuni che non pu esservi dolo perch non con
corre la libera volont al momento dell'azione; sembrando
ad altri che questa simultaneit di tempo non sia condi
zione indispensabile, e che l'imputabilit sia piena dal
momento che il reato fu liberamente risoluto, e che l'a
gente fece entrare l'ebriet propria come uno dei mezzi
d'esecuzione del reato stesso; per modo che l'imputabilit
ricada in tal caso non sull'agente ubbriaco, ma sull'a
gente che, nel suo stato normale, deliber di ubbriacarsi
per delinquere pi facilmente.
Ik3
iftl
LIBRO PRIMO.
del dolo, non della colpa. Se infine sia procurata apposimente per agevolare il misfatto, non esclude il dolo, ma
lo mostra meno certo nella sua determinazione; e non
toglie quindi, ma scema soltanto l'imputabilit del reato.
Neppure riguardo all'influenza dell'ebbrezza sull'impu
tabilit del reato sono d'accordo le legislazioni moderne.
Il codice bavarese, p. es. , modificando il progetto che
designava nominatamente l'ebriet fra le cause dimi
nuenti l'imputabilit, si limita a dire non esservi azione
punibile quando l'atto fu risoluto e compiuto in un turba
mento qualunque dei sensi o dell'intelletto non imputa
bile all'agente, e durante il quale questi non abbia avuto
coscienza di tale atto o della sua criminosit (i). Perci
non sarebbe esente da imputabilit il] reato commesso
dall'ebro quando l'ebriet fosse procurata a bello studio.
Il codice penale francese tace assolutamente riguardo
all'ebriet. La lacuna della legge spinse naturalmente
i difensori a ricorrere all'analogia, argomentando per pa
rit di ragione dal caso di demenza. l magistrati francesi,
stretti dalle disposizioni limitate della legge, dovettero
respingere l'argomento d'analogia e la scusa dell'ebriet.
Ma duole il vedere che un corpo si rispettabile come la
corte di cassazione francese, invece di star paga a tener
salda la retta interpretazione della legge positiva, abbia
ancora creduto giustificarne il silenzio col dire che Pe
ce briet essendo un fatto volontario e riprovevole, non
pu costituire una scusa cui la morale e la legge pos
te sano accettare (2) .
lI nostro codice penale del 1859 si occupa in modo
US
I.1HH0 PH1M0.
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LIBRO PRIMO.
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\ SO
LIBRO PRIMO.
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LIBRO PRIMO.
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LIBRO PRIMO.
mestieri accennare che una tale violenza , escludendo
ogni volont di delinquere, esclude ogni imputabilit.
La coazione morale invece un restringimento, un'an
gustia in cui l'aspetto di un male imminente colloca
l'uomo, per isfuggire al quale non gli resti altra via che
o di agire a danno di un terzo, o di reagire contro la
persona stessa da cui il male imminente procede. Di
quest'ultimo caso i criminalisti sogliono fare una causa
morale distinta, che chiamano necessit della difesa; prefe
rimmo parlarne insieme agli altri casi di coazione morale,
essendo precisamente la coazione, il restringimento mo
rale il carattere che l'accomuna con essi.
Vediamo qual l'influenza che la coazione morale eser
cita sull'imputabilit del reato.
Se si parla della sola imputabilit morale, indubita
bile ch'essa vjene diminuita; ma che sia assolutamente
esclusa non si potrebbe, a rigor di termini, affermare, La
libert umana viene posta dall'aspetto del male che so
vrasta a pi o men duro cimento: ma esiste. Sempre si
pu scegliere la morte anzich un misfatto: quivi sta la
maggiore grandezza dell'animo umano. La storia abbonda
di magnanimi esempi, i quali mostrano che la tirannia e
la ferocia possono incatenare il corpo e spegnerne la vita,
ma che sono impotenti contro una coscienza ferma ed
una volont gagliarda. Se l'uomo cede, la sua imputabi
lit morale sar tanto minore quanto maggiore la coa
zione, e pi ristretta quindi la cerchia nella quale la sua
libert morale pu esercitarsi ; ma esiste. Negar questo
sarebbe sconoscere l'indole della libert dell'uomo e de
trarre alla dignit del suo carattere.
All'opposto di coloro i quali contestano questi principii, alcuni criminalisti vorrebbero attribuire alle azioni
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LIBRO PRIMO.
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LIBRO PRIMO.
Il male minacciato sar i/rave so compromette la vita,
l'integrit delle membra, il pudore: non gi, in massima
generale, se ne andassero solo di mezzo fama e sostanze.
Altrimenti si sostituirebbe la repressione privata alla pub
blica, e la societ non sarebbe abbastanza difesa. La gra
vit poi del male si misura dall'impressione che la mi
naccia pu ragionevolmente produrre sopra una persona
sensata, avuto riguardo al luogo, al tempo, all'et, al
sesso, ed a tutte le circostanze che accompagnano il fatto.
Sar infine inevitabile quando sia imprevisto, attuate ed
assoluto. Quando l'agente fosse stato certo d'incontrare
quel male. non avrebbe per fermo il diritto d'invocare a
propria difesa l'alternativa in cui volontariamente si sa1.
rebbe posto di soccombere e di commettere l'azione vie
tata dalla legge penale. Altro sarebbe s'egli ne avesse
avuto solamente il sospetto; come, p. es., il viaggiatore
che, temendo una grassazione, si fosse proveduto di armi
a difesa, delle quali, verificatasi l'aggressione, avesse poi
realmente fatto uso.
Cos pure, se il male non fosse presente, ma futuro,
esso potrebbe ancora evitarsi. Il male per contro la cui
minaccia si fosse fatta in passato, non servirebbe a dimi
nuire la libert nella determinazione criminosa; l'atto
contrario alla legge penale sarebbe in questo caso non
pi una difesa, ma una vendetta.
Per ultimo il male minacciato non sarebbe assoluto, n
quindi inevitabile, qualora potesse con altri mezzi allon
tanarsi; col cercar di placare l'altrui ferocia, col chieder
soccorso, col fuggire. Per sarebbe ingiusto imputar come
dolosa l'azione qualora chi soffri la minaccia non si fosse
appigliato, potendo, a nessuno di questi mezzi: il reato
non potrebbe imputarsi che come colposo.
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LIBRO PRIMO.
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LIBRO t'RtMO.
Se infine si tratti di superiore militare, bens detto
all'art. iOk del codice penale militare che qualunque ri
fiuto di obbedienza agli ordini di un superiore reato; ma ci
non sembra escludere che nella mente stessa del legisla
tore sia reato anche l'azione commessa per ordine del su
periore militare se l'ordine riguardi materie estranee al
militare servizio, o se l'atto sia evidentemente ingiusto. E
ci anzi tutto perch vi sarebbe contraddizione nei ter
mini a ritenere non imputabile un atto della cui ingiu
stizia non pu dubitarsi, e che fu commesso liberamente;
in secondo luogo perch in atti di simil natura il supe
riore non pi superiore, non avendo autorit se non in
quanto comanda cose di sua competenza , le quali siano
giuste, o la cui ingiustizia almeno non sia manifesta. E
ci sembra tanto pi vero, in quanto che l'articolo 90
dello stesso codice penale militare, riconoscendo nella
sentinella collocata in luogo esposto al nemico od in una
fortezza assediata il diritto (e facendole anzi espresso do
vere) di accertarsi se chi viene a rilevarla sia o non sia
il suo caporale proprio, e nel caso che nol sia, di accer
tarsi se vi sia necessit che venga a rilevarlo un altro
caporale, parrebbe mostrare che non fu intenzione del
legislatore di soffocare nel subalterno, ancorch mili
tare, ogni coscienza e quindi ogni responsabilit del pro
prio atto.
466
unno primo.
167
alma sdegnosa ,
Benedetta colei che in te s'incinse .
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UBRO PRIMO.
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LIBRO PRIMO.
184
LIBRO PRIMO.
e la testa di un assassino di professione o d'un uomo rotto
ai pi brutali disordini.
Segni plastici. legge costante, come si not pi sopra,
che negli esseri organici tutto si svolge da un nocciolo
centrale. Dal seme della pianta si svolgono, nel seno della
terra, la radice e le sue ramificazioni: verso il cielo, il
tronco, dal tronco i rami, da questi i ramoscelli; dai ra
moscelli le foglie, quindi i fiori, d'onde i frutti che racchiudon di nuovo la semente. Cos nella generazione del
corpo umano lo svolgimento del feto si comincia dal capo,
si prolunga nel dorso, si dirama nelle spalle e nelle brac
cia, da cui le mani e le dita, si completa nel tronco, si
biparte pi lungi nelle gambe e ne' piedi.
Quindi che dall'ispezione del capo si pu argomen
tare della proporzione e della forma di ciascuna parte del
corpo; e similmente dall'ispezione di una parte si pu
argomentare alla configurazione del tutto. in virt di
questa legge mirabile che Cuvier ha potuto dallo studio
di pochi avanzi fossili indovinare con esattezza (siccome
giustificarono posteriori scoperte) la struttura e la forma
degli animali che popolarono il nostro globo prima della
creazione dell'uomo, e le cui specie sono ora estinte. Ci
posto, riesce naturale che le forme di ciascuna parte del
corpo armonizzino col capo; e che, se la configurazione
del capo somministra indizi delle tendenze morali del
l'uomo, ne siano pure argomento e segno le altre parti
del corpo.
Cos, a cagion d'esempio, dietro le osservazioni di Lavater, un collo lungo e sottile indica flemma ed effemina
tezza: grosso ed alto, forza e generosit: ben proporzio
nato, saldezza di carattere. Spalle larghe ed armoniche
sarebbero indizio di sanit e di forza; alte, larghe, ri
183
Linno rumo.
l'incrociamento, dal colore delle linee che la solcano. E
cos asseriscono, p. es., che i ladri hanno in generale dita
lunghe, magre, secche, nodose, spatolose ovvero aguzze;
che gli uomini proclivi al sangue han d'ordinario dita torte
e mani mal fatte.
La chiromanzia era molto creduta nel medio-evo, ed
praticata anche oggi da quel popolo misterioso ed errante
che sono gli Zingari.
Sarebbe puerile accettare tutto ci che si dice a questo
riguardo: ma rigettar tutto, mentre molti fatti per ripe
tute osservazioni di uomini serii furono riconosciuti co
stanti, sarebbe per lo meno una leggerezza.
Stante poi l'armonia e la correlazione fra le tendenze
morali dell'uomo ed il suo organismo, codeste morali
tendenze dovranno naturalmente manifestarsi nella fisio
nomia e nel gesto, che sono come l'ultimo prodotto visi
bile del suo modo interno di essere, il risultamelo com
binato e simultaneo delle disposizioni del suo spirito e del
suo corpo. Quindi e converso potr risalirsi ad argomentare
le disposizioni e le tendenze morali dell'uomo dai segni
fisionomici e dai mimici.
Segni fisionomici. Ove vi considerino attentamente, que
sti segni sono eloquentissimi. Il volto dell'uomo un libro
vivente in cui stampata , a caratteri che d'ordinario si
possono difBcilmente celare, la direzione abituale dell'a
nimo umano; onde a ragione fu detto lo specchio dell'a
nima. Nell'espressione del volto un secondo, anzi un
primo ed universale linguaggio; perci che, mentre
tutte le altre parti del corpo sono pi o meno velate, la
faccia dell'uomo presso tutti i popoli si porta scoperta.
L'uso della maschera fu introdotto appunto per celare il
rossore di giovanili follie, quando non fu fatto servire a na
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I
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LIBRO PRIMO.
199
CATEGORIA. II.
Cause riflettenti la fona fisica del reato.
Fra le cause influenti a modificare il grado del reato
abbiamo finora esaminato quelle che riguardano la forza
morale, interna, produttrice del medesimo, vale a dire
l'intelletto e la libera volont dell'agente. Rimane che
veggiamo quelle che riflettono la forza del reato esterna,
fisica, cio l'azione esteriore che materia del reato.
E manifesto che qualunque causa modifichi in alcuna
guisa gli elementi di quest'azione esterna, modificher
necessariamente anche il grado d'imputabilit politica del
l'agente e quindi il grado del reato.
Ora siffatte modificazioni possono aver luogo: o perch
l'azione stessa non sia condotta al suo termine: o perch
coll'autore principale del reato concorrano altre persone:
o perch infine le varie violazioni di una stessa legge
penale siano collegate nell'autore di esse da una mede
sima determinazione criminosa. Nel primo caso vi ha
tentativo : nel secondo complicit: nel terzo reato continuato.
200
unno primo.
1. Tentativo.
Il reato non consta, d'ordinario, di un atto solo; bens
d'una serie pi o meno lunga di atti diretti ad un fine
criminoso. Se quindi, per qualunque circostanza, l'agente
non esaurisca intiera la serie di questi atti, per modo che
il reato effettivamente non si produca, ognuno scorge di
leggieri che l'imputabilit del reato non pu esser piena;
ma che tuttavia pu esservi imputabilit politica dell'a
zione criminosa, sebbene imperfetta: perch, se al dolo
dell'agente non s'aggiunse un danno privato reale, questo
danno per vi fu in potenza, in probabilit; vi fu, in una
parola, pericolo di questo danno: ed il timore sociale,
bench in grado minore, pot prodursi. Trattasi di deter
minare con precisione in quali casi l'azione criminosa
imperfetta sia dannosa alla societ, costituisca quindi un
tentativo punibile: e quale sia il grado d'imputabilit di
questo tentativo, di questo reato imperfetto.
Ogni reato comincia d'ordinario da un pensiero mal
vagio. L'idea criminosa attraversa la mente: l'animo con
moto vizioso della volont vi si rivolge ed unisce. Da
questo triste connubio piglia corpo il progetto: il progetto
s'avviva e trasforma in risoluzione. Una prima serie di
atti, meramente interni, compiuta: il reato concepito.
Quando poi dalla risoluzione si trapassa all'azione,
comincia un'altra serie di atti: atti esteriori. Si apparec
chiano i mezzi; p. es., si visitano i luoghi, si comprano
grimaldelli, armi, veleni; si assicurano i mezzi per fuggire,
si cercano i nascondigli ove depositare il corpo del delitto,
si prendono accordi con chi dovr custodirlo. Poi si pon
gono in opera i mezzi apparecchiati e conducenti allo
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LIBRO PRIMO.
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LIBRO PRIMO.
(1)
(2)
(3)
(i)
(5)
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2. Complicit.
La seconda causa riflettente la forza fisica del reato
che ne diminuisce il grado la complicit, ossia la par
tecipazione meramente accessoria all'esecuzione di un
reato.
Onde pervenire ad un concetto preciso della compli
cit, conviene esaminare prima d'ogni cosa in quante
maniere si pu concorrere all'esecuzione di un misfatto,
e quali sono gli atti di concorso che caratterizzano i com
plici e li distinguono dagli agenti principali.
Quando il reato commesso da pi individui, la sua
forza produttrice il risultato degli sforzi di tutti i con
delinquenti collegati da un medesimo intento criminoso.
Ora, siccome duplice la forza produttrice del reato, al
ti) Veggasi, p. es., gli art. 431 e seg. 153, 161, 316, 343, 457.
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LIBRO PRIMO.
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LIBRO PRIMO.
sarebbero quindi imputabili gli atti positivi di concorso
gi fatti.
L'altro caso che pu verificarsi (come abbiamo ac
cennato) che perseveri bens fra i condelinquenti il vin
colo criminoso risultante dall'impulso al reato, che una
parte diede e l'altra ricevette; ma venga a mancare quel
l'accordo che prima esisteva fra le varie volont dei con
delinquenti.
Questo caso avviene quando il principale esecutore
del reato commette un'azione criminosa pi grave che
quella voluta dai compartecipi. L'azione realmente com
messa dovr ella dirsi imputabile a tutti? Per un lato,
vero che l'esecutore vi fu spinto dalla cooperazione altrui :
peraltro lato pur vero che, per la parte dell'azione
eccedente il mandato, la societ, il consiglio, e l'inten
zione dell'ausiliatore fisico, la volont del mandante, del
socio, del consigliere, del fisico ausiliatore, non concorse
a produrre il reato.
Vedemmo a suo luogo (pag. 62) che il potere sociale
punisce l'atto criminoso, non solo se sia frutto del dolo,
ma ancora se concorra a produrlo una colpa grave, vale
a dire se siano facilmente prevedibili le conseguenze non
previste dell'atto direttamente e liberamente voluto. l com
partecipi al reato saranno quindi imputabili dell'eccesso
dell'esecutore, ogni volta che quest'eccesso sia facilmente
prevedibile. Ora ci si potr riconoscere considerando se
vi fu eccesso nei mezzi, o solamente nel fine.
Se vi fu eccesso nei mezzi (p. es. se mentre Tizio or
din di percuotere con un bastone, il mandatario si serv
d'un pugnale), la morte della vittima che ne sia conse
guita oltre l'intenzione del mandante sar interamente
imputabile al solo mandatario. Chi ordin di percuotere
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236
LIBRO PRIMO.
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Art.
Ivi,
Art.
Art.
103, u. 2.
n. 1".
104.
104.
LIBRO PRIMO.
pentimento del mandatario provvede in ispecie l'art. 99.
Quest'articolo per, se inappuntabile col dove dice
che il mandante si punisce come reo di tentativo quando
pel pentimento del mandatario l'esecuzione sia stata so
spesa o non abbia prodotto il suo effetto, mal si saprebbe
accordare coi principii i pi ovvii del diritto penale nella
disposizione deU'alinea , dove detto che il mandante
sar punito come reo di tentativo, anche quando il manda
tario non avesse proceduto ad alcun principio d'esecuzione.
Poich , mancando in tal caso ogni elemento di azione
esteriore, si viene a punire in realt la sola intenzione
criminosa.
Del secondo caso abbiamo un esempio nell'art. 569; il
quale, quando si tratta di chi commise un reato pi grave
di quello che fosse nella sua intenzione, non fa luogo a
diminuzione di pena qualora l'agente avesse facilmente
potuto prevedere le conseguenze del primo fatto. Ora ,
siccome nella condelinquenza il comune vincolo crimi
noso collega in una sola forza operante la forza morale
dell'agente che diede l'impulso al reato e la forza fisica
dell'agente che lo esegu, questa disposizione perfetta
mente applicabile anche al caso di pi condelinquenti.
Saviamente per ultimo il nostro codice dispone che le
circostanze e le qualit inerenti alla persona , per cui si
toglie, o scema, od aggrava la pena di un condelin
quente, non sono calcolate per escludere, diminuire, od
aumentare la pena riguardo agli altri compartecipi nello
stesso reato (1).
2?ll
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LIBRO PRIMO.
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LIBRO PRIMO.
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LIBHO t'Hi.MO.
sono essere reati continuati , e ne determini in parte le
conseguenze giuridiche (1), non ha per alcuna disposi
zione particolare in ordine all'indole speciale di questi
reati. Non di meno il giudice, qualora il reato sia conti
nuato, pu (secondo le regole generali per l'applicazione
delle pene) applicare anche il maximum della pena ordi
naria; ma non v'ha disposizione di legge che autorizzi a
cumulare, nel caso di reato continuato, tutte le pene di
ciascuno degli atti criminosi distinti di cui il reato con
tinuato si compone.
CAPO III.
EFFETTI GIURIDICI DEL REATO.
Abbiamo pi sopra avvertito (2) come dal reato derivi
un duplice danno: danno materiale, che l'effetto im
mediato della violazione di un diritto: danno sociale, che
il risultamelo combinato della quantit del dolo e del
danno materiale.
Il reato pertanto produce, come naturale suo effetto
giuridico, l'obbligazione nel reo di risarcire il danno ma
teriale, e di risarcire il danno pubblico, sociale, cio di
scontare la pena. A questa duplice obbligazione corri
sponde un duplice diritto: il diritto nel privato offeso
di chiedere il risarcimento dei danni: il diritto nella so
ciet di costringere il colpevole a subire la pena. Questi
diritti, in quanto possono dar luogo ad un giudizio per
ottenere il loro scopo, si dicono azioni.
(1) Cod. peti., art. 1i4.
(2) V. sopra pag. 57 e seg.
247
SEZIONE I.
Scopo e caratteri generali dell'azione penale.
Lo scopo dell'azione civile la riparazione del danno
materiale prodotto dal reato, mediante la reintegrazione
del diritto offeso sempre quando sia possibile (p. es. me
diante restituzione delle cose rubate, la satisfazione pub
blica all'onore offeso), ed una indennit pecuniaria, la
quale rappresenti il danno emergente ed il lucro cessante,
locch suole designarsi col l'espressione danni ed interessi.
Lo scopo invece dell'azione penale la riparazione del
danno sociale. mediante l'irrogazione della pena che il
reo dee scontare. E quindi saranno a carico del reo anche
le spese del processo, essendo anche queste un danno che
deriva alla societ dal fatto di lui. lodevole a questo
riguardo il sistema di alcune legislazioni di prelevare
dalle pene pecuniarie una somma destinata ad alimentare
248
LIBRO PRIMO.
ikd
250
LIBRO PRIMO.
251
SEZIONE H.
Modi con cui si estingue l'azione penale, e l'obbligo
di scontare la pena.
Quando si estingue l'azione penale, ossia quando cessa
nel potere sociale il diritto di costringere il reo a subire
la pena, siccome l'azione malvagia non pi politicamente
imputabile, suol dirsi in modo abbreviativo che 5 estin
gue il reato. Del pari, ogni qualvolta si estingue nel reo
0) V. per, quanto alle nostre leggi, l'art. 149 del cod. pen., alin.
LIBRO PRIMO.
l'obbligo di scontare la pena, si dice pi brevemente che
si estingue la pena. Ond' che estinzione del reato e della
pena val quanto dire cessazione dell'azione penale e dell'ob
bligo di scontare la pena.
Vi sono modi d'estinzione specialmente proprii del
reato, o della pena: vi sono modi d'estinzione comuni ad
entrambi.
Articolo 1
Modi d'estinzione specialmente proprii del reato
o della pena.
Comincieremo dall'esaminare i modi d'estinzione spe
cialmente proprii del reato, ossia dell'azione penale.
Perch, sebbene l'obbligo astratto di scontare la pena sia
logicamente anteriore all'azione penale, come quello che
nasce di per s col falto medesimo del reato, rimpetto
alla societ tuttavia non esiste, fintantoch, in seguito
all'esercizio dell'azione penale, sia riconosciuto che il reo
veramente imputabile del reato ascrittogli.
1. Modi d'estinzione specialmente proprii del reato.
I modi d'estinzione proprii specialmente del reato
sono tre.
II primo la sentenza irrevocabile; sia essa di assolu
toria o di condanna. troppo evidente che pi non si
pu nuovamente procedere per un falto gi definitiva
mente giudicato.
Il secondo l'amnistia (che suona in greco porre in
obblio), vale a dire l'abbandono dell'azione pubblica; il che
ha luogo per considerazioni di pubblica utilit, sempre
quando le circostanze del fatto contrario alla legge siano
253
i3k
LIBRO PRIMO.
255
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MBRO PniMO.
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LIBRO PRIMO.
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Articolo 2
Modi d'estinzione comuni al reato ed atla pena.
I modi d'estinzione comuni al reato ed alla pena sono
due : la morte del reo e la prescrizione.
260
LIBRO PRIMO.
261
2. Prescruione.
S'intende sotto il nome di prescrizione quello spazio di
tempo fissato dalla legge, trascorso il quale nei modi e
secondo le condizioni stabilite, l'azione penale si estingue,
e la condanna pi non riceve la sua esecuzione.
Il fondamento della prescrizione in materia penale non
262
LIBRO PRIMO.
263
LIBRO PRIMO.
larsi (1); poich, nel concorso di due leggi successive
di dee sempre in materia penale applicare la pi mite (2).
Vediamo ora le condizioni che si richieggono affinch
la prescrizione possa dirsi compiuta.
Queste condizioni riduconsi a due: che sia decorso tutto
il tempo stabilito dalla legge: che questa decorrenza di
tempo non sia stata interrotta.
In ordine al tempo necessario a prescrivere, conviene
considerare quale ne sia la durata: da quando questa
durata cominci: ed in qual modo si debba computare.
Per ci che riflette la durata del tempo necessario alla
prescrizione, manifesto, da quanto sopra si disse, che il
tempo per prescrivere la pena debb'essere pi lungo di
quello necessario a prescrivere l'azione penale; perch
pi profonda l'impressione sociale quando il reato e
la colpevolezza del reo sono definitivamente accertati
con sentenza irrevocabile, n d'altronde v'ha pi peri
colo che si smarriscano le prove. Per la stessa ragione
pur manifesto che maggiore debb'essere la durata del
tempo per prescrivere i reati e le pene pi gravi che non
per prescrivere i reati e le pene pi lievi. Pi pronta
mente in questo caso che non in quello si dissipa il ti
more sociale che il reato produsse.
Questi principii furono riconosciuti e sanzionati dalla
nostra legge positiva; la quale, nel fissare la durata del
tempo necessario a prescrivere, la diversifica appunto
secondo che si tratta di crimini, di delitti, o di contrav
venzioni; e secondo che si tratta di prescrivere il reato, o
di prescrivere la pena.
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LIBRO PRIMO.
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LIBRO PRIMO.
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LIBRO PRIMO.
LIBRO SECONDO
DELLA
PENA
IN GENERE
PROEMIO
Canonico 18
274
LIBRO SECONDO.
CAPO I.
PRINCIPI* FOSAI|ENTALI
INTORNO ALLA PENA SOCIALE.
Le indagini su questo punto essenzialissimo divideremo
in due: comincieremo dal fissare il concetto della pena
sociale; vedremo in seguito quale sia il criterio per mi
surarla.
SEZIONE I.
CpQcetto della pena sociale,
Onde avere un concetto adeguato della pena sociale,
mestieri conoscere chiaramente quale ne la natura;
quale lo scopo; e quali infine sono le qualit che debbe
avere onde possa produrre questi effetti.
Articolo 1p
Natura della pena.
La pena il dritto di punire in atto; l'atto col quale
il dirigo di punire si manifesta e si esercita. I principii
che abbiamo riconosciuto in ordine al diritto di punire ci
gioveranno quindi per riconoscere quale sia la vera na
tura della pena.
Ora, noi vedemmo che la soc1et umana non ha,
vero, il diritto d'infliggere pene se non in quanto ci
sia necessario alla sociale difesa; ma che le esigenze di
questa difesa non basterebbero a giustificare la punizione
275
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LIBRO SECONDO.
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LJBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
DELLA PENA IN
285
UBRO SECONDO.
287
288
LIBRO SECONDO.
Articolo 2
Scopo, effetti, qualit della pena.
Dalle cose fin qui discorse risulta come naturale con
seguenza che lo scopo della pena, presa nel suo senso
assoluto, il trionfo della legge morale mediante l'espia
zione e l'emendazione: e che lo scopo della pena sociale
il risarcimento del danno pubblico , il ristabilimento
289
290
LIBIIO SECONDO.
291
292
LIBBO SECONDO.
293
SEZIONE II.
Misura della pena.
Quanto vedemmo finora in ordine alla pena non ri
guarda se non gli elementi generali e comuni ad ogni
pena.
Ma le pene possono essere diverse nella loro specie:
diverse nella loro gravit relativa: diverse infine nella
singolare intensit di ciascuna.
Dobbiamo quindi fare riguardo alla pena ci che fa
cemmo riguardo al reato: cercare quale sia la misura
della qualit, della quantit, del grado della pena. Vale
a dire quale sia il criterio onde riconoscere il carattere
per cui una specie di pena si distingue dalle altre: per
cui, fra due pene diverse, l'una dee dirsi pi grave del
l'altra: onde riconoscere infine il motivo per cui una pena
non si debbe in certi casi applicare nella sua pienezza.
LIBRO SECONDO.
Articolo 1
Criterio per misurare la qualit della pena.
Quando ci facemmo a cercare il criterio per misurare
la qualit dei reati, abbiamo riconosciuto che il carattere
per cui un reato si diversifica da un altro sta nella diversita del diritto offeso dal reato, perch questo appunto
l'elemento specifico; mentre invece l'esistenza d'una legge
penale, la violazione di questa legge , l'imputabilit di
questa violazione sono condizioni generali e comuni a
tutti i reati. Similmente, in tutte le pene vi un dolore,
cio la privazione di un bene: questo uno dei caratteri
generali e comuni ad ogni pena. Ci che diversifica una
pena dall'altra la diversit di questo dolore; la diver
sit del bene di cui, mediante la pena, si toglie al colpe
vole il godimento. Ed questa per conseguenza la base
dietro cui si debbono classificare le varie specie di pena.
Dichiarare nel fatto quali sono i beni di cui il potere so
ciale debba di preferenza togliereal colpevole il godimento,
appartiene piuttosto all'arte di governare, anzich alla
scienza del diritto penale propriamente detta : ma spetta
al diritto penale segnare i confini entro i quali la scelta
delle pene conforme a giustizia.
Ci che abbiamo notato intorno alla natura, allo scopo,
ed alle qualit della pena sociale, ci somministra i prin
cipi fondamentali per riconoscere quando una data spe
cie di pene possa dirsi legittima.
Se i nostri studi fossero puramente teorici, sarebbe qui
il luogo acconcio per isviluppare quei principii , e per
farne l'applicazione col passare in rassegna i vari beni di
29 5
296
LIBRO SECONDO.
297
Articolo 2
Criterio per misurare la quantit della pena.
Le cose test accennate in ordine al criterio per misu
rare la qualit della pena ci rendono agevole riconoscere
quale sia il criterio per misurarne la quantit; per giu
dicare cio quale fra due pene debba dirsi pi grave.
Poich, sapendo gi che la qualit della pena diversa
secondo la diversit del bene nella priva/ione del quale
essa consiste, non si avr che a paragonare fra loro i due
diversi beni, di cui colle due pene si toglie il godimento;
e si riconoscer esser pi grave la pena che toglie il go
dimento del bene pi prezioso. Quindi il criterio per mi
surare la quantit della pena consiste nella preziosit del
bene di cui colla pena si toglie al colpevole il godimento.
Se non che questo criterio bens sufficiente per cono
scere la quantit naturale della pena, e per stabilire quindi
la scala penale: ma non basta ancora per far conoscere
la quantit politica delle singole pene ; per adattare cio
a ciascun reato questa o quella delle varie pene che si
sono nella scala penale comprese.
Ora, il criterio per conoscere la quantit politica della
pena non altro che la quantit del reato. Vale a dire, la
pena debb'essere pi o meno grave, secondo che mag
giore o minore il danno sociale che dal reato deriva.
Resta con ci escluso ed il sistema del talione, ed il si
stema della diversificazione delle pene a seconda delle
persone.
Gi ci occorse di notare che il lalione materiale una
proporzione grossolana, e per cosi dire meccanica, fra la
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LIBRO SF.CONDO.
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LIBRO SECONDO.
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Articolo 3
Criterio per misurare it grado della pena.
Siccome la pena deve adeguarsi al reato, alla cui re
pressione destinata , dovr manifestamente variarne il
grado col variare il grado del reato stesso: e quindi il
criterio ordinario per misurare il grado della pena il
grado del reato.
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UBHO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
LIBRO SECONDO.
verso si dovr aumentare il grado della pena pel recidivo,
perch la circostanza stessa delia recidiva dimostr non
essere per lui sufficiente la pena ordinaria. Non gi che
si voglia punire con ci di bel nuovo i reati precedenti,
i quali gi furono per s sufficientemente puniti, oppure
che si voglia punire la maggiore malvagit dell'agente,
la qual cosa eccederebbe i confini del diritto di punire
umano: ma coll'aumentare il grado della pena si vuole
soltanto rendere sufficiente alla difesa sociale, anche in
questo, caso quella pena che col fatto si era in questo
caso particolare mostrata insufficiente.
Pi grande ancora la discrepanza fra gli scrittori
quando si tratta di stabilire i confini entro i quali sia
giusto l'aumento nel grado della pena a cagione della
recidiva.
E, prima di tutto, dovrassi intendere che vi recidiva
sempre quando siasi per un reato proferita sentenza irre
vocabile, oppure sar egli mestieri inoltre che la pena
inflitta sia gi espiata?
Dir recidivo il delinquente, nel senso che si debba
aumentare per lui la pena ordinaria, soltanto perch fu
proferita contro di lui sentenza irrevocabile. di condanna
per un reato precedente, sostituire alla realt delle cose
una finzione di diritto. Certamente la condanna irrevoca
bile, supponendo nella massima parte dei casi il con
traddittorio del reo (e quindi tutte le impressioni che la
cattura, gl'interrogatorii, il dibattimento e la sentenza
dovettero produrre sopra di lui), fino ad un certo segno
una prova che l'animo del colpevole, il quale torn ci
non di meno a delinquere, meno sensibile alla con
danna che non molti altri. Ma da ci non si pu ancora
con giustizia conchiudere che la pena ordinaria sia per
313
MU
UBHO SECONDO.
31O
31G
Libito SECONDO.
317
(1) Old. pen. del 1859, art. 120. V. Regolamento per le Case di Pena
del 13 gennaio 1862, art. 390 eseguenti.
(2) Cod. pen,, art. 119.
(3) Ivi, art. 1 20.
(i) Ivi, art. 123, 124.
(5) Ivi, art. 129.
318
L1BR0 SECONDO.
319
CAPO II.
ALCUNI CENNI SULLO SVOLGIMENTO STORICO
DELLA PENA.
Ora che abbiamo riconosciuto quali sono i principii a
cui la pena sociale dee modellarsi, non sar inutile ac
cennare (bench sommariamente) in qual modo siasi ve
nuta, nell'ordine dei fatti, sviluppando la pena: indicare
cio per sommi capi la figliazione storica della pena.
L'ultima fase di questa storica evoluzione per noi il
sistema di pene che attualmente ci regge.
Per maggior chiarezza comincieremo dall'accennare
lo svolgimento storico della pena sociale negli elementi
che la produssero : la vedremo di poi nelle forme che
assunse.
320
LIBRO SECONDO.
SEZIONE I.
Svolgimento storico della pena sociale considerato
negli elementi che lo produssero .
Tutte le antiche tradizioni concordano nel confermare
ci che la considerazione dell'umana natura ci fa presup
porre: che cio uno dei primi elementi storici generatori
della pena sociale fu la vendetta.
Ad ogni offesa, il sentimento della propria conserva
zione ci porta a respingere l'offensore: ad ogni atto in
giusto, il sentimento della giustizia c'ispira contr'esso una
ripulsione istintiva; l'uno e l'altro moto giusto e le
gittimo. E questo duplice sentimento si fa pi gagliardo
quando l'atto medesimo sia ad un tempo offensivo ed
ingiusto.
Ma per poco che l'offeso s'arresti a guardare, non pi
il proprio diritto bens chi l'ha manomesso, non pi la
giustizia sibbene colui che l'ha violata, la difesa di s e
l'indegnazione contro l'ingiustizia perdono il sacro loro
carattere, e si tramutano in vendetta.
Non dee quindi recar meraviglia il trovare nella ven
detta la genesi primitiva d'ogni pena sociale. Il sentimento
della difesa e della giustizia, adulterato dalle umane pas
sioni, non pu dare altri risultati. L'offeso non si tien
pago a respingere l'offensore: si vendica dell'offesa. Il
suo risentimento diviso dai membri della sua famiglia,
da' suoi aderenti: l'autorit sociale, impotente o non cu
rante, lascia fare; la vendetta quindi vien riputata giu
stizia e diritto. Una malintesa e feroce piet figliale (o
piuttosto una deplorabile solidariet di orgoglio e di
321
322
LIBRO SECONDO.
323
LIBRO SECONDO.
il pentimento. Il poenitentiam agite del Precursore, il com
movente vade et noli amplius peccare del Redentore all'a
dultera non solo dischiusero all'anima sitibonda dell'uomo
una fonte di speranze finallora sconosciute, ma produs
sero inoltre una rivoluzione completa nel concetto della
penalit divina.
E questo nuovo concetto della pena assoluta, spogliata
d'allora in poi del carattere di una divina vendetta , e
falta strumento di giustizia insieme e di misericordia,
elaborandosi per secoli negli animi che avevano accet
tato la buona novella, non pot a meno d'influire altres
sul concetto della pena sociale, che, sebbene abbia un
movente diverso ed un diverso scopo immediato, ha per
in fondo (riguardata da un pi alto punto di vista) la
stessa ragion prima di essere, ed coordinata al medesimo
scopo finale. Cos noi veggiamo l'azione benefica della
Chiesa venir ponendo un freno, dove altro non fosse pos
sibile, alle private vendette, sia in ordine ai luoghi, sia
in ordine ai tempi, sia in ordine alle persone.
Le chiese e i monasteri erano asilo inviolabile a qualun
que perseguitato. Il terrore spingeva a' pi degli altari i
perseguitati; la reverenza arrestava sulla soglia del tem
pio i persecutori. Noi leggiamo che una vedova di Cesarea,
per sottrarsi alle vessazioni di un giudice, ripara in una
chiesa: san Basilio ve l'accoglie. Il giudice vuol violare
il sacro asilo, e minaccia il vescovo; ma, assalito alla sua
volta dal popolo, costretto a cercar rifugio egli stesso
alle ginocchia del santo. E cosi la medesima chiesa acco
glieva insieme gli oppressi e gli oppressori. Quest'asilo
(riconosciuto di poi come un diritto) non avea per per
effetto di sottrarre il colpevole alla punizione: produceva
soltanto quello di mitigare ci che poteva esservi nella
323
326 '
L1BH0 SECONDO.
327
SEZIONE n.
Svolgimento storico della pena dal punto di rista
delle forme che assunse.
Giusta quanto abbiamo pi sopra notato, questa ricerca
si divide naturalmente in due parti (1). La prima sar
una breve rivista retrospettiva: la seconda sar l'esposi
zione sommaria dell'ultima fase storica delle forme che la
pena sociale assunse presso di noi , cio del sistema di
pene sancito dal nostro codice penale.
Articolo 1
Breve rivista retrospettiva.
Comincieremo dall'accennare i principali caratteri delle
pene positive nei tempi addietro. Scendendo quindi alle
pi importanti riforme che si stanno tentando nei tempi
moderni riguardo al magistero punitivo, daremo un ra
pido sguardo alle due pi prominenti: il cos detto sistema
penitenziario, e la deportazione.
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LI mio SECONDO.
329
(I) Vengasi il Tissot, Le Droit Penai tudi dans ses principes, dans
les usages et les lois, tomo I, libro II, capo V, 2,"[dove l'autore riferisce
questa scala penale dietro quanto ne scrisse il Grimm nelle Antichit del
Diritto germanico.
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LIBRO .SECONDO.
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332
IJBHO SECONDO.
333
A) Penitenziari.
Dopo tutto ci che si detto e stampato sulla condizione
delle carceri, non m'arrester lungamente a descrivere i
difetti che per tanto tempo si lamentarono in codeste case
di pena; tugurii sucidi ed insalubri dove si logorava la
vita dei detenuti e troppo sovente si sviluppavano malat
tie contagiose; dove si commettevano arbitrii e crudelt
non sindacate, n quindi frenate da alcuno; dove stavano
(e stanno in pi luoghi anche oggi) rinchiusi insieme ac
cusati e condannati, giovanetti ed adulti, accusati di bevi
e di atroci reati; empia e spudorata scuola ai novizii nel
misfatto, i quali tornavano alla societ pi pericolosi di
prima. Accenner soltanto ai miglioramenti che vi si ven
nero recando.
Se noi vogliamo rintracciare la figliazione storica di
queste riforme, ci troviamo naturalmente condotti a ri
conoscervi il prodotto di quella trasformazione che l'alito
sereno e consolatore del Cristianesimo introdusse nel con
cetto della pena. Il Cristianesimo, nato si pu dire nelle
prigioni (poich venne fin da' suoi primordii perseguitato
e punito come un misfatto) , si addimestic ben presto
colle carceri, che furono la scuola de' suoi pi grandi
eroi. Il divino consiglio di visitare i carcerati, che si pra
ticava ogni giorno in quei luoghi d'onde non si usciva
d'ordinario che per andare all'estremo supplizio, fu sem
pre di poi raccomandato ai cristiani fra le opere di mise
ricordia.
da questa fonte che scaturirono nei tempi di mezzo
LIBRO SECONDO.
(sotto una forma consona all'indole dell'epoca) quelle
numerose associazioni o confraternite, che dal loro scopo
appunto intitolaronsi della piet, della carit, della miseri
cordia: dietro le istanze dei pii visitatori delle carceri,
di questi oscuri ma benemeriti soldati della carit, che i
governi cominciarono a fermare il loro sguardo sulla de
plorabile condizione di quei luridi covili, ed a cercare di
migliorarla. E, cosa singolare, appena cominciano ad or
ganizzarsi questi miglioramenti delle carceri in un modo
alquanto regolare, tosto noi veggiamo il sistema peniten
ziario assumere nell'ordine politico forme analoghe a
quelle che assunse il principio della penitenza nell'ordine
religioso: talmente costante la legge d'analogia tra la
forma d'una istituzione ed il concetto che la produce.
Non sar quindi inutile dare un'occhiata, per quanto
sommaria, sulle forme pi prominenti che assunse la pe
nitenza nell'ordine religioso.
Costretto a scegliere brevi esempii in un campo cosi
esteso, mi limiter a toccare di volo due sole di siffatte
forme: le penitenze pubbliche, in uso ai primi tempi della
Chiesa: e la vita monastica.
I primi cristiani erano fra loro cor unum et anima una.
Colui che, per propria colpa, spezzasse questa unione
nella purit della fede, dei costumi e della carit, che
non ascoltasse le ammonizioni replicate degli altri fedeli
e dei pastori ecclesiastici, veniva separato dalla comu
nione cristiana ed escluso dal partecipare ai divini misteri.
Quindi la forma prima e fondamentale della pena eccle
siastica la scomunica. Chi poi bramasse di venire riam
messo alla comunione dei fedeli, non poteva ci ottenere
se non dopo varie e lunghe prove di vero pentimento.
Quindi i varii gradi di pubblici penitenti (flentes, au<lienicsy
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
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SUO
LIBRO SECONDO.
Mi
LIBRO SCCONDO.
'
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LIBRO SECONDO.
nel fro interiore: mentre invece nei penitenziarii la pe
nitenza forzata, e riguarda quegli atti ingiusti che com
promettono la pubblica sicurezza. La prima di queste
istituzioni ha per iscopo diretto la rigenerazione ed il
perfezionamento morale dell'individuo: la seconda ha per
fine immediato il ristabilimento dell'ordine e della sicu
rezza sociale.
Un punto sul quale tutti sono oramai d'accordo nell'ordinare i penitenziarii la necessit dell'isolamento asso
luto per ci che riflette i ditenuti che non hanno peranco
subito condanna. Riguardo a questi non si tratta ancora
di punire, ma soltanto di custodire in luogo sicuro chi
pu essere colpevole, ma potrebbe pure essere innocente;
ed importa, sia all'onore di ciascuno degl'imputati, sia
alla giustizia, sia alla pubblica sicurezza che gli uni non
possano vedere gli altri, n comunicare con essi. La que
stione pertanto sulla preferenza a darsi all'uno od all'altro
metodo riguarda unicamente i condannati.
Si sono scritti volumi pro e contro l'uno e l'altro si
stema. A sostegno della segregazione cellulare fu detto
che essa giova molto all'emendazione del colpevole, merc
la concentrazione e il conseguente risveglio della co
scienza, che viene alimentato da onesti e savii colloquii,
dalla istruzione, dalla educazione, dal lavoro: alla sociale
sicurezza, coll'impedire la comunicazione fra i reclusi, per
conseguenza il contagio progressivo del vizio, l'organiz
zarsi di nuovi progetti criminosi, e coll'esercitare un
forte ritegno sull'animo dei malvagi, poich orribile pro
spettiva l'isolamento continuo, mentre (si dice) nel si
stema auburniano la condizione del recluso migliore che
quella di molti liberi.
In favore del sistema auburniano si disse per contro
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LIBRO PBIMO.
(<) L'esperienza dimostra rhe presso di noi pochi son quelli che giunP
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
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UBRO SECONDO.
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(1) Vedi Tissot, Blosseville , opero citate; vodi pure Barba noi x ,
De la transportation et de la colonisation pnitentiaire.
canonico 43
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
3S7
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
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1
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I.IBIIO SECONDO.
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Articolo 2
Sistema penale che ci regge.
Ultima fase dello storico svolgimento della pena so
ciale, considerata nelle forme che assunse, il sistema
penale attualmente in vigore presso di noi.
Il codice penale del 1859 distingue tre grandi cate
gorie di pene: criminali, correzionali, di polizia. Vediamo
in breve quante specie di pene comprenda ciascuna di
queste categorie, ed in qual modo ciascuna di siffatte pene
riceva la sua applicazione.
1. Pene criminali.
Le pene criminali sono sei : morte, lavori forzati a tita,
36U
LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
(1) Anzi vene hono due di tali prigioni. Nell'una stanno insieme parecchi
condannati ; nell'altra il forzato solo, a pane ed acqua.
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
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2. Pene correzionali.
Le pene correzionali sono anche sei: ii carcere, la cu
stodia, il confino, l'esilio locale, la sospensione dall'esercizio
dei pubblici uffizii, la multa.
Il carcere consiste nel rinchiudimento del condannato
in una casa di correzione, dove pu essere impiegato in
alcuno dei lavori ivi stabiliti, a norma dei regolamenti.
Il minimum del carcere di sei giorni; il maximum
di cinque anni, a meno che per ispeciale disposizione la
(1) Cod. pen., art. 19.
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LIBRO SECONDO.
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(1) V. pag. HI
(2) Cod. pen., art. 28, 57, 89, 90.
376
LIBRO SECONDO.
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378
LIBRO SECONDO.
3. Pene di polizia.
Le pene di polizia sono due: gli arresti e l'ammenda.
Gli arresti consistono nella detenzione del condannato
nella casa di deposito del mandamento, od in altro luogo
destinato nel mandamento stesso, per non meno di un
giorno, e non pi di cinque. Ed ha cinque gradi, di un
giorno ciascuno.
L'ammenda consiste nel pagamento all'erario di una
somma non minore di lire due e non eccedente le lire cin
quanta. Questa pena ha quattro gradi: da 2 lire a 5 : da
Sa 15 : da 15 a 30: da 30 a 50. Si risolve anch'essa nel
carcere, in ragione di lire due al giorno, purch la de
tenzione non oltrepassi in ogni caso i quindici giorni (I).
4. Pene accessorie.
Oltre alle pene fin qui enunciate, v'ha ancora nel nostro
sistema penale alcune pene accessorie. Queste sono: l'in
terdizione dall'esercizio di una carica o d'un impiego, d'una
professione, negoziazione od arte: la semplice sospensione da
siffatto esercizio: la sorveglianza speciale della pubblica si
curezza: l'ammonizione (2).
L'interdizione dall'esercizio di una carica, d'un impiego,
d'una professione, negoziazione od arte rende il condannato
incapace di esercitarla per l'avvenire. Contravvenendo,
punito di carcere estensibile a due anni: e la durata di
questo carcere si duplica in caso di recidiva. Siffatta pena
vien sempre aggiunta alle condanne per crimini commessi
(1) Cod. pen., 35, 36, 37, 62, 63, 67.
(2) Ivi, art. 38.
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LIBRO SECONDO.
381
382
LIBRO SECONDO.
383
6. Riepilogo.
Dal sin qui detto pertanto si scorge che, secondo il
nostro codice, oltre le pene accessorie, vi sono quattro
categorie di pene principali : pena capitale, pene privative
della libert, (cio i lavori forzati, la reclusione, la rele
gazione, il carcere, la custodia, il confino, l'esilio locale,
e gli arresti); pene privative di diritti, (cio l'interdizione
dai pubblici ufBzi, e la sospensione dal loro esercizio);
pene pecuniarie, (cio la multa e l'ammendaj : e che viene
annessa Vinfamia legale alle pene della morte e dei lavori
forzati a vita ; anzi agli stessi lavori forzati a tempo, in
certi casi pi gravi tassativamente determinati (2).
384
LIBRO SECONDO.
CAPO III.
CONFRONTO DEL SISTEMA PENALE CHE CI REGGE
COI PRINCIPE SCIENTIFICI RELATIVI ALLA PENA SOCIALE.
Cercare in concreto il miglior sistema di pene adatte
ad una nazione in un dato momento della sua vita ap
partiene piuttosto all'arte di governare che non alla scienza
del diritto penale (1). Ma siccome entra nel dominio di
questa scienza additare i principi] fondamentali di un buon
sistema punitivo, cos non esce dalla sua cerchia il porre
a fronte con quei principii i sistemi penali positivi. Con
frontiamo dunque coi principii relativi alla pena sociale
da noi indicati nel capo primo di questo II libro (2) cia
scuna delle quattro categorie di pene onde vedemmo con
stare il nostro sistema penale positivo.
SEZIONE I.
Pena di morte.
Tanto si detto e scritto pro e contro la pena di morte
che questa pu ornai dirsi una questione esaurita. Per, nel
confrontare il sistema penale che ci regge coi principii
alla vigilanza della polizia, e la confisca di oggetti determinati datla
legge.
V. Cod. pen. toscano, art. 1,2, 12; art. 13 (colla modificazione arreca
tavi dal Decreto del R. Governo della Toscana, in data 10 gennaio 1860),
art. 24 e 28.
(1) V. retro pag. 294.
(2) V. sopra pag. 274 e seg.
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SFXONDO.
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UBRO SECONDO.
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I.IBUO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
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LIBRO SECONDO.
SEZIONE II.
Pene privative della libert.
Per ci che riflette prima di tutto la pena dei lavori
forzati, crediamo che nel modo con cui viene ora appli
cata non n emendatrice, n esemplare.
Non emendatrice ; perch il benefizio dei primi giorni
dell'isolamento viene tosto distrutto dall'appaiare il nuovo
entrato nel bagno con un altro condannato; la vita in
comune, il mal esempio degli altri rendono sordo il for
zato ad ogni sentimento di umana dignit; i dormitoi
comuni sono facilitazione e teatro di oscene dissolutezze;
le bettole interne sono fomite di stravizzi; il contatto con
lavoranti liberi, mentre riesce per questi una deplorabile
scuola di malvagit, porge occasione ai forzati di com
mettere nuovi misfatti. La delazione incoraggiata e pre
miata nuova fonte d'immoralit.
Non esemplare; perch in realt pena men dura
della reclusione. I lavori che si eseguiscono dai forzati
non sono in sostanza pi faticosi di quelli eseguiti dai re
clusi. Ch anzi il lavorare che fanno i forzati all'aria
aperta, al raggio vivificante del sole, colla vista del cielo e
del mare, non in verun modo da paragonarsi col lavoro
rinchiuso dei penitenziarii. E di fatto, gli accusati di cri
mini gravi preferiscono d'ordinario venir condannati ai
lavori forzati anzich alla reclusione.
Anche nelle altre pene privative della libert (ove se
ne eccettuino le minori, come il confino, l'esilio locale,
gli arresti) sono a lamentare in generale una gran parte
di questi inconvenienti; bench essi vengano man mano
397
398
LIBRO SECONDO.
399
SEZIONE III.
Pene privative di diritti.
Nulla sapremmo ridire sulle pene privative di certi di
ritti stabilite dal nostro codice penale. Solo affrettiamo col
desiderio il momento in cui nessuna pena sia pi dichiarata
infamante. Poich, o l'infamia legale si considera solamente
in quanto produce la perdita di certi diritti , e la dichia
razione d'infamia torna evidentemente superflua : ovvero
LIBRO SECONDO.
si considera in se stessa, ed inutile per un altro rispetto;
giacch la fama o l'infamia d'una persona dipendono dal
valore morale delle sue azioni e dall'opinione degli altri
sulle medesime, non da una dichiarazione della legge o
da una sentenza del giudice.
SEZIONE IV.
Pene pecuniarie.
Si disse contro le pene pecuniarie che esse non sono
personali al reo, ma gravitano sull'intera famiglia, e talora
su questa esclusivamente (1); che sono disuguali e par
ziali, stante la disuguaglianza dei patrimonii e il diverso
apprezzamento che ne fanno i diversi individui; che in6ne
spesse volte riescono inapplicabili, come avviene riguardo
ai nullatenenti.
L'appunto di non essere personali si potrebbe fare egual
mente a qualunque altra specie di pena; non essendovene
alcuna da cui l'intera famiglia del condannato non soffra
qualche danno. Non riesce anzi in certi casi pi dannoso
per la famiglia del condannato restar priva, p. es., del
proprio capo per dieci o quindici anni che questi debba
passare in un penitenziario od in un bagno, che non
l'essere il medesimo obbligato a pagare, poniamo pure
5000 lire, che il maximum della multa?
Forse sono pi gravi le altre obbiezioni. Poich vera
mente alcune centinaia di lire sono poca cosa per un
(1) Per esempio qnandj il condannato muore prima d'aver pagato la
multa o l'ammenda.
401
402
LIBRO SECONDO.
I.
Opere teoriche generali.
Beccaria, Dei delitti e delle pene. Vedi l'edizione di Milano
del 1856, in-8.
Romagnosi, Genesi del Diritto penale. V. l'edizione di Milano
del 1852.
Carmignani, Teoria delle leggi della sicurezza sociale. Pisa,
edizione del 1831.
(1) Ili volgeri losi il mio libro soltanto a coloro che movono i primi passi
negli studi penali, non intendo dar qui un indice bibliografico sulla ma
teria. Per chi vuole studiare seriamente non sono necessari molti libri,
ma necessaria molta riflessione, molta pazienza, molta perseveranza,
ajutata da pochi libri, ma buoni. solo quando il criterio si formato,
quando la materia si 6 ben digerita, che si pu con frutto consultar molti
autori. Molta le^na accresco un fuoco gi grande; ma soffoca quello che
appena comincia ad accendersi. Io volli qui solamente additare a modo
dVsempio alcuni di quei buoni libri, ai quali il novizio pu sicuramente
stendere la mano: e pochi appunto ne cito, per evitare la confusione dell
idee, cosa funesta sempre, ma specialmente negli studi elementari. Chi
bramasse avere una compiuta bibliografia penale potrebbe utilmente con
sultare il Nypels, in principio della sua opera Le droit penai francai* progressif et compar. Veggasi pure la Bibtioteca scelta del fro criminale
italiano, pubblicata a Milano dall'avv. Toccagri.
kOk
II.
Opere che rischiarano col lume dei principi! , dei con
fronti, della giurisprudenza, il testo delle leggi penali
positive.
Chauveau ed Hlie, Thorie du code pena. Vedi l'ultima edi
zione del 1863.
Blanche, tudes pratiques sur le code penal. Parigi, 186l
e 1864.
Nvpels, Le Droit penai frangais progressif et compare. Pa
rigi, 1864.
Rolland de Villargues, Les codes crimincls interprts par la
jurisprudence et la doctrine. Parigi, 1861.
405
III.
Opere che giovano al illustrare alcuni punti speciali
relativi al reato in genere.
Carrara, Lezioni sul dolo, stil conato, sulla complicit. Lucca,
vedi la 5* edizione del 1865.
Briand et Chaud , Manuel complet de indecine legale. Pa
rigi, 1858.
Casper, Manuale pratico di medicina legale. Vedi la tradu
zione italiana del dott. E. Leone, Torino 1866.
Ysabeau, Physiognomonie et phrnologie. Parigi (1).
Moreau-Christophe, Le monde des coquins. Parigi, 1863-65.
Ellero, vedi parecchi articoli inseriti nel Giornale per l'aboli
zione della pena di morte, da lui fondato e diretto. Milano
e Bologna, 1861-65.
IV.
Opere che riflettono specialmente le moderne riforme
nel sistema punitivo.
Lucas, Du systme penal et du systme rpressif , eie. Pa
rigi, 1827. Du systme pnitentiaire en Europe etaux
tats-Vnis. Parigi], 1834. Des moyens et des condiUons d'une rforme pnitentiaire en France. Parigi, 1840.
Moreau-Christophe , De la rforme des prisons en France ,
base sur la doctrine du systme penal, et le principe de
l'isolement individuel. Parigi, 1837.
Faucher (Leon), De la rforme des prisons. Parigi, 1838.
Alauzet, Essai sur les peines et le systme pnitentiaire. Pa
rigi, 1842.
(I) Quest'opera fu pubblicata in questi ultimi anni, rea non porta ve
runa data.
U06
Beaumont et Toqueville, Du systme pnitentiaire aux tatsUnis, et de son application en France; sitivi d'un appen
dice sur les colonies pnales, et de notes statistiques . Pa
rigi , vedi l'ediz. del 1845.
Petiti di Roreto, Della condizione attuale delle carceri e dei
mezzi di migliorarla. Torino, 1840.
Ducptiaux, Des progrs et de Vetat actuel de Ut rforme p
nitentiaire. Bruxelles, 1837.
Ferrus, Des prisonniers, de Vemprisonncment et des prisons.
Parigi, 1850.
Massone, La pena dei lavori forzati. Genova, 1851.
Blosseville (De) , Histoire de la colonisation pnale et des
tablissemens de VAngleterreen Australie. vreux, 1859.
Barbaroux, De la transportation et de la colonisation pniten
tiaire. Parigi, 1857.
Bonneville, Trait des diverses institutions complmentaires
du rgime pnitentiaire.
Lavini, Relazione al Ministro dell'interno della Commissione
istituita col R. Decreto 16 febbr. 1 862 per l'esame di varii
quesiti relativi alle materie penitenziarie. Torino, 1863.
Garelli', Delle colonie penali nell'arcipelago toscano. Ge
nova. 1865.
Vazio, Effemeride carceraria. Torino (Rivista mensile comin
ciata col gennaio 1865).
Ellero, La pena di morte. Venezia, 1860.
Mittermajer, La pena di morte considerata nella scienza, nel
l'esperienza e nelle legislazioni, versione ital. di C. F. G.,
pubblicata per cura del prof. Frane. Carrara. Lucca, 1864.
Mancini, Discorsi alla Camera dei Deputati per l'abolizione
della pena di morte pronunciati nei giorni 24, 25 feb
braio, e 13 marzo 1865.
V.
Opere riflettenti la storia del Diritto penale.
Ortolan , Introductmi historique l'tude de la lgislation
pnale compare. Parigi, 1840.
107
VOLUME
i
Sistema penale che ci regge
Correzionali Di polizia Accessorie Regole per applicare
e graduare le peno
Peni pecuniari*