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Anatomia di una ripetizione

Parte 6 – I Like DOMS

Ripensando a quando ero piccolo, mi accorgo che sarei stato un candidato perfetto per una tesi del
tipo “il bambino con problemi – cercare il dolore fisico, perchè?”.
Mi ricordo i martedì in terza superiore, quando in classe iniziavano i dolori dell'allenamento pre-
cedente e piano piano mi paralizzavo sulla sedia via via che le ore di lezione passavano. All'inter-
vallo le prime avvisaglie, l'ultima ora anche a sedere ogni movimento iniziava ad essere doloroso.
All'uscita da scuola le gambe erano andate.
Che spettacolo... l'allenamento del giorno prima aveva dato i suoi frutti, e questo dolore mi rendeva
soddisfatto: il piccolo guerriero con gli occhiali Paolino aveva compiuto il suo dovere nell'eterna
battaglia combattuta a colpi di ripetute in pista.
DOMS, dolori post allenamento. Questa sigla mi è sempre piaciuta, riesce ad evocarmi DOOM, il
videogioco ossessivo che non mi faceva dormire se non finivo il quadro, oppure Victor Von Doom,
il Dottor Destino dei Fantastici Quattro, non quello cagoso del film, quello vero dei fumetti.
A 16 anni, fino ad arrivare ai 40, i DOMS mi hanno sempre accompagnato, penso di essere diven-
tato dipendente da queste sensazioni, come drogato. Ma... non sono solo. So benissimo che state
sghignazzando in un moto d'approvazione.
I DOMS sono la cicatrice che l'allenamento ci lascia. Derivano dall'allenamento, perciò sono asso-
ciati in un connubio strettissimo, quasi causale: mi alleno alla grande, ho DOMS alla grande.
Ma quello che conta non è l'affermazione “dritta”, ma quella “rovesciata”: ho DOMS alla grande,
mi sono allenato alla grande. E ancor di più la negazione di questa: non ho DOMS o ne ho pochi,
mi sono allenato male.
Il dolore come sacrificio è un classico della palestra, più di vomitare in allenamento, o di macinare
ripetizioni mentre si annega nell'acido lattico. Potremmo lanciarci in disquisizioni di antropologia
della palestra, tipo far discendere i pesi dall'archetipo della guerra, il valore simbolico del bilan-
ciere come arma o, in ottica freudiana, come simbolo fallico. Avete notato che qualsiasi fottutissi-
ma cosa è un simbolo fallico per alcuni psicologi? Attenti a quando bevete dalla bottiglia, non sia
mai che stiate manifestando una omosessualità latente...
Potremmo lanciarci in questo ed altro, ma sono tutte cazzate che conosciamo così bene da darle
per scontate.
Il punto è questo: i DOMS forniscono indicazioni sul fatto che mi sono allenato bene o no? E poi,
più semplicemente, cosa sono i DOMS?
Non è così semplice come sembra
Per prima cosa, la definizione. DOMS sta per Delayed Onset Muscular Soreness, dolori muscolari
ad insorgenza ritardata. I DOMS sono un effetto dell'allenamento, perciò c'è una correlazione fra al-
lenamento e DOMS, ma come sempre “correlazione” non significa “causalità”.

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Attenzione perchè il passaggio è più delicato di quanto sembri e alla fine ognuno associa il dolore
all'efficacia dell'allenamento e perciò il dolore a “diventare grossi e/o forti”.
Che l'entità dei DOMS non sia correlata all'efficacia dell'allenamento è facilmente deducibile, per-
ciò se non volete leggere il resto, fermatevi ai prossimi paragrafi ma memorizzateli per sempre. Due
esempi:
 Sto fermo 6 mesi, poi inizio ad allenarmi. I primi giorni sono assolutamente devastato.
Perciò in questi giorni il mio programma di allenamento è efficace al massimo e sto
crescendo alla grande. Tutti sanno che è una idiozia assoluta. Però estendete il concetto: se i
DOMS fossero legati all'efficacia dell'allenamento, allora i principianti o chi si allena poco o
chi rientra da un infortunio dovrebbero avere dei risultati esorbitanti, e meno coloro che si
allenano con costanza, che hanno meno DOMS. Allenatevi molto infrequentemente, avrete
sempre i DOMS, state migliorando. Ok, credeteci, buona fortuna!
 Mi piazzo sulla bicicletta e pedalo per 4 ore di fila, oppure corro a piedi per 2 ore o scendo
10 rampe di scale per 10 volte. Il giorno dopo ho i quadricipiti a pezzi, dolenti in ogni
millimetro quadrato. Non solo, mi fanno male le ossa e le articolazioni. Più di quanto
otterrei con un 3x8 di squat agonizzante. Se siete convinti di questo, sostituite il vostro squat
con le scale al contrario, ma allenatevi così quando nessuno vi guarda, vi prego.
Perciò c'è di più.
Il primo studio sui DOMS è del 1902 (!!), e l'autore portava come spiegazione del fenomeno un
“danno alle strutture muscolari”. Sembra incredibile, ma nel 2008 ancora nessuno riesce a spiegare
con sicurezza cosa siano i DOMS, sebbene la teoria del danno alle strutture muscolari sia quella che
viene accettata in ambito accademico: sono affascinato dal fatto che un fenomeno così frequente,
ricorrente, osservabile da tutti non abbia una spiegazione compiuta e assolutamente definita.
Ahia, fa male!!
Tutti sperimentiamo il dolore in una qualche forma, e tutti abbiamo idea del perchè questo esista: è
un modo per avvertirci che qualcosa non va. Una definizione più rigorosa è la seguente: “una spia-
cevole esperienza sensoriale ed emozionale associata da un danno ai tessuti presente o potenziale o
descritta in termini di questo danno”.
E' chiaro che la definizione avendo carattere generale rimane molto sul vago, e molto andrebbe ag-
giunto. Ad esempio, se la funzione del dolore è quella di avvertirci di un pericolo, dovrebbe accade-
re prima che l'evento pericoloso porti a danni irreversibili e l'entità del dolore stesso dovrebbe esse-
re proporzionale al pericolo.
Quello che accade, invece, è che il dolore può insorgere anche quando non è presente un oggettivo
stimolo pericoloso, e che l'entità del dolore stesso sia estremamente variabile, sia a parità di “perico-
lo”, sia come percezione in se: il dolore è influenzato dal carattere, dall'ambiente culturale, dal mio
stato emotivo, da 2000 aspetti.
Nel caso dei DOMS viene definita una scala di percezione del dolore post allenamento, che è affetta
da tutti i problemi sopra riportati. Tanto per dire, ci sono studi che mostrano come le stesse persone
assegnino un valore di “intollerabile” ai dolori di oggi e allo stesso tempo a quelli di domani, pur
affermando che sono più intensi. Comunque sia, un incrocio di metodi di registrazione delle sensa-
zioni dolorose porta ad un buon grado di attendibilità.
Chi segnala che sentiamo male
Mi sembra scontato dire che gli stimoli potenzialmente pericolosi vengono comunicati al nostro
cervello sotto forma di “dolore” da delle terminazioni nervose: il sistema nervoso è bovinamente as-

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similabile ad un insieme di sensori, di elaboratori e di attuatori perciò il dolore può essere interpre-
tato come uno speciale segnale inviato al cervello perchè questo agisca in qualche modo.
Considerate l'influenza del dolore nella vita dell'Uomo e capirete quanta attenzione possa esserci al
riguardo. Dei DOMS quanto fregherà alla comunità scientifica?

Esistono delle fibre nervose che sono chiamate nervi a terminazione libera, cioè non sono dotati del
rivestimento nell'estremità, risultando sensibili a certi tipi di stimoli. Queste fibre sono dette noci-
cettori, cioè recettori di stimoli nocivi. Ce ne sono di sensibili agli stimoli termici, meccanici, chi-
mici e sono distribuiti in tutto il corpo, dai nocicettori cutanei a quelli presenti negli organi interni.
I nocicettori muscolari sono collocati lungo le pareti dei capillari e nel tessuto connettivo muscola-
re, mentre non sono presenti all'interno delle fibre muscolari. E' interessante notare che ogni noci-
cettore ha una sua area bersaglio, e se lo stimolo doloroso non è nell'area di influenza il dolore non
viene percepito. Per questo molto spesso il dolore a seguito di uno strappo muscolare non viene
percepito in proporzione al danno stesso.
Gli studi evidenziano che il dolore muscolare non è attivato da un danno muscolare, quanto da un
cambiamento chimico indotto da questo nell'ambiente in cui si trova il tessuto muscolare, che ab-
bassa la soglia di percezione del dolore.
E' noto a tutti che si percepiscono i DOMS solo quando ci muoviamo, non quando siamo a riposo,
anche se il danno muscolare c'è comunque. Se il dolore fosse dovuto al danno muscolare in se do-
vremmo provare dolore sempre.
In nocicettori sono collegati alla corteccia cerebrale tramite dei neuroni che attraversano la spina
dorsale, che non va vista come un semplice bus tipo quello del computer. I motoneuroni di secondo
livello presenti nella spina dorsale recepiscono le informazioni dei nocicettori per reagire pronta-
mente, ad esempio quando appoggiate un piede nudo su una superficie troppo calda o appuntita e
istantaneamente lo ritraete: il movimento è generato a livello spinale per essere più veloce rispetto
ad una elaborazione “cosciente” data dal cervello.

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In più è possibile effettuare, sia nella spina che nel cervello stesso, una modulazione del dolore. Il
sistema nervoso ha la capacità di generare sostanze simili agli oppiacei per auto-anestetizzarsi in si-
tuazioni in cui è necessario non tenere conto degli stimoli pericolosi dell'ambiente esterno. In situa-
zioni dove è richiesto il massimo impegno muscolare (in gara o in fuga da una sfera di pietra che ci
vuole schiacciare) le contusioni, le ferite o gli infortuni muscolari passano in secondo piano e il do-
lore non viene percepito.
Già da qui si può capire perchè, pieno di DOMS alle gambe, posso scaldarmi e fare squat alla morte
e i dolori svaniscono, sebbene temporaneamente: il segnale di un problema all'interno del corpo da-
to dai DOMS è meno importante del segnale che mi invia l'ambiente dato dal bilanciere che mi
schiaccia, perciò il cervello bypassa i DOMS disattivando il dolore muscolare.
Preciso ancora che la complessità dei meccanismi del dolore è immensa, e la mediazione fra poten-
ziale stimolo dannoso e dolore recepito dal cervello passa attraverso una cascata enorme di sostanze
di cui non facciamo menzione: il “sensore” che invia scarichette elettriche al cervello è da intender-
si come modello ultrasemplificato di qualcosa di terrificantemente complicato eh...
Ci siamo allenati, due giorni dopo siamo triturati
Entrando nel dettaglio, quando parliamo di DOMS come effetto dell'esercizio fisico, possiamo di-
stinguere due fasi principali: la prima ed immediata è quella del danno muscolare causato dall'eser-
cizio, la seconda e prolungata è quella dell'attività di recupero e rimodellazione del tessuto muscola-
re danneggiato.
Perciò, a seguito del danno inizia un processo infiammatorio necessario al restauro della situazione
pregressa, anche se l'interazione fra infiammazione e cambiamenti strutturali non è chiara.
Forza ROM Circonferenza

P 0 24 48 72 96 120 P 0 24 48 72 96 120 P 0 24 48 72 96 120

CK Mioglobina DOMS

P 0 24 48 72 96 120 P 0 24 48 72 96 120 P 0 24 48 72 96 120

Il danno muscolare è associato alla rottura dei sarcomeri in prossimità dei dischi Z (le pareti di con-
tatto fra sarcomeri contigui) con fuoriuscita di materiale cellulare nel sangue e nei tessuti circostan-
ti. Il muscolo si gonfia, perde forza, diminuisce il ROM cioè l'arco di movimento possibile, e insor-
gono i DOMS.

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La quantificazione di questi elementi porta ad un quadro più chiaro di cosa accada in presenza di
danno muscolare causato dall'esercizio. In particolare possiamo misurare i livelli di sostanze fuoriu-
scite dai muscoli presenti nel sangue, come dei marker.
In particolare viene tracciato il quantitativo di creatinakinasi (CK), una proteina specifica dei mu-
scoli che viene così associata ad un danneggiamento dei tessuti. Le persone che hanno problemi di
colesterolo e assumono statine per regolarizzarlo devono tenere sotto controllo la CK perchè le sta-
tine possono indurre la rabdomiolisi, una degenerazione dei muscoli che porta proprio ad un incre-
mento della CK che risulta così essere l'indicatore principale da monitorare.
In questi grafici tanto carini ho riportato un andamento qualitativo delle grandezze in gioco. Le mi-
surazioni sono ad intervalli di 24 ore, dove P indica la situazione preesistente all'esercizio e lo zero
il periodo successivo all'esercizio stesso. Mi raccomando: con “qualitativo” intendo dire che non ho
messo sull'asse verticale l'unità di misura e i valori di riferimento, e che dovete concentrarvi sulla
forma generale delle curve, che poi certe grandezze siano normalizzate al 100% o si misurino in na-
nomoli per litro non è in questo momento rilevante.
I grafici evidenziano che c'è una perdita di forza che viene recuperata, una diminuzione del ROM,
un incremento della CK e della mioglobina (un'altra proteina specifica dei muscoli che si riversa nel
sangue), un aumeto della circonferenza e l'insorgenza dei DOMS.
Tutto da manuale.
Ma c'è un aspetto fondamentale, e sorprendente per certi aspetti, rappresentato da questo grafico che
mi ricorda molto i fogli di Burda che usava la mia mamma per tagliare le sagome dei vestiti.

Ho semplicemente riportato in un unico grafico tutte le curve pallinate dei grafici precedenti (meno
quella della mioglobina). A parte il gran casino, quello che si nota è che risulta difficile stabilire una
relazione causale fra i parametri:
 Il recupero della forza è molto avanzato quando i DOMS sono nella loro fase di massima
espressione.
 I DOMS diminuiscono quando la CK (che rappresenta il danno muscolare) ha il suo picco,

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idem per il gonfiore muscolare.
 Il ROM ha un recupero repentino quando i livelli di forza sono molto lontani da essere
ristabiliti.
Per questo associare i DOMS al recupero può essere pericoloso. E' cioè assodato che i DOMS non
sono correlati in maniera stretta con gli altri parametri.
Complichiamo ancora di più la situazione
In situazioni dove le variabili in gioco si comportano senza un legame evidente i ricercatori cercano
di parcellizzare il problema, bloccando alcuni elementi e cercando di capire come interagiscono al-
tri. Cercano, cioè, di semplificare.

Ci sono studi che confrontano i parametri fra soggetti allenati e non allenati. Un soggetto allenato
ha una minor perdita di forza ed un recupero più veloce a seguito di un allenamento rispetto ad uno
non allenato, mentre i livelli di DOMS sono assolutamente paragonabili.

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La perdita di forza è connessa al danno muscolare, perciò a parità di DOMS i due soggetti speri-
mentano un diverso danno muscolare. Ciò significa che non è esatto correlare i DOMS al danno
muscolare stesso, perciò all'efficacia dell'allenamento.
Analogamente, sullo stesso soggetto l'uso di carichi differenti può portare a stessi DOMS quando il
danno muscolare è molto diverso.
Infine, la percezione dei DOMS cambia a seconda del gruppo muscolare utilizzato.
Ci sono altri studi che fanno vedere come allenarsi con i DOMS porta alla loro scomparsa tempora-
nea per poi farli tornare fuori dopo la seduta. Se i carichi sono leggeri non c'è nemmeno influenza
nel processo di recupero.
Come nota di precisazione, in tutti gli studi viene sempre fatto riferimento ad esercizi eccentrici af-
fermando che provocano più danno muscolare rispetto a quelli concentrici, ma credo che a questo
punto sia chiaro come relazionare uno studio scientifico con la realtà di quello che facciamo noi:
una mediazione attenta delle informazioni in modo da non estrapolare conclusioni non corrette.
Giù nel profondo della Supercompensazione

Dài... sbilanciamoci! Proviamo a legare il mondo microscopico con quello macroscopico.


Ritorno in palestra dopo una pausa, mi alleno nello stacco in 3x6 con un carico decente, diciamo
“da rientro”. Nei giorni successivi sono un po' demolito. Rifaccio lo stacco la settimana successiva,
sempre il solito 3x6 con lo stesso peso dato che sono in ripresa. I DOMS sono assenti o molto meno
intensi.

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A chiunque è capitato. Ma... perchè succede? Abbiamo sperimentato quello che si chiama repeated-
bout effect o, se vogliamo, l'effetto della serie ripetuta. Se andassi ad analizzare tutti le variabili che
ho precedentemente descritto, vedrei che non solo i DOMS sono migliorati, ma anche tutti gli altri
parametri.
Mi alleno, ho una perdita di performance che viene rappresentata nella curva della supercompensa-
zione con un andamento decrescente, poi ho il recupero e il mio corpo si porta ad un livello superio-
re.
La supercompensazione è una rappresentazione macroscopica che condensa in se tutti gli aspetti
microscopici di cui abbiamo parlato (e tanti altri): è come se la curva blu rappresentasse la sintesi di
tutte le altre curve dei grafici della perdita di forza, del ROM, dell'incremento della CK e dei
DOMS. L'allenamento successivo il mio corpo si è portato ad un livello superiore, e la curva andrà
meno giù di prima, cioè i parametri microscopici varieranno di meno.
Iniziando a scavare sotto la sottile curva blu si cominciano ad introdurre degli elementi più di detta-
glio, ma già a questo livello si capisce come sia impossibile associare la supercompensazione sola-
mente ad un fattore, ad esempio i classici DOMS.
L'argomento è di interesse assoluto, specialmente per atleti di alto livello: selezionare un set di pa-
rametri che permette di definire correttamente quale è il momento migliore di allenarsi in un certo
modo permetterebbe interessanti incrementi di prestazioni.
Ancora più giù
Se abbiamo scoperto cosa c'è sotto il cofano della superconpensazione, non abbiamo ancora definito
perchè questi parametri variano da allenamento ad allenamento.
I ricercatori hanno testato l'effetto della serie ripetuta in innumerevoli condizioni, tipo:
 due allenamenti identici sempre più distanziati nel tempo
 il primo allenamento sempre più leggero rispetto al secondo
 il primo allenamento effettuato su un ROM sempre più ridotto del secondo
 il primo allenamento effettuato da nudo, con sempre più persone che guardano
Ok, l'ultimo no, dài ah ah ah anche perchè se ci fossero stati dei benefici mi immagino tutti i pale-
stratori folli a fare squat con “la spada de foco” sguainata (citazione da quale film?) e a chiamare
tutti i parenti a guardarli.
Quello che si osserva è che anche un allenamento molto leggero produce un effetto “protettivo” a
distanza di tempo. Mi raccomando: “protettivo” non significa “efficare” ai nostri fini. E' comunque
un aspetto da tenere in considerazione, e personalmente ho sempre sperimentato che un ricondizio-
namento blandissimo con pesi e volumi infimi mi permette sempre di partire molto bene con il ciclo
di allenamento vero e proprio.
Questi allenamentini, sebbene pallosissimi, mi hanno sempre dato molti benefici rispetto al non far-
li. Fare 2x6 di panca con dei ridicoli 50Kg o uno squat in 2x8 con dei patetici 70Kg che mi ci vuole
più a preparare il tutto che per fare l'allenamento mi permette però la settimana successiva di avere
meno DOMS e annessi.
Pertanto, a seguito di un allenamento:

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Vi è un danno muscolare che causa la rottura delle strutture cellulari, principalmente a carico dei di-
schi Z cioè alla congiunzione fra i sarcomeri. Si riversano nel sangue e nei fluidi extracellulari le
sostanze intracellulari proprie dei muscoli.
Inizia una risposta infiammatoria con tutto l'insieme di sostanze prodotte in questi casi, (i macrofagi
iniziano a ripulire i muscoli dalle cellule danneggiate... ah, i macrofagi sono gli spazzini del corpo,
avete visto i cartoni animati “siamo fatti così?”).
Si crea l'ambiente che porta alla sensibilizzazione dei nocicettori e pertanto all'insorgere dei DOMS.
Fra danno e sensibilizzazione passa del tempo. Analogamente iniziano a incrementarsi nel sangue i
valori di tutti i marker di cui abbiamo fatto cenno.
Iniziano gli adattamenti specifici per sopperire all'attuale stato degenerativo:
 adattamenti neurali: incremento del reclutamento e della sincronizzazione delle fibre
muscolari
 adattamenti dei costituenti non contrattili dei muscoli: incremento della rigidità passiva e
dinamica, incremento del tessuto connettivo intramuscolare
 adattamenti dei costituenti contrattili: incremento del numero dei sarcomeri, rafforzamento
della membrana plasmatica, incremento della sintesi delle proteine, eliminazione delle fibre
deboli e rimpiazzamento con fibre più forti
Ognuno dei punti sopra elencati vi sono tonnellate di studi e se volessimo dettagliare la Supercom-
pensazione con quello che veramente rappresenta, per ogni aspetto dovremmo identificare una o più
grandezze di riferimento. Ad esempio, se parliamo di miglioramento del reclutamento delle fibre
dovremmo inventarci un parametro che tenga conto di quanto questo migliora, se parliamo di in-
cremento di sintesi proteica ci vorrebbe un indicatore che ne tenga conto.
Solo così sarebbe possibile determinare con sicurezza quando è meglio allenarci di nuovo.
Tutti questi fattori determinano un adattamento e un miglioramento del tessuto muscolare che di-
venta più “resistente” a nuovi stimoli. Et voilà, l'effetto delle serie ripetute o, se vogliamo, l'essenza
dell'allenamento: variazioni a livello cellulare che, complessivamente, permettono di incrementare
la prestazione fisica nell'attività che ci interessa.
Conclusioni... Ma allora cosa ci dicono i DOMS?
Possiamo considerare i DOMS un avvertimento, una segnalazione, un warning come dicono gli an-
glosassoni. C'è qualcosa che non va, è in atto un processo rigenerativo. Sta a noi gestire questo av-
vertimento e non farsi prendere la mano. Non sono i DOMS che devono guidare i nostri allenamen-
ti, ma dobbiamo tenerne di conto per giudicare lo stato del nostro recupero.
L'allenamento provoca una serie di modifiche al nostro corpo di cui i DOMS sono l'aspetto più evi-
dente, ma non l'unico. Non dobbiamo perciò fidarci dei DOMS come criterio di scelta su quando
riallenarsi, anche perchè un atleta molto preparato avrà meno DOMS di un principiante, avrà meno
cali di forza, recupererà prima. Ed infatti è proprio questa una causa di infortuni: l'assenza dei
DOMS furiosi e paralizzanti.
Dovete usare il buon senso: dire che un allenamento è efficace perchè si è triturati è assolutamente
senza senso, ed avere perennemente DOMS è anch'essa una strategia che non porta a niente, perchè
sottoponete il vostro corpo ad uno stress continuo. Il peggior modo di allenarvi è massacrarvi e a-
spettare di recuperare: un andamento singhiozzante dei DOMS che è meno efficace di altre strate-
gie.

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Dall'altra parte dovete tenere a mente che i DOMS accadono per una sensibilizzazione dei nocicet-
tori a causa del danno muscolare indotto dall'allenamento, e questo c'è sempre. Perciò un po' di
DOMS dovete per forza averli, e zero DOMS si ottiene solo non allenandosi.
Scopo di una corretta tabella d'allenamento è permettervi di recuperare fra le varie sedute neglieser-
cizi in cui cercate di migliorare, in modo da poter applicare gli stimoli in maniera progressiva se-
condo un abbozzo minimale di periodizzazione (leggi: non dovete essere maniacali ma nemmeno
andare a caso), perciò potete/dovete allenarvi con i DOMS, perchè la scheda vi permette di averli ad
un livello accettabile in ogni seduta.
Se, cioè, i DOMS sono un avvertimento, gestite l'avvertimento: abbiamo detto che i DOMS non so-
no direttamente correlati con il danno muscolare, però, Cristo, questo è vero se sono ad un livello
medio-basso ma se siete del tutto disintegrati che manco riuscite a girarvi nel letto, per quanto la
correlazione sia lasca tenetene di conto eh...
Per come la vedo io, dovete allenarvi in maniera tale che dopo al massimo 3 giorni i DOMS siano
ad un basso livello e durante quei 3 giorni dovreste sperimentare un po' di dolore (un po'!!) e un po'
di rigidezza muscolare. Se vi occorrono più di 3 giorni non è che siete ganzi e vi siete allenati da e-
roi ma semplicemente avete toppato la seduta e complessivamente vi potrete allenare di meno come
numero di sedute mensili.
Come per la supercompensazione non dovete aspettare il picco ma fare in modo di forzarvi a ottene-
re il picco quando volete voi, con i DOMS dovete fare in modo che vadano via quando lo decidete
voi. Ciò è assolutamente fattibile con un corretto allenamento. Anzi, questo E' il corretto allenamen-
to.
Tornando a tutti i parametri che potremmo misurare per determinare quando e come allenarci, vi
posso dire che esiste già una macchina che permette di stabilire il modo ottimale per ottenere risul-
tati, e ce l'avete tutti fra le orecchie. Utilizzate la Scienza come un ausilio, ma non fatevi dominare
dallo Scientismo.
Un buon allenatore osserva i suoi atleti, li conosce e applica le sue conoscenze in maniera persona-
lizzata. Non gli occorre sapere i livelli di CK dei ragazzi che allena, basta guardarli per capire se è
bene spronarli o mandarli sotto la doccia. Il CK è un ausilio per rifinire al meglio una preparazione
di un certo livello.
Se così non fosse, se fosse sufficiente leggere dei numerini, saremmo pieni di grandi allenatori e il
livello medio di certi risultati sarebbe molto elevato. Invece, non è così. Allenare/allenarsi è un'arte
difficile.

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