Il cantante di blus
cinico
I.
Il telefono interno riport Michele sulla terra. Si
era distratto, immerso nella lettura di una e-mail, e aveva lasciato che squillasse otto volte.
Rispose senza voglia: Manara.
Che fine hai fatto?. Era Giorgio, come al solito
in ansia quando aveva un orario da rispettare. Ha
chiamato Frattini, dobbiamo andare, muoviti!.
Ma devo proprio esserci?
Sei impazzito? Hai sentito che ha detto stamattina. Dovrai farla tu questa cosa. Io ci sono per lufficio
legale e Goppion per le risorse. I tedeschi vengono ad
affidarci questo compito per tutto il gruppo.
Che palle. S, vengo, vengo. Non ti agitare, ci vediamo in sala conferenze tra dieci minuti.
Da quando la Teorema era stata assorbita dal
gruppo tedesco Treue, le cose andavano di male in peggio per i dipendenti. Con sorprendente ingenuit, i dirigenti tedeschi pensavano che le loro soluzioni fossero
universali, e si adattassero anche ai lavoratori italiani.
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possono proprio fare a meno degli acronimi) creata appositamente, che consentisse di condividere le conoscenze tra le sedi del gruppo nei vari paesi, attraverso la
rete internet. E Michele temeva che qui potessero nascere molti dei problemi futuri.
La sala conferenze era desolante. Su novanta posti
a sedere erano presenti 15 persone, e bisognava anche
considerare che cera qualche curioso venuto a vedere i
tedeschi chi avessero mandato. Lultima volta era venuta Helga Shucko, una bionda da urlo, che fece il pienone
e strapp applausi a scena aperta, anche se nessuno ha
mai capito cosa dicesse.
Frattini, da buon ospite, fece gli onori di casa e,
quando quasi tutti furono seduti, cera pi gente sul piccolo palco che nelle poltroncine.
Potevamo andare in sala riunioni disse seccato a
Marco Goppion, il pi servile dei suoi collaboratori, evitando con cura di farsi sentire dal capo della delegazione tedesca. Goppion corse a chiamare il solutore dei
problemi delledificio.
Giovanni Morrone era il custode tuttofare della
Teorema. Come faceva sempre in questi casi, corse a
fare un giro di cortesi inviti negli uffici, a nome del gran
capo, e riemp la sala di colleghi, addetti alle pulizie,
sfaccendati vari dellazienda, felici di occupare una o
due ore in una perdita di tempo, tanto per cambiare autorizzata.
Il sorriso torn sulle labbra di Frattini che, dopo le
presentazioni, cominci a introdurre largomento: In
una societ basata sullinformazione, la capacit di organizzare e di gestire la conoscenza.
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II.
Il Salaria era un piccolo bar ristorante su via Salaria dove tutti i gioved, ma spesso anche in altre occasioni, Michele e gli amici della Teorema si incontravano.
Il locale era di Mario, ottimo cuoco e, come amava
definirsi, grande caffettiere. Veniva da Salerno, e caricava molto il suo accento campano per spacciare il suo
caff, ottimo per la verit, come un originale napoletano.
In una vetrina riscaldata facevano bella mostra le
sue pietanze di punta. Crpes imbottite di tagliolini al
limone, lasagna, risotto ai porcini, spezzatino di maiale
con peperoni, frittata di cipolle e ogni contorno di verdure crude e cotte che si possa immaginare.
Mario aveva gestito per oltre dieci anni lo snackbar interno della Teorema, che Frattini due anni prima
aveva fatto sostituire con pi economiche macchinette
da caff automatiche.
Cos aveva preso in gestione un bar chiuso da anni,
il Salaria appunto, adottandone il nome per conservare
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III.
Due settimane dopo, in ritardo sulle previsioni per
la gioia di Michele, Bea convoc la riunione per lo startup del KMS.
Startup pens Michele leggendo le-mail di Bea
ma devono proprio usare terminologia anglofona per
indicare anche cose banali come lavvio?. Rispose con
Sar ready and active per il briefing. Il mio calendar ha
dato lokappa.
Nella sala Giorgio e Manuela parlottavano aspettando gli altri, quando Michele entr con una cartella di
plastica blu elettrico in mano. Nella tasca trasparente sul
dorso, una scritta campeggiava sul cartoncino che doveva indicarne il contenuto: Il Cdb.
Ne trasse una decina di fogli stampati e li tenne in
mano mentre salutava. Ciao, che state cospirando?
Lomicidio del sergente Bea Palida? Io vi faccio da palo!.
Manuela fece una smorfia e chiese Perch sei cos stronzo? come se si informasse sul tempo.
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Ilcantantediblus
I
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Glihaidettochepotrebberidursiaunooduepezzi,unsaluto,
insomma una comparsata? disse Gianni ormai sullorlo
dellesasperazione.
Gianni, maticredichesonoscemo?Glihodettotutto,si, ma
nonnevuolesaperehopassatolultimasettimanaallostudiodi
registrazione,acasasua,eogginelmioufficioetuttoquelloche
hoottenutounvaffanculo!.
GiannidecisecheerailmomentodichiarireperbenelecoseTu
lo hai capito che noi don Salvatore non lo possiamo contrariare,
si?.
Oh, ma allora che devo fare, puntargli una pistola? disse
Maurizioesasperato.
Eh.
Che significa eh, sei impazzito? ma il tono di Maurizio non
eraconvintoquantoapparivanolesueparole.
Guaglio,quacistannoduepossibilit:ociva,oppureciva?
chiaro?.
Machefaimiminacciame?Eiochecipossofare?.
TupuoipassarealpianoB.
II
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Arrivallostudioancoraagitato,eiragazzicheloaspettavano
lo notarono subito. Qualcuno che lo conosceva meno, tent di
farlo parlare, accorgendosi troppo tardi che in quello stato Pino
dovevasolomettersiasuonareperpotersicalmare.Treoredopo
non erano riusciti a risolvere il problema del pezzo trainante del
nuovoalbum,chemancavadelsolitoritmo,echenonprendeva.
Pino non era concentrato, disse a tutti di andarsene e chiam
Laura.
III
GiannieMauriziononpotevanocostringerePino,enonavevano
dichericattarlo.Nonpotevanofarglisapereconchifacevanogli
affaricheconsentivanodiprodurrelasuamusica,perchavrebbe
potutoandarseneoaddiritturadenunciarli.Inrealtlapossibilit
che Pino potesse abbandonarli era emersa troppe volte nelle
ultimesettimane,specieincoincidenzaconitentatividiMaurizio
di convincerlo a partecipare al festival. Questa prospettiva era
disastrosa per i due soci, che ormai contavano sugli incassi dei
prossimilavoridiPinoperrimettersiinpiedi.
FucoscheGianniconcepilpianoB.Eratuttomoltosemplice,
niente poteva andare storto. Come si pensa di ogni piano prima
che, messo in atto, cominci a mostrare le centinaia di cose che
nonsieranopreviste.
La risonanza di quello sputo di manifestazione sarebbe stata
minima,qualchetrafilettosuiquotidianinazionalieintelevisione
forse niente: insomma massimo due giorni e se ne sarebbe
dimenticato il mondo intero anche se Pino avesse realmente
partecipato.OrasePinofossestatoinvacanzaose
NonpufunzionareMaurizioerafuoridis.Gianniinsisteva
su quella sua assurda idea. Non capisci che non puoi fare una
cosa simile? Se si viene a sapere io sono finito come
produttore.
Gianni cercava di essere paziente Guarda che se si viene a
sapere,latuacarrierasarlultimodeiproblemi.
Appunto scatt Maurizio lo vedi che mi dai ragione? Non si
pufare,nonsoperchancoraneparliamo.
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Intantosidisponevaadaffrontareunaltroproblema:imusicisti
che dovevano accompagnare Pino non potevano essere il solito
gruppo. Daltra parte anche gli altri del giro si sarebbero accorti
dello scambio. Anche Maurizio aveva sollevato il problema, ma
con scarsa convinzione, dato che ormai si era arreso e si era
messonellesuamani.
Lasoluzionegliarrivimprovvisa,edoposembrcosovviache
si chiese come mai non ci avesse pensato anche Maurizio:
anplagghed o unplugged o come cazzo si diceva in inglese.
Insomma due o tre pezzi di chitarra acustica a solo con la voce
inconfondibilediPino.
Tutto sembrava risolto, non restava che laudizione con
Maurizio. A Gaetano ancora non aveva detto niente sul reale
andamentodellaserataeintendevatrovareilsistemadifarlocon
tatto, sfruttando ladorazione per Pino che dallatteggiamento,
siapurbizzarro,diGaetanotraspariva.
IV
Proonto?.Lavoceassonnatadi LauraarrivaPinocomeun
pugno nello stomaco ad acuire il suo senso di colpa. Sapeva che
odiava essere svegliata. Laura, so Pino sussurr sperando di
non sentirla incazzata come accadeva spesso di recente. Pino,
addo staje?. Sto allo studio, non va tanto bene. Umh
Laura sapeva metterlo in imbarazzo come nessun altra.
Comunque in vacanza ci andiamo lo stesso, te lho promesso
dissecercandoundissensodicuiavrebbecertoapprofittato.Va
bene, chiamami domani che ci mettiamo daccordo,
buonanotte. Click. Aveva capito che gli avrebbe dato la solita
sla e, furba, nemmeno la risposta aveva aspettato. Vabbene
pensPino,vuoldirechelavacanzamelafaccio.Spenselaluce
echiusegliocchi.
V
BuonaseradisseGaetanounpoimpacciatoconlasuachitarra
inmano,mentresisedevasuunosgabellotroppoaltoperlasua
corporatura. Anche nel fisico gli somiglia a Pino, pens
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distrattamenteMauriziomentrerispondevaconunprofessionale
Buonasera, lasciando a Gianni il compito di chiudere la porta
insonorizzatadellasalettaprove.
Caggia fa ? disse Gaetano, mostrando in fondo qualche
differenza di linguaggio e accento con Pino, che non era un
principe, ma nemmeno questo rozzo scaricatore di porto.
Maurizio disse: Gianni le ha detto di cosa abbiamo bisogno.
Cominciamopurecolrepertoriobase.
I quaranta minuti che seguirono scioccarono Maurizio: era
bravo,si,conlachitarra,malavoceeradabrividi:sembravadi
avere Pino davanti. Lo stesso accento, le stesse inflessioni, gli
stessigesti.
MaurizioerasenzaparoleeGianni,ancheluicolpitononostante
conoscesse lo squilibrato, si fece baldanzoso e gioviale mentre
rientravanonellostudio.Masi,diamocituttideltu,infondopare
proprio che lavoreremo insieme, no? proruppe rivolto un po a
Gaetano e un po a Maurizio, raccogliendo cenni dassenso
entusiastidellunoedistrattidellaltro.
Gaetanocominciadire:Eiochopuredellaltraroba,mia,ma
perbuona,ugualeaquellachefa.
S, s intervenne Gianni tempestivo poi vediamo, ma per
questa serata ehm dobbiamo rimanere sul repertorio
standard di Pino, capisci ehm. Non sapeva ancora come
lavrebbemessa,anchesesierafattounidea,eavevaperquesto
schivatoognicontattoconMauriziopertuttoilpomeriggio.
SentiGaetano,iodevoparlartichiarodisse,mentreMaurizio
cominciavaamuoversinervosamentesullapoltronadipelledevi
saperechePinonellanostrascuderiadicantanti,anziproprio
il nostro uomo di punta. Ma io o saccio interruppe Gaetano
con foga perci aggia venuto add vui io o voglio
accanoscere. Si, forse ci sar modo anche di fare questo
continu Gianni, cercando di tenere a bada lesuberanza di
GaetanomaadessonoidobbiamorisolvereunproblemaaPino.
Tuseibravoafareisuoipezziesembriluiquandocanti.Bene,ci
serve che tu una sera lo sostituisca per tre o quattro pezzi con
chitarraevoceGiannisiinterruppevedendolefaccecheaveva
davanti cambiare improvvisamente. Maurizio era sconvolto per
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XI
Gaetanoavevapassatolanottearipensareaquellafollachelo
acclamava e lo chiamava Pino, che cantava le canzoni insieme a
lui. Era una sensazione indescrivibile, soprattutto per i suoi
limitati mezzi espressivi, ma lui continuava a volare. Si alz
troppoprestoeuscperandaredaMaurizioeGianniconunoradi
anticipo.
Arrivato allo studio non voleva salire, ma era impellente il
bisognodiapprovazionedeisuoiamici,cossiavviperlescale.
Laportadellasaladiattesaeraaperta.
Si avvicin timidamente allo studio, con la mano raccolta e le
noccheinfuorinellattodibussarequandosentGiannidire:Che
stafacciadamortorio?andata,no?.
Si ferm, temendo di interrompere qualche importante
riunione, ma non riusc a trattenersi dallorigliare. Non capiva
bene,Pinopartito.
Poidimprovviso
Bussallaporta.
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Avantidisseroinsiemespaventatiiduesoci.
Buongiooornoooo disse Gaetano, guardandoli con un sorriso
che li fece gelare. Aveva un lampo di lucida follia negli occhi.
Perchmiguardateaccuss?Micavifaccioniente.
Maurizio e Gianni capirono che quello non era pi il cretino dei
giorniprecedenti,eneebberoterrore.
Gaetano i tuoi soldi sono qua disse Gianni sperando con
questo di riportare tutto alla normalit. Nun te preoccup dei
soldidisseGaetanoctempo,dobbiamoancoralavoraretanto
insieme.
Machedici,laccordoerasoloperieriseradisseMaurizio
pococonvinto.
Ah,si?Sapiteioaggiacapitotuttecose,evuimonunputitefa
cchi niente. Mavit fa fa a me! Da oggi in poi io faccio le MIE
canzoni!AH!.
Gianni e Maurizio si guardarono sbalorditi e pensarono
allunisonoStustrunzchafuttut!.
FINE
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IV.
Mario sembrava allegro quel gioved sera al Salaria, quando Luca gli present Marcella. Forse dipendeva dalla dimensione folle del suo seno, coperto da un
top che faceva del suo meglio, con risultati a dir poco
modesti. Musicista anche lei, professionista affermata,
Marcella era uno dei pochi bocconcini di Luca che di
tanto in tanto ricompariva, tanto da far pensare che potesse davvero essere solo unamica.
Per era la sua prima volta al Salaria e Mario non
si fece sfuggire loccasione di apprezzarne le doti. Naturalmente non risparmi mediocri battute sulla opportunit che lei suonasse strumenti a fiato, avvantaggiata
comera dai polmoni e cos via, fino a che a salvarli entr Michele che se li port a un tavolo.
Sei tu che hai scritto Il cantante di blus? esord
Marcella prima ancora di salutare.
Oddio, non vorrai un autografo? disse Michele
ridendo, un po a disagio per il fatto che Luca aveva gi
diffuso la cosa.
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No, per mi piaciuto molto. Condivido la valutazione artistica su Pino e quindi il movente della storia.
Qualche anno fa ho suonato con lui e quando ho letto
del personaggio di Gaetano, mi parso quasi di riconoscerlo. La lingua napoletana va corretta, per, e la storia
ha dei punti deboli..
Ma dai, solo uno scherzo, una cosa venuta di
getto e finita l. Non c nessuna velleit artistica. Non
la puoi valutare come se fosse letteratura.
E io al contrario penso che ci sia del talento intervenne Giorgio, che era appena entrato insieme a Manuela e si era avvicinato alle spalle di Michele Sai
scrivere, ragazzo! disse in una penosa imitazione di
John Wayne.
Inoltre io ci ho proprio creduto aggiunse Manuela Vuoi vedere che tutto vero? Probabilmente lo dir
la Gabanelli nella prossima puntata di Report, citandoti
come fonte.
Quindi lo sapranno altre due o tre persone, intervene Giorgio e il giorno dopo i giornali parleranno
daltro.
Allora, lhai gi inviato a qualche editore? chiese Luca come dandolo per scontato.
Ma che, scherzi? A parte il fatto che non credo
abbia lo spessore letterario sufficiente, ma immagina
quante querele se solo lo leggesse qualcuno del suo entourage? Dai smettiamola e facciamo di questa cosa un
uso divertente. Mario! url verso il retro Posa il
grembiule e unisciti a noi per un altro giro.
Mario accorse alla chiamata dato che lultimo
cliente rimasto, un tipo tenebroso, se ne stava in disparte
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V.
Il venerd mattina, dopo la serata al Salaria, aveva
sempre una partenza difficile. Il mal di testa, che per
Michele era unabitudine ricorrente, quella mattina
sembrava voler stabilire un record di intensit e durata.
Il caff amaro e vari rimedi farmaceutici, non erano riusciti ad altro che a fargli venire anche un feroce
mal di stomaco.
Giorgio entr nel suo ufficio nel momento in cui
stava pensando di andarsene a casa.
Frattini mi ha detto di darlo a te gli disse mentre
gli passava un documento. Era un elenco del personale
che avrebbe dovuto iniziare la formazione sulluso del
KMS.
E poi ti ho messo insieme questi. Te li ho anche
mandati via e-mail. Gli pass un elenco di indirizzi di
posta elettronica.
Che roba ? riusc a dire attraverso la coltre che
gli annebbiava gli occhi.
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Certo, il pilates mi ha sempre incuriosito! Guarda, non vedo lora rispose, certo che lironia trasparisse, mentre le porte del primo piano la lasciavano uscire.
Ti chiamo domattina allora disse Bea andandosene.
Non lo so vedremo rispose Michele sottovoce
alle porte ormai chiuse. Era sempre stato il suo personale concetto di un rifiuto sgarbato.
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VI.
Marcella stava arrivando allo studio di registrazione a piedi quando cominci a piovere. Naturalmente
non aveva lombrello. Li aveva sempre odiati, ma adesso ne avrebbe voluto uno per proteggere la nuova custodia in cuoio del suo sax.
Entr nelledificio di cattivo umore e nellatrio incontr Gabin, un africano che viveva in Italia da
trentanni, eccellente percussionista, che avrebbe suonato con loro per sette dei dodici pezzi dellalbum a cui
stavano lavorando.
Ciao Marcella salut Gabin di ottimo umore
mentre chiudeva il suo ombrello sei tutta bagnata!
disse con un sorriso malizioso.
Gabin! Sempre un acuto osservatore, eh? sorrise
lei di rimando nonch un asso dei doppi sensi!
Gi, ho imparato dalla migliore che hai? Sembri stanca
Ieri sera sono andata in un bar con degli amici e
ho fatto tardino rispose Marcella mentre entravano nel47
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Azz! disse don Vittorio, che era un vero gentleman. Nel frattempo erano rientrati nello studio e lui non
dava pi segno di volersene andare.
A proposito disse Marcella a Gabin, se vuoi
leggerlo ce lho qui e lo prese dalla borsa.
Don Vittorio si fece attento e apparve nei suoi occhi una luce acuta, che tutti avrebbero notato se solo
Marcella non avesse attirato lattenzione sulle pagine
raccolte dalla spazzatura il giorno prima.
Non possiamo perdere tempo ora. Abbiamo lo
studio solo per tre ore e dobbiamo provare disse il chitarrista a Marcella ma sperando che anche don Vittorio
capisse lantifona lo leggiamo nel terzo tempo.
Il terzo tempo era labitudine, presa negli ultimi
mesi dal gruppo, di andare a prendere un aperitivo o a
mangiare una pizza dopo le prove. Il nome era mutuato
dal terzo tempo del rugby, una tradizione per cui, al
termine dei due tempi regolamentari della partita, i giocatori delle due squadre sono soliti ritrovarsi assieme ai
tifosi per festeggiare.
Andate, andate disse don Vittorio io vi sento
un poco da dietro al vetro e poi me ne vado, che devo
tornare a Napoli.
Cos Marcella, Rocco e Gabin raggiunsero il tecnico del suono e gli altri due musicisti che stavano gi
provando da un po nella stanza insonorizzata.
Mentre si preparavano, don Vittorio, mostrando
unagilit insospettabile in un uomo con quelle proporzioni, si intrufol nello sgabuzzino che faceva da guardaroba e scov la borsa di Marcella. Trov il racconto e
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se lo ficc rapidamente in tasca. Poi con calma raggiunse la porta dello studio e usc.
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VII.
Lo squillo della sveglia lo colse nel pieno di un
sogno meraviglioso che, come sapeva, di l a poco non
avrebbe pi ricordato. Michele la spense e cerc di restare aggrappato a quella fantasia che gi si dissolveva
lentamente.
La sveglia suonava ancora, e Michele la lanci
lontano dopo averla spenta inutilmente ancora una volta.
Ci vollero parecchi secondi per realizzare che era il telefono a suonare.
Si mise a cercare il cellulare, ma la sera prima non
laveva messo sul comodino come era solito fare. Dove
poteva essere finito? Riusc miracolosamente ad alzarsi
e a raggiungere il piccolo tavolo da biliardo che teneva
nella sua enorme stanza da letto, e che usava quasi
esclusivamente come servo muto.
Trov il maledetto apparecchio sotto il mucchio di
abiti della sera prima. Ancora squillava e vibrava come
un animale pronto a morderlo. Dopo aver premuto diverse volte il tasto sbagliato riusc a rispondere mentre
si accasciava sul letto S?.
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VIII.
Insomma che questo Salaria?
una specie di snack bar di Roma, dove si beve e
si mangia.
E stu Michele? Lhai trovato?
Non ancora, don Vitto. Datemi un poco di tempo, me lo avete detto ieri sera e era domenica.
Zicchin, qua di tempo non ce ne st. Tu ti devi
muovere. A me ste informazioni mi servono proprio
subito!
Don Vitto, state in buone mani, lo sapete. Ho gi
organizzato qualcosa. Vi chiamo io, stasera tardi o domani mattina.
Don Vittorio chiuse la telefonata senza nemmeno
salutare. Ci aveva pensato tutto il fine settimana, ma poi
la domenica sera aveva chiamato O Zicchinett. Lui gli
aveva assicurato che entro il luned in tarda mattinata gli
avrebbe detto qualcosa, ma questo non era abbastanza.
Doveva saperne di pi. Da dove veniva questa storia?
Chi laveva scritta? Con quali informazioni?
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Se si trattava solo di una coincidenza cera il rischio di suscitare una sgradevole curiosit intorno
allargomento. Conosceva O Zicchinett da parecchi anni ed era uno che ci sapeva fare. Laveva cresciuto nella
sua famiglia, quasi come un figlio.
Il suo temperamento era spesso eccessivo, ma era
un uomo efficiente.
A lui aveva insegnato tante cose, ma la lezione che
riteneva la pi importante, era che le informazioni sono
il bene pi prezioso che si possa ottenere.
E adesso lui doveva sapere.
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IX.
Venite da Silvia stasera?. Michele si era rivolto
a Manuela e Giorgio che prendevano il caff davanti ai
distributori della Teorema.
Silvia? Chi Silvia? Manuela era delicatamente
curiosa della vita privata di Michele, che era capace di
essere riservato al limite della misantropia.
Cos a ogni nome di donna che Michele pronunciava, Manuela si faceva attenta e sorridendo si spingeva a domande indiscrete, riuscendo sempre a fermarsi
molto prima dellinvadenza.
E dai, ve ne ho parlato. La mia amica ceramista
Quella che ha fatto i presepi in ceramica nel dicembre del 2003, e che ha avuto la menzione di merito
al premio Faenza nel 2005? domand Giorgio, interrompendolo.
Michele e Manuela si guardarono, poi guardarono
Giorgio e dissero contemporaneamente Tu non sei
normale!.
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X.
Dopo ventisette anni di quel lavoro, un corridoio
buio e deserto non avrebbe pi dovuto metterlo a disagio. Eppure non poteva fare a meno di sentire echeggiare rumori sinistri e strani scricchiolii, che si coagulavano in sprazzi di fantasia prossimi allallucinazione
quando, alle 23.30 di ogni giorno lavorativo, faceva il
giro di ispezione degli uffici prima di chiudere la Teorema.
A cinquantanove anni una mente superstiziosa pu
lavorare parecchio sullirrazionale, e Giovanni Morrone,
custode tuttofare della Teorema, era un pugliese con la
superstizione nel DNA.
Un tempo, quando il suo fisico lo faceva assomigliare pi a Tex Willer che a Mister Magoo, il suo incedere era pi sicuro, con la fedele Beretta 92F al fianco.
Adesso era stanco di quel lavoro, e quel percorso diventava sempre pi spossante.
Per questo, quando poteva, cercava di farlo anche
mezzora o pi prima del previsto, come stava facendo
quella sera.
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Quando vide la luce sotto la porta di Michele Manara pens che era un po tardi perch uno come lui
stesse ancora lavorando. Era una luce strana, per. Calda e non bianca come quella dei neon degli uffici, si
muoveva come fosse una torcia accesa.
Ladrenalina cominci a scorrere copiosa e il vecchio istinto di segugio gli mise in allerta tutti i sensi.
Estrasse a fatica larma, con un movimento quasi dimenticato, e si avvicin alla porta senza far rumore. Sapeva che avrebbe dovuto chiamare la polizia ma, con un
rigurgito dorgoglio, decise che avrebbe chiuso la carriera arrestando un ladro: un congedo con tutti gli onori
e magari anche un premio della direzione.
Dentro sent dei rumori e qualcuno sussurr qualcosa sul fatto che bisognava muoversi perch il vecchio
guardiano rincoglionito sarebbe passato di l a venti minuti. Erano almeno in due. Tolse la sicura alla pistola.
Mentre apriva la porta, si chiese se non stesse facendo una cazzata enorme. Tenendo puntata la sua Beretta url: Fermo e mettiti le mani sopra la testa, muoviti!.
Il tizio che armeggiava coi cassetti dietro la scrivania alz lo sguardo sopra i suoi occhialini tondi. Poi
guard allarmato, nascosto dietro la porta aperta da
Morrone, il suo compagno estrarre il tonfa, un regalo
che lui stesso gli aveva fatto di ritorno da un viaggio in
Giappone. Era affezionato a quella specie di sfollagente,
dichiarato arma bianca, ma con cui spesso aveva fatto
grandi danni.
Morrone cap lerrore con un istante di ritardo e,
mentre si girava, sent il primo stud, assieme al Nooo!
urlato dal tizio con gli occhialini tondi.
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XI.
No, non possibile!
Perch no?
Non pu essere che tu non ti sia mai innamorato,
anche parlando com che hai detto? Accademicamente? Bea era divertita dal lessico di Michele, elegante quanto inadatto allargomento, ma era soprattutto
incuriosita dallatteggiamento recalcitrante che assumeva quando un discorso derivava pericolosamente sul
personale.
Michele, dal canto suo, non riusciva a capire come
avevano finito per approdare ad argomenti che lui di solito evitava in maniera meticolosa.
Bea laveva raggiunto a casa sua quasi quattro ore
prima, vergognosamente puntuale, con il suo lucido new
beetle, auto coerentemente tedesca. Michele era meravigliato che avesse scelto una macchina con uno stile cos
evidentemente anacronistico. Sembrava inadeguata a
una professionista della tecnologia.
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Gli era venuto il dubbio che le sue idee su Bea fossero viziate da una vena di pregiudizio. Era per lui evidente che tutti gli ingegneri soffrissero di deformazione
professionale cronica e di scarso contatto con la realt.
Erano arrivati in venti minuti, ed erano riusciti nel
miracolo di trovare parcheggio a poche decine di metri
dal Sunrise.
Il locale era pieno di gente. Alcuni sfoggiavano un
sorriso inebetito. Michele non sapeva se erano presi da
una lieve forma della sindrome di Stendhal davanti alla
bellezza delle opere di Silvia, o se erano solo felici alla
prospettiva di bere gratis per tutta la sera. Ma propendeva per la seconda ipotesi.
Presi due bicchieri, avevano iniziato a girare per il
locale ammirando le opere di Silvia, ciascuna sapientemente illuminata e recante cartellino con data di nascita e titolo.
Dopo pi di mezzora, finalmente avevano visto
Silvia che lasciava un gruppo di persone per dirigersi
verso di loro.
Michele le aveva offerto un abbraccio caloroso
quanto il bacio che lei, teatrale come sempre, gli avrebbe poi stampato su una guancia.
Poi le aveva presentato Bea che le aveva fatto i
complimenti sulle sculture, citando anche alcuni titoli e
sorprendendo Michele, che aveva pensato si annoiasse.
Grazie per essere venuto aveva detto Silvia conoscendoti non ci contavo proprio
Non me la sarei persa per niente al mondo.
Certo, ma se non avessi avuto compagnia saresti
rimasto in pantofole. Scommetto che sei dovuta andare
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Non il posto che mi aspettavo aveva detto Michele mentre sceglievano un tavolo immaginavo un
locale pi
pratico, da ingegnere lo aveva interrotto Bea
Un posto pulito, illuminato al neon, dove si potesse
mangiare in vassoi di plastica asettica, con quattro
scomparti per quattro portate nutrienti e insapori. Bea
lo aveva guardato con aria di sfida. Ma sorrideva.
Non era quello che intendevo aveva detto Michele, con tutta laria di pensare il contrario. Bea
laveva stupito indovinando i suoi pensieri, ma la serata
era solo allinizio. Anche se Michele non lo sapeva.
Forse dovresti cominciare a pensare alla gente
senza farti influenzare dal mestiere che fa aveva ripreso Bea, decisa a non fargliela passare liscia.
Ma che dici? Io non mi faccio influenzare per
niente. Le persone sono persone, prima di tutto.
Gi. Ma gli ingegneri?
Sono un po persone anche loro, no?
Avevano riso insieme mentre il ghiaccio lentamente cominciava a sciogliersi.
Dopo che ebbero ordinato, la conversazione si era
fatta piacevole. Michele era un ottimo ascoltatore e a
Bea non dispiaceva raccontarsi.
Io non volevo fare lingegnere, stato un caso.
Anzi stato un ragazzo
Un ragazzo?
S, la mia vita stata scandita dalle mie storie
damore. Da ragazzina ero corpulenta, anzi direi decisamente grassa. A dodici anni ero in seconda media e
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me un controllo cos forte. Screditava ogni mia iniziativa definendomi una stupida, incapace di raggiungere un
qualunque obiettivo e facendo crollare la mia autostima.
Molto tempo dopo, leggendo una enciclopedia della psicoanalisi, trovai una descrizione sintomatica che gli si
attagliava perfettamente, ma non ricordo pi quale era la
diagnosi. Lo lasciai tra mille sofferenze e sensi di colpa,
e dovendo scegliere il corso di laurea, mi chiesi quale
fosse pi difficile per me. Scelsi Ingegneria informatica.
E quindi mi trovo ad essere un ingegnere. Non me ne
sono affatto pentita per la verit.
E adesso? contrariamente alle sua abitudini Michele si era spinto a una domanda personale. Si sarebbe
interrogato in seguito sui motivi di quella innocente curiosit.
Adesso, dopo unaltra storia burrascosa, vivo una
felice singletudine
Singletudine?
S, un neologismo di mia invenzione si affrett
a dire Bea, ricordando lavversione di Michele per le
storpiature anglofone della lingua. una contrazione
di single e solitudine. Felice singletudine, perch non ho
attualmente una relazione sentimentale, e perch sono
felice della libert che solo la solitudine pu dare.
Ma una cosa di una tristezza infinita!
Ma no. La solitudine una condizione ingiustamente sottovalutata. Ci sono solitudini tristi, come quelle degli anziani abbandonati nelle case di riposo, ma ci
sono anche solitudini felici e serene come quella di una
persona, adulta e in buona salute fisica e mentale, che
vuole e pu fare a meno di un logorante e costrittivo
rapporto di coppia. Ed felice lo stesso, anzi di pi.
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gamba sulla neve. Quaranta giorni di prognosi. Stappammo una bottiglia nel cortile della scuola.
Lei si chiamava Desia che, come scoprii fatalmente, era una variante femminile di Desiderio. Immagini le elucubrazioni che una giovane mente intrisa di
filosofia pu fare solo su un nome?
Anni fa, molto tempo dopo, lessi un meraviglioso
libro di Roberto Vecchioni, in cui mi colp una geniale
quanto inverosimile etimologia di desiderare: da de
che starebbe per gi da, e sidera che sono le stelle;
chiedere che dalle stelle scenda qualcosa che si brama.
Ma un giorno, visto che dalle stelle non arrivava
nulla, la invitai a cena. Non so dove trovai il coraggio di
farlo, e lei fu fantastica: riusc a respingermi senza montare un casino, e, soprattutto, senza mortificare il mio
gesto avventato umiliandomi come sarebbe stato naturale. Fu davvero in gamba per una ragazza di neanche
trentanni.
Io, dato che ovviamente tutti sapevano tutto, diventai leroe della classe e, via via che si diffondeva la
voce, anche dellintero istituto. Allora credevo davvero
di amarla, ma in realt erano stati solo quaranta giorni di
desiderio.
Una bella storia che, ovviamente, dovevi rovinare
con la tua conclusione cinica interloqu lei mostrando
un finto broncio.
In seguito la rividi in una delle mie librerie preferite. Fu imbarazzante perch era la Lilliput. Era una libreria del mio paese che aveva un cartello sulla porta
che recitava benvenuti nella libreria pi piccola del
mondo. Infatti era circa due metri per due e se ti ci in-
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XII.
Amilcare Frattini era mattiniero, sebbene pensasse
che la cosa mal si addicesse al grande dirigente
dazienda. Forse era troppa degnazione arrivare prima
dei dipendenti, ma non riusciva a restare in casa una
volta pronto per uscire e, quando era fuori, non sapeva
dove altro andare se non alla Teorema. Le solite malelingue dicevano che il fatto che passasse tanto tempo in
azienda dipendeva dalla moglie insopportabile, ma si sa
come sono le persone maldicenti. Certo, si sa anche come sono mediamente le mogli dei grandi dirigenti di
azienda.
Prima di lui arrivava solo il custode, Antonio
Morroni o qualcosa di simile, un barese appiccicoso che
Frattini faceva di tutto per evitare, per la sua tendenza
alle confidenze non richieste. La sua era infatti lunica
altra auto presente nel parcheggio.
Era gi capitato che Morroni o Morrone o comesichiamava dimenticasse le luci accese, ma con larrivo
dei tedeschi si era posta grande attenzione agli sprechi, e
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XIII.
Site duje cretini! esplose O Zicchinett Vi ho
mandato a fare un lavoro che pure un ragazzino lo sapeva fare meglio di voi. Nun vaggia mparat niente! Jatevenne, mo mo!.
Occhialini tondi era mortificato. Quel deficiente
che si era portato dietro era suo cugino e questo rendeva
la sua posizione ancora pi delicata. Ma O Zicchinett
gli aveva detto di portarsi lesperto di compiutr, e non
conosceva nessun altro che ne capisse qualcosa. Usc ad
occhi bassi meditando circa la punizione pi adeguata
per suo cugino, ma soprattutto temendo quella che sarebbe stata riservata a lui.
O Zicchinett sapeva essere una vera carogna e
avrebbe fatto quello che andava fatto. Molti anni prima
lo avrebbero fatto fuori per un errore cos, ma se pensava di uccidere ogni guaglione malaccorto, nel giro di un
mese sarebbe rimasto solo. Sti giuvani doggi so
muzzarelle pens.
La vera essenza del gap generazionale va cercata
in un fenomeno ricorrente: le vecchie guardie si riten83
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XIV.
Libera! url il biondino col camice bianco aperto sul davanti, che sembrava essere il capo.
Stumpf!
Cinque secondi.
Ancora! Libera!
Stumpf!
Michele si ritrov a pensare ai telefilm ambientati
negli ospedali. Malgrado la situazione, o forse proprio
per quella, sent sopraggiungere un attacco di riso isterico, quando pens che da un momento allaltro qualcuno
avrebbe detto Lo stiamo perdendo! Lo stiamo perdendo!.
Era arrivato venti minuti prima e gi nel parcheggio si era accorto che doveva essere successo qualcosa
di grave.
Oltre allunit mobile di rianimazione parcheggiata
scompostamente davanti allingresso, che da sola indicava una normale emergenza, cerano infatti due pantere dei carabinieri.
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Si lo so, sono fatto cos, Michele. Ma questa cazzata del latino, te la spiego. Un mio superiore quando
ero allievo ufficiale, la spar a un tizio sotto interrogatorio, e funzion. Io la imparai a memoria e quasi sempre
riesce. Io mi chiamo Sandro. Gli tese la mano sorridendo.
Va bene, e Sandro sia disse Michele stringendola S, Frattini sempre il primo ad arrivare e lultimo
ad andarsene. C chi pensa che lo faccia perch, oltre
che casa sua, non ha un altro posto dove andare e a casa
ha una moglie terribile. Non poteva credere di averlo
detto. Lui che rivelava a uno sconosciuto, per quanto
fosse un carabiniere che lo stava interrogando, un pettegolezzo sul suo capo. Questo Sandro non era solo uno
stronzo, ma era anche uno stronzo molto bravo.
Andiamo a dare unocchiata al tuo capo, sul divano nel suo ufficio.
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XV.
Pronto?
Vieni qua!
Click!
Anche se la sua voce era filtrata dallapparecchio
telefonico, la tensione era tangibile: il tono di don Vittorio non ammetteva repliche.
O Zicchinett si rese subito conto che la notizia del
casino che era successo lo aveva gi misteriosamente
raggiunto, e che lui non laveva presa affatto bene.
Adesso gli toccava andare da lui e cercare di rimediare.
Di quello che gli devi fare a quei due stronzi ne
parliamo dopo esord don Vittorio, senza nemmeno
salutare, appena O Zicchinett entr nella sala dei libri.
La stanza in cui don Vittorio riceveva gli ospiti era
immensa. Cera una libreria antica che copriva per intero le alte pareti, e conteneva una raccolta di volumi rari,
il cui prezzo esorbitante era la sola cosa che don Vittorio conoscesse di quelle perle delleditoria.
93
Don Vitto voi mi dovete dire che cazzo sta succedendo. Che ve ne importa a voi di che scrive stu
scemo di Manara?
Guaglio la storia lunga e non tengo proprio voglia
Eh, no, don Vitto! O Zicchinett si chiese se
non stesse esagerando, mentre le parole gli scappavano
dette senza alcun controllo Non giusto. Voi mi avete
trattato come un figlio, e io a voi come un padre. Perch
mi volete tenere fuori?
Don Vittorio lo guard negli occhi e vi lesse una
sincera delusione. Si chiese se non lo stesse davvero
trattando ingiustamente. In fondo laveva trovato sempre al suo fianco nei momenti pi difficili della sua vita.
Zicchin tu sei un bravo ragazzo. Fammi avere
altre informazioni, qualche fotografia, insomma gi sai.
Ma stavolta devi fare tutto tu e per bene, hai capito?
S
Mo sono stanco, ma in questi giorni vieni qua,
mi porti ste notizie, ci sediamo, ci beviamo una bottiglia di whiskey e ti racconto la storia. Mo vattenne,
va!
O Zicchinett non fu soddisfatto di essere praticamente cacciato, ma la confidenza con cui don Vittorio
gli aveva parlato e la promessa, che di certo avrebbe
mantenuto, di metterlo al corrente, furono sufficienti
perch uscisse a testa alta da quella enorme casa.
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XVI.
Frattini era ancora sul divano e, seppure mostrava
un colorito pallido, sembrava calmo e controllato.
Ah, Manara, arrivato finalmente! Labbiamo
cercata ovunque
Il mio cellulare era acceso
S, immagino. Ma abbiamo provato al numero di
casa rispose Frattini, svelando il significato che aveva
per lui lavverbio ovunque.
Dottor Frattini intervenne il tenente Ciotoli Se
lei volesse andare a casa, non si preoccupi. Ho gi verbalizzato la sua dichiarazione.
Proprio uno stronzo, non c che dire! pens con
un sorriso Michele.
Non il caso. mio preciso dovere restare a disposizione sua e dei dipendenti dellazienda.
Bene, bene. Allora se lei potesse farmi avere la lista dei dipendenti di cui abbiamo parlato, con gli indirizzi e i numeri di telefono, le sarei davvero grato.
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XVII.
Don Vittorio alz la cornetta. Doveva chiamare
sempre un paio di giorni prima. Lui doveva organizzarsi, doveva programmare le cose per giustificare una visita a casa sua.
Prima di sabato non lavrebbe visto. Ma doveva
metterlo al corrente.
Pronto?
Ciao, sono io
Ue! Ciao. Che stato?
Ti devo vedere. Puoi venire?
Mo sto a Formia. Posso liberarmi per luned.
No, devi venire pi presto
Problemi?
Quando vieni ti spiego
Va bene. Ci vediamo sabato mattina?
Va bene, ciao
Ciao.
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XVIII.
Michele cominci a riordinare le vecchie carte nel
classificatore, ma quella pi recente risaliva a oltre dieci
anni prima. Dopo qualche minuto le raccolse cos
comerano e le ficc nel cassetto pi grande, con una
foga che lo sorprese. Poi, con scatti nervosi, inizi a rimettere a posto il resto dellufficio. Si faceva di nuovo
largo lindignazione per quella violazione, una reazione
allo shock che spesso sproporzionata al danno subito.
In fondo poteva stamparne unaltra copia. Ma
linterrogativo era Perch?. Perch commettere un reato, che leventuale morte di Morrone poteva far diventare un omicidio, per rubare un racconto che se mai avesse avuto un valore letterario, di certo non aveva alcun
valore commerciale?
Era tutto pi o meno in ordine quando riflett di
nuovo sulle sue possibilit di fare una nuova stampa.
Guard il suo computer. Cap qual era un altro dettaglio
che lo disturbava: il mouse era sul lato sinistro della tastiera. Lui usava il mouse con la mano destra e lo teneva
a destra della tastiera.
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E qui? Oltre a corrompere il tuo sistema operativo, che hanno preso?. Era Bea che guardava il computer con occhio professionale adesso dovrai farmelo rikittare
Richittare? Michele stava gi per riscaldarsi.
S, insomma bisogna rimetterci il kit del sistema
operativo, completo di tutti i tool necessari, secondo il
protocollo che abbiamo coi tedeschi della Treue.
Ma bellissimo! intervenne Manuela Ri-kittare, unimportazione deffetto.
Michele stava per dare di stomaco. E non si diede
la pena di nasconderlo.
Che coshai? chiese Bea, ignara di essere stata,
coi suoi creativi neologismi, causa della sua reazione.
Potr riavere i miei dati? chiese invece di dare
inutili spiegazioni.
Hai fatto un backup sulla NAS di recente?
E basta! Ma proprio non puoi fare a meno di torturarmi con sigle e termini tecnici anglofoni, orribilmente italianizzati? Non posso crederci! Rikittare!! Ma ti
rendi conto? questultima domanda era rivolta a Manuela, che se la rideva pazzamente, anche per
limbarazzo che Bea mostrava a quella sfuriata. Tra
poco mi dir che avrei dovuto scannare i miei files, e
poi draggarli e dropparli sulla backup unit.
Bea stava per sorridere, pensando che erano proprio quelle le parole che voleva dire. Poi decise che era
meglio un altro approccio Se non hai un backup, meglio non rimetterci il sistema. Se vuoi posso tentare di
recuperare i tuoi file prima
Te ne sarei grato interruppe Michele.
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Ah, bene ribatt lui con fare enigmatico, alimentando le fantasie ansiogene di Michele.
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XIX.
Nel Salaria aleggiava unatmosfera triste. Mario
stava sistemando la sua macchina del caff, per cui Michele non aveva potuto prendere il suo consueto quanto
inefficace rimedio per il mal di testa.
Lives that keep their secrets/ will unfold behind the
clouds/ There upon the rainbow/ is the answer to a never ending story
The never ending story di Limahl era un pezzo che
a Michele inspiegabilmente aveva sempre messo malinconia.
Aveva sentito una collega che era passata in ospedale da Morrone, e sapeva che lo tenevano ancora in
coma farmacologico per attendere la riduzione
dellematoma subdurale. Non sapeva chiaramente cosa
significasse, ma proprio bene non suonava.
Allarrivo di Luca le cose migliorarono. Era in
compagnia di Marcella, la qual cosa anim lo spirito di
Mario, che, nonostante fosse occupato con quel conge111
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Intanto era partito, quasi a sottolineare il loro ingresso, il primo dei pezzi messi a caso da Luca.
I'll protect you from the hooded claw/ Keep the
vampires from your door
Era The Power of love dei Frankie Goes to Hollywood.
Luca, che preferiva un altro genere di musica, fece
una smorfia, e tutti risero dimenticando la storia del racconto rubato.
Tutti tranne Michele.
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XX.
Ciao Vincenzo, sono Michele
U, Mich! Ogni tanto ti fai sentire. Che fine hai
fatto?
Niente, le solite cose. Sono sempre a Roma. Tu
come stai?
Vincenzo era un vecchio compagno delle superiori
di Michele che, dopo molti anni passati alluniversit, si
era finalmente laureato in legge e aveva vinto un concorso nellAgenzia delle Entrate a Verona.
Ogni tanto si scambiavano favori reciproci, ma
nonostante si sentissero quasi solo per quello, la loro
amicizia a distanza non ne soffriva.
In questo caso, per, ci aveva riflettuto molto prima di coinvolgerlo in quella storia.
Supponendo che fosse Cardamone il colpevole del
furto del racconto, e non aveva altre piste da seguire,
aveva bisogno di sapere chi era e come poteva essere
toccato dal contenuto di un racconto che narrava la morte di Pino Daniele.
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Data di nascita?
Non aveva altri dati. Dalla ricerca che aveva fatto
aveva ottenuto scarne informazioni sulle origini napoletane o casertane di Cardamone e sul fatto che risiedesse
a Roma.
E che ne so?
Aeee Sai quanti ne trovo?
Io non lo so, e nemmeno tu. Prova e poi mi fai
sapere, no?
Mich, tu sei una tortura, lo sai? Chiamami fra
una mezzora
Ciao, sono la tortura
Che palle! Allora, ce ne sono undici
Vedi quelli che hanno pi di 40 anni
Click click, click
Sei
Campania e Lazio?
Click click, click
Due.
Questo fa il produttore musicale.
Beccato! Laltro un dipendente privato
Mi mandi la solita mail?
S, e poi ti mando al solito posto.
Vai avanti tu che conosci la strada, per le volte
che ci sei dovuto andare. Mi hai salvato, bastardo.
Ciao.
Ciao.
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XXI.
Il Maresciallo Antonio Farina del reparto scientifico non gli era mai stato simpatico. Quando gli aveva
restituito LFPS, con poco garbo aveva sottolineato che
sperava fosse stato usato correttamente. Sandro non
aveva fatto una piega. Sapeva per esperienza che se voleva che i RIS collaborassero non doveva farseli nemici.
La sua pazienza diede un solo frutto, ma era importante. Sul computer di Manara era stata rinvenuta
unimpronta parziale di pollice estranea al gruppo Teorema.
Era vicina alla porta USB disse il maresciallo
quando and a ritirare il rapporto Quel modello ha le
porte in un punto poco accessibile. Deve averci infilato
qualcosa e poi per poterlo sfilare ha dovuto togliersi i
guanti.
Chi ? chiese Sandro
Amedeo Giannini, un ladruncolo da due soldi fissato con le arti marziali, che spaccia videogiochi pirata,
computer e accessori rubati. Le ho allegato la scheda al
rapporto.
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Se possiamo farlo con un uomo alla volta, il tempo di organizzare i turni, diciamo ventiquattro ore.
Per
Per?
Tenente, lo so che lei un turno lo faccio io, ma
in almeno un altro insomma devo metterci Govoni.
Gli altri sono impegnati.
Porca miseria, ma quando lo trasferiscono quello?
Tra due anni.
E va bene preparati, ma non far partire la cosa fino a quando non te lo dico.
Manzetti si attiv subito, lasciandolo assorto a sfogliare le schede segnaletiche.
Anche se lottava sempre con se stesso per non
fermarsi alle apparenze, Sandro dovette riconoscere che
ciascuna foto dava la sensazione di guardare uno spietato delinquente. In particolare quella in cima alla pila.
Forse, se lo avesse saputo, O Zicchinett gli sarebbe stato grato del complimento.
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XXII.
Michele era seduto in macchina davanti alla casa.
Non sapeva bene perch lo stesse facendo ma voleva
vedere chi era questo don Vittorio. Non poteva essere
nemmeno sicuro che fosse stato lui a prendere il racconto, ma sentiva che era una buona idea.
La mattina precedente aveva letto la mail di Vincenzo. Lanagrafe era davvero un portento. Oltre ai dati
fiscali, che al momento non gli interessavano, vi si poteva trovare ogni informazione saliente sulla persona,
dalla nascita, alla composizione del nucleo familiare,
dal domicilio alla residenza, insomma meglio di quanto
potesse fare in una settimana unagenzia investigativa.
Cos di questo Cardamone aveva letto che era vedovo, con un figlio non residente in Italia, e incassava
proventi di numerose e redditizie attivit di svariati settori.
Ma, se davvero era stato lui a prendere il racconto,
perch laveva fatto?
La cosa che lo legava al mondo della musica era la
sua attivit di produttore, ma n il suo nome n alcuna
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XXIII.
Stammi a sentire. Tu te lo ricordi che tengo un figlio in America, Antonio?
S, come no!
Don Vittorio era stranamente emozionato. O Zicchinett non lo aveva mai visto cos. Era arrivato da dieci
minuti, aveva portato altre notizie e le fotografie di Michele Manara scattate il giorno prima. Ma don Vittorio
le aveva sfogliate appena. Poi si era seduto nella poltrona da lettura e dopo un lungo silenzio aveva cominciato
a raccontare.
Quando mi figlio teneva otto anni, io gli ho regalato una chitarra. Lui era bravo e ha cominciato a suonare proprio bene. Anni dopo si messo con un gruppo, e
ha conosciuto un certo Giuseppe. Sono diventati amici e
hanno mandato provini in giro. Tu lo sai che io faccio
questo mestiere da sempre, e gi allora tenevo contatti
buoni. Li ho avviati un poco, li ho fatti aiutare, insomma. Stavano sempre nel garage di casa mia, a suonare e
a fare casino.
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Per Giuseppe era pi bravo. Parecchio pi bravo, veramente un talento raro. E allora hanno cominciato a chiederlo come solista, qualche discografico lha
notato, e Giuseppe ha avuto successo. Mio figlio Antonio non ci rimaneva male. Lo sapeva che Giuseppe era
meglio di lui. A me invece mi bruciava un poco. Ero pi
giovane e non vedere i ragazzi andare in alto insieme mi
faceva incazzare. Poi Giuseppe ha cominciato a fare i
dischi e nessuno lo ha fermato pi.
Dopo qualche anno, Giuseppe ormai era famoso e
mio figlio Antonio era diventato solo un suo ammiratore, come si dice fan, no?
Continuava a suonare a livello dilettantistico con
amici e faceva spesso i pezzi di Giuseppe. Mi impressionava vedere come li faceva uguali. Guarda che erano
una cosa sola!
Intanto Giuseppe, dopo tutto quello che avevo
fatto per lui, da me non si faceva quasi vedere pi.
Con Antonio si vedevano sempre alle prove, ai
concerti, insomma erano amici. Ma a me mi dava sempre limpressione di uno che non teneva il tempo per la
gente, troppo impegnato.
Forse ero io che non ci capivo niente.
Il giorno che Antonio fece trenta anni, invit pure
a Giuseppe, che non venne. A tarda sera lo chiamai, e
per trovarlo ci misi due ore. Mi ero pure bevuto un sacco di sciampagna, e insomma gli dissi che era un ingrato, nu strunz e tutto quello che ti immagini.
Lui venne a casa, disse che aveva avuto una riunione alla casa discografica, ma secondo me non era vero. Dopo che era stato un po con gli ospiti, e tutti sta130
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And allingresso principale e apr la porta di persona come aveva fatto con O Zicchinett. Alla servit
veniva concesso un permesso speciale ogni volta che
Don Vittorio doveva trattare una questione delicata o
incontrarsi con Antonio.
Ciao
Ciao, pap
Entra. Stai solo?
S, Giovanni andato nel garage
Giovanni era lautista di Don Vittorio, ma non era
da considerarsi servit. Era un fedele luogotenente ed
era al corrente del rapporto che lo legava al cantante.
Ma avrebbe dato la vita piuttosto che parlarne. E forse
sarebbe stato proprio quello il prezzo, se mai lo avesse
fatto.
Allora che successo?
Vieni di l. Ci sta O Zicchinett.
Ma
Gli ho raccontato tutto, non ti preoccupare. persona di fiducia. Mi ha portato notizie.
Antonio entr nella sala dei libri e O Zicchinett si
alz per stringergli la mano.
Ehm buongiorno
Ciao Zicchin, sono Antonio Cardamone. Mio
padre mi ha tanto parlato di te disse sorridendo Sei
uno bravo, dice. vero?
No cio, s insomma proprio na cosa
strana Scusate, io limbarazzo era palpabile ma
Don Vittorio vi mise fine rapidamente.
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XXIV.
Indovina chi sono?
Non possibile! Mich, non ti fai sentire per mesi e allimprovviso ti viene la diarrea? Due volte in tre
giorni?
Sempre i soliti modi regali. Complimenti, Altezza!
Vaffanculo. Che ti serve?
Porca miseria toccher a te prima o poi s,
voglio unaltra notizia
Aeeee ma allora non hai capito? Qua un bordello!
Vincenzo, non fare lo stronzo, non me la far pesare. Ti dico che stavolta non uno sfizio. una questione seria.
Dimmi allora, dai
Quel Cardamone che mi hai cercato. Devo sapere
tutto di lui e della sua famiglia, dei dipendenti, di tutti
quelli che gli girano intorno
Ma ci vuole un mese!
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XXV.
Senti, non cominciare a pensare a male, ma vorrei
il numero di Marcella.
Michele era imbarazzato. Sapeva che Luca avrebbe frainteso, e il suo atteggiamento innaturale avrebbe
peggiorato le cose.
Lo sapevo che ti saresti commosso, prima o poi:
con quelle tette!
Non fare il cretino. Davvero voglio solo chiederle
una cosa.
S, certo. Vuoi solo chiederle una cosa. E magari,
dopo che glielhai chiesta, vorresti che te la desse, questa cosa.
Insomma me lo dai sto numero?
Ma s, certo rispose con un sorriso malizioso
mentre lo prendeva dalla rubrica del cellulare.
Michele aveva riflettuto sulla prossima mossa. Ma
non avendo un manuale del perfetto investigatore come
quello di Thomas Magnum, non sapeva cosa fare. Con-
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XXVI.
Mentre saliva nellascensore della Teorema, Michele cercava di concentrarsi sul lavoro. Decise di arrivare in ufficio senza il fardello delle informazioni che
aveva ricevuto e che, pur non essendo significative, continuavano a agitarlo.
Non voleva che i colleghi si accorgessero del suo
turbamento, quindi and di filato nel suo antro, salutando appena quelli che incontrava.
Si sedette provando un assurdo sollievo, che dur
appena il tempo di accendere il computer. Manuela, che
lo aveva sentito arrivare, apparve sulla soglia.
Ciao disse avvicinandosi.
Ciao.
Ti ricordi della riunione di stamattina?
Che riunione?
Ma sei proprio un che c? Manuela si era interrotta perch, arrivata alla scrivania, aveva visto Michele da vicino.
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Tutti si erano girati verso di lei con aria interrogativa ma lei guardava solo Michele. Era lui a dover rispondere.
Che intendi? Questa la verit. Quale altra?
Io non lo so. Ma di certo non del tutto credibile.
O lo scherzo lo stai facendo tu, o forse tu hai giocato
con qualcosa di pericoloso. Tu lo sapevi che in fondo
alla tua teoria cera qualche cosa di pi del fumo, non
vero? E ci hai ricamato sopra per un innocente trastullo,
che adesso ti ha messo nella merda. Sbaglio?
una teoria interessante. Ma la tua analisi scientifica stavolta ha fatto cilecca. Ci sono cose nella vita
che non sono dettate da comandi e algoritmi. Succedono
e basta. Avrei dovuto essere un idiota a sapere qualcosa
e scriverci un raccontino da diffondere in giro.
Infatti.
Michele si trattenne a stento dal lanciarle qualcosa.
Ma lo fece perch aveva capito che lo scopo di lei era
stato sondare tutte le possibilit, e anche provocarlo un
tantino.
Insomma che vuoi fare adesso?. Era ancora
Giorgio ad incalzarlo.
Niente, che devo fare? Solo
Tutti e tre lo guardavano aspettando il seguito.
Ho chiamato Marcella e le ho chiesto di andare
insieme a un concerto di Pino Daniele. Ce n uno sabato allauditorium. Volevo farmi firmare un autografo.
Tu sei uscito pazzo! E che pensi di fare, incontrarlo e chiedergli se un sosia? Manuela aveva parlato di getto ma le espressioni degli altri due dicevano
esattamente le stesse cose.
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XXVII.
Tu dimmi quando, quando/ dove sono i tuoi occhi
e la tua bocca/ forse in Africa che importa. / Tu dimmi
quando, quando/ dove sono le tue mani ed il tuo naso/
verso un giorno disperato / ma io ho sete/ ho sete ancora.
Il concerto si era aperto cos, come dimprovviso,
dopo quasi unora dal momento in cui erano entrati. E
Michele dovette ammettere che, ad ascoltare questo
pezzo, la sua teoria sulla morte di Pino Daniele vacillava come un castello di carte tra gli spifferi. Forse Mario
non aveva tutti i torti.
Marcella aveva chiamato Michele mercoled, dicendogli che Pino sarebbe stato a Roma proprio quel
sabato in un concerto che aveva gi fatto il tutto esaurito. Ovviamente lei aveva ottenuto due biglietti, e sarebbe stata felice di accompagnarlo. Dato che Michele pensava ancora che fosse una buona idea, laveva ringraziata di cuore e avevano preso accordi.
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Sei Marcella? per poco non scoppiarono a ridere. La sua voce acuta, quasi lacerante, non sembrava naturale tanto strideva con il suo aspetto.
Marcella riusc a mascherare la risata con il fiatone
per la corsa e disse s, sono io.
Venite con me rispose e, per fortuna si gir,
permettendo loro di sfogare, anche se in maniera sommessa, parte dellilarit accumulata.
Dopo un lungo giro si trovarono in una ampia sala
su cui si aprivano quelle che sembravano essere le porte
dei camerini.
Attorno a un tavolo di plastica, su cui erano messe
alla rinfusa parecchie bottiglie di bibite varie, stavano
raccolti alcuni membri del gruppo musicale con altre
persone, probabilmente dellorganizzazione o dello
staff.
Marcella si avvi da quella parte. Due di quelli la
scorsero e le andarono incontro.
Marce, che piacere! disse uno dei due.
Ciao, James rispose lei.
Michele si tenne in disparte mentre i due presero a
presentare Marcella agli altri. Si sentiva terribilmente
fuori posto.
Dallaltra parte della sala, verso le porte dei camerini, cera un altro gruppo di una ventina di persone che
si accalcavano intorno a un camerino. Michele si avvi
incerto in quella direzione. Niente di male a salutare, si
disse. E magari a far fare lautografo a Mario.
I sopravvissuti alla selezione naturale operata
allesterno, avevano ottenuto il loro momento di attenzione e adesso stavano lentamente defluendo, con
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cadeva, a uno dei fan, si mosse verso Michele prendendogli lo scontrino e sorridendo.
Come ti chiami? chiese ripetendo meccanicamente la consueta formula.
Sono, Mario rispose Michele, ricordando
allultimo momento che si era ripromesso di portare
lautografo allamico.
Ecco qua disse porgendogli il foglio firmato e
guardandolo ancora come se si aspettasse una sua mossa.
Pino Michele non sapeva come continuare.
Il mastino, rassicurato dal fatto che tutto sembrava
essere tornato normale, indic nuovamente luscita a
Michele che non si mosse.
Pino disse guaglio lascia stare. un amico mio.
Apr la porta del camerino e gli fece cenno di entrare.
Ho detto bene, Michele? Sei un amico mio? disse Pino quando furono dentro, sottolineando come quel
Michele fosse diverso dal Mario cui aveva dedicato
lautografo.
Un brivido gli corse lungo la schiena. Come faceva
a sapere il suo nome. Non cera che una sola spiegazione. Don Vittorio era il responsabile del furto del racconto e di quello alla Teorema, e laveva informato lui. Ma
addirittura riconoscerlo! Dovevano avergli scattato delle
foto.
Pens tutto questo in un lampo. Non sapendo
quanto tempo aveva, decise per unapertura spregiudicata che gli permettesse di verificare le sue illazioni.
Si sono tuo amico, Antonio
156
Grazie
Segu un silenzio imbarazzato in cui nessuno sapeva cosa dire. Lo interruppe Michele che, ritrovata un po
di padronanza disse Allora grazie dellautografo, noi ti
lasciamo
Hai fatto fare lautografo a Mario? intervenne
Marcella.
Michele e Pino scoppiarono in una risata liberatoria, lasciandola stupefatta.
Che ho detto? chiese meravigliata.
Quando Michele tent di spiegare che si era presentato come Mario per farsi firmare lautografo per
lamico, Marcella cap e portandosi una mano alla bocca
disse Ti ho fatto fare una figura di merda! scusami
Pino prese una cartolina del concerto e disse
Vabb dai, te lo faccio pure a te lautografo. La firm
e gliela diede.
Michele ringrazi e mentre la infilava distrattamente nella tasca posteriore dei jeans, not che Pino non
ci aveva scritto la sua firma, ma un numero di cellulare.
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XXVIII.
Latrio dellospedale era caotico. La gente sembrava affrettarsi disordinatamente, ricordando a Sandro
il facit ammuin attribuito al codice di navigazione della
regia marina borbonica.
Secondo quello che si rivelava poi un abile falso
storico, questo comando, dato in occasione di visite ufficiali di alte autorit, obbligava a tutti i marinai a correre in lungo e in largo per la nave, fingendosi molto indaffarati.
A volte, quando era di buon umore, pensava che
avrebbe dovuto adottare un ordine simile anche con i
suoi uomini. Sarebbe stato divertente.
Ma latmosfera che si respira in ospedale aveva
sempre fatto un cattivo effetto sul suo umore. Sua madre
diceva che si sbagliava, che era un posto di cura, in cui
la gente entrava malata ma molto spesso guariva. Lei
aveva fatto linfermiera in un posto come quello per oltre trentanni. Ma non aveva avuto ragione. Era in un
posto come quello che era morta.
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XXIX.
Era successo tutto molto in fretta e le ultime parole
di Pino, che ancora il mattino dopo risuonavano nelle
orecchie di Michele, erano state enigmatiche. Ciao
Marcella, ciao Michele. Ci sentiamo presto, eh?.
Ovviamente tutti avevano pensato che Pino si riferisse a Marcella. Ma sulla cartolina che adesso teneva in
mano, Pino aveva scritto un numero di cellulare.
Listinto gli diceva che si poteva fidare. In fondo
era convinto che, chiunque fosse, quel cantante non era
un criminale.
Non poteva esserlo se scriveva quelle cose, per
quanto lui le criticasse rispetto alla sua produzione storica. Ma non era solo quello. Nel suo unico incontro con
Pino aveva percepito in lui qualcosa di pi. Non avrebbe
saputo spiegarlo, nemmeno a se stesso. Quindi non ci
prov.
Alla fine si decise a comporre quel numero.
Pronto?
Pino?
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S?
Sono Michele.
Cos si erano dati appuntamento per quel pomeriggio davanti allAltare della Patria.
Era il risultato di una trattativa. Michele non si fidava del tutto, nonostante listinto. Non sapeva che tipo
di persone avesse di fronte. Pino era in contatto con gli
stessi che avevano mandato Morrone allospedale. Cosa
avrebbero potuto fare a lui?
Declin lofferta di andare da Pino allo studio o a
casa, e vinse la resistenza che lui mostrava alla proposta
di un posto pubblico. Temeva di essere riconosciuto.
Michele gli disse di mettere un cappello e degli occhiali,
magari di radersi, ma che non avrebbe ceduto. Doveva
essere un posto aperto e pubblico.
LAltare della Patria aveva sempre molti poliziotti
e carabinieri a presidiarlo. Michele si sarebbe sentito al
sicuro.
Sei venuto da solo? chiese Michele appena lo
vide arrivare.
E con chi dovevo venire?
Non lo so.
Non ho detto niente a mio padre. Lui non sa che
ci siamo incontrati. La mia famiglia cos, non mi somiglia
Pino si ferm un momento a pensare.
Naturalmente stato mio padre a parlarmi di
te
Da dove cominciamo? interruppe Michele come
se quella fosse una questione di importanza secondaria.
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XXX.
Michele stava tentando un parcheggio acrobatico,
come gli piaceva definirli da quando viveva in una zona
in cui posteggiare era quanto di pi vicino al miracolo si
potesse compiere. Cercava di infilarsi tra un enorme
furgone malandato e un bidone della spazzatura. Il sacrificio della lunga manovra era stato ripagato dal fatto
che aveva trovato posto proprio nellisolato dove viveva.
Quando scese guard felice il risultato dei suoi
sforzi. La ruota posteriore era sul marciapiede e doveva
sperare che quelli del furgone non avessero da scaricare,
altrimenti non potevano che farlo salendogli sul cofano,
ma nel complesso era soddisfatto.
Michele!
Ciao Michele fece un mezzo prodigio per dissimulare la sorpresa e lagitazione che la vista di Sandro
gli trasmise.
Come mai da queste parti? riusc a dirgli senza
troppe esitazioni.
171
Passavo di qua
Cazzate, non vero?
S, una bugia. Volevo parlarti di questa indagine, se hai un minuto.
Certo, vuoi salire da me? Io abito l. Michele gli
indic lingresso.
Lo so, lo so disse Sandro con fare allusivo.
Accomodati disse Michele, una volta entrato in
casa.
Lo condusse nella spaziosa cucina, dove due divani campeggiavano davanti al televisore.
Allora, eccoci qua
Sandro, sai che quando sei imbarazzato sei pietoso?
S, me lo dicono a volte
Avanti, spara oh, scusa
Sandro rise e si mise pi comodo.
Michele ho un problema. Ho parlato con Morrone
Ah, come sta? Io non sono riuscito ancora ad andare
Sta meglio, ma non mi stato di aiuto. Forse ha
riconosciuto uno dei suoi assalitori, ma non del tutto
lucido e quindi
Qual il tuo problema?
Quella gente non venuta nella Teorema per la
societ, ma per te. Hanno preso dei dati personali tuoi
dal computer e poi lo hanno messo fuori uso.
Un brivido corse lungo la schiena di Michele. Come aveva fatto a capire cos tanto in cos poco tempo? E
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Partiamo da adesso. Il soggetto a casa. Io aspetto che arrivi il primo di voi. Se ci sono novit richiamo.
174
XXXI.
Erano le nove di sera del luned, a ventiquattro ore
dallinizio della sorveglianza, quando il maresciallo
Manzetti vide arrivare la macchina senza contrassegni.
Scese e attese che il brigadiere Govoni trovasse modo di
sistemare lauto in uno spazio troppo piccolo. Ce la fece
in poche abili manovre, il che fece pensare a Manzetti
che ciascun essere umano, per quanto poco dotato, doveva possedere almeno unattitudine.
Ciao Nando.
Cambio guardia. La sorveglianza sta procedendo
secondo manuale?
S. Manzetti si trattenne a stento dallo schiaffeggiarlo Sono con lui da stamattina. Siamo arrivati
mezzora fa dal lavoro. Lui di sopra. Terzo piano, seconda finestra dallangolo. Il tenente se n andato ora.
Era passato per sapere se cerano novit.
Va bene, Lascia pure lavamposto. Se non hai
consegne, ora subentro io.
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XXXII.
O Zicchinett aveva fermato lauto troppo lontano.
Anche se da dove si trovava riusciva a vedere il portone,
non gli sembrava la posizione ideale. Ma di altri posti,
nemmeno a parlarne.
In pi non poteva farsi notare. La sua BMW era
parecchio vistosa, con quei cerchi enormi, le cromature
e tutto il resto, quindi meglio essere prudenti.
Manara ancora non si era fatto vedere ma lui era
paziente. Avrebbe aspettato il tempo necessario. Controll ancora di avere tutto: la pistola, i guanti, i passepartout, i grimaldelli, il torcipollici e tutto
larmamentario che usava da ragazzo.
Quando rialz gli occhi vide arrivare una macchina. Il modello e il colore erano giusti. La segu mentre
veniva parcheggiata a met sulle strisce pedonali e fece
tra s un commento sdegnato sul parcheggio illecito.
Venendo da lui era opportuno quanto quello di un maiale che si lamenti di chi entri nel porcile con le scarpe
infangate.
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Era Manara. Lo vide entrare nel portone. Sul citofono, aveva controllato, cera scritto terzo piano. Ma da
dovera non riusciva a vedere le finestre. Inoltre non sarebbe servito a molto.
Aveva gi deciso di aspettare ancora almeno una
mezzora. Lesperienza gli aveva insegnato che non si
deve sorprendere la gente in casa appena rientra, quando
ancora guardinga, e tiene alta quellattenzione necessaria alla sopravvivenza nel mondo esterno.
Lambiente domestico, come un guscio protettivo,
dopo un po fa rilassare le persone, e le rende pi docili
e indifese.
In quel momento lui sarebbe entrato in scena.
Manara gli avrebbe detto tutto, la verit assoluta, e
poi sarebbe morto. Il segreto di don Vittorio sarebbe stato al sicuro e lui sarebbe diventato un eroe per la famiglia.
Ma adesso stava pensando. Non doveva pensare.
Pensare nemico della perfezione. Laveva letto in un
libro anni prima. Era un giallo. Anche lui leggeva, mica
solo don Vittorio, che nonostante quella enorme biblioteca continuava a parlare come uno scaricatore. Quello
che pronunciava quella frase, trentanni dopo faceva una
brutta fine. Ma a lui ancora trentanni sarebbero bastati.
Ci avrebbe messo la firma.
Guard lorologio. Era ora.
Scese dalla macchina e si avvi verso il portone.
Un cretino arrivava lampeggiando e suonando per non
far uscire un povero cristo da un parcheggio. Che incivilt disse quasi ad alta voce, allungando ancora, se
possibile, la distanza tra predicare e razzolare.
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XXXIII.
Il luned di Michele in Teorema era stato durissimo. Poco prima delle nove di sera, arrivato sotto casa,
mise la macchina sulle strisce pedonali. Di solito evitava accuratamente di farlo. Non per il timore di dover
rimpinguare le entrate comunali, cosa che certo non era
piacevole, ma per un senso civico che sempre pi spesso
sentiva fragile nella frenesia della vita moderna, e a
cui si aggrappava per mantenere il rispetto di s sopra di
un livello minimo accettabile.
Quella sera, per, lavrebbe lasciata al centro della
strada se non avesse trovato quel buco. Era stanco, di
cattivo umore e il suo mal di testa aveva deciso di infrangere ogni primato.
Forse avrebbe fatto lo stesso, anche se avesse saputo che in quel momento tre paia docchi erano attenti
a ogni sua mossa.
Entr in casa e accese il televisore. I telegiornali
cavalcavano ogni tragedia di cui non fosse vietato parlare, mostravano un carosello di facce di media-politici,
183
che pontificavano su tutto e il contrario di tutto, riservandosi la facolt di cambiare idea il giorno dopo.
Era indeciso. Per prendere un farmaco efficiente
avrebbe dovuto prepararsi la cena e non ne aveva alcuna
voglia. Ripieg su qualche sandwich, raffazzonato con
quello che nel suo frigo non aveva ancora superato la
scadenza. Di solito si accorgeva che qualcosa nel suo
frigo era andato a male, solo quando lo vedeva muoversi
e pulsare di attivit biochimiche.
Gli sembr di sentire un rumore allingresso, ma
non ci fece troppo caso. Finch non sent una voce alle
sue spalle che di certo non veniva dal televisore.
Buonasera!
Si gir di scatto, sorpreso ma non ancora spaventato. Vide un uomo sorridente, e questo lo rassicur un
po, tanto da consentirgli di parlare.
Chi lei? Com entrato? Cosa desidera?
Desidero che mi racconti delle cose, Mich. E
non facciamo scherzi rispose O Zicchinett mostrando
la pistola.
Adesso s, aveva decisamente paura.
Senti riusc a dire Se vuoi soldi, non ne ho
molti, ma ti do tutto.
Mich, non fare lo scemo. Tu lo sai che voglio
No, non lo so. Dimmelo e io faccio il possibile
Mich, tu mi darai il possibile e pure
limpossibile, se te lo chiedo, chiaro?
S.
Siediti!
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Michele si sedette sulla sedia che gli veniva indicata e si rese conto che O Zicchinett armeggiava per
legarlo da dietro. Sent i lacci che stringevano le caviglie e i polsi ai montanti della sedia.
Non sapeva dire se fosse un buon segno. Se lo
aveva legato, non voleva ucciderlo, almeno non subito.
Ma del resto si era fatto vedere in faccia, quindi era assai probabile che avesse intenzione di farlo comunque.
Forse prima voleva qualcosa. Sprec un attimo a chiedersi come faceva a pensare cos lucidamente pur essendo dal lato sbagliato della pistola, prima di decidere
che, qualsiasi cosa volesse da lui quel tizio, doveva
temporeggiare.
Senti, dimmi cosa vuoi, non faccio resistenza,
inutile che mi leghi.
Adesso non fai storie, ma quando user questo,
forse le farai disse esibendo il suo torcipollici tu lo sai
che questo? disse alzando il volume del televisore.
Michele non rispose. Non sapeva cosa fosse
quelloggetto, ma di certo non prometteva niente di
buono.
Con un gesto rapido, O Zicchinett pass intorno al
viso di Michele un bavaglio e lo leg prima che lui potesse rendersi conto di quanto accadeva.
Ah! fece O Zicchinett sedendosi ad ammirare la
sua opera Mo possiamo parlare un po in pace, eh?.
Michele rimase in sienzio. E va bene, non puoi parlare,
ma mi puoi sempre fare s o no con la testa. Non vero?.
Michele annu.
185
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XXXIV.
Il pianerottolo era buio. Sandro aveva detto ai colleghi di non accendere la luce delle scale e, una volta
tanto, Govoni non aveva fatto cazzate. Dalla porta proveniva laudio di un televisore. Consider per un istante
che era davvero troppo alto per uno che ha unospite
ma, prima che potesse lanciarsi in elucubrazioni
sullargomento, si appoggi alla porta e scopr che era
aperta.
Fece segno a Manzetti e Govoni di non fare rumore e diede lordine di ingresso. Prima lui, poi Manzetti.
Govoni fuori per controllo ed eventuali rinforzi. Tutto
questo nel muto codice di segni che la lunga esperienza
e i manuali operativi avevano trasformato in linguaggio.
Spinse lentamente la porta e laudio del televisore
inond il pianerottolo. Si preoccup che qualcuno dei
vicini potesse aprire la porta in quel momento per lamentarsi. Sarebbe stato molto spiacevole. Latrio della
casa di Manara era illuminato solo dal riverbero della
luce accesa in cucina.
187
Per fortuna Sandro conosceva la casa, pur essendoci stato solo una volta. Per una deformazione professionale, che lui chiamava allenamento, ogni volta che
visitava un nuovo ambiente ne studiava i dettagli, come
se dovesse diventare un terreno di scontro. Spesso era
stato un esercizio utile. Forse lo sarebbe stato anche
questa volta.
Si avvicin alla porta aperta della cucina con Manzetti a coprire la parte buia della casa. Sent qualcuno
che parlava nella confusione creata dal televisore.
Adesso parliamo un po del nostro amico cantante, eh? Che ne pensi?.
Sandro non riusciva a vedere linterno della cucina, ma decise di aspettare che i due dicessero qualcosa
di compromettente prima di rivelare la sua presenza.
Quando Manzetti torn da una veloce esplorazione
del resto della casa, indicandogli che non cera nessun
altro, lui si avvicin allo stipite per ascoltare meglio.
Mi devi solo rispondere a qualche domanda e ti
lascio stare. La tua amica ha letto il racconto. Qualcun
altro sa la storia?
Mmh.
Mich, non fare il fesso. Se mi dici nessuno e poi
scopro che non vero lo sai che ti faccio fare una
brutta fine. Come a quella guardia.
Stavano minacciando Michele. Sandro era indeciso. Il suo aggressore stava parlando, e forse avrebbe dato indicazioni utili allindagine se lo avesse lasciato parlare. Un intervento a questo punto, invece, gli avrebbe
impedito di sapere. Solo dalla voce non riusciva a capire
se laggressore era di spalle alla porta. Sarebbe stato tut188
to pi facile cos. Ma ne dubitava. Se era un professionista non si sarebbe fatto fregare cos facilmente.
Hai ancora copie del racconto?
Mmh.
Sandro cercava disperatamente di capire.
Guaglio tu non mi devi fare incazzare! Voglio
sapere tutto, chiaro?
Sandro sent un rumore attutito e cap che
laggressore stava colpendo Michele. Non poteva aspettare oltre. Si gir verso Manzetti e gli fece altri segni.
Poi estrassero le pistole e Sandro entr nella cucina urlando Fermo!. La luce dei neon era pi forte di
quanto Sandro si aspettasse e impieg un istante di
troppo a inquadrarlo nel mirino.
Nello stesso istante in cui Sandro varc la soglia,
O Zicchinett che aveva ancora alzata la pistola con cui
aveva colpito Michele, fece fuoco due volte, per riflesso.
La prima pallottola fin nelle piastrelle alle spalle
di Sandro che, colto di sorpresa da una reazione cos rapida e violenta, si era lanciato distinto sul fondo della
cucina. La seconda si infil nel braccio sinistro, facendolo ruotare in una piroetta quasi comica.
O Zicchinett fece lerrore di seguire con lo sguardo lintruso che si accasciava e non si avvide di Manzetti che, entrando, gli spar tre colpi in rapida successione. Una macchia rossa gli si allarg rapidamente sul torace. Fu lultima cosa che riusc a vedere prima di crollare a terra.
Manzetti sapeva che era morto, ma si precipit lo
stesso a controllare e a raccogliere la pistola. Diede
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190
191
192
XXXV.
Due ore dopo la sparatoria, portato via O Zicchinett, si trasferirono tutti in caserma. Il magistrato di servizio, un tipo minuto con la faccia da criceto, aveva detto a Michele di aspettare.
Seduto nella sala interrogatori, cominci a fare
unanalisi di quello che era successo. Pino laveva tradito? Non lo credeva possibile. Ma che poteva fare? Raccontare tutto e tradirlo lui? Oltre a mancare alla promessa fatta, non sapeva a cosa sarebbe andato incontro, non
era un avvocato. Forse aver nascosto quelle informazioni a Sandro era un reato. Avrebbe voluto chiamare Pino,
ma temeva che qualcuno potesse ascoltarlo.
Prima di scendere di casa aveva ripiegato in tasca
una copia del racconto, stampata il giorno che Sandro
era stato a casa sua. Voleva tenerla a portata di mano.
Se avesse deciso di raccontare tutto, ne avrebbe avuto
bisogno.
Alla fine decise che era andato troppo avanti per
fermarsi adesso. Appena i carabinieri lavessero lasciato
andare, avrebbe chiamato Pino e preso una decisione.
193
196
XXXVI.
Quando Michele entr, Sandro stava trafficando
con un moderno lettore mp3, evidentemente in difficolt. Aveva un braccio bloccato e fasciato, il colorito pallido e un livido sulla parte sinistra del viso, dove aveva
sbattuto cadendo.
Complimenti, bella cera. Sembri uscito dallo shaker di un barman impazzito.
Sandro, col braccio buono, lanci linfernale strumento che aveva in mano sul comodino Sarai bello tu,
dopo la notte che hai passato coi colleghi.
Non ti commuove il fatto che sono venuto qui,
invece di andarmene a dormire?
No, non sono commosso. So perch sei qui.
Sandro si era fatto improvvisamente serio, e Michele pot osservare lanimo di sbirro che era in lui
comporsi nella smorfia del suo viso.
La cosa lo spavent ma era deciso a tenere duro.
Non fece commenti sulla divinazione di Sandro circa la
sua visita, cos fu lui a riprendere.
197
Sei venuto perch vuoi sapere come mi sono trovato dentro casa tua mentre qualcuno cercava di ammazzarti, perch vuoi sapere a che sto con lindagine su
Morrone, e infine, ma solo infine, per ringraziarmi di
averti salvato il culo
eh
eh, un cazzo. E in cambio non mi vuoi dare uno
straccio dinformazione, e mi tieni nascoste le cose. E le
tieni nascoste pure ai colleghi.
Evidentemente la telefonata di Sandro a Manzetti,
non era servita solo a comunicare il suo stato di salute.
Io non
Aspe Miche. Non ho finito. Non mi hai detto
niente. Chi il cantante? Cos il racconto? Questo Zicchinett venuto a casa tua con lattrezzatura completa
da tortura. Voleva sapere qualcosa da te, e vorrei saperla
anchio. Solo che io non ti ammazzo, ti salvo la vita.
Michele rimase senza parole. Non poteva negare
che lui avesse ragione, n sarebbe servito provarci. Ma
neppure poteva dirgli tutto, se aveva deciso di salvare
Pino.
Questa storia stava facendosi pesante.
Senti, mettiamo che ti racconto una storia ipotetica dove una serie di personaggi fanno cose non troppo
corrette. Tu che genere di decisioni puoi prendere, quanta discrezionalit puoi avere?
Io ho tutta la discrezionalit che la legge mi consente di avere disse Sandro cercando di non apparire
troppo ligio, per lasciare a Michele lo spazio per parlare.
Sperava che non trasparisse troppo la sua trepidazione.
Questa non una risposta.
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con Don Vittorio. Non c modo. Abbiamo in mano solo Giannini, che a questo Zicchinett manco lo conosceva, a quanto dice.
Chi Giannini?
Amedeo Giannini, il ladruncolo che spaccia informatica rubata e che ha lasciato unimpronta sul tuo
computer. Ora so cosa cercavano disse Sandro, scuotendo il rotolo che aveva fatto con le pagine del racconto.
Pare che sia venuto con un altro di cui Morrone
ha fatto un riconoscimento vago, e che stiamo cercando
per poterlo interrogare. Ma, anche se lo becchiamo, non
ne verr fuori niente. Non tradirebbero mai Don Vittorio.
E il figlio scomparso, e la morte di Pino?
Guarda che a noi ci rovina la televisione. Tra fiction in cui la scientifica e i RIS fanno salti mortali tripli
carpiati, e salotti di talk show dove si moltiplicano i plastici delle case del delitto, la gente pensa che noi possiamo fare quello che vogliamo. Salvo risolvere il caso,
ovviamente.
Ma qui il fatto difficile. Su che basi chiederei
un mandato per avere il DNA di un cantante famoso? E
per confrontarlo con quale campione? Uno spazzolino
di ventanni fa? Potrei, forse, provare che figlio di don
Vittorio, ma dato che mater semper certa est, pater
numquam, non nemmeno sicuro. E inoltre questo non
proverebbe che non Pino Daniele. Al massimo proverebbe che Pino Daniele il figlio di don Vittorio.
Ancora con il latino? sorrise Michele.
201
Mi do un tono. Ma a parte tutto, mi renderei ridicolo con questindagine. Per leffrazione nel tuo ufficio
e la botta a Morrone, ho un colpevole, forse due se il
riconoscimento di Morrone si fa meno nebuloso. Posso
stabilire mezzi, occasione, ma non un movente. Anche
se coi loro precedenti non mi serve.
Circa laggressione casa tua ho tutte le prove che
voglio, e noi eravamo l a sorvegliare te in relazione
alleffrazione, naturalmente. Ma ho anche un cadavere a
cui non posso chiedere perch ti voleva torturare e forse
uccidere.
Ti resto solo io disse alla fine Michele.
Sandro assunse unaria seria infatti. Un pazzo
farneticante di complotti e di sostituzioni di identit che
non si possono provare. Perfetta conclusione di
unindagine del cazzo.
Michele lo guard colpito dallultima frase. Gli
venne il dubbio che Sandro davvero non credesse a
quello che gli aveva raccontato.
Mich, vattene a dormire, che mi fai riposare pure a me. Anzi passami quellarnese che mi sento un po
di musica buona invece di stare a sentire a te.
Michele meccanicamente gli pass lapparecchio e
si avvi lentamente alla porta. Nelluscire sent che il
lettore di Sandro, cui lui aveva sfilato le cuffie, era finalmente partito.
Si volt a guardarlo mentre lo stupore si trasformava in comprensione. Sorrise vedendolo ascoltare ad
occhi chiusi la selezione, senza dubbio premeditata, e
fingere beatamente di ignorarlo.
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simmo lazzari felici/ male 'e rine ma nun se dice/ musicante senza permesso 'e ce guard'/ e cu 'e
spalle sotto 'e casce/ nun se sente cchi l'addore 'e mare
203
204
XXXVII.
Era sul letto da meno di tre minuti. O almeno cos
gli era parso quando lo squillo del telefono lo riport a
fatica nel mondo reale.
Avrebbe voluto chiamare i suoi amici prima, ma
era troppo esausto per sostenere una discussione con
loro, che a ragione gli avevano detto di starci attento
con quella gente.
Cos Michele si era messo sul letto, vestito
comera da oltre trenta ore, e si era addormentato.
Ma, consapevolmente, aveva lasciata aperta la sua
porta tecnologica sul mondo. Ed era quella che ora stava
reclamando il suo ruolo di torturatrice del sonno che
implicitamente gli aveva concesso.
Prese il diabolico apparecchio dal comodino, dove
questa volta aveva ricordato di riporlo, e vide il nome di
Manuela lampeggiare sul display.
Vide anche lora sulla radiosveglia. Un calcolo
complesso gli permise di capire che i suoi tre minuti
erano durati quasi cinque ore.
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Quindi hai il numero di Pino Daniele, e vuoi invitarlo qui gioved sera? Ma sei pazzo?. Manuela quasi
non ci credeva.
Veramente lho gi invitato. Domani lo chiamo
per ricordarglielo. Pi tardi dobbiamo convincere Mario
ad anticipare la festa per il suo compleanno. Ma poi
perch sarei pazzo? Che c di male? Un artista non deve mangiare? E poi magari ci fa tre o quattro pezzi, chitarra e voce.
Mario avr un infarto. Altro che autografo disse
Giorgio sogghignando.
Mario potrebbe avere pi che un infarto, se gli
amici di Pino, immaginando che ne hai parlato, pensano
di venire qui al suo posto, a prendere quattro piccioni
con un Kalanikov.
Michele sorrise alluscita seria di Bea. Era una
soddisfazione vedere che anche lei, qualche rara volta,
poteva sbagliarsi.
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XXXVIII.
Mario aveva fatto qualche resistenza a spostare
dalla domenica di chiusura al gioved la sua festa di
compleanno. Pur essendo un giorno moscio, il gioved
era pur sempre attivo. Il mancato guadagno la bestia
nera di ogni commerciante.
Lo convinse la promessa di una grande sorpresa,
ma forse di pi il fatto che lattivo infrasettimanale era
quasi esclusivamente imputabile ai suoi amici della
Teorema.
Ancora non era persuaso quando il marted sera
aveva messo il cartello Gioved sera chiuso - festa privata allingresso del locale.
Ma cominci a farsi trascinare dallentusiasmo gi
dal mercoled mattina, quando decise il men e si mise
al lavoro.
Il buffet che mise in mostra quando Giorgio e Manuela entrarono nel locale, quel gioved sera, era impressionante per assortimento e quantit, e presto Giorgio, con qualche assaggio clandestino, ne avrebbe ap-
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Mario si illumin un attimo, ma subito il suo entusiasmo si spense. Mentre Bea e Manuela, seguite a ruota
da Giorgio arrivavano a far capannello davanti alla porta, per non perdersi il momento, Mario fece quella che
fu poi ricordata, senza mai spiegargliene il motivo, come la sua miglior battuta di tutti i tempi: uno scherzo, vero? Non puoi essere quello vero, sei un imitatore!
Dopo un istante di imbarazzo, tutti risero. Si spostarono verso quello che sarebbe diventato, per quella
sera, il palco del concerto e iniziarono a organizzarsi,
con Mario ancora incredulo e del tutto imbambolato.
Solo pochi dei presenti, evidentemente sazi del cibo o della zuffa, si interessavano al movimento che si
svolgeva dove Bea aveva montato limpianto.
E te sento quanno scinne 'e scale/ 'e corza senza
guarda'/ e te veco tutt'e juorne/ ca ridenno vaje a fatica'/ ma mo nun ride cchi.
Questa volta, e si sentiva, i quattro minuti e rotti
non venivano dal GoldSound: non cerano fruscii o distorsioni.
Cal un improvviso silenzio, e persino i pi agguerriti gladiatori da buffet, smisero non solo di accaparrarsi generose porzioni di leccornie, ma anche di
mangiarle.
Appena Pino fin di suonare il primo pezzo, part
un applauso entusiasta e tutti si avvicinarono.
Buonasera. Siamo qui per festeggiare il compleanno del mio amico Mario, cui va lapplauso che
avete appena fatto, e per ringraziare gli altri amici che
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Naturalmente
La storia che avete letto totalmente inventata.
Ogni riferimento a fatti, luoghi o persone realmente esistenti puramente casuale.
Fa eccezione, com ovvio, il personaggio di Pino
Daniele, il cui unico legame con questa storia di fantasia
il fatto che lui esiste realmente.
Mi scuso per aver usato il suo nome, anche se dubito che questo possa bastare.
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Non so se un semplice ringraziamento sar sufficiente a compensare le seccature che ho causato loro.
La mia riconoscenza va anche a Virginia Zambrano e Valter Gallone, esperti dei garbugli legali, grazie ai
quali, forse, riuscir a non finire in galera.
Se ci sono strafalcioni di carattere medico, sono da
imputarsi solo alla mia ignoranza e non certo alla valente consulenza di Arturo Ferraro, ortopedico di famiglia.
Non posso dimenticare, e non lo faccio, gli amici
che hanno letto questo lavoro prima della stampa e che
mi hanno sommerso di commenti appassionati.
Siete tutti molto cari anche se mentite davvero male.
n.c.
220
Il cantante di blus
I. .............................................................................................................. 7
II. .......................................................................................................... 13
III.......................................................................................................... 19
IV. ......................................................................................................... 37
V. .......................................................................................................... 43
VI. ......................................................................................................... 47
VII. ....................................................................................................... 53
VIII. ...................................................................................................... 57
IX. ......................................................................................................... 59
X. .......................................................................................................... 63
XI. ......................................................................................................... 67
XII. ....................................................................................................... 81
XIII. ...................................................................................................... 83
XIV. ...................................................................................................... 85
XV. ....................................................................................................... 93
XVI. ...................................................................................................... 97
XVII. .................................................................................................. 101
XVIII. ................................................................................................. 103
XIX. .................................................................................................... 111
XX. ..................................................................................................... 115
XXI. .................................................................................................... 119
221
XXII. ...................................................................................................125
XXIII. .................................................................................................129
XXIV. ..................................................................................................137
XXV. ...................................................................................................141
XXVI. ..................................................................................................145
XXVII. ................................................................................................151
XXVIII................................................................................................161
XXIX. ..................................................................................................165
XXX. ...................................................................................................171
XXXI. ..................................................................................................175
XXXII. ................................................................................................179
XXXIII................................................................................................183
XXXIV. ...............................................................................................187
XXXV. ................................................................................................193
XXXVI. ...............................................................................................197
XXXVII. .............................................................................................205
XXXVIII. ............................................................................................211
Naturalmente .................................................................................219
Questo libro non sarebbe nato se.................................................219
222
Responsabiledellapubblicazione
NicolaCirillo
Pubblicatoedepositatodallautore
nelfebbraiodel2011