che pulsano furiosamente. L'emicrania colpisce cos violenta che a stento riesco a
tenere gli occhi aperti, lo stomaco si contrae e si dilata, come qualcuno gli avesse
tirato un pugno. Adesso che lo ascolto, il mio cuore si ribella, pulsa alle tempie,
ricordandomi ad ogni battito che esiste ed infuriato. Mi sento stordito, come se non
e maniere parlate troppo forte, sfilate di abiti su misura, ori e rubini sfavillanti.
Contorte signore con le mani adunche sono chine sui piattini di porcellana, levano una
fitta nebbia di parole inutili, mentre i loro mariti e padri con lo stesso incarnato da
morti e da vivi, abbruttiscono la stanza con le sigarette e la loro presenza. Che ansia
impasta la lingua. Fatemi uscire da qui, da questa penombra che non mi d sollievo.
cameratesca pacca sulla spalla. "Su, non faccia il morigerato professore, non c'
un'inutile conversazione.
Mi frugo nelle tasche della giacca senza curarmi di nascondere i miei gesti,
come al solito l'Optalidon rimasto sulla scrivania del mio studio: complimenti,
testa, cos non dovrei subire la tortura di questi ragli e muggiti solo in apparenza
addomesticati.
"Caro," si avvicina a noi la padrona di casa, i suoi passi sono amplificati dai
tacchi. Il suo volto feroce, con quelle labbra strette, troppo rosse, e l'ombretto
celeste sembra quello di una maschera tribale, dalla quale sporge una criniera di
capelli biondi cotonati "il Cavalier Ferrido ti stava cercando, perch purtroppo deve
lei mi segua, fuori all'aria aperta anche le sue chiacchiere saranno pi sopportabili.
Poi un ragazzo esce dalla terrazza e mi viene incontro, sorridendomi con quei denti
troppo bianchi.
sottobraccio con una confidenza che non gli ho mai concesso. Squadro il ragazzo,
magrissimo di quel magro senza muscoli, ottenuto solo con sciocche privazioni
volontarie. Il vestito di ottima fattura non nasconde le infelicit del suo corpo. Questo
un finto asceta, che ha sotto il sedere piatto una Maserati e una villa al Circeo. Mi
avevano detto che forse non sarebbe venuto e me ne stavo rammaricando. Ci tenevo
cos tanto a conoscerla." Carlo mi disturba, il tipo di persona che non ti guarda mai
in viso e che rende fin troppo esplicite le proprie intenzioni. Posso prevedere con
"Sa, sto finendo l'Universit... ho letto tutti i suoi libri, su Boccaccio, sul
Petrarca, persino quel pamphlet contro d'Annunzio. La sua prosa a un che di sublime.
pi, di fini pensatori come lei. Che sappiano oltretutto ornare a un lucido cervello,
anche una certa bella presenza. Come nella migliore tradizione greco-romana della
persona onesta, perch il ragazzo non mi piace, perch ho la sicurezza che stia
piacere, sentirsi desiderati anche se dall'ultimo dei reietti anche, perch so che alla
fine cedere agli istinti pi facile che obbedire alla razionalit, specialmente quando
Carlo si fa pi vicino.
"Pu chiamarmi in Dipartimento, dal luned al venerd, meglio nel
pomeriggio, quando non sto insegnando, cos potr espormi le sue idee per il progetto
di ricerca." Adesso lo guardo in volto, vedo il suo disappunto, il volto pare ancora pi
deformato per la rabbia. Avrei potuto indorare la pillola con una giustificazione, ma
non se lo merita.
"Tommaso, mi stavo appunto chiedendo dove fossi finito." Lucia mi mette una
mano grassoccia sulla spalla, con dolorosa intimit. Carlo ci guarda e se ne va, senza
dire niente.
"Ma che dici. Mi annoio." Allento la cravatta per permettere alla mia gola
azzurri e bianchi, fiocchi e chiacchiere vuote. Non me ne frega proprio niente del
battesimo del secondogenito dell'onorevole Cappuccini. Non che biasimi Lucia per
avermi costretto a venire. Lucia ha ragione, lo so. Bisogna coltivare i buoni rapporti,
borghesi.
Io non voglio appartenere a questo zoo, eppure non posso fare a meno di
sua sudaticcia, la mia fredda e mortuaria. Sono grandi le sue mani, senza anelli.
Gioca con l'opale che porto al mignolo. Con premura mi fa strada per la bella terrazza,
Il solo vedere uomini e donne andare e venire per Campo de' Fiori mi fa
sentire meglio: l c' vita che si invera. Chiudo gli occhi coprendomi il volto con le
servono a poco, gioia mia." Come per magia dalla sua borsa spunta il flacone della
speranza.
"Grazie." Immagino i miei occhi liquidi mentre le parlo. Conto con avidit le
mie venti gocce sulla lingua. Sento la sua mano tra i miei capelli, a massaggiare lo
scalpo e il cervello.
"Andiamo, dai." Mi prende per mano. Ci lasciamo alle spalle cori di finti
serata", "grazie di essere venuti". Prendiamo l'ascensore, quasi tutto occupato dalla
sua presenza giunonica. Si riavvia i capelli, ripassa il rossetto sulle labbra, stretto fra
le dita come un fucile carico. Mi incantano i suoi gesti riflessi allo specchio. Cos mi
accorgo in ritardo che i suoi occhi lucenti mi sono addosso, nello specchio vedo il
capriccio della sua bocca e mi preparo alla difesa. "Ti sei messo di nuovo a dieta?"
rughe." Mi dice, mentre tira fuori dalla borsetta i suoi occhiali da sole.
Una donna con un bel seno e dei bei fianchi bella perch donna, un uomo
con la pancetta solo un anziano. Questi, per, sono pensieri che mi tengo per me.
schiena.
galateo!" gonfia le guance, si mette le mani sui fianchi. "Eh, quando eravamo giovani
almeno i fiori me li portavi!" Le alzo i grandi occhiali da sole rossi. Scoppiamo in una
risata prolungata, la sua voce risuona spettrale nell'atrio del palazzo gentilizio.
"Madame" le porgo il mio braccio, aiutandola a scendere i gradini. Mi lascia
piede sui sampietrini e l'altro ancora sul gradino, manda indietro la lunga chioma
castana e liscia.
"Non mi portare nel bosco di sera ho paura del bosco di sera..." comincia a
mentre tento di guidare i suoi passi a ritmo, in una selva di motorini e macchine.
seriet.
"Di domenica sera? Scherzi? Se stai meglio, come mi sembra, sono tutta per
te, solo per te!" cinguetta allegra, mentre ci dirigiamo in piazza. Le ombre lunghe gi
la divorano, rendono i ragazzi sagome di cenere, alcuni giovani oziano scherzosi sotto
lo sguardo torvo di Giordano Bruno. Scherzano, ridono, forse fanno programmi per la
notte che incombe, stretti nei loro jeans e nelle magliette consunte dai colori
sgargianti e larghe scritte in una lingua che non conoscono. Li riconosci subito, i
ragazzi delle borgate, quando scendono in centro al sabato sera, per la loro
esagerazione, quell'irruenza allo stesso tempo violenta e bonaria. Loro e Carlo sono
fatti da due argille diverse, non c'entrano nulla con tutto quel mondo ai piani alti.
Saluto con uno sguardo d'odio la terrazza dalla quale io e la mia fidanzata
platonica ci stavamo affacciando poco fa: per fortuna l'altezza impedisce all'inutile
parola.
per Lucia, per sentire la sua risata sguaiata, perch so che con lei posso acquietarmi
neppure lei capace di prendere sul serio quel mondo ipocrita; allora sempre meglio
" troppo presto per andare a cena, fammi vedere due vetrine." Ci
incamminiamo per la via, a braccetto come una coppia di fidanzati: la gente non pare
forte il braccio.
"Che ne pensi di quella camicia?" picchiando sulla vetrina indica una camicia
maschile color carminio, con piccoli ricami blu. Non le chiedo per chi sia.
solito i regali che sceglie per i suoi uomini sono vistosi, giovanili e dozzinali come lo
sono quei giovani amanti, volti di ventenni indistinguibili che non si fermano mai
"Sei geloso che faccia regali al mio nuovo garon?" ride, la lingua schiocca
sulla parola 'garon', segno tangibile di un'abitudine tutta femminile agli eufemismi
che persino in lei dura a morire. "Sai, anche il tuo ragazzino non sarebbe male, se gli
"Guarda che non stavo scherzando, davvero carino. E poi sembra una
"Comunque, non voglio venire a sapere che frequenti certi posti. Non sono
viso. Per rassicurare il tuo istinto patriarcale, comunque, l'ho incontrato di giorno.
Lavora per un fornaio di via Ostiense. Comunque, si tu le veux savoir, il tuo Biondino
ha un nome."
"Brunetto." si volge verso di me e tira fuori la lingua. "Un nome non proprio
"Mi meraviglio che tu ti ricordi la sua faccia, l'avrai visto due volte forse e
sempre di sera."
"Non scordo mai un bel culo e un bel pacco, specie quando si presentano
insieme, gioia mia." Con nonchalance tira fuori il bocchino dalla borsetta, me lo
passa, accende una centos e la infila nello strumento. Quando aspira cos, con la testa
lievemente inclinata, sembra una Marlene Dietrich di provincia. "E devo dire che
"E chi ti ha detto che fossi sola? Comunque apprezzo il tuo tentativo mal
riuscito di chevalerie".
"Ah dott!" Noto un'ombra cenciosa sulla scalinata di San Carlo ai Catinari, la
appesi per miracolo, poi mi saluta col pugno sinistro chiuso e ben alzato. Quando si
alza nel suo metro e novanta imponente. I quattro stracci che indossa nascondono un
corpo che deve essere stato possente, prima che il vino avesse la meglio su di lui.
"Vene daa sezzione?" mi chiede, inclinando il capo unto nella direzione della sezione
del PCI.
"Ecco, 'nfatti ho sonato, ma nun c'era nessuno, allora me so' messo qua a
rompe li cojoni ai preti." Sbiascia e sputazza. "Dott, ma ce crede che quer compagno
voleva per davvero fa' n'attentato?" Farinata rimasto sconvolto, chiss perch, dalla
" corpa doo stato!" urla, alzandosi in piedi. "Lo stato canaja! Lo stato fascista
che ce vole morti a tutti! E quei cojoni de compagni nun so' manco 'rivati aa sede!
lire. "Vai a farci cena, mentre aspetti quelli della sezione, cos ti scaldi."
"Tutt'a pecora dietro i tonaconi, artro che!" tuona con voce possente. "Lei,
per...Lei nun come l'altri, professo'! Lei 'o vede davero er mondo come noantri,
vero signo'?" grida a Lucia, che rimasta in disparte, con aria spazientita "Jo dica
pure lei, che deve da sta attento. Lei deve da sta attento!' mi guarda con gli occhi
sgranati. 'Nun cio volemo mica trov bbruciato a'n palo o sparato'n piazza!'
si deve essere accorta del mio braccio che, contro la mia volont, trema. "Dove
deve."
"Pensi che sia cos pigra? Guarda che riesco a camminare anche su un tacco
dodici, cosa credi?" scherza lei, mostrandomi l'alto tacco. "E poi non vorrai andare a
mangiare alle sette!" Attraversiamo la strada, lei che mi trascina tenendomi per mano,
correndo sui binari del tram, che si vede gi all'orizzonte. Mi volto d'istinto, attratto
dal rumore: un gruppo di ragazzi e ragazze dal tram canta a squarciagola stornelli
osceni, hanno le gote rosse, abbrustolite dal primo sole. I loro scherzi sono molesti per
tutti gli altri passeggeri, che reagiscono con bestemmie e male parole. Eppure saranno
tutti stipati l dentro per ancora qualche minuto e chiss per quanto lo sono stati.
"Si vede che sono andati a divertirsi da qualche parte. Non che li abbia
"La societ che non permette loro di comprarsi un'auto, non li obbliga alla gita
bambini giocano con un pallone consumato. I loro volti concentrati hanno una seriet
Uno di loro scatta in avanti, portando il pallone verso l'immaginaria area di rigore,
quando un compagno ne ferma la corsa con un calcio. Il bimbo cade per terra. Il suo
"Poverino." mi sfugge.
silenzio dalla decadenza del portico d'Ottavia, che pare nascondere mille occhi nelle
sue crepe, triste di sporcizia e sterpaglie. Il Teatro Marcello ghigna dalle sue colonne:
stagnante di morte. Questa l'ora in cui il sole sta morendo e quella che riaccende il
desiderio, la voglia di un vivere senza speranza per sfuggire alla noia della notte. Ho
bisogno di sentirmi vivo nella notte. Ho bisogno di amare, prima che l'amore marcisca
l'acqua indaco del Tevere, che vomita via gli ultimi barlumi di tramonto. Lei corre
davanti a me, i lunghi capelli ondeggiano sul soprabito rosso, spavalda contro il
crepuscolo.
"Ma non sono Liviana e Corrado quei due?" mi chiede quando la raggiungo
dall'altra parte del ponte. Chi altri potrebbe essere con quel suo cappotto immacolato e
stretto il braccio del suo compagno come se lui potesse volare via. Corrado ed io ci
salutiamo con un cenno della mano, sicuri che smancerie e convenevoli possano
essere lasciati alle donne. Liviana ha uno sguardo triste mentre risponde alle domande
abbracciarmi (non che mi dispiaccia non doverle ricordare che non amo gli abbracci).
"Che fate da queste parti?" Liviana trema nel suo soprabito leggero che le
non stia parlando, magari non si sente bene, di solito sono io quello di poche parole.
Restiamo a fare il gioco del silenzio, per un po'. Lucia si ferma di fronte a un bar.
suo profumo dolcissimo di cipria e vaniglia. "Ci possiamo vedere una di queste sere,
Tommaso?"
"S, certo. Magari ti porto fuori a cena, non penso Corrado ne avr a male."
Liviana ha un tremito.
"Secondo te sono troppo appariscente?" Guardo il suo soprabito blu, dal quale
"Tu sai quanto ami Corrado..." le porgo il mio fazzoletto, il rimmel comincia
"Avete litigato?"
" sempre nervoso... Credo che abbia problemi sul lavoro. Ti ha detto niente?"
"Ma magari, altre volte..." scuoto la testa. L'ho sentito ieri al telefono e tutto
"E poi deve anche partire per Milano, la prossima settimana...volevo andare
con lui, ma non posso, non posso, devo tornare a trovare la mia famiglia, il
stomaco.
"Fai bene, se quello che vuoi fare. Non credo che Corrado abbia problemi a
sopravvivere senza di te per qualche giorno." Appena Liviana apre le labbra lucide
per dirmi qualcosa, Corrado la prende nuovamente per un braccio. Dietro di lui,
particolare. Con Lucia prendiamo un'altra strada, capisco che non ha voglia di fare un
nuovo. Finisce che ce ne andiamo da qualche parte con lui che si fuma un pacchetto di
"Che gli dovrei dire? Che a volte scrive roba impublicabile? Non sto parlando
di censura, ma di italiano. Che non si capisce quello che vuol dire. A volte penso che
"Bastardo."
anche tornare pi tardi che Gino in persona si avvicina, con la lunga barba bianca.
"E 'llevate! Mortacci!" urla con la voce che raschia la sua gola e le mie
professore, che per lei e la sua amica c' sempre posto. Dottoressa." fa una grottesca
"Allora, che dice, Sor Gino, ce la fa a trovarci un tavolo per stasera? Anche un
po' pi tardi."
"Ma vi pare che vi faccio aspetta'? Er mejo tavolo der ristorante vi do!" ci
venati di sangue.
sempre la pi bella. A pparte mi moje, che se no quella me mena." Lucia sorride. "Me
"Ci deve mettere molto collirio, Sor Gino, se no fa come gli altri anni, che non
"Il solito."
"Allora acqua e 'n quartino de vino della casa per la signora. Poi stasera ho 'n
"Per me, invece, uno spaghetto al pomodoro. Per favore, Gino, una porzione
non troppo abbondante." L'oste scrive chino sul taccuino, con la sua mole che nulla ha
di rassicurante.
"Dottoressa, ma magna cos poco pure a casa er professore? Certo che se vede
che ce tiene alla linea, c'ha 'r fisico de 'n ragazzino." Lucia si mette la mano sulla
"Dici che glielo dovremmo spiegare che non siamo una coppia?" mi domanda.
"Allora mi devo ricordare di non portare mai qui uno dei miei amici pi
la luce giallognola della lampadina che ha dietro le illumina la testa, riflettendosi sui
"E poi hai ragione, il Paradiso dev'essere noioso, con tutte i suoi salmi e
questo ragazzo, avr diciott'anni al massimo, forse meno, la faccia ancora innocente,
ricoperta di brufoli, una massa informe di capelli scuri, tenuti pi o meno insieme con
il gel. Credo che il mio sguardo indugiato abbia peggiorato il suo imbarazzo. Posa la
brocca di vino e la bottiglia di naturale, poi si volta e se ne va, con l'andatura sgraziata
delle persone cresciute tutto d'un colpo. Mi dispiace d'averlo trattato male, quella sua
fragilit mi fa quasi tenerezza, che ti viene voglia di mettergli le mani tra i capelli
unti. Mi perdo, guardando il muro di fianco a me. Non avevo mai notato che le pareti
dell'osteria fossero cos scrostate: come se d'un tratto tutto l'ambiente fosse
avvicina al nostro tavolo con una candela accesa in mano. Gli proietta strane ombre
"Scommetto che tra npo' torna la luce," ci rassicura "anche se me sembra che
annata via dappertutto." Ci lascia la candela, che serve appena a rischiarare un po' i
nostri volti. Qualche avventore si accalcato fuori a cercare di capire che cosa stia
succedendo: in questi giorni di tensione anche un incidente cos banale porta sulla
bocca di qualcuno la parola terrorismo. Il buio fisico, per, non dovrebbe instillare
terrore.
"Adesso mi aspetto anche una torta con le candeline per il mio ennesimo non-
"Si vabb, lo so io." risponde con aria sorniona. A volte penso che la prima a
essere ossessionata dal sesso sia proprio lei. "Parliamo di cose serie, piuttosto. Ho
"Mi hanno chiesto di andarci per fare un intervento critico. Gli piace il lavoro
che faccio, anche se sono solo un professore. Lucia non crede alla mia falsa
modestia.
Comunque fai bene ad andare, sono l'unico movimento che, secondo me,
faccia ancora una politica vera, di cuore, fuori dalle logiche del Potere." commenta.
loro cresceranno e sar la fine. Sto per aggiungere che bisogna essere quasi essere
mitologici per non farsi corrompere dal Potere, dalla disillusione, dal compromesso,
"Risparmiami una delle tue paternali, per favore. Te l'ho gi detto che stai
invecchiando male, s?" eppure mentre mi rimprovera, sfiora il dorso della mia mano
come noi." Sbuffo. Ho bisogno di far riposare il cervello. Arrivano i nostri ordini e
"Odio non vedere cos'ho nel mio piatto, meno male che tornata la luce."
"No, grazie." Affondo annoiato la forchetta nel piatto, non ho fame. Lucia si
porta un boccone alla bocca, mastica lentamente, con gusto, poi si blocca e mi guarda.
"Non hai mai paura di morire da solo?" mi chiede, seguendo un suo corso di
pensieri che, a vedere il pezzo di bestia morta che ha nel piatto, mi pare grottesco.
" difficile che si muoia in compagnia, in ogni caso." rido, per scacciare i miei
pensieri neri.
"Ho paura che...a volte il tuo scappare sia paura di avere una relazione."
scherzo."
"Tommaso" Lucia non mi chiama mai per nome, se non quando in collera
"Ho te per le mie esigenze affettive, per il resto meglio un bel corpo da
tovaglia dozzinale.
tremare il tavolino. Sono sicuro che abbiamo avuto gli occhi di tutto il ristorante
addosso per qualche secondo. Se solo prestassi ascolto, potrei sentire i commenti
imbarazzati dai tavoli vicini. Ecco, almeno gli altri avventori avranno qualcosa da
spingo troppo in l persino per lei, che in fondo donna e per quanto libera certe cose
non arriva proprio a capirle. proprio stuzzicarla fino a farla scoppiare che mi fa
divertire, so che con lei posso farlo, che dopo qualche minuto tutto torna a posto.
Essere donne deve essere bello per questo auto-inganno del mito dell'amore, per
pensare che comunque l'uomo giusto prima o poi arriver. Sono romantiche e forse
per questo che un po' le invidio. Ma non invidio la loro fragilit infinita. Finiamo di
scarto. arrabbiata?
Non facciamo una scenata sulla pubblica via, per favore. evito di
riavvicinarmi, non sarebbe la prima volta che mi allunga uno schiaffo solo perch si
il fumo in faccia.
pacato, sono stanco delle solite discussioni. Lucia dovrebbe capire che non mia
madre, non ha nessun diritto di preoccuparsi per la mia vita. I miei affetti sono altro
dalla mia vita sessuale." Accelero il passo verso la macchina, senza curarmi che lei
rimanga indietro.
"Non una cosa sana, non sana per niente!" mi urla, agguantandomi per un
braccio. Sai che c? Vivi da dissociato. E lo fai perch hai paura, hai paura di
rapportarti agli altri, sia mai che ti feriscano. la sua voce almeno tornata a un tono
normale. Dovresti cercare di lasciarti i tuoi traumi alle spalle. E poi ho un po paura
psicanalisi da rivista femminile, mi concentro nel frugare le mie tasche alla ricerca
delle chiavi, nellaprire lo sportello. Sai qual il difetto della tua bellissima analisi?
Che a me va bene cos." e con questo spero di aver chiuso largomento per i prossimi
giorni a venire. I discorsetti di Lucia sono ciclici come una mestruazione. Sale in
"Tommaso mi chiama quando siamo quasi sotto casa sua per non hai
sorrido.
di cui parlavamo prima." Sul portone di casa mi stringe forte per un momento di
troppo, baciandomi entrambe le guance. "Ci vediamo domani, eh, domani, non fra tre
mesi."