INTRODUZIONE
Capitolo I Il diritto privato e lordinamento giuridico.
1. Diritto e societ.
Il diritto costituisce il mezzo pi evoluto di organizzazione sociale, si pu ancora oggi affermare
che ubi societas ibi ius. Esso non si limita ad indicare ci che buono e giusto, ma garantisce il
rispetto delle regole evitando che ciascuno si faccia giustizia da s. Il diritto si identifica pertanto
con linsieme di regole di condotta lordinamento giuridico fra i quali assume particolare
rilievo quello statuale, in quanto con esso lo Stato interviene allo scopo di costringere gli individui a
rispettare i precetti normativi. Lesperienza dimostra che lo sviluppo economico di una societ
richiede norme sempre pi numerose onde evitare che esso si realizzi a scapito di alcune persone. Il
diritto statuale dunque uno strumento per mettere ordine alla convivenza degli uomini.
Gli ordinamenti statuali democratici si prefiggono di garantire lordine per consentire a ciascun
individuo lesercizio della massima libert senza che ci diventi pregiudizio dellaltrui libert (artt.
1-2-3 cost.). Allinterno della comunit statuale sono ipotizzabili altre comunit sociale c.d.
intermedie che si prefiggono scopi pi limitati e i cui ordinamenti sono espressione delle stesse
comunit. Contro la comunit statuale, abbiamo comunit sociali che perseguono finalit
incompatibili con quelle dello Stato , o realizzabili attraverso metodi vietati (societ segrete);
accanto alla comunit statuale abbiamo invece, comunit sociali che si prefiggono finalit diverse
da conseguire autonomamente dalla sovranit dello Stato (la Chiesa).
2. Diritto e norma.
Lordinamento statuale si presenta come un complesso di regole di condotta, ciascuna norma viene
considerata come un comando rivolto agli individui. Il rapporto tra norma e individuo pu essere
tanto effettivo come potenziale, a seconda che lindividuo si trovi o meno nelle condizioni
ipotizzate dalla norma per la sua operativit. La norma che sancisce il comando ipotetico
presuppone lesistenza di altre norme dalla cui operativit dipende la propria. Altre norme, piuttosto
che imporre regole di comportamento, sono attributive di potere: es. la norma che attribuisce al
proprietario il potere di godere e disporre delle cose. Mentre con questo tipo di norme
lordinamento valorizza la libert di colui al quale il potere viene attribuito, con le norme impositive
realizza laltrui interesse. Laspetto coercitivo della norme si coglie per lo pi nelle norme penali, la
cui violazione si configura come reato.
3. Diritto e giustizia.
Lidea del diritto evoca quella della giustizia; ci per non deve far concludere che sempre diritto e
giustizia si identifichino. Quando si afferma che una norma ingiusta, si esprime un giudizio di
valore fondato sulle stesso diritto o sulla giustizia naturale. La giustizia che si identifica con
lordinamento prende il nome di formale, quella naturale o sostanziale potrebbe anche denominarsi
razionale. Quando in una societ si verificano evidenti discrasie fra giustizia formale e sostanziale
si verifica la crisi del diritto.
4. Diritto positivo e diritto naturale.
Per diritto positivo si intende quellinsieme di norme formalizzate dagli strumenti (fonti del diritto)
che lo Stato usa per produrre norme giuridiche (leggi, regolamenti, consuetudini).
Per diritto naturale si intende quellinsieme di norme che ha fondamento nellordine naturale della
societ. Trattandosi di due diversi modi di manifestarsi del diritto non si prospetta la supremazia
delluno sullaltro.
11. Contratti.
Particolare rilievo il codice attribuisce al negozio che si qualifica come contratto consistente
nellaccordo di due o pi parti. In riferimento al contratto il codice prevede una disciplina di
carattere generale. Lo stesso contratto per un concetto che si configura in maniera diversa a
seconda della vicenda giuridica che le parti intendono realizzare. In ragione degli interessi da
regolare, il contratto assume una qualificazione ulteriore (vendita, locazione, mandato, deposito).
Ci spiega perch il codice prevede una disciplina speciale per ciascuno dei tipi ipotizzati. Non si
esclude tuttavia la possibilit di chiudere contratti non identificabili con i tipi aventi una disciplina
particolare. Di qui la distinzione tra contratti tipici e contratti atipici. Tra i contratti atipici vanno
annoverati i contratti misti, quei contratti i cui contraenti intendono realizzare pi situazioni
giuridiche ma ciascuna corrispondente a quella che qualifica questo o quel contratto tipico.
Contratti sinallagmatici sono accordi che danno luogo ad un rapporto complesso in virt del quale
ciascuno dei contraenti nei riguardi dellaltro si obbliga ad una prestazione o attribuisce un
vantaggio economico. Contratti sinallagmatici sono sempre i contratti di scambio in quanto
economicamente implicano uno scambio fra una cosa e un determinato corrispettivo. Essi sono
qualificati anche onerosi in quanto ciascun contraente si obbliga nei confronti dellaltro a differenza
dei contratti gratuiti nei quali la prestazione di uno non ha per scopo il conseguimento di un
corrispettivo. Tra i contratti prestazioni corrispettive non rientrano normalmente anche i contratti
aleatori che, a differenza dei contratti commutativi, sono accordi nei quali uno dei contraenti si
assume il rischio delleccessiva onerosit della prestazione da lui dovuta. Contratti associativi,
sono accordi con i quali ciascun contraente si obbliga ad un conferimento per conseguire vantaggi
che possono derivare dalla partecipazione allorganizzazione contestualmente creata per uno scopo
comune altruistico o utilitaristico. Contratti normativi sono accordi con cui i contraenti
stabiliscono preventivamente le regole che saranno vincolanti per i loro eventuali futuri contratti.
Contratti preliminari sono invece accordi con i quali le parti si obbligano unilateralmente
reciprocamente a stipulare successivamente un particolare contratto. Tale contratto nullo se non
fatto nella stessa forma che la legge prescrive per il contratto definitivo. I contratti dimpresa sono
quei contratti che devono avere necessariamente un contraente imprenditore, come ad esempio un
contratto bancario.
Lordinamento giuridico tende a tipizzare mediante leggi speciali quei contratti atipici, che,
particolarmente diffusi, hanno acquisito una specifica tipizzazione sociale. Sono questi i nuovi
contratti, la cui novit consiste in una disciplina pi specifica rispetto ai generici tipi gi ipotizzati
dal codice.
Una particolare tecnica di formazione di patti contrattuali ipotizzata dal c.c. quando prevede che le
condizioni generali di contratto predisposte da uno dei contraenti sono efficaci nei confronti
dellaltro, se la momento della conclusione del contratto questi le ha conosciute o avrebbe dovuto
conoscerle usando lordinaria diligenza (art. 1341). Le condizioni generali del contratto possono
riguardare tanto la determinazione dei prezzi e dei costi, quanto la regolamentazione dei normali
rischi contrattuali. Nellipotesi qui prevista sembrerebbe che il contratto si formi senza accordo,
pertanto, il contenuto del contratto concordato tra le parti viene integrato per legge dalle condizioni
generali predisposte da uno dei contraenti. Ma il comma 2 dellart. 1341 sancisce che talune
clausole sono efficaci solo se cono specificatamente approvate per iscritto dal contraente non
predisponente. In conseguenza di normative comunitarie, la l. 52/1996 ha introdotto una serie di
norme dirette a tutelare il contraente mediante la previsione di inefficacia di alcune clausole
abusive. In alcune ipotesi contrattuali, alle regole sulla formazione del contratto, si aggiunge la
manifestazione in forma scritta del contratto stesso. Lart. 1350 elenca in forma generale una serie
di contratti aventi ad oggetto il trasferimento della propriet o di altri diritti reali su beni immobili o
la costituzione di diritti reali di godimento su cosa altrui per i quali si prescrive al forma dellatto
pubblico o della scrittura privata. I contratti per i quali non necessaria una forma determinata sono
validi ed efficaci in base al nudo consenso. I tal senso i contratti consensuali si distinguono sia dai
contratti formali o solenni, che dai contratti reali. Questultimi sono il comodato, il mutuo, il
deposito, il pegno, il riporto, la donazione manuale, il contratto estimatorio.
12. Efficacia ed inefficacia giuridica delle norme negoziali.
La teoria generale del negozio giuridico ruota intorno al problema della sua efficacia. Per avere
forza di legge tra le parti necessario che lautoregolamento sia manifestato mediante un atto che lo
identifichi come tale in riferimento ad un rapporto giuridico allo scopo di costituirlo, di regolarlo o
di estinguerlo. Dichiarazione, causa ed oggetto sono considerati elementi essenziali affinch un atto
possa qualificarsi negozio. Il requisito dellaccordo va inteso come qualsiasi atto o procedimento da
cui sia desumibile per norma la comune intenzione delle parti. I requisiti della causa e delloggetto
vanno intesi come contenuto essenziale dellaccordo. Abbiamo poi quelli che vengono definiti
elementi accidentali del negozio: condizione, termine e modus. Laccidentalit sta a significare
che tali elementi riguardano gli effetti che mediante il negozio di vogliono realizzare. In tal senso il
negozio esiste ma viene di volta in volta qualificato negozio condizionale, a termine o modale. Se
il negozio privo di una delle modalit inerenti a taluno dei requisiti il negozio indubbiamente
esiste ma illegittimo, invece illecito quando lautoregolamento che si vuole realizzare con il
negozio contrario a norma imperativa; in ogni caso si ha nullit del negozio, che ne determina
linefficacia. Il negozio illecito non va comunque confuso con latto illecito, in quanto la peculiarit
del negozio illecito consiste nel rendere nullo e quindi inefficacie il negozio, latto illecito prevede
invece un risarcimento. Ben diversa lannullabilit del negozio. Questultima sipotizza a tutela
degli interessi dellautore del negozio che al momento in cui pone in essere latto negoziale non
stato in grado di valutare la convenienza dellatto o perch incapace o perch la sua volont stata
viziata da errore, violenza o dolo. Lannullabilit a sua volta non va confusa con al rescindibilit
che si ipotizza solo in riferimento ai contratti a prestazioni corrispettive. La rescissione viene
pronunciata dal giudice su domanda della parte che ha assunto obbligazioni a condizioni inique,
oppure su domanda della parte danneggiata dalla sproporzione tra la prestazione delluno e quella
dellaltra. La rescissione poi non va confusa con la risoluzione, anchessa prevista solo in
riferimento ai contratti a prestazioni corrispettive. Le ipotesi di risoluzione sono tre: quella per
inadempimento di una delle parti, quella per impossibilit sopravvenuta della prestazione per causa
non imputabile al debitore, e quella per eccessiva onerosit della prestazione dovuta ad una delle
parti. Le ipotesi in cui il negozio nullo o pu perdere efficacia per fatti invalidanti previsti dalla
legge vengono considerate ipotesi di patologia negoziale. Ipotesi di perdita di efficacia nel negozio
per cause non patologiche sono quelle del mutuo consenso e del recesso unilaterale, tipiche
espressioni dellautonomia privata con cui si estingue un rapporto giuridico. Il mutuo consenso
equivale a quello che viene denominato recesso bilaterale o risoluzione volontaria. Il recesso invece
un negozio unilaterale che pu essere posto in essere dalla parte cui per legge o per
autoregolamento contrattuale attribuita la facolt di recedere dal contratto. La simulazione
rientrerebbe tra le ipotesi di patologia negoziale assimilabile alla nullit. In realt il negozio
simulato non produce effetto fra le parti non perch illegittimo ma perch sono le stesse parti a non
volerne gli effetti. In assenza di alcun tipo di impedimento allefficacia, il negozio produce i suoi
effetti. Al di l delleffetto fondamentale, il negozio produce effetti specifici individuabili attraverso
il contenuto dellautoregolamento e linterpretazione di quanto le parti hanno dichiarato. A tale
riguardo la legge stabilisce una serie di regole per linterpretazione del negozio nel caso in cui il
significato letterale delle parole non sia univoco. Nellindividuare gli effetti specifici del negozio
occorre tenere presente che gli effetti prodotti sono anche quelli che derivano dalla legge o in
mancanza degli usi e dallequit. Gli effetti ipotizzabili sono: obbligatori, traslativi, abdicativi di un
diritto, impeditivi dellacquisto di un diritto.
13. Ipotesi di efficacia traslativa o reale del contratto.
Lefficacia obbligatoria lefficacia pi diffusa in materia contrattuale. Ma nei contratti che hanno
per oggetto il trasferimento della propriet di una cosa determinata, la propriet o il diritto si
trasmettono e si acquistano per effetto del consenso delle parti legittimamente manifestato.
Lefficacia traslativa costituisce espressione di un principio peculiare al nostro ordinamento, il
principio del nudo consenso. In base a tale principio la propriet si trasferisce per effetto del
negozio, senza che occorra il tramite di un comportamento dovuto. Il principio del nudo consenso
sta dunque a significare che la volont manifestata dalle parti di per s sufficiente a determinare il
voluto trasferimento del diritto di propriet sulla cosa. Rispetto al trasferimento della propriet di
beni immobili, la trascrizione dellatto nei pubblici registri assolve principalmente alla funzione di
rendere conoscibile agli altri lavvenuto trasferimento. Ci nonostante, in caso di conflitto tra pi
acquirenti, la trascrizione produce effetto acquisitivo a favore dellacquirente che ha trascritto per
primo. Quando si tratta di beni mobili, viene invece preferito lacquisto di chi per primo ha
conseguito il possesso del bene in buona fede e ci per effetto del principio possesso vale titolo.
Lefficacia traslativa del contratto, non dipende solo dalla volont dei contraenti, pu avere infatti
un esito diverso da quello stabilito dai contraenti, in base a norme di legge che contraddicono il
principio generale del nudo consenso.
14. Le promesse unilaterali.
Le promesse unilaterali sono dichiarazioni con cui il promittente simpegna ad eseguire una
determinata prestazione: promessa di pagamento (pagamento di una preesistente obbligazione) o
promessa al pubblico (operativa se il destinatario si trova in una particolare situazione o compia
una determinata azione). Le promessi di pagamento vengono dette titolate quando nella
dichiarazione si indica il rapporto fondamentale cio il titolo o la causa dellobbligazione che si
promette di pagare; vengono denominate non titolate quando si promette di pagare senza alcun
riferimento il rapporto fondamentale.
15. Il titolo di credito.
Promesse unilaterali di pagamento sono a volte contenute in documenti cui la legge attribuisce il
valore di titolo di credito, cio di documento che idealmente incorpora il credito. Chi emette un
titolo di credito non pu opporre a chi legittimato a far valere il credito le eccezioni fondate sul
rapporto in base al quale il titolo stato emesso. Si tratta di documenti il cui valore giuridico
funzionale al trasferimento dei titoli come se si trattasse di cose mobili. A seconda del particolare
regime di circolazione previsto, i titoli di credito si distinguono in titoli allordine, titoli al portatore
e titoli nominativi. Titoli allordine sono quelli che, intestai al nome di una persona, si trasferiscono
con la consegna del titolo e mediante girata, ad es. la cambiale, lassegno circolare. Titoli al
portatore sono quelli che si trasferiscono mediante la sola consegna, ad es. libretto di deposito
bancario di risparmio. Titolo nominativi sono quelli che si trasferiscono mediante girata e mediante
intestazione del titolo nel registro dellemittente, come avviene nelle azioni.
8. Riservatezza.
Un discorso pi ampio va fatto a proposto della tutela circa lintimit della vita privata
dellindividuo. indubbio che la sfera di riservatezza della vita individuale e familiare
profondamente cambiata rispetto a pochissimi anni fa. Le ragioni sono da ricercare sia in una
diminuita misura del rispetto dellintimit, sia in unaccresciuta curiosit. Il diritto di ciascuno alla
riservatezza viene violato e leso da fatti non produttivi per lo pi di danni patrimoniali. Il nostro
sistema ha cercato di apprestare una tutela volta ad impedire le lesioni prodotte dallingresso illecito
nella sfera individuale dellindividuo o del gruppo familiare. Lordine di tutela che il nostro codice
appresta, agli artt. Da 6 a 9 sembra tuttavia inadeguata. Della riservatezza la Cost. si occupa
principalmente in due norme, lart. 14 sullinviolabilit del domicilio, e lart. 15 sulla segretezza
della corrispondenza, fanno seguito alcuni artt. del c.p. che ne puniscono labuso. stato avvertito
il contrasto tra laffermazione del principio della riservatezza della vita privata e il diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Ci si chiesti, per es. a proposito della pornografia, se i mezzi volti a reprimerla costituissero un
attentato alla libert di espressione garantita dalla norma costituzionale. Un diritto incondizionato e
senza limiti contro gli attentati alla privacy, non previsto n prevedibile nei moderni sistemi di
tutela della personalit. Un limite importante sembra rappresentato dal fatto della notoriet della
persona e quindi della sua immagine come personaggio pubblico. Il grado dellintimit e del riserbo
in questi casi subisce una forte diminuzione dintensit. La materia della riservatezza tra quelle
che maggiormente risente dellinadeguatezza della norma. Il danno prodotto dalla lesione del diritto
alla riservatezza consiste per lo pi in un danno di natura morale, come il dolore, il fastidio,
limbarazzo, lirritazione, lira, loffesa. La dottrina inizia in proposito a parlare di danno
esistenziale. Tale danno risulta risarcibile secondo i criteri del danno patrimoniale solamente quando
il fatto costituisce anche un reato, secondo la norma stabilita dallart. 185 c.p. Unattenzione pi
marcata viene apprestata sul problema della segretezza delle c.d. banche dati. Si pensi solo ad una
specificazione particolare dellaccesso alle informazioni sulla persona costituito dalle informazioni
genetiche. La legge 675/1996 sulla tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento di
dati personali, ha finalit di approntare unefficace sistema di controllo ed a riconsiderare lintero
problema della riservatezza. Il d.lgs. 196/2003 con cui stato approvato il Codice in materia di
protezione dei dati personali, dispone che chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che
lo riguardano, riconoscendo lesistenza nel nostro ordinamento di un diritto alla protezione dei dati
personali. A tal fine il d.lgs. prevede che i dati personali siano trattati in modo lecito e secondo
correttezza, che siano raccolti e registrati per scopi determinati e legittimi; che siano esatti e, se
necessario, aggiornati, completi e non eccedenti rispetto alle finalit per le quali sono raccolti. Il
codice prevede altres che il trattamento dei dati personali da parte di privati o di enti pubblici
economici sia ammesso, fate salve le ipotesi di cui allart. 24, solo con il consenso dellinteressato
documentato per iscritto. Il consenso deve essere poi informato. Lart. 13 prevede che linteressato
sia informato oralmente o per iscritto circa le finalit e le modalit del trattamento cui sono destinati
i dati. Oggetto dellinformativa devono essere i diritti che il codice riconosce allinteressato. Tra
questi il diritto di accesso, e il diritto di opporsi al trattamento dei propri dati per motivi legittimi.
Linteressato ha altres il diritto di chiedere laggiornamento, la rettifica, la cancellazione, la
trasformazione in forma anonima o il blocco dei dati trattati in violazione di legge. alla tutela dei
dati personali preposto un Garante, al quale sono attribuiti poteri di natura amministrativa. Lart.
18 della legge afferma infine che chiunque cagiona danno ad altri per effetto del trattamento dei dati
personali tenuto al risarcimento ai sensi dellart. 2050 del c.c.
Capitolo XI Gli enti.
1. Le associazioni, le fondazioni e le altre istituzioni quali soggetti del diritto.
Il Titolo II del Libro I del codice, regola aggregazioni organizzate di individui stabilmente uniti di
interessi comuni, attinenti a scopi non economici (le associazioni) e regola altres organizzazioni
comprendenti beni vincolati alla realizzazione di scopi non economici (le fondazioni). Il nostro
ordinamento si riferisce pure ad altre situazioni di carattere privato per abbracciare anche
organizzazione in qualche modo divergenti dallassociazione o dalla fondazione. Tutte queste figure
vengono genericamente indicate come organizzazioni non profit. Generalmente si tratta di fii
relativi alla ricreazione o allo sport di elevazione culturale o di assistenza o previdenza o di tutela
degli utenti e consumatori ecc. tali da richiedere mezzi, azioni, tempi che trascendono le possibilit
e la vita dei singoli.
2. Gli enti: persone giuridiche ed enti non riconosciuti o senza personalit. Le societ con e
senza personalit giuridica.
La materia del titolo Delle persone giuridiche ripartita in tre capi: Disposizioni generali; Delle
associazioni e delle fondazioni; Delle associazioni non riconosciute e dei comitati. Tuttora il codice
inserisce in un medesimo quadro e disciplina in luoghi contigui le associazioni e le fondazioni che
sono persone giuridiche, perch passate attraverso il vaglio di un atto della pubblica autorit, ed
altri enti che, invece, persone giuridiche non sono perch a quel vaglio non si sono sottoposte
oppure hanno ottenuto un esito negativo. Nel lessico del codice la parola ente comprende le persone
giuridiche private, pubbliche, ecclesiastiche e gli enti non riconosciuti. Questi ultimi sono anche
detti enti di fatto. Enti sono anche le organizzazioni formate in relazione allesercizio delle attivit
produttive. Gli enti non riconosciuti coprono unarea assai estesa e varia nella quale entrano
organizzazioni rudimentali e di dimensioni modeste diffuse nei quartieri metropolitani e nei luoghi
della provincia. Tra le associazioni non riconosciute si sono venuti imponendo gruppi molto vasti e
di grande rilievo, come i partiti e i sindacati. In relazione ai primi la formula costituzionale dellart.
49 sancisce che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere a
determinare la politica nazionale; riguardo ai sindacati si sottolinea che essi hanno preferito
rimanere enti non riconosciuti per uno speciale conferimento di personalit giuridica.
3. La soggettivit delle persone giuridiche e le teoria della finzione e della realt.
Nel definire le persone giuridiche, inizialmente, si pensato che la soggettivit delle persone
giuridiche fosse il risultato di una finzione, in virt della quale enti vengono resi uguali agli uomini
sotto il profilo della capacit giuridica. In contrapposto, si poi sostenuta lintrinseca realt
soggettiva delle persone giuridiche, nel senso che esse esistono gi come organismi unitari sociali,
dei quali lo Stato si limita a prendere atto. Da diverso punto di vista si affermato che le persone
giuridiche costituiscono unit soggettive vere e proprie ma non dellordine fisico o sociale, perch
la loro consistenza sociale non ha rilevanza ai fini della definizione giuridica che invece si fonda
sulla loro essenza reale. In questa diversa concezione le persone giuridiche sono soggetti allo stesso
modo degli uomini. In questo quadro soggetti erano sempre e solo le persone giuridiche, mentre la
sistemazione teorica degli enti non riconosciuti veniva ricercata mediante il riferimento a
complicate ipotesi di spettanza comune dei diritti e degli obblighi. Simili ricostruzioni implicano
tuttavia vistosi strappi al nostro modo di intendere la compropriet e la comunione dei diritti. Dette
vicende provocano infatti conseguenze incompatibili con la prospettiva della compropriet, specie
se si pensa alla necessaria estinzione del diritto del defunto, dellescluso e del receduto che stata
esplicitamente sancita dallart. 37 del codice.
4. La parificazione soggettiva di persone giuridiche ed enti associativi non riconosciuti.
Fatto il codice del 1942, per un verso alcuni autori hanno progressivamente spostato la definizione
degli enti non riconosciuti dallipotesi della con titolarit a quella del soggetto separato dagli
individui; per il verso opposto, sono state avanzate e riprese teorie dirette a spiegare al stessa
personalit giuridica come espressione sintetica e solo linguistica della disciplina speciale di
situazioni soggettive pur sempre attribuite ad individui. Secondo questo indirizzo totalmente
negativo, ciascuno dei componenti di unassociazione comproprietario dei macchinari ma pu
goderne e disporne solo secondo le regole stabilite o richiamate dalla legge per coloro che hanno
concluso il contratto associativo o vi hanno aderito. Tra laltro, lo specifico rapporto di associazione
limitato al tempo congruo per il compimento della formazione professionale, scaduto il quale
lassociato perde anche la compropriet. Tale orientamento suscitato dallevidente timore di
unastrazione antropomorfica che induca a trascurare il carattere strumentale delle persone
giuridiche preordinate alla soddisfazione di bisogni meritevoli di tutela. Lorientamento che scoglie
la soggettivit delle persone giuridiche si sforza di indicare una via per evitare e colpire gli abusi,
argomentando che la disciplina speciale va disapplicata quando non sussistano o siano venuti meno
i presupposti richiesti dallordinamento per lattribuzione della personalit. Quanto agli enti non
riconosciuti, va registrato il processo evolutivo in virt del quale essi si sono molto avvicinati alle
associazioni e fondazioni che hanno acquistato la personalit giuridica mediante il riconoscimento.
Suggello definitivo diede la giurisprudenza pratica quando proclam che pure lassociazione non
riconosciuta soggetto di situazioni giuridiche soggettive. In sede normativa lequiparazione viene
presupposta dal d.lgs. 460/1997 il quale consente agevolazioni tributarie indipendentemente
dallattributo della personalit egli enti. Il trattamento di favore infatti accordato in considerazione
della natura dellattivit e del rilievo sociale dello scopo degli enti riconosciuti oppure no.
5. Persone giuridiche, associazioni non riconosciute ed autonomia patrimoniale. Lipotesi della
fondazione non riconosciuta.
La parificazione non toglie per una notevole diversit di regole fra enti riconosciuti e non. I beni
sia delle associazioni che delle fondazioni riconosciute e non, appartengono a soggetti distinti da
ogni altro e sono perci destinati alla soddisfazione esclusiva dei creditori dei soggetti impersonali
nel cui patrimonio entrano. Se deve per aggiungere che se si tratta di unassociazione, i creditori
possono anche rivolgersi a coloro che hanno agito in nome e per conte dellente determinando la
nascita delle obbligazioni; in altre parole il patrimonio di una persona giuridica, dotato di
autonomia perfetta, imperfetta invece lautonomia patrimoniale delle associazioni non
riconosciute. La responsabilit di coloro che hanno agito per lassociazione non riconosciuta
sancita in una disposizione (art. 38) la quale si riferisce a l fondo comune. Ma gi prima dellentrata
in vigore dellintero codice il giurista, chiariva che lespressione fondo comune solo
apparentemente lascia in piedi il dogma della comunione. Lart. 37 del codice sancisce infatti,
lassoluta indivisibilit del fondo comune finch lassociazione dura. Va inoltre considerato che la
realt legislativa comprende ipotesi di persone giuridiche che non godono di autonomia
patrimoniale perfetta. Con riguardo agli enti, va infatti segnalata la legge 383/2000 la quale
stabilisce che per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano lassociazione di
promozione sociale, i terzi creditori devono far valere i loro diritti sul patrimonio, ma possono
rivalersi nei confronti delle persone che hanno agito in nome e per conto dellassociazione. Nel
quadro delle diversit tra enti riconosciuti e non va sottolineato che solo i primi fruiscono di un
sistema di registrazione il quale rende di pubblica conoscenza la loro configurazione concreta.
Talch acquistano giuridica certezza situazioni e vicende dellente che hanno piena efficacia anche
verso lesterno, senza che la persona giuridica debba dare alcuna prova della loro effettiva
conoscenza. Sin da ora necessario sottolineare che mentre sono soggetti le associazioni non
riconosciute, assai dubbia la possibilit di configurare vere e proprie fondazioni non riconosciute.
6. Lincidenza dei principi costituzionali. La soggettivit delle associazioni non riconosciute e
lautonomia privata.
Levoluzione delle associazioni non riconosciute e la loro parificazione alle persone giuridiche,
nascono dalla constatazione delleguaglianza strutturale o tipologica delle associazioni non
riconosciute con quelle munite di personalit giuridica. La Cassazione ha rilevato che lart. 2 della
Costituzione tutela tanto i diritti del singolo entro le formazioni sociali quanto le formazioni sociali
stesse, come strumenti medianti i quali si realizza la personalit delluomo. Invece il riferimento
alla garanzia costituzionale della libert di associarsi senza autorizzazione (art. 18 cost.), valso a
giustificare la tutela accordata al gruppo contro le lesioni del suo patrimonio morale ed a dare
fondamento alla tutela del comune sentire per il quale unassociazione si costituita. Per tutte le
associazioni, riconosciute e no, la soggettivit effetto della stessa e sola autonomia degli associati
che si manifesta mediante il contratto associativo ed incontra i limiti generali dellautonomia
contrattuale, quali la necessit che sia lecito il contenuto contrattuale e meritevole di tutela gli
interessi prospettati. Sarebbe illecito per contrariet allordine pubblico; sarebbe nullo qualora
contenesse una clausola essenziale, mediante la quale ciascun associato disponesse dei suoi beni in
favore del presidente dellassociazione; sarebbe nullo il contratto costitutivo di unassociazione che
si proponesse il fine delinsegnamento della lettura agli ultracentenari analfabeti, merc
lutilizzazione di un pingue patrimonio, formato da sostanziosi contributi per gli associati.
7. Lodierno significato della personalit giuridica delle associazioni e delle fondazioni e
lintervento della pubblica autorit.
Secondo lart. 1 del d.p.r. 361/2000 le associazioni e le fondazioni di carattere privato acquistano la
personalit giuridica mediante il riconoscimento determinato dalliscrizione nel registro delle
persone giuridiche istituito presso le prefetture. Tuttora la formula normativa consente di dire che il
riconoscimento costitutivo della loro personalit giuridica perch, mancando il riconoscimento,
manca la stessa personalit giuridica. necessario rammentare che la personalit giuridica delle
associazioni d ancora luogo alla diversit di alcune regole legali di una struttura che pu essere
soggetto del diritto senza o prima che il riconoscimento della pubblica autorit intervenga, sempre
che gli associati vogliano. Invece, con specifico riferimento alle fondazioni, lacquisto della
personalit giuridica, conferita con il riconoscimento, coincide con lo stesso essere soggetti del
diritto. Profilo peculiare della fondazione infatti, la destinazione di beni allo scopo divisato del
fondatore, la quale assicurata ed attuata dal sistema dei controlli, introdotto dal riconoscimento.
Capitolo XII La capacit degli enti.
1. La capacit giuridica generale delle associazioni e delle fondazioni.
Le associazioni e le fondazioni hanno capacit giuridica generale. Al pari dei singoli sono centri
autonomi di imputazione e possono diventare titolari delle pi svariate situazioni giuridiche del
diritto privato. Le associazioni e le fondazioni sono proprietarie di ogni sorta di cosa, creditrici,
debitrici e possono diventarlo sia per mezzo di contratto, sia negli altri modi in via generale
consentiti dal sistema del diritto privato. Alle associazioni e alle fondazioni viene accordata la tutela
del nome, della propria identit, dellonore, della reputazione ecc. (i diritti della personalit):
2. La capacit giuridica generale degli enti pubblici.
Il primo codice dellItalia unita affermava che: Comuni, province, istituti pubblici civili ed
ecclesiastici, e in generale tutti i corpi morali legalmente riconosciuti, sono considerati come
persone, e godono di diritti civili secondo le leggi e gli usi osservati come diritto pubblico. Il
codice attuale contiene una formula che ricorda molto quella del vecchio art. 2 ma che ne differisce
perch riservata agli enti pubblici. La parola ente designa solo persone giuridiche e non si
ammettono enti pubblici i quali non siano riconosciuti come persone giuridiche. Secondo lart. 11
del codice vigente Le province e i comuni nonch gli enti pubblici riconosciuti come persone
giuridiche godono dei diritti secondo le leggi e gli usi osservati come diritto pubblico. Questa
disciplina diversificata in relazione alla variet di enti ma la diversificazione ritrova unit sul
piano del diritto privato laddove le persone giuridiche pubbliche sono munite di capacit giuridica
generale. Nonostante siano varie le fonti e diversi i contenuti della loro disciplina di diritto
pubblico, tutte le persone giuridiche pubbliche possono essere proprietarie, creditrici, debitrici e
possono diventarlo stipulando contratti o negli altri modi determinati dal diritto privato. Ci vuol
dire che un ente pubblico pu pure acquistare per compravendita o per permuta un immobile e
divenire cos proprietario.
3. Gli enti del libro quinto. Gli enti non economici e lesercizio di attivit economiche.
Lart. 13 ascrive la capacit giuridica anche alle societ. Nel Libro V sono regolate non solo le
societ, distinte dallo scopo del profitto (art. 2247), ma anche altre organizzazioni economiche che
non rientrano i questa delimitazione. Le societ con partecipazione dello Stato o di enti pubblici
sono comuni soggetti del diritto privato, tenuti ad esercitare attivit economiche i cui ricavi non
siano inferiori ai costi. La partecipazione pubblica giustificata non dallintento di produrre utili,
ma dal perseguimento di finalit sociali. Le societ cooperative sono essenzialmente caratterizzate
dallo scopo di fornire beni o servizi od occasioni di lavoro direttamente ai membri
dellorganizzazione a condizioni pi vantaggiose di quelle che otterrebbero dal mercato, mentre lo
scopo delle imprese sociali in senso proprio il conseguimento e il riparto di utili patrimoniali. I
consorzi ad es. sono destinati a realizzare la collaborazione fra imprenditori. La finalit economica
distingue gli enti del Libro V del codice da quelli del Libro I (fondazioni e associazioni) che hanno
sempre fini non economici ma di promozione sociale, di elevazione culturale, di beneficienza ecc.
Soprattutto agli enti del Libro I si riferisce il d.lgs. 460/1997 il quale adopera la denominazione
generale di enti non commerciali e quella specifica di organizzazioni non lucrative di utilit sociale
(ONLUS). I fini non economici possono anche implicare lo svolgimento di attivit economiche
destinate a coprire i costi dellattivit necessaria al raggiungimento del fine non economico.
4. Il carattere eccezionale dei limiti alla capacit giuridica degli enti.
Vero e proprio limite alla capacit giuridica risulta allart. 473 de codice il quale impone alle
persone giuridiche e alle associazioni non riconosciute laccettazione con beneficio dinventario per
le eredit loro devolute. Ma la norma trova giustificazione nella necessit dimpedire lincidenza dei
debiti ereditari sul patrimonio dellente che accetta. Altri limiti possono derivare da leggi speciali
senza che ne sia toccato il principio della capacit generale. Un esempio offerto dalla legge
160/1988 che restringe la capacit delle associazioni nazionali di assistenza e tutela del movimento
cooperativo, con la conseguenza che gli atte eccedenti i limiti debbono intendersi affetti da nullit.
Talvolta nella formule legislative si intravedono collegamenti di atti con i fini degli enti. Lart. 5
comma 2 della legge 266/1991 ha consentito alle organizzazioni di volontariato, prive di personalit
giuridica, ma iscritte in registri delle organizzazione di volontariato, di acquistare beni mobili
registrati e beni immobili occorrenti per lo svolgimento della propria attivit e di accettare
donazione e, con beneficio dinventario, lasciti testamentari, destinando i beni ricevuti e le loro
rendite al conseguimento delle finalit previste dagli accordi, dallatto costitutivo e dallo statuto.
5. La garanzia dei beni fondamentali. Limputazione dinteressi diffusi.
La soggettivit degli enti del Libro I non legata alla natura fisiopsichica di individui singoli ma ci
non impedisce lattribuzione di diritti o garanzie di beni che non hanno intrinseco carattere
patrimoniale e possono apparire esclusivamente legate alla persona delluomo tanto da venir attratti
nel riconoscimento costituzionale dei diritti inviolabili. A guardare attentamente, si tratta di beni,
che possono corrispondere ad interessi anche non individuali. La rilevanza di beni non
intrinsecamente patrimoniali si manifesta negli stessi enti con scopo di profitto. esemplare che si
ammetta alla riabilitazione civile limprenditore individuale ma pure la societ fallita. Talvolta il
bene e linteresse si definiscono solo in virt della relazione con gruppi, organizzati al fine della
difesa di interessi diffusi, di cui non si pu affermare la rilevante appartenenza ad individui. Pi di
recente lart. 1469 ha attribuito anche alle associazioni rappresentative dei consumatori e dei
professionisti legittimazione alla richiesta di inibitoria in ordine alluso di clausole contrattuali
vessatorie.
6. La capacit di agire. Limputazione degli atti, dei comportamenti e degli stati psicologici.
Non si pu affermare n negare che gli enti giuridici abbiano la capacit di agire. Gli atti sono
compiuti da uomini o donne, legati agli enti in virt di un rapporto che viene definito organico. Tale
espressione vale a spiegare un rapporto di immedesimazione, per cui i comportamenti di individui,
titolari degli organi, possono essere attribuiti allente in modo diretto. Questi comportamenti
comprendono le manifestazioni di volont rivolte al perseguimento di effetti pratico-giuridici e tutti
gli atti, anche quelli lesivi di altrui interesse. Ne deriva che lente risponde degli atti compiuti dai
titolari dei suoi organi, ogni volta che sanzioni civili siano disposte contro atti lesivi. Limputazione
si estende alle modalit psicologiche e alle circostanze soggettive degli atti ed essa si giustifica in
ragione della descritta immedesimazione fra ente e persona fisica che agisce. Il rapporto
rappresentativo intersoggettivo, invece, il rapporto organico non ammette distinzione di soggetti e
la conoscenza di chi agisce diretta dello stesso ente. La configurazione organica del rapporto, fra
ente e persona fisica che agisce, non incompatibile con la prescrizione di legge per la quale gli
amministratori sono responsabili verso lente secondo le norme del mandato.
Capitolo XIII I tipi degli enti non economici.
1. Gli elementi materiali dellente e lautonomia privata. La distinzione fra associazioni e
fondazioni. Le associazioni.
Gli enti giuridici vengono analizzati mediante la loro scomposizione in tre elementi indicati nelle
persone fisiche, nel patrimonio e nello scopo e denominati elementi materiali, per
contrapposizione allelemento formale del riconoscimento, proveniente dalla pubblica autorit che
attribuisce al personalit giuridica e, quindi, si rinviene solo negli muniti di personalit. Dalla
considerazione degli elementi materiali si traggono i criteri per distinguere associazioni e
fondazioni, nelle associazioni le persone fisiche hanno un ruolo prevalente, perch gli associati
possono influire sul rapporto tra patrimonio e scopo. La soggettivit delle associazioni deriva dal
contratto plurilaterale con comunione di scopo; esso stabilisce gli obblighi e diritti degli associati e
rimane aperto alle successive adesioni di nuovi associati secondo le condizioni della loro
ammissione. Allassociazione, una volta costituita, attribuita una propria volont. Questa si forma
nella sede collegiale dellassemblea che lorgano costituito da tutti gli associati e per legge
deputato ad elaborare le decisioni pi importanti. Agli amministratori compete una funzione
esecutiva degli indirizzi dellassemblea e di manifestazione esterna della volont, ma anche
importanti decisioni operative. Lesperienza concreta non sempre offre puntuale conferma della
figura appena delineata. N sempre lassociazione composta direttamente da individui; essa pu
anche configurarsi come associazione nella quale confluiscono associazioni minori. Cos accade
con le confederazioni sindacali che possono acquisire la contemporanea qualit di soci anche della
formazione maggiore. In simili casi difficile dar vita allassemblea nel senso di riunione aperta a
tutti gli associati perci sono elaborati strumento sostitutivi che consentono lespressione
referendaria del voto o la partecipazione allassemblea da delegati eletti da precedenti assemblee
parziali. Pure lordinaria distribuzione dei compiti viene mutata dalle disposizioni contrattuali, che
attribuiscono ad organi diversi dallassemblea il potere di esclusione dellassociato per una causa
prevista dallo statuto. Lesperienza concreta conferma il dato delluniformazione strutturale o
tipologica fra associazioni riconosciute e non anche sotto il profilo organizzativo. Tra i segni
legislativi di questa evoluzione la disciplina dei fondi pensione. Seppure il profilo organizzativo
possa essere meno evoluto nelle associazioni non riconosciute, molto spesso ricalca il sistema della
distribuzione di compiti fra lorgano assembleare e quello amministrativo. Ne segue che tutte le
associazioni, possono venire contrapposte alle fondazioni, in virt dellillustrata prevalenza
dellelemento personale.
2. Le fondazioni.
La fondazione scaturisce dal gesto solitario di un fondatore che destina in modo permanente di beni
alla realizzazione di uno scopo che si traduce nel vantaggio di categorie pi o meno ampie di
beneficiari preventivamente non determinati. Mediante atto inter vivos, o testamento il fondatore
fissa le regole, che gli amministratori si limitano ad eseguire. Nellatto di fondazione si distinguono
il profilo pi propriamente patrimoniale dalla volont diretta a provocare la nascita del nuovo ente;
nel suo insieme latto unilaterale pu essere revocato fino a quando non sia intervenuto il
riconoscimento che attribuisce la personalit giuridica, a meno che il fondatore non abbia fatto
iniziare lattivit dellopera da lui disposta (art. 15 comma 1). Questimmagine corrisponde tuttora
alla conformazione di molte concrete fondazioni ma la realt pratica si evoluta ed arricchita di
figure il cui scopo altruistico pu implicare in varia maniera lesercizio di attivit economiche. La
stessa legge conosce casi di fondazioni che possono trarre risorse da partecipazioni societarie: cos
per le fondazioni di origine bancaria. Avviene inoltre che la costituzione di nuovi enti sia dovuta a
vaste pluralit di fondatori o sia suscitata da soggetti che coesistono e convivono con le fondazioni
ricevendone favorevoli riflessi. Non pu accadere tuttavia che agli amministratori o agli altri organi
delle fondazioni siano attribuiti poteri incidenti sul rapporto tra il patrimonio risultante dallatto
costitutivo e lo scopo fissato nellatto di fondazione. Considerando questo dato rimane valida
laffermazione della prevalenza dellelemento personale nellassociazione e della prevalenza
dellelemento patrimoniale nella fondazione.
3. I comitati. Rinvio.
Ai due tipi fondamentali si aggiunge il comitato caratterizzato dalla richiesta allesterno di fondi la
cui raccolta programmata per il raggiungimento di scopi generalmente di pubblica utilit.
4. La denominazione e la sede.
La legge vuole che le associazione e le fondazioni abbiano una denominazione ed una sede,
requisiti che soddisfano esigenze di identificazione del soggetto e di collegamento con un luogo
determinato. La scelta di una denominazione e di una sede indispensabile per ottenere il
riconoscimento che attribuisce la personalit giuridica. Invece, lesistenza di unassociazione non
riconosciuta non pu essere senzaltro negata per il solo fatto che questa non si sia ancora data una
denominazione.
5. La disciplina delle associazioni.
Il Capo II Delle associazioni e delle fondazioni del Tiolo II del Libro I del codice ed il recente
d.p.r. 361/2000 contengono disposizioni che possono venire distinte in due diversi gruppi. Alcune si
riferiscono a controlli amministrativi che costituiscono svolgimento e prosieguo del riconoscimento
attributivo della personalit giuridica. Altre sono strettamente legate al sistema dei controlli. Un
diverso gruppo formato da disposizioni che non presuppongono il sistema dei controlli
amministrativi. sorto allora il problema se le disposizioni di questo secondo gruppo siano
applicabili a tutte le associazioni in ragione del valore fondamentale delle regole che esprimono o in
conseguenza delle manchevolezze della disciplina pattizia. Taluni propendono per un estensione
meramente analogica delle disposizioni proprie delle persone giuridiche; altri reputano che si tratti
di applicazione diretta. Entrambi presuppongono lequivalenza strutturale delle associazioni
riconosciute e non. La scelta fra lapplicazione diretta e quella analogica pu avere delle importanti
conseguenze ma, al di l di queste differenze, allattenzione dellosservatore si impone il fatto che si
comunque venuta realizzando una notevole uniformit di disciplina.
a) Il codice attribuisce allassociato la facolt di recesso ad nutum dalassociazione riconosciuta ed
eguale possibilit appare scontata per il componente dellassociazione non riconosciuta. La facolt
di recesso realizza anchessa la libert costituzionale di associarsi ma il concreto esercizio negativo
di tale libert pu incontrare limiti giustificati dallesigenza di contemperamento con altrui interessi.
b) Lesclusione dallassociazione riconosciuta pu venire deliberata solo per gravi motivi e
lassociato pu ricorrere allautorit entro sei mesi dal giorno in cui gli stata notificata la
deliberazione. Entrambe le disposizioni sono state applicate anche alle associazioni non
riconosciute. Motivi gravi possono essere: comportamenti diffamatori, ingiuriosi o ostili; venir
meno di requisiti personali che se fossero mancati prima gli avrebbero impedito lingresso
nellassociazione.
c) Organo necessario allassemblea almeno con riguardo alle decisioni pi importanti (artt. 20 e 21).
d) Il codice fissa il principio della maggioranza dei voti per le deliberazione e determina il numero
dei presenti, in ragione delle materie sulle quali il collegio decide. Per deliberare lo scioglimento
dellassociazione e la devoluzione del patrimonio occorre il voto favorevole di almeno degli
associati.
e) Le deliberazioni assembleari contrarie alla legge, allatto costituito o allo statuto possono essere
annullate dal tribunale su istanza degli organi dellente, di qualunque associato o del pubblico
ministero. Lazione di annullamento pu essere proposta anche contro le delibere delle associazioni
non riconosciute, invece controverso se legittimato a chiedere lannullamento sia pure il pubblico
ministero.
f) Secondo lesplicito disposto del codice, coloro che abbiano cessato di appartenere ad
unassociazione riconosciuta, non possono ottenere la restituzione dei contributi versati, n hanno
alcun diritto sui beni dellente. da negare che i beni rimasti possano venire ripartiti tra coloro che
si trovano ad essere associati al momento del verificarsi della causa di estinzione. Il fondamento di
questa negazione indicato nel carattere non economico dellassociazione. La divisibilit non
ammessa neppure quando si estingua un ente non riconosciuto. Anche con riguardo al momento
dellestinzione, il trattamento per i componenti dellassociazione senza personalit giuridica non
pu essere diverso da quello stabilito per gli associati di un ente munito di personalit.
g) Lestinzione dellassociazione segue la liquidazione e questa regolata da norme del d.p.r.
361/2000 e da un gruppo di disposizioni di attuazione del codice civile (artt. 11-21). Quando
allautorit amministrativa viene reso il provvedimento relativo allestinzione della persona
giuridica, la liquidazione attuata da uno o pi liquidatori, designati dal presidente del tribunale,
salvo che latto costitutivo o lo statuto non prevedano una diversa forma di nomina. Essa pu essere
fatta anche dallassemblea che deliberi lo scioglimento. In pi di unoccasione la giurisprudenza ha
affermato che, deliberato lo scioglimento di unassociazione non riconosciuta, alla definizione dei
rapporti persistenti provvedono gli organi ordinari dellassociazione attraverso una procedura che
non soggetta alla regolamentazione prevista dagli artt. da 11 a 21.
6. Il codice e la disciplina specifica delle associazioni non riconosciute.
Rapida ed essenziale la disciplina dettata dal codice per le associazioni non riconosciute,
probabilmente a causa della scarsa considerazione da parte del legislatore dellepoca per i gruppi
non costituiti come persone giuridiche. Questo atteggiamento si in realt tradotto in un
potenziamento dellautonomia dei gruppi. In sede materiae il codice si limitato a stabilire il gi
esaminato regime del fondo comune e la descritta autonomia patrimoniale imperfetta, con la
conseguente responsabilit di coloro che hanno agito in nome e per conto dellassociazione. Per il
resto, larghissimo spazio lasciato allautonomia degli associati che regolano lordinamento e
lamministrazione, incontrando i soli limiti di principi collegati a caratteristiche essenziali della
struttura associativa, gli accordi lacunosi, possono venir integrati dalla disciplina legale, dettata a
proposito delle persone giuridiche.
Capitolo XIV I controlli amministrativi degli enti.
1. Il riconoscimento che attribuisce la personalit giuridica.
Abbiamo gi ricordato lart. 1 comma 1 del d.p.r. 361/2000, secondo il quale la personalit giuridica
deriva da un atto della pubblica autorit, denominato riconoscimento. La personalit si acquista
mediante riconoscimento che scaturisce dalliscrizione nel registro delle persone giuridiche e
alliscrizione provvede il prefetto. Liscrizione nel registro il risultato di un provvedimento che si
fonda sulla valutazione della congruit del patrimonio rispetto allo scopo e alle attivit prospettate,
oltre che sulle verifiche di liceit e possibilit de fini e regolarit legale. Il sistema di
riconoscimento degli enti non economici rimane concessorio. invece detto normativo il sistema di
attribuzione della personalit giuridica agli enti economici del Libro V. per dette societ si parla di
sistema normativo perch questi altri enti acquistano la personalit giuridica con liscrizione nel
registro delle imprese che segue necessariamente alla sola verifica delle condizioni per la
costituzione della societ stabilite dalla legge in relazione al tipo concretamente adottato. Oltre che
concessorio, il riconoscimento costitutivo, perch solo con esso si acquista la personalit
giuridica, essa non sempre equivale a soggettivit ma a questultima si aggiunge un complesso di
regole riservate agli enti che sono persone giuridiche. Oltre a quelli citati lordinamento conosce
altri sistemi di attribuzione della personalit giuridica.
2. Lestinzione della persona giuridica.
Lestinzione si riferisce alla fine del soggetto e non del solo regime legato alla personalit giuridica.
Anche dufficio dichiarata dalla medesima autorit che ha concesso il riconoscimento quando si
verifichi una delle cause determinate dallatto costitutivo o dallo statuto o dalla legge (art. 27 d.p.r.
316/200) come la scadenza del termine stabilito per la durata dellente, il raggiungimento o la
sopravvenuto impossibilit dello scopo, lesaurimento del patrimonio e il venir meno di tutti gli
associati.
3. I controlli specifici per le fondazioni e linammissibilit della fondazione non riconosciuta.
Rispetto alle associazioni pi vasta la sfera dei controlli specifici cui sono sottoposte le
fondazioni. Il fondatore non ha alcun poter per incidere sugli atti e sulle vicende dellente che ormai
da lui si staccato. La necessit che lo scopo della fondazione riguardi interessi non singolari risulta
da segni testuali univoci, come lattribuzione alautorit amministrativa del potere di concedere
dufficio il riconoscimento per le fondazioni testamentarie. I controlli esercitati dallautorit
governativa concernono lamministrazione delle fondazioni e possono dar luogo allannullamento
delle delibere degli amministratori dellente contrarie a norme imperative, allatto di fondazione,
alordine pubblico o al buon costume. Da unautorizzazione dellautorit governativa dipende
lesercizio delle azioni contro gli amministratori per fatti riguardanti la loro responsabilit.
Lautorit amministrativa potrebbe anche disporre il coordinamento dellattivit di pi fondazioni o
lunificazione della loro amministrazione rispettando per quanto possibile la volont del fondatore
(art. 26). Quando lo scopo della fondazione esaurito o divenuto impossibile o di scarsa autorit,
lautorit amministrativa pu anche disporre la trasformazione dellente, anche in questo caso
allontanandosi il meno possibile dalla volont del fondatore (art. 28). Nel caso di estinzione in
mancanza di disposizioni statuarie, lautorit amministrativa devolve i beni ad altri enti che hanno
fini analoghi (art. 31).
4. Il registro delle persone giuridiche.
Il d.p.r. 361/2000 contiene un regolamento delegato che ha istituito un nuovo registro delle persone
giuridiche. Le novit di maggior rilievo riguardano lassegnazione del registro alle prefetture ed il
valore costitutivo di alcune iscrizioni, innanzi tutto quella che da luogo al riconoscimento.
5. I comitati.
Nei comitati di soccorso o di beneficienza, promotori di opere pubbliche ecc. una pluralit di
persone promuove la realizzazione di un obbiettivo, rende noto il suo programma e ne persegue
lattuazione prima sollecitando attribuzioni liberali da parte del pubblico o degli oblatori, poi
mediante la spendita del denaro o la distribuzione degli altri beni. La responsabilit per la
conservazione e la destinazione ricade sugli organizzatori. Delle obbligazioni assunte rispondono
solitamente tutti i componenti del comitato. Secondo previsione di legge il comitato pu stare in
giudizio nella persona del presidente. Il comitato pu anche ottenere il riconoscimento, e la
concessione della personalit giuridica si adeguer agli elementi materiali concreti. Nel comitato si
pu ravvisare il profilo organizzativo di unassociazione la quale prepara lutilizzazione dei fondi
raccolti secondo la destinazione di interesse pubblico. Elemento caratterizzante del comitato solo
la raccolta dei fondi dallesterno che giustifica lintervento pubblico qualora i fondi raccolti fossero
insufficienti allo scopo, o questo non sia pi attuabile. Lautorit amministrativa stabilisce al
devoluzione dei beni libera non essendo influenzata dallo scopo gi fissato com invece, per la
fondazione.
Capitolo XV
LA FAMIGLIA
Parentela e affinit
La parentela il vincolo fra le persone che discendono luna dallaltra (linea diretta), o che hanno
uno stipite comune, senza discendere luna dallaltra (linea collaterale).
Il grado di parentela fra due persone si calcola contando i passaggi necessari per risalire, di figlio in
padre, da una di esse fino al capostipite comune, e per ridiscendere, di padre in figlio, fino allaltra.
Di regola, la legge non riconosce effetti ai vincoli di parentela oltre il sesto rado (art. 77 c.c.).
Laffinit il vincolo che unisce un coniuge ai parenti dellaltro coniuge (art. 78 c.c.).
Nella linea e nel grado in cui taluno parente di uno dei coniugi, egli affine dellaltro coniuge
(art. 78 c.c.). Tra coniugi non vi rapporto di parentela, n di affinit; il loro rapporto si chiama
coniugio.
Capitolo XVI
IL MATRIMONIO
La promessa di matrimonio
La celebrazione del matrimonio realizza una decisione che gli sposi hanno preso insieme gi da un
tempo pi o meno lungo. Ma questaccordo non vincolante sul piano giuridico.
Ipotesi che uno dei fidanzati abbia sostenuto spese o assunto obbligazioni a causa di una promessa
di matrimonio fatta vicendevolmente per atto pubblico o per scrittura privata o risultante dalla
richiesta delle pubblicazioni.
Se il matrimonio non segue per colpa dellaltra parte, questa obbligata a rimborsarle (art. 81 c.c.).
In ogni caso di rottura del fidanzamento pu essere domandata la restituzione dei doni fatti a causa
della promessa di matrimonio (art. 80 c.c.).
Pubblicazioni e opposizioni
La celebrazione del matrimonio deve essere preceduta dalla pubblicazione. Questa consiste
nellaffissione alla porta del municipio di un atto nel quale si indicano le generalit degli sposi e il
luogo dove intendono celebrare il matrimonio (artt. 93 ss. c.c.).
La pubblicazione, che deve farsi nei comuni di residenza degli sposi, e deve durare per almeno otto
giorni, ha lo scopo di avvertire i terzi interessati, perch possano segnalare allufficiale dello stato
civile eventuali impedimenti o anche fare una formale opposizione al matrimonio, sulla quale si
dovr pronunciare lautorit giudiziaria.
Il matrimonio concordatario
Le condizioni perch il matrimonio celebrato dinanzi al parroco produca anche effetti civili sono:
Dopo aver celebrato il matrimonio secondo il rito canonico, il parroco deve dichiarare che a
quel matrimonio sono attribuiti anche effetti civili e deve ricordarli agli sposi, dando lettura
degli articoli del codice civile riguardanti i diritti e i doveri dei coniugi.
Il matrimonio deve essere trascritto nei registri dello stato civile. La trascrizione non pu,
peraltro avere luogo:
Quando uno degli sposi manche della capacit matrimoniale per difetto di et, o a
causa di interdizione per infermit di mente
Quando sussista il vincolo di un altro matrimonio valido agli effetti civili
Quando sussista fra gli sposi un impedimento che la legge civile considera
inderogabile
La trascrizione tuttavia ammessa quando, secondo la legge civile, lazione di nullit o di
annullamento non potrebbe essere pi proposta.
Leffetto del matrimonio concordatario non si esaurisce nella costituzione di un vincolo civile
accanto a quello religioso. Unulteriore conseguenza il parziale assoggettamento del matrimonio
al diritto canonico e alla giurisdizione dei tribunali ecclesiastici. Sono regolate dal diritto canonico e
rientrano nella giurisdizione dei tribunali della Chiesa le questioni relative alla valida costituzione
del vincolo. Le sentenze di nullit del matrimonio pronunciate dai tribunali ecclesiastici possono poi
essere dichiarate efficaci anche dal punto di vista civile.
Se la trascrizione stata eseguita in una delle ipotesi in cui essa vietata, pu venire dichiarata
nulla dal giudice italiano: in tal caso cadranno gli effetti civili, e il matrimonio celebrato dinanzi al
parroco varr come matrimonio puramente canonico.
Restano assoggettate alla legge e alla giurisdizione dello Stato le questioni relative agli effetti del
matrimonio (diritti e doveri dei coniugi e rapporti con i figli) e alle successive vicende del vincolo:
in particolare le questioni di separazione dei coniugi. Anche il divorzio regolato dalla legge civile,
poich attiene non gi alla valida costituzione del vincolo, bens al successivo scioglimento di
questo per fatti sopravvenuti.
Ugualmente restano assoggettate alla legge e alla giurisdizione civile le conseguenze della
dichiarazione di nullit del matrimonio: sono applicabili, in particolare, le disposizioni sul
matrimonio putativo.
Capitolo XVII
Il cognome
La moglie aggiunge al proprio cognome quello del marito: manifestazione pubblica del vincolo
coniugale. Lo conserva poi durante lo stato vedovile, fino a che passi a nuove nozze (art. 143-bis
c.c.). Lo perde nel caso di divorzio; ma il tribunale pu autorizzarla a conservare il cognome del
marito aggiunto al proprio quando sussista un interesse suo o dei figli meritevole di tutela.
Capitolo XX
Limpresa familiare
La disciplina protettiva di legge opera in favore del familiare che presti la sua attivit di lavoro nella
famiglia.
Lart. 230-bis c.c. definisce come impresa familiare quella a cui collaborano il coniuge, i parenti
entro il terzo grado o gli affini entro il secondo, e dispone che, salvo quando sia configurabile un
diverso rapporto, il familiare che presta in modo continuativo la sua attivit di lavoro nella famiglia
o nellimpresa familiare ha i seguenti diritti:
Il diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia
Il diritto a partecipare agli utili dellimpresa in proporzione alla quantit e alla qualit del
lavoro prestato
Il diritto di partecipare, sempre in proporzione alla quantit e alla qualit del lavoro
prestato, agli incrementi dellazienda, sia che essi consistano in beni acquistati mediante il
reinvestimento di utili, sia che consistano nellaumento di valore dellazienda, anche per
quanto attiene allavviamento
Ai familiari inoltre attribuito il diritto di deliberare a maggioranza:
Sullimpiego degli utili
Sulla gestione straordinaria e sugli indirizzi produttivi dellimpresa
Sulla cessazione dellimpresa
Per quanto riguarda la gestione ordinaria, il titolare dellimpresa conserva piena libert.
La disciplina dellart. 230-bis c.c. vale solo nei rapporti interni tra i familiari e limprenditore,
mentre questultimo resta unico titolare e solo responsabile per le obbligazioni contratte
nellesercizio di essa. I familiari non sono, quindi, soci, ma creditori del titolare dellimpresa.
Capitolo XIX
Il divorzio
Il divorzio o scioglimento del vincolo matrimoniale in vita dei coniugi.
Quando si tratti di matrimonio concordatario, il divorzio ne elimina ovviamente solo gli effetti
civili, facendo cos venir meno labbinamento fra il vincolo canonico e quello civile.
La legge elenca una serie di casi in cui si pu chiedere il divorzio. Il caso pi importante quello
della separazione legale dei coniugi protratta ininterrottamente per almeno tre anni.
Il divorzio fondato sulla prolungata separazione e non sul consenso; difatti potr essere
pronunciato anche se nel frattempo uno dei coniugi abbia cambiato idea e vi si opponga.
Si deve trattare in ogni caso di separazione legale. La prolungata separazione di fatto non
sufficiente.
Le altre ipotesi in cui pu essere chiesto i divorzio sono:
Quando, dopo la celebrazione del matrimonio, laltro coniuge sia stato condannato con
sentenza passata in giudicato, o talvolta anche solo riconosciuto autore di delitti di particolare
gravit, o di certi delitti contro un coniuge o un figlio; in alcuni di questi casi occorre inoltre
che il giudice accerti, anche in considerazione del comportamento successivo del convenuto, la
sua inidoneit a mantenere o ricostituire la convivenza familiare; la domanda di divorzio in
seguito a condanna per questi delitti non proponibile dal coniuge che sia stato anchegli
condannato per concorso nel reato, n proponibile quando la convivenza coniugale sia ripresa
Quando laltro coniuge, cittadino straniero, abbia ottenuto allestero lannullamento o lo
scioglimento del matrimonio o abbia contratto allestero nuovo matrimonio
Quando il matrimonio non sia stato consumato
Quando sia passata in giudicato una sentenza che rettifichi per uno dei coniugi lattribuzione di
sesso
In questi casi il divorzio pu essere pronunciato immediatamente: non vi periodo dattesa.
Nei casi di separazione prolungata il divorzio non pu essere pronunciato se questa cessata per
riconciliazione dei coniugi.
Con il divorzio la donna perde il cognome che aveva aggiunto al proprio a seguito del matrimonio.
Il problema del mantenimento e delleducazione dei figli in seguito al divorzio dei genitori si pone
in termini analoghi che in seguito alla separazione.
Quanto ai rapporti fra i coniugi, la sentenza pu imporre ad uno di essi di pagare allaltro un
assegno periodico per il mantenimento.
Lassegno dovuto solo quando il beneficiario non abbia, n sia in grado di procurarsi, i mezzi
necessari per un tenore di vita analogo a quello che aveva durante il matrimonio.
Qualora i fatti che hanno condotto al divorzio siano addebitabili ad uno dei coniugi, questi non
potr in nessun caso pretendere un assegno che vada al di l degli alimenti.
Sia le disposizioni circa il mantenimento e leducazione dei figli, sia quelle relative allassegno di
mantenimento del coniuge sono sempre modificabili dal tribunale, su domanda di uno degli
interessati, in seguito a un mutamento delle circostanze.
LA FILIAZIONE
La filiazione legittima
Nascita del figlio dopo trecento giorni dalla fine della convivenza matrimoniale
se il figlio nato dopo trecento giorni dallo scioglimento o annullamento del matrimonio, o
dallinizio della separazione legale, e tuttavia stato denunciato allo stato civile come figlio
legittimo, la sua legittimit pu essere contestata sempre, e da chiunque vi abbia interesse.
La filiazione naturale
La filiazione incestuosa
Figli incestuosi sono quelli nati da persone tra le quali esista un vincolo di parentela anche soltanto
naturale, in linea retta allinfinito, o in linea collaterale nel secondo grado, oppure un vincolo di
affinit in linea retta.
Lart. 251 c.c. vieta il riconoscimento di figli incestuosi, salvo che al tempo del concepimento il
genitore ignorasse il vincolo di parentela o di affinit, o che sia stato dichiarato nullo il matrimonio
da cui deriva laffinit.
Se il figlio vuole lo stato giuridico di filiazione, il suo diritto non pu essere escluso in
considerazione del fatto dei suoi genitori.
La legittimazione
La legittimazione attribuisce al figlio naturale la stessa situazione del figlio legittimo.
La differenza fra riconoscimento e legittimazione consiste principalmente nel fatto che questultima
istituisce rapporti familiari del legittimato con tutti i parenti del genitore, e in primo luogo con i
propri fratelli.
La legittimazione pu avvenire per susseguente matrimonio dei genitori, oppure per provvedimento
del giudice (art. 280 c.c.).
La legittimazione per susseguente matrimonio destinata ad operare nelle situazioni in cui un uomo
e una donna, dopo aver avuto un figlio, rendono regolare la loro situazione unendosi in matrimonio.
La legittimazione risulta qui dalla somma di due elementi: il riconoscimento e il matrimonio (art.
283 c.c.).
La legittimazione per matrimonio avviene automaticamente non appena se ne siano verificati i
presupposti.
La legittimazione per provvedimento del giudice consentita quando vi sia limpossibilit o almeno
un gravissimo ostacolo a legittimare il figlio per susseguente matrimonio.
La legittimazione chiesta da uno solo dei genitori produce effetto solo rispetto a questo.
La legittimazione non ammessa, ovviamente, nei casi in cui non consentito il riconoscimento
(art. 281 c.c.).
Il figlio legittimato ha la stessa situazione del figlio legittimo, ma lacquista con effetto non
retroattivo (perci non potr partecipare, ad esempio, alla successione legittima di un fratello gi
deceduto).
Ladozione
Ladozione
Ladozione consentita alle coppie di coniugi in favore dei minori abbandonati e perci dichiarati
in stato di adattabilit: essa attribuisce alladottato lo stato di figlio legittimo degli adottanti e fa
cessare i suoi rapporti giuridici con la famiglia dorigine.
Non permessa anche alle persone sole, ma solo alle coppie di coniugi. La presenza di figli
legittimi non di ostacolo alladozione e sono consentite ai medesimi coniugi pi adozioni anche
con atti successivi.
Si richiede che il matrimonio degli adottanti sussista da almeno tre anni, che fra essi non vi sia n vi
sia stata negli ultimi tre anni separazione personale neppure di fatto e che essi siano idonei ad
educare e istruire ed in grado di mantenere i minori che intendono adottare.
Si richiede che let degli adottanti superi di almeno diciotto anni quella delladottando. La
differenza det non pu, di regola, essere superiore ai quarantacinque anni.
Lattuale adozione dei minori fa cessare i rapporti giuridici delladottato con la famiglia dorigine:
restano fermi solo i divieti matrimoniali. Qualunque attestazione di stato civile riferita alladottato
deve essere rinascita con la sola indicazione del nuovo cognome e con lesclusione di qualsiasi
riferimento alla paternit e alla maternit del minore.
Le informazioni concernenti lidentit dei genitori biologici possono essere fornite ai genitori
adottivi, su autorizzazione del tribunale dei minorenni, se sussistono gravi motivi; possono inoltre
essere fornite, su semplice richiesta, alladottato che abbia compiuto i venticinque anni. In ogni caso
laccesso alle informazioni non consentito quando la madre abbia dichiarato alla nascita di non
voler essere nominata. Il procedimento di adozione consiste in due fasi.
Nella prima si decide se il minore possa essere adottato: in questa fase consentito ai genitori di
opporsi alla dichiarazione dello stato di adattabilit, mentre ancora non sono individuati i possibili
adottanti.
Una volta dichiarato lo stato di adattabilit si apre la seconda fase: qui entrano in scena gli adottanti
e viene pronuncia ladozione, senza che i genitori possano opporvisi.
Possono essere dichiarati in stato di adattabilit i minori in situazione di abbandono perch privi di
assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi.
Lo stato di adattabilit dichiarato dal tribunale con una procedura che consente ai genitori ogni
possibilit di opporsi dimostrando che lo stato di abbandono non sussista: lo stato di adattabilit non
pu pronunciarsi quando la mancanza di assistenza sia dovuta a forza maggiore di carattere
transitorio.
Dopo che la dichiarazione di adattabilit divenuta definitiva,, il minore pu venire affidato a una
coppia di coniugi che abbia domandato ladozione, prescelti dal tribunale in base a una indagine
circa lattitudine ad educare il minore, la situazione personale ed economica, la salute, lambiente
familiare degli adottanti e i motivi per i quali essi desiderano ladozione.
Deve essere sentito il minore che ha compiuto gli anni dodici e anche il minore di et inferiore, in
considerazione della sua capacit di discernimento; se ha compiuto gli anni quattordici il suo
consenso necessario.
Se laffidamento preadottivo dimostra un buon ambientamento del minore nella famiglia dei
coniugi affidatari, al termine del periodo di affidamento viene pronunciata ladozione. Anche qui
occorre lespresso consenso del minore che abbia compiuto gli anni quattordici; deve essere sentito
il minore che abbia compiuto gli anni dodici e, se opportuno, anche il minore di et inferiore.
Ladottato acquista lo stato di figlio legittimo degli adottanti, dei quali assume e trasmette il
cognome. Al tempo stesso cessano i suoi rapporti verso la famiglia dorigine, salvi i divieti
matrimoniali.
Gli alimenti
Lobbligo di prestare gli alimenti deriva normalmente dal matrimonio, dalla filiazione legittima,
naturale o adottiva, o da un rapporto sufficientemente prossimo di parentela o di affinit: esso
manifestazione di un dovere di solidariet familiare.
Vi anche unipotesi di obbligo alimentare imposto al di fuori della famiglia: quello del
donatario, il quale tenuto, nei limiti del valore della donazione tuttora esistente nel suo patrimonio,
a prestare gli alimenti al donante che sia caduto in stato di bisogno (artt. 437, 428 c.c.).
Lobbligazione alimentare non va confusa con lobbligo di contribuzione reciproca dei coniugi (art.
143 c.c.): u obbligo, questultimo, che si attua normalmente nella vita in comune e la cui misura
data perci dal comune tenore di vita.
Lobbligazione alimentare non va confusa con lobbligo dei genitori di mantenere, istruire ed
educare i figli (art. 147 c.c.), n con lobbligo del figlio di contribuire al mantenimento della
famiglia finch convive con essa (art. 315 c.c.).
Lobbligazione alimentare presuppone in primo luogo che il beneficiario si trovi in stato di bisogno
e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento (art. 438 c.c.). Gli alimenti non gli sono
dovuti se la salute, let e le circostanze gli permettono di lavorare per mantenersi, e neppure se
possiede beni che, seppur improduttivi, si possano facilmente vendere per trarne mezzi di
sostentamento. Non importa, invece, che lo stato di miseria possa essere derivato da sua colpa.
Occorre, in secondo luogo, che lobbligato disponga di risorse sufficienti, per provvedere ai bisogni
del beneficiario, al di l di quelle che gli sono necessarie per mantenere s stesso e la propria
famiglia.
Fra i diversi obbligati alla prestazione degli alimenti la legge stabilisce una graduatoria.
Viene al primo posto il donatario, il quale tenuto con precedenza su ogni altro obbligato, a meno
che si tratti di donazione remuneratoria o a causa di matrimonio (art. 437 c.c.).
Seguono nellordine:
Il coniuge
I figli legittimi o legittimati o naturali o adottivi e, in loro mancanza, i discendenti
prossimi, anche naturali
I genitori e, in loro mancanza, gli ascendenti prossimi, anche naturali; gli adottanti
I generi e le nuore
Il suocero e la suocera
I fratelli e le sorelle germani o unilaterali, con precedenza dei germani sugli unilaterali
La persona in stato di bisogno non pu pretendere gli alimenti dai parenti o affini di una categoria
ulteriore, se non quelli della categoria anteriore manchino, oppure non dispongano di risorse
sufficienti.
Nel caso di concorso di obbligati di pari grado, ciascuno tenuto in proporzione delle proprie
condizioni economiche (art. 441 c.c.).
La misura degli alimenti determinata in proporzione del bisogno di chi li domanda e delle
condizioni economiche di chi li deve somministrare. Si deve tendere ad assicurare al beneficiario
tutto ci che necessario per la vita. Si tiene conto della posizione sociale del beneficiario (art.
438 c.c.).
Le prestazioni alimentari vanno al di l dello stretto necessario.
Lobbligo si adempie con il pagamento di un assegno periodico anticipato, salvo che lobbligato
preferisca accogliere e mantenere nella propria casa il beneficiario (art. 443 c.c.). Lautorit
giudiziaria pu consentire un diverso modo di somministrazione.
Sopravvenute modificazioni delle circostanze possono determinare variazioni correlative
allobbligo stesso. Variazioni possono derivare anche da mutamenti del costo della vita, quando la
prestazione sia adempiuta in danaro.
Lobbligo degli alimenti ha carattere strettamente personale, fondato com su rapporti familiari o
su benefici ricevuti: perci cessa con la morte dellobbligato (art. 448 c.c.).
Il credito degli alimenti non pu essere ceduto, n estinto per compensazione (art. 447 c.c.).
LE SUCCESSIONI
LA SUCCESSIONE LEGITTIMA
Presupposto
Le norme della successione legittima trovano applicazione quando il testamento manchi, oppure
non disponga dellintero patrimonio ereditario: in questultimo caso la successione legittima regola
la trasmissione dei soli beni per i quali il testatore non abbia disposto.
Lesecutore testamentario
Il testatore pu nominare uno o pi esecutori testamentari, scegliendoli anche tra gli eredi o i
legatari (artt. 700, 701 c.c.). Lesecutore testamentario, se accetta lufficio, deve curare che siano
esattamente eseguite le disposizioni risultanti dal testamento, egli amministra il patrimonio
ereditario, prendendo possesso dei beni che ne fanno parte, adempie le obbligazioni ed i legati e
consegna allerede i beni delleredit che non sono necessari allesercizio del suo ufficio.
Il possesso dei beni ereditari da parte dellesecutore non pu durare pi di un anno dalla
dichiarazione di accettazione, salvo che lautorit giudiziaria, per motivi di evidente necessit,
sentiti gli eredi, ne prolunghi la durata, che non potr mai superare un altro anno.
LA SUCCESSIONE NECESSARIA
Lazione di riduzione
Al legittimario leso la legge concede unazione per ridurre le disposizioni lesive e reintegrare la
quota che gli riservata.
Ogni rinuncia preventiva allazione di riduzione nulla; ma una volta che lazione sia sorta, con
lapertura della successione, essa rinunciabile (art. 557 c.c.).
Lazione rivolta contro le disposizioni testamentarie e le donazioni.
Lazione di riduzione deve rivolgersi dapprima contro le disposizioni testamentarie e poi, se ci non
basta, contro le donazioni, a partire dallultima in ordine di tempo. Lordine delle donazioni viene
ripercorso a ritroso, riducendole luna dopo laltra, fino ad arrestarsi quando la porzione legittima
sia stata reintegrata (artt. 555, 559 c.c.).
Se il legittimario stato pretermesso, o istituito erede in una quota insufficiente, la riduzione delle
istituzioni di erede fa spazio alla sua vocazione, come erede, nella quota necessaria per assicurargli
il valore che gli riservato.
La riduzione ha leffetto di rendere inefficace la disposizione lesiva, nella misura occorrente per
reintegrare la porzione riservata; di conseguenza il legittimario potr pretendere la restituzione dei
beni da chi li possiede ormai senza titolo.
La capacit di succedere
La designazione legale o testamentaria del successore ha effetto solo se questi capace di
succedere. Capacit di essere soggetto di rapporti successori.
La capacit di succedere spetta, in primo luogo, alle persone fisiche nate o concepite al tempo
dellapertura della successione.
Possono inoltre ricevere per testamento i figli di una determinata persona vivente al tempo della
morte del testatore, bench non ancora concepiti (art. 462 c.c.).
Se il successore designato stato concepito, ma non ancora nato, il suo acquisto subordinato alla
condizione sospensiva che nasca vivo (art. 1 c.c.).
Sono capaci di succedere anche le societ, le persone giuridiche, le associazioni, fondazioni e ogni
altro ente munito di soggettivit giuridica, anche se non riconosciuto.
Lindegnit
escluso dalla successione come indegno chi abbia commesso determinate gravi colpe contro la
persona del de cuius o dei suoi prossimi congiunti, o abbia compiuto determinati gravi illeciti contro
la libert testamentaria o il testamento del de cuius.
I casi di indegnit sono elencati dalla legge con unelencazione tassativa: omicidio, istigazione al
suicidio, tentato omicidio o grave calunnia contro il de cuius, oppure contro il coniuge, il
discendente o lascendente di lui (art. 463 c.c.); comprende inoltre atti di violenza, di minaccia o di
frode per influire sulla volont testamentaria o per sopprimere, celare, alterare o falsificare il
testamento (art. 463 c.c.).
Lindegno pu essere riabilitato con una dichiarazione espressa in un atto pubblico o nel testamento
(art. 466 c.c.).
Se il testatore ha disposto a favore dellindegno, pur conoscendo la causa dellindegnit, la
disposizione ha effetto; ma lindegno non succede oltre i limiti di tale disposizione (art. 466 c.c.).
La rappresentazione
Se colui che non pu o non vuole accettare leredit o il legato figlio, fratello o sorella del de
cuius, in suo luogo subentrano i suoi discendenti (art. 467 c.c.).
Colui che designato per rappresentazione succede direttamente al de cuius.
Laccrescimento
Se mancano i presupposti della rappresentazione, o se il designato per rappresentazione non pu o
non vuole accettare leredit o rinuncia al legato, pu farsi luogo allaccrescimento: la quota
dellerede o legatario mancante si devolve agli altri eredi o legatari chiamati congiuntamente in
quote uguali (artt. 674, 675 c.c.).
La quota del rinunciante viene acquistata dai coeredi per accrescimento.
Perch avvenga laccrescimento fra coeredi nella successione testamentaria occorre:
Che pi eredi siano stati istituiti nelluniversalit dei beni o in una stessa quota, senza
determinazioni di parti o in parti uguali (coniunctio re)
Che siano stati istituiti con uno stesso testamento (coniunctio verbis)
Laccrescimento ha luogo anche tra pi legatari ai quali sia stato legato uno stesso oggetto, salvo
che dal testamento risulti una diversa volont (art. 675 c.c.).
Un fenomeno di accrescimento pu verificarsi, come s accennato, anche nella successione
legittima. Quando la norma di legge applicabile designa pi eredi in concorso tra loro, se uno di essi
non pu o non vuole accettare, la sua quota si accresce agli altri (art. 522 c.c.).
Laccrescimento consiste in unespansione della quota attribuita al coerede (o al col legatario); esso
procura perci un acquisto unico accresciuto, e non gi un secondo acquisto distinto e autonomo.
Lacquisto delleredit
Il chiamato alleredit pu avere interesse a non conseguirla.
Lacquisto delleredit non automatico: esso presuppone, di regola, laccettazione da parte
dellerede (art. 459 c.c.).
Con laccettazione, lerede subentra al de cuius in tutti i rapporti attivi e passivi che costituiscono il
patrimonio (o la quota di patrimonio) lasciatogli.
Leffetto dellaccettazione risale al momento in cui si aperta la successione (art. 459 c.c.).
Se leredit accettata puramente e semplicemente, il patrimonio ereditario si confonde con quello
dellerede.
Allerede concesso di limitare anche di limitare la propria responsabilit entro il valore dellattivo,
purch egli segua una particolare procedura, prevista dalla legge per tutelare i creditori del de cuius
contro il pericolo che parte dei beni ereditari siano sottratti alle loro pretese. A questo scopo
necessario che egli accetti con beneficio dinventario.
Talvolta lacquisto delleredit imposto al chiamato anche se questi non abbia accettato e talvolta
perfino nonostante la sua rinuncia. Ci accade, in primo luogo, quando egli nasconda o sottragga
beni spettanti alleredit (art. 527 c.c.).
Ipotesi che listituito erede resti per un certo tempo nel possesso dei beni ereditari, senza farne fare
linventario con le garanzie di legge, oppure senza dichiarare se accetta o rinuncia.
Pu accadere che il chiamato alleredit rinunci ai diritti di successione contro il pagamento di un
corrispettivo da parte di chi, essendo chiamato in subordine, si avvantaggi della sua rinuncia.
Ne segue la sua responsabilit nei confronti dei creditori del de cuius e il suo assoggettamento
allimposta di successione.
Laccettazione delleredit
Laccettazione delleredit un negozio unilaterale e non recettizio: la circostanza che essa sia
venuta a conoscenza di questa o quella persona determinata, e il momento in cui ci sia avvenuto,
non hanno nessuna influenza sulle questioni di acquisto delleredit.
Non tollera lapposizione di un termine (art. 475 c.c.).
Laccettazione nulla anche quando sia condizionata (art. 475 c.c.).
Laccettazione non pu essere parziale (art. 475 c.c.).
Laccettazione irrevocabile.
Laccettazione pu essere espressa o tacita (art. 474 c.c.).
espressa quando, in un atto pubblico o in una scrittura privata, il chiamato alleredit ha dichiarato
di accettarla, oppure si qualificato come erede (art. 475 c.c.).
tacita quando il chiamato alleredit compie un atto che presuppone necessariamente la sua
volont di accettare e che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualit di erede (art. 476 c.c.).
Si tratta di un comportamento concludente.
Il diritto di accettare leredit si estingue per prescrizione con il decorso di dieci anni (art. 480 c.c.).
Trascorso questo termine senza che il chiamato abbia accettato leredit, egli decade dal diritto di
accettare (art. 481 c.c.) e leredit potr essere accettata dal chiamato in subordine.
Laccettazione delleredit si pu impugnare per violenza o dolo, ma non per errore (artt. 482, 483
c.c.).
Il beneficio dinventario
Per evitare il rischio di dover pagare debiti ereditari o legati anche oltre il valore dei beni lasciati dal
de cuius, il chiamato alleredit pu accettare con beneficio dinventario. In tal caso egli acquista
leredit, ma la tiene separata dal proprio patrimonio (art. 490 c.c.).
Egli risponde dei debiti ereditari solo entro i limiti dellattivo ereditario.
Laccettazione con beneficio dinventario ha il seguente effetto ulteriore: i creditori delleredit e i
legatari hanno preferenza sul patrimonio ereditario di fronte ai creditori dellerede.
La distinzione dei due patrimoni impedisce che i crediti o debiti dellerede verso il de cuius si
estinguano per confusione.
Si concede allerede il beneficio della limitazione della responsabilit per i debiti ereditari, in
quanto egli segua una determinata procedura, disposta dalla legge a tutela dei creditori ereditari.
La procedura inizia con la dichiarazione di accettare con beneficio dinventario. Questa
dichiarazione soggetta a pubblicit, deve essere trascritta presso lufficio dei registri immobiliari
del luogo in cui si aperta la successione (art. 484 c.c.). La dichiarazione deve essere preceduta o
seguita dallinventario, che di importanza essenziale nella procedura.
Lerede che abbia accettato con beneficio dinventario amministra il patrimonio ereditario anche
nellinteresse dei creditori del defunto e dei legatari, ai quali deve rendere il conto (art. 496 c.c.), e
nei confronti dei quali risponde, ma solo per colpa grave (art. 491 c.c.).
Il pagamento dei creditori e dei legatari pu avvenire in uno dei tre modi seguenti:
Lerede pu pagare i creditori e i legatari man mano che si presentano. Esaurito lasse
ereditario, i creditori rimasti insoddisfatti hanno soltanto diritto di regresso contro i legatari,
nei limiti del valore dei legati (art. 495 c.c.).
Oppure lerede pu seguire una procedura concorsuale, in modo da assicurare a tutti parit
di trattamento, e una soddisfazione proporzionale, salvo il rispetto delle cause legittime di
prelazione.
Lerede che non voglia assumersi il peso della liquidazione, pu rilasciare tutti i beni
ereditari ai creditori e ai legatari. In tal caso viene nominato un curatore, il quale provvede
alla liquidazione e ai pagamenti con il criterio concorsuale.
La decadenza dal beneficio dinventario pu essere fatta valere solo dai creditori del defunto e dai
legatari (art. 505 c.c.).
Le eredit devolute a incapaci legali, o a persone giuridiche, associazioni, fondazioni o enti non
riconosciuti si possono accettare solo con beneficio dinventario. Questa disposizione non si applica
alle societ (artt. 471-473 c.c.).
La separazione dei beni del defunto da quelli dellerede
La separazione dei beni del defunto da quelli dellerede ammessa in favore dei creditori del de
cuius (e anche dei legatari), i quali temano un pregiudizio dalla confusione del patrimonio ereditario
con quello dellerede, quando questultimo sia oberato di debiti.
I creditori del defunto e i legatari ottengono che i beni siano destinati al soddisfacimento delle loro
pretese con preferenza rispetto ai creditori dellerede.
I creditori e i legatari devono agire entro tre mesi dallapertura della successione (art. 516 c.c.). La
separazione di un bene immobile si attua mediante uniscrizione nel registro immobiliare (art. 518
c.c.). Se si tratta invece di un bene mobile, la separazione si attua mediante un provvedimento del
pretore (art. 517 c.c.).
I creditori del defunto e i legatari conservano la possibilit di agire anche sul patrimonio dellerede
(art. 512 c.c.). I creditori dellerede si possono anchessi soddisfare sui beni separati, dopo che
siano stati soddisfatti i creditori del defunto e i legatari che hanno chiesto la separazione.
Non si ha qui una separazione, bens semplicemente una preferenza dei creditori del defunto e dei
legatari. La separazione dei beni ha carattere particolare: essa opera, infatti, solo sui singoli beni per
i quali sia stata specificamente esercitata.
La rinuncia alleredit
La rinuncia alleredit un negozio unilaterale e non recettizio. Essa riguarda infatti una pluralit
indeterminata di persone: non solo i chiamati in subordine, ma anche i creditori del defunto e, in
generale, tutti i terzi che abbiano in qualche modo a che fare con il patrimonio del defunto.
La rinuncia alleredit non pu farsi prima dellapertura della successione, perch urterebbe contro
il divieto di patti successori (art. 458 c.c.); n pu farsi dopo di avere accettato leredit.
La rinuncia una dichiarazione formale, che deve essere ricevuta da un notaio o dal cancelliere del
tribunale, e deve essere inserita nel registro delle successioni (art. 519 c.c.).
Non tollera lapposizione di un termine o di una condizione, n pu essere parziale, a pena di
nullit.
La rinuncia da parte del chiamato alleredit rende possibile lacquisto delleredit stessa da parte
del chiamato in subordine. Ma fino a che tale acquisto no sia avvenuto, il rinunciante conserva la
possibilit di accettare leredit, cos revocando la precedente rinuncia.
Al pari dellaccettazione di eredit, e per la medesima ragione, la rinunzia non impugnabile per
errore, mentre impugnabile per violenza o dolo (art. 526 c.c.).
La comunione ereditaria
Se leredit acquistata da pi coeredi, fra questi si forma una comunione.
Se un coerede vuole alienare la propria quota, o parte di essa, a un estraneo, gli altri coeredi hanno il
diritto di essere preferiti, purch offrano un prezzo non inferiore a quello offerto dal terzo (diritto di
prelazione).
La divisione ereditaria
Le regole sullo scioglimento della comunione in generale sono applicabili anche alla divisione
ereditaria.
Il testatore pu fissare criteri vincolanti circa la divisione ereditaria e pu anche determinare quali
beni vadano attribuiti a ciascun coerede: tali beni non cadono in comunione, ma sono acquistati in
propriet dai singoli eredi designati dal testatore, non appena accettino leredit (artt. 733, 734
c.c.).
La divisione fatta dal testatore nulla se in essa non compreso qualcuno dei legittimari o degli
eredi designati nel testamento. Se invece essa lede quantitativamente la quota riservata a un
legittimario, questi potr esercitare lazione di riduzione contro gli altri coeredi (art. 735 c.c.).
La collazione
Se il de cuius ha fatto una donazione a uno dei suoi figli o discendenti, o al coniuge, la legge
presume che in tal modo egli abbia voluto attribuire unanticipazione sulla successione, senza
modificare, in rapporto agli altri appartenenti a questo gruppo di prossimi congiunti, la ripartizione
stabilita nel testamento o derivante dalle norme sulla successione legittima.
In sede di divisione ereditaria il bene donato deve essere conferito alla massa da dividere tra figli,
discendente e coniuge (collazione).
Se il de cuius ha disposto che il bene donato sia conseguito dallerede come un soprappi rispetto
alla quota ereditaria, la collazione non si applica, purch questo soprappi non ecceda la porzione
disponibile (dispensa dalla collazione) (art. 737 c.c.).
Reciprocamente tenuti alla collazione sono i figli legittimi e naturali, i loro discendenti legittimi e
naturali, il coniuge, che concorrano alla successione.
Oggetto della collazione ci che lerede ha ricevuto dal defunto per donazione, diretta o indiretta.
Se oggetto della donazione fu una cosa immobile, la collazione si pu fare o col rendere il bene in
natura o con limputarne il valore alla propria porzione, a scelta di chi conferisce (art. 746 c.c.).
La collazione dei beni mobili si fa soltanto per imputazione (art. 750 c.c.).
La collazione del danaro si fa in primo luogo prendendo una minore quantit del danaro che si trova
nelleredit (art. 751 c.c.).
La collazione deve giovare solo agli altri figli e ai discendenti e al coniuge del de cuius, e non anche
agli altri coeredi.
Anche quando il bene donato sia reso in nature, esso non rientra nel patrimonio ereditario: cade in
comunione, ma si tratta di una comunione ristretta al coniuge, ai coeredi figli e ai discendenti del de
cuius, cos che i coeredi estranei non se ne avvantaggino.
4. Le lettere di patronage.
Diverse dalla fideiussione e dal mandato sono le lettere di patronage utilizzate nei rapporti tra i
gruppi di societ e gli istituti bancari. Esse consistono in dichiarazioni unilaterali nelle quali la
societ capogruppo rilascia specifiche informazioni sulla societ partecipata: ad esempio indica la
misura della sua partecipazione di maggioranza o di controllo. Si ritiene che da tali dichiarazioni
possa sorgere un responsabilit extracontrattuale nel caso in cui le informazioni o il comportamento
del patronnant si sia realizzato in forme opposte o diverse rispetto a quelle enunciate nella
dichiarazione. I motivi per i quali vengono rilasciate tali lettere sono i pi diversi, come quello di
riservare un trattamento meno rigoroso alla societ che capogruppo di autorevoli gruppi
economici.
5. Lanticresi.
Si tratta di un contratto assolutamente desueto. Il presupposto costituito da un rapporto
obbligatorio consistente in un credito pecuniario, la cui estinzione pi facile, agevole e
conveniente estinguere in natura, piuttosto che corrispondendo in denaro, il quale era un bene
piuttosto raro nelleconomia precapitalista.
Capitolo XLIV Gli altri atti o fatti fonti di obbligazioni.
1. Gli altri atti o fatti fonti di obbligazioni in generale.
Sono fonte dellobbligazione oltre al contratto, anche atti o fatti idonei a produrre obbligazioni in
conformit con lordinamento giuridico. Quanto agli atti, si tratta di atti unilaterali idonei a far
sorgere effetti di contenuto obbligatorio a carico del soggetto che li pone in essere. Tali atti
consistono nelle promesse unilaterali, per le quali stabilito un principio di stretta tipicit, essi
producono effetti obbligatori per il promittente solo in quei casi espressamente previsti dalla legge.
il motivo della stretta tipicit discende da diversi condizionamenti storici, quali il fatto che in
passato si riteneva che tutte le obbligazioni determinassero un trasferimento o lalienazione di un
qualche diritto, operazione ricondotta solo ad un accordo fra le due parti e cio ad un accordo con
reciproche assunzioni di obbligazioni. La promessa di pagamento o la ricognizione di debito
consistono in una dichiarazione unilaterale astratta, cio senza riferimento al rapporto sottostante,
oppure titolata, cio con un riferimento al rapporto sottostante. Entrambe le dichiarazioni o
promesse non sono di per s sufficienti a far sorgere unobbligazioni perfetta a carico del
dichiarante promittente, se in realt il promittente non aveva mai ricevuto alcun prestito, nulla sar
da lui dovuto. In realt la promessa unilaterale e la ricognizione del debito in senso lato possono
essere ritenute fonti dellobbligazione. La loro rilevanza si manifesta sul piano processuale in
quanto la promessa dispensa, colui a favore del quale fatta, dallonere di provare il rapporto
fondamentale. Lemissione di una promessa unilaterale o la ricognizione del debito d luogo
allinversione dellonere della prova. Di fronte alla richiesta del promissario di adempiere, il
promittente dovr provare linesistenza o lilleceit del debito oggetto della promessa.
2. La promessa al pubblico.
Nella promessa al pubblico il promittente si rivolge al pubblico e promette una prestazione a
favore di colui che si trovi in una determinata situazione o compia una determinata azione. In
questo caso sorge un vero e proprio vincolo obbligatorio a carico del promittente dal momento in
cui la promessa resa nota al pubblico. La peculiarit della fattispecie consiste nel fatto che nel
momento in cui la promessa diviene vincolante, il creditore ancora indeterminato. In ogni caso
colui che compier latto si trover nella situazione richiesta dalla promessa e in quello stesso
momento acquister il diritto alla prestazione promessa. Lefficacia della promessa unilaterale
limitata entro il termine stabilito o in quello implicito secondo la natura o lo scopo della promessa
stessa, e comunque, in mancanza di termine apposto dal promittente, il vincolo cessa qualora entro
lanno dalla promessa non gli sia stato comunicato lavvenimento della situazione.
3. La gestione daffari.
la gestione daffari, insieme al pagamento dellindebito e allarricchimento senza causa, appartiene
agli altri fatti idonei a produrre obbligazioni. La gestione di affari altrui si verifica nel caso in cui
qualcuno assuma consapevolmente la gestione di un affare altrui. In questo caso il gestore pu agire
spedendo il proprio nome o quello del soggetto nel cui interesse egli agisce cio nella stessa
posizione del mandatario con o senza rappresentanza. Lassunzione della gestione di affare altrui
comporta per il gestore il sorgere dellobbligazione a continuare nella gestione e portarla a termine.
Il gestore soggetto alle stesse obbligazioni del mandatario, nel caso in cui provochi dei danni
allinteressato, il giudice pu moderare il risarcimento e valutare con minor vigore la colpa (art.
2030). Linteressato a sua volta obbligato a adempiere le obbligazioni che il gestore ha assunto per
lui. Nel caso in cui linteressato ratifichi lopera del gestore, a favore di questultimo si producono
gli stessi effetti del mandato con conseguente diritto del gestore al compenso per lopera svolta.
4. Il pagamento dellindebito.
Lesecuzione di una prestazione o del pagamento privo di giustificazione costituisce un indebito
oggettivo (art. 2033). Il pagamento non dovuto pu consistere in diverse ipotesi, ad es. il contratto
in base al quale stato pagato un corrispettivo era nullo o stato sciolto. In questo caso il soggetto
pu ripetere, chiedere cio la restituzione di quanto pagato, oltre ai frutti e agli interessi dal giorno
del pagamento. Si tratta di indebito soggettivo quando chi adempie alla prestazione altrui ritiene di
essere debitore mentre debitore in realt un terzo. Il solvens pu ripetere quanto ha pagato solo se
versava in errore al momento del pagamento, in quanto altrimenti si deve ritenere che esso ha
voluto compiere un atto di adempimento del terzo. Analogamente il creditore viene tutelato nei casi
in cui in buona fede abbia accettato il pagamento del terzo credendo che chi pagava fosse il
debitore. In questo caso il terzo non potr ripetere dal creditore ma dovr rivolgersi al debitore.
5. Lobbligazione naturale.
le regole della ripetizione delindebito non possono essere applicate nel caso in cui la prestazione
eseguita costituisca ladempimento di unobbligazione naturale. Ne sono esempio il pagamento del
debito prescritto o dei debiti di gioco. La peculiarit di queste obbligazioni risiede nel fatto che se
pure il creditore non pu pretendere ladempimento, il debitore non pu ripetere ci che ha dato
giustificando la pretesa con lassenza di vincolo ad eseguire una prestazione che per ha eseguito.
escluso inoltre, il diritto a ripetere una prestazione contraria al buon costume.
6. Il contratto imposto.
Lobbligo di contrarre pu derivare non solo dalla volont delle parti ma anche dalla norma di
legge. si parla in tal caso di contratto imposto, il limite pi intenso che pu essere posto
allautonomia del privato, in quanto riguarda la stessa libert del contraente. Ove si abbia presente
che lobbligo di contrarre grava solitamente su imprese, e che esso caratterizza i modi di
esplicazione dellattivit imprenditoriale, si potr riconoscere che limposizione di una tale obbligo
non compromette la libert di impresa complessivamente intesa. Lart. 2597 stabilisce che Chi
esercita un'impresa in condizione di monopolio legale ha l'obbligo di contrattare con chiunque
richieda le prestazioni che formano oggetto dell'impresa, osservando la parit di trattamento.
Questo obbligo presuppone dunque il monopoli legale e non anche quello di fatto. Ma lart. 86 dei
Trattati di Roma fa divieto alle imprese di sfruttare la loro posizione dominante rifiutandosi di
contrarre e creando quindi discriminazioni fra i contraenti. Tale obbligo grava anche su coloro che
per concessione amministrativa esercitano servizi di linea. Ma obblighi di contrarre figurano anche
imposti da singole leggi. Un es. lobbligo di contrarre che grava sul proprietario di veicoli a
motore di assicurare il proprio veicolo. Altri obblighi sono quelli dei gestori di pubblici servizi i
quali non possono rifiutare le prestazioni a chi le richiede. Importante limite che accompagna il
contenuto del contratto imposto quello della parit di trattamento. In tema ad es. di servizi di linea
detto che I trasporti devono eseguirsi secondo l'ordine delle richieste; in caso di pi richieste
simultanee, deve essere preferita quella di percorso maggiore. (art. 1679)
Capitolo XLIX Il contenuto del contratto.
Sezione I Le fonti del contratto.
1. Regolamento, contenuto, oggetto del contratto.
Solitamente il metodo seguito nello studio del contratto in generale di distinguere un profilo
dinamico che ha per oggetto il procedimento che porta alla conclusione del contratto, ed un profilo
statico, che ha invece ad oggetto il contenuto e gli effetti del contratto cos come concluso fra le
parti. Al contenuto fa riferimento lart. 1322 ove si dice che Le parti possono liberamente
determinare il contenuto del contratto nei limiti imposti dalla legge. espressione ricorrente che
il contratto di realizza come atto di autoregolamento del suo contenuto; e cos nel complesso di
disposizioni e clausole che le parti concordano. Il contenuto dunque sarebbe sinonimo di
regolamento, tale espressione non ricorre nel codice, ma quando si costituisce un rapporto, si
pongono necessariamente anche le regole destinate a disciplinarlo. Si discute se il contenuto del
contratto possa e/o debba identificarsi con loggetto, almeno secondo il significato che da
alloggetto il codice agli artt. 1346 e ss. Lidentificazione potrebbe essere negata ove si sottolinei
che altre sono le regole o pattuizioni contenute nel contratto, altri sono i beni o le prestazioni dedotti
ad oggetto. Tali beni e/o prestazioni, stanno fuori del contratto, costituiscono i termini in ordine ai
quali il contratto si forma. difficile separare la regola che impone al venditore di trasferire la
propriet di una cosa da questultima. Quando si considerano gli effetti del contratto, si ha riguardo
alle modificazioni che il contratto produce nei rapporti tra le parti. Il concetto di effetto del resto
gi presupposto nella stessa definizione o nozione del contratto ove si parla di accordo per
costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale. Effetto del contratto
ad esempio al nascita di un rapporto obbligatorio tra le parti. Ma anche con una troppo rigida
distinzione tra contenuto ed effetti si rischia di stravolgere il significato e il senso del contratto.
Proprio perch il contratto si definisce quale atto di autonomia e autoregolamento, gli effetti
giuridici di questo non potranno non coincidere con quanto le parti hanno disposto o pattuito. Resta
da considerare che il contratto non produce solo gli effetti che le parti hanno voluto, ma anche
effetti stabiliti dalla legge seppur trattandosi di effetti solo integrativi.
2. Le clausole del contratto. Elementi essenziali, naturali e accidentali.
Le parti decidono la conclusione del contratto e ne predispongono il contenuto. Lart. 1322
stabilisce che Le parti possono liberamente determinare il contenuto del contratto nei limiti imposti
dalla legge. La clausola non altro che unarticolazione e/o preposizione del contratto avente una
sua autonomia. Lespressione clausola ricorre sovente nel codice, talvolta, lespressione condizione
sta proprio per clausola. In dottrina si distingua fra contenuto formale e sostanziale del contratto,
intendendosi col primo quella parte del testo contrattuale risultante da enunciazioni che non hanno
valore dispositivo, mentre con il secondo si intende quella parte che contiene enunciazioni con
valore dispositivo. Alcune proposizioni vanno a costituire la parte narrativa del contratto con la
quale vengono illustrate le ragioni che hanno portato alla conclusione del contratto. Questa parte si
distingue da quella dispositiva, contenente le regole destinate a formare il contenuto del contratto.
In questultima parte possono confluire proposizioni diverse: si distingue tra enunciazioni
contenenti promesse di dare e di fare, ed enunciazioni rappresentative di uno stato di fatto o di
diritto. Le prime danno luogo ad obbligazioni in senso tecnico, le seconde possono essere fonte di
responsabilit. Le clausole contrattuali possono avere carattere essenziale o meno. Lessenzialit
pu essere stabilit in base parametri diversi. Se si guarda al contratto si potr definire essenziale
quella clausola che assume un carattere decisivo ai fini della realizzazione dellassetto dinteressi
che la parte e/o le parti perseguono. A tale forma di essenzialit ha riguardo ad es. lart. 1419 ove
parla di clausole senza la quali le parti non avrebbero concluso il contratto. Diversa invece la
natura dellessenzialit, se si guarda al tipo di contratto che le parti hanno concluso. Essenziale ad
es. per il contratto di appalto che figuri la clausola con la quale si stabilisca un corrispettivo in
danaro e non in natura. La prima forma di essenzialit decisiva al fine di stabilire se la parte non
inadempiente possa ritenersi o meno sciolta dal contratto ove la clausola non venga rispettata. La
seconda forma di essenzialit non riguarda lesecuzione del contratto ma solo linquadramento di
esso in un tipo o in un altro. Dunque la dottrina ch insiste ne distinguere gli elementi in essenziali,
naturali e accidentali, da considerarsi incerta ed ambigua. Per elementi naturali si intendono
quegli effetti che si ricollegano a norme di legge, e che vengono applicati qualora le norme non
abbiano stabilito nulla al riguardo. Quanto ai c.d. elementi accidentali (condizione, termine e
modo), la natura accidentale viene generalmente messa in relazione con il fatto che essi non sono
componente necessaria del contratto. Ma resta fermo che la clausola che reca quella condizione non
sar meno importante di una qualsiasi clausola con la quale si individua il bene da vendere o il
pezzo da corrispondere. Pi appropriato distinguere quella clausole la cui funzione non di
stabilire obblighi e diritti delle parti, ma di far dipendere lefficacia del contratto da un evento
futuro ed incerto (condizione) o certo (termine), dando cos rilievo ad un interesse delle parti che
pu essere essenziale. Con il modus infine, si impone un particolare dovere a chi risulta
beneficiario di una determinata attribuzione. La clausola in tal caso non meriterebbe alcuna
menzione particolare, e pu risultare anche condizionante della stessa ove ci sia previsto da colui
che dispone.
3. Possibilit, liceit, determinatezza e/o determinabilit delloggetto del contratto.
Il codice non detta regola apposite circa il modo in cui le parti dovranno determinare il contenuto
del contratto. Delle regole possono per essere stabilite in ordine ai requisiti, si tratta di regole di
validit, e il codice disciplina tali requisiti a proposito delloggetto del contratto dando cos a vedere
che solo tale oggetto debba rivestire i requisiti richiesti. Per ragioni di esemplificazione il codice ha
parlato di oggetto, quando in realt le regole e i criteri ad esso introdotti debbono essere riferiti
allintero corpo delle pattuizioni contrattuali. I requisiti stabiliti dalla legge sono quelli della
possibilit, liceit, determinatezza e/o determinabilit delloggetto. Per possibilit si intende la
possibilit materiale ma anche quella giuridica. Limpegnarsi ad es. alla costruzione di qualcosa che
non oggettivamente possibile impegnarsi a fare qualcosa di materialmente impossibile. Altro
sarebbe se detto impegno potesse essere realizzabile ma il contraente non dispone dei mezzi
oggettivi e/o soggettivi per realizzarlo. Ove invece si decida di compravendere una res extra
commercium si incorrer in unimpossibilit di carattere giuridico. La parte che cos si impegna non
viene a violare nessun dovere giuridico, pu sorgere per responsabilit se sia stata consapevole di
assumere un obbligo a priori non eseguibile. Ove invece si tratti di impossibilit sopravvenuta non
imputabile alla parte obbligata al conseguenza sar al risoluzione del contratto. Lart. 147 stabilisce
che Il contratto sottoposto a condizione sospensiva o a termine valido, se la prestazione
inizialmente impossibile diviene possibile prima dell'avveramento della condizione o della scadenza
del termine. infatti principio che La prestazione di cose future pu essere dedotta in contratto,
salvi i particolari divieti della legge (art. 1348) In tali casi non potr dirsi che il contratto sia
incompleto, n che esso debba essere equiparato ad un contratto sospensivamente condizionato.
Sar solo lefficacia reale del contratto ad essere condizionata allavvenuta esistenza della cosa.
Quando invece si parla liceit (delloggetto) del contratto si ha riguardo ai divieti posti da norme di
legge o da principi di ordine pubblico o di buon costume, tuttavia, da sottolineare che la cosa non
mai di per s illecita quanto piuttosto lo la deduzione di essa in contratto. Con riferimento alla
liceit delloggetto, dovr aversi riguardo al momento della conclusione del contratto. Al regola
sulla liceit delloggetto, stenta a differenziarsi dallanaloga regola sulla liceit della causa La
causa illecita quando contraria a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon costume (art.
1343) Potr difendersi questo confine ove si sottolinei che si intende avere riguardo solo allaspetto
oggettivo della contrariet alla legge di quella singola prestazione. Altro requisito delloggetto del
contratto la sua determinatezza o determinabilit. Criteri convenzionali di determinazione sono
quelli stabiliti dalle parti. Tipico esempio quello della determinazione affidata allarbitrio di un
terzo o del rinvio a fonti esterne al contratto. Si tende ad escludere che tale determinazione possa
essere affidata ad una delle parti. Una possibile eccezione riconosciuta quando la legge affida la
scelta della prestazione da eseguire allo stesso debitore. Criteri legali di determinazione sono quelli
offerti ad es. dal prezzo normalmente praticato dal venditore o dal prezzo desunto dai listini. Limiti
al potere delle parti di affidare a fonti esterne la determinazione delloggetto del contratto si
riscontrano nei contratti formali nei quali la forma destinata a rivestire la volont delle parti. La
ratio legis di esigere che il contenuto essenziale del contratto risulti rivestito dalla forma
prescritta. Con il requisito di forma sufficiente che sia in regola lidentificazione dl bene
compravenduto. Solo le omissioni riguardanti lidentificazione dellimmobile provocheranno la
nullit del contratto. Regole apposite sono dettate per la determinazione rimessa allopera del terzo.
Le arti possono attribuire a questo il potere di procedere con equo apprezzamento, con il quale deve
intendersi un apprezzamento ispirato a criteri di ragionevolezza e nella considerazione di tutte le
circostanze del caso. Se il terzo deve procedere con equi apprezzamento il giudice che pu
sostituirsi ad esso ove la determinazione si iniqua o erronea. Lo stesso vale se manca la
determinazione del terzo. Analogo principio stabilito con riferimento al prezzo e/o alla clausola
manifestamente irragionevole. Liniquit e lerroneit devono essere tuttavia manifeste per
consentire limpugnazione. Se invece le parti si siano affidate al mero arbitrio del terzo, e cio alla
sua valutazione individuale, esse non potranno impugnare la determinazione di esso se non
provando la sua malafede. E comunque, se manca la determinazione e le parti non sia accordano per
sostituirlo, il contratto nullo. La dottrina si adoperata per esaminare la natura dellatto di
determinazione del terzo, se negoziale o meno. Contro la natura negoziale si obbiettato che il terzo
non esprime alcuna volont negoziale, limitandosi a concretizzare un elemento del rapporto. Altro
dire che lattivit del terzo anche oggetto dellincarico ricevuto e quindi fonte di responsabilit
ove il terzo non esegua lincarico o lo esegua in modo manifestamente iniquo o errato. Si soliti far
seguire la differenza fra il terzo arbitratore e il terzo arbitro. Questultimo chiamato a decidere una
controversia insorta fra le parti.
4. Linserzione automatica di clausole e di prezzi.
La determinazione del contenuto del contratto pu avere luogo anche ad opera di norme di legge,
regolamenti o usi. Lintervento delle norme di legge pu avere luogo in diverso modo a seconda che
si ponga in funzione limitativa dellautonomia delle parti o integrativa. Nel primo caso le parti
non possono derogare a quanto le legge stabilisce ed una clausola difforme sarebbe nulla.
Solitamente lintervento integrativo ad opera delle norme di legge ha luogo attraverso norme aventi
carattere dispositivo. V una disputa di carattere teorico in ordine alla collocazione dellintervento
della legge e cio se tale intervento debba collocarsi al di fuori del contratto, sul piano degli effetti,
onde il contratto sar cos caratterizzato da effetti conformi alla volont delle parti ed effetti
derivanti dalla legge anche contro la prima. Quale che sia la collocazione pi appropriata resta il
fatto che lautonomia dei contraenti trova limiti e di notevole peso. Ove ad es. si abbiano presenti le
limitazioni in tema di durata del rapporto di locazione di immobili ad uso abitativo innegabile che
la disciplina della durata del contratto viene sottratta allautonomia delle parti. In relazione a questa
forma di intervento il c.c. ha pensato di introdurre unapposita disposizione, lart. 1339 stabilisce
che Le clausole, i prezzi di beni o di servizi, imposti dalla legge sono di diritto inseriti nel
contratto, anche in sostituzione delle clausole difformi apposte dalle parti. La formulazione di tale
norma induce a pensare che lintervento della legge abbia luogo proprio in ordine al contenuto del
contratto. Il che significa, che per quel tipo di contratto, la disciplina il risultato dellapporto di
diverse fonti. Resta da definire pi in particolare la tecnica che contraddistingue lintervento della
norma di legge. secondo una certa teoria le norme di legge imporrebbero ai contraenti di inserire ad
es. nei loro contratti determinate clausole o prezzi di beni o servizi. Se i contraenti si rifiutano, la
sanzione sar la modificazione di quanto statuito da essi difformemente nel senso invece disposto
dalla legge. Se poi una parte unilateralmente si rifiutasse risponderebbe di culpa in contrahendo. Si
data cos risposta implicitamente alla natura dellintervento ad opera della norma di legge. Esso
automatico, nel senso che non dipende dalla volont delle parti ma opera di diritto. Si dovrebbe
definire sostitutivo, almeno seguendo lart. 1419 che stabilisce che La nullit di singole clausole
non importa la nullit del contratto, quando le clausole nulle sono sostituite di diritto da norme
imperative. Ma neanche di sostituzione potr parlarsi quando la clausola o il prezzo intervengano
in via autoritativa.
5. Buona fede ed equit nei contratti.
Lart. 1366 stabilisce che il contratto deve essere interpretato secondo buona fede; in altra norma
recita che il contratto deve essere eseguito secondo buona fede (art. 1375). Il principio di buona
fede anche una regola aurea delle obbligazioni, giacch il debitore e il creditore debbono
comportarsi secondo le regole della correttezza (art. 1175). Alla buona fede danno spazio i Principi
del diritto contrattuale europeo, che cos stabiliscono: Ogni parte tenuta ad agire in conformit
della buona fede e della correttezza; le parti non possono escludere tale obbligo o limitarlo. La
nozione di equit ricorre sovente in numerose norme del codice, con riferimento al contratto lart.
1374 dispone che Il contratto obbliga le parti non solo a quanto e nel medesimo espresso, ma
anche a tutte le conseguenze che ne derivano secondo la legge, o, in mancanza, secondo gli usi e
l'equit. Sia la nozione di buona fede che quella di equit richiamano concetti, o meglio clausole,
definite generali, nel senso che esse descrivono comportamenti che potranno essere
successivamente determinati ad opera del giudice quando ad es. dovr stabilire che cosa da
intendersi per comportamento conforme a correttezza o buona fede. da riconoscere che il
principio di buona fede e correttezza destinato ad esercitare un funzione integrativa del contratto
al di l di quanto le parti hanno convenuto o anche come limite a comportamenti definiti scorretti.
Non un caso che il principio di buona fede sia richiamato per la fase esecutiva del contratto, in
occasione della quale proprio comportamenti scorretti possono provocare grave pregiudizio allaltra
parte. Il principio di buona fede consente di imporre alle parti doveri di comportamento al di l di
quelli previsti dal contratto o derivanti dalla legge o dagli usi. Questi doveri sono finalizzati
allesigenza di salvaguardare lutilit della controparte. Ma la buona fede pu anche operare come
limite interno di ogni situazione soggettiva, attiva o passiva, contrattualmente attribuita al fine di
prevenire facili abusi. Il ruolo dellequit si caratterizza diversamente, anchessa opera in via
integrativa ma interviene solo in via sussidiaria e suppletiva, ove le parti o la legge non abbiano
disposto al riguardo. Ci che sembra escluso che ad es. il giudice possa correggere il contratto e/o
temperarne gli effetti per ragioni equitative, cos da adeguarlo alle circostanze del caso concreto.
Questa funzione oggi svolta dal principio di buona fede e non pi dallequit. Volendo fare un es.
dellapplicazione dellequit integrativa, pu menzionarsi il caso delle assenze del lavoratore per
malattia che giustificano il recesso del datore di lavoro ove superino un certo periodo. Si ritenuto
che ove il contratto collettivo non disponga nulla circa la durata di tale rapporto, dovr il giudice in
base allequit determinarne la misura. Egli potr ad es. ridurre equamente una penale
eccessivamente onerosa per la parte inadempiente o lindennit che il venditore pu tenere nel caso
di risoluzione di una vendita con riserva di propriet. In tal caso potrebbe ancora definirsi lequit
come la giustizia del caso concreto.
6. Le clausole duso.
Lart. 1340 recita che Le clausole d'uso s'intendono inserite nel contratto, se non risulta che non
sono state volute dalle parti. possibile fare una distinzione fra diversi tipi di uso. Usi normativi
sono quelli generali, caratterizzati dalla convinzione di coloro che li praticano di agire in base ad un
dovere. Essi costituiscono fonte di diritto. Gli usi interpretativi riguardano linterpretazione del
contratto e ad essi fa riferimento lart. 1368. Infine gli usi negoziali o contrattuali sono quelle
pratiche o pattuizioni in uso in una stessa zona con riferimento ad es. a certi tipi di contrattazione.
Es. di usi negoziali sarebbero quelli aziendali che si formano nellazienda e che sarebbero carenti di
requisiti di generalit e dellopinio iuris ac necessitatis che caratterizzano invece luso normativo.
Non mancano opinioni secondo le quale anche gli usi che fanno riferimento a questa norma
debbono definirsi normativi, cos come non mancano opinioni secondo le quali gli usi negoziali
dovrebbero invece accumunarsi a quelli interpretativi. Ove luso debba definirsi negoziale, esso pu
derogare alle norme dispositive di legge e prevale sulle norme suppletive. Diverso il caso ove
luso debba definirsi normativo giacch esso incontra i limiti posti dagli artt. 1 e 8 delle disposizioni
preliminari sulla legge. se luso negoziale la sua esistenza deve essere provata dalla parte
interessata trattandosi di un elemento di fatto. A favore della tesi del carattere negoziale o
contrattuale degli usi anche il fatto che, ove ci non fosse, non si capirebbe il significato del
richiamo ali usi che effettua lart. 1374. Questultima norma dovrebbe definirsi un doppione della
prima.
7. Il contratto pre-costituito: le condizioni generali del contratto.
Potrebbe accadere che, ove il contratto sia destinato a regolare rapporti con una massa di utenti o
consumatori, con riferimento a prestazioni o servizi destinate alla generalit, esso non consenta
linstaurarsi di trattative tra le parti, ma risulti pi praticabile che gran parte del testo contrattuale
venga per cos dire gi predisposta dalluna delle parti. Ma nel nostro caso non sussiste la necessit
di approvazione, giacch il contenuto predisposto dalluno dei contraenti destinato ad avere
efficacia a prescindere dallapprovazione-accettazione dellaltra parte. Il fenomeno lo stesso sia
che le condizioni generali figurino o no incorporate nel testo contrattuale. Pu tuttavia precisarsi
che non lintero contenuto del contratto viene unilateralmente predisposto ma solo la parte
regolamentare. questo dunque il fenomeno che va sotto il nome di condizioni generali di contratto
e che previsto dal c.c. in due fondamentali disposizioni. (artt. 1341 e 1342). Le condizioni
generali di contratto predisposte da uno dei contraenti sono efficaci nei confronti dell'altro, se al
momento della conclusione del contratto questi le ha conosciute o avrebbe dovuto conoscerle
usando l'ordinaria diligenza. In ogni caso non hanno effetto, se non sono specificamente approvate
per iscritto, le condizioni che stabiliscono, a favore di colui che le ha predisposte, limitazioni di
responsabilit, facolt di recedere dal contratto o di sospenderne l'esecuzione, ovvero sanciscono a
carico dell'altro contraente decadenze, limitazioni alla facolt di opporre eccezioni, restrizioni alla
libert contrattuale nei rapporti coi terzi, tacita proroga o rinnovazione del contratto, clausole
compromissorie o deroghe alla competenza dell'autorit giudiziaria. Nei contratti conclusi
mediante la sottoscrizione di moduli o formulari, predisposti per disciplinare in maniera uniforme
determinati rapporti contrattuali, le clausole aggiunte al modulo o al formulario prevalgono su
quelle del modulo o del formulario qualora siano incompatibili con esse, anche se queste ultime non
sono state cancellate. Si osserva inoltre la disposizione del secondo comma dell'articolo
precedente. Nella dottrina si ampiamente discusso circa il fondamento del carattere vincolante
delle condizioni generali del contratto. Secondo una prima teoria il fondamento da ravvisare nella
volont delle parti, sia pure in termini di accordo tacito; secondo invece la teoria normativa, la
posizione di predominio di cui la parte economicamente pi forte gode a giustificare lesistenza di
un potere di essa di dare autonoma e unilaterale regolamentazione al contenuto del rapporto.
Opinione intermedia quella che richiama il concetto di uninterpretazione integrativa della
volont delle parti in base al principio di buona fede. Vicino a tale opinione quella che parla di
dichiarazione tipizzata nel senso che la legge considererebbe accettate dal non predisponente tutte
quelle clausole che tale parte avrebbe dovuto conoscere in base ad un onere di diligenza. Queste
discussioni tuttavia non sono in grado di cogliere la realt di un fenomeno che deve definirsi di pre-
costruzione del contratto. Il primo limite che le condizioni siano conosciute o rese conoscibili
dallaltra parte. Trattasi di una vera e propria condizione di efficacia. Ma ci in grado di
confermare che il fondamento della vincolativit di tali condizioni generali la legittimazione di cui
di fatto gode limpresa a predisporre unilateralmente tali condizioni con il limite di portarle a
conoscenza dellaltra parte. Altro limite che ove si tratti clausole vessatorie, esse devono essere
specificatamente approvate per iscritto. Quelle ad esempio che stabiliscono limitazioni di
responsabilit, facolt di recesso, di sospendere lesecuzione del contratto ecc. Si chiarisce che tale
approvazione pu anche essere cumulativa. Con riferimento alle clausole vessatorie sembrerebbe
difficile affermare che esse si impongano a prescindere dallaccettazione della parte. Eppure
proprio questo il caso. A ci si aggiunge come limite la necessit di approvazione per iscritto.
Ulteriore limite infine che le clausole aggiunte al modulo o formulario, qualora siano
incompatibili con quelle predisposte, prevalgano su queste, anche se non sono state cancellate. A
fronte di questa disciplina si pu obbiettare che essa offre una tutela di carattere solo formale alla
parte non predisponente perch non offre in definitiva alcuna garanzia sul carattere equo e
ragionevole della singola clausola. Prospettive di tutela pi incisiva si aprono invece alla stregua
dellapplicazione di norme costituzionali o del principio di buona fede. Una direttiva comunitaria
destinata a trovare applicazione nei rapporti coi consumatori, e mira a colpire tutte quelle clausole
che si considerano abusive se determinano, a danno del consumatore, un significativo squilibrio dei
diritti e degli obblighi delle parti derivanti dal contratto.
Riguardo alla forma bisogna anzitutto osservare come in passato, lespressione forma ebbe un
significato generico fino a ricomprendere ogni requisito dellatto.
Attualmente, invece, la sua definizione si specializzata fino a ricomprendere solo il modo in cui
avviene la manifestazione della volont e in cui la stessa resa certa (presentazione di testi,
redazione di verbale, etc.).
Posta linscindibilit tra volont e dichiarazione, la forma appare lo strumento per portare nel
mondo esteriore la volont del soggetto.
Il nostro c.c. (art 1325) ha inserito la forma tra gli elementi essenziali del contratto, quando risulta
che sia prevista dalla legge sotto pena di nullit.
Tuttavia questa disposizione non attenua certo, come qualcuno ha pur sostenuto, il principio della
libert della forma, che sembra essere la regola nel nostro ordinamento.
Vi poi la forma volontaria (quella prevista in accordo dalle parti, art 1352) la cui mancanza non
ricade certo nella nullit in cui sembra invece volerla collocare il legislatore, visto che tale
mancanza pu essere fatta valere solo dalla parte interessata, che pu dunque anche rinunziarvi.
Inoltre nel nostro c.c. si distingue tra forma ad substantiam (la cui mancanza produce nullit), da
quella ad probationem (che assolve alla funzione di mezzo di prova) rischiando di fare confusione
tra due momenti diversi: infatti mentre con questultima noi non parliamo forma dellatto, ma di
forma della prova e mettiamo in evidenza quindi un profilo funzionale della forma (ed a tutela di
un interesse privato); con la prima, ci riferiamo alla forma dellatto, mettendo con ci in evidenza
un profilo strutturale (ed a tutela di un interesse generale), che se vogliamo ricomprende anche
quello funzionale, visto che una forma richiesta ad substantiam sicuramente valida anche ad
probationem.
In ogni caso le discussioni in dottrina vertono soprattutto sullinterrogativo se si possa o meno
riproporre tale distinzione di forme anche agli atti non negoziali.
In dottrina si soliti far coincidere la forma ad substantiam con la forma vincolata. Tuttavia, se
possiamo ritenere valido che ogni qual volta, nel negozio, la forma sia vincolata questa anche da
ritenersi ad substantiam, non vero il contrario (fare esempio suddetto dellart 1352), in quanto la
forma vincolata non sempre attiene ad un profilo strutturale, anzi a volte solo richiesta con finalit
di integrazione o di pubblicit.
Dunque, nel negozio, la forma adempie a diverse finalit.
Riguardo alla forma dellatto non negoziale, il legislatore non offre esplicite indicazioni, giusto il
riferimento contenuto nella Relazione al c.c. sulla capacit di espansione della disciplina dei
contratti agli atti patrimoniali e non.
In ogni caso nellatto non negoziale, il profilo della forma, va trattato in modo autonomo e
differente rispetto al n.g., in quanto se ad esso sembra appropriata la distinzione tra forme libere e
vincolate, non lo quella tra forma ad substantiam e ad probationem a causa della diversa struttura
dellatto non negoziale e del negozio.
(Fermo restando che comunque da una forma non si pu prescindere neanche per latto non
negoziale, poich anche latto, come il negozio, mette in relazione un soggetto con altri soggetti).
Infatti il n.g. , come sappiamo, unautoregolamentazione di interessi per cui gli effetti, quindi le
modificazioni giuridiche, derivano dalle regole determinate dagli autori del negozio.
Latto non negoziale [es: promessa di matrimonio art. 79, specificazione art 940] rileva invece
come mero presupposto di effetti gi prestabiliti o 1.in una norma o 2. in una situazione giuridica
soggettiva attiva (atto di esercizio) o passiva (atto di esecuzione).
Nel 1 caso, nella norma stessa sono presenti e disciplinate le modificazioni soggettive che dallatto,
se si realizzi, potranno derivare: dunque latto non potr che produrre quegli effetti previsti dalla
norma e non altri. Al riguardo rileva quindi una volont dellatto, ma non degli effetti, non delle
modificazioni giuridiche che ad esso conseguono (nel negozio invece le parti mirano ad un risultato
pratico e anche alla modificazione di una situazione giuridica).
Anche nel 2 caso le modificazioni non potranno essere altre che quelle gi contenute
potenzialmente nella situazione soggettiva attiva o passiva, senza che gli interessati possano
modificarle. Gli elementi previsti dallo schema normativo non sono quindi suscettibili di essere
trasformati dalla volont delle parti.
Da quanto detto possiamo chiaramente dedurre come la definizione di forma ad substantiam non sia
proponibile per latto non negoziale, in quanto la mancanza della stessa, mentre nel negozio
giuridico importa quella particolare forma di invalidit che la nullit, attraverso la quale il negozio
seppur nullo, esiste ma inefficace; nellatto non negoziale la mancanza di una forma richiesta,
importa che giuridicamente latto non esista, ossia non si sia realizzato.
Quindi, mentre la forma vincolata nel negozio giuridico un elemento essenziale della sua
struttura da cui dipende la sua validit, per latto tale forma una condizione della sua esistenza,
non elemento essenziale della struttura, ma struttura stessa.
Riguardo la causa, invece, i criteri per valutare la liceit dellintero contratto sono dettati sempre in
riferimento ad essa (ordine Pubblico, buon costume, norme imperative). Essa non pi lo scopo
economico oggettivato, ma la funzione economico-sociale del negozio.
Rilevanza, in deroga al principio generale, viene poi data ai motivi, quando siano illeciti e nel caso
di neg in frode alla legge.
Altro requisito del contratto, come sappiamo, laccordo. Nel c.c. del 1865, lo stesso non era
affatto contemplato quale requisito (al suo posto era previsto il consenso), ma entrava
indirettamente a far parte dei vizi della volont cui il vecchio c.c. ricollegava la nullit del contratto.
Dubbi sulla rilevanza dellaccordo quale requisito del contratto sono stati posti riguardo allart
1333, che secondo taluni orientamenti, configurerebbe un ipotesi in cui il contratto viene a formarsi
unilateralmente, tramite la volont di una sola parte: il proponente, derogando quindi al principio
secondo cui il contratto si concluderebbe con lincontro di proposta e accettazione.
E stato al contrario osservato, come invece, detto art stabilisce che il contratto concluso se alla
proposta segue un mancato rifiuto dellaccettante, dunque se c silenzio dallaltra parte.
Il contratto dunque si concluderebbe anche in questo caso con il classico incontro proposta-
accettazione, solo che in questo caso, laccettazione si concretizza in un comportamento omissivo.
Il fatto poi che al silenzio sia stato attribuito un valore di accordo tacito e non di disaccordo deriva
dal logico presupposto che laccettante, in linea di massima, non avrebbe motivo di rifiutare un
contratto da cui trae solo vantaggi (come in quello disciplinato dallart 1333).
La causa
Causa e motivi
Loperazione negoziale costituisce lo scopo immediato di chi pone in essere il negozio, e va distinta
dagli scopi ulteriori, in vista dei quali il negozio viene stipulato.
Causa lo schema delloperazione economico-giuridica che il negozio realizza immediatamente:
essa la ragione giustificatrice del negozio, sia dal punto di vista dei soggetti che lo pongono in
essere, sia dal punto di vista dellordinamento giuridico.
Ogni scopo ulteriore estraneo alla causa e viene designato come motivo in senso tecnico.
Talvolta pu accadere che un motivo sia comune ad entrambe le parti.
Mancanza di causa
Se uno degli elementi essenziali del negozio non pu assolutamente verificarsi, per mancanza di un
suo presupposto logicamente necessario, loperazione negoziale risulta mutilata o, comunque,
ingiustificata. Si dice allora che il negozio manca di causa.
In particolare si avr mancanza di causa ogni volta che sia inesistente lobbligazione che il negozio
intende eseguire, garantire o modificare.
Alla mancanza di causa si riporta la regola secondo la quale la fideiussione non pu eccedere ci
che dovuto dal debitore (art. 1941 c.c.). E gi abbiamo ricordato la disposizione secondo la quale
la novazione nulla se non esisteva lobbligazione originaria (art. 1234 c.c.).
Linterpretazione del contratto ha l'obiettivo di individuare con precisione gli effetti giuridici
dellaccordo raggiunto dalle parti; viene definita, in generale, come una serie di regole
procedimentali tramite le quali si applicano i criteri che linterprete deve osservare per attribuire un
corretto significato al testo interpretato.
Il senso delle parole o di pi frasi, contenute in contratto, pu dare luogo a controversie circa il loro
effettivo significato. Dalla necessit di appurare il significato che i contraenti hanno inteso dare
deriva lopportunit di individuare criteri legali specificamente diretti allinterpretazione del
contratto. Queste regole, che si trovano nel libro quarto del codice civile agli artt. 1362-1371, hanno
come proprio scopo quello di dirigere il procedimento volto ad attribuire un significato al testo
contrattuale.
Le norme dettate per linterpretazione hanno la natura di precetti giuridici vincolanti. I destinatari di
questa normativa che detta le direttive ermeneutiche sono tanto il giudice quanto tutti coloro che
siano interessati agli effetti del contratto che si vuole interpretare; sono infatti criteri che vincolano
le parti, allorch dal testo contrattuale desumono i diritti loro spettanti o le obbligazioni loro
derivanti; e sono, a maggior ragione, criteri di cui si avvale il giudice quando controversa tra le
parti linterpretazione del contratto su cui sorta controversia in giudizio.
In base agli artt. 1362 c.c. e s.s., il contratto deve interpretarsi in modo da individuare la comune
intenzione delle parti; loggetto dellinterpretazione del contratto non la puntuale ricostruzione
storica della volont degli stipulanti, ma ci che appare oggettivamente voluto che risulti dalla
formulazione del contratto.
Una prima questione riguarda quindi la comprensione di che cosa consista la comune volont dei
contraenti; altro aspetto consiste nellindividuare altri criteri, se presenti, ai quali fare ricorso ai fini
della qualificazione allorquando la volont delle parti non sia accertabile o non risulti chiara.
importante peraltro notare che, a seconda delle diverse concezioni del contratto, si manifestano
diverse posizioni su quale possa essere la diversa ampiezza spettante allattivit ermeneutica.
Un altro indirizzo teorico, la c.d. dottrina obiettiva, individuava la comune intenzione delle parti nel
valore oggettivo del contratto, riconoscibile dalle conformi dichiarazioni e condotta delle parti,
anche successive alla stipula dello stesso.
Lorientamento della Corte di Cassazione nel senso che lindagine sulla comune volont dei
contraenti non deve avere come proprio obiettivo la ricerca e verifica dellintegrale intenzione
storica posta in essere da ognuno dei contraenti, ma deve tendere a cogliere quel tanto delle
rispettive intenzioni che sono amalgamate, andando a formare quella comune volont che
costituisce legge del contratto. Parte della dottrina ritiene che la funzione dellinterpretazione vada
individuata nella ricerca del significato giuridicamente rilevante, nella costruzione della fattispecie
giuridica contrattuale e nega allinterpretazione la funzione di ricostruzione della volont delle parti
come dato storico.
Nella ricerca del significato da attribuire al contratto, in base al fatto che le norme
sullinterpretazione hanno natura giuridica, linterprete che ricorra al loro utilizzo deve attenersi
allordine gerarchico pienamente riconosciuto dalla giurisprudenza e largamente accettato dalla
dottrina prevalente.
I criteri dinterpretazione stabiliti dalle norme sono di duplice ordine; gli artt. 1362-1365 c.c.
prevedono quelli che sono definiti criteri di interpretazione soggettiva, poich diretti alla ricerca
della comune intenzione delle parti.
Gli artt. 1366-1370 c.c. dettano invece i criteri di interpretazione oggettiva; si rifanno al concetto di
buona fede o ad altri criteri che comunque non sono riconducibili alla comune volont delle parti.
Questi criteri sono attivabili in caso di insuccesso della ricerca della volont in concreto ed
impongono allinterprete di ricercare il significato obiettivo della dichiarazione negoziale. In
termini di priorit, nell'interpretazione del contratto prevalgono i criteri soggettivi rispetto ai criteri
di interpretazione oggettiva.
I criteri soggettivi
La ricerca del significato del contratto deve dunque iniziare con lapplicazione dei criteri soggettivi
contenuti nellart. 1362 c.c., il cui primo comma afferma che nellinterpretare il contratto, si deve
indagare quale sia stata la comune intenzione delle parti, e non limitarsi al senso letterale delle
parole. Si evince quindi che linterpretazione del dato testuale apre il procedimento ermeneutico al
quale la norma pone in evidenza che non ci si deve arrestare, poich necessario rendere manifesta
la comune intenzione delle parti.
Il primo orientamento ritiene che il senso letterale delle parole criterio fondamentale e prioritario,
pervenendo al risultato secondo cui ove le espressioni usate nel contratto siano di chiara ed
inequivoca significazione, la ricerca della comune volont debba essere esclusa. Questo
orientamento si rif allantico brocardo in claris non fit interpretatio.
Il secondo orientamento ammette che il giudice non pu mai prescindere dalla ricerca della comune
intenzione delle parti, rispetto alla quale il senso letterale delle parole adoperate dai contraenti si
pone come il primo degli strumenti di interpretazione. Da tale angolazione questo orientamento
ritiene che la ricerca della comune intenzione delle parti pu dirsi conclusa, ma non esclusa, quando
le espressione usate siano di chiara e univoca significazione.
Un criterio per individuare, al di l delle parole, la reale intenzione delle parti dato da una ulteriore
direttiva interpretativa, indicata dallart. 1362 c.c. comma 2, secondo la quale si deve valutare il
comportamento complessivo delle parti, anche posteriore alla conclusione del contratto.
Gli articoli 1363 1365 c.c. prevedono ulteriori criteri soggettivi. Larticolo 1363 c.c. stabilisce che
occorre interpretare le singole clausole le une per mezzo delle altre, attribuendo a ciascuna il
significato che risulta dal complesso dellatto. In tale maniera la comune volont delle parti viene
accertata considerando il negozio nel suo insieme, e il significato letterale di una parte del contratto
pu apparire contrario allintenzione delle parti se la clausola viene letta ed interpretata alla luce del
regolamento negoziale nel suo insieme.
Lart. 1364 c.c. prevede che le espressioni usate, per quanto generali, non comprendono che gli
oggetti sui quali le parti si sono proposte di contrattare. Infine, per lart. 1365 c.c il caso espresso al
fine di fornire un esempio non fa presumere lesclusione dei casi non espressi.
I criteri oggettivi
Allorquando la volont delle parti non sia accertabile o non risulti univoca, linterprete pu
avvalersi dei criteri di interpretazione previsti dagli artt. 1365 - 1371 c.c., detti anche criteri di
interpretazione oggettiva.
In base all'art. 1366 c.c., linterpretazione deve condursi secondo buona fede, imponendosi
all'interprete di dare al contratto il significato che gli attribuirebbero contraenti corretti e leali.
Questo criterio pu condurre a dare al contratto un significato diverso dal significato testuale delle
espressioni che in esso sono contenute; questo differente significato quello che al contratto
darebbero le parti se fossero leali e corrette.
In osservanza del principio della conservazione del contratto, il negozio e le clausole in esso
contenute, nel dubbio, debbono interpretarsi nel senso in cui possono avere qualche effetto,
piuttosto che in quello in base al quale non ne avrebbero alcuno, cfr. art. 1367 c.c.; le clausole
ambigue si devono interpretare in conformit degli usi locali, cfr. art. 1368 c.c.; le espressioni aventi
pi sensi si interpretano nella maniera maggiormente conforme alla natura del contratto, cfr. art.
1369 c.c.
Quanto poi alle clausole inserite nelle condizioni generali di contratto o in moduli o formulari
predisposti da uno dei contraenti, esse si interpretano nel modo pi conveniente alla natura del
contratto, cfr. art. 1370 c.c.
Qualora, nonostante lapplicazione delle regole esposte, il negozio rimanga oscuro, questo deve
essere inteso nel senso meno gravoso per lobbligato, se a titolo gratuito, e nel senso che realizzi
lequo contemperamento degli interessi delle parti se a titolo oneroso, cfr. art. 1371 c.c..
Determinazione del compenso con riferimento al mercato, a tariffe, agli usi o secondo equit
Mancando laccordo delle parti su un elemento essenziale del contratto, questo nullo. Vi sono,
per, ipotesi nelle quali la mancata determinazione del corrispettivo implica un tacito riferimento al
prezzo corrente di mercato.
Se poi la vendita ha per oggetto cose fungibili che il venditore vende abitualmente e le parti non
hanno determinato il prezzo, n hanno convenuto il modo di determinarlo, n so stabilito per atto
della pubblica autorit, si presume che le parti abbiano voluto riferirsi al prezzo normalmente
praticato dal venditore (art. 1474 c.c.).
Nei rapporti con i professionisti di regola il compenso non pattuito preventivamente: se laccordo
non sopravviene, il compenso allora determinato secondo le tariffe o gli usi o, in mancanza, dal
giudice secondo equit (art. 2233 c.c.).
La tutela dellaffidamento
Lerrore determina la formazione di un negozio inidoneo alla funzione che gli propria: quella di
strumento concesso a persone ed enti per realizzare autonomamente programmi economici e dare ai
propri interessi lasseto desiderato. Di qui unesigenza di negare efficacia al negozio viziato da
errore.
Il dichiarante, con il negozio, regola i propri interessi nei rapporti con altre persone, le quali fanno
affidamento sullassetto negoziale e si regolano di conseguenza.
La legge italiana risolve il problema del trattamento dellerrore nel negozio facendo prevalere la
tutela dellaffidamento nei contratti a titolo oneroso, e facendo prevalere la tutela del dichiarante nei
contratti a titolo gratuito.
La tutela dellaffidamento nei contratti a titolo oneroso non significa che il dichiarante caduto in
errore sia sempre vincolato dalla sua dichiarazione. Se lerrore stato rilevato dallaltra parte, non
vi nessun affidamento da tutelare e il contratto pu essere annullato. La stessa soluzione vale per
lipotesi che lerrore non sia stato rilevato dallaltra parte, ma fosse da questa riconoscibile con la
normale diligenza. Ci significa che la legge impone a ciascuna parte un onere di attenzione
allesistenza di eventuali vizi della volont o della dichiarazione dellaltra parte: solo laffidamento
che sia sorto nonostante questa attenzione merita tutela.
Il contratto a titolo oneroso dunque annullabile solo se lerrore riconoscibile dallaltro contraente
(artt. 1428, 1431 c.c.).
Lerrore deve essere anche essenziale, intendendosi con ci un errore che cade sulla natura o
sulloggetto del contratto, sulloggetto della prestazione o, infine, sullidentit o sulle qualit della
persona dellaltro contraente, sempre che luna o le altre possano considerarsi importanti in
relazione alla natura del contratto e alle circostanze (art. 1428 c.c.).
Ogni altro errore irrilevante, anche se stato determinante del consenso.
Nei negozi a titolo gratuito laffidamento non trova tutela: lerrore pu essere causa di invalidit
anche se non essenziale e riconoscibile.. occorre pur sempre che lerrore abbia avuto efficacia
causale determinante: perci il negozio resta valido se, anche in mancanza dellerrore, sarebbe stato
stipulato ugualmente. La legge richiede che il motivo, sul quale cade lerrore, risulti dallatto (art.
787 c.c.).
Lerrore nei contratti a titolo oneroso: essenzialit dellerrore
Si consideri lipotesi che un commerciante acquisti una certa quantit di merce per reintegrare la
propria scorta di magazzino, senza sapere che a ci aveva gi provveduto un suo dipendente.
Questo un errore determinante del consenso: se il commerciante avesse saputo che la scorta era
gi stata reintegrata, non avrebbe acquistato la merce per lui inutile e ingombrante. Tuttavia questo
errore non essenziale, nel senso definito dalla legge (art. 1429 c.c.), perch non cade sulla natura
del contratto, n sulla natura o sulla qualit della merce, n sul prezzo.
Lerrore non essenziale non causa di annullabilit del contratto a titolo oneroso.
Si consideri, invece, lipotesi che alcuno acquisti dellalcool denaturato, credendo che si tratti di
alcool puro: qui lerrore, determinante del consenso, cade sulla qualit delloggetto, ed perci
essenziale. Se esso anche riconoscibile dl venditore, il contratto potr venire annullato.
Resta dunque che gli errori essenziali costituiscono una categoria compresa entro quella pi ampia
degli errori determinanti del negozio.
Ogni errore essenziale anche determinante della dichiarazione negoziale; viceversa, lerrore
determinante della dichiarazione negoziale non sempre essenziale ai sensi dellart. 1429 c.c.
Secondo lart. 1429 c.c. lerrore essenziale pu cadere sulla natura o sulloggetto del contratto;
sullidentit o sulle qualit delloggetto della prestazione; sullidentit o sulle qualit della persona
dellaltro contraente.
Lerrore pu cadere su circostanze di fatto (errore di fatto) oppure sullesistenza o
sullinterpretazione di una regola di diritto (errore di diritto). Anche lerrore di diritto pu essere
causa di annullamento del contratto (purch, trattandosi di contratto a titolo oneroso, esso sia
essenziale e riconoscibile).
Lerrore di diritto pu essere causa di annullabilit del contratto a titolo oneroso solo quando si
risolve in errore sulla natura o sulloggetto del contratto, o sulle qualit giuridiche delloggetto o
della persona dellaltro contraente.
Lerrore essenziale quando cade sulla natura del contratto, sulloggetto della prestazione o sulla
persona dellaltro contraente, e che in ogni caso pu derivare sia dallignoranza di fatti, come
dallignoranza del diritto.
Conseguenze dellerrore
Il negozio viziato da errore giuridicamente rilevante annullabile. Tuttavia la parte in errore non
pu domandare lannullamento del contratto se, prima che essa possa derivarne pregiudizio, laltra
offre di eseguirlo in modo conforme al contenuto e alle modalit del contratto che quella intendeva
concludere (art. 1432 c.c.).
Il dolo
Nozione
In tema i formazione del negozio giuridico il termine dolo significa inganno.
Costituiscono dolo il raggiro, lartificio ingannevole, o anche la semplice menzogna impiegata per
indurre una persona in errore e determinarla cos a stipulare il negozio.
Anche il silenzio pu essere considerato come dolo, ma solo quando costituisca violazione
intenzionale di un obbligo di chiarire allaltra parte la realt della situazione. Si pu trattare talvolta
di un obbligo specifico imposto dalla legge. Pi spesso si tratta di un obbligo derivante dal generale
dovere di correttezza nelle trattative (art. 1337 c.c.). Occorrer cio che, nelle circostanze concrete
il silenzio appaia come sleale reticenza.
Il dolo vizia la volont negoziale in quanto determini un errore.
Perch il dolo sia giuridicamente rilevante, occorre che sia idoneo a indurre in errore una persona
sensata.
La violenza
Nozione
In un primo significato il termine violenza designa limpiego diretto della forza per costringere altri:
violenza fisica.
In un secondo significato designa la minaccia ingiusta esercitata allo scopo di costringere un
soggetto ad emettere una dichiarazione negoziale che altrimenti non avrebbe emesso (estorsione:
art. 629 c.p.). Il minacciato viene posto di fronte ad unalternativa: o stipulare un determinato
negozio giuridico, oppure andare incontro al male ingiusto minacciatogli. Se il minacciato cede,
considerando il negozio richiestogli come il male minore, questo annullabile per vizio del
consenso.
La violenza psichica assoggettata al medesimo trattamento giuridico anche se esercitata da un
terzo (art. 1434 c.c.). In questo caso la legge non richiede la consapevolezza della controparte del
minacciato.
Caratteri della violenza
La violenza deve essere di natura tale da fare impressione sopra una persona sensata e da farle
temere di esporre s o i suoi beni a un male notevole. Nel valutare lintensit della minaccia e la sua
efficacia causale si ha riguardo allet, al sesso e alla condizione del minacciato (art. 1435 c.c.).
La violenza causa di annullamento del negozio giuridico anche quando il male minacciato riguardi
la persona o i beni del coniuge, di un discendente, di un ascendente, o anche di unaltra persona,
salva in quest0ultimo caso la valutazione, da parte del giudice, dellefficacia della minaccia (art.
1436 c.c.).
E necessario poi che la minaccia sia ingiusta.
La minaccia di far valere un diritto lecita quando sia diretta ad ottenere la stipulazione di un
negozio strumentale per la realizzazione del diritto stesso.
Ma se la minaccia di far valere un diritto esercitata per ottenere qualcosa che vada al di l di ci
che gi dovuto, e che non costituisca un mero rafforzamento del diritto, o un giusto compenso per
la dilazione o a rinuncia al diritto stesso, allora essa ingiusta e determina lannullabilit del
negozio (art. 1438 c.c.).
Prescrizione
Il negozio nullo automaticamente privo di effetti, il che pu essere accertato e dichiarato dal
giudice in qualsiasi tempo. Ci significa che colui al quale sia richiesta lesecuzione del negozio
potr sempre rifiutarla. Se il negozio nullo ha avuto esecuzione, le prestazioni, essendo prive di
causa, vanno restituite secondo le norme relative alla ripetizione dellindebito (art. 2033 c.c.).
Occorre per considerare che lazione di rivendicazione conseguente alla nullit sar paralizzata se,
col decorso del tempo, laltra parte ha finito per usucapire la propriet della cosa. Col decorso di un
termine di prescrizione di dieci anni si estingue il credito per la restituzione delle prestazioni
eseguite senza causa (art. 2946 c.c.). Tutto ci limita il significato della formula secondo la quale
lazione di nullit imprescrittibile (art. 1422 c.c.).
Lazione di annullamento invece soggetta a un termine di prescrizione di cinque anni (art. 1442
c.c.). Questo termine si sovrappone ai termini generali di usucapione e di prescrizione, ai quali si
accennato. Esso decorre non gi dal momento in cui siano state eseguite le singole prestazioni,
bens dalla data del negozio annullabile.
Ma se il negozio annullabile non stato eseguito, la parte in favore della quale lannullabilit
disposta, potr rifiutarne lesecuzione sempre, senza limiti di tempo (art. 1442 c.c.). Si dice che si
prescrive lazione, ma non leccezione di annullamento.
Nullit parziale
La causa di nullit pu riguardare direttamente lintero negozio, oppure una o pi clausole del
negozio stesso.
In questo secondo caso si pone il problema di stabilire se la nullit si debba estendere allintero
negozio, o se invece questo debba restare in piedi, privato delle clausole nulle.
La nullit parziale di un contratto o la nullit di singole clausole importa la nullit dellintero
contratto, se risulta che i contraenti non lavrebbero concluso senza quella parte del suo contenuto
che colpita dalla nullit (art. 1419 c.c.).
Invece la nullit parziale non si proroga allintero contratto quando riguardi pattuizioni non
essenziali nellambito delloperazione negoziale complessiva. Lo stesso principio si applica nelle
ipotesi che , in contratto plurilaterale, sia nullo il vincolo di un asola delle parti (art. 1420 c.c.).
Nozione
La rescissione, di cui agli artt. 1447 ss. del codice, un istituto che tende a far venir meno gli effetti
del contratto allorch si versi in una delle due ipotesi previste dalla legge. Il primo tipo di
rescissione quello previsto dallart. 1447 c.c., il quale legittima la parte che ha assunto
unobbligazione contrattuale a proporre lapposita domanda giudiziale di rescissione allorch le
condizioni del contratto siano inique e liniquit sia stata determinata dalla necessit, nota alla
controparte, di salvare s o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona. Nel pronunciare
la rescissione, il giudice, se lo ritiene opportuno, pu assegnare un equo compenso all'altra parte per
l'opera prestata.
La rescissione c.d. per laesio ultra dimidium, non applicabile ai contratti aleatori (ossia per loro
natura soggetti a un alto tasso di rischio), disciplinata dallarticolo immediatamente successivo, in
base al quale, ogni qual volta sia riscontrabile una sproporzione tra la prestazione di una parte e
quella dell'altra, e la sproporzione sia la conseguenza dello stato di bisogno di una parte, del quale
l'altra ha approfittato per trarne vantaggio, la parte danneggiata pu domandare la rescissione del
contratto. Per essere giuridicamente rilevante ai fini della legittimazione relativa allazione de quo,
la lesione, non solo deve essere attuale, ossia perdurare fino al tempo in cui la domanda proposta,
ma deve, altres, eccedere la met del valore che la prestazione eseguita o promessa dalla parte
danneggiata aveva al tempo del contratto. Il codice, infine, accorda al contraente contro il quale
domandata la rescissione la possibilit di evitarla, mediante lofferta di una modificazione del
contratto sufficiente per ricondurlo ad equit (cfr. art. 1450 c.c.).
Lazione di rescissione
La rescissione pronunciata dal giudice su domanda della parte danneggiata.
Non ammessa la convalida del negozio rescindibile (art. 1451 c.c.); la prescrizione si compie, di
regola, in un anno (art. 1449 c.c.) e colpisce non solo lazione, ma anche leccezione (art. 1449
c.c.); la rescissione non opponibile ai terzi, salvi gli effetti della trascrizione della domanda (art.
1452 c.c.).
Il contraente contro il quale domandata la rescissione pu evitarla offrendo una modificazione del
contratto sufficiente a ricondurlo ad equit (art. 1450 c.c.).
La risoluzione del contratto
La risoluzione (cfr. artt. 1453 e ss. c.c.) un istituto che si riferisce a un vizio del contratto inteso
non come atto (com per le ipotesi di invalidit, ossia nullit e annullabilit), bens come
rapporto: si tratta, infatti, di una disfunzione del rapporto contrattuale sopravvenuta e causata da
una delle fattispecie descritte dal codice, mentre, allorigine, il contratto era stato stipulato in modo
del tutto valido e, a differenza di quanto abbiamo visto esaminando la rescissione, in condizioni per
cos dire normali. I tipi di risoluzione indicati dal codice sono tre; il primo quello determinato
dallinadempimento (che non deve avere scarsa importanza, avuto riguardo all'interesse dell'altra,
ex art. 1455 c.c.) di una delle parti di un contratto a prestazioni corrispettive: in tale evenienza,
offerta alla parte che ha adempiuto regolarmente le proprie obbligazioni la possibilit di scegliere
tra l'adempimento e la risoluzione del contratto. Alla parte adempiente il codice riconosce anche una
soluzione diversa: essa pu intimare per iscritto alla parte inadempiente di adempiere entro un
congruo termine (che non potr comunque essere inferiore a quindici giorni, salvo diversa
pattuizione delle parti o salvo che, per la natura del contratto o secondo gli usi, risulti congruo un
termine minore), con dichiarazione che, decorso inutilmente detto termine, il contratto s'intender
senz'altro risoluto. Allo scadere invano di detto termine, il contratto risolto di diritto (ossia senza
necessit di ulteriore attivazione da parte del contraente diligente). Per quanto concerne gli effetti, la
risoluzione del contratto per inadempimento ha effetto retroattivo tra le parti, salvo il caso di
contratti a esecuzione continuata o periodica, riguardo ai quali l'effetto della risoluzione non si
estende le prestazioni gi eseguite. Anche se stata espressamente pattuita, inoltre, la risoluzione
non pregiudica i diritti acquistati dai terzi, salvi gli effetti della trascrizione della domanda di
risoluzione (cfr. art. 1458 c.c.).
Una seconda specie di risoluzione quella che, sempre nei contratti con prestazioni corrispettive,
avviene allorch una prestazione sia divenuta impossibile (ad esempio andata distrutta la cosa
oggetto di un negozio traslativo): ebbene, in tale circostanza, la parte liberata per la sopravvenuta
impossibilit della prestazione dovuta non pu chiedere la controprestazione, e deve restituire
quella che abbia gi ricevuta, secondo le norme relative alla ripetizione dell'indebito (cfr. art. 1463
c.c.). Larticolo immediatamente successivo si occupa di regolare il caso in cui limpossibilit
sopravvenuta sia solo parziale: l'altra parte avr diritto a una corrispondente riduzione della
prestazione da essa dovuta, e pu anche recedere dal contratto qualora non abbia un interesse
apprezzabile all'adempimento parziale.
Lultimo tipo di risoluzione, che non applicabile ai contratti aleatori, quello disciplinato dagli
articoli 1467 e seguenti del codice civile. Il legislatore ha previsto, alluopo, che, quando il contratto
sia a esecuzione continuata o periodica ovvero a esecuzione differita, se la prestazione di una delle
parti divenuta eccessivamente onerosa per il verificarsi di avvenimenti straordinari e
imprevedibili, la parte che deve tale prestazione pu domandare la risoluzione del contratto, con gli
effetti stabiliti dall'art. 1458. Il codice, comunque, offre alla parte contro la quale domandata la
risoluzione una possibilit di evitarla del tutto analoga a quella introdotta per la rescissione: pu
offrire di modificare equamente le condizioni del contratto.
LE PROMESSE UNILATERALI
La promessa al pubblico
la promessa, fatta al pubblico, di una prestazione a favore di chi si trovi in una determinata
situazione o compia una determinata azione.
Si possono distinguere promesse al pubblico a titolo oneroso, nelle quali la prestazione a carico del
promettente il corrispettivo di una prestazione a suo favore, e promesse al pubblico a titolo
gratuito, dettate da spirito di liberalit: questa ultime, a differenza della donazione, non richiedono
la forma dellatto pubblico.
Si tratta di promessa unilaterale, e perci essa vincolante non appena sia resa pubblica.
Se alla promessa non apposto un termine, e questo non risulta dalla natura o dallo scopo della
medesima, il vincolo del promettente cessa qualora entro un anno non gli sia stato comunicato
lavveramento della situazione o il compimento dellazione prevista nella promessa (art. 1989 c.c.).
La promessa pu venire revocata prima di questo termine solo per giusta causa, purch la revoca sia
resa pubblica nella stessa forma della promessa, o in forma equivalente. La revoca, per, non ha
effetto se la situazione si gi verificata o se lazione gi stata compiuta (art. 1990 c.c.).
La compravendita
La compravendita un contratto disciplinato dagli art. dal 1470 fino al 1509 del codice civile. Il
c.c. la chiama semplicemente vendita, mentre la stessa si traduce in latino come emptiovenditio. Ex
art 1470 del c.c. La vendita il contratto che ha per oggetto il trasferimento della propriet di una
cosa o il trasferimento di un altro diritto verso il corrispettivo di un prezzo. Si possono individuare
due parti: il venditore (o alienante) che trasferisce il diritto ed il compratore (o acquirente), che
si obbliga a pagare un prezzo, espresso in una somma di denaro, come corrispettivo.
I caratteri tipici del contratto di vendita
il contratto che ha per oggetto il trasferimento della propriet di una cosa o il trasferimento di un
altro diritto verso il corrispettivo di un prezzo, determinato o determinabile (in difetto il prezzo
viene determinato da un giudice o si fa riferimento a quello usualmente applicato per il bene oggetto
di compravendita). un contratto consensuale ad effetti reali in cui accordo, consegna e pagamento
sono pressoch contestuali. un contratto ad effetti obbligatori: il venditore ha l'obbligo di
consegnare la cosa all'acquirente, fargli acquistare la propriet e di garantirlo dall'evizione e dai vizi
del bene. La cosa deve essere consegnata unitamente agli accessori, alle pertinenze e ai titoli relativi
alla propriet della cosa venduta. Eventuali spese della vendita sono a carico del compratore.
Per i beni immobili la vendita pu essere a misura o a corpo, secondo rispettivamente che in
contratto si faccia o meno riferimento all'estensione superficiaria del bene per la determinazione del
prezzo. Se, ad esempio, la vendita avviene per un corrispettivo di X lire per metro quadrato, si tratta
di una vendita a misura, diversamente una vendita a corpo. La circostanza rileva anche in ordine
ad eventuali successive compensazioni del prezzo, che possono essere richieste anche dopo la
conclusione del contratto, qualora si riscontri una differenza rispetto alla superficie dichiarata. Si
noti che anche nella vendita a corpo, per, pu aversi titolo ad una richiesta di compensazione
qualora la misura sia comunque indicata (e ci anche se la vendita sia dichiaratamente a corpo), se
la differenza fra il valore indicato e quello effettivamente riscontrato sia maggiore di un ventesimo
(5%), in pi o in meno.
Nella vendita a rate e non con riserva di propriet, il compratore acquista la propriet della cosa
solo con il pagamento dell'ultima rata di prezzo, ma assume i rischi dal momento della
consegna(art. 1523 c.c.). Se il compratore non paga, alle scadenze pattuite, le rate del prezzo, il
venditore pu ottenere la risoluzione del contratto. Non pu per ottenerla per il mancato
pagamento di una sola rata che non superi l'ottava parte del prezzo,nonostante ogni patto contrario.
Risolto il contratto il venditore esiger la restituzione delle cosa, ma dovr a sua volta restituire le
rate gi riscosse, salvo il diritto a trattenerne una quota a titolo di compenso per l'uso che il
compratore ha fatto della cosa.
La vendita con riserva di gradimento disciplinata dall'art 1520 c.c.;la vendita in questo caso non
si perfeziona fino a che il gradimento non sia comunicato dal compratore al venditore. La
dichiarazione di gradimento assolutamente discrezionale;secondo l'opinione prevalente siamo in
presenza di un patto d'opzione.
Il venditore indotto a vendere per realizzare denaro liquido, ma spera di avere, entro un certo
termine, la somma necessaria per farsi restituire la cosa venduta. Se la condizione si verifica ha
effetto retroattivo. Lesercizio del diritto di riscatto sottoposto ad un breve termine di decadenza
(2anni beni mobili, 5 anni beni immobili). Ci sono stati vari orientamenti nel tempo: - Questa
fattispecie doveva ritenersi valida perch corrispondente ad un tipo disciplinato dalla legge; -
Bisogna guardare allo scopo concreto che le parti hanno voluto. Se quello di garanzia realizzato
con il trasferimento in concreto non c una causa di compravendita ma un patto commissorio
quindi nullo; - Sezioni Unite 1989: c la necessit di un accertamento in concreto dello scopo
voluto dalle parti e cio, non conta che le parti hanno fatto ricorso ad uno schema contrattuale
disciplinato ma bisogna avere riguardo allo scopo pratico, e allora spetta al giudice di merito
verificare la causa del contratto.-> ci sono degli indici sintomatici: nella vendita lo scopo pratico
consiste solitamente in unacquisizione diretta del godimento e del rischio della cosa. Per la
Cassazione quando le parti regolano i propri interessi prescindendo da questi due elementi
(godimento e rischio) allora il trasferimento della propriet attuato per fini diversi cio come fine
di garanzia. Un indice pu essere la clausola con cui lacquirente viene esonerato da ogni rischio
inerente il bene nei confronti dei 3; oppure il patto di retro comodato del bene con cui lacquirente
contestualmente retrocede il godimento del bene al venditore. Tizio e Caio si accordano con
preliminare che il promissario acquirente possa pretendere la stipula del definitivo nel caso in cui il
promissario venditore non adempie ad una sua obligatio. La Cassazione ha affermato che nullo il
preliminare di compravendita che risulta stipulato concretamente con scopo di garanzia. Es.
contratto di opzione con trasferimento della propriet di un bene con accordo che lopzionario possa
accettare la proposta irrevocabile se il concedente la prelazione inadempiente ad una sua obligatio.
Lopzionario pu esercitare il suo diritto se il concedente non sar adempiente ad una parallela
obligatio->scopo di garanzia. Quindi anche lart.1500 c.c. pu essere usato a scopo di garanzia per
eludere.
Diversa dalla vendita con patto di riscatto la vendita con patto di retrovendita,con questo patto il
compratore si obbliga nei confronti del venditore a ricedergli il bene in un secondo momento. In
questo caso non basta la semplice dichiarazione del venditore per riacquistare il bene, ma serve un
ulteriore negozio di trasferimento, in cui oltre alla volont del venditore c' quella del compratore. Il
patto di retrovendita ha la stessa funzione di un contratto preliminare, con il patto di retrovendita le
parti si vincolano reciprocamente a stipulare un nuovo negozio di vendita. Nel caso in cui il
compratore non volesse ritrasferire il bene, il venditore pu agire in via esecutiva e ottenere (ex art
2932 c.c.) una sentenza costitutiva che produce gli stessi effetti del contratto che si sarebbe dovuto
porre in essere.
Il venditore deve garantire il bene venduto sia da vizi occulti sia dall' evizione (art 1476), ossia che
la cosa venduta non appartiene ad altri che la possano rivendicare.
La garanzia per l'evizione funzionale alla tutela del compratore per eventuali "vizi giuridici",
non conosciuti al momento della conclusione del contratto, che limitano il godimento del diritto o
del bene. Si distinguono tre tipi di evizione:
Totale
Parziale
Limitativa
L' evizione totale si ha nel caso in cui il compratore subisce l'accoglimento di una azione di
rivendicazione proposta da un terzo, perdendo cos la propriet del bene. In tal caso previsto che il
compratore possa proporre l'azione di risoluzione del contratto, condannando il venditore alla
restituzione del prezzo e al risarcimento del danno.
L' evizione parziale si ha nel caso in cui una cosa sia soltanto di propriet parzialmente altrui. Se al
momento della conclusione del contratto il compratore avrebbe ugualmente acquistato il bene
nonostante fosse a conoscenza di tale situazione, allora ha diritto alla sola riduzione del prezzo oltre
al risarcimento del danno, nel caso in cui il compratore non avesse acquistato il bene allora pu
chiedere la risoluzione e il risarcimento del danno.
L' evizione limitativa si ha quando sul bene i terzi vantino diritti reali minori, in tal caso la
disciplina opera come per l'evizione parziale.
Il compratore ha l'onere di chiamare a testimoniare il venditore nella eventualit che un terzo vanti
diritti sul bene acquistato, qualora non lo facesse perderebbe la garanzia per l'evizione. Ci si spiega
con il fatto che il venditore pu eccepire in giudizio la validit dell'atto traslativo e smentire le
pretese del terzo.
Come la garanzia per l'evizione la garanzia per i vizi un effetto naturale della compravendita.
Con tale tipo di garanzia il venditore garantisce l'assenza di vizi materiali del bene che non ne
consentano l'uso per il quale destinato. La garanzia opera quindi solo se i vizi sono tali da rendere
la cosa inidonea, in tutto o in parte, all'uso cui destinata o sono tali da diminuire sensibilmente il
valore del bene. La mancanza delle qualit promesse o delle qualit necessarie per l'uso cui la cosa
destinata, pu portare alla risoluzione contrattuale se la mancanza delle qualit eccede il limite di
tollerabilit determinato dagli usi, ma non alla sostituzione o alla riparazione. La garanzia per i vizi
pu essere contrattualmente limitata, la limitazione non opera per per i vizi che sono stati in
malafede taciuti dal venditore, n per i vizi che erano, al momento della stipulazione del contratto,
conosciuti o conoscibili usando la diligenza dell'uomo medio. I rimedi in caso di vizi sono: la
riduzione del prezzo (azione estimatoria) e la risoluzione contrattuale (azione redibitoria).
La garanzia deve essere fatta valere dal compratore entro 8 giorni dal momento della scoperta dei
vizi a pena di decadenza, dopodich il diritto di far valere la garanzia si prescrive in 1 anno dalla
data di consegna della cosa.
Gli articoli 1469 bis/1469 sexies e gli articoli 1519 bis/1519 nonies hanno introdotto la disciplina
della vendita ai consumatori e della vendita dei beni di consumo.
Il consumatore colui il quale, al di fuori della sua attivit professionale, acquista beni o
servizi.
Il professionista colui il quale nell'esercizio della sua attivit imprenditoriale o
professionale offre beni o servizi.
Il bene di consumo un bene mobile (anche da assemblare o futuro) destinato ad essere
messo sul mercato e consumato. Fanno eccezione acqua, gas ed energia, a meno che non
siano confezionati.
La ratio di questi articoli si trova nella necessit di dover garantire il consumatore da eventuali
squilibri contrattuali che i venditori possono compiere. Infatti il consumatore si trova in una
posizione subordinata, si tratta di un soggetto che aspira a conseguire un bene che pochi offrono,
mentre i professionisti si trovano nella posizione di offrire i beni o i servizi a una molteplicit di
persone. La disciplina sancisce la nullit di alcune clausole c.d. vessatorie che determinano gravi
squilibri contrattuali a meno che queste non siano state oggetto di una seria trattativa (non
semplicemente di sottoscrizione). Si tuttavia prevista la nullit delle clausole, che sebbene oggetto
di trattativa, determinino l'adesione del consumatore a condizioni generali e a clausole che al
momento della stipulazione non poteva conoscere, oppure limitino la responsabilit del
professionista e le azioni che pu esperire il consumatore. L'eventuale sanzione di nullit della
clausola vessatoria non determina la nullit del contratto. Il giudizio di vessatoriet non riguarda
l'oggetto e il prezzo, salvo questi non siano determinati chiaramente.
stata introdotta anche una disciplina volta a garantire la conformit del bene al contratto
(articolo 129 del Codice del Consumo). La conformit va valutata non soltanto in relazione al
contratto, ma anche con riguardo all'informazione pre-contrattuale e alle descrizioni del
professionista, nonch alla pubblicit o all'etichettatura del bene. La conformit comunque
fondata su:
Come rimedio a disposizione del consumatore la sostituzione del bene o la sua riparazione. Resta in
piedi la possibilit di richiedere la risoluzione del contratto con restituzione del prezzo. La scelta tra
riparazione e sostituzione sono esperibili sono nel caso in cui non siano troppo onerosi, altrimenti
subentrer la scelta tra azione redibitoria o estimatoria.
Nel caso dei beni di consumo si ha un termine di decadenza di due mesi dalla scoperta e un termine
di prescrizione di due anni dalla consegna. qualora il difetto si manifesti entro 6 mesi dalla
consegna allora si presume gi presente al momento della consegna, salvo la prova contraria.
Con il contratto estimatorio una parte si obbliga nei confronti dell'altra a trasferire la erarsi
dall'obbligazione di pagare il prezzo restituendo i beni che ha ricevuto dal venditore.
Si tratta di una prassi molto diffusa nei contratti di distribuzione, infatti il fornitore si garantisce una
diffusione capillare dei suoi prodotti, mentre il rivenditore non rimane vincolato al pagamento del
prezzo, potendo infatti ottenere la liberazione da tale obbligazione restituendo il bene al fornitore.
I rischi del perimento dei beni gravano sull'acquirente, il quale sar ugualmente costretto a pagare
anche se i beni periscono per causa a lui non imputabile.
La vendita a prova (art. 1521 c.c.) invece una particolare compravendita sottoposta alla
condizione sospensiva che la cosa abbia le qualit pattuite, quindi la vendita produrr pienamente i
suoi effetti solo nel momento in cui si sia palesato che la cosa ha tutte le qualit pattuite ex ante.
In base all' art. 1153 il possessore in buona fede (ossia che ignora di ledere un altrui diritto) di un
bene che ha acquistato a titolo oneroso,si considera il legittimo proprietario anche se ha acquistato a
non domino. Per i diritti sugli immobili la regola del "possesso vale il titolo" non pu trovare
applicazione, visto il regime di pubblicit a cui sono soggetti gli immobili. In tal caso se la
trascrizione del titolo di trasferimento avviene prima della trascrizione di una qualsiasi azione volta
a modificare la situazione del dante causa su quel bene, tali azioni non saranno a lui opponibili. Per
la cessione di credito (art. 1260 e ss) la cessione ha efficacia nei confronti del debitore nel momento
in cui gli verr notificata.
I divieti di alienazione
n diritto, la permuta il contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della propriet di
cose, o di altri diritti, da un contraente all'altro. (art. 1552 cod.civ.)
Sebbene si applichino, in quanto compatibili, le norme stabilite per la vendita (art. 1555 cod.civ.), la
permuta differisce da quest'ultima in quanto lo scambio non avviene verso il corrispettivo di un
prezzo, ma tramite il reciproco trasferimento della propriet di cose o della titolarit di altri diritti.
Tranne le norme generali, che richiamano la disciplina della vendita, la permuta regolata in
particolare in tema di evizione e di spese a carico dei contraenti.
Circa la garanzia per evizione il legislatore riconosce al permutante il diritto di chiedere la
risoluzione del contratto ed il risarcimento del danno (ex art. 1479 c.c.) quando deve ritenersi che
egli non avrebbe accettato la cosa in permuta senza quella parte della quale stato evitto. Qualora
invece, il permutante evitto preferisca mantenere fermo il contratto, avr diritto al pagamento del
valore della cosa al momento in cui fu pronunziata l'evizione, tenuto conto dei miglioramenti e dei
deterioramenti (mentre non dovuto il rimborso delle spese del contratto), nonch al risarcimento
del danno.
Infine, salvo patto contrario, le spese della permuta e le altre accessorie sono a carico di entrambi i
contraenti in parti uguali, a differenza della vendita in cui, sempre salvo patto contrario, sono a
carico del compratore. (art. 1554 cod.civ.)
Il riporto
In diritto si definisce riporto il contratto mediante il quale una parte detta riportato trasferisce ad
un'altra parte, detta riportatore, la propriet di titoli di credito di una data specie e di un determinato
prezzo e questi assume l'obbligo di trasferire al riportato alla scadenza del termine stabilito la
propriet di altrettanti titoli della medesima specie, verso rimborso del prezzo, che pu essere
aumentato o diminuito a seconda dell'accordo.
Il contratto estimatorio il contratto con cui una parte (tradens) consegna una o pi cose mobili ad
un'altra (c.d. accipiens), la quale obbligata a pagarne il prezzo a meno che restituisca le cose entro
un certo termine.
Disciplina
Il contratto estimatorio regolato dagli articoli 1556 c.c. e seguenti del codice civile.
L'obbligazione principale dell'accipiens il pagamento del prezzo. La restituzione della cosa non
pu quindi considerarsi quale obbligazione alternativa (si tratta di un caso di obbligazione
facoltativa).
La propriet si trasferisce esclusivamente al momento del pagamento del prezzo. Con la consegna si
trasferiscono per
1. la disponibilit della cosa, che pu infatti essere alienata dall'accipiens (art. 1558 c.c.), ma
non dalla parte che l'ha consegnata (sino alla restituzione della res da parte dell'accipiens).
2. il rischio del perimento della stessa, in quanto l'accipiens tenuto a pagare il prezzo anche
se la restituzione delle cose diviene impossibile, compresa l'ipotesi in cui l'impossibilit
derivi da cause a lui non imputabili (art. 1557 c.c.).
Il fatto che con la consegna sia trasferita la sola disponibilit della cosa e non la propriet preclude
ai creditori dell'accipiens di richiedere sulla stessa sequestri o pignoramenti.
Nella pratica si tratta di contratto largamente utilizzato nei rapporti tra distributori di giornali ed
edicolanti (l'edicolante vende i giornali al pubblico, paga al distributore il prezzo delle copie
vendute e restituisce quelle residue).
La Somministrazione di lavoro una fattispecie complessa di rapporto di lavoro introdotta dal D.
lgs. n 276 del 2003, artt. da 20 a 28, sulla base della legge delega n 30/2003 (legge Biagi) che
prevede il coinvolgimento di tre soggetti:
il somministratore, un'Agenzia per il lavoro autorizzata dal Ministero del Lavoro che
stipula un contratto con un lavoratore;
l'utilizzatore, un'azienda pubblica o privata che necessita di tale figura professionale;
il lavoratore.
Tra questi tre soggetti vengono stipulati due diversi contratti: il contratto di somministrazione di
lavoro, concluso tra somministratore e utilizzatore, e il contratto di lavoro concluso tra
somministratore e lavoratore. In ogni caso, il rapporto lavorativo instaurato tra il lavoratore e
l'Agenzia per il lavoro, che per legge dovr retribuire il lavoratore in maniera adeguata alla
tipologia di contratto dell'azienda utilizzatrice.
In diritto civile, si definisce mandato il contratto mediante il quale un soggetto detto mandatario
assume l'obbligazione di compiere atti giuridici per conto di un altro soggetto detto mandante (art.
1703 c.c.). il contratto con cui una parte (mandatario) assume lobbligo di compiere uno o pi atti
giuridici nellinteresse dellaltra parte (mandante). Pu essere con rappresentanza o procura; o senza
rappresentanza. Se con rappresentanza al mandatario conferita una procura, gli effetti giuridici
degli atti compiuti dal mandatario in nome del mandante si verificano direttamente in capo al
mandante. Il mandato pu anche essere senza rappresentanza o con rappresentanza impropria o
indiretta. Il mandatario agisce in nome proprio ed acquista diritti ed assume obblighi derivanti dal
negozio ed i terzi non hanno rapporti con il mandante. Il mandatario ha poi lobbligo, in virt del
mandato ricevuto, di trasferire con successivo negozio al mandante il diritto acquistato in nome
proprio ma nellinteresse del mandante. un principio fedelmente applicato per gli immobili e i
beni mobili iscritti nei pubblici registri: in caso dinadempimento il mandante pu chiedere al
giudice che attui il trasferimento mediante sentenza costitutiva. un principio temperato per i beni
mobili non registrati: se acquistato nel nome del mandatario ma nellinteresse del mandante,
questultimo pu rivendicare i beni stessi sia contro il mandatario che contro i terzi. Ove per il
mandatario abbia gi alienato a terzi in b.f. la rivendicazione non pu essere accolta. Perch questa
differenza? Il trasferimento degli immobili (registrati) esige forma scritta ad substantiam e
trascrizione, perci la propriet non pu essere attribuita al mandante senza un niovo atto scritto di
trasferimento da sottoporsi a pubblicit. Nessuno ostacolo invece si opponeva allacquisto
immediato della propriet dei beni mobili(non registrati) a favore del mandante: occorreva solo
proteggere la buona fede dei terzi e per questo era sufficiente lapplicazione della regola possesso
vale titolo. Qual la forma del mandato senza rappresentanza? Bisogna interpretare lart. 1706 co.2
che recita: In caso d'inadempimento, si osservano le norme relative all'esecuzione dell'obbligo di
contrarre ->forma scritta del mandato -> se attribuisce unazione di esecuzione in forma specifica
allora si desume che il mandato ad acquistare un immobile equivale ad un preliminare immobiliare
->forma scritta pena nullit. E per quanto riguarda il mandato con procura/rappresentanza
necessario e sufficiente che la forma scritta riguardi la sola procura e non il mandato, in quanto la
procura che produce il trasferimento automatico del diritto sul bene immobile ed da qui che deriva
lobbligo di forma.
La legge (art. 1709 c.c.) prevede una presunzione relativa di onerosit del mandato. Nel caso di
mancata determinazione del compenso delle parti, si rinvia alle tariffe professionali o agli usi, e in
ultima istanza alla determinazione autonoma del giudice.
Il mandante tenuto a fornire al mandatario quanto necessario per la esecuzione del contratto e a
pagare il compenso stabilito. Il mandatario nell'esecuzione del mandato deve adoperare la diligenza
del buon padre di famiglia. Deve informare il mandante delle vicende attinenti alla vita ed alla
esecuzione del mandato (per esempio l'avvenuto compimento degli atti ricompresi nel mandato).
Deve rendere il conto dell'esecuzione del contratto e deve rendere le cose acquistate per causa del
mandato.
Nel caso in cui il mandatario non adempia l'obbligo del ritrasferimento dei diritti acquistati in nome
proprio ma nell'interesse del mandante, questi pu agire ex art. 2932 per ottenere una pronuncia che
si sostituisce all'atto omesso dal mandante, e trasferisce il relativo diritto al mandante.
Il contenuto del mandato dipende dallampiezza delle determinazioni pattizie di cui frutto:
possiamo quindi avere un mandato in cui le parti stabiliscono il tipo di atti da compiere ed il loro
numero, laffare gestorio da realizzare, il tempo di adempimento; viceversa, possiamo avere anche
un mandato in cui viene specificata solo la natura o la qualit degli atti da realizzare, senza ulteriore
specificazione. Cos, si parla di mandato speciale quando si determina il tipo (ed eventualmente
anche il numero) degli atti da compiere e delle operazioni gestorie; si ha invece mandato generale
quando non si specifica il tipo di atti da realizzare ed il contratto potenzialmente idoneo a
ricomprendere ogni tipo di affare o una serie indeterminata di affari. La distinzione ha rilevanza sul
piano normativo: solo al mandato speciale si applica lart. 1708 I comma del codice civile, per il
quale il mandato comprende non solo gli atti per i quali stato concesso, ma anche quelli necessari
al compimento di questi. Ne segue che sono compresi nel mandato speciale anche gli atti
indispensabili per lesecuzione dellincarico. Questi ultimi possono essere di natura materiale o
giuridica, ed in ogni caso non rientrano nella disposizione atti non necessari ma meramente utili od
opportuni. Invece, solo al mandato generale si applica lart. 1708 II comma, per il quale il mandato
generale non comprende gli atti eccedenti lordinaria amministrazione, salvo che siano
espressamente indicati: deve cio essere espressamente indicato il tipo di atto da compiere, mentre
insufficiente linserzione di una mera clausola di stile che autorizza a compiere ogni atto eccedente
lordinaria amministrazione.
LA COMMISSIONE
In diritto si definisce commissione il contratto mediante il quale una parte, detta commissionario, si
obbliga ad acquistare o vendere beni in nome proprio e per conto di un'altra parte detta
committente. Tale nozione accolta nel codice civile all'art. 1731.
Tipicit e disciplina
Nel codice la commissione ricondotta ad un mandato, connotato per da due note caratterizzanti:
una la specificit delloggetto dellincarico (che deve consistere nella conclusione, da parte del
commissionario, di contratti di compravendita) e laltra lassenza di poteri di rappresentanza in
capo allagente (infatti, il commissionario provvede alla stipula in nome proprio e per conto del
committente). Le compravendite affidate al commissionario non devono necessariamente rientrare
nella attivit professionale del committente; dibattuto invece se il commissionario debba esercitare
la sua attivit professionalmente (LUMINOSO; COSTANZA) o se ci non sia necessario
(MINERVINI). La commissione naturalmente onerosa. Si differenzia dalla agenzia, da
procacciamento d'affari e dalla mediazione perch mentre in questi ultimi rapporti (anchessi di
lavoro autonomo) loggetto costituito da unattivit materiale che agevola la stipula di contratti
futuri, nella commissione loggetto proprio la stipula di un contratto futuro, e lattivit che il
commissionario compie solo funzionale a questo scopo (non , cio, oggetto dellobbligazione
principale). Netta anche la differenza con il franchising e con le concessioni di vendita in genere:
nella commissione a vendere, infatti, non c operazione di scambio tra il committente-produttore
ed il commissionario-intermediario: il commissionario, infatti, acquista in via strumentale allo
scopo di poter vendere i prodotti per conto del committente. Nelle altre figure menzionate, invece,
tra fabbricanti ed intermediario c un vero e proprio rapporto di scambio e lintermediario,
successivamente, vender la merce ricevuta in nome e per conto propri. La commissione regolata
dalle norme sul mandato in nome proprio, fatta salva la prevalenza di quelle speciali dettate dal
codice agli articoli 1731-1736.
Operazioni a fido
Ex articolo 1732 I comma il commissionario autorizzato a concedere dilazioni nel pagamento dei
beni che ha venduto per conto del committente solo in conformit agli usi del luogo in cui laffare
stato concluso o in virt di apposito patto; il II comma stabilisce che se concede dilazioni in assenza
di questi presupposti, il committente potr esigere direttamente dal commissionario il pagamento
immediato. Il III comma infine dispone che il commissionario che abbia accordato una dilazione
deve indicare al committente la persona del contraente ed il termine concesso per il pagamento: in
difetto loperazione si considerer fatta senza dilazione e si applicher il secondo comma. Il
secondo comma cos descritto rappresenta una deroga al principio generale in tema di eccesso di
mandato (articolo 1711): indubbio, infatti che la concessione di una dilazione al di fuori dei
presupposti legali costituisce un atto eccedente rispetto ai limiti dellincarico ricevuto. Cos la
norma aggiunge alla facolt del mandatario (committente) di rifiutare lincarico il potere di esigere
direttamente ed immediatamente dal commissionario il prezzo pattuito. Il III comma, invece, una
sanzione per il caso di omessa comunicazione dei dati richiesti al committente.
Lo star del credere
In dipendenza di un patto espresso o (e questa una notevole differenza rispetto alla corrispondente
disciplina del mandato) in virt di apposito uso normativo, il commissionario tenuto allo star del
credere, quindi deve mantenere indenne il committente a fronte delleventuale inadempimento del
terzo con cui ha contrattato. Gli usi vanno individuati rispetto al luogo di svolgimento dellincarico.
Anche nella commissione lo star del credere rappresenta una modifica al regime comune del rischio
dellinadempimento del terzo, che in genere a carico del committente. Si promette quindi il fatto
del terzo e si assume unobbligazione di garanzia del tipo di quella regolata dallarticolo 1381.
Nella pratica, lo star del credere non pone a carico del commissionario tutto il rischio
dellinadempimento, ma solo una sua percentuale.
Con la legge 21 dicembre 1999 n.526, la normativa in merito allo "star del credere" stata abolita,
andando cosi a sollevare da qualsiasi partecipazione alle perdite l'agente. Tale decisione risulta
alquanto controversa in quanto, se da un lato allevia le problematiche dell'agente, dall'altro secondo
alcuni giuristi, lo "deresponsabilizza" andando a creare pericolose situazioni di "superficialit" nel
trattamento del credito verso il cliente.
il caso del commissionario contraente in proprio regolato dallarticolo 1735: nella commissione
a vendere o ad acquistare titoli, divise o merci aventi un prezzo corrente (risultante da atto della
pubblica autorit o da listini di borsa e mercuriali), salva diversa disposizione del committente, il
commissionario pu fornire ai prezzi suddetti i beni che deve comprare o acquistare per s i beni
che deve vendere, mantenendo in entrambi i casi il diritto alla provvigione. Quello descritto
dunque un legittimo modo di adempimento dellobbligazione assunta dal commissionario: infatti, se
diversamente avesse ritenuto, il legislatore non avrebbe mantenuto il diritto alla provvigione.
Numerose sono per le tesi proposte in materia di ricostruzione strutturale della fattispecie: per un
primo gruppo di autori, a seguito dellentrata del commissionario nel contratto non si instaura tra
costui ed il committente un rapporto ulteriore rispetto a quello di mandato, che resta cos unico e
perci, secondo questa prospettiva, sarebbe lunica fonte degli effetti giuridici dellentrata
(CARRARO). Altra tesi, invece, ritiene che un rapporto contrattuale di compravendita andrebbe ad
affiancarsi a quello di mandato, o che addirittura questo rapporto ulteriore si sostituirebbe a quello
nascente dal mandato (LUMINOSO, PUGLIATTI). A favore della seconda tesi sta il rilievo per cui,
escludendo che un rapporto di compravendita si assommi a quello di mandato, si andrebbe a
stravolgere il profilo funzionale del mandato stesso, che si troverebbe a svolgere compiti tipici della
vendita: si andrebbe infatti ad attribuire alla commissione il ruolo di titolo giustificativo dello
scambio di attribuzioni patrimoniali, che invece una funzione tipica della compravendita. Inoltre,
se si ritenesse esistente solo il mandato, sarebbe difficile risolvere, per mezzo delle norme che lo
riguardano, problemi pratici che si possono porre nellesecuzione del contratto (si pensi, ad
esempio, ai vizi della cosa venduta o acquistata). Se si accetta la tesi per cui, in aggiunta al rapporto
di mandato, nasce anche un rapporto di compravendita tra committente e commissionario, occorre
per verificare quale ne sia la fonte: la questione problematica soprattutto se si muove dalla
prospettiva che considera essenziale, per potersi parlare di contratto, la bilateralit dello stesso e
quindi il consenso. Tuttavia, parte della dottrina (LUMINOSO, SACCO) rileva a tal riguardo come
non si possa parlare di dogma del consenso, visto come la legge stessa, in alcuni casi, configura un
contratto al di fuori di un accordo. In questo senso si parla di contratto a formazione unilaterale,
dove il contratto stesso si origina da una sola manifestazione di volont negoziale, in maniera tale
da rendere applicabile al rapporto che nasce le norme generali sul contratto e quelle specifiche che
regolano un dato tipo convenzionale. Di certo, per, in mancanza di accordo il contratto sar
considerabile come effettivamente presente solo nei casi stabiliti dalla legge.
Il contratto di agenzia
Con il contratto di agenzia una parte, l'"agente" assume stabilmente l'incarico di promuovere, per
conto dell'altra persona, il "preponente", contro retribuzione, la conclusione di contratti di zona
determinata (art. 1742). Caratteristiche essenziali del contratto sono:
stabilit del rapporto: l'agente un ausiliario autonomo dell'imprenditore che, quando lavora
per un'unica ditta, assume la qualifica di lavoratore parasubordinato (ad esempio all'agente si
dichiarato applicabile il nuovo rito del lavoro)
Il reciproco diritto di esclusiva: per quel ramo di attivit e per quella determinata zona, il
preponente non pu servirsi di altro agente e quest'ultimo non pu assumere incarichi da un
altro preponente. L'agente ha diritto ad una provvigione per tutti gli affari conclusi nella
zona di esclusiva
Poi abbiamo dei contratti che sono disciplinati da leggi speciali, quali il leasing, il factoring
e il franchising.
Con il termine leasing (dall'inglese to lease che significa prendere in prestito, affittare) si
indica la locazione finanziaria. un contratto atipico, in quanto non espressamente
disciplinato dal codice civile. Esso infatti risulta dalla combinazione degli schemi della
vendita con patto di riservato dominio (art. 1523) e del contratto di locazione di cui all'art.
1571 del Codice Civile.
Con il contratto di leasing, detto anche leasing finanziario o leasing operativo, un soggetto (locatore
o concedente) concede ad un altro (utilizzatore) il diritto di utilizzare un determinato bene a fronte
del pagamento di un canone periodico. Alla scadenza del contratto prevista per l'utilizzatore la
facolt di acquistare il bene stesso, previo l'esercizio dell'opzione di acquisto (comunemente
chiamato riscatto: termine proprio di altra forma contrattuale tipica) con il pagamento di un prezzo
(nel linguaggio comune prezzo di riscatto).
La valutazione del rischio bene un'operazione complessa e specializzata, in quanto si articola sulla
base di moltissimi parametri, che fornisce indicazioni indispensabili per una valutazione realistica
del rischio complessivo dell'operazione, anche a tutela dello stesso utilizzatore.
La valutazione di un'azienda nella scelta del leasing deve tenere conto di due ulteriori aspetti:
1 - il costo del bene soggetto ad Iva (anche nel caso di immobili)
2 - il bene rimane di propriet della societ di leasing fino al riscatto quindi non compare in bilancio
tra le immobilizzazioni con eccezione delle societ che compilano il bilancio IAS secondo i cui
criteri il bene va inserito fra le immobilizzazioni e il debito residuo nel passivo.
Leasing finanziario
il locatore, che svolge lattivit di intermediario finanziario ossia colui che acquista il bene
dal fornitore e lo da in leasing al utilizzatore;
l'utilizzatore o locatario (volgarmente definito conduttore: termine proprio di altra forma
contrattuale tipica), che utilizza il bene;
il fornitore, cio colui che fornisce al locatore il bene strumentale (o l'immobile) che sar
utilizzato dall'utilizzatore.
Il bene scelto direttamente dall'utilizzatore presso il fornitore, con il quale determina le modalit
della vendita al locatore; al termine del contratto, l'utilizzatore potr acquisire la piena propriet del
bene esercitando l'opzione d'acquisto.
L'utilizzatore assume tutti i rischi e le responsabilit per luso del bene (ma ci sono delle limitazioni,
specie in campo antinfortunistico in applicazione dell'articolo 6.2 del D.Lgs. 626/94 come
modificato dal D.Lgs. 242/96).
Leasing operativo
Il leasing operativo (o renting), se viene offerto dallo stesso costruttore del bene e consiste,
pertanto, in un rapporto bilaterale, coincide col "noleggio". Differentemente, il rapporto pu essere
trilaterale quando la propriet si trasferisce dal fornitore alla societ finanziaria nel momento della
stipula ed il fornitore del bene si impegna ad riacquistare il bene al termine della locazione tramite
la sottoscrizione di un patto di riacquisto . Per questa forma di leasing operativo solitamente non si
hanno n trasferimenti dei rischi a carico del conduttore n previsione dellopzione di riscatto. La
durata del contratto generalmente pi breve della vita economica del bene e inoltre all'utilizzatore
concessa la possibilit di recedere in ogni momento dal contratto, dandone preavviso all'altra
parte. Solitamente nel canone sono ricompresi servizi aggiuntivi come la manutenzione le coperture
assicurative e l'assistenza...
Il factoring
Con questo termine, si vuole indicare un particolare tipo di contratto con il quale un soggetto (che si
chiama cedente) si impegna a cedere tutti i crediti presenti e futuri scaturiti dalla propria attivit
imprenditoriale ad un altro soggetto (il factor) il quale, dietro un corrispettivo, si impegna a sua
volta a fornire una serie di servizi che vanno dalla contabilizzazione, alla gestione, alla riscossione
dei crediti ceduti fino alla garanzia dell'eventuale inadempimento dei debitori, ovvero al
finanziamento dell'imprenditore cedente sia attraverso la concessione di prestiti, sia attraverso il
pagamento anticipato dei crediti ceduti.
La cessione dei crediti non rappresenta il fine ultimo dell'accordo, ma lo strumento attraverso cui
possibile l'erogazione dei servizi da parte del factor.
I crediti affidati in amministrazione al factor non devono di norma essere ceduti allo stesso; tuttavia
nella maggior parte dei casi dietro il contratto di factoring si cela un'operazione di finanziamento
dell'impresa cliente, infatti prassi costante che il factor conceda all'impresa cliente anticipazioni
sull'ammontare dei crediti gestiti.
pro solvendo: lasciando al cliente il rischio dell'eventuale insolvenza dei crediti ceduti;
pro soluto: il factor si assume il rischio di insolvenza dei crediti ceduti ed in caso di
inadempimento di questi ultimi non potr richiedere la restituzione degli anticipi versati al
cliente.
Il Franchising
Il franchising anche una soluzione che consente di derogare a normative antitrust che impongono
limiti alla quota di mercato detenibile da una singola societ, una distanza e un bacino di utenza
minimo fra due punti vendita dello stesso comparto merceologico (della medesima societ oppure
di marchi differenti). Infatti, il negozio in franchising propriet di un soggetto differente dal
marchio distributore, il quale in questo modo ottiene un maggiore numero di sbocchi sul mercato. I
costi di struttura della filiale sono poi a carico dell'affiliato, con relativo vantaggio di risparmio per
l'affiliante.