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LEZIONE 4: IL TEOREMA DEL DIFFERENZIALE

TOTALE

SORIN DRAGOMIR

Abstract. Si dimostra che ogni funzione di classe C 1 `e differen-


ziabile.

1. Il teorema del differenziale totale


Lo scopo della Lezione 4 `e quello di dimostrare il seguente
Teorema 1. Sia A Rn un insieme aperto e x0 A. Sia f : A R
una funzione. Sia R > 0 tale che B(x0 , R) A e si supponga che f
ammetta derivate parziali in ciascun punto della palla B(x0 , R) e che
le funzioni
f
: B(x0 , R) R, 1 i n,
xi
siano continue in x0 . Allora f `e differenziabile nel punto x0 .
Per semplicit`a dimostreremo il Teorema 1 soltanto per n = 2. Nella
dimostrazione sono comunque presenti tutte le idee del caso generale.
Per fissare le notazioni riformuliamo il Teorema 1 per n = 2.
Teorema 2. Sia A R2 un insieme aperto e (x0 , y0 ) A. Sia f :
A R una funzione. Sia R > 0 tale che B((x0 , y0 ), R) A e si
supponga che f ammetta derivate parziali in ciascun punto della palla
B((x0 , y0 ), R) e che le funzioni
f f
, : B((x0 , y0 ), R) R
x y
sono continue in (x0 , y0 ). Allora f `e differenziabile nel punto (x0 , y0 ).
Dimostrazione. Abbiamo
(1) f (x, y) f (x0 , y0 ) = f (x, y) f (x0 , y) + f (x0 , y) f (x0 , y0 )
per ogni (x, y) B((x0 , y0 ), R) e in un momento verr`a spiegata lutilit`a
di questo trucco. Affinche lespressione nel secondo membro dellidentit`a
(1) abbia senso il punto (x0 , y) deve appartenere al dominio di definizione
della funzione f . Infatti
d [(x0 , y0 ) , (x0 , y)] = k(x0 , y) (x0 , y0 )k = k(0, y y0 )k =
1
2 SORIN DRAGOMIR

= |y y0 | k(x x0 , y y0 )k = k(x, y) (x0 , y0 )k =


= d [(x0 , y0 ) , (x, y)] < R
per com`e stato scelto il punto (x, y). Dunque (x0 , y) B((x0 , y0 ) , R)
A. Si considerino ora le funzioni ausiliarie
: [0, 1] R, : [0, 1] R,
(t) = f [(1 t)x0 + tx, y] , (t) = f [x0 , (1 t)y0 + ty] ,
per ogni 0 t 1. Si osservi che la funzione `e bene definita. Infatti
((1 t)x0 + tx , y) = (1 t) (x0 , y) + t (x, y)
i.e. ((1 t)x0 + tx , y) `e un punto che giace sul segmento (in Rn ) di
estremit`a (x0 , y) e (x, y). Ma i punti (x0 , y) e (x, y) si trovano nella
palla di centro (x0 , y0 ) e raggio R e ogni palla `e un insieme convesso.
Dunque lintero segmento di estremit`a (x0 , y) e (x, y) `e contenuto in
B((x0 , y0 ), R) e assieme ad esso il punto ((1 t)x0 + tx , y) sicche ((1
t)x0 + tx , y) A e ha senso applicare f .
Esercizio 1. Si dimostri in maniera analoga che : [0, 1] R sia bene
definita, ossia che il punto (x0 , (1t)y0 +ty) giace nel dominio di definizione
della funzione f per pgni valore del parametro 0 t 1.
Si osservi che entrambe le funzioni , : [0, 1] R dipendono dal
punto fissato (x, y) B((x0 , y0 ), R) anche se ci`o non viene catturato
dalla notazione scelta.
Lemma 1. Le funzioni : [0, 1] R e : [0, 1] R sono continue
su [0, 1] e derivabili su (0, 1). Inoltre le loro derivate sono date dalle
formule
f
(2) 0 (t) = [(1 t)x0 + tx , y] ,
x
f
(3) 0 (t) = [x0 , (1 t)y0 + ty] ,
y
per ogni 0 t 1.
Dimostrazione. Si osservi che la funzione `e la restrizione di f al
segmento di estremit`a (x0 , y) e (x, y) (parallelo allase Ox). Entrambe
le estremit`a di tale segmento sono contenute nella palla B((x0 , y0 ), R)
sicche non `e difficile convincersi che tale segmento sia stettamente
contenuto in un sgmento pi` u grande, ancora contenuto nella palla
B((x0 , y0 ), R). In altre parole, anche la funzione `e definita su un
intervallo che contiene strettamente lintervallo [0, 1] i.e. esiste > 0
tale che ( , 1 + ) [0, 1] e la funzione
: ( , 1 + ) R,
LEZIONE 4: IL TEOREMA DEL DIFFERENZIALE TOTALE 3

(t) = f [(1 t)x0 + tx , y] , < t < 1 + ,


sia bene definita. Mostremo che sia derivabile in ogni punto dellin-
tervallo (, 1 + ). In particolare sar`a continua in ogni punto di
(, 1+) e quindi in ogni punto di [0, 1]. Infatti per ogni t (, 1+)
si calcola il limite
1
lim {(t + ) (t)} =
0
1
= lim {f [x0 + (t + )(x x0 ) , y] f [x0 + t(x x0 ) , y]} =
0
1
= lim {f [p + (x x0 )e1 ] f (p)}
0
dove abbiamo posto per semplicit`a p = (x0 + t(x x0 ) , y). Si ponga
ora s = (x x0 ) sicche 0 implica s 0. Tornando al calcolo del
limite
1
lim {(t + ) (t)} =
0
x x0 f
= lim {f (p + se1 ) f (p)} = (x x0 ) (p)
s0 s x
ossia `e derivabile in t e
f
0 (t) = (x x0 ) [x0 + t(x x0 ) , y] .
x
Ci`o dimostra anche la formula (2).
Esercizio 2. Dimostrare nella stessa maniera che : [0, 1] R `e continua
su [0, 1], derivabile su (0, 1), e la sua derivata `e data dalla formula (3).
Il Lemma 1 `e dimostrato. Ora si vede lutilit`a del trucco addottato
allinizio di questa dimostrazione. Infatti la definizione delle funzioni
e `e suggerita dalla (1) e (1) si scrive
f (x, y) f (x0 , y0 ) = (1) (0) + (1) (0)
e le differenze (1) (0) e (1) (0) si possono esprimere (mediante
il teorema di Lagrange) in termini delle derivate parziali della funzione
f . Infatti per il teorema di Lagrange1 esiste (0, 1) tale che
f
(1) (0) = 0 () = (x x0 )
[x0 + (x x0 ) , y] .
x
Analogamente esiste (0, 1) di modo che
f
(1) (0) = 0 () = (y y0 ) [x0 , y0 + (y y0 )] .
y
1Data una funzione F : [a, b] R, derivabile in (a, b) e continua su [a, b], esiste
un punto intermedio (a, b) tale che F (b) F (a) = F 0 ()(b a).
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Dunque
(4) f (x, y) f (x0 , y0 ) =
f f
= (x x0 ) [x0 + (x x0 ) , y] + (y y0 ) [x0 , y0 + (y y0 )] .
x y
Per dimostrare che f `e differenziable nel punto (x0 , y0 ) `e necessario

provare lesistenza di unapplicazione lineare L (R2 ) tale che
1
(5) lim {f ((x0 , y0 ) + h) f (x0 , y0 ) L(h)} = 0.
h(0,0) khk
p
Qui h = (h1 , h2 ) R2 e khk = h21 + h22 . La difficolt`a consiste nel

poter scegliere un candidato L (R2 ) . Solo se una simile scelta viene
fatta a priori il problema diventa uno di calcolo (e possiamo andare a
calcolare il limite in (5)). Una scelta educata di L `e possibile se si tiene
presente che, una volta dimostrata la (5), la funzione f risulterebbe dif-
ferenziabile e L sarebbe il suo differenziale calcolato nel punto (x0 , y0 ).
Daltro canto, com`e noto dalla Lezione 3, il differenziale si esprime in
termini delle derivate parziali della funzione. Ecco dunque il candidato
naturale per L
f f
L(h) = (x0 , y0 )h1 + (x0 , y0 )h2 , h = (h1 , h2 ) R2 .
x y
Andremo dunque a sostituire nella (5) e calcolare il limite. Per la (4) nel
primo membro della (5) compariranno differenze di derivate parziali.
Ora possiamo apprezzare tutta lingeniosit`a del trucco (1): il calcolo
del limite (5) poggier`a sulla continuit`a delle derivate parziali. Eccone i
dettagli tecnici. Si riscriva la (4) per (x, y) = (x0 , y0 ) + h con khk < R
(di modo che (x, y) B((x0 , y0 ), R))
(6) f ((x0 , y0 ) + h) f (x0 , y0 ) =
f f
= (x0 + h1 , y0 + h2 ) h1 + (x0 , y0 + h2 ) h2 .
x y
Vogliamo dimostrare che
  
1 f f
f ((x0 , y0 ) + h) f (x0 , y0 ) (x0 , y0 )h1 + (x0 , y0 )h2
khk x y
tende a zero per h (0, 0). Per la (6) possiamo condurre le seguenti
stime
  
1 f f
khk f ((x0 , y0 ) + h) f (x0 , y0 ) x (x0 , y0 )h1 + y (x0 , y0 )h2 =

 
1 f f
= (x0 + h1 , y0 + h2 ) (x0 , y0 ) h1 +
khk x x
LEZIONE 4: IL TEOREMA DEL DIFFERENZIALE TOTALE 5
 
f f
+ (x0 , y0 + h2 ) (x0 , y0 ) h2
y y

1 f f
(x0 + h1 , y0 + h2 ) (x0 , y0 ) |h1 |+
khk x x

f f
+ (x0 , y0 + h2 )
(x0 , y0 ) |h2 |

y y

f f
(x0 + h1 , y0 + h2 ) (x0 , y0 ) +
x x

f f
+ (x0 , y0 + h2 ) (x0 , y0 )
y y
perche |h1 | khk e |h2 | khk. Poiche f /x e f /y sono continue
nel punto (x0 , y0 ) si ha
f f f f
lim (x, y) = (x0 , y0 ), lim (x, y) = (x0 , y0 ).
(x,y)(x0 ,y0 ) x x (x,y)(x0 ,y0 ) y y
Quando h (0, 0) si ha h1 0 e h2 0 e quindi da una parte
x0 + h1 x0 e dallaltra y0 + h2 y0 . Dunque
(x0 + h1 , y0 + h2 ) (x0 , y0 ), (x0 , y0 + h2 ) (x0 , y0 ),
per h (0, 0). Segue che
f f
(x0 + h1 , y0 + h2 ) (x0 , y0 ) 0, h (0, 0),
x x
f f
(x0 , y0 + h2 ) (x0 , y0 ) 0, h (0, 0),
y y
e quindi
1
{f ((x0 , y0 ) + h) f (x0 , y0 )
khk
 
f f
(x0 , y0 )h1 + (x0 , y0 )h2 0, h (0, 0).
x y
Q.e.d.

2. Funzioni di classe C 1
Il Teorema 1 `e formulato sotto ipotesi minimali. In pratica tuttavia
le funzioni godono di pi`u regolarit`a (e.g. ammettono derivate parziali
continue dapperttutto) e il Teorema 1 ammette il seguente corollario.
Definizione 1. Una funzione f : A Rn R si dice di classe C 1 se
f ammette derivate parziali in ogni punto di A e le funzioni f /xi :
A R (1 i n) sono continue in ogni punto di A. 
6 SORIN DRAGOMIR

Linsieme delle funzioni f : A R di classe C 1 si denota con C 1 (A).


Non `e difficile mostrare che C 1 (A) si organizza come spazio vettoriale
reale (con laddizione usuale delle funzioni a valori reali e la moltipli-
cazione usuale delle funzioni a valori reali con scalari reali). Chiara-
mente una funzione f : A R di classe C 1 soddisfa le ipotesi del
Teorema 1. Possiamo dunque enunciare il seguente
Corollario 1. Una funzione f C 1 (A) `e differenziabile in tutti punti
di A.
Definizione 2. Un insieme A Rn si dice sconnesso se esistono due
insiemi aperti non vuoti e disgiunti A1 Rn e A2 Rn tale che
A = A1 A2 . Un insieme A Rn `e connesso se non `e sconnesso.
Un insieme Rn si dice dominio se `e simultaneamente aperto e
connesso. 
E` noto (dalle lezioni di Analisi Matematica I) che ogni funzione deriv-
abile F : (a, b) R con F 0 (x) = 0 per ogni x (a, b) `e costante su
(a, b). Possiamo enunciare il seguente analogo (per funzioni di pi`u vari-
abili reali) di questo risultato.
Teorema 3. Sia Rn un dominio e sia f : R una funzione
che ammette derivate parziali in ogni punto di e
f
(x) = 0, x , 1 i n.
xi
Allora f `e costante su .
La dimostrazione del Teorema 3 dovr`a attendere la preparazione di
alcuni ingredienti. In particolare sar`a necessario estendere la formula
di Taylor con resto alle funzioni di pi`
u variabili reali.

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