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( le letture di Planum The Journal of Urbanism

)
Cremaschi sullo stato di universit e ricerca Giardini su strategia e agenda DAlbergo su
#04
2015

competenza e rappresentanzaCiaffi su partecipazione e condivisione | E inoltre: Fare citt


dal basso, Raccontare lurbanistica, Pianificare nel conflitto, Lagenda urbana, Citt
Bene Comune, Smart city, La riforma della pianificazione territoriale in Cina, Rilievi
fotografici periferici | Scritti di Marco Cremaschi, Ernesto DAlbergo, Irene Amadio,
Daniela Ciaffi, Cristina Renzoni, Elena Ostanel e Marcella Iannuzzi, Massimo Allulli,
Nadia Nur, Renzo Riboldazzi, Nora Inwinkl, Claudia Faraone, Giulio Lamanda | Libri
di Cristina Bianchetti e Alessandro Balducci, Massimo Morisi e Camilla Perrone,
Giulio Moini, Alfredo Melai, Attilio Belli e Gemma Belli, Vezio De Lucia, Walter Vitali,
Daniela De Leo, Tomaso Montanari, Paolo Berdini, (ibidem) le Marco Santangelo,
letture di Planum. Silvia
The Journal of Aru
Urbanism e
1
Andrea Pollio, Daniele Virgilio | E un reportage fotografico dalla di Piero Vio
Cina| www.planum.net
n.4/2015
(ibidem) le letture di Planum.
The Journal of Urbanism n. 4/2015
Supplemento al n. 30, vol. I/2015

Copyright 2015
by Planum. The Journal of Urbanism
ISSN 1723-0993
Registered by the Court of Rome on 04/12/2001
Under the number 514-2001

vietata la riproduzione, anche parziale, con


qualsiasi mezzo effettuata, anche ad uso interno e
didattico, non autorizzata. Diritti di traduzione, di
memorizzazione elettronica, di riproduzione e di
adattamento, totale o parziale con qualsiasi mezzo
sono riservati per tutti i Paesi.

La pubblicazione di (ibidem) le letture di


Planum. The Journal of Urbanism n. 4/2015
stata curata dalla Redazione di Planum
Marco Cremaschi (Ideazione e cura)
Giulia Fini e Marco Milini (Coordinamento)
Carlotta Fioretti, Cecilia Maria Saibene,
con Lorenzo Malaguti (Redazione)
Nicola Vazzoler (Progetto grafico)

Immagine di copertina:
Cina, Kunming. Distruzione e ricostruzione del Distretto nord
Foto di Piero Vio, 2013

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( le letture di Planum
) #04
2015
Prima Colonna

5. Distruggere/Costruire: Shanghai e Kunming La citt contro la regione? Come noto, le citt


Reportage fotografico di Piero Vio metropolitane si stanno costituendo in questi mesi
e gi si profila una possibile conflittualit con le
Editoriali regioni. Questo numero affronta il tema in via indi-
6. Aye aye. Bye bye... retta, discutendo il ruolo della competenza (DAl-
Marco Cremaschi bergo su Bianchetti) nei complessi arrangiamenti
9. Strategia/Agenda: ovvero dei mezzi e dei fini tra diversi attori, istituzionali e non, che caratteriz-
Federica Giardini zano lambiente decisionale delle citt metropolita-
ne e delle regioni (anche in Cina: vedi Lamanda).
Questioni Il piano politico regionale e locale offre un punto
14. Le politiche oltre lo zeitgeist dimpresa di vista originale sulle azioni degli attori econo-
Ernesto Dalbergo mici, rivelandone non solo gli interessi ma anche
20. Scheda: Competenza e rappresentanza la collocazione e il radicamento in reti e territori
Irene Amadio (conflittualit e partecipazione sono due temi sui
24. Fiducia, ma in che stato? Partecipare o quali torniamo sovente: vedi Ciaffi e Nur in questo
condividere numero). Lavanzamento di temi e priorit diviene
Daniela Ciaffi chiaramente pi selettivo e specifico, ma in modo
non ovvio (e non un caso: vedi Renzoni sulle
Letture lite). In generale, evidenzia come temi e questioni
30. In retrospettiva: la fatica di raccontare cruciali di orientamento delle citt e delle regioni
Cristina Renzoni possano essere successivamente affrontati in modo
38. In pubblico, dal basso diverso a seconda del prevalere di posizioni diverse
Elena Ostanel, Marcella Iannuzzi (sul caso dellAgenda urbana, Allulli recensisce Vi-
48. Il percorso accidentato dellagenda urbana tali, e anche Riboldazzi ne parla diffusamente). Nel
Massimo Allulli nuovo quadro che si viene definendo si potrebbe
54. Nonostante tutto: pianificare nel conflitto azzardare ogni realt fa caso a s. In questo con-
Nadia Nur testo, ogni attore istituzionale gioca le carte che ha,
59. Citt Bene Comune o pensa di avere. Le regioni attivano piani di svi-
Renzo Riboldazzi luppo con risorse proprie o comunitarie; i comuni
66. Smart chi? Una retorica senza contraddittorio adottano statuti, quadri territoriali e visioni infra-
Nora Inwinkl strutturali. E le riforme, anche se frutto di decenni
75. Il Budda va in citt. Riflessioni metodolo- di travaglio e ripensamenti, risultano al tempo stes-
gico-visuali sui quartieri ERP di La Spezia. so improvvisate e improvvide (Inwinkl affronta
Claudia Faraone unaltra retorica di grido, la smart city; ritroviamo
dei caratteri che si credevano al cuore solo nelle
Dintorni pratiche quotidiane riviste da Ostanel e Iannuzzi).
80. Metropoli e Nuvole Forse accentuare il carattere sperimentale, lartico-
Giulio Lamanda lazione e la reversibilit, sarebbe di aiuto a tutti.

95. Elenco degli autori m.c.

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Distruggere/Costruire: Shanghai e Kunming
Reportage fotografico di Piero Vio

Shanghai, 2015. Foto di Piero Vio.

Chai il carattere cinese che sta per distruzione. ovunque, fatto con il pennello, lo spray, lo stencil. Poco
dopo la sua comparsa sul muro di una casa arrivano a demolire. Sono frequenti le proteste, spesso per
ottenere una migliore rilocazione. Se qualcuno sceglie di rimanere distruggono tutto intorno alla casa.
Spesso la bandiera cinese sventola in cima a questi edifici solitari: li chiamano dingzihu, case chiodo. Molti,
moltissimi espropri sono illegali. Si distrugge tutto, in centro e in periferia; le compagnie di costruzione
sono potenti. Oltre alle manifestazioni, le proteste avvengono sotto forma di striscioni o lenzuoli che
appaiono nei quartieri destinati a sparire. E poi tutto un fiorire di case di lusso o simil-lusso, spesso di
dubbia qualit, con fontane, mulini, torri, castelli, ricalcando lo stile di palazzi veneziani e fiorentini, di
Londra, Roma, Parigi, fino a spingersi a esserne vere e proprie copie. Si vendono case-simbolo di uno
stile di vita europeo-occidentale. I cartelloni pubblicitari immobiliari raccontano di un sogno cinese a un
passo dalla realizzazione, palpabile, fatto di benessere, eccellenza, esclusivit.
Le foto che percorrono questo numero di Ibidem sono state scattate tra Shanghai e Kunming, capoluogo
della provincia dello Yunnan, nella Cina meridionale.

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Editoriali

Marco Cremaschi
Aye aye. Bye bye...

Il titolo richiede delle precisazioni, ma forse il gio- e la morte.


co vale la candela. Le precisazioni seguiranno; il Non si tratta tanto di un appello allobbedienza,
gioco, invece, il seguente: una questione comune quella che necessita appunto di un s, sempre espo-
sottoposta a trattamenti opposti da parte di in- sto a un tasso di ipocrisia conformativa che (per
dividui che reagiscono con motivazioni personali, fortuna) non pi una virt nelle universit ita-
egualmente legittime ma in base a situazioni diver- liane, da quando tramontata lepoca dei grandi
se e valutazioni non comparabili. Fin qui niente maestri, degli istituti e, nel bene e nel male, delle
di problematico. Se adottati per da un numero grandi scuole.
crescente di individui, questi comportamenti a un piuttosto un richiamo allordine, nel senso forte
certo punto si aggregano, e assumono la forza di, di una relazione funzionale che plasma i ruoli in
o diventano, comportamenti collettivi. Comporta- un momento di gravi rischi. In questo senso, un
menti individuali di per s ineccepibili assumono richiamo allaye aye mi sembra presente in alcune
allora un significato diverso, in particolare se si ag- delle rivendicazioni che hanno occupato di recente
gregano in contrasto luno con laltro. A volte lag- i dibattiti disciplinari. In particolare, ci sono due
gregazione avviene in modo esplicito, altre volte temi, due veri problemi, che hanno visto di recente
no. A volte il contrasto apparente, altre volte no. pubblici pronunciamenti, appelli, un qualche tipo
Il caso che qui ci interessa la crescente insoddisfa- di mobilitazione: il primo riguarda la compatibili-
zione per lo stato delluniversit e della ricerca, che t dellinsegnamento con lattivit professionale; il
sembra appunto condurre a due comportamenti secondo, la critica alloperato dellagenzia di valu-
diversi, egualmente legittimi ma contrastanti. Com- tazione della ricerca, delle commissioni di abilita-
portamenti diversi sembrano addirittura diventare zione e in generale di tutto il sistema di controllo
fenomeni collettivi, il cui contrasto crescente crea dellattivit dei ricercatori. Sono due problemi im-
uno scarto preoccupante. Per evitare questo, una portanti, nel merito dei quali non sar certo qui
riflessione comune potrebbe avvantaggiarsi delle possibile entrare senza approssimazioni o errori.
righe che seguono.
Le storie professionali dellurbanistica hanno gi
Aye aye raccontato questa storia dallinterno, dal punto di
Chiunque abbia letto il Forester di Hornblower1 vista dellevoluzione disciplinare (si ricordino i vo-
avr familiarit con lAye aye, sir, gridato con forza lumi dei Fabbri, Romano, Gabellini e Di Biagi). Da
in risposta a un comando. La formula contraddi- sempre la legittimazione degli urbanisti ha mesco-
stingue le avventure marinaie dellepoca dei grandi lato ruoli accademici e ruoli professionali. Questa
velieri. LOxford Dictionary specifica in dettaglio ambiguit costitutiva dello statuto stesso dellINU,
la differenza tra questa risposta e un semplice s: sempre incerto tra il ruolo di ente di cultura e di
mentre questultimo d ricevuta di una comunica- rappresentanza professionale. Ed altres chiaro
zione, Aye significa che il richiamo stato non solo che in tutto il Novecento la costruzione del sapere
ricevuto, ma compreso, e che soprattutto la messa esperto un problema di ampia e tragica rilevan-
in opera seguir immediatamente. Nella logica del- za, che le vicende dei pianificatori esemplificano
la grande complessit dei vascelli, questa certezza in minimis. Una riflessione che stata al centro dei
della catena di comando fa la differenza tra la vita tentativi autocritici del periodo pi recente2. Ma il
tentativo di legittimarsi come categoria in base al
1 Horatio Hornblower il protagonista di una serie di ro-
manzi scritti da Cecil Scott Forester e ambientati al tempo 2 Si veda, per esempio: Ellin N. (1999), Postmodern Urbani-
delle guerre napoleoniche. sm, Princeton Architectural Press.

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Editoriali

possesso esclusivo di un sapere destinato a rinno- clude non a caso il film, acquistando il peso di una
varsi continuamente, esempi ultimi e forse ultime lastra tombale, delladdio definitivo: Good mor-
spiagge gli stratagemmi della sostenibilit o del ning, and in case I dont see ya: good afternoon,
patrimonio culturale. E quindi la domanda si ripro- good evening, and good night!
pone intatta.
Mentre discutiamo di valutazione, qualcosa di im-
Laltra faccia della stessa medaglia, ma la storia ap- portante sta succedendo, e succede sotto i nostri
pare la medesima, lindipendenza della valutazio- piedi.
ne da interventi esterni. Ogni tentativo di misurare Gi da qualche anno lafflusso di giovani in Ger-
la ricerca appare destinato a uninfinit di aporie mania fa scalpore4: non tanto perch i giovani emi-
e incongruenze. Alcuni degli effetti dei primi ten- grano, ma perch si preannuncia un esodo di mas-
tativi sono quasi grotteschi. Anche loperato del- sa. Secondo lEconomist questo sarebbe fin troppo
le commissioni di abilitazione per molti aspetti ovvio, forse desiderabile: That is how the single
risibile, forse addirittura controproducente. Altri market is supposed to work. E i dati ovviamen-
aspetti della valutazione invece sono pi difendibili te pesano. Nel 2013 la Spagna aveva un tasso di
e probabilmente trovano un consenso pi ampio. disoccupazione giovanile del 56%, la Grecia del
Probabilmente concordiamo tutti sullutilit di un 58%, lItalia del 47%. Invece, in Germania la di-
esercizio di valutazione volto a precisare almeno gli soccupazione giovanile pressoch trascurabile
elementi estremi, che vuol dire concordare su cosa (8%) mentre mancano lavoratori qualificati. Nel
sia di rilevanza trascurabile (quantitativamente, una 2012 limmigrazione giovanile verso la Germania
produzione pari o vicina a zero; qualitativamente, era cresciuta del 15%, con una netta prevalenza dei
una produzione irrilevante) e cosa invece sia di paesi duramente colpiti dalla crisi.
qualit cos elevata da presentare ripercussioni non Le statistiche pi recenti non sono di conforto. La
ordinarie sullavanzamento disciplinare. disoccupazione giovanile in Europa diminuita
Ci che si vuole sottolineare qui che non si tratta nellultimo anno, ma non nei paesi colpiti maggior-
di problemi nuovi. Sono problemi costitutivi del mente alla crisi. Nel marzo 2015, i giovani disoccu-
campo delle professioni, al centro della nozione di pati sono diminuiti di mezzo milione nellEuropa
sapere esperto, della sua legittimit e dei modi della a 28, scendendo al 21% rispetto al 23% del 2014
sua evoluzione3, che si rinnovano a ogni cambio di (nella Zona Euro va ancora peggio). I dati pi con-
regole. Oggi, probabile che siamo di fronte a un fortanti riguardano Germania, Austria, Danimar-
nuovo cambiamento cruciale, che altera le regole di ca e Olanda (rispettivamente: 7, 10, 11 e di nuovo
funzionamento del sistema, e ci chiediamo se la ri- 11%). Mentre in Grecia, Spagna, Croazia e Italia
sposta debba essere il richiamo allordine che fu, o (rispettivamente 50, 50, 45 e 43%) la situazione re-
invece guardare avanti. Se si volesse guardare indie- sta drammatica.
tro, sarebbe certo grave. Ma sarebbe anche peggio Pu allora sorprendere che ci siano meno iscritti
se incrociato con quanto segue. allUniversit? Sono stati persi quasi settantamila
immatricolati in dieci anni, circa il 20%, secondo
Bye bye Roars5, tra il 2003 e il 2014: In termini di atenei
Ricordate The Truman Show, il bel film di Peter Weir scomparsi, rimanendo su Milano, come se sparis-
del 1998, con Jim Carrey protagonista caratteriz- sero in un solo colpo il Politecnico e la Bicocca.
zato dalla sua impronta caricaturale e grottesca? Ma neanche questo dato indifferente alla geo-
Truman vive una vita semplice e apparentemente grafia: la perdita riguarda in particolare il Centro e
appagante, segnata dai rituali quotidiani e banali del il Sud che registrano una riduzione del 26% e del
buon vicinato. Quando scopre il grande inganno
che ha contraddistinto la sua vita, il saluto abituale 4 More southern Europeans are going where the jobs
che lo aveva caratterizzato come personaggio con- are. But not enough, The Economist, 16 febbraio 2013.
5 Domenico Delle Side, Fuga dalluniversit, ovvero
3 Si veda a questo proposito la recensione di Ernesto quando i dati dovrebbero far riflettere, in Roars, 23 apri-
DAlbergo al libro curato da Cristina Bianchetti. le 2015.

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Editoriali

30%. E conclude larticolo che il dato non sorpren- ottime critiche che la riflessione e levidenza ci of-
de se teniamo conto che Nord e Centro hanno frono? Sarebbe il caso tipico della stalla e dei buoi.
mediamente erogato borse verso il 90% degli ido- Ma siamo sicuri che il nesso non sia pi diretto? E
nei, mentre al Sud questa percentuale scende sotto cio che ci sono delle responsabilit, che laccade-
il 60%. mia parte del problema della fuga, che la confu-
sione di ruoli tra ricerca e professione perniciosa
Secondo la rilevazione Istat del 2014, i dottori di ri- perch chi ha avuto la possibilit spesso lha usata
cerca italiani che vivono allestero sono il 13% (+6 male (cattiva ricerca e cattiva professione), e a pro-
punti rispetto alledizione del 2009), con una mag- prio vantaggio (il contrario della efficienza, dellaye,
giore propensione maschile. Migrano soprattutto aye) perch privo di valutazione? Se cos, se la
fisici (31%) e matematici o informatici (22%). I Pa- professione ha indebolito la ricerca, si prodotto
esi preferiti sono, nellordine: Regno Unito (16%), leffetto esattamente contrario a quello che tutti ci
Stati Uniti (16%) e Francia (14%). Senza sorpresa, auguriamo, e lassenza di valutazione ha concesso
il reddito da lavoro percepito da chi vive allestero un alibi di cui ha approfittato la parte inoperosa,
sensibilmente pi alto (di 750 euro per la coorte ma comunque dannosa, del nostro mondo.
del 2008 e 830 euro per la coorte del 2010: circa la E se proprio queste fossero le cause allorigine
met in pi). Questo dato sembra confermare una dellesodo, allora si creerebbe un effetto cumulati-
questione difficile da misurare anche empiricamen- vo drammatico. I due comportamenti si conferme-
te, quella del brain drain, che parrebbe in crescita e rebbero reciprocamente, con gli esiti che ci possia-
quindi confermare la paventata perdita di risorse mo immaginare; o con la crescita di contestazioni
intellettuali del paese. e conflitti. Allora il titolo scherzoso diventerebbe
E soprattutto, indica la disparit nei flussi in usci- drammatico, e si dovrebbe completare con un mi-
ta rispetto a quelli in entrata. Mentre sono sotto naccioso: fight, fight.
gli occhi di tutti gli effetti aggregati delle decisioni
individuali di seguire profili di carriera dove pi
conveniente e desiderabile, la domanda sullattratti-
vit delle nostre scuole, dei nostri dottorati, incon-
tra una risposta drastica nei fatti. Dove sono i do-
centi che vengono in Italia a dirigere dipartimenti,
a fondare nuove scuole? Dove sono i dottorandi
stranieri, soprattutto dopo che li abbiamo riaccor-
pati in programmi spezzatino? Dove sono gli iscrit-
ti ai corsi di laurea che cerchiamo con tante buone
ragioni di difendere, ma che abbiamo chiuso da un
giorno allaltro, a Roma come a Reggio Calabria,
quando non rispondevano pi alle convenienze dei
docenti?

E poi?
In conclusione, mentre crescono i segni di un eso-
do annunciato, le questioni che agitano laccademia
sono quelle tradizionali della professione e dellau-
tonomia. Le due questioni sono legate. Affrontare
i secondi senza risolvere il primo sembra incon-
gruente. Dobbiamo costruire unaltra associazione
per risolvere i problemi che la precedente non ha
potuto risolvere? Dobbiamo contrastare le denun-
ce del sistema di valutazione basandoci sulle pur

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Editoriali

Federica Giardini
Strategia/Agenda: ovvero dei mezzi e dei fini
Coppia di termini, che in prima istanza circoscrive e agenda-multilivello-politiche delle differenze,
un conflitto: il conflitto tra una concezione dellagi- dallaltra; tra uno-molti, o, nelle retoriche e contro-
re e del rappresentare che appartiene al passato, al retoriche pi semplificate, tra giustizia e libert; tra
moderno lintervento pianificato, la progettualit autoritarismo e pluralismo democratico; o ancora,
accentrata e ci che invece pertiene al presente tra trascendenza violenta e immanenza felice
la contingenza che distribuisce priorit nei punti di necessario ripartire da un paradigma cosmologico,
avvistamento, in modo fluido e circostanziale. da un approccio cio che in grado di analizzare
Coppia di termini che evoca anche questioni sem- gli intrecci tra le dimensioni spaziali e temporali. Il
piterne, quelle dei rapporti tra tempo e spazio, a cosmo, spazio del divenire.
loro volta coppia indissolubile. Se strategia convo-
ca originariamente la distribuzione nello spazio, da La prima e principale considerazione riguarda la
un punto di vista di sorvolo, agenda riguarda solo e fase in cui ci troviamo: la fase neoliberale che in-
soltanto la temporalit, lordine delle cose da fare, vestirebbe il globo, travalicando confini fisici e giu-
nella loro successione e ordinamento gerarchico in ridici, tuttaltro che un fenomeno esclusivamente
priorit. geografico, spaziale. Non inganni la capacit di de-
clinarsi a seconda dei contesti, la pluralit di forme
Tuttavia, i termini non sono in rapporto n di line- del locale la natura multiscalare dei provvedi-
are progressione lagenda sarebbe la logica con- menti, dei processi, delle rappresentazioni (Sassen
tingente dellazione, una volta maturata la consape- 2008: 17; Brenner 2004) non implica il compito
volezza dellimpossibilit del piano, della strategia; infinito e mai compiuto di una mappatura di fe-
n di lineare opposizione a una logica spaziale nomeni irriducibili ad unum. Come gi nelle pieghe
e prospettica centralizzata, subentrerebbe una di- del pensiero moderno, la pluralit non loppo-
namica temporale e multidirezionata, non preve- sto dellunit, bens la sua manifestazione. Non
dibile perch emergente da contesti e circostanze. a torto dunque si parla di una nuova ragione del
Insomma, non si tratta di mettere a confronto la mondo, che si dispiegherebbe in una moltitudine
logica politica moderna e la dinamica governamen- di rationes, regionali, locali, multilivello, senza per
tale postmoderna. questo rinunciare ad essere un paradigma dotato di
In effetti, se distribuissimo cos spazio e tempo, uniformit e consistenza, dotato di principi: dal-
moderno e postmoderno, non si potrebbero co- la concorrenza alla contabilizzazione dei processi
gliere i motivi per cui alla fine dellepoca del pen- umani, dal modello unico dei rapporti di scambio o
siero strategico si accompagnata lidea della fine contrattuali a quello dellinteresse individuale (Dar-
delle grandi storie, la fine della Storia (Lyotard dot, Laval 2013). In breve, la disseminazione delle
1985; Fukuyama 1991) dimensione temporale forme non esclude la possibilit di individuare un
dellagire umano per eccellenza e come al suben- orientamento nello svolgimento di tali manifesta-
tro dellagenda quale lemma politico, anzi quale cri- zioni.
terio organizzatore della pluralit delle policies, si
associata la cosiddetta svolta topologica (Lefebvre Capita anche che questa pluralit evochi esplicita-
2014; Harvey 2009; Warf, Arias 2009). mente la dimensione temporale: il tempo con-
vocato ogni volta che si tratta dellorientamento di
Per rendere conto del presente per non cadere azioni e rappresentazioni secondo un fine che ne
nellalternativa fittizia tra strategia-centralizza- accompagna lo sviluppo, oppure secondo un cri-
zione-ugualitarismo omologante, da una parte, terio, che ne imposta le linee di dispiegamento e le

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Editoriali

pregiudica pregiudica, alla lettera: imposta prelimi- rivoluzione che sia (Lwith 1963) ma che si ma-
narmente i criteri della valutazione degli esiti. Cos nifesta e si esercita, di volta in volta, a ogni nuova
da leggere la ricorrente formula implementazio- configurazione delle forze.
ne dei risultati attesi (Giardini 2015).
Ogni agire avrebbe dunque obiettivi specifici, ta- Ecco dunque una possibile spiegazione della con-
lora tanto specifici da formularsi alla stregua di figurazione attuale dei rapporti tra politica ed eco-
preferenze individuali. Obiettivi, non strategie, nomia. Non si tratterebbe tanto della fine della po-
secondo un rispetto della pluralit, cifra della de- litica statuale dei suoi interventi votati al pubblico
mocraticit liberale dei provvedimenti. Daltra par- interesse, miranti a un fine collettivo e omogeneo,
te, per, mission, vision, ma anche la stessa strategia, che si realizza nello spazio dello stato-nazione
intesa in senso spazio-temporale, sono lemmi uti- a favore dellavvento di un agire che si autorego-
lizzati nella logica dellagire imprenditoriale, senza la nellinterazione degli interessi individuali, che
che venga invocato il rispetto della libert degli processuale e spazialmente non delimitata. Piutto-
attori. Se la vision rievoca la sguardo prospettico, sto, la reciproca composizione, intersezione ed eli-
la mission si pone sul piano dei fini organizzatori, sione dei due campi del politico e delleconomico si
intesi nel senso normativo di principi e valori, che giocherebbe nella contesa sulle sequenze tra mezzi e fini.
impostano lagire di medio periodo e ne permetto- Il discernimento e il conflitto, dunque, insiste oggi
no la verifica, mentre la strategia organizza i mezzi sulla sequenza, spaziale e temporale, che connet-
in vista del conseguimento del fine. La logica go- te le azioni, le condizioni del loro svolgimento e
vernamentale contemporanea sarebbe dunque da realizzazione, e i criteri di orientamento e di valu-
intendersi non come limpossibilit del pensiero tazione del loro esito. Diventano cos intelligibili
e agire prospettico e finalizzato, bens come una composizioni altrimenti contraddittorie: leconomia
nuova figura dellorganizzazione mezzi-fini. sociale di mercato in cui lo Stato interviene, ancora
e di nuovo, ma per riconfigurare gli spazi nazionali
In effetti, allalba delle teorie liberali moderne, lu- del diritto pubblico in settori di relazioni di scam-
tile assurge a categoria antropologica fondamenta- bio; le politiche pubbliche, le politiche di quadro
le a caratterizzare quel che oggi viene nominato (le tanto evocate Riforme) esistono ancora, ma
come homo oeconomicus (Foucault 2007). Luti- orientate a una finalit che non pi quella della
le categoria eminentemente finalistica, si tratta di Costituzione postbellica, il fine non essendo il con-
agire in vista del conseguimento del massimo sod- seguimento di una cittadinanza sostanziale (art.3),
disfacimento individuale. Causa efficiente e finale bens la libert nel dare forma agli scambi mone-
insieme, che imposta linizio e si attesta al termine tari tra cittadini. Oppure, la cosiddetta democrazia
di un processo, lutile designa una teleologia imma- autoritaria in cui lo Stato mantiene il monopo-
nente al funzionamento dellindividuo. lio della forza che esercita entro i propri confini
Non vale altrettanto per la figura del pensiero po- nazionali ma nel quadro generale e transnazionale
litico che sta alla radice del termine governamen- di una selezione della popolazione titolare di citta-
talit? Il gubernum, il timone, quello strumento dinanza. O ancora, la diffusa imposizione dellAu-
nautico che permette di puntare alla destinazione tonomia agli enti pubblico-statuali che sostituisce
che s preliminarmente stabilita, concepita inten- i rapporti tra i diversi livelli dellamministrazione,
zionalmente, ma che viene ottenuta attraverso una orientati un tempo al fine ultimo della garanzia dei
serie di aggiustamenti, a seconda della singolarit diritti sociali fondamentali, con una orizzontalit
delle forze presenti: correnti, turbolenze, intempe- territorializzata, localizzata (vedi la riforma operata
rie, venti a favore. Un equilibrio dinamico tra virtus dal Ministero dei Beni Culturali come anche quel-
e fortuna, tra capacit di decisione e circostanze. Si la del Ministero dellUniversit e della Ricerca) e
tratta di una versione cosmologica dellarticolazio- che, insieme, accentra nuovamente i momenti della
ne continuativa tra tattica e strategia, dove il fine decisione e dellelaborazione dei criteri di giudizio
non ha la monumentalit e ultimativit del telos nel preliminare orientamento generale e nella valu-
punto omega del progresso umano, redenzione o tazione finale.

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Editoriali

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Shanghai, Putuo District, 2015. Foto di Piero Vio.

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Questioni

Ernesto DAlbergo
Le politiche oltre lo zeitgeist dimpresa

Cristina Bianchetti, appunto, ricerca, empirica e multidisciplinare.


Alessandro Balducci
(a cura di) La recensione di Irene Amadio pubblicata insieme
Competenza a questa riporta i termini fondamentali della di-
e rappresentanza scussione sviluppata nel volume, che non perci
Donzelli, Roma 2013 necessario elencare. Cosa riguardano, invece, gli ag-
pp. VI-108, 24 giornamenti possibili? In primo luogo le funzioni
svolte, nei processi politici che riguardano le citt,
dalle competenze, che appare pi produttivo decli-
nare al plurale, poich molteplici sono i loro focus
e gli attori che le producono e diffondono. E poi i
Competenza e rappresentanza un volume originale tempi, brevi o lunghi, che caratterizzano i proces-
che condensa in un formato agile e godibile spunti si di governo che le impiegano e i loro impatti. In
di riflessione preziosi: non solo per la qualit delle terzo luogo gli effetti di un vuoto, ben tematizzato
argomentazioni (parte delle quali del resto pro- nel volume, lasciato dalla politica e dai suoi vecchi
posta da maestri nelle rispettive discipline), ma an- attori e processi: i partiti, i rappresentanti eletti, le
che perch esse riguardano problemi centrali per amministrazioni e la partecipazione. In particolare,
lo sviluppo in chiave empirica delle conoscenze le imprese tendono a occupare parte di questo spa-
sulle citt come oggetto e ambiente della politica. zio vuoto anche offrendo competenze e saperi per
I principali concetti intorno ai quali si sviluppa il la strutturazione di processi politici e svolgendo cos
confronto si prestano infatti a essere ulteriormente un ruolo politico con modalit diverse dal passato.
sviluppati e operazionalizzati nellambito di una-
genda di ricerca multidisciplinare sui temi delle Competenze, tempo e azione pubblica
competenze e dei saperi nei processi politici, in Nellazione pubblica si combinano pi elementi:
particolare di quelli che riguardano le citt. Se ci oltre alle istituzioni, vi sono in primo luogo gli in-
fosse ancora bisogno di dimostrarlo, queste si con- teressi dei policy taker (e degli stessi policy maker), che
fermano laboratori in cui osservare lintreccio e le possono essere socialmente costruiti come prefe-
interdipendenze fra dimensioni della politica che le renze specifiche (private, settoriali, o territorialmen-
scienze sociali, per spiegarne strutture e processi, te circoscritte) o nei termini di interesse generale o
articolano in termini di policy, politics e polity. Anche verit pubblica (Secchi p. 44), quando riguardano
se in modo indiretto, tutti e tre i termini sono evo- qualcosa di pi della sommatoria delle aspettative
cati nella discussione che, pur essendosi svolta fra individuali in collettivit ampie (citt, nazioni, se
il 2011 e il 2012, resta largamente attuale. Tuttavia, non addirittura polity sovrannazionali, come nel caso
a testimonianza del combinarsi nei processi econo- dellUnione europea). Gli interessi non potrebbero
mici, culturali e politici di continuit e innovazioni cio essere nemmeno identificati senza sistemi co-
molto rapide, il dibattito pu giovarsi di qualche gnitivi e normativi, ossia idee che rendono possibile
aggiornamento, in particolare per tenere conto di formulare e legittimare, anche in nome dei diversi
trasformazioni che nel frattempo stanno propo- interessi, le agende (issue, finalit, obiettivi specifici) e
nendo evidenze nuove, relative proprio al rapporto le decisioni. Si pu capire meglio il ruolo svolto dalle
fra politica, politiche e competenza. A tali evidenze competenze e dalla rappresentanza e dai rispettivi
per ora pi facile riferire domande e prime ipo- attori specializzati mettendo a fuoco ci che acca-
tesi che risposte circostanziate. Per queste serve, de allintersezione di questi due elementi. La ragione

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stessa di esaminare congiuntamente competenza e o differentemente informati e per nulla responsa-


rappresentanza sta infatti nel loro intreccio recipro- bili quanto alle conseguenze della loro scelta (p.
co, al cui interno le competenze vanno oltre laiuta- 56).
re i policy maker a scegliere gli strumenti dellazione
pubblica, o a definirne gli obiettivi. Il loro ruolo Nel volume non viene denominata cos, ma questi
consiste anche nelloffrire interpretazioni, quadri di fenomeni di svuotamento della politica svuota-
riferimento, visioni di lungo periodo, dare un senso mento anche delle competenze, che in Italia i partiti
allazione (Balducci: 102). di massa creavano, o facendole crescere al loro inter-
Nel volume le caratteristiche e le relazioni in parte no, o favorendone listituzionalizzazione attraverso i
contraddittorie fra rappresentanza e competenze sistemi di azione delle policy del riformismo keynesia-
sono interpretate alla luce di una variabile, il tempo, no, in particolare negli anni sessanta (cfr. pp. 76-80;
che definisce orizzonti di senso fra loro solo par- Pizzorno p. 90) sono parte di una tendenza alla
zialmente simmetrici per i diversi attori implicati depoliticizzazione dei processi di governo contempo-
nelle politiche urbane (cfr. discussione pp. 59-64). ranei, di cui il passaggio dal principio di maggioran-
La politica, come ricorda Pizzorno, si inizialmen- za a quello di competenza solo una delle compo-
te fondata su una distinzione fra gli interessi in- nenti, anche se importante. Alle funzioni svolte dalle
determinati e non sintetizzabili degli elettori e la corti costituzionali nei casi di costituzioni rigide, dal
cosa giusta da fare per il bene della nazione che potere giudiziario, dalle autorit indipendenti e dagli
implicito vada considerato nel lungo periodo, un specialisti della comunicazione politica (Pizzorno
lungo andare che deve emergere dalla discussio- pp. 29-31; Secchi p. 39) necessario aggiungere non
ne del corpo ristretto formato dai rappresentanti solo gli episodici governi dei tecnici, ma anche le
(p. 21). Con lo sviluppo dei sistemi rappresentativi procedure tecnicizzate di supporto alla scelta politi-
questi ultimi hanno per evidenziato una difficile ca (ad esempio le tante forme di valutazione, ex post o
accountability nei confronti dei principali, se non ex ante, come lAnalisi di Impatto della Regolazione,
attraverso le ideologie e i programmi a lungo ter- obbligatoria in Italia per ogni legge da approvare).
mine dei partiti di massa, difficili per da sotto- Il ruolo svolto dalle competenze per importante
porre a giudizio, nota Pizzorno, sulla base sia del anche al di fuori delle procedure istituzionalizzate.
mandato rappresentativo, sia della loro attuazione Con le conoscenze su cui si basano e lautorevolez-
nel breve periodo. Lattuale leadership post-ideo- za che ne fonda la capacit di legittimare le scelte
logica, emersa con quello che alcuni considerano pubbliche, contribuiscono al policy making in modi
il superamento delle fratture sociali della societ diversi. Il tempo una variabile fondamentale per
industriale, ha riposto le distinzioni valoriali e capire non solo funzioni e contraddizioni della
identitarie e le strategie di lungo periodo. Il bre- politica rappresentativa, ma anche il ruolo delle
ve prevale. Prevale insieme al primato dei vinco- competenze, in questo caso specialmente degli ur-
li finanziari che mettono i policy maker nazionali e banisti. Esse portano nei processi di formulazione,
locali sullo stesso piano richiedendo compliance nei decisione (e anche implementazione e valutazione)
confronti degli imperativi di poteri esogeni, istitu- delle politiche molte cose, fra le quali la selezione,
zionali (organizzazioni intergovernative, Unione messa a punto e correzione di strumenti tecnici.
europea) ed economici (i cosiddetti mercati, os- Secondo Secchi (p. 38) le azioni indicate dagli ur-
sia gli attori della finanza, le agenzie di rating, etc.). banisti dipendono da ragioni tecniche e non ideo-
In queste condizioni si capisce perch le elezioni logiche, perch il primato spetta al dire cosa fare
divengano sempre pi un rito per confermare la subito. Si tratta di una responsabilit strumenta-
legittimit della classe politica, mentre i program- le, che non si colloca principalmente sul terre-
mi sono contrapposti in termini prevalentemente no dei valori e della conseguente definizione degli
simbolici (Pizzorno p. 28). La sovranit popolare obiettivi che il suo progetto si propone, quanto
per elezione diviene una finzione in cui intenzio- sul terreno delle tecniche, dei dispositivi analitici e
ni, programmi e impegni dei candidati sono esposti progettuali che vengono proposti per affrontare e
attraverso menzogne al giudizio di cittadini poco risolvere una serie assai variegata di problemi rela-

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tivi al progetto della citt (Secchi p. 96). degli expert citizen, che pu determinarsi negli spazi
Questo un aspetto importante, ma forse non , o di interazione sociale in cui si formano cittadinanza
non pi, il principale. Da un lato la strumentali- e sfera pubblica (Crosta pp. 47-54), come i processi
t potrebbe essere apparente o non di importanza partecipativi e in particolare deliberativi, rivela di
secondaria, come emerge da studi sulla densit va- essere stata sovrastimata nei due ultimi decenni.
loriale degli strumenti e delle tecniche di policy (La- Molte attese che hanno accompagnato le pratiche
scoumes, Le Gals). Da un altro, come notato nel partecipative e deliberative, pi volte menzionate
libro stesso da Balducci, a coloro che occupano le nel volume, sembrano destituite di fondamen-
posizioni formali di decisori che sappiamo esse- to. Oggi ne appare pi chiara la complementarit
re molteplici nei sistemi di governance multiscalari nei (ossia il riempire i vuoti lasciati) non tanto con la
quali si fanno oggi le politiche (anche) urbane le democrazia rappresentativa in cui del resto di
competenze danno indicazioni non solo sui mezzi, rappresentativit rimane solo unombra, o unallu-
ma anche sui fini dellazione pubblica, indicandone sione in sistemi elettorali diversi dal proporziona-
la razionalit e legittimandoli attraverso la bont le, o che lo correggono con premi e/o soglie di
universalmente accettata di processi di policy know- sbarramento finalizzate a compattare coalizioni e
ledge-based ed evidence-based. In altri termini, chiamata maggioranze e rappresentanze eccentriche rispet-
dalla politica a indicare visioni di lungo periodo per to a valori e interessi predominanti quanto con
le citt e a legittimarle (Bianchetti p. 87), lurbanistica la post-democrazia (Crouch). Un po perch lo
costruisce orizzonti di senso nel lungo periodo per spiazzamento di questi piccoli fenomeni (Pizzor-
le azioni immediate. Questi quadri di riferimento no p. 92) rispetto a issue e poste in gioco davve-
ambientati nel futuro, che spesso prendono la forma ro importanti dello sviluppo urbano contribuisce
di una definizione dellinteresse generale in forma di a fare spesso della partecipazione un tipico caso
verit pubblica, sono ancora ingrediente necessario di impostura non poi cos diverso da quella elet-
nei processi di policy contemporanei. Sono anzi merce torale, in cui la vera ragione del voto legata a
come vedremo in senso non solo metaforico, ma una ricerca di tranquillit in fasi problematiche da
anche letterale sempre pi richiesta, poich offro- parte delle lite (Pizzorno pp. 86-87). Un po per-
no risposte a domande cui la politica, a causa delle ch lo stesso ruolo delle competenze scientifiche
trasformazioni che abbiamo visto, sa rispondere e/o professionali pu rivelarsi, anche in questi casi,
sempre meno. I vuoti per vengono riempiti solo quantomeno ambivalente.
in parte dallurbanistica, cui pure la politica richiede In diverse pratiche partecipative le competenze
prefigurazioni e idee aderendo apparentemente svolgono un ruolo importante e possono contri-
alla necessit di riflettere sul tempo lungo (Secchi buire a fare della deliberazione una situazione nella
pp. 60-62), ma facendo convivere queste prospezio- quale vince il pi furbo, il pi logico, colui che ha
ni con una citt che pi funzionale se dura poco, maggiori capacit retoriche (Pizzorno p. 94). A ti-
una citt delluso temporaneo che ha pi chance di tolo di esempio: chi scrive ha curato nellinverno
essere decisa da chi la usa (Crosta p. 63). 2015, soprattutto con finalit didattiche per i suoi
studenti magistrali, una pratica partecipativa pro-
La scena dei produttori e dettaglianti di competen- mossa da un Municipio di Roma Capitale, avente
ze sempre pi occupata da altri attori, alcuni dei per oggetto il futuro dello spazio urbano circostan-
quali sono o aspirano a esserne i nuovi protagoni- te la nuova stazione Tiburtina dopo la demolizio-
sti, mentre altri scivolano nel ruolo di comprima- ne della Tangenziale Est, attesa e rivendicata da
ri. In particolare, declina limportanza degli attori tempo da molti abitanti della zona (ma non tutti).
pubblici che si vorrebbero portatori o elaboratori Il dato forse pi importante di questa breve ma in-
di interessi generali: non solo i partiti politici, ma teressante esperienza consistito nel ruolo svolto
anche universit e centri di ricerca statali e tecno- da associazioni e comitati di cittadini da tempo at-
strutture amministrative. Anche la produzione di tivi su questo tema, ciascuno con le sue preferenze
visioni e competenze dal basso da parte della esogene a questo processo partecipativo, maturate
societ civile organizzata, dei movimenti sociali o in precedenti, talvolta ricche e dense, interazioni

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sociali. A ostacolare una potenziale natura delibe- neo-corporative, lobbying, finanziamenti illeciti o
rativa degli incontri fra cittadini, strutturati su ta- legali alla politica), n su scala locale. Altrimenti
voli tematici centrati su poste in gioco, obiettivi non sarebbe stato necessario nel tempo teorizzare
della trasformazione urbana e loro fattibilit, non e analizzare neo-corporativismo, governance, meta-go-
stata tanto una rigidit delle preferenze preesistenti vernance e regimi urbani, con i loro rispettivi succes-
dovuta a interessi specifici, localistici o privatistici, si e fallimenti. una stagione gi passata quella del-
quanto la loro elaborazione e argomentazione da la governance? Almeno in parte forse s. Si era avviata
parte di e attraverso le competenze. A differenza contestualmente allorientamento delle politiche
dei casi in cui un professionista mandato via da pubbliche al mercato, quando si sono poste le con-
abitanti che mal digeriscono soluzioni di trasfor- dizioni per forme di coinvolgimento delle imprese
mazione urbana preconfezionate come quello ci- nei processi che producono regolazioni pubbliche
tato da vari interventi nel volume stavolta emer- finalizzate soprattutto a rendere possibili vantaggi
sa pi che altro la tendenza di soggetti collettivi competitivi e ad assicurare gli spazi di dipendenza
in parte in competizione fra loro ad appropriarsi da quelle risorse locali (Cox) che non sono sosti-
della discussione attraverso la competenza tecnica, tuibili attraverso de-rilocalizzazioni. Una variet di
in particolare di architetti e ingegneri. Questo la- modelli di governance urbana, in particolare, stata
scia poco spazio allexpert citizen, anchesso pi vol- ideata per pensare e organizzare linclusione degli
te evocato nel libro, che non sia expert tout court interessi economici, soprattutto per iniziativa degli
e riduce anche i margini per poterlo diventare nel attori politici, nei processi di produzione coopera-
corso dellinterazione partecipativa. Il contrario, tiva di azioni pubbliche per lo sviluppo. Strumenti
apparentemente, dellautonomia della decisione riconoscibili anche nellesperienza italiana, fondati
dalla competenza tecnica associata nel volume (es. sullincentivazione di azione collettiva e la condi-
Bianchetti p. 7) ad alcune forme di partecipazione visione di visioni fra imprese e policy maker, sono
di cittadini. stati la pianificazione strategica, i patti territoriali
e le partnership pubblico-privato. In particolare
Le competenze e il nuovo ruolo politico delle nella prima gi visibile un effetto performativo e
imprese di isomorfismo esercitato nei confronti del settore
Se si cerca di capire cosa c di nuovo nelle forme pubblico e di varie forme di organizzazione sociale
in cui le competenze influenzano la costruzione dalla cultura imprenditoriale e manageriale, con la
delle politiche urbane emerge il protagonismo di rappresentazione delle citt come attori collettivi
un tipo di attori evocato ma non messo a fuoco (P. Le Gals) alla ricerca di vision, capaci di cal-
nella discussione del libro, anche quando viene colare costi e benefici, valutare rischi, opportunit,
presupposto un sistema di azione pi articolato punti di forza e debolezza, orientamento alla com-
di un rapporto a tre: politici, tecnici e soggetti co- petizione e alla partnership, etc. Proprio come le
muni (Crosta p. 88). Si tratta di quella che nella imprese. La recente imposizione per legge (legge
discussione qui commentata talvolta definita la Delrio del 2014) della pianificazione strategica alle
propriet, ossia gli interessi economici. Insieme Citt metropolitane italiane un esempio dellap-
alla tecnicizzazione dei processi di governo, lo spo- plicazione normativa di un modello di azione fina-
stamento di poteri da attori e luoghi della politica lizzato a produrre ambienti urbani pi sicuri per
verso attori e istituzioni delleconomia una se- strategie di impresa non solo di breve, ma anche
conda faccia della depoliticizzazione. Una sua terza di medio e lungo periodo attraverso policy svilup-
faccia specifica consiste nelle nuove caratteristiche pate da un soggetto che , o cerca almeno di essere
assunte da una politicizzazione delle imprese in collettivo, emulando le imprese. Proprio questo
cui le competenze svolgono un ruolo peculiare e effetto per destinato a intensificarsi nellattuale
originale. Ovviamente, che le imprese si preoccu- periodo di innovazione.
pino di influenzare le decisioni politiche da cui di-
pendono le caratteristiche del loro ambiente non Cosa c di nuovo a questo proposito nei pi re-
cosa nuova, n su scala nazionale (concertazioni centi sviluppi delle politiche urbane? Per quanto

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qui ci interessa, emerge il ruolo svolto da saperi cale e globale. Nelle partnership privato-pubblico a
applicati e competenze annidati soprattutto nelle im- tal fine necessarie la componente cognitiva della le-
prese nellorientare le azioni pubbliche al costruire adership nelle reti di governance territoriale fondata
le citt come ambiente strategico nel contesto della cio sulla competenza si sposta pi decisamente
globalizzazione e della crisi economica e finanzia- dai versanti del governo politico rappresentativo
ria, attraverso nuovi modelli cognitivi e normativi. o dellaccademia a quello delle imprese. Ad esem-
Una generazione di strumenti di poco pi anziana pio, nella Smart City queste forniscono hardware,
delle politiche urbane orientate al mercato come software e modelli di gestione strategica di diretta
city marketing, branding, pianificazione strategica, etc. derivazione manageriale non solo per affrontare
proprio quando in Italia si vanno affermando e singoli problemi individuali e collettivi, ma anche
diventano in parte imperativi fissati dalla legge per legittimare la policy e per coordinare i processi
rivela il bisogno di essere aggiornata attraverso il di ottimizzazione delle risorse locali e lassegnazio-
riferimento a immaginari e knowledge brand (Jes- ne di fondi comunitari. Una funzione tipicamente
sop) che stanno gi compiendo la metamorfosi da politica.
idee innovative di rottura a modelli in fase iniziale
di istituzionalizzazione nelle politiche. In tutte e tre queste strategie, consenso e legitti-
Prendiamo in considerazione tre strategie di in- mazione sono ricercati attraverso il riferimento a
novazione nelle politiche territoriali fra loro com- sistemi di significato le cui componenti cognitive
plementari, espresse da altrettanti immaginari: il (conoscenze, credenze causali, teorie in azione)
paradigma Smart City, lInnovazione Sociale e e normative (valori, norme) sono da un lato le-
lEconomia della Funzionalit (o di servizio) spe- gittimate da guru intellettuali di fama mondiale
rimentata in Francia e gi oggetto di policy transfer e adattate ai mercati locali da imprese (di consu-
che, per combattere lobsolescenza programmata lenza e non), da un altro lato sono riconosciute
dei prodotti industriali, mira alla sostituzione della e istituzionalizzate in pratiche e indirizzi di policy
vendita di beni con la vendita del loro uso. Il car sha- su scala transnazionale e nazionale. La definizio-
ring privato, ad esempio. Questi orientamenti fanno ne di cosa fare per affrontare questioni collettive
intravedere la transizione a una nuova stagione di basata su rappresentazioni di societ desiderabile
innovazione nelle policy urbane, in cui le relazioni (smart, sostenibile, solidale) e su soluzioni solo
fra mercato e politica vanno oltre la governance del apparentemente tecniche, la cui inevitabilit e ta-
passato recente, tendenzialmente centrata (almeno ken-for-grantedness risiedono nellessere manifesta-
in Italia) sugli attori pubblici. mente razionali e preferibili a modelli inefficaci e
Il ruolo delle imprese in particolare di quelle pro- fonti di spreco di risorse. Assumendo la responsa-
duttrici di beni e servizi per le quali il luogo ritorna bilit di produrre e soprattutto ideare regolazione,
centrale nel creare le condizioni anche extra-eco- le imprese divengono cos diretti protagonisti dei
nomiche dei processi di crescita diviene pi proat- processi di trasformazione della funzione politica,
tivo ed evidenzia modalit di svolgimento di una poich svolgono un ruolo non solo di supporto o
funzione politica diverse dal passato. Le imprese complementare allo Stato, ma anche sostitutivo,
pi capaci di innovazione ricercano e coltivano nei pur essendo prive di legittimazione elettorale.
luoghi nuovi mercati e li assicurano attraverso re- Gli urbanisti, agendo da accademici e/o da profes-
lazioni con le societ e i sistemi di governo locale e sionisti, continuano quindi a fornire alle politiche
nelle agende urbane di scala pi ampia. Al loro in- e alla politica della citt elementi di competenza
terno le imprese prendono liniziativa di sviluppare tecnica e visioni, ma sono meno soli. Non sono
una specifica capacit ideazionale, finalizzata a pro- tanto discipline sociali a fare loro concorrenza,
durre regolazioni locali adatte per costruire da un quanto altri portatori di saperi. Applicati s, ma in-
lato innovazione e vantaggi competitivi, dallaltro trisi di visione e ideologia. Nel contesto di policy
consenso e legittimazione per le policy, attraverso orientate sempre pi al mercato, alimentate di uno
prospettive plausibili di soluzione a problemi delle zeitgeist in cui gli orizzonti di senso dellazione indi-
collettivit territoriali, anche collegando le scale lo- viduale e collettiva sono dominati dalla razionalit

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dimpresa, a introdurre nel policy making credenze per affrontare questa difficolt. Ridurre la com-
ed evidenze vincenti non pu che essere la cultu- plessit attraverso immaginari win-win costituisce
ra economica e, in particolare, quella aziendalista. una mediazione originale fra tempi brevi e lunghi
La valorizzazione delle competenze attraverso la dellazione collettiva, interessi generali e privati, cit-
produzione di modelli che indicano e legittimano tadinanza e profitti. In questo modo si alimenta la
fini, oltre che mezzi tecnici, non per neutrale depoliticizzazione del governo con nuove forme di
rispetto agli interessi. Il primato in questa fase lo politicizzazione degli attori di mercato, che si pro-
hanno quelli delle imprese, ma la funzionalit ege- pongono come capaci di risolvere anche problemi
monica degli immaginari prodotti da questa cultura sociali.
risiede anche nella capacit di coniugare in modo
apparentemente non solo compatibile, ma anche Per concludere
coerente, gli interessi del business con preoccupa- Non si pu non notare che vi sono molte opportu-
zioni di altro tipo, fra cui sono particolarmente im- nit in questa tendenza, ma anche dei rischi. Come
portanti quelle ambientali e sociali. Le policy sono discernere e valutarli dipende naturalmente anche
presentate e legittimate come finalizzate a interessi dai punti di vista, i quali hanno a che fare sia con gli
pi generali delle collettivit territoriali, tendenzial- interessi, sia con i valori, anche per chi studia questi
mente riclassificate in comunit. In questo modo processi. Mentre Pizzorno (p. 55) nel replicare ai
diviene possibile ricondurre allinterno di orizzonti commenti fa notare le differenze fra la spiegazio-
di senso compatibili con le esigenze del business an- ne dei fenomeni e le sue conseguenze operative,
che alcune domande precedentemente formulate giusto infatti sottolineare che la competenza e
dalla societ civile (ad esempio ambientalismo, il suo ruolo sociale hanno implicazioni non solo
protezione del territorio, preoccupazioni di equi- conoscitive, ma etiche e politiche (Bianchetti p. 6).
t sociale). Cambia il frame, per: le questioni sono E questo vale anche al momento di studiare queste
di interesse collettivo perch ridefinite anzitutto implicazioni. Come valutare, allora, il fatto che il
come fattori della competitivit urbana. Lelenco ruolo delle imprese e delle competenze sviluppate
sarebbe lungo: ad esempio, istruzione e manodo- al loro interno pu (e tende a) sopravanzare quel-
pera qualificata, sicurezza, ambiente e sua riprodu- lo della politica e delle competenze accademiche
zione, patrimonio e vitalit culturali delle citt, fra e professionali (nel nostro caso lurbanistica) nel
altri possibili oggetti di diritti sono riclassificati in definire interesse generale e verit pubblica
asset di produttivit, attrattivit, vantaggi competiti- (Secchi: 44)? Si tratta di un modo aggiornato in cui
vi dei luoghi che alla lunga non possono non avere le relazioni di dominio tornano a mascherarsi da
effetti trickle-down. imperativi funzionali (Bianchetti p. 3)? Di fron-
perlomeno da verificare, insomma, lattualit te a questo, analizzare i processi politici tenendo
dellaffermazione contenuta nel volume secondo fra parentesi linevitabilit dellistituzione elettorale
la quale nel sistema rappresentativo la pressione come definitoria del sistema democratico pu es-
della propriet agisce in maniera solo indiretta sul sere necessario non solo o non tanto per spiegare
potere sociale: o favorendo la formazione della quali sono le funzioni reali di unistituzione quale
competenza in chi in grado di pagarsela; o agen- quella elettorale (Pizzorno p. 56), ma soprattutto
do in modi illegali sul potere politico rappresen- per capire come funzionano le cose (le scelte pub-
tativo attraverso la corruzione (Pizzorno p. 17). bliche, il potere) nei sistemi di governo post-de-
Se a complicare le cose per le policy il rapporto mocratici e depoliticizzati che accolgono la nuova
irrisolto fra la complessit delle sfide e i calcoli e politicizzazione delle imprese. Nelle citt contem-
tempi lunghi delle risposte necessarie da un lato, poranee, ad esempio, si potrebbe ulteriormente
e dallaltro la semplificazione e i tempi brevi della radicalizzare la privatizzazione del governo, come
politica (Balducci p. 100), ci che le competenze nella Privatopia, forma di auto-regolazione priva-
alimentate dalle imprese, se non annidate al loro ta di spazi urbani esclusivi (McKenzie) che, quando
interno, propongono attraverso gli immaginari di si diffonde, sembra ben vista dai governi.
cui sono stati dati degli esempi anche un modo Su questo nuovo modo delle imprese di svolgere

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Questioni

un ruolo politico, che sembra andare oltre le par-


tnership pubblico-privato e il coinvolgimento nel-
Scheda: Competenza e
la governance urbana, al momento possibile a chi
scrive proporre solo unipotesi, ancora generica, da
rappresentanza
controllare attraverso il monitoraggio delle policy di Irene Amadio
urbane contemporanee, condotte su diverse scale.
Il programma di ricerca che ne pu derivare po- Le continue trasformazioni che hanno caratteriz-
trebbe utilmente assumere una prospettiva diacro- zato la citt contemporanea, una realt sempre pi
nica, mettendo a fuoco la distanza che intercorre stratificata e altamente contraddittoria (p. 6), im-
fra la condizione attuale e quella dei decenni che pongono una rinnovata riflessione sul complesso
lhanno preceduta (Bianchetti: 10). Con lavver- rapporto tra la fase della decisione e quella della
tenza che la rapidit delle trasformazioni rende pi conoscenza nonch sul fragile equilibrio tra il mo-
brevi anche le periodizzazioni. Peraltro, se nei po- mento della competenza e quello della rappresen-
chi anni intercorsi dalla discussione qui commen- tanza. Partendo da tali presupposti, Competenza e
tata alcune cose appaiono gi cambiate, c anche il rappresentanza si propone di analizzare in che modo
rischio che gli stessi conformismi che normalmen- le competenze tecniche prioritariamente di archi-
te accompagnano la diffusione dei modelli cogniti- tetti e pianificatori agiscano sulla trasformazione
vi e normativi a supporto delle policy non facciano urbana e politica. Il testo, frutto di una consistente
in tempo a invecchiare, assediati da nuovi che gi discussione degli autori (iniziata a Torino in occa-
ne prendono il posto. sione della XIV conferenza della Societ Italiana
degli Urbanisti), d voce a insoddisfazioni, pone
Riferimenti bibliografici interrogativi sullo scenario urbano contemporaneo
Cox K.R. (1998), Spaces of dependence, spaces e, soprattutto, auspica la necessit di ricostituire un
of engagement and the politics of scale, or: concreto dialogo tra urbanistica e sociologia.
looking for local politics, in Political Geography, Nella parte iniziale riportata la lectio magistra-
no. 17, vol. 1, pp. 1-23. lis svoltasi durante la SIU in cui Alessandro
Crouch C. (2009), Postdemocrazia, Laterza, Bari-Ro- Pizzorno analizza, appunto, i nessi tra competenza e
ma. rappresentanza1. Due vie che conducono lindividuo,
Lascoumes P., Le Gal P. (2004), Gli strumenti per in un regime di democrazia rappresentativa, al pro-
governare, Bruno Mondadori, Milano. cesso di decisione. Da qui un importante interro-
Le Gals P. (2006), Le citt europee. Societ urbane, gativo: quand che i rappresentanti (gli eletti) ini-
globalizzazione, governo locale, Il Mulino, Bologna. ziano a tenere meno in considerazione gli interessi
McKenzie E. (2011), Beyond Privatopia. Rethinking dei mandanti (gli elettori)? Risposta: quando lunica
residential private government, The Urban Institute competenza diventa quella di saper creare maggio-
Press, Washington. ranze. una maggioranza, unentit numerica di
Sum N.L., Jessop B. (2013), Towards a Cultural Po- non esperti, che sceglie tramite latto elettorale un
litica Economy. Putting Culture in its Place in Po- rappresentante. In tal senso la scelta non avviene
litical Economy, Edwar Elgar, Cheltenham UK sulla base di un giudizio di competenza. E allora,
Northampton MA-USA. possibile introdurre il principio di competenza nelle
istituzioni?
A questo interrogativo Pizzorno risponde con
alcuni casi recuperati dal passato2 aprendo un
lungo dibattito cui partecipano tre urbanisti: Cristi-
1 Pizzorno definisce competenza la capacit manuale o
intellettuale nella produzione di risorse e rappresentanza
la capacit di mobilitare il consenso.
2 Pizzorno riporta tre esempi: lintroduzione delle costi-
tuzioni rigide, i test di competenza nel potere giudiziario,
le Agencies o Indipendent Commissions.

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Questioni

na Bianchetti, Pier Luigi Crosta e Bernardo Secchi. (p. 86) e per far ci Secchi suggerisce di ripensare
Tutti, anche se ognuno a suo modo, convengono il concetto di mostra, intesa come esposizione di
nellindividuare due tendenze generali nella nostra idee, in veste di atto politico: un vero e proprio
societ: da un lato lemergere di consulenze tec- dispositivo decisionale capace di coinvolgere con-
niche richieste dai gruppi di governo; dallaltro lo temporaneamente politico, tecnico e cittadino.
scomparire di competenze nel meccanismo di co-
struzione della rappresentanza. Tali riflessioni arricchiscono il dibattito sul rappor-
La prima significativa nel dimostrare che se i to tra competenza e rappresentanza che ha preso
planners, per ragioni tecniche, costruiscono visioni forma a partire dal secondo dopoguerra e che dura
di lungo periodo, anche i politici (in alcuni inediti fino a oggi, e sul quale occorre fare qualche rifles-
casi come Parigi, Bruxelles, Mosca ecc.) iniziano sione.
a interrogarsi sul futuro della citt. Cominciano a Nel 1948 viene costituito Il Centro Nazionale di
comprendere come la citt odierna sia chiamata a Prevenzione e Difesa Sociale (CNPDS), con il fine
far fronte a pi tematiche non risolvibili nel bre- di studiare i problemi emergenti dal contesto so-
ve termine: mobilit, ambiente, giustizia spaziale ciale e attivare un sistema di prevenzione e difesa,
(Secchi 2013). Problemi e bisogni di ogni cittadi- per una crescita culturale e civile della societ italia-
no, assimilabili a diritti di cittadinanza, riscrivono na. Un centro che vede impegnate forze politiche
oggi profondamente lo spazio urbano e vanno af- e intellettuali, questi ultimi ritenuti decisivi per una
frontati per ridefinire il diritto allabitare nella citt. modernizzazione del Paese. un forte ricono-
Una nuova citt: fissa (che dura nel tempo) o mobile scimento delle competenze tecniche mutuato poi
(temporanea)? Ma poi la struttura o il significato dallIlses, che pur avendo vita relativamente breve
simbolico a durare? Quesiti inevitabilmente ancora (1960-1975) riusc a essere uno dei pi importan-
aperti in unepoca dai veloci mutamenti come quel- ti esperimenti del riformismo italiano. Un istituto
la contemporanea3. ispirato alle grandi ricerche in materia di sociologia
La seconda tendenza invece, sullo sfondo del de- urbana di matrice americana, della scuola di Chica-
clino dei partiti di massa, vede un allontanamento go, determinato a porre la citt sotto osservazio-
della competenza dalla politica: un legame, questo, ne, con lo scopo di elaborare informazioni utili da
caro al riformismo italiano degli anni 60, testimo- mettere a disposizione dellamministratore pubbli-
niato dagli stessi autori (Pizzorno, Secchi e Crosta) co. In quegli anni, se cerano studiosi che facevano
allora impegnati presso lIstituto Lombardo per gli ricerche in rapporto con la politica, testimonianza
Studi Economici e Sociali (Ilses). In questo qua- di un impegno civile del tecnico (Balbo et al. 1975),
dro, ci che emerge il riarticolarsi del rapporto tra al tempo stesso esistevano anche partiti intenzio-
cittadini e autorit pubblica. Nascono nuovi mo- nati ad addestrare individui competenti allinterno
delli di influenza e costruzione di processi politici. del gruppo.4
Oggi, in quella che Bianchetti chiama ipertrofia Quel che accade oggi un qualcosa di molto di-
della conoscenza (p. 68), in cui pare aumentare lo verso. Non esiste il tipo di dialogo tra competen-
scarto tra ci che il sapere tecnico conosce e ci te e politico a cui prima si aspirava, anzi si tende
che messo in grado di fare, la partecipazione dei sempre pi a separare le due figure e a introdurne
cittadini sembra essere il mezzo per perfezionare e unaltra: il cittadino. Gruppi di persone usano le
trasformare collettivamente la conoscenza in azio- proprie conoscenze diffuse, la propria intelligenza
ne (Salais 2009). Ma in un tempo in cui va in crisi il collettiva per formare movimento (Bobbio 2013),
rapporto di identificazione con la citt, questo giu- proponendo in tal modo una ridefinizione della
dizio morale insieme al giudizio competente pu competenza. Fenomeni nuovi stanno nascendo: si
funzionare? Per avere una risposta in tale direzione assiste a un ribaltamento per cui il gruppo di in-
occorre prima cercare di comprendere come so- teresse a voler conquistare una forma di rappresen-
stiene Crosta cosa della citt importa alla gente
3 Sulle continue trasformazioni della societ contempo- 4 Il partito, come lo voleva Togliatti, era unorganizza-
ranea cfr. Bauman (2000). zione tesa a produrre anche competenza (p. 90).

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Questioni

tanza.5 Se negli anni 60 era chiara la penetrazione nel politico) deve essere messa in dubbio. E pro-
della competenza nella politica (p. 76) ora ci che babilmente il distacco creatosi tra i due dovuto a
emerge la penetrazione del cittadino (nel ruolo di colpe di entrambi. Adesso, entrambi sono chiamati
expert citizen, di cui parla Crosta) e delle sue volont a nuove sfide, partecipando al gioco dellarena nelle
nei processi di decisione. vesti di moderatori in un dibattito allargato con i
Siamo evidentemente coinvolti in un periodo di cittadini.
mutamento, nel quale si cercano di trovare e per- Il libro, comera del resto prevedibile dalla non
correre vie alternative6 alla crisi della democrazia sistematicit dei diversi contributi, non prevede
rappresentativa. Nellultimo decennio hanno avuto una conclusione (se non una breve postfazione
una crescente diffusione le pratiche che si rifanno di Balducci). Lo scopo che si propone quello di
ai principi della democrazia deliberativa7. In Italia, raccogliere una serie di interrogativi da cui aprire
ampie sono state le sperimentazioni, anche sulle delle finestre di riflessione. In un momento in cui
trasformazioni urbane; esperienze di partecipazio- la politica segue un processo di frammentazione,
ne non sempre efficaci (Bobbio 2013a) o talvolta linsieme degli scritti rivela rigorosamente come
addirittura inutili afferma Secchi che necessita- lurbanistica sia chiamata a nuove responsabilit.
no indubbiamente ancora di una rivisitazione. un invito a meditare sulla condizione attuale tenen-
In un territorio ormai espressione di una societ do in considerazione quella dei decenni precedenti;
di minoranze8 (Secchi 2000), lindividuazione delle unesortazione per gli urbanisti, per i progettisti di
domande diviene attivit assai problematica. Que- domani a prendere coscienza del loro ruolo, che
sta la situazione in cui sia i politici sia i tecnici non pu operare sullo spazio fisico senza occu-
pianificatori in particolare si ritrovano a dover parsi delle complesse relazioni che instaura con la
agire. E se il sistema di partiti sta cambiando for- societ.
ma, si sta pian piano sgretolando, forse in parte
dovuto allincapacit di dare risposte a tale molte- Riferimenti bibliografici
plicit di richieste. Ma il dare risposte compito Balbo L., Chiaretti G., Massironi G. (1975), Linfer-
solo dei rappresentanti? No. Anche gli urbanisti, ma scienza: tre saggi sulla istituzionalizzazione della
come Luigi Mazza sostiene (Mazza 1990), avreb- sociologia in Italia, Il Mulino, Bologna.
bero erroneamente sottovalutato i comportamenti Bauman Z. (2002), Modernit liquida, Laterza, Bari.
sociali aggravando il sistema di disuguaglianze an- Bobbio L. (2013), Democrazia dei cittadini e de-
zich attenuarlo. Per cui possiamo dire che anche mocrazia deliberativa, in Cosmopolis, vol. VIII,
la fiducia (assoluta) nel professionista (oltre che n. 1.
5 Sono gruppi che cercano di imporre la propria visione
Bobbio L. (a cura di, 2013a), La qualit della delibera-
a chi disposto a prendersela: io voglio questo! Tu sei zione, Carocci, Roma.
candidato sindaco, sei disposto a sostenermi? Si. Allora Burgess E.W., McKenzie R.D., Park R.E. (1967),
sei il mio rappresentante (p. 83). La citt, Comunit, Milano.
6 Su scala nazionale, gli ultimi eventi politici successivi Mazza L. (1990), Il suolo ineguale, in Urbanistica,
alla stesura del libro, come ad esempio lascesa del Movi- n. 98, pp. 7-18.
mento Cinque Stelle, fanno riflettere. Salais R. (2009), La democrazia deliberativa e le
7 La democrazia deliberativa si propone di rendere espli- sue basi informative: lezioni dallapproccio
citi i conflitti tra i cittadini offrendo loro gli strumenti delle Capacit, in Rivista delle Politiche Sociali, n.
per affrontarli direttamente, mediante apposite sedi del
confronto da costruire con la massima cura: nellindivi-
3, pp. 107-136.
duazione dei partecipanti, nellofferta del contradditorio, Secchi B. (2000), Prima lezione di urbanistica, Laterza,
nella conduzione dei processi e fin nellorganizzazione Bari.
dello spazio fisico (Bobbio 2013). Secchi B. (2013), La citt dei ricchi, la citt dei poveri,
8 Una societ in cui la collettivit sostituita da una plura- Laterza, Bari.
lit di attori singoli e divergenti che non aspirano a domi-
nare lintero corpo sociale, non perseguono ideologie, ma
basano i loro comportamenti sulla reciproca competizio-
ne per soddisfare i propri interessi (Secchi 2000).

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Kunming, Panlong district, 2013. Foto di Piero Vio.

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Questioni

Daniela Ciaffi
Fiducia, ma in che stato?
Partecipare o condividere
Massimo Morisi, Camilla do. Un buon esercizio pu essere quello di leggere,
Perrone (a cura di) subito dopo, la Teoria critica della partecipazione ela-
Giochi di potere. borata da Giulio Moini. Quasi una prova del nove,
Partecipazione, piani e dalla quale ogni lettore potr verificare il proprio
politiche territoriali livello di comprensione e convinzione rispetto alla
Utet, Torino 2013 prospettiva proposta da Giochi di potere. Si tratta in-
pp. 320, 21 fatti di un duro attacco, da parte di Moini, a proces-
si, piani e politiche urbani e territoriali partecipativi
proposti da chi ha responsabilit politiche e tec-
Giulio Moini niche. Laccusa di muoversi sui gradini pi bassi
Teoria critica della della scala di Arnstein (1969), dunque di mettere
partecipazione. in scena un coinvolgimento dei cittadini manipola-
Un approccio sociologico torio, terapeutico, irrisorio. Il lettore di entrambi i
FrancoAngeli, Milano 2012 testi si chieder inevitabilmente se davvero le espe-
pp. 192, 25,50 rienze descritte nel primo libro sono concessioni
puramente formali (Mannarini 2004: 66) o peggio
un rferntiel dei processi di neoliberalizzazione
(Moini 2012: 148), come il secondo libro sugge-
Alfredo Mela (a cura di) risce. Queste sono domande cui bisogna provare
La citt con-divisa. a dare una risposta non ideologica, soprattutto
Lo spazio pubblico quando il tema allordine del giorno quello messo
a Torino a fuoco dal libro curato da Alfredo Mela: La citt
FrancoAngeli, Milano 2014 con-divisa. Nel momento in cui amministratori pub-
pp. 176, 22 blici, associazioni e cittadini di tutta Italia non un
ristretto numero, ma decine di migliaia spingono
verso il paradigma dellamministrazione condivisa
(Ciaffi 2015), questi tre libri appaiono molto ap-
propriati a dare strumenti e metodi, a porsi doman-
de di fondo e a capire la propria collocazione anche
Dalla partecipazione alla condivisione confrontandosi con provocazioni teoriche ben co-
Proponiamo queste tre letture perch ci sembra struite e argomentate, oltre che con teorie basate
che il contesto italiano scientifico, tecnico, politi- su esperienze decennali come quelle della regione
co e sociale si stia sempre pi diffusamente muo- Toscana o della citt di Torino.
vendo verso la retorica della condivisione. Questa,
a sua volta, manda continui richiami alle teorie e Tre libri con tre diversi codici genetici
alle pratiche partecipative. Servono contenuti e Il testo curato da Mela e quello scritto da Moini
punti di vista, tanto teorici quanto pratici. sono inseriti in due collane FrancoAngeli dedicate
Leggendo il testo curato da Massimo Morisi e rispettivamente alla Sociologia urbana e rurale e
Camilla Perrone, Giochi di potere, si ha un ottimo alla Sociologia politica. Si presentano allaspetto
spaccato dellapproccio partecipativo sperimentato come libri fratelli ma hanno DNA diversissimi:
in Toscana nellultimo decennio. Non un libro il primo una raccolta di prospettive di studiosi
assertivo, e la mole di lavoro descritta lo rende soli- impegnati nello studio di luoghi urbani torinesi

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Questioni

nellambito di una ricerca nazionale su Spazi pub- 3. Sospendi il giudizio, in bilico tra la speranza della
blici, popolazioni mobili e processi di riorganizza- citt condivisa e le sue evidenti divisioni.
zione urbana; il secondo consiste in una teoria in- Non che i tre libri corrispondano ognuno a un pro-
terpretativa maturata dallautore. Nellintroduzione filo solo. Se li smontiamo troviamo in realt un mix
egli cita due ricerche condotte su processi parteci- delle tre tipologie in tutti e tre i libri. Due esempi.
pativi svolti a Roma tra il 2004 e il 2007 e ringrazia Primo: Luigi Mazza, soggetto del secondo tipo,
quattro amici e colleghi con cui si confrontato chiude Giochi di potere, libro fiducioso nella parteci-
negli anni. Mela raccoglie nella citt di Torino una pazione, scuotendo la testa in segno di disapprova-
dozzina di casi studio sulla con-divisione dello zione verso i lunghi percorsi analizzati criticamente
spazio a uso collettivo in una situazione che nel- in tutti gli altri capitoli del libro. Strano convitato,
la quarta di copertina definita come complessa e fuori posto ma a suo perfetto agio, lasciato a dire il
ambigua: il giudizio sospeso. Moini fa qualcosa di vero un po senza contraddittorio: per chi assiste a
molto diverso sferrando un affondo contro la par- questo siparietto da anni, nulla di nuovo, ma per i
tecipazione, che a partire dalle prime righe del libro lettori pi giovani tale chiusura rischia di non esse-
definisce con profonda insofferenza un revival, e re affatto chiarificatrice. Ed un peccato, perch in
nel quarto capitolo arriva ad additare come perico- altre parti questo senza dubbio un bel testo anche
losa risorsa della neoliberizzazione. dal punto di vista didattico: ad esempio nel secon-
Il codice genetico di Giochi di potere un ibrido: At- do capitolo Antonio Floridia dirigente regionale
traverso il racconto di casi e alcune riflessioni al delle Politiche per la partecipazione ricostruisce
margine, linsieme dei case studies affronta [] molti lelaborazione, lapprovazione e la difficile scom-
nodi rilevanti del rapporto tra istituzioni e comuni- messa della legge della Regione Toscana n. 69 del
t, rivisitando il nesso tra politiche pubbliche e par- 2007 tra democrazia partecipativa e rappresentati-
tecipazione (Morisi e Perrone 2013: XVI). Cambia va, proponendo una semplice matrice. Tale schema
anche il suo territorio di riferimento: la Toscana nasce dallesperienza tecnica vissuta in prima per-
di Prato, Firenze, Carrara, Ponte Buggianese e Ca- sona e da quella politica osservata da vicino, e pu
stelfranco di Sotto, dei municipi che cercano di fare essere una utile carta muta in cui chiedere a se stes-
sistema e di dire qualcosa ad altre regioni, a partire si, ma anche ad amministratori pubblici o studenti
dalla Puglia scelta come riferimento laboratoriale universitari, di ordinare quattro possibili tipologie
da Alberto Magnaghi nel nono capitolo. di processi a seconda dellalto o basso potenziale
conflittuale e dellalto o basso rilievo politico.
Cromosomi partecipativi e non Secondo esempio. Domande la Moini sono pre-
Mi scuseranno gli autori e i curatori dei tre libri senti anche nella curatela di Morisi e Perrone. A pa-
scelti per questa recensione incrociata se mi diver- gina 133, a conclusione del capitolo su Il conflitto
tir a proporre i loro lavori attraverso tre profili un della costa: Porto le mie idee a Carrara, scritto
po caricaturizzati. Della serie: dimmi cosa leggi in da Silvia Givone e Barbara Imbergamo, socie fon-
questi tre libri e ti dir che planner sei. evidente datrici della cooperativa Sociolab, sta una risposta
che i lettori hanno per parte loro una predisposi- controcorrente rispetto a una questione chiave:
zione cromosomica pi o meno compatibile con le ai cittadini gi organizzati serve la partecipazio-
informazioni genetiche dei libri scelti, riconducibi- ne strutturata? Lammissione delle autrici, a met
le in prima approssimazione al sentirsi pi o meno tra il profilo 1 e 3, che lesperienza del waterfront
vicini allapproccio partecipativo alla pianificazione carrarese sia stata debole in termini di efficacia ed
della citt e del territorio, e pi o meno attratti dalla efficienza del processo decisionale: contro le teorie
sharing city. Semplificando molto, le tipologie di let- di Fareri, Fisher, Della Porta. Nello stesso libro, nel
tori potrebbero essere tre: capitolo in cui descrive liter partecipativo per la
1. Il fiducioso: hai speranza nellapproccio parte- scelta del depuratore nel Padule, si ammette il []
cipativo, che trovi peraltro piuttosto consolidato. pullulare di town meeting, giurie deliberative, assem-
2. Al contrario: non ti convince proprio. Sei da for- blee infuocate e discussioni pubbliche (Morisi,
temente dubbioso a completamente sfiduciato. Pillon: 140).

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Questioni

to perch la ricerca di risposte alla crisi, enunciata


Il fiducioso: speranza nellapproccio parteci- allinizio del testo, non pu prescindere da scambi
pativo, peraltro piuttosto consolidato (inter)nazionali di teorie e pratiche. Passa invece, a
Al primo profilo corrisponde certo il libro a cura partire dalla quarta di copertina, il messaggio fasti-
di Morisi e Perrone, e alcuni capitoli contenuti al diosamente autocelebrativo di una regione che ha
suo interno pi di altri. Tra questi: il quarto, scritto lavorato per levoluzione della democrazia a scala
da Andrea Mariotto e Iolanda Romano, intitolato nazionale. I contenuti del libro non corrispondo-
Tra partecipazione e comunicazione: Apriamo no per a questa dichiarazione: chi lo legge non
la citt a Firenze; il sesto, di Massimo Morisi e vi trova una proposta politica alternativa allo sta-
Andrea Pillon, Acqua pulita nel Padule. La scelta to di fatto, come succede ad esempio nel dialogo
del depuratore a Ponte Buggianese e lottavo, di con Gustavo Zagrebelsky a chiusura di Cosa fare,
Matteo Robiglio, sul Paesaggio comune. Perch e come fare (Romano 2012). Ci che si sarebbe do-
come condividere il progetto di paesaggio con i cit- vuto mettere in evidenza, a partire forse anche dal
tadini. La matrice di Avventura Urbana evidente titolo, che la Toscana ha lavorato per tanti anni,
e uniforma lo stile dei testi attraverso quello stile di investendo tante risorse, su temi non facili, anzi,
sapore anglosassone secco e denso al tempo stesso. altamente conflittuali: questo, secondo chi scrive,
Piacevolissimo. Chi si cimentato con la pratica di il vero pezzo forte di Giochi di potere. Il filo rosso
processi di partecipazione dei cittadini alle trasfor- e prezioso che attraversa le quasi 300 pagine del
mazioni della citt e del territorio pu leggere tra le libro il rapporto tra partecipazione e conflitto. In
righe di questi capitoli la mole di lavoro, lingegne- tempi di dilagante (e benvenuta) retorica sul tema
ria e lintelligenza sociale necessarie, passo dopo della citt come luogo unico di condivisione, que-
passo. Ma queste fatiche sono taciute: il piglio sto un libro che effettivamente porta tanti con-
professionale, e lo scopo mettere a punto un me- tributi made in Toscana, terra dove anche di fronte
todo per far emergere diritti, responsabilit e op- ai conflitti si sperimentata la partecipazione con
portunit legati alla partecipazione, come afferma esiti alterni, ma iniziando a maturare quella cultura
Camilla Perrone gi nel titolo del primo capitolo. dellaccountability di cui parla Antonio Floridia nel
Per intenderci, il metodo arriva a puntualizzare la secondo capitolo. La speranza che si vada in que-
forma tonda o rettangolare dei tavoli attorno a cui i sta direzione consci che incontreremo conflitti e
partecipanti si siedono durante i workshop. Il letto- che non siamo senza strumenti.
re noter certo la differenza con i capitoli scritti da
Paba e Magnaghi, pi accademici non perch meno La partecipazione che non convince proprio:
operativi. Questi due autori fanno rispettivamente forti dubbi, sfiducia
i conti con il Piano strutturale di Prato e il Piano Estremamente aperto al mondo, colto e ricco di
paesaggistico della Regione Puglia. Pi accademi- citazioni internazionali il lavoro di Giulio Moini.
ci perch pi vicini alla tradizione di descrivere la Curiosamente nel testo vengono lasciate in lingua
complessit senza nessuna ansia di ridurla, piutto- originale lunghe citazioni in inglese, mentre quel-
sto parlando per figure: dalla metamorfosi della cit- le in altre lingue vengono tradotte, e certamente
t tessile alle immagini belle e brutte, ma sempre il lettore sente la fascinazione dellautore per la
eloquenti di mappe di comunit. Il messaggio di anglo-letteratura, particolarmente quella attenta
fondo del libro consiste in una complessiva valu- (anche un po ossessionata) alle trappole tese dal
tazione positiva degli sforzi compiuti in Toscana neoliberismo imperante: la tesi del libro che una
in direzione partecipativa da persone attive nelle di queste trappole attenzione attenzione sareb-
universit, nel governo del territorio, negli studi be proprio la partecipazione.
professionali e nelle societ cooperative che si oc- Ora, che nel panorama editoriale italiano mancas-
cupano di ideare e gestire processi partecipativi. In se un bel ragionamento sui limiti e le retoriche dei
effetti al libro manca una pur breve riflessione di processi partecipativi fuor di dubbio. Non tanto
raccordo tra il laboratorio toscano e il resto dIta- nella prospettiva della sociologia politica, ma in
lia, dEuropa e del mondo occidentale, soprattut- quella della sociologia urbana e dellurbanistica.

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Questioni

Questo un libro di sociologia politica, mentre di assumere posizioni antagonistiche e di resistenza


Ibidem una pubblicazione che ragiona sulla citt: nei confronti del neoliberismo (p. 145). Questo si
come dire, Moini gioca certamente fuori casa. Per dice nel terzo paragrafo del quarto capitolo, che
gli piace giudicare lapproccio partecipativo appli- tratta il tema dei mediatori, citando Stephen Gill e
cato a questioni urbanistiche, sul web ad esempio dicendo che proprio loro, i facilitatori partecipati-
possibile sentirlo parlare (male) di Electronic Town vi, sarebbero gli agenti del nemico, gli imbonitori
Meeting. Dunque chiaro che si tratta di una par- delle masse, gli inibitori dellintelligenza collettiva.
tita non mono-disciplinare affatto facile. Ci che Ma parlare di chi esercita il potere e chi resiste nel
stupisce che questo autore fa un gioco davvero nuovo ordine globale centrale rispetto allobietti-
strano, perch sceglie accuratamente autori parte- vo di capire le potenzialit e i rischi che comporta
cipativi (ad esempio cita il gruppo di Luigi Bob- la partecipazione dei cittadini alle trasformazioni
bio, Stefania Ravazzi, Gianfranco Pomatto) per della citt e del territorio? Anche Morisi e Perrone
estrarne chirurgicamente riflessioni critiche e pro- intitolano la loro curatela Giochi di potere, ma dubito
blematizzazioni emerse dal loro lavoro sul campo. che i mediatori-autori dei capitoli si riconoscano
, questa, unoperazione di de-contestualizzazione nel ruolo proposto da Moini, n che i cittadini
piuttosto pericolosa, perch chi non conosce Bob- che hanno partecipato ai processi da loro facilitati
bio e il suo gruppo chiude il libro pensando che li considerino il proprio peggior nemico. Questa
siano autori che hanno provato a curare processi interpretazione certamente forzata, ma trovare
partecipativi arrivando a concludere che [] nu- gli argomenti per saper ribattere, esperienza dopo
merose esperienze italiane evidenziano dei risultati esperienza, resta un ottimo esercizio e non pu che
sostanzialmente controversi in virt dei quali non rafforzare la nostra democrazia, a partire da quella
si pu univocamente affermare che le pratiche urbana.
partecipative dispieghino una reale capacit di em-
powerment (p. 29); chi non conosce Allegretti e Tra la speranza della citt condivisa e le sue
Sintomer penser che la massiccia proliferazione evidenti divisioni
di bilanci partecipativi in Europa (p. 16) sia stata Il terzo libro sposta lattenzione, come anticipava-
pi che altro utile a legittimare ci che legittimo mo, dalla partecipazione alla condivisione. Lo fa un
non ; chi non conosce Magnaghi penser che curatore, Alfredo Mela, che ha molto riflettuto su
uno studioso dei rischi dello sviluppo localistico stili di governo partecipativi e spinte dal basso; lo
(p. 53) e cos via. Chi scrive non conosce tutti gli fa in una citt, Torino, in cui linteresse per la par-
autori citati, ma molti s e molto bene: si tratta tecipazione prima e la condivisione poi accomuna
di studiosi che con equilibrio analizzano punti di un numero consistente di soggetti pubblici, privati
forza e di debolezza, opportunit e minacce della e del terzo settore. Il fuoco sullo spazio pubblico
partecipazione. Selezionare le loro riflessioni sui e lipotesi che esso continui a svolgere un ruolo
punti di debolezza e le minacce per portare acqua fondamentale nella citt contemporanea. Anche
al proprio mulino destruens, evitando con cura di questo un libro che non tralascia di studiare il
confrontarsi con i punti di forza e le opportunit conflitto, in particolare quello che deriva da modi
che gli stessi individuano nelle proprie riflessioni diversi e incompatibili di fruire dei luoghi ad uso
costruens, unoperazione non altrettanto collettivo. Quel trattino tra con e divisa messo
equilibrata. Sparare sulla partecipazione come nel titolo significa che lo spazio pubblico della citt
sparare sulla Croce rossa: chi la pratica, la studia , al tempo stesso, lelemento che accomuna e se-
e ci riflette sopra lo sa benissimo. Ma qui laccusa para le popolazioni urbane che (non) lo vivono. Il
non tanto sui disfunzionamenti o i limiti di lettore viene portato a spasso per la citt centrale
processi tesi a far evolvere la democrazia, quanto e nella sua periferia nord, di giorno e di notte, at-
sul fatto che i partecipativi contribuirebbero a traverso parchi, strade, piazze, luoghi gentrificati,
costruire quel new discourse of participation [ che] luoghi dei nuovi cittadini: San Salvario, Barriera
costituisce un tentativo sistematico di cooptare e di Milano, lungo il Po. Nel quarto capitolo Roberta
canalizzare le forze sociali potenzialmente in grado Novascone richiama la pratica delle case di quar-

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Questioni

tiere, luogo per tutti e spazio per ognuno, esami- vita pubblica in un numero ristretto di spazi chiu-
nandone due, nate entrambe dalla trasformazione si (p. 158). Un tema centrale che viene accennato,
di bagni pubblici: questo uno dei pochi passaggi pi che analizzato, quello della compresenza di
in cui il libro ragiona sulle ricadute in termini di attivit legali e non: adattamenti, mascherature e
condivisione dei processi partecipativi avviati alla convivenze che negli spazi pubblici delle nostre
fine degli anni novanta. Peccato. Manca anche, vi- citt fanno scendere i livelli di allarme, diminuire la
sto il titolo, a partire dallintroduzione, un excursus percezione del rischio, spostare la conflittualit su
bibliografico, seppur rapido, sulle teorie della con- altri piani. Lo spunto pi interessante sta nella que-
divisione applicate allo studio e allinterpretazione stione che riguarda il potenziale ruolo dello spazio
dei fenomeni urbani. pubblico come sfera di formazione di idee e opi-
Sarah Chiodi tenta un racconto fotografico per de- nioni, incubatore di civismo e democrazia: i luoghi
scrivere luso degli spazi verdi e da cappuccino, scelti da flash mob, guerrilla gardening e occupazioni,
lo shopping sotto i portici in bicicletta e i cortili ma anche le case di quartiere e ovunque si man-
delle case del quartiere. Roberto Albano propone tenga un senso di appartenenza al proprio gruppo
un metodo per classificare immagini e tipologia di aprendosi al tempo stesso al confronto. La grande
fruizione prevalente per fasce orarie e zone di fru- intuizione sociale, soprattutto in senso politico e
izione. Ma sono soprattutto le citazioni tratte dalle progettuale, contenuta in chiusura, nel passaggio
interviste a restituire in questi e altri capitoli la fre- verso quei processi di formazione di atteggiamen-
schezza della condivisione degli spazi, da un lato, e ti condivisi che in un momento successivo e con
la sua problematicit, dallaltro. Lanalisi empirica lintervento di altre mediazioni possono anche
c ed emerge: linterpretazione lascia modesta- consolidarsi in visioni comuni (Mela 2014: 162).
mente spazio allascolto.
Chiudono due capitoli molto ben scritti e ricchi Riferimenti bibliografici
di spunti per chi sta ragionando sulla condivisio- Arnstein S.R. (1969), A Ladder of Citizen Parti-
ne come nuovo paradigma, anche progettuale. Il cipation, in Journal of the American Institute of
primo si intitola Spazi residuali: prove di signifi- Planners, vol. 35, no. 4, pp. 216-24.
cazione nella citt di Torino ed scritto da Silvia Ciaffi D. (2015), Siamo in tanti, diversi e in tutta
Mazzucotelli Salice; il secondo, Trasformazioni Italia: la forza crescente dellamministrazione
urbane e riuso temporaneo: un caso a Barriera condivisa, in Labsus n. 24, http://www.labsus.
di Milano, di Giulia Marra. Gli spazi in questi org/2015/03/siamo-in-tanti-diversi-e-in-tut-
capitoli assumono quasi una personalit propria, ta-italia-la-forza-crescente-amministrazio-
cercano identit e diventano laboratori urbani me- ne-condivisa/
morabili, seppur temporanei, come nella mitica ma Mannarini T. (2004), Comunit e partecipazione. Pro-
gi dimenticata Variante Bunker. spettive psicosociali, FrancoAngeli, Milano.
Che c di nuovo nello spazio pubblico?, si chie-
de Mela in conclusione. Le risposte, particolari e
generali, rimandano a una crescente specializza-
zione dei luoghi. Nel centro storico cos come nei
quartieri (semi)periferici essi si differenziano e si
caratterizzano sempre pi, vengono puntualmen-
te colonizzati da specifici gruppi (ovviamente ri-
corrono esempi di non pacifica condivisione degli
spazi pubblici tra popolazioni indigene e straniere).
Sono sfatate alcune previsioni catastrofiche, tipo
un definitivo deperimento dello spazio pubblico o
una sua radicale trasformazione in senso totalmen-
te privatistico o la crescente preoccupazione per
la sicurezza [che] avrebbe finito col concentrare la

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Kunming, dingzihu (casa chiodo), 2013. Foto di Piero Vio.

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Letture

Cristina Renzoni
In retrospettiva: la fatica di raccontare

Attilio Belli, Gemma Belli si poggia su un numero selezionato di testi, molto


Narrare lurbanistica divulgativo e scorrevole, pensato per un pubblico
alle lite. Il Mondo non specialistico e civilmente interessato ai temi
(1949-1966) di fronte alla del governo della citt e del territorio.
modernizzazione del Bel Eppure, entrambi condividono alcuni nodi tema-
Paese tici che, in modi spesso divergenti, contribuiscono
FrancoAngeli, Milano 2012 a mettere in luce e su cui mi pare valga la pena di
pp. 286, 38 soffermarsi. Il primo, su cui torneremo, ha a che
fare con le posizioni in cui si pongono gli autori
Vezio De Lucia rispetto ai temi trattati: posizioni differenti (osser-
Nella citt dolente. vatori/critici i Belli, protagonista/testimone De
Mezzo secolo di scempi, Lucia), ma che restituiscono in entrambi i volumi
condoni e signori del ce- uno sguardo dallinterno sulla disciplina.
mento dalla sconfitta di
Fiorentino Sullo a Gli anni cinquanta non finiscono mai
Silvio Berlusconi Il libro di Attilio Belli e Gemma Belli unosserva-
Castelvecchi, Roma 2013 zione fortemente scorciata di un oggetto specifico:
pp. 236, 19 il settimanale di ispirazione liberaldemocratica Il
Mondo di Mario Pannunzio, dissezionato attraverso
una puntigliosa lettura testuale, che indaga i modi
in cui la rivista si occupata di urbanistica e in
Narrare lurbanistica alle lite di Attilio Belli e Gemma senso pi lato di citt e territorio negli anni della
Belli e Nella citt dolente di Vezio De Lucia sono, sua esistenza, ossia tra il 1949 e il 1966. Un arco
in modo evidente, due libri estremamente diversi temporale limitato ma estremamente significati-
per approcci, argomentazioni, obiettivi, pubblico. vo, che abbraccia lItalia della ricostruzione e del
Il primo si occupa di mettere in luce le strategie miracolo economico e che consente agli autori di
comunicative che emergono dagli articoli dedica- osservare le forme attraverso cui il rotocalco e
ti a urbanistica, citt e territorio nel settimanale Il con esso una parte significativa delle lite culturali
Mondo di Mario Pannunzio nei diciotto anni della del Paese si posto nei confronti della moderniz-
sua pubblicazione: una minuziosa lettura dei testi e zazione italiana: un processo contraddittorio e non
delle retoriche ad essi sottese. Il secondo una nar- certo a-conflittuale, tanto pi per quanto riguarda
razione di lungo periodo delle vicende urbanisti- lo sviluppo territoriale e le trasformazioni urbane
che del Paese che abbraccia gli ultimi sessantanni, in atto. Un arco temporale, infine, legato com
secondo una scansione che segue la storia politi- alle vicende di una rivista, che ritaglia cronologie
co-amministrativa di leggi, casi emblematici, pra- differenti rispetto alle narrazioni consolidate della
tiche professionali. Il primo volume, con lampio storia (non solo urbanistica) italiana del secondo
apparato di note e riferimenti bibliografici di cui Novecento: ne emerge una sorta di lunga inerzia
corredato, pensato per un pubblico accademi- degli anni Cinquanta e delle interpretazioni a essi
co che si presuppone ampiamente informato dei legate ben oltre il boom economico.
fatti: il contesto che circonda loggetto di indagi- Narrare lurbanistica alle lite lesito di una precisa
ne viene tratteggiato e accennato con numerosi operazione storiografica di ritaglio, collocazione e
rimandi a una vasta letteratura prodotta che si d interpretazione di un oggetto di indagine: una rivi-
per acquisita. Il secondo un libro senza note, che

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Letture

sta, molto conosciuta, osservata attraverso la lente del testo: quello del dramma sociale nella sequen-
specifica dellurbanistica; una rete di figure intel- za di rottura - crisi - tentativo di compensazione -
lettuali che la animano e che ne caratterizzano le irreparabilit (Turner 1986); quello delle retoriche
strutture discorsive; le radici culturali e le forme di dellintransigenza nellarticolazione in perversit,
costruzione delle argomentazioni. futilit, messa a repentaglio (Hirschman 1991).
Tra gli intellettuali che si occupano di citt e ter- Vengono cos riconosciute una struttura tipica, una
ritorio su Il Mondo emergono Ernesto Rossi, Ro- serie di temi ricorrenti, alcune battaglie decisive
berto Pane, Riccardo Musatti, Giovanni Comisso (come quelle contro lo sventramento di via Mar-
e, sopra tutti, Antonio Cederna. Attilio e Gemma gutta, la realizzazione dellHotel Hilton a Monte
Belli evidenziano come intorno alla met degli anni Mario e per la tutela dellAppia Antica a Roma; o
cinquanta si affievolisca su questi temi un discorso contro il progetto di Frank Lloyd Wright sul Ca-
plurale cui contribuivano gli autori sopracitati, per nal Grande a Venezia). Intorno ad alcuni tpoi si
uniformarsi e perimetrarsi intorno alla figura pre- consolida il pi volte richiamato florilegio del vo-
dominante egemonica, scrivono pi volte gli au- cabolario cederniano, fatto di vandali, saccheggi, sven-
tori del giornalista-archeologo milanese Antonio tramenti, distruzioni.
Cederna, le cui posizioni da un certo momento in Sin dalle prime pagine Attilio e Gemma Belli riba-
avanti coincidono con il messaggio urbanistico vei- discono pi volte la tesi sostenuta, alla luce della
colato da Il Mondo: una predominanza che dagli au- quale tutte le annate della rivista vengono ri-illu-
tori viene riconosciuta come riduzione a ununica minate: viene riconosciuto il consolidarsi di una
visione patrimonialista e conservatrice, ibridata narrazione stereotipica delle vicende urbanistiche
intensamente dalla letteratura e dallarte (p. 102) italiane, fortemente perseguita da una figura in par-
rispetto alle premesse che sembravano profilare ticolare, quella di Cederna, e costruita sulle retori-
un panorama di opinioni pi sfaccettato e aperto che del saccheggio e della rovina da un lato, della
alle questioni regionali e socio-economiche legate battaglia appassionata e intransigente dallaltro;
al governo del territorio. una narrazione che stata condivisa e in parte ha
La sola lettura testuale non certo in grado di ri- informato una fetta considerevole della cultura ur-
costruire le dinamiche interne a questa rete di pro- banistica italiana e delle sue narrazioni disciplinari.
fili intellettuali e professionali, che probabilmente A sostegno di questa tesi si estrapolano le rappre-
la consultazione di alcune fonti primarie sarebbe sentazioni veicolate dai testi e dalle parole (talvol-
stata in grado di illuminare con maggiore chia- ta sino alla parafrasi un po forzata), le forme di
rezza, in questo momento di passaggio cos rile- costruzione delle argomentazioni, seguendo un
vante. Una fitta rete di persone e vicende che nel procedimento che allinizio degli anni Ottanta Ber-
volume talvolta si perde nella profondit storica nardo Secchi aveva delineato ne Il racconto urbanistico
della sequenza delle annate del rotocalco. Risulta (Secchi 1984), pi volte richiamato nellintroduzio-
comunque evidente da un punto di vista quanti- ne tra i riferimenti del volume. Ma mentre nel li-
tativo e tematico il ruolo rivestito dalla crescente bro di Secchi loggetto di indagine, attraverso cui
presenza degli articoli e delle inchieste di Antonio ricostruire gli elementi reiterati del discorso, sono
Cederna. Da questo punto di vista il libro propone i libri (alcuni libri) degli urbanisti (di alcuni urba-
un approccio culturalista alla disciplina, indagata nisti), nel caso del libro dei Belli la scelta ricade su
come forma di narrazione: vengono estrapolate una rivista generalista come Il Mondo. Si tratta di
rappresentazioni condivise e giudizi di valore di uno spostamento dellattenzione significativo, in
cui si riconosce una reiterazione consapevole che quanto apre ad alcune questioni non secondarie le-
genera e sclerotizza un discorso in questo caso gate alla divulgazione e alla comunicazione dellur-
chiaro (perch semplificato) e riconoscibile (perch banistica, intesa come sapere non specialistico (p.
continuo e in parte ridondante). 89) presso un pubblico non specializzato, ma che si
presuppone eticamente coinvolto. La collocazione
Quale pubblico politica della rivista rende questa operazione parti-
Gli autori assumono alcuni modelli interpretativi colarmente interessante perch le lite culturali cui

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Letture

il settimanale si rivolge si collocano in una posizio- gognare di ripetere (ma non mai una ripetizione
ne altra (quella liberale, poi radicale) rispetto alle pedissequa) fatti e concetti in cui crediamo, ma che
ideologie prevalenti e concorrenti in campo (quelle anzi abbiamo il dovere di farlo (p. 13). Si tratta
comunista e socialista da un lato, quella democri- dunque di una figura su cui i due libri danno giu-
stiana dallaltro). dizi diametralmente opposti, sebbene concordino
In quegli anni Il Mondo trova controcanti di rilie- sul ruolo di grande rilievo che il giornalista e intel-
vo in riviste concorrenti, tra le quali LEspresso e Il lettuale ha rivestito in Italia nella costruzione di un
Borghese, cui gli autori dedicano un capitolo di com- discorso su urbanistica, citt e territorio (Cederna
parazione rispetto alla comunicazione dei temi ur- 1956; 1965; 1979; 1991; Erbani 2006). Non ci sono
banistici: un confronto tra non troppo diversi dubbi sul fatto che quella di Antonio Cederna sia
(p. 226), che rende conto di un approccio diffuso uneredit complessa e controversa, che non cessa
alle questioni urbane. Da questa prospettiva Anto- di suscitare accesi dibattiti: basti pensare alle vi-
nio Cederna, pi di altri, emerge come una figura cende che hanno visto in prima linea nel 2010 la
carismatica e di certo non completamente fuori dal sezione lombarda di Italia Nostra e la famiglia in
coro: basti pensare alla notoria inchiesta Capita- merito a un volume di scritti sulla Lombardia pub-
le corrotta = Nazione infetta che dalle pagine de blicati postumi da Electa. Se vogliamo usare le ca-
LEspresso ha contribuito a costruire un modello di tegorie interpretative proposte dai Belli, il libro di
giornalismo. Vezio De Lucia si colloca perfettamente sia pure
Un marchio che forse oggi potremmo definire di- su unaltra scala spaziale e temporale nel solco
stintivo di un giornalismo dinchiesta dalto profilo narrativo cederniano.
e per lo pi di stampo ambientalista, che si rita- Nella citt dolente racconta storie e cronache degli
gliato man mano in Italia un ruolo non certo di ultimi sessantanni (p. 12), appoggiandosi a una
secondo piano, in cui la convivenza tra descrizione periodizzazione ampiamente consolidata dallo
puntuale e denuncia indignata, se da un lato sem- stesso autore (De Lucia 1989; 2010) sebbene con
bra talvolta precludere la comprensione della com- qualche scarto significativo nel corso del tempo.
plessit e delle sfumature dei fenomeni osservati, Ne emerge una vasta cronologia di vicende politi-
dallaltro si rivolge con successo alla mobilitazione che e legislative nazionali e locali, che va dai tenta-
di un pubblico ampio, la cosiddetta societ civile. tivi di riforma urbanistica dei primi anni Sessanta
Trapela di tanto in tanto nel volume un tentativo al movimento NO TAV in Val di Susa negli anni
di valutazione di quanto questa narrazione abbia pi recenti. Il volume articolato secondo una
inciso sulla formazione in materia di citt e terri- scansione temporale che da tradizione segue le
torio delle lite culturali italiane nel secondo dopo- vicende politico-amministrative del Paese e che fa
guerra, dirette destinatarie del messaggio culturale da cornice a una serie di cronache locali dalle quali
della rivista. Ma, in senso pi ampio, quale sia stata emergono alcuni attori (politici e amministratori,
linfluenza di tale narrazione sullopinione pubblica urbanisti, intellettuali), alcuni strumenti legislativi
nazionale, da sempre per usare le parole degli au- (la legge urbanistica nazionale del 1942, la legge
tori sorda ai discorsi degli urbanisti e portatrice ponte del 1967, la legge Bucalossi del 1977, la leg-
di una coscienza urbanistica immatura, rimane a ge Galasso del 1985, i condoni edilizi del 1994 e
tuttoggi un nodo non sciolto. del 2003, il piano casa del 2009), alcune grandi citt
esemplari di momenti diversi della storia urbani-
Figura e sfondo stica nazionale (Venezia, Milano, Napoli, Firenze,
Se nel libro dei Belli Antonio Cederna la figu- Roma).
ra al centro dellimmagine, nel volume di De Lu- Vezio De Lucia nella premessa giustifica la propria
cia costituisce lo sfondo, pi volte richiamato ( posizione rispetto a un arco temporale cos ampio
il nome pi citato dellintero volume) e indicato, e alla parzialit della propria lettura: Non une-
in premessa, come maestro: io sono stato allievo sposizione completa perch illustra in particolare
di Cederna oserei dire lallievo prediletto e da vicende e circostanze che ho conosciuto meglio, e
lui ho imparato non solo che non ci si deve ver- talvolta vissuto. Ne consegue un eccesso di passio-

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Letture

ni e di esperienze soggettive dalle quali uno storico vamente porta il titolo I vandali in casa, una sorta di
dovrebbe rifuggire. Ma sono troppo di parte per titolo-tributo, e in cui si parla a lungo di Antonio
essere uno storico (p. 12). Cederna e della fondazione di Italia Nostra (1955),
di Le mani sulla citt, ma anche di quel riformismo
Lurbanistica: cronache e storia centrista che promosse la riforma agraria e la
Il punto di partenza del volume la proposta di Cassa per il Mezzogiorno, lIna Casa e lautostrada
riforma urbanistica osservata attraverso un uomo del Sole (p. 55). La periodizzazione prosegue con
di Stato, il ministro dei Lavori pubblici Fiorenti- Il miracolo economico, in cui vengono presentate bre-
no Sullo, al cui nome lintera vicenda legata. Una vemente le vicende del primo centrosinistra, della
scelta che posiziona in modo molto chiaro tutta la riforma urbanistica, di Venezia da salvare, della
rilettura di De Lucia, che da sempre una narra- programmazione nazionale; e quindi un capitolo
zione dellurbanistica in cui memorialistica e di- sugli anni settanta, intitolato Noi credevamo: autunno
mensione pragmatica della disciplina costituiscono caldo, legge per la casa del 1971, avvio delle regio-
uno dei tratti salienti di un racconto condotto dalla ni a statuto ordinario, alcuni esempi eccellenti (il
parte del Pubblico, dallinterno delle istituzioni. piano per il centro storico di Bologna, laddizione
Daltra parte, la biografia di De Lucia lo colloca verde a Ferrara, lestate romana e il Progetto Fori),
in questa posizione, a diverse scale: dal ministero la legge Bucalossi (una riforma durata tre anni,
dei Lavori pubblici sotto la direzione di Michele p. 118). Chiusa questa prima parte, comincia il rac-
Martuscelli, allassessorato allUrbanistica del Co- conto degli anni Ottanta La disfatta che si pro-
mune di Napoli nella giunta Bassolino negli anni traggono a lungo: la disfatta dellurbanistica degli
Novanta. Da questo punto di vista questo volume anni Ottanta continua e si aggrava con il passare
pur condividendone ampiamente la struttura e la del tempo, Gli anni Ottanta non finiscono mai
scansione, rinvia a quella dimensione fortemente (p. 163). Si tratta di una sequenza narrativa per certi
autobiografica e testimoniale che costituiva il pun- versi vicina allandamento parabolico (ricostruzio-
to di forza di Le mie citt. Mezzo secolo di urbanistica ne - boom - crisi - declino) strutturato intorno ai
in Italia pubblicato dallautore nel 2010 e che qui concetti di discontinuit e rottura che ha caratte-
rimane in secondo piano. La narrazione di De Lu- rizzato il racconto di una parte consistente della
cia riconducibile ai ruoli e alletica pragmatica dei storiografia contemporanea sullItalia del secondo
grand commis dtat, pi volte richiamati nel bene e dopoguerra, imperniata sulla figura del paese man-
nel male nei suoi numerosi libri. Ho cominciato cato e delle speranze disattese (Crainz 2003; Salvati
ad occuparmi di urbanistica nel 1966, quando vin- 2000). Mi pare per che questa ricostruzione sposti
si un concorso del ministero dei Lavori pubblici lasticella pi in avanti rispetto alla tradizionale at-
cominciava Le mie citt per proseguire tratteggian- tenzione per gli anni Sessanta, recuperando leredi-
do le stanze e i funzionari attivi presso il ministero t fertile di un decennio, quello che va dalla met
di Porta Pia. Un punto di osservazione allinterno degli anni Sessanta alla met degli anni Settanta: la
delle burocrazie pubbliche, sondate attraverso la disfatta arriver solo pi tardi.
rete di uomini e vicende che di certo costituiscono Il volume si conclude con Silvio Berlusconi, i due
un nodo centrale quanto negletto per illuminare i condoni firmati dai suoi governi e dal piano casa,
processi (non lineari) di costruzione delle decisioni: le retoriche ampiamente diffuse e condivise del
un filone di ricerca su cui la storia dellurbanistica padroni in casa propria: la disfatta anche data
italiana ha insistito ben poco fino ad oggi. da un disfacimento etico e morale del Paese, in
Non un caso che sia Fiorentino Sullo demo- parte esemplificato dalle figure pubbliche che lo
cristiano e giacobino (p. 17) ad aprire il libro. La rappresentano. Ma al contempo si registra lemer-
vicenda Sullo ripercorsa chiamando in causa la gere prepotente della democrazia partecipativa che
ricerca pubblicata nel 2010 da Mimmo Franzinelli germoglia (p. 167) tra le cronache della rovina
sugli eventi legati al Piano Solo (Franzinelli 2010). (p. 191) e si chiude con una proposta, quella della
A questa prima parte segue un capitolo dedicato perimetrazione di una invalicabile linea rossa (p.
agli antefatti degli anni Cinquanta, che significati- 205): Allora che fare? Per ora un sogno a occhi

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aperti: un governo con persone sensibili, unitaria- avevano discusso in un celebre volume (Di Biagi,
mente impegnato in unazione culturale e politica Gabellini 1992).
di convincimento dellopinione pubblica, che pro- Infine, entrambi i volumi pongono in modi pi
pone un provvedimento statale senza misericordia o meno espliciti la questione complessa del rap-
[] che azzera tutte le previsioni di sviluppo edi- porto tra un sapere tecnico e la societ civile, delle
lizio nello spazio aperto e obbliga a ridisegnare gli sue forme di comunicazione e divulgazione (Olmo
strumenti urbanistici indirizzandoli alla riqualifica- 1992). Da un lato il volume di Vezio De Lucia, re-
zione degli spazi degradati, dismessi o sottoutiliz- stituzione semplificata e divulgativa di alcuni lavori
zati attraverso interventi di riconversione, ristruttu- precedenti, riconosce con una esplicita apertura
razione, riorganizzazione, rinnovamento, restauro, movimentista come in questo frangente in cui
risanamento, recupero (p. 206). Una sezione fi- linsofferenza e la protesta per la condizione ur-
nale intitolata Note presenta dodici brevi profili bana hanno raggiunto una diffusione mai vista pri-
biografici di alcune tra le figure intellettuali e pro- ma (p. 209) sia possibile una sintonia e unalleanza
fessionali citate nel testo: Giovanni Astengo, Luigi con una stagione di opposizione sufficientemente
Piccinato, Piero Della Seta, Italo Insolera, Antonio consolidata da sostenere nuove forme di consen-
Cederna, Edoardo Detti, Giuseppe Campos Venu- so per il governo del territorio. Dallaltro il libro
ti, Pierluigi Cervellati, Leonardo Benevolo. di Attilio e Gemma Belli rilegge le annate de Il
Mondo come uno sforzo di incidere sullopinione
Da lontano e da vicino. Da dentro e da fuori pubblica (p. 11) e osserva le differenti stagioni in
I due volumi qui discussi condividono pi tratti cui lurbanistica stata veicolata dalla rivista attra-
di quanto i loro autori sarebbero probabilmente verso racconti plurali che via via si sono appiattiti
disposti ad ammettere: entrambi riconoscono la su una posizione prevalente, capace di fare leva su
necessit di occuparsi dellurbanistica italiana su un terreno evidentemente pi fertile (quello della
un arco temporale lungo, rintracciando le radici di- denuncia legata alla tutela dellambiente e dei beni
sciplinari in alcuni dibattiti e vicende avvenute ol- culturali) e forse anche di rendere pi esiguo lo
tre mezzo secolo fa. Entrambi pongono in primo spazio per altre possibili narrazioni.
piano lurgenza di questa rilettura sul tempo lungo
in un momento di profonda crisi, materiale e non,
alla ricerca di una narrazione del possibile (Belli,
Belli p. 256) o di soluzioni radicalmente diverse, e
urgenti (De Lucia p. 206). Pur collocati su versanti
metodologici diversi (uno pi prossimo a un dialo-
go con le tecniche della storiografia architettonica,
uno pi vicino alla memorialistica) entrambi i testi
si collocano nel solco di una storia dellurbanistica
fatta in primo luogo dagli urbanisti ed esplicita-
mente dipendente dalle posizioni teoriche e ope-
rative fatte proprie da chi scrive. Entrambi, in par-
ticolare, tendono a riconoscere a un non urbanista
come Antonio Cederna un ruolo periodizzante
nella costruzione della storia culturale della disci-
plina in Italia, confermando a ormai sessantanni
di distanza dalla pubblicazione de I vandali in casa
la persistente difficolt di fare i conti con una
figura che continua a sollevare dibattiti appassiona-
ti e a suscitare contrapposizioni radicali, forse pi
di quanto sia accaduto con quelle figure di Urba-
nisti italiani che Paola Di Biagi e Patrizia Gabellini

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Letture

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Shanghai, Putuo District, 2014. Foto di Piero Vio.

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Elena Ostanel e Marcella Iannuzzi


In pubblico, dal basso

pratiche di condivisione e sullinfluenza che queste


esercitano sulla produzione di una citt pubblica.
I casi studio affrontati sono molto diversi tra loro:
esperienze di coworking, di cohousing attraverso pro-
cessi di progettazione partecipata, occupazioni abi-
tative; casi di cooperazione di associazioni, abitanti
e istituzioni nella gestione di spazi pubblici, di spazi
abbandonati o di servizi; creazione di forme di im-
presa sociale attente agli effetti territoriali del pro-
Cristina Bianchetti (a cura di) prio lavoro quotidiano in unottica di innovazione
Territori della condivisione. sociale; casi in cui larchitetto urbanista ha dovuto
Una nuova citt ripensare alla propria professione in un mondo che
Quodlibet, Macerata 2014 cambia.
pp. 156, 24 Obiettivo dichiarato del libro quello di ragiona-
re sulle ricadute territoriali che questi processi di
condivisione producono nella citt contempora-
nea, organizzando il ragionamento secondo due
Territori e condivisione: unintroduzione.1
principali punti di vista: nella sezione Antiurba-
Perdita della forza dellintervento pubblico, auto-
nesimi sembrano prevalere quei casi dove unac-
organizzazione, individualizzazione, redistribu-
cezione privatistica dei processi di condivisione
zione, diritti: sono alcune delle parole chiave che
pi marcata, mentre in quella Nuovi urbanesimi
accompagnano il testo a cura di Cristina Bianchet-
vengono raccontate sperimentazioni feconde di
ti. Un libro che, raccogliendo contributi di autori
cooperazione e condivisione nella costruzione di
con background diversi, oltre a casi studio italiani
citt pubblica. Un esercizio di schematizzazione, a
e stranieri, indaga il significato e gli effetti di quelle
tratti troppo rigido, ma che mette cos a nudo la
pratiche di condivisione che sempre pi spesso si
difficolt di definire un modello di azione che pi
affacciano sulla scena urbana della citt contem-
di altri sappia produrre pubblico, in un ambito di
poranea.
lavoro dove il contesto e gli attori che si mobilitano
Alla privazione di sicurezze e diritti, allavanzare
sono capaci di fare la differenza.
della precariet di situazioni e relazioni, la societ
Cos, ogni caso affrontato diventa rilevante di per
civile sembra dunque rispondere (in diversi casi)
s, perch impone al lettore di definire traiettorie
attraverso unautorganizzazione capacitante allin-
di approfondimento situate allinterno di un insie-
terno della quale si intrecciano e confondono biso-
me di pratiche che, in particolare negli ultimi anni,
gni e soluzioni individuali o di gruppo, con pretese
contribuiscono a produrre conoscenza, e quindi a
o effettive esternalit pubbliche. In diversi casi le
innovare pratiche (e politiche?) di pianificazione, e
pratiche di condivisione diventano una panacea
il ruolo del planner nella citt contemporanea.
per lindebolimento dellintervento pubblico, e raf-
forzano i meccanismi di individualizzazione della
Pratiche identitarie/pratiche pubbliche.
societ contemporanea.
Come abbiamo anticipato nellintroduzione, di-
Cristina Bianchetti raccoglie interventi che si in-
versi contributi del libro ragionano sulla capacit
terrogano sulle radici, le risorse e i pericoli delle
di produzione di pubblico dimostrando di fatto
1 I paragrafi 1 e 4 sono da attribuire a Ostanel e Iannuzzi. leterogeneit di tali sperimentazioni e la necessit,
Il paragrafo 2 a Ostanel. Il paragrafo 3 a Iannuzzi.

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appunto, di osservarle come pratiche situate allin- te. In particolare abbiamo raccontato che esistono
terno di un determinato contesto storico, sociale, forme di appropriazione da parte di determinati
economico e istituzionale. individui/gruppi che rendono tali spazi comunitari
Il contributo di Paola Savoldi entra nello specifico a tal punto da essere vissuti secondo le regole di
di questo punto problematico: lautrice sostiene che uno spazio s collettivo ma sostanzialmente pri-
una pratica pubblica se promuove laccessibilit vato. Nella citt della differenza queste forme di
di pubblici diversi, se le sperimentazioni (spaziali e appropriazione escludente si moltiplicano, anche
sociali) si aprono a usi e fruibilit esterne e non del- per la presenza di un esterno costitutivo capace
la sola comunit che le ha prodotte; di conseguenza definire specifiche accessibilit, visioni e affezioni
si produce pubblico se la condivisione un esito allo spazio pubblico urbano.
(eventuale) dellinterazione che costruisce cos una
comunit di pratica. Una pratica pubblica se Anche nel testo a cura di Cristina Bianchetti le
capace di produrre beni e servizi anche per chi non pratiche di condivisione si posizionano in una di-
ha direttamente attivato tale sperimentazione; una mensione problematica. Sono processi fortemente
questione quanto mai attuale se posizioniamo que- contestuali dove il contesto (storico, sociale, isti-
sto discorso allinterno di una progressiva riduzio- tuzionale) al centro: esistono pratiche di condi-
ne degli spazi del welfare tradizionale che hanno visione che assumono un carattere diverso le une
portato a discutere della necessit di un sistema di dalle altre.
welfare generativo, che sia in grado di rigenerare I contributi di Territori della condivisione ragionano
le risorse (gi) disponibili, al fine di aumentare il sulle condizioni che possono favorire la produzio-
rendimento degli interventi delle politiche sociali a ne di beni pubblici: lattenzione a considerare le
beneficio dellintera collettivit. diseguaglianze al centro di un progetto condiviso
In questo senso altrove abbiamo parlato di pratica di azione; la definizione di azioni che producono
comunitaria (che si chiude dallinterno) per distin- esternalit positive verso un pubblico pi ampio
guerla da una pratica pubblica (che crea pubblico) rispetto a chi ha avviato lazione; il considerare la
(Ostanel, Cancellieri 2014): in questa analisi usiamo propria azione come moltiplicatrice di beni e ser-
un concetto di publicness che non si riferisce tanto vizi per la collettivit seppur prossima (pensiamo
ad aspetti giuridici (per es. pubblico come Stata- ad esempio alla inziative area-based); avere lobiet-
le) o normativi, ma piuttosto ad aspetti interazio- tivo di rendere le istituzioni intelligenti (citando
nali (Lofland 1998; Brighenti 2011). Donolo) invece di intraprendere solo s stesse,
Trattando nello specifico della dimensione dello in unottica di mutuo apprendimento tra pratiche
spazio pubblico, abbiamo descritto come le riap- dal basso e livello istituzionale; la creazione di una
propriazioni di spazio pubblico urbano possano comunit di pratica capace di rivendicare diritti in
rappresentare un utilizzo qui e ora di territorio, una dimensione pubblica.
delle sue relazioni e potenzialit, che definisca allo Sono queste caratteristiche contestuali, esito even-
stesso tempo strategie di resistenza ai suoi vincoli tuale delle forme di interazione che si definiscono
in un periodo storico in cui politiche per ordinanza caso per caso.
(prendo ad esempio il racconto che Satta (2013) In questo processo sicuramente lo spazio conta.
fa dellammonimento Rispettiamo tutti! Astenersi dal Come Massimo Bricocoli e Ota de Leonardis ri-
gioco a palla nella piazza di San Giuliano a Pisa) e cordano citando Sennet, in un contesto in cui lar-
particolari scritture economiche della citt (pro- chitettura verticale delle istituzioni viene a cadere,
cessi di gentrification) ne anestetizzano e limitano i legami sociali si appiattiscono in orizzontale de-
laccessibilit. Alcune appropriazioni sono capaci finendo cos un processo di spazializzazione della
di rendere visibile nellarena di discussione pub- diseguaglianza. Si definiscono scarti socio-spaziali
blica pratiche, spazialit, pubblici, storie fino allora e tra diseguali viene a definirsi una distanza sia per
nascoste. Abbiamo per allo stesso tempo eviden- la produzione di spazi chiusi (dallinterno e dalle-
ziato come la capacit di queste pratiche di creare sterno) sia per la riduzione dei momenti di socializ-
pubblico alle volte parziale, esclusiva ed escluden- zazione e confronto. Esistono specifici processi di

(ibidem) le letture di Planum. The Journal of Urbanism


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rescaling che creano comunit dove possono essere Gli autori mettono in luce gli aspetti problematici
messe in campo protezioni sociali in un campo dei processi di condivisione. In primo luogo, linca-
di prossimit, ma che allo stesso tempo possono pacit del network di funzionare come un sistema
avere la conseguenza di strutturare un sistema di aperto: la partecipazione alle azioni dipende dal-
welfare selettivo e quindi escludente. Spazialmente la capacit del singolo di entrare in contatto con
la conseguenza la potenziale creazione di luoghi i componenti del network. Il sistema di accesso
che escludono verso lesterno, fortemente leali, per alla pratica si sposta quindi su un piano perico-
dirla alla Hirshmann, ma incapaci di produrre voice losamente personalistico, legato alla possibilit di
e quindi processi di empowerment collettivo, uscendo sviluppare un certo tipo di relazioni e, pur quando
da una dimensione puramente comunitaria. le ricadute di una pratica siano pubbliche, il rischio
Altro nodo problematico il rapporto tra pratiche quello di derive clientelistiche mascherate da re-
di condivisione e dimensione istituzionale: la let- lazioni aperte (de Leonardis 2010), di legami na-
teratura sullinnovazione sociale sostiene che tali turalmente espressi entro la dicotomia inclusione/
spinte dal basso sono socialmente innovative se di- esclusione (Teubenerur 2005). Allo stesso tempo,
rette a contribuire allinclusione sociale attraverso questo tipo di meccanismi non riescono a garantire
cambiamenti nellagire dei soggetti e delle istituzio- la trasparenza degli iter decisionali. E la gerarchiz-
ni; con istituzioni si intendono linsieme di norme zazione dellorganizzazione, che dovrebbe garan-
e orientamenti culturali, routine, repertori di modi tire un chiaro funzionamento della pratica, poco
di vedere e di fare le cose, che incentivano o san- si adatta a un sistema che si vuole orizzontale per
zionano determinati comportamenti, sia in modo eccellenza. Infine, la precariet di questi processi e
formale che informale (Vicari, Moulaert 2009). delle relazioni non riesce a garantirne la durata nel
Una prospettiva che mette le pratiche di condivi- tempo, in un contesto liquido, in cui lincertezza e
sione dal basso in un rapporto di mutuo appren- le condizioni di contorno possono cambiare velo-
dimento e scambio che pu portare da un lato a cemente.
riconoscere lemergere di nuovi arrangiamenti isti- Nella produzione di nuovo pubblico, di nuova citt,
tuzionali, formali e informali, dallaltro generare un come recita il sottotitolo del libro, vengono a man-
processo di upscaling attraverso il quale si ampliano care quindi dei valori fondamentali: universalismo,
progressivamente in senso universalista le richieste trasparenza, durata. Bianchetti parla di un pubblico
e i riconoscimenti (Boltanski, Thvenot 1991). depotenziato, un pubblico non accessibile a tutti,
non garantito nel tempo, i cui meccanismi funzio-
Pratiche di condivisione e ruolo delle istitu- nali restano perlopi opachi. un pubblico spesso
zioni. non normato, allinterno del quale si fa deliberata-
Sullo sfondo, nel libro, vi la considerazione che le mente a meno del ruolo di mediazione dellistitu-
pratiche di condivisione possano, e in alcuni casi vo- zione, dando luogo a una sorta di bricolage ammi-
gliano, fare a meno della mediazione delle istituzio- nistrativo (cfr. Savoldi) che facilita i processi, ma
ni. In questi processi, le relazioni sono squisitamente allo stesso tempo indebolisce il valore della norma
orizzontali, la rete si aggrega intorno a caratteri di pubblica e del contratto sociale. I diritti vengono
comunanza (cfr. Todros) che ne limitano la parte- rivendicati dai cittadini e contrattualizzati a secon-
cipazione a determinate categorie di abitanti che ri- da dei casi e delle pratiche messe in atto. Ancora
vendicano il diritto di unautorganizzazione entre-nous una volta a farne le spese luniversalismo della
rispetto ai propri bisogni. I cittadini, in un contesto norma a favore di un trattamento particolaristico
connotato da caratteri di precariet e insicurezza, che si svincola dal dibattito politico. Il rischio lo
mettono in azione nuove competenze e processi di smarrimento del principio di terziet (cfr. Bian-
capacitazione nella costruzione delle proprie scelte chetti) garante della neutralit dei processi sociali.
di vita. La condivisione in questa ottica diventa eli- Se da un lato diventa quindi necessario porre lac-
taria e autosegretativa, giocata sullappartenenza e cento sullambiguit di certe pratiche di condivisio-
lidentit, legata fortemente al quartiere o pi spesso ne, dallaltro per importante coglierne gli aspetti
al singolo edificio che si scelto di abitare. innovativi. Secondo lapproccio allo sviluppo di

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Sen, i processi di capacitazione e la creazione di notti) e del Micromarch di Bruxelles (Cfr. Inti),
nuove competenze dei cittadini in risposta ai pro- spazi pubblici riaperti alla citt attraverso proces-
pri bisogni sono alla base dello sviluppo della so- si autorganizzati e solo in parte istituzionalizzati.
ciet (Sen 1999). Inoltre, questi processi possono Lintelligenza delle istituzioni in questi casi sta pro-
essere letti come espressione della capacit negati- prio nel riconoscere la ricaduta sociale che queste
va (Lanzara 1993) dei cittadini di proporre nuove pratiche possono apportare alla citt e nel trovare
possibilit dazione in risposta a una routine nor- il percorso normato che meglio possa adattarsi a
mativa incapace di rispondere ai bisogni concreti. una forma di produzione di pubblico ancora da
In questottica, la lettura di queste pratiche deve comprendere appieno e da mediare sapientemente,
essere messa a confronto con lattitudine allap- agendo consapevolmente rispetto ai rischi a cui il
prendimento da parte delle istituzioni, alla loro libro fa ampiamente riferimento. Un tentativo in
intelligenza, intesa come la capacit di accogliere questa direzione stato fatto anche dal Comune di
il cambiamento, renderlo visibile, quindi pubblico, Milano rispetto ad alcuni locali pubblici utilizzati
e tradurlo in un percorso normato che possa ga- in coworking. Gli spazi sono stati dati in conces-
rantire luniversalismo (delle possibilit) ai cittadini sione a patto che vengano garantiti gli interventi di
(Donolo 1997). manutenzione e lapertura degli stessi al pubblico
attraverso eventi organizzati per coinvolgere la co-
Il contributo di de Leonardis e Bricocoli esplora al- munit locale.
cuni processi di apprendimento istituzionale come Non sempre questi accorgimenti normativi po-
la sperimentazione di nuove politiche per labitare tranno controllare il grado di integrazione di uno
sociale, disegnate sul cohousing. In questo caso il spazio con il quartiere che lo ospita. Ancora una
contrasto tra pratica identitaria di condivisione e volta dipende dalla pratiche messe in atto. Uno stu-
intermediazione pubblica si mostra in tutta la sua dio di coworking, per esempio, non sempre avr la
problematicit. Per godere dei benefici della condi- volont e le competenze per coinvolgere un quar-
visione tra gli abitanti, bisogna che gli stessi siano tiere problematico. Allo stesso modo, un semplice
pienamente partecipi al progetto. Dunque lade- cohousing coordinato dal network degli abitanti
sione allo stesso non sar pensata in termini uni- difficilmente potr essere un nodo di integrazione
versalistici (in quanto cittadini) quanto in termini tra i nuovi e i vecchi abitanti. facile che tali spa-
particolaristici, rispetto alle capacit delle persone zi diventino spazi di lite, di radical bo-bo (bourge-
di aderire a un progetto di vita (cohousing). Le isti- ois-bohmiens), precoce sintomo di una prossima
tuzioni, in questo caso, non riescono a risolvere il possibile gentrification, e casi in Europa racconta-
conflitto tra condivisione e universalismo. no di questi effetti. Un altro esito potrebbe invece
Diverso per il caso delle pratiche pubbliche. realizzarsi se lo stesso spazio fosse in concessione
Larticolo aiuta a comprendere i vari livelli della a diversi attori e funzioni, per farne uno spazio a
capacit istituzionale di mediare nei diversi casi di uso pubblico o misto. Emblematico il caso di Olin-
pratiche di condivisione. In particolare, il welfare da, lex manicomio milanese dato in gestione a di-
(e aggiungerei i beni pubblici pi in generale) viene verse associazioni che hanno sperimentato nuovi
inteso come spazio di messa alla prova dellintelli- usi e aperto lo spazio alla comunit di un quartiere
genza delle istituzioni, con risultati apprezzabili per debole e della citt tutta. Esempio fortemente sim-
esempio nel caso studio di Trieste illustrato dagli bolico, che richiama il processo di deistituzionaliz-
autori, dove vengono sperimentati servizi condivisi zazione della malattia mentale e che attualmente
di welfare di quartiere. spazio di riorganizzazione tra societ e istituzioni.
Sempre in questambito, vengono presentati, in
altri contributi, esempi di occupazione di spazi ur- Considerazioni conclusive
bani ad uso collettivo e di spazi pubblici dati in Gli esempi di processi di pratiche pubbliche di
gestione a diversi attori che si ritrovano per fare condivisione e gli interventi istituzionali a esse
insieme (cfr. Bricocoli e De Leonardis). Si parla legati sono molteplici, caratterizzati da diversi li-
dei casi dellIlot Mazagran a Lione (Cfr. Gian- velli di partecipazione istituzionale e difficilmente

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affrontabili con completezza in questa sede. Ci economico-sociali e politiche del proprio agire
preme tuttavia rilevare che negli ultimi anni si quotidiano.
aperto in Italia un dibattito molto ampio, squisita- per questo che in questa sede ci interessava ap-
mente locale, rispetto alla gestione in condivisione profondire la relazione tra pratiche dal basso e isti-
di beni pubblici. Alcune citt, dopo lesempio di tuzioni. Pensiamo che il fare citt dal basso possa
Bologna, hanno approvato il Regolamento sulla essere visto non per forza in contrapposizione alle
collaborazione tra cittadini e amministrazione per istituzioni, ma anche occasione di sperimentazio-
la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, ne della loro intelligenza, perch possano riposi-
patti di collaborazione che regolano gli interventi zionarsi come garanti di inclusivit, trasparenza e
di cura occasionale da parte dei cittadini, di gestio- accompagnamento alla sostenibilit (perch non
ne condivisa di spazi pubblici o di spazi privati a si tratta solo di sostenibilit economica, ma anche
uso pubblico, interventi di rigenerazione di spazi appunto di policy) di iniziative che altrimenti po-
collettivi. Cosi come stato pi volte notato dagli trebbero rimanere singolari. Una relazione pub-
autori, spesso le pratiche di condivisione si ritirano blico-privato che sta ricostituendosi in epoca di cri-
dal pubblico verso circuiti e relazioni chiuse in un si e di contrazione della spesa pubblica, ma anche
network poco permeabile, agendo su un bene che come conseguenza di competenze nuove che dal
per pubblico (cfr. Savoldi). Il regolamento dei basso si innestano producendo nuove narrazioni,
beni sembra il tentativo da parte delle istituzioni bisogni e di conseguenza interventi di policy.
di ricollocarsi nel ruolo di mediazione e di restitui- Questa sperimentazione appare particolarmente
re in maniera trasparente e inclusiva quel bene alla interessante in un contesto come quello italiano
collettivit cui stato sottratto dal disuso un tempo dove i processi di partecipazione sembrano essersi
o da un uso a rischio privatistico. svuotati di senso, a seguito delle occasioni mancate
Listituzione sta quindi sperimentando forme di re- delle politiche recenti, e ridotti in buona parte alla
golazione che tentano di trovare il giusto equilibrio costruzione del consenso (cfr. Savoldi). Rispetto a
tra inclusivit e informalit, norma e autonomia. questo scenario, emerge un nuovo coinvolgimento
ancora presto per sondare lefficacia degli effetti dei cittadini allinterno di processi di costruzione
di questi strumenti. Tuttavia sembra essere un pri- della citt pubblica in maniera spontanea. Parliamo
mo tentativo di adattare lazione istituzionale a un di un coinvolgimento dei cittadini nella costruzio-
intervento leggero, che non imbrigli i processi e le ne di un pubblico quotidiano (Iannuzzi 2013),
relazioni, calibrato a seconda dei casi e dei territo- giocato nel proprio quartiere e nella vita di tutti i
ri (Iannuzzi 2013), unazione legata alla lettura del giorni che pu, secondo noi, imporre una revisione
contesto locale, che con le parole di Bricocoli e de di alcuni meccanismi dati per scontati nelle forme
Leonardis, sappia combinare pi che condividere. istituzionali come nella pratica professionale di di-
Nello stesso momento assistiamo a una moltipli- verse discipline: architetti, urbanisti, operatori so-
cazione in diverse citt, di grandi ma anche piccole ciali e culturali, attivisti, scienziati sociali, manager,
dimensioni, di pratiche di condivisione dal basso dirigenti e politici.
che si caratterizzano sempre pi per un approccio Sono quindi pratiche che in qualche modo pongo-
territoriale, attento quindi agli effetti socio-spa- no una sfida alle politiche. Se il ruolo delle istitu-
ziali delle proprie azioni. Ad esempio la conferenza zioni centrale, in che modo intervenire allinterno
nazionale dei coworking di questanno aveva come di questi processi senza spegnerne la vivacit e il
sottotitolo Cambiare le citt con il lavoro collabo- carattere sperimentale, senza irrigidire quella in-
rativo, e si discusso di come spazi di coworking formalit interstiziale che il motore propulsivo di
possano diventare innesti per un cambiamento questi processi? Come ovviare a meccanismi dove
dei quartieri dove sono inseriti e attraverso quali listituzione diventa un freno e non un volano del
modalit. Il dibattito sullinnovazione sociale, no- cambiamento?
nostante alcune contraddizioni interne, diventa centrale un ripensamento dellintervento pubbli-
sempre pi dominante anche nel nostro Paese e co secondo forme pi leggere, adattabili e capillari,
sembra affrontare una fase attenta alle ricadute da costruire di volta in volta sul contesto con gli

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attori coinvolti, ma con alcune routine codificate Riferimenti bibliografici


in base allesperienza. Politiche dove la relazione, Brighenti A.M. (2011), Pubblico e comune:
le forme di conoscenza interattive, la dimensione unapprossimazione alla loro articolazione
operativa e la messa in campo di sperimentazioni contemporanea, in Tecnoscienza, n. 2, vol. 2,
concrete diventano elementi chiave. In questo sen- pp. 85-101.
so listituzione, oltre che un facilitatore, dovrebbe Boltanski L., Thvenot L. (1991), De la justification:
diventare un garante di alcuni valori fondamentali les conomies de la grandeur, ditions Gallimard,
(universalismo, trasparenza, durata) che mancano Paris.
ad alcune esperienze di condivisione. Questo De Leonardis O. (2010), Sulle tracce di innovazio-
ancora pi importante in un contesto di crisi eco- ni istituzionali, in RA la Rivista dellAIS, n. 1.
nomica e sociale che spazializza forme di disegua- Donolo C. (1997), Lintelligenza delle istituzioni, Fel-
glianza: queste sperimentazioni dal basso possono trinelli, Milano.
riuscire a mettere il tema della diseguaglianza al Iannuzzi M. (2013). PubblicoQuotidiano. Beni collettivi
centro di un progetto condiviso, promuovendo a Gela tra intervento dal basso e regolazione statale,
cos coesione sociale al posto di traiettorie di inclu- Tesi di dottorato, Universit Roma Tre.
sione per pochi. Una nuova relazione di collabora- Lanzara G.F. (1993), Capacit negativa. Competenza
zione tra cittadini e istituzioni, tra cittadini e spazio progettuale e modelli di intervento nelle organizzazioni,
urbano, capace da un lato di mettere in luce i limiti Il Mulino, Bologna.
dellazione pubblica di oggi, dallaltro di compren- Lofland L. (1998), The Public Realm. Exploring the
dere che c una forza sociale prodotta dal basso da Citys Quintessential Social Theory, Aldine Tran-
poter mobilitare in chiave collettiva. sactions, Chicago.
Satta C. (2014), Una citt giusta una citt a mi-
sura di bambini? Note critiche su un immagi-
nario urbano, in A. Cancellieri, E. Ostanel (a
cura di), Immigrazione e giustizia spaziale:
pratiche, politiche e immaginari, in Mondi mi-
granti: rivista di studi e ricerche sulle migrazioni inter-
nazionali, n. 1.
Sen A. (1999), Development as Freedom, Oxford Uni-
versity Press, Oxford.
Teubner G. (2005), La cultura del diritto nellepoca della
globalizzazione, Armando, Roma.
Vicari S., Moulaert F. (2009), Rigenerare la citt, Il
Mulino, Bologna.

(ibidem) le letture di Planum. The Journal of Urbanism


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Shanghai, 2015. Foto di Piero Vio.

Chiediamo con forza al governo di mantenere le promesse fatte per risolvere il problema delle case di
operai e contadini.

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Kunming, Distretto nord, 2013. Foto di Piero Vio.

Restituiscimi la terra Voglio passare il capodanno (cinese).

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45 n.4/2015 | www.planum.net
Kunming, Distretto nord, 2013. Foto di Piero Vio.

Restituiscimi la terra Voglio passare il capodanno (cinese) Non ho soldi Dormo in strada Chiedo
al governo giustizia.

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Kunming, Distretto nord, 2013. Foto di Piero Vio.

Sopra: Siamo pronti alla morte per difendere la casa. A sinistra: I contadini con enormi sacrifici si
sono costruiti una casa per vivere! A destra: Il governo in mille modi distrugge le case per poi rilocarci
dove?

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Massimo Allulli
Il percorso accidentato dellagenda urbana

Walter Vitali (a cura di) sulla dimensione spaziale della questione urbana. A
Unagenda per le citt. partire dal nesso tra democrazia e sfera pubblica, i
Nuove visioni per lo due autori sottolineano come esso si alimenti degli
sviluppo urbano. spazi della citt in quanto dimensioni e meccani-
Il Mulino, Bologna 2014 smi naturali (p. 46). Il ricorso al concetto di spazio
pp. 256, 21 nella trattazione della politica urbana tanto cru-
ciale quanto non banale. Se infatti le politiche pub-
bliche sono, secondo la celebre definizione di Den-
te, un insieme di azioni, compiute da un insieme
di attori, che agiscono in relazione ad un problema
collettivo, a consentire una definizione tipologi-
C molto di vero in quanto scrive Frank Fischer, ca delle politiche proprio la natura del problema
secondo cui public policy is a discursive construct collettivo. Se nel policy mainstream a definire le po-
rather than a self defining phenomenon (Fischer: litiche il settore cui riconducibile il problema,
69). Le politiche pubbliche non sono oggetti dati, nelle politiche urbane invece determinante la
ma sono il risultato pi o meno istituzionalizzato scala cui riconducibile il problema. La tradizione
di un processo di costruzione concettuale. Lim- settoriale delle politiche pubbliche, particolarmen-
pressione che si ha nella lettura di UnAgenda per te resistente in Italia, tende a identificare i problemi
le citt, curato da Walter Vitali, quella di trovarsi prescindendo dalla scala entro cui si manifestano,
di fronte a un processo di costruzione concettuale dando al contempo per scontata la dimensione na-
che contribuisce a colmare in Italia un deficit di zionale della collettivit (la polity) interessata dal
tematizzazione del fenomeno urbano come que- problema. Nelle politiche urbane, al contrario, la
stione di policy. Vitali nel suo saggio introduttivo scala (lo spazio che, in quanto abitato da cittadi-
parla a questo proposito di un blocco cognitivo ni, diviene polity) la variabile cruciale e i problemi
che ha coinvolto la comunit scientifica, lopinio- appaiono integrati cos come integrate appaiono le
ne pubblica e la comunit politica ai vari livelli (p. soluzioni. Si tratta di politiche place-based nel senso
17) impedendo lemersione della questione urbana dato a questo termine da Fabrizio Barca, secondo
nel discorso pubblico. Ci equivale a dire che la cui esse promuovono la fornitura di beni e servizi
questione urbana non entrata in Italia, se non in pubblici integrati adattati ai contesti (Barca: VII).
forma episodica e frammentata, nellagenda di po- Nelle politiche place-based gli interventi pubblici si
licy nazionale. basano sulla conoscenza dei luoghi (ibidem).

Le parole chiave della politica urbana Oltre a quello di spazio, gli altri due concetti chia-
Il volume, dunque, punta a rispondere anzitutto a ve per una definizione delle politiche urbane sono
un fabbisogno cognitivo, premessa indispensabi- integrazione e conoscenza. Linsieme di questi
le per lattivazione di processi di policy di livello tre concetti pu essere identificato quale filo rosso
nazionale dotati di un focus esplicitamente urba- che lega i diversi saggi di cui si compone il volume
no. Nei diversi saggi di cui si compone il volume curato da Vitali. I saggi affrontano tematiche set-
limmagine della politica urbana si compone come toriali e trasversali, ma con un costante ancoraggio
un mosaico, tassello dopo tassello, evidenziandone alla dimensione urbana dei problemi trattati. il
la complessit. il saggio di Sebastiani e Borghi caso del saggio di Anconelli e Vitali che tratta uno
sulla democrazia urbana a porre pi di altri enfasi tra i pi salienti settori di policy in tempi di crisi,

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quello relativo al welfare, sottolineando come le grado di destabilizzare routine e credenze basate
citt possano diventare in questo campo labora- su politiche definibili come space-blind (Garcila-
tori di innovazione sociale (p. 149). Perch questo zo et al 2010). Le politiche, come noto, si caratte-
sia possibile, tuttavia, lo scenario nel quale collo- rizzano per la forte resistenza a cambiamenti che
care le proposte per le citt quello di un neces- coinvolgono credenze profonde. Entrano in gioco
sario cambiamento del nostro sistema di welfare, fattori ostativi che possono spiegare lassenza di
non per ridimensionarlo e ridurre la spesa come si politiche urbane in Italia, da pi parti evidenziate:
propongono le politiche di austerit (p. 152). Al- il mutamento di policy mette in discussione cre-
trettanto dicasi per il saggio di Minghini sul lavoro denze, assetti di potere, distribuzione delle risorse.
nelle citt, il cui incipit mette in chiaro la natura Ancora Fischer scrive che policymakers always
place-based e integrata dellanalisi: il lavoro nelle cit- seek to interpret new events in ways that do not
t () una problematica trasversale che riguarda disturb their basic axioms of knowledge (Fischer:
tutte le politiche per le aree urbane, in ragione di 96). Finestre di opportunit per il cambiamento
una evoluzione incontrollata e disordinata del rap- si presentano tuttavia in presenza di crisi e shock
porto citt-lavoro () sintomo di una struttura so- esterni: Only a serious crisis holds out the possi-
ciale che ha ormai cambiato i suoi rapporti di for- bility of shaking basic policy beliefs. By making it
za, i suoi legami democratici e le sue declinazioni at times impossible to avoid or overlook the fact
culturali (pp. 209-210). Lintersettorialit inerente that specific beliefs fail to explain the key events,
alla politica urbana evidenziata, oltre che dallete- a severe reality shock can jolt policymakers into
rogeneit dei temi trattati nei diversi saggi, dal fo- examining and rethinking the basic beliefs that gui-
cus posto sullobiettivo dello sviluppo urbano che, de their actions (ibidem).
di per s, implica un fabbisogno di integrazione
delle politiche pubbliche. Sviluppo locale, sotto- E proprio dalla crisi prende le mosse Vitali propo-
lineano Bertini e Brasili, da non intendersi quale nendo unagenda per le citt in Italia e in Europa,
mera crescita economica. Piuttosto lo sviluppo evidenziando le sfide economiche, sociali e am-
inteso dai due autori quale filo conduttore delle bientali che la popolazione urbana (la maggioranza
diverse proposte contenute nel volume. della popolazione mondiale) si trova ad affronta-
re. Vitali traccia lo scenario di unEuropa in cui il
Il difficile policy change: lAgenda Urbana 65% dei cittadini considera peggiorate nel tempo
Se dal punto di vista analitico il volume offre im- le proprie condizioni di vita, di un Pianeta in cui
portanti spunti per il superamento del blocco le citt producono due terzi delle emissioni di ani-
cognitivo relativo alle politiche urbane in Italia, dride carbonica, in cui limpronta urbana al 2030
lo fa non per uno scopo meramente conoscitivo si espander di 1,2 milioni di chilometri quadrati.
ma per porre le basi per unagenda di policy. La Dati che mostrano come il modo in cui le citt
scarsa o nulla istituzionalizzazione di un approc- sono cresciute nel mondo occidentale non pi
cio place-based alle politiche pubbliche alla base n ambientalmente, n socialmente sostenibile (p.
dellassenza da pi parti evidenziata di una politi- 12). Di qui la necessit di un ripensamento della
ca delle citt in Italia. Non , come noto, quanto citt tramite un approccio fortemente integrato
avvenuto in paesi europei come Francia o Regno tra le varie politiche e tra attori diversi (p. 13). I
Unito (DAlbergo 2012), o in paesi extraeuropei diversi saggi del volume dunque non si cimentano
come gli USA (Gelli 2012). Lagenda proposta dal esclusivamente con la definizione della dimensione
volume di Vitali dunque assai ambiziosa: non urbana dei settori trattati, ma contengono anche
allude tanto allintroduzione di nuovi programmi un insieme di proposte di policy tali da comporre
o progetti quanto a un pi complesso mutamento nel loro complesso una possibile agenda urbana.
di policy da un approccio basato sui settori a uno Le proposte contenute nel volume spaziano dalla
basato sui luoghi. Si tratterebbe dunque non di un proposta di un green new deal per le citt europee
mutamento incrementale e limitato agli strumenti per cui non esiste alcuna possibilit di raggiun-
delle politiche pubbliche, ma di un mutamento in gere gli ambiziosi obiettivi individuati nei diversi

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campi delleconomia verde () senza riconoscere Barca prima e Carlo Trigilia poi, si sono interrotte
alle citt il ruolo di protagoniste (Setti, Zamboni: a partire dal 2014. Questo ha ripristinato una realt
121), alla proposta di una nuova mobilit che pon- di assenza di strutture specifiche di governo (p. 17)
ga rimedio ai guasti provocati dalluso intensivo collegate alla politica urbana e la conseguente fram-
dellauto (Chiusaroli e Santacroce). Non manca un mentazione di attori e programmi tale per cui ancora
approfondimento specifico sul tema del consumo non dato parlare in Italia di una organica e coerente
di suolo (Bonora, Rocchi), nel quale si sottolinea politica per le aree urbane, sia pure in un contesto di
come lefficienza del sistema territoriale, il gover- rinnovato protagonismo di queste ultime.
no delle trasformazioni nellinteresse pubblico, la
cura del patrimonio agricolo e paesaggistico sem- Le politiche urbane alla prova dellinnovazione
brano essere tra le principali strategie per uscire Lagenda urbana delineata nel volume, in aggiunta
dalla crisi e per contrastare lazione della specula- a quanto osservato fin qui, presenta un ulteriore
zione finanziaria e immobiliare (p. 93). elemento di interesse: quello di alludere a politi-
che urbane di nuova generazione. Strumenti di
In parte queste proposte sono gi presenti nella- politica urbana ampiamente rodati e talora di suc-
genda di policy nazionale e si sono concretizzate cesso (tra tutti i programmi urbani complessi) si
in programmi attualmente in corso di implementa- trovano oggi di fronte alla sfida dellinnovazione
zione. Il pi rilevante senza dubbio quello relati- comportata dallirruzione nellarena di policy di
vo alla riforma istituzionale che ha istituito, dopo nuovi discorsi, nuovi attori e nuove tecnologie. Il
venti anni di attesa, le Citt Metropolitane e rifor- nuovo discorso quello dellinnovazione sociale,
mato le istituzioni provinciali. Ne parlano appro- che allude alla produzione di beni e servizi trami-
fonditamente Vitali e Vandelli nel loro saggio sul te lattivazione di relazioni sociali altre rispetto a
cammino accidentato verso le Citt Metropolita- quelle tradizionalmente regolate dalle istituzioni
ne, la cui lettura conferma la tesi secondo cui non pubbliche e da quelle di mercato. Un fenomeno
data politica place-based in assenza di mutamento che pone le istituzioni di fronte alla sfida dellinno-
anche istituzionale (Barca 2009). Ancora in materia vazione. quanto emerge con chiarezza nel saggio
di citt metropolitane, pu essere qui menzionato di Bonora e Vaccari sulle citt come ecosistemi di-
il Programma Operativo Nazionale che stato pre- gitali, laddove i due autori chiariscono subito come
visto nellambito della programmazione 2014-2020 nuove regole sottendano la cittadinanza digitale, i
della politica di coesione. Il concetto di agenda ur- programmi software e le strutture urbane (p. 191).
bana ricorre nel paragrafo sullo sviluppo urbano Lagenda urbana diventa dunque agenda digitale,
sostenibile dellAccordo di Partenariato relativo al riconfigurando lo stesso spazio pubblico urbano
prossimo ciclo di programmazione, a indicarne il laddove le specie digitali, i software e i frammen-
rilievo assunto nellambito delle politiche pubbli- ti di conoscenza digitalizzata, come i tanti widget e
che (per quanto la politica di coesione, per defi- app, se sono lasciati liberi di interagire con lam-
nizione, abbia natura addizionale e non ordinaria). biente e i territori si combinano e si riproducono
Un programma esplicitamente urbano il piano evolvendosi, dando luogo a forme specifiche che
nazionale per la riqualificazione sociale e cultura- sono legate alle appartenenze locali (p. 198). Si
le delle aree urbane degradate, previsto dalla legge pensi ai molti esempi di mappatura collaborativa
di stabilit del 2015 sia pure con risorse marginali delle realt urbane, tramite cui dati e informazioni
(50 milioni di euro per il 2015 e 75 milioni annui sono prodotti e condivisi dai cittadini producendo
per il 2016 e il 2017). Il protagonismo delle citt nuove conoscenze e nuove narrazioni della citt.
nellagenda urbana nazionale ha caratterizzato il La citt digitale un ecosistema di cui le pagine e
biennio 2012-2013 anche in ragione dellattivazio- i profili di Facebook, i podcast, i sistemi di tagging, le
ne del Comitato Interministeriale sulle Politiche community di settore, i syndication, i mash-up e i canali
Urbane (CIPU), a seguito dellattivazione di un in- digitali () costituiscono gli elementi di base.
tergruppo parlamentare sulle politiche urbane. Le il caso di realt come quelle delle Social Street che
attivit del CIPU, coordinate dal ministro Fabrizio da Bologna si vanno diffondendo in decine di citt

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Italiane per lattivazione di rapporti di vicinato di limitarne le potenzialit di innovazione e di tradu-


carattere mutualistico. il caso anche delle tante zione in termini di policy. Paesi con una pi con-
realt di sharing economy che affrontano la sfida della solidata tradizione interdisciplinare in materia di
scarsit di risorse tramite lo sviluppo di economie studi urbani (tra tutti gli USA) sembrano mostrare
della condivisione tramite piattaforme informati- al contempo una maggiore permeabilit tra ricerca
che. Si tratta di processi che, lungi dal prefigurare e policy making nelle citt. Il mutamento di policy
lestinzione dello stato e del suo intervento (cui che ancora lItalia attende forse quindi legato non
sembrano illudere talune interpretazioni neolibera- tanto allidentificazione di una singola responsabi-
li del concetto di sussidiariet), evidenziano il fab- lit politica di rilievo nazionale legata alle aree ur-
bisogno di regolazione e di investimenti pubblici bane, quanto allaffermazione di una cultura e degli
per stimolare la domanda in funzione anticiclica strumenti adatti per lapprendimento, lintegrazio-
(p. 13). Evidenziano, dunque, il fabbisogno di poli- ne, e la valutazione nelle politiche urbane. Come
tiche urbane, anche su scala nazionale. quanto in ha sostenuto il politologo Hajer: learning requires
forma sia pur episodica avviene daltra parte con i the invention of new types of institutions in which
programmi attivati a livello nazionale dal MIUR e various actors meet and discourses can be pitted
a livello europeo con i molti bandi di ricerca relati- against one another. The goal of such institutions
vi alla programmazione di smart cities, intese come would be to construct the policy problem. Essen-
citt che favoriscono lintegrazione tra le diverse tially, this would require a liberation of political ju-
infrastrutture per soluzioni che semplifichino o dgment among experts and enhance technical and
migliorino le attivit quotidiane della cittadinanza political understanding among other participants
(p. 204). Unauspicabile agenda urbana non pu (cit. in Fischer: 111).
dunque che basarsi sulla consapevolezza che le
citt possono essere un laboratorio di sperimenta- Riferimenti bibliografici
zione degli elementi che sono alla base del proces- Barca F. (2009), Unagenda per la riforma della politica
so di sviluppo locale, perch in esse si sintetizzano, di coesione. Una politica di sviluppo rivolta ai luoghi
come in una sorta di microcosmo, le possibilit di per rispondere alle sfide e alle aspettative dellUnione
governo dello sviluppo (p. 220). Europea, Rapporto indipendente su richiesta di
Danuta Hbner.
Studi urbani e politiche urbane DAlbergo E. (2011), Le citt nellagenda politica na-
Unagenda per le citt ha dunque una duplice valen- zionale. Una comparazione nellEuropa occidentale,
za. Da una parte, contribuisce a colmare un defi- FrancoAngeli, Milano.
cit conoscitivo che si traduce nella realt del policy Fischer F. (2003), Reframing public policy: discursive po-
making in un blocco cognitivo: quello relativo alla litics and deliberative practices, Oxford University
concettualizzazione delle politiche urbane come Press.
politiche place-based. Dallaltra, propone un sapere Garcilazo J.E., Martins J.O., Tompson W. (2010),
orientato allazione pubblica, portando a coeren- Why policies may need to be place-based in order to
za diversi focus tematici e approcci disciplinari. be people-centred, Paris, OECD Regional Deve-
daltra parte il risultato del lavoro portato avanti lopment Policy Division. Disponibile su: www.
dal Laboratorio Urbano di Bologna, gruppo inter- voxeu.org.
disciplinare per la realizzazione di studi e proposte Gelli F. (2012), La citt nella scienza politica Americana,
per la citt, cui afferiscono Vitali e gli autori dei Rubbettino, Soveria Mannelli.
diversi saggi. Vitali a sua volta promotore di Ur-
ban@it, centro nazionale di studi per le politiche
urbane. Si tratta dunque di un volume che insieme
ad altri sta a indicare una crescente attenzione ver-
so linterdisciplinariet degli studi urbani, in Italia
pi che altrove ancora fortemente organizzati en-
tro settori scientifico-disciplinari che rischiano di

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Kunming, periferia nord, 2013. Foto di Piero Vio.

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Kunming, Panlong District, 2012. Foto di Piero Vio.

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Nadia Nur
Nonostante tutto: pianificare nel conflitto

Daniela De Leo Leo offre una prospettiva diversa, riaffermando e


Planner in Palestina. sottolineando limportanza della pianificazione ur-
Esperienze di ricerca e bana nei contesti di conflitto come strumento di
pianificazione del resistenza, mettendo al centro della questione is-
territorio e dello sviluppo raelo-palestinese la professione del planner. Lau-
nel conflitto trice mette in luce come gli effetti sociali delloc-
FrancoAngeli, Milano 2014 cupazione e dellappropriazione di terre possano
pp. 120, 16,50 essere contrastati con strumenti legali, e con un
approccio che va oltre la resistenza e la resilienza.
Resistere significa allora trasformare il territorio,
contrapporre alloccupazione un progetto. La re-
La pianificazione come strumento di occupazione sistenza diviene quindi attiva, positiva e proattiva,
e oppressione da sempre al centro della questione ma deve innanzitutto esprimere una potenza tras-
israelo-palestinese. Il dibattito si tuttavia sempre formativa dellapproccio culturale. Oltre a coinvol-
concentrato sullo studio critico delle modalit con gere i vari livelli di governo della citt e del terri-
cui il disegno di uno Stato viene realizzato attra- torio, anche a livello sovra-urbano, deve produrre
verso la sistematica e progressiva riduzione degli soprattutto sinergie (operazione spesso molto dif-
spazi vitali di una parte della popolazione e at- ficile) e cercare di arginare quella tendenza alla cor-
traverso la gestione egemonica del territorio. Da ruzione, materiale e culturale, che si verifica spesso
Weizman a Petti e Hilal, il discorso sullo spazio nei contesti in cui il conflitto radicato ed vissuto
si focalizzato sulle modalit con cui la concen- come una condizione senza via duscita.
trazione abitativa in un territorio pu portare a
compimento un disegno politico egemonico, che I luoghi, le piazze, le citt sono cariche di simbolo-
si concretizza nellappropriazione di terra e nella gie del potere: gli insediamenti controllano dallalto
ricomposizione dellequilibrio demografico, o nella il territorio sottostante, ricordando costantemente
realizzazione del suo squilibrio1. che esiste una gerarchia, una condizione di su-
La pianificazione urbana non , infatti, scollegata premazia. Bench la Palestina presenti un assetto
dal nation-building a livello geopolitico e sociale. Al politico e spaziale diversi, oltre a essere al centro
contrario, la riorganizzazione spaziale e il riassetto di un pi delicato e fragile quadro geopolitico, nel-
della gerarchia dei centri urbani e non, include a pi- la postfazione di Yiftachel si fa non a caso rifer-
eno titolo il planning tra le strategie dello Stato per imento alle primavere arabe per sottolineare la
promuovere lo sviluppo e posizionarsi in maniera centralit della dimensione urbana nel processo di
competitiva a livello regionale e globale. sovvertimento dellordine politico dominante. Le
Allo stesso modo il conflitto non utilizza il set ur- rivolte nei paesi del Nord Africa hanno ridisegnato
bano solo come scenario, ma si attua mediante il lo spazio pubblico urbano, riattribuendogli le sue
sovvertimento continuo dello spazio, la sua dis- funzioni. Loccupazione della piazza e la riappro-
truzione, costruzione e riprogettazione. La riorga- priazione dei luoghi che i vari regimi avevano pi-
nizzazione della distribuzione della popolazione , anificato come spazi non collettivi e non pubblici
inoltre, parte integrante delle strategie di sicurezza hanno determinato la ri-significazione di quegli
nazionale, che in questi territori prioritaria. spazi, che si sono poi trasformati in simboli delle
Alla luce di queste considerazioni, il testo di De rivoluzioni e in qualche caso hanno determinato la
caduta dei regimi.
1 Vedi: http://www.decolonizing.ps/site/

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Il volume individua invece nella riappropriazione descritte lassenza di un piano urbano strutturato
della citt intesa, come spazio dellabitare (e del e di un disegno del territorio palestinese, seppur
vivere), un passo verso la riacquisizione di una ca- residuale: i palestinesi sono senza citt.
pacit politica e di una coscienza civile. Casi di studio diversi sono Hebron, Gerusalemme
Il potenziale innovativo di questo testo di aver Est, Kufr Aqab, Nablus e Betlemme, dove il tenta-
intuito che negando la citt si nega anche lidentit tivo che stato fatto quello di non avere pi zone
nazionale e lidea stessa dello Stato. Loccupazi- grigie (Yiftachel 2009) ma una pianificazione sec-
one, come strategia volta allacquisizione della su- ondo criteri di legalit, che consenta di superare la
premazia territoriale, cerca di espellere fisicamente dicotomia tra lo spazio formale e normato, pianifi-
la componente araba dallo spazio urbano e nega il cato da Israele, e quello informale che rappresenta
diritto alla citt, inteso nella sua accezione pi am- lunica possibile strategia della popolazione araba
pia di diritto alla piena cittadinanza, che si esplica (Chiodelli 2011).
nel riconoscimento dei diritti fondamentali, nella Le esperienze raccontate evidenziano, con varie
partecipazione attiva alla vita politica e nellaccesso sfumature e considerando le singole specificit, la
ai servizi. necessit di una pianificazione che superi il caos
Come limitare il caos, linformalit, lautocostruz- strutturato su cui basata lorganizzazione dei
ione, labusivismo, il disagio abitativo, il sovraffol- territori. Questo obiettivo si scontra spesso con
lamento, prodotti dalle politiche urbane dello Sta- ostacoli di natura burocratica e tecnica, o con la
to di Israele? La risposta dellautrice che si deve disillusione e linerzia delle amministrazioni locali
cominciare, anche dal lato palestinese, a disegnare rispetto alle opportunit concrete di trasformazi-
le citt, a creare lo spazio urbano secondo criteri di one del territorio e di costruzione di uno spazio
vivibilit e facendo riferimento a standard pi ele- urbano sostenibile. Costruire un nuovo quartiere a
vati di qualit. partendo dal disegno urbano che Gerusalemme Est non solo una questione di pro-
si pu arrivare, sebbene non a una soluzione della gettazione. Allo stesso modo, rendere pi sicuro e
crisi politica, almeno al miglioramento della qualit vivibile un quartiere informale, sviluppato vertical-
della vita cittadina e dellabitare e, quindi, a una pi mente, mastodontico e ingovernabile come Kufr
pacifica relazione con territorio. Il planning come Aqab, non solo una questione di design.
azione concreta, che pu sforzarsi di by-passare gli Ci che il planner deve mettere in campo non
ostacoli posti dal discorso sulla legittimit o illegit- solo la competenza tecnica, ma una complessa ar-
timit dello Stato e prova a mettere il livello urbano ticolazione di competenze e abilit in grado di abil-
al centro, o al punto di partenza, di un percorso di itare architetti, pianificatori e amministratori locali
resistenza diverso, volto a contrastare il complesso e incoraggiarli a non rinunciare allelaborazione di
meccanismo di iniquit territoriale, che rende inev- progetti di qualit per i cittadini. Non si tratta di
itabile il perpetuarsi di una condizione di conflitto. una funzione pedagogica ma di una condivisione
di saperi e pratiche con lobiettivo di innescare un
In questo contesto, la pianificazione rappresenta percorso virtuoso volto a perseguire obiettivi di
una risposta concreta e realizzabile, a condizione sviluppo del territorio.
di integrare saperi e competenze diversi. Come Gli obiettivi di capacity building sono chiaramente
sottolineato anche da una dichiarazione recente di descritti dallautrice nei capitoli dedicati ai progetti
UN-Habitat oPt, la cui missione il contributo alla di cooperazione a Nablus e An-Najah, dove non
resilienza dei palestinesi residenti nellarea C della potendo agire in un quadro formale di regole e re-
Cisgiordania, per supportare lo sviluppo sosteni- sponsabilit per il planning si agito sulla leva della
bile della Palestina necessario e urgente un ap- capacitazione attraverso la pianificazione, auspi-
proccio integrato al planning nei territori occupati. cando che possa divenire la freedom to achieve
De Leo racconta di casi concreti, non pi teorie functioning combinations (Nussbaum 2001: 20),
ma esperienze, veri laboratori in cui ha gestito nonostante il contesto politico ed economico poco
concretamente la pianificazione. Il problema reale, favorevole.
non certo lunico, alla base di tutte le esperienze

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Il pregio di questo testo sta nel mostrare come il proccio propositivo, e non solo quello oppositivo,
mestiere del planner possa incidere non solo sulla deve tuttavia fare i conti con lo sbilanciamento del
trasformazione del territorio e sulla vita dei suoi potere politico e con gli effetti da questo generati.
abitanti: il planner ha anche la funzione sociale di I casi su cui De Leo ha lavorato mostrano come
cambiamento culturale e di facilitazione della sub- anche esigui risultati e piccoli fallimenti contribuis-
stantial freedom (Nussbaum 2001), che pu far cano a tradurre le teorie di pianificazione in buone
uscire dalla condizione di adattamento e rassegna- pratiche allinterno delle comunit professionali. In
zione con cui si subisce il progetto messo in atto questo passaggio fondamentale lengagement con
dagli occupanti. il territorio, oltre alla profonda conoscenza dello
Seppur nei limiti originati dalla disgregazione stesso, che ha consentito comunque allautrice di
dellambiente socio-politico, la sfida del planner mantenere quella view from the South (Watson
non quella di superare il conflitto, piuttosto 2009) che contraddistingue chi fa cooperazione
quella di vivere meglio nel conflitto e nonostante nel sud del mondo senza ingenerare processi di
il conflitto. La qualit dellabitare, la progettazione subalternit. Attributi questi che consentono a una
di spazi di socialit e di interazione nella citt, la planner e ricercatrice come De Leo di mantene-
razionalizzazione degli spazi e la costruzione di re il giusto equilibrio tra conflicting rationalities
citt a misura duomo sono obiettivi possibili an- (Watson 2003) e di collocarsi alla giusta distanza
che in contesti difficili? La governance urbana nei tra la logica del governo urbano e il bisogno di citt
paesi cosiddetti sviluppati prende sempre pi in espresso dai cittadini palestinesi.
considerazione gli indicatori del benessere equo
e sostenibile, cercando di costruire un sistema di
misurazione del progresso del territorio basato su
parametri non soltanto economici ma anche so-
ciali e ambientali. Progettare politiche per le citt
significa dunque prevedere azioni orientate allin-
cremento della qualit urbana. Se rendere le citt
palestinesi luoghi del buon vivere , almeno per
ora, pura utopia, non altrettanto utopico, bench
assai arduo, cercare di migliorare gli standard di
vivibilit, ovvero delle condizioni ambientali e so-
ciali che concorrono a determinare il benessere dei
cittadini, partendo dalla creazione dei presupposti,
o delle basi, su cui si dovrebbe articolare unazione
di governance della citt.
Nonostante le esperienze dellautrice dimostrino
la difficolt di ottenere risultati concreti, tangibili
e immediati, dovendosi scontrare costantemente
con intralci burocratici, culturali e legali, e con
leterna incompiutezza del processo di State build-
ing, un processo di cambiamento potrebbe innes-
carsi a partire dalle sinergie a livello amministrativo,
gestionale e di progetto, tra planners, municipalit
e universit. Leffetto di self-efficiency che lentam-
ente si va a insinuare attraverso i progetti di co-
operazione potrebbe avere in futuro ripercussioni
sullautodeterminazione delle amministrazioni che
governano il territorio urbano e sullacquisizione di
un maggior consenso da parte dei cittadini. Lap-

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Riferimenti bibliografici
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Kunming, centro, vari livelli di edifici: case tradizionali ora scomparse, abitazioni anni 80, nuove abitazioni
stile finto-tradizionale sorte al posto della Kunming storica e grattacieli, 2011. Foto di Piero Vio.

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Renzo Riboldazzi
Citt Bene Comune

Tomaso Montanari sollecitati da un nutrito gruppo di discussant, han-


Le pietre e il popolo. no partecipato alla terza edizione del ciclo di in-
Restituire ai cittadini contri di cultura del progetto urbano Citt Bene
larte e la storia delle Comune, organizzato anche questanno da chi
citt italiane scrive per la Casa della Cultura di Milano e il Di-
Minimum Fax, Roma 2013 partimento di Architettura e Studi Urbani del Poli-
pp. 164, 12 tecnico di Milano1.
La tesi di fondo che, per tutta una serie di aspetti
dai confini non sempre ben definiti, la citt sia un
Paolo Maddalena bene comune e lo siano non solo gli spazi o gli
Il territorio bene edifici di propriet pubblica, ma lintero organismo
comune degli italiani. urbano nel suo insieme come fatto fisico, sociale
Propriet collettiva, e politico, con tutto quel corollario di diritti che
propriet privata e ne consegue diritto alla casa e allabitare urbano,
interesse pubblico alla fruizione di servizi e attrezzature collettive, alla
Donzelli, Roma 2014 partecipazione nel governo della cosa pubblica
pp. XIV-210, 18 ben esemplificato da Edoardo Salzano nel suo La
citt bene comune (ed. Ogni uomo tutti gli uomini,
Paolo Berdini Bologna 2009). Un approccio che evidentemente
Le citt fallite. I grandi
comuni italiani e la crisi 1 Citt Bene Comune si tiene alla Casa della Cultura dal
del welfare urbano 2013. Gli incontri della prima edizione sono stati con:
Donzelli, Roma 2014 Bernardo Secchi, sul suo La citt dei ricchi e la citt dei
poveri (Laterza, 2013) con interventi di Alessandro Bal-
pp. XIV-162, 19,50 ducci, Vittorio Gregotti e Francesco Infussi; Giancarlo
Consonni, sul suo La bellezza civile. Splendore e crisi
della citt (Maggioli, 2013) con Enrico Bordogna, Mas-
Walter Vitali (a cura di) simo Fortis e Daniele Vitale; Marco Romano, sul suo
UnAgenda per le citt. La citt come opera darte (Einaudi, 2008); e infine con
Nuove visioni per lo Luigi Mazza, sul suo Governo del territorio e pianifica-
sviluppo urbano zione spaziale (CittStudi, 2013) con interventi dei coau-
Il Mulino, Bologna 2014 tori Umberto Janin Rivolin e Luca Gaeta e dei discussant
Marco Bianconi e Stefano Moroni. Hanno invece preso
pp. 256, 21 parte alledizione del 2014: Iolanda Romano, con cui si
discusso del suo Cosa fare, come fare. Decidere insieme
per praticare davvero la democrazia (Chiarelettere, 2012)
con interventi di Matteo Bolocan Goldstein, Alessandro
Maggioni e Paola Savoldi; Elena Granata e Paolo Pileri,
La citt un bene comune? sul loro Amor loci: suolo, ambiente, cultura civile (Corti-
E se lo fosse, in che modo il progetto e il governo na, 2012) con Damiano Di Simine, Luca Martinelli e Pao-
urbano e territoriale contemporanei possono con- lo Sinigaglia; Graziella Tonon, sul suo La citt necessaria
(Mimesis, 2014) con Giacomo Borella, Stefano Levi Della
tribuire a garantire ai cittadini questa condizione
Torre e Pierluigi Panza; e infine Stefano Moroni, sul suo
di civilt? La citt responsabile. Rinnovamento istituzionale e rina-
A queste e ad altre questioni hanno risposto quat- scita civica (Carocci, 2013) con Luca Beltrami Gadola,
tro autori di pubblicazioni pi o meno recenti che, Marco Romano e Eugenio Somaini.

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pu essere esteso cos com stato fatto negli cui narra (e di cui Montanari stato talvolta pro-
ultimi anni ad altri temi non meno importanti tagonista in prima persona) relativi al patrimonio
che intersecano le sfere culturali e professionali di artistico e culturale italiano, e al di l della vivida
quanti si occupano di disegno urbano e territoriale, e condivisibile denuncia circa la mercificazione
di quanti gravitano intorno al mondo dellarchi- delle cosiddette citt darte e delle opere che do-
tettura, di quanti amministrano le nostre citt e il vrebbero gelosamente custodire, fondato sulla
nostro territorio o studiano, scrivono e riscrivono tesi dellinscindibilit tra forma dello spazio pub-
le regole per il loro governo, ma soprattutto la ga- blico, identit collettiva e democrazia. Per secoli,
lassia di quanti, singoli o organizzati, si sentono anzi per millenni, la forma dello Stato, la forma
cittadini e non sudditi, di quanti a un parallelo e delletica, la forma della civilt stessa si sono defi-
progressivo disinteresse verso la politica praticata nite e si sono riconosciute nella forma dei luoghi
dai partiti contrappongono unidea di cittadinan- pubblici scrive Montanari. Le citt italiane sono
za attiva, consapevole e direttamente partecipe nel sorte come specchio, e insieme come scuola, per
determinare il futuro dei luoghi in cui vivono. Tra le comunit politiche che le abitavano. Le piazze,
questi temi, per citarne uno, quello del paesaggio: le chiese, i palazzi civici italiani sono belli perch
a questo proposito rimando, per esempio, a Il sono nati per essere di tutti: la loro funzione era
paesaggio come bene comune di Salvatore Settis (Pita- permettere ai cittadini di incontrarsi su un piano
gora, Napoli 2010) o, dello stesso autore e per una di parit. Si tratta di una tesi forse non nuova, al-
lettura pi ampia e approfondita, al fondamentale meno per quanto riguarda gli aspetti dellidentit
Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per lam- e lidea di citt come opera darte. Stendhal ci
biente contro il degrado civile (Einaudi, Torino 2010). ricorda lo stesso Montanari considerava lItalia
Oppure il tema del suolo, tanto come elemento il paese pi bello del mondo non solo perch possiede
essenziale per la sopravvivenza del genere umano molte singole opere darte eccellenti, ma perch
quanto come substrato di una vita che va oltre le- consiste in un tessuto continuo, unico al mondo,
sistenza e comprende dunque la cultura di un po- di chiese, palazzi, cortili, giardini, paesaggi. Anche
polo e le sue testimonianze materiali, e su questo autori contemporanei che hanno partecipato alle
si veda per esempio Amor loci. Suolo ambiente cultura scorse edizioni di questo ciclo, come Marco Roma-
civile di Paolo Pileri e Elena Granata (Cortina, Mi- no nel suo La citt come opera darte (Einaudi, 2008)
lano 2012). Infine ci fermiamo qui ma chiaro o Giancarlo Consonni in La difficile arte. Fare citt
che potremmo spingerci fino alle grandi questio- nellera della metropoli (Maggioli 2008) affrontano
ni dellalimentazione, della salute e dellistruzione questi stessi temi, seppur con approcci sensibil-
il tema dellambiente, considerato perfino negli mente differenti. Il lavoro di Montanari, tuttavia,
aspetti climatici, come fanno Luca Mercalli e Ales- appare di particolare interesse: sia perch capace
sandra Goria nel loro Clima bene comune (Bruno di mettere a nudo le drammatiche contraddizioni
Mondadori, Milano 2013). e le orribili speculazioni che su questo fronte si
stanno perpetrando con le politiche culturali delle
Il primo incontro stato con lo storico dellarte principali citt italiane; sia perch, considerato che
Tomaso Montanari che nel 2013 ha pubblicato, per lo spazio pubblico delle nostre citt da traduzione
i tipi di Minimum fax, Le pietre e il popolo. Restituire ai visiva del bene comune [appare, sempre pi spes-
cittadini larte e la storia delle citt italiane. Non si trat- so, come la] rappresentazione della prepotenza e
ta dellultimo libro di questo generoso autore che del disprezzo delle regole (Montanari), suscita una
con lo stesso editore lo scorso anno ha pubblicato serie di questioni sulle quali vale la pena riflettere.
Istruzioni per luso del futuro. Il patrimonio culturale e la In particolare, viene da chiedersi se in una societ
democrazia che verr e, recentemente, per Einaudi, multietnica e multiculturale come la nostra sia an-
Privati del patrimonio. Tuttavia, questo lavoro di cui cora possibile immaginare per il futuro unidea di
si discusso con il contributo di Giulio Ernesti, bellezza condivisa dello spazio pubblico e, in tal
Jacopo Muzio e Paolo Pileri appare interessante caso, come identificarla, come praticarla con i po-
perch, al di l degli incresciosi fatti di cronaca di veri strumenti culturali, normativi e operativi che

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abbiamo a disposizione. Se, considerate le logiche luomo e lambiente sul piano dei valori. Ecco,
sottese a una produzione edilizia palesemente pie- forse proprio qui sta il contributo pi importante
gata alla rendita immobiliare e a un immaginario di Maddalena, ovvero nella sua capacit di rileggere
formale omologato dallo strapotere mediatico il documento che alla base della nostra democra-
delle cosiddette archistar, siano ancora ipotizza- zia e del nostro vivere civile tanto in prospettiva
bili forme di progetto e di governo del territorio storica, quanto intrecciandolo ad aspetti politici,
in grado di parlare quella lingua di forme e figure economici, sociali e ambientali contemporanei
[che nella Siena del trecento, cos come in molte facendo emergere caratteri e potenzialit inaspet-
altre citt italiane] era un fatto pubblico [perch] la tati sul fronte della tutela del territorio e, pi in
bellezza della citt era legata direttamente allonore generale, dei beni comuni. Lex giudice della Corte
dei cittadini, e doveva essere al centro delle pre- costituzionale, per esempio, ricostruisce il percorso
occupazioni del governo comunale. (Montanari) attraverso cui con il predominio della cultura bor-
Infine, vien da chiedersi se, considerato lo stato ghese e della nuova cultura neoliberista, si persa
dellurbanistica italiana e la miseria di certe pratiche [] lidea della propriet collettiva, [un] tipo di
amministrative, ci sia ancora spazio per coltivare la propriet che, a torto, si considera non pi esisten-
speranza di citt che come auspica lautore e noi te, mentre non solo ha un fondamento storico
con lui non solo rappresentano, ma in qualche antichissimo, ma tuttora presente e attiva nel
modo alimentano lidentit comune. nostro ordinamento giuridico. La dimensione del
collettivo, che sostiene lautore stata por-
Il secondo incontro stato con il giurista Paolo tata a livello di principio fondamentale del nuovo
Maddalena autore de Il territorio bene comune degli sistema ordinamentale della Costituzione repubbli-
italiani. Propriet collettiva, propriet privata e interesse cana, per Maddalena quella nella quale si pon-
pubblico (Donzelli, Roma 2014), un libro che os- gono i beni comuni. Tra questi, il territorio bene
serva Salvatore Settis nellintroduzione al volume comune unitario formato da pi beni comuni
si muove entro tre coordinate principali: quella su cui il popolo considerato nella sua interezza,
della politica, quella della cittadinanza e quella del- senza alcuna distinzione di sesso, di razza, di lin-
lo scontro frontale fra le ragioni del mercato e i gua, di religione, di opinioni politiche, di condizio-
principi del bene comune, offrendoci un contri- ni personali e sociali (art. 3 Cost.) mantiene la sua
buto, appassionato e rigoroso, a quella discussione sovranit e a cui, proprio in virt di questultima,
sui beni comuni che va oggi dilagando, ma scrive spetta anche di decidere della destinazione duso
Settis non sempre con piena consapevolezza del- e di godimento del territorio stesso; e, dunque, il
le categorie giuridiche adoperate n del loro spes- potere di stabilire [] quanta parte del territorio
sore storico n, infine, del loro concreto potenziale medesimo debba essere riservato allappartenenza
politico e civile. Maddalena che alla Casa della e alluso inclusivo, pubblico e diretto del popolo
Cultura si confrontato con Giancarlo Conson- stesso [e debba quindi essere] oggetto di propriet
ni, Luigi Mazza e Gabriele Pasqui nel libro apre collettiva, e quanta parte possa essere ceduta in ap-
la sua riflessione evidenziando i pesanti squilibri partenenza e uso esclusivo dei singoli ovvero alla
ambientali ed economici del pianeta. Ne deduce propriet privata.
limprocrastinabile necessit di agire [] colpen- Ma ci sono almeno altri due aspetti del contributo
do le idee che sono la causa diretta e immediata di di Maddalena che mi pare interessante sottoline-
[quella che definisce una] immane tragedia. Infine are, perch gravidi di conseguenze sul piano del
propone di passare da una visione individualisti- progetto e del governo del territorio, e perch da
ca dei diritti a quella collettivistica [] secondo il un lato contribuiscono a riaffermare la legittimit
principio indefettibile delluguaglianza economica della pianificazione urbanistica e dallaltro sembra-
e sociale di tutti i cittadini. Tutto ci, facendo se- no presupporre la necessit di un ripensamento
reno affidamento sulla Costituzione italiana in cui dei suoi strumenti e delle sue pratiche. Si tratta del
gi oggi, sostiene Maddalena: nulla si oppone, dal principio, ancora una volta costituzionale, in base
punto di vista del diritto positivo, a considerare al quale anche luso e la gestione di una propriet

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privata non possono prescindere dal persegui- radice la stessa concezione del vivere comune. Da
mento del bene comune, dellinteresse pubblico. un lato, infatti, lenorme produzione edilizia degli
E si tratta del principio della partecipazione di tut- ultimi decenni non ha ridotto la domanda di case
ti i cittadini allattivit di carattere amministrativo tanto che labitare urbano appare come qualcosa
[] sancito a chiare lettere dalla Costituzione. di inaccessibile a fasce sempre pi ampie di popo-
In altri termini, per Maddalena: il Costituente ha lazione: si stima che la fascia del disagio abitati-
subordinato la tutela giuridica della propriet pri- vo riguardi [] 4 o 5 milioni di italiani mentre
vata alla funzione sociale stabilendo in tal modo la consistenza del patrimonio abitativo realmente
la sacralit del territorio, la sua intangibilit come inutilizzato sia pari a 3 milioni di alloggi, la met dei
patrimonio comune del popolo e come luogo nel quali di recente produzione. Dallaltro osserva
quale garantito lo svolgimento delle libert co- lautore ha pesantemente contribuito al dissesto
stituzionali. delle casse comunali: al 2014 sono 180 i comuni
falliti per motivi economici e la maggioranza delle
Il terzo incontro stato con lurbanista Paolo Ber- citt italiane indebitata. Questo anche per le-
dini autore de Le citt fallite. I grandi comuni italiani e norme impegno economico richiesto alle munici-
la crisi del welfare urbano (Donzelli, Roma 2014). Si palit per la realizzazione e il mantenimento in ef-
tratta di un libro da cui osserva Paolo Madda- ficienza di opere di urbanizzazione, infrastrutture e
lena nella prefazione al volume emerge chiara- servizi in aree sempre pi ampie e irrazionalmente
mente come, in Italia, la distruzione territoriale e edificate sulla base esclusiva della convenienza del
ambientale [degli ultimi decenni] sia andata di pari proprietario, proprio in anni in cui a fronte di
passo con la cancellazione delle regole dellurbani- una riduzione dei finanziamenti statali alle am-
stica e da cui appare in modo altrettanto evidente ministrazioni veniva concesso di utilizzare gli oneri
limportanza delle regole urbanistiche, del loro va- di urbanizzazione per finanziare la spesa corrente
lore di civilt. Berdini che alla Casa della Cultura mettendo cos in moto un circolo vizioso con con-
ha discusso dei temi del suo lavoro con Corinna seguenze devastanti per il territorio. Un fenomeno
Morandi, Federico Oliva e Graziella Tonon trac- che per lungo tempo ha goduto di un vasto con-
cia un quadro desolante di come, tanto per ragioni senso dal 1994 al 2008 i sedici milioni di famiglie
economico-finanziarie quanto per ragioni politi- proprietarie hanno visto crescere il valore del pro-
che, negli ultimi decenni si sia progressivamente prio alloggio almeno del doppio, e questa parsa
smantellato un patrimonio di idee e conquiste a molti la via per facili arricchimenti ma nello
faticosamente costruito dalla cultura urbanistica e stesso tempo un fenomeno che ha avuto effetti
amministrativa nel XIX e nel XX secolo. Un pa- pesantissimi sullintero sistema di welfare urbano
trimonio di strumenti progettuali, norme e teorie e, come dimostrano le sempre pi frequenti mani-
che, seppur imperfetto, lacunoso e talora respon- festazioni di dissesto idrogeologico che colpiscono
sabile di alcune delle situazione pi problematiche le citt italiane, perfino sulla sicurezza dei cittadini.
delle grandi citt (pensiamo alle condizioni di molti La soluzione che Berdini propone per uscire da
quartieri di edilizia sociale del secondo dopoguer- questa situazione drastica: bloccare definitiva-
ra), consentiva di offrire, almeno quando cera la mente le espansioni urbane in modo da permettere
volont di farlo, un minimo di resistenza a quelle il ripensamento e labbellimento di quanto stato
forme di speculazione immobiliare che agiscono costruito [...]. Soltanto finanziando il rinnovo ur-
in assoluto disprezzo di ogni forma di ragionevole bano e non la crescita, la creazione di sistemi di
pianificazione e, pi in generale, del bene comune. trasporto non inquinanti e non ulteriore asfalto, la
Oggi scrive Berdini stanno venendo meno le messa in sicurezza dei servizi, delle abitazioni e dei
condizioni culturali, economiche e sociali che han- corsi dacqua si potranno creare le premesse per
no garantito alle citt una storia ininterrotta di sei una nuova fase economica e per una citt pi at-
millenni. La finanza dominante ha deliberatamente tenta al bene comune.
rotto lo storico patto sociale su cui fondata la vita
delle citt ed stata conseguentemente minata alla Il quarto e ultimo incontro stato con il politico

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Walter Vitali che lo scorso anno ha curato, per i ambientalmente n socialmente sostenibile: lim-
tipi de il Mulino, UnAgenda per le citt. Nuove visioni pronta urbana delle citt europee tende a crescere
per lo sviluppo urbano: un libro che raccoglie tredici pericolosamente, i livelli di emissione di anidride
saggi in cui si indagano, anche a partire dal caso carbonica delle citt appaiono intollerabili, le di-
bolognese, temi e questioni inerenti il futuro delle suguaglianze sociali chiedono risposte pi incisive.
politiche urbane praticate dalle grandi citt. Si va Continua Vitali: LEuropa il continente pi ur-
dalle differenze di genere (Lorenza Maluccelli) alla banizzato del mondo. [] Circa il 70% dei 507
democrazia urbana (Vando Borghi e Chiara Seba- milioni di abitanti dellUnione vive in unagglome-
stiani), dalla partecipazione (Micaela Deriu e Raf- razione urbana con pi di 5.000 abitanti. Qui
faella Lamberti) alle citt metropolitane (Luciano sostiene forse ancor pi che negli Stati Uniti per
Vandelli e lo stesso Vitali), dallo sviluppo in tempi effetto delle politiche di austerit imposte dallU-
di crisi (Paola Bonora e Piergiorgio Rocchi) alle- nione europea, la crisi economica ha picchiato
conomia verde (Leonardo Setti e Silvia Zamboni), duro, soprattutto in alcune nazioni. Ma proprio
dalla mobilit sostenibile (Catia Chiusaroli e Carlo da qui che possibile, secondo lautore, partire
Santacroce) al welfare (Marisa Antonelli e lo stesso per immaginare un nuovo modello urbano capace
Vitali), dal ruolo della cultura (Mauro Felicori) a di trascinare la ripresa economica del continente.
quello delluniversit (Maurizio Sobrero e ancora Le citt scrive possono infatti essere causa
Vitali), dagli ecosistemi digitali (Sergio Bonora e Mar- di gravi e insolubili problemi, oppure culla di un
zia Vaccari) ai temi del lavoro (Cesare Minghini) nuovo e diverso paradigma dello sviluppo a livello
e dello sviluppo locale (Silvano Bertini e Cristina globale. Questo secondo Vitali non dovreb-
Brasili). Si tratta di un lavoro di cui si discusso be prescindere da politiche volte: allazzeramento
con Alessandro Balducci, Franco Sacchi e Patrizia o al drastico contenimento del consumo di suolo
Gabellini che si inquadra nelle attivit di Labora- e dello sprawl urbano; alla riduzione della filiera di
torio urbano e si intreccia con quelle del Comitato produzione, distribuzione e consumo dei prodotti
interparlamentare per le politiche urbane (Cipu) alimentari che conduca a una citt a zero emissio-
dei quali Vitali stato promotore con lobiettivo ni di carbonio; alla riduzione della povert e [all]
di rispondere allinvito dellUnione europea a cia- affermazione di principi di uguaglianza.
scun paese membro, di dotarsi di unambiziosa Se superassimo conclude lautore quel blocco co-
Agenda urbana con almeno il 5% delle risorse gnitivo che ci impedisce di vederne le potenzialit e
assegnate a livello nazionale. Lex sindaco di Bo- ci avventurassimo con pi decisione verso un mo-
logna e senatore del Partito Democratico imposta dello istituzionale che ne riconsideri decisamente il
la sua riflessione su due questioni fortemente inter- ruolo, le citt potrebbero cos essere tra i principali
relate. La prima riguarda la distribuzione della po- attori del cambiamento nel prossimo decennio.
polazione sul territorio, le concentrazioni urbane
e il loro impatto ambientale. La seconda concerne
gli impatti della crisi economica e le potenzialit
di ripresa che sostiene Vitali passano da un ri-
pensamento integrale delle citt, la loro riproget-
tazione come affermazione di un nuovo modello
di sviluppo su scala globale. Scrive lautore: Nel
2010 per la prima volta nella storia, sui circa sette
miliardi di abitanti del pianeta la popolazione urba-
na ha superato quella rurale. Ha cos avuto inizio
un nuovo millennio urbano, ed previsto che
nel 2050 il 70% dei circa nove miliardi di abitanti di
tutto il pianeta vivr nelle citt, 2,8 miliardi in pi
rispetto al 2010. Tuttavia il modo in cui le citt
sono cresciute nel mondo occidentale non pi n

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Shanghai centro, Jingan District, 2014. Foto di Piero Vio.

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Nora Inwinkl
Smart chi? Una retorica senza contraddittorio

Marco Santangelo, Silvia to risulta chiaro che una cos ampia flessibilit del
Aru, Andrea Pollio termine lo mette al riparo da critiche e obiezioni:
(a cura di) chi vorrebbe mai contraddire la smartness, rischian-
Smart city. Ibridazioni, do in questo modo di passare per un sostenitore
innovazioni e inerzie nelle della idiotness? Nel libro si evince chiaramente come
citt contemporanee si tratti di un termine non-politico e quindi facil-
Carocci, Roma 2013 mente condivisibile da fazioni opposte. Un concet-
pp. 248, 25 to bipartisan, potremmo dire usando unespressione
tanto in voga di questi tempi. In questo modo per
viene a crollare unaltra fondamentale caratteristica
del paradigma kuhniano, ovvero lappartenenza a
Prendendo la quarta di copertina, si legge: Il volu- una comunit scientifica la quale lo accetta in tutte
me esamina il paradigma della smart city []. Ma le sue parti e rifiuta a sua volta tutto ci che con
davvero un paradigma quello a cui ci troviamo esso entra in conflitto. Un paradigma infatti ci
di fronte? Gli autori del libro affrontano il tema che membri di una comunit scientifica condivido-
della smart city adottando approcci differenti e de- no e, inversamente, una comunit scientifica con-
clinandolo in molteplici settori, mettendone in luce siste di individui che condividono un paradigma.
le criticit e le potenzialit. Allinterno dei diversi (Statera 1997: 229). Parlare di un paradigma della
capitoli emerge per una costante, un filo rosso smart city rischia dunque di essere fuorviante e il
che sin dallintroduzione fino alle conclusioni at- libro in oggetto, adottando riflessioni di carattere
traversa le riflessioni e le analisi dei tredici studiosi: sia teorico sia empirico, mostra bene quali sono i
la vaghezza definitoria. Secondo M. Santangelo, rischi che possono sopraggiungere.
che cura lintroduzione del libro, questo il vero
punto di forza del paradigma smart city, capace Un punto a mio avviso fondamentale risiede nel
di voler dire tutto e comprendere tutto (p. 9) in fatto che la smart city materialmente ad oggi non
virt della sua ambiguit concettuale. Queste carat- esiste, ma pi correttamente unidea verso cui
teristiche mettono per a dura prova il concetto di tendere. Se guardiamo a definizioni che hanno
paradigma, cos come lo ha definito T. Kuhn: un caratterizzato la citt nei decenni passati, vediamo
insieme coordinato di postulati, leggi universali e che si sempre trattato di sforzi tesi a mettere nero
teorie generali che costituiscono il corpo consoli- su bianco processi in atto se non gi conclusi. Le-
dato di conoscenze, categorie e strumenti accettati sempio pi ovvio quello della citt fordista: non
dalla comunit scientifica nei periodi di scienza si di certo partiti dal concetto del fordismo per
normale, ma anche la possibile alternativa globale tentare di realizzare modelli di sviluppo che trai-
al paradigma gi acquisito, nei periodi rivoluziona- nassero le citt in quella direzione, bens a segui-
ri (Statera 1997: 228). Non sono solo i postulati, to di processi e cambiamenti che hanno investito
le leggi universali e le teorie generali a mancare in molte citt dei paesi nord-occidentali, e che in
questa sede, ma anche una chiara e puntuale defi- questa sede non avrebbe senso ripercorrere, stata
nizione delle categorie e degli strumenti. Ci fa s creata questa etichetta volta ad identificare un fe-
che potenzialmente tutto potrebbe essere definito nomeno che, pur con tutte le sue declinazioni nei
smart come, allo stesso tempo, tutto potrebbe es- differenti contesti urbani, aveva delle connotazioni
sere definito non-smart. Se questo sia un bene o un specifiche. Per fare un altro esempio, possiamo ri-
male proveremo a capirlo pi avanti, per il momen- ferirci alle citt globali, definite dalla Sassen come

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centri di comando nellorganizzazione dellecono- Silvia Crivello afferma che la politica di sviluppo
mia mondiale (2003: 20). I concetti di citt for- della smart city coincide con una visione piut-
dista e di citt globale, cos come molti altri, sono tosto generica di come una citt dovrebbe essere o
degli idealtipi che, declinati nei differenti contesti dovrebbe svilupparsi nel prossimo futuro (p. 26),
urbani, assumono specificit e particolarit proprie senza presentare un pacchetto di interventi defini-
senza per perderne gli attributi principali. Un tipo bili a priori per la produzione di citt smart. Una
ideale, diceva Weber, si ottiene attraverso laccen- Weltanschauung nemmeno troppo chiara, che come
tuazione unilaterale di uno o di alcuni punti di vista abbiamo gi detto fa di questa vaghezza uno dei
e mediante la connessione di una quantit di feno- suoi punti di forza.
meni particolari diffusi e discreti. Esistenti qui in
maggiore e l in minore misura, e talvolta anche Quali sono dunque le indicazioni, seppur vaghe,
assenti, corrispondente a quei punti di vista unila- che le politiche di sviluppo smart devono segui-
teralmente posti in luce, in un quadro concettuale re? Lo studio intitolato Smart cities: ranking of Eu-
in s unitario (Weber 1958: 60). Pu la smart city ropean medium-sized cities, condotto dalle universit
considerarsi un idealtipo? A mio avviso no, poich di Vienna, Delft e Lubiana (Giffinger et al. 2007)
da un lato impossibile compiere questo eserci- e richiamato spesso nel libro, presenta sei compo-
zio di accentuazione dei punti di vista venendo nenti differenti della citt smart: la smart economy, la
a mancare i fenomeni particolari e diffusi di cui smart mobility, la smart governance, lo smart environment,
parla Weber, dallaltro perch non si ritrova nem- lo smart living e la smart people. I due temi che sem-
meno quel quadro concettuale cui fa riferimento il brano essere focali allinterno dellintero dibattito,
sociologo tedesco. che probabilmente sono anche quelli pi chiara-
mente definiti e definibili, riguardano la sosteni-
Se non un paradigma n un tipo ideale, allora bilit ambientale e limplementazione delle ICT
la smart city che cos? Usando un termine che (Information and Communication Technology).
ha conosciuto il suo successo negli studi di policy Se si prende la Tabella 6.1 curata da Alessia Toldi,
e nella policy analysis a partire dagli anni Novanta, che incrocia le dimensioni della smartness con un
possibile affermare che la smart city unidea. Ma elenco di soggetti proponenti (p. 109), si evince
che cosa sono le idee? Sono le credenze che gli come la dimensione della sostenibilit ambientale
attori decisionali hanno rispetto agli elementi co- sia presente in tutti e le ICT, a loro volta, in quasi
gnitivi e valutativi che ne strutturano la relazione tutti i documenti analizzati, redatti da attori di di-
con gli altri e con il mondo (Capano 1996: 76). verse provenienze (da istituzioni europee o italiane,
Gli attori tendono ad agire coerentemente con le dal mondo dellaccademia o quello delle imprese).
loro credenze-idee, pertanto queste risultano esse- Le altre dimensioni analizzate sono la mobilit,
re uno strumento analitico fondamentale in molti anchessa riscontrata nella maggior parte dei casi,
ambiti dei policy studies, quali ad esempio il policy la qualit della vita e una categoria non ben iden-
change, il policy learning, o ancora lo studio delle pre- tificata che riporta letichetta di societ smart e
ferenze, ecc. Sono tre i livelli di credenza individua- che racchiude al suo interno listruzione, la sanit
bili (Sabatier, Jenkins-Smith 1993): il primo, di tipo e la governance partecipativa. Queste ultime due
macro, riferito ai principi normativi e ontologici riportano un minor numero di presenze, seppur
e ai valori di fondo, e mutuando un termine dalle superiore alla met del totale. A tal proposito, le
discipline filosofiche ed epistemologiche possia- evidenze pi importanti sono due: innanzitutto
mo dire che questo primo livello coincide con la risulta chiaro come soggetti differenti proponga-
Weltanschauung. Successivamente troviamo le idee no diverse accezioni del termine smart pur richia-
di tipo meso, e corrispondono allinsieme delle te- mandosi sempre a dei comuni denominatori. In
orie causali e delle strategie da adottare allinterno secondo luogo, questi stessi comuni denominatori
della cornice macro. Queste teorie e strategie, a presentano un tale livello di opacit che possono
loro volta, si declinano in strumenti e azioni, che essere declinati in modi svariati e tra loro pure
corrispondono al livello micro. Nel primo capitolo contraddittori. Un caso eclatante quello avvenu-

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to recentemente in Val di Susa e riportato da Ugo (p. 183), importante non sottovalutare i risvolti
Rossi nel terzo capitolo. In questa terra ben nota negativi cui essa pu portare. Daltronde sono le
per i conflitti legati al progetto transfrontaliero normali conseguenze che un concetto svuotato di
della ferrovia ad alta velocit, la Regione Piemon- significati politici porta con s; usando una metafo-
te e il governo nazionale hanno proposto lidea di ra comune, si pu affermare che il risvolto della
smart development e nel 2012 hanno presentato il medaglia di un discorso che diventa egemonico an-
progetto Smart Susa Valley, che combina interventi che grazie alla sua valenza bipartisan e che in tempi
per eliminare il divario digitale dallarea con la que- di crisi sembra mettere tutti daccordo sulla giusta
stione del risparmio energetico. Un progetto che, via da intraprendere per uscirne pi forti. Se da un
importante precisare, viene finanziato attraverso lato dunque la vaghezza concettuale del termine gli
le compensazioni monetarie legate alla costruzio- consente di calarsi nei vari contesti e modellarsi se-
ne della TAV, che per quei luoghi ha ben poco di condo le esigenze del caso, senza proporre soluzio-
sostenibile. ni a cascata preconfezionate che molti danni hanno
fatto in passato, dallaltro lato vero anche che si
Lesempio appena riportato sicuramente un caso assiste a una tecnicizzazione dello sviluppo urba-
limite, ma rende bene lidea di come un concetto no svuotato di significati politici, quindi facilmen-
tanto vago come quello della smartness porti con s te manipolabile e difficilmente attaccabile. Come
chiaroscuri e contraddizioni non sempre facilmente mostra egregiamente Alberto Vanolo: la visione
conciliabili. Sembra assurdo parlare di smart develop- della smart city tende a ridurre il conflitto politico,
ment in un contesto come quello della Val di Susa, linsorgenza, la radicalit e la resistenza proprie del-
dove la sostenibilit ambientale stata messa da la citt contemporanea in favore di citt pi docili,
parte per lasciare spazio al progetto dellalta veloci- disciplinate, pronte allaccoppiamento con assem-
t di matrice europea, sostenibilit ambientale che blaggi e dispositivi politico-tecnologici predisposti
abbiamo detto essere uno dei pilastri dellapproc- a naturalizzare e giustificare nuovi assetti per la cir-
cio smart. Ancora, la qualit della vita degli abitanti colazione del capitale e delle sue razionalit allin-
dellarea interessata stata seriamente compromes- terno delle citt. (p. 39). Alberta de Luca mostra
sa e se volessimo approfondire la questione legata come la tendenza europea sia quella di declinare
alla governance partecipativa in quellarea il tema i temi della smartness in termini ambientali, tecno-
sarebbe ancor pi spinoso. Ecco che in questo caso logici e legati allinnovazione, privilegiando le di-
la smartness viene identificata con le sole dimensioni mensioni ambientale e tecnologica rispetto a quelle
delle ICT e del risparmio energetico e limmagi- sociali e relazionali, esempio lampante di come la
nario che si crea il lettore che ci che rester ai tecnicizzazione prevalga sugli aspetti socio-politici,
valsusini, espropriati della loro terra e dei principi relegati a poco chiare voci come la creativity o
basilari della democrazia, la banda larga. Lautore ancora la open-mindedness (p. 100).
spiega perfettamente come, in questo caso, unidea
non ben definita quale quella di smart development A questo punto verrebbe spontaneo chiedersi: ma
mobilitata come strumento di soccorso volto a allora questa della smart city tutta una bufala?.
creare le condizioni per laccettazione di un pro- Probabilmente molti studiosi, tecnici e politici
getto di sviluppo infrastrutturale, percepito dalla sono convinti di s. Sono sicura che in molti si
popolazione quale atto di dispossessione del bene sono avvicinati alla smart city convinti di ci, op-
comune della terra (p. 64). Saranno tutti pi smart, pure non ci si sono avvicinati proprio perch scet-
ma senza la loro terra. tici o addirittura ipercritici. Il fatto che alla prima
edizione di Smart City Exhibition, tenutasi a Bologna
Sarebbe ovviamente sbagliato approcciarsi al di- nellOttobre 2012, le universit romane fossero
battito della smart city in termini solo negativi e tutte assenti ne una prova. Il libro in questione,
provocatori, ma pur vero che trattandosi di uni- per, ha come merito pi grande quello di non fer-
dea che, come dice Alfredo Mela, sembra essere marsi alle critiche e alle contraddizioni riscontrate
una di quelle destinate a non avere reali avversari nellanalisi di un concetto tanto complesso come

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quello di smart development, e gli autori fanno inten- sono di tipo puntuale e mostrano una mancanza di
dere chiaramente che un approccio smart meno integrazione tra i settori, tra i territori e soprattutto
ambiguo migliorerebbe sensibilmente i nostri con- con la pianificazione territoriale.
testi urbani. Accanto ai rischi, infatti, possibile
intravedere diverse importanti opportunit. Un La vaghezza e lopacit presenti nel concetto di
primo merito che va sicuramente riconosciuto in smartness e, conseguentemente, in tutto ci cui
termini generali al dibattito sulla smart city , come viene associato questo attributo (smart city, smart
fa notare Alessia Toldo, quello di aver riportato la mobility, smart living, ecc.) rendono estremamente
citt al centro del dibattito e dellagenda politica ambiguo il processo di definizione di cosa smart
e, conseguentemente, di poter incidere in manie- da cosa non lo . Alla base del concetto, che come
ra significativa sugli stili di vita della popolazione abbiamo gi visto si pone facilmente al riparo da
(p. 130). Ci pu essere declinato nei pi svariati attacchi e critiche, posta questa forte dicotomia
settori: Dansero, Testa e Toldo riportano il tema senza che vi siano per delle indicazioni precise su
cibo-citt e mostrano come partendo dal cibo si come categorizzarla. Ci rende questo termine fa-
raggiungono numerose tematiche legate allo svi- cilmente adattabile a differenti contesti, ma al tem-
luppo urbano, quali la lotta al consumo di suolo, il po stesso lo rende modificabile se non addirittura
recupero delle aree dismesse, la riqualificazione di manipolabile in base agli interessi di coloro che ne
alcune zone della citt e delle sue frange urbane fanno uso. Questo perch il momento di significa-
(p. 139), come anche il contrasto alle disuguaglian- zione di un concetto tanto denso di ambiguit vede
ze economiche e alla disoccupazione, laumento impegnati diversi gruppi di attori che cercano di
della sicurezza alimentare, la trasmissione di va- imporre la loro visione della realt sulle altre, sia at-
lori nutrizionali, culturali e sociali, ecc. In questi traverso il dibattito e la persuasione, sia attraverso
termini, servirebbe un approccio pi organico e la manipolazione e lesercizio del potere. Ci ben
sistemico al tema cibo-citt, (ri)concettualizzan- comprensibile adottando un termine molto usa-
do il paradigma smart city attraverso tre elementi: to nella policy analysis, quello di frame (Rein, Schn
complementariet strategica fra tecnologia hard e 1993). Adottando uno specifico frame siamo portati
soft, fra innovazione e gestione ordinaria, fra smart a osservare e quindi a interpretare la realt che ci
cities e smart territories (p. 149). circonda in un modo piuttosto che in un altro. Si
pensi a una finestra attraverso la quale ci possiamo
Un altro settore, probabilmente il pi noto, quel- affacciare verso lesterno ma attraverso la quale ve-
lo della mobilit urbana. La smart mobility uno dei diamo solo una porzione della realt che si trova al
sei assi principali della gi citata ricerca condotta da di l del muro, e soprattutto la vediamo da ununica
Giffinger e colleghi ed uno degli ambiti principali prospettiva. Il frame, dunque, indirizza lattenzione
e maggiormente finanziati sia a livello europeo che su alcuni elementi e, automaticamente, la distoglie
nazionale, questo anche perch il settore dei tra- da altri. Un determinato frame porter a una deter-
sporti legato alle ICT da almeno un ventennio, minata concettualizzazione di un fenomeno, o an-
tanto che si parla ormai di ITS, ovvero di Intelligent cora rifacendoci agli approcci costruttivisti pos-
Transportation System. Ci che per Luca Staricco sibile affermare che attraverso uno specifico frame
fa notare nellottavo capitolo che un approccio la realt sociale verr interpretata e quindi costruita
tecnocentrico alla mobilit rischia di avere effetti in un modo preciso.
limitati, se non complementare e integrato a po-
litiche pi generali, che perseguano un riequilibrio Questa breve digressione mi serve per spiegare
modale sia attraverso strumenti di pianificazione come il concetto di smart city possa essere costru-
infrastrutturale e operativa dei trasporti, sia tramite ito da uno specifico frame secondo gli elementi che
azioni di sensibilizzazione socioculturale (p. 156). concorrono a comporlo. Allinterno di un frame
Ancora una volta viene messa in luce la discrasia di stampo neoliberista, che ad oggi rappresenta il
tra i discorsi smart, caratterizzati da intersettorialit mainstream delle politiche pubbliche, la smartness
e integrazione, e le pratiche messe in campo, che viene declinata secondo le sue caratteristiche prin-

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Letture

cipali, che vedono non il ritiro del soggetto pubbli-


co a favore di quello privato, bens una predispo- Riferimenti bibliografici
sizione del primo a prevenire o farsi carico delle Capano G., Giuliani M. (a cura di, 1996), Dizionario
esternalit negative di politiche market oriented (in delle politiche pubbliche, Carocci, Roma.
linea con il roll-out neoliberalism Peck, Tickell 2002). Giffinger R., Fertner C., Kramar H., Kalasek R.,
In tal senso, le partnership pubblico-private ven- Pichler-Milanovic N., Meijers E. (2007), Smart
gono presentate come delle virt a s, funzionali cities: ranking of European Medium-sized cities, in
alla costruzione di una citt intelligente che diventa www.Smart-cities.eu/download/smart_cities_
una questione prevalentemente tecnologica con final_report.pdf
unarena dominata da soggetti privati, con un set- Peck J., Tickell A. (2002), Neoliberalizing Space,
tore pubblico che si limita a un ruolo marginale in Antipode, vol. 34, pp. 380-404.
o a sussidiare il mercato (Vanolo: cap. 2, p. 47). Rein M., Schn D. (1993), Reframing Policy Di-
Qualcuno potrebbe obiettare che la smart city essa scourse, in F. Fischer and J. Forester J. (eds.)
stessa un frame, e probabilmente cos dovrebbe es- The argumentative Turn in Policy Analysis and Plan-
sere, ma ad oggi sembra pi evidente come questa ning, Duke University Press Duhram and Lon-
altro non sia che una retorica che veicola politiche don, pp. 145-166.
di stampo neoliberista; ne una prova la mole di Sabatier P.A., Jenkins-Smith H.C. (1993), Policy
documenti sulla definizione e operazionalizzazione change and learning. An advocacy coalition approach,
dello smart development prodotti da imprese private Westview Press, Boulder.
(un esempio riferito alla dimensione ambientale Sassen S. (2003), Le citt nelleconomia globale, Il Mu-
riportato nel cap. 6). lino, Bologna.
Statera G. (1997), Logica dellindagine scientifico sociale,
Ci da cui a mio avviso bisogna ripartire per una FrancoAngeli, Milano.
riflessione critica e al tempo stesso costruttiva della Weber M. (1958), Il metodo delle scienze storico-sociali,
smart city, che ne sfrutti le opportunit metten- Piccola Biblioteca Einaudi, Milano.
dola al riparo dai rischi, la sua valenza sociale e
politica. Le tecnologie, hard o soft che siano, non
devono essere intese come un obiettivo allinterno
di interventi puntuali, bens devono costituire un
medium allinterno di pratiche e politiche integrate
e orientate. Come dice Alessia Toldo, emerge la
necessit di strutturare la strategia smart allinterno
di un quadro condiviso, forte ed esplicito di politi-
che [], riassegnando allattore pubblico un ruolo
di pilotage e di strutturazione delle interazioni fra i
diversi soggetti coinvolti. Lo scopo quello di co-
struire partenariati di attori coinvolti pubblici e
privati in reale rappresentanza della molteplicit
degli interessi presenti sul territorio, orientati verso
il raggiungimento di obiettivi definiti congiunta-
mente sulla base degli effettivi bisogni della citt
e, soprattutto, delle sue specificit e peculiarit di
contesto (p. 133).

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Shanghai, cartelli pubblicitari immobiliari, 2015. Foto di Piero Vio.

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Kunming, cartelli pubblicitari immobiliari, 2012. Foto di Piero Vio.

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Kunming, cartelli pubblicitari immobiliari, 2012. Foto di Piero Vio.

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Kunming, 2012. Foto di Piero Vio.

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Letture

Claudia Faraone
Il Budda va in citt. Riflessioni metodologico-visuali
sui quartieri ERP di La Spezia
Daniele Virgilio ta comprensione del tecnico. Proprio per questo
In questo luogo distante. deve tornare a osservare, classificare, descrivere i
Quaderno di una processi e gli oggetti dellinsediamento umano. E
periferia quando torna a progettare ha delle cose da dire.
Cut-up, La Spezia 2014 Nello stesso tempo quasi un saggio metodolo-
pp. 122, 15 (libro+DVD) gico sul lavoro di campo e luso della fotografia
nei processi di conoscenza dati dallesperienza. Un
libro complesso dunque, che cerca di spostare il
punto della discussione pi in l, problematizzan-
do il modo stesso con cui ci si avvicina ai quartieri
di edilizia residenziale pubblica periferici e proble-
Da qualche tempo le periferie sono tornate al cen- matici.
tro del dibattito politico grazie allarchitetto e se- Un libro e una riflessione che mescolano continua-
natore Renzo Piano, che ha formato un gruppo di mente i vari piani del discorso, loggetto, il modo,
lavoro chiamato G124 e proposto lavvio di una lo strumento di ricerca, anche nella maniera in cui
ricerca per un piano di rammendo delle periferie. sono organizzati i capitoli, un modo che restituisce
In realt, nel campo sia della ricerca accademica il loro legame e la loro compenetrazione, impre-
che della professione architettonico-urbanistica scindibili agli occhi dellautore, che conclude il suo
molte proposte di miglioramento erano gi state lavoro con un capitolo-saggio incentrato sullin-
fatte, languendo inosservate tra gli scaffali delle terpretazione dello spazio attraverso il Buddismo.
biblioteche o nei cassetti degli studi: questo input Un capitolo che, secondo chi scrive, se posto come
del Senatore ha almeno avuto il merito di averle introduzione al lavoro avrebbe aiutato a capire me-
riportate al centro della discussione. glio la peculiarit e la complessit della riflessione.
Il libro di Daniele Virgilio lesito di una di queste
ricerche prodotta negli anni passati, ma se pensate Questa recensione tenter di sciogliere questi fili
che sia la solita ricerca sul problema di un quartie- intrecciati, per analizzarli nel loro specifico e nel
re periferico degradato e i modi in cui lurbanistica background a cui fanno riferimento.
e larchitettura possono guarirlo con una proposta Il primo filo narrativo da dipanare quello dellog-
progettuale, avete sbagliato (e di grosso). invece getto della ricognizione condotta: le periferie della
un racconto personalissimo e intimo di un abitan- citt della Spezia, descritte in un modo che incro-
te, ricercatore-architetto e civil servant comunale cia linventario di specie di spazi alla Perec, il re-
della medesima citt, La Spezia, che descrive una soconto urbanistico-percettivo alla Kevin Lynch
geografia emozionale degli spazi del quotidiano dei e quello fatto pi di configurazioni, pattern di un
quartieri cosiddetti degradati che vive e in cui la- discorso urbano, alla Christopher Alexander. Un
vora. Un architetto che, dopo aver immaginato di resoconto che ci racconta degli spazi di vita, dei
poter dare forma alla citt, si ferma per osservarla modi di produzione e delluso e percezione da par-
e comprende che ve n una parte che si prodotta te degli abitanti di una piccola fetta di mondo della
indipendentemente da disegni e progetti, perlome- Liguria di Levante. Questi archetipi spaziali sono
no complessivi: che il risultato di un processo stati identificati e indagati in sette quartieri di edili-
socio-economico e culturale, che potremmo defi- zia residenziale pubblica di La Spezia: Termo-Pia-
nire di urbanizzazione pi che urbanistica esito nazze, Limone-Melara, Fossamastra, Pieve, Favaro,
del processo di abitare che sfugge alla comple- Felettino, Valdellora.

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Mappa dei Villaggi Nascosti.

Lindagine porta alla formulazione di un elenco articolano il senso, mentre una serie di immagini
sintetico di quindici caratteristiche proprie di que- organizzate su una mappa funge da navigatore.
sti quartieri, definiti dallautore villaggi nascosti,
e che ne delineano i caratteri e, in un certo senso, Non a caso il retro della copertina dichiara che
lidentit a s stessi e tra di loro. questo libro una ricognizione fotografica e con-
Queste quindici caratteristiche sono: spazi chiu- cettuale nelle periferie della citt della Spezia tra
si, case popolari, strade, confini, edifici simbolo, ricerca antropologica e osservazione urbanistica:
nomi, scritte, edifici storici, piccoli monumenti, in effetti prima di arrivare a questa ricognizione ci
attivit, socialit, acqua, campagna, aree verdi, se- sono sei capitoli che cercano di fare mente locale
gnali territoriali. sui modi e gli strumenti che hanno portato proprio
Ognuna di queste caratteristiche deriva dallos- a quel tipo di ricognizione e non unaltra. In essi si
servazione sul campo e le fotografie (raccolte nel accenna anche a quello che sar il tema principale
dvd che accompagna il libro) in un certo senso ne del capitolo conclusivo: le periferie come luogo del
sono la semplice testimonianza: esistono e fanno sacro. Quindi si tratta s di una ricognizione, ma
esistere. Per questo, ognuna delle caratteristiche anche di qualcosa di pi: una riflessione, secondo
successivamente descritta e argomentata a parole, linterpretazione buddista, sul mondo inteso come
con elaborazioni concettuali che ne espandono e luogo sacro in cui risiede la vita delluomo che a

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Navigatore di Valdellora

sua volta espressione di tutti i fenomeni, dellintero riflette in un piano urbanistico, ovvero zenitale e
universo. Laddove consacrare far nascere un mi- per questo distante, uno sguardo che da lontano
crocosmo: alla radice di questo atto creativo che sembra amorfo e indistinto.
pu coincidere anche con un solo sguardo c
lidentificazione del soggetto col suo ambiente, Questi sei capitoli che fanno da introduzione, il
con il quale assume ununica identit, un unico s, secondo filo da dipanare, indagano la questione
anche se una desolata periferia. Infatti Virgilio per metodologica e propongono uno sguardo e un ap-
differenziare questa sua interpretazione dal sacro proccio alla citt sensibili. Si torna a confrontarsi
cristiano riprende le riflessioni di Giovanni Ferraro con la citt e il fare urbanistica e progetto urbano
nel Libro dei luoghi e scrive: La fine del santuario con i piedi, come gi da tempo suggerivano molti
nel Buddismo la fine dellidea di sacro come tra- studiosi della citt, da Patrick Geddes a Bernardo
scendenza e laffermarsi del luogo comune come Secchi; o come molto semplicemente raccomanda-
luogo sacro (p. 111). va echov nel suo diario durante il viaggio a Sa-
E lo dichiara ancora pi esplicitamente anche se in chalin, secondo il quale per fare un reportage ci
maniera evocativa nel titolo, che associa la periferia volevano scarpe buone e un quaderno di appun-
al luogo distante dove il monaco buddista giap- ti. E gli architetti e gli urbanisti, negli ultimi anni,
ponese Nichiren Daishonin in ritiro. Sul termine in citt ci sono tornati: a lavorare e descrivere, non
distante propone due letture per i due punti: da necessariamente a progettare, perch sembra che
un lato distante si riferisce allo spazio esteso che il nostro sia un tempo e un paese che rifuggono
separa la citt, il mondo vissuto, dal luogo in cui unimmagine futura, ma almeno a cercare di ca-
si trovava il monaco buddista in esilio; dallaltro pire su cosa fare proposte, appunto, per il futuro.
distante il punto di vista che normalmente si Spesso insieme a tanti altri professionisti e studiosi,

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Letture

depositari di altri saperi, che con loro si sono inter- che le faccia dire qualcosa. Roland Barthes scriveva
rogati in maniera interdisciplinare sulla natura dei che nella foto certamente si vede tutto quello che
cambiamenti e delle trasformazioni che avveniva- c da vedere, ma la foto non sa dire ci che d a
no sotto i loro occhi. vedere .
Nel libro, lautore sinterroga sui modi di avvici- Le riflessioni dellautore si sono sviluppate e sin-
narsi e confrontarsi con la periferia e in generale la seriscono a pieno in questo dibattito, anche se in
dispersione insediativa, per conoscerla e restituirne una maniera che tende a scartare laspetto culturale
i caratteri fondamentali: ne emergono la consape- dellinterpretazione, come se fosse possibile resti-
volezza e la convinzione che la periferia sia cosa tuire una realt denudata delle sue rappresentazio-
altra, non solo uno stato fisico-materiale, e ne- ni. Coerentemente ce ne d un piccolo assaggio
cessariamente vera. Virgilio ci accompagna mano allinterno del libro, mentre nel cd di corredo al
nella mano verso il presupposto che se la periferia libro possiamo vedere la selezione del suo lavoro
altro non potr mai diventare ci che non mai documentario. Questi due modi differenti di usa-
stata (centro, rigenerata, citt) e proprio da questa re le foto realizzate testimoniano due intenzioni
prospettiva va osservata, capita, affrontata. distinte: uno racconta le esplorazioni quasi psi-
Virgilio dice: La periferia la citt mancata. Non co-geografiche riportate in mappa dellautore in
pensabile colmarne di progetti la dismisura, le dieci anni, laltro invece testimonia delle ricorren-
crepe, i vuoti. Di fronte allillusionismo del pro- ze intercettate nei caratteri dei luoghi periferici (le
getto, la periferia fa di s stessa un vessillo di de- 15 caratteristiche precedentemente illustrate), quel
solazione, di abbandono e perdita, issato contro la che lui definisce modo dessere e che attingono al
conformit ai falsi miti di sviluppo. Contrappone la piccolo archivio composto dal primo gruppo.
sua brutta realt al realismo del fascino (citando Ma non ci sono solo foto: sono tante le immagini
Bruno Zevi da Sterzate architettoniche). [] La che Virgilio ci restituisce con le sue parole, quan-
realt della periferia soverchia ogni immaginario e do descrive questi luoghi raccontandone i valori e
rivendica il riconoscimento di uno statuto dincer- le contraddizioni, quando nomina uno per uno gli
tezza e impermanenza che sfugge a qualsiasi pre- spazi e gli elementi architettonici, grafici, fisici che
dizione, a qualsiasi visione di futuro. Chi credeva li compongono.
esservi ineluttabilit nel divenire centro della pe-
riferia, ha avuto torto: attraversando questi luoghi Per concludere, la riflessione proposta da questo
si comprende che resteranno aderenti a s stessi. I volume si allinea con quelle legate al genius loci di
programmi di riqualificazione non allontaneranno altri urbanisti che nel tempo hanno cercato di
la desolazione che li rende ci che sono (p. 30). dare risalto alla dimensione immateriale degli spa-
zi abitati della citt, alla loro dimensione cultura-
Il terzo livello di riflessione su cui si concentra il le, a quanto delle problematiche cui soggetta la
testo riguarda lo strumento che riesce ad assecon- citt sia riconducibile a questioni a-spaziali, che
dare questa pratica dello sguardo di chi cammina poi tornano a depositarsi nello spazio, in un cir-
solo nella citt per coglierne le caratteristiche e colo senza fine. Vengono alla mente le riflessioni
contrapporre uno sguardo ravvicinato e rallentato che, a partire da quelle sulla sacralit dei luoghi di
alle viste zenitali e dinamiche: la fotografia. Giovanni Ferraro, mettono in discussione gli im-
Sono moltissimi gli studi e le ricerche che negli ul- palcati disciplinari dellurbanistica per provare ad
timi anni sia in urbanistica che in sociologia, antro- affrontare la problematicit dei suoi strumenti ed
pologia e geografia hanno raccontato e mostrato il esiti, come nelle proposte di Lidia Decandia, Patsy
valore delluso della fotografia nellindagine urbana Healy e Leonie Sandercock con Vanni Attili, solo
e il doppio registro che la codifica: elemento di per citarne alcuni.
testimonianza, che ci dice che la cosa fotografa- Cos un luogo? Come si fa (se possibile) a crearlo?
ta esiste, in un certa localizzazione e in un certo Riflessioni che direttamente ci portano ad altre che
momento; e nello stesso tempo, la fotografia come hanno a che fare con lantropologia della citt, che
elemento polisemico, che ha bisogno di qualcuno cerca di interpretarla non per ci che avviene tra le

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Letture

popolazioni che ci vivono, come se lo spazio urba- averci mostrato una citt molto interessante e poco
no fosse uno scenario sul quale agiscono, quanto nota alle recenti cronache urbanistiche (anche se
per uninterpretazione del comportamento dello oggetto di grandi trasformazioni), e di avercene
spazio dellabitare per s, in un legame di causa-ef- mostrato la parte pi nascosta, quella delle perife-
fetto tra lo spazio vissuto e chi lo abita che spiega rie residenziali, restituendocene immagini che sono
lattenzione nel testo ai contributi per esempio di tutto fuorch cartoline.
La Cecla e Gaston Bachelard.
Per Virgilio le periferie non sono n il quartiere co-
munitario n la metropoli globale ma sono riserve
dincompletezza, inconsapevolezza e di insicurez-
za necessaria e per questo spazi indeterminati,
incompleti, in attesa, abitati da una eversiva do-
mesticit, che ammettono tutto senza soccombe-
re di fronte ad unamorfa piena che tutto copre e
tutto si prende per farlo diventare uguale (p. 108).
Le associa appieno a ci che Tsunesaburo Maki-
guchi in A geography of Human Life (1903) definisce
villaggi nascosti o luoghi distanti: Se ci pensiamo
seriamente, ci accorgiamo che ogni aspetto di que-
sto universo pu essere osservato nella piccola
area della nostra terra dorigine. [] Per questo
possibile spiegare la natura generale di fenomeni
altamente complessi in qualsiasi parte del mondo
attraverso esempi che si trovano in abbondanza an-
che nel villaggio pi sperduto. Oppure: prima di
tutto dobbiamo osservare i villaggi, perch in essi
che scopriamo le origini della citt. (p. 39).
Un concetto simile espresso settantanni dopo
dal sociologo americano William H. Whyte nel suo
film dosservazione The Social Life of Small Urban
Spaces, seguito di un lavoro di campo sugli spazi
pubblici di New York, sia quelli che funzionavano,
vivaci e utilizzati, sia quelli che rimanevano deserti,
e che aveva lo scopo di trovare delle soluzioni a
tale sottoutilizzo trasformando le osservazioni in
linee guida per lufficio di pianificazione della citt.
Whyte dichiara nel film che sarebbe bastato osser-
vare una stradina residenziale dietro langolo del
suo ufficio, invece di percorrere la citt in lungo e
largo, per capire quali erano i principi dello spazio
urbano che rendevano possibile abitarlo: i bam-
bini giocare a corda per la strada o con lidrante
o seduti sui gradini della porta di casa, le persone
incontrarsi e conversare sul marciapiede.
Secondo Virgilio, dunque, dobbiamo tornare a cer-
care nei luoghi nascosti, non necessariamente fisi-
camente ma allo sguardo che decodifica, le condi-
zioni per un abitare vero. Allautore va il merito di

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Dintorni

Con Metropoli e Nuvole, inizia una riflessione sulla Riforma della Pianificazione Territoriale in Cina, con la
sua idea estrema di fondere citt e campagna in una sola cosa, intorno alla rinascita degli zhen, gli antichi centri
di villaggio. Qui su Ibidem pubblichiamo un estratto, larticolo completo si pu trovare sul sito dellAssociazione
LAM Luce Architettura Musica al seguente indirizzo: http://www.lucearchitetturamusica.it/archivio/pro-
dotti/brochureProdotto_111.pdf
Per raccogliere idee, immagini e filmati che descrivano gli zhen e il loro cambiamento, Metropoli e Nuvole
sulla pagina Facebook Light Architecture Music.

Giulio Lamanda
Metropoli e Nuvole

Verso un nuovo urbanesimo: il vento dellUto- trata in gioco o la maggiore valorizzazione po-
pia soffia sulla geografia della Cina? litica - di una pi vasta schiera di amministratori e
Questo testo riguarda le linee di Riforma che ne- quadri politici locali.
gli ultimi mesi stanno investendo la pianificazione
territoriale cinese. Il testo destinato a lettori occidentali. Tuttavia,
Il suo scopo quello di destare lattenzione di per seguire la genesi dellannunciata Riforma questi
quanti in Italia si occupano in maniera scientifica di dovranno assecondare un complicato percorso di
questo tema, affinch diano luogo a pi approfon- adattamento del linguaggio e delle categorie utiliz-
dite riflessioni ed a ricerche sul terreno, auspicabil- zate a proposito di territorio, attraverso la traduzio-
mente in partnership con omologhi istituti cinesi. ne/traslazione dei pensieri cinesi negli omologhi
occidentali, e viceversa.
la Riforma territoriale vista dal governo cinese Chi volesse occuparsi di territorio pensando alla
come una porta daccesso a un sistema comples- Cina o comparando alla Cina il proprio territorio
so di riforme, trasformazioni, riassetti economici dovr abituarsi a parecchie sorprese, e comunque
e sociali, con effetti di breve e di lungo periodo. a usare un nuovo sistema di concetti e di oggetti.
Questioni che si possono cos elencare: Nuovi temi, insomma, probabilmente rilevanti an-
1) Avviare il riordino del diritto di cittadinanza che nel contesto occidentale, se mai anche qui si
creando le basi per il superamento della attuale dessero alla pianificazione territoriale scopi supe-
distinzione tra diritti dei residenti urbani e diritti riori che non il semplice edificare ordinato. Apri-
dei residenti agricoli. Distinzione che attualmente re un paese al resto del mondo, connettere regioni
divide il Paese in due quasi caste; lontane, unificare (o dividere) genti, ridefinire ruoli
2) Solidificare e riordinare il tessuto connettivo tra sociali, mutare il rapporto tra uomo ed ambiente.
le grandi aree metropolitane gi esistenti e cos ac- Nel bene o nel male sono queste le funzioni che
crescere la dotazione di super-metropoli interna- la Cina da secoli e secoli annette alla pianificazione
zionali che possano rafforzare la Cina nella com- territoriale, a una scala di pensiero che forse ne-
petizione globale; cessario prendere come metro di riferimento anche
3) Fare di queste piattaforme metropolitane vere in Europa, e in altri contesti continentali.
e proprie regioni di innovazione applicata allam- La Cina sta gettando le basi per un linguaggio, o,
biente e alla natura, in modo da aggredire le pro- meglio, per una metrica universale del territorio.
blematiche di insalubrit che affliggono il Paese Forse ci accade senza una deliberata intenzione.
mettendone a rischio la stessa coesione politica; Ma nella storia delle trasformazioni territoriali,
4) Gettare le basi per una Riforma dei poteri ter- come ben sappiamo, la Cina abituata a compor-
ritoriali in Cina che potrebbe aprire le porte ad un tamenti estremi. Forse oggi questo stesso estre-
allargamento dei gruppi dirigenti, favorendo len- mismo non serve pi a mettere luno sullaltro i

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Dintorni

blocchi di una muraglia, o le guglie dei grattacieli, ca sorprese e innovazioni, obiettivi espliciti e na-
quanto piuttosto i passi di un avventuroso e, forse, scosti.
comune ragionamento. Consideriamone intanto lordine logico. Il quarto
percorso ha il significato di un impegno escatolo-
Un nuovo territorio per labolizione delle dise- gico, il senso strategico e rivoluzionario della Ri-
guaglianze. forma. Il terzo e il secondo hanno, per cos dire,
Negli ultimi mesi un vento di Riforma sembra de- un significato strumentale. Ma il primo tema il
stinato a sconvolgere profondamente la geografia decisivo punto di partenza, da cui potr svilupparsi
e le istituzioni del territorio cinese, modificando il lintero percorso di Riforma.
sistema stesso dei concetti con cui siamo abituati
a descrivere e classificare lo spazio e le sue mani- Allorigine della questione territoriale sta dunque
festazioni. il riordino dei diritti di residenza, gli hukou, che in
Lotre di Eolo da cui questo grande vento si sol- Cina sono distinti in hukou urbano e hukou rurale. E
leva un documento grigio ed amministrativo, per realizzare tale riordino ci si servir di un siste-
un Documento di indirizzo emanato il 26 giugno ma indiretto, ma pratico e concreto: la trasforma-
2013 per volont del Consiglio di Stato con il titolo zione del territorio in un sistema unitario in cui si
Avanzamento del percorso verso la completa Integrazione vada progressivamente perdendo la distinzione tra
tra citt e villaggi. spazio agricolo e spazio urbano, sino a quando la
Organizzato secondo la classica tripartizione dei sociologia di campagna non sar completamen-
documenti ufficiali cinesi (1, Cosa abbiamo fatto te fusa con la sociologia urbana. Su questo even-
nel passato; 2, Qual la situazione presente; 3, to straordinario e millenaristico, e su tutte le sue
Cosa faremo nel futuro) il documento contiene implicazioni e condizioni, torneremo pi volte in
prima un lungo elenco delle realizzazioni, poi si questo lavoro.
sofferma sui noti problemi del recente urbanesimo Prima di procedere, tuttavia, bene che il lettore
cinese (dallinquinamento ambientale alla distru- europeo si soffermi un istante a riflettere. Per lui
zione di aree agricole, allinefficienza infrastruttu- probabilmente difficile comprendere la profondi-
rale, le diseguaglianze di reddito etc.). E fin qui non t del cambiamento che con la Riforma si intende
sembra dire nulla di nuovo. Ma poi, nel terzo para- introdurre nella Cina contemporanea: in questo
grafo, il lettore trover una vera e propria bomba Paese, per molti versi cos laico e razionale, ci si
programmatica: la Cina ha deciso di sanare i guasti divide ancora oggi per diritto naturale in due im-
fin qui prodotti dallurbanizzazione e di procedere mense quasi-caste, composte una da chi nasce in
da oggi in poi verso un obiettivo davvero ambi- campagna e laltra da chi nasce in citt.
zioso, ossia la fusione della societ rurale e della
societ cittadina. Diritti, opportunit, linguaggi e rappresentanza
sono spaventosamente asimmetrici tra gli uni e gli
Ecco i quattro percorsi lungo cui la strategia di sana altri, e ufficialmente sanzionati nelle rispettive car-
urbanizzazione potr essere perseguita, cos come il te di identit, o diritto di residenza (il cosiddetto
testo stesso li definisce: hukou, che pu essere, appunto, urbano o rurale).
1) Promuovere con ordine lassegnazione di diritti Le barriere che separano le due quasi-caste, se
di residenza alla popolazione trasferita dallagricol- non segnate dalla legge divina come in India, sono
tura; tuttavia altissime, superabili solo dopo anni di do-
2) Migliorare la distribuzione e la struttura dei fe- lore, emarginazione e sudore da quanti si spostano
nomeni urbani; migrando dalla campagna alla citt.
3) Innalzare la capacit di sviluppo sostenibile dei Basti pensare che migrando in citt un portatore
centri urbani; di hukou rurale non ha praticamente alcun diritto di
4) Promuovere lunificazione tra lo sviluppo urba- tutela sindacale n alcun titolo di accesso ai servizi
no e lo sviluppo rurale. pubblici offerti dallamministrazione urbana: sani-
Ciascuno di questi percorsi, come vedremo, impli- t, istruzione per il figlio, diritto ad alloggio pubbli-

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Dintorni

co, pensione, etc. mente dal Governo, che la Cina deve porre fine.
Le famiglie sono cos costrette a scindersi, e una Certo, con tutto il gradualismo del caso, ma i quat-
parte rimane in campagna in modo che i membri tro percorsi di cui sopra devono finalmente met-
pi deboli (bambini e anziani) possano continuare tersi in moto: Considerare la cittadinanza della
a fruire dei diritti di welfare almeno riservati nel popolazione come il nucleo (della Riforma, ndr.)
quadro dellhukou rurale (diritti ovviamente assai in- significa esattamente promuovere con ordine la
feriori a quelli dei residenti urbani). cittadinanza della popolazione trasferita dallagri-
Solo a seguito di un estenuante negoziato con coltura e sollevare continuamente la qualit media
lamministrazione cittadina di arrivo, per farsi ri- della vita urbana.
conoscere le condizioni fattuali di lavoratore e abi-
tante della citt, e con lamministrazione rurale di Ma perch mai la grande Riforma del diritto di cit-
partenza per cedere indietro allo Stato il pezzo di tadinanza deve coincidere con una Riforma terri-
terra coltivato dalla famiglia, il migrante riuscir a toriale?
realizzare lo scambio decisivo della sua vita: dirit- Il motivo semplice e sta nel fatto che il diritto
to al welfare cittadino contro diritto ancestrale alla di cittadinanza, come abbiamo visto, un diritto
terra. al welfare, cio a una spesa pubblica. Il cittadino deve
meritarla (ossia ripagarla). E pu quindi accrescere
A seconda della citt di arrivo questa metamorfosi la propria titolarit di diritti solo nella misura in cui
identitaria impiega un arco di tempo che pu anda- aumenti il suo titolo di merito, la sua utilit nella
re dai 5 ai 10 anni. Nella lungaggine, probabilmen- funzione di progresso nazionale, e comunque la
te, non gioca solamente linefficienza o il cinismo sua capacit media di contribuzione fiscale. Condi-
amministrativo, ma lo stesso calcolo economico zioni performative che sono oggi profondamente
delle famiglie, che a ogni ciclo discendente delle- squilibrate tra territori di citt e territori di campa-
conomia urbana tornano al riparo della casa con- gna, intesi come sistemi che hanno diversa capaci-
tadina. Salvo poi riaffacciarsi in citt ripartendo da t portante, diversa capacit di mobilitazione della
zero, come in un crudele gioco delloca, a ingros- produttivit sociale e individuale.
sare le fila del precariato di ogni genere e settore, Potremmo dire, parafrasando il linguaggio che si
facendo cos la fortuna di imprenditori nazionali e usa in Italia, che il welfare cinese non a ripar-
internazionali, e della finanza pubblica. tizione, ma a contribuzione su base territoriale.
N al raggiungimento del sospirato hukou cittadino Prova ne sia il fatto che le prestazioni di welfare
le sofferenze saranno del tutto terminate: i ragazzi sono differenziate non solo tra citt e campagna,
nati e cresciuti in campagna avranno comunque un ma anche tra citt di diverso reddito e prestigio,
trattamento differenziato nelle scuole pubbliche, tra citt e campagna di province di diverso peso
poich inevitabilmente in ritardo rispetto ai coeta- economico, e cos via.
nei nati e cresciuti in citt. Ecco perch il processo che conduce chiss in
Nellintera Cina, i portatori di hukou agricolo sono quanti decenni alleguaglianza dei diritti di citta-
ancora 600 milioni. Di questi, lo stesso Docu- dinanza un processo che presuppone la riorga-
mento di Riforma ammette che 200 milioni sono nizzazione, lequiparazione della capacit portante
residenti nelle citt in attesa di un riconoscimento del territorio agricolo e del territorio urbano. La
dellhukou. progressiva scomparsa della loro differenza presta-
La Cina dunque divisa in due societ da una sot- zionale accompagner la scomparsa delle differen-
tile linea dombra che il visitatore straniero riesce ze tra i diritti di cittadinanza.
difficilmente a percepire dentro le sfavillanti citt
che normalmente frequenta. Ma che gli diventa Come potr accadere questo?
drammaticamente evidente quando ha loccasione Per rispondere, e forse anche per farsi compren-
di frequentare la povert del mondo contadino. dere da osservatori occidentali sempre tenuti
A questo stato di cose il Documento di Riforma presente dal pensiero cinese il testo del Consi-
dice a chiare lettere, in un testo diramato formal- glio di Stato fa ricorso a un concetto ben noto ai

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Kunming, campi e nuove case, 2011. Foto di Piero Vio.

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planner di tutto il mondo: ci si baser sulla piani- dai grandi ai piccoli insediamenti, di quei lavoratori
ficazione attraverso cluster (traduzione tecnica del recentemente immigrati che fossero ancora alla ri-
termine usato nel testo). Le citt non dovranno pi cerca di un diritto pieno di cittadinanza.
allargarsi nello spazio come pizze (letteralmente Sul piano sociologico vi sar come conseguenza
nel testo) ma piuttosto dare luogo a una ordinata che al perdersi della distinzione funzionale tra i
disseminazione nel territorio delle funzioni urbane centri di diversa dimensione nellassegnazione di
e delle conseguenti capacit prestazionali, secondo diritti di cittadinanza e posti di lavoro si perder
una gerarchizzazione di ruoli e poteri amministra- anche quella tra personalit urbana e personali-
tivi, che dalle citt maggiori arrivi a investire anche t rurale, quella distinzione nei comportamenti e
i piccolissimi centri e i capoluoghi di villaggio, de- nei costumi che separava titolari di diritti pieni (la
nominati Zhen. carta didentit cittadina) e titolari di diritti parziali
Sono proprio questi ultimi, i piccoli centri e gli (la carta di identit agricola). Gli uni e gli altri si
zhen (i quartieri centrali e di maggiore dimensione troveranno dora in poi confusi nella riorganizza-
dei villaggi) lautentico focus della Riforma socia- zione della geografia metropolitana, dove centro e
le-territoriale. Lo si scopre nel documento, ove si periferia avranno perduto il loro classico significa-
afferma che a quanti faranno richiesta di residenza to di gerarchizzazione sociale. Finch, in un futuro
negli zhen e nelle piccole citt verr concessa senza non sappiamo quanto lontano, spariranno defini-
restrizioni la carta di identit cittadina. Restrizio- tivamente le barriere tra le due quasi-caste, con
ni che invece permarranno, seppur gradualmente laffermarsi di un unico diritto di cittadinanza per
attenuate, per quanti sposteranno la loro residenza lintera Cina.
nelle citt maggiori e nelle metropoli.
Il progetto di Riforma ci dice che da oggi in poi Certo da questo obiettivo ci separa ancora un lun-
queste barriere di quasi-casta saranno abolite pro- go percorso. La Riforma della cittadinanza annun-
prio a partire dalla periferia dei sistemi territoriali: ciata dal Consiglio di Stato, nonostante sia espressa
quegli immigrati irregolari che gi risiedono in in termini generali come valevole per lintera Cina,
piccoli centri o negli zhen si troveranno in tasca, non potr che riguardare, per un periodo pi o
come per magia, la carta didentit con la titola- meno lungo, altro che i territori al contorno delle
rit di diritti pieni. E lo stesso accadr per quanti principali aree metropolitane. Questa una diretta
vorranno trasferirvisi, scegliendo il pi vicino zhen conseguenza di quanto prima abbiamo descritto
o piccolo centro invece di migrare in una citt di del meccanismo di trasformazione del titolo di
maggiori dimensioni. cittadinanza: per chiedere il passaggio da un hukou
agricolo ad un hukou urbano necessario restituire
Il Documento del Consiglio di Stato si limita allo Stato lappezzamento di terra fino a quel mo-
allannuncio generale della Riforma, e dovremo mento coltivato. dunque necessario disporre di
attendere molti altri documenti attuativi per com- una prospettiva di lavoro nellindustria o nei ser-
prenderne effettivamente i contenuti. Ma alcune vizi: un requisito che vale ovunque, e che continua
implicazioni sembrano fin dora chiarissime. a valere anche se da un campo ci si sposta nel pi
Innanzitutto, il sistema di convenienze per la lo- vicino zhen.
calizzazione di nuovi impianti produttivi subir Per questo motivo se non verr mutato il criterio
una brusca rideterminazione: lofferta di lavoro si contributivo su base territoriale nella assegnazione
concentrer negli zhen, dove i salari reali potran- dei diritti di welfare il travaso della popolazio-
no essere integrati dai servizi di welfare resi dalla ne dalla quasi casta agricola a quella urbana, non
mano pubblica in relazione ai nuovi hukou. Quindi potr avvenire su scala universale, ma solo limita-
le tensioni sui salari monetari contrattuali saranno tamente alle aree dove ve ne siano le concrete con-
negli zhen minori che altrove. dizioni di mercato del lavoro. E, per ora, i luoghi
Vi sar un deflazionarsi delle tensioni sociali nelle ove gli zhen agricoli e i piccoli centri si trovano in
citt maggiori e forse addirittura un movimento prossimit di impianti produttivi dellindustria o
inverso, dal centro alla periferia delle metropoli, dei servizi sono appunto in prevalenza i territori

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compresi nelle aree metropolitane della Cina. Le messo bene a fuoco il progetto di trasformazione
grandi citt hanno diffuso nello spazio le condizio- degli hukou, e orecchiando di centinaia di milioni di
ni per la radicale Riforma dellurbanesimo, destina- nuovi cittadini immagina nuovi giganteschi flussi
ta con il tempo a rovesciare la loro stessa posizione migratori dalla campagna verso le principali citt,
di egemonia. mentre invece potrebbe realizzarsi lesatto contra-
rio.
La Riforma potr estendersi nel Paese e riguardare
un numero sempre pi ampio di persone solo a Nascita delle Citt-Villaggio, territorio della
condizione che la domanda di lavoro non-agri- nuova societ di eguali.
colo dalle citt si sposti verso le campagne. E in La Riforma (o non piuttosto la rivoluzione?) non
effetti la Riforma annunciata dal Consiglio di Sta- una pensata dellultima ora dei membri del Po-
to sembra voler proprio creare queste condizioni. litburo n limprovvisa conversione del governo
Migliorando laspettativa dei diritti di welfare negli cinese a un intellettualismo da think tank univer-
zhen si trattiene lofferta di lavoro ai bordi delle sitario. invece la conclusione di un lungo per-
aree metropolitane attuali e col tempo si favorisce corso di osservazione, sperimentazione e analisi, la
la formazione di nuove aree di produzione a ridos- presa datto dellinquietante realt dellurbanesimo
so degli antichi capoluoghi agricoli piuttosto che a cinese, finch qualcuno non ha colto nelle cose una
ridosso delle citt. nuova possibilit di senso, la grande opportunit
Certo questo potr avvenire se, parallelamente, latente nella sconvolgente trasformazione territo-
si diffonderanno le condizioni per la produzione riale della Cina (cominciata con Mao e proseguita
industriale o comunque del lavoro moderno in altre forme con Deng): perch tanta violenza,
introducendo negli zhen, che fin qui sono stati vil- perch tanta indiscriminata cancellazione di storia
laggi agricoli e insediamenti marginali, gli stessi fat- e paesaggi, perch tanta omologazione a un alieno
tori oggi si trovano nelle citt maggiori: istruzione, e sconosciuto urbanesimo? Che ragione cera? Ec-
ricerca, servizi, infrastrutture, etc. Con tutto quello cola la ragione, limpida come un sentiero al chiaro
che ne deriva in termini di spesa e investimenti. di luna in una poesia di Li Po: si doveva andare
Questa la ragione per cui la Riforma sociale in- verso un futuro in cui la Cina potesse realizzare
timamente collegata alla trasformazione dellasset- il sogno dellunificazione sociale, la creazione di
to territoriale, e ovviamente alla riorganizzazione un nuovo paradigma civile: la collettivit armonio-
della finanza pubblica, che dalle citt centrali dovr sa, priva al suo interno di distinzioni funzionali o
trovare il modo di dirigersi piuttosto nei villaggi. comportamentali, fatta non pi di cittadini (nel
Se il modello cluster non si realizzer effettivamente senso di abitanti espressi dallurbe), ma piuttosto
distribuendo su vasta scala reti e servizi, le funzioni di abitanti di una regione differenziata e complessa:
produttive non potranno delocalizzarsi, gli hukou la Citt-Villaggio.
non potranno essere aggiornati, e gli zhen resteran-
no quel che sono: paesoni-dormitorio, n carne e Il sistema urbano della nuova Cina, in tutta la sua
n pesce, ai margini delle metropoli, o perduti nello complessa cristallizzazione, visto non pi come
spazio rurale. Ma se il programma funzioner, lin- minaccia, ma come risorsa per una societ armo-
tero fenomeno dellurbanesimo cinese potrebbe niosa. Lidea che lurbanesimo, nella sua forma
risultarne modificato, con un effetto complessivo attuale, costituisca la premessa funzionale per lor-
di maggiore equilibrio: potranno esservi decine o dine futuro, costituisce lidea forte che permea di
centinaia di milioni di nuovi cittadini, senza una s il documento e, come vedremo, lintera strategia
vera e propria nuova catastrofica urbanizzazione di Riforma.
e senza altri esodi biblici, semplicemente rimodel- La genesi di questa intuizione, lidea della Cit-
lando funzioni e forma degli antichi borghi agri- t-Villaggio, ha attraversato un percorso culturale
coli, trasformando i loro residenti da contadini in e politico lungo almeno ventanni. La scienza na-
cittadini. zionale dellurbanesimo rinasce in Cina nel 1979
La stampa internazionale sembra non aver ancora con Wu Youren che in quellanno pubblica Problemi

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sullurbanizzazione del socialismo cinese. Ma solo nel al loro interno che la disseminazione di aree in-
1991 che un altro studioso, Gu Shengzu, nel suo dustriali, infrastrutture e sistemi di ogni tipo, di-
libro Ricerca su Non Agricoltura e Urbanizzazione, pro- stribuiti nello spazio a partire dai centri maggiori,
pone per la prima volta per indicare lurbanizzazio- permetter un pi facile raccordo con gli zhen, le-
ne un nuovo termine sincretico, comprensivo sia gittimando la trasformazione degli hukou da agri-
dellarea urbana propriamente detta citt, che degli coli a cittadini.
insediamenti in area rurale: il termine, in italiano,
suona come Unione di Citt-Villaggio. Questo Gli organismi di suprema consulenza del Partito
nuovo termine impiega circa dieci anni per imporsi Comunista Cinese e del Consiglio di Stato so-
nel mondo istituzionale. vrintendono a questo metodo grafico di riconfi-
gurazione del territorio della Cina. Il loro lavoro
Dalle Citt-Villaggio alle metropoli sistemiche. accompagna ormai da anni il percorso di ufficia-
Come abbiamo gi visto, il principio che sovrin- lizzazione del concetto di Citt-Villaggio, avvici-
tende al cambiamento di hukou (labbandono della nandosi molto lentamente a una chiara e formale
occupazione agricola) limita di fatto lapplicazio- ufficializzazione di un nuovo assetto spaziale e
ne della Riforma almeno per un certo arco di forse anche istituzionale, come vedremo della
tempo - ai soli territori metropolitani, dove lesten- geografia cinese.
sione spaziale della domanda di lavoro moderno Lattuale stato dellarte riflesso nella mappa di
(industriale e terziaria) tale da offrire una effettiva Fig.1. Questa mappa presentata come una co-
opportunit di valorizzazione professionale dei re- municazione informale proveniente dagli ambienti
sidenti negli zhen. della Commissione per la Riforma e lo Sviluppo
N, daltra parte, il grande passo verso una societ (supremo organismo di consulenza del Consiglio
indifferenziata potrebbe essere fatto in una sola di Stato). Ripropone il disegno di geografia urba-
volta. Secondo consuetudine, la Cina preferisce na gi apparso nellagosto 2012 nel report The state
procedere per tappe, misurando gli effetti del cam- of Chinas Cities, pubblicato a cura di tre influenti
biamento sui rapporti di potere e sugli equilibri di organismi: lInternational Eurasian Academy of
finanza: riconoscere simultaneamente la carta dei Sciences, UNHABITAT, lAssociazione Nazionale
pieni diritti al 40% della popolazione cinese, anco- dei Sindaci della Cina.
ra oggi censita come agricola, potrebbe rivelarsi Non ancora una mappa ufficiale, dunque, ma una
insostenibile. mappa su cui vanno cumulandosi autorevoli con-
Come fare allora? Come graduare la formazione sensi. Ci conferma che la mappa sta assumendo
della nuova societ? qui che viene in aiuto la una rilevanza ordinamentale, e che definisce in for-
grande tradizione empirista della Cina: assecon- ma esplicita lidea di geografia urbana cui allude il
dando la realt, forzandola quel tanto che basta Documento del Consiglio di Stato. In essa il conti-
lungo il suo stesso sentiero naturale di trasforma- nente Cina viene visto come un sistema di 20 ma-
zione. Allora le grandi metropoli di cui costellata cro-zone ciascuna imperniata su di una o pi citt
la geografia della Cina, gli stessi mostri che hanno metropolitane distribuite a macchia di leopardo
divorato la campagna dissennatamente e hanno at- su tutta la parte densamente abitata del Paese. La
tratto centinaia di milioni di migranti, svelano dim- stessa delineazione delle zone ancora sommaria,
provviso la loro utilit per la risoluzione del proble- soltanto il preludio a un processo di definizione
ma: saranno esse stesse a fungere da pilastri nella ancora non chiaro per risultati e, soprattutto, per
nuova geografia. Congiungendo la loro posizione metodologia (sul punto torneremo pi oltre).
sulla mappa del Paese cos come si fa con gli astri
per disegnare le costellazioni nel cielo otterremo La nuova geografia metropolitana della Cina
la mappatura della nuova Cina, il posizionamento Queste Zone, considerate sotto il profilo della at-
ideale delle Citt-Villaggio, ovvero il confine delle tuazione della Riforma, possono essere considera-
grandi regioni entro cui pu iniziare a svilupparsi te come territori favorevoli alla formazione di clu-
con maggiore facilit la nuova armoniosa societ. ster, e quindi alla realizzazione del modello sociale

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Shanghai. Sopra: campi e nuovi grattacieli, 2014. Sotto: Putuo District, 2015. Foto di Piero Vio.

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Citt-Villaggio. dare la Metropoli di Chongqing con le citt sim-


Si noti anche che compaiono nella carta ben nove metriche di Chengdu (a Ovest) e Xian (a Nord),
casi in cui le macro-zone risultano dalla aggrega- distanti rispettivamente 200 e 300 chilometri da
zione di due o pi metropoli, spesso assai distanti Chongqing, e che gi da tempo sono considerate
tra di loro, se non addirittura collocate in Province delle megalopoli!
diverse. Si tratta di una lettura del tutto nuova del Non sappiamo cosa ne pensino di questa idea i sin-
territorio cinese. daci omologhi di Chengdu e Xian. E certo Huang
Che cosa sono, come devono effettivamente in- Qifang ha potuto manifestare le sue intenzioni
tendersi queste Zone risultanti da aggregazioni programmatiche forte dello status di Municipalit
metropolitane?. Per un verso possono essere in- a Statuto Speciale di cui Chongqing si fregia dal
terpretate come il naturale risultato della metodo- 1997. Status che le conferisce lamministrazione
logia, cio come aree in cui, per il cumularsi degli speciale su di un territorio pari alla met dellItalia
effetti propulsivi di pi metropoli simultaneamen- con 30 milioni di abitanti (di cui 7 nel capoluogo
te, la potenza operativa degli effetti di clustering metropolitano). Gi una metropoli-territorio, con
naturalmente pi intensa che altrove, dando luogo naturale diritto di egemonia nellipotizzato proces-
a zone particolarmente fertili di Citt-Villaggio. so di aggregazione su pi vasta scala.
Se si guarda al nome delle metropoli che ne fanno Fatto sta che la mappa sembra convalidare solo in
parte, chiaro che queste sono le aree del Paese parte le mire di Chongqing, confermando s una
dove maggiore e pi caotico stato il fenomeno sua proiezione sistemica, ma lasciandone fuori
migratorio negli ultimi decenni, e dove certamen- Xian e limitando laggancio alla sola Chengdu (che
te risiede la maggior parte di quei 200 milioni di peraltro si batte da tempo per essere a sua volta
persone in attesa di un hukou cittadino la cui risi- classificata come Municipalit a Statuto Speciale,
stemazione territoriale costituisce lobiettivo della forse proprio per svincolarsi dal pericoloso ab-
Riforma. La loro aggregazione potrebbe dunque braccio con Chongqing). Cosa che dimostra come
manifestarsi come semplice risultato del procedi- un braccio di ferro tra centro e periferie sia cer-
mento descrittivo adottato dagli estensori. tamente in atto per la corretta delineazione delle
Ma il fatto stesso che possiamo pensare a queste zone metropolitane.
zone-aggregazione come alle prioritarie zone-o-
biettivo della Riforma, trasforma profondamente Del giugno 2013 la notizia che fra le 20 aggrega-
il significato della elaborazione tecnico-cartogra- zioni metropolitane della Cina ne saranno indivi-
fica, conferendole un forte potere di indirizzo. I duate due che otterranno lo status di agglomerazio-
leader delle metropoli che partecipano di queste ne urbana di livello internazionale, aggiungendosi
aggregazioni ritengono pertanto, a torto o a ragio- alle agglomerazioni internazionali ormai storiche:
ne, di potersi considerare come i primi destinatari lasse Beijing-Tianjin-Hebei; la conurbazione di
dei cospicui investimenti governativi che si atten- Shanghai sul Delta del Fiume Azzurro; la conurba-
dono per la realizzazione dei cluster nel territorio. zione sul Delta del Fiume delle Perle (Guangzhou,
Si cos manifestata una tendenza dei sindaci pi Juhai, Shenzhen). Quali saranno le due fortunate
autorevoli a mettere in pratica la nuova geografia costellazioni urbane prescelte? La competizione
delle aggregazioni metropolitane, anticipando la riguarda ovviamente una pioggia di miliardi, basti
sua stessa formale codificazione. pensare a ci che stato speso nel recente passato
per le 3 prime metropoli internazionali: Olimpiadi,
Un esempio di tale protagonismo (e una dimostra- EXPO, Giochi Asiatici etc.
zione del fatto che le metropoli sistemiche sono s Le mappe che filtrano dagli uffici di governo la-
sul tappeto della politica, ma non ancora su quel- sciano ormai chiaramente intendere che nessuna
lo della realt amministrativa) stato offerto in metropoli potr giocare la partita in forma isolata:
occasione della Assemblea Nazionale del Popolo ecco allora che anche i sindaci del quadrilatero me-
del marzo 2013, quando il sindaco di Chongqing, tropolitano che ha per centro Wuhan si sono af-
Huang Qifang, ha annunciato lintenzione di sal- frettati a rilasciare dichiarazioni di mutuo consenso

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Le 20 aree metropolitane previste in Cina

a confederarsi. Ma confederarsi in cosa? Non sem- questo termine applicabile alle aggregazioni di
bra che esista ancora la forma giuridica del con- metropoli segnalate dalle mappe per ora ancora
tenitore in cui pi gigantesche metropoli possano ufficiose che emergono dai lavori dei think tank
stare insieme. E nemmeno sembra ritrovarsi nel cinesi? mai possibile che questi ultimi stiano
Documento di indirizzi del Consiglio di Stato alcu- procedendo per una loro strada autonoma, quasi
na legittimazione al costituirsi di simili istituzioni. forzando la mano al pensiero politico e allazione
Prima ancora del soggetto giuridico ci sarebbe bi- di governo? Cosa li autorizza a passare dalla sem-
sogno di un nome, di una qualche forma di classi- plice idea di cluster come metodo per ordinare le
ficazione concettualmente riconoscibile, che possa relazioni interne a una singola area metropolitana
corrispondere alle gigantesche proporzioni delle il rapporto tra citt e zhen a una idea di relazio-
figure territoriali che si vanno delineando. E un ni multipolari ed esterne tra grandi metropoli gi
nome non c: il mondo non ha mai conosciuto esistenti? Il pensiero tecnico davvero pi avanti
finora niente di analogo. Spetterebbe al pensiero del pensiero politico, o ne sta semplicemente anti-
cinese, alla sua lingua, il compito di coniare il ter- cipando le prossime inevitabili disposizioni?
mine giusto, ma finora non ci sembra che lo abbia La partita solo apparentemente terminologica. Si
fatto. E cos dobbiamo ricorrere ancora una volta tratta di capire se luso del termine cluster utilizzato
al concetto di cluster, lunico termine descrittivo di nel documento del Consiglio di Stato costituisca
relazioni territoriali in qualche modo autorizzato o meno linizio di una lunga stagione di riassetto
dal testo del Consiglio di Stato. dei poteri territoriali in Cina. Una stagione in due
atti. Il primo, gi chiaramente indicato nel testo del

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Consiglio di Stato, condurrebbe alla realizzazione termedio: cittadini per funzione professionale ma
delle Citt-Villaggio. Il secondo, derivante dallag- paesani, villageois per residenza, e quindi per diritto
gregazione delle Citt-Villaggio, condurrebbe a di emarginazione. Questa lassurdit cui intende
una geografia di metropoli sistemiche o come la porre rimedio la Riforma territoriale che conduce
Cina vorr chiamare questi nuovi grandi organismi alle Citt-Villaggio. Innanzitutto ponendo la pa-
territoriali di cui le mappe edite dai think tank rola villaggio in pari dignit con la parola citt nella
non sarebbero che lannuncio, in vista di futuri atti definizione del territorio.
di governo. Ma cosaltro si cela dietro questa denominazione
[] composita? Non vi forse nellannunciata Riforma
il riconoscimento del ruolo che le lotte dei villaggi
Immagine attuale e sociologia futura delle me- agricoli della Cina stanno svolgendo da anni per
tropoli sistemiche. introdurre forme di autogoverno e resistere allo
strapotere centrale? Non vi lidea che questa
[] energia vada portata a ridosso delle immense mac-
Ci sono due possibili modalit di osservazione chine urbane per poterle trasformare nel loro as-
adeguate allimmensa scala delle citt-territorio ci- setto istituzionale? Si potranno cos avviare i primi
nesi: la prima percorrere alla velocit di crociera esperimenti di elezione diretta dei sindaci, da tanti
le grandi arterie di trasporto (le autostrade, le vie anni annunciati e mai messi in pratica?
dacqua, le nuove ferrovie veloci) che solcano il []
paesaggio della Cina metropolitana. La seconda
scrutarne le immagini rilevate dai satelliti. Per quanto la simultanea Riforma della cittadinan-
Vedere con moto e Vedere dallalto sono le due za e del territorio possa avere una grande quan-
sole modalit di lettura possibili, ed entrambe con- tit di motivazioni empiriche e funzionali, sarebbe
fermano che un fenomeno straordinario sta acca- davvero sorprendente che non vi sia alla base un
dendo in Cina: le metropoli si cercano tra di loro. Si pensiero strategico sul mutamento delle forze, sul
uniscono materialmente, concretamente, superan- rimescolamento delle energie sociali e sulle con-
do le decine e a volta le centinaia di chilometri che seguenze che questo potr avere sia nel funziona-
le separano sulla carta. E questo accade da anni, mento delle strutture del Partito Comunista Cinese
anticipando o comunque legittimando le ipotesi che nelle istituzioni territoriali.
delle Citt-Villaggio o dei sistemi metropolitani di Per questo allo stesso tempo vero e falso dire che
rango internazionale. i cluster di citt siano un adattamento del linguaggio
Non facile dire se le metropoli cinesi, spesso de- urbanistico occidentale alla realt cinese: vero nella
scritte come in competizione, gi collaborino tra misura in cui si pensa a un serrato ordinamento
loro in una qualche funzione di ordine superiore se delle funzioni pratiche di prossimit. Falso nella
non, appunto, nel fatto di saldarsi, dando luogo a misura in cui si guarda alla funzione pratica per
citt-territorio di inaudita dimensione. Si sono pro- eccellenza perseguita dal potere cinese: la continua
tese nello spazio agricolo circostante nello stesso rivoluzione sociale. E allora lidea di cluster permet-
tempo in cui risucchiavano milioni di immigrati te di riconoscere il futuro nel purgatorio di circo-
provenienti da regioni lontane. stanze che si manifesta gi oggi tra una metropoli
[] e laltra della Cina. Riordinare il caos funzionale
diventa la base dellinnovazione sociale. Questo
[] metodo sembra essere proprio della Cina. LOc-
Nei villaggi ai margini o nel seno delle stesse me- cidente sembra da tempo aver perduto ambizioni
tropoli si cucina la lenta e dolorosa trasformazione di tale portata.
delle carte di identit delle persone. Per questo
altrettanto vero e falso dire che queste metropoli Per editto del Consiglio di Stato, molti degli attuali
trasformino i migranti in cittadini. In realt se ne sfortunati quelli gi oggi residenti negli zhen
appropriano collocandoli a milioni in un limbo in- potranno essere salvati, le loro pene abbreviate, di-

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ventare ben presto cittadini. Ma se una parte non ne agricola, il lavoro della terra, assuma la stessa
piccola della realt pu mutare per editto, vi rilevanza che oggi ha il lavoro nel settore dellin-
tutta una parte che le parole non possono bastare a dustria o dei servizi. Ed per comprendere il fon-
mutare. Vivere negli interstizi tra le metropoli una damento di questa ipotesi che risulta davvero utile
circostanza reale. Non si diventa cittadini metropo- la seconda modalit di lettura del territorio cinese:
litani, a meno che quello stesso spazio interstiziale quella dallo spazio. La grandezza della geografia
non possa diventare esso stesso metropoli. Lidea cinese riconduce a pi miti consigli la superficie
della Citt-Villaggio, che poi trascende nellidea edificata, riconducendola a quello che : pezze e
dei sistemi metropolitani globali, nasce per questo striature di tessuto grigio che si spandono nel ter-
scopo, per dare corpo alle nuove identit sociali ap- ritorio della Cina confuse con striature e brandelli
plicate simultaneamente alla terra e alle industrie. di nuvole bianche.
A quale modello duomo si sta pensando? Nella Ecco allora qual il modello tipologico delle me-
mente di un occidentale potrebbe riemergere la- tropoli sistemiche, quelle che promettono di rap-
bitante della polis, quel soggetto che esercitava il presentare il futuro della Cina: non sono cresciute
suo linguaggio sociale entro il perimetro urbano, come pizze ma come nuvole. Si sono sovrappo-
bench abitasse fuori di esso e lavorasse al suo lon- ste alla campagna con la leggerezza e la discrezio-
tano appezzamento di terra Quelluomo totale che ne delle forme aperte e non con la virulenza delle
andato perduto con lindustrializzazione e la gerar- piattaforme. Viste dallo spazio, anche le piastre ur-
chizzazione citt-campagna. Ma questo riferimen- bane pi compatte come Pechino e Shanghai sono
to lontano nel tempo e nello spazio potrebbe non riconducibili a piccole cose, collegate a consorelle
essere utile per la Cina. E infatti il programma di discrete e minori per mezzo di filamenti argentei
Riforma non pensa agli individui, ma alle colletti- dinfrastruttura. Anche loro riconducibili allidea
vit: sono queste le citt, le metropoli, i villag- della metropoli territorio, ospiti dellambiente na-
gi, e i loro insiemi a diventare funzionalmente turale e dello spazio rurale. Una simbiosi che oggi
molteplici. Non si sta necessariamente andando riceve finalmente la giusta attenzione.
verso lindividuo deliberante, ma verso collettivit
di eguali. E comunit comunque separate dalluni- Il pensiero aulico della pianificazione territoria-
verso sociale che rester fuori dai sistemi metro- le, forse tra le pi nobili dimensioni dello spirito
politani. praticate dalla cultura cinese, arriva finalmente a
occuparsi di ci che quotidianamente affligge lo
Non abbiamo in occidente un nome che corri- stomaco, la gola e i muscoli, oltre che il portafoglio
sponda a questa nuova condizione antropologica: delle persone. Il cibo in Cina percepito come un
tutto abbiamo fuso nella dizione cittadino: parit pericolo, specie dai giovani e dalle nuove coppie
di diritti, e per il resto che ognuno se la sbrighi da con figli. E anche turisti e viaggiatori temono che
s. la sapiente arte culinaria cinese nasconda con mille
Forse in Cina non sar cos: pari potenzialit pro- sapori linsidia che si cela dietro ogni boccone di
fessionale assicurata o almeno ricercata dal carne, dentro le fibre stesse della verdura cresciuta
sistema, e poi anche pari dignit giuridica e so- tra i dispositivi di deiezione dellindustria avanzata.
ciale. questa davvero la scommessa varata dal Lo smog dei fumi industriali e della combustione
Consiglio di Stato con il documento di giugno? Si automobilistica rende laria irrespirabile per la gran
chiameranno i futuri abitanti della Cina residenti parte dei giorni dellanno. Nelle citt soprattutto,
agro-metropolitani o qualche cosa del genere, con ma ora anche nei centri minori e nelle campagne.
un vocabolo centauro che riconosca pari rilevanza Le stesse nuvole si vedono pi facilmente da so-
alle funzioni svolte dalle nuove figure sociali? Si pra dal satellite che non dal suolo sottostante,
tratta ora di passare alle condizioni pratiche per cui confuse come sono nella coltre grigiastra di nebbia,
un abitante dellinterstizio possa considerarsi pari fumo e polvere. Le nuvole cinesi sono bianche sul-
allabitante del cuore della metropoli. la schiena e nere sotto la panza. Lacqua dei laghi e
Perch questo accada necessario che la produzio- dei fiumi ha perduto lincanto di un tempo, densa

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Kunming, distretto nord, dove finiva Beijing road, 2006. Ora al posto dei bambini ci sono grattacieli e la strada
continua per altri sei chilometri. Foto di Piero Vio.

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Dintorni

com di liquami, che discendono nelle falde e av- Consiglio di Stato, potremmo pensare ancora una
velenano gli acquedotti. volta di essere vittime di unallucinazione orien-
Che altro aggiungere? Che tutto questo insieme talista. Di sognare, piuttosto che comprendere, il
di fattori oltre a rendere la vita peggiore la rende pensiero cinese. Se non fosse che il genere umano,
enormemente pi costosa per le spese sanitarie, il in un contesto radicalmente diverso, e questa volta
ricorso a cibo di importazione, per il tentativo di totalmente occidentale, sembra approdato a una
sottrarsi che chiunque possa permetterselo com- formulazione utopica per molti versi simile a quel-
pie trasferendosi allestero, o trasferendovi i propri la cinese: il pi recente manifesto del movimento
figli. La via della fuga gi meglio della via della ri- anglosassone detto New Urbanism predica oggi
volta, che pure serpeggia frequente nelle citt e nei una versione estrema e totalizzante delle ben note
villaggi della Cina (le rilevazioni ufficiali parlano di proposte volte a connettere lagricoltura alla citt
circa 100.000 casi di sommosse di varia entit, mol- dallagricoltura, allorticultura urbana - inalberando
te legate alle insostenibili condizioni di vita). Non come vessillo lAgrarian Urbanism .
sono pochi gli analisti che ritengono linsieme dei In estrema sintesi, si tratta dellidea che la societ
fattori sanitari e ambientali essere la principale mi- urbana degli USA possa impegnarsi in uno sfor-
naccia per la stabilit politica della Cina. zo solidale per recuperare il rapporto con le terre
Ecco dunque la terza grande missione affidata alla agricole, sulla base essenzialmente di un impegno
Riforma Territoriale: ricondurre la terra alla sua fi- solidaristico che unisca generazioni e competenze.
siologia produttiva, risanare il territorio e lambien- Anche qui nel quadro di una complessiva Riforma
te, proprio a partire dai punti dove insorge e dilaga del rapporto tra City e Suburbs, abbattendo la mobi-
la malattia, dalle citt e dai loro distretti industriali. lit privata, modificando il rapporto residenza-luo-
go di lavoro, riorganizzando la vita sociale. Anche
Il Documento di Riforma non si limita ad annun- qui, nellambito di una lettura di scala allargata del
ciare questi obiettivi, come viene gi fatto da innu- territorio, che riconosce la rilevanza delle compo-
merevoli altri testi governativi. Fa un passo in pi, nenti naturalistiche finite nella reti tra le citt.
molto importante, spiegando quale sia la nuova
risorsa che permette di raggiungerli. Non si tratta Le assonanze sono molte. Ma la sostanza pro-
di una indicazione tecnologica o finanziaria, ma di fondamente diversa: la proposta cinese collega in-
una risorsa sociale: proprio lincontro tra le per- sieme pi spinte tra di loro, e soprattutto pone al
sonalit del mondo rurale e le personalit di for- centro del progetto la domanda sociale che deriva
mazione urbana permetter quella trasfusione di dalla esigenza di riforma dei diritti di cittadinanza.
saperi e tecnologie, quellimpegno innovativo e co- Privata di questa spinta sostanziale, la proposta oc-
mune che finalmente applicher allambiente la pi cidentale sembra affidata esclusivamente al volon-
avanzata sapienza professionale, fin qui trattenuta tarismo e alla tradizione associazionistica della so-
allinterno dellindustria e dei servizi. ciet americana. Un po troppo poco, per sottrarre
Limpegno sulla natura e sullambiente costituisce lutopia al rischio di velleitarismo.
cos premessa e scopo della grande Riforma socia- Pi interessante e credibile, invece, appare la ten-
le che sar messa in atto con la unificazione degli denza che emerge dal mondo delle grandi corpo-
hukou. Il trasferimento delle tecnologie dalla citt ration americane: di questi giorni la notizia che
alla campagna specie se attuato nellambito di gi- gli organismi consortili della Silicon Valley hanno
gantesche super-metropoli di rango internazionale siglato un accordo di cooperazione con lo Stein-
giustificher lequiparazione delle figure profes- beck Innovation Cluster della Salinas Valley, il grande
sionali e quindi dei diritti sociali. Linsediamento di polmone vitivinicolo della California e degli USA.
saperi e tecnologie negli zhen far di questi centri i Laccordo, collegato a un importante impegno fi-
naturali avamposti del nuovo impegno per il riscat- nanziario delle due parti, ha lo scopo di integrare
to della terra e dellambiente. su vasta scala alla produzione agricola le tecnolo-
gie avanzate che nascono nei laboratori di ricerca
Interpretando in questo modo il Documento del sullinformatica e sui nuovi materiali, e realizzare

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il modello della smart farm. Liniziativa seguita da


CISCO e IBM.
Questo s che sembra preludere a una effettiva pa-
rificazione dei lavori, si svolgano essi nei campi o
nel chiuso dei laboratori.

Comunque sia, le similitudini sono sufficienti ad


assicurarci del fatto che i popoli si guardano. Che
la Cina e gli USA si scambiano informazioni, opi-
nioni e modelli, per poi elaborarle per proprio con-
to e metterle al servizio dei propri obiettivi. E ci
costituisce dimostrazione del fatto che le metro-
poli globali svolgono gi oggi il loro compito di
piattaforme del dialogo internazionale, anche sul
tema del tutto nuovo e vitale che consiste nel ri-
portare la natura al centro degli scopi del consorzio
umano. Daltra parte, le metropoli del mondo oltre
che informazioni si scambiano gi microbi e bat-
teri, radiazioni e polveri sottili. Sospinte dal vento,
le nuvole raccontano ai popoli le condizioni delle
regioni da cui provengono, coinvolgendoli, forse,
in un comune destino.

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Elenco degli autori
Massimo Allulli Nora Inwinkl
Cittalia Fondazione Anci Ricerche Dipartimento di Scienze Sociali
allulli@cittalia.it ed Economiche
Sapienza Universit di Roma
Irene Amadio nora.inwinkl@uniroma1.it
Dipartimento di Pianificazione, Design
e Tecnologia dellarchitettura Giulio Lamanda
Sapienza Universit di Roma giulio.lamanda@gmail.com
irene.amadio@uniroma1.it
Nadia Nur
Daniela Ciaffi Dipartimento di Architettura
Scienze Politiche e delle Relazioni Universit degli studi Roma Tre
internazionali DEMS nadianur@yahoo.it
Universit degli Studi di Palermo
daniela.ciaffi@unipa.it Elena Ostanel
Dipartimento di Progettazione e pianificazione
Ernesto Dalbergo in ambienti complessi
Dipartimento di Scienze Sociali Universit IUAV di Venezia
ed Economiche ostanel@iuav.it
Sapienza Universit di Roma
ernesto.dalbergo@uniroma1.it Cristina Renzoni
Dipartimento di Architettura Costruzione
Claudia Faraone Conservazione
Dipartimento di Culture del Progetto Universit IUAV di Venezia
Universit IUAV di Venezia renzoni@iuav.it
claudia.faraone@iuav.it
Renzo Riboldazzi
Federica Giardini DASTU Dipartimento di Architettura
Dipartimento di Filosofia, e Studi Urbani
Comunicazione e Spettacolo Politecnico di Milano
Universit degli Studi Roma Tre renzo.riboldazzi@polimi.it
federica.giardini@uniroma3.it
Piero Vio
Marcella Iannuzzi vio.piero@yahoo.com
Urban transcripts
marcella@urbantranscripts.org

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( le letture di Planum
) #04 2015

Paolo Berdini, Le citt fallite. I grandi comuni italiani e la crisi del welfare urbano, Donzelli, Roma 2014.
Cristina Bianchetti (a cura di), Territori della condivisione. Una nuova citt, Quodlibet, Macerata 2014.
Cristina Bianchetti, Alessandro Balducci (a cura di), Competenza e rappresentanza,
Donzelli, Roma 2013.
Attilio Belli, Gemma Belli, Narrare lurbanistica alle lite. Il Mondo (1949-1966) di fronte alla
modernizzazione del Bel Paese, FrancoAngeli, Milano 2012.
Daniela De Leo, Planner in Palestina. Esperienze di ricerca e pianificazione del territorio
e dello sviluppo nel conflitto, FrancoAngeli, Milano 2014.
Vezio De Lucia, Nella citt dolente. Mezzo secolo di scempi, condoni e signori del cemento.
Dalla sconfitta di Fiorentino Sullo a Silvio Berlusconi, Castelvecchi, Roma 2013.
Paolo Maddalena, Il territorio bene comune degli italiani.
Propriet collettiva, propriet privata e interesse pubblico, Donzelli, Roma 2014.
Alfredo Mela (a cura di), La citt con-divisa. Lo spazio pubblico a Torino, FrancoAngeli, Milano 2014.
Giulio Moini, Teoria critica della partecipazione. Un approccio sociologico, FrancoAngeli, Milano 2012.
Tomaso Montanari, Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini larte e la storia delle citt italiane,
Minimum Fax, Roma 2013.
Massimo Morisi, Camilla Perrone (a cura di), Giochi di potere. Partecipazione, piani
e politiche territoriali. Utet, Torino 2013.
Marco Santangelo, Silvia Aru, Andrea Pollio (a cura di), Smart city.
Ibridazioni, innovazioni e inerzie nelle citt contemporanee, Carocci, Roma 2013.
Walter Vitali (a cura di), UnAgenda per le citt. Nuove visioni per lo sviluppo urbano,
Il Mulino, Bologna 2014.
Daniele
(ibidem)Virgilio, In Planum.
le letture di questoThe
luogo distante.
Journal Quaderno di una periferia, Cut-up, La Spezia 2014.
of Urbanism
n.4/2015 | www.planum.net 96

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