Fisica 1: Esercitazioni
Giancarlo Cella
I Esercitazioni 4
1 Nozioni di base 5
1.1 Analisi dimensionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.1.1 Unit derivate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.1.2 Il teorema di Buckingam . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.1.3 Semplici applicazioni dellanalisi dimensionale . . . . . . . . . . . . 12
1.2 Conversioni di unit di misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
2 Cinematica 19
2.1 Rappresentazioni grafiche delle leggi orarie . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.2 Automobili e api . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2.3 Profondit di un pozzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
2.4 Due sassi lanciati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
2.5 Moto parabolico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
2.5.1 Discussione grafica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
2.6 Moto su una spirale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
2.7 Dummy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
3
Parte I.
Esercitazioni
4
1. Nozioni di base
1.1. Analisi dimensionale
Una legge fisica deve legare tra di loro in maniera quantitativa risultati di osservazioni
sperimentali. Queste ultime si possono ricondurre a operazioni di confronto con riferimenti
scelti in modo opportuno. Ad esempio, misurare una lunghezza (di un tavolo, di una strada
etc.) significa confrontarla con una lunghezza di riferimento e il risultato della misura
ci dar informazioni sul rapporto tra il riferimento (che chiameremo unit di misura) e
quanto misurato.
Scrivendo
` = 1.4m
intenderemo dire che la lunghezza ` del tavolo misura 1.4 metri, ossia il rapporto tra `
e la lunghezza campione da noi scelta (in questo caso il metro 1 , indicato dal simbolo m)
di 1.4.
Le grandezze fisiche sono in generale quantit dimensionate, e sono espresse da una parte
numerica (1.4 nellesempio precedente) e da una dimensione (m nellesempio precedente).
Per poter esprimere le grandezze fisiche interessanti saranno quindi necessarie un certo
numero di unit di misura. Linsieme di unit di misura scelte come riferimento costitui-
ranno un sistema di unit di misura. Ad esempio nel cosiddetto sistema internazionale
si scelgono le unit di misura di
Lunghezza: il metro (m): lo spazio percorso dalla luce nel vuoto in 1/299792458 secondi.
Tempo: il secondo (s): la durata di 9192631770 periodi della radiazione emessa in una
particolare transizione del cesio 133
Massa: il kilogrammo (kg): la massa di un cilindro di una lega di platino e iridio custodito
presso lufficio internazionale dei pesi e delle misure.
1
La definizione di metro cambiata nel tempo. Originariamente esso era posto uguale a 1/(40 106 )
volte il meridiano terrestre. Successivamente divenne 1650763.73 volte la lunghezza donda della
radiazione emessa in una particolare transizione atomica. Attualmente il metro definito come lo
spazio percorso dalla luce nel vuoto in 1/299792458 secondi.
5
1.1. ANALISI DIMENSIONALE
[m] = L
[kg] = M
[s] = T
[v] = ms1 = LT 1
1m s1 = LT 1 cm s1 = 102 cm s1
Consideriamo adesso una determinata legge fisica. Essa potr assumere ad esempio
la forma di una uguaglianza tra due grandezze fisiche. Dato che non ci aspettiamo che
tale uguaglianza debba dipendere dal sistema di unit di misura scelto, segue che le due
grandezze fisiche uguagliate dovranno avere la stessa dimensione.
Consideriamo ad esempio una ipotetica legge della forma
2
=
g
[ ] = T
1
= T L1/2
g
essa non sar valida in generale in un sistema diverso. Quindi la richiesta di indipendenza
delle leggi fisiche dal sistema di unit di misura pone dei vincoli sulla forma delle leggi
fisiche.
Un altro esempio: laffermazione la massa di un batterio molto piccola ha senso
fisico? La risposta negativa. Potremmo cercare di formularla scrivendo
m1 (1.1.1)
m ' 6.651016 kg
m ' 7.31014 me
Per dimostrarlo consideriamo per semplicit sistemi di unit di misura aventi per
dimensioni di base L, M e T . Allora le dimensioni di una grandezza fisica a saranno
esprimibili nella forma
[a] = (L, M, T )
senza possibili dipendenze da altri parametri, dato che vogliamo trattare tutti i sistemi di
unit di misura in modo equivalente. Consideriamo adesso un sistema di unit di misura
di base, nel quale il valore numerico della grandezza considerata a. In un altro sistema
(legato al sistema di base dalle scale L1 , M1 e T1 ) il valore numerico della stessa quantit
sar
a1 = a (L1 , M1 , T1 )
e in un altro ancora (legato al sistema di base dalle scale L1 , M1 e T1 ) avremo
a2 = a (L2 , M2 , T2 )
e quindi
L2 M2 T2
C0 (L2 , M2 , T2 ) C0 (L1 , M1 , T1 ) = C0 , , (1.1.2)
L1 M1 T1
Deriviamo rispetto a L2 :
1 L2 M2 T2
C0 (L2 , M2 , T2 ) = C0 , ,
L2 L1 L2 L1 M1 T1
e poniamo L2 = L1 = L, M2 = M1 = M e T2 = T1 = T , ottenendo
L C0 (L, M, T ) = (1.1.3)
L
dove abbiamo introdotto la costante definita da
C0
= (1, 1, 1)
L
C1 (M, T ) = log M + C2 (T )
e quindi
(L, M, T ) = L M T
Una conseguenza interessante di questo fatto che deve sempre essere possibile espri-
mere una legge fisica in una forma nella quale eventuali funzioni diverse dalla potenza
abbiamo solo argomenti adimensionali. Non devono apparire ad esempio espressioni del
tipo
log m, sin g, ev
e cos via.
a1 ak k = L0 M 0 T 0
1
[m] = M
[v] = LT 1
[E] = M L2 T 2
e quindi
mv 2 E 1 = L0 M 0 T 0
.. .. ..
. . .
[bm ] = ap1m1 apkmk
altrimenti per quanto detto precedentemente sarebbe possibile scegliere un nuovo sistema
di unit di misura nel quale a varia di un fattore arbitrario mentre sia le quantit ai
che le bi restano invariate. La legge fisica quindi non potrebbe essere valida in qualsiasi
sistema.
Introduciamo adesso le combinazioni adimensionali
a
=
aq11
aqkk
b1
1 =
ap111 apk1k
.. .. ..
. . .
b1
m =
a1 apkmk
pm1
Adesso possiamo arrivare alla conclusione che ci interessa: dato che le quantit , i sono
adimensionali, il loro valore non cambia se scegliamo nuove unit di misura. Al tempo
stesso, possibile scegliere unit di misura in modo che una delle ai cambi per un certo
fattore, e tutte le altre restino invariate. Di conseguenza la nuova funzione G non pu
dipendere veramente dagli ai , e potremo scrivere
= (1 , , m )
oppure, pi esplicitamente,
1 b1 b1
a = q1 p1k , , pm1
a1 aqkk p11
a1 ak a1 apkmk
Questo il cosiddetto teorema (o teorema di Buckingam). Una legge fisica per una
quantit dimensionata a, dipendente da un certo numero di parametri dimensionati ai e
bi , si pu scrivere come prodotto di un fattore della stessa dimensione di a costruito con i
parametri moltiplicato per una funzione arbitraria di tutte le combinazioni adimensionali
indipendenti dei parametri stessi.
La definizione di parametri adimensionali indipendenti la seguente: non deve essere
possibile esprimere uno di essi come monomio degli altri.
Esercizio 1. Analizzare dimensionalmente il problema del periodo di oscillazione di un
pendolo inizialmente verticale e con velocit v0 .
Dimostrazione. I parametri in gioco sono la massa del pendolo m, la sua lunghezza `,
laccelerazione di gravit g e la velocit iniziale v0 . Vogliamo con essi costruire una
grandezza delle dimensioni di un tempo, cio
[m ` g v0 ] = M L++ T 2 = T (1.1.7)
Otteniamo il sistema
= 0
++ = 0
2 = 1
= 0
1
=
2
1+
=
2
v02
1 =
`g
Questa funzione esprime una possibile dipendenza (che in effetti esiste) del periodo di
oscillazione di un pendolo dalla sua ampiezza. Il principio di isocronia delle oscillazioni,
valido approssimativamente per piccole ampiezze, ci dice che
dove C una costante strettamente maggiore di zero. Risolvendo le equazioni del moto
si trova che la formula corretta, e che C = 2.
[m] = M 1 L0 T 0 (1.1.10)
[h] = M L T 0 1 0
(1.1.11)
2
[g] = M L T 0 1
(1.1.12)
= 0 (1.1.14)
+ = 0 (1.1.15)
2 = 1 (1.1.16)
che sono soddisfatte solo per = 0, = 1/2, = 1/2. Il tempo di caduta sar quindi
dato da s
h
=k (1.1.17)
g
dove k una costante numerica adimensionale, non calcolabile sulla base della sola analisi
dimensionale. Usando la legge del moto accelerato h = 12 gt2 si conferma il risultato
ottenuto, e si trova k = 2.
Esercizio 3. Lo stesso corpo di massa m viene lanciato verso lalto con velocit v. Cosa
si pu dire sullaltezza massima raggiunta, sulla base dellanalisi dimensionale?
[m v g ] = M L+ T 2 = M 0 L1 T 0 (1.1.18)
v2
hM AX = k (1.1.19)
g
[m ` g 0 ] = M L+ T 2 = M 0 L0 T 1 (1.1.20)
dove C una costante strettamente maggiore di zero. Risolvendo le equazioni del moto
si trova che la formula corretta, e che C = 2.
Dimostrazione. Consideriamo il triangolo rettangolo in Figura 1.1. Larea della sua su-
perficie dipender univocamente dalla lunghezza dellipotenusa c e dallangolo . Allora
sulla base di considerazioni dimensionali potremo scrivere
2
SABC = BC F ()
C H B
Consideriamo adesso il triangolo rettangolo BAH. Per la stessa ragione larea della sua
superficie sar
2
SBAH = AB F ()
e per il triangolo ACH
2
SACH = AC F ()
Dato che SABC = SBAH + SACH avremo, utilizzando quanto appena ottenuto,
2 2 2
BC F () = AB F () + AC F ()
Esercizio 6. Un paracadutista si lancia nel vuoto, e risente di una forza di attrito viscoso
proporzionale alla velocit,
F = v (1.1.23)
Sulla base di considerazioni dimensionali si determini il tempo di caduta dallaltezza
iniziale h, e discutere il limite di attrito trascurabile.
[F ]
[] = = M 1 L0 T 1 (1.1.24)
[v]
e abbiamo
[mc1 hc2 c3 g c4 ] = M c1 +c3 Lc2 +c4 T c3 2c4 (1.1.25)
quindi deve essere
c1 + c3 = 0 (1.1.26)
c2 + c4 = 0 (1.1.27)
c3 2c4 = 1 (1.1.28)
da cui
c1 = 2c4 + 1 (1.1.29)
c2 = c4 (1.1.30)
c3 = 2c4 1 (1.1.31)
otteniamo stavolta
c1 + c3 = 0 (1.1.38)
c2 + c4 = 1 (1.1.39)
c3 2c4 = 1 (1.1.40)
da cui
c1 = 1 2c2 (1.1.41)
c4 = 1 c2 (1.1.42)
c3 = 2c2 1 (1.1.43)
Esercizio 10. Il parsec (pc) definito come la distanza alla quale si trova una stella che
subisce vista dalla terra una parallasse annuale di un secondo darco. Calcolare il valore
di un parsec in metri, sapendo che la distanza media della terra dal sole (la cosiddetta
unit astronomica, UA) vale 1UA = 1.496 1011 m.
Dimostrazione. Facendo riferimento alla Figura 1.2 abbiamo
100
1UA = 1pc tan 2 (1.2.6)
360
ossia (notare che tan x ' x se |x| 1)
1.496 1011 m 1.496 1011 m 1.496 1011 m
1pc = ' 6 )
' 6
' 3.1 1016 m (1.2.7)
2
tan 3606060 tan (4.8 10 4.8 10
v s
s = v1t1
v = v1
t1 t2 t1 t2
t t
v = v2 s = v2t2
Figura 2.1.: Relazione tra grafico della velocit e grafico dello spazio percorso, per un
moto uniforme.
Il grafico a sinistra in Figura 2.1 rappresenta due possibile moti a velocit costante: dato
che le velocit non cambiano nel tempo abbiamo delle rette orizzontali, corrispondenti a
una velocit positiva (blu) e a una velocit negativa (rosso). La relazione tra la variazione
dello spazio e lintervallo di tempo
s = vt
dove v la velocit media, che in questo caso coincide con la velocit istantanea dato che
questa costante. Per il grafico blu abbiamo che la variazione della posizione al generico
tempo t rispetto al tempo iniziale vale
s = v1 t = v1 (t 0) = v1 t
19
2.1. RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE DELLE LEGGI ORARIE
a v
v = a1t1
a = a1
t1 t2 t1 t2
t t
a = a2 a = a2t2
Figura 2.2.: Relazione tra grafico della velocit e grafico dello spazio percorso, per un
moto uniforme.
La rappresentazione grafica riportata in Figura 2.2. Una volta osservato che il legame
tra variazione di velocit e accelerazione media
v = at
si pu discutere il problema in perfetta analogia con quello precedente.
Esercizio 14. Dal grafico della velocit di un moto uniformemente accelerato ricavato
nel precedente esercizio, ricavare il grafico dello spazio percorso.
v
s
v = v0
t=t t
v
v = v0
t=t t t
Figura 2.3.: Relazione tra grafico della velocit e grafico dello spazio percorso, per un
moto uniforme.
Esercizio 15. Rappresentare la velocit in funzione dello spazio percorso, per un moto
uniformemente accelerato.
s = vt
come abbiamo fatto in precedenza. Occorre tenere presente che in questo caso la velocit
non costante. Preso un intervallo di tempo tra t e t + t avremo per in tale intervallo
(considerando per fissare le idee a > 0)
e quindi
v(t)t < s < v (t + t) (2.1.1)
Se dividiamo adesso lintervallo [0, t] in N parti di lunghezza t = t/N potremo
approssimare per eccesso lo spostamento totale come
N 1
(+)
X
stot = v (kt + t) t
k=0
Questa somma corrisponde allarea in rosso nella Figura 2.3, a sinistra in alto. Una
approssimazione per difetto, che corrisponde allarea in rosso nella Figura 2.3, a sinistra
in basso, sar
N 1
()
X
stot = [v0 + a (kt)] t
k=0
N
X
= v0 t + akt2
k=1
ossia
N 1 N 1
t2 X t2 t2 X
v0 t + a k < s tot < v0 t + a + a k
N2 N N2
k=0 k=0
Dato che
N 1
X N (N 1)
k=
2
k=0
otteniamo
1 2 1 1 2 1
v0 t + at 1 < stot < v0 t + at 1 +
2 N 2 N
e per N abbiamo
1
stot = v0 t + at2
2
Notiamo che questa non altro che larea del trapezio al di sotto della retta blu nei due
grafici a sinistra, infatti possiamo scrivere
Risolviamo il problema scrivendo le leggi orarie delle due automobili, valide per t > 0.
Abbiamo la coppia di equazioni
s1 = V1 t (2.2.1)
s 2 = L0 + V 2 t (2.2.2)
che forniscono, in funzione del tempo, la posizione delle due automobili. Allistante t
dellincontro deve essere s1 = s2 , cio
V1 t = L0 + V2 t (2.2.3)
L0 1600 m/s
t = = = 20 s (2.2.4)
V1 V2 30 m/s (50 m/s)
Dalla formula ottenuta per il tempo di incontro t segue che per avere t > 0 deve
essere V1 > V2 . Se V1 < V2 la soluzione t < 0 deve essere scartata perch le leggi
orarie utilizzate sono valide solo per t > 0. La soluzione rappresenta lipotetico istante
di incontro delle due automobili se il loro moto fosse sempre stato rettilineo uniforme.
Infine se V1 = V2 non esistono soluzioni, accettabili o meno. Questo corrisponde al fatto
che se le due automobili hanno la stessa velocit non si incontrano mai.
Dalle leggi orarie segue che i due moti sono rappresentati, per t > 0, da due rette come
in Figura 2.4. Per t < 0 si hanno le due rette orizzontali
s1 = 0 (2.2.6)
s2 = L0 (2.2.7)
s s
s2
s2
s1
s1
t t
V1 > V2 V1 < V2
Figura 2.4.: Rappresentazione grafica del moto delle due automobili, nei casi V1 > V2 e
V1 < V2 .
da cui
Landata VA V1 L0
tritorno = = (2.2.13)
V1 + VA VA V2 V1 + VA
VA V1 VA L0
`ritorno = (2.2.14)
VA V2 V1 + VA
Lo spazio percorso fino a questo momento
2VA2
`(1) = `andata + `ritorno = L0
(VA + V1 ) (VA V2 )
Adesso la distanza tra le due auto diventata
L(1) = L0 + (V2 V1 ) tandata + tritorno
(V2 + VA ) (VA V1 )
= L0 (2.2.15)
(VA V2 ) (V1 + VA )
cio si ridotta di un fattore dipendente dalle velocit di ape e automobili. chiaro che
questo avverr ad ogni viaggio. La distanza tra le due auto dopo n viaggi di andata e
ritorno sar dunque
(V2 + VA ) (VA V1 ) n
(n)
L = L0 (2.2.16)
(VA V2 ) (V1 + VA )
e lo spazio percorso dallape nellandata e ritorno successivi sar
(V2 + VA ) (VA V1 ) n 2VA2
(n)
` = L0
(VA V2 ) (V1 + VA ) (VA + V1 ) (VA V2 )
Possiamo sommare su tutti i viaggi per ottenere il risultato cercato:
(V2 + VA ) (VA V1 ) n 2VA2
X X
`= `(n) = L0 (2.2.17)
(VA V2 ) (V1 + VA ) (VA + V1 ) (VA V2 )
n=0 n=0
Ricordando che la somma di una serie geometrica data (quando |x| < 1)
X 1
xn = (2.2.18)
1x
n=0
otteniamo infine
VA L0
`= (2.2.19)
V1 V2
Il risultato precedente si poteva ottenere anche col procedimento seguente (consigliato)1 .
Il tempo di volo totale dellape tra listante iniziale e listante in cui le due automobili
si incontrano, gi determinato precedentemente (Equazione (2.2.4)). Lo spazio totale
percorso sar dato da
L0
` = VA t = VA = 60 m/s 20 s = 1200 m (2.2.20)
V1 V2
1
Non deprimetevi se non avete scelto questa strada dallinizio, siete in buona compagnia. Secondo un
aneddoto John von Neumann risolse il problema, che gli era stato proposto, sommando mentalmente
la serie.
Esercizio 20. Stimare il numero di viaggi fatti dallape tenendo conto delle sue dimen-
sioni. Quando dovrebbe essere grande per fare almeno 10 viaggi?
Esercizio 21. Sulla base di considerazioni dimensionali dire come la profondit h del
pozzo pu dipendere dai parametri del problema.
[h] = L
[g] = LT 2
[cs ] = LT 1
[ ] = T
Con gli ultimi tre possibile ottenere lunica combinazione adimensionale indipendente
cs
1 =
g
per cui potremo scrivere
cs
h = cs
g
Il tempo dato dalla somma del tempo di caduta c per il sasso e del tempo impiegato
dal suono s per tornare allosservatore. La caduta avviene, trascurando gli attriti, con
moto uniformemente accelerato quindi
1
h = gc2
2
cio . s
2h
c =
g
Il suono si muove con velocit costante, quindi
h
s = .
cs
Il tempo misurato sar dunque
s
2h h
= c + s = +
g cs
Questa unequazione di secondo grado nellincognita h
s
2c2s
h+ h cs = 0
g
Esercizio 23. Mostrare che il risultato precedente per h in accordo con quanto previsto
dallanalisi dimensionale, e discutere il limite 1 1 e 1 1.
Vogliamo adesso studiare alcuni casi limite, in particolare quello di pozzo profondo
e pozzo poco profondo. Prima di tutto necessario definire in maniera precisa cosa
intendiamo con queste parole: come sappiamo, per farlo ci serve una quantit delle
dimensioni di una lunghezza da confrontare con h. Dal momento che il risultato
di una misura, e quindi non aggiunge niente di nuovo alla caratterizzazione del pozzo,
vogliamo costruire questa quantit utilizzando i soli parametri cs e g. Si vede subito che
lunica possibilit, a meno di una costante moltiplicativa,
c2s
g
che proporzionale alla profondit h del pozzo alla quale la velocit del sasso diviene
uguale alla velocit del suono. Infatti questo accade quando
gt = cs
ma in quellistante lo spazio percorso
1
h = gt2
2
e quindi
1 c2s
h =
2g
Per studiare i due casi limite scriviamo nuovamente il tempo misurato nella forma
s r !
2c2s h h
cs = +h=h 1+2
g h
h ' cs
Nel limite considerato possiamo porre il denominatore della frazione uguale a 2, e quindi
2
c2 g 2
g
h' s =
2g cs 2
Anche per il secondo sasso abbiamo un moto uniformemente accelerato, partiamo quindi
dalla legge oraria generale
1
s2 = s2,0 + v2,0 t gt2
2
e
v2 = v2,0 gt
Imponiamo adesso che lo spostamento a t = t sia nullo, e la velocit allo stesso istante
sia v. Abbiamo le due condizioni
1 2
0 = s2,0 + v2,0 t gt
2
v = v2,0 gt
che ci permettono di ricavare i coefficienti incogniti:
v2,0 = v + gt
1 2
s2,0 = v + gt t + gt
2
e sostituendo troviamo la legge oraria
1 2 1
s2 = v + gt t + gt + v + gt t gt2
2 2
1 2 1 2
= vt + gt + v + gt t gt
2 2
Notare che con semplici passaggi algebrici possibile scrivere questa relazione nella forma
1 2
s2 = v t t g t t
2
Troviamo adesso, se esiste, listante nel quale s1 = s2 . Abbiamo
1 2 1 2 1
gt = vt + gt + v + gt t gt2
2 2 2
e vediamo che i termini di secondo grado nel tempo si cancellano. Quindi lurto avviene
al tempo
2
vt + 12 gt
tu = (2.4.1)
v + gt
Affinch la soluzione sia accettabile deve essere tu > t, quindi
2
1 gt
>0
2 v + gt
e di conseguenza
v < gt
La velocit con cui deve essere lanciato il secondo sasso deve quindi essere rivolta verso
il basso, e maggiore in modulo del modulo della velocit posseduta in quellistante dal
primo.
Esercizio 26. Rappresentare graficamente la velocit dei due sassi in funzione del tempo,
e interpretare il risultato precedente.
t=t t
v = v + gt
v = gt
v=v
Figura 2.5.: Interpretazione grafica della soluzione del problema. In rosso la velocit del
primo sasso, in blu quella del secondo.
La velocit del primo sasso rappresentata in funzione del tempo in colore rosso. Al
tempo t il primo sasso avr percorso uno spazio dato dallarea della regione triangolare
colorata di verde. Da quel momento il secondo sasso inizier a cadere: la sua velocit
rappresentata in colore blu. Quindi da t in poi allo spazio percorso inizialmente dal primo
sasso se ne aggiunge altro dato dallarea del trapezio colorata di giallo. Invece lo spazio
percorso dal secondo sasso sar larea del trapezio tratteggiata di blu. Chiaramente per
raggiungere il primo sasso il secondo deve recuparare lo svantaggio iniziale (larea verde).
Questo possibile solo se larea del trapezio blu maggiore di quella del trapezio giallo,
e quindi la velocit v2 (t) dovr essere maggiore (in modulo) di v2 (t), come rappresentato
in Figura 2.5. Lurto avverr quando larea del parallelogramma differenza tra il trapezio
blu e quello giallo sar uguale allarea del triangolo iniziale:
1 2
gt v tu t = gt
2
da cui la soluzione (2.4.1).
~a = g
ey (2.5.2)
~r = xex + y
ey
~r0 = 0~
~v0 = v0x ex + v0y ey (2.5.3)
x = v0x t (2.5.4)
1
y = v0y t gt2 (2.5.5)
2
Esercizio 27. Derivare le relazioni (2.5.4) e (2.5.5) dalle definizioni precedenti.
Facendo il prodotto scalare di ambo i membri della (2.5.1) con ex otteniamo
1
~r ex = ~r0 ex + ~v0 ex t + ~a ex t2 (2.5.6)
2
ma dalle definizioni (2.5.2) e (2.5.3) segue che ~r0 ex = 0, ~r ex = x, ~v ex = v0x e ~a ex = 0,
quindi otteniamo lEquazione (2.5.4). Analogamente prendendo il prodotto scalare con
ey abbiamo
1
~r ey = ~r0 ey + ~v0 ey t + ~a ey t2 (2.5.7)
2
e usando ~r0 ey = 0, ~r ey = y, ~v ey = v0y e ~a ey = g ottenamo lEquazione (2.5.5).
Le leggi orarie danno una descrizione completa del moto. In particolare possiamo
ottenere le componenti della velocit. In notazione vettoriale abbiamo
d~r
~v = = ~v0 + ~at
dt
e quindi (usando la relazione precedente oppure derivando le (2.5.4) e (2.5.5))
x = v0x (2.5.8)
y = v0y gt (2.5.9)
d~v d2~r
~a = = 2
dt dt
x
= 0
y = g
In certi casi pu essere utile avere a disposizione una relazione diretta tra coordinata
x e coordinata y che esprima la traiettoria. Questo si pu ottenere facilmente eliminando
il tempo dalle leggi orarie. Abbiamo
v0y 1 g 2
y= x 2 x (2.5.10)
v0x 2 v0x
cio la (2.5.10).
x(t) = v0 cos t
1
y(t) = h + v0 sin t gt2
2
Il peso arriver al suolo quando y = 0, cio al tempo determinato da
1
y( ) = h + v0 sin g 2 = 0
2
Risolvendo lequazione troviamo
s
v0 sin v02 sin2 2h
= +
g g2 g
Esercizio 30 (Salto in lungo). Un saltatore in lungo arriva alla fine della rincorsa con
una velocit orizzontale vL . A questo punto salta in una direzione che, nel suo sistema
di riferimento, forma un angolo rispetto allorizzontale. Sempre nel suo sistema di
riferimento il modulo della velocit immediatamente successiva al salto v0 .
Determinare langolo che corrisponde alla massima lunghezza del salto e calcolare
langolo 0 corrispondente nel sistema solidale al suolo.
Nel sistema di riferimento del saltatore la leggi orarie per il moto orizzontale e verticale
saranno
x = (v0 cos ) t
1
y = (v0 sin ) t gt2
2
Dato che il sistema di riferimento considerato si muove orizzontalmente con velocit vL
rispetto al suolo, avremo che nel sistema solidale a questultimo
x0 = (vL + v0 cos ) t
1
y 0 = (v0 sin ) t gt2
2
e il saltatore toccher di nuovo terra quando y = y 0 = 0, cio per
2v0 sin
t =
g
e quindi sempre
X X +
2 2
Derivando
2v02
d`
cos + 2 cos2 1 = 0
=
d g
Quindi langolo diventa prossimo a /2: al saltatore conviene saltare in direzione verticale.
La distanza diventer
2 s r
2v0 1 2 2 8
X ' + 1+ 2
g 2 8 8
2v0 vL
'
g
vx = v0 cos
vy = v0 sin
e nel secondo
vy v0 sin sin
tan 0 = = =
vL + vx vL + v0 cos + cos
Possiamo anche riesprimere la relazione precedente nella forma
t0 t
=
1 t02 (1 + ) (1 ) t2
vy
v0
0
vL
vx
Figura 2.6.: Determinazione grafica della gittata massima. La circonferenza rossa corri-
sponde a un salto da fermo: in questo caso liperbole tangente alla circonferen-
za corrisponde ad una velocit iniziale inclinata di /4 rispetto allorizzontale
(vettore viola). La circonferenza blu corrisponde ad una rincorsa a velocit
vL . In questo caso langolo del salto nel sistema di riferimento del saltatore
chiaramente /4, e si intuisce che quando vL v0 avremo / /2.
La velocit del saltatore nel sistema di riferimento del suolo uguale alla somma della
velocit
v0 cos
~v0 =
v0 sin
nel suo sistema, pi la velocit della rincorsa
v
~vL = L
0
Dalla Figura 2.6 si pu anche apprezzare la relazione tra langolo di salto nel sistema
del saltatore e quello 0 nel sistema solidale al suolo. Mentre il primo tende a /2 per
vL v0 (la circonferenza si sposta sempre di pi verso destra) per il secondo vale
v0
tan 0 ' 0
vL
In forma vettoriale
cos cos t p
~r = r
er = r = t
sin sin t 2
d~r dr d
er
~v = = er + r
dt dt dt
ma
dr d p p
= t=
dt dt 2 2
e
d
er d cos t sin t
= = =
e
dt dt sin t cos t
e quindi
p p 2
~v = er + t
e
2 2
In questa forma sono esplicite le componenti dirette lungo er e e . Per definizione la
velocit tangente alla traiettoria: quindi la componente normale nulla. Per trovare la
componente tangente sufficiente confrontare lespressione precedente con
~v = v
d~v
~a =
dt
p 2
d p
= er + t
e
dt 2 2
p der p 2 p 2 d
e
= + e + t
2 dt 2 2 dt
Conosciamo gi la derivata del versore er . Quella del versore e si pu calcolare diretta-
mente:
de d sin t cos t
= = = er
dt dt cos t sin t
Otteniamo quindi
p 2 p 2
~a = e t
er
2
Possiamo adesso ottenere la accelerazione tangenziale:
2
p 2
p 1 t
~a = e er
t er + e
2 1 + 2 t2 1 + 2 t2
p 2 t
=
2 1 + 2 t2
2
che per t 1 tende al valore costante p2 . Per quanto riguarda la componente normale,
necessario determinare il versore corrispondente. In due dimensioni possiamo costruire
direttamente un versore perpendicolare a scrivendo
1 t
=
n e + er
2
1+ t 2 1 + 2 t2
e quindi
p 2 p 2
1 t
~a n
= e t
er e + er
2 2
1+ t 2 1 + 2 t2
p 2 2 + 2 t2
=
2 1 + 2 t2
~r = r
er
troviamo
dr d
~v = er + r e
dt dt
e derivando ancora
" 2 #
d2 r d2
d dr d
~a = r er + 2 +r e
dt dt dt dt dt
il versore tangente
dr
~v dt r d
dt
= =q er + q e
v dr 2
d 2 dr 2
d 2
dt + r2 dt dt + r2 dt
e quello normale
dr
dt r d
dt
= q
n e + q er
dr 2 d 2 dr 2 d 2
dt + r2 dt dt + r2 dt
e la componente normale
r d d2 r 2 d 3 2 dr 2 d + r dr d2
dt dt rq dt dt dt dt dt
~a n
=
dr 2 2
+ r2 d
dt dt
2.7. Dummy