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Note delle Esercitazioni

Dipartimento di Fisica dellUniversit di Pisa

Fisica 1: Esercitazioni

Giancarlo Cella

Versione del 31 ottobre 2015


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USA.

2 versione del 31 ottobre 2015


Indice

I Esercitazioni 4

1 Nozioni di base 5
1.1 Analisi dimensionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.1.1 Unit derivate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.1.2 Il teorema di Buckingam . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.1.3 Semplici applicazioni dellanalisi dimensionale . . . . . . . . . . . . 12
1.2 Conversioni di unit di misura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16

2 Cinematica 19
2.1 Rappresentazioni grafiche delle leggi orarie . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.2 Automobili e api . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
2.3 Profondit di un pozzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
2.4 Due sassi lanciati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
2.5 Moto parabolico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
2.5.1 Discussione grafica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
2.6 Moto su una spirale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
2.7 Dummy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44

3
Parte I.

Esercitazioni

4
1. Nozioni di base
1.1. Analisi dimensionale
Una legge fisica deve legare tra di loro in maniera quantitativa risultati di osservazioni
sperimentali. Queste ultime si possono ricondurre a operazioni di confronto con riferimenti
scelti in modo opportuno. Ad esempio, misurare una lunghezza (di un tavolo, di una strada
etc.) significa confrontarla con una lunghezza di riferimento e il risultato della misura
ci dar informazioni sul rapporto tra il riferimento (che chiameremo unit di misura) e
quanto misurato.
Scrivendo
` = 1.4m
intenderemo dire che la lunghezza ` del tavolo misura 1.4 metri, ossia il rapporto tra `
e la lunghezza campione da noi scelta (in questo caso il metro 1 , indicato dal simbolo m)
di 1.4.
Le grandezze fisiche sono in generale quantit dimensionate, e sono espresse da una parte
numerica (1.4 nellesempio precedente) e da una dimensione (m nellesempio precedente).
Per poter esprimere le grandezze fisiche interessanti saranno quindi necessarie un certo
numero di unit di misura. Linsieme di unit di misura scelte come riferimento costitui-
ranno un sistema di unit di misura. Ad esempio nel cosiddetto sistema internazionale
si scelgono le unit di misura di

Lunghezza: il metro (m): lo spazio percorso dalla luce nel vuoto in 1/299792458 secondi.

Tempo: il secondo (s): la durata di 9192631770 periodi della radiazione emessa in una
particolare transizione del cesio 133

Massa: il kilogrammo (kg): la massa di un cilindro di una lega di platino e iridio custodito
presso lufficio internazionale dei pesi e delle misure.

Temperatura: il grado Kelvin (K): la frazione 1/273.16 della temperatura termodinamica


del punto triplo dellacqua

ed altre ancora (ad esempio per lintensit di corrente elettrica).

1
La definizione di metro cambiata nel tempo. Originariamente esso era posto uguale a 1/(40 106 )
volte il meridiano terrestre. Successivamente divenne 1650763.73 volte la lunghezza donda della
radiazione emessa in una particolare transizione atomica. Attualmente il metro definito come lo
spazio percorso dalla luce nel vuoto in 1/299792458 secondi.

5
1.1. ANALISI DIMENSIONALE

1.1.1. Unit derivate


Una volta definite le unit di misura fondamentali del nostro sistema, possiamo definire
unit derivate. Ad esempio dalla definizione della velocit
s
v=
t
segue che potremo esprimere il suo valore in ununit data dal rapporto tra lunit di
misura della lunghezza e lunit di misura del tempo. Nel sistema internazionale questo
significa ms1 (metri al secondo).
Chiediamoci adesso come cambia il valore numerico di una grandezza fisica se cambia-
mo il sistema di unit di misura. Per chiarezza prendiamo come riferimento il sistema
internazionale, e definiamo delle nuove unit secondo la regola
m
unit di lunghezza =
L
kg
unit di massa =
M
s
unit di tempo =
T
dove L, M e T sono costanti numeriche. In questa trasformazione il valore numerico di
una lunghezza verr moltiplicato per L, il valore numerico di una massa per M , quello di
un tempo per T . Indicheremo con [x] la dimensionalit della grandezza fisica x, ossia il
fattore per il quale il suo valore numerico viene cambiato nella trasformazione precedente.
Avremo cos

[m] = L
[kg] = M
[s] = T

e per una grandezza derivata come la velocit,

[v] = ms1 = LT 1
 

Per esempio la relazione tra sistema internazionale e sistema cgs data da


m
cm =
102
kg
g =
103
s
s =
1
e quindi L = 102 , M = 103 e T = 1. Il valore numerico di una velocit cambier quindi
secondo la seguente regola:

1m s1 = LT 1 cm s1 = 102 cm s1

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1.1. ANALISI DIMENSIONALE

Consideriamo adesso una determinata legge fisica. Essa potr assumere ad esempio
la forma di una uguaglianza tra due grandezze fisiche. Dato che non ci aspettiamo che
tale uguaglianza debba dipendere dal sistema di unit di misura scelto, segue che le due
grandezze fisiche uguagliate dovranno avere la stessa dimensione.
Consideriamo ad esempio una ipotetica legge della forma
2
=
g

che dovrebbe legare il periodo di un pendolo allaccelerazione di gravit g. Si pu


certamente trovare un sistema di unit di misura2 nel quale la legge verificata. Ma dato
che

[ ] = T
 
1
= T L1/2
g

essa non sar valida in generale in un sistema diverso. Quindi la richiesta di indipendenza
delle leggi fisiche dal sistema di unit di misura pone dei vincoli sulla forma delle leggi
fisiche.
Un altro esempio: laffermazione la massa di un batterio molto piccola ha senso
fisico? La risposta negativa. Potremmo cercare di formularla scrivendo

m1 (1.1.1)

e la relazione precedente certamente verificata nel sistema internazionale, dato che3

m ' 6.651016 kg

Daltra parte, se scegliamo come unit di misura la massa di un elettrone avremo

m ' 7.31014 me

e quindi in questo caso m  1.


Possiamo parlare invece di grandezze fisiche molto piccole rispetto ad altre grandezze
fisiche delle stesse dimensioni. Ad esempio laffermazione la massa di un batterio
molto maggiore di quella di un elettrone ha perfettamente senso. Detto in altri termini,
possiamo scrivere disuguaglianze del tipo (1.1.1) solo per quantit adimensionali, ad
esempio
m
1
me
Il fatto che non esiste un sistema di unit di misura privilegiato rispetto agli altri
ha altre conseguenze. Ad esempio vale il seguente teorema: La dimensionalit di una
grandezza fisica sempre un monomio delle dimensioni fondamentali.
2
Basta scegliere come unit di misura della lunghezza quella del pendolo considerato.
3
Abbiamo preso come riferimento lEscherichia coli.

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1.1. ANALISI DIMENSIONALE

Per dimostrarlo consideriamo per semplicit sistemi di unit di misura aventi per
dimensioni di base L, M e T . Allora le dimensioni di una grandezza fisica a saranno
esprimibili nella forma
[a] = (L, M, T )
senza possibili dipendenze da altri parametri, dato che vogliamo trattare tutti i sistemi di
unit di misura in modo equivalente. Consideriamo adesso un sistema di unit di misura
di base, nel quale il valore numerico della grandezza considerata a. In un altro sistema
(legato al sistema di base dalle scale L1 , M1 e T1 ) il valore numerico della stessa quantit
sar
a1 = a (L1 , M1 , T1 )
e in un altro ancora (legato al sistema di base dalle scale L1 , M1 e T1 ) avremo

a2 = a (L2 , M2 , T2 )

Allora potremo scrivere


a2 (L2 , M2 , T2 )
=
a1 (L1 , M1 , T1 )
ma anche  
L2 M2 T2
a2 = a1 , ,
L1 M1 T1
da cui otteniamo che la funzione deve avere la propriet
 
(L2 , M2 , T2 ) L2 M2 T2
= , ,
(L1 , M1 , T1 ) L1 M1 T1

Conviene prendere il logaritmo di ambo i membri. Poniamo

C0 (L, M, T ) log (L, M, T )

e quindi  
L2 M2 T2
C0 (L2 , M2 , T2 ) C0 (L1 , M1 , T1 ) = C0 , , (1.1.2)
L1 M1 T1
Deriviamo rispetto a L2 :
 
1 L2 M2 T2
C0 (L2 , M2 , T2 ) = C0 , ,
L2 L1 L2 L1 M1 T1

e poniamo L2 = L1 = L, M2 = M1 = M e T2 = T1 = T , ottenendo

L C0 (L, M, T ) = (1.1.3)
L
dove abbiamo introdotto la costante definita da
C0
= (1, 1, 1)
L

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1.1. ANALISI DIMENSIONALE

Lequazione differenziale (1.1.3) si risolve facilmente introducendo la variabile xL = log L.


Essa diventa infatti

C0 = (1.1.4)
xL
e quindi deve essere
C0 (L, M, T ) = log L + C1 (M, T )
Inseriamo questo risultato nella (1.1.2) che diviene
 
L2 M2 T2
log L2 + C1 (M2 , T2 ) log L1 C1 (M1 , T1 ) = log + C1 ,
L1 M1 T1
ossia  
M2 T2
C1 (M2 , T2 ) C1 (M1 , T1 ) = C1 , (1.1.5)
M1 T1
Questa equazione analoga alla (1.1.2): ripetiamo quindi la procedura derivando questa
volta rispetto a M2 , per ottenere

C1 (M, T ) = log M + C2 (T )

dove una nuova costante. Sostituendo nella (1.1.5) abbiamo adesso


 
T2
C2 (T2 ) C2 (T1 ) = C2
T1
e ripetendo la procedura derivando rispetto a T2 otteniamo infine C2 (T ) = log T (
una terza costante). Mettendo insieme i termini ottenuti abbiamo infine

log (L, M, T ) = log L + log M + log T

e quindi
(L, M, T ) = L M T
Una conseguenza interessante di questo fatto che deve sempre essere possibile espri-
mere una legge fisica in una forma nella quale eventuali funzioni diverse dalla potenza
abbiamo solo argomenti adimensionali. Non devono apparire ad esempio espressioni del
tipo
log m, sin g, ev
e cos via.

1.1.2. Il teorema di Buckingam


Vogliamo formalizzare in maniera chiara i vincoli posti dallanalisi dimensionale alla forma
delle leggi fisiche. Preliminarmente diamo una definizione: diremo che delle grandezze
fisiche a1 , ak hanno dimensioni indipendenti tra di loro se non possibile costruire con
esse un monomio adimensionale

a1 ak k = L0 M 0 T 0
 1 

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1.1. ANALISI DIMENSIONALE

dove 1 , k e C sono costanti numeriche. Ad esempio massa, velocit e energia hanno


dimensioni dipendenti perch

[m] = M
[v] = LT 1
[E] = M L2 T 2

e quindi
mv 2 E 1 = L0 M 0 T 0
 

Se le dimensioni delle quantit considerate sono indipendenti, sempre possibile trovare


un nuovo sistema di unit di misura nel quale il valore numerico di una di esse molti-
plicato per un fattore arbitrario, e i valori numerici delle altre restano invariati (per una
dimostrazione vedere [?], Capitolo 1).
Supponiamo adesso di sapere che una data legge fisica deve essere esprimibile nella
forma
a = F (a1 , , ak , b1 , , bm ) (1.1.6)
dove a, ai e bi sono grandezze fisiche e F una funzione ignota. Abbiamo scelto le k quantit
ai in modo tale che le m rimanenti bi abbiano una dimensione da esse dipendenti, ossia

[b1 ] = ap111 apk1k


 

[b2 ] = ap121 apk2k


 

.. .. ..
. . .
[bm ] = ap1m1 apkmk
 

per opportune costanti pij .


Segue che deve anche essere
[a] = aq11 aqkk
 

altrimenti per quanto detto precedentemente sarebbe possibile scegliere un nuovo sistema
di unit di misura nel quale a varia di un fattore arbitrario mentre sia le quantit ai
che le bi restano invariate. La legge fisica quindi non potrebbe essere valida in qualsiasi
sistema.
Introduciamo adesso le combinazioni adimensionali
a
=
aq11
aqkk
b1
1 =
ap111 apk1k
.. .. ..
. . .
b1
m =
a1 apkmk
pm1

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1.1. ANALISI DIMENSIONALE

utilizzando le quali possiamo riesprimere la legge (1.1.6) nella forma


1 p11 p1k pm1
apkmk

= qk F a1 , , ak , 1 a1 ak , , m a1
aq11
ak
= G (a1 , , ak , 1 , , m )

Adesso possiamo arrivare alla conclusione che ci interessa: dato che le quantit , i sono
adimensionali, il loro valore non cambia se scegliamo nuove unit di misura. Al tempo
stesso, possibile scegliere unit di misura in modo che una delle ai cambi per un certo
fattore, e tutte le altre restino invariate. Di conseguenza la nuova funzione G non pu
dipendere veramente dagli ai , e potremo scrivere

= (1 , , m )

oppure, pi esplicitamente,
 
1 b1 b1
a = q1 p1k , , pm1
a1 aqkk p11
a1 ak a1 apkmk
Questo il cosiddetto teorema (o teorema di Buckingam). Una legge fisica per una
quantit dimensionata a, dipendente da un certo numero di parametri dimensionati ai e
bi , si pu scrivere come prodotto di un fattore della stessa dimensione di a costruito con i
parametri moltiplicato per una funzione arbitraria di tutte le combinazioni adimensionali
indipendenti dei parametri stessi.
La definizione di parametri adimensionali indipendenti la seguente: non deve essere
possibile esprimere uno di essi come monomio degli altri.
Esercizio 1. Analizzare dimensionalmente il problema del periodo di oscillazione di un
pendolo inizialmente verticale e con velocit v0 .
Dimostrazione. I parametri in gioco sono la massa del pendolo m, la sua lunghezza `,
laccelerazione di gravit g e la velocit iniziale v0 . Vogliamo con essi costruire una
grandezza delle dimensioni di un tempo, cio

[m ` g v0 ] = M L++ T 2 = T (1.1.7)

Otteniamo il sistema

= 0
++ = 0
2 = 1

che pu essere risolto nella forma

= 0
1
=
2
1+
=
2

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1.1. ANALISI DIMENSIONALE

con arbitrario. Quindi qualsiasi combinazione del tipo


 2  2 s
1 1+ v0 `
` 2 g 2 v0 =
`g g

ha le dimensioni di un tempo. La soluzione per il periodo sar quindi della forma


 2s
v0 `
T =f (1.1.8)
`g g

dove f una funzione arbitraria del parametro adimensionale

v02
1 =
`g

Questa funzione esprime una possibile dipendenza (che in effetti esiste) del periodo di
oscillazione di un pendolo dalla sua ampiezza. Il principio di isocronia delle oscillazioni,
valido approssimativamente per piccole ampiezze, ci dice che

lim f (x) = C (1.1.9)


x0

dove C una costante strettamente maggiore di zero. Risolvendo le equazioni del moto
si trova che la formula corretta, e che C = 2.

1.1.3. Semplici applicazioni dellanalisi dimensionale


Esercizio 2. Un corpo di massa m viene lasciato cadere da unaltezza h. Cosa si pu
dire sul tempo di caduta, sulla base della sola analisi dimensionale?

Dimostrazione. I parametri in gioco sono m, h e laccelerazione di gravit g. Le relative


dimensioni sono

[m] = M 1 L0 T 0 (1.1.10)
[h] = M L T 0 1 0
(1.1.11)
2
[g] = M L T 0 1
(1.1.12)

Consideriamo le combinazioni dei parametri del tipo m h g con le dimensioni di un


tempo. Deve essere
M 0 L0 T 1 = [m h g ] = M L+ T 2 (1.1.13)
da cui si ottengono le condizioni

= 0 (1.1.14)
+ = 0 (1.1.15)
2 = 1 (1.1.16)

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1.1. ANALISI DIMENSIONALE

che sono soddisfatte solo per = 0, = 1/2, = 1/2. Il tempo di caduta sar quindi
dato da s
h
=k (1.1.17)
g
dove k una costante numerica adimensionale, non calcolabile sulla base della sola analisi
dimensionale. Usando la legge del moto accelerato h = 12 gt2 si conferma il risultato

ottenuto, e si trova k = 2.

Esercizio 3. Lo stesso corpo di massa m viene lanciato verso lalto con velocit v. Cosa
si pu dire sullaltezza massima raggiunta, sulla base dellanalisi dimensionale?

Dimostrazione. I parametri in gioco sono m, g e v. Dobbiamo costruire con essi una


grandezza con le dimensioni di una lunghezza. Quindi

[m v g ] = M L+ T 2 = M 0 L1 T 0 (1.1.18)

e lunica possibile soluzione = 0, = 2 e = 1, che corrisponde a

v2
hM AX = k (1.1.19)
g

Esercizio 4. Analizzare dimensionalmente il problema del periodo di oscillazione di un


pendolo inizialmente inclinato di un angolo 0 .

Dimostrazione. I parametri in gioco sono la massa del pendolo m, la sua lunghezza `,


laccelerazione di gravit g e linclinazione iniziale 0 . Vogliamo con essi costruire una
grandezza delle dimensioni di un tempo, cio

[m ` g 0 ] = M L+ T 2 = M 0 L0 T 1 (1.1.20)

Il sistema precedente fissa = 0, = = 1/2. Il parametro pu essere scelto


arbitrariamente: questo corrisponde al fatto che 0 adimensionale. La soluzione per il
periodo sar quindi della forma s
`
T = f (0 ) (1.1.21)
g
dove f una funzione arbitraria dellangolo iniziale. Questa funzione esprime una possibile
dipendenza (che in effetti esiste) del periodo di oscillazione di un pendolo dalla sua
ampiezza. Il principio di isocronia delle oscillazioni, valido approssimativamente per piccole
ampiezze, ci dice che
lim f (0 ) = C (1.1.22)
0 0

dove C una costante strettamente maggiore di zero. Risolvendo le equazioni del moto
si trova che la formula corretta, e che C = 2.

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1.1. ANALISI DIMENSIONALE

Esercizio 5. Dimostrare il teorema di Pitagora usando lanalisi dimensionale.

Dimostrazione. Consideriamo il triangolo rettangolo in Figura 1.1. Larea della sua su-
perficie dipender univocamente dalla lunghezza dellipotenusa c e dallangolo . Allora
sulla base di considerazioni dimensionali potremo scrivere
2
SABC = BC F ()

Dove F () una funzione incognita.


A


C H B

Figura 1.1.: Il triangolo rettangolo considerato nella dimostrazione.

Consideriamo adesso il triangolo rettangolo BAH. Per la stessa ragione larea della sua
superficie sar
2
SBAH = AB F ()
e per il triangolo ACH
2
SACH = AC F ()
Dato che SABC = SBAH + SACH avremo, utilizzando quanto appena ottenuto,
2 2 2
BC F () = AB F () + AC F ()

ossia, una volta semplificato il fattore comune, il risultato cercato.

Esercizio 6. Un paracadutista si lancia nel vuoto, e risente di una forza di attrito viscoso
proporzionale alla velocit,
F = v (1.1.23)
Sulla base di considerazioni dimensionali si determini il tempo di caduta dallaltezza
iniziale h, e discutere il limite di attrito trascurabile.

14 versione del 31 ottobre 2015


1.1. ANALISI DIMENSIONALE

Dimostrazione. Vogliamo determinare una grandezza delle dimensioni di un tempo dai


parametri supposti rilevanti, cio m, h, e g. Le dimensioni di sono anzitutto

[F ]
[] = = M 1 L0 T 1 (1.1.24)
[v]

e abbiamo
[mc1 hc2 c3 g c4 ] = M c1 +c3 Lc2 +c4 T c3 2c4 (1.1.25)
quindi deve essere

c1 + c3 = 0 (1.1.26)
c2 + c4 = 0 (1.1.27)
c3 2c4 = 1 (1.1.28)

da cui

c1 = 2c4 + 1 (1.1.29)
c2 = c4 (1.1.30)
c3 = 2c4 1 (1.1.31)

La conclusione che la combinazione


 c4
m2 g

2c4 +1 c4 2c4 1 c4 m
m h g = (1.1.32)
2h

ha le dimensioni richieste per un valore arbitrario di c4 . chiaro inoltre che la combina-


zione
gm2
1 = (1.1.33)
h 2
adimensionale, quindi potremo scrivere per il tempo di caduta
 2 
m m g
= F (1.1.34)
2h

dove F una funzione arbitraria. Da un esercizio svolto precedentemente sappiamo che


nel limite di attrito trascurabile deve essere
 2  s
m m g h
lim F 2
=k (1.1.35)
0 h g

questo significa che per grandi valori di x deve essere


k
F (x) (1.1.36)
x

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1.2. CONVERSIONI DI UNIT DI MISURA

Esercizio 7. Si osserva che un paracadutista in caduta raggiunge una velocit limite


costante. Determinare tale velocit limite sulla base di considerazioni dimensionali.
Dimostrazione. Possiamo ripetere le considerazioni fatte allesercizio precedente, cercando
questa volta una grandezza delle dimensioni di una velocit. Da

[mc1 hc2 c3 g c4 ] = M c1 +c3 Lc2 +c4 T c3 2c4 (1.1.37)

otteniamo stavolta

c1 + c3 = 0 (1.1.38)
c2 + c4 = 1 (1.1.39)
c3 2c4 = 1 (1.1.40)

da cui

c1 = 1 2c2 (1.1.41)
c4 = 1 c2 (1.1.42)
c3 = 2c2 1 (1.1.43)

Quindi per qualsiasi valore di c2 la quantit


c
mg h 2 2

(1.1.44)
gm2
ha le dimensioni cercate. Daltra parte la velocit limite non pu dipendere da h per
definizione, e quindi c2 = 0. In conclusione sar
mg
vLIM = k (1.1.45)

dove k la solita costante adimensionale indeterminata. Se ci avesse interessato la velocit
con cui il paracadutista arrivava al suolo avremmo scritto
 2
mg h
vF IN = F (1.1.46)
gm2
con F funzione arbitraria, e dallesistenza di una velocit limite avremmo potuto conclu-
dere che
lim F (x) = C (1.1.47)
x
con C > 0.

1.2. Conversioni di unit di misura


Esercizio 8. Definendo il metro come 1/(40 106 ) del meridiano terrestre, e il miglio
marino (abbreviato nmi) come larco del meridiano terrestre corrispondente a 10 , esprimere
questultimo in metri.

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1.2. CONVERSIONI DI UNIT DI MISURA

Dimostrazione. Detto R il raggio terrestre abbiamo


2R
1m = (1.2.1)
40 106
ma anche
10 1
1nmi = 2R
= 2R (1.2.2)
360 360 60
e quindi confrontando
40 106
1nmi = m ' 1852m (1.2.3)
360 60

Esercizio 9. Il nodo ununit di misura della velocit, corrispondente a un miglio


marino allora. Esprimerlo in m/s e in km/h.
Dimostrazione. Abbiamo
1nmi 1852m
1nodo = = = 0.51m/s (1.2.4)
1h 3600s
e anche
1nmi 1.852km
1nodo = = = 1.85km/h (1.2.5)
1h 1h

Esercizio 10. Il parsec (pc) definito come la distanza alla quale si trova una stella che
subisce vista dalla terra una parallasse annuale di un secondo darco. Calcolare il valore
di un parsec in metri, sapendo che la distanza media della terra dal sole (la cosiddetta
unit astronomica, UA) vale 1UA = 1.496 1011 m.
Dimostrazione. Facendo riferimento alla Figura 1.2 abbiamo
100
 
1UA = 1pc tan 2 (1.2.6)
360
ossia (notare che tan x ' x se |x|  1)
1.496 1011 m 1.496 1011 m 1.496 1011 m
1pc =  ' 6 )
' 6
' 3.1 1016 m (1.2.7)
2
tan 3606060 tan (4.8 10 4.8 10

Esercizio 11. Esprimere linverso della costante di Hubble, data da H0 = 65km/s/Mpc,


in secondi.
Dimostrazione. Abbiamo
1 Mpcs 106 3.1 1016 ms
H01 = = ' 4.8 1017 s (1.2.8)
65 km 65 103 m

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1.2. CONVERSIONI DI UNIT DI MISURA

Figura 1.2.: Definizione del parsec.

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2. Cinematica
2.1. Rappresentazioni grafiche delle leggi orarie
Esercizio 12. Rappresentare graficamente la velocit di un moto uniforme in funzione
del tempo, e dedurne il grafico dello spazio percorso.

v s

s = v1t1

v = v1

t1 t2 t1 t2
t t

v = v2 s = v2t2

Figura 2.1.: Relazione tra grafico della velocit e grafico dello spazio percorso, per un
moto uniforme.

Il grafico a sinistra in Figura 2.1 rappresenta due possibile moti a velocit costante: dato
che le velocit non cambiano nel tempo abbiamo delle rette orizzontali, corrispondenti a
una velocit positiva (blu) e a una velocit negativa (rosso). La relazione tra la variazione
dello spazio e lintervallo di tempo
s = vt
dove v la velocit media, che in questo caso coincide con la velocit istantanea dato che
questa costante. Per il grafico blu abbiamo che la variazione della posizione al generico
tempo t rispetto al tempo iniziale vale
s = v1 t = v1 (t 0) = v1 t

19
2.1. RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE DELLE LEGGI ORARIE

Notare che questa larea tratteggiata in blu (prendendo t = t1 ). Quindi lo spazio


percorso aumenta linearmente col tempo. Lo spostamento totale si otterr aggiungendo
allespressione precedente lo spazio percorso a t = 0:
s = s + s0
ma linformazione su s0 non contenuta nella legge della velocit, e pu essere scelto
arbitrariamente. Per una determinata scelta della velocit, esistono infiniti moti possibili:
alcuni sono rappresentati nel grafico a destra: si tratta sempre di leggi lineari (in blu).
Lintersezione tra le rette che corrispondono alle leggi orarie e lasse t = 0 corrisponde al
valore di s0 scelto.
Nei grafici sono rappresentate leggi analoghe per il moto a velocit negativa (in rosso).
Esercizio 13. Rappresentare graficamente laccelerazione di un moto uniformemente
accelerato in funzione del tempo, e dedurne il grafico della velocit.

a v

v = a1t1

a = a1

t1 t2 t1 t2
t t

a = a2 a = a2t2

Figura 2.2.: Relazione tra grafico della velocit e grafico dello spazio percorso, per un
moto uniforme.

La rappresentazione grafica riportata in Figura 2.2. Una volta osservato che il legame
tra variazione di velocit e accelerazione media
v = at
si pu discutere il problema in perfetta analogia con quello precedente.
Esercizio 14. Dal grafico della velocit di un moto uniformemente accelerato ricavato
nel precedente esercizio, ricavare il grafico dello spazio percorso.

20 versione del 31 ottobre 2015


2.1. RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE DELLE LEGGI ORARIE

v
s

v = v0

t=t t
v

v = v0

t=t t t

Figura 2.3.: Relazione tra grafico della velocit e grafico dello spazio percorso, per un
moto uniforme.

Esercizio 15. Rappresentare la velocit in funzione dello spazio percorso, per un moto
uniformemente accelerato.

Possiamo prendere come punto di partenza la legge

s = vt

come abbiamo fatto in precedenza. Occorre tenere presente che in questo caso la velocit
non costante. Preso un intervallo di tempo tra t e t + t avremo per in tale intervallo
(considerando per fissare le idee a > 0)

v(t) < v < v(t + t)

e quindi
v(t)t < s < v (t + t) (2.1.1)
Se dividiamo adesso lintervallo [0, t] in N parti di lunghezza t = t/N potremo
approssimare per eccesso lo spostamento totale come
N 1
(+)
X
stot = v (kt + t) t
k=0

21 versione del 31 ottobre 2015


2.1. RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE DELLE LEGGI ORARIE

ma sappiamo che v = v0 + at e quindi


N 1
(+)
X
stot = [v0 + a (kt + t)] t
k=0
N
X 1
= v0 t + a (k + 1) t2
k=0

Questa somma corrisponde allarea in rosso nella Figura 2.3, a sinistra in alto. Una
approssimazione per difetto, che corrisponde allarea in rosso nella Figura 2.3, a sinistra
in basso, sar
N 1
()
X
stot = [v0 + a (kt)] t
k=0
N
X
= v0 t + akt2
k=1

Sostituendo adesso il valore di t abbiamo, partendo dalla (2.1.1)


N  N 1 
t2 t2
 
X t X t
v0 + ak 2 < stot < v0 + a (k + 1) 2
N N N N
k=1 k=0

ossia
N 1 N 1
t2 X t2 t2 X
v0 t + a k < s tot < v0 t + a + a k
N2 N N2
k=0 k=0

Dato che
N 1
X N (N 1)
k=
2
k=0
otteniamo    
1 2 1 1 2 1
v0 t + at 1 < stot < v0 t + at 1 +
2 N 2 N
e per N abbiamo
1
stot = v0 t + at2
2
Notiamo che questa non altro che larea del trapezio al di sotto della retta blu nei due
grafici a sinistra, infatti possiamo scrivere

[v0 + (v0 + at)] t 1


Strapezio = = v0 t + at2
2 2

22 versione del 31 ottobre 2015


2.2. AUTOMOBILI E API

2.2. Automobili e api


Due automobili, inizialmente separate da una distanza L0 = 1600 m, cominciano a muover-
si luna verso laltra di moto rettilineo uniforme con velocit rispettivamente V1 = 30 m/s
e V2 = 50 m/s.

Esercizio 16. Dopo quanto tempo le automobili si incontreranno?

Risolviamo il problema scrivendo le leggi orarie delle due automobili, valide per t > 0.
Abbiamo la coppia di equazioni

s1 = V1 t (2.2.1)
s 2 = L0 + V 2 t (2.2.2)

che forniscono, in funzione del tempo, la posizione delle due automobili. Allistante t
dellincontro deve essere s1 = s2 , cio

V1 t = L0 + V2 t (2.2.3)

che risolte per il tempo da

L0 1600 m/s
t = = = 20 s (2.2.4)
V1 V2 30 m/s (50 m/s)

La posizione delle macchine a questo istante sar


V1
s1 = s2 = L0 (2.2.5)
V1 V2
Esercizio 17. Il problema ammette soluzioni accettabili per qualsiasi coppia di valori
V1 , V2 ?

Dalla formula ottenuta per il tempo di incontro t segue che per avere t > 0 deve
essere V1 > V2 . Se V1 < V2 la soluzione t < 0 deve essere scartata perch le leggi
orarie utilizzate sono valide solo per t > 0. La soluzione rappresenta lipotetico istante
di incontro delle due automobili se il loro moto fosse sempre stato rettilineo uniforme.
Infine se V1 = V2 non esistono soluzioni, accettabili o meno. Questo corrisponde al fatto
che se le due automobili hanno la stessa velocit non si incontrano mai.

Esercizio 18. Rappresentare graficamente il moto delle due automobili in un piano


cartesiano, dove le ascisse corrispondono al tempo e le ordinate alla posizione. Dare la
rappresentazione anche per t < 0

Dalle leggi orarie segue che i due moti sono rappresentati, per t > 0, da due rette come
in Figura 2.4. Per t < 0 si hanno le due rette orizzontali

s1 = 0 (2.2.6)
s2 = L0 (2.2.7)

23 versione del 31 ottobre 2015


2.2. AUTOMOBILI E API

s s

s2
s2

s1
s1
t t

V1 > V2 V1 < V2

Figura 2.4.: Rappresentazione grafica del moto delle due automobili, nei casi V1 > V2 e
V1 < V2 .

Il punto di intersezione determina il tempo e la posizione alla quale avviene lincontro.


Notare che in questa rappresentazione la velocit corrisponde al coefficiente angolare della
retta. Se V1 V2 non si ha nessuna intersezione.
Nelle condizioni del problema precedente unape parte a t = 0 dalla prima automobile,
dirigendosi con velocit VA = 60 m/s verso la seconda. Arrivata a questa cambia direzione
e torna indietro fino alla prima, e cos via.
Esercizio 19. Al momento dellincontro tra le automobili quanto spazio avr percorso
lape?
Calcoliamo prima di tutto lo spazio `(1) percorso dallape nei primi due viaggi (dal-
lautomobile 1 alla 2 e viceversa). Possiamo utilizzare le Equazioni (2.2.5) e (2.2.4) (lape
sostituisce la prima macchina) per calcolare la lunghezza e la durata del primo viaggio:
L0
tandata = (2.2.8)
VA V2
VA L0
`andata = (2.2.9)
VA V2
La distanza tra i vagoni diventata adesso
Landata = s2 (tandata ) s1 (tandata )
= L0 + V2 tandata V1 tandata
V1 V2
= L0 L0
VA V2
VA V1
= L0 (2.2.10)
VA V2
e possiamo calcolare la durata e la lunghezza del viaggio di ritorno dalle solite equazioni
con le sostituzioni
L0 Landata (2.2.11)
V2 VA (2.2.12)

24 versione del 31 ottobre 2015


2.2. AUTOMOBILI E API

da cui
Landata VA V1 L0
tritorno = = (2.2.13)
V1 + VA VA V2 V1 + VA
VA V1 VA L0
`ritorno = (2.2.14)
VA V2 V1 + VA
Lo spazio percorso fino a questo momento
2VA2
`(1) = `andata + `ritorno = L0
(VA + V1 ) (VA V2 )
Adesso la distanza tra le due auto diventata
L(1) = L0 + (V2 V1 ) tandata + tritorno


(V2 + VA ) (VA V1 )
= L0 (2.2.15)
(VA V2 ) (V1 + VA )
cio si ridotta di un fattore dipendente dalle velocit di ape e automobili. chiaro che
questo avverr ad ogni viaggio. La distanza tra le due auto dopo n viaggi di andata e
ritorno sar dunque
(V2 + VA ) (VA V1 ) n
 
(n)
L = L0 (2.2.16)
(VA V2 ) (V1 + VA )
e lo spazio percorso dallape nellandata e ritorno successivi sar
(V2 + VA ) (VA V1 ) n 2VA2
 
(n)
` = L0
(VA V2 ) (V1 + VA ) (VA + V1 ) (VA V2 )
Possiamo sommare su tutti i viaggi per ottenere il risultato cercato:

(V2 + VA ) (VA V1 ) n 2VA2
X X 
`= `(n) = L0 (2.2.17)
(VA V2 ) (V1 + VA ) (VA + V1 ) (VA V2 )
n=0 n=0

Ricordando che la somma di una serie geometrica data (quando |x| < 1)

X 1
xn = (2.2.18)
1x
n=0

otteniamo infine
VA L0
`= (2.2.19)
V1 V2
Il risultato precedente si poteva ottenere anche col procedimento seguente (consigliato)1 .
Il tempo di volo totale dellape tra listante iniziale e listante in cui le due automobili
si incontrano, gi determinato precedentemente (Equazione (2.2.4)). Lo spazio totale
percorso sar dato da
L0
` = VA t = VA = 60 m/s 20 s = 1200 m (2.2.20)
V1 V2
1
Non deprimetevi se non avete scelto questa strada dallinizio, siete in buona compagnia. Secondo un
aneddoto John von Neumann risolse il problema, che gli era stato proposto, sommando mentalmente
la serie.

25 versione del 31 ottobre 2015


2.3. PROFONDIT DI UN POZZO

Esercizio 20. Stimare il numero di viaggi fatti dallape tenendo conto delle sue dimen-
sioni. Quando dovrebbe essere grande per fare almeno 10 viaggi?

Considerando unape lunga = 1 cm, i viaggi si concluderanno quando la distanza tra


le due automobili raggiunger tale valore. Possiamo quindi scrivere
N
(V2 + VA ) (VA V1 )

=L (N )
= L0 (2.2.21)
(VA V2 ) (V1 + VA )

dove N il numero di viaggi (andata e ritorno) cercato. Abbiamo


h 2 i
10 m
log [/L0 ] log 1600 m
N= h i=  1  ' 3.4 (2.2.22)
(V2 +VA )(VA V1 ) log 33
log (VA V2 )(V1 +VA )

Per poter fare 100 viaggi dovr essere


10 10
(V2 + VA ) (VA V1 )
 
1
= L0 = 1600 m ' 1012 m (2.2.23)
(VA V2 ) (V1 + VA ) 33

Notare che il raggio (di Bohr) di un atomo di idrogeno vale 5 1011 m.

2.3. Profondit di un pozzo


Per determinare la profondit di un pozzo si lancia un sasso al suo interno, e si misura il
tempo dopo il quale si sente il suono dellurto sul fondo. Nel seguito si indicher con cs
la velocit del suono e si trascurer lattrito dellaria.

Esercizio 21. Sulla base di considerazioni dimensionali dire come la profondit h del
pozzo pu dipendere dai parametri del problema.

I parametri del problema e le loro dimensionalit sono indicate come segue:

[h] = L
[g] = LT 2
[cs ] = LT 1
[ ] = T

Con gli ultimi tre possibile ottenere lunica combinazione adimensionale indipendente
cs
1 =
g
per cui potremo scrivere  
cs
h = cs
g

26 versione del 31 ottobre 2015


2.3. PROFONDIT DI UN POZZO

Esercizio 22. Determinare esplicitamente h.

Il tempo dato dalla somma del tempo di caduta c per il sasso e del tempo impiegato
dal suono s per tornare allosservatore. La caduta avviene, trascurando gli attriti, con
moto uniformemente accelerato quindi
1
h = gc2
2
cio . s
2h
c =
g
Il suono si muove con velocit costante, quindi
h
s = .
cs
Il tempo misurato sar dunque
s
2h h
= c + s = +
g cs

Questa unequazione di secondo grado nellincognita h
s
2c2s
h+ h cs = 0
g

che ammette come unica soluzione accettabile (perch positiva)


s s !2
c2s c2s
h= + cs (2.3.1)
2g 2g

Esercizio 23. Mostrare che il risultato precedente per h in accordo con quanto previsto
dallanalisi dimensionale, e discutere il limite 1  1 e 1  1.

Raccogliendo dal risultato (2.3.1) il fattore cs troviamo


r 2
cs cs
r
h = cs +1
2g 2g
 
cs
= cs
g
in accordo con quanto previsto, con
r r !2
1 1
(1 ) = +1
2 2

27 versione del 31 ottobre 2015


2.3. PROFONDIT DI UN POZZO

Vogliamo adesso studiare alcuni casi limite, in particolare quello di pozzo profondo
e pozzo poco profondo. Prima di tutto necessario definire in maniera precisa cosa
intendiamo con queste parole: come sappiamo, per farlo ci serve una quantit delle
dimensioni di una lunghezza da confrontare con h. Dal momento che il risultato
di una misura, e quindi non aggiunge niente di nuovo alla caratterizzazione del pozzo,
vogliamo costruire questa quantit utilizzando i soli parametri cs e g. Si vede subito che
lunica possibilit, a meno di una costante moltiplicativa,
c2s
g
che proporzionale alla profondit h del pozzo alla quale la velocit del sasso diviene
uguale alla velocit del suono. Infatti questo accade quando
gt = cs
ma in quellistante lo spazio percorso
1
h = gt2
2
e quindi
1 c2s
h =
2g
Per studiare i due casi limite scriviamo nuovamente il tempo misurato nella forma
s r !
2c2s h h
cs = +h=h 1+2
g h

Possiamo adesso considerare agevolmente il caso di posso profondo: qui h  h e possiamo


trascurare il secondo termine tra parentesi rispetto al primo, ottenendo
h ' cs
Possiamo interpretare questo risultato osservando che il moto di caduta del sasso
accelerato, quindi la velocit media di caduta diviene molto grande se il pozzo profondo
in confronto della velocit del suono, che invece costante. Quindi il tempo diviene
dominato dalla velocit di risalita del suono.
Nel caso di un pozzo poco profondo abbiamo invece h  h . In questo caso il secondo
termine tra parentesi diviene molto pi grande del primo, e quindi
s

r
h 2c2
cs ' 2h = 2 hh = h s
h g
e quindi
1
h ' g 2
2
In questo caso il tempo dominato dal tempo di caduta: il sasso parte da fermo e per
un pozzo poco profondo la sua velocit resta piccola rispetto a quella del suono.

28 versione del 31 ottobre 2015


2.4. DUE SASSI LANCIATI

Esercizio 24. Ritrovare il risultato precedente considerando lapprossimazione di grande


e di piccolo .

Ci aspettiamo che il limite di grande corrisponda al pozzo profondo, e viceversa.


Dallespressione esatta
cs 2
r 
cs
r
h = cs +1
2g 2g
ottenuta precedentemente vediamo che naturale confrontare con cs /g, che non altro
che il tempo al quale la velocit del sasso diviene uguale a quella del suono. Grandi valori
di significa quindi
cs
1
g
e lespressione precedente diviene approssimativamente

h ' cs

Per piccoli valori di abbiamo


g
1
cs
e conviene scrivere la formula precedente nella forma equivalente
2
c2
r
2g
h= s 1+ 1
2g cs
2
2g
c2s cs
= q
2g 1 + 2g + 1
cs

Nel limite considerato possiamo porre il denominatore della frazione uguale a 2, e quindi
2
c2 g 2

g
h' s =
2g cs 2

2.4. Due sassi lanciati


Esercizio 25. Un sasso viene lasciato cadere liberamente con velocit iniziale nulla. Dopo
un tempo t un altro sasso viene lanciato dallo stesso punto con velocit iniziale v. Per
quali valori di v il secondo sasso colpisce il primo?

Il primo sasso segue un moto uniformemente accelerato, con accelerazione g. Possiamo


scegliere il riferimento in modo che lo spostamento iniziale sia nullo, e dato che anche la
velocit iniziale nulla la legge oraria sar
1
s1 = gt2
2

29 versione del 31 ottobre 2015


2.4. DUE SASSI LANCIATI

Anche per il secondo sasso abbiamo un moto uniformemente accelerato, partiamo quindi
dalla legge oraria generale
1
s2 = s2,0 + v2,0 t gt2
2
e
v2 = v2,0 gt
Imponiamo adesso che lo spostamento a t = t sia nullo, e la velocit allo stesso istante
sia v. Abbiamo le due condizioni
1 2
0 = s2,0 + v2,0 t gt
2
v = v2,0 gt
che ci permettono di ricavare i coefficienti incogniti:
v2,0 = v + gt
 1 2
s2,0 = v + gt t + gt
2
e sostituendo troviamo la legge oraria
1 2 1
s2 = v + gt t + gt + v + gt t gt2
 
 2 2
1 2  1 2
= vt + gt + v + gt t gt
2 2
Notare che con semplici passaggi algebrici possibile scrivere questa relazione nella forma
 1 2
s2 = v t t g t t
2
Troviamo adesso, se esiste, listante nel quale s1 = s2 . Abbiamo
 
1 2 1 2 1
gt = vt + gt + v + gt t gt2

2 2 2
e vediamo che i termini di secondo grado nel tempo si cancellano. Quindi lurto avviene
al tempo
2
vt + 12 gt
tu = (2.4.1)
v + gt
Affinch la soluzione sia accettabile deve essere tu > t, quindi
2
1 gt
>0
2 v + gt
e di conseguenza
v < gt
La velocit con cui deve essere lanciato il secondo sasso deve quindi essere rivolta verso
il basso, e maggiore in modulo del modulo della velocit posseduta in quellistante dal
primo.

30 versione del 31 ottobre 2015


2.4. DUE SASSI LANCIATI

Esercizio 26. Rappresentare graficamente la velocit dei due sassi in funzione del tempo,
e interpretare il risultato precedente.

Il grafico riportato in Figura 2.5.


v

t=t t

v = v + gt

v = gt

v=v

Figura 2.5.: Interpretazione grafica della soluzione del problema. In rosso la velocit del
primo sasso, in blu quella del secondo.

La velocit del primo sasso rappresentata in funzione del tempo in colore rosso. Al
tempo t il primo sasso avr percorso uno spazio dato dallarea della regione triangolare
colorata di verde. Da quel momento il secondo sasso inizier a cadere: la sua velocit
rappresentata in colore blu. Quindi da t in poi allo spazio percorso inizialmente dal primo
sasso se ne aggiunge altro dato dallarea del trapezio colorata di giallo. Invece lo spazio
percorso dal secondo sasso sar larea del trapezio tratteggiata di blu. Chiaramente per
raggiungere il primo sasso il secondo deve recuparare lo svantaggio iniziale (larea verde).
Questo possibile solo se larea del trapezio blu maggiore di quella del trapezio giallo,
e quindi la velocit v2 (t) dovr essere maggiore (in modulo) di v2 (t), come rappresentato
in Figura 2.5. Lurto avverr quando larea del parallelogramma differenza tra il trapezio
blu e quello giallo sar uguale allarea del triangolo iniziale:
  1 2
gt v tu t = gt
2
da cui la soluzione (2.4.1).

31 versione del 31 ottobre 2015


2.5. MOTO PARABOLICO

2.5. Moto parabolico


Analizziamo un semplice moto uniformemente accelerato in due dimensioni, definito dalla
legge oraria
1
~r = ~r0 + ~v0 t + ~at2 (2.5.1)
2
Per concretezza siamo interessati al caso in cui ~a laccelerazione di gravit. Sceglieremo
un sistema di riferimento nel quale

~a = g
ey (2.5.2)

Possiamo inoltre scrivere

~r = xex + y
ey
~r0 = 0~
~v0 = v0x ex + v0y ey (2.5.3)

e ottenere le leggi orarie

x = v0x t (2.5.4)
1
y = v0y t gt2 (2.5.5)
2
Esercizio 27. Derivare le relazioni (2.5.4) e (2.5.5) dalle definizioni precedenti.
Facendo il prodotto scalare di ambo i membri della (2.5.1) con ex otteniamo
1
~r ex = ~r0 ex + ~v0 ex t + ~a ex t2 (2.5.6)
2
ma dalle definizioni (2.5.2) e (2.5.3) segue che ~r0 ex = 0, ~r ex = x, ~v ex = v0x e ~a ex = 0,
quindi otteniamo lEquazione (2.5.4). Analogamente prendendo il prodotto scalare con
ey abbiamo
1
~r ey = ~r0 ey + ~v0 ey t + ~a ey t2 (2.5.7)
2
e usando ~r0 ey = 0, ~r ey = y, ~v ey = v0y e ~a ey = g ottenamo lEquazione (2.5.5).

Le leggi orarie danno una descrizione completa del moto. In particolare possiamo
ottenere le componenti della velocit. In notazione vettoriale abbiamo

d~r
~v = = ~v0 + ~at
dt
e quindi (usando la relazione precedente oppure derivando le (2.5.4) e (2.5.5))

x = v0x (2.5.8)
y = v0y gt (2.5.9)

32 versione del 31 ottobre 2015


2.5. MOTO PARABOLICO

Analogamente possiamo ottenere laccelerazione

d~v d2~r
~a = = 2
dt dt
x
= 0
y = g

In certi casi pu essere utile avere a disposizione una relazione diretta tra coordinata
x e coordinata y che esprima la traiettoria. Questo si pu ottenere facilmente eliminando
il tempo dalle leggi orarie. Abbiamo
v0y 1 g 2
y= x 2 x (2.5.10)
v0x 2 v0x

Esercizio 28. Derivare lequazione precedente


Dalla (2.5.4) otteniamo
x
t=
v0x
e sostituendo nella (2.5.5) troviamo
   2
x 1 x
y = v0y g
v0x 2 v0x

cio la (2.5.10).

Esercizio 29 (Lancio del peso). Considerare la traiettoria di un peso lanciato da unaltez-


za h con velocit iniziale v0 inclinata rispetto allorizzontale di un angolo . Determinare
in modo che la gittata sia massima. Una simulazione del problema si pu trovare
allindirizzo http://www.df.unipi.it/~cella/simul/lanciodelpeso/index.html.
Scriviamo le leggi orarie. Abbiamo

x(t) = v0 cos t
1
y(t) = h + v0 sin t gt2
2
Il peso arriver al suolo quando y = 0, cio al tempo determinato da
1
y( ) = h + v0 sin g 2 = 0
2
Risolvendo lequazione troviamo
s
v0 sin v02 sin2 2h
= +
g g2 g

33 versione del 31 ottobre 2015


2.5. MOTO PARABOLICO

e tra le due soluzioni quella accettabile la positiva. Calcolando x( ) troviamo la gittata


` s
2
 2 2
v sin cos v0 2hv02
` = x( ) = 0 + cos sin2 + (2.5.11)
g g g
Troviamo il massimo di ` rispetto ad . Derivando abbiamo
s
2
 2 2
d` v0 2 2 v0 2hv02
sin2 +

= cos sin sin
d g g g
 2 2
v0
g
+ r 2 sin cos2 = 0
v02 2hv02
g sin2 + g

e moltiplicando per il denominatore dellultimo termine


s  
2 2
 2 2hg 2 2hg 2
cos sin sin + 2 = sin sin + 2 cos
v0 v0
Eleviamo al quadrato ambo i membri
   2
2
2 2 2hg 2 2 2hg
1 2 sin sin + 2 = sin 2 sin + 2 1
v0 v0
e semplificando otteniamo  
2hg
1 2 + 2 sin2 = 0
v0
da cui, ponendo = hg/v02
1 1
sin2 =
21+
Per h = 0 questo si riduce a sin = 1/2, cio = /4, come deve essere. Per h  v02 /g
2

sin2 = 0, quindi conviene lanciare il proiettile in orizzontale. Calcoliamo adesso la


gittata massima. Riscriviamo la (2.5.11) nella forma
v2 p h p i
` = 0 1 sin2 sin + sin2 + 2
g
e sostituendo il valore di sin precedentemente determinato troviamo
s
v02 v02 2gh
`= 1 + 2 = 1+ 2
g g v0

Per h = 0 ( = 0) abbiamo ` = v02 /g. Per g  v02 /g (  1) otteniamo


s
2h
` ' v0
g

34 versione del 31 ottobre 2015


2.5. MOTO PARABOLICO

Esercizio 30 (Salto in lungo). Un saltatore in lungo arriva alla fine della rincorsa con
una velocit orizzontale vL . A questo punto salta in una direzione che, nel suo sistema
di riferimento, forma un angolo rispetto allorizzontale. Sempre nel suo sistema di
riferimento il modulo della velocit immediatamente successiva al salto v0 .

Determinare langolo che corrisponde alla massima lunghezza del salto e calcolare
langolo 0 corrispondente nel sistema solidale al suolo.
Nel sistema di riferimento del saltatore la leggi orarie per il moto orizzontale e verticale
saranno

x = (v0 cos ) t
1
y = (v0 sin ) t gt2
2
Dato che il sistema di riferimento considerato si muove orizzontalmente con velocit vL
rispetto al suolo, avremo che nel sistema solidale a questultimo

x0 = (vL + v0 cos ) t
1
y 0 = (v0 sin ) t gt2
2
e il saltatore toccher di nuovo terra quando y = y 0 = 0, cio per
2v0 sin
t =
g

Sostituendo troviamo la lunghezza del salto (poniamo = vL /v0 per semplicit)


 2
0 2v0
X() = x (t ) = ( + cos ) sin
g

che dobbiamo rendere massima variando nellintervallo 0 < < .


Notiamo prima di tutto che non si pu avere un massimo assoluto per > /2, infatti
   2v 2 
0
X + = ( sin ) cos
2 g
   2v 2 
0
X = ( + sin ) cos
2 g

e quindi sempre    
X X +
2 2
Derivando

2v02
 
d`
cos + 2 cos2 1 = 0

=
d g

35 versione del 31 ottobre 2015


2.5. MOTO PARABOLICO

e risolvendo lequazione di secondo grado in cos otteniamo


r
1 1
cos = + 2
4 2 16
Per quanto detto la soluzione accettabile quella positiva, che corrisponde ad un salto di
 2 r !s r
2v0 3 1 1 2 1 2 1 1
X = + + + + 2
g 4 2 16 2 8 2 2 16

Consideriamo alcuni casi particolari. Per vL  v0 abbiamo  1, quindi


r
1 1 2 2
+ O 2

cos = + + '
4 2 16 2 4
e quindi langolo leggermente superiore a = /4. Per avere una stima pi precisa
poniamo = /4 + , dove  1. Abbiamo

 2
cos + '
4 2 4
2
cos cos sin sin '
4 4 2 4
2 2 2
'
2 2 2 4
2
'
4
da cui
2
' +
4 4
Per quanto riguarda la distanza
!s
v02
 
3 2
X ' 1+ 1+
g 4 2

 2
v0 
' 1 + 2
g

leggermente superiore al valore che si ottiene in un salto da fermo.


Se invece vL  v0 abbiamo  1 e quindi
 r 
8
cos = 1 + 1 + 2
4
2 1 1
= q '
1+ 1+ 8
2

36 versione del 31 ottobre 2015


2.5. MOTO PARABOLICO

Quindi langolo diventa prossimo a /2: al saltatore conviene saltare in direzione verticale.
La distanza diventer
 2 s r
2v0 1 2 2 8
X ' + 1+ 2
g 2 8 8
 
2v0 vL
'
g

Questo si capisce facilmente: saltando in verticale si ha un tempo di volo di


2v0
tV =
g
durante il quale il saltatore si sposta orizzontalmente di
2v0 vL
X = vL tV =
g
Consideriamo adesso la relazione tra langolo nel sistema del saltatore e nel sistema
solidale al suolo. Nel primo deve essere

vx = v0 cos
vy = v0 sin

e nel secondo
vy v0 sin sin
tan 0 = = =
vL + vx vL + v0 cos + cos
Possiamo anche riesprimere la relazione precedente nella forma

t0 t
=
1 t02 (1 + ) (1 ) t2

dove t = tan 12 e t0 = tan 21 0 che

2.5.1. Discussione grafica


Possiamo discutere alcune caratteristiche del problema precedente con un metodo grafico.
Poniamoci in un piano cartesiano con ascisse e ordinate corrispondenti alle componenti
orizzontali e verticali vx , vy della velocit del saltatore, nel sistema di riferimento solidale
con il suolo. In questo piano ogni punto corrisponde ad una possibile condizione iniziale
per il salto, e quindi ad una possibile gittata. Daltra parte sappiamo che la gittata ` vale
2vx vy
`=
g
e quindi possiamo determinare nel piano considerato le curve corrispondenti a un dato `,
che saranno iperboli equilatere riferite agli asintoti, come in Figura 2.6.

37 versione del 31 ottobre 2015


2.5. MOTO PARABOLICO

vy

v0

0
vL
vx

Figura 2.6.: Determinazione grafica della gittata massima. La circonferenza rossa corri-
sponde a un salto da fermo: in questo caso liperbole tangente alla circonferen-
za corrisponde ad una velocit iniziale inclinata di /4 rispetto allorizzontale
(vettore viola). La circonferenza blu corrisponde ad una rincorsa a velocit
vL . In questo caso langolo del salto nel sistema di riferimento del saltatore
chiaramente  /4, e si intuisce che quando vL  v0 avremo / /2.

La velocit del saltatore nel sistema di riferimento del suolo uguale alla somma della
velocit  
v0 cos
~v0 =
v0 sin
nel suo sistema, pi la velocit della rincorsa
 
v
~vL = L
0

Al variare dellangolo di salto il vettore ~v0 percorre una circonferenza di raggio v0


centrata nellorigine. La velocit totale ~v0 + ~vL percorrer quindi una circonferenza di
raggio v0 centrata nel punto (vL , 0). La massima gittata corrisponder quindi alla iperbole
pi lontana dagli assi avente una intersezione con la circonferenza, che chiaramente dovr
essere ad essa tangente.

38 versione del 31 ottobre 2015


2.6. MOTO SU UNA SPIRALE

Dalla Figura 2.6 si pu anche apprezzare la relazione tra langolo di salto nel sistema
del saltatore e quello 0 nel sistema solidale al suolo. Mentre il primo tende a /2 per
vL  v0 (la circonferenza si sposta sempre di pi verso destra) per il secondo vale
v0
tan 0 ' 0
vL

2.6. Moto su una spirale


Una spirale a passo costante descritta in coordinate polari dalla relazione
p
r=
2
dove p il passo (dimensionalmente [p] = L). Per semplicit faremo assumere a qualsiasi
valore reale e positivo: occorre tenere conto che in questo modo non si ha corrispondenza
biunivoca tra un punto del piano e una coppia di coordinate, ad esempio (r, ), (r, + 2),
(r, + 4) e cos via corrispondono allo stesso punto. Potremmo pi correttamente scrivere
la traiettoria nella forma
p
r = u
2
= u ( mod 2)

introducendo il parametro u. La relazione tra r e lineare: questo significa che ad


ogni giro la spirale si allontana dallorigine della quantit costante p. Supponiamo che la
spirale rappresenti la traiettoria della puntina di un giradischi (nel sistema solidale con il
disco stesso), e che quindi la velocit angolare sia costante.

Esercizio 31 (Legge oraria.). Determinare la legge oraria della puntina.

Dato che la velocit angolare costante, abbiamo


d
=
dt
e quindi = t + 0 . Prendendo 0 = 0 per semplicit troviamo
p
r= t
2
= t

In forma vettoriale    
cos cos t p
~r = r
er = r = t
sin sin t 2

Esercizio 32 (Velocit.). Determinare la velocit della puntina. Determinarne in parti-


colare le componenti dirette lungo er e e , la componente tangenziale e la componente
normale alla traiettoria.

39 versione del 31 ottobre 2015


2.6. MOTO SU UNA SPIRALE

Derivando il vettore posizione si ottiene la velocit:

d~r dr d
er
~v = = er + r
dt dt dt
ma
dr d p p
= t=
dt dt 2 2
e    
d
er d cos t sin t
= = =
e
dt dt sin t cos t
e quindi
p p 2
~v = er + t
e
2 2
In questa forma sono esplicite le componenti dirette lungo er e e . Per definizione la
velocit tangente alla traiettoria: quindi la componente normale nulla. Per trovare la
componente tangente sufficiente confrontare lespressione precedente con

~v = v

dove il versore tangente. Calcolando il modulo della velocit troviamo


s
 p 2  p 2 t 2
v = ~v ~v = +
2 2
p p
= 1 + 2 t2
2
Vediamo che v cresce al passare del tempo. Tornando allespressione della velocit
scriviamo adesso
p
~v = (
er + te )
2  
p p 1 t
= 1 + 2 t2 er + e
2 1 + 2 t2 1 + 2 t2
 
1 t
=v er + e
1+ t 2 2 1 + 2 t2
che ci fornisce una espressione esplicita per il versore tangente:
1 t
= er + e
2
1+ t2 1 + 2 t2
Calcoliamo infine langolo tra il versore tangente e i versori er ed e . Possiamo scrivere
1
er =
1 + 2 t2
t
e =
1 + 2 t2
Vediamo che quando t  1 il versore tangente sempre pi allineato al versore e .

40 versione del 31 ottobre 2015


2.6. MOTO SU UNA SPIRALE

Esercizio 33 (Accelerazione). Determinare laccelerazione della puntina. Determinar-


ne in particolare le componenti dirette lungo er e e , la componente tangenziale e la
componente normale alla traiettoria.

Deriviamo la velocit rispetto al tempo. Abbiamo

d~v
~a =
dt 
p 2

d p
= er + t
e
dt 2 2
p der p 2 p 2 d
e
= + e + t
2 dt 2 2 dt
Conosciamo gi la derivata del versore er . Quella del versore e si pu calcolare diretta-
mente:    
de d sin t cos t
= = = er
dt dt cos t sin t
Otteniamo quindi

p 2 p 2
~a = e t
er
2
Possiamo adesso ottenere la accelerazione tangenziale:
 2
p 2
  
p 1 t
~a = e er
t er + e
2 1 + 2 t2 1 + 2 t2
p 2 t
=
2 1 + 2 t2
2
che per t  1 tende al valore costante p2 . Per quanto riguarda la componente normale,
necessario determinare il versore corrispondente. In due dimensioni possiamo costruire
direttamente un versore perpendicolare a scrivendo
1 t
=
n e + er
2
1+ t 2 1 + 2 t2
e quindi

p 2 p 2
   
1 t
~a n
= e t
er e + er
2 2
1+ t 2 1 + 2 t2
p 2 2 + 2 t2
=
2 1 + 2 t2

Esercizio 34. Derivare le espressioni generali per laccelerazione tangenziale e normale


in coordinate polari, e confrontarle con i risultati precedenti.

41 versione del 31 ottobre 2015


2.6. MOTO SU UNA SPIRALE

Seguiamo la stessa procedura utilizzata precedentemente. Derivando il vettore posizione

~r = r
er

troviamo
dr d
~v = er + r e
dt dt
e derivando ancora
" 2 #
d2 r d2
  
d dr d
~a = r er + 2 +r e
dt dt dt dt dt

Il modulo della velocit sar


s 2  2
dr d
v= + r2
dt dt

il versore tangente
dr
~v dt r d
dt
= =q  er + q e
v dr 2
 d 2 dr 2
 d 2

dt + r2 dt dt + r2 dt

e quello normale
dr
dt r d
dt
= q
n  e + q er
dr 2 d 2 dr 2 d 2
  
dt + r2 dt dt + r2 dt

Quindi la componente tangenziale della accelerazione vale


"  2 # dr
d2 r d2 r d
 
d dt dr d dt
~a = r q   + 2 dt dt + r dt q
dt dt dr 2 2 d 2 dr 2
 d 2

dt + r dt dt + r2 dt
d2 r dr dr d 2 2 d d2

+r + r dt dt
= dt dtq dt dt
dr 2
2
dt + r2 d
dt

e la componente normale

r d d2 r 2 d 3 2 dr 2 d + r dr d2
 
dt dt rq dt dt dt dt dt
~a n
=
dr 2 2
+ r2 d
 
dt dt

42 versione del 31 ottobre 2015


2.6. MOTO SU UNA SPIRALE

Nel nostro caso


pt
r=
2
dr p
=
dt 2
d
=
dt
d2 r
=0
dt2
d2
=0
dt
e sostituendo otteniamo
d 2
r dr

p 2
 
t
~a = q dt dt
 =
dr 2 d 2 2 1 + 2 t2
dt + r2 dt
3 2 d
r2 d 2 dr
 2
dt dt dt p 2 + 2 t2
~a n
= q  =
dr 2
2 2 1 + 2 t2
dt + r2 d
dt

che coincidono con le espressioni precedenti.


Esercizio 35 (Raggio di curvatura della spirale.). Determinare il raggio di curvatura
della spirale in un punto dato.
Sappiamo che laccelerazione normale alla traiettoria legata al raggio di curvatura
dalla espressiona
v2
~a n
=

e quindi utilizzando i risultati precedenti abbiamo
 2
1 ~a n p 2 + 2 t2  p 2 1
= 2 =
v 2 1 + 2 t2 2 1 + 2 t2
2 + 2 t2
 
2
=
p (1 + 2 t2 )3/2
che si pu riscrivere in funzione della distanza dallorigine
p
r= t
2
nella forma
p 2
1 1 1 + 2 2r
= h i3/2
r p 2
1 + 2r
Notare che per r  p abbiamo approssimativamente
1 1
'
r

43 versione del 31 ottobre 2015


2.7. DUMMY

2.7. Dummy

44 versione del 31 ottobre 2015

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