SAN BRUNONE
Propriet letteraria.
1
VITA
DI
SAN BRUNONE
FONDATORE DEI CERTOSINI.
LIBRI TRE
IL
NEUVILLE-SOUS-MONTREU
1886
IMPRIMATUR.
LIBRO PRIMO
C Cd-TITOLO I.
T dii d'umane
cos lodevolmente questi primi stu-
ERMINATI
lettere a Reims, venne Bru-
none da' suoi genitori mandato ad altra scuo-
la, dove potesse da par suo attendere agli stu-
dii di grado superiore, sino a quel segno che i
tempi e l'ingegno di lui concedevano. Questo
non era comune, e le prove che gi n'aveva
date facevano concepire di lui le pi liete
speranze; resta a vedere quale fosse la scuola,
e qual la coltura che allora conseguir si poteva.
Intorno alla scuola di studii superiori scelta
per l'elettissimo giovane sono varii i pareri;
altri tiene per quella della medesima Reims,
altri per quella di Tours, ed altri pi proba-
bilmente per quella di Parigi. L'affermano
innanzi tutto varii scrittori Certosini, fra cui il
Surio ed il Tromby, e lo stesso Breviario Ro-
mano; la cui autorit, sebbene non sia asso-
lutamente irrefutabile, ha nondimeno molto
peso; ed certo buon testimonio di quello
che intorno a ci per tradizione si crede nell'
Ordine Certosino.
Ci parve cos vero ad un antico ed ano-
nimo autore di una vita di S. Brunone in versi
latini, che francamente si ferma a descrivere
la partenza del santo giovane da Colonia per
Parigi. E lo rappresenta giovane sul fior
dell'et, piissimo, onor di Colonia sua citt
natale; ma alto voler del Cielo chiamandolo
altrove, egli, come novello Abramo, si dispo-
ne a lasciare la patria ; e senza ancora sapere
dove andrebbe n che farebbe, gi sta per
montare a cavallo. Il padre teneramente l'a-
braccia e gli d saggi consigli; i fratelli gli
stanno intorno piangendo; ma egli, senza pun-
to lasciarsi, a quelle lagrime, smovere dal
suo proposito, bada a far tesoro de' paterni
avvisi : d per conforto del loro dolore un
bacio a ciascuno, li saluta e parte. Portato a
Parigi (grande citt sulla Senna, terra prediletta
a' Franchi fra tutte le altre, inclita di tempii,
ricca, industriosa, sede de' re e del governo),
va difilato a presentarsi con generose parole
a' maestri, acceso d'amore degli alti studii. La
dotta compagnia benignamente raccoglie, mo-
stra in volto la lieta speranza che di lui prende,
e di buon grado l'ammette allo studio delle
varie arti e scienze.
1 Anche il pio e dotto P. Croiset sta per Parigi.
Seguono alcuni versi, che poiono dar un
indizio di quel che altri ebbe a dire, cio che
Brunone non solo studi a Parigi, ma vi ebbe
cattedra : riflettendo bene tuttavia si trova
semplicemente che l'eletto giovane tenne, al
cospetto de' professori di quella celebre scuola,
qualche pubblico esperimento di sua dottrina
con esito splendido ; talch parve superare i
professori medesimi. S per certo Brunone
vinse infacondia i compagni egli anziani. Via
di qu, profani; di cose sacre ei parla. E voi,
o fedeli seguaci di Cristo, riconoscete la sede
de' padri. Questo consesso, di cui non vi fu
altro pi augusto ne' tempi antichi, n vi sar
negli avvenire, deh come pende dalla bocca di
Brunone deh come quel sacro senato atten-
!
A virt
DORNO adunque della doppia corona della
e della scienza torn Brunone a Co-
lonia verso l'anno io55, dell'et sua vintesimo-
quarto incirca. Chi pu dire l'allegrezza de' suoi
genitori e parenti nel riabbracciarlo tale, che
ne potevano andar gloriosi, come d'un orna-
mento alla loro veneranda vecchiezza e a tutta
la casa? Filius sapiens Icetificat patre111 ( Prov.
x.) Oh! benedetta dal cielo quest'allegrezza,
che il saggio figliuolo porta a suo padre, a sua
madre nel tornare tra le lor braccia Come !
nonis.
Sono lodi esagerate, senza dubbio: ma che col-
la loro stessa esagerazione mostrano l'alto con-
cetto che Brunone aveva destato di s ne' suoi
contemporanei. Apparisce dunque da' predetti
versi che Brunone in Reims fu da prima profes-
sore di lettere, e poscia di filosofia e teologia. E
ci siamo di preferenza fermati in que' versi per
due ragioni ; prima per risolvere ogni dubbio,
che da alcune parole di essi in altri venir po-
tesse intorno alla purit della fede e della dot-
trina di Brunone, stata sempre incorrotta ; e
poi perch v' un accenno non solo di ci che
insegn, ma ancora del sistema, come dicono,
da lui seguito. Della qual cosa, al certo degnis-
sima di notarsi in un capo di scuola, non
trovammo fatta parola da niuno dei molti au-
tori che abbiamo letti per questa vita del santo
fondatore della Certosa. E per verit sono cos
scarse le notizie che di ci avere si possono
(massimamente perch non possediamo tutte
le opere che Brunone compose), da poter facil-
mente intendersi come questo sia stato un
punto pretermesso. E noi medesimi in sostan-
za non altro faremo che dir congetturando
quel che ne pare pi ragionato. Ma prima da
chiarire un altro punto : cio il modo e l'or-
dine di tempo che Brunone tenne nel suo in-
segnamento. Vogliamo dire, fu egli chiamato a
succedere immediatamente ad Ermanno per
ogni parte dell' insegnamento, oppure gli fu da
principio affidato il solo insegnamento delle
lettere, riserbandogli per etpi matura la filo-
sofia e la teologia? Se cos fu, l'arcivescovo
Gervasio avrebbe, con sapiente consiglio, tenu-
to il modo che vediam praticato altres a' tem-
pi nostri, da non pochi religiosi ; i quali, prima
di affidare a' giovani loro soggetti il gravissimo
uffizio d'insegnare le cose da dire, li chiamano
ad insegnar l'arte del dire ; acciocch, inse-
gnandola ad altri, vi si perfezionino essi me-
desimi, e mostrino a questa prova se sono de-
gni di passare a pi alto insegnamento. Di
ci havvi un indizio in certo documento che
vedremo nel seguente capitolo.
CcAPITOLO VII.
INSEGNAMENTO DI BRUNONE.
p que' tempidiordinariamente
ARLANDO Gerberto, notammo che a
era un solo il
professore, detto latinamente scolastico o sco-
larca ; il quale reggeva tutta la scuola e conduce-
va gli allievi pe' varii gradi dell'insegnamento :
ed anche dicemmo, secondo quel che comune-
mente si crede dagli scrittori della vita di Bru-
none, ch'esso, per la rinunzia d'Ermanno, gli
succedette nel reggere la scuola di Reims.
Se non che, da alcuni versi di Baldrico ab-
bate di Bourgueil, indi arcivescovo di Dole,
ricavasi, o almen pare che possa ricavarsi che
Ermanno non dovette subito abbandonare
quella scuola, ma starvi in compagnia di Bru-
none, insegnando filosofia e teologia ; mentre
quegli insegnava lettere. I versi sono in lode di
Godefrido, successore di Brunone nella scuola
di Reims, quando dovette lasciare questa citt
per ingiusto volere dell'arcivescovo Manasse,
come vedremo fra breve. Dopo aver notato
che Godefrido era cittadino di Reims, sorella di
Roma, anzi Roma seconda ; e che, educato ed
istruito in essa, era stato preposto alla direzione
di quella scuola ; la quale allora grandemente
fioriva, e a udirlo correvano sciami di disce-
poli Ad te currebant examina discljntlOrl/171 ;
:
COABITO LO IX.
nista, che non avrebbe potuto far valere la sua persona per
nobilt di parentela e scienza di lettere, aveva poste le sue
speranze nella ricchezza; che grande aveva, e cui aveva im-
parato a spendere cautissimamente. Si volse pertanto ad ab-
bellire e fabbricar chiese; ma sebbene paresse far molte cose
per Dio, mostrava nondimeno per chiarissimi segni che con
ci non altro cercava che favori e rinomanza. Con queste
medesime arti giunse ad occupare l'arcivescovado di Reims...
Chiedendogli taluno ; perch cos facesse ? Rispose chiaro
che, se avesse potuto, sarebbesi fatto ben anco papa.
Col povero Elinando veramente il caso di esclamare : Che
ci giov la superbia, il vanto delle richene ? Sap. v. Oh quan-
to avrebbe fatto meglio ad imitare Brunone Questi, che cer-
!
!
Ecce elongavi fugiens, et mansi in solitudine.
E volgendosi a' suoi amici, Deh si, miei ca-
ri, diceva loro con gran fervore ; deh ! si, fug-
giamo, fuggiamo da questo mondo cos vano e
traditore : cerchiamo una solitudine : dove, mor-
ti a noi stessi e a tutto ci che non Dio, o non
serve al suo amore ed a salvare l'anima nostra,
possiamo fare frutti degni di penitenza, e pre-
pararci a comparire al tribunale del terribile
giudice che giudica le stesse giustizie.
Pietro e Lamberto', gi suoi discepoli, ed
ora suoi amici e degni compagni, incontanente
acconsentirono alla sua proposta ; attesoch
il fatto del dottore, risuscitato per dire ch'era
dannato, li aveva riempiti di non minore spa-
vento ; e tutti tre insieme uscirono di quella
citt, vogliam dire Parigi ; nella quale le lusin-
ghe del vizio, e gl'incentivi e i mezzi di corru-
zione gi abbondavano fin d'allora pi che
altrove. Odasi infatti come ne parla Pietro Cel-
lense, nella sua epistola 6ia O Parigi, dice,
luogo di delizie, vivaio e campo di primizie, quan-
to sei atta a cogliere ed ingannare le anime ! In
te reti de ' vi\i, in te trappole de' peccati, in te la
saetta d'inferno trapassa il cuore degli stolti.
Non pu nelle grandi citt, ancorch tra esempi
di grandi virt, evitarsi la villosit di molti2.
tro, specialmente nel secolo XVII ; n accade che noi qui ri-
petiamo quella storica disquisizione, che si pu vedere am-
piamente trattata ne' Bollandisti, 6 ottobre, e nella Storia
Cartusiana del P. Benedetto Tromby, Certosino. Questi con-
chiude con ammettere francamente la verit del fatto, e ris-
Correva l'anno 1082, quando Brunone e i
suoi due compagni lasciarono Parigi, con quel-
la medesima sollecitudine e disposizione d'a-
nimo, con che altri fuggirebbe da luogo infet-
CcATITOLO I.
LA CERTOSA : PRINCIPII.
G di Grenoble
correva
IA il sesto anno che la Certosa
era stata fondata e che le
cose vi procedevano nel modo sopra narrato,
quando ebbe a patire tale contrariet, che sulle
prime parve dover rovesciare il novello edi-
fizio. Era morto sul campo di battaglia, in
cui da tanti anni valentissimamente combat-
teva e soffriva per la giustizia e per l'ordine,
il grande eroe della Chiesa di Cristo, il papa
S. Gregorio VII; e, dopo circa un anno
d'interregno, gli era succeduto il B. Vittore
111; ma breve tempo egli resse la nave di
Pietro; che nel settembre del 1087 gi las-
ciava questa valle di lagrime per andare a
ricevere in cielo il premio delle sante sue
opere. Sei mesi appresso, cio nel marzo
del 1088, veniva chiamato a cingere la tiara
Eudes ossia Oddone di Chtillon, fatto ves-
covo d'Ostia da S. Gregorio VII, e da lui
indicato come degno di governare la Chiesa
in que' burrascosi tempi. Egli era nato nella
diocesi di Reims, aveva studiato alla scuola
di Brunone, era stato canonico di quella
cattedrale, ed aveva anche lui abbandonato
il mondo per ritirarsi nell'abbadia di Cluny;
era priore di questa, quando il magno Ilde-
brando, che ben conosceva gli uomini, ele-
vandolo a quella dignit vescovile, chiamollo a
parte delle sue fatiche. Apparteneva pertanto
ancor esso, come il B. Vittore III e S.
Gregorio VII, al grande ordine Benedettino;
alla cui gloria basterebbe l'aver avuto 'per
membri questi tre sommi e santi pontefici.
Egli prese il nome di Urbano II ; e negli
undici anni del suo pontificato mostr che
bene aveva giudicato di lui il predetto suo
antecessore; imperocch anche a lui si porsero
frequenti occasioni di mostrare sapienza e
fortezza.
Non piccola prova di sapienza egli diede, fin
dal principio del suo pontificato, chiamandosi
attorno, per esserne aiutato col consiglio e con
l'opera, quei personaggi che per senno, dottri-
e
na, santit di vita conosceva capaci di s grave
uffizio : tra essi fu S. Brunone, ch'egli onora-
va come suo maestro, perch era stato alla sua
scuola di Reims. Vero che il santo pontefice
venerava come suo maestro altres il B. Ugone,
abbate di Cluny ; il quale nella storia eccle-
siastica si trova invitato a'fianchi del papa, pri-
ma ancora di S. Brunone ; ma non v'ha dubbio
che se Urbano ebbe, mentr'era nell' abbadia
di Cluny, anche dal B. Ugone ammaestramen-
ti di scienza e santit, che concorsero a ren-
derlo quel valentuomo che fu, molto maggio-
ri dovette averne da S. Brunone, che con tanto
splendor di dottrina e santit di opere fu per
tanti anni rettore e modello del clero di Reims.
Gentil pensiero, anzi ottimo sotto ogni rispetto
era il suo di volere, nel suo gravissimo uffi-
zio di governare la Chiesa, la compagnia e
l'aiuto del antico maestro, di cui ben gli eran
noti il sapere e lo zelo ; se non che conoscendo
ancora quanto fosse alieno dagli onori e dalle
dignit, e che appunto per fuggire le brighe e
i rumori del mondo s'era ridotto in solitudine,
stava irresoluto, recandosi da una parte a cos-
cienza di frastornarne la vocazione, e dall' al-
tra temendo un rifiuto ; che Brunone avrebbe
potuto dare, appoggiato, oltrech al motivo
della sua vocazione, al bisogno di non abban-
donare i compagni ; che, partendo lui, si sa-
rebbero facilmente sbandati. Considerando
nondimeno che il ben pubblico vuol essere an-
teposto al privato, alla fine si risolv di chia-
marlo e, attesa la eccezionale gravit delle cir-
costanze in che allora trovavasi la S. Sede,
ordinargli di tosto venire in virt di santa ub-
bidienza.
Per intendere la gravit di quelle circostanze
della S. Sede, basta ricordare che seguitava
tuttavia accanita la guerra di Enrico IV contro
di essa; che Roma era in mano dell' antipapa
e della sua fazione, e continuamente agitata e
contristata da sanguinosi tumulti e disordini.
Il santo solitario, ad un invito del papa nella
forma predetta, non altro fece che disporsi ad
ubbidir prontamente, sebbene gliene fosse do-
vuto costare sacrifizio ancora pi grande di
quello che gli cost il lasciare la sua cara soli-
tudine. Infatti pi facile immaginare che di-
re qual ei si restasse quando, per mezzo del
vescovo di Grenoble, gli giunse dal legato
Ugone il breve ossia lettera del pontefice. Il
santo uomo n grandemente impensierito, per
la costernazione e le difficolt, che la sua par-
tenza avrebbe portato a' suoi confratelli : pur
facendo di necessit virt, rasserenato il vol-
to quanto pi pot, e frenando l'interno com-
movimento, di loro a conoscere la lettera
del papa.
L'effetto di tale annunzio fu maggiore di
quanto egli stesso aveva temuto ; in tal tris-
tezza ne caddero que' suoi confratelli ; e gi sfi-
duciati di poter da se soli continuare in quel
tenore di vita, in tal luogo, si mostravan pro-
pensi a partire ancor essi. Che trafittura fu
questa al cuore del santo Patriarca il quale in
!
CcAPITOLO V.
.
alla Chiesa Romana ed al medesimo Papa ed
a' successori di lui canonicamente eletti. Rice-
vette da lui, per mezzo del vessillo, il paese
coll'onor del ducato. Vuolsi notare questa
CoAVITOLO VII.
A all'altra che
CCADDE di que' d passasse da questa
vita l'arcivescovo di Reggio in
Calabria, Arnolfo, dopo nove anni di vesco-
vado. Egli era stato innalzato a quella sede
da S. Gregorio VII ; et basta ci ad indicare
che doveva essere personaggio di merito non
ordinario, e degno di dare ospitalit al B. Ur-
bano II, quando, come sopra narrammo, re-
candosi in Sicilia, si ferm alcuni giorni in
Reggio. Avendo in questa congiuntura i Reg-
giani conosciuto Brunone, stimarono giusta-
mente che sarebbe stata una grande ventura
per loro l'averlo Arcivescovo, e con vive is-
tanze lo chiesero al Papa. E poich ben inten-
devano che la maggiore difficolt da superare
per riuscire nel loro intento, stava nell'umilt
di Brunone stesso e nella sua avversione alle
dignit e cariche, interposero il Conte Rug-
giero, acciocch vedesse d'indurre Brunone
ad accettare, e il Pontefice ad approvare la
loro elezione. Assunse il Conte l'incarico di
buonissimo animo, amando egli e venerando
il santo Patriarca, non meno, anzi pi degli
altri ; e quanto al Papa fu facile cosa ottenerne
non che l'assenso, ma pienissima approva-
zione, s perch meglio di altri sapeva apprez-
zare i meriti di Brunone, e s perch ci cade-
vagli ottimamente in acconcio, per fermare
Brunone in Italia ; ma ogni sforzo torn in-
darno ; il santo uomo fu irremovibile nel suo
proposito di vita solitaria e penitente. Un cro-
nista contemporaneo riferisce questo rifiuto di
Brunone colle sequenti parole Ma egli addi-
:
CcY1PITOLO IX.
D altresopra riferito
AL diploma si scorge, tra le
cose, grande, riverente, confiden-
il
tissimo affetto, che Brunone aveva ispirato al
Conte Ruggiero ; il quale, nelle non molte oc-
casioni avute di trattare famigliarmente con es-
so, aveva per propria esperienza veduto che la
fama delle virt del santo Patriarca era minore
del vero. Ed una di quelle occasioni l'aveva in
que' medesimi giorni, che Brunone se gli era
presentato co' suoi compagni ; poich da altro
diploma dello stesso Conte si ricava che egli
ebbe Brunone e i suoi compagni ospiti per al-
cun tempo nella sua corte medesima ; ed os-
piti cos cari che, specialmente per rispetto a
Brunone, a malincuore si risolv di finalmente
lasciarli partire per il deserto.
Giunti sul luogo, l'andarono partitamente
osservando, per acconciarvisi secondo la lor
condizione di penitenti romiti. Era in capo
della mentovata pianura una rupe ben grande,
con una certa cavit a mo' di spelonca ; e quivi
stabil Brunone la sua dimora, egli che avea
test ricusato il pi ricco vescovado del Napoli-
tano, qual era allora quello di Reggioi. Intorno
intorno distribu i suoi seguaci, parte in tugurii
fatti di rami intonacati di loto ed erbe selva-
tiche, parte in alcune cavernette scavate ne'
fianchi del monte. Bisognava pur ripararsi
dalle intemperie del cielo e del clima col as-
sai rigido A circa trenta passi dalla rupe cos-
!
CoAVITOLO X.
COABITOLO XI.
CcAPITOLO XII.
CoATITOLO XIII.
CoATITOLO XIV.
Fiat, fiat
!
CdATITOLO XV.
i
si arresero a discrezione, e vincitori entrarono
trionfanti nella citt. La quale avrebbe molto
meglioprovveduto al proprioonore e vantaggio,
se avesse prestato docile orecchio alle esorta-
zioni del Pontefice poich la prima sua cura,
:
CcAPITOLO XVIII.
CcAPITOLO XIX.
CoATITOLO XXI.
COABITOLO xxn.
GLORIFICAZIONE.
i
Il primo posto spetta naturalmente a' Certo-
sini di Grenoble; quali dicono: Noi ancora,
frati della Certosa, sventuratamente privati,
sovra tutti, del conforto del piissimo nostro
padre Brunone, uomo molto carissimo, non
possiamo determinare quel che faremo per la
sua diletta e santa anima : imperocch i meriti
de' suoi benefizi verso di noi superano quanto
noi possiamo e vogliamo. Adunque noi pre-
gheremo ora e senza fine come per l'unico pa-
dre e signor nostro, e qualunque consuetudine
di messe e di ogni altro spirituale esercizio per
i defunti presso di noi si osserva, per l'anima
di lui, in ogni tempo, come figliuoli, eseguire-
mo.
La chiesa di Grenoble, il cui Vescovo S.Ugo
vedemmo prendere tanta e s cordial parte
nella fondazione della Certosa, scrisse:
La chiesa di Grenoble, cui il signor Bru-
none, monaco ed eremita, da prima si destin
per formarsi un eremo ed una dimora, quanto
allora si rallegr della sua presenza, cui crede-
va di godere perpetuamente, tanto pi ora si
duole, sovra ogni altro, dell'assenza di tanto e
s incomparabile uomo : per il ch di buon
grado fa l'uffizio della sua commemorazione
assiduamente fino alla trigesima. Il pane anco-
ra ed il vino e tutti gli altri cibi, che i frati del-
la medesima congregazione in questo tempo
presero, furono dati a' poveri per l'anima di
lui. E ponendo nel catalogo de' suoi uomini
illustri il giorno del suo transito, in cui rese a
Dio l'anima sua degna di memoria, stabil di
celebrarne in perpetuo l'anniversario. Noi
adunque umilmente vi preghiamo che vi ri-
cordiate di noi, s che possiamo partecipare
delle vostre preghiere ed orazioni.
I religiosi di Casa-Dei :
Noi frati e servi de'servi di Casa-Dei,
abi-
tanti nella celletta della B. Maria, che con al-
tro nome dicesi Cornillon, ed vicina alla
Certosa, per la santit di tanto uomo, per la
cui dottrina e l'esempio una s grande proge-
nie in Cristo fruttific, celebreremo per sette
giorni uffizio e messe, e daremo pane e vino,
con tutti gli altri cibi, a' poveri, come per uno
de' nostri fratelli, e scriveremo nel nostro ca-
talogo la sua anniversaria commemorazione.
Di Molesmo gi dicemmo ; e quasi come
quelli di Casa-Dei si esprimono i Benedettini
di Cluny, e di altre famose abbadie.
Della Chiesa di Reims se n'hanno cinque, e
di essi raggionammo a sufficienza a suo luogo,
nel libro 1. Oltre a questi della cattedrale, ve ne
sono altri sei di altre chiese della medesima
Reims; cio di S. Sinforiano, della Ss. Trini-
t, di S. Dionigi, di S. Remigio, di S. Nicasio,
de' Ss. martiri Timoteo ed Apollinare.
Di Parigi, quattro ; d'Angers, sei ; di Laon,
tre; di Soissons, tre; d'Orlans, uno; di Beau-
vais, tre ; di Poitiers, sette ; d'Arras, due ; di
Tournay, uno; di Chartres, due; di Lione,
tre; di Rouen, tre. D'Italia, trovansi quelli di
Oulx, di Susa, di Piacenza, di Chiusi, di Luc-
ca, patria del B. Lauduino ; d'Inghilterra, pa-
recchi; fra cui quattro di York.
In tutti questi elogi esaltasi a gara la sapien-
za e la santit di Brunone : e sebbene possa
concedersi che gli scrittori di essi abbondassero
alquanto nelle lodi, secondoch si suol fare in
simili casi, tuttavia si pu, anzi devesi conce-
dere altres, che l'unanime accordo di tante e
s gravi testimonianza buon segno della fama
di santo, che Brunone godeva. Contuttoci egli
non ebbe, in faccia alla Chiesa, questo eccelso
titolo se non quattro secoli dopo la beata sua
morte ; per la semplice ed unica ragione che i
suoi discepoli non si risolvettero di chiederne
la canonizzazione alla S. Sede, se non nel Ge-
nerale Capitolo dell'anno 15o5. Datosene quindi
l'incarico a quattro Priori, questi, per mezzo
del Cardinal di Pavia, protettore dell'ordine,
riuscirono nell'intento, ottenendo, dal Papa
Leone X, per oracolo di viva voce, l'autoriz-
zazione del culto di Brunone, nell'Ordine stes-
so. Il predetto Cardinale comunic a' Certosini
tale autorizzazione colla seguente lettera :
Antonio, per misericordia di Dio, prete
Cardinale di Pavia, del titolo di S. Prassede,
protettore di tutto l'Ordine Certosino, sempi-
terna salute nel Signore a tutte e singole le
persone che vedranno e leggeranno le presenti.
Per dovere del nostro ufficio di protettore, e
per la benevolenza e venerazione, che nutriamo
per tutto l'Ordine Certosino predetto, abbiamo
presentato ai piedi del santissimo nostro, per
divina Provvidenza, Papa Leone X, i venerabi-
li religiosi DD. Matteo, Ludovico, Giacomo ed
Ugone, Priori delle Case di Bologna, di Manto-
va, di Napoli,de S. Croce in Roma, del medesi-
mo Ordine Certosino ; e cos noi come i religiosi
predetti molte cose abbiamo riferite ed esposte
a Sua Santit in lode ed esaltazione intorno
alla santa vita del B. Brunone confessore, pri-
mo fondatore ed istitutore del medesimo Ordine
Certosino ; il qual beato uomo, nel declinare
della cristiana milizia e nel raffreddarsi grandis-
simo della carit per l'abbondar delle colpe,
come valoroso capitano form ed agguerr nel-
la Chiesa un nuovo esercito d opporre a'nemi-
ci, e come solertissimo padre di famiglia, nella
vigna, che il Signore aveva piantata colla sua
destra ed era tutta coperta de' triboli e delle
spine de' vizi, condusse tanti fedeli operai, ac-
ciocch sempre pi copiosi frutti ne vengano
alla santa Chiesa, e mandino odore d soavit
e santit.
Imperocch l'esempio molteplice del mede-
simo Beato Confessore, di dottrina, di vita
castigatissima, d'innocenza e mondezza, pro-
ducendone altri moltissimi, genera e nutre in-
cessantamente figliuoli di santa adozione : de'
cui meriti il prefato Ordine si adorna, e vien
comprovato da' miracoli, e continuamente qua-
si di virt in virt cresce irrigando i monti dalle
sue altezze, e de suoi frutti si sazia la terra.
Per la qual cosa noi, coi prefati Priori, in no-
me dei venerabili uomini Francesco Du Puy
presente Generale, e de gli altri Priori, e di tutti
i Monachi e Monache e Conversi e persone del
detto Ordine, abbiamo supplicato dal medesi-
mo Papa Signor Nostro che, a gloria di Dio
onnipotente, che esulta nella venerazione de'
santi suoi, ad onore del Beato predetto Con-
fessore, per le sue evidentissime opere di san-
tit e i prodigi, onde in vita risplendette, ed
glorioso in cielo, e a decoro di s preclaro Or-
dine, per sua apostolica munificenza e beni-
gnit, si degnasse di dare licenza che, nel giorno
6 di ottobre, in cui il medesimo B. Brunone
Confessore, deposto il peso della carne, volos-
sene alla gloria eterna,si celebri ogni anno la
memoria e solenne uffizio con degne lodi e ono-
ranze nel Signore, e in tutti gli altri giorni se
ne faccia commemorazione : quantunque il me-
desimo B. Brunone Confessore non si trovi in
altro modo canonizzato, come d'uso, da' Pon-
tefici suoi predecesori. Il qual santissimo Si-
gnor nostro Papa, asserendo gi da gran tempo
aver udito moltissime cose delle lodi e della
santit del medesimo Beato confessore, stim
essere cosa degna e consona alla ragione che
tale uomo, cui Dio su questa terra insign di
tanti doni e grazie, assunto in cielo, sia vie pi
venerato ; e a cui in questa vita l'onnipotente
aveva dato cuore per l'osservanza de'precetti,
della legge di vita e della disciplina, or che sta
presso al trono della divina gloria, si renda in
terra il debito ossequio di divozione. E per
porgendo favorevole ascolto a quelle suppliche
nostre e dei prefati Priori, con la divina be-
nedizione e con oracolo di viva voce detto a
noi, benignamente e graziosamente concesse e
permise ai detti D. Francesco (Du Puy) pre-
sente Generale, ed agli altri Priori, monachi e
monache, conversi e persone del detto Ordine,
ma solo nelle Case di esso Ordine, e nelle loro
chiese o cappelle, di fare fin d'allora e in per-
petuo la predetta festa e colla debita divozione
celebrarla; di onorare nel Signore con degne
lodi e venerare il corpo e la memoria del pre-
fato Brunone ; di fare e cantare il corrispon-
dente uffizio in onore del medesimo di farne
:
p detta delle
RIMO fare un' esposizione propriamente
a
regole consuetudini Certosine
e
fu Guigone,quinto Generale dell' Ordine. Egli
entr in questo nel I107, cio sei anni dopo la
morte di S. Brunone ; s che, quantunque non
abbia vissuto con esso alla Certosa, l'aveva
per conosciuto, e visse con alcuni de'suoi
primi compagni. Egli, venerando sotto ogni ris-
petto, e di merito cos insigne che fu eletto
Generale dopo appena tre o quattro anni di
professione, vivamente esortato da questi e da
quelli, e specialmente dal santo Vescovo Ugo,
s'arrese a stendere per iscritto quelle che sem-
plicemente chiam Consuetudini ; per seguire
anche in ci lo spirito di S. Brunone ; il quale
ben aveva suggerito norme e consigli per quel
nuovo, arduo genere di vita religiosa, e sovra-
tutto insegnato coll'esempio, ma non aveva
stabilito regole n prescrizioni. E d principio
al suo scritto nel seguente modo :
Guigone, priore della Certosa, a tutti i
fratri che stanno con lui, ai carissimi fra-
telli ed amici in N. S. Ges Cristo, Bernar-
do priore di Portes; Umberto priore di S. Sul-
1
pizio, e Milone, priore di Meyria ; e a tutti
coloro che, commessi e con essi, servono a Dio,
salute eterna. Poich tanto desiderate di
conoscere le consuetudini di nostra casa, vinto
dalle vostre sollecitazioni, e costretto a ubbi-
dire al reverendissimo e tenero padre Ugo, Ves-
covo di Grenoble, prendo la penna. Non ho
s a lungo differito a soddisfarvi, se non perch
la S. Scrittura dice esser meglio venir lodati
dagli altri che da noi medesimi ; e che bisogna
fare le nostre azioni cos segretamente che sian
note a Dio solo ; per tema di perderne il meri-
to, essendo conosciute dagli uomini ecc. ecc .
Troppo lungo riuscendo lo scritto di Guigo-
ne, ne daremo l'estratto che ne fece un Certo-
sino del secolo scorso, il pi volte citato P. Du
1 Poche erano le Certose quando il ven. Guigone scrisse
le Consuetudini. Secondo la Memoria delle fondazioni, stesa
nel 1785, non erano che sette, cio : La Gran Certosa di
Grenoble ; quelle di Portes, nella diocesi di Lione ; di Dur-
bon, nella diocesi di Gap ; di Sylve-Bnite, nella diocesi di
Vienne nel Delfinato, fondata dall'imperator Barbarossa ; di
Meyria, nella diocesi di Lione; delle Escouges, nella diocesi
di Grenoble ; di Mont-Rieux, nella diocesi di Marsiglia.
La Certosa Calabrese, pur fondata da S. Brunone, era
tuttavia nelle mani d Certosini ; ma non aveva relazione
colla Gran Certosa, n rispett le Consuetudini scritte dal
Ven. Guigone; e gi, prima che finisse il secolo XII, era pas-
sata alle mani dei Cisterciensi.
Creux, e si trova nella sua vita di S. Brunone,
per varie parti assai pregevole1.
Richiedendo il nostro stato, ch' di solitu-
dine, che noi siamo, o miei fratelli, tanto lon-
tani, di cuore e di mente, dal mondo e dalle cose
del mondo, quanto materialmente lo siamo di
corpo e di abitazione ; e ogni nostra occupazio-
ne dovendo essere di lodare Iddio, di pregarlo,
di ascoltarlo ; ogni nostro studio di conoscere
Lui, e noi stessi ; ogni nostra ambizione di pia-
cergli ed essergli uniti nel tempo e nell'eternit,
per conseguire pi facilmente tale scopo, Bru-
none, nostro istitutore, il quale d'altra parte sa-
peva quanto il commercio colle creature pu
dar occasione a falli, fermare il corso delle gra-
zie, interrompere l'unione con Dio, aveva savia-
mente ordinato che ciascuno avesse la sua cel-
la particolare. Tal regolamento non ebbe luogo
che quando l'Ordine da lui fondato aveva presa
una certa consistenza ; e la prima fondazione,
COABITO LO II.
Art. I.
Il solitario.
Il Certosino tutt'insieme solitario e ceno-
bita. solitario, perch 'gran parte del viver
suo passa nella sua cella ; in cui non pu ri-
cevere alcuno senza licenza, e non n'esce che
per andare in chiesa o dal P. Priore ; s che e'
si trova nel deserto, bench viva in comunit.
cenobita, perch membro d'un convento ; a
cui legato per molti e forti vincoli. Cos il
Certosino partecipa de' vantaggi delle due for-
me, che prese la vita religiosa : della solitaria,
ch' pi perfetta, e supppone maggior perfe-
1
Siccome dunque ci che gi perfetto supera ci che si
.esercita alla perfezione, cos la vita de' solitarii, presa diritta-
mente, supera la vita di comunit; ma assunta senza prece-
dente esercizio, tal vita pericolosissima. Summ. q. 188.
della campana, preso un lanternino di chia-
ror pallido e tremolo, va in chiesa per l'Uffizio
notturno, composto di Mattutino e Lodi del
d corrente. Quanti pensieri s'affollano qui
nella mente alla vista di questo religioso in
coro, nella solenne ora delle tenebre Egli pre-
!
Art. II.
Il Cenobita.
I II.
I Sudditi.
Or venendo, da que' che comandano a quei
che ubbidiscono, li troviamo ordinati in quat-
tro classi IO I Padri, ossia religiosi del Coro :
:
2 I Fratelli Conversi, o religiosi laici : 3 I
Fratelli Donati : 401 Novizi, che ancora non
fanno parte della Comunit.
Diciamo una parola di ciascuna di queste
quattro classi di persone; le sole che abitino
le Certose : perocch la Regola vieta in ma-
niera molto chiara d'accettar pensionari, anche
ecclesiastici, per risedervi permanemente, stabi-
lirvi un domicilio fisso : e ci vietato affinch
lo spirito del secolo non entri a poco a poco in
una casa; la quale ha poste tra s ed il secolo
barriere insuperabili, e che gi appartiene al
secolo futuro.
I Padri. Questa prima classe di Religiosi
di quelli che hanno ricevuto un'educazione pi
accurata, maggior coltura letteraria, e che han-
no ricevuto l'ordine sacerdotale; sebben talora
tra i semplici Fratelli vi siano uomini riguar-
devoli, i quali per umilt hanno preferito l'ul-
timo grado nella casa del Signore. Son chiamati
religiosi del Coro, perch il loro speciale inca-
rico e dovere di cantare il divino Uffizio,
secondo il detto che corre nell'Istituto di S. Bru-
none : L'Uffzio prima di tutto. I Padri han gra-
do nella Casa, non secondo la nascita, la fortuna
temporale e la dote che hanno portata, non
secondo lo stato ch'ebbero nel mondo, non
secondo la scienza, non secondo i servizi che
hanno reso o possono rendere ancora tutte
queste considerazioni niente pesano nella bilan-
cia di religiosi che si sono dedicati all'umil-
t : ma l'hanno secondo la loro anzianit nella
Casa, dal d della lor vestizione.
I Padri, per coltivare lo spirito di comunit e
partecipare alla vita cenobitica, hanno parec-
chi esercizi comuni. Tutti i giorni, come gi
vedemmo, radunansi a certe ore per l'Uffizio ;
e ci pi o meno sovente, secondo il grado
della solennit. Le Domeniche e feste mangia-
no insieme nel refettorio, in silenzio per ; come
pure il d che un di loro, avendo reso la sua
anima a Dio, fu liberato dai mali della vita
presente, e chiamato ad una vita migliore; e
ci si fa per consolarsi. Ne' giorni di festa,
fanno altres una ricreazione insieme ; nella
quale possono conversare, e cos temperare
alquanto la lor solitudine quasi continua, col-
tivare i vincoli di socievolezza : onde si vede
che il silenzio prescritto al Certosino come una
virt essenziale , mediante la vita cenobitica,
'meno rigoroso che per i Trappisti.
Questa ricreazione permessa dalla Regola,
non consiste in altro che nel fare un po' di
moto e nel conversare ; ogni specie di giuoco
essendo proibito dagli Statuti ; come pure la
musica, cos vocale come strumentale. La con-
versazione del Certosino dev'essere tutta celes-
te, non respirar altro che giustizia, onest, san.
tit, non aggirarsi che su Dio e le cose divine,
sull'osservanza della Regola, su i mezzi da usa-
re per estirpare i vizi, superare le tentazioni,
praticar la virt ; deve sovratutto esser piena
di carit. Il Certosino non deve mai parlar di
politica ; il che dovrebbe concigliargli la bene-
volenza di tutti i partiti, perch non di niuno.
La Regola esplicita, inesorabile su questo
punto ; e dice : I Priori vietino energicamente
a' loro monachi ed agli altri soggetti di parlare
disordinatamente, ne' loro colloquii o altrove,
de' Signori della terra e degli altri Principi e
de' fatti loro, contendendo e facendo partiti.
Coloro che presumeranno di fare contro tale
divieto, escludansi da' colloqui, e secondo la
colpa siano poi puniti. Ma come potrebbero
essi mai occuparsi di politica, uomini che vi-
vono in un deserto, estranei agli intrighi e
all'agitarsi delle fazioni? uomini che non leggo-
no giornali, e che alla patria non pensano se
non per attirarle, colle loro ferventi preghiere,
le benedizioni del cielo? Uomini che si fanno
un dovere di dare a' loro concitaddini l'esem-
pio della sottomissione alle leggi, della pace,
della concordia, di tutte le virt sociali e reli-
giose ?
I Certosini vanno altres, una volta ogni
settimana, fuori della clausura, in luoghi soli-
tarii, a una passeggiata detta spassainento (spa-
tiarij per fare esercizio, cambiar aria. Questo
mitigamento, concesso dalla Regola, serve, co-
me le ricreazioni, a dilatare i cuori, alle dolci
espansioni della carit, a coltivare l'unione
fraterna, a far regnare una religiosa cordialit.
Ma in questa passeggiata, il Certosino deve
sempre ricordarsi che Certosino, cio uomo
di penitenza. Alcune Certose avendo ottenuto
da prelati di alto grado la facolt di spingere
il loro spassamento oltre i limiti assegnati, di
bere, di mangiare in tale tempo, di spargersi
qu e l, il Capitolo Generale del 15 g condan-
n i colpevoli di quest'infrazione della Regola
a mangiare in refettorio in ginocchio, prostrati
a terra, tante volte quante avevano commesso
quel fallo, e a stare in que' giorni a pane ed
acqua. I Priori furono ben anche dimessi ;
tanto fu sempre lo zelo de' Certosini di opporsi
agli abusi.
I Fratelli ; s'occupano de' lavori manuali
della Casa : perocch tutto o quasi tutto ci
che serve a' bisogni d'una Certosa, deve, in
quanto si pu, prepararsi e farsi in essa s che
:
in.
Abito de' Certosini.
* Lettre un ami.
Regole monastiche pi rigide furono sempre
meglio osservate. I Certosini hanno dato al
mondo l'unico esempio d'una Congregazione,
che ha esistito settecento anni senz'aver biso-
gno di riforma. Il che prova che quanto pi
l'istitutore combatte le materiali inclinazioni,
tanto pi assicura la durata della sua opera.
Al contrario, coloro quali pretendono formar
i
societ, adoperando le passioni per materiali
dell'edifizio, somigliano a quelli architetti, che
fabbricano palazzi con quella specie di pietra,
che si fonde al contatto dell'aria1.
Visit a' suoi d la Gran Certosa anche il Pe-
trarca ; e nella lettera che poscia le indirizz,
fra l'altre cose dice queste, che possono appli-
carsi a tutte le altre Certose : Son venuto in
un paradiso ; ho visto gli angeli di Dio in terra
Non ho mai trovato altrove s brevi i gior-
....
ni, s brevi le notti2.
Concludiamo pertanto con quei bei versi
del Ducis sopra citato :
v.
Usi de' Certosini in morte.
Dopo una vita s bella, dice uno scrittore
pi volte citato1, quale dev'essere la morte
del Certosino ? Quand'egli sente che l'anima
sua sta per rompere i vincoli che la legano al
corpo, raccoglie tutte le sue forze per lasciare
la terra da degno figliuolo di S. Brunone. Alla
presenza di tutta la Comunit riceve gli ultimi
sacramenti ; ed ogni suo confratello viene
1 Lefebvre.
commosso a dargli l'estremo bacio di pace. Vi-
cino a spirare, ancora s'unisce a' canti ed alle
preci de' suoi fratelli, che gli stanno attorno.
Spargesi sopra il suo volto il pallor della
morte ; ma il suo aspetto par che riverberi un
raggio della celeste felicit. Non s'ode un la-
mento : i suoi confratelli mormorano una pre-
ghiera, nella quale lasciano sfuggire un grido
d'amore : i suoi occhi son rivolti al cielo : egli
aspetta quel supremo istante che spiccher il
volo verso la patria, ad unirsi per sempre con
Dio. Intanto offre la sua vita per il bene della
Chiesa, e la salute del suo prossimo.
Reso ch'egli ha l'estremo sospiro, mentre
nel pratello del gran chiostro si scava una fos-
sa, i confratelli del trapassato ne lavano pia-
mente il corpo, gli mettono il suo abito e la
sua cocolla, gli calano gi il capuccio, e por-
tano in chiesa quella cara spoglia, ponendola
sopra una semplice tavola Gli si mette tra le
mani giunte una corona del santo Rosario, da
cui non s' mai separato; e colla cui recita
ha ogni d intrecciato ed offerto a Maria Ss.
una corona di rose. Allora vengono a due a
due per pregare e far la veglia accanto a colui,
ch'essi amarono con puro affetto. Il giorno
appresso, il Priore offre il santo Sacrifizio, tra
LIBRO PRIMO
78
CAPITOLO x.
Traversie di Brunone costretto a
lasciare Reims ; sua pazienza e costanza ; mise-
ra fine di Manasse 87
Ritorno
CAPITOLO XI. di Brunone a Reims : suo
tico
................
voto di fuggire il mondo e vestir l'abito monas-
101
CAPITOLO XII.
Partenza di Brunone da Reims :
un terribile avvenimento gli fa troncare ogni
indugio all'adempimento del voto : S. Roberto
lo riceve in Molesme * 112
CAPITOLO XIII.
Brunone, consigliatosi ancora
con S. Stephano di Mureto, s'avvia a Grenoble ;
accoglienza che vi ha dal Vescovo S. Ugo... 124
CAPITOLO XIV.
S. Ugo Vescovo di Grenoble : ac-
coglienza che fa a Brunone e ai .suoi compagni. 131
LIBRO SECONDO
CAPITOLO I.
La Certosa : principii 139
CAPITOLO II.
Primi anni della Gran Certosa.. 149
CAPITOLO III.
S. Brunone alla Certosa di Gre-
noble 164
CAPITOLO IV.
S. Brunone, chiamato dal B. Ur-
bano II Papa, lascia la Certosa di Grenoble.. 175
Viaggio di S. Brunone dalla
CAPITOLO v.
Certosa a Roma, ed in Sicilia ; accoglienza che
v'ha dal Papa, e dal Conte Ruggiero 181
CAPITOLO VI.
Una penosa traversia 194
CAPITOLO VII. Brunone ricusa l'archivescovado di
Reggio; va a Roma per mandato del Papa, che
li concede un sito alle Terme di Diocleziano.. 204
S. Brunone, ottenuta dal Papa
CAPITOLO VIII.
licenza di ritirarsi, fonda la Certosa di Calabria. 2I3
CAPITOLO IX.
Principii della nuova Certosa :
visita del Conte Ruggiero 223
CAPITOLO x.
Costruzione de' primi edifizi del-
la nuova Certosa ; sue facolt e privilegi... 232
CAPITOLO XI. S. Brunone, richiamato dal Papa,
assiste al concilio di Troia : altra visita e nuovo
privilegio del Conte Ruggiero alla Certosa : Bru-
none gli battezza un figliuolo 238
CAPITOLO XII.
Concilio di
Piacenza ; prefazio
della B. Vergine; riconciliazione di Siena... 247
CAPITOLO XIII.
S. Brunone promuove la crocia-
ta. Un' apparizione alla Certosa di Grenoble.. 259
CAPITOLO XIV.
Ritorno di S. Brunone all'eremo :
Costruzione di nuovi edifizi : Elezione di nuovo
Vescovo di Squillace 267
CAPITOLO xv.
Lettera di S. Brunone a Rodolfo
le Verd 275
,
CAPITOLO XVI. S. Brunone salva prodigiosamen-
te la vita al Conte Ruggiero : S. Anselmo d'Aos-
ta e il B. Urbano II sotto le mura di Capua.. 288
CAPITOLO XVII.
S. Brunone salva la vita e la li-
bert a' congiurati di Capua 298
CAPITOLO XVIII.
Il B. Lauduino alla Certosa di
Calabria : Lettera di S. Brunone a' Certosini
di Grenoble 3o5
CAPITOLO xix.- Prigionia e morte del B.Lauduino. 3I3
CAPITOLO XX.
Morte del B, Urbano II, et del
Conte Ruggiero 320
CAPITOLO XXI.
Ultima infermit, morte e se-
poltura di S. Brunone
CAPITOLO XXII.
Glorificazione ....... 325
332
LIBRO TERZO