Buongiorno a tutti,
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ferrovieri. La sua attivit antifascista lo port ad essere
fermato ed arrestato pi volte nel corso degli anni, fino ad
essere condannato a tre anni di carcere e a tre di
sorveglianza, nel 1927, dal Tribunale Speciale. Scont
integralmente la sua pena, e soprattutto rifiut sempre di
chiedere la grazia a Benito Mussolini, opponendo dinieghi
reiterati agli inviti in tal direzione, rivoltigli dal regime, come
avveniva in genere per gli antifascisti in carcere, al fine di
minarne lautorevolezza, la credibilit e la dignit. Alluscita
dal carcere prosegu, con determinazione e coraggio,
nellattivit antifascista clandestina, subendo altri arresti.
Alla caduta del fascismo venne designato a rappresentare il
PCI nel Comitato di Liberazione Nazionale. Fu eletto
consigliere comunale e nominato assessore al Comune di
Pistoia, nella prima giunta pistoiese dell'Italia Repubblicana,
quella guidata da Giuseppe Corsini.
A chi chiese a Dino Niccolai cosa avesse fatto per lItalia, egli
rispose: Ho fatto quello che mi sembrato pi giusto in
quel momento.
Parole, quelle di Dino, che evocano quelle con le quali Alex
Langer spronava le donne e gli uomini di buona volont a
continuare in ci che giusto: un impegno tanto difficile
da onorare, quanto necessario.
Proseguire in ci che giusto significa - oggi, come ieri -
dar voce alle ragioni di chi non ha voce; rifiutare la logiche
clientelari e scegliere la via del rigore e della semplicit;
rifiutare di essere forte con i deboli e debole con i forti e
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riaffermare, anche in solitudine, le ragioni dell'umanit e
della civilt, della libert e dell'eguaglianza di tutti e di tutte,
quale che sia la provenienza e la destinazione di ognuno.
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e la figlia di appena un anno. Fu ripetutamente imprigionato
e, in ognuna di queste occasioni, dovette patire le violenze
fisiche e psicologiche che il regime perpetrava nei confronti
di coloro che gli si opponevano.
Come Dino Niccolai, prosegu nel dopoguerra il suo impegno
di autentico democratico, divenendo un importante dirigente
del movimento sindacale e cooperativo.
Entrambi questi uomini videro conculcate le proprie libert
politiche e sperimentarono direttamente lintrusione cruenta
del Fascismo nelle loro vite private; senza mai piegarsi
lottarono per tutto il ventennio e durante la Resistenza
perch il Paese potesse riscattarsi dalla meschinit morale,
civile e politica, alla quale lo aveva condannato una dittatura
feroce quanto tronfia e grottesca.
Furono tra coloro che videro il crollo del Regime, la fine della
guerra e la nascita della Repubblica e che parteciparono, in
prima persona, alla costruzione di quella democrazia difficile
che, nel 1946, sorse in Italia.
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scattata fra l8 e il 9 settembre 1944, in via Abbi Pazienza.
unimmagine che molti di voi avranno presente: un gruppo di
ragazzi, con le armi in spalla, lo sguardo concentrato e fiero,
si trovano in una strada della loro amata citt, che anche la
nostra, allora appena liberatasi dalloccupazione nazifascista,
anche grazie al loro contributo. Quei volti, giovani e gravi,
quelle spalle femminili, esili eppur saldissime, che reggono
armi che hanno sparato e che avrebbero potuto tornare a
farlo, ci raccontano pi di mille parole ci che quelle donne,
e i loro compagni, stavano vivendo.
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Lina e Liliana condivisero quello slancio vitale e quella
sensazione e, anch'esse, si impegnarono affinch tutte
quelle alte aspirazioni potessero inverarsi nel corso della
storia repubblicana, raccogliendo il testimone di quanti,
lottando per la Liberazione del Paese, invece perirono, come
accaduto ad un'altra straordinaria donna, Modesta Rossi.
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figlioletto. Lo vide morire e dopo pochi attimi ne condivise
l'orribile fine. I loro corpi furono ritrovati in una capanna
data alle fiamme.
Questo sono stati il Fascismo ed il Nazismo.
bene ricordarlo.
Ma cosa spinse queste donne e questi uomini a compiere
scelte tanto difficili?
Quali ragioni mossero, in tutta Europa, tantissimi, di ogni
estrazione sociale, di varia provenienza culturale,
giovanissimi e anziani, a decidere di prendere le armi per
porre fine alla guerra e ad agire per mutare radicalmente lo
stato delle cose che avevano conosciuto sino a quel
momento?
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embrionale, ma che si affaccia alle loro menti: il
superamento dei gretti nazionalismi guerrafondai. Lidea che
una pace giusta debba essere costruita superando, se non
abolendo del tutto i nazionalismi, circola in molte lettere.
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Sono passati pi di settant'anni dalla fine della seconda
guerra mondiale e stiamo oggi assistendo alla crisi profonda
di quegli ideali universali: abbiamo visto l'uscita del Regno
Unito dall'Unione Europea, l'elezione di Donald Trump alla
presidenza degli Stati Uniti d'America, la vasta affermazione
della destra sciovinista persino alle elezioni francesi di due
giorni fa. Vediamo cio intorno a noi la rinascita di
sentimenti, forze politiche e persino governi nazionalistici
che ci vorrebbero chiusi entro i nostri confini, carichi di
risentimento nei confronti non solo di chi giunge, disperato e
privo di tutto, nei nostri paesi alla ricerca di una vita migliore
per s e per la propria famiglia, ma anche nei confronti dei
popoli con i quali da sempre confiniamo.
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coltivando la paura e la disperazione che tanti provano,
promettono il ritorno ad una mitica et delloro, nella quale
ogni problema sarebbe risolto grazie ad un consolatorio
ripiegamento autarchico in noi stessi: ciascuno chiuso dentro
la propria casa, al sicuro dietro pesanti porte blindate e
finestre serrate, circondato dai pochi intimi degni di fiducia.
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della paura, i quali per ottenere facili consensi alimentano gli
istinti peggiori che abitano in ciascuno di noi, maneggiano
con spregiudicatezza sentimenti razzisti e xenofobi. Oppure
possiamo scegliere di essere dalla parte del futuro e di
riaffermare sempre, anche a costo di essere impopolari o
controcorrente, il primato della ragione, che si nutre della
curiosit per laltro e per il mondo, che si alimenta del
confronto e delle differenze. Possiamo cio scegliere di
seguire la strada che fu, tra gli altri, quella di Modesta, di
Dino Fabbri e di Dino Niccolai, di Lina e Liliana: avere il
coraggio delle proprie idee e operare, con coerenza e
dedizione, affinch possano tornare ad essere attuali quegli
ideali di fratellanza universale che hanno animato le
resistenze europee ed anche la Resistenza italiana.
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