Ass. Santacittarama, 2013. Tutti i diritti sono riservati.
SOLTANTO PER DISTRIBUZIONE GRATUITA. Dal ritiro tenuto a Rocca di Papa, 2002.
OGGI VORREI PARLARVI del secondo fondamento della presenza
mentale che prende in esame ci che nella lingua pali viene detta vedana, generalmente tradotta come sensazione. Inizier con la breve lettura del Satipattana Sutta (Il Discorso sui Fondamenti della Consapevolezza), il quale appunto tratta della contemplazione del sentire.
"E, o monaci, in che modo uno dimora praticando la
contemplazione delle sensazioni nelle sensazioni? Qui, o monaci, in questo insegnamento, quando prova una sensazione piacevole egli sa "Io provo una sensazione piacevole", quando prova una sensazione dolorosa egli sa "Io provo una sensazione dolorosa", quando prova una sensazione n piacevole n dolorosa egli sa "Io provo una sensazione n piacevole n dolorosa". Quando prova una sensazione piacevole mondana egli sa "Io provo una sensazione piacevole mondana", quando prova una sensazione piacevole non mondana egli sa "Io provo una sensazione piacevole non mondana", quando prova una sensazione n piacevole n dolorosa egli sa "Io provo una sensazione n piacevole n dolorosa", quando prova una sensazione dolorosa mondana egli sa "Io provo una sensazione dolorosa mondana", quando prova una sensazione dolorosa non mondana egli sa "Io provo una sensazione dolorosa non mondana", quando prova una sensazione n piacevole n dolorosa mondana egli sa "Io provo una sensazione n piacevole n dolorosa mondana", quando prova una sensazione n piacevole n dolorosa non mondana egli sa "Io provo una sensazione n piacevole n dolorosa non mondana". Cos egli dimora praticando interiormente la contemplazione delle sensazioni nelle sensazioni, dimora praticando esteriormente la contemplazione delle sensazioni nelle sensazioni e dimora praticando sia interiormente sia esteriormente. Egli dimora contemplando i fattori della nascita nelle sensazioni, dimora contemplando i fattori della dissoluzione nelle sensazioni, dimora contemplando i fattori della nascita e della dissoluzione nelle sensazioni. In lui presente la consapevolezza del fatto che "Esiste una sensazione", fino a giungere alla conoscenza e alla presenza mentale. Egli dimora libero e nulla brama al mondo. Cos, o monaci, egli dimora praticando la contemplazione delle sensazioni nelle sensazioni." (tratto da "I Discorsi del Buddha", cap. "Il Grande Discorso sui Fondamenti della Presenza Mentale", paragrafo 11 "la contemplazione delle sensazioni" pag. 95, a cura di C. Cicuzza e F. Sferra, Oscar Mondadori)
Come per il primo fondamento basato sul corpo, il discorso invita
a contemplare le sensazioni entro le sensazioni. In modo immediato, diretto, portando lattenzione alle sensazioni stesse. E difficile trovare una traduzione pi adatta alla parola vedana, tuttavia bisogna tener presente che non significa una mera sensazione fisica, ma il fattore mentale, la qualit affettiva dellesperienza. E il tono: piacevole, spiacevole o neutro. Questo pu essere stimolato da uno qualsiasi dei cinque sensi fisici o anche dalla mente (il sesto senso), quando ci sono un insieme di fattori che lo innescano. Ad esempio, per il senso della vista, c locchio, c un oggetto visivo, attraverso locchio c una coscienza e c un contatto sensoriale. Quando c' tutto questo automaticamente, nell'insegnamento del Buddha, si produce vedana. Simile poi per lorecchio e i suoni, il naso e gli odori, la lingua e i sapori, il corpo e il tatto e per la mente e gli oggetti mentali quali i pensieri, le immagini, i ricordi, le intenzioni ecc.. In ogni momento che siamo coscienti c vedana. Siamo esseri sensibili ed tramite questi organi dei sensi che c questa sensibilit. Secondo la psicologia buddhista, possiamo essere coscienti solo di uno di questi sensi alla volta, tuttavia siccome tale coscienza sorge e svanisce molto rapidamente, pu sembrare che si sia capaci di guardare, udire, gustare, odorare, toccare e pensare tutto allo stesso tempo. Durante il processo di meditazione tutto questo rallenta un po e ci si pu permettere di osservarlo. Ad esempio, quando abbiamo del dolore alle ginocchia, magari piuttosto "stimolante", si produce una sensazione che ci spinge ad essere molto presenti alla sensazione fisica, poi s'incomincia a pensare: "Ma quando suona la campana? Sono sicuro che sono gi passati almeno 45 minuti!". Si pu notare come, nel momento in cui stiamo pensando, in realt non siamo pi presenti a quel dolore, perch c unaltra coscienza: quella del sesto senso, la mente con il pensiero. Questo mi fa ricordare un aneddoto su uno dei primi presidenti americani, di cui ora non ricordo il nome, che parlando del suo vice presidente diceva "Non capace di camminare e masticare chewing-gum allo stesso tempo", forse aveva ragione! Il secondo fondamento della presenza mentale, la contemplazione del sentire, invita a prendere consapevolezza di questo processo, e nel fare ci, quando siamo rivolti a livello del corpo e siamo ad esso veramente presenti e quindi sensibili, la mente si acquieta. Forse lo avete notato magari almeno solo per un attimino!? La presenza mentale basata su vedana molto importante perch un fattore da cui si pu scatenare il mondo intero. In realt il mondo gira su vedana stessa, la sensazione. Notiamo come e quanto siamo spinti a fare delle cose perch seguiamo il piacere o cerchiamo di allontanarci da ci che spiacevole oppure come tendiamo a diventare passivi quando tutto neutro, e ci addormentiamo. E questo ha diversi livelli: dal pi grossolano al pi raffinato. Abbiamo tanto in comune a livello istintivo con gli animali nel seguire i piaceri dei sensi: cibo, sesso e quant'altro tutti ne hanno una certa familiarit. Ma c anche laspetto pi raffinato di vedana, legato allavere un'idea molto profonda. Questa, infatti, d un senso di piacere. Gli accademici forse non sono molto coinvolti a livello mondano, della materialit, vivono in questi reami di pensieri, di teorie volti a risolvere un problema matematico o qualcos'altro, che prende il posto di tutto. Eureka! Quando Archimede speriment nel bagno una vedana piacevole. Quando la sensazione piacevole si scatenano una serie di reazioni di attrazione: vogliamo averne di pi e prolungarla, dandole un seguito. Questa la reazione comune. Viceversa quando spiacevole e la reazione normale cercare di negare, rifiutare, allontanarsi da questa esperienza, di sopprimerla o di sbarazzarsene. O quando pi nella gamma neutra ed tutto molto vago, non siamo presenti e diventiamo intorpiditi. Possiamo verificare questo da noi stessi, non c bisogno di credere, ma osserviamo come funziona in noi. Linsegnamento del Buddha del Paticca Samuppada, la coproduzione dipendente, offre una spiegazione dettagliata del sorgere della sofferenza. Quando c ignoranza e siamo vivi, c il corpo e c la mente, la coscienza, uno stimolo sensoriale e poi automaticamente c questa esperienza di vedana, sensazione. E di solito, quando non siamo veramente presenti, questa diviene desiderio o pi precisamente tanha nella lingua pali, che traducibile con un senso pi forte del semplice desiderare, forse come anelare, avere sete. E un intenso desiderio di avere qualcosa o di liberarsi di qualcosa. Quando cediamo a questo processo, anche se si riesce ad ottenere quella esperienza e c un momento di gratificazione, poi per finisce e c la sensazione di mancanza, della perdita e siamo ancora in un altro ciclo. E cos cerchiamo qualcosaltro per farci sentire bene, dobbiamo trovare un altro modo per provare piacere. Quando per un momento si riesce a liberarsi dalla sensazione spiacevole, c un momento di sollievo, poi subito dimentichiamo, e con la mente si cerca ancora qualcos'altro. Questo il ciclo di samsara, interminabile nascita e morte: viviamo in questi cicli. Non c bisogno di pensare cos tanto su cosa succeda dopo la morte fisica, ma semplicemente osservare una nostra giornata, i momenti della vita, quando siamo coinvolti nelle reazioni di piacere e dispiacere e una cosa segue laltra, trovando attimi di gratificazione e di sollievo che non ci bastano. Poi c una sensazione di vuoto, di incompletezza, ed ancora cerchiamo qualcosaltro, senza fine. Cos quando una persona giovane pensa a come potersi divertire, va a mangiare qualcosa e poi, appagato il suo appetito, beve qualcosa e in seguito fuma qualcosa, e poi cosa fa? va in discoteca a ballare, a trovare un compagno/a e poi ancora una serie di cose per cui sempre si deve cercare qualcos'altro, qualcos'altro, qualcos'altro e poi alle due o tre della mattina siamo esausti e possiamo annichilirci. Si dice cos in italiano? Non voler esistere pi. Anche durante un ritiro, durante la meditazione, persiste questa sensibilit, ma in modo pi sottile. Forse non c una divisione cos netta fra piacevole, neutro e spiacevole, ma c come una gamma fra molto molto spiacevole e molto molto piacevole con gran parte della nostra esperienza che va pi verso il centro della neutralit. Difatti, mentre stiamo facendo una seduta, il nostro corpo e respiro hanno sensazioni abbastanza neutre, almeno allinizio prima che faccia male la schiena, e le sensazioni neutre, come tutte le cose neutre, non attirano lattenzione. E quindi difficile stare presenti in modo sostenuto ed per questo che dobbiamo fare degli sforzi per essere consapevoli del corpo e del respiro, essere vigili, essere allerta. Il primo fondamento della presenza mentale, basato sul corpo, d una stabilit, e da questo possiamo notare la sensazione, quando va fuori della gamma neutra verso piacevole o spiacevole. Pronti a vedere quando accade. Forse, nella meditazione, non ci sono molte complicazioni con le sensazioni piacevoli, forse ci sono pi problematiche con le sensazioni spiacevoli giusto? Qualcuno ha problemi particolari con le sensazioni piacevoli? Non ancora, non ancora. Ok. Sono pi le sensazioni spiacevoli che ci danno problemi e possono essere di vari tipi: di dolore fisico, di noia, tristezza, irritazione dai rumori esterni e cos via. Generalmente cerchiamo di sviluppare attenzione verso la zona della sensazione quando ancora neutra, poi incominciamo a sentire quando ci sono i primi segni spiacevoli, ad esempio quando incomincia a fare male la schiena o le ginocchia. E subito ci si accorge della reazione di non volere, di cercare di fermarla, ma invece di seguire tale reazione si cerca semplicemente di stare con la sensazione in quanto sensazione e di contemplare tutto questo. Stare presenti e vedere quanto cambia, con un atteggiamento di ricettivit, essendo pi disponibili verso lintera esperienza, pronti a ricevere e ad imparare anche da questo lato spiacevole. Restiamo ancora con il corpo, con la parte dove c questo dolore. Possiamo lavorarci, vedere la tendenza ad irrigidirsi contro il dolore, con il cuore che si contrae. E vedendo questo, invece di focalizzarsi esclusivamente sulla sensazione spiacevole, cerchiamo di continuare a rilassare il corpo, di ammorbidirlo, di aprirsi a tutto, alla totalit dellesperienza. Altrimenti quando c una reazione di chiusura come ampliare o magnificare il disagio, questo dolore nella nostra coscienza. C il dolore, ma c anche quella parte pi vasta che non lo , allarghiamo quindi la prospettiva. Il dolore solo una piccola parte, e di questo possiamo esserne presenti come mera sensazione. Vedere come non neppure statica. Non una cosa fissa, forse fluttua, forse vibra, e pi si contempla questo pi si vede come una cosa insostanziale. Vedana come un carico di energia e da qui forse possiamo scoprire che la vera sofferenza non il dolore, la sensazione spiacevole, ma quella reazione abitudinaria di non volere qualcosa che c. La resistenza, la paura, il timore di non essere capaci di sopportare, questo e molto altro ci che costruiamo sopra lesperienza e che quindi possiamo trovare il modo di non fare. E meglio incominciare a lavorare in questo modo quando siamo di fronte ad un piccolo disagio invece di aspettare che sia unemicrania o molto di peggio, perch vedendo tale funzionamento, che forse possiamo applicare questo principio quando il dolore sar pi forte: nella vita ci saranno sempre simili esperienze da cui non possiamo fuggire, nonostante tutta le tecnologia, tutta la scienza, i progressi della medicina con i suoi nuovi farmaci. C comunque. Bisogna sopportare un certo livello di disagio e di dolore, inevitabile. Quindi osserviamo, vediamo come queste sensazioni di tre tipi, che possono sorgere da una qualsiasi delle basi dei sensi, non sono veramente sostanziali. Sono transitorie, mutevoli, iniziano e finiscono. Quando siamo capaci di stare presenti con questo senza reagire, capiamo che cos. Non c bisogno di credere, ma vediamo da noi stessi che tutte le sensazioni hanno questa natura di sorgere, di cambiare e poi svanire. E non sono soddisfacenti: non c nessuna sensazione che pu veramente appagarci per sempre. Forse per un momento, possiamo trovare gratificazione, ma solo per un momento, poi finisce. E non c pace in questo. Insostanziale e soggetto al cambiamento ci che non ci appartiene e non il nostro s, senza nessuna essenza reale e immutabile. Quindi anche se questo sutta dice "io sto sperimentando una sensazione spiacevole", il commentario aggiunge che si sta usando un linguaggio convenzionale. In verit non c nessuno che sperimenta, c solo lo sperimentare. Non troviamo nessun soggetto delle sensazione, ma c solo lo sperimentare e la pura consapevolezza di questo. Possiamo osservare questi processi nella nostra meditazione, ad esempio quando a livello della mente c irritazione. E una sensazione spiacevole e vogliamo liberarcene. Forse scaricandola tramite una esplosione di rabbia contro qualcuno che la provoca. Ma nella meditazione, invece, ci prendiamo la responsabilit di quello che sentiamo, senza proiettare la colpa su qualcun altro e rimaniamo fermi, con quella mera sensazione spiacevole, contemplando, con la disponibilit ad essere presenti con quello che c senza voler aggiungere o togliere niente. A volte ci sono delle cose del nostro passato non risolte e questi ricordi sorgono durante la meditazione. Un buon modo di lavorare con questo di sentirli nel corpo. Particolarmente nel tronco, spesso raccoglie un insieme di sensazioni. Osservate dove la sensazione viene sperimentata: nel petto, nelladdome, nella gola ecc. In genere, quando sorge un vecchio ricordo difficile, doloroso, un estremo di abbandonarsi completamente ad esso, di coinvolgersi e perdere tutta la presenza mentale, la consapevolezza. Oppure laltro estremo di non volerlo vedere, di voler meditare in pace e cercare di sopprimerlo. Nessuna delle due reazioni risolve il problema, ma la via di mezzo del lasciarlo sorgere, in questo grande spazio che abbiamo scoperto e ripulito. Lasciamo che questo sorga e semplicemente restiamo presenti, senza focalizzarci sulla storia "questa persona ha fatto questo o quello e bla bla ...", ma rivolgiamo lattenzione pi a livello della sensazione, a questo insieme di sensazioni nel corpo. Facciamo la pace, sopportiamo tale dolore, questo insieme di sensazioni varie, con latteggiamento di dare spazio e lasciar sorgere, permettendoci di sperimentare le cose senza cadere nellindulgenza e senza diventare troppo coinvolti. Dare la possibilit a tutto ci di manifestarsi e terminare, di fare il suo percorso. Questo lascia poi un senso di pace, come di purificazione della coscienza. E facile ora capire come la presenza mentale a livello di vedana sia molto utile: possiamo lasciare concludere la sensazione dove sta, fermarci l, invece di generare una emozione, una storia, una proliferazione mentale. Quando ad esempio qualcuno ci dice qualcosa che provoca irritazione, restiamo presenti con questa sensazione di tristezza o di paura di essere giudicato o criticato, restiamo con questa sensazione spiacevole percependola nel corpo, perch forse possiamo fermare la cosa qui, possiamo comprendere che non abbiamo bisogno di reagire, che non deve per forza diventare rabbia, odio o una grande storia dentro la nostra testa sul rapporto con questa persona. " c un malinteso lui o lei non capisce non mi apprezza ...", possiamo riempire una meditazione intera con tutta questa storia: tutto da una sensazione. Ma possiamo anche fermarci alla sensazione. Quindi in questo senso ci permette di non creare pi kamma, di fermarci qui. Oppure se stiamo sperimentando i risultati del vecchio kamma, del vipaka, cio delle azioni fatte nel passato, come una chiave per risolvere questo e portarlo ad una conclusione, restando consapevoli a livello della spiacevolezza dellesperienza, radicati su questo fondamento. Dare stabilit, rallentare sufficientemente questo processo per interromperlo, in modo che vedana non diventi desiderio od emozione. Possiamo usare tutto il corpo, il respiro, come una base per poter ricevere questa spiacevolezza. Mantenendo questa presenza mentale, pi aperta, pi globale. Stavo in Thailandia, con un amico che morso da una vipera, aveva un dolore molto, molto forte alla gamba. Allinizio cerc di lavorarci su concentrandosi nel dolore stesso, sulla sensazione, perch sempre c la tendenza a pensare di andare verso il dolore con lo scopo di allontanarsene, per era insopportabile. Poi pens di provare con il respiro, concentrandosi su di esso, ma anche questo creava un conflitto, perch la sensazione alla gamba era molto pi forte del respiro. Riusciva a stare solo per un attimo con il respiro e poi il forte dolore attirava lattenzione. Scopr poi di poter stare con il dolore e con il respiro allo stesso tempo, usando la neutralit del respiro quasi come un massaggio, divenendo pi inclusivo. Ammettere alla coscienza il dolore, ma anche includere ci che non dolore, come il respiro, e percepire lo spazio attorno, questo aiuta a stare presenti quando c una qualsiasi vedana dolorosa. In fondo la pratica questa, la fiducia in questo processo, la disponibilit di essere presenti con le cose come sono, con grande pazienza. Questa la via. Mi fermo qui.