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PRIMA SERIE.

TRATTATI COMPLESSIVI

V01. 1

FISIOCRA TI.

TORINO
cucmroum a con. EDITORI-LIBRAI
4850
TIPOGRAFIA SOCIALE DEGLI AR'I'IS'H.
A GIUSEPPE POMBA
BENEMERITO
DELLA TIPOGRAFIA , DELLA LETTERATURA , DELLA SCI ENZA
DEL PROGRESSO ITALICO
MEDIANTE
LA COLLEZIONE DECLASSICI LATINI, LA STORIA UNIVERSALE
LA BIBLIOTECA E L, ENCICLOPEDIA POPOLARE
PRECIPUE PUBBLICAZIONI
DA LUI CREATE
E CONDOT'IE A FINE CON ALACRITA, NON COMUNE
INSIGNITO
DELL, ORDINE DEL SALVATORE

\ DAL RE OTTONE I" DI GRECIA


AMMIRATO, VENERATO, AMATO
MERITAMENTE
DA cm NE PROVO l BENEFIZI
DAI
BUONI ITALIANI TUTTI
DA CHIUNQUE NE CONOSCE IL NOME I. LE OPERE
QUESTA BIBLIOTECA DELLECONOMISTA
DA LUI MATURATA D'I I'IU ANNI
I SUCCESSORI
CHE IMPRENDONO A MANDARE ALLA LUCE
CON RICONOSCENZA EAFFEZIONE DI FIGLI
D. D. D.
GLl EDITORI

Sotto il nome di Economia Politica si comprende facilmente


tutta la scienza sociale. In oggi non vi e uomo che abbia
cuore ed anima, che senta come si conviene di s, della
patria, dellumanit, il quale non prenda interesse alle vi
tali quistioni che con evidenza di argomenti e con abbon
danza di sapere si agitano fra i sommi puhlicisti ed econo
misti onde raggiungere il meglio per luomo nel medio
sociale.
Puhlicare una BIlILIOTBGA nELLEcoNomsTA e porgere a chiun
que non vuol vivere estranio ai moti razionali del secolo,
il mezzo di attingere ampiamente alle fonti della scienza che
cre questi moti e che tende a dirigerli sanamente.
Noi crediamo fare con ci opera eminentemente italiana,
poich alla patria nostra, cui non mancano svegliati ingegni,
e che anzi ne ha dovizia comparativamente ad altre nazioni,
fanno difetto gli uomini di Stato, ed ora pi che mai gli
fatale questa decienza.
Nuovi pertanto gli Italiani del nostro secolo alla vita pu
blica, sono scusabili se alla prova mancarono, ma non lo
sarebbero pi se, dallesperimento ammoniti, non usufrut
tassero il tempo spendendolo ne serii studii e nellinsavire
acquistando le pi utili, le pi sode cognizioni.
Non accecati da predilezioni nazionali o da antipatie per
gli stranieri, la BIBLIOTECA nELLEcoNomsm, di cui impren
diamo la publicazione, conterr icapi-lavori di questa scienza
dettati nellitaliano non solo, ma nel francese, nellinglese,
nel tedesco idioma, o in qual altro siasi, tradotti nel nostro,
perche la scienza e delluomo in genere, e non pu essere
peculiarefacolt o retaggio di una sola nazione. Non daremo
preferenza ai libri di una scuola a detrimento di quelli di
unaltra, ma i sommi lavori di ognuna vi troveranno il loro
posto, perch in ogni scuola si propugnano verit ed ogni
verit ebbe azione nel sociale procedimento.
Non accettazione di persone, non accettazione di princi
pii. Lo studioso deve avere sottocchio quanto di pi emi
nente ha prodotto leconomia politica, deve paragonare ed
apprendere anche dagli speciosi errori il modo almeno di non
lasciarsi dai medesimi avvincere e soggiogare. _
Il signor Francesco Ferrara, professore di Economia po
litica nella nostra Universit torinese , al quale abbiamo
alndata la direzione scientica di questa grande impresa no
stra, manodurra lo studioso in questo campo ubertosissimo
cosuoi originali lavori, i quali serviranno di cemento al
Iinsieme dellopera, e far si che in esso possa far tesoro
di ogni meglio della scienza in questi volumi raccolta.
Laccoglienza che trover in Italia questa BIBLIOTECA sar
come il termometro del senno civile politico deglltaliani,
poich dallo studio delle cose economiche dipendono in gran
parte il bene, la ricchezza, il lustro delle nazioni.

Cucim POMBA a C.
TRATTATI COMPLESSIVI
DELLA

SCUOLA FISIOCRATICA

QUESNAY,
MERCIER LA RIVIRE, 'IURGOT, DUPONT DE NEMOURS,
BAUDEAU,
- LE TROSNE.
,
preceduti
DA UN AGGUAGLIO STORICO,

e seguiti
DA UN DISCORSO CRITICO SULLA DOTTRINA DEFISIOCRATI,

del

PROF. FRANCESCO FERRARA.


RAGGUAGLIO ' STORICO
SULLA

' SCUOLA FISIOCRATICA


SOMMARIO

Origine del sistema lisiocratico, I. - Gournay, Il. -Quesnay, sue prime idee econo
miche, III. -Turgot, sul credito e sul valore, IV.-Sul Cristianesimo e sul pro
gresso, ecc., V. - Traduzione del 'I'ucker; articoli dell'Enciclopedia, VI. - lllirabeau,
Lami des hommes, VII. -- Quesnay, Quadro economico, VIII. - Morte di Gournay;
elogio fattone da Turgot. IX. - Scritti di Quesnay, pubblicati da Mirabeau, X. -
Turgot Intendente nel Limosino, Xl. - Mirabeau , Teoria dell'imposta e Filosoa
rurale; Abeillc, sul commercio degrani, XII. --Dupont de Nemours, suo primo
scritto contro Roussel; sui grani, XIII. - Letrosne, Mercier, Baudeau; il Giornale
di Agricoltura; le Eer'neridi del cittadino, XIV. -- Mercier; Turgot, Formazione I
distribuzione delle ricchezze, XV. - Fisiocrozia di Quesnay, pubblicata da Dupont,
. XVI. -Mercier, Lordine naturale; Dupont, Origine e progressi di una scienza
nuova, XVII. - Principii assolutisli de'siocrati; loro discrepanze, XVIIL-Mercier
in Russia, XIX. - Baudeau, Introduzione alla losoa economica; soppressione delle
E'emeridi; Dupont , Ristretta de'principii di Economia politica, e Quadro sinot
tico, XX. - Turgot ministro , suoi atti, sua caduta, XXI. -Morte di Quesnay,
conno di Dnpont; risorgimento e caduta delle Effemeridi; conno di Baudeau;
Mcrcier ritirato; Letrosne, LOrdzrie sociale e LInteresse sociale; morte di Letrosne,
di Turgot, di Mirabeau, di Baudeau , XXII. - Ultimi anni di Dupont, XXIII. -
Fisiocrati esteri, o posteriori, XXIV. -Punti primarii della dottrina de'lisiocrati;
loro merito essenziale XXV.
I. Il gran problema della rigenerazione sociale, che la Francia nel
mezzo del secolo scorso propose e present sotto tanti aspetti diversi,
ebbe fra le altre una fase, di tutte la pi efmera forse, perch rappre
sentava il linguaggio della ragione e del calcolo, assai pi che quello
delle passioni di cui ribollivano i tempi. Un gruppo d uomini illu
minati, onesti e deris, sentivano che una parte , non ultima, delle
umane sciagure e delle commozioni sociali nasconde sempre, sotto le_
loro scorze politiche, o diplomatiche, o religiose, o militari, 0 morali,
un fondo occulto e costante di bisogno materiale , di domestiche an'
gustie, di sussistenza, di povert. Il trionfo del diritto e della libert, i
a cui la losoa dellEnciclopedia apparecchiava un avvenire cos ,i
(1) Per non essere obbli ti a frequentissime citazioni, e non si creda che vo
gliamo impunemente usare i un facile plagio, dichiariamo di esserci molto giovati, nel
com ilaro uesto Ragguaglio, delle biograe sinora pubblicatesiI e con ispecialit di
nel e che urono premess'e all'edizione francese del Guillaumin. Del resto, le indi.
c eremo distintamente nella nota bibliograca che daremo in ne.
XII HAGGUAGLIO STORICO

prossimo insieme, cos splendido, e cosi doloroso , parve loro incom


piuto o poco solido torse, finch non si sarebbe fondato sul riordina
mento economico, con quella stessa ducia, con cui lumanit sia'ati
cava a fondarlo sulle emancipazioni amministrative e politiche. Il pro
blema era antico; antichi e molti e disparati erano i modi con cui i secoli
anteriori avevano cercato di sciorlo; un solo ancora restavane intatto,
appena intraveduto in qualche ignoto capitolo di libri dimenticati:
luman genere aveva successivamente fatto le sue esperienze sulla
schiavit, sul feudalismo, sullaccumulazione dell oro e dell argento,
sulle compagnie e le colonie, sulle proibizioni doganali e le corpo
razioni degli artigiani, sui banchi, sul credito, sulle sinecure e dila
pidazioni nanziarie; era dunque spontaneo, era soprattutto voluto
dalla tendenza generale del secolo, il bisogno di porre alla prova lu
nico mezzo n allora intentato, un regime di pienissima libert, che
facesse severa giustizia di tutti i vecchi ed impotenti sistemi, i quali
lungi dallaftievolire la quistione del comune benessere, 1 avevano
complicata, aggravata, renduta quasi insoluhile.
Quel gruppo duomini che abbiamo accennato, partiva appunto dal
desiderio di vedere ridotta in pratica e sopra vaste proporzioni l'ipo
tesi della libert economica. Ma bisognava cominciare dal renderla
accetta allopinione; e lopinione era troppo invischiata in interessi
privati, molti e qualche volta colossali, che il regime deviucoli aveva
creati e sovrapposti luno sullaltro. Lipotesi della libert era dun
que unipotesi di distruzione; non bastava esporre, bisognava lottare ;
non si poteva oerirla come un principio , conveniva dedurla come
inesorabile conseguenza di principii superiori alla forza dogni sofisma.
Ecco perch dalla semplice massima nacque rapidamente un si
stema. Gli uomini che labbracciarono e lo difesero con un raro ca
lore, furono dapprima distinti col nome generico di Economisti, poi
presero quello di Fisiocrati; costituirono dapprima una Scuola, pi
tardi li chiamavano Setta; cominciarono dallincutere timore negli
uni, passione negli altri, rispetto in tutti; nirono o dileggiati o per
seguitati, o per lo meno dimenticati; e quasi se ne sarebbe perduta
ogni onorata memoria, se il tempo non fosse stato, come sempre, e
assai giusto, per domandare al secolo xxx lomaggio dovuto, se non
altro, a una rara e dimenticata virt, che fu tanto pi vera e modesta,
quanto appunto la Francia del secolo xvui si mostrava pi vanitosa e
corrotta. '

Il. 'Goomvu, il ceppo di quella scuola, non fu uno scrittore. Nulla


ci rimane di lui; conosciamo i suoi principii, e sappiamo linfluenza
che esercit sul movimento economico del suo tempo , perch ebbe
una parte nei pubblici affari, e perch la nobilt del suo carattere e
SULLA SCUOLA FISIOCRA'I'ICA . Xlll

la purezza delle sue intenzioni meritarono alla sua memoria 1 insigne


onore di un elogio, scrittogli da Turgot.
Il suo nome di famiglia era Vmcanr; suo padre, ricco negoziante
di Saint-Malo, lo avea destinato al commercio; e sin dall et di 17
anni (1729) spedito a Cadice.
Il giovinetto Gian-Claudio , abbandonato alla bont del suo carat- .
tere naturale, cominci a riguardare il commercio da un punto dif
vistapi elevato e pi generale, che quello di una mera pratica oc
cupazione. lsuoi studii, i viaggi nellinterno della Spagna, le distinte
relazioni che vi venne acquistando, lo misero ben presto in grado di
concepire gli affari del traffico, come effetto legato alle condizioni ge
nerali della societ, come materia di una inuenza governativa, come
cosa che pu prosperare o perire sotto buoni o cattivi sistemi.
Da un lato lo colpiva il fatto pratico di una Francia, alla quale la
crise del sistema di Law aveva ad un tempo svelato il bisogno di un
grande rivolgimento economico, e_limpotenza a soddisfarlo comezzi
n allora ideati, co privilegi, colle protezioni, colle corporazioni, col
lillnsoria onnipotenza del credito. Da un altro , la libert del lavoro '
e del traffico aveva gi fatto le sue prime prove in Olanda , ed uno {
splendido successo lavea coronata. LInghilterra, allato alle sue do-'
gane, ed al partito che sostenevale, aveva gi i suoi liberi economisti.
La Francia stessa avea veduto in Vaubau ed in Boisguilleberti primi
sforzi contro lo spirito di scalit, e gli ostacoli che esso elevava din
tomo allazione dcllumana industria. Alle ispirazioni di una mente
retta, il giovine VINCENT aggiunse laiuto delle buone letture. Child
sul
e Witt
commercio
furono (1668),
i suoi prediletti
autore omaestri.
collaboratore
Child, diautore
uno scritto
di un anonimo
Discorso

in favore del traffico colle Indie orientali (1681) , in mezzo a delle


preoccupazioni, che sentono del sistema mercantile, e in meno agli
equivoci, con cui attribuiva tutta la propriet del commercio al basso
corso dellinteresse, pieno di sane idee sulla natura del traffico esterno,
sulla popolazione e lemigrazione, sullintimo vincolo che hanno recipro
camente tra loro i varii rami dindustria ecc. (1). Quanto allinfelice

(1) Josiah Child, oltre alla tendenza liberale delle sue teorie, ha un altro punto d
somiglianza con Vincent. Entrambi vennero dalla mercatura, professione nella quale
le idee, in erronee sul commercio sogliono rifugiarsi, appunto come i pi falsi prin
cipii su le finanze apparten con quasi sempre ai ministri delle nanze. Abbiamo
ha notizie sulle particolarit della sua vita; pare bensl che una ra ida fortuna ab ia
oronato la sua carriera. In una nota del continuatore francese di ry. si cita, come
tfiiglgie dl mercante Child, lord Castlemaine conte di Tilney, e come figlia la duchessa
i un ort.
Ecco il titolo delle due opere che ho citate, e il ragguaglio che ne ha dato
Mac-Culloch :
1.-Nuovo discorso sul Commercio. Prima edizione 1668 (sotto il titolo di Brevi
Osservazioni, ccc.); terza 1690; quinta 1751, Glasgow, in-12.
XIV RAGGUAGLIO STORICO

Giovanni De Witt, chi si dia la pena di leggerne le memorie non po


tra esitare a ritenerle, non solo come grandemente superiori a tutto
ci che si sapesse pensare in Europa nell epoca in cui furono scritte
(1667), ma come un lavoro capace di far montare il rossore sul viso
a molti uomini di Stato che ambiscono d illustrare l epoca nostra.
Oltre ai primi capitoli, ne quali la pratica condizione dell Olanda
dimostrata eminentemente atta a godere una pienissima libert di
travaglio e commercio; non si pu senza stupore osservare la fre
schezza, che ancora conservano le sue belle riessioni sulla mutua
dipendenza dediversi rami dindustria, sulla necessit e i vantaggi
della libert di coscienza e di mestieri, sui danni delle corporazioni
privilegiate, sulla moderazione nelle imposte, sulle colonie, sulla na
vigazione, e sopratutto sulla necessit della pace (1).

(t Sir Giosia Child era uno de pi cospicui e (a giudicarne dalla sua opera) de pi
illuminati mercanti del suo tempo. L'argomento, con cui dimostra che le colonie non
possono spopolare la madre-patria, cosi decisivo come se fosse uscito dalla penna
di Malthus; e i ragionamenti in difesa della naturalizzazionc degli ebrei rivelano una
intelligenza grandemente superiore agli errori del tempo. Vi sono inoltre diverse ec
cellenti osservazioni sulle leggi contro i caparratori ei rivenditori, su quelle che ten
dono a limitare il numero egli apprendisti, ed impedire lesportazione demetalli;
sulle corporazioni privilegiate, ecc. n.
Taluni de principii di Lhild sono cosi saggi e cosi energicamente es ressi, che preu
dono laspetto di massime. Per esempio, in fatto di popolazione, egi vigorosamente
dice: Quant' l'occupazione che noi diamo al popolo, tant la possibilit della sua
esistenza . Nel notare linelficacia delle leggi per impedire la clandestina esportazione
della lana, dice: a Chi pu vendere a minor prezzo, non mancher mai di vendere.
per un mezzo od un altro, ad onta dogni legge contraria, e d'o ni potenza di mare
o di terra; tale la forza, la scaltrezza, la violenza, con cui i corso generale del
commercio procede a. In un altro luogo, rischiarando il principio di mutua dipen
danza in i diversi rami dinduslria: La terra ed il commercio son due gemelli,
crescono e declinano insieme: non pu venir male al traffico senza che la terra se
ne risenta, non pu soffrire la terra senza. che il traffico soffra . E con molta verit
soggiunge: La pazzia di mostrarsi negligente nel succhiare le mammelle dellin
dustria, non ha biso no di essere dimostrata . -
Il difetto radica e del trattato diChild consiste nell'essersi accinto a dimostrare i
vantag i che e li derivava dal ribasso legale dell'interesse, al 4 10. A questo errore
fu con otto da la sua ammirazione verso il sistema desav olandesi; e nellavere
preso il basso interesse di Olanda come causa principale della sua ricchezza, quand'era
in verit non altro che effetto dellaltezza comparativa delle loro imposte .
2. -Tral!ato dove si dimostra che il commercio delle Indie Orientali il pi na
zionale di tutti i commerci esterni (da qutomfpt; ). ln-fl", Londra 1681.
lt Unacre controversia I'u agitata alcuni anni avanti il 1700 riguardo alla importa
zione delle_seterie e cotonerie provenienti dalle Indie Orientali. Coloro che desidera
vano impedirne lenlrata, ebbero ricorso a tutti gli argomenti soliti ad addursi in simili
occasioni; affermando che avrebbero rovinato le maniI'atture nazionali, portato via il
danaro delllu hilterra, ed impoverito il paese. I mercanti e tutti gli interessati nel
commercio delle Indie, non potevano lasciar trascorrere neste massime senza attac
care i prineipii su cui ai loudavano, e sostenere in vece e e il vero prolitto del paese
stava nel comprare le merci dovunque si trovasse il miglior mercato. Questo sano
principio in perci consacrato in parecchie petizioni che glimmettitori di mercanzie
indiane presentarono al Parlamento, e fu raorzato da diverse pubblicazioni, delle quali
una questa che abbiamo citata e che si attribuisce a Child (Mao-Culi. Litt. of
poi. Econ; e Imrod. a Smith).
(I) Si veggano i cap. 6, 7", 10, il del lib. I. e i capi 1', 2, 5 del lib. Il.
Nessuno autore moderno ha avuto il buon senso di esprimere l'assurdit delle do
SULLA SCUOLA FISIOCRA'I'ICA. XV

Nudrito adunque alla lettura di questo genere di libri era Vincent


quando alcune delle sue intraprese mercantili lo ricondussero a Parigi
per concertarvisi col governo. Fu allora che acquist le sue prime re
lazioni col conte di Maurepas, ministro della marina, il quale, sog
giunge Turgot, conobbe ben presto quantei valesse. Poco dopo, un
viaggio ad Amburgo, in Olanda, ed in Inghilterra loccup per due
anni. Allorch stava per tornarsene a Cadice, il socio del suo com
mercio, Jametz de Villebare, mori, legandogli tutti i suoi beni e fra
essi la terra di Goumsn , di cui Vincent prese il nome. Cosi , nel
1748, compiuta la liquidazione de suoi aliari, torn denitivamente
. in Francia; dove istigato da Maurepas, un anno dopo compr la ca
rica di consigliere nel Gran Consiglio; e nel 1751 il controllore ge
nerale Machault lo fe nominare intendente del commercio. Alla testa
di quel ramo di servizio trovavasi il buono ed illuminato Trudaine,
luno de due fratelli che perirono nel 47911 tra le vittime della ghi
gliottina. Gournay divenne suo intimo amico, e fu da lui stimolato a
pubblicare la traduzione del Child (I).
Collocato cos nel centro degli affari economici della Francia, irri
tato dalla vista dedisordini, che singigantivano nella corte di Luigi xv,
vicino a Maurepas che, in quel primo suo ministero, cercava tra gli
uomini intelligenti un contrappeso alla leggerezza del suo carattere;
vicino al severo Machault;partecipe-allamore della verit e del pub
blico bene, da cui era ispirato Trudaine; Gournay si trov in una
sfera di affettuose relazioni, e senti raddoppiarsi lardore che lo spin
geva a tentare ogni sforzo per rivolgere sul commercio e sulla eco
nomia sociale tutti i talenti che gli venisse fatto incontrare.
Nel 4755 fu -facoltato ad intraprendere una visita ufficiale nella
Borgogna, nel Lionese, nel Delnato, nella Provenza. Tre anni dopo
fond, sotto gli auspicii del duca di Aiguillon, una societ di agri
coltura, industria, e commercio, la prima di questo genere che si
fosse istituita in Francia. Spinto da'dissesti sopravvenuti nella sua

gane col paragone seguente, che vi si leg e nel cap. 13": Cest une a aire bien
chatouilleuse que de se meltrc une corde au 00 , por lequel doitenlrer tenta a mani
ture dans le corps.
Nel 1746 a nome de due fratelli De Witt, {u pubblicata dal Dr. Campbell in Londra
unaltra opera sotto il seguente titolo: Il vero interesse, a le massime liliche della
repubblica di Olanda, di Giov. De Wilt, un vol. in-8: ma Mac-Cul och assicura,
sopra una comunicazione l'attagli dal prof. Ackersdych di Utrecht, che il vero autore
gi qusta compilazione il sig. Delacourt, intimo amico del De Witt. (Lilter. ofpol.
C071. . .

(l) 1752. -Anche lopera di Tom. Culpeper (A Traclagainst the high rate of usury)
si crede tradotta da Cournay, e per tale le d Turgot. Non vi e ci dubbio che il
Saggio sullo stato del commercio inglese, traduzione un po libera el Cary, che poi
fu voltata in italiano da Genovesi, sia opera di Butel Dumont, ma aiutato da Gournay.
E nelle Considerazioni sul commercio di Clicquot Blervache , vuolsi che abbia posto
per lo meno unellicace direzione.
XV] RAGGUAGLIO STORICO

fortuna, e nella sua salute, nel 4758 fu alla fine costretto di ritirarsi;
c un anno appresso mori, ai 27 di giugno.
Questi pochi ragguagli mostrano che la carriera di Gournay fu
troppo breve e modesta per potere far epoca negli annali francesi ;
ma il titolo che esso ha alla gratitudine degli economisti non e men
solido, per essere rimasto occulto e presto obbliato.
Egli port in patria un sistema didee, che non erano solite cir
colare nellamministrazone francese. Partendo daprincipii pi ovvii
dellindole umana e della natura del trafco, di deduzione in dedu
zione, giungeva a fare man bassa sul grottesco edicio di regolamenti,
di vincoli, di tariffe, di proibizioni, di premii, ne quali si faceva. al-'
lora, ben pi che adesso, consistere tutto il sapere economico e finan
ziero. Libert di lavoro, in tutto e per tutti, concorrenza illimitata
ed assoluta ne prezzi del mercato, parsimonia nelle imposte, nessuna
ingerenza governativa al di la de limiti di una giustizia uguale e
permanente per tutte le classi, e'per tutti gli uomini, nessun privi
legio o monopolio consentito in favore di un lavoro , di una casta ,
di una speciale produzione; nessuna avversione -o gelosia verso lo
straniero industrioso e pacifico, e per dir tutto in breve, il famoso
Lasciate fare, lasciate passare (1): ecco le dottrine che Gournay pu
triva in suo cuore, metteva per base a suoi ragionamenti, si sforzava
di propagare nel cerchio delle sue amicizie, professava avanti ai suoi
amministrati, tentava per quanto in lui fosse d insinuare negli atti
dellufcio suo, e facea servire di norma alle osservazioni raccolte
nella visita delle provincie, che aveva ufficialmente eseguita. La ri
putazione che gli veniva di giorno in giorno crescendo , la nettezza
della sua parola, la forza logica. de suoi argomenti, la novit mede
sima delle idee, in un momento in cui ogni novit dava a sperare un
avvenire men tristo che il doloroso passato della reggenza, scossero
lattenzione degli uomini che seriamente pensavano alle sorti future
della nazione francese, la coneentrarono sul tema degli interessi ma
leriali, la misero in quella specie di fermentazione che dallora in poi
si riprodusse in tutte le quistioni pi gravi, n fu pi possibile di
acquetarsi, sebbene due volte fosse stata per brevi intervalli assopita,
sotto lazione di due potenze che si somigliano da molti punti di vista,
la demagogia e il dispotismo.

III. Tra gli amici che lasciava Gournay erano Quesnay, Turgot,
Dupont de Nemo'urs, Mirabeau.

_(l) Lorigine di questa massima, ora divenuta proverbiale, rimonta sino all'epoca
il: polgrt. Gournay la imit dal Lat'ssez-nous faire, detto da Legandre al ministro di
uigl .
SULLA SCUOL.\ FISIOCRATICA. XVII

Francesco QUESNAY, prima di essere il capo di una scuola econo


mica, fu un medico insigne. Nato nel 3911, pass linfanzia in una
fattoria di campagna, bench figlio di un avvocato al Parlamento,
che, domiciliato a Merey, esercitava la sua professione nella citt di
Monfort l Amaury, e non davasi alcun pensiero dell educazione del
figlio. In onta a ci, parte per gli scarsi aiuti che gli furono poco a
poco somministrati, parte per quelli che egli medesimo, nella sua
avidit di apprendere, sapea procurarsi, allel di 211 anni il giovine
Quesnay era chirurgo a Nantes; e il maresciallo di Noailles lo pro
pose alla regina, che accoglieva con ducia le sue consulte.
Un impreveduto avvenimento ingrandi poco appresso la sua ri
pulazione e la mise in piena evidenza. Nel 1727, Silva che allora
aveva il primato della medicina, pubblic un libro sopra il salasso,
che fu applaudito generalmente. Quesnay, lungi dal lasciarsene im
porre, non dissimulo a qualcuno degli amici suoi lintenzione in cui
era di arrischiare una confutazione fondata sulle leggi dellldrostatica.
Tutti considerarono quasi come pazzia il disegno, che un chirurgo di
provincia osava concepire , di entrare in lizza con un medico della
capitale, il cui solo nome era unautorit di gran peso. Ma, per tutta
risposta, Quesnay dichiar che avrebbe sottoposto il suo manoscritto
al giudizio di uno di loro, il P. Bougeant, gesuita distinto, ed amico
dello stesso Silva. Appena questa promessa adempiuta, il P. Bougeant,
cominci a palpitare per la sorte del medico, e corse per impegnarlo
a prevenire lattacco pericoloso che si minacciava al suo libro. La ra
gione parlava per bocca del P. Bougeant; Silva ascolt nondimeno la
voce pi lusinghiera del suo amor proprio, e ne fu mal consigliato.
Depositario del manoscritto di Quesnay, cominci dal restituirlo con
uno sdegno superbo; poi volle riaverlo quandcra tornato in mano
allautore; il quale non volle pi consentirvi, ma si limit ad accet
tare un colloquio col suo avversario presso al maresciallo di Noailles.
Li, avanti a degiudici competenti , Silva si present con quel tuono
di superiorit e di sapere , che credeva sufficiente ad atterrare il
giovine chirurgo da villaggio, ma che, contro ogni sua aspettazione,
non produsse il menomo effetto sul carattere fermo e lintelletlo con
vinto di Quesnay. Gli astanti si dichiararono tutti in suo favore; e
fu deciso che poteva dar libero corso alla pubblicazione del suo lavoro.
Tutto in questa lotta dovea riuscire a confusione del Silva. In primo
luogo un espresso ordine del cancelliere dAguessau rovin lappoggio -
che il celebre dottore aveva, per circa un, anno, trovato nel censure
reale, per impedire la stampa della risposta preparata al suo libro.
Poi, quando la risposta apparve, fu visto costretto a tacersi, malgrado
la terribile replica che avea minacciata. Egli aveva invocato il soc
corso depi illustri fra i membri dellAccademia delle Scienze, che
Econom. Tomo I. -B.
XVIII RAGGUAGLIO STORICO

lavevano aiutato, anche necalcoli dldrostatica che servivan di base


alla sua teoria; ma dopo molte conferenze tenute in sua casa, nelle
quali la critica di Quesnay fu sottoposta allesame pi rigoroso , tutti
furon d'accordo
Questo fatto adecise
riconoscere che nulla vidi fosse
della riputazione da replicare
Quesnay. D.
vSi comprende
come dallora in poi doveva progredire. Lo troviamo al 1757 chi
rurgo ordinario del Re, professore reale, e segretario dellaccademia,
le cui memorie nel l7lt5 furono precedute da una sua prefazione,
che gli uomini dellarte, e i cultori delle lettere ritengono come un
capo-lavoro.
Quesnay aveva, sin dall'et di ventanni, sofferto attacchi di
gotta, principalmente alle mani ed agli occhi. La loro crescente fre
quenza gli fe nascere il dubbio che non avrebbe potuto continuare
ad eseguire le operazioni manuali dellarte. Era dunque costretto di
scegliere tra labbandonare affatto lesercizio della professione, o can
giare la chirurgia per la medicina. Questo secondo partito gli avrebbe
attirato il biasimo de suoi colleghi; ma Quesnay non ascolt che la
voce della sua coscienza, la quale gli faceva un dovere di mante
nere quella posizione qualunque, nella quale avrebbe potuto giovare
allumanit. Da un lato perci fu visto prendere la laurea dottorale
alluniversit di Pont--Mousson, durante la campagna del 17%, ove
aveva seguito Luigi XV a Metz; e dallaltro , quantunque divenuto
membro della facolt , continuava a scrivere in difesa della chirurgia
che i medici pretendevano di avvilire. Allora compr la carica di
prima medico ordinario del Re, e poco dopo ottenne il posto di suo
primo medico consulente. Questa grazia fu preceduta dalla concessione
di lettere di nobilt, nelle quali le armi (tre gigli, e la divisa proptcr
cogitationem mentis) furono invenzione dello stesso Re, che lo amava
gi molto, che cercava spesso la sua conversazione, e lo chiamava
famigliarmente il pensatore .
Viveva dunque alla corte di Luigi XV, qucstuomo piccolo di sla
tura, a cui diedero gli uni laspetto di Socrate, gli altri i lineamenti
di Voltaire, e che forse portava nellanima la saggezza del primo e lo
spirito del secondo. Viveva solo, con se medesimo, cosuoi pensieri ,
col suo perpetuo desiderio di convertire in bene del maggior numero
quella mostruosa attivit dintrighi e di corruzione, nella quale le
sorti del popolo erano ogni momento messe alle sorti fra la cortigiana
e il favorito , fra il clero , la nobilt , il parlamento , e i ministri.
Limpulso delle nuove idee, che aveva importato Gournay, lo scosse,
e concentr la sua attenzione su questa parte, cos poco esplorata
dellumano sapere; la sua lucida intelligenza, la lunga abitudine di
meditare e di edicare le sue opinioni sopra solide basi, cominci a
fargli concepire il sospetto che, indipendentemente da tutte le teorie
SULLA SCUOLA FISIOGRATICA. XIX

ed isistemi, nati e periti e pronti a ripullulare ogni giorno sulluna


o sullaltra delle tante quistioui che gli avvenimenti e le passioni del '
momento venivano suscitando , qualche eterno principio dovesse esi
stere , capace di spiegarle e dirigerle tutte. La ricerca di questa
incognita chiave di tuttii problemi economici, lo assorbi per pi anni;
e mentre, dice Marmontel nelle sue memorie, le tempeste si for
mavano e dissipavano sopra il tetto della sua stanza, Quesnay stavasi
a schiccherare le sue massime e combinare i suoi calcoli deconomia
rurale , cosi tranquillo e cos indifferente alle agitazioni della corte ,
come se si fosse trovato alla distanza di duecento leghe . .
I primi timidi saggi della sua dottrina apparvero nell articolo
Fittaiuoli (Fermiers), che egli diede allEnciclopedia (1756). Dopo
avervi largamente discusso la quistione, che era allora in voga , del
lutilit comparativa decavalli e debovi per lavorare la terra , e la
quistione di cui no allaltrieri sentivamo leco anche noi, la piccola
e la grande coltura; Quesnay si alza a considerare qualche pi deci
siva e generica causa di prosperit o decadenza nel travaglio della
campagna; e colpisce di slancio i due capi primarii della legislazione
economica: libert nel commercio, moderazione nelle imposte.
, Fin qui nulla di sistematicamente dedotto da nuovi principii. La
libert- di esportazione degrani , era unopinione professata , contra
stata, e discussa avanti Quesnay, sopratutto in Inghilterra e in Olanda;
e gi da due anni anche inlirancia era apparso sotto la nta data di
Berlino ilSaggiosulla polizia generale degram', di G. Claudio Herbert (l ) .
Quesnay non veniva che a rivestire di forme pi svelte e sobrie le
massime e le osservazioni, sulle quali erasi n allora , quasi empiri
camente, preconizzata. Le raccolte, buone o cattive, non sono, diceva,
lunico elemento che regoli il prezzo degrani ; ci che principalmente
lo determina il regime di libert 0 di restrizione, sotto il quale se
ne possa esercitare il commercio. Se si vuole restringerlo e imbaraz
zarlo in tempi di prosperit , si sconcerta linsieme della produzione
rurale , si indebolisce lo Stato, si diminuiscono le rendite depossidenti,
si favorisce lindolenza e larroganza del lavorante , si rovina il colti
valore, si spopola la campagna. Sarebbe un conoscere troppo poco i
vantaggi di un paese come la Francia , limpedire lesportazione dei
grani per tema di poterne mancare; un paese appunto che pu pro
durne assai pi di quanto gli e possibile venderne sui mercati stra

(l) Un v_ol: in-8, anonimo. Quest'opera che, nella ines licabile biograa del Blan
qui, non Sl trova citata, una delle pi importanti pub licazioni sul commercio in
generale, e su quello de'grani in particolare, che meno apparse avanti agli scritti degli
Economisti. Mac-Culloch, che gliene ha dato la debita lode, ha poi riportato per intero
un bel tratto. nel quale il rincipio della popolazione si trova spiegato con tanta pre
cisione e facilit, da cre crlo divenuto famigliare in quel tempo, cio circa 50 anni
avanti di Malthus.
XX RAGGUAGLIO STORICO

nieri. Ma la libert di esportare, se un mezzo essenziale, e in


dispensabile ancora, per rianimare lagricoltura, non purnondimeno
tutto ci che possa bastare: bisogna che il coltivatore non sia tormen
tate da imposizioni arbitrarie ed indefinito. Se gli abitanti della cam
pagna fossero liberati una volta dal peso enorme di una taglia dispotica,
vivrebbero nella medesima sicurezza che gli abitanti delle grandi
citt; molti fra i proprietarii della terra andrebbero a eoltivarla da se,
non si diserterebbero pi le campagne, la ricchezza e la popolazione
andrebbero a prendervi stanza; e cos allontanando daltronde ogni
altra cagione pregiudizievole allagrieoltura , le forze del regno si
ristaurerebbero poco a poco, colla moltiplicazione degli uomini e col
laumento della rendita pubblica.
Queste medesime opinioni furono pi largamente trattate nel se
condo articolo (Gram') che lanno dopo scrisse pure per lEnciclopedia.
Ma qui diede un passo di pi: per portare la quistione a pi generali
principii, Quesnay introdusse in mezzo allartieolo una serie di mas
sime, nelle quali trovasi il primo abbozzo della sua teoria. Il concetto
che vi predomina una specie di sforzo, con cui Quesnay mostra di
voler reagire sul favore, che il lavoro delle manifatture aveva a
preferenza ottenuto, dagli ultimi anni dellepoea di Celbert in poi. Gi
verso la ne dellarticolo Fitmjuoli aveva egli detto che le manifatture
e il commercio, alimentati dai disordini del lusso , accumulano gli
uomini e le ricchezze nelle grandi citt, si oppongono al miglioramento
de beni, devastano le campagne, ispirano disprezzo verso lagrieoltura,
aumentanoeccessivamente le spese departieolari, nuocono alla sussi
stenza delle famiglie, soppongono alla propagazione degli uomini, e
indeboliscono lo Stato. Nellartieolo Gram' prese appunto le mosse da
questi medesimi sentimenti. Da gran tempo, osservava, le manifatture
di lusso hanno sedotto la nazione; noi non abbiamo n le sete, ne le
lane opportune per lavorare le belle stoffe ei panni fini; noi ci siam
dati ad una industria che ci era straniera; e vi abbiamo impiegato
una moltitudine duomini, nel tempo che il regno si spopolava e le
campagne si disertavano. Si fatto ribassare il prezzo del grano, af
finch la manodopera delle inanifatture riuscisse men cara che alle
stero; gli uomini e le ricchezze si sono ammassati nelle grandi citt;
lagricoltura, la pi feconda e la pi nobile parte del nostro commer
eio, la sorgente di tutte le rendite del paese, non stata punto con
siderata come il fondo primitivo delle nostre ricchezze; non ha trovato
interesse che nel ttajuolo e nel paesano; i loro travagli si son limi
tati alla nazione che, eomperando le derrate, paga le spese della col
tura; e si creduto che il commercio 0 il traffico stabilito sullindu
stria era ci che doveva apportare loro e largento nel paese. Si
proibito di piantare la vigna, si raccomandata la coltivazione degelsi,
SULLA SCUOLA FISIOCIIATICA. mi
si e arrestato lo spaccio deprodotti agrarii e diminuita la rendita delle
terre, per favorire manifatture pregiudizievoli al nostro proprio com
mercio.
Il sentimento di rancore verso il Colbertismo appare evidente da
questa introduzione; ma non bisogna supporlo ne cieco, n indefinito
in Quesnay. Le massime , che noi inseriamo in questo stesso volume,
spiegheranno i limiti che egli stesso si allrettava a segnargli: le ma
nifatture non erano ancora sterili e improdultive, se non in quanto
sono incapaci di dare una rendita, come la terra pu darla a chi la
possiede; le manifattura possono contribuire ad accrescere la popola
zione e le ricchezze, a patto che non distruggano lagricoltura, e non
usurpino le braccia di cui essa abbisogni; il commercio de prodotti
agrarii non esclude quello delle materie lavorate, ma questo senza di
quello mette la nazione in uno stato incerto e precario, ecc. ecc.

IV. Assai pi giovine di Quesnay , ma nudrito a pi vaste dot


trine, e legatogli in istretta amicizia, era Toncor.
a Il secolo XVIII non ha un nome che pi onori lumanit. Forse
sarebbe anche difficile, in qualsivoglia epoca della storia, il trovare
un uomo che riunisca altrettanto merito ad altrettanta virt. La Filo
solia e lEconomia sociale lo contano fra i, loro migliori discepoli;
lammiiiislrazione non ha mai avuto chi labbia rappresentata con pari
morale ed abilit; la Politica deve porlo alla testa di quanti uomini
di Stato abbiano dedicato la propria esistenza al benessere dc popoli,
ed allincremento generale della civilt. Perci i posteri, raramente
ingiusti, conservano una profonda venerazione a Turgot, scrittore e
ministro; la gloria di questo vero amico delluman genere non ha
fatto che ingrandirsi . mentre che quella dun gran numero de suoi
compatriotti si impallidita . .
Cosi, e giustamente, cominciava Eugenio Daire, la collezione delle
opere di Turgot.
Nato in maggio 1727 a Parigi, da unantica e rispettabile fami
glia; allevato in uneducazione clericale, ma'generosa ed accurata,
ebbe la sorte di trovarsi ben presto in contatto cogli uomini pi co
spicui del suo tempo: Gurin, Sigorgne, e Bon, nel collegio Duplcssis;
Brienno, Boisgelin, De Very, Dc Cic, Morcllet, in Sorbona, furono
suoi maestri od amici. Tutto ci che pu formare in un giovine li
deale delle belle speranze, tutto concorreva in Turgot: ad una rara
sagacila univa una modestia ed una semplicit che, al dire di Mo
rellet, avrebbe fatto onore al carattere duna donzella; la sua prodi
giosa memoria giungeva sino a fargli ritenere 480 versi di seguito
dopo averli appena ascoltati due o tre volte ; irreprensibile nella con
dotta; instancabile nello studio; in uno di quegli esseri, a cui con
XXII RAGGUAGLIO STORICO

ceduto il singolar privilegio di passare senza intervalli dall'infanzia


alla maturit.
Nulla pi atto a mostrare la potenza del suo criterio, la coscien
ziosit desuoi studii, e quella specie distinto che la natura glinfuse
verso gli argomenti di pubblico interesse , quanto i suoi primi opu
scoli sul credito e sulla moneta, scritti nel 17119, quandera appena
allet di 22 anni, ed ancora 'seminarista di S. Sulpizio. Luno una
lettera allab. Cicc sulla carta-moneta supplita al danaro; laltro un
articolo intitolato Valori e monete; entrambi ci son pervenuti in
completi.
Le idee di Turgot sul credito non furono originali, se si riguarda
a tutto ci che da molti anni avanti se nera gi pubblicato in Inghilterra,
tanto a proposito della fondazione debanchi di Londra e di Scozia, quanto
nelloccasionc della rifusione delle monete; ma un giovinotto francese
che, nel momento in cui iparadossi dellab. di Terrasson facevano gli
ultimi sforzi per sostenere la riputazione del moribondo sistema di
Law, si dirigeva a un pubblico che, quanto diflidava oramai delle
illusioni bancarie, altrettanto si sentiva imbarazzato a scoprrnei ra
dicali difetti; un giovane che in quel momento sa carpire le sane
idee di Petty , di Locke, di Newton in mezzo alla farragine delle
pubblicazioni che , per un periodo di 60 e pi anni. si erano accu
mulate in Inghilterra; d certamente ineluttabile prova del piu squi
sito buon senso. E la sorpresa si accresce allorch si considera che,
per puril di principii , come per ordine ed energia nelle idee, e per
esattezza di locuzione, que primi lavori del giovine economista con
servano ancora unimportanza decisa, e sono fra le cose migliori che
si possano anche ai nostri giorni mettere in mano agli studiosi. La
lettera allab. Cic una confutazione precisa, e sufficientemente am
pia, di tutti gli errori sui quali si pretendeva dare alla carta unesi
stenza propria, e indipendente dalla moneta metallica. Larticolo Va
lori e Monete e forse il primo scritto, in cui lidea del valore si sia
decomposta in valore di'stima ed in valore di cambio. Questa distin
zione, che in molte e non ultime parti della scienza racchiude il nodo
di quistioni , tenute per inestricabli fino adesso, e sulla quale Pere
grino Rossi, che la trov se non trascurata, almeno eclissata fra gli
economisti del secolo xix, si tanto appoggiato, Turgot la vide, e
lespresse in modo che pu tollerare qualche modicazione di frase ,
ma che considerata nel fondo del suo concetto, di una precisione mi
rabile. Cos Turgot, giovinetto seminarista, sin dalla met dei sette
cento comprendeva il credito e la carta-moneta, come poi lo compre
sero Smith e Say; parl di valore e di prezzo, come ai giorni nostri
ne ha parlato il Rossi, a cui si attribuito il merito di aver fatto per
ci un passo importante nella scienza.
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXIII

V. Alla ne del 17119 Turgot fu nominato priore della Sorbona ,


specie di dignit elettiva, che dava lobbligo di pronunziare un discorso
allapertura ed alla chiusura delle scuole. Il seminario avea rivelato
leconomista , la Sorbona rivel il losofo e lo storico. Idue discorsi
sul Cristianesimo e sul Progresso, che rimasero celebri, si devono ap
punto alladempimento di quella formalit, nel 1750. I germi di quello
spirito di tolleranza che poi non fu smentito in tutta la vita di Turgot,
si trovano nel primo di que discorsi ; la legge della perfettibilit umana,
sulla quale si son ora fondate tutte le teorie di losoa della storia,
pu aver trovato pensatori assai pi trascendentali di lui, ma non ne
ha certamente alcuno che rimonti sino a quellepoca e che unisca alla
profondit delle vedute tanta sobriet nelle ipotesi. Passiamo rapida
mente su questo periodo desuoi lavori che ha una relazione mera
mente indiretta col nostro argomento; fra i diversi giudizii che ne
abbiamo, limitiamoci a riferire quello che ne fu dato da un giudice, a
cui niuno sapr negare il diritto desser creduto il pi competente.
Tur'got (dice Condorcet) riguardava la perfettibilit indenita come
una delle qualit che distinguono la specie umana..... gli pareva ap
partenere del pari allindividuo ed allumanit presa in massa. Credea,
per esempio, che il progresso delle conoscenze siche,quello delleduca
zione, quello del metodo nelle scienze, o la scoverta di metodi nuovi,
contribuiscono a perfezionare lorganiuazone , a rendere gli uomini
capaci di raccogliere pi idee nella loro memoria, e moltiplicarne le
combinazioni: credeva che il loro senso morale era ugualmente capace
di perfezionarsi. -Secondo questi principii, tutte le verit utili do
vranno un giorno finire collessere generalmente riconosciute e adot
tate dagli uomini; tutti gli antichi errori dovranno a poco a poco an
nientarsi, e farsi sostituire da nuove verit. Questo progresso, crescente
di secolo in secolo, non ha termine, o ne ha uno affatto indetermina
bile nello stato attuale delle nostre cognizioni.- Turgot era convinto
che la perfezione dellordine sociale trasciner seco uneguale perfe
zione nellordine morale; che gli uomini diverranno continuamente
migliori a misura che si istruiranno di pi._ Egli dunque voleva che,
in vece di sforzarci a legare con false preoccupazioni le umane virt,
in vece di appoggiarle sullentusiasmo e sulle esagerazioni, si procu
rassc di convincere gli uomini , colla persuasione e col sentimento ,
che loro interesse praticare le virt dolci e paciche , che il benes
sere dogni individuo e intimamente legato con quello desuoi simili.
il fanatismo della libert e del palriotismo non gli sembrava costituire
una virt; ma , suppostolo anche sincero, lo riteneva come rispetta
bile errore di unanima forte ed elevata, che bisognerebbe illuminare,
non esaltare di pi. Egli temeva sempre che, sottomessa ad un esame
veramente losoco , questa virt sentisse molto dellorgoglio e del
XXIV RAGGUAGLIO STORICO

desiderio di predominare snllaltre; che l'amore della libert si potesse


assai facilmente risolvere in quello della superiorit; lamore della pa
tria nella brama di profittare della sua grandezza; e lo provava osser
vando quanto poco importasse alla maggior parte degli uomini lo
avere inuenza ne pubblici affari , o lappartenere ad una nazione
dominatrice . .
Nel i751, Turgot lasci la Sorbona e si decise ad abbandonare lo
stato ecclesiastico, malgrado un brillante avvenire che il credito della
sua famiglia e la superiorit del suo merito sembravano di promettergli
nella carriera delle dignit clericali. stata conservata da Dupont
de Nemonrs la risposta chei diede agli abb. Cic, Brienno, Very,
Boisgelin, e Morellet, che gli si riunirono attorno e adoperarono tutti
gli argomenti possibili per dimostrargli la convenienza di prendere
gli ordini sacri. Miei cari amici, io sono grandemente penetrato
da segni di zelo che voi mi date, e pi commosso, che quanto voi sap
pia dire, del sentimento da cui sgorgano le vostre parole. Vi ha molto
di vero nelle vostre osservazioni; ma prendete per voi il consiglio,
voi potete seguirlo. Per quanto io vi ami, non so farmi unidea del
modo in cui siete fatti. Riguardo a me, vi dichiaro che mi riesce
impossibile il rassegnarmi alla necessit di portare per tutta la vita
una maschera in viso (I) .

(i) Appartengono a nesta medesima epoca i seguenti lavori di Turgot, che non erano
destinati alla pubblicit . ma che tutti sorprendono per la vastit delle conoscenze e l'a
cume delle riessioni:
1850. Due lettere contro il sistema di Berkeley ed Osservazioni sull'opera di tlaupertuis
intorno allorigine delle lin e.
1750. Disegno duna Geograa o itica.
i751. Letteraa lllad. de Gra l ny sul manoscritto delle Lettere peruviana.
Questi scritti si trovano tutti nel edizione Gnillaumin. Dellnltimo, che il pi impor
tante, riferiamo laccurato udizio che ne ha dato Eugenio Daire, nella notizia storica
che ha premesso a quella e izione.
Le Osservazioni a Mad. dc Gra/figny, presentano un vivo interesse sotto il riguardo
della losoa sociale rofessata da Turgot. Abbozzate a proposito di un romanzo, il cui
disegno era imitato da le Lettere persiane, mostrano uno vscrittore che aveva gi deprin
cipii stabiliti sulle qnistioni pi gravi, ed un libero pensatore che non avrebbe mai con
luso la losoa collarte spregevole di abusare della ragione per far discendere lnomo
a livello del bruto, e scalzare dalla radice tutte le credenze utili al ben essere ed al pro
grosso dellumanitti. Turgot si pronunzia con energia per la necessita della disuguaglianza
di condizioni tra gli uomini; e parla de costumi, dell'educazione, del matrimonio, da
uomo di stato ad un tempo, e da uomo onesto. Egli conclude colle seguenti parole,
sopra un tema che stava per fornire a Rousseau la materia di tanta eloquenza, di tante
contraddizioni, edi tanti paradossi : a linegnaglianza non mica un male; una for
tuna per gli uomini, un benecio di colui che ha, con tanta bont e sapienza, pesato
a tutti gli e ementi che entrano nella composizione del cuore umano. Dove mai sarebbe
la societ se le cose non andasser cosi, se ciascuno lavorasse il suo piccolo campo?
Ciascuno dovrebbe colle proprie mani fabbricarsi la casa, e cncirsi i vestiti: ciascuno
sarebbe ridotto a se solo ed alle sole produzioni del piccolo terreno che il circondasse.
Di che cosa vivrebbero gli abitanti de paesi che non producono grano? Chi trasporto
rebbe le produzioni da un paese ad un altro? Il pi meschino campagnolo gode di un
a gran numero d'agiatezze, che vengono spesso dalle pi remote contrade. lo prendo il
a pi male fornito: mille mani, forse cento mila, han lavorato per lui. La distribuzione
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXV

VI. Uscito nel mondo, Turgot si fe ricevere consigliere sostituto


del procuratore-generale in gennaio 1752; ma non vi rimase che un
anno. Fu nominato Consigliere al'parlamento il 50 deeembre dello
stesso anno, e il 28 marzo seguente fu fatto Referendario (Maitre des
requtes). _
Questepoca die lullima mano alla sua educazione sociale. Diviso tra
i doveri della carica, che aveva abbracciato con passione, le distinte
amicizie acquistate, come quelle di Montesquieu, dAlembert, Elvezio,
Holbach, Bon, Morellet, Galiani, Raynal, Mairan, Marmontel, Tho
mas, e mille altri uomini di quella sfera, che incontrava nella societ
di Mad. Georin ; trov pur nondimeno tempo abbastanza per colti
vare ogni maniera di studi. Oltre a parecchie traduzioni dallinglese
e dal tedesco, oltre atravagli su varii rami di scienze naturali, oltre
alle Lettere sulla tolleranza ed al Conciliatore 0 Lettere dun ecclesia
stico a un magistrato sulla tolleranza civile, pubblicate nel 1755 e
47511, tradusse e diede alla luce in francese nellanno appresso la se
conda parte dell'operetta di Giosia Tucker sulla naturalizzazione dci
protestanti stranieri.
Tucker, prete inglese, e scrittore abbondante, era gi in frequente
corrispondenza con Turgot, come copi cospicui fra i pubblicisti fran
cesi. Nel 1709 il parlamento aveva ammesso ai diritti di cittadinanza
inglese i protestanti stranieri; ma lavversione accreditata dasecoli an
teriori, e nel popolo radicata, contro gli esteri spezialinentc mercanti,
era tale, che latto del 1709 si dovette revocare tre anni appresso.
Dallora in poi si fecero varii tentativi, bench infruttuosi, per cor
reggere su tal punto le opinioni della massa; ed un di essi la la pub
blicazonc delloperetta di Tucker che portava per titolo : Riessioni

delle professioni porta necessariamente la disuguaglianza delle condizioni. Senzessa


chi perfezionera le arti utili ? chi soccorrer gli Infermi? ehi estender le conoscenze?
chi potr dare agli uomini ed alle nazioni la generale e particolare educazione che ne
forma i costumi? chi giudicher pacicamente de loro contrasti? chi porr un freno
alla ferocia degli uni, un limite alla debolezza degli altri? Libert io lo dico so
spirando, gli uomini non son forse degni di te. Uguaglianza! gli uomini tinvocuno ma
non ti posson rag iungere .
n Riguardo alle ucazione e ai costumi, Turgot viene a considerazioni giudiziose, ri
prodotte dallo stesso Rousseau nell'Emilia; e nelle linee seguenti attesta il suo profondo
rispetto al matrimonio, questa istituzione, senza la quale l'uomo non sarebbe uscito
dallo stato di barbarie: E gi lungo tempo ch'io penso, che la nostra nazione abbisogna
: di chi gli predicbi il matrimonio ed il buon matrimonio. in quelli che noi facciamo vi ha
bassezza, ambizione, interesse; e come per ci veuhadi molti cheriescono sciaurati, cosi
f- noi vediamo render piede digiorno in giornoun mododi pensare assai funestoagli Stati,
a'costumi, la durata delle famiglie , alla felicit ed alle virt domestiche. Si temono
le cure e le spese che i ligli richiedono. Pur troppo questo modo di pensare ha le sue
1 cause, che qui non sarebbe a proposito svolgere. Ma sarebbe utile allo Stato ed ai co
stumi che si cercasse di rifonnare intorno a ci le opinioni. meno per forza di ragioni
clic per sentimento; e certo non mancherebbero cose a dirsi..... lo so che i matrimonii
dinclinazione non riescono sempre; e cos da ci che scegliendo si sbaglia, si conclude
che non si debba pi Scegliere: la conseguenza fa ridere! .
X XVI RAGGUAGLIO STORICO

sulla convenienza di una legge per la naturalizzazione de protestanti


forestieri (l). La prima parte un ragguaglio storico sulle vicende
che il bill di naturalizzazione aveva sofferte; la seconda una serie
di domande intorno al commercio; ed quella appunto che tradusse
Turgot. Non propriamente un trattato, e non ha nulla di peregrino.
Contiene un gran numero di quesiti, nello stretto signicato del ter
mine, e senza risposte; ma la maniera in cui sono scelti, lorigina
lit e la forza con cui sono espressi, lasciano apertamente vedere che
lautore era partigiano depi larghi principii in fatto di trafco, ed
era animato da sentimenti del pi generoso cosmopolitismo. Il pi
grave difetto di quell opuscolo, e quello su cui una annotazione di
Turgot si lascia desiderare, sulla ne , dove 'Giosia Tucker ag
giunge in favore del bill, che tende a sollecitare, un argomento tratto
dallimportanza che egli attacca allaumento della popolazione, come
causa diretta di prosperit.
Fu questo il momento in cui la conformit deprincipii fe stringere
in amicizia Gournay, Turgot e Quesnay. Tutti animati da egual de
siderio di sollevare la squallida condizione del, popolo, e soprattutto del
popolo campagnuolo; tutti invaghiti delle teorie di emancipazione eco
nomica, intenti a propagarle, tormentati dal desiderio di dimostrarne
la naturale necessit, e la concatenazione spontanea colle verit ele
mentari e colle basi dellumano consorzio; si sentirono da vicendevoli
simpatie sospinti ad avvicinarsi lun laltro. Il primo nella occupazioni
del suo ufcio alllntendenza del commercio, Turgot cosuoi studii e
colle cure dellamministrazione , Quesnay alla Corte, esercitavano tre
tacite propagande che un comune pensiero legava e rassomigliava nel
lunicit dello scopo. La loro medesima associazione era un anello in
serito in quella grande catena, colla quale la fermentazione di quelle
poca legava insieme tante splendide intelligenze, che riunite sotto il
nome, in parte glorioso in parte odiato, di partito losoco, ebbero
per machina di guerra lEnciclopedia, per espressione nale la rivo
luzione dell89. Turgot, come Quesnay, non poteva e non voleva sot
trarsi allobbligo di contribuire i suoi articoli al gran dizionario delle
scibile; da lui furono scritti gli articoli Etimologia, Espansibilit, Esi
stenza, Fiere e mercati, Fondazione. Si proponeva di aggiungervi an
cora gli articoli Mendicit, Ispettori, Ospedali, Immaterialit, Umidit;
ma la sospensione dell Enciclopedia gli fc mutare pensiero, con
vincendolo che bisognava sacricare alle convenienze della caricai
bisogni dellintelletto e gli istinti del cuore.-Larticolo Fiere e mercati
e una nuova ripetizione delle dottrine di libert di commercio, le quali
vi riescono assai pi spontanee che nellarticolo Grani di Quesnay.

(1) Londra 1751 e 1152, in'8.


SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXVII

Turgot lo conchiude colle seguenti parole che discendono, come im


mediata conseguenza, dalle premesse piantate ed esposte collordinaria
lindura di tutti i suoi scritti: Conchiudiamo che le grandi Fiere non
son mai tanto utili, quanto sono nocevoli i vincoli che esse suppon
gono; e lungi di provare lo stato florido del commercio, non possono
esistere se non deve il commercio e impastoiato, sovraccaricato di da
zii, e perci non altro che mediocre . - Nellarticolo Fondazione,
Turgot si accinge a provare che le fondazioni perpetue devono, o pre
sto o tardi, perdere la loro utilit primitiva, quandanche non diven
gano affatto nocevoli. Le inevitabili mutazioni che avvengono neco
stumi, nelle opinioni, nelle cognizioni, nellindustria, nebisogni degli
uomini, e quindi nella popolazione, nelle ricchezze, nelle produzioni
di un paese, duna provincia, duna citt, dovrebbero dunque dis
suadere gli uomini saggi da disegni la cui utilit sia destinata a
perpetuarsi cosecoli. In quanto alle fondazioni gi esistenti, Turgot
non vuol rispettate se non quelle la cui utilit si mantenga tuttora.
Il diritto. di propriet personale sopra un bene qualunque fondato
sulla natura, e scopo principale della societ quello di conservarla
e difenderlo; ma la propriet degli oggetti di fondazione appartiene
ad una specie diversa, appoggiata unicamente sulla volont 0 sul
consenso del potere sociale, ed al potere sociale tocca il mularlo o
distruggerlo dal momento che la fondazione divenga dannosa ed inutile.

Vll. Il marchese di Mirabeau (Vittorio Richetti) padre del grande


Oratore dellassemblea costituente, si accost in quel tempo a Gournay,
e pi tardi divenne luno depi copiosi scrittori fisiocratic. Nato a
Perthuis nel 1715, la sua vita non notevole, che per la sua disso
lutezza domestica. per le persecuzioni fatte a sua moglie, e per la
stravagante vivacit desuoi scritti.
Il pi antico devessere stato una memoria, nella quale proponeva
di creare ogni dove amministrazioni provinciali, analoghea quelle dc
paesi di Stato, collo scopo di agevolare la riscossione delle imposte (l).
Il pi noto IAmico degli uomini, o Trattato della popolazione (da
cui lA. ricevette il soprannome dAmi des hommes); pubblicato la
prima volta nel 1756 , che ottenne una straordinaria notoriet, e
molte traduzioni, fra le quali una italiana a Venezia (2).
l) Mmm're sur les tats provinciaucv, 1750. E ristampata nel 1758 , nel tomo IV
de l'Ami des hommes, con una nuova introduzione.
(2) Ledizione pi comune in 5 volumi in-l2, 1756-60. - La traduzione italiana
di Gius. Bamirez, e comprendei tre primi volumi del testo francese. Il quarto e quinto
volume difatti contengono iseguenti opuscoli aggiunti all'Ami des hommes:
l Nouvelle introduction ma: Me'moires sur les Etats provinca'aua: (V. la nota antece
dente) eon una confutazione della critica che l'autore del Ciloyen naneier aveva fatta di
quella prima memoria;
2 Questione inte'ressantes sur la populah'on, lagricullure et le commerce, proposes aum
XXVIII RAGGUAGLIO STOIIICO

LAmico degli uomini una composizione ampollosa e indigesta;


di cui difficilmente si pu sostenere la lettura di seguito, per arri
vare sino alla ne , ove un doppio compendio vi fa nalmente af
ferrare il concetto dell autore. Mirabeau parrebbe da principio un
precursore di Malthus , tanto bene riesce a provare che la popola
zione dipende dalla sussistenza. Ma questa verit non per lui che
lanello tra un errore e un sistema. Lerrore sta nel premettere che
c la vera ricchezza unicamente consiste nella popolazione a. Ilsistema
quell avversione alle arti che gi abbiamo notato nelle prime
pubblicazioni di Quesnay. La sussistenza non si ricava che dalla
terra, il prodotto della terra dipende dallagricoltura; ne segue che
ogni altro mezzo, il commercio, loro, le scienze, le arti, non ser
vene, e non istabiliscono una prosperit ssa e indipendente, che
in quanto vivicano , incoraggiscono , e dirigono I agricoltura , la
prima, la pi utile, la pi innocente , la pi preziosa delle arti n.
Mirabeau, dunque, copiava Quesnay. Perch si accostassero in
sieme, un solo ostacolo si opponeva: Ierronea premessa dcllAmico
degli uomini. Nel sistema di Quesnay la ricchezza era un principio,
una causa di popolazione; Mirabeau si trovava in vece aver detto
che la popolazione fosse Ielemento da cui dipende la ricchezza. Bi
sognava incominciare una nuova carriera, ritrattando pubblicamente
lerrore; IAmieo degli uomini non esito; e Dupont di Nemours, colla
stessa facilit con cui gli profonde il titolo di virtuoso, non dubita
di chiamare quella ritrattazione: Atto generoso, che basta per ser
vire di scala di confronto tra la forza dell ingegno , l onest del
cuore, la nobilt dellanima di questo vero cittadino da un lato, e
dall altro la debolezza, il vile orgoglio, le manovre articiose di
alcuni altri scrittori del medesimo tempo , i cui errori erano ben
pi considerevoli e perniciosi , ma che, perseguitati dall evidenza,
vorrebbero far credere al pubblico che mai non si sono ingannati, e
non devono ad alcuno la cognizione delle verit contradittorie che
indarno si sforzano di conciliare (I).

Acadmies et autres socite's saoantes des provinces. (E il progetto di una statistica agraria);
3 (Nel tomo V). Me'moire swr lAgricuIture, pour concourir au pria: annoncc et propose
par la Socie'le' dAgriculture de Berne pour I'onne'e 1759; ,
4 Ewlrail des sia: emiers livres d'un outmge anglais, intilule': Cours complet d'Eco
nomie rustique (di Hale);
5 Itponse lEssaz' sur les ponls et chausse'es, Ies ooi'ries et le: corvc'es;
6 Tableau conomi'gue de Ouesnay ewpliqu;
7 Lettra dun ingenieur de province ( un inspecteur des ponls et chaussdes sur les
coi-vece;
8 Rponse d'un major-intendanl de province sur la milice.
{1),Eugenio Daire credeche lallusione di_quest_o tratto sia diretta centro Forbonnais.
come quello che, facendosi avversario de lisiocrali, attmsc ne loro libri ci che vi ha di
meglio nesuoi.
\

SULLA SCUOLA FISIOGRA'IICA . XXIX

ll tuono concitato di queste parole del buon Dupont, un saggio


dello stile ammanierato che form un carattere distintivo de siocrati,
e del quale Mirabeau fu il primo esempio. Condorcet lo sentiva, e
noi sapeva scusare che ricorrendo alla virt dell autore , esagerata
dai suoi amici assai pi che il suo stile. Condorcet qualica l'Amt'
des hommes per a opera eccelsa ; e soggiunge: Quando si prende
per guida , com egli fece , la verit e l umanit, si ha un diritto
alla pubblica stima; e qualche difetto di stile non sar giammai
capace di diminuire lo splendore della solida gloria che all Amico
degli uomini e tutta acquistata (l). Laharpe e ben lontano dal divi
dere queste preoccupazioni; nel suo frammento sugli Economisti (t. 15)
parla rispettosamente di Quesnay, ma sparge il pi amaro discredito
sul nome di Mirabeau.

VIII. La dottrina siocratica prendeva gi consistenza. Il credito


attaccato al nome, al carattere, allalta intelligenza di Quesnay e de
suoi amici, gravitava tutto in danno del cieco empirismo, che aveva
no allora regnato nelle discussioni delle materie economiche e nan
ziere; ed il sordo mormorio che gi cominciava a susurrargli dattorno,
lo mise nella necessit di consolidare i prncipii , annunziati quasi
alla sfuggita, rimontando a delle basi fondamentali. Tale lintento
del Quadro economico di Quesnay, che divenne il testo della dottrina,
0 come per dileggo fu detto pi tardi, IAlcorano degli Economisti.
Noi noi conosciamo nella sua purit genuina ed autentica. Si sa
che fu stampato a Versailles in decembre del 1758, sotto gli occhi
e nel palazzo di Luigi xv, che ne tir alcune copie colle proprie
mani. Sappiamo inoltre che conteneva due parti:
IUn Quadro economico , destinato a mostrare sensibilmente il
modo in cui si compie la circolazione annuale de prodotti nella
societ;
2 Un Estratto delle Economie reali di Sully, il quale consisteva
in Massime generali del governo economico di un regno agricola. _
Il fondo di queste massimee preso da quelle, che Quesnay aveva
gi inserito nell articolo Gram'; riproducendole come appendice al
Quadro, egli vi aggiunse delle note che erano pi estese del testo.
Ma ledizione del 1758 fu fatta sparire; e novanni appresso Mi
rabeau scriveva che sarebbe stato impossibile procurarne un solo
esemplare. Parrebbe pur nondimeno che qualcuno ne rimase in po
tere degli amici di Quesnay; perch Mirabeau nel 1760 ne scri
veva come se il possedesse.

(t) Bibl. dell'uomo pubblico , t. Vlll. - Vi ha un accurato compendio del libro di


Mirabeau.
XXX RAGGUAGLIO STORICO

Due grandi'acquisti seran gi fatti. Da un lato il principio della


libert economica, uscito dalla sfera delle pubblicazioni fugaci, si
trov divenuto professione di fede duna scuola intera, e composta da
ingegni ai quali niuno pensava contendere il merito della elevatezza
nelle idee, della vastit nelle conoscenze, della purezza nelle intenzioni.
Da un altro il principio della libert finiva di presentarsi come un
ipotesi e un desiderio; era gi divenuto una conseguenza; Qucsnay
dcducendolo dal diritto naturale che hanno gli uomini a provedersi dc
mezzi di soddisfare ai proprii bisogni , prescrivendogli i limiti della
necessit e della concorrenza, svolgendo la necessit e la concorrenza
in tutte le fasi dellumano consorzio; veniva a presentare la libert
in un fatale dilemma, dopo il quale bisognava o accettarla come una
regola e ricusare alluomo il diritto di vivere e prosperare. Ecco il
vero suo merito. La frase pote mancargli; e dal difetto della frase
poterono gli economisti, sopravenuti alla scuola tisiocratiea, argomentare
tutto ci che le hanno attribuito senza conoscerla , moltissimi ancora
senza avere mai letto un solo de tanti suoi libri. Pot ancora vacil
lare nelle transizioni e nelle idee intermedie. Ma quello in cui certo
che Qucsnay e i suoi discepoli non poterono errare, la premessa e
la conseguenza: professare la libert , e professarla come un diritto,
e sistema davanti al quale tutti i sistemi son condannati a perire o
transigere. Il fatto lo prova: la teoria fisiocratica, dileggiata e com
battuta, e rimasta in mezzo secolo e pi di completa dimenticanza;
nuove scuole economiche si son fondate ed hanno predominato; il
mondo va lor debitore di scoperte importanti, e di dclicatissime ana
lisi; quandesse credevano aver preso la scienza dal nulla ed averla
lasciata perfetta, lo spirito umano si accorto che qualche cosa man
cava in economia , ha accusato gli economisti moderni di avere se
parato lutile dal giusto, il buono dal necessario; ha cercato di col
legare leconomia colla morale; ha vendicato Qucsnay , perch ha
domandato non altro che le sue premesse.
Alla fine di questo volume, quando i nostri lettori avranno avuto
essi medesimi in mano le opere principali dc fisiocrati, noi tenteremo
di riordinare la loro dottrina, presentarla nel suo vero aspetto, discu
terne i pregi e i difetti, e passare a rassegna le accuse che le furon
dirette (1); qui, occupati a narrare unicamente le storiche sue vi
cende, ci eontenteremo di avere accennato che bisogna guardarsi dal
disprezzare ciecamente un sistema, il cui gran fine fu quello di com
pire il pensiero del secolo xvtu, di dimostrare che, in qualunque or

(l) lo avrei ristampato in fronte a questo volume il bel lavoro di Eugenio Daire, dato
come Introduzione a tisiocrati delledizione di Guillaumin, se non fossi convinto che,
malgrado il suo incontrastabile merito, sarei stato costretto ad apporvi molte e non brevi
annotazioni. F. F.
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXXI

dine ci aggiriamo, nellordine della parola, in quello de diritti politici,


in quello degli interessi materiali, lesercizio libero delle forze umane
non pu ne deve avere alcun limite ttizio e capriccioso, non pu
arrestarsi che davanti alla necessit naturale , alle condizioni della
coesistenza ed uguaglianza reciproca.

IX. Dai primi lavori di Turgot facile argomentare che egli sa


rebbe stato luno de pi vogliosi ad abbracciare la teoria siocratica;
e dal suo buon senso, e dalla pienezza delle sue idee si doveva aspet
tare che lavrebbe abbracciata con tutta la coscienza necessaria per
non cadere nellcsagerazione, e sfuggire la parte debole. Una dolorosa
opportunit glie ne otferse la morte di Gournay. Turgot, consacrando
la memoria dell amico con lelogio, che sar inserito in questo vo
lume, se ne avvalse come un'occasione per riassumere e compire la
sfera delle sue idee economiche, e ne fece una specie di programma,
sotto il quale, evitando di mostrarsi ligio ad alcun sistema, present
un gran punto di riunione a quanti dopo di lui, accettando la scuola
siocratica, amavano ripararsi da colpi a cui lo spirito di partito co
minciava ad esporla.

X. Allelogio di Gournay successe dal canto diMirabeau la ripub


blicazione del Quadro economico di Quesnay , colle Massime e colle
Note, che fecero parte , come sopra abbiam detto , del 5 volume
dellArm' des hommes. questo il modo in cui le Massime e le Note,
stampate la prima volta a Versailles, pervennero infino a noi (I). In
quanto al Quadro, tal quale Mirabeau lo ha presentato , una serie
di formole cos poco intelligibili, che generalmente si suppone essere
piuttosto una nuova compilazione della sua fantasia.

Xl. Comunque si fosse, dal I76I in poi, la siocrazia si apri un


doppio cammino. In pratica diede lesempio di grandi e radicali ri
forme; in teoria diede una massa di scritti, che forse avrebbero fatto
un bene maggiore, se non si fossero presentati colla precipitata ab
bondanza che lo spirito di parte si atlretl ad introdurvi.
In pratica, Turgot nominato nel i761 Intendente della provincia
di Limoges, vi giunse col partito preso di smentire limpotenza e la
vanit, che lignoranza di tutti i tempi ha sempre attribuito alle
teorie. Lautorit di un Intendente era ristretta; ma come agente

_(I) _Le Massime furono pubblicate per intero da Mirabeau. Quanto alle Note, esse, al
dire di Dupont de Nemours, nol furono che in gran parte , c rifuse in una Spiegazione
del Quadro economico, composta da Mirabeau e pubblicata nel suddetto volume dell'Ami
des hommes.
XXXII ltAGGUAGLlO STORICO

del potere esecutivo, il quale prendeva le sue decisioni secondo gli


avvisi e le memorie delle autorit subalterno, poteva esercitare una
grande inuenza sulla prosperit di una provincia. Voltaire, udita la
destinazione di Turgot, gli scrisse: a Uno devostri colleghi mi ha detto
or ora che un intendente non atto che a fare del male; io spero
che voi mostrerete eomesso sia in grado di fare ancora pi bene . Tur
got prese limpegno di avverare alla lettera le speranze di Voltaire.
Dupont de Nemours ci ha conservato, e ledizione del Guillaumin ha
ristampato ed accresciuto gli atti amministrativi di Turgot. La si pu
praticamente conoscere se riesca indifferente per la sorte de popoli
la scelta degli uomini che son chiamati a regolarne gli interessi mate
riali; se tanto vaglia afdare una provincia al primo favorito im
becille , 0 all uomo illuminato e coscienzioso. I suoi rapporti ai
ministri, le circolari a curati, gli stessi lavori che son rimasti
imperfetti, come la memoria sulle riforme generali che il controllore
Bertin si proponeva di apportare nel sistema delle imposte; tutto
rivela ad un tempo quanto fosse in Turgot la fede che aveva nella
verit, con quanta fermezza laveva abbracciata, con quanta instan
cabilit intendeva applicarla, con quanto discernimento, con quanto
senso di opportunit e di giustizia; e in tutto, nel grande e nel
piccolo , nel privilegio domandato da un semplice fabbricante di
mussolina, come nella difeile e complicata riforma delle imposizioni.
Il Limosino, contrada poco favorita dalla natura, e agellata dal
lamministrazione antecedente, non ha pi dimenticato il nome di
Turgot. Da lui i primi opieii di carit vi furono istituiti; dalui una
scuola di ostetricia e di veterinaria; fu egli che aggiunse di proprio
danaro un secondo premio annuale alla Societ dagricoltura di Limoges,
che egli presiedeva e di cui dirigeva attivamente i lavori; cento
sessanta leghe di nuove strade furono costrutto, le antiche ristorate,
tutte mantenute perfettamente durante il tempo della sua ammini
strazione; il sistema di requisizioni pei trasporti militari, vessazione
delle pi odiose, fu abolito per opera del suo consiglio e della sua
insistenza; la corvata si cangi in lavoro di uomini liberi e retri
buiti sul fondo del tesoro comunale ; nel servizio militare , domand
ed ottenne che si ammcttesse la sostituzione devolontarii acoseritti,
e. fosse abolita una gratuita tirannia, dalla quale tanti sanguinosi di
sordini serano no allora sperimentati. Tanta sollecitudine unita a
tanto spirito di equit dovevano rapidamente attirare sopra Turgot
la gratitudine de suoi amministrati. Il popolo, e quello soprattutto
delle campagne, si era assuefatto a vedere il suo pi caldo e sincero
benefattore ed amico; e Turgot benedetto da tutte le parti , vedeva.
il segno pi evidente della ducia che inspirava il suo nome, nella
docilit con cui le popolazioni da lui governate accettavano esecon
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. xxx".
davano le riforme che egli veniva proponendo , e che in bocca di
un magistrato men prediletto sarebbero state credute altrettante in
sidie scali.
Ma il momento in cui si pote soprattutto apprezzare la bont, le
nergia, l attivit ed i sacrifieii delllntendente fu nelle carestie
del 1770 e del 1771.
La libert del commercio degrani nellinterno era, sei anni prima,
divenuta legge dello Stato; ma in quel momento si sveglarono tutte
le vecchie preoccupazioni in favore devincoli alla circolazione dei
cereali. Le corti sovrane ei magistrati municipali, la cui ignoranza
in economia politica non era inferiore a quella del volge, tentarono
di dissepellire un gran numero di disposizioni, merce le quali, in
vece di assicurare la pubblica sussistenza, si sarebbe imbarazzata la
zione libera del commercio , attraversando gli approvigionamenti , e
violando la propriet dei coltivatori. Turgot si affrett a far eaneel.
lare dal Consiglio tutte queste misure , prescrisse moderazione e fer
mezza a tuttii suoi subalterni, ricorse allaiuto decurati per far pe
netrare le sane idee nel popolo, e al tempo stesso mise in opera
tutti i mezzi che erano alla sua disposizione per proeurargli pane e
travaglio. Ai soccorsi che impetr dal governo, aggiunse ci che
poteva del suo, e eontrasse anche un debito di 20 mila lire per
impiegarlo in beneficio depoveri. Organizz gli opificii di carit, in
modo che gli uomini, le donne, i fanciulli, potessero tutti trovarvi
occupazione e sussistenza vicino ai luoghi della propria dimora. In
tutti i comuni apri uffici di carit , e indic minuziosamente iloro
doveri in una lunga istruzione che comincia con queste belle parole:
Il sollievo degli uomini che sorono il dovere e la/l'are di tutti. La
carit fu stimolata ogni dove, legoismo si trov combattuto, anche
con mezzi che in circostanze ordinarie parrebbero coercitivi. Se
tutta lattivit di Turgot, e la libert del commercio, che non pu
fare miracoli, soprattutto quando e improvvisata, non preservarono
il Limosino da una crudele miseria , arrivarono almeno a salvarlo
dagli estremi orrori della fame. Turgot rese un conto minuto di tutte
le sue operazioni al Controllore generale. In questo documento che
porta, come tutto ci che uscito dalla sua penna, il marchio della
mirabile semplicit colla quale egli sapea fare il bene , poche parole
son quelle che si riferiscono alla sua persona. Egli aveva eceeduto
di circa 90 mila lire il credito apertogli dal ministro, e se ne
scusa ne seguenti termini: a lo oso lusingarmi che un decit di
meno che 90 mila lire, sopra operazioni che passano 1,2lt0,000
lire, non vi sorprender, e che voi giudicherete meno sfavorevol
mente la mia economia; forse ancora mi crederete degno di qual

Econom. TOMO I. - C.
XXXIV RAGGUAGLlO STORICO

che approvazione; e questa la principale ricompensa che io desi


dero ai miei travagli (l).

XlI. Le dottrine siocratiehe intanto progredivano acquistando


nuovi gradi di pubblicit e destando avversarii. Mirabeau, organo
il pi focoso delle idee di Quesnay, se molto noeque colla eccentri
cit della esposizione, molto giov colla frequenza delle sue produ
zioni. La Teoria dellimposta e la Filosoa rurale, apparvero luna
dopo laltra in tre anni, dal 1761 al 1765 (2). La prima opera,
affatto sfornita dogni interesse, fu empiricamente attaccata da Pes
selier (5); la Filosoa rurale, che certamente lontana dal meritare
il titolo di libro ricco e profondo prodigatogli (la Dupont(lt), certo
il meno cattivo fra quelli che uscivano dalle mani di Mirabeau;
ci che rende sempre meglio probabile il concorso che si suppone
avervi contribuito lo stesso Quesnay. Se questi scritti non facevano
un grande eletto per se, giovavano a creare e raccogliere parti
giani. Scrittori di opuscoletti sorgevano in un luogo o in un altro;
il modesto e fecondo Abeille si sollevava su tutti (5); le due Ae
eademie di Caen e di Orleans si dichiaravano partigiani della nuova
scienza. Labate Morellet, uno depi solidi, depi costanti e depi
giudiziosi ingegni del secolo 18", amico dinfanziaaTurgot, si avvici
nava a Quesnay e Mirabeau (6); e Dupont de Nemours comin
ciava allora egli pure a far parte della loro societ.

(1) L'edizione Guillaumn ha riunito nel secondo volume i Lavori relativi alla care
stia del1770 e 1771 nella generalit di Limoges. Sarebbero una lettura degna di venire
caldamente raccomandata a molti pubblici amministratori, ed a molti rappresentanti del
popolo.
(9.) Thorie de IImpt. (Anom). ln-4, e in-12. 1760 e 1761.
Phz'losophz'e rurale ou Economie gne'rale et politt' ne da l'agricullure rduile lordre
immuable des lois physiques et morales qui ossurent a prospc'rit des empires. - Tre vo
lumi in-12 colla data di Amsterdam.1765 e1761.
(3) Carlo Stefano Pesselier, nato a Parigi nel 1712, morto nel 1763. Era un poeta, ed
un impiegato ncllappalto, e versato nella parte pratica delle nanze. Voltaire nel suo
carteggio con Mad. dArgental si duole della pretensione di Pesselier al governo delle
nanze. Nel 1756 aveva gi scritto in gran fol. : Ide'e gr'nrale des nances, conside're'es
relativement toutcs les matires qui a artiennent cette portion de ladministration.
Nel 1761: Doules proposs lauteur de a The'ora'e de llmpt. ln-12 (Auon.).
(4) Discorso premesso al Quadro economico di Quesnay.
(ti) Luigi Paolo Alieillc, nato a Tolone nel 1719, morto a Parigi nel 1807. Fu ispet
Iore generale delle manifallure, e segretario generale al consiglio di commercio. Abbrac
cio di buonora le dottrine siocraliche. Oltre al Corpo d'osservazioni della societ agra
ria di Bretagna nel 1761 e 1762 , scrisse nel 1765 Letlre dun ngoeiant sur la nature
da commercedcs grains (Anon). Marsiglia. ln-S".
(ti) L'elogio (li Morellct fu fatto da Lcmontey, Acad. n; 17 giugno 1819; le sue 11e
moric sono di un gran pregio, specialmente per la storia letteraria del secolo 18.
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXXV

Xlll. Dupont era nato nel i759. Era allet di 25 anni quando
si le conoscere dagli economisti, scrivendo due operette in risposta
ad un libro di Roussel de la Tour, consigliere al Parlamento di
Parigi (I). I due punti capitali della dottrina siocratica furono
da lui caldamente abbracciati in questi primi saggi della sua in
telligenza. Da un lato si sforzava di dimostrare che la terra, per
quanto si vogliano variare le forme e gli oggetti delle pubbliche
imposizioni, sempre quella su cui interamente ricadono; da un altro,
che tutti i dazii doganali, allentrata o alluscita delle mercanzie ,
non possono riuscire che pernieiosi alla nazione. Dupont colla fran
chezza che metteva nelle sue convinzioni,con lo stile appassionato,
mostrava di possedere tutti gli elementi opportuni per apportare alla
scuola tutto lappoggio desuoi talenti , e per mezzo di Seinac de
Meilhan, allora lntendente di Soissons, presso il quale pare che il
giovine economista si trovava impiegato, fu subito messo in rela
zione con Quesnay e Mirabeau, alle cui teoriche doveva poi con
ferire un gran lustro, e di cui doveva essere il superstite estremo
e il difensore costante, fino quasi al secondo decennio del secolo 19.
Un terzo opuscolo sopravvenne , nellanno seguente , a consolidare
quella nuova amicizia; Dupont lesse allAceademia di Soissons , e
poi diede alle stampe, una memoria sulla libert del commercio
degrani (2): argomento che la scuola di Quesnay aveva di buo
nora eccitato, e che poi per lungo tratto di tempo divenne il sog
getto di una guerra accanita, nella quale si svolsero i primi germi
delle antipatie fra la proprieteil capitale. '

XIV. A Dupont de Ncmours si aggiunsero Lsraosna, Msacisa na


LA RIVIRE, e BAUDEAU.
Il primo, allievo di Pothier, aveva, ne suoi primi studi legali,
mostrato una tendenza a delle vedute filosofiche superiori alla mera
applicazione delle leggi positive. I biogra francesi ne fanno un
precursore di Servan , Beccaria, e Dupaty. indubitato che uno
spirito di saggio riforme predomina in tutti i suoi scritti; il suo di

(1) lft'chcsse de llat. (Anon). Parigi 1775. ln-I8.


Le due risposte di Dupont furono intitolate: ,
- ll/lescians sur lc'crit inlitule' Richesse de lEtat. Parigi 1765. ln-8 e in-l2.
- Ile'ponse rlernandc parjll. le Marquis dc "" (1 celle quil a fatte auz Ii/lemions sur
lc'crit intitule' [tic/tesse de lEtat. Parigi 1763. ln-8u e in-I2.
(2) De leacportation et le limportation des grains. Soissons e Paris i764. ln-8.
-- Abeillc rall'orz in quel momento le idee di Dupont colle sue Ii/lerions sur la po
licc des grains cn France et en Angleterre. III-12. lllarzo i764.
- Un altro opuscoletto di 7 pagine: Lctlre au sujet de la cherte' (LS ble's en Gag/enne. ed
un quarto sopra un punto gi trattato da Quesnay: Lctlre sur la di/fermcc qui se troupe
cntre la grande et la pelite culture; anonimi entrambi, appartengono pure a Dupont, e fu
rono pubblicati nello stesso anno 4764.
XXXVI RAGGUAGLIO STORICO

scorso sulla giustizia criminale e meritamente citato come un bel


saggio devizii che bruttavano la legislazione penale di quel tempo,
e come una delle prime ed eloquenti proteste che si fossero formolate
contro la tortura. Lidea da cui partirono gli economisti , quando pre
sentarono la questione sulla sussistenza come una deduzione del di
ritto naturale degli uomini, dovea naturalmente colpire ed attirare
le simpatie del giovine avvocato; il quale difatti entr ben presto
in relazione con loro, ne abbracci ardentemente le teorie, e ne
fece la prima professione in certe note, che noi a un suo discorso
sulla decadenza della magistratura, nel {7611.
Di Mercier de la Riviere signora la prima origine. Si sa sola
mente esser nato nel 1720; avere nel 17117 acquistato una carica
di consigliere al Parlamento di Parigi, e pi tardi essere stato no
minato lntendente alla Martinica. Il suo biografo nell edizione
Guillaumin, si mostra ugualmente ignaro intorno al carattere della
sua amministrazione in quella colonia, dove pur nondimeno dimor
lungo tempo; Dupont de Nemours, aceordando forse un potroppo al
sentimento dellamicizia, ci lasci detto che l a il suo zelo e la sua
attivit nel servire alla patria con utili operazioni, perpetuamente
guidate daprincipii luminosi di cui era penetrato, non gli permisero,
in tutto il corso della sua amministrazione, di sviluppare levidenza
delle idee che dirigevano i suoi immensi e cotidiani lavori 1). C0
munque si fosse , il suo ritorno in Francia fu immediatamente se
guito da vincoli di stretta amicizia, che egli immediatamente contrasse
con tutti gli uomini distinti che frequentavano la societ di Quesnay.
Larrivo dellabate Baudeau (l) avvenne un podopo, nel 1766 ,
e fu opera di una conversione. Baudeau, gi noto come teologo e
letterato, cominci dallessere avverso agli economisti; ne divenne
poscia , insieme a Mercier , uno dei pi abili ed esaltati difensori;
ed eccone il come.
In luglio del 1765 Dupont de Nemours fond il Giornale dellw
gricoltura, del commercio e delle nanze, nel quale tutti i discepoli
di Quesnay, ed egli stesso, inserivano i loro scritti, ed ammettevano
al tempo medesimo quelli dogni loro avversario, aggiungendovi le
risposte, e facendone un campo di libera discussione.
Alla ne dello stesso anno lab. Baudeau fond unaltra opera pe
riodica, sotto il titolo di Effemeridi del cittadino, 0 Cronaca dello spi
rito nazionale; dove egli e i partigiani del sistema mercantile com
battevano le teorie di Quesnay.

(1) Ne ue ad Amboise il 20 aprile 1750. Destinato al sacerdozio, ne prese e conservo


il solo tifo o, e fu uno de'tanti a ati di apparenza che popolarono la letteratura del se
colo passato.
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXXVII

Le Trosne in marzo 17 66 scrisse, nel Giornale di agricoltura, una


lettera sui pretesi vantaggi della bilancia di commercio in risposta
ad un articolo delle Effemeridi. Baudeau che n era lautore volle
rispondere, ed apparecchi una serie di lettere, delle quali la prima
fu ammessa nello stesso Giornale di agricoltura. Ma il compilatore
consentendone linserzione, volle riserbato il diritto di confutarla, e
lo fece con delle brevi osservazioni, le quali convinsero labate
Baudeau del suo torto, e lo spinsero a far causa comune cogli
economisti.
Allora i compilatori di quedue giornali cessarono di rappresentare
due partiti avversi, e finirono poco dopo con operare una fusione.
Perch in novembre 1766, i partigiani del sistema mercantile per
vennero ad allontanare Dupont dal Giornale dAgr'icoltura, il quale
in conseguenza non rimase aperto che agli oppositori di Quesnay (l);
e Dupont de Nemours pass nella compilazione delle E/zmeridi, che
da dicembre 1766 in poi presero per secondo titolo quello di Biblio
teca ragionata delle scienze morali e politiche.
Circa un anno e mezzo dopo, in maggio 1768, Baudeau abban
don intieramente a Dupont la direzione delle Eemeridi; quantunque
non cessasse di scrivervi, insieme aIMraheau, Letrosne, Turgot ed
allo stesso Quesnay. Per ci che lantico Giornale dAgricollura, e
poi tutta la serie delle Eemeridi, continuate sino a tutto marzo
17 72, formano una vasta spiegazione del sistema defsiocrati: in
questi due periodici che essi ordinariamente facevano la prima pub
blicazione deloro scritti, che poi estraevano separatamente e mette
vano in circolazione. Per ci e ancora che sebbene se ne siano con
servati ipi importanti per via di ristampe, pure fa pena a chiun
que ami di studiare accuratamente quellepoca e quella dottrina, il
vedere quasi distrutte le collezioni dedue giornali, o divenute si
rare che oltremodo difficile il trovarne, anche in Francia, una
copia.

XV. In mezzo alla farragine di quelle scritture , tutte speciali,


e di cui daremo appresso una lista, la meno inesatta che si potr,
mancava ancora un lavoro che, tornando a raccogliere le sparse
membra della dottrina, ne presentasse di nuovo linsiemc, ed al
largasse il primo abbozzo che naveva dato il Quadro economico di
Quesnay. Mirabeau lo aveva spiegato nelle sue pubblicazioni del
1760; poi comentato partitamente nella Teoria delllmposta e nella
Filosoa rurale; ma colle sue cifre, colle sue digressioni, colla gros

(1) Cos che la prima serie veniva poi distinta col titolo di Antica giornale d'Agricoltwra.
XXXVIII RAGGLAGLIO STORICO

solanit delle frasi, colla esagerazione degli elogi, letl'etto che se


n era ottenuto era appunto I opposto di ci che la scuola atten
deva ed avca di bisogno. Atlendeva una mano maestra ed uno
spirito sobrio che facesse dimenticare la setta ed accreditasse la dot
Irina. Sventuratamente la prima opera di polso che sopravvenne
con questo intento di complessiva esposizione, fu una delle pi esal
tate che la scuola siocratica abbia da deplorare o vantare. LOr
dine essenziale di Mercier, si sarebbe elevato in un posto, superiore
e pi solido della grande ma effimera fama che ottenne, se, mentre
esponeva con tanta larghezza di vedute la teoria di Quesnay, non
avesse riprodotto, bench sotto forme men gotfe, lentusiasmo e le ec
centricit dellAmico degli uomini. Rest pur nondimeno a Mercier il
titolo di priorit. Nel 1767 in cui apparve il suo libro, niuno lo aveva
notoriamente preceduto; e senza dubbio converrebbe accordargli la
precedenza, se il tempo non ci avesse ora svelato che, mentregli pub
blicava e metteva in circolazione con grande strepito lopera sua, non
fosse gi esistito il manoscritto di un copioso opuscolo che lo vince
tanto in bont, quanto gli resta per la mole al di sotto.
Due giovinotti cinesi, per nome K0 e Yang, erano stati in quel
tempo mandati, damissionarii gesuiti, a Parigi per educarvisi. Nel
tornare in patria, il governo francese aveva loro assegnato una pen
sione, a patto di mantenersi in relazioni scientiche e letterarie colla
Francia. Turgot, volendo approfittare di questa felice opportunit per
aprirsi una nuova specie di conoscenze, diresse loro cinquantadue do
mande, che sono state comprese fra le sue opere sotto il titolo di
Questioni sulla Cina (1), e che, in molte parti, potrebbero anche ai
nostri tempi passare per un buon modello di interrogazioni statistiche.
Non a queste che intendevamo di alludere per contrapporle allo
pera di Mercier; ma alloccasione di esse, Turgot trov giustamente
opportuno il cominciare dal riunire insieme le nozioni generali, che
potessero mettere i giovani cinesi in grado di rispondere con piena
conoscenza di causa. Tale l'origine e lo scopo dellopuscoletlo di cui
intendiamo parlare, Riessioni sulla formazione e la distribuzione delle
ricchezze. Fu scritto nel 1766, e confidato a Dupont, il quale tre
anni appresso lo mise per la prima volta alle stampe nel vol. XI delle
Effemeridi del cittadino, 1769 (2).

(1) Edizione Guillaumin, tom. I, pag. 510.


(2) Iledizione che si spesso citata del 1766 pare che non esista, e che sia piuttosto
un equivoco per cui si confusa la data dello scritto con quella della stampa. Del resto,
stato ripubblicato cinque volte separatamente. Una traduzione inglese ne fu fatta nel
1795. Un'altra se ne proponeva in tedesco sin dal 1771, ed ad essa che allude il se
guente passo di una delle lettere di Turgot a Cuillard, delle quali stata arricchita la
edizione Guillaumin:
Il letterato che si propone di tradurre la Formazione delle ricchezze mi onora pi
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. XXXIX

Turgot comincia dal mostrare la societ divisa, per una necessit


fondata sulla natura delle cose, in due classi, entrambe laboriose, ma
di cui luna trae dalla terra una ricchezza di continuo rinascente, laltra
si occupa del dare alle materie prodotte dalla terra le preparazioni e
le forme necessarie per renderle atte ai bisogni degli uomini: luna
produttrice, laltra stipendiata.
L introduzione della propriet, e la disuguale ripartizione delle
terre , sopravvengono a suddividere la classe agraria o produttrice
in due rami, perche il prodotto della terra naturalmente si separa
in due porzioni: la prima comprende la sussistenza e iprotti di chi
materialmente lavora la terra ; la seconda forma quella parte indi
pendente e disponibile che la terra concede in puro dono a chi
ne fa coltivare una quantit superiore alle sue forze ed asuoi mezzi.
Questultima costituisce il reddito del proprietario; dopo lintroduzione
del quale, la, societ si trova divisa in tre classi, aggiungendo alle
due gi dette quella deproprietarii, alla quale Turgot dava il nome
di disponibile. -
Gli artigiani e i coltivatori hanno in comune la necessit di lavo
rare per vivere; differiscono in ci che gli uni traggono dal proprio
travaglio quanto basti a formare il loro stipendio, gli altri traggono
dalla terra e la propria sussistenza e tutto ci che serve a sostenere
la classe deproprietarii e quella degli artigiani. dunque sotto que
staltro aspetto che le due classi non disponibili, possono ancora di
stinguersi in produttrice e sterile.
I proprietarii, esentandosi dallimpiegare il proprio travaglio, pos
sono far coltivare le terre con uno de cinque sistemi seguenti : o
pagando direttamente uno stipendio a coloro che le lavorino, o per
mezzo di schiavi, o abbandonandone altrui il possesso e serbandosi
puramente una rendita, o mettendo il coltivatore a parte proporzio
nale del prodotto, o dandole in aftto. Di queste cinque maniere, la

di quello chio meriti. Ma se egli vuole assumere questa pena , io non posso che sen
tirmene assai lusingato. Ed in tal caso lo pregherei di fare, nel corpo dell'opera, una
sottrazione necessaria, e che forma duplicazione colla mia Memoria sopra lusura. lo
aveva pregato Il. Dupont di fare quella sottrazione, ma egli non ha voluto perdere tre
pagine della stampato. Il passo da sopprimere il paragrafo 75, che va tolto all'intutto.
cangiando il numero de paragrafi successivi. Questa discussione teologica interrompe il
filo delle idee, era buona soltanto per coloro, ai quali io l'aveva indirizzata. Se il tra
duttore vuol conservare questo paragrafo, ne faccia una nota di rinvio al paragrafo 74 ,
e sopprimendo il titolo del paragrafo 75. Vi sono molti errori di stampa che bisognerebbe
pure aver la cura di correggere prima di tradurre. Non sarebbe ne anco male premettere
un Avverlimento. in cui Sl dica che questo lavoro non fu scritto per pubblicarlo, ma
era una semplice lettera che doveva servire di preambolo a dequesiti sulla costituzione
economica della Cina, indirizzati a due Cinesi, aquali mi proposi di dare delle no
zioni generali per metterli in grado di rispondere aquesiti; e che essendosi dallautor
atldata questa lettera a M. Dupont, autore delle Effemeridi del Cittadino, egli lba pub
blicata nel suo giornale. ,
Xl. RAGGUAGLIO STORICO

prima e troppo dispendiosa, la seconda e barbara, la terza un ab


bandono della terra, non coltura: la quarta e la quinta son le sole
che convengano e sieno usate in un paese civile.
Con questo metodo Turgot passa in rivista le suddivisioni del
laltre classi: e facendosi strada per mezzo alle idee intermedie del
capitale, delle sue forme, delle diverse maniere di accumularlo, dif
fonderlo, ed impiegarlo, riunisce in pochi paragra, con una mira
bile nettezza di espressioni, tutto ci che si sapeva in quel tempo,
tutto ci, in grandissima parte, che si sa nora di meglio intorno
. alle idee capitali su cui si aggira lEconomia, sul valore, sulla mo
nota, sui salarii, sullinteresse, sulla rendita ecc.
Il pensiero predominante in tutte le sue teorie e quello di con
siderare la terra come origine unica dogni ricchezza: teoria che pre
suppone un punto di vista da cui la dottrina sioeratica partiva co
stantemente, e dato il quale svanisce una grandissima parte delle og
gezioni che si sono elevate contro di essa. E stato oggi lucidamente
mostrato, che nelle idee di Turgot si faceva una distinzione profonda
tra la materia della ricchezza, e il suo valor permutabile: e che, quando
consideriamo il genere umano in unica massa, la materia su cui si
esercita tutta la sua attivit, la materia su cui si sostiene in vita e
si riproduce in perpetuo, non viene che dalla terra. Sotto questam
pio ed assoluto aspetto, non vi a dubitare che una distinzione sia
ben da farsi tra ricchezza e ricchezza; distinzione, la quale non solo
non erronea, come la scuola di Smith 'fe presupporre, ma e anzi la
chiave delle pi importanti quistioni della scienza; e, per esempio,
come una volta tenteremo di dimostrare, ilpunto in cui vaa connarsi
il gran problema della popolazione, che, per quanto si sfugga o si dis
simuli, costituisce dal canto suo il principio e il fine, tutta lessenza
dellEconomia.
Noi rimettiamo alle riessioni, con cui sar chiuso questo volume,
lesame del sistema e delle speciali sue parti; ci limitiamo per ora ad
indicare lultima conclusione dellopuscolo di Turgot e della scuola
siocratica. Stando allaspetto generale dellumanit presa insieme ,
si veniva a conchiudere dallanalisi delle diverse funzioni intermedie
che il solo reddito della societ , consiste nel prodotto netto della
terra, e che ogni altro protto annuale o e pagato dal reddito ,
o fa parte delle spese che concorrono alla formazione del prodotto
lordo. -

XVI. Mentre il manoscritto di questa preziosa operetta di Turgot


stava in potere di Dupont de Nemours, costui si decise a riunire in
sieme gli opuscoli di Qucsnay , e pubblicarli in due volumi sotto il
titolo di Fisiocrazia 0 Costituzione naturale del governo pi vantag
SULLA scuote FISIOCIIATICA. xu
gioso al genere umano (Leida e Parigi i767 e 1768; due voi.
in-8") (I).
Alcuni di questi opuscoli eran gi noti pcrch inseriti nel Giornale
di agricoltura. Erano il Diritto naturale; IAnalisi del quadro econo
mico colle osservazioni che laccompagnano; le Massime generali del
governo cconomiw, e le note che lo seguono.
Altri erano inediti, sotto il titolo di Problemi economici e Dialoghi
sul commercio e sul lavoro degli artigiani.
Dupont aggiunse prefazioni e note di sua mano a questa raccolta ,
che sarebbe divenuta assai rara se nelledizione del Guillaumin non
fosse stata riprodotta per intero.
Io riunisco , scriveva Dupont , nel discorso preliminare , sotto
un titolo generale e comune , alcuni trattati particolari che servirono
alla mia istruzione e potranno ugualmente servire allaltrui. Il loro
autore me nha dato successivamente la maggior parte per arricchirne
unopera periodica, di cui io era allora incaricato; e che ha lo scopo
di accrescere una scienza essenziale al benessere dellumanit. Al mio
zelo non basta averli separatamente affidato a devolumi staccati; io
credo doverli accostare insieme , per formarne un corpo di dottrina ,
determinato e completo, che esponga con evidenza il diritto naturale
degli uomini , lordine naturale della societ , e le leggi naturali pi
vantaggiose agli uomini riuniti in societ. n
Queste parole spiegano i estensione che gi avea preso il sistema
di Quesnay.
Si cominciava dal dimostrare che noi, costretti dalla natura a
conservare la propria esistenza e perpetuare la specie , abbiamo un
diritto a quelle forme della materia che costituiscono i nostri mezzi
di vita. -
Si passava a descrivere il modo in cui la materia e luomo, lin
dividuo e la societ , concatenandosi insieme venivano a fermare un
Ordine di cause ed effetti che, per quanto vi si possa scoprire di
articiale e volontario , poggiando pure sull immutabilita della na
tura, diviene un ramo di quella sica costituzione che Dio stesso ha
dato alluniverso , e secondo la quale si compie tutto ci che avviene
in natura. '
Era quindi spontaneo il dedurre delle leggi naturali , alle quali gli
uomini vanno necessariamente soggetti per assicurarsi i vantaggi
che lordine naturale promette. Queste leggi, trasformate in condi
zioni sociali, danno origine a quellordine di giustizia essenziale, che
stabilisce il diritto reciproco deconsociati, sulle leggi siche che assi

(l) Il titolo di Fisiocrazia non fu dato che al primo volume. Il secondo porta quello
di Discussioni e sviluppi di alcune nozioni delleconomia politica.
XLll BAGGUAGLIO STORICO

curano la sussistenza degli uomini, sul diritto naturale in forza


di cui ciascheduno di'loro deve godere , senza usurpare il diritto
simile desuoi simili.
Tale era il disegno che Dupont intendeva comprendere nella rac
colta alla quale dava il nome di Fisiocrazia (I). Lopuscoletto sul di
ritto naturale adempiva al primo intento; adempiva al secondo il
Quadra economico; le Massime al terzo.
Il Diritto naturale, che oggi potrebbe riguardarsi come non legato
abbastanza colle teorie economiche , era pur nondimeno la base del
sistema di Quesnay; e nel tempo in cui fu ideato, elevava la dottrina
ad una grande importanza. Dallimpegno con cui gli economisti mo
derni hanno ritentato di collegare la scienza degli interessi materiali
alla scienza del diritto; dalla necessit che han sentito di togliere al
leconomia quel tanto di apparenza ipotetica che le rimane, nche
invece di dedurla da principii naturali di diritto, si presenti piuttosto
come consiglio di concezioni arbitrarie ; si pu argomentare quanto
pi al tempo di Quesnay importasse il mettere in luce questintimo
legame tra lutile e il necessario; questo principio cosi poco inteso ,
e cos gofiamente snaturato talvolta, che malgrado Bentham e Roma
gnosi, trova ancora le pi grandi difficolt ad insinuarsi fra le basi
della sapienza civile.
La totale disparizione del Quadro economico , tal quale era stato
pubblicato nel 17 58, e il titolo di analisi che prende nella raccolta
di Dupont, ha fatto con ragione sospettare, come sopra abbiamo no
tato, che il testo da lui pubblicato non sia identico a quello di
Quesnay; ma da quanto ne disse il marchese di Mirabeau , in un
volume delle Effemeridi, si pu ben inferire che lanalisi, se non
corrisponde precisamente allo scritto originario di Quesnay , senza
dubbio una seconda versione, uscita pure dalle sue mani.
Abbiamo anche detto che le massime, nacquero nellarticolo grani.
Bivedute ed ampliate furono da Dupont comprese nella raccolta , con
delle differenze per le quali la seconda versione forse rimane inferiore
alla prima. questo il motivo che cinduce a eomprenderle entrambe
nel presente volume , dove larticolo grani (che appartiene piuttosto
alla serie detrattati speciali) non potrebbe aver luogo.
La parte, allora inedita , di Quesnay, che compiva la siocrazia ,
si compose di due problemi e di due dialoghi.
Entrambi questi lavori non sono e non furono dati da Dupont che
come uno svolgimento ulteriore del sistema consacrato nel Quadro.
Noi ti riproduciamo del pari, e collo stesso intento. Nel primo dei

(1) Governo della natura: ll'JCl (natura) e xpz-rziv (comandare).


SULLA SCUOLA FISIOCBA'I'ICA. I XLIII

due problemi si vedr come i fisiocrati erano, per via di osservazioni


incomplete sullindole e il fondamento del valore, menati a eonehiu
dere in favore degli alti prezzi deprodotti agrarii. Nel secondo , la
quistione dellimposta indiretta che formava il soggetto duna speciale
riprovazione nella scuola siocratiea , se non vi trova, come facea
sperare Dupont, una soluzione matematicamente rigorosa, per messa
nel preciso aspetto in cui la proponeva Quesnay. Quanto poi ai dia
loghi, luno sulla natura del commercio , e laltro sul travaglio degli
artigiani, hanno per loro ne primario lintento di spiegare in qual
senso e per qual serie di motivi , la scuola siocratiea ammetteva la
sua prediletta distinzione fra le tre classi che concorrono allopera
del movimento economico. Sintende adunque come tutti questi
opuscoli si eolleghino- insieme, e riuniti giovine a dare l'idea com
pleta del sistema , tal quale si proponeva Dupont di renderlo intelli
gibile e popolare.

XVII. Contemporanea, come abbiam detto, alla pubblicazione della


Fisiocrazia, fu lopera di Mercier de la Riviere: L'Ordine naturale ed
essenziale delle Societ politiche (1).
Non si potrebbe dar meglio unidea precisa di questo libro che
colle parole premesse da Eugenio Daire alla edizione del Guillaumin.
Lorduie naturale ed essenziale delle Societ politiche comprende in
tutto Mi capitoli; dequali i primi nove sono dallautore consacrati
alla esposizione della Teoria dellordine, e gli altri trentacinque, com
presovi lultimo che riassume tutta lopera, tendono a svilupparne la
pratica effettuazione. Questo titolo e questo disegno suppongono un
trattato assai metodico di Economia sociale; ma realmente, lopera di
La Riviere non ha tanto merito, e non offre allincontro , che un in
sieme molto confuso di dissertazioni legate ad un tempo con lordine
morale, colla politica e con glinteressi materiali della societ. sol
tanto neeapitoli posteriori che lo scrittore si occupa espressamente di
questultima parte , e che il suo libro acquista in logica ed in chia
rezza un valore che le pagine precedenti offrono appena di tanto in
tanto.
Mercier de la Riviere, fedele interprete dellidea di Quesnay, deriva
lordine morale dal fisico, di modo che leconomia regolare delle
societ non e, agli occhi suoi, che leconomia normale della produ
zione e distribuzione delle ricchezze. Ora i principii fondamentali di
questa economia egli li ricava dal sentimento e dalla ragione, da cui
ci sono indicati in modo certo , rendendoei evidenti le verit: che

(1) 1767, un volume in--1 e due vol. in-12".


X LIV RAGGUAGLIO STORICO

l'istinto generale della conservazione e del benessere fra gli uomini


corrisponde al dovere del travaglio; che al dovere del travaglio cor
risponde il diritto di propriet; e che questo diritto , istituito dalla
natura, anche nellinteresse dellindividuo e della specie , nel pi
legittimo modo concepito sotto tre differenti aspetti, cio:
Propriet personale, o libera disposizione per ciascun membro del
corpo sociale, delle forze siche e intellettuali, che costituiscono la sua
personalit ;
Propriet mobiliare , o libera disposizione delle cose mobili acqui
state col travaglio;
Propriet fondiaria, o libera disposizione del suolo , fecondato dalla
coltura, essendo questo il primo interesse dellumanit, al quale niuno
vorrebbe provvedere, se non fosse certo di mai non perdere la
spesa del travaglio e del capitale consacratovi.
In tal modo Mercier de la Riviere mette la libert e la propriet
come fondamenti di ci che chiama lOrdine , e vi trova il criterio
del valore di tutte le leggi positive, che non si possono , secondo lui,
dichiarare razionali, se non in quanto servano a custodire luno e
laltro di quedue fondamenti. Di pi, mostrando come la produzione
della ricchezza, e quindi la felicita temporale delluomo, sono vincolate
al rispetto di questo doppio principio , egli colloca il dritto , non pi
sopra idee arbitrarie e contestabili , ma su nozioni fornite allintelli
genza dalla contemplazione di fenomeni fisici che ella non potrebbe
recare in dubbio senza rinnegare se stessa.
Tali sono i principii fondamentali che ispirano lopera di Mercier,
ed ispiravano tutta la scuola siocratica. E doloroso il vedere che
lesccuzione pratica non corrisponde in tutte le parti alla clevatezza
del concepimento, e che spczialmentc nei prolegomeni dellopera il
lettore e disgustato dalla maniera un po gonfia, eldal disordine delle
idee. Ma la parte propriamente ristretta al campo delleconomia si fa
leggere ancora con un vivo interesse; ed questa la sola che noi,
imitando ledizione del Guillaumin, ci limitiamo a comprendere nella
nostra raccolta.
Un opuscolo di Dupont de Nemours pubblicato in quell'anno mede
simo, ed appunto alloggetto di dare al pubblico una succinta analisi
dellOrd-ine naturale , stato con sano accorgimento prescelto dal
Guillaumin; e noi lo riproduciamo del pari. Il suo titolo : Origine e
progressi duna scienza nuova. Lautore , dopo un breve cenno sui
lavori fisiocratici , fa una lucida esposizione del loro sistema. La
parte politica sopratutto vi brevemente ma completamente dimo
strata con tutta la concatenazione delle idee che ne formano un
insieme compatto; cosicch linserzionc di questo opuscolo di Dupont,
mentre nulla lascia a desiderare in chi voglia formarsene un con
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA . XLV

cetto preciso , serve a supplire i capitoli di Mercier che per la loro


prolissita convenuto sottrarre.

XVIII. Lapparizione del libro di Mercier produsse una nuova fase


nella riputazione defisiocrati; i quali cominciarono allora ad avere con
tro di se gli innumerevoli partigiani delle riforme politiche. Rimonta
sino a Quesnay quella speciale predilezione che i fisiocrati mostravano
sempre verso il potere assoluto, ma e Meri'er colui che soprattutto si
pronunz nella maniera pi esplicita in favore del dispotismo legale,
che appena giungeva a distinguere dal dispotsmo arbitrario. Del
resto , la storia ha reso a lui ed a compagni del suo sistema la giu
stizia di attribuirgli non altro che unintima e spassionata convinzione
di principii; non si mai sospettato che gli economisti, nel non cu
rare che come mere nzioni politiche tutti i mezzi di equilibrio fra i
varii poteri governativi, non servivano ad alcun sinistro partito, ma
erano in pienissima buona fede, non parlavano nellinteresse personale
di un capo unico ed ereditario, ma domandavano la concentrazione
dellautorit, preferivano la monarchia assoluta alla mista, collunico
intento di preferire una forma sotto la quale credevano assicurato vie
meglio il predominio dellinteresse generale su quello degli individui.
Ad onta di ci, non e da mettere in dubbio che questa tesi sul potere
assoluto, la quale era per altro un poestranea allargomento essenziale
del sistema defisiocrati, nocque grandemente alla loro riputazione. Fu
per essa, e fu soprattutto alloccasione dellopera di Mercier, che il titolo
odioso di setta rest loro definitivamente attaccato: e fu inoltre da
quel momento che si cominciarono a considerare come suddivisi in
due rami, alluno dequali si poneva come capo-scuola Turgot, che
era troppo ammiratore desstemi inglesi per non lasciar trasparire
dasuoi scritti e dasuoi discorsi le sue tendenze costituzionali. Del
rimanente oramai dimostrato che, nel fondo delle dottrine econo
miche, Turgot non offre la menoma discrepanza con Quesnay, Mercier
e Dupont. Gli storici parlano tutti di questa supposta ramicazione, la
quale probabilmente fondata sopra quanto ne disse lo stesso Dupont
nella sua Notizia sugli Economisti che sar inserita in questo volume;
ma dove potranno i lettori conoscere che la distinzione di Dupont si
aggira sopra un punto affatto diverso da quello che generalmente si
crede. La differenza realmente esiste, almeno netermini, non fra Que
snay e Turgot, ma fra Gournay e Quesnay, in quanto che, sebbene en
trambi giungessero alle medesime conseguenze pratiche della libert di
lavoro e commercio, pure la dottrina del prodotto netto, e la suprema im
portanza dellagricoltura, e lampio punto di vista dellEconomia univer
sale delluman genere, e il far risalire la scienza degli interessi materiali
sino ai principii del diritto naturale, son tutte idee che appartengono pi
XLVI RAGGUAGLIO STORICO

propriamente a Quesnay ed a coloro che si dichiararono suoi stretti disce


poli. Turgot abbracciava pienamente queste medesime idee; soltanto
evitava di prendere quellaria di affeltazione che distinse tanto e di
scredito la scuola fisiocralica; e quanto alla forma politica, usava
delle reticenze assai rimarchevoli per aver potuto meritare che Du
pont, classicando gli Economisti, lo collocasse in una terza serie,
che chiam loso eclettici, e fra i quali Turgot messo insieme a
Smith, a Say , a Simonde , cio ad uomini che si mostrarono ben
lontani dallaspirare al titolo di siocrati.

XIX. qui il luogo di riferire laneddoto, tante volte citato, del


viaggio di Mercier in Russia.
Verso il tempo in cui apparve IOrdine naturale, Caterina Il che si
occupava a compilare un codice per il suo vasto impero, incarico il
principe di Galitzin, suo ambasciatore a Parigi, di indicargli un
losofo, i lumi del quale potessero essere utili al suo disegno. Il prin
cipe, grande ammiratore del libro di La Riviere , prescelse questo
economista; e fu convenuto che egli sarebbe andato a trovare llm
peratrice in Pietroburgo , e lavrebbe accompagnata sino a Mosca ,
luogo ssato per la riunione dedeputati di tutte le provincie, chia
mati dalla Czarina a discutere il nuovo codice. Mercier parti insieme
alla sua moglie, ed unaltra dama che passava per avere qualche
parte asuoi affetti; viaggio a piccole giornate, e prolung tanto la
sua dimora a Berlino, che Caterina era gi a Mosca quandegli ar
riv a Pietroburgo. L imperatrice , piccata della poca premura del
losofo, non aveva lasciato alcun ordine in suo favore; e non lascian
done n anco al ripartire, Mercier rimase aspettando per qualche
tempo. Secondo una versione delle memorie di Segur, adottata da G.
BQSay, Mercier imaginandosi che andava a rifondere la legislazione
della Russia, cominci dal prendere in affitto tre case contigue, delle
quali mut tutta la distribuzione , scrivendo sul sommo delle loro
porte: dipartimento dellinterno, dipartimento della giustizia, diparti
mento delle nanze ecc. Poi diresse a tutte le persone che gli fu
rono indicate come istruite, delle lettere dinvito per presentare i
loro titoli agli impieghi di cui si credesser capaci. Egli, continua il
Say , operava conformemente a principii della Setta , che si credeva
chiamata a mettere in applicazione le teorie ; ma supponendo che le
massime di Quesnay fosser fondate sulla natura delle cose, un antico
Intendente della Martinica non poteva regolare gli affari della Russia
senza tener conto del clima, del suolo, delle abitudini, delle leggi, che
egli non conosceva a fondo. Limperatrice convenne con M. de Scgur,
pi tardi Ambasciatore in Russia (V. le sue Memorie t. 5 p. 58) che
essa ebbe a prottare dalle sue conversazioni con La Riviere, ma intanto
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA . XLVII

aveva scritto a Voltaire: egli supponeva che noi camminassimo a


quattro piedi , e con bel garbo si atl'aticava a mostrare di esser ve
noto per rialzarci sui piedi di dietro. Secondo poi Eug. Daire, que
sta versione sarebbe improbabile, perch Mercier, sebbene fosse molto
lontano dal mettere nesuoi scritti ci che chiamasi spirito, non soleva
estendere, fino alla sua condotta ed al suo linguaggio della vita ordi
naria, quel calore spesse volte ridicolo, con cui sviluppava le sue
teoriche. Daire, appoggiandosi sullautorit di Thiebault (Souvenirs de
Berlin, t. 5. p. l67,l68 della sec. ediz.) farebbe terminare a Pie
troburgo, e non continuare sino a Mosca, il viaggio di Mercier. Ivi,
dopo un certo aspettare , egli avrebbe domandato ed ottenuto unu
dienza dalla indispettita sovrana, la cui conversazione si sarebbe ag
girata neseguenti sensi: Signore, dicea Caterina avanzandosi verso
Mercier, potreste voi indicarmi il miglior mezzo di bene governare uno
Stato?-Madama, non ve nha che un solo, che e lesser giusto, cio
mantenere lordine e far eseguire le leggi. --Ma su qual base con
viene appoggiare le leggi dun impero ?-Non vi,ha che una base,
Madama , la natura delle cose e degli uomini. --Benissimo ; ma
quando si vuol dare delle leggi ad un popolo, quali regole possono
pi sicuramente indicare quelle che convengono meglio L-Dare, o
far delle leggi, Madama, un attributo che Dio non ha lasciato ad
alcuno. Eh! che ccs luomo, che si crede capace di dettar leggi a
degli esseri, che egli non conosce, o conosce si male? E con qual
diritto le imporrebbe a degli esseri che Dio non ha posto in sue
mani?-- A che cosa dunque voi riducete la scienza del governare?
-A bene studiare , a riconoscere , ed a manifestare le leggi che
Dio ha chiaramente scolpito nella organizzazione stessa degli uomini
quando ha dato loro lesistenza. Volere andare pi in la sarebbe una
sventura, ed unimpresa distruttiva.-Signore, son ben contenta di
avervi inteso! vi auguro un buon giorno . Questo brusco congedo
sarebbe stato a quanto pare seguito da largo compenso per le spese
di viaggio. La sovrana e il losofo rimasero assai malcontenti a
vicenda; Caterina scrisse a Voltaire le parole che abbiamo citate;
e Mercier non ebbe la cura di risparmiare il suo nome e quello dei
suoi ministri, ripassando per Berlino, ovebbe lunghe conferenze col
principe Enrico di Prussia, che professava i principii della scuola
di Quesnay (l).

(l) Voltaire area di Mcrcicr un'idea poro vantaggiosa. E allcecasionc della sua ar
tenza per Russia che fu scritto IHommc una: quaranta cus; Condorcet, ristampan olc,
vl appese un avvertimento e delle note, ove ha ben vendicato Dlercier dalla leggerezza
del patriarca di Ferney.
"1
xLvnr incantano sromco
XX. Gli anni 1768 a 1775 passarono per gli economisti senm
alcuna circostanza importante, se non l apparizione di varii scritti,
la pi gran parte su qualche punto speciale della dottrina, salvo lIn
traduzione alla losoa economica di Baudeau, che sar compresa in
questo volume, come una pi lucida e sobria esposizione deprincipii
di Quesnay, di Mirabeau e di Mercier. Questopera apparve nel 1771.
Nellanno dopo il cancelliere Maupeou e lab. Terray , che avevano
gi scagliato il loro colpo di stato, soppressero le Effemeridi di Du
pont. Prima che ccssassero , vi aveva egli inserito un opuscolo
sotto il titolo di Ristretta de principii di economia politica, da lui me
desimo attribuito al Margravio di Baden , Carlo-Federico , principe
molto illuminato, che visse fino al 1811, ma che probabilmente
lavoro dovuto in gran parte allo stesso Dupont, stato gi nomi
nato suo consigliere aulico di legazione, e mantenutosi in istretta re
lazione con lui. Dupont aveva accompagnato quello scritto con una
prefazione in cui nominava 1 autore. Lanno appresso fu ristampato
a Basle, in-8, con una prefazione poco diversa dalla prima, ma nella
quale il principe non era pi che accennato indirettamente. Dupont
vi ripete ci che aveva gi detto, che il manoscritto originale ed
autografo, in 25 pag. in foglie, si trovava in possesso del marchese
di Mirabeau, di cui lautore aveva riassunto le Economiche. Se non
improbabile che loperetta sia nel suo fondo del Margravio di Baden,
e per probabilissimo che Dupont abbia avuto gran parte nel compi
larla; ed e questo il motivo per cui generalmente si e tenuta come
sua, e che nelledizione del Guillaumin, fatte le debite avvertenze, e
stata messa fra gli scritti di Dupont. Essa , come si vedr dal testo,
formata ad uso di quadri sinottici; uso che , ereditato da Quesnay,
sembra essere grandemente piaciuto a Dupont di Nemours. Infatti
nel 1775 esegu egli stesso un gran Quadro affatto sinottico della
losoa di Quesnay, cio una a Tavola ragionata de principii delleco
nomia politica i; la quale, sebbene allora diffusa in numero suffi
ciente di esemplari, non ora ridotta che forse a due soli, luno de
quali (98 centimetri di altezza ed 85 di larghezza) si possedeva dal
Daire .

XXI. Noi ci appressiamo allepoca in cui la siocrazia doveva lan


ciare il suo estremo splendore, ed estinguersi.
Turgot fu ministro nel 17711 al cominciare del regno di Luigi xvi.
Quesnay mor nellanno medesimo; ebbe il piacere di veder portati
i suoi principii alla testa del governo, gli fu risparmiata la pena _di
assistere lanno appresso-alla disgrazia del suo amico, ed al ritorno di
tutti gli abusi che egli avea sbarbicati nel breve periodo del suo mi
nistero. ,.
SULLA SCUOLA FISIOGRATICA . XLIX

La nomina di Turgot, dapprima a ministro della marina, poco


dopo a controllore generale, non esprimeva un cangiamenlo didee
nel governo. Il conte di Maurepas , ottagenario , imbecille pi che
malvagio, non pensava a collocare il nome delllntendente di Limoges
in mezzo a quelli di Miromenil, di Muy, di Sartine ecc., ne come un
simbolo didee progressive, ne, e molto meno, come un elemento di
gelosie e di discordie. La contessa di Maurepas , ad istigazione del
lab. di Very, che aveva una grande influenza sopra di essa, e che
era stato condiscepolo di Turgot, lo propose al marito; ed il vecchio
ministro che subiva dal canto suo il predominio della moglie, non
tard a consentire, convinto che un uomo losofo, senza alcuna par
tecipazione ai vecchi intrighi di corte, poteva coi suoi talenti sod
disfare il partito de letterati, e non poteva riuscire imbarazzante alla
libera espansione delle manovre che il primo ministro si riserbava.
Turgot entrava dunque nel ministero come un elemento eterogeneo;
il caso, assai pi che la pubblica opinione, 0 che la propria ambi
zione, vcl conduceva. Turgot era troppo illuminato per non sentire
le difficolt del suo nuovo posto, era troppo generoso per lasciarsenc
impaurire e per negarsi al sacricio che si esigeva da lui; era troppo
coscienzioso per transigere colle circostanze e sacricare ai vizii de
cortigiani o agli interessi delle caste l energia de suoi sentimenti e
lo scopo delle sue dottrine. Accett il ministero colla ferma intenzione
di spingere avanti tutte le riforme di cui conosceva il bisogno e va
gheggiava la pratica effettuazione; lo accett collintento di giungere
n dove gli sarebbe stato possibile, pronto a lasciarlo con uguale fa
cilit, al primo momento in cui il suo carattere sarebbe divenuto
incompatibile colle tendenze desuoi colleghi.
Lo stato in cui Luigi xv lasciava la Francia stato tante volte descritto .
La gravit dell impegno che Turgot contraeva nel prendere il porta
foglio della controlleria generale, non pu cos bene comprendersi come
passando in rivista i molti ed importantissimi atti del suo ministero.
La risolutezza con cui si gettava in questo nobile e pericoloso aringo,
si pu misurare dai termini ne quali cominci dallesporre al re le sue
idee generali intorno a nanze. Bisogna leggere per intero una sua
lettera al re , del 211 agosto 17 7lt. Noi la riportiamo testualmente.
E un modello troppo dimenticato dagli uomini, a cui tocca il triste
destino di governare; un vaticinio cosi preciso del suo avvenire,
che si direbbe compilato dopo gli avvenimenti, se sulla sua autenticit
potesse cadere il menomo dubbio; un tale insieme di sapienza go
vernativa, di rettitudine, di onest, di umanit, che se Luigi XVI non
fu colpevole di altro errore, laver dimenticato si presto la lettera di
Turgot, e lesscrsi separato cos facilmente dallunico uomo che poteva

Econom. Tomo l. - D.
]. RAGGUAGLIO SORICO

salvarlo, basta a far comprendere che la rivoluzione, d allora in poi,


dovea per necessit scaturire dal corso naturale delle cose.
Sire, nell uscire dal gabinetto di V. M ., compreso ancora dalla
emozione in cui mi getta l immensit del peso addossatomi , agitato
da tutti i sentimenti che desta in me l affettuosa bont colla quale
la M. V. si degnata rassicurarmi, io mi affretto a deporre ai suoi
piedi la mia rispettosa riconoscenza e l assoluta devozione dellintera
mia vita.
V. M. ha voluto permettermi di perle sotto gli occhi i impegno
che ha preso con se medesima, di sostenermi nell esecuzione de di
segni di economia che sono in ogni tempo, ed oggi pi che mai, in
dispensabili. Io avrei voluto poterle svolgere le riflessioni che lo stato
in cui si trovano le finanze mi suggerisce; il tempo non mel per
mette, ed io mi riservo di spiegarmi pi lungamente quando avr
potuto procurarmi informazioni pi esatte. Mi limito, Sire, in questo
momento a ricordarvi queste tre parole:
Non bancarotta;
Non aumento dimposte;
Non imprestiti;
Non bancarotta, n aperta, ne mascherata sotto l aspetto di ridu
zioni forzate.
Non aumento d imposte, perch vi si oppone ugualmente la situa
zione de vostri popoli e il cuore di V. M.
Non imprestiti, perch ogni imprestito scema sempre il reddito li
bere, e dopo qualche tempo cagiona inevitabilmente la bancarotta o
laumento delle imposte. In tempo di pace non conviene permettersi
di torre ad imprestito, se non per saldare debiti antichi, e rim
borsare altri imprestiti contratti a pi onerose condizioni.
Per adempiere a questi tre fini, non vi ha che un sol mezzo: ri
durre la spesa al di sotto dellentrata, ed abbastanza sotto per potere
ogni anno risparmiare una ventina di milioni ad oggetto di rimbor
sare i debiti antichi. Senza di ci, il primo colpo di cannone eo
stringerebbe lo Stato a fallire.
Si domanda su qual cosa si possa risparmiare; ed ogni ordinatore,
per la sua partita, sosterr che quasi tutte le spese particolari sieno
indispensabili. Essi potranno dire delle buone ragioni ; ma come non
ve n' alcuna per fare ci che impossibile, cosi bisogna che cedano
tutte davanti allassoluta necessit delleconomia.
Egli dunque mestieri che V. M. csiga dagli ordinatori ditutte
le partite che si mettan di accordo col ministro delle nanze. E in
dispensabile che il ministro possa con loro discutere in presenza di
V. M. il grado di necessit (1 ogni spesa proposta. sopratutto ne
ccssario che, quando voi avrete , o Sire , fissato i fondi di ogni di
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. LI

parlimento, proibiate a chi ne sia incaricato di ordinare una nuova


spesa senza aver prima combinato col ministro delle nanze i mezzi
di farla: senza di ci, ogni dipartimento si aggraverebbe di debiti, che
sarebbero tutti debiti di V. M. e l ordinatore della nanza non po
trebbe rispondere dellequilibrio tra lentrata e la spesa.
La M. V. sa che uno de pi grandi ostacoli alleeonomia la
moltiplieit delle dimande, da cui continuamente assalito, e che la
troppo grande facilit de suoi predecessori ha sventuratamente inco
raggiate.
Bisogna, o Sire, armarvi contro la vostra stessa bont; considerare
da dove venga questo danaro che voi potete distribuire ai vostri cor
tigiani, e comparare la miseria di coloro , ai quali bisogna qualche
volta strapparlo colle pi vigoroso esecuzioni, collo stato anche di
coloro che abbiano i maggiori titoli alle vostre liberalit.
Vi sono delle grazie, a cui si creduto potersi pi facilmente pre
stare, perch non cadono direttamente sul tesoro reale.
Di questo genere sono gli interessi, le partecipazioni secrete, ipri
vilegi, e sono il genere pi abusivo e pernicioso. Ogni protto sopra
le imposte, che non sia strettamente necessario per la loro riscossione,
una somma defraudata al sollievo de contribuenti ed ai bisogni
dello Stato.
Daltronde, queste partecipazioni a protti degli appaltatori sono
una sorgente di corruzione alla nobilt, e di vessazione al popolo, per
ch offrono a tutti gli abusi, occulte e potenti protezioni.
Si pu sperare di pervenire , per via di miglioramenti agrarii, di
soppressione dabusi nella percezione , e di una pi equa ripartizione
dimposte, a sollevare sensibilmente il popolo senza molto diminuire il
reddito pubblico; ma se non precede leconomia , nessuna riforma e
possibile, perch nessuna ve n ha che non porti implicito il rischio
di una qualche interruzione nellandamento ordinario della riscossione,
e perch bisogna aspettarsi i molti imbarazzi che nasceranno dalle
manovre e dalle grida degli uomini dogni specie interessati a soste
nere gli abusi; giacche non ve nha un solo su cui qualcheduno
non viva.
Finch la finanza star a cercare espedienti continui per assicurare
il servizio, V. M. sar sempre sotto la dipendenza de finanzieri, i
quali saranno sempre padroni di far mancare, per mezzo di manovre
da piazza, le pi importanti operazioni. Non vi sar miglioramento
possibile, ne in fatto dimposte per alleviare ieontribuenti, n in fatto
di ogni altra misura dinterna amministrazione e di leggi. Lautorit
non sar mai tranquilla, perch non sar mai amata; e il malcontento
e le inquietudini dei popoli son sempre i mezzi di cui si servono i
malintenzionati e gli eccitatori di turbolenze. dunque dall economia
LII ' RAGGUAGLIO STORICU

sopratutto che dipende la prosperit del vostro regno, la calma


allinterno, la riputazione allestero , la felicit della nazione e la
vostra.
Io devo far notare a V. M. che entro nella mia carica in una fu
nesta circostanza, per le inquietudini sparse intorno allo stato delle
sussistenze: inquietudini fortificato per la fermentazione degli spiriti
da qualche anno in qua, per la variazione de principii degli ammi
nistratori, per qualche operazione imprudente , e sopratutto per una
raccolta che sembra essere stata mediocre. Su questa materia, come
sopra moltaltre, io non dimando a V. M. di adottare i miei principii
senzavcrli esaminati e discussi, sia da se stessa, sia per mezzo di
persone di sua ducia, alla sua presenza; ma quando V. M. ne avr
riconosciuto la giustizia e la necessit , io la supplieo di mantenerne
con fermezza lesecuzione, senza lasciarsi imporre dai clamori che
sempre impossibile di evitare , qualunque sistema si abbracci, qua
lunque condotta si tenga.
Son questi i punti che V. M. si degnata permettermi di ram
mentarle. Ella non dimenticher che nel ricevere la carica di con
trollore generale, io ho sentito tutto il pregio della condenza di cui
mi onora; ho sentito che mi afdava il benessere de suoi popoli, e,
se mi permesso di dirlo, la cura di far amare la sua persona e la
sua autorit. Ma ho sentito ad un tempo tutto il pericoloa cui mi
esponeva. Ho preveduto che sarei solo a combattere contro ogni ma
niera di abusi, e contro tutti gli sforzi di coloro che vivono sugli
abusi; contro la massa delle preoccupazioni che si oppongono ad ogni
riforma, e che sono uno strumento cos efficace in mano alle persone
interessate ad eternare il disordine. Io avr da lottare no colla na
turale bont, colla generosit della M. V. e delle persone che le sono
pi care. lo sar temuto, odiato anche dalla maggior parte della corte,
di chiunque solleciti atti di grazia. Mi si imputeranno tutte le nega
tive, sar dipinto come un uomo duro, perch avr rassegnato a V. M.
che Ella non debba arricchire ne anco coloro che ama, a spese della
sussistenza del suo popolo. Questo popolo, al quale io mi sar sacri
eato, e cos facile ad ingannarlo , che forse io ripeter il suo odio
appunto per le misure che avr adottate onde difenderlo dalla vessa
zione. Sar calunniato, e forse con verosimiglianza bastevole perch
V. M. mi ritolga la sua ducia. Io non mi dorr daver perduto una
carica che non aveva aspettata; son pronto a rimetterla nelle mani
della M. V. appena non avr pi da sperare di esserle utile; ma la
sua stima, la riputazione dintegrit, la pubblica benevolenza, che
hanno determinato la sua scelta in mio favore, ecco ci che mi pi
caro della vita, e che mi espongo a perdere senzaneo far cosa che mi
generi alcun rimorso.
SULLA SCUOLA FISIOCRATIC . un

V. M. vorr sovvenirsi che egli sulla fede delle sue promesse


che io mincarico di un peso superiore alle mie forze, e a lei perso
nalmente, alluomo onesto, alluomo giusto e buono , pi che al re,
chio mi abbandono.
Ardisco ripeterlo qui ciche ha voluto intendere ed approvare. La
tenera bont con cui si degnata di stringere le mie mani fra le sue,
come per accettare il mio sacrificio, non si canceller mai pi dalla
mia memoria. V. M. sosterr il mio coraggio. V. M. ha vincolato
per sempre la mia felicit personale cosuoi interessi, colla sua gloria,
colla sua felicit .
Ma il disordinedelle nanze, in Francia , a quell epoca non era
un fatto isolato. Le orgie della reggenza , la bancarotta di Law, gli
scandali della corte, non erano che alcune delle tante apparenze vi
sibili di un malessere sociale, in cui sotto le forme decrepite duna
monarchia che tendeva a cadere, il disordine era divenuto l essenza
medesima della vita sociale. Turgot lo sapeva , e non dovea tardare
a sentirsi costretto di porre in mostra la concatenazione di tutte le
idee che concorrono in un sistema governativo. Dallordine puramente
nanziere allordine economico, allamministrativo, al politico, il pas
saggio era facile e breve, e la losoa del tempo lo aveva gi indi
cato e svelato. Era impossibile parlare di entrate e di spese, senza
che si parlasse della taglia, della eapitazione, de ventesimi, della de
cima, della corvata ecc. ; il problema delle imposte si mostrava inti
mamente legato a quello de regolamenti che impedivano il libero
svolgimento della produzione; la produzione richiamava il problema
delle dogane che arrestavano la circolazione delle merci, le corpora
zioni che opprimevano l artigiane e costituivano l industria in uno
stato disolamento individuale; 1 emancipazione del travaglio dipen
deva in gran parte dalla ricostituzione del sistema amministrativo; e
didea in idea, di disordine in disordine, un uomo come Turgot non
potea mancare di accorgersi che in tutto quellurto di forze che a vi
cenda si contrastavano il predominio e dilaniavano il paese, popolo,
nanze, Stato, nobilt, clero, artigiani, mercanti, tutto bisognava ri
fare, perch tutto non era che sintomo di decomposizione e di crisi.
Turgot non attese, non si ferm, non perdette coraggio. Uno desuoi
primi tentativi fu quello di riordinare landamento del sistema ammi
nistrativo. Egli voleva che gli amministrati cessassero di considerare
il governo come loro nemico, e il governo non intervenisse fra loro
che come giudice e come supremo moderatore de loro particolari in
teressi. Senza rompere col principio dcllunit di potere , sentiva la
necessit di spingere la Francia sui primi saggi di rappresentanza nei
quali lindipendenza municipale scemasse nel principato la possibilit
di mal fare. Voleva assemblee di comuni, di circondarii e di provincie,
Liv ItAGGUAGLlO s'ronico
fondate sul principio elettivo e subordinate al centro comune della
grande municipalit del regno , che si sarebbe sostituita a tutta la
parte amministrativa de parlamenti, restringendone le funzioni al
l'ordine puramente giudiziario. La causa del male, scriveva al re,
sta in ci che la Francia non ha costituzione. una societ com
posta di diversi ordini male uniti, e di un popolo i cui membri
non hanno fra loro che pochi vincoli sociali; un popolo in conse
guenza, presso il quale ciascuno tutto occupato del proprio inte
resse esclusivamente; niuno simpaecia delladempimento de proprii
doveri verso la societ; per modo che in questa guerra perpetua di
pretensioni c dintraprcse , che mai la ragione ed i lumi reciproci
non han regolata, Vostra Maest costretta di tutto decidere da se
stessa o per mezzo de suoi mandatarii. Si attendono vostri ordini
speciali per contribuire al pubblico bene, per rispettare i diritti al
trui , qualche volta ancora per usare deproprii. Voi siete forzato
di statuire sopra ogni cosa, e il pi spesso per mezzo di volont
particolari; laddove Voi potreste, o Sire, governare alla maniera di
Dio, per mezzo di leggi generali, qualora le parti integranti del
vostro impero avessero un ordinamento regolare, ed un sistema di
cognite relazioni (1).
La prima dissensione nel gabinetto si offri a proposito della ri
costituzione dellantico parlamento. noto il colpo di stato con cui
Maupeou lo aveva disciolto, e mandatone i membri in esilio. Il ri
chiamo fu presentato al re dal partito che aveva alla sua testa la
regina, una parte de principi reali, ela maggioranza dc Pari. Tur
got e Un Muy furon soli in consiglio ad opporsi, e presentare il
quadro degli ostacoli che i Parlamenti ricostituiti avrebbero appor
tato alla pi gran parte delle riforme che lintercsse generale esi
geva. Fu indarno: Maurepas, che sosteneva il richiamo, la vinse;
i Parlamenti furono restituiti; Luigi XVI, cedendo al suo favorito,
sentiva la forza e la sincerit delle parole di Turgot; ma conten
tandosi di confortarlo col noto motto ne rraigne: rien, je nous sou
tiendrai toujours , commise il primo atto di debolezza , e il primo
sbaglio dellinfelice suo regno.
Venti mesi di ministero, interrotti da due attacchi di gotta , sono
tutto lo spazio che fu conceduto a Turgot per operare atti di giustizia
e di riforme che, a raccontarsi, esigerebbero un intero volume. Do
vunque fosse un abuso a sradicare, un monopolio a distruggere , un
diritto ad emanciparc, Turgot aecorrcva e coraggiosamente operava.
Bisogna sapersi riportare a quellepoca per valutare che cosa impor

(1) Memoria sulle Municipalit.


SULLA SCUOLA RISIOCRATIC. LV

tasse il metter la falce su tutte le deplorabi tradizioni di un passato


che veniva a depositare in mano a Turgot gli scandali, le dilapida
zioni, gli abusi , le crudelt di re, di reggenti, di ministri, di favo
rite, di preti, che avevano, per un secolo almeno, preso la Francia
come un gran banchetto di crapola riserbata allesercizio deloro pri
vilegi esclusivi. Davanti a Turgot tutto questo grottesco edizio
dovea rovesciare ad un soffio. Sotto qualunque sembianza si presen
tasse, sopra qualunque minaccia si sostcnesse , sempre la medesima
scure era pronta a piombare. Alla regia delle ipoteche, allappalto
deDominii reali, delle polveri, desali; allHtel-Dieu che aveva in I
Parigi il privilegio esclusivo di vender le carni; a Lione dove un
formidabile monopolio incatenava la fabbricazione e il commercio del
pane; alla gerarchia nanziere ove uno stuolo di sinecure , e di vena
lit moltiplicavano gli aggravii del tesoro, edemoralizzavano lammini
strazione; alle vetriere di Normandia , che erano obbligate a dipen
dere nello spaccio del loro prodotto dal beneplacito devetrai di Parigi;
a Rouen , dove il prezzo del pane era costantemente aumentato
di 118 a forza di privativa e di lavori organizzati; alle provincie , in
cui il principio delle coerzioni solidarie rovesciava il peso delle impo
sizioni' su pochi proprietarii presi di mira dalle autorit interessate a
rovinarli; ai porti di mare pei quali era unicamente riserbato il
favore di far commercio colle wlonie; dappertutto accorreva la mano
di Turgot, sul grande o sul piccolo con uguale ardore, col medesimo
grado di fermezza e premura, colla medesima a'rma, collultima con
seguenza che il sistema fisiocratico, qualunque fossero le sue aber
razioni intermedie, avr sempre la gloria di aver consacrata, giustizia
e libert.
Ma tutte le piccole e parziali riforme non entravano fra le idee di
Turgot che come ramicazioni di un gran principio. Un intento pi
vasto occupava la sua mente. La prosperit dellagricoltura , il perno
di tutte le idee di Quesnay, doveva necessariamente rimanere allo
stato dipotesi, finch il commercio delle granaglie non fosse piena
mente emancipato , e finch il lavoro cittadino, il lavoro delle
arti sterili, non fosse costituito in quelle condizioni di libero svolgi
mento dal quale il lavoro della campagna dovea ripetere la sua
vitale energia. Lasciar passare i prodotti dell'agricoltura , lasciar
fare i prodotti dellarte , erano le due mine capitali di Turgot; si
arett a conseguirle rapidamente , divennero i due grandi avveni
menti del suo ministero, e le due grandi cagioni degli odii che con
giurarono contro lui, ne determinarono la caduta , e inevitabilmente
decisero il destino della monarchia.
Una delle idee siocratiche , la libert di esportare i grani , era
stata sin dal 17611 ridotta parzialmente in pratica. Labate Terra),
Lvl RAGGUAGLIO sronrco
non tanto per ispirito awerso al principio, quanto per lavidit e la
corruzione che distinsero il suo ministero, si era poi studiato di
distruggere indirettamente lefletto di quella misura , e convertire la
libera esportazione in monopolio governativo. Ora chiudeva iporti in
talune provincie, alle quali lesportazione sarebbe stata indispensabile,
vi faceva ribassare il prezzo del grano , perch i suoi caparratori
potessero incettarlo a vili condizioni; ora allinvcrso riaprivai porti,
e rendendo possibile lo spaccio allestcro gencrava il rialzo, ed incas
sava il benecio della speculazione. A queste alternative di ristagno e
. . ._ _ _\_
di esportazione, erano ragionevolmente attribuite le carestie che allora
divennero frequentissime specialmente nel Mezzogiorno. Lopinione
nera commossa , gli scritti piovevano da ogni parte , i Parlamenti
rimostravano. Tcrray cadde colla morte di Luigi XV, in agosto 17711;
al'o' di settembre , un editto di Turgot annunzio alla Francia che la
circolazione degrani allinterno era permessa, senza eccezioni di sorta,
e lesportazione allcstcro non si sarebbe pi limitata, se non nel caso
di circostanze straordinarie, da cui .vi fosse luogo a temere un grave
e momentaneo danno al paese. Tutta la parte migliore della nazione
applaudi alleditto; i loso, con Voltaire, dAlcmbert, Condillac alla
loro testa, benedissero lavvenimento del ministro SulIy-Turgot come
essi il chiamavano; e il popolo stesso, seguendo limpulso dellopinione,
mostr comprendere limportanza di quel completo rivolgimento nella
condotta economica del governo che succedeva col nuovo regno.
Ma appena inaugurato il nuovo regime, tutti gli interessi che ne
riuscivano ofiesi, gli si collegarono contro; e per una specie di
fatalit, la natura medesima sopravvcnne a soccorrerli colla scarsa
ricolta che nel 1775 si ebbe in tutta Europa. I partigiani e com
plici dellabate Terray, rannodati sotto unassociazione che chiamavasi
il patto della fame , spargcvano dappertutto lallarme per mezzo di
una banda dagenti, che poco prima avevan servito di strumenti al
monopolio inaugurato dal ministro , e che ora , congedati, avevano
un vivo e personale interesse a creare imbarazzi al nuovo governo.
Con questi elementi era ben difcile che lordine non rimanesse tur
bato; a poco tempo si annunziarono i primi sintomi di quel movi
mento che fu poi chiamato la guerra delle farine, e che come ben
dice uno scrittore del Giornale degli Economisti, uno depi sin
golari episodii della ne del secolo 18 (1).
Questo strano avvenimento si direbbe di proposito calcolato per
dare una solenne mentita alle promesse degli economisti. Nessuna

(l) ltl. Il. Comont, La guerre des farines. (Journ. des lleon., i845, l. I, p. 159 e seg.
ediz. Bruxelles). Preferiamo il suo racconto atanti, di cui potremmo servirci nel riferire
questo tratto della biograa di Turgot.
\

SULLA SCUOLA FISIOCIIATICA. LVII

parte della Francia veniva ad essere tanto emancipata nel suo commercio,
dalleditto 177 5, quanto la Borgogna; e fu appunto nella capitale della
Borgogna, che i primi sintomi della carestia si svilupparono. Verso la ne
di aprile una banda di campagnuoli, chiedendo pane, invasero Digione,
distrussero il molino di un monopolista, e saccheggiarono la casa dun
consigliere accusato daccaparramento. Una parola scappata al coman
dante della citt, parola simile a quella che pi tardi cost la vita allo
sventurato Foulon, accrebbe lesasperazione generale. Senza lintervento
del vescovo, questa scena di saccheggio si sarebbe mutatainiscena di
assassinii. La prima impressione prodotta alla corte da questi sinistri
avvenimenti non erasi ancora dileguata, quando si seppe che il disor
dine si estendeva in modo formidabile , e che, dopo avere spaven
lato le grandi citt della Fiandra e della Picardia , si avanzava verso
la capitale. Il carattere di queste turbolenze era anche pi terribile
che la rapidit con cui si propagavano. A Digione , secondo una let
tera dun testimonio oculare, gli insorti erano gente del paese , esa
sperata da una reale miseria, e che sera calmata alle parole di un
rispettato pastore. Nelle citt pi vicine, la sommossa atlettava una
specie di combinazione prestabilita e feroce; le'fi'la del popolo erano
continuamente ingrossato da gruppi dincogniti allaspetto selvaggio,
che dirigevano le mossee sembravano divertirsi a sdare lautorit
annunziando il giorno e lora in cui luna o laltra contrada si sarebbe
sollevata di nuovo. Tutte le vicinanze di Parigi divennero il teatro
deloro sediziosi attruppamenti , e delle loro strida tumultuoso; ma
fu soprattutto a Poissy. a Pontoise , a St-Germain-en-Laye , che le
loro manovre si diressero a preferenza; perch da queste citt do
vevano passare i grani che il ministro faceva venire dallestero, e il
bisogno dequali serviva di parola dordine a tutti i perturbatori. Il
2 di maggio, la residenza reale, Versailles, fu invasa. Luigi XVI,
inchinevole naturalmente alle concessioni che avevano per iscopo il
sollievo del popolo , ordin che il pane fosse tassato ad un prezzo
mite. Egli non temette ancora di farsi al balcone , sperando che
qualche sua paterna parola avrebbe calmato la moltitudine. Ma il
suo medesimo buon volere, raddoppio lardire del popolo; glinsorti
parevano impegnati a mettere sotto gli occhi del Re i loro furori;
e tra di loro fu notato un uomo, impiegato al servizio inferiore del
conte dArtois, il quale, vomitando le pi odioso espressioni, indicava
il castello come il punto su cui bisognava portare il colpo. Tutto
ci, pur nondimeno , non era che un mero preludio di attentati pi.
gravi, che stavano per commettcrsi nelle campagne n allora ri
sparmiate, e nella rresima capitale.
In Parigi, lo stato degli animi non ollriva sventuratamente, una
grande sicurezza di tranquillit. L entusiasmo generale erasi assai
LVIII RAGGUAGLIO STORICO

raffreddato, dopo il giorno in cui il popolo aveva celebrato la dis


grazia dellabate Terray. Strozzando in efligic lex-controllore generale
i Parigini si credettero liberati per sempre , non solo dalla sua per
sona, ma anche da ogni pericolo di carestia. Perci si pu imagi
nare quale amara delusione fu quella di veder tornato il agello,
delusione altronde accresciuta dalla malevola attivit del partito. I
nemici del nuovo ministero serano infatti occupati ad aumentare lo
spavento del pubblico, a snaturare nellopinione delle masse gli atti
deloro avversarii, ed arigenerare un passato i cui disordini comin
ciavano ad obbliarsi. Poich Turgot stabiliva la libera circolazione
degrani nellinterno della Francia, si poteva accreditare il sospetto
che egli autorizzassc l illimitata esportazione, traffico infame che
avrebbe spogliato il paese. Poi, si rammentavano i grandi approvi
gionamcnti dellabate Terray; e se essi avevano uno scopo di specu
lazione, non perci mancavano di essere un espediente assicurato; e
se Il grano ne rincariva, si sapeva almeno dove trovarne. Lo spi
rito religioso veniva in aiuto: cosa inevitabile ad unepoca ed una
societ, che si trovava tutta divisa in filosofi ed in credenti. Turgot
passava per amico deprimi; e come mai certi membri del clero
non avrebbero esteso alla sua persona lantipatia che sentivano verso
le sue relazioni e le sue private abitudini? La riunione di tutte
queste circostanze, e molte altre che sfuggono alla storia, doveva
apparecchiare un gran numero di persone, se non a prestare mano
forte aperturbatori, almenoafarneli scusare. Perci, quando questi
entrarono nella capitale, trovarono , oltre una plebe pronta a se
condarli, un popolo indisposto verso lamministrazione. Nella classe
ricca, che abbracciava molti nemici del nuovo ministero, di entrambi
i sessi, perch allora le donne prendevano un vivo interesse nelle
quistioni politiche , que disordini non mancavano di fautori , come
lo prova certo genere dacconciatura di capo, che venne allora in
granduso, e che chiamavasi berretto alla rivolta.
Il giorno stesso in cui si manifestarono a Parigi i primi sintomi
di sommossa, si doveva eseguire la cerimonia della benedizione
delle bandiere. Molte persone eran davviso di dilierirla. Ma il ma
resciallo Biron , comandante la forza armata, fu di parere che sarebbe
stato un atto di debolezza; e la cerimonia ebbe luogo. Questa deci
sione disarmo quasi il governo, il quale non pot pi disporre che
della pattuglia, della guardia francese e svizzera, e demoscliettieri.
Non sapendosi ancora qual carattere avrebbe preso la sedizione ,
questi corpi ebbero ordine di non far fuoco , e lasciarsi maltrattare
dalla plebe anzich usarle violenza; poi si fecero dirigere sui mercati.
Le botteghe dei panattieri rimasero , per mancanza di forze suft
cienti, abbandonate alla foga del popolaccio; la rapina si concentr
SULLA SCUOLA FISIOCRATIGA . LIX
su di esse, furono devastato e con delle particolarit che destarono
terrore nelle menti assennate. Alcuni anni addietro , nel 1769 ,
erano avvenute diverse sollevazioni prodotte da scarsezza di grani ;
lautorit era stata anche costretta di ricorrere a misure estreme di
repressione; ma in mezzo alleffervescenza popolare si era sempre
potuto riconoscere lo stimolo della fame, predominante su tutte le
altre passioni. Oggi allincontro, il bisogno di viveri evidentemente
non era il motivo primario della rivolta. Que gruppi duomini, a
gure sinistre , che arrivarono quasi tutti alla medesima ora per le
varie porte della capitale , portavano come il germe di quella furia
devastatrice , che quattordici anni appresso dovca scoppiare , erano
come i precursori di queforsennati la cui apparizione macchi tutti
gli avvenimenti degli ultimi anni di Luigi XVI. Gli infami cartelli
che furono afssi in Parigi e no nelle Tuilerie , rivelano , dice una
memoria contemporanea, le pi astiose passioni e i disegni pi auda
cemente incendiarii. In molte di queste proclamazioni si parlava non
meno che di dare alle amme il castello di Versailles. Era poi ma
nifesto che, fra i depredatori, molti avevano il disegno di spaventare
e manomettere pi che di procurarsi dei viveri. Avendo un consigliere
al Parlamento offerto qualche moneta ad una donna che pareva in
preda alla pi viva esasperazione, costei rispose con un sorriso ironico
che essa non sapeva che farsene , che ne aveva pi di lui a.
Secondo la asserzione di qualche contemporaneo, la cui testimonianza
e troppo asseverante per potersi del tutto ricusare , coloro che spin
gevano il popolo di Parigi alla rapina non avevano un bisogno pi
reale che avea questa donna. Se si aggiunge al furore di quei
miserabili la spaventevole affluenza duna moltitudine, strascinata
parte da una deplorabile curiosit, parte dallamore del tumulto che
opera sempre con forza sulla classe inferiore, si comprender che
Parigi ebbe ad offrire un grave soggetto dinquietudine , banche in
rcalt la popolazione non fosse complice del disordine. r
Perci a Versailles, dove queste violenze furono immediatamente
conosciute, una viva ansiet simpadroni della Corte. Il re, gi pro
fondamento toccato dalle scene del 2 maggio, cadde in una profonda
malinconia. Una specie di fatalit pareva mamhiare i primi anni del
suo regno , e confermare i tristi presagi a cui quattranni addietro
avevano dato luogo le circostanze che accompagnarono il suo metri-
monio. Desideroso di far cessare un male , di cui si afiggeva e si
impauriva ad un tempo, convoc i ministri allinfretta. Presso di lui
trovavasi gi il nuovo Controllore generale, disperato dellesito di un
sistema al quale erasi cosi coseienziosamente consacrato. Del resto,non
era la prima volta che Turgot si vedesse alle prese colla fame; ed
egli aveva saputo rimediarvi senza offendere la libert del commercio
LX RAGGUAGLIO STORICO

Ai lumi di questo saggio ministro, due uomini desperienza e di


probit, Dcmuy e Malesherbes, aggiunsero i loro avvisi ; mai forse
un Consiglio reale non sera trovato composto di gente meglio e pi
puramente ispirata. Si convenne dapprima che bisognava evitare lo
sbaglio commesso qualche giorno prima a Versailles e spiegare una
saggia fermezza. In conseguenza, il prezzo del pane rest qual era;
si rassicurarono i panattieri, assegnando delle guardie alle loro bot
teghe; e quelli che non osavano cuocere furono astretti a riprendere
il lavoro. Poscia per mezzo di qualche dimostrazione minaccevole
si mise in fuga quella massa di popolo, la cui presenza, bench
inoffensiva , dava un gran sostegno ai perturbatori , che una volta
ridotti a se stessi si trovarono pressa poco impotenti.
Grazie a queste misure, la tranquillit riapparve nella capitale.
Ma nelle campagne dattorno e in provincia , il disordine si propag
di luogo in luogo e divenne una guerra decisa contro i proprietarii ,
ifittajuoli, contro ogni persona sospetta di possedere del grano:
guerra che estendendosi ogni giorno pi sembrava dover gettare ben
presto il paese in uno stato di assoluta privazione.
Davanti a tali frangenti bisognava ricorrere a mezzi estremi se
non volevasi quanto prima vedere il paese sossopra per fame e rivolta.
Turgot immagino una misura efficace, ma che sventuratamcnte per
leecesso del suo rigore forni nuove armi ai nemici della sua ammi
pistrazione. Tutti i paesi depredati furono coperti di milizie, alle
quali si diede ordine di far fuoco su chi osasse sferrare le case o le
botteghe. Giustizia pronta e in forme eeezionali fu bandita neluoghi
rivollati; e il comando di questarmata, 25 mila uomini circa, fu
affidato al maresciallo di Biron , il quale, vano di sapere militare,
si atteggi come aduce di un esercito, e mise tantaria dimportauza
nelle sue manovre da mutare in ridicolo la sua spedizione , e farlo
cadere sopra Turgot a cui se ne attribuiva il disegno, perch nomi
nato momentaneamente dal re a ministro della guerra.
A ci si aggiunse una sciaurata resistenza del Parlamento, il quale
in quel momento credette di poter cogliere loccasione di spiegare
il diritto che abitualmente si attribuiva, dintervenire nelle differenze
tra il popolo e il re. Unordinanza era stata emessa, che attribuiva
a La Tournelle il conoscere degli attentati commessi in Parigi; il
Parlamento, senza tener conto dellurgenza, vide in quella misura
unofl'csa alla sua dignit, e facendo uso del suo eterno mezzo di
resistenza si ricus a registrarla. Pescia, come per rispondere allor
dinanza di cui contcstava la validit, profleri una deliberazione nella
quale prometteva al popolo un vicino ribasso ne prezzi del pane.
Il Consiglio reale ne fu indegnato. Quindi, ordine al Parlamento di
recarsi a Versailles , in toga nera, e poi letto di giustizia , ove si
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA . LX]

spieg quellappareechio di sdegnosa severit sempre offensiva per


Iorgoglio demagistrati. Per mezzo del suo guardasigilli il re annunzio
lintenzionc in cui era di sostituire allautorit del Parlamento la giu
risdizione prevostale; e termin dicendo colla sua bocca stessa che
proibiva ogni rimostranza. Il Parlamento si rassegn a rimanere
nellinazione , ma la sua sottomissione irrit il partito del movi
mento; tale era abitualmente la sorte di quel corpo : dispiacere alla
corte per le se resistenze, alla nazione per la sua debolezza.
Intanto il duca di Biron metteva in fuga i tumultuosi forestieri ,
arrestava i nazionali che non arrivassero a rifugiarsi neboschi vicini
aloro villaggi. Le carceri furono riempite di delinquenti; e in pochi
giorni la sommossa fu radicalmente e dappertutto repressa.
Restava a prevenire il ritorno di simili scandali. Turgot prima di
tutto volle far colpo con qualche tratto di splendidezza. Un certo
Planter a cui sera depredato un carico di grano , ebbe immediata
mente unindennit di 50 \mila lire. Indi, persuaso che, senza rece
dere ostensibilmente dal sistema della libert commerciale , sarebbe
stato nondimeno opportuno attirare forzosamente le derrate in certi
punti, ordin in segreto che fossero a sufcienza fornite, e che i
prezzi si stabilissero a segni discreti. Inoltre furon promessi depre
mii alla importazione. Ai comandanti, agli intendenti, ai vescovi fu
ingiunto di recarsi alla residenza e riprendere lesercizio delle pro
prie funzioni. Parecchi curati che avevano coloro discorsi secondato
la rivolta furon messi in arresto. Due uomini della bassa plebe
colpiti da sentenza della corte prevostale, furono giustiziati; al
rimanente unamnistia reale provvide. La ducia riapparve nelle
campagne , i villaggi si ripopolarono , i lavori si rimisero in
corso; e della guerra delle farine non rimase che una quan
tit di epigrammi, ed una moltiplicit di rancori tra il clero,
i loso, gli appaltatori, che tutti si gettavano a vicenda la colpa
dellavvenimento, o nivano per porsi daccordo per gettarla sugli
economisti, e per essi sopra Turgot, che per altro la storia ha lar
gamente vendicato degli insulti di cui lo avevano sopraccaricatoi
partiti.
Ma una nuova lotta, e nuove tribolazioni, attendevano il ministro
riformatore. Quando si accusa la scienza come impotente'a sollevare
le angustie dellordine economico delle nazioni, la migliore risposta
che possa darsi il domandare, che cosa abbian fatto le nazioni per
accogliere e praticare i consigli della scienza. Turgot un esempio
a citarsi, che vale per tutti; e il processo verbale del letto di giu
stizia 12 maggio 1776 un documento, che in questo genere
pellonore del senno francese converrebbe disperdere.
Lxu RAGGUAGLIO sronico
La lotta era tra un ministro ed un Parlamento: un individuo che,
secondo la logica prestabilita de partiti politici, deve sempre sup
porsi ispirato dal genio nemico de popoli; un corpo che si fa
sempre supporre destinato a custodire il palladio della libert.
Il ministro domandava abolizione completa di ogni istituzione ,
fondata sul principio del monopolio e della oppressione; ammetteva
disuguaglianze fra gli uomini, ma unicamente limitate dove limmu
tabile natura delle cose non permettesse distruggerle'; e scendendo
da principii alla pratica voleva: abolire la corvata; sopprimere a
Parigi, come in provincia sera gi fatto, le imposizioni che difficol
tavano la libera circolazione degrani; distruggere le corporazioni,
e rimettere lartigiano nel pieno esercizio delle proprie capacit;
abolire gli ufficii venali delle strade , de mercati , e de porti;
modicare la forma di qualche altro dazio che, ispirato da principii
di monopolio, tornava a discapito della produzione.
Il Parlamento voleva allincontro che non si toccasse una pietra
alledificio de regolamenti , deprivilegi e delle restrizioni, fra cui
languiva leconomia della Francia. Se parziali riforme seran potute
tollerare in alcuna provincia , volerle estendere no al cuore dello
Stato, e soffrire che le teoriche delleconomista-ministro invades
Scro la capitale , era impresa contro la quale eran pronti ad insor
gere con unanime accordo tutti gli interessi privati e tutte le passioni
politiche.
Il ministro parlava un linguaggio, la cui nobilt e verit ha con
servato no ai giorni nostri tutta la sua nativa opportunit.
Dio-diceva il preambolo dell Editto-nel circondare di bisogni
lumana vita, ha reso necessario all uomo il lavoro, ha fatto del
diritto di lavorare la propriet dogni uomo , la prima , la pi sa
era, la pi mprescrittibile di tutte le propriet. Noi rignardiamo
come uno de primi doveri della nostra giustizia , e come uno fra gli
atti pi degni della nostra benecenza , di affrancare i nostri sudditi
da tutti i colpi portati pora su questoinalienabile dritto dellumanit.
Vogliamo in mnseguenza abrogare queste arbitrarie istituzioni che
non permettono allindigente di vivere col suo lavoro; che respingono
un sesso a cui la sua debolezza ha creato maggiori bisogni e minore
possibilit di soddisfarli; che, condannandolo ad una miseria inevita
bile, sembrano volerne favorire laseduzioneela dissolutezza; che estin
guono lemulazione e lindustria, e rendono inutili i talenti di chiun
que non sia ammesse ad una corporazione ; che privano lo Stato e le
arti di tutti i lumi di cui potrebbero gli stranieri arricchirli ecc. .
A fronte di questi sani e sacrosanti principii, qual era ora il lin
guaggio e la condotta del parlamento ?
SULLA SCUOLA FISIOCIIATICA . I LXIII

Se si trattava di abolire la corvata , e sostituirle una contribuzione


fondiaria, si rispondeva: che il popolo francese sempre tagliabile e
corveabile, che questa era costituzione fondamentale della Francia e il
re non aveva facolt di mutarla; che la contribuzione proposta avrebbe
umiliato la nobilt, il pi fermo appoggio del trono, ed inaspriti gli
ecclesiastici, ministri sacri dellaltare, confondendoli tutti col popolo,
il quale non aveva diritto a dolerSi della corvata nch non gli fosse
mancato il suo vivere cotidiano a. Si rispondeva inoltre che le strade
erano d una utilit generale, che tutti i sudditi del re eran tenuti a
contribuirvi, gli uni col proprio danaro, gli altri col proprio lavoro.
Se si trattava di emancipare l industria e il commercio dei vin
coli del sistema proibitivo, si rispondeva: Lo scopo che a V. M. si
detto di voler conseguire quello di estendere e moltiplicare il com
mercio, liberandolo dagli impacci, dagli ostacoli, dalle proibizioni in
trodotte col regime regolamentario: or sappia, o Sire, che questi in
comodi, questi ostacoli, queste proibizioni, formano appunto la gloria,
la sicurezza, limmensit del commercio francese a.
Se si trattava di abolire le corporazioni darti e mestieri, si ris
pendeva con una grande amplicazione degli;immcnsi disordini che
1 economia del paese ne avrebbe risentito. Ogni fabbricante, ogni
artigiano, ogni operaio, si risguarder dora in poi come un essere
isolato, dipendente da se medesimo, e libero di aberrare sotto gli im
pulsi duna imaginazione sovente sfrenata. Qualunque subordinazione
sar distrutta ; non vi sar pi ne peso ne misura; la sete del gua
dagno animer tutti gli opizii, e, come lonest non sempre la via
pi sicura per arrivare alla fortuna, il publico intero, i nazionali co
me gli stranieri, saranno sempre il zimbello demezzi segreti, prepa
rati con arte per accecarli e sedurli. Abolire le corporazioni impor
tava far passare allestero gli operai pi abili del paese; rovinare il
credito e diminuire le mercedi; scagliare un colpo funesto allagrieol
tura e spopolare le campagne; rincarire le derrate nelle citt, pro
durvi la scarsezza, turbarvi lordine pubblico ecc. ecc. .
Quando poi si trattava di riassumere in breve lorrore che destava
in quesapienti la condotta e il sistema del ministro Turgot, non te
mevano di dichiararla una agrante violazione del diritto di propriet,
che agli occhi loro era un diritto essenzialmente demaniale. "a
In mezzo a questa animosit, gli editti di Turgot non potevano essere
e non furono registrati dal parlamento che per espresso comando del re.
Turgot ha forse questuniea colpa, di avere assicurato sopra una vio
lenza il trionfo della giustizia. Tanta la verit e lenergia del prin
cipio di libert, da lui medesimo professato in grado eminente, che
la violenza riesce inopportunae perniciosa quandanche non abbia che
il santo scopo di operare un bene reale,o non serva che ad inaugu
LXIV RAGGUAGIJO STORICO

rare, oomera in quel caso, il regime medesimo di libert. Turgot 1':


stato accusato di soverchia impazienza nel suo ardore di riforma. L'ac
cusa falsa in un senso, pu esser vera in un altro. La prudenza,
la graduazione, con cui procedeva di passo in passo, sarebbe timidit
e lentezza in un paese e in unepoca, in cui lo spirito di progresso
domini lopinione e le tendenze del publico; ma nel secolo 18, in
Francia, in mezzo alla universale corruzione che il regno di Luigi XVI
aveva raccolto dagli errori e davizii desuoi predecessori, in mezzo
al fermento di decomposizione che cominciava a dcstarsi, ed alla sarda
lotta che andavasi ad impegnare tra la losoa innovatrice e il privi
legio che presentiva lappressarsi della grande catastrofe ; in quellc
poca di transizione, Turgot, non vi ha dubbio, fu rapido e risoluto,
fu tanto fermo a volere, quanto gli uomini a rieusare. Subi dunque
il destino di tutti i partiti che assumono la malagcvole impresa di re
star saggi quando tutto il mondo pazzo dattorno. Turgot fu debole
e lento in faccia allocculto bisogno della rigenerazione radicale a cui
era avviata la Francia ; fu ardito ed intemperante in faccia alla resi
stenza che il partito della vecchia Francia era ancora in grado di op
porgli; fu troppo onesto per essere un Mirabcau, fa troppo illuminato
per essere un Sguicr; e allepoca in cui viveva, e fra gli uomini coi
quali si trovava in contatto, bisognava o avere lardore del rivoluzio
nario, o maneggiare il sosma con labilit e il sangue freddo dun
Avvocato-generale; perch in mezzo a questi estremi, non vera che
una posizione intermedia per mantenersi al potere; bisognava esser
vano, imbecille, ambizioso, interessato, senza coscienza, senza fede
nella verit; bisognava copiare Maurepas, o cadere vittima di tutti i
partiti. _
Questultima fu la sorte che prescelse Turgot; il suo cuore e il suo
intelletto eran troppo elevati per non preferirla. Non gi che abbia
commesso la debolezza di abbandonare vigliaccamente il suo posto fin
ch poteva sperare di rendere ancora un servigio al paese. Fermo
nella solidit del suo scopo affront la tempesta delle opinioni che si
scatenarono tutte sopra il suo capo. Finch erasi limitato alla riforma
di abusi parziali, lodio degli uni fu contrappcsato dagli applausi degli
altri; ma quando mise la mano su privilegi che interessavano classi
intiere, la guerra divent generale. '
Egli ebbe, dice un suo moderno biografo (l), il clero contro di
se. Una circostanza particolare laveva gi indispettito. Al momento
della cerimonia del Sacro , di accordo con Malesherbes , Turgot
avea dimandalo al re che non pronunziasse labomincvolc formola

(l) landrillart, ltecae desdcua: Mondes. 1816; i, Il.


SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. LXV
di esterminare glis eretici. I vescovi vi si opposero , rimostra
rono, e sparsero che Turgot mirava a tirani'ieggiare la religione cat
tolica. Interessi meno sacri svegliavano intanto lallarme nel clero
francese: le misure di Turgot contro la feudalit stavano per arrivare
sinoalla propriet ecclesiastica; e inne i segni di una miscredenza
segreta parevano abbastanza evidentiogni volta che il losofo econo
mista, parlando di aumentare linfluenza e i mezzi del clero, non in
dicava con questo termine che isoli curati, e soprattuttoi curati delle
campagne.
Ebbe contro di se iParlamenti; e lindegna guerra che lo costrinsero
a sostenere , e un mese intero di infruttuose negoziazioni concbiuse
con un letto di giustizia, poterono strappare a Luigi xvi il suo ce
lebre detto: Non ci ha in tutta la Francia che io e Turgot , che
amassimo il popolo!
Ebbe contro di se, come aveva vatieinato, il popolo stesso. La mi
noranza illuminata della nazione lo sostenne costantemente perch il
comprendeva; ma il basso popolo si lasci no convincere che egli
producesse ad arte la carestia, e facesse spargere il sangue per assi
curare il proprio trionfo; la plebe odiava in Turgot quella sua me
desima smania per la quale le sorti del popolo erano lunico tema de
suoi pensieri; odiava loggetto indieatole da quegli uomini che in
tutti i tempi son pronti ad arehitettare la propria fortuna sopra un
sistema di adulazioni prodigate alla moltitudine; lodiava perch nulla
pi facile, e pi comune, e pi consentapeo alle passioni del popolo,
che odiare un ministro.
Ebbe contro di se la corte. Lo scandalo di tanta sincerit e gra
vit, lincomodo delle previsioni con cui Turgot annunziava la pros-.
sima crise, la pena che davasi per prevenirla, la superiorit del me
rito, lonest del carattere , erano altrettanti titoli alla nimicizia de
cortigiani. Chi lo disse profeta di sventure, chi uomo a sistema, ehi
tiranno e nemico delle leggi, chi spirito irrequieto, chi trovava l'or
goglio nella sua timidezza; rimostranze, insinuazioni segrete, carica
ture, versi, opuscoli, ingiurie violente, accuse indirette; tutto si ac.
cumulava sopra di lui, di tutto tiravan partito i suoi accaniti e nu
merosi nemici. Il Parlamento vi prestava la mano. Mentre le pi
grossolane ed ingiurose caricature si lasciavano circolare liberamente,
un opuscolo di Voltaire contro la Corvata fu denunziato da Espr
mnil, come prova evidente della tendenza degli economisti a capo
volgere lo Stato. Un altro di Boncerf, sugli Inconvenienti de dritti
feudali, accusato da Sguier, fu fatto bruciare dal boia, e seguito
da una deliberazione che pregava il re a mettere un freno agli eccessi
economici. Il fratello stesso del re, pi tardi Luigi xvm, si fece autore
di un libello, in cui il controllore chiamato luomo svenevole,
Econom. Touo I. - E.
LXVI RAGGUAGLIO STORICO

grosso, pesante, nato con pi rozzezza che carattere, con pi testar


daggine che fermezza, con pi impeto che tatto; ciarlatano di am
ministrazione come di virt , fatto per discreditare luna e rendere
laltra noiosa; del resto, selvaggio per amor proprio, timido per su
perhia, estraneo del pari agli uomini che non avea mai conosciuto,
ed alla cosa pubblica che avea sempre mal giudicata (1). Ingrossata
no a tal punto lavversione contro Turgot, si comprende che il giorno
della sua disgrazia era vicino.
Fra i ministri, il suo solo amico era Malesherbes, il pi attivo ne
mico Maurepas; la regina , il conte dArtois , i vescovi, i parlamen
tarii, gli si univano tutti e congiuravano contro i due ministri per
involarli alla simpatia speciale che il loro carattere destava nellanimo
del re. Per mezzo di scene abilmente combinate, Malesherbes si trov
ben presto costretto a dimandare la sua dimissione in onta alle calde
preghiere dell amico. Poco dopo Turgot leggeva una Memoria a
Luigi xvi, il quale lo ascoltava con insoliti segni dimpazienza c di
noia. Appena compiutala, e nita? disse il re.-Si, o Sire.
Tanto meglio l-Due ore dopo, lantico ministro Bertin presentava a
Turgot lordine di ritirarsi.
Signora quale sia stata precisamente la circostanza che abbia in
dotto Luigi a questa brusca risoluzione. Vuolsi che un Buono di 500
mila lire fu presentato a Turgot a nome duna persona di corte, che
il ministro and a prendere gli ordini del re , da cui qualche poco
innanzi avea ricevuto promessa che nessuna Ordinanza di contanti
avrebbe rmata per un certo tempo; che il re se ne fosse scusato
con dire che era stato sorpreso, ed avesse ordinato a Turgot di non
pagarla; che il ministro ubbidi e dopo tre giorni fu congedato.
Ci che assicurato da Dupont de Nemours, ed accolto da tutti gli
storici, e la trama di una corrispondenza apocrifa, che si nse sor
prendere, tra Turgot ed un suo amico; nella quale il re era grave
vemente offeso, e ingiuriata la regina. Maurepas la faceva segreta
mente pervenire a Luigi xvi, il quale condandola a lui medesimo
trovava in esso un difensore di Turgot abbastanza scaltro per far
sorgere dalla difesa i motivi di accusa. .
Comunque si fosse , il 12 maggio 1776 fu giorno di allegria a
Versailles e ne saloni di Parigi; ma quel giorno a anche 1 una
delle epoche le pi fatali alla Francia. Questo ministro, superiore al
suo secolo, voleva fare, senza scossa, per mano di un re legislatore,
i cangiamenti che potevano preservare dalle rivoluzioni la Francia. I

(1) Le songe de M. de Maurepas, ou les machines da gouvernement francais; pubblicato


il 1laprile 1776. E Soulavie che assicura essere scritto da Luigi XVI". (Mm. hist.
et po .; t. 3). a
SULLA SCUOLA FISIOCBATICA. LXVII

suoi contemporanei, egoisti e superciali, non lo compresero; i mo


dern hanno espiato con lunghe calamit lo sdegno che quelli mo
strarono verso le virt ed i lumi del granduomo di Stato (4).
Nulla, disse ancora G. B. Say , accuserebhe tanto 1 incapacit di
Luigi xvi , quanto il non avere saputo apprezzare l uomo che po
teva salvarlo, o apprezzandolo, il non aver saputo rivolgere in sua
difesa le armi che i suoi nemici dirigevano contro lui.

XXII. Con la caduta di Turgot cadeva la scuola degli Economisti.


Gi da due anni era mancato Quesnay, carattere fermo, intelligenza
libera e cuore onestissimo (92).-Dupont de Nemours era stato chia
mato da Turgot come capo di un ufcio speciale , in cui si spedi
vano gli aari pi delicati e segreti, e dove Quesnay di S. Germain,
nipote del caposcuola, assisteva da primo commesso. Dupont, per
la conformit de principi, e per la rettitudine dintenzioni, divenne
\ il condente e laiuto indispensabile del ministro. Congedato Turgot,
un ordine di Maurepas obbligo il suo amico a ritirarsi in una terra
che possedeva nel Gatinese, dove, diviso fra cure economiche, fra
la traduzione dell lamlo furioso, e fra due volumi di Memorie
sulla vita e sul ministero di Turgot, rimase lontano da ogni pub
blicit no alla morte di Maurepas, quando fu richiamato da Ver
gennes.
Le Effemeridi, dopo tre anni di silenzio, erano state risuscitate
al primo gennaio 1775, sotto il patrocinio di Turgot, e col titolo
di Nuove Effemeridi. Baudeau, dopo averle fatte servire di mezzo
per combattere contro Necker , che nella sua Legislazione degram'
si era gi levato a campione del colbertismo ed a candidato di mi
nistero; e dopo avere sostenuto un clamoroso processo per un suo
scritto (che rimonta al 4768 ma che fu riprodotto nelle Nuove Effe
meridi del 1776) contro il singolare monopolio che chiamavasi
Cassa di Poissy (5); nalmente mancatogli lappoggio del ministro,
fu connato egli pure a Riom.

(i) Droz, Hist. du regne de Louis XVI.


(2) La sua ne fu quella di un sag io, in cui non vien meno, nell'estremo momento,
la coraggiosa rassegnazione con la qua e ha sopportato le miserie inseparabili dalla vita.
Consolati - diceva al suo domestico che piangeva - io non era gi nato per non morire;
mira questo ritratto, leggi l'anno della mia nascita, e ti convincerai che son vissuto ab
bastanza l.
" Egli possedeva -dice il suo biografo Grandjean - al pi alto grado, larte di cono
scere gli uomini; li costringeva, per dir cos, senza che senavvedessero , a mostrarsi
tali quali erano. Perci accordava tutta la sua condenza a coloro che ne erano degni; e
la lunga abitudine della corte lavea messo in grado di parlare senza nulla dire agli altri.
Nondimeno (uesti riguardi non erano che per coloro che non si fossero mascherati abba
stanza; con e anime apertamente vili e corrotte non aveva che una brusca rottura.
5) La Cassa di Poissy ebbe origine da un contratto, per il quale furono anticipati 2
milioni al Tesoro (nel 1 90), e si promise un reddito di 750 mila lire all'anno, collo bllgo
LXVIII RAGGUAGLIO STORICO

La foga dello scrivere, in mezzo a tanta agitazione di pubblici


affari, sera assai rallentata. Mercier erasi ritirato quasi del tutto,
dopo aver preso parte, nel 1770 , nella quistione delle granaglie
contro lab. Galiani; e se ripigli la penna cinque anni dopo, fu
solamente per compilare qualche riessione generale sulla pubblica
istruzione, a richiesta del re di Svezia. LeNuove Effemeridi sostene
vano unicamente l onore della scuola fisiocratica. I soli lavori che
apparvero, ma che furono ricevuti senza rumore, furono quelli di Le
Trosne , nel 17 77. Il primo, IOrdine sociale, esponeva i principii
fondamentali e di diritto; il secondo, lIntcresse sociale, esponeva la
parte puramente economica. Tanto questultimo, il solo che, seguendo
lesempio del Guillaumin, sar compreso nella nostra raccolta, quanto
laltro che tralascieremo , si distinguono entrambi a fronte di tutto
ci che i suoi condiscepoli avevano n allora prodotto; e sono ben
degni di rappresentare lultimo lavoro complessivo della scuola sio
cratica.
Dallora in poi gli uomini che lavevano creata e sostenuta con
una lunga armonia di vedute, disparvero insensibilmente dalla scena
del mondo. Le Trosne fu il primo, nel 1780, dopo essersidismesso
dalle laboriose funzioni di pubblico ministero.
Un anno appresso Turgot , vissuto in perfetto ritiro , unicamente
occupato di studi, e a preferenza sulle scienze siche , nelle quali
era avanti abbastanza per poter esseredivcnuto un caro amico di Con
dorcet, dAlenibert, e Lavoisier, fu colpito e spento da un ero
attacco di gotta.
Nel 1789 mori Mirabeau , quando stavano per cominciare la
glorie del tribuno suo figlio. Baudcau ricomparve nell785 per rispon
dere a Necker, con un opuscolo: Principii economici di Luigi XII e del
Card. dA-mboisc, di Enrico IV e del Duca di Sully, eollepigral'e fui!
hazc sapientia quondam; ma dallora in poi il suo nome rimase in
una perfetta oscurit, e si crede generalmente che sia morto demente
nel 1792. 1 due soli che videro la rivoluzione furono Mercier e
Dupont. Il primo fu abbastanza fortunato per giungere sino al l79lt,
e morire di male naturale, in onta a varii opuscolctti politici pub
blicati nel 1789 in senso decisamente monarchico.

di fornire abeceai di Parigi, che fossero notoriamente solvibili, le somme necessarie per
provvedersi di bestiame nemercati di Sceaux e di Poissy. A fronte di questi pesi, il con
traente godeva "privilegio di riscuotere il 6 0/0 su tutte le compre di bestiame, anche da
quebeceai, ai quali la cassa non credeva dover fornire alcun fondo. Di pi: tutto il com
mercio di bestiame per Parigi doveva esclusivamente esser l'atto a Sceaux o a Poissy ; i
beccai non potevano ricusare il servigio della cassa; limprestito era fatto per 15 giorni;
e imumatarii eran soggetti all'arresto personale.
SULLA SCUOLA I'ISIOCRATICA. LXIX

XXIII. Quanto a Dupont, la sua carriera dovea prolungarsi attra


verso alle grandi catastrofi , e no al 1817. Eugenio Dairc ha rac
contato quellultimo periodo di una vita che fu sempre rispettabile e
pura, e non potremmo far meglio che ripetere e compendiare le sue
parole. Richiamato dallesilio, Dupont aveva avuto da Vergennes due
missioni importanti. La prima consisteva nel negoziare coll inviato
segreto dlnghilterra , il dott. James Hutton, le basi del trattato che
riconobbe diplomaticamente, nel 1782 , lindipendenza che gli Stati
Uniti avevano di fatto acquistato per la vittoria. La seconda, pi deli
cala ancora, fu quella di statuire le condizioni del celebre trattato di
commercio , che la Francia e la Gran Brettagna rmarono nel i786 ,
ed alloccasione del quale, in mezzo alle tempeste che quel passo
sollevava nel parlamento , Pitt ebbe la gloria di tenere il linguaggio
dun uomo di stato degno del paese che aveva poco prima prodotto
il libro sulla Ricchezza delle Nazioni. Due anni dopo Dupont de Ne
mours confuto gli attacchi che questa convenzione so'riva al di qua
e al di la della Manica, con due scritti, il secondo dcquali, e il pi
importante, fu intitolato: Lettera alla Camera di commercio della Nor
mandia, sulla memoria che essa ha pubblicato intorno al trattato di
commercio con lI-nghilterra. DOrmesson e Calonne prottarono pure
desuoi lumi, cosicch nalmente tutti isuoi servigi furono com
pensati colla carica di Consigliere di Stato.
La rivoluzione del 1789 dischiuse allamico di Turgot una car
riera altrettanto laboriosa che quella del regime di cui determinava
la caduta. Dupont fu luno dedue segretarii della riunione de no
tabili, i cui processi verbali si citano come modello di compilazione.
Fu deputato di Nemours agli stati generali, eletto quasi ad unanimit
di voti. Lordine, la morale, il progresso saggiamente compreso, e la
sana economia politica , non ebbero un difensore pi coraggioso nel
seno dellassemblea costituente. Due volte vi fu presidente ,, e molte
volte vi fu segretario. tra coloro che votarono per le due camere,
e per il veto sospensivo ; il suo intento era quello degli uomini che
sapevano leggere pi chiaro nellavvenire: la libert con e per la
monarchia.
Se Dupont sali raramente alla tribuna , niuno pi di lui contribu
con serii lavori a rischiarare le quistioni economiche e nanziere.
Quando verso la ne del 1789 , Necker domandava una contribu
zione straordinaria per un quarto del reddito netto della Francia ,
Dupont fece contro questo progetto un discorso di cui fu deliberata
la stampa. La sua opinione pubblicata in seguito con tutte le parti
colarit che la tribuna non permetteva, e una curiosisaima analisi dei
bisogni e de mezzi dello Stato in quellepoca, ed una eccellente le
zione di economia. Vi si propone, diceva, di creare carta monetata
LX X RAGGUAGLIO STORICO

e biglietti di Stato; e se voi esitate a dare un solido appoggio alle


finanze, potrete esser condotti involontariamente a questoperazione
per l impossibilit di occorrere ai pagamenti ai quali la nazione
tenuta. Ma voi comprendete, e signori, che questo rimedio , per
se stesso, illusorio; e che non dipende da sovrani, non dipende
dalle nazioni limprimere un valore alle cose che naturalmente ne
sono prive.... Nessun impegno dev essere rinnovato che di grado in
grado. Se voi pagate con dei biglietti fruttiferi i biglietti fruttiferi ed
esigibili, loperazione si riduce a cercare un differimento, a fare una
fallita. Se i vostri biglietti fruttiferi non fruttano che un interesse
minore di quello che portano i biglietti ai quali vengano sostituiti, vi
sar bancarotta parziale. Se voi pagate con de biglietti puramente
moneta e senza interesse i debiti fruttiferi, o dovete supporre che i
vostri biglietti si possano subito cambiare in danaro , o vi sar ban
carotta , primieramentc per il valore dellinteresse , e poi per la dif
ferenza che passa tra un capitale morte ed un capitale che porta
rendita.
Dopo avere in questi termini combattuto la creazione degli asse
gnati che tre mesi dopo fu decretata, Dupont dimostrava, col calcolo
delle entrate e delle spese, che lequilibrio delle finanze si sarebbe
potuto ristabilire colla vendita successiva de beni ecclesiastici, colla
ricompia delle decime, delle quali, contro la sua opinione e quella di
Sieys , si abbandon il valore ai proprietarii , con un imprestito di
{00 milioni, e con un vero.sistema di banco.
Le sedute del 10 e 27 settembre furono quelle in cui la quistione
degli assegnati mise Dupont in contrasto diretto col partito Mirabeau.
Leconomista parlava ancora il linguaggio della scienza, il tribuno
maneggiava assai meglio quello delle passioni. Denunziato da Bar
nave per uno scritto che portava per titolo: E/etto degli assegnati
sul prezzo del pane, si difese con queste solo parole: e Io mi dichiaro
autore dellopuscolo; non ho voluto apporvi il mio nome, perch non
si credesse che abbia cercato di dargli maggiore importanza merce la
mia qualit di deputato; ed ho preso il titolo di Amico del popolo per
ch mi credo degno di portarlo . --Fu letto lopuscolo e IAssem
blea pass allordine del giorno. Basta paragonare la virulenza e
labuso deluoghi oratorii su cui e tutto architettato il discorso di
Mirabeau pronunziato nella seduta del 27 , colla semplicit e colla
sana logica che predomina nellopuscolo di Dupont; basta ancora
sapere che tuttora, dopoche la natura della moneta di metallo e di
carta divenuta la parte men dubbia della scienza , e dopoch il
destino toccato di fatto agli assegnati ha svelato lignoranza o la
malafede deloro sostenitori, tuttora in Francia vi ha chi scriva che
le parole di Mirabeau furono una lezione severa in cui lamarezza del
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. LXXI

sarcasmo si univa alla potenza della ragione ed alla dialettica pi


serrata; basta nalmente il ricordarsi che alluscire da quella memo
randa seduta, Dupont sarebbe stato gettato nella Senna se la guardia
nazionale non fosse accorsa a salvarlo; per conoscere che cosa sia
leloquenza parlamentaria, come costi ben poco attirarsi il favore di
un popolaccio, a quali prove di ingratitudine convenga sapersi
esporre quando si abbia un cuore abbastanza elevato per preferire
di essere un Dupont potendo essere un Mirabeau.
Chiusa lAssemblea costituente, Dupont divenne editore, e fond
un giornale in favore delle dottrine costituzionali. La mattina del
10 agosto, egli e suo glio si portarono armati dal re, a cui non
dubitarono di consigliare unenergica difesa. Il debole e sventurato re
preferendo il consiglio di Roederer anda rifugiarsi trai suoi nemici.
Dupont laccompagn no allAssemblea, ove Luigi lo ringrazio con
queste lusinghiere parole: a M. Dupont, voi vi fate sempre trovare
dovunque si abbia bisogno di voi . -Sopravvenne il terrore. Dupont
non poteva non essere luna delle vittime pi ricercate ; ed ebbe la
rara fortuna di salvarsi senza uscire dal territorio francese. Dap
prima rimase per tre settimane celato nell osservatorio del collegio
Mazzarino, per opera dun giovine astronomo suo amico, M. Har
mand, di concerto con Lalande; poi ebbe lagio di scappare e na
scondersi in un suopodere nei dintorni di Nemours; dove, sfuggendo
sempre alle ricerche desuoi nemici, scrisse la Filosoa delluniverso,
opera nella quale, cercando di stabilire i vincoli da cui tutti gli es
seri sono legati, ne ricava una morale universale , proporzionata
allintelligenza di ciascuna specie, e derivante da unica legge , che
egli chiama lAmore.
Un anno dopo, il dipartimento del Loiret inviava Dupont a sedere
nel Consiglio degli Anziani. Il medesimo rigore di principii gli frutt
le stesse antipatie. l Montagnardi, dapprima, che facevano gli estremi
sforzi per etcrnare la demagogia, e poi il Direttorio che si sforzava
di apparecchiare il. letto allassolutismo, trovarono entrambi un mo
lesto avversario in Dupont de Nemours. Fu dunque compreso nella
lista del 18 fruttidoro; ma la.sua et e lamicizia di Gius. Chnier
suo collega alllstituto gli risparmiarono la deportazione. Fu allora
che, disperando di trovare un riposo sul suolo della sua patria,
parti per lAmerica.
Gli Americani accolsero Dupont come meritava lamico di Turgot
e di Franklin; e fu anche incaricato da Jefferson di compilare un
disegno deducazione nazionale. Stabilito nel Jersey, presso New-York,
lo studio divenne la sua unica occupazione. Quando Buonaparte tolse
dalllstituto la classe delle scienze morali e politiche, alla quale ap
parteneva Dupont, il suo nome fu passato in quella di Storia e lette
LXXII RABGUAGLIO STORICO

ratura antica. Allora cominci a carteggiarsi eo suoi colleghi, e


trasmise loro diverse memorie di storia naturale, di fisica, e di geo
graa. Mala calma che sopravvenne dopo il 18 brumaio, gli risu
scit il desiderio della patria. Tornatovi nel i802 , vi rimase fino
alla Ristaurazione; ed in questo intervallo produsse parecchi lavori.
Appartiene a quellepoca un operetta sul banco di Francia, collepi
grate noli me tangere. Fu pure in quellepoca che raccolse e pubblic
in unico corpo le opere e gli atti ministeriali di Turgot. Membro di
varie societ, infaticabile sempre, ha lasciato un gran numero di
altri lavori, in gran parte inediti, eseguiti tutti in quellultimo pe
riodo della sua vita, nel quale, non potendo dar libero sfogo alle sue
idee economiche e governative, sosteneva lattivit della sua mente
con istudii di storia naturale e di morale losoa.
Caduto Napoleone , Dupont fu segretario del governo provvisorio
che prepar il ritorno deBorboni; e Luigi XVIII lo nomin membro
della legion donore, e Consigliere di Stato. Ma dopo il 20 marzo I 8I 5.
non volendo di nuovo cadere sotto la persecuzione di Buonaparte, si
decise a passare una seconda volta IOceano, e tornare in America.
ove i suoi figli erano gi ssati, alla testa duna grande intrapresa
industriale. Finahnente in agosto del 1817, dopo sei mesi di pali
menti che gli venivano da una gotta crudele, in et di 78 anni ,
spir fra le braccia di Jefferson.
Con lui denitivamente spir lultimo rappresentante della scuola
siocratica. Leconomia era gi entrata da un pezzo fra i primi rami
della sapienza civile. I siocrati non erano pi ricordati che come
un aberrazione dellumano intelletto; nessuno si dava la pena di
giustiearli o difenderti ; la voce di Dupont fu lestrema protesta di
quella scuola , e bisogna pur dire , che nessun altra avrebbe potuto
sostituirla senza perdere lenergia di convincimento , e la sagacit
della logica, con cui il Nestore dei siocrati rimproverava a G. B.
Say la sua ingratitudine verso un gruppo di uomini , che avevano
antivenuto le migliori teorie demodcrm , e non temevano alcun pa
ragone in fatto di sentimenti lantropici ed elevati
O
XXIV. Noi non citiamo, e non comprenderemo in questo volume,
n le opere che, fuori di Francia, apparvero sotto il sistema sio
eratico , ne quelle che in tempi molto posteriori hanno pi o meno
adottato i principii di Quesnay. Le prime si limiterebbero alla Ger
mania; e tolto il merito di una maggiore o minore esattezza di com
pilazione, nulla offrono che possa dar loro un titolo allattenzione dei

(1) Si pu leggere la corrispondenza di Dupont c di Say per convincersi che una gran
parte del e accuse dirette contro la scuola siocratica riposa sopra un equivoco di parole.
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA . LXXIII

lettori odierni. In Inghilterra la siocrazia non ebbe il tempo di


svilupparsi. Se Smith non fosse sopravvenute immediatamente a
Quesnay, forse llnghilterra avrebbe subito il predominio dellecono
mista francese; tanto pi che i germi della sua teoria esistevano gi
in qualche opera anteriore (1).La scuola italiana era forse la pi
adatta a ricevere unimpronta siocratiea , perch gli economisti ita
liani hanno sempre considerato la scienza da un aspetto governative
e giuridico assai pi che gli inglesi e i francesi. Ma allepoea in cui
le opere desiocratici venivano in Italia, venivano insieme con esse
gli attacchi, il discredito, lo spirito di motteggio con cui lab. Galiani
le aveva perseguitato. Non era dunque ben facile che la scuola di
Quesnay vi trovasse aperti discepoli; appena di sbieco qualcuna delle
sue idee, insinuandosi nella mente dei pubblieisti, vi si trovava accet
tata come idea secondaria , e senza la menoma pretensione di voler
propagare il sistema dal quale, 0 per arte o per caso, era stata stac
eata. Cosi e che Beccaria e Bandini , bench abbiano qualche punto
di contatto colla dottrina francese, non si potrebbero senza una grave
atfettazione rivendicare alla scuola di Quesnay.
Ci che diciamo degli italiani di quel tempo, pure da dirsi in
torno afrancesi medesimi detempi posteriori. Garnier, il traduttore
di Smith , era francamente attaccato alle teorie siocratiche. Fino a
pochi anni addietro abbiam veduto Dutens in Francia , e Schmalz in
Germania, fare un ultimo sforzo per risuscitare nellantiea sua purit
il sistema del prodotto netto; ma qualunque opera che potesse essere
sopravvenuta nel secolo XIX, in cui il cerchio della scienza tanto
ingrandito , non ha pi il merito delloriginalit se si limita a ripre
durre la teoria tal quale da Quesnay fu lasciata, non e pi unopera
siocratiea se ha tentato modicarla.
In Francia stessa un buon numero di autori che n qui abbiamo
taciuti , gurarono inoltre allepoca in cui orivano quelli di cui pre
scegliamo gli scritti. I loro lavori, limitati a qualche punto speciale,
non si potrebbero ammettere fra i Trattati generali che formeranno la
prima serie della nostra raccolta. per ci che ci siamo astenuti dal
darne ragguaglio; ma la lista bibliograca che sar soggiunta qui
appresso potr dare unidea e del loro numero, e del calore con cui
le varie quistioni dellepoca si venivano da loro agitando.
XXV. Serbando al discorso, che dovr chiudere il presente volume,
lesposizione scientifica della dottrina siocratiea , noi possiamo ora

(1) Almeno la vanit nazionale, che sinfiltra ognidove, ha fatto trovare un passo molto
siocratiea in unlibro di III. Asgill, che rimonta al 1696, e che stato per ci ricordato
da Stcwart nella sua vita di Smith, ed ultimamente da Mac-Culloch (LiH. of pol.
Econ. p. 9).
LXXIV BAGGUAGLIO STORICO

presentare in semplice via storica i punti suoi capitali, e rilevare i


titoli di merito incontrastabile che , per quanto si dica , non potranno
esser mai negati ai suoi fondatori.
Tutta lessenza della teoria consisteva nel riguardare la terra come
unica sorgente della ricchezza sociale.
Questa proposizione , accoppiata all equivoco della parola sterile ,
che i siocrati si lasciarono sfuggire alludendo al lavoro non agrario,
fece supporre che, secondo essi, il lavoro delle arti non eontribuisse
per nulla nella formazione delle ricchezze; laddove appare da ogni
passo delle loro opere che essi intendevano solamente riguardare la
terra come la fonte della materia con cui viene retribuito ogni altro
genere di lavori.
Qualunque fosse il pregio di cui meritevole questo principio, i
siocrati ne traevano due conseguenze: libert di industria e di
commercio; imposta unica e sulla terra.
Ci solo basta a mostrare che la siocrazia', lungi dallessere una
mostruosit, si conchiude da un lato con una grande teoria che ancora
un desiderio defilantropi, enir con determinare una grande rivolu
zione economica nel mondo; da un altro con una opinione che, se va
soggetta a molta difficolt, pur sostenuta da molti buoni argomenti.
E nel pi tristo dei casi , la sz'ocrazia sarebbe un sistema come tanti
altri, prendendola tal quale nacque, e collocandola nel bel mezzo del
secolo in cui noi viviamo, dopo Smith , Say, e Rieardo.
Ma se ci riportiamo allepoca in cui fu formulata , questo giudizio
troppo rigoroso per esser equo. La scuola dei siocrati ha indubita
tamente il merito di aver dato alle materie economiche le basi, le
proporzioni, e laspetto di una scienza. Gli uomini che si rannoda
rono sotto la sua bandiera ebbero per loro maggiore difetto una esa
gerala ducia nelle proprie dottrine: se fu sfrcgiala col nome di setta,
se fu combattuta con tutte le arti ordinarie departiti politici, dal
ridicolo alle persecuzioni; fece pur nondimeno alla societ francese
tutto quel bene che era possibile, in mezzo allignorama degli uni ,
ai privati interessi degli altri, alla ingratitudine generale; e lasci
alla mente umana un capitale di verit che, dopo un secolo, formano
ancora la fede di qualche grande riformatore. Se si edilic su qualche
errore fondamentale, che fu ingrandito, e forse ancora svisato neprimi'
anni del nostro secolo, non e men vero che ha oggi molto perduto
di quellaria di stranezza che tutto il mondo, giurando sulla parola
di G. B. Say, erasi abituato ad attribuirle: il momento, in cui dallor
dine morale e sociale si sia staccato qualche principio per dedurne
una serie di dottrine concatenate, per formarne un nuovo ramo dello
scibile umano, ed un ramo capace di adescare le intelligenze elevate
colla promessa di un radicale sollievo avecchi dolori dell'umanit,
SULLA scuou. FISIOCRATICA. LXXV
quel momento data, non si pu pi dubitarne, dalla scuola desio
erati. Avanti di loro, neppur la parola sera creata. Economia politica '
era piuttosto un titolo di fantasia, che il nome (luna scienza; era un
vocabolo attinto alla tradizione della frase greca, dimenticato per
molti secoli, rimesso appena in vita neprimi anni del seicento in un
opera oscura, da una penna disereditata, per essere poco dopo abban
donato di nuovo; e sebbene rimasto nel linguaggio losoco , era
tanto lontano dallesprimere una scienza, quanto volendo inventare
un titolo, gli scrittori che pure ad ogni passo usarono il vocabolo
Economia, si sentirono nondimeno costretti di comporre per la scienza
una nuova parola dal greco , e dissero siocrazia per dire Governo
della natura (1).
Noi non intendiamo per altro esagerare il titolo di gloria che la
scuola di Quesnay possa ragionevolmente aspettarsi daposteri. ben
da credere che la fermentazione gi sviluppatasi al principio del se
colo nella massa delle idee, accumulate , nudrite e complicate degli
avvenimenti che lun dopo laltro concorsero tutti a ricomporre sopra
cardini nuovi il sistema politico , religioso, e morale della societ
europea , avrebbe , o presto o tardi, 0 in un modo o in un altro ,
condotto sempre la mente umana a dirigersi sull ordine eco
nomico , dopo avere infruttuosamente agitato sopra gli ordini tutti il
gran problema del ben essere materiale de popoli. Quando noi con
templiamo il secolo XVIII colle sue radici abbarbicate nedue secoli
che il precedettero, Carlo V, Lutero, la rivoluzione inglese, Sully,
Colbert, Luigi XIV, la febbre delle intraprese coloniali , ciascuno dei
grandi simboli storici di quel tempo, ci rivela ecompendia il gemito di
una societ, che sente venir meno la forza da potere opporre al vivo
bisogno di gettar via le spoglie delluomo vecchio, e rigenerarsi nella

(1) La prima volta che sincontri fra i moderni la parola Economia-politica , dopo le
Economiche di Senofonte e di Aristotele, in un'opera del 1615, intitolata: Traile' dEco
nomia olitique, dedie' un mi et la reine mere par Anthoine de Monchrestien sieur de
Vatteoi le, Rouen 1615 in-4". /
Questo libro, divenuto rarissimo, io nel conosco se non dallestratto che se ne trova: fra
i pubhlicisti di Ral. Deve esser diviso in quattro libri che trattano: 1. delle manifattura;
2. del commercio; 5. della navigazione; 4. dell'esempio e delle cure principali de'prin
cipi. Nella terza parte deve lungamente parlarsi sui viaggi alle lndie. Ma il ltal, che cer
tamente non era di difficile contentatura, lo qualica per un libro da cui nulla si a -
prende . M. Coehut, nel dar conto dellopera di M. Clement (Storia della vita e al
ministero di Colbert) ha citato varii brani dell'opera di Montchrestien per provare che il
sistema protettore era stato, avanti Colbert, reconizzato lungo tempo dai pubblicisti.
bens curioso che l'Autore vi sia chiamato a iioenerabile antenato denostri economisti ;
mentreeh il poco che sappiamo intorno ad Antonio Montchrestien si , che fu un poeta,
precursore di Corneille, se vuolsi, ma diseolo no ad esser creduto falsificatore di monete,
giustiziato nel borgo di Tourailles ai 12 ottobre 1621, trasportato a Domfront ed ivi
abbrucato.
Si vegga Niceron t. 52", Moreri, Ite'al, e la Biogr. Univ. Larticolo del sig. Cochut
nella Itev. des deua: Mondes; 1846, 1. 3.
zxxvi nacouscuo s'roiuco
freschezza duna nuova vita. Il secolo che dallimpeto irresistibile delle
cose fu spinto a produrre Montesquieu, Bossuet, Voltaire, Rousseau,
dAlembert, il secolo che produsse lEnciclopedia e la rivoluzione
dell89 , non poteva tramontare se non avesse prima innalzato alla di
gnit scientica linteresse materiale depopoli. UnEconomz'a politico
doveva inevitabilmente spuntare, era una fase fatale del sapere umano;
Smith e Quesnay, non vi gurano che come meri accidenti, il tempo
era maturo , qualunque nome di un grande ingegno sarebbe in vece
loro bastato per concentrare sul fenomeno della ricchezza lattenzone
del mondo. La sola energia intellettualev non basta a spiegare il fatto
di uomini e di creazioni mentali, che sorgano all impensata e non
lascin la vita senza avere marchiato la storia cosegni del loro pas
saggio. Tra pensiero e pensiero, tra lidea doggi e lidea di domani,
il vincolo sarebbe si stretto, e cosi breve il passaggio, che, se la
sorte della scienza dovesse unicamente dipendere dalla nostra attitudine
a scoprire quenaturali legami,il travaglio dellintellctto ascendcrebbe
rapidamente alle pi gigantesche proporzioni. Ma in fatto due verit,
che nella sfera ideologica parrebbero inseparabili ed immedesimato in
un solo concetto, nellordine cronologico si trovano quasi sempre di
vise da un abisso di tempi e di luoghi ; appunto perch al di fuori
della nostra mente esiste un mondo che agisw sulle intime parti
dellesser nostro, che ne arresta o ne spinge il travaglio, che lo de
termina nella direzione favorita del giorno, che ci consegna o sottrae
a un dolore piuttosto che un altro, ci stimola o cinngardisce verso
unindagine, ci crea un pubblico, ci concilia un mecenate, ci offre
ora il convento e la carcere, ora Iapoteosi e limpero.
Lintluenza del tempo e del luogo spiega mirabilmente loriginedellFf
conomia siocratica. Chi enumerasse di una in una le idee di quella scuola,
sarebbe probabilmente imbarazzato a scoprire ci che essa abbia prodotto
di nuovo. Ad ogni porzione isolata del sistema di Quesnay possibilesem
pre rivendicare una antica priorit. Quel po di sintesi, che raccolse e
subordin sotto a principii elementari le verit sparse nelle opere dei
pubblicisti anteriori, e cosa troppo spontanea, e di troppo facile ese
cuzione, perch sembri meritare gli onori di una scuola novella. Ep
pure li merita; eppure everoche avanti ai siocrati, esistevan le idee
e la scienza non era. Mancava ancora lazione del tempo. Ci che al
momento opportuno fu un sistema, in uncpoca anteriore era appena
un capitolo dun oscuro libretto. Il nome che pi tardi sarebbe stato
nome dun caposcuola, era quello appena di un capriccioso lantropo.
Come si sarebbe dimenticato Papin senza Watt, come contro il nome
di Malthus udiamo scatenarsi le imprecazioni demagogiche, che fu
rono risparmiate a Stewart, a Mirabeau , a Platone; cosi quella po
tenza intellettuale che aveva dato una volta un Bodin, un Laffemas, un
SULLA SCUOLA FISIOCRATIGA . XVII

Montchrestien, che diede pi lardi un Boisguillebert eun Vauban, nel


mezzo del secolo diede un Gournay, un Quesnay, un Turgot, un Du
pont; quella energia di sentimento che produceva opuscoletti di timida
opposizione politica, quando venne il momento maturo formol una
scienza. Ed era tanto dovuto al tempo il bisogno di formolarla, quanto
le tre nazioni, che avevano allora il primato dellintelligenza, produs
sero, quasi in un medesimo istante,i loro capiscuola particolari. Quesnay
in Francia, Smith in Inghilterra, Genovesi, Beccaria e Verri in Italia,
con quelle piccole differenze di data che nella storia dellumano pen
siero van contate per nulla , con metodi e forme diverse, lavorarono
tutti allunico intento di dare un posto alle idee delle quali lopinione
del secolo voleva decisamente formare un ramo nuovo dellumano
sapere. Ciascuno di loro batte il suo sentiero , pass le sue buone o
tristi vicende, segui il suo destino; la scuola francese crebbe rapida
mente , e rapidamente decadde: si potrebbe dimenticarla perci ,
senz essere logicamente condotti a ripudiare quasi tutte le glorie
dellumano intelletto?

BIBLIOGRAFIA FISIOCRATICA.

Riuniamo per ordine di data tutte le opere degli Economisti sio


cratici, soggiungendo, dove occorrano, gli schiarimcnti opportuni sugli
autori, e rinviando a que luoghi del Bagguaglio qui sopra , nei quali
se ne sia parlato.

l7fl9.-- TuncoT. Lettera alt abate Cice', sulla carta-moneta soslituita al


danaro.
Turgot era onora seminarista di 22 anni, quando scrisse questa pregevole
Memorietta, in confutazione di certe lettere dellab. Terrasson, che preten
deva risuscilare il sistema di Law, o per lo meno discolparlo dedisastrosi ef
fatti che aveva generali. - Lab. Cic, uno de'suoi primi amici. in poi arci
vescovo di Bordeaux. 0 si distinse nell'amministrazione degli a'ari della sua
provincia. -- La Memoria non ci pervenuta che in parte; il rimanente pare
essersi affatto smarrito.
5h. - llsnnan'r. Sul reggimento generale (police) dei grani. Un vol. in-8.
V. sopra, pag. xix.
i753. -- TUnGor. Quistoni importanti sul commercio, alloccasione delle
opposizioni allultimo bill di naturalizzazione, opuscolo economico di Giosia
Tucker, tradotto ed annotato (da Turgot).
\. sopra, pag. xxv.
LXX VIII RAGGUAGLIO STORICO

La traduzione dell'opera di Tucker pare che non abbia mai veduto la


luce, bench dalla corrispondenza di Turgot si rilievi che era prossima a
pubbliearsi.
i756. - 'luncor. Articoli Fiere e Mercati, e Fondazione, inseriti nellEn
ciclopedia.
V. sopra, pag.xxvr. - 1 Questi articoli sono una nuova dimostrazione della
rara intelligenza, di cui il giovine Turgot aveva dato il primo saggio nella
lettera allab. Cic. Se si avvicinano all'articolo Economia (di Rousseau) si
avr un bel mezzo di conoscere la differenza che passa tra un vero filosofo
ed un retore o un utopista n (Daire).
i756. -QUESNAY. Articoli Gruni e Fittajuoli.
Forbonnais ne ha fatto una critica pi lunga che giudiziosa, ma non priva
affatto d'interesse. Abbraecia quasi per intiero il secondo volume della sua
opera intitolata: Principii ed osservazioni economiche I (Daire).
Le Massime, contenute nell'articolo Gram', rivedute e sviluppate, diven
nero poi nel 4758 Massime generali ecc.. e Note, e fecero parte pi tardi
della Fisiocrazia. -Sono inserite nel presente volume.
Vedi sopra, pag. xxxi.
4755-58. -- Mnunsm (Vittorio Ricchetti, conte di) L'amico degli uomini
o Trattato della popolazione.
Questopera non pu dirsi fisiocratica se non in quanto appartiene ad un
autore che fu poi caldo discepolo di Qucsnay.
V. sopra, pag. xxvrr e xxx.
i758. - Qursun. Quadro Economico. Questa lopera fondamentale della
Fisiocrazia. Si veda sopra, pag. xxix e xxxr.
i759. - Qucsnay. Saggio sull'amministrazione delle terre (di Belliel dc
Vertu). Parigi, in-8.
i759. - Tuacor. Elogio di Gournay, lettera a Marmontel.
V. sopra, pag. xxvr. -E inserito in questo volume.
i759. - Hsnmm'r. Osservazioni sulla libert del commercio degrani. In-itn
di 60 pagine.
i760. - BUTEL DuMoa'r (Giorgio Maria). Atto del Parlamento d'Inghilterra.
conosciuto sotto il nome di Atto di navigazione. Tradotto dall'inglese ed anno
tate; anonimo. Parigi, in-l2".
i760. - MIRABEAU (Vittorio Ricbetti, conte di). Teoria delllmposta; ano
nimo. Parigi, in-lt e in-l2.
Vedi sopra apag. xxxiv.
Questopera, dopo quella della Filosoa rurale, pass ai suoi tempi per la
migliore fra le produzioni del Mirabeau; e per quanto sia ora dimenticata ,
non ebbe allora meno di 48 edizioni, tanta era linfluenza che la scuola sio
cratica esercitava sull'opinione.
l7til. - Toaeor. Dichiarazione del re, e Lettera ai commissarii della 'Ia-.
glia nella generalit di Limoges.
Turgot, lntendente del Limosino. diresse i suoi primi sforzi a migliorare
il regime delle imposte, la cui cattiva ripartizione, in quella come in ogni
altra provincia, era la causa principale della miseria degli abitanti. - Que
sti due brevi lavori si trovano nelle sue opere (Guillaumin) vol. l, p. lt86 a MO.
4761. - ABEILLE (Luigi Paolo). Corpo di osservazioni della Societ (l'agri
coltura, commercio ed arti, stabilita dagli Stati di Bretagna; anonimo. ltenncs,
2 volumi in-S". - Vedi sopra pag. xxxw, nota
SULLA SCUOLA FISIOGBATICA. LXXIX

i762. - Cosma. Lettere dun cittadino a un magistrato sulle ragioni che


debbono emaneipare il commercio dei ducati di Lorena e di Bar dalla taria ge
nerale del regno di Francia; anonimo. ln-8.
i762. - llIonsLLa'r (abate). Memoria dei fabbricanti di Lorena e di Bar al
lintendente della provincia sul progetto di imanuova tariffa, ed in risposta ad
unopera intitolata Lettere di un cittadino a un magistrato, ecc.
Su Morellet si vegga sopra pag. xxv. - uno degli intelletti pi giudi
ziosi del secolo 48; ha avuto, come Turgot, l'onore di non combattere in
tutta la vita che per le idee di ordine, di umanit e di progresso.
i762. - Tunco'r. Lettera al controllore generale Bertin.
Ed. Guillaumin, t. I, pag. 5.
La madre di Turgot avea domandato di traslocarlo a Lione, ci che sarebbe
stato di un gran vantaggio per lui. Turgot scrive al controllore domandan
dogli in grazia di lasciarlo a Limoges, per eompirvi la riforma delle imposte,
e con questa occasione fa un quadro de lavori gi compiti e di quelli che si
proponeva eseguire.
i762. - Tunco'r. Avviso sullo stato della Generalit di Limoges, riguardo
allimpasizione della taglia per_lanno i762. (Ediz. Guillaumin, p. 5l7, t. I).
Conchiude con domandare che la Taglia della Generalit per quell'anno
fosse diminuita di ltOOym. lire.
476%. -Tunco'r. Lettera circolare agli Uf/ciali municipali sulla formazione
de'Ruoli per la Taglia nelle citt. (Ediz. Guill. I, 660).
4765. - Duposr m. NBMOUBS. Riessioni sullo scritto intitolato Ricchezza
dello Stato; anonimo. Londra (Parigi), in-S", e in-l2.
i765. - Duros'r ne Nmiouns. Risposta dimandata dal marchese di " a
quella ch'egli ha fatta alle Riessioni sullo scritto intitolato Ricchezza, ecc.;
anonimo. Londra (Parigi), in-8.
Vedi sopra pag. xxxv.
Questi due libretti erano gi rari nel 1769, Voltaire scrisse una lettera ama
bilissima a Dupont, intorno alla prima (l agosto 4765).
4765. - ABEILLE (Luigi Paolo). Lettera di un negoziante sulla natura del
commercio dei grani; anonimo. Marsiglia, in-8.
i765. - BAUDEAU (abate Niccol). Idee d'un cittadino sullannninistrazione
delle nanze del Re; anonimo. Volumi 5, in-8".
i765. -Tunco'r. Avviso sull'imposizione della Taglia in Limoges, nel 4765.
(Ediz. Guillaumin, tom. 1, p. 550). -Domanda una nuova diminuzione di
lire 2001m.
47611. - MORELLET (abate). Frammento di una lettera (a Malesherbes) sul
regime dei grani; anonimo. Bruxelles e Parigi, nIQ".
I76lt. - Duronr m: Nemouns. Lettera sulla differenza che passa tra la grande
e la piccola coltura; anonimo. Parigi, in-8.
i76lt. -- Duronr ne Nsuouns. Dellesportazione ed importazione degrani;
seguito da due Lettere allautore della Gazzetta del Commercio (la seconda
di Forbonnais), e di Riflessioni in risposta alla prima. Soissons, in-8.
47611. - Durour un Nemouns. Lettera sul caro prezzo dei grani in Gujenna.
Soissons, in.8 (7 pagine).
(7614. - ABEILLE (Luigi Paolo). Effetti di un privilegio esclusivo sui diritti di
propriet; anonimo. Parigi, in-8.
LXXX RAGGUAGLIO STOIIICO
l76lt. - Ananas (L. P.). Riessioni sul regime dei grani in Francia ed
in Inghilterra; anonimo. ln-l2.
Questi 2 opuscoli di Abeille si trovano pure inseriti nella Fisiocrazia (i768).
l76li. - BAUDEAU (Abate). Idee sul commercio d'Oriente e sulla compagnia
delle Indie; anonimo. In-8.
I76lt. - IRABBAU (V.). Filosoa rurale 0 Economia generale dellagricoltura ;
anonimo. Amsterdam (Parigi), volumi 5 in-t".
Vedi sopra pag. xxxiv. Fu compendiata nel i767 col titolo di Elementi, ecc.
Vedi appresso.
1 Il migliore, o il meno cattivo, di tutti i suoi scritti... sarebbe uno debuoni
libri economici del secolo l8, se non fosse sovraccaricato di digressioni, e
non mancasse di metodo D. Dame.
l76lt. - Le Tnosns (Guglielmo Francesco). Memoria sui vagabondi e sui
mendicanti ; anonimo. Soissons (Parigi), in-8.
l'filt. -- Tuncor. Osservazioni sopra un progetto di Editto intorno ai Ven
tesimi e ai Decimi. (Ediz. Guillaumin, tomo l, pag. lt'ilt).
Fa seguito a questo scritto, e sulla stessa materia, una Lettera al Controllore
Laverdy, ivi pag. 1185.
HM. - Tunco'r. Disegno duna Memoria sulle imposizioni in generale, sulla
imposta territoriale in particolare, esul progetto del cadastro. (Ed. Guill. I, 595).
Il controllore Bertin chiam gli Intendenti a risolvere una serie di qui
stioni, tendenti a qualicare la collocazione e ripartizione delle imposte. Tur
got attaccava troppa importanza alla materia per lasciarsi sfuggire loccasionc
di trattarla largamente; ma il ritiro del ministro lo fece rinunziare al suo
lavoro. Il frammento conservatonc da Dupont mostra di qual grande impor
tanza sarebbe riuscito se fosse stato compito. Si pu considerarlo come una
delle appendici alle Riessioni sulla formazione e distribuzione delle
Ricchezze .
i763. - Giornale (l'Antico) dell'Agricoltura, del Commercio e delle Finanze.
Cominci in luglio 1765, sotto la direzione di Dupont de Nemours, che vi
dimor sino a tutto novembre 1766. - Comprende undici volumi, in cui si
trova una prefazione e molti scritti fisiocratiei, principalmente di Dupont.
La nuova serie , che comincia da decembre 1766 , mutando direttore, mut
interamente di principii. - V. sopra, pag. xxxvi.
{765. -- Effemeridi del Cittadino oCronaca dello spirito nazionale.
cominciarono verso la fine del 1765, sotto la direzione dellab. Baudeau.
V. sopra, pag. xxxvi. -- Fermano, per questo primo periodo, 6 vol. in-t2".
-V. appresso, anno 1767.
1765. -- Tunco'r. Lettera agli U'iciali di polizia della citt, nella Generalit
di Limoges, aventi mercato di grani. (Ediz. Guill. 1, 66k).
i765. - 'lunco'r. Avviso sulla imposizione della Taglia nella Generalit di
Limoges, per lanno i765.
Manca quello del 47%. - Si domanda una diminuzione di lire 5001m. -
(Ediz. Guill. I. 555).
t766.- Tuncor. Lettera al Controllore generale sullabolizione della corvata
pe trasporti militari. (Ediz. Guill.. Il, 98).
i766. - Tunco'r. Avviso ecc. per l'anno 4766. (Ediz. Guill., I, 558).- Si
donanda diminuzione di lire 2801in., come si era ottenuta per l'anno ante
ce ente.
SULLA SCUOLA FISIOGIIATICA. LXXXI
All'appoggio delle sue conclusioni, Turgot aggiunse una:
Memoria sul sovraccarico dimposizioni che prova la Generalit di Limoges,
nella quale si tratta la quistione della grande e piccola coltura. (Ediz. Guil
laumin, 1, 5M).
1766?- Tuaco'r. Frammento Valori e Monete. (Edizh. Guill., I,n72).

1766? -Tnncor. Memoria sulle miniere. (Ediz. Guill., I, 150). -Vi si so


stiene la libert dello scavo. Se ne ignora la data precisa, ma si sa che fu
scritta dall'autore mentre era lntendente del Limosino. e per un avviso do
mandatogli dal Consiglio di Stato sulla concessione duna miniera di piombo.
1766. - 'IUaco'r. Quistioni sulla Cina, indirizzate a [(0 e Yang.
V. sopra, pag. xxxvm.
1766.-TUnGOT. Corrispondenza con M. Trudaine, sugli incoraggiamenti
demandati per una manifattura di Limoges, e lui favori che si possono in ge
nerale accordare a questa sorta di stabilimenti (Ediz. Guill., I, 555).
I'Irudaine era capo dell'Ufficio del commercio e delle manifattura. Fu sotto
la sua amministrazione che si costrussero i ponti di Orleans, di Moulins,
di 'Iours, e di Saumur.
1765.. - Bannsau (abate). Idea di una soscrizione patriotica in favore del
l'agricoltura del commercio e delle arti; anonimo. Parigi, in-12.
1765. - BAUDEAU (abate). Idee di un cittadino sui bisogni, dritti e doveri
de veri poveri; anonimo. Amsterdam e Parigi, in-8.
1765. - Bwnsan (abate). Idee d'un.cittadino sull'amministrazione delle
nanze del Re. Parigi, 5 vol. iii-8.
1765. - Bannsau (abate). Idee d'un cittadino sul commercio d Oriente e sulla
Compagnia delle Indie. Amsterdam e Parigi, in-8.
Labate Baudeau non era ancora tra i siocrati quando pubblic questi
scritti.
Vedi sopra, pag. xxxvi.
1765. - Le Taosns (G. F.). La libert del commercio dei grani sempre utile
e non mai noceoole. ln-12.
1765. - Le Taosns (G. F.). Lettera sulle cause del caro prezzo dei grani in
Inghilterra. - Sta nel Giorn. dAgric. settembre 1765.
1765. -- La 'Inosse (G. F.). Continuazione della disputa sulla concorrenza
della navigazione straniera per il trasporto denostri grani. Parigi, in-1%.
. 1765.. L: 'Inosss (G. F.). Petizione decarrettieri dOrleans, per la conser
trazione del loro privilegio esclusivo nel trasporto devini dellOrleanese. - Sta
nel Giorn.'dAgric., dicembre 1765.
1765. - Qussssv. Obbiezioni contro il Quadro economico. - Sta nel Giorn.
d'Agric.,nov. v1765.
Finta critica, in cui, sotto il nome di M. IL, Qnesnay combatte il suo si
stema per tendere un agguato ai suoi avversarii.
1766.-1L: Taosns. Lettera allab. Baudeau sui pretesi vantaggi della bi
lancio del commercio , e sui principii che devono regolare lo stabilimento delle
tienimi-Sta nel Giorn. dellAgr., marzo 1766.
1766. - Quesnay. Risposte alle obbiezioni contro il Quadro economico:
Che non si ha interesse a comprare le materie prime dun popolo per riven
derle a-lui dopo manofatte ;
Osservazioni sullinteresse del danaro;

lzeonom. Tono l. _ I".


LXXXU RAGGUAGLIU STORICO
Questione economica sui lutti.
Stanno nel Giornale dAgricoltura, genn. 4766, sotto i nomi di M. H... e
M. na NISAQUE.
4766. - Qusssu. Discussione sulla produttivit e non-produttivit dell'in
dustria. - lvi, febbraio.
1766. - Qussuu. Osservazioni sull'opinione di Montesquieu , intorno alle
leggi proibitive sul commercio delle colonie (sotto il nome di M. da llsle). -
lvi, aprile.
4766. - Quasnlnr. Nuova difesa (simulata) del sistema mercantile (sotto il
nome di M. H. - lvi.
i766. - Qossun. Dialogo sulla natura del commercio; e Dialogo sul lavoro
degli artigiani. - Ivi, giugno e novembre. - Fanno parte di questo volume.
I Dialoghi si possono riguardare come la parte dimostrativa della teoria
di Quesnay, della quale il Quadro economico, le Massime e le Note, non sa
rebbcro che la parte dommatica.
Indipendentemente dalla luce che spandono sulla dottrina dell'autore,
o'rono, astrazione fatta dal valore di questa dottrina, un vero capolavoro di
dialettica, tanta la precisione e la forza, di cui fa uso Qucsnay per soste
nerla. Nulla pi atto a dimostrare che gli oracoli di questo losofo erano
il risultato di una profonda meditazione! n (Daire).
4767. - Rumeno (abate). Esposizione della legge naturale, dell'abate B. ;
Amsterdam e Parigi, in-42.
Questopuscolo, sotto il titolo di Veri principj del diritto naturale, era stato
prima pubblicato nelle Effemeridi del Cittadino, 4767, t. 5 , sotto il titolo :
Veri principii del Diritto naturale.
4767. - E'cmeridi del cittadino, 0 Biblioteca ragionata delle scienze mo
rali e politiche.
Sono la continuazione delle prime E'emeridi (4765), e cominciarono colla
venuta di Dupont, a cui versa la ne del 4766 fu tolta la direzione del
Giornale di Agricoltura (V. 4765).
Si pubblicavano foglio a foglio, due volte la settimana.
Baudeau continu a dirigerle fino ad aprile 4768; da maggio di quel
lanno la direzione rimase tutta affidata a Dupont, e durarono sino a tutto
marzo 4772. Fermano cosi una serie di 65 volumi in-42.
V. sopra, pag. xxxvr; e appresso 4773. - Ecco i principali scritti inseritivi
da Baudeau:
- Introduzione alle Effemeridi;
-- Paradosso politico, diretto agli Irlandesi , tradotto dalle carte inglesi; e
eonfutazione di esso, con la quale si prova che il prodotto netto delle terre la
sola rendita nazionale, e paga, esso solo, le imposte ei debiti dello Stato; di
M. G. -- Sta nel 4 vol. 4767;
- Ricerche politiche cui terrari popolari che cagiona il buon prezzo de'grani,
e sui mezzi di calmarli. - Ivi tomo 2.
- Dellorigine e della necessit delle eredit fondiario. - Ivi.
- Del fasto pubblico e privato-Ivi, tomo 5.
- Veri principii del Diritto naturale. Pubblicato separatamente, sotto il
titolo: Esposizione della legge naturale (V. qui sopra i767).
- Critica dellopera intitolata: Principii d'ogni governo, e delle Osserva
zioni economiche di Forbonnais. - Ivi, tomo 5 a 8.
- Riessioni sulla riforma nella ripartizione delle taglie. -- lvi.
- Sul senso della parola sterile, applicata allindustria. - Ivi.
- Dissertazione sulla non-produttivit dell'industria. -- lvi, tomo 9.
- Spiegazione del Quadro economico;
SULLA SCUOLA rrsiocanlcs. Lxxxm
Questopuscolo fa parte del presente volume. Fu pubblicato separatamente
nel 1776. - Ivi, tomo 11 e 12.
- Riflessioni sull'Ordine naturale ecc. (di Mercier) e critica degli Elementi
del Commercio (di Forbonnais).
- Spiegazione delle parole: Dispotismo legale. -- Ivi,
Oltre a molti altri. che indichiamo separatamente.
1767. - Bacone (abate). Lettera sullinticra libert del commercio dei grani.
- Sta pure nella Effemeridi.
1767.- Quesnay. Analisi del governo degli Incas del Per;
- Dispotismo della Cina (sotto il nome di M. A....).
Stanno nevolumi 1 a 6 delle Effemeridi. 1 primi sette capitoli del Dispo
tismo sono una descrizione dello stato politico , morale ed economico della
Cina; l'ottavo, che sviluppa le idee generali emesse nel Diritto naturale enelle
Massime, tende a stabilire che le istituzioni della Cina son quelle che meno si
scostano daprincipii d'ogni buon governo.
1767. _- QUEsMr. Lettera di M. Alpha, sul linguaggio della scienza econo
mica. - Sta nel vol. 9 delle Effemeridi.
1767. -M1nAasAu. Elementi della losoa rurale; anonimo. Aja, in-12".
Compendio dell'opera pubblicata nel 1761. Vedi sopra.
1767. - Msncrsn un LA Rrvrims. Ordine naturale ed essenziale della Societ
politiche; anonimo. Parigi, 1 vol. in-t, e 2 vol. in-12".
Quest'opera in gran parte compresa nel presente volume. Su di essa e
sull'autore si veda sopra, pag. xuu. Il suo tuono di oracolo lo fece materia di
satira per Voltaire, Grimm, e particolarmente Galiani, cui scrisse contro.
Blanqui nella sua bibliograa lo chiama il pi abile interprete delsistemn
economista, il volgarizzatore per eccellenza delle idee di Quesnay. E contro
questopera che Mably scrisse: Dubbii proposti a Filosofi economisti; nel qual
libro, essendo egli straniero alla scienza, non fece che rilevare gli errori po
litici dei Fisiocrati, specialmente la loro tendenza a favorire il potere asso
luto. -Si vedano in Voltaire le lettere allimperatrice di Russia, e la lettera
a Chardon 28 decembre 1767, e il carteggio di Grimm.
1767. - Duron'r ne Nmouas. Dellamministrazione delle strade. Parigi, in-8.
1767. - Tuaeor. Avviso sulliritposizione della Taglia nella Generalit di
Limoges, per l'anno 1767 (Ediz. Gnill., I, 566). -Si domanda una dimi
nazione di 5001m. lire.
1768. - Durou'r m. Nsmouas. Fisiocrazia oCostituzione naturale del governo
pi vantaggioso al genere umano; Raccolta pubblicata da Dupont de Nemours;
Leida e Parigi, in-8.
Vedi sopra, pagina xL. - Nello stesso anno fu ristampata a lverdun in sei
volumi in-8., e con aggiunte.
La Fisiocrazia contiene:
VOL. 1. - Discorso preliminare (Dupont) ; inserito nel presente volume.
- Dritto naturale; Analisi del Quadro economico; Massime ge
nerali (di Quesnay ). Inseriti nel presente volume.
Von. 2. -- e Problemi economici e Dialoghi (di Quesnay) n. Inseriti nel
presente volume.
Von. 5. - Origine e progressi duna scienza nuova (Dupont)n. Inserito
nel presente volume.
-\ a Lettere d'un Cittadino, ecc. (Baudeau) .
-.- e DellAmmnistrazone delle strade (Dupont) D.
Va" b. -- I Dell'ntilit delle discussioni economiche (Baudeau) n.
- - Lettera a M. B. sulla concorrenza straniera (Le Trosne) .
LXXXIV ' BAGGUAGLIO STORICO

- i Sul danaro e sul commercio (Le Trosne) -.


- 1 Avviso al popolo, ecc. (Baudeau) .
VOL. 5. - 1 Avviso al popolo, ecc. (Baudeau) .
Von. 6. - l Riessioni sul reggimento degrani (Abeille) n.
- Fatti che hanno influito sul caro prezzo degrani (Abeille) v.
-- a Lettere sulle sommosse che cagiona il caro prezzo degrani
(Baudeau) . I
- c Eetti di un privilegio esclusivo ec'c. (Abeille 17611) i.
{768. - Doron'r ns Neuouas. Dellorigine e dei progressi di una scienza
nuova; anonimo. Londra e Parigi, in-8.
Quest'opuscolo inserito nel presente volume. Si veda sopra, pagina xuv.
- Fu scritto come per servire di analisi del libro di Mercier che abbiamo
qui sopra citato. - Sta pure nel 5 vol. della Fisiocrazia.
i768. - MIRABEAU. Lettere sul commercio dei grani; anonimo. Amsterdam
e Parigi, in-l2.
i768. -- BAUDEAU (abate). Risultati della libert e dcll'immunitd del com
mercio dei gram, della farina e del pane; anonimo. Parigi, in-l2.
. Sta nelle Effemeridi, e fu pubblicato separatamente.
i768. - BAUDEAU (abate). Avviso al popolo sul suo primo bisogno; 0 Piccoli
trattati economici sul grano. sulla farina e sul pane.- - Sta nevolumi l" a 5'
delle Effemeridi del 1768, ed diviso in tre parti;
1 Dellintiera e perfetta libert del commercio degrani;
2 Trattato sulla molilura degrani e sul commercio delle farine;
5 Trattato sulla fabbricazione e sul commercio del pane, e sul vero mezzo di
provvedere agli approvigionamenti pubblici.
Sono stati pubblicati separatamente: Parigi, in-l2"; e nella Fisiocrazia.
i768. - BAUDEAU (abate). Avviso alla gente onesta che vuol fare il bene;
nel quale sindicano i mezzi di procurare al povero popolo un pane migliore.
ed a minor prezzo.- Sta nevolumi 10 ed H delle Effemeridi, 1798; chi
pubblicato separatamente: Parigi e Tolosa. Ledizione di Tolosa preferita.
- E pure inserito nella seconda parte della Fisiocrazia.
i768. - BAUDEAU (abate). Lettere sulle sommossa popolari cagionate dal caro
prezzo de grani, e sulle precauzioni del momento; anonimo. Parigi, in-t2.
E pure nella Fisiocrazia. l i
i768. - BAUDBAU (abate). Prospetto del canale di Borgogna per la congiun
zione dedue mari; anonimo. Parigi, in-8".
1768. - BAUDEAU (abate). Lettere dun cittadino a un nugistrato sopra i
ventesimi e le altre imposte. Amsterdam, in-S". - Sta pure nella Fisiocrazia.
i768. - Duros'r ma Nrsiouns. Lettera a M. di St-Pravy contenente l'analisi
e la confutazione del Saggio analitico sulla ricchezza e sull'imposta, di M.
Graslin. -Sta nelle Effemeridi. ' '
i768. - Dorou'r ne Neuouns. Analisi de'Viaggi dun losofo di Poivre. - Ivi.
I Viaggi di un losofo sono una serie di frammenti estratti danumerost
manoscritti di Poivre, e pubblicati alla sua insaputa. La prima edizione del
4768, lverdun, in-l2; la seconda del 1786, colla vita dellautore, scritta da
Dupont; una terza del 4797.
Pietro Poivre, nato a Lione nel l7t8, missionario in Asia, poi mandato alle
colonie francesi come Intendente, vi lasci la sua memoria venerata, per tutto
ci che seppe immaginare e condurre a ne onde migliorarne la sorte. Nel
1775 torn in Francia. Nel 4775 Turgot gli fece dare una pensione di dodici
SULLA SCUOLA FlSIOCRATlCA. LXXXV

mila lire. Si ritir presso Lione, e mor nel 1786. Fu uno degli amici de
siocrati, e ne divise la dottrina.
1768. - ST-PRAVY. (Giovanni Nicola, Guerineau di). Memoria intorno agli
effetti dellimposta indiretta sulla rendita dei proprietari delle terre; anonimo.
Londra (Parigi), in-12.
1768. - Le Taosns (G. F.). Lettere ad un amico sui vantaggi della libert
nel commercio dei grani, esnl danno delle proibizioni; anonimo. Amsterdam
(Parigi), in-12. '
1768. - Le Taosne. Raccolta di varii opuscoli economici. Amsterdam (Pa
rigi), 1768, in-l. ,
Vi si trova la maggior parte degli scritti antecedenti dellautore, e pi:
Dissertazione sul danaro e sul commercio, che pure nella Fisiocrazia.
1768. -f QUESNAY. Lettere dun fittajnolo a un proprietario. - Sta nel se
condo volume delle Effemeridi 1768. "
1768. -- Assume (L. P.). Fatti che hanno influito sul caro prezzodei grani
in Francia e in Inghilterra; anonimo. Parigi, in-8.' E pure nella Fisiocrazia.
1768. - AaemLs (L. P.). Principii sulla libert del commercio dei grani;
anonimo. Parigi.
1768. - Corsa (abate Gabriele Francesco). Chinchi, Storia cocincinese
chepn servire ad altri paesi; anonimo. Londra, ili-8.
E un attacco alle corporazioni di arti; le idee son prese da unopera di
Clicquot Blervache, stampata dieci anni prima sotto il titolo di Memorie sulle
corporazioni dei mestieri.
1768. -Tuneor. Avviso, ecc. per l'anno 1768'(Ediz. Guill. ], 572). - Si
domanda diminuzione di 600m. lire.
1768. -Tuaco'r. Osservazioni sulla Memoria di M. StPe'ravy in favore del
limposta indiretta, coronata dalla soc. dAgricoltura di Limoges (Ediz. Gnill.
t. 1, p. M8).
1768. - Tuacor. Osservazioni sulla Memoria di M. Graslin in favore delle
imposte indirette, alla quale la Soc. dAgricoltura di Limoges ha accordato una
menzione onorevole (Ediz. Gnill., l, 11511).
La Societ reale dAgricoltura di Limoges, presieduta da Turgot, propose
per il concorso del 1768 un premio alla Memoria, in cui si fosse meglio
dimostrato le'etto dellimposta indiretta sulla rendita deproprietarii di
fondi.
La memoria il St-Peravy riguardata, dice Dupont, come classica fra
gli economisti.
Quella di Grasln lo fu ugualmente fra iloro avversarii, ed una delle
poche produzioni anti-siocratiche di quellepoca che si possano leggere con
attenzione. Il suo titolo Saggio analitico sulla ricchezza e snll'imposta; opera
che M. Qurard, nella Francia letteraria, a torto ha attribuito a Le Trosne.
1769. - MIRABEAU. Le economiche di L. D. Il. Due volumi inlt.
1769. - Rommm (abate Pietro Giuseppe Andrea). Rappresentazione ai
magistrati contenente l'esposizione ragionata dei fatti relativi alla libert del
commercio dei grani e i risultati rispettivi dei regolamenti e della libert; ano
nimo. ln-8.
1769. -- Toaco'r. Riflessioni sulla formazione e distribuzione delle ricchezze.
La migliore, forse, fra le opere (leFisiocrati. Si veda sopra, pag. xxxvn e
XXXVIII.
LXXXVI IAGGUAGLIO STORICO

Le Riessioni sulla distribuzione e formazione delle ricchezze, sono com


prese nel presente volume, insieme allarticolo Valori c Monete, ad una Me
moria su prestiti in danaro, ed alle Lettere sul commercio degrani, che si
possono considerare come costituenti unico corpo di dottrine, o come ap
pendici alle Riessioni.
- i769. Monsnurr. Memoria sulla situazione attuale della Compagnia delle
Indie.
i769. - Monsnns'r. Esame della risposta di Mr. Neckcr allobatc Morcllct e
alla Compagnia delle Indie.
Labate Morellet scrisse il primo di questi opuscoli per ordine del control
Iore generale lnvaux, e sostenne labolizione della Compagnia. Posteriormente
il suo parere fu adottato dal governo, dal quale, sotto il ministero di Turgot,
l'autore ebbe una pensione di duemila lire allanno.
4769. -Monm.i.z'r. Prospetto d'un nuovo Djzionario del Commercio. Parigi,
un volume in-8".
Il Prospetto dell'ab. Morellet passato per lungo tempo come un trat
tato l'Economia politica. Non si deve . pur nondimeno, considerarlo che
come una raccolta di definizioni, generalmente nette e precise. determini
usltati in materia di commercio e in relazione colla scienza economica. Ila
vori preparatorii del suo dizionario Ioccuparono per venti anni; e non vi
rinunzi che allo scoppiare della rivoluzione del 1789.
1769. - Duron'r nr. Nmtouas. Obbiezioni erisposte sul commercio dei grani
-c rlgllc farine; anonimo. Amsterdam e Parigi in-IQ.
E dubbio se questo opuscolo appartenga realmente a Dupont.
1769. - Dcron ma Nmouns. Risposta alla lettera di M. H. sull'opera di
Dupont intitolato: Amministrazione delle strade. - Sta nelle Eemeridi.
1769. -Durou'r nr: NnMouns. Storia compendiata delle finanze dlngliil
terra. Ivi.
i769. - Duro" un Nsuouns. Del commercio e della Compagnia delle Indie;
risposta alla lettera di M. N. "", sull'opera di M. Dupont: Storia delle
Finanze . ecc.
A questo scritto si riferisce una lettera di Voltaire, spiritosa e carezzante,
in data 7 giugno 1769.
1769. - Baunnw (abate). continuazione degli Avvisi al popolo sul caro prezzo
del pane, c sul monopolio dei grani. - Ivi.
1769.-BAUDEAU (abate). Lettere allabatc G. (Galiani) sui suoi Dialoghi
tinti-economici. - Ivi.
i769. - Tuncox. Memoria sugli imprestiti di danaro (Ediz. Guill. l06).
Si pu considerare come appendice alle Riessioni sulla formazione e
distribuzione delle ricchezze .
l769.-Tunc0'r. Avviso ecc. per l'anno [769 (Ediz. Guill., I, 577). - Si
domanda diminuzione di Il. 600m.
i769. - Tuacor. Seconda lettera sullubolizimtc della corvata pc trasporti
militari (Ediz. GuilL, Il, l06).
i770. - MIRABIAU. Lezioni economiche di L. D. E. Amsterdam, in-ti.
i770. - MEBCIR ns LA Rrvrizns. Lintcresse generale degli Stati a la libert
del commercio dei grani, ecc. con lo confutazione di un nuovo sistema (di Ga
liani); anonimo. Amsterdam e Parigi, in-I2. '
L'abcte Galiani ne fece una parodia e la mand a Madama dEpinay per
divertire Grimm e i suoi amici.
SULLA SCUOLA FISIOCRATICA. LXXXYII

i770. - Duron'r ne Nmouns. Osservazioni sugli effetti della libert del com
mercio degrani, e su quelli delle proibizioni. Basilea e Parigi, 1770, in-l2
i710. - La 'l'nossz. Gli effetti dellimposta indiretta provati coi due esempj
della gabella e del tabacco; anonimo. Parigi, in-l2".
Fu ripubblicato separatamente nel 1777 sotto il seguente titolo: Esame
di ci che costano al re ed alla nazione la gabella c il tabacco.
i770. - Roca/mo. Ricreazioni economiche, a Lettere dellautore della Rap
presentazione ai magistrati, ecc., al cavaliere Zanobi v; anonimo. Amsterdam
e Parigi, in-8.
i770. - MonsLLar. Confutazione dell'opera (di Galiani) che ha per titolo
- Dialoghi sul commercio dei grani :; anonimo. Londra (Parigi), in-S.
i770. - Tunoor. Lettere sulla libert del commercio dei grani al Controllore
generale (Ediz. Guilt., I, l59). -Erano sette; non ne restano che quattro.
Labate Terray, controllore generale. prima di rivocare leditto del 170d,
volle il parere degli lntendenti. E in questa occasione che Turgot gli scrisse,
combattendo il progetto del ministro. Sono una delle sue migliori produ
zioni.
i770. - Tuaoo'r. Lettere circolari ai curati di campagna, per dimandare
il loro concorso in diverse operazioni amministrative.
Cominciano dal i702, e vanno al {770. --(Ediz. Guill. 1, pag. 655, 658,
Mi, 62:5, 65|).
i770. -Tunoo'r. Avviso ecc. sulla Taglia del 4770 (Ediz. Guill. l, 586.
Sidotnanda una diminuzione di 500m. lire.
i770. - Tunaor. Osservazioni generali sullo stato delle raccolte del i770.
(Ediz. Guill; 1, 598). - un quadro dello stato di penuria, in cui si tro
vava la provincia per la carestia di quell'anno, ed ha per oggetto dimplo
rare de'mezzi per sovvenire la parte bisognosa della popolazione.
l770-7l. - Tuaco'r. Lavori relativi alla carestia del i770 e del i771 nella
Generalit di Limoges (Ediz. Guill. II, p. i a 79). - Vi si contengono: Istru
zioni e circolari, per la formazione degli utiicii di carit, ordinanze ecc., e
per ultimo il Rendiconto di tutte le operazioni, che sopra abbiamo citato.
Vedi pag. xxxm.
i770. - BAUDBAU (abate). Lettere sullo stato attuale della Polonia, e sul
l'origine delle sue sventure. - Stanno nelle Effemeridi, vol. 2, 5 e lt del
1770, e voi. 5, ft e 5 del 1771.
1770. - BAUDEAU. Lettera a M. Bartle' de lAbbaye, sulla pretesa sua critica
della scienza economica. lvi.
i770. _BAUDEAU. Spiegazione del Quadro economico. _
Fu pubblicato anche nelle Effemeridi. ma ebbe una edizione a parte. E
giustamente ritenuto come uno de'migliori commentarii che ci abbiano al
Quadro economico di Quesnay; ed per ci che,adimitazione del Guillaumin,
lo inseriamo nel presente volume.
l77l. - Bmneau. Prima introduzione alla losoa economica. Di Lonvay
(maschera di Baudeau) discepolo dellAmico degli uomini. Parigi, in-8.
i771. - Bauonu. Avvisi economici ai cittadini illuminati della repubblica di
Polonia. sulla maniera di riscuotere il reddito pubblico. - Nelle Nuove
Effemeridi.
i771. - Tuncor. Avviso ecc. sulla Taglia del {771 ; pi
Lettera allabate 'Ierray (Ediz. Guill. l, 590 e 606). -Esposzione delle
LXXXVUI RAGGUAGLIO STORICO

urgenze della provincia a cagione della carestia, e desoccorsi che le abbi


segnavano.
1772. Tumor. Lettere sullestensione del commercio delle colonie (Ediz. Guil
laumin, I, 570).
1772. - Tunoo'r. Lettera al Controllore generale, sulla riforma delle gabeIle
(droits doctrois). Ediz. Guill. II, 5.
1772. --Duron'r ns Neuonns. Ristretta de principii dell'Economia politica;
anonimo. ,
Se quest'opera non appartiene al Margravio di Baden, di Dupont. Fa
parte del presente volume. - Si veda sopra, pag. XLVllI.
1772. -Smun<;m. (G. E. C.). Tavolette economiche e camerali. Franctort.
1772. - lssuxv (15.). Saggio sullordine sociale. Basilea, in-8.
1772. - SCBLETTWBIN (J. A). I mezzi di arrestare la miseria pubblica. -
Cal'lsruhe, in-8.
1772. - BAUDEAU. Lettere storiche sullo stato attuale della Polonia e sullo
rigine delle sue sventure (di M. L.). Parigi, in-8".
1772. - Tuncor. Avviso sullimposizione della Taglia del 1772. (Ediz. Guill.
I, 615).
1775.- TURGOT- Avviso ecc. per il 1775. Ivi, p. 621.
1775. - 'Innao'r. Lettera all'ab. Terray sul marchio de'ferri (Ediz. Guill. 1,
276). - Una delle pi efficaci dimostrazioni della necessit di accordare la
pi grande libert all'industria.
1775. -Tuaco'r. Lettera al Ministro della Guerra (Wonteynard) sulla Mi
tizia (Edz. Guill. I, 115).
Vedi sopra, p. xxxn.
1772-5. - SCHLETTWEIN (J. A.). La cosa pi importante per il pubblico. -
Callsruhe, due vol. in-8.
Unaltra edizione nel 1777.
17714 - TURGOT. Avviso ec. sulla taglia del 1771:.
Ediz. Guill. t. 1, 1627.-- Turgot perdeva il tempo e la pena; egli non otte
neva che una diminuzione di 200 mila franchi, e la provincia, lungi dalles
sere sollevata, in gravata di 70 mila franchi di pi che lanno antecedente
(Dupont de N).
17711. - Amos (conte di). Osservazioni di un cittadina sul nuovo progetto
dimposte ; anonimo. Amsterdam, in-12.
1771:. -- MIBABEAU. La scienza, 0 iDiritti ei Doveri degli uomini (di L. D.
H.). Losanna. in-12.
1771;. - Bwnesn. Questioni proposte a Riccardo di Glanires sul suo me
lodo dimposta, detta economica; anonimo. ln-8.
17714. - Bwoeau. Lettera e Memoria ad un magistrato del Parlamento di
Parigi sulla deliberazione del consiglio del 15 settembre 177lt. Anonimo. Pa
rigi. in-12.
Questa la deliberazione colla quale Turgot avea ristabilita la circolazione
dei grani, e liberato il commercio dagli ostacoli dei regolamenti e del mo
no olio. .
nelle E'emeridi, ma fu pubblicato separatamente.
SULLA SCUOLA FISIOGBATICA . LXXXIX
i775. - Manuali. Lettere sulla legislazione o. l'ordine legale depravato, ri
stabilita e perpetuato (di L. D. H.). Berna, tre volumi in-ll".
i775. TBmnsw. Schiarimenli demandati a Necker sui suoiprincipii econo
mici , e sui suoi progetti di legislazione, a nome deproprietarii di fondi. edet'
coltivatori francesi; anonimo. Parigi, in-8. '. i e. ...e\
4775. - BAUDEAU. Confutazione di una lettera apologetica sulle Cofvale...
Nelle Effemeridi vol. 2- . '
i775. - BAUDEAU. Lettera a M. Necker, sul suo elogio di Colbert. lvol. 4.
4775. -v.- Biennio, Memoria particolareggiata sulle tasse nora pagate dal
pesce di mare, fresco o salato, che si consumava nella citt di Parigi. 7- Ivi, I. 75.
i775. BAUDEAU. -Il guadagno del popolo e il guadagno del re.-lvi, vol. _-5.
-Memoria criticaqsuulle imposte del sale, delle bevande, e del tabacco. _
l775.;Durou'r ai; Nemouns. Quadro (sinottico) ragionato depriucipii dellE
conomia politica. ParigL-V. sopra pag. xLvm.
i775. - Nuove Effemeridi economiche, 0 Biblioteca ragionata della storia,
della morale e della politica.
Lab. Baudeau risuscit le Effemeridi, dopo la nomina di Turgot a ministro.
Si pubblicavano di mese in mese; e da gennaio 1775 sino a tutto giugno
i776, in cui ccssarono , formano unaltra serie di 18 numeri, fascicoli, o vo
lumi, in-12; oltre un 19 volume-programma, di 120 pagine, stampato in de
cembre 17%.
V. sopra. pag. Lxvu.
il La lettura delle Nuove Effemeridi non era sdegnata da Voltaire; e si
pu vedere, nella sua lh'atriba al loro autore, uno depi spiritosi e depi
giudiziosi frai suoi libelli, qual partito egli ne trasse per prestare a Turgot
il soccorso della sua penna, nella sommossa di maggio 1775.
l776.-'BAnneAU. Osservazioni economiche all'ab. di Condillac, sul suo libro:
del Commercio e del Governo.-E"emeridi vol. It e 5.
l776.-BAonem. Memoria sugli affari straordinarii, fatti in Francia, du
rante l'ultima guerra dal 1756 al l765.-lvi vol 6.
L'autore vi porta a 05321761 lire la somma degli imprestiti contratti.
i776. - BAUDBAU. Memoria sulla cassa di Poissy.-E/femeridi vol 2.
Questo opuscolo cost un processo a Baudeau,-La Cassa di Poissy rimon
tava al 1690. Era una istituzione usuraria, fondata sopra un contratto. per
il quale lappaltatore aveva anticipato 2 milioni al governo. sopra una pi
gione di 750,000 lire annuali, che quegli doveva, per avere l'obbligo di pre
Starei fondi necessarii acompratori di bestiame nemercati di Sceaux [e di
Poissy, e il diritto di esigere un 6 I0 su tutti i macellai di Parigi, godessero,
o no. dell'imprestito. Questo diritto, allepoca in cui scrisse Baudeau, montava
a 1,500,000 lire. da cui dedotte le 750,000 che la cassa pagava al governo,
restava un 50 /0 di benecio. L'interesse della somma etettivamente pre
stata, veniva a risultare non meno che 92 0/0. Sin dal 1768 Baudeau aveva
scritto questa Memoria che, per difficolt di censura, non vide la luce ben
ch stampata. Turgot nel 1776 aboll la Cassa, e la Memoria di Baudeau pot
vedere la luce. Accusato dagli interessati, sostenne un processo che fu cla
morosissimo, e che fini con una decisione dincompetenza.
Si pu vedere: Turgot. Opere (Guillaumin) vol. 2 p. 2lt9-516 e seg.; Dizio
nario delle finanze nellEnciclopedia metodica; le Effemeridi del 1776, vol.
V e VI.
Quanto alla costituzione attuale della Cassa di Poissy, si vedano le ries
sion di Orazio Say nel Giorn. degli Economisti, tom. 1 ed 8.
XC RAGGUAGLIO STORICO
un errore della Biograa universale lo avere attribuito questa Memoria a
Le Trosne.
i77b-76.-Tnnoo'r. Atti del suo ministero.- (Ediz. Guill. t. 2 pag. "35 a
b89). -- Son suddivisi in
Atti sulla libert del commercio degrani
I sulla libert dell'industria ec.
I sulle imposte
r su varii punti di amministrazione
o sulla epizoozia del 77h.
i776. - MmuLLon. Collezione di dissertazioni sopra materie politiche.
Lipsia, 2 vol.
1776. -lssx.m (ls.). Effemeridi dell'umanit.
1776.-lseuu (ls.). Sogni d'un lantropo. Basilea, due vol. in-8.
Altra edizione nel 178lt.
i777. - Le 'lnosne. Esame di ci che costano alla nazione la gabella e il
tabacco; anonimo. ln-li.
lo stesso scritto del i770: Gli effetti dellimposta indiretta. ecc. '
i777. - Le 'lnosun. Lettere alle coltieatrici di Noisfg presso Versailles; ano
nimo. Parigi, in-8.
i777. - Le Taosne. Dell'ordine sociale, opera seguita d'un trattato elemen
tare sul valore, sul danaro, sulla circolazione, sull'industria, sul commercio
esterno ed interno. - Parigi 2 voi. in 8- V. sopra, pag. Lxvin.
Il primo volume contiene: dieci Discorsi sull'ordine sociale, che formano
una esposizione dommatica de'principii sociali da sioorali; ed un altro pro
nunziato dalIA. il 40 gennaio 4775, per domandare nella sua qualit di av
vocato del re, la registrazione della deliberazione del Consiglio l5 settembre
477d, relativa alla libera circolazione degrani.
Il secondo volume I'Interesse sociale che noi riproduciamo, e che si limita
esclusivamente all'economia propriamente della.
718. - Baanew. Sullo stato presente dell'agricoltura in Inghilterra, tradotta
dall'inglese. con delle osservazioni sullo stato presente dellagricoltara in Fran
cia. Parigi, in-8.
i779. - Le Tnosne. Dellamministrazione provinciale e della Riforma del
l'imposta. seguito da una Dissertazione sulla feudalit; anonimo. Basilea, in Il".
t779.-Scm.n'r'rws|n (I. A.). Base degli Stati. Glessu, ln-8.
i780. - MAUVILLON. Lettere siocratiche a Dohm. Brunswick.
80-811. - Scu|.mw|un (J. A.) Archivia dell'uomo e del cittadino. Lipsia,
otto volumi in-8.
'ISL-Smmoex. (G. E. (2.). Sul sistema siocratico. Norimberga.
l78lt-88. -- Encrcnorenm metodica, Dizionario dEconomia politica. Parigi,
quattro volumi in-it.
L'economia vi mescolata colla Geograa politica e colla Diplomazia; i
principali articoli appartengono a Grivel zelante siocrata.
i788. - MIRABBAU. Della cassa di sconto. Parigi, in-S.
i785. - Mmsasw. Del Banco di Spagna, della di San Carlo. Parigi, in-SP.
i785. - BwoeAu. Principj economici di Luigi XI! e del cardinale d Am
boise; di Enrico IV e del duca di Sully; sull'amministrazione delle nanze,
opposti ai sistemi de'dotlori moderni; anonimo e senza data. ln-8".
SULLA SCUOLA FISIOCBATIGA. XC!

1785-88. -Scm.mvram (J. A.). Nuovi archivii dell'uomo e del cittadino.


Lipsia, Il val. in-8.
i786. - Duron ne Nsnouns. Idee sui soccorsi da dare ai poveri malati in
una grande citt; anonimo. Parigi, in-8.
i787. - Duron'r DE Nenouns. Lettera alla Camera di Commercio di Nor
mandia sulla memoria che essa ha pubblicato intorno al Trattato di commercio
colllngliilterra; anonimo. llouen (Parigi). In-S".
i787. - Monsnwr. Memorie relative alla discussione del privilegio della
nuova Compagnia delle Indie; anonimo. Parigi. in-b'.
i787. - Bumnu. Carlo V, Luigi XII, ed Enrico lVaiFrancesi; due vol. in-8.
{787. - Mancini DE LA Rivine. Lettera sugli Economisti; anonimo.
E inserita nell'Enciclopedia metodica, articolo Economia politica.
i787. - Sr-Pniivr (G. N.). Principii del commercio opposto al traffico
sviluppati da un uomo di Stato; anonimo. Due volumi in-8.
i188. - Dnron'r n: Neuonns. Lettera alla Camera di Commercio di Nor
madia sulla memoria che essa ha pubblicato intorno al commercio colllnghil
terra; anonimo. Parigi. iii-8.
Alla prima memoria di Dupont de Nemours, i787, la Camera di Commercio
aveva replicato con una Confutazione, pubblicata nel 4788.
1789. - Doron'r ne Nsuouns. Analisi storica della legislazione dei grani
dal i692 in poi; anonimo. In-8.
Si trova pure nella Biblioteca dell'uomo pubblico (di Condorcet).
i790. - Duro a: Nnnouns. Effetti degli assegnati sul prezzo del pane, da
un amico del popolo; anonimo. In-8.-V. sopra, pag. Lxx.
" i790. - Sr-Pmvv. Disegno dell'organizzazione sociale divisa nelle sue tre
parti essenziali; anonimo. Due volumi in-8.
4.
i806. - DUI'ONT m: Nelouns. Sul banco di Francia (memoria relativa alla
so'erta
J 1807. da questo
- Knna stabilimento).
(L.). Schizzo Parigi,
dEconomia in-8". Berlino.
politica.
Non contiene che la politica dell'Economia e qualche considerazione fisio
n. a
_ "

l808.-- Dnror'r m: Nnnouns Opere di Turgot. Parigi, 9 vol. in-8.


Il primo volume contiene la vita di Turgot.
i818. - Scmnurz (T. E. A). Lettere ad un principe ereditario sull'Economia
politica. Berlino, 2 vol.

i826. - Scmnvrz. Economia politica, tradotto dal tedesco, da Enrico Joui


froy. Parigi, 2 vol. in-8
L'Autore ha tentato di risuscitare in Germania le teorie isiocraliclie, in
tutta la loro semplicit primitiva. Aveva sin dal 1818 pubblicato un Trattato
di Economia politica. nel quale i suoi principii non erano ancora esplicitamente
iisiocratici. - E molto pregevole la parte che tende a determinare i limiti
delle ingerenze governative. Un lungo estratto ne diede la Rivista di Edim
burgo, vol. a8.
4855. - Du'rsns. Filosoa dell'economia politica, o nuova esposizione dei
principii di economia politica. Parigi. 2 vol. in-8.
L'Autore aveva prima pubblicato (l80lt): Analisi ragionata de'principii fon
damentali dell'economia politica. Questo primo saggio, riiuso, e grandemente
modicato, produsse 50 anni dopo la losoa dell'economia ecc, la quale, dice
XC MGGUAGLIO STORICO
Blanqui, u non che una nuova edizione delle dottrine di Quesnay, menovei
che esse avevano di progressivo in materia di commercioe dimposta.,
L'articolo di Eugenio Daire nel giornale degli economisti (genn. 48lt7), sente
troppo la predilezione che il Daire aveva contratto verso i siocrati, spin
gendola al di l de'limiti ragionevoli. '
. . > . l
. 1,
BIOGRAFIE. 1
Oltre alle storie ed alle memorie del tempo , alle varie biograe
moderne, ed alle vite degli autori compresi nella edizione Guillaumin,
si possono consultare: i ' Ti

Tuncor. Elogio di Gournay, inserito in questo volume.


GRANDIEAN. Elogio di Quesnay ; nell'Ac. delle Scienze, anno {7714. com
pendiato nella Biogr. univ.
Annon (Conte di). Elogio storico di Quesnay. Parigi, ili-8, 1775. -Apv
parte la prima volta nelle Effemeridi. Poi nel Necrologio degli uomini ce
lebri di Francia (1777).
MIRABEAU. Elogio di Quesnay. Letto il 20 dicembre 17711, ed inserito nelle
E'emeridi, 1 vol. del 1775.

Duron'r. Memorie sulla vita di Turgot. Nel 1 vol. delle opere raccolte
pubblicate da Dupont nel 4808.
' Connoncn'r. Vita di Turgot.
Brvrsrs Umvenssne (di Bruxelles), vol. {0. Tonno-r.
GIORNALE nscu ECONOMISTI, 181611. Articolo di Montjean, sulla vita e le opere
di Turgot.
Idem. 48115. La guerra delle farine, di H. Gomont.
Bxvis'n neDue Monm, 18b6, v. 5. Articolo su Turgot, di Bandrillart.
AVVERTIMENTO

sulla presente Traduzione.

La Scuola Fisiocratica ha una nomenclatura, che non solo si scosta


dal linguaggio comune , ma anche qualche volta diversa da quella
che hanno adottato gli economisti moderni. Noi labbiamo scrupolosa
mente conservata; e crediamo opportuno avvertirne sin dora i lettori
perch non ne rimangano sorpresi al primo incontrarla. Eccone degli
esempii:
Prodotti e produzioni son parole esclusivamente applicate aprodotti
dellagricoltura ;
Commercio di rivenditore, vale: di opere manofatle, per opposizione
a quello delle materie prime, che si. chiama commercio rurale;
Le riprese dellagricoltore, sono il rientrare del suo capitale circolante,
e del rispettivo interesse, come pure dellinteresse del capitale sso;
Peculio duna nazione, la somma della sua moneta metallica;
Prezzo buono (bon prix) il prezzo naturalmente determinato dalla
libera concorrenza. Eec.
F. QUESNAY

OPUSCOLI SCELTI

DIRITTO NATURALE

ANALISI DEL QUADRO ECONOMICO

IIASSIME GENERALI DEL GOVERNO ECONOIICO

PROBLEMI ECONOMICI

DIALOGHI
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QUESNAY.
409-

IL DIRITTO NATURALE.

CAPITOLO I.
CHE COSA SIA IL DIRITTO NATURALE DEGLI UOMINI.

Denizione generale. E il diritto che gli uomini hanno alle cose aeconcie al proprio godimento. -
Bisogna esaminarlo relativamente ai differenti stati dell'uomo, imperoccl'fe il diritto naturale un
attributo relativo. - Errori dei filosofi i quali non l'hanno considerato se non sotto un solo punto (li
veduto. -_ Diritto naturale delluomo nello stato tlinl'anzia, fondato sul dovere prescritto al padre ml
alla madre dall'ordine della giustizia , ed accompagnato da unattrattiva naturale. - Dcliuizionc della
giustizia. - Nullita del diritto naturale quando manchino tutte le condizioni dell'esercizio di esso.

IL nrnrr'ro NATURALE dell'uomo pu essere vagamente definito: il diritto che


l'uomo ha alle cose acconcie al godimento suo.
Prima di considerare il diritto naturale degli uomini, e mestieri considerare
l'uomo stesso ne suoi dill'erenti stati di capacit. corporale ed intellettuale, e ne
suoi dierenti stati relativi agli altri uomini. Se non si entra in codesto esame
prima d intraprendere a svolgere il diritto naturale di ogni uomo, riesce impos
sibile di neanche discernere che cosa. sia quel diritto (1).
La colpa di non essere risaliti fino a quelle prime osservazioni, che i filosofi si
erano formate delle idee tanto diilerenti ed anche contradittorie del diritto natu
rale dell'uomo. Gli uni, e con qualche ragione, non hanno voluto all'atto rico
noscerlo; gli altri, e con ragione maggiore, l'hanno riconosciuto; e la verit si
trova di qua e di l. Ma una verit ne esclude un'altra in un essere medesimo,
allorch questo muti stato, a quel modo stesso che una forma la privazione
attuale di un'altra forma in un medesimo corpo.
Chi disse che il diritto naturale dell'uomo nullo, disse vero (2).
Chi disse che il diritto naturale dell'uomo il diritto che la natura insegna
a tutti gli animali, disse vero (5).
Chi disse che il diritto naturale dell'uomo il diritto che la forza e lintelli
genza sua gli assicurano, disse vero (4).
Chi disse che il diritto naturale si limita alt interesse particolare di ciascun
uomo, disse vero (5).
Chi disse che il diritto naturale una legge naturale e sovrana la quale
regola i diritti di tutti gli uomini, disse vero (6).
(i) E accaduto appunto delle discussioni intorno al diritto naturale, quello stesso che
e incontra nelle dispute losoche sulla libert, sul giusto e l'ingiusto: si voluto con
cepire, come esseri assoluti, cotali attributi relativi, dei quali non si pu avere niuna
idea compiuta ed esatta, se non riunendoli ai correlativi dai quali dipendono necessaria
mente, e senza i quali essi non sono altro pi che astrazioni Ideali e nulle.
(2) Vedine l'esempio alla line del capitolo.
(3) Questa la denizione di Giustiniano: essa, come l'altro, ha tale un suo lato nel
quale vero.
(4) Vedine l'esempio, cap. m e cap. v, alla nota;
(5) Vedine l'esempio, cap. u alla nota. _
(6) Vedine l'esempio, cap. iv. Con qualche poco pi di estensione , questa proposi
zione sar la nostra.
Eron. Tono l. -- l.
2 ' ounsuu.
Chi disse che il diritto naturale degli uomini il diritto illimitato di tutti a
tutto, disse vero (1).
Chi disse che il diritto naturale degli uomini un diritto limitato da una
convenzione tacita 0d esplicita, disse vero (2).
Chi disse che il diritto naturale non suppone n giusto n ingiusto, disse vero (5).
Chi disse che il diritto naturale un diritto giusto, decisivo e fondamentale,
disse vero (4).
Ma nessuno ha detto vero relativamente a tutti quanti i casi.
Perlocch i filosofi si sono fermati al parallogismo, o argomento incompleto,
nelle loro ricerche in questa materia importante, la quale il principio naturale
di tutti i doveri delluomo regolati dalla ragione.
Un fanciullo sprovvisto di forza e d'intelligenza ha incontestabilmente un
diritto naturale alla sussistenza, fondato sul dovere che la natura indica al padre
ed alla madre. E quel diritto a lui tanto pi assicurato, in quanto che il do
vere del padre e della madre accompagnato da un'attrattiva naturale che agisce
sul padre e sulla madre assai pi potentemente che la nozione dellordinedal
quale quel dovere viene stabilito. Ci non per tanto, non si pu ignorare che
silatto dovere, indicato ed assicurato dal sentimento, nell'ordine della giustizia;
perciocch il padre e la madre non fanno che rendere ai gli loro ci che eglino
stessi hanno prima dal padre e dalla madre proprii ricevuto: quindi un precetto
che si riferisca a un diritto giusto obbliga sempre qualunque essere ragionevole.
Che se poi mi si domandi che cosa sia la giustizia? Risponder, chella e
una regola naturale e sovrana, riconosciuta dal lumi della ragione, la qual
regola determina evidentemente ci che a se stesso e ci che ad altri appartenga.
Se il padre e la madre del fanciullo muojono, e che quegli si trovi senzaltro
ajuto, abbandonato inevitabilmente alla propria impotenza, egli privato dell'uso
del suo diritto naturale e quel diritto perci diventa nullo. Imperocch quell'at
tributo relativo nullo quando gli manca il correlativo suo. Luso degli Occhi
nullo in un luogo impenetrabile alla luce.

CAPITOLO II.
DELL ESTENSIONE DEL DIRITTO NATURALE DEGLI UOMINI.
Distinzione del diritto naturale e del diritto legittimo o decretato dalle leggi umane. Questo si diparte so
vento da quello.--0pinione di quelnso i quali hanno supposto un diritto illimitato di tutti a
tutto. -Questo preteso diritto illimitato si riduce nel l'atto alle cose che si possono acquistare col
proprio travaglio. - Esso suppone, colla libert d'acquistare, il rispetto pel possedimento altrui, e
lo stato di pace tra gli uomini, percli: ciascuno possa esercitare il mo diritto naturale.

Il diritto naturale degli uomini dillerisce dal diritto legittimo, o diritto de


cretato dalle leggi umane, in ci ch egli riconosciuto con evidenza dai lumi

(1) Quest' il sistema del solista Trasimaco in Platone, rinnovato poscia da Hobbes, e
dopo Ilobbes dall'autore del libro intitolato, Principi del Diritto naturale e della Politica.
Vedilo esposto e ribattuto, cap. 11. (2) Vedine l'esempio, cap. IV.
(5) E questo il caso di un uomo solo in unisola deserta , il diritto naturale del quale
alle produzioni di quell' isola non ammette n giusto n ingiusto; considerando che la
giustizia 0 linginstizia sono attributi relativi che non possono esistere allora quando non
c' nessuno su cui esercitarsi. Vedi il principio del cap. iv.
(4) Vedi la ne del presente capitolo, e il principio del IV.
p
DIRITTO NATURALE; CAP. "- 0

della ragione, e che per questa evidenza sola, egli obbligatorio indipendente
mente da qualunque coazione; invece che il diritto legittimo limitato da una
legge positiva, obbligatorio per causa della pena annessa alla trasgressione dalla
sanzione della legge, quandanche noi non la conoscessimo se non che per la
semplice indicazione che n accennato nella legge stessa.
Per sillatte ditlerenti condizioni, ognuno vede tutta lestensione del diritto
naturale, e ci che lo distingue dal diritto legittimo.
Spesse volte il diritto legittimo restringe il diritto naturale, dappoich le
leggi degli uomini non sono cosi perfette come le leggi dellautore della natura,
e perch le leggi umane sono qualche volta sorprese da motivi dei quali la ra-t
gione illuminata non sempre riconosce la giustizia; la quale cosa obbliga poi la
saviezza de legislatori ad abrogare talune leggi che eglino stessi avevan fatte.
La moltitudine di leggi contradittorie ed assurde, stabilite successivamente presso
le nazioni, prova manifestamente che le leggi positive sono soggette a deviare
sovente dalle regole immutabili della giustizia e dellordine naturale il pi van
taggioso alla societ.
Taluni filosoli assorti nell idea astratta del diritto naturale degli uomini che
lascia a tutti un diritto a tutto, hanno circoscritto il diritto naturale delluomo
allo stato di pura indipendenza degli uomini gli uni verso gli altri, ed allo stato
di guerra tra loro per impadronirsi gli uni e gli altri di tale loro diritto illimitato.
Perci, pretendono que losoti, che allora quando un uomo, o per convenzione
8118 0 per fatto di unautorita legittima, sia privato di qualche porzione del diritto
naturale ch'esso ha a tutte le cose acconcie'al proprio godimento, il diritto na
turale di lui distrutto ; e quell'uomo si trova sotto la dipendenza altrui o per
impegni suoi proprii, o per un autorit coercente. Esso non pi nel semplice
stato di natura, ossia d intiera indipendenza: non pi esso solo il giudice del
proprio diritto; esso sottoposto al giudicio altrui; perci dicono costoro, esso
non pi nello stato di pura natura, n per conseguenza nella sfera del diritto
naturale.
Ma se si ponga mente alla futlit di tale idea astratta di diritto naturale
di tutti a tutto, bisogner allora, per conformarsi all'ordine naturale medesimo,
ridurre un tale diritto naturale delluomo a quelle cose delle quali esso pu pl0'
curarsi il godimento: e quel preteso diritto generale sar poi cos nel fatto un
diritto molto limitato.
Sotto questo aspetto, ognuno scorger che i ragionamenti che veniamo di
esporre non sono in vero che sotlsmi frivoli, o un giocherello di spirito, assai
fuori di luogo nell esame di una materia tanto importante; ed ognuno Sar
tosto convinto che il diritto naturale di ciascun uomo si riduce in realit a quella
porzione ch'egli pu procurarsi col proprio travaglio; imperocch quel tale
suo diritto a tutto simile al diritto dogni rondinella a tutti i moscherini che
svolauano per l'aria, ma che in realit poi si limita a que soli chella pu gher
mire col suo travaglio e le ricerche sue, a lei dal bisogno ordinate.
Nello stato di pura natura, le cose acconcie al godimento degli uomini si
riducono a quelle che la natura produce spontaneamente, e sulle quali niun uomo
pu far uso del proprio diritto naturale indeterminato, se non procurandosene
una porzione col travaglio suo, vale a dire, colle proprie ricerche. Dal che poi
segue, 1 che il suo diritto a tutto non che ideale; 2 che quella porzione di
4 ounsan'.
cose della quale egli gode nello stato di pura natura la ottiene col travaglio;
5 che il suo diritto alle cose acconcie al suo godimento debb'essere considerato
cosi nell'ordine della natura come nell'ordine della giustizia; poich nell'ordine
della natura quel diritto e indeterminato inno a tanto che non viene assicurato
dal possesso attuale; e nell'ordine della giustizia esso viene determinato da un
possesso effettivo di diritto naturale, acquistato col travaglio, senza usurpazione
sul diritto di possesso altrui; 4 che nello stato di pura natura, gli uomini pres
sati di soddisfare ai bisogni loro, ciascuno colle ricerche sue, non perderanno
mica il tempo a farsi inutilmente la guerra tra loro, la quale inne non riusc
rebbe se non a frapporre ostacoli alle loro occupazioni necessarie a provvedere
al proprio sostentamento (1); 5 che il diritto naturale compreso nell'ordine della
natura e in quello della giustizia si estende a tutti gli stati nei quali gli uomini
possono trovarsi rispettivamente gli uni agli altri.

CAPITOLO III.
DELLINEGUAGLIANZA DEL DIRITTO NATURALE DEGLI IIOMINI.
lueguaglianza relativa alle circostanze esterne. L'uomo indipendente, isolato, ha un diritto naturale, il ca
godimento e assai ristretto. L'uomo riunito in societ co'suoi simili per convenzioni reciproche, ha
di molto estrae il godimento del suo diritto naturale. Se le leggi della socicta fossero le migliori pos
sibili, il diritto naturale di lui avrebbe la pi grande estensione possibile. - lnaguaglinuza relativa
al fisico stesso dell uomo, alla differenza della facolta corporali ed intellettuali di ciaschcdun indivi
duo. Questa incgueglnnzn risulta dalla combinazione generale delle leggi della natura. Noi dobbiamo
rispettare quelle leggi che non sempre ci dato penetrare, e che sono lopera dell'Ente supremo. Elle
non sono istituite che per lo bene. Non bisogna confondere coi mali incidcntali che da quella leggi
risultano, per l'effetto della proprieta medesime che loro fanno operare il bene, que mali che ne
avvengono per la trasgressione delle leggi naturali, e che anno poi la punizione giusta ed inevitabile
della violazione di queste leggL-Digressionc sulla libert. Ella non e utile all'uomo che inn a
tanto ch'ella o illuminata. Ella si estende c si perfeziona a misura che la a illumina. L'uomo ha rice
vuto l'intelligenza per illuminare la propria libert. - L'uomo e obbligato di studiare le leggi natu
rali, per estendere il godimento del suo diritto naturale inn dove glie lo permetteranno queste leggi
dalle quali esso non pub allontanarsi se non con pregiudizio suo.

Noi abbiamo veduto che nello stato medesimo di pura natura ossia d'intiera
indipendenza, gli uomini non godono del loro diritto naturale alle cose delle quali
abbisognano se non che per via del proprio travaglio, vale a dire per via delle
ricerche necessarie a ottener quelle cose: ondech il diritto di tutti a tutto si
riduce a quella porzione che ciascun di loro pu procurarsi sia ch'essi vivano
della caccia o della pesca o dei vegetali che nascono naturalmente. Ma per fare
cotali ricerche, o per riuscirvi, sono ad essi necessarie le facolt del corpo e dello
spirito, ed i mezzi o gli strumenti emcaci ad agire cd a pervenire al soddisfaci
mento dei loro bisogni. il godimento del loro diritto naturale debbessere assai
limitato in quello stato di pura natura e d'indipendenza, nel quale noi non sup
poniamo ancora tra loro nessun concorso per coadjuvarsi a vicenda, e nel quale
i forti possono ingiustamente usare violenza contro ai deboli. Allorch essi en
treranno in societ e che fermeranno tra loro convenzioni di vantaggio reciproco,

(i) E questo il caso del proverbio, che pu a tutti rivolgersi nello stato di pura na
1111288 bisogno nhai, a cercarne vai; nessuno te lo impedisce. Questa regola si estende
perno alle bestie; quelle di una medesima specie, che trovansi nel medesimo caso non
cercan guaria farsi guerra tra loro per impedirsi reciprocamente di procurarsi colle
ricerche loro Il loro nudrimento.
numro NATURALE, cui. in. 5

eglino aumenteranno dunque il godimento del loro diritto naturale; e si assicu


reranno inoltre la piena estensione di tal godimento se la costituzione di lor
societ conforme all'ordine evidentemente pi vantaggioso agli uomini relativa
mente alle leggi fondamentali del loro diritto naturale.
Ma considerando le facolt corporali ed intellettuali e gli altri mezzi di ogni
uomo in particolare, noi vi troveremo pur anche una grande ineguaglianza rela
tivamente al godimento del diritto natugale degli uomini. Sillatta ineguaglianza
nel principio suo non ammette n giusto n ingiusto; ella risulta dalla combina
zione delle leggi della natura; e gli uomini non potendo penetrare i disegni del
1 Ente Supremo nella costruzione dell'Universo, non possono elevarsi no alla
destinazione delle regole immutabili ch' Egli ha istituite per la formazione e la
conservazione dell'opera sua. Ci non ostante, se si esaminino quelle regole con
attenzione, si scorger per lo meno che le cause siche del male sico sono elleno
stesse cause dei beni sici; che la pioggia che incomoda il viandante fertilizza le
terre; e se si calcoli senza prevenzione, si vedr che codeste cause producono inni
tamente pi bene che male, e chelle non possono essere istituite che per lo bene;
che il male ch'esse cagionauo incidentemente risulta necessariamente dall'assenza
medesima delle propriet per le quali operano il bene. per ci ch'esse non sono
nell'ordine naturale relativo agli uomini, leggi obbligatorie se non per lo bene;
esse c impongono il dovere di schivare, per quanto noi lo possiamo, il male che
noi dobbiamo prevedere colla nostra prudenza.
dunque mestieri guardarsi dallattribuire alledeggi siche i mali che sono
la giusta ed inevitabile punizione della violazione dell'ordine stesso delle leggi
siche istituite per operare il bene. Se un governo si dipartisse dalle leggi naturali
che assicurano il successo dell'agricoltura, si oserebbe forse far colpa all'agricol
tura del pane che poi mancherebbe, della diminuzione che si vedrebbe avvenire
nel numero degli uomini e dell'accrescimento di quello dei miserabili.
Le trasgressioni delle leggi naturali sono le cause le pi estese e le pi ordi
narie dei mali sici che affliggono gli uomini; i ricchi stessi, che hanno pi
mezzi di evitarli, si attirano colla loro ambizione, colle loro passioni, e perno
coi loro piaceri molti mali di cui non possono incolpare se non le loro srego
latezze. E ci sensibilmente ci condurrebbe ad un'altra causa del male sico e
del male morale, la quale d'un altro genere che le leggi siche; questa il mal
uso della libert degli uomini. La libert, qucll'attributo constitutivo dell'uomo,
e che l'uomo vorrebbe pur estendere al di la dei limiti di lei, apparisce all'uomo
non aver torto mai: s'egli nuoce a se stesso, se distrugge la sua sanit, se di -,
sipa le sue sostanze e rovina la sua famiglia per mal uso della sua libert, esi
si duole dell'autore della sua libert nel momento stesso poi in cui vorrebbe
essere anche pi libero (1); n s'accorge ch'egli in contradizione con se
(1) Che signicano coteste parole pi libera? signicano forse pi arbitrario, cio a
dire pi indipendente dei motivi che agiscono sulla volont? Non mai; perciocch questa
indipendenza se fosse intiern, ridurrebbe la volont allo stato d'inditlerenza; e in questo
stato la libert sarebbe nulla: non dunque in questo senso che si pu dire pi libero.
E molto meno poi possono queste parole riferirsi allo stato della volont soggiogato da
motivi invincibili. Questi due estremi sono i termini che limitano l'estensione dell'uso na
turale della libert. a
La lituani-li e una facolt relativa a dei motivi eccitanti e sormontabili, i quali si
contrabilanciano e si menomano gli uni gli altri tra loro, e presentano taluni interessi ed
6 - ooesa'av.
medesimo. Ob! riconosca esso dunque una volta le stravaganze sue: impari
a far buon uso di quella libert che gli e pur tanto cara; cacci da s ligno
rame e le sfrenatezze, sole scaturigini dei mali chei si procura col mal uso
della sua libert. natura di lui essere libero ed intelligente, bencbe talvolta
n luno n l'altro egli sia. Per l uso cieco ed imprudente della sua libert
esso pu fare delle male scelte: per la sua intelligenza pu pervenire a scelte
migliori, e condursi con saviezza, per quanto glielo permetta l'ordine delle leggi
siche che costituiscono luniverso (i).

attrattive opposte, che la ragione poi pi o meno illuminata, e pi o meno preoccupata,


esamina ed apprezza. Questo stato di deliberazione consiste in parecchi atti dell'esercizio
della libert, pi o meno sostenuti dallattenzione dello spirito. Ma per avere unidea an
che pi esatta della propria libert, non bisogna mica confondere il proprio stato di deli
berazione coli atto decisivo della volont, il quale un atto semplice , definitivo, pi o
meno precipitato, che fa cessare qualunque esercizio della libert, e che non guari un
atto della libert, ma soltanto una determinazione assoluta della volont, pi o meno
preparata per la scelta dallesercizio della libert.
Giusta queste osservazioni familiari ad ogni uomo che faccia un po dattenzione all'uso
de pensieri suoi, si pu domandare a coloro che negano la libert, se sieno eglino ben
sicuri di non aver deliberato mai? Che se confcsseranno di avere deliberato, allora si do
mander loro perch abbiano essi deliberato? E se qui confesseranno essere stato per i'sce
gla'ere, riconosceranno lesercizio di una facolt intellettuale tra i motivi e la decisione.
Perloccb si sarebbe allora d'accordo dall'una parte e dall'altra intorno la realit di
quella facolt, e riuscirebbe quindi cosa inutile andar disputando del nome.
Ma non riceviamo sotto quel nome condizioni contradittorie; quali sarebbero le con
dizione di potere egualmente acconsentire a tutti i motivi attuali, e la condizione di po
vtere egualmente non acconsentire a niuno; condizioni coteste che escludono ogni ragione
-di preferenza, di scelta e di decisione. imperocch allora qualunque esercizio, qualun
que uso, in una parola. le propriet tutte quante essenziali della facolt stessa, che si
chiamerebbe libert, non esisterebbero guari; questo nome non esprimerebbe che una
strazione inconcepibile, siccome quella del bastone senza due capi. Spogliare la volont
delluomo di tutte cause determinanti, per renderlo libero, annullare la volont; poicb
ognatlo della volont di volere una cosa, la quale ella medesima determina la volont
a volere. Annientarei motivi, gli annientare la libert stessa ossia la facolt intellet
tuale che esamina ed apprezza gli oggetti relativi alle allezioni della volont
Ma non fermiamoci pi lungamente a tale assurdit, e conchiudiamo osservando che
non v che l'uomo savio il quale si occupi a perfezionare la libert sua; gli altri credono
sempre essere liberi abbastanza quando soddisfano ai desiderii loro: perci non inten
dono essi se non a procurarsi i mezzi di moltiplicare le scelte che possono estendere,
non gi la loro libert, ma luso imprudente della loro libert. Colui che altro non ha che
una vivanda sola pel suo pasto, altra scelta non ha che lasciarla o mangiarla, e di man
giarne pi o meno; ma colui che al contrario ha venti vivande imbandite dinnanzi a lui,
ha il potere di estendere l'esercizio della sua libert su tutte queste, di sceglierne quelle che
trover pi squisite, e di mangiare maggiore o minor quantit di quelle stesse che avr
scelto. Gli in questo senso che luomo rozzo non occupato che ad estendere sempre
luso della sua libert, a soddisfare le sue passioni con altrettanto poco discernimento che
moderazione; la qual cosa ha costretti gli uomini che vivono in societ a stabilire essi
stessi delle leggi penali per reprimere luso disfrenato della loro libert. Allora essi esten
dono la libert loro con motivi interessanti che si contrappesano ed eccitano l'attenzione,
la quale , per cosi dire, l'organo attivo della libert 0 della deliberazione. in tal modo
la libert 0 deliberazione pu estendersi per via di que' motivi stessi che limitano l'uso
imprudente e precipitato della libert.
(1) Moltissime sono le specie e moltissimi i gradi della pazzia; ma qualunque uomo,
che sia pazzo per effetto di una cattiva conformazione del suo cervello, trascinato da
una legge sica, chenon gli permettedi fare la scelta migliore, e di condursi con saviezza.
Dunr'ro ns'runsnu, cm. w. 7
il bene fisico e il male sico, il bene morale e il male morale hanno dun
que evidentemente l'origine loro nelle leggi naturali. gni cosa ha l'essenza sua
immutabile, e le propriet inseparabili dalla sua essenza. Leggi dltferenti da
quelle avrebbero altre propriet essenziali, verosimilmente meno conformi alla
perfezione alla quale l'autore della natura ha portato l opera sua; le leggi
ch Egli ha instituite sono giuste e perfette nel piano generale, alloraquando
elle sono conformi all ordine ed agli scopi ch Egli si proposto; mentrech
essendo egli stesso l'autore delle leggi e delle regole, anche per conseguenza
superiore alle leggi e alle regole stesse. Ma la destinazione loro di operare
il bene, e tutto sottoposto a quelle ch egli ha istituite; l'uomo dotato d'in
telligenza ha la prerogativa di potere contemplarle e conoscerle per ritrarne
il vantaggio pi grande possibile, senza essere trasgrediente a quelle leggi ed
a quelle regole sovrano. Donde poi segue che ciascuno ha il diritto naturale
di far uso con riconoscenza di tutte le facolt chegli ha dalla natura sortite,
in quelle circostanze nelle quali essa lo ha collocato, sotto la condizione di
non nuocere ne a se stesso n altrui; condizione senza la quale nessuno sa
rebbe assicurato di conservare l'uso delle facolt proprie ossia il godimento
del proprio diritto naturale, il maggiore svolgimento della qual condizione ci
conduce al capitolo seguente.

CAPITOLO IV.
DEL DIRITTO NATURALE DEGLI UOMINI CONSIDERATI RELATIVAMENTE
GLI UNI AGLI ALTRI

Lipotcsi che suppone gli uomini isolati e senza niuna comunicazione tra gli uni e gli altri assolutamente
cbimerica. _ Per lo meno, bisogna supporre luomo in aocietix collo sua femmina. Questa societ e
quella de figli che soprsvvengono smmetlono un ordine di diritti e di doveri reciproci, nel quale nes
sono usurpi sul possesso altrui, e che tutti sono portati n mantenm della nozione evidente del mutuo
interesse loro, e da sentimenti di compioccnza, di tenerezza, di piet, indizi naturali dellordino na
turale, secondo il quale ognuno deve godere del proprio diritto naturale, conformemente alle leggi
naturali. Nelle stato di una moltitudine d'nomini c di famiglie che vivono collo ricerca delle cose
delle quali hanno bisogno, lioteresse di ciascuno li conduce e convenzioni tacito od esplicite che loro
guurentiscono la sicurezza delle loro persone e la propriet dellnbitazione e degli oggetti mobili dei
quali ciascuno e possessore. L uso del diritto naturale degli uomini, considerati in tal modo, e pi
esteso di quello degli uomini in famiglie isolata, perch in ragione delle confederazione e dei soccorsi
reciproci, ciascuno ha il lavoro pi facile, ed anche pi assicurato il possesso di quelle cose che con
quel suo lavoro egli acquista. _- Quando le ricchezze diventano pi considerevoli o per conseguenze
pi disseminate, le semplici convenzioni tacito, ed anche le esplicito non sono snicicnti per assicu
,rnre la propriet. Son necessarie ellora leggi postiv-e ed unautort tutelare. Lixtituzione adunque di
questa autorit tutelare, la quale estende i soccorsi vicendevuli ed assicura la propriet, estende per
conseguenza l uso del diritto naturale degli uomini, unzicb per nessun modo ristringerlo.

Gli uomini possono essere considerati nello stato di solitudine e nello stato
di moltitudine.
Se si riguardino gli uomini come dispersi per modo cliesei non possano
avere tra loro comunicazione nessuna, ognun savvede che cosi essi sono com
piutamente nello stato di pura natura e d'indipendenza intiera, senza rapporto
alcuno di giusto n dingiusto relativamente degli uni agli altri. Ma un tale
stato non pu sussistere che poi tempo della durata della vita di ciascun indi
8 QLESMY.

viduo; e veramente sarebbe mestieri supporre che siffatti uomini vivessero,


almeno ciascuno con una donna, nel loro ricovero, la. qual cosa cangierebbe
intieramente l ipotesi del loro stato di solitudine: perch questa associazione
di una donna e dei figli che sopragiungessero , ammettcrebhe un ordine di
dipendenza, di giustizia, di doveri, di sicurezza, di soccorsi reciproci.
Ogni uomo incaricato della propria conservazione sotto pena di patimento,
e patisce egli solo quando manchi a questo dovere verso se stesso, il che l'ob
bliga ad adempiervi prima di qualsiasi altra. Ma tutti coloro coi quali esso
associato sono pur essi incaricati verso se medesimi dello stesso dovere e
sotto le stesse pene. nellordine naturale che il pi forte sia il capo della
famiglia; ma non poi mica nellordine della giustizia chesso faccia usurpa
zione sul diritto naturale di coloro che vivono in comunanza dinteressi con
lui. la cotal modo c' un ordine di compensazione nel godimento del diritto
naturale di ciascuno, che debbessere in pro di tutti gl individui della famiglia,
e che debba venir regolato dal capo, secondo l'ordine stesso della giustizia
distributiva, conforme ai doveri prescritti dalla natura ed alla cooperazione
colla quale ciascuno contribuisce secondo la propria capacit. ai vantaggi della
societ. Gli uni e gli altri vi contribuiscono diversamente, ma loilcio degli
uni e in discarico dellollicio degli altri; per questa distribuzione dollicii, cia
scuno pu adempiere pi compiutamente al proprio suo; e per codesto sup
plimento reciproco, ciascuno contribuisce presso a poco egualmente al vantaggio
della societ; dunque ciascuno vi deve godere di tutta l'estensione del proprio
diritto nathrale conformemente al beneficio che risulta dal concorso dei lavori
della societ; e quelli che non sono in caso di potervi cosi contribuire, debbono
parteciparvi in ragione dell agiatezza che tale societ particolare pu procurarsi.
Queste regole, le quali si manifestano di per se, dirigono la condotta del capo
di famiglia per riunire nella societ l'ordine naturale e lordine della giustizia.
Esso vi poi inoltre eccitato da sentimenti di compiacimento, di tenerezza,
di piet ecc., che sono altrettanti indzi delle intenzioni dellautore della na
tura, riguardo all'osservanza delle. regole ch Egli prescrive agli uomini per
obbligarli a soccorrersi vicendevolmente per dovere.
Se si considerino gli uomini nello stato di moltitudine, nella quale la co
municazione tra loro inevitabile, dove ci nondimeno non vi sarebbero ancora
leggi positive che li riunissero in societ sotto lautorit di una potenza so
vrana, e che li assoggettassero ad una forma di governo, e mestieri riguardarli
come popolazioni di selvaggi nei deserti, le quali vivrebbero delle produzioni
naturali del territorio, o che si esporrcbbero per necessit ai pericoli della
rapina, se essi potessero fare scorrerie presso nazioni dalle quali vi fosse da
predare ricchezze, mentrech in quello stato loro non potrebbero essi procac
ciarsi ricchezze collagricoltura, ne coi pascoli degli armenti, perch non vi
sarebbe guari tra loro una potenza tutelare che loro ne assicurasse la propriet.
Ma bisognerebbe almeno per che tra loro fossero talune convenzioni tacite
od esplicite per la sicurezza loro personale; imperocch gli uomini, in tale
stato d'indipendenza, hanno gli uni degli altri una temenza che reciprocamente
gl inquieta, e intorno alla quale dall'una parte e dallaltra essi possono facil
mente rassicurarsi, poich niuna cosa li interessa di pi, di quello che reci
procamente liberarsi da sillatta lemcnza. Quelli di un medesimo cantone si
DIIII'I'IO NATURALE, IIAP. Y. 9

veggono pi di frequente; savvezzano a vedersi; la fiducia nasce tra loro,


l'un laltro sajutano, stringono alleanza con maritaggi, e formano in certo
qual modo nazioni particolari, nelle quali tutti sono raccolti in lega per la
difesa comune, e dove daltronde ciascuno rimane nello stato di piena libert
e d'indipendenza l'uno rispetto allaltro, colla condizione della loro sicurezza.
personale tra loro, e della propriet dellabitazione e di que pochi oggetti o
utensili che ciascuno dcssi ha in suo possesso e custodia particolare.
Se le loro ricchezze di propriet fossero pi considerevoli e disseminate,
e quindi pi esposte al deprcdamento , la costituzione di quelle nazioni non baste
rebbe pi per assicurarne loro la propriet; loro occorrerebbero allora talune
leggi positive scritte o di convenzione, ed una autorit sovrana per farle osser
vare; imperocch le ricchezze loro iacili a portarsi via e abbandonate alla
fede pubblica, susciterebbero in cuore a compatriotti poco virtuosi tali desiderii
che li porterebbero a violare il diritto altrui. La forma delle societ dipende
dunque dalla maggiore o minore quantit di beni che ciascuno possiede o pu
possedere, e dei quali esso vuole assicurarsi la conservazione e la propriet.
Perci gli uomini che si mettono sotto la dipendenza o meglio sotto la
protezione delle leggi positive e d un'autorit tutelare, estendono di molto la
loro facolt di essere proprietarii; e in conseguenza estendono di molto lus0
del loro diritto naturale anzich restringerlo.

CAPITOLO v.
DEL nrmrro SOTTO
NATURALE
su uaauroalu
DEGLI UOMINISOVRANA.
alunni in SOCIETA" p.

Non relativamente alle differenti forme dell'autorit che qui si tratta di esaminare il diritto naturale degli
uomini ruiuiti in societ. - Qualunque sia la forma esteriore lellautorita senza la libert dei citta
dini , e la sicurezza della propriet loro, non vi pu essere governo n'e societ giovevoli, n stabili. -
Delle rivoluzioni toccate ai governi cattivi. Non so ne pu inlerir nulla relativamente al governo buono,
il quale consiste nellosscrvanza dell'ordine naturale e dellordine positivo ipi vantaggiosi agli uomini
riuniti in societ. Il governo buono sottopone gli uomini a delle leggi naturali7 ed a delle leggi posi
tive. Le leggi naturali sono o siche o morali. Denizione di queste due specie di leggi di un governo
buono. Obbietto delle leggi positive. Prima di tutto quella che stabilisce listruzione pubblica e privata
delle leggi dell'ordine naturale. La legislazione positiva non debbcssere che dieliiaratoria delle leggi
naturali evidentemente la pi vantaggiose possibili agli uomini riuniti in societ. Presso una nazione
illuminata intorno alle leggi naturali dellordine che per lei i: evidentemente il pi vantaggioso, il
governo non vorrebbe ne potrebbe mai volere stabilire delle leggi positive, noeevoli alla societ ed al
sovrano. Lignorauza e la causa la pi generale delle sventure degli uomini. La ragione illuminata
dalla conoscenza evidente delle leggi naturali, diventa la regola del migliore governo possibile, il
quale moltiplica pi che sia possibile le ricchezze necessarie alla sussistenza ed ai godimenti degli uo
mini ed al mantenimento dcllautoritii tutelare, la quale poi dal lato suo guarentisco a ciasclieduno la
sicurezza, la libert della persona e la propriet delle sostanze sue. _ Il diritto naturale degli uomiu
si estende quanto pi e possibile sotto una tale autorit tutelare alla non restringe guari la libert, dap
poich'e ci che quella prescrive e manifestamente lobbietto della migliore scelta della libert.

Vi sono delle societ le quali vengono governato, le une da un autorit


monarchica, le altre da un autorit aristocratica, ed altre ancora da unautorit
democratica ecc. Ma non sono gi tali dillercnti forme di autorit che decidino
dell'essenza del diritto naturale degli uomini riuniti in societ, poich le leggi
variano assaissimo sotto ciascuna di cotali forme. Le leggi dei governi, che
10 QUESNAY.

decidono dei diritti dei sudditi, si riducono quasi sempre a delle leggi positive
o d'istituzione umana; quindi tali leggi non sono elleno guari il fondamento
essenziale ed immutabile del diritto naturale; e variano talmente che non sa
rebbe possibile esaminare lo stato del diritto naturale degli uomini sotto di
esse. poi anzi inutile entrare in tale esame, perch dove le leggi e la potenza
naturale non assicurano la propriet e la libert, non c' governo, non societ
giovevoli; non c' quivi che dominazione ed anarchia sotto le apparenze di un
governo; le leggi positive e la dominazione vi proteggono ed assicurano le usur
pazioni dei forti, e vi annientano la propriet e la libert dei deboli. Lo stato di
pura natura pi vantaggioso allora, che quello stato violento di societ, il quale
passa per tutte le vicissitudini di sregolatezze, di forme, di autorit e di sovrani.
La qual cosa pare anzi cosi inevitabile, che gli uomini i quali si addentrano
nella contemplazione di tutti que tali mutamenti, intimamente si persuadono
essere nell'ordine della fatalit dei governi d'avere i loro incominciamenti, i loro
progressi, il loro pi alto grado di potenza, poi il loro dechinare e la fine loro.
Ma essi hanno dovuto notare pur anche che sill'atto ordine molto irregolare,
che le transizioni vi sono pi o meno rapide, pi o meno uniformi, pi o meno
iueguali, pi o meno complicate davvenimenti impreveduti, favorevoli o disa
strose, pi o meno apparecchiate o fortuito, pi o meno attribuite alla prudenza
o agli sbagli, ai lumi 0 all ignoranza, alla saviezza o alle passioni sfrenate di
coloro che governano; ondech, avrebbero eglino dovuto conchiuderne, se non
altro, che il fatalismo dei governi cattivi non mica una dipendenza dell'ordine
naturale e immutabile, che larchetipo di tutti i governi.
Per conoscere lordine dei tempi e dei luoghi, per regolare la navigazione ed
assicurare il commercio, stato necessario osservare e calcolare con precisione
le leggi del movimento dei corpi celesti; necessario pan'mente, per conoscere
l'estensione del diritto naturale degli uomini riuniti in societ, fssarsi alle leggi
naturali costituenti il migliore governo possibile. Questo governo, al quale gli
uomini debbono essere assoggettati, consiste nell'ordine naturale e nell'ordine
positivo, i pi vantaggiosi agli uomini riuniti in societ.
Gli uomini riuniti in societ debbono dunque essere assoggettati a delle leggi
naturali ed a delle leggi positive.
Le leggi naturali sono o fisiche o morali.
S intende qui, per legge sica, il corso regolato di ogni avvenimento sico
deltordine naturale evidentemente il pi vantaggiosoval genere umano.
S intende qui, per legge morale, la regola di ogni azione umana dell'ordine
morale, conforme oltordiiw sico evidentemente il pi vantaggioso al genere
umano.
Queste leggi i'ormano insieme ci che si chiama la legge naturale.
Tutti gli uomini e tutte le potenze umane debbono essere sottomessi a queste
leggi sovrane, istituite dall' Ente-Supremo; elle sono immutabili e irrefragabili,
e le migliori possibili (1), in conseguenza la base del governo pi perfetto, e la
(i) L'ordine naturale, il pi vantaggioso agli uomini , non pu essere il. pi vantag
gioso agli altri animali; ma, nel diritto illimitato, l'uomo ha quello dl farsi la parte sua
la migliore possibile. Questa superiorit appartiene all'intelligenza di lUl; ella di diritto
naturale perch l'uomo la riceve dell'Autore della natura , il quale cosi ha deciso colle
leggi che Egli ha stabilite nell'ordine della formazione dell'universo.
oinrr'ro NATURALE, CAP. v. 11

regola fondamentale di tutte le leggi. positive; imperocch le leggi positive non


sono che leggi di conservazione relative all'ordine naturale evidentemente il pi
vantaggioso al genere umano.
Le leggi positive sono delle regole autentiche, stabilite da unautorit so
vrana, per fissar l'ordinedellammmislrazione del governo, per assicurare la
difesa della societ, per fare osservare regolarmente le leggi naturali, per
riformare o mantenere i costumi e le usanze introdotte presso la nazione, per
regolare i diritti particolari dei sudditi relativamente alle di/erenti loro con
dizioni, per determinare lordine positivo nei casi dubbiosi ridotti a delle pro
babilit dopinione o di convenienza per fondare le decisioni della giustizia
distributiva. Ma la prima legge positiva, la legge fondamentale di tutte le altre
leggi positive, e linstituzione dellistruzionc pubblica e privata delle leggi del
lordine naturale, che la regola suprema di qualunque legislazione umana e
di qualunque condotta civile, politica, economica e sociale. Senza questa istitu
zione fondamentale, i governi e la condotta degli uomini non possono essere che
tenebre, traviamenti, confusione e disordine; imperocche senza la conoscenza
delle leggi naturali le quali servir debbono di base alla legislazione umana e di
regole sovrane alla condotta degli uomini , non c' niuna evidenza di giusto e
d ingiusto, di diritto naturale, il ordine fisico e morale; niuna evidenza della
distinzione essenziale dell'interesse generale e dell interesse particolare, della
realita delle cause della prosperit e del deperimento delle nazioni; niuna evi
denza dell'essenza del bene e del male, dei diritti sacri di coloro che comandano,
e dei doveri di coloro ai quali lordine sociale prescrive di obbedire.
La legislazione positiva consiste dunque nella dichiarazione delle leggi natu
rali costituenti l'ordine evidentemente il pi vantaggioso possibile agli uomini
riuniti in societ: si potrebbe dire anzi semplicemente il pi vantaggioso al so
vrano; mentrech ci che realmente pi vantaggioso al sovrano, pi vantags
gioso ai sudditi. Ne vha che la conoscenza di quelle leggi supreme la quale possa
assicurare costantemente la tranquillit e la prosperit di un imperio; e quanto
pi una nazione si applicher a cotesta scienza, tanto pi lordine naturale do
.miner in lei, e tanto pi l'ordine positivo vi sar regolare: niuno proporrebbe
mai presso una tale nazione, una legge sragionevole perch il governo ed i cit
tadini ne scorgerebbero a primo tratto lassurdit.
Il fondamento della societ la sussistenza degli uomini e le ricchezze ne
cessarie alla forza che deve difenderli: ondech non vi sarebbe che l'ignoranza
che potesse, per esempio, favorire l'introduzione di leggi positive contrarie allor
dine della riproduzione e della distribuzione regolare ed annuale delle ricchezze
del territorio di un reame. Se la accola della ragione v illumina il governo, le
leggi positive e nocevoli alla societ. ed al sovrano dispariranno tutte.
Si tratta qui della ragione esercitata, estesa e perfezionatadallo studio delle
leggi naturali. Imperocch la semplice ragione non eleva guari luomo al di sopra
del bruto; in suo principio ella ,non che una facolt o un attitudine, per la
quale luomo pu acquistare le cognizioni che gli sono necessarie, e per la quale
con quelle cognizioni esso pu procurarsi i beni sici e i beni morali essenziali
alla naturadell'esser suo. La ragione per l'anima quello che gli occhi sono
pel corpo: senza gli occhi l'uomo non pu goder della luce, e senza la luce gli
occhi non possono vedere.
l2 Quusxn.
La ragione sola non basta dunque all'uomo per regolarsi; d'uopo ch'esso
acquisti colla sua ragione le cognizioni che gli sono necessarie, e che colla sua
ragione esso si serva di quelle cognizioni per regolarsi in modo degno, e per
procurarsi i beni di cui ha bisogno. L'ignoranza l'attributo primitivo dell'uomo
rozzo e isolato: nella societ essa la pi funesta infermit degli uomini; essa vi
anzi un delitto, perch gli uomini essendo dotati d'intelligenza debbono elevarsi
ad un ordine superiore allo stato dei bruti: e delitto enorme per la sua colpa ella
v , poich l'ignoranza la causa pi generale delle sventure del genere umano
e dogni indegno atto suo verso l'Autore della natura, verso la eterna luce, la
ragione suprema, la causa prima d'ogni bene.
Ma la ragione illuminata, guidata e pervenuta al punto di conoscere con evi
denza l'andamento delle leggi naturali, diventa la regola necessaria del miglior
governo possibile, nel quale l'osservanza di queste leggi sovrane moltiplicherebbe
abbondevolmente le ricchezze necessarie alla sussistenza degli uomini, ed al man
tenimento dell'autorit tutelare, la cui protezione guarentisce, agli uomini riuniti
in societ, la propriet delle ricchezze e la sicurezza delle persone loro.
dunque evidente che il Diritto naturale dogni uomo si estende in ragione
dellattenersi all'osservanza delle migliori leggi possibili le quali costituiscono
l'ordine il pi vantaggioso agli uomini riuniti in societ.
Queste leggi non restriugono guari la libert dell'uomo, la quale fa parte del
diritto naturale di esso; imperocch i vantaggi di tali leggi supreme sono mani
festamente l'obbietto della scelta migliore della libert. L'uomo non pu ragio
nevolmente rifiutarsi allobbedienza ch'ei debbe a cotali leggi; altrimenti la sua
libert non sarebbe che una libert nocevole a lui stesso ed agli altri: ella non
sarebbe che la libert dell' insensato la quale, in un governo buono, debbessere
contenuta e raddrizzata dall'autorit delle leggi positive della societ.

FINE DEL DIRITTO NATURALE.


QUESNAY.
_-__

ANALISI DEL QUADRO ECONOMICO. 0


W

E6 pini Epcouivn: ti; ysupylzg, p'mrat mi al


alla: ripa: imam: drrou datv a'zvayza'x 1? 1'; gr? ZIP
oeeiw, o'moas'nwrzi 7.:: ai alla; TE'ZYIL axido'v ti ami.
zara yv zzi xaro'i Bhrtav.
ZQKPATHZ {w wwoa.
Allorquando lagrieollura prolpera, tutte le altre arti
oriscono con lei; ma quando si abbandona la coltura, per
qualsivoglia cagione, tutti gli altri lavori, tanto in terra che
in mare, lannichiliscono ad un medesimo tempo.
80mm: in Senofonte.
w

ANALISI DELLA FOIMOLA ARITME'I'ICA DEL QUADRO ECONOMICO


DELLA DISTRIBUZIONE DELLE SPESE ANNUE DI UNA NAZIONE AGRICOLA.

Di\i|ionc della nazione in tre classi di cittadini; classe produttiva, classe dei proprielarii, classe sterile.
Quali siano i ci ladini compresi in ognuna di questa classi.- Nccessilil di formare unipotcsi per isvol
gcrc, sotto un punto lli vista generale, le relazioni di quello tre classi. Ipotesi (l un reame in uno stato
di prosperit. -Sposzioue delle ricchezze delle tre classi in cos (lata ipoltsi. Anticipazioni primitivo
ed annue dei coltivatori. Rendita dei proprietari. Anticipazioni della classe sterile. Bugguaglio delle

() Avvertimento di Dupont di Nemours premesso all'edizione francese. - Si ceduto


teste, nel Trattato precedente, che losseroanza delle leggi dell'ordine naturale evidente
mente il pi vantaggioso agli uomini riuniti in societ, pu solo dare all'uso del diritto
naturale dell'uomo tutta l'estensione di cui quello sia suscettibile. Non ce dunque studio
pi importante per l'uomo e pi degno di occupare quell intelligenza che a lui fu dal
Creatore largita, di quello di tali leggi supreme che niuno potr mai impunemente vio
lare, e losservanza delle quali inseparabile da una ricompensa evidente e sica, al
modo stesso delle leggi medesime che la ci assicurano. Ma per istruirsi a fondo di cotali
leggi la cui conoscenza tanto necessaria per essere in istato di seguire il loro andamento
e di tracciarlo agli occhi altrui, e mestieri risalire a quelle prime nozioni che debbono
servir di base alla scienza economica, d'uopo cercare, e rappresentarsi, infine a tanto
chele si sieno comprese evidentemente, quali siano le operazioni successive della natura nella
riproduzione annuale delle ricchezze, e nella loro distribuzione annuale a tutte le classi
duomini riuniti in societ, sotto la protezione di unaulorit sovrana.
E appunto alla sposizione ed alla spiegazione dell'ordine naturale di que' fatti, che
tutto consecrato il Trattato che qui offeriamo. Che se taluno volesse risparmiarsi la fatica
di studiare attentamente le verit che esso racchiude, e credesse potersi limitare a cogliere
qua e la alquanti principii generali, egli si troverebbe poi in mezzo ai problemi della
scienza, come un viaggiatore, che privo dei soccorsi della geometria, traversando l'im
mensa catena dell' Alpi non pu calcolare se non ad occhio le differenti altezze di quelle
giogaie elevate l'una al di sopra dell'altra e non saprebbe perci acquistarne che un idea
imperfetta ed indeterminato. Ma colui che si sar bene impossessato delle regole del calcolo
economico, colui che ne sar veramente padrone, e pel quale saranno esse diventate una
scienza, risguarderd le questioni pi complicate dell economia politica, colla certezza di
risolcerle esattamente. come il geometra riguarda le distanze e le altezze, delle quali, larte
sua che corregge g. inganni seducenti della prospettiva, e ne misura e ne calcola con prc
cisione le pi leggiere differenze.
M QUESNAY.
vendite della classe produttiva e del commercio fra le tre classi. -Un altro caso, ed altri dati, presen
terebbcro altri risultati. Quelli che qui si presentano7 e lipotesi che li ha fatti nascere, si legano a certe
condizioni indispensabili; che il commercio sia interamente libero ; che i coltivatori non abbiano a pa
gare niunaltra gravezza la non la rendita della quale il sovrano debbe avere una parte proporzionale
per provvedere alle spese pubbliche; la qual cosa costituisce la forma d imposta la pi vantaggiosa
possibile al sovrano ed ai proprietarii.-lerrb il coltivatore non abbia a pagare altra gravczza se non
la rendita, e necessario cbcsso abbia le riprese sbe bene assicurate. Le riprese dei coltivatori sono com
poste delle loro anticipazioni annue e deglinteressi delle anticipazioni del loro impianto. Prove del
lindispeusnbile necessit di questi interessi. Questi non sono per nulla ad una tassazione troppo
lorte7 venendo calcolati in ragione del dieci per cento. Essi vengono spesi annualmente dai coltivatori.
.

La nazione ridotta a tre classi di cittadini: la classe produttiva, la classe


dei proprietaria e la classe sterile.
La classe produttiva e quella che fa rinascere colla coltura del territorio le
ricchezze annuali della nazione, che fa le anticipazioni delle spese dei lavori del
lagricoltura, e che paga annualmente le rendite dei proprietarii delle terre. Si
racchiudono nella dipendenza di codesta classe tutti i travagli e tutte le spese che
vi si fanno, no alla vendita di prima mano delle produzioni; per questa ven
dita che si conosce il valore della riproduzione annuale delle ricchezze della
nazione (l).
La classe dei proprictarii comprende il sovrano, i possessori delle terre, ed
idecimatori. Questa classe sussiste colla rendita o prodotto netto della coltura
che le vien pagato annualmente dalla classe produttiva, dopo che questa ha pre
levato sulla riproduzione, chessa fa rinascere annualmente, le ricchezze necessarie
per rimhorsarsi delle sue anticipazioni annue, e per mantenere le sue ricchezze
di produzione.
La classe sterile fermata di tutti i cittadini occupati in altri servigi ed in
altri travagli estranei a quelli dell'agricoltura; e le spese dei quali sono pagate
dalla classe produttiva e dalla classe dei proprietarii, chessl medesimi ritraggono
le loro rendite dalla classe produttiva.
Per seguire e calcolare chiaramente le relazioni di queste differenti classi tra
loro, duopo ssarsi un caso qualunque; poich impossibile stabilire un cal
colo positivo sopra semplici astrazioni.
Supponiamo dunque un grande reame, il territorio del quale portato al suo pi
alto grado di agricoltura renda tutti gli anni una riproduzione del valore di cin
que miliardi; e dove lo stato permanente di un tal valore sia stabilito sui prezzi
costanti che han corso tra le nazioni commercianti, nel caso in cui vabbia co

(1) Si vede che, in questo sistema il nome di ricchezze non accordato se non ai
prodotti grezzi della natura nei tre regni, animale, vegetale e minerale. Per conseguenza
Quesnay, concependo il travaglio sotto tre aspetti distinti, secondo che esso produce,
distribuisce o conserva la ricchezza, chiamava ,
Travaglo' produttori, quelli dell'agricoltura in tutti i suoi rami, come anche quelli
delle pescheria. delle miniere e delle cave.
Travagli distributori, quelli che procurano servigi passeggeri, utili o piacevoli, 0 che
si riferiscono alla fabbricazione delle derrate alimentarie, il consumo delle quali debba
aver luogo istantaneamente.
_ Travayli' conservatori, quelli che hanno per oggetto dimpedire le provigioni di cor
rompersi, e di soddisfare ai bisogni di vestimento, di abitazione, di difesa, d'istruzione,
di divertimento delluomo, colla creazione delle stelle, case, mobili, armi, macchine,
libri, gioielli, quadri, statue ecc. ' 1
(Eugenio Datre).
ANALISI DEL QUADRO ECONOMICO. 15
stantemente una libera concorrenza di commercio ed un intiera sicurezza della
propriet delle ricchezze preparanti la produzione dell'agricoltura).
ll Quadro economico comprende le tre classi, e le ricchezze annuali loro e
descrive il commercio loro nella forma seguente:

III-SEI PIODU'I'III- CLASSE DEI PIIOIIIIBTIIIII. GLISB S'I'II.

w Mm w
ANTICIPAZIONI III'INDITA N'I'ICIPAZIQNI h
annue di questa classe, sommanti di due miliardi per questa clac- di questa claue nella somma di
I due miliardi (2), che hanno se. essa ne spende un miliardo ma miliardo , che essa spendo
prodotto cinque miliardi, dei in compro dalla claue produt- in compre di materia prima dalla
quali due miliardi sono in pro- tica, o taltro miliardo in com- claue produttiva.
detto netto a rendita. pre dalla ciano sterile.

Cos la classe produttiva vende per un miliardo di produzioni ai pro


prietarli della rendita c per un miliardo alla classe sterile la quale compra
da lei le materie prime de proprii lavori . . . . . . . . . . 2 miliardi
il miliardo che i proprietaria della rendita hanno speso in compre dalla
classe sterile, e da questa classe impiegato, per la sussistenza degli agenti
di cui ella si compone, in compre di produzioni prese dalla classe produttiva 4 miliardo

TOTALE delle compre dei proprielarii della rendita e della classe sterile
dallaclassepfoduttiva. . . . . . . . . . . . . . . . Smiliardi.

Di questi tre miliardi ricevuti dalla classe produttiva per tre miliardi di
produzioni chella ha vendute, ella ne deve poi due miliardi ai proprietarii per
l'annata corrente della rendita, e ne spende un miliardo in compre di lavori
dalla classe sterile. Quest'ultima classe ritiene questa somma per la rilazionc
delle proprie anticipazioni, le quali sono stato da principio spese presso la classe
produttiva in compre di materie prime impiegate ne lavori suol. Perci le anti
cipazioni di quella nulla producono; ella le spende, a lei vengono poi restituite ,
e rimangono sempre in riserva d'anno in anno.
Le materie prime e il travaglio pei lavori fanno salire le vendite della classe
sterile a due miliardi, dei quali un miliardo e speso per la sussistenza degli
agenti che compongono questa classe; e ognun vede che non v ha in ci che

(i) L'estensione del territorio sarebbe di circa 130 milioni di arpentz' di terreni di dii
{creati qualit: il fondo di ricchezze preparanti la produzione necessaria per conservare
e tale territorio il suo valore, sarebbe di circa dodici miliardi, e la popolazione di circa
trenta milioni di persone, le quali potrebbero sussistere con agiatezza conforme al pro
prio stato, del prodotto annuale di cinque miliardi.
llla non bisogna qui dimenticare, chein ogni luogo dove la popolazione goda una vita
pacica, ella si accresce ordinariamente al di l del prodotto del territorio; perci la
forza di uno Stato ed il numero dei cittadini che lo compongono sono sempre l'una e
l'altro assicurati quando sieno stabiliti sopra un fondo di ricchezze preparanti la produ
zione suiciente per il mantenimento di una ricca coltura. La conservazione di quel
fondo di ricchezze preparanti la produzione debb essere loggetto principale del governo
economico; imperocch le rendite del sovrano e della nazione dipendono intieramente
da quello, come poi verr dimostrato pi innanzi colla sposizione dellordine regolare della
distribuzione delle spese pagate c mantenute dalla riproduzione annuale. _
(2) Le anticipazioni annue consistono nelle spese che si l'anno annualmente per il tra
vaglio della cultura; codeste anticipazioni debbono essere distinte dalle anticipazioni pri
mitivc le quali formano il fondo dello stabilimento della colture e che valgono allmcirca
cinque volte di pi delle anticipazioni annue.
16 onnsan.
consumazione ossia annientamento di produzioni, riproduzione nessuna; imperoc
che codesta classe non sussiste se non del pagamento successivo della retribuzione
dovuta al suo travaglio, che e inseparabile da una spesa impiegata in sussistenze,
vale a dire in ispesc di puro consumo, senza rigenerazione di ci che si annienta
da tale spesa sterile, la quale levata per intiero sulla riproduzione annuale
del territorio. Laltro miliardo e riserbato per la rifazione delle sue anticipazioni,
che all'anno seguente saranno di nuovo impiegate presso la classe produttiva
in compre di materie prime pei lavori che la classe sterile fabbrica.
Per tal modo i tre miliardi che la classe produttiva ha ricevuto merc le
vendite da. lei fatte ai proprietarii della rendita ed alla classe sterile, sono im
piegati dalla classe produttiva nel pagamento della rendita dellanno corrente di
due miliardi, ed in compre di un miliardo di lavori cb ella paga alla classe
sterile.
La vicenda di tale commercio tra le dillerenti classi, e le condizioni essen
ziali di esso, non sono guari ipotetiche. Chiunque voglia riettervi, vedr chelle
sono fedelmente copiate dalla natura; ma i dati dei quali si fatto uso qui, e
noi gi labbiamo prevenuto, non sono applicabili se non al caso di cui si tratta.
I diversi stati di prosperit o di decadenza di una nazione agricola, offrono
una moltitudine di altri casi, e in conseguenza d'altri dati, ciascuno dei quali
la base di un calcolo speciale che a tutto rigore gli e proprio suo.
i dati donde noi siamo partiti fissano, giusta la regola pi costante dell'or
dine naturale, a cinque miliardi la riproduzione totale che la classe produttiva
fa rinascere annualmente, con due miliardi di anticipazioni annue , sopra un
territorio come quello da noi descritto. Secondo cotalc ipotesi le anticipazioni
annue riproducono duecento cinquanta per cento. La rendita dei proprietarii
pu essere allora eguale alle anticipazioni annue. Ma tali dati hanno delle condi
zioni sine quabus non; essi suppongono che la libert del commercio sostenga
lo smercio delle produzioni a un prezzo buono, per esempio il prezzo di 18 lire
il sestiere; essi suppongono daltrondc che il coltivatore non abbia a pagare di
rettamente o indirettamente niunaltra gravezza se non la rendita; una parte della.
quale, per es. iclu-e settimi, debbe formare il reddito del sovrano. Secondo questi
dati, sopra una rendita totale di due miliardi, la porzione del sovrano sarebbe
di 572 milioni (i); quella dei proprietarii sarebbe di quattro scttimi ossia un mi
liardo 144 milioni; quella dei decimatori dun settimo ossia 286 milioni, compresavi
limposta. Non c niun modo di stabilire i imposta la quale possa fornire un
reddito pubblico cosi grande, senza cagionare nessun deterioramento nella ripro
duzione annuale delle ricchezze della nazione (2).
l proprietarii, il sovrano e tutta la nazione hanno un grandc'interesse che
limposta venga per intiero stabilita sulla rendita delle terre immediatamente; pe

(l) E qui da notare che in questa valutazione non si comprende guari l'imposta che
si pone sulle derime appaltate. Aggiugnendoln a questo calcolo si vedr che i due setlr'mi,
i quali formano la parte del sovrano, gli darebbero senza niun danno delle terre circa 650
milioni d'imposta annua.
(2) Se vi fossero stabili esenti dalla contribuzione dell'imposta, ci non dovrebbe es
sere che in considerazione di qualche vantaggio per lo Stato, ed in tal caso anche ci
dovrebbe contursi siccome facicnte parte del reddito pubblico; perci sillatte esenzioni
non debbono aver luogo se non per buonissime ragioni.
ANALISI DEL QUADRO nconomco. 17

rocche qualunque altra forma 'dimposizione sarebbe contro lordine naturale, per
ch essa sarebbe pregiudicievole alla riproduzione ed all'imposta, e che limpo
sta ricadrebbe sull imposta medesima. Tutto sottoposto quaggi alle leggi della
natura: gli uomini sono dotati dell intelligenza necessaria per conoscerle ed ob
bedirle; ma la moltiplicit degli oggetti esige di grandi combinazioni, le quali
formano il fondo duna scienza evidente molto estesa, lo studio della quale
indispensabile per evitare gli sbagli nella pratica.
Dei cinque miliardi di riproduzione totale i proprietarii della rendita. e la
classe sterile ne hanno comperato per tre miliardi per la consumazione loro:
restano quindi alla classe produttiva per'due miliardi di produzioni; questa classe
inoltre ha essa pure comperato per un miliardo di lavori dalla classe sterile ,
ci che fa un fondo annuo di tre miliardi, il quale vien consumato da diversi
agenti occupati ai di'erenti travagli di essa classe,i quali agenti sono pagati
colle anticipazioni annue della coltura, e dalle diverse riparazioni giornaliere del
fondo (1 impianto le qualivengono pagate cogl interessi di cui terremo discorso
fra poco. '
Cos la spesa annua della classe produttiva e di tre miliardi, cioe due mi
liardi di produzioni chella ritiene per la propria consumazione, ed un miliardo
di lavori chella ha comprati dalla classe sterile.
Questi tre miliardi formano ci che si chiama LE nrrnnsn della classe pro
dnttiva, della quale due miliardi costituiscono le anticipazioni annue che vengono
consumate dal travaglio diretto della riproduzione dei cinque miliardi fatti da
questa classe rinascere annualmente per restituire e perpetuare le spese che si
annientano dalla consumazione; lallro miliardo e dalla stessa classe prelevato
sulle sue vendite per glinteressi delle anticipazioni di suo impianto. Ora un
dremo a far comprendere la necessit di cotali interessi.
1 Il fondo delle ricchezze preparanti la produzione le quali costituiscono
le anticipazioni primitive, soggetto ad un deterioramento giornaliero che esige
riparazioni continue, indispensabilmente necessarie perch questo fondo impor
tante rimanga sempre nello stesso stato e non dechini progressivamente verso un
annientamento totale che distruggerebbe la coltura, ed in conseguenza la ripro
duzione, ed in conseguenza le ricchezze dello Stato, ed in conseguenza inne la
popolazione. I
2 La coltura inseparabile da parecchi grandi accidenti che talvolta di
struggono quasi intieramente la ricolta; tali sono la brinata, la grandine, la
golpe, le innondazioni, la moria dei bestiami ecc. ecc. Se i coltivatori non aves
sero niun fondo in serbo, ne seguirebbe che dopo siifatti accidenti eglino non po
trebhero pagare n i proprietarii n il sovrano , o non potrebbero provvedere alle
spese della loro coltura nellanno seguente: e questo sarebbe il caso che sempre
accadrebbe, avendo il sovrano ed i proprietarii lautorit di farsi pagare; ed ognun
vede le conseguenze funeste di un siffatto annientamento di coltura, che poi rica
drebbe subitamente, e senza riparo sui proprietarii, sul sovrano, sui decimatori ,
e su tutto il resto della nazione.
Gl interessi delle anticipazioni dei coltivatori debbono dunque essere compresi
nelle loro riprese annue. Essi servono a far fronte a que' grandi accidenti ed al
mantenimento giornaliero delle ricchezze preparauti la produzione le quali richieg
anno di essere del continuo riparata.
Econom. Touo I. -- 2.

-_ __ \.q._._ ....-__. -.'-\ -...._._ -_\.


18 QUESNAY.
Si notato pi sopra (nota 2 pag.15) che le anticipazioni primitive erano
cinque volte maggiori delle anticipazioni annue: nella presente ipotesi nella
quale le anticipazioni annue sono di due miliardi, le anticipazioni primitive
sono dunque di dieci miliardi, e gl interessi annui di un miliardo non sono che
in ragione del dieci per cento. Se si consideri la quantit delle spese alle qiiali
essi debbono provvedere; se si ponga mente all importanza della destinazione
loro; se si rietta che senz'cssi il pagamento del tto e dell'imposta non verrebbe
assicurato mai, che la rigenerazione delle spese della societ si estinguerebbe,
che il fondo di ricchezze preparanti la produzione, ed in conseguenza la coltura
scomparlrebbero, che questa devastazione annienterebbe la pi gran parte del
genere umano e ricaccierebbela rimanente a vivere nelle foreste; ognuno si per
suader che il dieci per cento, per gl interessi delle anticipazioni deteriorabili
della coltura ben lontano dallessere una quota troppo alla.
Noi non diciamo che tutti i coltivatori ritirino annualmente oltre le loro mv
tlcipazioni annue, dieci per cento per gl interessi delle loro anticipazioni pn:
mitica, ma diciamo che tale e una delle condizioni principali di uno stato di
prosperit; che ogni qualvolta presso una nazione ci non avvenga, questa nazione
nella sua decadenza, anzi in decadenza tale che danno in anno progredisce ,
cosicch quando quel suo mal andamento conosciuto, si pu con calcolo certo
annunziar'e il momento della intiera distruzione di essa. E direm poi d'altronde che
un fondo dalla nazione collocato tanto proltlevolmente come quello delle antici
pazioni della coltura sua, deve per se stesso fruttare di netto, ai lttajuoli, che vi
aggiungono i loro travagli e l'impiego della loro intelligenza, un interesse annue
almeno altrettanto grosso che quello che vien pagato al renditieri inoperosi.
La somma totale di questi interessi si spende annualmente, imperocche icol
tivatori non li lasciano guari oziosi; che negli intervalli nei quali eglino non
sono obbligati a valersene per riparazioni, non mancano di metterli a protto
per accrescere e migliorare la coltura loro, senza di che non potrebbero far fronte
ai grandi accidenti. Ecco perch si annoverano gl' interessi nella somma delle
spese annue.

RIEPILOGO.

il totale dei cinque miliardi, ripartito primamente tra la classe produttiva


e la classe dei proprietarii, essendo speso annualmente con tale regolare ordine
che assicuri perpetuamente la medesima riproduzione annuale, c un miliardo
che viene speso dal proprietaria in compre dalla classe produttiva, ed un miliardo
in compre dalla classe sterile. La classe produttiva la quale vende per tre mi
liardi di produzioni alle altre due classi, ne restituisce due miliardi per lo po:
gamento della rendita, e ne spende un miliardo in compre chella fa dalla classe
sterile: ondech la classe sterile riceve due miliardi ch'ella impiega presso la
classe produttiva per la sussistenza dei proprii agenti e per lo acquisto delle ma
lerie prime de propri] lavori; e la classe produttiva spende essa pure annualmente
per due miliardi di produzioni, la qual cosa fa il compimento della spesa 0 con
sumazione totale di cinque miliardi di riproduzione annuale.
questo lordinc regolare della distribuzione della spesa dei cinque miliardi
ANALISI DEL ouanno ECONOMICO. 19
che la classe produttiva fa rinascere annualmente colla spesa di due miliardi
di anticipazioni annue, comprese nella spesa totale dei cinque miliardi di ripro
duzione annuale.
Noi presenteremo ora agli occhi del lettore la formola aritmetica della distri
buzione di questa spesa.
A destra, in capo, la somma delle anticipazioni della classe produttiva, le
quali sono state spese nell'anno precedente, per far nascere la. ricolla dellanno
attuale. Di sotto a questa somma una linea che la separa dalla colonna delle
somme che questa classe riceve.
A sinistra sono le somme che riceve la classe sterile.
In mezzo, in capo, la somma della rendita che si ripartisce a destra e a
sinistra, alle due classi, presso le quali essa viene spesa.
La ripartigione della spesa segnata da linee punteggiate, le quali partendosi
dalla somma della rendita, e discendendo obliquamente, vanno all'una ed allaltra
classe. Al termine di quelle linee dalluna parte e dallaltra la somma che i
proprietarii della rendita spendono in compre da ciascheduna delle classi.
Il commercio reciproco tra le due classi segnato anchesso da linee pun
teggiate le quali, discendendo obliquamente, vanno dalluna allaltra classe, presso
cui si l'anno le compre; ed al termine di ciascuna linea la somma che cosi
l'una delle due classi riceve dallaltra, reciprocamente, pel commercio che elle
esercitano tra loro colle rispettive spese (1).
w Finalmente, il calcolo si termina da ciascun lato colla somma totale della
entrata di ciascuna delle due classi. E ognuu vede che nel caso supposto, quando
la distribuzione delle spese segue lordine clie teste noi abbiamo descritto e parti
colaregglato, lentrata della classe produttiva, compresevi anche le sue anticipa
aioni, uguale alla totalit della riproduzione annuale, e che la coltura, le ric
chezze, la popolazione rimangono nello stato medesimo, senza accrescimento e
senza decadenza. Un caso dillerente darebbe, come qui sopra abbiam detto, un
ristlllato differente.

(i) Ciascuna somma chela classe produttiva e la classe sterile ricevono, suppone un
valor doppio, perch vi vendita e compra, e in conseguenza il valore della cosa ven
duta ed il valore della somma che paga la compra; ma non vi per consumazione reale
se non pel valore de cinque miliardi, che formano il totale della classe produttiva. Le
somme di danaro che passano a ciascuna classe, vi si distribuiscono colla circolazione
di una somma di danaro che ricomincia ad ogni anno la medesima circolazione. Tale
somma di danaro pu supporsi pi o meno grande nella sua totalit, e pi o meno ra
pida la circolazione; ch la rapidit della circolazione del danaro pu supplire in gran
parte alla quantit della massa di esso. in un anno, per esempio, nel quale, senza che
vi accadesse diminuzione nella riproduzione, ci fosse un grande aumento del prezzo delle
produzioni; sia per facilitazioni date al commercio, 0 per altro, non sarebbennca per cui
necessario che vi fosse aumento anche della massa pecuniaria per lo pagamento delle
compre di quelle produzioni. Non di meno passerebbero nelle mani del compratori e dei
venditori pi grosse somme di danaro, che farebbero credere ai pi, che la massadel
metallo monetalo fosse di molto aumentata nel regno. Perci questuppareuza equiva
lente alla realit sempre misteriosa agli occhi del volgo.

O
20 ouusxu.

FORMULA DEL QUADRO ECONOMICO

RIPRODUZIONE ronza: 5 miliardi.

IIKNDI'I'A
ANTICIPAZIONI pei proprieturii ANTICIPAZIONI
annue le le terre,
della clone il sovrano della
produttiva. ed i dccirmtori. rlaue sterile.
2 miliardi. 2 miliardi. 4 miliardo.
S3!

4 miliardo. . ' ' ._-| miliardo.

Somme che servono a pagare la rendita .


e gli interessi delle anticipazioni pri- 4 miliardo. .
utili". .
. 4 miliardo.

4 miliardo. .

'lonui . 2 miliardi.

la met
. dei quali e riti
nnta da questa
Spese delle anticipazioni annue. 2 miliardi. classe perle
anticipazioni
ilellanno
seguente.

TOTALI. . 5 miliardi.

Se i proprietarii spendessero di pi presso la classe produttiva che presso la


classe sterile, per migliorare le loro terre ed accrescere le proprie rendite, questo
aumento di spese impiegato nei travagli della classe produttiva dovrebbe riguar
dgrsi come un'aggiunta alle anticipazioni di codesta classe.
,11; qui si suppone che la spesa della rendita nello stato di prosperit, venga
a distribuirsi egualmente tra la classe produttiva e la classe sterile, mentre in
voce la classe produttiva non reca che un terzo della spesa sua alla classe sterile,
perch le spese del coltivatore sono meno disponibili che quelle del proprietario;
ma quanto pi l'agricoltura languisce, tanto pi allora le si deve consacrare una
parte dellg spese disponibili per ristorarla.
PRIMA OSSERVAZIONI; SOPRA IL QUADRO ECONOMICO.

OSSERVAZIONI IMPORTANTI.
weoao- .

PRIMA OSSERVAZIONI:

Anclic la maniera dello spendere la rendita disponibile non cosa indifferente. ll farlo di sussistenza, al
quale si abbandonano i ricchi proprietarii, sostiene il prezzo delle produzioni della miglior qualit I
beneficio delle rendite del territorio. 'lale farlo non e dannoso come il luna di ornamento.

Non si debbono confondere le spese fatte dai proprietarii presso la classe


sterile, e che servono alla sussistenza di questa classe, con quelle che i proprietarii
fanno direttamente presso la classe produttiva per loro medesimi, pei commensali
loro e per gli animali chessi nutriscono; imperocch cotali spese che i proprie
tarii fanno presso la classe produttiva possono essere pi protlttevoli all'agricol
tura che non quelle chessi fanno presso la classe sterile.
Tra proprietarii della rendita, ce n grande numero di tali ricchissimi i
quali consumano le produzioni del pi alto prezzo; perci la massa delle pro
duzioni che cotestoro consumano , in proporzione, molto meno considerevole
che quelle che si consumano nelle altre classi a prezzo pi basso. Gli uomini
che spendono la rendita e che comprano cos caro, debbono dunque anch essi
in proporzione essere molto meno numerosi comparativamente alla somma delle
loro compre. Ma le spese loro sostengono il prezzo delle produzioni della miglior
qualit, la qual cosa mantiene il prezzo buono delle altre produzioni, a benecio
delle rendite del territorio.
Ma non avviene lo stesso delle grandi spese che i proprietarii possono fare
presso la classe sterile, ed ci appunto che costituisce la differenza tra il fasto
di sussistenza ed il lusso di ornamento. Gli effetti del primo non son mica a te
mersi come quelli del secondo.
Colui che paga un quartuccio di piselli 100 lire, d queste ad un coltivatore
che le impiega in ispese di coltura a beneficio della riproduzione annuale. Colui
che paga un gallone doro 100 lire, d queste a un operajo che ne impiega una
porzione a ricomprare allestero la materia prima; n c' che l'altra porzione
impiegata in compre per la sussistenza propria, la quale ritorni alla classe pro
duttiva; imperocch questoperajo non compra gi. per la sua sussistenza produ
zioni di alto prezzo, e quindi non contribuisce, come fa il proprietario, a mantenere
il valore e le rendite delle buone terre che hanno la propriet di produrre der
rate preziose. Quanto a ci che passato in compre all'estero, se poi ritorna.
alla classe produttiva, come diffatti succede, almeno in parte, presso le nazioni
dove trovisi reciprocit di commercio di produzioni (i), gli sempre collaggravio
delle spese di commercio le quali vi cagionano una diminuzione, ed impediscono
che un tale ritorno sia del tutto intiero. "

(1) Non succede cos d ordinario nel commercio delle Indie Orientali, se non allora
che esso vien fatto da commercianti stranieri i quali ci vendono quanto essi hanno com
prato col. ed impiegano presso noi, in compre di produzioni quel denaro stesso col quale
noi abbiamo loro pagate le merci dell'lndie. Ma non poi lo stesso allorch questo com
mercio si compie per mezzo dei nostri commercianti reguicoli, il cui traffico si ristriuge
tra noi e gIlndiani-Orientali, iquali non vogliono altro che danaro.
Q2 onesiut.

SECONDA osssavazloas.
Le spese di semplice consumazione sono sterili, ed anche pocevoli o di luuo, se ella sono prcgindieanti
l'agricoltura. La maggior parte delle spese dei proprietarii o per lo meno del primo genere. Ma siccome
essi hanno le spese preparotrici della coltura delle loro terre, e che giornalmente fanno quelle del loro
mantenimento, non si possono confondere colla classe sterile.

Le spese di semplice consumazione sono tali spese che si annientano elle,


medesime senza rifacimento possibile; elle non possono essere alimentato se non
dalla classe produttiva, la quale, quanto a lei, pu bastare a se stessa: ondech
quand'elle non sono impiegate alla riproduzione, debbono venir riguardate come
spese sterili, ed anche come riocevoli, o come spese di lusso, qualora sieno super
fine e prcgiudicanti l'agricoltura.
La maggior parte delle spese dei proprietarii si compone per lo meno di
spese slerili; non se ne pu eccettuare se non quelle che essi fanno per la conser
vazione e il miglioramento delle loro propriet e per accrescerne la coltura. Ma
siccome per diritto naturale eglino sono incaricati delle cure dell'amministrazione
e delle spese per le riparazioni del loro patrimonio, perci non possono essere
confusi con quella parte di popolazione che forma la classe puramente sterile.

'rmz OSSIRVAIIONB- M'D"

Ci che
un non
paesesarebbe che farlo
dove fossero in una paese
ancora pervenuto
farsi grandi al suoe grandi
travagli pi altospese
gradoperdi facilitare
prosperitlt,il sarebbe
commercio da".

produzioni, e per estendere a migliorare la coltura del territorio. I proprietarii debbono allora riatrin
ore le loro spese superue per uccreifel'e la spese necessarie allaumento della loro rendita. La ngcq
siti delle spese fondiaria, che (la proprietarii soltanto si possono fare, rendono la proprield fa!
ma Inl delle condizioni principali dollorrline naturale del buon governo. 'l '

Nello stato di prosperit di un reame il cui territorio fosse portato al SIN pi


alto grado possibile di coltura di libert, di facilit di commercio, e dove per conce
guenza la vendita dei proprietarii non potrebbe accrescersi di pi, codesti potrebbero
spenderne la met, in compro dalla classe sterile. Ma se il territorio non fosse
compiutamente coltivato e reso il migliore possibile, se vi fosse difetto di strade,
se vi pimanessero umi da ridurre navigabili, e canali a formare per li trasporti
delle produzioni, i proprietarii dovrebbero risparmiare sulle spese loro presso la
classe sterile, per accrescere invece colle spese necessarie le rendite loro e i tor go,
dimepti tanto quanto mi fosse possibile. E inno a tanto che non fossero pervef
noti a ci, le loro spese superflue presso la classe sterile sarebbero spese di lusso,
pregiudicanti alla loro opulenza ed alla prosperit della nazione: imperoeche tutto
ci che svantaggioso allagricoltora di nocumento alla nazione ed allo Stato; ed
all'opposto tutto ci che favorisce lagricoltura, allo Stato ed alla nazione profitta.
la necessit delle spese che i proprietarii soli possono fare per l'accrescimento
delle ricchezze loro e poi bene generale della societ, che fa si che la sicurezza
della propriet fondiaria una condizione essenziale dellordine naturale del reg
gimento degl imperi.
" _La politica feudale ha gi un tempo risguardata cotale propriet fondiaria
come'fondamento della forza militare de suoi Signori, ma, alla non ha pensato
QUARTA OSSERVAZIONE sornz u. QUADRO ECONOMICO. 85
se non alla propriet del terreno; da ci quelle tante costumanze e quelle tante
leggi bizzarre nellordine delle successioni ai bepi stabili, le quali sussistono tut
tavia, malgrado i mutamenti sopravvenuti nella monarchia, mentre poi si fatto
cosi poco conto della sicurezza della propriet delle ricchezze mobili necessario
per la cultura, che sola pu far fruttare i beni stabili. Non si veduto abbaQ
stanza che il fondamento vero della forza militare di un reame la prosperit
medesima della nazione.
Roma ha saputo vincere e soggiogare molte nazioni, ma essa non ha saputo
governare, Essa ha spogliati delle ricchezze dellagricoltura i paesi assoggettati
al dominio suo; d'allora che la sua forza militare scomparsa, le sue coni
quiete che lavevano arricchita le sono state ritolte, ed alla stessa si trovata
gbhgpqgnata difesa alla depredazione ed alla violenza de suoi nemici.

QUARTA OSSERVAZIONI).

Non si potrebbe sminuire nulla della entrata della classe prodtrttiva senza scemamcnio, un nulla aggiun
gervi senzaumentazone di riccliezze. Quindi dallentrate della classe produttiva che si pu giudi
care della prosperit generale. E nello stesso modo della entrata di cisscbcdnnn classe che si pu valu
turno la rispettiva popolazione. - Vi sono altre spose poi non comprese nel Quadro, e che nel caso
sup ogto ammontano a un miliardo 67 milioni. Il rlgpuaglio di questo sio posto con quello di tuttp
le 9 tra spese, nella filma/io rurale, Cap. 7.

Nellordine regolare che noi seguiamo qui, tutta la somma delle compre che
si fanno annualmente dal proprielarii- e dalla classe sterile , ritorna annualmente
alla classe produttivo, per pagare ogni anno ai proprietarii la rendita di due
miliardi, e per pagare a lei stessa gl interessi delle sue anticipazioni primitive
ed annue.
Non si potrebbe nulla sottrarre da questa distribuzione di spese in disvan:
[aggio dell agricoltura, n parimente nulla si potrebbe sottrarre dalle riprese
del coltivatore, con qualche esaziona o con taluni impedimenti al commercio,
che testo non ne derivasse deterioramento nella riproduzione annuale delle ric
chezze della nazione ed una diminuzione di popolazione facile a dimostrarsi col
calcolo.
Per le quali cose per mezzo dellordine della distribuzione delle spese,
secondo chelle o ritornano a che sono sollralle alla classe produttiva, secondo
ch'ella aumentano le anticipazioni di essa o che le diminuiscono, secondo chelle
loslengono o che fanno abbassare il prezzo delle produzioni, che si pu calcolare
la buona o la collina condotta di una nazione.
La classe sterile non pu spendere per la sussistenza de suoi agenti se non
circa la met. dei due miliardi chellariceve, perch l'altra met va impiegata
in sempre di materie prima per li lavori suoi. 0nd che codesta classe non forma
che un quarto della nazione.
Noi abbiamo osservato che, sulle riprese di tre miliardi della classe proglui.
ca c' un miliardo per gl interessi delle anticipaioni primitive ed annue di
questa classe, il quale viene continuamente impiegato alla riparazione di quelle
anticipazioni: perci non restano a questa classe che circa due miliardi per la
Spesa desuoi proprii agenti immediati, i quali per conseguenza sono circa il doppio
di quelli della classe sterile; ma ciascuno collajuto degli animali da lavoro, pu
24 QUESNAY.
farvi nascere una riproduzione la quale pu far vivere otto uomini, cio a dire,
la sua famiglia, la quale pu supporsi di quattro persone, ed unaltra famiglia di
egual numero di persone appartenenti alla classe sterile ed alla classe dei
proprietarie.
Se poi si voglia entrare in un esame pi particolareggiato della distribuzione
delle spese di una nazione, lo si trover nella Filosoa rurale, cap. 7. Si vedr
quivi che oltre i cinque miliardi i quali formano qui la porzione della nazione,
vi sono pur anche altre spese: tali sono le spese di commercio, ed il nutrimento
degli animali da lavoro impiegati nella coltura. Cotali spese non sono guari com
prese nella distribuzione delle spese rappresentate nel Quadro, ed essendovi ag
giunte fanno ammontare il valore della riproduzione annuale a sei miliardi tre
cento settanta milioni. Ma in questo proposito da notarsi che le spese di
commercio possono aumentare a detrimento, o diminuire a protto della nazione,
secondo che questa parte sia o non sia diretta contradittoriamente allordine
naturale.

QUINTA OSSERVAZIONI; .

Abbeuebii vabliia un commercio esterno, non si debbono pero calcolare le spese di una nazione se non sulla
riproduzione annuale del suo territorio; poiche alla non pu comprare dlilestero se non altrettanto
di quanto ella gli vende. Le spese di trasporto si pagano reciprocamente dalle nazioni. Elle formano
un articolo di spesa onerosa prelevata sulla rendita dei proprictarii. Il commercio dclib'csscre innita
menta libero perch le spese di esso sieno lo pi ristrette possibili. Nello stato di un commercio libero
i prezzi che hanno corso tra le nazioni commercianti debbono servir di base al calcolo delle ricchezza
e delle spese delle nazioni.

Si supposto, nello stato delle spese da noi esposto n qui, che la nazione
non commerci che sopra se stessa. Ma per verit non c regno il cui territorio
produca tutte le ricchezze acconcie al godimento degli abitanti suoi; di maniera
che sempre mestieri di un commercio esterno, per lo cui mezzo una nazione venda
all'estero una parte delle produzioni proprie per comprarne dall'estero altre di
cui ella abbisogna. Non per tanto, siccome ella non pu comperare dall estero
se non altrettanto di quanto all'estero vende (1), lo stato delle spese di lei deb
b essere sempre conforme alla riproduzione che rinasce annualmente dal suo
territorio. I calcoli di queste spese possono dunque essere regolarmente stabiliti
sulla quota di quella medesima riproduzione, astrazion fatta da ogni commercio
esterno, le particolarit del quale sono indeterminato, incalcolabili ed inutili a ri
cercare: basta fare attenzione che, nello stato di una libera concorrenza di com
mercio esterno, non v' che cambio di valore per valore eguale, senza perdita e
senza guadagno per l'una parte e per laltra.
Quanto alle spese di trasporto, la nazione e lestero le pagano amendue nelle
vendite e nelle compre loro; ed elle formano pei commercianti un fondo separato
da quello della nazione, imperocch, nel commercio esterno delle nazioni agricole,
ogni negoziante e straniero pelativamente agi interessi di queste nazioni. Per tal

(i) in qualsivoglia modo, con prodotti nostri che noi comperiamo ci che altri
ha prodotto. Uu beneciato, un pensionario dello Stato essi medesimi, che nulla produ
cono, non comprano una cosa se non perch altre cose sono state prodotte , delle quali
eglino hanno prolittuto. (C. B. Say, Corso di economia politica, tom. I). (E. D.).
sss'ra OSSEIH'AZIONE SOPRA IL QL'ADltO ECONOMICO. 25
modo un regno agricola e commerciante riunisce due nazioni distinte luna dal
l'altra: luna forma la parte costitutiva della societ annessa al territorio che
fornisce la rendita, l'altra unaggiunta estrinseca la quale fa parte della re
pubblica generale del commercio esterno, impiegata e spesata dalle nazioni agri
cole. Le spese di questo commercio, bench necessarie, debbono risguardarsi
come una spesa onerosa, l'elevata sulla rendita dei proprietarii delle terre; quindi
essi debbono essere liberi da qualunque monopolio e da qualsiasi sopraccarico che
ricadrebbe in modo disastroso sulle rendite del sovrano e degli altri proprietarii.
Nello stato di libera concorrenza di commercio esterno, i prezzi che hanno
corso tra le nazioni commercianti debbono essere la base del calcolo delle ric
chezze e delle spese annue delle nazioni, le quali abbiano un commercio facile ed
immune (i).
Il commercio esterno pi o meno esteso secondo la diversit della consu
mozione degli abitanti e secondo che le produzioni sono pi o meno svariate. Pi
le produzioni di un regno sono svariate, minori sono in esso le esportazioni e le im
portazioni, e la nazione tanto maggiormente risparmia sulle spese del commercio
esterno, che non ostante deve pur sempre essere liberissimo, disimpacciato dogni
pastoja ed esente da qualsivoglia imposizione, mentre non che per via della
comunicazione chesso mantiene tra le nazioni, che si pu assicurare costante
mente nel commercio interno il prezzo migliore possibile delle produzioni del
territorio, e la rendita maggiore possibile per il sovrano e per la nazione.

SESTA OSSI-III VAZIONE.

Il calcolo delle ricchezze annuali di una nazione agricola si riduci! a quello della vendita di prima meno
delle sue produzioni. Quanto pi un tal prezzo e costantemente alto, tanto pi e procuo e fornisce
ricchezze maggiori ai proprietarii delle produzioni, e salarii maggiori agli altri uomini. Questo e quello
che fa che lintcrcsse generale dclliutiero corpo dei commercianti saccordi collintcrcsse delle nazioni,
non ostante che linteresso privato e momentaneo di ciascun commerciante tenda a far abbassare
quanto pi sia possibile il prezzo della vendita prima, ed clcvarc per lo contrario quanto pi sia possi
bile quello della compra ultima a pregiudizio delle nazioni. I commercianti di tutti i paesi non for
mano tra loro che unimmcnsa repubblica. Le ricchezze dei commercianti sono assolutamente separate
da quello delle nazioni agricole. Ne sono nari cotali commercianti rivenditori i quali facciano nascere
il commercio.
______.____________._a_
(i) Vale a dire esente da qualunque contribuzione scale, signoriale, ecc., di monopoli,
di assegnamenti dispettori e d altri uiliziali inutili. Il commercio, come l'agricoltura,
non deve avere altro governo che lordine naturale. In qualunque atto di commercio, c
il venditore e il compratore i quali stipulano contradittoriamente e liberamente gl inte
ressi loro; e queglinteressi loro in tal guisa regolati da loro medesimi, che ne sono i soli
giudici competenti, si trovano conformi all'interesse pubblico: qualunque intervenimento
d'uliiziali, rivestiti di autorit, vi estraneo, a tanto pi pericoloso che in quello
sempre a temers l'ignoranza e tali altri motivi anche pi terribili. il monopolio nel com
mercio e nell'agricoltura non ha che troppo spesso trovato dei protettori; la piantagione
delle vigne, la vendita delle acquavite, di sidro, la libert del commercio delle granaglie,
l'entrata delle merci di manifattura estere, sono state proibite; le manifattura del regno
hanno ottenuto privilegi esclusivi a scapito l' une dell altre; si sono costretti gl' impren
ditori delle manifatture ad impiegare materie prime estere ad esclusione di quelle del
paese, ec. ec.; fallaci bagliori hanno brillato nell'oscurit, e lordine naturale stato ca
povolto per causa d'interessi privati sempre celati e sempre e sempre esigenti sotto il volo
del bene generale.
26 ouasnzv.
Si pu vedere le stesse produzioni (l) passare molte volte per le. mani dei
mercadanti e degli artigiani; ma fa d'uopo fare attenzione che siatte ripetizioni di
vendite e di compre, le quali moltiplicano intruttuosamente la circolazione, non
sono che trasposizione di merci ed aumentazione di spese, senza produzione di
ricchezze. Il conto delle produzioni si riduce dunque alla quantit loro ed al
prezzo delle vendite di esse di prima mano (2). o
Quanto pi que prezzi sono assoggettati allordine naturale, e pi sono eglino
costantemente alti, tanto pi riescono prottevoli ne cambi che si fanno coll't-h
stero, e pi animano lagricoltura (5), pi sostengono il valore delle diierentipro
duzioni del territorio, pi accrescono le rendite del sovrano e dei proprietarii, e
pi aumentano pure il numerario della nazione e la massa de salarii pagati per
la retribuzione dovuta 0 all impiego 0 al travaglio di coloro iquali non sono
possessori primitivi delle produzioni. _ '
L impiego di codesti salarii , bene o male distribuiti, contribuisce molto alla
prosperit o allo scadimento di un regno, alla regolarit e alla sregolatezza dei
costumi di una nazione, ed allaccrescimento o alla diminuzione della popolazione
di lei. Gli uomini possono essere infastiditi dei campi e attirati del lusso e dalla
volutt nella capitale, ovvero essi possono essere egualmente sparsi nelle pro.
viucie. In questultimo caso, essi possono mantenere la consumazione prossima
alla produzione; mentre nell'altro caso invece, essi non possono evitare le grandi
spese del carreggiare che fanno cadere le produzioni a basso prezzo nelle vendite
di prima mano, e fanno decrescere le rendite del territorio, la massa de' salarii
e la popolazione. Il commercio di rivenditore pu estendersi secondo l'attivit e
le facolt dei commercianti; ma quello di una nazione agricola e regolato dalla
riproduzione annuale del suo territorio, l guadagni a puro benecio dei com
mercianti regnicoli non debbono dunque guari confondersi colle ricchezze della
nazione, dappoich queste non possono estendersi annualmente al di o dello
smercio della riproduzione attuale del suo territorio, assoggettata ai prezzi per
reati delle vendite di prima mano. Il commerciante tende a comprare al prezzo
pi basso ed a rivendere al prezzo pi alto possibile, collo scopo di esten
dare il proprio benecio a quanto pi sia possibile, a spese della nazione:
linteresse privato di lui o l interesse della nazione sono oppositi. E non
pertanto non e mica che il corpo intiero dei commercianti, ed anche che
ciayhedun membro di questo corpo immenso non abbia, risguardando la cosa
in grande e nella sua vera estensione, un interesse il pi reale che le produzioni
sieno costantemente vendute di prima mano al pi alto prezzo possibile. Impe
rocch pi quelle sono vendute ad alto prezzo, e pi la coltura da prodotto
netto e pi ella procua; pi la coltura e procua pi alla si estende dogni

(1) Non si debba mai perder di mira che la scuola lisiocratica applica esclusivamente
questo termine ai prodotti dell'agricoltura in tutti i suoi rami. (E. D.)
(2) Vale a dire della vendita l'alta della classe produttiva e agricola. (E. D.)
(5) L'interesse del coltivatore la prima molla di tutte le operazioni economiche e
di tutti i successi dell'agricoltura: quanto pi le produzioni sono costantemente a prezzo
alto, tanto pi il ritorno annuale delle riprese dei litlajuoli viene assicurato, e tanto pi
la coltura saccresce, e le terre fruttano tanto maggior rendita, e sia per quel prezzo con
gruo delle produzioni, come per laumentazione della riproduzione annuale; e pi la
riproduzione cresce, pi si moltiplicano le ricchezze della nazione, e pi aumenta la po
tenza dello Stato.
/

snrrmn'ossnnvaziosn 50mm in ouanno Economico. 27'


parte; quante piproduziool ella fa rinascere e tante pi sono le riprese chella
fornisce ai coltivatori, tanto maggiore la rendita pel sovrano, pe' proprietarii,
pedecimatori, e tanti pi i salarii per ogu'altro ordine di cittadini: le spese d'ogni
maniera pi si moltiplicano, il commercio acquista pi obbietti , pi occasioni,
pi attivit, e per conseguenza la somma totale dei guadagni dei commercianti
pi aumenta per lelfelto medesimo della concorrenza la quale, in ogni circostanza
particolare, impedisce che codesti guadagni sieno eccessivi ed a pregiudizio dei
prezzi di produzione. Ma son pur pochi, per verit, i commercianti i quali portino
cos lontano i loro sguardi, ed anche meno poi sono i capaci di sacricare un
guadagno presente alla certezza di que grandi vantaggi futuri. Ond che non
sono mica i commercianti, mai bisogni dei consumatori ed i mezzi di soddisfarvi,
che assicurano primitivarnente il prezzo delle produzioni alla vendita di prima
mano. I negozianti non fanno nascere il prezzo, ne la possibilit del commercio;
ma e la possibilit del commercio e della comnnicazione dei prezzi che fa nascere
i negozianti (1)

SBTTIMA OSSERVAZIONE.

Non pi i: fatta entrar! nel Quadro la mano del metallo monetato circolante nel commercio della nazione.
Le nazioni che non hanno miniere, non hanno danaro se non quanto convenga loro comprarne. Se
elle volessero aumentare il loro peculio senza che la riproduzione annuale delle loro ricchezze fosse
aumentata, elle diminurebberc la loro riproduzione a ben presto anche il loro peculio. ll peculio pu
docrgcqrp "ma che per questo le ricclaeuc diminuiscono; essendo cosa facile cl poculio sqppliro. Lo
nozioni povere hanno, proporzonatomente alla riprodnzion loro, una somma di peculio pi considere
vole che non le nazioni ricche; perch questo ne fanno benissimo a meno nella maggior parte del loro
commercio, e quello ci non possono. Una somma di peculio eguale a quella della rendita delle terra
uni pi che sufficiente per non nazione agricola. - Non bisogna confondere il pccnlip dei membri
della repubblica commerciante con nello delle nazioni. Il pcculio dei commercianti e il patrimonio
loro, assolutamente separato da que lo delle nazioni, ed al quale questo non possono partecipare.v Si
forma e si accresce a spese delle unioni. Codeste non deggiono tener conto di Il piccolo oggetto che
va da se. Loro solo intci'egpc Io ore in grand? riproduzione possibile delle ricchezze ncconcie
al godimento degli uomini.

Noi non abbiamo parlato della massa di metallo monetato che circola- nel
commercio di ciascuna nazione, e che il volgo risguarda come la vera ricchezza
degli Stati, perch col danaro si pu comprare, si dice, tutto quello di cui si ha
bisogno. Ma non si domanda poi con che cosa si possa procurarsi il danaro;
eppure questa ricchezza non vien mica data per nulla, ma ella costa a colui che
lo compra altrettanto di quel che la vale. il commercio che la reca a quelle
nazioni che non hanno miniere doro e d'argento; ma queste nazioni stesse non
avrebbero ne oro ne argento, se elle non avessero di che pagarli, ed elle ne
avranno sempre quanto ne vorranno, o quanto loro converr comprarne, se elle
abbiano produzione da darne in cambio.
Io dico quanto converr loro comprarne; perch il danaro non poi mica la
ricchezza della quale gli uomini abbiano bisogno pel proprio godimento. Sono i

(1) Si possono riguardar questi come la corda di un pozzo e luso che se ne fa, le
quali due cose non sono mica la sorgente dellacqua che nel pozzo; mentre al contrario
lacqua che sta nel pozzo, unita alla conoscenza ed al bisogno che di essa si ha, che
la causa dell'uso che si fa della corda. Gli uomini illuminati non confondono mai le cause
coi mezzi.
28 Quusrnv.

beni necessarii alla vita ed alla riproduzione annuale di tali beni stessi, che bisogna
ottenere. Convertire produzioni in danaro per sottrarre questo danaro alle spese
utili all agricoltura , ci sarebbe diminuire d altrettanto la riproduzione an
nuale delle ricchezze. La massa del danaro non pu accrescersi in una nazione,
se non altrettanto che questa riproduzione medesima si accresce; altrimenti
l'accrescimento della massa del danaro non potrebbe farsi che a scapito della
riproduzione annuale delle ricchezze. Ora , il decrescimenlo di questa ripro
duzione trarrebbe seco, e assai presto, quello della massa del danaro e l im
poverimento della nazione ; mentre invece la massa del denaro pu decre
scere in una nazione senza che per questo v abbia decrescimenlo di ric
chezze presso di lei, perch si pu in molti modi supplire al danaro, quando
si ricchi, e che si ha un commercio facile e libero; ma nulla pu supplir mai,
senza perdita, al difetto di riproduzione annuale delle ricchezze acconcie al godi
mento degli uomini. Si debbe anzi presumere che il peculio di una nazione povera
debba essere in proporzione pi considerevole di quello di una nazione ricca;
poich non ne rimane, alluna come allaltra, che la somma di cui amendue han
bisogno per le vendite e compro loro. Or dunque, presso le nazioni povere si ha
molto pi bisogno dell'intervenimento del danaro nel commercio; duopo pagar
tutto contante perch non si pu aver fede nella premessa quasi di nessuno. Ma
presso le nazioni ricche, molti_sono gli uomini conosciuti per ricchi, e la cui pro
messa in iscritto e tenuta come sicurissima e dalle ricchezze loro ben guarentita;
dimodoch tutte le vendite considerevoli vi si l'anno a credito, vale a dire per
mezzo di carte di valore che suppliscono al danaro e facilitano il commercio. Non
dunque dalla maggiore o minore massa di danaro che si debbe giudicare del
lopulenza degli Stati: perci si calcola che un peculio, eguale alla rendita dei
proprielarii delle terre, e assai pi che suliiciente per una nazione agricola presso
la quale la circolazione si faccia regolarmente, ed il commercio vi si eserciti con
ducia e con piena libert (1).

(1) Si notato che il peculio delllngbilterra resta ssato presso a poco a questa pro
porzione, la quale nello stato presente delle sue ricchezze, lo sostiene a circa 26 milioni
di lire sterline, ossia il milioni di marchi dargento. Questa ricchezza in denaro non debbe
mica imporne in un paese dove il commercio di rivendita e di vetturaggio domina, e dove
duopo distinguere il peculio dei commercianti da quello della nazione. Queste due
parti non hanno tra loro nulla di comune, se non in quanto che i commercianti vogliono
si vendere ed interesse il loro denaro alla nazione che ha fondate le sue forze militari
sopra i prestiti, la qual cosa non per verit una prova della potenza di uno Stato. Se
questa nazione per le sue guerre si trovata esposta e bisogni urgenti ed a prestiti ecces
sivi, ci non era per mancanza di danaro, ma bens per le spese che eccedevano il reddito
pubblico. Quanto pi i prestiti suppliscono ai redditi, tanto pi i redditi si trovano soprac
carichi di debiti; e la nazione si rovinerebbe se la sorgente stessa dei redditi ne sol'l'risse
un deterioramento progressivo, che diminuisse la riproduzione annuale delle ricchezze. E
sotto questo punto di vista che bisogna riguardare lo stato delle nazioni, poich dalle
rendite del territorio che bisogna giudicare della prosperit e della potenza vera di un
imperio. ll peculio sempre rinascente in una nazione presso la quale le ricchezze si rin
novellino continuamente e senza deterioramento.
Durante quasi un secolo, vale a dire dal 14-44 inliuo al 1525, c stata in Europa una
grande diminuzione di danaro, come tema facile giudicarne dal prezzo delle mercanzie
di quel tempo; ma questa minore quantit di peculio riusciva indillerente alle nazioni,
perch il valore venale di quella ricchezza era dapertulto lo stesso, e che, risguardo al
denaro, lo stato loro era lo stesso relativamente alle rendite loro, che daperlutto erano
SETTIMA OSSERVAZIONI! SOPRA IL QUADRO ECONOMICO.

Quanto poi alla repubblica commerciante diti'usa nei differenti paesi, e quanto
alle piccole nazioni puramente commercianti le quali non sono che parli di quella
repubblica immensa, e che possono esserne risguardate quasi le citt. capitali, o
se si vuol meglio, quasi i banchi principali, la massa del loro metallomonetato
proporzionata allestensione del lor commercio di rivendita; elle aumentano
quella massa quanto pi elle possono coi loro guadagni e col loro risparmio per
accrescere il fondo del proprio commercio; il danaro il patrimonio loro; i com
mercianti non lo impiegano nelle loro compre se non per riaverlo con beneizio
nelle loro vendite. Essi non possono dunque aumentare il loro peculio se non a
spese delle nazioni colle quali commerciano: esso sempre in serbo nelle mani
loro; non esce dal loro banchi, e non circola che perritornarvi con accresci
mento; perci quel danaro non puo far parte delle ricchezze delle nazioni agricole
sempre limitate alla loro riproduzione , sulla quale esse pagano continuamente
I

egualmente misurate dal valore uniforme del danaro. In questo, giova meglio, per la
comodit degli uomini, che sia il valore che supplisca alla massa, di quello che se la
massa supplisse al valore.
Non cade dubbio che la scoperta dell'America ha procurato allEuropa una pi grande
abbondanza d'oro e d'argento; non di meno il loro valore aveva cominciato a ribassare
sensibilissimamente riguardo alle mercanzie, prima dellarrivo delloro e dellargento del
l'America in Europa. Ma tutte queste variet generali nulla mutano allo stato del peculio
di ciascuna nazione, il quale si proporziona sempre alle rendite dei beni-tondi ; astrazion
fatta da quello che fa parteldel fondo del commercio esterno del negozianti, e che circola
tra le nazioni, come quello di una nazione circola tra le provincie del medesimo reame.
Il peculio di codesti negozianti circola pure tra la madre-patria e le sue colonie, ordina
riamente senza accrescervile ricchezze ne da una parte n dall'altra; alcuna volta anzi
diminuendole di molto, soprattutto allorch v'abbia esclusione della concorrenza del com
mercianti di qualunque paese. In questo caso il monopolio accresce il peculio dei com
mercianti che lo esercitano sopra la madre-patria e sopra le colonie, e diminuisce quello
delle colonie e della loro madre-patria. Questa non di manco dimentica che i negozianti non
le danno mica il loro danaro per nulla, e che al contrario rivendono a lei, in tutto il valor
suo, quel danaro ch'essi hanno guadagnato a spese sue; ed ella la si lascia persuadere,
che siccome i suoi negozianti son nazionali. d'essere ella medesima che protti del mo
nopolio esercitato su di lei e sulle sue colonie, quel monopolio che diminuisce le ricchezze
di queste e il prezzo delle produzioni del suo territorio. Sillatte idee perverse ed as
surde hanno da alcuni secoli cagionato un gran disordine in Europa.
Nel secolo precedente, sotto Luigi XIV, il marco dargento monetato valeva 28 lire.
Quindi 18,600,000 di marchi dargento valevano allora circa 500 milioni. Questera presso
a poco lo stato del peculio della Francia in quel tempo nel quale il reame era molto pi
ricco che sul finire del regno di quel monarca. '
Nel 1716, la rifusione generale delle monete non arriv a 400 milioni; il marco dar
gente monetato valeva 43 lire 12 soldi; quindi la massa di quella rifusioue generale non
giungeva a nove milioni di marchi; era pi che met di meno delle masse delle ril'usioni
generali del 1683 e 1693. Quella massa di peculio non avr potuto aumentare colla fab
bricazione annua di monete, che altrettanto quanto la rendita della nazione avr aumen
lato. Per quanto sia considerevole il totale di tali fabbricazioni annue dopo di quella
rifusione, esso avr servito meno ad aumentare la massa dellnrgento monetato, che non
a riparare quella parte che n' portata via annualmente dal contrabando, dai diversi
rami di commercio passivo, e da altri impieghi di denaro presso l' estero; poich dopo
cinquant'anni in poi, il totale di queste trasmessioni annue, ben calcolato, si troverebbe
molto considerevole. Laumentazione del valor numerario, la quale dassai tempo ssata
a 54 lire, non prova mica che la quantit del peculio della nazione abbia molto aumen
lato; poich aumentare il valor numerario, gli tentare di supplire alla realit colla de
nominazione.
gli QUESNAY.
i guadagni de commercianti. E questi in qualunque paese sia l'abitazione loro,
sono pel loro stesso commercio legati a differenti nazioni; quel loro commercio
la loro patria, il deposito delle ricchezze loro; essi comprano e vendono dove
risiedono e dove non risiedono; l'estensione dell'esercizio della loro professione
non ha verun limite determinato e nlun territorio particolare. [commercianti
nostri sono per anche commercianti delle altre nazioni; i commercianti delle
altre nazioni sono pur anche commercianti nostri; e gli uni e gli altri commer
ciano pur anche tra loro. Ondech la comunicazione del loro commercio penetra e
si estende dapertulto, mirando sempre infine al danaro che il commercio stesso ar
reca e distribuisce presso le nazioni, conformemente ai prezzi assoggettati all'ordine
naturale il quale regola giornalmente il valore venale delle produzioni. Ma le nazioni
agricole hanno un altro segno di mira, pi utile per loro e pi esteso; elle non
debbono tendere che alla maggiore riproduzione possibile per accrescere e perpe
tuare le ricchezze acconcie al godimento degli uomini; il danaro non per esse
che una piccola ricchezza intermedia la quale senza la riproduzione in un attimo
disparisce.

Queste osservazioni, a vero dire, le sono poco conformi alle opinioni del volgo intorno
la quantit d'argento monetato di una nazione. il popolo crede che sia nel danaro che
consista la ricchezza di uno Stato; ma il denaro, come tutte le altre produzioni, non e
ricchezza se non in causa del suo valore venale, e non maggiormente diilcile ad acqui
starsi di qualunque altra mercanzia, quando lo si paghi con altre ricchezze. La quantit
di esso in uno Stato, vi limitataal suo uso, il quale poi vi regolato delle vendite e
dalle compre che la nazione fa nelle sue spese annue; e le spese annue della nazione le
son regolate delle rendite sue. Una nazione non debba dunque avere argento monelato
che in ragione delle sue rendite; una quantit maggiore le sarebbe inutile; ella ne cam
bierebbe il sopercliio con le altre nazioni, con altre ricchezze che le fossero pi utili o
pi soddisfacenti; poichi possessori del danaro, anche i pi economi, sono sempre
attenti a ritrurne qualche protto. Se si trova a prestarlo nel paese ad alto interesse,
questa una prova eh esso non vi tutto al pi che nella proporzione da noi qui sopra
osservata, mentre che se ne paga l'uso o il bisogno a cos alto prezzo.

' FINE DELLANALISI DEL QUADRO ECONOMICO.


QUESNAY.
Mecca.

MASSIME GENERALI
DEL GOVERNO ECONOMICO DI UN BEAME AGRICOLA
E NOTE INTORNO A QUESTE nessuna.

MASSIMA I. -- UNITA D'AUToktTA.


Che lautoritc sovrana sia unica, e superiore a tutti glindi'cidui della
societ ed il tulle le intraprese ingiuste degli interessi privati, poich lob
bietto della dominazione e dellohbedienzu la sicurezza di tutti e l'interesse
lecito di tutti. Il sistema delle contrufforze in un governo unopinione funesta
che non lascia. scorgere che la discordia tra i grandi e l'abbattimento tra i
piccoli. La divisione delle societ in dillerenti ordini di cittadini, gli uni dei
quali esercitino un'autorit sovrana sugli altri, distrugge linteresse generale
della nazione, ed introduce la dissensione deglinteressi privati tra le differenti
classi dei cittadini: tale divisione intervertirebbe lordine del governo di un reame
agricola il quale dehhe riunire tutti glintercssi ad un obbietto capitale, alla pro

() Avvertimeuto di Dupont di Nemours premesso alldizone_lrancese. - Il diritto


naturale degli uomini indica loro un ordine sociale sico, fondato invariabilmente, e pel
vantaggio maggiore dell'umanit, sulle leggi naturali e costitutive di un governo per
ftllo. Noi abbiamo veduto pocanzi l'andamento dellordine sociale sico esposto nel Qua
dro Economico. Le Massime generali seguenti riuniscono le principali leggi naturali ed
immutabili conforme all'ordine evidentemente pi vantaggioso agli uomini riuniti in
societ. Le Note che vi sono. unite vi aggiungono piu distesi svolgimenti. Tutte queste
opere sono intimamente legate tra loro e formano un insieme compiuto, come le radici, il
lrutlfl, i rami e le fronde d'un albero fecondo e vigoroso fatto, ardisco dirlo, per durare
quanto il mondo, e per arricchire di frutti sempre abbondanti, gli uomini che vorranno
prottarne. l '
_ Eccoci arrivati in questa Raccolta alla parte pi interessante pel maggior numero
dei lettori che non domandano se non risultati, ed ai quali le proprie occupazioni non
permettono di cercare altra casa. Le massime, quandelle son vere, quando le sono fondate
sull'ordine naturale, vengono sempre accordate e consentite, elle passano di bocca in bocca
esono con facilit tenute a memoria. Gli scienziati, gli uomini di Stato, gli ingegni
superiori, ne conoscono i principii e le prove; essi ne hanno dunque uneoidenza intiera
e ragionata. Gli uomini ordinarii e il popolo stesso ne hanno, se cosi si pu dire, l'evi
denza di sentimento. Ci che loro assicura questo consenlimenlo generale si e, che le vere
massime non possono essere opera degli uomini; alleno sono l'espressione delle leggi natu
rali istituite da Dio medesimo, 0 massime non sono. In quelle che qui presentiamo, C6 "9
sono parecchie che sembreranno, a prima occhiata. non essere che conseguenze di quelle che
le precedono. Sara daltronde assai facile osservare che non si potrebbe ioglierne via nes
suna senza alterare la perfezione di questa specie di codice economico. Che se si voglia
provarsi, allopposto, ad aggiungervene, si sar sorpresi per la difficolt che vi si tro
vera, di cedere a quanto piccolo numero di proposizioni si riducano le leggi fondamentali
della felicit delle societ e della potenza dei sovrani.
52 QUESNA".

sperit dell'agricoltura che la scaturigine di tutte le ricchezze dello Stato e di


quelle di tutti i cittadini.
Il. -- lsrrwzroNE.

Che la nazione sia istruita delle leggi generali dell'ordine naturale le


quali costituiscono il governo evidentemente pi perfetto. Lo studio della giu
risprudenza umana non basta per fare gli uomini di Stato; necessario che
coloro che si destinano agli impieghi dell amministrazione sieno assoggettati
allo studio dellordine naturale pi vantaggioso agli uomini riuniti in societ.
necessario inoltre che le cognizioni utili e luminose, che la nazione acquista
collesperienza e la riessione, si riuniscano alla scienza generale del governo,
allnch lautorit sovrana, sempre illuminata dallevidenza, instituisca le leggi
migliori e le faccia esattamente osservare per la sicurezza di tutti e per perve
nire alla pi grande prosperit possibile della societ.
lIL-TERRA, aonrcomnna SORGENTE UNICA DELLE nrccnnzzn.

Che il sovrano e la nazione non perdano mai di vista che la terra l'unica
sorgente delle ricchezze; e che lagricoltura che le moltiplica (i). lmperorch
laumentazione delle ricchezze assicura quella della popolazione; gli uomini e le
ricchezze fanno prosperare lagricoltura, estendono il commercio, animano l'in
dustria, accrescono e perpetuano le ricchezze. Da cotale scaturigine abbondante
dipende la riuscita di tutte le parti dellamministrazione del reame.
IV. -- Pnorrun'rz ASSICURATA.
Che laproprieta dei beni-fondi e delle ricchezze mobili sia assicurata a
coloro che ne sono possessori legittimi; poich LA srcnnnzza DELLA enormi-In
t u. FONDAMENTO nssnszuu: nnu. onnnvn Economico DELLA socmn'.
Senza la certezza della propriet, il territorio rimarrebbe incollo. Non ci sareb
bero n proprietarii n ttajuol'i per farvi le spese necessarie a renderlo fruttifero
ed a coltivarlo, se la conservazione del fondo e de prodotti non fosse assicurata
a coloro che fanno le anticipazioni di codeste spese. la sicurezza del possesso
permanente che provoca il travaglio e limpiego delle ricchezze al miglioramento
ed alla coltura delle terre, ed alle intraprese del commercio e dell industria. Non
c che la potenza sovrana la quale assicuri la propriet dei sudditi, che abbia un
diritto primitivo alla ripartizione dei frutti della terra, sorgente unica delle ricchezze.
V. _ IMPOSTA NON DISTRUGGITRICE.

Che l imposta non sia distruggitrice, o sproporzionata alla massa della ren
dita della nazione; che laumentazione di quella segua luumentazione della

(l) Il commercio reciproco collcstero riporta mercanzia che sono pagate colle ren
dite della nazione in denaro o in cambio; perci nel ragguaglio delle rendita di un
reame, non bisogna farne un oggetto a parte che verrebbe a formare un doppio impiego.
Si deve pensare lo stesso delle pigioni delle case e delle entrate per interessi di danaro;
poich codeste, per coloro che le pagano, sono spese che si traggono da un'altra sorgente,
eccettuate le entrate poste sulle terre, che sono assegnate sopra un fondo produttivo; ma
tali entrate sono comprese nel prodotto della rendita delle terre. Perci sono le terre e le
anticipazioni degli intraprenditori della coltura che sono la scaturigine unica delle rendite
delle nazioni agricole.
MASSIME snsnnsu Dl coreano. 55
rendita; che sia stabilita immediatamente sul prodotto netto dei beni-fondi,
e non sul salario degli uomini, ne sulle derrate, nella qual forma moltiplicherebbe
le spese di percezione, pregiudicherebbe al commercio e distruggerebbe annual
mente una parte delle ricchezza della nazione. Chessa non sia pigliata nemmeno
sulle ricchezze dei ttajuoli dei beni-fondi; perch LE ANTICIPAZIONI nsufzom
COLTUBA Di un seme minnon'o esserne CONSIDERATI? come un IMMOBILE
cm: BISOGNA cossenvsnn PllEZlOSAMENTE PER LA PRODUZIONE nsLLmro
su, DELLA nnnmrs, E DELLA SUSSIS'IENZA DI TUTTE LE CLASSI nr urn
Dm: altrimenti limposta degenera in ispogliazione e cagiona una decadenza
che rovina prontamente uno Stato (i).
_________________-_-__-___
(i) L'imposta ben ordinata, vale a dire l'imposta che non degenera in ispogliamento
per una cattiva forma dimposizione, dcbb essere risguardata come una parte della ron
dita staccata dal prodotto netto dei beni-fondi di una nazione agricola; poich altrimenti
non vi sarebbe alcuna regola di proporzione colle ricchezze della nazione n colla rendita,
n collo stato dei sudditi contribuenti -, ella potrebbe insensibilmente rovinar tutto prima
che n anche il ministerio se ne accorgessc.
il prodotto netto dei beni fondi, si distribuisce a tre proprietarii; allo Stato, ai pos
sessori delle terre ed ai decimatori. Non c' che la porzione del possessore del fondo che
sia alienabile, ed ella non si vende che in ragione della rendita ch'ella produce. La pro
priet del possessore non si estende dunque al di l. Non dunque dcsso che paga gli
altri proprietarii che hanno parte nel fondo, poich le parti loro non appartengono a lui,
che non le ha mai acquistate, e che non sono alienabilil il possessore del fondo non debba
dunque risguardare limposta ordinaria come un peso stabilito sulla porzione suo; poich
non desso che paga questa rendita, quella parte del fondo ch egli non ha acquistata,
e che perci non appartiene a lui, che la paga a cui dovuta. E non che in caso di ne
cessit, nel caso in cui la sicurezza della propriet fosse in pericolo, che tutti i proprie
tarii debbono per conto proprio loro contribuire sulle porzioni loro alla sovvenzione pas
seggero che i bisogni pressanti dello Stato potessero esigere.
Ma non si deve dimenticare che in tutti i casi l'imposizione del tributo non deve col
pire che la rendita, cio il prodotto netto annuale dei beni fondi, e non sulle anticipazioni
dei coltivatori, n sugli uomini di travaglio, n sulla vendita delle mercanzie, perch
altrimenti esso sarebbe distruttivo. Sulle anticipazioni dei coltivatori non sarebbe pi
un'imposta, ma uno s'pogliamento che spegnerebbe la riproduzione, detcriorebbc le terre,
rovinerebbe i tittnjuoli cd i proprietari dello Stato. Sopra il'salario degli uomini di tra
vaglio e sulla vendita delle mercanzie, sarebbe arbitrario, le spese della percezione sor'
passerebbero limposizione, e ricadrebbero senza regola sulle rendite della nazione o su
quelle del sovrano. E qui la duopo distinguere limposizione dallimposta; limposizione
sarebbe il triplo dellimposta, e si stenderebbc sullimposla stessa; poich in tutte le spese
dello Stato, le tasse messe sulle mercanzie sarebbero pagate dallimposta. Perci imposta
sillatta sarebbe ingannevole e rovinosa.
Limposizionc sugli uomini di travaglio, che vivono delloro salarii, non , rigorosa
mente parlando, se non un'imposizione sul travaglio, la quale vien pagata da coloro che
impiegano gli operai; nel modo stesso che un'imposizione sui cavalli che lavorano la
terra non sarebbe realmente altro che un'imposizione sulle spese medesime della col
tura. Perci l'imposizione sugli uomini, e non sulla rendita, colpirebbe le spese mede
sllle dell'industria e dellegricoltura, ricadrcbbe doppiamente con perdita sulla rendita
dtl beni-fondi, e condurrebbe rapidamente alla distruzione dell'imposta. Lo stesso si
dehbe pensare delle tasse che si mettessero sulle mercanzie, le quali tasse ricadrebbero
pur elle tutte e sempre a scapito sulla rendita, sullimposta, e Sulle spese della coltura,
ed esigerebbero spese immense che sarebbe impossibile ad evitarsi in un grande
stato.
_ Non pertanto cotnl genere dimposizione per forza lo spediente dei piccoli Stati ma
nttlmi, che sussistono con un commercio di traffico necessariamente assoggettato all'im
posta in tali Stati che non ben guari territorio. Ed ancora considerato sempre come
Econmn. Tono I. -- 5.
54 - oc ESNAY.

VI. -- ANTICIPAZIONI SUFFICIENTI.

Che le anticipazioni dei coltivatori sieno sufficienti per far rinascere an


nualmente colle spese della coltura delle terra il maggior prodotto possibile;

ripiego momentaneo nei grandi Stati, alloraquando l'agricoltura e in essi travolta a tale
decadenza che la rendita del territorio non potrebbe pi far fronte al pagamento dell'im
posta. Ma allora cotal ripiego insidioso un sopraccarico che riduce il popolo ad un rispar
mio l'orzoso sulla consumazione, eche arresta il travaglio, estingue la riproduzione, e
nisce insomma di rovinare sudditi e sovrano. _
Si sovente parlato di stabilimento d'imposta pagata in natura a forma di decima:
questo genere (l'imposizione sarebbe per verit proporzionale al prodotto totale della
ricolta, compreso le spese; ma non avrebbe nessuna relazione col prodotto netto: quanto
pi mediocre la terra e acco il prodotto, tanto pi sarebbe egli oneroso, ingiusto e
disastroso.
L'imposta debbe dunque essere presa immediatamente sul prodotto netto dei beni
fondi; imperocch in qualsivoglia modo venga ella stabilita in un reame che ritrae le sue
ricchezze dal suo territorio, la viene pur sempre pagata dai beni-fondi. Quindi la forma
la pi semplice, la pi regolata, la pi procua allo Stato, e la meno onerosa ai contri
buenti quella che stabilita proporzionalmente al prodotto netto e immediatamente alla
fonte delle ricchezze continuatamente rinascenti.
Lo stabilimento semplice dell'imposizione alla fonte delle rendite, vale a dire, sul
prodotto netto delle terre, il quale forma la rendita della nazione, diventa assai dilllcil
cosa in un reame dove, per mancanza di anticipazioni, lagricoltura sia caduta in rovina,
o almeno in decadenza tale, ch'ella non possa prestarsi a nessun catastro fisso e propor
zionato alle qualit delle terre che sono mal coltivate, e il cui prodotto diventato assai
scarso non che in ragione dello stato miserabile della cultura; mentre il miglioramento
della medesima, che potrebbe risultare da un'amministrazione migliore, renderebbe subi
talncnte il cataslro irregolarissimo.
Un'imposizione stabilita egualmente sulle terre, sul prodotti, sugli uomini, sul tra
vaglio loro, sulle mercanzie e sugli animali da servizio, presenterebbe una gradazione di
sei imposizioni eguali poste le una sopra le altre, posanti tutte sopra una mrdesimakbase,
e non di meno pagate ciascheduna a parte, ma che tutte insieme per l'omirebbero assai
meno reddito al sovrano che non una semplice imposta reale, stabilita unicamente e
senza spese sul prodotto netto, ed eg'uale nella sua proporzione a quello delle sei impo
azioni che si potessero considerare come reali. Quest'imposta indicata dall'ordine natu
rale, e che aumenterebbe di molto il reddito del sovrano, costerebbe non pertanto cinque
volte meno alla nazione ed allo Stato che tutte quante le sei imposizioni a quel modo
replicate, le quali annienterebbero tutti i prodotti del territorio e mostrerebbero esclu
dure qualunque mezzo di rientrare nellordine. lmperocch pur troppo le imposizioni,
illusorio pel sovrano e rovinose per la nazione, sembrano alle menti volgari sempre e
sempre pi inevitabili a misura che la decadenza dell'agricoltura si va aumentando.
.Ci non ostante necessario almeno cominciare dal sopprimere il pi prontamente
possibile le imposizioni arbitrarie stabilite sui ttajuoli delle terre; senza il qual rimedio
questo genere d'imposizione rovinosa compierebbe di annientare intieramente le rendite
del reame. L'imposta dei beni-tondi la pi diicile a regolare e quella che si mette sulla
piccola coltura, nella quale non v tto che possa servir di misura, e in cui il proprie.
tario stesso che fornisce le anticipazioni, e il cui prodotto netto e scarsissima tanto,
quanto incertissimo. Sillatta coltura che si eseguisce da mezzadri in quepaesi dove
l imposta ha distruttii ttajuoli, e che les_tremo ripiego dellagricoltura rovinata. esige
molti riguardi; poich un'imposta alcun poco onerosa porta via le anticipazioni e l'an
niente del tutto. E dunque mestieri far buona distinzione tra le terre ridotte a tale pic
cola coltura, e che in proporzione del poco prodotto loro sono coltivate con grandi spese
e soventi volte senza protto di sorta, e quelle dove la grande coltura esercitata da
ricchi ttajuoli, i quali assicurano ai proprietarii una rendita determinata, che pu ser
vire di regola esatta ad un'imposizione proporzionale. La quale imposizione debba essere
MASSIME GENERALI or covaaso. 55
perch se le anticipazioni non sono suiicienti, le spese della coltura sono in pro
porzione maggiori e danno minor prodotto netto (1).

pagata dal proprietario e non dal ttajuolo, se non che in deduzione di suo fitto, sic
come naturalmente accade quando il fttajuolo conosce prima di stipulare la sua loca
zione la tangente dell'imposta.
Se i bisogni dello Stato vi necessitino delle aumentazioni, queste debbono andare
unicamente a carico dei proprietarii; poich il governo sarebbe in contraddizione con se
medesimo se esigesse che i littajuoli adempiessero aglimpegni delle locazioni loro, mena
tre poi collimposizione impreveduta di cui li gravasse, li porrebbe nell'impossibilit di
soddisfare a que loro impegni. In tutti i casi poi il pagamento dell'imposta debbe venir
guarenlito dal valore stesso dei beni fondi,non mai dalle ricchezze preparanti la coltura,
le quali senza depredazione non possono essere assoggettate a nessun servizio pubblico.
altro che quello di far rinascere le ricchezze della nazione e del sovrano, e che non deb
bono mai essere distratte da questo loro impiego naturale e necessario.
l proprietarii ssati a quella regola del governo, sarebbero attenti, per la sicurezza
delle rendite loro e dellimposta, a non allegare le proprie terre se non a fittajuoli ricchi,
euna tal precauzione assicurerebbe la buona riuscita dell'agricoltura. l fittajuoli non
avendo pi niuna inquietudine di nuove imposizioni durante il tempo delle loro locazioni
si moltiplicberebbero, e la piccola coltura a mano a mano disparirebbe; le rendite dei
proprietarii e limposta si accrescerebbero in proporzione dellaumentazione deip rodotti
dei heni'fondi coltivati da ricchi agricoltori.
C' una nazione che ha saputo assodare la sua potenza ed assicurare la sua prospe
rit esentando laratro da qualunque imposizione. l proprietarii, incaricati eglino mede
simi dell'imposta, sopportano in tempo di guerra talune sovvenzioni passeggero; ma i
travagli della coltura delle terre non sono per ci rallentati, e lo smercio e il valore venale
dei beni-fondi sono sempre assicurati dalla libert del commercio delle derrate del terri
torih. Quindi presso codesta nazione l'agricoltura e la moltiplicazione dei bestiami non
patisce nessun deterioramento durante le guerre anche le pi lunghe e le pi dispen
tliose; i proprietarii, ritornata la pace, ritrovano le loro terre ben coltivate e ben mante
nute, e le loro grandi rendite benissimo conservate ed assicurate. Da tutto ci facile
scorgere la differenza che vha tra un'imposta esorbitante ed unimposta spogliatrice;
poich per la forma appunto dell imposizione che un imposta pu essere spogliatrice
senza essere esorbitante, ovvero esorbitante senza essere spogliatrice.
(1) E d'uopo notare che le terre le pi fertili sarebbero nulle senza le ricchezze neces
sarie per provvedere alle spese della colture, e che lo scadimento dellagricoltura in un
reame non debbe essere imputato alla pigrizia degli uomini, ma alla loro indigenza. Se
le anticipazioni della coltura non dessero che poco prodotto nello, per errore del go
verno, vi sarebbero spese grandi, rendita poca, ed una popolazione che non si ridurrebbe
quasi se non al popolo minuto occupato nelle campagne, senza protto per lo Stato, ad
una cattiva cultura che lo farebbe sussistere miserabilmente.
Una volta in un certo reame le anticipazioni annue non facevano rinascere prodotto
netto, dallabbondante allo scarso, compresavi Iimposizione sul coltivatore, se non che
circa venticinque per cento, che veniva distribuito tra la decima , tra limposta e tra il
proprietario; fatta deduzione delle riprese annue del coltivatore. Se le anticipazioni pri
mitive fossero state sufficienti, la coltura vi avrebbe potuto rendere agevolmente cento di
prodotto netto ed anche di pi per ogni cento di anticipazioni annue.
in tal modo la nazione solliiva un decit di quattro quinti per lo meno sul prodotto
netto delle sue anticipazioni annue, senza contare la perdita sull impiego e la rendita
delle terre che supplivano elleno stesse alle spese di una povera coltura, e che si lascia
vano incolte alternativamente durante parecchi anni per ripararle e rimetterlo in istato
di produrre un podi ricolta. Allora la maggior parte degli abitanti erano nella miseria,
e senza protto di sorta lo Stato. lmperocch quale e il prodotto netto delle anticipazioni
al di l delle spese, tale pure il prodotto netto del travaglio degli uomini che lo fanno
nascere; e quale e il, prodotto netto dei beni fondi, tale il prodotto nella per la rendita, per
l'imposta c per la sussistenza delle differenti classi duoinini di una nazione. Perci tanto
56 ouasaav.

VII. -' CIRCOLAZIONE cozurwm.

Che la totalit delle somme della rendita rientri nella circolazione annua
e la percorro in tutta la sua estensione; che non si formino guari fortune pecu
niarie, o almeno che vi sia compensazione tra quelle che si formano e quelle che
ritornano nella circolazione (1); perch altrimenti tali fortune pecuniarie arre
sterebbero la distribuzione di una parte della rendita annua della nazione, e

pi le anticipazioni sono insufficienti, tanto meno uomini e terre sono proficui allo Stato.
Icoloni che sussistono cos miserabilmente con una coltura ingrata non servono che a
mantenere infruttuosamente la popolazione di una nazione povera.
L'imposta in-quel reame era quasi tutta stabilita arbitrariamente sui fittajuoli, sugli
operai e sulle mercanzia. Colpiva quindi direttamente ed indirettamente le anticipazioni
delle spese della coltura, la qual cosa gravava i beni fondi di circa trecento milioni per
l'imposta ordinaria, ed altrettanti per la regia, le spese di percezione, ecc. Ei prodotti del
suolo non rendevano pi, negli ultimi tempi, a giudicarne dallo spoglio della tassa di un
decimo sui fondi produttivi, e dall'esame del prodotto delle terre, se non circa quattro
cento milioni di rendita netta, compresevi la decima e le altre rendite ecclesiastiche:
tristo prodotto di un grande ed eccellente territorio e di una grande e laboriosa popola
zione! [l'esportazione dei grani era proibita; la produzione era limitata al consumo della
nazione; met delle terre rimanevano incolte, si proihiva di piantarvi vigneti; il com
mercio interno dei grani era in balia ad una polizia arbitraria; lo smercio era continuata
mente interrotto tra le provincie; ed il valore venale delle derrate incerto sempre.
Le anticipazioni delle spese produttive erano successivamente portate via dall'impo
sta arbitraria e dai balzelli indiretti, con annientamento della riproduzione e dell'imposta
medesima; i gli dei coltivatori abbandonavano le campagne; il sopraccarico dell'imposta
sulle derrate ne alzava il prezzo naturale, ed aggiungeva un soprappi di prezzo onu'oso
alle mercanzie ed al pagamento di salario nelle spese della nazione; il che ricadeva pure
e in diminuzione sulle riprese dei fittajuoli, sul prodotto netto dei beni fondi, sull'impo
sta, sulla coltura, ecc. Lo spogliamento, cagionato dalla parte arbitraria dell'imposta
stabilita sui fittajuoli, cagionava allora una decadenza progressiva, la quale aggiunta alla
mancanza di libert del commercio faceva cadere le terre in piccola cultura, e da questa
poi a rimaner incolte del tutto.
Era a tal grado di decadenza che le spese della coltura non producevano pi, l'im
posta territoriale compresa, se non 25 0|0, e ci stesso non era dovuto che al beneficio
della grande coltura che esisteva ancora in un quarto del reame. Non seguiremo qui la
precipitosa rapidit del progresso di tale decadenza; ne basta calcolare gli effetti di tante
cause distruggitrici, l'uno dall'altro precedenti, per prevederne le conseguenze funeste.
Tutti questi disordini, tutti questi abusi sono stati riconosciuti; e la gloria di ripararvi
era riserbata ad un ministero pi illuminato. Ma i bisogni dello Stato e le circostanze non
sempre si prestano alle vedute che si propone per le riforme. che una buona ammini
strazione pu esigere nell'economia politica, quantunque tali riforme sieno essenzialissimc
ed urgentissimo nel comune vantaggio del sovrano e della nazione.
(1) Non si debbe mica intendere semplicemente, per le fortune che rientrano nella
circolazione, quelle fortune che si distruggono, ma quelle fortune pur anche sterili od
oziose che diventino attive , e che vengano per esempio impiegate a formare le anticipa
zioni di grandi intraprese dagricoltura, di commercio e di manifattura utili, o il miglio
rare beni-fondi le cui rendite rientrano annualmente nella circolazione. Gli anzi da co
tali fortune attive bene stabilite che uno Stato riceve consistenza, cb esso ha di grandi
ricchezze , assicurate per far rinascere annualmente di grandi ricchezze, per mantenere
una popolazione nell'agiatezza e per assicurare la prosperit dello Stato e la potenza
del sovrano. Non per si debba dire lo stesso delle fortune pecuniarie che si ritraggono
dagli interessi del denaro, e le quali non sieno stabilite sopra fondi produttivi, n di
quelle impiegate nello acquisto di cariche inutili, di privilegii, ec. ; la loro circolazione
sterile non le impedisce guari di essere fortune roditrici ed onerose per la nazione.
MASSIME cammau DI GOVERNO. 57
riterrebbero il pecnlio del reame a nocumento del rientramento delle anticipazioni
della coltura, della retribuzione del salario degli artigiani e del consumo che deb
bono fare le differenti classi d uomini che esercitano professioni lucrative: co
desta intercezione del peculio diminuirebbe la riproduzione delle rendite e del
1 imposta.
VIII. -FAVOI\EGGIAMENTO DELLE spese enonurrrvn.

Che il governo economico non soccupi che a facoreggz'are le spese produt


lire e il commercio delle derrate del territorio e che lasci onda-re da se stesse
le spese sterili (1).
(ljl lavori di mercanzie. di mano d'opera, e dindustria per uso della nazione non
sono che un oggetto dispendioso, non una sorgente di rendita. Essi non possono procac
ciare protti nella vendita allestero, se non ai soli paesi nei quali la mano d'opera sia a
buon mercato per lo basso prezzo delle derrate che servono alla sussistenza degli operai,
condizione questa svantaggiosissima ai prodotti dei beni-fondi. Perci non debba ella esi
stere negli Stati che hanno libert e facilit di commercio esterno il quale sostiene lo
smercio ed il prezzo delle derrate del territorio, e che fortunatamente distrugge quel
piccolo utile che si potrebbe ricavare da un commercio esterno di mercanzia e di mano
dopera, il cui guadagno sarebbe stabilito sulla perdita che risulterebbe dal basso prezzo
delle produzioni dei beni-fondi. Non si confonda qui il prodotto netto 0 la rendita per
la nazione col guadagno dei commercianti o intraprenditori di manifatture: questo gua
dagno riguardo alla nazione debbe esser messo nel numero delle spese. N basterebbe
mica, per esempio, avere coltivatori ricchi, se il territorio chessi coltivassero non produ
cesse se non per loro soli.
Vi sono reami poveri dove la maggior parte delle manifattura di lusso moltiplicate di
troppo, sono sostenute da privilegii esclusivi, e mettono la nazione a contributo con proi
bizioni che le interdicono luso daltre mercanzie di mano d'opera. Sifl'atte proibizioni,
sempre dannose alla nozione, sono poi anche pi fnneste quando lo spirito di monopolio
e di errore che le hanno fatte nascere le estende no sulla coltura e sul commercio delle
produzioni dei benisfondi, pei quali la concorrenza la pi attiva indispeusabilmente ne
cessaria per moltiplicare le ricchezze della nazione.
Noi non parleremo qui del commercio di traffico che il destino dei piccoli Stati ma
rittimi. Un grande Stato non debbe lasciare laratro per divenire vetturale; non si di
menticher mai che un ministro del secolo scorso (i) abbagliato dal commercio degli
Olandesi e dallo splendore delle manifattura di lusso ha gettato la sua patria in tale de
lirio che non vi si parlava pi che di commercio e di danaro senza pensar poi all'impiego
vero del denaro ed al commercio vero del paese.
Quel ministro, tanto stimabile d'altronde per le sue buone intenzioni, ma troppo
ligio alle proprie idee, volle far nascere le ricchezze dal lavoro delle dita, a pregiudizio
della sorgente medesima delle ricchezze, e disordin tutta la costituzione economica di
una nazione agricola. Il commercio esterno dei grani fu arrestato, per far vivere il fabbri
cante a poco prezzo; lo smercio del frumento nell'interno fu dato in mano ad una polizia
arbitraria che interrompeva il commercio tra le provincie.
l protettori dell industria, i magistrati delle citt per procacciarsi frumenti a basso
prezzo, rovinavano con un falso calcolo le loro citt e le loro provincie, deteriorandone
insensibilmente la coltura delle terre. Tutto tendeva alla distruzione delle rendite dei beni
londi, delle manifattura, del commercio, dellindustria, le quali cose tutte, in una nazione
agricola non possono sostenersi se non coi prodotti del suolo; poich sono questi prodotti
che forniscono al commercio lesportazione del coperchio, e che pagano le rendite ai pro
prietarii ed il salario degli uomini impiegati nei travagli lncrativi. Diverse cause di emi
grazioni duomini e di ricchezze accelerarono il progresso di quella distruzione (2).
(l) Colbert.
(2) Allnsionc alla rivocazione delledtto di Nanlcs, ed a tutti gli altri atti dintolleranza religiosa che
Mmlarono il regno di Luigi XIV. (D. E.)
58 Quesnay.

IX. -Pmsrsnsaza m LAcmcoL'rUaA.

Che una nazione la quale abbia un. grande territorio da coltivare e la faci
lit di esercitare un gran commercio delle derrate sua, non eslenda troppo
l'impiego del danaro e degli uomini alle manifattura ed al commercio di lusso
a scapito dei travagli e delle spese dell'agricoltura (1); poich preferibilmente
a tutto, in annua neon ESSERE BEN POPOLATO DI RICCHI COLTIVATORI (2).

Gli uomini ed il danaro furono tolti all'agricoltura ed impiegati nelle manifattura di


seta, di cotone, di lane estere, a danno delle manifalture di lane del paese e della molti
plicazione delle greggi. Si provoc il lusso di ornamento che fece progressi rapidissimi.
L'amministrazione delle provincie, pressato dai bisogni dello Stato, non lasci pi sicu
rezza nelle campagne per l impiego visibile delle ricchezze necessarie alla riproduzione
annuale delle ricchezze, la qual cosa fece cadere una gran parte delle terre a coltura pic
cola e nessuna, ad annullamento d'ogni loro valore. Le rendite dei proprietarii furono
sacrillcate senza alcun pro, ad un commercio mercantile il quale non poteva contribuire
all'imposta. L'agricoltura scaduta ed oppressa toccava all'impossibilit di farvi fronte: si
estese l'imposizione via via pi sugli uomini, sugli alimenti, sul commercio delle derrate
del suolo; la si moltiplic in dispendii di percezione, ed in depredazioni distruggitrici della
riproduzione; e la divent un sistema di finanza che arricchl la capitale colle spoglie
delle provincie. ll tralco del danaro a interesse form un genere principale di rendite
fondate in denaro e ritratte dal denaro; la cosa non era, rispetto alla nazione, che un
prodotto immaginario che sfuggiva all'imposta e scalzava lo Stato. Cotali rendite stabi
lite sul denaro, e l'aspetto dell'opulenza, sostenuto dalla magnicenza di un lusso rovi
noso, ne imponevano al volgo, e dimiauivano sempre pi la riproduzione delle ricchezze
reali ed il peculio della nazione. E disgraziatamente le cause di quel disordine generale
sono stata troppo lungo tempo ignorate: indi mah labes. Ma oggidi il governo diretto
da principii pi luminosi; esso conosce le possibilit del reame ed i mezzi di ricondurci
l'abbondanza.
(1) Non si debbe dedicarsi se non alle manifattura di quelle mercanzie di mano d'o
pera delle quali si abbiano le materie prime, e che si possano fabbricare con ispesa mi
nero che negli altri paesi; bisogna comperare dall'estero le mercanzie di mano d'opera
che esso possa vendere a miglior patto di quello che non costerebbero alla nazione se
alla medesima le si fabbricasse. Per tali compre si provoca il commercio reciproco; im
perocch se si volesse non comperar nulla, e vendere di tutto, si estinguerebbe il com
mercio esterno ed i vantaggi dellesportazione delle derrate del suolo, il quale innita
mente pi prollttevole che quello delle mercanzia di mano dopera. Una nazione agricola
deve favoreggiare il commercio esterno attivo delle derrate del suolo col commercio
esterno passivo delle mercanzie di mano d opera ch'ella pu comperare con vantaggio
dallestero. Ecco tutto il mistero del commercio; a questo prezzo noi non temiamo di
essere tributario dell'allre nazioni.
(2) il borgo di Goodmans-chester in Inghilterra celebre nellistoria per avere accom
pagnato il suo re col corteggio il pi onorevole, avendo condotti sul di lui passaggio
cento quaranta aratri. Sillatto fasto debbe parere assai ridicolo ai nostri cittadini acco
stumati alle frivole pomposita. Veggonsi ancora uomini stupidamente vani ignorare che
sono i ricchi coltivatori e i ricchi commercianti, addetti al commercio rurale, che ani
mano I agricoltura, che fanno eseguire, che comandano, che governano, che sono indi
pendenti, che assicurano la rendita della nazione, che, dopo i proprietarii illustri per
nascita, per dignit, per sapere, formano l'ordine dei cittadini pi onesto, pi lodevole,
pi importante dello Stato. E ad onta di ci son pur codesti onorevoli abitatori della cam
pagna, questi signori, questi patriarchi, questi ricchi intraprenditori d'sgricolturn, che
ogni cittadinuzzo non conosce che sotto il nome sprezzante di Milano, ed ai quali vor
rebbe anche torre i maestri di scuola da cui imparano a leggeree scrivere, a met
tere sicurezza ed ordine nei loro affari, e ad estendere le loro cognizioni sulle differenti
parti della loro professione,
MASSIME oENEaALI DI comune. 59

X. -RENDI'rA srEsA NEL PAESE.

Che una parte della somma delle rendite non passi all estero senza ritor
nere, in danaro o in mercanzia (1).
X1. _ SCIAGURA DELLE EMIGRAZIONI

Che si eviti la diseraione degli abitanti, i quali cos porterebbero le loro


ricchezze fuori del reame.
Xll. _ SIcnnEzzA DELLA DEIISONA E DELLE IIIccaEzzE DEI coLrIvA'roIII.

Che i gli dei ricchi llajuoli si stabiliscono nelle campagne per perpeq
luarvl i lavoratori; perch, se qualche vessazione fa loro abbandonare le cam
pagne e li determina a ridursi nelle citt, essi vi portano ecco le ricchezze del
loro padri, le quali erano impiegate alla coltura. SoNo MENO GLI UOMINI CHE
LE llOCllBllE un si uniscono ArrmAnE NELLE cAMrAGNE; perch pi ric
oheue s'impiegano nella coltura, meno uomini essa occupa, prospera di pi, e pi
rendita procaccia. Tale , per esempio, pei grani, la. grande coltura di Iittajuoli
ricchi, in confronto della piccola coltura. di poveri mezzadri che arano con
bovi o con vacche (2).

Tutta questa istruzione, si dice. ispira loro della vanit e li rende litigiosi; la difesa
giuridica debbella essere permesso a codesti uomini della terra che osano opporre della
resistenza e dell'alterezza a coloro, che perla dignit del loro soggiorno nella citt, deb
bono godere di una distinzione particolare e duna superiorit la quale debbe imporne
ai campagnuoli? Tali sono i ridicoli titoli della vanezza del cittadino, il quale non poi
che un mercenario pagato delle ricchezze della campagna. Omm'um autcm rerum ex qui_
bus aliquid acquirilur, m'hz'l est AGRICOLTURA melius, m'hil uberz'us, nihz'l dulct'us, m'lu'l
hmm'ne libero digm'ua. Cicerone, de Otciia. .... .. Mea quidem senlentia, haud solo un
nulla beatior esse possit, "eque Solum o/Iiciu, quod hominum generi universo cultura agro
rum est salutaris; sed et deleclalt'one, et salurilatc, copa'aque omnium rerum qua; ad viclum
licmimtm, ad cultum etiam deorum perta'nent. ldem , de Senectute.
DI TUTTE LE cose POI DALLE QUALI ALcuN BENEFICIO SI rossA aIraAaaE, NESSUNA
mcuoar: DELL'AGRICOLTURA, NEssuNA PIu' IzcoNDA, NEssuNA IIu DLCE, NEssuNA
m usano uomo mo DEGNA .... .. E rea OPINIONE IIIA, NoN so se vAnaIA coNDIzIoNE I>Iu
BEATA DI QUELLA, N SOLAMENTE PER L'orrlclo suo, CHE LA coLrunA DE CAMPI a ALLIN
rILIIo una canna: sALurAaa; IIA AivcoaA PEL DILBT'IO, PERLA sAzIErA', rea LABBON
man in rurra LE cosa, CIIE ArrAa'rzuooNo AL vIr'ro DEGLI UOMINI ED ANcIIE un suono
cIILro DEGLI DEI.
(1) E quello che succedeva, specialmente pei tributi pagati alla Santa-Sede sotto la
denominazione di amate e di dispense, tributi che Sully valutava, nel 1598, alla somma
annua di quattro milioni, che equivale a pi di quattordici milioni dell'epoca nostra.
(2) Nella grande coltura un sol uomo conduce un aratro tirato da cavalli, che fa
altrettanto travaglio che tre aratri tirati da bovi e condotti da sei uomini. In quest'ultimo
caso, per difetto di anticipazioni primitive per l'impianto di una grande coltura, la spesa
annuale eccessiva in proporzione al prodotto netto che quasi nullo, e vi si impiega
infruttuosameute dieci o dodici volte pi terra. Mancando ai proprietarii, ttajuoli al caso
di provvedere alle spese di una buona coltura, le anticipazioni si fanno a peso della terra,
e quasi dell'intutlo a puro discapito; il prodotto dei prati consumato, durante l'inverno,
dal bevi di lavoro. ed una parte della terra si lascia loro per pascolo, durante la state;
il prodotto netto della ricolta savvicina cosi da presso al niun valore, chela minima ima
posizione in rinunziare a quell avanzo di coltura, la qual cosa avviene inoltre in non
pochi luoghi, semplicemente e senz'altro causa che la povert degli abitanti. Si dice che
C' una nazione povera la quale ridotta a questa piccola coltura nei tre quarti del suo
40 QUESNAY.

XIII. - Liana-u m con-rum.


Che ciascheduno sia libero di coltivare nel proprio campo quelle prodw
siam che il suo interesse, i suoi mezzi, la natura del terreno gli suggeri
scono per ritrurne il maggior prodotto possibile. Non si debba guari favorire
il monopolio nella coltura dei fondi; perch esso pregudicievole all'interesse
generale della. nazione (1). L'erroneo giudizio che persuade a favorire l'ab
bondanza delle derrate di prima necessit, a preferenza d ogni altra. produ

territorio, e che daltronde presso quella nazione dei pi dun terzo delle terre coltivabili
che sono infruttifero. Ma il governo occupato a trovar modo di arrestare il progresso
di tale guasto e provvedere ai mezzi efficaci di ripararlo. .
(l) Vedute particolari aveano fatto credere per certo lasso di tempo che bisognasse
ristringere in Francia la coltura della vigna per allargare la coltura del frumento, nel
tempo stesso che il commercio esterno del frumento era proibito, che la comunicazione
medesima del commercio dei grani tra le provincie del reame era impedita, che la mag
gior parte delle terre rimaneva incolta, perch la coltura del frumento vi era limitata al
solo consumo interno di ciascheduna provincia, e che la distruzione dei vigneti ne au
mentava il numero sempre pi. Provincie lontane dalla capitale erano d'altronde obbli
gate di fare rimostranze per opporsi all'accrescimento della coltura dei grani i quali,
per difetto di smercio, in que'loro paesi scadevano d'ogni valore, dal che poi derivava
la rovina dei proprietarii e dei lttajuoli, e lannientamenlo dellimposta di cui quelle terre
erano gravate. Tutto cospirava dunque allinvilimento delle due principali colture del
reame, ed a distruggere pi e pi sempre il valore dei beni-fondi; una parte dei pro
prietarii delle terre, a pregiudizio degli altri, tendeva al privilegio esclusivo della col
tura: funesti effetti delle proibizioni e degli impedimenti del commercio delle produ
zioni dei beni-fondi, in un reame dove le provincie comunicano tra loro per mezzo dei
umi e dei mari, dove la capitale e tutte laltre citt possono essere facilmente proviste
delle produzioni di tutte le parti del territorio, e dove la facilit dell esportazione assi
cura lo smercio delleccedente.
La coltura de vigneti e la pi ricca coltura del reame di Francia; perch il prodotto
netto di un arpento di vigne, valutato dallabbondante allo scarso, e all'incirca il triplo
di quello del migliore arpento di terra coltivata a grani. E dippi mestieri notare che
le spese comprese nel prodotto totale delluna e dellaltra coltura sono pi vantaggiose
nella coltura delle viti che nella coltura dei grani, perch nella coltura delle viti, le
spese forniscono con protto molto pi salarii per gli uomini e perch la spesa pei pali
e per le botti in vantaggio della smercio de legnami, e che gli uomini occupati nella
coltura delle viti non vi sono impiegati nella stagione della mietilura, in cui sono di
grande ajuto ai coltivatori per la ricolta dei grani. D'altronde questa classe d uomini
pagati dei travagli loro dalla terra, diventando assai numerosa, aumenta lo smercio delle
granaglie e dei vini, e ne sostiene il valore venale a misura che la coltura si estende eche
l'accrescimento della coltura aumenta le ricchezze; poich l'aumentazione delle ricchezze
aumenta la popolazione in tutte le classi duomini di una nazione, e questaumentazione
sostiene dogni parte il valor venale dei prodotti della coltura.
E da per mente che la facilit del commercio esterno delle derrate del suolo, disciolte
da imposizioni onerose, un grande vantaggio per una nazione che abbia un vasto ter
ritorio, dove ella possa variare la coltura per ottenerne differenti produzioni di buon
valore, e soprattutto quelle che non possono nascere presso le nazioni vicine. La ven
dita del vino e dellacquavite all'estero-essendo per noi un commercio privilegiato che
noi dobbiamo al nostro territorio ed al nostro clima, debb'essere specialmente protetto dal
governo; perci non debb essere assoggettato a imposizioni moltiplicate e senza alcun
pro per l'imposta, e troppo pregiudicievoli allo smercio delle produzioni, che sono l'oggetto
di un grande commercio esterno, capace di sostener l'opulenza del reame: l'imposta
debb' essere pura e semplice, assegnata sul suolo che produce quelle ricchezze ; e nella
compensazione della tassazione generale si debbe aver riguardo a quelle delle quali
necessario assicurare, con un prezzo favorevole, lo smercio all estero, poich allora lo
MASSIMI} GENERALI DI GOVERNO.

zione, a discapito del valore venale dell une o dellaltre ispirato da corte
vedute le quali non si estendono sino agli elletti del commercio esterno reci
proco, che provvede a tutto; e che decide del prezzo delle derrate che cia
scuna nazione pu coltivare con maggiore profitto. Doro LE arccnnzzn ran
rumm LA COLTURA, LA BENDITA a L'IMPOSTA sono u: arccnazzn in rame
nzcassrra IN uno STATO, per difendere i sudditi contro la carestia e contro
linimico, e per sostenere la gloria e la potenza del monarca, e la prosperit
della nazione ('l).

Stato ben risarcito della moderatezza dellimposta su quelle tali parti , dall inuenza
vantaggiosa del loro commercio su tutte le altre sorgenti delle ricchezze del reame.
(1) la che consiste la prosperit generale di una nazione agricola? IN GRANDI ANTI
cmmom rea PEaPn'ruAaE no ltCCllEDITAl'tl-I LE RENDITE oazn'mposra; IN un COMMERCIO
iaraano so ESTERNO usano a nome; NEL GODDIENTO nanna ruccaezzs ANNUALI par asm
rosor; NEI PAGAMENTI rscunumu no oruzsarr DELLA nannrn n nnLL'|nros1A.Labbon
danza delle produzioni si ottiene con grandi anticipazioni; la consumazione e il com
mercio sostengono lo smercio e il valore venale delle produzioni; il valor venale la
misura delle ricchezze della nazione; le ricchezze regolano il tributo che pu essere
imposto, e forniscono il danaro che lo paga e che debba circolare nel commercio, ma
che non debbe per accumularsi in un paese a pregiudizio delluso, della consumazione
delle produzioni annuali che per mezzo della riproduzione e del commercio vi debbono
perpetuare le vere ricchezze.
il metallo monetato una ricchezza che viene pagata da altre ricchezze, che per le
nazioni un pegno intermedio tra le vendite e le compre, che non contribuisce a perpetuare
le ricchezze di uno Stato allorch sia ritenuto fuori dalla circolazione e che in tal caso non
rende pi ricchezza per ricchezza; allora, quanto pi esso si accumulasse tanto pi coste
rebbe per tutte quelle ricchezze che non si rinnoverebbero, e tanto pi quindi impoveri
rebbe la nazione. ll danaro non dunque una ricchezza attiva e realmente procua in uno
Stato, se non per quanto esso renda continuatamente ricchezza per ricchezza, imperocch
la moneta non , per se medesima, che una ricchezza sterile che non ha altra utilit,
in una nazione, che limpiego suo per le vendite e per le compre, e per lo pagamento
delle rendite e dell'imposta, le quali la rimettono in circolazione; dimodoche il mede
simo danaro soddisfa alternativamente e di continuo a tutti cotali pagamenti ed al suo
impiego nel commercio.
Cos la massa del peculio di una nazione agricola non si trova che presso a poco eguale
al prodotto netto annuale dei beni-fondi, essendo in questa proporzione pi che solli
ciente per l'uso della nazione; una quantit maggiore di moneta non sarebbe ricchezza
utile allo Stato. Abbenche limposta sia pagata in danaro, non per il danaro che la
fornisce, ma sono le ricchezze del suolo che lnascono annualmente; in queste ricchezze
rinascenti, e non gi come crede il volgo, nel peculio della nazione che consiste la pro
sperit e la forza di uno Stato. Non si supplisce, no, al riunovellamento successivo delle
ricchezze col peculio; ma al peculio facilmente supplito nel commercio, con obbligazioni
prese per iscritto, assicurate dalle ricchezze che si posseggono nel paese, e che si tra
sportano all'estero. Lavidit del danaro una passione violenta nei privati, perch essi
sono avidi della ricchezza che rappresenta le altre ricchezze; ma cotal sorta di avidit,
che lo sottrae dal suo officio, non debbessere mai la passione dello Stato; non a desi
derarsi in uno Stato quantit grande di danaro, se non quanto occorra perch la sia pro
porzionata alla rendita, e ch' ella in tal guisa determini un opulenza perpeluamente rina
scente il cui godimento sia effettivo e bene assicurato. Tale era sotto il regno di Carlo V,
detto il Savio, l'abbondanza del danaro, che andava del paro alle altre ricchezze del
reame. Si pu giudicarne da quelle che si trovano specificate nellimmenso inventario di
quel principe, indipendentemente da una riserva di 17 milioni (quasi 300 milioni, valore
attuale di nostra moneta) che si trov nei suoi l'orzieri, e cotali ingenti ricchezze sono
tanto pi rimarchevoli quanto che gli Stati de re di Francia non comprendevano allora
un terzo del reame presente.
4-1 Quasivu.

XIV.-Illor.1n'1.icazioive DEI BESTIAMI.

Che si favareggi la moltiplicazlpna dei bcstiami; perch sono essi che


forniscono alle terre gl'ingrassi che procacciano le ricche messi (1).

Il danaro non dunque la vera ricchezza di una nazione, la ricchezza che si consuma
e che rinasce continuamente, perch il danaro non ingenera danaro. Uno scudo ben im
piegato pu, per verit, far nascere una ricchezza di due scudi; ma la produzione, e
non mica il danaro , che si moltiplicato; ondecch il danaro non debba rimanersi in
mani sterili. Non dunque tanto indillerente, quanto si crede. per lo Stato che il danaro
passi nella tasca di Pietro 0 di Paolo, poich cosa essenziale ch' esso non venga tolto
a colui che l'im lega a protto dello Stato. Rigorosamente parlando il danaro che ha co
desto ollcio nel 11 nazione, non ha guari proprietario nessuno; esso appartiene ai bisogni
dello Stato. i quali lo fanno circolare per la riproduzione delle ricchezze che fanno sussi
stere la nazione e che forniscono il tributo al sovrano.
N bisogna confondere questo danaro colla pecunia divoratrce che viene tramonta
in prestiti ad interesaee che elude la contribuzione che qualunque rendita annuale debbe
allo Stato. Il danaro bisognevole ha, ,dioo, presso tutti i privati, una destinazione alla
quale appartiene decisivamente; quello che destinato al pagamento attuale dell'imposta,
appartiene all'imposta; quello che destinato al bisogno di ciascuna compra appartiene
a quel bisogno; quello che vivilica l'agricoltura, il commercio, l'industria appartiene a
quell'oificio; quello che destinato a pagare un debito scaduto o vicino a scadere appar
tiene a quel debito ecc.; e non a colui che lo possiede: e il danaro della nazione, nes
suno debbe ritenerlo, perch esso non appartiene a nessuno; e intanto, questo danaro
cosi sparso che forma la massa principale del pecnlio di un reame veramente opulento,
nel quale esso vien sempre impiegato a profitto dello Stato. N anzi si esita guari a ven_
derlo al prezzo medesimo che costato, vale a dire, a lasciarlo allestero per compre di
mercanzia delle quali si abbiaogni; e l'estero non ignora mica nemmen caso i vantaggi
di questo commercio nel quale il bisogno dei cambii decide dell'impiego del danaro in
marcanzie e delle mercanzie in danaro ; perocch danaro e mercanzia non sono ricchezza
che in quanto al loro valore venale.
ll danaro deviato e ritenuto fuori dalla circolazione, un piccolo oggetto che assai
presto e esaurito dei prestiti alquanto moltiplicati; ad onta di ci quel danaro ozioso
che fa illusione al basso popolo, desso che il volga considera come la ricchezza della
nazione o come un grande ajuto nei bisogni di uno Stato, anche di un grande Stato, il
quale non pu in realit essere opulento se non pel prodotto netto delle ricchezza che
nascono annualmente dal suo territorio, a che, per cosi dire, la rinascere il danaro rin
novandolo ed aecoterandone continuamente la circolazione.
D'altronde quando un reame ricco e orente pel commercio delle sue produzioni,
egli ha per le sue corrispondenze ricchezze negli altri paesi, e la carta gli tien luogo
dapertutto di danaro. L'abbondanza e lo smercio delle sue produzioni gli assicurano
dunque dapcrtutto l'uso del pcculio delle altre nazioni, n in un reame ben coltivato il
danaro manca mai per pagare al sovrano ed ai proprietarii le rendite fornite dal pro
dotto netto delle derrate commerciali che annualmente rinascono dalla terra; ma quan
tunque il danaro non manchi guari per pagare quelle rendite, non bisogna perci ingan
narsi a credere che l'imposta possa essere stabilita sulla circolazione del danaro (l).
Il danaro una ricchezza che si nasconde alla vista. il tributo non pu essere imposto
che alla scalurigine delle ricchezze disponibili, sempre rinascenti, ostensihili e commer
ciubili. E da queste che nascono le rendite del sovrano, e da cui inoltre egli pu trovare
ajuti sicuri negli urgenti bisogni dello Stato. Le vedute del governo non debbono guari
fermarsi al danaro; elle debbono estendersi pi in la, e lissarsi all' abbondanza, ed al
valor venale delle produzioni della terra, per accrescere le rendite.
E in questa parte di ricchezze visibili ed annuali che consiste la potenza dello Stato
e la prosperit della nazione: dessa che ssa e lega i sudditi al suolo. Il denaro, l'in
duatria, il commercio mercantile e di traffico, non formano che un dominio poaticcio ed
indipendente che, senza le produzioni del suolo non costituirebhero altro che uno Stato
repubblicano: Costantinopoli stesso, che non ne ha il governo, ma che ridotto alla
ricchezza mobili del commercio di traffico, ne ha . in mezzo al dispotismo , il genio e
l'indipendenza nelle corrispondenze e nello stato libero delle sue ricchezze di commercio.
(1) Questo vantaggio si ottiene collo smereio, coll'impiego e coll'uso delle lane del
reame; col grande consumo delle carni , del latte, del butirro, del formaggio, ecc., e
__________%_'_1__

(4) Vedi ci che si detto pi sopra nella nota alla Massima V.


MASSIME cenanau m coveaxo. #5

XV. - COLTIVAZIONI uomo ESTESE.

Che le terre impiegate nella coltura dei grani sieno riunite per quanto
possibile in grandi fattorie condotte da ricchi coltivatori; perch c' minore
spesa pel mantenimento e la riparazione dei fabbricati, ed in proporzione assai
meno spese ed assai pi prodotto nelle grandi intraprese di agricoltura, di quello
che nelle piccole. La moltiplicit di piccoli fittajuoli pregiudicievole alla po
polazione. La popolazione la pi assicurata, la pi disponibile per le differenti
occupazioni e po differenti travagli che dividono gli uomini in differenti
classi, e quella che mantenuta dal prodotto netto. Qualunque risparmio fatto
nei lavori che si possono eseguire per mezzo di animali, di machine, di fiumi ,
ecc. ridonda in vantaggio della popolazione e dello Stato, perche il maggiore
prodotto netto procura maggior guadagno agli uomini in altri servigi ed in
altri travagli. -

sopra tutto con quello che si debhe fare dal popolo minutoI che il pi numeroso; pe
roccb non se non in causa di questo consumo che c' smercio dei bestiami e che questi
si moltiplicano, ed il concime che i bestiami forniscono alla terra che procura abbon
danti ricolte, colla stessa moltiplicazione dei bestiami. Tale abbondanza di ricolte e di
bestiami allontana qualunque timore di carestia in un reame cosi fecondo di sussistenza.
L'alimento che i hestiami vi forniscono agli uomini, vi diminuiscono il consumo del l'ru
mento e la nazione pu venderne una quantit maggiore all'estero, e accrescere conti
nuamenle le sue ricchezze col commercio di una produzione cos preziosa. Lagiateua
del popolo minuto contribuisce dunque con ci alla prosperit dello Stato.
Il profitto sui lKSlltlml si confonde col protto sulla coltura rispetto alla rendita del
proprietario, perche il prezzo del fitto di un podere si stabilisce in ragione del prodotto
chesso pu dare colla coltura e coi bestiami, in un paese dove le anticipazioni dei lit
tnjuoli non sieno esposte ad essere portate via da un'imposizione arbitraria. Ma allorche
l'imposta stabilita sui fittajuoli, la rendita della terra cade in deterioramento, perch
eglino non osano fare le anticipazioni delle compro dei bestiami, nel timore che questi
bestiami, che sono oggetti visibili, non tirino loro addosso un'imposizione rovinosa. Allora,
per difetto di quantit di bestiami sufficiente per fornirci concimi alla terra. la coltura
declina, le spese dei travagli in terre dimagrate assorbono il prodotto netto e distrug
gono la rendita.
L'utile debestiami contribuisce talmente al prodotto dei beni-fondi che l'uno si
ottiene per mezzo dell'altro, e che queste due parti non debbono essere separate nella
valutazione dei prodotti della coltura calcolata secondo la rendita dei proprietarii ; pe
rocch pi per mezzo dei bestiami che si ottiene il prodotto netto che fornisce la ren
dita e l'imposta, che non pel travaglio degli uomini, il quale da se solo renderebbe ap
pena le spese della sussistenza loro. Ma occorrono grandi anticipazioni per la compra
de bestiami; per ci che il governo deblie attirare nelle campagne pi le ricchezze che
gli uomini; se vi saranno ricchezze non vi si mancher duomini; ma senza ricchezze
tutto vi languisce, le terre perdono ogni valor loro, ed il reame senza mezzi e senza
forze.
E d'uopo dunque che vabbia un lntiera sicurezza per l'impiego visibile delle ric
cbezze nella coltura della terra, ed una piena libert di commercio delle produzioni.
Non sono quelle ricchezze che fanno nascere le ricchezze, che debbono essere gravate
dallimposta. D'altronde, i fittajuoli e le loro famiglie debbono essere esenti da _qualun.
que taglia personale, alla quale abitanti ricchi e necessarii nellofllcio loro, non debbono
essere assoggettati, per timore che essi non trasportino nelle citt le ricchezze che essi
impiegano nellagricoltura, per godere in queste delle prerogative che un governo poco
illuminato accordasse per predilezione al mercenario cittadino.
I cittadini agiati, e soprattutto i mercanti a ritaglio i quali non lucrano che sul pub.
blico, e il numero soverchio dei quali nelle citt oneroso alla nazione; costoro, io dico,
44 QUESNAY.

XVI. - NIUN OSTACOLO anz'asroa'razroae DELLE panama.


Che non s impedisca guan' il commercio esterno delle derrate del territorio;
perch QUALE E LO SMBIICIO TALE LA BURODUZIONB (l).

troverebbero pei figli loro, nellagricoltura protetta ed onorata, stabilimenti pi solidi e


meno servili che nelle citt; le ricchezze loro ricondotte alla campagna fertlizzerebbero
leterre, moltiplicherebbero le ricchezze, e assicurerebbero la prosperit e la potenza dello
Stato.
C' un'osservazione da farsi intorno a quenohili che coltivano i beni loro; ce ne son
molti che non hanno di propriet loro un terreno sufficiente all'impiego dei loro aratri
e dei loro mezzi, ed allora c' perdita sulle spese e sull'impiego di queste. Sarebbe forse
uno sfregiare la nobilt che permetter ad essi di prendere a fitto terre altrui per esten
dere la loro coltura e le loro occupazioni a protto dello Stato, soprattutto in un paese
dove l'imposta (divenuta disonesta) non fosse pi stabilita n sulle persone, n
sui coltivatori? forse indecente a un duca e pari di prendere a pigione un palagio in
una citt? Il pagamento di un tto non assoggetta a niuna dipendenza verso chicchessia,
niente pi che il pagamento di un abito, di un cause, di una pigione, ecc.; ma di pi
nell'agricoltura da notare, che il possessore di una terra e il possessore dei vantaggi
della coltura sono amendue egualmente proprietarii, e che per questo riguardo la dignit
eguale tanto dall'una parte quanto dall'altra. l nobili estendendo le loro intraprese di
coltura, contribuirebbero con tale impiego alla prosperit dello Stato, e vi troverebbero
mezzi per sostenere le loro spese e quella dei gli loro nella carriera militare. in ogni
tempo nobilt e agricoltura sono state riunite. Presso le nazioni libere, la locazione delle
terre, liberata dalle imposizioni arbitrarie e personali, molto indifferente in se stessa;
i canoni annessi ai beni ed ai quali anche i nobili sono sottoposti, hanno eglino mai de
gradata la nobilt e l'agricoltura?
(1) Se si arresta il commercio dei grani e delle altre produzioni del suolo, si limita
l'agricoltura allo stato della popolazione, invece di estendere la popolazione coll'agricol
tura. La vendita delle produzioni del suolo all'estero aumenta la rendita dei beni-fondi;
quest' aumentazione della rendita aumenta le spese dei proprietarii; quest aumento di
spese attira gli uomini nel reame; quest' aumento di popolazione aumenta il consumo
delle produzioni del suolo; questaumento di consumo e la vendita all'estero accelerano
. da una parte e dall'altra il progresso dell'agricoltura, della popolazione e delle rendite.
Per la libert e facilit di commercio esterno di esportazione e d'importazione, i
grani hanno costantemente un prezzo pi eguale, dappoich il prezzo pi eguale quello
che ha corso tra le nazioni commercianti. Questo commercio appiana in ogni tempo li
neguaglianza annuale delle ricolte delle nazioni, recando a vicenda, presso quelle che
sono nella penuria, il superuo di quelle che sono nell'abbondanza, la qual cosa rimette
dapertutto e sempre le produzioni e i prezzi presso a poco al medesimo livello. E questa
la ragione per cui le nazioni commercianti che non hanno terre da seminare, hanno non
pertanto il loro pane assicurato del pari che quelle che coltivano vastissimi territorii. ll
menomo vantaggio sul prezzo in un paese vi attira la mercanzia, e l'eguaglianza conti
nuatamente si ristabilisce.
Ora dimostrato che indipendentemente dallo smercio all'estero, e d'un prezzo pi
alto, la sola eguaglianza costante del prezzo aumenta pi che di un decimo la rendita
delle terre; ch'ella assicura ed accresce le anticipazioni della coltura; ch'ella evita i
rincaramenti eccessivi che sminuiscono la popolazione; e ch ella impedisce i non-valori
che fanno languire l'agricoltura. Mentre per lo contrario l'interdizione del commercio
esterno cagione che si manchi sovente del necessario, che la coltura la quale troppo
misurata al bisogno della nazione fa variare i prezzi altrettante volte che le buone o cat
tive annate l'anno variare le ricolte; che questa coltura limitata lascia una gran parte
delle terre incolte e quindi senza rendita; che l'incertezza dello smercio angustia i fit
tajuoli, arresta le spese della coltura, fa ribassare i tti ; che tale decadimento si accre
sce sempre pi, a misura che la nazione soggiace a una precauzione insidiosa la quale
poi in fine la rovina intieramentc.
sussmn GENERALI DI oovlsmvo. _ 45

XVII. -- FACILITA DEGLI sraccr.


Che si facilitino gli spacci ed i trasporti delle produzioni e delle mer
canzie di mano d'opera, colla riparazione delle strade, e colla navigazione
dei canali, dei fiumi, del mare; perch pi si risparmia sulle spese del commer
cio, pi si accresce la rendita del territorio.
XVIII. -- PREZZO nuono DELLE DERRAIE e DELLE MERCANZIE.

Che non si faccia guari ribassare il prezzo delle derrate e delle mercanzia
nel reame; perch il commercio reciproco collestero diventerebbe svantaggioso
alla nazione (l); QUALE IL VALORE venne, TALE 1': LA manovra: ab
bontlanza e non valore non ricchezza. Carestia e prezzo euro miseria.
Abbondanza e presso caro opulcnza (2).
XIX. - PREZZI BASSI, nocnvou AL POPOLO.
Che non si creda che il buon mercalo delle derrate sia prottevole al po
polo minuto (5); perch il prezzo basso delle derrate fa ribassare i salarii della

Se per non patir difetto di grani simmaginasse d'impedirne la vendita all'estero, e


dimpedire pur anche i commercianti di riempirne}i loro granai nelle annate di abbon
danza le quali debbono supplire alle annate di scarsit, dimpedire, io dico, di moltipli
carsi questi magazzini liberi, che la concorrenza dei commercianti preserva dal mono
polio, procura ai coltivatori smercio nellabbondanza, e sostiene l abbondanza nella ste
rilit; bisognerebbe concludere, dai principii di un'amministrazione cos peritosa e cosi
estranea ad uno Stato agricola, il quale non pu arricchirsi se non collo smercio delle
sue produzioni, che si dovesse pure ristringere quanto pi si potesse il consumo del fru
mento nel paese, riducendo il vitto del basso popolo alle patate, al grano saraceno, alle
gliiande, ecc., e che farebbe d'uopo, per una previdenza cosi fuor di luogo e cos rovi
nosa, impedire il trasporto delle biade dalle provincie dove abbondano, in quelle dove
non nascono, o dove ce n' carestia. Quali abusi, quali monopolii non cagionerebbe tale
reggimento arbitrario e distruttivo! Cosa diventerebbe la coltura delle terre, cosa diverf
rebbero le rendite, l'imposta, il salario degli uomini e le forze della nazione?
(1) Se per esempio si compra dall estero tale quantit di mercanzia pel valore di
un sestiere di frumento pel prezzo di 20 lire, ne bisognerebbero due sestieri per pagare
la medesima quantit di quella mercanzia, se il governo facesse ribassare il prezzo del
frumento a IO lire.
(2) Debbonsi distinguere in uno Stato i beni che hanno un valore usuale, e che non
hanno valor venale, dalle ricchezze che hanno un valore usuale e un valor venale; per
esempio, i selvaggi della Luigiana godevano di molti beni, come sono l'acqua, il legno,
il selvaggiume, i frutti della terra, ecc., i quali non erano ricchezze perch non avevano
valor venale. Ma, daech alcuni rami di commercio si sono stabiliti tra loro e i Francesi,
gl'lnglesi e gli Spaguuoli, ecc,. una parte di que beni ha acquistato un valore venale ed
diventata ricchezza. Perci l'amministrazione di un reame debbe tendere a procurare
ad un tempo stesso alla nazione la maggiore abbondanza possibile delle produzioni ed il
maggior valore venale possibile, perch con grandi ricchezze ella si procura per mezzo del
commercio tutte le altre cose di cui ella pu avere bisogno nella proporzione conveniente
allo stato delle sue ricchezze.
(3) Il caro prezzo del frumento, semprech esso sia costante in un reame agricola,
pi vantaggioso al minuto popolo che non il prezzo basso. Il salario della giornata del
Iavorante si stabilisce molto naturalmente sul prezzo del frumento ed per ordinario la
ventesima parte del prezzo di un sestiere. Con questa norma, se il prezzo del frumento
fosse costantemente il 20 lire, il lavorante guadagnerebbe nel corso dell'anno circa 260
lire, esso ne spenderebbe in frumento per se e la sua famiglia 200 e glie ne restereb
46 ounsan.
gente popolana, diminuisce la sua agiatezza, le procura meno [travagli ed occu
pazioni lucrative, ed annienta la rendita della nazione.
XX. - Aornazza Pan ou INFIMI CITTADINI.

Che non ai diminuisce lagiatessa delle inmo classi dei cittadini; per
ch elle non potrebbero contribuire abbastanza al consumo di quelle derrate le
quali non possono venir consumate che dentro il paese, la qual cosa farebbe
diminuire la riproduzione e la. rendita della nazione (l).
XXI. - Evi'rna 1 msuam sraniu.

Che i proprietaria? e coloro che esercitano professioni lucrative non si abban


donino a risparmia sterili, i quali tolgono alla circolazione ed alla distribuzione
una porzione delle loro rendite e dei loro guadagni.
XXII. - Poco o nessun LUSSO m ORNAMBNTO.

Che non si provochi g'uari il lusso di ornamento a scapito delle spese dell'e
sercizio e del miglioramento dell'agricoltura e delle spese in consumi di sussi
stenza, che mantengono il prezzo buono e lo smercio delle derrate del paese e
la riproduzione della rendita della nazione (2).

bero 60 per gli altri bisogni suoi; se al contrario il sestiere non valesse che 10 lire, egli
non ne guadagnerebbe che l30, ne spenderehbe 100 in frumento, non gli rimarrehbero
per gli altri bisogni che sole 50 lire. E si vede inoltre che le provincie dove il frumento
a pi caro sono pi popolate di quelle dove a basso prezzo.
Lo stesso vantaggio si trova per tutte le altre classi duomini, pel guadagno del col
tivatori, per la rendita dei proprietarii, per l'imposta, per la prosperit dello Stato; per
ch allora il prodotto delle terre compensa largamente dellaccrescimento delle spese di
salario e di vitto. E facile il convincersene dal calcolo delle spese e dell'accrescimento dei
prodotti. '
(1) Per autorizzare le vessazioni sopra gli abitanti delle campagne, gli esattori hanno
messo innanzi per massima essere necessario che i villam' sieno poveri per impedire che
sieno pollrom'. lborghesi disprezzanti hanno volontieri adottato tale massima barbara,
appunto perrh fanno minor attenzione ad altre massime pi decisive, le quali sono, che
l'uomo il quale non pu conservar nulla, non travaglio che per guadagnare quanto gli
basta a nutrirsi, e che in generale ogni uomo che possa conservare e laborioso perch ogni
uomo eaoido di ricchezza. La vera causa della svoglialezza del villano oppresso il prezzo
troppo basso del suo salario, e la scarsit dimpiego nei paesi dove l impaccio del com
mercio delle produzioni tolgono alle derrate ogni loro valore, dove altre cause hanno
rovinata lagricoltura.
Le vessazioni, il basso prezzo delle derrate, ed un guadagno insufficiente per ecci
tarli al travaglio, li rendono poltroni, scorridori delle bandite, vagabondi, ladri. La
povert forzosa non dunque il mezzo di rendere i villani laboriosi; non c' che la pro
priet e il godimento assicurato del loro guadagno che possano infonder loro coraggio
ed attivit.
I ministri, diretti da sentimenti di umanit, da uneducazione superiore e da vedute
pi estese, rigettano con indignazione quelle massime odiose e distruggitrici che non ten
dono che alla devastazione delle campagne; perocch essi non ignorano che sono le
ricchezze degli abitanti della campagna che fanno nascere le ricchezze della nazione.
VILLANI rovam, IlEAME rovano!
(2)- Ci che qui si osserva, riguardo alle grandi spese di consumo delle derrate del
territorio, si riferisce alle nazioni agricole. Ma si debbe pensare altrimenti delle piccole
nazioni commercianti che territorio non hanno; percln linttresse loro le obbliga di
risparmiare in ogni genere di spese per conservare ed accrescere il fondo delle ricchezze
uAssnaa csruiaAu m covnano. 47

XXIII. -- RactraocnA m cosmnacio.

Che la nazione non soffra perdite nel suo commercio reciproco colleatero;
quandanche siatto commercio fosse pure proficuo ai commercianti i quali gua
dagnassero sui loro concittadini nella vendita delle mercanzie ch'essi ne riporte
rebbero. Imperocch allora Iaccrescimento di fortuna di questi commercianti
farebbe nella circolazione delle rendite uno sccmamento svantaggloso alla distri
buzione ed alla riproduzione. '
XXIV.--BILANCIO IN nAnAao, cosa I'UTILB.
Che non si s'inganm' per un vantaggio apparente del commercio reciproco
collestem , giudicando semplicemente dal bilancio delle somme in danaro, senza
esaminare il maggiore o minor profitto che risulta dalle mercanzie stesse che si
sono vendute e di quelle che si sono comperate. Poich sovente la perdita e
per quella nazione che riceve un sovrappi in danaro; e questa perdita si trova
a scapito della distribuzione. e della riproduzione delle rendite.
XXV. -- INTIBIIA LIBERTA DI COMMERCIO.
Che si mantenga lintiera libert di commercio ,- 1>o1cn's LA POLITICA DEL
COMMERCIO INTERNO no ESTERNO LA rin sicuaA, LA rin ESATTA, LA Pio
PROFICUA ALLA NAIIONE ED ALLO STATO, CONSISTE NELLA PIENA LIBIRTA'
DELLA CONCORRENZA.

XXVI. * PENSARE ALLE menoma ma cm; ALLA roeoLAuoan.

Che si ponga meno attenzione allaumentazione della popolazione che allac


crescimento delle rendite; perch la maggior agiatezza che procurano le grandi
rendite, preferibile ai maggiori e pressanti bisogni di sussistenza che esige una
popolazione la quale cccetla le rendite, e ci sono pi ripieghi pei bisogni dello
Stato quando il popolo nellagiatezza, ed anche pi mezzi per fare prosperare
lagricoltura (l).
necessarie al commercio loro, e per commerciare con minore spesa che le altre nazioni,
afline di potersi assicurare i vantaggi della concorrenza nelle compro e nelle vendite
allcstero.- Queste piccole nazioni commercianti debbono essere considerate come gli
agenti del commercio dei grandi Stati, perch a questi riesce pi vantaggioso commer
ciare coll'interposizione di quelle, che non incaricarsi essi medesimi delle differenti parti
del commercio. il quale esercitato da loro lo sarebbe sempre con ispese maggiori econ
profitti minori, di quello che procurandosi una grande concorrenza di commercianti
esteri sul proprio suolo; perocch non che per la maggiore concorrenza possibile, Del"
messa a tutti i negozianti dell'universo, che una nazione pu assicurarsi il prezzo mi
gliore e lo smercio pi vantaggioso delle produzioni del suo territorio, e di preservarsl
dal monopolio dei commercianti nazionali.
(1) Il desiderio che tutte le nazioni hanno d'essere potenti in guerra e l'igno
rattza dei mezzi di fare la guerra, tra i quali il volga non iscorge che soltanto gli uo
mini, hanno fatto supporre che la forza degli Stati consista in una grande popolazione. .
Ne si veduto abbastanza che per sostenere la guerra non occorreva mica, anzi tutt'altro,
che una cos grande quantit duomini come a prima giunta si crede; e che le. armate
numerosissime debbono essere e ordinariamente sono assai pi funeste alla nazione
che si dissangua per impiegarle, che non al nemico contro il quale combattono; e che
la parte militare della nazione non pu ne sussistere n agire se non merce la parte
contribuente.
48 onnsxav.

XXVII. -NON arseaamaar: NELLE srasn poanmcnn ancnssaarn.

Che il governo sia meno occupato della cura di risparmiare, di quello che
delle operazioni.necessaric alla prosperit del reame ; poich talune spese an

Talune menti superciali suppongono che le grandi ricchezze di uno Stato si otten
gano collabbondanza degli uomini; ma tale opinion loro nasce dal dimenticarsi che
fanno, che gli uomini non possono perpetuare le ricchezze se non colle ricchezze e
quando vi sia una proporzione conveniente tra gli uomini e le ricchezze.
Una nazione crede sempre non avere uomini abbastanza; e non si avvede che non vi
poi salario bastevole per sostenere una troppo grande popolazione e che gli uomini senza
mezzi non sono utili in un paese se non per quanto vi trovino guadagni assicurati per sussi
stervi col travaglio loro. In mancanza di guadagni o di salarii, una parte del popolo
delle campagne pu, per verit, farvi nascere per nutrirsi alcune produzioni di vil
prezzo, le quali non esigono grandi spesc n lunghi travagli e la cui ricolta non si fa
lungamente aspettare; ma codesti nomini, codeste produzioni e la terra stessa dove elle
nascono sono nulle per lo Stato. Per ritrarre dalla terra una rendita, bisogna che i tra
vagli della campagna rendano un prodotto netto al di la dei salarii pagati agli operai;
poich gli questo prodotto che fa sussistere le altre classi duomini necessarii in uno
Stato. Ne ci si pu aspettare da uomini i quali lavorano la terra colle loro braccia o
con altri mezzi insutlicienti, talch non possono che procacciarsi la sussistenza di loro
soli, rinunciando alla coltura del frumento che esige tempo, travagli e spese troppe per
ch la si possa eseguire da uomini sprovvisti di facolt e ridotti a strappare dalla terra
a forza del travaglio delle proprie braccia lo scarso loro nutrimento.
Non dunque a villani poveri che voi dovete affidare la coltura delle vostre terre.
Sono gli animali che debbono lavorare e l'ertilizzare i vostri campi; il consumo , lo
smercio, la facilit di commercio interno ed esterno che assicurano il voler venale che
forma la vostra rendita. Sono dunque uomini ricchi che voi dovete incaricare delle intra
prese della coltura delle terre e del commercio rurale, per arricchire voi, per arricchire
lo Stato, per far nascere ricchezze inesauribili, merc le quali voi possiate godere larga
mente dei prodotti della terra e dell'arti, mantenere una forte difesa contro i vostri nemici,
provvedere con opulcnza ai dispendii dei lavori pubblici per comodo della nazione, per
la facilit del commercio delle vostre derrate, per le forticazioni delle vostre frontiere,
per lo mantenimento di una marina formidabile, per labbellimento del reame, per procu
rare agli uomini tali guadagni e tali salarii che ad esso Il attraggono e in esso li ratten
gano. Perlocch, il governo politico dell'agricoltura e del commercio delle produzioni
di essa la base del ministero delle finanze e di tutte le altre parti dell'amministra
zione di una nazione agricola.
Le grandi armate non bastano a formare una forte difesa; e mestieri che il soldato
sia ben pagato, perch egli possa essere ben disciplinato, ben addestrato, vigoroso, con
tento e coraggioso. La guerra in terra ed in mare adopera altri mezzi che non la sola forza
degli uomini, ed esige altre spese ben pi considerevoli che quelle della sussistenza dei
soldati. Laonde sono assai meno gli uomini che non le ricchezze che sostengono la
guerra; poich fino a tanto che si hanno ricchezze per ben pagare gli uomini, non si
ha difetto di essi per ristorare le armate. Quanto pi una nazione ha ricchezze per far
rinascere annualmente le ricchezze, questa riproduzione annuale occupa tanto minor
numero duomini; quanto pi prodotto netto ella rende, tanti pi uomini il governo ha
a disposizion sua pel servizio e pei lavori pubblici ; e quanto pi salario. c'e per far sus
sistere codesti uomini, tanto pi sono egliao utili allo Stato coi loro impieghi e colle
loro spese le quali fanno rientrare le loro paghe nella circolazione.
Le battaglie guadagnate nelle quali non v abbia che grande uccisione d uomini
senza che siensi altri danni cagionati, indeboliscono poco il nemico, se a lui rimanga il
salario degli uomini che ha perduti, e se quello suiliciente per attirarsi altri uomini.
Un'armata di centomila uomini ben pagati un esercito di un milione d'uomini; perocch
qualunque armata il soldo della quale vi attira gli uomini non pu essere distrutta mai;
tocca allora ai soldati difendersi coraggiosamente; sono essi che hanno pi ch' altri a
MASSIMI-I GENERALI DI oovsnso. 49
che grandissime possono cessare di essere eccessive per via dell'alimentazione
delle ricchezze. Ma non bisogna per confondere gli abusi colle semplici spese;
poich gli abusi potrebbero inghiottire tutte le ricchezze della nazione e del
sovrano.
XXVllL- NoN FORTUNE DEcUNIAaIE NELLAMMINISTRAZIONE DELL'IMPos'rA.

Che l amministrazione delle finanze, tanto nella percezione delle imposle,


quanto nelle spese del governo non dia occasione a fortune pecuniarie le quali
involano una parte delle rendite alla circolazione, alla distribuzione ed alla
riproduzione.
MM
perdere, poich non mancheranno certo di successori i pi risoloti ad affrontare i peri
coli della guerra. E dunque la ricchezza che sostiene l'onore dcllarmi. Quell' eroe che
guadagna battaglie, che prende citt, che acquista gloria, ma che poi subito dopo si
trova esausto di mezzi, non certo costui il conquistatore. L'istorico che si limita al
meraviglioso nella narrazione delle gesta militari, istruisce poco la posterit sulla riuscita
degli avvenimenti decisivi delle guerre, se a lei lascia ignorare lo stato delle forze fon
damentali e della politica delle nazioni di cui scrive listoria; imperocch ucllagiatezza
permanente della parte contribuente delle nazioni e nelle virt patriottiche che consiste
la potenza permanente degli Stati.
E lo stesso debbe dirsi relativamente a que lavori pubblici che facilitano l'accrescimento
delle ricchezze; tali sono la costruzione dei canali, la riparazione delle strade, dei
fiumi, ecc., i quali lavori non si possono eseguire che merc lagiatezza dei contribuenti
che siano al caso di provvederne alle spese senza pregiudizio della riproduzione an
nuale delle ricchezze della nazione; altrimenti sillatti lavori cos grandiosi, quantunque
desiderevolissimi, sarebbero per le imposizioni sregolate o per le requsizioni personali
continue, intraprese rovinose, le conseguenze delle quali non sarebbero guari risarcita
dell'utilit di tali lavori lorzosi ed oppressivi; che alla decadenza di un Stato assai dif
cilmente si rimedia. Le cause distruggitrici, che aumentano pi e pi sempre, rendono
inutile tutta la vigilanza e tutti gli sforzi del ministero, allorch non si bada che a repri
Ineme gli effetti e non si risalisce dirittamente al principio; la qual cosa ben provata,
rispetto al tempo suo, dall'autore del libro intitolato: Particolarit della Francia sotto
Luigi XIV, stampato nel 1699. L'autore riferisce il cominciamento della decadenza del
reame all'anno 1660, e ne esamina il progresso in lino al tempo nel quale pubblicava Il
suo libro; esso espone che le rendite dei beni-fondi le quali erano di 700 milioni (1,400
milioni della moneta d'oggid) erano diminuite della met dal 1660 fino al 1669; esso
osserva non essere alla quantit delle imposte, ma alla cattiva forma delle imposizioni
che si debbe imputare quell'enorme scadimento. .
Da questo si debbe giudicare del progresso di tale diminuzione per la continuazione
del medesimo genero di amministrazione. L'imposta si fece tanto disordinata, ch'ella
sal sotto Luigi XIV a pi di 750 milioni i quali non rendevano al Tesoro regio che soli
250 milioni (1), il che toglieva annualmente ai contribuenti il godimento di 500 milioni,
senza contare la decadenza annuale cagionato dalla taglia arbitraria stabilita sopra i
lttajuoli. Le imposizioni moltiplicate e rovinose sopra ogni sorta di spese si estendevano
per riassorbimento sulla spesa dellimposta medesima, a detrimento del sovrano pel quale
una gran parte da suoi redditi diventava illusoria. Perlocch si osserva che con una
migliore amministrazione si sarebbe potuto in assai poco tempo aumentare di m0ll0
l'imposta, ed arricchire i sudditi abolendo quelle imposizioni tanto distruggitrici, e ria:
nimando il commercio esterno dei grani, dei vini, delle lane, delle tele, ecc. Ma clu
mi avrebbe osato accingersi ad una tale riforma in tempi nei quali non si aveva nessu
niasima idea del governo economico di una nazione agricola? Si sarebbe allora creduto
rovesciare le colonne dell'edicio.

(4) Vedi Memorie per servire all'islnn'a generale delle nanze, di D. B. (Deon dc Bcaumont).
Econ. Tono I. -- /I.
330 ooasiuv.

XXIX. - Caamro DEI FINANZIERI, cnrrvo RIMEDIO.


Che non si operino rimedi ai bisogni straordinarii di uno Stato, se non dalla
prosperit della nazione, e non mai dal credito dei nanzieri; poich LI
aonrmva PECUNIARIE sono ram mccaazza caaanas'rma LE omni NON co
uoscoao al: RE N PATRIA.

XXX. --PREST1TI DANNOSI sauna.


Che lo Stato eviti i prestiti, i quali formano rendite nanziarie, che lo
caricano di debiti divoratori, e che cagionano un commercio, un trallico di
nanze , coll intervenzione di carte commerciali, lo sconto delle quali au
menta via via pi le fortune pecuniarie e sterili. Queste fortune separano la
nanza dall agricoltura, e privano le campagne delle ricchezze necessarie al
miglioramento dei fondi ed all'esercizio della coltura delle terre.

FINI DEI-L MASSIMI GENERALI.


QUESNAY.
._.._9___

MASSIME DI GOVERNO ECONOMICO.


(ESTRATTO DALL'ARTICOLO GRANI) (').
W

I. I travagli dell industria non moltiplicano le ricchezze. --l travagli


dellagricoltura risarciscono delle spese, pagano la mano dopera della coltura,
procurano guadagno ai coltivatori, e di pi producono la rendita netta dei beni
fondi. Coloro che comperano dei lavori (1 industria pagano le spese, la mano
dopera e il guadagno dei mercanti; ma que lavori oltre a ci non producono
niuna rendita.
Quindi, tutte le spese dei lavori d industria non si ritraggono se non dalla
rendita dei beni-fondi ; poich i travagli che non producono guaii rendita non
possono esistere che per le ricchezze di quelli che li pagano. Paragonate il gua
dagno degli operai che fabbricano i lavori d industria conquello degli operai
che il coltivatore impiega nella coltura delle terre, e voi troverete che il guada
gno, dall'una e dallaltra parte si limita alla sussistenza di quegli operai; che un
tal guadagno non un aumento di ricchezza; e che il valore dei lavori d indu
stria proporzionato al valore stesso della sussistenza che gli operai ed i mer
canti consumano. Perci Partigiano distrugge in sussistenza altrettanto di quanto
egli produce col suo travaglio.
Non c dunque moltiplicazione di ricchezze nella produzione dei lavori di
industria, poich il valore di tali lavori non aumenta che del prezzo della sussi
stenza che gli operai consumano. Le grosse fortune di mercanti non debbono
guari essere risguardate altrimenti; elle sono gli effetti di grandi intraprese di
commercio, le quali riuniscono insieme guadagni consimili a quelli dei piccoli
mercanti; nella stessa maniera che le intraprese di grandi travagli formano grandi
fortune per via dei piccoli protti che si ritraggono dal travaglio di un numero
grande di operai. Tutti codesti imprenditori non fanno delle fortune se non per
che altri fanno delle spese. Perci non c nessun accrescimento di ricchezze.
la sorgente della sussistenza degli uomini che il principio delle ricchezze.
l'industria che le prepara per luso degli uomini. I proprietarii per goderne
pagano i lavori dell industria; e per tal mezzo le rendite loro diventano comuni
a tutti gli uomini.
Gli uomini si moltiplicano dunque in proporzione delle rendite dei beni-fondi.
Gli uni fanno nascere queste rendite colla coltura, gli altri le preparano pel go
dimento; coloro che ne godono pagano gli uni e gli altri. Sono dunque necessarii

(') Come abbiamo avvertito nel Ilaggmtglio storico premessoalpresente volume, questo
Massime rimontano al 4756, ed erano incorporate nellArticolo Guam, da Ouesnay fornito
allEnoiclapedia. Lallra versione, che abbiamo gi inserito, e quella che poi fece parte
della Fisiocrazia (i 767). Essa e men chiara, e presenta delle varianti, che sono il motivo
principale, da cui siamo stati indotti ad inserirla, nonostante la parte che pu sembrare
una ripetizione, (Nota dellEd.)
52 QUEsxu'.

beni-fondi, uomini e ricchezze, per avere ricchezze ed uomini. Oudech uno


Stato il quale non osse popolato se non di mercanti e d'artigiani, non potrebbe
sussistere che colla rendita dei beni-fondi degli stranieri.
il. I travagli d industria contribuiscono alla popolazione ed allaccresci
mento delle ricchezze. - Se una nazione guadagni collestero per la sua mano
dopera un milione sulle mercanzie fabbricate da lei, e se ella venda pur anche
un milione di derrate del suo territorio, l'uno e laltro di questi prodotti sono
per lei un accrescimento di ricchezze e sono a lei egualmente vantaggiosi, sem
prech ella abbia numero maggiore di uomini di quelli che la rendita del suolo
del reame possa mantenere; poich in tal caso una parte di quegli uomini non
pu sussistere se non con mercanzie di mano d'opera ch'ella venda allestero.
In cotal caso, una nazione ritrae dal suolo e dagli uomini tutto il prodotto
che pu ritrarne; ma ella guadagna molto pi sulla vendita di un milione di
mercanzia del suo territorio che non sulla vendita di un milione di mercanzia di
mano d'opera, perch su queste ella non guadagna che soltanto il prezzo del
travaglio dellartigiano, mentre sullaltre guadagna il prezzo del travaglio della
coltura e il prezzo delle materie prodotte dal suolo. Perci nella parit di somme
ricavate dalla vendita di quelle diilerenti mercanzie, il commercio delle derrate
del territorio sempre, in proporzione, molto pi vantaggioso.
III. I lavori dindustria che occupano gli uomini a pregiudizio della
coltura dei beni-fondi, nocciono alla popolazione ed allaccrcscimento delle ric
chezzc. _ Se una nazione la quale venda allestero per un milione di mercanzia
di mano d'opera e per un milione di mercanzia del suo territorio, non ha abba
stanza uomini occupati a far fruttare i beni-fondi, ella perde molto sull impiego
degli uomini addetti alla fabbricazione delle mercanzie di mano dopera ch'ella
vende allestero; perch quegli uomini non possono allora darsi a quel travaglio
se non con pregiudizio della rendita del suolo, mentre il prodotto del travaglio
degli uomini che coltivano la terra, pu essere doppio e triplo di quello della
fabbricazione delle mercanzia di mano d'opera.
. IV. Le ricchezze dei coltivatori fan-no nascere le ricchezze della coltura.
-- il prodotto del travaglio della coltura pu essere nullo o quasi nullo per lo
Stato, quando il coltivatore non pu fare le spese di una buona coltura. Un uomo
povero il quale non ritragga dalla terra, col suo travaglio, se non derrate di poco
valore, come patate, grano saraceno, castagne, ecc. , che se ne nutra, che non
comperi e non venda nulla, non travaglia che per se solo: esso vive nella mi
seria; u esso, n la terra che coltiva frutta nulla allo Stato.
Tale le'etto dell indigenza nelle provincie dove non sieno coltivatori in
grado dimpiegare ivillani, e dove questi villani poveri troppo, non possono
procurarsi, da se medesimi, se non alimenti cattivi, vestimenta peggiori.
Laonde, l impiego degli uomini nella coltura pu essere infruttuoso in un
reame, dove questi non abbiano le ricchezze necessarie per preparare la terra a
produrre copiose messi. Ma le rendite dei beni-fondi sono sempre assicurate in
un reame ben popolato di ricchi coltivatori.
V. I travagli dell industria contribuiscono all'aumentazione della ren
dita dei beni-fondi, e le rendite dei beni-fondi sostengono i travagli dell'indu
stria. - Una nazione la quale per la fertilit del suo suolo e per la dillcolta dei
trasporti avesse annualmente una sovrabbondanza di derrate chella non potesse
MASSIME or coveano ECONOMICO. 55
vendere ai suoi vicini,e che potesse vender loro delle mercanzia di mano dopera
facili a trasportarsi, avrebbe interesse di avere molti fabbricanti ed artigiani i
quali consumasseero le derrate del paese, e vendessero i loro lavori allestero,
eaumentassero quindi le ricchezze della nazione col loro guadagno e col loro
consumo.
Ma allora cotale combinazione non mica facile, perocch i fabbricanti
e artigiani non si riuniscono in un paese se non in proporzione delle ren
dite annuali della nazione; vale a dire in proporzione che ci sono proprietarii o
mercanti iquali possano comperare i loro lavori presso a poco cosi caro di
quello che essi li venderebbero altrove, e che loro ne procurassero lo smercio
mano a mano che li fabbricassero. La qual cosa non all'atto possibile presso
una nazione che ella stessa non ha lo smercio delle sue derrate, e dove il non
valore di queste medesime derrate non produce annualmente rendita sufficiente
per istabilire manifattura e travagli di mano d'opera.
Un tale progetto non pu effettuarsi che assai lentamente. Anzi molte nazioni
che l hanno tentato hanno provato limpossibilit di riuscirvi.
Non pertanto questo il solo caso nel quale il governo potesse occuparsi
utilmente dellindnstria in un reame fertile.
lmperocch alloraquando il commercio delle derrate del territorio facile e
libero, 1 travagli di mano d'opera,sono sempre infallibilmente assicurati dalle
rendite dei beni-fondi.
VI. Una nazione la quale abbia un gran commercio di derrate del suo
territorio, pu sempre mantenere, almeno per s, un gran commercio di mer
canzi'e di mano d'opera. - E questo perch ella pu sempre pagare in propor
zione delle rendite dei beni-fondi, gli operai che fabbricano i lavori di mano
dopera dei quali ella ha bisogno. Perloch, il commercio dei lavori dindustria
appartiene tanto sicuramente a quella nazione quanto il commercio delle derrate
del suo territorio.
Vll. Una nazione la quale abbia poco commercio di derrate del suo terri
torio, e che sia ridotto per sussistere a un commercio (1' industria in una
tale precario ed incerto. _ E questo, perch tale suo commercio pu esserle
portato via da altre nazioni rivali le quali si dessero con maggiore riuscita a
quel commercio medesimo. Daltronde, quella nazione sempre tributaria e di
pendente da quelle che a lei vendono le materie di prima necessit. Ella e ri.
dotta ad una economia rigorosa, perch ella non ha gnari rendita da spendere,
e chella non pu ne estendere n sostenere il suo traffico, la sua industria, la
sua navigazione, se non col risparmio; invece che quelle nazioni le quali abbiano
beni-fondi aumentano le loro rendite colioro stesso consumo.
VIII. Un grande commercio interno di mercanzia di mano dopera non
pu sussistere se non per le rendite dei beni-fondi. - d'uopo esaminare in
un reame la proporzione del commercio esterno e del commercio interno dei la
vori d'industria; perocch, se il commercio interno di mercanzia di mano dopera
fosse, a cagion desempio, di tre milioni, ed il commercio esterno di un milione,
itre quarti di tutto quel commercio di mercanzie di mano dopera sarebbero
pagati dalla rendita dei beni-fondi della nazione, dappoich lestero non ne pa
gherebbe che un quarto.
in questo caso le rendite dei beni-fondi farebbero la principale ricchezza del
54 Questi.
reame. Allora il principale oggetto del governo sarebbe di vigilare alla conserva
zione ed allaccrescimento delle rendite dei beni-fondi. -
I mezzi consistono nella libert del commercio e nella conservazione delle
ricchezze dei coltivatori. Senza queste condizioni, rendite, popolazione, prodotti
dell'industria si annichilano.
L'agricoltura produce due sorta di ricchezze, cio ,_ il prodotto annuale delle
rendite dei proprictarii e la restituzione delle spese della coltura.
Le rendite debbono essere spese per essere distribuito annualmente a tutti i
cittadini e per contribuire ai sussidii dello Stato.
Le ricchezze impiegate nelle spese della coltura debbono essere riserbate ai
coltivatori ed essere esenti da qualunque imposizione; poich se loro le si tol
gono, si distrugge l'agricoltura, si sopprimono i guadagni degli abitatori della
campagna, si chiude la scaturigine delle rendite dello Stato. ,
IX. Una nazione che abbia un vasto territorio, o che faccia abbassare i
prezzi delle proprie derrate per favorire la fabbricazione dei lavori di mano
d opera, si distrugge da tutte le parti. - lmperocch se il coltivatore non
risarcito delle grandi spese che la coltura esige; e s egli non guadagna,
l'agricoltura perisce; la nazione perde le rendite dei beni-fondi; i travagli dei
lavori di mano d'opera diminuiscono, perch que travagli non possono pi es
sere pagati dal proprietarii dei beni-fondi; il paese si spopola per la miseria e
per la dcserzione dei fabbricanti, artigiani, lavoranti e villani, iquali non pos
sono sussistere se non in proporzione dei guadagni che le rendite della nazione
loro procurano.
Allora le forze del reame si distruggono, le ricchezze si annientano, le impo
sizioni sopraccaricauo i popoli, ed i redditi del Sovrano diminuiscono. Perloch
una condotta cosl malinteso basterebbe sola per rovinare uno Stato.
X. I vantaggi del commercio esterno non consistono nell'accrescimenlo di
ricchezze pecuniarie. - ll soprappi di ricchezze che il commercio estero
di una nazione procura, pu non essere mica un aumento di ricchezze pecuniarie,
perocch il commercio coll'estero pu farsi col cambio d'altre mercanzia che si
consumano da. quella nazione. Ma non questa per ci meno una ricchezza per
lei, della quale ella gode e che potrebbe, coll'economio, convertire in ricchezze
pecuniarie per altri usi.
D'altronde le derrate, considerate come mercanzie, sono all'insieme ricchezze
pecuniarie e ricchezze reali. Un coltivatore che vende il suo frumento a un mer
cante n' pagato in danaro; egli con questo danaro paga il proprietario, la m.
glia,i suoi garzoni, i suoi operai, e compera quelle mercanzia delle quali ha bi
sogno. il mercante che vende il frumento all'estero e che dall'estero compera
un'altra mercanzia, o che vi fa commercio per cambii, rivende a volta sua la
mercanzia chegli ha portata di fuori, e col danaro che ne riceve, esso ricompera
frumento.
il frumento, considerato come mercanzia, dunque una ricchezza pecuniaria
per li venditori ed una ricchezza reale per li compratori.
Quindi le derrate che possono vendersi, debbono sempre essere risguardate
indifferentemente in uno Stato come ricchezze pecuniarie e come ricchezze reali,
delle qualii sudditi possono usare come loro meglio conviene.
Lo ricchezze di una nazione non si regolano mica dalla massa delle ricchezze
mssm: m covaalo ECONOMICO- 55
pecuniarie. Queste possono aumentare o diminuire senza che niuno se ne avveda,
poich elleno sono sempre eilettive in uno Stato per la loro qualit o per la
celerit della loro circolazione in ragione dell'abbondanza e del valore delle der
rate. La Spagna, che gode dei tesori del Per sempre esausta dai suoi bisogni.
Llnghilterra sostiene le sua opulenza colle sue ricchezze reali; la carta che vi
rappresenta il denaro ha un valore assicurato dal commercio e delle rendite dei
beni della nazione.
Non dunque il pi o il meno di ricchezze pecuniarie che decida delle ric
ehczze di uno Stato; e le proibizioni all'uscita del danaro da un reame, con
pregiudizio di un commercio procuo, non possono essere fondate se non sopra
qualche dannoso pregiudizio.
Per sostegno di uno Stato sono necessarie ricchezze vere, vale a dire ric
chezze sempre rinascenti, sempre ricercate e sempre pagate per averne il godi
mento, per procurarsi agiatezze e per soddisfare ai bisogni dellaviia.
Xl. Non si pu conoscere, dallo stato del bilancio del commercio tra di
verse nazioni, il vantaggio del commercio e lo stato delle ricchezza di ciascuna
nozione. -_ Imperocche talune nazioni possono essere pi ricche duomiui e di
beni-tondi che non tolaltre; e queste possono avere minor commercio interno,
consumi ed avere maggior commercio esterno che non quelle.
D'altronde alcune di cotali nazioni possono avere maggior commercio di
treiiico che non l'altro. Il commercio che procaccia loro il prezzo della compra
delle mercanzia ch'eiie rivendono, forma nella bilancia un pi grosso oggetto,
senza che per questo il fondo di questo commercio sia loro cosi proiicuo come
quello di un commercio minore delle altre nazioni le quali vendono all'estero le
produzioni loro proprie. il commercio delle mercanzie di mano d'opera inganna
in questa guisa, perch lo si confonde coi prodotto delle materie prime, il quale
fare minori debbe essere distinto da quello del travaglio di fabbricazione.
Xii. dal commercio interno e dal commercio esterno e sopratutto dallo
stato del commercio interno che ci pu giudicare della ricchezza di una na
rione. - Se alla fa un grande consumo delle sue derrate ad alto prezzo, le sue
ricchezze saranno proporzionate allabbondanza ed al prezzo delle derrate ch'ella
consuma; perch quelle medesime derrate sono ricchezze in ragione della loro
abbondanza e del loro caro prezzo; e perch per la vendita che se ne potrebbe
fare, possono essere suscettibili di qualunque altro impiego nei bisogni straordi
narii basta averne il capitale la ricchezza reali.
Xlil. Una nazione non debbe guari invidiare il commercio dei suoi vicini,
qand'ella ritrae dal suo suolo, dai suoi uomini e dalla sua navigazione il
miglior prodotto possibile. _ Imperocch ella non potrebbe nulla intraprendere,
con cattiva intenzione, contro il commercio dei suoi vicini, senza disordinare il
suo stato, e senza nuocere a se stessa, sopratutto nel commercio reciproco che
ella ha stabilito con essi.
Perci, le nazioni commercianti rivali, ed anche nemiche, debbono piuttosto
badare a conservare, o ad estendere, se sia possibile, il commercio loro proprio,
che non a cercare di nuocere direttamente a quello delle altre. Elle debbono anzi
iavorirlo, perch il commercio reciproco delle nazioni sostiensi vicendevolmente
delle ricchezze dei venditori e dei compratori.
XIV. Nel commercio reciproco, le nazioni le quali rendono le mercanzia
56 orasnav.
le pi necessarie o le pi utili, hanno il vantaggio su quelle che vendono le
mercanzie di lusso. - Una nazione, che assicurata dai suoi beni-fondi di un
commercio di derrate del suo territorio, e per conseguenza anche di un commer
cio anteriore di mercanzie di mano d'opera, e indipendente dalle altre nazioni.
Ella non commercio con questo se non per mantenere, facilitare ed estendere il
suo commercio esterno, ed ella per conservare la sua indipendenza e il suo van
taggio nel commercio reciproco debbe, per quanto possibile, non ritirare da esse
se non mercanzie di lusso, e loro vendere mercanzie necessarie ai bisogni della vita.
Elleno crederanno che, pel valore reale di tali dilferenti mercanzie siffatto
commercio reciproco sia loro pi favorevole. Ma il vantaggio sempre per la
nazione che vende le mercanzie le pi utili e le pi necessarie.
lmperocch allora il suo commercio stabilito sul bisogno delle altre; ella
non vende loro che il suo soverchio, e le sue compre non han che fare che colla
sua opulenza. Le_altre hanno maggiore interesse di vendere a'lei, di quello ch'ella
non abbia bisogno di comperare da loro, ed ella pu pi facilmente ristringere
il suo lusso che non possano laltre risparmiare sul loro necessario.
duopoanzi notare che gli Stati che si danno alle manifattura di lusso
soggiacciono a vicissitudini dolorose; perocch ogniqualvolta corrono tempi tristi,
il commercio di lusso languisce e gli operai si trovano senza impiego e senza pane.
La Francia, quando il suo commercio sia libero, potrebbe tanto abbonde
volmente produrre le derrate di prima necessit ,ch'elle potrebbero bastare a un.
grande consumo suo e ad un grande commercio esterno, e che potrebbero perci
sostenere nel reame un gran commercio di lavori di mano d'opera.
Ma lo stato della sua popolazione non le permette d impiegare molti uomini
nei lavori di lusso; ed ella anzi, per facilitare il commercio esterno delle mer
canzie del suo suolo, ha interesse di tener vivo colla compra delle mercanzie di
lusso, un commercio reciproco coll'estero.
D'altronde ella non debbe mica pretendere pienamente a un commercio ge
nerale. Ella debbe sacricarne taluni rami,i meno importanti, al vantaggio delle
altre parti che le sono pi profittevoli, e che aumenterebbero e assicurerebbero
le rendite dei beni-fondi del reame.
Pertanto qualunque commercio debbe esser libero, perch interesse dei
mercanti di appigliarsi a que tali rami di commercio esterno che sieno i pi
sicuri ed i pi profittevoli.
Basta al governo, per l'accrescimento delle rendite dei beni del reame, di non
impacciare guari l'industria, di lasciare ai cittadini la facilit e la scelta delle spese;
Di rianimare l'agricoltura collattivit del commercio, nelle provincie dove
le derrate hanno perduto ogni valore;
Di sopprimere le proibizioni e gl impedimenti pregiudizievoli al commercio
interno ed al commercio reciproco esterno;
D'abolire o di moderare gli eccessivi dritti fluviali e di pedaggio che distrug
gonole rendite delle province lontane, dove le derrate non possono essere com
merciabili se non con lunghi trasporti; coloro ai quali que dritti appartengono
ne saranno bastantemente risarciti dalla porzion loro dell'accrescimento gene
rale delle rendite dei beni del reame.
Ne poi men necessario di spegnere tutti i privilegi carpiti da alcune province,
da alcune citt, da alcuni comuni per loro solo vantaggio particolare.
MASSIME DI GOVERNO ECONOMIC. '

Ed pure importante facilitare le comunicazioni ed i trasporti delle mercan


zie colle riparazioni delle strade e la navigazione dei fiumi (1).
E poi anche essenziale di non assoggettare il commercio delle derrate delle
province a proibizioni ed a permessi passeggeri ed arbitrarii che rovinano le
campagne sotto il capzioso pretesto di assicurare l'abbondanza delle citt. Le
citt sussistono per le spese de proprietarii che le abitano; quindi distruggendo
le rendite dei beni-fondi, non il modo di favorire le citt. n di procurare il
bene dello Stato.
Il reggimento delle rendite della nazione non debbe mica essere abbandonato
alla discrezione o all'autorit dellamministrazione subalterna o privata.
Non si dehbe guari circoscrivere l'esportazione dei grani a talune provincie
in particolare, perch elle si vuotano prima che le altre provincie possano di
nuovo provvedernele, e intanto gli abitanti possono per qualche mese essere
esposti a penuria la quale poi si attribuisce perci con ragione all'esportazione.
Ma quando la libert di esportare e generale, l'uscita dei grani non sensi
bile, perch i mercanti li prendono da tutte le parti del reame, e soprattutto dalle
province dove i grani sono a basso prezzo.
Allora non ci sono pi provincie nelle quali i grani siano senza valore.
L'agricoltura si rianima dappertutto in proporzione dello smercio.
Iprogressi del commercio e dell'agricoltura procedono di pari passo; e
lesportazione non porta via mai se non un soverchio il quale non esisterebbe
senzessa e che mantiene sempre l'abbondanza ed aumenta le rendite del reame.
Questo accrescimento di rendita aumenta la popolazione ed il consumo, per
ch le spese aumentano e procurano dei guadagni che attirano gli uomini.
Per tali progressi, un reame pu in poco tempo pervenire a un alto grado di
forza e di prosperit. Perci, con mezzi semplicissimi un sovrano pu fare nei
proprii Stati, conquiste assai pi vantaggiose che non quelle ch'egli intrapren
desse sui suoi vicini. I progressi sono rapidi; sotto Enrico IV, il reame esausto,
aggravato di debiti, divent tostamente un paese di abbondanza e di ricchezze.

(1) Le vie rurali o di comunicazione colle grandi strade, colle citt e coi mercati,
mancano 0 sono cattive quasi dapertutto nelle provincie, la qual cosa un grande osta
colo collattivit del commercio. Non pertanto, sembra che vi si potesse rimediare in
pochi anni. l proprietarii sono troppo interessati alla vendita delle proprie derrate, per
non volere di buon grado contribuire ai ristauri di quelle vie. Si potrebbe dunque tas
sarli di una piccola imposizione regolata a un soldo perlira della taglia dei loro littajuoli,
e della quale i tittajuoli e i villani senza beni fossero esenti. Le vie da ristaurare sareb
bero determinate dagli intendenti di ciascun distretto dopo aver consultato gli abitanti,
e che poi farebbero eseguire i lavori da appaltatori. Si ristaurerebbero primamente i
luoghi pi impraticabili, e si verrebbe successivamente pert'ezionandn le altre vie; i
ttajuoli e i villani sarebbero poscia incaricati di mantenerla. Uguali combinazioni potreb
bero farsi colle provincie nelle quali sien iiumi da poter rendere navigabili. Ci sono pro
viucie che hanno tanto riconosciuta l'utilit di tali lavori, che elleno stesse hanno doman
dato di essere autorizzate a farne le spese; ma i bisogni dello Stato hanno talvolta por
tato via i fondi che a quelle erano stati destinati; e siatta mala riuscita ha soil'oca
quelle buone disposizioni vantaggiosissime allo Stato. '
QUESNAY.
009-

PRIMO PROBLEMA ECONOMICO. (l

Qoasrro.
Si domanda se il vantaggio che una nazione ritrae dall'aumento dei prezzi
delle produzioni del suo territorio, sorpassi lo svantaggio dell'aumentazione
delle spese cagionato dal rincarimento delle produzioni? poich sembra che un
aumento di prezzo il quale ci procurassc nelle nostre vendite un guadagno
che noi poi perderemmo nelle nostre compre, non ci lascierebbe in ne nessun
benecio.
(') Avvertimento di Dupont di Nemours premesso all'edizione francese. - I tre scritti
che terminano questa Raccolta ("), di cui formano la seconda parte, nullo aggiungono al
corpo dell'opera che si trova compiuta nella prima parte. Ma essi possono contribuire di
molto a sbrogliare il caos delle opinioni volgari, e ad esercitare la mente di coloro che non
avendo studiato a fondo tutte le parti della scienza economico, ne concepiscono non di meno
l'importanza- e vogliono consacrare ad essa le loro fatiche.
Quanto pi si si oddentri in codesto studio immenso che abbraccia tutto quello che pu
moltiplicare o distruggere le ricchezze, estendere o diminuire la felicit del genere umano, e
pi vi s'incontrano casi problematici da sciogliersi per via del calcolo. Ne basta allora di
super calcolare in generale, no di possedere la[ormolu del Quadro Economico; bisogna ancora
essere attentissimi al modo di determinare i problema e di raccogliernc i dati. Imperocclni
senza l'attenzione pi scrupolosa ai dati che si adottano, o senza la ricerca severa di tutti
gli altri dati che sono o possono essere insaparabflmente legati ai primi, non si arriver
mai. con tutti i calcoli possibili. se non a falsi risultati che nella pratica potrebbero poi
diventare guide pericolosissimo. E ci avviene perch le formule uritmetichc non sono altro
che mezzi di aiutare la. mente registrando mano a mano una serie di conseguenze, troppo
moltiplicate, perch la sola riessione possa sino all'ultimo seguirne il cammino, senza.
il soccorso di tale registrazione. Cotali formale sono eccellenti strumenti per dedurre con
esattezza e facilit i risultati delle condizioni date; ma simili al lambicco, alla non ren
dono niente se non che in proporzione di quanto loro si affida; ed e lurto di scoprire i
dati, di coglierne i rapporti, di riunirli in quellordine naturale chela natura ne indica,
che costituir sempre la vera scienza dcllaritmelica politica, scienza sublime i cui prin
cipii non dipendono che dall evidenza proprio loro , la quale assicura quella delle loro
conseguenze per la fedelt della deduzione.
Per offrire un esempio del cammino che si debbe seguire nella soluzione delle questioni
economiche tanto pi impnccz'anti quanto pi sono intralciale, se cos elacito esprimersi,
le une dentro l'altro, ma che non sono che sempre pi importanti ad esaminarsi o suol
gersi da chi voglia conoscere con evidenza le verit immutabili dell'ordine fisico pi van
taggioso agli uomini riuniti in societ, l'autore del Quadro Economico ha scelto per
oggetto il prezzo delle produzioni, perch gli tanto pcl prezzo delle produzioni quanto
per la quantit loro, che si pu giudicare della massa delle ricchezze annuali che l'agri
colturav fa nascere; poich l'abbondanza delle produzioni non basta per costituire la pro
spcrit delle nazioni, e da ci viene il proverbio: il prezzo fa tutto. L'esame degli e'etli
dell'aumento del prezzo delle produzioni presenta una questione gi per se stessa compli
catissimo, e sembra che l'autore abbia cercato di complicarla anche oiemmaggiormente col
concorso delle circostanze nelle quali esso l'ha supposta, col ne di rendere l'esempio di
(') Si parla della Fin'ocrazia, i767.
ranno Pnoeuim acoivosco. 59

RISPOSTA .

Questo quesito pu riferirsi a parecchi casi differenti e difficili a distinguere.


La differenza dei dati vi debbe produrre la differenza dei risultati. dunque me
stieri cominciare dallo stabilire codesti dati, e dal ssare un caso.
Noi andiamo a prenderne uno complicatissimo che potr rendere pi sensi
bile l'applicazione del calcolo e delle regole del Quadro Economico, e gettar luce
sopra parecchie questioni relative al quesito proposto.

Esempio.
Se 1950 milioni di anticipazioni annuali, della classe produttiva di una
nazione, non frottassero che 400 milioni di rendita, perch ci fossero dei pesi
indiretti che ricadessero per 450 milioni sulla classe produttiva, e perch
lagricoltura fosse assai decaduta per difetto di anticipazioni primitive sufficienti
all'esercizio di una buona coltura; la riproduzione totale annuale considerata
nello stato suo attuale, senza tener conto del progresso successivo della deca
denza, non sarebbe allora se non di 5 miliardi '100 milioni.
Li 450 milioni di pesi sarebbero un imposizione sulla spesa annuale del
travaglio della coltura, che farebbe salire questa spesa a 1950 milioni. Perci
per sapere veramente quale sarebbe in realita la spesa annua del travaglio della
coltura, bisognerebbe sottrarre dalla somma di 1950 milioni quella di 450
milioni di gravezze indirette. Allora 1950 milioni si troverebbero ridotti a 1500,
i quali sarebbero il fondo reale delle anticipazioni della classe produttiva.
Gl'intoressi delle anticipazioni primitive ed annuali di questa classe, essendo
eguali alla met). delle anticipazioni annuali, sarebbero di 750 milioni (i).

unutilit pi estesa. E fors'anche l'autore dopo avere particolareggiato nell'analisi del


Quadro Economico l'ipotesi di un reame nello stato di sua prosperit, avr egli creduto
non fosse inutile rappresentare nel suo problema quel medesimo reame in uno stato che pi
si approssimasse alla realit attuale, e quale e quella in cui si trovano oggidi molti imperii
di Europa.
I due dialoghi seguenti hanno un altro scopo, che quello di confutare una moltitu
dine di obbieziom che pragiudizii radicati da troppo lungo tempo oppongono ancora a
principii medesimi del Quadro Economico. Noi ciriserbiamo ad entrare in pi minute
particolarit in proposito di tali pregiudizii che hanno impegnato l'autore a riepilogarli
e dimlerli in forma di conversazione, allorch noi arriveremo a questa parte della no
Stra Raccolta. _ _
(i) Le anticipazioni annue aumentano a scapito del prodotto in proporzione che le
anticipazioni primitive sminuiscono, perch si supplisce ad esse per quanto pi si pu
con travagli dilpendiosissimi a peso della riproduzione annuale che ne fa le spese, per
colpa di difetto di anticipazioni primitive, colle quali sole si pu eseguire annualmente
colle minori spese possibili la coltura la pi frutlifera. Glinteressi di queste anticipa
zioni primitive diminuiscono in proporzione che le anticipazioni medesime si vanno me
nomando. Anzi dordinario un tale menomamento avviene perch i iittajuoli non ritrag
gono gl'interessi necessarii per mantenerlo. Perci, in almil caso, non si dovrebbe fare
entrare compiutamente glinteresri in conto nel calcolo della riproduzione totale. Non
si fermati a quest osservazione, perch ci non sembrato necessario alla soluzione
del problema che ritorna sempre allo stato della base di una riproduzione qualunque;
e perch ci avrebbe aumentato la complicazione del calcolo, e variato di molto 1 or
dine del Quadro il quale non ancora abbastanza familiarmente conosciuto, che la mente
del lettore possa prestarsi con cognizione alle grandi variazioni che esso presenterebbe.
60 QUESNAY.
Se allora accadesse, che per una piena libert ed immunit di commercio
esterno, ammesse nella vendita alcune produzioni del territorio,i prezzi di queste
produzioni aumentassero di un sesto di pi, quale sarebbe lelfetto di quest'au
mentazione di prezzo?
Operazione.
Per valutare questo effetto, ci sono molte cose da considerare.
Primo oggetto da considerare.
Il rincaramento, di che si parla, non produrrehbe il suo effetto se non sulle
produzioni che entrano nel commercio; bisogna dunque sottrarre dal calcolo
dellaumentazione dei prezzi quella parte della riproduzione totale che non entra
nel commercio. Tale diliatti una parte delle anticipazioni annue della coltura.
Dei 1500 milioni ai quali riduconsi nella data ipotesi le anticipazioni annue
della classe produttiva, astrazion fatta dei 450 milioni di pesi indiretti che elle
hanno a sopportare, ce n' a un di presso la met, ossia 750 milioni che si
consuma immediatamente e in natura presso i coltivatori. Non si pu dunque
imputare a questa met, che non commerciabile, n l'aumento dei prezzi, ne
tampoco l'aumentazione delle spese cagionato dal rincaramento. Quindi ella non
debbe all'atto entrare nel calcolo del cambiamento di prezzo di che si tratta qui,
mentre ella non entra all'atto nel commercio, e che la consumazione che vien
fatta di essa presso i coltivatori n aumenta n diminuisce, nei cambiamenti di
prezzo, le spese dellesercizio della coltura.
Bisogna dunque diminuire, sulla riproduzione totale di 5 miliardi 100 mi
lioni, i 750 milioni formanti il valore delle consumazioni dirette della classe
produttiva. Resteranno 2 miliardi 550 milioni per il valore delle produzioni che
entrano in commercio, e il cui prezzo, per lipotesi nostra, sar accresciuto di un
sesto di pi, ossia di 470 milioni. La riproduzione totale che non valeva prima.
se non 5 miliardi '100 milioni valera dunque 5 miliardi 570 milioni per
primo effetto del rincaramento.
Per conoscere qual sia, in questaumentazione di valore della riproduzione
totale, quella della rendita da ripartire tra il sovrano, i proprietarii delle terre
ed i decimatori, bisogna sottrarre dalla riproduzione totale le riprese dei col
tivatori.
Come noi l'abbiamo notato pi sopra , c una parte di questa ripresa
che partecipa al rincaramento dei prezzi e delle spese, e l altra che non vi
partecipa guari.
la porzione di codeste riprese che partecipa al rincaramento contiene;
1 la met delle anticipazioni annue della classe produttiva : i ttajuoli
essendo obbligati di vendere le produzioni che formano questa meta delle
loro anticipazioni per fornire il pagamento de salarii che essi debbono ai loro
garzoni ed altri lavoranti della coltura; 2 1 interesse delle anticipazioni di loro
impianto che gli intraprenditori di coltura spendono annualmente , come ab
biamo visto nellanalisi del Quadro Economico.
Ma si almeno dovuto avvertire di stare in guardia sulla totalit reale della riprodu
zione, che non stata discussa relativamente allosservazione di che si tratta in que
sta nota.
ramo raonuasu ECONOMICO. (il

La porzione delle riprese alla quale il rincaramento non porta alcun mu


tamento, comprende 1 la met delle anticipazioni annue della classe pro
duttiva che viene consumata immediatamente e in natura come noi labbiamo
notato; 2 i pesi indiretti 'sommanti a 450 milioni, i quali rimangono pa
' rimente in stalu quo, perch essi non consistono in produzioni, e che si tratta
di unaumentazione del prezzo delle produzioni procurata dal ristabilimento della
propriet di commercio.
Le riprese dei coltivatori saranno dunque composte:

1 Delle loro anticipazioni annue.


Una met consumata in natura , e che non rincarata . . 750
CIO Una met di cui si fa commercio e che rincarata di un sesto 1650 milioni
dipi,ilcheporlaa . . . . . . . . . . . . 000
2" Del loro interessi che partecipano al rincaramento per un sesto di
pi di quello che erano, per cui saliscono a . . . . . . . . . 900
5" Dei 450 milioni di pesi indiretti che non partecipano gnari all'an
mentazione dei prezzi, come le produzioni commerciabili, e che per
conseguenza rimangono nel conto delle riprese del coltivatore, per . . 450

TOTALE generale delle riprese dei coltivatori 5 miliardi

Tolte queste riprese dalla riproduzione totale di5 miliardi 570 milioni,
rimangono 570 milioni per la rendita da ripartirsi tra i proprietarii delle terre,
il sovrano ed idecim'atori, i.quali non avevano prima del rincaramento se non
una rendita di 400 milioni.
L'accrescimento dunque della loro rendita e gi, e non considerando che
questo solo oggetto, di 170 milioni.
Secondo og'gello da considerare.
provato che la libert di commercio esterno, nel medesimo tempo che
rincara le produzioni del paese, assicura loro un prezzo assai meno variabile di
quello che lo sarebbe senza tale libert di commercio.
Si calcolato che lo stabilimento di questa maggiore eguaglianza tra il prezzo
della vendita di prima mano e quello dell'ultima compra, vale a dire della com
pra fatta dal consumatore, causa ai venditori di prima mano un profitto di pi
di un decimo senza portare alcun pregiudizio al compratore o consumatore (1).
Questo decimo di accrescimento di protto pei venditori di prima mano, non
si estender, per le ragioni da noi qui sopra indicate, se non sulle produzioni che
entrano nel commercio e il valore venale delle quali, prima del rincaramento,
saliva a 2 miliardi 550 milioni; ma il decimo di pi di questi 2 miliardi 550
milioni forma alla vendita di prima mano un accrescimento di 255 milioni, i
quali, aggiunti a quello di 170 milioni, prodotto, come lo si veduto teste, da
un sesto di aumento del prezzo dei 2 miliardi 550 milioni di produzioni com
lnerciabili, formano insieme un accrescimento totale di 405 milioni in addizione
delle rendite; poich poco prima si dit'alcato tutto l'accrescimento che dehbe
entrare in conto nelle riprese dei coltivatori.
(1) Vedi IEnciclopedia alla parola Grani; il Trattato della migliorazione delle terre,
di M. Patullo; quello dellesportazione e dell'importazione dei grani di Dupont; e le
Eemeridi del cittadino, anno 1766, tomo Vi, pag. 33 e seguenti.
62 OUESNAY.
Questaddizione di rendita, aggiunta ai 400 milioni di rendita che cerano
prima dell aumentazione dei prezzi procurata dal ristabilimento della libert e
dell immunit del commercio; questaddizone, io dico , far salire la rendita da
400 a 805 milioni.
ms'rmnuzxonn DELLzccnnscmEiv'ro DELLA aeivmn.
Ora ci faremo a rappresentare in un Quadro lordine della distribuzione tra
la classe produttiva e la classe sterile e i risultati di questa distribuzione.
In questo quadro noi trascureremo 5 milioni di rendita tanto per non imba
razzare il lettore con frazioni, quanto per rimanere piuttosto al disotto che non
al disopra della verit.

QUADRO DELLA DISTRIBU ZIONB.

n'rlclmzlom ANTICIPAIIOII
annue della della
claueprodauiea. usum. clone ltert'lc.

2,400 milioni 050 milioni


invece iii/i950. invece di 4713.

' con milioni. .'


, .invece di 400. .
. . .

zoo milioni , ' '. , ' ' . 400 milioni


invece di 200. . invece di 200.
0 I I

. . .
Somme che servono a pagare la l'cn- 650 mino,"- ' '
dita e glntercssi delle anticipazioni inne. di 475 ' _ '
primitive. '

oso milioni . ' ' . 900 milioni


invece di 4725. invece di 750.

TOTALI . . 4,300 milioni


invece di 950.
La met i ri
: 2.100 milioni preu_ per le anti
Spese delle anticipazioni annuo n'w di 4950 cipuioni ; lau<
mento le per la sue
sistenu di questa
classe di 475 mi
Kit-00 milioni tioni.
invece di 5,100

La distribuzione che qui abbiamo gurata (i) non ancora che quella sola
delle somme aumentate dallaccrescimento de prezzi, e non basta per far cono

(1) Non si segnato in questo quadro l'ordine della distribuzione della spesa dei
450 milioni di pesi indiretti; questa parte di distribuzione avrebbe richiesto taluni rag
guagli e svolgimenti particolari sui quali non si creduto convenevole distendersi per
non istancare soverchiamente colla moltiplicit degli oggetti, l attenzione dei lettori
poco educati a queste materie. Si si ssati al risultato, il quale che la somma dei 450
milioni perviene alla classe produttiva, alla quale alla debbe restare annessa a pregiu
dizio della rendita; per cui la spesa di questa somma la li fa a un di presso nell'ordine
medesimo che quella della rendita.
ramo pnonnana ECONOMICO. 65
scere gli effetti del rincaramento delle spese decompratori-consumatori insepara
bili dall aumento del prezzo delle produzioni. Ella indica soltanto le vie che
conducono a tale conoscenza.

Ultima questione da risolvere.


Rimane dunque a determinare quale sarebbe, nel caso supposto, laumento
dellulile che si troverebbe nella spesa di un accrescimento di 400 milioni di
rendita, procurato dallaumentazione dei prezzi delle produzioni del territorio,
la quale sar dovuta al ristabilimento dell'ordine regolare del commercio, della
sua libert e della sua immunit.

SOLUZIONE rnncrsn,
o calcolo degli effetti reali del rincaramento nel caso supposto.
Prima dellaumento dei prezzi, il valore venale della totalit della riprodu
zione annuale era di 5 miliardi '100 milioni di lire; perci la massa di questa
riproduzione poteva allora supporsi di tre miliardi 100 miiloni del valore di una
lira ciascuna.
Questi 5 miliardi 100 milioni di misure si ripartivano tra le ditlerenti
classi dei consumatori, in ragione della parte che ciascuno aveva nei 5 miliardi
100 milioni di lire. Si tratta ora di sapere quante misure ogni classe si potr.
procurare, dopo laumentazione di prezzo del sesto che ha portato a 1 lira e 4
soldi il valore di tutte quelle misure che entrano nel commercio.
Nellesame di tale distribuzione di misure relativamente alle lire che deb
bono pagarlo, noi riuniremo la vendita che fa la classe produttiva, e quelle che
fa la classe sterile, perche le compre che si fanno presso alla classe sterile sono
produzioni convertite in lavori o in spese da questa medesima classe; dimodoch
tutto ci che si compra presso la classe sterile debbe essere risguardato come
una compra di produzioni fatta presso la classe produttiva o, se si voglia, come
una rivendita di queste medesime produzioni fatta dalla classe sterile, la quale si
fa rimborsare delle sue materie prime, e pagare delle spese chella fa, in compra
di produzioni per la propria sussistenza dalla classe produttiva.
La classe produttiva compera dunque, o si suppone comperare per le sue ri
prtse, presso se stessa e presso la classe sterile, 2250 milioni di misure.

Si pu quindi formarsi facilmente un'idea della circolazione di questa spesa tra la


classe sterile e la classe produttiva aggiungendola alla rendita, invece di tenerla unita
alle anticipazioni annue della classe produttiva. in questa supposizione ella far salire
la rendita a 1250 milioni, la distribuzione dei quali si farebbe com' ella rappresentata
nel Quadro; vale a dire met alla classe produttiva, e met alla classe sterile, la quale
la rispenderebbe in compre di produzioni dalla classe produttiva, la qual cosa compi
rebbe la somma che questa dovrebbe pagare alla rendita, in ragione di quanto ella
paga in pesi indiretti che aumentano le sue spese e le sue riprese di 450 milioni.
Tutta la differenza che si troverebbe allora tra le due classi sarebbe una spesa di
225 milioni di pi alla classe sterile, la qual dillerenza non recherebbe niuna muta
zione nella totalit della riproduzione annuale successiva. dunque facile formarsi un'idea
compiuta di tutta la circolazione delle spese nel caso di che si tratta, e di conservare
allresl l'idea della disposizione attuale, nella qualei 450 milioni di pesi indiretti deb
bono restare nella realita annessi alle anticipazioni annue della classe produttiva, che fa
ella stessa le anticipazioni di cotali pesi indiretti.
\

64 ouassn.
Cio
Presso la classe produttiva . . . 1,500 milioni 2,250 milioni di misure
Presso la classe sterile . . . . . 750 che non costano che 2,250
2,250 milioni di lire, attesoch non c che 1,500 milioni di misure che partecipino al
rincaramento, e valgano 1 lira c 4 soldi luna, 0 1,800 milioni nel totale, e che ci sono
750 milioni di misure che non entrano guari nel commercio, e che la classe produttiva
consuma sopra se stessa, per modo che non si pu loro supporre nessun accrescimento
di prezzo, e che si ritengono rimanere come per lo innanzi a 1 lira la misura, e valere
soltanto 710 milioni di lire (1).
Milioni milioni
La classe produttiva compera dunque, come blllm detto test,
di di
per le sue riprese presso se medesima, e presso la classe sterile, misure. lire.
' 2,250 milioni di misure per 2,250 milioni di lire . . . . . . 2,250 2,250
Il lisco compera, per Il 450 milioni di pesi indiretti ch'egli spende,
575 milioni di misure (2);
Cio
Dalla classe produttiva . . . . , . _ _ 188 mmoni
Dalla classe sterile . . . . . . . . 187 l 575 450
Si pu valutare che il commercio estero e di circa un decimo del
prodotto totale, ossia di 300 milioni di misure che lestero pagava
prima del rincaramento, mediante 500 milioni di misure di produzioni
sue; e che dopo il rincaramento esso non potr pi pagare che con
360 milioni di misure (3), perch, nella nostra ipotesi, le produzioni
estere non sono rincarate dallaumento di prezzo delle produzioni na
zionali, le quali non sono rincarate di un sesto se non perch elle erano
precedentemente private, dalle proibzioni, daglimpacci e sopracca
richi del commercio, del prezzo naturale che loro assicura la libert
e l'immunit del medesimo.
Lestero continua dunque a comperare 500 milioni di misure di
produzioni del paese;
Cio
Dalla classe produttiva . . . . . . . . . . 150
Dalla classe sterile . . . . . . . . . . . 150 500
Ed egli paga al prezzo corrente per 560 milioni di produzioni estere
Totale delle compre 2,025
Totale della spesa . . . 3,000
Non rimangono dunque da. vendere per compire lo spaccio della riprodu
zione totale che 175 milioni di misure del paese, le quali valgono 1 lira e 4
soldi, ossia un totale di 210 milioni di lire. Ma rimangono poi a impiegarsi
(1) La spesa della classe produttiva presso la classe sterile si stima sempre un terzo delle sue riprese;
invece chedei
nano pi ai calcola la met
coltivatori della
al fasto rendita sposa presso la classe sterile.I perch i proprietarii ai abbando
di ornamento.

(2) Bisogna contare nella spesa del lsco il pagamento degli interessi di prestiti da lui fatti, e che rimane,
comei pcai indiretti, nello stesso Stato, perclfc tutto ci non essendo uari produzione, non partecipa guari
al cambiamento di prezzo delle produzioni. Onde che il sco nulla perde dc suoi Uodimcnti, per qutSlO
lato, e molto gundngn dnllaltro per il raddoppinmento del suo reddito diretto, come pi sopra si i: veduto.
(3) Si tratta della misura delle produzioni che la nazione poteva ottenere per 20 aoldi alleatero o presso
di se prima del rncaramento delle produzioni.
Non e gi che la medesima misura delle medesime produzioni non valesse 21 aoldt' allealero nel trmpo
chella non valeva che 20 soldi presso la nazione, privata della libert del suo commercio; di maniera che
se si. fossero allora cambiate l'uno contro laltro produzioni della medesima specie, ltstcm ITCMNS allori
fornito delle misure un auto pi piccole di quelle della nazione. Ma il commercio non si fa I questo modo.
Sono le produzioni di specie differente che si cambiano, e allora non a pi della parita della misura, ma
della parit del valore che si tlen conto. Si : dunque creduto dover qui fermarsi a questo parita di valore,
la quale suppone le misure di produzioni consimili7 un sesto pi piccole allcstoro di quello della nazione.
PRIMO PROBLEMA ECONOMICO.

800 milioni di rendita, che sono nelle mani del Sovrano, dei proprietarii delle
terre e dei decimatori. . -
Questi proprietarii della rendita comprano i.l75 milioni di misure di pro
duzioni del paese delle due altre classi, cio:
Dalla classe produttiva . . . . . . 88 i'li mill. che costano 210 mill. di lire
Dalla classa sterile . . . . . . . 87 in ragione dii lirafl soldi la misura.

e i proprietarii hanno ancora 590 milioni di rendita da impiegare ailestero, coi


quali eglino oompreranno meta produzioni e ialtra meta lavori, 590 milioni di
misure: attesoch siccome abbiam gi veduto le misure delle produzioni estere
non hanno partecipato al rincaramento delle produzioni del paese e sono restate
al prezzo medesimo che elle avevano prima; dal che segue che tale rincaramento
evita perdita o procaccia guadagno nel commercio esterno.

I proprietarii della rendita avranno dunque in misure di pro


duzioni del paese per . . . . . . . 175 milioni.
In misure di produzioni estere . . . . 590 .

TOTALE . . 765 milioni,


di misure per 800 milioni di rendita.
Prima del rincaramento essi non avevano se non 400 milioni di rendita,
coi quali non potevano procurarsi se non 400 milioni di misure.
i loro godimenti si sono dunque accresciuii, dopo il rincaramento, di 565
milioni di misure, e non mancano che 55 milioni, ossia poco meno dell'undc
cima, che i 400 milioni di accrescimento della rendita non sieno intieramente
un utile pel Sovrano, pei proprietarii, e per li decimatori (i).
Della somma di 590 milioni da impiegarsi allestero, lestero stesso ne for
nisce 560 chesso ha dati in pagamento di 500 milioni di misure di produ
zioni del paese da esso comprate: iutile sulleguagiianza dei prezzi d gli altri
250 (2).
Li 250 o 255 milioni di utile sulleguaglianza costante dei prezzi sono un vero
accrescimento di ricchezze per la nazione, perch cotale utile non le fa soppor
tare nessun rincaramento nelle sue spese. Esso lo impiega in compere all'estero
senza sminuire il suo peculio, essendo iaccrescimento annuale delle ricchezze

(1) Se questi calcoli si ristrlngessero all'aumento di i|6 sul prezzo dei grani soltanto,
a valore dei quali non forma che circa i due quinti del valore totale della riproduzione
male del territorio, irisultati si ridurrebbero in proporzione: la rendita non si trove
rebbe aumentata se non di 160 milioni invece di 400, dei quali aumenta nel caso in
cui iaumentazione di un sesto dei prezzi si estende sulla totalit delle produzioni. D
queni 160 milioni di vantaggio sul prezzo de grani non ce ne sarebbero se non 68, i
quali risulterebbero dailesportozione, la qual cosa la farebbe supporre dai 5 ai 4 milioni
di saliera di granagiie di tutte le specie. il dipi risulterebbe dal ristabilimento della
eguaglianza costante dei prezzi messi al livello di quelli che hanno corso tra le nazioni
commercianti, e che poco variano, soprattutto in tutto di grani, nel caso di una piena
libert di commercio e di concorrenza.
(2) Esso ne d in realit 255. ma si continua qui a trascurare i milioni che si sono
trascurati nel Quadro della distribuzione, nel quale non si calcolato se non sopra 800
milioni di rendita invece di 805' che risultavano del conto esatto.
Econom. Testo I. - 5.
66 ouesmv.
che paga le spese da lei iatte allcstero (i) ; ed allorchc le compere all'estero
aumentano da una parte, il commercio reciproco si estende quasi subito dal
l'una parte e dallaltra, imperocch i commercianti benissimo sanno come gli
altri uomini, che il danaro non deve mica rimanere stagnante nelle lor mani.
Laccrescimento del godimento di 565 milioni pei proprietarii della rendita
fornito:
Dai 250 milioni di utile sulla eguaglianza dei prezzi i quali non fanno sop
portare niun rincarimento nelle spese ai compratori-consumatori del paese;
Dallutile di 75 milioni sulla vendita che si fa delle produzioni, per pagare
i 450 milioni di gravezze indirette.
Dall'utile di 60 milioni sul ricavo dei 500 milioni di misure che si vendono
all'estero, e per le quali esso ne da 560.
Si riferiscono alla rendita tutti i protti che provengono da dierenti lati per
l'aumentazione dei prezzi delle produzioni del territorio; perch in qualsivoglia modo
gli effetti di codesta aumentazione si ripartiscano col commercio tra le differenti
classi, tutto il benecio, fatta sottrazione dei profitti dei commercianti e dei
risarcimenti del rincaramento, vengono a riunirsi alla rendita, e ci tanto pi che
la concorrenza tra i ttajuoli dei fondi e tra gli agenti della classe sterile,
gli assoggetta tutti a sottrarre dai guadagni loro quel protto che appartener
debbe alla rendita.
Si dir forse, che un accrescimento di ricchezze il quale e solamente per
proprietarie non debba risguardarsi come un accrescimento di ricchezza per la.
nazione in generale.
' Noi risponderemo:
1 Che non si conoscono ricchezze nello Stato, se non le ricchezze dispo
nibili (2); sono esse che fondano la cosa pubblica, che sostengono l'autorit re

(l) Questaccrcscimento di ricchezze non , per verit, che una sottrazione della per
dita la quale, nel caso di mancanza di libert e (l'immunit di commercio, cagionata
dallineguaglianza successiva dei prezzi nella vendita di prima mano; i prezzi della
quale, essendo ad anno comune ridotti, si trovano pi che di un decimo inferiori della
spesa dei compratori-consumatori. La libert e l'immunit del commercio dissipano co
desta incguaglianza di prezzo della vendita di prima mano, e la rimettono presso che al
livello delle compere dei compratori-consumatori. E in cotal senso che questa sottra
zione di perdita dalla parte del venditore di prima mano poi un accrescimento di ric
chezze per esso.
(2) Tutte le altre ricchezze annuali si chiamano spese; e quantunque queste alimen
tino degli uomini, le si considerano per in certo modo onerose c in generale non le
si conscrverehbero se elle non fossero sotto la protezione della natura, la quale mcnoma
le ricchezze disponibili a coloro che hanno Iimprudenza di mcnomare le ricchezze della
coltivazione; e malgrado questa punizione infallibile e rigorosa, son pochi i paesi abba
Stanza illuminati perch la propriet delle ricchezze di coltivazione vi sia ben assicurata.
lfella stessa Inghilterra, dove si compresa la loro grande importanza, dove si avuto
llntenzlone chelle fossero immuni, e dove alle non rispondono guari dell'imposta ten'i
tonale, elle sono continuatamente colpite da una moltitudine di nuove imposizioni indi
rette, sempre rinascenti, e da una folla di proibizioni di commercio perpetuamente variate,
che cangiano ad ogni istante, ti detrimento dei ttajuoli i dati del calcolo che costoro
si son fatto per determinarsi al prezzo del tto delle terre. Questi disordini espongono
i coltivatori a diminuire frequentemente le loro anticipazioni produttive, ed a sacrificare
una parte delle loro ricchezze di coltivazione per far fronte ai pagamenti dei tti ch'essi
avevano contratti prima dell'esistenza delle gravczze indirette cd impreviste le quali 'ac
ramo PROBLEMA ECONOMICO. G7
golnre e che formano la potenza di questa; sono esse che fanno sussisteiei
proprietarii del suolo che non siano coltivatori, e che variano igodimenti di
questi all innito; d'esse sole che si occupano in generale tanto i proprietarii
delle terre quanto i sovrani ed i decimatori comproprietarii di quelli.
2 Che malgrado che la classe dei proprietarii profitti dell'intero accre
scimento delle ricchezze dovuto all'aumentazione dei prezzi che risulta dalla
libert e dall' immunit del commercio, non per ci meno vero che tale accre
scimento sia pur anche vantaggiosissimo alle altre due classi.
arlPrimamente, i ttajuoli dei fondi prottano sino alla rinnovazione delle loro
locazioni dell'aumento costante dei prezzi delle produzioni che succede durante il
corso di quelle locazioni; e questo guadagno e il pi fruttuoso, il pi procuo,
il pi necessario ad una nazione, l'agricoltura della quale abbisogni di essere
estesa e migliorata; perche i littajuoli se non sono oppressi, non abbandonano
guari il loro mestiere; e i proiltti ch'essi ottengono accrescono le ricchezze di
crescono inlruttuosamente la loro spesao diminuiscono la loro entrata. In tutti i paesi
ittajuoli non saprebbero impegnarsi con una locazione, se non dopo aver calcolato le
spese della coltura, le gravezze della terra, e il valore ordinario delle ricolte, mediante
il qual calcolo, una semplice sottrazione li mette in grado di saper quale somma essi
possano pagare annualmente al proprietario; le convenzioni loro, latte giusta questi
principii e con cognizione di causa, sono rivestite delle formalit autentiche e contidate
in guardia all'autorit tutelare del governo, che se ne rende garante, e che sincarica di
obbligarele parti contraenti ad adempiere aglimpegni loro. E inconcepibile dopo ci,
che facendo delle operazioni che distruggono gli elementi del calcolo d'appresso il quale
sono stipulati contratti di tanta importanza e che decidono della rendita del territorio,
che facendo delle operazioni le quali aumentano la spesa e le gravezze o che sminuiscono
l'entrata dei iittajuoli, i governi di tutti quasi i paesi abbiano ad onta di questo creduto
dover costringere questi stessi iittajuoli all'esecuzione di quemedesimi contratti dei quali
si annullavano, risguardo ad essi, le condizioni fondamentali, e sino quabus non.- Sillatta
violazione del diritto naturale e della sacra legge dei contratti alla quale si lasciata
trascinare involontariamente l'autorit protettrice dei contratti, questa triste e troppo
generale conseguenza che diventer un di o l'altro funesta all'Inghilterra, non debbe
in nessun luogo essere attribuita se non all'ignoranza profonda degli elletti di questo
disordinamento; imperocelie non c niuno il quale abbia maggior interesse che non i
sovrani a prevenirlo, mentre che dapertutto eglino sono i ccmproprietarii del prodotto
netto del territoriohdella nazione che governano, e che per conseguenza non si potrebbe far
danno al ttajuoli e distruggere le ricchezze di coltivazione senza tagliarkla radice unica
dell'imposta ossia del reddito del sovrano. Ed poi ancora all'ignoranza che si debbe
attribuire la condotta imprudente di que'proprieturii che abusano dell'ascendente che
dan loro sul loro littajuoli le dillicolt e le grandi spese di traslocazione per nilittare le
loro terre al di sopra del loro valore. Ma rovinando i loro ttajuoli, essi rovinano, sfrut
tano e spogliano le proprie terre. A qualsivoglia modo i padroni del territorio si appiglino
per aumentare momentaneamente la parte loro, appropriandosi una porzione delle ric
cliezze di coltivazione le quali lanno nascere le ricchezze loro, e che sono l'alimento
della classe la pi laboriosa della popolazione, la rapacita loro ricade disastrosamento su
loro medesimi per la diminuzione del valore delle loro propriet e per l'estinzione qual
che volta irremediabile delle loro rendite e dei loro godimenti.
sa Ma non mica lo stesso dellaumentazione della rendita dei proprietarii che risulta
dall'accrescimento dei prezzi, che questa effettivamente un crescimento di ricchezze
disponibili; e ben lungi dall'essere a peso della classe produttiva, ella anzi a tutto
vantaggio suo nel corso delle locazioni attuali, e poscia ella ne tiene conto nell'intero alla
classe dei proprietarii. Qualunque pretesa aumentazionc di ricchezze disponibili che non
comprendesse queste condizioni, sparirebbe come lampo, e sarebbe una perdita invece
di essere un protto.
68 QUESNAY.
coltivazione, a grande vantaggio dell'agricoltura. E questi protti dai quali sono
moltiplicati, i ttajuoli ricchi mettono, allepoca della rinnovazione delle loro
locazioni, una concorrenza maggiore tra essi, la quale assicura allora ai proprie
tarii ed al sovrano lentrata intiera del prodotto netto, ne solamente di quello che
risulta direttamente dallaumento dei prezzi, ma ben anche dallaltro che lagia
tezza maggiore dei llttajuoli fa nascere (l); imperocch ognun sa che le ric
chezze sono il grande e principale strumento della coltura, e che un ttajuolo
ricco pu sovente prendere ad alltto le terre con un vantaggio del terzo ed anche
met di pi del prezzo che un littajuolo povero non potrebbe dare se non dilllcil
mente ed a rischio di rovinarsi (2).
Quanto alla classe sterile, si veduto sul Quadro, che per laccrescimento di
un sesto del prezzo delle produzioni, l'entrata di essa era salita da 950 milioni
di lire a 1500 milioni. Ognun sa chella impiega la met di questa entrata in

(1) Per la ragione inversa, una diminuzione di prezzo disastrosa. I ttajuoli impe
gnati durante il tempo delle loro locazioni a pagare costantemente le medesime somme
pel iitto, per l'imposta, per le altre gravczze sse, non possono pi soddisiarvi colla
riscossione delle loro vendite: eglino sono sforzati di supplirvi con dil'alcazioni succes
sive dal fondo delle loro ricchezze di coltivazione, dal che risulta necessariamente una
diminuzione progressiva di riproduzione annuale rovinosa pel sovrano e per la nazione.
Laumentazione o la diminuzione dei prezzi delle produzioni sono dunque tra le cause
principali della prosperit o della decadenza degli imperii. Gli elletti di queste cause non
si limitano mica a quelli che si presentano qui, elle ne hanno molti altri che meritano
non minore attenzione.
Quindi laumentazione o la diminuzione dei prezzi delle produzioni del territorio sono
oggetti di una grande importanza, che esigono un esame profondissimo e rigorosissimo
nelle decisioni di un governo economico; ma si trover sempre, secondo i diversi casi,
eccetto quello di carestia, un vantaggio pi o meno grande nelle aumentazioni de prezzi,
un danno pi o meno grande nelle diminuzioni. .
(2) Non segue da ci, che non si trovino guari ttajuoli poveri che offrano delle terre
pi che non i ricchi : lignoranza e lestremo desiderio di pur fare qualche cosa non ren
dono disgraziatamente un tal tutto che troppo comune. Ma offrire e pagare le sono due
cose: cotali litlajuoli poveri i quali, per colpa di aver fatti male iconti, hanno intra
preso ci che superiore alle loro forze,niscono di rovinarsi, falliscono talvolta a mezzo
di lor locazione, o se pur vanno sino al termine, restituiscono la terra smunta, senza
paglie, senza concimi, e fuori di stato da poter essere rimessa a buona coltura senza
spese straordinarie. in qualunque sorta di contratto, perch sia solido e fortunato, biso
gna che le due parti ci trovino vicendevolmente il proprio loro vantaggio.
Sarebbe innitamente ad augurarsi che i proprietarii delle terre fossero abbastanza
istruiti per potere, colla penna alla mano, calcolare coi loro ttajuoli le spese di coltiva
zione, stabilire con cognizione, con equit ed amichevolmente le riprese che quegli utili
ed onesti intraprenditori di coltura debbono annualmente ritirare e giudicare in conse
guenza del prodotto netto cheglino possono esigere: gli questo un benecio che ne
giova sperare dagli inventarii di coltura, quando verranno essi assai moltiplicati e pub
blicati da que cittadini che hanno il talento e lo zelo necessario per questo genere di
lavoro. E piu essenziale ancora che i [ittajuoli sieno assicurati che durante tutto il tempo
delle loro locazioni, non avranno essi a sollrire nessun accrescimento nelle loro gravezze
dirette o indirette. E manifesto che il governo si occupa gagliardamente di tali disposi
zioni. Quanto a noi, infine a tanto che la nostra agricoltura non goda di queste due con
dizioni indispensabilmente necessarie alla sua esistenza, non cesseremo di ripetere che
non si saprebbe mai temere di troppo di ammazzare la gallina dalle uova d'oro, e che anzi
le persone prudentemente interessate, debbono allincontro darle un'abbondante razione
di grano perch essa faccia uova sempre pi.
ramo vaouzam ECONOMICO. 69

compere di materie prime pei lavori che fabbrica, e laltra met in compre di
produzioni per la sua sussistenza.
Prima del rincaramento, ella aveva dunque da spendere per la sua sussi
stenza 475 milioni di lire che gli servivano a comperare 475 milioni di misure
di produzioni le quali potevano far vivere 5 milioni 167 mila persone, suppo
nendo dal pi al meno il consumo di ciasclieduna testa a 150 misure.
Dopo il rincaramento, ella ha per la sua sussistenza 650 milioni di lire da
spendere, colle quali ella potr. comperare 542 milioni di produzioni del paese.
Il rincaramento di un sesto del prezzo delle produzioni, cagionato dalla libert e
dall' immunit del commercio, procura dunque alla classe sterile un protto di
67 milioni di misure, mediante le quali ella potr accrescersi di circa un sel
timo ossia di 446 mila persone (I). '
Ci molto opposto allopinione che si ebbe nel secolo scorso, nel quale si
credeva buona cosa impacciare il commercio delle produzioni, atline di tenerle a
buon prezzo pel vantaggio e laccrescimento della classe manifattrice. Si vede
per lo contrario, che questa classe molto interessata al rincaramento, e ch'ella
ci guadagna un accrescimento di travagli, dagiatezza e di popolazione, perch
ella partecipa dellaumentazione delle ricchezze e della spesa dei proprietarii
della rendita.
""l" Ecco dunque il riepilogo della soluzione di codesto problema.
I proprietarii guadagnerebbero annualmente 565 milioni di misure di
produzioni, e la classe sterile 67 milioni; e la popolazione generale della na
zione potrebbe essere aumentata di un decimo. Questo calcolo si estenderebbe
anche pi in l, se si parlasse degli accrescimenti successivi che risulterebbero
dai protti che farebbero i ttajuoli dei fondi durante il tempo delle loro
locazioni.
Del resto noi dobbiamo prevenire il lettore, che se noi ci servissimo, in una
seconda aumentazione di prezzo, dei risultati della soluzione attuale, la quale ha
dei dati o dei fatti particolari di unaumentazione prima, lapplicazione di tali
risultati ci allontanerebbe di molto dalla verit.

(1) inoltre da notare che noi qui abbiam supposto che la classe sterile compcrasse
nel paese tutte le sue materie prime e la sua sussistenzal; non per tanto codesta classe
partecipa molto al commercio estero ed alla consumazione delle produzioni estere le
quali non sono rincarate. Sembra quindi che, per l'accrescimento della sua entrata, ella
avrebbe un maggior numero di misure e potrebbe far sussistere una popolazione pi
grande che noi abbiamo calcolata qui.
Non di meno ognun deve rammentarsi, che per semplicare il Quadro e non soprac
caricare colla moltiplicit degli oggetti lattenzione dei lettori ancora poco avvezzi alla
formula, si stimato opportuno non esprimervi il passaggio della spesa l'alta della meta
dell'esazione delle gravezze indirette presso la classe sterile, e di non contarlo che nel
loro ritorno sulle anticipazioni della classe produttiva; la qual cosa sembra riferire a
questa classe una parte di popolazione che non per tanto sussiste colla classe sterile,
tanto prima quanto dopo il rincarimento, sulla spesa della met delle gravezze indirette.
Ora il calcolo di questa parte di popolazione nelluno e nell'altro caso diminuirebbe un
poco la proporzione dell'accrescimento della classe sterile. Si pu quindi tenersi al totale '
che presentiamo qui, facendo astrazione del protto che questa classe ottiene sulle sue
compre all'estero, e che per lo meno compensa l'emissione volontaria del'computo spe
ciale di questa parte di popolazione, che rigorosamente calcolata, non ci darebbe che
una differenza di 25 mila persone, ossia circa 6 mila famiglie.
'70 oussnsr.
Laonde una seconda aumentazione dei prezzi aggiunta alla prima presente
rebbe un altro problema, il quale avrebbe anchesso i particolari suoi, i quali
sarebbe duopo prendere e sottoporre rigorosamente ad un nuovo calcolo, pel
quale si troverebbe che una seconda aumentazione di prezzo sarebbe ben lontana
dal procurare un accrescimento di rendita cosi grande come quello che succede
per la prima aumentazione; a meno che, anche nella seconda aumentazione di
prezzo non si trovassero delle cause che potessero di nuovo contribuire a tale
accrescimento, quali, a modo dcsempio sarebbero la costruzione di canali, l'in
venzione di macchine che rendessero i trasporti pi facili, o che risparmiassero
il travaglio della mano d'opera, ecc. ecc. (i).
Osservazioni.

Loggetto principale che si proposto, nella soluzione di codesto problema,


stato di far vedere, per lo svolgimento stesso della questione, che della
maggiore importanza per una nazione di pervenire, per mezzo di una piena li
bcrl di commercio, al pi alto prezzo possibile nelle vendite delle produzioni
del suo territorio.
L'ipotesi non limitata alla sola libert di esportazione delle granaglie, ella
abbraccia la totalit delle produzioni commerciabili del territorio, perch il com
mercio interno ed esterno delle produzioni di qualsiasi genere pu essere impac
ciato in mille maniere dirette o indiretto, le quali fanno ribassare il prezzo.
questa una parte di governo la quale esige attenzione molte. e discernimento
grande, azione poca e metodi pochissimi.
Le gravezze indirette non sono state ammesse alla ripartizione dell'aumento
dei prezzi, perch elle non sono inerenti allordine delle produzioni commercia
bili, e perch si e portato questa parte del benecio dellaumento dei prezzi, in
accrescimento della rendita per 75 milioni, senza che la rendita di 400 milioni,
la quale e salita a 800 milioni, non sarebbe salita che 7:25 milioni ; e sarebbe
difatti a questo punto di 725 milioni, rimanendo d'altronde tutte le cose eguali,
che si ridurrebbe l'accrescimento della rendita, se non vi fossero gravezze in
dirette.
Ma allorai 450 milioni di questo genere , che si sono supposti, sarebbero
rientrati nella rendita, la quale, invece che di 850 milioni si sarebbe trovata di
circa 1200 milioni, dei quali il Sovrano, indipendentemente dagli accrescimenti
successivi della cottura; avrebbe avuto da quel momento circa un terzo ossieno

(1) Vi sono taluni i quali credono che le scienze nelle quali applicabile il calcolo,
non sieno, nella ricerca della verit, della natura medesima dellealtre scienze. E non
pertanto icalcoli non sono guari u cause n elletti; perci non'sono essi mai nelle
scienze lobbietto delle nostre ricerche. Ora in tutte le scienze, la certezza consiste nelle'
videnza degli obbietti. Se noi non arriviamo a quellevidenza che presenta al calcolo i
fatti ossia i dati suscettibili di computo e di misura, il calcolo non retticher i nostri
errori. Le scienze clic ammettono il calcolo hanno dunque la medesima base di certezza
che le altro. Questo certezza pu, per vero dire, estendersi per via del calcolo sulle
quantit le quali non possono venir snpputate che del calcolo, ed in tal caso esso
sempre in se stesso infallibile, vale a dire chesso presenta sempre infallibilmente e con
seguentemcnte o errori o realitil, secondo che viene applicato a realit o ad errori. Dal
che conseguita che, nella ricerca della verit per via del calcolo, tutta, la certezza sta
nellevidenza dei dati.
ramo rnoeceua ncotvomco. 71
400 milioni per porzione sua, senza cagionare deterioramento nessuno nellor.
dine successivo della riproduzione annuale; e in questo caso la rendita dei pro.
prietarii dei fondi si troverebbe pi che triplicata (1), la parte della decima si

(1) Se si voglia convincersi che queste estimazioni le non sono guari arbitrarie, e clie
le gravezze indirette hanno dillatto diminuito , almeno in questa proporzione la rendita
delle terre coltivate, senza parlare di quelle di cui elle hanno totalmente annientata
la coltura, d'uopo confrontare il prezzo del tto delle terre prima della istituzione di
tali gravezze, col prezzo attuale di questo medesimo tto. Noi ne produrremo quiun
esempio tratto da una fonte notoria e decisiva.
STATO del tto delle terre alla ne del quindicesimo secolo, secondo gli apprezzamenti
panni coxsuertnixn Dl Boacooa'a (l).
Rendite in grano, sia di aflittanze, molini, decime, terze, come altre qualunque: s
debbono valutare a misura di Digione. la quale come lrml'na e contiene la carica di
il grano di due cavalli (del peso di 480 libbre (2) e sar prezzatn I emina di frumento
venticinque soldi grossi, che valgono quaranta soldi lornesi.
a La, giornata di terra (due terzi dcllarpento regio di 100 pcrliche, la pertica di 22
a piedi (5) che si fa a met, sar valutata dieci soldi tornesi .
Da ci facile sapere il prodotto dell'arpento di terra. Dieci soldi di giornata pel pro
prietario ed altrettanti pel fittajuolo sono venti soldi, che bisogna raddoppiare per avere
il valore del prodotto in frumento, perch la ricolta del frumento paga per due anni. cio
l'anno medesimo della ricolta, e quello di maggese dell'anno precedente, durante il quale
si lavorato il campo. il che d, decima e semenza prelevate, 40 soldi per il prodotto
totale della giornata, ossia 60 soldi per quello dell'arpento un terzo pi grande della
giornata.
Il valore contante del marco d'argento era allora di 12 lire. Quindi con un marco d'ar
genio si pagavano 12 sestieri di frumento, i quali, a ragione di 18 lire il sestiere, varreb
bero oggidi 216 lire, invece di 12. Il soldo d'allora era dunque rispetto a quello d oraI
come una sta a diciotto. '
l 60 soldi che produceva l'arpento a quetempi valevano dunque 18 volte 60 soldi,
ossia 1080 soldi, ovvero 5-1 lire de nostri giorni. Queste 54 lire divise per met tra il fit
taiuolo ed il proprietario, danno 27 lire per le riprese del primo, e 27 lire per la rendita
del secondo: le quali 27 lire, ripartite in due anni formano pel proprietario una rendita
di 15 lire 10 soldi ciascun anno per arpento, e 13 lire 10 soldi pel fttaiuolo.
Secondo questo conto, la ricolta di frumento era di tre scstieri per arpento, decima e
semenza prelevate; il che prova che le terre, di cui qui si tratta, erano di prodotto fiacco
il quale non era che il terzo delle buone terre che rendono tra i 0 e i 10 scstieri per arpento
regio. Un arpento di terra il cui prodotto non sia che di 8 srslieri, decime esemenze pre
levate, si affitta oggid circa il quarto (4) di quello che si alllttasse allora, che l'imposta
poco variava, e che l'imposizione era meno arbitraria, e che non c'erano tasse sulle con
sumazioni, all'infuori di 12 denari per minot di sale.
a Una giornata che si faccia in terzo sar prezzata 6 soldi tornesi .
In questo caso 6 soldi per anno pel proprietario fanno 12 soldi per due anni, che ag
giunti ai 21 soldi di riprese del fttaiuolo formano 36 soldi per la ricolta in frumento di
una giornata, o 51 soldi per quella di un arpento. Questi 51- soldi moltiplicati per 18,
danno 972 soldi o 48 lire 1.! soldi per arpento, semenza e decime prelevate. Sono 16 lire
4 soldi pel proprietario in due anni, ossia 8 lire 1 soldi l'anno, e 16 lire 4 soldi per il ft
taiuolo, compresovi il risarcimento di quella quantit della semenza che produce meno.

(1) Vedi Ricerche ml valore delle monete 6 ml prezzo dei grani prima e dopo il concilio di Fran
coforte. Parigi, 1762 (pag. 50).
(2) Due sesticri di Parigi o di Troyes. Vedi ibt'dcm (pag. 55).
(5) Vedi ibidem (pag. 40).
(4) Nella Beauce, larpento che rende 4 sestieri a Parigi, e affittato nggirl, per la parte del proprietario,
6 lire, al pi; ed ancora perche la decima non vi che del terzo della quota ordinaria, polebb se ella li
lsvusa come nll'ordinario, eio: il tredicesimo corone, non vi sarebbero che 4 lire pel proprietaria invece di
0 lire, e 2 lire per l'imposta invece di 5 lire. Vedi Giornale l'Agricoltura, 8 nov. 1706 (pag. 140).
72 QUBSNAY.
troverebbe d'altronde aumentata di un sesto sulla totalit della riproduzione,
nella quale non per anche si suppongono nuovi accrescimenti relativamente alla
massa totale delle riproduzioni.

La ricolta in frumento era due sestierz 8 slaia e 2|5 per arpento, semenza e decima
prelevate. Un arpento di terra cos magra si aiitta oggidi 40 soldi pel proprietario e 20
soldi per limposta territoriale. '
Una giornata che si fa in quarto, quattro soldi tornesi . . _ _ _ _
E qui 4 soldi per anno, sono per due anni 8 soldi di rendita, | quall, aggiunti al: 24
soldi di riprese del ittaiuolo, fanno insieme 32 soldi per [la giornata, o 48 soldi per lpr
pento. Questi 48 soldi moltiplicati per i8 danno 864 soldi ossia 45 lire 4 soldi per l ar.
pento, delle quali c'erano 10 lire 16 soldi pel proprietario in due anni, ovvero 5 lire 8
soldi l'anno, e 16 lire 4 soldi pel proprietario.
La totalit della ricolta dell'arpento in frumento era di 2 due sestieri 4 slaiae 4|5, se
menza e decime prelevate, il quale non si aliitta oggidi pi di 20 soldi pel proprietario e
10 soldi per l'imposta territoriale. .
Si debbe notare qui che in proporzione che il prodotto delle terre debole il prodotto
netto diminuisce; che le spese non diminuiscono, e che perci un progetto d imposta
presa in natura, col decimo del prodotto totale della ricolta, impraticabile. lmperocch
in quest'ultimo caso nel quale non ci sono oggidi se non 50 soldi di prodotto netto, lim
posta in forma di decima preleverebbe 4 lire 6 soldi, la qual cosa sopprimcrebbe al pro
prietario 20 soldi della sua rendita, e dimiuuirebbe al iittaiuolo 3 lire 6 soldi sulle spese
di coltivazione. Questo scemamento successivo annienterehbe in pochi anni le anticipa
zioni del iiltaiuolo e la coltura della terra. Ma il fittaiuolo, per prevenire la sua rovina
non s'incaricherebbe di quella coltura a siilatle condizioni. Perci quelle terre restereb
bero iucolte, e cosi si sarebbe privati di un prodotto che debbe contribuire alla sussistenza
della nazione ed alla rendita dei proprietarii e del sovrano.
L'impiego di un aratro era di 80 arpcnti. Una cos piccola coltivazione per un aratro
lascia abbastanza scorgere ch'essa si eseguisse con due cavalli soltanto, e che le terre
fossero assai leggiere nel cantone sottoposto allora ai prezzi dei quali qui discorso; poi
ch gli aratri a quattro cavalli sono per le terre pi difficili, e l'impiego n' di un terzo
pi esteso.
Le terre fruttano pi o meno secondo che le sono pi o meno fertili. Ma le spese
compiute di coltivazione sono presso a poco le medesime per la coltura delleterre, sieno
esse di quelle che fruttano molto, o di quelle che fruttano poco; e non se non dopo aver
prelevate codeste spese che il soprappi forma il prodotto netto. Si stima generalmente
oggidi, nella grande coltura le riprese dellttaiuolo in ragione di 27 lire per arpento l'anno,
non comprese la semenza, la decima e limposta territoriale. Vedi la Memoria sull im
posta arbitraria ristretta allo/cio di taglie, Giornale d Agricoltura, novembre 1767,
pag. 159.
il prezzo medio degli apprezzamenti della Consuetudine di Borgogna, che qui abbiamo
citata, era di 48 lire per la ricolta dellarpento di frumento, semenza e decime prelevate.
La ricolta dellarpento in binde marzuole la met del valore di quella in frumento; sono
24 lire le quali aggiunte a 48 lire, fanno 72 lire: il che suppone ogni anno l'impiego di
tre arpenti, uno in frumento, l'altro in marzuoli, e il terzo in maggese o lavorazioni,
i quali insieme pagavano 24 lire di locazione rimanendo 48 lire per le riprese del iit
taiuolo.
Oggidl la locazione di tre iugeri di terra di cos magra qualit, presi insieme, non ,
fatta astrazione del deterioramento progressivo della coltura, se non di 6 lire al pi poi
proprietarii, e le riprese del iittaiuolo salgono a 66 lire, a cagione delle gravezze indirette
che aumentano di un terzo di pi le spese della coltura e riducono la rendita ad un quarto.
cos, che colle pastoie del commercio e le gravezze indirette, 1,600 milioni di rendita
si trovano ridotti a 400 milioni, e che la perdita sulla rendita di 1,200 milioni, nei
quali i proprietarii perdono i due terzi ossia 800 milioni, e il sovrano perderebbe un
terzo ossia 400 milioni, se non fossero le imposizioni indirette. ila non esso risarcito,
al pi che di 200 milioni, da queste imposizioni indirette ed arbitrario, poich elle rica
PRIMO PROBLEMA ECONOMICO.

duopo non di meno rimarcare che un tal mutamento avrebbe da principio


effetti a un di presso somiglianti a quelli di un grande mutamento nel valore
numerario delle monete, pel quale il valore delle produzioni, quello delle mer
canzie di mano dopera, ed il prezzo dei salarii, starebbero qualche tempo prima
di riprendere nel commercio il livello relativo a un tal mutamento.
Il popolo non allora in istato di fare un calcolo esatto nei particolari delle
sue vendite e delle sue compre, in conformit di tali mutamenti.
I ttajuoli, nelle scritte di locazione colle quali si obbligano a pagare la
somma della rendita, non potranno dunque conoscere esattamente e in tutti i
particolari loro, la moltitudine immensa di tutte le particelle di gravezze indi
rette dapprima ricadute sovressi, e delle quali venendo ora discaricati, dovreb
bero tenerne conto in accrescimento della rendita chessi avrebbero a pagare a.
protto del Sovrano e dei proprietarii. Non c' che il tempo e lesperienza che
possano istruirneli dopo visto il risultato dei prodotti e l' importare delle spese.
E non sar se non dopo avere conosciuto tal nuova condizione, che la concor
renza tra loro gli obbliglier a portare il tto al suo vero prezzo. Allora acca.
drebbe che insensibilmente la rendita si stabilirebbe alla sua giusta misura con
formemente ai prodotti ed alle spese della coltivazione; ed al modo medesimo si
stabilirebbe pure la regola tra l'imposta e la parte della rendita che appartiene ai
proprietarii dei fondi. Gli dunque facile scorgere che prima di una tale riforma
(la quale debbe farsi naturalmente in conseguenza del ristabilimento dell'ordine),
non vi si potrebbe mica supplire colla formazione di un catastro, infine a tanto
che le rendite fossero stranaturate e disperse fuori del loro assegnamento na
turale, poich un catastro non potrebbe in tal caso essere fondato sopra niuna
basregolare e fissa. Pur non di meno sarebbe indispensabile di evitare che i
redditi del sovrano fossero esposti ad una diminuzione, in una riforma che esi
gerebbe tempo per arrivare alla sua perfezione e per mettere l'agricoltura nella
via la quale conducesse sicuramente agli accrescimenti di cui fosse suscettibile.
Sarebbe adunque allora importantissimo di stabilire questa riforma sopra un
piano molto regolare e molto lsicuro. tal lavoro codesto, che richiede tempo,
ingegno e lumi poco comuni e assai difficili ad acquistarsi.

dono per riassorbimento sulla spesa del reddito del sovrano. come sulle spese della
nazione.
Ci fermeremo su questo subbietto allo stato di semplice riduzione del prodotto netto
del territorio attualmente coltivato, confrontato, a ricolta eguale, col prodotto netto che
si ritraeva dalle terre all'epoca che abbiamo qui esaminata. Ci sarebbero altre ricerche
da fare intorno al progresso successivo dello scadimento della coltura, dipendente dalla
medesima causa, e le cui depredazioni si manifestano colla diminuzione della popolazio
ne, e per lo stato delle terre diventate incolte o quasi inutili a cagione della rovina dei
coltivatori. Vedi, intorno la diminuzione della popolazione, il Trattato della Filosoa ru
mie, cap. 8, pag. 182, ediz. in 4: pag. 50 lom. II, ediz. in 12".

FINE DEL PRIMO PROBLEMA ECONOMICO.


QUESNAY.
M966..

SECONDO. PROBLEMA ECONOMICO. (V


W

llpeazov r'i 'r aa'Onua cv rin, voucmiam mi


miOzw ro; lus'mvrx; s'v f no'lu 'ra'n fuyiordv
ussisiv, in: loytgznv la'vlizt, zzi virram
czJrYG, ml un i'twnwig.
LQKPATII iv lato",
E dunque conveniente che noi facciamo una legge
per coloro che cono destinati ad adempiere ai primi
u/rii nella nostra repubblica, di applicarsi alla scienza
del ralcolo1 di nludinrln, e non mica supercialmente.
SOCRATE in Plutone.

>---_&'_>____

DETERMINARE GLI EFFETTI DI UNIMIOSIZIONE INDIRETTA.

Sposisioni preliminari.

Ci sono talune imposizioni indirette, semplici o poco dispendiose nella loro


esazione. Tali sono quelle che si stabiliscono sugli uomini colla. forma di taglia
personale, di capituzione, di servigi feudatarii, di tasse sulle pigioni delle case,
sulle rendite pecuniarie ecc. ecc. Altre poi sono molto composto, ed importano
unesozione assai dispendiose. E tali son quelle che si stabiliscono sopra le der
rate e mercanzia, allentrate o alluscitc, ai pedaggi, alle dogane, o sulle naviga
zioni e sul carreggiare del commercio interno ed esterno, osulla. circolazione del
danaro nello compro e nelle vendite di qualsiasi specie; tali sono inoltre le
creazioni di cariche ed ulteii, con attribuzione perpetua. od a tempo di di
ritti e di tasso a profitto di coloro chnne vengono rivestiti, i privilcgii di com
mercio, eco.
L'esame degli effetti di ciascheduna di cotali imposizioni indirette forme

(') Avvortimento di Dupont di Nemours premesso all'edizione francese. --La questione


che fa l'oggetto del problema seguente nel quale si tratta di trovare la differenza degli effetti
dell'imposizione indiretta da quelli dell'imposta diretta, e una questione veramente inte
ressante per la felicit delle nazioni, e che occupa attualmente un gran numero di scien
ziati in Inghilterra dove ella e stata messa in campo in proposito del Diritto di assiso
(excise), ed in Francia dove la societ reale di agricoltura di Limoges ne ha fatto l'og
getto d'uno de suoi premia.
Quo scienziati vedranno senza dubbio con piacere una soluzione rigoroso e matema
tica di questa importante questione.
Questa soluzione daltronde servir d'esempio per mostrare qual possa e qual debba
essere l uso della formula. aritmetica del Quadro Economico, nelle questioni dello stesso
genere.
SECONDO PRDBLEII ECONOMICO.

rebbe l'oggetto di un calcolo particolare, rigorosamente assoggettato ai dati che


venissero presentati dalla maggiore o minore complicazione di quell'imposizioue,
dal maggiore o minore impneoio chella recasse al commercio ed agli altri tra
Vagli umani, dalla maggiore o minore quota delle spese necessarie alla sua esa
zione. Ma la riunione di quelle diverse imposizioni indirette, pi o meno onerose,
formando una massa totale che si pu in generale chiamare limposisione indi
rella, la riunione delle spose di osazione e degli altri sopruocarichi che tutte
siatte imposte traggonsi dietro, presenta unaltra massa che si pu anch'essa
in generale chiamare Spese dell'imposiziorw indiretta, e la quota delle quali con
siderata relativamente alla somma che il sovrano ritrae dalla totalit delle
imposizioni indirette, stabilisce la. cifra media delle spese di cauzione delle
imposizioni di questo genere.
l imposizione indiretta, presa cosi in massa e ridotta ad una cifra media
di spese e di sopraccarlchi dellesazione, che noi ci faremo ad esaminare qui. Noi
la oonsdemremo all'origine della sua Istituzione presso una nazione, lagricol
tura della quale fosse stata inno a quel momento preservata da qualunque causa
deteriorante, e dove le anticipazioni annue della coltura producessero, dal mare
simo al minimo, (re per uno; dimodoch una spesa di cento, in anticipazioni an
nue, farebbe rinascere vencinquanla di rendita, e certeinquanta per le spese dei
coltivatori. me
Mi Cos, 2 miliardi di anticipazioni annue, fatte dalla classe produttiva, fa
rcbbcro, in ragione del 500 per 100, nascere una riproduzione totale di 6 mi
liardi, la quale fomirebbe 5 miliardi ai coltivatori per le riprese, composte
delle loro anticipazioni annue e deglinteressi delle loro anticipazioni primitive,
e darebbe inoltre una rendita di 5 miliardi per li proprietarii fondiarii e il sovra
no. Noi abbiamo antiobi monumenti di una produzione per lo meno simile in
Francia, e nella quale la relazione delle anticipazioni annue nel prodotto totale
era nella proporzione medesima di quella che noi supponiamo qui.
Sono le anticipazioni annue del coltivatore, e la relazione loro colla rendita
clielle fanno nascere che formano i dati del calcolo della fermata aritmetica
del Quadro economico.
Qualunque operazione del governo la quale tenda allaccrescimento di quelle,
anticipazioni, e che al contrario le diminuisce, accresce e diminuisce le ricchezze
della nazione.
Questi eiietti, buoni o cattivi, si dimostrano facilmente in tutta la loro esten
sione col calcolo assoggettato alla formola del Quadro economico.
La anticipazioni annue si riproducono elleno stesse ciascun anno cogli inte
ressi che debbono annualmente completare le ripresa dei mltivatori; questi inte
ressi sono dordinario eguali alla met delle anticipazioni annue. Cosi, allorch
per esempio, ci sono 2 miliardi di anticipazioni annue, le riprese dei coltivatori
sono di 5 miliardi.
Queste riprese essendo prelevate dalla riproduzione totale di claschedun anno
il sopravanzo si chiama prodotto nello.
Questo prodotto nella forma la rendita che si ripartisce tra il sovrano, i de
cimatori ed i proprietarii.
Se dunque la riproduzione totale di 5 miliardi, prodotti da due miliardi di
anticipazioni annue, resteranno prelevati li 5 miliardi di riprese dei coltivatori,
76 QUBSNAY.
2 miliardi per la rendita. Questa rendita allora in ragione del 100 per 100
delle anticipazioni. -
Se la riproduzione totale non che di 4 miliardi, le riprese dei coltivatori
essendo di 5 miliardi, la rendita non sar che di un miliardo. Questa rendita
sar allora in ragione del 50 per 100 delle anticipazioni.
Se ella fosse di 6 miliardi, la rendita si troverebbe eguale ai 5 miliardi delle
riprese del coltivatore, ed in ragione del 150 per 100 delle anticipazioni, ecc.
Queste differenti relazioni tra le anticipazioni e la rendita possono presentare
in differenti tempi, per le variet loro, dei dati differenti, dietro i quali bisogna
calcolare le spese delle tre classi, per assicurarsi dei mutamenti che succedono
nella produzione annuale delle ricchezze di un reame, e nelle relazioni essenziali
tra le riprese dei coltivatori e la rendita, le quali insieme formano la somma
totale della riproduzione annuale.
Perci, per trovare esattamente codeste relazioni in tutti i casi, basta di scor
gere le cause che possono apportare mutamenti nell'ordine della distribuzione
delle spese rappresentato nel Quadro, e di seguire col calcolo il cammino di
questa distribuzione, conformemente al mutamento del quale si vogliano cono.
scere gli eetti; il risultato del calcolo presenter la somma totale della ripro
duzione aumentata o diminuita dallc'etto del mutamento sopravvenuta.
duopo sottrarre da questa somma le riprese del coltivatori, il rimanente
former la rendita, eccettuatine que mutamenti nei quali la spesa della nazione
debba eccedere la riproduzione annuale del territorio del regno.
Allora, questo ascendente di spese che sorpassa la riproduzione si trova tutto
riunito dal calcolo nell entrata della classe produttiva.
Ma gli facile scorgerlo per la sproporzione di questa entrata colle anti
' cipazioni annue della classe produttiva, della quale si conosce la relazione attuale
col prodotto totale chelle fanno rinascere annualmente.
Si conosce allora leccedente delle spese che il prodotto del paese non pu
fornire, e che per conseguenza non si ottiene che da compre fatte allestero.
Coloro che sono versati nel calcolo della formola aritmetica del Quadro eco
nomi'co, riconoscono e determinano esattamente questo variet, ed i vantaggi o
svantaggi dei loro effetti nell'ordine economico, coll'aumentazione o la diminu
zione sopravvenuta nelle anticipazioni, o nella rendita, o nella classe sterile;
poich questa classe perde sempre a cagione del deterioramento che succede
nella rendita, e questa perde sempre a cagione del deterioramento che succede
nelle anticipazioni dei coltivatori. Tutte codeste parti sono talmente legate tra
loro, ch'ella debbono esser tutte comprese nella formola aritmetica colla quale si
pu assoggettarle al calcolo.
Per esempio, nel caso che noi dobbiamo caloolar qui, nel quale le anticipa
zioni annuali della coltura sono 2 miliardi, la riproduzione di 6 miliardi, le
riprese dei coltivatori di 5 miliardi, e conseguentemente la rendita di 5 miliardi,
la distribuzione annuale delle spese e del commercio fra le tre classi sar tale,
quale noi la presentiamo nel Quadro seguente.
sscosno PROBLEMA ECONOMICO. 77

muuo Qmnno.

ANTICIPAIIONI ANTICIPAIIOII
annue

della clone della


produttiva. IINDITA elaue llerile.

2,000 milioni. 4,250 milioni.


------. 5,000 milioni. .----,-

4,500 milioni. ' . .' '.4 ,500 milioni.


\ l .

Somme che servono a pugno la rendita ,


a gli interessi delle anticipazioni pri- 0,250 milioni.
milive. .

4,250 milioni. '.4,o00 milioni.


TOTALI . 2,500 milioni.
la met
dei quali ia ri
pren per rifare
Spm delle lnticipuioni annue. 2,000 mik'om. le antci a
zrom l
.__.__ questa classe.
TorAu . . 6,000 milioni.

Se, in un tale stato di produzione, il sovrano avesse per sua porzione i due
una: della rendita, questa porzione costituirebbe un reddito pubblico di circa
800 milioni, e questo grande reddito diretto, che solo basterebbe per sostenere
al pi alto grado lo splendore e la potenza dell'autorit sovrana, e le spese ne
messarie per la sicurezza e la prosperit della nazione, non cagionerebbe deterio
lramento nessuno nella riproduzione annuale, come si pu vedere nell'altro quadro
seguente il quale rappresenta separatamente la spesa dellimposla e quella della
rendita dei proprietarii fondiarii. '
73? ' ouasaar. f ' -e

SECONDO QUADRO.

asclmzlosl mossi aaamra an'rlclnzloal


annue
della classe diretta. dei della
produttivo. proprietarii. cloua sterile.

2,000 milioni. .800 milioni. 2,200 milioni. 1,250 milioni.

s . g e . . I

400 milioni" . . . . A ,-| 00 milioni.

4 ,l00 milioni. ' . ' ' . ' ' . 400 milioni.

Somme che servono a . . . ' . .


pagare la rendita e le an- 1,230 milioni. ' . . A ,000 milioni.
ticipazoni primitive. . . . .

4,400 milioni" ' . '

uso miis'om'.. '


TOTALE. . . 2,500 milioni.
la met
Perla spesa delle an- . . . dei quali e ri
ticipazioni annue. } 2000 mhom' sanata per ri
fare le anticipa
- _ zioni di questa
__"_"_' classe.
Tema. . . 6,000 milioni.

Si vede che lesazlone dell'imposta, presa cos sul prodotto netto direttamen
te, non cambia nulla all'ordine della spesa e della distribuzione; che i coltivatori
ricevono egualmente le somme necessarie per pagare la rendita e per assicurar'
le riprese loro, e che per conseguenza la riproduzione debb'essere la medesima.
Ma questo reddito pubblico di 800 milioni, il quale abbraccia direttamente
i due seltimi del prodotto netto del territorio, sarebbe sembrato eccessivo ai pro
prietarli fondiarii. La loro cupidigia ignorante non ha loro mai lasciato scorgere
che l'imposta non debbe esser presa che sulla rendita delle terre. Essi hanno
sempre avuto lopinione che l imposta dovesse essere stabilita sugli uomini, o
sulle consumazioni che gli uomini fanno, per la ragione che gli uomini parteci
pano tutti alla protezione della potenza sovrana. E non hanno essi pensato che
l'uomo, la costituzione fisica del quale non presenta altro che bisogni, non pu di
per se stesso pagar nulla; e che qualunque imposizione messa sugli uomini, o
sulle consumazioni loro sarebbe necessariamente presa sulle ricchezze che fanno
sussistere gli uomini e che soltanto la terra produce. Si sono eglino persuasi che
dando direttamente un decimo della rendita di lor terre, essi pagherebbero com
piutamente la loro parte di contribuzione pubblica. 1 nobili e il clero hanno recla
mate franchigie e immunit senza fine, chessi hanno preteso essere annesse ai
loro beni ed alla condizion loro.
sscosno raoazma Ecoxomco. 79
l sovrani hanno creduto che convenisse pure accordare certe esenzioni totali
ai loro uiciali ed a tutti coloro che sono rivestiti di cariche o d impieghi in
tutte le differenti parti dell'amministrazione del governo. Per siatte disposizioni
i redditi del sco si sono trovati ridotti: ad uno stato tanto modico, e i proprie
tarii presentando tanta opposizione alla sua aumentazione diretta, che i sovrani
hanno avuto ricorso a delle imposizioni indiretto di diversi generi, che si sono
poi estese via via pi, a misura che i redditi della nazione diminuivano per
effetto delle deteriorazioni che sono le conseguenze inevitabili di quelle imposia
zioni medesime. t proprietarii fondiarii che non ne prevedevano le conseguenze e
che nel tempo stesso chelle distruggevano le loro rendite, non comprendevano,
non iscorgevano nemmeno la causa della diminuzione della loro ricchezza, fecero
plauso a quelle imposizioni indirette, merce le quali credettero essi eludere lin1
posta che avrebbe dovuto essere stabilita direttamente ed immediatamente sulla
rendita dei beni loro, dove non avrebbe cagionato deterioramento alcuno nella
riproduzione annuale, e non avrebbe avuto bisogno di nessuna aumentazione
successiva; mentre invece, pel progresso e gli effetti disastrosi delle imposizioni
indirette, bisogna successivamente aumentare tutto all insieme, e le imposizioni
indirette e l'imposta. diretta, per soddisfare ai bisogni dello Stato. Ondech
succedute che i proprietarii fondiarii non solamente non hanno evitato il paga
mento dei due seiiimi della rendita, che appartengono al sovrano, ma si sono
inoltre tirati addosso le imposizioni indirette per le quali le deteriorazioni, pro
gressive ed inevitabili, annientano le rendite loro, quelle del sovrano e le ricchezze
della nazione.
Ed questo effetto appunto che si tratta di dimostrare, come ora lo faremo
qui colla soluzione di questo problema, di cui noi andiamo a proporre i dati se
condo l'ipotesi che n qui abbiamo disvolta.

Dati.

Noi dunque supponiamo, che invece dell'imposta unica e diretta che potrebbe
essere stabilita in ragione dei due sellimi, i quali sopra una rendita di 5 miliardi,
formerebbero la somma di 800 milioni, i pro'prietarii delle terre preferissero una
imposta la quale non prendesse direttamente ed immediatamente sulla rendita
delle loro terre se non che un decimo, ossia 500 milioni; e che per far fronte
alle spese pubbliche, si stabilisse una contribuzione di 500 milioni sulle persone,
e sulle consumazioni, la met dei quali sarebbe invasa dalle spese di esazione,
dal protti degli appaltatori e dei loro associati, dal sopraccarico che impongono
alla nazione i contrabbandieri, i quali nascono inevitabilmente dalle imposizioni sul
commercio, e che niunarmata scale ha mai potuto frenare, dalle spese de litigi
che vengon dietro ad una esazione complicata le cui regole sono soggette a molte
interpretazioni, dalle transazioni dei privati che temono intentar giudizi] contro
glimpiegati del sco, dalle ammende arbitrarie, dai guadagni annuali dei titolari
di cariche, uffici e di diritti alienati, e dai lucri dei proprietarii di privilegi esclu
sivi, ecc. ecc.
Se noi ci servissimo dei calcoli del Duca di Sully, noi potremmo portare
anche pi in su codesta valutazione, ma noi prendiamo come l'abbiamo pi sopra
annunziato, una cifra mediana tra le imposizioni indirette le pi dispendiose e
80 QUBSNAY.
quelle che lo son meno, e daltronde c' pi caro rimanere al di qua, di quello
che trovarci al di la della verit.

Ossnnvzzrom.
Prima osservazione. -- Tutte le spese sono pagate dalle ricchezze rina
scenti che la sola terra produce, come noi l'abbiamo provato nei Dialoghi.
I primi proprietarii delle ricchezze riuascenti sono dunque i primi distributori
delle spese; sono eglino che l'anno realmente tutte le spese, parte da loro stessi,
parte facendosi aiutare dagli altri uomini dai quali ritraggono servigi, e che,
per mezzo di questi servigi, essi sostituiscono a loro medesimi nella spesa e nella
consumazione delle loro ricchezze.
Tutte le spese dunque dei salariati sono pagate da coloro che pagano i loro
salarii.
Le tasse stabilite sui salariati e sulle loro spese, sono dunque evidentemente
pagate per intiero da coloro che pagano i loro salarii.
E si obbietterebbe invano che la classe dei salariati potrebbe pagare ella
stessa quelle tasse aumentando il travaglio suo per aumentarsene la retribuzione.
invano, perch, 1 per moltiplicare i suoi travagli occorrerebbero alla classe dei sa
lariati maggiori fondi di anticipazioni, ch'ella non abbia; 2" quand'anche la classe
dei salariati aumentasse i suoi travagli, ella non aumenterebbe con ci la sua re
tribuzione, poich il valore totale dei salarii chella pu ottenere e limitato dalle
facolt, dalle ricchezze di coloro che possono salarlarla. Ora, evidente che l'im
posizione sulle persone, sul travaglio, sullo mercanzie, sulle consumazioni non
aumenta le ricchezze delle nazioni, e che diminuisce le occasioni di commercio
anzich moltiplicarle.
Come si potr dunque supporre unaumentazione di travagli da parte della
classe de salariati, per elfetto di un imposizione su questa classe? Un fabbricante
far esso dei tessuti che niuno poi possa da lui comperare? Un commerciante ne
spedir forse mille pezze in un luogo, dove non gliese ne possa pagare, e in
conseguenza consumare che cinquecento? Un orologiaio andera forse a vendere
i suoi oriuoli ai villani della Vestialia e del Limosiuo?
E invano altresi si obbietterebbe che i salariati potrebbero rcstringendo la
consumazione loro e privandosi di godmenti, pagare le tasse che loro simpones
sero, senza che queste ricadessero sui primi distributori delle spese. Si vedr pi
innanzi che senza contribuire al pagamento dell imposizione indiretta, i salariati,
per eiietto di questimposizione che annienta le sussistenza, sollrono un estingui
mento, una dilalcazione spiacevole di salario, che li riducono alla miseria e di
minuiscono necessariamente la popolazione loro. Il prezzo dei salarii, e per con
seguenza i godimenti che i salariati possono procurarsi, sono ssati e ridotti al
temine pi basso dalla concorrenza estrema che tra di loro. Che se, presso una
nazione, si voglia costringere con una tassa questi salariati a restringere doppia
mente i loro godimenti, essi emigrano per recarsi presso altre nazioni dove la
sussistenza loro venga pi assicurata, l industria loro pi protetta. Allora il pic
colo numero di coloro che rimangono in paese, trovandosi disimpacciato dalla
concorrenza, detta esso la legge ai primi distributori delle spese, e li costringe a
II-E74 *
SECONDO PROBLEMA ECONOMICO.

pagare il salario ordinario, e la tassa, e le spese, della tassa soprammercato ; di


maniera che questi primi proprietarii delle produzioni rinascenti, attaccati l al
suolo dalle loro stesse possessioni, sopportano necessariamente tutto il peso di
quell' imposizione distruggitrice.
Sei salariati, dei quali si vorrebbe restringere i godimenti con delle tasse,
non possono emigrare, per rimettersi in pari, essi diventano accattoni o ladri,
altra specie questa d imposizioni indirette, arbitrarie ed ambulanti, onerosissime
pei primi distributori delle spese.
Laonde, da qualsivoglia modo ci si pigli, la classe produttiva, iproprietarii
delle terre, e l'imposta stessa, come primi distributori delle spese, pagano inevi
tabilmente la totalit. dell imposizione indiretta che si stabilisce sugli uomini che
eglino stessi salariano, o sulle derrate e mercanzie cheglino stessi consuma
no, e vi contribuiscono ciascheduno in ragione della distribuzione delle pro
prie spese.
Seconda osservazione. - Si potrebbe credere che la spesa della classe pro
duttiva, che si fa nella campagna contribuisca all imposizione indiretta in una
proporzione meno forte di quella che si faccia nelle citt, dai proprietarii che in
esse risiedono,e dallimposla medesima che in esse si spende. Ma non si avrebbe
no siffatta idea se menomamente si riflettesse che, se gli agenti della classe pro
duttiva hanno, in proporzione, meno a soffrire, nelle spese loro, per limposizione
sulle consumazioni, hanno essi poi a soffrire molto di pi e nelle taglie personali
ed arbitrarie, e sono esposti a vessazioni assai pi dure e di gran lunga pi
moltiplicate che. non coloro i quali fanno le spese loro nelle citt. E se ne oc
corresse una prova, la si troverebbe nella diserzione dei gli degli agricoltori, ai
quali i padri fanno lasciare la campagna per mandarli nelle citt a comperarvi
cariche o ad esercitarvi professioni mercenarie.
Terza osservazione. _ Se si considerasse il coltivatore non solamente sic
come uno dei primi distributori delle spese, ma ben anche siccome un primo
venditore, osservando quanto le gravezze indirette pesino sopra il prezzo della
vendita di prima mano, si scorgerebbe che quasi tutto il fascio delle imposizioni
indirette sopportato dalla classe produttiva, poich le facolt dei compratori
son limitate; se l'imposizione indiretta non aumenta il prezzo delle produzioni
per il compratore - consumatore, evidentemente duopo chessa venga pagata
a spese del prezzo della vendita di prima mano; se l imposizione indiretta
aumenta il prezzo per li compratori-consumatori, questi sono forzati di diminuire
la loro consumazione; dal che, la mancanza di smercio delle produzioni costringe
il prezzo di esse a diminuire, imperocch bisogna bene che a qual pur siasi prezzo
il coltivatore venda, o che altrimenti egli cessi di coltivare per vendere (1).

(1) Si potrebbe, per verit, pensare cos a prima occhiata che le spese dell imposi
zione indiretta sostengano lo smercio delle produzioni del territorio. Ma ci si crede
rebbe soltanto allora che non si riettesse che lo smercio delle produzioni e limitato,
come noi labbiamo dimostrato nei Dialoghi; che l'imposizione indiretta non rende guari
colla sua spesa quello ch'ella si piglia sul prezzo delle produzioni; ch essa non fa che
rivenderla; che lo smercio non se ne farebbe meno, e che anzi si farebbe dun modo pi
vantaggioso, se non vi fosse guari niuna imposizione indiretta; imperocch cotal genere
d imposizione e la spesa di essa non sono favorevoli al commercio delle provincie, allo
smercio delle produzioni comuni all'uso dei consumatori dun ordine inferiore, ed ancora
Econom. Tono I. -- 6.

/\
82 oonsitu.
Nel mio poi, i due casi si mescolano e si compensano, ma il loro mescuglio,
come la loro alternativa, non pu sempre essere che rovinoso e lunesto al prezzo
delle produzioni.
Queste verit. sono ancora troppo sconosciute per essere adottate con fiducia
da lettori poco avvezzl a sitiatte combinazioni; per la qual cosa noi ci limiteremo
qui a fare entrare nel calcolo la contribuzione della classe produttiva all'imposta
indiretto, in ragione della spesa di questa classe. Ci basti di avere avvertito che
questa supposizione non intieramentc esatta, o che, di tutte quelle che si pos
sono me, la pi vantaggiosa ell imposizione indiretta.
Quarta osservazione. - Abbenclie la riproduzione totale sia di 6 miliardi;
non entrano che per 5 miliardi di produzioni nel commercio, attesoch la classe
produttiva ne ritiene per 1 miliardo ch'essa consuma presso lei in nature, sicco
me noi labbiamo notato pi sopra nel Problema sul rincaramento del prezzi;
ma la somma delle spese contribuenti alle imposizioni indirette nullam'eno, nel
caso supposto, di 5 miliardi 500 milioni, cio:
. , il
i" 2 miliardi che spende la classe produttiva sulle sue riprese di 5 miliardi, dei
quali ella non ritiene che 1 miliardo per la consumazione diretta ch elle io senza l'in
tervenimento di ritmi commercio . . . . . . . . i . . . 2,000 milioni
2 300 milioni d'imposizione diretta . . . . . . . . . i 500 1
5 2 miliardi 700 milioni di rendite che restano ai proprietuii, dopo
che si prelevata I imposta diretta sul prodotto netto . . . t . 2,700
4 500 milioni che piglia e che spende l'imposizione indiretta . . 500

Torzzs. ; . 5,500 milioni

Ognun vede che l'imposizione indiretta, che si piglia sulle spese, e che alla
stessa spende ci che ha pigliato, forma un doppio impiego, nella massa delle
spese, il quale non accresce mica questa massa, ma ne cambia la proporzione
delle spese sottoposte allimposizione indiretta, la quale contribuisce ella stessa a
pagare se stessa.

Drmoziom.

I 500 milioni dimposizioni indirette essendo ripartite sui 5,500 milioni di


spese che vi sono assoggettate, ciasclieduno dei primi distributori di queste spese
vi contribuisce, come noi lo abbiamo notato, in ragione delle spese delle quali
egli opera la distribuzione.
in classe produttiva in quale spende 9 miliardi, vi contribuisce per . 482 milioni
Limpostn diretta di 500 milioni vi contribuisce per -. . . t . . 21 a
La porzione dell'imposizione indiretta vi contribuisce per . . . . 23 I
1250 milioni di spese dell imposizione indiretlla vi contribuisco
M901: 0 - - . o s o - t o o \ A in i. s | u '- o a3aiwh
l-proprieurii delle terre vi eomrihuisoonopert . . . . c . 245 Mi
li, M

"TI-3" Tor/tre. i . 500 milioni


o: o
I . , v .

una gran parte dellesazione di tale imposta saccumula e forma fortune private
chesi sottraggono alla circolazione, la quale debbe riportar tutto si coltivatori per ps
0
"garela rendita dei proprietarii.
SECONDO raoauma ECONOMICO. 85
E fil qui questa disposizione assai lusinghiere pei proprietarii delle terre.
Sembra loro che la massa degli 800 milioni dell imposte dirette e indi-rette non
costi loro che 545 milioni, invece degli 800, che essi pagherebbero se quella
massa fosse presa per intiero immediammente sulla rendita dei loro beni.
Cattivi calcolatori quali sono, essi non iscorgono che per cotale disponimento
specioso, son dossi che forniscono il ramo del quale e formato il manico dellac
cetta la quale poi abbattera la foresta.
il; li 28% milioni prelevati annualmente sulle anticipazioni della classe produtt
tiva, dall' imposta indiretta di 500 milioni, e distratti dall impiego loro produt
tivo, avrebbero prodotto tre per uno, cio 546 milioni ;-eccodunque uri-annulla
meda di 54.6 milioni di riproduzione annuale.
Questa. riproduzione sar dunque ridotta a 5 miliardi 454 milioni, iniluogo
di 6 miliardi.
E noi supponiamo che tale diminuzione della riproduzione totale sar per
intiero rigettata sulla rendita, senza la. qual cosa le anticipazioni tutte, tanto le
primitive che le annue dei coltivatori, si troverebbero distrutte in pochi anni.
Quhdihhendita da ripartirsi tra i proprietarii e l'imposta non sar. pi che di
due miliardi quattrocento cinquantaquattro milioni, invece di 5 miliardi. I due
miliardi di anticipazioni annue della classe produttiva non produrranno pi, che
125 di rendita per 100 di anticipazioni, invece di 150 per 100 (1).
I. imposta diretta, la quale era il decimo di 5 miliardi di rendita, si trover
ridotta al decimo di due miliardi quattrocento cinquantaquattro milioni. Perci
essa non sar pi che di 244 milioni invece di 500 milioni.
"'Gli 800 milioni dimposte diretta e indiretta, caricati di 250 milioni di spe
se, di un riassorbimento di 75 milioni, e di un deterioramento di 56 milioni, '
trovansi' cosi ridotti pel sco a 421 milioni. Perloch, fatta astrazione dell im
posta diretta di 500 milioni, I imposizione indiretta di 500 milioni, non reca
realmente al sovrano se non 121 milioni, i quali distruggono circa lundecimo
della riproduzione totale del suo territorio, e in conseguenza della popolazione
del suo imperio; mentre invece l imposta diretta, presa in ragione di due set
timi dei 5 miliardi di rendita, gli porterebbe 579 milioni di pi senza dete
rioramento. "W"
La rendita di 5 miliardi, che ridotta a due miliardi quattrocento cin
quantaquattro milioni, paga daltronde, e a tutto scapito, a quelle stesse imposi
zioni indirette 245 milioni, la qual cosa poi in fatto la riduce a due mi
liardi duyentonovc milioni, i quali pagano 246 milioni d imposta diretta.
Cos non rimane ai proprietarii delle terre che un miliardo novecento ses
santavinqne milioni, invece di due miliardi dugento milioni che egllno avreb
bem, se gli 800 milioni dimposta fossero presi direttamente ed immediatamente .
sulla rendita di 5 miliardi; ed il sovrano avrebbe allora avuto realmente 809
invece ch non ha che 421 milioni. Il sovrano ci perde dunque 570

(1) Noi ci lissamo qui all'andamento uniforme della relazione attuale delle anticipa
zioni colla rendita, senza entrare nei particolari dei piccoli mezzi di risparmio aiquali i
coltivatori possono-ricorrere per ritardare il progresso della decadenza. lmperocch ri
sparmio non e riproduzione; e d'altronde lamlggior parte di codesti mez deboli pallia
tivi dell'istante, diventano poi in seguito svantaggiosiseimi.
84 QUESN 1'.
milioni, e i proprietarii 235 milioni: la qual cosa forma in totale 614 mi
lioni di perdita pe suoi comproprietarii del prodotto netto del territorio.
Per conoscere poi esattamente gli altri effetti del mutamento succedute nella
distribuzione delle ricchezze, per causa. del deterioramento che arrecano i500 mi
lioni d imposizioni indirette, noi rappresenteremo ora in un altro quadro lo stato
della decadenza della rendita, che invece di essere in ragione di 150 per 100
delle anticipazioni della classe produttiva, qual era prima della contribuzione di
500 milioni (1 imposizione indiretta, non si trova pi, per effetto immediato di
quest imposizione; se non in ragione di 125 per 100 delle medesime anticipazioni;
la qual cosa lo riduce da 5 miliardi a due miliardi quattrocento cinquantaquat
tra milioni. E in questo quadro noi faremo astrazione dai 500 milioni dimposi
zoni indirette, affine di evitare il doppio impiego che queste imposizioni recano
nelle spese.

'rnnzo QUADRO.
ANTICIPAZIONI AN'I'lCII'AZIOKI
annue della della
clone produttiva. clone en'lc.

2,000 milioni. nesnm. 4,4 milioni


invece di 250.

2,454 milione
. invece di 3 miliardi..

e - o
_4,221 milioni _ . . '. 4,221 milioni
invece (47500. . . invece di 4,500.

Somme chc'lervono a apre la ren- 4 4 "mio". '


glrluus'ltefl del e luticipuioni (vece di 4,250_' i ' ' .
, .

lemmi..- . ' ' . 4,000 milioni.


IIH'CCG di 4,250.

Tmm . . 2,227 milioni


invece di 2,500.

__ _ . Ci sono 450
Spese delle anticipazioni annue . . . 2,000 milioni. milionidipcrdita
sulle anticipazioni
di questa classe
che in 'ega In
------- met del lcntrats
5,454 milioni per rifare lo ami
invece di 6,000. clpuoni.

Ognun vede che la classe produttiva fa, vero, ricadere sulla rendita la sua
prima perdita di 546 milioni; ma la rendita. non le riporta pi che 1,227 mi
liom' invece di 1,500 milioni; vale a dire 275, milioni di deficit, dei quali
un terzo in dilalcazione di spese, e per cons eguenza in diminuzione di sa
larii per gli operai di questa classe.
secouno uosursis ECONOMICO. 85
Perci essi perdono . . . . 91 milioni
La classe sterile non arreca alla classe produttiva se non 2,227 mi
liom', invece di 2,500; sono 275 milioni di meno, un terzo dei quali in
diminuzione di salarii per gli agenti di questa classe. Perci essi per- .
dono................;.....91milioni
La classe sterile non riceve che 2,227 milioni , invece di 2,500 mi
lioui; sono 275 milioni, la met dei quali in diminuzione di salarii per
gli agenti di questa classe. Perci essi perdono .._. . . . . . . 156 milioni

Il Torna della perdita sui salarii dunque di 318 milioni


Elaperditasullarenditadi . . . . . . . . . . . . . 546miliom'

Torace . . . . 864 milioni

Soluzione.
Si notato, nelle deduzioni precedenti, che i500 milioni dimposizioni indi
rette costano ai proprietarii delle terre 255 milioni di pi di quello che loro non
costerebbero, se fossero soggetti all imposta diretta. . . . . 255 milioni
Che il sovrano ci perde . . . . . . . . . . . 579 milioni
Troviamo col calcolo del quadro precedente una difalca
zionedisalariidi . . . . . . . . . . . . . . 518milioni

TOTALE generale della depredazione . ,. 952 milioni

Il sovrano non ricava, come si veduto poco prima, che 121 milioni dalle
imposizioni indirette le quali cagionano una perdita di 952 milioni. Questimpo
slzione costa dunque pressoch otto volte di pi alla nazione che li 121 milioni
che il sovrano ne ritrae. E questi invece di ricevere il 500 milioni, i quali
dovrebbero formare la parte maggiore del suo reddito, non ne riceve che appena
un quarto. \
Cos sopra quattro egli perde tre, e quelluno ch'egli riceve costa otto alla
nazione.
l proprietarii delle terre che a tutta prima non sembrava pagassero per
la parte loro della massa degli 800 milioni (1 imposte dirette e indirette, se
non 545 milioni, e che credevano vantaggiare non pagando direttamente ed
immediatamente la totalit dell'imposta degli 800 milioni sul prodotto netto
delle loro terre, pagano 0 perdono in realil, per la forma dimposizione di che
si tratta, un miliardo 55 milioni, mentre la massa dell imposta di 800 milioni
non procaccia al sovrano se non 421 milioni.
lavano il sovrano vorrebbe egli supplire a un tal calo con aumentazione di
imposizioni indirette. Tale spediente non servirebbe che ad accrescere il dima
gramento del reddito suo e di quello della nazione. Laonde pi che si aumentasse
l imposta diretta, pi bisognerebbe aumentare l'imposizione indiretta per supplire
al deterioramento dell imposta medesima.
Se, per esempio, il sovrano volesse sostenere lesazione della sua imposta di
retta ai 500 milioni, questimposta la quale non era che il decimo della rendita
di 5 miliardi, diventerebbe lottavo di questa medesima rendita, che si troverebbe
ridotta a due miliardi quattrocento cinquantaquatlro milioni. in tal maniera
che l'imposta diretta andrebbe di pi in pi usurpando terreno alla. rendita, senza
86 onusuu.
alimentazione desazione pel sovrano, a misura che lirnposinione indiretta dimi
nuisse la massa della rendita. in tal maniera che l'imposta diretta e l' imposi
zione indiretta esisterehbero insieme senza regola, e che pe loro accrescimenti
progressivi e disordinati, diventerebbero luna e l'altra. disastrose pel sovranoc
per la nazione.

Anni DAINI pi ierrili cagionati dallimposta uiaretta,


che ci rimangono ad osservare.
da per mente che noi abbiamo fatto astrazione da quattro generi di danni
che ora indicheremo, e che debbono entrare, quando ciascun di loro si voglia
valutare in particolare, nella supputazione delle perdite che le imposizioni indi
rette cagionano. '
Primo genere di danno. Le deteriorazioni che elle cagionano in una progres
sione rapidissima:
Tali sono 1. Le detenorazioni successive dei fondi, le quali sono una con
seguenza del decadimento che l'imposizione indiretta necessita nella rendita dei
proprietarii delle terre; decadimento che mcnoma a qusti proprietarii le facolt
di mantenere e migliorare i beni loro.
Tali sono 2 le deteriorazioni successive delle intraprese e dei travagli frut
tuosi nei quali non si ardisce impiegare ricchezze ostensibili, la stima delle quali
sempre fatta a casaccio, serve poi di base alla quota dell'imposizione indiretta
arbitraria.
Tali sono 5 le deteriorazioni successive e in una progressione geometrica,
cagionato dalla spogliazione delle anticipazioni della coltura; la qual cosa una
conseguenza funesta delle addizioni d imposizioni indirette, arbitrarie ed antici
pate che si mettono, o che poi ricadono sui ttajuoli durante il corso del loro
tto.
Secondo genere di danno. Le fortune pecuniarie, che si moltiplicano peri
guadagni dei pubblicani che pigliano in appalto le imposizioni indirette; la qual
cosa arresta o interverte la circolazione del danaro e ne impedisce il ritorno
annuale all'agricoltura. _
Terzo genere di danno. La residenza dei ricchi pubblicani nella capitale; la
qual cosa allontana la consumazione dai luoghi della produzione. Dal che risul
tano grandi spese di trasporti, le quali ricadono, a scapito, sul prezzo delle produ
zioni alla vendita di prima mano, e per conseguenza sulle rendite dei proprietari
delle terre; i quali eglino medesimi, soprattutto se sono di famiglie ragguardevoli,
parimente si riducono alla capitale colla veduta di partecipare pel loro credito ai
favori della corte, per risarcirsi in parte, colle liberalit del sovrano, del decadi
mento delle loro rendite.
' Quarto genere di danno. La moltiplicazione degli accattoni; la quale una
conseguenza delle imposizioni indirette che aumentano i salarii o la sussi
stenza, estinguendo una parte della riproduzione delle ricchezze annuali della na
zione. Questa moltiplicazione di accattoni un sopraccarico considerevole pei
coltivatori, perch non osano rifiutare la limosina, essendo troppo esposti al pe
ricoli che pu loro tirare addosso il malcontento di quella razza vendicativa. E
cotal sopraccarico ricade sulla rendita dei proprietarii, i quali soli possono prov
vedere al risarcimento dei coltivatori, e che sono sforzati a un tale risarci
snconno PROBLEMA ECONOMICO. , 87
mente dalla natura stessa della loro propriet, e delle convenzioni che essi
non possono stipulare se non liberamente eoncoloro che coltivano le terre
loro. .
Noi non abbiamo compreso, nei calcoli del Problema che noi abbiamo procu
rato di sciorre, questi quattro'genoni di danni; i dati di questi son troppo svariati -
e troppo moltiplicati perch si possa formarsene un'idea precisa. Non si potr.
assoggettarli al calcolo che con mi} serie di lavori speciali ed estesissimi.
A noi basta avere indicata la via che si pu battere, per condurli tutti al
medesimo ordine di supputazione, allorquando saranno pi esattamente co
nosciuti.
Risultati. Si pu ora domandare ai proprietarii fondiarii se non sia della
suprema importanza per essi di soddisfare compiutamente allimposta diretta,
che ssa ed assicura lo stato di lor propriet; e di non impegnarcrper un
malinteso interesse, i sovrani a ricorrere, pei bisogni dello Stato, a ripieglii
waimviuosi Per la rendita dei pwprietarii, per li Sovrani Stessi. per il corpi)
iniim della nazione, quali sono sempre le imposizioni indirette

FINE DEL SECONDO PROBLEIIA ECONOMICOv


QUESNAY.
-<>m=>

DEL COMMERCIO. "l


M

4st. 1 il slznpagyu

W ramo DIALOGO TRA H. ED N. cesena:


,tit" lnque

H. -- Voi continuate dunque a sostenere, amico mio, che il commercio ,


le arti e i mestieri sono professioni sterili. Frattanto non potete negare, che se
vabbia una libera concorrenza nellesercizio del commercio, delle arti e dei me
stieri, la rivalit dei mercanti e degli artigiani non li debba sforzare a contentmsi
di retribuzione pi bassa con vantaggio e protto delle nazioni che pagano i loro
servigi. Voi non potete dunque parimente negare che il commercio considerato
nello stato di libera concorrenza procura o produce protto. qui inutile riepi
logare quanto si pu dire sulla significazione esatta della parola Paonvaan e della
parola raocnaaan; ne baster soltanto convenire che col commercio, colle arti e

t) Avvertimento di Dupont di Nemours premesso alledizione francese. Molte conte


stazioni sono insorte sulla divisione della societ in tre classi, cio: la classe produttiva,
quella dei proprietarii e la classe sterile. Questa divisione esposta nel Quadro economico,
ha sorpreso ed irritato molte persone comprese nella terza classe. La maggior parte degli
agenti del commercio, delle arti e delle fabbriche, si sono creduti o/fesi dallesscrvi stati posti
dentro. Fratlanto, uomini di una condizione pi elevata, i magistrati , i militari ecc,
non hanno creduto al disotto della dignit loro di essere considerati in cotal classe; niun
di loro ha mosso lagnanze di non essere stati mmpresi nella classe produttiva. Si e capito
che non era possibile di rappresentare la distribuzione annuale delle ricchezze, senza co
minciare dal risalire sino alla produzione la quale non potrebbe mai essere confusa ne
colla spesa n colla circolazione. E sembrato necessario, semplice c naturale di distinguere
gli uomini paganti che ritraggono le ricchezze loro immediatamente dalle produzioni della
natura, dagli uomini pagati che non possono riceverne se non come una ricompensa dei
servizii utili o piacevoli che essi rendono ai primi. Ma i protettori del lusso e gli artigiani
stessi clt'esso occupa, come pure la maggior parte dei negozianti e degli imprenditori di
mani/attore, si sono levati con gran calore contro siffatta distinzione. Eglino hanno ri
sguardato la denominazione di classe sterile come ingiuriosa per essi , non vedendo che
quella parola non esprimeva se non una propriet sica che nulla ha che fare colla di
gnit; che nelle scienze siche e necessario che tutte le espressioni siano di una giustezza
rigorosa; che non se ne poteva impiegare unaltra per designare la classe di cittadini pu
ramente salariati, le spese ed i travagli dei quali non fanno nascere produzione alcuna,
la qual cosa li distingue dal proprietarii che vivono della rendita loro fornita dalle pro
prie terre, e che contribuiscono alla produzione di questa rendita con ispese fondiario in
casamenti, dissecazt'oni, dissodamenti , piantagioni ecc. : e ci che li distingue anche pi
dalla classe dei coltivatori i quali fanno rinascere la retribuzione loro proprio, la rendita
dei proprietarii, e i salarii degli agenti del commercio e delle fabbriche. Ouest ultimi non
hanno mico badato, che se, come sembrato che avrebbero desiderato, si fosse chiamata
industriosa , in vece di sterile, la classe di cui fanno parte , si sarebbe fatto uso di un
vocabolo improprio, mentrech l'industria non e un attributo distintivo delle loro profes
sioni. Essi forse t'ynoratano che gli agenti della classe produttiva hanno per lo meno al
mazoco SUL couuaacio. 89
coi mestieri si ottenga protto, per convenire al medesimo tempo che il commercio,
le arti e i mestieri non sono mica sterili. Ecco a che rigorosamente si riduce
il vero aspetto della cosa sul quale attualmente insisto, per ridurre la questione
allo stato suo pi semplice; imperoceh non si pu certamente dire che ci che
procura profitto, sia compreso nella signicazione della parola sterile, ne possa.
esser mai riferito a tale signicazione da un governo inteso ad assicurare alla
nazione tutti i vantaggi che il commercio, le arti e _i mestieri e. lei possono pro
curare.

trettante cognizioni, ingegno ed industria, che questi trovano ad impiegare degnamente e


compiutamente nella direzione e nellesecuzione. ben intese dellinnitd di travagli ragio
nati e dispendiosi che le differenti parti dellagricoltura esigono, e che domandano ad essere
rariati secondo la- dirersitr. delle terre, delle circostanze e delle stagioni. Quello poi che
pi sorprendente si e che negozianti, ed uomini che si dicevano protettori loro, non
abbiano voluto intendere, quantunque lo si sia loro ripetuto e dimostrato parecchie volte
ti), che la distinzione di che si offendevano intieramente in vantaggio del commercio .
delle manifatture e dell'arti di qualunque sorta, poiche' dal momento in cui ella sar
generalmente ammesso, il suo effetto diretto debbesser quello di liberare il commercio, le
fabbriche e gli agenti loro da qualsiasi contribuzione, da qualsiasi impaccio, da ogni ma
m'ero insomma di vessazioni.
m i protesi difensori del commercio che si sono opposti con tanta veemenza a una
dottrina cosi evidentemente favorevole ai successi del commercio, ce n' sicuramente un
grandissimo numero che l'hanno combattuta di buona fede, e che si sono lasciati trasci
nere. innanzi di avere riettuto, dal prima moto loro ispirato da una distinzione alla quale
essi non erano abituati e che non comprendevano, ma della quale era non pertanto stato in
dispensabile servirsi per enunciare con precisione una scienza nuova. Forse poi ce ne sono
anche altri pi penetranti e meno sinceri ; che poco curandosi del vantaggio del commer
cio in generale, ed occupatissimi invece del loro interesse personale e momentaneo, hanno
trovato la denominazione di classe sterile meno proveniente in favor loro di quello che
avrebbero desiderato, epoco opportuna adt'mpegnare il governo ad accordar loro i privilegi
esclusivi eh egh'no avevano sempre ottenuto con facilit , nel tempo in cui si credeva che
il commercio e le menifatture, riservate esclusivamente ai commercianti e manifatturiera
regnicoli , fossero per questa stesse esclusione una sorgente di ricchezze per la nazione.
Costoro vedendosi appoggiati dal pregiudizio dominante, che formava un titolo per soste
nere che le professioni loro sono produttive, favoriti dallequivoco di parecchie espressioni
vaghe ricevute nei discorsi volgari e famigliari, puntellati inoltre dallaiuto di coloro che
mettevano in questo affare un punto d'onore difficile a comprendersi, non sono stati dei
meno ardenti in que combattimenti atraordinars'ssiml', dei quali si pu vedere la vicenda
nei giornali dell'agricoltura, del commercio e delle nanze dcllanno 1765 e 1766, e dove
si noter senza dubbio con sorpresa, che tutti coloro i quali pretendevano essere i protet
tori del commercio e delle manifattura, brigavano per ottener monopolii, esclusioni, rego
lamenti, impacci , leggi proibitive ; e che i losofi economisti, i quali domandavano pel
commercio, pei commercianti, e per tutti gli agenti, facilita, sicurezza, considerazione,
ma sopratutto Lmanra e FRANCHIGIA, erano pubblicamente trattati come nemici , come
schernitori e diffamatori del commercio e dell'aria.
In mezzo a cotali dispute tempestose, messe in campo in. proposito di privilegi esclusivi,
e'dunque stato necessario discutere a fondo la gt'ustezza della divisione che serve di base
alla formula aritmetica del Quadro economico, e che formava il soggetto o il pretesto del
mal umore di taluni degli agenti della classe sterile. L oggetto di questa discussione e
cosi essenziale alla certezza della scienza economica, che diveniva indispensabile di fare
svanire tutti i dubbia, di dissipare tutti gli equivoci, di spargere la luce sopra tutti i

(4) Vedi il Giornale di Agricoltura, del Commercio e delle Finanze, dei mesi di febbraio e di aprile
4766; il primo, pagina 75 e segg, e laltro pag. 59. Vedi pure quasi tutti gli altri volumi dello stesso
Inno e dellanno precedente.
90 ovesiuv. _
N. -- Amico, mi gode l'animo vedere che nalmente avete proprio azz eocate
nel vero punto al quale tutta bisogna ridurre la nostra questione. Ma, nel caso
stesso di che parlato, il protto che vi colpisce non pu venire applicato al com
mercio, sia che lo si consideri come il servizio dei commercianti, sia che lo si
riguardi nel suo vero punto di vista, come cambio. Codesto protto sul quale voi
insistete non si riferisce se non al risparmio che il venditore di prima mano ed il
compratore-consumatore fanno sulle spese di commercio dei mercanti rivenditori
col mezzo della piena concorrenza tra i mercanti, la quale li obbligo. di ridurre la
retribuzione o il guadagno loro al minor prezzo, Ondecli quello che qui voi chia
mate protto, altro non e, rigorosamente parlando, se non una privazione di
perdita pel venditore di prima mano e pel compratoreconsumatore. Ora. una
privazione di perdita sulle spese del commercio non guari un prodotto reale,
o un accrescimento di ricchezze ottenuto dal commercio considerato in se stesso
come cambio, indipendentemente dalle spese di trasporto, o considerato congiun
tamente colle spese di trasporto. Voi vedete allopposto che il commercio, caricato
delle spese di trasporto, sempre un servizio pi o meno dispendioso, e che meno
si ha bisogno di tale servizio, meno esso riesce oneroso. Ora una cosa che giova
evitare, per ottenerne un protto maggiore, non potr ella esser mai una sorgente di
ricchezze. Come dunque potete voi concludere da questo, che un cambio di valore
___________-_-_-__-____-__-_l__-

privilegi stabiliti. E dalla contraddizione che si dovr sempre sperare questo vantaggio;
la contraddizione solo ha il privilegio di portare nelluna mano la accola dellevidema,
e di lacerare coll'altra il velo che cela le verit nuove agli occhi del colgo. Nessuno ha
mai conosciuto il calore di questa contraddizione soccorrecole, meglio che l'autore del
Quadro economico. La si e veduto mescolarsi talvolta in mezzo asuoi avcersarii sotto il
nome del sig. H. (1), e tal altra frammezzo asuoi partigiani sotto quello del sig. N., di
Nisaco e di de LIsle (2). E gli si debba la giustizia di convenire che in ambidue curati
personaggi tanto opposti, si e sempre egualmente trovato alla testo degli uni e degli altri,
Per terminar pur nalmente questa contestazione importante bisognava incalzare ler
rore no nelle sue estreme difese; ma l' errore non potrebbe avere un andamento re
golato e uniforme; i suoi attacchi, ch esso continuamente varia , non possono essere
sottoposti a nessun ordine, a nessun piano regolare e generale. E per ci che il signor II.
ed il signor N., dopo essersi battuti dalla lontana, sono stati in certo modo obbligati di
pigliarsi corpo a corpo, o per esprimermi pi chiaramente, e per ci che l'autore, il quale
li faceva parlare luno e l'altro, ha creduto dover preferire la forma del Dialogo, afne
di riunire, per mezzo delle inconsegucnze e delle dicersioni ordinarie nella conversazioni,
tutti i ragionamenti speciosi fondati sopra apparenze seducenti e sopra equivoci di lin
guaggio che o/fuscano le idee. e che non si sono stabilite se non in quetcmpi medesimi nei
quali le cognizioni erano limitate a nozioni imperfetto, vaghe ed incerte.
Questi Dialoghi attualmente importantissimi, saranno poi un giorno la parte meno
letta di questa Raccolta. Si durer allora fatica a credere che abbia bisognato confutare
seriamente opinioni tanto assurde. quanto quelle degli avcersarii della scienza economica.
Le opposizioni che questa scienza prova passeranno come una parte favolosa della sua
storia. Posso per attestare chelle non sono oggidi che troppo reali. E forse utile che ne
resti in questa Raccolta un qualche monumento. Esso insegner agli uomini interessati 0
vani che osassero resistere, e che si sforzassero di so/orar la nuova scienza prima che l'evi
denza le abbia assicurato la conquista del genere umano, che non si arriverebbe a vincerla
contro la forza irresistibile che le ha concessa lo stesso Iddio, e che se qualche cosa ci fosse da
guadagnare a combatterla, non sarebbe mai altro se non la vergogna di esserne stato nemico.
__-_-_-__________-__-__-___-'

(1) Nei giornali di novembre 1765 o di aprile 1766.


(2) Nei giornali di gennaio, di febbraio, di aprile e di novembre 4706.
DIALOGO SUL comisncio. 91
con valore eguale, e le sue spese le quali non sono che onerose, non sieno sterili?
II. - Eppure so, caro amico, che voi couvenite almeno, che la libera con
correnza dei mercanti rivenditori i quali trasportano le produzioni di un paese
in un altro, fa aumentare il prezzo nel paese dovesso troppo basso, lo fa di
minuire nel paese dov troppalto; dal che risulta nelluno di questi paesi un
profitto per il venditore di prima mano, e nell'altro un prollo per il compratore
consumatore. Il commercio procura dunque in que paesi un doppio protto. Come
potrete dunque voi farci capire che vi sia sterile P
N.- Adagio, amico mio, voi qui confondete letletto di una libera comu
nicazione di commercio tra i differenti paesi colletletto del commercio stesso, il
quale e il cambio di una produzione che abbia un valore venale, con unaltra
produzione di valore eguale, cambio nel quale non c per conseguenza, essendo
considerato in se stesso, niente a perdere ne a guadagnare ne per l'uno n per
l'altro de contrattanti; quantunque vi possa essere molto a perdere per luno o
per l'altro per cause indipendenti dal commercio, le quali da una parte fanno
abbassare il prezzo e che dall altra lo fanno aumentare. il venditore di prima
mano ha perdita alloraquando il prezzo troppo basso, il compratore-consumatore
quando il prezzo troppo alto: ora quello che annulla le cause di tale inegua
glianza di prezzo tra quedue paesi evita al venditore di prima mano la perdita che
egli sorirebbe nel paese dove il prezzo fosse troppo basso, ed evita anche al com
pratore-consumatore la perdita che questi supporterebbe nel paese dove il prezzo
fosse troppo alto. Ma il ristabilimento della compensazione di questi prezzi non
procura tanto da una parte come dall'altra, se non una privazione di perdita e
non mica un prodotto reale; perocch quel ristabilimento della compensazione
dei prezzi non suppone niuna addizione di produzione, ma soltanto la sottrazione
delle cause dellineguaglianza dei prezzi. Sotto questo aspetto, amico mio, il
' commercio per se stesso, strettamente parlando, e dunque sterile. Non si pu
per verit. mettere in dubbio, che nel caso che voi qui ponete innanzi per esempio,
il trasporto delle produzioni non sia necessario per evitare delle perdite, come il
mare esso medesimo e necessario per trasportare le produzioni colla navigazione;
ma trarre da ci la conclusione che l'uno e laltro sieno produttivi, sarebbe
confondere le condizioni della comunicazione di cui qui si tratta, colla causa pro
duttiva delle derrate commerciabili, o colle cause dei prezzi che sempre esistono
prima del commercio, e sui quali il commerciante regola le operazioni sue.
H. -- Non perdere non vuol dire guadagnare? Non guadagnare non vuol
dir perdere? Couveuiamo che cotali espressioni le sono sinonime, ed ogni disputa
tra noi sar bell e finita; perch si potr dire che il commercio evitando perdite
alla nazione arricchisce la nazione e che in conseguenza esso non sterile.
N. _ Amico, i lologi sostengono che lenunciazione esatta delle idee non
ammette quasi in nessun caso sinonimi; e per convincerveue, essi vi direbbero
che, se si ammettessero i vostri sinonimi, bisognerebbe parimente convenire che
non perdere e non guadagnare signichino perdere e guadagnare. Che se un
guocatore si ritiri dal giuoco senza perdita ne guadagno, si potrebbe dire indif
ferentemente tanto: non ha perduto ne guadagmtto, come ha guadagnato e per
duto. Questultima espressione ha ella il medesimo signicato della prima? non
lascerebbe ella ignorare se quegli abbia pi pcrdulo che guadagnato o veramente
se pi guadagnato che perduto? non occorrerebbe egli farne spiegazione per farla
9'2 Qoesrmr.
capire? e per ispiegarla, non sarebbe necessario sottoporla esattamente alla si
gnicazione vera della parola perdere, ed alla signicazione vera della parola
guadagnare, e riconoscere necessariamente che queste due parole le non sono
atiatto sinonimo?
Secondo il vostro linguaggio, bisognerebbe egualmente dire che si guadagna
ogni qualvolta non si svaligiati dai ladri. Allora i guadagni di questa specie
potrebbero certo essere molto moltiplicati , ma si sarebbe per questo pi ricchi P
Si'atti sotismi non consistono dunque che nellabuso di vocaboli.
H. -Ho qui pronta un altra obbiezione e forse un poco pi forte: se
per la concorrenza del commercio che la classe produttiva ottiene il prezzo della
vendita delle sue produzioni,. dunque vero, come si da taluni sostenuto, che
questa classe non si estende fino alla vendita di prima mano delle produzioni
inclusivamente, e che invece tale vendita debba essere compresa nella classe che
mala proposito si chiamata sterile, e che intatto non lo e, poich essa d, colle
sue compra, la qualit di ricchezze alle produzioni nella vendita di prima mano.
N. - Ponete attenzione a quello che dite, amico mio. Nella vostra opinione
non mica la vendita di prima mano delle produzioni, ma sono le compro le
quali in questa vendita hanno luogo, che si possono riferire alla classe sterile;
perocche, nel senso dellobbiezione vostra e il commerciante quello che compra
dalla classe produttiva; la vendita non si fa dunque dalla classe sterile? Ma il
prezzo precede mai sempre le compro e levendite. Se la concorrenza di venditori
e di compratori non vi ci rechi niun mutamento, esso esiste tale quale per altre
cause indipendenti dal commercio. Se la concorrenza non ci reca alcun muta
mento, ci non pu essere se non relativamente ai bisogni dei consumatori.
Questo mutamento, che allora avviene per la concorrenza del commercio non
che un agguagliamento dei prezzi, allora quando essi sono ineguali in ditierenti
paesi trai quali questa concorrenza stabilisce una comunicazione. Quindi un
prezzo troppo basso non aumenta se non che a scapito di un prezzo troppo alto,
la qual cosa nulla aggiunge alla totalit di que prezzi; nel modo stesso che la
riduzione di ditierenti misure di produzioni a una misura comune nulla aggiunge
alla quantit delle produzioni. Nulla c dunque in questa combinazione che
venga realmente fornito della classe sterile alla classe produttiva; poich il fondo
che si presta alla combinazione esiste precedentemente per altre cause, le quali
non debbono esser confuse con delle semplici condizioni che concorrono a quella
combinazione senza nulla aggiungere alla totalit del fondo preesistente.
il commercio di rivenditore si esercita indifferentemente secondo tutti gli stati
dei prezzi, e loggetto de suoi agenti non che il salario pagato dalla classe pro
dultiza. La concorrenza generale, che evita delle perdite a questa classe, con
trariata dallinteresse dei commercianti e degli artigiani i quali vogliono sempre
comperare a basso prezzo; perci, lungi che la classe sterile tenda a procurare
qualche protto alla classe produttiva che la paga e la rimborsa di tutte le sue
spese, ella tende al contrario continuamente a farle subire sul prezzo delle sue
produzioni le perdite che la sua concorrenza pu a lei evitare.
in ragione di questi prezzi che il bisogno stabilisce alle produzioni, che la
classe produlliva i'a annualmente rinascere le ricchezze co suo travagli impiegati
alla coltura della terra; che quella classe si paga a se medesima le sue spese
colle ricchezze stesse che ella fa rinascere; che ella paga le rendite del proprio
uuLooo SUL COMMERCIO. 95
tario, del sovrano e dei decimatori; e chella paga tutte le spese della classe sle
rile, la quale verrebbe prontamente meno qualora essa non fosse pi spesata
dalle ricchezze continuamente rinnovate della classe produttiva. Questa pu sem
pre sussistere di per se medesima col frutto de suoi travagli. Laltra ridotta a
se medesima non potrebbe procurarsi niuna sussistenza co suoi travagli sterili
per loro stessi. Ella sarebbe costretta di abbandonarli immantinente per darsi al
pi prestamente a quelli della coltura della terra, o alle ricerche per trovare, in
mezzo alle produzioni che la terra pu da se stessa produrre, quelle che sono
necessarie ai bisogni sici degli uomini. Ogni esercizio d'industria si limiterehbe
allora a pochi lavori necessarii ai loro travagli produttivi e ad alcuni bisogni
particolari e indispensabili (1).
' Ma notate, amico mio, una cosa singolare: la questione della sterilit del com
mercio di rivendita, come delle arti e dei mestieri, la si riduce tra noi allo stato
di piena libert di concorrenza. Gli sotto questaspetto che il commercio, le
arti ed i mestieri si mostrano con tutti i loro vantaggi, talch parrebbe che si
potesse sostenere che le professioni loro non debbano essere risguardate siccome
sterili. Ma voi certamente non ignorate che nel caso medesimo della concor
renza, che gli agenti del commercio, delle arti e dei mestieri sostengono appunto
il contrario, assicurandovi che i commercianti, i fabbricanti e gli artigiani esteri
i quali prottassero presso voi della concorrenza, eserciterehbero con voi un
commercio che tornerebbe a vostro grandissimo svantaggio. Eppure que stranieri
tmtterebbero allora con noi al prezzo medesimo che i nostri regnicoli: essi ci sareb
bero dunque altrettanto utili gli uni come gli altri. Non di meno i commercianti
essi medesimi non si limitano mica a convenire, che nel caso di libera concor
renza di commercianti di tutti i paesi, il commercio sia sterile, ma essi vanno
pi in la, e sostengono inoltre che una tal concorrenza universale renderebbe
il commercio nocivo alla nazione che ammettesse una silfatta libert.
Ed eccoci dunque daccordo coi commercianti, quanto alla sterilit del com
mercio, della quale eglino stessi convengono. Non si tratta qui adesso pi se non
di esaminare se la concorrenza ronda ellettivamente il commercio nocivo, come
eglino vorrebbero darci a credere.
H. -- Confesso, amico mio. che mi veggo obbligato di rinunciare la mia
opinione intorno ai vantaggi che io attribuiva al commercio nel caso della libera

(1) Tale fu il germe fecondo della repubblica romana, composta da bel principio
di banditi e di malfattori, classe pi che sterile, ma che fu tosto obbligata di mutar
mestiero e di dedicarsi unicamente ai travagli dell agricoltura; e che col prodotto di
que' travagli sempre specialmente protetti ed onorati presso lei per lo spazio di pi
che ciuquecentanni, vide del continuo accrescersi la sua popolazione e la sua gloria.
Ecco ci che fece Roma n tanto _ch ella non intese che all'agricoltura, {in tanto
che quella maravigliosa repubblica non form in certa guisa se non una classe pro
dultiva. Ma quando i proprietarii s accumularono dentro Roma e vi portarono la
spesa delle loro rendite; quando le province furono abbandonate alla tirannia dei
pubblicani, e la coltura di esse alle braccia degli schiavi; quandotu duopo richia
mare i frumenti dall Egitto per nutrire la capitale che fu perci ridotta alla neces
sit di una marina commerciante; quando le arti di lusso ed i travagli di un ingegnosa
industria ebbero reso il popolo delle citt importante ed i capite censt' uomini pre
ziosi; quando questa moltitudine di cause ebbe coll'obblio dell'ordine naturale por
talo la distruzione dei costumi, lo Stato, indebolito d'ogni parte, non trov, non
pot, n dovette trovar pi se non devastazione e catene.
94 , oensmv.
concorrenza. lo credeva, come voi, che codesto caso fosse il pi utile; esso mi
pareva anzi tanto vantaggioso, che io non pensava neanche che si potesse allora
risguardare il commercio come sterile. Al contrario ora, non soltanto mi sembra
chegli sia sterile in questo caso, ma sono anzi indotto a credere che i commer
cianti abbiano ragione di sostenere che con quella concorrenza universale, esso
diventi pur anche nocivo. Perch, su questo proposito, di: una cosa che e ditlicile
dissimularvi. I mercanti stranieri portano via e vanno a spendere nel loro paese
la retribuzione che noi loro paghiamo per li servigi che ci rendono; dimodoch noi
con quella retribuzione arricchiamo le altre nazioni, invece che se ella venisse
riserbata al nostri commercianti nazionali, ella sarebbe spesa presso noi; il danaro
che questi ne rltrarrebbero sarebbe impiegato a comprare presso noi le produzioni
e la mercanzia di mano d'opera che i loro agenti ed eglino medesimi consume
rebbero nel paese.
N. -- A primo aspetto, tutto ci sembrerebbe essere di qualche considera
zione, se questo preteso vantaggio potesse entrare in compensazione col danno
che risulta dallescluslone della libera concorrenza nel commercio. Ma lo compro
per le spese che si farebbero nel paese col danaro della retribuzione di che si
tratta, non sarebbero se non cambli di valore in danaro, per eguali valori in mer
canzie; la qual cosa non ammetterebbe per questo punto n perdita n benezio
da una parte o dall'altra, relativamente ai valori cambiati, n per conseguenza
relativamente al consumo di cui voi parlate.
D'altronde, voi non iscorgete che nella vostra ipotesi dell'esclusione della con
corrrenza, coloro che escludono dal lor commercio gli stranieri saranno per rap
presaglla essi medesimi esclusi dal commercio delle nazioni estere. Perci tutti
i pretesi vantaggi che voi attribuite all'esclusione, saranno annientati dallesclu
sione medesima. I vostri commercianti, e vero, solleciteranno volentieri codesta
disposizione, tanto pi che sapranno ben essi risarclrsi presso voi della loro esclu
sione presso l'estero, e dell'aumento delle spese che esige un commercio marit
timo le cui navi ritornano vuote dopo aver esportate le vostre mercanzie. Perocche
lesportazione essendo dapcrtutto riserbata ai commercianti regncoli, l importa
zione dovr. dapertutto rifarsi di tutte le spese di viaggio, e l'estero non ne m
metter, per questa ragione, che il meno possibile o altrimenti egli si adoprer
a farne ricadere le spese sulle nazioni che esportano. Laonde la vostra esclusione
tende non soltanto a sopraccarcarc di spese il vostro commercio ma ancora a
restrlugerlo grandemente. Sarebbe dunque per avventura questo sopraccarico di
spese di commercio che vi parrebbe procuo alla nazione, perch queste spese
sarebbero guadagni riserbati ai nostri commercianti in esclusione dei commer
cianti esteri; ma non vaccorgete poi ancora che tali guadagni non sarebbero loro
serbati se non a scapito della nazione stessa la quale inne sarebbe quella che
li pagherebbe loro?
H. -Ma dimenticate voi, non tenete voi in conto nessuno il vantaggio delle
smercio procurato dalla spesa dei nostri commercianti?
IV. - Questo smercio vi sta molto a cuore. Si ha pi bisogno di compra
tori che di venditori? E'ogli pi vantaggioso vendere che comperare? Il danaro
sarebbe egli preferibile ai beni della vita? Non sono eglino codesti beni medesimi
che formano il vero oggetto di qualunque commercio, e le vere ricchezze usuali
colle quali si acquista il danaro, il quale non circola se non per facilitare i cambi
nuzoco snr. COMMERCIO. 95
reciproci di queste stesse ricchezze? Qualunque atto di commercio non riunisce
egli il compratore ed il venditore?
Amico mio, le vendite e le compre si fanno liberamente; e dunque certo che
i bisogni del vendere e i bisogni del comprare sono uguali dall'una parte e
dall'altra.
lguadagni dei commercianti di una nazione non sono guari proiitti per la
nazione. Quelli servono ad aumentare il loro commercio 0 ad aumentare la loro
spesa. Neil'unoe neliaitro caso non gia lo smercio chessi aumentano, e la
- concorrenza; perocch presso tutte le nazioni, la quantit delle produzioni com
merciabiii e limitata. Ora quanto pi ci saranno commercianti per esportare e
importare le produzioni commerciabili delle nazioni, tanto pi ci sar concorrenza
di vetturni, e tanto pi anche questi vetturai saranno forzati per la loro concor
renza stessa di ssare i loro guadagni a pi basso termine, ne ci solamente nel
paese di lor residenza, ma ben anche in tutti gli altri paesi ai quali si estende la
loro concorrenza, sia per comperare sia per vendere. lo dico per comperare o per
vendere, poich ogni compra fatta da un commerciante in un paese suppone una
vendita in un altro paese; quindi il suo commercio non risiede pi neiiuno di
que paesi che nellaltro e la concorrenza di quei commercio egualmente utile
ailun paese ed all'altro. Non c dunque in questo niuna prerogativa maggiore
per il paese dove i commercianti risiedono, che per quegli altri paesi dove essi
non risiedono.
Neiiaitro caso in cui iguadagni dei commercianti procurano della spesa nel
paese di lor residenza, codesta spesa non vi ci procura mica uno smercio pi
grande; poich la quantit di quello che nel paese da da vendere, limitata; se
essa non basta alla spesa, sono le importazioni delle produzioni altrui che vi
suppiiscono; ed in una piena libert di commercio e sempre il prezzo del mer
cato generale quello che regola dappertutto il prezzo delle compre dei consuma
tori, e per conseguenza il prezzo delle vendite delle produzioni del paese nel quale
essi risiedono.
Quindi tutte le altre nazioni le quali commerciano tra esse partecipano egual
mente a quel medesimo prezzo ed a quei medesimo smercio.
La spesa dei consumatori, in qualunque paese la si faccia, dunque in van
taggio comune di tutti i paesi che abbiano tra loro una libera comunicazione di
commercio. Questo sviluppamento debbe calmare i inquietudine vostra quanto
aliarricchimento delle nazioni vicine pel commercio che i negozianti loro fanno
presso voi, mentreche il vantaggio di siilatto commercio e reciproco.
H. - E questo va bene: ma le vendite e le compre non si vericano mica
sempre in ragione dei bisogni: coloro che hanno bisogno di vendere mancano
spesso di compratori. se i guadagni dei nostri commercianti nazionali sono dimi
nuiti dalla concorrenza, le loro spese diminuiranno pure nel paese in ragione
della diminuzione dei loro protti; allora i nostri bisogni di vendere sorpasse-_
ranno le spese che i nostri commercianti potranno fare.
N. h Questa obbiezione non pu aver luogo in un paese dove la libera
concorrenza del commercio moltiplica i compratori.
H. -_ Questa risposta la non si puo mica applicare a quelle derrate ed a
quelle mercanzie che possono essere esportate; inoltre le spese di trasporto sa
ranno tolte d in sul prezzo di vendita di prima mano.
96 Qussmr.
N.-Voi non ponete mente, in questa seconda obbiezione, amico mio, alla
perdita che noi sollriremmo sulle spese delle nostre esportazioni, se noi fossimo
privati della concorrenza del nostro commercio. La diminuzione delle spese di
vettura ottenuta dalla libera concorrenza de vetturai di tutti i paesi, la rivalit
dei quali li sforza di ridurre pi bassa la loro retribuzione, diminuirebbe con
nostro vantaggio le spese del commercio, la qual cosa moltiplichercbbe le nostre
vendite, ed estenderebbe presso noi le facolt di spendere. Le nostre spese au
menterebbero il nostro commercio interno, la nostra agricoltura e la nostra po
polazione, e per conseguenza pure lo smercio reciproco delle derrate e delle -
mercanzie del paese per godimento nostro proprio. Tutti vantaggi, dei quali noi
saremmo privati dal commercio esclusivo dei nostri negozianti; imperoccb le
spese esorbitanti di tale commercio mentre arricchirebbero i nostri commercianti,
impoverirebbero la nazione.
Quelle spese farebbero ribassare i prezzi delle produzioni nella vendita di
prima mano, e diminuirebbero le rendite del Sovrano e dei proprietarii, la spesa
delle quali si converte in salarii che fanno sussistere coloro che non hanno patri
monio. E voi pretendete che la nazione sarebbe allora abbastanza risarcita da un
piccolo accrescimento della spesa dei nostri commercianti, la quale, messa a con
fronto con quella della nazione, sta come l a 500! Ed e in tal modo che voi
volete provare che il nostro commercio, riserbato ai nostri commercianti, sarebbe
produttivo per la nazione, e che per questa ragione la libera concorrenza lo
renderebbe non solamente sterile ma anzi nocivo. lo credo che voi cosi sposiate
piuttosto gl interessi dei commercianti che non quelli della nazione.
Non mai lo smercio che manca, il prezzo. Si pu sempre smerciare a
prezzo vile, perocch i consumatori accedono sempre di molto il consumo effettivo
e lo smercio possibile. I consumatori si moltiplicano in tutti iluoghi dove la.
sussistenza si moltiplica; ma non c che la libera concorrenza dei commercianti
esteri che possa assicurare il miglior prezzo possibile, e non c che il prezzo alto
che possa procurare e mantenere l'opulenza e la popolazione di un reame colla.
buona riuscita dellagricoltura. Ecco lAlpha e lOmega della scienza economica.
Noi saremmo dunque assai compensati dagli ell'etti della concorrenza, di.
quella modica retribuzione che noi pagheremmo ai commercianti esteri ed alle
nostre spese dellesportazione.
I commercianti esteri i quali partecipassero a quella retribuzione, non per
questo per arricchirebbero le nazioni loro, soprattutto se ci fosse presso di
esse esclusione di concorrenza. lmperocch que commercianti non tratterebbero.
mica favorevolmente le proprie nazioni sui prezzi nelle lor vendite e nelle loro
compre.
Che se per lo contrario voi supponiate che presso quelle nazioni ci sia una,
libera concorrenza di commercio, sarebbe di questa libera concorrenza chelle
protterebbero, ne elle ne avrebbero altra obbligazione se non al buon governo
del loro commercio.
Questa libera concorrenza la quale moltiplicherebbe presso loro i compratori,
procurerebbe ad esse, indipendentemente dalla spesa dei proprii loro commer
cianti, uno smercio assicurato, il quale sosterrebbe in miglior prezzo le loro
derrate e le loro mercanzie. Allora le compre che questi commercianti farebbero
per le spese loro, non sarebbero come in qualunque commercio regolare, se non
DIALOGO SUI. COMMI-Imi).

che cambi assicurati di valori per valori eguali, senza perdita o utile da una
parte e dall'altra.
Le idee che si sono formate intorno larricchimento delle nazioni per mezzo del
loro commercio, a danno l'une dellaltre, non sono dunque se non illusioni sug
gerite dall'errore. Se le nazioni soll'rono qualche pregiudizio nel loro commercio,
relativamente lune allaltre, ci non pu derivare che da'loro sbagli nellesercizio
del lor commercio coi loro commercianti. lmperocch il commercio proprio delle
nazioni mantenuto nell'ordine naturale egualmente favorevole alle une ed alle
altre. Le intenzioni di nuocersi vicendevolmente non possono essere vantaggiose
se non soltanto _a que taluni commercianti che le ispirano alle proprie nazioni,
e sonopoi nel fatto svantaggiosissime a queste nazioni malintenzionate.
H. - Frattanto, il commercio marittimo che arricchisce 1 Inghilterra,
l'Olanda, Amburgo, Danzica, ecc. Questi esempii, e quelli di tante altre nazioni
celebri pei loro commercii in diilerenti tempi e in differenti paesi, hanno autorit
assai maggiore che la vostra nuova teoria, la quale infine non e fondata che
sopra distinzioni speciose delle nazioni dai loro commercianti. Si pu forse con
capire un commercio senza nazione, e una nazione senza commercio, e non
veramente assurdo di ragionar contro i fatti?
N. --Noi non ragioniamo guari contro i fatti: i fatti sono realit; ma
una denominazione generica, tale quale quella della parola commercio, che
confonde in se una moltitudine di realit ditlerenti, non mica ella medesima
una realita. Ne parliamo qui del commercio marittimo, il quale non in
fondo che una piccolissima parte del commercio delle nazioni, che le nazioni non
esercitano guari elle medesime, e che non viene esercitato se non da agenti in
termedli, i guadagni dei quali sono pagati dalle nazioni; agenti che appartengono
egualmente a tutte le nazioni per la comunicazione di quel loro commercio inter
medio. Cotal commercio non ha niuna patria, perocch esso esterno e straniero
a ciascheduna nazione, e chesso non viene guari esercitato dalle nazioni me
desime, le quali non hanno comunicazioni tra loro se non per l interposizione
di esso.
vero che i porti di mare raccolgono degli armatori che vi stabiliscono i loro
banchi, e che queporti appartengono alle nazioni. gi senza dubbio assai strano
che voi confondiate il vantaggio di avere dei porti coll interesse particolare
ed esclusivo degli armatori. Ma il vostro errore anche pi massiccio, quando
mi conlondete le ricchezze di questi medesimi commercianti con quelle della
nazione.
verissimo che ci sono di tali banchi in tali porti, dove questi sono vera
mente sotto la dominazione dei commercianti stessi, e dove questi commercianti
formano una specie di repubblica, nella quale essi non riconoscono altra nazione
se non che loro medesimi. Ma mi pare che voi- confondiate anche sillatti
banchi colle nazioni o cogli imperii i quali sussistono colle ricchezze stesse
del territorio lor proprio; poich voi vedete sotto uno stesso aspetto Amburgo
e 1 Inghilterra.
Forse che l'Inghilterra stessa la si mette pure sulla medesima linea. E ci
debbessere, direte voi, dappoich l'opulenza di quella nazione dipende pi dal
commercio marittimo che dal suo territorio. Almeno 0 il governo della repub
blica commerciante che domina-in quel reame, dove la marina militare e di
Econ. Tono I. - 7.
98 QUESNAY.
ventata formidabile in grazia del commercio marittimo il quale ha molto con
corso ai prestiti dello Stato.
Ma considerate voi che quel commercio, il quale il creditore della nazione
non mica esso medesimo la nazione? La nazione pu risguardare il commercio
marittimo come una sorgente di ricchezze, per la ragione che coloro che pre
stano, pajono sempre molto ricchi a coloro che pigliano a prestanza; le ricchezze
allora sembrano essere comuni agli uni ed agli altri infine al momento in cui
poi il creditore persegua il debitore.
Sotto questo punto di vista, vi e facile di distinguere il patrimonio territo,
riale della nazione inglese da quello della sua repubblica commerciante, Questa
ha potuto far prestito alla nazione; ma dare a prestito non mica donare, anzi
non e manco contribuire ai bisogni dello Stato; e pigliare a, prestito non certo
una prova di ricchezza e di potenza di uno Stato. Se cosi che il commercio
marittimo vi pare arricchire la nazione inglese, voi dimenticate la vera scaturi
gine delle ricchezze che la rende solvibile, e sulla quale ella ha fondato il credito
suo, i prestiti suoi, e senza la quale la marina commerciante non avrebbe fatto
trionfare la marina militare. Se voi dite che per una nazione sia un ajuto il poter
pigliare a prestito, voi dovete al tempo stesso avvedervi che tale ajuto rovinoso
non inne se non il credito stesso della nazione il quale provoca l'usura del
prestatore. Si crede allora che sia la nazione quella che debba dare alla nazione,
e che sia la nazione quella che pagher la nazione; ma tutte queste chiacchere
non potranno certo celarvi che ci sieno qui due nazioni delle quali l'una debbe
pagar laltra. Quando la prima piglia a prestito, ella si da poco pensiero che i
prestatori sieno del paese o non; e ci le torna parimente uguale allorch si
tratta di pagare. Ondech la nazione inglese debbe benissimo accorgersi, che il
commercio marittimo, il quale creditor suo, non mica debitore di se mede
simouMa, direte voi qui, non paga esso pure per via delle contribuzioni la
sua parte del debito pubblico? No, perch le contribuzioni che quello paga sono
aumentazioni di spese di commercio che ricadono sulla nazione. lmperocch bi
sogna che le nazioni paghino tutte le spese del cambio delle produzioni loro coi
prodotti medesimi della terra la quale la sorgente unica di tutto le ricchezze e
di tutte le spese. Le ricchezze del commercio non sono altro che un fondo di
spese il quale scomparirebhe in un momento senza la produzione annuale delle
ricchezze della terra. Se nella distribuzion loro si perde di vista la loro sorgente,
la politica e impaccia e diventa funesta alle nazioni.
0h! amico mio, per assicurare lordine di tale distribuzione, non mica al
cuni corpi particolari di commercianti, e il commercio esso stesso che bisogna
favorire colla libert, colla sicurezza, colla franchigia; con tutte insomma le
facilitazioni che sia possibile di dargli; le proibizioni,i privilegi esclusivi, i pre
tesi favoreggiamenu' di tal fatta, accordati a de negozianti, sedicenti nazionali,
quantunque membri della repubblica commerciante universale, possono assicu
rare dei prolltti eccessivi a que tali commercianti ; ma non d che il commercio
libero che possa far orire lagricoltura, e non c se non l'agricoltura che possa
assicurare la prosperit degli imperii. Le grandi navigazioni commercianti le
quali arricchisconoi commercianti non arricchiscono le grandi nazioni. I com
mercianti partecipano alle ricchezze delle nazioni, ma le nazioni non partecipano
alle ricchezze dei commercianti. il negoziante straniero nella propria patria;
DIALOGO SUL COMMERCIO. 99

egli esercita il suo commercio coi suoi concittadini come con gli stranieri. Il patri
monio della nazione la terra. Il patrimonio del commercio del rivenditore con
siete nei guadagni che a lui vengono pagati dalle nazioni. Perci le grandi navi
gazioni mercantili (che non bisogna confondere colla marina militare) non
fanno parte del patrimonio delle nazioni agricole; queste nulla ci hanno a pre
tendere, elle debbono esserne indipendenti, e non aspettarsi nulla se non dal
proprio territorio. '
Che se queste verit avessero bisogno di essere rese anche pi palpabili per
dissipare ogni pregiudizio, non si avr che a paragonare lo Stato della Spagna
dappci ch'ella ha estesa la sua navigazione commerciante in tutte le parti del
globo, e dipoi ch'ella ha scoperto e devastato un nuovo mondo di un estensione
e di una ricchezza immensa, e che insomma ha devastato se medesima; non si
avr, dico, se non che a paragonarla collo stato di prosperit in cui ella si tro
vava prima, alloraquando il suo territorio era riccamente e diligentemente colti
vato, e che tutta la sua navigazione mercantile si riduceva ad un semplice cabot
taggio e anche questo assai limitato.
e l Mori possedevano le pi ricche province di quel bel reame; elle erano allora
- (nel decimo secolo e nei secoli seguenti) estremamente popolate; si contavano
I nella sola citt di Cordova, che nera la capitale, dugentomila case, seicento
i meschite, e novecento bagni pubblici. L isterico arabo, dal quale ho tratti
questi particolari intorno a Cordova, dice che al tempo suo, eemno in Ispagna
I ottanta grandi citt, trecento citt di secondo e terzordine, ed i villaggi, i ca
- sali erano innumerevoli: secondo lo stesso isterico, se ne contavano dodici
1 mila sulle rive del Guadalquivir.
1 Le rendite dei calil ommiadi di Spagna salivano al tempo di Abdoulraham,
I a 12 milioni 500 mila dinards (o pistole) in contanti, cio pi di '150 milioni
- di nostra moneta (l); oltreci eravi una grande quantit dimposizioni, le
I quali si pagavano in frutti della terra e che sarebbe troppo difficile valutare;
ma quello che v ha di certo si , chelle dovevano essere relative al prodotto
delle terre e per conseguenza considerevolissime presso un popolo coltivatore,
laborioso e numeroso, il quale aveva portato l'agricoltura a un punto di per
I fezione assai superiore a tutte le altre nazioni . (Storia d'Africa e di Spagna
Sotto il dominio degli Arabi).
Gli Arabi, vero, possedevano pi della met. della Spagna; non di meno
quella parte che era soggetta al dominio dei principi cristiani i quali avevano a
difendersi contro nemici cosl potenti, e che erano in perpetua guerra con essi,
doveva formare una potenza a un dipresso eguale a quella di vicini cosi formi
dabili. Da ci si pu giudicare l immensit delle ricchezze che produceva allora
il territorio della Spagna.
Le guerre barbariche di quellet, elletti delle quali erano principalmente il
guasto, il- saccheggio e glinc'endii, distruggeano continuatamcnte una gran parte ,

(1) Il valore del denaro, relativamente a quello delle derrate, era allora almeno
il doppio di, quello d oggidi, essendo ora il danaro meno raro dopo la scoperta delle
miniere d'America, le quali hanno fatto. cessare i travagli delle mine d'oro e d'ar
genw di 5008011, il prodotto delle qualli sarebbesi trovato inferiore alle spese. Per-.
gli) qitsto reddito di 150 milioni in contante, eguagliercbbe almeno 260 milioni
Q8 \
100 onr-zsnu.
delle ricchezze di quel reame, la coltura del quale riparava sempre alle tante
devastazioni e lo manteneva a quell'alto grado di prosperit e di popolazione.
Coloro che hanno calcolato la popolazione d'allora della Spagna a cinquanta
milioni d'abitanti, non l' hanno guari esagerata relativamente alla ricchezza del
paese, di cui si vede che la riproduzione totale annuale doveva essere tra i 9 e i
10 miliardi, in valore della nostra moneta attuale.
Si conosce abbastanza lo stato presente del commercio per paragonarlo a
quello di quei tempi, e per riconoscere che non guari la navigazione mercantile
che arricchisca le nazioni, quantunque ella arricchir possa dei commercianti che
ritraggono le ricchezze loro dalle nazioni, e che per se unicamente le ritengono. I
coltivatori, all'opposto, dividono il prodotto dei loro travagli col Sovrano e coi pro
prietarii delle terre. A NON sono se NON 1 TRAVAGLI rnonu'rnvi CHE rosssao
FARSI LE srnsn m se STESSI, E DI PI FORNIRE neccnnnnrn cne FORMA LA
manovra DELLE NAZIONI; E PER slrnrn VANTAGGI cnsssr mrrnmscoso sa
CESSARIAMBNTE mi 'nmuou s'rmuu DEI ousu LE SPESE Sl uomo, a cm;
NULLA FRUTTANO omu DELLE spesa.
sopra codesti principii ben intesi, che l'ambasciatore di Enrico iv negoziava
cogli Olandesi Quest' imperio del mare, egli diceva loro, che voi dividete senza
- contrasto coli Inghilterra, lo vi si va a contendere; e voi sapete che le
ricchezze vostre e quelle dell'Inghilterra non sussistono se non pel commercio
di mare. Quanto alla Francia, ricca di fondo suo proprio e di tutto quello che
ella produce nel suo seno, ella poco se ne sgomenta .
Le nazioni occupate nel commercio marittimo possono contare un gran numero
di ricchi commercianti, ma lo Stato e sempre povero.
La rendita pubblica non partecipa alle ricchezze di quelli. Lo splendore della
repubblica Cartaginese si trov ridotto ad una citt opulenta, ad un banco di
commercianti, i quali unicamente attaccati ai loro tesori, poco pensiero si pren
devano dei bisogni dello Stato, anche nel tempo medesimo in cui stavano per
essere soggiogati dai Romani.
Per evitare la confusione in una materia tanto importante e che sino al pre
sente e stata studiata tanto poco, come quella che noi trattiamo, bisogna amico
mio, distinguere diligentemente la comunicazione per la'libera concorrenza del
commercio, e il commercio per se medesimo, che sono due cose molto dierenti
tra loro. '
Certi privilegi esclusivi e certe altre cause nocive possono impedire la libera
concorrenza a pregiudizio delle nazioni, senza impedire il commercio. Ciascbe
duna sopporta nel proprio seno le perdite inseparabili da tali impedimenti, le
quali non possono mica essere imputate al commercio, e il commercio stesso
non pu guari sottrarsi da se stesso a questa disgrazia, se non mediante ci che
il monopolio chiama contrabbando.
L'etletto della comunicazione del commercio colla libera concorrenza, di.
mantenere il livello tra i prezzi presso le dili'erenti nazioni che commerciano tra
loro; questa compensazione universale di prezzi forma lo stato loro naturale nel
quale le nazioni non perdono n pel cambio n per lineguaglianza dei prezzi.
lo dico che questo e lo stato naturale dei prezzi, perch la libera concorrenza del
commercio una dipendenza naturale del commercio dovunque quella concor
renza riesce facile coi vettureggiare e colla navigazione; dimodoch le buone
nrzzoco SUL COMMERCIO. 101
strade, i umi, i canali, il mare accrescono il prezzo troppo basso, e potrebb
a pi giusto titolo del commercio essere reputati produttivi, se con un in
di parlare poco esatto si volesse affettare di confondere i mezzi o le condi
ausiliarie alla causa etciente della produzione annuale delle ricchezze.
Nella libera concorrenza del commercio, una nazione non debbe contro
proprii interessi maggiormente favorire i mercanti rivenditori del paese, che non
i mercanti rivenditori esteri; ella non debbe aspirare che al miglior prezzo pos
sibile nelle sue vendite e nelle sue compre per ottenere la pi grande quantit
possibile delle cose ch'ella si vuole procurare col cambio. questo il pi grande
vantaggio ch'ella si possa procurare nel suo commercio; perocch, quanto pi
ella pu moltiplicare le cose acconcie al godimento degli uomini, tanto maggior
numero duomini queste cose possono fare sussistere. '
Che se al contrario ella tenda, con pregiudizio della concorrenza del suo com
mercio, ad ingrossare le fortune de suoi commercianti rivenditori, ella dimi
nuisce le sue ricchezze e la sua popolazione: perch allora cotali fortune si for
mano non soltanto a spese, ma ben anche con depredazioni delle rendite del
Sovrano, de possessori delle terre e dei decimatori, la spesa dei quali si fa a
protto di tutti gli altri abitanti.
Sono codeste rendite, sono codeste ricchezze disponibili, quelle che moltipli
cano gli uomini e i travagli disponibili e procui; quante pi se ne riserbano ai
travagli della coltura delle terre, e quante pi se ne impiegano a costruire delle
strade e dei canali, ed a rendere navigabili i umi, tanto pi le ricchezze annuali
aumentano per laccrescimento delle produzioni ed il risparmio delle spese del
commercio in tutto 1 interno del reame.
H. - Ho ascoltato con tutta l'attenzione, mio caro amico, il vostro lungo
discorso, ho seguita la vostra digressione sulla storia di Spagna, e soprattutto il
ragionamento col quale avete concluso. Ma, secondo i vostri principii medesimi
non si potrebbe egli a spese di quelle ricchezze disponibili, delle quali voi fate
tanto sentire la necessit, costruire e moltiplicare i hastimenti mercantili ed oc
cuparvici un gran numero duomini disponibili; i quali colle loro'spese concor
ressero allo smercio delle produzioni, ed assicurerebbero il ritorno annuale di
quelle medesime ricchezze P '
N. _ Senza dubbio lo si potrebbe, e ci aumenterebbe ancora pi le for
tune dei commercianti a spese della nazione, la quale cosi sacricherebbe le sue
rendite alla marina commerciante, a protto dei commercianti regnicoli, che
non sono niente pi commercianti suoi di quello che noi sieno i commercianti
esteri. .
Ma vi ripeter pure anche una volta, amico mio, non soltanto lo smercio
delle produzioni che fa d'uopo procacciare colla navigazione commerciante, e il
miglior prezzo possibile nelle vendite e nelle compre; la certezza di Vendere
all'estero il pi caro possibile, e di comperare da lui il meno caro possibile, senza
ingiustizia. Lo smercio sempre abbastanza assicurato dal commercio interno di
un reame; perch non vi si manca mai di consumatori i quali non consu
mano tanto, quanto eglino vorrebbero consumare.
Se voi moltiplicate a vostro pregiudizio i privilegi esclusivi nelle professioni
mercenario, coloro che ne saranno provveduti non mancheranno di aumentare le
loro spese a spese degli altri cittadini. Per questa ragione gli artigiani, col fa
102 QUESNAY.
vore delle maestranze, si contenderanno tra loro i salarii col pi gran rigore,
poich tutti vogliono consumare pi che non consumano, e contribuire allo
smercio per quanto pi possano. Non e dunque necessario di eccitarveli. Sempre
edappertutto c il pi grande smercio possibile; perocch questo non manca mai
per altro, se non perch i consumatori sono troppo poveri per poter comperare;
ed eglino sono anche pi poveri quando il basso prezzo delle produzioni annis
chilisce le ricchezze. La diminuzione dei prezzi non diminuisce mica il bisogno
di consumare; questi bisogni sorpassano sempre le cose consumabili, e soprats
tutto nei tempi nei quali elle scadono a nessun valore, a cagione dcllindigenza
dei consumatori.
Il basso prezzodelle cose consumabili non aumenta la quantit loro; si op
pone per lo contrario alla loro riproduzione, rovina i coltivatori, annichilisce le
rendite della nazione edi salarii degli operai. i salarii seguono landamento delle
rendite; le rendite seguono landamento dei prezzi; 10 smercio segue l'anda
mento dei salarii. Questi ultimi non possono mancare se non quando manchino
le cause precedenti; non dunque sullo smercio che le rendite, i prezzi cdi
salarii sono stabiliti.
Lo smercio, al contrario, si fa a proporzione dei prezzi, delle rendite e del
salarii; si fa a qualunque prezzo; esso non manca se non quando i prezzi e la
facolt di comperare scompajono. Gli uomini sono ridotti allora alla vita selvag.
gia, nella quale le ricerche della sussistenza che la terra produce naturalmente,
suppliscono, per quanto si possa, alle compre, vale a dire a ci che noi chias
miamo smercio. In questo caso tutti gli uomini diventano proprietarii senza
propriet limitata, senza ricchezza, senza coltura. Ma in silfatta guisa non pus
sono esistere che alcune popolazioni poco numerose, sparse in vasti deserti, e le
quali non potrebbero mai formare niun corpo politico, ne nazione nessuna.
Una nazione non pu moltiplicarsi se non per le produzioni che l'agricoltura
fa nascere, n pu diventare opulenta n assicurare il successo della sua coltura,
se non col prezzo buono nelle sue vendite e nelle sue compra. Ora ella non pu
ottenere questo prezzo buono se non con una libera concorrenza nel suo com
mercio esterno, vale a dire con una libera concorrenza di negozianti rivenditori
regnicoli e stranieri, che abbondino nel paese, che vi ci mettano la retribnzion
loro a discale, e che assicurino la comunicazione de'prezzi che hanno corso presso
le altre nazioni. Gli con sillatto doppio utile nel risparmio sulle spese del com'
mercio, e nella comunicazione di prezzo presso le altre nazioni, che si ottiene il
prezzo migliore possibile nelle vendite e nelle compra. Non dunque colla spesa
delle sue rendite nella costruzione e moltiplicazione dei bastimenti mercantili,
e nell impiego moltiplicato degli uomini che vi sarebbero occupati che una na
zione pu rendere il suo commercio il pi vantaggioso possibile: perch in questo
altro non ci sono che travagli ed uno smercio mantenuti a spese della nazione. Ora
non vi pu essere utile ne'dispendii del commercio se non nel risparmio, e giam
mai nella moltiplicazione delle spese che ricadono sulla nazione e tendono a re
stringere la concorrenza dellestero, la quale sola pu compiutamente assicurare
la comunicazione dei prezzi, e il risparmio delle spese di commercio a protto
di qualunque nazione.
H. -Vi si le mille volte obbiettato che una grande nazione come la
Francia, la quale ha dei porti vantuggiosissimi per istabilire un grande commer
DIALOGO SL'L COMMERCIO. 105
cio esterno, tiebb essere considerata non solamente come agricola, ma ben anco
come commerciante.
N. _ Se voi volete dire che una grande nazione agricola in quale ha di
molte produzioni da vendere, e che ha di molte compre da fare col prodotto
delle sue vendite, la sia commerciante nell interno del suo paese e al di fuori,
si converr con voi, che i coloni stessi sono commercianti, e che tutti gli altri
abitanti di un reame agricola lo sono essi pure parimente. E in verit sono eglino
che esercitano essenzialmente il commercio. Ma non mica di codesto commer
cio che voi intendete parlare; gli del commercio intermedio, che dipende dal
primo, e che forma una professione particolare destinata al servizio della nazione
agricolaecommerciante. Questo servizio si esercita dentro al paese da nazionali
principalmente, al di fuori da nazionali e da stranieri. Ne sarebbe egli per avven
tura soprattutto relativamente agli agenti nazionali di questo servizio intermedio
del commercio esterno, che voi risguardate una nazione agricola, siccome ad
un tempo medesimo agricola e commerciante? Sotto questo punto di veduta ella
parrebbe assai meno commerciante ch'ella in realita non lo sia, e noi la ve
dremmo divisa in molte altre parti destinate ad altri usi molti, i quali pure dipen
derebbero tutti dalle ricchezze che nascono dalla coltura del territorio.
Nsolamente voi non potrete dire che una nazione agricola e commerciante,
ma bens chella pi renditiera, pi nansicra, pi mcnrlica, cc. che non com
merciante. E voi vedrete pur anche, che, come commerciante nel senso che voi
l intendete, sebbene necessaria, ella sarebbe di una importanza minore pei suol
consumatori, la spesa dei quali vi pare cotanto vantaggiosa allo smerclo delle
nostre produzioni, di quello che come nanziere e renditiera, ecc.
Ella dunque per questi ultimi riguardi dovrebbe attirars molto pi la vostra
attenzione, mentre che voi semplicissimamcnte credete che non si tratti se non
di pagare dei consumatori perch comperino e consumino le nostre produzioni;
ma dovreste pur anche pensare che a questa condizione voi non ne manchereste
mai, e che questa condizione medesima la quale potrebbe piuttosto mancarvi,
se voi non la faceste servire pi che fosse possibile al vantaggio della riprodu- -
zione. 0 amico mio! voi non riguardate qui il commercio marittimo nel vero
punto di veduta che sarebbe assai pi vantaggioso alle nazioni. per la comuni
cazionc e per l'eguaglianza dei prezzi chesso mantiene tra i differenti paesi, che
egli proficuo a tutte le nazioni, e non gi per le ricchezze che i guadagni dei
commercianti tolgono alle nazioni che gl impiegano, sia poi ch'essi abitino o non
abitino presso codeste nazioni.
Il. - Pi vi sto ad ascoltare, pi mi sembra ditiicile di poter conciliare le
nostre idee. Poich nalmente i guadagni dei negozianti regnicoli non sono forse
essi medesimi ricchezze per la nazione?
N. - Mai no. Gl'interessi di quo commercianti e quelli della nazione sono
oppostissimi. La nozione debbe tendere al maggior risparmio possibile sulle spese
del suo commercio, e i negozianti tendono a moltiplicare quanto pi possono i
dispendii della nazione in quelle spese, per accrescere i guadagni loro a pregiu
dizio della nazione; e nulla a lei danno chessa non paghi loro come a mercanti
stranieri. Quindi le ricchezze dei commercianti regnicoli sono totalmente separate
da quelle della nazione, eccettuato nelle repubbliche mercantili, dove i commer
cianti sono essi medesimi Sovrano, Stato e Nazione.
104 ounsszv.
Quanto agli altri Stati che pagano il commercio dei rivenditori, e chiaro chei
regnicoli e gli esteri sono egualmente stranieri alle nazioni colle quali essi eser
citano tale dispendioso commercio.
H. - Ma le fortune che si formano coiguadagni del commercio dei riven
ditori, non sono elleno poi restituite alla nazione, quando i ricchi commercianti
cessino di esercitare il commercio, 0 allorch le ricchezze loro sono tramandate
ad eredi i quali abbiano scelto unaltra professione?
N. - Questa vostra obbiezione ha bisogno di esame.
I possessori di quelle ricchezze si dedicheranno essi allagricoltura? No: Essi
sono troppo opulenti per incaricarsi della direzione dei travagli campestri e pri
varsi del fast'o della societ e dei piaceri della citt. Compereranno eglino delle
terre? molto verisimile, ma essi non aumenteranno per ci n le terre n
il numero dei proprietarii, perche le terre che si vendono non fanno altro che
mutare di proprietario senza mutare n sito n estensione. Acquisteranno eglino
cariche o rendite? Anche ci pu avvenire'; ma in tal caso essi convertono le
ricchezze loro in false rendite le quali non arricchiscono la nazione, e coloro che
ricevono il loro danaro contraggono dei debiti che li impoveriscono.
Ah! amico mio! voi avrete un bel contestare, epilogare, ritornare a pi ri
prese a fatti gi dimostrati, ma dovrete poi alla fine convenire non esservise
non le ricchezze sole impiegate a fertilizzare le terre che arricchiscano gl imperii,
poich le ricchezze vere sono le produzioni che rinascono annualmente dalla
terra. Senza di questa riproduzione annuale, le altre ricchezze, quelle fortune
che voi tanto vantate, que vostri uomini opulenti, del pari che i poveri, tutti
scomparirebbero tostamente. La sorgente delle ricchezze acquistato con travagli
sterili, sarebbe in assai poco tempo inaridita, se queste ricchezze venissero con
sumate pei bisogni della vita senza essere rinnovate coi travagli della coltura.
Coloro i quali attribussero l'opulenza degli imperii a quel genere di ricchezze,
sarebbero proprio come fanciulli che fanno pi caso dei fiori di un giardino che
non delle piante e dQli alberi di un orto. Dieci miliardi, sussistenti in impiego
sterile durante ventanni non saranno mai altro che dieci miliardi nel corso di
venti anni: mentre invece dieci miliardi impiegati in istabilimenti di agricoltura
avranno su vent'anni fruttato centodieci miliardi, dei quali cinque per anno
saranno stati adoperati in sussistenze senza detrimento del primo capitale: perci
dieci miliardi impiegati per i medesimi bisogni, senza nulla riprodurre ciascun
anno, sarebbero intieramente spesi senza ricupero in soli due anni.
Ecco quello che bisogna pensare di tutte le ricchezze pecuniarie di un imperio
che tanto abbagliano il volgo, che sono il perdo spediente di chi piglia a pre
stito, e che in un grande reame non possono essere che unopulenza sterile e
fuggitiva, senza la ricchezza dellesercizio della coltura, la quale rinnova ogni
anno le spese della nazione. A
H. - Ebbene, sieno pure le ricchezze pecuniarie unopulenza sterile e
fuggitiva quanto pi vi piaccia: a me baster che voi riconosciate che elle for
mano unopulenza, e la questione sar presto finita.
Voi non potete negare che nostri commercianti ammassino coi loro guadagni
delle ricchezze pecuniarie. So bene che voi mi direte che quei loro guadagni
sono pagati dalla nazione. Ma ci non vero per, che per una porzione di tali
guadagni. I nostri commercianti tral'lcano colle altre nazioni come colla nostra.
nlALoGo SUL COMMERCI. 105
Essi guadagnano dunque pur anche a spese delle altre nazioni. Confesser volen
tieri che quella parte di lor protti la quale vien loro pagata da noi stessi, non
sia guari un accrescimento di ricchezza; ma voi dovete pure dal canto vostro
confessare che la porzione che vien pagata dallestero ai nostri commercianti
regnicoli forma un vero accrescimento di ricchezza per la nazione, e che cosi il
loro commercio e produttivo almeno per questo riguardo. _
N. - Voi dimenticate che se i nostri commercianti guadagnano a spese
delle altre nazioni, i commercianti esteri guadagnano parimente pur essi a spese
della nostra. Le nazioni non hanno dunque da questo lato nessun vantaggio
l'une sullaltre. Le spese del commercio reciproco son compensate, ei guadagni
dei mercanti delle nazioni che commerciano tra loro lo sono essi pure. I com
mercianti portano e riportano, e guadagnano alla lor volta presso ciascheduna
nazione. Perci nella libera concorrenza del commercio esterno non c presso
ciascuna nazione nessuna prerogativa, nessun protto relativamente ai guadagni
reciproci dei commercianti.
Se non ci fosse una piena libert di concorrenza, le spese aumenterebbero,
e diventerehbero vieppi onerose per quelle nazioni che proscrivessero tale
libert.
In qualsivoglia modo dunque voi osserviate i guadagni dei commercianti di
una nazione, voi scorgerete che questi guadagni non sono altro che spese pagate
da tale nazione o da dierenti nazioni, gravate reciprocamente di questo genere
di spese, in causa del commercio che elleno esercitano tra di loro.
Le spese del commercio sono sempre pagate a peso dei venditori delle produ
zioni, i quali godrebbero dell intero prezzo che loro ne pagano i compratori se
non ci fossero punto altre speseintermedie. Noi paghiamo dunque le spese delle
nostre vendite quando le altre nazioni comperano da noi, e le altre nazioni pa
gano pur esse le spese delle vendite loro quando noi da esse comperiamo.
Aggiungete e dii'alcate da una parte e dall'altra i guadagni che tali pagamenti
reciproci di spese procacciano ai dilierenti negozianti di tutti i paesi, che le na
zioni impiegano nel loro commercio e voi non troverete dappertutto se non una
compensazione di spese nellesercizio intermedio di questo commercio.
Cotali spese possono, a vero dire, accrescere le ricchezze dei commercianti
che ne prottano , ma non mai quelle delle nazioni che reciprocamente le
pagano. Perocch , ripetiamolo , i commercianti non l'anno mica partecipare
alle ricchezze loro le nazioni, ma sono eglino medesimi che partecipano alle
ricchezze delle nazioni.
H. _ So bene chei commercianti quando comperano le nostre produzioni
vendono il loro danaro per queste produzioni valore per valore eguale, e che voi
mi direte che in questo non c guari accrescimento di ricchezze per le nazioni.
Mai commercianti non fanno in questo caso se non quello che fanno pure gli
altri uomini, iproprieiarii ed anche gli stessi coltivatori, i quali pur anche ven
dono il danaro loro per le produzioni, o le produzioni le _une per altre a valore
per valore eguale. Quale diiferenza trovate voi dunque tra queste due ope
razioni consimili, la quale vi autorizzi a mettere il commercio nella classe
dei travagli sterili, mentre onorate lagricoltura del titolo di travaglio pro
duilivo?
N. _ La diilcrcnza molto sensibile, amico mio: i commercianti non
106 oussruv.
possono accrescere la ricchezza loro, ne soddisfare al pagamento delle spese
loro, se non per quanto vengano essi medesimi pagati del salario che merita
il loro servizio di vetturali e di magazzinieri. Essi da una mano ricevono tale
loro salario, dall'altra lo spendono. Ne essi potrebbero spendere un soldo solo
di pi della retribuzione che loro stata pagata dai venditori delle produzioni
nelle vendite e nelle compre reciproche delle quali essi commercianti sono
stati i mediatori. Il travaglio loro non opera dunque che una trasmissione di
ricchezza da una mano allaltra; esso dunque essenzialmente e strettamente
sterile.
I coltivatori, all'opposto, e i proprietarii che dividono con essi le produzioni,
le quali dalle spese fondiario dei proprietarii, seguite dalle spese primitive ed
annue e dai travagli dei coltivatori sono fatte annualmente rinascere, non ri
oevono nulla se non dalle mani medesime della natura che le anticipazioni
e le cure loro hanno resa produttiva di ricchezze. Essi pagano con queste
ricchezze, chessi hanno fatto rinascere, le compre che l'anno reciprocamente
e Il servizio intermedio dei commercianti in queste compre reciproche. l com
marciano non pagano dunque nulla per se medesimi, eglino sono pagati per
pagare, le spese loro non sono realmente spese loro, ma solamente una porzione
della totalit di quelle dei proprietarii e del coltivatori che li sposano. E voi mi
demandate quale dllierenza io trovi sotto questo riguardo, tra i coltivatori e i
proprielarii da una parte, e i commercianti dall'altra? Non c dunque, a parer
vostro, ninna differenza tra i pagatori universali di tutte le spese della societ,
e coloro che altro non fanno se non partecipare a codeste spese senza poterle
accrescere; tra i salarmnti ed i salariali?
H. _ Vi ho di gi detto che io conveniva di questi principii, quanto al
commercio interno, e quanto a quella porzione di commercio esterno, della quale
facciamo le spese noi. Ma io per non posso convenire quanto all'altra porzione
di spese del commercio esterno la quale e pagata dallestelo ai nostri commer
cianti, e che li pone in grado di comperare le nostre produzioni pel loro con;
sumo. Imperocche inlln dei conti noi abbiamo bisogno di consumatori che com
perino le nostre produzioni, ed e per noi vantaggioso che questi vengano per tal
modo pagati dallestero, mentre allora voi non potete pi dire che noi abbiamo
pagato ai commercianti quello stesso cheglino ci pagano nella compera delle
nostre produzioni. -_
N. -- Mi pare che voi andiate soggetto a tornare indietro. Rammentatevi
dunque che noi abbiamo notate tre cose; la prima, che i guadagni che le altre
nazioni possono pagare ai nostri commercianti sono naturalmente compensati
dei guadagni che noi paghiamo ai commercianti delle altre nazioni; la seconda, .
che nel caso di libera concorrenza nel suo commercio, una nazione gode del pi
grande smercio possibile delle sue produzioni al prezzo migliore possibile, indi
pendentemente dal guadagni dei commercianti, i quali come anche le spese loro
sono allora i minori possibili; la terza che senza la libera concorrenza, il come
mercio, lo smercio e i prezzi delle produzioni sono ristretti con estremo svantag
gio della nazione, la quale non pu essere risarcita delle perdite che a lei-ca
giona la mancanza della concorrenza, dei guadagni dei suoi commercianti, e
fosser pur questi intieramente pagati dallo straniero,- la qual cosa poi non , ne
pu mai essere, e tanto pi in questo caso, nel quale i commercianti regnicoli
DIALOGO SUL comusncto. 107
sono il pi delle volte privati di qualunque specie di guadagni presso lestero, il
quale per rappresaglia, ordinariamente interdice loro il commercio delle sue
esportazioni, la quale circostanza aumenta di molto le spese del commercio del
l'una parte e dall'altra il svantaggio reciproco delle nazioni.
H. - Che dunque? Se noi possiamo procurarci il vantaggio nel bilancio
del commercio che aumenti il nostro peculio, non potremmo noi pagare un
maggior numero di consumatori perch essi comperino e consumino le nostre
produzioni?
N. --'-Vot non vi aspettate senza dubbio questo vantaggio delle indie Orien
tali, e non pertanto voi credete, come quelli che vi sono interessati, che questo
commercio ci sia procuo. Questo vantaggio nel bilancio, in danaro, al quale
tendono le vostre mire, non certamente lo scopo de nostri commercianti nelle
Indie Orientali. Essi vi sosterranno che cotale bilancio in denaro una chimera
degli speculatori politici, alla quale non si debbe pensare nel commercio esterno,
il quale sempre egualmente procuo pe' guadagni chesso procura sia in mer
canzie, sia in danaro. A vero dire, qui linteresse prlvato che parla, e noi del)
biamo ditldare di questa sorta di argomenti sempre molto capziosi adoperati per
sostenere a proprio vantaggio il pro ed il contro, e sempre, intlno ad oggi, con
tale successo di cui noi avremmo a vergognare.
Senza dubbio, che nel vantaggio del bilancio in denaro, voi non ci compren
dete mica i guadagni medesimi dei commercianti? lmperocch indipendentemente
da quel vantaggio, i guadagni loro sono sempre assicurati e sempre separati dal
patrimonio della nazione. Daltronde, questi guadagni potrebbero egualmente
essere quelli dei commercianti reguicoll e quelli dei commercianti esteri; dappol
che tale vantaggio del bilancio in danaro non potrebbe ottenersi se non che con
un grande commercio nel quale le vendite superassero le compro; ora un grande
commercio non pu riuscire se non peruna piena e libera concorrenza di com
pratori dogni nazione.
Si tratta dunque, per avere il vantaggio del bilancio in denaro, di vendere pi
di quello che si compera. Ma noi di tal maniera non iscorgiamo se non un
commercio cominciato; perocoh una nazione non vende quello chella ha di
commerciablle se non per comperare delle cose acconcie al suo godimento. E
dunque con cotali compere ch'ella fa compiuto il suo commercio, la qualcosa poi
alla ne annienta quel preteso vantaggio del bilancio in danaro. N iuna nazione,
prosa in generale, vende le sue produzioni per tesaurlzzare; ella, con commercio
sill'atto, farebbe cadere la sua agricoltura nel deterioramento, e il preteso van
taggio del bilancio in danaro vi costerebbe allora molto caro.
Voi sapete che il commercio debbe ogni anno ricondurre nelle mani del col
tiratore tutto il valore delle produzioni che sono state vendute per pagare la ren
dita dei proprietarii delle terre, e per continuare i travagli della coltura. Come
potete voi dunque concepire un commercio il quale procuri il vantaggio del bi
lancio in danaro P
Il. - Come dunque piuttosto non concepite voi stesso, che col vantaggio di
tale bilancio in danaro una nazione compie nel suo sono il suo commercio,
pagando dei consumatori i quali comperino e consumino le produzioni sue P
N.-- Ma voi dimenticate dunque che, nella vostra ipotesi, ella le ha ven
dute all'estero, queste sue produzioni, per averne danaro ; che la quantit delle
'108 QUESNAY.
sue produzioni eommereiabili limitata, e che, quando queste le sieno vendute o
cambiate in danarofel-la compie il suo commercio con delle compre e non con
delle vendite? Ma, direte voi, codeste compre ella le fa presso di se medesima,
questo ci che io chiamo pagare dei consumatori. Secondo questo andamento,
bisognerebbe dunque che tali consumatori andassero a ricomperare le produzioni
ch'ella ha vendute all'estero; sarebbe questo forse ci che voi chiamereste il van
taggio del bilancio in danaro? Ma questo danaro ritornerebbe allora all'estero, e
allora le spese di tale commercio ricadrebbero tutte quante su di voi. Evitate
dunque, per quanto vi sar possibile, tale preteso vantaggio, e pensate che una
nazione non pu avere altro commercio pi vantaggioso del suo commercio
interno, regolato sui prezzi che hanno corso tra le nazioni commercianti, ed
ai quali alla sicura di partecipare ogniqualvolta ella goda di una piena ed in
tiera libert di commercio.
il commercio interno evita tutte le spese del commercio esterno. Questo rispar
mio si fa, e vero, a pregiudizio dei commercianti, ondech essi hanno un inte
resse abituale a farvi apprezzare i insidioso vantaggio del bilancio in danaro,
perch essi sanno che il volgo assai disposto a lasciarsi preoccupare dall'idea
di acquistar danaro; ma essi ragionano ben altrimenti quando si tratta del loro
commercio nelllndie Orientali, il quale ci porta via il nostro danaro per sempre.
Allora essi vi mettono innanzi che lo scopo nale del commercio di cambiare
il danaro colle mercanzie, e che colle nostre compre che il commercio ci
utile. Quindi sia nelle nostre vendite sia nelle nostre compre essi ci fanno sempre
vedere protti nel nostro commercio marittimo, il quale in fondo tutto e solo a
vantaggio proprio loro. Tutto questo riesce difficile a distinguersi bene da coloro che
non sono del mestiere; il sotisma vi sempre trionfante, e sempre ci ha convinti
che il commercio del rivenditore e produttivo, e che il solo degno dell'atten
zione del governo, e del nome di commercio. cos che il vincolonaturale delle
societ diverse si mutato in fatale tizzone di discordia tra le nazioni marittime,
e che la cabala dei trattati di commercio esclusivo entrata nei negoziati come
un oggetto capitale della politica.
11. - E certo che tutte le nazioni sono sempre state attentissime al van
taggio del bilancio in danaro nel loro commercio interno. Quindi non sapr mai
persuadermi che questo vantaggio non abbia niuna realit.
N. - Una nazione non si pu procurare il vantaggio del bilancio in da
naro se non aumentando le sue vendite all'estero e diminuendo il consumo in
casa propria. Si concepisce assai facilmente che un privato possa in tal modo col
risparmio tesaurizzare a spese altrui; e dico a spese altrui perch la soppressione
della spesa di quel privato una soppressione di profitto per altri uomini. Ora una
nazione pu ella arricchirsi con somigliante mezzo? Esaminate nel Quadro econo
mico l'andamento della circolazione del danaro e la distribuzione delle ricchezze
annualmente rinascenti, e vedete se le tre classi di cittadini possano trovarvi il
lor conto? La spesa del coltivatore vi limitata a quella ch'egli obbligato di
fare per mantenere la sua coltura; s'esso ridotto , per mancanza di smercio nel
paese ad aumentare le sue vendite all'estero, e s egli diminuisce la sua spesa,
diminuir in conseguenza le sue ricette, e quindi diminuiranno anche le sue ven
dite. Tale condotta pu forse arricchirlo? Se il proprietario arresta la circolazione
della rendita, che gli vien pagata in danaro dal coltivatore, esso diminuisce le
nunooo SUI. COMMERCIO. '109
sue compre dalla classe produttiva e dalla classe sterile; esso sopprime la sus
sistenza di questultima classe in proporzione del di lui risparmio. Se la classe
sterile risparmii pur essa per aumentare il suo contante, e se la sua entrata dimi
nuisce in causa del risparmio del coltivatore e del proprietario, i travagli e i gua
dagni suoi diminuiranno nella medesima proporzione; questa classe cadr dunque
necessariamente in deperimento. Noi abbiamo gi veduto che con questa mede
sima condotta nella-classe produttiva, il deperimento della riproduzione annuale
e pur esso inevitabile. Ora lannientamento delle rendite dei proprietarii una
conseguenza necessaria della riproduzione annuale delle ricchezze; dal che con
seguiteranno pur sempre la diminuzione delle vendite allestero, quella della pupo
lazione, e quella della massa del danaro circolante. I
Cercando dunque cosi di procurarsi il vantaggio del bilancio in danaro col
commercio all'estero, una nazione si rovinerebbe da tutte le parti.
Ma quello che di pi misterioso nelle opinioni di coloro che hanno ducia
nel vantaggio del bilancio in danaro, cheglino vaggiungono pure presso la me
desima nazioneil vantaggio del lusso, il che rende almeno la spesa eguale all'en
trata; vale a dire il consumo eguale alla produzione, e le compre eguali alle ven
dite . dunque manifesto, che anche nellopinion vostra, voi non dovete aspettarvi
altro accrescimento di ricchezze se non quello che si pu ottenere dalla coltura
della terra, diminuendo il lusso, per aumentare con protto le spese di questa
coltura. -
H. -Eppure, malgrado tutti i vostri ragionamenti, io scorgo ancora che
quanto pi nei venderemo allo straniero, e quanto meno noi compereremo da esso,
tanto pi ancora nei aumenteremo il nostro peculio, senza che ci sia necessario
di stndiarci a risparmii.
N. - Ed io, amico mio, scorgo pure una contraddizione nelle vostre idee.
Se voi escludete il risparmio voi ammettete almeno un consumo eguale alla vostra
riproduzione annuale ; allora ne seguir, o che voi consumerete voi medesimi le
produzioni vostre e non ne venderete allestero; o che, se voi glie ne venderete,
voi ne compererete da lui altre sue, delle quali avrete bisogno per compiere il vostro
consumo in proporzione della vostra riproduzione annuale. Perci voi non glie ne
venderete niente di pi di quelle che ne compererete; che se vi accadesse di sba
gliarvi e vendeste a lui una parte di quelle produzioni che voi medesimi dovete
consumare, voi sareste allora costretti di ricomperarnele pagando le spese di questo
commercio; vero che cosi voi potreste aumentare il bilancio del danaro a van
taggio dei vostri commercianti; ma ci sar sempre a spese vostre.
II. - E ci pu esser vero per ci che risguarda il commercio delle produ
zioni; ma non mica il medesimo nel commercio delle mercanzie di mano dopera.
N.-E perch non sarebbe egli il medesimo? Non vi avvedete voi dunque
che coloro i quali fabbricano codeste mercanzia, non le vendono se non per com
perare le produzioni delle quali han bisogno; e che perci le loro compre sono
eguali alle loro vendite, senza niun vantaggio di bilancio in danaro per la nazione
in tale commercio, il quale poi non altro in fondo anch'esso che un commercio
di produzioni.
II. - Per avere il vantaggio nel bilancio di danaro col commercio esterno,
basta che le nostre vendite vi superino le nostre compre; poich le spese che la
nazione fa dentro s non fanno uscire il danaro dal reame. cosi che si pu
110 onessav.
conciliare il vantaggio del lusso col vantaggio del bilancio in danaro per una
nazione.
N. -- Voi non potete certo vendere all'estero le mercanzie che consumate
voi medesimi tra voi. La massa delle vostre ricchezze commerciabili e limitata alla
riproduzione annuale del vostro territorio; perci quanto pi ne consumerete voi,
tanto meno danaro potreteritrarre dall'estero, e tanto meno pure potrete comperare
di quelle sue mercanzie di cui voi abbisogniate. e che il vostro territorio non pro
duca. Il vostro commercio esterno diventa adunque assai limitato; poca circola
zione di danaro, pochi cambii sarebbero tra voi e lo straniero. Sarebbe dunque,
ristringendo cosi il vostro commercio esterno, che voi pretendereste arrivare al
vantaggio del bilancio in danaro, e al vantaggio del lusso? Si chiama questo essere
conseguente? Gessate dunque, mio caro amico, di risguardare il commercio tra
le nazioni come uno stato di guerra e come un saccheggio addosso al nemico;
persuadetevi una volta che non vi e possibile di accrescere le vostre ricchezze e i
godimenti vostri, ad altrui spese, per mezzo del commercio; e che l'unico vostro
interesse, relativamente a questuso naturale del vostro diritto di propriet sulle
produzioni che vi appartengono, si quello di lasciarlo intieramentelibero, affinch
la pi grande concorrenza possibile di compratori e di venditori vi assicuri il
prezzo pi alto possibile nella vendita delle vostre produzioni, ed il prezzo pi
basso possibile nella compra delle produzioni estere, le quali cose prooureranno
i pi grandi accrescimenti alla vostra agricoltura, la quale allora vi i'orniri soli
mezzi, veri e solidi di accrescere il vostro commercio, le vostre ricchezze e i vostri
godimenti.
H. - Baster moltiplicare di molto le mercanzie di mano d'opera , perohe
voi possiate consumarne molte voi medesimi e venderne molte allo straniero il
quale pagandovele in danaro vi assicurer con tale commercio il vantaggio del
bilancio in danaro, al quale si trover pure riunito il vantaggio del,lusso.
N. - Quanto pi voi moltiplicherete le mercanzie di mano d'opera, tanto
pi voi moltiplicherete anche i fabbricanti e gli artigiani che compereranno
presso voi o dall'estero, produzioni per sussistere e per le materie dei loro lavori.
Quelle che essi compereranno da voi, voi non le venderete all estero. Quelle che
essi compereranno dall'estero faranno uscire il danaro che essi ricavano dalla ven
dita dei loro lavori, perci questo danaro non contribuir pi presso voi al van
taggio del bilancio in danaro. Quelle cheglino compereranno da voi saranno in
diminuzione delle vendite che voi fareste all'estero, di dove voi ritrarrute tanta
minor somma di danaro quanto che le vendite che voi rifarete, saranno dimi
unite per le compre che i vostri fabbricanti e artigiani faranno da voi. Quindi
lobbiezione vostra suppone, nella vendita delle vostre produzioni, un doppio im
piego, del quale voi dovete facilmente comprendere l'assurdit. D'altronde, voi
Sapete benissimo che per moltiplicare i venditori delle mercanzie di mano d'opera,
bisognerebbe pure moltiplicarne i compratori, e che voi non riescirete a questa
combinazione, se voi moltiplicatei primi senza moltiplicare i secondi. Occorre
rebbe dunque arricchire prima i compratori esteri per estendere tra voi il com
mercio esterno delle mercanzie di mano d'opera, e per arricchirvi poi alla vostra
volta col commercio a spese dall'estero. La vostra politica mercantile pu ella
riunire queste due condizioni contraddittorie?
H. - La mia politica non e guari contraddittoria; poich io non ho niuna
DIALOGO SUL COMMERCIO. 111
voglia di arricchire lo straniero, che anzi intendo che noi ci procuriamo sovresso
il vantaggio del bilancio del commercio.
N, -tlli avvedo, amico caro, che voi siete talmente occupato di codesto
bilancio, che voi ne anche vi degnate farmi la grazia di ascoltarmi.
Vediamo se, per metterci d'accordo, io potessi, tornando qualche passo addietro
e riprendendo le cose da pi in alto, arrivare a capirvi meglio lo medesimo.
Quale e precisamente il vantaggio che voi volete ottenere, e che chiamate il
bilancio in danaro?
Il. - Bella domanda! Mi pare davervi gi detto ch'io vorrei che noi ven
dessimo ail'estero pi di quanto da esso comperassimo.
N. - Questo mi pare un poco difficile, perch gli un fatto che ogni compra
vendita, e che ogni vendita e compra. Ed io non ci veggo mezzo nessuno per
soddisfare a questo vostro desiderio, a meno che voi non consentiate di vendere
allo straniero delle produzioni e delle mercanzia ch'egli non vi pagasse; nel qual caso
solamente voi avreste effettivamente pi venduto che comperato, se pure per verit.
ci si possa chiamare vendere. Ma io dubito che siffatto commercio sia vantaggioso.
H. - Non questo che io voglio dire; io intendo, e voi lo sapete bene,
che l'estero ci pagasse in danaro il sovrappi delle vendite che noi gli avremmo
fatte, e che sorpasseranno la somma delle nostre compre.
N. - Voi dunque vi siete malamente espresso , del pari che gli autori dai
quali avete tolte le vostre idee e le vostre espressioni, e questo era proprio tutto
quello che io voleva farvi osservare. invece di venire a dirci che voi volevate che
le nostre vendite superassero le nostre compre, la qual cosa e sicamente impossi
bile, bisognava semplicissimamente dirci che voi volevate comperare il danaro colle
vostre produzioni. Ne anche in ci io so vedere quel gran protto che vi colpisce;
perch mi sembra che inquesto tale mercato l'estero non vi dar guari una somma
di danaro pi forte del valore delle produzioni che voi gli venderete.
Ne senza dubbio voi vorrete dirmi che il danaro degli stranieri valga meglio
delle vostre mercanzia imperocch se quello valesse meglio, le altre nazioni,
che non sono mica meno accorte di voi, non ve lo darebbero certo in cambio : n
POCh questo cambio si fa liberamente dalle due parti, una prova che i due
valori sono reciprocamente e perfettamente eguali. Ora se il danaro delle altre
nazioni vale quanto la vostra mercanzia, e che la vostra mercanzia valga quanto
ldanaro di quelle, il vantaggio del cambio mi pare ugualissimo da una parte
e dall'altra. '
H. _ Ma non vedete voi che l'estero consumer le mercanzie ch'egli com
Pera, e che quindi mentre a lui non rimarr pi nulla, esister ancora nelle nostre
mani il danaro del suo pagamento, ed accrescer la nostra ricchezza?
N. - Ah! capisco. Le produzioni e le. mercanzia si consumano, il danaro
durevole; dunque, a vostro modo di contare, il danaro vale realmente e sempre
meglio della mercanzia, anche a valore eguale. '
Lasserzione e singolare; ma voi non ispingete abbastanza in la il vostro ragio
Mmito. In grazia della propriet che il danaro ha di conservarsi, voi potreste
anche porre a principio che ci fosse vantaggio a dare, per esempio, centomila
scudi di mercanzia per cinquantamila scudi in danaro (i). E come io vi dico
_ iii Questo presso il poco il caso in cui si trovano tutte le nazioni che con proi
Mutui di commercio fanno abbassare il prezzo delle loro produzioni.
112 ovesnav.
ora cinquantamila scudi, voi potete dire mille scudi e perno uno scudo: di ma
niera che vi sarebbe facile di concludere che una nazione farebbe bene di ven
dere all estero per uno scudo una produzione o una mercanzia ch'ella avrebbe
potuto vendere nellinterno del suo paese centomila scudi. Peccato, che malgrado
i vostri beragionamenti e tutti quelli dei partigiani della vostra opinione, questo
commercio non abbia grandi attrattive; perch per poco che una nazione vi si
volesse abbandonare, ella non avrebbe certo penuria di venditori di danaro che
farebbero a gara di soddisfare il suo gusto per i metalli, ella, secondo voi, gode
rebbe del vantaggio il pi deciso nella bilancia del suo commercio; ella vedrebbe
continuamente accrescere la sua ricchezza pecuniaria. Non pertanto ci sono per
sone che di buona fede, pensano che per questa guisa ella vedrebbe accrescersi
la sua vera povert, ed io confesser di essere nel loro numero; e che mi pare
evidente, dopo questo esempio, che il saldo in danaro del bilancio del commercio
non guari menomamente una prova di aumentazione di ricchezza per la na
zione che lo riceve.
Verr giorno forse in cui converrete anche voi di tale verit. Se non altro io
vi credo gi fin dora troppo ragionevole per sostenere che il danaro valga meglio
delle produzioni. Or dunque, se esso non vai meglio, come la mi par cosa della
pi grande evidenza, ditemi qual ragione pu avere colui che ha cambiate le sue
produzioni o le sue mercanzia con danaro, per applaudirsi di tale suo negozio pi
di quello che nabbia quell'altro che ha cambiato il suo danaro con produzioni o
mercanzie?
Lestcro, dite voi, consumer le mercanzia ch'egli compera da voi e non glie
ne rester pi nulla. Ma non contate dunque per niente soddisfare all' impiego
nale di qualunque ricchezza, quello di godere? Quando voi avrete speso tutto il
danaro che leslero vi avr dato in pagamento, non ve ne rester parimente nulla,
e cos sarete unaltra volta del paro. Che se voi vorrete non ispendere quel da
naro, anche allora sarete voi che avrete perduto nel negozio, poich lo straniero
avr goduto, e voi vi sarete privati del godimento. Meritereste allora che vi si
dicesse di tutto il vostro danaro, quello che La Fontaine diceva all'avaro della
sua favola: Ponete una pietra in sua vece, essa varr altrettanto .. 7
H. - Ma voi che conoscete tanto la necessita di avere dei capitali in ami
cipazioni per l'agricoltura, per la costruzione degli edifizii, per la coltivazione
delle terre e il miglioramento delle terre, per lo stabilimento delle manifatturo
procue, ecc., non pensate voi che la formazione del capitale di quelle anticipa
zioni esiga che si accumuli molto danaro; e che per conseguenza il bilancio del
commercio il quale accresce. la massa del nostro numerario, renda tale accumu
lazione pi facile e debba cos accrescere le anticipazioni di tutti i nostri travagli
utili, dai quali poi seguir laccrescimento delle produzioni e della popolazione?
N. -- No, amico mio io non penso punto che il saldo in danaro del bilan
cio del commercio possa per nulla inuire sopra cotali oggetti importanti. Le an
ticipazioni necessarie per ricavare il maggior prodotto possibile del territorio non
dipendono gi dalla quantit del peculio. Date una corsa per le fattorie per
le ollicine e osservate quali sieno i fondi di colali preziose anticipazioni. Vi ci
troverete casamenti, hestiami, sementi, materie prime, mobili, strumenti d'ogni
maniera. Tutto questo senza dubbio vale danaro, ma niente di tutto questo da
naro; e l'accrescimento di tutto questo, lungi dal poter risultare dall accumula
DIALQGO SUI. costrinsero. '115
zione del danaro la quale intercetterebbe la circolazione, farebbe abbassare il
prezzo delle produzioni, e diminuirebbe in conseguenza i profitti della coltura e
la possibilit di aumentarne le anticipazioni; laccrescimento di tutto questo risulta
unicamente dal buon impiego delle spese. luiino a tanto che le produzioni della
coltura si consumano per l esecuzione dei travagli necessarii per moltiplicare la
ricotta; insino a tanto che la totalit delle ricollc, o per lo meno la maggior
parte di esse, si consacra, per cosi dire, a non essere se non anticipazioni per pre
parare di nuove rlcolte, le anticipazioni, i capitali, i travagli utili, le produzioni,
le ricchezze, la popolazione , crescono di continuo con rapidit (1). quello che
si vede ordinariamente nelle societ nascenti; quello che voi vedete attualmente
nelle colonie inglesi dell'America settentrionale; e quello che si vedrebbe in tutti
i paesi nei quali sieno terre ancora incolte o suscettibili di miglioramento, se
questi fossero governati secondo lordine naturale. Non necessario quasi niuno
fondo in danaro per operare questo effetto salutare, e meno poi niuna accumu
lazione di danaro, perch questa accumulazione vi sarebbe assolutamente oppo
sta. Quando questa distribuzione di spese cessa, quando non si consacra pi alla
coltura se non la porzione assolutamente necessaria per mantenerla in stata quo,
e che ci che noi chiamiamo le riprese del coltivatori e l accrescimento delle
anticipazioni dappertutto si arrestano; quelle spese possono passare da queste mani
in altre mani, se ne possono formare talune da un lato a costo di altre che si
distruggono da un altro, ma elle non aumentano guari nella totalit loro. Quando ,
non si lasciano ai coltivatori neanche le loro riprese indispensabili, quando i pro
prietarii trascurano le loro possessioni, per abbandonarsi intieramente o special
mente a spese di lusso, quando essi fermano la loro dimora nelle grandi citt,
quando il consumo dappertutto si allontana dalla produzione, quando s imma
gina d'impacciare il commercio, sotto pretesto di renderne il bilancio pi vantag
gioso, come pur troppo accaduto a molte nazioni di Europa, le anticipazioni,
le ricchezze, le intraprese utili, i travagli necessarii, le produzioni, le rendite, la
popolazione diminuiscono per una forza irresistibile. Ecco la legge fisica imposta

(i) Allorch le ricchezze seguono quest ordine di prosperit crescente, e da no


tare che, niuna fortuna rimanendo oziosa, e tutte al contrario trovando un impiego
sommamente utile nellagricoltura, pochissime persone vogliono consentire a prestare
altrui i capitali loro, e che per conseguenza l'interesse del danaro debbe sostenersi
ad una tarill'a molto elevata. Non che a mano umano che i proprietarii si raccolgono
nelle citt, che la consumazione si allontana dalla produzione , che il vettureggiare
e le spese sterili si estendono, che le arti di lusso si stabiliscono; non che allora
che si possono formare fortune pecuniarie le quali si accumulano principalmente dai
commercianti e dagli artigiani, i qualieconomizzano sui salarii loro, sottraendone
una parte alla circolazione , a svantaggio dei prezzi e della riproduzione. Cotali for
tune, moltiplicate tra le mani di persone, le quali abituate alla vita sedentaria delle
citt, vogliono negli anni di loro vecchiezza godere pacicamente e senza fastidii ,
moltiplicano le offerte del prestare, e per conseguenza fanno abbassare le condizioni
del prestito e dellinteresse del danaro. E questa la ragione per la quale questin
teresse sar sempre pi basso nei luoghi dove il commercio di rivenditore ed il lusso
saranno pi estesi. Ed pur anche questa la ragione per cui il ribasso dell'interesse
del danaro non adatto, come taluno lo ha creduto, la prova di unaumentazione
di ricchezza. Codesta osservazione, che io poi svolger altrove, assolutamente con
fermata dalla storia; fa meraviglia il numero degli sbagli politici che appunto son
nati dal non essere ella per anche stata fatta.
Econ. Tomo l. - 8.
'l 14 onnsiuv.
dalla natura, e secondo la quale si pu giudicare della sorte passata, presente e
futura degli imperii, dalla condotta che questi tengono o che hanno tenuta.
impossibile che alla vista di questa legge evidente, universale, sacra, semplice e
sublime, tutte le vostre piccole combinazioni di bilancio non vi appariscano cosi
futili, cosi poco degne di spendervi intorno tempo e parole, come elleno in fatto
lo sono. _
H. - Ma a che dunque, caro amico, riducete voi questo vantaggio del saldo
in danaro del bilancio del commercio che ha tanto occupato quasi tutte le na
zioni europee, e che stato vantato e predicato da tanti celebri scrittori?
N. - A nulla, e forse anche a meno di nulla. Imperocch io sono molto
inclinato su questo proposito a pensarla come i commercianti, i quali nulla temono
di pi che riportare il danaro dall'estero, quando eglino vi hanno trasportate le
nostre produzioni, perch sanno che non riman loro altro guadagno a fare sul
danaro, e che tale ritorno la prova ch essi non hanno estese le loro compre
come avrebbero voluto. Alla fine della guerra del 1740, gl' Inglesi trovarono il
loro peculio aumentato di cinque milioni di lire sterline, e ne conelusero che la
nazione era impoverita, e che il commercio loro essendo stato rallentato, il loro
danaro era stato meno impiegato in compre di mercanzia allestero. Essi non pen
savano allora come voi sul bilancio del commercio.
Ci sono talune nazioni che hanno delle miniere, tal altre che non ne hanno.
Siccome l'oro e largento non sono consumabili, e che la propriet loro usuale
assai limitata, le nazioni che hanno miniere trovano evidentemente un gran
dissimo vantaggio a pagare ci che voi chiamate il bilancio in danaro, vale a
dire a vendere il loro oro ed argento per altre produzioni consumabili; dappoich
per quelle nazioni questo il solo mezzo di sostenere il valore ed assicurarsi lo
smercio delloro e dellargento , che sono produzioni del loro territorio. Per
le nazioni che non hanno miniere, e le cui produzioni sono consumabili ed usuali,
e'uno svantaggio trovarsi obbligatp di darsi al commercio esterno; perch ci
prova che nel proprio paese esse mancano di consumatori in grado di pagare le
produzioni che vi crescono, la qual cosa le necessita a smerciarle fuori, e quindi
moltiplica le spese di commercio a peso di tali nazioni per le quali il commercio
esterno diventa allora un male necessario, ed anzi indispensabile per sostenere il
valore delle loro produzioni e per evitare il male maggiore che risulterebbe dal
loro_svilimento.
In codesto commercio esterno, che in tutti i casi debb essere innitamente
libero e disimpacciato, come il commercio interno, da qualunque pastoia, da qua
lunque contribuzione o vessazione di qualsivoglia peso, in codesto commercio
esterno, io dico, anche uno svantaggio per una nazione di non poter trovare a
cambiare le sue produzioni con altre produzioni a proprio uso, ed essere obbli
gato di prenderne invece un pegno intermedio, qual e largento il quale conside
rato come moneta (I) non pu servire a nulla se non allora eh ci venga ricam

(l) Largento considerato come materia di mobili, e una mercanzia come tutte
le altre, e meno utile che molte altre, che si compera come un'altra in valore per
valore eguale, ma che non accresce all'atto la massa del peculio o della moneta cir
calante, e che non ha nessuno degli etfetti che si attribuiscono al bilancio del com
mercio, nel quale i partigiani di cotal bilancio non hanno mai risguardato se non
l accrescimento dell argento-moneta.
v
Dmooo sul. COMMERCIO. ilo
biato con produzioni , la qual cosa in questo caso esige un doppio commercio e
delle doppie spese di trasporto e di cambio a spese delle nazioni.
Noi non possiamo dunque dispensarci dal concludere, mio caro amico, che il
commercio esterno e un meno-peggio per le nazioni alle quali il commercio interno
non basta per ismerciare vantaggiosamente le produzioni del loro paese; e che
il bilancio in danaro un meno-peggio nel commercio esterno per le nazioni che
non possono riportarne in cambio produzioni ad uso proprio. poi singolare
che scrittori, degni daltronde di avere maggiori lumi, abbiano annessa tanta
importanza a quel tal bilancio in danaro, che non inne che il meno-peggio del
commercio.
se gi per questo che le nazioni quando non possano far meglio, non fac
ciano bene di ricevere in danaro il bilancio del lor commercio; imperocch
chiaro che un meno-peggio val sempre qualcosa pi che nulla. Ma si debbe sempre
rimettersene alla libert generale per fissare il caso nel quale convenga aver ricorso
a questo meno-peggio, il quale non preferibile se non alla sola nullit del com
mercio, e che nelle occasioni nelle quali esso pu aver luogo, per lo meno tanto
vantaggioso alla nazione che paga tale bilancio quanto a quella che lo riceve.
Gessate dunque , vi replico , amico mio, cessate di fuorviare cogli speculatori
politici, che cercano persuadervi che nel vostro commercio voi potete prottare a
spese delle altre nazioni; perocch lddio giusto e buono ha voluto che questo
impossibil fosse, e che il commercio in qualsivoglia modo lo si eseguisse non fosse
mai se non il frutto di un vantaggio evidentemente reciproco. E riconosccte, una
volta per tutte, questo principio fondamentale senza eccezione: che , dacch voi
ammetterete la piena ed intiera libert della concorrenza tra i venditori ed i com
pratori di qualunque specie, voi godrete del commercio il pi vantaggioso possi
bile, e dell'assicurazione di farci migliori negozii possibili nelle vostre vendite e
nelle vostre compre. Ma dacch voi impaccierete, comunque pur sia, questa libert,
vi esporrete a perdite immense inevitabili, delle quali il bilancio del vostro com
mercio, che non e guari un vantaggio, non vi risarcir per nulla.
Il. -- Lasciamo dunque andare, amico mio, quest'articolo del bilancio in
danaro che effettivamente ci allontana dalla nostra questione.
Rinascono nella mia mente altre obbiezioni intorno a punti assai pi impor
tanti. Non posso per esempio dissimularvi, che mi sembra tuttavia che imercanti
regnicoli contribuiscano colle loro spese allo smercio delle produzioni del paese.
D'altronde non contribuiscono essi, come tutti gli altri cittadini, ai bisogni dello
Stato?
N. _ Vi ho gi fatto osservare amico mio, che non mica lo smercio delle
produzioni che manchi mai ad una nazione, nella quale la maggior parte dei
cittadini non consumano mai tanto quanto eglino vorrebbero consumare, il
prezzo buono che manca allora quando esso non viene assicurato da una libera
concorrenza di commercio: quanti pi saranno in questo caso icompratori presso

Sarebbe assai facile provare alle persone ricche ch elle potrebbero fare della ric
ciiezza loro un uso assai pi utile per loro medesimi e per la nazione, di quello
che impiegnrla in arredi e in vasellame d argento. Ma noi dobbiamo limitarci a ci
Stilo che abbiamo esposto su questo articolo, il quale non ha niuna relazione con
mo che si chiama il bilancio in danaro, e sul quale come sopra altri moltissimi non
d'uopo che luce e libert.
l 16 oussn'sv.
una nazione iquali non pagassero se non coi guadagni che pagherebbe ella me
desima, tanto pi ella perderebbe nello smercio delle sue produzioni, delle quali
la concorrenza generale non sostenesse il prezzo.
Le smercio non pu estendersi al di l della quantit delle produzioni che c' da
vendere. invano tale smercio verrebbe esso accordato ad una parte degli abitanti
il pregiudizio degli altri; non ci sarebbe mai che lo stesso smercio il quale non
potrebbe eccedere la massa delle produzioni che si possono vendere. Reiterandomi
la vostra domanda voi non calcolate altro che sullo smercio. Ma 1 ordine econo
mico ha altre regole sul progresso della prosperit, e sulla destinazione pi van
taggiosa delle spese che fanno compiuto lo smercio nel commercio interno delle
produzioni del territorio. Non si pu mica proporsi di accrescere la concorrenza
dei compratori nel commercio interno per aumentare il prezzo e lo smercio. Peroc
che, nelle spese della nazione, non ci possono essere compratori se non che per
quanto essi medesimi sono pagati per poter comprare; la concorrenza dei com
pratori, le vendite, le compre, lo smercio, tutto vi sottoposto alla misura delle
spese che possono fare i possessori delle produzioni del territorio. Poich sono i
possessori medesimi che pagano i consumatori del paese, ed e col danaro che
questi ricevono, che comperano le produzioni da quelli, e cosi restituiscono loro ci
che quelli avevano pagato. Il commercio interno di una nazione non pu esten
dersi fuori dalla circonferenza del circolo dentro il quale e rinchiuso. Non che.
per linterposizione della piena libert del commercio esterno, che le produzioni di
una nazione possono partecipare costantemente al prezzo che ha corso tra le na
zioni commercianti; quindi lo smercio che si dice procurato nel commercio interno
dalla spesa dei commercianti che si arricchiscono a pregiudizio della piena libert,
non pu essere se non che svantaggiosissimo, ed un disordine nella distribuzione
delle spese (1).
E lo stesso dovrebbe dirsi delle imposizioni che non venissero pagate se non
sui guadagni che la nazione pagasse a coloro che fossero tassati; perch niuna
imposta pu essere pagata,senza dcpredazione, se non dalle rendite del territorio.
I mercanti rivenditori sanno conservare i loro guadagni e preservarli dalle
imposte; le loro ricchezze , come essi medesimi, non hanno patria nessuna; elle
sono non conosciute, ambulanti e sparse in tutti i paesi della sfera del loro com
mercio, e sono talmente confuse in debiti attivi e passivi che le non si possono
valutare per sottoporle ad imposizioni proporzionali. Se si tassano le mercanzie
commerciabili, l'imposizione si estende egualmente sul commercio dei negozianti
regnicoli e sopra quello degli esteri, ma gli uni e gli altri se nepreservano sicu
ramente nelle loro vendite e nelle loro compre facendola ricadere, come di dritto,
sulla nazione, vale a dire sulle rendite dei beni-fondi. Imperocch il servizio del

(1) Non accade delle smercio delle produzioni di un territorio come di quello di
una bottega. Un mercante che ha smerciate le mercanzie della sua bottega , pu ri
comperarne dell'altre, continuare ed accrescere il suo smercio. Ma lo smercio di un
agricoltore limitato dalla natura; quand'egli ha venduto la sua ricolta, non potrebbe
estendere pi oltre le proprie vendite. Non dunque se non col prezzo buono della
sua vendita ch egli pu aumentare il suo beneficio. '
E invano si direbbe che dopo aver venduto la ricolta propria potrebbe egli com-
perar quelle de'suoi vicini per rivenderla; poich i suoi vicini sono nello stesso caso
suo, ed egli non aumenterebbe mica per questo le produzioni del territorio divcm
lando egli medesimo mercante.
DIALOGO SUL couunncio. 117
I

commercio non pu essere caricato di un'imposta che ne porterebbe via la retri


buzione e ne abolirebbe l'esercizio, se tale imposta non venisse riunita alle spese
del commercio, in discaricamento dei commercianti regnicoli ed esteri i quali ne
fanno le anticipazioni. Ondech le ricchezze dei mercanti rivenditori regnicoli
non sono meno separate da quelle della nazione, che non quelle stesse dei mer
canti rivenditori esteri. La nazione non debbe dunque avere maggior predilezione
per gli uni che per gli altri, nella concorrenza del suo commercio , se non per
quanto ella non rechi. pregiudizio a quella concorrenza generale che tutta a
vantaggio'suo, pel risparmio sulle spese del commercio, e per la comunicazione
dei prezzi tra le nazioni commercianti.
II.- Le imposte della repubblica di Olanda non sono elleno stabilite sul com
mercio di quella repubblica? La potenza dellOlanda non ella stata formidabile
alle altre nazioni, per le sue armate, per la_sua marina militare sostenuta dalle
imposizioni pagate dai commercianti? li malgrado quelle grosse imposizioni,
que' suoi commercianti non erano essi in opulenza grandissima? Se tale provincia
la fosse stata riunita alla Francia, la non avrebbe ella aumentato di molto la po
tenza del reame? Perch dite voi dunque che il nostro commercio marittimo non
contribuisce ad accrescere le rendite dello Stato colle imposizioni ch esso paga?
N. - Il commercio (1 Olanda ha potuto pagare grosse contribuzioni alla
repubblica, perch il commercio delle altre nazioni era pur esso gravato d impo
sizioni considerevoli, che dappertutto aumentavano la retribuzione dei commer
cianti'a spese delle stesse nazioni che mettevano imposizioni sopra il commercio.
Perci, i commercianti olandesi hanno potuto, e soprattutto col risparmio nelle
spese della loro navigazione, sostenere la loro concorrenza coi commercianti delle
altre nazioni, e far fronte alle contribuzioni che pagavano alla repubblica; le
quali non avrebbero poi potuto essere di gran lunga cosi considerevoli, sei com
mercianti, abitanti degli altri paesi, non fossero stati costretti di aumentare le
retribuzioni loro, per risarcirsi delle imposizioni che si erano poste sul loro com
mercio. Da qualunque lato dunque voi riguardate questo oggetto, troverete sem
pre che il commercio fa ricadere, necessariamente, le imposizioni di cui lo si
grava, sopra coloro che mettono a contribuzione i servigi chei commercianti loro
rendono. Se lOlanda, dite voi, fosse una provincia della Francia, ella aumen
terebbe di molto la potenza della nazione colla contribuzione che lo Stato ma
rilrarrebbc. Ma non consideriamo l'Olanda come semplicemente commerciante;
bisogna altresi risguardarla come proprietaria di un territorio che molto produce,
di colonie che le sono grandemente procue, di mari dai quali colla pesca ricava
un immenso prodotto. Perci, come proprietaria ella pu fornire di grosse con
tribuzioni che si ritraggono da un fondo produttivo, e che non bisogna mica con
fondere colle imposizioni che si potessero mettere sul servizio dei commercianti,
poich tale servizio debbe loro venire pagato.
Se voi lo caricate d'imposizioni, bisogna che codesti commercianti aumentino.
d altrettanto la retribuzion loro, a spese di coloro che la pagano. il servizio dei
commercianti olandesi pu esserci vantaggioso nel nostro commercio, se eglino
ci facciano pagare la retribuzion loro meno cara degli altri commercianti. Ora
questo vantaggio sarebbe distrutto dalla contribuzione che voi imporreste sul loro
servizio; voi diminuireste il prezzo delle produzioni che voi loro vendereste, ed
incarireste quelle che voi comperereste da loro; altrimenti ogni commercio cesse
l 18 ounsszr.

rebbe tra voi e que commercianti; e allora que' commercianti medesimi scompa
rirebbero e quindi pure ogni contribuzione con essi.
H. - Capisco abbastanza, difatti, che se noi mettiamo imposizioni sui nostri
stessi commercianti, noi danneggiamo al nostro proprio commercio; ed e appunto
per questo che io credo non se ne debba mai mettere se non sui commercianti
esteri, che le ci pagheranno a spese della loro retribuzione. Cotali imposizioni sui
commercianti esteri avranno due buoni effetti; elle aumenteranno le rendite dello
Stato, senza gravare la nazione ed elle daranno ai nostri commercianti regnieoli
il vantaggio della concorrenza sui commercianti esteri.
N. - E non vi avvedete voi, amico mio, che con siffatta impdsizione voi
stabilireste, in favore dei vostri commercianti, una sorta di privilegio esclusivo,
che sarebbe poi pregiudicevolissimo al vostro commercio? Fate dunque, per un
momento, astrazione dai vostri commercianti; e pensate che per procurarci nel
commercio nostro il maggior vantaggio possibile, bisogna ammettervi una piena
ed intiera libert di concorrenza,di commercianti di tutti i paesi,per vendere sem
pre a coloro che possono e vogliono comperare da noi al pi caro prezzo, e per com
perare da coloro che possono e vogliono vendere a noi al miglior patto, e che per
tal modo lo faranno per mantenere il commercio loro con noi, ad esclusione gli
uni degli altri. Se, al contrario, voi respingete colle vostre imposizioni i commer
cianti esteri, eglino non vi reeheranno le mercanzie delle quali voi avete bisogno,
se non facendo ricadere su voi medesimi le imposizioni di cui avrete voluto gra
varli, e non compereranno le vostre se non sopprimendone, a scapito del prezzo
delle vostre vendite, quella medesima imposizione. Per conseguenza, voi stabili
reste presso voi dei prezzi correnti che sarebbero svantaggiosi per voi nelle vostre
vendite e nelle vostre compre, e dei quali i vostri proprii commercianti sapreb
bero tosto anch'essi prottare il pregiudizio vostro. i commercianti esteri fareb
bero dunque pagare a voi stessi l'imposizione che voi avreste creduto mettere
sulla retribuzion loro; e coi prezzi che a vostro svantaggio stabilirebbero nel
vostro commercio, voi verreste a pagarla anche ai vostri eomrmrcianti medesimi.
II. - Ma se le altre nazioni mettono delle imposizioni sui vostri commer
('ianli, non fareste voi bene a usare rappresaglia e metterne voi pure sul loro? La
scierete voi il commercio delle altre nazioni libero e immune, mentre le altre no
zioni impacceranno il vostro e lo sottoporranno a delle contribuzioni? Il vantaggio
di questa libert di commercio non sarebbe eguale dall'una e dall'altra parte.
N. - Non dimenticate, amico mio, che-queste imposizioni che noi mette
remmo per rappresaglia sui commercianti esteri, sarebbero sempre a nostro pre
giudicio, e rimborsate da noi medesimi a codesti commercianti, a detrimento del
prezzo delle mercanzia che nei loro vendessimo, detrimento che si estenderebbe,
inevitabilmente per noi, sino al prezzo di quelle che noi vendessimo agli stessi
commercianti nostri. Del resto, io dir come voi, ma in un senso molto opposto,
che il vantaggio della libert della franchigia che noi daremmo soli al commer
cio, non sarebbe mica eguale da una parte e dallallra. No, senza dubbio, esso
non sarebbe eguale per le nazioni che bandirebbero da loro la, concorrenza dei
compratori e dei venditori, con impedimenti e con imposizioni. l commercianti e
i vetturali di tutte le nazioni abbonderebbero tra noi, dove essi non troverebbero
quegli ostacoli, e fuggirebbero da quelle nazioni imprudenti che attraverserehbero
con inciampi la loro libert. Ma questo stesso illuminerebbe assai presto quelle
\
\

DIALOGO SUL COMMERCIO.

nazioni; elle non tarderebbero a far seria attenzione agli effetti di quella concor
renza di compratori, di venditori e di vetturali, la quale ci asslcurerebbe il godi
mento del prezzo migliore possibile nelle nostre vendite e nelle nostre compre e
che accelererebhe rapidissimamente il progresso della prosperit e della potenza
nostre; e quelle non ci lascerebbero mica protlttare lungo tempo nei soli di una
concorrenza che seriamente le avvertirebhe di rientrare, come noi, nell ordine
naturale del commercio, il quale non suggerisce nessun motivo di guerra, ne
niuna riserva nei trattati di pace. Si riconoscerehbe allora che tutte le guerre e
tutte le riserve relative al commercio non possono avere per oggetto se non un
monopolio, involontario forse per parte dei negozianti regnicoli, ma sempre funesto
alle nazioni le quali non distinguono gl'interessi loro da quello dei loro commer
rianti, e che si rovinano a sostenere delle guerre, per assicurare agli agenti nazio
nali del loro commercio, un privilegio esclusivo che poi riesce pregiudicevole a
loro stesse.
1]. - Come fate voi dunque amico caro per mettere daccordo le contra
dizioni che veggo nelle vostre idee? E appena un istante, e voi mi dicevate, che
i mercanti sanno preservarsi sicuramente dalle imposizioni, e farle ricadere sulle
nazioni stesse che le stabiliscono; ed ora mi dite, che la franchigia e l'immunit
attirerebbe presso noi i commercianti di tutte le nazioni, e che le imposizioni
che si mettessero sul loro commercio, negli altri paesi, gli allontanerebbero da
cotali luoghi dove vi si volessero sottoporre. Se i commercianti fuggono le impo
sizioni , come mi par cosa naturale, e dunque una prova che queste imposizioni
sono loro d'aggravio; e se elleno sono loro daggravio, dunque una prova chessi
non ne sono compiutamente risarciti dalle nazioni colle quali commerciano, e
che essi pagano realmente almeno una parte di quelle imposizioni, a spese dei
loro salarii e delle ricchezze che loro sono proprie. Ora se i commercianti pos
sono pagare delle imposizioni sui loro salarii, il governo pu dunque mettere pre
cisamente su di loro delle imposizioni le quali non saranno guari a peso degli
altri cittadini. Allora queste imposizioni che sarebbero di perdita pei commer
cianti, sarebbero di profitto pel fisco, e sempre elle verrebbero tolte sul prodotto
del lor commercio, il quale sotto questo rapporto diventerebbe contribuente.
N. - Se i commercianti fossero esposti, come voi lo presumete , a pagare
le imposizioni che le nazioni stabiliscono sul commercio, sarebbe questa una
ragione di pi per attirarli, da tutte le parti, presso quelle dove il commercio
fosse immune; peroccb la retribuzione dovuta al loro servizio debbe essere loro
assicurata; altrimenti essi abbandonerebbero il mestiere. Ma siccome eglino sono
i padroni di a'rancarsi da quella contribuzione , perci lobbiezion vostra falla.
Ci sono dunque altri inconvenienti che loro fanno temere quelle imposizioni.
Questi altri inconvenienti non sono che troppo reali; poich oltre le minute par
ticolarit, le ricerche, e le altre formalit dei pubblicani, le imposizioni sul com
mercio fanno abbassare il prezzo delle produzioni che si ha bisogno di vendere,
e rincarano quelle che si vorrebbe comperare dallestero, la qual cosa ristringe di
molto il commercio. Il basso prezzo, da un lato, determina a consumare quelle
che si vorrebbe vendere, o a trascurarne la coltura. Il rincaro dall altro obbliga
a far di meno di quelle che si vorrebbe comperare dallestero, perch non si pu
comperare che altrettanto di quel che si venda; ora vendere a prezzo basso e com
perar caro rompono la misura tra le vendite e le compre, e lune all'altre pregiu
'120 ooesiuv.
dicano. Ecco perch le esportazioni, le importazioni, i prezzi, il cornmercio,i corn
mercianti, non hanno nessun andamento assicurato presso le nazioni che tassano
d'imposizioni le loro mercanzie e il loro commercio, credendo tassare le mercan
zie ed il commercio dei loro vicini.
H. - Sitiatti sbagli, almeno, non hanno luogo risguardo al commercio delle
colonie agricole, quando la metropoli lo riserba ai suoi commercianti aliine di
assicurare a se medesima tutto il protto di quel commercio. lmperocch la me
tropoli stabilendo le sue colonie non ha potuto avere per iscopo se non il van
taggio suo proprio, ed ella non debbe dimenticare codesto scopo fondamentale
nel suo commercio con esse.
N. -- Senza dubbio, la metropoli debbe sempre essere occupata del van
taggio suo, ed pur anche per vantaggio suo ch'ella debbe assicurarsi di tutto
il profitto del suo commercio, vale a dire del commercio di tutte le provincie che
ne dipendono. Ella debbe quindi su questo riguardo tenere la medesima condotta
per le sue colonie e per le sue provincie. Ora, ella non pu profittare pi com
piutamente del suo commercio che assicurando presso di s la libert intiera della
concorrenza dei commercianti di tutti i paesi. Voi andate a commerciare nelle
indie e nella Cina, ecc. Credete voi che fosse vantaggioso alle nazioni di que
paesi d'interdirvi il commercio presso di loro? e perch dunque :crederete che
potesse essere vantaggioso a voi interdirlo agli esteri nel vostro suolo?
H. - Confoudete voi gl interessi delle colonie con quelli della metropoli,
vale a dire con quelli delle provincie che la compongono?
N.-Le colonie della metropoli sono elleno per avventura sotto un, altro
dominio che le altre provincie di essa? L'interesse generale della nazione non abbrac
cia egli tutti gliinteressi particolari delle provincie sottoposte allo stessoldominio?
Potete voi disgiungere gl'interessi particolari di qualcuna di quelle provincie dall'in
tercsse generale della nazione? E potreste voi nuocere all'interesse particolare di
quelle medesime provincie senza pregiudicare all'interesse generale della nazione?
Il.-Le colonie non sono alle per se medesime disgiunte dalla metropoli?
Tra questa e quelle non c' un commercio esterno simile a quello che la metro
poli pratica cogli stranieri? Ora la metropoli non tende ella a guadagnare sul
l' altre nazioni quanto pi pu col suo commercio? Perch non prolitterebbe ella
egualmente del medesimo vantaggio sulle sue colonie?
1V.-- Potrei rispondervi semplicissimamente, che le colonie non sono guari
nazione straniera rispetto alla metropoli; e ci detto, tutto il vostro paragone
subito scomparirebbe. Ma voi dovete inoltre notare, che il commercio il quale si
esercita tra le nazioni, fatta astrazione dai loro commercianti rivenditori, non
guari differente dal commercio che le provincie di ciascuna di cotali nazioni eser
citano tra esse, e di quello stesso che due abitanti del medesimo paese esercitano
Ufi 10m; perch ciascuno tende sempre a prolittare col commercio, per quanto pi
possa, nelle sue vendite e nelle sue compre. vero, che tale intenzione, essendo
reciproca nei contrattanti, ella riduce i cambii a valore per valore eguale. Quanto
pi voi mediterete sopra il commercio, tanto pi scorgerete essere egli dappertutto
sottoposto a questordine generale, e che tutte le leggi che le nazioni possono sta
bilire per intervertirlo, torneranno sempre a prcgiudicio di chi le haistituitc (il.
(1) Vedi la lliemoriu che comincia il Giornale dell'Agricoltura , del Commercio 0
delle Finanze del mese di aprile 1766.
mnooo SUL comincio. 121

Il. - Ma se si ammettesse cosi una libert generale di concorrenza, che


diventerebbe la nostra marina mercantile, che ci fornisce i nostri marinai?
N. _- Diventate ricco per via della libert del vostro proprio commercio, e
la vostra marina mercantile si estender in proporzione delle vostre ricchezze, e
vi former bravi marinai, il cui ammaestramento vi coster molto meno caro.
Qualunque nazione ricca che abbia dei porti, ha sempre una grande marina mer
cantile. l commercianti, i mercanti, gli armatori, i vetturali , non mancano mai
di accalcarsi intorno alle ricchezze. Quando voi ammetterete la libert generale
della concorrenza, la vostra marina mercantile sar dunque come le marine incr
cantili delle altre nazioni marittime ricche e potenti.
II. - Ma se una nazione non protegge i commercianti suoi a preferenza
dei mercanti stranieri, ella non avr dentro se abbastanza commercianti per
estendere la concorrenza del suo commercio e preservarla dal monopolio dei com
mercianti esteri.
N. - Senza dubbio, necessario che una nazione protegga i commercianti
suoi; ma pur anche pi interessante per lei di proteggere il suo commercio.
Perci tuttii vostri ragionamenti vi hanno in ne condotto a ritornare alla neces
siti: della libera concorrenza, nella quale il commercio era sembrato a voi, come
ai negozianti, non soltanto sterile ma nocivo.
Non ci rimproverate dunque pi, se noi risguardiamo il commercio come sem
plicemente sterile, voi che, congiuntamente ai negozianti, vi eravate assunto pro
varci, che anche nel caso pi vantaggioso e pi conforme all'ordine naturale, egli
sia nocivo. Confessate piuttosto, mio caro amico, che la protezione che una nazione
debbe ai suoi commercianti non pu consistere in privilegi esclusivi; che non pu
essere che l'immunit accompagnata dalla sicurezza della loro navigazione contro
gli attacchi dei pirati e dei commercianti stranieri, sostenuti dalle forze marittime
delle loro nazioni. Diti'atti, con queste condizioni, qualunque nazione ricca, la
quale abbia dei porti, non mancher mai n d armatori ne di commercianti; i
guadagni del commercio li attirano e li radunano dappertutto dove ci sieno ric
chezze che loro assicurino il buon successo di una professione tanto onorevole e
tanto lucrativa.
Voi cominciate dal convenire che la nazione debba estendere quanto pi lo
possa la concorrenza del suo commercio; voi pensate a preservarla dal monopolio
dei commercianti esteri; e per arrivare a ci voi la date in mano al monopolio
dei vostri commercianti regnicoli? Certamente, amico mio, non pu essere mica
sul serio, che voi facciate una tale proposizione. Voi capite adesso troppo bene
che non c se non la franchigia e la libert assoluta del commercio la quale possa
moltiplicare i commercianti regnicoli e stranieri, fare sparire il monopolio, ristrin
gere le spese onerose, assicurare alle nazioni il prezzo pi alto nelle lor vendite,
il pi basso nelle lor compre, e cosi procurar loro il commercio pi esteso e pi
vantaggioso a cui mai elle possano pretendere.

FINE DEL mimo DIALOGO.


QUESNAY.
Qw

SUI LAVORI DEGLI ARTIGIANI.


W

SECONDO DIALOGO TRA H. ED N.

Il. - Nell' ultima nostra conversazione noi ci siamo limitati alle ragioni
che vi hanno persuaso ad inchiudere il commercio nella classe che voi chiamate
sterile; ma questa classe alla quale voi date il nome di sterile per contrapposto
a quella che voi chiamate produttiva, limitando come voi fate, l'idea della pro
duzione alle ricchezze che nascono dalla terra, deve dunque rinchiudere tutti gli altri
lavori, tutti gli altri servizii che non sono impiegati immediatamente a fare rina
scere quelle ricchezze, ed a farne lo smercio nella vendita di prima mano. Confesso
che sarebbe dillicile, secondo la divisione vostra, di comprenderli tutti sotto una
medesima denominazione generale, diversa da quella che voi avete scelta; poich
il commercio, le scienze, le arti, la magistratura, lo stato militare, i servidori, i
renditieri oziosi, gli accattoni stessi, presentano tanti oggetti, servizii, lavori ed
usi dilferenti , relativamente alla produzione, presa nel senso ilsico pi rigoroso,
che per me non veggo denominazione generale che sia esattamente comune a tutti
quanti loro. Ed per questa ragione medesima che io trovo ditcolt ad ammet
tere la vostra divisione, e le denominazioni che voi le annettete per renderla sen
sibile: ella poi mi pare tanto meno esatta, quanto che voi avete distinto i pro
prietarii delle terre, dalle classi che voi nominate classe produttiva e classe
slcn'le..
N. - Voi dovete notare, amico mio, che nella natura tutto mescolato, e
che tutto vi percorre dei circoli che si concatenano gli uni dentro gli altri. Nella
comunicazione necessaria di tali movimenti diversi, non si pu seguire, distin
guere e considerare gli oggetti se non con idee astratte, le quali non ordinano e
non disordinano nulla , e che non abbracciano nulla se non speculativamente e
partitamente in tale complicazione. Ciascuna relazione non vi pu essere distinta
se non per
I arrivare le cause e precise,
a distinzioni gli eilettitanto
che la
picaratterizzano; quantoadpi
ancora si si riduce si si cause
alcune propone di
e ad

alcuni effetti, per mezzo dei quali, senza perdere di vista il concatenamento totale,
se ne si presentano le parti principali, pei loro differenti impieghi nell'ordine
generale della natura. Qui, dove si si limita all'ordine tlsico pi vantaggioso agli
uomini riuniti in societ, e dove si considera in digrosso gl'impieghi degli uomini
che concorrono al bene pubblico, si distinguono dalle loro cause e dai loro effetti
i pi notevoli ed i pi distinti, per riferirli a classi prime e generali. Non che
per via di tali astrazioni che si possono esaminare ed apprezzare le relazioni reci
proche di codeste differenti classi d'uomini e di lavori nell'ordine della societ ,
DIALOGO SUI Luolu nseu ARTIGIANI. 125
e dar loro le denominazioni le pi conformi all'impiego loro, per esprimersi con
precisione nei particolari della scienza economica.
Lidea della produzione ossia della rigenerazione, che forma qui la base della
distinzione delle classi generali dei cittadini, circoscritta da termini sici, ridotti
cosi rigorosamente alla realit ch essi non sono pi conformi alle espressioni
vaghe usate nel linguaggio ordinario. Ma non tocca mica all' ordine naturale di
conformarsi ad un linguaggio che non esprime se non idee confuse ed equivoche;
tocca alle espressioni conformarsi alla conoscenza esatta dell ordine naturale,
nelle distinzioni rigorose assoggettate alla realit.
lo ben m'accorgo che le distinzioni di classe produlliva e di classe sterile cos
estese, vi paiono non permettere che si frapponga tra loro niunaltra classe; poi
ch mi sembra che non vi sia nulla di mediano tra l' affermativo e il negativo,
tra una classe produttivo ed una non produttiva. Questo vero nei casi che esclu
dono tutte le altre relazioni; ma vi per facile scorgere: 1 che i proprietarii i
quali non fanno guari le anticipazioni ed i lavori della coltura, la qual cosa;
non permette di collocarli nella classe produttiva, hanno non pertanto comin
ciato dal fare delle anticipazioni prime per mettere le terre loro in istato di essere
coltivate, e restano inoltre incaricati del mantenimento del loro patrimonio, la
qual cosa non permette nemmeno di confonderli colla classe sterile; 2 che c'
una comunicazione continuamente mantenuta, tra le due classi estreme, dall en
trata e dalla spesa di una classe intermedia. L ordine della societ suppone dun
que essenzialmente questa terza classe di cittadini, primi preparatori e conserva
tori della coltura, e proprielarii dispensatori del prodotto netto.
Gli sotto quest'ultimo aspetto che bisogna considerare particolarmente cotale
classe mista, rispetto alle due altre; la comunicazione tra queste, un seguito
della comunicazione ch'ella medesima ha con quelle classi. La distinzione della
classe dei proprietarii dunque prima di tutto inevitabile per seguire chiara
mente e senza interruzione, l'andamento delle comunicazioni tra le ditlerenti
parti dell'ordine della societ.
Il. -- Ci potrebbe essere, se io limitassi, come voi, la produzione alle sole
ricchezze che nascono dalla terra; ma io non posso dissimularvi che io scorgo
sempre una vera produzione nei lavori degli artigiani, malgrado tutte le belle dis
sertazioni pubblicate in contrario, da qualche tempo in qua, per fare sparire tale
produzione.
Il. _- Non si mai intrapreso di fare sparire la produzione dei lavori for
mati dall opera degli artigiani; poich, senza dubbio, la produzione di tali
medesimi lavori, quella che voi vedete. Ma voi dovete anche avere osservato, nelle
dissertazioni di cui voi parlate, che non si tratta in esse di tal produzione, vale
a dire di una. semplice produzione di forme che gli artigiani danno alla materia
dei loro lavori; ma di una produzione reale di ricchezza; e dico reale, perch io
"On voglio gi negare che non vi sia addizione di ricchezze alla materia prima
dei lavori formati- dagli artigiani, poich l opera aumenta ellettivamente il
valore della materia prima nei lavori loro.
H. _ Voi mi fate qui, amico caro, tal confessione, che mi sembra la deci
siva per la mia opinione, e credo che la discussione tra noi, non dovrebbe andare
pi innanzi; ma questa confessione m ispira nel medesimo tempo una sorta di
dirlenm, la quale tu impedisce di abbandonarmi pienamente alla prevenzione
'124 QUISNAY.
che mi seduce a tutta prima in favore della mia causa; perch non vi vedo dispo
sto a fermarvi a questo primo sviluppamento, col quale voi vi proponete , senza
dubbio, di allontanare tante e tante ciarle volgari che imbrogliano inutilmente la
questione. Vi confesso cio non di meno, che io non iscorgo dove questo vostro
sviluppamento possa condurvi.
N. - Siete veramente in inganno , caro amico, se credete che io abbia il
disegno di allontanare le dicerie volgari da voi ora ricordate; la non sarebbe
questa la strada pi corta per terminare la questione tra voi e me; e vi prego
anzi scusarmi, se schiettamente vi dichiaro, che io credo invece essere appunto
cotali discorsi medesimi che hanno fatto breccia nell'animo vostro, e che voi di
continuo me li opporreste, se non fossi io il primo a metterli in opposizione tra
loro medesimi, per cos prepararvi a tenervi in guardia contro l'illusione domi
usato nella quale vi hanno essi gettato. Confessatelo francamente, non mi dire
ste voi che un calzolaio il quale abbia fatto un paio di scarpe, ha prodotto unau
. mentazione di ricchezza, poich il valore venale di quel paio di scarpe sorpassa
di molto quello del cuoio che il calzolaio ha impiegato? Ora, il valore venale
che d. alle produzioni la qualit di ricchezza; e voi credete potere da ci indurre
un argomento inespugnabile in favore della produzione del lavoro del calzo
laio, in favore, dico, della rcalit di una vera produzione di ricchezza?
H. -- Secondo i vostri principii medesimi, un tale argomento non sarebbe
egli decisivo? Se sono questi i ragionamenti volgari contro i quali voi volete
mettermi in guardia, io rn avvedo al contrario che io debbo tenermi in guardia
contro qualche vostra seducente sottigliezza che mi potesse imbarazzare, quan
tunque io non sia certo disposto ad abbandonare una verit che mi sembra dell'e
strema evidenza.
N. _ Non ho dunque mica avuto torto di credere, che bisognerebbe inevi
tabilmente passare tra quelle dicerie volgari, delle quali voi avevate pensato che
io volessi disimpacciare la nostra discussione. Diil'atti, io non ne conosco guari
altre, che si possano mettere in campo in favore della produzione delle ricchezze
coi lavori degli artigiani; e questa la tesi che voi prendete a sostenere: sono
dunque perci questi stessi discorsi che voi avreste allegato se non fosse stata
mia prima cura di esporveii e svolgere gli equivoci racchiusi nel linguaggio di
cui si si serve ordinariamente per ennnciarli. Ma non temete, amico caro, che io
m abbia subdolamente l' intenzione di ricorrere a qualche sottigliezza per
impacciarvi. io mi propongo anzi di venirvi innanzi, diritto diritto, a visiera
alzata. Io credo che pi nei c'inoltreremo in piena luce, pi voi vi troverete in
paese conosciuto, e pi ancora voi sarete sorpreso della strada che vi ci avr
condotti; perocche quella strada la vi molto famigliare e voi l'avete percorsa
parecchie volte infine al punto dove noi andremo ad arrivare; ma voi non avete
mai posto abbastanza attenzione ai differenti oggetti che si sono presentati ai
vostri sguardi.
Bisogna distinguere tra unaddizione di ricchezze riunite, ed una produzione
di ricchezze; vale a dire un aumento per riunione di materie prime, e di spese
in consumazione di cose che esistevano innanzi questa sorta di aumento, da una
generazione o creazione di ricchezze rinascenti.
Coloro che non distinguono questo vero e quel falso aumento di ricchezze,
cadono, senza avvedersene, in contraddizioni continue, allorch essi ragionano
sulla pretesa produzione di ricchezze che risulta dai lavori degli artigiani.
DIALOGO sul LAVORI DEGLI ARTIGIANI. 125

Essi convengono che quanto pi si possa, senza pregiudizio, risparmiare spese


etravagli dispendiosi nella fabbricazione dei lavori degli artigiani, tanto pi
quel risparmio prottevole per la diminuzione del prezzo di questi lavori. Non
pertanto essi credono che la produzione di ricchezza, che risulta dall'opera
degli artigiani consiste nellaumento del valore venale dei loro lavori: queste idee
contradittorie esistono nella medesima testa, e vi cozzano insieme di continuo,
senza ch'ella si accorga di tale dissensione.
Il lavoro dispendioso delloperajo che fa merletti aggiunge un aumento di
valore venale al filo, che la materia prima del merletto. Dunque, cosi si con
clude, il lavoro del merletto ha prodotto un aumento di ricchezza.
Lo stesso si dica del lavoro dei pittori i quali fanno dei quadri di gran
prezzo; poich, pi che il lavoro degli artisti e degli artigiani si paga caro,
pi esso pare produttivo.
Questo bicchiere da tavola non costa che un soldo, la materia prima che vi
s impiega vale un qualtrino: il lavoro del vetrajo quadruplica il valore di
quella materia. Ecco dunque una produzione di ricchezza che ha procurato un
aumento del triplo: sarebbe tlunque molto vantaggioso, secondo voi, di trovar
modo di fare un bicchiere eguale con un lavoro che occupasse due operai du
rante un anno; e meglio ancora se ne impiegasse quattro durante due anni; in
conseguenza voi ci direte pur anche che sarebbe svantaggiosissimo che s' inven
tasse una macchina la quale, senza spese, o con pochissima spesa, facesse dei
bei merletti e degli eccellenti quadri. Di fatto, l'invenzione della stampa diede
occasione a ragionamenti molto serii sulla diminuzione del lavoro degli scri
vani; ad onta di ci , tutto bene esaminato, la stampa venne pienamente adot
tata. Perci, caro amico, mettete un poco d'accordo, se lo potete, le vostre idee
con tutte queste contrariet; altrimenti, l'oggetto della pretesa produzione di
ricchezze, col lavoro degli artigiani, non pare piu cosa nemmeno da consi
derarsi.
H. - Voi non pensate mica, amico mio, che voi vi buttate nel medesimo
imbarazzo risguardo ai lavori della classe produttiva. Non si cerca forse pur
anche in questi lavori di risparmiare quanto pi si possa? Si concluderebbe
da ci chessi non sieno produttivi?
N. - Le voltate e gli scambietti sono frequenti nel conversare: Parrebbe,
caro amico, che voi cercaste di eludere la ditlicolt con unaltra dilllcolta, che,
tra di noi, sarebbe prestissimo appianata; ma prima di occuparcene, terminiamo
decisivamente la questione della pretesa produzione di ricchezze coi lavori del
l industria. Io credo che voi non persisterete mica pi oltre a confondere questa
produzione con quelle delle forme dei lavori degli artigiani, degli artisti, dei co
struttori, dei fabbricanti, dei manifattori, ecc. Vi rimangono ancora per avven
tura altre ragioni da allegare in favore della vostra opinione?
H. -- Capisco benissimo che non si debbe confondere la produzione di ric
chezze, che pu risultare dall'opera degli artigiani, colla produzione dei lavori
loro, ne collaumento di prezzo che vi aggiungono le spese del lavoro, il quale
etl'ettivamente sempre inseparabile dalla spesa necessaria per la sussistenza
degli operai; ma gli da codesta spesa medesima che risulta la produzione di
ricchezze, che l industria degli artigiani opera, poich questa spesa che pro
cura la vendita delle produzioni della terra, e che ne sostiene il prezzo. Ora,
'126 QUESNAY.
secondo voi medesimo, e il valore venale delle produzioni nella vendita di prima
mano, che da loroqualit di ricchezza, e che e anzi la misura delle ricchezze
prodotte annualmente dal territorio. Questa spesa, di cui parlo, aumenta il con
sumo, estende la concorrenza dei compratori, aumenta pure il prezzo delle pm
duzioni, e conseguentemente le ricchezze annuali della nazione, la popolazione e
il consumo; dunque in questo cerchio medesimo che consiste la produzione
reale di ricchezze che si debbe ai lavori dell industria.
N. - in riguardo al cerchio che qui presentate, voi trascurate un articolo
molto essenziale, quale quello di non far conoscere ne la sua origine n le sue
dimensioni. Credete voi ch'egli possa estendersi pi oltre della riproduzione, che
e ella medesima la misura della spesa annuale della nazione? Non vedete voi,
al contrario, che questa misura limita la spesa che paga i lavori degli arti
giani, e regola per conseguenza il consumo che questi artigiani possono pagare
alla classe produttiva i
E evidente che non c' in questo se non una circolazione senza aumentazione
di ricchezza, una circolazione regolata sulla misura delle spese annue della na
zione; misura che eguale a quella delle ricchezze che nascono annualmente dal
territorio. I lavori degli artisti e degli artigiani non possono dunque estendersi
al di la della porzione della spesa che la nazione pu impiegarvi, in proporzione
della misura totale della spesa chella pu fare annualmente.
Codesti lavori non possono dunque accrescere le ricchezze che la nazione
spende annualmente; poich essi stessi sono limitati dalla misura di quelle ric
chezae , che non possono accrescersi se non dai lavori dell agricoltura e
non dalle spese dei lavori degli artigiani. Perci l origine, il principio di
qualunque spesa e di qualunque ricchezza, la fertilit della terra, della
quale non si possono moltiplicare i prodotti che per mezzo dei suoi prodotti
medesimi. Ella che fornisce al coltivatore le anticipazioni colle quali esso
la fertilizza per farla produrre viemmaggiormente. Lartigiano non vi pu con
trihuire che colla formazione di alcuni strumenti necessarii per smuovere
il terreno, e che in mancanza di artigiani, il coltivatore si formerebbe da s. E
siane qualsivoglia l'operajo, poco monta, bisogna che la terra abbia prima pro
dotto quello ch'esso ha consumato, per la sua sussistenza; non dunque il suo
travaglio che ha prodotto cotal sussistenza. Ne il consumo della sussistenza ha
nulla prodotto neanch'esso, perocch questo consumo non e altro che un an
nientamento delle ricchezze gi prodotte prima della terra. Invano loperajo vor
rebbe egli aumentare il suo lavoro, per accrescere il suo salario o il suo
consumo, non pu esso tSlGlldGt'lO al di la delle produzioni che esistono attual
mente pel consumo suo e per quello di tutti gli altri uomini che compongono la.
nazione. '
Voi dovete dunque notare che non sono gi le dimande degli artigiani,i quali
non potrebbero pagare se non col salario che hanno ricevuto, che regolano il
prezzo delle produzioni; ma sono i bisogni e la quantit stessa delle produzioni
che decidono dei valori venali.
H. - Voi non ignorate certo, amico mio, che vi sono di tali lavori, i prezzi
dei quali superano dassai il valore delle spese; tali sono i dipinti dei grandi
maestri, e tutti gli altri lavori degli artisti che primeggiano nella loro pro
fessionc.
DIALOGO sui LAVORI DEGLI ARTIGIANI. '127
N. - Voi potreste aggiungervi pur anchei lavori di quegli artigiani, a i
quali il governo accorda dei privilegi esclusivi; poich quegli artisti eccellenti di
mi mi parlate, godono della stessa prerogativa, perch, essendo egliuo in picco
lissimo numero, la concorrenza non li costringe a ribassare il prezzo dell'opera
loro a protto di coloro che ne comperano i lavori. Ma non confondete mica
qui il lavoro di coloro, le cui professioni esigano studii lunghissimi e dispen
diosi; perch voi dimentichereste di fare entrare in conto queste grandi spese nel
prezzo dei loro lavori.
H. -I lavori degli artigiani, che durano un certo numero d'anni, come
gli edilizii, gli arredamenti, i quadri, ecc., non fanno parte pur essi della massa
delle ricchezze di una nazione? Codesti lavori non sono dunque pur essi una
produzione reale di ricchezze, le quali hanno un valore venale per coloro che le
possedono? Essi le hanno pagate, vero, ma possono rivenderle ; ora, le vendite
e le compre suppongono sempre una doppia ricchezza, perocch c cambio di
ricchezza di un valore per un'altra ricchezza di valor eguale.
La spesa degli uomini oziosi produce ella di tali ricchezze?
N. - Quello che voi qui chiamate produzione di ricchezze, altro non
che conservazione di ricchezze. La spesa di coloro i quali comperano quei lavori
non di consumazione pronta, e una spesa di godimento durevole.
Ma niuna di queste duesorta di spese pi l'una che laltra vantaggiosa, relati
vamente a coloro che le fanno; e quelle stesse che voi credereste le meno utili a
causa dell immediato consumo, quali sono le spese delle sussistenza giornaliere,
sono pi indispensabili e per conseguenza preferibili allaltre. Come dunque pre
tendereste voi di provarci che il lavoro di un pittore produce pi che non il
lavoro di un fornajo i Uln quadro di un gran prezzo , lo confesso, una grande
ricchezza, perch il pittore ha fatto pagare molto caro il suo lavoro a colui
che ha comperato il quadro. Ondech senza il caro prezzo del lavoro, il qua
dro, bench meraviglioso, sarebbe una mediocre ricchezza. I bei disegni sareb
bero pure altissimo prezzo se non si fosse trovato il modo di moltiplicarli con
poca spesa coll' incisione e la calcograila. Ora, pensate voi che la diminuzione
del prezzo di questi lavori sia una diminuzione di ricchezza in una nazione?
Questa diminuzione di prezzo non procura essa al contrario il vantaggio di potere
colla stessa spesa variare e moltiplicare all' innito i proprii godimenti, la qual
cosa l'oggetto vero della spesa, che si estende ilno alle spese di consumo e di
sussistenza? Voi converrete, io credo, che ottenere il maggiore aumento possi
bile di godimenii colla maggiore diminuzione possibile di spese e la perfe
zione del procedimento economico.
Ma allora che ne avviene della vostra pretesa produzione reale di ricchezze
dai lavori degli artigiani.
Il. - Ah! amico mio, pi vi spiegate e tante pi contraddizioni io scorgo
nella vostra scienza economica. Non cinsegna ella forse che le ricchezze si ot
tengono dalle spese, e che le spese di ciascun uomo si fanno a vantaggio degli
altri uomini? E da un altro lato ella ne dice pure che la maggiore diminuzione
delle spese e la perfezione del procedimento economico. Questa perfezione mi
pare, conseguentemente ai vostri stessi principii, l'estinzione della prosperit e
della popolazione del reame. lo so che, se consulto il mio interesse particolare,
io vorrei goder molto con poca spesa e che ciascheduno in suo particolare ne
l 28 ouasiur.
pensa altrettanto; ma l'interesse in particolare in contraddizione coll' interesse
in generale, e tanto ineonseguente che si distruggerebbe da se medesimo se l'or
dine naturale non vi avesse posto taluni impedimenti; vale a dire se questi inte
ressi particolari essi medesimi non si opponessero gli uni cogli altri alla loro
distruzione. Le vedute degli uomini sono cos corte, e la cupidit loro cos viva,
cheglino si smarrirebbero continuamente, se non si rimettessero in istrada l'un
l'altro per la necessit in cui si trovano di tender tutti ciecamente verso il bene
generale. Ne sarebbe dunque pur anche il vostro interesse particolare quello che
v ispira questa bella massima d'ottencrc la maggiore aumenlasione possibile di
godimento colla maggiore diminuzione possibile di spesa?
N.- lo dovrei anche dire di pi, amico mio; imperocch non solamente io
vorrei la maggiore diminuzione possibile di spesa, ma ben anche la maggiore
possibile diminuzione di lavoro faticoso , con pure il maggior godimento
possibile. Mi sembra che tale desiderio sia generale negli uomini; coloro, che
possono legittimamente ottenere questo vantaggio, ne prolittano quanto pi pos
sono; ed anzi ne protlttano senza nuocere al bene generale. La misura della spesa
che pagano gli artigiani, indispensabilmente obbligati di lavorare per ottenere la
sussistenza loro, sempre pi limitata che non i bisogni che li sottopongono
imperiosamcnte al lavoro. I ricchi sono poi loro godimcnti idispensatori delle
spese colle quali essi salariano gli operai; essi farebbero a questi molto male se
lavorassero per guadagnare quella spesa (1), e farebbero male a loro medesimi
dandosi a un lavoro faticoso il quale sarebbe per essi una diminuzione di go
dimento, perch tutto ci che faticoso e una privazione di godimento soddisfa
cente. Quindi essi non otterrcbbero la maggiore alimentazione possibile di godi
mento colla maggiore diminuzione possibile di spesa. Non pertanto non per
meno vero, che per riunire queste due cose si profitto. della concorrenza di coloro
che si contendono tra loro il travaglio; se ne profitta, io dico, per risparmiare
quanto pi possibile la spesa, ed estendere quanto pi possibile il godimento.
Ma anche questo risparmio ha i suoi limiti: qualunque lavoro e inseparabile
da spesa, e niuno vi si sottopone se non per soddisfare ai bisogni: la concor
renza, vero, mette il prezzo del lavoro in ribasso; ma il guadagno che e ne
cessario procurarsi col lavoro, per soddisfare ai proprii bisogni, arresta impe
riosamente la degradazione disordinata del prezzo sollecitata dalla concorrenza;
laonde la massima di ottenere la maggiore aumeniasioiw di godimento colla
(i) Bisogna non pertanto fare anche distinzione tra gli operai semplicemente arti
giani, e gli operai coloni. Se i proprietarii si dessero ad intraprese di agricoltura e
vi consacrassero le loro ricchezze, eglino accrescerebbero la massa totale delle pro
duzioni; la qual cosa aumenterebbe la somma totale delle spese, primamente a pro
tto dei proprietarii medesimi la cui ricchezza sarebbe aumentata, e poscia a profitto
delle altre classi di cittadini, senza eccettuarne gli artigiani, i quali tutti partecipe
rebbero a questo accrescimento di produzioni e di ricchezze; dal che n dal primo
momento conseguiterebbe una maggiore agiatezza per la popolazione, e quindi tosto
una pi grande popolazione. Perci in tutti i paesi dove l'agricoltura e la quantit
delle produzioni del territorio non sono al loro pi alto grado possibile, iproprietarii
sono religiosamente obbligati, per interesse loro e per quello dei loro concittadini, di
risparmiare quanto pi sia loro possibile sulle proprie spese di semplice consumo ,
per consccrare il frutto di tal risparmio a spese produttive, a spese che migliorino
le loro possessioni, che moltiplichno le produzioni delle loro terre e che ne accre
scano il valore.
DIALOGO SUI uvom DEGLI ARTIGIANI- 129
maggiore diminuzione possibile di spesa regolata dalle leggi supreme e irrefra
gabili dell'ordine sico pi vantaggioso agli uomini riuniti in societ. Seguite
dunque nelle sue particolarit. il legame e lapplicazione dei principii della scienza
economica, ed allora voi non vi scorgerete pi contraddizione nessuna.
Il. - Quando io convenissi con voi in questi principii, relativamente al
commercio iutemo, non sarebbe poi sempre vero, che le mercanzie di mano
d'opera formano un ramo di commercio tra le nazioni?
N. - Un rame, e sia pure, bench lo si potrebbe piuttosto dire un ramo
scello. Ma in ogni modo, commerciare non e produrre.
II. _ Le vostre risposte le non sono affatto soddisfacenti; generalit, mas
sime speciose, astrazioni metasico-geometriche sono i vostri suterfugii soliti con
quelli che non sono tanto esercitati come voi in questa sorta di discussione; se
voi parlaste francamente, confessereste come tutti gli altri, che qui c lo smercio
e la produzione della mercanzia delloperajo, e che il lavoro delloperajo che
ha prodotto il valor venale di quella mercanzia.
N. - Le mie risposte, amico caro, vi sembrano astratte, solamente perche
voi non avete ancora veduto assai chiaramente che il valore venale di quelle
mercanzie non che il valore stesso della materia prima e della sussistenza che
l'operaio ha consumato durante il suo lavoro, e che lo smercio di tale valor
venale , ri Pe tuto dallo ra'o, non in fondo se non un commercio di ri .
venditore.
Tendete voi dunque a farmi credere che rivendere sia produrre E Al
lora toccherebbe a me questa volta dirvi che la vostra intenzione molto
capziosa.
Il. _- La mia intenzione non all'atto capziosa, poich penso sincerissima
mente che mvennnne con rnorirro t rnonumua.
N. - Dunque mi accuserete di nuovo di non rispondere se non con mas
sime generali, se io vi ripeta che il commercio non che un cambio di valore
per volare eguale, e che relativamente a tali valori non c' n perdita n gua
dagno tra i contrattanti.
H. -Questa dellnizione del commercio, ridotta a massima generale, non
che una astrazione disimpacciata d'una moltitudine di circostanze le quali nel
commercio procurano un profitto reale alluno e allaltro dei contrattanti, e so
venti a tutti due. E senza uscire dal punto della quistione di che si tratta tra noi,
voi considerate il fabbricante come un mercante rivenditore; ma io sostengo
invece che egli per lo smercio medesimo suo un compratore delle nostre pro
duzioni, perocch, nel suo commercio di rivenditore, egli vende all estero
il valore delle produzioni del paese, da lui consumate durante il suo lavoro.
N. _E cosa pretendete voi concludere da questo? Per me non vedo
altro nel commercio che un cambio di valore per valore eguale senza produzione,
quando pure codesto cambio fosse prottevole, per le circostanze, all'uno 0 all
altro dei contrattanti, ed anche ad ambidue. Di fatto, sempre da presumersi
ch'egli sia profittevole ad ambidue; perocch dalluna parte e dall'altra ambidue
si procurano quelle ricchezze che non possono se non per mezzo del cambio
ottenere. Ma non di meno non c mai altro che cambio di ricchezze di un
valore per altre ricchezze di egual valore, ed in conseguenza niuna aumenta
zione reale di ricchezze.
Econom. Tono l. - 9.
150 QUESNAY.
H. -Poch voi convenite che senza il cambio non si si procurerebbero quelle
ricchezze che non si possono se non per mezzo del cambio ottenere, facciamo
applicazione di questa vostra confessione al commercio esterno delle mercanzie
di mano d'opera. Loperajo ottiene , dalla vendita de suoi lavori all'estero,
danaro per comperare le vostre produzioni per la sua sussistenza; e certamente
un gran protto per lui di procurarsi la sua sussistenza con quel commercio;
e il danaro chesso ottiene dall'estero per comperare le vostre produzioni che voi
pure avete bisogno di vendere, e anche un grande protto per voi.
N. -Le produzioni che io ho bisogno di vendere e che lartigiano ha
bisogno di comperare, esistono prima che io le venda e che l'artigiano le com
peri; quindi il nostro commercio della vendita e della compra di queste produ
zioni non le fa mica nascere. Esso non dunque produttivo delle cose che io ho
bisogno di vendere, e che l'artigiano ha bisogno di comperare.
H. - Non era questa la risposta che io m'aspettava. Qui non si tratta, fra
noi, della produzione di che parlate voi. Si tratta di un altro genere di produ
zione, di una produzione di ricchezza. Una derrata commerciabile e ricchezza in
causa del suo valore venale. Ora il compratore contribuisce altrettanto che il
venditore al valor venale delle derrate. Lartigiano dunque produttore di ric
chezze, se il guadagno ch'esso ottiene dalla vendita del suo lavoro allo straniero
contribuisce, in proporzione di quanto egli sia considerevole, ad aumentare il
prezzo della produzione che voi vendete a lui.
N. -_ Voi qui rimettete in campo una questione che da noi stata com
piutamente discussa nella nostra precedente conversazione, nella quale stato
dimostrato che il prezzo delle produzioni commerciabili non dipende n dal com
pratore n dal venditore. Se dipendesse dal compratore, questi non contribui
rebbe per certo mai alla sua aumentazione; perch egli ha interesse di compe
rare al prezzo pi basso possibile. Se dipendesse dal venditore, questi 5010
sarebbe il produttore del valore venale delle produzioni che vende, perch egli
solo ha interesse di vendere al pi alto prezzo possibile. Traltanto l'uno forzato
di comperare pi caro di quello ch'egli non abbia interesse di comperare, e l'altrO
forzato di vendere a prezzo pi basso ch'ei non vorrebbe. Ci sono dunque
altre condizioni decisive dei prezzi che li forzano a sacricare i loro interessi
nelle vendite e nelle compre loro; il commercio loro non dunque guari pro
duttore della ricchezza o del valor venale delle produzioni che essi cambiano
tra loro, poich la mercanzia e il danaro che la paga avevano luna e l'altro
il prezzo stabilito prima del cambio.
H. - Riconosce al pari di voi questa verit; ma non converrete voi pure
con me, che quanto pi i nostri artigiani guadagnano nella vendita chessi fanno
dei loro lavori allestero, tante pi produzioni vostre possono essi comperm
Ora una concorrenza la pi grande di compratori una delle condizioni che
l'anno aumentare il valor venale delle produzioni; il commercio procuo dei
nostri artigiani collestero diventa dunque allora produttore di unaumentazioile
di ricchezza o di valor venale delle nostre produzioni.
N. - Non cade dubbio che, quanto pi i nostri artigiani guadagnassefv
nella vendita che facessero dei loro lavori allestero, tante pi produzioni noslf
potrebbero essi comperare; e ci potrebbe meritare qualche considerazione in un
paese dove il commercio delle produzioni mancasse di sbocco.
DIALOGO SUI LAVORI DEGLI ARTIGIANI.

Ma, da per tutto dove il commercio esterno delle produzioni e facile, questo
vantaggio vi distrugge fortunatamente quel debole aiuto di cui parlate, es
sendo esso incapace di recar mutamento nel prezzo generale che ha corso
tra le nazioni commercianti. Allora lobbiezione vostra riunirebbe due alle
gazioni contraddittorie. La concorrenza degli artigiani non potrebbe fare
aumentare il prezzo delle produzioni con compre alquanto moltiplicate, per
ch questo piccolo elt'etto si troverebbe sempre contrabilanciato da un altra
concorrenza; vale a dire dalle importazioni del commercio estero , attirato
dall'aumento dello smercio che avverrebbe per l aumento dalle compre dei
nostri artigiani; perci laumentazione dei prezzi sarebbe fermata dalla con
correnza dei venditori, la quale si troverebbe sempre in proporzione della concor
renza dei compratori. Da un altro lato, se la spesa dellartigiano diventasse pi
cara, il prezzo de suoi lavori aumenterebbe; l'estero non troverebbe pi il conto
suo a comperare, e i nostri artigiani non potrebbero pi godere della concorrenza
nel loro commercio esterno. Voi non reclamate certo lo spediente assurdo di chiu
dere i nostri porti per interdire il commercio delle produzioni del territorio aline
di far vivere a basso prezzo i vostri fabbricanti; voi siete troppo occupato
dello smercio delle produzioni per non accorgervi di tutti gli svantaggi di uno
sbaglio cos grossolano; perci la vostra obbiezione non presenta che un tessuto
di condizioni incompatibili.
Il. - Conosco i vantaggi generali della libert del commercio delle produ
zioni; ma voi non pensate mica senza dubbio che la piena libert. della concor
renza debba estendersi fino al commercio esteriore delle mercanzia di mano
dopera; poich non si pu mettere in dubbio che non sia prottevole per
noi che i nostri artigiani vendano i loro lavori alle altre nazioni, e che sarebbe
dannoso di comperarne dagli artigiani esteri.
N. - lo non comprendo la nezza di questa composizione. Voi volete es
sere commerciante di mercanzia di mano dopera le quali, secondo voi, non sono
buone da comperarsi. Avete dunque mutato parere da un momento all'altro sul
valore venale dei lavori degli artigiani, e sui vantaggi di questo ramo di com
mercio collestero, mentre credete che sia svantaggioso di comperare i lavori
degli artigiani delle altre nazioni? Se tale disavvantaggio reale, lestero compe
rer esso quelli dei vostri artigiani? Il vostro ramo di commercio mi pare molto
dubbioso, perocch bisogna per lo meno esser due per cominciare.
H.- La superiorit d intelligenza e di abilit dei nostri artigiani impegna
gli stranieri a comperarne i lavori.
N._Voi avete in ci un bel privilegio esclusivo; ma egli molto esteso e molto
durevole? Non pensereste voi piuttosto che, pel gusto, per le differenti foggie dei
lavori delle nazioni, si fa tra esse un commercio reciproco dei lavori loro, e che
per conseguenza questo ramo di commercio non pu estendersi se non per la
libera concorrenza? Vi si lascier pensare sulla combinazione di questo piccolo
oggetto, come pi vi piacer; ma voi non ve ne darete un pensiero al mondo:
De rm'm'mis non curat prwlor. '
II. - Ma anche voi per, mi pare che vi diate poco pensiero del danaro
che non s'ottiene se non col commercio.
1V.-Voi dite vero, e vi confesso che ci penso dittatto leggerissimamente: sono
assai pi occupato dellopnlenza delle nazioni; poich quando si e ricchi, non si
'152 QUESNAY.

difetta di danaro, e si ha di che supplirvi. Ricordatevi che un nostro amico ric


chissimo, ma che non aveva per affatto danaro, compero in quel tempo medesimo
una tenuta assai considerevole: la mancanza di danaro non port nessun ostacolo
a quel suo acquisto; per mezzo del suo portafoglio la. terra fu tostamente. pagata;
e da uno in altro portafoglio di ricchi creditori, si fecero molti pagamenti, dei
quali uno solo tocc la moneta sonante. -
H. - Ma non torna meglio impiegare i nostri commercianti che gli
esteri? '
N. - Si, quelli sono preferibili, infine a tanto che non ci sia a perdere
sulla retribuzione dellopera loro; perch altrimenti si preferiscono non gi sol
tanto gli stranieri,ma anche gli animali, le macchine che possano supplire a loro
con protto; e questo protto, che accresce le ricchezze disponibili, ridonda sem
pre in vantaggio della popolazione del paese.
H. _ I cavalli e le macchine che si preferiscono agli uomini, per rispar
miare spese, non portano mica il nostro danaro fuori del reame.
I cavalli che s impiegano, consumano e contribuiscono allo smercio delle
derrate che servono a nutrirli, e sono essi medesimi una mercanzia, il commercio
della quale ci proficuo ; ma se noi preferissimo dei Savojardi agli abitanti del
reame per falciarc le nostre messi, quelli porterebbero nel loro paese il danaro
che nei loro pagheremmo, a pregiudizio degli abitanti delle nostre campagne, che
noi avremmo dovuto impiegare e che avrebbero speso tra noi la loro retribuzione;
dimodoche il nostro danaro non sarebbe uscito dal reame. E lo stesso succede
allorch noi comperiamo lavori degli artigiani esteri, quand'anche essi ce li
vendano a pi buon mercato di quello che noi li potessimo comperare dai nostri
artigiani. Lobbiezione che ora qui vi faccio, vi gi stata fatta molte altre volte
al proposito dei commercianti esteri, nel caso della libera concorrenza del com
mercio; e mi sembra che voi non ci abbiate risposto esattamente.
N. -L'argento monetato destinato a circolare tra le nazioni come tra
gli abitanti di ciascuna nazione: egli esce da un reame e vi ritorna per la comu
nicazione continua del commercio: altro uso non ha che quello di facilitare i
cambii delle derrate servendo di pegno intermedio tra le vendite e le compre pe
rocch gli oggetti definitivi dei cambii non sono mica il danaro. Perci nel caso
nel quale il danaro cambiato, valore per valore eguale, s procura senza perdita
ci di che si ha bisogno di comperare, e ci che si ha bisogno di comperare
sempre preferibile al danaro. Nei cambii si vende e si compera; e per facilitare i
cambii, il danaro si trova sempre tra le vendite e lo compro. Il danaro non pu
mancare in nessun paese, se non allora che non vi si facessero cambii di mer
canzie trasportabili. Non dunque al danaro che si debbe pensare, ai cambii
delle cose che si hanno a vendere e di quelle che si hanno a comperare; poich
in questi cambii medesimi che risiede il vantaggio che i contrattanti vogliono
procurarsi. Essi esprimono, vero, il valore in danaro, perch il danaro serve
loro di misura per contrattare il valore delle cose commerciabili; ma sanno be
nissimo che la maggior parte dei cambii, e soprattutto dei pi considerevoli, si
fanno senza linterposizione reale del danaro; delle promesse di pagare ben
valide ed in iscritto, sono ricevute nei cambii, e vi si commerciano come lo stesso
danaro, senza che i contrattanti soffrano niun danno dellassenza del danaro:
non dunque al danaro che si fissa linteresse delle nazioni nei cambii, il
DIALOGO SUI Luonr imam ARTIGIANI. 155

vantaggio che elleno si procurano per mezzo dei camhii. Facciamo dunque astra
zione dal danaro nell impiego stesso del danaro, per non occuparci pi se non
del vantaggio che si pu procurare coll impiego del danaro, e che fa circolare
continuamente il danaro tra le nazioni, e tra gli abitanti di ciascuna nazione.
H. - I vostri ragionamenti sono molto speciosi; ma non di meno non im
pediscono che mi sia molto difficile di fare astrazione, nel caso supposto, dal
danaro che i Savojardi ci portano via. '
N. _ Perch diamo nei loro il nostro danaro?
H. - Perch noi li preferiamo agli abitanti delle nostre campagne per fal
ciare le nostre messi.
N. - Perch li preferiamo noi?
H. -Perch paghiamo il loro lavoro meno caro.
N. - Il coltivatore pu dunque per questo mezzo procurarsi una diminu
zione di spesa P
H. _ Si, ma sempre a pregiudizio degli abitanti delle nostre campagne.
N. - Questa risposta molto vaga; lo stesso varrebbe dire che qualunque
risparmio sulle spese e pregiudicievole a coloro che avessero proiitlato del ver
samento delle spese, e dimenticare coloro che prottano del risparmio nel pa
gamento di queste spese. Che se si voglia risguardare all interesse degli uni e
degli altri, bisogner decidere se debbasi rimediare a un pregiudizio con un altro
pregiudizio, o lasciare andare in piena libert il corso delle spese, conformemente
agli interessi di coloro che le fanno. il diritto naturale pronuncia in favore di
quinti ultimi, perocch loro appartiene di disporre lecitamente dell'uso della pro
priet loro. Daltronde bisogna porre attenzione che il risparmio sopra non sborso
di spese, non una privazione assoluta di sborso: non che una distribuzione
della spesa in vantaggio di coloro che ne prottano, e che pure in van
taggio di coloro che distribuiscono questa spesa conformemente all interesse loro.
Se altri guadagnino sulla spesa di quello che stato risparmiato, e se coloro che
spendono guadagnino pur essi in tale risparmio, voi troverete chesso non per
verun modo nocevole alla societ, e che, se esso in pregiudizio degli uni, e poi
in vantaggio degli altri. Allora tocca a coloro che vivono dei salarii che si di
stribuiscono dalle spese, a distribuirsi essi medesimi conformemente alla distribu
zione delle spese; la qual cosa non manca mai di combinarsi senza che il go
verno se ne occupi; poich di fatto non questo un oggetto di governo; non c e
che la libert stessa della scelta dei mestieri o delle professioni che possa stabi
lire regolarmente siffatta combinazione.
H. - Vi confesso, amico mio, che questa risposta cosi bene accomodata
ai vostri principii generali, non mi riesce affatto soddisfacente; poiche essa non mi
prova che vi abbia la stessa quantit di spese per quelli della nazione che vivono
dei salarii che forniscono le spese che si fanno nel reame, mentrei Savojardi
hanno tolta loro una parte di quei salarii. Si pu sostenere pur anche, che non
vi sia pi la stessa quantit- di spese, poich quei medesimi salarii, che i Sa
vojardi hanno guadagnato, si spendono in Savoja. lo voglio si fare astrazione dal
nostro danaro che passa in paese straniero, ma non voglio per mica porre in
dimenticanza i salarii che per tal modo son tolti ai nostri concittadini.
N._ La vostra istanza previene il seguito della spiegazione, che debbe
fare compiutamente sparire la vostra obbiezione; ma almeno ella espone con pre
'154 QUESNAY
visione la dillicolta che rimane a chiarire, e ci riconduce alla sorgente delle
spese, che ella medesima e la sorgente dei salarii. Sono i coltivatori ed i pro
prictarii che distribuiscono primitivameute tutte le spese e tutti i salarii; perci
pi potranno eglino aumentare il fondo delle ricchezze le quali in ispese si
impiegano, tanti pi salarii essi spargeranno, tanto pi aumenteranno il reddito
del sovrano. Non bisogna perdere di vista questi due oggetti; voi attualmente
non vi occupate se non a ritenere nel reame tutti i salarii che le spese vi pos
sono distribuire, senza esaminare l'impiego delle spese pi vantaggioso alla pros
perit ed alla potenza dello Stato. Ma, se vi rammentato che qualunque diminu
zione di spese di coltura, che alla coltura non pregiudichi, o che possa e debba
accrescerla, un'aumentazione di rendita per li proprietarii e pel sovrano, e che
questaumentazione un accrescimento di spese disponibili che assicura la po
tenza della nazione e che moltiplica i salarii, ci vi presenter due elementi di
calcoli, il risultato dei quali dissipera le vostre diliicolt.
Se di: guadagno a preferire i Savojardi per talciare le nostre messi, questo
guadagno sar una diminuzione di spese di coltura, ed un accrescimento di ren
dita e in conseguenza di spese disponibili per la nazione. Se al contrario le spese
di coltura si estendessero a pregiudizio della rendita, n lo Stato, n la nazione
sarebbero risarciti di questa perdita, poich i versamenti in ispese non sono ver
samenti disponibili; i versamenti in ispese distribuiscono vero dei salarii; ma
i versamenti disponibili ne distribuiscono essi pure. Ora, quand'anche la diminu
zione dei versamenti in ispese paresse toglier via pi salarii, che non ne fornisse
l'aumentazione delle spese disponibili, voi non potreste concludere per questo che
questo scemamento di salarii fosse svantaggioso alla nazione, w l'ordine delle
- spese disponibili le diventasse allora pi vantaggioso. Imperocch la coltura di
ventando meno costosa, il protto del risparmio dei versamenti in ispese sa
rebbe naturalmente consecrato dai coltivatori allaccrescimento dei loro lavori,
che aumentassero le produzioni e la rendita. Perci, in realit, non vi sarebbe
scemamento di spese, e ci sarebbe maggior rendita, la quale ben presto assicure
rebbe alla nazione dei salarii molto pi considerevoli che quelli di cui ella go
desse avanti che i Savojardi avessero messo il lavoro a calo. E dal primo
momentodel risparmio sulle spese, la nazione avendo una maggior somma di
ricchezze disponibili, sar pi potente, ed avr un'esistenza meno precaria.
Eccoci insensibilmente tornati allimpiego degli animali da lavoro e delle mac
chine, alle riparazioni delle strade, ai trasporti delle mercanzie pei flumi,i canali,
ecc, per diminuire molte grandi spese di salarii che si pagherebbero ad uo
mini, e che con tali dilierenti mezzi si evitano; dal che risulta un'aumenta
zione di rendita, vale a dire di spese disponibili, le quali formano lopulenza
della nazione, e che si distribuiscono in salarii nel reame.
I versamenti in ispese, quantunque essi forniscano salarii, non procurano guari
- quellopulenza , merce la quale si spende abbondantemente, e come si vuole
senza impoverire; poich non si pu disporre a volont propria dei versa
menti in ispese, inno a tanto che sono tlssati a tale impiego, dal quale non
si possono distrarre senza fermare il lavoro al quale essi sono destinatifa
meno che non vi si supplisca con altri mezzi. La qual cosa riconduce di
nuovo al risparmio dei versamenti in ispese, per quanto si possa, senza pre
giudicare alla riproduzione annuale delle ricchezze della nazione; ed anche
nuzooo Slll Lu'oiu nneu ARTIGIANI. 155
per aumentare questa riproduzione che sola fornisce a tutti i differenti generi
di spese, moltiplica i godimenti, ed assicura la potenza ,dello Stato. Perci
voi vedete che la sua obbiezione ci farebbe sempre percorrere il medesimo
cerchio, che sempre la ridurrebbe allassurdo: poicb ella si estenderebbe a
tutti i mezzi che s impiegano per diminuire le spese, collo scemamento dei
salari che assorbirebbero la rendita delle terre, e secondo voi, se ne trar
rebbe sempre la conclusione, che qualunque nazione dovesse essere occupata
in travagli che aumentassero i versamenti in ispese senza aumentare la ri
produzione annuale delle ricchezze e senza lasciare rendite per le spese disponibili.
Il. _ Almeno converrete, che tutta la spesa degli artigiani, e di tutta quella
classe che voi chiamate sterile, ritorna alla classe dei coltivatori, e che sono co
deste spese che sostengono il prezzo delle produzioni della terra. Ora dal_prezzo
stesso di queste produzioni che voi calcolate le riprese dei coltivatori e le rendite
dei proprietarii; in una parola tutto quello che voi chiamate ricchezze annual
mente rinascenti dalla terra. Ma non potreste neanche qualicarle ricchezze senza
il loro valore venale, vale a dire, se elle non fossero cambiabili con altre ric
chezze di valore eguale; intendo dire, con altre ricchezze, le quali, fatta astrazione
dalle materie prime, sono elleno stesse ricchezze o produzioni annualmente rina
scenti pel lavoro degli artigiani. In codesto cambio tutto ci che si pu chia
mare ricchezza dall'una parte e dall'altra , non e chiamata cos, se non perch
essa pagata reciprocamente da una ricchezza di valore eguale. Si pagano i lavori
degli artigiani; e per questa stessa ragione che queste produzioni sono ricchezze.
S pagano egualmente le produzioni dell'agricoltura; non anche per questa
ragione che le sue produzioni sono ricchezze? Quale differenza trovate voi dunque
tra le produzioni dell'industria e le produzioni dell'agricoltura? E quando ce ne
trovaste (perch ditl'atto ce n ha sempre, perno tra un individuo e un altro in
dVdUO della medesima specie) che potreste voi concluderne relativamente al
punto della questione di che si tratta fra noi, allorch le condizioni speciche
che debbono riunirci, sono essenzialmente le medesime da una parte e dall'altra?
N. -- Ve l'ho di gi detto, tutti codesti argomenti non sono fondati se non
sopra equivoci di linguaggio; e se mi fosse necessario conlormarmi a tale lin
guaggio inesatto, direi come voi dite che i lavori degli artigiani sono produzioni,
e che queste produzioni le sono ricchezze, colle quali lartigiano pu pagare le
produzioni dell'agricoltura. Ma voi mi permetterete di farvi notare che tutti i
salariati della classe sterile, i quali non fanno guari lavori, gli accattoni stessi
e i ladri che niuno sospetta certo producano ricchezze, pagano pur essi, mediante
il danaro che si sono procurati, le produzioni dell'agricoltura con altre ricchezze
di valore eguale. Noi siamo convenuti d'altronde, che quanto meno le produzioni
degli artigiani sono ricchezze; intendo dire, che quanto pi si pu risparmiare
sulle spese che le producono e le rincarano, tanto meno le ricchezze di questa
natura sono onerose a coloro che con esse cambiano le produzioni della terra. _
Frattanto voi mi demandate ancora, amico mio, quale differenza io trovi tra le
produzioni dell'industria e le produzioni dell'agricoltura, e donde io possa con
cludere che le prime non sieno vere gcnerazimzi o creazioni di ricchezze? Questa
differenza la quale stata poc'anzi svolta e dibattuto. contraddittoriamente tra
noi, e nel maggiore suo particolareggiamento, vi ella gia sfuggita di mente a
quest'ora?
156 QUBSNAY.

H.-Voi dite sempre che bisogna pagare gli agenti della classe sterile per
che essi possano pagare le produzioni che comperano dalla classe produttiva;
eccoci, voi ed io, impacciati in un circolo vizioso; poich al modo medesimo io
dico che bisogna che gli agenti della classe sterile essi medesimi paghino pure
perch possano essere pagati. Quindi dalluna e dall'altra parte tutti sono pagati
e tutti sono pagatori.
N. - vero che gli agenti della classe sterile sono pagatori di produzioni
chessi comperano dalla classe produttiva; si potr anche dire, se volete, che
queste compre favoriscono lo smercio e il prezzo delle produzioni; ma ne viene
per ci che lo stesso danaro che paga le produzioni ch'essi comperano serva pure
a pagare a se medesimi i proprii salarii? Non supporreste voi di tal guisa un doppio
impiego in un medesimo atto di commercio? lmperoccbe il danaro col quale gli
agenti della classe sterile hanno pagate le produzioni chessi hanno comperate,
stato cambiato colla classe produttiva con valore per valore eguale; la classe
sterile ha ricevuto dalla classe produttiva altrettanto, quanto la classe produttiva
ha ricevuto dalla classe sterile; e voi pretendereste di pi che la classe sterile la
si pagasse pur anche i proprii salarii con quel danaro ch'ella ha impiegato in
compre di produzioni; che quindi ella opererebbe colla classe produttiva di tal
modo da dover avere la mercanzia che ha comperata, e il danaro col quale l ha
pagata! Ci non sarebbe lo stesso che dire, che la classe produttiva le desse la
mercanzia per nulla? Ed in questo la classe sterile non si farebbe mica le spese
da se medesima; sarebbe appunto il contrario di quello che voi vorreste provarmi.
Voi avete voluto dire, senza dubbio, che quando la classe sterile ha cambiato
il suo danaro colla classe produttiva a valore per valore eguale, quel danaro ap
partiene alla classe produttiva, e che questa a sua volta limpiega presso la classe
sterile in pagamento di servizii o di lavori chella ne riceve; ecco secondo la
vostra idea, il circolo o la circolazione di quel danaro che cambia volta per volta
di proprietarii, i quali sono i medesimi e che se lo rendono vicendevolmente.
Ma qui non si tratta semplicemente del danaro, che il danaro non si consuma;
noi dobbiamo parlare pur anche delle produzioni che si consumano presso la
classe sterile e che rinascono annualmente presso la classe produttiva, e che
questa vende a quella. E noi dobbiamo inoltre notare che non nenuneno vero
che la classe produttiva riporti alla classe sterile il danaro che ne riceve; poich
ella lo porta al proprietarii delle terre per pagar la rendita chessa loro debbe.
Ondeche quel danaro piglia altra strada che non quella che voi avevate imma
ginata per formare un circolo continuato, unico e reciproco tra la classe sterile
e la classe produttiva. D'altronde non e mica alla circolazione del danaro, come
gia labbiamo osservato, che noi dobbiamo fissarci; noi dimenticheremmo lob
bietto nostro essenziale, che e la distribuzione annuale delle produzioni che rina
scono annualmente pei lavori della classe produttiva.
Fate dunque, anche questa volta, astrazione dal danaro, e non pensate se non
a questa distribuzione che effettivamente pu farsi senza l interposizione del da
naro. lmperocch la classe produttiva potrebbe pagare colle produzioni medesime
i servizii e i lavori chessa riceve dalla classe sterile. Ella potrebbe pagare pari
mente la rendita dei proprietarii, i quali pur essi pagherebbero con produzioni
i salarii della classe sterile. Ed allora non rimarrebbe alla classe produttiva che
quella sua porzione della sua ricolta che bisogna a lei medesima per la spesa dei
DIALOGO SUI LAVORI DEGGI ARTIGIANI. 157
lavori necessarii per far rinascere ogni anno la stessa riproduzione, la quaie pure
ogni anno si distribuirebbe a quel medesimo modo fra le tre classi. Voi sapete che
questa distribuzione cosi la si operava nel grande e abbondantissimo imperio go
vernato dagli incassi. Voi vedete da questa forma di distribuzione la quale, per .
verit, la distribuzione reale delle produzioni e delle consumazioni annuali fra
le tre classi, che questa distribuzione si termina immediatamente e compiuta
mente col consumo, e ricomincia di bel nuovo colla riproduzione; ,e che perci
questa distribuzione non ritorna per nessun modo alla classe produttiva, e in
conseguenza tutto il vostro circolo svanisce.
Gettate gli occhi sul Quadro economico, e voi vedrete che la classe produttiva
da il danaro col quale le altre classi vengono a comperare da lei produzioni, e
che queste classi poi rendono a lei quel danaro tornando all'anno seguente a fare
presso lei le medesime compre. Senza grande sforzo d immaginazione, voi po
treste tlgurarvi tutti questi pezzetti di metallo come altrettanti polizzini che segnino
la parte che ciascheduno debbe avere nella ripartizione annuale delle produzioni;
poich la classe produttiva restituisce regolarmente que medesimi polizzini per
segnare nella medesima guisa la ripartizione dell'anno seguente. Laonde, quello
che voi chiamate prezzo nel commercio tra diverse nazioni non vi pami presso
ciascheduna nazione se non misure che regolino tra i cittadini la distribuzione
delle sussistenze che nascono dal territorio merce i travagli dei coltivatori, i quali
essi medesimi non hanno che la parte loro regolata nell'ordine di questa distri
buzione di produzioni che si consumano annualmente, e che voi distinguete facil
mente dai servizii e dai lavori destinati a comunicare, a preparare ed a variare
i godimenti od il consumo. Voi non vedete dunque qui altro circolo se non quello
della spesa seguita dalla riproduzione, e della riproduzione seguita dalla spesa;
circolo che percorso dalla circolazione del danaro che misura la spesa e la
riproduzione. Gessate quindi di confondere la misura colla cosa misurata, e la
circolazione dell'una colla ripartizione dell'altra.
II. -_ Si pur detto tanto bene nella Teoria dell imposta: a Tutti gli
. uomini lavorano la terra, perch tutti tendono, ciascuno nellotlicio proprio, a '
e risparmiare il tempo del bifolco. Il sarto fa l'abito del bifolco; cosi questi
il non costretto di abbandonare l'aratro per lavorare intorno al proprio vesti
mento; la moglie del sarto occupata alle faccende casalinghe, e cosi il sarto
- non guari stornato dal suo lavoro ecc. .
N. - Questa metafora, posta nel libro che voi citate, nel quale voi avete
veduto la classe sterile distinta esattamente dalla classe produttiva non doveva
indurvi in errore. Ella riunisce per verit il lavoro produttivo con quello che
necessario pel godimento per via di condizioni che li assimilano. Ma non vedete
voi che risparmiando cosi il tempo del bifolco, ci per aumentare il suo la
voro produttivo, che deve perci far nascere la sussistenza sua e quella del sarto?
Dunque il sarto non sussiste che per l'aumentazione del travaglio produttivo del
coltivatore. Dunque se il coltivatore interrompesse il suo lavoro per fare esso
medesimo le sue vesti, egli non farebbe pi nascere la sussistenza di un altro
uomo; perch il tempo che impiegherebbe in quel lavoro sterile sarebbe tolto
al suo lavoro produttivo. Perci il lavoro del sarto, che evita tale spostamento,
suppone necessariamente un doppio lavoro produttivo da parte del coltivatore per
far sussistere quell'artigiano; locch chiaramente prova che il lavoro di questo
realmente sterile.
158 QUESNAY.
H.- Comincio effettivamente a capire che i lavori degli artigiani non sono
ricchezze se non per la riunione daltre ricchezze che esistevano gi prima della
fabbricazione di que lavori; e che, a qualit eguale, meno essi costano di quelle
ricchezze, vale a dire quanto meno essi sono ricchezze, tanto pi sono pro
cui. Ma io ritorno all'obbiezione che vi ho di gi fatta relativamente al risparmio
che si fa anche, per quanto pi si possa, sui travagli dell'agricoltura, che fanno
nascere le ricchezze dalla terra. Non anche questo perch queste ricchezze
costino meno ricchezze, vale a dire anch alle sieno meno ricchezze? In questo
caso, a che si riduce la differenza acui voi date tanto peso in vantaggio della
vostra opinione?
N. - Questa differenza che voi non iscorgete pu esservi dimostrata molto
chiaramente.
Tutti gli uomini che travagliano per sussistere consumano. Ma la consuma
zine annienta le sussistenze. dunque necessario farle rinascere. Ora il col
tivatore che fa rinascere, non soltanto le sussistenze che aveva annientate egli
medesimo, ma quelle ancora che tutti gli altri consumatori annientano. A1 con
trario, il lavoro dellartigano non gli procura che un diritto di partecipare al
consumo delle sussistenze che rinascono merce il travaglio del coltivatore.
Voi vedete dunque che bisogna distinguere in due parti la riproduzione che
il coltivatore ha fatto nascere; cio, quella che per la sussistenza sua propria, e
quella che questa sussistenza medesima eccede. Dal che segue che, se si possa,
senza pregiudicare alla riproduzione totale, restringere la prima porzione, si ac
cresce daltrettanto la seconda. Per esempio, supposto che la riproduzione sia
venti , la spesa del coltivatore dieci , e leccedente dieci; se la spesa pu essere
ristretta a otto, leccedente sar dodici.
Le produzioni, indipendentemente dalle spese di coltura, hanno il loro prezzo
regolato dalla quantit loro e dalla concorrenza dei compratori, i bisogni dei
quali superano sempre la massa della riproduzione. Dunque, il risparmio che si
fa sulle spese del coltivatore, quantunque esso aumenti la porzione che eccede le
spese, non ne diminuisce mica il prezzo, e per conseguenza la riproduzione non
per questo meno ricchezza.
Al contrario, nei lavori dellartigiano non c' nessuna eccedenza di ricchezza
oltre le spese sue, come lo si provato; perci quanto pi si risparmia nelle sue
spese, tanto meno i suoi lavori sono ricchezze.
Codeste osservazioni che senza dubbio vi sono famigliari dovevano, amico mio,
farvi notare la differenza che c tra l'effetto della spesa della coltura, e quello
delle spese degli artigiani, e soprattutto tra il valore delle ricchezze che il trava
glio della coltura fa nascere e il valore dei lavori dellartigiano. Si pu parago.
nare in certo modo lartigiano e il coltivatore relativamente al valore della loro
spesa, perch tali spese debbono da una parte e dall'altra entrare in conto nella
supputazioni dell'ordine economico; ma l'artigiano ed il coltivatore non-possono
essere paragonati relativamente al frutto dei loro travagli. La differenza n' tanto
sensibile ch'ella non ha bisogno di essere sviluppata per dissipare la vostra ob
biezione sugli effetti del risparmio nelle spese che esigono i lavori degli artigiani
e nelle spese del travaglio della terra. La spesa del travaglio decide del prezzo
dei lavori degli artigiani, e la concorrenza di essi limita la spesa del loro trava
glio. Non avviene lo stesso, lo replico, del prezzo delle produzioni della terra;
DIALOGO SUI Lltvom DEGLI ARTIGIANI- 159

questo non risulta gi soltanto dalla spesa della coltura ma ancora da molte altre
cause che possono sostenerne il valore venale, non ostante il risparmio sulle spese
della coltura. Il prodotto del lavoro dell artigiano non vale che la spesa; se
costasse di pi vi sarebbe perdita. Il prodotto del travaglio del coltivatore supera
la spesa; quanto pi anzi la supera, tanto pi esso proficuo, e tanto pi esso
aumenta lopulenza della nazione. Laonde il paragone che ha servito di fonda
mento alla vostra obbiezione sparisce, e la vostra obbiezione con esso; perocch
pi si pu risparmiare sulle spese della coltura della terra, tanto pi c prodotto
netto ossia rendita pei proprietarii delle terre, le spese dei quali si stabiliscono
per compre che si fanno presso la classe produttiva e presso la classe sterile e
dalla classe sterile presso la produttiva, per farvi rinascere la medesima rendita
e le medesime spese. Ecco la differenza che voi non iscorgevate, ed alla quale ,
dite voi , io do tanto peso in vantaggio della mia opinione.
Queste osservazioni, la cui evidenza palpabile, debbono far cessare tutte le
contestazioni relative allo smercio ed ai prezzi delle produzioni, ai salarii ed alle
consumazioni dei salariati di qualunque genere essi sieno, operai fabbricanti, ar
tisti, commercianti, vettural, stipendiati ecc. Quanto pi voi li pagherete caro,
tanto pi ciascun di loro potr aumentare la propria consumazione. Ma allora
ci saranno meno salariati e meno consumatori in concorrenza per lo smercio
delle vostre produzioni; poich la massa dei salarii limitata. Perci, quanto
pi caro voi paghereste i salariati alla classe produttiva, voi meno li potreste
pagare alla classe sterile; e per la stessa ragione quanto pi caro voi paghe
rcste alla classe sterile, meno potreste pagarne alla classe produttiva. Tutto qui
assoggettato a regole rigorose, nelle quali i ragionamenti debbono cedere al
calcolo; calcolate dunque e voi non direte pi che le grandi spese pagate ai sala
riati aumentino il consumo e per conseguenza lo smercio ed il valor venale delle
produzioni. Voi scorgerete che questo ragionamento, che vi pareva decisivo in
taluni casi particolari considerati in modo astratto, trovasi distrutto nellordine
generale. Voi ritornerete alla necessit di ammettere la maggiore libert pos
sibile di concorrenza in qualunque specie di commercio per restringerne, quanto
pi sia possibile le spese onerose. Dopo che avrete calcolato gli etetti di questa
libert generale, e prescritta dall'ordine naturale, in virt del quale ciascuno
debbe lecitamente avere la facolt di fare la propria condizione la migliore che
gli sia possibile senza usurpazione sul diritto altrui, voi vedrete evidentemente
che essa una condizione essenziale alla moltiplicazione delle ricchezze pubbliche
e private. Voi temerete, voi respingerete tutte le opinioni che potessero condurvi
a portarvi inciampo a codesta sacra libert, che pu considerarsi come il com
plesso di tutti i diritti delluomo. Valuterete'allora il sistema che avete dapprima
difeso, vale a dire quello di coloro che vorrebbero assimilare la pretesa produ
zione reale che risulta dai travagli della classe sterile, alla produzione reale che
risulta dai travagli della classe produttiva. Sentirete, che se si limitasse quel
sistema ad una pura e semplice astrazione; esso si ridurrebbe a un pregiudizio
vano, frivolo e smentito dallevidenza, ma che, dal momento che se ne vogliano
trarre conseguenze pratiche (la qual cosa lo scopo principale de suoi sosteni
tori) esso diventa un errore pericoloso e perdo, che disgraziatamente non stato
che troppo fecondo di proibizioni ingiuste, di rappresaglie crudeli, di esclusioni
rovinose, di monopolii onerosi, di privilegi distruttori. Voi riconoscerete insomma
140 QUESNAY.
che quel sistema, al quale non resta omai che la scelta, o d'esser futile se di esso
non si faccia alcun uso reale, o disastroso se lo si prenda a principio di con
dotta, non pu, nclluno e nell'altro caso, sostenersi se non collajuto di un lin
guaggio vago, inesatto, nel quale colle parole medesime si esprimano idee diile
renti. lo vi rendo la giustizia di credere che voi non siate mica di coloro che
hanno cercato di prottare dell'oscurit di tale linguaggio equivoco per ingarbu
gliare il soggetto della contestazione, e prolungare in mezzo alle tenebre la disputa
nella quale noi ci siamo impegnati. La materia che noi discutiamo troppo impor
tante, e voi troppo amante della verit, per ricorrere a tale piccola soverchiera.
La complicazione delle idw stesse ditllcili a bene distinguersi in una scienza ancora
poco conosciuta, ed oscurata da interessi privati e da pregiudizii dominanti, ha
sola potuto indurvi a difendere seriamente un'opinione seducente; ma voi, senza
dubbio adesso comprenderete che la prevenzione generale che autorizza tale opi
nione, ceder prestissimo alla verit.

FINE DEL SECONDO DIALOGO.


MERCIEB DE LA BIVIRE.

LGRDINE NATURALE ED ESSENZIALE


DELLE

SOCIET POLITICHE.
lllERClER DE LA RIVIRE.
Mo

LORDINE NATURALE ED ESSENZIALE


DELLE SOCIETA POLITICHE. r)
Lordine lo legge invariabile dellintelligcnzs,
e nulla i: ben regolato se non gli conforme.
Musnruncns, Tr. di morale, cap, u. part. xi.

CAPITOLO 1.
Formazione dellentrata pubblica: quali no sieno le cause, lorigino e lcsscnza. - Due generi d interessi
comuni al sovrano ed alla nazione che sembrano opposti fra loro: come si conciliino collordino essen
zialo della societ; come contrnstino in uno stato dignoranza. - E impossibile che la societ pubblica
fosse arbitraria; esso debbcsscro il risultato delle compropriet dei prodotti netti, spettanti incommu
tabilmento al sovrano. - Vi son limiti comuni ed immutabili tra questa o le propriet particolari. _.
interessi personali del sovrano inseparabili da quelli della nazione.

Ho mostrato varie volte come i sovrani sieno comproprietarii del prodotto


netto delle terre di loro dominio: non credo che possa trovarsi tra le istituzioni
sociali alcun che pi felice peressi e pei loro sudditi insiememente; l entrata di
un sovrano il prodotto di un diritto simile a tutti gli altri diritti di propriet, e
che comessa e legata allessenza stessa della societ; dall'altro lato i sudditi non
vedono in quel diritto nulla che possa lor sembrare oneroso: il sovrano conside
rato nel suo diritto di compropriet diviene agli occhi loro un gran proprietario
che senza esser legato perle spese altrui vi legato pel comune interesse che tutti
sentono onde le loro propriet comuni abbiano la pi gran consistenza ed il pi
gran valore possibile.
Quale la pubblica entrata, tale la forza pubblica in una nazione; quale
questa forza pubblica, tale la sicurezza civile e politica di un corpo sociale, e
quindi la sicurezza delle propriet e di tutti i diritti che ne risultano. Sotto que
st ultimo punto di vista in conseguenza, importa molto ad una nazione che la
entrata giunga al pi alto grado di ricchezza sicamente possibile, e perci il
suo interesse e quello del sovrano sono a questo riguardo gli stessi.
Interessa parimenti alla nazione che le rendite particolari, delle quali essa
gode personalmente, siino le pi grandi entrate sicamente possibili e che for
mino per essa personalmente una massa di ricchezze disponibili.

() Si veda nel Ragguaglio storico premesso a questo volume, il S xvu, dove dato
conto del motivo per cui non ristampiamo i primi capitoli dellOrdine naturale di Mercier.
'144 MBBCIEB un LA mvuzns.
Ma questa gran massa di ricchezze disponibili non pu esistere nel suo interno
senza procurarle una numerosa popolazione, e senza che perci la potenza del
sovrano ed in conseguenza la forza e la sicurezza politica delle societ non au
mentino in proporzione: l'interesse delle nazioni diviene adunque parimenti in
questa parte 1 interesse personale del sovrano.
Intanto a prima vista quest interessi sembrano contraddittorii nell interesse
del sovrano del pari che in quello della nazione: sempre si son contraddetti e
sempre si contraddiranno tinch non si avr una evidente conoscenza dei rap
porti essenziali che essi hanno tra loro e non s indichino naturalmente i mezzi
di conciliarli.
Se il sovrano aumenta la sua entrata con discapito di quella della nazione,
o se la nazione aumenta la sua in detrimento di quella del sovrano, uno dei due
interessi sacricato; il sovrano o la nazione non godr pi della sua pi grande
ricchezza possibile.
Nessuna di queste due strade conduce questi interessi a conciliarsi e rep
dersi del pari impossibile che il sacricio delluno non trascini la ruina dellaltro;
poich se l entrata del sovrano s indebolisce , la forza politica e la consistenza
del corpo sociale si alterano in proporzione, e la propriet trovasi essenzialmente
compromessa, e le entrate particolari della nazione diminuiscono , la propriet
nella sua essenza trovasi attaccata, il germe dell abbondanza delle produzioni e
sotlocato, la ricchezza della nazione, la popolazione e la potenza del sovrano sva
niscono, il corpo sociale illanguidira sempre pi tlnch nir collesser distrutto.
Cosi questi due interessi che sembrano opposti fra loro son fatti per essere
esattamente compensati, per esser legati insieme in modo che sieno in una
reciproca dependenza eche reciprocamente si sorreggano, in modo nalmente
che nessuno dei due procuri uno scacco senza che l'altro non ne riceva il
contraccolpo.-La necessita assoluta di questa perfetta reciproca concordanza
un filo che debbe guidarci perfettamente nella ricerca dellordine essenziale
ed invariabile che con questo scopo dobbiamo seguire.
I mezzi onde questa necessit. assoluta sia soddisfatta non hanno nulla
di misterioso: appena riconosciuto il sovrano quale comproprietario del prodotto
delle terre di suo dominio , noi troveremo fra i rapporti dellordine sociale
con'm-dine sico, tutte le leggi essenziali che concernono questa compropriet
e che rendono il suo interesse inseparabile da quello della nazione. Allora
dallevidenza di queste leggi saremo convinti, la formazione della rendita pub
blica non aver nulla d'arbitrario non solo, ma essere eziandio soggetta ad
un ordine cosi necessario dal quale possiamo scostarci senza il comun danno
dellistesso sovrano o della nazione.
Per poco che si faccia attenzione alla parola compropriet, questordine
necessario si mostrer spontaneo ai nostri occhi: dapprima ci avverte dover
necessariamente istituire lentrata pubblica in modo che mai non possa essere
pregiudizievole ai sacri diritti delle propriet, dei quali goder debbono i
sudditi; ci fa conoscere in seguito, in conseguenza di questo primo princi
pio, tale entrata altro non dover essere se non il prodotto della compropriet
che annessa alla sovranit. Quindi esaminandosi qual possa essere il pro
dotto di questa compropriet, vediamo che suppone necessariamente una divi
sione a farsi della entrata delle terre fra il sovrano e gli altri comproprietarii
zonnnvu NATURALE pezze socrzn rozmcun. 145
di questa entrata, divisione di cui il dritto immutabile di ciascun proprietario
deve regolare per sempre le proporzioni, qualunque fosse la rivoluzione in
bene o in male cui possa andar soggetta questa entrata.
semplificata cosi la formazione dell'entrata pubblica, divien chiaro che
tutto quanto vi aggiungeste, ferirebbe le proporzioni, secondo le quali debba
essere fatta la divisione, e sarebbe necessariamente tolto sulle entrate parti
colari della nazione. Da ci risulterebbe 1 che gl interessi del sovrano e
quelli della nazione invece di essere interessi comuni diverrebbero opposti gli
uni agli altri, poich per aumentare l'entrata del sovrano si distruggerehbe
la ricchezza della nazione; 2 che si stabilirebhe nel sovrano un potere arbi
trario che solo e da per se stesso annienterebbe nei sudditi qualunque diritto
di propriet, e con essa la prima delle condizioni essenziali alla coltura, ed
il principio costituitivo di qualunque societ.
Poich estendere l'entrata del sovrano al di l del prodotto della sua com
propriet e socialmente impossibile, risulta evidentemente che questa compro
priet deve avere in se stessa una misura fissa e determinata; poich se si
potesse darle una estensione arbitraria, chiaro che il sovrano invece di essere
solamente comproprietario, si troverebbe proprietario unico, e che non esisterebbe
realmente alcun altro diritto oltre il suo. Allora lo stato comune e rispettivo della
nazione e del sovrano sarebbe snaturato, la nazione non formerebbe pi un corpo
politico di cui il capo e il sovrano, e la stessa sovranit altro non sarebbe se non
una smisurata propriet. fondiaria che resterebbe inculta, e sarebbe necessariamente
incapace di fornire i mezzi di resistere alle forze straniere che certamente verreb
bero tosto ad impossessarsi di quei deserti.
Abbiamo gi due regole fondamentali concernenti la formazione delle entrate
pubbliche: la prima, che per non distruggere i diritti di propriet nei sudditi, non
debba aver nulla di arbitrario; la seconda che per non aver nulla di arbitrario,
debba essere il prodotto di una compropriet attribuita incommutabilmentc al
sovrano e ristretta nei limiti che sieno stabiliti contemporaneamente e per essa
e per tutti i proprictarii particolari. Con questo scopo immutabile e naturale
chiaro che l'entrata pubblica e l'entrata particolare di ciascun proprietario non
essendo altro se non il risultato di una divisione in una massa comune, esi
stono naturalmente in societ senza mai potersi confondere; esse non possono mai
crescere l'una contro l'altra; e cosi glinteressi del sovrano e quelli della nazione,
comecch agli occhi degli ignari sembrino opposti fra loro, sono pur tuttavia inte
ressi comuni che lungi dall'urtarsi reciprocamente, adottano gli stessi principii,
tendendo allo stesso scopo, per compiere il quale devono impiegare i mezzi stessi.
0h! bont suprema, ordine divino che vuoi il migliore stato possibile dei re venga
stabilito nel migliore stato possibile dei popoli; se gli uomini sotto questo riguardo
non sono cosi felici come dovrebbero esserlo; se il pegno naturale della loro pro
sperita comune si cambia in un agello distruttore, non ate ma a loro stessi
ci debbono imputare; i loro pregiudizii li accecano, impedendoli di vedere che la
loro felicit sta nelle loro mani, essere essa il frutto necessario della osservanza
delle tue leggi, di quelle leggi che non si violano senza provare le pene attaccate
invariabilmente a questa sfrenatezza.
Per mettere nella pi grande evidenza le regole fondamentali che io ho sta
bilito secondo lo stesso ordine fisico, ricorriamo all'origine delle societ partico
Econ. Tomo l. - 10.
146 MERCIER un LA mvu'rnn.
lari: quand'esse presero una forma ed una consistenza, quand'esse divennero veri
corpi politici, si trovarono nel caso di avere dei bisogni politici cui eran d'uopo
delle spese; per supplirvi bisognarono istituire pubblici fondi e per istituir'questi
dovettero necessariamente fissare una proporzione nella quale avrebbe dovuto
concorrere ciascuna entrata particolare. Non dobbiamo esaminare quale ha dovuto
essere questa proporzione; la sola verit che noi qui dobbiamo raccogliere si
che, questa istituzione dell'entrata pubblica essendo stata fatta in favore della
propriet, non ha potuto ne ha.dovulo essere distruttiva di essa.
Risulta evidentemente da questa prima verit, che la contribuzione allentrata
pubblica non ha potuto ne dovuto essere arbitraria, ne presso i contribuenti, n
presso l'autorit che ne aveva l'amministrazione; poich se fosse stata arbitraria
verso i contribuenti,i bisogni del corpo politico avrebbero potuto non restar
soddisfatti, e quindi non sarebbe stato nel caso di compier lo scopo della sua
istituzione di procurare alla propriet particolare la sicurezza, la stabilit, che
eran loro essenziali; ne tampoco arbitraria nell'amministratore, poich la propriet.
fondiaria si sarebbe annullata trovandosi divisa dalla propriet dei prodotti. Una
tal divisione e sicamente impossibile per due ragioni; primieramente il diritto di
propriet altro non se non il diritto di godere; ne si pu godere di una propriet
fondiaria se non pel mezzo dei suoi prodotti; in secondo luogo, nessuno vorrebbe
lavorare e spendere per far rinascere i prodotti, se un potere arbitrario potesse
disporne a suo piacimento.
Sarebbe strano che avendo gli uomini in questa parte stabilito un tal potere
avesser prodotto immediatamente ed il dritto e la libert di godere; di modo che
per conservare le loro propriet avrebbero incominciato collo spogliarsene; per
fondare un'entrata pubblica avrebbero incominciato dal distruggere il primo prin
cipio di qualunque societ.
La proporzione della contribuzione all'entrata pubblica dunque stata n
dall'origine della societ soggetta per necessit sica ad una misura costante
almeno pei tempi nei quali non eran bisognevoli spese straordinarie, come quelle
che unanazione sarebbe obbligata a fare per resistere alle intraprese di una potenza
estera che volesse ridurla nei suoi ferri.
ltegolata questa proporzione e trovandosi invariabile, egli evidente, che l'ob
bligo di conformarvisi nella contribuzione allentrata pubblica divenuto un peso
reale inseparabile dai fondi rustici dovunque essi passino in propriet; evidente
del pari, che la terra coltivata non pot mutarsi, vendersi o trasmettersi, in una
parola, ad un nuovo proprietario senza caricare costui del debito di soddisfare
a questo impegno.
Cosi necessariamente si e fatta una specie di divisione del prodotto delle terre
fra i_proprietarii dei fondi e l'amministratore delle pubbliche entrate: divisione
che ha reso il corpo politico, e per conseguenza il sovrano che lo rappresenta ,
comproprietario di quel prodotto; divisione che lungi dall'essere stata onerosa ai
primi proprietarii dei fondi, si e anzi resa necessaria ed utile per essi, apprestando
la sicurezza della loro propriet e la libert di godere: quindi ebbe luogo in ragione
della sua utilit.
Prima di questa divisione non avendo il corpo politico consistenza alcuna, il
diritto di propriet non era nel [allo un diritto solido e costante; le possessioni
delle terre appena arrivavano ad esser coltivate, non potendo esser garentite da
L'ORDINE nu'muur manu: socinn' rou'ricnn. H7

forze capaci a metterle al coverto della violenza, non potevano avere alcun prezzo
venale, alcun valore corrente nel commercio. Ma divenendo le propriet fondiarie
per mezzo di questa divisione un diritto certo, e quanto si potesse solidamente
stabilito, le terre potevano essere coltivate senza che la spesa necessaria alla coltura
corresse alcun rischio. Allora esse acquistarono un valore venale non in ragione
della totalit del loro prodotto netto, ma in ragione solo della porzione di quel
prodotto netto che la divisione stessa lasciava a disposizione del proprietario del
fondo.
Questa porzione sola divenne alienabile; laltra non poteva esserlo, poich era
destinata per appartenere al Sovrano incommutabilmenie, onde in sua mano
formasse una specie di ricchezza comune, dedicata alla utilit generale di tutta la
nazione; cosi fin d'allora, tutti gli acquirenti han pagato le terre ad un prezzo
relativo alla porzione che il loro acquirente gli abilitava a prendere nel prodotto
di quelle medesime terre.
Se l'entrata pubblica si e in qualche modo formata a spese delle entrate par
ticolari di cui godevano i primi possessori delle terre, egli evidente, che essi
han fatto quel supposto sacritlzio perch tornava a lor pro, perch senza questo,
non potevano assicurarsi nessuna propriet fondiaria, nessun prodotto-Ma chi
venne dopo, chi acquistava la propriet di una terra coltivata, non pu dirsi che
contribuisca del suo per migliorare questa stessa rendita, a meno che la propor
zione della divisione a fare col Sovrano non sia cambiata, e l imposta non sia
stata aumentata dopo l'acquisto. Vero si che la terra posseduta da questo acqui- '
rente, lo assoggetta a pagare unimposta,ma del pari essa stessa che le fornisce
i valori necessarii a soddisfare quel pagamento, e cos questo peso trovasi sod
disfatto, senza che nulla venga tolto sul prodotto nello, che il nuovo proprietario
calcolava procurarsi acquistando la terra. N mi si dica, che senza l'imposta quel
prodotto sarebbe pi considerevole pei possessori di questa terra; poich allora 0
l'istesso individuo non sarebbe proprietario di quel prodotto nella per intiero, o
in proporzione egli lo avrebbe pagato pi caro.
Supponghiamo che il prezzo corrente delle terre sia al cinque per cento: un par
ticolare con quarantamila franchi compra una terra di due mila lire di rendita, e
ne paga mille d'imposta; essa per ne varrebbe sessantamila, se l'imposta non
prendesse queste mille lire sul prodotto netto della stessa terra; cos il suo acqui
reale o renderebbe annualmente queste mille lire a qualche comproprietario di
questo prodotto nella, 0 avrebbe sborsato ventimila franchi dippi per questo
acquisto.
Le mille lire pagate dalla terra all'imposta sono dunque totalmente estranee
al suo acquirente: questa somma fissa e determinata, perch desse la stessa ren
dita totale, indifferente all'interesse immediato e diretto di questo acquirente, se
venisse annualmente versata al Sovrano, o ad altri comproprietarii del prodotto
netto di queste terre, poich come proprietario ei non paga nulla all'imposta,
quantunque partecipi, in tale qualit, a tutti i vantaggi che risultano dalla istitu
zione dell'imposta.
Osservo di passaggio, che do a malincuore il nome d'imposta all'entrata pub
blica; questa parola sempre presa in cattivo senso, annunzia sempre un grave
peso a portarsi, e di cui ognuno vorrebbe restare esente. Lentrata pubblica al
contrario, tal quale qui si presenta, non ha nulla di penoso: rimontando alla sua
H8 MERCIER un LA nrviicae.
istituzione e chiaro esser dessa il frutto della sua utilit; da quell'epoca, questa
entrata pel Sovrano il prodotto di una propriet. fondiaria distinta da tutte le
altre propriet appartenenti ai suoi sudditi; oltrecch essendo impiegato per la
comune utilit della societ, in ragione di questa utilit. comune diviene un comune
patrimonio, di cui si gode in comune perfettamente nel modo stesso, onde si gode
del rispettivo patrimonio particolare. Parmi che le nostre idee acquistino una
gran chiarezza distinguendo due epoche: quella di una societ nascente, e quella
di una societ formata. Troviamo nella prima che i proprietarii dei fondi pagavano
l'imposta; che essi per le spese primitive, fatte per preparare le terre a ricevere la
cultura, le hanno messe in istato di darei prodotti destinati alle imposte; che
essi non sono stati rivalsi di quelle spese; che cosi l'imposta stata costante
temente presa sui (prodotti che possedevano, parte dei quali alienavano, onde con
vertire il loro incerto possesso in piena propriet, assicurando cosi il godimento
pacifico e costante dell'altra rimanente.
Va altrimenti la faccenda pei proprietarii dei fondi in una societ formata;
in una societ ove le terre hanno per modo cambiato di possesso che pi non
resta traccia dei primi loro possessori, ne dei loro interessi personali. supponen
dola organizzata secondo il suo ordine essenziale, secondo un ordine che non
abbia nulla di arbitrario, l'imposta vi conserva sempre il suo stesso destino, ma
non il frutto di alcun sacrifzio fatto dai proprietarii dei fondi. Noi crediamo
anzi che in una tal quale societ, il prodotto netto delle terre e destinato a divi
dersi fra questi ed il Sovrano, che la proporzione secondo la quale questa divi
sione devessere fatta stabilita in un modo invariabile; che in virt di questa
proporzione costante e conosciuta, la sorte dei proprietarii dei fondi e assicurata,
che con questo mezzo le terre hanno acquistato nel commercio un valore venale
relativo alla divisione a farsi del loro prodotto netto di cui egli deve godere; che
l'altra porzione non alienabile; che essa non entra in alcuna considerazione
nellestimo delle terre a vendersi; che cosi i nuovi proprietarii non contribui
scono per niente alla imposta; dessa non prende nulla ne sui loro capitali quando
essi comprano, n sulle rendite che questi stessi capitali debbono dar loro dopo
lacqnisto.
Egli evidente dunque che in una societ formata, la legge pi essenziale, la
legge fondamentale riguardante limposta, quella si che non abbia nulla di ar
bitrario: ecco il punto fisso nel quale l'ordine a questo riguardo essenzialmente
consiste. Questa regola di una necessit fisica, poich una imposta arbitraria
annullando la propriet mobiliare dei prodotti annullerebbe egualmente la pro
prieta fondiaria di cui l'ordine fisico non pu assolutamente fare a meno: diver
rebbe cosi distruttiva dell'annua produzione, e perci delle sue proprie sostanze -,
lannientamento della ricchezza della nazione trascinerebbe necessariamente quella
dell'entrata del Sovrano e con essa quella della sovranit.
Quando 1 imposta non e arbitraria, la propriet fondiaria trovasi unita inse
parabilmente alla propriet mobiliare di una parte fissa nei prodotti; queste
due propriet concorrono insieme a formare il valor venale dei beni-fondi: a1
lora l'azione di acquistare una terra un contratto fatto a nome di tutta la no
zione fra l'acquirente e [autorit tutelare; contratto sinallagmatico, in forza del
quale questa autorit gli guarantisce la propriet della porzione del prodotto di
cui egli paga il valore, e di cui acquista il godimento; mentrech dal canto
L onnuu; NATURALE DELLE somma rourrcma. H9

suo egli s impegna egualmente di lasciar godere a questa stessa autorit costan
temente quell'altra porzione che egli non ha acquistata. __ Da quell istante que
sto acquirente forma volontariamente e liberamente una societ col sovrano
stesso: se questo particolare arriva ad aumentare il prodotto netto della sua terra,
questo aumento sar diviso tra lui ed il Sovrano in una proporzione stabilita da
una legge costante, unica forma generale e tacitamente riconosciuta da esso
stesso nel suo contratto d'acquisto.
La parola societ debb'essere intesa letteralmente, poich il Sovrano nella
sua qualit di comproprietario del prodotto, deve partecipare a tutte le variazioni
in bene ed in male cui pu andar soggetto quell istesso prodotto. Non bisogna
dunque confondere la parte proporzionale che il Sovrano deve prendere nei pro
dotti in virt del suo diritto di compropriet, con una imposta fisica ed invaria
bile, stabilita su tale o tal'altra porzione di terra. Il solo vantaggio che possa
trovarsi in quest'ultimo genere d'imposta, egli e quello che una volta stabilito
non si presta allarbitrio; pur non di meno contiene inconvenienti pi gravi ai
quali e sicamente impossibile ovviare.
Le terre producono in proporzione delle anticipazioni che ricevono, queste
per non sono uniformi, soprattutto in uno Stato in cui la cultura non ancora
al suo pi alto grado di perfezione: le imposte sse son dunque necessariamente
pregiudizievoli o al Sovrano o al proprietario dei fondi, se la loro valutazione non
ha per base che la misura e la qualit delle terre e non i loro prodotti cono
sciuti. Quando una terra trovasi nelle mani di un culture poco agiato dar una
tenue rendita: condatene la cultura ad un ricco agricoltore, e la stessa terra
dar una rendita doppia. Nel primo caso la imposta pu essere un peso in
sopportabile, mentre nel secondo il Sovrano perde una parte di quel che do
vrebbe prendere sul prodotto.
Sonovi ancora altri inconvenienti proprii e particolari di questo genere d im
posta; ma senza presentarti minutamente, mi basta di far osservare essere es
senzialmente vizioso, fondandosi sopra un supposto prodotto da cui non dipende;
mentre che l'imposta proporzionale percepita con la forma di divisione non si
misura punto sopra un prodotto supposto, ma bens sopra un prodotto reale e
col quale perfettamente d'accordo. Questo equilibrio ha due grandi vantaggi:
il primo si quello che l'entrata pubblica e sempre quanto pi grande sia pos
sibile senza che alcuno sia gravato e possa a buon diritto querelarsi per non
contribuirvi; il secondo si che il Sovrano non mai estraneo al progresso di
cui la cultura suscettibile in un regno agricola: ciascun proprietario di fondi
che fa delle spese di miglioria, vi si determina sol perch sicuro che il valor
venale della sua terra aumenter altrettanto, e questa assicurazione proviene
dallesser certo, che la porzione chegli deve prendere in quei miglioramenti non
gli sar tolta dall imposta. Osservate ancora in ci quanto i imposta proporzio
nale preferibile ad un imposta fissa ed indipendente dai prodotti; in questo
ultimo caso un proprietario di fondi non al coperto del timore di una nuova
valutazione che gli faccia perdere il frutto e le propriet di tutte le somme spese
in miglioramenti. .
Qui non faccio che indicare i vantaggi che risultano dalla venalit delle terre,
cio dalla certezza morale di poterle vendere ad un prezzo relativo alle spese che
si fanno per migliorarle. I lievi cenni che ne faccio bastano per mostrare quanto
150 MBRCIBI nn LA BlVlBE.
interessi ad un Sovrano e ad una nazione che la proporzione stabilita fra le ren
dite dei proprietarii e l'imposta non venga soggetta a variazione alcuna; poicb
l'immutabilit di tal proporzione decide di questa venalit.
Snaturiamo adesso questordine essenziale e rendiamo arbitrarie le imposte:
che cosa si vender quando vorr vendersi una terra? Chi colui che si presen
tera per comperarla? Venale una terra nch ha un valore certo, ed ha un
valore certo in quanto che da una rendita certa: e n quelle terre, il prodotto delle
quali assolutamente casuale, sono considerate come aventi una rendita certa,
poich pu ssarsi, malgrado le sue variazioni, formando di varii anni un anno
comune. Siatto casuale pu esser valutato nch il corso delle rivoluzioni che
prova nell'ordine della natura e dei movimenti delle societ; ma la sua valuta
zione non pi possibile appena dipender da un potere arbitrario: nel primo
caso si vende almeno una propriet; in questultimo non pu dirsi che di fatto si
venda una propriet, poich non si veramente proprietario di una cosa di cui
un'autorit qualunque pu arbitrariamente spogliarci.
Egli evidente che in una tal posizione il proprietario di un fondo non es
sendo proprietario di una porzione ssa ed assicurata nel prodotto delle sue
terre non pu vendere una propriet non sua. Ma dal momento che nessuna
porzione del prodotto venale, le terre stesse noi sono pi: non pi possibile
ne di venderle, n di farle entrare negli impegni che i membri di una stessa so
ciet han si sovente bisogno di contrarre fra loro. Cos non vi pi risorsa pei
proprietarii dei fondi, bisogna che periscano assolutamente se qualche avveni
mento li metter nell impossibilit di sostenere i pesi della propriet; un muro
di separazione trovasi alzato fra le ricchezze pecuniarie e i beni-fondi; questi due
generi di ricchezze non possono pi unirsi per fecondarsi vicendevolmente.
Quelle passono allestero per essere impiegate e lasciando le terre incolte per
mancanza di stabilimenti necessarii alle loro culture o di altre simili, alle quali
sarebbero tenuti i proprietarii dei fondi, che pi non posson compiere non aven
done i mezzi.
Le terre non si rendono fertili che colle spese, e parte di queste pesano sul
proprietario del fondo. dunque di una necessit sica che l' imposta non sia
arbitraria, che la proporzione regolatrice della divisione a farsi del prodotto
nella fra il Sovrano e i proprietarii dei fondi sia ferma ed invariabile; senza di
ci non si avr pi propriet fondiaria, non prodotti, non cultura, non impo
sta, non pi nazione. non pi sovranit.
Se al contrario vien seguita questa legge fondamentale dellordine essenziale,
lo stato del proprietario di fondi, perch il pi solido, e nella societ il pi van
taggioso stato possibile.
Acquistato. la preferenza sopra gli altri stati, ciascuno a gara s'impegna di
convertire le sue ricchezze mobiliari in ricchezze fondiario; non si conosce pi
verun modo d impiegare il danaro, per cosi dire, che seminandolo per molti
plicarlo; si vede cosi nascere la pi grande abbondanza possibile in tutti i generi
di produzioni: lindustria, la popolazione, la rendita del Sovrano, la sua potenza
politica, tutto in ne cresce necessariamente in ragione di questa stessa abbon
danza, e per colmo di felicit limposta non pagata da alcuno, mentre tutti go
dono dei vantaggi che essa assicura alla societ.
Lounuvn NATURALE DELLE SOCIETA' roLmcun. 151

CAPITOLO II.
Continuazionc del Capitolo precedentc.-Che cosa debba farsi pria che il sovrano pel suo diritto di compro
prieti! possa partecipare nei prodotti delle terre-Che cosa significhi un prodotto lordoy che cosa cigni
fichi un prodotto nella: questultimo e il solo che debba dividersi fra il sovrano ed il proprietario dei
fondi. - Diritti privilegiati del coltivatore nel prodotto lordo. - In una societ conforme allordinc
questi diritti sono sempre e naturalmente ssati al livello il pi basso possibile dalla sola autorit della
concorrenza: in questo stato il prodotto netto e pur sempre la pi gran ricchezza possibile pel sovrano
c pei proprietarii dei fondi in ragione del loro territorio.

Abbiamo veduto nel capitolo precedente come l'entrata pubblica non doveva
avere nulla di arbitrario, e che altro non poteva essere se non il risultato della
divisione a farsi del prodotto delle terre fra il Sovrano od il proprietario di fondi,
in virt della compropriet di questo stesso prodotto devoluta alla sovranit.
Ho fatto osservare che questa compropriet doveva essere limitata come tutte le
altre propriet particolari; che senza ci esse le invaderebbe ed annullercbbe tutte;
che cosi lungi dal consolidare la societ, essa la distruggerebbe nel suo principio
essenziale.
Quest'ultima verit da per se stessa d'una evidenza cosl chiara, che io po
trei dispensarmi dal ritornarvi; ma essa parimenti di una tale importanza, e
deve superare tanti pregiudizii pria di stabilirsi solidamente fra gli uomini. che io
credo a proposito farla considerare in tutti i rapporti nei quali essa trovasi colla
riproduzione. In conseguenza procurer di sviluppare, come lordine sico della
riproduzione vuole, che i prodotti della terra sieno divisi; come quest'ordine sta
bilisce le leggi fondamentali di questa divisione; come queste leggi regolino con
temporaneamente i diritti dei proprietarii dei fondi e quelli che appartengono a
Sovrano in virt della sua compropriet.
Il prodotto delle terre si divide in prodotto lordo e prodotto netto; siccome,
in generale, il prodotto non si ottiene che per mezzo delle spese antecedente
mente fatte, con esse in origine un prodotto lordo, cio una massa pi o meno
consistente di produzioni, gravata dal peso della restituzione di tutte le spese
che le diedero origine. Lavanzo di questa massa dalla quale sono state prelevate
queste spese, dicesi prodotto netto; questo tutto guadagno per la societ, poi
ch e per se stesso, e per tutti i riguardi, esso un accrescimento di ricchezza
per la societ. '
Non ignora alcuno che senza gli anticipi del coltivatore, la terra non ci da
rebbe quasi produzione alcuna. Bisogna adunque che nella societ .vi sia una
parte delle sue ricchezze mobiliari consecrata alle anticipazioni, dal cui ullicio non
possono distornarsi. Nasce da ci che la societ, pria che possa disporre arbitra
riamente del prodotto delle terre, debba per una necessit sica prelevare da
questi stessi prodotti lammontare dei diritti privilegiati pel risarcimento degli
interessi del coltivatore: senza ci, questi anticipi, ed in conseguenza i prodotti,
non si potrebbero pi rinnovare.
Cos, pria che il Sovrano ed i proprietarii dei fondi possano nelle loro qua
lit esercitare alcun diritto sul prodotto delle terre, interessa assolutamente, che
il prodotto nella venga svincolato dal prodotto lordo; cosi questoprodotto netto,
questo prodotto allrancato c liberato dalle indennit dovute al coltivatore, il
solo che possa e debba essere ripartito fra i proprietarii dei fondi ed il Sovrano;
152 unicum on LA umana.
cosi a questo riguardo la natura stessa ha messo i limiti, oltre iquali il Sovrano
non pu estendere la sua compropriet; se egli avventurasse di sorpassarli, di
violare i sacri diritti del coltivatore, lo far sempre in detrimento delle anticipa
zioni della cultura, ed in conseguenza della riproduzione; avvegnach le terre si
fecondano in ragione delle anticipazioni che ricevono.
Osservate che questa prima regola sempre, qualunque fosse il coltivatore,
la. stessa: che questuomo sia proprietario delle terre che coltiva, o un estraneo
intraprenditore della cultura delle stesse, sar sempre obbligato a fare le mede
sime anticipazioni di cultura, e ad esercitare gli stessi diritti per la continuazione
delle anticipazioni; in guisa che, nel caso questo coltivatore fosse il proprietario
del fondo, il Sovrano non potrebbe partecipare in altro che nel prodotto netto,
e secondo la proporzione stabilita per non attentare al diritto di propriet.
Bisogna dunque incominciare dall'occuparci della partizione a farsi del pro
dotto netto fra i coltivatori di fondi ed il proprietario, prima che volgiamo
la mente alla partizione del prodotto netto fra costoro ed il Sovrano: sotto
questo aspetto dobbiamo riguardare il coltivatore come uomo intieramentc di
stinto dai proprietarii dei fondi, poich le spese della cultura sono intieramente
distinte da quelle che debbon farsi per acquistare propriet tondiarie, o per man
tenerle in uno stato convenevole alla loro cultura. - Per questa ragione cade
in acconcie lo esaminare se questa prima ripartizione soggetta per ordine fisico
a leggi adatte a regolare i diversi interessi che qui si trovano in opposizione, ed
a conciliarli fra loro in modo che la classe coltivatrice e la proprietaria, go
dano egualmente della pi gran porzione che ciascuna di esse possa pretendere
nei prodotti lordi. I
Il coltivatore, in questa qualit, ha due sorta di anticipazioni a fare: le pri
mitive, dipendenti dalla compra di tutte le cose necessarie al suo stabilimento, e
le anticipazioni annuali, ossia tutte le spese che il suo individuo cd i suoi tra
vagli lo spingono a fare durante l'anno e finch la raccolta sia compiuta.
Non metter qui a calcolo i rimborsi che questa doppia anticipazione lobbli
gano a fare sui prodotti lordi per poter continuare le sue spese ed i suoi travagli;
dir solo che, conservata ogni proporzione, i suoi salarii e gl interessi delle sue
anticipazioni devono essergli pagati dal prodotto della cultura, per'lo meno al
prezzo in cui gli sarebbero corrisposti se esercitasse altra professione. Se rispetto
a ci rendete la sua condizione peggiore di quella degli altri uomini, la cultura
sar tosto abbandonata, poich egli preferira l'impiego pi lucrativo delle sue
ricchezze mobiliari, senza esservi mezzo alcuno per impedirnelo. Le ricchezze
pecuniarie che servono alla compra delle cose necessarie alle anticipazioni della
cultura, sono ricchezze occulte e fugaci che trovan sempre il segreto di esimersi
da qualunque suggezione, volgendosi dove l' interesse dei possessori lo chiama:
riescirebbe impossibile obbligare un uomo a farsi coltivatore, impossibile obbli
garlo a consacrare alla cultura una ricchezza clandestina, luso della quale, ap
punto per ci, non dipende da altri se non dalla sua volont; egli solo allora
metter fuori il suo danaro quando trover il suo interesse a spenderlo ed a col
tivare: condizione questa sime qua mm.
Passo da questa prima verit ad una seconda, ed , che le riprese del coltiva
tore son sempre quelle che devono essere necessariamente quando il governo si
trova conforme all'ordine, cio quando la libert sociale tale quale l'ordine
L ORDINE NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE. '155
vuole che sia: allora senza il soccorso di alcuna autorit civile, lautorit natu
rale della concorrenza che si trova tra i particolari, determina la misura essen
ziale dei loro rimborsi e li mantiene nella proporzione necessaria che esse deb
bono serbare coi guadagni di tutte le altre professioni. Finch lo stato di colti
vatore non sar incerto e pericoloso, esposto direttamente od indirettamente a
vessazioni arbitrarie e sempre imprevedute; nch sar immune, nch dipender
solo dagl impegni chegli avr liberamente contratti per esercitare la sua profes
sione; nch questa professione nalmente lungi dallessere degradata nella sre
golata opinione degli uomini, sar fra essi onorata come deve esserla, e godr di
tutta la libert di cui ha bisogno, la si vedr, fregiata di tutte le sue bellezze na
turali, pigliar posto sopra una linea parallela ed a anco di tutte le professioni
lucrative per chiamare a se le ricchezze mobiliari: allora i possessori di queste
ricchezze la faranno a gara per consacrarvela; e questa concorrenza permettendo
ai proprietarii di fondi di non consultare altro che i proprii interessi sulla scelta
dei coltivatori, ne risulter, che la preferenza sar data solo a coloro di cui le
offerte e le facolt saranno pi vantaggiose al prodotto netto.
Bisogna convenire che in questa parte il governo non di alcun impedi
mento; esso non ha da fare cosa alcuna; gli basta solo non impedir nulla, non
privare la cultura n della libert, ne della indipendenza che le sono essenziali;
di abbandonare ai proprietarii de fondi le cure di discutere al cospetto degli in
traprenditori di cultura gl interessi del prodotto netto; perocch queste discus
sioni che saranno sempre rigorose , non possono essere a protto dei primi
senza essere a protto del Sovrano; lasciando cosi la concorrenza libera di es
sere arbitra naturale e sovrana di queste stesse discussioni. Questa non mancher
mai con la bilancia in mano di valutare e di ridurre al suo giusto valore ci che
deve appartenere ai coltivatori nei prodotti lordi, sia come salario dei loro tra
vagli, sia come indennit ed interessi delle loro anticipazioni; essi perci sa
ranno costantemente costretti dalla concorrenza a non prendere in quei prodotti
lordi altro che la porzione che non pu assolutamente ricusarsi loro; e questa
porzione essendo cosi la pi medica che sia possibile, quella che former il
prodotto netto per ripartirsi fra il Sovrano ed i proprietarii sar per conseguenza
sempre tanto pi grande quanto pu e debbessere.
Fate attenzione alla nostra ultima conseguenza: la porzione dei prodotti lordi
che former il. prodotto nella sar sempre tanto grande quanto possa e debba
esserlo: questa proposizione di una verit rigorosa in tutti i sensi sotto ai quali
essa si appresenta; poich la saggezza di un tal governo assicurando per sempre
alla coltura le pi grandi anticipazioni possibili, mette in grado lo Stato di poter
ugualmente calcolare sempre sopra i pi grandi prodotti lordi possibili in pro
porzione del suo territorio ; e poich la concorrenza non permette ai coltivatori
di prelevare sopra questi prodotti altro che la porzione che e lor necessaria per
metterli in istato di perpetuare quelle medesime anticipazioni, ne consegue, che
il prodotto netto prenda tutto quello che pu nei pi abbondanti prodotti lordi
possibili; e cosi diviene, per coloro che debbono ripartirlo, la pi gran ricchezza
possibile.
Ora che abbiam veduto come si formino i pi grandi prodotti netti possibili
ainch la pi grande entrata possibile sia attribuita al sovrano, altro non resta
che una sola condizione a compiere; assegnargli la pi gran parte possibile in questi
154 uencuan un LA ami-me.
prodotti netti. Ma perch questo venga determinato, bisogniamo ancora prender
consiglio dall'ordine fisico: non abbiamo altra bussola se non quella dell'evidenza
delle sue leggi, ne altri mezzi per mostrare ci che i sovrani non possono per
mettersi senza danno dei loro proprii interessi.
Intanto pria dinuoltrarmi in questo esame credo a proposito prevenire una
obbiezione: il quadro, mi si dir, che ci avete test presentato suppone allogate
tutte le terre, e conosciuti i prodotti per allitti contratti in buona fede: questa
supposizione in ci doppiamente viziosa.
So bene accadere sovente che restino terre non allegate, ma poche ve ne
sono che non lo sieno mai state, 0 per lo meno che non somiglino ad altre terre
allegate del loro vicinato: convengo che in mancanza di tto non resta che la
via del paragone e della valutazione per determinare la porzione che il sovrano
deve prendere al prodotto netto della terra, ne queste valutazioni presentano alcun
che di pericoloso, poich i punti di paragone che loro serviranno di base, non
avranno nulla di arbitrario. Altronde, cio che non oggi dato a tto, lo sar
domani; presto o tardi il suo prodotto nella sar certificato per atti autentici, e
frattanto le terre vicine alllttate e riconosciute di ugual qualit ci serviranno di
bussola. Per quanto riguarda alle frodi che si possou verificare in occasione della
stipulazione di un contratto di tto, esse non possono essere che momentanee,
oltre a che vi ha molti mezzi per iscoprirle e n per prevenirle, per lo meno,
in gran parte.
Tali frodi non possono essere praticate che in due modi: 10 per mezzo delle
controscritture; ma desse non avran luogo quando saran dichiarate dalla legge
non poter mai esser obbligatorie ecc.; 2 da una indennit in danaro data dai
llttajuoli alla stipulazione dei contratti di fitto. Ma calcolate bene questo inden
nit, questa bottiglie di vino, poich questo e il nome che nei loro diamo, e voi
troverete che non a temersi luso di tali spedienti per eludere il pagamento di
una modica porzione delle imposte. Infatti questi spedicnti non potrebbero aver
luogo, se non in quanto che un ttajuolo possa disporre di mezzi indipendenti
dalle anticipazioni di che caricato; poich se egli toglie quella mancia dalle
sue stesse anticipazioni a fare, abbisognera che gli si calcoli il vuoto che linver
sione di quella somma cagioner nella riproduzione. Diviene allora impossibile
una tale combinazione per la ragione che la somma che egli darebbe per la man
cia destinata a rendere annualmente ducento per cento impiegandola alla col
tura. Ma supponendo che un ttajuolo sia a sullicienza ricco per sottrarre da
quelle anticipazioni la mancia che gli si domanda, bisogner sempre calcolargli
gl interessi sul piede del 10 per 010 almeno, 0 che protti anchesso nella frode
alla quale presta mano: con ci il beneficio si riduce quasi a nulla pel proprie
tario dei fondi, il quale daltronde con questo metodo nuoce al valore venale
della sua terra.
Non bisogna giudicare su questo particolare per lidea che potrebbe formarl
sene in uno stato in disordine, nelle nazioni dove languendo la coltura, il pro
detto nella si troverebbe in un corso di degradameuto progressivo per una con
seguenza naturale della cattiva forma delle imposizioni: nello stato opposto, presso
una nazione in cui altra imposta non si conoscesse se non limposta sopra le ren
dite delle terre, dove per conseguenza essa non avrebbe nulla di arbitrario, le
rendite non sarebbero, per cosi dire, soggette a veruna variazione positiva, cia
L'oanmn NATURALI! nana SOCIB'IA POLITICHE. 155
scuno si avvierebbe col passo stesso verso il pi alto grado rispettivo di accresci
mento; acquisterebbe cosi una specie di pubblicit che renderebbe moralmente
impossibile la mala fede nel proposito delle locazioni, particolarmente se le
leggi impedissero che potessero metterla in pratica senza pericoli in guisa che
allora reuderebbesi assai modica la frode perch non divenisse notoria.
Riunite queste osservazioni, da me suticientemente ehiite, vi provano ab
bastanza che i piccoli inconvenienti dei quali si tratta non possono essere in alcuna
considerazione nella massa generale dei vantaggi, che il sovrano e la nazione
trovano necessariamente confermandosi, su questo punto, all'ordine della natura,
a quell'ordine che favorisce in ogni modo l'accrescimento dei prodotti nei quali
il sovrano deve sempre prendere una parte proporzionale. Non conviene occu
parci di soggetti cosi frivoli quando trattasi di un gran numero di milioni per le
rendite pubbliche e private dei proprietarii, come della forza politica di uno Stato
e di tutto ci che deve concorrere alla sua pi gran prosperit.

CAPITOLO III.
Continuuione del Capitolo Il. - Como il prodotto nella debba dividersi fra il sovrano ed il proprietario dei
fondi. - Lo stato del proprietario dei l'Otll deve essere il migliore stato possibile. Senza di cib i pro
dotti devonsi distruggere. - Una parte del prodotto netto non disponibile; con necessariamente
destinata ai pesi della propriet fondiaria, - il dispotismo personale e legale t- il lolo adatto ad impe
dire che limposta divenga pregiudizievole ai prodotti. - Leggi siche concernenti limpiego del pro
dotto netto; secondo queste leggi la spartizione e sempre fatta naturalmente fra il sovrano ed i proprie
tarii di fondi, e la porzione spettante al sovrano e sempre la pi gran porzione sicamente possibile.
- L'imposta e soggetta dalla natura stessa ad una forma essenziale.

Lordine fisico un ordine assoluto, un ordine immutabile, dal quale non


possiamo scostarci senza nostro danno. ---i sovrani non possono dunque nulla
prendere sul prodotto netto delle terre oltre la pi gran porzione sicamente pos
sibilc. Ma qual questa porzione? Ecco ci che essenziale chiarire: in conse
guenza bisogna distinguere, come abbiamo gi l'atto, due ditierenti epoche, quella
delle societ nascenti, e quella delle societ formate. Nelle societ nascenti l'en
trata pubblica istituita liberamente quantunque necessariamente in favore delle
propriet, non ha potuto gravar questa in modo che lo stato di proprietario di
fondi cessi dallesser preferibile a tutti gli altri, senza di che un tale stato sarebbe
stato necessariamente abbandonato, o meglio non sarebbe stato abbracciato da
nessuno. nella nostra costituzione tender sempre verso il nostro migliore stato
possibile, noi vi siamo trascinati dalla tendenza naturale del desiderio di godere,
che nasce e muore con noi; perci nelle societ nascenti la propriet fondiaria
ha dovuto necessariamente esser lo stato il pi vantaggioso: a questo patto si
Ellllt) formare un entrata pubblica, poich a questo patto hanno potuto sta
Iirsi proprietarii di fondi per fare le spese primordiali delle propriet fondiarie
e del suo mantenimento.
Se questa prerogativa della propriet fondiaria stata di un assoluta neces
sit nelle societ nascenti, non lo meno nelle societ formate: in queste come
in quelle la propriet fondiaria non e un dono gratuito;_ essa non si acquista e
non si conserva se non per via delle spese che non possono esser fatte, se non in
ragione della loro utilit. Poich i motori che agiscono in noi non hanno cambiato
r
156 nnncrnn DI: LA umana.

natura; poich gl' impulsi degli appetiti dei piaceri sono quegli stessi che sono
stati sempre: chiaro, che trattandosi d' impiegare le nostre ricchezze noi prefe
riamo sempre l'impiego che ci promette maggiori godimenti, ne e indurremo a
convertire le nostre ricchezze mobili in ricchezze fondiarie, se non in quanto che
noi crederemo questo trasmutamento vantaggioso per noi.
Nelle societ natenti, la necessit di rendere lo stato dei proprietarii fon
diarii il migliore stato possibile, risultava dalla necessit di spingerli a dissodare
e costruire casamenti necessarii alla coltura delle terre, a scavar canali per in
naiiiarle o per seccarle, a piantare, a fare in una parola quei diversi travagli
senza i quali in generale la coltura non poteva aver luogo. -- Ne crediate per
che fatte una volta quelle prime spese trovasi perci la prosperit fondiaria esente
da tutti gli altri pesi; nulla sotto questo riguardo ha cambiato la situazione dei
proprietarii dei fondi, e questa una verit fondamentale, che non si far mai
troppo per chiarirla abbastanza.
Non conosciamo nazione che non abbia terre in maggiore o minor quantit
da dissodare: in ci ogni societ formata come una societ nascente: queste
terre saranno dissodate in quanto che lo stato di proprietario di fondi sar il
migliore stato possibile, senza che questo sia in detrimento o diminuzione del
migliore stato possibile del sovrano, poich questi due interessi non debbono an
dar disgiunti giammai.
Ma quand'anche le terre fosser tutte in coltura, la condizione della propriet
fondiaria non potrebbe alterarsi per nulla: egli certo che molti poderi vengon
sviliti in varii modi, e che per essere ristorati esigono frequenti spese, le quali
possono esser fatte solo dai proprietarii dei fondi. Altronde, indipendentemente
dal caso forzato di guasto, abbiam quello dell immegliamento: pochissime sono
le terre insuscettibili di miglioria per via di spese che non possono convenire ad
altri che al proprietario del fondo. Ora egli certo, che se con questa qualit
il loro stato non e il migliore stato possibile, non potrebbe aver luogo alcuna
di queste due sorti di spese, poich esse non verrebbero mai fatte semprech cia
scuno in particolare avr il suo a non farle.
Ne valgano per nulla queste tre prime osservazioni; eccone una quarta che
colpir pi, abbracciando essa oggetti pi estesi e pi conosciuti. La coltivazione
della maggior parte delle terre non pu fare a meno di varie fabbriche, molte
son ilno nel caso di non essere coltivate se non in quanto che le acque che loro
sono vicine e le bagnano son contenute e diretto con apposite opere. Ora egli
chiaro che il mantenimento delle differenti parti e un peso della propriet fon
diaria, e che se lo stato del proprietario del fondo non il migliore stato pos
sibile, cio se il prodotto di cui egli gode non di tal natura che il suo pi grande
interesse sia quello di mantenerlo colle spese necessarie per questo effetto, a farle
non s'indurrebbe giammai. .
Questa quarta osservazione, benche sia di una grande importanza da per se
stessa, acquista nuova forza quando si avvicina al modo onde gli uomini arrivano
allo stato di proprietarii di fondi in una societ formata. Gli acquirenti di terre
comprano ordinariamente terre bell' e dissodate, terre gi in frutto, quindi non
sono obbligati a fare le stesse spese e gli stessi lavori che nelle societ nascenti
hanno fatto i primi possessori; ma questi acquirenti rimborsano ugualmente
queste stesse spese col prezzo col quale pagano i loro acquisti: ora, in virt di
L'ORDINE NATURALE manu: socusrz' rozmcnn. 157
questo rimborso ciascun acquirente entra necessariamente in possesso di tutti
i diritti che il suo venditore avea sul prodotto delle terre venduteg, e la serie dei
venditori forma cosi una concatenazione per mezzo della quale l'ultimo acquirente
rappresenta il primo possessore.
evidente che se nell'origine delle societ lo stato di proprietario di fondi non
fosse stato il migliore stato possibile, le terre non sarebbero state coltivate; stato
d'uopo che la rendita delle terre, dedotta la imposta, risultasse il prodotto pi
vantaggioso che poteva promettersi dalle sue spese, e che la propriet di queste
rendite fosse per sempre assicurata ai proprietarii delle ricchezze mobili impiegate
a formarle.
Tali sono i due vantaggi dei quali i primi possessori delle terre han dovuto
godere necessariamente, e senza il concorso delle quali, le terre non avrebbero
mai potuto acquistare nel commercio un valore venale rappresentante le prime
spese fatte per metterle in istato di ricevere la coltura. Ma dacch noi conosciamo
lo stato necessario dei primi possessori in una societ nascente, conosciamo ugual
mente lo stato necessario di coloro che li rimpiazzano e li rappresentano in una
societ formata, dovendo questi godere di tutti i diritti di quelli. Cosicch lo stato
di proprietario di fondi deve oggi essere, come ha dovuto esserlo, il miglior stato
possibile.
Quando io dico che in una societ formata, lo stato del proprietario di fondi
deve essere il miglior stato possibile, non voglio dare ad intendere che si debba
accordargli privilegi particolari, o prerogative sopra gli altri stati: ei non ha d'uopo
se non di quelli attribuitigli dalla natura, e dei quali egli deve necessariamente
godere pel comune vantaggio della societ. La riproduzione non ella l'ori
gine primitiva di tutte le ricchezze, di tutti i godimenti che possiamo procurarci?
Posto ci il primo agente di cui ha bisogno la riproduzione, appunto per ci
l'uomo il pi essenziale alla societ; e questo primo agente essendo il proprietario
di fondi, trova nella necessit sica della riproduzione, il titolo delle sue pre
rogative. '
Un uomo che nel caso d impiegare ricchezze mobili, incomincia dall'e
saminare quale sar l'impiego il pi utile per lui: la societ gliene presenta tre
sorta, un impiego in compra di propriet fondiaria; un impiego in intraprese di -
coltura; un impiego in qualcuna delle varie operazioni alle quali le riproduzioni
d occasione. Ponete mente per, che le ricchezze mobili non possono procurarvi
questi ultimi impieghi, se non in quanto che esse hanno incominciato a. dedicarsi
al primo, poich non hanno luogo i lavori dell'industria se non quando i colti
vatori sono stabiliti, e lo stabilimento di questi dev essere sempre preceduto da
quello dei proprietarii dei fondi.
Se dunque una societ fosse organizzata in modo, che allo stato di proprie
tario di fondi si preferissero i differenti impieghi che l'industria pu offrire alle
ricchezze mobili, ne verrebbe la estinzione della riproduzione e la impossibilit
di questi stessi impieghi: allora le ricchezze mobili o pecuniarie sparirebbero,
passerebbero all' estero, mentre che la nazione di giorno in giorno diverrebbe
povera e spopolata.
l privilegi dei proprietarii dei fondi non sono dunque una particolarit ine
rente a questo titolo; sono anzi privilegi, l'utilit dei quali si riflette sopra tutti gli
altri uomini, c che nell'interesse del sovrano conservarli: possiam dire anche
158 ulmcins DE LA lllVlItB.
di pi: dessi non sono di una natura differente di quella dei diritti dei quali tutti
gli uomini devono ugualmente godere. Consistono questi privilegi nella sicurezza
e nella libert che sono essenziali alla propriet fondiaria, poich essenziali sono
del pari a qualunque altra propriet. Cosi, tutto il favore che i proprietarii dei
fondi esigono dal governo si , che non vengano molestati nel paciflco godimento
dei loro diritti naturali: a questo patto il loro stato naturalmente e necessaria
mente diviene il migliore stato possibile, poich solo allora non esserlo si
camente impossibile.
Egli certo che una moltitudine di fatti periodici e di differenti specie, sia
causa di una tal rivoluzione nella fortuna dei proprietarii di fondi, che pu dirsi
esser messi da questi nella impotenza di sostenere i pesi della propriet fondiaria.
Bisogna allora che si presentino dei compratori per rimpiazzarli con ricchezze
mobili capaci a soddisfare quei medesimi pesi. Ma si comprende bene, che
questo impiego non pu aver luogo se non in quanto che la propriet fondiaria
religiosamente mantenuta in tutti i suoi diritti essenziali, e che lo stato di pro
prietario di fondi continui ugualmente ad essere il migliore stato possibile.
Tutto quanto io dico dei pesi della propriet fondiaria, dimostra che la ren
dita delle terre non in tutta la sua integrit veramente disponibile; che una
parte di essa particolarmente dedicata alle spese che esigono quei pesi; che non
pu distornarsi dal suo impiego naturale e necessario senza nocumento della col
tura, e per conseguenza della entrata del sovrano e delle ricchezze della nazione,
e che cosi essendo, questa parte non pu entrar nella massa che deve dividersi
fra i proprietarii dei fondi e l'imposta. in ci noi vediamo un secondo limite
posto dall'ordine fisico e che il sovrano non pu sorpassare senza ferire i suoi
interessi personali, e quelli della sovranit.
Nel codice fisico noi troviamo tre leggi immutabili concernenti la riprodu
zione: la prima stabilisce che le anticipazioni della cottura, senza le quali non
vi e riproduzione, non potranno esser fatte dai coltivatori che dopo le spese a
farsi (lai proprietarii dei fondi; la seconda, ordina espressamente che queste
doppie anticipazioni non cesseranno mai di rinnovarsi nel loro ordine cssen
ziale come lo -csige il corso naturale della distruzione, e questo sotto pena di
annicntarnento dei prodotti e della societ; in conseguenza, dice la terza legge,
proibito sotto le stesse pene summentovate ai proprietarii dei fondi cd a qua
langue potenza umana di nulla distrarre da questa porzione, che dcv'csser
prelevata sopra i prodotti, perch queste stesse anticipazioni si perpetuino.
Secondo questa legislazione naturale e divina evidente l che nei prodotti
lordi, cio nella massa totale delle riproduzioni, debbono pria prelevarsi i rim
borsi a farsi dal coltivatore; 2" che nello avanzo che un prodotto nella ed un
accrescimento di ricchezze non bisogna riguardare come disponibile la porzione
necessaria alsoddisfacimcnto dei pesi della propriet fondiaria, e che lavanzo
vero consiste nella sola parte divisibile fra il sovrano ed i proprietari di fondi, per
la ragione che essa la sola di cui la societ possa arbitrariamente disporre.
Prelevate che sieno dal prodotto lordo le riprese del coltivatore per non la
sciare altro che il prodotto netto, la divisione della porzione che in questo
prodotto netto e realmente disponibile , trovasi naturalmente bella e fatta
fra il sovrano ed il proprietario di fondi , se l' imposta non ha nulla
darbitrario, perch ivi sta il punto essenziale. Dissi che la divisione si trova
f -
L'o'nnnvB NATURALI. DELLE socinn ronmcnn. 159

bella e fatta, poich allora ciascuno di questi due comproprietarii del prodotto
nello disponibile, ha diritti certi, diritti essenzialmente necessarii, in virt dei quali
la parte proporzionale che essi devon prendere luno e laltro in questo prodotto
nella disponibile, e stata preventivamente, necessariamente e regolarmente de
terminata. Solo in questo punto una societ nascente ditlerisce da una societ
formata; in quella ha dovuto esaminarsi e ssarsi qual sarebbe la parte propor
zionale che prenderebbe l imposta nel prodotto nella disponibile, mentre che in
questa non si tratta punto di regolare la proporzione che trovasi stabilita. Non
vi pi legge a farsi a questo riguardo; bisogna conformarsi alla legge fatta; la
societ nascente l'ha istituita, e da quel tempo tutti i contratti di atlitto sono
stati altrettanti atti di ratica di questa legge, altrettanti atti nei quali essa ha
parlato per manifestare ed assicurar nuovamente i diritti proporzionali del sovrano
e quei dellacquirente relativamente alle accrescimento o decremento del prodotto
disponibile. La spartizione fra loro non pu dunque provare alcuna ditlicolt in
una societ formata, a meno che la legge che ne dispone, nou perdesse lautorit
dispotica di cui essa deve godere e che limposta non divenisse arbitraria; rivo
luzione questa che, come l'ho detto, non pu essere altro, se non se il frutto
dell'ignoranza, poich non pu accadere senza trasciuar dietro a se la distruzione
della propriet fondiaria e conseguentemente di tutti i diritti di propriet della
nazione e della sovranit.
Le leggi essenziali ed invariabili dell ordine sico, han dunque circo
scritto da ogni lato la compropriet del sovrano; da ogni lato sono evi
denti i limiti che le sono assegnati come necessarii alla conservazione della
sua pi gran rendita possibile: qui il privilegio del coltivatore: se i suoi
diritti non gli son conservati nella loro integrit, addio cultura, addio pro
duzioni, addio rendita, tutto finito pel sovrano e per la nazione: ivi sono le
spese inseparabili dalla propriet fondiaria; se gli si tolgono i mezzi di provve
dervi, le terre saranno sit'attamente degradate, da rendersi impraticabile la cul
tura: altra cagione dell'annieutamcnto dei prodotti. lnline da ogni lato, tali sono
gli attributi essenziali di questa propriet fondiaria, propriet i di cui diritti il
sovrano obbligato pel suo interesse personale a proteggere, essendo sugli stessi
stabiliti i suoi; propriet, senza la quale la cultura divenendo quasi nulla per
mancanza di anticipazioni , impedirebbesi il rinascimento delle produzioni; pro
priet che decide della venalit delle terre e delle spese che si fanno per miglio
rarle; propriet, che di conseguenza non si pu distruggere nei sudditi senza
distruggere egualmente il patrimonio stesso della comunit; propriet , di cui i
prodotti non posson crescere a protto particolare di quelli, senza che nel mede
simo tempo non crescano a comun protto della pubblica entrata.
Di quali abusi potrebbe esser suscettibile lo stabilimento della imposta nel
governo di un solo? Egli e lisicamente impossibile che il sovrano, senza rccar no
cumento a se stesso, voglia annientare la sua rendita a spese di quelle della na
zione; cosi non pu formarsi da canto suo tal progetto a mcuocli non sia acce
cato o sedotto nei veri suoi interessi, ignorando l'ordine che gli e vantaggioso
di conservare in tutta la sua purit. Quanto pi voi il poteste supporre avidodi
ricchezze tanto pi sar fortemente attaccato alla conservazione di questo stesso
ordine, se la sua evidenza e talmente pubblica che a lui non si possa z'mpome
Sopra tale oggello.
'160 uancinn ne LA ami-ma.
In questa parte come in tutti gli altri rami del governo, se allontanate l'igno
ranza, il di cui dispotismo necessariamente distruttivo, quando non arbitrario,
il dispotismo personale sar. il dispotismo legale dell'evidenza di un ordine es
senziale. In esso di assoluta necessit che lo stato dei proprietarii di fondi
sia il migliore stato possibile, atlincb tutte le terre sian messe in frutto, alnch
ricevano tutti i miglioramenti di cui esse sono suscettibili, aincb tutti i generi di
cultura arrivino all'ultimo lor grado di vigore e di perfezione, atl'inch il sovrano
e la nazione si mantengano costantemente nella pi gran ricchezza possibile, af
nch lordine sociale possa compiere lo scopo delle istituzioni delle societ par
ticolari, assicurando, colla pi grande abbondanza possibile delle produzioni, la
pi gran felicita possibile alla pi gran popolazione possibile.
Se in conseguenza di qualche disordine che avesse potuto alterare le rendite
delle terre in modo considerevole, si trovasse essere smisurata l' imposta ed esa
gerata si'attamente, chela porzione del proprietarii dei fondi non serbasse pi
alcuna proporzione coi pesi inseparabili dalle loro propriet, tale sventura non
sarebbe l'effetto del governo di un solo, ma quello degli abusi che avrebbero o
accompagnato o seguito la sua istituzione. Eppure in questo caso non si potrebbe
dare una ragione sutlicente, perch il governo di un solo non sarebbe pi adatto
di qualunque altro a riparare a simile inconveniente, certo altro non avrebbe bi
sogno, per farlo, se non una evidente conoscenza dell'ordine a rimettere: que
sta conoscenza evidente una volta acquistata, gl' interessi ed in conseguenza la
volont del sovrano, farebbero in modo che tutte le forze della nazione concor
ressero di concerto verso il ristabilimento di quest'ordine; poich sarebbe moral
mente e sicamente impossibile che non lo praticassero. D'altronde ei non avrebbe
nulla che presentasse gravi diilicolt; consisterebbe unicamente a far cessarei
disordini che alterano i prodotti delle terre; secondo che questo rientrassero nel
loro ordine naturale, si vedrebbe immediatamente alleggerirsi l imposta e for
marsi frattanto una pi grande pubblica entrata.
Ne potremmo cosi ragionare parlando di un governo in cui l autorit sarebbe
divisa nelle mani di molti: la sventura comune della nazione sarebbe allora la
sorgente di una serie di vantaggi particolari, d'interessi esclusivi, che, quantun
que divisi fra loro sarebber per sempre uniti quando si trattasse di far forza per
allontanare qualunque riforma. Si veduto altronde che lordine rifugge da
queste forme di governo, e che non vi si pu in conseguenza supporre una co
noscenza evidente dell'ordine; e poich senza questa il ritorno all'ordine impos.
sibile, non si pu attenderlo se non che dal dispotismo legale della sua evidenza,
qual debba essere nel governo di un solo.
Pria di chiudere questa dissertazione, ritorno sopra una proposizione che pi
sopra anticipai: dissi che nel caso di una imposta smisurata, senza per essere
arbitraria, non bisognerebbe, per potervi rimediare, altro che una conoscenza evi
dente dell'ordine. Questa proposizione tanto pi vera in quanto che questo
disordine non pu esistere senza produrre mali evidenti; per farli adunque ces
sare altro non manca se non l'evidente conoscenza delle loro cause e della ne
cessita del ritorno all'ordine. Quando io dico, che questi mali sono evidenti, egli
che materialmente ad occhio nudo si osserva se languisca la cultura, se restin
molte terre a dissodarsi, se si faccia un degradamento progressivo in questa
parte, se la popolazione diminuisce, se le entrate naturali e reali si estinguano
"l.
nonbm; NATURALE BELLI sociem rourrcrus. 161
successivamente, se le rendite ttizie e simulate ne faccian le veci per SOPl'CCEl
ricarle sempreppi; ecco gli etletti distruttori di una imposta smisurata o meglio
disordinata, gli effetti di qualunque governo in ne, in cui la sorte del proprie
tario di fondi non quella che dovrebbe essere, non essendo il suo stato il mi
gliore stato possibile. Quali che sieno le cause di questo disordine, certo si e che
in uno Stato monarchico questa conoscenza evidente basta per ristabilire quel
l'ordine, poich allora glintcressi comuni del sovrano, dei proprietarii di fondi,
di tutti coloro che necessariamente si attengono al corpo politico dello Stato, vo
gliono assolutamente questo ristabilimento; in una parola, perch tutte le volont
ed in conseguenza tutte le forze dello Stato, S1 riuniscono perci nel sovrano.
adunque una verit costantissima che ovunque regni una cognizione evi
dente e pubblica dellordine naturale ed essenziale di ciascuna societ, ovunque
il dispotismo personale legale, l'autorit lungi dal poter essere abusiva in rap
porto alle istituzioni della entrata pubblica, si trova necessariamente lappoggio
il pi saldo di questordine, e ci per la ragione sola che esso lunico mezzo,
per organo del quale il sovrano possa assicurarsi la pi grande entrata
possibile.
Questordine, dissi, trovasi intieramente compreso in due regole fondamentali:
la prima che la imposta non abbia nulla di arbitrario; la seconda che dessa altro
non sia se non il risultato della compropriet attribuita al sovrano nei prodotti
netti delle terre di suo dominio. sviluppando queste regole essenziali ho mostrato
come esse si leghino' l'una all'altra, come l'ordine sico avesse posti i limiti evi
denti dei diritti risultanti da tal compropriet, e come importi al sovrano stesso
di rispettare e di mantenere listituzione naturale di questi limiti salutari. Ma
supponendo questordine necessario, come devesserlo, conservato, ne siegue che
la percezione dellimposta soggetta ad una forma essenziale, ad una forma
che la metta necessariamente al coperto di tutti glinconvenienti che il sovrano
ha tanto interesse dallontanare. E facile scoprire questa forma secondo i prin
cipii che ho stabilito; eppure stata nora cos poco conosciuta, e cosi univer
salmente si sono adottate le pratiche opposte, che io credo dover parlarne in
modo che i pregiudizii pi accreditati non possano sfuggire alla forza della evi
denza colla quale io mi propongo di combatterli.

CAPITOLO IV.
Della forme essenziali dollimpoita: in qual euro diretta, in qual altro e indiretta. - Vi sono due sorta
dimposte indiretto, quella sugli individui, quella sulle cose renali: entrambe sono necessariamente
arbitrarie. - Parchi si di: il nome dimposta indiretta.

L'imposta una porzione presa sulle rendite annuali di una nazione perch
farmandone lenlrata particolare del sovrano si mettesse con essa in grado di
sostenere i pesi annuali della sua sovranit. Da questa denizione evidente
mente risulta, che limposta la quale altro non se non una porzione di un pro
dotto netto annuale, non pu essere stabilita se non sopra i prodotti netti annuali,
perch prodotto netto e rendita sono una medesima cosa; chi dice una rendita,
dice una ricchezza disponibile, una ricchezza, che pu consumarsi secondo i pro
Econ. Torre 1. - '11.
162 MERCI]?! un LA umana.
prii desiderii senza nocumento alla riproduzione annuale; ora si gi veduto che
disponibili sono soltanto i prodotti netti
- Queste prime nozioni cindicano qual la forma essenziale della imposta;
ci che forma parte di un prodotto nella non pu esser preso se non nel prodotto
netto, cosicch ad altri non pu domandarsi limposta se non ai possessori della
totalit dei prodotti netti, di cui forma una parte limposta.
Cos, la forma essenziale dellimposta consiste a prendere direttamente lim
posta l dov'essa trovasi e non volerla prendere dove non sia. Dopo quanto ho
detto nei precedenti capitoli egli evidente che le somme appartenenti alla im
posta non possono trovarsi se non nelle mani dei proprietarii dei fondi, o meglio
dei coltivatori e ttaiuoli, che sotto questaspetto li rappresentano; questi ne ri
cevono i mezzi dalle stesse terre, e quando li rendono al sovrano, non danno nulla
di cosa che loro appartenga; ad essi adunque bisogna dimandare limposta perch
non stia a peso di alcuno. Cambiare questa forma diretta dello stabilimento della
imposta per darle una forma indiretta, e lo stesso che rovesciare un ordine na
turale dal quale non possiamo scostarci senza i pi grandi inconvenienti.
La forma della imposta e indiretta quandessa stabilita o sulle persone
stesse, 0 sulle cose venali; nellun caso e nell'altro i danni che reca alla nazione
ed al sovrano sono enormi ed inevitabili, presso a poco sono gli stessi, comecch
abbiano un andamento ed una gradazione differente.
L'imposta sulle persone necessariamente un'imposta arbitraria, ed in con
seguenza distruttiva del diritto di propriet; poich qual misura evidente pu se
guirsi per fissare la quota di una tale imposta? Riesce impossibile additarne una;
il nostro individuo altro non fa da per se stesso che consumare, da per se stesso
ei non produce nulla, e non pu nulla pagare; non vi dunque alcun rapporto
conosciuto, anzi alcun rapporto possibile tra i nostri individui ed una imposta
stabilita su di essi: una tale imposta altra misura non pu aversi se nonl'estimo
arbitrario di chi lordina, poich tutto ci che non ha nulla di evidente
arbitrario. I
Limposta sulle cose venali ha lo. stesso difetto: si rimiri sotto qualunque
aspetto, impossibile partire da un punto evidente per determinare la propor
zione: il prezzo al quale sar venduta la cosa su cui grava l'imposta e avventizio
ed incostautissimo; le facolt del venditore, e quanto gli costi la cosa che vende,
sono particolarit totalmente ignorate; non possono nemmeno presumersi le ric
chezze di colui che comprer, o vorr comprarle per consumarle; e la quantit
delle cose simili che potrebbero essere consumate, lungi dall'essere uniforme
soggetta a mille variazioni. Questa imposta sia nel suo prodotto totale, sia nelle
sue proporzioni cogli oggetti che hanno rapporto ad essa, essendo in tutto incerta
e sconosciuta, impossibile che non fosse arbitraria.
Limposta sulle persone e sulle cose venali essendo cosi assolutamente e neces
sariamente una imposta arbitraria, basta perch si renda incompatibile collor
dine essenziale della societ, e ci supponendo ancora che questa imposta non
duplichi partita, cio che il sovrano non abbia di gi preso direttamente la por
zione che introita nei prodotti netti delle terre.
Quando io dico che una tale imposta sol perch arbitraria, diviene incompa
tibile coll' ordine essenziale della societ, bisogna intendere alla lettera questa
maniera di parlare. la effetto cosa mai la propriet fondiaria? Essa una pro
III
Lonmm; NATURALE DELLE socia-u POLITICHE. 165
priet rappresentativa della propriet mobiliare, per la ragione sola che un immo
bile rappresenta le ricchezze mobiliari spese per acquistarlo. Cosa mai una
propriet mobiliare? Essa la stessa propriet personale considerata negli elletti
che essa deve necessariamente produrre: non si pu esser proprietario del proprio
individuo senza che uno nel sia parimenti dei proprii lavori, ed in conseguenza
dei frutti che ne derivano. Cosi , per parlare propriamente , non vi che un sol
diritto di propriet, la propriet personale; cosi, voi annientate questa propriet
personale quando fate violenza alla propriet mobiliare; cos, questa violenza
spegne il germe della propriet fondiaria, che un ramo della propriet perso
nale; cosi colla imposta arbitraria, di cui e parola, ogni diritto di propriet ed in
conseguenza tutta la societ si trovano distrutti.
Altronde la ripartizione dell imposta impossibile che fosse arbitraria, senza
che ognuno facesse di tutto per pagare il meno possibile e per discaricarsi sugli
altri della sua quota: questa mira seduce e devia tutte le menti; e impossibile
che a tal riguardo la ripartizione non venga alterata, e che lo fosse senza cagio
nare crudeli nimicizie: l'odio, la gelosia, la vendetta, le alfezioni particolari, glin
teressi personali, la sregolatezza dei costumi, ecco ci che presiede a questa
ripartizione; ed perci impossibile che non divenga un mezzo di oppressione,
una pratica distruttiva, ed in conseguenza sempre terribile.
Dal timor che essa incute, nasce naturalmente e necessariamente nella mag
gior parte dei contribuenti, la ferma risoluzione di non esporsi ai suoi furori.
Non vedono per essi pi grande interesse che occultare alla societ la conoscenza
delle poche ricchezze che possiedono; lungi dal farne impieghi utili per essi e
per gli altri, ne vengono dissuasi da questo stesso timore ogni volta che questi
impieghi sono di tal natura da acquistare una tal quale pubblicit.
Questo sistema letargico si estende no a coloro il di cui solo bene consiste
nei salarii giornalieri: vedon essi che la ripartizione arbitraria dell imposta non
permette loro di accumulare quegli stessi salarii ; vedon essi che il loro diritto di
propriet mobiliare non acquista una realit se non pei consumi che essi possono
fare clandestinamente, e che questo diritto non ha per essi altra durata se non
che quella del momento stesso in cui essi consumano: preoccupati da questa idea
che una giornaliera esperienza nudrisce e fortica, non osano mettere un inter
vallo fra il guadagno dei loro salarii ed il loro consumo; che anzi guadagnatili
appena fanno di tutto per sprecarli , e solo allora ritornano al travaglio quando
la necessit ve la richiama.
Questa politica naturale in tal modo adottata da tutti gli sventurati gementi
sotto il peso di unimposta arbitraria, che molti si son persuasi esser necessario
pel pubblico bene che questi uomini fosser sempre tenuti in uno stato d indi.
genza. 0 voi che credete necessario alla felicit degli uni l'altrui infelicit, quale
idea vi siete dunque formata della bont di Dio? Quale nozione avete voi del
bene pubblico se condannate ad una miseria abituale la pi gran parte degli
uomini dei quali il pubblico si compone? Rompete le catene che impediscono il
movimento a questi sventurati, cambiate il loro stato di oppressione in uno stato
di propriet e di libert, e vedrete allora in questi esseri, uomini come voi,
uomini avidi di godimenti, anelanti di moltiplicarli col travaglio, e per la loro
utilit personale rendersi utili a tutti.
Quand' anche fosse possibile che una imposta arbitraria non desse occasione
164 llllcllll DI: LA invitate.
a nessuno degli abusi di cui essa suscettibile, la forma di una tale imposta che
contrasta coll ordine sico, sendo arbitraria, non raccliiuderebbe in se stessa
minor numero dinconvenienti necessart'i, i quali malgrado noi divengono talmente
distruttivi delle ricchezze dello Stato, da riuscire sicamente impossibile arrestare
il corso a tanta distruzione. ,
Glinconvenienti dei quali lo voglio parlare sono nella natura medesima del
limposta indiretta. Il nome che qui le si d annunzia che essa non sopportata
da coloro sui quali sembra esser direttamente stabilita, e questo vero, come si
vedr nei seguenti capitoli; essa, mentre sembra totalmente estranea al proprie
tarii di fondi, pure ricade su loro e con grandi loro spese, poich costa sempre
assai pi di quanto d al sovrano; essa cagiona loro, in certi casi, pure perdite,
che non giovano a nessuno, fa diminuire progressivamente la massa comune
delle ricchezze disponibili, delle quali il sovrano toccherebbe la sua parte , e che
son la misura della sua potenza politica.
Se questi inconvenienti fossero stati conosciuti, se fossero stati messi in evi
denza, avrebbero certamente fatto prescrivere per sempre qualunque imposta indi
rclla; nessun sovrano avrebbe. cercato di aumentare la sua entrata con metodi
che la distruggano, e che per questo appunto non possano essere praticati, met
tendolo nella dura necessit di aumentare di anno in anno tali imposte, ed in
conseguenza di aggravare (1 anno in anno i mali ai quali essi danno campo. in
questa evidenza adunque noi dobbiamo attingere i nostri argomenti, per nir di
mostrare che avvi per le imposte una forma dalla quale il sovrano non pu sco
starsi senza suo pregiudizio; che in questa parte i suoi interessi son si'attamenle
legati a quelli della nazione, che per rendere impossibili tutti gli abusi dei quali
dovrebbe temere, basta lunire allautorit personale del sovrano l'autorit dispo
tica di questa stessa evidenza; rendendo in una parola pubblicamente evidente
quanto ci perderebbe se volesse allontanarsi da un ordine che gli assicura costan
temente la sua pi grande entrata possibile ed il pi alto grado di potenza cui
possa sperare di giungere.

CAPITOLO V.
Della summa diretta tlfllimposta. - Quanto essa sia vantaggiosa al sovrano. G Quanto una forma imlirrttn
gli sarebbe pregiudizievole. - Una forma indiretta cagione partite duplicate nelln stabilimento dcllim
posta. - Inconvenienti delle arbitrario che forma il primo carattere di questi doppii impieghi.

La forma indiretta della imposta una forma essenziale sotto qualunque


rapporto venga considerata: sia che connettiate gli interessi del sovrano, sia che
eonnettiate quelli dei suoi sudditi, la troverete di una necessit eguale.
Che cosa mai 1 imposta nellordine essenziale della societ? Essa il pro
dotto duna divisione della rendita pubblica delle terre, divisione che si pratica
in virt di un diritto di compropriet appartenente al sovran_o. Una tale imposta
dunque tanto certa quanto l'annuo rinascimento delle rendite della nazione; essa
stabilita nell'ordine sico della riproduzione, nella nostra stessa costituzione,
negli incentivi che ci spingono naturalmente ad assicurarsi della riproduzione, ad
accelcrarla e ad accrescerla per quanto in poter nostro.
LORUINE NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE. 165
Cos nellordine essenziale delle societ l'imposta totalmente indipendente;
il prodotto che da annualmente il frutto necessario di una concatenazione di
varie cause che saranno sempre le stesse e che produrranno sempre gli stessi
effetti. Ma essa non pu conservare questo prezioso vantaggio se non in quanto
non cambi la sua forma essenziale; che il sovrano cio prenda direttamente la
parte proporzionale che la sua propriet gli da diritto di prendere nei prodotti
netti delle terre di suo dominio.
Se il sovrano cessasse di usar cosi del suo diritto di pigliare parte diretta
mente nei prodotti netti, come potrebbe mai rifarsene? in quali mani antierebbe
acercar l'imposta che avrebbe lasciate in quelle dei proprietarii dei fondi? A
qualunque individuo volesse rivolgersi a questo scopo, nessuno potrebbe resti
tuirgli l'imposta se non quando l'avesse ricevuta da coloro che ne fanno rina
scere le somme annualmente; ma se arbitrariamente dipende da questi rilasciarla
otrattencrsela, l'esazione delle imposte riesce dipendente da tutti i capricci della
opinione dei sudditi, c l'entrata pubblica non pi entrata certa, come deve
tsserla nell'interesse comune del sovrano e della nazione.
Indipendentemente da questa incertezza, le conseguenze della quale non pos
sono essere se non tuneste, la lentezza della riscossione sarebbe ancora un incon
veniente maggiore; le somme delle imposte restate nelle mani dei proprietarii di
fondi non potrebbero venir fuori se non pocoa poco, e spesso in seguito di ope
razioni molto tardive. Pria che giungessero al sovrano con quali mezzi potrebbe
egli sovvenire ai pesi giornalieri ond gravata la pubblica entrata? Le risorse
che egli potrebbe trovare in simil caso gli sarebbero necessariamente venduto a
carissimo prezzo, questo aggraverebbe ognor pi il male cui sarebbe spinto
sempre di apportare rimedio.
Io son proprietario di una terra che mi da una rendita annua di quattro mila
lire, e che paga al sovrano due mila lire dimposta. La rendita del sovrano nasce
e si percepisce contemporaneamente alla mia; possiamo ugualmente regolare le
nostre spese per ciascun giorno, calcolando sul ritorno periodico e costante di
questa ricchezza: in ci noi godiamo di un van/aggio necessario, poicb ciascun
giorno segnato da tali spese che non possono dill'crirsi. Ecco come formare la
entrata pubblica nellordiue naturale, ma se in detrimento di quest ordine stesso
mi si lascia possessore di due. mila lire che devono appartenere al sovrano; se
queste non possono giungere fino a lui se non in quanto che le mie spese le l'anno
passare per mani estranee, pu succedere benissimo che ei non riceva giammai
una parte di queste due mila lire, e che il poco in cui egli metta le mani non gli
giunga se non lungo tempo dopo del bisogno.
Noi vediam dunque evidentemente esser sicamente e socialmente impossibile
di snaturare siflattamenle la entrata pubblica; esser sicamente e socialmente
impossibile che possa provvedcrsi a spese corte e giornaliere col mezzo di una ric
chezza accidentale ed incerta nella sua qualit e nellandamcnto della sua esa
zioue; in conseguenza essere di una necessit sica e sociale che il sovrano
prenda immediatamente e direttamente nei prodotti netti la parte proporzionale
che gli appartiene in virt del suo diritto di compropriet.
Se dubitale ancora di questa verit, gettate un colpo d occhio sulla societ;
vedete come essa si divide sommariamente in due classi di uomini: gli uni che
son sempre primi proprietarii delle produzioni rinascenti; gli altri che non pari
166 lumen-m on La RIVIRE.
tecipano a queste produzioni se non in quanto che le ricevono in pagamento dei
lavori della loro industria. Esaminate in seguito quale quella di queste due
classi che annualmente creatrice dei prodotti dei quali il sovrano deve entrare
in parte, e come questi prodotti passano da questa prima classe alla seconda:
tosto riconoscerete che tutte le rendite della seconda classe altro non sono se non
specie di salario che le son pagate dai primi proprietarii delle produzioni, ed in
conseguenza riconoscerete che questa seconda classe, non mai creatrice dei valori
che consuma, o che spende, non pu dare se non in ragione di ci che riceve da
questi primi proprietarii; riconoscerete che essa non riceve da loro se non a mi
sura che essi giudicano a proposito di compensare i suoi servigi; riconoscerete
che cosi l'imposta che sarebbe stabilita sui salarii o sul prezzo pagato per questi
servigi, si troverebbe soddisfatta dalle produzioni, ma non potrebbe mai aver nulla
di certo.
adunque una verit della pi grande evidenza , che l imposta deve esser
sempre presa nei prodotti delle terre, e quindi richiesta a coloro che sono posses
sori di questi prodotti : essi per cos dire non sono che i depositarii delle somme
destinate all'imposta; ad essi adunque si deve dirigere per far passare questo
deposito dalle loro mani in quelle del sovrano immediatamente.
Mi attendo che mi si accorder senza stento, dovere il sovrano entrare in parte
nel prodotto netto delle terre coi proprietarii dei fondi, e che bisogna evitare
qualunque giro per farlo godere della porzione che deve prendere in questo pro
dotto. Ma ci che senza dubbio si contrastera si che il sovrano non possa
aumentare costantemente la sua entrata per altra via , per altre imposte stabilite
su di altre ricchezze che i prodotti netti delle terre non sieno.
, Se per decidere questa quistione rimonteremo alle prime nozioni dell'imposta
e dellordine immutabile secondo il quale le ricchezze si consumano e si riprodu
cono, non concepiremo pi che essa possa esser proposta seriamente: cerche
remo invano le altre ricchezze sulle quali potrebbe stabilirsi una imposta a per
petuita senza che le annientasse; non ne troveremmo punto che possano prestarsi
alle nostre vedute, poich non ne trovcremmo di tali che spese una volta possano
rinnovarsi con altro mezzo che non sia quello della partizione del prodotto delle
terre; in una parola, noi riconosceremmo essere questo prodotto la sola ed unica
ricchezza annualmente rinascente nella societ per fornire a tutte le spese della
stessa. Convinti una volta che altra ricchezza non possa circolare nella societ
se non un prodotto nel quale ha dovuto incominciarsi col prelevarvi l imposta,
ci limiteremo a domandare se la stessa ricchezza possa senza inconvenienti pagar
pi volte il debito stesso: poich allora questa quistione sara quivi ridotta.
L imposta considerata in rapporto a colui che la paga una spesa annuale
che non pu esser certo sopportata se non da una riproduzione annuale. Perch
in tutti gli anni io possa pagare mille franchi all imposta e senza interruzione,
egli di una necessit assoluta che vi sia una causa produttiva che parimenti
tutti gli anni rinnovi nelle mie mani quegli stessi mille franchi: egli evidente
che dati da me una volta io pi non li posseggo, e per darli altra volta bisogna
che mi si restituiscano. Chiunque sia quello che meli renda, si metter nella
mia stessa posizione: egli non pu rendermeli mai se non gli si rendano ad
esso stesso: bisogna adunque che questa catena abbia un termine in quel tale
merce il quale questa somma si rinnova sempre per via della riproduzione, e
Lonnnu; NATURALE DELLE socurn' rou'ncnn. 167
ehe'fapassarla di mano in mano per darla alla imposta. Ma in questo caso
io domando :- chi paga l imposta? Sono io forse che altro non faccio se non rice
vere questi mille franchi per recarli alla imposta? Ovvero colui da cui mi vengon
forniti? lo credo che non si debba. essere imbarazzati nel rispondermi; credo che
paga veramente l'imposta colui che il primo fornisce i mille franchi: a questo
riguardo altro io non sono se non se un agente intermedio fra esso e limposta.
1,- ll danaro che v il pegno ed il segno di tutti i valori, e di cui per questa ra
gione ci serviamo per pagare i imposta, non giova punto nelle nostre mani: si
ha danarosol perch si compra, solo perch si cambia un valore qualunque per
danaro. Se io pago adunque l imposta col danaro che io non ho comprato, col
danaro in cambio del quale io non ho fornito valore alcuno, egli certo c
limposta non colpisce me, ma sibbene colui che mi ha dato il danaro necessa
per soddisfare a questo pagamento: e questo il caso di quegli uomini pubblici
che tutti i giorni fanno pagamenti considerevoli senza impoverirsi, perch essi il
fanno per altruiconto e col danaro altrui.
_ Queste prime nozioni come che sieno semplici ci conduconofrattanto a veder
chiassimamente da chi sia soddisfatta una imposta che sembra non essere
stabilita sui primi proprietari del prodotto delle terre. Nelle mani di questi primi
proprietarii non si vedono se non se valori di produzioni; produzioni in natura e
somme in danaro che li rappresentano: nelle mani degli altri uomini altro non si
vede se non danaro ricevuto in cambio di lavori, e si crede che questi lavori
abbiano prodotto quel danaro; non si avverte che in questultima mano non avvi
valore nuovamente riprodotto; e che al contrario altro non che una por
zione di questi stessi valori appartenenti gi ai primi proprietarii delle produzioni,
e gi. stati divisi fra essi e il sovrano. Il danaro che serve a pagare l'imposta pu
bens passare successivamente in diverse mani; ma bisogna esaminare se lultimo
che lo reca allimposta ha fornito il valore di quel danaro: se esso non lo ha
fornito, ci e forza risalire a colui che glielo ha trasmesso e proseguire la nostra
ricerca nch avremo ritrovato il vero proprietario di quel danaro, colui che real
mente lo ha comprato, ma che in seguito, in vece di rivenderla, l'ha dato per farlo
passare di mano in mano allimposta.
_' 0 ai miei stipendi un uomo cui di) cento franchi, poich cento franchi sono
il prezzo necessario della sua mano dopera, il prezzo ssato da una concorrenza
stabilita sopra una gran libert: questi cento franchi sono suoi; si li riceve da me
in cambio di un valore di cento franchi in lavori: stabilite su lui una imposta della
stessa somma, ei non potr pi vivere, a meno che io non gli dia duecento lran
chi. Fratianto-per questi duecento franchi io non ricever da lui se non glistessi
lavori, l'istesso valore cio che egli prima mi dava: vi sar dunque la met di
questa somma che io gli d senza che se la compri e di cui si servir per pagare
l'imposta. Secondo questo, non evidente che su me anzich su lui ricade
l imposta?
Qualunque imposta soddisfatta da un salariato, il di cui stipendio aumenti in
proporzione, non certo sopportata da esso. Questa imposta a peso di coloro i
quali collaumento dei suoi salarii gli forniscono gratuitamente i mezzi di pagarla.
Mi si dir forse che una tale imposta non causa sempre di simile aumento di
salarii; esamineremo questo articolo a suo tempo; per ora non perdiamo il nostro
scopo e mostriamo rigorosamente che qualunque ricchezza nella quale si volesse
168 "nella ne LA nivrislis.

stabilire una imposta, altro non se non una porzione del prodotto delle Me,
prodotto che trovasi aver gi pagato limposta.
Egli certo che questa proposizione non pu incontrare dilicolt alcuna re
lativamente ai proprietarii di fondi: una imposta stabilita sopra di loro personal
mente a seconda delle rendite che ritraggono dalle loro propriet fondiario, forma
evidentemente un doppio impiego: essi non posson pagare questa imposta se non
che con un prodotto che passa nelle loro mani dopo che si separata la porzione
destinata all imposta, e che totalmente distinta da quella che deve restar loro
in propriet. Se il doppio impiego pu restar dubbio, lo e solo relativamente alle
imposte sugli altri uomini: questo e perci loggetto particolare che tissar deve la
nostra attenzione.
2 Le ricchezze giungono a noi solo in due modi, per via della riproduzione che
le moltiplica, o per via di qualche operazione, in virt della quale noi siamo am
messi a pigliar parte nel benezio di questa moltiplicazione. In una parola, bi
sogna riguardare queste ricchezze provenienti dalla terra immediatamente o da
coloro al protto dei quali la terra li ha riprodotti. Un uomo salariato pu ancor
esso salariare altri, e pu continuare a dare in quanto che esso continua a rice
vere: bisogna adunque rimontare alla sorgente primitiva di tutti i salarii che si
distribuiscono, ad una sorgente che da per se stessa si rinnovi perpetuamente,
poich essi tutti son destinati ad essere assorbiti dal consumo.
Tutti i casi in cui si fanno pagamenti in denaro rimontano a colui che pi
sopra supposto: bisogna che qualcuno mi dia i miei cento franchi che io do al
mio salariato; ma per avere questi cento franchi bisogna comprarli, bisogna dare
in cambio un altro valore uguale: cosi la mia operazione trovasi in fondo essere
per me tal quale io avessi dato semplicemente al mio salariato questaltro valore
in natura in vece di commutarlo in denaro: mi riesce perci impossibile che io
possa sempre salariare in denaro questuomo stesso, se questaltro valore per me
non si rinnova in tutti gli anni. So bene che io posso guadagnarlo colla mia in
dustria invece di procurarmelo per via della riproduzione annuale; ma perch io
lo guadagni e d'uopo che esso esista e che in conseguenza vi sia una classe di
uomini per la quale annualmente rinasca. Questa classe di uomini evidente
mente la classe dei proprietarii delle produzioni, ne ci ha bisogno di comenti;
cosi da questa classe, dalle ricchezze che essa fa rinascere . provengono tutte le
ricchezze che si distribuiscono fra tutti gli altri uomini.
Questa verit fondamentale che importa sia messa nella pi gran luce.
Ler renderla pi evidente proscriviamo per un momento l'uso del danaro, ban
diamolo dal commercio e facciamo entrarvi solo le produzioni e le mercanzie in
natura. In questa ipotesi voi altro non vedete se non i primi proprietarii delle
produzioni che possano comunicare le ricchezze agli altri uomini: questa classe
proprietaria fornisce le materie prime delle mercanzie, questa classe proprietaria
da i prodotti in iscambio dei lavori della mano dopera: una parte di quei pro
dotti pu passare di mano a mano nch sieno intieramenle consumati: ma (lo
vunque li trovate altro non vedete che una ricchezza proveniente da questa
classe proprietaria.
Direte invano che gli agenti dell'industria lavorando le materie prime ne
hanno aumentato i valori: eppure mi ci accomodo; ma chi ha pagato loro questo
aumento? La classe proprietaria che per salarii dei loro lavori ha dato loro
Lonumis NATURALI! DELLE socinn POLITICHE. '169

delle produzioni; cosicch il valore dei loro lavori non si realizza per essi se
non in quanto che e convertito in produzioni; cosi le ricchezze che loro procurano
i propri lavori non sono nuove ricchezze di cui essi siano creatori, sono valori
gi esistenti e che naluralmente non hanno fatto se non un passaggio dalle mani
della classe proprietaria in quelle degli agenti della industria. QWQ
,* Non ci fermiamo pi a lungo sull idea falsa che si ha di questo aumento
preteso, che sembra lindustria procuri al primo valore delle materie che essa
impiega: seguiamo la nostra ipotesi, e senza riammettere luso del danaro, for
miamo lentrata pubblica. Non egli evidente che daltro non pu essere com
posta se non di produzioni in natura? Non egli evidente che il sovrano presa
una volta in questa massa di produzioni la porzione che deve prendere, queste
stesse produzioni non debbon pi nulla all'imposta, e che se ci volesse entrar
nuovamente in partizione di questi valori, questa nuova partizione e un doppio
impiego? Perch, dirassi, non potr egli esigere in natura i valori de lavori d'in
dustria? Sia pure; ma mentrech gli agenti dellindustria lavoreranno pel so
vrano, chi vorr nudrirli frattanto? Chi apprestera loro i mezzi di provvedere
alle diverse spese alle quali essi ciascun giorno sono soggetti per la loro esi
stanza? Non vedete voi che un valore in lavori altro non se non un valore
in consumi gi fatti o per lo meno a farsi necessariamente dalloperaio in per
sona? Non vedete che i lavori non posson farsi se qualcuno non fornisca le cose
che fan parte di questi consumi? Se questuno il sovrano, desso che paga
limposta, se egli un altro individuo, i lavori esatti dal sovrano divengono una
imposta indiretta nelle produzioni che quest'uomo possiede; e questa imposta
presa sopra una ricchezza, che pi non gli deve nulla, forma evidentemente un
doppio impiego.
Questa maniera di presentare i salarii dell'industria pagati dal proprietarii in
natura, non ha nulla dimaginario: se il danaro serve a far questi pagamenti, egli
perch col danaro si procuran cose usuali che fan parte dei nostri consumi: il
danaro cosi non altro se non un intermedio: e quando noi lo allontaniamo
per non veder altro se non le cose che ei rappresenta, noi semplilichiamo le cose
che esso complica. Si sente benissimo, come teste ho detto, che si ha danaro
sol perch si compra, dando altri valori in iscambio: per aver dunque sempre
danaro, bisogna aver sempre valori coi quali possa comprarsi. Ma questi valori
son cose che noi annulliamo coi nostri consumi; noi in conseguenza abbiamo
la sola riproduzione che possa restituirci questi valori dopo che gli abbiamo con
sumati: bisogna che essi sien riprodotti per perpetuare la circolazione del danaro
per mezzo dei cambi che si fanno del danaro con queste produzioni. I
In tutte le operazioni commerciali che gli uomini fanno tra loro, avvi un
punto fisso, sul quale noi dobbiamo tener fissi inostri sguardi: questo punto fisso
il consumo delle cose usuali; il danaro circola ma non si consuma; la sua circo
lazione non nalmente se non una continuazione di cambi fatti dal danaro colle
cose che noi consumiamo, cio coi prodotti; poich non si cambia danaro con
danaro; qualche volta si cambia coi lavori, ma in questo caso come in tutti
gli altri, altro non se non un impiego intermedio; gli operai che lo prendono in
pagamento lo ricevono solo perch ci rappresenta un valore in produzioni; senza
di ci essi esigerebbero produzioni e ricuserebbero il vostro danaro.
Risulta da tutto questo che un valore in danaro non nel fondo che un valore
170 MEBCIIR DE LA BIVlllI-j. ,
in produzioni, il quale non ha fatto che mutar di forma, senza guadagnar nulla
in questo mutamento. Cos tutto quello che voi non potete prendere sulle pro
duzioni stesse, voi nel potete nemmeno sul danaro che non altro se non il loro
rappresentante.
lo ho cento misure di grano che non vi devono nulla: se io le tramuta in cento
scudi di argento, ne verr che quei cento scudi non vi devono parimente nulla;
e che se io dispongo di quel danaro in benecio di alcuno cheio impiego, la totalit
di quella somma gli appartiene, come gli sarebbe appartenuta la totalit di quel
grano, se glielo avessi dato in natura. Aggiungete a questo che, sieno quali si
vogliono le mani per le quali passan successivamente quei cento scudi, questi son
sempre nel caso di non dovervi nulla, perch sono un valore rappresentativo di
un valore in grano che non vi deve nulla.
semplicate cosi, queste verit devono sembrar triviali, ed io me lauguro;
le loro conseguenze colpiranno viemaggiormente e ne saranno pi triontanti.
Frattanto quantunque siano semplici ed evidenti, si son perdute di vista in pratica
presso quasi tutte le nazioni incivilite. La circolazione del danaro ha fatto tanta
illusione fino a non permettere che d'altro fossimo occupati, se non di esso. Per
mezzo di questa circolazione di cui si trascura di esaminare la causa, si vede
ritornare nelle mani degli agenti della industria, e prendersi questo ritorno per
riproduzione: in conseguenza si crede che questa produzione simulata pu produrre
gli effetti stessi di una produzione reale. Per questo erroresi concluso, che una
parte di questa pretesa riproduzione doveva entrare nella formazione dell'entrata
publica: non si fece per attenzione che il danaro ricevuto da questi agenti non
era, se non un valore ttizio e convenzionale, stabilito nella societ per essere il
pegno ed il rappresentante dei valori in produzioni, e che cos prendere una
parte di quel danaro per applicarlo alla rendita puhlica, era lo stesso che pren
dere nelle produzioni stesse una nuova porzione sulla prima appartenente a questa
stessa entrata, che si era di gi rimessa al sovrano.
Le parole di agenti dellindustria e di salarii non debbono qui esser prese in
un senso stretto e letterale: ci che io dico riguardo ad essi, deve estendersi ed
applicarsi a tutti gli uomini che senzessere primi proprietarii godono intanto di
una rendita qualunque: queste rendite sono stabilite nella riproduzione; e sono
porzioni pi o meno pingui dei prodotti della cultura.
Il proprietario di una casa la d a pigione per mille franchi all'anno: non
certo quella casa che produce i mille franchi dei quali gode annualmente il pro
prietario; egli gli introita in quanto che trova un pigionale che sia in caso di pagar
glieli ogni anno. Cosi, prima verit: la pigione di una casa non per la societ
un aumento di nuove ricchezze, al contrario essa non e se non un movimento,
un cangiamento di mano che accade nella possessione di una ricchezza di gi
esistente: il proprietario che ha ricevuta la sua pigione trovasi aver mille franchi,
sol perch un altro che li aveva, pi non gli possiede.
Consideriamo adunque questa somma di mille lire nelle mani del locatario e
vediamo d'onde possa annualmente venirgli.
Se quest'individuo e un proprietario di fondi; la somma rappresenta nelle
sue mani un valore uguale in produzioni che egli ha cambiate in danaro, dopo
averle divise col sovrano, e di cui quest'uomo deve liberamente disporre in virt
della piena propriet acquistata in virt di quella partizione. Cos, seconda
Lonnntn NATURALE nnnu: socmn rourrcnn. '171
verit: la pigione di una casa la porzione di una ricchezza che non deve pi
nulla all'imposta.
Quel locatario pu non essere, vero, un proprietario di fondi: allora bisogna
esaminare chi gli fornisce tutti gli anni le mille lire per pagare la sua pigione,
poiche egli non creatore di questa somma. Ei l acquista, mi direte voi, coi suoi
salarii; ma coloro che gli pagano questi salarii non son essi obbligati a comprare
il danaro con valori che danno in cambio, e che non si trovan pi nelle loro
mani? necessario adunque che sempre queste mille lire partano primordialmente
dai proprietarii dei fondi,i soli pei quali rinascon tutti gli anni i valori, coi quali
essi comprano il danaro per impiegarlo in seguito a pagare i salarii, e tutto ci
che generalmente pu assimilarsi a questo genere di spese. ,
lo so che fra questi proprietarii di fondi e questo pigionale possono trovarsi
pi o meno intermedii, ma il lor numero non vinuisce per nulla: son tanti gra
dini di pi per risalire alla riproduzione sorgente primitiva della circolazione del
danaro. Tutti ivalori che si danno in cambio di danaro son cose che [si consu
mano; se queste stesse cose non fossero riprodotte, non si potrebbero fare n
cambi, n circolazioni di danaro. Cos la riproduzione sola che mantiene la
circolazione del danaro: sotto la forma di un valore in danaro non circola altro
che un valore in produzione, ed esso non guadagnando nulla a quel travestimento
non altro se non se quella stessa ricchezza, dalla quale si prelevata la parte
proporzionale del sovrano.
Cosi e del proprietario di rendite, come del proprietario di case: non avvi dif
renza alcuna fra la pigione di una casa che tien luogo di una somma in danaro
e la pigione di una simile somma in danaro prestata in natura: il contratto che
e il titolo del proprietario di rendita non pi produttivo di rendita di quanto
la casa nel sia della pigione: luna e laltra son pagate con ricchezze gi esi
stenti e non fanno altro in queste, se non un cangiamento di mano. Cosi sia di
rettamente, sia indirettamente la rendita e sempre pagata con un valor di produ
zioni: con questo mezzo la rendita trovasi far parte di una ricchezza gi affran
cata e soddisfatta per una divisione gi avvenuta col sovrano.
Colla parola renditieri, noi intendiam coloro che acquistano una rendita ssa
ed annuale in danaro. chiaro che questi acquirenti son comproprietarii del
valore in danaro del prodotto netto della cultura; chiaro che la porzione
che essi vi prendono non giunge loro se non dopo che la totalit di questi pro
dotti netti stata partita col sovrano. Cos la rendita pu esser denita una por
zione a prendersi in una entrata che non deve pi nulla allimposta.
Quanto ho fatto avvertire sulle rendite e sulle pigioni delle case mi dispensa
di parlare delle altre entrate ttizie e simulate: si vede chiaro che in una
nazione non sono entrate reali, se non quelle che si formano costantemente
per via della riproduzione; in una parola tutte le entrate non sono nel fondo che
porzioni prese direttamente o indirettamente nei valori che la riproduzione d
annualmente; cosicch si son presi gli effetti per le cause, quando si creduto
vedere nella circolazione del danaro altre ricchezze che i prodotti delle terre non
sieno; e sulle quali poteva stabilirsi unimposta particolare senza formare una du
plicazione dimpiego.
Sei primi proprietarii del prodotto delle terre non avessero mai pagato se non
con produzioni in natura, difficilmente si sarebbe caduti in errore tale da non far
172 nnncisn or: LA RlVlltE.
vedere, come le produzioni distribuite alla classe industriosa son le stesse nelle
quali entrato in possesso il sovrano, e che, per quella partizione appunto son
divenute pienamente disponibili pei loro proprietarii. Or questi invece di pagare
colle loro produzioni in natura le convertono in danaro, e pagano con questo,
perch ci rende loro facile le loro operazioni: questa metamorfosi che cosa importa
in sostanza? Che cosa importa che i lavori disponibili di cui essi devon godere
mutino o no forma ? Dopo il loro trasmutamento in danaro, non sono pi quelle
stesse ricchezze nelle quali il sovrano prese la parte proporzionale che doveva
ritrarne, la compropriet delle quali nell'interesse suo di garantire ai suoi con
dividenti? La nuova formali fece forse aumentare? E se non n' sopravvenute
aumento alcuno, come mai la stessa ricchezza che pago alla imposta quanto le
doveva, pu esserlo ancora debitrice P
Suppongasi un fondo di terre che produca danaro in natura, che dia ciascun
anno cento scudi al suo proprietario, e cinquanta al sovrano: non egli vero che
rimessi al sovranoi cinquanta scudi, deve il proprietario della terra aver la libera
disposizione degli altri cento? Ma se egli non pu farli passare in mano estranea
senza che limposta non ne prenda uno sopra due, egli evidente che questuomo
non pi proprietario se non che di cinquanta sopra cento scudi che gli son la
sciati per disporne a suo piacimento quali frutti inseparabili delle sue propriet.
fondiarie. L'imposta forma allora evidentemente un doppio impiego, incomincia
col prender la porzione che gli appartiene in questo prodotto; quindi entra ancora
in parte nella rata del proprietario dei fondi. Ma perch quel proprietario non
raccoglie il danaro in natura; perch ha trasmutato in danaro le sue produzioni
per goderne, non pi questo danaro il prodotto delle sue propriet fondiario?
Quel prodotto non gli forse rimesso in danaro dai suoi ttaiuoli come se real
mente lo avessero raccolto nelle sue terre? La divisione fra lui ed il sovrano non
si pratica di un prodotto in danaro? E dopo questo, quel danaro medesimo sul
quale stata prelevata la porzione del sovrano, pu egli esser ancor preso in
parte, per la entrata publica senza che la imposta formi un doppio impiego?
So bene che si risponde a questo, una imposta presa su quel danaro non colpir
sempre colui che e primo proprietario; spesso questo genere d'imposta non colpire
se non coloro che lo rimpiazzano nel possesso di quel medesimo danaro. Questa
risposta non fa sparire il doppio impiego; poich, ammettendo questa proposizione,
non sarebbe meno evidente che quel danaro, o le produzioni che rappresenta,
provengono da una divisione gi fatta col sovrano; essa non potrebbe adunque
tendere ad altro se non a provare che quel doppio impiego non pesa sui pro-
prietarii di fondi, se limposta non stabilita sopra essi personalmente; ora sotto
questo riguardo lanzidetta risposta non pu valere se non se supponendo che
lultimo possessore del danaro, colui che lo reca alle imposte, ne ha dato il valore
ad un altro da cui lo possiede; che questaltro aveva egualmente comprato quel
danaro , e cosi da tuttii possessori intermedii risalendo sino al primo possessore,
al proprietario di fondi: ma se nessuno di questi possessori intermedii ha in
realit comprato il danaro che si d allimposta; se quando il proprietario di fondi
che se ne disfece in realt non riehbe alcun valore in cambio, non egli vcro esser
desso colui che trovasi realmente gravato della imposta, quantunque il pagamento
sembrasse fatto da gente estranea?
Cos, relativamente a questa obbiezione, tutta la quistione riducesi a sapere
LOBDINE NATURALE DELLE socmn rom-nena. 175

come esca il danaro da questo proprietario di fondi per passare successivamente


all'imposta. Ma mentre che io mi studio di approfondire questa stessa quistione,
rimane sempre costante che il doppio impiego di cui ho parlato evidente: ci
posto, incominciamo dal ssare i nostri sguardi sui rapporti generali che esso ha
necessariamente coi primi principii dell'ordine essenziale delle societ: quando
avremo veduto come contrasti con questi primi principii ci daremo all'esame par
ticolare dei suoi controcolpi, e questa ricerca ci far conoscere sopra chi cade
il sopraccarico che esso cagiona.
il primo inconveniente che presenta questo doppio impiego si e quello che
esposi nel capitolo precedente: esso stampa alla imposta il carattere di un
potere arbitrario che tende ad annullare qualunque diritto di propriet ed attacca
cosi nella sua essenza l ordine costitutivo delle societ. Le relazioni di un tal
disordine cogli interessi particolari della nazione son vive ed evidenti, n lo son
meno cogli interessi particolari del sovrano; poich, come si gi veduto, questi
due generi d'interessi son sitlattamente e cos indissolubilmente uniti che devono
rignardarsi come se fossero gli stessi sotto tutti gli aspetti: altronde facile a
concepire in tutta la sua semplicit qual legame gli unisca sotto il punto di vista
di cui qui si tratta.
il sovrano non e da per se stesso il creatore della sua entrata: l'entrata
publica di cui egli dispone pel soddisfacimento dei publici pesi non altro se
una porzione delle masse totali che formano le varie entrate particolari. Tali
entrate particolari non sono produzioni spontanee e gratuite della terra; bisogna
al contrario comprarle con delle spese; cos tutto ci che tende a far diminuire
tali spese tende a far diminuire del pari queste medesime entrate particolari, ed
in conseguenza l'entrata publica.
La prima condizione richiesta perch la coltura possa ricevere vistose antici
pazioni quella si che possiedano grandi ricchezze coloro che ne hanno il peso:
la seconda che queste anticipazioni dieno prodotti proporzionati al loro valore.
la terza, che la propriet di quei prodotti sia assicurata a coloro che li fanno
rinascere colle loro spese. Le due prime condizioni non possono assolutamente
nulla senza quest'ultima: i mezzi d'azione non partoriscono elletto veruno quando
non avvi ne interesse n volont di agire; ora bisogna qui cercare questo inte
resse e questa volont solo nella propriet dei prodotti. Altronde senza di questa
propriet come potrebbero perpetuarsi le ricchezze che servirebbero a fare le anti
cipazioni della coltura? Esse si alimentano solo del prodotto che danno a coloro
che le fanno.
Ne bisogna credere che questa prima propriet dei prodotti fosse solo offesa
nella persona stessa dei loro primi proprietarii: riesce sicamente impossibile che
essa nol sia del pari presso gli altri a causa dei nocumenti che pu recare alla
propriet mobiliare. cosa costante che noi non lavoriamo se non che per
godere; che noi non lavoriamo se non in quanto che speriamo ritrarre dalle
nostre fatiche tali frutti che potremo trasmutare in godimenti. Ma non potendo
stabilirsi fra noi questa speranza se non ci e assicurata la propriet mobiliare di
quei medesimi frutti, questa propriet pu essere riguardato come il germe di
tutti i lavori dell'industria. Or io domando, se non esiste una proporzione
necessaria fra la massa di questi stessi lavori e quella dei prodotti della coltura?
invano mi conserverete con religiosit la propriet delle derrate che io rari
174 MERCI!!! un LA nrvuzu.
colgo, se dopo prelevato il mio consumo in natura, non posso convertire quanto
avanza in godimenti, questo avanzo non mi di utilit alcuna, e cos essendo,
non far certo alcuna spesa per procurarmene la riproduzione. dunque condi
zione essenziale alla riproduzione di questo avanzo, che io lo distribuisca ad altri
uomini, l'industria dei quali mi mette in grado di godere sotto una nuova forma di
quella ricchezza che sotto lantica forma sarebbe divenuta superflua. Ma quest'ope
razione pu solo farsi nch lindustria si vedr proprietaria delle produzioni che
io posso offrirle in cambio dei suoi lavori: senza di ci. questi stessi lavori non
avran luogo, la cessazione loro diverr per me una privazione di godimento; e
quindi innanzi, la propriet delle mie produzioni divien nulla, poich senza la
libert di godere, il diritto di propriet, che altro non se non il diritto di godere,
non e pi nulla.
Cosi ciascun ramo dell'ordine essenziale della societ, se avrete voglia di
ben addentrarvici, vi presenta tutti gli uomini uniti fra loro coi legami di una
reciproca utilit; cos dal sovrano tino all'ultimo dei suoi sudditi, non vedrete un
membro di una societ particolare il di cui migliore stato possibile non sia
sempre e necessariamente stabilito sul migliore stato possibile degli altri membri
della stessa societ.
Ma mi son gi troppo esteso sull interesse comune che essi hanno tutti per
mantenere in ciascun di loro il diritto di propriet, perch qui possa permettermi
ulteriori dettagli: termino dunque su questo particolare, per considerare sotto
nuovi punti di vista i doppii impieghi formati dalla imposta indiretta per me
strarne tutti gl'inconvenienti, e far vedere come e fisicamente impossibile che essi
non divengano distruttivi dell entrata comune della nazione e del sovrano.

CAPITOLO Vl.
Effetti e contrncrolpi delle imposte stabilite sui coltivatori personalmente. - Quando esse sono anticipato
costano alla nazione quattro e cinque volte pi di quel che rendano al sovrano. - Progreuiono dei
loro disordini. _ Effetti e contrnccolpi delle imposte stabilite sugli uomini mantenuti dalla coltura. _.
Fasi cagionnno necessariamente, come le prima, un dcgradamcnto progressivo delle rendite del sovrano,
di quelle della nazione, ed in conseguenza della popolazione.

Qualunque ricchezza deriva dalla terra, e solo le produzioni annuali possono


supplire alle spese ed alle consumazioni annuali della societ. Cos quando le
produzioni, o il loro valore in danaro, sono state divise col sovrano, limposta
non pu prender nuova porzione in questa ricchezza senza formare un doppio
impiego. Ma gli eli'etti di questo variano secondo lassicuranza (1), e l'andamento
della imposta, cio secondo lo stato delle persone alle quali egli toglie una por
zione delle loro ricchezze. Per conoscere e valutare questi effetti, ci e d'uopo
risalire ad una prima verit, ad un assioma che attualmente non e punto con
tradetto.
Il consumo la misura proporzionale della riproduzione. infatti non si fa
rebbero annualmente spese e lavori per procurarsi produzioni da cui non deve
risultare alcun godimento. Questa riessione mostrandoci l'aggiustatezza di que

(l) Assiette , fondo sul quale costituita una rendita.


Lonomn NATURALE DELLE socmn POLITICHE. [75

sto assioma ci conduce a scoprire ancora altre verit. Quando diciamo cbe il con
sumo e la misura proporzionale della riproduzione, bisogna intendere un consumo
che volge a protto di coloro, i lavorie le spese dei quali, fanno rinascere pro
dotti: un consumo che non sarebbe loro assolutamente di alcuna utilit, non li
farebbe risolvere certamente a lavorare ed a spendere per rinnovare le cose
che esso assorbirebbe.
- Vi dunque nel consumo un ordine essenziale, un ordine necessario perch
esso possa servire ad assicurare costantemente una riproduzione che gli sia pro
porzionata. Questordine necessario nel consumo ci che deve costantemente
regolare la distribuzione dei prodotti dopo che se ne e fatta la divisione col So
vrano ;' perch il consumo si opera in ragione di questa distribuzione. evidente
che questa distribuzione deve essere necessariamente un mezzo di godimento pei
primi proprielarii delle produzioni: con questa condizione essi continueranno a
coltivare, o far coltivare; cosi essi faranno le spese necessarie per mantenere la
terra in uno stato convenevole alla coltura. Osservate che il sistema della natura
in ci sempre lo stesso: che il suo scopo di incatenare gli uomini gli uni agli
altri con legami di reciproca utilit.
L'ordine di cui gi si vede la necessita, perch il consumo sia utile alla
riproduzione, non ha nulla di ttizio: il legislatore non ha lasciato agli uomini la
cura (1 istituir leggi a questo riguardo; questo stesso ordine anzi naturalmente
stabilito tal quale deve esserlo in tutte le societ del mondo intiero, perci si
manterr sempre e necessariamente, purcb noi non facciamo cosa alcuna per
disturbarlo. - . .
Il desiderio di godere, nudrito dalla libert. di poterlo soddisfare, muove tutti
gli uomini: gli uni soccupano a migliorare i prodotti, a fare aumentare quanto
contengono di utile o di dilettevole, mentrech gli altri soccupano a farli rina
scere annualmente. Se i prodotti che accedono in natura il consumo dei loro
primi proprietarii, non fossero utili se non alla sola classe industriosa, quelli
stessi prodotti non sarebbero n coltivati ne fatti rinascere: se i lavori di questa
classe industriosa non fosser utili se non ai primi proprietarii dei prodotti, non
avrebbero pi luogo questi stessi lavori, e divenendo inutile la maggior parte
di essi, ne sarebbe egualmente abbandonata la cultura. dunque di una asso
luta necessit, che la distribuzione ed il commercio dei prodotti, sia fatto in
modo che gli uni trovino un grande interesse dandosi ai lavori delle loro indu
strie, assumendo gli altri 1 incarico delle spese e dei lavori di cultura. Ma qual
regola si osserver nella distribuzione dei prodotti, per corrispondere a questa
veduta ed accordare interessi che sembrano contradirsi? Noi non dobbiam cer
care questa regola; esiste fra noi naturalmente una potenza, di cui la dispotica
autorit, finch non sar da noi impedita di agire, sapr farla osservare esatta
mente.
La concorrenza degli agenti della industria li costringe a vendere lopera
loro con diminuzione di prezzo; da quel momento essi non possono non far va
lere i prodotti a beneizio di quelli che fanno annualmente rinascerli: da un al
tro lato, la concorrenza dei venditori ore egualmente con ribasso le proprie
mercanzie alla classe industriosa; sono per obbligati di associar questa ai loro
godimenti mentrech per mezzo loro le aumentano. dunque evidente che corn
prando ciascuno al minor prezzo possibile, e vendendo quanto pu vpi caro, li
17.6 lEllClElt. ma LA niviiznn.
sulla per gli uni e per gli altri un grande interesse a moltiplicare le cose di cui
son venditori.
La concorrenza, regnando cosi pacicamente nel seno della libert, regola
senza violenza, sebbene dispoticamente, i diritti di queste due classi duomini, e
siilattamente li concilia, che rende utile a ciascuna di esse il consumo per quanto
lo pu e deve essere, e che in ragione della sua utilit comune essa divien ne
ccssai'iamente la misura proporzionale della riproduzione.
Secondo la esposizione sommaria di questordine essenziale, che necessaria
mente deve regnare nel consumo, o meglio nella distribuzione che lo precede e
ne cagione, facile giudicar degli eil'etti che devono risultare dai doppj impie
ghi che formano le imposte indirette. Questi, che sopravvengono sempre dopo la
distribuzione delle produzioni, necessariamente disturbano questo stesso ordine
essenziale, secondo il quale questa distribuzione si fatta sotto l'autorit della
concorrenza; allora per una conseguenza naturale e necessaria della interru
zione di questordine, il consumo non pu del pari essere pi utile alla riprodu
zione; gl interessi di questa si trovano direttamente o indirettamente sacricati:
indc mali labes: la riproduzione alterata in ragione di quel che si scema della
utilit che avrebbe trovata nel consumo.
Per rendere pi evidenti queste verit, percorriamo le differenti professioni che
posson esser colpite dalle imposte indirette: esaminiamo i rapporti di queste im
poste coi consumi di queste professioni, e i rapporti dei loro consumi colla ripro
duzione. I
incomincio dai coltivatori o intraprenditori di cultura; le ricchezze che tro
vansi nelle loro mani, son quelle precisamente che non sono disponibili, perch
sono particolarmente destinate alle spese della riproduzione: non possibile
quindi che possa aversi idea di stabilire sovr'essi personalmente una imposta,
poich ne conseguirebbe necessariamente una diminuzione delle spese produttive.
Una tale imposta non pu esser messa in pratica, se non in quanto che si creda,
che i coltivatori ne saranno rifatti coi rimborsi che faranno dalla massa totale
delle produzioni; ma 0 questi rimborsi saranno fatti in questo modo, o no: nel
primo caso I imposta diviene un doppio impiego evidentissimo, poich nalmente
essa pagasi col prodotto netto nel quale il sovrano entra a parte coi proprietarii
di fondi. Nel secondo caso, pu dirsi, che questa imposta non formi un doppio
impiego nelle ricchezze disponibili; ma che in ci stesso, cagiona ad esse un
danno anche maggiore, spegnendo il germe della riproduzione di queste ric
chezze.
Una imposta sui coltivatori ci presenta adunque dierenti ipotesi a percor
rere separatamente: se essa e conosciuta pria della stipulazione dellatto di ai
itto, e pagabile dopo la ricolta, altro non se non se una sovraimposta poco
indiretta sui proprietarii di fondi, relativamente alle porzioni che ritraggono nel
prodotto netto: cosi il doppio impiego ch'esso forma, e della natura stessa di
quello risultante da una imposta stabilita direttamente sull individuo stesso dei
proprietarii di fondi. Ma oltre gl inconvenienti proprii e particolari di una tale
imposta, come doppio impiego e come sovraimposta pei proprietarii di fondi, se
questa imposta si esige dai coltivatori anticipatamente, e senza aspettare la ri
produzione, egli chiaro che colpisce sulle ricchezze non disponibili, sulle anti
cipazioni della cultura: allora come imposta anticipata reca alla riprodwzione un
LOItDlNB NATURALE DELLE socre'm rozmcns. l77
pregiudizio che per lo meno il doppio di quanto prende sulle anticipazioni:
dico per lo meno il doppio, poich in generale le anticipazioni annuali danno la
rendita di due per una, e perch dipendendo molto il loro successo dal loro
complesso, spesso accade che in mancanza di anticipazioni che non si fanno,
quelle che si son fatte riescon meno produttive.
Ecco adunque un primo disordine inevitabile: distornando dalle anticipazioni
della cultura un valore di 100, sot'focate al meno una riproduzione di 100. Ve
diamo adesso i contracolpi di questi deterioramenti, supponendo sempre che la
imposta anticipata sia stata preveduta dal coltivatore quando stipnlava il con
tratto di tto, e che il contratto col proprietario del fondo sia stato fatto con
queste intelligenze.
ll coltivatore che invece d impiegare quel valore di 100 in anticipazioni di
cultura, lo desse alle imposte, non per ci esonerato dallobbligo di fare le spese
stesse, e deve prelevare le stesse spese sulle masse delle produzioni che egli fa
nascere. Ma questa massa essendo diminuita di 200, il coltivatore si obbliga
fornire annualmente 200 di meno nel prodotto netto; ora, supponendo che il
Sovrano prenda il terzo nel prodotto netto, la sua entrata diretta diminuisce di
circa 70, e perci riduconsi a 50, o in quel torno, i 40 che ritrae da una tale
imposta: per poco che la riscossione di questa imposta sia dispendiosa, evi
dente che poco o nulla di questo valore debba restare al Sovrano.
Se il valore di 100 preso dalla imposta non fosse stato tolto alla coltura, ne
sarebbe risultata una riproduzione di 200, la meta delle quali sarebbe stata una
ricchezza disponibile nella nazione, e questa si sarebbe distribuita a tutti coloro
che colla loro industria son chiamati a pigliar parte nelle ricchezze disponibili.
Ecco che, mentre da un lato avreste avuto maggiori salarii a distribuire agli
agenti della industria, avreste avuto dall'altro maggior numero d'uomini mante
nuti dalla cultura, perch essa avrebbe speso 100 di pi in travagli utili: in
poche parole, dacch la riproduzione annuale diminuito. di 200, e necessit che
il consumo ed in conseguenza la popolazione diminuiscano in proporzione.
Abbiamo veduto come l imposta di cui si tratta cominci coli essere ridotta
dal Sovrano al terzo del suo prodotto per la diminuzione che cagiona nella en
trata diretta della sovranit , e che cosi, per poco che lamministrazione di una
tale imposta sia dispendiosa, si trover intieramente assorbita dalle spese. Ma
senza calcolar queste, comech indispensabili, fermiamoci alla prima osserva
zione. La riduzione del prodotto della imposta di cui quistione, fa si, che il
Sovrano, il quale perde 215 della imposta, non pu procurarsi 100 per questa
strada, a meno che la imposta non sia aumentata di 500: ora questi 500 presi
anticipatamente sui coltivatori, estinguono una riproduzione di 600, nella quale,
secondo la proporzione qui sopra supposta, il Sovrano avrebbe ricevuto 200 ed
il proprietario del fondo 400. Vogliate per poco ritornare sull'argomento della
spesa, e se la valuterete solo al 10 per 100, troverete che questa imposta per
dare 100 di rendita netta al Sovrano, debb essere per lo meno di 400, ed estin
guerebbe, in conseguenza, una riproduzione di 800. Chi dubitasse di questa ve
rit, potr convincersene con un calcolo che qui sarebbe superuo, attesane
la facilit.
Ora io domando segli e socialmente possibile che si stabilisca mai una
imposta anticipata sui coltivatori quando si avr l intima ed evidente con
Ecmwm. Tono l. - 12.
'178 usnclsn un LA BIVIBE.
vinzione che il sovrano non ne ritrae il terzo di netto, e che una tale imposta
non pu rendergli '100 senza distruggere una riproduzione di 800, distruzione
che intieramente in detrazione di una entrata comune, che noi supponiamo
dividersi dai due terzi al terzo fra il Sovrano ed i proprietarii di fondi ed in
conseguenza costa a questultimi oltre le quattro volte pi di quello che il Sovrano
ritragga dalla imposta.
Si, io dico che questa operazione doppiamente impossibile; essa lo in
ragione dei suoi rapporti col Sovrano, ed in ragione dei suoi rapporti coi pro
prietarii di fondi. Poich ammettiamo essere pubblicamente riconosciuta l'evi
denza di questa verit, sarebbe contro natura che un Sovrano volesse procurarsi
'100 con un mezzo che annienta una riproduzione di 800, distruggendo cosi la
sovranit, mentre che pu praticarlo per altra via che non presenta inconveniente
alcuno, demandando cio quel valore di 100 ai proprietarii di fondi. Mi si dir
invano che egli possa volere abusare della sua autorit per aumentare la sua
entrata, poich segli volesse abusare non lo farebbe con pratiche evidentemente
contrarie alle sue vedute, ai suoi pi cari interessi e che lo metterebbero in con
traddizione con se stesso; supponendo possibile questo abuso, ne risulterebbe che,
lungi dal preferire una forma dimposta che gli rendesse molto meno, sceglicrebbe
quellaltra che gli rendesse di pi; al contrario, quanto pi voi lo supporrete
avido di ricchezze, tanto meno vi resta a temere che quest'avidita gli permetta
di cambiar cosi la forma naturale della imposta: in tutto ci i ignoranza e il
solo principio dei mali che debbono temersi.
Per quanto riguarda la nazione noi scopriamo nella evidenza de suoi inte
ressi la prova medesima della impossibilit dell'istituzione di una tale imposta;
sarebbe egualmente contro natura che sapendosi evidentemente doverle costa";
500, e pi forse, un valore di 100 che deve apprestarc al Sovrano, non evitasse
questa perdita prevenendo i bisogni del Sovrano appena conosciutili, e prendendo
nelle entrate particolari di cui essa gode la porzione necessaria per soddisfarli.
Tutto quello che si detto di una imposta anticipata sui coltivatori suppone,
come si dovuto vedere, che questa imposta e conosciuta prima della stipulazione
del contratto di affitto; che essa calcolata nelle spese e nei rimborsi a farsi dai
ttajuoli nel prodotto lordo in diminuzione del prodotto netto. Se al contrario
questa imposta si stabilisse senza che fosse stata preveduta dai tittajuoli, e che
questi ci nullamenofossero obbligati a pagar la somma convenuta nei loro con
tratti, ne verrebbe che la diminuzione della riproduzione sarebbe intieramente a
peso di questi coltivatori; che un valore di 100 tolto alle anticipazioni di un
coltivatore gli cagionerebbe un vuoto di 200 nella raccolta del prim anno, che
lanno seguente se la stessa imposta continuasse ad esistere, la diminuzione
delle anticipazioni diverrebbe di 500 , e che ne arrecherebbe una di 600
nella riproduzione,
Non ispinger pi avanti questa progressione geometrica: lultimo risultato
facile a discernersi: basteranno pochi anni di questa specie perch si vedano
ruinati iiittajuoli, ed estinte nelle nazioni altrettante ricchezze produttive. Questa
progressione, e vero, si ferma al rinnovamento degli ailltti stabiliti con nuovi
ttajuoli; ma perch questi si presentino alla oerta, bisogna far cessare il ri
schio; bisogna che non abbiano a temere dessere tratti in rovina come coloro
che gli han preceduti, senza di che i proprietarii di fondi sarebbero ridotti a fan:
Loaomn NATURALE nnLLn socumi rou'ricnn. 179

le anticipazioni di coltura da loro stessi, o le terre resteranno incolte, se


quelle non sono in istato di provvedere alla spesa occorrente. Cosi, iinch sussi
ste il rischio, i impoverimento del Sovrano e della nazione avranno una progres
sione rapidissima, poich la diminuzione delle anticipazioni ne produce un'altra
nei prodotti, e quest'ultima anch'essa altra ne produce nelle anticipazioni. Questo
cerchio senza fine cosa spaventevole per chiunque voglia prestarvi una lieve
attenzione. -
In generale, havvi in ogni nazione una classe duomini salariati dai coltiva
tori, una classe duomini, la man d'opera e l'industria dei quali sono immedia
tamente impiegate nei lavori della cultura e alle opere differenti di cui essa ha
bisogno. Le somme che servono a pagare i salarii di questi operai fan parte delle
ricchezze non disponibili, di quelle ricchezze che icoltivatori devono prelevare
nella massa totale delle produzioni, prima ancora che esse sieno, divise fra il
Sovrano ed i proprietarii di fondi. Si comprende bene che la prelevazione privi
legiata e un trastullo, una illusione, se non assicura ai coltivatori la libert di
dedicare per intiero quelle ricchezze alla cultura, o piuttosto se dopo la preleva
zione ch essi ne hanno fatto non possano impiegarla al loro destino senza
che una parte di quelle medesime ricchezze venga loro tolta per la imposta.
Tale e pertanto l'inconveniente di qualunque imposizione stabilita nei salarii
degli uomini mantenuti pel servizio diretto o indiretto della cultura : una siffatta
imposizione fa necessariamente rincarire in parte i loro salarii; allora quel rinca
rimento equivale ad una diminuzione diretta delle anticipazioni del coltivatore,
poich sempre la cosa stessa prendergli direttamenle 100 franchi, per esempio,
sopra 500, o fargli pagare 500 ci che avrebbe dovuto pagare 200: nell'un caso
e nellaltro i lavori, e generalmente tutti i soccorsi di cui profitta la cultura sono
ugualmente diminuiti di 100 donde risulta la estinzione di una riproduzione di
200 seguita da tutti i mali progressivi dei quali ho parlato.
Ma, ci si dice, se la mano dopera di questi salariati non rincarisce punto,
non avr luogo il disordine che io qui espongo. Ammetto che dessa non rincari
Sca: purch troviate un segreto per impedire che questa classe (1 uomini non de
perisca di giorno in giorno, un segreto per procurarlei mezzi di fare la stessa
Spesa con l'istesso introito.
Esaminate bene qual lo stato di tutti coloro, la professione dei quali di
servire ai dill'erenti lavori che necessita la coltura; in generale voi non vedrete in
costoro, se non uomini ridotti a fare quei consumi che possono considerarsi
come di stretta necessit: le loro diverse professioni sono comunemente di pratica
Cos facile da potersi compiere da una moltitudine d'uomini nati senza ricchezza
alcuna, e perci la gran concorrenza di questi operai che si formano prontamente
8 senza spesa, mantiene necessariamente i loro salarii al pi basso prezzo possi
bile, ad un prezzo cio, al dissolto del quale altro non trovasi se non se l' indi
senza e la miseria, flagelli sempre distruttori delle classi di uomini, delle quali
essi formano lo stato abituale.
Ecco adunque un primo punto evidente: se i salarii degli uomini in parola,
non aumentano in ragione delle imposte stabilite sopra essi, voi vedrete questa
Specie duomini distruggersi: eccovi in ci una evidente contraddizione nella
nostra ipotesi, poich egli naturalmente impossibile che il prezzo duna mano
ll'Opera non aumenti quando diminuisce la concorrenza degli operai, il bisogno
180 MBRCIBR un LA RIVIRE.
dei quali si risente indispensabilmente. Non c' che una sola circostanza la quale
possa permettersi che in simil caso questo aumento non accada; quando,
cio, gli operai ancora esistenti sieno sitlattamente spinti dalla necessit, da non
poter prottare del bisogno che si ha dei loro servizii; ma ancor esso questo stato
uno stato di miseria eccessiva, uno stato omicida degli uomini nati e da na
scere; cosicch bentosto, per mancanza doperai, mancheranno i lavori alla col
tura, ed i suoi prodotti si vedranno progressivamente soilocati come gli uomini
i lavori dei quali sarebbero necessarii alla riproduzione.
intanto facciamo violenza alla natura : supponiamo che la popolazione fosse
sempre la stessa fra gli uomini impiegati alla cultura, quantunque una imposta
tolga loro una porzione dei salarii che la concorrenza ha regolati per la loro sus
sistenza. sempre vero per che questi stessi uomini non potranno pi fare gli
stessi consumi a meno che essi non comprino meno care le produzioni che con
sumano: nell'un caso e nell'altro il contraccolpo di una tale imposta cagiona un
danno uguale al coltivatore, parlando in ragione della diminuzione dello spaccio,
o del valor venale delle sue produzioni.
Fermiamoci un momento a considerare gli ell'etti di questo contraccolpo.r se
questa perdita e cosi impreveduta pel coltivatore, se essa elude i calcoli dei pro
dotti annuali che ha dovuto supporre eontraendo laltto, e che cio nullameno sia
obbligato ad adempiere rigorosamente agl' impegni ai quali e tenuto, e chiaro
che questo contraccolpo che fa diminuire il suo introito, senza farne diminuire
gli esiti, equivale ad ,una imposta anticipatamente stabilita su questo coltivatore
personalmente: pi sopra si veduto qual la progressione geometrica della per
dita che gliene risulta di anno in anno, e come questa perdita progressiva, altera
progressivamente del pari la massa delle produzioni, la ricchezza nazionale e la
popolazione.
Formiamo adunque la ipotesi meno favorevole, e supponiamo che il non va
lore sopravvenute nelle produzioni sia in deduzione del prodotto netto, la divi
sione del quale debbe farsi fra il Sovrano e i proprietarii dei fondi. lo osservo prima
di tutto esser impossibil cosa valutar questo non-valore, poich in generale regna
una specie di equilibrio necessario fra il prezzo di tutte le produzioni, di quelle
per lo meno, che si consumano in natura o con poche preparazioni. Si comprende
bene come i coltivatori, per quanto il fisico e le loro facolt potranno permet
terlo, coltiveranno sempre con preferenza i prodotti, lo spaccio dei quali sar pi
vantaggioso; in conseguenza l abbondanza di queste produzioni crescendo
in ragion di questa preferenza, deve venirne una diminuzione nel loro preuo
linche rientri nella proporzione che deve avere coi prezzi degli altri prodotti.
Osservate d'altronde che il prezzo di un prodotto serve a pagare quello di un
altro; chi non possiede se non che prati, paga quel che consuma solo col prezzo
che riceve dai suoi eni; lo stesso dicasi di chi altro non raccoglie se non tra
menti; lo stesso per chi non raccoglie che vino, legumi, legno, lana, lino, ecc.
ecc.. Cos quando non fosse possibile ai coltivatori di cambiar coltura, dopo
che una data specie di prodotto diminuissc di prezzo, non meno necessario che
il prezzo degli altri prodotti diminuisca in proporzione, poich accade appunto
allora che i mezzi per pagarli vengono meno. -
l salari-i degli uomini dedicati ai travagli della cultura o analoghi alla stessa,
son relativi al prezzo corrente delle produzioni che essi consumano: la concor
L'onoisr: suunzus DELLE socutn' POLITICHE. l8l

renza regola sopra questo prezzo corrente i loro salarii, poich questi sono il
pegno ed il segno della rata che debbon prendere nelle produzioni; se dunque
in conseguenza di una imposta che toglie loro una porzione dei loro salarii, di
minuisre il prezzo di queste produzioni, i venditori di esse non posson pi fare
le spese stesse in danaro, non posson pi mettere il prezzo stesso alle cose che
comprano; cosi di contraccolpo in contraecolpo, i prezzi di quasi tutte le altre pro
duzioni provano una diminuzione proporzionale; ed in virt di questa, divenuta
gi generale, (poich essa divien male epidemico che poco a poco occupa tutto il
territorio di una nazione); in forza, dico, di questa diminuzione il sovrano ed i
proprietarii di fondi fanno una perdita immensa nelle loro rendite in danaro;
perdita che, come ho detto, riesce impossibile valutare.
Fortunatamente non abbiam bisogno di questa valutazione per arrivare allo scopo
che mi sono proposto: essendo il danaro ricevuto presso tutte le nazioni incivilite
per servir di misura a tutti i valori, egli evidente che una nazione fa una per
dita reale sulle sue entrate quando le sue produzioni perdono del lor valore in
danaro. Tal perdita vero non monterebbe a nulla presso un popolo che non
facesse alcun genere di commercio cogli stranieri: ma nessuno dei popoli colti
pu trovarsi in questo caso: questa perdita dunque si eti'ettua nei rapporti di una
nazione colle altre, e per mezzo del commercio, e noi in conseguenza la consi
dereremo sotto questo punto di vista.
Le entrate comuni del sovrano e dei proprietarii di fondi si spendono parte
in compra di produzioni, e parte in compra di manifatture. Se la diminuzione
del prezzo delle produzioni ha fatto lor perdere una porzione delle rispettive en
trate, la diminuzione delle spese che essi l'anno comprando quelle per proprio
consumo pu per essi riguardarsi come una indennit. Ma una simile indennit
non ha luogo per la parte delle rendite che essi impiegano nella compra di ma
nil'atture, per lo meno relativamente a tutte quelle suscettibili di esser trasportate
e consumate presso lo straniero. La concorrenza degli stranieri nella compra di
queste mercanzie, fa si, che si mantengano al prezzo corrente di tutte le nazioni
commercianti, presso le quali sempre proporzionato al valore etTettivo che i
loro prodotti hanno in danaro. evidente, per esempio, che i manulattori delle
tele e dei panni non le venderanno nella nazione ad un prezzo inferiore di quello
che oll'ra lo straniero, quantunque essi avesser comprato ivi le materie prime o
ipmdotti, che consumano giornalmente, a tali prezzi che gli darebbero agio a
vender meno caro.
So bene potermisi obiettare, che i guadagni di questi fabbricanti ne faranno
aumentare il numero, e che la loro concorrenza ne far riuearire le materie prime
che essi impiegano; ci pu accadere, ed io lo credo. Ma che ne risulter? Risul
tera da ci che i prezzi di questi prodotti non saranno soggetti alla diminuzione
comune ai prezzi di tutti gli altri che si consumano nella nazione senza poter
essere esportati; per questa ragione il pregiudizio della nazione sar men grande;
ma sar sempre interessante pel sovrano e pei proprietarii di fondi; poich mentre
i prodotti territoriali, il valore venale dei quali forma la loro entrata comune in
danaro, saranno a basso prezzo, non pagheranno per men care tutte le mer
canzie per le quali avran bisogno di ricorrere allestero.
Eppure tutto questo non se non che una lieve idea di questo danno stesso:
bisogna adesso vederlo nelle conseguenze che necessariamente deve averoe che
182 nenctnn un LA invii-me.

singolarmente l'appesantiscono. Voi qui vedete la classe industriosa che compra


i prodotti a basso prezzo, senza chessa venda meno carii suoi lavori al sovrano
ed ai proprietarii di fondi: non adunque possibile che tanto l'uno che gli altri,
l'entrate dei quali perdono in proporzione dei non valori dei prodotti, comprino
tante manifattura quante ne potrebbero, se le loro entrate in danaro fossero pi
considerevoli: allora la classe industriosa trovasi nella necessit di esportare in
gran copia le sue mercanzie; e quindi di fare pi grandi spese di spaccio,
poich i consumatori lontani comprano men caro, in ragione delle spese che le
mercanzie devon fare pria di giungere ad essi: per ci che questa classe soffre
spese di cui non pu indennizzarsi se non se col basso prezzo al quale compra i
prodotti; cosi, meno si consumer nello interno della nazione e pi diminuir
quel prezzo, 0 pi diminuir e minore sar il consumo.- provatevi a spezzare
questa catena circolare di diminuzioni progressive; se non incomincerete dal
distruggere il principio, vi sfido ad arrestarne il corso.
Lo stesso inconveniente ha luogo per tutte le produzioni suscettibili di espor
tazione in natura: la concorrenza dell'estero sostiene nel vostro paese il loro valor
venale, ma come ho detto, questo valore perde sempre in ragione delle spese di
trasporto, spese che il prezzo dei vostri prodotti non soffrirebbe, se la diminu
zione delle vostre entrate in danaro, non vi avesse messo nella impossibilit
d'aver presso voi consumatori in istato di pagare e far valere questi stessi pro
dotti: cosi, a questo riguardo, si fa l'tstesso circolo ancora, accade l'tstessa'pro
gressione nel degradamento.
"edete dunque quanto le vostre perdite si moltiplicano; vedete che catena di
disordini, risultanti'da una causa sola, da una imposta stabilita sui salarii degli
uomini mantenuti dalla cultura; frattanto, la progressione necessaria di questi
disordini dipende ancora da altri contraccolpi che l'afi'rettano, e che facilmente
potr mostrarsi: quest'ultimo quadro compir la dimostrazione, che non pu mai
stabilirsi una tale imposta quando gli effetti che ne risultano sono evidenti agli
occhi del sovrano e della nazione.
Avete dovuto osservare come la diminuzione del prezzo dei prodotti non es
sendo seguita da una diminuzione eguale nei prezzi delle manifattura, risulta che
la classe industriosa nel caso di arricchirsi alle spese dei proprieturii di fondi:
in conseguenza lo stato di questi non pi nella societ il migliore stato possi
bile, gli uomini non si studiano pi di trasmutare le loro ricchezze mobili in f'on
diarie; la classe che possiede le terre trovasi quasi sempre senza interesse, senza
volont, e senza mezzi di migliorare le sue possessioni, spesso anche nella impo
tema di provvedere alle spese necessarie alla loro coltura: quindi il dcgradamento
delle stesse, quindi una moltitudine di terre incolte, quindi la estinzione pro
gressiva delle entrate nazionali e della popolazione. Per fermarci una idea ade
quata della necessit di questo progredimento, si osservi, che diminuite una
volta in una nazione le rendite in danaro, diminuiscono quivi le spese in compra
di manifatture; la diminuzione delle spese in questa parte, trascina necessaria
mente seco quella della popolazione, e questa ne cagiona necessariamente un'altra
nella diminuzione del consumo dei prodotti; da questa, nuova diminuzione neces
sariamente risulta nello spaccio 0 valore in danaro dei prodotti, e perci in quel
che forma l'entrata in danaro del sovrano, e dei proprietarii di fondi: partendo
adessO da questo punto estremo, descriverete necessariamente un nuovo circolo
Lonnm: NATURALI onLLn socnzrit' nouncne. 185

di diminuzioni, un nuovo circolo che per le stesse ragioni sar necessariamente


seguito da un terzo, e questo necessariamente da un quarto; e sempre crescer
cosi necessariamente il deterioramento, ncbe o ne avrete fatto cessar le cause,
o che tutto sia distrutto.

CAPITOLO VII .
l doppii impieghi formati delle imposte indirette ricadono lutli soprl i proprietarii di fondi. _ Questa vcriti:
dimostrata coll'anelisi llcl eontraccolpi di una imposta sulle rendite o sulle pigioni delle cose. - Il
sovrano stesso paga una gran parte di un: tale imposta.

Qualunque imposta pagata dal prodotto delle terre; tutto quello che la im
posta prende sopra questo prodotto dopo la divisione fattane col sovrano, forma
un doppio impiego; qualunque doppio impiego ricade sui proprietarii dei fondi
depredando la ricchezza nazionale e tutto ci che costituisce la potenza politica
dello Stato: ecco l'ordine delle idee che ho voluto presentare. Le due prime pro
posizioni sono gi dimostrate, ed il doppio impiego che risulta da una tale im
posta evidente. Abbiam parimenti veduto che quand'esso colpisce le ricchezze
non disponibili estingue progressivamente le entrate comuni del sovrano e dei
proprietarii di fondi, e con questi la popolazione: altro adunque non rimane a
compiere se non una parte della nostra dimostrazione; provare cio che i doppii
impieghi che si operano per altre vie, sono ugualmente pesi sulla propriet fon
diaria; e che non alcuno di questi pesi che non rechi danno agl' interessi del
sovrano, sebbene non tutti nel medesimo grado. -
Una rendita si diminuisce in due modi: pu annientarsene una parte: pos
sono farsi aumentare le spese dei godimenti ai quali essa s'impiega. Si comprende
facilmente che non bisogna confondere un godimento colle spese che si fanno
per provarsi. Men considerevoli saran queste spese, e pi si e ricchi; poich ric
chezza e mezzi di godere sono una cosa sola: ora, l'aumento delle spese da farsi
per giungere ai godimenti, evidentemente una. diminuzione dei mezzi di godere,
cos, chi ricco in un dato luogo, sarebbe in cattive circostanze in un altro, dove
fosse obbligato a pagar molto pi care le cose che volesse consumaie.
Fra le imposte che sembrano essere pi estranee ai proprietarii di fondi
non ve n' una sola che non abbia uno dei due inconvenienti, o entrambi contem
poraneamente; non una sola che non cagioni ai proprietarii di fondi ola distru
zione di una parte della loro rendita, o l'aumento delle spese che far debbono
per convertirla in godimenti, o entrambe queste perdite contemporaneamente: ba
steranno due esempii perch queste verit siano evidentemente stabilite.
Suppongo due leggi, una delle quali ssi l'interesse a 5 per 010, e l'altra
sottoponga le rendite ad una imposta del quinto del loro valore: non egli vero
che queste due leggi combinate riducono l'interesse del danaro a 4 per 010 pel
lo prestante, e che chiunque prester, calcoler il suo danaro impiegato al
4 per 010? .
Osservate per che queste leggi non obbligano a prestare; il prestito non ha
luogo se l interesse ssato non conviene al prestatore; che i prestiti spesso si
fanno ad un interesse pi basso di quello dalle leggi ssato; che tutto al pi esse
184 mzncrn ne LA RIVIBE.

possono impedire che non si presti apertamente ad un interessa pi forte di quel


cliesse non lo permettano; ma che il loro potere non si estende tino a far pre
stare quando questo modo di collocare il danaro non sembra preferibile a qua
lunque altro impiego, poich quivi determinasi la volont del prestatore.
Malgrado le leggi che regolano l interesse del danaro, l azione di prestare e
di pigliare ad imprestito, sono azioni pienamente libere: io non pigliero ad im
prestito allinteresse ssato dalle leggi se mi vedo leso da tale operazione; e
quando non vi sar alcuno che piglier ad imprestito al 5 per 0|0, i prestatori
saranno obbligati a diminuire l'interesse del danaro. Quando del pari non vi sar
alcuno che voglia prestare al disotto del 5 per 0|0, sara necessit che l'interesse
del danaro si stabilisca sopra questo piede. In tutte le operazioni che si fanno
liberamente, ssar questo interesse dipende adunque molto meno dalle leggi an
zicch dalla concorrenza dei prestatori e di coloro che pigliano ad impnstito,
linteresse si regola naturalmente fra loro secondo il prodotto che si pu rica
varc dal proprio danaro in altri impieghi: ecco perch i prestiti si fanno soventi
ad un interesse inferiore a quello fissato dalle leggi; ecco perch, quando questo
interesse non pu convenire ai prestatori, i prestiti han luogo nei soli casi nei
quali si trova mezzo di eludere la disposizione di quelle.
Cos chiunque si determinasse liberamente e volontariamente a collocare il
suo danaro al 5 per 0|0, un dei quali ricada alla imposta, naturalmente preste
relibe al 4 per 010 se limposta non gli togliesse nulla,- cosl il quinto di questa
rendita, rimesso alla imposta, non tolto al renditiere, ma bens al debitore
di essa; cos, questo quinto non altro se non un aumento di spesa per tutti co
loro che han bisogno di pigliare a prestito; cos questo aumento di spesa non e
se non se un sopraccarico stabilito sul prodotto delle terre, per ci appunto che
quest'ultimo salda qualunque spesa; cos questo sopraccarico ricade sul proprio
tarii di fondi, perch esso aumenta le spese che devon fare per convertire quel
prodotto in godimenti. Non credo dovere insistere sopra quest'ultima conseguenza;
essa devesser viva, evidente, per chiunque su che altro non vi se non se il pro
dotto delle terre che possa annualmente fornire le somme per pagare le rendite.
Secondo questa verit, facilmente si comprende che una imposta la quale man
tenga il danaro ad un interesse pi alto di quanto non lo sarebbe senza di cio,
grava il debitore delle rendite: or, questi o un proprietario di fondi, o un
altruomo che in virt dei servizii che rende alla classe proprietaria del prodotto
delle terre entra nella spartizione di questo: nel primo caso, non vi dubbio che
la propriet fondiaria non sia lesa in parte; nel secondo caso, il caro prezzo del
danaro che egli toglie ad imprestito per esso un aumento di spesa, aumento
che deve far rincarire in proporzione i servizii che rende alla classe proprietaria:
cosi il caro prezzo del danaro cade sempre direttamente o indirettamente sopra
quella classe.
Il secondo esempio che io debbo proporre, e quello, di unimposta sulla pi
gione delle case. Se fosse pi utile impiegare il proprio danaro in tuttaltra ma
niera che non a fabbricare ed a comperare delle case, nessuno sicuramente pen
serebbe a farne la spesa a meno che non fosse per s personalmente e per con
seguenza dellimpossibilit in cui si fosse di alloggiare. dunque indispensabile
che l'impiego del danaro in compre e costruzioni di case dia un interesse pro
porzionato a quello che si troverebbe in un altro impiego. ltisulta da ci essere
nonmxn NATURALE DELLE socrsrz' POLITICHE. '185

suprema necessit che la pigione delle case rincari se voi l assoggettate ad una
imposta; per conseguenza che il godimento di una casa soggetta a tale imposta
sia pi dispendioso. Fatelo. pertanto abitare da qualunque persona pi vi piaccia;
se un proprietario fondiario evidente che sar gravato dal rincarimento ne
cessario della sua pigione; se un altr uomo qualsiasi egli non pu pagare se
non con quello che direttamente o indirettamente riceve dal proprietarii fondiarii:
perci in ogni maniera, quell'imposta non e per questi che un aumento di spesa
e conseguentemente una diminuzione della loro ricchezza.
Osservate adesso che, quando io dico che questa sorta d imposte sono gra
vezze che ricadono sui proprietarii fondiarii, bisogna estendere questa proposi
zione sino al sovrano personalmente; mentreche impossibile che nelle spese
chegli fa per se medesimo e per coloro chegli mantiene, non venga esso pure
gravato dal caro dei prezzi che cotali imposte cagionano e mantengono; quindi,
quelle medesime imposte riprendono dalle sue mani una gran parte di quello che
gli hanno dato.
Pu non pertanto accadere che unimposta sulle rendite e sulle pigioni delle
case non ricada guari sui proprietarii fondiarii, ed il caso di un imposta acci
dentale e imprevista. Ma se tali avvenimenti fossero tanto frequenti perch ne
risultasse ci che direbbesi un rischio per gli acquirenti delle renditee delle case, chi
mai vi si esporrebbe gratuitamente? S incorre in un rischio sol quando si e
pagati per correrlo: bisognerebbe dunque che questo rischio fosse bilanciato con
grassi protti, che non potrebbero esser fatti non se a spese dei proprietarii
di fondi e del sovrano. Voi qui osserverete che un tal rischio sarebbe molto
reale, se si stabilissero arbitrariamente delle imposte personali sopra i renditieri
e sui proprietarii delle case: per via di queste imposte arbitrarie, essi avrebbero
perduto la propriet dei capitali, che avessero speso per fare simili acquisti;
poich, non si ha mai la propriet di un fondo se non si ha la propriet del
suo prodotto. Un tal disordine metterebbe cosi le ricchezze pecuniarie nel caso
di cercare altri impieghi, fossanche all'estero, a meno che, come si e detto, il
rischio di collocare cos il danaro proprio nella nazione non vi trovasse dei con
trapesi che sarebbero per loro stessi un altro disordine a carico del sovrano e
dei proprietarii di fondi.
Parmi gi sentire una moltitudine duomini alzarsi contro di me; gridare che
sarebbe molto singolare pretendere che i renditieri e i proprietarii di case non
contribuissero ai pesi dello Stato e. non pagassero alcuna imposta. Mi permettano
di domandar loro di quali pesi, e di quali imposte intendon essi parlare: se colla
parola di pesi voglion designare pesi annuali ed ordinarii, io risponder loro,
che nel sistema dellordine, non vi contribuisce alcuno; che questi pesi son sod
disfatti dall entrata pubblica annuale, la quale altro non se non se una por
zione determinata nel prodotto netto delle colture; che questa porzione una
ricchezza comune, che si rinnova perpetuamente, e mi pare che le ricchezze par
ticolari di ciascun proprietario di fondi si rinnovino colla riproduzione; e che
cosi, la terra che paga l'imposta pagando per la intera nazione. Non vedete
voi, direi loro, che si compra una rendita ed una casa come si compra una terra?
Che il prezzo che si mette a questa ed a quella in ragione della entrata che
esse danno al proprietario; che comprandole non si paga nulla per la porzione
che limposta prende ognanno in questa entrata; che n case ne rendite non si
'186 uancinn on LA nivrua.
comprerebbero, o che si comprerebbero men care se le assoggettaste ad una imposta;
che questa in conseguenza lungi dal pesare sopra questi acquirenti, si trover
sempre a peso di coloro che pagano le rendite e gli aliitti; in una parola, che la
condizione dei renditieri e dei proprietarii di case non e in ci pi vantaggiosa di
quanto lo sia quella dei proprietarii di fondi, poicii questi non pagano l'imposta?
Lo stesso non dei pesi accidentali e momentanei: possono trovarsi cir
costanze passeggiere ed imperiose, che esigano soccorsi straordinarii; non
dubbio allora che questi devono esser presi dalla rendita e sulla entrata dei pro
prietarii di fondi: la ragione ne semplicissima: le rendite sono una porzione del
prodotto netto, della sola ricchezza cio disponibile in una nazione, e che possa
essere impiegata ai bisogni politici dello Stato: i renditieri devono adunque esser
necessariamente esposti a tutti gli evenimenti inseparabilmente attaccati alla pro
priet di questa ricchezza disponibile, e che ugualmente trovansi nellordiue delle
operazioni che possono essere necessarie per assicurare e far valere questa
propriet.
Se in sill'atte circostanze le rendite non fosser gravate ne sarebber feriti l'in
teresse comune del sovrano e della nazione; e per contraccolpo sarebbe compro
messo i interesse particolare del renditiere; le rendite diverrebbero una diminu
zione delle entrate dello Stato; diminuzione che modicherebbe la forza e la
consistenza dello Stato; diminuzione che, volgerebbesi cosi, in qualunque modo, in
detrimento della propriet fondiaria, ed in conseguenza della sicurezza, delle ren
dite stabilite sui prodotti netti di questa propriet.
Quanto io qui dico dei renditieri non pu intanto applicarsi ai proprietarii
delle case: le loro pigioni differiscono dalle rendite, per ci appunto che possono
rincarire, mentrech una rendita non pu aumentare a piacimento del renditiere:
il rincarimento perci una strada sempre aperta a questi proprietarii per
rivalcrsi sul prodotto della coltura, di tutto quello che sarebbe obbligato a pa
gare alla imposta; essi dunque non potrebbero esserne gravati se non che fino
al momento in cui rinnovassero gli affitti delle loro case: l'imposta allora rica
drebbe sopra coloro che pagano le pigioni pi care, e per eontraccolpo sopra i
prodotti delle propriet iondiarie che si sarebbero creduti alquanto alleviati.
Cosi una imposta abituale e proporzionale sulle rendite e sulle pigioni delle
case colpisce indirettamente parte i proprietarii dei fondi e parte il sovrano
relativamente ai primi e una diminuzione di ricchezze, dovendo essi aumentare
le spese per arrivare ai godimenti.
Questa imposta adunque non solo un doppio impiego, ma ancora un doppio
impiego, il quale quando esso arbitrariamente stabilito nella persona dei ren
ditieri o dei possessori delle case, grava arbitrariamente la propriet fondiaria, la
riduce per dir cos ad un vano titolo, e quindi attacca nella sua essenza l'ordine
costitutivo della societ. Da queste sorti dimposte pu giudicarsi di tutte le altre
che loro somigliano; di tutte quelle che non sono una porzione presa direttamente
o indirettamente sul prodotto delle terre: e adunque evidente non esservene una
sola che non divenisse un peso indiretto sulle entrate dei proprietarii dei fondi,
peso fatto pi lieve per essi solo per la parte che il sovrano ne porta personal
mente, perciocch esso trovasi sempre ingannato nei calcoli che pu fare sui
prodotti di questa imposta.
intanto, come ho gi detto, gli effetti delle imposte indirette non son sempre
L'ORDINE nA'runALB DELLE socls'rA Pourxcnn. 187

gli stessi; cosi i grandi disordini che essi producono non sono le conseguenze dei
doppi impieghi dei quali ho parlato: e particolarmente quando tali imposte si
trovano stabilite immediatamente sulle persone, ci salarii della gente dell indu
stria, che il male che ne risulta si fa enorme ne cessa di accrescersi, nch e man
tenuto dal principio che ne cagione. La dimostrazione di questultima verit
far compiutamente conoscere quanto sia dinteresse del sovrano e dei sudditi non
cambiare la forma essenziale delle imposte, ed in conseguenza quanto si debba
esser certi, che nel governo dun solo, supposta l evidenza di questo interesse
pubblicamente stabilito, non sono a temersi gli abusi che da simile cangiamento
risulterebbero.

CAPITOLO VIII.
Doppi impieghi risultanti delle imposte sui salarii dellindustria 0 mila vendita delle cose vennli. - Come
essi ricadono tutti a peso del proprietario di fondi e del sovrano in ragione della porzione che ciascuno
prende sul prodotto netto della coltura. - Queste imposta in tutti i casi possibili sono progressivamente
o necessariamente distruttive delle entrate della nazione, di quelle del sovrano e della popolazione.

Rammentate quanto pi sopra osservai sulla necessit che la distribuzione ed


il consumo delle produzioni si faccia in tal proporzione dalla quale risulti un
vantaggio comune a quei che le fanno rinascere ed alla classe industriosa; ram
mentate che tutte le produzioni che non possono essere consumate in natura dai
loro primi proprietarii divengono utili solamente per opera dell industria; ram
mentate che i salarii ed i prezzi pagati per questi lavori sono porzioni prese sui
prodotti in natura, o ci che vale lo stesso, sul valore in danaro; rammentate
che la misura di ciascuna di queste porzioni non ha niente di arbitrario, che esse
per lo contrario sono determinate dall'autorit dispotica della concorrenza che
nel comune interesse di tutta la societ fa regnare l ordine pi vantaggioso
nella distribuzione e nel consumo dei prodotti; ordine che non pu pi sussistere
dal momento in cui una imposta viene a snaturare le proporzioni secondo le
quali stata fatta per la concorrenza.
Ogni uomo che colle sue spese e i suoi lavori si procura maggior quantit
di prodotti di quanto possa consumare in natura, si propone necessariamente di
cambiar la forma della eccedenza , di convertirlo in manifatture; dall altro lato,
coloro che si dedicano alle professioni relative allindustria, calcolano certamente
sul cambio della loro mano (1 opera contro i prodotti. Bisogna adunque necessa
ri'amenle, che una proporzione venga stabilita fra il valor venale dei prodotti ed
il valor venale delle opere d industria: secondo questa proporzione ciascuno si
determina nellimpiego del suo individuo, delle sue ricchezze mobiliari e dei suoi
talenti.
Osservate la necessit di questo equilibrio che deve regnare fra il prezzo delle
produzioni e quello della mano d'opera. inutile esaminare quale sia il primo
dei due che comandi allaltro: il punto essenziale a comprendere ne la reciproca
dipendenza; il servirsi mutuamente di misura; eche non puossi cambiar l'ordine
delle loro relazioni, se non se in comun detrimento di tutti gl interessi, la cura
dei quali ci tanto a cuore. L equilibrio di cui qui voglio farvi comprendere la
piena necessita non ha nulla di misterioso: perch il tal artigiano paga la misura
188 MERGIER DE LA nrvrisnn.
del mio frumento a 50 soldi? perch glielo permettono i suoi salarii: e chi gli
paga questi? i primi proprietarii del valore dei prodotti, o altri individui ai quali
hanno gi distribuita una parte di quel valore. Scemate la meta di questi salarii:
l'artigiano non pu pi pagare il mio frumento al prezzo stesso, a menoch non
diminuisca le somme delle compre che egli pratica presso altri venditori; ma. in
tal caso, questi tali venditori non avranno pi -gli stessi mezzi per comprare il
mio grano: sempre il medesimo inconveniente, sempre lo stesso eontraccolpo. Il
movimento del danaro altro non se non una circolazione, secondo la quale
ciascun deve ricevere tanto quanto vende, e ciascuno deve dare tanto quanto
ne riceve.
Seguite questa circolazione in tutti i suoi rami, vedrete facilmente che la
classe industriosa non pu mettere un prezzo ai prodotti se non in ragione di
quello che i loro primi proprietarii mettono alla sua mano d'opera; che essi non
posson mettere un prezzo alla loro mano d'opera se non in ragione di quello al
quale vendono i loro prodotti; e che cos i primi proprietarii son quelli che for
niscono a questa classei valori in danaro coi quali paga i prodotti; perci noi
abbiam dato il nome di doppio impiego a qualunque imposta che trovasi stabilita
sui salarii, perch questi tutti son pagati dai valori dei prodotti. '
Risulta da queste osservazioni che in una nazione che non facesse alcun
genere di commercio estero; che non avesse alcun genere di relazioni con stra
nieri nelle sue spese, sarebbe indiil'erentissima cosa se i prodotti avessero gran
valore in danaro, o un valor mediocre; quest ultimo caso anzi sarebbe pi van
taggoso perch il trasporto del danaro per farci pagamenti sarebbe meno disa
gevole; qualunque fosse questo valore in danaro, quello dei lavori della mano
d'opera se ne metterebbe al livello,'e l'equilibrio necessario sarebbe ugualmente
mantenuto.
Ma interessantissima cosa diviene il valor venale dei prodotti per poco che
una nazione faccia alcun commercio coll'estero; poich ci decide della maggiore
o minor quantit di prodotti territoriali che essa deve dare in cambio delle mer
canzie straniere. adunque, di rimbalzo, di uguale importanza per essa che i
salarii proporzionali della industria non vengano alterati per form maggiore;
poich essi posti nelle mani della industria son destinati a mantenere il valore
dei prodotti, valore che d'altronde la sola ed unica ricchezza disponibile pel
sovrano e per la nazione.
Per dimostrar meglio queste verit e le conseguenze che ne risultano, percor
riamo i differenti disordini, che nascono necessariamente in seguito del doppio
impiego formato da una imposta sugli agenti dell'industria. Questa imposta,
evidente, non pu esser pagata se non con una parte del loro salario. Ma
vuolsi allora che i salarii aumentino o no? Ciascuna di queste due ipotesi vuole
un esame particolare.
Se i salarii aumentano, chiaro che l'imposta cade su coloro che li pagano;
e chi son essi? Prima di tutto il sovrano; in conseguenza egli sopporta una parte
di questa imposta in ragione del rincarimento delle opere d' industria, che egli
compra per il suo consumo personale o poi consumo di coloro che sono ai suoi
stipendii', quindi i proprietarii di fondi, che a causa di ci sono realmente pri
vati di una porzione delle rendite o dei godimenti che dovrebbero spettar loro in
propriet; i coltivatori finalmente, i quali e per essi stessi e per coloro che essi
L'onnisa NATURALE DELLE socinn POLITICHE. 189
mantengono, sono nella necessit di rivolgersi per far compra presso la classe
industriosa.
Una imposta sui salarii dell'industria, e che fa aumentarli, e dunque una
imposta indiretta, non solo sul sovrano e sui proprietarii di fondi, ma bens sui
coltivatori; cosi quest'ultimo contraccolpo la causa principale dei mali pro
gressivi che seco necessariamente trascina questa imposta. L aumento che essa
cagiona nelle spese dei coltivatori, una diminuzione reale della massa della ric
chezza produttiva; una tale imposta dunque distruttiva della riproduzione , ,in
ragion doppia di quanto prende indirettamente sulle anticipazioni; io voglio dire
cio che sessa costa ai coltivatori un milione, annulla una riproduzione almeno
di due milioni.
Io qui non ripeter pimto, che se i coltivatori non sono risarciti del vuoto
che il distornamento di una parte delle loro anticipazioni cagiona nella massa
totale della riproduzione, dovranno rovinarsi, e che la coltura cade in uno stato
di degradamento progressivo: suppongo al contrario che essi abbiano messo in
calcolo il contraccolpo di questa imposta, e che i loro atiitti sieno analoghi al
risultato di questo calcolo; in questo caso il prodotto netto si trover necessaria
mente diminnilo del doppio di quel che l'imposta prende indirettamente sui colti
vatori. Ma da quel momento noi scopriamo un disordine, il progresso del quale e
evidente; i proprietarii di fondi ritrovano tuttassieme, una entrata minore, men
trecch debbono pagar pi cara una parte delle cose che consumano; dunque
indispensabileche diminuiscano doppiamente i loro consumi; ed in conseguenza
che non spingano le compre presso la classe industriosa sino al punto che essa
non possa rifarsi sovressi delle somme che pagano alla imposta.
Molti per credono che la massa totale delle compre fatte presso la classe
industriosa sar sempre sulliciente perch quegli agenti possano rinfrancarsi della
imposta rincarendo le loro mercanzie. La vaga ragione che ne danno , si che
sei proprietarii di fondi consuman meno il sovrano diconessi, consumer di pi
sia per se stesso personalmente, sia per coloro che egli mantiene. Ma un calcolo
semplicissimo pu mettere questo errore in una grande evidenza.
Consideriamo l'entrata del sovrano e quella dei proprietarii fondiarii come
una sola massa che paga i due terzi delle manifatture che vende la classe indu
striosa; supponiamo in conseguenza, che i coltivatori uniti agl individui ch essi
mantengono, comprino laltro terzo. La nostra ipotesi cosi presentata, sia 50 il
totale di una imposta stabilita nei salarii della industria, e perci rincarendoli di
ugual somma, non vero che quel rincarimento costa 10 ai coltivatori, comprando
essi il terzo della manifattura rincarita di 50? non egli vero che qua '10 tolti
alle anticipazioni della coltura soffocano una riproduzionedi 20? non egli vero
che secondo la nostra supposizione deve risultarne una diminuzione di 20 nella
entrata comune del sovrano e dei proprietarii di fondi? Qual dunque lo stato
di questa entrata? Da un lato aumenta di 50 con una imposta sul salarii , dal
laltro diminuisce di 20 colla estinzione della riproduzione; altro utile adunque
non ricava da quella imposta se non di 10. Osservate adesso che questa entrata
deve pagare i due terzi delle opere d industria, in conseguenza , il rincarimento
dei salarii deve costargli 20; ma come pu mai aumentare di 20 le sue spese,
se il suo introito aumenta solo di 10? impossibile adunque chei possa fornirli,
e impossibile che sui 50 presi dalla imposta, non ve ne sieno 10 in pura perdita
per la classe industriosa che li ha sborsati.
190 MERClER DE LA Blt'llB.

Ovunque volgiate gli occhi, voi altro non vedete adesso se non deterioramento,
e deterioramento progressivo: quantunque l entrata comune del sovrano e dei
proprietarii di fondi sia aumentata di 10 in danaro, eglino son meno ricchi di
quanto lo erano precedentemente, poich le cose ch essi comprano, sono nel
totale rincarite per essi di 20. Saranno dunque obbligati a consumar meno; e
perci amantener minor numero duomini facendo nel medesimo tempo una
spesa maggiore in danaro. Mentre cosi s'lndebolisce la popolazione, vedete che la
classe industriosa parimenti perde, senza conlraccambio, il terzo della imposta.
cliessa paga, perdita che far sempre nch quella sar per durare; le ricchezze
di quella classe, il numero dei suoi agenti, ed i suoi consumi diniinuiranno di
anno in anno, poich di anno in anno si vede aumentare la quantit dei pro
dotti che nell'interno della nazione mancano di consumatori in istato di pagarli.
Cos il decadimento progressivo della classe industriosa riette sulla riprodu
zione, ed il decadimento progressivo della riproduzione riflette sulla classe indu
striosa. Questi due disordini, per cosi dire, si danno la mano per accelerare reci
procamente la rapidit della loro progressione.
La classe industriosa, mi direte voi forse, ha la risorsa di vendere agli stra
nieri; ma costoro non le terranno conto della imposta, non si presteranno al rin
carimento dei suoi lavori che ripetono da quella, e sar perci sempre in per
dita. Altronde gli stranieri non compran sempre con danaro; dovr perci questa
classe contentarsi delle mercanzie in pagamento; ma che cosa ne far. mai quando
le avr ricevute? Nella nostra ipotesi, tutta la entrata nazionale gi spesa; ove
trover essa mai entro la nazione consumatori ai quali possa vendere le mercan
zie estere per rinfrancarla dei 10 in danaro di cui essa in perdita? esse non
saranno vendute, come non lo sarebbero state quelle alle quali si trovano sosti
tuite; e la classe industriosa, avr sprecato la spesa che tale operazione necessa
riamente trascina scco.
Se volessi entrare in pi minuti particolari mostrerci col calcolo che non vi
parte del corpo politico che non provi un danno per la diminuzione che succede
nella riproduzione, e che non avvi danno particolare che non divenga ancor esso
un danno comune, donde risulta che tutti mutuamente concorrono al loro pro
gresso. Ma senza veder troppo [il filo in questa dimostrazione, basta indicarne il
principio: basta il far vedere che lordine che deve regnare nella circolazione dei
valori in danaro interrotta; che l'imposta si attribuisce una porzione di quei
valori, priach fossero stati impiegati alle spese della riproduzione; che questa,
per ci appunto, non pu pi renderli annualmente a coloro che li hanno dato
alla imposta; e che cos ogni anno il vizio di questa CltCOlilZlOllB cagiona loro una
nuova perdita; perdita di cui essi non possono essere rinfrancati, poich non
avvi cosa alcuna che possa supplire la riproduzione, sorgente unica ove le spese
possano attingere i mezzi di rinnovarsi.
Volete adesso dividere l'entrata nazionale per formarne lentrata pubblica,
e considerar separatamente gli effetti di una tale imposta relativamente al sovrano
in particolare? Deducete tre articoli sul prodotto totale della imposta: 1 La
spesa di percezione; 2 la diminuzione che prova il sovrano nella sua entrata
diretta; 5 la perdita che gli arreca il rincariinento delle manifatture. Malgrado
ci io vi accordo che l'entrata del sovrano da principio aumentata, ma per
quanto tempo durer qnest aumento? A misura che la classe industriosa si va
zcnmxu NATURALE DELLE socmn rouricnn. 191
estinguendo non dovr ,il prodotto totale della imposta diminuire senza che il
rincarimento cessi d'esser lo stesso nei suoi particolari? La sua entrata diretta
formata dal valor venale dei prodotti nazionali, non decrescer per mancanza di
un sulticiente spaccio di questi? Questa doppia diminuzione nella sua entrata, non
inuir sulle compre che si fanno presso la classe industriosa, e in questa non si
far un vuoto che crescer di giorno in giorno? Volete che in ragione dei centri
buenti che spariranno dalla classe industriosa, si aumentino le quote particolari
di coloro che sono ancora esistenti? Analizzate questa pretesa risorsa ed i suoi
contracolpi, e troverete che questa altro non se non un mezzo di atl'rettare il
degradamento; e che allora accadr del progresso di un tal disordine, come della
caduta dei corpi, il movimento dei quali si accelera in ragione del loro peso e si
moltiplica pel quadrato dei tempi.
Abbiamo in questa materia opere moderne tanto pregievoli, che io comunque
lasci a dirne molto pi di quanto ne ho detto, credo non dovermivi fermare pi
a lungo; ma il mio scopo non quello di fare un trattato speciale della imposta:
mi a'retto adunque ad esaminare il secondo ramo della nostra alternativa; di
veder ci che risulter da una imposta sui salarii della industria, supponendo che
essi non rincariscano.
55 Ogni individuo della classeindustriosa non consuma se non in ragione dei suoi
salarii: cosi scemare dai suoi salarii lo stesso che scemare sui suoi consumi.
Ma se questi diminuiscono, che cosa che li sostituir ? Come i primi venditori
dei prodotti potrebbero procurarsene uno spaccio ad un prezzo vantaggioso? Ne
crediate poter sotto questo riguardo sostituire gl'individui che vivono a spese della
imposta agli agenti della industria: primo, perch non possibile che iconsumi
di quelli sieno gli stessi dei consumi di questi; secondo, perch l andamento di
questi consumi e assolutamente ditierente.
Il prodotto di una imposta sopra isalarii si riduce in un solo punto, si
distribuisce ad un dato numero di consumatori che ordinariamente sono riuniti
in un luogo solo, o per lo meno in dati luoghi particolari, perci il consumo
trovasi lungi dal luogo della riproduzione. Ora , egli certo che i prodotti per
dono necessariamente del lor valore venale in proporzione delle spese che deb
bono fare per andare a trovare i consumatori. A ci aggiungete che vi son molti
prodotti che per natura loro non sono adatti ad esser trasportati. altri ancora
che, in ragione del lor volume, del loro peso e della modicit del loro valore
primario, non son suscettibili di un trasporto che diverrebbe cosi dispendioso ,
che coloro i quali si proponessero di procurarsene cosi lo spaccio farebbero le
spese a pura perdita.
Appena vedrete in una nazione una moltitudine di prodotti che mancano di
uno spaccio sufficiente, voi gi avete il germe di un degradamento necessaria
mente progressivo, quando linsutticienza di quello cagionata, come nella nostra
ipotesi, da una causa che distrugge la proporzione che deve regnare fra il valor
venale dei prodotti e quello dei lavori di mano d opera. In questa posizione, se
coloro che comprano questi lavori li pagano sempre al prezzo stesso non possono
comprarne la stessa quantit, perche la loro entrata minorata: allora gli agenti
della industria ricevono meno salarii, e frattanto l'imposta che devon pagare e
sempre listessa. Cos in questa ipotesi, dove questi lavori non rincariscono, l'im
posta sui loro salarii forma un contrasto singolare: quanto pi prende su questi
192 MBRCIER ne LA nmiann.
tanto pi fa diminuirli; cio quanto pi gli agenti delle industrie pagano alla
imposta, tanto meno salarii ricevono; poich la diminuzione dei loro consumi
altra ne cagiona nelle entrate di coloro che li pagano.
Pu, vero, il prodotto di una sitiatta imposta versarsi nuovamente nella
nazione, e da questo riversamento risulterebbero dei consumi; ma per ilnirla coi
cattivi ragionamenti che si potrebber fare su questo particolare, basti il fare
osservare, che questo riversamento altro non potrebbe rendere al consumo se
non le somme prese dalla imposta sui salarii: non risarcirebbe adunque per
nulla i non-valori di cui ho parlato, e che cagiona nella vendita di una parte
delle produzioni. Questi non-valori sono pure perdite che diminuiscono in parte
i mezzi che si avevano per pagare e far valere gli altri prodotti, come i lavori
della mano d'opera. Non dunque possibile che vi sia dopo l'imposta una distri
buzione di salarii uguale aquella che facevasene prima: ci posto, nch durer
la stessa imposta, il male crescer progressivamente, perch il consumo degli
agenti della industria sminuir sempre pi senza essere sostituito; e che cos
lo spaccio o il valor venale dei prodotti, l'entrata e la massa dei salarii sempre
pi diminuiranno.
Altra importante osservazione sul riversamento che il sovrano fa delle somme
tornitegli da una imposta levata sui salarii , si , che esso in parte chimerico:
una porzione di questa somma pu darsi che sia impiegata comprando in natura
una porzione dei prodotti che gli agenti della industria non posson pi consu
mare; ma l'altra non pu del pari essere impiegata in compre di lavori d' indu
stria tabbricati nella nazione. Perch i venditori di questi lavori potesser far cosi
ripassare nelle loro mani quella parte della somma che essi han pagato alla impo
sta, bisognerebbe che essi avessero della mercanzia da dare in cambio di quel
danaro; che essi cambiasser valori per valori, cosa sicamente impossibile per
essi non rincarendo la loro man d'opera 5 e quand'anche lo potessero, dando due
volte per ricever una, si troverebbero sempre in perdita.
_ Fate attenzione a questa ultima osservazione irresistibile e semplicissima: voi
mi obbligate a darvi 10 franchi, e con questi comprerete presso di me una mer
canzia dellistesso valore: ma perch costa esso 10 franchi? perch la concor
renza ha fissato questo prezzo come il suo prezzo necessario, come il suo prezzo '
relativo alle spese necessarie per coloro che giungono a metterla in vendita. Que
sta mercanzia nelle mie mani dunque rappresenta un valore di 10 franchi; cosi
questi dativi da me in danaro e che voi mi restituite in cambio della mia mer
canzia, non m'impediscono che sia in perdita di questa somma come se un altro
mi togliesse la mercanzia senza pagarla: questa operazione non potr non rovi
narmi progressivamente.
Mettiamo il valore della mano d'opera uguale a 100, prezzo fissato dalla
concorrenza: toglietone 20 per la imposta, ed impiegate parte di questi 20 in
compra di prodotti, sempre un fatto certo che l'altra porzione non potr pi
circolare nella nazione, e che passer necessariamente all'estero per comprarvi
altre manifatture. Ma, si dir, gli operai lavoreranno di pi: vana supposi
zione, poich il massimo del lavoro t'acevasi gi da essi prima della imposta,
percb ve li obbligava la concorrenza. Altronde siccome dopo lo stabilimento
della imposta non si hanno materie da impiegare in maggior copia di quanto se
ne avesser prima, se ogni operaio potesse lavorare pi a lungo, diminuirebbe il
L'IOIDINE NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE
195
numero degli uomini salariati , diminuirebbe il consumo in conseguenza: strada
anche questa che ci mena allo stesso disordine. _
Simagini qualunque vuolsi spediente, non potremo mai trovarne uno il quale
impedisca la conseguenza della diminuzione delle entrate dalla diminuzione dei
salarii , e che dalla diminuzione delle entrate la diminuzione dei salarii non ne
consegua. Questa serie, si comprende, dev'esser tosto seguita da un decrescimento
progressivo della popolazione, altra origine di una nuova diminuzione progres
siva nello spaccio dei prodotti territoriali, nelle entrate della nazione e del sovra
no. Questo decrescimento sar. tanto pi pronto in quanto che la industria
cosmopolita; essa non ha patria se non nei luoghi ove chiamata dai suoi pro
prii interessi; ubi bene, vibt' patria, la sua divisa, cosi vuole la natura.
Se intanto obbligate l industria ad andar lungi da voi, si troveranno nella
nazione minor numero di consumatori in istato di pagare i vostri prodotti, meno
mezzi in conseguenza per convertirsi in godimenti: sarete obbligati a cercare
consumatori stranieri, che vi dedurranno le spese di esportazione: e le mercanzia
estere che vi si daranno in cambio saranno gravate da quelle dimportazione.
Crederete forse che il commercio esterno ristaurera il valor venale dei vostri
prodotti; ma questa speranza potr. solo compirsi per quelli suscettibili di esser
trasportati all'estero, comecch dovr scemarsi sempre la spesa cui si dovr sotto
stare prima di arrivare al loro destino. Oltre a ci , fra i primi proprietarii di
questi prodotti e i consumatori stranieri, non volete che vi sieno agenti interme
diii commercianti che hanno il pi grande interesse a mantenere i vostri pro
dotti a prezzo basso per voi, perch abbiano pi a guadagnarvi rivendendoli al
prezzo corrente presso le altre nazioni? _
Vedete adunque come le vostre stesse risorse son per voi nuove cause di
degradamento progressivo; che non guadagnate nulla supponendo che una impo
sta sui salarii non far aumentarne il prezzo; che questa seconda ipotesi differisce
dalla prima solo per l'andamento dei suoi inconvenienti; e che in tutti i casi, una
imposta sopra i salarii progressivamente distruttiva della ricchezza nazionale
e della popolazione.
Tra i varii modi di mettere una imposta sovra i salarii, uno ve n'. cui si e
dato il nome di imposta sui consumi. Sotto questo titolo , tal forma d imposta
favorita nella opinione di una moltitudine di gente , illusi dal nome; sembrato
loro, che essa non presenti inconveniente alcuno, perch parsa libera e volon
taria, almeno fin quando essa non grava sovra cose che si riguardano di prima
necessit. Cos nel loro sistema pu essere stabilita una imposta sul mio vino,
sul mio grano; ma essi non vedono che il salariato che compra il mio grano non
pu pagarlo se non che col danaro che io gli do per salario , e che proviene in
parte dalla vendita del mio vino; essi non vedono che il prezzo di una derrata
serve a pagare, ed a far valere il prezzo di un altra; che in conseguenza tutto
quanto tende a far diminuire il valore venale e l abbondanza di una produzione,
riducesi a danno comune pel valor venale e l abbondanza di tutti gli altri
prodotti.
Una imposta sui consumi, altro non se non se una imposta sui mezzi di
consumo. La propriet di essa si dunque far diminuire il consumo, ed il valor
venale delle mercanzie sulle quali stabilita. In entrambi i casi il primo vendi
tore di essa perde ugualmente; ma lultimo caso quello che deve naturalmente
Eco-nom. TOMO I. - 15.
194 unncuzn nn LA nrvu'ane.

accadere, poich devesi vendere a qualunque siasi prezzo; altronde la diminw


zione del prezzo di una mercanzia e la conseguenza necessaria della diminuzione
del suo spaccio.
Questa regola intanto non ha luogo relativamente alle mercanzie che si riti
rano dalI estero: bisogner e farne a meno o pagarle al prezzo corrente presso
le altre nazioni. Esse aumentano di prezzo in una nazione presso la quale non
possono entrare senza pagar dei diritti. Ma quel che costa ad ogni consumatore
il rincarimento delle mercanzie estere, essendo in deduzione delle spese che
farebbe in compra di mercanzie nazionali, bisogner che egli compri o a
prezzo pi basso, o in quantit minore. Una tale imposta in detrimento dello
spaccio, del valor venale e dell'abbondanza dei prodotti nazionali; ed in conse
guenza distruttiva dell entrata del sovrano, di quella della nazione e sulla popo
lazione.
A proposito di una imposta sulla vendita delle produzioni raccolte nellin
terno di una nazione e il commercio delle quali ci non ostante rimanga libero
fra venditori e compratori come non riesce possibile di assoggettarvi una stessa
specie di produzioni, ne risulta un inconveniente singolare: questa mercanzia dimi
nuisce di prezzo, non solamente pei consumatori che non possono procurarsela
senza pagamento di diritti, ma anche per tutti coloro, che non debbono pagare
diritti, quand anche si supponga che la detta produzione abbia bisogno dei con
sumatori, compresi nella prima classe.
Qualunque siasi luogo ove si raccolga un prodotto e una specie di mercato
publico formato dalla concorrenza dei venditori: ivi compra ciascuno al prezzo
stesso cose altronde uguali, e la concorrenza dei compratori stabilisce un prezzo
corrente che diviene una legge comune; dobbiate o no pagar diritti dopo la
compra, non comprerete n pi n men caro. Cosi, trovandosi fra i consumatori
dei quali lo spaccio di un prodotto ha necessariamente bisogno, alcuno che sia
obbligato a pagar dei diritti, egli costretto diminuire il prezzo di prima compra,
e questa diminuzione fa cadere per tutti i compratori il prezzo corrente del
prodotto.
facile comprendere quanto io dico, che i consumatori cio soggetti al paga
mento dei diritti sieno obbligati a diminuire il prezzo di prima compra: la impo
sizione di questi diritti, non aumenta per nulla in essi i mezzi che si avevano da
spendere, bisogna adunque che comprino il prodotto men caro, o che ne oom
prino minor quantit; ma se ne comprano minor quantit la soprabbondanza
del prodotto ne fa necessariamente diminuire il valore. _
Non si pu adunque impedire che il prezzo di questa produzione diminui
sca e per tutti i compratori indistintamente. Ci posto, vedete quale enorme
sproporzione fra la entrata che una simile imposta pu dare al sovrano, e i danni
che arreca tanto a lui che alla nazione: sianvi anche solo due terzi di tal pro
dotto non soggetti a diritti, evidente che l'imposta riducesi a nulla pel sovrano,
poich ne consegue lestinzione di un valore che varrebbe tre volte la imposte. e
nella quale il sovrano prenderebbe il terzo. L imposta allora per dar 10 estin
gnerebbe 50, ed in questi 50 che sarebbero prodotto netto, 10 apparterrehbero
al sovrano: egli adunque evidentemente in perdita se questa imposta stabilita
sopra una porzione che non sia il terzo della produzione. \
Eppure questa prima perdita e nulla in confronto di quelle che i suoi con
nonnmn NATURALE oELLz socinrz POLITICHE. 191';

traccolpi producono: per ci solo che in una nazione il valor venale di una pro
duzione sollre una diminuzione considerevole, tutti i primi proprietarii di essa si
riducono ad avere un reddito minore; sono perci meno al caso di comprare e di
far valere le altre produzioni, il valor venale delle quali anch'esso proporziona
tamente ribassa, ed in conseguenza si ellettua una diminuzione prodigioso. in tutti
i valori che concorrono a formar l'entrata della nazione e quella del sovrano.
Seguite ora i contraccolpi di questa diminuzione di rendite relativamente ai
salarii della industria, ed alla popolazione che essa distrugge; dal deperimento
di questa, passate al vuoto che deve risultarne nei suoi consumi, e quindi al
nuovo danno che quel vuoto deve ancor esso produrre allo spaccio ed al valor
venale delle produzioni: voi troverete cos questa serie di degradamcnti pro
gressivi successivamente cagionati gli uni dagli altri, e nei quali non si com
prende come gli uomini possano per lungo tempo acciecarsi, quando soprattutto
le colture si deteriorano di giorno in giorno per la impossibilit che la debolezza
dei prodotti netti possa, nelle mani dei proprietarii e dei coltivatori, mantenere
ricchezze sufficienti a tutte le spese relative alla coltura.
dunque nella natura stessa diquel genere d'imposta impoverireil sovrano
invece di arricchirlo, e perci, quando gli effetti che dessa necessariamente pro
duce saranno pubblicamente ed evidentemente conosciuti, sar impossibile che
venga messa in pratica. Avvi inoltre un inconveniente particolare che le proprio,
e che da per se solo dee bastare perch sia per sempre prescritta, se ci sarem
convinti una volta, che i doppii impieghi che essa forma, cadono intieramente sui
proprietarii di fondi, senza parlare della porzione che il sovrano stesso sopporta
personalmente: questo inconveniente quello delle spese prodigioso di cui lam
ministrazione di questa imposta non pu andare esente.
Comprendo sotto il nome di spese non solamente quelle che sono inseparabili
da questa amministrazione, ma anche il prezzo del tempo che le sue formalit
fanno perdere al commercio; le avarie e gli aumenti di spese che cagionano le
visite ed i depositi; i procedimenti e le vessazioni a cui deve darluogo tutto questo;
le manovre di ogni sorta che tendono a distornarc dal suo destino porzione del
prodotto stesso della imposta. Qualunque sia la somma alla quale posson mon
tare tutti questi oggetti cumulati, egli certo esser sempre cosa interessantissima;
egli certo che la imposta di cui si tratta deve aumentare in proporzione di
questa stessa spesa, perch il sovrano possa ottenere con questa via le somme
che gli blsoguano; egli certo che con tal mezzo la imposta sulle cose com
merciabili, trovasi riunire in se molti inconvenienti maggiori che le son proprii,
e quelli ancora che sono annessi alla imposta sulle persone; certo che questa
moltitudine di spese non pu essere saldata se non dal prodotto netto, e che
se il sovrano deve prendere il terzo in questo prodotto, trovasi pagare ancor esso
il terzo di queste spese; e certo inne che il terzo dei degradamenti che i contra
colpi di queste spese devono portare nel prodotto netto, e ancora a carico del
sovrano, ed in conseguenza non e possibile che egli veda in questa imposta un
utile per lui, poich ci che essa produce assorbito dalle perdite che cagiona,
perdite che tosto fanno diminuire progressivamente le entrate di lui in vece di
farle aumentare.
Ecco quali sono gl' inconvenienti che si provano se vuolsi cambiare la forma
diretta e naturale della imposta: io credo che basti la loro evidenza per compiere
'196 MERCIER un nmvriann.
lo scopo che io mi sono proposto, per mostrare che questa stessa forma e forma
essenziale, forma dalla quale glinteressi comuni del sovrano e della nazione non
permetteranno mai di allontanarsi, quando si sar convinti dei mali terribili che
devono risultarne.
Un tal disordine non certo a temersi in uno stato monarchico giunto ad
una cognizione pubiica ed evidente dell ordine, poich il solo interesse dellau
torit governativa, di quell autorit che a se riunisce tutte le volont, quello
si che un tal ordine venga seguito. Cos, per questa ragione appunto il governo
monarchico sarebbe il pi adatto a rimettere quest ordine stesso quando avesse
conosciuto essersi da esso allontanato.
evidente non potersi questo vantaggio trovare in qualunque altro governo;
poich, per rientrare nell'ordine bisognerebbe incominciare dal divenir monar
chico; il dispotismo dellordine non pu mai stabilirsi solidamente se non in una
monarchia, sola forma ed unica di governo dove l'interesse personale del sovrano
necessariamente un interesse comune con tutta la nazione, sola ed unica forma
di governo, dove lo Stato che governa pi grande interesse non pu avere se
non se quello di ben governare.
Dobbiam vedere con dolore che gli uomini abbiano cosi lungamente igno
rate verit cos semplici, cosi preziose a tutti i membri di una societ. Questa
sventura tanto pi grande, che una volta che le generazioni passate si
sono allontanate dall ordine sotto questo riguardo, le generazioni che succedon
loro, debbon durare lo pi grandi dillicolta per ritornarvi; le malattie onde i
corpi politici sono allora alilitti esigono delle cure e non posson guarire se non
che con una gradazione alla quale e socialmente impossibile ricusarsi. Ma il
primo passo a farsi per ristabilire questi corpi nel loro stato naturale, di ren
der publica la conoscenza evidente dei primi principii del male e dellordine im
mutabile nel quale bisogna attingere i rimedii che possono usarsi; senza questa
conoscenza evidente e pubblica, lo zelo e le buone intenzioni dei depositarii della
autorit si troveranno sempre debolissimi contro la cieca forza dei pregiudizii di
antica data contro la forza ostinata dell'abitudine presso gli uomini ignoranti,
contro la forza tirannica dei bisogni imperiosi del momento, contro la forza per
fida e tumultuosa degl'interessi particolari e sregolati: ecco i potenti nemici che
essi devono combattere, e contro i quali la pubblicit dell evidenza deve armarli
per la gloria dei sovrani, per la prosperit del loro impero, per la felicita dei
loro sudditi.
Mi si permetta di terminar questo capitolo con una riessione che deve pro
durre una viva impressione sopra tutto le anime oneste e sensibili, e che non pu
essere disapprovata, a meno che non sincominci colla confessione di essersi per
duto qualunque sentimento di umanit. Quando un governo e organizzato in
modo da far tendere la coltura delle terre perpetuamente verso il migliore stato
possibile, l'abbondanza progressiva dei prodotti precede sempre l accrescimento
progressivo della popolazione: tutti gli uomini allora non nascono se non per es
sere felici; e poich ci sar sempre sconosciuto l'ultimo grado possibile della
moltiplicazione dei prodotti, pu dirsi che l'ultimo grado possibile, al quale l'or
dine pu spingere la prosperit di una nazione, una misura che nessuno pu
comprendere. Ma in un governo contrario all ordine, in un governo in cui la
coltura in uno stato progressivo di degradamento, sempre e necessarimnente,
Lonnnvn NATURALE DELLE soctnm POLITICHE. 197

deve trovarsi maggior quantit duomini che di prodotti, poich la diminuzione


della massa dei prodotti ci che precede e trascina seco quella della popola
zione; la terra allora dev'essere coperta di un gran numero di sventurati destinati
a trascnar dovunque la miseria che deve struggerli infine, e che sino a questo
momento non possono offrirsi ai vostri sguardi senza che le loro importunit natu
rali vi facciano intesi, che nell' impoverimento generale devesi cercare la causa
prima della loro sventura particolare. I
In questa posizione, si farebbero indarno leggi contro la mendicit, ed impos
sibile riescirebbe spegnere una professione che si perpetua per una fisica neces
siti, e che si rinnova incessantemente: il decrescimento annuo e progressivo dei
prodotti, fa si che ogn anno trovasi una nuova sproporzione fra la somma dei
salarii a distribuirsi, ed il numero degli uomini, che ne hanno bisogno per sus
sistere; fra la massadelle cose a consumarsi o quella delle cose necessarie per
poter supplire a tutti i consumi. Il germe interno di questa malattia circolante
in tutte le parti del corpo politico, il germe che bisogna combattere per gua
rirla; senza di ci le piaghe da voi chiuse non impediranno che altre se ne apra
no. Avventurosi ancora se i dolori, che esse cagionano, non gittano coloro che
li sorono in braccio alla disperazione che nulla teme; perch essi nullaltro
hanno da perdere se non una esistenza che loro pesa e che riguardano come una
sventura.

CAPITOLO IX.
Dci rapporti di una nazione collo altre. - Esiste sotto una forma diversa di quella dei primi tempi, una
societ naturale, generale e tacita fra le nazioni; doveri e diritti esscmiali che ne risultano e che sono
reciproci fra esse. __ Lorrline naturale che regge quella societ generale o ci che assicura a cia
scunn nazione il suo migliore stato possibile. - Un tal ordine che non ha niente dnrbtrario deveuer
la base fondamentale della IP oltica.
- o
llniformnrvisi
v
nellintercsse
a
di un sovrano e di una
I
nazione
-

quand'anche le altre nazioni non vi al adattassero. - BBDCM dcllEurope; osservazioni sopra


questo sistema.

La terza classe dei differenti oggetti che appartengono al governo degli imperi
racchiude, secondo la divisione da noi fattaue, tutti i rapporti, che naturalmente
e necessariamente si trovano fra una nazione e le altre. Per mostrar chiaramente
come l'evidenza dellordine naturale ed essenziale della societ. deve regnare dispo
ticamente in questo ramo di amministrazione, bisogna che rimontiamo alla sor
gente di questi stessi rapporti, ai tempi che precessero la formazione delle societ
particolari, ai doveri e ai diritti reciproci che gli uomini avevano allora natural
mente e necessariamente fra loro, e che costituivano il giusto e lingiusto assoluti.
Abhiam veduto nascere questa societ dalla necessit di moltiplicare la sus
sistenza colla coltura: nch gli uomini furono poco numerosi per potere sussiz
stere coi prodotti spontanei della terra, non esisteva fra loro se non una societa
naturale , generale e tacita; societ naturale perche consisteva in quei primi
diritti rispettivi che la natura ha stabiliti nei primi doveri, dei quali ha gravato
la nostra esistenza; societ generale, perch questi doveri e questi diritti, legati
al sico della nostra costituzione erano gli stessi per tutti gli esseri della nostra
Specie, ed in tutti i luoghi ove potevano trasferirsi uomini erranti; societ tacita
DIEKCIEI DI! LA ItlVlIH-i.

perch trovavasi stabilita senza veruna convenzione espressa; la sua giustizia e


la sua necessit erano evidenti ad ago uomo in particolare; inne essa esisteva
per la sola impossibilit fisica ed evidente, che il genere umano potesse moltipli
carsi e perpetuarsi senza di essa.
la non pretende che ognuno si fosse astenuto allora scrupolosamente da.
tutto ci che avesse potuto turbare lordine di questa societ primitiva, e che gli
uomini non avessero avuto alcun genere di associazione per la loro comune sicu
rezza: noi al contrario dobbiamo supporre delitti, perch il loro germe insito in
noi e stato lo stesso in tutti i tempi; altro nel non abbiam fatto se non darvi
pi attivit per gli errori nei quali siam caduti per la nostra ignoranza: dohbiam
supporre del pari delle associazioni, poich son conseguenza naturale del bisogno
che gli uni abbiamo degli altri; bisogno imperioso che la nostra prima et non
ci permette di disconoscere, e che sembra non indebolirsi intnoi se non per essere
rimpiazzato dalla nostra sensibilit pei piaceri attrattivi, di cui la natura ha
reso per noi suscettibile la nostra unione.
Questa societ naturale, generale e tacita, che dovette necessariamente prece
dere lo stabilimento delle societ particolari, non stata. distrutta dalla loro isti
tuzione; essa altro non ha fatto se non distribuirsi in differenti classi, prender
cosi nuova forma per darsi maggior consistenza, per consolidare fra gli uomini
i doveri ed i diritti essenziali e reciproci inseparabili dalla umanit. _in quei
doveri, in quei diritti primitivi bisogna andare ad attingere i doveri ed i diritti
che le nazioni hanno rispettivamente fra loro; ecco il mezzo di metterli in evi
denza, di giudicarli senza alcun genere di prevenzione, e di convincerci che essi
non soffrono nulla che sia arbitrario.
0 lettere! chiunque voi siate, badate alle semplici verit che ho messo sotto
i vostri occhi; esse non vinsegnano se non ci che sapete, se non ci che voi
stesso vedete: penetrate presso i popoli meno conosciuti, i meno frequentati; pre
sentatevi loro in uno stato che non possa spaventarli; se tristi esperienze non hanno
insegnato loro a dillidare degli altri uomini, troverete in casa loro asilo e soc
corsi; li troverete inclinati naturalmente e tacitamente in societ. colla vostra
nazione di cui forse non hanno nemmeno idea. Guardate parimenti quella molti
tudine di popoli che hanno avuto relazioni commerciali; vedete come malgrado
le prodigioso distanze che li separano, sono avvicinati gli uni gli altri da quel
comune legame; vedete come rispettati tutti e quei doveri, e quei diritti reciproci
chi li tengono legatigli uni agli altri per loro comun vantaggio; quei doveri e quei
diritti per mezzo dei quali la societ si perpetua ed abbraccia tutte le parti della
terra abitata. I
Le societ particolari non sono dunque per vero dire se non che rami di
versi di un tronco stesso dal quale ritraggono la loro sostanza; classi differenti
della societ naturale, geterale e tacita che ha preceduto la loro istituzione. Pos
siamo sin riguardarle come se fossero state nella loro origine, societ erranti, ma
divenute sedentarie , perehe obbligate dalla necessit a restare attaccate a tale o
tal altro territorio in particolare per coltivarlo. Cosi ogni nazione non se non
una provincia del gran regno della natura; cosi, potrebber tutte esser governata
dalle stesse leggi, leggi che in ci che avvi di essenziale sarebbero perfettamente
simili, se tutte queste nazioni si fossero elevate alla conoscenza del giusto e del
lingiusto assoluti; alla conoscenza di quell ordine immutabile, col quale lautore
I

LORDINE NATURALE DELLE SOCIETy POLH'ICHE.


199
della natura si e proposto che gli uomini fossero governati in tutti i luoghi e in
tutti i tempi, e al quale ha annesso il migliore loro stato possibile.
L'idea di questa societ generale sempre esistente, anteriore allo sta
bilimento del cristianesimo: questo raggio di luce splendeva fra le tenebre
del paganesimo, e di esso hanno parlato con forza e dignit. molti losofi dell'an
tichit pagana. Questa verit tilosotica intanto non stata snliicientemente appro
fondita; e noi veggiamo essersi presentata confusamente a coloro che si son
proposti di farne una massima politica; per non essere risaliti alle prime origini di
questa societ generale non si sono accorti che questa stessa societ generale che
volevano stabilire gi esisteva; che essa era l'opera della natura stessa; che non
trattavasi di farla, ma di mantenerla, di non intorbidarla, di conoscere evidente
mente le leggi che costituiscono il suo ordine essenziale, al'linch ci fossimo sog
gettati ad essa colla sola forza dei vantaggi evidenti che si risentono conferman
dovisi. Lo stabilimento di quest' ordine politico fra le nazioni, o meglio la sua
osservanza, deve ancor sembrar una chimera a tutti coloro cui l'evidenza non ha
convinti, altro non essere se non l'ordine evidentemente il pi vantaggioso ad
ogni nazione tal quale lo per ciascun sovrano e per ciascun uomo in partico
lare, e che in conseguenza basta che quell'istessordine fosse conosciuto per essere
osservato. _
Pu dirsi che sin ora ogni nazione ha preso per base della sua politica il
disegno di arricchire o ingrandirsi a spese delle altre. Quando i trattati tra alcune
nazioni confederate non hanno avuto per oggetto conquiste comuni, il loro scopo
stato per lo meno quello di procurarsi grandi profitti per mezzo del commercio:
nessuna di esse si mai forse fatta la domanda per conoscere chi pagherebbe
i profitti che esse proponevansi di fare: non ha mai pensato nessuna che lo stato
rispettivo dei loro interessi tittizi ed arbitrarii potea cambiare da un momento all'
altro; che i loro trattati non eran se non ediiizii innalzati pomposamente sopra insta
bile arena; ch'egli sicamente impossibile che una politica lesiva degli interessi
delle altre nazioni non abbia queste per nemiche; che questa falsa politica ci
fa pagare a duro prezzo i protesi vantaggi che colle guerre cui danno luogo
compromettono la sicurezza di uno Stato, e che, approfonditile appena, non solo
svaniscono, ma si tramutano in privazioni, in perdite etiettive per le nazioni e
pei sovrani sedotti da quei vantaggi illusorii. La politica, scienza la di cui pro
fondit sta nelle amhagi, le contradizioni della quale non ardiscono mostrarsi alla
luce del sole, ha inventato nel nostro continente il sistema della bilancia dell'Eu
ropa, termine enimmatico, il vero senso del quale sembrami impossibil cosa deli
nire. Ma senza volere addentrarci in questo mistero, possiam dire che gli elfetti
di esso ne dimostrano evidentemente le inconseguenze: certamente poco adatto
a prevenire le guerre fra le potenze europee; sembra anzi servir loro di occasione
o di pretesto; poich, tutti i giorni esse si fanno la guerra per mantenere la
bilancia; e i popoli frattanto armati gli uni contro gli altri si scannano con un
sistema imaginato per impedirneli.
Checch ne sia, distinguiamo in questo piano politico, l'oggetto che si propone
ed i mezzi che esso impiega per compierlo. il suo oggetto, ci si dice, il pacifi
camento dell Europa; arrestare le imprese arbitrarie del pi forte che vorrebbe
opprimere e spogliare il pi debole; mantener cos ogni nazione nel pacifico go
dimento di ci che costituisce il suo stato politico; di non permettere infine che
200 uaacuza ma LA invii-me.
nessuna potenza possa acquistare tal grado di forza da riuscire impossibile, op
porle forze maggiori nel caso in cui sfrenata passioni la spingessero a volere
estendere il suo dominio sopra gli altri popoli.
Lodevolissimo senza dubbio questo progetto; fan plauso tutti ragionevol
mente alla sua saggezza ed alla sua giustizia; ma dei mezzi di sua esecuzione non
pu dirsi altrettanto; questo e un soggetto nel quale una politica fittizia, una
politica lontana dai suoi veri principii tien le nazioni divise; divisione di cui la
esperienza ci ha insegnato pur troppo a temerne le conseguenze funeste e naturali.
La teoria della politica non pu essere esatta per questo riguardo, poich
travia nella pratica e non pu giungere il suo scopo.
Frattanto comunque mal combinato possa supporsi l equilibrio europeo, ci
somministra pur nondimeno grandi argomenti per provare che tutte le nazioni
di questa parte della terra si reputano come una sola e stessa societ formata da
un interesse comune, da un interesse che deve necessariamente riunire tutte le
loro forze particolari per darvi una sola e medesima direzione perch il risultato
ne sia la comune lor sicurezza. La base di questo sistema la persuasione in
cui si , volersi da ogni nazione naturalmente la propria sicurezza personale; che
tutte quelle, la personal sicurezza delle quali direttamente o indirettamente mi
naeciata son naturalmente decise per questo comun pericolo, ad unirsi per op
porre una resistenza comune; che cosi, senza che la loro confederazione fosse
n preveduta ne convenuta da verun trattato anteriore deve necessariamente ab
hracciare tutte le nazioni che possono temere d'esser testo o tardi avviluppate
nel pericolo stesso. Una confederazione generale di tutte le potenze europee non
dunque una chimera come molti lhanno creduto; essa sillattamentc nellordine
della natura, che deve supporsi sempre fatta, o meglio, sempre esistente senza
l'opera di espresse convenzioni a questo riguardo, ma sol per la forza della necessit
che ne risente la sicurezza pubblica di ciascuna nazione in particolare. Il sistema
dell'equilibrio europeo non ha potuto stabilirsi sopra altra base che quella della
esistenza di questa confederazione naturale e necessaria non sia; ed il metodo
di regolare i procedimenti che dovevano risultarne stato il sol punto di cui la
politica ha dovuto occuparsi.
Se questo sistema esaminato nel principio da cui emana nell'ordine naturale
degl interessi delle nazioni e dei procedimenti che suggeriscono loro, ci mostra
che tutti i popoli dEuropa altro non formano se non una sola e stessa societ,
questo medesimo sistema, risgnardato nei cattivi effetti ond seguito, ci ollre
parimenti una seconda prova di questa verit per poco che vogliasi rimontare
alle cause naturali di questi ell'etti stessi; il progetto di mantenere la pace non
pu mai da per se stesso cagionar la guerra, a meno che, per la esecuzione di
esso non si sieno scelti mezzi contradittorii collo scopo che si propone: le cagioni
della guerra sono allora nei mezzi, non nel disegno progettato: cosi, per la raz
gione che il sistema dellequilihrio europeo non la preserva dalla guerra, dobbiam
concludere con certezza, che questo punto di veduta politica difetta nei mezzi
di esecuzione.
Due circostanze possono rendere viziosi questi mezzi: tali sono se tendono a
scindere le potenze europee per metterle in reazione ed in opposizione le une alle
altre; tali sono se feriscono gl interessi naturali e legittimi di alcune tra esse
nazioni: procuriamo di spiegarci.
LOIIDINB NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE. 201
Se le potenze europee formano confederazioni particolari e si dividono per
istabilir fra loro un equilibrio impossibile che giungano al loro scopo; e quan
danche vi giungessero sarebbe impossibile a conservarlo a lungo.
Supponiamo per esempio la massa generale delle forze uguale a '12: per
trovar l' equilibrio dividendole in due sole parti, ciascuna sarebbe composta
di 6; ma questa uguaglianza di forze diviene necessariamente uguaglianza di pe_
ricolo per ognuna di queste due divisioni; e con questo mezzo la loro sicurezza
rispettiva molto dubbia. Questa uguaglianza perfetta e dunque una posizione
che d molto a pensare e piena di pericoli, che ogni potenza ha grande interesse
devitare, onde nasce che naturalmente debba decidersi a confederarsi in modo
che stia per essa la superiorit delle forze.
Largomento che qui si propone contro la divisione delle potenze non pu es
sere pi semplice: supponendo le loro forze nellequilibrio il pi perfetto, ognuna
di esse trovasi realmente in pericolo; poich se due forze uguali vengono in con
flitto inccrtissimo il risultato. Come pu adunque esistere la lusinga di stabilire
o conservare frale potenze quell' istesso equilibrio di cui non alcuna di esse
che non debba paventare? intanto, se, nel caso da noi ora supposto, una sola
potenza spinta da questo interesse maggiore, si staccasse dal suo partito per riu
nirsi allaltro, ecco che questultimo troverebbesi forte di 7 contro 6, ed allora
addio equilibrio; tutti gli altri rami del partito che essa ha abbandonato sieguono
il suo esempio, ed in questo caso la confederazione diviene generale; la guerra
allora si accende fra le due divisioni, sia perch quella che credesi superiore in
forze possa esser tentata di abusare, sia perch l'altra che teme questa superiorit
deve proporsi di far tutti gli sforzi per dissparla: cos in queste circostanze, la
politica tutti esaurisce i suoi mezzi per far nascere nuovi interessi che possano
far cambiare lo stato delle confederazioni; quindi le diliidenze, le gelosie, gli odii
nazionali, le guerre infine che hanno termine solo coi trattati fatti per forza, e
destinati ad essere lacerati, appena sar riputato poterlo praticare con qualche
vantaggio.
Avvi ancora un altra ragione a darsi, perch si dimostri l impossibilit di
poter contare sopra un equilibrio perfetto fra le potenze europee dividendole per
opporle le une alle altre: certo che per istabilire quest'equilibrio, bisognerebbe
poter calcolare ed assicurare da qualunque alterazione un genere di potenza che
non pu calcolarsi, ed e contemporaneamente soggetto a tali rivoluzioni che pos
sono cambiarla da capo a piede.
Le forze siche di una nazione non hanno altro valore, per dir cosi, se non
quello che acquistano pel modo onde s impiegano: viene da ci appunto che
il genio, i talenti, l'arte in una parola di far valere le forze fisiche di una nazione
forma una gran parte della. sua potenza; ora, questi vantaggi sono di tale in
uenza nelle operazioni per le quali si procurano bilanciare le forze, che un uom
di pi basta a far traboccare la bilancia. Aggiungete che questi stessi vantaggi
sono riconosciuti per essere cosi incostanti, cosi passeggieri che qucstuomo di
pi non pu mai sapersi da qual parte sar per trovarsi.
il progetto di divider le potenze per obbligarle le une per via dellaltre a vi
vere in pace, racchiude cosi una evidente contradizione fra i [lui ed i mezzi. Ma
osservate che questa idea chimerica si lega essenzialmente al secondo vizio che
pu trovarsi nelle pratiche colle quali si crede poter mantenere l'equilibrio euro
202 usnciau un LA mvxisun.
peo: tutte le volte che gli interessi naturali e legittimi di qualche nazione saranno
feriti, debb' esservi necessariamente divisione fra esse; n questo scisma politico
cesser di cambiare e forma e stato tinch larbitrio non venga bandito dalle pretese.
Se nelle confederazioni si tenesse preseilte che tutti i popoli formano fra loro
una medesima societ generale; se in vista di questa prima verit si esaminassero
con buona fede i diritti essenziali di cui ciascun dessi deve invariabilmente go
dere in questa stessa societ; se si evitasse accuratamente l'attentato a questi
diritti; se i trattati si riducessero ad essere l'espressione di quest'ordine naturale,
fedele, immutabile, dal quale non possiamo allontanarci senza essere ingiusti,
tutte le nazioni reputerebbero vantaggioso per esse lo annuire a simili trattati, e
con ci la confederazione diverrebbe generale naturalmente e necessariamente.
In tal guisa quando il sistema dell'equilibrio mantiene questa divisione, dob
biamo esser certi, questo essere il frutto delle sue conseguenze e delle ingiustizie
che trovansi nei mezzi da esso impiegati; cos, quando questa divisione diventa
occasione di guerra, conseguenza naturale e necessaria di questa stessa ingiu
stizia; cosi, considerato questo sistema nel suo principio o nei suoi cattivi effetti
sempre prova evidente essere una confederazione generale lo stato naturale
dell Europa; tutti i popoli del nostro continente divisi nel fatto e per errori,
esser frattanto nel diritto una sola, una medesima societ.
In sostanza, ci che s'intende per equilibrio europeo non pu essere se non
una linea difensiva nella quale gl' impegni ausiliarii sono condizionali e relativi
ai varii avvenimenti che possono turbare la pace. Sotto questo aspetto chiaro
che il sistema di un tale equilibrio e non pu produrre letietto che se ne attende,
o suppone una confederazione generale. Da qualunque lato venga la tempesta,
non deve aver luogo la confederazione? Qualunque sia la potenza che voglia
arrischiare un'impresa, non mette essa a repentaglio la sicurezza di tutte le altre?
E non devono in conseguenza queste riunirsi per opporsi a quella? Cos, non
conoscendosi qual sar il comune nemico che toccher in SGgUtO a COlIlbMlOf ,
se la confederazione non fosse generale non potrebbe mantenere l'equilibrio in
tutti quanti i casi.
il sistema dellequilibrio da qualunque lato si rimiri, non solo ci dimostra che
da lunga pezza le nazioni europee sono state reputate come formanti una sola e
medesima societ; ma questa verit bens consacrata da tali fatti che sarebbero
per noi stupende lezioni se vi rivolgessimo tutta lattenzione che vi dovremmo.
I re hanno l'usanza di trattarsi rispettivamente da fratelli: titolo siffatto che
mutuamente si danno fra loro, e titolo cos prezioso che io qui ne reclamo l'au
torita. i re impiegano questa espressione solo negli atti nei quali parlano da re,
da capi delle nazioni che rappresentano: non dunque ci che dicesi fraternit
personale quel ch'essi vogliono indicare con questo modo di scrivere o di parlare;
e al contrario una fraternit nazionale: come re si riconoscono fratelli, perch
ogni popolo, ogni Stato, deve riconoscersi fratello di un altro popolo, di un altro
Stato. . i -
Per quale fatalit dunque si vorrebbe che questa fratellanza non fosse che di
nome? Per qual fatalit questo nome cos santo , cos caro , ad altro servir non
deve se non a colpire i nostri orecchi, i nostri occhi senza dipingerci veruna idea
viva che potessero comprendere i nostri spirtii, cui potessero ambire le anime
nostre? Cambier sistema e linguaggio la politica, se saremo fortunati abbastanza
ilonmivn NATURALE menu: socus'u' rozmcna. 205

per svincolarci dai p'regiudizii che ci acciecano sui nostri veri interessi, se cerche
remo nello stabilimento dellordine delle societ, il migliore stato possibile dei
sovrani, delle nazioni, e di ogni uomo in particolare; alla parola equilibrio sar
sostituita quella di fraternit; potr allora la politica non esser pi inconseguente,
non far pi contrastare il suo linguaggio e i suoi procedimenti; lo scopo che si
propone ed i risultati che produce; linteresse comune delle potenze, ed un sistema
che per metterle daccordo le tien disunite.
La fraternit delle nazioni non dunque una verit nuova; da un pezzo e
stata scoperta dagli uomini; ma essi non lhanno veduta n nella sua vera sor
gente n nei suoi rapporti essenziali; ecco perch i piani male ordinati di una
politica ttizia ed arbitraria ci hanno cos sovente dato la guerra proponendosi di
darci La ''ce. Ma poich questa verit ci palese, poiche siam obbligati a confes
sane questa fraternit naturale, che anzi domma fondamentale della nostra
religione, miriamola come il punto fisso donde la sana politica deve partir neces
sariamente, atlincli lordine e la natura dispcttivi procedimenti che devono
esser adottati da tutte le nazioni venga stabilito.
Appena avrem preso per base della nostra politica la fraternit naturale delle
nazioni, esamineremo ci che appartiene all'essenza di questa fraternit, e tre
vereglo che fra nazione e nazione la natura ha stabilito gli stessi doveri e gli
stessi diritti che fra uomo ed uomo: troveremo che il migliore stato possibile di
ogni uomo in particolare attaccato alla pienezza del suo diritto di propriet e di
libert che n attributo essenziale. Ora, daccli conosciamo quel che costituisce
il migliore stato possibile di ogni nazione in particolare, conosciamo parimenti ci
che costituisce il migliore stato possibile d'ogni nazione; poich l interesse pub
blico, l'interesse generale di una nazione altro non se non il prodotto dei
varii interessi particolari dei suoi membri. '
aAppena avrem compreso questo lieve cenno, la politica non pi un mistero.
Essa non cerca pi le tenebre per nascondere la sua deformit, non ha pi biso
gno articii per puntcllare la sua debolezza cadente; lungi dal coprirsi di un denso
velo si mette in evidenza, si mette in mezzo alle nazioni e con fronte serena, cosi
loro ragiona: - il migliore stato possibile di una nazione consiste nella pi
grande abbondanza possibile delle sue ricolte annuali, congiunta al pi gran
valore venale possibile dei suoi prodotti. Questi due vantaggi riuniti, perch lo
devono essere necessariamente, le assicurano in ragione del suo territorio la
pi grande ricchezza possibile, la pi grande popolazione possibile, la pi
grande consistenza possibile tra le altre nazioni. Per giunger cos al suo pi
- alto grado possibile di prosperit in tutti i generi, altro non deve fare se non
a una sola cosa: proteggere in casa sua il diritto di propriet, procurarle la pi
1 grande solidit possibile e la pi gran libert: ecco il suo primo dovere essen
ziale, dovere che determina insiememente quelli che sono reciproci fra i suoi
A: sudditi, e quelli ai quali obbligata verso le altre nazioni.
Per la ragione che non ci sono diritti senza doveri, e i doveri son la misura
a dei diritti, eche un uomo che pretende sieno rispettate le sue propriet noi pu
I se non in virt dell'obbligo che s'impone di rispettare quelle degli altri, una na
- zione non pu stabilire solidamente i suoidiritti di propriet e la sua libert, se
I non se nel dovere che si fatto di non attentare giammai ai diritti di propriet
1 ed alla libert degli altri popoli. Da queste verit risulta che un interesse capitale,
204 MERCIER ne LA mvricne.
un interesse evidente e comune a tutte le nazioni le tiene naturalmente e neces
sariamente confederale fra loro per consolidare il diritto di propriet e la libert
con una comune garanzia: questa confederazione naturale e generale, quella
stessa esistente tra i membri di una societ particolare, impone ad Ogni nazione
il dovere di concorrere al mantenimento dei diritti delle altre; ma con questo
dovere parimenti compra il diritto di far sue le forze delle altre nazioni per la
difesa dei suoi propri diritti.
Cos i vostri doveri ed i vostri diritti rispettivi sono stabiliti gli uni sugli
altri; la loro proporzione determinata da un ordine essenziale dal quale non
potete scostarvi senza vostro danno; cosi non avete nulla a regolare fra voi se
non la forma esterna dei procedimenti in quei casi nei quali qualche nazione
avr duopo il soccorso delle altre. Questo caso stesso non sar mai problema
tico, poich le imprese che una nazione pu fare a forza aperta sui sudditi di
un altra non hanno nulla di equivoco; anzi questo il solo disordine che la
vostra confederazione deve proporsi di arrestare. D altronde fate che ciascun
popolo impacci come meglio gli aggrada il suo commercio esterno; compiange
tene in ci il suo accecamento, ma non gliene fate un delitto relativamente alle
nazioni che egli priva della libert di commerciare nei suoi Stati; il danno lo
. fa a se stesso; un tal disordine porta con s necessariamente la sua punizione.
Ma voi dovete rispettare fino il suo errore, poich non potete fargli violenza
i senza oendere i suoi diritti di propriet e la sua libert: guardatevi soprat
tutto di usar con esso del diritto di rappresaglia; dividereste allora i suoi errori
che vi cagioneranno i danni stessi.
Non permettersi alcuna impresa sopra un altra nazione, unirsi e far forza
per contenere le altre, e l'ordine essenziale della vostra societ generale, non
che quello delle societ particolari; eccolo racchiuso in queste due massime;
la loro semplicit o meglio l'evidenza della loro giustizia e della loro necessit
vinsegna che qnestordine fatto per assicurare fra tutti i vicini ed in tutte le
parti della terra la pace e la felicit dell'umanit 1'.
Ci che prova a sufficenza la saggezza e la verit della politica ricondotta
cos ai suoi veri principii , si che ella conviene agl interessi particolari di ogni
nazione indipendentemente dai sistemi contrarii che le altre potessero adottare.
Interessa senza dubbio ad una nazione che i suoi procedimenti verso gli stranieri
sieno concordi con la forma del suo governo interno, onde sia palese una po
litica che escluda quei progetti ambiziosi che le altre nazioni non possono sup
porre senza inquictarsene e senza cercare di prevenirli ; ora essa non pu trovare
questo vantaggio se non nello stabilimento dellordine naturale ed essenziale delle
societ, poiche questordine e il solo che metta in evidenza 1 interesse personale
che hanno i sovrani perch la pace sia conservata, e che permetta parimenti
a questa. evidenza incatenar l'arbitrario nei motivi che possono spingerli a di
chiarare la guerra, e nell'uso dei mezzi dei quali hanno bisogno per sostenerla.
Mentre una nazione ispira questa condenza, nel suo interesse parimente
spingere le sue forze al pi alto grado possibile per godere di tutta la conside
razione alla quale pu pretendere fra le altre potenze. in fine essa non pu n
conservare ne acquistare all'estero gran consistenza se non per quanto goda
nell'interno di una gran prosperit. Ora, il germe di questa e listessa politica
indicataci dell ordine essenziale delle societ: rispettare le propriet e la libert
Loumas NATURALE DELLE socn-zra POLITICHE. 205
delle altre nazioni, dare nell'interno a questi medesimi diritti tutta la estensione
e tutta la solidit di cui sono suscettibili; secondo questi principii, e senza alcun
riguardo per gl' intoppi che gli stranieri posson mettere al loro commercio esterno,
accordare, a quello che essa fa, la pi gran libert possibile; assicurarsi con questo
mezzo una gran ricchezza, una gran popolazione, una gran potenza, ecco la vera
politica, una nei suoi principii e nei suoi ell'etti. .
Una nazione pu indipendentemente dalle altre adottarlo per se stessa: il
diritto di propriet pu divenire pei suoi sudditi un diritto sacro senza che lo sia
parimente presso tutti gli stranieri; l'ordine essenziale di cui questo diritto base
e principio pu governar dispoticamente in casa sua senza governar dispotica
mente presso le altre; nalmente, per rendere il commercio pienamente libero in
tutti i paesi del suo dominio, non necessario che lo sia presso le dominazioni
estere; questo mi propongo mostrare nei capitoli seguenti. E del pari evidente
che questa politica non soffre nulla di arbitrario; che essa altro non se non
una conseguenza naturale dell'ordine essenziale delle societ; che si stabilisce na
turalmente e necessariamente con essa; che cosi qualunque nazione che far re
gnare presso lei questordine essenziale, dev'essere e all'estero, ed allinterno nel
suo pi alto grado di potenza e di splendidezza; nello stato il pi fiorito ed il pi
tranquillo, il pi felice che possano sperarei sudditi ed i sovrani.

CAPITOLO X.
Del commercio. Prime ragioni che conducono a riconoscere la necessit della sua libort.-Qualuuqua com
pratore e venditore, a qualunque venditore ilevcssere compratore. - Le somme di queste due opera
rioni devono essere uguali fra loro. - Le vendite anche in danaro altro non sono le non embii di
valori uguali. _ Errori e prcgiudizii controrii a questo primo nozioni.

Ho detto nel capitolo precedente esser nell'ordine naturale ed essenziale delle


societ ed in conseguenza neglinteressi comuni del sovrano e della nazione che
si desse al commercio esterno la pi gran libert possibile; trattasi adesso di por
tare sino all'evidenza la dimostrazione di questa gran verit. Basta per giungervi
presentare in un modo facile e chiaro le prime nozioni del commercio; stabilire
cosi il vero signicato delle espressioni di cui ci serviamo senza intenderle; dare
con questo mezzo, per cosi dire, corpo e precisione ad idee vaghe ed astratte che
si prestano a tutti i differenti sistemi, ed alimentano le illusioni ed i pregiudizii
no in quegli stessi che di buona fede procurano preservarsene. Se io qui non
parlo del commercio interno egli perch mi persuado essersi al giorno d'oggi
concordi sulla necessit di fargli godere la pi gran libert. Il consumo la mi
aura della riproduzione , poich i prodotti che restassero senza consumo diver
rebbero superui senza utilit; e da quel momento non si farebbero pi le anti
cipazioni della loro coltura. Ma non possibile riconoscere questa verit senza
riconoscere del pari che il commercio interno essendo il mezzo col quale si opera
il consumo , la libert di cui esso gode intieramente in vantaggio della
riproduzione. I
Frattanto mentre viene la luce su questo obbietto, lo stabilimento di questa
stessa verit toccato a passi lenti;i suoi progressi sono ritardati da alcuni pregiu
205 HERCIER ora LA RIVIRE.
dizii che tuttavia sussistono: si crede che i prodotti fatti sopra una nazione da coloro '
che nel suo interno comprano da essa e le rivendono, sono nullameno aumento di
ricchezza per questa nazione. Questo errore evidente non avrebbe inconveniente
alcuno se non decidesse i governi non solo a mettere intoppi ai consumi con le
imposte che stabiliscono sui consumatori credendo stabilirli sopra coloro che
altro non l'anno se non vender loro il proprio ministero, ma a sacricare anche
spesso la libert del commercio interno aglinteressi particolari dei rivenditori
coi privilegi che loro si accordano in detrimento di questa stessa libert: lelletto
di questi privilegi che minorano la concorrenza quello di far passare in mani
sterili porzione delle ricchezze che potrebbero servire all aumento delle spese
produttive, operazione che necessariamente riesce distruttiva della riproduzione.
Comunque si faccia il commercio, esso non e se non cambio di mercanzia
con mercanzia. Latto di vendere o comprare altro non se non latto di cam
biare, quand'anche si operasse per mezzo del danaro, essendo il danaro non
altro che merce. Lo scopo di questo cambio il godimento, il consumo; dimo
doch il commercio sommariamente puoi essere denito: lo scambio delle cose
utili per giungere alla loro distribuzione nelle mani dei loro consumatori, di
coloro infine ai quali ne destinato il godimento. V
necessario formarsi un idea precisa del commercio , e di ben comprendere
che esso non se non uno scambio per giungere ad un consumo. Questa prima.
nozione cinsegna a non confondere il commercio col movimento e le spese di
esso, a non vedere in ogni operazione commerciale non altro se non due uomini
e due valori: due uomini, uno dei quali e primo venditore, e laltro, ultimo com
pratore o consumatore; due valori, uno dei quali muove dal primo venditore per
giungere allultimo compratore-consumatore ; mentre che un altro valore in
cambio del primo, muove a sua posta da questo per giungere a quello. In
questo cambio consiste unicamente il commercio, e cosi bisogna considerarlo per
giudicarne dellimportanza. Se questo cambio potesse esser l'atto immediatamente
e senza spese, lo sarebbe certo con pi vantaggio pei due individui che cambiano:
cosi l'inganno gravissimo quando le operazioni intermedie che servono a far
compiere il commercio, si prendono pel commercio stesso!
E pure questo inganno irequentissimo: prima che una cosa mercantile sia
resa al suo ultimo destino, spesso stata pi volte venduta, spesso le tocca fare
molti giri e molte spese; il commercio in questa parte produce leetto degli
specchi disposti in modo da riettere contemporaneamente e nei diversi sensi gli
oggetti stessi; come quelli pare moltiplicarli, e cosi inganna gli occhi, i quali li
vedono supercialmente: essi credono vedere un gran commercio quando in fatti
non che mediocrissimo, quantunque cagiona gran movimento e grandi spese.
Frattanto per poco che vi si voglia rivolgere lattenzione , non pi si pu essere
ingannati da questa moltiplicazione illusoria; diviene evidente che col ripetersi le
vendite e le rivendite la cosa in commercio non guadagna n in volume ne in
quantit, che qualunque siasi il circuito, che faccia, qualunquesia il cambiamento
di mano che provi arrivando al suo ultimo destino, essa altro non se non ci
che era partendo.
vero, mi si dir, che una mercanzia non si moltiplica col rivendersi; ma
essa aumenta di valore venale, e questo e aumento di ricchezza per lo Stato. Se
questa massima fosse vera, potremmo facilmente divenir tanto ricchi quanto po
L onmrvn NATURALE DELLE soclnn Pouncne. 207

tessimo desiderarlo: non permetteremmo che alcuna mercanzia fosse consumata


nel luogo dove fu prodotta, a meno che non avesse fatto il giro del regno; proibi
remmo i viaggi per acqua; immagineremmo altri regolamenti che accrescessero
le spese e rincarissero le mercanzie pei consumatori; il nostro commercio interno,
e le nostre ricchezze si raddoppierebbero e si farebber decuple: lascio giudicare
lassurdil del principio dalla assurdit delle conseguenze.
Vi sono individui che spinti dallevidenza di questa assurdit abbandonano
una parte del sistema e si tengono trincerati nell'altra. Riconosciamo, dicono essi,
che il vetturino e il semplice rivenditore non aumentano la massa delle ricchezze
nazionali, che essi altro non sono se non gli strumenti utili al consumo; ma non
lo stesso pel manifattore, per gli artisti che con le materie prime di mediocre
prezzo fanno lavori di gran valore. Quelli moltiplicano realmente le ricchezze, le
fanno triple, quadruple e pi ancora; cos devono esser protetti nell interno
dello Stato.
lo perdono agli uomini di aver preso per reali i falsi prodotti dellindustria;
ma le contraddizioni non posso perdonarle. Secondo la loro illusione avrebbero do
vuto'proibire nel loro paese luso di qualunque lavoro che non esiga la pi cara
mano dopera; con questo genere di regolamento si sarebbero procurato il gran
vantaggio di non consumare altro che oggetti di gran prezzo. 0h quanto sareb
bero stati ricchi se fossero stati conseguenti! Questa breve riessione dovrebbe
forse bastare per mostrare che questo secondo errore non del primo meno evi
dente; ma siccome esso seduce pi, ne far argomento di un capitolo particolare
dove io spero nirlo di smascherare.
Se gli uomini avesser compreso che il commercio non se non un cambio,
non si sarebbero lasciati sedurre n dagli imponenti apparati di vendite e riven
dite succedentisi le une alle altre, n dalla splendida mostra dei simulati rinca
rimenti che producono le spese della mano d opera; non avrebbero creduto ve
dare un accrescimento di ricchezza e di commercio in ci che e spesa onerosa
pel commercio stesso. Sarebbe lo stesso giudicare dell'utile di una macchina
dalla complicazione dei suoi congegni e dalle spese del suo mantenimento, senza
aver nessun riguardo alleftetto che ne risulta: si vedr in seguito quanto questo
paragone sia giusto in tutti i suoi punti.
Poich qui non trattasi della vendita di beni fondi, ma solo di oggetti mobili
e trasferibili, io vi dir che noi non conosciamo se non due specie di cose mer
cantibili: prodotti in natura, o materie prime, e i travagli di mano dopera o lavori
dindustria. Queste due sorta di commercio, han dato luogo a due sorta di com
mercio; ma si nell uno che nell'altro, comprare e vendere, vendere e comprare;
poich vendere o comprare cambiare.
Si chiama vendere cambiare una mercanzia con danaro; e gli uomini attac
cano tale interesse a questo modo di commerciare, che vorrebbero potere vender
sempre e non comprar mai in danaro. Questinteresse una mania inconcepibile
comunque sia per essere considerata. Ma senza fermarmi a svolgere. qui tutti i
rapporti, l'attacco nel suo principio, mostrando le vendite che si propongono fare
in danaro non sempre potere aver luogo se non in quanto che a vicenda si com
pri in danaro; essere di una necessit assoluta che i venditori ed i compratori si
rendano alternativamente eonle loro compre il danaro ricevuto con le loro
vendite. '
208 MERCIER un LA ami-me.
Un uomo salariato qualunque sia, vende la sua mano d'opera, il suo ta
lento e col prezzo dei suoi salarii compra ci che consuma. il coltivatore vende
i prodotti che raccoglie, da una parte del prezzo che riceve al sovrano ed al pro
prietario del fondo, e con lavanzo compra ci che consuma. il sovrano ed il
proprietario di fondi debbono essere anch'essi guardati quali venditori di pro
dotti mediante lopera del coltivatore, e col prezzo di queste vendite pagano ci
che consumano. ll renditiere esige la rendita che il frutto di una ricchezza ven
data a tempo o a perpetuit, e con quella paga ci che consuma. il proprietario
di una casa vende lannuo godimento delle spese che ha fatte per acquistarla,
spese alle quali ancora obbligato per conservarla, e la vendita di quest' annuo
godimento gli da annualmente i mezzi di pagare ci che consuma.
Cosi, considerato il commercio come una moltitudine di vendite e compro
fatte in danaro non si e compratore se non per quanto si venditore; e siccome
comprare val pagare, nessuno pu comprare se non in ragione di ci che vende,
poich solo con la vendita che si procura il danaro per pagare ci che si
compra.
Da che ogni compratore deve essere venditore e non pu comprare se non
in quanto che vende, risulta evidentemente un secondo assioma: Ogm' venditore
devessere compratore, e non pu vendere se non in quanto che compra; e che
cosi ogni venditore con le compro che fa a sua vicenda, deve fornire agli altri
il danaro per comprare le mercanzie che vuol vendere.
Non evidente che, se le vendite che ci facciamo l'un l'altro non si pagano
in danaro, io non posso comprar da voi se non quando voi comprate da me?
che fra voi e me. la somma delle nostre compro e vendite alternative devessere
uguale i Se, dopo aver venduto a me per 100 franchi voi non volete comprare da
me che per 50, come far io per pagarvi? E quandanche io lo potessi una volta,
come potrei continuare per sempre a darvi pi danaro di quello che io ricevo? Un
terzo comprer forse da me , ma chi comprer da lui? E come mai potr compe
rare se egli non vende? Prolungate quanto vi piace la catena dei venditori e dei
compratori in danaro, sar sempre necessario che ogni compra sia pagata dal
prodotto di una vendita, e che sia cos ognuno alternativamente e compratore e
venditore in danaro per somme eguali. Divenuto il danaro l'unico mezzo di cui
ci possiam servire per comprare, se questo eessasse di circolare, sarebbe tutto
perduto; e di una necessit assoluta adunque che non si stanchi dal passare di
mano in mano.
Comprendo intanto che questa bilancia pu non essere esattissima nelle com.
pre e vendite che fa ogni uomo in particolare; ma se uno vende pi di quanto
compri e si arricchisce, un altro si rovina comprando pi di quanto vende; e ap
punto per la incompatibilit che esiste fra queste due sorta di disordine, si sta
bilisce l'equilibrio nella massa generale delle compro e delle vendite.
una verit che nessuno oggi contrasta, e perci ne ho parlato brevemente;
che il consumo sia la misura della riproduzione. Per poco che questo assioma
venga meditato, si vedr che in altre parole ci dice, ciascuno dover vendere in
proporzione di quanto compra, e comprare in proporzione di quanto vende.
il consumo non pu operarsi se non da dueiplassi d'individui; i primi pro
prietarii deprodotti, gli altri quelli che non lo sono; questi ultimi non possono
consumare se non in quanto che paghino in valore ttizio i prodotti che com
LOIIDINE NATURALE DELLE SCIE'I'A7 POLITICHE.

prano, e cosi questi valori ttizii sono comprati, o presi in cambio dai venditori
dei prodotti. Se in queste doppie operazioni di vendite e compre alternative non
vorrete scorgere che cambi, vedrete tutto ad un tratto che la somma dei valori
ttizii rispetto ai prodotti, la somma dei prodotti scambiati coi valori ttizii de
vono essere necessariamente eguali tra loro. Ma se invece di simplicare le cose
supponendo questi cambii fatti in natura ammettete il danaro come un mezzo
comune di cambio, come un pegno intermedio che agevola queste stesse ope
razioni, comprenderete [quanto sia assolutamente necessario che questo pegno
circoli perpetuamente, che incessantemente ritorni nelle mani da cui uscito
perch nuovamente-torni ad uscirne; senza di che l'uso di questo intermedio
non avrebbe pi luogo, atteso che non si pu riprodurlo come riprodurre si
possono i valori naturali e ttizii che rappresenta.
Questa verit non si sarebbe mai oppugnata se i termini di compra e
vendita, come del pari l'uso del metallo-moneta non avesse gittato nelle idee
tanta confusione da non riuscir pi possibile agli uomini intendersi fra loro o
concordarsi sui loro ovvii interrssi.
Che cosa mai vendere? Egli cambiare. Che cosa mai il danaro consi
derato come moneta? una mercanzia, il valore della quale la facolt di rap
presentare un valore uguale in qualunque specie di merce. Per mezzo di questa
facolt che una convenzione 0 un uso quasi universale le attribuisce, le vendite
non sono se non veri cambi di una mercanzia con unaltra. Intanto siccome essa
non se non un oggetto duso, e quegli che la riceve vendendo non pu servir
sene se non in quanto che la rende comprando, s impiega solo nei casi nei quali
qualcuno vuol comprare le mercanzie altrui, senza avere in natura le cose che
questi desiderano ricevere in cambio: allora il danaro pu essere riguardato come
pegno intermedio, col mezzo del quale incominciasi il cambio fra il compratore e
questi venditori per esser consumato in seguito da loro con altri individui, che
sopra questo pegno comune apprestano le mereanzie che non possedeva il primo
compratore.
Proscriviamo per un momento l'uso del metallo moneta, come del pari le pa
mia di vendita e di compra per sostituir loro quella di cambii, e questi suppo
niamoli realmente fatti in natura; non chiaro che se io voglio procurarmi la
vostra mercanzia bisogna che ne abbia unaltra di valore uguale per darvela, e
che in ci io son venditore per esser compratore E Non evidente del pari che se
io voglio lo spaccio della mia mercanzia, bisogna che ne prenda un'altra di ugual
valore, e che in ci per esser venditore ho bisogno di esser compratore?
Ma voi avete loggetto che conviene a me, e quello che in poter mio non
si conviene al vostro interesse; allora richiamiamo il danaro che teste abbiamo
bandito; impieghiamolo fra nel qual pegno intermedio come valore che a voi
rappresenti loggetto che non posso darvi in cambio; in questo caso siccome io
non esigo il danaro, bisogna procurarmene cambiando l'oggetto che presso di
me con danaro; da ci risulta che invece di uno io faccio due cambii, e che dal
canto vostro voi fate altrettanto recando il mio danaro presso un altro venditore
che vi da la mercanzia da voi desiderata. chiaro adunque che loperazione nel
fondo sempre la stessa: si pu comprare col danaro, senza avere nel medesimo
tempo un oggetto d'uso a vendere, ma per avere questo danaro bisogna aver
venduto.
Econ. T0310 1. --- li.
210 MERCIER DE LA RIVIRE.
Ecco la verit semplicissima da per se stessa, che gran numero di persone non
ha voluto vedere; arrossirei dessermici fermato tanto tempo, se il nostro accieca
mento su questo particolare non ci avesse fatto adottare sistemi cos mostruosi
no a far credere che si potesse vendere in danaro a colui che non vendesse
nulla. Questa idea tal quale ve la presente sembra indubitatamente essere il
colmo della stravaganza; intanto io non ve lesagero, poich, secondo essa, si
sono stabiliti come principii incontrastabili esser nell'interesse di una nazione,
fare un gran commercio di esportazione, vender molto in danaro e comprare
poco, essendo persuasi che con questo mezzo il commercio la arricchirebbe. -- In
questi pretesi principii tutte le parole sono altrettante eresie provenienti dal non
essersi accorti non potersi dar danaro per mercanzia in senso assoluto a meno
che non siasi incominciato col dare mercanzie per danaro.
Col danaro si comprano mercanzie, e con queste il danaro; cosi vendere o
comprare e sempre, come ho detto, cambiare un valore qualunque con un altro
valore qualunque: che luno di questi due valori sia danaro, o che entrambi
sieno mercanzie di uso, indifferentissimo per se stesso, anzi chi riceve il
danaro non ha tanto guadagnato quanto se avesse immediatamente ricevuto in
natura le cose delle quali con esso calcola potersi procurare il godimento.

CAPITOLO XI.
Denizione del commercio veduto in tutti isuoi rapporti essenziali-Del modo onde possa arricchire
una nazione : idee false degli uomini a questo riguardo. - Lalsun utilit trovasi nei rapporti che esso
ha cogli interessi della coltura.-Il commercio esterno altro non e se non un minor male possibile ed
un male necessario.

agevole adesso dare del commercio una denizione nella quale si racchiu
dano contemporaneamente le cose che entrano nel commercio; glinteressi che lo
cagionano; gli uomini che fanno il commercio tra loro; lo scopo che si propon
gono commerciando ed i mezzi che impiegano per commerciare. Il commercio e
un cambio di valori per valori eguali praticato con o senza il mezzo di agenti
intermedia, per l'interesse comune di coloro che cambiando forniscono questi la
vari e li cambiano fra loro per consumarli. Cosi dietro una tale operazione nes
suno di questi pi ricco o pi povero di quello che era in prima, quantunque
abbia in possesso un oggetto che gli convenga meglio di quello che possedeva
precedentemente.
Chi possiede molto vino e nulla ha di grano, commercia con un altro che ha
molto grano, e non ha vino; fra essi si fa un cambio di un valore di 50 in grano
con un valore di 50 in vino. Questo cambio non fa crescere le ricchezze ne del
luno n dellaltro, poich ognuno di essi prima del cambio possedeva un valore
eguale a quello procuratosi con questo mezzo. E pure questo cambio loro utile
egualmente: senza di esso ognuno di questi due uomini non sarebbe al caso di
poter godere di una parte del suo ricolto e perci ognuno dimiuuirebbe la sua
coltura.
Qui chiaro si mostra in qual senso debba intendersi che il commercio arric
I"
K
L'ORDINE NATURALE DELLE somma POLITICHE. 211

chisca una nazione: egli non le procura per se stesso un accrescimento di ric
chezze; ma per essa un 'mezzo che le permette di aumentarle con la cultura.
Molti frattanto hanno in idea che una nazione guadagni su di un altra; essi non
vedono che relativamente al commercio una nazione altro non se non un corpo
composto di molti uomini, che tutti isolatamente non possono pagare il prezzo di
quel che comprano se non col prezzo di ci che vendono; non vedono che mi
lioni duomini riuniti in corpo di nazione non trovano in grazia del lor numero
il mezzo di elevarsi al di sopra della impossibilit di dare quel che non si ha; che
cosi le leggi naturali e fondamentali del commercio, le condizioni essenziali senza
le quali non pu sostenersi, sono tra una nazione ed un'altra le stesse che fra
un uomo ed uomo; che una nazione inne non pu vendere se non per quanto
che compra, e non pu comprare se non per quanto che vende.
Qualunque sia la nazione, che per mezzo del commercio si propone di gua
dagnare sulle altre, mi dica dunque come potr guadagnare se le altre nazioni
non perdono nulla, o come queste potranno perdere sempre? Tutte le nazioni
commercianti si lusingano egualmente di arricchire col commercio; ma cosa
meravigliosa! Esse credon tutte di arricchirsi guadagnando sulle altre. Bisogna
convenire che questo preteso guadagno, tal quale esse lo comprendono, deves
sere cosa assai miracolosa, poich con questa opinione ognuno guadagna e nes- -
suno perde. Siccome il mistero di un guadagno senza perdita non un arti
colo di fede, noi possiam dire a buon diritto che l'evidente contraddizione
che racchiude ne dimostra lassurdita.
Un uomo ed una nazione, poiche, ripetiamolo pure, il numero non cangia
nulla all ordine essenziale delle cose nella specie di cui si tratta: un uomo
incomincia col prelevare dai prodotti la quantit che pu e deve consumare
in natura, e vende il soprappi. Perche quest'uomo ha fatto delle speseper pro
curarsi con la coltura una massa di prodotti che ecceda i suoi consumi? Lo ha
fatto perch sapeva che in ragione della loro utilit quelli hanno nel commercio
un valor venale, un prezzo che abitualmente vien loro attribuito, e perch ha cal
colato trovare in questo prezzo lo spaccio di quell eccedente. Fate sparire una di
queste due condizioni, uno di questi due punti di vista che entrano nella speranza
del coltivatore; fate perdere a questi prodotti il loro valor venale o il loro spaccio;
certamente cesser la cultura che li faceva rinascere, o per lo meno sar ristretta
al punto di non darne che la quantit necessaria ai consumi che quel coltivatore
fa personalmente.
Quando si dice che il consumo e la misura della riproduzione, si deve in
tendere, per la parola consumo quello che fatto dai consumatori in istato di pa
gare il valore corrente delle cose che essi consumano. E in tale assioma, conside
rato sotto questo punto di vista, chebisogna rintracciare il modo con cui il
commercio esterno arricchisce una nazione, e a meglio dire, le presenta occasioni
di cui essa pu prottare per moltiplicare le ricchezze che il suo territorio pu
mmmnislrarle. Il commercio oltre a questa nazione quei consumatori che non
trova nel suo interno, laumento di questi procura lo spaccio dei prodotti nazio
nali; lo spaccio assicura e conserva loro il valor venale che essi devono avere
tra le cose commerciabili; cosi il coltivatore trova quello spaccio e quel valor
venale, la speranza del quale lo ha determinato a fare le anticipazioni della col
tura per ottenere ricollc, la cui abbondanza poteva eccedere la consumazione
l'14 MERCIER DE LA mvrnn.
. A.

nazionale. In due parole pu dirsi che col mezzo del commercio il consumo non
ha pi limiti conosciuti: quindi nasce che l'abbondanza dei prodotti non pu
mai riuscire a peso dei coltivatori; vantaggio inestimabile per coloro che senza
esso sarebbero nel caso di temere questa stessa abbondanza, poich questa ser
virebbe solo a far cadere il valore venale delle loro produzioni e renderne
insulllciente lo spaccio.
Ora facile spiegare l'emmma, ora e facile vedere come il commercioiarric
chisca una nazione; esso ne arricchisce una come le arricchisce tutte: non gi
mettendole nel caso di guadagnare le une sopra le altre; poich questi guadagni
sarebbero alternativi ed in conseguenza nulli, o tosto non potrebbero avere pi
luogo; ma in ci le arricchisce, che procurando lo spaccio di tutti i prodotti nazio
nali al miglior prezzo possibile, fa passare nelle mani dei coltivatori tutto il pro
dotto sul quale essi han dovuto contare. Leii'etto diretto di quest operazione
che le ricchezze consacrata alla riproduzione ritornino con protto alla classe
produttiva, che cos questa classe si trovi avere ad un tempo maggiori mezzi
per migliorare le sue colture, e maggiore interesse ad occuparsi di questi in
miglioramenti.
Non credete che il coltivatore, propriamente detto, formi la sola ed unica classe
che il commercio arricchisca; questo nome non deve esser qui preso in un
senso stretto letterale, ed in contrapposto a tutti gli altri uomini come
l'uso per molti riguardi. Primieramente con la parola classe produttiva io in
tendo non solo gl intraprenditori di cultura, ma ancora i proprietarii di fondi
che sono con questa qualit specialmente incaricati di diverse specie necessa
rie alla riproduzione, sia mantenendola sia migliorandola. in secondo luogo
parlo del coltivatore, perch la sua ricchezza personale la sorgente principale
di tutte le ricchezze, e che per aumentare la massa delle ricchezze nazionali
bisogna rendere pi abbondante la loro sorgente. Ma dobbiamo considerare in
seguito il modo in cui l'abbondanza si divide nelle altre classi inaliiate da
questa sorgente: dobbiam vedere che il Sovrano e gli altri comproprietarii del
prodotto netto prottano di questa stessa abbondanza, e che senza fermarsi
nelle loro mani ella continua il suo corso per ispandersi sulla classe industriosa,
o meglio sopra tutta la nazione.
Osservate che il commercio esterno considerato come mezzo di arricchire una
nazione non pu assolutamente avere un altro corso; che questo nello stesso
ordine fisico e che voi non potrete scostarvene senza esserne puniti: disponete
il commercio in modo che tolga ai coltivatori una parte del prezzo al quale do.
vrebber vendere le loro produzioni; tutto cambia in un istante; la coltura non
ha pi ne gli stessi motivi d incoraggiamento, n gli stessi mezzi per fruttiicare;
non solo i vostri prodotti scapitano di valor venale, ma scapiteranno ancora
nella quantit; perdete cosi da tutti i lati; allora le entrate del Sovrano e dei
proprietarii di fondi saranno pi scarse, diminuiranno in proporzione le loro
spese, ed in conseguenza vi saranno meno salarii a distribuire, meno uomini
occupati e mantenuti: il commercio esterno non arricchisce pi una nazione,
l impoverisce invece; e se questo disordine continuasse, giungerebbe a rovinarla,
ad annientarla.
Da queste prime nozioni dobbiam conchiudere che il commercio esterno pu
esser di nocumento come pu esser vantaggioso; che la sua utilit consiste intie
Lonnnvn NATURALE DELLE SOCIETA' POLITICHE. 215
ramente nella utilit che reca alla riproduzione, e che cos questa utilit risulta
non dal commercio precisamente, ma dal modo in cui esso si manda ad
effetto.
Un'altra conseguenza ancora si che il commercio esterno non se non un
meno male; che egli suppone sempre che una nazione manchi nell'interno di
un numero sutliciente di consumatori in stato di mettere un prezzo vantag
gioso ai suoi prodotti; che essaobbligata perci di andar cercando all'estero
altri consumatori dei quali la lontananza le e sempre onerosa. N mi allegate
che essa pu esser ridotta a questa necessit per la condizione sica o pel clima
nel quale posta: ci pu darsi, ma una sventura, ed- una sventura che
altro non prova se non che l'ordine fisico e dovunque l'ordine, sul quale necessa
riamente bisogna tracciare lordine della societ; da ci conclude che questi
popoli hanno ancor pi bisogno di qualunque altro di una grande libert. Regola
generale, quanto pi si contrastati dal ilsico, tanto pi la libert si fa impor
tante per la libert di una nazione.
Convengo adunque che il commercio esterno pu essere indispensabile rela
tivamente ad alcuni prodotti stranieri, che una nazione non pu ottenere nel
suo territorio, e dei quali non di meno ha bisogno: sotto questo punto di
vista noi dobbiam dire che il commercio esterno un male necessario,- poich
se questa nazione avesse il vantaggio di trovare nel suo interno i prodotti
che le mancano, non si darebbe la pena di fare ingenti spese andando a cer
carlo presso le altre. Credo che quest'ultima proposizione sia evidente da per se
stessa: tutti sanno che i prodotti provenienti di lontano, devono essere pi
cari di quelli che crescono vicino a noi, e che bisogna che il coltivatore paghi
le spese di trasporto sia per l'aumento del prezzo delle produzioni estere, sia
per la diminuzione del prezzo che d in cambio 0 in pagamento; in una
parola, che l'interesse della riproduzione quello di trovarsi vicina al luogo del
consumo; essere l'interesse del consumo quello di trovarsi vicino al luogo della
riproduzione. Lascio che il lettore mediti queste verit mentrech io gliele pre
sento in una nuova luce, in un grado di evidenza che non gli permetta ne di
dubitare dei principii, n di rigettare le conseguenze che ne risultano in favore
della libert.

CAPITOLO Xll.
nell'interesse del commercio: che cosa debba intendersi con questo modo di parlare.-Esso non i: lo stesso
in un popolo commerciante come in una nazione agricola.-'Vora idea del commerciante. Pruticsno il
commercio i consumatori e non i commercianti. -Opposizioni fra glinteressi particolari dei commer
cianti c glinteressi comuni degli altri uomini.

Che il commercio esterno, secondo che si faccia bene o male, arricchisca o


impoverisca una nazione una verit su cui non pu cader dubbio, ma che tro
vasi siattamente snaturata per la strana maniera end e interpretata che gli uo
mini non possono convenire fra loro dell'idea che si debba formare dell'interesse
del commercio: so che in generale ci che si chiama 1' interesse del commercio
e l'interesse di coloro che praticano il commercio; poich il commercio non un
essere particolare. Ma chi sono coloro che praticano il commercio? Questo i poli
\
214 BERCIER or: LA RIVIIIE.

tici avrebbero dovuto spiegarci per metterci d accordo. Convengono nello stesso
avviso intanto, che per linteresse del commercio si debba intendere linteresse
della nazione; ma demandate loro in seguito che cosa mai una nazione conside
rata come corpo politico; di quali uomini si componga essenzialmente, e quali
legami li uniscano gli uni agli altri; demandate loro se linteresse della nazione
visto nel commercio sia un interesse comune a tutti i suoi membri, o piuttosto un
interesse proprio ad una'classe particolare; vedrete allora scindersi le opinioni,
e le contraddizioni che esse presentano armarle le une contro le altre; ciascuno
secondo lidea che si forma di una nazione e degl'interessi di essa relativamente
al commercio, fabbrica principii e sopra questi principii tittizii stabilisce un siste
ma, dal quale crede non potersi scostare senza che tutto sia perduto.
Confondere linteresse comune della nazione relativamente al commercio con
l'interesse particolare dei commercianti nazionali, che non sarebber'altro se non
gli strumenti del commercio, lerrore il pi comune su quanto costituisce linle
resse del commercio stesso, errore nel quale son caduti uomini di grande rino
manza: in conseguenza non si giudicato dell'importanza e dell'utilit del com
mercio se non dalle fortune di que' commercianti; senza esaminare a spese di chi
sono desse acquistate n per chi sono esse disponibili: si buonamente creduto
che la nazione si arricchiva quando si vedeva arricchirsi questi stessi commer
cianti; il commercio stato solo considerato nelle operazioni di costoro; ed al
loro interesse personale esclusivo, presentato come interesse generale, che si sono
sacricati gl interessi comuni di tutti i membri essenziali di una nazione.
Uno dei mezzi pi potenti di cui si servono per forticare e coltivare questa
illusione di portare degli esempi; di far mirare i nostri sguardi verso qualche
popolo di commercianti arricchiti solo dal commercio; e di presentarceli come mo
delli a seguirsi da tutte le nazioni. Si si lasciati sedurre da questi pretesi esempii
senza per mente alla differenza che deve farsi fra glinteressi di coloro che tra/cano
i prodotti altrui e gl'intcressi dei proprietarii di questi prodotti stessi: chi non vede
che queste due posizioni non han nulla di comune; che i loro interessi sono dia
metralmente opposti; che il modo con cui i salariali si arricchiscono, non lo
stesso di quello che arricchisca coloro che li pagano? Per quale eccesso di acce
camento si ha potuto confondere, si ha preteso assoggettare agli stessi regolamenti
glinteressi di quei popoli di commercianti che non trovano nel loro paese i pro
dotti che tratlcano, e glinteressi delle nazioni agricole e produttive, che raccolgono
sui loro stessi territorii tutti i prodotti che mettono fra loro in commercio?
Servire il commercioe fare il commercio cosa ben distinta: e cosa ben distinta
del pari tra/ficare e commerciare. Il conduttore sia per terra sia per mare serve
e. non fa il commercio; lagente commerciale che altro non fa se non eseguire
le commissioni che gli si danno, serve non fa il commercio; serve e non fa il
commercio il commerciante che compra e rivende a suo rischio e per conto proprio.
Eppure questultimo fa qualche cosa di pi dei due primi : esso tra/ca e gli altri
non trafcano; ma trallicare non commerciare. Si traliica quando si compra e
rivende la merce di cui altri proprietario; si commercio quando dal proprio fondo
si ricavano le merci che si cambiano con valori di qualunque natura in altre mer
canzie o in danaro. Cos chi tra/ca una specie di salariato che giunge con la
sua industria a far propria una parte delle ricchezze altrui; e coloro che com
merciano non fanno in ci che godere delle proprie ricchezze.
. 4
L'onmua NATURALE DELLE socmn POLITICHE. 215

Prendendo la parola commercio nel senso pi lato possibile, abbiam veduto


che esso di due specie; quello dei prodotti in materie prime, e quello dell in
dustria o lavori di mano d'opera. Queste due sorta di commercio sono utili l'una
all'altra, ma in ci solo dilleriscono che il secondo non pu esistere assoluta
mente senza il primo, mentre che il primo pu esistere senza il secondo, essendo
di questo germe ed alimento.
Sarebbe desiderabile che i rapporti essenziali che trovansi fra queste due specie
di commercio non fosser mai perduti di vista, e che mai non si pensasse a rove
sciare l'ordine immutabiledella loro generazione; come pure che si comprendesse
profondamente esser necessario per la moltiplicazione dei figli che s'incominci
dal fecondare la madre, nel seno della quale nascono e si nudriscono; che non
sintendesse ad aumentare la massa dei lavori dell'industria con mezzi adatti
a diminuire necessariamente l'abbondanza delle materie che li cagionano e che
servono a pagarli.
Non insisto per ora su questo inconseguenze, ne parler ad altro tempo:
ritorniamo all idea che dobbiamo formarci del commercio e dei commercianti.
Il commercio un cambio di valore per colore eguale, cosi non pu farsi se non
tra i proprietarii di questi valori; e i commercianti stessi fanno solo veramente e
realmente il commercio in proporzione dei valori dindustria che cambiano con
valori di altre mercanzie adatte ai loro consumi. Badiamo adunque a non ingan
narci sull'idea che dobbiamo annettere al nome di commerciante; esso non
indica guari gli uomini che fanno il commercio, poich allora diverrebbe comune
a tutti i consumatori, mentre tutti i consumatori fanno il commercio, essendo
tutti alternativamente obbligati ad esser compratori e venditori. Ma noi col nome
di commerciante altro non dobbiamo intendere se non che uomini dedicati al
servizio immediato del commercio.
Non vi dubbio che le operazioni del commercio appena divenute molteplici
e complicate hanno bisogno di una classe particolare di uomini che se ne occupi;
il commercio cosi organizzato racchiude quattro oggetti che non si debbono con
fondere: l Le cagioni del commercio. 2" La materia del commercio. 5 Lo
scopo del commercio. 4 i mezzi del commercio.
I consumatori considerati come primi venditori ed ultimi compratori, sono le
cagioni del commercio, poich sono essi che lo provocano e vi danno occasione.
La materia del commercio la massa di tutte le cose commerciabili apprestate
dai consumatori. Lo scopo del commercio il consumo di queste stesse cose
commerciabili, ed i mezzi del commercio sono tutti gli strumenti, tutti gli agenti
con le azioni dei quali si giunge a quel consumo. Non dunque se non in qua
lit di mezzi che i commercianti si legano a quest' insieme che noi chiamiamo
commercio; sicch coloro che fanno veramente il commercio sono i consumatori,
BSS ne sono le cagioni, essi ne, forniscono le materie, e l'utilit reciproca di essi
lo scopo del commercio. \
Le mie osservazioni sui termini di cui ci serviamo saranno riguardato come
un puntiglio, come una disputa di parole. Ma appunto per avervi attaccato
idee vaghe e superciali che noi ci siamo smarriti no a prendere gli effetti per
le cause, ed il conduttore come primo proprietario delle mercanzie che trasporta.
Quando a pregiudizii stabiliti si oppongono verit importanti e vigoroso, non pu
mettersi troppa precisione ncllidee che si annettono ai termini che si scelgono.
216 MEBCIBR un LA BIVIRE.
Queste verit non sono suscettibili ne di pi ne di meno; sotto questo riguardo il
pi o il meno sarebbe errore e contraddizione. '
Accade del commercio come delle liti: queste non son falle dagli ufliciali
subaltcrni della giustizia, ameno che non ne abbiano in nome loro proprio e
privato; in tutti gli altri casi essi sono strumenti delle liti; essi possono suscitarle
vero, moltiplicarle,aumentarne le spese; ma inne le liti quand'anche essi le
suscitino, sono sempre intraprese dalle parti ed in favore delle parti; le pretese e
gl'interessi di queste formano le materie delle liti; sono esse adunque che le fanno;
perci sono esse che ne pagano le spese. Valga lo stesso per gli agenti del com
mercio: essi sono pel commercio gli strumenti di cui si serve al bisogno ogni
consumatore per effettuare i cambii che si propone; ma anche allorquando sim
piega il loro ministero non sono essi che [anno commercio delle cose che entrano
in questi cambii, ma bens lo fanno i consumatori fra loro colla mediazione di
questi agenti; e costoro cosi servendoli, altro commercio non [anno se non quello
dei loro lavori che cambiano con i salarii.
Quei che pretendono che per interesse del commercio dobbiamo intendere
linteresse di quelli che lo fanno, hanno ragione nel principio; ed avrebbero ragione
ancora nelle conseguenze se non avessero messo i commercianti al posto dei con
sumatori, e se avesser voluto vedere che sono questi e non quelli che fannoil
commercio; e perci a proposito far loro conoscere il punto sso in cui si sono
ingannati.
La conseguenza che risulta da questa osservazione si che due sorta duomini
sono essenziali al commercio: il primo venditore e lultimo compratore consuma
tore; cos essi commerciano spesso fra loro direttamente e senza gente interme
dio; i circuiti che fa una mercanzia, il cambiamento di mano che soffre, le riven
dite a cui soggetta non sono il commercio, quantunque abbiano per iscopo il
commercio: queste operazioni non sono in se stesse se non un movimento inter
medio fra il luogo della produzione e quello del consumo, fra il primo ven
diiore e lullimo compratore consumatore. Questo movimento intermedio e quello
della cosa commerciata che muove da quello per giungere a questo, e che, come
l'ho gi detto, fa delle spese per via, ma non acquista nuovo valore.
A prima vista glinteressi di questi due uomini sembrano esser in contrasto fra
loro, eci perch il venditore vuol vender caro ed il consumatore vuol comprare a
basso prezzo; ma un ordine naturale, un ordine immutabile ha provednto c per
sempre alla conciliazione dei loro interessi qualunque sia il numero e la moltitu
dine dei venditori e dei compratori.
Ogni mercanzia gode nel commercio di un prezzo proprio e che le princi
palmente determinato dall utile e dal diletto che produce, e con le spese che
esige la sua riproduzione o la sua mano dopera. Questo prezzo devessere neces
sariamente relativo alle facolt dei consumatori. Ma che cosa signica quest' ul
timo modo di dire? Signica che non potendo il prezzo di una mercanzia esser
pagato se non col prezzo di unaltra, e che ogni consumatore non potendo com
prare se non in proporzione di quanto vende, si stabilisce necessariamente nel
modo cennato, parlando dellimposta, un equilibrio fra i valori venali di tutte le
cose commerciabili , equilibrio che ragguaglia il prezzo delle une a quello delle
altre, e cosi la somma delle cose a vendersi abitualmente bilanciata dalla
somma dei mezzi che hanno i consumatori per pagarlo.
Lonmsn NATURALE nELLa somma rom-nena. 217

Questo equilibrio pu esser solo alterato accidentalmente: se il prezzo di una


mercanzia sinnalzasse oltre il suo livello, non vi sarebbero pi consumatori in
grado di comprarla; d'altronde tutti gli uomini farebbero il possibile per proflttare
del suo favore e diverrebbero a gara venditori di una tal mercanzia; essa perde
rebbe cos tutto il suo vantaggio per necessaria conseguenza della concorrenza, la
propriet della quale quella di vendere con ribasso.
Secondo tutte le differenti circostanze che convengono a fissare i valori venali
delle cose commerciabili, la concorrenza assegna ad ogni specie e qualit di mer
canzie il prezzo pi alto, cui ogni venditore possa aspirare, ed il prezzo pi basso
cui ogni compratore possa proporsi di comprare. Esiste cos naturalmente una
potenza dispotica che segna il prezzo al quale ogni consumatore pu comprare,
segnando contemporaneamente quello al quale possa vendere: ogni venditore non
pu dunque giungere a rincarare abitualmente le sue mercanzie, senza sottomet
tersi del pari a pagare abitualmente pi care le mercanzie degli altri venditori, e per
la stessa ragione ogni consumatore non pu giungere a pagare abitualmente men
caro ci che compra, senza sottomettersi ad una diminuzione eguale sul prezzo
delle cose che vende.
Osservate qui quanto son vane le speculazioni di coloro che, in una nazione,
si propongono di far giungere una specie di prodotto al suo pi alto prezzo pos
sibile, ed al suo pi alto grado possibile di abbondanza, senza pensare a procurare
imedesimi vantaggi agli altri prodotti, i valori dei quali devono operare il consumo
ed il pagamento di quello che si vuole proteggere. Un tal progetto e precisamente
quello di volere stabilire pi venditori che compratori, pi cose a vendere anzic
ch mezzi'per pagarle. invano si lusingheranno di trovare uno spaccio sufficiente
presso glistranieri: certamente nellordine generale della natura non sono costoro
destinati a consumare la pi gran parte dei prodotti dei nostri territorii; il loro
consumo ha limiti naturali, poich i mezzi che essi hanno per comprare i nostri
prodotti sono limitati come la loro popolazione. Altronde essi non possono pagarci
se non che scambiandoci prodotti del loro territorio; cosicch ogni qualvolta voi
volete aumentare labbondanza di uno dei vostri prodotti ed assicurarvene lo spac
cio al suo pi alto prezzo possibile, bisogner necessariamente mettere la vostra
nazione in istato di accrescere i consumi, sia dei prodotti proprii sia di quelli delle
altre nazioni. Ma per far questo bisogna che vi occupiate egualmente dellabbon
danza e del buon prezzo di tutti gli altri prodotti nazionali; e che abbiate perci
grande cura per far cessare tutto quanto pu nuocere aglinteressi dei coltivatori.
A questo patto vedrete tutti i valori che debbono essere cambiati gli uni con gli
altri, moltiplicarsi contemporaneamente ed incaminarsi con passi uguali verso il
loro miglior prezzo possibile; vedrete parimenti l'industria nazionale e la popola
zione crescere in ragione della vostra abbondanza: essa trover cos nellinterno della
nazione un numero sufficiente di consumatori in grado di mettere un buon prezzo
alle cose che consumano: nell'insieme che risiede la perfezione dellordine che
acquista ad ogni parte il suo migliore stato possibile. Se smarrite la catena dei
rapporti non potete attendervi a grandi eventi: sieno sagge quanto volete le vostre
operazioni verso qualche particolare, se non abbracciano il tutto, elle non vi servi
ranno sempre che debolmente; inoltre saranno soggette a molti inconvenienti.
Ne mi osservate che gli uomini che vendonoe comprano, non si lasciano guidare
dalle speculazioni losoche; ne convengo; ma per, come dice Pope, noi ve
218 immensa DE LA niviisun.
diamo che l'autore della natura ha innestato sovra un albero selvaggio un albero
che porta frutti eccellenti: la cupidigia che divide il compratore ed il venditore
nei loro progetti e precisamente ci che li ravvicina e li concilia nella pratica;
questa cupidigia, questo desiderio di godere che divien l'anima della concorrenza
e la mette in istato di dar dispoticamente la legge ai venditori come ai compratori.
Non si tratta di far gli uomini losofi e profondi, perch possano conser
vare tutte le proporzioni che devono trovarsi necambii che fanno tra loro:
tali proporzioni si stabiliscono da per se stesse, poich sicamente impossibile
che cos non sia, perch e fisicamente impossibile che la somma delle vendite
ecceda abitualmente quella dei mezzi che hanno i consumatori per comprare;
perch e fisicamente impossibile che una parte delle merci rincarisca, e sia ci
non ostante consumata per intero, se laltra parte delle mercanzie il di cui prezzo
serve a pagare la prima, non rincarisca in proporzione; perch e fisicamente im
possibile che la mancanza di spaccio non faccia allora cessare il rincarimento e
non si ristabilisca l'equilihro nei valori.
Quando io voglio vendere 100 franchi di mercanzia che mi sarebbero su
perflui senza il vostro consumo e non sarebbero per me utili in nessun conto,
nel mio interesse che voi possiate avere un valore qualunque di cento franchi
per darmelo in cambio od in pagamento : supponghiamo che foste in possesso di
quel valore, ma che nulla aveste dipi: se io pretendo raddoppiare il prezzo di
questa merce che dovete consumare, voi non potrete comprarne se non la met,
a meno io non consenta che anche voi raddoppiaste il prezzo della vostra ven
dendomela, nel qual caso non avremo entrambi n perdita n guadagno. Ma se
per circostanze passaggere mi si permetta darvi la legge, ne risulta che voi per
dete la met dei godimenti che dovreste avere col vostro danaro ed io nulla gua
dagno, poich secondo la nostra supposizione non posso tirare alcun partito da
quanto mi avanza: nasce da ci che fra noi non pu sussistere quel commercio
poich vi metto nellimpossibilit di farlo continuare. Quindi per una strada che
mi sembrava conducesse all'aumento della mia ricchezza, mi preparo invece per
dite e privazioni.
Una volta istituito il danaro qual segno rappresentante tutti i valori, esso
divenuto la misura comune di cui ci siam serviti per enunciarli e dipingerli in un
modo sensitivo: pi non cinformiamo del rapporto che il valor venale di una
mercanzia pu avere con quello di tale e tale altra: quanto vale essa in danaro?
qual somma in danaro bisogna pagarla, questo tutto quello che si pu cono
scere: siamo cos poco abituati a seguire il filo dei legami delle cose fra loro che
senza curare il rapporto che questa somma in danaro pu avere con le altre
mercanzie, crediamo guadagnar molto dando meno danaro per le cose che com
priamo, o ricevendone pi per quelle che vendiamo. Egli frattanto naturale di
non apprezzare il segno che in ragione della cosa che rappresenta.
Un uomo che altro non raccoglie se non vino ne aumenta il prezzo in danaro
del 25 per 010, mentre che tutti gli altri prodotti sono rincariti del 50. Que
st'uomo allora non esso meno ricco con una rendita pi considerevole in da
naro? Cambiamo lipotesi e diciamo che il prezzo in danaro di tutte le cose com
merciabili e diminuito del 50 per 0l0 e che quello del vino diminuito solo del
25; in questo caso quellindividuo stesso non pi ricco con una rendita meno
considerevole in danaro?
Lonnnvn NATURALE nanne soeren POLITICHE. 219

Il danaro altro non se non un segno, un segno rappresentante le cose


usuali. dunque un errore massiccio prenderlo per queste cose stesse non vedendo
che i valori numerari. I valori in danaro non sono altro che nomi, vocaboli che
gli uomini impiegano per comunicarsi le proprie idee per giungere a fare tra loro
cambi neiquali si mettono di accordo per mezzo di queste parole , in guisa che
come ho gi detto, tutte queste differenti idee bisogna ricondurle a quelle del
cambio in natura; e questo il mezzo di non cadere in questo inconcepibile er
rore tra noi pur troppo comune.
Appena ci abitueremo a non vedere in commercio se non cambi in natura,
riguarderemo come tante chimere le pretese al rincarimento di una mercanzia ed
i rincarimenti stessi come parole e niente altro: sara sempre mestieri che ciascuno
riceva tal quantit di tale o tal altra mercanzia per tale quantit di quella che
da in cambio: date il nome che vi piace al valore delle mercanzie che possedete;
questo mi assolutamente indill'erente, purch in realt i cambi delle cose com
merciabili fra noi si trovino sempre fatti sulla proporzione stessa.
Il nome dei valori numcrari pu cambiare per le mercanzie come cambia pel
danaro stesso: se un principe raddoppia il valor numerario delle sue monete,
potr egli per questo procurarsi il doppio delle mercanzie per la medesima quantit
reale di danaro? Cos quando si metton da parte le parole attaccandosi alle cose,
avviene che malgrado il cangiamento che ha luogo nelle denominazioni, la realit.
si trova sempre la stessa; i cambi delle cose commerciabili si fanno in una pro
porzione che non arbitraria; e la concorrenza inne non permette ad alcuno di
scostarsene abitualmente e ci per ragioni inutili a ripetere.
Ecco come le pretese del venditore e del compratore, come che opposte fra
loro, si conciliano pure perfettamente; ecco come ognun dessi obbligato a som
mettersi alla legge che riceve dalla concorrenza; come il loro interesse particolare
si limita a prottare cosi vendendo che comprando dei prezzi che essa ha rego
lato: ci posto rendesi evidente esser costoro legati da un interesse comune, es
sere importante e all'uno e allaltro che i cambi cagionino le minori spese pos
sibili; poicli assolutamente necessario che queste spese sianb a lor peso; cosicch
il loro interesse comune lopposto dellinteresse comune dei commercianti, i
quali profittando di una parte di queste spese devono naturalmente procu
rare di aumentarle nella parte per lo meno destinata a soilermarsi nelle loro
mani.

CAPITOLO Xlll.
Continnazione del capitolo precedento.-Da chi son pagati immediatamente i protti o i salarii del com
mercianti.-Errori relativi a questa quistione._Come lintaressc particolare dei commercianti ai
eoncilii con lintercsse altrnL-La professione dei commercianti e cosmopolita: Relazione di questa
verit con la necessit di una gran libert commercia|o.-Differenze essenziali e pi minute fra un
popolo di commercianti e l nazioni agricole e produttive.- Quelle presso questo il vero interesse del
commercio: sno bisogno di libert.

Comincer questo capitolo esaminando un inezia di grande importanza agli


occhi dei politici, una quistione che tra essi calorosamente agitata, che ne divide
220 urzacuru m: LA ruvrismz.
le opinioni e che pur non di meno non che di parole non comprese. Pretendono
gli uni che i protti dei commercianti son pagati dai consumatori; sostengono
altri che tali protti sono fatti sui primi venditori: in quanto a me credo che le
due parti hanno contemporaneamente e torto e ragione; essi altro non considerano
se non una parte ed un tutto indivisibile e che soi're sempre egualmente qua
lunque sia il punto dove venga colpito.
I protti dei commercianti devono classicarsi fra le spese: esse perci con
corrono a ssare il prezzo che le mercanzie devono avere in commercio. Un com
merciante compra qui per rivendere altrove con un benezio che non gli si pu
negare: con questo guadagno, col guadagno che ci deve fare in questo intermedio,
il prezzo corrente delle mercanzie che egli tralca, scapita pei primi venditori ed
aumenta pei compratori consumatori; la differenza che trovasi fra questi due
prezzi esattamente la somma che deve restar nelle mani del commerciante
pei suoi salarii e per le spese delle sue operazioni. La quistione adunque riducesi
a conoscere, se nel caso in cui egli non trattenesse questa somma il venditore
debba vendere pi caro o il consumatore debba comprare a miglior mercato;
questa ricerca non ha nessuno scopo, nessuna specie dinteresse: ogni consumatore
non e egli alternativamente compratore e venditore per somme uguali? Non deve
sempre regnare la stessa proporzione fra tutti i valori venali, alnche i venditori
stessi forniscano ai compratori i mezzi di comprare?
Il prezzo corrente di ci che io vendo 100 franchi diviene 110 lire per voi
che lo consumate, ed il prezzo corrente di ci che vendete 100 franchi diviene
110 lire anche per me che lo consumo; e chiaro che tanto io quanto voi per
diamo ciascuno 10 franchi in questo mercato: inutilissimo esaminare se
questa perdita venga danoi fatta comprando o vendendo. Ci che vi e di certo
si che senza questa differenza fra il prezzo del primo venditore e quello dell'ul
timo compratore, noi paghcremmo ciascuno 10 franchi di meno comprando, o
riceveremmo 10 franchi di pi vendendo; in conseguenza il vostro consumo ed
il mio si troverebbero aumentati di un decimo.
Voi ed io cambiamo 100 misure del vostro vino con 100 misure del mio
grano: siamo obbligati dalla circostanza a metter fra noi un agente intermedio
che pei servigii che ci rende trattiene 10 misure sul vostro vino ed altrettante
sul mio grano, da chi di noi due ricava le 10 misure di grano, da chi ricava le
10 misure di vino? Bella quistione! Sara sopra chi si vuole; ma e sempre un fatto
costante che esso si appropria la decima parte di ci che senza esso il vostro vino
vi permetterebbe di consumare in grano, ed il decimo di quanto il mio grano mi
pemxetterebbe di consumare in vino. f
Questa frattanto la gran quistione importante agli occhi di molti politici che
per lo pi l'han decisa in modo onde si son persuasi che gli agenti del commer
cio tutto guadagnano sugli stranieri e nulla sulla nazione di cui trallleano i pm
dotti. questa pero tal chimera che ha fatto nascere i privilegi esclusivi e tutti
i regolamenti che ogni nazione adotta per inceppare il commercio esterno e favo
rire lo accrescimento dei guadagni dei suoi agenti nazionali.
Come tutti gli errori si toccano e si legano, stato mestieri che per puntcllare
il loro sistema questi stessi politici riguardassero i guadagni fatti dagli agenti
nazionali del commercio come guadagni fatti dallo Stato, ed in conseguenza han
dato agli interessi particolari di questi il nome d interessi del commercio 0 piut
L'onnnvn NATURALE DELLE socrxra POLITICI-[8. 22]
tosto il nome imponente d'interesse generale dello Stato. Non possibile ingan
narsi cos gotlamente, poich nulla pi contrario all'interesse generale dello Stato
che l'interesse personale di questi stessi agenti quando nellinteresse di proteg
gerli li dividono dai commercianti stranieri, e rinunziano alla concorrenza di
questi ultimi escludendoli.
Le spese per giungere al consumo, scopo che si propone qualunque commercio,
si dividono necessariamente fra tutti i consumatori, poich essi sono alternativa
mente compratori e venditori, in guisa che sono i venditori che forniscono ai
compratori i mezzi per comprare. Queste spese sono un esito comune cui contri
buisce ognuno in ragione di quel che vende e di quel che compra; tutti adunque
hanno un comune interesse a diminuire questa spesa, per quanto si pu, mentre
che coloro che ne prottano sono interessati ad aumentarla.
Cosi, relativamente al commercio, la societ generale degli uomini si deve di
videre in due. classi, l'una quella dei consumatori che l'anno fra loro i cambi, ai
quali abbiamo dato il nome di commercio; laltra quella degli agenti intermedii
impiegati sovente in questi cambi, ed ai quali abbiamo dato il nome di commer
cianti, cio uomini che servono il commercio.
Nulla di pi agevole adesso che fissare la vera idea che dobbiamo fermarci
dell'interesse del commercio 0 dell'interesse generale dello Stato visto nel com
mercio. Primo non si pu cercarla nell'interesse particolare dei commercianti na_
zionali, poich non sarebbe pi generale. Secondo quest interesse altro non pu
essere se non l'interesse comune dei consumatori: essi praticano il commercio, si
fa per essi, e trovansi in questa classe gli uomini che costituiscono realmente lo
Stato.
Ci cheolliamasi Stato un corpo politico composto di varie parti unite tra
loro da un interesse comune e che non permette loro di distaccarsene senza re
carsl nocumento a loro stesse. Questa definizione ci mostra che lo Stato risiede es
senzialmente nel sovrano che n' il capo, nei proprietarii del prodotto netto e negli
intraprenditori della cultura, poich essendo locale la loro professione, non pos
sono proporsi di recarsi ad esercitarla altrove, mentre ogni paese non pu sof
frire che un dato numero di coltivatori che gi sono in possesso del suolo; al
tronde i loro oggetti mobili non sono trasferibili come il danaro, e non potrebbero
trasportarveli senza perdervi.
Non avviene lo stesso di un commerciante considerato sotto questo solo
aspetto, ed astrazion fatta dalle propriet. tondiarie che possegga; dovunque esso
voglia stabilirsi trover luogo e per la sua persona e per la sua professione; anzi
la sua emigrazione tanto pi facile in quanto che non e straniero in nessun
luogo dove si stendono le sue relazioni commerciali e spesso la sua fortuna tro
vasi pi sparsa all'estero che nell'interno. '
il commerciante nellazsua qualit di suddito del commercio, di uomo attaccato
al servigio del commercio non appartiene esclusivamente a nessun paese in par
ticolare; esso cosmopolita necessariamente, perch e impossibile che la sua pro
fessione nol sia; e difatti il commercio esterno si fa sempre fra varie nazioni;
in guisa che il commerciante come istrumento del commercio necessariamente
agli stipendi di varie nazioni contemporaneamente, e la sua utilit e comune a
tutte quelle fra le quali praticasi il commercio e di cui esso l'agente: sia in
81886, francese, olandese, i rmmhi fra le nazioni che egli serve al tempo stesso
222 MERCIER m; LA BIVIRE.

devono farsi sempre per esse alle stesse condizioni, i loro vantaggi reciproci de
vono sotto questo aspetto esser sempre gli stessi, purch per esso non venda pi
caro o non compri i loro prodotti a miglior mercato di quello che non farebbero
altri commercianti, di modo che rendesl della pi gran necessit una grande
libert commerciale per mettersi al coverto di questo inconveniente.
Quando un commerciante compra non s informa di qual paese sieno i suoi
venditori; non considera nemmeno di qual paese sieno i suoi compratori; due
soli oggetti devono occuparlo e l'occupano di fatto: il prezzo delle sue compre
inclusevi le spese e il prezzo delle sue rivendite. Tutti i compratori e tutti i vendi
tori sono e debbono essere agli occhi suoi sempre uguali; a qualunque nazione
appartengano, la sua professione Il tratta e deve trattarli al modo stesso; cosicch
nessun dessi relativamente a se stesso come commerciante non n pi n meno
straniero degli altri: come commerciante adunque esso veramente cosmopolita,
uomo pel quale non e straniera veruna nazione, e che in nessuna nazione e
straniero.
' Altra pruova che i commercianti nazionali con questa qualit non fanno parte
degli uomini che costituiscono lo Stato, si , che le ricchezze mobili ed occulte
non l'anno mai corpo con quelle dello Stato, ed anzi a spese di queste ricchezze si
accrescono. Solo le produzioni annualmente rinascenti nello Stato possono riguar
darsi come ricchezze per lo Stato in ragione del valor venale che esse hanno in
commercio. Questo il solo genere di ricchezze, e il solo disponibile che possa
contribuire alle spese dello Stato: impossibile adunque stabilire imposte sui sa
larii o guadagni dei commercianti; queste sarebbero per essi aumento di spese
delle quali bisognerebbe che fossero indennizzati come degli affitti dei loro magaz
zini e delle altre spese che sono obbligati a fare. Singanna chi crede che l'imposta
sopra di essi ne diminuisca i guadagni, questi sono regolati dalla concorrenza,
sussistono cos necessariamente ed indipendentemente dalle spese di cui non pos
sono fare a meno; se loro nuoce una tale imposta lo solo in quanto che per essa
aumentano talmente le loro spese che i consumi ne diminuiscono sensibilmente,
ed allora, e vero, guadagnano meno, perch minorano i consumatori che sono in
grado di usarne.
Non mi termer pi a lungo sopra questa verit che io ho gi dimostrata nei
capitoli nei quali trattai dellimposta: mostrai come queste sorta d'imposte indi
rette ricadano sempre necessariamente sui prodotti dell'industria; debbo anzi qui
aggiungere che se urgenti bisogni mettessero lo Stato nella necessit di procurarsi
aiuti pecuniarii, non troverebbe alcun mezzo di procurarsi il danaro dei suoi com
mercianti nazionali a miglior patto di quello dei commercianti stranieri: adunque
codeste due ricchezze in danaro non gli appartengono una pi dell'altra; mentre
invece in questo caso la rendita dei proprietarii di fondi gli apprestano tali soc
corsi che ricusarli non e del loro interesse, poich accordandoli tutelano la sicu
rezza della loro propriet.
Abbiamo veduto precedentemente essere il prodotto netto delle terre la sola
ricchezza disponibile in una nazione: l interesse comune del Sovrano e di questa
nazione si e avere il pi gran prodotto netto possibile; ora essi non possono otte
nere questo vantaggio se non ritraendo il pi gran prezzo possibile dai loro prm
dotti. il commerciante invece, quantunque nazionale, ha un interesse atfatto con
trario, poich cio che guadagna in diminuzione di questo stesso prezzo, e in
L'ORDINE NATURALE DELLE socm'ra POLITICHE. 225

conseguenza in diminuzione del prodotto netto che fa l'unica ricchezza del so


vrano e della nazione.
Il commerciante considerato relativamente alla natura delle sue ricchezze e
come in ragione della sua professione cosmopolita. Il termine cosmopolita non
devessere riguardato come ingiuria: parlo qui delle cose, non delle persone, della
professione del commerciante, non menomamente di coloro chelesercitano; in mezzo
a questi trovansi eccellenti patriotti, ne abbiamo esempi, e qualche volta ne sono
stato io stesso testimonio, mentre se ne trovan di pessimi fra gli uomini attaccati
al suolo per un diritto diretto o indiretto di propriet come perla loro professione.
Il vario colore dei sentimenti, delle affezioni puramente morali non deve qui en
trare per nulla: siam partiti dall'ordine fisico, e non vediamo gli uomini se non
nei rapporti fisici che hanno fra loro, poich sono i soli evidenti che non variano
e sui quali possa con sicurezza calcolarsi.
Il nome che io.qui do ai commercianti di cosmopoliti si conviene ad un mili
tare considerato come un militare unicamente, ad un dotto considerato come
dotto, a qualunque uomo insomma la di cui professione possa esercitarsi per ogni
dove. Quella del commerciante differisce solamente dalle altre in quanto che gli
riesce impossibile servire una nazione senza servirne unaltra contemporaneamente,
e in quanto che le sue operazioni sono naturalmente e necessariamente stabilite
sui territorii stranieri come lo sono su quello della propria nazione.
Non mi si accagioni adunque che io voglia deprimere i commercianti. Io
stimo utili tutte le professioni non solo, ma onoro particolarmente la loro: essa
forse la sola dove si trovino i grandi fatti della buona fede; la franchezza che
mai non si smentisce, quella condenza cosi rispettabile che fa della parola un
contratto, che fa le veci di un pegno di sicurezza, che facilitando i negozii acce
lera e moltiplica i nostri godimenti. Cosicch questa professione e preziosa in
ragione dei talenti che esige, delle virt morali che suppone, dei servigi che
rende all'umanit. Egli per suo mezzo che tutte le parti della terra si danno
vicendevolmente la mano, che ogni clima giunge a far sue le produzioni e l'indu
stria degli altri, che gli uomini si sentono uniti gli uni agli altri col vincolo del
loro interesse comune, che la societ generale inne sviluppa tutti i suoi van
taggi, e ci fa godere di tutta la felicit a cui siamo destinati.
Ecco l'idea che dobbiamo formarci dei veri commercianti; ma mentre tributo
a questa professione l'omaggio dovutole, mio dovere, per essa medesima non
isnaturare i suoi interessi, non farli uscire dal ramo in cui li ha messi questor
dine immutabile, l ordine essenziale delle societ; sarebbe un render loro un cat
tivo servigio: invece di essere gli amici ed i soci degli altri uomini essi diver
rebbero i loro nemici. Dir adunque che malgrado la loro utilit non formano
altro nella societ generale se non una classe duomini stipendiati da tutti gli
altri loro simili, al servigio di tutte le nazioni indistintamente, e di tutti i primi
proprietarii delle cose commerciabili. In questo stato di cose egli evidente
che linteresse particolare dei commercianti nazionali non forma punto quel
linteresse maggiore che noi chiamiamo interesse del commercio; il quale al
contrario consiste principalmente nell'interesse comune di queprimi proprietarii,
i soli che formano in ogni nazione il corpo politico dello Stato, poich tuttii van
taggi della loro esistenza sociale sono attaccati alla conservazione dello Stato e
dei legami che li tengono uniti allo Stato.
224 Mencma un LA ItIVlItE.
Se il commercio esterno fosse costituito in modo che l interesse dei primi
proprietarii sia immolato a quello dei commercianti nazionali, la massa delle
riproduzioni ed in conseguenza quella delle cose commerciabili diminuirebbe pro
gressivamente; il commercio allora alterato nel suo principio sarebbe lo stru
mento della propria rovina ed i commercianti necessariamente inviluppati in
questo disordine generale diverrebbero le vittime dei loro mal compresi interessi.
Se al contrario il commercio favorisce, come deve, l'interesse di questi stessi
proprietarii si pu contare sui pi grandi sforzi possibili per fecondare la ripro
duzione, ed in conseguenza della pi grande abbondanza possibile delle cose
commerciabili; moltiplicando cos da tutti i lati i mezzi di consumazione ogni
nazione si assicura il pi gran commercio possibile, ed in questo caso i gua
dagni dei commercianti devono come i consumi moltiplicarsi. Tale dunque il
vantaggio inestimabile dellordine che non avvi nella societ alcuna classe di
uomini il cui interesse particolare, quando bene inteso, non faccia parte del
l'interesse.generale, o meglio, il cui interesse particolare per essere ben inteso
non debba trovarsi perfettamente di accordo con l'interesse comune di tutte le
altre classi. '
Quanto pi vi addentrerete in questa riflessione tanto pi troverete che l' or
dine della natura riconduce allunit tutte le societ particolari, anzi tutte le classi
particolari di ogni societ; che esse possono variare per le funzioni, non mai
per gl interessi; che su questultimo articolo gli uomini si trovano tutti associati
da una naturale ed imperiosa necessit cui non possono sottrarsi; che in
quest ordine immutabile l'essere tutti utili gli uni agli altri, tutti servirsi a
vicenda per lincremento comune dei loro godimenti. Se alcuni di questi vuole
scostarsi da quasi ordine essenziale, separarsi da questa societ generale, isolare
i proprii interessi particolari, staccarli dallinteresse comune degli altri uomini,
allora glinteressi di tutti vengono in urto e reciprocamente si nocciono; turbati
dalle contraddizioni nelle quali inciampano ad ogni passo, pi non si propongono
di rimediare a un disordine non commettendone un altro; allora l'arte di uno
cersi rispettivamente diviene lo studio di cui ognuno crede doversi occupare, e
da questo studio nascono poi quei principii politici che ad altro non servono se
non ad aumentare la confusione ed i mali che necessariamente ne derivano.
Il modo con cui l interesse bene inteso dei commercianti e legato all'inte
resse comune degli altri individui scrolla dai fondamenti qualunque sistema
tendente a concentrare il commercio di una nazione in una classe particolare di
commercianti, per escluderne tutte le altre; con quel mezzo voi diminuite la con
correnza , voi la snervate , ella non avr pi forza abbastanza per costringere gli
agenti del vostro commercio di tenere in ribasso i loro salarii o i loro guadagni,
donde nasce che i consumatori nazionali comprino pi caro e vendano a prezzo
pi basso. Cosi la pi grande libert. del commercio evidentemente il mezzo unico
di conciliare linteresse particolare dei commercianti nazionali con l'interesse
comune della nazione; senza di essa questi due interessi sono sempre e necessa
riamente in opposizione: quindi l'interesse particolare distrugge se medesimo
distruggendo linteresse comune.
Adunque non si dica pi alle potenze fondiaria, alle nazioni agricole e pro
duttive: Vedete il tale e il talaltro popolo, vedete come essi si arricchiscano
per via del commercio; e il loro esempio vinscgni che linteresse del commercio
L'ouotss NATURALE DELLE socian eouricuu. , 225
I sia nell'interesse dei vostri commercianti ; noi dora innanzi possiamo rispon
dere: egli ben naturale che presso un popolo unicamente composto di com
mercianti l'interesse del commercio non si veda che nel loro interesse partico
lare; non avendo questi popoli altra entrata allinfuori dei salarii ad essi pagati
dalle nazioni-che si servono dessi per commerciare tra loro, tutta la loro politica,
tutte le loro vedute devono rivolgersi verso laumento di questi salarii; ma presso
le nazioni agricole e produttive, linteresse del commercio lintercssc della ripro
duzione; perch egli colla riproduzione, e per la riproduzione che sistituisce il
commercio ,' egli sovresse medesime che i salarii ed i beneflcii dei commercianti
si prendono; e quindi la diminuzione di questi medesimi salarii ci a cui
devono esse mirare perch questa diminuzione diviene per esse aumento di ric
chezze.
Popoli tali dili'eriscono dalle potenze fondiarie nel non formare veri corpi
politici, mentre queste hanno invece una consistenza fisica, di cui nulla pu
scuotere le basi. Infatti presso questi popoli un commerciante non e legato allo
Stato da vincoli che non si possano facilmente rompere; dovunque egli vada pu
essere commerciante, fare le stesse operazioni, gli stessi guadagni. Non cosi
per gli uomini veramente nazionali; i loro interessi li tengono attaccati al
suolo di modo che espatriando essi perdono sempre. Altronde un popolo di
commercianti non esiste se non pel commercio che esso fa dei prodotti esteri,
commercio del quale pu esser domani privato da altre nazioni. La sua esistenza
politica dipende da alcune preferenze che ci pu perdere da un momento all al
tro, cosicch la propriet di una potenza di questa. specie di potere essere
distrutta senza il menomo sforzo, e senza ingiustizia. v
Avvi ancora quest altra dilierenza, non potersi mai formare uno Stato ricco
da. un popolo di commercianti qualunque sieno i loro guadagni poich la ric
chezza dei particolari, non all'atto quella dello Stato: egli evidente non
potersi quelli arricchire se non per mezzo delle loro economie; ora lautorit pub
blica di uno Stato non pu prender nulla sul prodotto delle economie; poich
queste son fatte perch si possa goderne, e necessariamente cesserete dal rispar
miare se il risparmio non resta a vostro benecio. Pur non di meno non gi
che presso un popolo di questa specie la ricchezza dei privati non permetta qual
che volta allo Stato di far grandi sforzi; ma ci non pu aver luogo che in
tempi di una grande eliervescenza, di un grande entusiasmo: quella specie di
avvenimenti che sono un giuoco dell'opinione e che dipendono dallarbitrio, nulla
ha di comune con un ordine immutabile che porta dentro se il principio della
sua durata.
Le nazioni agricole e prodnttive adunque sono le sole che in ragione del loro
territorio possano fondare una solida, una grande potenza: in quelle, la ricchezza
di ogni privato non un guadagno fatto sopra un altro individuo del paese o
sopra uno straniero; ma si accresce in forza della pi grande abbondanza o in
forza di un maggior valore venale dei suoi prodotti; in conseguenza questo accre
scimento non pu aver luogo senza che la ricchezza personale del sovrano e la
ricchezza comune e disponibile della nazione non crescano del pari. Cosicch
linteresse del commercio per una tal nazione e linteresse della coltura; quen"
il solo e vero scopo che devi: proporsi nel suo commercio esterno, se vuoi ren
derlo utile all incremento della). sua ricchezza e della sua popolazione. Ora egli
Econ. Tomo l. -- 15. '
5226 Mancini ne LA mviimn.
evidente che per aggiungere questo scopo convlensi al sud commercio esterno la
pi grande libert possibile; allombra della quale pu il coltivatore esser sicuro
del pi grande spaccio possibile, ed al miglior prezzo possibile, condizioni senza
le quali la pi grande abbondanza possibile delle produzioni non pu aver luogo
giammai, ne pu dare ad alcuna nazione ed al suo sovrano la pi grande l'io
chezza possibile. '

CAPITOLO xiv.
Del migliore stato possibile di una nazione: in che consiste; bisogno che esso ha della pi grande libert
possibile nel rommcrcia-Falsa idea sul danaro e sulla ricchezza di una nazione: la sua vera ric
chezn consiste nella ricchezza in prodotti. - Una ricchezza in danaro non i se non lelletto delll
prima e si mantiene che per con. * Differenza essenziale fra queste due specie di ricchezze.

Il commercio un cambio di valore per valore eguale. Da questa deniziotltl


si dedotto: 1 Che solo i proprietarii primi di valori cambiati son quelli che fanno
il commercio (1); 2 che l'interesse del commercio non e altro che l'interesse
comune di questi primi proprietarii; 5 che il loro comune interesse consiste nel
fare tra essi i loro cambii con le minori spese possibili eprottare cosi, tanto
comprando che vendendo, dei prezzi che la concorrenza ssa ad ogni cosa con
merciabile.
Queste prime nozioni del commercio riavvicnate alla vera idea che dobbtam
fermarci del migliore stato possibile di una nazione, di quello che meglio si adatta
agli interessi personali del sovrano ed a quei dei suoi sudditi, mostrano inconte
stabilmente quanto sia necessario che il commercio goda della pi grande libert.
Questo migliore stato trovasi solo nella pi grande ricchezza possibile. Per la parolti
ricchezza io intendo qui una massa di valori disponibili di valori che POSSOD
consumarsi secondo aggrada senza impoverirsi, senza alterare il principio che
necessariamente li riproduce.
Il migliore stato possibile evidentemente quello cui si lega la pi grande
somma possibile dei godimenti e la pi grande sicurezza; esso consiste nella pi
grande massa possibile dei valori disponibili, poich sono i soli di cui pDSSHmU
sempre godere e sui quali possa stabilirsi la sicurezza. Dico che la massa delle
ricchezze disponibili e in ogni nazione la misura della sicurezza politica, poich
lll ragione di essa che crescono l'industria, la popolazione, e di pi quellinteresse
che prende ognuno alla conservazione del corpo politico e che nasce naturalmente
dallagiatezza di cui godiamo e che ci rende capaci di tutti i sacrizii, di lulii
gli sforzi necessarii alla sua conservazione.
Cosi determinato il senso in cui deve prendersi la parola ricchezza, si rende
evidente, che la pi grande ricchezza possibile altro non pu essere se non il
risultamento della pi grande abbondanza possibile dei prodotti nazionali che
costantemente godono del loro miglior prezzo possibile, prezzo che non pu
regnare in una nazione se non in vista della pi grande libert possibile nel suo
commercio. - Badate che io qui non dico che il prezzo hanno delle produzioni
_ ___________________..
(1) Vedi pi sopra pag. 214 e seguenti.
L'ononvn NATURALE DELLE socizn' POLITICHE. 2227 ,
venga unicamente stabilito da un gran commercio, ma bens da una grande
libert di commercio: questa osservazione e importante poich il commercio ha
luogo allora che i prezzi sono stati fissati da una concorrenza che non pu risul
tare se non dalla libert. Cosicch questo prezzo buono pu esistere benissimo
con una grande libert e senza un grande commercio esterno, ma non mai con
un gran commercio esterno e senza libert.
il prezzo buono dei prodotti e condizione doppiamente essenziale per procu
rarsi una grande ricchezza: e perch per opera sua che i prodotti ci arricchi
sonno, noi gli siamo ancora debitori della loro abbondanza: egli evidente che
senza un prezzo hanno i coltivatori mancherebbero di mezzi e di buona volont
contemporaneamente per provocare l abbondanza, poich il suo prodotto netto
non corrisponder alla somma delle loro anticipazioni e dei loro travagli, in guisa -
che dagli effetti che il prezzo buono produce noi possiamo argomentare di quanta
importanza sia la libert da cui il prezzo buono deriva.
Io desidererei che i miei lettori dessero a questa verit tutta l'attenzione che
merita: vorrei che intendessero che la ricchezza consiste unicamente nei valori
disponibili che si possono consumare senza verun inconveniente ed in conse
guenza che non v'ha ricchezza se non nel prodotto netto delle colture, poich
nella massa delle riproduzioni sta la sola porzione di cui noi possiamo disporre
pei nostri godimenti; il sovrappi di quella massa che per noi non e disponibile
appartiene alla coltura, essa deve consumarla tutti gli anni, noi non possiamo
toccarla senza esserne puniti con l estinzione delle nostre ricchezze.
Nulla avvi di pi semplice della concatenazione delle verit che nascono qui
le une dalle altre: ricchezza solo il prodotto netto; ma non vi ha prodotto netto
senza il prezzo buono e l'abbondanza; ora senza la libert non c' prezzo buono,
non c' abbondanza: dunque senza la libert non c' prodotto netto, non c'
ricchezza. 7
Non bisogna nullameno confondere il prezzo buono col prezzo caro; e cara
una mercanzia quando il suo prezzo eccede il suo livello, quando eccede la mi
Sara che deve avere in proporzione delle altre merci. lo ho gi mostrato come
questo disordine non pu essere che accidentale e momentaneo. Ci che chiamasi
il caro non pu dunque esser lo scopo delle nostre speculazioni; esso contrasta
con un ordine istituito per non variare giammai, perch non ammette alcun
guadagno fatto dagli uni a spese degli altri. Una mercanzia pu esser carissima
quantunque il suo prezzo sia in se mediocre, pu altresi non esser cara quantun
que sia di un gran prezzo. il caro che inoltre non se non un prezzo smisurato
incomincia dall'essere oneroso ai compratori e ricade in seguito sul venditore, il
iuale non pu pi ritrovare lo spaccio della sua mercanzia.
il presso buono l'opposto del prezzo caro, esso e precisamente il prezzo
che naturalmente e necessariamente trovasi assegnato dalla concorrenza ad ogni
mercanzia ed in ragione dei prezzi delle altre merci; cosi qualunque esso sia,
Wmpre proporzionato e non mai smisurato; esso inne quel che deve essere per
liuteresse comune dei venditori e dei compratori.
'L'abbondanza abituale e costante suppone sempre il prezzo buono; il prezzo
buono abituale e costante porta seco sempre l'abbondanza; entrambi formano
insieme ci che costituisce il migliore stato possibile di una nazione. Non vi ha
verit pi palpabili e pi evidenti per se stesse, e non credo che stavi alcun uomo
228 MI-JllCll-IR DI; LA RlVlIlB.
ragionevole che possa elevare un dubbio su tale riguardo. Ma ammessi questi prin
cipii voi non potete pi riutarne le conseguenze, poich esse hanno egualmente
l'impronta dellevidenza: non potete fare a meno di convenire sulla necessit di
procurare al commercio la pi grande libert possibile allinche la pi grande
concorrenza possibile vi faccia godere del miglior prezzo possibile, cos vendendo
che comprando. -
Che cosa mai l'interesse del commercio? l'interesse di coloro pei quali si
fa il commercio.
Che cosa mai la libert del commercio? la libert di coloro che prati
cano il commercio, e che sono quegli stessi pei quali si fa il commercio.
Perch loro necessaria questa libert? Per comprare e vendere al prezzo
che meglio conviene ai loro interessi.
Quale questo prezzo che meglio conviene ai loro interessi? quello che
assegnato dalla concorrenza ad ogni cosa commerciabile e che non pu essere
stabilito se non dalla concorrenza.
Per qual ragione questo prezzo il pi vantaggioso a tutti quelli che com
merciano tra loro? Perch quello senza il quale le mercanzie non potrebbero
cambiarsi le une collaltre e perci i compratori manchcrebbero presto di vendi
tori ed i venditori di compratori.
Chi sono dunque quelli che praticano il commercio? e per chi esso fatto?
Sono essi i primi proprietarii delle cose commerciabili quelli che concorrono a
farle rinascere annualmeate per cambiarle fra loro.
Perch nalmente il prezzo buono che ricavano dalle produzioni e cosa tanto
importante? Perch questo prezzo necessariamente la misura degli. sforzi che
essi faranno per accrescere le loro colture, migliorarlo, fecondarle; decide in con
seguenza dell'abbondanza delle riproduzioni future, della ricchezza del sovrano e
della nazione: tentate adesso di rompere la catena che queste verit formanO
insieme.
In generale si ha una falsissima idea della ricchezza e con essa del migliore
stato possibile di una nazione. Molti per la parola ricchezza non intendono se
non il danaro, sia persuadendone che il danaro il principio e la misura della
prosperit d'una nazione; intanto e vero, ed io l'ho gi fatto osservare, che con
pi danaro si pu esser pi povero. Non si consuma il danaro in natura: Ulm
ricchezza in danaro non si rende reale che cambiandola con delle cose d'uso;
non dunque una ricchezza assoluta, una ricchezza per se; al contrario relit
tiva, una ricchezza il dicui valore dipende assolutamente dalla quantit delle
cose d'uso che possono procurarsi in cambio del danaro che la rappresenta.
Un'altra prova ancora che il danaro non sia ne principio ne misura delle
prosperit di una nazione, egli che il danaro non moltiplica le cose duso, ma
le cose d'uso moltiplicano il danaro o per lo meno gli danno una spinta che
faccia le veci di moltiplicazione: un solo scudo che cambia cento volte di mail)
equivale a cento e ne rende gli stessi servigi essendo giunto successivamente a
rappresentare un valore di cento scudi in mercanzia. Che cosa dunque e biso
gnato perch si etlettuassero le vendite di queste cento parti di mercanzia? E
bisognata la presenza di queste cento parti di mercanzia, la libert del movi
mento necessario al consumo, ed un solo scudo. Limpiego che si fatto di
questo solo scudo in occasione di queste cento dili'erenti vendite successive poteva
nonnina NATURALE nanne; sociera' contiene. 229

anche ripetersi per mille e molto pi ancora; e la sua utilit sar sempre la
stessa nch si trover al caso _di servire di pegno intermedio ai consumatori
che avranno mercanzie a cambiare tra loro. Col mezzo di questo solo scudo, e di
cento parti di mercanzia si son fatte cento vendite, cento consumi che tutti
insieme fanno cento scudi. Mi si dica adesso, in che consisteva la ricchezza dei
cento consumatori che han fatto questi consumi, se mai ell era nel solo scudo
posseduto da un di loro, e fra loro ancora esistente, e che non ha servito se non a
facilitare i loro cambii colla sua circolazione, ovvero se ellera nelle cento partite
di mercanzie di cui ben goduto e che avevano per essi un valore reale di cento
scudi?
Se siete perplessi nel decidere questa quistione, cambiate la specie: date a
questi consumatori cento scudi con una sola delle cento parti di mercanzie sup
poste; calcolate adesso quanto potr valere il loro consumo: invano farete pas_
sare da un compratore ad un altro questa parte di mercanzie; certo con questo
passaggio non aumenter, e dopo cento vendite e rivendite sar sempre mercanzia
duno scudo e non potr mai eagionare che un consumo del valore di uno scudo.
Fate anche pi, sopprimete lo scudo, fate rinascere annualmente le cento partite
di mercanzie, disponete le cose in modo che esse si possano cambiare in natura,
e ditemi se il valore del consumo annuale non sar sempre di cento scudi.
Chi ignora essere il danaro non altro se non un mezzo di cambio? Essere ogni
giorno supplito dal credito e dalla carta in modo da etlettuare i pi grandi affari
nel commercio senza danaro? E mentre si ha diversi spedienti per supplir questo
non ve nha alcuno che supplisca le produzioni: quale dunque la vera ricchezza?
la cosa di cui pu benissimo farsi a meno , o quella che indispensabile E
Vedete adesso quanto vingannereste grossamente se voleste giudicare della
ricchezza di una nazione dalla moltitudine delle vendite e rivendite che si fanno
nel suo interno, e dalla maggiore o minore quantit di danaro di cui possa tro
varsi in possesso. Chi dice ricchezza dice mezzo di godere; e questa definizione
vi mostra ad evidenza non esservi ricchesza se non nel prodotto netto, nel pro
dotto disponibile, poich questo prodotto il solo che possa essere consumato
dai nostri godimenti.
In quei climi fortunati dove milioni d'uomini virtuosi e veramente uomini sono
stati barbaramente sgozzati da mostri che si reputavano pi santi e pi perfetti,
dove alquanti furiosi hanno impiegato il ferro ed il fuoco per stabilire una reli
gione che solo di grazia e di amore, in quei climi, dico, loro e l'argento
non erano una ricchezza perch non eran Mezzi di godimento, non erano valori
rappresentanti delle cose che servono ai nostri godimenti: lo sono divenuto fra
noi, questo vero; ma quando li consideriamo come una ricchezza non dob
biamo nelle nostre idee staccarli dal loro insieme, separarli dalla vera sorgente
che ci appresta i mezzi di acquistarli ed al modo in cui possiamo goderne.
Mi si permetta di ripetere qui che il danaro non piove nelle nostre mani, non
cresce in natura nei nostri campi; per averne bisogna comprarlo, e dopo tal
compra non si pi ricchi di prima, poich altro non si fatto che ricevere in
danaro un valore uguale a quello che si dato in mercanzia. Una nazione agri
cola e ricchissima, ci si dice, quando le si vede molto danaro; ci vero, e si dice
a buon diritto; ma singanna chi non vede, che prima di acquistare quel danaro
era ricca del pari, perch possedeva i valori con i quali ha pagato quel danaro,
250 MEBCIER DE LA nrvrenn.
ne pu godere di quella ricchezza in danaro senza farla sparire per sempre, a
meno che non la conservi con la riproduzione dei valori, la vendita dei quali, 0
meglio il cambio, le ha procurato una ricchezza in danaro; cosicch questa
ricchezza in danaro non se non secondaria, e rappresentante della ricchezza
primitiva alla quale surrogata.
adunque evidente che coloro che mirano semplicemente alla quantit di
danaro posseduta da una nazione per apprezzarne la ricchezza prendono l'eiletto
per la causa; poich, una ricchezza in danaro c le/elto di una ricchezza in
prodotti convertita in danaro col mezzo dei cambii. Fra queste due sorta di ric
chezza vi una gran diilerenza: la ricchezza in danaro staccata dalla sorgente
che ve la riproduce si disperde con le vostre spese, di modo che non potete go
dcrne senza impoverire, ed in conseguenza essa e passaggera mentre la ricchezza
in prodotti si nudrisce e si perpetua per opera del consumo stesso n che questo
non sia di tal genere da alterare le cagioni naturali della riproduzione.
Unaltra dillerenza ancora, che non potendosi fare del danaro lo stesso
uso che si fa dei prodotti; servendoci esso unicamente per cambiarlo con cose
che per se stesse ed immediatamente soddisfano ai nostri bisogni, ne viene
che quanti pi prodotti ha una nazione tanto meno ha bisogno di danaro per
yodcrne; mentre al contrario quanto pi ha danaro tanto pi ha bisogno di
prodotti per convertirlo in godimenti. Cos quelle che raccolgono molte produ
zioni sul proprio territorio e di cui il commercio tanto interno che esterno si fa
con una grande libert avranno sempre danaro a suticienzo, mentre che quelle
che non raccolgono se non una mediocre quantit di prodotti sono obbligato, per
goderne, a fare il sacriiizio del loro danaro.
So bene intanto che per via di grandi economie, anzi diciamo la parola, per
via di privazioni, popoli privi di prodotti non facendo altro commercio che
quello della loro mano dopera e della loro industria possono giungere ad am'
massar tesori ed a formarsi una grande ricchezza pecuniaria, ma se vogliono
goderne loro impossibile conservarla: in fatti chi ha loro procurato quella rie
chezza pecuniaria? Sono le privazioni alle quali si saranno sottomessi; se, dunque
le privazioni cessano, ecco assolutamente inaridita la sorgente delle loro ric
chezze, poiche necessariamente i loro godimenti limpoveriranuo. Strana ricchezza
quella di cui non possa godersi senza annullarla irrcvocabilmentel Tale per
tanto una ricchezza in danaro se si trova isolata e separata da una ricchezza in
prodotti annualmente rinascente: cosi tutti i popoli che non possiedono se non
una ricchezza in danaro, devono regolare le loro spese con un'economia che non
conviene alle nazioni agricole e produttive: quelli si arricchiscono senza comu
mare, e questo per mezzo della riproduzione si procurano una ricchezza dispo
m'bile perpetuata dal consumo stesso che ne fanno.
Un uomo ha guadagnato con la sua industria cento mille franchi: che cosa
far per goderne? Li cambier con una specie di ricchezze che possa dargli
un annua riproduzione di 4 o 5 mila lire; con questo mezzo esso fa tutti gli
anni e senza mai impoverirsi un consumo di 4 o 5 mila lire. Un uso cosi
costante ci dimostra come una ricchezza in danaro non vera ricchezza, non
una ricchezza della quale possa godersi senza inconvenienti a meno che non sia
l eetto di una ricchezza in prodotti.
L'onnm: NATURALE DELLE socnzu IOLITICBE- "251

CAPITOLO XV,
Continuazione del Capitolo precedente: errori rontrnrii alle verit che ivi sono dimostrate.- Bilancia del
commercio: falsit dei sistemi stabiliti a questo riguardo: loro contraddizione o pregiudizii che
cugionano ad una nazione ed al suo sovrano. - False speculazioni zullannuo aumento del denaro in
Europa: come tale aumento debba necessariamente dividersi fra le nazioni commercianti. _ Necessit
della libera circolazione del denaro. ---Come la una massa polso lccrescerli in una nazione e possa in
dicarne la ricchezza.

Io 1 ho gi detto e lo ridico ancora: gli errori come le verit formano tra


loro una catena. Dacch si preso il danaro come principio e misura della
prosperit di una nazione, i politici hanno adottato come una massima di
stato, che il commercio esterno non sia vantaggioso se non in quanto faccia
entrare molto danaro in una nazione senza farnelo di nuovo uscire: quindi il
di sempre vendere senza comprare; o per lo meno di vender molto e
comprar poco degli stranieri; quindi l'invenzione di ci che si chiamato bilan
da di commercio; questo modo di ragguagliare la somma delle vendite in danaro
con quella delle compre in danaro per giudicare dal risultato di questo para
pne a chi restasse il vantaggio del commercio ;'quindi, per dir tutto, quell'idea
cbimerica di commerciare con le altre nazioni nello scopo di guadagnare sopra
case, e appropriarsi una parte del loro danaro. Ma che dico? una parte? Questa
(elsa politica deve proporsi di divorare lintiero, poich un tal sistema non ha
limiti, n alcuno pu segnare il punto fisso in cui debbono fermarsi le sue spe,
lezioni, Ppich si ammette _l utilit di guadagnare sulle altre nazioni, questa
Utilit deve esser notcssariamente sempre la stessa. Bisogna adunque del pari
estendere necessariamente questa speculazione fino a che tutto il loro danaro
passi presso di voi; bisogna in una parola che nel vostro sistema esse perdano
sempre nch le abbiate ridotte ad una impotenza assoluta di alimentare i
vostri guadagni in danaro. I
Ebbene, cieca e cupida politica; eccomi a compiere i vostri voti: io vi da
tutta la quantit di danaro che circolava presso le nazioni con le quali commer
ciavate: eccola ammassata presso di voi; che volete voi farne? lo vedo gi che
avete perduto tanti consumatori stranieri quanti ne avete mandati in rovina; e
pure ne avevate bisogno, E per mancanza di questi consumatori, che non pos
sono pi essere surrogati, un vuoto sta per farsi sul consumo dei vostri prodotti;
litinporzione rester senza essere venduta e diverr superua, quindi i vostri col
tivatori non solo venderanno in minore quantit, ma anche a minor prezzo, poi
Oh l'effetto della soprabbondanza quello di ribassare i prezzi; pi non rinasce
.rtmnq per voi quelle- produzioni che son ridotte a mancare di spaccio. '
Ecco dunqueil disordine nella classe che presso voi riproduce i valori dispo
tlibili; ecco una porzione delle vostre terre restate incOlt; ecco che il diminuirsi
la massa dei vostri prodotti cagionera una diminuzione proporzionale nella vostra
llptilalions; con una messa maggiore di danaro avrete intanto meno valori
W, 13600 travagli, meno uomini alimentati, meno entrate effettive, meno
limiti di godimenti pel sovrano e pei proprietarii di fondi. Qual vantaggio dun
que quella massa di danaro vi avr procurato? Quello di essere obbligati ad
impiegare 100 scudi per pagare ci che non si vendeva pi di 10 ; ma in ci io
252 MERCI! or; LA mvrime.
non vedo che un peso di pi, un imbarazzo di pi nel vostro itemo commercio.
Altri inconvenienti sono ancora annessi a questa rivoluzione: primo, la vostra
nuova opulenza invita tutte le nazioni a riprendere su voi colla forza ci che loro
avete strappato colla vostra politica spogliatrice. In secondo luogo, il caro ecces
sivo di tutto quello che si vende nel vostro interno assicura che malgrado le
precauzioni che potrete prendere, verr nel vostro paese una grande quantit di
estero mercanzie che non saranno cambiate colle vostre, perch troppo care, ma
bens col vostro danaro che va a buon mercato. Con questo mezzo il vostro
danaro come un ume che non potendo pi esser contenuto nel suo letto sor
passa le dighe che gli si oppongono, straripa e spande le sue acque da tutti i
lati; il vostro danaro, io dico, riiluir presso gli esteri che non cesseranno d'in
trodurrc clandestinamente le mercanzie nel vostro paese. Questo stesso danaro
non ritorner pi alla vostra classe produttiva; la quale anzi vedr diminuire
altrettanto le sue vendite; nuovo colpo alle entrate del sovrano e dei proprietarii
di fondi; nuova causa di deperimento alla vostra agricoltura, nuova diminuzione
nella massa dei vostri prodotti e nella vostra popolazione; tale e l'ordine della
natura, che violarlo non possibile se non a pregiudizio di voi medesimi.
Non la linirei se volessi percorrere tutti gl'inconvenienti inseparabili dalla
pretesa fortuna che avete acquistata col vostro commercio esterno o piuttosto di
cui io vi ho fatto un funesto regalo. Mi basta il farvi osservare che, appena com
pita, essa si tramuta in impoverimento; che la vostra rovina conseguenza neces
saria dei vostri successi; che questi son dunque disordini perch trascinan seco
la loro stessa punizione.
Per combattere in modo anche pi vittorioso le idee bizzarre formatesi sulla
bilancia del commercio e dei vantaggi che si creduto trovare nel rendere agli
stranieri meno danaro di quello che si riceve da loro, lasciamo da parte la splen
dida e chimerica ipotesi che vi ho presentata, e seguiamo di passo in passoi
sistemi della politica a questo riguardo, e vediamo, se non li troveremo impossi
bili ad essere seguiti.
Il commercio esterno non pu far entrare in una nazione pi danaro di
quello che ne faccia uscire, se non in quanto essa porti agli strianieri pi mer
canzie che danaro, e che in cambio ne riceva pi danaro che mercanzie. Ma se
tutte le nazioni colte, o sedicenti tali, adottano la stessa politica, nessun com
mercio sar pi possibile fra di loro; tutte vorranno vendere mercanzie per danaro,
nessuna vorr dar danaro in cambio di mercanzie. Essendo una tale politica con
tre natura, come quella che fa violenza allinclinazione naturale che spinge gli
uomini a vendere per comprare e godere non potendosi perci stabilire se non
distruggendo qualunque libert, ogni governo far valere la sua politica con le
proibizioni e la forza che impiegher per farle osservare: in questa posizione
rispettiva la societ delle nazioni pi non esiste; eccole rivali, gelose, nemiche le
une delle altre; quindi guerre crudeli e distruggitrici verranno a punire le loro
contravvenzioni all'ordine essenziale di questa societ.
Quanto pi analizzeremo questa politica tanto pi si moltiplicheranno ai
nostri occhi le sue contraddizioni. L abbiam veduto annientare qualunque com
mercio, quantunque il suo scopo fosse stato quello di fare grandi guadagni iu
danaro per opera del commercio: esaminiamo adesso particolarmente quali mezzi
essa adopera per procurarsi codesti guadagni.
Loannve NATURALE DELLE socien POLITICHE. 255

Il commerciante, agente intermedio del commercio esterno, un individuo


che dev'essere risarcito di tutte le sue spese. Oltre a ci gli si debbono i salarii e
glinteressi per tutte le somme che esso dovesse anticipare. Quando in cambio
dei prodotti esportati immette mercanzie estere, le anticipazioni che esso ha fatte
gli sono pagate in comune dalla nazione di cui esporta i prodotti e dagli stra
nieri di cui fa parimente consumare le mercanzie. Ma quando in cambio di pro
dotti esportati importa danaro, quei prodotti divengono il solo oggetto sul quale
possa esercitare le sue anticipazioni: quantunque i suoi carri ed i suoi bastimenti
ritornino vuoti, ci fa pel ritorno sempre le stesse spese, eccettuatene quelle parti
colarmente cagionate dal carico e discarico, cose di poca importanza. Non resta
altro che il prezzo di questi stessi prodotti esportati sul quale possa ricavare ci
che le sue operazioni gli dan diritto di esigere. Ci posto di assoluta necessit.
comprare al minor prezzo possibile i prodotti che esporta, non potendoli riven
dere all estero se non al prezzo corrente del mercato generale. Cos la propriet
di questo modo di commerciare necessariamente quella di far ribassare il prezzo
di questi prodotti nellinterno della nazione coltivatrice che ne prima pro
prietaria.
Tale inconveniente non colpisce solo i prodotti esportati, colpisce ancora
tutti quelli che si consumano presso la nazione stessa; primo, perch una mede
sima specie e qualit di mercanzie non ha che un solo e medesimo prezzo cor
rente per tutti i compratori; secondo, percb regna abitualmente un equilibrio
necessario fra i valori venali di tutti i prodotti di una nazione; cosicch per la
ragione sola che i prodotti esportati perdono una parte del prezzo che dovrebbero
avere nelle mani dei primi venditori, tutti gli altri prodotti, quantunque consu
mati nell'interno della nazione, son costretti a subire la stessa sorte. Giudicate
adesso qual debba essere la diminuzione dell'entrata comune del sovrano e dei
proprietarii dei fondi. Fortuna ancora, se fosse questa la sola perdita che loro
faccia provare questa falsa politica; ma noi ne scopriremo altre fra breve.
Ecco adunque che, dedotte le anticipazioni dei commercianti, il valore dei
prodotti esportati ritorna in danaro: trattasi di conoscere che cosa diverr.
Qualunque sia questa somma di danaro, essa non se non il rappresentante
d'un simile valore in prodotti raccolto sul territorio della nazione che li vende e
consumati dallo straniero che l compra. Questo danaro si distribuisce dunque a
tutti i proprietarii primi di questi prodotti: cos, per mezzo di questo cambio, se
esso si potesse rinnovare ogni anno, si troverebbe che allo straniero sarebbe assi
curata un annua rendita in prodotti da lui non raccolti, e la nazione supposta
non vedrebbe se non una rendita annuale in danaro, quantunque raccogliesse
quei medesimi prodotti. Mi si dica adunque quale sar lutilit della rendita in
danaro se non lo converte in cose di uso o in cose adatte a procurar dei godi
menti. Ma se essa vuol fare una tale conversione, come mai potr pervenirvi
quando le cose di uso non si trovino pi in poter suo o quando non voglia com
prare quelle che esistono presso lo straniero?
H Mi si dir forse, perch non troverebbesi in questa nazione una quantit di
cose duso, nella compra delle quali essa possa spendere la sua rendita in danaro?
ma la ragione ne semplicissima: perch essa ha venduto agli stranieri una parte
di mercanzie per danaro, e ci fa si che ritrovasi in essa pi danaro che mercan
zie; e cos la somma in danaro che essa ha ricevuto dall'estero non trova pi
254 MERCIEB DE LA BIVIBE
luogo da impiegarsi. Sviluppiamo questa verit poich di una grande impor
tanza.
Sottratta la porzione delle derrate che il sovrano, i proprietarii di fondi e i
coltivatori consumano in natura, dividiamo in due parti i prodotti, una delle quali
e venduta agli stranieri, e l'altra alla classe industriosa. Sulla parte comprata da
questa classe essa deve prendere tutti i suoi consumi, e lavanzo deve esserne
rivenduto in danaro tanto caro quanto l ha pagato. Se lo rivende per meno, si
rovina, ne avr pi luogo quel commercio; se lo rivende pi caro, si arricchisce
a spese del sovrano e del proprietario dei fondi; diminuisce la massa del pro
dotto netto, ed altera uno dei principii della. riproduzione. Cosi , perch nessuno
rimanga leso, l'ordine vuole che il danaro sborsato dalla classe industriosa ritorni
a lei, ma di pi che le torni in somma uguale, e che per questo mezzo si faccia
una circolazione la quale non possa mai venire interrotta.
I primi proprietarii dei prodotti venduti alla classe industriosa devono dun'
que avere nelle loro mani il danaro suiciente per pagare gli oggetti che questa
classe trovasi al caso di vender loro; in conseguenza quello che questi proprie.
tarii ricevono dallo straniero, non pu pi trovare ad impiegarsi nella nazione.
In tal posizione moralmente impossibile che essi non facciano a gara per com
prarei lavori della classe industriosa e che non li facciano rincarire oltre il
prezzo che dovrebbero avere naturalmente; poich nel caso supposto, qualunque
altro godimento e loro interdetto, e la concorrenza dei venditori stranieri non
viene a dar leggi alla cupidigia dei venditori nazionali di questi stessi lavori.
Due etletti devono allora necessariamente risultare da questo rincarimento;
una doppia diminuzione nella ricchezza e nei godimenti del sovrano e dei pro
prietarii dei fondi, e l'arricchimento della classe industriosa in loro danno, Sem
brano forse un poco precipitato queste conseguenze; ma eccovi lo sviluppo meto
dico e graduato dei legami che hanno 001 loro principio. _
Il rincarimento dei lavori della mano dopera non produce lo stesso etietto
che una diminuzione reale della rendita dei proprietarii di fondi del sovrano?
, Eccovi gi una prima perdita. Ma pu LIUCSO rincarimento accadere senza col
pire i coltivatori, c per coutraccolpo le anticipazioni della coltura? Eccovi una
seconda perdita; poich da questo peso indiretto sulle anticipazioni della cottura
risulta una diminuzione nella massa dei prodotti; diminuzione che, come lo ab=
biamo gi mostrato, deve essere intierantente sofferta dai comproprietarii del W
dotto netto. '
. Il risultato dunque di un tal sistema tal quale ve l'ho presentato; esso deve
produrre limpoverimento del sovrano e dei proprietarii di. fondi e larriechimentn
della classe industriosa a loro spese. Ma poich tutto si lega e non vi ha dito!
dine che non produca i suoi contraccolpi, bisogna che esaminiamo ancora quali
sono quelli di quest'ultimo inconveniente, Io domando dunque, quale luso che
la classe industriosa far del danaro cosi guadagnato ogni anno sui primi prm
prietarii dei prodotti? Certo non timpiegher. acquistando terre, poich nella
nostra ipotesi lo stato del proprietario di fondi e un cattivo stato invece di essere
il migliore possibile. Bisogner dunque che gli agenti delliudlltria, a misura 0M
avranno fatto fortuna, vadano col loro danaro a stabilirsi allestero.
In ultima analisi, che cosa guadagnate dunque per voler sempre vendere agli
stranieri senza voler niente comprare delle loro mercanzie? Voi cambiate con
L'ononvr: NATURALE DELLE socumi romricun. 255
essi i vostri consumi, i vostri godimenti per un danaro che non potete conser
rare e che torner ad uscire dalle vostre mani senza essere stato di alcuna uti
lita. Frattanto per comprare questo triste e ridicolo vantaggio incominciato col
togliere ai vostri prodotti una porzione del valor venale che dovrebbero avere;
aggravate questa perdita pei loro primi venditori facendo rincarire il prezzo che
sono obbligati a mettere ai lavori di mano d opera; alterate cos la massa dei
prodotti facendo sopportare alle anticipazioni della coltura una parte del peso di
questo rincarimenlo; fate bene il conto, e troverete il sovrano ed i proprietarii di
fondi gravati in tre modi; nella diminuzione del prezzo dei prodotti, in un altra
diminuzione delle loro ricette, e nel rincarimento di una parte delle cose che sono
obbligati a comprare. Ahbandonatevi a tutti i gioochi della. vostra immaginazione;
scegliete fra tutte le supposizioni che potrete inventare; vi sdo a trovarne una
che possa mettervi al coverto di tutti insieme questi inconvenienti.
Tutte le varie disposizioni alle quali possa prestarsi per un momento l'im
maginazione si riducono a queste due: che le opere dell industria non rincari
ranno, o che se rincariscono, i prodotti aumenteranno di prezzo in proporzione.
Se le opere dell'industria non rincariscono, il danaro proveniente dalla ven
dite fatte all'estero, dunque destinato a rimanere ozioso nelle mani dei primi
proprietarii dei prodotti senza procurar loro alcun godimento. Ma in questo caso,
vuolsi che essi comprino con privazioni un danaro che non dev esser per loro
d'utile alcuno? Un tal danaro non pi una ricchezza non essendo pi un mezzo
di godimento; questo stato al contrario un impoverimento molto reale, poich
user povero consiste acllesscr privo dei mezzi di godimento. ,
Lavaro, schiavo di una passione che lo lascia privo di tutto per sepellire il
suo danaro, veramente povero. Noi compiangiamo il suo accecamento, eppure
il sistema di questo infelice altro non in piccolo se non ci che il vostro sistema
politico in grande; poich, se giusto che i comproprietarii del prodotto netto
si privino del quarto e del terzo dei loro godimenti per arricchirsi in danaro,
sar meglio ancora privarsi della totalit per aumentare nelle loro mani questo
stesso danaro. Secondo gl impulsi delle molle che determinano le nostre azioni,
gli uomini sono avidi di ricchezze in danaro solo perch sono avidi dei godi
menti che per mezzo di questo si ottengono: tutti desiderano arricchirsi per go
dere, ma nel sistema ttizio della nostra politica bisogna rinunziare al godimento
per arricchirsi; basta questa sola contraddizione per caratterizzare la sua assurdit.
il secondo spedienle quello di supporre che l aumento del prezzo dei pro
dotti seguir quello del prezzo della mano dopera: non vi perdete qui in vani
ragionamenti; questa supposizione sicamente impossibile; voi avete bisogno
degli stranieri per effettuare il totale consumo dei vostri prodotti, poich ogni
anno ne vendete loro una parte; ma voi non li potete vendere ad essi oltre il
prezzo corrente del mercato generale , e sopra questo prezzo, bisogna che i com
mercianti prelevino le riprese che debbono fare, poich gli stranieri, che nulla vi
vendono, non pagano pei vostri prodotti se non il prezzo corrente del mercato
generale, e niente di pi. Ora e cosa certa che il consumatore nazionale non
comprer nel proprio paese pi caro che il consumatore estere; che se quest ul
timo nisce di comprare, vi mancher uno spaccio sufficiente pei vostri prodotti,
e tutto le volte che il prodotto ecceda il consumo, il prezzo della mercanzia
soprabbondante deve, invece di aumentare, diminuire. Questa supposizione rac
256 mmcusa un LA llU'l-SBE.
chiude cosi due cose affatto contraddittorie, il rincarimento dei vostri prodotti, e
non di meno la continuazione della vendita di essi allo straniero.
Se io volessi analizzare pi minutamente questa stessa supposizione vi trove
rei altre contraddizioni, ma questa deve bastare. Ritorniamo adunque alla vostra
prima ipotesi, e supponiamo, contro qualunque verosimiglianza, che il prodotto
in danaro nelle vendite fatte allo straniero resti ozioso nelle mani del sovrano e
dei proprietarii di fondi, e che mediante la sua oziosit le opere dell industria
non sian vendute se non al loro prezzo naturale e necessario: in questo stesso
caso, fra tutti il meno sfavorevole, i vostri pretesi vantaggi non dureranno a
lungo: poich gli stranieri non vi vendono cosa alcuna, la loro ricchezza in
danaro diminuisce necessariamente; essi sono tosto obbligati a comprare una
minor quantit dei vostri prodotti o a corrispondervene minor prezzo, o piuttosto
ancora a fare tutte e due le cose contemporaneamente. In qualunque modo, la
diminuzione del prodotto delle vostre vendite e una sventura inevitabile per voi,
ed tanto pi grande in quanto che si trascina dietro una perdita anche mag
giore; toglie a tutti i prodotti che si consumano nell interno d una nazione una
parte del prezzo corrente che avevano; poich, torno a dirlo, il prezzo corrente
un prezzo comune per tutti i compratori, e tutti i valori venali hanno fra loro un
equilibrio abituale e necessario; il prezzo degli uni decide di quello degli altri.
adunque evidente che questa diminuzione del valor venale e dello spaccio
di tutti i vostri prodotti dev esser progressiva: cosi se per poco continuasse un
tale disordine, tutto il territorio della vostra nazione si troverebbe senza valore;
allora non ci ahbisognerebbero altro che gli occhi per vedere ad evidenza, che il
modo col quale contate arricchirvi a spese delle altre nazioni, non e se non un
segreto per rovinare il sovrano e lo Stato. .
Un obbiezione alla. quale in m attendo si e, che crescendo d'anno in anno
nel nostro continente la massa del danaro, il sistema di cui si tratta pu senza
alcun inconveniente essere ridotto ad appropriarsi quell aumento, per lo meno
nella maggior parte: io voglio accordarlo, ma a condizione che ci sia per go
darne, poich alla ne, godere il motivo e lo scopo ultimo di tutti i nostri tra
vagli e di tutte le nostre speculazioni: cosi noi vediamo che in generale, se qual
cuno sospende i suoi godimenti, solo nellidea di aumentarli in appresso.
Ma intanto, se voi pretendete godere di questaumento di danaro senza farlo
passar di nuovo agli stranieri; se fate sempre il calcolo che essi compreranno da
voi assai pi di quanto vi vendono; se in una parola giungete ad accrescere la
massa del vostro danaro assai pi in la di quanto aumenti presso le altre nazioni,
conservate tutte le proporzioni, ne risulter che quel danaro diminuir di valor
venale nel vostro paese, mentre conservera sempre il suo valor venale negli altri,
cio a misura che si moltiplicheranno le vostre ricchezze in danaro, bisogner
dare in cambio una pi grande quantit. di cose d'uso. Ma appena che ci voglian
due scudi per comprar da voi ci che altrove non si vende che un solo, quelli
venderanno e voi no, cos le vostre'mercanzie che si consumavano all'estero, re
staranno invendute: le conseguenze funeste di questo ristagno tosto v'instrui
ranno esser per voi l'inizio di molti mali quel che avete riguardato siccome un
bene: esser questa una proporzione naturale secondo la quale ogni nazione com
merciante deve partecipare allannuo incremento del danaro in Europa, e la pre
tesa di eccedere questa proporzione, essere una speculazione il di cui successo non
riuscire n vantaggioso ne durevole.
L'ORDINE NATURALE DELLE SOClETA POLITICHE. 257
Osservate intanto che una nazione la quale non abbia che danaro, forme
rebbe unleccezione a quella legge comune che regola fra le nazioni commercianti
la divisione a farsi nellaccrescimento del danaro. Quanto pi il danaro si molti
plica, tanto pi perde del suo valor venale, mentre che le altre mercanzie aumen
tano di valore relativamente ad esso: questa contrariet di progressione nelle
rivoluzioni dei valori sarebbe evidentemente in detrimento della ricchezza di una
nazione che non raccogliessc nel suo interno se non danaro: obbligata a colti
varlo con l'inlermedio dei prodotti esteri, d anno in anno le spesedi questa col
tura aumenterebbero per essa, mentre che il valor venale del danaro raccolto
diverrebhe minore; essa impoverirebbe di giorno in giorno.
Io non ho mai concepito come la politica potesse seriamente occuparsi dei
mezzi di aumentare la massa del danaro in una nazione. E molto meno ancora
comprendo come possa proporsi di ottenere questo aumento incatenando la libert
del suo commercio: mentre l'accrescimento annuale di questa massa di danaro
' m ogni nazione commerciante l effetto naturale e necessario di questa libert,
anzi per mezzo di quella libert pu solo operarsi.
Le nazioni che scavano miniere doro e di argento moltiplicano queste ma
terie nel nostro continente. Questo scavamento le mette nella posizione di fare un
gran consumo di prodotti esteri, e quando esse non fossero obbligate a mandare
questi prodotti nei luoghi d'onde ricavano loro e largento, chiaro che per con
vertire queste materie in godimenti, sarebbero anche nella necessit di ricorrere
alle altre nazioni e di comprarne le mercanzie dnso.
Le nazioni commercianti di Europa si dividono dunque naturalmente in due
classi; le une mettono in commercio pi prodotti che danaro, e le altre pi da
naro che prodotti; cosi, ci che voi chiamate bilancio del commercio, dev'essere
necessariamente ogni anno in profitto delle prime, meno poche variazioni che
non possono essere se non momentanee.
Non pu adunque riguardarsi come frutto di profonda politica il vantaggio di
aumentare la massa del danaro in una nazione: tale aumento si opera da per se
stesso quando non si fa nulla per impedirlo: esso l effetto necessario della
libert, poich colla libert si moltiplicano i valori che debbono essere cambiati
col danaro, ed in ragione di questi valori che la massa del danaro pu accre
scersi presso tutti i popoli che fanno commercio dei loro prodotti.
Il danaro una specie di fiume sul quale si trascinano tutte le cose commer
ciabili e che inatia tutti i luoghi sui quali si estende il commercio. - Volete
procurarvene in grande abbondanza? Moltiplicate, scavate, allargate i canali che
lo ricevono; ma disponeteli inoltre in modo che nulla si attraversi per rallen
tarne il corso: esso non deve far altro che scorrere, e la libert della sua uscita
dev essere uguale a quella della sua entrata, perch il volume che entra perpe
tuamente, si ragguaglia sempre e necessariamente col volume che va fuori. Se,
per trattenerlo presso di voi, frenate il suo sbocco naturale, cesserete tosto di
riaverne la stessa quantit destinatavi dalla natura; in qualunque caso quello, che
voi possedete non potr accrescersi se non per cagionare grandi disastri con le
sue inondazioni, mentre che, con intercettarne il corso, non essendovi pi per
messo di servirvene per l'esportazione delle vostre mercanzie, voi perderete tutta
l utilit che dovevate cavarne.
chiaro che i canali indicati con questo paragone, per ricevere il danaro,
I
258 snzncrnn DE LA mvtirne.
sono tutti i prodotti territoriali che una nazione pu vendere agli stranieri, e che
il danaro che entra con questo mezzo deve uscir nuovamente per le compre che
essa fa in somme eguali a quelle delle sue vendite. A misura che si accresce la
massa del danaro, questo perde di prezzo; ed in conseguenza entra pi abbon
dantemente; cos ne possederete sempre una pi grande quantit, quantunque
una maggiore ne farete uscire. Avverasi lo stesso aumento se per moltiplicare le
vostre eomprepresso gli stranieri giungerete a moltiplicare le vendite che fate ad
essi. Ma questo vantaggio allora necessariamente suppone la moltiplicazione dei
vostri prodotti, e inoltre una grande libert di vendere e comprare; perch ric
chezza va] lo stesso che mezzi di godere; cosi senza la libert di godere, i pro=
dotti non possono pi n divenire vera ricchezza, ne moltiplicarsi.
Considerando il danaro sotto il punto di vista in cui ce lo presenta questo
paragone, io convengo che dalla quantit di danaro che vedesi presso una na
zione agricola, pu giudicarsi della sua ricchezza: questa quantit che incessan
temente si rinnova, sempre proporzionata alla quantit ed al valore venale dei '
suoi prodotti, in una parola, alla somma delle vendite che essa in grado di rare
annualmente alle altre nazioni. Ma non bisogna illudersi, il danaro allora altro
non se non il segno della ricchezza; esso la annunzia ma non la fa; sicch
secondo il danaro che circola liberamente in questa nazione, e non secondo il
danaro che vi rimane stagnante, noi possiamo fermarci un'idea giusta della sua
vera ricchezza; della ricchezza disponibile per essa, di cui pu annualmente go
dere senza iinpoverirsi, anzi di cui essa deve necessariamente godere se vuole
perpetuarla.

CAPITOLO XVI.
continuazione del Capitolo precedente. Falsa idea dei prodotti dellindnstril: errori risultanti delle tllu'
sioni che fanno quei prodotti apparenti. - Quando e come l'industria manil'nttrice pu essere utile al
Commercio dei prodotti. Essa non aumenta mai il nlure in protto delle nnzionc.--Necessitlt d'una
grande liberti sotto tutti i riguardi per render utile questa industrie alle nszione.--Contruldizonc ed
inconvenienti dei sistemi opposti a questa libert.

La parola ricchezza ha nella nostra lingua diversi significati: ora l'impie


gliiamo per esprimere lo stato abituale d'un individuo; ora sostituendola a quello
di valori, lo diamo alle cose in ragione dell'utilit che recano ai nostri godiinenti.
A ragione dunque si e riguardato largento-monetato come una ricchezza, potendo
in generale col danaro procurarci tutte le cose che si desiderano, purch il loro
valor venale non ecceda quello del medesimo danaro.
il danaro gura nel commercio come rappresentante di tutte le mercanzie
adatte ai nostri godimenti, senza essere intanto da per se stesso nessuna di queste
mercanzie. Gli uomini allurinati dalla splendidezza di questa facolt rappresenta
tiva, hanno senza avvertirlo preso il danaro per le cose venali che rappresenta;
essi hanno perduto di vista che la sua utilit non sua, ne in se stesso, ma che
invece nelle cose duso che per mezzo suo si procurano.
Questa illusione ha prodotto due eiletti; il primo quello di non lasciarci
vedere, che se il danaro rappresenta nelle nostre mani le cose che possiamo aver
zonnnve mrunzu: mazze socmn' POLITICHE. 259
desiderio di comprare, vi rappresenta ancora le cose che noi abbiamo vendute
per aver quel danaro: il secondo e di abituarci a confondere le differenti idee
che si annettono alla parola ricchezza, a giudicare la ricchezza personale e abi
Male dalla somma dei valori in danaro che si possiedono, senza esaminare se i
possessori hanno o pur no i mezzi di rinnovare quel danaro stesso dopo averlo
dissipato pei loro godimenti.
Noi riguarderemo come insensato qualunque uomo che senza ragioni straor
diiiar'ie facesse maggior caso di una somma di 100 mille franchi in danaro an
zich di una rendita annuale dello stesso valore; intanto tale la nostra pazzia
quando valutiamo la ricchezza abituale di una nazione dalla quantit di danaro
che possiede, senza per mente alla enorme differenza che si trova fra lavere e
il non avere una riproduzione annuale, la quale gli restituisca lo stesso valore
in danaro in tutti gli anni, e in tutti gli anni gli permetta parimente di spen
deilo in consumi.
Fra i valori che possono esistere in una nazione bisogna sempre distinguere
quei che sono accidentali da quelli abitualmente riuascenti: i primi nch esi
Stono formano una ricchezza; ma finiscono di essere gli stessi se nisce di goder
sene. I secondi invece si rinnovano costantemente ogni anno, formano una
ricchezza abituale che la vera ricchezza, poich ogni anno si pu goderne senza
esserne
vNonridotti in povert.
vi alcuno che non senta la necessita della distinzione che ho qui fatta;
nessuno che non sappia quanto dierisca una ricchezza sempre rinascente da
quella che si estinta irreparabilmente dopo goduta. Come adunque la ricchezza
abituale duna nazione pu essere riguardata separatamente dal valor venale
delle sue annue riproduzioni? Come si perduto di vista che questo valore sia
l'unica ricchezza che le permetta di rinnovare perpetuamente i suoi godimenti;
che il danaro non possa mai esser una ricchezza abituale se non in quanto il
prezzo, ed il rappresentante di questo stesso valore?
Mi si accagioner certamente di aver fatto consistere fin qui la ricchezza abi
{tulle di una nazione nell'abbondanza e nel valor venale delle sue annue riprodu
zioni, senza fare alcuna menzione dei prodotti dell'industria. Generalmente rite
noto come articolo di fede, che l'industria dia dei prodotti, anzi grandissimi, e
che essa arricchisca le nazioni pel modo con cui aumenta ivalori venali delle
materie prime. Questo errore costato ben caro all'umanit: quanti valori etfet
tivi, quanti uomini sacricati a questo pregiudizio! Io tenter di mostrarne tutta
la falsit; questo un servizio dei pi importanti che possa rendersi alla societ.
incomincio collosservare che il prezzo dei lavori d'industria non un prezzo
arbitrario che possa aumentare a piacimento delloperaio, o diminuire a piaci
mento dei compratori: dobbiamo invece riguardarlo come un prezzo necessario,
perch necessariamente determinato da tutte le spese di cui l'operaio deve essere
rillatto; spese regolate dalla concorrenza in modo che ogni operaio non
libero di aumentarlo secondo la sua volont. Il prezzo necessario di ogni lavoro
altro non che una somma totale di diverse spese insieme addizionatee nelle
quali il venditore ha diritto di esigere dai consumatori il rimborso, poich s in
tende che esso le ha fatte non eceedendo la misura ssata dalla concorrenza
degli uomini della sua professione.
lo domando adesso donde vengano le cose, il consumo delle quali forma la
240 usncrsa ma LA hlvlll-jill.

spesa necessaria delloperaio ed il prezzo necessario del suo lavoro? l istessa


industria che ne creatrice, ovvero la coltura per via della riproduzione li for
niscei Se la coltura, come non pu disconvenirsene, chiaro che il prezzo ne
cessario di un lavoro di mano dopera si ragguaglia sempre e necessariamente
alla somma dei valori in prodotti consumati dalloperaio; chiaro che questo prezzo
altro non fa se non rappresentare in una nazione un valore uguale in prodotti
che pi non esistono; che in ci la prima ricchezza di questa nazione non ha fatto
se non cambiar di forma senza guadagnar nulla in tale cangiamento se non una
facilit di pi per estendere il consumo; in conseguenza che tutte le volte che
essa potesselvendere in natura agli stranieri i prodotti consumati dalloperao, e
venderli loro allo stesso prezzo che ti paga, e indiffcrentissimo per essa venderli
sotto una forma od unaltra, poich in qualunque modo non ne ha che lo stesso
prezzo e non trovasi altro se non la stessa ricchezza.
L'operaio non pu vendere i suoi lavori allo straniero pi cari del loro prezzo
necessario? A questo io rispondo; primo, che ne sar impedito dalla concorrenza
generale degli altri venditori; secondo, che questo caro prezzo non pu accadere se
non nel caso in cui un talento unico e superiore non abbia dei concorrenti, ma
che allora questo caro prezzo ricadr sulla nazione stessa, sui primi venditori dei
prodotti: o essi si priveranno del godimento di un taldavoro, o essi saranno posti
come lo straniero a contribuzione dall operaio che ne sar. venditore; poich n
lo straniero ne la nazione compreranno da lui l'uno pi caro dellaltro.
Questi due modi di mettere in commercio i prodotti nazionali possono non
di meno dii'i'erire tra loro secondo, le circostanze: vi ha dei casi nei quali la mano
(1 opera pu esser necessaria per procurare un pi grande spaccio; allora essa
utile, ma non bisogna scambiare la sua utilit colla facolta di produrre e mol
tiplicarei valori; questa utilit ha la sua sorgente in quella dello stesso consumo
che provoca: nessuno contrasta che il consumo sia necessario alla riproduzione,
la quale nullamcno l'opposto di quella.
Accade ancora qualche volta che con l industria manifattrice delle materie
prime si giunga ad evitare grandi spese di trasporto, ed a procurare in conseguenza
uno smercio pi vantaggioso ai primi venditori di quelle materie: in questultimo
caso, l industria e anche utile senza per poterlesi attribuire veruna moltiplica
zione di valore; le si deve solamente la rimozione degli ostacoli che si oppongono
allo spaccio dei prodotti, e la soppressione delle spese che li avrebbero privati di
una parte del prezzo che debbono avere secondo il corso del mercato generale.
In tutte queste circostanze, la somma dei valori in lavori dindustria non altro
che la rappresentazione di una somma eguale di valori in prodotti consumati;
sono per cos dire prodotti che si vendono sotto una nuova forma, e pel valore
stesso che si dava loro prima che la cambiasscro; cosicch ogni nazione che,
per esempio, vende per 20 milioni in lavori della sua industria, non compie
quella vendita se non spendendo 20 milioni in prodotti. _
Se volete vedere questa verit in tutta la sua semplicit, rtducete solamente a
due classi la societ, generale degli uomini : formatene una di tutti i primi pro
prietarii dei prodotti, e l'altra di tutti gli agenti deliindustria : vedete adesso se
una classe possa costantemente portare all altra pi valori in danaro di quel che
ne riceva. Supponghiamo che la classe che possiede i prodotti ne venda per 100
mila franchi agli agenti dell'industria; non che chiaro che aucl 551 debbono
L'onotse NATURALE DELLE socie-u ronmcus. 241
vendere per 100 mila franchi di lavori di mano d opera? e se vendessero meno
si rovinerebbero senza poter continuare a comprare ; Se vendessero pi, la classe
dei proprietarii non potrebbe pagarli, poich non avendo ricevuto che per '100
mila franchi, quella non pu vender loro se non 100 mila fr.?
A che dunque si riducono le operazioni di questi agenti dell industria? A com
prare per l00-mila franchi di prodotti; a prendere sopra questa massai loro con
sumi necessarii; a rivendere il dippi manifatto, ed al prezzo stesso al quale essi han
pagato l intiero. Cos dopo queste operazioni trovasi sotto una nuova forma un
valore di i00-mila franchi rappresentante un valore eguale in prodotti che pi
non esistono , la ricchezza primitiva altro in ci non ha fatto se non cambiare di
forma senza aumentare.
Se il danaro non venisse qui a complicare le operazioni e le idee , vedreste
come gli agenti dell'industria , lungi dall arricchire la classe proprietaria dei
prodotti, non sono per essa che un peso ed un argomento di spesa. Da questo
peso, mi direte, risulta una utilit per la classe proprietaria; s , senza dubbio;
ma per ci che essa mantiene gli agenti dell' industria; coltiva per-loro, aliinche
eglino lavorino per essa. Ma del pari non bisogna scambiare una spesa per un
aumento di ricchezza; bisogna per lo meno vedere che un aumento di ricchezza
che non fa ricco nessuno una chimera : frattanto tale quella che si attribui
sce ai lavori dellindustria. La spesa necessaria fatta dall operaio e ci che for
ma il prezzo necessario del suo lavoro; e il prezzo delle materie che vi sono com
prese non sembra aumentare, se non che per l uso che si ha di apprezzare in
danaro tutti i valori venali.
Date ad un sarto il panno per fare due abiti, e convenite con lui che uno
dei due gli rester per suo salario ; trovate voi in questo mercato una moltiplica
zione di valori, un aumento di ricchezze? Io credo che converrete meco aver voi
sacricato la met del vostro panno per godere pi comodamente dell altra. Da
questo sacricio risulta per voi un utilit , lo so; ma nalmente voi comprate
questa utilit con una spesa , ed questa spesa ci che voi bonariamente scam
biate coll aumento di ricchezza, quando questa sorte di mercati si fanno per
mezzo del danaro , e voi non considerate pi nei lavori dell industria se non il
loro valore in danaro , senza por mente ai valori in prodotti di cui quei lavori
medesimi hanno operato o per lo meno cagionato il consumo. '
La sola obbiezioue che potreste qui farmi si che se l industria non molti
plica i valori per la parte dei suoi lavori che si consumano nell' interno di una
nazione , questa moltiplicazione sembra accadere per lo meno per l altra parte
degli stessi lavori venduta agli stranieri. Questa illusione infatti cosi generalmente
accreditata ha fatto riguardare il commercio di questi lavori come adatto ad ar
ricchire uno stato; essa ha fatto sorgere diversi sistemi politici per incoraggiare
lindustria con l'aumento dei suoi guadagni; per favorire cosi a spese dello Stato
gl' interessi di quelli che sono mantenuti e pagati dallo Stato, che vivono nello
Stato senza essersi essenzialmente legati e senza che le loro ricchezze facciano
parte di quelle dello Stato. _
Il prezzo necessario di un lavoro che lo stesso prezzo per tutti i compratori
si forma dalle spese fatte dall operaio per la compra delle materie prime, e dallo
ammontare di tutti i suoi consumi durante il suo lavoro. Quando egli vende il
suo lavoro agli stranieri altro non fa se non vendere ad essi sotto una nuova for
Econmn. TOMO I. - 16.
242 srnncusn un LA RIVXRE.
ma quello che ha comprato dalla sua nazione sotto diverse forme, supponendo
per che essa gli abbia somministrato tutto. Quindi delle due cose 1 una, o que
sto prezzo necessario a livello del prezzo corrente del mercato generale , e pur
no. S egli al livello, loperaio non vende pi caro agli stranieri di quello che
faccia alla nazione, poich quelli non compreranno ad un prezzo maggiore che il
corso del mercato generale; se non lo , bisogna che sia o al di sopra , o al di
sotto : nel primo caso , gli stranieri non compreranno ; nell altro potranno rin
carire il lavoro. Supponendo questo caso , vediamo se esso sia un guadagno per
la nazione.
L operaio che vende agli stranieri il suo lavoro al di sopra del prezzo nera
sario , fa un guadagno; ma non lo fa sugli stranieri porche essi non comprano
pi caro del prezzo corrente stabilito fra tutte le nazioni commercianti. Lo fa bens
sulla sua stessa nazione , ed ecco in qual modo. Il prezzo necessario di un tal
lavoro non presso questa nazione inferiore al prezzo necessario di simili lavori
presso le altre nazioni se non in quanto che lopcraio non sia stato obbligato a
fare le stesse spese che gli operai stranieri ; ma questa dilierenza nelle spese non
pu provenire che da un altra differenza nel valore dei prodotti impiegati e con
sumati dall' operaio; questi sono necessariamente costati men cari ali operaio che
ha speso meno; questi prodotti meno cari non sono dunque al loro pi alto
prezzo possibile, al prezzo corrente del mercato generale; cosicch l operaio il
quale protta del buon mercato per rivenderli pi cari di quanto gli costano ,
guadagna sopra coloro che glie li hanno venduti e non sugli stranieri ai quali
sotto una nuova formali rivende. Questo guadagno adunque fatto sulla nazione
da un uomo che non fa corpo necessariamente con la nazione, e che forse non
e altro che uno straniero in essa stabilito.
Un altra osservazione: non avendo una mercanzia se non un prezzo corrente
per tutti i compratori indistintamente, se gli stranieri comprano il lavoro in qui
stione al di la del suo prezzo necessario, la nazione sar obbligata a sopportare
lo stesso rincarimento : il suo danno allora evidente; essa in perdita nclii
suoi prodotti sien giunti al prezzo corrente del mercato generale, e godendo casi
del loro valor naturale, si stabilisce lequilibrio tra il prezzo dei prodotti che ven'
de all'operaio ed il prezzo dei lavori che da lui compra. Resta ad esaminare ades
so come pu operarsi questa rivoluzione salutare.
Nella ipotesi in cui siamo sarebbe un errore imperdonabile accagionar l'ope
raio del rincarimento dei suoi lavori e di quello dei nostri prodotti. Prima: la
concorrenza dei consumatori fa crescere il prezzo dei lavori no al livello di
quello del mercato generale; cos questo aumento di prezzo cagionato dalla con
correnza il frutto della libert. Secondo : alla stessa concorrenza e non all 0
peraio siamo obbligati del rincarimento dei nostri prodotti ; poich tale rincari
mento contrario agli interessi dell operaio e si fa certamente contro la sua vo
lont.
Colpite bene quest ultima osservazione; essa un argomento del pi vitto
riosi che possano proporsi in favore della libert commerciale. Chiunque compra
i prodotti di una nazione per rivenderli allo straniero sia in natura sia manufatti
altro interesse non conosce se non quello di comprarli a buon patto e venderlia
caro prezzo; qual pazzia dunque immaginarsi che sia quest uomo colui che metta
il prezzo ai prodotti e li faccia rincarire a suo giudizio.
L'onnnvn NATURALE DELLE socnmt POLITICHE. 245
Non egli evidente allincontro che se questo prezzo dipendesse da lui, lungi
da farlo aumentare lo farebbe diminuire E di modo che noi vediamo che egli non
offre mai se non il pi basso prezzo possibile nella compra dei prodotti.
Bisogna confessare che sorprende il vedere che gli uomini non abbiano fatta
questa osservazione , o che dopo fattala non abbiano domandato a se stessi:
qual dunque questa forza maggiore che assoggetta a tenui guadagni colui il cui
scopo di fare i pi grandi guadagni possibili? qual questa potenza dispotica
che l obbliga a dare ai venditori dei prodotti il prezzo che chiedono; di portarsi
fino ai rincarimenti che mirano a diminuire i guadagni che ci si propone e pei
quali si muove? Allora avrebbero facilmente compreso che la potenza che sillat
tamente incatena sotto le due leggi le volont di questo compratore intermedio e
quella della concorrenza; che la concorrenza il frutto della libert; che dovun
que regni una grande libert la concorrenza decide sovranamente del prezzo al
quale debba comprare il mercante come del prezzo al quale debba rivendere: il
luminati da questa verit avrebber posto mente a non far cosa alcuna che potesse
alterare la concorrenza alterando la libert.
invano il pregiudizio avra voluto risentirsi ; invano avr alzato la voce per
dar a credere che i commercianti arricchiscono una nazione perch procurano ai
suoi prodotti il pi alto prezzo possibile ; gli si sar. risposto: Di quali'commer
cianti volete parlare E Senza dubbio di quelli che comprano e vendono alla na
zione al prezzo che meglio convenga ai suoi interessi ; poich finalmente bisogna
evitare di cadere in evidenti contraddizioni : Se pretendete che i commercianti ci
arricchiscano facendo valere i nostri prodotti, lasciate liberamente dunque agire
coloro che potranno farli valere a pi alto prezzo: ma da qual segno potrem di
stinguerli se la'concorrenza non ce li fa conoscere in un modo evidente ? Se ci
private di questa concorrenza -, se rendete una classe particolare di commercianti
indipendente da questa potenza naturale , che sola pu dar loro le leggi ; se ci
obbligate a vendere a questa classe indipendente ed a comprare da essa, qual
campo non aprite voi alla cupidigia i
No , no; gli uomini non sarebbero stati pi le vittime dei pregiudizi che han
fatto adottare tanti privilegi esclusivi in favore di qualche agente del commercio
in particolare; non avrebbero pi confuso il commercio coi commercianti; avreb
bero riconosciuto che i buoni effetti di quello sono effetti naturali e necessarii,
i quali non hanno d'uopo che di libert ; per conseguenza che essi non possono
risultare dalle operazioni dei commercianti se non in quanto non si attenti alla
libert. ; che senz essa in fine sparisce la necessit. che incatena questi medesimi
effetti , e d luogo all arbitrio ed abbandona in balia dei commercianti privile
giati gl interessi di coloro che sono obbligati a servirsi di loro per fare il com
mercio.
L'illusione relativamente agli effetti dell industria manifatlricc non meno
inconcepibile di quella che ci ha ingannati sugli effetti dell industria semplice
mente commerciante: il manifattore ha naturalmente lo stesso interesse, lo stesso
sistema dei commercianti e serba necessariamente la condotta stessa: l unico
scopo delle sue speculazioni di guadagnare , di farci pi grandi guadagni pos
sibili ed in conseguenza di comprare al pi basso prezzo possibile e di rivendere
al pi alto. Snpponendo dunque che la sua mano d opera faccia aumentare il
prezzo dei prodotti, non bisogna esaminare ancora a profitto di chi torni questo
244 MERCIER DE LA mvmaa.
aumento? Non si vede che se esso resta interamente a suo protto non son pi in
verit i prodotti che si trovino rincariti, solamente la mano dopera del manifat
torc, il prezzo della quale eccede quello che dovrebbe avere nella nazione? Che un
tal rincarimento lungi dall esser vantaggioso alla nazione , al sovrano ed agli al
tri comproprietarii dei prodotti netti, volgesi invece intieramente a lor danno met
tendoli nella posizione di vendere a basso prezzo e di comprar caro; di dar molti
prodotti per poca mano d'opera? lo purnondimeno ho gi convenuto che per mezzo
dell industria manifattrice possono i prodotti arrivare ad un valor venale cui non
giungerebbero senza quellaiuto. Se per esempio bisognasse che le nostre canape
ed i nostri lini invece di esser convertiti in tela fossero esportati grezzi, e tali
quali sono raccolti nei nostri campi , certo non ritireremmo il prezzo stesso di
quello che ne ricaviamo dopo preparati e manufatti: questo prezzo diminuirebbe
in ragione dell aumento che sopravverrebbe nelle spese di trasporto. Vi sono
molti vini che non possono essere consumati se non in acquavite e che non po
trebbero essere trasportati nei luoghi ove si consuma l'acquavite; senza l'industria
che la fabbrichi, questi stessi vini non troverebbero smercio e si cesserebbe di col
tivarlLValga lo stesso pei grani che sovrabbondano in un paese per mancanza di
un consumo sulliciente in natura : l industria rende eccellente ollicio converten
doli in liquori spiritosi, poich senza di ci i grani degenererebbero in superuo
privo di valore.
Ma siilatti espedienti dell industria per procurare lo spaccio delle derrate che
dovrebbero consumarsi in natura debbono essere riguardati come un meno male
possibile: essi sono per una nazione quello che una carrozza per un malato
che non pu camminare; il mantenimento della sua carrozza per lui un'ag
giunta di spese: gli spedienti che io ho presi p. e. e tutti gli altri della stessa
specie hanno perci questo inconveniente; sono mezzi dispendiosi di provocare i
consumi; e le spese che fanno sono sempre in sottrazione del prodotto netto, sola
ricchezza disponibile pel sovrano, per la nazione. Cos, la necessit di questi stessi
spedienti non viene se non in conseguenza di un difetto di popolazione , di una
mancanza di consumatori in istato di pagare i loro consumi. Ma non importa ;
quando il corpo politico langue abbastanza fortunato che il suo languire trovi
nell industria i soccorsi di cui abbisogna.
Non vi ha dubbio sicuramente che in simili circostanze l industria sia favo
revole alla riproduzione ed al mantenimento della ricchezza nazionale; ma ponete
mente altres che sugli esempi citati ed in tutti i casi simili I utilit dell indu
stria legata essenzialmente alla libert , e che senza la libert non solo i u
tilita svanirebbe ma dcgenererebbe anzi in monopoh'i, e sarebbe cos sostituita da
disordini di cui la rovina dello Stato sarebbe elletto necessario.
Se voi pretendete che un manifattore il quale compra a basso prezzo i nostri
prodotti per rivcnderli caro agli stranieri arricchisce la nazione , seguirebbe se
condo voi chei coltivatori, il sovrano ed i proprietarii di fondi non formano guari
la nazione; ed essa invece consisterebbe dei soli manifattori. Spingetevi ancora
pi in l: sostenete che questi possono passarsi delle materie prime, di quelle per
lo meno che loro appresta la nazione ; poich bisogna che voi crediate cosi,
perch possiate consentire a riguardare i loro interessi come di un ordine supe
riore a quelli della riproduzione, quantunque essa sia l'unica ricchezza dello Stato,
l'unica che fornisca a tutte le spese del medesimo.
/ Loumnr: NATUIIALE DELLE socup'ra lULtllCllIS. 245
Il commercio che una nazione pu fare dei suoi prodotti cogli stranieri per
mezzo del maniiattore e un commercio necessario in tutti i casi, nei quali il con
sumo interno non basti e dove le materie prime non sieno suscettibili di trasporto,
per lo meno senza grandi spese.Queste materie prime essendo manufatte avranno
nel mercato generale il loro miglior prezzo possibile, quello che il manifattore non
fa, poich ivi la concorrenza che ordina. Tale commercio non contribuisce alla
ricchezza di questa nazione, se non in ragione della porzione che i primi venditori
dei prodotti prendono in quel miglior prezzo possibile ; in ragione cio del prezzo
al quale li vendono al manifattore.
Parmi questa verit della evidenza stessa di quella del giorno in pieno me
riggio. La conseguenza che dobbiamo trarne si , esser nei casi di cui noi parlia
mo, della pi grande importanza il non impedire per nulla il lavorio delle mate
rie prime; 1 accordare tale una indipendenza e libert alla professione del fatto
re , che nessuno di quanti possano esercitarla ne resti escluso : egli palpabile
che qualunque reggimento che inceppasse questa libert tenderebbe a diminuire il
numero dei manifattori , e perci la concorrenza dei compratori di queste mate
rie ; in guisa che un tal reggimento non potrebbe che esser dannoso, mentre solo
col mezzo di questa concorrenza i primi venditori di queste stesse materie pos
son giungere a prendere la pi grande parte possibile nel miglior prezzo possibile
dei loro prodotti.
Risulta anche evidentemente dalla stessa verit non esservi pratica pi con
traria agl interessi di una nazione di quella che si opponga al commercio de suoi
prodotti cogli stranieri, quantunque sieno suscettibili d esportazione. il motivo
di questa politica si nudrire ed accrescere nella nazione la massa dei lavori
di mano d'opera, perch si pretende ci essere un far crescere la ricchezza nazio
nale e la popolazione. Pu dirsi sotto questo aspetto eccellente l intenzione, ma
i mezzi che sceglie per compierne lo scopo producono un effetto all'atto contrario
a quello propostosi, poich essi [armo diminuire la ricchezza nazionale e la pa
polazione invece di farla aumentare.
L'esclusione ttizia data agli stranieri per la compra delle materie prime in
una nazione non diviene sensibile se non in quanto e pregiudizievole, e in quanto
impedisce gli stranieri di fare aumentare il prezzo di queste materie in guadagno
di questa nazione: se i nostri manifattori compreranno le nostre materie prime
a prezzo pi caro dello straniero , l autorit non ha d' uopo di escluderlo ; i no
stri compratori saranno naturalmente e necessariamente preferiti; ora essi li com
preranno pi caro di lui nch saranno nella nazione al loro pi alto prezzo pos
sibile: se lo straniero li pagasse a quel prezzo, si troverebbe gravato dalle spese
di trasporto che i nostri manifattori non debbon fare come esso ; queste spese
resterebbero a suo carico atteso che la loro concorrenza nello spaccio dei lavori
1' impedirebbe di rincarirli in proporzione. Non pu adunque presentarsi per com
prare le nostre materie prime in concorrenza dei nostri manifattori se non in
quanto che non sieno tra noi al loro pi alto prezzo possibile -, che esse vi sieno
al contrario vendute a miglior mercato che presso altre nazioni indipendentemente
dalle spese di trasporto che gli cagionerebbe la loro esportazione.
In due parole evideiite che la politica di escludere per legge gli stranieri
dalla compra delle materie prime in una nazione , suppone sempre e necessaria
mente che essi compreranno a prezzo pi caro degli altri compratori che vogliono
246 ' MERCIER un LA RH'IRE.
favorirsi. Questi stranieri intanto , non comprano oltre il prezzo corrente del mer
cato generale, cosicch 0 questa politica e senza scopo, o tende ad impedire che i
prodotti nazionali giungano al prezzo che devono naturalmente avere in com
mercio.
impossibile valutare i contraccolpi di questo inconveniente: si vede chiara
mente che la nazione fa una prima perdita consistente nella dlllerenza che trovasi
nel prezzo alterato dalle proihizioni e quello che risulterebbe dalla libert. Ma
questa prima perdita e causa di una seconda: poich la cultura di questi prodotti
da minor guadagno, essa riceve di certo minori anticipazioni e riesce meno pro
duttiva; cosicch trovandosi la riproduzione molto al di sotto di quanto potrebbe
e dovrebbe essere , voi perderete parimente sulla quantit di questi prodotti al.
trettanto e pi di quel che perdete sul loro valore.
Cumulate cosi queste prime perdite , altre ne conseguitano possedendo meno
valori rinascenti diminuita la spesa annuale, alimentato minor numero dindividui:
i prodotti destinati al consumo interno trovano dunque attorno a se meno consu
matori e meno mezzi per procurarsi un buon prezzo; cosicch per contraccolpo
o diminuiscono del loro valore venale, o dovrete ricorrere ai consumatori esteri:
ma allora farete le spese di trasporto, che ricadranno a carico dei primi venditori
di questi prodotti, nuocendo alla loro coltura.
lo so che a ci si risponde,potersi queste spese almeno in parte guadagnare dalla
nazione stessa; come se altresi, che molti le riguardano per utili alla popolazione.
Ma se ci vero si ha gran torto a non mottipliearle ; a non gravare sempnep
pi i prodotti netti della coltura; poich, ripeto , bisogna essere conseguenti. In
generale basta aver ricchezze da spendere per trovare i mezzi di spenderle: que
sti mezzi si moltiplicano naturalmente e necessariamente fra gli uomini di cui
gli uni hanno grande interesse a prender parte nelle ricchezze , e gli altri grande
interesse a consentirne la divisione per aumentare i proprii godimenti. L indu'
stria incessantemente stimolata dal desiderio di godere altro non ci domanda che
libert di godere znon temete punto che in questa posizione i mezzi di spendere
manchino alle ricchezze; mancheranno piuttosto le ricchezze ai mezzi di spendere.
Quest'ultimo inconveniente ancora esso una necessit sica , ovunque le spese
son fatte in modo da recar danno alla riproduzione delle ricchezze; e questo il
caso delle spese di cui si aggrava il consumo dei prodotti , poich queste spese
che sono sempre a carico del loro primo proprietario diminuiscono altrettanto
l impegno ed i mezzi di farle rinascere. L ordine della natura si che per au
montare le spese si aumentano le ricchezze; ma qui accade il contrario; si dimi
nuiscono le ricchezze per aumentare spese : sarebbe lo stesso che prendere le basi
di un edilizio e destinarle a farne la parte pi elevata.
Procurare ai prodotti il miglior prezzo possibile e il mezzo di assicurare la
loro pi grande abbondanza possibile : risulta da questi due vantaggi combinati
la pi grande ricchezza disponibile che possa il nostro territorio comportare; con
l aiuto di questa grande ricchezza disponibile voi potete fare una grande spesa in
lavori di mano d'opera: e quindi potete calcolare sui pi grandi storzi da parte del
l'industria i quali si proporzioneranno sempre alla massa dei valori destinati
a mettere il prezzo a quei lavori. Ecco la gradazione con la quale una nazione
pu giungere al suo ultimo grado di prosperit: non deve attenderlo se non dal
prezzo buono dei suoi prodotti; ma questo del pari non pu formarsi se non nel
seno della libert.
Loannvls NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE. 247

CAPITOLO XVII.
Lintlustria non e produttiva in verun modo: dimostrazione particolare di questa verit.

Mi si permetta adesso di riandare alcune proposizioni sommarie, che io temo


non avere a suilicienza dimostrate, eche daltronde son quelle dalle quali gli uo
mini sembrano essere pi lontani. Ho detto che un valore di 20 milioni in lavori
d industria rappresentava un valore eguale di prodotti consumati, e che una
nazione che vendesse quei lavori ad uno straniero non sarebbe pi ricca di quello
che se avesse venduto 20 milioni di prodotti in natura, poich i 20 milioni in lavori
costano ad essa 20 milioni di prodotti. Non bisogna per intendere per questo
modo di parlare, che dopo il suo lavoro lindustria rivenda pel prezzo stesso la
stessa quantit delle materie prime che voi le avete vendute : rivende vero al
prezzo stesso, ma non la stessa quantit, avendo da questa prelevato tutto ci che
necessario al consumo dei suoi lavori e dei suoi operai.
Un tessitore compra 150 fr. di alimenti e di vestiti , e 50 fr. di lino che ri
modo in tela 200 fr., somma eguale a quella della spesa. Quelloperaio, ci si dice,
quadruplica cos il valore primo del lino ; non vero : altro esso non fa se non
aggiungere a quel valore primo un altro estraneo , quello cio di tutte le cose che
ha necessariamente consumato. Questi due valori cos cumulati , formano allora
non il valore del lino, perch pi non esiste, ma ci che noi possiamo nominare
il prezzo necessario della tela, prezzo che con questo mezzo rappresenta , primo
il valore di 50 in in lino , secondo quello di '150 fr. in altri prodotti consumati.
Ecco in tutta la sua semplicit la soluzione del problema della moltiplicazione
dei valori per opera dei lavori dell'industria: essa aggiunge al primo valore delle
materie manufatte e che debbono consumarsi, un secondo valore , quello cio
delle cose, il consumo delle quali stato operato o per lo meno-cagionato dai
suoi lavori. Questo modo (1 imputare ad una sola cosa il valore di molte altre ,
di sovrapporre , per dir cos , strato sopra strato molti lavori sopra un solo , fa
ingrandir questo di altrettanto ; ma in ci non potete attribuire alcuna moltipli
cazione ali industria , alcun aumento di lavori, se con queste parole intenderete
una creazione di nuovi valori non esistenti prima delle sue operazioni.
L industria non crea il valore dei suoi lavori pi di quanto sia creatrice del
i altezza e della lunghezza d un muro : ogni pietra che essa impiega ha la sua
altezza e la sua lunghezza particolare , e di tutte queste pietre riunite dall indu
stria risulta naturalmente i altezza e la lunghezza del muro da essa costrutto e
che rappresenta per questo riguardo ', sotto una nuova forma , tutte le differenti
altezze e lunghezze particolari separatamente esistenti prima della costruzione.
L'industria creatrice delle forme , e queste hanno la loro utilit. In ragione
di questa utilit, chi vuol godere di queste nuove forme, date dall'industria alle
materie prime, deve risarcirla di tutte le sue spese, di tutti i suoi consumi, ed in
conseguenza consente ali addizione di molti valori per comporne un solo che
forma cosi il prezzo necessario del lavoro che vuol compiere. La parola addizio
ne dipinge benissimo in qual modo si formi il prezzo dei lavori di mano dopera,
essendo questo prezzo un totale di molti valori consumati ed insieme addizionali,
e ben si sa , che addizionare non moltiplicare.
MEIKCIBR DE LA BIVIRE.

Una gran prova che l industria non guari creatrice del valore dei suoi la
vari si e che questo valore non le rende nulla di per se stesso; le spese fatte in
occasione di questi stessi lavori sono talmente perdute per sempre per l'industria,
che essa non pu esserne risarcita che per quanto esistino altri valori ed altri
uomini che vogliano concorrerci.
Io vi do in allitto un arpento di terra per 10 fr.; voi spendete 10 altri fr. per
coltivarlo, e con ci vi da prodotti che valgono 50 : questo arpento vi rende adun
la vostra spesa di dieci; pi , quel tanto perch possiate pagarmi , ed oltre a
questo un guadagno. Da questa operazione risulta effettivamente un aumento di
valore, una moltiplicazione ; e perch? Perch in vece di 10 mi avete 50 senza
aver ricevuto 20 da chicchessia : voi stesso siete il creatore di quei 50 di cui 20
sono nella societ un incremento di ricchezza disponibile, poich non esistevano
prima del vostro lavoro. Non pu dirsi altrettanto dellindustria : il risarcimento
delle sue spese non e il frutto del suo guadagno , esse anzi non possono esserle
rimborsate se non dal prodotto del lavoro riproduttivo degli altri uomini; tutto
ci che essa riceve inne le apportato in valori gi esistenti, di modo che quei
valori che le sono rimessi non fanno altro che cambiare di mano.
Secondo 1 opinione di coloro i quali si persuadono, che l' industria moltipli
chi ivalori delle materie prime , i fabbricanti di merletti debbono essere persone
molto importanti: per opera loro un_valore di 20 soldi di lino grezzo , diviene
un valore di 1000 scudi: quale aumento prodigioso di valore per questo lino , e
di ricchezza per coloro che lo manipolano l 011 quanto una tale industria deve
essere preziosa allumanit! Quanto danaro dovrebbe trovarsi in una nazione
che di 20 soldi fa 1000 scudi.
Frenate il vostro entusiasmo , ciechi ammiratori dei falsi prodotti dell indu
stria; pria di gridare al miracolo, aprite gli occhi, e vedete quanto son poveri,
o almeno disagiati quegli stessi fabbricanti che hanno l'arte di cambiare 20 soldi
in un valore di 1000 scudi : a henelizio di chi va questa enorme moltiplicazione
di valori 9 Che ! Quelli per le cui mani essa si opera, non conoscono i agiatez
za! 0h! ditlidate di questo contrasto come si dillida di persone che in cattivo
arnese vengano ad offrirvi la vendita a buon patto del segreto di far dell'oro.
Per dissipare il prestigio che v illude, analizziamo ci che cagiona la vostra
ammirazione. Consideriamolo successivamente in ci chesembra esser pi mira
coloso e pi interessante per una nazione. Per 20 soldi di lino un valore di 1000
scudi in merletto! ecco il fenomeno. D onde viene dunque che quel lino fa cosi
bella fortuna ? Indubitatamente il suo accrescimento di valore deve essere a be
necio della nazione, nella quale detto lino si raccoglie: senza di ci l'industria
che procura qucll' accrescimento di valore un vantaggio assolutamente estraneo
a questa nazione. Ma non e cosi : il lino si pu raccogliere in un paese , ed il
merletto si pu fabbricare in un altro; questa industria non appartiene a veruna
nazione in particolare ; ella pu abitare dovunque una modica quantit di quel
lino pu essere trasportata. Nessuna nazione adunque pu riguardare questo ac
crescimento di valore come ricchezza propria e personale , poich nessuna nazio
ne pu averne l esclusiva propriet.
Fermiamoci un momento su tre verit evdentissime che ci si parano dinanzi:
la prima , che 1000 scudi in mcrlelto non appartengono necessariamente ed
esclusivamente alla nazione produttrice del lino; la seconda che quei 1000 scu
LOBDD'E NATURALE nanna SOCIETA' POLITICHE. 249
di sono acquistati dall'industria che fabbrica il merletto ovunque essa dimori ;
terza che i possessori di questa industria durano spesso fatica a sussistere. Se av-
vicinate queste tre veritadevono naturalmente condurci a dubitare della realt
d un aumento di ricchezza per mezzo di questa stessa industria.
Se il lino giunge da 20 soldi a valer-1000 scudi, come avviene mai che l'ac
crescimento del suo prezzo non si divida fra il produttore del lino e colui che
impiega questa materia E mestieri dunque convenire, non esser vero che il va
lore primitivo del lino sia veramente aumentato. Poich non tutte le nazioni fab
bricano il merletto quantunque tutte possano procurarsi il lino , mestieri al
tresi credere che quella fabbrica non arricchisca una nazione tanto quanto sim
magina. E finalmente poich gli agenti di una tale industria lungi dall esser rie
chi non conoscono nemmeno i agiatezza , evidente che i loro guadagni non
sono reali, poich se lo fossero, possederebbero questi operai necessariamente
grandi ricchezze o farebbero almeno grandi spese.
I fabbricanti di merletto sono quasi tutti povera gente e di tutte le et. Que
sta sorta di lavoro principalmente allidata a persone del sesso femminile, vec
chie, giovani ed anche fanciullette; ecco le operatrici del miracolo, mentre gli
uomini arrossirebbero di farne la loro occupazione. Intanto questi stessi uomini
non arrossiscono di lavorare in altre faccende che non sono loro pagate pi di
20 , 50 0 40 soldi al giorno , quantunque pi penose. Questa preferenza vi mo
stra che i guadagni dei fabbricanti di merletto non sono quello che sembrano al
primo colpo d'occhio. _
Se questi apparenti guadagni stessero in proporzione del prezzo del merletto
non vi sarebbe alcuno che non volesse esserne fabbricante: tosto quel commercio
sarebbe nullo, poich non potrebbe allora farne ognuno pi di quanto debba ser
vire al proprio uso. Se questa industria che facilmente s impara non divenisse
universale, sarebbe per lo meno cosi comune, che grande sarebbe la moltitudine
dei fabbricanti, la concorrenza dei quali farebbe diminuire i guadagni necessaria
mente , ed allora il merletto non sarebbe pi al caro prezzo che oggi costa: que
sto caro prezzo sostenuto e adunque una nuova pruova che questi stessi guada
gni non sono tali quali noi li crediamo.
Finalmente quando vediamo l industria fare di 20 soldi un valore di 1000
scudi, non e naturale che ci domandassimo perch questo valore non raddoppia?
La ragione che l' impedisce di aumentare debbe eccitare la nostra curiosit al
trettanto che la ragione che lo impedisce di diminuire.
Bisogna convenire che vi sono molti misteri da penetrare, molte contrad
dizioni da conciliare; e pure nulla cos facile: 1000 scudi sono il prezzo neces
sario del merletto , prezzo necessario formato dalla somma di tutte le spese che
devono fare i fabbricanti nel tempo che impiegano in quel lavoro; prezzo forma
to dalle altre spese dei diversi operai che concorrono alla preparazione dei lini;
da quelle del mercante che fa le anticipazioni di queste spese; dagl interessiche
deve ritrarre da queste stesse anticipazioni, dalle retribuzioni dovute alle sue cure
personali; dal valore dei differenti rischi ai quali il suo commercio 1 espone.
Laddizione di tutti questi differenti oggetti riuniti vi da un totale che diviene
il prezzo necessario del merletto, e questo prezzo necessario vi fa conoscere che il
caro prezzo di questa mercanzia altro non se non una restituzione di spese e di
valori gi consumati ; che questo caro prezzo non diminuisce perch il mercante
250 MERCIER ne LA nmiaau.
non mica mercante per vendere a perdita; che esso non aumenta del pari perch
questa spese sono presso a poco le stesse in tutti i tempi, e che la concorrenza de
venditori di merletto non permette loro di rincarirla arbitrariamente e di spingeria
oltre il suo prezzo necessario; in conseguenza che i profitti abbaglianti di questa
fabbrica sono vani fantasmi che si credon vedere nell oscurit della notte e che
si dissipano col mostrarsi della luce. Questi guadagni sono della specie stessa e
dello stesso valore di quelli di tutte le altre manifattura che esigono le stesse antici
pazioni ed espongono ai medesimi rischi; che il prezzo del merletto non passa nelle
mani del mercante se non per andare a pagare tutti i valori che esso e gli operai
consumano o si presume che consumino perch essi ne hanno il diritto, cosic
che questo prezzo appartiene alla nazione che fornisce quei valori, e che non e
ricchezza per lei se non in quanto che ricava dal suo proprio fondo i prodotti
che entrano in tali consumi. Essa non guadagna dunque di pi vendendo
i suoi merletti di quanto guadagncrebbe vendendo quei medesimi prodotti in
natura.
Mi sono diil'uso nelle fabbriche di merletti perch esse sono quelle i cui falsi
prodotti debbono fare una pi grande illusione, e perci mi asterr di parla
re delle altre. Quanto si sinqui detto di queste , sembrami sufficiente per di
struggere tutti gli argomenti che s impiegano per persuadere che l industria ur
ricchisce una nazione creando nuovi valori 0 aumentando quelli delle sue mate
rie prime.
Vi ha per altro un obbiezione che cade qui in acconcio prevenire , perch
legata ad apparenze imponentissime per coloro che in nulla vogliono adden
trarsi. Aifascinati dalle fortune che fanno alcuni agenti del commercio e dell in
dustria, molti ne ritraggono che quegli agenti si arricchiscono coi valori che mol
tiplicano ; si servono almeno di questi esempi per non riconoscere l esistenza di
un prezzo necessario in fatto di lavori di mano d opera.
Qualunque uomo che non ispenda altro che il quarto o la met della sua ren
dita deve certamente aumentare la sua fortuna. Qualunque sia l' agente dell in
dustria non pu arricchirsi che con questo mezzo se vende i suoi lavori al loro
prezzo necessario; poich questo prezzo necessario non se non la restituzione
delle spese che egli fa, o che credesi faccia. Il suo protto sotto questo riguardo
consiste nelle spese che potrebbe fare, ma che non fa. Questo modo dingrandire
la propria fortuna pregiudicherebhe alla circolazione del danaro , al consumo ed
alla riproduzione , se , come ho detto precedentemente, questo disordine non
fosse bilanciato da un disordine contrario: quando la riproduzione non soii're dal
I' esservi individui che vendono pi di quel che non comprino , ci accade perch
vi sono altri che comprano pi di quanto vendono. '
Una seconda osservazione da farsi si , che nella formazione del prezzo ne
cessano di un lavoro si comprende il valore dei rischi, perch questi cagionano
perdite che bisognano valutarsi e ripartirsi ; questi rischi intanto non si verica
no sempre egualmente per tutti i mercanti, e dalla dierenza che trovasi in questi
accidenti deve nascere una dill'erenza nei loro guadagni, cosicch vediamo alcuni
che si rovinano mentre ne vediamo altri che si arricchiscono.
Questi diversi avvenimenti non provano guari che ogni lavoro d industria
non abbia un prezzo necessario ; questo prezzo necessario pei venditore e non
pei compratore. E necessario pei venditore perch sarebbe in perdita se ven
I
' L'onornn NATURALE DELLE socinn POLITICHE. 251
desse al di sotto e quindi abbandonerebhe la sua professione. Ma questo stesso
prezzo non impedisce che si venda al di l ; il suo desiderio in questo pu esser
solo contenuto dalla concorrenza, ed in ci troviamo ancora la necessit. della li
berta del commercio. La soppressione di questa libert non pu assoggettare lin
dustria a vendere abitualmente i lavori meno del prezzo necessario risultante dal
prezzo dei prodotti; essa al contrario deve darle delle agevolazioni per venderli
moltopi cari , e_ distrarre in suo benecio una porzione delle ricchezze che sa
rebbero senza di ci disponibili pel sovrano, pei proprietarii di fondi e peicoltiva- '
tori , ma che cessano di esserlo dal momento che non sono pi impiegate che a
pagare all'industria un tributo esagerato.
Se n eccettuate le forme: l industria non crea nulla, non moltiplica nulla ;
ella consuma per se stessa, e provoca i consumi altrui: ecco il punto fisso nel
quale dobbiam vedere la sua utilit : essa grandissima senza dubbio , ma non
bisogna snaturarla riguardando lindustria come produttiva, mentre non se non
consumatrice , mentre il consumo l unico scopo dei suoi lavori.
Questo modo naturale di considerare l industria e il solo che possa condurci
a vedere quanto ella sia vantaggiosa alle popolazioni agricole: i prodotti non han
no mai tanto valor venale quanto allorch sono vicini al luogo del consumo;
da un altro lato, le mercanzie , quali che sieno , rincariscono sempre pei consu
matori in proporzione della lontananza dei luoghi dai quali sono ricavate; im
porta adunque doppiamente per una nazione agricola e produttiva che la sua in
dustria la dispensi di far venire da lungi una parte dei suoi consumi , ed in con
seguenza di spedire in luoghi remoti una parte dei suoi prodotti per pagarvi le
mercanzie straniere. Per favorire la coltura bisogna dunque proteggere i indu
stria , e per favorir questa bisogna proteggere la coltura : tutto cos legato nel
1 ordine naturale delle societ. '
Ma per procurarci questo doppio vantaggio di una sica necessit far go
dere al commercio si esterno che interno la pi grande libert possibile; non
che mediante questa grande libert che si pu assicurarsi una grande concorrenza
di compratori dei prodotti nazionali e di venditori dei prodotti esteri: non che
col soccorso di questa doppia concorrenza che si pu far godere ad una nazione
il miglior prezzo possibile , tanto vendendo , come comprando; non che col
laiuto di questo miglior prezzo possibile che una tal nazione pu procurarsi la
pi grande abbondanza possibile, la pi grande ricchezza possibile, la pi gran
de popolazione , la pi grande potenza possibile: tali sono gli ultimi risultati
della libert. '
Si trover forse strano che enumerando i buoni eli'etti della libert in non parli
dell accrescimento progressivo del commercio esterno, e che non abbia pre
sentato il pi gran commercio esterno possibile come cosa inseparabile dalla pi
grande prosperit possibile di una nazione. Ma non bisogna credere che questo
commercio e questa prosperit. crcscan nella stessa proporzione; al contrario, la
conseguenza naturale di una grande prosperit , si e diminuire il commercio ester
no ed aumentare 1 interno.
impossibile che una nazione trovi nella massa dei suoi prodotti annuali
una grande ricchezza disponibile senza che la sua industria e la sua popolazione
non aumentino in proporzione di essa; nel seno dcll abbondanza , che gli uo
mini, le arti, i talenti, si moltiplicano per variare e moltiplicare i nostri go
'25) - uenclsa or; LA nivu'mn. '
dimenti. Crescendo cos in tutti i generi la prosperit di una nazione e manifesto
che per godere della sua ricchezza ha meno bisogno che mai del soccorso stra
niero : i primi proprietarii dei prodotti trovano intorno a loro , per cosi dire ,
tutti i godimenti che possono desiderare; essi inoltre hanno il vantaggio di rispar
miare le spese di trasporto inseparabili dal commercio con gli stranieri; di pro
cacciarsi cos tutto il valore dei loro prodotti, che in questo caso devono essere
venduti al loro miglior prezzo possibile. .
Questo quadro dell ultimo grado di prosperit al quale possa giungere una
nazione mediante la libert, prova che il commercio esterno, come io l ho detto,
non se non un meno male possibile o un male necessario : la sua utilit
pu condurre una nazione al suo migliore stato possibile; ma questa nazione una
volta pervenuta a questo migliore stato possibile, non fa pi l uso stesso dei
soccorsi di cui aveva bisogno per giungervi : a misura che si moltiplicano i suoi
prodotti, l industria cresce nel suo interno ed iconsumatori nazionali divengono
pi numerosi , in guisa che il suo commercio esterno diminuisce in ragione in
versa dell aumento del suo commercio interno. Questa rivoluzione e conseguente
al modo con cui il commercio arricchisce una nazione; si veduto che questo
accrescimento di ricchezza non l eli'etto proprio del commercio , ma bens della
libert del commercio, poich essa assicura il prezzo buono ed in conseguenza
l'abbondanza dei prodotti.
10 non ho bisogno che lo straniero compri i miei prodotti quando i consu
matori nazionali me ne offrono il pi alto prezzo possibile ; ma per procurarmi
costantemente e necessariamente questo pi alto prezzo possibile , indispensa
bile che io possa liberamente preferire lo straniero, e che i consumatori nazionali
invece di darmi la legge la ricevano dalla concorrenza. Lo stesso accade pei la
vori dell industria che fan parte dei miei consumi : la concorrenza dei venditori
stranieri mi - utile , non per comprare da essi, ma per stimolare l'industria na
zionale che deve servire a variare e moltiplicare i miei godimeuti , mettendomi
contemporaneamente al coverto di uno smisurato rincarimento dalla parte dei
venditori che sono della mia nazione. Ora questi diversi vantaggi che io trovo
nella libert del commercio essendo comune a tutti i coltivatori ed a tutti i com
proprietarii del prodotto netto , sono tutti sicuri di procurarsi con quel mezzo il
loro migliore stato possibile. Possiam dunque riassumere dicendo: che un gran
commercio esterno, senza libert, deve necessariamente trascinare in rovina una
nazione, e che al contrario per arricchire e il sovrano e i sudditi, per portarli al
pi alto grado di prosperit e mantenerveli, il pi piccolo commercio pu essere
sutiiciente , purcb goda della pi grande libert.
LOBDINB NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE. 250

CAPITOLO XVIII.

Bieapitolazione e conclusione di queItoparu._La legge della propriet stabilita snll ordine fisico, e la di
cui evidente conoscenza e data dalla natura a tutti gli uomini, racchiude nel suo complesso Iordinc
essenziale delle aociet.-Questa legge unica ed universale e la ragione essenziale e primitiva di
tutte le altre. - Suoi rapporti-coi costumi. -Qnanto i pubblici sistemi di un governo influiscano sulla
formazione delluomo morale-Separata dall'ordine essenziale delle societ, le virt sociali, non
possono essere che paaoaggiere.

Lo stabilimento dellordine naturale ed essenziale delle societ non domanda


uomini nuovi, uomini insuscettibili dell appetito dei piaceri, ne dell avversit al
dolore. Non crediate che per giungere a questo stabilimento bisogni incominciare
, dallannientamento delle nostre passioni: non appartiene allumanit poterle spe
gnere, essa per pu modificarle e dirigerle: Passions, tho selsli, lyes under the
reason (I). Quantunque elle non sieno mai occupate se non del loro personale
interesse, pure ci sono date come i mezzi che la ragione deve impiegare per sot
tometterci ad un ordine immutabile stabilito dall Autore della natura per gover
nare gli uomini tali quali sono, e per far servire alla loro felicit temporale quelle
due molle alle quali abbiam dato il nome di passione 0 per lo meno che sono il
germe di tutte le nostre passioni. '
Eccettuata la necessit delle cautele che bisogna serbare quando trattasi di
rendere ai corpi politici la sanit perduta, evidente che un tale stabilimento
non pu pi trovare ostacoli se non in una specie di letargo, di cui la nostra
ignoranza e lorigine: spaventati dalla prodigiosa distanza che trovasi fra lordine
e questa moltitudine di disordini che in tutti i tempi hanno coperto la supercie
della terra e degradata lumanit, c'immaginiamo che la loro riforma tal opera
da superare le nostre forze; noi ci persuadiamo che lordine opportuno per otte
nere questa riforma un insieme complicatissimo; che esso domanda da noi
studio e cognizioni profonde; che richiede genii superiori, penosi ed assidui tra
vagli, sforzi sopra noi stessi, e lotte nelle quali non osiamo impegnarci.
Cosi una massa enorme dimmaginazioni e difficolt ci scoraggia fino al punto
di non permetterci la formazione del progetto di sormontarle; eppure essa una
mera illusione, una vana chimera, di cui l idea fittizia agisce nelle nostre menti
come quella delle ombre dei morti, o dei fantasmi agisce sui fanciulli.
Ma per dissipare questa chimera, e per farci uscire dal nostro abbattimento
non basta mostrare agli uomini quanto sia semplice, quanto sia evidente e pal
pabile questo stesso ordine, alla conoscenza del quale essi disperano di poter mai
elevarsi; di convincerli che e facile a comprendere, facile a mettere in pratica e
pi facile ancora a perpetuare.
Mi si permetta adunque di riavvicinare, di concentrare, per dir cos, sono
un aspetto stesso le verit contenute successivamente in questopera; di mostrare,
per la necessit della loro concatenazione, che ce n una prima nella quale tutte
le altre sono comprese, e che sensibile a qualunque intelligenza: questo
colpo docchio metter al caso i miei lettori, non di credere alla possibilit dello

(l) Quantunque le passioni sieno egoista, pure sono sottomesse alla ragione.
254 msnclen DE LA RIVIRB.
stabilimento dellordine naturale delle societ in tutta la sua perfettibilit, ma di
non potere pi imaginare quale specie di opposizione potesse incontrare uno sta
bilimento cosi prezioso e desiderabile, quando quest'istesso ordine sar conosciuta
in tutta la sua semplicit.
Abbiamo incominciato dal ssare i nostri sguardi sul primo stato delluomo
prima che si riunisse ad una societ particolare:_ nei labbiam visto nascere nella
impossibilit di fare a meno del soccorso altrui; ma parimenti per procurare
questi soccorsi alla sua impotenza assoluta, troviamo nei suoi genitori dei doveri
la di cui osservanza certa, tanto pei piaceri d attrattiva, di cui la natura ho
reso questi doveri suscettibili, quanto in contemplazione del bisogno che quei ge
nitori avranno un giorno dei soccorsi dei loro gli.
Sopra queiprimi doveri dei genitori verso coloro ai quali hanno dato la luce,
voi vedete stabilirsi i primi diritti sui loro gli e i primi doveri dei gli verso i
loro genitori: questa reciprocanza di doveri e di diritti forma tra loro una societ
naturale. Ma appena i gli arrivano allo stato di rendere qualche servigio, i
legami di questa societ pi si stringono pei vantaggi evidenti che i compo
nenti di essa trovano a restare uniti per aiutarsi vicendevolmente.
Abbiamo trascorso rapidamente su quelle prime epoche della nostra vita,
per considerare gli uomini nell'et in cui la forza fisica del proprio individuo li
mette in istato di disporre di loro stessi e serve alle loro volont. [vi abbiamo
osservato che una sensibilit involontaria al dolore ed al piacere sico li av
verte continuamente che debbon compiere un dovere essenziale, quello di prov
vedere alla propria sussistenza; questa sensibilit ti tiene rigorosamente soggetti
a quel dovere e a quei lavori che esige da costoro per condurli ai godimenti che
sono pur essi preziosi. Da ci il desiderio naturale di acquistare quei godimenti
e conservarli; desiderio che naturalmente li dispone ad afferrare tutti i mezzi di
assicurarsi il pacico possesso dei frutti del loro lavori; in conseguenza a vivere
in societ.
Vivere in societ e conoscere a praticare le leggi naturali e fondamentali
della societ per procurarsi i vantaggi annessi alla loro osservanza. Questa de
nizione ci mostra che la natura il primo istitutorc dell uomo sociale, giunto
alleta in cui le sue passioni e le sue forze debbono essere dirette dalla ragione.
lo dico ch essa n il primo istitutore, perch essa che ha voluto la riunione
degli uomini in societ; perch essa che dett le condizioni essenziali e. questa
riunione; perch essa nalmente che rende loro sensibile la necessita della
societ e quella delle condizioni alle quali devono sottomettersi, perch possa la
societ formarsi e perpetuarsi.
Infatti, il desiderio di acquistare e conservare ci spinge naturalmente ad evi
tare tutto ci che potesse attraversare il compimento di questo desiderio; noi
perno sentiamo internamente una naturale disposizione per impiegare tutte le
nostre forze a sormontare-tutti gli ostacoli. SitTatta disposizione conseguente al
nostro primo desiderio dunque una lezione intelligebilissima dataci dalla natura
con la quale essa ci fa comprendere che di nostro interesse non provocare que
gli ostacoli cbe ci proponiamo d allontanare; in una parola, di non fare cosa
alcuna che possa impedirci il pacico e costante godimento del diritto di acqui
stare e conservare.
Uso qui la parola. diritto, poich non vi e nessun uomo che in quel primo stato
LonmNE NATURALE DELLE SOCIETA POLITICHE- 255
non mia di quale assoluta necessit sia il potersi liberamente procurare le cose
di cui abbisogna per la propria conservazione; nessun uomo che non comprenda
che la libert di acquistarle sarebbe nulla senza la libert di conservarle; che in
ragione di questa stessa necessita assoluta che forma il suo titolo non possa
senza ingiustizia ollendere in nulla la sua libert.
Da questo momento vedo uomini istruiti e formati per vivere in societ: la
sensazione o la conoscenza intuitiva che essi hanno dei loro primi diritti da loro
del pari necessariamente la conoscenza intuitiva dei loro primi doveri verso gli
altri uomini: ci che accade nel proprio interno, fa loro comprendero- facilmente
che tutti gli uomini hanno diritti della stessa specie; che niun di loro pu pro
porsi violarli negli altri, senza provare da parte loro la pi grande resistenza pw
sibile, e senza esporsi necessariamente a tutte le violenze che potranno in riven
dica esercitare a suo riguardo.
Cos ognuno illuminato dallattenzione che volge al suo interesse personale
ed alle sue proprie sensazioni, e costretto a riconoscersi soggetto a doveri, ad
imporsi l obbligo di non disturbare gli altri uomini, nel godimento del diritto di
acquistare e conservare, e di non esser parimenti disturbato ancor esso nel godi
menti del suo diritto.
Noi non abbiamo dunque bisogno d'altro maestro che della natura. Per
giungere all'istituzione della propriet personale e della propriet mobiliare, pois
che queste due sorta di propriet, che nella somma formano una sola, presentata
sotto due nomi diversi, altro non sono se non ci che io ho chiamato il diritto
di acquistare e di conservare: esse si trovano instituite naturalmente dalla sola
forza della necessit assoluta di cui ha d uopo la nostra esistenza; necessit che
il fisico della nostra costituzione ci rende sensibile , e secondo la quale non ci
possibile disconoscere ne i primi doveri reciproci ai quali essa assoggetta gli uo
mini fra loro, n linteresse che han tutti a conformarvisi.
Ecco la prima condizione del genere umano; ecco lo stato della societ pri<
mitiva, della societ naturale, tacita ed universale, che ha dovuto precedere listi
tuzione delle societa particolari e convenzionali. in questa sorgente ho attinte le
prime nozioni del giusto e dell ingiusto assoluto, dei mutui diritti e doveri, la
giustizia dei quali e assoluta, perch diritti e lavori sono di unassoluta necessit
in esseri creati per vivere in societ.
Ma in che consistono questo giusto ed ingiusto assoluto? lresentau essi nei
loro principii o nelle loro conseguenze verit complicate, verit cui la nostra
intelligenza non possa elevarsi se non con gravi sforzi per averne conoscenza?
No, no; questa conoscenza non riserbata a pochi uomini particolarmente; non
ce ne sono cui la natura non abbia dato la facolt di vedere evidentemente que
ste verit aiutate dalla luce che in essi la rischiara.
La luce e la facolt di vedere sono due cose che non debbono confondersi,
poich senza luce gli occhi dei nostri corpi non ci servirebbero a nulla. La
ragione, questo complesso delle facolt intellettuali, e ci che possiam chiamare
gli occhi dellanima; ma nell ordine delle cose umane, le sole che apparten
gono al mio subbietto, la ragione non pu condurci se non perquanto essa
sia colpita da una luce che le permetta di distinguere e conoscere gli oggetti.
Questa luce, di cui io voglio parlare, quella che splende nelle tenebre, che
illumina ogni uomo che viene in questo mondo, e che la vita_degli uo
256 minerali un LA nurisnE.
mini (1); sono le nostre sensazioni fisiche ed involontarie che formano in noi la
luce per l'attenzione che noi ci mettiamo: col mezzo di questa attenzione naturale
e volontaria, noi sentiamo, come ho detto, noi vediamo evidentemente che
d una necessit, ed in conseguenza di unassoluta giustizia, che non siamo arbi
trariamente disturbati nel diritto di acquistare e conservare le cose utili alla nostra
esistenza; noi vediamo evidentemente che questa necessit, e questa giustizia,
sono necessariamente le stesse in tutti gli esseri della nostra specie; che esse ob
bligano invariabilmente ogni uomo in particolare a non fare agli altri ci che ad
esso stesso non vuole che si facesse.
Eccovi dunque, senza nessuno sforzo, giunti alla conoscenza sublime del
giusto e dell'ingiusto assoluto; noi possediamo il primo principio di tutti i mutui
doveri impostici da un ordine immutabile, che la ragione universale (2), noi
conosciamo questa legge scritta in tutti i cuori, e no in quelli che sono abba
stanza sventurati per esser privati della luce che spande la fiaccola della
fede (5); questa legge insegnataei dalla natura e dalla quale non possiamo sco
starci senza delitto (4); questa legge la di cui istituzione e l opera di una sag
gazza che governa l universo con regole invariabili (5); questa legge che e non
solo un dono della Divinit, ma anzi la Divinit stessa, di modo che peccare
contro la legge e lo stesso che peccare contro la Divinit (6); or dunque d'altro
non trattasi che di svilupparne le conseguenze, e di trovare in questo sviluppo
l'ordine naturale ed essenziale delle societ. Procuriamo perci di stabilirle, ma
cui solo aiuto di questa prima conoscenza.
Osservo primamente che non trattasi fra noi di decidere se ciascuno sar
padrone del proprio individuo, e delle cose acquistate con le sue ricerche o colle
sue fatiche: questo primo diritto la prima legge del giusto assoluto, dal quale,
come sappiamo, il nostro interesse personale non ci permette di scostarci. Non
trattasi nemmeno di sapere se alcuni possano essere autorizzati a violare arbi
trariamcntc 1 altrui propriet mobiliare e personale: noi ci riuniamo in societ
per prevenire ed ,impedire questo disordine evidente; questo disordine che annien
terebbe il diritto, la di cui necessit e giustizia assoluta ci sono evidenti. Per isco
prire i doveri che noi dobbiamo imporci reciprocamente prendiamo la strada pi
breve, e pi semplice; esaminiamo chi siam noi prima di riunirci in societ, quali
sono i diritti di cui godiamo, e quale lo scopo che con questa riunione ci pro
poniamo.
Ognuno di noi un essere che gia conosce la giustizia nella sua essenza, ma
che intanto pu ad ogni istante divenire ingiusto; ognuno di noi si presenta con
un diritto di propriet pienamente indipendente, il godimento del quale esso pro
cura di assicurarsi; ognuno di noi sa che il diritto di una giustizia assoluta. Ma
ognuno di noi sa parimenti che egli pu essere disturbato in questo godimento
dagli altri uomini, e che gli interessa molto non esserlo: allora lo scopo della no
stra riunione in societ evidente, consistendo a stabilire in favore di ciascuno

(1) San Giovanni Evangelista, Cap. 1".


(2) Malebranche, Tr. de mor, Cap. 2.
(3) San Paolo ai Romani, 2.
(il) San Tommaso. 2. 2. q. 155, art. 1.
(5) Cicerone, de Lcg. lib. Il.
(6) Aristotile, De Caus. Civil.
zonmsr: NA'tLltAEE nette socie'ra' POLITICHE. 2237
di noi la sicurezza che desidera procurare al suo diritto di propriet in tutta
l'estensione che esso ha naturalmente. Ma poich l'evidenza di quesco scopo riu
nisce tutte le nostre volont, saremo presto d accordo sui mezzi da usarsi per
compierlo. . '
Ci annunzia verit evidente e palpabile chi fra noi alzando la voce ci dice:
u Fratelli miei, 1' ordine immutabile della natura che ciascuno sia pienamente
padrone del proprio individuo, e di ci che acquista con le sue ricerche o colle
sue fatiche. Questo doppio diritto e di una necessit assoluta: in essa scopriamo
tutti i primi principii di una giustizia per essenza, di una giustizia nella quale
- dobbiamo attingere tutte le convenzioni che bisogner adottare per la nostra
felicit comune. Non anzi se non colla guida dellevidente conoscenza di que
sta giustizia, che ci pare possibile compiere lo scopo della nostra riunione in
societ; che ci sar possibile guarentire il diritto di propriet da tutte le molestie
che potrebbe subire in un uomo per cui tutta la sicurezza consisterebbe nella
u sola forza individuale: e dunque nellordine di questa giustizia, nell ordine dei
nostri interessi comuni, e dello scopo che ci proponiamo uniformemente ,
riunire tutte le nostre forze per sostenere il diritto di propriet, e per conse
guenza che vi sia un segno evidente di rannodamento per mezzo del quale elle
possano concentrarsi in un sol tutto, per formare unica forza e comune, la
quale per questo mezzo si trovi sempre in istato di proteggere efficacemente il
diritto di propriet: in guisa che ciascun di noi s imponga il dovere di riunire
le sue forze particolari al centro comune che stabiliremo; per questo nuovo do
vere ognuno acquistando il diritto di godere della forza di tutti, e forticando
1 con questo soccorso la propria debolezza, avr sempre una forza irresistibile,
n pi mai avr da temere pel suo diritto di propriet .
La nostra societ nascente appena avr adottato questo piano di riunione ,
non essendo possibile che non lo adotti, si occuper della redazione delle conven
zioni, sul che non vi sar nessuna dililcolt tenendo sempre di mira il nostro
scopo.
Noi procuriamo sempre di consolidare il diritto di propriet e non d allievo
lirlo: le nostre mire ed i nostri comuni interessi sono di gnarentire il godimento
di questo diritto in tutta la sua pienezza, in tutta l estensione che avea prima
che ci venisse in idea di riunirci in societ particolare; ora prima di questa riu
nione, era nell essenza del diritto di propriet che noi tutti fossimo egualmente
liberi di ricavarne la pi grande somma possibile di godimenti: questo diritto
che, in ogni uomo, era naturalmente e necessariamente indipendente dalle volont
arbitrarie degli altri uomini, non poteva esser limitato in ognuno di noi se non
dalla necessit di_non ollendere negli altri lo stesso diritto e la sua indipendenza.
Ecco l'estensione naturale e primitiva del diritto di propriet che noi tutti
abbiam messo sotto la protezione della societ, e che deve esserci conservato in
tutta la sua integrit: cos per non essere in contraddizione con noi stessi i le
nostre convenzioni sociali, o le leggi che adotteremo, non devono scemare per
nulla questo diritto: se esse lo assoggettano a doveri che prima della riunione
non gli erano imposti, e mestieri necessariamente che ne risulti per ESSO, una
nuova utilit, che ognuno, in virt di nuovi diritti contratti, altri nuovi ne acqui
sti: senza di ci sarebbe chiaro, che si porterebbe pregiudizio a. questa necessit,
e a questa giustizia assoluta, le quali caratterizzano il diritto di propriet preso in
Eronom. TOMO I. -- '17.
258 MBRCIER m: LA nrvusnn.
tutta la sua estensione naturale e che debbono servir di base a tutte le nostre
convenzioni.
Notate qui come la libert sociale trovasi naturalmente contenuta nel diritto
di propriet. La propriet altro non se non il diritto di godere: ora evidente
mente impossibile di concepire il diritto di godere separatamente dalla libert di
godere; impossibile del pari che possa esistere questa libert, senza questo
diritto, poiche ella non avrebbe pi scopo alcuno, mentre il bisogno che si ha di
essa e relativo al diritto che vuolsi esercitare. Perci attaccare le propriet lo
stesso che attaccare la libert; cosi alterare la libert e lo stesso che alterare la
propriet; perci rsornuin, SICUREZZA, messa-A , ecco ci che noi cerchiamo
e che evidentemente dobbiamo trovare nelle leggi positive che ci proponiamo
dinstituire; ecco ci che dobbiamo chiamare a LA RAGIDNE ESSENZIALE a P11
MITIVA di queste medesime leggi: queste non devono essere se non lo sviluppo,
l'espressione di questa ragione essenziale, nell applicazione che ne fanno ai dii
ferenti casi ch'esse vogliono prevedere: non che a questo patto ch'elle potranno
portare la sacra impronta di una necessit assoluta, di una giustizia immutabile,
l evidenza della quale sar il legame indissolubile della nostra societ, perch
necessariamente questa evidenza non cesser di riunire le nostre volont e le
nostre forze per mantenere e far osservare queste leggi.
Pnornm'm', siconnzzs, unenn, ecco lordine sociale in tutta la sua pie
nezza; e da questo, dal diritto di propriet conservato in tutta la sua estensione
naturale e primitiva, che risulteranno necessariamente tutte le istituzioni che
costituiscono la forma essenziale della societ: voi potete riguardare questo diritto
di propriet come un albero, di cui, tutte le istituzioni sociali sono rami che
mette da se stesso, ch egli nutrisce, e che perirebbero se ne fossero staccati.
La prima di queste istituzioni e la legislazione positiva. Ma che cosa e mai
questa legislazione? L esposizione, il quadro fedele di tutti i doveri, e di tutti i
diritti reciproci che gli uomini hanno naturalmente e necessariamente tra loro.
E quali sono questi doveri e questi diritti reciproci? Eglino consistono tutti nella
libert di ricavare dai diritti di propriet la pi grande somma possibile di godi
menti, senza oti'enderei diritti di propriet degli altri uomini, poich questo
dovere ci che assicura il diritto. -
La propriet essendo cosi necessariamente in ogni uomo, la misura della
liberta di che deve godere, manifesto che le leggi positive sono bett e fatte;
. che esse non possono essere se non atti dichiaratorii dei doveri e dei diritti nato
rali e reciproci, che sono tutti compresi nella propriet: tutto ci che esse pos'
sono aigiungervi e lo stabilimento delle pene, dei rifacimenti ai quali evidente
mente giusto assoggettare il disprezzo di questi doveri e la vioiazione dei diritti
altrui; anzi questo stabilimento non se non la conseguenza naturale e neees
sarta della si:urezza, che deve essere invariabilmente assicurata alla propriet.
Le nosrne LEGGI rosmvn NON POSSONO DUNQUE AVER NULLA m ARBITRARIO.
siccome esse non possono avere via di mezzo tra l'essere o favorevoli o pregiudi
zievoli alla libert, cos sono o evidentemente giuste, o evidentemente ingiuste; elle
sono evidentemente conformi, o evidentemente contrarie all'obbietto che ci siamo
proposti. Cosi , partendo da questobbietto, dalla necessit. di mantenere la pro
priet, e la libert in tutta lcstensione loro naturale e primitiva, nulla vi ha di
pi semplice quanto le leggi risguardanti le diverse convenzioni che gli Omini
Lonmnr: NATURALI! DELLE socran POLITICHE. 259
possono fare liberamente tra loro, ed in generale tutto quanto possa compren
dersi sotto il nome di commercio: queste leggi ad altro non devono tendere se
non ad assicurare la esecuzione di queste stesse convenzioni, ed a prevenire
tutto ci che potesse alterare la libert, che ciascuno deve avere, di fare nel suo
interesse i negozii ed i cambii che gli convengono; di vendere e di comprare al
prezzo il pi vantaggioso che possa procurarsi; in una parola, di non avere altro
per guida se non il suo personale interesse, in tutto ci che non ecceda la mi
sura naturale e necessaria di quella libert. di cui deve godere in virt dei suoi
diritti di propriet.
Si gi veduto che e dell essenza dell'ordine che l interesse particolare di
un solo non possa essere separato dallinteresse comune di tutti, e ne abbiamo
una prova convincentissima negli etfetti che naturalmente e necessariamente pro
duce l assoluta libert che deve regnare nel commercio per non offendere la
propriet. L'interesse personale, incoraggiato da questa grande libert, spinge
vivamente e perpetuamente ogni individuo in particolare, a perfezionare ed a
moltiplicare le cose delle quali e venditore, e ad accrescere la massa dei godi
menti che pu procurare agli altri uomini, per ingrandire con questo mezzo la
massa dei godimenti che gli altri uomini possono procurare in cambio a lui. il
mondo allora va da se; il desiderio e la libert di godere non cessando di pro
vocare la moltiplicazione dei prodotti, o laccrescimento dellindustria, imprimono
a tutta la societ un movimento, che diviene una tendenza perpetua al suo mi
gliore stato possibile.
Essendo neli ordine fisico, che gli uomini cos riuniti in societ si moltipli
chino prontamente, per una conseguenza naturale di quella moltiplicazione, sa
rebbero ridotti a mancare di sussistenza, se nel tempo stesso non le moltipli
chino colla coltura. Cosi, dal dovere e dal diritto che tutti hanno di provvedere
alla propria conservazione, nascono il dovere ed il diritto di coltivare. Ma prima
di coltivare, bisogna dissodare e fare diverse spese per preparare la terra a rice
vere la coltura. Fatte una volta queste prime spese, non possono pi togliersi alle
terre dissodate le ricchezze che si sono consumate impiegandole in quest opera
zione, ed e quindi necessario che la propriet di queste terre resti a coloro che
hanno fatte quelle spese; senza di ci la loro propriet mobiliare ne sarebbe lesa.
Perci a quel modo stesso che la propriet personale diviene una propriet mo
biliare relativamente agli effetti mobiliari che acquistiamo collo nostre ricerche e
le nostre fatiche, essa del pari deve necessariamente divenire una propriet fon
diaria, relativamente alle terre nel dissodar le quali abbiamo impiegato le ric
chezze mobiliari che noi possediamo.
Qui si vede che la propriet fondiaria non una istituzione ttizia ed arbi
traria; essa e lo sviluppo della propriet personale, 1 ultimo grado (1 estensione
di cui questa sia suscettibile: si vede che non esiste se non un solo ed unico
diritto di propriet; quello della libert personale, ma che muta nome secondo
la natura degli oggetti ai quali si appone. _
Un altra osservazione poi e che gi noi non possiamo pi non riconoscere il
diritto di propriet come fosse unistituzione divina; come fosse il mezzo con cui
siamo destinati, siccome causa secondaria, a perpetuare la grandopera della crea
zione, ed a cooperare alle vedute del suo Autore. Esso ha voluto che la terra non
producesse quasi nulla di per se stessa; ma ha permesso per che 001mmesse nel
260 ' mmcinn un LARHIRE.

Suo seno un principio di fecondit che non aspetta che i nostri aiuti per coprirla
di produzioni. evidente che tali aiuti non saranno amministrati alla terra, se
il diritto di propriet non solidamente stabilito; per conseguenza questo diritto
e un ramo essenziale dello stesso ordine sico, e condizione essenziale alla molti
plicazionc che manifestamente vediamo essere nelle intenzioni del Creatore. Sa
rebbe superuo aggiungere che la propriet delle terre contiene necessariamente
la propriet dei prodotti di esse: la propriet il diritto di godere; ora il godi
mento di una terra consiste precipuamente nel godimento dei prodotti che pos
sono ricavarsene.
Intanto siccome non basta di aver fatte le prime spese preparatorie alla col
tura perch i prodotti annualmente rinascono, siccome pu accadere che i pro
prietarii di queste prime spese manchino delle facolt necessarie onde provvedere
alle spese tutte che la coltura richiede annualmente, nellordine della propriet
che chi sincarichera di queste spese entri a parte dei prodotti con coloro che
hanno fatto i primi impieghi.
Qual sar dunque la disposizione delle nostre leggi a questo riguardo? Che
cosa stabiliranno su questa divisione, sulle proporzioni che dovranno conser
varsi, perch la riproduzione non possa mancar mai delle annuali anticipazioni
di cui ha bisogno? La mia risposta semplice: le leggi non stabiliranno nulla: e
poich non vi libert senza sicurezza, esse si occuperanno solamente dei mezzi
di assicurare l esecuzione delle convenzioni, perch questa sicurezza necessaria
per fare regnare in questa parte come in tutte le altre la pi grande libert. pos
sihilet dal seno di questa libert si vedr nascere una gran concorrenza duomini
che a gara si presenteranno con ricchezze mobiliari ollrendole a ribasso, per ser
vire di anticipazioni alla coltura: col favore di questa concorrenza, i proprie
tarii di fondi, acquisteranno queste ricchezze al miglior patto possibile, riscr
bandosi sempre in sillalta guisa la pi gran parte possibile nei prodotti che col
mezzo di quelle ricchezze aumenteranno annualmente nellestensione dei loro
poderi.
La libert delle convenzioni da stabilirsi, fra i proprietarii tondiarii e i colli
vatori o intraprenditori di coltura, non una libert sterile; poich, secondo quei
trattati, supponendo che tutta la sicurezza fosse procurata come dev'essere alla
propriet. mobiliare e personale dei coltivatori, altro maggior interesse essi non
avranno se non moltiplicare le loro anticipazioni, per moltiplicare i prodotti, do
vendo i loro guadagni accrescersi in ragione di questa moltiplicazione. Cos anche
sotto questo aspetto la libert il germe d abbondanza e di tutti i vantaggi che
questa procura alla societ; germe tanto pi fecondo, quanto labbondansa M
turalmente progressiva, divenendo i prodotti fatti dai coltivatori nelle loro mani
mezzi ellcaci a sempre pi provocarla.
Consideriamo adesso una terza classe di uomini, quelli che non sono , n
proprietarii di fondi, ne coltivatori : listituzione della propriet fondiaria sembra
pregiudicare al loro diritto di propriet : eccoli privati della libert di prottare
delle produzioni spontanee che crescerebbero sulle terre da voi coltivate, anzi
s impone loro al contrario il dovere di rispettare quelle che nasceranno annual
mente a vostro profitto. Ma ponete mente che non potete godere di tutte le vostre
produzioni se non per lopera degli altri uomini; badate che per convertire in go
dimenti la maggior parte di questo produzioni avete bisogno dell industria e dei
Losone NATURALE DELLE socin'i'A POLITICHE. 261

lavori di questa terza classe; cosicch i vostri bisogni, sieno naturali sieno littizj,
assicurano loro il diritto di aver parte nelle vostre ricolte.
Se la propriet dei prodotti non fosse dovuta a coloro che li fanno rinascere,
non vi sarebbe n coltura ne ricolta , e le produzioni in conseguenza non sareb
bero sutiicienti; oltre che sarebbe ognuno obbligato di andarle cercando correndo
rischio di non trovarle. il dovere di rispettare la ricolta dunque vantaggioso
alla classe industriosa, poiche cosi non solo essa non teme pi che possano man
carle le produzioni bisognevoli , ma anzi sicura che queste verranno a trovarla
appena vorr chiamarle coi proprii lavori: cosi in questa classe il diritto di pro
priet lungi dal perdere ha molto guadagnato.
La divisione da farsi ogni anno tra i primi proprietarii delle produzioni ri
nascenti , e gli altri uomini , anche questo un oggetto che non impaccia per
niente la nostra legislazione : il mantenimento della propriet e della libert in
tutta la loro estensione naturale e primitiva far regnare a questo riguardo lor
dine pi perfetto senza il soccorso di nessun altra legge.
Quantunque io agente della classe industriosa (1 altro non sia proprietario
che della mia persona , della mia industria , della mia mano d opera, pure e
nell essenza del mio diritto di propriet che mi venga permesso ricavar da que
sta la pi grande somma possibile di godimenti : devo adunque esser pienamente
libero di cambiare i miei lavori colla pi grande somma possibile di prodotti;
in conseguenza di preferire fra tutti coloro che li fanno rinascere, colui che ren
der questo cambio pi vantaggioso per me. Per la medesima ragione , voi , pri
mo proprietario delle ricolte dovete parimenti avere piena ed intera libert di
preferire fra tutti gli uomini della mia specie colui che nel cambio dei vostri prodotti
coi lavori suoi , vi offrir le condizioni che meglio vi converranno; cos, senza
oi'endere per niente, ne la vostra, ne la mia libert , questa concorrenza diviene
naturalmente e necessariamente l arbitro sovrano delle nostre rispettive pretese:
per questo mezzo , tanto voi quanto io, ricaviamo ugualmente dai nostri diritti
di propriet , la pi grande somma possibile di godimenti ; e per procurarci que
sto vantaggio noi non abbiamo bisogno se non della libert che presieda alle no
stre convinzioni , e della sicurezza della loro esecuzione.
Il consumo , ed in conseguenza la riproduzione , sono i due oggetti capitali
che interessano l umanit: a questi due oggetti si riferiscono direttamente o in
direttamente tutti i doveri e tutti i diritti reciproci che gli uomini contraggono
fra loro; cosi in seguito di questi due oggetti che si formano i diiierenti stati
. che compongono una societ : gli uni preparano le terre a ricevere la coltura ;
altri le coltivano; altri pure preparano i prodotti che esse danno e ne aumentano
lutilit con la loro industria ; altri parimenti sono incaricati della cura di mau
tener l ordine dei doveri e dei diritti rispettivi che hanno queste dierenti classi
tra loro per causa del bisogno che le une hanno vicendevolmente delle altre.
il bisogno vicendevole di cui io qui parlo naturale e non ttizio: il consu
mo la misura della riproduzione; e mestieri che vi sieno uomini che non si oc
cupino se non a facilitare il consumo , come e mestieri altres che vi sieno altri
. non ad altro occupati che a far rinascere ed a moltiplicare le produzioni. Intanto
questa distribuzione dei lavori e delle occupazioni della societ , non possibile
se non quando la sicurezza dei diritti reciproci sia suliicientemente stabilita.
Questa sicurezza il comune legame di qualunque societ; essa quella che per
262 MERCIER un LA nrviiinn.
mette che la misura dei doveri e dei diritti sia in tutti i casi naturalmente e ne
ccssariamentc determinata da una concorrenza , frutto naturale e necessario della
libert.
Il risultato di questo complesso non meno importante di quanto sia facilea
comprendersi : ognuno conserva la sua libert ed in conseguenza i suoi diritti di
propriet in tutto la loro estensione naturale e primitiva; ognuna eenz' altro in
teresse che quello di variare e moltiplicare i suoi godimenti trovasi essere un
mezzo di cui si serve 1 ordine per aumentare la somma di godimenti a comun
protto dell intiera societ : da ci noi vediamo nascere la pi grande abbondan
za possibile delle produzioni ; mentre che sopra questa base l industria e inalza
al suo pi alto grado possibile , e che col concorso di questi due vantaggi ; il
migliore stato possibile e assicurato alla pi grande popolazione possibile. Ecco
i beni di cui siam debitori alla libert; ma senza la sicurezza non avrem libert:
non v' dunque che quest ultimo oggetto che debba fissare la nostra attenzione,
perci ne rimane ad esaminare come le istituzioni che hanno relazione con esso
si trovino tutte contenute nella legge della propriet.
forse necessaria una intelligenza superiore per comprendere che diritti e
doveri sono assolutamente incompatibili coli arbitrio P Le prime conoscenze che
abbiamo scoperto negli uomini non bastano forse per far loro comprendere , che
l arbitrio ed il diritto di propriet sono due cose contradlitorie? Non per gua
rentire questo diritto di propriet che essi si sono riuniti in societ? in una pa
rola, il loro scopo si e mantenere il diritto di propriet e la libert in tutto la
loro estensione naturale; essi ne hanno riconosciuto la giustizia e la necessit ;
ecco la base di tutte le loro convenzioni sociali , ecco la ragione primitiva ed es
senziale di tutte le loro leggi positive.
cosa palpabile che fra uomini penetrati da questo principio non pu sor
gere altro contrasto se non relativamente ai fatti , poich solamente irapporti dei
fatti col principio , possono non essere evidenti. palpabile del pari che la legge
della propriet non permette guari , che in nessun caso un uomo non abbia il
privilegio di assoggettare un altro uomo alla sua opinione personale , poich si
cadrebbe ncll arbitrio , si distruggerebbe la propriet. dunque di una necessit
e di una giustizia assoluta , d'una necessit e duna giustizia conseguenti a quella
del diritto di propriet , che ogni qual volta per causa di fatti si formeranno pre
tensioni contrarie le une alle altre , nessuna delle parti interessate ne possa di
per se stessa decidere; per conseguenza che vi sieno uomini preposti per giudi
carla sovranamente ed a maggioranza di voti; magistrati istituiti per applicare la
legge ai fatti speciali sui quali le pretensioni sono formate; per essere finalmente
gli organi della legge , ed annunziarne le decisioni, dopo verificati con un esame
sufficiente , i rapporti di questi fatti con la legge.
I Quanto io qui dico sulla necessit della maggioranza dei magistrati per dare
un giudizio stesso , una conseguenza evidente dell obbligo naturale ed assoluto
che si ha di mantenere la propriet in tutta la sua estensione primitiva. Per la
ragione che i magistrati non possono avere a giudicare se non di congetture , di
fatti le cui cquivoche circostanze gettino nell' incertezza, e si prestino a ci che chia
masi opinione , questa incertezza non pu esser fissata se non dal pi gran nu
mero delle opinioni , essendo questo pi gran numero di opinioni il solo aiuto di
cui possiamo giovarci per guidarci in mancanza dell'evidenza. dunque evidte
1. oaouvn NATURALE DELLE socrnra POLITILHE. 265
che la propriet sarebbe compromessa sei giudizii non fossero invariabilmente
emessi a maggioranza di voti.
Per le quali cose la necessit di mantenere la propriet e la libert in tutta
la loro estensione naturale e primitiva , ci conduce alla necessit di prescrivere
l arbitrio; da questa alla necessit d istituire un corpo di magistrati; da questo
alla necessit che i loro giudizii sieno irreformabili ; e da questo nalmente alla
necessit di assoggettare que medesimi magistrati a tali forme che loro non per
mettano di giudicare se non dopo avere rischiarata , per quanto possibile , lo
scurit dei fatti sui quali debbono far parlare la legge.
Le relazioni di queste forme col mantenimento delle propriet sono altres
evidenti, poich impossibile fare giustizia senza esame, quando tale giustizia
non e evidente di per se stessa. Le forme sono i procedimenti che menano a render
l' esame sufficiente , ed ecco perch la violazione di esse sarebbe una ingiustizia
evidente; ora per ci solo che essa evidente non e pi da temersi: quando i
magistrati osassero effettuarlo , questa ingiustizia correrebbe la sorte di tutto le
altre della medesima specie, contro le quali troveremo un sicuro riparo.
in tutti i casi dubbii che sembrano prestarsi a ci che si chiama opinione ,
frenato una volta 1 arbitrio dcllistituzionc dei magistrati, il diritto di propriet
null' altro deve temere se non la violenza e le vie di fatto che potrebbero risultare
da una cattiva volont, la di cui evidenza sarebbe manifesta. Ma abbiamo veduto
che e precisamente per prevenire quest evidente disordine che gli uomini hanno
istituita la loro societ ; che essi hanno convenuto riunire tutte le loro forze par
ticolari formandone una sola per impiegarla al mantenimento della propriet :
perci contro le vie di fatto , contro le evidenti ingiustizie, voi avete un autorit
tutelare armata di tutte le forze siche della societ ; vedete dunque se sia possi
bile immaginare una sicurezza pi assoluta, pi intiera, pi solida.
Nel momento stesso in cui gli uomini hanno riconosciuta la necessit di que
sta forza comune , eglino hanno puranche riconosciuto la necessit di un sovrano
ed facile il provare perch debba essere una. Osservate primamente , che me
diante la riunione di tutte le nostre forze particolari, non vedete se non una sola
forza pubblica. Osservate dappoi che la forza non attiva di per se stessa; essa,
vero , ha tutto il bisognevole per entrare in azione, e sempre pronta ad agire;
ma tutto questo non basta; le bisogna ancora una volont che la faccia agire.
adunque evidente che diviene di un assoluta necessit , l istituzione di un ca
po alia voce del quale la forza pubblica si metta in azione; un capo la cui vo
lont prescriva a questa forza i movimenti che debbe fare per la sicurt comune
dei nostri diritti di propriet; dunque evidente del pari che questo capo debbe
essere unico , poiche se ve ne fossero due si potrebbero trovare due volont in
contraddizione: a quale delle due dovrebbe in questo caso obbedire la forza co
mune ? -
Se all uno dei due per preferenza , allora io non so vedervi pi che un se
vrano unico; se non deve ubbidire n all'uno, ne all altro , in questo caso non
esiste pi sovrano , no a che queste due volont non si troveranno d accordo
per formarne una sola; in questo caso per la forza pubblica diventa nulla , per
ch non pu pi essere ammessa in azione; e il diritto di propriet che essa deve
proteggere trovasi senza appoggio , senza sicurezza.
Due autorit eguali presentano una contraddizione evidente ; esse sono en
246 HERClElt DE LA RIVIRE.

trambe nulle , prese separatamente. Due autorit disuguali presentano una con
traddizione d un altro genere , ma della stessa evidenza; quella che tra le due
superiore, tutto , l' altra nulla.
Chi dice autorit dice diritto di comandare congiunto al potere sico di farsi
obbedire , la qual cosa suppone sempre , e necessariamente , la superiorit della
forza fisica. Ma chi ha naturalmente il diritto di comandare gli uomini se non
l evidenza P Chi pu assicurare al comando la superiorit della forza fisica per
farsi obbedire, se non la forza intuitiva e determinante dellevidenza, che ad essa
rannoda tutte le vostre forze, perch ad essa rannoda tutta la nostra volont E
L evidenza non una , non immutabile? Perci, costituito il principio della
riunione delle forze , non pu trovarsi se non una sola forza pubblica ; impos
sibile dividerla, a meno che non si volesse disgiungerla dal suo principio, e cosi
annientarla , ed in conseguenza impossibile che possa esser messa al medesimo
tempo in diverse mani.
Quando gli uomini sono sventuratamente privati dell evidenza , 1 opinione
propriamente detto. il principio di tutte le forze morali : noi non possiamo pi
allora n conoscere alcuna forza , n contare sopra di essa. In questo stato di
disordine necessario l idea di stabilire delle controforze per prevenire gli abusi
arhitrarii dell autorita sovrana evidentemente una chimera: l opposto dell ar
bitrio l evidenza, e solo la forza irresistibile dell evidenza pu servire di con
tra-forza a quello dell arbitrio e dell opinione.
Per calmare qualunque inquietezza sugli abusi dell autorit da parte di un
capo unico , basta il fare attenzione alla necessit manifesta che ha un sovrano
di proteggere il diritto di propriet. : esso non sovrano se non perch ha in,ma
no sua tutte le forze fisiche della societ; ma chi riunisce nella persona del capo
tutte queste forze particolari 9 L evidenza della necessit e della giustizia asso
luta , che caratterizzano il diritto di propriet , e che v impongono il dovere as
soluto di mantenerla in tutta la sua estensione naturale e primitiva. Non sepa
rate dunque i e'etto dalla causa che lo produce : l evidenza qui 1' intermedio
per mezzo del quale tutte le forze della societ si riannodano al sovrano: se an
nientate la causa, che cosa la supplir per perpetuarne gli eil'etti ! Ponete mente
adesso , nulla esservi pi evidente della estensione naturale e primitiva, di cui la
propriet ed in conseguenza la libert devono godere; che perci impossibile
di otlenderle, senza che un tale abuso dell autorit sia pubblicamente evidente;
da questa sola osservazione vedete se possono temersi abusi di siffatta specie;
vedete se non basta a guarentirvene la forza naturale ed irresistibile di una pub
blica evidenza; vedete pure quanto errassero coloro che cercarono di opporre al
I autorit del sovrano altre contro-forze che quelle di questa evidenza che dee
essere il principio stesso dell autorit, perch quello stesso della riunione delle
volont. I
Le speculazioni, secondo le quali si immaginato il sistema delle conlroforze,
sono tanto pi chimeriche , quanto l intenzione di abusare della sua autorit, in
danno della proprieta e della libert, e una cosa che non si pu mai supporre
in un sovrano , a meno che la legge fondamentale della propriet ed i vantaggi
che ne risultano necessariamente non vengano totalmente obbliati e dal sovrano
stesso e dallintiera societ. Senza di ci, esso sar sempre e nccessariamenle il
protettore pi potente di questa legge, perch trover sempre e necessariamente
L'ORDINE NATURALE DELLE SOCIE'I'A' POLITICHE. 265
nella riproduzione di essa tutti gl' interessi personali che possono essere lo scopo
della sua ambizione, e che debbono conseguentemente influire sulle sue volont;
i seguenti particolari ci guideranno naturalmente a riconoscere questa verit.
4,, La sicurezza civile e politica che il sovrano in obbligo di procurare al dritto
di propriet, non pu stabilirsi se non con laiuto di spese; perocch necessario
che tutti coloro i quali contribuiscono a mantenere codesta sicurezza sieno pagati:
cerchiamo adunque i mezzi di provvedere a codeste spese comuni o pubbliche
senza ledere il dritto di propriet; perch questo l'oggetto da cui noi non dob
biamo mai allontanarci.
p- Dovendo provvedere nella societ alle pubbliche spese, bisogna provvedervi
istituendo un entrata pubblica , di cui il sovrano possa avere 1 amministrazione;
per mezzo di questa pubblica entrata le spese pubbliche non costando niente alle
entrate private, le propriet e la libert di goderne saranno conservate nella loro
integrit.
E per la ragione che questa pubblica entrata destinata ad un annuo consumo,
non pu essere mantenuta se non da una riproduzione annuale che la terra sola
pu apportare, e chiaro che questa entrata pubblica non pu essere altro se non
una porzione dei valori 0 dei prodotti che la terra d annualmente.
Ecco dunque che con un solo tratto cancelliamo dalla lista dei contribuenti
all'entrata pubblica tutti coloro che partecipano a quei prodotti per qualunque
altro titolo che per quello di proprietarii di fondi, e ci perch la maggior parte
degli uomini, di qualunque specie essi sieno, non sono che salariati dal prodotto
delle terre , e non prendono altro in esse se non una parte ssata dalla concor
Grenza alla pi bassa misura possibile. La propriet personale e mobiliare di questi
stessi individui mantenuta dunque in tutta la sua estensione naturale e primi
tiva, e quindi non vi son pi doppi impieghi nella contribuzione allentrata pub
blica; non pi imposte arbitrarie ne sugli intraprenditori delle culture, ne sugli
uomini che questi mantengono al servizio di questa professione; imposta che
andando a colpire le anticipazioni, diminuendo la massa e le ricchezze produt
tive, cagionano alla riproduzione un danno enorme, trascinano spesso in rovina
i coltivatori, e diventano progressivamente distruggitrici della ricchezza della
nazione, di quelle del sovrano e della popolazione.
a Per le ragioni stesse non pi imposte arbitrarie n sui salarii, n sull indi
viduo degli agenti della classe industriosa, ne sulle cose venali; imposte che in
ceppano i lavori ed arrestano i progressi dell industria; imposte che fanno dimi
unire i consumi, lo spaccio ed il valor venale delle produzioni; imposte i di cui
contraccolpi pesano parimenti sugli intraprenditori delle culture e so'ocano la
riproduzione; imposte che ricadono con grande spesa sui proprietarii di fondi e
sul sovrano stesso, imposte che cominciano dal costare a questi proprietarii
quattro e cinque volte pi della somma che ne introita lentrata pubblica, imposte
che deludono tutte le speculazioni, che non permettono di far capo sopra alcun
prodotto; che tosto impoverendo il sovrano invece di arricchirlo menano con una
rapida progressione alla totale distruzione delle ricchezze degli uomini e di tutto
ci che concorre a formare la potenza politica dello stato. Ecco i mali che noi
evitiamo naturalmente e necessariamente, nch la propriet personale e mobi
liare fra noi, come deve essere, rispettata, nch non otlesa dal modo di
procedere alla formazione di una pubblica entrata.
266 MBRCIBR DE La niviisnz."
Riguardo alla propriet fondiaria, la necessita di farla godere del vantaggio
stesso, chiaramente ci dimostra che il prodotto delle terre debba dividersi fra essa
e l entrata pubblica, o il sovrano. Non trattasi ora dunque pi se non di sapere
quali sieno le condizioni essenziali di questa divisione.
La prima e la pi importante di queste condizioni si che la proporzione
della divisione non abbia nulla di arbitrario: questo non pu temerei da parte
dei proprietarii di fondi, poiche l'entrata pubblica non avrebbe nulla di sicuro,
e essi potrebbero a loro piacimento trattenere a loro particolare benecio porzione
di questa pubblica entrata, destinata ad essere una ricchezza comune, da servire
all utile comune dell intiera societ.
Ne tampoco pu questa medesima proporzione essere arbitraria da parte del
sovrano; poich con questo mezzo la propriet delle terre verrebbe ad essere
separata da quella dei loro prodotti; a tal patto nessuno vorrebbe essere proprie
tarlo di fondi, e le terre lasciate inculte non darebbero entrate ne pubbliche ne
private; allora non ci sarebbe pi sovrano perche per mancanza di sussistenze
sullicienti, non vi sarebbe pi societ.
Questa prima condizione essenziale della divisione c indica naturalmente la
seconda: le propriet fondiario non si formano e non si mantengono se non
mediante le spese; ma queste spese non saranno fatte, se, conservate tutte le
proporzioni, il frutto che si spera ricavarne, non sia per lo meno uguale a quello
che darebbero le stesse spese altrimenti impiegate. Questa parit, ne dico neanche
abbastanza, e dunque essenzialmente necessaria perch gli uomini s inducano a
fare e continuare tutte le spese che devono precedere quelle della cultura, perch
le terre non cessino mai dal. poter essere messe in istato di fruttare.
Secondo le due condizioni essenziali della divisione, la proporzione secondo
la quale alla debbe esser fatta tra il sovrano ed i proprietarii dei fondi, essendo
cosi regolata per sempre, e chiaro che questi, come tutti gli altri uomini, si trovino
esenti dal contribuire alla pubblica entrata; chiaro che la terra appresta ella
stessa al sovrano quell annua entrata a spesa e benecio comune dcll' intiera
societ; che questa entrata in conseguenza, invece di essere un peso comune,
diviene una ricchezza comune per mezzo della quale la sovranit trovasi natural
mente e necessariamente in comunanza d interessi coi sudditi: poich loro inte
ressa personalmente che i prodotti delle terre si moltiplichino da essi alnch la
parte proporzionale che ella ne ricava , sia per essa una pi grande ricchezza.
Da questa comunanza d'interessi tra lo stato gbvernante e lo stato governato,
vediam nascere l'ultima regola concernente la inslituzione del sovrano. Quest'ul
tima regola e l inslituzione del diritto di succedere alla sovranit. Non solamente
quest' istituzione ripara da tutti gl inconvenienti, da tutte le tempeste che prece
dono, accompagnano e seguono ordinariamente l'elezione duu sovrano , ma pro
duce un pi gran vantaggio: il sovrano e la sovranit si confondono e non fanno
pi che una cosa sola; gl interessi della sovranit divengono quelli del sovrano
stesso, egli trovasi personalmente comproprictario del prodotto netto delle terre
della sua dominazione; egli trovasi personalmente in comunit d interessi coi suoi
sudditi. Come supporre allora che si volesse attentare al diritto di propriet? Egli
vede evidentemente, che il mantenimento di questo dritto e della libert in tutta
la loro estensione naturale e primitiva e il germe della propriet progressiva dei
suoi sudditi; vede esser questo accrescimento progressivo lunica strada che possa
L'ounrxs NATURALE nsLLa socutn rouncns. 267
menarlo all'ultimo grado possibile di ricchezza, di potenza e di gloria; vede esser
questa legge sacra della propriet, istituita in suo pro e non contr' esso , e che
mediante questa legge che lega tutti gl interessi del corpo politico, che riconduce
necessariamente alt unita la moltitudine dei membri che la compongono, la divi
nlt stessa quella che governa e che sembra aver tutto disposto per abbellire la
sovranit, al'llnche coloro che sono sulla terra i ministri, le immagini viventi
dell'Altisstmo non conoscano altra felicit se non quella di godere, e di essere
adorati.
mestieri adunque riguardare l' istituzione della sovranit ereditaria, come
quella che mette il colmo alla sicurezza che ci promettiamo procurare al diritto
di propriet. Questo dritto in nessun caso non ha pi nulla a temere; qualunque
cosa potesse recargli la menoma otlesa sarebbe necessariamente un evidente
disordine che non pu mai essere nelle intenzioni di un capo, i di cui interessi
sono inseparabili da quelli della sovranit. La pubblicit di questa evidenza una
contro/orsa naturale, sulla quale il sovrano pu calcolare in tutti i casi in cui si
sia giunto ad ingannarlo, a carpirgli con criminosl raggiri ordini o leggi contrarie
ai suoi veri interessi. E non dico abbastanza: bisogna riguardare questa evidenza
come se fosse la Divinit stessa, che incessantemente ed in modo palpabile veglia
alla comune sicurezza degli interessi del sovrano e dei sudditi, che non permette
che le minorit dei re sien suscettibili del pi lievi inconvenienti, poich altro essa
non permette se non leggi la di cui giustizia e necessit pubblicamente evidenti
possano perdere la loro vigoria in nessun tempo. - .
Se qui parlo di leggi e solo perch chiaro che il poter legislativo non pu
risiedere se non nel sovrano tal quale abbiamo detto doversi istituire. Nel modo
col quale abbiamo acquistato una conoscenza evidente della ragione essen
ziale e primitiva di tutte leggi, e chiaro dico che il potere legislativo nelle mani
degli uomini non il potere di far nuove leggi, riducendosi a pubblicar quelle
gi fatte da Dio ed a suggellarle del soggetto dell autorit coercitiva, di cui il
sovrano unico depositario. Cosi risulta dal dritto dbpropriet che il sovrano
necessariamente legislatore , e che da sua parte non c in questo a temere;
perch nel suo interesse personale che le leggi da lui promulgato non abbiano
nulla di contrario alla loro ragione essenziale e primitiva, e se cadesse in alcuni
errori, sarebbe moralmente impossibile che la loro evidenza sfuggisse alla nazione,
e principalmente ai magistrati.
Ammirate presentemente come goda ciascuno tanto in comune quanto priva
tamente del suo miglior stato possibile; intendo del migliore stato cio, che gli
sia sicamente e socialmente possibile procurarsi in rcalit. Di fatto in che cosa
mal consiste questo vantaggio? Consiste nella pi grande libert possibile di godere
dei dritti di propriet, per ricavarne la pi grande somma possibile di godimenti:
ora egli evidente che la libert non pu essere pi intera, pi compiuta di quella
che ci guarentita per sempre. Ciascuno di noi e padrone d impiegare i suoi beni
stabili, le sue ricchezze mobili, il proprio individuo, la sua industria, i suoi talenti
in quel modo che meglio convenga al suo personale interesse. Ognuno di noi e
sicuro che non gli saranno rapiti i frutti delle proprie fatiche e che ne ricaver
anzi la pi grande somma di godimenticui possa aspettarsi; che in questa parte
non conosce altre leggi se non quelle della concorrenza , risultanti naturalmente
e necessariamente da una libert uguale in tutti gli altri uomini; ognun di noi al
268 utntctnn un LA nlvtisatt.

favore di questa piena ed intiera libert , e stimolato dal desiderio di godere , pu


occuparsi secondo il proprio stato a variare, a moltiplicare, perfezionare gli og
getti di godimento che devono fra noi dividersi, ed aumentare cosi la somma
della felicit comune, aumentando quella che gli personale.
E qui osservate qual sia il prezzo inestimabile dell'ordine semplice e naturale
che si stabilito: ogni uomo trovasi esser lo strumento della felicit degli altri
uomini; e la felicit di un solo pare si comunichi come il movimento. Pigliate alla
lettera questo modo di parlare: qualunque sia la natura degli sforzi da voi fatti
per accrescere la somma dei vostri godimenti, tanto che i risultati di questi sforzi
dieno una maggiore abbondanza di prodotti, quanto che essi rendano altri ser
vizi alla societ, certo sempre che vi si pagheranno in ragione dell'utilit loro;
che la concorrenza non vi permetter di mettere chicchessia a contribuzione; che
essa regoler con la bilancia in mano i valori venali di tutte le cose e di tutte le
azioni che fan parte del commercio; che mediante-questo rigido regolamento,
dalla autorit del quale nessuno pu esimersi, sar l'equilibrio sempre conser
vato nei cambii, non potr godere nessuno, non potr arricchirsi nessuno a spese
altrui: quindi non esisteranno pi di tali smisurate fortune nelle quali una mol
titudine di altre fortune vanno a perdersi, non pi di quei cumuli suntuosi di
superue ricchezze, che distratta dalla circolazione, lasciano una parte dei membri
del corpo sociale disseccarsi, e perire per mancanza di sussistenza; ognuno cos
nella somma totale della comune felicit piglier la somma particolare che deve
appartenergli. Non so se in questo stato si presentino alla nostra vista. esseri
infelici, ma se pur ve ne sono, essi sono certamente in assai piccolo numero; e
tanto grande quello degli avventurosi che noi non dobbiamo pi prenderci pen
siero pei soccorsi dei quali potranno i primi avere bisogno.
Uno dei grandi vantaggi dell'ordine stabilitosi, per dir cos, di per se stesso,
si che il lusso, questo nemico crudele del genere umano, questo mostro il cui
veleno cosi penetrante che non si pu gettar gli occhi sovresso senza risentirne
le mortali ferite, questo perdo tiranno che sotto il velo ingannatore della pro
sperit pubblica nasconde i cadaveri degli sventurati che tuttodi sacrica; il lusso,
io dico, non pu penetrare in una societ che noi vediamo nascere sotto gli au
spicii del dritto di propriet.
La natura, non la somma delle spese, costituisce il lusso; di modo che esso
ha origine meno nelle ricchezze acquistate che nel modo di acquistarle; cio nelle
pratiche spogliatrici che accumulano in poche mani solamente una massa consi
derevole di ricchezze, il di cui consumo non pu pi praticarsi in maniera utile
alla riproduzione.
Mediante la circolazione tutti i valori che muovono dalla classe produttrice
debbono farvi ritorno, perch servono ancora di germe alla riproduzione, che
deve renderli sempre alla circolazione. il lusso che cambia tutto il cammino na
turale dei consumi, e precisamente il disordine opposto all'ordine, che deve neces
sariamente regnare nelle spese , perch questa circolazione non possa mai essere
interrotta; ora impossibile che simile disordine s introduca fra noi, tinch ,
rispettando la propriet e la libert, non ci presteremo a far cosa che possa
apprestare ad alcuni uomini un titolo e delle agevolazioni per trascinare altri in
rovina, arricchendosi delle spoglie loro. Mi si permetta di non insistere in questa
osservazione; non potrei farlo senza scostarmi dal mio argomento. i/tltronde sem
Lonmnn suunzu: neLLa sociam rourlcua. 269'
brami non ignorarsi pi oggi che al lusso che noi dobbiamo attribuire il cattivo
impiego degli uomini e delle ricchezze; esser questo male morale stabilito sopra
un altro male di cui anche peggiora la condizione, e che non altro se non la
violazione abituale del dritto di propriet; che l autorizzazione degli abusi che
apprestano mezzi per mettere a contribuzione la societ, per snaturarne le ric
chezze, cambiando in ricchezze sterili quelle che destinate sono ad essere pro
duttive, estinguendo cosi il principio della produzione e della pubblica felicit.
Mentre che nell interno della nostra societ regna lordinc , la giustizia e la
pace per la legge della propriet; mentre il corpo sociale s ordina a modo che
ciascuno, cominciando dal capo sino allultimo dei suoi membri, goda evidente
mente del sho migliore stato possibile, esaminiamo ci che possa interessarci
all'estero, e quali sienoi nostri rapporti politici colle altre societ.
Dapprima io lo osservare essere la pace lo stato naturale nel quale le societ
devono restare rispettivamente fra loro; poich la guerra fra due nazioni e uno
stato violento, pericoloso, dannoso per entrambe, come pu esserlo fra due pri
vati, in guisa che entrambe hanno naturalmente ed ugualmente interesse ad
evitarla.
Poich lo stato di pace lo stato naturale delle nazioni, egli deve perci
avere le sue condizioni essenziali, cosicch osservandole si pu in generale assi
curare questo stato avventuroso. Ma gi io lo vedo formare la base del nostro
sistema politico; noi le troviamo tutte racchiuse nella legge della propriet;
appena che noi labbiamo riconosciuta come la rayimw essenziale e primitiva di
tutte le altre leggi, non possiamo riguardare questa legge divina come una isti
tuzione particolare a noi; ci impossibile di non vedere che tutte le nazioni for
mano fra loro una sola e medesima societ , e che la legge della propriet e co
mune a tutte le diverse classi di questa societ generale; ci dunque evidente non
potersi senza ingiustizia disturbare i dritti di propriet e la libert delle altre na
zioni; ci evidente del pari che il dritto di propriet e la libert rimarrebbe
otl'eso in ognuno dei membri della nostra societ se si disponesse arbitrariamente
dei loro individui e delle loro ricchezze per fare violenza alle altre nazioni; ci
evidente inne che le ragioni di guerra non potrebbero nascere fra queste e noi,
se non nel caso che esse volessero tentare delle imprese in danno della sicurezza
e della libert spettanti ai nostri dritti di propriet.
Perch i soggetti di guerra non possano essere arbitrarii, basta adunque non
perdere di vista il dritto di propriet; basta considerarlo tal quale , e qual debba
essere essenzialmente, sia in ciascuno dei membri della nostra societ particolare,
sia nei membri delle altre societ; perch della stessa giustizia , e della stessa
necessit in tutti gli uomini. Ci posto, i rapporti politici che le nazioni hanno
fra loro non sono che di due specie: gli uni relativi alla sicurezza, gli altri alla
libert di godere.
certo che la nazione la quale vuole opprimere un'altra ed ingrandirsi con
conquiste, minaccia duna in altra tutte le nazioni vicine: e adunque nellordine
del dritto di propriet e della sicurezza di cui questo dritto ha bisogno essenziale,
che questa nazione venga da tutte le altre riguardata come nemico comune; nasce
da ci un interesse comune che costituisce tutte le altre nazioni nella necessit
di riunirsi per creare una forza comune che possa guarentire a ciascuna di loro
i dritti di propriet. Sotto questo aspetto i rapporti politici di una nazione con le _
270 MERCIER DI; LA ltlVlllE.
altre, sono determinati da questo stesso interesse comune; la loro comune sicu
rezza vuole che si riguardino come componenti una sola ed unica societ distri
huita in dill'erenti classi, le quali, malgrado questa distribuzione, son tutte personal
menteeiortemente interessate a tutelare viccndevolmentei loro dritti di propriet.
Quanto ai rapporti politici relativi alla libert di godere, bisogna ugualmente
cercarli nel diritto di propriet. Questi medesimi rapporti hanno per iscopo il
commercio esterno, o i varii cambii che le nazioni possono fare tra loro per uli
lit comune.
Ma noi abbiamo gi veduto, come la legge della propriet vuole, che la no
stra societ goda a questo riguardo una piena ed intiera libert; che ciascun di
noi possa liberamente vendere ai compratori che gli offrono miglior prezzo, a
comprare dai venditori le cui condizioni meglio gli convengano. Perci, sotto
questo particolare non c niuna quistione, non d ragione di guerra fra noi e
gli stranieri. Anzi qualche cosa di pi; io voglio supporti in sistemi assolutamente
contrarii a quest'ordine naturale. lo voglio anche ammettere che essi impediscono
nel loro paese la libert di commercio: e che cosa e importa? in ci non ci fanno
verun danno; a se medesimi, e alla libert propria, che essi attentano, non alla
nostra. il prezioso vantaggio di cui dovrebber godere non il loro proprio inte
resse? non son essi padroni di usarne o no? Altro essi non fanno se non quello
che ogni uomo libero di fare rispettivamente ad un altro uomo: essi lllBfd
cono lentrala nel loro paese alle nostre mercanzie; ebbene essi la possono, poi
che nessun diritto abbiam noi in casa loro, e che il commercio allare di con
venicnza reciproca: questa politica ttizia non cimpedisce di ricevere le loro
mercanzie, di trattare con tutti coloro ai quali convengono i nostri cambii, in una.
parola, la nostra libert sempre la stessa, sempre nella sua integrit.
Ma ci si dir: bisogna che noi usiamo la rappresaglia chiudendo i nostri
porti a coloro che a noi chiudono i loro: per decidere questa quistione bisogna
ricorrere alla legge di propriet. Ora se la consultiamo, come noi lo dobbiamo,
troveremo che questa pretesa rappresaglia otenderebbe la nostra libert ed in
conseguenza i nostri diritti di propriet: questo strano procedimento, 0 meglio,
questo evidente disordine farebbe diminuire la concorrenza dei venditori da quali
nel compriamo, e quella dei compratori ai quali nel vendiamo; quindi risulte
rebbe per noi una diminuzione di consumatori, di spaccio e di valor venale pei
nostri prodotti; per lo contrario, conservando questa concorrenza in tutta la sua
forza, ci procuriamo evidentemente la pi grande somma possibile di cambii alle
migliori condizioni possibili, assicurando cosi alla nostra societ lannuo rina
scimento della pi grande abbondanza possibile dei suoi prodotti, ed in conse
guenza la pi grand entrata possibile alla nazione in generale ed al sovrano in
particolare.
Cosi, senz altra legge che quella della propriet, senz altra conoscenza che
quella della ragione essenziale e primitiva di tutte le leggi, senzaltra losoa che
quella insegnata dalla natura a tutti gli uomini, noi vediamo essersi gi formata
una societ che gode allestero la pi grande consistenza politica, e nell'interno
la pi grande prosperit; noi vediamo essersi tra noi stabilita una reciprocanza
di doveri e di diritti, una fraternit che tutti cimpegna alla conservazione gli
uni degli altri, ed i cui sacri legami abbracciano e tengono uniti con noi i popoli
stranieri.
L onmss NArunALn DELLE SOCIETA POLITICHE. 271
Non abbiate nessun timore n della nostra morale, n dei nostri costumi;
diviene socialmente impossibile che non sieno conformi ai loro principii; diviene
socialmente impossibile che uomini che vivono sotto leggi cosi semplici, che per
venuti alla conoscenza del giusto assoluto si sono sottomessi ad un ordine, di cui
la giustizia per essenza e la base, e i di cui vantaggi senza limiti, non sieno uma
namente parlando gli uomini i pi virtuosi. lercii simili uomini possano cor
rompersi bisogna che lncomincino dal cadere in una ignoranza che non pu sup
porsi, perch contro natura passare dalla evidenza pubblica all errore; perch
ognuno e legato dal suo personale interesse alla conservazione di questa evidenza,
e perch infine facile e conforme ali ordine perpetuare questa stessa evidenza
coll istruzione, adottando le misure necessarie perch tutti i membri del corpo
sociale possano parteciparvi.
Cosl quando sinnalzeranno fra noi uomini saggi che pubblicheranno che si
omicida quando non simpedisce di perire luomo che si pu salvare (i); che e un
amare Iddio, che un imitarlo, non nuocendo a nessuno e facendo il bene a tutti i
suoi simili (2); che la divinit permcttcndoci di vivere, ci fa meno prezioso dono
di quello che ci faccia dandoci le cognizioni che cinsegnano a viver bene (5,i; che
coloro i quali violano la legge naturale ed universale, divenuta per essi evidente
col mezzo di queste stesse cognizioni, sono esseri inferiori ai bruta (4); che solo
debbano aversi come un male le cose vergognosa, e come un bene solo le cose
oneste da); allora noi ascolteremo attentamente quei losofi , noi gli ammireremo
forse con sorpresa , ma noi faremo anche meglio , li crederemo , metteremo in
pratica le loro lezioni, perch non c insegneranno cosa alcuna che ci venga nuova
e che non possa essere compresa dalla nostra intelligenza, nulla che non sentiamo
e che non si trovi scritto in fondo ai nostri cuori, nulla che non sia conseguente
al nostro interesse personale evidente, alla necessit ed alla giustizia assoluta
della reciprocanza dei nostri doveri e dei nostri dritti, della mutua guarentigia che
ci siamo promessa e che tutti ci dobbiamo pel mantenimento del dritto di pro
priet e della libert in tutta la loro estensione naturale c primitiva.
Possiamo veramente dire che nell'ordine delle cose umane, il vero istitutore
delluomo morale il sistema pubblico del governo. Bcgis ad ezemptmn totus
componitnr orbis. Qual lo spirito dello stato governante, tale lo spirito dello
stato governato. Questa grande verit si trover stabilita non solamente nella sola
forza dell esempio, ma sui primi principii che decidono del nostro carattere mo
rale e della nostra volont , e siate certi che qualunque sia la strada che in una
nazione meni alla dignit, agli onori, alla pubblica considerazione, il desiderio di
godere ci spinger sempre a seguirla. Dovunque le ricchezze saranno la mi
sura di questa pubblica considerazione; dovunque 1 ore sar incensato come
divinit, e pi onorato della virt stessa; dovunque infine sar il germe dei pi
vivi godimenti, i pi adatti a spingere le nostre molle; bisogna necessariamente
che gli uomini siano avidi delloro, che tutto sacrichino alloro e che essi stessi

(i) Seneca, in Prooerb., libro il.


(2) idem, da ferma Vita.
(3) Aristotile, Ep. 72, e de Mar.
(4) Aristotile, De vera Relig.
(5) Idem, Ep. 9. -Tacito, IIist. lib. IV.
272' mcncma m; LA muiznn.
vi si prostituiscano. Lamore dei godimenti e lavversione del dolore sono le due
grandi molle dell'umanit; ecco ci che mette in movimento non solo l uomo
sico, ma anche l'uomo sociale; anzi in quest'ultimo, la forza di quelle due molle
mostrasi pi attiva e pi assoluta. Considerate di quanto ardore, di quanto entu
siasmo sieno capacii nostri affetti e le nostre passioni, e facilmente riconoscerete
che tocca al governo dirigerle; che a lui, al suo sistema pubblico costantemente
ed invariabilmente sostenuto e riserbato di stampare le virt sociali sulle molle
che sono in noi; proprio del desiderio di godere atferrarne i mezzi; spetta al
governo fare per noi la scelta di questi mezzi.
Sappiamo tutti, per nostra esperienza, quanto le nostre passioni particolari
inuiscano sul nostro carattere morale, sappiam tutti quanto le nostre opinioni
particolari sieno legate alla pubblica opinione, al sistema pubblico del governo.
Generalmente ogni nazione ha un genere di fanatismo proprio che si comunica
pi o meno a tutti quelli che la compongono; i disordini privati nascenti da una
sregolatezza nelle opinioni particolari, non sono in questa guisa che contraccolpi
naturali ed infallibili di una prima sregolatezza nelle opinioni pubbliche, nei
sistemi ammessi dal fanatismo delle nazioni; ed ecco perch si dato il nome di
virt del secolo a tutte quelle che dopo avere regnato per qualche tempo con
isplendore sono poi scomparse da s.
Quantunque una semplice opinione possa produrre in noi tutti gli e'etti della
evidenza, ed operare gli stessi miracoli, non crediate per altro che possano averne
la medesima durata. Per la sola forza dell'opinione le virt sociali possono sta
bilirsi di passaggio in una nazione, ma non possono perpetuarvisi se il loro prin
cipio altro non sia che l'opinione, poich non vi cosa che sia pi incostante e
pi tempestosa di essa, per cui e impossibile di lissarla senza il soccorso dellevi
denza che l'assoggetti rischiarundola e snaturandola. D'altronde queste virt sono
necessariamente disgiunte dall'ordine essenziale delle societ, poich i istituzione
di quest ordine non pu essere se non il frutto della conoscenza evidente che gli
uomini avranno acquistata. .
Tra le virt sociali e l'ordine essenziale delle societ bavvi la differenza che
le virt possono esistere per poco tempo senza lordine, mentre che lordine non
pu esistere mai senza le virt. Dillatti l ordine altro non se non la pratica di
queste stesse virt istituita dopo l'evidenza della loro necessit assoluta, della
loro giustizia immutabile e dell' interesse che il corpo sociale e ciascuno dei suoi
membri in particolare hanno a non separarsene giammai: ognuno allora osserva
evidentemente che il suo migliore stato possibile inseparabilmente attaccato alla
pratica di queste virt ed moralmente e socialmente impossibile di non essere
virtuoso.
Voi vedete qui perch splendessero per molti secoli grandi virt sociali in
Roma , in Sparta, in Atene, in Cartagine, fra i Persi, fra gli Egiziani: e vedete
pure perch hanno dovuto ecclissarsi; non essendo alimentate dall'ordine essen
ziale delle societ, esistevano solo per l'opinione, n potevano promettersi mag
gior solidit di quanto ne avesse il loro principio. Questo fatto non solo evi
dente relativamente alle citate repubbliche, poich questordine che non ammette
altro se non un capo, incompatibile col governo di molti, ma bens relativa
mente al governo dei Persiani, a quello degli Egizii e di tutti i governi monarchici
dell'antichit. ivi il dispotismo non era che personale non legale; era la volont
Lonmsu NATURALE acute scenari POLltlCHE 275
\

personale ed arbitraria del solo che governava, non la giustizia e la necessit di


un ordine essenziale, la cui evidenza deve riunire necessariamente tutte le vo
lont. Quando quei despoti eran saggi e virtuosi, la saggezza del loro governo
facea orire il loro imperio, ma alla morte di questi principi sepellivasi questa
prosperit colle'loro virt; montavano sul trono altre opinioni, l'arbitrio spiegava
tutti i suoNurori; i despoti allora ed i popoli divenivano a vicenda le sue vitti
me; arrivava il momento in cui quei pretesi corpi politici si trovavano affranti
sotto il peso dei loro disordini, ed era pur mestieri che perissero, non avendo
alcuna consistenza interna e perch nudrivano in se stessi il principio certo della
Ioro'dissoluzione. '
Basterebbe una sola riessione per provare che nessun governo dell'antichit
non concepl mai l'idea dell ordine essenziale della societ: non ve ne fu un solo
che non sia stato conquistatore o non abbia voluto esserlo: non conoscevano
adunque la legge della propriet non avendo altro sistema se non quello di ricon
durre tutto alla forza relativamente alle nazioni straniere. Come sar mai possi
bile che questo principio dingiustizia, quando esso forma il sistema pubblico di
un governo, non passi nei sudditi, e non giunga a trarre nell errore sull uso che
pu farsi delle proprie forze nei casi particolari? Le leggi in questo caso non
possono essere osservate per religione di [oro interno dovendo esser violate ogni
qual volta si crede vedervi un grande interesse a violarle.
Un governo non diviene conquistatore se non in quanto i suoi sudditi in ge
nerale sono penetrati da quei sentimenti audaci e veementi che una grande am
bizione ispira. La violenza di questa passione non conosce riposo; un fuoco che
divora, che non pu esistere senza consumare, e che nir per distruggere i pro
prii focolari. Vedete ,quanto costato alla Repubblica Romana lavere stabilito il
sistema di credersi permesso tutto ci che le accordava la forza relativamente alle
nazioni straniere: i suoi sudditi impararono dal loro governo a non riconoscere
altri diritti se non che quelli della forza, altreleggi se non che una volont arbi
, traria e dispotica; tali opinioni dal momento che non servivano pi allincre
mento della pubblica grandezza, non potevano mancare di proporsi lincremento
della grandezza particolare degli uomini presso ai quali fermentavano, e dequali
avevano formato il carattere: e cos, che Roma non avendo acquistato l'evidenza
dellordine essenziale delle societ ha ella stessa ordita la trama delle sue sventure;
ha ella stessa prodotto ed armati i tiranni per le cui mani si veduta lacerare.
Scorro rapidamente questi esempi perch mi si potrebbero opporre senza essere
studiati, e perch altri potrebbe servirsene tentando di far credere che gli uomini
saranno sempre viziosi, sempre sregolati; che le virt sociali non possono essere
se non passaggere fra noi, e che non possiamo lusingarci, in una parola, di
veder regnare lordine essenziale delle societ. tempo oramai di riconoscere che
i mali onde l'umanit stata contristata non sembrano naturali se non perch
risultano naturalmente e necessariamente dagli errori nei quali ci ha fatto cadere
la nostra ignoranza; che le cause produttrici di questi mali sono ttizie, che esse
non esistono per nessuna necessit, dalla quale non potessimo francarci; che que
ste cause anzi devono sparire da per se stesse, appena avremo acquistata una
conoscenza evidente dell ordine, che naturalmente e necessariamente costituisce
il migliore stato possibile di un sovrano, di ognuno dei suoi sudditi e del corpo
intero della societ.
Eco-nona. Tomo l. -18.
274 neactsn un LA RIVIRE.
Avete veduto quanto questordine sia semplice, quanto sia palpabile la sua
evidenza: tutto ci che egli esige da noi, il mantenimento della propriet, e
conseguentemente della libert. in tutta la loro estensione naturale e primitiva.
Si spanda adunque questa salutare evidenza, essendo suscettibile di esser ve
duta, di esser compresa da qualunque intelligenza; si spende abbastanza per
che l'errore, i pregiudizii e la mala fede esauriscano le loro contraddizioni; si
spanda, si stabilisca, e mi si dica poi perch non dovremmo attenderci tutto
dalla sua pubblicit, perch i re ed i loro sudditi non abbraccerebbero un ordine
cos semplice che loro assicura il migliore stato possibile evidente. Perch levi
denza non sarebbe pi per noi ci che sempre stata; perch cesserebbe di agire
in noi come ha sempre agito e come in natura che ella agisca sempre? La sua
forza irresistibile fatta per incatenare tutte le nostre opinioni, per fondare un
dispotismo legale e personale che non altro se non quello di questa medesima
evidenza, in virt della quale, tutti i nostri interessi, tutte le nostre volont, si
riuniscono all'interesse ed alla volont del sovrano, formando in tal guisa per la
nostra comune felicita unarmonia, un complesso che pu riguardarsi comopera
di una Divinit e di una Divinit benefattrice, la quale vuole che la terra sia po
pelata da uomini felici.

FNE m MERCIER un LA invii-me.


INDICE DEL'LE MATERIE
CONTENUTE

ivzLLoPan/i m MERCIBR DE LA ItlVlRE.


\

Lonnnvl tu'ruuut un sssesmts nzLLr: socirrz ;OLI1'ICIIE. . . . . pag. M5


CAPITOLO I. -Iorm|zione dcllcntratu pubblica: quali no sieno le cause, lorigine e lcsscnza.
-- Due generi d interessi comuni al sovrano ed alla nazione che sembrano opposti tra loro: come
si conciliino collordina essenziale della societ; come contrastino in uno stato (l'ignoranza. -
E impossibile che la societ pubblico sia arbitrarie; essa debbcssere il risultato delle compro
prietii dei prodotti netti, spettanti incommntahilmcnte al sovrano.-Vi son limiti comuni ed im
mutabili tra questa e le proprietll particolari. - Interessi personali del sovrano inseparabili da
qncllidcllanaziono. . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . n id.
CAPITOLO II. -Continuazione del Capitolo precedente.- Che cosa debba farsi prima che il sovrano
pel suo diritto di compropriet possa partecipare ai prodoth' delle terre. - Che cosa signichi un
prodotto tordo, che cosa signichi un prodotto netto: quest ultimo e il solo che debba divi
tlcrsi fra il sovrano ed il proprietario dei fondi. - Diritti privilegiati del coltivatore nel prodotto
lordo. - In una societ conforme all'ordine questi diritti sono sempre e naturalmente ssati al
livello il pi basso possibile dalla sola autorit della concorrenza. in questo stato il prodotto netto
pur sempre in pi gran ricchezza possibile pel sovrano e poi proprietarii dei fondi in ragione
dclloroterritorio.......................nt5l
CAIITOLO III. - Continunzione del Capitolo II. - Come il prodotto netto debba dividersi fra il
sovrano ed il proprietario dei fondi. - Lo stato del proprietario dei fondi deve essere il migliore
stato possibile. Senza di ci i prodotti devonsi distruggere. - Una parte del prodotto nella non
disponibile; ossa e necessariamente destinata ai pesi della propriet fondiaria. - Il dispotismo
personale e legale e il noto adatto ad impedire che limposta divenga pregiudizievole ai prodotti.
- Leggi lisiche concernenti limpiego del prodotto nella; secondo queste leggi In spartizione o
sempre fatto naturalmente fra il sovrano ed i proprietarii di fondi, e la porzione spettante al so
nano e sempre la pi gran porzione sicamente possibile. - Limposta soggetto della natura
stessa ad una forma essenziale. . . . . , . . . . . . . . . . . n l55
(AII'rOLO IV. - Delle forme essenziali dellimpostn: in qual caso i: diretta, in qual altro i: indi
retta. - Vi sono due sorta dimposte indirette, quella sugli individui, quella sulle cose vennli:
entrambe sono necessariamente arbitrarie. - lercbi: si dia il nome dimposta indiretta. . . itit
CIII'I'OLO V. - Della forma diretta dell imposta. -Quanto essa sia vantaggiosa al sovrano. -
Quanto una forma indiretta gli sarebbe pregiudizievole. - Una forma indiretta cagione partite
duplicate nello stabilimento dell'imposta. - Inconvenienti dello arbitrario che forma il primo 0
carattere di questi doppii impieghi . . . . . . . . . . . . n 464
CaPITOLO "I. - Effetti e contraccolpi delle imposte stabilite sui coltivatori personalmente. -
Quando esso sono anticipate costano alla nazione quattro e cinque volte pi di quel che rendano
al sovrano. -- Progressione dei loro disordini. - Effetti e contraccolpi delle imposte stabilito _
sugli uomini mantenuti dalla coltura. -Isi cagionano necessariamente, come le prime7 un degra
dumento progressivo delle rendite del somme, di quelle della nazione, ed in conseguenza della
popolazione...................... n 475
CAPITOLO II. _ I doppii impieghi formati delle imposte indirette ricadono tutti sopra i proprie
tarii di fondi. __ Questa verit'a dimostrata collunulisi dei contraccolpi di una imposta sulle ren
dite e nulla pigiuni delle case. - Il sovrano stesso paga una gran parte di una tale imposta , v 485
CAIITOLO VIII. - Doppii impieghi risultanti delle imposte sui nularii dell'industria o sulla vendita
delle cose vcnali. - Come essi ricadono tutti a peso del proprietario di fondi e del sovrano in
ragione della porzione che ciascuno prende sul prodotto netto della coltura. - Queste imposte, in
tutti i rasi possibili,sono progressivamente e necessariamente distruttive delle entrate della nazione,
di quelle del sovrano e della popolazione. . . . . . . . . . . . . . . . . n 487
276 nnncnsa ne LA invii-ma.
CAPITOLO IX. - Dei rapporti di una nozione colle altra. - Esiste sotto una forma diversa di quella
dei primi tempi, una societ naturale, generale e tacita fra le nozioni; dovcri o diritti csscnziali
che ne rilultno e che sono reciproci fra esse. -- Lordinc naturale che regge quella societ
generale in ci che assicura a ciascuna nazione il suo migliore stato possibile. -Un tal ordine
che non ha niente darbitrario devcsser la base fondamentale della politica. _ Uniformarvisi
ncllintercsse di un sovrano e di una nazione, quand anche le altre nazioni non vi li adattas
ncro. - Bilancia dell Europa; osservazioni sopra qucsto sistema. . . . . . pag. 497
CAPITOLO X. - Dcl commercio. Prime ragioni che conducono a riconoscere la necessit della sua
libert. - Qualunque compratore "e venditore , e qualunque venditore dcvcsserc compratore. -
Le somme di queste due operazioni devono essere uguali Ira loro. - Le vendite anche in denaro
altro non sono se non cambii di valori uguali. _Errori e progiudizii contrarii a queste prime nozioni I 205
CAPITOLO XI. - Denizione del commercio veduto ih tutti i IIIOI rapporti cssenziali. -- Del modo
onde possa arricchire una nazione: idee falso degli uomini a questo riguardo. - La sua utilit
trovasi nei rapporti che esso ha cogli interessi della coltura.-|l commercio catcrno altro non e
se non un minor male possibile ed un male necessario . . . . . . . . . . . . 1 210
CAPITOLO XII. - Dellintereuc del commercio: che cosa debba intendersi con questo modo di par
lare. - Esso non e lo stesso in un popolo commerciante come in una nazione lgricoln. - Vera
idea del commerciante. Iralicano il commcrcioi consumatori e non i commcrcionli.-0pposi
zioni fra glintcrcssi particolari dei commercianti c glintcrcssi comuni degli altri uomini . . l
CAPITOLO XIII.- continuazione del capitolo precedente. - Da chi son pagati immediatamente i
protti o i salarii dei commercianti. - Errori relativi a questo quistione. - Come l'interesse
particolare dei commercianti si concilii con'lintcrcsse altrui.-La prolcssione dei commercianti
i! cosmopolita: Ileluzionc di questa verit con la necessiti: di una grande libert commerciale. -
Differenze essenziali e pi minute tra un popolo di commercianti e le nazioni agricole e produt
tiva-Qual' presso questo il vero interesse del commercio: suo bisogno di libert. . . . 1 2l9
CAPITOLO XIV. - Dcl migliore stato possibile di una nazione: in chc consista; bisogno che esso
ha dalla pi grande libert possibile nel commercio. - Falsa idea sul danaro e sulla ricchezza di
una nazione: la sua vera ricchezza consiste nella ricchezza in prodotti._l'na ricchezza in danaro
non le non lcll'ctto della prima o non si mantiene che per essa. - Differenza essenziale In
queste due specie di ricchezza . . . . . . . . . . . . . . I 226
CAPITOLO XV. -Continuazione del Capitolo precedenti: errori contrnrii alla verit che ivi sono
dimostrate. _ Bilancio del commercio: l'olsitii dei sistemi stabiliti a questo riguardo: loro con
trnddizionc e pregiudizii clic ragionano ad una nazione ed al suo sovrano. - False speculazioni
sullannuo aumento del denaro in Europa: come tale aumento debba ncceua'amente dividersi
fra le nazioni commcrciantL-Ncccssiti della libera circolazioni del dnnaro.-Come la una massa
possa accrcsccrsi in una nazione e possa indicarne la ricchezza . . . . . . . . . . 0 23l
CAPITOLO XVI. - continuazione del Capitolo precedente. Falso idea dei prodotti dellindustria:
errori risultanti dalle allusioni che fanno quei prodotti npparcnti. - Quando e come lindustria
manilottricc pu essere utile al commercio dei prodotti. Essa non aumenta mai il valore in pro
tto della nazione. - Nccessitlt d'una grande libcrt sotto tutti i riguardi per render utile questa
industria alla nazione. -- Contrnddizione ed inconvenienti dei sistemi opposti a resta libert. a 258
CPI'I'OLO XVII. - Linduatria non 'e produttiva in verun modo: dimostrazione particolare di
qucstaveritii.........................n
CAPITOLO XVIII. - Riproduzione e conclusione di qucstopcrn. - La legge della proprictil stabilita
sullordinc fisico, e la di cui evidente conoscenza 3: data dalla natura a tutti gli uomini, rac
chiude nel suo complesso lordino essenziale delle societ. -Questa legge unica ed universale la
ragione essenziale e primitiva di tutte le altre-Suoi rapporti coi costumi. - Quunloi pubblici
sistemi di un govcrne influiscono sulla formazione dell'uomo morale-Separate dallordine cucu
ziale delle societ, le virt sociali, non possono essere che puscggiere. . . . . . . r 253

FINE neLLmmce manu; MATERIE.


TURGOT
-Q

ELOGIO DI GOURNAY.

R I F L E S SI 0 NI
SULLA FORMAZIONE E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE RICCHEZZE.

VALORI E MONETE.

MEMORIA SUI PRESTITI DI DANARO.

OSSERVAZIONI SULLA MEMORIA DI GRASLIN.


TURGT
_ ne...

ELOGIO DI GOURNAY.
W

LETTERA m Tuacor a lllsnnoxru. (1).

Parigi, 22 luglio 1759.


Non ho gueri dimenticato, signore, la nota che vi ho promesso intorno al in De Gour
nay. Aveva anzi divisato consegnarveln luned scorso in casa della signora Geollrin; non
avendovici trovato, e non credcndovene d'altronde pressatissimo, l'ho riportata con me,
collidea che avrei forse avuto il tempo di compiere lalibozzo dellclogio, che avea in
animo di fare di questo eccellente cittadino.
Ma poich voi non avete tempo di aspettare, ve ne mando i cenni principali, tracciati
con troppa fretta, ma che per potranno aiutarvi a dipingerlo, e che voi adoprerele
certamente in modo assai pi vantaggioso alla sua gloria, di quello che avessi mai
potuto far io.
Voi conoscete la mia allezione.

Gioanni-Claudio-Maria Vmcnur, signore di Gounruy, consigliere onorario


al gran Consiglio, intendente onorario di commercio, morto a Parigi il 27 giu
gno decorso (1759, in et di quarantasett'anni.
Egli era nato a San-Malo, nel mese di maggio 1712, da Claudio Vincent,
uno dei pi considerevoli negozianti di quella citt, e segretario del re. I suoi
parenti lo destinarono al commercio, e linviarono perci a Cadice nel millesct
tecentoventinove, quando egli aveva appena toccato i diciassette anni.
Abbandonato di cosi buon ora alla condotta sua propria, egli seppe guaren
tirsi dagli scogli e dalla dissipazione troppo ordinarii allet sua, e durante tutto
il tempo chegli abito in Codice, la sua vita tu divisa tra lo studio, i lavori di sua
professione, le relazioni innumerevoli che il suo commercio esigeva, non che
quelle che il merito suo personale non aveva tardato a procurargli.
Lattiva sua applicazione gli fece trovare il tempo di arricchire la sua mente
di una folla di utili cognizioni e di non_trascurarc nemmeno quelle di puro orna
mento; ma fu soprattutto alla scienza del commercio chegli si dedic ed alla quale
diresse tutta la vigoria del suo ingegno.
Paragonare tra loro le produzioni della natura e dellarti nei ditlerenti climi;
conoscere il valore di codeste diterenti produzioni, o in altri termini il rapporto
loro coi bisogni e le ricchezze dei nazionali e degli esteri; le spese di trasporto
variate secondo la natura delle derrate e la diversit delle strade; le imposizioni

(1) Questo opuscolo, oltre allinteresse storico che presenta, pu considerarsi come
una sommaria esposizione della dottrina lisiocratica. Si veda il ltagguaglio prelimi
nere, pag. xxvi'
\
280 ELOtlO DI GOUltNAY
moltiplicate alle quali elle vanno sottoposte, ecc. ecc; in una parola abbracciare
in tutta l'estensione sua, e seguire nelle sue rivoluzioni continue lo stato delle
produzioni naturali, dell'industria, della popolazione, delle ricchezze, delle nan
ze, dei bisogni e dei capricci stessi della moda presso tutte le nazioni che il
commercio riunisce, per appoggiare sullo studio profondo di tutti questi particolari
speculazioni lucrative, tutto ci un occuparsi della scienza del negozio da nego
ziante, eppure non ancora che una parte della scienza del commercio. Mascoprir
le cause e gli elletti di quella moltitudine di rivoluzioni e delle variazioni loro con
tinue; risalire ai motori semplici, l'azione dei quali, sempre combinata e qualche
volta celata dalle circostanze locali, dirige tutte le operazioni del commercio; rjco
noscere quelle leggi uniche e primitive, fondate sulla natura stessa, per le quali
tutti i valori esistenti nel commercio si bilanciano tra loro e si ssano ad un va
lore determinato, come icorpi abbandonati al loro proprio peso si dispongono da
loro stessi secondo 1 ordine della loro gravit specica; cogliere quelle relazioni
complicate per le quali il commercio si concatena con tutti i rami dell'economia
politica; scorgere la dipendenza reciproca del commercio e dell'agricoltura, l'in
uenza dell'uno e dell'altra sulle ricchezze, sulla popolazione e sulla forza degli
Stati, il loro legame intimo colle leggi, i costumi, e tutte le operazioni del governo
e soprattutto colla distribuzione delle nanze; pesare il soccorso che il commer
cio riceve dalla marina militare e quello chesso a lei rende, i mutamenti ch'egli
produce negli interessi rispettivi degli Stati e il peso cb' esso mette nella bilancia
politica; nalmente distinguere nella fortuna degli avvenimenti e nei principii
d'amministrazione adottati dalle diii'erenti nazioni dell'Europa, le cause vere di
loro progresso e di lor decadenza nel commercio, questo gli un risguardarlo da
losofo e da uomo di Stato.
Se la situazione attuale nella quale si trovava il signor Vincent lo determi
nava ad occuparsi della scienza del commercio sotto il primo di questi due punti
di vista, 1' estensione e la penetrazione della sua mente non gli permettevano di
limitarsi a ci.
Ai lumi ch'egli ritraeva dalla sperienza sua propria e dalle sue riessioni,
aggiungeva egli la lettura delle migliori opere che sovra tale materia possedessero
le differenti nazioni dell'Europa, e particolarmente la nazione inglese, la pi ricca di
tutte in codesto genere, e della quale per cio appunto si era esso reso famigliare
la lingua. Le opere ch'egli lesse con maggior piacere e di cui pi assaporo la dot
trina, furono i Trattati del famoso Josias Child, ch'egli dippoi tradusse in fran
cese, e le Memorie del gran pensionario Gioanni di Wuit. Ognun sa che que due
grandi uomini , l'uno in Inghilterra, l'altro in Olanda, sono considerati come i
legislatori del commercio; che i principii loro sono divenuti principii nazionali,
e che l'osservanza di tali principii e risguardata come una delle scaturigini della
prodigiosa superiorit che codeste due nazioni hanno acquistata sovra tutte le
altre potenze. Vincent trovava continuamente nella pratica di un commercio esteso
la vericazione di que principii semplici e luminosi; egli se li faceva proprii, senza
prevedere eh esso era destinato aspargerne un giorno la luce in Francia , ed a
meritare dalla sua patria il tributo medesimo di riconoscenza che l'Inghilterra e
1' Olanda rendevano alla memoria di que due benefattori della loro nazione e del
l'umanit. Il talento e le cognizioni del Vincent, congiunti alla probita pi per
fetta, gli assicurarono la stima e la ducia di quell innita di negozianti che il
ELOGIU m GOUIKNAY. '281
commercio raduna in Codice da tutte le parti dell Europa , e Gi nel medesimo
tempo che la dolcezza de suoi costumi gli conciliavano l amicizia di tutti coloro.
Egli vi godette ben presto di una considerazione al dissopra dell et sua, della
quale considerazione i naturali del paese, e icompatriotti suoi, e gli stranieri tutti
egualmente facevano a gara a dargliene attestati.
Durante il suo soggiorno in Cadicc egli aveva fatto parecchi viaggi, sia alla
Corte di Spagna, sia nelle differenti provincie di quel reame.
Nel 1744, alcune intraprese di commercio, che dovevano essere concertata
col governo, lo ricondussero in Francia e lo misero in relazione col conte di Man
repas, allora ministro della marina, il quale savvide ben tosto quanto ci valesse.
Vincent, dopo aver lasciato la Spagna, prese la risoluzione dimpiegare qual
che anno a viaggiare nelle differenti parti dell'Europa, tanto per aumentare le
sue cognizioni, come per estendere le sue corrispondenze e formare relazioni
vantaggiose per il commercio ch egli si proponeva di continuare. And ad Am
burgo; percorse Olanda e Inghilterra. Dappertutto faceva osservazioni e racco
glieva memorie sullo stato del commercio e della marina, e sui principii d'ammi
nistrazione adottati da quelle differenti nazioni relativamente a questi grandi ob
hietti. In tutto il tempo di que suoi viaggi mantenne una corrispondenza continuata
col conte di Maurepas al quale egli faceva parte dei lumi che andava raccogliendo.
Dappertutto egli si faceva conoscere assai favorevolmente , si attirava la benevo
lenza dei negozianti pi considerevoli, degli uomini i pi preclari in qualunque
genere di merito, dei ministri delle potenze straniere che risiedevano nei luoghi
ch'egli percorreva. La corte di Vienna e quella di Berlino vollero l'una e laltra
trattenerlo, ed a tal uopo gli fecero fare proposizioni seducentissime, che ri
Iiuto._Egli non aveva altra mira se non di continuare il commercio, e di ritor
nare in lspagna dopo avere ancora veduto lAlemagna e l'Italia, allorch un
avvenimento imprevisto interruppe tali suoi progetti e lo restitu alla sua patria.
Il signor Jamez di Villebarre, suo socio ed amico, mor nel 1746 , e trovan
dosi senza gli, lo fece suo legatario universale. Vincent era in Inghilterra allor
che ricev questa nuova; esso torno in Francia. Lo stato della sua- fortuna bastava
a desiderii moderati: pens doversi fissare nella sua patria ed abbandon-il com
mercio nel 1748. Prese egli allora il nome dalla terra di Gournay, la quale faceva
parte del lascito universale che aveva ricevuto dal signor di Villebarre. Il mini
stro senti di quale utilit potessero essere le cognizioni che Vincent aveva
intorno al commercio per lamministrazione di questa parte importante. La corte -
aveva formato disegno d'inviarlo alle conferenze che si tenevano a Breda per per
venire alla pace generale, presso a poco come Menager lo era stato nel 1711 ,
alle conferenze che avevano preceduto il trattato d'Utrecht, per discutere glin
teressi nostri relativamente agli affari del commercio. I cambiamenti avvenuti
nelle conferenze non permisero che quel savio progetto fosse posto ad esecuzione;
ma Maurepas conservo il desiderio di rendere i talenti di Gournay utili al gover
no: gli consigli di gettar l'occhio sopra un posto dintendente del commercio e
di entrare frattanto in una corte sovrana. In conseguenza Gournay compero
nel 1749 una carica di consigliere al gran Consiglio; e nel principio del 1751
essendo rimasto vacante un posto dintendente di commercio, il signor di Machault,
al quale il merito di Gournay era pur anche conosciutissimo, gliela fece assegnare.
E da quel momento che la vita di Gournay diventa quella di un uomo pubblico: il
989 ELOGIO m oouiuuv.
suo ingresso allutilcio del commercio parve essere l'epoca di una rivoluzione. Gour
nay in una pratica di venti anni di commercio il pi esteso ed il pi svariate, nella
frequenza dei pi abili negozianti dOlanda e d'Inghilterra, nella lettura degli autori
i pi reputati di quelle due nazioni, nellosservazione attentissima delle cause della
loro maravigliosa prosperit, si era formati dei principii che parvero all'atto nuovi a
taluni dei magistrati che componevano lufiicio del commercio. -Goumay pensava
che qualunque uomo che lavori meritava la riconoscenza del pubblico. Fu sorpreso
di vedere che un cittadino nulla potesse fabbricare e nulla vendere, senza averne
prima comperato il diritto, facendosi ricevere con grandi spese in una comunit,
e che dopo averlo comperato, bisognava anche qualche volta sostenere una lite
per sapere se, entrando in tale o talaltra comunit, si era acquistato il diritto di
vendere o di fare precisamente tale o talaltra cosa. Egli pensava che un operaio
il quale aveva fabbricato una pozza di stella aveva aggiunto alla massa delle ric
chezze dello Stato una ricchezza reale; che se quella stoiia era ad altre inferiore,
si troverebbe in mezzo alla moltitudine dei consumatori qualcbeduno al quale
qull'interiorita stessa converrebbe meglio che non una perfezione pi costosa.
Egli era ben lontano dall immaginarsi che tale pezza di stotih, per colpa di non
essere conforme a certi regolamenti, dovesse essere tagliata di tre in tre aune, e
il disgraziato che l aveva fatta, condannato ad un'ammenda capace di ridurre
unintiera famiglia alla mendicit, e che bisognasse che un operaio facendo una
pezza di stella si esponesse a dei rischi e a delle spese da cui l uomo ozioso era
esente; esso non credeva utile che una pezza di stoffa si traesse dietro un processo
ed una discussione faticosa per sapere se ella fosse tessuta conforme ad un rego
lamento lungo e qualche volta dilileile ad intendersi, ne che una tal discussione
la si dovesse fare tra un tessitore che non sa leggere, ed un ispettore che non sa
tessere, ne che questo ispettore fosse, ad onta di ci, il giudice supremo della
sorte di quel disgraziato, ecc.
Il signor di Goumay non aveva mai pensato nemmeno, che in un reame dove
l'ordine delle successioni non stato stabilito che dalla consuetudine, e dove l'ap
plicazione della pena di morte a molti delitti e tuttavia abbandonata alla giuris
prudenza, il govemo avesse degnato regolare con leggi espresse la lunghezza e
larghezza di ciascuna pezza di stoffa, il numero delle fila di cui ella dovesse essere
composta, e eonseerare col suggello del potere legislativo quattro volumi in quarto
riempiti di sill'atti importanti partieolareggiamenti; ed inoltre statuti innumerevoli
dettati dallo spirito di monopolio, tutto l oggetto da quali di scoraggiare l'in
dustria, di concentrare il commercio in un piccolo numero di mani colla molti
plicazione delle formalit e delle spese, coll'assoggettamento a tirocinii ed a pra
tiche di dieci anni, per dei mestieri che si possono imparare in dieci giorni; col
1 esclusione di coloro che non sono gli di mostri, di altri che sono nati fuori
di certi limiti, colla proibizione dimpiegare le donne alla fabbricazione delle
stotie, ecc. ecc. , .
Egli non aveva immaginato che in un reame soggetto ad un medesimo prin
cipe, tutte le citt si riguardassero vicendevolmente come nemiche e si arrogas
sero il diritto di vietare nel loro recinto il lavoro a dei Francesi, ivi designati
col nome di formattare, di opporsi alla vendita ed al libero passaggio delle der
rate di una provincia vicina, e di combattere cosi, per un lieve interesse, l'into
resse generale delloStato, ecc.
ELOGIU Di contea". 285
Ne era meno sorprese di vedere il governo occuparsi di regolare il corso di
ciascuna derrata, prescrivere un genere d industria per farne fiorire un altro,
assoggettare ad impacci speciali la vendita delle provvisioni le pi necessarie alla
vita, proibire di fare magazzini di una derrata la cui ricolta varia tutti gli anni
e la cui consumazione sempre presso a poco eguale; proibire 1 uscita di una
derrata sottoposta a cadere nello svilimento, e credere di assicurare labbondanza
del frumento rendendo la condizione del coltivatore pi incerta e pi infelice di
quella di tutti gli altri cittadini, ecc.
Il signor di Gournay non ignoravo. che molti di quegli abusi ai quali egli si
opponeva erano stati in altri tempi stabiliti in molte parti dEuropa, e che anche
in Inghilterra ne rimanevano tuttavia vestigii; ma sapeva eziandio che il governo
inglese ne aveva gi distrutti molta parte; e che se tuttavia qualcuni ve ne resta
vano, ben lunga da adottarli come istituzioni utili, quel governo cercava il ristrin
gerll, ad impedirli di estendersi, e non li tollerava ancora, se non perch la costi
tuzione repubblicana mette talvolta ostacoli alla rilbrma di certi abusi, allora
quando codesti abusi non possono essere corretti che da un autorit, l'esercizio
della quale anche il pi vantaggioso al popolo eccita sempre la sua dillidenza.
Egli sapeva infine che gi da un secolo tutte le persone illuminate, sia in Olanda
che in Inghilterra, riguardavano cotali abusi come resti della barbarie gotica e
della debolezza di tutti i governi, iquali non avevano conosciuta l'importanza
della libert pubblica, n saputo proteggerla dalle invasioni dello spirito mono
polista e dell'interesse privato.
il signor di Gournay aveva fatto e veduto tare durante vent'anni il pi grande
commercio dell universo, senza aver mai avuto occasione d imparare se non sui
libri lesistenza di tutte quelle leggi alle quali vedeva annettere tanta importanza,
ed esso non credeva certo allora che lo si prenderebbe per un novatore, per un
uomo a sistemi, allorch non facesse che svolgere que principii che la sperienza
gli aveva insegnato, e che vedeva universalmente riconosciuti da tutti i nego
zianti pi colti, coi quali osso conviveva.
codesti principii , che altri quaiiiicava di sistema nuovo, non parevano a lui
se non le massime del pi semplice buon senso. Tutto questo preteso sistema era
appoggiato su questa massima: che in generale qualunque uomo conosce meglio
i interesse suo proprio, che un altro uomo, al quale un tale interesse intiera
mente indifferente 1.
Da ci Gournay concludeva, che alloraquando linteresse dei privati e preci
samente il medesimo che linteresse generale, quello che si pu fare di meglio si
di lasciare ciascun uomo libero di fare quello che voglia. Ora, egli trovava impos
sibilo che nel commercio abbandonato a se stesso linteresse particolare non con
corresse concorde coll' interesse generale.
Il commercio non pu essere relativo allinteresse generale, ovvero, ci che
la stessa cosa, lo Stato non pu interessarsi al commercio se non sotto due
punti di vista. Come protettore dei privati che lo compongono, esso interessato
che niuno possa fare ailaltro danno considerevole, e da cui il privato non possa
di per se guarcntirsi. Come formante un corpo politico obbligato a difendersi cen
tre le invasioni esterne, e ad impiegare grandi somme nei miglioramenti interni,
esso interessato perch la massa delle ricchezze dello Stato, e delle produzioni
annuali della terra e dellindustria, sia la maggiore possibile. Sotto l'uno e l'altro
'284 ELOGIU m ooutmn'.
di tali punti di vista, esso e anche interessato che non accadano nel valore delle
derrate di quelle tali scosse subitanee, che immergendo il popolo negli orrori della
carestia, possono turbare la tranquillit pubblica e la sicurezza dei cittadini e dei
magistrati. Ora chiaro che l interesse di tutti i privati, disimpacciato d'ogni
pastoia, adempia necessariamente a tutte queste vedute di utilit generale.
1" Quanto al primo obbietto, il quale consiste che i'privati non possano nuo
cersi gli uni agli altri, basta evidentemente che il governo protegga sempre la
libert naturale che il compratore ha di comperare, il venditore di vendere.
Poich il compratore essendo sempre padrone di comperare o di non comperare,
certo che egli sceglier tra i venditori colui che gli dar a miglior patto la
mercanzia che pi gli conviene. N meno certo , che ciascun venditore, avendo
l'interesse pi principale a meritare la preferenza sui suoi concorrenti, vender
generalmente la miglior mercanzia ed al pi basso prezzo che potr per attirarsi
gli avventori. Non dunque vero che il mercante abbia interessi d ingannare,
a meno che non abbia un privilegio esclusivo.
Ma se il governo limita il numero dei venditori con privilegii esclusivi o altri
menti, e certo che il consumatore sar leso, e che il venditore assicurato dello
smercio, lo costringer a comperare a caro prezzo mercanzie cattive.
Se, per lo contrario, il numero dei compratori che venga diminuito per l'e
sclusione degli stranieri o di certe tali persone, allora leso il venditore; e se la
lesione portata al punto che il prezzo non lo risarcisca con vantaggio delle sue
spese e de suoi rischi, egli cesser di produrre la derrata in cosi grande abbon
danza e ne conseguiter la penuria. La libert generale di comperare e di ven
dere e dunque il solo mezzo di assicurare, da un lato, al venditore un prezzo ca
pace dincoraggiare la produzione; dall'altro, al consumatore la miglior mercanzia
al pi basso prezzo. Non gi per questo, che in certi casi particolari non vi possa
essere un mercante briccone ed un consumatore accalappiato; ma il compratore
ingannato aprir presto gli occhi e cesser di rivolgersi al mercante briccone;
questi rimarr screditato, e per ci stesso punito della sua frode; e questo stesso
non accadr molto frequentemente/perch in generale gli uomini saranno sempre
illuminati intorno ad un interesse evidente e prossimo.
Volere che il governo sia obbligato dimpedire che cotal frode possa mai av
venire, e lo stesso che volerlo obbligare di fornire di cercini tutti i bimbi che
potessero cadere. Pretendere di riuscire a prevenire con regolamenti tutte le pre
varicazioni possibili in cotal genere, sagrificare ad una perfezione chimerica
tutti i progressi dell industria; un rinserrare limmaginazione degli artisti negli
angusti limiti di quello che si fa; e un interdir loro qualsiasi tentativo nuovo;
rinunziare anche alla speranza di concorrere cogli esteri alla fabbricazione di
nuovi tessuti che essi inventano quotidianamente, perch non essendo questi con
formi ai regolamenti, gli operai non possono imitarli se non dopo averne ottenuto
il permesso del governo, vale a dire, spesse volte dopo che le fabbriche estere ,
che hanno profittato del primo fervore dei consumatori per quella novit, ve
n abbiano gi sostituita un altra pi fresca; e porre in dimenticanza che l'ese
cuzione di siilatti regolamenti la sempre affidata ad uomini i quali possono avere
tanto maggior interesse a t'rodare o a concorrere alla frode, in quanto che quella
ch essi commcttessero sarebbe in certa guisa coperta dal suggello dell autorit
pubblica, e dalla ducia ch'ella ispira al consumatore. E pure un dimenticare che
BLOGIO m oouamu. ' 285
que' regolamenti, quegli ispettori, quegli ul'licii di bollo e di visita traggonsi sem
pre dietro spese; che queste spese le vengono sempre prelevate sulla mercanzia,
e per conseguenza sopraccaricano il consumatore nazionale, allontanano il con
sumatore estero; che cos con una palpabile ingiustizia si fa portare al commer
cio ed in conseguenza alla nazione, un imposizione onerosa , per dispensare un
piccol numero doziosi d istruirsi o di consigliarsi per non essere ingannati; che
insomma un supporre tutti i consumatori gagliolli e tutti i mercanti ed i l'ab
bricanti bricconi, e quindi un autorizzarli ad esser tali, e cos avvilire tutta la
parte laboriosa della nazione.
2 Quanto al secondo obbietto del governo, il quale consiste nel procurare alla
nazione la massa maggiore possibile di ricchezze, non evidente che lo Stato non
avendo altre ricchezze reali che i prodotti delle sue terre e dell'industria de suoi
abitanti, la sua ricchezza sara la maggiore possibile, quando il prodottodi cia
schedun arpento di terra e dell'industria di ciascun individuo sar portato al pi
alto segno- possibile? e che il proprietario di ciaschedun terreno ha pi inte
resse dognaltro a trarne la maggior rendita possibile? che ciascun individuo
ha lo stesso interesse a guadagnare colle sue braccia quanto mai danaro pi
possa?_N meno evidente che l'impiego della terra o dellindustria che procu
rermaggior rendita a ciascun proprietario o a ciascun abitante, sar sempre l'im
piego pi vantaggioso allo Stato, perch la somma che lo Stato pu annualmente
impiegare ai suoi bisogni e sempre una parte aliquota della somma delle rendite
che sono annualmente prodotte nello Stato, e che la somma di tali rendite e com
posta della rendita netta di ciascuna terra e del prodotto dellindustria (1 ogni
privato. - Se dunque invece di riferirsi su tale proposito all'interesse privato; il
governo singerisca di prescrivere a ciascheduno quello che debba fare, chiaro
che tutto quello che i privati perderanno di utili per causa dellimpaccio che sar
loro imposto verr a scemare d'altrettanto la somma della rendita netta prodotta
in ciascun anno nello Stato.
immaginarsi che vabbiano di tali derrate che lo Stato debba occuparsi di far
produrre alla terra piuttosto che talaltre; eh egli debba stabilire talune mani
fatture piuttosto che tal'altre; e in conseguenza certe produzioni proibire, altre co'
mandarne, interdire certi generi dindustria pel timore di nuocere ad altri generi
dindustria; pretendere di sostenere le manifatture a spese dellagricoltura, tenendo
per forza il prezzo dei viveri al di sotto di quello _lo sarebbe naturalmente; sta
hilire certe manifatture a spese del tesoro pubblico; accumulare sovresse i privii
lcgi, le grazie, le esclusioni di qualunque altra manifattura dello stesso genere
nella vista di procurare aglimprenditori un guadagno che si si figura che lo smer
cio dei lavori loro naturalmente non produrrcbbe; tutto ci e uno sbagliarsi
grossolanamente intorno ai veri vantaggi del commercio; un dimenticare che
non potendo esservi operazione di commercio la quale non sia reciproca, voler
vender tutto agli esteri e nulla da loro comperare cosa assurda.
Non si guadagna a produrre una derrata piuttosto che unaltra se non altret<
tanto pi danaro quanto quella derrata rende, dedotta ogni spesa, a colui che la
fa produrre alla sua terra, o che la fabbrica; perci il valore venale di ciascuna
(lerrata, dedotta ogni spesa, la sola regola per giudicare del vantaggio che lo
Stato ritrae da una certa specie di produzioni; in conseguenza , qualunque ma
nifattura il mi valore venale non risarcisca con protto delle spese, ch ella
286 amaro or GOURNAY.
esige, non di vantaggio nessuno, e le somme impiegate a sostenerla malgrado
il corso naturale del commercio, sono unimposizioue messa sulla nazione a pura
perdita.
inutile di provare che ciascun privato il solo giudice competente dell'imf
piego pi vantaggioso della propria terra e delle proprie braccia. Egli solo ha le
cognizioni locali, senza le quali l'uomo piilluminato non ragiona che alla cieca.
Egli solo ha una sperienza tanto pi sicura quanto che la e limitata ad un solo
oggetto. Egli s istruisce con reiterato prove, coi proprii successi, colle proprie
perdite, ed acquista un tatto, la cui nezza, aguzzata dal sentimento del bisogno,
sorpassa di gran lunga tutta la teoria delle speculatore indierente.
Se misi opponga che indipendentemente dal valore venale, lo Stato pu avere
ancora un interesse di essere, meno che sia possibile, nella dipendenza dallaltre
nazioni per le derrate di prima necessit: 1 si prover solamente che la libert
dell industria, e la libert. del commercio delle produzioni della terra essendo
luna e laltra preziosissimo, la libert del commercio delle produzioni della terra
anche pi essenziale; 2 sar sempre vero che la pi grande ricchezza e la pi
grande popolazione daranno allo Stato in discorso, il mezzo d assicurare la sua
indipendenza in un modo assai pi solido. - Del resto, quest'articolo e di pura
speculazione; un grande Stato produce sempre di tutto, e in quanto a un piccolo
una cattiva ricolta far tosto crollare quel bel sistema dindipendenza.
Quanto al terzo oggetto che pu interessare lo Stato a doppio titolo, e come
protettore dei privati ai quali egli debbe facilitare i mezzi di procurarsi col lavoro
una sussistenza agiata, e come corpo politico interessato a prevenire le agitazioni
interne cui la carestia potrebbe dare occasione, codesta materia stata cos chia
ramente svolta nell'opera di llerbert , e nell articolo Gram di Quesnay, che
io qui mi astengo di parlarne, il signor di Marmontel conoscendo a fondo quelle
due opere.
Deriva da tale discussione che sotto tutti i punti di vista pei quali il commer
cio possa interessare lo Stato, linteresse privato abbandonato a se medesimo pro
durr sempre pi sicuramente il bene generale, che non le operazioni del go
verno, sempre difettose e necessariamente dirette da una teoria vaga ed incerta.
Gournay ne conchiudeva che il solo scopo che l'amministrazione dovesse pro
porsi era, 1 di rendere a tutti i rami del commercio quella preziosa libert che
i pregiudizii dei secoli d'ignoranza, la facilit del governo a condiscendere a inte
ressi privati, il desiderio di una perfezione malintesa , avean loro fatto perdere;
2 di facilitare il lavoro a tuttii membri dello Stato, al fine di eccitare la mag
gior concorrenza nella vendita, dalla quale necessariamente risulteranno la mag
gior perfezione nella fabbricazione e il prezzo pi vantaggioso pel compratore;
5 di dare nello stesso tempo anche a questo il maggior numero di concorrenti
possibile, aprendo al venditore tutti gli sbocchi per la sua derrata, solo mezzo di
assicurare al lavoro la sua ricompensa, c di perpetuare la produzione, la quale
altro oggetto non ba se non quella ricompensa medesima.
Lamministrazione debbe inoltre proporsi di toglier di mezzo gli ostacoli che
ritardano il progresso dell'industria diminuendo 1 estensione e la certezza dei
protti. Gournay, metteva a capo di cotali ostacoli I alto interesse del danaro, il
quale, oil'erendo a tutti i possessori di capitali la facilit di vivere senza lavorare,
incoraggia il lusso e loziosita, toglie dal commercio e rende sterili per lo Stato le
ELOGIO or oounmr. 287
ricchezze e lindustria di un gran numero di cittadini; esclude la nazione da tutti
i rami di commercio il cui prodotto non sia di un una o di un due per cento al
di sopra della misura attuale dell'interesse; e per conseguenza d agli stranieri
il privilegio esclusivo di tutti que rami di commercio e la facilit di ottenere sopra
noi la preferenza in quasi tutti gli altri paesi, ribassando il prezzo pi di quello
che non lo possiamo noi; da agli abitanti delle nostre colonie. un interesse po
tente di fare il contrabbando coll'estero, e con ci diminuisce latlezione natu-
rale che essi debbono avere alla madre patria; assicurerebbe agli Olandesi
ed alle oittanseatiche il commercio di cabotaggio in tutta lEuropa e sulle no-
stre coste medesime; ci rende annualmente tributarii degli stranieri per li grossi
interessi che noi paghiam loro dei fondi che c imprestano; condanna nal
mente a rimanere incolte tutte le terre, le cui spese di dissodamento non frut
terebbero pi del 5 per 100, poich collo stesso capitale, si pu, senza lavoro,
procurarsi la stessa rendita. - Ma egli credeva pur anche che il commercio dei
capitali, il prezzo dei quali e l'interesse del danaro, non pu essere condotto a
regolare tal prezzo equamente, con tutta lcconomia necessaria, se non come tutti
gli altri commerci, colla concorrenza e la libert reciproca, e che il governo non
potrebbe inuirvi utilmente se non astenendosi, da un lato, di pronunciare leggi
in que casi nei quali possono supplire le convenzioni; e dallaltro, evitando din
grossare il numero dei debitori e dei chieditori di capitali, sia col pigliare egli
stesso a prestito, sia col non pagare ad esattezza.
Un altro genere di ostacoli al progresso dellindustria dal quale Gournay pen
sava che era essenziale liberarlo al pi presto, era quell' innit di tasse che la
necessit di provvedere ai bisogni dello Stato ha fatto imporre sopra tutti i generi
di lavoro, e che glimpacci dellesazione rendono talvolta anche pi onerose della
tassa medesima; l'arbitrario della taglia , la moltiplicit dei dazii sopra ciascuna
specie di mercanzia, la variet delle tarille, lineguaglianza di tali dazii nelle diffe
renti provincie, gli utlicii senza numero stabiliti alle frontiere di ciascuna di esse,
la moltiplicazione delle visite, limportunit delle indagini per prevenire le frodi,
la necessit di rimettersene, per comprovare queste frodi, alla testimonianza soli
taria duomini interessati e di una condizione invilita; le contestazioni intermi
nahili, tanto funeste al commercio, che non c quasi negoziante che non prefe
risca, in tal genere, un accomodamento svantaggioso alla lite la pi evidentemente
giusta; inne l oscurit ed il mistcrio impenetrabile risultante da tale innit di
diritti locali e di leggi in tempi differenti pubblicate, oscurit, l'abuso della quale
sempre in favore della nanza contro il commercio; i diritti eccessivi, i mali
del contrabbando, la perdita di una moltitudine di cittadini che questo trascina
con se, ecc. ecc. ecc.
La finanza e necessaria, perch lo Stato ha bisogno di rendite; ma lagricol
tura ed il commercio sono, o piuttosto, lagricoltura animata dal commercio la
scaturigine di tali rendite; non bisogna dunque che la nanza noccia al com
mercio , perch cos a se medesima nocerebbe. Questi due interessi sono dunque
essenzialmente uniti, e se sono sembrati opposti, e forse perch si confuso
l'interesse della nanza relativamente al re ed allo Stato, che non muoiono guari,
nell'interesse dei pubblicani, i quali non essendo incaricati dellesazione se non
per un certo tempo , preferiscono ingrossare le rendite del momento che conser
vare il fondo che lo produce. - Aggiungiamo la maniera incerta e fortuita con
288 - ELOGO in corsivo.
cui si formata questidea di dazii di ogni sorta, la riunione successiva di una
quantit di feudi e di sovranit , e la conservazione delle imposizioni delle quali
godeva ciascun sovrano speciale, senza che i bisogni urgenti dello Stato abbiano
mai lasciato il campo a rifondere un tale caos ed a stabilire un dazio uniforme;
finalmente la facilit che in ogni tempo la nanza ha avuto di far sentire la sua
voce a pregiudizio del commercio. _
La nanza forma un corpo duomini accreditati, e tanto pi accreditati quanto
pi i bisogni dello Stato sono pressanti, uomini sempre occupati dun solo oggetto,
senza distrazione e senza negligenza, che vivono nella capitale ed in perpetua
relazione col governo. 1 negozianti, all'opposto occupati ciascuno di un oggetto
particolare, sparsi per le provincie, sconosciuti e senza protezione, senza niun
punto di riunione, non possono, ad ogni occasione particolare, elevare una voce
debole e solitaria, troppo sicuramente so'ocata e dalla moltitudine delle voci dei
loro avversarii e dal costoro credito , e per la facilit che questi hanno d'impie
gare alla difesa dei proprii interessi le penne pi esercitate. - Se il negoziante
consente ad abbandonare la cura de suoi affari per sostenere una contestazione
piuttosto che cedere, esso corre gran rischio di soccombere; e quand'anche trionfi,
egli rimane sempre sottoposto allarbitrio di un corpo potente, il quale ha, nel
rigore delle leggi da lui suggerite al ministerio, un mezzo facile di schiacciare il
negoziante; poich (e questo non e uno dei minori abusi) esistono molteleggi di
tal genere impossibili nell'esecuzione e che non servono agli appaltatori se non
ad assicurarsi la sommessione dei privati colla minaccia di farne cadere su di loro
l'applicazione rigorosa.
Gournay pensava che lUliicio del commercio era assai meno utile per guidare
il commercio , il quale debbe camminare da se, che per difenderlo contro le spe
culazioni della nanza. Egli avrebbe desiderato che i bisogni dello Stato avessero
permesso di liberare il commercio da qualunque sorta di dazii. Egli credeva che
una nazione, abbastanza fortunata per essere pervenuta a tal punto , attirerebbe
necessariamente a s la maggior parte del commercio dell' Europa; egli pensava
che tutte le imposizioni, di qualsivoglia genere, sono, in ultima analisi, sempre
pagate dal proprietario che vende tanto meno prodotti della sua terra, e che se
tutte le imposizioni fossero ripartite sui fondi, i proprietarii ed il reame vi guada
gnerebbero tutto quello che assorbono le spese di regia, tutto il consumo o lim
piego sterile degli uomini perduti, sia nell esigere le imposte, sia a fare il con
trabbando come ad impedirlo, senza contare la prodigiosa aumentazione delle
ricchezze e dei valori risultanti dallaumentazione del commercio.
Ci sono pure alcuni ostacoli al progresso dell' industria, i quali derivano dai
nostri costumi, dai nostri pregiudizii, da taluna delle nostre leggi civili; mai
due pi funesti sono quelli di cui ho parlato, e per gli altri occorrerebbe entrare
in soverchii particolareggiamenti.-Del resto Gournay non pretendeva mica tal
mente limitar le cure dellamministrazione in materia di commercio, a quella sola
di mantenerela libert e di allontanare gli ostacoli che si oppongono al progresso
dellindustria, che non fosse anche convintissimo dellutilit degli incoraggia
menti da darsi all'industria, sia ricompensaudo gli autori di utili scoperte, sia
eccitando l'emulazione degli artisti alla perfezione con dei premii e delle grati
cazioni. Egli sapeva che anche quando l' industria gode della maggiore libert ,
questi mezzi sono sovente utili per accelerare il suo cammino naturale, e che
ELOGIO ol cocnnav. 289
sono soprattutto necessarii quando il timore degli impacci non e dissipato del
tutto, e rallenta ancora lo slancio di essa. Ma egli non poteva approvare,
che quegli incoraggiamenti potessero in nessun caso nuocere a nuovi progressi
con proibizioni e vantaggi esclusivi; egli non si prestava, se non con molta ri
serva, alle anticipazioni fatte dal governo, e preferiva gli altri incoraggiamenti ,
le gratificazioni accordate in proporzione della produzione, ed i premii proposti
alla perfezione del lavoro, e finalmente i segni donore e tutto ci che pu offe
rire ad un pi grande numero d'uomini un oggetto di emulazione.
Tale a un diprcsso era il modo di pensare di Gournay intorno allammini
strazione del commercio; sono questi i principii ch'egli ha costantemente appli
cati a tutti gli all'ari che sono stati agitati ali Ufficio del commercio dopo il
momento ch'esso vi entr. E siccome non pensava affatto a fare un sistema
nuovo, si contentava di svolgere all' occasione di ciascun affare speciale ci
che era necessario per sostenere il suo parere; ma non si tardo gran tempo ad
essere colpiti dalla connessione e dalla fecondit de suoi principii, ed egli ebbe
tosto a sostenere un infinita di contraddizioni.
Egli si prestava con piacere a quelle dispute che non potevano che schiarire
le materie e produrre in un modo o in un altro la conoscenza della verit. Spo
glio di qualunque personale interesse, e di qualunque ambizione, non aveva
nemmeno quellattaccamento alla sua opinione che l'amor proprio suole ispirare;
egli non amava, non respirava che il ben pubblico; perci proponeva sempre
lopinion sua con altrettanta modestia che coraggio. incapace egualmente di
prendere un tono di dominio e di parlare contro la propria convinzione, espo
neva il suo sentimento in modo semplice, e che non era imperioso, se non
per la forza delle ragioni che aveva larte di accomodare alla capacit di tutte
le menti con una sorta di precisione luminosa nella sposizione dei principii, che
un'applicazione sensibile a. certi esempi felicemente scelti all'uopo fortificava. _
Quando era contraddetto, stava ad ascoltare con pazienza; e comunque lopposi
zione fosse pur viva, non si allontanava mai nel rispondere dalla garbatezza e
dolcezza a lui naturali, n perdeva mai nulla del sangue freddo ne della pre
senza di spirito necessarie per discernere colla pi grande chiarezza lartitcio dei
ragionamenti che gli si opponcvano.
La sua eloquenza semplice ed animata da quel calore interessante che da al
discorsi di un uomo virtuoso, la persuasione intima eh egli sostiene la causa
del bene pubblico, non toglieva mai nulla alla solidit della discussione; talune
volte era ella condita da un'arguzia senza ele, e tanto pi piacevole quanto che
in fondo ella era sempre una buona ragione.
Dolce era il suo zelo, perch scevro dogni amor proprio ; ma non per que
sto era esso men caldo; imperocch nel cuore di Gournay l'amore del ben pub
blico era una vera passione.
Egli era convinto senza essere soverchiamente ligio alla propria opinione; la
sua mente sempre senza prevenzioni, era sempre pronta a ricevere nuovi lumi ;
qualche volta egli ha mutato parere sopra materie importanti, e neanche allora
sembr mai che l'antica opinione abbia ritardato mcnomamcnte l impressione
subitanea che la verit presentataglisi faceva naturalmente sopra una mente tanto
giusta come quella sua.
Egli ebbe la fortuna d'incontrarc in Trudaine, che era a quel tempo alla
Econ. Tono I. - li).
290 ELOGIO DI couliuv.

testa dell'amministrazione del commercio, quell'amore medesimo della verit del


ben pubblico, dal quale era esso animato; siccome non aveva ancora disvolti i
suoi principii se non in circostanze occasionali, nella discussione degli ail'ari o nella
conversazione, Trudaine lo incit a dare, per cosi dire, un corpo della sua
dottrina; ondeche fa con tale veduta ch'egli tradusse, nel 1752, i trattati sul
commercio e sull interesse del danaro, di Josias Cliild e di Tommaso Culpeper.
Vi aggiunse egli gran copia di osservazioni interessanti, nelle quali si adden
tr in profonda discussione dei principii del testo, e li rischiar con applicazioni
alle quistioni pi importanti del commercio. Cotali osservazioni formano un'o
pera tanto considerevole quanto quella dei due scrittori inglesi, e Gournay aveva
in animo di farle stampare insieme; egli per non fece stampare che soltanto il
testo, nel 1754; alcuni motivi, che or pi non sussistono, si opponevano allora
alla stampa di quel suo commentario.
La riputazione di Gournay si stabiliva, ed il suo zelo si comunicava. E
al calore col quale esso cercava volgere allo studio del commercio e della
Economia politica tutti gl ingegni nei quali s imbatteva, ed alla facilit colla
quale esso comunicava i lumi che aveva acquistati, che si debbe attribuire quel
fortunato fermento che qualche anno dopo si eccito sopra tali oggetti importanti;
fermento che scoppiato due o tre anni dopo che Gournay era stato fatto inten
dente del commercio, e che da quell'epoca ci ha gi procurato parecchie opere
piene di laboriose ricerche, e di profondo vedute, le quali hanno lavata la nostra
nazione dalla taccia di frivolita ch'ella non aveva che troppo giustamente no
allora meritata colla sua indifferenza per gli studii pi veramente utili.
Gournay, malgrado le contraddizioni che soffriva, gustavo sovente la soddi
sfazione di riuscire a sradicare una parte degli abusi ch'egli combatteva, e so
prattutto quella d indebolire l'autorit di quegli antichi principii, di cui si era
gi obbligati di temperare il rigore e di ristringere l'applicazione per poterli an
cora sostenere contro lui.
E per quanto grande fatica a moltissimi costasse ad adottare i suoi principii
in tutta l'estension loro, isuci lumi, la sua esperienza, la stima generale che tutti
i negozianti avevano di lui, la purezza delle sue intenzioni al di sopra di qualun
que sospetto, gli attiravano necessariamente la ducia del ministero e il rispetto
di coloro stessi che le opinioni sue ancora combattevano. '
Il suo zelo gli fece concepire il disegno di visitare il reame per vedervi cogli
occhi proprii lo stato del commercio ,e delle fabbriche, e riconoscere le cause del
progresso o della decadenza di ciaschedun ramo di commercio, gli abusi, i biso
gni, le facolt in ogni genere. Comincio a dare esecuzione a tale suo progetto
nel 1755, e si pose in viaggio nel mese di luglio. Dopo quel tempo al mese di
decembre, percorse la Borgogna, il Lionese, il Delnato, la Provenza, l'alta e
la bassa Linguadoca, e ritorn di nuovo per Lione.
Nel 1754, una lopia nel dorso, che per due volte dovette farsi estirpare col
ferro, e che si fu obbligati di sradicare una terza volta coi caustici sul comin
ciare del 1755, non gli permise di continuare i suoi viaggi. Riprese poi il suo
giro nel 1755, e visit la Rocella, Bordo, lllontalbano, il resto della Gujcnna e
Bajona. Nel 1756 segui il corso della Loira da Orleans sino a Nantes, percorse
il Maino, lAngi, la costa di Bretagna da Nantes a San-Malo, e ritorno a ltennes
durante la riunione degli Stati. -
ELOGIO m GOURNAY. 291
L indebolimento della sua salute non gli permise dippoi di fare ulteriori
viaggi.
Gournay a ciascun suo passo trovava nuovi motivi di confermarsi nei suoi
principii, e nuove armi contro gl impacci ch'egli combatteva. Baccoglieva le do
glianze del fabbricante povero e senza appoggio, il quale non sapendo scrivere
n colorire i proprii interessi con ispeciosi pretesti, e non avendo deputati alla
Corte, sempre stato la vittima dell illusione fatta al governo dagliuomini in
teressati ai quali egli era forzato di rivolgersi. Gournay metteva ogni suo studio
a svelare l interesse occulto, che aveva fatto domandare come utili, certi regola
menti, tutto lo scopo dei quali era soltanto di mettere sempreppi il povero alla
discrezione del ricco. Ifrutti di que suoi viaggi furono la riforma di un innit
di abusi di tal genere; una cognizione del vero stato della provincia pi sicura e
pi capace di dirigere le operazioni del ministero; unestimazione pi esatta delle
lagnanze e delle domande: la facilit di procurare al popolo ed al semplice arti
giano di far sentire le sue; nalmente una nuova emulazione su tutte le parti
del commercio, che Gournay sapeva spargere colla sua eloquenza persuasiva,
colla chiarezza colla quale esponeva le sue idee, e per la felice propagazione del
suo zelo patriotico.
Egli cercava ispirare ai magistrati, alle persone pi considerate di ciascun
luogo, una specie di ambizione per la prosperit della loro citt. o del loro can
tone; vedevai letterati, e proponeva loro questioni da trattare, e li impegnava
a rivolgere i loro studii dal lato del commercio, dell'agricoltura e di tutte le
materie economiche.
in parte alle insinuazioni sue ed allo zelo chegli aveva ispirato agli Stati
di Bretagna durante il suo soggiorno a Rennes, nel 1756, che si debbe lesistenza
della Societ stabilita in Bretagna, sotto la protezione degli Stati e gli auspicii
del Duca d'Aiguillon, per la perfezione dell'agricoltura, del commercio e dellin
dustria.
Questa Societ la prima di tal genere che sia stata formata in Francia. Il
piano, che legato all'amministrazione municipale della provincia, n' stato steso
dal Montauduin, negoziante a Nantes.
Gournay sapeva proporzionarsi al grado d intelligenza di coloro che lascol
tavano, e rispondeva alle obbiezioni assurde, dettate dall ignoranza, collo stesso
Sangue freddo e la stessa chiarezza con cui sapeva rispondere a Parigi alle con
traddizioni acri dettate da tutt'altro principio.
Pieno di riguardi per tutte {le persone incaricate dellamministrazione delle
provincie chesso visitava, loro non dava mai campo di pensare che la sua mis
sione potesse portare la minima ombra alla loro autorit. Dimenticando sempre
se stesso, sacricandosi senza niuno sforzo al bene della cosa, agiva sempre, per
quanto era possibile, per mezzo loro e con loro; e pareva non fare altro che se
condare il loro zelo, e sovente anche faceva loro merito presso il ministro di ve
dute, che poi non erano che proprie di lui. Con tale condotta, se non sempre e
riescito a persuaderli de suoi principii,-almeno pero si e sempre meritata la loro
amicizia.
La vita di Gournay non presenta niun altro avvenimento notevole durante il
tempo chegli rimase intendente del commercio. Occupato senza posa delle in
combenze della sua carica, non lasciandosi mai sfuggire l'occasione di proporre
292 lzoelo nr couaszr.
idee utili, di spargere lumi nel pubblico, non c' quasi niuna questione impor
tante di commercio 0 d'Economia politica, sulla quale egli non abbia scritte molte
memorie, o lettere ragionate. Egli si abbandonava ad un tal genere di lavori con
una specie di prodigalit, producendo quasi sempre, ad ogni occasione, nuove
memorie, senza rinviare alle memorie anteriori ch'egli aveva scritte, non cer
cando di causare la fatica di ritrovare le idee che aveva di gi espresse, ne il
fastidio del ripetersi. La ragione di questo suo modo di lavorare era la poca im
portanza chegli metteva a quello che componeva; e l'obblio totale di qualunque
fama letteraria. Pieno de suoi principii salutari e fecondi, esso il applicava a
ciascheduna materia con facilit estrema. Unicamente inteso a persuadere un
idea utile, egli non credeva essere scrittore. Non facendo niun conto di quello
che aveva scritto, lo abbandonava senza riserva a tutti coloro che volevano
istruirlo o scrivere intorno a quelle materie, e il pi delle volte non conservava
nemmeno copia di quello che aveva fatto. Frattanto codesti scritti, gettati in
fretta sulla carta, e che tosto erano da lui dimenticati, sono preziosi, anche non
risguardandoli che dal lato della composizione; uneloquenza naturale, una pre
cisione luminosa nella sposizione dei principii, un'arte singolare di presentarti,
sotto qualunque sorta di aspetti, di proporzionarli a tutti gl' intelletti, di ren
derli sensibili con applicazioni sempre giustissime, e la cui giustezza stessa era
non rare volte arguta; una gentilezza sempre eguale, ed una logica nissima
nella discussione delle obbiezioni, infine un tono di patriotismo e di umanit
che egli non cercava mica di assumere, ma che non per tanto esso non aveva che
maggiormente, caratterizzavano sempre i suoi scritti come la sua conversazione.
N Gournay si contentava di proporre le sue idee cogli scritti e di viva voce;
egli impiegava a far trionfare le idee che credeva utili la medesima attivit, il
medesimo calore, la medesima perseveranza che un ambizioso mette al conse
guimento de proprii interessi. incapace di perdersi d animo ogni qual volta si
trattasse di ottenere il bene, non avrebbe mica temuto di spingere i suoi sforzi
sino allimportunit. Nessun proprietario delle nostre isole ha reclamato con
zelo pari al suo la libert generale dei bastimenti neutri, nelle nostre colonie ,
durante la guerra. E le sue sollecitazioni erano tanto pi vive e pi pressanti,
chegli non richiedeva mai niente per se, per modo chegli morto senza nessun
beneficio della corte.
Frattanto, mentre egli unicamente si occupava dell'utilit pubblica, la sua
fortuna particolare erasi sconcertata non meno della sua salute.
Avea egli soilerto perdite sui capitali da esso lasciati in ispagna, e lo stato dei
proprii ailari lo determin, nel 1758, a dismettersi dalla carica dlntendente del
commercio. Persone inuenti, che sentivano quanto egli fosse utile a quel posto,
gli proposero di domandare per lui qualche favore di carte che potesse risarcirlo
di quanto aveva perduto.
Egli rispose che non si reputava tale da credere che lo Stato dovesse
comperarne i servigi; che aveva sempre considerati siii'atti favori come fonti di
conseguenze pericolose, soprattutto nelle circostanze nelle quali lo Stato si tro
vava, e che non voleva che nessuno potesse rimproverargli di annuire, per in
teresse proprio, ad eccezioni a suoi principii ID. Ed aggiungeva chegli non si
crederebbe mica per tale sua dimissionedispensato di occuparsi di oggetti utili
al bene del commercio . Domando quindi, con questa sua mira, di conservare
ELOGIO m ooomuv. . 295
la sua entrata allUlilcio del commercio, col titolo di onorario, la qual cosa gli
venne prontamente accordata.
Qualche tempo prima, aveva pure venduto la sua carica di consigliere del
gran Consiglio, conservandone il titolo donorario. .
La demissicne di Gournay non gli scemo per nulla la pubblica considerazione.
Il suo zelo non si rallent per questo; i suoi lumi potevano egualmente es
ser sempre utili. il signor di Silhouette, che aveva per Gournay una stima che
fa l'elogio di amhidue, non fu appena fatto controllore generale, ch egli ri
solse di togliere dal ritiro un uomo, il cui talento e il cui zelo erano tanto op
portuni a secondare le sue vedute. Cominci dunque dal farlo invitare a trovarsi
alla conferenza, che glintendenti del commercio avevano ogni settimana col con
trollore generale, alla quale Gournay aveva cessato di assistere. Egli lo destinava
pure a coprire uno dei posti di commissario del re all'appalto generale. In tale
carica Gournay sarebbe stato in situazione di potere esattamente apprezzare le
legname reciproche del commercio e della nanza, e di cercare i mezzi di con
ciliare, per quanto fosse possibile, questi due grandi interessi dello Stato: ma
non pot prottare di questa testimonianza di stima del Silhouette. Allorch glie
ne venne fatta loiferta, esso era gi attaccato dalla malattia della quale morto.
Era assai tempo che la sua salute si altcrava; essendo andato a passare il
camerale a Gournay, ne ritornava con un dolore allanca, che a primo tratto ei
credette una sciatica. il dolore and mano a mano aumentando per qualche
tempo,.edin capo a due mesi si scoperse un tumore che parea essere la sorgente
del male; si tent indarno di scioglierlo con differenti rimedii. La debolezza e il
(limagramento aumentavano.
Gli vennero consigliate le acque, ma non era esso in istato di sostenere il
viaggio; una lenta febbre lo consumava Si volle tentare un ultimo sforzo, e
adoperare tale solutivo che si riteneva potentissimo; ma non lo si ebbe appena
applicato, che Gournay fu assalito da febbre violentissima accompagnata dal de
lirio. Tale stato dur tre giorni, dopo i quali torn in se, sicch pot prottare
di quella tregua per fare testamento e ricevere i santi sacramenti. La sera stessa _
mori.
Egli aveva sposato nel . . . . Clotilde Verduc, colla quale visse in perfetta
unione, e da cui non ebbe nessun figlio.
Gournay meriterebbe la riconoscenza del-la nazione, quando pure altro obbligo
ella non gli avesse che quello di avere pi di qualunque contribuito a rivolgere
le menti de suoi contemporanei allo studio delle cose economiche. Codesta gloria
gli spetterebbe sempre, quandanche i suoi principii potessero ancora soffrire
qualche contraddizione; e la verit avrebbe sempre guadagnato nella discussione
delle materie che per essi egli ha dato occasione di agitare. La posterit giudi
cher tra lui e gli avversarii suoi. Ma intanto che si aspetter tale giudizio, si
reclamer con fiducia per la memoria di lui l'onore di avere il primo sparsi in
Francia i principii di Child e di Witt. E se questi principii verranno un giorno
adottati nel commercio, se saranno mai per la Francia, come lo sono stati per
llnghilterra e per lOlanda, una sorgente di abbondanza e di prosperit, i di
scendenti nostri sapranno che la riconoscenza ne sar dovuta al Gournay.
La resistenza, che queprincipii hanno trovato, ha dato occasione a parecchi
di rappresentare Gournay come un entusiasta ed un uomo a sistema. Questo
294 ELOGIO nt oocnivn.
nome di uomo a sistema divenuto una specie d'arme nella bocca di tutte le
persone prevenute o interessate a mantenere qualche abuso, e contro tutti coloro
che propongono mutamenti in qualsivoglia ordine di cose.
I filosofi di questi ultimi tempi si sono levati con altrettanta forza che ra
gione contro lo spirito di sistema. intendevano essi per questa parola quelle sup
posizioni arbitrarie colle quali si si sforza di spiegare tutti i fenomeni, e che effet
tivamente li spiegano tutti egualmente, perch non ne spiegano alcuno; quella
negligenza dell'osservazione, quella precipitazione ad abbandonarsi ad analogie
indirette, per le quali si rischia di convertire un fatto particolare in principio ge
nerale, ed a giudicare di un tutto immenso da un colpo d'occhio superficiale
gettato sopra una parte; quella presunzione cieca, che riferisce tutto ci che ella
ignora a quel poco che conosce, che abbagliata da un idea e da un principio
altro non vede che questa da per tutto, come l'occhio che stanco dalla fissazione
nel sole ne porta l'immagine su tutti quanti gli oggetti verso ai quali si drizza;
che vuole conoscer tutto, spiegar tutto, ordinar tutto, e che disconoscendo l'ine
sauribile variet della natura, pretende assoggettarla ai suoi metodi arbitrarii e
limitati, e vuol circoscrivere l'infinito per abbracciarlo.
Se gli uomini di mondo condannano pur essi i sistemi, non per mica nel
senso filosofico; avvezzi a ricevere successivamente tutte le opinioni, come uno
specchio che riette tutte le immagini, senza appropriarsene il legame intimo
delle conseguenze coi loro principii, a contraddirsi ad ogni momento senza sa
perle, e senza mettervi niuna importanza, essi non possono essere che maravi
gliati allorch incontrano un uomo interiormente convinto di una verit, e che
da questa deduce con esatta logica le conseguenze. Eglino si sono prestati ad
ascoltarlo; domani si presteranno ad ascoltare proposizioni del tutto contra
rie, e saranno sorpresi di non vedere in quell'uomo la medesima loro es
sibilit. Non esitano allora a qualilicarlo di entusiasta e d uomo a sistema.
Perci, quantunque in lor linguaggio la parola sistema si applichi ad un'opi
nione maturamente adottata, appoggiata sopra prove e seguita nelle sue con
seguenze, ci non di meno la prendono essi in cattivo senso, perch la poca at
tenzione di che sono capaci non li mette in grado di giudicare le ragioni, e non
presenta loro nessuna opinione che rimaner possa costantemente stabilita senza
essere chiaramente dipendente da nessun principio.
Eppure vero che qualunque uomo che pensi ad un sistema, che un uomo il
quale non avesse niun sistema o niun concatenamento nelle sue idee non po
trebbe essere se non un imbecille od un pazzo. - Non importa. 1 due signifi
cati della parola sistema si confondono, e questi che ha un sistema nel senso
degli uomini di mondo, vale a dire un'opinione fissa che si attacca ad una catena
di osservazioni, incorrer nel biasimo scagliato dai losofi contro lo spirito di
sistema preso in 'un senso tutto differente, in quello cio di un'opinione la quale
non sia fondata sopra osservazioni sufficienti.
Non v'ha dubbio, che pigliando la parola sistema nel senso popolare, Gour
nay ne aveva uno, imperocch egli aveva un'opinione alla quale era fortemente
attaccato; ma gli avversarii suoi erano tutti non meno di lui uomini a sistema,
poich essi sostenevano un'opinione contraria alla sua.
Che se si prenda la parola di sistema nel significato filosofico che per primo
ho disvolto, niuno ne stato pi di lui certamente lontano, ed egli avrebbe
uomo al GUURIA". 295
piuttosto avuto molto diritto di ritoqcere cotal biasimo contro i principii che
combatteva, imperoccb tutta la sua dottrina si fondava sull impossibilit asso
luta di dirigere con regole costanti e con un ispezione continuata una moltitu
dine:di operazioni, che la soia immensit loro impedirebbe di conoscere, e che
di pi continuamente dipendono da una folla di circostanze sempre mutahili che
non si possono ne dominare, ne manco-prevedere; e poich per conseguenza egli
voleva che l'amministrazione non si accingesse a voler condurre tutti gli uomini
colle cinghie e non presumesse riuscirvi, ma che li lasciasse camminare a loro
posta, e ch'essa contasse pi sulla molla dell interesse che sulla costrizione este
riore ed articiale di regolamenti sempre arbitrarii nella composizion loro, e spesso
neilapplicazione. Se larbitrario e la mania di piegare le cose alle proprie idee
e non gi le proprie idee alle cose, sono limpronta caratteristica dello spirito di
sistema, non era certamente Gournay che fosse luamo a sistema.
Ed egli lo era poi anche meno per un attaccamento ostinato alle proprie idee.La
dolcezza, colla quale le sosteneva, prova ch'egli non ci metteva nessun amor pro
prio e che non le difendeva se non come cittadino. Si pu anzi dire che poche
persone sieno state tanto perfettamente libere quantesso da quella specie di va
nita, che chiude sempre ladito alle verit nuove. Egli cercava istruirsi come se
nulla avesse saputo, e si prestava allesame di qualunque asserzione, come se non
avesse avuto opinione contraria.
Bisogna anche dire che quel preteso sistema di Gournay ha questo di parti
colare, chei principii generali ne sono presso a poco adottati da tutti; che in
ogni tempo il voto del commercio presso tutte le nazioni e stato compreso in
queste due parole: libert e protezione, ma soprattutto libert.
noto il detto di Le Gendrea Coibert: lasciate fare a noi/Gournay non dilie
riva sovente da coloro che lo tacciavano d'uomo a sistema, se non in questo, che
egli si riiptava, colla rigidit di una mente giusta, alle eccezioni cbessi ammette
vano in favore dei loro interesse.
llmondo pieno di persone che condannano per esempio i privilegi esclusivi,
ma che credono che vi sieno certe derrate sulle quali questi sono necessarii, e
questeccezione ordinariamente l'ondata sempre sopra un interesse personale, o
soprarquello di alcuni privati coi quali esso legato. cos che la maggior parte
degli uomini naturalmente inclinata ai dolci principii della libert di commercio.
Ma quasi tutti, sia per interesse, sia per forza d'uso, sia per seduzione, ci mettono
alcune piccole modificazioni 0 eccezioni.
Gournay, riutandosi a ciascuna eccezione parzialmente, aveva per se la mag
gioranza dei voti; ma rifiutandosi a tutto ad una volta, egli levava contro lui tutti
i voti, ciascun dei quali voleva una speciale eccezione, quantunque essi non si
riunissero sulla specie di eccezione che desideravano, e cos ne risultava contro i
suoi principii una falsa unanimit, e contro la sua persona un imputazione quasi
generale di uomo a sistema.
Questa imputazione era presa come parola d ordine da coloro che l invidia,
o l'ostlnatezza troppo acre nella loro opinione rendeva suoi avversarii, e serviva
loro di pretesto per opporgli un vano fantasma d'unanimit come un corpo ior
midabile, del quale qualunque altruomo meno zelante di lui pel bene pubblico, o
meno inditierente per gl interessi suoi proprii, sarebbe stato spaventato.
1 La contraddizione invece non faceva che eccitare il suo coraggio. Egli sapeva
296 amaro Dl counuv.
che annunciando meno apertamente l universalit de suoi principii, non cont'ess
sando tutte le conseguenze lontane che ne derivavano, accondiscendendo a talune
leggiere modicazioni, egli avrebbe evitato quel titolo tanto temuto di uomo a
sistema, sarebbe sfuggito alle prevenzioni che molti non cessavano di spargere
contro di lui. Ma egli credeva utile che i principii fossero disvolti in tutta la
loro estensione, egli voleva che la nazione sistruisse; ed ella non poteva essere
istruita se non coll esposizione pi chiara della verit. Egli pensava che quelle
cautele non sarebbero state utili che a lui, ed egli si contava sempre per nulla.
Ne gi chei crtxlesse che non bisognasse serbare nessuna misura nella riforma
degli abusi, egli ben sapeva come tutte le riforme abbisognino di essere prepa
rate, e come le scosse troppo subite sieno pericolose; ma al tempo stesso pensava
che la moderazione debba essere nellazione e non nella speculazione. Egli non
voleva che si atterrasse tutto il vecchio edizio prima di avere gettate le fonda
menta del nuovo; ma voleva che prima di metter mano allopera si avesse un
piano fatto in tutta la sua estensione, all'oggetto di non operare alla cieca n
distruggendo, ne conservando, ne ricostruendo.
Finalmente una gloria tutta personale a Gournay quella della sua virt,
talmente riconosciuta che, malgrado tutte le contraddizioni da lui soerte, l'ombra
del sospetto non ha mai nemmeno per un solo momento appannato lo splendore
della sua riputazione. E questa sua virt si e sostenuta durante tutta la sua vita.
Appoggiata sopra un sentimento di giustizia e di benecenza ella ne ha fatto un
uomo dolce, modesto, indulgente nella societ, irreprensibile, ed anzi austero
nella sua condotta e ne suoi costumi, ma austero per se solo, eguale e senza mai
umore in famiglia , occupato in essa a rendere felici tutti quelli che lo circonda
vano, sempre disposto a sacricare alla condiscendenza tutto quello che non ris
guardasse un dovere. Nella sua vita pubblica lo si veduto sgombro di qualunque
interesse, di qualunque ambizione e quasi di qualunque amore di gloria, non
essere pertanto meno attivo n meno infaticabile, n meno destro ad accelerare
lesecuzione delle sue vedute, che altro oggetto mai non avevano che il bene ge
nerale; cittadino, unicamente occupato della prosperit e della gloria della sua
patria e della felicit dellumanita. Quest umanit era uno dei motivi che lo attac
cavano pi di tutto a quello chesso stesso chiamava il suo sistema; ci ch'egli
rimproverava pi vivamente ai principii ch'egli attaccava, era di favorire sempre
la parte ricca ed oziosa della societ a pregiudizio della parte povera e laboriosa.
una sorta di sventura che agli uomini, commendevoli per virt le pi rispet
tabili e le pi veramente utili, tocchi poi quasi sempre la parte meno vantaggiosa
nella distribuzione della fama. La posterita non giudica guari se non le azioni
pubbliche e clamorose, e forse ella pi sensibile a quelle loro clamorosita che
non alla utilit loro. Ma anche supponendo sempre equo cotale suo giudicio a
questo riguardo, i motivi, lo spirito, i quali hanno quelle azioni prodotte, e che
soli hanno potuto imprimere in esse il carattere di virt, rimangono ignorati; i
tratti delicati si perdono nel racconto dell'istoria come il ore della carnagione e
la nezza della sonomia svaniscono sotto i colori del pittore. Non rimangono se
non che tratti senza vita ed azioni delle quali si disconosce il carattere. Talora la.
malignit, tal altra ladulazione le interpretano a piacer loro, e non riescono che
troppo spesso a rendere il giudicio della posterit ondeggiante tra la virt pi
pura ed il vizio scaltrito che ha saputo assumerne la maschera.
ELOGIO m oomuuv. 297
Non si cade per in errore sul conto di uomini veramente virtuosi quando essi
vivono, e c anzi sempre un momento nel quale la malignit tenterebbe invano
ouscare una virt riconosciuta, e che si respingerebbe ladulazione che si pro
vasse a voler decretare onoranze a coloro che non le avessero meritate. Ma questo
momento passa prestissimo , esso quello che nisce la vita. Perci il solo modo
di conservare a quel pieciol numero d'uomini , la cui virt e stata ben compro
vata, la stima generale da essi degnamente goduta, di rendere perenne quel pro
fumo di virt che esala intorno a loro, si di provocare la testimonianza della ge
nerazione presente ed attestare la memoria di fatti recenti. Nel rendere alla virt
di Gournay il pubblico omaggio che essa merita, noi siamo sicurissimi che nes
suna voce si alzer a contraddirci.

FINE DELLBLOGIO DI GOURNAY.


RIFLESSIONI
SULLA

FORMAZIONE E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE BICCHEZZE W

8. l.-lmpossibilita del commercio nella supposizione di una divisione eguale delle


terre, nella quale ciascun uomo non avesse se non quello che gli abbisognasse per
nutrirsi.

Se la terra fosse siattamente distribuita tra tutti gli abitatori di un paese,


che ciascun di loro ne avesse precisamente la quantit necessaria a nutrirlo, e
niente pi, evidente che, tutti essendo eguali, niuno vorrebbe lavorare per gli
altri; e niuno pure avrebbe di che pagare il lavoro di un altro, perocche cia
scheduno non avendo altra porzione di terra che quella necessaria a produrre la
sussistenza sua propria, non avrebbe nulla da poter cambiare col lavoro altrui.

S. Il. -4 L'ipotesi precedente non mai esistita, n avrebbe potuto sussistere. La diver
sita dei terreni e la moltiplicit dei bisogni cagionano il cambio delle produzioni della
terra contro altre produzioni.
Questa ipotesi non ha potuto esistere mai, perch le terre sono state coltivate
prima di essere ripartite, essendo stata la coltura medesima l'unico motivo della
spartizione e della legge che assicura a ciascuno la propriet sua. Ora i primi
uomini che hanno coltivato un terreno ne hanno probabilmente coltivato tanto
spazio quanto le loro forze permettevano e per conseguenza pi di quello che ne
bisognasse loro per solamente nutrirsi.
E quand'anche un tale stato avesse potuto esistere, non per avrebbe potuto
essere durevole, ciascheduno non traendo dal suo campo se non la propria sus
sistema, e non avendo quindi da pagare il lavoro altrui, non potrebbe provve
dere agli altri bisogni suoi, dell'abitazione, del vestimento ecc. , se non col la
voro proprio; la qual cosa sarebbe quasi impossibile, ogni terra non producendo
mica ogni cosa.
Colui la cui terra non fosse opportuna che al grano, e non producesse n
cotone n canapa, mancherebbe di tela per vestirsi: un altro avrebbe una terra
adattata al cotone e che non produrrebbe all'atto grano; tal altro mancherebbe

(i) sull'importanza ed il merito di questa scrittura, si veda sopra pag. xxxvu e xxxvm.
SULLA minuziosa n SULLA DISTRIBUZIONE DELLE sicurezza. 299

di legno. per riscaldarsi, mentre quell altro mancherebbe di grano per nutrirsi.
Presto l'esperienza insegnerebbe a ciascuno quale fosse la specie di produzione
alla quale la sua terra meglio si prestasse, e ciascuno si limiterebbe alla coltura
di quella specie, atline di procacciarsi le cose di che mancasse per mezzo dei
cambi coi suoi vicini, i quali avendo dal canto loro fatte pur essi le stesse ries
sioni avrebbero coltivato la derrata pi confacente al loro campo e abbandonata
la coltura di tutte le altre.

5. III. -- Le produzioni della terra esigono preparazioni lunghe e diicili per essere ap
propriate ai bisogni delluomo.

Le derrate che la terra produce per soddisfare ai differenti bisogni delluomo,


non possono servire, per la maggior parte, nello stato in cui la natura le d;
esse hanno bisogno di subire differenti cambiamenti e di venir preparate dallarte;
bisogna convertire il frumento in farina ed in pane; sbrattare e conciare le pelli;
filare le lane, i cotoni; trarre la seta dai bozzoli; macerare e gramolare i lini e le
canape e formarne poscia differenti tessuti e poi tagliarli, cucirli per farne vesti
menta, calzari ecc. Se quel medesimo uomo che fa produrre alla sua terra tutte
queste differenti sostanze e che le impiega ai bisogni suoi, fosse anche obbligato di far
loro subire tutte quelle preparazioni intermedie, certo che vi riuscirebbe assai ma
lamente. La maggior parte di cotali preparazioni esige delle cure, un attenzione,
un esperienza lunga, che non s acquista se non lavorando consecutivamente e
sopra grandi quantit di materie. Prendiamo, per esempio, la preparazione delle
pelli. Quale coltivatore potrebbe seguire tutte le particolarit necessarie a tale
operazione che dura parecchi mesi e qualche volta parecchi anni? E se lo po
tesse, lo potrebbe egli sovra una sola pelle? Quanta perdita di tempo, di vposto,
di materie che nello stesso tempo o successivamente avrebbero potuto servire a
conciare una gran quantit di pelli? Ma fosse pure riuscito a conciare quellu
nica pelle; non gli occorre che un paio di scarpe: che si far egli del rimanente
del cuojo? Ammazzer egli un bove per avere un pajo di scarpe? Taglier esso
un albero per farsi un pajo di zoccoli? Lo stesso pu dirsi dogni altro bisogno
dell'uomo, il quale se fosse ridotto al suo campo e al suo lavoro soltanto ,
consumerebbe molto tempo e fatiche per essere per ogni verso assai male in ar
nese, e coltiverebbe anche assai male il suo terreno.
5. IV. -La necessit delle preparazioni cagiona il cambio delle produzioni col travaglio.
Il motivo medesimo, che stabilisce il cambio di derrata e derrata tra i colli
vatori dei terreni di diversa natura, ha dunque dovuto cagionare pur anche il
cambio delle derrate col travaglio tra icoltivatori ed una parte della societ , la
quale avr preferito loccupazione di preparare e di mettere in opera le produzioni
della terra a quella di farle nascere.
Ognuno guadagnava con tale combinazione, poich ciascuno dedicandosi ad
un solo genere di lavoro vi riusciva assai meglio. Il coltivatore traeva dal [suo
campo la maggior quantit di produzioni possibili, e cos si procurava tutte le
altre necessit. sue col cambio del suo superfluo assai pi facilmente che non
l'avrebbe fatto col proprio travaglio; il calzolajo facendo scarpe al coltivatore si
appropriava una parte della ricolta di questo. Ciascun operajo lavorava pei bi
sogni degli operai di tutti gli altri generi, i quali dal canto loro lavoravano per lui.
500 senza FORDIAIIONB

3. V. - preminenza del coltivatore che produce sull artigiano che prepara. il coltiva
tore il primo movente della circolazione dei travagli; desso che fa produrre alla terra
il salario di tutti gli artigiani.
d'uopo non pertanto osservare che il coltivatore, somministrando a tutti
l'oggetto pi importante e pi considerevole del loro consumo (voglio dire i loro
alimenti e di pi la materia di quasi tutti i loro lavori) ha il vantaggio di una
grandendipendenza. Il suo travaglio, nell'ordine dei travagli divisi tra i diffe
renti membri della societ, conserva quel medesimo primato, quella medesima
preminenza che , tra i dierenti travagli che nello stato solitario esso era obbli
gato di consacrare ai suoi bisogni di qualunque sorta, aveva il travaglio che prov
vedeva al suo nutrimento. Nqui si tratta di un primato di onore e di dignit;
ma esso e primato di necessit sica. ll coltivatore pu, assolutamente parlando,
fare a meno del travaglio degli altri operai; ma nessuno operajo pu lavorare se il
coltivatore non lo fa vivere. In questa circolazione, che pel cambio degli oggetti
bisognevoli, rende gli uomini necessarii gli uni agli altri e farina il vincolo della
societ, dunque il travaglio del coltivatore che d il movimento primo. Ci che
il suo travaglio fa produrre alla terra al di la de suoi bisogni personali l'unico
fondo dei salarii che ricevono tutti gli altri membri della societ in cambio del
loro travaglio. Codesti servendosi del prezzo di questo cambio per comperare a
lor volta le derrate del coltivatore, altro non fanno che rendere esattamente a lui
quello che hanno da lui ricevuto. una differenza essenziale tra que due generi
di travagli, sulla quale necessario insistere per ben sentirne l'evidenza prima
di applicarsi alle conseguenze che senza numero ne scaturiscono.
5. VI. - Il salario delloperaio limitato dalla concorrenza tra gli operai alla sua sussi
tenza. Esso non guadagna che la vita.
Il semplice operajo, che non ha che le proprie braccia e la propria industria,
non ha altro che quelle fatiche sue chesso perviene a vendere altrui. Esso le
vende pi o meno care; ma tale prezzo pi o meno alto non dipende mica da lui
solo; questo risulta dal patto ch'egli fa con colui che paga il suo travaglio. Questi
lo paga il meno caro che pu; siccome pu scegliere tra un numero grande di
operai, preferisce quello che lavora a pi buon mercato. Gli operai sono dunque
obbligati di ribassare il prezzo a gara tra loro. In ogni genere di travaglio debbe
accadere e accade ditlatto che il salario dell'operajo si limita a quello che gli
proprio necessario a procurargli la sussistenza.
S. Vll. -ll coltivatore il solo il cui travaglio produca di pi del salario del travaglio.
Esso dunque l'unica scaturigine di qualunque ricchezza.
La situazione del coltivatore assai differente. La terra indipendentemente da
qualunque altr'uomo e da qualsivoglia condizione gli paga immediatamente il prezzo
del suo travaglio. La natura non mercanteggia guari con lui per obbligarsi a conten
tarsi dell'assoluta necessario. Quello che essa gli da non mica proporzionato ai bi
sogni di lui, n ad una valutazione convenzionale del prezzo delle sue giornate; e il
risultato sico della fertilit del suolo e della giustezza assai pi che della dit
colt dei mezzi che esso ha impiegati per renderlo fecondo. Dal momento in cui
il travaglio del coltivatore produce al di l dei bisogni suoi, esso pu, con quel
superuo che la natura gli accorda in puro dono in soprappi del salario delle
E SULLA DISTRIBUZIONE manu: niccnszzs. 501

di lui fatiche, comperare il travaglio degli altri membri della societ. Cotestoro
nel vendere a lui non guadagnano che il loro vitto; ma il coltivatore raccoglie,
oltre alla sua sussistenza, una ricchezza indipendente e disponibile, chegli non
ha comperata e chegli vende. Esso dunque lunica scaturigine delle ricchezze
che alla circolazione loro animano tutti i travagli della societ, perch esso e
il solo il cui travaglio produca al di l del salario del travaglio.
S. VIII. - Prima divisione della societ in due classi: l'una produttrice ossia classe dei
coltivatori, l'altra stipendt'ata ossia classe degli artigiani.
Ecco dunque tutta la societ divisa, per una necessit fondata sulla natura
delle cose, in due classi, amendue laboriose, ma delle quali luna col suo travaglio
produce, o meglio, trae dalla terra delle ricchezze continuamente rinascenti
che forniscono a tutta la societ la sussistenza e la materia di tutte le necessit;
Ialtra occupata a dare alle materie prodotte Ie preparazioni e le forme che le
rendono appropriate all'uso degli uomini, vende i suoi lavori alla prima e da
essa riceve in cambio la sussistenza. La prima pu chiamarsi classe produttiva
e la seconda classe stipendiala.
g. IX. _ Nei primi tempi il proprietario non ha dovuto essere distinto dal coltivatore.
E fin qui noi non abbiamo guari ancora distinto il coltivatore e il proprietario
delle terre, e dilfatto nella prima origine non erano eglino menomamente distinti.
pel travaglio di coloro che primi hanno coltivati dei campi e che per assicu
rarsene, la ricolta li hanno ricinti di chiusure, che le terre hanno cessato di essere
comuni a tutti e che si sono stabilite le propriet fondiarie. Infine a tanto poi
che le societ le si sieno assodate, e che la forza pubblica, o la legge divenuta
superiore alla forza privata, abbia potuto guarentire a ciascheduno il possesso
tranquillo della propriet sua contro qualunque invasione daltrui, non si poteva
certo conservare la propriet. di un campo se non come la si era acquistata, con
' tinuando cio a coltivarlo. Non sarebbe stata cosa sicura fare coltivare il suo
campo da un altro il quale avendone fatta tutta la fatica, non si sarebbe mica
cos facilmente persuaso, che tutta la ricolta non appartenesse a lui medesimo.
Daltronde, in quel primo tempo, ogni uomo laborioso, trovando quanta terra
volesse, non poteva esser tentato di coltivare per altrui; era dunque forza che
ogni proprietario coltivasse il campo suo, o intieramente lo abbandonasse.
S. X.-Progresso della societ; tutte le terre hanno un padrone.

La terra si andava popolando, e via via pi la si dissodava. Collandar del


tempo le migliori terre le si trovarono occupate; non restarono pi agli ultimi
venuti, se non che dei terreni sterili, riuto dei primi. Ma alla fine ogni terra
trovo il suo padrone, e coloro che non poterono avere propriet nessuna, altro
ajuto non ebbero che quello di cambiare il lavoro delle proprie braccia neglim
pieghi della classe stipendiuta, col superfluo delle derrate dal proprietario col
tivatore.
S. XI. - I proprietarii cominciano a potere discaricarsi del travaglio della coltura addos
sandolo a coltivatori salariati.
Frattanto siccome la 'terra rendeva al padrone che la coltivava non sola
mente la di lui sussistenza, non solamente di che procurarsi per via del cambio
502 SULLA sonmzios'n
il mezzo di soddisfare agli altri bisogni suoi, ma pur anche un superfluo consi
derevole, esso pot con questo superfluo pagare degli uomini per coltivare la sua
terra, e per uomini che vivano di salarii tanto valeva guadagnarli a quel mestiere
che a qualsivoglia altro. La propriet dovette dunque essere separata dal trava
glio della coltura, e assai presto lofu.
3. Kit. - ineguaglianza nella spartizione delle propriet: cause che la rendono inevitabile.
I primi proprietarii occuparono da principio, come lo si detto di gi, tanto
terreno quanto le forze loro permettessero di coltivarne coll'ajuto della propria
famiglia. Un uomo pi forte, pi laborioso, pi previdente, ne prese di pi di
un uomo del carattere opposto; colui che avendo famiglia pi numerosa aveva
maggior numero di braccia, estese maggiormentei suoi possedimenti: ed ecco
gi una prima ineguaglianza.
Tutti i terreni non sono egualmente fertili; due uomini con eguale estensione
di terreno e con pari travaglio possono ricavarne un prodotto assai differente:
seconda sorgente d ineguaglianza.
Le propriet, passando dai padri ai gli, si spartiscono in porzioni pi o
meno piccole secondo che le famiglie sono pi o meno numerose; a misura che
le generazioni si succedono, talora le eredit si suddividono ancora, tal altra si
riuniscono di nuovo per l'estinzione dei rami: terza sorgente d'inegnaglianza.
Il contrasto dell'intelligenza, dell'attivit e sopratutto dell'economia degli uni
eoll' indolenza, l'inerzia e lo scialacquamento degli altri, in un quarto principio
d ineguaglianza e il pi potente d'ogni altro.
il proprietario trascurato e senza previdenza, che coltiva male, che negli
anni di abbondanza consuma in cose frivole la totalit del suo superuo, si trova
ridotto, al minimo accidente, a domandare dei soccorsi al suo vicino pi saggio,
ed a vivere d imprestiti.
Se per nuovi accidenti o per la continuazione della sua negligenza, egli non
si trovi in caso di restituire, segli viene obbligato a procacciarsi nuovi impre
stiti, non avr in fine altro ripiego se non abbandonare una parte ed anche la
totalit del suo fondo al suo creditore, il quale la prender per equivalente,
o cederlo ad un altro in cambio d'altri valori coi quali egli soddisfer al suo
creditore.
S. Xlll. - Conseguenze dellineguaglianza. ll coltivatore distinto dal proprietario.
Ecco i fondi di terra in commercio, comprati, venduti. La porzione del pro
prietario dissipatore o sventurato va ad accrescimento di quella del proprietario
pi fortunato o pi saggio, e in questa ineguaglianza di possedimenti variati all'in
finito, e impossibile che moltissimi proprietarii non ne abbiano pi di quanto
essi ne possano coltivare. D'altronde assai naturale che un uomo desideri go
dere tranquillamente la sua ricchezza, e che invece di occupare tutto il suo tempo
in travagli faticosi, preferisca dare una parte del suo superuo a persone che
lavorino per lui.
3. XIV. -Ripartizione dei prodotti tra il coltivatore ed il proprietario; Prodotto netto 0
rendita.
Per codesta disposizione, il prodotto della terra si divide in due parti: l'una
comprende la sussistenza e i profitti del coltivatore, che sono la ricompensa del
E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE RICCIIEIZE.

suo travaglio e la condizione sotto la quale egli s incarica di coltivare il campo


del proprietario; il rimanente quella parte indipendente e disponibile che la
terra da in puro dono a colui che la coltiva al di l delle di lui anticipazioni e
del salario delle sue fatiche, ed essa la parte del proprietario o la rendita rolla
quale questi pu vivere senza travaglio e-chegli pu portare dovunque voglia.
S. XV. Nuova divisione della societ in tre classi: del coltivatori, degli artigiani e
dei proprietarii , 0 classe produttrice, classe stipendiata, classe disponibile.
Ecco ora la societ divisa in tre classi; la classe dei coltivatori alla quale si
pu conservare la denominazione di classe produttrice; la classe degli artigiani
ed altri stipendiati coi prodotti della terra, e la classe dei proprietarii, la sola
che non essendo guari legata dal bisogno della sussistenza ad un travaglio par
ticolare, possa venire impiegata nei bisogni generali della societ, come la guerra
e l'amministrazione della giustizia, sia col servizio personale, sia col pagamento
di una porzione delle sue rendite, colla quale lo Stato o la societ assolda degli
uomini per adempiere a quegli ulilci. Per la qual ragione la denominazione che
meglio le convenga e quella di classe disponibile.
S. XVI. -Rassomiglianza tra le due classi laboriose o non disponibili.
Le due classi dei coltivatori e degli artigiani si rassomlgliano per molti rap
porti, e sopratutto in quanto che coloro che le compongono non posseggono niuna
rendita e vivono egualmente dei salarii che vengono loro pagati sopra i prodotti
della terra. Gli uni e gli altri hanno inoltre ci di comune chessi non guada
gnano che il prezzo del loro travaglio e delle loro anticipazioni, e questo prezzo
presso a poco il medesimo nelle due classi. Il proprietario mercanteggia con
coloro che coltivano la terra per rilasciar loro la minima parte possibile dei pro
dotti a quel modo stesso chegli dibatte col suo calzolajo il prezzo delle scarpe
che' vuol comperare il meno caro che possa. In una parola il coltivatore e l'ar
tigiano non hanno amendue se non la retribuzione del travaglio loro.
S. XVll. -Dillerenza essenziale tra le due classi non disponibili.
Ma c questa dilierenza tra i due generi di travagli, che il coltivatore produce
il proprio salario suo, e di pi la rendita la quale serve a salariare tutta la classe
degli artigiani ed altri stipendiati; invece che gli artigiani ricevono semplicemente
il salario loro, vale a dire, la parte loro della produzione delle terre in cambio
dei loro lavori, e non producono rendita nessuna. Il proprietario non ha nulla se
non che poi travaglio del coltivatore; da questo egli riceve la sua sussistenza e tutto
quello con cui paga i lavori degli altri stipendiati. Egli ha bisogno dei colli
vatore per la necessita dell'ordine fisico, in forza del quale la terra non produce
guari senza il travaglio; mail coltivatore non ha bisogno del proprietario se non
in forza delle convenzioni e delle leggi che hanno dovuto guarentire ai primi
coltivatori ed ai loro eredi la propriet dei terreni che essi avevano occupati,
anche allora cbessi cessassero di coltivarli, e ci in prezzo delle anticipazioni [on
diarz'e colle quali essi hanno messi quei terreni in istato di essere coltivati, e che,
per cosi dire, si sono incorporati al suolo medesimo. Ma cotali leggi non hanno
potuto guarentire-alluomo ozioso se non che la parte eccedente la retribuzione
dovuta ai coltivatori. il proprietario costretto di rilasciare questa sotto pena
di perdere tutto.
504 SULLA ronuszroa'n
Il coltivatore, per quanto egli sia limitato alla retribuzione del suo travaglio,
conserva dunque'quel primato naturale e sico che lo fa il primo motore di tutta
la macchina della societ, e che fa dipendere dal solo travaglio di lui e la sus
sistenza sua, e la ricchezza del proprietario e il salario di tutti gli altri lavori.
Lartigiano, per lo contrario, riceve il suo salario sia dal proprietario sia dal
coltivatore, e non d loro, col cambio dei suoi lavori, se non l'equivalente di
quel salario, nient'atlatto di pi. Perloech, quantunque il coltivatore e lartigiano
non guadagnino l'uno e laltro se non la retribuzione del travaglio loro, il colti
vatore fa nascere oltre a questa retribuzione la rendita del proprietario; e l'arti
giano non fa nascere niuna rendita n per se ne per altri.
S. XVlll. - Questa dill'erenza autorizza la loro distinzione in classe produttiva e classe
sterile
Si possono dunque distinguere le due classi non disponibili in classe produt
trice che quella dei coltivatori, e la classe sterile che comprende tutti gli altri
membri stipendiati della societ.
3. XlX.- Come i proprietarii possano ritrarre la rendita dalle loro terre.
Queproprietarii i quali non lavorano essi medesimi alla coltivazione delle
loro terre possono usare differenti maniere per farle coltivare, e stabilire ditl'erenti
convenzioni con coloro che le coltivano.
S. XX.-Prima maniera: coltura con uomini salariati.
Prirnamente essi possono pagare degli uomini a giornata, o ad anno, per
coltivare il loro podere, e cos riserbarsi la totalit dei prodotti, la qual cosa sup
pone che il proprietario faccia l'anticipazione e delle semenze e del salario degli
operai intin dopo la ricolta. .
Ma questa prima maniera ha l'inconveniente di esigere molto travaglio e molta
assiduit da parte del proprietario, il quale solo pu dirigere i lavoranti nei loro
travagli, vigilare sull'impiego del loro tempo e sulla loro fedelt alllncbe niuna
parte di prodotto venga sottratta.
Gli vero che esso pu all'uopo salariare un uomo pi intelligente e di cui
conosca la fedelt, il quale, in qualit dinstitutore o guida, diriga gli operai e
faccia il computo dei prodotti; ma sar sempre esposto ad essere ingannato.
D'altronde questo metodo estremamente dispendioso, a meno che la popo
lazione numerosissima e la mancanza d'occupazione negli altri travagli non co
stringa gli operai a contentarsi di salarii bassissimi.
S. XXl. -Seconda maniera: coltura cogli schiavi.

Nei tempi vicini all'origine delle societ, era quasi impossibile trovare degli
uomini che volessero coltivare il terreno altrui, perch i terreni non essendo an
cora occupati, coloro che volevano lavorare prefervano dissodare nuovi terreni
e coltivarli per proprio loro conto. - Quindi non certo nellorigine della societ
che i proprietarii potessero cessare di essere coltivatori; ci avviene soltanto,
come gi l'abbiamo fatto vedere pi sopra (5 Xl e seg.), allora quando il pro
gresso della societ edella coltura hanno fatto nascere e bene distinguere la classe
stipendiata.
E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE mccmazzs. 505
Ma in que primi tempi d ignoranza e di ferocit c ebbero molte occasioni
di dissidii tra gli uomini malamente armati, timidi ,- stimolati da bisogni ,
senza sussistenza ben assicurata, e in conseguenza suscettivi d apprensione
e di odio reciproco; perocche l'esperienza e insegna che non si viene alle mani
quasi mai, se non per debolezza, per inquietudine, per timore bene o male fon
dato di una privazione o di un malanno che si ritenga come certo, ed al quale
si preferiscono le sorti di un combattimento. - Lungo tempo si sono massacrati
senza misericordia i vinti, come fanno tuttavia alcuni selvaggi d'America.
L introduzione della coltura raddolci un poco i costumi senza per correg
gerli intieramente, ed in tal modo che reso la depravazione meno crudele, ma
pi universale e quindi realmente pi pericolosa per l' umanit in generale. -
1 pi forti pensarono, che invece di ammazzare i pi deboli, avrebbero essi tro
vato maggior profitto ad appropriarseli e far loro lavorare la terra come schiavi.
Da quando quell'abbominevole costume venne stabilito, le guerre si fecero
anche pi frequenti. Prima di quell'epoca elle non succedevano che per accidente;
dappoi le si sono intraprese precisamente colla veduta di fare degli schiavi, che
ivincitori sforzavano poi di lavorare per lor conto, o che essi vendeano altrui.
5Tale stato lo scopo principale delle guerre che gli antichi popoli si facevano
f.'un contro l'altro, e questo assassinio e questo commercio regnano ancora in
tutto il loro orrore sulle coste della Guinea, dove gli Europei le fomentano an
dandovi a comperare dei negri per la coltura delle colonie d'America.
S. XXII. - Porzione che la natura assicura ai coltivatori, anche schiavi, sul prodotto
dei loro lavori.
Gli schiavi non hanno nessuna giustizia da reclamare utilmente in faccia
ad uomini che non hanno potuto ri'durli a schiavit senza violare tutte le leggi
dell'ordine e della morale, e tutti i diritti deliumanita.
Ci non ostante la legge fisica della natura assicura anche ad essi una parte
delle produzioni cheglino fanno nascere, poiche bisogna bene che il padrone li
nutra per poter profittare del travaglio loro. Ma tale specie di salario e limitato
ai pi stretto necessario alla loro sussistenza.
S. XXIII. -- Quanto la coltura eseguita per mezzo degli schiavi sia poco proficua, e
quanto costi troppo al padrone ed all'umanit. _
Gli schiavi non hanno nessun motivo per adempiere ai lavori ai quali ven
gono costretti, coll'inteliigenza e colle cure che potrebbero assicurarne la riescita;
donde conseguita che que lavori producono pochissimo.
I padroni avidi altro non sanno, per supplire a tale difetto di produzione che
necessariamente risulta dalla coltura con ischiavi, che di sforzare codesti a tra
vagli ancora pi difficili, pi continui e pi violenti. Sillatti travagli eccessivi ne
fanno perire di molti, ed e mestieri, per mantenerne sempre il numero neces
sario alla coltura, che il commercio ne fornisca ogni anno una quantit grandis
sima, che i padroni sono obbligati di ricomperare. Per tal modo essi non danno
guari salario ai loro schiavi, ma pagano per un capitale considerevole per pro
curarsi questi cattivi operai, e siccome poi e sempre la guerra che forma il primo
fondo di tale commercio, la cosa evidente chesso non pu sussistere se non
con un enormedistruzione di uomini, e quanto pi sieno eglino divisi in nazioni
piccolissime, le quali si lacerano continuamente, e di cui ogni borgata fa la guerra
Econom. Tono i. -- 20.
506 senza aoamzroua
alla sua vicina. Che Inghilterra, Francia, Spagna si facciano guerra la pi acca
nita, le frontiere soltanto di ciascuno Stato saranno manomesso, e ci anche in
piccolo numero di punti soltanto; tutto il rimanente del paese rimarr tranquillo,
e quel po di prigionieri che potrebbero tarsi e dall'una parte e dall'altra sarebbe
un debo'leajuto alla coltura di ciaschaduna delle tre nazioni.
S. XXIV. -La coltura cogli schiavi non pu sussistere nelle grandi societ.
Allora quando gli uomini si riuniscono in grandi societ, le reclutaaioni di
schiavi terminano di essere abbondanti abbastanza per far fronte al consumo che
si fa di essi colla coltura. E quantunque si supplisca al travaglio degli uomini con
quello delle bestie, viene poi un'epoca nella quale le terre non possono pi essere
lavorate da schiavi. Non se ne conserva l'uso che pel servizio dellinterno delle M80,
ed alla lunga anche questo vien meno, perocch a misura che le nazioni si oivi'
lizzano, elle fannotra loro convenzioni pel cambio dei prigionieri di guerra. E
, questa convenzioni si fanno tanto pi facilmente, che ogni privato e interessa
tissimo ad allontanare da se il pericolo di cadere in isehiavii.
S. XXV. - La schiavit della gleba succede alla schiavit propriamente detta.
i discendenti degli antichi schiavi, da principio destinati alla coltura della
terra, cangiano essi medesimi condizione. La pace tra le nazioni non lasciando
pi campo al commercio di provvedere ad un consumo grandissimo di schiavi,
i padroni sono obbligati a risparmiarli davantaggio.
Coloro che son nati nella casa, avvezzatl dell infanzia ai loro stato, ne sono
meno esasperati, quindi i padroni hanno meno bisogno di far uso del rigore per
eonlcnerli. A poco a poco, la gleba ch'essi coltivano diventa la loro patria; essi
non hanno altra lingua se non quella dei loro padroni; diventano parte della
nazione; la famigliarit si stabilisce, e dietro a questa la ducia e lumanita da
parte dei padroni.
S. XXVl. - ll vassallaggio succede alla schiavit della gleba, e loschiavo diventa pro
prietario. Terza maniera: alienazione del fondo col carico di un canone.
L'amministrazione di un fondo coltivato da schiavi esige delle cure penoso
ed una residenza incomoda. il padrone si assicura un godimento pi libero, pi
facile e pi sicuro interessando gli schiavi nella coltura, e abbandonando a cia
scun di loro un certo spazio di terreno, a condizione di renderne a lui una por
zione dei frutti. Gli uni hanno fatto un tale mercato per un dato tempo e non
hanno lasciato ai loro servi se non un possesso precario e revocabile; altri hanno
abbandonati i fondi a perpetuii, riserbandosi una rendita annuale, pagabile in
derrate o in danaro, ed esigcndone dai possessori certi doveri. Coloro che rice
vevano quelle terre sotto le condizioni prescritte divenivano proprietarii e liberi
sotto il nome di ccnsuarii o di vassalli, e gli antichi proprietarii, sotto il nome
di signori, conservavano soltanto il diritto di esigere il pagamento deiia rendita
e gli altri doveri convenuti; cos che sono andate le cose nella maggior
parte dEuropa.
S. XXVII. --Quarta maniera: colonia purziaria.
Quel'ondi divenuti liberi col carico della rendita, possono ancora mutare
proprietarii, dividersi e riunirsi per via delle successioni e delle vendite; e il vas
\
E SULLA nisrmst'zioun DELLE mccuszzn. 507
sulla pu a sua volta aver pi terra di quella che possa egli medesimo coltivare.
il pi sovente la rendita alla qualci fondi sono assoggettati non cos Grossa
che coltivando bene non si possa procurare oltre di essa e delle anticipazioni
delle spese e della sussistenza del coltivatore, una sovrabbondanza di produzioni
la quale formi un altra rendita. In tal caso il vassallo proprietario dcbhe esso
pure aver desiderio di godere senza fatica di questa rendita e di fare coltivare
il suo fondo da altri. D'altra parte il maggior numero dei signori non alienano
se non quelle tali loro possessiqni che loro fanno meno al caso, e conservano
quelle chessi possono far coltivare con minori spese. La coltura cogli schiavi non
essendo pi praticabile, il primo mezzo che si ollrl , ed il pi semplice per impe
gnare gli uomini liberi a coltivare dei fondi che loro non appartenevano, fu di
abbandonar loro una porzione dei frutti ,- la qual cosa gli impegnava a cultivar
meglio che non lo avessero l'alto operai ai quali si fosse dato un salario lisso. La
divisione pi comune stata quella di fare due parti eguali, delle quali luna
apparteneva al colono e l'altra al proprietario; quella che ha dato luogo al
nome di 'mczzadro (mcdiclariusfa, o colono a meta frutti. Secondo le convenzioni
di tal genere che hanno luogo nella maggior parte del territorio di Francia, il
proprietario fa tutte le anticipazioni della coltura, vale a dire ch'egli fornisce a
sue spese il bestiame da lavoro, gli aratri ed altri strumenti aratorii, le sementi
ed il vitto del colono e della famiglia di esso, dal momento che questi entra nella
mezzadria infine alla prima ricolta.
S. XXVlll. -Quinta maniera: locazione o alIltto delle terre.
Dei coltivatori intelligenti e ricchi, che sapevano a qual punto una coltura
attiva e ben diretta, per la quale non risparmiassero ne lavori n spese, avrebbe
potuto portare la fecondit delle terre, giudicarono con ragione ch essi avreb
bero guadagnato assai pi,se il proprietario avesse consentito ad abbando
nar loro per un certo numero danni la totalit delle ricolte, col carico di pagar
essi a lui ciascun anno una rendita costante, e di fare essi tutte le antici
pazioni della coltura. Con ci egliuo si assicpravano che l'accrescimento delle
produzioni che le loro spese e i loro lavori avessero prodotto sarebbe loro in
tieramente appartenuto. il proprietario. dal suo lato, vi guadagnava un godimento
pi tranquillo della sua rendita, poich veniva cosi sbarazzato della cura di fare
le anticipazioni,.e di fare il computo dei prodotti; pi eguale perch ogni anno
riceveva il medesimo prezzo del tto; e pi certo perch non correva mai il
rischio di perdere le sue anticipazioni, e che i bestiami e gli altri oggetti portati
dal ttajuolo nel suo fondo diventavano un pegno che lo assicuravano del paga
mento. D'altronde la scritta dellallitto non essendo che per un corto numero
danni, se il suo littajuolo gli aveva dato delle sue terre un prezzo troppo basso,
poteva al [inire della locazione aumentarlo.
S. XXIX, -Questultimo metodo il pi vantaggioso di tutti, ma esso suppone un paese
di gi ricco.
Questo metodo di affittare le terre e tra tutti quanti il pi vantaggioso ai pro
prietarii ed ai coltivatori; esso si stabilisce da per tutto dove sieno coltivatori ric
chi in grado di fare le anticipazioni della coltura; e siccome i coltivatori ricchi
possono dare assai pi travaglio ed iugrassi alla terra, ne risulta un prodigioso
aumento delle produzioni e nella rendita dei beni fondi.
508 SULLA FORMAZIONE
In Picardia, in Normandia, nei dintorni di Parigi, e nella maggior parte delle
provincie settentrionali della Francia, le terre sono coltivate da ttajuoli. Nelle
provincie meridionali elle lo sono da mezzadri; ondech le provincie del norte
della Francia sono elleno incomparabilmente pi ricche e meglio coltivate che
non quelle del mezzod.

S. XXX. - llicapitolazione delle differenti maniere di far fruttare le terre.


Abbiamo accennate cinque maniere differenti colle quali i proprietarii hanno
potuto, esentandosi dal travaglio, far fruttare le terre loro per mano altrui ; -
la prima con lavoranti pagati a salario lsso; -- la seconda con ischiavi; _ la
terza abbandonando il fondo merce un canone; - la quarta abbandonando al
coltivatore una porzione determinata, e il pi comunemente, la met dei frutti,
incaricandosi il proprietario di fare le anticipazioni della coltura; - la quinta
allegando la terra a ttajuoli i quali s'incaricano essi di fare tutte le anticipa
zioni della cultura, e si obbligano a dare al proprietario, durante un numero
d'anni convenuto, una rendita sempre eguale. .
Di queste cinque maniere, la prima troppo dispendiosa rarissime volte posta
in uso; la seconda non pu aver luogo se non nei paesi ancora ignoranti e bar
bari; la terza anzich una maniera di far fruttare la propriet sua la piuttosto
un abbandono della propriet stessa per un credito sopra il fondo. L'antico
proprietario non pi , propriamente parlando , se non un creditore del
nuovo.
Le due ultime maniere sono le pi generalmente in uso, cio: la col
tura dei mezzadri nei paesi poveri, e la coltura dei ttajuoli nei paesi pi
ricchi.
S. XXXI. -Dei capitali in generale e della rendita del danaro.
C' un altro mezzo di esser ricco senza lavorare e senza possedere delle
terre, del quale non ho per anche parlato. necessario spiegarne l'origine ed il
legame col resto del sistema della distribuzione delle ricchezze nella societ, di
cui n qui ho abbozzato lo schizzo.
Questo mezzo consiste a vivere del proprio capitale, o meglio, dell'interesse
che se ne trae dandole a prestito. - una cosa alla quale l'uso dell'oro e del-'
l'argento da molta cooperazione, facilitando i piccoli risparmi.
. S. XXXII. -Dell'uso dell'oro e dell'argento nel commercio.
L'argento e l'oro sono due mercanzie come tutte l'altro, e meno preziose di
moltaltre, poich elle non sono di niun uso pei bisogni veri della vita. Alne
di spiegare come questi due metalli sieno divenuti il pegno rappresentativo di
qualunque specie di ricchezze, come cssi influiscano nell'andamento del COIll
mercio, e come entrino nella composizione delle fortune, e mestieri risalire un
po in su e tornare alquanto in addietro.

S. XXXlll. - Nascimento del commercio. Principio della valutazione delle cose com
marina I.

Il bisogno reciproco ha introdotto il cambio di ci che si aveva con quello


che non si aveva. Si cambi una derrata con un'altra, le derrate con il travaglio.
e senza msrmnuzloua manu: mccuazza. 509
- Per codesti cambii, bisognava che le due parti convenissero della qualit e
della quantit di ciascuna della cose cambiate. -ln cotal condizione naturale
che ciascuno desideri ricavare pi e dar meno che possa. - E tutti due essendo
egualmente padroni di quello che hanno a dare in cambio, spetta a ciascun di
loro di bilanciare lattaccamento chegli ha per la derrata che offre, col deside
rio che ha della derrata che vuole acquistare, ed a fissare in conseguenza la
quantit delle cose cambiate. Se i due non si trovan daccordo, bisogna che si
avvicinino cedendo un poco dall'una parte e dallaltra, offrendo di pi e conten
tandosi di meno. - lo suppongo che luno abbia bisogno di frumento e l'altro
di vino, e che si accordino di cambiare uno stajo di frumento e sei pinta di vino;
evidente che per ciascun di loro uno stato di fromanto e sei pinta di z-ino
sonogonsiderate come esattamente equivalenti, e che in questo cambio particolare
ilprezzo di una stajo di frqmento e sei pinta di vino, e il prezzo di sci pinta
di vino uno stajo di frumento. I
Ma in un altro cambio tra altri uomini, il prezzo sar differente secondo che
l'uno dessi avr un bisogno pi o _meno urgente della derrata dun altro, ed
uno stajo di frumento potr essere cambiato con otto pinta di vino, mentre che
un altro stajo sar cambiato con quattro pinta soltanto. Ora evidente che
niuno di quetre prezzi potrebbe essere risguardato pi l'uno che l'altro come
il prezzo vero dello stajo di frumento, poich per ciascuno dei contrattanti il vino
che ha ricevuto era lequivalente del frumento che ha dato; in una parola infno
a tanto che si consideri ciascun cambio come isolato e'nel suo particolare, il
valore di ciascheduna delle cose cambiate non ha altra misura se non il bisogno
0 il desiderio ed i mezzi dei contrattanti hilanciati_ dall'una e dall'altra parte, e
non fissato che dall'accordo della loro volont.

5. XXXIV. -Come si stabilisca il valore corrente nei cambii delle mercanzie.


Frattanto avviene che parecchi hanno del vino da offrire a quello che ha
del frumento. Se uno non ha voluto dare che quattro pinta per uno stajo, il
proprietario del frumento non gli dar mica il suo frumento quando sapr che
un altro gliene dar sai pinta o atto per il medesimo stajo. Se quel primo
voglia avere il frumento, sar obbligato di alzare il prezzo al livello di colui che
offre di pi. I venditori del vino profttano dal canto loro della concorrenza tra
li venditori di frumento. Ciascuno non si determina a cedere la sua derrata se
non dopo aver confrontate le differenti offerte che gli si fanno della derrata di
cui egli abbisogna, e d. la preferenza all'offerta la pi grossa. Il valore del fru
mento e del vino non pi dibattuto tra due soli individui relativamente ai biso
gni loro ed alle loro facolt reciproche, esso si fissa dal bilancio dei bisogni e
delle facolt della totalit dei venditori di frumento con quelli della totalit dei
venditori di vino. Perocch colui che darebbe volentieri otlo pinta di vino per
uno stajo di frumento, non ne dar pi che quattro allorch sapr che un pro
prietario di frumento consente a darne due staja per otto pinta. Il prezzo medio
tra le differenti offerte e le differenti domande diventer il prezzo corrente, al
quale tutti i compratori e i venditori si conformeranno nei cambii loro, e sar
vero il dire che sei pinta di vino saranno per tutti l'equivalente di uno stajo di
frumento, se sia codesto il prezzo medio, inno a tanto che la diminuzione
offerta da un lato, 0 di domanda dallaltro non faccia mutare quella valutazione
510 senza roamzione

S. XXXV. - il commercio d a ciascuna mercanzia un valore corrente relativamente a


ciascnn'altra mercanzia; dal che segue che qualunque mercanzia l'equivalente di una
certa quantitdi qualunque altra mercanzia , e ptl essere considerata come un pegno
che la rappresenti.
il frumento non si cambia soltanto col vino, ma con tutti gli altri oggetti di
cui possano aver bisogno 1 proprietarii di frumento, col legno, il cuojo, la lana,
il cotone, ecc.; lo stesso avviene del vino e di ciascbeduna derrata in partico
lare. Se uno slajo di frumento e l'equivalente di sei pinta di vino e che un mon
tonc sia l'equivalente di tra staja di frumento, questo montone sar l'equivalente
di diciotto pinte di vino. Colui che avendo del frumento, avr bisogno di vino,
potrebbe senza inconveniente cambiare il suo frumento con un montone, aliine
di poter poscia ricambiare il montone col vino del quale abbisogna.
I

S. XXXVl. - Ciascuna mercanzia pu servire di scala 0 di misura eomhneper confron


tarvi il valore di tutte le altre.
Consguita da ci che in un paese dove il coitimet-cio sia molto animato, dove
sieno molta produzione e molto consumo, dove sieno molte offerte e richieste
d'ogni sorta di derrate, ciascuna specie avr un prezzo corrente relativamente a
ciascun altra specie, vale a dire che una certa quantit dell'una equivarl ad
una certa quantit di ciascuna dllaltre. Cos la medesima quantit di frumento
la quale varr diciotto pinta di vino, varr pure un monoize, un cuojo conciato,
una certa quantit di ferro, e tutte le altre cose avranno nel commercio ui va
lore eguale.
Per esprimere e far conoscere il valore di una cosa in particolare, evidente
che basti enunciare la quantit di un'altra derrata conosciuta che sia considerata
come l'equivalente di essa. Cosi per far conoscere . quanto valga un cuoio di una
certa grandezza, si pu dire indifferentemente che esso vale tre staja di frumento
e diciotto pinta di vino. Si pu nello stesso modo esprimere il valore di una
certa quantit di vino col numero dei milioni e delle stizja di frumento che
quella vale in commercio. 4
' Ognun vede da questo che tutte le specie di 'detrate le quali possono essere
l'oggetto del commercio, misuransi per cosi dire l'une l'altre, che ciascuna pu
servir di misura comune o di scala di paragone pel- riferirvi i valori di tutte le
altre. E 'parimen'te ciascuna mercanzia diventa tra le mani di colui che la
possiede un mezzo di procurarsi tutte le altre, una specie di pegno universale.
S. XXXVII. -0gni mercanzia non presenta una scala dei valori egualmente comoda. Si
dovuto preferire nell'uso quelle che, non essendo suscettibili di una grande diffe
renza nella qualit, hanno un valore principalmente relativo al numero o alla quantit.

Ma quantunque tutte le mercanzie abbiano essenzialmente quella propriet di


rappresentare tutte le altre, di poter servire di comune misura per esprimere il
valore, e di pegno universale per procurarsele tutte per-via del cambio, tutto
per non possono essere colla medesima facilit adoperate a questi due usi.
Quanto pi una mercanzia suscettiva di mutar di valore in ragione della
sua qualit, tanto pi difiicile di farla servire di scala'per riferirvi il valore
delle altre mercanzie.
Per esempio, se diciotto pinta di vino d'Angi sono l'equivalente d'un mon

\
E SULLA DIS'IBIBUIIONB DELLE sicurezza. 511
ione, diciotto pinta di vino del Capo saranno l'equivalente di'diciotto montoni.
Quindi chi per far conoscere il valore di un montone dicesse, che vale diciotto
pinte di vino, adoprsrebbe un linguaggio equivoco e che non darebbe nessuna '
v
idea precisa, a meno che non vi si aggiungessero spiegazioni, la qual cosa riu
scirebbe molto incomoda.
Si dunque voluto scegliere a preferenza, per iscala di comparazione, delle
derrate che essendo di un uso pi comune e quindi di un valore pi conosciuto,
fossero pi simili le une alle altre, e di cui per conseguenza il valore era pi
relativo al numero e alla quantit che non alla qualit.
3. XXXVIII. - In mancanza dell'esatta corrispondenza tra il valore ed il numero o la
quantit. vi si supplisce con una valutazione media che diventa una specie di mo
neta ideale.
In un paese dove non sia che una razza sola di montoni, si pu facilmente
pigliare il valore di un tratto o di un montone per la misura comune dei valori,
e si dir che un caratello di vino o una pezza di stoffa valgono un certo numero
di celti e di montani. H Per verit c' tra i montoni qualche lneguagllanza; ma
quando si tratta di vendere dei montoni, si ha la cura di valutare quell inegua
glianta e di calcolare per esempio due agnelli per un montone. Aliorche si
tratta di valutare qualunque altra mercanzia, si prende per unit il valore co
multe di 1111 montone di et e di vigoria medlane.
A questo modo, l'enunciazione dei valori in montani diventa come un lin
guaggio di convenzione, e questa parola un montone nelle abitudini del com
mercio, non significa pi che un certo valore, il quale nella mentc.di coloro che
la sentono, porta l' idea non solamente di un montone, ma di una certa quantit
di ciascuna delle derrate le pi comuni, le quali sono risguardate come lequiva
lente di quel valore; e questa espressione finir collapplicarsi cosi fatlamente a
un valore fittizio ed astratto piultostoch a un montone reale, che se per avven
tura accada una moria nei montoni, e che per averne uno abblsogni dare il
doppio di frumento o di vino che per lo innanzi, si dir che un montone vale due
montani piuttosto che mutar l'espressione alla quale si abituati per tutti i valori.
3. XXXIX. - Esempi di tali valutazioni medie che diventano unespressione ideale dei
valori.
Oguun conosce nel commercio di tutte le nazioni molti'esempi di cotali va
lutazioni fittizie in mercanzie, le quali non sono, per cosi dire, se non un linguag
gio di convenzione per esprimere il loro valore.
Cos i poliaiuoli di Parigi, et pescivendoli, che forniscono le grandi famiglie,
fanno ordinariamente i loro contratti a pezzo. Una pollanca grassa la si com
pnta un pezzo, un pollastro mezzo pezzo, pi o meno secondo la stagione e cosi
il rimanente. -Nel commercio dei negri venduti alle colonie d'America, si
vende un carico .di negri in ragione di tanto per testa di negro pezzo d India.
Le donne e i fanciulli si valutano in modo, per esempio, che tre fanciulli ovvero
una donna e un fanciullo si computano come una testa di negro. Si aumcnnta o
si diminuisce la valutazione in ragione del vigore 0 dell altre qualit degli
schiavi, di modo che v ha tale schiavo che pu esser contato per due teste
di negro.
512 -- SULLA FORMAZIONE \
I negri Mandingos, i quali fanno il commercio della polvere d'oro coi mer
canti arabi, riferiscono tutte le derrate ad una scala ttizia, le cui parti si chia
mano macutes, in guisa che essi dicono ai mercanti che loro danno tante macules
in oro. E in macutes pure valutano le mercanzie che ne ricavano, e discutono coi
mercanti sul pi e sul meno di tale valutazione.
cos che si comeggia in Olanda a orim' di banca, che non sono che una
moneta ttizia e che nel commercio si valutano talora pi, talora meno della
moneta che chiamano orim'.
S. XL. -- Ogni mercanzia un pegno rappresentativo di tutti gli oggetti di commercio;
ma pi o meno comodo nell'uso secondo che ella pi o meno facile a trasportare
e a couservarsi senza alterazione.
La variazione nella qualit delle mercanzie e nel loro prezzo in ragione di
quella qualit, che le rende pi o meno acconcie che altre a servire di misura
comune, si oppone pure, pi o meno, ad esser elle un pegno rappresentativo di
qualunque altra mercanzia di egual valore.
Non di meno c', quanto a questultima propriet, una differenza grandissima
tra le differenti specie di mercanzie.
cosa evidente, per esempio, che un uomo che ha in casa sua una pezza di
tela e assai pi sicuro di procurarsi quanto pi voglia una data quantit di fru
mento di egual valore, che non un altr uomo, il quale abbia una botte di vino,
essendo il vino soggetto ad un'innit di accidenti che possono in un istante
fargli perdere tutto il suo prezzo.
3. XLl. - Ogni mercanzia ha le due propriet essenziali della moneta, di misurare e
di rappresentare ogni valore; e in questo senso ogni mercanzia moneta.
Queste due propriet di servire di comune misura di tutti i valori, e di essere
un pegno rappresentativo di qualunque mercanzia di pari valore, racchiudono
tutto ci che costituisce lessenza e l'utilit di ci che si chiama moneta, e con
sguita dai particolari nei quali siamo entrati pocanzi, che tutte le mercanzie
sieno in alcuni aspetti moneta e partecipino a quelle due qualit essenziali, pi
o meno secondo la natura loro particolare. - Tutte sono pi o meno proprie a
servir di comune misura in ragione di quanto elle sieno dun uso pi generale,
duna qualit pi simile, e pi facili ad esser divise in parti di un valore eguale.
-- Tutte sono pi o meno proprie ad essere un pegno universale di cambii, in
ragione di quanto alle sieno meno suscettibili di calo e d'alterazione nella quan
tit e qualit loro.
5. XML - lleciprocamente, ogni moneta essenzialmente mercanzia.
Non si pu prendere per comune misura dei valori se non ci che abbia
un valore, se non ci che venga ricevuto nel commercio in cambio degli
altri valori, e non c' pegno universalmente rappresentativo di un valore, se non
un altro valore eguale. - Una moneta di pura convenzione dunque una cosa
impossibile.
S. XLlll. - Dillerenti materie hanno potuto servire ed hanno servito di moneta usuale.
Molte nazioni hanno adottato nel loro linguaggio e nel loro commercio, per
comune misura dei valori, dilfcrenti materie pi o meno preziose: ci sono ancora
E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE RICCHEZZE

oggidi taluni popoli barbari chesi servono di una specie di piccole conchiglie
chiamate cauris, le quali anche adoperano a farne monili e braccialetti ad orna
mento delle loro donne. illi rammenta aver veduto in collegio dei noccioli di
albicocche cambiati e dati in baratto come una specie di moneta tra gli scolari,
che se ne servivano per giuocarc a differenti giuochi. _ Ho gi parlato della
valutazione a un tanto la testa del bestiame. Se ne trovano vestigia nelle leggi
di quelle antiche nazioni germaniche che distrussero l imperio romano. i primi
romani, o almeno i Latini antenati loro, se n'erano serviti pur essi. Si pretende
che le prime monete che si coniarono in rame rappresentassero il valore di un
montone e portassero limpronta di quellanimale, e che sia da ci che derivasse
la parola pecunia, da pccus. Questa congettura ha molta verosimiglianza.
S. XLIV. - i metalli e soprattutto l'oro e l'argento sono pi acconci di qualunque altra
sostanza, e perch.
Eccoci arrivati allintr'oduzione dei metalli preziosi nel commercio. Tutti i
metalli a misura cheglino sono stati scoverti, sono stati ammessi nei cambii, in
ragione della loro utilit. reale; il loro tulgente gli ha fatti ricercare per servire di
adornamento; la loro duttilit e la loro solidit gli hanno resi adatti a farne vasi
e utensili pi durevoli che non quelli di creta.
Ma queste sostanze non poterono entrare nel commercio senza divenire, quasi
immediatamente, la moneta universale. Un pezzo di qualsiasi metallo ha esatta
mente la medesima qualit di un altro pezzo dello stesso metallo, purch sia
esso egualmente puro. Ora la facilit che si ha di separare per mezzo di diiferenti
operazioni della chimica,.un metallo dagli altri metalli ai quali si fosse allegato,
si che si possa sempre ridurlo a quel grado di purezza, e come si suole esprimersi,
al titolo che si vuole; allora il valore del metallo non pu pi dtilerire se non
col suo peso.
Esprimendo il valore di ciascuna mercanzia col peso del metallo che se ne
d in cambio, si avr dunque lespressione di tutti i valori, la pi chiara, la pi
comoda, la pi suscettibile di precisione, e da quel momento e impossibile che
nell'uso non la si preferisca a qualunque altra. i metalli non sono poi meno
proprii a divenire il pegno universale di tutti i valori ch'essi possono misurare;
siccome essi sono suscettibili di tutte le divisioni immaginabili, non c' nessun
oggetto nel commercio, il valore del quale, piccolo o grande, non possa essere
esattamente pagato da una certa quantit di metallo. A questo vantaggio di pre
siarsi a qualunque sorta di divisioni, aggiungono essi anche quello di essere inal
terabili, e quelli che sono rari, come largento e loro, hanno un valore grandis
simo sotto un peso ed un volume pochissimo considerevole.
Questi due metalli sono dunque tra tutte le mercanzie i pi facili a verificare
nella loro qualit, a dividere nelle loro quantit, a conservare eternamente senza
alterazione, ed a trasportarsi in tutti i luoghi con meno spese. Qualunque uomo
che abbia una derrata superflua e che pel momento non abbia bisogno di altra
derrata d'uso, si allretter dunque di cambiarla con danaro, col quale esso
pi sicuro che con qualunque altra cosa di procurarsi la derrata che vorr al
momento che ne avr bisogno.
314 senza ronturoaa

S. XLV. - L'eroe l argento sono costituiti dalla natura delle cose moneta , e moneta
universale indipendentemente da qualunque convenzione e da qualunque legge.
Ecco dunque l'oro e l'argento costituiti moneta, e moneta universale, e que
sto senza niuna convenzione arbitraria degli uomini, senza l'intervento di alcuna
legge, ma per la natura delle cose. Non sono eglino, come non pochi l'hanno
immaginato, dei segni di valore; eglino hanno essi medesimi un valore. Se sono
suscettibili di essere la misura ed il pegno degli altri valori, una tale propriet
loro comune con tutti gli altri oggetti che hanno un valore nel commercio.
Essi non ne differiscono se non che essendo al tempo stesso pi divisibili,
pi inalterabili e pi facili a trasportare che qualunque altra mercanzia noi sia,
pi comodo impiegarli a misurare e rappresentare i valori.

3. XLVl. - Gli altri metalli non sono impiegati a quest'usi se non sussidariamente.
Tutti i metalli sarebbero suscettibili di essere impiegati come moneta.
Ma quelli che sono molto comuni hanno troppo poco valore sotto un troppo
grande volume per essere impiegati nei cambii correnti del commercio. il rame,
largento e l'oro sono i soli di cui siasi fatto un uso abituale.
Ed anzi, ad eccezione di alcuni popoli ai quali n le miniere, ne il commercio
non avevano ancora potuto fornire una quantit sufficiente doro e d'argento, il
rame non ha mai servito che nei cambii dei pi piccoli valori.
3. KM". -Luso dell'oro a dell'argento come moneta ne ha aumentato il valore come
materia.
E impossibile che la sollecitudine colla qttnie ciascuno ha cercato e cambiare
le sue derrate superflue con l'oro o l'argento piuttosto che con qualunque altra
mercanzia non abbia aumentato nel commercio il valore di quei due metalli. Essi
non sono perci diventati che pi comuni per l'otiicio di pegno e di comune misura.
5. XLVlll. - Variazioni nel valore delloro e dell'argento paragonati con gli altri oggetti
di commercio, e tra loro. .
_ Questo valore suscettibile di mutazione, e muta di fatto continuamente, di
maniera che la medesima quantit di metallo che corrispondeva a una certa
quantit di tale o tal altra derrata, cessa di-corrispondervi, e che bisogna pi o
meno danaro per rappresentare quella derrate. medesima.
Allorch ce ne vuole di pi, si dice che la derrata e pi cara, ed allorch ce
ne bisogna di meno si dice che la a pi buon mercato; ma si potrebbe pur
dire altrettanto bene che il danaro che pi a buon mercato nel primo caso, e
pi caro nel secondo.
Ne l'oro e l'argento variano di prezzo soltanto, confrontati con tutte le der
rate, ma eglino variano di prezzo tra loro in ragione della maggiore o minore
abbondanza di essi. notorio che in Europa, oggidi, si danno tra le quattordici a
le quindici once d'argento per cmoncz'a d'oro, e che nei tempi pi antichi non
si davano per unoncia d'oro se non tra le dieci e le undici once d'argento.
Ed oggi tuttavia in Cina non si danno guari che circa dodici once dar
gente per avere unoncia d'oro, dimodoch da grande vantaggio a portare dell
argento alla Cina per lo vi cambiare con ore che si riporta in Europa. mani
festo che a lungo andare cotal commercio debba rendere l'oro pi comune in
e SULLA msrmnuuons DBLLB iuccuszzn. 515
Europa e pi raro nella Ciao, e che il valore di questi due metalli debba alla
fine ricondursi da per tutto alla medesima proporzione. I
Mille cause differenti concorrono a fissare ad ogni istante ed a far variare del
continuo il valore delle derrate paragonata, sia le une colle altre, sia col danaro.
Le stesse cause fissano e fanno variare il valore del danaro, paragonato tanto al
valore di ciascuna derrata particolarmente, come alla totalit degli altri valori
che sono attualmente in commercio. Ma non sarebbe possibile soernere queste
differenti cause e svolgerne gli effetti loro senza lasciarsi andare a particolareg
giamenti distesissimi e dil'flcilissimi, per cui mi asterr di entrare in tale di.
scussione.
s. XLiX. - L'uso dei pagamenti in danaro ha dato luogo alla distinzione tra il venditore
e il compratore.
A misura che gli uomini sonosi famigliarizzati coll'abitudine di tutto valutare
in danaro, di cambiare tutto il loro superfluo con danaro, e non cambiare 'i da
naro se non con cose che loro ibssero utili e piacevoli per il momento, eglino si
sono avvezzatia considerare i cambii del commercio sotto un nuovo punto di
vista.
s'si vi hanno distinto due persone, il venditore ed il compratore. il Venditore
era quello che dava la derrata per del danaro, e il compratore quello che dava
il tiimaru per avere la derrata.
S. la - L'uso del danaro ha molto facilitato la separazione dei diversi travagli tra i diffe
renti membri della societ. '
Quanto pi il danaro teneva luogo di tutto, tanto pi ciascuno poteva, dedi
candosi unicamente alla specie di coltura o dindustria da lui scelta, liberarsi di
ogni cura di provvedere agli altri suoi bisogni e non pensare se non che a pro
curarsi quanto pi danaro potesse colla vendita de suoi frutti o del suo travaglio,
ben sicuro, con quel danaro di avere tutto il resto: cosi che l'uso del danaro
ha prodigiosamente all'rettato il progresso della societ.
S. Ll. -- Della riserva dei prodotti annuali, accumulati per formare dei capitali.
Non appena si trovarono uomini ai quali la propriet delle terre assicurava
una rendita annua pi che sufficiente a soddisfare a tutti ibisogni loro, si dovet
tero pure trovare uomini i quali e inquieti dell'avvenire o solamente prudenti,
misero in serbo una parte di quanto essi raccoglievano ogni anno, sia per far
fronte a tutti gli accidenti possibili, sia per aumentare la propria agiatezza.
Allorch le derrate chessi raccoglievano erano difficili a conservare, dovet
tero essi cercare di procurarsi in cambio oggetti di una natura pi durevole ed ai
quali il tempo non facesse perdere il loro valore, o che potevano venire impiegati
in guisa da procurare tali profitti, che ne risarcissero con vantaggio il deterio
ramento.
S. Lli. -- Riccbezze mobiliari. Cumulo di danaro.
Questo genere di possedimenti risultanti dall'accumulazione dei prodotti an-l

mail non consumati, conosciuto sotto il nome di ricchezza mobiliari.


i mobili, il vasellame, la mercanzia posta in magazzino, gli attrezzi di cia
scun mestiere, i bestiami appartengono a questo genere di ricchezze.
516 - senza FORMAZIONE
evidente che gli uomini siensi operosamente occupati a procurarsi quanto
mai potevano maggiormente di tali ricchezzeprima di conoscere il danaro; ma
non e meno palpabile per che da quando fu conosciuto questo, da quando fu
provato esser egli il pi inalterabile di tutti gli oggetti di commercioe il pi facile
a conservarsi senza impiccio, dovette essere principalmente ricercato da chiun
que abbia voluto accumulare. N furono gi i proprietarii delle terre solamente
che cosi cumularono il loro superuo. Quantunque i protti dell'industria non
sieno mica, come le rendite della terra un dono della natura e che luomo indu
strioso non ricavi dal suo travaglio che il prezzo che gliene d colui che paga il
suo salario: quantunque quest'ultimo gli assottigli quanto pi pu quel salario, e
che la concorrenza obblighi l'uomo industriosa a coutentarsi di un prezzo minore
di quello chei vorrebbe; e certo ci non ostante, che questa concorrenza non
mai stata abbastanza numerosa, abbastanza animata in tutti i generi di travagli,
perch un uomo pi destro, pi attivo, e soprattutto pi economo degli altri
nella sua consumazione personale, non abbia potuto, in tutti i tempi, guadagnare
un po pi di quello che non gli bisogni per farlo sussistere, esso e la famiglia
sua, e mettere in serbo quel soprappi per farsene un piccolo peculio (1).
S. LllL-Le ricchezze mobiliari sono un preliminare indispensabile per tutti i tra
vagli lucrativi.
Ed anzi necessario che, in ciascun mestiere, gli operai e gl intraprenditori
che fanno lavorare quelli, abbiano un certo fondo di ricchezze cumulate prece
dentemente. E qui nuovamente, noisiamo obbligati di tornare indietro per ricor
dare parecchie cose le quali non sono state da principio indicate che di pas
saggio, quando si e parlato della divisione delle differenti professioni e dei dille
renti mezzi coi quali i proprietarii possono far fruttare i-lor fondi, perch allora
non ci sarebbe venuto fatto di bene spiegarle senza interrompere il lo delle
idee.
5. LIV. - Necessit delle anticipazioni per la coltura.
Tutti i generi di travagli della cottura, dell industria, del commercio esi
gono delle anticipazioni. Quandanche si lavorasse la terra colle mani, bisogne
rebbe seminare per raccogliere; bisognerebbe pur vivere [in dopo la ricolta.
Quanto pi la coltura si perfeziona e si anima, tanto-pi le anticipazioni sono
torti. Occorrono hestiami, strumenti aratorii, casamenti per ricoverarei bestiami,
per custodirvi le ricolte; e d'uopo pagare e far sussistere infine alla ricolta
un numero di persone proporzionato all'estensione della coltivazione. Non
che con grosse anticipazioni che si ottengono ricchi prodotti, e che le terre
danno molta rendita. in qualsivoglia mestiere bisogna dapprima che l operajo
abbia degli utensili, una quantit sutllciente delle materie che sono loggetto

(l) Il principale vantaggio dell'oro e dell'argento per la formazione dei capitali e stato
di favorire i pi piccoli risparmii, e di capitalizzarli per modo chessi dopo un certo tempo
,divenissero applicabili ad acquisizioni di mobili e di vestimenta di un uso durevole, ed
anche a pagare travagli utili. - Prima dellintroduzione di que metalli nel commercio.
un uomo non si poteva formare altro capitale se non colla moltiplicazione de'suo bestiami,
o limpiego del suo travaglio, che non fosse assolutamente necessario alla sua sussistenza.
a l'abbricarsi delle cose durevoli acconcic all'uso proprio, o che potessero essere vendute.
(Dupont di Nemours).
E SULLA DISTRIBUZIONE naua incertezza. 517
del suo travaglio; bisogna che abbia di che campare infine alla vendita dei
suoi lavori.
8. LV. -Prime anticipazioni fornite dalla terra ancora incolta.
sempre la terra che la prima, l'unica scaturigine di tutte le ricchezze;
essa e che, per la coltura, produce ogni rendita; essa pur anche che ha
dato il primo fondo di anticipazioni anteriore a qualsifosse coltura. Il primo
coltivatore ha preso i semi ch'egli ha poi seminati, da piante che la terra
aveva prodotte da se sola; infine a tanto che non venne la ricolta, egli visse
colla caccia, colla pesca, colle frutta selvatiche; primi strumenti suoi furono
dei rami d'albero strappati nella foresta, sgrossati con pietre taglienti aguzzate
contro altre pietre; egli ha presi alla corsa, o fatti cadere ne suoi trabocchetti
gli animali erranti del bosco; gli ha sottomessi, addimesticati; se n' servito
primamente per suo cibo, dappoi per farsi ajutare nel suo travaglio. Quel
primo fondo a poco a poco si accrebbe; i bestiami soprattutto furono di tutte
le ricchezze mobiliari, la pi ricercata in que primi tempi, e quella che fu
pi facile accumulare; essi muojono, ma si riproducono , e la ricchezza n
per cosi dire inesauribile, ella si aumenta per via della sola generazione, e i
bestiami danno inoltre un prodotto annuale, sia in latticinii, sia in lane, in
cuojo ed in altre materie, le quali col legname preso nelle foreste, sono stato
il primo fondo dei lavori d industria.

S. LVl. - Bestiami, ricchezza mobiliare anteriore anche alla coltura delle terre.
In un tempo in cui c'era ancora una grande quantit di terre incolte e
che non appartenevano ad alcuno si pot avere dei bestiami senz'essere pro
prietarii di terre. Anzi probabile che gli uomini abbiano quasi dappertutto
cominciato a riunire degli armenti ed a vivere del prodotto loro prima ti
accingersi al travaglio pi faticoso della coltura.
Pare che le nazioni le quali abbiano pi ab antico coltivato la terra sieno
quelle che hanno trovato nelle loro regioni delle specie di animali pi su
scettibili di essere addimesticati, e che da ci sieno stati condotti dalla vita
nomade ed agitata dei popoli che vivono di caccia e di pesca, alla vita pi
tranquilla dei popoli pastori.
La vita pastorale fa soggiornare pi lungamente in un medesimo luogo;
essa lascia pi tempo, ollre pi occasioni di studiare la dilferenza dei terreni,
di osservare l'andamento della natura nella produzione delle piante che ser
vono di pascolo agli animali. Ed forse a ci che si debbe che le nazioni
asiatiche abbiano prima coltivate le terre, e che i popoli dellAmerica sieno
rimasti cosi lungamente nello stato selvaggio.

5. IN. - Le ricchezze mobiliari hanno un valore permutabile colla terra medesima.


'Coloro che avevano molte ricchezze mobiliari poteano impiegarle non so
lamente alla coltura delle terre, ma ben anche ai ditlerenti travagli dell'indu
stria. La facilit di cumulare cotali ricchezze e di farne uso anche indipen
dentemente delle terre fece s, che le terre si valutassero, e il valor loro a
quello delle ricchezze mobili si paragonasse.
Un uomo che avesse avuto grande quantit. di terre senza bestiami ne
/

518 [sulla rom/unione


strumenti, 0 senza una quantit sufficiente di bestiami e di strumenti, avrebbe
fatto vantaggioso mercato cedendo una parte delle sue terre ad altr'nomo che
ne avesse a lui dato in cambio bestiami e strumenti per coltivare le rima
nenti. principalmente per ci, che i fondi di terra entrarono pur essi nel
commercio ed ebbero un valore paragonabile a quello di tutto 'l'altre derrate.
Se quattro staja di frumento, prodotto netto di un arpento di terra, va
levano sci montani, l'arpento stesso ,che li produceva avrebbe potuto essere
ceduto per un dato valore, maggiore per verit, ma sempre facile a deter
minare nel modo stesso del prezzo di qualsivoglia mercanzia, vale a dire,
prlmamente col dibattimento dei due contrattanti, e dappoi secondo il prezo
corrente stabilito dal concorso di coloro che vogliono cambiare delle terre
con bestiami, e di coloro che vogliono dare dei bestiami per aver delle terra.
E colla norma di un tal prezzo corrente che si valutano le terre allorch
un debitore, perseguito dal suo creditore, obbligato di cedergli il proprio
fondo.
3. LVlll. - Valutazione delle terre dalla proporzione delle rendite colla somma delle
ricchezze mobili, o il valore col quale vengono quelle cambiate; questa proporzione
quella che si chiama il denaio (le dcm'er) del prezzo delle terre.
E cosa evidente che se una terra la quale produca una rendita equiva
lente a sei montani pu essere venduta per un certo valore che pu sempre
esprimersi con un numero di montani equivalente a questo valore, questo
numero avr una proporzione determinata con quello di sei, e lo conterr
un certo numero di volte. il prezzo di un fondo non far dunque che un
certo numero di volte la rendita di esso: venti volte se il prezzo n' centoventi
montoni, trenta volte se n' centottanta montani. Il prezzo corrente delle terre
si regola cosi dalla proporzione del valore del. fondo con quello della ren
dita, e il numero delle volte che il prezzo del fondo contiene la rendita,
si chiama il denqjo'del prezzo delle terre. Cos elle si vendono al dcuajo
venti, al denajo trenta, al dcnajo quaranta ecc., allorch per averle le si
pagano venti, trenta, quaranta volte la rendita. evidente altres che questo
prezzo 0 danajo debba variare secondo che v'abbiano pi o meno concor
renti che vogliano vendere o comprare delle terre, in quella stessa guisa
che il prezzo di tutte le altre mercanzie varia in ragione della differente
proporzione tra l'offerta e la domanda di esse.
S. LlX. - Ogni capitale in denaro, o ogni somma di un valore qualunque, e l'equivalente
di una terra che produca una porzione determinata di quella somma. Primo impiego
dei capitali. Compra di una terra.
Itimettiamoci adesso all'epoca posteriore all'introduzione del danaro: la fa
cilita di accumularlo ne ha fatto tostamente la pi ricercata delle ricchezze
mobiliari, ed ha dato i mezzi di aumentarne continuamente la quantit nient'altro
che coll'economia.
Qualunque uomo sia dalla rendita della sua terra, sia dai salarii del suo trava
glio o della sua industria, riceve ogni anno pi valori di quelli che abbia bisogno
di spendere, pu mettere in serbo questo superfluo ed accumularlo; questi valori
accumulati sono ci che chiamasi un capitale. L'avaro pusillanime il quale non
ammucchia il denaro se non per rassicurare la propria imaginazione contro il
E SULLA nis'rmuuziosn ossee. mccnszzs. 519
timore di mancare delle necessit della vita in un avvenire incerto, custodisce il
suo danaro ammonticchiato. Che se i pericoli da lui preveduti si realizzassero,
a'egl fosse ridotto della povert a vivere di per di su quel suo tesoro, 0 se aceaq
demo che un erede prodigo lo scialacquasse alla spieeiolata, quel tesoro sarebbe
assai presto esaurito, e il capitale inleramente perduto pel possessore; questi
dunque pu ritrarne un partito assai pi vantaggioso. Siccome un fondo di terra
di una certa rendita non che lequivalente di una somma di valore eguale a tale
remlita replicata un certo numero di volte, ne segue che una somma qualunque
di valori e leqnivalente di un fondo di terra che produca una rendita eguale a
una porzione determinata di quella somma; e poi assolutamente indifferente che
quella somma di valori ossia capitale consista in una massa di metallo o in
qualsivoglia altra cosa, peroccb il danaro rappresenta qualunque specie di va
lori, come qualunque specie di valori rappresenta il danaro. il possessore di un
capitale pu dunque primamente impiegarlo in comprar terre; ma poi esso ne ha
ancora altri utili impieghi.
S. LX. -Altro impiego del danaro in anticipazioni per intraprte di fabbrica, d'industria,
ilo di gi notato che tutti i lavori, sia della coltura, sia dell'industria,
esigono delle anticipazioni, ed ho mostrato come la terra, colle frutta e le erbe
chella produce di per se per nutrimento degli uomini e dei hestiaml, e gli alberi
da cui gli uomini han tratto i primi loro strumenti, abbia fornito le prime antici
pazioni della coltura, ed anche de primi lavori manufatti che ciascun uomo abbia
potuto fare per proprio uso. vE la terra, per esempio, che ha fornito la pietra,
l'argilla ed il legno con cui si sono costruite le prime case, e avanti la separa.
zioue delle professioni, allorch il medesimo uomo che coltivava la terra provve
deva col proprio travaglio a tutti gli altri bisogni suoi, non occorrevano guari
altre anticipazioni; ma quando poi una grande parte della societ altro non ebbe
che le proprie braccia per vivere, in necessario che coloro che perci vivevano di
salarii cominciassero dallavere qualche cosa danticipazione sia per procurarsi le
materie con cui lavorare, sia per vivere infine a tanto che ottenessero il paga
mento del loro salario.
S- LXI. P Svolgimento sull'uso delle anticipazioni dei capitali , nelle intraprese dindu
stria, sul loro ritorno, e sul profitto chelle debbono recare.
Nei primi tempi, colui che faceva lavorare forniva esso medesimo la materia,
0 pagava giorno per giorno il salario al lavorante. il coltivatore o il proprietario
consegnava egli medesimo alla filatrice la canapa ch'egli aveva raccolta, e la
nutriva durante il tempo che quella lavorava; passava poscia il lato a'l tessitore
al quale dava ogni giorno il salario convenuto; ma cotali anticipazioni leggiere
e giornaliere non possono bastare che per lavori di manifattura grossolana. Un
gran numero darti, ed anche dell'arti ad uso dei membri pi poveri della societ,
esigono che la stessa materia sia lavorata da una folla di mani differenti, e su
bisca per tempo assai lungo preparazioni tanto dicili quanto variate,- Ho gi
citato le preparazioni delle cuoja di che si fanno le scarpe: chiunque abbia. vei
dutololicina di un conciapelli, sente l impossibilit assoluta che un uomo ed
anche parecchi uomini poveri si provvedano delle pelli, della calce, della val
luea, degli ordigni, ecc., facciano innalzare i fabbricati necessarii per fondare
520 senza FORMAZIONE
una concia, e vivano durante i molti mesi che occorrono prima che l cuoi sieno
venduti. in quest arte ed in moltissime altre non forse necessario che coloro
che.vi lavorano abbiano imparato il mestiero prima di osar metter mani sulla
materia chessi guasterebbero nelle loro prime prove? Ed ecco ancora una nuova
anticipazione indispensabile. Chi riunir dunque le materie del lavoro, gl'ingre-
dienti, gli attrazzi necessarii alla preparazione? Chi far costruire condotti,
piazze coperte, edilizii di ogni maniera? Chi far vivere fino alla vendita de'cuoi
quel gran numero di operai, nessuno dei quali potrebbe da se solo conciare una
sola pelle, ed un solo dei quali non potrebbe vivere col guadagno sulla vendita di
un solo cuojo? Chi provveder alle spese degli allievi e degli apprendisti? Chi
procurer. loro di che sussistere infine a tanto che non sieno instrutti facendoli
passare grado a grado da un lavoro facile e proporzionato all'eta- loro, fino ai
lavori che richieggono forza ed abilit maggiori? sar uno di quei possessori
di capitoli 0 di valori mobiliari accumulati, il quale gli impiegher parte nelle anti
cipazioni delle costruzioni e nell'acquisto delle materie, parte nei salarii degli
operai che lavorano nelle preparazioni di esse. Egli quello che aspetter che
la vendita delle cuoja gli renda non soltanto tutte le sue anticipazioni, ma di
pi ancora un protto sufficiente per risarcirlo di quanto gli avrebbe fruttato il
suo danaro, se lo avesse impiegato in acquisti di fondi, ed oltre a questo poi
anche del salario dovuto alle sue fatiche, alle sue cure, ai suoi rischii, alla stessa
abilit sua; poich non c' dubbio che, a parit di protti, egli non avesse pre
ferito vivere, senza fatica di sorta, della rendita di una terra che col medesimo
capitale esso avrebbe potuto acquistare. A misura che questo capitale gli ritorna
per la vendita dei lavori, esso lo impiega a nuove compre per alimentare e so
stenere la sua fabbrica con tale continuata circolazione; sui suoi protti egli vive
e mette in serbo ci che pu risparmiare per accrescere il suo capitale e versarlo
nella sua intrapresa aumentando la massa delle sue anticipazioni, alne di cosi
aumentare anche i suoi protti.
S. LXll. Suddivisione della classe stipendiata industriosa, in intraprenditori capitalisti e
semplici operai.
Tutta la classe occupata a fornire ai dilierenti bisogni della societ limmensa
variet dei lavori dell'industria, si trova dunque, per cosi dire, suddivisa in due
ordini: il primo, quello degli intraprenditori manufattori, padroni di fabbrica,
tutti possessori di grossi capitali che essi fanno fruttare col fare lavorare per
mezzo delle loro anticipazioni;ed il secondo che composto di semplici artigiani,
i quali altri beni non hanno che le braccia loro, altro non anticipano che il loro
travaglio giornaliero e altro proiltto non hanno che i loro salarii.

S. LXlll. -- Altro impiego dei capitali in anticipazioni delle intraprese dagricoltura.


Svolgimenti sull'uso, il ricupero ed i protti indispensabili dei capitali nelle intraprese
dagricoltura.
Parlando prima d'altro dellimpiego dei capitali nell'intraprese di fabbrica,
ho avuto in mira di presentare un esempio pi sensibile della necessit e dell'ef
fetto delle grosse anticipazioni e dellandamento della loro circolazione; ma con
ci veramente ho un po rovesciato lordine naturale, il quale avrebbe richiesto
che io avessi cominciato dal parlare delle intraprese di coltura, che pur esse non
E SULLA ors'rarnuziozvn DELLE mccmzzzn. 521
si l'anno, non si estendono, e non divengono procue, se non con grandi an
ticipazioni.--Sono adunque dei possessori di capitali considerevoli che per
farli fruttare in intraprese di agricoltura prendono in altto le terre e ne pagano
a proprietarii grossi tti, incaricandosi di far essi tutte le anticipazioni della
coltura. -- La condizione loro debbe essere la stessa di quella degli intraprendi
tori di fabbriche; come quelli, essi debbono fare le prime anticipaziopi dell in-
trapresa, provvedersi di bestiami, di cavalli, di strumenti aratorii, comprare le
prime sementi; come quelli essi debbono mantenere e nutrire operai dogni fatta,
carrettieri, mietitori, batti tori,garzoni, i quali tutti non hanno che le proprie brac
cia; non anticipano che il lor travaglio, non guadagnano che i loro salarii: come
qpelli essi debbono raccorre, oltre il ricupero de loro capitali, vale a dire di
tutte__l loro anticipazioni, 1 un profitto eguale alla rendita che eglino potrebbero
acquistarsi senza travaglio nessuno; 2 il salario ed il premio del loro trava
glio, dei loro rischii, della loro industria; 5 quanto necessario per mantenere
il loro capitale o il fondo delle loro anticipazioni primitive, colle opportune so
stituzioni annue a tutto ci che siasi deteriorato negli oggetti impiegati nella
loro intrapresa, i bestiami che muoiono , gli strumenti che si logorano , ec.
Tutto ci debb essere prelevato sul prezzo delle produzioni della terra; il dip
pi serve al coltivatore a pagare al proprietario il permesso che questi gli ha dato
di servirsi del suo campo per istabilirvi la sua intrapresa.
Questo il prezzo della locazione, la rendita delproprictario, il prodotto
nella , imperocch tutto ci che la terra produce no alla concorrenza del ricu
pero ,delle anticipazioni (1' ogni specie e dei protti di colui che le fa, non pu es
sere considerato come una rendita, ma soltanto come un rimborso delle spese
di coltura, attesocch se il coltivatore non le ritraesse , avrebbe esso tutt'altra
voglia che impiegare le sue ricchezze e la sua fatica a coltivare il campo altrui.
S. LXIVG- La concorrenza dei capitalisti iutraprenditori di coltura stabilisce il prezzo
corrente delle locazioni e la grande coltura. '
La concorrenza dei ricchi intraprenditorl di coltura stabilisce il prezzo cor
l'ente delle locazioni in ragione della fertilit della terra e del prezzo al quale si
vendono le produzioni, sempre d appresso il calcolo che i ttajuoli fanno delle
loro spese e dei protti che debbono ritrarre dalle loro anticipazioni: essi non
possono dare al proprietario che il soprappi.
Ma allorch la concorrenza tra loro molto animata, essi rendono al pro
prietario tutto questo soprappi , mentr esso non d certamente la sua terra sc
hon a colui che glie no're un tto pi grosso.
S. LXV.-La mancanza di capitalisti intraprenditori di coltura, limita la coltivazione
delle terre alla piccola coltura.
Quando all opposto non ci sieno guari uomini ricchi iquali abbiano de grossi
Capitali da mettere nelle intraprese dagricoltura; quando per lo basso prezzo delle
produzioni della terra o perqualsivoglia altra causa le ricolte non bastino per
assicurare agli intraprenditori , oltre il ritorno del loro capitale, protti almeno
eguali a quelli ch' essi ricaverebbero dal loro danaro impiegandolo in qualunque
altra maniera , non si trovano ttajoli che vogliano locarsi le terre.
l proprietarii sono costretti di farle coltivare da coloni o mezzadri privi dogni
mezzo di fare le anticipazioni e perci di coltivar bene.
Econ. Tono l. -- 21.
522 SULLA FORMAZIONE
Il proprietario allora fa egli medesimo talune anticipazioni mediocri che gli
producono una mediocrissima rendita: e se la terra appartiene ad un proprietario
povero o negligente, ad una vedova o ad un minore, la rimane incolta del tutto.
Tale il vero principio della differenza che ho di gi notata tra le provincie dove
la terra coltivata da ttajuoli ricchi, come la Normandia e 1 Isola di Francia,
e quelle dove la non coltivata se non da poveri mezzadri, come il Limosino ,
l' Angolemi'nese , il Borbonese e molt altre.
5. LXVI. - Suddivisione della classe dei coltivatori in intraprenditori o litlaiuoli, esem
plici salariati, garzoni o giornalieri.

Segue da ci che la classe dei coltivatori si divide come quella dei fabbricanti
in due ordini d uomini , quello degli intraprenditori o capitalisti che fanno tutte
le anticipazioni, e quello dei semplici salariati. E qui di nuovo si vede che sono
i capitali soli- che formano e sostengono le grandi intraprese d agricoltura, che
danno alle terre un valore locativo costante, se cosi mi sia lecito esprimermi,
che assicurano ai proprietarii una rendita sempre eguale e la maggiore che sia
possibile.
8. LXVll. - Quarto impiego dei capitali in anticipazioni dintraprese di commercio. Ne
cessit dellinterposizione dei mercanti, propriamente detti, tra i produttori della der
rata c i consumatori.
Gl intraprenditori , sia di coltura, sia di manifatture non ritirano le loro an
ticipazioni e i loro protti se non colla vendita dei frutti della terra o dei lavori
fabbricati.
Sono sempre i bisogni e le facolt del consumatore che mettono il prezzo alla
vendita; ma il consumatore non ha sempre bisogno della cosa fabbricata o pro
dotta al momento stesso della ricolta o del compimento del lavoro.
Frattanto glintraprcnditori hanno bisogno chei loro fondi ritornino imme
diatamente e regolarmente ad essi per riversarli nelle loro intraprese.
Bisogna che laratura e la seminagione succedano immediatamente alla ri
colta. Bisogna occupare senza interruzione gli operai di una manifattura , comin
ciare dei lavori nuovi a misura che finiscono i primi, sostituire le materie a mi
sura ch elleno sono consumate. Non s'interromperebbero mica impunemente i
travagli di un intrapresa avviata, e non li si ripiglierebbero mica ognora che si
volesse.
L intraprenditore ha dunque il pi grande interesse di far rientrare pronta
mente i suoi fondi colla vendita delle sue ricolte o de suoi lavori.
Da un altro canto il consumatore ha interesse di trovare, quando vuole e dove
vuole, le case delle quali abbisogna: riescirebbe a lui molto incomodo essere ob
bligato di comperare al momento della ricolta la sua provvista di tutto l anno.
Frammezzo gli oggetti del consumo abituale, ce ne con molti che esigono
travagli lunghi e dispendioei , di que travagli che_non possono essere intrapresi
con protto se non sopra una grande quantit di materia , e tale che il consumo
di un piccolo numero di uomini, 0 di un cantone ristretto, non pu bastare allo
smercio dei lavori di una sola manifattura.
, Le intraprese di colui genere di lavori sono dunque necessmiamcnte in picrol
numero, a una distanza considerevole le une dalle altre, e per conseguenza assai
i: SULLA ms'rmnrztonu DELLE mccunzzn. 525
lontane dal domicilio del maggior numero dei consumatori; ne c' uomo appena
al di sopra dellestrema miseria che non sia nel caso di poter consumare molte
di quelle cose che perci non si raccolgono o non si fabbricano se non in luoghi
assai lontani dalla sua dimora e non meno poi lontani gli uni dagli altri. Un no
mo che non potesse procurarsi gli oggetti di sua consumazione se non comperan
doli immediatamente dalle mani di colui che li raccoglie oli fabbrica , o dovreb
he fare a meno di moltissime cose , o impiegherehbe la vita sua in un viaggiare
continuato.
Questo doppio interesse che il produttore e il consumatore hanno , il primo
di trovare a vendere , il secondo di trovare a comprare, e non di meno di non
perdere un tempo prezioso ad aspettare il compratore o a cercare il venditore, ha
dovuto far immaginare a dei terzi di mettersi in mezzo tra 1 uno e l'altro. -
questo lobbietto della professione dei mercanti, i quali comprano la derrata dalle
mani del produttore per farne dei depositi o dei magazzini nei quali il consuma
tore viene a provvedersi. Con questo mezzo, l'imprenditore, assicurato della ven
dita e del ritorno dei suoi fondi, si occupa senza inquietudine e senza disconti
nuazione a nuove produzioni, e il consumatore trovasi alla manoe in ogni momento
le cose delle quali ha bisogno.
8. LXVlll. -Dillerenti ordini di mercanti. Tutti hanno questo di comune, che compe
rano per rivendere, e che il loro tralco saggira sopra anticipazioni che debbono loro
ritornare con proltto, per essere di nuovo versate nell'impresa.

Dalla treccola che espone le sue ceste derbaggi in mercato, no allarmatore


di Nantes o di Cadice che estende le sue vendite e le sue compre nell'lndia e
nell'America, la professione di mercante, o il commercio propriamente detto, si
divide in una quantit di rami, e per cos dire di gradi. 'lal mercante si limita a
provvedersi d una o pi sorta di derrateche esso vende poi nella sua bottega a
tutti coloro che capitano; Talaltro va a vendere certe derrate nel luogo dove esse
mancano per riportare le derrate che ivi crescono e che difettano nel luogo
donde partito; altri fa i suoi cambii da vicino a vicino, e di per se stesso; altri
per mezzo dei suoi corrispondenti e col ministerio di vetturali, di naviganti che
paga, manda e fa venire d una provincia in un altra, d'un reame in un altro,
dEuropa in Asia, dAsia in Europa. L'uno vende le sue mercanzie in piccole parti
a ciascuno che le consumi; laltro non vende che grosse quantit in una volta
ad altri mercanti che poi le rivendono al minuto ai consumatori; ma tutti per
hanno ci di comune, che essi comperano per rivendere, e che le prime loro
compre sono unanticipazione che loro non ritorna se non col tempo. Ed ella
debbe ritornar loro siccome quella degl'imprenditori di coltura e di fabbrica, non
solamente tutta intiera e dentro un certo termine per esser poi riversata in nuove
compre, ma inoltre 1 con un profitto eguale alla rendita eheglino potrebbero
acquistare col loro capitale senza travaglio nessuno; 2 col salario e col prezzo del
loro travaglio, dei loro rischii, della'loro industria. Senza lestrema verosimiglianza
diun tale rimborso e di tali profitti indispensabili, nessun mercante imprendef
rehbe il commercio; senza tale realizzazione nessuno potrebbe continuarlo; con
questa veduta eh egli si regola nelle suecompre, sul calcolo e la quantit del
prezzo delle cose che pu sperare di vendere dentro un certo tempo.
Il venditore al minuto impara dall'esperienza, dalla riescita di saggi limitati
524 senna FORMA'LIONE
fatti con precauzione, quale presso a poco sia la quantit dei bisogni dei consu
matori ch'egli in grado di fornire. Il negoziante s istruisce per mezzo de suoi
corrispondenti dell'abbondanza odella scarsezza, e del prezzo delle mercanzie nelle
diii'erenti contrade dove estende il suo commercio, e a norma di ci egli dirige
opportunamente le proprie intraprese; egli spedisce le mercanzie dal luogo dove
le sieno a vil prezzo a quelli dove le si vendano pi caro, ben inteso che le spese di
trasporto entrano nel calcolo delle anticipazioni che poi debbono ritornargli (l).
Poiche dunque il commercio necessario e che impossibile imprendere
nessun commercio senza anticipazioni proporzionate alla sua estensione, ecco
ancora un altro impiego di ricchezze mobiliari, un nuovo uso che il possessore di
una massa di valori, messi in serbo ed accumulati, di una somma di danaro, di
un capitale insomma , pu farne per ritrarne vantaggio, per procurarsi la sussi
stenza, per aumentare, se pu, le sue ricchezze.
-___________________-__-_-_-_-__

(l) Turgot in questo paragrafo e nei precedenti, ci ha dipinto con un'estrema giu
stezza la maniera colla quale il commercio dei mercanti e dei negozianti si stabilito, e
l'impossibilit nella quale allora si era che questo avesse luogo senza che i negozianti
ei mercanti facessero le anticipazioni di grossissimi capitali che loro sono necessarii
per comperare a contanti le derrate dei coltivatori o i lavori dei manifattori.
Ma quando i profitti stessi di tali intraprese li hanno messi in grado di avere ric
chezze ostensibili le quali abbiano guarentito dei loro impegni, ed una riputazione che ha
estesa la fiducia nelle loro promesse, eglino hanno potuto comperare di prima mano non
dando che piccoli acconti, e non rilasciando ai venditori pnl soprappi se non le loro pro
messe di pagare, le cedole loro esigibili a un termine convenuto. Eglino hanno qualche
volta pur anche comperato, senza sborsare danaro, con semplici promesse, ottenendo
una dilazione suciente perch potessero soddisfarvi dopo lo smercio definitivo, col
danaro del consumatore. (Vedi pi avanti il 8 LXXlX).
Allorai negozianti e i mercanti non hanno pi avuto bisogno di capitali se non per
pagare le spese di vettura e di magazzinaggio, come anche la spesa loro personale e
quella dei loro agenti durante lo spazio di tempo che deve trascorrere tra la prima compera
e l'ultima vendita. Gli altri capitali, dei quali da principio i negozianti non avevano potuto
fare a meno sono diventati liberi. Essi hanno potuto essere direttamente impiegati dai
loro possessori o prestati per altri usi. Essi hanno fatto abbassare l'interesse del da
naro, la qual cosa ha facilitato tutte le intraprese della coltura , delle manifatture ed ha
esteso di molto quelle del commercio. Essi si sono sparsi in tali interessanti intraprese.
Essi hanno moltiplicati i lavori produttivi e i lavori conservatori o cumulatori' di ric
chezze e formatori di nuovi capitali.
Perci l'introduzione delle cambiali, per mezzo delle quali in ultimo risultato accade,
che sono i fabbricanti ed i produttori che fanno ai consumatori, o piuttosto alla consu
mazione, grandi e lunghi crediti sotto la cauzione immediata dei negozianti, ha natural
mente recato a tutti i lavori utili un attivit, alla progressione dell accrescimento delle
ricchezze una rapidit, della quale non si sarebbe potuto nei primi tempi concepire, non
dico la speranza, ma nemmanco lidea.
Codest'uso ha fatto nascere diversi altri impieghi di capitali; quello dello sconto delle
cambiali, che d ai venditori la facilit di riscuotere, prima della scadenza il valore delle
promesse che sono state loro fatte; quello delle banche che forniscono ai negozianti i mezzi
di sostenersi, _di estendere, di prolungarei loro crediti; quello delle assicurazioni, che
diminuiscono l pericolimettendovi un premio e rendendosene garanti.
. N gi che i crediti non si traggnno sempre dietro qualche rischio. Ma questi si va
lutano _e l'interesse che ciascun uomo ha di esaminare e calcolare la solvibilit di coloro
ai quali esso conda la sua propriet, fa si che gli accidenti risultanti da un tal ordine
di cose ,. sono nella massa, nocevoli molto meno del vantaggio che procurano al genere
umano l versamenti dei capitali nell agricoltura, nelle manifatture ed in nuovi rami di
commercio. (Dupont di Nemours).
E SULLA nis'nunuziosn DELLE niccnnzze. 525

S. LXlX. -- Vera nozione della circolazione del danaro.

Da quanto abhiam dett si vede, come la coltura delle terra, le fabbriche do


gni genere e tutti i rami di commercio girino sopra una massa di capitali o di
ricchezze mobili accumulate, le quali, essendo state primamente anticipate dagli
imprenditori in ciascuna delle differenti classi di lavoro debbono ritornar loro
ciascun anno con un profitto costante; cio, il capitale per essere riversato e di
nuovo anticipato nella continuazione delle medesime intraprese, e il protto nella
sussistenza pi o meno agiata degl imprenditori. questa. anticipazione e questo
ritorno continuo dei capitali ci che si debbe chiamare la circolazione del da
naro, quella circolazioneutile e feconda, la quale anima tutti i lavori della societ,
che mantiene il movimento e la vita nel corpo politico, e che si ha grande ragione
di assimigliarla alla circolazione del sangue nel corpo animale. Imperocch, se
per uno sconcertamento qualunque nell'ordine delle spese delle differenti classi
della societ, gi imprenditori cessano di ritrarre le loro anticipazioni col protto
che hanno diritto di attenderne, evidente che saranno obbligati di diminuire
le loro intraprese; che la somma del lavoro, quella delle consumazioni dei frutti
della terra ne saranno daltrettanto diminuite; che la povert prender il luogo
della ricchezza e che i semplici operai, cessando di trovare impiego, cadranno
nella pi profonda miseria.
S. LXX. - Tutte le intraprese di lavori, soprattutto quelle di fabbrica e di commercio,
non hanno potuto essere se non limitatissime prima dell'introduzione delloro e dell'ar
gento nel commercio.

Non quasi necessario notare che le intraprese d'ogni sorta, ma soprattutto


quelle delle fabbriche, ed anche pi poi quelle di commercio, non hanno potuto
essere che limitatissime prima dell introduzione dell oro e dell argento nel com
mercio, poich era quasi impossibile accumulare capitali considerevoli, ed anche
pi diicile moltiplicare e dividerci pagamenti, per quanto fosse necessario a faci
litare e moltiplicare i cambii, sino a quel punto che esigono un commercio ed
una circolazione animata. La sola coltura delle terre poteva alcun poco soste
nersi, perch i bestiami sono le principali anticipazioni chella esige; ed anche
probabile che non vi fosse allora altro imprenditore di coltura se non il proprie
tario. Quanto alle arti di qualunque specie, elle non hanno potuto essere se non
nel pi estremo languore prima dell introduzione del danaro. Si limitavano esse
ai lavori pi grossolani, dei quali i proprietarii facevano le anticipazioni nutrendo
gli operai e fornendo loro le materie, o cheglino facevano fare in casa dai loro
familiari.

S. LXXI. -l capitali essendo tanto necessarii in tutte le intraprese quanto il lavoro e


lindustria, luomo industrioso divide volentieri i protti della sua intrapresa col capi
talista che gli somminislra i fondi dei quali ha bisogno.

Poich i capitali sono la base indispensabile di qualunque intrapresa, poich


il danaro mezzo principale per economizzare dei piccoli guadagni , ammassare
dei protti, ed arricchirsi, coloro che collindustria e coll ardore del lavoro non
hanno guari capitali, o non ne hanno bastanti per le intraprese che vogliono for
mare, non durano fatica a risolversi a cedere ai possessori di capitali o di danaro,
526 \ SULLA FORMAZIONE

che vogliono loro alldarli, una porzione dei protti che egli sperano raccogliere
in dippi del ricupero delle loro anticipazioni.

S. LXXll. -Quinto impiego dei capitali: il prestito a'interesse.


Natura del prestito.
I possessori di danaro bilanciano il rischio che il loro capitale pu correre,
se 1' intrapresa non riesce , col vantaggio di godere senza travaglio di un protto
certo, e si regolano sopra ci mggiore o minor protto o interesse del loro da
naro o per consentire a prestarlo mediante l'interesse che loro ore colui che
piglia ad imprestito. Ed ecco ancora un impiego aperto ai possessori di danaro;
perocobe non bisogna mica iugannarsi, il prestito a interesse non esattamente
se non un commercio nel quale il prestatore un uomo che vende l'uso del suo
danaro, e quegli che piglia a prestito un uomo che compra quell'uso, precisamente
come il proprietario di una terra e il suo ttaiuolo vendono e comprano rispetti
vamente l'uso della terra affittata.
ci che esprime il nome che i Latini davano all'interesse del danaro pre
stato, usura pecuniaz, parola, la traduzione letterale della quale divenuta odiosa in
conseguenza delle false idee che si son concepite intorno all'interesse del danaro.
S. LXXlll. - False idee sul prestito ad interesse.
Il prezzo del prestito non affatto fondato, come potrebbe immaginarsi, sul
protto che chi piglia ad imprestito spera di poter fare col capitale di cui esso
compra l uso. Questo prezzo si fissa, come il prezzo d'ogni altra mercanzia, dal
dibattimento tra il venditore e compratore, dal bilancio dell'offerta colla domanda.
Si piglia a prestito con ogni sorta. di vedute e con ogni sorta di motivi.
Taluno piglia a prestito per formare un intrapresa la quale far la sua for
tuna , tal altro per acquistare una terra, questi per pagare un debito di giuoco,
quegli per supplire alla perdita della sua rendita, di che lo ha privato un acci
dente, altri per vivere inncb abbia potuto cavar guadagno dal suo travaglio. Ma
tutti sill'atti motivi che determinano, sono all'atto indifferenti al prestatore. Questi
non si occupa che di sole due cose, dell'interesse che ricaver e della sicurezza
del suo capitale. Ne si da maggior pensiero dell'uso che sia per farne colui che
lo piglia a prestito, di quello che un mercante non si curi dell'uso che il compra
tore sar per fare delle derrate che gli vende.
S. LXXlV. - Vero fondamento dell'interesse del danaro.
Si pu dunque atllttare il proprio danaro cos legittimamente come lo si pu
vendere; e il possessore del danaro pu fare l'uno e l altro, non solamente per
ch il danaro e l'equivalente di una rendita e un mezzo per procurarsi una ren
dita, non solamente perch il prestatore perde durante il tempo del prestito la
rendita che avrebbe potuto procurarsi, non solamente perch colui che piglia a
prestito pu impiegarlo in acquisti vantaggiosi o in intraprese dalle quali ritrarr
grossi protti; ma il proprietario del danaro pu legittimamente ritrarne l'inte
resse per un motivo pi generale e pi decisivo. Quando niuna delle succennate
ragioni esistesse, non avrebbe egli per ci meno diritto di esigere l'interesse del
prestito per la sola ragione che il suo danaro roba sua. E poich roba sua,
esso libero di tenerselo; nulla gli fa un dovere di prestarlo: se dunque ei lo
E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE nrccnazzn. 527
presta, pu mettereal suo prestito quella condizione che pi gli piaccia. Egli non
reca con ci nessun danno a colui che piglia a prestito, poich questi si sotto
mette alla condizione, ne ha diritto di sorta alla somma prestata.
ll protto che si pu procacciare con del danaro senza dubbio uno dei
motivi pi frequenti che determinano chi piglia a prestito, a pigliarlo pagandone
un interesse; ma non questo aatto ci che d al prestatore il diritto di esi
gerlo; basta per questo che quel danaro sia roba sua, e cotal diritto insepara
bile dalla propriet. Colui che compra un pane ha per motivo quello di un
trirsi; ma il diritto che il fornaio ha di esigerne un prezzo indipendentissimo da
quelluso del pane: e il diritto medesimo che avrebbe di vcndergli delle pietre;
diritto fondato unicamente su ci che il pane essendo roba sua, nessuno ha il
diritto di obhligarlo a darlo per niente.
5. LXXV. - La meta dell'interesse non debb essere ssata se non come quella di tutte
le altre mercanzie, dal solo corso di commercio.

Ho di gi detto come l'interesse del danaro prestato si regoli, come quello di


tutte le altre mercanzie, dal bilancio dellolferta e della domanda. Perci quando
vabbiano molti richiedenti danaro a prestanza, l'interesse del danaro diventa pi
alto; quando vi sieno molti possessori di danaro che ne ollrano limprestilo, lin
teresse ribassa. dunque un altro errore quello di credere che l'interesse del
danaro nel commercio debba venire fissato dalla legge dei principi: egli un
prezzo corrente il quale si regola di per se come quello di tutte laltre mercanzie.
Questo prezzo un po'dillerente secondo la maggiore o minor sicurezza che il
prestatore ha di non perdere il suo capitale; ma, a parit di sicurezza, egli dcbbe
alzarsi o ribassare in ragione dell'abbondanza e del bisogno, e la legge non debba
mica ssare la tarilfa dell'interesse del danaro, niente di pi ch'ella nol faccia pcl
costo di tutte le altre mercanzie che hanno corso nel commercio.
3. LXXVI. -- ll danaro ha nel commercio due valutazioni distinte; luna esprime la quan
tit del danaro che si d per procurarsi le dillerenti specie di derrate; l altra esprime
la relazione di una somma di danaro collinteresse chessa procura secondo il corso del
commercio.
Apparisce da codesto svolgimento della maniera colla quale il danaro si
vende, o si loea mediante un interesse annuo, che nel commercio vi sono due
modi di valutare il danaro.
Perle compre e le vendite, un certo tal peso di argento rappresenta una certa
tal quantit di valori 0 di mercanzie di ciascheduna specie; per esempio, unoncia
d'argento equivale ad una certa quantit di frumento o ad \un certo numero di
giornate di un uomo
Nel prestito e nel commercio di danaro, un capitale l'equivalente di una
rendita eguale a una porzione determinata di questo capitale, e reciprocamente
una rendita annua rappresenta un capitale uguale alla somma di questa rendita
replicata un certo numero di volte, secondo che l'interesse e a una misura pi
o meno alta.
8. LXXVll. - Queste due valutazioni sono indipendenti l'una dall'altra e sono regolato
da principii allatto differenti.
Questi due 'dilferenti apprezzamenti hanno meno relazione tra loro e dipen
528 SULLA FORMAZIONE
dono molto meno luno dall'altro di quello che si fosse tentati di crederlo a prima
giunta. .
ll danaro potrebbe essere comunissimo nel commercio ordinario, averci po
chissimo valore, corrispondere a una piccolissima quantit di derrate, e nel me
desimo tempo l'interesse del danaro potrebbe essere altissimo.
Io suppongo, che un milione (lonce d'argento circolando nel commercio,
unoncia dargcnto venga data in sul mercato per una misura di frumento; sup
pongo che, in qualsivoglia modo pur sia, sopravvenga nello Stato un secondo
milione d'once d'argento, e che tale aumentazione venga distribuita in tutte le
borse nella proporzione medesima del primo milione, per modo che chi aveva
dapprima due once dargento ne abbia adesso quattro: l'argento considerato come
massa di metallo diminuir certamente di prezzo, ovvero, ci che poi torna il
medesimo, le derrate saranno pagate pi caro, e bisogner per avere la misura
di frumento che prima si aveva con un oncia d'argento , dare molto argento di
pi, e fors' anche due once in luogo di una.
Ma non per questo accadr mica che l interesse del danaro ribassi, se tutto
quel danaro da coloro che lo posseggono portato al mercato ed impiegato in
ispese correnti, come per supposto lo era quel primo milione d once d'argento ;
poich l'interesse del danaro non ribassa se non altrettanto quanto pi v' danaro
da prestare, in proporzione dei bisogni di coloro che pigliano a prestanza, di
quello che ce ne fosse dapprima.
Ora il danaro che vien portato al mercato non guari da darsi a prestito; e
il danaro messo in serbo, sono i capitali accumulati quelli che si prestano, e ben
lungi che l'aumentazione al mercato, o il ribasso del suo prezzo rispetto alle
derrate nel commercio ordinario si tragga dietro infallibilmente e per legame
immediato il ribasso dell interesse del danaro, pu all'opposto accadere che la
causa stessa la quale aumenta la quantit del danaro in mercato e che aumenta
il prezzo delle altre derrate ribassando il prezzo del danaro, sia precisamente quella
che aumenta il nolo del danaro o la misura dell'interesse.
Ditl'atto, suppongo per un momento che tutti i ricchi di una nazione, invece
di far risparmii sulle loro rendite o sui loro protti annui, ne spendano la tota
lit (1); che non contentidi spendere tutta la loro rendita, essi spendano anche il

(1) Questo paragrafo ci sembra esigere alcune osservazioni, che non contraddicono
guari la dottrina del rispettabile autore, ma che possono impedire di prendere abbaglio
intorno al signicato di alcune sue espressioni.
In generale, molto meno col risparmio sulla spesa delle rendite che col buon impiego
di questa spesa che si perviene alla formazione dei capitali. Turgot distingue colla frase
seguente, e con grandissima ragione, una maniera pro/iltevole di spendere ed una
maniera di spendere pazza; Questa divisione si potrebbe estendere. Si potrebbe chiamare
spesa pazzo la spesa straordinaria dei capitali senza necessit; spesa sterile la spesa della
consumazione giornaliera, la quale non diminuisse n accrescesse la somma dei capitali;
Spesa conservatrice quella che si facesse peri lavori che non producono guari ricchezze,
ma che le appropriano ad usi durevoli, mediante i quali si pu godere insiememente, e
durante un abbastanza lungo spazio di tempo del frutto del proprio travaglio e delle ricolte
di parecchi anni; tali sono le spese in costruzioni di case, in fabbricazione di macchine,
di mobili, ecc. ecc., e nalmente spesa produttiva quella che paga i lavori, coi quali si
accresce realmente la massa delle produzioni che si consumano pei bisogni giornalieri, e
quella delle materie prime delle quali si pu, per mezzo delle spese conservatrici, fare
delle ricrhrzzc di godimento (ltlltHUlt.
E SULLA msrmeuzioive DELLE atccnszzu. 529
loro capitale; che un uomo il quale ha centomila franchi in danaro, invece d'im
piegarli in modo procuo o di prestarli, tutti li sciupi alla spicciolata in ispesa
pazza: e manifesto che da un canto vi sar pi danaro impiegato nelle compre

Ci stabilito, io credo evidente che il miglior mezzo per aumentare i capitali la


spesa produttiva e dopo questa la spesa conservatrice. Ora il risparmio non produttivo;
esso anzi, in generale, non che imperfettamente conservatore. Pu anche essere distrut
toro e nocevole quando lo si faccia sulle spese che avrebbero dovuto essere produttive o
anche soltanto conservatrici e prottevolt'.
Non bisogna dunque fermarsi all'idea di risparmio per la formazione dei capitali, se
non relativamente a que' risparmii che sono piccolissimi, che non si possono fare che in
danaro, e che somigliano alle semplici goccia d'acqua, la riunione delle quali pu for
mare dappoi i ruscelli, i laghi, i fiumi.
Ma dacch queste piccole somme che non si potrebbero altrimenti raccorre diven
tano abbastanza considerevoli per poter essere spese con profitto, o prestate con sicurezza
agli uomini laboriosi che fanno delle speculazioni utili sia di coltura come d'industria, il
loro risparmio stazionario sarebbe un male. Bisogna impiegarle o collocarle, salvo a
rifarne altre egualmente mediocri colla continuazione dei piccoli risparmia. il principio
del risparmio preso in modo troppo generale, o esteso ad un risparmio che ritenga sta
gnanti somme troppo grosse, debb'essere eliminato quando 3 intenda alla formazione
utile dei capitali.
A cominciare dal primo stato dell'uomo che vive di produzioni spontanee, non il
risparmio che lo conduca a migliorare la situazione sua ed a formarsi un capitale pi o
meno grande. Allorch esso ha trovato di che fare il suo pasto sarebbe vano che digiu
passa per risparmio; se d'altronde egli rimanesse ozioso, correrebbe gran rischio di rima
ner sem re digiuno per necessit. Il mezzo naturale di acquistare, di profittare, di am
massar , diarricchirsi il travaglio, prima della ricerca, poi della conservazione, quindi
della coltura.
Per lavorare bis'ogna prima di tutto che il lavoratore sussista. Esso non pu sussistere
se non per via della consumazione delle produzioni della terra o delle acque; questa con
sumazione e una spesa. Bisogna pure per lavorare con successo, ehesso abbia degli stru
menti, sia che impieghi egli medesimo il suo tempo a fabbricarseli, sia che li acquisti,
per mezzo del cambio, da coloro che gi ne avessero fabbricati, e che fabbrieundoli
hanno consumato. Le cose ch'esso da in cambio e le consumazioni che obbligato di fare
sono pur esse una spesa. Non dunque se non con {spese fatte con intelligenza e con
protto, e non gi con risparmia che pu l'uomo aumentare la sua fortuna nel comin
ciamento delle societ, prima che le arti moltiplicate e perfezionate, e l'introduzione del
denaro nel commercio, abbiano esteso e complicato la circolazione delle ricchezze e
dei lavori.
Ma nella societ gi formata, il risparmio in somme pecuniarie, al di n di quelle
che non pu aver luogo se non che in somme piccolissime, sarebbe anche pi dannoso.
Dopo che i lavori si sono divisi a segno che ciascuno si trova naturalmente fissato
sopra un solo genere d'intrapresa, che un coltivatore non fa che grano, mentre l'altro non
fa che vino; che un manifattore non fabbrica se non tessuti di lana, intanto che il suo
vicino non intende che alla preparazione delle cuoia, ecc.; che qualunque imprenditore
in capo, sia di coltura, sia di puri lavori di mano, s'incarica di provvedere la societ di
un solo articolo, nella massa dei consumi, e si sottomette a comperare egli medesimo
tutto il rimanente di ci che potr essere utile o necessario al proprio consumo personale
o a quello de suoi agenti; necessario per rendere compiuta la distribuzione delle ric
chczze, delle sussistenza e dei godigmenti tra tutti i membri della societ, che tutto ci
che si coltiva o si fabbrica sia venduto e comperato, eccettuato in ciascuna specie, la
quantit che ciascun imprenditore ha potuto riserliarsi direttamente. Ci sono anzi molti
generi di lavori preziosi nei quali l'imprenditore nulla serba di ci che ha fatto nascere,
vende tutto quanto il frutto del suo lavoro e'delle sue anticipazioni, si priva del con
sumo. degli oggetti della sua fatica, e ricompera oggetti dello stesso genere. ma di qua
lit inferiori per fare consumazioni meno costose. E cosi che i coltivatori del vino Cham
550 senza FOIIAZIONB
correnti, al soddisfacimento dei bisogni o dei capricci di ciascun particolare e che
per conseguenza esso abbassera di prezzo; dall'altro canto ci sar certamente
molto meno danaro da prestare, e siccome molti saranno coloro che si rovi

bertin lo vendono tutto sino all'ultima bottiglia, e si provvedono nel paese daltro vino pi
comune per uso proprio. E cosi che un gioielliere e un orefcc non serbano per loro nes
sono dei diamanti che faccettano o che legano. ma li vendono tutti per far sussistere e
per arricchire le loro famiglie. E cosi che un fabbricante di broccati doro e di seta non
sar non pertanto vestito se non di panno di lana. '
Ma perch tutto ci che si coltiva o si fabbrica possa essere venduto, duopo che
tutti coloro che ricevono dalla natura, odal loro travaglio, rendite, 0 riprese, osalarii che
sono gli unici mezzi di comperare, impiegbino codesti mezzi di comperare e li facciano
entrare nella circolazione. lmperocch invano la met della societ porrebbe in vendita
tutti i frutti del suo travaglio di un anno, se laltra met si rifiutasse dicomperare, e so
stinasse a serbare per risparmio il tutto o una grossa parte de'suoi mezzi di pagare. In
questo caso, la prima non potrebbe vendere tutto o venderebbe con perdita, la qual cosa
scompiglierebbe e rovinorebbe la coltura c i lavori di tutti coloro che non ne ritraggono
precisamente se non le spese loro, e che per conseguenza non possono continuare a
ritrarle se non quando essi vendano tutta la loro ricolta, o che spaccino la loro bottega
come all'ordinario ad un tal prezzo.-- E c sempre un gran numerodi persone in co
dcsto caso.
Nei paesi dove le rendite si pagano in danaro, se questo rendite le quali rappresen
tano la parte disponibile delle ricolte non sono spese dai proprietarii. ci sar giustamente
una parte corrispondente della ricolta che non sar smerciata, o che non lo sar al prezzo
medesimo, e della quale non pertanto il coltivatore avr pagato il prezzo al proprietario,
senza averlo ricavato delle sue vendite, colle quali soltanto aveva esso disposto di poter
pagare annualmente a questo proprietario il fitto di cui tra loro son convenuti? Questa
parte di ricolta, che rischiava di rimanere invenduta, e di cui il coltivatore vorr pure
ad ogni modo sbarrazzarsi, cadr necessariamente il vil prezzo; questo vil prezzo influir
altrettanto necessariamente sugli altri prezzi che si mettono naturalmente a livello, come
l'autore lo ha benissimo dimostrato ne paragrafi XXXIII. XXXIV e XXXV. Ma la dimi
nazione dei prezzi necessiter parimente quella delle riproduzioni, come noi abbiamo
veduto parlando di quelle che non rendono se non le spese; e quelle delle rendite. che
sono sempre in proporzione della quantit delle produzioni da vendere combinata cui
prezzo al quale questo sono vendute, e paragonata colle spese di coltivazione. Ma dippi
la diminuzione delle rendite torner a perdita dei proprietarii risparmiatori che dare
ranno fatica a concepire come abbiano potuto fare a rovinarsi risparnu'ando, e che non
ci vedranno altro ripiega se non quello di aumentarei loro risparmli. La qual cosa pre
cipiter il corso della loro rovina, infine a tanto cheglino sieno ridotti a tale, che la mi
seria assoluta render loro impossibile il risparmio, e li sforzera di gettarsi troppo tardi
nelle classi laboriose. E perci che a giudicarne, anche col solo lume della ragione, si
potr dire che l'avarizia un vero peccato mortale, percb ella fa morire coloro che sa
rebbero sussistiti sulla spesa, e che poco manca ch'ella non riduca al medesimo termine,
per una strada pi o meno lungo, coloro che recano tale danno alla societ.
Non per segue mica da questo, che per mantenere la societ in uno stato di ric
chezza, peranimare la circolazione, per dare la sussistenza a molti uomini. e per soste
nere se medesimi nellagiatezza, non bisogni far altro che spendere 0 spaudere senza re
gola tutta la propria rendita. Se l'avarizia il peccato degli sciocchi, la prodigalit
il peccato dei pazzi. E questo tanto riconosciuto, che tutti come Turgot chiamano
spesa pazze quelle che dissipano senza oggetto, senza scopo, senza frutto, rendite e
capitali. '
Quello dunque di cui si tratta, non gi di risparmiare le rendite. - E molto meno
ancora di spendere a casaccio i capitali. - Ma di spendere con intelligenza tutto quello
di che si possa disporre per dei travagli utili.
Non costa di pi far sussistere un lavoratore, di quello che un uomo ozioso. Non
costa di pi per un lavoratore produttivo, o almeno utile, che per uualtra specie di sala
E SULLA eisrniauzlonn nanna nrccnezze. 551
neranno, maggiore perci sar il numero dei richiedenti imprestiti. L interesse
del danaro aumenter dunque nel mentre che il danaro diventer pi comune
in mercato e vi ribassera di prezzo, e tutto ci precisamente per la causa mc
desima.
Ma nir presto la sorpresa di cotale apparente bizzarria, soltanto che si
consideri che il danaro che si offre in mercato per avere dei frumento od altre
cose quello che si spende giornalmente per soddisfare ai proprii bisogni, e che
quello che si offre a dare a prestito e precisamente quello che si detratto dalle
spese giornaliere per metterlo in serbo e formarne dei capitali.

riato la cui utilit fosse nulla. Tocca dunque a coloro che distribuiscono le'ricchezze, sa
pere, che val meglio impiegare dei bifolchi, de vignaiuoli. dei pastori, dei muratori, dei
picconieri, per avere delle ricolte, per custodire e moltiplicare delle greggio, per fabbri
car delle case, per iscavare dei canali, ecc., che non dei cantori e dei ballerini.
E che! misi dir, forse voi vorreste impedirei grandi e ricchi proprietarii di pa
gare dei cantori e dei ballerini che li divertano? -No certamente, che per nessuna cosa
al mondo, io non vorr mai impedire a nessuno di far quelluso che pi gli piace della
rendita delle sue propriet. Ci non sarebbe giusto; e le spese essendo inccppate, i capi
tali aluirebbero meno nel paese. - Dir per sempre che se codesti proprietarii vogliono
diventare pi ricchi, e rendere la spesa della loro rendita pi utile per loro e per gli altri,
eglino agiranno pi ragionevolmente ad eseguire la musica di per se medesimi, senza
contare che la musica che si compone o si eseguisce da se dal dieci volte pi piacere di
quella che si paga; e in quanto a balli venali, le giovine signorine diranno con me, che
sarebbe meglio che si lasciasse ballare a loro stesse delle contradanze il vaglia loro, e
che il soprappi della spesa simpiegasse a ingrossare, a migliorare la fortuna dei loro
padri, e ad aumentare la dote che procurer il loro accasamento. I piaceri dei ricchi pos
sono dunque accordarsi col loro interesse ben inteso.
Non ci si sospetter certo di sollecitare delle leggi suntuarie, poich elle sarebbero
proibitive; e qualunque legge proibitiva di unazione, o di una condotta che non oendc
n la libert, n la propriet di nessuno, ella medesima un attentato al diritto natu
rale, una violazione della legge primitiva della giustizia, la quale debbe servire di regola
sovrana a tutte le leggi civili e politiche. -Ma senza alcuna specie di proibizione, i capi
della societ possono, colla sola inuenza dellesempio e delle distinzioni, rivolgere i co
stumi verso i travagli utili, piuttosto che verso le spese pazze, o verso unrispannio per
lo meno sterile. Questultimo pare tenere il mezzo tra gli altri due. Non pertanto si com
prende come esso sia per se medesimo differente dalla buona amministrazione. questa,
quella che con ispese fruttuosa aumenta veramente i capitali. Tale lopinione dell'au
tore. Esso dice benissimo nell'ultimo suo paragrafo, che glimprenditori altro uso
non fanno del danaro che risparmiano, se non quello di convertirlo sul momento in com
ma di dillerenti natura di effetti sui quali si aggirano le loro intraprese, e che per tal modo
quel danaro rientra nella circolazione .
Difatti cosi che quel danaro loro protta. -Dal che conseguita che non sono real
mente i risparmii, ma le spese ben dirette che-sono la sorgente dellaumentazione dei
loro capitali e del miglioramento della loro fortuna. E che se ci sono taluni momenti nei
quali sembra che essi positivamente risparmiino, perch aspettano il tempo pi oppor
tuno all'impiego, o perch procacciano laccumnlazione di una somma abbastanza consi
derevole per le spese che quellimpiego richiede, questo.risparmio apparente non altro
se non una specie di oscillazione che prepara un pi grande corso di spese; a. questo
modo che il mare sinnalza; il utto si ferma un momento, e si ritira anzi di qualche
pollice, per estendersi poscia ed inoltrarsi di parecchie tese.
Si pu esser certi che in questo senso che Turgot intendeva quello che egli ha detto
del risparmio in tutto il rimanente di questopera. (Nota di Dupont di Nemours).
552 su. FORMAZIONE

S. LXXVlll. - Nella valutazione del danaro paragonato alle derrate, il danaro conside
rato come metallo, che l'oggetto dellapprezzat'nento. Nel valutare il danaio (dem'er)
del danaro, l'uso del danaro durante un certo tempo determinato che l'oggetto
dell'apprezzamen'to.

Sul mercato una misura di frumento si bilancia con un certo peso d'argento;
e una quantit di danaro che si compra colla derrata; questa quantit che si
apprezza e che si paragona con altri valori estrani. _ Nel prestito a interesse,
loggetto dell apprezzamento e l uso di una certa quantit. di valori durante un
certo tempo. Non e pi una massa di danaro che si mette a paragone di una
massa di frumento; e una massa di valori che si paragona con una porzione de
terminata di lei medesima, la qual porzione diventa il prezzo dell'uso di questa
massa durante un certo tempo. Che ventimila once d'argento sieno sul mercato
l'equivalente di ventimila misure di frumento oppure soltanto di diecimila; l'uso
di quelle ventimila once d'argento durante un anno non varr perci meno nel
commercio del prestito la ventesima parte della somma principale, ossia mille
once d'argento se l'interesse e al denaio venti (al cinque per cento).
S. LXXIX. -ll prezzo dell'interesse dipende immediatamente dal rapporto della domanda
di coloro che pigliano a prestito collofferta dei prestatori; e questo rapporto dipende
principalmente dalla quantit delle ricchezze mobiliari accumulate col risparmio delle
rendite e dei prodotti annuali per formarne dei capitali, sia che questi vcapitali esistano
in danaro o in qualunque altro genere di effetti aventi un valore nel commercio.

Il prezzo dell'argento in sul mercato non e relativo che alla quantit di questo
metallo impiegata nei cambii correnti, ma la misura dell'interesse relativa alla
quantit dei valori cumulati e messi in serbo per formare dei capitali. indiffe
rente che questi valori sieno in metallo o in altri effetti, purch tali effetti sieno
facili a convertirsi in danaro.
Molto ci corre per verit, in fatto che la massa del metallo esistente in uno
Stato sia tanto grande quanto la somma dei valori che vengono prestati a inte
resse nel corso di un anno; ma tutti i capitali in mobili, in mercanzie, in attrazzi,
in bestiami tengono luogo di quel danaro e lo rappresentano. Una carta sotto
scritta da un uomo che ha per centomila franchi di effetti ben noti, e che in
quella promette di pagare centomila franchi ad una data scadenza, si d infine
a questa scadenza per centomila franchi. Tutti i capitali di colui che ha firmato
quella cedola rispondono del pagamento, qualunque pur sia la natura degli effetti
che quegli possiede , purch solamente essi abbiano un valore di centomila
franchi.
Non dunque la quantit del danaro esistente come metallo che fa alzare o
ribassare l'interesse del danaro, o che mette nel commercio maggior quantit di
danaro offerta a prestito; ma unicamente la somma dei capitali esistenti in com
mercio, vale a dire la somma attuale dei valori mobili di ogni sorta accumulati,
risparmiati successivamente sulle rendite e sui profitti per venir poi impiegati a
procurare ai possessori delle nuove rendite dei nuovi profitti. Sono cotali risparmii
cumulati (1), che vengono offerti ai chieditori di prestito: quanto pi di quelli ci

(1, Vedi le due note precedenti.


E SULLA DISTRIBUZIONE DELLE BICCHEZZE.

sieno, tanto pi linteresse del danaro in rihasso,a meno che il numero dei chie
denti prestiti non sia aumentato in proporzione.

S. LXXX. - Lo spirito deconomia in una nazione aumenta continuatamente la somma


dei capitali; il lusso tende continuatamente a dstruggerli.

Lo spirito di economia (1) in una nazione tende ad aumentare continuata


mente la somma dei capitali, ad accrescere il numero dei prestatori e diminuire
quello dei chieditori di prestito. L' abitudine del lusso fa precisamente il contra
rio, e per ci che gi stato osservato intorno all uso di tutti i capitali in tutte
le intraprese di coltura, d industria e di commercio , si pu giudicare se il lusso
arricchisca una nazione o l impoveiisca. '
S. LXXXI. - il ribasso dell'interesse del danaro prova che generalmente in Europa leco
nomia prevalso sul lusso.

Poich linteresse del danaro continuamente diminuito in Europa da qual


che secolo in qua, e forza conchiuderne che lo spirito di economia sia stato pi
generale del lusso. Non ci sono che i ricchi che si abbandonino al lusso, ed an
che fra i ricchi, tutti coloro che han senno si limitano a spendere la loro rendita
e sono attentissimi a non intaccare i loro capitali. Coloro poi che vogliono arric
chire sono in una nazione in assai maggior numero dei gi ricchi; ora nello
stato attuale delle cose, nel quale tutte le terre le sono gi tutto occupate non c'
che un solo mezzo per diventar ricco; e questo di avere o di procurarsi, in
qualsivoglia modo, una rendita o un protto annuo eccedente il necessario asso
lato per la sussistenza, e di mettere, ciascun anno, questo superuo in riserva
per formarne un capitale, per mezzo del quale si si possa procurare un accresci
mento di rendita o di protto annuo che anche questo si possa risparmiare e
convertire in capitale. C' dunque un gran numero duomini interessati ed occu
pati ad ammassare dei capitali.

S. LXXXII. - Ricapitolazione delle cinque di'erenti maniere d'impiegare i capitali, ossia


di collocarli in modo procuo.
I

Ho contato cinque maniere differenti d impiegare i capitali ossia collocare i


capitali in modo proficuo.
La prima di comperare un fondo di terra che frutti una certa rendita.
La seconda dimpiegare il proprio danaro in intraprese di coltura pigliando
in aliitto delle terre i cui frutti debbano rendere oltre il prezzo della locazione,
linteresse delle anticipazioni e il prezzo del travaglio di colui che consacra alla
loro coltura le proprie ricchezze e le propriefatiche.
Il terzo di porre il proprio capitale in intraprese dindustria e di fabbriche.
Il quarto e di porlo in intraprese di commercio.
E il quinto, di prestarlo a coloro che ne abbisognano mediante un interesse.

(l)l lettori non mancheranno di rammentarsi che la parola economia debbe qui essere
presa nel signicato di buona amministrazione, che proscrive le spese pazze, per occu
parsi con intelligenza delle spese conservatrici e produttive.
Gli avari cherisparmian molto sono cattivi economi. (Vedi la nota 5). (Nota di Dupont
de Nemours).
SEILLA FORMAZIONE

S. LXXXlll. -lntluenza dei varii impieghi del danaro gli uni sugli altri.
evidente che le rendite annue che si possono ricavare dai capitali impiegati
in diverse maniere, sono limitate le une dalle altre, e tutte relative alla misura
attuale dellinteresse del danaro.
S. LXXXIV. -ll danaro impiegato in terre debbe lruttar meno.
Colui che impiega il suo danaro comperando una terra aittata ad un tta
iuolo solvibilissimo si procaceia una rendita che non gli reca che pochissima fatica
a riceverla, e ch'egli pu spendere nel modo il pi piacevole soddisfacendo ad
ogni suo gusto. Ha dippi il vantaggio che laterra e di tutti i beni quello il cui
possedimento e il pi assicurato contro qualunque sorta di accidenti.
S. LXXXV.-ll danaro prestato debbe fruttare qualche poco di pi della rendita di
terre acquistate con un capitale eguale.
Colui che presta il suo danaro a interesse gode anche pi pacicamente e pi
liberamente del possessore di terre; ma l'insolvibilit del suo debitore pu fargli
perdere il suo capitale. '
Egli non si eontenter dunque di un interesse eguale alla rendita della terra
che acquisterebbe col medesimo capitale.
L'interesse del danaro prestato deve dunque essere pi forte della rendita di
una terra acquistata col medesimo capitale, poich se il prestatore trovasse a
comperare una terra che desse egual frutto, esso preferirebbe certamente un tale
impiego (1).
S. LXXXVI. - ll danaro posto nelle intraprese di coltura, di fabbrica e di commercio,
deve lrutlar pi che linteresse del danaro prestato.

Per una ragione simile, il danaro impiegato nell'industria o nel commercio


deve fruttare un protto pi considerevole che non la rendita del medesimo capi
tale impiegato in terre o l'interesse del medesimo danaro prestato; perocch que
glimpieghi esigendo, oltre il capitale anticipato, molte cure e travagli, se questi
non fossero lucrativi, tornerebbe assai meglio procurarsi una rendita eguale di
cui si potrebbe godere senza far nulla. Bisogna dunque che, oltre l'interesse del
suo capitale l'imprenditore ritragga ciascun anno un protto che lo ricompensi

(1) Quando l'autore dice che l'interesse del danaro debb' essere pi grasso che la ren
dita di una terra comperata col medesimo capitale, ognun capisce ch'egli non dice mica
che ci debba essere stabilito da una legge. Egli lo ha benissimo provato pi sopra (pa
ragra LXXlV e LXXV) che le leggi non debbono ssare tarill'a dell'interesse del danaro
nel commercio. Quindi tutto quello che questa frase signica che la cosa succede natu
ralmente.
Le leggi edi tribunali non sono obbligati di statuire se non sugli interessi giudiziarii,
quali son quelli che un tutore debbe al suo pupillo, o che un creditore pu esigere dal
suo debitore, dopo la domanda fattane in giudizio. In questo stesso caso basta che la legge
prescrive di conformarsi alla misura che presenta la rendita delle terre comprovata da
atti e notoriet. Allora ragionevole di prendere per norma la misura che presenta la ren
dita delle terre, hencli questa sia quella dell'interesse pi basso, perch la legge non
potrebbe esigere da un tutore, o da qualunque altr'uomo, dippi dell'impiego che meglio
assicura la propriet di colui al quale appartiene il capitale che nelle loro mani, e che
un tale impiego evidentemente la compra di un terreno. ( Nota di Dupont di Nemours).
E SULLA nis'rmanzronn DELLE mccnnzzn. 555
delle sue cure, del suo travaglio, delle sue capacit, dei suoi rischil e che di pi gli
fornisca di che riparare al deterioramento annuale delle. anticipazioni che sin dal
primo momento esso obbligato di fare in effetti suscettibili d alterazione e che
sono esposti ad ogni sorta di accidenti.

S. LXXXVII. -Non di meno i prodotti di quediflerenti impieghi vengono limitati gli


uni dagli altri, e si mantengono malgrado lineguaglianza loro in una specie di equilibrio.
I differenti impieghi dei capitali fruttano dunque prodotti inegualissimi; ma
tale ineguaglianza non impedisce per ch essi non influiscano gli uni sugli altri,
e che non si stabilisca tra loro una specie di equilibrio, come due liquidi inegual
mente pesanti e che comunicassero insieme pel di sotto di un sifone rovesciato,
del quale essi occupassero i due cannelli; essi non sarebbero al livello, ma 1 al
tezza dell uno non potrebbe aumentare in un tubo senza che l altro pure non
s innnlzasse nel tubo opposto. '
Io suppongo che tutto ad un tratto un grandissimo numero di proprietarii
di terre vogliano venderle; evidente che il prezzo delle terre ribasser e con
una somma minore si acquister una rendita maggiore. Ci non pu accadere
senza che l'interesse del danaro non divenga pi alto; perocche i possessori di
danaro ameranno meglio comperar terre che di darlo a prestito a un interesse
che non fosse maggiore della rendita delle terre cheglino non potrebber com
perare. Se dunque i chicditori di prestito vorranno avere danaro saranno obbli
gati di pagarlo un pi grosso nolo. Se i interesse del danard diventa pi alto, si
amer meglio prestarlo che non farlo fruttare in un modo pi faticoso e rischie
vole nelle intraprese di coltura, dindustria e di commercio e non si faranno intra
prese, se non quelle le quali frutteranno inoltre ai salarii del lavoro, un protto
pi grande che l interesse del danaro dato a prestito. In una parola, dacch i
profitti risultanti da un impiego qualunque aumentano o diminuiscono, i capitali
vi si versano ritirandosi dagli altri impieghi, o se ne ritirano versandosi negli
altri impieghi; la qual cosa muta necessariamente in ciascuno di quegl impieghi,
il rapporto del capitale col prodotto annuale. in generale, il danaro convertito in
fondi di terre frutta meno che il danaro dato a prestito, e il danaro dato a pre
stito frutta meno che il danaro impiegato nelle intraprese laboriose; ma il pro
dotto del danaro impiegato in qualsiasi maniera non pu aumentare ne diminuire
senza che tutti gli altri impieghi provino un aumento o una diminuzione propor
zionata.

S. LXXXVIIL- L'interesse corrente del danaro il termometro dell'abbondanza o della


scersezza dei capitali; esso misura l'estensione che una nazione pu dare alle sue intra
prese di coltura, di fabbrica e di commercio

L'interesse corrente del danaro dato a prestito pu dunque considerarsi come


una specie di termometro dell'abbondanza o della scarsit dei capitali presso una
nazione e dell'estensione delle intraprese d'ogni sorta alle quali si possa abban
donare; evidente che pi linteresse del danaro basso, pi le terre hanno va
lore. Un uomo che ha cinquantamila lire di rendita, se le terre non si vendono
che alla ragione del dena-io venti, non ha che una ricchezza di un milione; se
si vendono alla ragione del dieci per cento, esso ha due milioni.
Se l'interesse e al cinque per cento, qualunque terra da dissodare, i cui pro
556 I su. rouuazroxa

dotti non frutteranno il cinque per cento, oltre il rimborso delle anticipazioni e la
ricompensa delle cure del coltivatore, rimarr incolta; qualunque fabbrica, qua
lunque commercio che non frutteranno il cinqe per cento oltre ai salarii delle
fatiche e dei rischii dell'imprenditore, non sussisteranno.
Se c' una nazione vicina presso la quale l'interesse del danaro non sia che
al due per cento, non solamente ella t'ara tutti i commerci dai quali la nazione
presso cui l'interesse si trova al cinque per cento rimane esclusa, ma dippi i
fabbricanti e negozianti di quella, potendo contentarsi diun protto minore, met
teranno le loro derrate a prezzo pi basso su tutti i mercati e si attireranno cosi
il commercio quasi esclusivo di tutte quelle cose delle quali 0 circostanze parti
colari, o il troppo caro delle spese di trasporto non conserveranno il commercio
alla nazione dove il danaro vale cinque per cento.
S. LXXXlX. - inuenza del grado dell'interesse del danaro su tutte le intraprese
lucrative.
Si pu riguardare il prezzo del danaro come una specie di livello al di sotto
del quale ogni lavoro, ogni coltura, ogni industria, ogni commercio cessano. Gli
come un mare disteso sopra una vasta contrada; le sommit delle montagne
s innalzano al di sopra dell acque e formano isole fertili e coltivate. Se avverr
che quel mare trovi scolo, a mano a mano che si abbasser, i terreni dell erte,
poi le pianure, poi le valli appariscono e si coprono di produzioni d'ogni ma
niera. Basta che l'acqua monti o s' abbassi d'un piede per innondare o restituire
alla coltura regioni immense. -- l'abbondanza dei capitali che anima tutte le
intraprese e l'interesse basso del danaro e ad un tempo stesso letl'etto e l'indizio
dell'abbondanza dei capitali.
S. XC. -La ricchezza totale di una nazione composta: i" della rendita netta di tutti i
beni-fondi moltiplicata per la misura del prezzo delle terre; 2 della somma di tutte
le ricchezze mobiliari esistenti nella nazione.
l beni-fondi equivalgono ad un capitale eguale alla loro rendita annuale mol
tiplicata pel danaio corrente al quale si vendono le terre. Se si sommasse la ren
dita di tutte le terre, cio la rendita netta chelle danno ai proprietarii, ed a tutti
coloro che ne partecipano, come il signore che riceve la rendita, il curato che
riceve la decima, il sovrano che riceve limposta; se, io dico, si facesse l'addi
zione di tutte quelle somme e le si moltiplicassero pel danaio al quale si ven
dono le terre, si avrebbe la somma delle ricchezze di una nazione in beni-fondi.
Per avere la totalit delle ricchezze di una nazione, necessario aggiungervi
le ricchezze mobiliari, cio: 1 la somma dei capitali impiegati in tutte le intraprese
di coltura, d'industria e di commercio e che non ne debbono uscir mai; 2 tutte
le anticipazioni in ogni genere d' intrapresa dovendo senza interruzione ritornare
agli intraprenditori per essere senza interruzione riversate nellintrapresa; 5 tutti
i mobili, vestimenti, gioielli, ecc., all'uso dei privati. - Sarebbe assai grossolano
errore di confondere la massa immensa di quelle ricchezze mobili colla massa
del danaro che esiste in uno Stato; questa non che un piccolissimo oggetto al
confronto loro. Baster per convincersene, rappresentarsi l immensa ,quantitzidi
bestiami, di attrazzi, di sementi che costituiscono le anticipazioni dell'agricol
tura; di materie prime, di strumenti, di mobili d'ogni specie che formano il fondo
dei manifattori, le botteghe di tutti i mercanti e di tutti i commercianti; @1100
e su msrnmezross menu: mccnnzzn. 557
rimarr certo dubbio che, nella totalit delle ricchezze sia fondiarie che mobiliari
d una nazione, il danaro in natura non forma che una piccolissima parte. Ma
tutte quelle ricchezze e il danaro essendo continuamente permutabili, tutte rap
presentano il danaro, e il danaro le rappresenta tutte.
S._XCl_.- La somma dei capitali prestati non potrebbe comprendervisi senza doppio
impiego.
Nel calcolo delle ricchezze della nazione non bisogna eomprendervi la somma
dei capitali prestati; poich questi capitali non hanno potuto essere prestati se
non a dei proprietarii di terre, o a deglimprenditori per farli fruttare nelle intra
prese loro, non essendovi che queste due specie di persone che possano rispon
dere del capitale e pagarne l'interesse: un danaro prestato a persone le quali
non avessero n fondi n capitali , sarebbe un capitale estinto e non un capitale
impiegato. Se il proprietario di una terra di quattrocentomila franchi ne piglia a
prestito centomila, il suo fondo- gravato di una rendita che diminuisce daltret- _
tanto la rendita sua; e segli vendesse il suo fondo, sui quattrocentomila franchi
che ne ricevesse, centomila apparterrehbero al prestatore. Il capitale del presta
tore formerebbe dunque, nel calcolo delle ricchezze esistenti un doppio impiego
con una parte eguale del valore della terra. La terra vale sempre quattrocento
mila franchi; quando il proprietario ha pigliato a prestito centomila franchi, ci
non fa mica cinquecentomila franchi; ci fa soltanto che sui quattroccntomila
franchi, centomila appartengono al prestatore, e non sono pi che trecentomila
quelli che appartengono al proprietario.
E lo stesso doppio impiego avrebbe luogo se si facesse entrare nel calcolo
totale dei capitali il danaro prestato a un imprenditore per essere impiegato nelle
anticipazioni della sua intrapresa; poich quel prestito non aumenta la somma
totale delle anticipazioni necessarie all' intrapresa; ne risulta solamente che que
sta somma e la parte dei protti che ne rappresenta linteresse, appartiene al pre
statore. Che un commerciante impieghi diecimila franchi suoi proprii e ne ritragga
tutto il profitto, o che abbia egli presi a prestito quediecimila franchi da un
altro al quale ne paga l'interesse, conteutandosi del'soprappi del protto e del
salario della sua industria, questi non sono altro mai se non soli diecimila franchi.
Ma se non si pu comprendere, senza fare un doppio impiego nel calcolo
delle ricchezze di una nazione, il capitale deglinteressi del danaro prestato, si
debbe farvi entrare tutti gli altri beni-mobili, i quali sebbene originariamente fori
manti un oggetto di spesa e non recando alcun protto, pur non di meno diven
tano per la loro durata un vero capitale che continuatamente si cumula, e che
potendo all'uopo essere cangiato con danaro, fa come un fondo di riserva il quale
pu rientrare nel commercio, e supplire, quando lo si voglia, alla perdita di altri
capitali. E tali sonoi mobili (1 ogni fatta, il vasellame, i gioielli, i quadri, le
statue, la moneta sonante rinchiusa nei lorzieri degli avari; tutte quante queste
cose hanno un valore, e la somma di tutti questi valori pu essere un oggetto
considerevole presso le nazioni ricche; ma considerevole o non, pur sempre
vero ch esso venir debba aggiunto alla somma del prezzo dei beni-fondi, ed a
quella delle anticipazioni circolanti nelle intraprese di ogni genere, per formare
la somma totale delle ricchezze di una nazione. Del resto non occorre dire che
quantunque si possa benissimo denire, come qui abbiam fatto , in che consista
Econmn. Tono I. -- 22.
558 senza FORMAZIONE
la totalit delle ricchezze di una nazione, gli poi verosimilmente impossibile di
scoprire a quanto elle salgano; a meno che non si trovi qualche regola per s
sare la proporzione del commercio totale di una nazione colla rendita delle sue
terre; cosa fattibile forse, ma che non ancora stata eseguita in modo tale da
levare tutti i dubbii.
S. XClL-ln quale delle tre classi della societ debbano porsi i capitalisti prestatori
di danaro.
Vediamo ora come gli svolgimenti da noi dati intorno ai dillerenti modi
d'impiegare i capitali saccordiuo con ci che stato da noi precedentemente sta
bilito intorno la divisione di tutti i membri della societ in tre classi, la classe
produttrice o degli agricoltori, la classe industriosa o commerciante, e la classe
disponibile dei proprietarii.
S. XClll. - lI capitalista prestatore di danaro appartiene in quanto alla persona sua alla
classe disponibile.
Noi abbiamo veduto che qualunque uomo ricco necessariamente possessore
di un capitale di ricchezze mobiliari, o di un fondo equivalente a un capitale.
Ogni fondo di terra equivale a un capitale; perci ogni proprietario capitalista,
ma non ogni capitalista e proprietario di beni-fondi; e il possessore di un capi
tale mobile ha la scelta, o dimpiegarlo nell'acquisto di fondi, o di farlo fruttare
in intraprese della classe cOltlVillllL' o della classe lndustriosa. ll capitalista dive
nuto imprenditore di coltura o d'industria non guari pi disponibile, ne lul n
i protti suoi, di quello lo sia il semplice operaio di codeste due classi; tutti e due
_ sono destinati alla continuazione delle loro intraprese. ll capitalista che si riduce
a non essere altro che prestatore di danaro. impresta a un proprietario o ad un
imprenditore. Se egli presta ad un proprietario, pare osso appartenga senz'altro
alla classe dei proprietarii; esso diviene compartecipante alla propriet; la ren
dita della terra e destinata al pagamento dell'interesse del suo credito; il valore
del fondo destinato alla sicurezza del suo capitale no a. debita concorrenza. Se
il prestatore di danaro ha dato a prestito ad un imprenditore, e certo che la sua
persona appartiene alla classe disponibile; ma il suo capitale rimane convertito
nelle anticipazioni dell'intrapresa, n pu esserne ritirato senza nuocere all'intra
presa medesima, o senza esservi sostituito un capitale di egual valore.
S. XClV. --Linteresse che ricava il prestatore di danaro disponibile quanto all'uso
chesso pu farne.
Per vero dire, l'interesse ch'egli ritrae dal suo capitale sembra essere dispo
nibilc, poich l'imprenditore e lintrapresa possono fame di meno; sembra pure
che si possa concludere che nei prolltti delle due classi laboriose, impiegate Sin
nella coltura, sia nell'industria, v abbia una porzione disponibile, cio quella
che corrisponde all'interesse delle anticipazioni, calcolato sullo stesso piede del
l'interesse del danaro prestato; la qual conclusione sembra poi in certo modo op
porsi a quanto per noi si gi detto, cio che la sola classe dei proprietarii abbia
una rendita propriamente detta, una rendita disponibile, e che tutti i membri delle
altre due classi non abbiano se non salarii e protti. -- Questo punto merita
qualche schiarimento.
Se si considerino i mille scudi che ritrae ogni anno un uomo che abbia pre
E su. msrmarzionn DELLE mccuezze. 559
stato settantamila franchi a un commerciante, relativamente all'uso che quegli
pu farne, non c dubbio che essi non sieno perfettamente disponibili, dappoich
lintrapresa pu fare a meno di essi.
S. XCV. =-'- Linteresse del danaro non disponibile nel senso, che lo Stato possa senza
inconveniente appropriarsene una parte ne suoi bisogni. - ..
Ma non viene mica da ci che quel danaro sia disponibile nel senso che lo
Stato possa apprttpriarsene impunemente una porzione pei bisogni pubblici. Que
mille scudi non sono guari una retribuzione che la coltura od il commercio ren
dano gratuitamente a colui che ha fatte le anticipazioni; il prezzo e la condi
zion di questantlcpazione senza la quale liilrapresa non potrebbe sussistere.
Se questa retribuzione diminuita, il capitalista ritirer il suo danaro, e l'intra
pres'a cesser. Questa retribuzione debbe dunque esser sacra e godere di un in
tiera immunit, perch ella e il prezzo di un'anticipazione fatta llinlrapresa,
senza la quale lintrap'resa non potrebbe sussistere. iocca'rvi, sarebbe aumentare
il prezzo delle anticipazioni di tutte le intraprese, e per conseguenza diminuire
le intraprese medesime, vale a dire la coltura, l'industria ed il commercio.
Ci debbe far comprendere quello che poco prima abbiam detto, cio che il
capitalista il quale avesse prestato ad un proprietario pari-ebbe appartenere alla
classe proprietaria, ma che questupparenza aveva qualche cosa di equivoco, che
aveva bisogno di essere chiarito. '
Dill'atto esattamente vero (che l'interesse del suo danaro non'e maggior
mente disponibile, vale a dire non maggiormente suscettibile di menomazione
di quello che siasi del danaro prestato aglimprenditorl di cultura e di commer
cio. Quest'interesse egualmente il prezzo della convenzione libera, e non si pu
nemmeno da essa toglier via nulla senza alterare il prezzo del prestito; ora poco
monta a chi il prestito sia stato fatto; se il prezzo del prestito muta ed aumenta
pel proprietario, muter ed aumenter pel coltivatore, pel manifatturiero e pel
commerciante. in una parola, il capitalista prestatore di danaro debbe essere con
siderato come un mercante di una derrata assolutamente indispensabile al-ia pro
duzione delle ricchezze, e che non potrebbe mai essere a prezzo troppo basso.
poi altrettanto irragionevole gravare il suo commercio di unmposizione, che di
mettere un'imposizione sul letame che serve ad ingrassare le terre. Concludiamo
da ci che il prestatore di danaro appartiene si alla classe disponibile, quanto
alla sua persona, perch esso non ha nulla a fare, ma non quanto alla natura
della sua ricchezza, sia che linteresse del suo danaro gli venga pagato dal pro
prietario di terre sopra una porzione della sua rendita, o che gli sia pagato da
tln imprenditore sulla parte dei prtilitti destinati allinteresse delle anticipazioni.
3. XCVI. - Obbiezione.
Mi si opporr che il capitalista ha potuto indifferentemente a prestare il suo
danaro o impiegarlo in acquisti di terre; che nelluno e nell altro caso egli non
ritrae che un prezzo equivalente del suo danaro, e che di qualsiasi modo labbia
esso impiegato non debbe esso meno per questo contribuire alle spese pubbliche.
8. XCVll. -Risposta allobbiezione.
Primameute rispondo che per verit, alloraquando il ca ,pitalista ha comperato
una terra, la rendita di essa equivale per lui a quello che gli avrebbe ricavato dal
5-10 SULLA roimftzioxa
suo danaro prestandolo; ma c' per questa differenza essenziale per lo Stato, che
il prezzo che quegli d per la sua terra non contribuisce per nulla alla rendita
chella produce; ella non avrebbe meno prodotto quand'anche i non l'avesse
comperata: questa rendita , come noi labbiamo pi sopra spiegato , quello che
laterra d dippi del salario dei coltivatori, dei loro protti, dell interesse delle
loro anticipazioni. Non mica lo stesso dellinteresse del prestito; esso la con
dizione medesima del prestito, il prezzo dellanticipazione, senza il quale la ren
dita e i protti che servono a pagarlo non csisterebbero. (
.En secondo luogo risponder che se le terre fossero sole gravate della con
tribuzione alle spese pubbliche, dacch una volta questa contribuzione fosse rego
lata, il capitalista che le comperasse non computercbbe nellinteresse del suo da
naro la parte della rendita destinata a tale contribuzione: a quel modo stesso che
un uomo il quale compera una terra oggidi non compera mica la decima che
riceve il parroco, n neanche limposta nota, ma la rendita che rimane, dedu
zione fatta di quella decima e di quella imposta (l).
S. XCVIII. - Non rimane di rendita veramente disponibile in uno Stato se non il prodotto
netto delle terre.
Per quanto si detto fin qui ognun vede che linteresse del danaro prestato
preso sulla rendita delle terre o sul protto delle intraprese di coltura, dindu
stria o di commercio. ,
Ma noi- abbiamo gi dimostrato che questi protti medesimi sono soltanto una
parte della produzione delle terre; che il prodotto delle terre si divide in due
porzioni; che luna e destinata ai salarii del coltivatore, ai suoi protti, al ricu
pero delle sue anticipazioni; che l'altra parte e la parte del proprietario, o la ren
dita che il proprietario pu spendere a voglia sua, e con porzione della quale esso
contribuisce alle spese generali dello Stato.
Noi abbiamo dimostrato che tutto quello che ricevono le altre classi della
societ non che i salarii ed i protti pagati sia dal proprietario sulla sua ren
dita, sia dagli agenti della classe produttrice sulla parte destinata alle necessit loro
chegliuo sono obbligati di comperare dalla classe industriosa. Che que protti
poi sieno distribuiti in salarii doperai , in protti dimprenditori, in interessi di
anticipazioni, essi non per questo mutano di natura e non aumentano guari la
somma della rendita prodotta dalla classe produttrice, oltre al prezzo del suo tra
vaglio, alla qual rendita la classe industriosa non partecipa se non no alla con
correnza del prezzo del suo travaglio.
Rimane adunque indubitato che non c altra rendita se non il prodotto netto
delle terre, e che qualunque altro protto annuo, o esso viene pagato dalla ren
dita, o fa parte delle spese che servono a produrre la rendita.
3. XCIX. - La terra ha pur anche fornito la totalit delle ricchezze mobili o capitali esi
stenti, e che non sono formati se non da una porzione delle sue produzioni messe in
serbo in ogni anno.
N solamente non esiste n pu esistere altra rendita che il prodotto netto
delle terre, ma pur anche la terra che ha fornito tutti i capitali i quali formano

(1) Tale la verit sulla quale fondata quest'osservazione generale degli economisti,
che attribuire alle spese sociali una porzione regolare della rendita che le terre producono
(ci che non si fa mai se non perch se n' riconosciuto lulilita, la necessit, il vantaggio
54!
la massa di tutte le anticipazioni della via. Ella ha offerto
senza niuna coltura le prime anticipazioni gr sabili dei primi
travagli; tutto il rimanente il frutto accumulato
sono succeduti dacch si cominci a coltivare la terr .

quantunque i proprietarii abbiano pi superfluo, eglino risparmiar


avendo pi tempo e pi ozii essi hanno pi desiderii e pi passio
considerano come pi assicurati della propria fortuna , e pensano pi a '
piacevolmente che non ad aumentarla; il lusso loro natural qualit. I salari
e soprattutto gl'imprenditori delle altre classi, ricevendo protti proporzionati alle
anticipazioni loro, alla loro capacit, alla loro attivit, hanno, sebbene senza una
rendita propriamente detta, un soverchio alla loro sussistenza, e quasi tutti dedi
cati alle loro intraprese, occupati ad accrescere la loro fortuna, distolti pel loro
travaglio dai divertimenti e dalle passioni dispendiose, risparmiano tutto quel
loro soverchio per rivcrsarlo nelle loro intraprese, e cosi via via aumentarlo. La l
maggior parte deglimprenditorildi coltura pigliano assai rade volte a prestito, e
quasi tutti non fanno fruttare se non capitali proprii. Glimprenditori di altri tra
vagli che vogliono rendere solida la loro fortuna si sforzano di pervenire a ci,
e senza una grandissima abilit coloro che fondano le intraprese loro sopra capi
tali di prestito corrono rischio grande di far naufragio. Ma quantunque i capitali
si formino in parte del risparmio dei protti delle classi laboriose, non pertanto,
siccome codesti protti vengono sempre dalla terra, poich tutti sono pagati o
sulla rendita o sulle spese che servono a produrre la rendita , la cosa evidente
che i capitali vengono dalla terra al modo medesimo della rendita, o meglio, che
essi non sono se non laccumulazione di quella parte di valori che i proprietarii
della rendita o coloro che ne partecipano possono mettere in riserbo ciascun
anno, senza impiegarla nei bisogni loro.
S. C. - Quantunque il danaro sia loggetto principale del risparmio, e sia, per cosire,
la materia prima dei capitali nella formazione loro, il denaro in natura non forma che
una parte quasi insensibile della somma totale dei capitali.
Abbiamo veduto che il danaro non entra quasi per nulla nella somma totale
dei capitali esistenti; ma esso entra moltissimo nella formazione dei capitali. Di
fatti quasi tutti i risparmii non si fanno che in danaro; gli in danaro che le
rendite sono pagate ai proprietarii, che le anticipazioni ed i protti ritornano agli
imprenditori d'ogni genere; dunque danaro quello chessi risparmiano , e lac
crescimento annuo dei capitali si fa in danaro; ma tutti gl'imprenditori altro uso
non ne fanno se non di convertirlo sullislante in differenti specie di effetti, sovra
ai quali saggira'la loro intrapresa: cos quel danaro rientra nella circolazione, e
la maggior parte dei capitali non esistono se non in effetti di dierenti nature,
siccome noi l'abbiamo pi sopra particolarmente spiegato.

pei proprietarii), ed astenersi dalle altre forme di contribuzione, non gi mettere unim
posta, ma stabilire una societ amichevole tra il governo e la nazione; una volta sola
e per l'avvenire, sopprimere tutte le imposizioni. (Nota di Dupont de Nemours).
,V-v;f .&

042 tot-J w (Data? mah

-. 'fefen'"
, g QSSERVAZIONI
Sui puntyliabkafwkyz concorda colla teoria di Turgot, e su quelli
l

di nvwtwtgf ne allontana. Di Dcrottr m Negrouas.

marina _.
ltllwomut
alll' mopera che sar eternamente classica, che anteriore di nove anni a quella
da Ite Adamo Smith, e pubblicata cinque anni prima dell' epoca in cui questi an
cdM lavorava nella sua, si vede che i due autori sono compiutamente daocerdo sui
pt'tttulpll dellagricoltura e del commercio; sui progressi della societ che hanno condotto
la divisione del travaglio, ed i vantaggi che sono risultati e che risulteranno ancora da
questa divisione; sugli elementi del prezzo delle produzioni e delle mercanzie, tanto
nella loro fabbricazione come sul mercato, sull'introduzione e l'utilit della moneta; sulla
formazione dei capitali, la distribuzione e limpiego loro; sull'effetto delle promesse di
pagamento date da uomini solvibili; sullinteresse del danaro; sulla necessit di lasciare
alle convenzioni e al commercio un intiera libert.
Essi non differiscono essenzialmente se non in ci, che Smith estende la denomina
zione di produttivi di ricchezza ai travagli che non sono semplicemente che conservatori,
e che contribuiscono ad operare laccumulazz'one. .
Ma l'accumulaztone non doveva essere confusa con la produzione da una mente tento
giusta come quella di Smith. _
Egli fa una distinzione pochissimo. fondale, per quanto riguarda la produzione delle
ricchezze, tra i_ travagli che sapplicano ad oggetti, il godimento dei quali durevole, e
ch egli considera come i soli che sieno produttivi, percb essi stabiliscono il valore dei
consumi fatti dalloperaio, e quelli i quali procurano godimenti che non lasciano se non
poche o niune tracce, o solamente tracce passeggero.
Ammettendo la sua nomenclatura e spremendo la sua idea, lo si eondurrebbe a con
eludere che il travaglio di un compositore di musica, di cui s incidono. si conservano,
si vendono gli spartiti, e produttivo, e che quello di un giardiniere, di cui si mangiano
sul momento le frutta, o di un coltivatore di cui si consumata la ricolta nellanno, non
sarebbe produttivo, o lo sarebbero meno.
Non sarebbe stato necessario di dirgli niente pi di questo su questo punto.
Non lo poi di aggiungervi nulla pei losoli e per gli uomin'rdi Stato degni di teg
gere i suoi scritti, e che sanno ammirarli quanto essi meritano. '
Dopo cotale sbaglio, che non se non nellespressione, e che nulla toglie alla bellezza
generale della dottrina di Smith, perch nulla cangia ai principii di lui sulla libert del
commercio e del travaglio, non si pu rimproverarlo se non della debolezza e della com
piacenza di essersi prestato, nella seconda sezione del capo secondo del suo quinto libro,
a patliare i vizii del sistema di nanze dell'Inghilterra, e gl inconvenienti, i pericoli, i
mali reali e gravi messi alla natura delle Sue impos'wioah
Pere sia egli stato. spaventato del giudicio severo. che tutto il suo. libro intceva a
pronunciare sulla moltitudine di esazioni inglesi che impacciano la libert del travaglio,
quella del commercio, quella delle azioni innocenti, quella di cui un cittadino principal
mente in seno di una repubblica come la Gran Brettagna, debbe godere nella propria
casa; sulla vessazioni, sugli abusi inevitabili di quelle forme di esuieni.
Dopo avere, coi suoi quattro primi libri, dimostrato come elle dovessero mi. alt;
formazione delle ricchezze, ed a ritardarnc il cammino, egli ha voluto lasciar credere che
non lo ritrovava tanto nocevoli.
Egli ha spinto tale debolezza, tanto sorprendente da parte di un ingegno pari suo,
sinora dire le imposte sopra i consumi, e specialmente quello sulla zucchero, il t, la
birra e il tabacco non riucaranov il prezzo dei salarii; che esse non agiscono se non come
leggi suntuarie; e che per una frugulit forzata elle ridondaao anzi a vantaggio della
famiglia del salariato n.
il suo bravo e giudizioso traduttore, il senatore Germano Guruicr, ha gi vittoriosa
E SULLA nisrnin R'CCHEZZE' 545
I);
mente confntati siffatti errori del librtndilliqttib, cln . eranf) nf" POCVNIO Certo essere
by! pi, - Ech eglisi ha
quelli- della sua mente, ma c he non 1(e .. c cui {r creduto dover fare
alle 0 _imoni
_ _ 0 ohm_ della sua . , v . tllv. . dal- ovava e n-e-lle q ualt
p P P 1 ore la tranquillita pub
ancora si trova il suo governofha o arfaol't'llfll 'cgih- ma |a |
_ _ Y . . . p.
bhca, non bisognava mica illuminare g. facto . _
omini ti"' x q ua e
venisse a colpirli direttamente.
e - ' I
W
J .'
nlY I
.- g1 I
Noi non dobbiamo alle finanze dell'Inghilterra co , ligntrbzigptgg
esso sia loro stato tanto utile quanto sembra che Smit _ g g ,
Ogni errore nuoce a coloro che lo fanno, ed ai loro vicini. oi siauiiimiwd'gmf
e noi pure abbiamo una patria. q
Le leggi suntuarie sono leggi proibitive di tale e tal altro uso della libert. l\iu
mai stabilito meglio di quello che lo abbia fatto Smith, quanto le leggi proibitive, impac
ciando le convenzioni, arrestino o rallentino gli sforzi del travaglio e ne indeboliscono i .
motivi. -Ed inoltre non c' nessuna rassomiglianza tra le privazioni cagiouate dalla p0
verl, che si spargono su tutte le specie di consumi, e le ingiunzioni delle leggi suntunrie
che non interdicono se non un piccolo numero di consumi di poca utililao di puro diletto.
Cousiderarle sotto un medesimo aspetto, gli cadere in una grandissima inesattezza.
E cosa se ne deve dire, cosa se ne deve credere, quando ci accade ad uno scrittore quale
Smith, di cui in generale uno dei meriti pi distintivi e peculiari l'esattezza, qualche
volta perno minuziosa?
Gli oggetti della consumazione relativa alla sussistenza necessaria e giornaliera, non
possono essere confusi colle cose di lusso che non servono guari a dei bisogni reali, sulle
quali ordinariamente colpiscono le leggi suntuarie, e che non di meno non debbono es
sere respinte se non eoll'esempio dei capi dello Stato, coi costumi, non colle leggi.
Non si mettono mai le imposizioni di consumo se non sulle derrate, la consumazione
delle quali genemle enecessaria anche ai pi poveri cittadini; perchc quelle che non gra
viterebbero che sopra il lusso, non produrrebbero le spese che costerebbe la loro esazioue.
Una frugalit formatav non potrebbe mai essere in vantaggio della famiglia che vi si
trovi ridotta.
I costumi ed il clima delllnghilterra rendonvi la birra ed il t derrate di prima ne
cessita, dalla quale nemmeno dispensa la pi grande povert; ed in ogni paese, si sa
che labitudine del tabacco, una volta contratta, diventa un bisogno egualmente imperioso.
E quand'anche la loro consumazione fosse meno generale e meno necessaria, non
egli un principio ed uno dei principii meglio dimostrati da Smith, che nessun operaio
lavora se non per ottenere il suo salario, vale a dire i godimonti, ai quali la concorrenza
degli altri operai della stessa professione, della stessa capacita, gli danno diritto di pro
tendere?
Se dunque un'autorit qualunque gli tolga provvisoriamente una parte di quel salario,
bisogna bene che l'imprenditore che glie lo paga vi supplisea con un aumentazione che
lo rimetta al pari; per rimettervelo, bisogna che tale aumentazione, oltre il rimborso
dell'imposizione che lo si costretto anticipare, lo risarcisce del dispiacere, dellimbarazzo,
delle spese che ha potuto cagionargli quell' anticipazione alla quale stato costretto.
lrnperocch la sola condizione che non possa essere violata e l'integrit del salario, o dei
godimenti che la concorrenza ha permessi e promessi.
Se simmaginassero delle circostanze che sembrassero rendere plausibile che una parte
del salario destinato ai godimenti delloperaio possa essere toccata, ne risulterebbe che
la concorrenza per ottenere un salario a quel modo, diventerebbe minima; la qual cosa
costringcrebbe limprenditore di consentirne al rincarimento.
E rimane sempre evidente che, meno la consumazione dell operaio sar gravami pi
ci sar concorrenza tra gli operai; ep ciascun dessi, essendo assicurato dei godimenti
che il suo stato comporta, si contenter di questi godimenti senza esigere un saiario pi
grosso di quello che a que'godimenti possa soddisfare.
Smith non si cava fuori da questo passo , che cali esposizione di un fatto che non
sembra concludente, se non quando esso sia male esaminato: e Smith era uno degli uo
mini pi capaci di ben esaminare, di ben discutere un fatto: l salarii , egli dice, non
si sono elevati in Inghilterra dopo l'introduzione e laumcntazione delle imposizioni o tasse
che ne portano via una parte .
>l W"_)].("*(]tl\h

E questo che provaifll lllltomllpdqdntdw Fuse


Di! Una parte laccresc'men'll , Qluzlonv," stata notevolissima, e che non
vie _.,. o 1 cc 2 a 'c :: .-.e: C E , e. w1:o un ' ' " _ a concorrenza essendo pi gran
_ - . ft'lllll' " nesima
I estensione di godimenti
. , by li e la divisione del lavoro, rendendo
i atto ' nit di cose ad uso degli operai, ha loro
"' ' a massa di godimenti reali, quantunque una parte
,tastrt La dsuo impiego naturale.
{ 'Il'lu losswesonerato della contribuzione che sopporta, manifesto
i nza ristringendolc a ci che i godimenti dell'operaio esigono, vale a dire,
" e l'operaio ne ritrae veramente, questo salario ribasserebbe per lo meno di tutto
_, - -_. uello che l'imposizione ne toglie.
ad. Dunque l'imposizione rincara il salario.
' Smith in piena sua libert, Smith nella sua stanza 0 in quella di un amico, come l'ho
veduto io quando noi eravamo condiscepoli presso Quesnay, si sarebbe certamente guar
dato di negarlo.
Egli che ragionava tanto bene, non ha fatto nessun ragionamento in favore del genere
d'imposizione, di cui il suo paese ha dato lesempio pi esagerato. Egli si limita a un
fatto vago: L'Inghilterra ha prosperato. Ma niuno sapeva meglio di lui, che ci era avve
nuto malgrado questo, non per causa di questo.
L'ultima parte del suo quinto libro, di tanta opposizione alla sua propria dottrina ed
a tutto il rimanente della sua opera, potrebbe compendiarsi in queste parole: Malgrado
quello che io ho provato contro gli ostacoli messi allo sviluppo dell'industria e del trava
glio, al libero impiego dei capitali, ed alla facilit delle comunicazioni, le cattive imposi
zioni dell'Inghilterra, che talune circostanze locali rendono un poco meno vessatorie di
quelle della medesima natura, che hanno avuto luogo in altri paesi (proposizione inci
dente ch' egli non ha menomamente provato) non hanno impedito che le ricchezze della
mia nazione abbiano fatto dei progressi, ed anche rapidi.
Niuno meglio di lui avrebbe indicato e calcolato quale sarebbe dunque stata la pro
gressione della ricchezza nella sua patria senza quegli ostacoli.
Dacch una nazione pervenuta a formarsi alcuni capitali, e che le terre vi sono
divenute venali, impossibile che le ricchezze non vi aumentino di per se medesime.
E ci facile a capirsi.
Nessun travaglio pu farsi senza che l'operaio ne sia pagato in modo che ne possa
ritrarre direttamente la sua sussistenza e il mantenimento de' suoi strumenti.
Nessun capitale pu essere impiegato costantemente a provvedere strumenti 0 a sala
riare degli operai, senza che colui che ne fa l'anticipazione ottenga il rimborso del suo
capitale, ed un interesse; perch nessuno vuole anticipare il suo danaro o altre sue ric
chezze senza farci qualche protto.
Quando le terre sono venuti, colui che si procurato un capitale potendo impiegarlo
in acquisti di terre, non lo consacra a nessun'altra intrapresa, se non ci vedaper lui un
prolitto almeno eguale alla rendita che gli procurerebbe un acquisto di un fondo.
Nessuna derrata dunque pu esser prodotta, nessuna mercanzia pu esser fabbricata,
n l'une ne l'altre possono essere abitualmente vendute, senza che il prezzo loro assicuri
l interesse delle sue anticipazioni al capitalista che le ha fatte.
Ma tutti gli operai, ed il mantenimento di tutti gli strumenti, quello di tutte le oll
cinef essendo necessariamente pagati sul prezzo della vendita, ed anzi di preferenza an
che all'interesse del capitale. e dunque sempre in qualunque intrapresa, che continua
a protto del capitalista, ed oltre anche alla retribuzione del suo travaglio personale,
l'interesse del capitale che egli aveva sborsato, del quale non potrebbe essere spogliata
senza voler rinunciare alla sua intrapresa; e se il capitale abbastanza forte perch linte
resse di esso eeeeda la spesa del capitalista, egli non pu goderne senza che questo into
resse si cumuli col capitale primitivo e lo accresce progressivamente.
Questo e ci che Tut'gut ha stabilito colla pi grande evidenza ne suoi- paragral Lvu,
LVIII, Lui. ma, un, un, tam, tam, Lxvm, rxsl, LXXll, uixxvn, zxxxvni, unix,
xc e cxu.
Ora la potenza degli interessi cumulati per accrescere il capitale, ribassare l'interesse
E SULLA DISTBIBUIIOM'J DELLE RICCIIEZZE. 545
del danaro, somministrare nuovi mezzi di fare intraprese utili, e perfezionare continua
mente il travaglio, tale, che i pi grandi sbagli dei governi, e i mali stessi della guerra
quando essi non sono una devastazione di barbari, non possono che di rado impedire che
le ricchezze, i lumi delle scienze eccitate dall'impiego delle ricchezze, e tutti gli agi della
vita che ne risultano, non aumentino almeno di secolo in secolo l'agiatezza e la felicit del
genere umano. .
Non perch dunque le ricchezze di una nazione si accrescano o non diminuiscano,
bisogna inferirne che il suo governo sia senza difetto; ma solamente ch'esso non cat
tivo tanto da far prendere a tutti i travagli, o ai pi produttivi o ai pi utili tra essi, un
cammino retrogrado.
Le leggi della natura e la bont della Provvidenza lottano ordinariamente con van
taggio. contro le follie ed anche controi delitti degli uomini; esse ne riparano i tristi
effetti. Che sar poi quando gli uomini diventeranno abbastanza illuminati per non con
trariare mai, o soltanto lievemente. le leggi della natura, per godere pacicamente e con
riconoscenza dei beneficii del cielo!

Il!!! DELLA MEMORIA SULLA FORMAZIONE E SULLA DISTRIBUZIONE


DELLE RICCBEZZE.
TUBGOT
M99...

VALOBI E MONETE. f)
a e m

La moneta ha questo di comune colle altre specie di misure, che ella una sorta
di linguaggio il quale differisce, presso i differenti popoli, in tutto ci che arbi
trario e di convenzione, ma che si accosta e sidentiflca, sotto alcuni riguardi, co'
suoi rapporti ad un termine o regola comune.
Questo termine comune che riavvicina tutti i linguaggi, e che d a tutte le
lingue un fondo di rassomiglianza inalterabile malgrado la diversit dei suoni
chelle adoperano, non altro se non le idee medesime che le parole esprimono,
vale a dire gli oggetti della natura rappresentati dai sensi alla mente umana, e le
nozioni che gli uomini si sono formati, distinguendo i differenti aspetti di cotali
oggetti e combinandoli in mille maniere.
questo fondo comune, essenziale a tutte le lingue indipendentemente da
qualunque convenzione, che fa s che si possa prendere ciascuna lingua, ciascun
sistema di convenzione adottato come segni delle idee , per paragunarvi tutti gli
altri sistemi di convenzione, come si paragouerebbe al sistema medesimo delle
idee che si possono interpretare in ciascuna lingua ci che stato originariamente
espresso in tutt'altra, ci che in una parola si pu tradurre.
Il termine comune di tutte le misure di lunghezza, di supercie, di capacit,
non e altro che l'estensione medesima , della quale le differenti misure adottate
dal differenti popoli non sono che divisioni arbitrarie, che si possono parimente
paragonare e ridurre le une alle altre.
Si traducono le lingue le une coll'altre; si riducono le misure le une alle
altre. Queste differenti espressioni enunciano due operazioni differentissime.
Le lingue designano idee con suoni, che sono essi medesimi estranei a quelle
idee. Questi suoni da una lingua all'altra sono intieramente differenti, e per ispie
garli fa d'uopo sostituire un suono ad un altro suono: al suono della lingua stra
niera il suono corrispondente della lingua nella quale si traduce. Le misure, al
contrario , non misurano l'estensione se non coll'estensione medesima. Non c'
d'arbitrario e variabile, se non la scelta della quantit d'estensionc che si con
venuti di prendere per l'unit, e le divisioni adottate per far conoscere le diffe
renti misure. Non ci sono dunque guari sostituzioni da fare di una ad un'altra cosa;
non ci sono che quantit da paragonare, e relazioni da sostituire ad altre relazioni.
Il termine comune al quale si riferiscono le monete di tutte le nazioni e il
valore medesimo di tutti gli oggetti di commercio chelle servono a misurare. Ma

(1) Questo e i due opuscoli seguenti, si possono riguardare come appendici alle R1.
essioni sulla formazione e distribuzione delle ricchezze.
VALORI r: MONETE. 547
questo valore non potendo essere designato se non dalla quantit di monete alle
quali esso corrisponde, ne segue che non si pu valutare una moneta se non in
altra moneta, a quel modo medesimo che non si pu interpretare i Stllli duna
lingua se non per mezzo daltri suoni.
Le monete di tutte le nazioni civili essendo fatte colle medesime materie, e
non ditierendo tra loro , come le misure, se non per le divisioni di cotali materie
e per la ssazione arbitraria di ci che si riguarda come lunit, elle sono susoeh
tihili, sotto questo punto di vista, di essere ridotte le une alle altro, del pari che
le misure usate presso le differenti nazioni.
Noi vedremo, pi innanzi, che questa riduzione si fa in una maniera como
dissima , collennnciazione del loro peso e del loro titolo.
Ma questa maniera di valutare le monete collenunciazione del peso e del titolo
non basta per far intendere il linguaggio del commercio relativamente alle mos
nete. Tutte le nazioni ne conoscono di due sorta. Oltre le monete reali, come lo
scudo, il luigi, la corona, la ghinea, che sono pezzi di metallo, marcati di unink
pronta conosciuta, e che hanno corso sulla tali denominazioni, elle si sono poi fatte
ciascuna una specie di moneta di conto o numerario, le cui denominazioni e di
visioni, senza corrispondere a nessun pezzo di moneta reale, formano una scala
comune alla quale si riferiscono le monete reali, valiitandole dal numero delle
parti di questa scala alle quali elle corrispondono. Tale in Francia in lira di
conto o numerario, composta di venti soldi, ciascun dei quali si suddivide in do
dici denari. N on c che un pezzo solo di moneta che corrisponda ad una lira,
ma uno scudo vale tre lire, un luigi ventiquattro lire, e questa enunciazione del
valore di queste due monete reali in una moneta di conto stabilisce il rapporto
della scudo al luigi, come duno ad otto.
Queste monete di conto non essendo, come ognun vedo, se non semplici da,
nominazioni arbitrarie, variano da nazione a nazione, e possono variare, nella
stessa nazione, da un'epoca ad uualtra,
Gltnglesi han pur essi la lira sterlina, divisa in venti soldi o sccllini, i quali
si dividono in dodici denari o penny. Gli Olandesi contano a lmini, le cui divi
sioni non corrispondono guari a quelle della nostra lira.
Noi dobbiamo dunque far conoscere nella geograa commerciante, non soia_.
mente le monete reali di ciascuna nazione e la valutazione loro in peso ed in
titolo, ma ancora le monete di conto da ciascuna nazione adoperate, e, dippi i
rapporti loro colle monete reali che hanno corso nella nazione, ed il rapporto che
hanno tra esse le monete di conto delle dillcrenti nazioni. il rapporto della mo-i
nela di conto alla moneta reale di ciascuna nazione si determina enunciando. il
valore delle monete reali in moneta di conto del medesimo paese; del ducato in
orini, della gbinea in scellini e denari sterlini, del hiigi e dello scudoin lire
tornesi.
Quanto al rapporto che hanno tra loro le monete di conto usate presso le dif
ferenti nazioni, iidea che si presenta primameute di conclnderla dal rapporto
delle monete di conto di ciascun paese alle monete nati, e dalla conoscenza del
peso e del titolo di queste. Difatto conoscendo il peso ed il titolo. di una corona
d'Inghilterra ed il peso ed il titolo di uno scudo di Francia, si conosce il rap
porto di una corona allo scudo di Francia, e sapendo quanti denari tornesi valga
uno scudo, se ne deduce quanto valga la corona in denari torncsi; e quando si
548 VALORI E MONETE.
sappia perci quello che valga la corona in denari sterlini si sa che tal numero di
denari sterlini equivale a tal numero di denari tornesi, e cos si ha il rapporto
della lira sterlina colla lira tornese.
Codesta maniera di valutare le monete di conto delle differenti nazioni dal
loro confronto colle monete reali di ciascheduna nazione, e dalla conoscenza del
peso e del titolo di queste, non sarebbe suscettibile di alcuna dilllcolta se non ci
fossero monete se non di un solo metallo, per esempio d'argento, o se il valore rela
tivo dei di'e'renti metalli impiegati a quest'uso , delloro, per esempio, e dell'ar
gento, fosse il medesimo fra tutte le nazioni commercianti, vale a dire, se un peso
qualunque d'oro ne, un marco, per esempio, valesse esattamente un numero di
grani d'argento line che fosse il medesimo presso tutte le nazioni. Ma codesto
valore relativo dell'oro e dell'argento varia secondo l'abbondanza o la rarit rela
tiva di questi due metalli presso le dillerenti nazioni.
Se presso una nazione v'abbia tredici volte pi argento che oro, e che in con
seguenza si dieno tredici marchi d'argento per avere un marco d'oro, si daranno
quattordici marchi d'argento per un marco d'oro presso un'altra nazione dove
siavi quattordici volte pi argento che oro. Viene da ci, che se per determinare
il valore delle monete di conto di due nazioni, nelle quali l'oro e l'argento non
abbiano il medesimo valore relativo, per valutare, per esempio, la lira sterlina in
lire tornesi, simpicghi per termine di paragone la moneta d'oro, non si avr il
medesimo risultato che se si si fosse serviti delle monete d'argento. evidente che
la valutazione vera si trova tra questi due risultati; ma per determinarla con una
precisione intieramente rigorosa, occorrerebbe fare entrare nella soluzione di tale
problema un'innit di considerazioni delicatissime. Nondimeno il commercio di
danaro di nazione in nazione, tutte le negoziazioni relative a questo commercio,
la rappresentazione della moneta per mezzo della carta di credito , le operazioni
del cambio, quelle delle banche, suppongono questo problema gi sciolto.
La parola moneta, nel suo senso proprio, originario e primitivo, che corris
ponde esattamente al vocabolo latino moneta, signica un pezzo di metallo, di
un peso e di un titolo determinato, e guarentito dall' impronta che vi ci ha fatto
apporre lautorit pubblica. Riferire i nomi, designare l impronta, enunciare il
peso ed il titolo di ciascuna moneta delle differenti nazioni riducendo questo peso
al peso del marco, ecco tutto quello che s'ha da fare per dare un'idea chiara delle
monete considerate sotto questo punto di veduta.
Ma l'uso ha dato alla parola moneta un senso pi astratto e pi esteso. Si
dividono i metalli in pezzi di un dato peso, l'autorit non ne guarentisce il titolo
con un conio se non perch si possa adoperarli in maniera comoda e sicura in
commercio, perch vi servano ad un tempo stesso di misure di valori, e di pegno
rappresentativo delle derrate; e c' anche dippi, che non si pensato a dividere
in cotal modo i metalli, a coniarli, in una parola, a farne la moneta, se non per
ch codesti metalli servivano gi di misura e di pegno comune di tutti i valori.
La moneta non avendo niun altro impiego, questo nome estato risguardato
come designante questo impiego stesso; e siccome vero il dire che la moneta
la misura ed il pegno dei valori, siccome tutto ci che e misura e pegno di valori
pu tener luogo della moneta , si dato il nome di moneta in un senso esteso a
tutto quello che e impiegato a questuso. Quindi in questo senso che si dice che
le coris sono la moneta dell'isole Maldive, che i bestiami erano la moneta dei
un
non: a posare. f 049
Germani e degli antichi abitatori del Lazio; che l'oro e l'argento ed il rame sono
la moneta dei popoli civili; che questi metalli erano moneta anche prima che si
fosse immaginato di designarne il peso ed il titolo con unimpronta legale. ' in
questo senso che si d alle carte di credito, che rappresentano le monete, il nome
di carta-moneta. in questo senso nalmente che il nome di moneta conviene
alle denominazioni puramente astratte, che servono a paragonare fra loro tutti i
valori, e quelli stessi delle monete reali, e che si dice moneta di conto, moneta
di banca, ecc.
La parola di moneta, in questo senso, non debbe mica tradursi colla parola
latina moneta, ma con quello di pccunia, alla quale ella corrisponde esattamente.
dunque in questo senso, come misura dei valori e pegno delle derrate,
, che noi andiamo a considerare la moneta, seguendo il procedimento della sua
introduzione nel commercio ed il progresso che ha fatto presso gli uomini larte
di misurare i VALORI.
Prima di tutto necessario di farsi un'idea chiara di ci che si debbe inten
dere per la parola valore.
Questo sostantivo astratto, che corrisponde al verbo latino valere ha nella
lingua usuale parecchie signicazioni le quali importantissima cosa distinguere.
il senso originario, nella lingua latina, signicava forza, vigore; valere signi
cava pure star sano, e noi conserviamo ancora quel senso primitivo nei derivati
valido, invalido, convalescenza. Gli partendosi da quel signicato, pel quale la
parola valore signicava forza, che si e deviato il senso per fargli signicare il
coraggio militare, prerogativa che gli antichi popoli hanno quasi sempre desi
gnata colla medesima parola che signicava la forza del corpo. La parola valere
ha preso nella nostra lingua un altro senso assai usitato , e che, sebbene dill'e
rente dal significato che nel commercio si da a questa parola ed a quella di va
lore, ci non ostante n' la prima base.
Essa esprime quella bont relativa ai bisogni nostri per la quale i doni ed i
beni della natura sono risgnardati come acconci ai nostri godimenti, al soddisfa
cimento dei nostri desiderii. Si dice che un intingolo non va! nulla, quando
di cattivo sapore, che un alimento non val nulla per la salute, che una stolla
val meglio di un'altra stoil'a, espressione che non ha nessuna relazione al valore
commcrciabile, e signica soltanto ch'ella pi acconcia agli usi ai quali la si
destina.
Gli aggettivi cattivo, mediocre, buono, eccellente caratterizzano i diversi gradi
di questa specie di valore. Debbesi non pertanto osservare che il sostantivo va
[ore non mica tanto usato in questo senso come il verbo valere. Che se talora
se ne fa uso, non si pu intendere con esso se non la bont di un oggetto rela
tivamente ai nostri godimenti. Quantunque tale bont sia sempre a noi relativa,
noi ci nondimeno abbiamo sempre in vista, spiegando la parola valore, una qua
lit reale, intrinseca alloggetto e per la quale esso acconcio alluso nostro.
Questo senso della parola calore avrebbe luogo per un uomo isolato senza
comunicazione cogli altri uomini.
Noi considereremo questuomo non esercitando le facolt sue se non sopra
un solo oggetto; esso lo ricercher, lo eviter o lo lascer stare con iudillerenza.
Nel primo caso ha senza dubbio un motivo di ricercare quell'oggetto: esso lo giu
dica adatto al suo godimento, esso lo trover (mono, e tale bont relativa pof
550 ' VALORI a MONETE.
trebbe assolutamente essere chiamata calore. Ma questo calore non essendo messo
a confronto daltri colori non sarebbe guari suscettibile di misura, e la cosa che
vale non sarebbe in niun modo valutata.
Se quelluomo medesimo ha la scelta fra parecchi oggetti adatti al proprio uso
egli potr preferire l'uno all'altro, trovare un arancio pi gradevole che non delle
castagne, una pelliccia migliore per difenderlo dal freddo che non una tela di co
toner esso giudicher che una di queste cose val meglio di un'altra: esso ne far
paragone nella sua mente, ed apprezzer il loro calore. in conseguenza si da
minera a procacciarsi le cose che preferisce e non si curer detlaitre.
il selvaggio che abbia ammazzato un vitello chegli sta portando alla sua ca
panna, trova per via un capriolo, e lo uccide, lo prende invece del vitello, colla
speranza di mangiare una carne pi delicata. cosi che un fanciullo il quale stasi
prima riempite le tasche di castagne, le vuota per far posto a dei confetti che gli
sieno oiierti.
Ecco dunque un paragone di valori, una valutazione di differenti oggetti in
questi giudizii del selvaggio e del fanciullo; ma tali valutazioni non hanno niente
di fisso, elle mutano da un momento all'altro secondo che iblsogni dell'uomo va
riano. Allorch il selvaggio ha fame egli far pi caso di un pezzo di carne che
della pi bella pelle dorso; ma soddisfatto alla fame e ch'egli abbia freddo, sar
la pelle dorso che per lui diventer allora preziosa
Le pi spesse volte il selvaggio limita i suoi desiderii al soddisfacimento del
bisogno presente, e qualunque sia la quantit degli oggetti di cui pu disporre,
quando ne ha preso quello che allora gli occorre, abbandona il rimanente che
non gli serve a nulla.
L'esperienza frattanto insegna al nostro selvaggio che tra gli oggetti adatti
ai suoi godimenti ce ne sono taluni che la natura loro rende suscettibili di essere
conservati per qualche tempo e ch'egli pu cumulare pei bisogni dellavveniie)
codesti oggetti conservano il loro valore anche quando il bisogno del momento
soddisfatto. Egli cerca di uppropriarseli, vale a dire, di rlporli in un luogo sicuro
dove possa occultarli e dii'enderli. (lgnun vede che le considerazioni che entrano
nellestimazione di quel valore, unicamente relativo alluomo che gode o che dei
sidera, si moltiplicano di molto per questo nuovo punto di vista che aggiunge la
previdenza al primo sentimento del bisogno - Allorch un tale sentimento che
da principio non era che momentaneo, prende un carattere di permanenza, iuomo
comincia a paragonare tra loro i bisogni, a proporzionare la ricerca degli oggetti,
non pi unicamente allimpulsione rapida del bisogno presente, ma all'ordine di
necessit e di utilit dei diii'erenti bisogni;
Quanto alle altre considerazioni dalle quali questordine di utilit pi o meno
pressante bilanciato o modicato, una delle prime che si presenta e l'eccellenza
della cosa, o la sua attitudine pi o meno grande a soddisfare il genere di desi=
derio che la fa ricercare. Bisogna confessare che quest ordine di eccellenza entra
un poco, per rapporto allestimazion'e che ne risulta , nellordine di utilit, poi
ch il piacere del godimento pi vivo che quel grado di eccellenza ptodlwi
pur esso medesimo un vantaggio che luomo confronta colla necessit pi ur
gente delle cose delle quali preferisca labbondanza alleccellenza di una sola.
Una terza considerazione la difficolt pi o meno grande che l uoino vede
a procurarsi l'oggetto de suoi desiderii; poich evldentlssimo che tra due cose
nzonr e menare. 551
egualmente utili e di un' eguale eccellenza, quella che gli coster pi fatica a
ritrovarsi gli parr assai pi preziosa, ed impiegher assai maggiori cure e sforzi
per procurarsela. per questa ragione che l'acqua , malgrado la sua necessit
e la moltitudine di piaceri ch'ella procura all'uomo, non risguardate. come una
cosa preziosa nei paesi bene irrigati; che l'uomo non cerca ad assicurarsene il
possedimento perch l'abbondanza di tale sostanza glie la fa trovare dappertutto.
Ma nei deserti di sabbia ella sarebbe di un prezzo innito.
Noi non siamo ancora al cambio, ed ecco gi la rarit, uno degli elementi
della valutazione. - duopo notare che cotale stima annessa alla rarit an
che fondata sopra un genere particolare di utilit, poich appunto perch pi
utile di provvedersi anticipatamente di una cosa difficile a trovare, ch'ella e pi
ricercata, e cheridurre
Si possono luomo aviqueste
adopera
vtre maggiori sforzi ad
considerazioni tutteappropriarsela.
quelle che entrano nella
ssazione di questo genere di valore relativo all'uomo isolato; sono questi i tra
elementi che concorrono a fermarlo. Per designarla con un nome che gli sia pro
prio, noi lo chiameremozalorc estimativo, perch effettivamente esso l'espres
sione del grado di stima che l'uomo annette ai differenti oggetti desuoi desiderii.
Non inutile posare su questa nozione, ed analizzare cosa sia questo grado
di stima che l'uomo appone ai differenti oggetti de suoi desiderii; quale sia la
natura di questa valutazione, 0 il termine medio al quale i valori di ciascun og
getto in particolare sono confrontati; quale sia la numerazione di questa scala di
comparazione, quale ne sia l'utilit.
Riettendovi, noi vedremo che la totalit degli oggetti necessarii alla conser
vazione e al ben essere degli uomini corrisponde a una. somma di bisogni la
quale, malgrado tutta l'estension loro e la loro variet, e molto limitata.
Egli non ha per procurarsi il soddisfacimento di tali suoi bisogni che una
misura anche pi limitata di forze o di facolt. Ciascun oggetto particolare de suoi
godimenti gli costa cure, fatiche, travagli e almeno tempo. questo impiego delle
sue facolta applicate alla ricerca di ciascun oggetto che forma il compenso del
suo godimento e per cosi dire il prezzo dell'oggetto. Qui l'uomo tuttavia solo,
la natura sola fornisce e suoi bisogni, e di gi egli fa con essa un primo com
mercio nel quale ella non fornisce cosa niuna ch'egli non paghi col suo travaglio
coll' impiego delle sue facolt. e del suo tempo.
Il capitale dell uomo, in questo genere di commercio, rinchiuso in limiti
angusti; bisogna ch'egli vi proporzioni la somma dei suoi godimenti; bisogna che
nellimmenso magazzino della natura egli faccia una scelta, e ch'egli divida que
Sto prezzo di cui pu disporre tra i differenti oggetti che gli convengono, che li
valuti in ragione della loro importanza per la sua conversazione e pel 8110 ben
essere. E questa valutazione ella altra cosa se non il conto chegli a se stesso
rende della porzione della sua fatica, del suo tempo, o per esprimere queste due
Cose con una sola parola, delle facolt ch'egli pu impiegare nella ricerca dell'og
getto, senza sacricarvi quella di altri oggetti egualmente o maggiormente im
portanti?
Quale qui dunque la sua misura dei valori? quale la sua scala di compara
zione? evidente chegli altre non n ha che le sue facolt medesime La somma
totale di queste facolt e la sola unit della scala, il solo punto fisso d'onde egli
possa partirsi, ed i valori ch'egli attribuisce a ciascun oggetto sono parti propor
552 VALORI a Mcsnre.
zionali di questa scala. Ne segue che il valore estimativo di un oggetto, per
luomo isolato, e precisamente la porzione del totale delle sue facolt che corri
sponde al desiderio ch'egli ha di quell'oggetto, o quella chegli vuole impiegare a
soddisfare il suo desiderio. In altri termini, si pu dire che il rapporto di questa
parte proporzionale al totale delle facolt dell'uomo, rapporto che si esprimerebbe
con una frazione, la quale avrebbe per numeratore il numero dei valori 0 delle
parti proporzionali eguali che la totalit delle facolt dell'uomo contiene.
E qui non possiamo dispensarci da una riessione. Noi non abbiamo per
anche veduto nascere il commercio; noi non abbiamo per anche riuniti due uo
mini, e fino da questo primo passo delle nostre ricerche noi tocchiamo ad una
delle verit pi profonde e pi nuove che la teoria generale dei valori comprenda.
questa verit che l'abate Galiani enunciava gi vent anni addietro nel suo
trattato della Moneta, con tanta chiarezza ed energia, ma quasi senza niuno
solgimento, dicendo che la comune misura di tutti a valori luomo. verosi
mile che questa medesima verit , confusamente intraveduta dall autore di un o
pera, teste comparsa, sotto il titolo di Saggio analitico sulla ricchezza e Ir'mpo
sta, abbia dato origine alla dottrina del valore costante ed unico, sempre espresso
dall'unit, e del quale tutti i valori particolari non sono che parti proporzionali,
mescolata in quel libro di vero, e di falso, e che per tal ragione sembrata molto
oscura alla maggior parte dei lettori.
Non e questo il luogo di svolgere quello che effettivamente pu esserci dl
oscuro nella breve enunciazione da noi poc anzi fatta di una proposizione che
merita di essere discussa con unestensione proporzionata alla sua importanza;
anche meno poi dobbiamo in questo momento enumerarne le conseguenze nu
merose. .
Riprendiamo il. filo che ci ha condotti fin qui: estendiamo la nostra prima
supposizione. Invece di non considerare che un uomo isolato, riuniamone due;
che ciascuno abbia il possesso di cose adatte al proprio uso, ma che codeste cose
sieno differenti ed appropriate a bisogni differenti. Supponiamo, per esempio, in
un'isola deserta, in mezzo a mari settentrionali due selvaggi approdino ciascuno
dal suo lato, l'uno portando seco del pesce pi di quello ch' ci possa consumare,
l'altro delle pelli pi di quelle che possa impiegare per coprirsi e farsi una tenda.
Colui che ha portato il pesce ha freddo, colui che ha portate le pelli ha fame; ac
cadr che questi domander al possessore del pesce una parte della sua provigione
e gli offrir di dargli invece qualcuna delle sue pelli: l'altro accetter. Ecco il
cambio, ecco il commercio.
Fermiamoci un poco ad osservare che cosa succeda in codesto cambio. Prima
mamente e evidente che quell'uomo, il quale dopo aver preso dalla sua pesca
quanto gli fosse bastato per nutrirsi durante un piccolo numero di giorni, passato
il quale il pesce sarebbe stato guasto, avrebbe buttato via il rimanente come inu
tile, comincia a farne caso allorch vede che quel pesce pu servire (per mezzo
del cambio) a procurargli delle pelli delle quali ha bisogno per coprirsi; questo
pesce superuo acquista a suoi occhi un valore che prima non aveva. Il posses
sore delle pelli far il medesimo ragionamento, ed imparer dal canto suo a valu
tare quelle delle quali esso non ha un bisogno personale. verosimile che in
questa prima situazione nella quale noi supponiamo i nostri due uomini ciascuno
sovrabbondevolmente provveduto della cosa che possiede, ed avvezzo a non annet'
VALORI n osare. 5335
trtc alcun pregio al superuo, la discussione tra loro interno le condizioni del
cambio non sar certamente molto viva; ciascuno lascicr prendere all'altro, l'uno
tutto il pesce, l'altro tutte le pelli di cui egli non ha bisogno per se medesimo.
Ma mutiamo un poco la supposizione: diamo a ciascuno di questi due uomini un
interesse di conservare il loro superfluo, un motivo di anneitergli un certo valore:
supponiamo che invece di pesce l'uno abbia recato del formentone che pu con
servarsi lunghissimo tempo: che l'altro invece di pelli abbia recato delle legne
da bruciare e che l'isola non produca ne granaglie ne legue. Uno dei nostri sel
vaggi ha la sua sussistenza e l'altro il suo fuoco per parecchi mesi; ambidue non
possono andare a rinnovare la loro provvigione se non ritornando sul continente,
di dove forse sono stati cacciati dal timore delle belve feroci o di una nazione
nemica; essi n01 possono, se non esponendosi in mare, in una stagione burrascosa,
a pericoli quasi inevitabili; evidente che la totalit del formentone e la totalit
delle legue diventano preziosissime ai due possessori, e che l'una e l'altra cosa
ha per ciascun di loro un gran valore; ma le legne che uno potr consumare in
un mese gli diventeranno affatto inutilijse in questo intervallo egli muore di
fame per mancanza di formentone, e il possessore del formentone non si trover
in miglior condizione s egli esposto a morire di freddo, per mancanza di legne:
eglino faranno dunque anche in questo caso un cambio, allnch ciascun di loro
possa avere e legne e formentone, infine al tempo in cui la stagione permetta di
avventurarsi al mare per andare sul continente a procurarsi altro formentone e
altre legne. Senza tale posizione, l'uno e l'altro sarebbero senza dubbio meno ge
nerosi: ciascuno peser scrupolosamente tutte le considerazioni che possono im
pegnarlo a preferire una certa quantit della derrata che non ha ad una certa
quantit di quella che ha; vale a dire, ch'egli calcolerit la forza dei due bisogni,
dei due interessi tra i quali sospeso; cio l'interesse di conservare del formen
Iene e quello di acquistar delle legne, o di conservare delle legne e di acquistare
del formentone; in una parola, egli ne fisser precisissimamente il valore estima
tivo, relativamente a se. Questo valore estimativo proporzionato all interesse
eh egli ha di procurarsi quelle due cose: ed il paragone dei due valori non evi
dentemente che il paragone dei due interessi. Ma ciascuno fa questo calcolo dal
canto suo e i risultati possono essere dilferenti: l'uno cambierebbe tre misure di
formentone per tre bracciale di legne, l'altro non vorrebbe dare che sei bracciale di
legne per nove misure di formentone. Indipendentemente da questa specie di valu
tazione mentale, colla quale ciascun di loro paragona l'interesse che ha di conser
vare a quello che ha da acquistare, tutti due poi sono anche animati da un interesse
generale ed indipendente da qualsiasi paragone; ed e linteresse di conservare cia
scuno quanto pi possa della derrata propria, edi acquistare quanto pi possa della
derrata altrui. Con questa veduta, ciascuno terr. segreto il paragone che ha inter
namente fatto de suoi due interessi, dei due valori che annette alle due derrate da
cambiarsi, e scandaglier con offerte pi piccole e con domande pi grosse il posses
sere della derrata che esso desidera. Questi dal lato suo, seguendo la stessa regola, si
dibatteranno da entrambi le condizioni del cambio, e siccome ambidlle l1rll10 un
grande interesse a mettersi d'accordo, alla fin ne si accorderanno: a poco a poco
ciascun di loro aumenter le sue offerte o diminuir le sue domande, infine a tanto
eh essi nalmente eonvengano di dare una tal determinata quantit. di formentone
per una tal determinata quantit di legno. Al momento in cui si fa il cambio, quegli
Econom. TOMO l. '- 25.
554 VALORI e uoxern.
che da, per esempio, quattro misure di tormentone per cinque bracciale di legno,
preferisce senza dubbio queste cinque bracciale alle quattro misure; egli da loro
un valore estimativo superiore; ma, dal canto suo, colui che riceve le quattro mi
sure di tormentone le preferisce pure alle cinque bracciate di legue. Questa supe
riorit del valore estimativo, attribuito dell acquirente alla cosa acquistata sulla
cosa ceduta, essenziale nel cambio, percli ella ne l' unico motivo. Ciascuno
riterrebbe ci che ha se non trovasse un interesse, un protto personale cambiando;
se relativamente a se medesimo, egli non stimasse quello che riceve pi di quello
clicgli da.
Ma questa dillereuza di valore estimativo e reciproca e precisamente eguale
da ciaschedun lato; poiclie se ella non fosse eguale, lua de due desidererebbe
meno il cambio e st'orzerebbe laltro ad avvicinarsi al suo prezzo con unoerta
pi grossa. dunque sempre pi rigorosamente vero che ciascuno da valore e
guale per ricevere valore eguale. Se si danno quattro misure di tormentone per
cinque braccia di legne, si danno parimente cinque bracciate di legne per quattro
misure di tormentone, e per conseguenza quattro misure di tormentone equi
valgono in questo cambio particolare a cinque bracciate di legne. Queste due
case hanno dunque un valore cambiabile eguale.
E qui fermiamoci ancora. Vediamo cosa sia precisamente questo valore mm
biabile, l'eguaglianza del quale la condizione necessaria di un libero cambio;
non esciamo ancora dalla semplicit della nostra ipotesi, nella quale non abbiamo
se non che due contrattanti e due oggetti di cambio da considerare. - Quto
valore cambiabile non e precisamente il valore estimativo, o in altri termini
l'interesse che ciasclictluno dei due annetteva separatamente ai due oggetti di
bisogno dei quali esso paragonava il possedimento per ssare quanto doveva ce
dere dell'uno per acquistare una data quantit dell'altro, poich il risultato di
questo paragone poteva essere inegnale nello spirito dei due contrattanti; questo
primo valore, al quale noi abbiamo dato il nome di valore estimativo, si stabi
lisce col paragone che ciascuno fa dal canto suo tra i due interessi che si com
battono nella propria mente; ed esso non ha esistenza se non nell interesse di
ciascun di loro separatamente preso. Il valore cambiabile al contrario adot
tato dai due contrattanti che ne riconoscono leguaglianza e che ne fanno la con
dizione del cambio. Nel ssare il valore estimativo, ciascun uomo, preso da s,
non ha paragonato che due interessi, chegli annette alloggetto che ha ed a
quello che desidera avere. Nel fissare il valore cambiabile, sono due gli uomini
che paragonano e quattro gl interessi paragonati; ma. i due interessi particolari
di ciascuno dei contrattanti sono dapprima stati paragonati tra loro a parte, e
sono i due risultati che sono dippoi paragonati insieme, o piuttosto dibattuti dai
due contrattanti, per formare un valore estimativo medio che diventa precisa
mente il valore cambiabile, al quale noi crediamo dover dare il nome di valore
appreszativo, perch esso determina il prezzo 0 la condizione del cambio,
Per le quali cose, ognnn vede che il valore apprczsativo, questo valore che
eguale tra i due oggetti cambiati, essenzialmente della natura medesima del
valore estimativo: esso non ne differisce se non perch un valore estimativo
medio. Abbiamo pi sopra veduto che per ciascheduno dei contrattanti il valore
estimativo della cosa ricevuta e pi grande di quello della cosa ceduta, e che
questa dillerenza e precisamente eguale da ciascuna parte; prendendo la met
VALOIU E MONETE. 555
di questa ditierenza per toglierla al valore pi grande e renderla al valore pi
piccolo, si ridurranno egual-i. Abbiamo veduto che questeguaglianza perfetta e
precisamente il carattere del valore apprezzativo del cambio. Questo valore ap
prezzativo altra cosa dunque evidentemente non e che il valore estimativo medio
tra quello che i due contraenti annettono a ciascuno degli oggetti.
Noi abbiamo provato che il valore estimativo di un oggetto, per luomo isolato
altra cosa non se non il rapporto tra la porzione di facolt proprie che un uomo
pu consacrare alla ricerca di quelloggetto e la totalit delle proprie facolt;
dunque il valore apprezzativo nel cambio tra due uomini il rapporto tra la
somma delle porzioni di facolt loro cheglino fossero disposti a consacrare alla
ricerca di ciascuno degli oggetti cambiati e la somma delle facolt di questi due
uomini. - E qui giova osservare che l introduzione del cambio tra i nostri due
uomini aumenta la ricchezza dell'uno e dell'altro, vale a dire, da loro una quan
tila maggiore di godimento colle medesime facolt. lo suppongo, sempre nelle
sempio dei nostri due selvaggi, che la terra che produce il tormentone e quella
che produce le legne sieno l'una dall'altra distanti; un selvaggio solo sarebbe
obbligato di fare due viaggi per aver la sua provvista di tormentone e quella
delle legne; egli perci perderebbe molto tempo e fatica a navigare. Se per lo
contrario sono due, essi impiegheranno, l'uno a tagliar legue laltro a ricogliere
tormentone, quel tempo e quel travaglio che avrebbero posto a fare il secondo
viaggio. La somma totale del tormentone e delle legne sar pi grossa e per
conseguenza maggiore la parte di ciascuno.
Ma ripigliamo. Segue dalla nostra definizione di valore apprcszafivo ch'esso
non guari il rapporto tra le due cose cambiate, tra il prezzo e la cosa venduta,
come taluni sono stati tentati di pensare. Questa espressione mancherebbe asso
lutamente di giustezza nel paragone dei due valori, dei due termini del cambio.
ce un rapporto di eguaglianza, e questo rapporto di eguaglianza suppone due
cose gi eguali; ora queste due cose eguali non sono guari le due cose cambiate,
mabensi il valore delle cose cambiate. Non si pu dunque confondere i valori i
quali hanno un rapporto di eguaglianza, con questo stesso rapporto di eguaglianza
ilquale suppone due valori paragonati. C senza dubbio un senso nel quale i
valori hanno rapporto, e noi l'abbiamo spiegato pi sopra addentrandoci nella
natura del valore estimativo; abbiamo anche detto che questo rapporto poteva
tome qualunque rapporto, essere espresso da una frazione. precisamente l'egua
glianza tra queste due frazioni che t'omia la condizione essenziale del cambio,
convenienza che si ottiene ssando il valore appreszativo alla met della ditta
renza tra i due valori estimatim.
Nel linguaggio del commercio si confonde assai spesse volte senza inconve
niente prezzo con valore, percli effettivamente l'enunciazione del prezzo com
lll'endesempre lenunciazione del valore. Non pertanto sono nozioni differenti che
importa distinguere. - Il prezzo la cosa che si da in cambio di unaltra. Da
questa definizione evidentemente segue, che questaltra cosa e pur essa il prezzo
di quella prima: quando si parla del cambio, e quasi superuo di farne losser
vazione, e siccome qualunque commercio e cambio, evidente che codesta espres
sione (il prezzo) conviene sempre reciprocamente alle cose commerciale che sono
egualmente il prezzo luna dell'altra. Il prezzo e la cosa comperata, o se si voglia,
i due prezzi, hanno un valore eguale: il prezzo vale lo compra e la compra vale
oaG
PI
VALORI E MONETE.
il prezzo; ma il nome di valore, rigorosamente parlando, non conviene niente pi
all'uno dei due termini del cambio che allal'tro. Perch dunque si adoperano
questi due termini l'un per l'altro? Eccone la ragione, la spiegazione della quale
ci far, fare un nuovo passo nella teoria dei valori. '
Questa ragione e l impossibilit di enunciare il valore in se stesso. Si si con
vincer facilmente di questa impossibilit, per poco che si rifletta su quanto per
noi si detto e dimostrato della natura dei valori.
Come trovare ditfatti unespressone di un rapporto, il primo termine del
quale, il numeratore, l'unit fondamentale, una cosa inapprezzabile, e che non
limitata se non nel modo pi vago? Come si potrebbe pronunciare cheil valore
di un oggetto corrisponde alla dugentesima parte delle facolt delluomo, e di
quali facolt si parlerebbe? Bisogna certamente fare entrare nel calcolo di queste
facolt la considerazione del tempo; ma a quale intervallo si sser? si prender
la totalit della vita, o un anno, o un mese, o un giorno? Niente di tutto questo.
senza dubbio; perch relativamente a ciascun oggetto di bisogno, le facolt dell
uomo, per procurarselo, debbono essere indispensabilmente impiegate durante
degli intervalli pi o meno lunghi, e l' ineguaglianza dei quali grandissima.
Come apprezzare questi intervalli di un tempo il quale scorrendo tutto all'insieme
per tutte le specie di bisogni delluomo, non debbe ci non ostante entrare nel
calcolo se non per durata ineguali, relativamente a ciascheduna specie di biso
gnoi Come mai valutare parti immaginarie di una durata sempre una, e che
trascorre, se pur si possa esprimersi cos, sopra una linea indivisibile ? E quale
il lo che potrebbe guidare in siffatto labirinto di calcoli, tutti gli elementi dei
quali sono indeterminati? dunque impossibile esprimere il valore in se stesso:
e tutto quello che a questo proposito l'umano linguaggio pu enunciare, che il
valore di una cosa eguaglia il valore dunaltra. L interesse apprezzato, o piut
tosto sentito da due uomini, stabilisce quellequazioue in ciaschedun caso parti
colare, senza che mai siasi pensato a sommare le facolt dell'uomo per parago
'narne il totale a ciascun oggetto di bisogno. L interesse ssa sempre il risultato
di questo paragone; ma esso non l ha mai n fatto ne potuto fare.
Il solo mezzo di enunciare il valore dunque, come noi l'abhiam detto, di
enunciare che una cosa eguale ad un'altra in valore; o se si voglia, in altri
termini, di presentare un valore come eguale alla cosa cercata. Il valore non ha,
come l'estensione, altra misura che se medesimo: e se si misurano i valori, pa
ragonandovi dei valori, come si misurano le lunghezze paragonandovi delle lun
'ghezze, nellunoIe nell'altro mezzo di paragone non c guari niuna unita fonda
mentale data dalla natura, non c' che ununilr arbitraria e di convenzione. E poi
che in qualunque cambio ci sono due valori eguali, e che si pu dare la misura dell
uno enunciando laltro, duopo convenire sull'unit arbitraria che si prender per
fondamento di tale misura, o se si vuole, per elemento della numerazione delle
parti , delle quali si comporr la scala di paragone dei valori. Supponiamo
che uno dei due contrattanti del cambio voglia enunciare il valore della cosa che
acquista, esso prender per unit della sua scala dei valori una parte costante di
quello chegli d, ed esprimer in numeri e in frazioni di quell'unit la quantit
che ne d per una quantit ssa della cosa che esso riceve. Codesta quantit
ennncier per lui il valore, e sar il prezzo della cosa che egli riceve; dal che
si vede che il prezzo sempre l'enunciazione del valore, e che perci, per lac
VALORI E uoxe'ris. 557
quirente, ennuciare il valore dire il prezzo della cosa acquistata, euunciando la
quantit di quella che esso d per acquistarla.
Egli dir dunque indilferentemente che questo il calore o e il prezzo di
quello che esso compera. - Adoperando questi due modi di dire, egli avr nella
mente il senso medesimo, e far nascer quel senso medesimo nella mente di
quelli che lascoltano: la qual cosa fa capire come le due parole di valore e di
prezzo, quantunque esprimenti nozioni essenzialmente differenti, possono essere
senza inconveniente luna all'altra sostituite nel linguaggio ordinario, quando
non vi si ricerchi una rigorosa precisione.
poi abbastanza evidente che se uno dei contrattanti ha preso una certa
parte arbitraria della cosa che da per misurare il valore della cosa che acquista,
l'altro contrattante avr il medesimo diritto di prendere a sua volta questa mede
situa cosa acquistata dal suo antagonista, ma da lui medesimo data, per misu
rare il valore della cosa che ha data a lui il suo antagonista, e che a questo
serviva di misura. Nel nostro esempio colui che ha dato quattro sacca di lor
meutone per cinque bracciate di legue prender per unit della sua scala il sacco
del tormentone, e dir: la bracciata di Iegue vale quattro quinti del sacco di l'or
mentone. Colui che ha dato le legne pel formentone prender all'opposto a
bracciata di legne per sua unit, e dir: il sacco di tormentone vale una bracciata e
un quarto. Questa operazione esattamente stessa di quella che succede tra
due uomini, i quali vogliano valutare reciprocamente, luno launa di Francia in
vare di Spagna, e laltro la vara di Spagna in anne di Francia.
In ambidue i casi, si prende per unit ssa e indivisibile una parte aliquota
della cosa che si conosce meglio e che serve a valutar laltra, e si valuta questa
paragonandola con quella parte che si arbitrariamente presa per lunit.
Ma a quel modo medesimo che la vara di Spagna non niente pi la misura
dellauna di Francia, che launa di Francia non sia la misura della vara di Spa
gna, il sacco di tormentone non misura il valore della bracciata di legna, pi
di quello che la bracciata di legna misuri il valore del sacco di tormentone.
Da questa proposizione generale si debba trarre la conseguenza, che in qua
lunque cambio, i due termini del cambio sono egualmente la misura del valore
dell'altro termine: per la medesima ragione, in qualunque cambio idue termini
sono egualmente pegni rappresentativi lun dellaltro, vale a dire che quegli che
ha del tormentone pu procurarsi con del lormentoue una quantit di legne
eguale in valore, medesimamente che colui il quale ha le legne pu, colle legne,
procurarsi una quantit di tormentone eguale in valore.
Ecco una verit molto semplice, ma altrettanto fondamentale nella teoria
dei valori, delle monete e del commercio. E quantunque ella sia tanto palpabile,
ella pur anche troppo sovente disconosciuta da buonissimi intelletti, e ligno
ranza delle sue conseguenze le pi immediate ha sovente gettata l'amministra
zione in errori i pi funesti. Ci basta citare il famoso sistema di Law.
Noi ci siamo assai lungamente fermati sulle prime ipotesi delluomo isolato ,
e di due uomini che cambiino tra loro due oggetti; ma noi abbiamo voluto ca
varne tutte le nozioni della teoria dei valori, che non esigono maggior complica
zione. Collocandosi cos sempre nell ipotesi pi semplice possibile, le nozioni che
ne facciamo risultare si presentano necessariamente all intendimento in un modo
pi chiaro e pi tlistricato.
558 VALOlll E MONETE.

Non ci rimane pi che ad estendere le nostre supposizioni, a moltiplicare il


numero dei cambiatori e degli oggetti di cambio, per veder nascere il commercio
e per compiere la serie delle nozioni annesse alla parola valore.
Ed anche per quest'ultimo oggetto ci baster moltiplicare gli uomini, non
sempre considerando se non due soli oggetti di cambio.
Se noi supponghiamo quattro uomini invece di due, cio due possessori di
tormentone, si pu dapprima immaginare che due cambiatori s'incontrino da
una parte, e due dall'altra senza comunicazione tra i quattro; allora ciaschedun
cambio si far separatamente, come se i due contrattanti fossero soli al mondo.
Ma per ci stesso che i due cambii si fanno separatamente, non c' niuna ragione
perch si facciano alle medesime condizioni. in ciaschedun cambio separatamente
preso, il valore apprezzativo dei due oggetti cambiati e eguale dall'una parte e
dall'altra; ma non bisogna perdere di vista che questo valore apprezzativo, o altra
cosa non e che il risultato medio dei due valori estimativi annessi agli oggetti di
cambio dai due contrattanti. Ora possibilissimo che questo risultato medio sia
assolutamente dillerente nei due cambii separatamente convenuti, perch i valori
estimativi dipendono dal modo col quale ciascuno considera gli oggetti de suoi
bisogni, e dell'ordine di utilit ch'esso loro assegna in mezzo agli altri suoi biso
gni; essi per ciascun individuo sono dillerenti. Quindi, se non si considerino
che due individui da una parte e due individui dall'altra, il risultato medio potr
essere ditterentissimo. possibilissimo chei contrattanti di uno dei cambii siano
meno sensibili al freddo che i contrattanti dell'altro, basta questa circostanza per
far loro annettere meno stima alle legne e pi al tormentone. Perci mentre che
in uno dei due cambii quattro sacca di tormentone e cinque bracciale di legne
hanno un valore apprezzativo eguale, pei due altri contrattanti cinque bracciate
di legne non equivarranno se non a due sacca di tormentone, il che per non im
pedir che, in ciaschedun contratto, il valore dei due oggetti non sia esattamente
eguale pei due contrattanti, poich si da l'uno per l'altro.
Avviciniamo adesso i nostri quattro uomini, mettiamoli nel caso di comuni
care tra loro, aver conoscenza delle condizioni otterte da ciascuno dei proprietarii
sia delle legne, sia del tormentone. Da quel momento colui che avrebbe consen
tito a dare quattro sacca di tormentone per cinque bracciale di legne, non verr pi
darle allorch sapr che uno dei proprietarii delle legne consente a darne cin'que
bracciale per sole due sacca di tormentone. Ma questi dal canto suo sapendo
che colla medesima quantit di cinque hracciate di legne si possono avere quattro
sacca di tormentone muter esso pure di parere, e non vorr pi contentarsi di
sole due. Egli vorrebbe bene esigerne quattro, ma i proprietarii del tormentone
non consentiranno a dargliele, pi di quello che i proprietarii delle legne non con
sentiranno a contentarsi di due. Le condizioni dei cambii progettati saranno
dunque mutate, e si fermer una nuova valutazione, un nuovo apprezzamento
del valore delle legne edel valore del tormentone. E prima di tutto e evidente
che tale apprezzamento sar il medesimo nei due cambii e per tutti quattro i
contrattanti, vale a dire che per la medesima quantit di legnei due possessori
del tormentone non daranno n pi n meno di esso, e che per la medesima
quantit di tormentone idue possessori di legne, non daranno parimente n pi
n meno di queste. - Si vede, a prima occhiata, che se l'uno dei possessori del
tormentone esigesse meno legno che l'altro per la medesima quantit di tormen
vALom in MONETE. 559

tone, i due possessori di legno si dirigerebbero a lui per protitlare di quel ribasso;
questa concorrenza impegnerebbe quel proprietario a domandare pi legna che
non ne domandava prima per la medesima quantit di formentone: dal canto suo,
l'altro possessore di tormentone ribasserebbe la sua domanda di legne, o rialze
rebbe la sua oiierta di tormentone, per richiamare a lui i possessori delle lcgne
delle quali ha bisogno, e questo effetto avrebbe luogo infine a tanto che i due
possessori di tormentone ne oiirissero la medesima quantit, per la medesima
quantit di legno.
( Questa Memoria non stata compiuta).
0

Fine DELL'ARTICOLO VALORI n uonera.


TURGCT

t-" I

MEMORIA SUI PRESTITI DI nANAnw


W

I. -0ccasione di questa Memoria.

Sono alcuni mesi che una denuncia fatta al siniscalco dAngolemme contro un
tale che si pretendeva avere esatto interessi usurarii ne suoi negozii di danaro ha
eccitato un fermento vivissimo trai commercianti di quella onta-Questo fermento
non ha cessato di aumentare pel corso dato alla procedura, per nuove denuncie
che hanno tenuto dietro alla prima e per le minaccie moltiplicate da tutte le parti
contro tutti i prestatori di danaro. _ Questi movimenti hanno prodotto lelletto
che se ne doveva naturalmente aspettare: l'inquietudine, il discredito tra i nego
zianti, la mancanza assoluta di danaro in quella citt, l'interruzione di qualunque
speculazione di commercio, 10 scredito della piazza d'Angolemme al di fuori, la
sospensione dei pagamenti ed il protesto d un innit di cambiali. Queste conse
guenze son tali da meritare la piu seria attenzione del governo; e sembra tanto
pi importante arrestare il male nel suo principio, di quello che lasciare che la
specie di giurisprudenza che si vorrebbe stabilire in Angolemmediveuti generale,
cosicch allora non vi sarebbe pi niuna piazza di commercio la quale non fosse
esposta alle medesime rivoluzioni, e che il credito, di gi troppo scrollato dai fal
limenti moltiplicati, sarebbe intieramente annientata dappertutto.

ll. -Oggctto e disegno di questa Memoria.


Loggetto di questa Memoria e di mettere sotto gli occhi del Consiglio una
narrazione di quanto accaduto in Angolemme, delle mene che vi si sono prati
cute, e delle conseguenze che queste hanno avute. Questa narrazione far sentire
gl inconvenienti che ne risultano e la necessita di recarvi un pronto rimedio.
Per pervenire a ci ci studieremo di esporre i principii secondo i quali cre
diamo che quest'aare debba essere risguardato, e (1 indicare i mezzi che sem
branoi pi proprii a ricondurre la calma in mezzo ai negozianti di Angolemme
ed a guarentire nello avvenire il commercio, tanto di questa citt come delle altre
piazze del reame, da un genere di vessazione tanto funesta.

(l) Accadde nel 1769, in Angolemme, che alcuni debitori infedeli pensarono inten
tare un processo criminale contro iloro creditori. Turgot consider quel tentativo come
immoralissimo, e fu spaventato dalle conseguenze che avrebbero potuto risultarne pel
commercio della provincia e dello Stato. Egli credette che tale causa, appartenente allalta
legislazione, dovesse essere avocnla al Consiglio di Stato, ed appoggi la sua domanda
colla seguente Memoria, che determin ditlatto tale avocazione.
Questa Memoria stata stampata due volte. (Dupont di Nemours).

I
MEMORIA. SUI PRESTITI Dl DANARO

llL-ldea generale del commercio dAngolemme.

Per dare un'idea giusta del rigiro dei denunciatori di fatto dnsura, per farne
conoscere l'origine e mettere in istato d'apprezzare gli eli'etti che esso ha dovuto
produrre, e necessario di entrare in alcuni particolari sulla natura del commercio
dAngolemme, e dei negozii che da parecchi anni vi si son fatti.
La citt di Angolemme perla posizione sua sulla Sciarenta, nel punto del corso
di questo ume dov' egli comincia ad essere navigabile, parrebbe dovesse essere
commerciante: pur non di meno essa lo pochissimo. probabile che una delle
principali cause che si sono opposte al progresso del suo commercio, sia la facilit.
che qualunque famiglia un po agiata vi trova di acquistare la nobilt pervenen
do alla podesteria. Da ci risulta che appena un uomo abbia fatta qualche for
tuna al commercio, si atlretta di lasciarlo per diventar nobile. I capitali cb' egli
aveva acquistati sono assai presto dissipati nella vita oziosa inerente alla novella
sua condizione, 0 se non altro, essi sono intieramente perduti pel commercio.
Quel poco che vi si fa dunque intieramente nelle mani di persone senza
fortune, i quali non possono formare se non intraprese limitate per mancanza di
capitali, che sono pressoch sempre ridotti a far girare il commercio loro sul
prestito, e che non possono pigliare a prestito se non che con grossissimi interessi,
tanto in causa della scarsezza effettiva del danaro, quanto per la poca sicurezza
cheglino possono presentare ai prestatori.
Il commercio di Angolemme si riduce presso a poco a tre rami principali:
la fabbricazione delle carte, il commercio delle acquaviti, e gli stabilimenti di fer
riere, le quali sono in questi ultimi tempi divenute considerevoli per la grande
quantit di cannoni che il re ha fatto fabbricare nelle magone dellaugolemmeg'e
e del Perigordo, situate a poca distanza dAngolemme.
Il commercio delle carte ha un corso in generale assai regolato. non la
stessa cosa di quello delle acquaviti: questa derrata soggetta a delle variazioni
eccessive nel prezzo, e codeste variazioni danno luogo a speculazioni incertissime
che possono o procurare protti immensi o trarsi dietro perdite rovinose. Le in
traprese che fanno i padroni delle ferriere per le somministrazioni della marina
esigono da parte loro grossissime e lunghissime anticipazioni, che loro poi ritor
nano con protti considerabili quanto pi sieno tardi. Eglino sono obbligati,
per non perdere loccasione di una grossa fornitura, di procurarsi danaro a qual
siasi prezzo, e vi trovano tanto pi vantaggio quanto che pagando il minerale e
le legne a contanti, essi ottengono una grandissima diminuzione sul prezzo di que
ste materie prime delle loro intraprese.
IV. - Origine dell'alto prezzo del denaro in Angolemme.
facile comprendere che la circostanza di un commercio egualmente suscetti
bile di grossi rischii e di grossi profitti, e quella di una piazza sfornita di capitali,
trovandosi unite nella citt dAngolemme, ne ha dovuto risultare una tariffa cor
rente d interesse molto alta e pi forte in generale di quello nel sia nelle altre
piazze di commercio. Dill'atti, notorio che da circa quarant'anni la maggior
parte dei negozii di danaro vi si son fatti sul piede dellotto o del nove per cento
all'anno, e qualche volta anche del dieci, secondo che le richieste erano pi o
meno numerose e i rischii da correre pi o meno grandi.
562 MEMORIA su PRESTITI Dl narrano.

V. -Fallimenti recenti in Angolemme; rigiro da cui sono stati accompagnati.

inoltre molto naturale che in un commercio quale io ho dipinto quello di


Angolemme, i fallimenti sieno lrequentissimi, come infatti lo sono. Due ne sono
avvenuti in questi ultimi tempi, molto considerevoli e che senza temerit di giu
dizio, si possono riguardare come dolosi, e che sembra abbiano grande connes
sione coi rigiri delle denuncie contro i prestatori di danaro. Essi erano stati pre
parati da un altro rigiro assai singolare. Un tale 'l. . . . . P. . . ., un altro
T . . . , distinto col nome della V . . . (sono questi i due falliti), certo N . . . , an
tico locandiere dAngolemme, il quale essendosi poscia gettatojn una quantit di
mal concertata speculazioni, si trovava ridotto alle strette, e due o tre altri individui
cransi messi daecordo per farsi delle cedole gli uni a favore'degli altri senza che
vi fosse niun valore reale fornito, ma soltanto una cedola di uguale somma, r
mata da colui che riceveva pel primo. Queste cedole erano successivamente coperte
delle girate di tutti coloro che erano a parte dellintrigo. In tale stato di cose, il
possessore di una di quelle cedole se ne serviva, o per fare dei pagamenti, o per
pigliare a prestito danaro da un banchiere, o da qualunque altro possessore di
capitali: colui che riceveva la cedola, vedendola rivestita di lmolte rme, e non
immaginando guari che tanti coobbligati potessero mancare tutti in una volta, la
prendeva senza diiiicolta. Per evitare che l intrigo fosse scoperto, i possessori
delle cedole avevano lavvertenza di non presentar mai alla medesima persona le
cedole che si componevano reciprocamente. Luno portava a un banchiere la
cedola fatta peresempio da N . . . a favore di T. . . P. . . , e si portava ad un
altro la cedola fatta da T. . . P. . . a favore di N. . . Per questo mezzo gli autori
di questo rigiro avevano saputo fermarsi un credito senza nessuni fondi, sul
quale essi facevano camminare dillerenti speculazioni di commercio. Si pretende
che T. . . P. . . il quale aveva gia fatto, qualche anno addietro, un primo falli
mento, nel quale i suoi creditori avevano perduto 80 per 100, abbia saputo
merce questo credito articiale, procurarsi fondi considerabilissimi, coi quali egli
ha preso la fuga al uire dellestate passata.
Vl. - Connessione dellintrigo dei Ialliti con quello delle dcnuncie di fatti dusura.
Coloro che avevano avuto limprudenza di dare danaro su quelle cedole frau
dolenti, sono sembrati disposti ad intentare giudizio contro i giratarii. allora
che ootestoro hanno immaginato di riunirsi con alcuni altri individui rovinati al
pari di loro, e d'intimidare coloro che volessero pemeguirli, colla minaccia di
denunciare alla giustizia di aver essi esatti interessi usurarii; e tale minaccia
infatti fu poi da loro posta ad effetto, cosicch i tumulti accaduti nel commercio
d'Angolemme sono l'opera di questa cabala. I principali capi ne sono quei nomi
nato di cui ho parlato, un tale la padrone di magona a Bouramil,
presso Nontron piccola citt del Perigordo, un certo (1.... M...., e molti altri
merumti falliti, o prossimi a fallire. Questi tre individui si sono associati ad un
patrocinatore chiamato T.... che serve loro di difensore e di agente principale.
Vll. -Denuncia del signor (2.... di

Il primo loro passo stato di far denunciare da C.... M.... il signor di


come colpevole di negozii usurarii. Il procuratore del re ha ricevuta la de
murena su "anni in mano. 565
nnncia il 26 settembre decorso. Egli produsse l'accusa contro il signor ed
un grandissimo numero di testimonii vennero citati dietro sua richiesta.
VIII. -llestituzioni imprudenti fatte dalla famiglia di C....;
odiosi rigiri dei denuncialori.
il signor C....., che si dice avere prestato danaro, non solamente a negozianti
ma anche ad altri individui, ad un interesse veramente eccessivo, sintimo e si
nascose. La sua famiglia presa da grande inquietezza e temendo che il siniscalco
non pronunciasse contro lui qualche condanna ignominiosa, ha cercato abbonire
i denunclatori ed i testimonii, olferendo loro di restituire il danaro ch'egli aveva
ricevuto al di la dell'interesse ssato dalle leggi. Codestu facilitavnon ha mancato
di favorire la cabala e di moltiplicare le domande allinniw. Si dice, ma di que
sto non ho niun ragguaglio preciso, che coloro i quali pretendevano avere qual
che testimonianza a deporre contro il signor C... si presentassero senza prove,
senza registri, dai quali potessero comprovarsi i negozii di cui si lagnavano e le
somme degli interessi pagati. Costoro ssavano arbitrariamente ci che volevano,
e la sola minaccia di fare deposizioni serviva loro di titolo. Il patrocinatnre.......
li accompagnava, e non si mancava mai di stipulare tra loro la sua porzione del
bottino. Si assicura che la famiglia del signor (2.... ha sborsato pi di sessanta
mila franchi per soddisfare allavidit di codesti esattori, e che questa somma ha
assorbito la maggior parte della fortuna di questo cittadino che si trova intiera
mente rovinato; ma quella disgraziata famiglia non ha guadagnato nulla da tale
sua stravagante prodigalit; e mi si scritto da Angolemme che colore dei quali
aveva essa comperato tanto caro il silenzio, non di meno non'avevano per questo
mancato di fare le deposizioni pi gravi, allorch sono stati citati come testimonii.
IX. - Minaccie fatte agli altri prestatori di danaro dalla cabala dei denunciatori.

incoraggiati da simil successo, i capi della cabala non si sono lasciati sfug
gire loecasione di far uso delle medesime armi contro gli altri prestatori di da
nare della citt. dAngolemme. N e la che parevano esserne i due pi
attivi, hanno aizzati da tutte le parti coloro che potevano aver fatti allari a grossi
interessi coi capitalisti di Angolemme. Ho sotto gli occhi lettere scritte dal la P...
che provano ch'egli ha cercato sino nel fondo del Limosino persone che potessero
aver pagati grossi interessi ai prestatori di'Angolemme e che loro olferiva d'inca
ricarsi de'loro affari. Questo stesso la P.... il quale avendo fatte grandi intraprese
per la marina era stato pi ch'altri mai nel caso di pigliare a prestanza a grossi
interessi, ha scritte parecchie lettere a molte persone, colle quali egli pretende da
loro somme considerevoli, minacciando di denunciarle. Tra laltre aveva scritto
ad un tale H..., ingiungendogli che gli bisognavano sei sacchetti di mille franchi e
che
Cosigli si restituisce,
debbessere, unaegli,
diceva cedola
cos di 622 lire ecc.
debbessere, ch'egli aveva
; sono stato negoziata conpaglia,
ridotto sulla

perch era padron di ferriera e galantuomo; bisogna che cerchi di rialsarmi...


Sha da nirla questa sera stessa a qua/ttrore. Non ho guari veduto lorig'nale
di questa lettera, perch il glio del signor avendo avuto limprudenza, nel
primo impeto della sua indignazione, di andar a trovare il signor la P .... .. , e di
minacciarlo di vie di fatto, questi colse occasione da ci di muovergli contro
querela criminale, per comporre la quale il la P.... mise per condizione che gli
564 memoria su raes'rm or mano.
venisse restituita la lettera, e che simpegnasse a non farne alcun uso in
suo danno; ma siccome quella lettera era stata udita leggere da parecchie per
sone, sono assicurato chella conteneva in sostanza le frasi che pi sopra ho
riportate. _ 0
X. -Nuove restituzioni fatte dai prestatori intimidati; in conseguenza moltiplicazioni di
simili domande.
Parecchi dei prestatori, cos minacciati, sono entrati in accomodamento, a
imitazione della famiglia C....; e cio non serv se non ad eccitare sempreppi
quella cabala ed a moltiplicare il numero dei richiedenti. Tutti coloro che si sono
immaginati essere stati lesi in alcuni negozii di danaro si sono risvcgliati, e il
nugolo ne ingrassa di giorno in giorno. Ne si contenta. pi di domandare la re
stituzione deglinteressi o degli sconti presi al di sopra del cinque o del sei per
cento, ma si va no a domandare linteresse di questi interessi; ne ho sott'occhio
un esempio, in una lettera rmata D. la quale e concepita ne seguenti
termini.
Nel 1765, il 20 decembre, voi mi avete preso 60 lire sopra una cambiale
di 1,000 lire, all'ordine del signor accettata dal signor padre. Vi do
mando dunque 50 lire di restituzione e 18 lire dinteresse. Se voi non me le date
io parto immediatamente dopo la mia colazione per Ruelle per cercarne il certi
cato ed al mio ritorno vi denuncio. Poich voi mavete fatto la grazia di non
rimettervi in me, contate sulla mia parola donest'uomo .
Si sono ridomandate dai gli talune pretese restituzioni per allari trattati coi
padri loro, morti gli: da parecchi anni, e ci senza produrre nessun atto, nessun
registro, ne altra prova se non la semplice minaccia di denunciare. Questo fatto
prova compiutamente la specie di vertigine che la riuscita dei primi denuncia
tori ha impresso negli animi.
Un collettore, il padre del quale aveva in altri tempi preso danaro a prestito
da un ricevitore delle taglie, trovandosi arretrato di pi che 2,000 lire sopra la
sua esazione, ha pure avuto laudacia di scrivergli che pretendeva compensare
questa somma cogli sconti che quel ricevitore aveva per_lo addietro presi da lui o
da suo padre.
L'avidita, laccanimento dci dcnunciatori da un lato, dallaltro il terrore di
tutti i negozianti prestatori di danaro, non hanno potuto essere che innitamente
aumentati, dalla facilit colla quale gli ufficiali di giustizia di Angolemme hanno
mostrato prestarsi a quelle accuse di usura.

XL-lnuenze innesto di questo fermento sul credito e sul commercio d'Angolemme.

Gli etietti dei processi fatti dietro tali accuse ha dovuto essere ed necessa
riamente stato il discredito pi assoluto in tutto il commercio di Angolemme.
L'autorizzazione data alla mala fede di coloro che pigliano a prestito ha chiuse
tutte le borse dei prestatori, la fortuna dei quali si trova d'altronde scrollata da
sillatta scossa. Nessuna obbligazione scaduta non si rinnova; tutte le speculazioni _
sono arrestate; i fabbricanti sono esposti a fallire per l'impossibilit. di trovare
nessun credito pel tempo necessario ad aspettare il ricupero deloro fondi. Ho
gi fatto menzione nel principio di questa Memoria, della grande quantitdi
lettere di cambio che sono state protestate dopo questi disordini. - Ho saputo
che i mercanti che vendono le stoffe destinate al consumo della citt, direltisi,
menoma sul rnrsrm m DANARO. 565
secondo il solito loro, a Lione, per dare le loro commissioni, hanno avuto in
risposta che non si farebbe nessun affare coi signori dAngolemme se non a de
naro contante. Codesto discredito inuisce pur anche sulle sussistenze del popolo;
essendoci stato penuria di ricolte nella provincia, ella abbisogna per riempirne il
vuoto, degli ajuti del commercio. La citt di Augolemme essendo situata sopra
un fiume navigabile, si doveva aspettarsi ch'ella fosse sempre abbondevolmente
prevista, che i negozianti si fossero dati premura di fermarvi dei magazzini, non
solamente per lo bisogno sua, ma anche per quello di una parte della provincia;
ma limpossihilit nella quale il discredito generale li ha posti, rende questo aiuto
assolutamente nullo.

Xll. -Necessit di arrestare il corso di tali vessazioni.

Sarebbe superfluo estendersi sulle triste conseguenze di una tale rivoluzione.


Grandissimo male il disordinamento di tutte le operazioni commerciali, linter
ruzione della circolazione del danaro, l'allarme sparso frai negozianti di una
citt, e lo scrollamento delle loro fortune. Ma altro male non meno grande si
il trionfo di una cabala di birbanti, iquali dopo aver abusato della credulita
delle persone, per procurarsi danaro con cedole fraudolenti, hanno avuto la fur
beria anche pi colpevole di cercare nelle leggi mal intese un mezzo non sola
mente di guarentirsi dalle persecuzioni dei loro creditori, ma pur anche di eser
citare contr'essi la vendetta la pi crudele, di rovinarli, di diliamarli,di arricchirsi
delle loro spoglie. Questo successo della mala fede, e questa facilita data a dei
negozianti di rivoltarsi contro obbligazioni liberamente contratto, sarebbero non
meno scandalosa che funeste al commercio non soltanto di una piazza ma di
tutte le altre del reame. dunque altrettanto necessario che giusto di apportare
a questo male un rimedio efficace, e di arrestare il corso di un genere di vessa
zioni cos odioso, e tanto pi pericoloso, ch'egli si copre delle apparenze dello
zelo per losservanza delle leggi.

Xlll. -Diflicolt di rimediare a questi mali.


Ma, per ci stesso appunto che il male ha, in certa maniera, radice in prin
cipii o in pregiudizii risguardati come consacrati dalle leggi, pu riescire non
molto facile di decidersi intorno al rimedio conveniente e intorno alla maniera
di applicarlo.
XIV. - Vizio delle nostre leggi in materia dell'interesse di danaro: impossibilit di os
servarle a tutto rigore; della tolleranza arbitraria a cui si ridotti nella pratica.

Oser tagliar corto. Le leggi riconosciute nei tribunali in materia dellinteresse


del danaro sono cattive. La nostra legislazione si conformata ai pregiudizii rigo
rosi sullusura introdotti nei secoli d'ignoranza da taluni teologi che non hanno
meglio compreso il senso della Scrittura di quello che i principii del diritto natu-
rale. Losservanza rigorosa di queste leggi sarebbe distruttiva di qualunque com
mercio; perci non sono elleno mai rigorosamente osservate: elle interdicono
qualunque stipulazione d'interesse senza alienazione del capitale, elle pribiscono
come illecito, qualunque interesse stipulato al di la della tariffa fissatane dai de
creti del principe. E intanto cosa notoria non esservi sulla terra una piazza di
commercio nella quale la maggior parte del commercio non saggiri sul danaro
566 MEMOIIA sul PRESTITI DI mutuo.
preso a prestito senza alienazione del capitale e nel quale gl'interessi non sieno
regolati dalla sola convenzione, secondo la maggiore o minore abbondanza del
danaro sulla piazza, e la solvibilit pi o meno sicura di colui che piglia e pre
stito. La rigidit delle leggi ha ceduto alla forza delle cose. stato mestieri che
la giurisprudenza moderasse nella pratica i suoi principii speculativi; e si e giunti
a tollerare apertamente il prestito con cambiale, lo sconto, e qualunque altra
specie di negozio di danaro tra commercianti. E succeder sempre cosi ogni qual
volta la legge proibir ci che la natura delle cose rende necessario. Frattanto
questa situazione, nella quale le leggi non sono guari osservate, ma tuttavia sus
sistono senzesser revocata, ed anzi sono ancora in alcuna parte osservate, si
trae dietro grandissimi inconvenienti. Da un lato l'inosservanza conosciuta della
legge diminuisce il rispetto che tutti i cittadini dovrebbero avere per tutto ci
che porta un tale carattere; dall'altro l'esistenza di questa legge mantiene un
tristo pregiudizio, deturpa una cosa lecita per se stessa, una cosa della quale la
societ non pu far senza, e che per conseguenza una classe numerosa di citta
dini obbligata di permettersi. Questa classe di cittadini ne rimane degradata, e
questo comineiamento d'invilimento nell'opinion pubblica indebolisce per essa il
freno dell'onore, questo prezioso appoggio dell'onest. L'autore dello Spirito deile
leggi ha benissimo notato, alloccasione stessa dei pregiudizii sull'usura, che
quando le leggi divietano una cosa necessaria, elle non riescono altro , se non a
rendere persone disoneste coloro che la fanno. D'altronde, i casi in cui la legge
osservata e quelli nei quali e tollerata, non essendo dalla legge stessa speci
cati, la sorte dei cittadini e abbandonata ad una giurisprudenza arbitraria e mu
tabile come l'opinione. Quello stesso che molti cittadini praticano apertamente,
e per cosi dire col suggello dell'approvazione pubblica, sar in altri punito come
un delitto; di maniera che per rovinare e intamare un cittadino che si riposava
con ducia sulla fede di una tolleranza notoria, non ci vuol altro che un giudice
poco istruito o acciecato da uno zelo malinteso.
Le giurisdizioni consolariammettono gl'interessi stipulati senza alienazione
_del capitale (1), mentre i tribunali ordinarii li riprovano e li impulano sul capi
tale. Esistono pene pronunciate contro l'usura; codeste pene sono, per la prima
volta, l'ammenda onorevole, il bando, la condanna a grosse multe; e per la se
conda volta la confisca del corpo e dei beni, vale,a dire la condanna a una pena
che si tragga dietro la morte civile, come la condanna alla galera a vita, o l'esi
glio perpetuo. L'ordinanza di Blois che pronunzia queste pene, non fa distinzione
nessuna tra tutti idifferenti casi che i teologi ed i giureconsulti hanno compreso
sotto la denominazione di usura; perci, a non considerare se non la lettera della
legge, qualunque persona che presti danaro senza alienare il capitale, qualunque
che sconti delle cedole in piazza, qualunque presti a un interesse maggiore di
quello ssato dall'ordinanza, ha meritato quelle pene; ondecb pu sicuramente

(1) Non ignoro che le giurisdizioni consolari non pronunciano mai espressamente che
sieno dovuti interessi in virt della sola stipulazione sopra semplice cedola senza aliena
zione del capitale; ma non per meno vero che, nel fatto, elle autorizzano egualmente
questi interessi, poich le cedole delle quali elle ordinano il pagamento comprendono
ordinariamente l'interesse oltre il capitale, e che igiudici-consoli non si arrcsterelibero
guari alle allegazioni che farebbe il debitore d'aver compreso nella sua cedola il capi
tale e l'interesse. (Nota dell'auto"). I
MEMORIA SUI PRESTITI m umano. 567
dirsi che non c un commerciante, non un banchiere, non un uomo interessato
negli affari del re che non vi fosse esposto. notorio che il servizio corrente di
quasi tutte le parti della nanza non si fa che per via di uegozii di questa specie.
Si risponder senza dubbio, e questa risposta si trova anche in taluni
scrittori di diritto, d'altronde stimabilissimi, che i tribunali non perseguono in
via criminale se non le usure enormi; ma questa risposta medesima e una confes
sione dell'arbitrario, inseparabile da qualunque esecuzione che si voglia dare a
questa legge; imperocch quale regola potr servire a distinguere lusura enorme
punibile dallusura mediocre e tollerabile. Non si sa anzi che ci sono tali usure
che si costretti di tollerare? Non ce n' forse nessuna pi forte di quella che
conosciuta a Parigi sotto il nome di prestito alla settimana; ella arrivata qual
che volta sino a due soldi per settimana per uno scudo di tre lire, che sul
piede del 175 e un terzo per cento. Frattanto sopra questusura veramente
enorme che si aggira il commercio minuto delle derrate che si vendono nelle
piazze e nei mercati di Parigi. Coloro che pigliano a prestito non si lagnano delle
condizioni di un tale prestito, senza del quale non potrebbero essi esercitare un
commercio che li fa vivere, ed i prestatori non arricchiscono mica di molto, per
ch quellesorhitante interesse non e guari che la compensazione del rischio che
corre il capitale. DilTatti, linsolvibilit di un solo di quelli che pigliano a pre
stito porta via tutto il profitto che il prestatore pu fare su trenta; di maniera
che se il rischio dinfcdelt o d'insolvibilit del debitore fosse dnno su trenta
il prestatore non ritrarrebbc interesse nessuno del suo danaro, e che se un tal
rischio fosse maggiore, esso perderebbe del suo capitale.
rQOr dunque, se il pubblico ministero e obbligato di chiudere gli occhi sopra
unusnra tanto forte, quale sar dunque l'usura ch'egli potr perseguire senza
ingiustizia? Prender esso il partito di non immischiarsene ed aspettare a far
parlare la legge quando colui che ha pigliato a prestito e che si creda leso provochi
lattivit sua con una querela o con una denuncia? Egli non sar dunque se non
listirumnto della mala fede dei birbanti che vorranno sottrarsi ad obbligazioni
liberamente incontrate; la legge non protegger se non coloro che sono indegni
della sua protezione; e la sorte di costoro sar pi vantaggiosa di quella degli
uomini onesti che fedeli alle convenzioni loro arrossirebbcro di proiittare di un
mezzo che la legge ore loro per disvincolarsene.
XV. - Cilche ora succede in Angolemme una prova degli inconvenienti che deri

vano dallarbitrario della giurisprudenza.


Tutte codeste l'tSOIl si applicano naturalmente a ci che succede in An
golemme, dove i giudici hanno ricevuto delle denuncie, ed hanno istrutta una
procedura criminale sul fatto di prestiti ai quali giudici pi familiari alla cono
scenza delle abituali operazioni del commercio non avrebbero fatto nessuna atten
zione. Se lammissione di tali denuncie ha dato al commercio una scossa perico
iosa, ha compromesso ingiustamente la fortuna e lonore delle persone, ha fatto
trionfare il rigiro odioso di una cabala di bricconi; que magistrati hanno a
dire per difesa loro, chessi non hanno fatto che conformarsi alle leggi; che se
l'esecuzione di codeste leggi si trae dietro inconvenienti, tocca al governo prove
derci collesercizio della potenza legislativa; che non tocca al giudice prevederli,
che lesattezza e il merito suo come la saviezza e l'estensione delle vedute quello
568 MEMORIA SUI rass'riri in mano.
del legislatore. Questapologia non senza fondamento; e certo che non si pu
dar biasimo ai giudici di Angolemme se non giusta i principii di una giurispru
denza che niuna legge ha ancor consacrati.
XVI. - Ragioni che sembrano dover decidere a cogliere questoccasione per riformare la
legge e fissare la giurisprudenza.
Si dovr dunque per questo restare nell'inazione e vedere con indifferenza
un fermento, le conseguenze del quale possono essere cosi funeste al commercio?
Io non posso pensarlo, e credo, per lo contrario, che quest'occasione debba de
terminare il governo, o a riformare del tutto le leggi su tale materia, giusta i
veri principii, ed almeno ssare, in modo da far cessare ogni arbitrio, la giuris
prudenza che debbe temperare il rigore delle leggi esistenti. lo credo nalmente
che in tutti i casi, giusto e necessario di venire in soccorso del commercio e
delle persone mal a proposito vessate da quanto avvenuto in Angolemme, edi
fa'rli godere almeno delle modificazioni che la giurisprudenza generale arreca
alla severit delle leggi e della libert. ehella lascia su questo riguardo alle ope
razioni del commercio.

XVll. -Motivi che impegnano a considerare i veri principii di questa materia per loro
stessi, e facendo pel momento astrazione dalle modificazioni che le circostanze possano
esigere.

Quando parlo di mutare le leggi e di ricondurle intieramente ai veri principii


della materia, io non mi dissimnlo guari gli ostacoli che possono mettersi a tale
riforma da una parte dei teologi e dei magistrati; io sento quante lentezze, quante
circospezioni, dir anche timidita, le circostanze possono comandare. Non tocca
a me esaminare a qual punto la teoria debba cedere nella pratica a taluni
riguardi necessari; ma non credo per meno utile ssare non pertanto le nostre
idee sul vero punto di vedute, sotto il quale si debbe risguardare la materia del
linteresse del danaro, e le convenzioni alle quali si dato il nome di usura.
necessario conoscere i veri principii anche allora stesso che si obbligati di allon
tanarsene, atlne di sapere almeno fino a qual punto se ne si allontani,alline di non
allontanarsene se non esattamente per quanto la necessita lo esiga, attlne insomma
di non seguirese non altro le conseguenze d'un principio che si teme di rove
sciare, come si seguirebbero quelli di un principio, la verit del quale fosse rico
nosciuta. -
XVlll. - Esame e svolgimento dei veri principii del diritto naturale sulla materia dellin
teresse del danaroi
dietro questo punto di vista che io mi arrisieo entrar qui in una discussione
molto estesa, per far vedere il poco fondamento delle opinioni di coloro che
hanno condannato linteresse del prestito fatto senza alienazione del capitale, e
la fissazione di questinteresse per sola convenzione. Quantunque i lumi delle
persone, alle quali questa Memoria destinata, potessero e dovessero forse dis
pensarmi dinsistere sopra ragionamenti, l'evidenza dei quali , per cosi dire,
troppo grande, la moltitudine di coloro che conservano i pregiudizii che io debbo
combattere, e i motivi rispettabili che ve li attaccano, mi scuseranno presso di
esse; e sono persuaso che coloro, lopinione dei quali io mi faccio a combattere,
dureranno maggior fatica a perdonarmi.
umronu SUI ennsrm in mano. 569

XIX. -- Prova della legittimit del prestito ad interesse, ricavata dal bisogno assoluto che
il commercio ne ha: svolgimento di tale necessit.
E primamente prova fortissima contro i principii adottati dateologi rigo
risti sulla materia del prestito a interesse, la necessit assoluta di questo picstito
per la prosperit e per il sostenimento del commercio; imperocch qual uomo
ragionevole e al tempo medesimo religioso pu supporre che la Divinit abbia
interdetto una cosa assolutamente necessaria alla prosperit delle societ? Ora la
necessit del prestito ad interesse pel commercio e per conseguenza per la societ
civile, provata prima dalla tolleranza che il bisogno assoluto del commercio ha
costretto di accordare a codesto genere di negoziazioni, malgrado i pregiudizii
rigorosi e dei teologi e dei giureconsulti; questa necessit daltronde una cosa
evidente per se medesima. Ho gi detto pi sopra che non c sulla terra una
piazza di commercio dove la maggior parte delle speculazioni non saggiri sul
danaro preso a prestanza; non c un solo negoziante, forse, che non sia sovente
obbligato di ricorrere alla borsa altrui; il pi ricco di capitali non potrebbe nem
men esso assicurare di non aver mai bisogno di codesto aiuto se non conser
vando sempre una porzione desuoi fondi oziosa, e per conseguenza diminuendo
l'estenzione delle sue intraprese. Ne meno evidente che questi capitali stranieri,
necessarii a tutti i negozianti, non possono essere loro condati dai proprietarii
se non allora che questi troveranno in ci fare un vantaggio che li risarcisca
della privazione di un denaro del quale essi potrebbero usare, e dei riscliii inerenti a
qualunque speculazione di commercio. Se il danaro prestato non fruttasse interesse
non lo si presterebbe; se il danaro prestato per ispeculazioni incerte non fruttasse
un interesse pi grosso che non ildanaro prestato su buone ipoteche,non ci sarebbe
mai chi prestasse danaro ai negozianti. Se fosse proibito ritrarre interessi di un
danaro che debbe rientrare a scadenze sse, qualunque danaro del quale il pro
prietario prevedesse aver bisogno ad un certo tempo, senza averne un bisogno
attuale, sarebbe perduto durante quest'intervallo per il commercio; esso rimar
rebbe ozioso nei forzieri del proprietario che non ne ha bisogno attuale, e sarebbe
nullo per colui che ne avesse un bisogno urgente. Lesecuzione rigorosa di sil
fatta proibizione toglierebbe alla circolazione somme immense che la ducia di
ritrovarle al bisogno vi farebbe versare a vantaggio reciproco dei prestatori e di
coloro che pigliano a prestito; e il vuoto se ne farebbe necessariamente sentire
pel rialzamento dellinteresse del danaro e per la cessazione di una gran parte
delle speculazioni commerciali.
XX. - Necessit di abbandonare la ssazione dellinteresse nel commercio alle conven
zioni dei negozianti, ed al corso delle diiferenti cause che lo fanno variare: indica
zione di queste cause.
dunque di necessit assoluta, per mantenere la ducia e la circolazione del
danaro, senza la quale non c guari commercio, che il prestito del danaro a in
teresse senza alienazione del capitale, e ad una meta pi elevata che il frutto
ssato per le rendite costituite, sia autorizzato nel commercio. E necessario che
il denaro vi sia considerato come una vera mercanzia, il cui prezzo dipende dalla
convenzione, e varia, come quello di qualunque altra mercanzia, in ragione della
relazione tra lotlerta e la richiesta. Linteiesse essendo il prezzo del danaro
prestato, s'innalza quando ci sono pi richiedenti prestito che prestatori; S ab
Ecoaom. Tono l. -- 24.
570 nanonu SUI vnnsnri m hanno.
bassa all'opposto quando e pi danaro ollerto a prestito di quello che non ne
sia richiesto. in tal modo che si stabilisce il prezzo corrente dell'interesse; ma
questo prezzo corrente non e mica l'unica regola che si segua, ne che si debba
seguire per ssare la misura dell'interesse nei negozii privati. il rischio che pu
correte il capitale nelle mani di colui che lo piglia a prestito, il bisogno di questi,
e i protti che egli spera ritrarre dal danaro che gli viene prestato, sono altret
tante circostanze, le quali diversamente combinandosi tra loro e col prezzo del
l'interesse debbono sovente portarne la misura a maggiore altezza che non lo sia
nel corso ordinario del commercio. abbastanza evidente che un prestatore non
pu determinarsi ad arrischiare il proprio capitale senza ladescamento di un
protto maggiore, ne meno evidente che quegli che piglia a prestito non si de
terminer a pagare un interesse pi grosso se non per quanto i bisogni di lui
saranno pi urgenti, e ch'egli sperer ricavare da quel danaro un profitto
maggiore.
XXL-Le ineguaglianze dell'interesse in ragione delle ineguaglianze dei risehii non
sono che giuste.
Che ci pu essere dingiusto in ci?
Si pu forse esigere da un proprietario eh esso rischii i proprii fondi senza
risarcimento nessuno?
Egli pu non prestare, si risponde: senza dubbio; ed questo stesso che prova
che prestando esso pu esigere un protto che sia proporzionato al rischio suo.
Imperocch, per qual motivo si vorrebbe privare colui che pigliando a prestito
non pu dare sicrt sntlicienti, di un soccorso del quale esso ha un bisogno
assoluto?
Perch si vorrebbe togliere a costui i mezzi di tentare speculazioni colle quali
egli spera arricchire?
Ninna legge civile, ne religiosa obbliga nessuno a procurargli soccorsi gra
tutti; perch la legge civile o religiosa proibirebbe di procurargliene a quel prezzo
ch egli medesimo consente pagarne per proprio vantaggio?
XXII. -- La legittimit del prestito ad interesse indipendente dalle supposizioni di pro_
lltto cessante, o nascente. \ .
L'impossibilit assoluta di far sussistere il commercio senza il prestito a inte
resse, non ha potuto essere disconosciuta da coloro stessi che all'ettano di pi
condannarla.
La maggior parte hanno cercato di eludere il rigore dei proprii principii
con distinzioni e suttert'ugi scolastici, di profitto cessante per il prestatore, di
profitto nascente per chi piglia a prestito; come se l'uso che il compratore fa
della cosa venduta fosse una circostanza essenziale alla legittimit del prezzo;
come se il proprietario di un mobile che non ne fa uso alcuno, fosse obbligato
ali alternativa e di regalarle o di tenerselo inutilmente; come se il prezzo che il
fornaio ricava dal pane che vende non fosse egualmente legittimo, sia che il com
pratore se ne nutrisca, sia che lo lasci andare a male.
Se si vuole che la semplice possibilit dell'uso lucrativo del danaro basti per
legittimare l'interesse, quest'interesse sar legittimo in tutti quanti i casi, poich
non ce n' niuno nel quale il prestatore e chi piglia a prestito non possano sem
pre, se il vogliano, fare del danaro loro qualche impiego lucrative.
MBMURIA sul PRESTITI m DANARO. 571
Non c' danaro col quale non si possa procurarsi uno stabile che dia una
rendita, o fare un commercio che dia un protto; non vale certamente la pena
di stabilire per tesi generale che il prestito a interesse proibito, per poi stabilire
nel medesimo tempo un principio dal quale risulti un'eccezione tanto generale
quanto la stessa pretesa regola. '
XXIII. - La legittimit del prestito ad interesse una conseguenza immediata della
propriet che il prestatore ha della cosa che presta.

Ma non sono queste vane sottigliezze che rendano legittimo il prestito ad


interesse; non nemmeno l utilit sua , o piuttosto la necessit che si ha di lui
per il Sostegno del commercio; egli lecito, per un principio pi generale ed an
che pi rispettabile , perch base sulla quale si appoggia tutto leditizio della so
ciet; intendo dire per lo diritto inviolabile annesso alla propriet, di essere pa
drone assoluto della cosa propria, di non poterne essere spogliata se non col
consentimento proprio, e di poter mettere a tale consentimento quella condizione
che si giudichi pi convenire. Il proprietario di un oggetto qualunque pu tenerlo
per s, donarlo, venderlo, prestarlo gratuitamente o aliittarlo, sia per un certo
tempo,.sia per un tempo indenito. Se egli vende o se lo aiiitta, il prezzo della
vendita o dellaliitto non limitato se non dalla volont di-colui che compera
o che prende in allitto; e sintanto che questa volont rimane perfettamente
libera, e che d'altronde non ci sia fraude ne dall'una n dall'altra delle due
parti, il prezzo sempre giusto, n niun dei due leso. Questi principii sono
confessati da tutti, quando si tratta di qualunque altra cosa che del danaro, ed
evidente ch' essi non sono meno applicabili al danaro che a qualunque altra
cosa. La propriet del danaro non meno assoluta che quella di un mobile,
di una pezza di stella, di un diamante; colui che lo possiede non mica tenuto
a spogliarsene gratuitamente; donarlo, prestarlo gratuitamente e azione lodevole
che la generosit ispira, che l umanit, la carit qualche volta esigono, ma che
non mai dell'ordine della giustizia rigorosa. Si pu pur anche donare e pre
stare qualunque sorta di derrate, anzi in certi casi lo si debbe. Fuori di questo
circostanze, nelle quali la carit esige che si spogli se stessi per soccorrere gli
sventurati, si pu vendere il proprio danaro, e lo si vende difatti quando lo si d
in cambio di qualunque altra mercanzia: lo si vende allorch lo si da in cambio
di un fondo di terra o di una rendita equivalente, come quando lo si colloca in
assegnamento; lo si vende per danaro, quando, si da danaro in un luogo per
riscuoterlo in un altro, specie di negozio conosciuto sotto il nome di cambio di
piazza a piazza, e nel quale si da meno danaro in un luogo per riceverne pi
in un altro; come nel negozio del prestito ad interesse si da meno danaro in un
tal tempo per riceverne dippi in tal altro; perch la diil'erenza dei tempi, come
quella dei luoghi mette una differenza reale nel valore del danaro.
XXIV. - La propriet del danaro trae seco il diritto di venderlo, e il diritto di rtrarne
un alilto. '
Poich il danaro si vende come qualunque altro oggetto, perch non si potr
come qualunque altro oggetto aliittarlo? e l'interesse non essendo poi altro che
laitto del danaro prestato per un dato tempo, perch non sarebbe dunque per
messo di riscuoterlo? Per quale strano capriccio la legge, la morale proibireb
ul-
...._) MEMORIA SUI PRESTITI DI DANARO.

bero elleno un contratto libero tra due parti le quali entrambe vi trovano il pro
prio vantaggio? e si pu mai dubitare che non lo vi ci trovino, mentre elle altro
motivo non hanno per determinarvis? Perch colui che piglia a prestito oerirebbe
un affitto di quel danaro per un dato tempo, se durante questo tempo l uso di
quel danaro non gli ricscisse vantaggioso? E se si risponda che il bisogno che
lo forza a sotlomettersi a quella condizione, forsecchc non un vantaggio il sod
disfacimento di un vero bisogno? forse che tal vantaggio non anzi il pi
grande di tutti? pure il bisogno che costringe un uomo a prendere del pane
presso un fornaio; e per questo il fornaio avr meno diritto di ricevere il prezzo
del pane che vende?
XXV. - False idee dei scolastici sulla pretesa sterilit del danaro; false conseguenze
ch eglino ne hanno tratto contro la legittimit dell interesse.
Queste nozioni sono tanto semplici, elleno sono di un evidenza tanto palpa
bile, che sembra che le particolarit nelle quali si entra per provarle, non possano
che indebolirle stancando l attenzione; e si stenta a concepire come l'ignoranza
ed alcune false sottigliezze abbiano potuto oscurarle. Sono i teologi scolastici che
hanno introdotto i pregiudizii che regnano ancora presso molte persone intorno
a questa materia. Eglino sono partiti da un ragionamento che si dice trovarsi in
Aristotile; e sotto pretesto che il danaro non produce danaro, ne hanno concluso
che non fosse permesso ritrarne per mezzo del prestito. Dimenticavano costoro
che un gioiello, un mobile, e qualunque altro etTetto, ad eccezione dei fondi di
terre e dei hcstiami, sono pur essi sterili del pari che il danaro, e ci non per
tanto nessuno ha mai immaginato che fosse vietato di ricavarne un alitto; dimen
ticavano che la pretesa sterilit. del danaro , se qualche cosa se ne potesse con
eludere, renderebbe l'interesse di un capitale alienato in perpetuo, egualmente
criminoso che l'interesse di un capitale alienato temporariamente; dimentica
vano che questo danaro preteso sterile e presso tutti i popoli del mondo lequi
valente, non mica solamente di tutte le mercanzie, di tutti gli eetti mobili sterili
come lui, ma pur anche dei fondi di terre che producono una rendita realissima;
dimenticavano che questo danaro lo strumento necessario di tutte le intraprese
d agricoltura, di fabbrica, di commercio; che per conseguenza, la sua pretesa
sterilit nel commercio non che un errore palpabile fondato sopra un meschino
equivoco; dimenticavano nalmente, o ignoravano che la legittimit del prezzo
che si ritrae, sia dalla vendita, sia dall'alitto di una cosa qualunque non ton
data che sulla propriet che ha di questa cosa colui che la vende o che latiitla,
e non sopra nessun altro principio.
Essi hanno anche adoperato un altro ragionamento che un giureconsulto,
d altronde stimabilissimo (Pothier d'Orlans) si studiato di svolgere nel suo
Trattato dei contratti di benecenza, ed al quale io mi fermer per questa ragione.
XXVI. -A|tro ragionamento contro la legittimit dell'interesse, tratto da ci. che la
propriet del danaro possa a chi lo piglia a prestito al momento del prestito, donde si
conclude che questi per l'uso fattone nulla possa dovere al prestatore.
Lequit, dice egli, vuole che in un contratto che non gratuito, i valori
dati da una parte e dall'altra sieno eguali, e che ciascuna delle parti non dia pi
di quello che abbia ricevuto, e non riceva piii'di quello che abbia dato. Ora, tutto
ci che il prestatore esige nel prestito al di la della sorte principale, una cosa
sumoara sul raas'rnr m DANARO. 575

che egli riceve al di l di quello che ha dato , mentre ricevendo la sorte princi
pale soltanto, egli riceve lequivalente esatto di quanto esso ha dato.
Si pu, per verit, esigere un affitto per le cose delle quali si possa usare
senza distruggerle, perch quelluso potendo essere, almeno per l intendimento,
distinto da loro stesse, e apprezzabile; c' un prezzo distinto dalla cosa; dal che
segue, che quando io ho dato a qualcuno una cosa di tale natura per servirsene,
posso esigerne l affitto, che il prezzo dell'uso che glie ne ho accordato, oltre
la restituzione della cosa che non ha cessato di appartenermi.
Ma non mica lo stesso delle cose che si consumano colluso, e chei giu
reconsulti chiamano, cose fungibili. Siccome l'uso che se ne fa le distrugge, non
si pu concepire un uso della cosa oltre la cosa medesima, e che abbia un prezzo
oltre quello della cosa; dal che segue che non si possa cedere a qualcuno luso
di una cosa senza cedergli intieramente la cosa e trasferirgliene la propriet.
Quando vi presto una somma di danaro per servirvene, coll'obbligo di re
stituirmene altrettanto , voi non ricevete da me se non quella somma e niente di
pi. L'uso che voi avrete di quella somma di danaro compreso nel diritto di
propriet che voi acquistate di essa somma; non mica che voi abbiate qualche
altra cosa oltre la somma di danaro non avendovi le date che la somma di da
naro e niente pi; non posso dunque esigere da voi niente di pi di questa somma
senza offendere la giustizia, la quale non vuole che si esiga pi di quello che si
abbia dato .
' Pothier ha cura di avvertire che questo ragionamento entra in un argomento
adoperato da San Tommaso d'Acquino, il quale fondandosi sul medesimo prin
cipio che le cose fungibili che formano la materia del prestito, non hanno guari
un uso che sia distinto dalla cosa stessa, ne conclude che vendere quest uso esi
gendone un interesse e vendere una cosa che non esiste, ovvero esigere due volte
il prezzo della medesima cosa, poich la sorte principale restituita esattamente
l'equivalente della cosa prestata; e che non avendo niun dato valore al di l
della cosa prestata, l interesse che se ne riceverebbe in dippi ne sarebbe un
prezzo doppio.
XXVII. -Conl'utazione di tale ragionamento.
Questo ragionamento non che un tessuto d' errori e dequivoci facili a
rilevare.
La prima proposizione, che in qualsiasi contratto nessuna delle parti pu
senza ingiustizia, esigere pi di quello che abbia dato, ha un fondamento vero;
ma la maniera colla quale ell enunciata, racchiude un senso falso e che pu
indurre in errore. In ogni cambio di valore con valore (e qualunque convenzione
propriamente detta da titolo oneroso, pu essere risguardata come un cambio di
questa specie), c' un senso della parola valore nel quale il valore sempre eguale
dallu'na parte e dall'altra; ma non guari per un principio di giustizia, e perch
la cosa non pu essere altrimenti. Il cambio essendo libero dati una parte e dal
l altra, non pu avere per motivo se non la preferenza che ciascuno dei con
tratlanti mette nella cosa che riceve sulla cosa che d. Questa preferenza sup
pone che ciascheduno attribuisca alla cosa che acquista un valore maggiore di
quello della cosa che cede relativamente all utilit sua personale al soddisfaci
mento dei bisogni suoi e de suoi desidcrii. Ma codesta differenza di valore e
574 MEMORIA sul rnrsrm DI DANAIO.
eguale da una parte e dall'altra: quest eguaglianza che fa si che la preferenza
sia esattamente reciproca, e che le parti sieno d accordo. Deriva da ci che
agli occhi di un terzo i due valori cambiati sono esattamente eguali luno allal
tro, e che per conseguenza, in qualunque commercio d'uomo ad uomo, si da
sempre valore eguale per valore eguale. Ma un tal valore dipende unicamente
dall'opinione dei due contrattanti, sul grado di utilit delle cose cambiate, pel
soddisfacimento dei desiderii o dei bisogni loro: esso non ha in se medesimo
niuna realita sulla quale si possa fondarsi per pretendere che l'uno dei due con
trattanti abbia danneggiato l altro. Se non vi fossero che due soli cambiatori, le
condizioni del loro mercato sarebbero intieramente arbitrarie; ed a meno che
l'uno de due non avesse impiegato la violenza e la frode, le condizioni del cam
bio non potrebbero in modo nessuno interessare la morale. Quando per ci sono
molti cambiatori interessati al paro di ciascun di loro due a nonlcomperare pi
caro da uno cio che un altro consente a dargli a miglior patto, si stabilisce, dal
confronto della totalit delle offerte alla totalit delle richieste, un valore corrente
il quale non differisce da quello che si era stabilito nel cambio tra due uomini
soli, se non perch esso tiene il mezzo trai differenti valori che sarebbero risul
tati dal dibattimento dei contrattanti per ciaschedun cambio considerato parzial
mente. Ma codesto valore medio o corrente non acquista alcuna realita. indipen
dente dall'opinione e dal confronto dei bisogni reciproci; esso non cessa di essere
continuamente variabile, ne da esso pu risultare obbligo nessuno di dare tale o
tal altra mercanzia per tale o tal altro prezzo. Il proprietario sempre padrone
di serbarla e per conseguenza di fissare le condizioni sotto le quali egli consente
a spropriarsene.
pur vero che nel commercio animato ed esercitato da un infinit di mani,
ciascun venditore e ciascun compratore in suo particolare entra per tanto poco
nella formazione di questa opinione generale e nella valutazione corrente che ne
risulta, che tale valutazione pu essere risguardata come un fatto indipendente
da loro, e in questo senso l'uso autorizza a chiamare questo valore corrente il
vero valore della cosa; ma codesta espressione pi comoda che precisa non po
tendo alterare per niente il diritto assoluto che la propriet da al venditore sulla
mercanzia ed al compratore sul danaro non si pu concluderne che un tal valore
servir possa di fondamento a nessuna regola morale, e riman sempre esattamente
vero che le condizioni di qualunque cambio non possano essere ingiuste se non
quando la violenza o la frode vi abbiano inuito.
Che un giovine forestiere arrivi in una citt e che per procurarsi le cose delle
quali ha bisogno, si dirigga ad un mercante briccone; se costui abusa dcll'igno
ranza del giovine vendendogli il doppio del valore corrente, il mercante commette
certissimo uningiustizia verso il giovine. Ma in che consiste quest ingiustizia?
Forse nell avergli fatto pagare la cosa al di la del valore reale ed intrinseco di
essa? No: perch quella cosa non ha , propriamente parlando, valore reale ed
intrinseco, a meno che non s'iutenda per questo il prezzo ch ella ha costato al
venditore (prezzo che non guari il valore suo in commercio, il valore suo uni
camente fissato dal rapporto dell offerta alla richiesta). La medesima cosa che
oggi vale un luigi, non varr forse fra quindici giorni se n n 12 franchi, perch
ne sar arrivata una grande quantit , o anche solamente erch la premuta del
momento per la novit sua sara passata. Se dunque quel giovine stato leso ci
menoma su Pnesrrri m DANAIIO- 575
per un altra ragione; e perch gli si e fatto pagare 6 franchi, in una bottega ,
quello stesso che avrebbe avuto per 5 franchi nella bottega vicina, e in tutte le
altre della citt; e perch questo valore corrente di 5 lire e cosa notoria; e per
ch per una specie di convenzione tacita e generale, allorch si domanda a un
mercante il prezzo di una mercanzia, gli si domanda questo prezzo corrente;
perch qualunque sospettasse menomamcnte la sincerit della sua risposta po
trebbe verificarla sull istante, e che per conseguenza non pu il mercante richie
derne un altro prezzo senza abusare della ducia colla quale si si rimette in lui,
senza, in una parola, mancare alla buona fede. Questo caso rientra dunque in
quello della frode, ed a questo solo titolo ch esso condannevole. Si dice e si
debbe dire che quel mercante ha ingannato, ma non che ha rubato; o se talvolta
si si serve di questa espressione non e che in un senso improprio e metaforico.
Da questa spiegazione fa d'uopo concludere che in qualunque cambio, in
qualunque convenzione la quale abbia per base due condizioni reciproche , i in
.giustizia non pu essere fondata se non sulla violenza, la frode , la mala fede ,
l'abuso di condenza e non mai sopra una pretesa ineguaglianza di prezzo meta
fisico tra la cosa ricevuta e la cosa data.
La seconda proposizione del ragionamento che io combatto inoltre fondata
sopra un equivoco grossolano e sopra una supposizione che e precisamente ci
su cui cade la questione. Quello che il prestatore esige, vi si dice, di pi della
sorte principale, e una cosa ch'egli riceve al di la di quello che esso abbia dato,
poich ricevendo soltanto la sorte principale, egli riceve i equivalente esatto di
quello che ha dato. - certo che restituendo la sorte principale quegli che ha
pigliato a prestito restituir precisamente lo stesso peso di metallo di quello che
il prestatore gli aveva dato. Ma i nostri ragionatori dove mai hanno eglino veduto
che non hisognasse considerare nel prestito se non il peso del metallo prestato,
a non il valore, o piuttosto l'utilit di cui esso per colui che presta e per colui
che piglia a prestito? Dove mai hanno eglino veduto, che per fissare questo valore,
bisognasse non aver riguardo se non al peso del metallo consegnato nelle due
epoche differenti, senza far confronto la differenza di utilit che si trova allepoca
del prestito tra una somma posseduta attualmente ad una somma eguale che si
ricever ad unepoca lontana? Questa differenza non essa notoria e il proverbio
triviale Meglio un uovo oggi 0/10 una gallina domani, non esso l espressione
ingenua di tale notoriet? Ora se una somma attualmente posseduta val meglio,
se ella pi utile, se preferibile alla sicurezza di ricevere un egual somma tra
uno o parecchi anni, non dunque vero che il prestatore riceva altrettanto di
quello che da allorche non ne stipula l interesse , poich esso da danaro e non
riceve che una promessa.
Ora segli riceve meno, perch questa differenza non sarebbe ella compensata
dalla sicurezza di un aumento sulla somma proporzionata al ritardo? Questa compen
sazione e precisamente l'interesse del danaro. Si proprio tentati di ridere quando
Si sentono persone ragionevoli e daltronde illuminate, fondare seriamente la le
gittimit dell'affitto delle cose che colluso non si consumano, sopra ci, che que
st uso potendo essere distinto dalla cosa, almeno collintendimento, apprezza
bile; e sostenere che laffitto delle cose che si distruggono coll uso e illegittimo,
perch in queste non si pu concepire un uso distinto dalla cosa; ed con sifl'atte
astrazioni che si devono appoggiare le regole della morale e della probit? Eh !
576 MEMORIA SUI PRESTITI m DANARO.
no, no davvero; gli uomini non hanno bisogno di essere metasici per essere
onesti. Le regole morali per giudicare della legittimit delle convenzioni sil'on
dano, come le convenzioni elle medesime, sul vantaggio reciproco delle parti con
trattanti, e non sulle qualit intrinseche e metafisiche degli oggetti del contratto,
allorch queste qualit nulla mutano al vantaggio delle parti. Perci, quando io
ho preso ad allitto un diamante, ho consentito a pagarne l allltto perch questo
diamante mi stato utile; questo allitto non meno legittimo, quantunque in re
stituisca il diamante, e che questo diamante abbia lo stesso valore di quando io
l'ho ricevuto. Per la stessa ragione ho potuto consentire a pagare un aliitto del da
naro del quale mimpegno di restituire entro un dato tempo un eguale quantit,
perch quando io lo restituir ne avr ritratto un utilit; e questo altto potr
essere ricevuto legittimamente tanto nell'un caso come nellaltro, poich l'utilit
mia e la medesima in ambidue i casi. La circostanza che il danaro restituito non
precisamente il danaro che mi era stato consegnato, assolutamente indill'e
rente alla. legittimit dellal'lltto, perch ella non muta per nulla lutilit reale che
io ne ho ritratta, e che questa sola utilit che io pago quando pago un atlltto;
cosa importa che quello che io restituisce sia precisamente la medesima cosa che
mi stata consegnata, mentre quella che restituisce ne ha precisamente il mede
simo valore? Quello che io rendo nei due casi non egli sempre esattamente l'e
quivalente di quello che ho ricevuto, e se ho pagato in un caso la libert di ser
virmene durante l'intervallo, in che rimango io leso di pagarla nellaltro? E che?
si sar potuto farmi pagare la tenue utilit che avr ritratta da un mobile o da
un gioiello, e sar poi un delitto di farmi pagare il vantaggio immenso che avr
ricavato dall uso di una somma di danaro per lo stesso spazio di tempo, e ci
perch l'intelletto sottile di un giureconsulto pu nell'un caso separare dalla cosa
l'uso di lei, e nellaltro caso noi pu? 0h questa per verit cosa troppo ridicola.
Ma dicono i nostri ragionatori (perch bisogna. seguirli nella loro estrema
difesa), non mi si pu far pagare luso di questo danaro, perch questo danaro era
mio; io nera proprietario, mentrecch della natura del prestito delle cose fun
gibili, che la propriet ne sia dal prestito trasferita, senza di che tornerebbe inu
tile pigliarle a prestito.
Ed ecco un altro meschinissimo equivoco! vero che colui che piglia a
prestito diventa proprietario del danaro considerato sicamente come una certa
quantit di metallo. Ma egli veramente proprietario del valore di quel danaro?
No, senza dubbio, perch questo valore non stato a lui alildato che per un dato
tempo e per restituirlo alla smdenza. D altronde senza entrare in questa discus
sione che si riduce ad una vera questione di parole, cosa si pu concludere da
questa propriet che si dice che io m abbia di quel danaro? Questa propriet
non la ricevo io da colui che mi ha prestato il danaro? Non e col consentimento
suo che io la ho ottenuta, e questo consentimento, le condizioni di esso non
sono state regolate tra lui e me? E alla buon ora: che l uso che io far di quel
danaro sia l uso della cosa mia; che l'utilit che me ne ridonder sia un acces
sorio della mia propriet. Tutto questo sar vero, ma quando? quando il da
naro sar mio, quando questa propriet mi sar stata trasmessa; e quando lo
mi sar essa stata? quando lavr comperata e pagata. Ora a quale prezzo com
perer io questa propriet? Che cosa che io ne do in cambio? Non evidente
che l'obbligazione che io premio di rimborsare ad una tale scadenza una tale
MEMORIA sul rnnsrnl Dl DANAIO. 577
somma quale essa si sia? E non forse evidente del pari, che se questa somma
non esattamente eguale a quella che io ricevo, la mia obbligazione non former
lequivalente della propriet che io acquisto nel momento attuale? Non evidente
che per ssare questo equivalente in modo che il vantaggio nostro sia eguale
dati una parte e dall altra, noi dobbiamo aver riguardo all utilit di cui mi far
totale propriet che io acquisto e che per anche non ho, ed allutilit di che po
trebbe essere al prestatore durante il tempo pel quale esso ne rimarr privo? ll
ragionamento dei giureconsulti prover, se si vuole, che io non debba pagare l'uso
di una cosa quando ne ho gi. acquistato. la propriet, ma non prova mica. per che
io non abbia potuto, nel determinarmi ad acquistare tale propriet, ssarne il
prezzo dietro le considerazioni di questuso annesso alla propriet. Insomma, tutti
questi ragionamenti suppongono sempre ci su cui appunto cade la questione, vale
a dire, che il danaro ricevuto oggi e il danaro che debbe essere restituito tra un
anno, sono due cose perfettamente uguali. Gli scrittori che ragionano a questo
modo dimenticano che non gi il valore del danaro, allorch sar stato resti
tuito, che bisogna confrontare col valore del danaro al momento in cui esso
prestato; ma che il valore della promessa di una somma di danaro che biso
gna paragonare con una somma di danaro ellettiva. Eglino suppongono essere il
danaro restituito, che nel contratto di prestito, sia l'equivalente del danaro pre
stato, e in ci suppongono una cosa assurda, perch gli nel momento del con
tratto che bisogna considerare le condizioni rispettive, ed in quel momento che
bisogna stabilirne l eguaglianza. Ora al momento del prestito, non esiste certa
mente se non una somma di danaro da un lato ed una promessa dallaltro. Se
codesti signori pretendono che una somma di mille franchi ed una promessa di
mille franchi abbiano precisamente lo stesso valore, eglino fanno una supposi
zione anche pi assurda; se queste due cose fossero equivalenti, allora perch si
piglierebbe a prestito?
molto singolare chessi partano dal principio delleguaglianza di valore che
debbe aver luogo nelle convenzioni, per istabilire un sistema secondo il quale il
vantaggio tutto intiero per una delle parti, e totalmente nullo per l'altra. Non
c sicuramente niente di pi palpabile; perche quando, in capo a qualchanno,
mi si restituisce un danaro che io ho prestato senza interesse, ben chiaro che
io non ho guadagnato nulla e che dopo essere stato privato del suo uso ed
aver rischiato di perderlo, io non ho precisamente altro che quello che avrei se
lavessi tenuto durante tutto quel tempo nel mio scrigno. Ne meno chiaro che
colui che piglia a prestito ha ricavato vantaggio da questo danaro, poich egli
nonha altro motivo di pigliarlo a prestito se non quel vantaggio; avr dunque
dato qualche cosa per niente, sar stato generoso, ma se per la mia generosit
ho dato qualche cosa di reale, ho dunque potuto anche venderlo senza ingiustizia.
Ma gli fare troppo onore ai frivoli sollsmi degli avversarii del prestito, con
fulandoli tanto lungamente come ho fatto fin qui. I loro ragionamenti non
hanno mai persuaso nessuno. _- Ma quando si persuasi dal pregiudizio delle
(locazione, da autorit che si rispettano, dalla connessione supposta di un sistema
con principii consacrati, allora si fa uso di tutte le sottigliezze immaginabili per
difendere opinioni alle quali si e attaccati; non si lascia nulla dimenticato per
fare illusione a se stesso, e cosi pur troppo le menti migliori ne vengono
qualche volta a capo.
378 ammonta sul Pnesnri I)! anno.

XXVlll. -Esame e eoufutazione degli argomenti che si cavano dalla Scrittura contro la
legittimit del prestito adlinteresse.

molto verosimile che i giureconsulti non si sarebbero dati tanta parte per
oscurare le nozioni semplici'del buon senso , se i teologi scolastici non li aves
sero trascinati in quella falsa strada, e non avessero loro persuaso che la reli
gione proscriveva assolutamente il prestito ad interesse. Codesti , pieni dei loro
pregiudlzii, hanno creduto averne la conferma nel famoso passo del Vangelo:
mutuum date nihz'l inde sperantes; imprestate senza sperarne nessun vantaggio.
(San Luca, cap. vi, versetto 55). Uomini di buon senso non avrebbero veduto in
quel passaggio se non un precetto di carit. Tutti gli uomini debbono soccorrorsi
gli uni gli altri. Un uomo ricco il quale vedendo il suo simile nella miseria, invece
di sovvenire ai bisogni di questo, gli vendesse il suo soccorso, mancherebbe ai
doveri del cristianesimo ed a quelli dell'umanit. in simili circostanze la carit
non prescrive mica solamente di prestare senza interesse, ella ordina di prestare
e di donare se occorre; fare di questo precetto di carit un precetto di giustizia
rigorosa, e urtare del pari la ragione e il senso del testo. Questi stessi teologi non
pretendono che sia un dovere di giustizia prestare il suo danaro. Bisogna perci
che convengano che la prima parola, mutuum data non racchiude che un pro
cetto di carit. Or domando io, perch dunque vogliono essi che la tlne del [339*
saggio s intenda di un dovere di giustizia? Cbel il prestito per se stesso non sara
un precetto rigoroso, e l'accessorio, la condizione del prestito, lo sar? Ges Cristo
avr detto agli uomini: Sta in libert vostra prestare o non prestare; ma se voi
prestate, badate bene di non ritrarre nessun interesse del vostro danaro; e quan
d'anche un negoziante ve ne domandasse per un intrapresa nella quale egli speri
di fare gran profitti, sarebbe per voi un delitto accettare l'interesse chcgli ve
noll're. Bisogna assolutamente e prestargli gratuitamente, o non prestargli all'atto.
Voi avete per un mezzo di rendere lintcresse legittimoregli e di prestare il vo
atro capitale per un tempo indefinito e di rinunziare ad esigerne il rimborso, che
il vostro debitore vi far. quando vorr e potr. Se voi ci trovate qualche incon
veniente dal lato della sicurezza, o se prevedete di aver bisogno del vostro da
naro entro un certo numero danni, voi non avete altro partito a prendere se non
quello di non prestare. Vale meglio lasciare mancare a quel negoziante l occa
siano la pi preziosa, di quello che commettere un peccato per facilitargliela
Ecco ci che i teologi rigoristi hanno veduto in quelle cinque parole muluum data
mlnl iride speranles , perch essi le hanno lette coi pregiudizii che loro dettava
una falsa metasica. Qualunque uomo che si faccia a leggere quel testo senza
prevemione, ci vedr quello che ce, vale a dire, che Ges Cristo ha detto ai suoi
discepoli: Come uomini, come cristiani, voi siete tutti fratelli, tutti amici;
trattatevi da fratelli, da amici, soccorretevi nei bisogni vostri, che le vostre borse
sieno tra voi aperte dagli uni agli altri, non vendetevi i soccorsi che voi dovete
ricevere reciprocamente, esigendo l interesse di un prestito di cui la carit vi fa
un dovere . Questo il vero senso del passo in discorso. L obbligazione di pre
stare senza interesse e quella di prestare, sono evidentemente relative l'una all'al
tra. Elle sono del medesimo ordine e tutte e due cnunciano un dovere di carit,
non un precetto di giustizia rigorosa applicabile a tutti i casi nei quali si pu
prestare.
MEMORIA sul PRESTITI m DANAIO. 579
E tanto meno poi si pu dubitarae che questo passo si trova nel medesimo
capitolo, in seguito a tutte quelle massime tanto conosciute sotto il nome di i
Consigli evangelici, che tutti convengono non essere proposti se non come mezzi
di arrivare ad una perfezione alla quale tutti non sono mica chiamati, e che an
che per quelli che vi fossero chiamati, non sono poi applicabili, nel senso loro
letterale, a tutte le circostanze della vita: 1 Fate bene a coloro che vodiano; be
nedite coloro che vi maledicono; se taluno vi da uno schiaffo e voi voltategli
laltra gota; lasciate pigliare il vostro vestito a colui che vi toglie il mantello; date
a chiunque vi fa domanda, e quando alcuno vi tolga quello che vostro, non recla
mate -. Gli dopo tutte codeste espressioni, e nel medesimo discorso che si legge
il passo sul prestito gratuito, concepito neseguenti termini: Verumtamen diligite
rnimz'cos veslros: bencfam'te, et mutuum dale mlu'l vinde sperantes; ci erit mer
ces vestra multa, et erilz's lii Altissimi, qma ipse benignus est super ingratos
et malos. Amate i vostri nemici; siate benefici, e prestate senza sperarne nessun
vantaggio, e la vostra ricompensa sar grande, e voi sarete i gli dellAltissimo,
perch egli stesso usa benignlta agli ingrati ed ai malvagi s. Questo passo ripor
tato tutto per disteso, ne dice forse assai pi che tutte le discussioni alle quali io
mi sono lasciato andare; e non concepibile che nessuno avendo mai pensato a
ritenere le altre massime sparse in tutto il rimanente del capitolo, e che ho citate,
come precetti di giustizia rigorosa, si si ostini poi a voler interpretare differente
mente le espressioni che concernono il prestito gratuito.
Occorrerebbe troppo tempo per isvolgere col medesimo particolareggiamento
ipassaggi dell antico Testamento, che i teologi citano inoltre all'appoggio dei
medesimi pregiudizii: si debbe spiegarli nel modo medesimo: e ci che inconte
stabilmente lo prova si il permesso esplicito nella legge di Mos, di prestare ad
interesse agli stranieri: Non fWabS fratri tuo ad usuram pecunam, nec fruyes,
nec quamlz'bet aliam rem, sed alieno. Tupnon presterai guari al {ratei tuo ad
interesse, n danaro, ai: frutti, n qualsiasi altra cosa, ma bens allo straniero .
La legge divina non ha certamente potuto permettere espressamente agli ebrei di
praticare cogli stranieri, quello che fosse stato proibito dal diritto naturale. Dio
non pu autorizzare lingiustizia. So che taluni teologi hanno avuto tanto poco
buon senso per dire il COIltI'ill'O. Ma tale loro risposta veramente scandalosa, altro
non fa che provare il loro imbarazzo, e lasciare allobbiezione la forza di una
vera dimostrazione agli occhi di coloro che hanno sane nozioni di Dio e della
giustizia.
XXIX. -Vera origine dellopinione che condanna il prestito ad interesse.
Si presenta qui una riessione: come mai potuto avvenire che, malgrado
l'evidenza e la semplicit dei principii che stabiliscono la legittimit del prestito
ed interesse, malgrado la l'utilit dei sotlsmi che si sono ammucchiati per rendere
oscura una cosa tanto chiara, l'opinione che lo condanna abbia pure potuto dii
fondersi generalmente, e vituperare quasi dappertutto il prestito ad interesse sotto
il nome di usura? Si comprende facilmente che l autorit dei teologi rigoristi ha
di molto contribuito ad estendere siilatla opinione ed a radicarla nelle menti; ma
come mai questi stessi teologi hanno essi potuto ingannarsi in modo cosi grosso
lane? Codesto errore ha senza dubbio una causa, ed cosa importantissima svolf
gorla per compiere di addentrarsi nellargomento dcllusura c di considerarlo sotto
580 MEMORIA sul rnnsrm Dl DANARO.
tutti gli aspetti. La sorgente dei pregiudizii dei teologi non molto difcile a tro
varsi. Essi non hanno immaginate ragioni per condannare l'usura, se non perch
ell era gi vitnperata dal grido dei popoli ai quali gli usurai sono stati in ogni
tempo odiosi. nella natura delle cose e degli uomini che coloro tali divengano;
avvegnaccb, quantunque sia dolce trovare come pigliare a imprestito, l' pure
altrettanto duro essere obbligato a restituire. Il piacere di essere soccorso nel pro
prio bisogno passa col soddisfacimento del bisogno medesimo; poco dopo il biso
gno rinasce, il debito rimane, ed il peso se ne fa sentire ad ogni momento sino a
che si abbia potuto liberarsene; dippi, non si presta mai che un superfluo, e
spesse volte non si piglia a prestito se non il necessario; e sebbene la giustizia
rigorosa sia intieramente per il prestatore-creditore il quale non reclama se non
quello che suo, l umanit, la commiserazione, il favore inclinano sempre pel
debitore. Si sente che cotestui restituendo si riduce all'ultima miseria, e che il
creditore pu vivere malgrado la privazione di quello che gli dovuto. Questo
sentimento ha perfino luogo anche allora che il prestito e stato puramente gra
tuito; a pi forte ragione allorch il soccorso dato a chi ha pigliato a prestito es
sendo stato concesso sotto la condizione di un interesse, egli ha ricevuto il pref
stito senza riconoscenza; e allora ch egli soffre con amarezza, con indignazione
gli atti che fa contro lui il suo debitore per obbligarlo a restituire. Nelle societ
nascenti, allorch appena si conoscea il commercio, ed anche oggid in quelle
presso le quali il commercio non molto animato, ci sono poche speculazioni
lucrative, poco si piglia a prestito per queste; non lo si fa che per soddisfare a
un bisogno pressante; il povero, e l'uomo impacciata ne suoi affari che pigliano
a prestito; n l'uno n l altro possono restituire che in conseguenza di avveni
menti fortunati, o per mezzo di un estrema economia, l'uno e l'altro sono dun
que iusolvibili e quindi il prestatore corre rischii tanto maggiori. - Quanto pi
il prestatore risica di perdere il suo capitale, tanto pi d'uopo che l'interesse
sia grosso per controbilanciare quel rischio coll'adescamento del profitto. - Bi
sogna guadagnare sullinteresse che si ritrae dal piccol numero delle persone so
lide che pigliano a prestito, il capitale e glinteressi che si perderanno pei falli
mento di coloro che non pagheranno. Perci pi urgente e il bisogno che fa pi
gliare a prestito, pi l'interesse n' grosso. per questa ragione che l'interesse a
Roma era eccessivo. Quello del '12 per 100 tenevasi per moderatissimo. Si sa
che questo medesimo interesse del 12 per 100 stato lungo tempo in Francia l'in
teresse corrente. Con interesse tanto grosso, chiunque non faccia un impiego pro
digiosamente lucrativo del danaro che piglia a prestito, chiunque pigli a prestito
per vivere o per ispendere, assai presto rovinato e ridotto allimpotenza asso
luta di pagare. impossibile che in questo stato il creditore che gli domanda il
suo avere non gli sia odioso. Questi lo sarebbe quand anche non ridomandasse
se non la somma precisa che ha prestata; perch a chi non pu pagar nulla,
torna lo stesso che gli si domandi poco o molto; ma allora il debitore non ose
rebbe confessare quellodio; egli sentirebbe quale atroce ingiustizia fosse, farsi del
beneficio un titolo per odiare il benefattore; egli non potrebbe dissimularsi che
niuno dividerebbe seco lui un odio cosi ingiusto; niuno compatirebbe alle sue
doglianze. Che se al contrario esse le fa cadere sullenormita degli interessi che
il creditore ha preteso da lui abusando del bisogno suo, egli trova in tutti i cuori
quel favore che la piet ispira, e l'odio contro l'nsuraio diventa una conseguenza
muoma sui PRESTITI nr DANARO. 581
di questa pieta: cotal odio e poi tanto pi generale quanto che il numero degli
indigenti che pigliano a prestito e pi grande, e quello dei ricchi prestatori pi
piccolo. Si vede che nelle dissensioni tra popolo e grandi che hanno cosi lunga
mente agitata la Romana Repubblica, il motivo pi reale delle doglianze del po
polo era l'enormita delle usare, e la durezza colla quale i patrizii esigevano il pa
gamento dei loro crediti. La famosa ritirata sul Monte Sacro non ebbe altra ca
gione. in tutte le repubbliche antiche l'abolizione dei debiti fu sempre il voto del
popolo e il grido degli ambiziosi che vollero cattivarsi il favore popolare. I ricchi
furono talune volte obbligati di accordarla per calmare la furia del popolo e pre
venire rivoluzioni pi terribili. Ma anche questo era un nuovo rischio per il pre
statori, e per conseguenza l'interesse del danaro non ne diventava che pi grosso.
La durezza colla quale le leggi, sempre fatte dai ricchi, autorizzavano a per
seguire idebitori, aggiungeva innitamente materia all' indignazione del popolo
debitore contro le usare e gli usurai; tutti i beni e la persona stessa del debitore
erano destinati alla sicurt del debito. Quando egli era insolvibile, diventava lo
schiavo del suo creditore, e questi era autorizzato a venderlo a proprio protto,
e ad usare a suo riguardo del potere illimitato clic l'antico giure dava al padrone
sullo schiavo, il quale si estendeva fino a farlo morire arbitrariamente. Un tale
eccesso di rigore non lasciava travedere aglinfelici indebitati se non un avvenire
pi orribile della morte, e l'inesorabile creditore parea loro il pi crudele dei loro
nemici. Era dunque nella natura delle cose che lusurajo, o il prestatore ad inte
resse fosso da per tutto l'oggetto della pubblica esecrazione, e risguardate come
avida sanguisuga ingrassata della sostanza e delle lagrime dei disgraziati.
Venne il cristianesimo ed invoc i diritti dell'umanit troppo lungamente
obbliati. Lo spirito di eguaglianza, l'amore di tutti gli uomini, la commiserazione
per gli sventurati, che formano il carattere distintivo di questa religione si spar
sero negli animi: il ricco fa raddolcito, il povero fu soccorso e consolato. in
una religione che si dichiarava la protettrice dei poveri, era naturale che i pre
dicatori, lasciandosi andare all'ardore del loro zelo, adottassero un'opinione che
era divenuta il grido del popolo, e che non considerando il prestito ad interesse
per se stesso e nesuoi principii, lo confondessero colla durezza delle persecuzioni
esercitate contro i debitori insolvibili. E da ci, negli antichi dottori della Chiesa
quella tendenza a risguardare come illecito il prestito ad interesse; tendenza la
quale non pertanto non giunse mica (ed importante notarlo) no a ritenere
quellopinione come essenzialmente legata colla fede. Il diritto romano quale noi
l'abbiamo, compilato in un tempo nel quale il'cristianesimo era la sola religione
dellimperio, e nel quale il prestito ad interesse esplicitamente autorizzato,
prova incontestabilmente che questo prestito non era guari dalla religione
proscritto.
Intanto l'opinione la pi rigida e la pi popolare prese poco a poco il di
sopra, e il maggior numero dei teologi se ne fece partigiano, soprattutto nei
secoli d ignoranza che venner poi; ma mentre il grido dei popoli contro il pre
stito ad interesse lo faceva prescrivere, l'impossibilit di abolirlo intieramente
fece immaginare la sottigliezza dell'alienazione del capitale; questo il sistema
che diventato quasi generale presso i teologi, e poi stato adottato anche dai
giureconsulti, in causa dell'inuenza in verit troppo grande che hanno avuto
sulla nostra giurisprudenza e la nostra legislazione i principii del diritto canonico.
582 MEMORIA set PRESTITI m DANARO.
in questa specie di genesi delle opinioni contrarie al prestito ad interesse, si
vede che i popoli perseguitati da inesorabili creditori hanno imputato la sventura
loro all'usura e lhanno riguardata con occhio di rancore: che le persone pie e
i predicatori hanno partecipato a quest impressione e declatnato contro l'usura;
che i teologi persuasi da questo grido generale che l'usura fosse per se stessa
condannevole, hanno cercato delle ragioni per provare ch'ella doveva essere con
dannata, e che ne hanno trovato mille cattive perch era impossibile di trovai-ne
una sola buona; che finalmente i ginreconsulti trascinati dal loro rispetto per
le decisioni de teologi, hanno introdotto i medesimi principii nella nostra le
gislazione.
XXX. - indebolimento delle cause che avevano r'eso il prestito ad interesse odioso
ai popoli.

Frattanto le cause che in altri tempi avevano reso odioso il prestito ad inte
teresse hanno cessato di agire con tanta forza. La schiavit essendo tra noi abo
lita, l insolvihilit ha avuto conseguenze meno crudeli; ella non si trae dietro
pi la morte civile ne la perdita della libert. L'arresto personale, che noi ah
hiamo conservato per verit una legge dura e crudele pel povero; ma la du
rezza ne sia almeno mitigata da molte restrizioni e limitata ad un certo genere
di crediti. La soppressione della schiavit ha dato allarti ed al commercio un
attivit sconosciuta ai popoli antichi, presso i quali ciascun privato agiato facea
fabbricare dai proprii schiavi quasi tutto quello di cui aveva bisogno. Oggidi
l'esercizio dellarti meccaniche e un campo aperto a qualunque uomo laborioso.
L intlnita dei travagli e le anticipazioni ch'essi necessariamente esigono, presen
tano da tutte le parti impieghi iucrativi al danaro: le speculazioni del commercio
moltiplicate ali iniinito impiegano capitali immensi. i poveri che l impotenza di
lavorare riduce ad una miseria assoluta, trovano nel superuo dei ricchi e nelle
carit di tutte le specie delle quali la religione ha moltiplicati gli stabilimenti,
taluni soccorsi che sembra non siansi praticati presso i popoli dellantichita, e
che tllftlllO vi erano d'altronde meno necessarii, avvegnaclie il povero ridotto ali
estremo grado di miseria, cadeva naturalmente nella schiavit. Da un altro lato
1 immensit dei capitali accumulati di secolo in secolo dallo spirito di economia
inseparabile dal commercio, ed ingrossati soprattutto dallahbondanza dei tesori
portati dallAmerica, ha fatto abbassare in tutta Europa i interesse del danaro.
Da tutte queste circostanze riunite, e risultato che i prestiti presi dal povero
per sussistere non sono omai pi se non un oggetto appena sensibile nella
somma totale dei prestiti; che la maggior parte dei prestiti si fanno all'uomo
ricco o per lo meno alluomo industrioso, il quale spera procurarsi grandi pro
tltti con quel danaro che piglia a prestito. Dallora in poi il prestito ad interesse
ha dovuto divenire meno odioso, perch per l'attivit del commercio esso all'op
posto diventato una sorgente di vantaggi per chi vi ricorre. Per le quali cose
si tanto tamigliarizzati con esso in tutte le citt di commercio, che i magistrati
e perfino i teologi sono arrivati a tollerarlo. La condanna del prestito in se stesso,
0 dell interesse preteso senza alienazione del capitale diventata una specula
zione abbandonata ai teologi rigoristi, eneila pratica, tutte le operazioni e del
commercio e delle nanze girano sul prestito ad interesse senza alienazione del
capitale.
MEMORIA su PRESTITI un campo. 585

XXXI. - A qual genere di usura si limiti oggi il rituperio annesso al nome di usuraio.
Nell'odierna societ il nome di usurajo non si da quasi pi se non ai presta
tori alla settimana, per causa della tangente elevata dell interesse che essi esi
gono; a que tali rigattieri che prestano contro il pegno a cittadinuzzi e agli
artigiani nelle loro angustie; nalmente a quegli uomini infami che fanno me
stiero di fornire, ad interessi enormi, ai gli di famiglia dissoluti il modo di sod
disfare al loro libertinaggio e di provvedere ai loro pazzi scialacqui. Non pi
che su qumte tre specie d'usurai che ricade il vituperio attaccato a tal nome, ed
essi soli sono ancora qualche volta gli oggetti della severit delle antiche leggi
che tuttavia sussistono contro lusura. Di queste tre sorta d'usurai, non ci sono
per altro che gli ultimi i quali facciano nella societ un male reale. I prestatori
alla settimana forniscono agli oggetti di un commercio indispensabile, le antici
pazioni delle quali questi non possono fare a meno; e se tale soccorso e messo
ad un prezzo alto, questo alto prezzo e la compensazione dei rischi che corre il
capitale per l' insolvibilit frequentissima dei debitori, e dellavvilimento annesso
a codesto modo di far fruttare il proprio danaro; avvegnach cotale avvilimento
allontana certamente da codesto genere di commercio molti capitalisti, laconcor
reuza dei quali soltanto potrebbe diminuire linteresse. Non vi rimangono dunque
che coloro che determinansi a passar sopra alla vergogna, e che non vi si de
terminano se non per la sicurezza di un grande protto. I piccoli bottegai che
pigliano pure a prestito alla settimana sono ben lontani da dolersi dei prestatori,
di cui hanno ad ogni momento bisogno e che in fondo li mettono in grado di
guadagnarsi la vita; perci la polizia ed il pubblico ministero li lasciano intiera
mente tranquilli. l prestatori sopra pegno a grossi interessi, i soli che veramente
prestano al povero pe suoi bisogni giornalieri, e non per metterlo in grado di
guadagnare, non fanno per guari lo stesso male che facevano quegli antichi
usurai che conducevano passo passo alla miseria ed alla schiavit i poveri citta
dini ai quali essi avevano procurati tunesti soccorsi. Colui che piglia prestito con
pegno, piglia prestito sopra un eetto del quale gli assolutamente possibile far
senza. Se non in caso di restituire il capitale e gl interessi, quello che a lui
possa accadere di peggio di perdere il suo pegno, e non sar egli per questo
molto pi disgraziato di quello che era. La sua povert lo sottrae a qualsiasi altra
persecuzione; non contro il povero che piglia ad imprestito per vivere che l'ar
resto personale pu essere esercitato. Il creditore che poteva ridurre il suo debi
tore a schiavit ci trovava un protltto, era uno schiavo che esso acquistava; ma
oggid il creditore sa che privando della libert il suo debitore, altro non vi gua
dagner se non che d'essere obbligato a nutrirlo in prigione. Perci non si pensa
a far contrarre ad un uomo che nulla ha, e che trovasi ridotto a pigliare ad im
prestito per vivere, obbligazioni che si traggon dietro larresto personale; ci
non aggiungerebbe cosa alcuna alla sicurezza del prestatore. La sola sicurezza
veramente solida contro luomo povero e il pegno, e luomo povero si crede for
tunato di trovare un soccorso pel momento senzaltro pericolo che quello di per
dere questo pegno. Ondech il popolo ha piuttosto riconoscenza che odio per
questi piccoli usurai che lo soccorrono ne suoi bisogni, quantunque gli ven
dano questo soccorso molto caro. Mi ricordo essere stato a Tournelle, relatore
di un processo criminale per fatto dusura. Non ho mai ricevute tante raccoman
584 MEMORIA sui PRESTITI un umano.
dazioni quanto me ne vennero allora premurosamente fatte per lo sciagurato ac
cusato, e ci che pi mi sorprese fu il vedere che coloro i quali tanto calorosa
mente si adoperavano in suo favore erano quegli stessi che avevano sofferte le
usure che facevano l'oggetto del processo. il contrasto di un uomo perseguito
erimiualmente per aver fatto a dei cittadini un aggravio, del quale essi non si
lagnavano, ma testimoniavano anzi una certa riconoscenza, mi parve singolaris
simo e mi fece fare molte riessioni.

XXXlL-Gli nsurai che fanno mestiere di prestare ai gli di famiglia diasoluti, sono
i soli che sieno veramente nocevoli alla societ; il loro vero delitto non l'usura;
in che cosa esso consista.
I soli usurai che sieno veramente nocevoli alla societ sono dunque, come
l'ho di gi detto, coloro che fanno mestiere di prestare ai gli di famiglia disso
luti; ma ci non ostante io non m immagino che nessuno pensi che il loro
delitto sia quello di prestare ad interesse senza alienazione del capitale, che ci
che, secondo i teologi ed i giureconsulti, costituisce l'usura. E non neanche
quello di prestare ad un interesse pi forte della tariffa legale; avvegnacb pre
stando senzasicurezza, dovendo temere che i padri non si riutiuo di pagare e
che i giovani debitori non reclamino poi un giorno essi medesimi contro i proprii
impegni, bisogna pure che i loro protti sieno proporzionali ai loro rischii. Il
vero loro delitto dunque si non mica dessere usurai, ma di facilitare e d inco
raggiare per un vile interesse le sregolatezza dei giovani, e di condurli allalter
nativa o di rovinarsi o di disonorarsi.
XXXllL-La difesa dellusura non guari il rimedio che bisogna portare a questo
disordine, ed altre leggi sulcientemente vi provvedono.
Le'leggi contro lusura propriamente detta non sono dunque di nessuna uti
lita per impedire questo disordine, che per se stesso punibile; elle non sono
nemmeno utili per ovviare alla dissipazione della fortuna di que giovani i quali
hanno pigliato a prestito in modo tanto rovinoso, colla rottura di que loro im
pegui; imperocche senza esaminare se sia veramente cosa utile che la legge offra
contro obbligazioni volontarie ripioghi dei quali vergogna protittare (questione
pienissima di dubbii), la legge che dichiara i minori incapaci di obbligarsi rende
superflua qualunque altra precauzione. Non sono ordinariamente gli uomini di
eta matura che si rovinino in questo modo, e in ogni caso tocca a loro e non alla
legge di occuparsi della cura di conservare il loro patrimonio. Del resto la pi
sicura difesa contro lo scialacquamento dei figli di famiglia sar sempre la buona
educazione che i genitori debbono loro dare.

XXXIV; -Conseguenze di ci che stato detto sulle vere cause del discredito del pre
stilo ad interesse, e sui cambiamenti avvenuti su questo proposito nei costumi
pubblici.
Dopo aver provato la legittimit del prestito ad interesse coi principii della
materia, e dopo aver mostrato la frivolezza delle vragioni delle quali si si serviti
per condannarlo, non ho creduto inutile di svolgere le cause le quali hanno sparso
sul prestito ad interesse quellodiosita e quel discredito senza i quali n i teologi
n i giureconsulti avrebbero manco pensato a condannarlo. stato mio obbietto
apprezzare esattamente i fondamenti di tale discredito, e riconoscere se in fatto
ammonta SUI rmsrrrr in minuto. 585
il prestito ad interesse produca nella societ di que mali che le leggi debbono
cercare di prevenire, e che debbono impegnare a proscriverlo. Risulta, mi sem
bra, dalle particolarit nelle quali sono entrato che ci che rendeva odiosa l'usura
negli antichi tempi, dipendeva piuttosto dalla mancanza assoluta del commercio,
dalla costituzione delle antiche societ e soprattutto dalle leggi che permettevano
al creditore di ridurre il suo debitore a schiavit, che non dalla natura stessa
del prestito ad interesse. lo credo aver anche provato che dai mutamenti soprav
venuti nel commercio, nei costumi e nelle costituzioni delle societ, il prestito ad
interesse non produce nelle societ alcun male che possa imputarsi alla natura
di questo contratto; e che nel solo caso in cui le pratiche usuriere sono accom
pagnate da qualche danno reale, non guari nellusura propriamente detta che il
delitto ed il danno risiedono, e che le leggi vi possono provvedere senza mettere
alcuna restrizione alla libert del prestito ad interesse.
XXXV. - Conseguenza generale: nessun motivo deve indurre a proibire il prestito ad
interesse.

lo sono dunque in diritto di concludere che niun solido motivo potrebbe ai


di nostri determinare la legislazione ad allontanarsi, proscrivendo il prezzo ad in
teresse, dai principii del diritto naturale che lo permettono, poich tutto ci che
non assolutamente necessario proibire, debbessere permesso.
XXXVI. - L'interesse il prezzo del danaro nel commercio, e questo prezzo debbessere
abbandonato al corso degli avvenimenti, ed alle convenzioni del commercio.
Se si attiene allordine naturale, il danaro debbessere risguardato come una
mercanzia che il proprietario in diritto di vendere o di affittare, per conse
guenza la legge non debbe guari esigere, per autorizzare la stipulazione dell inte
resse, lalienazione del capitale. N vha maggior ragione perch ella ssi la mi
sura di tale interesse. Questa misura debbe, come il prezzo di tutte le cose com
merciabili, essere fissata dalle convenzioni tra i due contrattanti, e dal rapporto
dellotierta alla richiesta. e
Non c nessuna mercanzia sulla quale l'amministrazione la pi illuminata, la
pi minuziosamente previdente e la pi giusta, possa presumere di mettere in bi
lancia tutte le circostanze che debbono inuire sulla ssazione del prezzo e di
stabilirne uno che non sia a svantaggio o del venditore o del compratore. Ora,
la misura dell interesse del danaro anche molto pi ditiicile a tissarsi che non
il prezzo d'ogni altra specie di mercanzia, perch questa misura dipende da circo
stanze e da considerazioni pi delicate ed anco pi variabili, quali sono quella del
tempo in cui si fa il prestito, e quella dellepoca a cui verr stipulato il rimborso,
e soprattutto quella del rischio o dell'opinione del rischio, che il capitale debbe
correre. Questa opinione varia da un momento all'altro; un allarme istantaneo,
laccidente di alcuni fallimenti, le probabilit di guerra, possono spargere un in
quietudine generale che rincari subito tutti i negozii di danaro. L'opinione e la
realita del rischio variano anche pi da un uomo allaltro, ed aumentano o di
minuiscono in tutti i gradi possibili. Debbono dunque esservi altrettante variazioni
nella misura dell interesse del danaro. Una mercanzia ha il prezzo medesimo per
tutti, perch tutti la pagano colla stessa moneta, e le mercanzie dun uso generale,
la produzione e il consumo delle quali si proporzionino naturalmente l'una ali
altri), hanno lungamente presso a poco il medesimo prezzo. Ma il danaro nel
Ecrm. Tmro I. -- 25.
586 sumoau sui rnasrm ni DANAIO.
prestito non ha lo stesso prezzo ne per tutti gli uomini, n in tutti i tempi, perch
nel prestito, il danaro non si paga se non con una promessa, e che se il danaro
di tutti i compratori si rassomiglia, le promesse di quelli che pigliano a prestito
non si rassomigliano. Fissare con una legge la tarill'a di quest interesse, o pri
vare dell'ajuto del prestito qualunque non possa oll'rirne una sicurezza proporzio
nata alla modicita dell interesse ssato dalla legge, per conseguenza rendere
impossibili un infinita di speculazioni di commercio che non si possono fare
senza rischio del capitale.
XXXVII. L'interesse del ritardo ordinato in giudizio pu essere regolato da un sem
plice atto di notoriet, senza che per ci sia necessario mettere con una legge una
tarilTa all interesse.
Il solo motivo ragionevole che si adduce per giusticare luso invalso di s
sare la tariiia dell'interesse con una legge, la necessita di dare ai giudici una
regola la quale non sia guari arbitraria per condorsi nel caso in cui abbiano
a pronunciare sugl interessi demandati in giudizio, in conseguenza della mora
frapposta a un pagamento, ovvero quando si tratti di prescrivere ad un tutore a
quale frutto possa impiegare il danaro dei suoi pupilli; ma tutto questo pu farsi
senza una legge la quale ssi irrevocabilmente ed universalmente una tari'a all
interesse. Quantunque linteresse non possa essere in tutti i casi il medesimo, non
pertanto c' un interesse che poco varia, almeno in un intervallo _di tempo poco
considerevole, ed e linteresse del danaro prestato con una sicurezza quasi intiera,
quale si quella di una solida ipoteca, o la solvibilit di certi negozianti, la for
tuna, la saviezza e la probit dei quali sieno universalmente conosciuti. E a quest'
interesse che igiudici debbono conformarsi e che dili'atti si confermano, allorch
pronunciano sulle richieste d interessi giudiciarii o sulle autorizzazioni dei tutori.
Ora, poich la misura di tale interesse varia poco ed per tutti la medesima, non
necessaria una legge per tissarla; basta perci un atto di notoriet. che si pu
ciascun anno rinnovare. Alcuni notai, alcuni negozianti principali darebbero ai
magistrati i luini necessarii per ssare questa notoriet con cognizione di causa.
Un atto di questa specie fatto in ciascuna delle citt dove risiede un parlamento,
basterebbe per tutta l'estensione della rispettiva giurisdizione.
XXX_VI_II. -L imputazione degl'interessi pretesi usurarii sul capitale, ed ogni azione
criminale per fatto di usura dovrebbero essere abrogate.
Una conseguenza immediata dell accettazione di questi principii sarebbe
labrogazione delluso introdotto nei tribunali d imputare in conto capitale gl'in
teressi pagati o senza alienazione del capitale o ad una misura pi alta di quella
dellordinanza.
Una seconda conseguenza poi che a pi forte ragione se ne trarrebbe, sarebbe
la soppressione dogni procedura criminale sotto pretesto di usura. Questo delitto
immaginario sarebbe cancellato dalla lista dei delitti.
XXXIX. _-Vantaggi che risulterebbero al commercio ed alla societ in generale da una
legge intieramente conforme ai principii che qui si sono dlsvolli.
il commercio del danaro sarebbe libero come debbesserlo qualunque altro
commercio. LelTetto di questa libert sarebbe la concorrenza, e l'elletto di questa
concorrenza sarebbe il basso prezzo dell interesse; non solamente perch lonta
menoma su: anasrm m umano. 587
ed i rischii annessi al prestito ad interesse sono un sopraccarico che paga sempre
colui che piglia a prestito, al modo medesimo che chi compera mercanzie proibite
paga sempre i rischii del contrabbandiere, ma ancora perch una grandissima
quantit di danaro che rimane inutile nei forzieri, entrerebbe in circolazione al
lorch il pregiudizio, non essendo pi consolidato dalla legge, avrebbe a poco a
poco ceduto alla ragione, leconomia ne diverrebbe tanto pi attiva per accumu
lare capitali, allorch il commercio di danaro sarebbe uno spaccio sempre aperto
al danaro. Non si pu ora impiegare il danaro che in grosse partite. Un artigiano
impacciato desuoi piccoli risparmii;essi rimangono sterili per lui infine a tanto
che non sieno diventati abbastanza considerevoli per poter esser posti ad interesse.
Bisogna ch'esso li custodisce, sempre esposto alla tentazione di sciuparli alloste
ria. Se il commercio di danaro acquistasse il grado di attivit che l intiera sua
libert e l'annichilamento del pregiudizio gli darebbero, si stabilirebbero mercanti
di danaro che lo raccoglierebbero in piccole somme, che radunerehbero nelle
citt e nelle campagne i risparmii del popolo laborioso per formarne capitali e
fornirli alle piazze di commercio; come vediamo mercanti che vanno radunando
di villaggio in villaggio, tlno in fondo della Normandia, il butirro e le uova che
vi si producono, per andar poi a venderle a Parigi. Cotale facilit aperta al po
polo di far fruttare isuoi rispnrmii sarebbe per lui 1 incoraggiamento pi potente
alleconomia ed alla sobriet, e gli oifrirebbe il solo mezzo che possa avere di
prevenire la miseria in cui lo gettano i minimi accidenti, le malattie, e se non
altro,- la vecchiaja.

XL.-Se motivi di prudenza possono impedire di stabilire, almeno pel presente, con
una legge l'intiera libert del prestito ad interesse, questa libert non meno lo scopo
al quale l'amministrazione debba tendere ed al quale convenga preparare le opinioni
del pubblico. Necessit di dare n dora al commercio un intiera sicurezza contro
l'esecuzione delle leggi rigorose esistenti in materia di usura.
La legge che stabilisse questo nuovo ordine di cose dunque tanto desi
derabile quanto giusta, ed anche pi favorevole al popolo povero che al ricco
danaroso.
Non dico per altro che bisogni pronunciarla sul momento.
Ho accennato come io senta tutti i riguardi che possono essere dovuti al
pregiudizio, e soprattutto a tal pregiudizio che tante persone credono legato a
principii rispettabili.
Ma ardisco dire per che questa intiera libert del prestito ad interesse debbe
essere lo scopo pi o meno lontano del governo;
Che bisogna occuparsi a preparare questa rivoluzione cambiando poco a
poco le idee del pubblico, favorendo gli scritti dei giureconsulti illuminati e dei
teologi saggi che adatteranno una dottrina pi moderata e pi giusta sul prestito
ad interesse.
E che intanto che siasi potuto pervenire allo scopo, bisogna avvicinarsene
quanto pi sia possibile.
Bisogna senza urtare di fronte il pregiudizio, cessare di sostenerlo, e so
prattutto eluderne l effetto, e guarentire il commercio dalle sue funeste con
seguenze.
588 MEMORIA sui rnes'rrrt Dl DANAIO.

XLI. - Sembra conveniente abrogare con una legge qualunque procedura criminale per
fatto di usura; ma per lo meno indispensabile d'interdire assolutamente una tale
accusa in tutti i prestiti fatti in occasione di commercio. ed a commercianti.

La via pi diretta per pervenirvi, e quella alla quale, lo confesso, sarei grande
mente inclinato, sarebbe d interdire intieramente con una legge, qualunque pro
radura criminale per fatto di usura. lo non credo impossibile di formulare una
tal legge e il preambolo che debbe annunziarla, in modo da serbare tutti i ri
guardi necessarii a principii ricevuti.
Se non pertanto vi si trovasse qualche ditlcolt, mi sembra per lo meno in
dispensabile di proibire di ammettere l'accusa dusura in tutti i casi di negozii di
danaro fatti in occasione di commercio, e in tutti quelli nei quali colui che piglia
a prestito esercita sia il commercio, sia qualunque altra professione in cui il da
naro possa essere impiegato in modo lucrative.
Questa disposizione racchiuderebbe ci che assolutamente necessario per
mettere il commercio al sicuro delle rivoluzioni alle quali potrebbe dar'luogo
la diversit. delle opinioni sotto il reggimento arbitrario della giurisprudenza
attuale.
Nel medesimo tempo ella sarebbe limitata al puro necessario: ed io non la
credo suscettibile di alcuna ditlicolt, quando da un lato i principii ricevuti rela
tivamente all interesse del danaro rimarranno gli stessi per ci che risguarda gli
ail'ari civili ordinarii che non hanno relazione al commercio, e che dall'altro si
dar per motivo della legge la necessita di assicurare gl' impegni del commercio
contro gli abusi della mala fede, e di non far pi dipendere da una giurispru
denzaarbitraria la sorte dei negozianti autorizzati dall'uso costante di tutte le
piazze, uso che non si pu proibire, senza il pericolo dinterrompere la circola
zione e il corso ordinario del commercio.
Mi sembra che le idee del pubblico ed anche quelle di tutti i tribunali
abituati a giudicare di affari di commercio abbiano gi sufficientemente preparata
la strada a questa legge; ed io opino ch'ella non incontrerebbe alcuna resi
stenza, per poco che si adoperasse la dovuta desterita a formularla in modo
a far vedere di rispettare i principii precedentemente su tal proposito ricevuti.
XLll. - La legge proposta metter il commercio al sicuro di qualunque rivoluzione
simile a quelle che tuttora sore Angolemme; ma altresl giusto di provvedere alla
sorte degl' individui ingiustamente vessati.
Se questa proposizione e adottata, ella preveder. sullicientemente allobbietto
generale della sicurezza del commercio e lo metter per sempre al sicuro di quella
specie di rivoluzione chegli ha ora soil'erto nella citt d'Angolemme; ma non
sarebbe per giusto abbandonare alla loro disgraziata sorte le vittime della fur
fanteria dei loro debitori, e del pregiudizio dei giudici di Angolemme, poicbe l'o
nore e la fortuna loro sono attualmente compromessi dalle denuncie contressi
ammesse e dalle procedure cominciate dinanzi al siniscalco di quella citt.
XLllL-ll siniscalco di Angolemme non avrebbe dovuto ammettere l'accusa di usura
per prestiti fatti a mercanti.
lo penso che in sostanza, ed anche partendo dai principii attuali, come sono
modicati dalla giurisprudenza della maggior parte dei tribunali, e soprattutto di
MEMORIA sul rnes'rt'n DI umano. 589

quelli ai quali la cognizione del commercio e specialmente attribuita, le denuncie


dei pretesi fatti di usura non debbano essere ammessi, cd i prestatori non deb
bono essere esposti a procedure criminali. Basta a questo che i prestiti, protesi
usurarii, e che hanno dato luogo alle denuncie, sono stati fatti a mercanti; da
quel momento costante per la giurisprudenza universale di tutte le giurisdizioni
consolari, che non si possono considerare come proibiti pel difetto di alienazione
del capitale; sembra anzi che siasi di ci convinti anche presso il siniscalco di
Angolemme, e che i denunciatori medesimi non osino disconvenirne. Ma essi
hanno in primo luogo detto che parecchi dei capitalisti accusati d'usura non sono
n commercianti, n banchieri; si sono perno prodotti degli atti per provare
che il signor B.... degli uno dei prestatori imputati, ha dichiarato, alcuni
anni addietro, di lasciare il commercio. in secondo luogo essi han detto che gli
interessi non sono nel commercio se non ai sei per cento; e che perci i negozii
denunciati come usurarii essendo ad uninteresse pi considerevole, cio sul piede
del nove e del dieci per cento , ne hanno concluso che si dovesse loro applicare
tutto il rigore delle leggi contro l'usura. necessario inoltre confessare che un
gran numero di prestatori, trascinati dal terrore, da cui sono stati colpiti, hanno
in certo modo subito condanna giusta questo principio, oiierendo imprudente
mente essi medesimi di restituire le somme che avevano riscosse al di sopra dei
sei per cento; ma malgrado questa specie di confessione, io non penso mica che n
l'uno, n laltro dei motivi allegati dai denunciatori possa autorizzare la procedura
criminale contro i negozii dei quali si tratta.

XLlV. - La qualit dei prestatori che non fossero commercianti non pu servire di l'on
dameato a procedura criminale.
E primamente uno sbaglio madornale immaginare che il difetto di qualit,
in un prestatore che eserciti altro mestiere che quello del commercio, possa cam
biare per nulla la natura dell'obbligo che assume verso di lui un negoziante che
da lui piglia a prestito una somma. Diilatto, questo negoziante non rimane cer
tamente niente pi leso, sia che colui che gli presta, eserciti o non eserciti il
commercio; l'obbligazione di colui che piglia a prestito non meno sottoposta
alle regole della buona fede. Se la tolleranza che si debbe avere, e che si ha, per
le stipulazioni d'interesse nei prestiti del commercio fondata su questo, che da
un lato i prestiti, ai quali ricorre un negoziante, hanno per oggetto di procurarsi
dei profitti versando il danaro pgliato a prestito nel suo commercio, e che dal
laltro qualunque speculazione supponendo il bisogno di grosse anticipazioni,
importante di attirare nel commercio la maggiore quantit possibile di capitali e
di danaro; evidente che codesti due motivi hanno esattamente la stessa forza,
tanto che il prestatore sia negoziante quanto chesso noi sia. In ambidue i casi,
il suo danaro non meno un mezzo per colui che lo piglia a prestito di procu
rarsi grossi guadagni, e questo non e meno un capitale utile versato nel commer
cio. Per sapere se il favore dei negozii del commercio debba essere applicato o
no ad un prestito di danaro, dunque la persona di colui che piglia a prestito
che bisogna considerare, non quella del prestatore. Poco importa dunque che il
sig. degli o qualunque altro dei capitalisti di Angolemme, eserciti o
non eserciti attualmente il commercio, e non potrebbe risultarne per li commer
cianti, i quali hanno pgliato a prestito da loro , nessun pretesto per rivoltarsi
590 Mniuonn sul rnasrm in panno.

contro le proprie obbligazioni, incolpando i prestatori di usura e molto meno poi


per tradurre questi in un giudizio criminale.
XLV. - La misura dell'interesse al di sopra dei sei per cento non avrebbe nemmen essa
dovuto dar campo a procedura criminale. '
anche un altro errore immaginare che siavi nel commercio una misura d'inq
teresse fissa al di sopra della qualei negozii diventino usurai e punibili. - Non
c' specie alcuna di leggi che abbia ssato una tariffa dell'interesse piuttosto che
un'altra, e si pu anzi dire che a tutto rigore non c' altro interesse permesso che
quello dell'ordinanza, ed anche non lo se non colla condizione dell'alienazione
del capitale. L'interesse, senza alienazione del capitale, non che tollerato in fa,
vore del commercio; ma questa tolleranza non e , n pu essere limitata ad un
termine sso, perch l'interesse varia non solamente in ragione dei luoghi, dei
tempi e delle circostanze, regolandosi, come il prezzo di tutte le altre mercanzie,
dal rapporto dell'otl'erta alla richiesta, ma pur anche nel medesimo tempo e nel
medesimo luogo secondo il rischio pi o meno grande che corre il capitale per
la maggiore o minore solidit di colui che piglia a prestito. L'interesse nei com
mercio si regola dalla sola stipulazione: e se nelle piazze considerevoli di commer
cio c' una misura corrente dcll interesse, questa misura non si osserva se non
rispetto anegozianti riconosciuti per buoni e solvibili; ogni qual volta il rischio
aumenta, l'interesse aumenta esso pure, senza che s'abbia alcun rimprovero a
farne al prestatore. Laoude, quand'anche pur fosse vero che la misura dell'inte
resse fosse ad Angolemme, secondo il corso della piazza, al 6 per 100, non ne
risulterebbe menomamente per questo che coloro ai quali si fosse plestato ai 9
o al 10 per 100 avessero a dolersene. E quando fosse pur vero che la misura
dell'interesse nel commercio fosse, nelle principali piazze del reame, stabilita sul
piede del 6 per 100, non ne risulterebbe monomamante che un tal corso fosse
stabilito ad Angolemme ; e nel fatto, notorio, che da circa quarant'anni vi si e
sempre riscosso tra l'8 e il 10 per 100. Io ho sutlicientemente spiegato nel prin
cipio di questa Memoria, le ragioni di un interesse cosi alto, ed ho mostrato come
elle fossero fondate sulla natura stessa del commercio di quella citt.
XLVl. - Motivi che debbono indurre ad evocare questa causa.
Disgraziatamente gli ufficiali del siniscalco, ricevendo le denuncia, hanno
provato ch'eglino non adottano guari i principii che io ho qui disvolti, e che la
vera giurisprudenza sul prestito in materia di commercio e loro meno nota che
non il rigore delle antiche leggi. C' dunque motivo a credere che la, sentenza
che ne risulter venga dettata da cotale spirito di rigore, e che il trionfo della
cabala dei denunciatori essendo compiuto, lo scompiglio chBSSi hanno cagionato
nelle fortune e nel commercio sar ulteriormente aumentato.
XLVli. -Motivi che debbono dissuadere dallattribuirne la conoscenza allintendeate,
In tali circostanze, parrebbe necessario togliere a quel tribunale la facolt di
giudicare una causa intorno alla quale si pu credere abbia esso ceduto a prevenzio
n, avvegnach, senza codeste prevenzioni, la causa non avrebbe alcuna esstenza;
per questo motivo che i diversi individui gi denunciati, o che temono di esserlo,
hanno presentato al controllore generale una Memoria che mi e stata trasmessa
a nella quale essi concludono che mi sia dato un arresto di attribuzione per co
MEMORIA SUI raes'rrrr in mano. 591
nascere questa causa. - Sarebbe questo il mezzo per verit di procurar loro un
giudice molto favorevole; e questa Memoria, nella quale ho spiegato tutto il mio
modo di pensare, pu farlo presumere. Non per tanto per io credo sia questa
una ragione per incaricar me di tale giudicio. - indipendentemente dalla ripu
gnanza che io ho per queste sorta di attribuzioni, osservo che in questa occa
sione le menti si sono riscaldate dall'una parte e dallaltra nella citt di Ango
lemme; che un gran numero di persone ha preso parte contro i capitalisti pre
statori di danaro, la fortuna dei quali ha potuto eccitare linvidia; che finalmente
buona parte degli utiiciali presidiall sembra abbiano pur essi adottato questa
elervescenza. Se questo un motivo per togliere ad essi la facolt di giudicare
questa causa, esso lo pure, a parer mio, per non deferirla allintendente della
provincia; non si mancherebbe certo di pensare e di dire che loggetto di tale
deferimento altro non stato che quello di sottrarre dei colpevoli alle pene da
essi meritate, e la Seniltm che li assolvesse sarebbe risguardata come un atto di
parzialit
XLVlll. -II Consiglio di Stato il tribunale al quale pare pi conveniente di riservare
la decisione di questa causa.
D'altronde il vero motivo che debbe far avocare questa causa il legame che
ella ha collordine pubblico e coll'interesse generale del commercio; perlocch,
se si determini ad avocarla, pare che ci non debba farsi per rinviarla a un tri
banale particolare ed in certo modo estraneo altordine giudiziario, ma piuttosto
per farla decidere con maggiore autorit da un tribunale, al quale appartenga di
ssare nel medesimo tempo e di consacrare, per via di una solenne sanzione, i
principii della sua decisione. lo penso che niuno ve nabbia pi conveniente dello
stesso Consiglio di Stato, soprattutto se, come io credo , debbe in questo caso
trattarsi, non solamente di decidere la causa privata dei capitalisti di Angolemme,
ma ben anche di ssare con una legge la giurisprudenza sopra un punto della
pi grande importanza pel commercio generale del reame.
XLIX.-La procedura criminale iniziata sembra esigere che la causa sia rinviata ad
una commissione particolare del Consiglio, incaricata nel medesimo tempo di discutere
la convenienza della legge proposta.
lo mi prender la libert di osservare che se questa proposizione adottata,
sembra conveniente di formare per questoggetto una Commissione particolare del
Consiglio. La causa essendo stata introdotta per la via criminale, e proseguita a
requisizione del procuratore del re, indispensabile di continuarla primamente
dappresso le medesime processore, e non si pu quindi far a meno del concorso
del pubblico ministero, Ora , si sa che non pu esservi procuratore generale se
non nelle Commissioni particolari. sembrando poi che la medesima commissione
debba naturalmente essere incaricata di esaminare se ci sia luogo a fare una
nuova legge e discuterne le disposizioni, linteresse del commercio e linteresse
privato decommercianti dAngolemme non potranno mancar di essere considerati
e decisi giusta i medesimi principii.
L. - Osservazioni sulla punizione che sembra maritino gli autori dello scompiglio avve
nato nel commercio di Augolemme.
Nel venir in soccorso del commercio di Angolemme, sarebbe a desiderarsi
che si potesse far subire agli autori della cabala che vi ha ora portato tanto scom
592 MEMORIA SUI muss'rnr Dl DANABO.
piglio, la punizione ch'essi hanno meritata. Ma io capisco che su questo proposito
nulla si pu pei momento proporre; ed anche quando il tribunale incaricato
dell'esame della causa avr preso esatta cognizione di tutti i rigiri che sono
stati commessi, io non so se sar possibile pronunciare una pena giuridica con
tre persone che malgrado le odiose loro pratiche, sembrano frattanto esservi au
torizzate da leggi espresse, le quali non sono mai state revocata. lo non credo
I che si possano punire, se non per via di autorit e di amministrazione, aspetter
alla saviezza del Consiglio, dopo il giudizio della causa, decidere se convenga far
intervenire l'autorit diretta dei re per punire codesti perturbatori del commercio.
Li. - Esame di una proposizione fatta dai giudici-consoli di Angolemme, tendente all'isti
tuzione di sensali ed agenti di cambio d'oiicio.
Prima di terminare questa lunga Memoria, io credo dovermi anche spiegare
intorno ad una proposizione contenuta nella conclusione la quale era unita alla
Memoria che mi stata rinviata dal signor controllore generale, e che credo aver
fatto l'oggetto di una domanda direttamente indirizzata a questo ministro dai
consoli di Angolemme. Ella ha per iscopo di far istituire in Angolemme dei sen
sali e degli agenti di cambio d'oicio. E ci, si dice, per ssare la tariffa della
piazza, e prevenire in tal modo la rinnovazione di sconcerti simili a quelli, cui
ora soggiaciuto il commercio di Angolemme.
Lll. - inutilit e inconvenienti dell'istituzione proposta.
Io sono ben lontano dal pensare che una tale istituzione possa essere utile
in alcun caso. i commercianti possono il pi delle volte fare i negozii loro senza
linterposizione di terzi; e se in una piazza le operazioni di commercio sono
tanto moltiplicate che i negozianti sieno obbligati di valersi di agenti interposti,
ossia sensali, eglino sono sempre liberi di farlo. E assai pi naturale ch'essi con
tidino i loro allari ad uomini scelti da loro medesimi, e nei quali ripongono una
fiducia personale, di quello che ad individui che altro titolo non avrebbero alla
loro ducia, se non loiiicio comperato di sensate o di agente di cambio. sor
prendente, come i giudici-consoli di Angolemme non abbiano compreso che co
desti sensali privilegiati ed esclusivi, ed i diritti che loro sarebbero devoluti, riu
scirebbero un sopraccarico pei commercio. La pretesa utilit che si vuole ch'essi
portino per iissare il corso della piazza mi pare intieramente chimerica. Non
guari necessario, come lo suppone l'avvocato presso il Consiglio che ha dettato
il consulto in favore dei capitalisti di Angolemme, che vabhia una tariii'a della
piazza, ssata da agenti di cambio, 0 da una deliberazione di tutti i banchieri
per autorizzare la misura dell'interesse e giustificare i ncgozii dalla taccia d'usura.
L'interesse debbe, come l'ho di gi detto, variare in ragione della maggiore o
minore solvibilit di chi piglia a prestito, e da ci non diviene pi necessario,
ma pi impossibile di regolarlo. .
il vero rimedio agl'inconvenienti, ai quali ha ora dovuto soggiacere la citt
di Angolemme, sta nell'interdizione di qualunque accusa dusura nei casi di ne
goziitatti da commercianti.
C' stato un tempo, in cui la proposta fatta dai giudici-consoli di Angolemme
avrebbe potuto essere accolta siccome un mezzo di procurare qualche danaro al
re; ma oltre che questo provento sarebbe innitamente meschino, il Consiglio e
senza dubbio oggidi troppo illuminato, per non comprendere che di tutti i mezzi
unmoau sul PRESTITI m oansno. 595

di procurare danaro al re, i peggiori sono sempre quelli che sopraccaricano il


commercio di spese, che lo inceppano con privilegii esclusivi, e soprattutto che
lo impacciano con una moltitudine di agenti e di formalit inutili. Io non sono
dunque in verun modo davviso di creare in Angolemme gli impieghi di sensali e
di agenti di cambio, dei quali que giudici-consoli sollecitano l'istituzione.
Llll. -Conclusone e parere.
Per compendiarmi sullobbietto principale di questa Memoria, il mio parere
si riduce a proporre di avocare al Consiglio le accuse di usura pendenti davanti
al siniscalco di Angolemme, e di rinviarne la cognizione ad una commissione
particolare del Consiglio (1), la quale fosse nel medesimo tempo incaricata di
stendere una dichiarazione per fissare la giurisprudenza sulluso del prestito ad
interesse nel commercio. ,

CONSIDERAZIONI DI DUPONT DI NEMOURS.

Una considerazione generale pu essere aggiunta a quelle che quest'eccellente lavoro


presenta.
Lo spaccio annuo di tutta la parte delle ricolte che non consumata dai coltivatori,
non pu essere operato se non per via del cambio che ha luogo, qualche volta diretta
mente, ma quasi sempre indirettamente, tra le produzioni di differente natura che quelle
ricolte hanno somministrate
Sono le ricolte che servono a pagarsi vicendevolmente, col prezzo che gli ultimi con
sumatori danno delle materie o delle derrate fornite dai primi produttori.
Questi ultimi consumatori non possono esserlo se non perch eglino medesimi hanno
produzioni e mercanzie , od il valore di produzioni e mercanzie che hanno gi vendute,
da rilasciare in cambio di quelle che vogliono consumare; o perch eglino hanno rice
vale per prezzo di loro travaglio, da coloro che avevano produzioni e mercanzie, un sa
lan'o col quale possono comperare quelle di cui abbisognano.
Il prezzo al quale essi le pagano comperandole abbraccia, oltre il valore della materia
prima, il rimborso di tutte le spese, vale a dire di tutti i travagli intermedii di trasporto
e di fabbricazione; vale a dire, ancora di tutte le consumazioni che hanno potuto e do
vuto fare i fabbricatori, icommercianti, ed i loro agenti di qualsiasi specie.
Perch le ricolte sieno compiutamente pagate, bisogna adunque per assoluta necessit
aspettare che sia fatto il loro ultimo cambio. . '
Frattanto non c guari ricotta, la parte commerciahile della quale, prima di arrivare
alla consumazione, non passi per molte mani, e ci sono quelle che richiedono grandi pre
parazioni, o che bisogna condurre a grandi distanze, per mezzo di una moltitudine di
mani.
E impossibile che ad ogni trasmissione dall'una allaltra di queste mani, la derrata o
la mercanzia venga pagata contante.
Perch ella potesse esserlo bisognerebbe che ciascun compratore intermedio avesse
una somma di danaro disponibile eguale al valore della sua acquisizione, e che ci fosse
in circolazione una quantit di moneta o daltri valori reali , sei volte, dieci volte, forse
venti volte al di sopra di quello che vale la parte commerciabile delle ricolte. Ci non pu
essere. Se ci si potesse sarebbe un male; poich quella massa enorme di danaro che
non sarebbe impiegata se non a delle trasmissioni di servigi, e che queste assorbirebbero,
non potrebbe poi essere nel medesimo tempo impiegata a pagare travagli veramente pro
duttivi.

(l) La causa fu avocata al Consiglio. Le procedure contro i prestatori furono abolite


con divieto dintentarne di simili nellavvenire. -La legge demandata non fu fatta
B94 mmoau sui racsrm m DANARO.
L esperienza mostra che presso le nazioni ricche una somma di danaro eguale alla
met del prodotto netto delle terre, e presso le nazioni povere al valore totale di questo
prodotto netto, basta a tutti i bisogni della circolazione.
E dunque un effetto della natura invincibile delle cose che la circolazione delle ricette
si faccia pi ordinariamente, ed in generale per via di una serie di crediti reciproci tra
gli agenti della distribuzion loro; nessuno di essi non effettuando che alcuni acconti, e
non dovendo fare dippi se non l'anticipazione della porzione delle spese correnti per la
quale egli medesimo non pu ottenere credenza.
Ma che cosa una vendita a credenza? E dalla parte del venditore la consegna di un
valore reale che, se fosse pagato contante, gli procurerebbe un capitale applicabile sul
momento ad una compra di terra, dalla quale egli potrebbe ritrarre una rendita o qual
siasi altro impiego prottevole; e dalla parte del compratore non che una promessa di
pagare questa consegna ad un termine pi o meno lontano.
Turgot ha perfettamente dimostrato, ed il pi semplice buon senso basta per farlo
comprendere, che non c' nessuna parit di valore tra un pagamento ell'ettivo, attuale,
ed una promessa di pagare in un tempo futuro.
La semplice promessa fatta dal compratore al venditore debbe, per sua natura, con
tenere per lo meno l'interesse o l'equivalente del protto che questo venditore avrebbe
potuto ritrarre dal danaro contante , sia comperando terra , sia impiegandolo altri
menti. - E senza di ci il venditore rimarrebbe in perdita. Per evitare questa perdita
egli non vorrebbe vendere se non a contante. Bisogna compensargliela perch egli si de
termini a vendere a credito.
Ogni cedola che comprovi un tal credito, ogni cedola a scadenza fissa per compra di
mercanzie, porta dunque con se almeno l'interesse del valore che contresso stato con
segnato cumulato col capitale. Ma il valore di quella promessa, di quella cedola non
mai tanto indubitabile quanto il valore della mercanzia cambiata e rilasciata per questa
promessa di pagamento.
Colui che ha fatto la promessa pu, anche senza che vi sia nessuna colpa, nessuna
cattiva volont da parte sua, cadere nell'impotenza di mantenere la sua promessa, sia
per accidenti sici, per incendii, inondazioni, naufragi, guerre sopravvegnenti, che ab
iano distrutta la sua fortuna; sia per il non pagamento di promesse della stessa natura
a lui fatte dagli altri compratori ai quali avr rivenduto, e che saranno di nuovo inter
mediarii tra lui ed il consumatore, ultimo e solo vero pagatore: tutti gli altri non essendo
che agenti utili e guodognanti il loro salario.
E dunque duopo ancora che la cedola o la promessa di pagare cumuli oltre il capi
tale e lintcresse che avrebbe prodotto un investimento attuale e certo, un premio di assi
curazione contro l'incertezza del pagamento definitivo.
Ed evidente che questo premio di assicurazione debb' essere pi o meno grosso,
secondo la natura pi o meno deteriorahile della mercanzia, secondo le eventualit pi o
meno grandi dei mezzi di trasporto, secondo la solvibilit, la probit, le relazioni pi 0
meno conosciute di colui da cui si accetta la promessa.
ltla se tutto questo incontestabile per tutte le somministrazioni in produzioni e mah
canzie che sono necessarie alla ripartizione di tutte le sussistenza e di tutti i godimenti;
se tutte queste operazioni sono lecite, ragionevoli, giuste, protette in tutti i paesi da tutte
le leggi; se qualunque vendita a scadenza un prestito che importa necessariamente il
suo interesse e il suo premio di assicurazione, non c nulla di mutato, sia che il prestito
si faccia in mercanzia o in danaro col quale la mercanzia pu essere comperata. bench
il prestatore non vi rinuncia formalmente per convenzione amichevole o generosa, dacch
egli vuole esigerlo. linteresse gli dovuto; e quanto al premio da assicurazione che deb
b esservi congiunto. egli n il solo giudice, poich egli sempre il padrone di rifiutare
il credito o il prestito. Colui che ne accetta le condizioni, non obbedisce adempieudole
se non alla sua volont propria; e ad una volont che non solamente utile a lui, ma
che lo pur anche alla societ intiera, poich senza le'transazioni di questo genere la
distribuzione delle ricolte non sarebbe n ripartita sopra un cos grande numero d indi
vidui e di bisogni, ne tanto meno cosi vantaggiosa pei produttori e pei consumatori.

FINE DELLA MEMORIA SUl PBBS'ITII DI DARWIN,


TURGT
__..___

OSSERVAZIONI
SULLA MEMORIA DI GRASLIN
IN FAVORE DELLIIPOSTE umrusr'rls,
ALLA QUALE LA socisn REALE m Lmooes oscnc'r un IENZIONE otvonsvou: (1).

Lautore imputa assai male a proposito agli scrittori ch'egli combatte di non
considerare come ricchezza se non il prodotto netto del suolo, vale a dire la ren
dita. Tutto quello che la terra produce e ricchezza. Ma quegli scrittori pretendono
con ragione che la somma delle ricchezze rinascenti di uno Stato si riduca alla
somma delle produzioni annuali della terra. Queste produzioni si dividono in
due parti, luna delle quali destinata alla sussistenza ed al soddisfacimento dei
bisogni del coltivatore, aglintetessi ed alla surrogazione delle sue anticipazioni,
insomma a tutto quello che necessario, da vicino o da lontano, alla riprodu
zione dellanno seguente. Codesta parte non in niun modo disponibile, e le
imposizioni non possono colpirla senza distruggere la sorgente delle ricchezze,
alterando la riproduzione. Ma, prelevata questa parte, leccedente, che il coltiva
tore da al proprietario della terra, forma la rendita di questo, la quale non essendo
guari necessaria per la riproduzione dellanno seguente, libera in mano di lui,
disponibile, suscettibile di divisione tra il proprietario titolare, i decimatori, il
signore censuatista, lo stato, ecc

Lautore non capisce nemmeno la, vera distinzione tra le due classi laboriose,
delle quali luna, applicata immediatamente al travaglio della terra, produce, o
se si vuol torre qualunque equivoco, raccoglie immediatamente tutte le ricchezze
che la terra da; l'altra, non ricevendo immediatamente nulla se non pel canale
di color! che hanno raccolti i frutti della terra, merita la sussistenza sua e la
riceve in cambio del proprio travaglio, ma non aggiunge niuna nuova ricchezza
alla, somma delle ricchezze prodotto dalla terra sola,-v
_

Non qualunque ricchezza reale, come crede lautore, che possa pagare l'im
posta; anche necessario chella sia disponibile, vale a dire che non sia neces
saria alla riproduzione dellanno seguente sia immediatamente sia mediatamente.
Qualunque ricchezza pu essere presa da una forza superiore; ma niuna ricchezza
necessaria ai travagli della produzione ne pu essere distratta senza nuocere a questa

(i) Sull'occasioue in cui tu scritta la memoria di M. Graslin, vedi sopra p. Lxxxv.


396 OSSERVAZIONI SULLA MEMORIA

riproduzione, alla ricchezza nazionale, e in conseguenza ai mezzi di potenza del


governo. Ecco tutta la teoria dell'imposta.
Le tre prime conseguenze di questa dottrina degli scrittori economici si ridu
cono alla libert indenita del commercio. L'utilit di questa libert reclamata dai
principii che l'autore combatte, d'altronde stabilita sopra tanti altri principii incon
testabili, che la certezza non ne dipende menomamente dal sistema che si abbracci
sulla natura delle ricchezze e della rendita. Non bisogna mica credere che permet
tendo di vendere e di comperare ci che si vorr ed a chi si vorr, si abbandoni per
questo qualunque industria, come l'autore e gli altri partigiani delle proibizioni l'im
maginano e lo dicono: il ragionamento di coloro che, per far paura della libert,
suppongono che gli stranieri compereranno tutte le nostre materie prime, s'im
padroniranno di qualunque nostra industria, e faranno essi tutto il commercio
nostro, dello stesso genere di quello di coloro che hanno paura che la libert
di vendere il nostro frumento all'estero non ci faccia morire di fame, quantunque
ella aumenti la nostra riproduzione e i nostri magazzini, che non andranno mai a
cercare il loro smercio lontano quando ne troveranno uno vantaggioso nell'interno.

Io chiamo beni (bona) qualunque oggetto di godimento, di possesso, di desi


derio, di bisogno. Chiamo valori (merces) qualunque cosa suscettibile di cambio e
di valutazione. Chiamo ricchezze (opcs) qualunque bene commerciabile, qualun
que oggetto di godimento che abbia un valore. La rendita la ricchezza che la
terra d al di la delle spese e delle riprese di coloro che la coltivano. L'acqua e
un bene che non ha guari valore. il travaglio ha un valore, e non per se stesso
un bene. Delle biade, delle stoffe sono ricchezze. Quello che un ilttaiuolo paga a
un proprietario di una terra una rendita.
Da codeste denizioni conseguita che la produzione del suolo, quando ella non
se non eguale alle spese, e ricchezza, ma ricchezza non disponibile; Rrccnszza,
e non RENDITA. Nell'esempio citato del campo coltivato a lino, che costa cento
franchi al coltivatore, e che non gli frutta che cento franchi: questo lino e ric
chczza ed ha senza dubbio, come qualunque ricchezza, l'utilit sua; ma evi
dente che esso non d alcuna rendita n pel proprietario n per lo Stato. Il col
tivatore ne ha ritratto esattamente il suo nutrimento, la sua vestitura, vale a dire
il salario indispensabile del suo travaglio, ma il campo non ha prodotto niuna
rendita. ll coltivatore non darebbe un soldo al proprietario di cotal campo per
avere il permesso di coltivarlo; poich non potrebbe prendere quello chei desse
se non che sul suo necessario sico. Per la stessa ragione, lo Stato non pu nulla
ritrarre da quel campo, n nulla domandare al coltivatore senza togliergli del
necessario suo, e per conseguenza ridurlo all'impossibilit di lavorare. Se tutti i
campi di un reame fossero coltivati in tal modo, evidente che lo Stato non po
trebbe mettere niuna imposta; non perch non ci fosse niuna ricchezza, ma per
che non ci sarebbe niuna rendita, niuna ricchezza disponibile, perch la totalit
della produzione annuale essendo destinata al necessario fisico di colui che fa
produrre, tutto ci che se ne potesse prendere annientcrebbe la coltura e la ripro
duzione dell'anno seguente.
m onasun. 597
verissimo che considerando le cose in modo vago, la sussistenza del colti
vatore facendo parte delle spese, quanto meno il coltivatore consuma per se ,
tanto pi rimane di prodotto netto. E certo che se un littaiuolo portasse degli
abiti di velluto, e sua moglie dei merletti, bisognerebbe che quella spesa uscisse
dal prodotto della terra in diminuzione della rendita del proprietario. Ma non ne
segue mica per ci che la miseria del coltivatore aumenti il prodotto netto. , per
lo contrario, dimostrato che le ricchezze degl'imprenditori di coltura non sono
meno necessarie dello stesso travaglio per ritrarre dalla terra una produzione
abbondante, poich le pi forti anticipazioni danno i pi forti prodotti. Siccome
la fertilit della terra limitata, c' senza dubbio un punto, nel quale l'au
mentazione delle anticipazioni non aumenterebbe la produzione in proporzione
dell'aumento delle spese; ma fino a quest'ora si e ben lontani di aver toccato a
quel limite, e l'esperienza prova che l dove le anticipazioni sono pi forti, vale
a dire, l dove i coltivatori sono pi ricchi, ivi non solamente e la produzione
maggiore, ma ivi sono anche i maggiori prodotti netta.
E supponendosi anche la produzione la stessa, quanto pi la parte del colti
vatore sar piccola, tanto pi quella del proprietario e degli altri compartecipanti
del prodotto netto sar considerevole. Ma se il coltivatore non avesse un prodotto
onesto e proporzionato alle sue anticipazioni, se non fosse abbastanza ricco per
aver diritto a un grosso protto di grosse anticipazioni, la produzione non sarebbe
pi all'atto la stessa, ed ella diventerebbe tanto pi debole, quanto pi il coltiva
tore andrebbe impoverendo; al punto che, arrivato a corto tal grado di povert,
non ci sarebbe pi prodotto netto. Si dunque ben lontani con ci, che i prin
cipii combattuti dall'autore contraddicano al desiderio che l'umanit dettava ad
Enrico IV.
Del resto, sembra che l'autore non abbia pur distinto l'imprenditore di coltura
dal coltivatore salariato, garzone daratro, uomo alla giornata, che lavora la terra
colle proprie braccia. Eppure le son queste due specie duomini assai dill'erenti,\
c che concorrono in un modo assai differente alla grande opera della riprodu
zione annuale delle ricchezze. L'imprenditore di coltura contribuisce alla ripro
duzione colle sue anticipazioni; l'uomo di fatica vi contribuisce col suo travaglio,
del quale l'imprenditore di coltura gli paga il salario. d'uopo convenire che
quante pi mercedi l'imprenditore da ai suoi carrettieri, quanto pi paga caro la
giornata desuoi mietitori ed altri giornalieri che impiega, tanto pi esso eroga
nelle spese, e tali spese sono sempre in deduzione del prodotto netto. - E
Che si avr a concludere da ci? Non questo vero in tutti i sistemi? C' forse
un genere di travagli nel quale i protti non sieno diminuiti dal caro prezzo della
mano d'opera? E c' forse inumanit a convenire di una verit che non ha bi
E0tino se non che d'esser enunciata per essere evidente? Del resto, tra le ric
chelle prodotte, e la rendita ed i salarii, c' una proporzione naturale che si sta
bilisce di per se stessa, e la quale fa si che ne il proprietario, n l'imprenditore
non hanno interesse che i salarii ribassino al di sotto di una tal proporzione. Ed
oltre che in qualunque genere l'uomo mal pagato, lavora meno bene, l'uomo Ba
lariato, se meno guadagna, meno consuma: se meno consuma, il valore venale
delle produzioni del suolo e minore. Ora, se allorch il coltivatore paga i Suoi
operai meno caro, egli vende il suo frumento meno caro, e manifesto ch'egli n00
n' pi ricco. il valore venale delle produzioni del suolo e, a produzione eguale,
598 OSSERVAZIONI SULLA MEMORIA '
la misura delle ricchezze raccolte in ogni anno dal coltivatore che egli divide col
proprietario. Lalto valore venale delle derrate del suolo e la grossa rendita met
tono il coltivatore ed il proprietario in istato di dare grossi salarii agli uomini
che vivono delle proprie braccia. l grossi salarii, da un lato, mettono gli uomini
salariati in istato di consumare di pi, e di aumentare il loro ben essere; dall'al
tro, questo ben essere equestabbondanza di salarii offerti incoraggiano la popo
lazione; la fecondit del suolo chiama gli stranieri, moltiplica gli uomini; e la
moltiplicazione degli uomini fa a sua volta abbassare i salarii per la concorrenza,
mentre che il loro numero sostiene la consumazione ed il valore venale. Il valore
venale delle derrate, la rendita, il prezzo dei salarii, la popolazione sono cose
legate tra loro da una dipendenza reciproca, e che si mettono di per se stesse in
equilibrio seguendo una proporzione naturale; e questa proporzione si mantiene
sempre allorquando il commercio e la concorrenza sieno intieramente liberi.
L'unica conclusione pratica che c a trarre da tutto ci, chei salariati deb
bono essere intieramente liberi di lavorare per chi pi vogliano, atliuch i sala
rianti, disputandoseli quando ne hanno bisogno, mettano un giusto prezzo al loro
travaglio; e che d'altra parte i salarianti sieno intieramente liberi di servirsi di
quei tali uomini eheglino giudicheranno pi a proposito, allinch gli operai del
luogo, abusando del piccolo numero loro, non li sforzino ad aumentare i salarii
al di la della proporzione naturale, la quale dipende dalla quantit delle ricchezze,
dal valore delle derrate di sussistenza, dalla qualit dei travagli da farsi e dal
numero dei lavoratori, ma che non pu mai essere ssata se non dalla concor
renza e dalla libert.

Quantunque le spese di coltura si spendano nello Stato, non ne segue mica


per ci, come lo crede lautore, che lo Stato sia ricco esso pure quando le spese
aumentano a carico del prodotto nella. Lo Stato non ha ne pu aver niuna forza
se non per causa del prodotto nella, perch tutto quello che e necessario alla ri
produzione e talmente destinato ai bisogni dei privati che lavorano a farla nascere,
che non pu esserne nulla prelevato per le spese pubbliche. Ora, se non ci pos
sono essere spese pubbliche, se non ci sono forze comuni da impiegare all inte
resse comune, propriamente parlando, Stato non c; altro non c che un paese
popolato di abitanti che nascono, vivono e muoiono gli uni dopo gli altri. Le
spese di coltura rimangono nello Stato, in questo senso, chelleno sono distribuite
tra il Reno e le Alpi, i Pirenei ed il mare; ma elle non appartengono npossono
appartenere allo Stato, considerato come corpo politico formato dalla riunione
delle forze comuni dirette verso linteresse comune. Il paragone della miniera
dargento, i cui scavi costano 100 marchi e producono 100 marchi e capzioso
Codesta miniera d'argento non frutta evidentemente niente ne al suo proprietario
n allimprenditore che la facesse scavare per suo piacere; ma vero chella la
scia nello Stato un valore di 100 marchi, i quali non consumandosi guari, au
mentano la somma dei valori esistenti nello Stato, tino a tanto che quell'argento
per mezzo dei cambii non vada al di fuori. Per questo riguardo, le ricchezze ri
nascenti del suolo, che si consumano, si riproducono annualmente, sono dill'eren
tissime dai valori non consumabili che circolano continuamente senza mai essere
distrutti. Certamente la somma dei valori impiegati ciascun anno nelle spese di
m onzsuu. 599
coltura intieramente consumata e distrutta dalla sussistenza degli agenti della
riproduzione. Quanto a valori che circolano senza distruggersi, come i prodotti
delle miniere, lerogazione delle spese di estrazione non li annienta, e non fa che
farli passare duna in altra mano. Qui si pu dunque dire che lo Stato ha guada
gnato 100 marchi, nel senso che 100 marchi esistono nel paese. Ma quale au
mentazione ne risulta per lo Stato considerato come corpo politico? Nessuna, se
non per quanto lesistenza di quel nuovo valore circolante possa aumentare la
somma della rendita o del prodotto netto delle terre, sia aumentandone le an
ticipazioni destinate alla riproduzione o al commercio, se quellargento e serbato
per formare un capitale e versarlo in un impiego utile; sia aumentando il valore
venale delle produzioni se quell'argento, portato immediatamente nella circola
zione, e presentato nei mercati alle compre delle derrate e ne fa alzare il prezzo.
Questa proposizione e dimostrabile; ma per meglio cliiarirla, bisognerebbe svol
gere il vero uso del danaro nel commercio e leiletto della sua introduzione pi
o meno abbondante in uno Stato, considerando questo Stato prima come s egli
fosse isolato, e quindi come circondato da altri Stati, coi quali egli abbia ditte
tenti relazioni di commercio e di potenza. Cotali questioni, le quali non sono mai
state bene disvolte, sono troppo estese per essere trattate qui. Diro solamente
che lautore grandemente singanna non considerando il danaro se non come un
pegno convenzionale delle ricchezze. Non niente all'atto in virt di una con
venzione, che il danaro si cambia contro tutti gli altri valori: perch egli stesso
un oggetto di connnercio, una ricchezza, perch ha un valore, e che qualun
que valore si cambia in commercio contro un valore eguale.

Lautore propone unobbiezione controi principii de suoi avvcrsarii, la quale


si pu ridurre ai seguenti quesiti: Se lindustria e il commercio non producono
alcuna ricchezza, di che vivono quelle nazioni che non sono altro che industriose
e commercianti? come si arricchiscono elle? se limposta non pu esser presa
che sul prodotto netto delle terre, in qual modo quelle nazioni pagano elle
imposizioni? Forse che lindustria sarebbe ricchezza in uno Stato commerciante,
e non sarebbe ricchezza in uno Stato agricola?
Non ci sono guari nazioni che sieno industriose e commercianti per opposi
zione allagricoltura; e non ci sono nemmanco nazioni che sieno agricole con esclu
sione dellindustria e del commercio. La parola nazione non stata nora troppo
bene denita, perch si sono troppo spesso confuse le nazioni coi corpi politici
o gli Stati.
Una nazione una riunione duomini che parlano una stessa lingua madre.
Quindi tutti i Greci erano della medesima nazione benche divisi in nninnit di
Stati. Glltaliani oggidi formano una nazione, ed i Tedeschi unaltra, sebbene
lltalia e lAlemagna sieno divise in molte sovranit indipendenti. La nazione
francese non era in altrepoca riunita in un sol corpo di monarchia; parecchie
provincie obbedivano a diversi sovrani, e nemmeno adesso tutti i paesi dove si
parli francese sono riuniti alla Francia.
Uno Stato una riunione duomini raccolti sotto un solo governo. Questa
distinzione non mica cosi puramente grammaticale, n cosi estranea alla que
stione, come a prima giunta possa parere.
400 OSSIIIVAZtONl senna mmoau
Il nome di nazione non pu applicarsi se non a un gran popolo sparso sopra
una vasta estensione di paese che fornisca agliabilanti quanto d'uopo a soddis
fare ai loro bisogni. Il suolo, per via dei travagli dellagricoltura d loro il nutrimento
e le materie prima delle loro vestimenta; l industria lavora queste materie prime
e le rende appropriate a diversi usi. Il commercio avvicina i consumatori ai pro
duttori, risparmia loro la fatica di cercarsi reciprocamente, assicura loro di trovar
la derrata nel luogo e nel momento in cui ne hanno bisogno. Il commercio, come
dice benissimo l'autore della Memoria, s incarica dei trasporti, dei magazzini,
degli assorlimenti, e dellaspettare. I bisogni reciproci dei venditori e dei compra
tori li impegnano a riavvicinarsi, ed essi debbono naturalmente raccogliersi in
que luoghi d'ogni cantone che sono pi comodamente situati, e pi abitati, e
dove le strade che ciascuno batte pe' suoi all'ari particolari s incrocicchiano in
maggior numero. Questi punti divengono naturalmentei ritrovi del commercio, le
abitazioni di queglinterpositori vi si riuniscono; vi si formano borghi, citt dove
il concorso dei compratori e venditori tanto pi aumenta quanto pi sono eglino
assicurati di trovarvi occasione di comperare e di vendere. Cos si stabiliscono
dill'erenti centri di commercio pi o meno vicini, e che corrispondono a distretti
pi o meno estesi, in ragione dellabbondanza delle produzioni del paese, della
popolazione pi o meno numerosa, della facilit pi o meno grande del trasporto
delle derrate. --I mercati stabiliti nei principali luoghi di ciascun cantone per
il commercio al minuto e per gli oggetti di consumo giornaliero formano come
un primo ordine di que centri di commercio, ciascun de quali non corrisponde
che a un distretto limitatissimo. Ci sono derrate di un uso meno generale e meno
frequente, il consumo delle quali non e abbastanza grande perch se ne possa sta
bilire la coltura o la. fabbrica in ciascun luogo particolarmente, con sufficiente
profitto. Il valore di tali derrate dordinario molto grande sotto un piccolo vo
lume per poter sopportare le spese di un trasporto lontano. Il commercio di
queste mercanzie si fa in partite pi grosse, le quali poscia si distribuiscono ai
venditori a ritaglio. il medesimo principio che ha fatto stabilire per il commercio
delle derrate pi comuni dei mercati nei luoghi del concorso pi frequente, stabi
lisce pel commercio all ingrosso dei mercati di un ordine pi elevato, che cor
rispondono con un circondario pi esteso, ne quali le mercanzie si radunano di
pi lontano per essere pi lontano distribuite. Codesti grandi mercati (empon'a)
sono precisamente quelli che si chiamano scale di commercio, 0 emporii. Queste
scale di commercio sono sempre grandi citt, e in ogni caso tali diventerebbero
pel concorso degli abitanti che il commercio vi attira. la situazione vantaggiosa
delle grandi citt poste alla vedetta, se cosi lecito esprimersi, delle grandi co
municazioni, alle foci de grandi llumi navigabili, la bont. dei porti, taluna volta
l'industria degli abitanti e lo stato orente di certe fabbriche, che determinano i
grandi emporii del commercio a stabilirvisi. cos che Nantes lo sbocco della
Loira, Rouen della Senna, Bordeaux delle provincie traversate dalla Garonna e
dalla Dordogna; le citt di Olanda e della Zelanda, del Reno , della Mesa, della
Schelda; Amborgo dell'Elba, Venezia del Po.-Tiro, Cartagine, Messina, Genova,
Cadice non avevano per loro se non una situazione marittima vantaggiosa. Lione,
Ginevra, Strasburgo, Orleans, Limogi sono emporii d'un ordine un poco inferiore.
in tutte queste citt il commercio, e il commercio di traillco sono l'occupazione
dominante degli abitanti, e ciascuna citt. corrisponde a un distretto pi o meno
ai eaasun. 401
esteso di parecchi cantoni o provincie delle quali ella lemporio, dove alla ra
duna le produzioni loro e di dove distribuisce loro quanto ad esse necessario.
il territorio e il commercio di questa citt di deposito sono due correlativi l'uno
necessario all'altro, e la distinzione del commercio delle produzioni del suolo e
del commercio di deposito o di rivenditore, nulla quando si parli di nazioni e
di regioni. Non gi che talune citt e coste marittime che servono d'emporio a
un commercio esteso, non abbiano potuto, per circostanze tortuite, formare dei
piccoli Stati politici, separati dal territorio del quale elle sono lemporio', ma tali
casi speciali non hanno per nulla mutata la natura delle rose. L'Olanda, qua
lunque pur siasi il suo governo, non sar mai n pi n meno altro che lo sbocco
del Reno, della Musa, della Schelda e dei canali del fecondo Belgio; ella non sar
meno per questo un luogo di commercio e di deposito favorevole per tutti i porti _
dell'Inghilterra, della Francia e degli Stati del Norte, e per conseguenza pure
per la maggior parte di quelli degli altri paesi che vogliono mantenere rela
zioni e far cambii con que differenti Stati, ai quali 1 Olanda e specialmente
necessaria.
Avere vantaggi locali, gli avere una sorta di privilegio esclusivo relati
vamente ai luoghi meno felicemente situati. In causa di questo privilegio natu
rale, e che allora non ingiusto , si pu ricevere, anche con economia per
coloro che li pagano, salarii che eccedano i bisogni di coloro che li guadagnano,
soprattutto se questi hanno la saviezza di vivere con risparmio, come pur fanno
gli Olandesi.
Ne risulta che i popoli i quali sono in codesto caso, ammassano facilmente,
per l'eccedenza de loro salarii sui bisogni loro cheglino sanno ristringere, capi
tali che fanno presso loro ribassare l'interesse del danaro, e per tal modo assi
curan loro un nuovo titolo di preferenza, una nuova aumentazione di salarii. E su
codesti salarii superiori ai loro bisogni che gli Olandesi possono pagare le loro
Spese pubbliche e continuare ad arricchirsi.
Essi non hanno guari prodotto questi salarii, n le ricchezze che li pagano;
essi li hanno legittimamente guadagnati col loro travaglio, che la situazione loro
ha reso ad un tempo lucrativo per loro, utile per coloro che lo impiegano; essi li
hanno guadagnati come i facchini delle nostre grandi citt guadagnano il loro.
Nei paesi ricchi e civilizzati, gli scienziati illustri, i grandi medici, i grandi
artisti, i grandi poeti ed anche i grandi commedianti, possono pure guadagnare
onorevoli salarii, vivere nell'agiatezza, sostenere spese considerevoli, esercitare la
benecenza, ammassare dei capitali. Nessuno pensa per che costoro abbian pro
dotta nessuna di quelle ricchezze che acquistano, delle quali dispongono, che loro
trasmettono .-- chi? i proprietarii delle terre, i quali le ricevono - da chi? dai
coltivatori, dalle anticipazioni e dal travaglio della coltura; anticipazioni, trava
BO, la vicenda dei quali non pu essere impacciata n interrotta senza distru
zione, ed in quest'ultima massima che consiste, come ho gi detto, tutta la teo
ria dell'imposta.
L'autore e coloro che dividono la sua opinione, insistono e ripigliano: Poi
che ci sono persone che guadagnano grossi salarii, esse dunque possono pagare
l'imposta: voi convenite che gli Olandesi ne pagano tali che sostengono la loro
repubblica. - Perch codesta imposta non sia arbitraria e si proporzioni presso
6 poco alle facolt non conveniente chessa sia tolta sulle consumazioni? .
Econnm. Tono I. - 26.
t

409. OSSERVAZIONI SULLA MBMOMA m GRASLIN.


A ci rispondo:
1 Che gli Olandesi aggiungono il bisogno cheglino hanno di pagare l'im
posta agli altri bisogni loro, ai quali debbono provvedere i salarii che loro pa
gano le altre nazioni; di modo che, salvo la porzione che pesa direttamente sul
territorio dellOlanda, sono le altre nazioni che pagano limposta di questa l'0
pubblica.
2 Che impossibile di far pagare ai consumatori non proprietarii l'impo
sta sulle consumazioni loro, perch dal momento che la si stabilisce, eglino
sono costretti o di ristringere le loro consumazioni, o di diminuire il prezzo
che possono orire delle produzioni che consumano, e che 1 una e l altra
misura rigetta quell imposta sui produttori e i venditori di quelle produzioni,
5' Che il prezzo dei salarii considerevoli, come quello dei salarii mediocri
regolato dalla concorrenza e non pu dunque esserev toccato senza che il
salariato se ne risarcisce, perch senza ci riuterebbe il suo travaglio e lo
porterebbe altrove.
Alle quali cose d'uopo aggiungere, 4 che, se si voglia mettere i imposta
sulle consumazioni preziose dei salariati ricchi, ella non render quasi nulla, per
ch il numero di questi salariati ricchi sempre piccolissimo. E che se per au
mentarne l'entrata, si metto. i imposta sulle consumazioni comuni, ella diventa
sproporzionatissima ai salarii, quasi nulla sopra coloro dci salariati che fanno
grossi guadagni, opprimente, almeno pel momento e tino a tanto che essi abbiano
potuto farsene rimborsare, per que poveri salariati i quali eseguiscono i travagli
pi faticosi e pi utili, tra i quali si trovano naturalmente tutti i salariati diretti
dellagricoltura che formano la parte pi grande della popolazione: la qual cosa
rincara inevitabilmente le spese di coltura; che il modo pi oneroso di ricac
ciare l'imposta addosso ai proprietarii ; il pi rovinoso pei capitali consacrati alla
coltivazione nei paesi dove le terre sono aililtate; il modo insomma che fa pi
prontamente abbandonare le terre mediocri, che diminuisce perci pi inevita
bilmente le sussistenze della popolazione, e che conduce pi rapidamente una na
zione alla miseria.

FINE DELLE OSSEIVAZIOIU SULLA MEMORIA DI GBASLIN.


DUPONT DI NEMOURS. .

MASSIME DEL DOTTOR QUESNAY


o
RIEPILOGO DE SUOI PRINCIPII DI ECONOMIA SOCIALE.

DELLORIGINE E DEI PBOGRESSI DI UNA SCIENZA NUOVA

NOTIZIE SUGLI ECONOMISTI.

COMPENDIO DEI PRINCIPII DI ECONOMIA POLITICA

DISCORSO PREMESSO ALLA FISIOCRAZIA.


DUPONT DI NEIOURS.
-<><_

- MASSIME DEL DOTTORE QUESNAY)


0

RIEPILOGO DEI SUOI PRNCPII DECONMI SCILE.


W

Siate giusti, prima d'ogni altra cosa.


Non vi sono due giustizie. - Quello che era giusto nello stato primitivo del
genere umano, lo ancora nello stato di societ.
In nessun tempo mai stato giusto attentare alla libert, n alla propriet.
Non c' e uomo che non ne abbia taluna volta il potere. in nessun tempo, niun
uomo ne ha avuto mai il diritto ; in nessun tempo , ne per nessuna istituzione ,
niun uomo potr mai acquistarlo.
Gli uomini confederandosi e formando dei corpi politici non hanno rinun
ziato a nessuno dei loro diritti naturali, poich tra questi essi non avevano quello
di nuocere; e non nuocere e difendersi reciprocamente contro coloro che nuoces
sero, la sola condizione fondamentale della societ.
Lontani dall'abbandonare una parte de' diritti loro, gli per estendere l'uso
di tutti quelli che la natura ha loro conferiti, per guarentime l'esercizio, per ac
cresceme i vantaggi, ch'eglino si sono promessi una mutua protezione e che, per
prestarsela con regola, essi hanno stabiliti dei magistrati ed hanno convenuto di
seguire delle leggi.
Le legga sono regole di giustizia, di morale, di condotta, utilia tutti ed a cia
scuno .Ne gli uomini, nei governi loro guari le fanno, e non possono farle. Essi
le riconoscono siccome conformi alla ragione suprema che governa l' Universo;
essi ci dichiarano; le portano in mezzo alla societ; le presentano all'obbedienza
delle persone dabbene, ed anche alla coscienza del malvagio. - per questo che
si dice man-rose di legge, legis-lalore, e raccolta di leggi PORTATE, legisla
tura, e che nessuno ha osato dir mai rnrone di leggi, legis-n'r'rolz, ne
legis-Fzrrum.
Le leggi sono irrevocabili, elle appartengono all'essenza degli uomini e delle
cose; elle sono l'espressione della volont di Dio; e pi vi si riette, pi le si venerano.
Gli ordinamenti sono l'opera degli uomini. Essi hanno per oggetto l'esecuzione
delle leggi. La sottomessione provvisoria e loro dovuta per lo mantenimento dell'or
dine. Ma nella natura loro di rimaner soggetti all esame e di essere revocabili
quando evidente che essi non trovansi guari d'accordo colle leggi.
La libert di ciascun uomo essendo egualmente sacra, il rispetto per quella
altrui e il limite naturale dell uso lecito che ciascuno pu fare della propria. T- _
L'individuo che oltrepassa cotal limite si pone in guerra co' suoi simili. Gli acci
denti di questa guerra debbono essere contro lui. La punizione che esso merita
non un'offesa alla libert di lui; imperocch esso non poteva pretendere alla libert
di far del male. Ella, per lo contrario, un omaggio reso alla libert di tutti.
(1) Queste Massime sono estratte da una Notizia sopra Quesnay. di 8.! Germain.
il'potedelcapo-scuola, pubblicata da Dupont nella Revue philosopluqu, polih'que cl
amore.
406 MIPOII' m mancasse
Ogni uomo tiene dalla Provvidenza stessa le facolt ch'ella gli ha dispensato,
e questo che lo costituisce proprietario della sua persona.
L'usodoila "sua propriet personale abbraccia la libert dei travaglio sotto
l'unica riserva di non mettereostacolo al travaglio altrui, e di non invadere l'ac
quisizione degli altri. Non impacciate mai il travaglio.
_ Quelle cose che ciascuno acquista col proprio travaglio, ossia coll'lmplaao
della sua propriet personale, diventa sua propriet mobiliare.
E quando la propriet personale e la propriet mobiliare mettono in istato
di coltura un terreno che niun altro abbia prima acquistato, la propriet fondi
rio di questo terreno appartiene a colui al quale la non si potrebbe torre, se non
derubandolo di quanto egli ha consacrato delle due sue propriet originarie a far
nascere la terza. . ,
Le propriet possono essere trasmesse per successione, per donazione, per
cambio; e siccome naturale che i figli o i parenti pi prossimi di un uomoche
muore, prendano possesso della sostanza ch'egli lascia, all'acquisto della quale
l'amore ch'esso loro portava ed il loro proprio travaglio hanno sovente concorso.
e sulla quale niun altro ha alcun diritto; siccome niuno dona senza motivo; sic
come niunc cambia che per suo vantaggio, la societ debbe guarentire questi tre
mezzi di trasmettere le propriet in quella stessa guisa ch'ella protegge quelle di
acquistarle. ' '
. Ogni propriet limitata dalle propriet adiacenti, come ogni libert dalle
altre libert. -- Elle si addossano senza confondersi come le celline ne ali delle
pecchie. _
Nessun travaglio pu venire ell'ettuato senza anticipazioni preliminari. -
tiglio ha ricevuto il nutrimento dagenitori suoi, prima di cercarlo da se.
1 il primo cacciatore era provveduto almeno di un pasto, al quale esso ha do
voto la forza di atterrare la prima preda.
Le armi che dappoi si fabbricate sono stato una grande aumentazione del
suo capitale, ossia delle sue anticipazioni. .
Cos stato e cos sar sempre in tutti i travagli susseguenti.
. . L'alimentazione dei capitali e dunque il mezzo principale di accrescere il tra
vaglio, ed l interesse pi grande della societ.
il capitali edi travagli impiegati a far nascere produzioni che guari non esiste
vano o a raccoglierne tali che non erano prima ad uso dell'uomo, quali sono quelle
dell'agricoltura, della pesca, dello scavamento delle miniere e delle cave, sono la
sorgente delle ricchezze. Essi ne sono produttori.
La consumazione non pu eccedere il prodotto. La misura della sussistenza
quella della popolazione. Ma l'economia nelle spese e il buon impiego delle
consumazioni fatte dagli uomini utilmente laboriosa, possono accrescere indeni
tivamente la massa dei capitali.
Itravagli ed i capitali del commercio iquall servono a facilitare i cambi
sono distributori di ricchezze ; ed aprendo loro da una parte e dall'altra in ciascun
cambio un vantaggioso sbocco, essi ripartiscono i godimenti e li aumentano; essi
si avvicinano ad una felice eguaglianza; essi danno ai travagli produttori occa
sione e mezzi di estendersi. ' ,
Non temete mai gli effetti dello spaccio delle vostre produzioni, esso il pa
'drc dell'abbondanza. . - " -.'.'t' - ' l "
MASSIMI; DEL uorronn QUBSNAY. 407.
Non temete mai di comperare, perch se voi non compraste, dove trovereste
poi il prezzo delle vendite che mantengono i vostri coltivatori, i vostri proprie
tarii, i vostri artigiani?
Comperare e vendere, vendere comperare.
Non tentate di fissare il prezzo delle produzioni, delle mercanzie, dei trava
gli, dei servigii: eglino sfuggirebbero sempre ad ogni vostro regolamento.
La concorrenza sola pu regolare i prezzi con equit; ella sola li contiene in
una moderazione poco variabile; ella sola conduce con sicurezza la provvista
dove sono i bisogni, e Il travaglio dove esso necessario.
Ci che si chiama il caro e l'unico rimedio al caro: il caro fa abbondanza.
I capitali e i lavori impiegati alle costruzioni degli edizii, delle macchine, alla
fatuiradei mobili, dei tessuti, delle vestimenta, dei gioielli, ecc., sono conserva
tori di riccbezu. Essi contribuiscono alla formazione dei capitali; accumulano
sugli oggetti fabbricati, il valore delle consumazioni fatte dagli operai che hanno
servito alla loro fabbricazione. _-Ma non questo un vantaggio che loro sia
particolare.
Il primo elemento del valore delle produzioni della terra e delle acque e pari
mente quello delle consumazioni che ha bisognato fare per procurarsele, e che
s'incorpora nelle ricolta. --D' ogni travaglio bisogna domandare: Che cosa ne
rimane? - Ci serve a classificare quelli dai quali rimangono godimenti dure
voli, e i travagli di semplice diletto, i quali non procurano se non piaceri pas
saggeri.
Ci non ostante, il rispetto per la libert e per la propriet esige che gli uo
mini e i capitalisti rimangano compiutamente padroni dell'uso delle anticipazioni
e del tempo loro, purch non ne risulti impaccio alla libert n danno alla pro
priet di nessuno. Non governare di troppo.
Quando l'interesse non sia guari usurpatore, egli per la maggior parte degli
uomini un buonissimo consigliere; lasciate fare. _l capitali si accrescono e
grande l'affluenza loro col dove pi liberamente se ne possa disporre.
Rispettate dunque tutti i capitali. Evitate di dare esempio di costumi che ten
dessero a dissiparli.
Che l'imposta non graviti mai sopra di essi.
Che ella non graviti mai sulle anticipazioni che i travagli esigono, e le quali
debbono essere rimborsate con profitto agli intraprenditori se non si voglia ina
ridire o restringere la sorgente del travaglio e delle ricchezze. .
ltlantenete nell'agiatezza quegli uomini il travaglio dei quali utile, anzi il pi
utile: Villani poveri, regno povero.
Non demandate contribuzioni che alla rendita netta.
Che le contribuzioni sieno imparziali, in una proporzione regolare, senza fa
vore, senza sopraccarico per nessun individuo, ne per nessun genere di prodotti.
Che codesta proporzione faccia crescere la rendita pubblica colla prosperit
nazionale; che la faccia decrescere se la ricchezza libera diminuisce.
Che il governo sia avvertito dalla propria cassa dell'utilit o del rischio delle
sue operazioni.
ch'egli non si permetta nessuno degli atti che incaricato d'interdire.
Che ami e propaghi i lumi; imperocche dove sarebbe la gloria sua, se non si
sapesse giudiCallO? ;..._..
DUPONT DI NEMOURS.
ssav

DELLORIGINE E DEI PROGBESSI


DI UNA

SGIENZA NUOVA. w
Q

Croirc tout dconvert est une erreur profonde:


Cest prendre lhorzon pour le: bornes du monde.
\ Le Milan.
%

Se dall'una all'altra estremit del mondo, si percorra con occhio losoco


1 istoria delle scienze le pi sublimi; se facciasi a considerare com'elle si sieno
formate, estese e perfezionate, si noter con sorpresa che ci sempre avvenuto in
mezzo degli ostacoli pi grandi, delle prevenzioni pi decise, delle contraddizioni
pi amare, delle opposizioni pi formidabili. Si vedr quindi Confucio persegui
mio e minacciato di morte nella Cina; Pitagora costretto di coprire la sua dot
trina di un velo misterioso, e di nascondere la verit ai popoli per conservare la
libert di svolgerla ad alcuni suoi adepti; Democrito creduto pazzo e come tale
trattato dagli Abderitani; Socrate tratto a ber la cicuta; Galileo fra i ceppi della
inquisizione; Cartesio ridotto a cercarsi un ricovero nel Norte; Volf mandato
in bando e sagriiicato diciotto anni agli intrighi dei Langes e dei Stralher, e cosi
via via. . _
Tutto gi detto . . . . tutto conosciuto . . . . pretenderemo noi essere pi
abili dei nostri padri P . . . frasi triviali che linilngardaggine, l ignoranza, la
vanit di tuttii secoli, di tutti i paesi hanno opposte ad acclamazione a chiunque
abbia avuto laudncia, il genio, il talento, la fortuna di cercare, di scoprire e di
manifestare utili verit.
Si assai ripetuto che l'uomo un animale credulo; ma si caduti in in
ganno; bisognava dire che il fanciullo creduto e che luomo ostinato.
Voi non troverete nessun uomo che creda leggermente, e senza ragioni sufficienti,
se non quello che gli sia stato insegnato nella sua tenera infanzia. Allora, come
ho qui detto, ci non pi credulit, ma abitudine c ostinazione. Esaminate
l'uomo maturo, n potrete a meno di scorgere, che tutt altro che esser creduto,
esso piuttosto cadrebbe nell'estremo opposto. La sua anima chiusa ad idee
nuove. Esso disposto a negare tutto ci che ignora. Errore, verit, esso com
batte egualmente tutto quello di cui non abbia mai sentito parlare. Vi sono talune
eccezioni da farsi in favore degli uomini d intelligenza superiore; ma la natura
stessa di silatte eccezioni indica abbastanza quanto le sieno rare.
Non bisogna dunque rimaner sorpresi, tanto meno poi bisogna indispettirsi

(l) Su questo opuscolo, si veda sopra, pag. xuv e utxxlv.


ORIGINE E PIUGBISSSI DI UNA SCIENZA NUOVA.

quando ne avvenga d imbattersi in persone, e dir anche persone illustri e stu


diose, le quali, trascinata dallevidenza di ci che sanno, e non forrnandosi che
idee confuse di ci che non sanno, credono sempre toccare al termine delle co
gnizioni possibili alla specie umana, e non concepiscono che possa esistere una
scienza nuova in Europa.
Se qualcuno di codesti bravi uomini vi dicesse: che ci manca egli mai?
il quale la cosa che noi ignoriamo? Noi misuriamo il cielo e la terra; noi os
_- serviamo le rivoluzioni loro; noi calcoliamo i loro movimenti; noi prevediamo
gli eclissi; noi pesiamo l'atmosfera; noi conosciamo, noi valutiamo, noi im. -
I pieghiamo la forza dei venti e delle acque; noi abbiamo scoperto il uido attivo
a che diversamente locato nell'interno di tutti i corpi, tende continuamente e
- con una forza prodigioso a disperderne tutte le parti, ma che circondando al
1 tempo stesso tutti i corpi, comprime queste medesime parti e le ritiene col suo
immenso sforzo al posto che la natura ha loro segnato; noi sappiamo in pi
I di un caso dirigere a nostra voglia l'azione potente di questo primo motore
e universale, imitare i baleni e gli scoppii del tuono; tutte le propriet degli es
e seri sembrano strumenti preparati per la nostra intelligenza; noi adattiamo
1
all'uso nostro, la gravezza, il moto, la maniera con cui uno nasce dall'altro; i
pesi pi enormi si elevano nell'aria colle nostre mani deboli e iiacche; un mi
nerale comunica al ferro una tendenza naturale verso un certo punto del globo,
e questo basta per tracciarci ogni rotta sulla vasta supercie dei mari n biso
gnerebbe certo applaudire a tutte queste cosi grandi cognizioni. Ma se voi doman
date a quello stesso bravuomo, come bisogna fare perch una societ politica sia
orente, ricca e potente; perch le famiglie, gl' individui che la compongono
sieno tutti i pi felici che sia possibile, ed ci vi rispondesse: che ci non
I l'obbietto di una scienza esatta, e che ci dipende da un infinita di circostanze
troppo variabili, troppo difficili a distinguere e valutare , non bisognerebbe
mica trovare ridicola cotale sua risposta, perch ella pare naturale e ragionevole
a coloro che la danno di buona fede; e tocca a voi stessi, quando vi si propon
gano questioni alle quali non siete familiari, tocca a voi giudicare quanto piccolo
debba essere il numero di quegli uomini ai quali sia dato di sapere quelle cose
che dai maestri loro non furono ad essi insegnate. Pensate che Montesquieu
stesso, quell'uomo cosi degno per ogni riguardo d istruire solidamente il genere
umano, ci ha detto, come qualunque altro, che i principii del governo debbono
mutare secondo la forma della sua costituzione, e che, senza insegnarci quale sia
la base primitiva, quale lobbietto comune d'ogni costituzione del governo, voi
avete veduto quest' uomo sublime impiegare quasi unicamente la sottigliezza
estrema, la sagacit superiore della sua mente, per cercare, per inventare delle
ragioni speciali a certi dati casi.
Eppure gli uomini non sono mica riuniti in societ civili dal caso. N certo
senza ragione ch'eglino hanno estesa la catena naturale dei doveri reciproci, e.
che si sono sottoposti ad un'autorit sovrana. Essi avevano, essi hanno uno scopo
essenzialmente segnato dalla natura per condursi cos. Ora, la loro costituzione
sica, quella degli altri esseri, dai quali sono circondati, non permettono chei
mezzi per pervenire a tale scopo sieno arbitrarii; perch non vi pu essere nulla
d'arbitrario in atti fisici tendenti ad un fine determinato. Non si pu arrivare a
nessun punto se non per la via che vi conduce. '
"10 nerou'r or nniuouus.
_ C' dunque una via necessaria per avvicinarsi pi che sia possibile all'ob_
bietto dell'associazione tra gli uomini e della formazione dei corpi politici. (2'
dunque un ordine naturale essenziale e generale che racchiude le leggi costitu
tive e fondamentali di tutte le societ, un ordine dal quale le societ non possono
discostarsi senza essere meno societ, senza che lo stato politico abbia minor
consistenza, senza che i suoi membri si trovino pi o meno disgiunti ed in una
situazione violenta; un ordine che non si potrebbe intieramente abbandonare
senza operare la dissoluzione della societ e ben presto la distruzione assoluta
. della specie umana.
Ecco quello che Montesquieu non sapeva; quello che gli scrittorelli sedicenti
politici i quali hanno creduto camminare sullorme di quel gran genio erano assai
pi lontani di lui di neanche intravedere; quello che profondamente ignora una
moltitudine duomini di merito, istruttissimi daltronde in tutte le cognizioni di
6111 noi abbiamo fatta lenumerazione al principio di questo scritto.
L'ignoranza, come tutte le cose di questo mondo, tende di per se stessa a
perpetuarsi. La nostra, sopra coteste verit le pi importanti di tutte per gli uo
mini riuniti in societ, era mantenuta e nudrita da un grande numero di cose
esteriori, che qui ora inutile svolgere. Noi non sappiamo quautella avrebbe
durato, ma si pu giudicare dalla resistenza chella oppone ancora oggidl alla
luce nascente, che il suo temperamento era robusto. Sono omai tredici anni che
un uomo dell'ingegno pi vigoroso (Qucsnay) esercitato alle meditazioni pro
fonde, gi conosciuto per opere eccellenti e pe' suoi successi in un'arte nella quale
la grande abilit consiste a osservare e rispettare la natura, penetr chella non
limita le sue leggi siche a quelle che no a di nostri si sono studiate nelle no
stre scuole, nelle nostre accademie: e che mentre ella da alle formiche, alle pec
chie, ai castori ecc. la facolt di sottoporsi, di comune accordo e per interesse
proprio loro, a un governo buono, stabile e uniforme, ella non riuta all'uomo il
potere di elevarsi al godimento di quel medesimo vantaggio. Animato dall im
portanza di tale sua veduta e dalla prospettiva delle grandi conseguenze che se
ne potevano ritrarre, esso applic tutta la penetrazione della sua mente alla ri
cerca delle leggi siche relative alla societ, ed arriv nalmente ad assicurarsi
della base incrollabile di queste leggi, a concepirne linsieme, a svolgerne la
concatenazione, e ad estrarne e dimostrarne i risultati. Tutto ci formava una
dottrina nuovissima, lontanissima dai pregiudizii adottati dall ignoranza gene
mie, e molto al di sopra dell intendimento degli uomini volgari, nei quali labi
tudine contratta dalla loro infanzia di occupare unicamente la loro memoria,
soffoca il potere di far uso del proprio giudicio.
Il momento non era ci non ostante assolutamente sfavorevole per pubblicano
quella dottrina. Lillustre Gournay, inlendente del commercio, guidato come
Qucsnay dalla sola giustezza del proprio ingegno, arrivava nel tempo medesimo,
ma per via diversa, ad una gran parte dei medesimi risultati pratici. Comineiava
esso a metterli sott'occhio agli amministratori supremi, ed a formare colle sue
conversazioni e coi suoi consigli dei giovani e degni magistrati, che sono oggidt
l'onore e la speranza della nazione; nel mentre che il dottor Qucsnay dava all'
Enciclopedia i vocaboli Fittajuoli e Granaglie, che sonoi primi scritti pubblici
nei quali esso abbia cominciato la sposizione della scienza chegli doveva alle sue
Scoperte. Subito dopo, egli inventava il Quadro economico, questa formula 60h.
ORIGINE e l'llOtiBESSl Di una SCIENZA Nuova. 411

prendente la quale dipinge la nascita, la distribuzione e la riproduzione delle rie,


chezze, e che serve a calcolare con tanta sicurezza, prontezza e precisiouele'etto
di tutte le operazioni relative alle ricchezze. Questa formola, la spiegazione di
essa, le Massime generali del governo economico che l'autore vi aggiunse,
furono stampate con delle annotazioni al palazzo di Versailles nel 1758.
Tre uomini tutti egualmente degni d'essere gli amici dell inventore della
scienza e del Quadro economico, Gournay, il marchese di Mirabeau e Mercier de
La Riviere, si legarono allora intimamente a lui. Vera tutto a sperare, per la ra
pidita del progresso della nuova scienza, dal concorso di tre uomini di tale
ingegno col suo primo istitutore. Ma una morte prematura rapiva Gournay ai voti
ed alla felicit del suo paese (1759). Mercier de La Riviere veniva nominato Inten
dente della Martinica, e il suo zelo, la sua attivit per servire la patria con ope
razioni utili perpetuamente dirette dai principii luminosi dei quali era penetrato,
non gli permisero, in tutto il corso della sua amministrazione di occuparsi della
cura di svolgere agli altri l'evidenza di quei principii che guidavano il suo tra
vaglio immenso e giornaliero. il virtuoso Amico degli uomini rimase solo a se
condare la mente creatrice della scienza la pi utile al genere umano, e cominci
questa nuova carriera colla pubblica ritrattazione degli errori che gli erano sfug
giti nel suo Trattato della popolazione. Atto generoso che basta per servire di
scala di confronto tra la forza di mente, l'onest di cuore, la nobilt d'animo
di quel vero cittadino; e la debolezza, il vile orgoglio, le mene articiose di alcuni
altri scrittori della stessa epoca, gli errori dei quali erano ben altrimenti conside
mvolie perimlosi, ma che incelzati dall'evidenza, vorrebbero ora persuadere al
pubblico ch'cglino non singannarono mai , e che non hanno obbligo a nessuno
dei conoscimento delle verit contraddittorie alle antiche loro opinioni, chessi an
cora oggitl si ilaticano indarno sposare lune allaltre.
Ne bastava allAmico degli uomini convenire aver egli scambiate delle con
seguenze per dei principii, gli bisognava riparare al suo sbaglio pubblicando
delle verit. E lo fece. Videsi allora uscire dalla sua penna feconda un Introdu
ionc nuova alla sua Memoria sugli Stati provinciali, una coui'utazioue della
critica che un manovale di finanza avevatfatto di tale sua memoria; un elo
quente Discorso sullagricoltura diretto alla Societ di Berna, un'opera eccellente
sulle servit feudatarie (Corves), una spiegazione del Quadro economico, la
Teoria del! imposta, la Filosoa rurale ecc. ecc. Alcuni scrittori, formati dalle
sue lezioni e da quelle del maestro cliesso aveva adottate, tratti dall evidenza
della loro dottrina, cominciarono a camminare sull'orme loro. lntieri corpi, e
corpi rispettabili, l'Accademia delle scienze e delle lettere di Casa, la Societ.
reale di agricoltura dOrleans studiarono la nuova scienzae se ne dichiara
rono propugnatori.
Ecco a che si trovava questa scienza, cosi lungamente disconosciuta, quando
Mercier de La. Riviere tornava dalla Martinica ad accelerarne, a metterne lali
al progresso. Riprese egli testo il corso di quegli studii che lo avevano occu
palo prima del suo viaggio. Arricchi di passaggio il Giornale del Commercio
di alcune memorie rmate M. G. e compose nalmente il libro intitolato: Lordine
naturale ed essenziale delle Societ politiche, che e stato teste pubblicato.
Questo libro eccellente conserva nella sua logica, eloquente ad un tempo e
concisa, lordlne stesso chesso espone a suoi lettori. Sempre evidente per le
l

412 uuros'r m uauouns.


menti forti ha eminentemente larte di rendersi intelligibile alle menti deboli,
cogliendo il lato dal quale le verit le pi ignote sono intimamente legate
alle verit la pi conosciute. Egli presenta quella unione loro con un'evidenza
cos schietta, che ciascuno s immagina daver pensate pel primo cose delle
quali non aveva mai avuto idea. quella schiettezza sublime, che sconcerta
i sollsmi, e che vi fa irresistibilmente entrare levidenza nel capo, che gli amici
di lui chiamano le semplicit di Mercier de la Iiivr're. Non c' nessuna di cotali
semplicit che non sieno un lampo di genio.
lo mi crederci molto fortunato se potessi qui degnamente presentare un idea
lucida e rapida delle principali verit,la cui catena, scoperta dal dottor Quesnay,
tanto eminentemente e chiaramente svolta in quel suo libro sublime. Laconviu
zione che ella gia da lungo tempo port nella mia anima m impedisce di resi
stere al desiderio di tentar questimpresa, forse al di sopra delle mie forze, ma
prima di cedere a tale desiderio imperioso, credo dover prevenire i miei lettori
con una riessione che caver dall'antico Giornale dell Agricoltura, del Com
mercio e delle nanze (volume dagosto 1766, pag. 88); ed che sarebbe cosa
tanto imprudente giudicare di unopera dell'estratto anche il pi fedele e me
glio fatto, quanto giudicare dalla bellezza di un quadro dallo schizzo della
sua copia, o della bellezza di un corpo dal suo scheletro.

5. I.
C una societ naturale, anteriore a qualunque convenzione tra gli uomini,
fondata sulla loro costituzione, sui loro bisogni sici, sul loro interesse eviden
temente comune.
In quello stato primitivo, gli uomini hanno dei diritti e dei doveri reciproci
duna giustizia assoluta (i), perch sono d'una necessita fisica e in conseguenza
assoluta per la loro stessa esistenza. Non diritti senza doveri, non doveri senza
diritti.
ldiritti di ciaschedun uomo, anteriori alle convenzioni, sono la libert di
provvedere alla propria sussistenza ed al proprio ben essere, la propriet della
sua persona e delle cose acquistate col travaglio della sua persona (2).

(l) il giusto ASSOLUTO, dice testualmente llercier de La Riviere, pu essere de


nilo : Un ordine di doveri e di diritti che sono di una necessit fisica e per conseguenza
assoluta. Perci, l'ingiusto assoluto tutto ci che si trova contrario a un tale ordine.
il vocabolo di assoluto non qui impiegato per opposizione a quello di relativo; perch
non che nel relativo che il giusto e lingiusto possono aver luogo. Ma quello che rigo
rosamente parlando, non che un giusto relativo, diviene non pertanto un giusto asso
luto per rapporto alla necessit assoluta nella quale noi siamo di vivere in societ .
(T. I, p. 17).
(2) 1 io non credo, dice Mercier de La Riviere, che si voglia riutare ad un uomo il
diritto naturale di provvedere alla propria conservazione; questo primo diritto non anzi
in lui che un risultato di un primo dovere che gli imposto sotto pena di dolore e per
no di morte. Senza tale diritto la sua condizione sarebbe peggiore di quella degli ani
mali; poich essi ne hanno uno allatto simile. Ora, evidente che il diritto di provve
dere alla propria conservazione racchiude il diritto di acquistare, colle sue ricerche,
col suo travaglio le cose utili alla sua esistenza, e quello di conservarla dopo averle
acquistate. E evidente che questo secondo diritto non che un ramo del primo: non si
pu dire di avere acquistato ci che non si ha diritto di conservare; perci il diritto di
ontouvn a rnoensssr in una scienza nuova. 415
Suoi doveri sono il travaglio per provvedere ai proprii bisogni, ed il rispetto
della libert, della propriet personale, e della propriet mobiliare altrui.
Le convenzioni non possono esser fatte tra gli uomini se non per rico
noscere e per guarentirsi vicendevolmente quei diritti e que doveri stabiliti da
Dio medesimo.
C' dunque un ordine naturale ed essenziale (I) al quale le convenzioni sociali
sono sottoposte, e questordine quello che assicura agli uomini riuniti in societ
il godimento di tutti i loro diritti per via (lellosscrvanza di tutti i loro doveri.
La sottomessione esatta e generale a questordine la condizione unica, dalla
quale ciascuno possa aspettare e debba sperare con certezza la partecipazione a
tutti i vantaggi che la societ possa procurarsi.
acquistare e il diritto di conservare non formano insieme che un solo e medesimo diritto,
ma considerato in tempi differenti.
dunque dalla natura stessa che eiaschedun uomo riceve la propriet esclusiva della
sua persona e quella delle cose acquistate colle sue ricerche e co suoi travagli. lo dico
la propriet esclusiva, perch se ella non fosse esclusiva ella non sarebbe un diritto di
propriet.
a Se ciascun uomo non fosse, esclusivamente a tutti gli altri uomini, proprietario della
persona sua, bisognerebbe che gli altri uomini avessero sopra di lui dei diritti simili ai
suoi: in tal caso non si potrebbe pi dire che un uomo ha il diritto naturale di prov
vedere alla sua conservazione; allorch egli volesse usare di un tal diritto, gli altri avreb
bero pure il diritto d impedirnelo; il suo preteso diritto sarebbe dunque nullo; perch
un diritto non pi un diritto. del momento che i diritti degli altri non ci lasciano la
libert di goderne 1. (Ibid., p. 18,19). '
(l) Mercier de La Riviere lo denisce nei termini seguenti: L'ordine essenziale a tutte
le societ particolari lordine dei doveri e dei diritti reciproci lo stabilimento dei quali
essenzialmente necessario alla pi grande moltiplicazione possibile delle produzioni,
a/ne di procurare al genere umano la pi grande somma possibile di felicit e la pi
' grande moltiplicazione possibile . (IbitL, p. 45).
Lautore aggiunge che la propriet serve di base fondamentale a quell'ordine, e fa
seguire questa proposizione dallo svolgimento seguente: Nulla di tanto semplice come
lordine essenziale delle societ; niente di cos facile a concepire quanto i principii immu
tabili che lo costituiscono; eglino sono racchiusi nei tre rami del diritto di propriet;
cosa agevole dimostrarlo.
La propriet personale il primo principio di tutti gli altri diritti: senz'ella non c'
pi n propriet mobiliare, n propriet fondiaria, n societ.
La propriet mobiliare non per cosi dire, se non un modo di godere della pro
priet personale, o piuttosto la stessa propriet personale considerata nei rapporti
ch'ellha necessariamente colle cose adatte ai nostri godimenti; si dunque obbligati di
rispettare, di proteggere la propriet mobiliare, per non distruggere la propriet perso-_
snnale, la propriet fondiaria e la societ. -
La propriet fondiaria stabilita sulla necessit di cui ella alle due prime pro
priet, che senz essa diventerebbero nulle: dal punto in cui ci fossero pi uomini che
sussistenze, il bisogno li metterebbe nel caso di farsi a brani tra loro, ed allora non esi
sterebbe pi n propriet mobiliare, n propriet personale, n societ.
Queste tre sorta di propriet sono talmente unite insieme, che le si denno risguar
dare come formanti un sol tutto del quale niuna parte pu essere staccata, senza che
ne risulti la distruzione delle altre due. L'ordine essenziale a qualunque societ dun
que di conservarla tutte e tre nel loro intiero; esso non pu ammetter nulla che possa
ferire alcuna di queste tre propriet.
Ma, mi si dir, non ci sono forse altre istituzioni sociali che facciano necessariamente
parte dell ordine essenziale delle societ? Ci vero, ma elle non vi prendono posto se
non come conseguenze necessarie e non come principii primi, e al diritto di propriet
che bisogna risalire per trovare la necessit di queste istituzioni . (Ibid., p. 45, 46 e 47).
414 buroivr m Nsnouss.

5. n.
Leproduzioni spontanee della terra e dell'acqua non bastano per fare sussi
stato una popolazione numerosa, n per procurare agli uomini tutti i godimenti
dei quali sono suscettibili.
La natura dell'uomo, non ostante, lo porta invincibilmente a propagare la
sua specie, a procurarsi dei godimenti, a schivare i patimenti e le privazioni per
quanto gli possibile.
La natura prescrive dunque alluomo larte di moltiplicare le produzioni, la
coltura, per migliorare lo stato proprio, e per soddisfare ubbondevolmente ai
bisogni delle famiglie crescenti.
La coltura non pu stabilirsi che con travagli preparatorii e con anticipa
zioni fondiarie, preliminari indispensabili dei travagli annui, delle anticipazioni
perpetuamente mantenute, e delle spese perpetmmente rinnovellate, le quali me
tutte si chiamano propriamente la coltura. '
Prima di coltivare, d'uopo tagliare le boscaglia, sbarazzarne il terreno,
sbarbicarne le radici; bisogna. procurare uno scolo alle acque stagnanti, arginar
quelle che scorrono fra due terre, bisogna preparare fabbriche per rinchiudervi e
conservare le ricolte, ecc., ecc.
impiegando la sua persona e le sue ricchezze mobiliari nei travagli ed
alle spese preparatorie della coltura, l'uomo acquista la propriet fondiaria del
terreno sul quale esso ha lavorato. Privarlo di quel terreno sarebbe portargli via
il travaglio e le ricchezze consumate nella coltivazione da lui operata; Sarebbe
violare la propriet personale e la propriet mobiliare di lui.
Acquistando la propriet del fondo, l'uomo acquista la propriet dei frutti
prodotti da tale fondo. Codcsta propriet dei frutti e lo scopo di tutte le spese e
di tutti i travagli fatti per acquistare o creare delle propriet fondiarie. Senza di
essa niuno farebbe ne spese ne travagli; non vi sarebbero guari proprietarii lun
diarii, e la terra rimarrebbe incolta, a grande detrimento della popolazione esi
stente o da esistere.
Se luomo divenuto proprietario fondiario coll impiego lecito delle sue pro
prieta personale e mobiliare, si associa ad altr'uomo per continuare la coltiva
zione della sua terra, ed anche, se dopo aver fatte tutte le spese fondiarie, si
concerta con un altro il quale s incarichi di tutte le spese della coltura propria
mente detta, si stipula naturalmente e liberamente una convenzione per la quale
ciascuno dei contraenti avr nei frutti la propriet. di una parte proporzionata
alla propria messa di travagli e di spese, per modo che il diritto di propriet
personale e mobiliare di amendue sia conservato dellin tutto qual era.
5. m.
Abbiamo veduto test che indipendentemente dalle amicipazz'on [culinarie la
coltura esige un capitale di anticipazioni perpetuamente esistenti, le quali con
giuntamente alla terra formano per cos dire la materia prima de suoi travgli.
Tali sono gli strumenti aratorii, gli animali da lavoro, i bestiami necessarii per
concimare le terre, ecc. ecc. 4
Cotali anticipazioni primitive sono deteriorabili e soggette ad accidenti diversi
duopo quindi mantenerle, ripararle, rinnovarle continuamente.
omcnvn e rnocanssr Di un scuszz nuova. 415
duopo altresi provvedere alle spese annue, volute dal salario e dal man
tenimento di tutti gli uomini e di tuttigli animali, 1 travagli dei quali concorrono
alla coltivazione delle terre. ' '
Gli dunque indispensabilmente necessario che si prelevi ogni anno sul valore
delle ricolte una somma suticiente per mantenere queste anticipazioni primitive,
e per provvedere alle spese annue della cultura nell'anno seguente: senza di che
si attirerebbe alla coltura un deterioramento notevole e progressivo, al quale sa
rebbe inevitabilmente annessa una diminuzione proporzionata nella massa delle
produzioni rinascenti e nella popolazione.
parimente necessario che codesta somma da prelevarsi sulle ricolte, in gra
zia della perpetuita della coltura, non sia cosi strettamente misurata alle spese
Correnti che debbe pagare, ch'ella non lasci al coltivatore il mezzo di sopportare
i grandi accidenti cagionati dalle intemperie delle stagioni, quali sono la brinata,
la grandine, la golpe, le inondazioni, ecc. ecc.; senza di che questi accidenti
inevitabili, toglierebbero al coltivatore la facolt di continuare i loro travagli, e
distruggerebbero non solamente la ricolta di un anno, ma quelle ancora degli
anni susseguenti.
Quelle somme, che debbono ogni anno essere consacrato a perpetuare le ri
colte, sono ci che si chiama le ripresa dei coltivatori.
La cura di assicurarseue il ricupero forma l'obbietto delle convenzioni libere
che gl' imprenditori di coltura stipulano coi proprietarii fondiarii.

5, iv.
Quando si sono prelevate sulle ricolte le riprese dei coltivatori, quelle somme
necessarie per fare le spese della coltura all'anno susseguente, e per mantenere il
fondo di anticipazioni perpetuamente, esistenti in bestiami, strumenti, ecc.; quelle
somme che la natura esige e determina imperiosamente vengano annualmente
impiegate alla coltivazione delle terra; il rimanente si chiama prodotto netto.
Questo prodotto netto e la propriet fondiaria. il prezzo delle spese e dei
travagli del dissodamento, prosciugamenti, piantagioni, fabbriche, ecc., fatte per
ridurre la terra in istato di poter essere coltivata.
Quanto pi questo prodotto netto e considerevole, tanto pi vantaggioso di
essere proprietario fondiario.
Pi che vantaggioso di essere proprietario fondiario, e pi persone si tro
vano che consacrino spese e travagli a creare, ad acquistare, a estendere, a mi
gliorare propriet fondiarie.
Pi che si trovano persone che impieghino spese e travagli a creare o mi
gliorare propriet fondiaria, e pi la coltura si estende e si perfeziona.
Pi che la coltura si estende e si perfeziona, e pi rinascono annualmente
produzioni consumabili.
Y Pi che le produzioni consumabili si moltiplicano, e pi gli uomini possono
procurarsi godimenti, e in conseguenza eglino sono pi felici.
Pi che gli uomini sono felici, e pi saccresce la popolazione.
per ci che la prosperit dell'umanit intiera legata al maggior prodotto
netto possibile, al migliore stato possibile dei proprietarii tondiarii.
416 ourou'r m Nmuouns.

5. v.
Perch vi sia il maggior prodotto netto possibile, necessario che tutti i tra
vagli i quali concorrono alla rinascenza ed allo spaccio delle produzioni sieno
eseguiti colla minore spesa possibile.
Perch que travagli sieno eseguiti colla minore spesa possibile, necessario
che vi sia la maggior concorrenza possibile tra coloro che fanno le anticipazioni
e che sopportano la fatica di tali travagli; imperocch nella concorrenza, cia
scuno singegna per economizzare nelle spese del suo travaglio, alline di meritare
la preferenza, e questeconomia generale ridonda a profitto di tutti.
Perch vi sia la maggior concorrenza possibile fra tutti coloro che esegui
scono e fra tutti coloro che fanno eseguire i travagli umani, necessario che
vi sia la maggiore libert possibile nell'impiego di tutte le propriet personali,
mobiliari e fondiarie, e la maggiore sicurezza possibile nel possesso di ci che si
acquista coli impiego di queste propriet.
Non si potrebbe impacciare, comunque si fosse, la libert dell impiego delle
propriet personali, mobiliari o fondiario, senza diminuire il prodotto netto della
coltura, e per conseguenza l interesse che si trova a coltivare, e per conseguenza
la coltura stessa, e per conseguenza la massa delle produzioni consumabili, e per
conseguenza la popolazione.
Abbandonarsi a siffatto attentato, sarebbe lo stesso che dichiarare la guerra
ai suoi simili; sarebbe violare i diritti e mancare ai doveri istituiti dal creatore;
sarebbe opporsi , per quanto la debolezza nostra ne abbia potere , opporsi
ai decreti di lui, sarebbe commetter delitto di lesa maest divina ed umana.
La libert generale di godere di tutta l'estensione dei proprii diritti di pro
priet suppone necessariamente in ciascun individuo la sicurezza intiera di un tal
godimento, e proscrive dunque evidentemente qualunque impiego delle facolt
degli uni contro la propriet degli altri.
Ninna propriet senza libert, niuna libert senza sicurezza.

5. Vi.
Perch vi sia la maggior libert possibile nell impiego, e la maggior sicu
rezza possibile nel godimento delle propriet personali, mobiliari e fondiarie,
necessario che gli uomini riuniti in societ si guarentiscano vicendevolmente tali
propriet, e le proteggano reciprocamente con tutte le loro forze siche.
Sono questa guareutigia e questa protezione reciproca che costituiscono pro.
priamente la societ.

5. va.
Se per cooperare alla guarentigia vicendevole del diritto di propriet, fosse
d'uopo che tutti gli uomini vigilassero per difendere i possedimenti loro e gli
altrui, essi sarebbero in uno stato meno vantaggioso dello stato primitivo, nel
quale ciascuno non aveva a conservare che la sostanza propria sua. dunque
necessaria un'autorit tutelare, la quale vegli per tutti, intanto che ciascuno in
combe alle proprie faccende.
Perch questautorit adempia al ministerio importante che a lei viene alli
onioixe r: rnoonssi in una SCIENZA suon. 417

dato, necessario ch'ella sia sovrana, ch'ella sia armata di una forza superiore
a tutti gli ostacoli che potesse incontrare.
E altres necessario chella sia unica. L'idea di parecchie autorit nel mede
simo Stato non presenta che unassurdit compiuta. Se elle sieno uguali, non v'
guari autorit, non pu esservi che maggiore o minore anarchia; se luna tra
loro superiore, quella e l'autorit. vera; le altre non sono pi nulla.

3. vai.
L'autorit sovrana non istituita per fare leggi; dappoich le leggi le son
bell'e fatte dalla mano di Colui, il quale cre i diritti ed i doveri.
Le leggi sociali, stabilite dall'Ente supremo prescrivono unicamente la con
servazione del diritto di propriet e della libert che ne inseparabile. '
Gli ordinamenti dei sovrani sarebbero contraddittorii alle leggi dell ordine
sociale se essi vietassero di rispettare la propriet, se comandassero di bruciare
le messi, se essi prescrivessero il sacrificio de pargoletti; codeste non sarebbero
leggi, ma atti insensati, iquali non sarebbero obbligatorii per nessuno.
C dunque un giudice naturale ed irrecusabile degl ordinamenti stessi dei
sovrani; e questo giudice e l'evidenza della conformit loro, o della loro oppo
sizione alle leggi naturali dell'ordine sociale. '
La causa del rispetto estremo e dell'obbedienza intiera che noi dobbiamo alle
leggi viene dalla condizione, chelle sono vantaggiose a tutti, e che gli uomini
sarebbero obbligati di sottomettervisi per religione di foro di coscienza, quand'
anche elle non fossero promulgate dal sovrano, e quandanche questi non impie
gasse a farle osservare tutto il potere della sua beneca autorit.
I sovrani sono obbligati di promulgare con ordinamenti positivi le leggi na
lurali ed essenziali dellordine sociale, ed hanno il diritto di adempiere a questo
sacro ministerio; depositarii di tutte le forze della societ, a loro soli che ap
partiene di dichiarare, in nome della Societ, guerra aperta a tutti coloro che
violeranno i diritti dei membri di essa.
Ondecch, cio che si chiama potere legislativo, il quale non pu mai essere
quello di creare, ma che quello di dichiarare le leggi, e di assicurarne l'osser
vanza, appartiene esclusivamente al sovrano, percheal sovrano cbeil potere ese
cutivo appartiene esclusivamente, per la natura stessa della sovranit.
Questi due poteri non possono venir separati senza disordine, perch il di
ritto di comandare diventerebbe di niun uso seza il potere di farsi obbedire.

3. |.\.
Per la ragione stessa che il sovrano ha la potenza legislativa e la potenza
esecutiva, la funzione di giudicare i cittadini incompatibile colla sovranit.
Ella incompatibile colla sovranit: perch la funzione di giudicare quale
debba essere l'applicazione della legge e dei casi particolari trae seco laricerca
di un'innit di fatti speciali, alla quale il sovrano non pu dedicarsi.
Ella incompatibile colla sovranit; perch ella toglierebbe alla sovranit
ed alle leggi la santit del carattere loro; esporrebbe il sovrano a tutte le sedu
zioni possibili, ed al sospetto perpetuo di tutte le seduzioni possibili. Non si po
trebbe saper pi segli parli come legislatore o come giudice; non vi sarebbero
lzconom. Touo I. -- 27. '
448 nerosr m csnoons.
pi vere leggi positive; tutte le sentenze verrebbero risguardate come voleri del
momento.
Ella incompatibile colla sovranit; perch qualora il sovrano si fosse in
gannato nel suo giudicio, come impossibile che qualunque giudice taluna volta
nol sia, relativamente a certi fatti equivoci e difficili a comprovare, e come sopra
tutti sarebbe impossibile al sovrano (che non avrebbe mai il comodo di un esame
sufficiente nella moltitudine dall'ari, dai quali sarebbe schiacciato) di non esserlo
frequentissimamente, non ci sarebbe nessuno a cui potesse rivolgersi per far
riformare il giudicio; e per aver voluto rendere la giustizia, il sovrano sarebbe
privato di far rendere giustizia.
dunque necessario che visieno dei magistrati stabiliti per fare l'applicazione
delle leggi, per esaminare le contestazioni che sorgono tra particolari, ed anche
tra il sovrano, come protettore del pubblico, e iparticolari accusati d'aver violato
lordine pubblico, e per dichiarare, dopo sufficiente esame, che un tale nel
caso tale, sul quale la legge ha pronunciato.
Pcrch sia evidente che i magistrati abbiano fatto un esame sufficiente negli
affari sottoposti al loro giudicio, necessario che essi sieno assoggettati a delle
forme le quali comprovino un tale esame.
Il diritto di regolare tali forme appartiene al sovrano come un ramo della
legislazione positiva.

5. x.
Imagistrati essendo incaricati di giudicare giusta le leggi positive e confor
memente alle regole prescritte dalle leggi positive, ed avendo a decidere cos dei
beni, della vita, dell'onore dei loro concittadini, eglino sono religiosamente obbli
gati dal cominciar a giudicare le stesse leggi positive.
evidente che un magistrato sarebbe colpevole, segli sincaricasse di pronun
ziare delle pene contro i suoi simili, a norma di leggi evidentemente ingiuste.
I magistrati debbono dunque confrontare le ordinanze positive colle leggi
della giustizia per essenza, le quali regolano i diritti e i doveri di ciascuno e
che sono la base dellordine sociale, prima d'impcgnarsi a giudicare a norma di
quegli ordinamenti.
L'ignoranza non pu giustificare i magistrati di non aver fatto un tale esame
e un tale confronto; imperocch l'ignoranza medesima e un delitto capitale in un
uomo, il quale abbraccia un ministerio grave che esige essenzialmente che coloro
che lo esercitano non sieno ignoranti.

5. XI.
Lesame, al qualei magistrati sono obbligati, non potrebbessere di pregiudi
zio allautorita sovrana; poiche l'autorit sovrana non essendo tale se non per
che elle depositaria delle forze pubbliche, alla non ha niun altro interesse che
quello di accrescere, colle migliori leggi positive, queste forze che sono a sua dis
llOSlZlOllB.

L'autorit sovrana depositaria delle forze pubbliche e ad esse comanda, per


chelevidenza dell'interesse comune raccoglie in lei tutte le volont.
E questa riunione di volont e di forze che costituisce la potenza e l'autorit
sovrana.
ORIGINE a PROGRESSI m UNASCIENZA NUOVA. 419.
Ecco perch quello che vantaggioso ai sudditi accresce la potenza e l'auto
rit dei sovrani. ,
E sarebbe oll'endere gravemente i sovrani, perch sarebbe un reputarli ingitrsti7
ed insensati ad un tempo, supporre chessi volessero diminuire la potenza e lL
torit loro, disgiungendo con ingiustizie evidenti le volont e le forze natural-
mente portate a raccogliersi nelle persone loro. '
Allorch dunque sfugge un errore ai sovrani nei loro ordinamenti positivi,
ci non pu avvenire che involontariamente, ed i magistrati ll servono utilmente,
fedelmente e religiosamente facendo loro conoscere quegli errori involontarii.

-' 5. xn.
Perch i magistrati possano compiere questa funzione inseparabile dal loro
ministerio, la funzione importantissima di verificare gli ordinamenti positivi com'-'
parandoli colle leggi naturali ed essenziali dell'ordine sociale, necessario,
come noi gi abbiamo notato, che i magistrati sieno profondissimamente istruiti
di queste leggi primitive e fondamentali d'ogni societ.
Per esser certi che imagistrati sieno illuminati, e sulficientemente istrutti
delle leggi naturali dell'ordine sociale, necessario che si possa giudicare del loro
grado di studio e della capacit loro su questo proposito.
Perch si possa giudicare della capacit dei magistrati, e necessario che an
che la nazione medesima sia ben illuminata sui diritti ed i doveri reciproci degli
uomini riuniti in societ, e sulle leggi siche della riproduzione e della distribulI
zione delle ricchezze.
i

Perche la nazione sia sumcientemente illuminata intorno a queste leggi 'na


nrali, e necessario stabilirne listruzione pubblica e generale, e favorire le'opre
dottrinali di tal genere, dimodoch l'ultimo dei cittadini ne abbia almeno una '
ieggiera tintura, e che tutti coloro che pretendono venire costituiti in qualsiasi
dignit, ne abbiano una conoscenza esatta, profonda e compiuta.

3. X111.
L'autorit sovrana non pu adempiere alle sue funzioni tutelari, guarentire
la propriet di tutti edi ciascuno conv forze superiori a tutte le altre che vi vo-I
lcssero attentare, provvedere alle spese della giustizia distributiva e dell'istruzione
pubblica, se non con ispese, ed anzi spese considerevoli. '
d'uopo dunque che la societ paghi queste spese, le quali sono essenziali
alla conservazione della societ, all'osservanza dell'ordine, al mantenimento del
diritto di propriet. _
La porzione di ricchezze, che paga queste spese pubbliche, si chiamai t'frl
posta.
L'imposta, come conservatrice delle propriet, il gran legame, il nodo-ice
derativo, il vinculum sacrum della societ. Quest'oggi-Ho tanto importante che
noi consacreremo parecchi paragrafi alla spiegazione delle leggi naturali che lov
concernono. "
5. XIV.
Non dipende dagli uomini lo stabilire limposta secondo il loro capriccio, c '
una base ed una forma essenzialmente stabilita dall'ordine naturale. "
420 nuvosr m semocns.
E quando diciamo che ci non dipende dagli uomini, dovremmo dir me
glio dagli uomini illuminati e ragionevoli; imperocch niuno contesta agli igno
ranti il potere fisico di cadere in grossi errori, ma le leggi naturali li sottopon
gono allora a punizioni severissime, inevitabilmente congiunte a quegli errori
medesimi, ed tutto questo che noi vogliamo dir qui.
Limposta deve far fronte a spese perpetuamente rinascenti; essa non pu
dunque venir presa che su ricchezze pur esse rinasceuti.
Limposta non potrebbe anzi pesare indiilerentemente su tutte quante le ric
chezze rinascenli. La natura ha negato a quelle che si chiamano riprese dei col
livatnn' (vedi S. lll) la facolt di contribuire all'imposta, mentrella ha loro in:
periosamente ingiunta la legge di essere impiegate per intiero a mantenere ed a
perpetuare la coltura, sotto pena di vedere annientarsi grado a grado la coltura,
le ricolte, la popolazione, glimperii.
La porzione delle ricolte chiamata il prodotto netto (vedi S. IV) dunque la
sola che possa contribuire all imposta, la sola che la natura abbia resa acconcia
a provvedervi.
dunque dell'essenza dell'imposta di essere una porzione del prodotto nella
della coltura.

5. xv.
Lo scopo dell'imposta la conservazione deldiritto di propriet e della libert
dell'uomo in tutta l'estensione loro naturale e primitiva, conservazione che sola
pu assicurare la moltiplicazione delle ricchezze e della popolazione.
Qualunque forma dimposizione che restringesse la propriet e la libert del
l'uomo, e che diminuisse perci necessariamente le ricchezze e la popolazione,
sarebbe dunque manifestamente opposta allo scopo dell'imposta.
Se si stabilissero imposizioni sopra le persone, sulle mercanzie, sulle spese.
sulle consumazioni, la percezione di queste imposizioni sarebbe assai costosa;
l'esistenza loro impaccierebbe la libert dei travagli umani, ed aumenterebbe ne
cessariamente le spese di commercio e di coltura (vedi S. V).
Questaumentazione di spese di commercio e di coltura, queste tasse dispen
diose tra la produzione e la consumazione, non aumenterebbero la ricchezza di
niun compratore-consumatore, e non potrebbero far spendere a chicchessia pi
della sua rendita.
. Elle costringerebhero dunque i compratori ad oll'rir meno per le derrate e le
materie prime, per causa della tassa e della percezione costosa della tassa, e
dell accrescimento di spese intermedie di commercio e di fabbricazione, che la
tassa e la sua percezione occasionerebbero.
Elle farebbero dunque ribassare necessariamente d'altrettanto il prezzo di
tutte le vendite di prima mano.
lcoltiv'atori che fanno queste vendite si troverebbero dunque nell entrata
loro in decit di tutta la diminuzione del prezzo delle loro derrate e materie
prime. '
Sarebber'essi dunque costretti di abbandonare la coltura dei terreni cattivi e
mediocri, i quali prima della diminuzione non rendevano che poco o niente di
pi del rimborso delle spese della loro coltivazione, e che per questa diminuzione
del valore delle ricette non potrebbero pi rimborsare quelle spese necessarie a
ometm: a PROGRESSI DI UNA SCIENZA M'ot'a. 421
coltivarli. E da ci nascerebbe una prima e notevole diminuzione nella massa to
tale delle sussistenze, nellagiatezza del popolo, e prontamente nella popolazione.
l coltivatori sarebbero sforzati inoltre di scemare odalla rendita dei proprie
tarli, o dalle spese della propria coltura una somma eguale al decit ch'essi pro
verebbero nellentrata loro.
Sei coltivatori potessero togliere questa somma dalla rendita dei proprietarii
fondiarii (come sarebbe giusto, poich quella rendita la sola disponibile, men
tre che le riprese del coltivatori sono essenzialmente ipotecate ai travagli della
riproduzione), evidente che allora que'proprietarii sopporterebbero per intiero
le tasse messe sulle persone, sul travagli, sulle derrate, sulle mercanzie, e le
spese moltiplicate della percezione di quelle tasse, e la diminuzione di valore che
la loro esistenza e iimpaccio che tien loro dietro cagionerebbero alle ricolte.
parimente evidente che, in tal caso, costerebbe molto pi ai proprietarii
fondiarii, di quello che se avessero direttamente pagato al fisco, sulle loro ren
dite, senza spese di percezione, e senza che il valore delle produzioni che l'anno
la base di lor rendite, fosse diminuito, una somma eguale a quella che il sovrano
ritrarrebbe dalle imposizioni indirette.
Se i coltivatori fossero legati, rispetto ai proprietarii iondiarii, da obblighi
che li costringessero a pagare annualmente a costoro una somma determinata,
sarebbero eglino ridotti a sminuire delle spese della loro coltura, in ragione della
perdita che loro cagionerehbero la diminuzione del prezzo delle produzioni, e il
pagamento che sarebbero costretti di fare dellimposizione indiretta e delle spese
della sua percezione.
Questo scemamento delle spese produttive condurrebbe inevitabilmente alla
diminuzione della produzione; poich le spese necessarie per la coltura sono una
condizione essenziale, e sine qua non delle ricolte. Non si potrebbero sopprimere
quelle spese senza sopprimere le ricolte; non si potrebbero diminuire senza che
le ricolte diminuissero in proporzione.
Se i contratti che impegnassero i coltivatori in faccia ai proprietarii avessero
a correre parecchi anni, e se i primi non potessero annullarli, il deterioramento
diventerebbe progressivo e tanto pi rapido per quanto che il coltivatore sarebbe
sforzato di pagare ogni anno il medesimo iitto e la medesima imposizione sopra
una ricolta ogni anno aiiievolita per eiletto di questi pagamenti, ai quali esso non
potrebbe soddisfare che sminucndo, e sminuendo ogni anno, le spese delle sua
coltura. '
Quel deterioramento, tanto terribile per la popolazione, ricadrebbe poi neces
seriamente alla ilne sui proprietarii i'ondiarii esul sovrano, sia per la rovina degli
intraprenditori della coltura, sia per lo spirare de'loro contratti.
Quegli imprenditori di coltura, ai quali rimanesse ancora il mezzo di rin
novare i loro contratti, istruiti dalla sperienza, stipulerebbero in modo da inden
nizzarsi delle perdite toccate, ed almeno da non esporsi a farne altre simiglianti
nello avvenire. Le loro facolt menomale non permettendo loro di operare la loro
coltivazione cosi largamente come per lo passato, essi non simpegnerebbero che
in ragione dellimpotenza, alla quale li avrebbe ridotti la perdita di una parte
delle loro richezze, in ragione della diminuzione sopravvenuta nei prezzi delle ven
dite di prima mano, e del sopraccarico dell'imposizione indiretta e delle spese
della percezione di essa.
{22 . oueona DI nauocas.
L impoverimento di questi imprenditori di coltura, e la rovina degli altri,
ai quali non rimarrebbe pi la facolt di fare le anticipazioni delle spese di colti
vazione, distoglierebbero gli uomini ricchi di dedicarsi ad una.professione, la
quale non presenterebbe loro che la prospettiva della perdita della loro fortuna.
La coltura della maggior parte delle terre resterebbe abbandonata e dei miseri
lavoratori senza niun mezzo, e ai qualii proprietarii fondiarii sarebbero obbligati
di fornire la sussistenza. Allora, impossibilii di procurarsi animali vigorosi per
eseguire i lavori con forzae celerit, e bestiami in quantit abbastanza grande
per concimare le terre; scarsezza dei ueressarii ingressi; iusullicienza delle ripa
razioni e del mantenimento indispensabile dei fabbricati, dei fossati, eoc.; estin
zione quasi totale delle ricolte, delle sussistenze della popolazione, del prodotto
nello, il quale costituisce la ricchezza dei proprietarii fondiarii, del reddito pub
blico, il quale non pu essere che una parte di tal prodotto nella (vedi S prece
dente), della potenza del sovrano, la quale fondata sul reddito pubblico. in
gosrzroiu uvprserra; VILLANI POVERI-VILLANI Povaar; usura rovaao_
pesata POVERO; sovaano rovsao.

g. xvi.
Noi ci siamo distesi nel paragrafo precedente, per dare unidea delle sventure,
pile quali le nazioni si espongono, quandelle credono potersi governare od essere
governato arbitrariamente, mentre la natura ci ha circondati di leggi supreme,
e di una concatenazione sica ed inviolabile di cause e di effetti, che non lasciano
alla nostra intelligenza ed alla nostra libert che la cura di studiarlo e di confor
marvi la nostra condotta, per profittare dei vantaggi ch'elle ci offrono, ed evitare
imali che ipevitabilmente ci attirerehbero, se noi riutassimo p trascurassimo
dillurniaarci intorno all'ordine che esse costituiscono, e di sottomctterci a quanto
questo ne prescrive.
,Ahhiam vedpto teste che allora quando si vuol prendere una strada indiretta
per esigere'l'imposta, non viene essa per questo, in ultima analisi, egualmente
pagata dal prodotto netto delle propriet fondiario, ma anzi lo in modo estre
mamente funesta e molto pi oneroso per li proprietarii; che esso ,impaccia la
libert e ristringe la propriet dei cittadini; che fa ribassare il prezzo delle pro
dugitmi nella vendita di prima mano; che diminuisce la massa dei prodotti e pi
ancora la somma delle rendite del territorio; che conduce la miseria e lo spopo
lamento; che rovina a grado a grado la coltura, i coltivatori. i proprietarii fon
diarii, la nazione e il sovrano.
" Laonde evidente che le imposizioni indirette sarebbero intierarnente con
trarie allo scopo dell'imposta, a quello dello stabilimento dellautorita sovrana cd
a quello della societ. '
dunque evidente che limposta debbe venire percetla dal prodotto netto e
disponibile degli stabili; imperocche allora ella non sconcerter guari le combi
nazioni legittime e necessarie dei coltivatori, ai quali cosa inditl'erente pagare
una parte del prodotto netto nelle mani del sovrano o in quelle dei proprietarii
fondlarii. La libert di tuttii travagli rimarr intiera, e il prezzo delle ricolte,
nella vendita prima non ribassera menomamente, perch l'ordine delle spese non
sar mntatope che nulla le impedir di ritornare direttamente alla terra per sal
cinema E raoeaessl Dl un SCIENZA NUOVA. 425
darne le produzioni, e che lautorit tutelare non sar che sostituita ai proprie
tarli iondiarii per la spesa di una parte del prodotto disponibile.
Non ci rimane pi adunque che ad esaminare quali regole la natura indichi
per la percezione diretta della parte che deve appartenere allimposta nel pro
dotto netto del territorio.
5. Km.
E primamente evidente che la proporzione dell'imposta col prodotto netto,
non debb'essere arbitraria.
Ella non debbesserlo per parte dellautorita sovrana; perch allora il so
vrano potrebbe invadere tutte le propriet, non ne verrebbe pi risguardato come
conservatore, le volont sarebbero piuttosto portate a ditlidare di lui che non ad
obbedirgli, egli insomma ben presto non avrebbe pi niuna autorit.
Questa porporzione non debbe poi nemmeno essere arbitraria per parte dei
proprietarii iondiarii; perch in momenti dignoranza un interesse mal inteso po
trebbe far loro restringere il reddito pubblico, in modo da nuocere alla consistenza
della societ, alla sicurezza della sua costituzione fondata sulla conservazione
della propriet. -
evidente inoltre che limposta non pu essere invariabilmente ssata ad
una somma determinata; perch il reddito pubblico, suiciente per una societ
debole e nascente, non lo sarebbe pi per una societ estesa e arricchita, la quale
avesse gi dissodato e messo in coltivazione un grande territorio; e nella stessa
maniera quello che fosse stato necessario per questa societ orente, diventerebbe
eccessivo, oneroso e distruttore per la medesima societ, se circostanze esterne,
ovvero errori politici avessero ristretto il prodotto netto della sua coltura, e la
vessero cosi riavvicinato al suo stato di primitiva debolezza.
La unopinione pur troppospaventosa-quella che ha indotto a credere che
fosse necessario, per assicurare la propria difesa, che ogni Stato si sottomettesse
ad nnimposta bastante ad assoldare una forza pubblica a un di presso eguale a
quella dei popoli vicini. Questo pregiudizio che ha fatto aumentare ed accumulare
le imposizioni presso le nazioni deboli e povere, senza niunaltra ragione che la
debolezza e la povert loro medesima, ha cagionato le pi terribili sventure che
abbia patite il genere umano. Per questo pregiudizio, la propriet e stata sagriii
nata, ed i fondamenti della societ scalzati, sotto pretesto di proteggere la pro
priet e di mantenere la societ; per esso, limposta e divenuta arbitraria, e non
ha pi conosciuto limiti se non quelli che unimmaginazione sfrenata dava ai bi
sogni pubblici continnatamente esagerati. Esso avrebbe condotti gli uomini tino '
a volere, malgrado la natura, che il principuccio di Monaco avesse un reddito
lilla da bilanciare il potere del re di Francia.
Non dunque alle pretese necessit degli Stati che l'imposta debb essere
proporzionata, alla loro ricchezza disponibile. Dal momento in cui si devier
da questa regola, non verr pi fatto di riconoscerne alcuna; e glimperii saranno
ben presto condotti a quellepoca tremenda, nella quale diventa indillerente alla
nazione che il suo territorio sia messo a ruba dallinimico o dagli esattori. La
proporzione dell'imposta col prodotto netto, il quale costituisce le sole ricchezze
disponibili (vedi S. IV), debbesser tale che la sorte dei proprietarii fondiarii sia
la migliore possibile, e, che lo stato loro sia preferibile a qualunque altro nella
1
424 DUPONT m SEMOUIS.
' societ. lmperocche, se qualche altro stato fosse preferibile a quello di proprie
tario fondiario, gli uomini si rivolgerebbero tutti a quest'altro Stato. Trascure
rebbero eglino d'impiegare le ricchezze loro mobiliari a creare, a migliorare, a
mantenere propriet fondiaria, e le consacrerebbero ad altre intraprese, ad altri
travagli. Dai che, i fabbricati necessarii alla coltura, i granai, le stalle, li stret
toi, ecc., cadrcbbero in rovina; le piantagioni sarebbero abbandonate, abbattute
' le boscate, diroccate le chiuse, ricolmi i fossati; le acque si corromperebbero sui
terreni; paludi e roveti prenderebbero il posto delle messi; ricolte, prodotto netto,
imposta stessa, tutto si annienterebbc progressivamente e necessariamente.
Questa proporzione naturale e legittima dell'imposta col prodotto netto che
deve pagarla, si stabilisce di per se stessa in una societ nascente. Imperocch
in questo caso sono i proprietarii fondiarii i quali, stretti dalla necessit di sot
toporsi all'autorit tutelate che essi elevano in mezzo a loro per guarentirsl vicen
devolmente il godimento delle terre di cui sono in possesso, consacrano volonta
riamepte e per l'interesse loro proprio, una porzione del prodotto netto delle loro
possessioni a fare le spese del ministerio di tale autorit protettrice.
Quindi che Iistituzione dell'imposta, lungi dallessere opposta al diritto dei
proprietarii fondiarii, anzi all'incontro un uso del loro diritto di propriet.
Ed anzi un uso procuo del diritto dei proprietarii fondiarii , perche , per
mezzo della sicurezza che questistituzione arreca alle propriet ed alla libert, i
proprietarii possono estendere, moltiplicare i loro travagli ed accrescere infinita
mente la coltura e i prodotti delle loro propriet.
Che se allora si statuisca che l'autorit tutelare rimarr in perpetuo compro
prietaria del prodottonetto della coltura, secondo la proporzione stabilita dall'e
videnza della quota che deve avere l'imposta per dare il maggior grado possibile
di sicurezza alla societ, e perch la sorte dei proprietarii sia preferibile a qua
lunque altra nella societ, si costituisce con ci la forma d'imposta la pi van
taggiosa possibile al sovrano ed alla nazione.
Con questa forma, l'imposta naturalmente proporzionata ai bisogni reali
della societ , poich ella si accresce a misura che l'accrescimento della popola
zione procurato dal progresso della coltura e dallaumentazione del prodotto
netto, necessita laumentzizione delle spese pubbliche consacrato a mantenere il
buon ordine ed a proteggere la propriet.
Con questa forma, i coltivatori pagano secondo glimpegni loro liberi e vo
lontarii il valore del prodotto nella a coloro che ne sonoi proprietarii. per
quelli vantaggiosissimo che una parte di questo prodotto netto passi nelle mani
dell'autorit sovrana, perch questo l'unico mezzo di mettere questa autorit in
grado di proteggere i loro diritti di propriet. E ci poi non loro menomamente
d'aggravio, poich essi non hanno nessun diritto di propriet sul prodotto nella,
ch'eglino sono costretti dalla concorrenza di tenerne conto per intiero a cui que
sto appartenga, e che poco loro importa che una parte di tal prodotto nella si
chiami imposta, mentre l'altra si chiama tto, purch non si esiga da loro niente
pi del prodotto netto e che le loro riprese sieno sempre libere, intatte ed assi
curate.
Con questa forma, i proprietarii fondiarii i quali sembra paghino l'imposta
sulla rendita loro, la pagano all'incontro sopra un aumentazione di ricchezze
disponibili 0 di prodotto nella, quale aumento non esisterebbe senza lo stabili
ORIGINI; E PROGRBSSI DI UNA SCIENZA NUOVA.

mento dell'imposta, mentrecch la sicurezza che l'imposta reca alla propriet,


che sola ha potuto sostenere e l'avorirei travagli, pei quali la coltura pervenuta
al punto di far nascere un prodotto netto veramente considerevole. _
Con questa forma, l'imposta alla quale appartiene una parte proporzionale
del prodotto netto, e dunque vantaggiosissima ai proprietarii fondiarii, poich ella
estende le ricchezze loro ed i godimenti che possono procurarsi. Ella forma una
specie di propriet. comune inalienabile; ella non entra in nessuno dei contratti
che i proprietarii t'ondiarii stipulino tra loro; allorch essi comperano e vendono
delle terre, non comperano n -vendono l imposta, essi non dispongono che della
porzione di terreno che loro appartiene, prelevata l'imposta. Perci l'esistenza
di tale imposta non ist pi a carico di niuno dei proprietarii fondiarii di
quello che siasi il diritto che hanno gli altri proprietarii sulle possessioni che
limitano la sua.
Con questa forma, l'imposta e vantaggiosissma a quella classe d uomini i
quali non sussistono che di salarii, poich ella procura loro la sicurezza ed il go
dimento di tutta l'estensione dei loro diritti di propriet personale e mobiliare. E
non essa menomamente a lor carico, poich lungi dallo sminuire di nulla la
somma dei salarii, n la facilit di ottenerli, essa anzi ne aumenta la massa col
laumentazione delle ricchezze, la quale risulta dall'assicurazione compiuta di tutti
idiritti di propriet.
Con questa forma, la libert dei travagli umani la maggiore che sia possi
bile, la concorrenza tra tutti coloro che l'anno eseguire, e fra tutti coloro che
eseguiscono quetravagli,_la pi estesa che sia possibile; lo stato dei proprietarii
fondiarii, il migliore che sia possibile; la moltiplicazione delle ricchezze del pro
dotto netto, la pi rapida che sia possibile, e, per conseguenza, il reddito pubblico
sempre proporzionato al prodotto nello, continuamente aumentantesi e il pi con
siderevole che sia possibile.
Con questa forma, l'autorit tutelare gode per intiero di tutte le somme con
sacrate alla formazione del reddito pubblico, poich le spese della percezione si
trovano ridotte a nulla o quasi nulla, come le spese della percezione dei tti le
quali non costano nulla alla nazione. '
Con questa forma , qualunque specie di contestazione per sempre sbandita
tra i depositarii dell'autorit ed i sudditi, poich la proporzione dell'imposta una
volta stabilita e conosciuta, dopo ci l'aritmetica basta per decidere sovranamcnle
quale sia la parte di ciascheduna nel prodotto netto del territorio.
Con questa forma dunque, il reddito pubblico il maggiore possibile e che
saccresce ogni di, il pi procuo che sia possibile a tutti i membri della societ,
e non oneroso a nessuno, non costa nulla a nessuno, non pagato da nessuno,
non iscema nulla della propriet di chicchessia.
Con questa forma nalmente, l'autorit sovrana in una perfetta comunit
d'interessi colla nazione. Il reddito di essa non potr deteriorare senza che il
principe , avvertito dalla diminuzione della propria rendita, non sia eccitato dai
motivi i pi pressanti a portar rimedio al disordine che distrugge le ricchezze
de suoi sudditi e le sue, ed a prendere le misure le pi ellicaci per accrescere all'in
contro l'uno e l'altro reddito.
2496 nueom Dl tillwtilll.

5. XVIII.
La comunit d'interessi tra il sovrano c la nazione manifestamente stabilita
dalla ripartizione del prodotto netto del territorio e il pi sicuro guarante dell'os
servanza delle leggi dell'ordine naturale.
impossibile che un sovrano, aritmeticamentc convinto eh e non potrebbe
accrescere le sue ricchezze, e in conseguenza la sua potenza, se non colla pro
sperit deproprii sudditi, non sia attentissimo a istruirsi di tutto ci che possa
aumentare lagiatezza e la felicit de'suoi popoli, ed attivissimo a mantenerli nel
libero godimento di tutti i loro diritti di propriet.
Dovunque una cattiva costituzione rendesse meno visibile quella comunanza
e dovunque i depositarii dell'autorit potessero o credessero poter fare, almeno
momentaneamente, gli affari loro indipendentemente da quelli della nazione; li
struzione pubblica delle leggi naturali, 1' osservanza delle quali pu sola vassicu
rare il migliore stato possibile dei principi e dei popoli, sarebbe prestissimo tras
curata. Si potrebbe perfino arrivare a non trovare che pochissimi o nessuno dei
magistrati illuminati intorno a cotali leggi. Tutto sarebbe abbandonato al torrente
dei pregiudizii, ai capricci dell'opinione, alle l'urberie di una politica. tenebrosa ed
arbitraria. Si potrebbe dimenticare cosa sia propriet, cosa libert; e le ricchezze
diminuirebbcro in causa di obblio tanto innesto. Vedrcbbons spedieuti rovinosi
che potrebbero venire considerati come facenti parte del reggimento abituale, ve
lare momentaneamente al sovrano il decadimento al quale essi stessi contribui
rebbero, condurre la societ all ultimo termine (1 indebolimento e di rovina, e il
governo a quello di povert e dimpotenza, prima ancora che quegli savvedesse
della necessit di rimediare eltcacomente a un disordine tanto fummo a lui ed
alla nazione.
5. XIX.
Questa comunit si necessaria tra la parte governante e la parte governata
dello Stato, questa comunit che colloca il pi grande interesse del sovrano nel
laccrescimento del prodotto netto delle terre sottoposto al dominio di lui, questa
comunit senza la quale niuna nazione non pu esser sicura di avere un ammi
nistrazione costantemente prospera, ci indica quale esser debba la forma dell'au
torit sovrana, ed in quali mani cotale autorit debba essere depositata. Impe
roccli qualunque forma di governo la quale non comportasse questa comunit
d'interessi perfetta e visibile, tra coloro che esercitano l'autorit sovrana e coloro
sui quali essa viene esercitata, sarebbe evidentemente una forma prescritta dallor
dine delle leggi naturali il pi vantaggioso possibile agli uomini riuniti in societ.
evidente che un sovrano democratico non pu esercitare da se medesimo
l'autorit sua, e ch'egli non ne potrebbe fare altro uso che quello di nominare
dei commissarii o dei rappresentanti di lui per esercitare tale autorit. Questi rap
presentauti incaricati di esercitare lautorit del sovrano, sono particolari, la tua.
zioni dei quali sono necessariamente passaggiere. Questi passaggieri non potreb
boro essere in comunit perpetua d interessi colla nazione. Questi particolari
hanno, possono avere almeno, interessi particolari esclusivi, opposti allosservanza
dell'ordine ed all'interesse pubblico. Non dunque l amministrazione di costoro
che ne viene indicata dall'ordine naturale, e che possa vieppi stringere i legami
omcnvn a rnocnnssi Dl una SCIENZA NUOVA. 427
della societ collunione dell'interesse dei depositarii dell'autorit e di quello del
restante della nazione.
Ed' mestieri dire altrettanto di un sovrano aristocratico. i membri che
lo compongono sono pur eglino particolari che hanno possessioni e famiglie, e
dei quali l'interesse particolare esclusivo pu essere sovente in opposizione col
l'interesse degli altri proprietarii fondiarii soggetti al dominio loro, e che agli
aristocratici torna naturalmente pi caro, che non quell'intercsse dei proprietarii
il, quale costituisce l'interesse pubblico, _
Edaltrettanto d'uopo dire di un monarca elettivo. Un tal principe ha put
possessioni ed una famiglia che a lui appartengono come particolare, che
sussistono indipendentemente dalla sua sovranit, e che sussisteranno anche dopo
che la sua sovranit sar passata. Esso ha dunque l'interesse particolare esclu
sivo d impiegare la potenza della quale depositario per migliorare ed estendere
le proprie possessioni, per ingrandire ed arricchire la propria famiglia. Se questo
interesse si trovi opposto a quello delle rendite pubbliche e private della nazione,
il principe sar esposto a perpetue tentazioni, le quali sovente possono divenire
funesta. '
' Non gi che un'alta virt e un gran genio in un monarca elettivo, nei
consovrani aristocratici, o nei rappresentanti di un sovrano democratico, con
giunti a sufficienti lumi nella nazione, non possano assicurare, durante un certo
tempo, la prosperit delle societ sottoposte a quelle differenti forme di governo.
Ma un gran genio ed un alla virt sono qualit personali, le quali non passano
mica sempre da un principe al suo successore, e che si estendono assai raramente
sopra un gran numero d individui alla volta. Quando, in sili'atti governi imper
tetti, queste qualit mancano agli amministratori supremi, costoro possono assai
facilmente lasciarsi sedurre dallattrattiva del loro interesse particolare esclusivo.
Allora la nazione necessariamente diventa meno illuminata di quanto ella do
vrebbe esserlo, e lo sarebbe, se l'interesse presente e visibile dei depositarii del.
l'autorit fosse di estendere e di favorire listruzion pubblica dell'ordine naturale.
Allora l'ignoranza c'oncorre a mantenere la dissensione degl interessi ed a ren
derla pi pericolosa.
Non ci sono che le monarchia ereditarie nelle quali gl'interessi personali e
particolari, presenti e futuri dei principi possano essere intimamente, sensibil
mente e manifestamente legati con quelli dellapazione loro, per mezzo della com
propriet di tutti i prodotti netti del territorio soggetto al loro imperio.
Ed vero che questa compropriet solamente pu operare una perfetta co
munit d interessi tra un monarca, anche ereditario, e il suo popolo; perch se
questo monarca, in luogo di tale compropriet, avesse delle possessioni da far
fruttare per poi applicarne le rendite alle spese pubbliche, non potrebbessg adem
piere alle funzioni di proprietario fondiario sopra una tanto grande estensione di
terre, e non rimarrebbe a lui, per sostenerne la rendita, se non il rovinoso spe
diente di privilegiare tali sue possessioni a detrimento di quelle de suoi sudditi,
la qual cosa metterebbe quel monarca demaniale, in faccia alla nazione sua, in
uno stato assolutamente incompatibile col ministerio dell'autorit sovrana.
Ma la monarchia ereditaria presenta la forma del governo pi perfetto, quan
d'ella congiunta allo stabilimento della compropriet del pubblico nel prodotto
netto di tutti i beni-fondi, sotto una proporzione tale che il reddito del sco sia il
428 Dl non m senouis.
maggiore possibile, senza che la condizione dei proprietarii fondiarii cessi per
questo di essere la migliore che aver si possa nella societ.
5. xx.
Un monarca ereditario, associato colla sua nazione per la ripartizione pro
porzionale del prodotto nello dei beni-fondi, ha un interesse visibile che il prodotto
nella sia il maggiore possibile. _
Egli ha dunque un interesse visibile che tutte le condizioni necessarie all'esi
stenza del maggior prodotto nella possibile sieno compiutamente adempiute.
Egli ha un interesse visibile che la concorrenza sia la maggiore possibile in
tutti i travagli che contribuiscono direttamente o indirettamente alla formazione
di quel prodotto netto.
Egli ha un interesse visibile che la libert di qualsiasi specie di commercio .
tanto interna che esterna, sia intiera.
Egli ha un interesse visibile che il godimento di tutti i diritti di propriet
personale, mobiliare, fondiaria sia assicurato.
Egli ha un interesse visibile che luso di questi diritti sia illuminato dall'istru
zione pubblica, la pi luminosa, la pi estesa, la pi universale, la pi protetta.
Egli ha un interesse visibile, che quest'istruzione generale delle leggi dell'or
dine naturale gli formino magistrati, sui lumi e sulle virt dei quali possa egli
contare, per esaminare e decidere a norma di quelle leggi, quale esser debba nei
casi particolari l'applicazione della sua sovrana autorit, atline di mantenere la
propriet, sul prodotto della quale fondato il reddito suo.
Egli ha un interesse visibile che questi magistrati abili e studiosi facciano
confronto delle leggi positive ch'egli obbligato di promulgare colle leggi divine
dell'ordine naturale, alline di avvertirlo, se per avventura gli slnggisse nei suoi
ordinamenti qualche errore pregiudicante alle rendite sue; imperocche quelle stesse
leggi positive che sembrano le pi lontane dall'essere leggi scali, non potranno
mai essere inditferenti alle rendite di un sovrano compropriotario.
Elle sono necessariamente o conformi, o contrarie alle leggi naturali, o favo
revoli o nocevoli alla propriet, ed alla libert che da questa inseparabile.
Se elleno sono conformi alle leggi dell'ordine naturale, favorevoli alla pro
prieta ed alla libert, esse eccitano gli uomini a mettere la pi grande attivit
nei loro travagli, lasciando aperto il campo all'interesse lecito di tutti, e dando a
ciascuno la certezza di raccogliere il frutto de proprii sudori; allora elle esten
dono la coltura,. moltiplicano le ricchezze, accrescono il prodotto netto, e in con
seguenza il reddito del sovrano proporzionato a questo prodotto nella.
Se le sono contrarie alle leggi dellordine, nocevoli alla propriet ed alla libert,
elle gettano lo scoraggiamento nel cuore degli uomini, a cagione dell impotenza
alla quale ti riducono e delle dililcolta colle quali attraversano i loro travagli; elle
rislringono la coltura, diminuiscono le ricchezze e il prodotto netto, e in con
seguenza il reddito del sovrano.
Non c' dunque ordinanza positiva intorno alla quale non si possa proporre
questa questione: Si tratta egli di aumentare le nostre messi, di allevare :' no
stri figli e d'accrcsccrc il reddito del principe, oppure di bruciare le nostre
ricolta, di soffocare la nostra posterit, di rovinare le nanze pubbliche?
La soluzione di tale questione, discussa sino allevidenza dai magistrati, ram
ORIGINE r: PROGRESSI si ma SCIENZA scova. 429
monter sempre al monarca ereditario e comproprielario quale sia la sua volont
vera; imperocch non pu supporsl' un sovrano, non pu supporsi niun uomo,
che voglia nuocere altrui senza protto proprio, molto meno poi con evidente
perdita sua e de discendenti suoi; ci sarebbe supporre una determinazione senza
motivi, un effetto senza causa; o piuttosto anzi una determinazione contraria ai
suoi motivi, un effetto contrario alla sua causa; sarebbe insomma supporre un'as
surdl compiuta.
\ 5. xxx. .
Ecco qui dunque il riepilogo di tutto le istituzioni sociali fondate sull'ordine
naturale, sulla costituzione fisica degli uomini e degli altri esseri dai quali esso e
circondato.
Propriet personale stabilita dalla natura, per la necessit fisica che sta in
ciascun individuo di disporre di tutte le facolt di sua persona, per procurarsi le
cose acconcie a soddisfare i bisogni suoi, sotto pena di patimento e di morte.
Libert di trae-aglio, inseparabile dalla propriet personale di cui ella forma
una parte costitutiva.
Propriet mobiliare, la quale non che la medesima propriet personale
considerata nel suo uso, nel suo obbietto, nella sua estensione necessaria sulle
cose acquistate col travaglio della propria persona.
Libert di cambio, di commercio, d'impiego delle sue ricchezze, inseparabile
dalla propriet personale e dalla propriet mobiliare.
Coltura, la quale un uso della propriet. personale, della propriet mobiliare
e della libert che inseparabile da queste; uso proficuo, necessario, indispensa
bile, perch la popolazione possa'accrescersi per una conseguenza della moltipli
cazione delle produzioni necessarie alla sussistenza degli uomini.
Propriet fondiaria, conseguenza necessaria della coltura, e la quale non
se non la conservazione della propriet personale e della propriet mobiliare,
impiegate ai travagli ed alle spese preparatoria indispensabili per mettere la terra
in istato di essere coltivata.
Libert dell'impiego della propria terra, della specie della sua coltura, di tutte
le convenzioni relative alla coltivazione, alla concessione, alla retrocessione, al cam
bio, alla vendita della propria terra, libert inseparabile dalla propriet fondiaria.
Ripartizione naturale delle ricolta, in riprese dei coltivatori, o ricchezze il
cui impiego debbe indispensabilmente essere di perpetuare la coltura sotto pena
di diminuzione delle ricette e della popolazione; e in prodotto nello, o ricchezze
disponibili, la grandezza delle quali decide della prosperit della societ, e l'im
piego delle quali e abbandonato alla volont ed all'interesse dei proprietarii fon
diarii, e che costituisce per loro il premio naturale e legittimo delle spese da essi
fatte e dei travagli da essi eseguiti per mettere la terra in istato di essere coltivata.
Sicurezza, senza la quale propriet. e libert non sarebbero che di diritto e
non di fatto, senza la quale il prodotto nella sarebbe subitamente annientato,
senza la quale neanche la coltura stessa potrebbe sussistere.
Autorit tutelare e sovrana, per procurare la sicurezza essenzialmente neces
saria alla propriet ed alla libert, e che adempie a cosi importante ministerio,
promulgando e facendo eseguire le leggi dell'ordine naturale, per le quali la pro
prieta e la libert sono stabilite.
450 DUPONT m NEMOURS.
Magistrati, per decidere nei casi particolari quale esser debba l'applicaiore
delle leggi dellordine naturale ridotte in leggi positive dall'autorit sovrana, e'i
quali hanno il dovere imperioso di comparare le ordinanze del sovrani colle leggi
della giustizia per essenza, prima dimpegnarsi a prendere quelle ordinanze posi
tive per regola dei giudicii loro.
Istruzione pubblica e protetta, perch i cittadini, l'autorit e i magistrati nei
possano mai perdere di vista le leggi invariabili dell ordine naturale, e lasciarsi
i'uorviare dai prestigii dell'opinione, o dall attrattiva d'interessi particolari esclu
sivi, i quali dal momento stesso che sono esclusivi sono sempre mal intesi.
Reddito pubblico, per costituire la forza, il potere necessario all'autorit so
vran; per fare le spese del suo ministerio proteggitore, delle funzioni importanti
dei magistrati, e dell istruzione indispensabile delle leggi e dell'ordine naturale.
Imposta diretta, o ripartizione del prodotto netto del territorio tra i proprie
tarii fondiarii e l'autorit sovrana, per formare il reddito pubblico in modo ch
non restringa ne la propriet ne la libert e che in conseguenza non sia distruttivo.
Proporzione essensz'alec necessaria dell'imposta diretta col prodotto netto,
tale ch essa rechi alla societ il reddito pubblico maggiore che sia possibile, e in
conseguenza il grado maggiore possibile di sicurezza, senza la quale la condi
zione dei proprietarii fondiarii nisce di essere la condizione migliore che goder
si possa in societ.
Monarchia ereditaria, perch tutti gl'interess presenti e futuri del deposita
rio dell'autorit sovrana sieno intimamente legati con quelli della societ dalla
ripartizione proporzionale del prodotto netto.

Tale il sommario di codesta dottrina, la quale, giusta la natura dell'uomo,


espone le leggi necessaria di un governo fatto dall'uomo, adatto alluomo di tutti
i climi e di tutti i paesi; di un governo che sussiste nella Cina da quattromila
anni sotto il tropico del Cancro, e che il genio di una grande imperatrice, Va,
per fortuna de suoi sudditi, a stabilire in mezzo ai ghiacci del Norte; di un go
verno evidentemente il pi vantaggioso possibile ai popoli, poich esso assicura
loro il pieno ed intiero godimento di tutti i loro diritti naturali e la pi grande
abbondanza possibile delle cose acconcie ai bisogni loro; evidentemente il pi
vantaggioso possibile ai re, poich loro procura la pi grande ricchezza e la pi
grande autorit possibili. '
Non e che in questo governo semplice e naturale, che i sovrani sieno vera
mente despoli (l); ch' essi possano tutto quello che vogliono per bene loro, il
quale si trova sempre nseparabilmente e manifestamente congiunto a quello delle
nazioni ch'essi governano. ' '

(i) il vocabolo dcspota, signica, siccome l'indica l'etimologia sua, colui che pu
disporre a suo grado. Adoperandolo poi, come l'han tatto alcuni celebri moderni, a de
signare i sovrani arbitrarii, niuno si avveduto che la parola implicava contraddizione
eoll'idea che si voleva farle esprimere, poche eotali sovrani arbitrarii, che il volgo igno
rante crede despoh', e che possono essere tanto ignoranti da credersi tali cgno stessi,
non possono ad onta di ci disporre di nulla oppure di assai poca cosa. Essi sono i
servi dei servi loro, gli schiavi delle opinioni vacillanti dei loro popoli, i deboli tra
stulli dei loro soldati; essi non potrebbero fare quasi nulla per bene loro proprio n per
ORIGINE E PIlOGRBSSI DI UNA SCIENZA NUOVA.

Dimandare per essi di pi, sarebbe nuocer loro e insultarli. Il privilegio di


far male a se stesso non appartiene che ai pazzi, e la demenza non fatta pel
trono. E quand anche si volesse supporre ch ella vi potesse pur pervenire, non
sarebbe ella nocevole, ne al sovrano che avesse la disgrazia di esserne aietto, no
ai sudditi di esso, insino a tanto che le nazioni fossero sufficientemente istruite
intorno le leggi dell ordine e che i magistrati sorvegliati dall evidenza pubblica,
sarebbero per conseguenza necessitati d'essere fedeli ai loro doveri verso il prin
cipe e verso il popolo. E non sarebbe meno despota, per quanto mai sia concesso
d esserlo ad uomo, il sovrano comproprietario del prodolto neilo di un imperio
rischiarato dai lumi, e governato secondo le leggi dellordine naturale; quel so
vrano il quale allorch voglia aumentare i redditi suoi e la potenza sua sicuro
di trovare tutte le volont e tutte le forze de suoi sudditi disposte a secondario, e
di sentirsi dire da tutti loro: Benedetto il principe che vuole accrescere le nostre
ricchezze e le nostre rendite.
Un governo che concilia cos perfettamente linteresse di tutti gli uomini, che
assicura cosi bene tutti i loro diritti e doveri reciproci, che conduce cos necessa
riamente a procurar loro i pi grandi godimenti di cui sieno suscettibili, e evi
dentemente il migliore governo che immaginar si possa, il governo prescritto agli
uomini dall ordine naturale.
E non di meno si creder egli che malgrado l evidenza delle verit sovrane
di cui noi abbiamo finora tentato di seguire il lo, e che ci manifestano le leggi
di un cotal regno siocratiea, trovinsi ancora degli uomini, trovinsi ancora scrit
tori, ed anche scrittori i quali pretendono avere studiate queste verit, e che ci
non ostante si arrovellano ostinati a sostenere, non esser vero che lddio abbia
stabilito un ordine naturale che servir debba di regola alla societ, o che se lo ha
l'atto, non esser vero che gli uomini possano acquistare la cognizione di un tal
ordine e sottoporvisi; o almeno, che se il potessero, non esser vero che niun di
loro dovesse cominciar primo a prendere un tal partito? No, senza dubbio, non
lo si crederebbe punto, e la posterit la quale non vedr certo gli scritti loro,
sar sorpresa di sentire che ce ne furono no a tre i quali potrei qui citare. Ma
bisogna compiangerli se eglino hanno effettivamente la disgrazia di dubitare che
Dio abbia date leggi a tutti gli esseri, o se, costretti dallesperienza che noi pos
siamo procurarci la cognizione certa di un infinit di leggi naturali che non cim
portano nulla, pensano poi ad onta di ci che noi non possiamo acquistare nes
suna cognizione di quelle che sovrattutte interessano la nostra esistenza e la no
stra t'elicit. Bisogna di vero compiangerli se eil'ettivamente hanno la disgrazia di
non sentire che luomo sia un animale ragionevole e suscettibile di essere guidato
dall'evidenza del proprio interesse. Che se per avventura poi non risparmiassero
essi nessun rigiro per ritardare il progresso delle ricerche sopra oggetti tanto
importanti, se spargessero la pi acre animosit nei loro scritti, se caricassero

laltrui; n possono migliorare quella situazion loro servile e pericolosa se non rinun
ziando al loro preteso dispotr'smo. Essi non sono dunque propriamente despoti; (lame 10")
il titolo dunque mancare alla metasica della lingua, evidentemente non impiegare
la parola propria. Questerrore, per essere sfuggito a bellissimi ingegni, non per questo
l' mica meno un errore: perci si si trova obbligati di cambiare linguaggio, lll questo
tempo nell'analisi severo e la dissezione scrupulosa delle idee fanno sentire la necessit dl
esprimersi pi esattamente.
452 nueon'r nl rumouns.
il incolpazioni odiose uomini pacici che si all'aticano con zelo, colla sola mira,
di concorrere al bene del genere umano, se procacciassero, bench a vuoto, di
rendere sospetti all'amministrazione cittadini virtuosi, tutti i voti, tutti gli studii
dei quali ad altro non intendono se non alla gloria del principe, alla prosperit
della nazione, oh! allora s che si dovrebbe compiangerli ancora maggiormente;
loperosit, la moltiplicit dei conati che un mal inteso orgoglio, che vili interessi
privati fanno fare contro l evidenza delle verit utili, non pu servir mai che a.
vieppi sprofondare coloro che vi si abbandonano, nel fango del disprezzo e della
pubblica indignazione.

FINE DELL'ORIGINE E DEI PROGRESSI DI UNA SClENlA NUOVA.


DUPONT DI NEMOURS.
090990..

NOTIZIE SUGLI ECONOMISTLW


W

Gli Economisti francesi fondatori della scienza moderna dell'Economia poli


lica, hanno avuto per precursori il duca di Sully, che diceva, Il lavoro dei campi
c il pascolo sono la mammelle dello Slato; il marchese d'Angcrson, di cui la
bella massima : Non governar troppo; e Trudaine il padre, il quale, nella pratica
opponeva con coraggio quest'utile massima alle prevenzioni dei ministri ed ai
pregiudizii dei suoi colleghi, gli altri consiglieri di Stato.
Gli Inglesi e gli Olandesi avevano intravednto alcune verit che non erano se
non liochi bagliori in mezzo ad una notte oscura. Lo spirito di monopolio arresto
il corso dei loro lumi.
Negli altri paesi, se si eccettuino i tre uomini rispettabili da noi ora nomi
nati, nessuno aveva mai nemmeno pensato che il governo dovesse occuparsi del
l'agricoltura in alcun modo, ne del commercio se non che per 'imporgli dei rego
lamenti arbitrarii e del momento, o sottoporre le sue operazioni a delle tasse, a
dei diritti di dogana e di pedaggio. - La scienza della pubblica amministrazione
relativa a questi interessanti travagli, aveva ancora da nascere. Non si dubitava
nemmeno che essi potessero essere l'oggetto di una scienza. Il gran Montesquieu
non vi avea gettata che un'occhiata cosi superficiale, che nella sua immortale
opera si trova un capitolo intitolato: A quali nazioni sia svantaggioso di com
marciare.
Verso il 1750, due uomini di genio, osservatori giudiziosi e profondi, con
dotti da una forza di attenzione instancabile ad una logica rigorosa, animati da
nobile amore della patria e dell'umanit, Quesnay e (le Gournay, si occuparono
con successo di sapere se la natura delle cose non indicasse una scienza della
economia politica, e quali fossero i principii di tale scienza. Essi presero a trattar
la quistione da lati (li'erenti, arrivarono ai medesimi risultati, vi s'incontrarono,
se ne congratularono vicendevolmente, sapplaudirono entrambi vedendo con
quale esattezza i loro principii diversi, ma egualmente veri, conducevano a delle
Conseguenze assolutamente simili: fenomeno che si rinnova sempre ogniqualvolta
non si e nell'errore; poich non c' che una natura sola, che abbraccia tutto, e
niuna verit pu unaltra verit contraddire. -- latino a tanto ch'eglino sono
vissuti, sono stati, e tutti i loro discepoli non hanno cessato di essere intieramente
d'accordo sui mezzi di far prosperare l'agricoltura, il commercio e le finanze, di
aumentare la felicit delle nazioni, la popolazione loro, le loro ricchezze, la loro
importanza politica.
De Gournay, tiglio di un negoziante, e che era stato egli medesimo lungo
tempo negoziante, aveva riconosciuto che le fabbriche ed il commercio non pote
vano llorire se non per la libert e per la concorrenza, che svegliano delle intra
(l) Questo breve scritto una Nota apposta da Dupont allElogio di Gournay scritto
da Turgot.
Econom. Tono I. -- 28.
454 nnrom m Nenot'ns.
prese inconsiderate, e conducono a speculazioni ragionevoli; che prevengonoi
monopolii, ristringono a vantaggio del commercioi guadagni particolari dei
commercianti, aguzzano l'industria, semplificano le macchine, diminuiscono le
I spese onerose di trasporto e di magazzinaggio, e fanno ribassare l' interesse del
danaro; e per cui succede che le produzioni della terra sono comperata di prima
mano al pi caro prezzo possibile a protto dei coltivatori, e rivendute al minuto
al miglior prezzo possibile a protto dei consumatori pei loro bisogni ed i loro
godimenti.
Egli ne concluse che non bisognava mai imporre gravezze sul commercio,
n incepparlo con regolamenti, e ne cav quest'assioma: lasciate fare, lasciate
passare.
' Quesnay nato in una fattoria, gliuolo di un proprietario, abile coltivatore, e
di una madre, la cui rara intelligenza secondava perfettamente l'amministrazione
del marito, rivolse pi particolarmente i suoi sguardi verso l'agricoltura; e cer
cando donde derivino le ricchezze delle nazioni, trovo chelle non nascono se non
dai travagli nei quali la natura e la Pornnzz mvuu concorrono cogli sforzi
dell'uomo per produrre o far raccogliere delle nuove produzioni ; di maniera che
non si si pu aspettare laumentazione di queste ricchezze se non dalla coltiva
zione, dalla pesca (egli contava la caccia per poca cosa nelle nazioni civilizzate)
e dello scavamento delle miniere e delle cave. - Tutti gli altri travagli anche i
pi commendevoli, i quali sono d'altronde cosi necessarii e servono cosi vantag
giosamente ad operare la distribuzione delle ricette tra tutti gli uomini, non
sembravano a lui che invenzioni ingegnoso per rendere le produzioni pi usuali e
per dare al loro valore una durata che ne facilitasse laccumnlazione. Egli notava
che niun di loro non aggiungeva al valore'delle materie cliessi aveano impiegate,
niente di pi che quello dei consumi fatti dagli operai,unito al rimborso o all'inte
resse delle loro anticipazioni. Egli non vedeva in essi se non utili ma semplici
cambii di servigi contro delle produzioni, e se non occasioni di gnadagnar salario,
nelle quali questo salario meritato da coloro che lo ricevono, inevitabilmente
pagato da una ricchezza gi prodotta ed appartenente a qualcun altro ;--mentre
invece i travagli ai quali contribuiscono la fecondit della natura e la bont del
cielo producono essi stessi la sussistenza, la retribuzione di coloro che vi si
dedicano, e danno, oltre questa retribuzione, e questa sussistenza, tutte le der
rate, tutte le materie prime che consumano tutti gli altri uomini di qualunque
professione essi sieno.
Egli chiama prodotto nella quella porzione di ricotta che eccede il rimborso
delle spese di coltura e l interesse delle anticipazioni ch'ella esige. - Ed egli
dimostra che quanto pi i travagli fossero liberi, tanto pi la concorrenza loro
sarebbe attiva, e pi ne conseguiterebbe per la coltura un nuovo grado di perfe
zione nelle sue spese, un'economia progressiva, che, rendendo il prodotto netto
pi considerevole, procurerebbero per esso pi grandi mezzi di spendere, di go
dere, di vivere per tutti coloro che non sono coltivatori.
Egli riguardava laumentazione del prodotto netto come il pi possente inco
raggiamento per la coltura, poich l'uomo e portato ad appigliarsi a qualsiasi
mestiere in ragione del profitto che ne puo ricavare. -Egli ci vide la facolt di
migliorare ancora il territorio, estendendone giornalmente la coltivazione su quei
terreni, prima trascurati come meno fertili, e che. si pervcrrthbt a rendere im'
NOTIZIE soou ECONOMISTI. 455
duttivi mano a mano che si occuperebbe a meglio lavorarli e che ci si farebbe
con minori spese. Egli comprese che le produzioni di codesti terreni, di cui si fosse
vinta la naturale sterilit, manterrebbero una grande popolazione ch'essi comin
cierebbero a rendere pi felice, ed accrescerebbero cosi in due modi la potenza
disponibile e la felicit nazionale.
Egli osservava che la riuscita dell'agricoltura, laumentazione de suoi pro
dotti, la diminuzione relativa delle sue spese dipendevano principalmente dalla
forza dei capitali che vi si poteano consacrare, e dall'altra condizione che queste
grandi anticipazioni fossero amministrato da uomini capaci,i quali sapessero
impiegarle, secondo le localit, allacquisto ed alla perfezione degli strumenti,
alla riunione ed alla direzione delle acque, all'allevamento dei bestiami di buona
razza, alla moltiplicazione delle piantagioni, delle praterie e degl' ingrassi.
E ne concluso che non bisognava invidiare ai coltivatori lagiatezza, che loro
necessaria, e che il pene in grado di acquistare istruzione: che si doveva anzi
desiderare che una tale agiatezza si accrescesse, ed occuparsene come uno dei pi
preziosi interessi dello Stato. -- Egli stabili questa massima: Villani poveri,
reame povero, Sovrano povero ! Ed ebbe la fortuna di arrivare a farla imprimere
a Versailles di mano stessa di Luigi XV.
I due aspetti, sotto i quali Quesnay e Gournay avevano considerati i principii
dellamministrazione pubblica, e donde inl'erivano esattamente la medesima teoria,
hanno formato, se cosi si puo dire, due scuole, ci non ostante lraterne, le quali
non hanno avuto luna per laltra nessun sentimento di gelosia, e che si scopre
ciprocamente illuminate.
Da quella di Gournay sono usciti Malesherbes, labate Morellet, Herbert,
Trudaine, di Montigny, dlnvau, il cardinale di Boisgeliu, di Cic, attualmente
arcivescovo dAix, dAngeul, il dottor Price, il decano Josias Tucher, ed alcuni
altri
Quella di Quesnay ha avuti pei suoi membri principali, il marchese di Mira
beau autore dell Amico degli uomini, Abeille, Fourqueux, Berlin, Dupont di
Nemours, il cancelliere di Lituania conte Creptowicz, labate Roubaud, Le Trosne,
di Saint-Perray, di Vauviliers; ed in pi alto rango S. A. il Margravio oggidi
Gran-Duca di Bade e I'Arciduca Leopoldo, di poi imperatore che ha cos lunga
mente e cos felicemente governato la Toscana.
Mercier de La Riviere e labate Baudeau essendo stati tutti e due pur essi
di questa scuola, vi hanno fatto un ramo particolare. - Giudicando che sarebbe
stato pi facile persuadere un principe che una nazione; che si sarebbe pi
presto stabilita la libert del commercio e del travaglio, non meno che i veri
principii delle pubbliche contribuzioni, per mezzo dell'autorit dei Sovrani che
non pel progresso della ragione, eglino hanno forse accordato un po troppo al
potere assoluto. Essi pensavano che i lumi generali appresterebbero a questo un
regolatore suliiciente, un contrappeso abbastanza possente. A questo ramo ap
partiene l imperatore Giuseppe Il.
Tra le due scuole, prottando delluna e dell'altra, ma evitando con ogni cura
di sembrare appartenere a nessuna di esse, sono sorti alcuni losofi eclettici, alla
testa dei quali d'uopo porre Turgot ed il celebre Adamo Smith, e tra i quali
devesi onerevolissimamente contare il traduttore di questnltimo, Germano Gar
nier; in Inghilterra milord Lansdown; a Parigi Say; a Ginevra Simondi. E qui
DIIPOXT DI NEMOIJRS.

dovrei pure citare due, tre o quattro uomini dotati di vastissimi lumi e di grande
ingegno,i qualisono incaricati in Francia dimportantissime funzioni; ma me n'a
stengo per timore di chiamare contressi gl' intrighi degli oscuranti e di ferire la
loro modestia. Tutti questi tilosoii sono stati e sono unanimi nell'opinione che la
libert delle azioni le quali non nocciono ad alcuno stabilita sul diritto naturale
e debb essere protetta in tutti i governi; che la propriet in generale, e d'ogni
sorta di beni, e il frutto legittimo del travaglio, e ch'ella non debbe mai essere
violata; che la propriet fondiaria il fondamento della societ politica, che non
ha altri membri, gl'interessi dei quali non possano mai essere separati dai proprii
suoi se non i possessori delle terre; che il territorio nazionale appartiene a questi
proprietarii, poiche essi lo hanno ridotto fruttifero merce le loro anticipazioni e
il loro travaglio, oppure lo hanno o ereditato o comperato da coloro che lo ave
vano per l'istesso modo acquistato e che ciascun dessi ha il diritto di rivendere la
parte sua; chei proprietarii delle terre sono necessariamente cittadini e che non
ci sono che essi che lo sieno necessariamente; che la coltura, il travaglio, le fab
briche, il commercio debbono essere liberi, tanto in causa del rispetto che e do
vuto ai diritti particolari, naturali e politici dei loro agenti, come per la grande
utilit pubblica di quella libert; che non vi si potrebbe recare nessun impaccio
senza che questo tornasse nocevole allequa evantaggiosa distribuzione, non meno
che alla produzione delle sussistenze e delle materie prime, e in conseguenza a
quella delle ricchezze; e che non si pu nuocere alla produzione se non con pre
giudizio della popolazione, delle nanze e della potenza dello Stato.
in questi ultimi tempi, alcuni impiegati subalterni delle dogane, ed alcuni
scrittori che non avevano attinto alcuna idea di questa dottrina, che non hanno
l'atto nessuno degli studii preliminari pei quali essi avrebbero potuto mettersi in
grado di approvarla o biasimarla con qualche apparenza di ragione, ne hanno
parlato arditameute, come ella altro non fosse se non che un tessuto di fantasti
rlierie, vaneggiamento di talune menti immaginarie senza conoscenza dei fatti,
senza esperienza di sorta.
Codesti censori orgogliosi non sapevano n di chi ne di che cosa si trattasse.
Sar loro dillcile di contestare a Sully, a dAngerson, a Trudaine padre e figlio,
a Gournay, a lnvau, a Bertin, a ltlalesherbes, a Turgot, a Fourqueux, a Boisge
lin, a Cice, a Tavanti, a lord Lansdown, a S. A. R. il Gran-Duca di Bade,
agl imperatori Leopoldo e Giuseppe il d aver amministrato e con buon suc
cesso grandi atlari pubblici, e la maggior parte di loro coadiuvati dai lumi degli
altri economisti.
I principii di questi uomini di Stato hanno influito sul commercio e lagri
coltura in Francia durante circa trent'anni; e se si vuole conoscerne letletto, si
trover che alla pace del 1765, le statistiche meglio compilate dall'abate Expilly,
da ltlessance, e da la Michaudiere, non indicavano che la popolazione del reame
fosse allora al di sopra di 22,500,000 anime; e che nel '1791, quantunque vi
fossero stati cinque anni di guerra, e perci nelle spese meno economia di ;quella
si fosse potuto desiderare, e quantunque la rivoluzione avesse gi cagionato emi
grazioni e sventure, la popolazione si elevava a pi di 27 milioni. - Un tale
risultato non ha certamente nulla di innesto.
Non bisogna credere che oggidi i principii che lo hanno prodotto sieno di
menticati.
so'nzus suon ECO NOMISTI. 457
Quando si vede il governo parlare con encomio dellagricoltura; farle sperare
le pi onorevoli distinzioni; chiamare i proprietarii ai collegi elettorali; incorag
giarclimportazione degli alberi stranieri eil ripopolamento delle foreste nazionali;
moltiplicarei merini; abolire i diritti di passo; facilitare con canali navigabili
le comunicazioni del commercio; stabilire degli emporii donde le mercanzie pos
sono tornare ad uscire quasi intieramente esenti di dritti o restare qualche tempo
senza pagarli; o volere collenergia che lo caratterizza la libert dei mari;non ci
sarebbe che un ignoranza ingrata che potesse riutare di rendere omaggio alla
sua saviezza ed a non ringraziarlo di mettere in pratica un s gran numero di
massime di questa scienza utile e nuova, nata nel nostro paese, e che non ha mai
potuto essere calunniata se non da coloro che non la conoscevano.
Cosa rispondere ai loro vani discorsi? _Sono persone totalmente prive di
esperienza, di logica e dello spirito di amministrazione che reclamano contro una
grande e favorevole esperienza, tuttavia seguita, verificata durante trentanni,
acquistata nel corso di mezzosecolo in Francia ed all estero, da venti ammini
stratori, che hanno coperto con gloria le cariche pi eminenti.

FINE DELLE NOTIZIE SUGLI ECONOMISTI.


DUPONT DI NEMOURS.

COMPENDIO
DEI
PRINCIPII DI ECONOMIA POLITICA. (l

Ia SEZIONE.- BISOGNI NATURALI DELL' UOMO.


W

Necessit. Bisogni.
m, m m
1 La sussistenza. _ 4 Il vestimento.
2 il riposo che implica il bisogno 5 Listruzione per perfezionare lin
della sicurezza. dustria, e per impiegare la forza secondo
5 La perpetuit della specie. il genere dei beni che si presentano o
che si ricusano ai nostri bisogni.
MEZZI NATURALI DELLUOMO.
Sono quelli che sono nella persona sua.
w
La sua forza, e tutto quello che ne pro. La sua intelligenza, e tutto quello che
viene, come ne deriva, come
m /W_\
La costanza nei lavori, la temperan- Lindustria, la rimembranza, ed in
za, laglit. somma tutto quello che le appartiene.
Dallimpiego dei mezzi naturali dell'uomo, risultano il sostenimento e leslen
sione della sua
-w

PROPBIETA.
il diritto esclusivo di possedere una cosa qualunque,
essa trae seco
/_\_/\l_\
LA umana E LA SICUREZZA.
La propriet si divide in tre rami.
A
4 Propriet 2 Propriet 5" Propriet
perumale. mobiliare. fondiaria.
M M W
Limpiego di questo dono della La propriet mobiliare e la pro- la propriet di un fondo di
natura e la ricerca delle cose ac- prietk di tutto quello che noi adu- terra che luomo acquista col suo
concia a soddiafara ai bisogni ai niamo col nostro travaglio o colla travaglio e collimpiego delle altre
quali ella ne fa soggetti, sotto pena nostra fortuna, e che pu servire al suo propriet.
di patimento e di morte. bisogni nostri, per impiego imme
diato o per cambio.

(l) Sui dubbii intorno allautenticil di questo scritto, si veda sopra , pag. xLvm e
Lxxxvut.
consumo DEI ralacu'u m Economia rourrca. 459
Di queste tre specie di propriet, la prima, almeno, appartiene di diritto naturale all'uo
mo anche il pi sprovveduto. La seconda fondata sulla prima, e la terra sulle altre due.
La felicita della specie umana
consiste nella moltiplicit
de suoi godimenti.
Per rendere i godimenti comuni necessario che le propriet sieno esclusive.
Tale e lordine della natura che si spiega
e si eseguisce con
Le relazioni degli uomini tra loro ,
le quali derivano
Dalle relazioni tra i loro travagli,
e questi
Dalle relazioni naturali trai loro
doveri.
u. CAMBIO
il legame di quelle relazioni,
o meglio
Il legame delle relazioni degli uomini tra loro, sia nella relazione dei loro bisogni.
Ha il cambio lell'elto che risulta da questa relazione di bisogni, ed il vero motore
delle relazioni dei travagli.
/"__---IIIIIIIIlIIIlIII--..ai__.--IlIIIIIIIIl-""'----___\

Base di ogni ' _ Legame della


societ. societ.
f"--III'IlIII-..__f/\\___.-llll"""""\ ,>--'IIIIIII-.-_.-\____.--l|lII--\
LA nomina. il. CAMBIO.
M

A DIRITTI E DOVERI.
W
l 1'
I nostri diritti sono il titolo dei nostri I nostri doveri sono le condizioni da
godimenti. adempire perconscrvare e perpetuare i no
stri diritti.
Nessun diritto senza doveri.
I diritti si spiegano colla conoscenza dei doveri, e reciprocamente i doveri colla no
zione dei diritti.
LE SESSISTENZE
si acquistano con due mezzi.
I,i-uIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII--4h\___--IIIIlllllllllll----n_\

1 il"
La ricerca dei prodotti della terra che Larte di moltiplicarli.
nascono naturalmente.
mm
1 il
La ricerca dei frutti selvatici e spon- La moltiplicazione degli animali e dei
tanei, la caccia e la pesca. frutti acconci al nostro godimento; la qual
cosa comprende il pascolo, ed appresso
tutti i generi di coltivazione.
M0 nunosr m NEMOLBS.

STUDIO DELLA NATURA.

w
AGRICOLTURA. <
L'arte della coltura ununione dell'intelligenza, del travaglio e delle antici
pazioni dell uomo, inteso alla produzione delle sussistenze.
Dalla moltiplicazione dei prodotti utili risulta la moltiplicazione della specie umana
e quella de suoi godimenti.
w

POPOLAZIONE.
A quel modo stesso che dalla moltiplicazione dei prodotti utili risulta la moltiplica
zione della specie umana e quella de godimenti suoi;
La propriet personale , che
la base dogni societ ,
e la radice di tutte le altre propriet,
fornisce i primi mezzi
agli uomini per cominciare il
CIRCOLO
DEI 'rasvzcm E DELLE SPESE,
Nel quale si trova il cambio naturale che stabilisce e perfeziona le relazioni degli
uomini tra loro:
Perch
i travagli
moltiplicando le sussistenze
moltiplicano la specie umana.
La moltiplicazione della specie umana trae seco
dei bisogni.
La moltiplicazione dei bisogni, quella dei travagli,
' e
Laccrescimento dei travagli moltiplica lc sussistenze e le spese ch'elle esigono.
LA PnoPmE'rA' MOBILIARE
fornisce le spese;
ed
LA nnonmen PERSONALE
quella che fornisce i travagli equivalenti.
E chiaro ad ognuno che un tal circolo presenta un cambio naturale e rispettivo di
produzioni e di travagli.
Il circolo ha principio dai travagli, perch bisogna seminare prima di raccogliere.
Innanzi la prima raccolta luomo viveva dei frutti sparsi c spontanei della terra; ma la ricerca di quei
prodotti era un travaglio corrispondente alla spesa della sua sussistenza, ed un dovere corrispondente al
diritto di vivere. E da quel momento vera un concorso di travagli nellinlrrno delle famiglie, ed anche se
vcnto tra le diverse famiglie di cacciatori e di pescatori, per facilitare il successo delle ricerche loro, e prov
vedere pi abbondantemente ai bisogni loro.
Ecco dunque
LA SOCIETA'
necessaria per la natura e per l'ordine de nostri bisogni, le leggi dei quali derivando
dalla natura delle cose, sono anteriori alle convenzioni sociali.

2 SEZIONE. _ SOCIETA.
Le condizioni della societ sono quellevche la natura le prescrive, e che noi ab
biamo pur ora vedute.
COMPENDIO nei PRINCIPI! m ECONOMIA rou'rtcs. 441
La societ dunque non pu farsi
LEGGI
se non dentro il circolo segnato dalle leggi dell'ordine naturale. Ella ritrae di l il
principio suo, ella vi deve comprendere il suo obbietto ed il ne suo.
E dalla massa delle condizioni privato, la quale risulta dal cambio e dall'accettazione
reciproca dei diritti e dei doveri degli uomini, che sono composte le leggi pubbliche
delle societ.
Una legge pubblica, equa e consentita, il segno della riunione di molte volont
in una sola e medesima decisione; come pure il punto centrale della continuazione
di un tale concorso.
L EQUITA
Deve dettar leggi per essere un argine contro la
curmmt.
L'uomo , cattivo giudice delle necessit proprie, e inclinatissimo a giudicarle al peso
della sua cupidit, la qual cosa rende le
LEGGI NECESSARIE

Mw -

GUARENTIGIA.
La societ debbessere perpetua: ella debbessere considerata come quella che assi
cura il titolo e la guarentigia della propriet.
Ora, c' tale propriet che non pu essere, se non perpetua; dunque la sua guaren
tigia debb'essere perpetua essa pure.
Questa propriet
PROPRIETA' roivnmiu ,
la possessione proficua della quale non pu essere assicurata se non per mezzo di una
guarentigia perpetua. altrimenti niuno farebbe le spese che debbono precedere ed accom
pagnare la coltura delle terre.
La coltivazione giovevole richiede dunque una societ permanente, ed una costitu
zione invariabile.
CONDIZIONI nei. comune.
Sicurezza della propriet delle ricolte
future,
Senza la quale niuno rischierebbe guari di fare le anticipazioni che sono indispensa
bili ed il prodotto delle quali non frutta che successivamente, n il capitale sul quale
questo prodotto fondato, e che ne mantiene la durata.
Supponiamo chei coltivatori svendo, per impiantare la loro coltura, un fondo di l0,000 orini in bestia
mi, strumenti d'ogni maniera, e mezzi di sussistenza per se e pei cooperatori loro, insino al ricolte, o
spendendo in seguito annualmente in ispese di coltura, il valore di 2,000 liorini, ricavino dalla ricolte un
prodotto totale del valore di 3,000 liorini, ossia i tre quinti di pi della loro annua messa.
Il coltivatore devo primsmente riprendere, sul prodotto totale, l'ammon
larc delle spese annue della coltura . . . . . . . . . . . 2,000 or.
Dippoi glinteressi delle anticipazioni primitivo che si computano anch'essi
per un quinto del prodotto totale . . . . . . . . . . . . . . 4,000

Spesa del coltivatore . . . . 5,000 fior.

I due quinti che restano formano la parte del proprietario . . . . . . . . . 2,000 or

w
CONSUMAZIONE.
La ripartizione che abbiamo veduta test distingue gi le due prime classi della
Societ, cio:
M) nunonr m Nsmouas.
LA CLASSE PRODUTTIVA
e
LA CLASSE DEI PBOPIIETABII.
La prima deve rendere alla terra quello che ne riceve.
La seconda ha una rendita disponibile.
Elle ripartiscono e spendono tra entrambe il prodotto totale.
La parte della classe produttiva
LE RIPRESE nel. COLTIVATORE.
La parte dei proprietarii
IL PRODOTTO NETTO.
Lordine, secondo il quale si fa la consumazione, deve seguire l'ordine dei bisogni
dettati dalla natura, ed naturale alluomo di conformarvisi.
A quel modo stesso che i travagli e le spese le quali sono necessarie per produrre
quanto necessario a provvedere ai bisogni, debbono succedersi secondo l'ordine della
necessit maggiore e minore di tali bisogni; anche lordine delle consumazioni deve se
guire codesta necessit dei bisogni.
lor-egli e le spose produttive
Si penser vengono
a mulrini prima,prima di quelle
a vestirsi poi. di

WK
CIRCOLAZIONE.
Per facilitarli! e d'uopo d'un pegno intermedio, di prezzo grande, di poco volume, col
quale si supplisca ai cambii immediati, che senza di esso non si potrebbero se non diili
cilissimamente esercitare:
Codesto pegno ci che si chiama
danaro, moneta, numerario, ecc.
Bisogna distinguere
il cambio
dalla
entrata pura e semplice:
Vale a dire, dalla consegnezione gratuita del prodotto in natura che si fa dal t
taiuolo al proprietario, il quale nulla d in cambio.
Se il proprietario ad un tempo anche coltivatore, naturale che il prodotto netto
che resta, constituisce cotale entrata pura e semplice; questa che chiamasi in generale
LA aasmn ;
ed per via di questa rendita apprezzata, e convertita in danaro, cbe incomincia,
nelle societ compiute, la circolazione che dappoi si continua coi cambii.
ll danaro estende il valore renale di tutti itravagli, di tutte le spese, di tutte le
produzioni; esso lo esprime, e rendendolo monetario, lo rende vieppi sensibile.
Lordine utile dei travagli
lavvicinamento pi pronto agli obbietti loro;
Lordine utile delle spese
lavvicinamento pi pronto al loro affetto, il quale poi e l'ordine utib dei mwagli.
E poich il danaro rappresenta i travagli e le spese, la circolazione del denaro deve
avere nello stesso tempo un obbietto ed un effetto, che
LA RIPBODUZONE
M

5 SEZIONE. -' LA RIPRODUZlONE.


E il rinascimento futuro dei prodotti della terra, che debbono ricominciare
allanno prossimo a nudrire gli uomini.
COMIENDH) DEI rnnomi or ecos'mua rou'riot. 445
Si pu disordiuare e facilitare la riproduzione, disordinando o facilitando
u. cmcoro
, della
distribuzione, della consumazione e della riproduzione che deve perpetuare la vita
umana sociale.
Tutti i travagli degli uomini possono in qualche maniera diventar produttivi per iue
renza, col mezzo di un ordine di spese conforme all'ordine naturale dei bisogni.
onss'r onnuve
si stabilisce di per s.
La politica non deve guari immischiarvisi:
Mettendovi mano, essa lo confonderebbe,
1 Ed essa contribuirebbe ad introdurvi
il disordine
che pu rendere sterili tutti i travagli.
(W
LA DISTRIBUZIONE DELLE SUSSISTENZE
essendo libera
le produzioni precedenti sono'pagate; questi pagamenti forniscono al coltivatore il mezzo
di fare le spese che perpetuano la coltura.
W\
CARICHI DELLA RENDITA.
La distinzione dei diritti diversi l'unico vincolo durevole della riunione degli
interessi.
il godimento dei fondi non si ottiene se non a protto degli uni e degli altri. Colui
che lavora acquista In diritto alla riproduzione; ma siccome bisogna ch'egli viva e che
non pu ospettsrla, egli pagato da colui che fa le anticipazioni.
W
Vi sono
TRE SPECIE m SPARTIZIONI
dei prodotti della terra,
le quali risultano dalla necessit dellassistenza reciproca nei travagli.
M M M
spartizione ptm'h'u, spartizione anticipata, spartizione apprezzata,
Che quella che si la tra il t- Che e il pagamento dei salarii Che si opera pecambii con tre
tliuolo ed il Proprietario. prima diavere i frutti del travaglio. Vagli, dopo che le produzioni han
no ottenuto un valore venale.
La distribuzione generale di tutte le porzioni delle sussistenza provenienti dal pro
dotto delle terre, debbe dunque essere risguandato, o come
Restituzione dunticipazimu', o come Salario del travaglio, che, per la concatenazione
dellordine dei diritti, dei doveri e dei cambi che li rappresentano, sono ripartiti a tutta
la societ.
W
Tutto dunque
W w

RESTITUZIONE 0 RETRIBUZIONE
M
ANTICPZIONI.
Elle ci danno diritto alla sussistenza, vale a dire ad una porzione dei pro
dotti della terra a titolo di Restituzione.
444 nuaoar DI xmlotns.
W

Elle sono di tre sorta:


W W W
.

4 Le anlicipnzioni fondiaria. 2" Le anticipioni primitive. 5 La anticipazioni annue.


Queste sono le spese fatto alla Son questo la massa delle ric- Sono le spese che il coltivatore
terra perrcnzlerlnsuseettihilerluna chezza mobili che aiutano luomo la annualmente per procurarsi la
coltivazione procuo, e che vi sono alla coltivazione. ricolta seguente.
latte per riimnervi.
La somma del mantenimento delle anticipazioni fondiarie
/-\/\__,-\ /\/\_I-\
non guari presa sul ma posta a peso del
PRODOTTO TOTALE; aaoao'iro NETTO
che la totalit della ricolta annuale, o che quelleccedente che la natura accord
della riproduzione annuale. in puro dono al di l delle spese della col
tura, e la porzione che deve toccare ai pro
prietarii, sulla quale debbono essere prese
le spese pubbliche, ossia della societ.
Ognuno deve vivere sulle produzioni della terra. importantissimo che cia
scuno ne sappia il conto suo e quello degli altri, perch l equit naturale e la
necessit di eonformarvisi decidino del diritto di tutti, e determinino la porzione
di tutti.
LA SCIENZA
DELLA "I'I'A UMANA ,
0
LA SCIENZA ECONOMICA,
non e altra cosa che
la conoscenza delle vie naturali della distribuzione della parte di tutti e di eiascheduno.
E di prima importanza di ben determinare la parte che debbessere restituita alla
terra, perch, se la non le si rende , nessuno pi ne avr; e che quanto pi la se le lar
buona e larga, migliore poi sar quella di tutti gli altri.
E codesta restituzione che noi chiamiamo
MANTENIMENTO DELLE ANTICIPAZIONI.
Il mantenimento delle anticipazioni l'ondiarie debbesser preso sul prodotto netto, per
ch la separazione del prodotto netto dal prodotto totale una cosa che sha da fare un
nualmente, e che le spese di mantenimento non sono in generale un peso annuale, come le
w
RIPRESE DELLA COLTI'BA;
Queste sono il ritorno delle
anticipazioni annue e degli interessi
delle anticipazioni primitive.
Le riprese sono prelevate sul prodotto totale, per perpetuare la coltura stessa; e non
che dopo aver soddisfatto a questobbligo naturale che vi pu essere un
PRODOTTO NETTO ,
il quale la parte che tocca al proprietario, e che la ch'esso possa vivere senza lavorare.
e che la sua persona diventi perci disponibile,
ben inteso se la parte sua sia abbastanza larga, chegli possa fare un accordo con un appaltatore di coltura,
al quale esso lascia le riprese, e che dii a lui il prodotto netto.

CLASSI SOCIALI.
Una societ compiuta , quand'ella si mostra e si mantiene composta di
TRE CLASSI:
COMPENDIO DEI PIllNClPll m scoxouu POLITICA. 445
W W W
4 Clima produttiva. 2" Classe proprietaria. 5 Claue sterile.
quella dei proprietarii il im- la classe (li coloro ai quali la classe degli operai i travagli
piegati qualunque ai travagli della appartiene la propriet delle terre. dei quali, sebbene nccessarii alla
produzione societil, nondimeno per non sono
produttivi.
E qui propriamente non sono mica gli uomini quelli di cui si la distinzione, ma i
travagli loro. Per determinare la conseguenza degli interessi umani stato d'uopo clas
sicare i lavori.
W
Si distingue
W w w
L'interesse primitivo. Linteruse relativo. Linlcrcaae secondario.
l-I quello della prodnzone 0 quello della distribuzione, la E quello della consumazione,
della moltiplicazione dei frutti; i: quale non pu esistere se non per provenendo dalla distribuzione re
liulercase generale dell umanit la produzione, e che decide del- golnre, diventa la misura di una
inticru. l'ordine dei travagli e delle spese, nuova riproduzione la quale rina
e dellazione regolare del circolo seo senza deterioramento.
vivilicante.
DISTRIBUZIONE.
La divisione della societ in tre classi e necessaria per discernere landamento
delle relazioni degli uomini tra loro, per distinguere i diritti ed i doveri di cia
schedun di loro, e per formare, dalla massa bene chiarita deglinteressi loro par
ticolari, l'interesse comune sociale, l'interesse unico e generale dell'umanit.
Non vi potrebbe essere niuna Distribuzione senza
VALUTAZIONE.
per essa che si combina il mercato tra il proprietario ed il coltivatore, il
quale debbe avere per porzione sua la ripresa totale della somma delle anticipa
zioni primitive, senza la quale la coltura decaderebbe in ragione della diminu
zione di tali riprese.
IL raonorro cerro
e quello che vien consegnato, franco e libero delle spese annue della coltivazione,
nelle mani del proprietario; ma questo prodotto netto ha pur altre destinazioni
importanti ed indispensabili; queste destinazioni sono:
mm M
1 [[0
Il mantenimento, ed anche ilmeglio. Il soddisfacimento dei carichi so
ramento delle anticipazioni fondiarie. ciali.

CARICHI SOCIALI.
Essi sono le spese comuni della societ, alleetto di mantenerla, di difen
derla e di farla prosperare. I bisogni comuni della societ sono assai numerosi,
ma si possono riassumere a tre principali:
w W W
le Listruzione. 2" Lu difesa. 5 Il mantenimento ed il mi
gliorameuto delle anticipazioni lou
\
diarie.
./W
PATRIHONIO PUBBLICO.
quello di cui tutti usano, e che poi non propriamente ed esclusivamente
\
446 nnaoar Dl NEMOURS.
di nessuno: le strade, le vie, le rive, i templi, i ponti, i umi. la cura, il man
tenimento, il miglioramento di questo patrimonio pubblico che costituisce una
porzione principale dei carichi sociali, e s'intende ci , quando si parla del man
tenimento e miglioramento delle anticipazioni fondiarie dello Stato. Il patrimonio
pubblico considerato come sbocco pubblico e generale, la condizione necessaria
del valore venale delleccedenza della riproduzione annuale.
/_w\
AUTORITA TUTELARE.
Esattamente parlando, non esiste al mondo che una sola societ umana. Gli
uomini tutti, da un individuo all'altro, duna all'altra provincia sono in relazioni
di travagli e di spese, di diritti e di doveri; e codesta concatenazione che si rias
sume tutta nellunit dinteresse tra tutti gli uomini, li mette in societ. da un
capo all'altro della terra.
Non vha, secondo lordine, se non una sola autorit, cio quella dellordine
naturale, la legge del quale decide e regola l'ordine delle nostre relazioni, dei no
stri travagli, delle nostre spese, dei nostri diritti e dei nostri doveri sempre a van
taggio delluomo.
Si chiama
an'rom'u TUTELARE nanna SOCIE'I'A',
la potenza stabilita nella societ per fare osservare ed eseguire la legge dell'or
dine naturale, legge tutrice e conservatrice di tutti i nostri diritti.
Questa propriet non potendo essere esercitata se non da uomini , questesercizio ha
bisogno di essere suddiviso pi o meno , secondo le condizioni siche dei diversi terri
torii, e qualche volta secondo le condizioni morali dei loro abitanti. Sono colali divisioni
pi o meno lortuite o ragionevoli, secondo la buona o la mala condotta degli uomini, le
quali hanno formati i dill'crcnti Stati, gli abitatori dei quali si sono poi in seguito, per
errore, persuas di essere nazioni sempre emule , sempre rivali, e nalmente nemiche.
Ed qui che l'ignoranza e liniquit hanno coperto la supercie della terra.
Lesistenza d'una societ suppone che vi si riconosca un'Autorit. tutelare,
m m
Il. DOVERE IL DIRITTO
di questa Autorit di proteggere tutte le che corrisponde a quel dovere e la com
propriet di qualunque genere. di vigilare propriet del pl_'0d0ll0 di tutte le propriet
allesecuzone delle leggi dellordine natu- fondiarie che esistono sotto la sua salva
rale, come anche al mantenimento ed al guardia.
miglioramento del patrimonio pubblico.
La compropriet universale, la quale appartiene allAutorit tutelare, non deroga
guari alla propriet fondiaria particolare, perch, per l'esercizio del proprio dovere,
quellAutorit causa necessaria e progressiva del prodotto netto; la parte di lei debbe
dunque avere un eetto sso e progressivo. A questo diritto sacro, al paro di qualunque
altro, si aggiungono due motivi egualmente ragionevoli ed utili. E il primo, che i mezzi
che costituiscono la potenza, vale a dire i diritti dellAutorit, debbono crescere in pro
porzione dell'estensione dell'esercizio di lei, cio de doveri suoi. E il secondo, che co
testa unione visibile tra l'Autorit protettrice c la propriet protetta, previene l'abuso
dell'autorit col solo freno potentissimo sempre tra gli uomini, la visibilit cio dell'in
teresse loro proprio collegato alla buona amministrazione.
w

4 SEZIONE. - SPESE DEI PROPRIETARI].


La spesa del proprietario debbesser libera; ma la non debbessere pazza.
COMPENDIO DEI ramcmr in economia eourrca. 447
L'Autorit non debbe guari sottoporlo a regolamento; ma la ragione, i buoni
costumi debbono regolarla e dirigerla verso il bene generale della societ.
Spetta a cotesta spesa di pagare, colla distribuzione proveniente dalla consumazione
di qualsivoglia genere, tutti i travagli e tutti i salarii che non vengono soddisfatti dalle ri
prese del coltivatore, ed allora che questi la la spartizione della ricolta col proprietario.
Tutte le porzioni di sussistenza che si distribuiscono nella societ sono dispensate agli
uomini dalla natura, comune madre loro, siccome cose alle quali eglino hanno diritto,
e delle quali possono procurarsi il godimento , proporzionalmente al soddisfacimento dei
dover loro, il quale il travaglio.
Ognun vede che ci che compone la classe produttiva, del pari che la classe sterile,
vive del suo travaglio, che il dovere suo, e che deve perpetuare il suo diritto.
IL DIRITTO
che la classe proprietaria ha di godere
della renditatsuppone in pari tempo
DEI DOVERI

i quali sono:
W ww W
l" Il aoddfacimento 2Laprotezione diluiti 3 Il servizio gratuito 4 La girata distribu
fedele dei proprii ca- e diritti di coloro che una la societ. zione di quelle zpere,
'vh- m''carto la pfoprt'e- di attendere a qual- donde dipendono il
Che sono di contribuire l fondiaria. cune delle parti compreso diritto ed il patrimo
ai carichi pubblici, o di E d'esser giusto verso nei tre punti che raccbiu- m'o di una grande
mantenere le anticipazio- il coltivatore, e di proteg- dono i bisogni sociali; e porzione della IO
ni fondiario. gcrlo contro gli errori questo senza esigere un cielo.
pubblici e le ingiustizie salario proporzionato al (11) una direzione delle
privato, nel ricorso nllau- bisognoassoluto dellasus- spese giusta, ed unaltra
_ toritt e colla conoscenza sistema propria. che e piacevole, e per con
dci diritti e dei doveri so- scguenza ingiusta.
cieli.

GIUSTA DIREZIONE DELLE SPESE.


Il travaglio del proprietario il mantenimento della societ della quale ritrae il van
taggio proprio; la spesa di lui, quantunque impiegata al godimento proprio, debbe dunque
essere diretta verso il vantaggio maggiore della societ. Il vantaggio maggiore della so
ciet la produzione la pi vantaggiosa delle sussistenze: quegli debbe dunque dirigere
la sua spesa verso
LA PI VANTAGGIOSA PRODL'ZIONE.
Essa quella che da maggior prodotto netto.
La spesa pi vantaggiosa allaccrescimento del prodotto netto e quella che
pi a protto del coltivatore.
V La ragione n' chiara; non c' che il travaglio di questo che sia produttivo; il protto
di lui non altra cosa che il protto del travaglio suo, che la coltivazione, quindi il van
taggio del coltivatore inseparabile dall'accrescimento del prodotto netto.
La spesa della rendita la pi prottevole al coltivatore quella che procura la vendita
pi vantaggiosa delle derrate provenienti dalla ricolta annuale.
il proprietario pu dunque. con una direzione vantaggiosa della sua spesa, assicurare
la sussistenza delle altre classi, o veramente recar loro danno con una
NOCEVOLE DIREZIONE DELLE SPESE.
Essa quella che contraria alla giusta distribuzione, e che tende a svilire
le derrate.
il profitto del coltivatore pu soltanto fare il profitto della societ. Le derrate pos
sono essere costato caro a colui che le ha consumate, senza per questo valere esse un
I
l
448 DUPONT Dl NEMOURS

prezzo buono per quello che le ha fatte nascere. E ci che succede, quando si'trovi
tra la produzione ed il consumo una
PERDITA DI TEMPO E DI TRAVAGLIO.
Questa perdita e sempre nocevole alla riproduzione, perche la consumazione la pi
procua al coltivatore quella che gli riporta in mano il prezzo della derrate pagato M
consumatore, colla minore diminuzione possibile.
Quante pi deviazioni far'a la spesa del pro rietario per arrivare alla vendita di prima mano delle der
rate, tanto pi saranno i travagli,i tua rti, e fatture da agarai, per appropriare la produzione al godi
mento; e tanto men'o il coltivatore pro ttcrii della spesa e e il proprietario la per godere, e tanto meno,
rr conseguenza potr quello moltiplicare lo sussistenze e le materie prime, che luna e l'altro sono la
iiase di ogni godimento.
Bisogna dunque diminuire
quanto possibile, senza nuocere alla libert, le spese di trasporti, di fatture e di forme.
Qualunque pagamento di travagli intermedii preso dentro al valore delle produzioni, e sopra quanto
ritorncrebbe al coltivatore, se ai potesse fare a meno di tali travagli imperoccliia i mezzi di pagare del pro
prietario, che vengono limitati da l a quota della rendita , decidono o del prezzo 0 della quantit delle compre.
LA CONDIZIONE SOCIALE
vantaggiosa per tutte le classi, _
in ragione che la spesa fatta dal consumatore per l'acquisto di derrate e di materie prime,
ritorna pi direttamente o pi intieramenle al coltivatore.
I vantaggi di lei diminuiscono per tutte le classi,
in ragione che il prezzo pagato dal consumatore pi diminuito dal salario degli operai
intermedii, prima di arrivare al coltivatore.
LE spesa
debbono nutrire il maggior numero duomini possibile.
Bisogna dunque che il travaglio degli uomini
sia impiegato in cose utili,
perch
quanto pi sar impiegato utilmente, tanto pi esso sar prottevole;
e
pi contribuir direttamente o indirettamente all accrescimento delle
produzioni e delle rendite,
0 per COllt'gllQllIl

alla sussistenza, allagiatezza di un gran numero d' uomini.


Per assicurare lagiatezza di un gran numero d'uomiui,
le spese debbono avere una specie di
snmura ,
non mica che non sia sempre vantaggioso
diminuire le spese sterili e frivole,
per
aumentare le spese utili e produttive.
Ma tra le spese di utilit eguale
ogni subito mutamento funesto
W /W\
Poi lrocagla' produttivi. _ Pet' travagli sterili.
Se la religione di Maometto venisse tuttad un Questi travagli, come tutti gli altri, richiedono un
tratto stabilita in Europa, i lavori dei vignaiuoli, che apprendimento e delle anticipazioni clleranoo per
procurano adesso lunlo rendita, diventcrebbero inu duti, se variazioni rapide gettano oggi nel discredito
tili o rovinosi, pcrehe essi non produrn-bbero con dci lavori7 dei tessut', 0 tal altra qualsiasi consuma
grandi spesa che una derrate la quale non avrebbe zione di questo genere, che erano ieri in voga. Allora
pi niun valore7 e tutti coloro ai quali tali travagli gli agenti della classe sterile, ingannati nelle loro
danno la sussistenza cadrebbero nella miseria. combinazioni e nella loro as ttativa, si trovano le
vittime della condotta capricciosa, iuconsidcrata c
crudele dei proprietarii sregolati nella lpese loro.
convenuto DEI. rnmcirn nr ECONOMIA POLITICA. M9
L'incostanza delle moda, che si creduta favorire lindustria , anzi per lo contrario
un vero agello per gli artigiani.
Si possono chiamare
travagli di fantasia
que travagli instituiti oggi dalla moda,
e che si lasciano domani.
Operai di fantasia
gli operai impiegati in que travagli, che sono i pi precarii di tntt,ed i men oefclci a contribuire con qual
che solidit alla prosperit costante di uno Stato.
Non mica che tali travagli sabbiano a proibire;
niente debbessere vietato all'uomo, se non di attentare al diritto de suoi simili.
Ma si deve illuminare collistruzione e guidare con
' l esempio
la condotta dei proprietarii.

IL DIRITTO DI SUSSISTEIIE
invariabilmente legato dallordine
naturale al
4
DOVERE DI LAVORARE.
Se lueguaglianza delle fortune autorizzata e protetta dall'ordine sociale, e risultante
dall'uso stesso dei diritti di propriet, pare dispensare, e dispensa di fatto taluni uomini
dal travaglio manuale , non debbono essi dimenticar mai che
IL DIII ITTO
di godere della loro ricchezza , acquistata e conservata sotto la protezione della
societ , loro impone
u. DOVERE
di lavorare per questa medesima societ, sotto pena di rubare, coltoziosita loro,
i soccorsi e la protezione, ch'essi ne hannno ricevuto.
Gli a codesti uomini, anticipatamente gratificati, che sembra sieno pi particolar
mente dcstinati i travagli distruzione, d'inspezione, di giurisdizione, (l'emulazione edi
protezione;
E nulla pu autorizzarli a sconcertare col disordine delle loro spese
i travagli profittevoli
a tutta la societ per
l'aderenza naturale
che essi hanno
colle sussistenze.
\
Lo studio di questo circolo naturale di travagli e di sussistenze pone nel caso di giudi
care agevolmente se la direzione delle spese del proprietario pazza o savia, equa od in
giusta, e se alla dia la vita agli uomini ovvero li distrugga.
W

RIEPILOGO.
Ogni uomo riceve dalla natura il diritto di vivere indispensahilmente legato
al dovere di lavorare.
i
Gli uomini non possono vivere se non del frutto dei loro travagli.
Il successo dei loro travagli dipende dalla loro unione.
Essi non potrebbero riescire a vivere, e soprattutto a vivere felici, se non per
il loro successo vicendevole.
Econom. Tono I. - 29.
450 nurotrr m NBMOL'ItS.
L'interesse di ciascuno il medesimo che l'interesse di tutti.
La qual cosa costituisce
LA CONCATENAZIONB DI TUTTI GLINTERESSI UMANI.
E d'uopo distinguere tra l'interesse ed il desiderio. Questo pu essere depravato dal
l'ignoranza, la quale fa predominare l'istinto del bruto sullintelltgenza dell'uomo.
L'interesse del coltivatore
senza contraddizione il successo del suo travaglio dal quale dipende la sua sussistenza;
ci non ostante egli non potrebbe ottenere quel successo senza servire nel medesimo
tempo all ,
interesse del proprietario,
la parte del quale ingrassa in ragione di quel successo.
L'interesse della classe proprietaria
dipende dal successo futuro del coltivatore , e questo successo futuro dipende dalla sua
forza attuale. '
Se il proprietario piglia sulla parte del coltivatore, che quella che costituisce la forza
di questo, egli rovina se stesso anticipatamente.
L'aderenza di questi due interessi tanto visibile, tanto palpabile da una parte come
dall'altra.
La classe sterile
non pu vivere che sulle spese della classe produttiva e della classe proprietaria.
Quanto pi dunque queste due classi avranno di che spendere, tanto pi la classe ste
rile avr di che vivere.
Perci
l'interesse della classe sterile e il medesimo che quello dell'altro due.
Questa classe protta in ragione che i travagli delle prime classi, pi avvicinate alla pro
duzione, essendo tutti adempiuti. la sovrabbondanza della popolazione perviene, a forza
d'industria, a fondare il suo patrimonio sulla sovrabbondanza della produzione.
IL PUNTO FISSO n'uim's' n'lsrsnnssa TRA su uomini,
o
l'interesse
generale e comune delle tre classi che compongono la societ, e quello di cia
scheduno dei loro membri, sta nell'interesse del coltivatore e nei successi di esso.
questa la grande unit d'interessi che associa tutti gli uomini tra loro con le re
lozioni indispensabili di diritti e di doveri, come la generazione e la debolezza li uniscono
coi legami della fratellanza e dei soccorsi vicendevoli.
La cognizione di questa grande verit e di tutta la serie de suoi principii e
delle sue conseguenze, e
I
LA SCIENZA DELLA VITA umana,
la quale da una vera base alla morale, offrendo un punto di riunione ad interessi in
apparenza contraddittorii.
Il suo piano ed i suoi risultamenti sono
di mostrare all'uomo che il pi vivo ardore dei desiderii di lui, ed i suoi pi grandi
sforzi .per l'estensione de suoi godimenti sono un bene, purch egli non li rivolga mai
ad allentare al diritto altrui, e che qu sto diritto sia per lui un limite sacro.
Che segli viola anche menomamente questo limite posto dalla giustizia eterna ed on
nipotente, non soltanto egli commette ingiustizia e male morale, ma fa per anche una
pazzia, egli opera il male sico proprio suo, e ferisce e punisce se stesso.
QUESTA SCIENZA
mostra, insomma che
conrss'mo DEI PRINCIPI] DI ECONOMIA POLITICA. 451
le pinne le ricompense cominciano da questa vita, eh elle consistono primamente in
mali sici e sempre pronti, sempre esatti e calcolati sopra gli effetti della nostra condotta.
Ella manifesta inoltre :.
P
I NOSTRI DOVERI VERSO DIO,
i quali sono
L adorazione dell'autore della natura, e del grand ordine col quale Egli ne
gratica di continuo per nostre proprie mani; l'obbedienza a quest'ordine univer
sale, supremo, sacro, ad onta di qualsiasi impulso ed eccitazione che possa darne
il nostro interesse momentaneo, sempre cieco o perverso quando si oppone alla
legge dell'ordine; la preferenza di codesta legge a qualunque insinuazione insi
diosa; insomma la rassegnazione assoluta a tutto ci che questa legge ordina e
di noi e degli interessi nostri.
II.
I nos'rm novlm vnnso 1 uos'rnr snnu.
iquali consistono a risguardare glinteressi loro siccome i nostri, e per conse
guenza a rispettarli del paro.
Le nostre relazioni cindicano i gradi di progressione di questi doveri.
Gli uomini coi quali noi siamo in relazione sono ci che si chiama nostro prossimo; le
prime relazioni nostre costituiscono il nostro primo prossimo, il servigio pi prossimo e
il primo nostro dovere di fratellanza; ed coll'esattezza nell'osservare l'ordine delle nostre
relazioni , che noi arriveremo alla fratellanza universale.
I nostri nemici non sono tali che per gli atti loro.
L'atto nemico e un'invasione dei nostri diritti, un'interruzione delle nostre rela
zioni: l'interruzione delle relazioni e un attentato allordine sociale. Noi acquistiamo
la guarentigia sociale, ed il territorio paga le spese di questa guarentigia. Perci noi
dobbiamo essere immuni secondo l'ordine delle spese dell'inimicizia, e noi abbiamo
diritto appellarne alla guarentigia della societ per lo soddisfacimento di cotali spese.
Dal canto nostro, il nostro dovere verso i nemici nostri e di trattarli come un
terreno incollo, che incontrassimo in mezzo al nostro podere.
E d'uopo far loro ogni sorta d'aperture ossia anticipazioni, per procurare di rista
bilire le nostre mutue relazioni con esse. Che se ad onta di ci non possiamo aggiu
gnere tale scopo , non possiamo allora che risguardarli come un terreno ingrata, refrat
tario od infetto, al quale non dobbiamo pi condare le anticipazioni, ma che non
per dobbiamo deteriorare. Non vendicarsi perdonare; vendicarsi far danno, ed
il danno si estende sempre sopra molti. .
III.
1 Nosrnr novsni veaso NOI s-rsssr,
iquali si riducono ad accrescere i nostri diritti per via dell'estensione dei nostri
doveri, il soddisfacimento dei quali torner sempre a profitto di tutti, vale a dire
che pi nei lavoreremo e pi nei protteremo; pi bene faremo, pi bene ci tro
veremo; ed il nostro travaglio, il nostro protto, il nostro ben fare, il nostro ben
essere torneranno costantemente e reciprocamente a vantaggio di tutti, e sempre
a vantaggio proprio nostro.
una n. nmus i: nrcsvmmo.

FINE DEL CBMIENDIO DEI PRINCII'II DELLECONOIIIA POLITICA.


DUPONT Dl NEMOURS.
4*

DISCORSO
PREMESSO ALLA FISIOCRAZIA. o
__...__.9___

Io riunisco sotto un titolo generale e comune, taluni Trattati particolari, i quali


hanno servito ad istruir me, come potranno parimente servire ad istruire altrui.
il loro autore me n'ba dato la maggior parte successivamente per arricchire una
pubblicazione periodica, di cui allora io era. incaricato, e che ha per oggetto l'ac
crescimento di una scienza essenziale alla felicit dell'umanit (1). Non basta al
mio zelo averli inseriti separatamente in volumi staccati. lo credo doverli riavvi
cinare per rendere pi sensibili le relazioni loro, e per formarne un corpo di dot
trina determinato e compiuto, che espongo con evidenza il diritto naturale degli
uomini, l'ordine naturale della societ, e le leggi naturali pi vantaggiose agli
uomini riuniti in societ.
I Questi tre grandi oggetti sono dislintissimi, non pertanto sono essenzialmente
legati insieme. Sarebbe conoscerli malamente il confonderli. Sarebbe un volere
non conoscerli mai in tutta l'estensiou loro, lo studiarli in modo isolato e senza
esaminarne le relazioni.
Il dirillo naturale delluomo, nel suo senso primitivo pi generale, il diritto
che luomo ha di fare quello che gli vantaggioso, o come dice l'autore, di cui
oggi pubblico alcuni scritti, il diritto che l'uomo ha alle cose adatte al proprio
godimento.
Questo diritto sottoposto, dalla natura medesima, arolazioni che ne variano
talmente l'uso, che si obbligati perci di denirlo in un modo generale che
abbracci vagamente tutti i differenti stati, nei quali luomo si possa trovare.
Ma in qualunque circostanza ci si supponga; sia che noi viviamo isolati, o
in massa, o in societ regolare, il nostro diritto alle cose adatte al nostro godi
mento, fondato sopra una condizione imperiosa, per la quale noi siamo inca
ricati della nostra conservazione sotto pena di patimento e di morte. L'ultimo
grado di severit della punizione decretata da questa legge sovrana, superiore
a qualunque altro interesse ed a qualunque legge arbitraria.
L'uso del diritto di fare ci che a noi vantaggioso suppone necessariamente
la conoscenza di ci che c a noi vantaggioso. dell'essenza di questo diritto
di essere illuminato dalla riflessione, dal giudizio, dallaritmetiea fisica e mo
rale, dal calcolo evidente del nostro vero interesse. Senza di che, invece dim
piegare le nostre facolt a fare ci che a noi [osso vantaggioso, noi non le impie

(*) Si veda sopra, pag. xc.


(1) Il Giornale dell agricoltura, del commercio e delle finanze.
niscoiiso ruaunsso ALLA I-ISIOCIMZIA. 455

gheremmo sovente se non a fare ci che ci sarebbe nocez-olc. Allora non si potrebbe
dire che noi usassimo del nostro diritto naturale; ed esisterebbe tra il principio della
nostra condotta e la maggior parte desuoi effetti una grossolana e funesta con
traddizione. dunque manifesto che l'esercizio del nostro dirillo naturale evi
dentemente e necessariamente determinato da cause assolute, che la nostra intel
ligenza debbe studiare e riconoscere chiaramente; alle quali ell obbligata di
sottomettersi esattamente, e fuori della concatenazione delle quali nel non pos
siamo fare nessuna azione lecita, n ragionevole.
Il dirillo alle cose adatte al proprio godimento esisteva pel primo uomo.
Esso esiste per un uomo assolutamente isolato. Considerato anzi rigorosamente ed
unicamente in questo primo punto di vista, esso precede l'ordine sociale, come
pure qualsiasi giusto e qualsiasi ingiusto relativo. Ma in questo caso, come in
qualunque altro, egli non per meno sottoposto per la sua essenza alle leggi
siche dell'ordine naturale e generale dell'universo. In questo caso, come in
qualunque altro, esso non pu venir impiegato sicuramente se non sotto la dire
zione della ragione illuminata. In questo caso, come in qualunque altro, esso e
sottoposto a limiti differenti di quelli del potere sico istantaneo dell'individuo, a
regole evidenti e sovrane, dalle quali l'individuo non potrebbe scostarsi in nessun
modo senza suo proprio pregiudizio.
Un uomo esattamente solo in un'isola deserta sembra avere la scelta di agire
e di abbandonarsi al riposo. Ma, come noi l'abbiamo pi sopra notato, esso
incaricato dalla natura stessa di prevedere alla propria conservazione salto pena
di pal-imenlo e di morte. A meno ch'egli non sia insensato, egli si guarder
dunque di restare ozioso. Egli lavorer per procurarsi il pasto e per istabilire la
propria sicurezza contro gli attacchi degli altri animali. Egli anzi riconoscer che
non basta di soddisfare con un travaglio passaggero al bisogno del momento;
egli cercher a radunare e conservare delle provvigioni per far fronte agli acci
denti, e per godere nella stagione, in cui la terra riuta i suoi frutti. Altrimenti
egli non farebbe uso del diritto che ha di fare ci che gli vantaggioso ; egli
non adempirebbe il dovere che gli imperosamente prescritto dalla natura; e
l'eetto irresistibile di una legge naturale le punirebhe prontamente e severa
mente della sua negligenza.
W Se invece di un uomo solo, fossero pi uomini che s'incontrassero in un paese
incollo, certo cheglino avrebbero il potere fisico di combattcrsi gli uni gli altri:
che il pi forte avrebbe il potere sico di portar via qualche volta il pasto. del
pi debole; che due deboli riuniti, che il pi debole stesso, merc lastuzia, la
sorpresa, il la destrezza avrebbe qualche volta il potere fisico di vincere il pi
forte, di rapirgli la sua preda ed anche la vita. Ma gli egualmente certo ch'e
glino si guarderebbero di tenere una condotta cosi pericolosa, cosi disordinata,
cosi difettosa, cosi propria a distoglierli vicendevolmente dal travaglio necessario
per assicurare la sussistenza loro , ed il cui pericolo estremo e palpabile sarebbe
pure visibilmente reciproco. Eglino scorgerebbero prima di tutto evidentemente
che un tale stato di guerra li condurrebbe alla fine a pcrir tutti; e che insino
che quella ne crudele giugncsse, sarebbero tutti ridotti a trarre una vita misera
bilissima, nella quale nessun di loro godrebbe, ne potrebbe nemmeno sperare di
godere del suo diritto di fare ci che gli fosse vantaggioso.
Ora gli uomini non hanno nulla di pi interessante che di assicurarsi il godi
454 nrrosr m NEMOUBS.
mento di questo diritto fondamentale. Avvertiti gli uni e gli altri dai bisogni
pressanti della necessit d'impiegare le loro forze siche, aine di prevedere alla
propria loro conservazione, lungi dal farne uso per nuoccrsi, per distruggersi
reciprocamente; il bisogno vicendevole, il timore, linleresse, la. ragione inne,
farebbero loro riunire quelle medesime forze pel bene di tutti; le sottoporrebbero
a delle regole naturali di giustizia ed anche di benecenza reciproca: stabilireb
bero necessariamente tra loro delle convenzioni sociali tacito o formali, per
assicurare a ciascuno l'uso lecito del suo diritto naturale, del suo diritto alle
cose adatte al proprio godimento, e in altri termini, la libert di profittare
dei vantaggi chesso pu ritrarre dall'ordine naturale.
Lonmsn Nirvana e la costituzione sica che Iddio stesso ha data all'uni
verso, e per la quale tutto si opera nella natura. In questo senso generale e
vasto, lordine naturale precede di molto lordine naturale dell'uomo; si estende
molto aldi l dell'uomo e di ci che lo interessa; abbraccia la totalit degli esseri.
Ma quando si riguarda quest'ordine supremo relativamente alla specie umana,
si vede ch'egli deve rinchiudere, chegli rinchiude ditlatti, ueloro pi minuti par
ticolari, tutti i beni sici, ai quali noi possiamo pretendere, e listituzione sociale
che ci propria.
lordine naturale che ci sottopone a dei bisogni sici. Ma pur esso che
ci circonda di mezzi sici per soddisfare a codesti bisogni. per esso che
qualunque elletto ha necessariamente la sua causa, che qualunque causa ha i
suoi etietti diretti. E da lui che noi riceviamo il dono prezioso di potere studiare
e riconoscere evidentemente questammirahile concatenarnento di causee di etl'etti,
nelle cose, sulle quali ci possibile estendere l'uso dei nostri sensi e della nostra
ragione. dunque esso che ci prescrive sovranamente delle leggi naturali, alle
quali noi dobbiamo conformarci e sottometterri, sotto pena di perdere in ragione
proporzionale dei nostri errori e del nostro deviamento, la facolt di fare ci che
ci sarebbe vantaggioso, e d'essere cos privati dell'uso del nostro diritto na
turale.
Le LEGGI NATUIALI considerate in generale sono le condizioni essenziali,
secondo le quali tutto si eseguz'sce ncllordim' istituito dall'autore della natura.
Elle dilleriscono dall'ordine, come la parte differisce dal tutto. Ne esiste senza
dubbio un'immensa quantit che ci saranno eternamente sconosciute, che niuna
relazione hanno coll'uomo, e delle quali non sarebbe nemmeno savia cosa occu
parci; poich per noi allare gi abbastanza grande quello di pensare etiicace
mente a'mezzi di accrescere e di assicurare la nostra felicita.
Codesti mezzi sono evidentemente indicati dalle leggi naturali della porzione
dell'ordine generale sico, direttamente relativo al genere umano.
Le ancor Nnunu prese in questo senso, che relativo a noi, sono condi
zioni essenziali, alle quali gli uomini sono assoggettati per assicurarsi tutti
i vantaggi che lordine naturale pu loro procurare. Elle determinano irrevo
cabilmente, giusta la nostra essenza medesima e quella degli altri esseri, qual
uso noi dobbiamo necessariamente fare delle nostre facolt per pervenire a sod
disfare i nostri bisogni ed i nostri desiderii; per godere, in tutti i casi, di tutta la
estensione del nostro diritto naturale; per essere, in tutte le circostanze, tanto
felici quanto ci possibile.
Sono codeste leggi di natura che prescrivono la riunione degli uomini in
mscouso rmzm-zsso ALLA FISIOCIIAZIA. 455

societ, e che fissano le regole di questa riunione giusta i diritti, i doveri e 1 in


teresse manifesto di tutti e di ciascuno.
Luomo isolato sarebbe esposto a mille accidenti; egli mancherebbe soventi
delle forze, di cui avrebbe bisogno per la riuscita del suo travaglio; una malattia,
una caduta violenta, una gamba rotta, un piede dislogato, lo condannerebhero a
morire di fame. Egli sarebbe dunque possentemente eccitato dallevidenza del
suo interesse ad associarsi cosuoi simili, quandanche egli non nascesse in mezzo
alla societ. Ma la lunghezza e la debolezza della sua infanzia stabiliscono, anche
nello stato pi selvaggio, una societ naturale tra i padri, le madri ed i gli, che
sopravvengono in gran numero avanti che i nati prima sieno in istato di poter
fare a meno dei soccorsi dei genitori.
In questa associazione primitiva, la sensazione viva e sempre presente del
bisogno reciproco, congiunta ai moti dellattrattiva naturale, non solamente pro
scrive qualunque usurpazione tra i coassociati, ma assicura a ciascun individuo
tutti i soccorsi che possono essergli necessarii da parte degli altri individui, e la
partecipazione atntti i vantaggi che la famiglia si pu procurare. Qualunque altra
condotta sarebbe funesta alla famiglia, priverebbe i suoi membri delluso del loro
diritto naturale, e condurrebbe lassociazione e gli associati alla loro distruzione
totale. '
Laonde evidente che le regole dellassociazione primitiva non sono regole
arbitrarie, e che dal momento che pi uomini vivono insieme eglino sono sotto
posti per loro proprio interesse a un onnia'n aa'runaua sonno, a un onnnvr: m
owanzra ESSENZIALE, il quale stabilisce il diritto reciproco dei coassocioti
tulle leggi siche, che assicurano la sussistenza degli uomini, e sul diritto natu
rate, di cui ciascuno di loro debbe godere senza usurpaziono di guello'cho appar
tiene agli altri, e di cui tutti non possono godere compiutamente, n alcun
di loro sicuramente, se non a questa condizione fondamentale.
Loanuu: NA'IIJIALE sociale fonda la cognizione evidente del bene e del male
morale, del giusto e dell ingiusto per essenza, sull esperienza incontestabile del
bene e del male sico. Esso oll're alla prudenza, alla morale, alla saviezza , alla
virt, dei principii solidi e delle regole sicure. Esso ci sommette per nostro van-
leggio all osservanza di varie leggi naturali.
Le Lecci n'runsu dell'online sociale, alle quali noi siamo essenzialmente
sottoposti per assicurarci il godimento di tutti i tantaggi, che lordine sociale
ci puo procurare, abbracciano tutte le relazioni di cui noi siamo suscettibili. Elle
decidono, in tutti i casi, per l'evidenza del nostro interesse reciproco, quale con
dotta noi dobbiamo tenere coi nostri simili per la nostra propria felicit. Elle ci
conducono a tutte le istituzioni che estendono la nostra felicit. moltiplicando i
nostri rapporti cogli altri u0mini,e le ocmsioni dei soccorsi vicendevoli tra essi e
noi, Elle ci guidano allo stabilimento dell'onmss LBGITTIIIO, il quale consiste
nel diritto di possesso assicurato a guorentito dalla forza di unaulort'l tum
lare e sovrana, agli uomini riuniti in societ. Elle dettano tutte le leggi posi
tize che debbono emanare da taleantorita, e che non possono, senza disordine e
senza distruzione, essere se non che atti dieltiaratorii delle leggi naturali del
lordine sociale.
Da codesta catena di verit sovrano, si vede come e perch gli uomini non
90589110 fare uso del loro din'uo naturale, se non conliormandosi all'ordine natu
456 nuroa'r DI aauocas.
rale; come e perch essi non possano godere dei beni, ai quali l'ordine naturale
loro permette di aspirare, se non sottomettendosi alle condizioni necessarie per
acquistare il godimento di tali beni, se non obbedendo alle leggi naturali.
Ecco il circolo evidentemente tracciato dalla natura per la felicit degli uo
mini in questo mondo. Ecco i limiti, nei quali il creatore ha rinchiuso l'impiego
utile della nostra intelligenza. Questa intelligenza ci fu principalmente data, per
ch noi potessimo tstruirci, conoscere e giudicare dei nostri diritti naturali e dei
nostri doveri reciproci; governarci conformemente allorcline naturale sociale; e
stabilire delle leggi positive per costringere i cittadini ignoranti, pazzi o depra
vati, alla sottomessione alle leggi naturali della societ.
Tale la spiegazione compeixliata dellepigrafe piena di senso che ho creduto
dover porre in fronte di questa Raccolta e che non e se non l'espressione di
un pensiero dell'autore stesso dei diversi articoli, di cui essa composta. Tale
il piano del libro che risulter da questa collezione di differenti opere che erano
state separate dalle circostanze, ma che sono l'une alle altre collegate per loro
natura. Il primo esamina il diritto naturale dell'uomo sotto tutti i suoi aspetti
ed in rapporto a tutte le sue relazioni esteriori. Lanalisi del quadro economico
che segue, oltre agli occhi lordine sociale sico. Le massime generali del governo
economico che terminano questo procedimento, presentano le leggi naturali di
quellorcline evidentemente il pi vantaggioso alla societ.
Dopo questesposizione generale della dottrina, ho aggiunto a questa Raccolta
una seconda parte che racchiude discussioni e svolgimenti interessanti, quantun
que particolari a qualcuna delle nozioni di economia politica. Ma nella prima
parte che il lettore potr trovare una cognizione metodica del diritto naturale,
dellordin naturale sociale, delle leggi naturali alla societ, della necessit e
dei mezzi di conformarvi la nostra condotta per la nostra felicit; ed in questa
cognizione evidente e seguita che consiste la scienza della Ftslocrazia o dell'or
dine naturale essenzialmente costitutivo del governo pi perfetto.
So bene che alcuni spiriti superciali, e forsanche taluni malintenzionati, i
quali, come i corvi, temono la risurrezione dei morti, si sforzano ancora, per
quanto in loro, di far disprezzare la possibilit di ridurre ad una scienza sica,
esatta, evidente e compiuta, quella del diritto, dellordtne,delle leggi, e del governo
naturale, e vorrebbero almpno rendere problematici i vantaggi che debbono
risultare dallo studio e dalla pubblicit di una scienza cosi necessaria al genere
umano. -
Non c' da rispondere ad uomini che vedono, che sanno, che sono costretti
di convenire che noi abbiamo la facolt di acquistare una cognizione certa del
letere sottile , sparso - in tutti gli altri elementi; una cognizione sicura delle
rivoluzioni dei satelliti di Giove; una cognizione evidente delle regole dell'arit
metica innitesimale, integrale e differenziale, ecc. ecc., e che pretendono persua
derci che non pertanto noi non possiamo procurarci alcuna regola evidente sulla
maniera colla quale noi dobbiamo condurci cogli altri uomini, e con cui la societ
debba essere costituita perch la specie, glindividui,e noi medesimi soprattutto
siamo i pi felici che sia possibile alla nostra natura !
Io dico il pi che sia possibile alla nostra natura, poich noi non possiamo
sperare, e per poco che noi facciamo uso della nostra ragione, noi non possiamo
nemmeno desiderare di essere pi felici di quello che alluomo appartenga. Ma e
v
DISCORSO PREMESSO ALLA FISIOCIIAZIA.

inseparabile dalla nostra essenza di desiderare di esserlo tanto quanto ci sia pos
sibile. Ora dal punto che noi rinunciamo alla pretensione insensata di passare i
limiti sacri della possibilit nella felicita, alla quale noi pretendiamo, siamo certi
che per assicurarci il godimento del pi alto grado di felicit, di cui noi siamo
suscettibili, non abbiamo se non ad abbracciare i mezzi che vi conducono ; poich
vi sono mezzi certi per pervenire ad ogni cosa possibile, senza di che ella non
sarebbe possibile, e l'ipotesi implicherebbe contraddizione.
Questi mezzi di assicurare la nostra felicita; queste regole sovrana della
nostra condotta; queste leggi dell'ordine naturale che ci fanno conoscere n
dove si estende. o si arresti l'uso lecito, proficuo e ragionevole delle no
stro facolt il godimento del nostro diritto naturale; questi principii evidenti
della costituzione la pi perfetta delle societ si manifestano di per loro stessi
all'uomo. E io non intendo gi dire solamente all'uomo istruito e studioso; ma
pur anche all'uomo semplice, selvaggio, che esce dalle mani della natura, limitato
ancora ai primi giudicii che risultano dalle proprie sensazioni.
un Noi abbiamo esaminato pi sopra quale sarebbe la condotta naturale di una
tale popolazione d'uomini che sincontrassero in un deserto. Non e qui mestieri
se non di seguire le conseguenze egualmente naturali di cotale condotta per
vedere che, nella formazione della societ e nelle sue istituzioni fondamentali gli
uomini sono naturalmente guidati da una cognizione implicita della Fisiocrazia
la quale loro indica evidentemente quali sienoi loro doveri, insegnando loro quali
sieno i loro diritti; che mostra a ciascuno di essi la necessit della sommissione
all'ordine stabilito dall'Ente Supremo, congiunta al potere di godere dei beni, ai
quali ci permesso pretendere, la legge del travaglio allato del diritto di acqui
stare le cose che gli sono utili e piacevoli; il rispetto per la propriet altrui,
annesso alla sicurezza della propria e come prima guarentigia dei suoi possedi
menti.
Noi abbiamo veduto che, nello stato primitivo, la libert, la sicurezza, la
propriet personale, sono naturalmente riconosciute da tutti per diritti assoluti
appartenenti a ciascun uomo, e il godimento dei quali di una necessit assoluta
alla felicit, diciamo di pi, all'esistenza degli uomini riuniti. Tutte le istituzioni!
sociali scaturiscono necessariamente da questa prima istituzione naturale, fondata;
sulla legge imperioso. che obbliga qualunque uomo a impiegare la sua personcnl
le sue facolt per provvedere ai suoi proprii bisogni.
E gi il possedimento delle cose acquistate pel travaglio, la propriet mobiliare
si trova essenzialmente legata alla propriet personale. principalmente perch
si ha ogni giorno bisogno di acquistare e di consumare dei beni mobili, che
necessario d'avere la libert la propriet della sua persona. perch si ha di
diritto naturale la propriet della sua persona, che si ha il diritto di richiamare
contro qualunque altro ci che si acquistato col travaglio , coll'impicgo della
sua persona; a quel modo stesso (per servirmi dell'espressione energica di Gian
Giacomo Rousseau) che si ha. il diritto di ritrarre il proprio braccio dalle mani
di un uomo che volesse trattenerrelo nostro malgrado. Non si godrebbe di se
medesimo, se si potesse essere privato da un altro uomo di ci che si fosse acqui
stato da se medesimo,- la pace cos naturale e cosi vantaggiosa a tutti sarebbe
rotta. I nostri uomini selvaggi che ne conoscono tutto il pregio che ne sentono
l'indispensabile necessit per l'esistenza e perla felicita loro, non sono guari incli
458 nnross or NEMOURS.
nati a romperla. il semplice calcolo di un interesse reciproco e palpabile, fa dun
que loro rispettare la propriet mobiliare e la persona altrui, perch ciascun di
essi vuole avere il godimento pacico delle sue propriet personali e mobili.
Tutto questo confermato dallespcrienza universale. Presso le nazioni le
meno civilizzate, nessuno simpadronisce ne della capanna, ne dei mobili, n delle
armi, n del vitto del suo vicino. Quegli uomini naturali portano anzi il rispetto
per la propriet altrui a tal punto di delicatezza che sorprende le anime ristrette
dei nostri popoli corrotti (i), quantunque sembri semplicissimo a coloro che pe
sano l'estremo ascendente che la giustizia per essenza debbe avere sopra uo
mini presso i quali lerrore ed i pregiudizii non hanno ancora indebolita la di
lei voce.
In questo stato di associazione primitiva e naturale, gli uomini non hanno
bisogno n di autorit tutelare e sovrana, n di magistrati , n di leggi positive.
Essi non potrebbero fare le spese di questi stabilimenti protettori della propriet;
perch la loro sussistenza essendo per cosi dire casuale,e ciascun di loro essendo
obbligato di occuparsi giornalmente a ricercare la sua e quella della propria tami
glia, essi non hanno no ricchezze, ne uomini disponibili da consacrare al manta.
nimento dellordine pubblico. D'altronde i loro beni sono poco considerevoli e
poco sparsi, e perci sotto la salvaguardia immediata e facile del possessore. ll
protto dellusurpazione la pi compiuta sarebbe troppo piccolo. Il pericolo ne
sarebbe immenso. Non dee dunque recar maraviglia che i doveri reciproci sieno
religiosamente adempiuti, e senza coazione, e che l'abitudine di ademplerli elevi

(i) a l selvaggi (della Luiglana) vanno alla caccia trenta o quaranta leghe distante
dalle loro dimore, e talvolta anche pi lontano. Quando eglino hanno ucciso un ho"
o qualche altro grosso animale che non possono trasportarselo alla loro capanna, met
tono la preda appi di un albero al quale appendono i loro turcassi; poi tagliando so
lamente la lingua della bestia, vanno a cercare la loro famiglia che viene a pigliarsi
la preda, ovvero a mangiarsela sul luogo stesso , se la fatica di traaportarla le paia
troppo grave. Gli altri selvaggi che nellinlerrallo passano presso il cadavere, velica
" dovi al di sopra il turcasso dicono: un nostro fratello passato di qui. E si guardano
bene di toccare l'animale inorto, o di portarne via il pi piccolo pezzo. il turcasso li
avverte che il cacciatore ritorner a prender tutto . Memorie sullo stato dell Americo
Settentrionale.
a Gli Ostiachi vivono in tutta la semplicit naturale. Egllno sono ospitalissimi, ed
estrema la loro probit. Un viaggiatore, che percorreva la Siberia. perdetta Il suo
2 =2I2 2 R2I2 borsa a qualche distanza della casa di un Osliaw, presso il quale avea dormito. Al
cuni giorni dopo, il tiglio dell'Ostiaco vede la borsa per terra, non la raccoglie, ma va
a dire al suo padre che qualcuno ha perduto una borsa che sembra piena doro. il
padre gli dice: Colui che l'ha perduto ne sar senza dubbio angosciato, egli torner a
cercarla dove l'ha perduta, non bisogna torla via di la. Ma perch ella dia meno nel
locchio a coloro ai quali non appartiene e che non la cercheranno, taglio alcuni rami
dalbero e ne la ricopr. ll glio obbedi. in capo a parecchi mesi lo straniero tornando
dal suo viaggio, e ritenendo la sua borsa assolutamente perduta, n fl'cdtlc alcuna
ricerca, passa per quel medesimo luogo e ritorna ad alloggiare nella casa del buon
Ostiaoo. Dopo la mensa, parlando col suo ospite si rammenta l'epoca in cui altra volta
aveva pernottato presso il medesimo, appunto il di innanzi che aveva smarrita la
borsa. . . . . Ah! set dunque la frotel mio, interrompe l'Ostiaco, colui che ha perduto
la borsa! Oh! come son contento che tu sia ritornato. Ella e ancora al medesimo sito
dove la ti cadde. Sono andato di tempo in tempo a vedere se il proprietario fosse ve
nuto a riprenderselo. Mio figlio ti condurr al posto . Miscellame interessanti e
curiose, articolo Siberia.
msconso ammesso ALLA vlstocmzu. 459
gli uomini a un alto grado di giustizia, di beneficenza e di virt. Sarebbe incom
prensibile che la cosa andasse altrimente.
Questo stato felice; certamente preferibile a quello degli uomini che vivono
in una societ male costituita, e le cui leggi positive contrariano le leggi dellor
digic naturale. Ma per sua natura esso non e durevole, ed inoltre ancora lon
timo dal migliore stato possibile dellnmanita.
A meno che circostanze particolari non ritardino i progressi naturali delle
sue cognizioni, l'uorno prontamente savvede che le produzioni spontanee della
terra non bastano a tutti i godimenti, dei quali esso suscettibile, e cb'elle sono
in troppo piccola quantit per somministrargli i mezzi di allevare una posterit
numerosa. Egli cerca dunque di moltiplicare quelle che gli sono sembrate le pi
adatte al suo consumo. Egli diventa agricoltore; egli dissoda, prepara, pianta,
semina; le produzioni nascono intorno alla sua capanna e diventano pi abbon
dcvoli di giorno in giorno; le sue ricchezze si aumentano; la sua famiglia si ac
cresce. Da quel punto non c pi caso di arrestarsi; lo stato di semplice asso
ciazione non conviene pi agli uomini; e necessario istituire societ regolari;
necessario formare corpi politici. Il primo granello di frumento affidato alla terra
diventa il germe sicuro degl imperii; questi ne risultano cosi necessariamente
come le spighe che quel granello di frumento fa germogliare.
La terra era abitata da uomini che la natura, la giustizia, linteresse eviden
temente comune, rendevano proprietarii della loro persona e delle ricchezze
mobiliari acquistate ool travaglio della loro persona. Dacch queproprietarii
hanno fatto uso delle loro propriet personale e mobiliare, per coltivare alcune
porzioni di questa terra per lo innanzi incoltaedi nessun prodotto, essi diventano
per diritto naturale proprietarii fondiarii dei campi che hanno dissodato e ridotti
a un valore; poich questo valore che la terra ha acquistato per via della cottura,
e il frutto dellimpiego del loro travaglio, della loro intelligenza, della forza e
della persona loro, e della spesa delle ricchtme che loro propriamente apparten
sono. 'Ioglier loro il posscdimento di quel campo, sarebbe rapire loro le ricchezze
mbiliari e il travaglio personale chessi hanno consacrati alla sua coltivazione,
alle operazioni preparatorie della sua coltivazione, sarebbe un violare le loro
propriet riconosciute, ed i nostri selvaggi confederati concepiscono evidentemente
l'ingiustizia e il pericolo di un simile attentato. Essi sentono l'utilit della coltura;
essi vedono che nessuno vorrebbe farne le spese se fosse esposto a perderle.
Eglino saranno dunque colpiti della necessit evidente di rispettare vicendevol
mente le loro propriet. fondiario, a misura che elle si stabiliranno colle spese,
travaglio, o per via di contratti leciti.
Ma la cottura e la propriet fondiaria, non hanno per iscopo se non la pro
prietci dei frutti che la coltura fa nasmre. Tutto sarebbe perduto, se questa pro
priel dei frutti non fosse assicurata come quella del fondo, come quella stessa
che ciascun individuo ha sulla di lui persona.
Qui cominciano le diicolt. Dopo lo stabilimento della coltura le ricchezze
sono pi considerevoli; elle sono sparse nei campi; elle passano le notti sulla
tema; e lanmento delle sussistenza rende di giorno in giorno gli uomini pi
numerosi e per conseguenza meno uniti. Il pericolo nellusurpazione sarebbe mi
nero che nel primo stato dellumanit', maggiore ne sarebbe il profitto; continua
u loocesioae.
460 nu'oxr m xmlocns.
dunque di tutta necessit fare un'istituzione che assicuri l'osservanza delle
leggi dell'ordine sociale, e che renda gli attentati sulla propriet altrui cosi dilil
cili come nel semplice stato di associazione primitiva, cos contrarii all'interesse
medesimo di coloro che osassero abbandonarvisi. I proprietarii non possono, dopo
aver lavorato il giorno, vegliare anche la notte per difendere i loro campi; biso
gna stabilire un'autorit pubblica, tutelare e sovrana, che simile in certa guisa a
quella del creatore del mondo sia presente dappertutto ed in ogni tempo, a fine
di vigilare per tutti, a fine di guarentire e di difendere tutte le propriet, a fine
di respingere tutte le usurpazioni. Ecco quello che sentiranno, malgrado loro, i
nostri selvaggi divenuti coltivatori. Egino si atfretteranno di elevare in mezzo a
loro tale autorit protettrice e benefica. Eglino armeranno i depositarii di essa di
tutto il potere necessario per adempiere ai loro importanti ofllcii, e per trionfare
di tutte le opposizioni ingiuste che potesse incontrare il loro ministerio di pace e
di prosperit. Eglino provederanno a tutte le spese inseparabili dall'esercizio di
un ministerio cosi indispensabile. La coltura gli ha dato nascimento, la coltura
ne far le spese. Una parte di ci che ella produce al di l delle spese necessarie
per perpetuarla, sar consacrata al mantenimento della forza pubblica; e questa
forza, la quale assicurer la propriet, incoragger, per ci stesso, alla ricerca ed
all'impiego di tutti i mezzi che possono accrescere i prodotti delle propriet. Que
sto prodotto delle anticipazioni ben impiegate, faciliter, condurr necessariamente
la formazionee l'impiego di nuove anticipazioni anche pi produttive. Le ricchezze
moltiplicheranno rapidamente all'ombra della propriet. Il commercio 0 i cambii,
pi necessarii e pi frequentemente usitati saranno liberi di diritto e di fatto tra
proprietarii, tra uomini egualmente liberi di disporre, come meglio lor piace di
ci che loro appartiene. L'industria umana sar eccitata dai pi potenti motivi,
per la certezza di profittare del frutto delle sue pene. Le arti nasceranno. I godi
menti diventeranno pi sicuri, pi variati, pi estesi; gli uomini molto pi nume
rosi e pi felici. Tutto questo si far di per se, e risulter necessariamente dallo
stabilimento dell'autorit conservatrice delle propriet, come l'istituzione di que
sta autorit stessa risulta necessariamente dallo stabilimento della coltura. Gli
per estendere il godimento del loro diritto naturale che gli uomini sono divenuti
coltivatori; e l'ordine naturale che li ha costituiti proprietarii, primamente della
loro persona, poi delle loro ricchezze mobiliari, infine delle terre ridotte a un
valore pel concorso e l'impiego di quelle propriet primitive; sono le leggi natu
rali che li obbligano a servirsi dei mezzi necessarii per conservare le loro pro
priet e che li hanno condotti a mettersi reciprocamente sotto la protezione gli
uni degli altri, sotto quella di un'autorit tutelare, ministra sacra dell'interesse
pubblico, depositaria della. forza pubblica, per guarentire verso e contro tutti la
sola cosa, la cui conservazione importi al pubblico ed a tutti i privati egualmente,
LA rnoenuzu. impossibile che in questo cominciamento di societ regolare lo
scopo e la causa della sua formazione non sieno evidentissime per tutti i membri
dello Stato e per l'autorit che lo governa. ad una nozione, implicita vero,
ma universale della Fisiocrasia, che questa autorit debbe la sua esistenza.
impossibile ch'ella non governi siocraticamcnte, e che la societ non risenta
tutti i buoni effetti di un governo cos conforme alla natura delle cose ed a
quella dell'uomo.
Tutte le nazioni agricole sono nellorigine loro passate per quell'epoca fortu
msconso ritenesse ALLA FISIOCRAZIA. 461
nata. l Cinesi soli hanno saputo prolungarne la durata, ma noi ne troviamo
traccie evidenti presso i Caldei, gli Assiri, i Medi, presso i primi Persiani, e gli
antichi Egizii (i). E se noi potessimo frugare per entro gli annali degli altri
popoli, vedremmo che mentre pare che qui noi svolgiamo un'ipotesi, facciamo
invece la storia universale del cominciamento degl'imperii.
Ma, si dir, come dunque avvenuto che si sieno essi quasi tutti tanto pro
digiosamente scostati dallo stato di felicit, del quale essi godevano in que tempi
antichi e beati? Come la propriet, cos preziosa, cosi necessaria al genere umano,
cosilevidentemente stabilita dall'ordine naturale, ella stata diminuita, ristretta,
violata e quasi annullata da tutte le parti? Come si potuto venire al punto
di dimenticare le leggi essenziali dell'ordine sico e quelle dell'ordine sociale, di
disprezzare la sorgente delle ricchezze ed idirilli di coloro che le fanno nascere?
Come l'oppressione, le proihizioni, le rappresaglie, le gelosie, le discordie, gli
odii, le guerre, le usurpazioni, hanno elleno potutointrodursi nelle societ; oscu
rarvi levidenza dellinteresse comune, e sostituire alle leggi naturali immuta
bili, sante, e poco numerose dell'ordine sociale, le volont o piuttosto i capricci
arbitrarii e mobilidellautorit sia monocratica, sia aristocratica, sia democratica?
lo non posso negare che non sieno questioni codeste che si presentano natural
mente; tristi, ma molto interessanti questioni pel genere umano! Io mi prover
ad indicarne la soluzione; vi si trover quella di molte ditcolt filosofiche e le
pi forti prove della necessit indispensabile del libro che oggi pubblico, e di
quelli che sono stati, e che saranno composti sulla medesima materia.
Noi abbiamo veduto che gli uomini moltiplicandosi divengono meno uniti.
l'2 questo un etfetto naturale; eglino si conoscono meno gli uni gli altri. certo
che l'abitudine di vedersi frequentemente, la quale inoltre d occasione a ren
dersi frequentemente taluni servigii, aggiunge un'attrattiva naturale alla nozione
del dovere che ci fa rispettare il diritto altrui. La parte pi grande di questa
attrattiva perduta per uomini i quali, vivendo ciascuno dal canto loro in una
societ molto numerosa, non si sono mai n visti, n conosciuti. A misura che
la popolazione fa progressi, esiste dunque un ostacolo naturale di meno al desi
derio, che qualcuno degli uomini potesse conservare, di usurpare la propriet
altrui. Un'altra causa egualmente naturale ed inevitabile, viene nel medesimo
Il
tempo ad aprire la porta a cotale desiderio disordinato. Gli uomini non molti
plicano se non in ragione delle ricchezze necessarie per la loro sussistenza; ed a,
questo che fa che lo stabilimento della coltura che l'unica sorgente delle ricchezze
l I

degl'imperii, dia luogo ad un accrescimento rapido nella popolazione. Ma l'ac


Crescimento delle ricchezze della societ porta necessariamente con se laccresci
mento dellineguaglianza delle fortune; ineguaglianza naturale, che, nello stato
medesimo di associazione primitiva, esiste in ragione della diversit delle facolt.
deglindividui; che l'acquisizione delle propriet fondiarie estende per la stessa
ragione, e che saumenta ancora per l'ordine naturale e legittimo delle successioni,
il quale, talora divide il patrimonio di una sola famiglia tra un gran numero di
credi, e talora riunisce sopra un solo erede le ricchezze di molte famiglie. La dii

(l) Vedi l'erudito Trattato di Barnaba Brisson , De imperio veterum Persarum. Vedi
pure quello di Tommaso Hyde, intitolato Velerum Persarum, et Parlhorum, et Medorum,
religioni; historia. Vedi ancora il primo volume delllsloria del Cielo dell'abate Pluche.
462 nnronr m smiooas.
ferenza dei ricchi e dei poveri diventa di giorno in giorno pi apparente. vero
che il ricco e forzato, per far uso delle sue ricchezze di pagare al travaglio dei
poveri dei salarii che prevedano ai loro bisogni principali; ed anzi in una societ
coltivatrice ben costituita, in un modo pi abbondante e pi variato che nello
stato primitivo, in cui la ricerca sola prevedeva alle necessit pi pressanti della
specie umana. Ma non meno vero che questo ricco, la spesa del quale paga il
travaglio degli altri uomini e lapplica come gli piace, ad accrescere la propria
agiatezza ed a soddisfare le sue fantasie, si procura cosi dei godimenti infinita
mente pi moltiplicati, pi ricercati, pi appariscenti di quelli, ai quali i poveri
possono mai arrivare, e che per conseguenza debbono sembrare aggiungere molto
alla felicit delluomo, al quale le sue ricchezze dieno il privilegio esclusivo di
acquistarli. Ora questa vistosa ineguaglianza di godimenti che lascia intravedere
a ciascun individuo la possibilit di accrescere sempre pi i proprii, accrescendo
le proprie ricchezze, non pu mancare di svegliare vivamente la cupidit in tutte
le classi di cittadini.
Ne gi che codesta cupidit sia per se medesima un male. Presso un po
polo illuminato ella non produrrebbe niun cattivo elletto. I lumi della nazione e
la vigilanza dell'autorit tutelare metterebbero la propriet fuori del pericolo di
qualsiasi specie di offese anche le pi indirette. E l istruzione pubblica insegne
rebbe, tln dall'infanzia, all'ultimo cittadino il pericolo estremo di qualunque rag
giro tendente a nuocere alla propriet altrui; ella gli proverebbe coll'aritmetica
che non c' guari protto vero ad usurpare i diritti de'suoi simili, e quegli se ne
sovverrebbe per tutta la vita, egualmente che del modo di contare il suo danaro.
Allora la cupidit medesima non sarebbe pi se non una molla naturale ed utile
per portare i cittadini a mettere tutta lattivit e tutta Iintelligenza possibile nel
loro travaglio, ed ella concorrerebbe evidentemente alla moltiplicazione delle ric
chezze ed al vantaggio della societ; ma presso una nazione ignorante la cupidit
reciproca e da temersi moltissimo; il desiderio darricchirsi a spese altrui germina
sordamente negli animi avidi e vi diviene assai presto una passione dominante,
che introduce finalmente nella societ una moltitudine di pretensioni contrarie
e di spedienti oppositi, continuatamente tendenti a distruggere lordine sociale.
n
Questa passiorie spregievole fa non pertanto obbligata di coprirsi di un velo
per assicurare i suoi successi; poich l'autorit tutelare, unicamente stabilita per
reprimere questa passione sfrenata, respingeva con forza, puniva con severit
qualunque infrazione visibile al dritto di propriet. Non si poteva trionfare del
suo potere a qualunque altro superiore. Si tento d' ingannare la sua vigilanza e di
sedurre perllno il suo zeloif Non c'era niun mezzo di rubare colla forza; gli uomini
che l'avidit corrompeva, presero il partito dadoperare la furberia, e di colorire
col pretesto del ben pubblico le loro intraprese ingiuste, egualmente nocevoli alla
societ ed all'interesse dell'autorit sovrana. Non si era per altro ancora perduta
la nozione naturale dei diritti e dei doveri reciproci degli uomini; ma questa no
zione primitiva non ne dava che una cognizione implicita, evidentissima vero,
quanto al fondo di questi diritti e di questi doveri, vaghissima e confusissima poi,
quanto alla moltitudine delle loro conseguenze. Nessuna scienza esplicita e for
male ne disvolgeva tutta lestensione. Nessuna evidenza ne segnava i limiti, e se
cosi si pu dire, ne tracciava le ramificazioni traverso l'innita di relazioni nuove
che le istituzioni civili, l'accrescimento delle ricchezze, la divisione delle fortune,
msconso museo ALLA FISOCRAZIA. 465

l invenzione delle arti, la variet. dei godimenti, mettevano tra i cittadini. 1 pro
prietarii e lamministrazione non erano in guardia se non contro gli attacchi di
retti, ai quali la propriet potesse essere esposta. Nessuno dubitava che ci
fossero mezzi dimpadrouirsi delle ricchezze altrui senza parere d'aver il disegno
di pretendervi, nessuno, eccettuati i scellerati, che tali vergognosi mezzi im
piegarono.
in mezzo a tale oscurit, qualunque sorpresa apparecchiato con destrezza fu
sicura di riuscire. Malgrado tutto ci che noi abbiamo perduto, ci restano abba
stanza monumenti storici per indicarci il cammino presso a poco uniforme che
presero in quasi tutte le nazioni le mene degli uomini articiosi e perdi, deter
minati ad arricchirsi a spese del diritto di propriet dei loro concittadini.
Questo cammino in guidato con moltarte. Si si limit a bella prima ad enun
ciare, a insinuare, a spargere un principio opportnnissimo a sedurre, cio, che
l'interesse pubblico debbe prevalere mllinteresse privata. In questo principio
vago, si ebbe cura di non opporre se non l interesse privato che pu essere preso
in buona o in cattiva parte, come giusto o come ingiusto (e, che in questultima
senso non e nemmeno veramente l'interesse privato) allinteresse pubblico, lin
vocazione del quale sembra non presentare che delle intenzioni lodevoli. Non si
sarebbe ancora osato dire che linleresse pubblico fosse preferibile alla conserva
zione dei diritti e dei privati; poich i privati ed i depositarii dellautorit sape
vano del pari che ciascun di loro doveva godere de suoi diritti, e che la societ
non era stata istituita se non per assicurare a ciascuno un tale godimento, sola
base di un governo stabile e felice pei principi e pei popoli. Ora, era d'uopo alle
mire insidiose de malvagi cittadini una massima generale che paresse avere il
bene comune per obbietto, ma che ad onta di ci non presentasse se non un senso
confuso e indeterminato: una massima che si potesse allargare e restringere se
condo loccasione; che si potesse talora farla adottare alle nazioni medesime,
aggravando dincolpazioni interessi privati che sembrassero contrarii allinteresse
pubblico, e tal altra farsi appoggio presso i sovrani di quel consentimento dato
dalle nazioni in un senso limitato, per giustificare la stessa massima presa in un
senso forzato e generale, ed estesa sino al sagricio dell interesse dei privati
pacici i quali altro non domandano se non di godere lecitamente delle loro
propriet.
Questa massima equivoco. che pareva estendere l'autorit e i diritti del So
vrano, e condare la costituzione essenziale della societ ai lumi ed ai decreti
del governo, fu adottata; e sugger un sistema di politica che assoggett confusa
mente tutti i diritti della societ, e quelli dell'autorit, ad una legislazione umana,
arbitraria e assoluta, tanto pregiudicievole alla nazione e al Sovrano, quanto
favorevole alla seduzione ed allavidit degli uomini ingiusti ed artiticiosi. Ben
presto lesempio del loro successo divent contagioso -, egli estese , perpetu
quella tenebrosa politica che traviava il governo. Questo credette sempre aumen
tare la sua autorit e la sua potenza, rendendo lamministrazione pi e pi sempre
arbitraria e illimitata. Le 9 imped di avvedersi chesso con ci altro non faceva
5% non portare la confusione , il disordine e la devastazione su tutto il suo
territorio.
Quanto pi la politica del governo si occupa del pretesto dell'interesse gene
rale per elevare lantorita al di sopra delle leggi che costituiscono lordine sociale,
464 nuron'r m mouse.
e tanto pi ella si allontana da codesto ordine divino che quello della giustizia
per essenza; quanto pi ella in tal guisa disgiunge gl interessi dei Sovrani e dei
sudditi, tanto pi ella rompe i legami della societa e tanto pi gl'interessi privati
esclusivi agiscono di concerto, acquistano credito e forza, si aprono da tutti i lati
colla sorpresae colla violenza delle vie disastrose, ed estendono progressivamente
la depredazione delle ricchezze della nazione e dello Stato. Perocch i redditi
pubblici partecipano sempre inevitabilmente e necessariamente della diminuzione
delle rendite private.
Per dissimulare ai Sovrani la causa vera del loro impoverimento, li si eccita
rono ad aumentazioni di dispendii superui. Si fecero edificare piramidi ai re di
Egitto, torri enormi con giardini e con acque sulle volte di esse, ai re di Persia e
d'Assiria. Li s'impegnarono tutti, per oggetti frivoli in guerre coi loro vicini. Essi
non poterono far fronte a quedispendii straordinarii con redditi indeboliti. Allora
si rammento loro la grande massima pi sviluppata, che l interesse pubblico
doveva prevalere sui diritti dei privati. Si disse loro che linteresse pubblico
risiedeva nella loro persona sola , e che i beni e la vita degli uomini soggetti al
loro imperio formavano il patrimonio della sovranit. E disgraziatamente per loro
medesimi, si giunse a persuaderneli.
Da quel punto gl'intercssi privati esclusivi divennero sempre pi arditi e
disastrosi. La rapacil non conobbe pi limiti; trascur pur anche la verosimi
glianza dei pretesti; dimentico perfino la vergogna; disprezzo fine i rimorsi, questi
spettri terribili e vendicatori della probita soffocata. L agricoltura , sorgente
unica della sussistenza e della popolazione non pot pi sostenersi; la ric
chezza e la potenza dei sovrani disparvero. Si era abusato del loro nome per
ispargere il disordine dentro Muori dei loro Stati oppressi: essi furono le vittime
di quel disordine medesimo. Gl imperii caddero rapidamente sotto i colpi degli
uni contro gli altri; e tutti nalmente furono invasi da piccoli popoli semibar
bari, che le inique e insolenti intraprese dei grandi Stati, sedicenti civilizzati,
avevano implacabilmente irritati.
I Greci, la pi celebre di queste piccole nazioni che trioufarono degli antichi
imperii, ebbero belle arti, pittori, scultori, poeti, oratori ed anche losofi. Ma la
Grecia formata, costituita e coni'ederata in mezzo alle tempeste suscitate dai
grandi popoli asiatici, aveva perduto la traccia delle leggi essenziali dell'ordine
sociale. Guerre ingiuste e crudeli avevano partorito la schiavit anche pi ingiu
sta e crudele. La prima nozione dei diritti imprescrittibili dell'uomo era obbliata.
Come si sarebbe potuto concepire e disvolgere l'insieme di cotali diritti? Ondech
gli sforzi riuniti dei pi sublimi inlelletti che forse abbiano esistito mai, di So
lone, di Socrate, di Senofonte, di Platone, ecc., si ridussero a scoprire, a seguire,
a mettere in piena luce alcuni rami sparsi della verit, dei quali essi non ave
vano potuto abbracciare il tronco; e que granduomini furono per ci stesso,
molto meno utili al genere umano, di quello che si avrebbe dovuto sperare dal
loro genio meraviglioso.
L'ordine naturale e le sue leggi relative alla societ non si manifestano al
primo aspetto e in tutta la loro evidenza, se non ai popoli, la societ dei quali
si formi pacicamente per una conseguenza dellordinc sico stesso per lo stabi
limento della cultura, per la necessit di assicurare a ciascuno il godimento della
sua propriet, e di rendere cosi le propriet pi fruttuose per tutti. Ma le societ
DISCORSO PREMESSO ALLA FISIOCIAZIA.

costituite allinfretta, per respingere leincursioni di vicini inquieti presso i quali il


governo cominciava a corrompersi, sono forviate al primo passo. Elle non pen
sano se non ad assicurarsi la difesa del momento. Occupate a respingere la forza
rolla forza; obbligate sovente a sottomettersi a condizioni ingiuste da trattati ai
quali limpotenza le sobbarca; animate a vendicarsene per via di rappresaglie alla
prima occasione; elle si avvezzano a non decidere nulla pel diritto, a non am
mettere altra legge suprema se non quella della forza ed aricorrervi con trasporto
in qualunque occasione, senza nemmeno pensare a salire sino alla cognizione
delle cause che la forza producono e delle condizioni essenziali che la mantengono.
Da ci le diliidenze, le divisioni, le usurpazioni tra i dillerenti ordini della na
zione; le guerre frequenti, e le paci insidiose collo straniero; le rivoluzioni, le
vicissitudini, l instabilit perpetua dei govemi; la moltitudine degli avvenimenti
svariati, alternativamente ridicoli e barbari, che il volge de lettori risguarda come
i grandi tratti dell istoria; la continuit di disordini e di miserie nalmente, che
hanno quasi continuamente afflitto i Greci e i Romani e le nazioni che si eleva
rono sugli avanzi loro.
cosi che (malgrado la nozione implicita, evidente e irresistibile della fisioem
sia, che aveva presieduto alla formazione della societ presso i popoli civilizzati
pei primi) la mancanza di stabilimenti solidi e d istituzioni luminose che perpe
tuassero, e sviluppassero quelle prime nozioni del diritto naturale, dell ordine
naturale, e delle leggi naturali, rese arbitrario e disordinato il dispotismo dei
Sovrani, i quali prepararono la propria loro rovina, impiegando ad attaccare le
propriet dei loro sudditi e de loro vicini, le forze che erano state loro confidale
per mantenere la pace al di dentro caldi fuori. cos che gli attaccl1i\di codesti So
vrani, involontariamente divenuti ingiusti e depredatori, sforzarono le popolazioni
vicine al loro territorio a riunirsi precipitosamente in repubbliche guerriere, e
per conseguenza contro natura. cosi che lamalgama di quelle due specie di
societ ignoranti, combinate di poi in cento differenti maniere, non ha mai potuto
costituire una societ regolare ed illuminata sopra i suoi veri interessi; e che il
regno dei Sovrani pi abili e pi virtuosi non ha potuto ollrire all' infelice uma
nita se non un riposo passaggero e poco giovevole, simile a quello che i marinai,
dopo un naufragio, trovano su delle punte di scogli che la marea discendendo
lascia scoperti, ma che, poche ore dopo, torneranno ad essere un'altra volta
dall'onde rigonflate sommersi.
La saggezza stessa degli uomini superiori, priva della cognizione delle condi
zioni essenziali dell'ordine sociale, non ha potuto evitare di essere frequentemente
tratta in inganno da false apparenze, e sedotta da speciosi pretesti. Le istituzioni
le pi necessarie, le scoperte le pi ingegnose, e che avrebbero dovuto essere le
pi utili, si sono avvelenate col tossico della cupidita ignorante.
La divisione naturale della societ in diverse classi di cittadini, relative alla
differenza degli stati, delle professioni, non ha servito in tale profonda oscurit
se non a formare delle confederazioni particolari, tumultuose al di dentro, riunite
al di fuori, accanite le une contro dellaltre, e tutte contro la conservazione e
llyso del diritto naturale delluomo. si vede dagli annali di tutti i popoli pi 0
meno barbari, formati dalla mescolanza del disgraziato resto degl' imperii rove
sciati insieme ai loro feroci distruttori, che tutti i privati che hanno potuto riunirsi,
associarsi e formare un corpo, hanno stabilito tra loro, verso e contro tutti, una
Econom. Tomo I. - 50.
466 \ DUPONT m mmouns.

comunit di forze e di stratagemmi, non per assicurarsi il godimento dei loro


diritti, ma per usurpare quelli degli altri. Tutte codeste leggi si sono vicendevol
mente combattute con furore; tutte hanno impiegato la loro destrezza per sedurre
lautorit sovrana e trascinarla al loro partito; e tutte vi sono alternativamente
riuscite, con grande svantaggio della societ e dei sovrani.
Le arti stesse, e le scienze che racchiudono i principii delle arti; questi capi
dopera dellumano intelletto che servono a variare i nostri godimenti, che offrono
agli uomini poveri una maniera di guadagnare il loro salario, pi laboriosa,
vero, ma meno dipendente che la condizione servite, che dovrebbero perci tanto
eliicacemente contribuire alla felicit della nostra specie, contribuiscono al con
trario nelle societ, dove si trascura losservanza dell'ordine naturale, a mante
nere le divisioni intestine ed a renderle pi terribili. Le comodit chessi procu
rano ai ricchi, raddoppiano la cupidita che l lneguaglianza delle fortune ha
introdotta nella societ. Ora, nei cattivi governi, nei quali la propriet non
sufficientemente assicurata, questa cupidit, nutrita dallanimosita dei differenti
corpi, aizzata dalla splendidezza dei godimenti ricercati che le arti si traggono
dietro, conduce naturalmente alle usurpazioni furtive delle quali abbiamo parlato
pi sopra; e l'abitudine d impiegare il linguaggio delle scienze, gli ajuti di una
eloquenza studiata facilitano i mezzi di puntellare queste usurpazioni con sosmi
e di prestar loro un colorito seducente. Di maniera che in cotali societ male
costituite nelle quali si disprezza l'evidenza delle leggi dell'ordine sociale, le
lettere, le arti, le scienze concorrono anch'esse a rendere la propriet meno certa
e pi facile ad essere articiosamente violata.
Ecco lo stato di guerra; esso non gi come lo pensarono liobbes ed i suoi
seguaci, quello degli uomini che vivono nella semplicit naturale; e quello degli
uomini in societ disordinata; e quello dove la propriet incerta sta continua
mente esposta a violazioni clandestine, esercitate sotto gli auspici di una viola
zione arbitraria. E inoltre in questa guerra disastrosa e continua, il piccolissimo
numero dei ricchi che ha il privilegio esclusivo di tentare allombra delle facolt
e del credito, e di sostenere per mezzo di lesioni dogni maniera, le lesioni indi
rette della propriet del grandissimo numero dei poveri. E deriva da questo che
cotali lesioni, il danno delle quali ricade poi alla ne su que medesimi che le
hanno cagionate, riducono quasi la totalit delle nazioni a un grado doppressione,
di miseria, di privazione e di sventura, che a tutto considerare, rende la sorte degli
uomini, cosi riuniti in societ imperfetto e mezzo civilizzate, quantunque sotto
lapparenza di un regolamento ricercato e vigilante, incomparabilmente meno
felice che quella di cui godevano le antiche trib di cacciatori e di pastori nello
stato di associazione primitiva, nel quale gli uomini non sapevano se non cercare
che la loro sussistenza, conoscere il giusto e l' ingiusta, ed obbedire alle leggi
dellordine naturale.
L'autore delle opere, dei quali ora pubblico la Raccolta, ha non solamente
sentito questa verit la quale aveva gi colpiti alcuni uomini d ingegno; ma egli
ha sentito pi di loro, che bisognava molto guardarsi di concludere dal fatto
passato, il l'atto possibile. Egli ha veduto che l'obblio delle leggi della giustizia
per assenza non era nato mai se non dall ignoranza traviata dalla seduzione
degli interessi particolari esclusivi e mal intesi. Egli ha veduto che l'uomo non
aveva che a rientrare in se medesimo per ritrovarvi la nozione incancellabile di
msconso PREMESSO ALLA FISIOCRAZIA. , 467
queste leggi, e che applicarsi allo studio dellordine fisica per riconoscerne tutti
i precetti, la base e la sanzione. Egli ha veduto che non si potrebbe resistere alla
evidenza ed allautorita di cotali leggi sovrane quand'elleno fossero sufficiente
mente conosciute e manifestate. E questosservazione, confermata daliesperienza,
gli ha disvelato la possibilit di estendere i lumi degli uomini riuniti in societ
al punto, che levidenza, e lrmiversalitr di questi lumi proscrivessero qualunque
specie di offesa alla propriet, comelle prescrivono oggidi il sagricio dei figli
primogeniti, la schiavit dei prigionieri di guerra, i giudizii del combattimento,
della croce, dellacqua bollente, e mille altri costumi assurdi e crudeli ai quali la
ignoranza aveva per lo addietro sottoposti gli uomini in differenti tempi ed in
di'erenti luoghi. Egli ha veduto, che dal momento in cui luomo in societ fosse
perfettamente assicurato dell intiero ed imperturbabile godimento di tutti i suoi
diritti di propriet personale, mobiliare e fondiaria, esso farebbe un uso com
piuto del suo diritto naturale, e che sarebbe tanto felice quanto gli sia possibile
di esserlo. Egli ha veduto che la coltura, diretta ed eseguita ii meglio che sia
possibile da uomini intieramente liberi dell impiego della loro persona, e delle
loro ricchezze, e sicuri di raccoglierne il frutto, moltipliclierebbe le sussistenza il
pi che fosse possibile. Egli ha veduto che la pi grande moltiplicazione possibile
delle sussistenze estenderebbe la felicit di vivere, e godere di tutti ibenclici
della natura, sul pi grande numero possibile d individui i quali agginngerebbcro
a tutti gli stessi godimenti che presenta l'associazione primitivi un gran numero
daltri godimenti che una societa saviamente civilizzata pu solo procurare; la
qual cosa costituirebbe in tutti i modi e sotto tutti i rapporti il migliore stato
possibile della nostra specie. Percorrendo cos con metodo le leyyi siche per le
quali lordine naturale determina luso e lestensione del diritto naturale; quelle
del nascimento, della distribuzione e della riproduzione delle sussistenze; quelle
che stabiliscono i diritti sopra i doveri, e i doveri sopra i diritti; tutte quelle in
somma che assicurano l'esistenza, la felicit e la moltiplicazione del genere
umano; egli ha riconosciuto che l' insieme e i particolari di queste leggi sovrane
formano lobbietto di una scienza fisica, nobilissima, chiarissima ed estcsissima.
E con mano, guidata dallespcrienza, egli pervenuto ad all'errare, a svolgere, a
dimostrare, a tracciare, a dipingere le verit, madri fondamentalidi questa scienza,
la quale per suo principio, per suo scopo, per gli effetti che ella deve necesaria
mente produrre, e incontestabilmente la pi importante di tutte le scienze esatte
che hanno infine a questepoca occupato l ingegno delluomo.
Supremi amministratori dei popoli, immagini del sovrano degli esseri, questa
scienza sublime e fatta per voi. Voi ci riconoscerete la scaturigine dei vostr'rdiritti;
la base e lestensione della vostra autorit che non ha ne pu avere altri limiti se
non quelli imposti da Dio medesimo. Voi ci apprenderete a dividere, per cosi
dire, con lui la dolce prerogativa di rendere felici i mortali, promulgando, fa
cendo eseguire le leggi chegli ha prescritte alla societ, e sulle quali ha impresso
il suggello dellevidenza, unico suggello degno dellAltissimo. Voi ci scoprirete la
catena indissolubile colla quale esso ha legato la vostra potenza e la vostra ric
chezza all'osservanza di queste leggi tlellordine sociale, alla conservazione del
diritto di propriet dei sudditi condati al vostro imperio. Voi ci vedrete come
sia semplice e facile l'esercizio dei vostri sacri ul'lcii, i quali principalmente con
sistono a non impedire il bene che si fa da s, ed a punire per mezzo dei magi
strati, il piccolo numero di coloro che attentano alla propriet altrui.
468 novo.P m NEMOUBS.

Organi e depostarii delle leggi, magistrati rispettabili, ella fatta per voi
questa scienza. Voi non potreste senza delitto dispensarvi di possederla. a fondo.
Voi dovete decidere della fortuna, della vita, dell'onore dei vostri concittadini.
Se si potesse credere che voi ne decideste arbitrariamente, la santit del vostro
ministerio, la venerazione di cui esso degno, sarebbero perdute. necessario
che voi giudicliiate giusta regole positive che non abbiate fatte voi, e che voi
stessi non possiate mutare giammai. cos che nei casi particolari la vostra in
tegrita rispettata si trova al di sopra anche del sospetto. Ma voi renderete conto
a Colui che fece la giustizia, se v' impegnaste imprudentemente a regolare le vo
stre decisioni con ordinanze contrarie allequila ed attentatorie ai diritti dell'uomo.
Prima di giudicare i vostri fratelli, voi siete dunque strettamente e religiosamente
obbligati di giudicare le leggi; evoi lo fate. Le ordinanze, evidentemente assurde,
evidentemente ingiuste, sono per voi come non avvenute. Niun di voi oserebbe
inviare un cittadino alla morte per delitto di stregoneria. Niun di voi osercbbe
condannare allammenda un coltivatore per aver dato del vino ai suoi garzoni, e
questi alla prigione per averlo bevuto fuori delle quattro grandi feste dell'anno (l).
La voce della ragione e quella dell'equit hanno bastato per far cadere in dissue
tudine le leggi positive che vi prescrivevano di giudicare in tal modo, e che i
vostri predecessori erano stati tanto poco illuminati da ammetterlo. Voi, senza
dubbio, concepite la necessita di non esporvi in faccia ai vostri successori a rim
proveri simili a quelli che la vostra virt ha fatto su tale proposito ai vostri an
tecessori. Voi comprendete d'altronde che la dissuetudiue e un rimedio illegale e
tardo alle cattive leggi. Guai a que magistrati indegni i quali credessero poter
scaricare la loro coscienza colla speranza di questo rimedio vergognoso e lento, la
cui applicazione parra sempre arbitraria al popolo male istruito, e sempre com
prometter per conseguenza l'onore della magistratura. nel momento stesso in
cui unerrore, certamente involontario, poiche esso contrario al proprio inte
resse, strappa al Sovrano un'ordinanza evidentemente ingiusta, che un dovere im
purioso prescrive a voi di fargli osservare, per cui tale ordinanza si allontani
dalle leggi divinedell'ordine naturale, e l' impotenza in cui voi siete di partecipare
innocentemente alla sua esecuzione. Come adempirete voi a codesto olllcio indis
pensabile e santo, se voi ignorate quali sieno le leggi dell'ordine che Dio ha sta
bilite per servire di regola'alla societ? La scienza di, codeste leggi e dunque ne
cessaria al vostro ministero. Se ella disgraziatamente fosse bandita da tutto il
resto del globo, sarebbe presso voi ch'ella dovrebbe rifugiarsi. Per essa sola voi
potete assicurare la sommissione ed il rispetto dei popolialle leggi che il Sovrano
promulga. Per essa sola voi potete tranquillare il Sovrano medesimo guarenten
degli la saggezza e la utilit. desuoi comandamenti. Quando vi si vede promettere
di giudicare dappresso questi; ognuno presume che voi abbiate fatto l'esame che
una tal promessa suppone ed ognuno presume inoltre che voi vi sentiate le co
gnizioni necessarie per questo esame; poicb voi v incaricate volontariamente
davanti a Dio e davanti agli uomini, della colpa chesso si trarrebbe dietro se
fosse fatto malamente. cosi che senza che vi sia mai permesso di essere in

(1) Due ordinanze comandavano ai magistrati di tenere questa regola riguardo ai col
tivatori. Elle sono registrate, l'una il 4 febbraio 1567, l'altra il il novembre 1577, e non
sono state mai revocate dappoi.
nisconso rnauusso ALLA Flslocnuu. 469

verun modo legislatori, lassentimento della vostra coscienza illuminata non di


meno essenziale alla legislazione che debbe i vostri giudizii regolare. cos che
la natura ha segnato il vostro grado in mezzo ai vostri concittadini coll'impor
tanza dei vostri doveri, e colla dignit inseparabile della riunione dalla saggezza,
della virt, e dei lumi pi utili alla societ.
C' un'altra classe duomini, i quali, come dice un autore moderno, senza es
sere rivestiti di verun titolo, di veruna carica, di verun impiego pubblico , non
sono mai non pertanto uomini privati. la classe che voi componete, teste me
ditatrici e profonde, menti elevate e splendide, ingegni vigorosi e sublimi che
avete consecrato il vostro tempo, le vostre fatiche ad acquistare ed a spargere co
gnizioni di tutte le sorta. Voi non avete dovuto dedicarvi allo studio nella sola
veduta di occupare la vostra immaginazione, di esercitare le vostre facolt, di di
lettare i vostri ozii, e di fare una vana pompa del vostro sapere. Nei pericoli della
guerra, quando devastatori crudeli mettono a guasto le ricolte , incendiano,
distruggono le citt, e fanno scorrere fiumi di sangue; non tocca gi ai fanciulli,
non tocca agl infermi, ai cittadini deboli e disarmati reprimere quegli attentati
distruggtori. Se i militi si limitassero allora a mostrare il loro vigore e la loro
destrezza con giuochi frivoli ed a fare agli occhi dei loro sventurati compatriotti '
uno sfoggio pomposo de pennacchi che svolazzano sulle loro teste e dell armi
che furono affidate in lor mani: Viti, si griderebbe loro, voi avete forza ed anni:
colate al dovcr vostro, dove ibisogni della patria vi chiamano; attaccate il ne
mica, combaltclclo, e merita, se d'uopo,'respnycndolow. Voi che coltivate con
successo le scienze e le lettere, osservatori della natura, ingegnosi scrutatori delle
sue leggi, dipintori fedeli ed arditi desuoi effetti e delle sue produzioni; voi siete
contro l'ignoranza, contro l'opinione, contro l errore, contro i disordini politici
coi quali elle lacerano il mondo, voi sietei difensori nati del genere umano. i ta
lenti vostri sono un dono che il cielo fece alla terra per contribuire alla felicita
da suoi abitatori. Tutte le verit senza dubbio sono buone a conoscersi; ma ci
vuol molto, chelleno sieno tutte egualmente interessanti per la felicit della no
stra specie. Se voi volete, come la dovete, come lo potete, concorrere degnamente
a questa felicit desiderata, ci sono per voi ricerche pi importanti e meno astratte,
che non quelle del rapporto del parametro di una curva colla sua ascissa e di
quest'ascissa allordinala relativa; ci sono delle osservazioni pi curiose che non
quelle delle arterie di un moscerino; ci sono dei calcoli pi sicuri e pi utili che
non quelli delle rivoluzioni delle comete. L'ordine naturale sociale, fondato sul
l'ordine generale sico; i diritti e i doveri reciproci degli uomini; le leggi natu
rati che regolano sovranamente codesti diritti e questi doveri, che decidono della
riproduzione e dell'abbondanza delle cose adatte ai nostri bisogni, che riuni
sc'ono, che conciliano in supremo grado glinteressi dei sovrani, dei sudditi e delle
nazioni; ecco obbictti veramente essenziali a conoscersi, ed a far conoscere. In
vano si si dedicher a qualunque altra scienza, insino a tanto che si sar privi
di quella di questi grandi obbietti, la sorte degl' imperii rimarr in balia dell'in
stabilit delle passioni tumultuose e poco illuminate; la pace, i godimenti , la
tranquillit, la moltiplicazione degli uomini saranno abbandonate ai guasti degli
interessi particolari esclusivi; e cotali interessi malintesi, discordanti per igno
ranza, incateneranno la libert, distruggeranno le ricchezze dei popoli e dei re ,
arresteranno lo slancio del genio col peso della miseria pubblica e privata, e si
470 v DL'PONT DI snnonas.
oppprranno cosi ai progressi medesimi delle scienze speculative e delle arti di
buon gusto e di diletto. Ma quando la scienza della siocrazia, diventata fami
gliare a tutti i cittadini, avr colla pubblicit dellevidenza sua assicurata l esi- -
stenza del governo pi conforme alla natura, e manifestamente pi vantaggioso
ai sovrani ed ai loro sudditi quando l'impossibilit di sedurre alcuno coi pretesti
insidiosi, dequali si e altre volte serviti per violare indirettamente i diritti altrui,
av'r dato alla propriet il pi grande grado di sicurezza immaginabile, questa
certezza della propriet porter l'accrescimento rapido della ricchezza dei prinv
cipi e di queUa delle nazioni. Allora le scienze pi astrattee le arti le pi piace
voli si avvieranno colla stessa rapidit verso il loro pi alto grado di perfezione;
del quale non si si potr formare un idea, se non allora che in mezzo a un'im
mensa popolazione, il pi gran numero possibile duomini dingegno potr pani.
camente applicarsi allo studio, in seno dellagiatezza e della quiete. illustri istrut
tori dei vostri simili, questa scienza, dalla quale dipende la felicit del mondo e
il destino di tutte le altre scienze, e certamente fatta per voi. .
Ella inoltre fatta anche per voi, padri di famiglia, cittadini attivi e virtuosi,
obbligati di provvedere alla sussistenza ed al ben essere delle donne che avete
sposate e dei gli che il cielo vi ha dati. Le leggi dell'ordine sico e quelle del
l'ordine sociale sono la base sacra, solida, inalterabile, sulla quale sola si possa
innalzare con successo l'edicio dei travagli umani. Voi dovete conoscere codeste
leggi, perch elle sono la regola naturale della vostra condotta economica e so
ciale, delle vostre intraprese, dell'impiego delle vostre ricchezze e delle vostre fa
colt. Voi dovete conoscerle, perch elle rinchiudono il titolo evidente dei vostri
diritti, de diritti degli associati deboli, intimi e cari che voi avete a difendere, e
pel patrimonio dei quali voi potete avere a invocare la protezione del sovrano e
il ministerio dei magistrati.
E voi, bella met del genere umano, sesso incantatore, la cui inuenza su
tutto quello che si fa di buono, di gradevole, di utile, di onesto e tanto visibil
mente segnala dalla natura, la scienza delle leggi dell'ordine naturale e pari.
mente fatta per voi. L'interesse che voi avete, a far si che la nostra condotta sia
ragionevole, le vostre grazie , la vostra dolcezza, la prudenza vostra vi danno il
diritto di essere le nostre perpetue consigliere. dunque d'uopo che questa pru.
denza sia illuminata per assicurarvi utilmente ed onorevolmente il godimento di
un diritto tanto prezioso. Econome, padrone, dispensiere delle ricchezze acquistato
dai vostri mariti, le regole per le quali la distribuzione di queste ricchezze pub
operarne la riproduzione e l'accrescimento non debbono essere ignorate da voi,
Madri, direttrici della prima giovinezza de vostri figli, necessariamente incaricate
di quella parte della loro educazione che pi va loro al cuore e le cui traccie
sono pi profonde e durevoli, bisogna che voi conosciute tutte le verit fondaf
mentali che gli uomini debbono sapere. I vostri lumi sono ad un tempo il germe
e il focolare conservatore dei nostri. Dovunque voi foste ignoranti e frivole, si
vedrebbero assai pochi uomini saggi e illuminati. Fortunatamente ci diviene di
giorno in giorno pi facile essere l'uno e l'altro. La scienza la pi necessaria ai
re, ai magistrati, ai dotti, ai padri e alle madri di famiglia; questa scienza seta.
plice e maestosa, che insegna a conoscere l'online naturale, ed a servirsi di tale
cognizione per regolare la propria condotta, atline di essere il pi felice che sia
possibile all'uomo, giusta date circostanze. Comincia a manifestarsi con tutto lo
msconso Pax-messo ALLA FISIOCBAZIA. 471
splendore della sua evidenza. L' illustre Amico degli Uomini (l), l antico e sa
piente segretario della Societ di agricoltura di Bretagna (2), il saggio e meto
dico La Riviere (5), l'elegante autore delle Eemeridi del cittadino (4), hanno
svolti i principii e la maggior parte delle conseguenze di questa scienza nei loro
scritti immortali che gi corrono per le mani di tutti. Un numero considerevole
di dotti scrittori, intiere Accademie si atirettano di calcare le orme loro. Una po
lento sovrana onora le loro dottrine della sua particolar protezione (5).
In mezzo al successo dovuto all utilit palpabile di questa dottrina, ed ai ta
lenti dei degni scrittori che l'hanno promulgata, io ho creduto che una Raccolta
composta delle principali opere di colui che questi grandi maestri considerano
tutti come il loro comune maestro, fosse pel pubblico un libro interessante. Gl'in
gegni superiori tutti si rassomigliano nel loro mododi studiare. Da ci ho con
cluso che gli scritti che sono stati letti e meditati con frutto dai Mirabcau, dai
La Riviere, ecc., e che hanno servito a formare uomini silfatti, potevano preten
dere a concorrere con loro a formarne altri. Essi tutti mi hanno eccitato ad in
nalzare questa specie di monumento alla riconoscenza di cui sono penetrati, al
pari di me, per l'inventore del Quadro Economico; per quell'uomo semplice e
modesto, che non ha mai voluto permettere che lo si nominasse; che unicamente
occupato del bene pubblico, ha quasi fuggito la gloria che le sue scoperte meri
tavano; che simile a quel padre robusto di che parla La Bruyre , ha, traver
sando la folla, preso i suoi glinoli nelle braccia e li ha fatti passare prima di
lui. lo sono cos contento di aver compilato e diretta questa Raccolta, come lo
potrei essere di aver fatto io stesso una bell'opera; perch sento come il carattere
originale di questi Trattati profondi e concisi abbellisca il titolo di editore di essi
e 31' imponga la legge di rendersene degno con utili lavori.

(i) il marchese di Mirabean, al quale la sua prima opera ha meritato questonorevole


soprannome, e che ha composto, dopo la Teoria dell'imposta, il libro ricco e profondo
che ha per titolo: FILOSOFIA annue, 0 Economia generale e politica dell'Agricoltura. ri_
dotta all'ordine immutabile delle leggi siche e morali che assicurano la prosperit degli
imperii, e gli Elementi della losoa rurale.
(2) Abeille , che ha dato al pubblico due volumi del Corpo di osservazioni di quella
celebre compagnia, ed al quale noi dobbiamo altronde molti scritti di una lucidit su
periore, e per conseguenza preziosissimi, sopra diversi punti dell'economia politica.
(3) Mercier de La Riviere, consigliere al Parlamento di Parigi, poi ntendente della
Martinica. autore dell'eccellente e sublime opera intitolata: L'ordine naturale ed essen
ciclo delle societ politiche.
(-i) Lnbate Baudeau, che pubblica ogni mese sotto il titolo di Effemeridi del citta
dino, 0 Biblioteca ragionata delle scienze morali e politiche, una raccolta interessantis
sima, alla quale fornisce egli medesimo un gran numero di memorie, prolondissimi e bel
lissimi scritti.
(5) Stia Maest l'imperatrice di tutte le Russia, che ha chiamato Mercier de la Rivire
alla sua corte, per introdurre e spargere la scienza dell'ordine naturale in mezzo agli
abitanti del suo vasto imperio, ch'ella vuol governare, come governa la ragione, coll' e
videnza dell'interesse comune.
BAUDEAU.

INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA."

SPIEGAZIONE DEL QUADRO ECONOMICO.

SPIEGAZIONE DELLA PAROLA 'STERILE.


AVVISO AL LETTORE.
nisca.

Non cercate guari in quest'opera elementare la vaghezza di una lettura divertente,


voi ne rmarreste delusi. lo ho creduto che il mio solo dovere fosse d'esser semplice,
chiaro e preciso. e mi sono studiato di adempierlo. Gli scritti del genere didattico hanno
pur essi il loro merito, quando sieno ben fatti. Non quello di farsi divorare con grande
piacere da tutti, come le opere di diletto; e quello di farsi studiare da un piccolo nu
mero di lettori, con serenit, vale a dire senza distrazione e senza noia.
lo non aspiro se non a quest'ultimo grado di onore letterario, e mi crederci troppo
fortunato se l'ottenessi. Qualunque scrittore che non fa le non esporre gli elementi di
una scienza della quale esso non l'autore, non debbe pretendere di pi;
il corpo di dottrina al quale quest'opera debbe servire d'introduzione quello de'miei
maestri, il marchese di Mirabeau, cosi celebre sotto il nome dAmico degli Uomini, ed il
dottore Quesnay, che io ho chiamato il Confucio dlluropa, titolo troppo da lui meri
tato perch non gli sia confermato dal suo secolo e dalla posterit, come lo gi da una
Scuola numerosa e zelante che si gloria di averlo a suo capo.
lo dico Scuola filosofica nel medesimo senso che si gi detto Scuola di Zenone,
di Pitagora, del Confucio Cinese. lo spero, per la felicit degli uomini che quella degli
Economisti non avr minore successo. Onorato delle particolari bont di que primi mae
stri, nulla mi sta tanto a cuore quanto di spargere, pi che sia possibile, la conoscenza
dei loro principii. Questi formano una vera scienza, che non la cede forse nemmeno alla
stessa geometria, per la convinzione ch'ella porta negli animi , e che sorpassa certa
mente tutte le altre pel suo obbietto , poich esso il maggior benessere, la maggiore
prosperit della specie umana sulla terra.
Gli in questa veduta che io mi sono proposto di pubblicare successivamente alcune
opere elementari simili a questa. La riuscita del primo saggio mi decider intorno al
seguito dell'esecuzione.
Ecco lobbietto del primo trattato che pongo alla testa di tutti gli altri, perch
egli contiene le definizioni fondamentali, ed anzi in certo modo l'epilogo generale, od
il colpo d'occhio quasi universale della dottrina economica.
Le societ civili, soprattutto glimperii vasti e fiorenti , offrono uno spettacolo cosi
grande e cosi svariuto di esseri di tutte le specie, che eglino sembrano formare l'oggetto
pi complicato di cui lo spirito umano possa occuparsi, il pi impossibile a ridursi col
l'analisi ad alcuni principii semplici, facili e discernere ed a calcolare.
i losofi economisti pensano per lo contrario che sia facilissimo distinguere un piccolo
numero di primi elementi, la combinazione dei quali forma i pi grandi Stati; di acqui
stare un'idea chiara e distinta di ciascuna di queste parti, e di assegnare con precisione
le relazioni chelleno hanno tra di loro.
E dunque codesta analisi economica degli Stati incivilti che io mi propongo di svol
gere. lo la credo utilissima per facilitare non solamente la teoria ma pur anche la pratica
dell'economia politica o privata, della quale dipendono il benessere degli uomini e la
prosperit degli Imperii.
Del resto analizzare non creare. Perci le persone istruite non debbono qui cercare
altro di nuovo se non un sistema semplice e chiaro, secondo il quale si possa classificare
le parti che realmente compongono gli Stati incivilti, ed assegnare le loro relazioni in un
modo facile a compreudersi, a tenersi a memoria ed a mettersi in pratica.
E
BAUDEAU.
cacao...

PRIllIA INTRODUZIONE

ALLA

FILOSOFIA ECONOMICA
0

ANALISI DEGLI STATI INCIVILITI. (i)

Homo bollini quid preslst?


Tanznzm.
w

CAPITOLO I.
Analisi delle tre sorta d'Arti che si esercitano negli Stati inciviliti.
I. -- Della natura e dell'Arte in generale.

1
L uomo non pu conservarsi sulla terra, n procurarvisi il ben essere se non
applicando aquest'uso degli oggetti di cui igodimenti utili o piacevoli, ci preser
vano dal dolore e dalla morte, perpetuano gl'individui o la specie, e ci procac
ciano una vita dolce, unesistenza comoda.
Oso credere che questa prima idea non abbia bisogno di essere dilucidata. Gli
oggetti adatti ai nostri godimenti utili o piacevoli si chiamano beni.
Ma tutti codesti oggetti di godimenti, tutti codesti beni, anche quelli stessi
che sembrano i pi composti, si riducono in ultima analisi a dei prodotti natu
rali pi o meno manipolati. .
La prima distinzione economica parrebbe dunque essere quella della natura,
che produce gli oggetti proprii alla nostra conservazione o al nostro ben essere;
dellarte, che li riunisce, che li divide, che li ripulisce in mille e mille maniere
differenti.
Diifatto, quando si riette sulle produzioni naturali che l'industria manipolo.
nelle grandi societ, per formarne diversi oggetti proprii ai nostri godimenti,
subito si riconosce che quelle produzioni, anche nel loro stato grezzo, o nella loro
maggiore semplicit primitiva, sono, vero, doni della natura, ma pur anche ef
fetti dell'arte, ed anzi di tre specie d'artl che si esercitano negli Stati inciviliti,
vale a dire dellarte sociale, dellarte produttiva, dellarte sterile. Questo ci che
ora io debbo spiegare.

(Il lmt'etml fu pubblicata nel 4771. come stato gi detto nel liagguaglle sto
rico. pae. MMI.
476 come.

il. - DellArle feconda o produttiva.


L'uomo incivilito ha spinto la riessione, la previdenza e la destrezza al
segno di preparare, di assicurare, di moltiplicare le produzioni naturali, dalle
quali dipendono la sua conservazione ed il suo ben essere.
Tutti gli animali si aliaticano giornalmente a procurarsi il godimento delle
produzioni spontanee della natura, vale a dire gli alimenti che la terra loro som
ministra da se.
Alcune specie pi industriose ammassano e conservano quelle stesse produ
zioni per goderne pi tardi. Quasi tutti quelli che noi conosciamo si formano pi
o meno la loro abitazione, il luogo del loro riposo, quello che serve all'alleva
mento dei loro portati.
L'uomo solo destinato a studiare i segreti della natura e della sua fecondit,
si proposto di compierla, procurandosi col suo travaglio maggiore quantit di
produzioni utili di quello ne potesse trovare sulla superficie della terra incolla
o selvaggia.
Quest'arte, madre di tantaltre arti, colle quali noi disponiamo, sollecitiamo,
sforziamo, per cosi dire, la terra a produrre ci che ci opportuno , vale a dire
tile o piacevole, forse uno dei caratteri i pi nobili ed i pi distintivi dell'uomo
sopra la terra.
La si chiama arte feconda o produttiva, perch ella lavora direttamente ed
immediatamente ad operare la pi grande fecondit della natura, a cavare dal
seno della terra una pi abbondante ricolta di produzioni; a preparare, assicurare
e moltiplicare il nascimento degli oggetti utili alla nostra conservazione ed ai no
stro benessere.
La fecondit della natura e delle sue produzioni forma dunque l'obbietto di
quest'arte, poich per ajutare, per moltiplicare le operazioni di questa fecon
dita, che noi limpieghiamo prima del nascimento delle produzioni, perch la ri
colta ne sia pi certa ed abbondante.
La produzione naturale, presa nel suo stato grezzo o nella sua maggiore sem
plicit primitiva, caratterizza dunque quest'arte feconda o produttiva, della quale
ell l'effetto.
Questarte si esercita sui tre regni della natura; poich l'uomo civilizzato fa
uso danimali, di vegetali e di minerali diversi.
Si pu dunque suddividere l'arte feconda o produttiva in tre arti secondoi
tre regni.
La caccia e la pesca ragionate e preparate, l'allevamento e la moltiplicazione
degli animali pi o meno domestici, formano la prima.
L'agricoltura propriamente detta la seconda.
Larte di estrarre i minerali qualunque dal seno della terra, costituisce la
terza.
Tutte e tre appartengono all'arte feconda o produttiva che la causa della
ricolta e della sua abbondanza.

lll. - Dell Arte sterile o non produttiva.


Quando la terra preparata, sollecitata, anche sferzata, per cosi dire, a diven
tare pi feconda, ci ha date produzioni adatte ai nostri godimenti, la maggior
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 471
parte di esse non sono ancora in istato di servire alla nostra conservazione, al
nostro ben essere, nello stato grezzo della loro semplicit primitiva. '
Ma la riessione, la destrezza, l'esperienza hanno insegnato agli uomini ti va
riare quasi all'infinito gli oggetti dei loro godimenti, colle forme differenti ch'essi
sanno dare alle produzioni della semplice natura: colle divisioni e le alterazioni
che fanno loro subire: colla maniera con cui le dividono, le riuniscono o le in
corporano le une alle altre.
C' dunque una seconda specie d'arte, che simpossessa delle produzioni, dopo
che la fecondit della natura le ha date; che non destina guari (come l'arte fe
ronda o produttiva) questi frutti naturali a rivivere in una posterit simile ad
essi, 0 a servire di mezzi preparatorii, di mezzi produttivi di una nuova e pi am
pia ricolta dello stesso genere; ma che si propone soltanto di manipolarli, allin
ch il godimento ne divenga pi utile o pi piacevole.
Cotal arte si chiama sterile, infeconda o non produttiva per opposizione
all'arte feconda o produttiva, perch difiatto essa si esercita sulle produzioni na
turali, non per aiutare e per aumentare la loro fecondit; non perch elle si ri
producano e si moltiplichino: ma al contrario per renderle esse stesse prossima
mente e immediatamente utili ai godimenti degli uomini, a spese di quella mede
sima fecondit che perisce sotto la mano dell'arte sterile.
Le arti non produttive, ben lontane dall'essere inutili, formano negli Stati
inciviliti la delizia e il sostegno della vita, la conservazione e il benessere della
specie umana.
Anzi la maggior parte di tali arti esige molto spirito naturale e scienza acqui
stata, per esercitarla come esse lo sono nei grandi e fiorenti imperii.
Non dunque per disprezzare o invilire questa specie dindustria utilissima,
necessariissima, che si deve distinguere l'arte feconda o produttiva dall'arte ste
rile, o non produttiva. Gli che diffatto, l'una prepara ed aumenta la fecondit
della natura nelle sue produzioni, l'altra si contenta di proflttarne. L'una si oc
cupa delle produzioni future per procurarne il nascimento, l altra non si occupa
che delle produzioni gi nate per prepararne il godimento o il consumo.
Nei grandi Stati inciviliti, nei quali quasi tutto il suolo e coltivato, non esi
stono che pochissime produzioni spontanee, vale a dire, produzioni che nascano
di per se stesse , senza niun travaglio umano preparatorio. Quasi qualunque
ricolta dunque effetto susseguente del travaglio fatto da qualcuna dell arti
feconda o produttive.
Ma altres, in queglimperii fiorenti, siccome non sono che pochissime le pro
dnzioni naturali impiegate nel loro stato grezzo o di semplicit primitiva, quasi
qualunque ricolta la causa anteriore del travaglio da farsi da qualcuna delle
arti sterili o non produttive.
Ondech, lo ripeto terminando, sterili per opposizione all'arte feconda, ma
non per opposizione a utili, come taluni sarebbero tentati di credere; poich, al
contrario, codeste arti sono in uno Stato incivilito di una grandissima utilit, di
una grandissima necessita. Le produzioni ch elle impiegano servono'immediata
mente ai godimenti che formano la conservazione ed il benessere degli uomini.
Quelle'v contribuiscono tanto per le loro qualit naturali quanto per le forme
che elleno hanno acquistate. e
Ma le produzioni impiegate dall'arte feconda o produttiva servono al contra
478 I IMIJDEAU.

rio immediatamente alla riproduzione, alla moltiplicazione dei doni della natura,
e non che nella loro posterit, se cosi permesso di esprimersi, chelle servono
medialamentc a qualunque specie di godimento.

IV. - Delle sussistenze c della Materie prime.


La legge della natura tale che gli oggetti adatti ai nostri godimenti presto
o tardi periscono, per l'uso stesso che noi ne facciamo. Questo si chiama con
sumo.
Ma facile vedere che gli uni sono di consumo subito, totale e momenta
neo: gli altri di consumo lento, parziale e successivo.
I nostri alimenti, le nostre bevande, le materie che bruciamo per diversi usi
sono della prima specie. Le nostre abitazioni, i nostri mobili, le nostre vesti sono
della seconda.
Per abbreviare, la prima si chiama dunque, le sussistenze; la seconda si chia
ma, nello stato grezzo _o di semplicit primitiva, le materie prime dei lavori
darte, e per ordinario, in due parole, materie prime.
Perlocbe tutti gli esseri ilsici qualunque esistenti nell imperio il pi vasto e
pi fiorente si riducono, da un'analisi assai semplice e assai naturale, in sussi
stenze degli esseri viventi e in materie prime dei lavori dell'arte.
Quando si considera questa massa generale di sussistenze e di materie prime
nello stato di semplicit primitiva, tal quale l'arte feconda o produttiva la riceve
ogni anno dalle mani della natura, la si chiama la riproduzione totale annuale
dello Stato, o semplicemente la riproduzione.
perci che nel linguaggio economico, la parola riproduzione significa la
riunione universale delle sussistenze e delle materie prime , una parte delle quali
debbessere consumata subitamente dagli esseri viventi, laltra lentamente dopo
essere stata pi o meno manipolate.
V. -- Della Ricchezza.
Gli oggetti adatti ai nostri godimenti utili o piacevoli sono chiamati beni
perch essi procurano la conservazione, la propagazione ed il benessere della
specie umana sulla terra.
Ma taluna volta questi beni non sono guari ricchezze , perch non si pos
sono cambiarti con altri beni, o servirsene per procurarsi altri godimenti. Uubei
tempo, una buona salute, una bcll anima sono beni senza essere ricchezze. Le
produzioni della natura, o i lavori dell'arte i pi necessarii e i pi gradevoli ter
minano di essere ricchezze quando voi perdete la possibilit di cambiarti e di
procurarvi con tale cambio altri godimenti. Centomila fusti delle pi belli: quer
cie dell'universo non vi formerebbero punto una ricchezza nell'interno d'eiiAme
rica settentrionale, dove voi non trovereste a darle in cambio d'altri oggetti.
il titolo di ricchezza suppone dunque due cose; primamente le qualit usuali,
che rendono gli oggetti adatti ai nostri godimenti utili o piacevoli, e che li costi!
tuiscono beni; secondariamente la possibilit di cambiarli , che fa si che questi
beni possano procnrarvene altri, la qual cosa li costituisce ricchezze.
Questa possibilit del cambio, suppone che esistano altri beni coi quali si
possa cambiarli. .
Ma in mezzo alle semplici produzioni naturali, le sussistenze periscono cia
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

scun anno,ciascun giorno, ciascun momento per via del consumo subito che ne
fanno gli esseri viventi. Cotali beni si chiamano le ricchezze continuamente di
strutte e rinascenti, o ricchezze di subito consumo.
Al contrario, le materie prime si conservano pi o meno lungamente, secondo
I lavori che di esse si formano e secondo le loro qualit naturali. La maggior
parte dei lavori dell'arte non logorandosi se non a poco a poco procurano gli
stessi godimenti durante molti giorni, molti mesi, e molti anni, ed anche qual
cuni durante parecchi secoli. '
Questi beni si chiamano ricchezze di durata 0 di conservazione.
Ma qui e essenzialissimo notare come si formino queste ricchezze di durata
0 di conservazione. Ci avviene per le manipolazioni che le materie prime rice
vene, e pel consumo delle sussistenze che gli operai fanno nel dare quelle forme
alle materie.
Quest'osservazione assolutamente necessaria per evitare un doppio impiego
in cui sovente si cade nel calcolo delle ricchezze di uno Stato.
Comunemente si dice esservi due sorta di ricchezze, naturali le une, indu
striali o formate dall'industria delle arti sterili, le altre. Qualche volta si chia
mano le une, ricchezze primitive, le altre, ricchezze secondarie. In cotal modo di
parlare c' un fondo di verit; ma quando non si si spiega pi chiaramente,
possono risultarne doppii impieghi nel calcolo delle ricchezze, ed errori grandis
simi in tutte le parti della teoria politica; errori che sono la sorgente di parecchi
altri gravi sbagli nella pratica dell'amministrazione. .
in realt, ci sono due maniere di godere delle produzioni della natura, sia
materie prime, sia sussistenze. L'una di queste maniere d'impiegarle o consu
marle in tal guisa che nulla ne rimanga; che tutte cotali produzioni sieno asso
lutamente distrutte e non procurino pi alcun altro godimento: tali sono tutti i
consumi che si fanno non senza impiegarli in lavori di durata.
L'altra maniera consiste a manipolare una porzione di materie consumando
altre produzioni naturali per guisa che ne rimanga un lavoro solido, capace di
procurare dei godimenti. i
Ma ci sarebbe pi che confusione, ci sarebbe errore a non osservare che
tutto il reale si riduce nonpertanto alle produzioni della natura; che di queste
produzioni una porzione perita pel consumo, l altra porzione rimane con una
forma che procura certo godimento.
Per meglio concepire l'identit perfetta di queste due pretese specie di ric
chezze, datemi tutte le ricchezze naturali (o tutte le produzioni nate o da nascere
nel loro stato grezzo di semplicit primitiva, tutte le sussistenza, tutte le materie
prime), e questa sia la mia parte. Prendete per la vostra, in idea, tutte le ricchezze
industriali, e procurate di porre ad effetto tale idea: vedete, se voi non siete ob
bligati di venire a pigliare dalla mia parte, primamente ciascun oggetto reale di
cui voi dovete formare il vostro, vale a dire tutte le materie prime e tutte le sus
Sistenze; poi dopo, se voi vogliate cambiare il vostro lavoro, tutti gli altri og
getti reali di cui voi preferite il godimento a quello delle materie da voi manipolate.
Le ricchezze industriali sono dunque una porzione delle ricchezze naturali, e
per analizzare con esattezza e con precisione, si deve dire; le produzioni affatto
semplici formano la massa generale delle ricchezze. Elle vengono primamente tra
le mani dell'arte produttiva che le strappa alla fecondit della natura: e quello
480 nonno.
il tutto. Ma qualcheduna di queste produzioni, che non sono se non una parte
del medesimo tutto, passano nelle mani dell'arte sterile che da loro una forma:
ecco le ricchezze di durata.
Tutta la massa delle ricchezze e dunque creata dapprima dall'arte feconda o
produttiva; l'arte sterile o inleconda non fa dunque se non variare il modo di
godere delle ricchezze naturali.

Vi. - Dell'Arte sociale.


Quando si riette sullo stato attuale dell'arte feconda o produttiva, e dell'arte
sterile o non produttiva nei grandi imperii inciviliti, si vede che l'uno e l'altro
non debbono il loro sviluppo la loro perfezione se non alla societ.
lo chiamo societ le comunicazioni degli uomini tra loro, la combinazionedi
molti intelletti, di molte volont, di molte forze riunite e tendenti ad un mede
simo scopo, le relazioni moltiplicate dell'istruzione, dall'esempio, dall'emulazione.
Perch l'industria produttiva e l'industria manipolante Iloriscano in uno
Stato, bisogna che gli uomini sappiano, bisogna che vogliano, bisogna che pos
sano darsi ai travagli dell'arte feconda e a quelli dellarte sterile.
Sapere, suppone istruzione, esempio e l'agio di riflettere e d'inventare.
Volere, suppone la libert di operare e la certezza di prottare del suo tra
vaglio.
Potere, suppone mezzi di spendere per anticipazione, strumenti, preparazioni,
soccorsi.
Se voi supponete gli uomini rozzi, ignoranti e stupidi; se voi li supponete di
continuo occupati a spogliarsi, a farsi a brani, a distruggersi; se voi supponete
ichessi non si prestino alcun soccorso , che non abbiano stabilito e agevolato co
municazioni tra loro, che non abbiano fatte preparazioni al suolo che abitano per
renderlo pi fecondo; allora non pi uno Stato iucivilito quello che voi im
maginate, un'orda di selvaggi in una terra incolta. E voi ci troverete appena il
pi grossolano abbozzo dell'arte produttiva e dell'industria manipolante.
Al contrario, quanto pi vedrete istruzione, buon esempio, sviluppo dell'in
dustria nelle menti , quanto pi voi vedrete giustizia , beneficenza negli animi,
tranquillit, rispetto pel travaglio altrui e pei frutti di quel travaglio, concorso di
forze, d intelligenze, di volont pei grandi obbielti che lo esigono; quanto pi
grandi anticipazioni vedrete per moltiplicare la produzione o per estenderne l'uso,
per renderla utile e piacevole; tanto pi voi sarete sicuri che lo Stato ivi inci
vilito, che l'arte produttiva e l'arte sterile vi sono in prosperit.
Ci sono dunque negli Stati inciviliti delle cause elettive alle quali tutte le arti
tanto produttive che sterili debbono il loro nascimento; delle condizioni anteriori,
senza le quali queste arti non potrebbero n nascere, n perfezionarsi, ma pd'
mezzo delle quali queste arti pi e pi sempre oriscono le une e le altre.
Cotali condizioni, eccole in tre parole: istruzione, protezione, amministra
zione. Sono queste la prima essenza degli Stati inciviliti. per questi tre mezzi
veramente elllcaci che le arti produttive e le arti sterili vi oriscono sempre mag
giormente.
L'istruzione opera che gli uomini sappiano praticare quelle arti utili e pia
cevoli: la protezione opera che gli uomini vogliano; l'amministrazione opera che
essi lo possano.
lsrnooczloxn ALLA mLosoriA ECONOMICA- 481'
Tutto e tre sono propriamente l'esercizio dell'autorit. L'arte di esercitare
l'autorit , di sempreppi perfezionarla, quella che io chiamo arte sociale, la
prima di tutte, il principio e la causa di tutte le altre.
VII. -- Utilit. dell'Arte sociale.
L'esercizio dell'autorit (vale a dire l'istruzione, la protezione, l'amministra
zione che sono la causa della prosperit deglimperil) forma dunque l'obbietto
dell'arte sociale.
1 La necessit dell'istruzione viene da ci, che l'uomo rozzo e abbandonato
a se stesso non svilupperchbe n le facolt della sua mente, ne quelle de suoi
organi. Esso languirebbe nell inerzia, sarebbe troppo spesso stupido, poltrone,
soggetto alla collera e alla cupidit madre delle violenze. Non ascolterebbe so
vente che desiderii focosi, non avendo ne la previdenza che loro impedisce di
nascere, ne l'abitudine di riflettere che li tempera: da ci nascerehbero troppo
comunemente usurpazioni, rappresaglie, vendette.
L'utilit dell'istruzione viene da ci che l'uomo istruito capace di spingere \
sempreppi alla perfezion loro qualunque specie di virt benefiche e di giustizia
esatta, qualunque sorta di scienze, tutte le arti utili e piacevoli.
L'istruzione, che contiene l'insegnamento, l'esempio, l'emulazione e il mezzo
di formare il cuore, la mente e gli organi degli uomini, ciascuno secondo i loro
talenti e la loro condizione; di svilupparne vantaggio'samente tutte le facolt, di
rivolgerle per quanto si pu e via via pi verso i grandi obbietti degli Stati inci
viliti, vale a dire, primamente verso la prosperit dell'arte feconda o produttiva,
poi per via di essa verso la prosperit delle altre arti, che ne ) effetto.
Colla continuit, colla generalit, colla perfezione dell'arte (1' istruire, gli uo
mini si appropriano di buon ora i risultati delle riessioni, delle esperienze edei
successi di molte generazioni e di molti secoli; ed e quest'appropriazione che svi
luppa le facolt della mente, del cuore e degli organi corporali , che ne dirige
l impiego verso il bene comune degli Stati inciviliti e dell'umanit.
2 La protezione o la potenza tutelare e di due sorta. L'una interiore; ella
impedisce, reprime e punisce le usurpazioni fatte colla violenza e colla frode delle
propriet degli uomini riuniti in societ; e ci che pi comunemente si chiama
giustizia distributiva, la giustizia civile o criminale che fa godere ogni cittadino
della sua libert personale, de suoi possedimenti e de suoi diritti legittimamente
acquistati.
L'altra esteriore: la forza pubblica militare e politica dello Stato, che lo
guarentisce dalle invasioni di fuori.
La necessit della protezione o della potenza tutelare deriva dall'inclinazone
troppo reale che hanno gli uomini all'usurpazione ed alle violenze, perch a tutti
noi naturale di voler godere. Ora, sembra pi facile e pi pronto di appro
priarsi il frutto del travaglio altrui che di lavorare noi medesimi per acquistare
godimenti legittimi.
Nel fatto poi, l'usurpazione e la violenza sono i mezzi pi costosi, i pi peri
colosi, i pi odiosi per ogni individuo , perch essi generano l' odio, la vendetta,
le rappresaglie, i combattimenti, almeno il timore, il pericolo ed i rimorsi.
Esse sono dunque evidentemente a scapito della specie umana presa in gene
tale, poich qualunque usurpatore potrebbe creare o meritare legittimamente gli
Econom. TOMO l. -- 51.
482 nonno.
oggetti adatti ai suoi godimenti, e ci sovente senza essere obbligato d impiegare
tutta quella forza, quella destrezza , quel tempo chegli mette per preparare, per
eseguire, per palliare o sostenere le sue usurpazioni.
E non men vero che, nella foga de suoi desiderii luomo disgraziatamente
inclinato allusurpazione, alla violenza, alla frode. Ed ci che rende necessaria
la protezione pubblica o la potenza tutelare.
L utilit della protezione o dellautorita che guarentisce (soprattutto quando
ella e preceduta dall' istruzione che rende comunemente gli uomini migliori, ren
dendoli pi illuminati e pi industriosi) quest' utilit, io dico, deriva da ci, che
negli Stati inciviliti, quando la potest pubblica bene' organizzata, quando
dappertutto presente, operante , imponente, ella previene e reprime gli attentati
della violenza o della frode privata, con una giustizia esatta; ella frena o mpinge
gli usurpatori del di fuori, colla forza militare dello Stato e colleticacit delle
sue relazioni politiche con buoni e fedeli alleati.
5 Finalmente, l'amministrazione comprende tutti i travagli, tanto generali
che particolari, che dispongono il suolo o il territorio di uno Stato all esercizio,
alla prosperit prima di tutte le arti feconde e produttive, quindi di tutto le arti
sterili che ne sono leletto.
La necessit di questa amministrazione si trae da ci che la terra incolla e
selvaggia ha bisogno di preparazioni, per diventare un imperio ordinato, una so
ciet. incivilita.
Perocche bisogna fermarvi delle propriet particolari, vale a dire porzioni di
terre bell e pronte a ricevere la cottura, a produrre ahbondevolmente, a potervisi
comodamente ottenere il ricolto. La qual cosa suppone, come ognun sa, i disso
damenti o lo sgombramento degli ostacoli naturali opposti alla coltura , alla fe
condita, alla facilit delle ricolte (quali sono i sassi, le sabbie, i roveti); l'estir
pazione delle radiche, delle male piante o degli alberi inutili , e la sostituzione di
buoni invece loro.- lo scolo opportuno delle acque, o le comodit delle innaffia
gioni, le chiuse, i ripari contro i venti, la calura, gli animali distruttivi; nal
mente i casamenti convenevoli per alloggiare i coltivatori, i loro strumenti, i loro
bestiami , le loro derrate. -
Questo ci che si chiama anticipazioni fondiaria: cosi che lamministra
zione privata forma delle propriet. particolari sul territorio dello Stato.
Bisogna nel medesimo tempo fermarci le grandi propriet pubbliche, che
fanno valere quelle dei particolari: le strade, i canali, i fiumi navigabili, i ponti,
i porti, i villaggi, le citt e tutti gli altri grandi o piccoli edzii pubblici.
E l amministrazione generale e suprema che forma queste grandi propriet
pubbliche, colle sue anticipazioni sovrana.
Lutilita di questa amministrazione tanto privata che pubblica non pu essere
messa in dubbio. Ella deriva da ci, che un territorio cosi disposto con grandi
anticipazioni dell'uno e dell altro genere, pu mantenere un numero prodigioso
duomini nellabbondanza e nella prosperit; mentre allopposto un suolo affatto
consimile, della medesima estensione, ma privo di tali anticipazioni non ne man
terra che un piccolo numero, e con pochi godimenti.
istruire, proteggere, amministrare, ecco dunque l'autorit o l'arte sociale.
Negli Stati inciviliti, la perfezione dellarte sociale e una causa di prosperit
per l'arte feconda o produttiva, e per l'arte (utile anzi necessaria) che io chiamo
ixrnonuzioxs ALLA FILOSOFIA ncosomti. 485
sterile, vale a dire infeconda o non produttiva, che non fa nascere le produzioni,
ma che da loro una forma, e che con questa forma rende i godimenti pi variati,
pi utili o pi gradevoli.

CAPITOLO n.
Analisi generale delle tre Classi duomiui che compongono gli Stati inciviliti.
Art. 1'. - Analisi morale.

Ci sono due modi di riguardare la massa totale dei beni, o la somma gene
rate dei godimenti utili e piacevoli che l'anno la conservazione e il ben essere
della specie umana sulla terra.
Gli uni non considerano questa massa se non nel suo stato attuale; essi la
risguardano come se la tosse necessariamente limitata a quello stato; in conse
guenza, essi procurano di assicurarsene una porzione, la migliore che loro sia
possibile, e di applicarla al loro ben essere particolare, senza pensare menoma
mente allaumentazione della somma totale di que beni, aumentazione, di cui
eglino sembra, nemmeno sospettino la possibilit.
Gli altri al contrario prendono per principio e che la fecondit della natura
I e dellindustria degli uomini non hanno guari dei limiti che si possano con'b
- score ed assegnare; che la riproduzione annuale delle sussistente e delle materie
prime pu accrescersi continuatamente; che le ricchezze di consumo e di du
- rata possono moltiplicarsi danni in anni; che perci il numero degli uomini e
il loro ben essere possono pi e pi sempre aumentare . In conseguenza. essi
desiderano quest accrescimento continuato e progressivo: eglin'o si fanno un do
vere di contribuirvi per quanto sia in poter loro.
Gli uomini che cos pensano nella speculazione e che si regolano conseguon
temente a cio nella pratica, sono i veri amici dell'umanit.
Ma bisogna fare una distinzione tra coloro che non si occupano ad operare
il bene loro personale se non che attribuendo a se stessi una parte dei beni attual
mente esistenti, senza pensare e senza concorrere all' accrescimento continuato e
progressivo della massa totale.
Gli uni usurpano, o colla forza o colla frode i irutti del travaglio altrui; essi
tolgono ad altri uomini dei godimenti che quel travaglio avrebbe loro procurati;
o, ci che tema il medesimo, essi 1 impediscono di procurarsi quei godimenti.
Costoro sono colpevoli.
Ora, ci sono, come ognun sa, dei gradi del misfatto e nell usurpnzione dei
godimenti.
impossibile di usurpare dei beni senza cagionare una diminuzione nella
massa totale; vale a dire, che qualunque usurpazione rende, necessariamente e _
intallibilmente, questa massa minore di quello che sarebbe stata senza l usurpa
zione; poich l usurpatore impiega sempre una forza, un industria, un anticipa
u'one pi o meno grande, a spogliare altrui. Se esso le impiegasse in qualche tra
vaglio d una delle tre arti che costituiscono gli Stati inciviliti, esisterebbero di
pi i frutti di quellimpiego o di quel travaglio.
La grandezza della colpa e dunque proporzionale al delitto o alla distruzione,
484 Mtnmt'.
vale a dire, al pregiudicio che lusurpazione cagione. alla massa generale dei beni,
o alla somma totale dei godimenti utili o piacevoli.
Quasi tutte le usurpazioni di godimenti distruggono molti pi beni ch esse
non ne attribuiscano allusurpatore. Ce ne sono di tali in cui lusurpatore distrugge
mille e mille volte di pi di quello ch egli non goda. Oh! come sono detestabili
costoro, quando sanno il male che operano! Come sono sciagurati, quando nel
sanno! Distruggerc, usurpare, impedire i godimenti: ecco dunque il delitto.
Il contrario del delitto che distrugge, la benecenza che aumenta la massa
generale dei beni , o la somma totale dei godimenti con una specie di creazione,
vale a dire, coll accrescimento continuato e progressivo dei travagli che appar
tengono alle tre arti caratteristiche delle societ incivilite, allarte sociale, all'arte
produttiva, all'arte sterile.
La benecenza (intendo la benecenza in generale, in grande, che ha per obbietto
la specie umana tutta intiera, e non la benecenza particolare, in piccolo, che ha
per oggetto di compassione o di generosit tale o tal altro individuo) la benecenza
e dunque proporzionale allaccrescimento che riceve la somma totale dei godimenti
utili o piacevoli che formano il benessere e la perpetuit della nostra specie.
Tra la benecenza creatrice e l usurpazione distruggitrice , c la giuslizia,
la quale consiste nel meritare la sua porzione nella massa generale esistente,
senza concorrere allaccrescimento di essa, ma per senza nuocere, senza impe
diPe , senza usurpare.
L eetto della giustizia di mantenere la somma totale dei beni: e il primo
bisogno della specie umana in generale, il primo dovere di ciascun uomo in
particolare; poich bisogna che qualche creatura umana patisca o muoia quando
si scemi qualcuno degli oggetti dei godimenti.
A considerar dunque gli uomini secondo il merito o la moralit delle azioni
loro, ce n ha che concorrono semplicemente al mantenimento dei beni attuali
esistenti; ce nha che concorrono allaccrescimento continuo e progressivo di que
' sta massa; ce nha disgraziatamente che concorrono alla sua diminuzione, che
distruggono, che usurpano, che impediscono.
I primi son giusti, i secondi sono beneci, gli altri sono colpevoli: questo
ci che ogni uomo deve trovar scritto in fondo alla sua anima.

Art. Il. - Analisi politica.


Dopo essersi cosl rammentata l idea chiara e precisa del merito morale degli
uomini e delle azioni loro in generale, quando si vuole applicarla ai particolari,
bisogna dividere in tre classi tutti gli uomini che compongono il popolo pi in
numerevole di uno Stato incivilito.
Queste tre classi sono relative alle tre sorta d arti che caratterizzano le so
ciet incivilite. _
Perci gli uomini occupati ai travagli dcllarte sociale formano la prima classe;
gli uomini occupati ai travagli dellarte produttiva formano la seconda; gli uomini
occupati ai travagli dell'arte sterile formano la terza. lo dispongo le tre classi se
condo l'ordine della loro causalit, vale a dire secondo l'ordine dell'inuenza o
dellelllcacit dei travagli dell'una sui travagli dell'altra, e sopra i frutti di codesti
travag i.
io comincio dallanalizzare semplicemente queste tre classi, per poi spiegare
INTRUDLZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 485
in seguito pi chiaramente che potr, come in ciascuna divisione delle tre classi,
gli uomini possano, o essere giusti, o esercitare la benecenza, o rendersi colpe
voli di delitto.

CAPITOLO III.
Analisi particolare della prima classe.

E l arte sociale che caratterizza questa prima classe. Ella dunque racchiude
tutti gli uomini consacrati all'esercizio dell autorit pubblica ed anche tutti co
loro che adempiono agli ofcii dell'amministrazione privata, e che fanno le anti
cipazioni fondiarie. La qual cosa forma due divisioni di questa prima classe,
cio: 1 quella del sovrano, e 2 quella dei proprietarii fondiarii.
La si chiama in generale classe'dei nobili o dei proprietarii, e per abbreviare,
classe proprietaria. Diii'atto la seconda divisione di questa classe totalmente
composta degli uomini che posseggono le eredita private e che sono incaricati
delle anticipazioni iondiarie; per ci questa seconda divisione forma propriamente
una classe proprietaria.
Ma, poich la prima divisione e composta di tutti coloro che esercitano lau
torita sovrana, e poich luna delle principali funzioni di questa autorit consiste
nel formare, mantenere, perfezionare le grandi propriet pubbliche, che rendono
pi immediatamente il suolo dello Stato suscettibile dei travagli dellarte produt
tira, e per conseguenza dell arte 'sterile, si risguarda ancora con ragione l'auto
rit sovrana come la prima e la pi grande proprietaria di una societ incivilita, le
propriet di quella essendo realmente estese sopra tutta la superficie dello Stato.
Il nome di proprietaria conviene dunque all una ed allaltra divisione della
prima classe; ma la natura stessa delle sue funzioni e de suoi diritti la pu far
chiamar pure la classe dei nobili, e in questo senso, la nobilt ben lontana dal
l'essere una chimera, come taluna volta lasi e della, e una realit utilissima
aglimperii inciviliti, come io lo far vedere per l importanza dei travagli che
caratterizzano questa prima classe e per liniluenza sulla prosperit generale degli
Stati, per il benessere dell'umanit.

Art. 1. - Analisi della prima divisione in tre ordini di Mandaiurii


del Sovrano. \
Qualunque Stato incivilito non propriamente che una grande famiglia
composta di molte piccole famiglie private, e l'autorit pubblica altro non e che
il dovere e il diritto di prevedere all'istruzione, alla protezione, allamministra
zione universale.
Ma il capo di una famiglia privata ha spesso bisogno di associarsi dei coope
ratori per il compimento dei doveri e l'esercizio desuoi diritti, perch la moltitu
dine e la variet delle cure che questi esigono, richiedono forze fisiche e morali
maggiori di quelle che un sol uomo ne possa impiegare.
Per pi forte ragione, il capo della grande famiglia, il quale il sovrano, ha
bisogno di associarsi, o piuttosto di mettere in movimento una folla di agenti,
scnzai quali esso non potrebbe n compiere i suoi doveri, n esercitare il diritto
che ha di provvedere all'istruzione, alla protezione, allamministrazionc generale.
486 narnnw.
Questi agenti sonoi mandatnrii ed i rappresentanti del sovrano in tutto quello
che concerne l'esercizio dell'autorit pubblica; eglino sono tenuti di render conto
a lui del modo con cui disimpegnano agl'impieghi che loro sono confidati.
Debbonsi dunque distinguere tre ordini di mandatarii, secondo le tre funzioni
dell'autorit pubblica: ordine dell'istruzione, ordine della protezione, ordine del
l'amministrazione.
l. - Primo Ordine dei Mandatarii del Sovrano, 0 Ordine dell'istruzione.
Nel primo ordine sono compresi non solamente glistitutori pubblici ordinati
_ dal sovrano per l'educazione che forma il cuore e la mente, che sviluppa la de
strezza, l'industria e tutte le qualit utili, ma ancora i ministri del culto (1), che
non , propriamente parlando (rispetto agli effetti civili e per rapporto allo stato
politico come tale) se non una continuit d'istruzione morale per gli uomini fatti;
ed anche i filosofi, gli uomini d'ingegno, coloro che in qualsivoglia modo con
corrono a istruire gli uomini, a perpetuare, estendere e perfezionare le cognizioni
che formano e dirigono le tre arti caratteristiche degli Stati inciviliti.
Questo primo dovere dell'autorit pubblica, questa cura di perpetuare di esten
dere, di perfezionare di continuo l'istruzione, non perch sia esso troppo sovente
trascurato meno per questo il pi importante di tutti, ma sempre il fonda
mento di tutto il resto. '
Uno Stato che si pretendesse incivilito, e nel quale si credesse poter-stabilire
l'autorit stessa e le sue funzioni, come pure l'arte produttiva e l'arte sterile sovra
un'altra base che non l'istruzione universale, non sarebbe mai altro che una
piramide che si volesse fabbricare colla punta all'in gi.
Al contrario, quanto pi ci saranno principii, cognizioni, esercizio in un popolo,
tanto pi ragionevolmente voi potrete sperare di vedervi fiorire le tre arti alle
quali queprincipii, quelle conoscenze, quegli esercizii diversi sono relativi, e per
conseguenza tanto pi voi dovete contare sulla prosperit pubblica, la quale non
e se non il risultato dei travagli fatti da quelle tre arti.
lmperooch per meglio sentire la necessit dell'istruzione universale, la ne
cessit di estenderla e di perfezionarla sempreppi, non basta mica di riettere
che non si fa bene se non quello che si sa, ma bisogna anche considerare che
pi di tre quarti degli uomini non imparano il quarto di quello che loro viene
insegnato, e che dimenticano o trascurano di praticare pi di tre quarti di quello
ch'essi hanno imparato: dimodoch la pratica reale st all'istruzione come uno a
sessantaquattro: in questa parte che bisogna seminare per raccogliere.
D'altronde, l'istruzione universale il primo, il vero legame sociale come lo
spiegher in appresso, quando tratter pi espressamente della libert e della
autorit. '

(i) I ministri della religione come depositarii e dispensatori della dottrina rivelata,
non sono n mandatarii, nrappresentanti del sovrano. Essi ricevono il poter loro e la
loro missione da Dio , che ha voluto che l'uomo non apprendesse immediatamente se
non da lui i mezzi di essere beato nell'altra vita. Ma tutto ci che pu contribuire alla
sua felicit in questa vita di competenza della ragione, ed sottomesso all'autorit pub?
blica di cui ella debbe guidare l'andamento Tutti coloro che possono accelerare il pro
gresso della ragione, diventano perci ministri ed agenti del sovrano. Eglino servono il
potere di lui. Egli li sorveglia e debbe incoraggiati-li.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 487

Gli oggetti di questa istruzione universale sono le tre arti caratteristiche degli
Stati inciviliti: larte sociale, larte produttiva, larte sterile. Lo scopo suo din
segnare il meglio possibile a tutti gli uomini ad essere giusti, ed anche beneci,
non usurpatori o delinquenti. Ad esser giusti, vale a dire, a meritare ciascuno
la sua porzione della massa dei beni attualmente esistente; la qual cosa non pu
farsi se non adempiendo a qualche dovere, e facendo qualche travaglio delle
tre arti.
per ci che la morale economica la cognizione fondamentale che dovrebbe
dirigere listruzione universale; sarebbe necessario che tutti gli uomini riuniti in
societ avessero un'idea chiara e ben inculcata delle tre arti, delle tre classi e
delle loro relazioni, vale a dire dei loro doveri e dei loro diritti rispettivi.
Non c' nazione, nemmeno mezzo incivilita, l'universalit della quale non
riceva, per unistruzione semibarbara, pi idee e pi diilicili e pi materie, che
non quelle chentrerebbero in una buon'lstruzione morale economica.
Le idee, delle quali parlo, formano in ciascuna nazione il corpo di tutti que
gli errori, di cui gli uomini hanno infettato il diritto delle genti, la legislazione,
la morale, e qualche volta perfino la religione; elle formano un ammasso di pre
giudizii falsi, inutili, sovente distruttivi dellumanit , opposti alla sua propaga
zione ed al suo benessere.
Nondimeno questo mucchio d'idee mostruose e desolatrici s'inculca in tutte
le teste; lo si sovrappone alle idee della natura, ch'esso quasi sempre contrad
dice nel modo pi strano.
Come si potrebbe credere che listruzione morale economica cos semplice,
cosi chiara, cos naturale, cosi soddisfacente per la mente e pel cuore, non po
tesse essere inculcata cosi universalmente che i pregiudizii e le superstizioni
popolari? -
Questa prima istruzione, uniforme nella sua universalit, il cui oggetto sarebbe
la morale economica, e la base di qualunque Stato incivilito. Ella debbessere
accompagnata dalle cognizioni che sono necessarie, o almeno utilissime a tutte
le divisioni delle tre arti; tali sono la lettura, la scrittura, i primi elementi del
calcolo e della geometria la pi semplice.
in questo prima istruzione che gli uomini diventano capaci di procurarsi
sempre pi il loro benessere, non solamente osservando ogni giustizia, ma altresi
perfezionando sempre pi taluna porzione di una delle tre arti; aggiungendo cosi
il merito della beneficenza all'adempimento del dovere di non distruggere, di non
usurpare, di non impedire.
Perfezione progressiva e continua la quale suppone, oltre listruzione la pi
comune, la pi universale, la pi uniforme, diverse istruzioni particolari relative
a ciascheduna parte diversa delle tre arti, ai diversi talenti degli uomini ed alle
loro diverse posizioni; istruzioni particolari che debbono elleno stesse andare
vieppi perfezionandosi.
lo insisto sull'utilit principale di questo primo dovere dell'autorit, ed io
prego che vi si faccia molta attenzione, per concepire il motivo che fa dare all'or
dine dell istruzione il primo grado nella prima classe degli uomini che compon
gono uno Stato incivilito.
Gli che diil'atti tutto il resto dell'arte sociale, tutta larte produttiva, tutta
larte sterile dipendono dall'istrnzione; intendo dalla buona e vera istruzione eco
488 BALDEAt.
nomica. gli oggetti della quale sono le tre arti caratteristiche delle societ, i loro
principii di teoria, la pratica dei loro travagli pi o meno sviluppati secondo le
persone e le circostanze. -
Il. - Secondo Ordine dei mandataria del Sovrano, 0 Ordine della pmlezinne.
Listruzione morale economica previene molte usurpazioni, ma ella non le
rende impossibili, ella non le impedisce tutte; dunque necessario aggiungervi la
protezione o la potenza tutelare.
lo ho di gi detto ch'ella di due sorta: protezione civile o giudiziaria, la
qale guarentisce a ciascuno le propriet e la libert sua contro le usurpazioni
particolari che potrebbe patire dentro lo Stato; protezione politica o militare, la
quale guarentisce le stesse propriet, le stesse libert contro le usurpazioni gene
rali che si avrebbero a temere dal di fuori della societ.
La seconda potenza il baluardo e il sostegno della prima, vale a dire, che
la giustizia sovrana ha bisogno di essere appoggiata da una forza militare capace
dimporne anche alle nazioni vicine in massa, quindi tanto pi ai privati della
societ, o anche alle confederazioni interne pi o meno numerose che potessero
fermarvi degli usurpatori.
N qui il luogo che io mi possa molto distendere sui principii della potest
giudiziaria o politica, ma dovr farlo sentire in quel tempo stesso che assegner '
ai magistrati, ai membri del corpo militare, ai ministri dell'arte politica, il grado
ch'essi debbono occupare nell'analisi economica degli Stati. Una buona legisla
zione e dunque quella che ottiene il vero scopo della potenza protettrice, vale a
dire, che guarentisce a ciascuno le propriet e le libert sue.
Propriet, e il frutto del travaglio, un bene che vi proprio, perch voi
lavete creato 0 meritato, adempiendo a qualche funzione di una delle tre arti ca
ratteristiche delle societ incivilite, o perch voi rappresentate il legittimo acqui
rente, per sua scelta e per sua volont. La libert sociale relativa a queste
propriet. Esser libero, non essere in nessuna maniera impedito di acquistare
a delle propriet, ne di godere di quelle che si sono acquistate: io dico acquistare,
vale a dire meritare a giusto titolo e non per usurpazione .
La legge naturale essendo di formare a se medesimo la sorte migliore possi
bile senza attentare alla propriet altrui, come credo di averlo provato in un'opera
a parte (o, per meglio dire, come tutti gli uomini lo sentono in fondo della loro
anima senza niuna prova), la libert sociale, che la giustizia debbe guarentire a
tutti, non altro che questo, checch abbiano potuto scriverne dei grandi losoti.
Si detto che questa libert sociale consisteva a non poter essere sforzati
di fare una cosa che la legge non ordini . Cotale definizione per esser buona,
esige che vi si aggiunga il principio fondamentale di qualunque legge senza ecce
zione, ed questo: .
Il primo oggetto della legge la propriet, la libert di ciascuno; gli per
couservarvi, per guarentirvi propriet e libert che il sovrano debbe prevedere
colla legge. '
Il secondo oggetto l'usurpazione e lnsurpatore: quello che bisogna impe
dire e reprimere. _
Qual il proprietario? quale lusurpatore? la prima questione che si pre
senta. a risolversi in qualunque giudicio.
n'rnouuzion'r; ALLA rinosoru Economica. 489
Ora l'attribuzione delle propriet non mai arbitraria; ella ha un titolo natu
rale: e, o il travaglio che ha meritato il bene, di cui si reclama il godimento, o
la trasmessione del legittimo acquisitore.
Troppe spesse volte si crede che le leggi civili sieno attributive delle propriet,
e chelle abbiano nella stessa guisa la forza di dare alle azioni degli uomini il loro
carattere morale di bene o di male: sono due errori fecondissimi di perniciosa
conseguenze.
Da essi derivano quelle pretese leggi cos numerose, cosi complicate, cosi
contraddittorie, cos mobili, che sono costate tanto a farle ed a mantenerle, e che
sono passate rapidamente d'et in eta, malgrado tutti gli sforzi dell autorit
iuganuata. '
Nessunuomo qualunque non pu far essere bene quello che male, non pu
rendere proprietario colui che non lo legittimamente secondo la legge naturale,
per se medesimo 0 per rappresentanza (1). Nessuna riunione duomini ha unt al
potere.
Sar sempre un delitto usurpare, un male il concorrere alla diminuzione della
massa dei godimenti. Sar sempre una giustizia contribuire al mantenimento, alla
conservazione di questa massa; si sar sempre proprietario, in virt della legge
naturale, dei beni che si saranno procurati (immediatamente o per cambio) adem
piendo a un tal dovere, e per pi forte ragione, di quelli che si sarebbero creati od
aggiunti alla massa generale.
Questa legge universale, e presto o tardi gli uomini riconosceranno lingiu
stizia e glinconvenienti delle eccezioni ch'ella ha ricevute: ella la ragione di
tutte le buone leggi civili; e se ci fossero delle volont, le quali fossero diretta
mente contrarie a questa massima, invano si darebbe loro il nome di leggi; il
tempo e l'esperienza le ridurrebbero tosto al loro giusto valore.
Se, facendo tale o talaltra azione, io usurpo la propriet legittimamente altrui
devoluta dalla legge naturale veramente attributiva delle propriet, non c' biso
gno d'altra legge (2) per condannarmi. Se io non usurpo, qualunque m'impedisse,
non guarentirebbe la propriet di nessun altro; ma egli usurperebbe la mia libert
personale, la prima, la pi cara delle mie propriet. Egli farebbe dunque precisa
mente il contrario della legge che me l'attribuisce, e della giustizia che deve gua
rentirmela verso e contro tutti.
Se io ho alquanto insistito sopra questo principio fondamentale ch'esso stato
molto dimenticato, molto avviluppato, ed anche molto combattuto da ingegnosis
simi sistemi: gli , che troppo sembrato volersi giustificare con ragioni di utilit
apparente, milioni di comandamenti arbitrarii , gli uni opposti agli altri, che si
sono combattuti c distrutti nella maggior parte delle societ, che elle medesime

(1) Le leggi civili che hanno regalato la trasmissione delle propriet, non hanno
fatto se non indicare la serie di queste rappresentanze successive. Questa catena, se
la non fosse stata spezzata da delle usurpazioni, e se l'ordine naturale fosse sempre stato
Seguito, ci farebbe risalire sino a colui, che il primo ha dissodato e reso fruttifero un tale
terreno. Le leggi, che in seguito di un'invasione ingiusta hanno mutato in propriet il
llpughissimo possesso, hanno parimente il loro motivo nei travagli del possessore di
uona fede.
(2) Che non si concluda guari da questo che io neghi la necessit delle leggi civili
positive; io indico la prima di tutte le regole, alla quale gli uomini avranno spesso disgra
ziatamente bisogno di essere ricondotti.
490 naunnau.
li hanno distrutti, e che non potevano mancare di'operar tale enetto dacch essi
contraddircvano la legge naturale.
lmperocche non c' che una parola sola che valga. in tutto e dapertutto
u e il dovere adempiuto, o il travaglio eseguito, che da la propriet in virt della
legge naturale . Ora guarentire la propriet, dlfenderla contro le usurpazioni,
assicurare la libert, vale a dire il libero uso del diritto di acquistare col proprio
travaglio, o di godere dopo aver acquistato, e l'oggetto della potenza protettrice,
quello ch'ella debbe operare colla giustizia distributiva, e colla potenza politica
e militare.
Se i comandamenti che attribuiscono delle pretese propriet (fondate sopra
tutt'altro diritto che il travaglio, che il solo titolo naturale o legittimo)sei coman
damenti che inceppano le libert con qualunque altra restrizioni che non le pro
priet altrui legittimamente acquistate, non sono risguardate come leggi (i),
allora che si potr definire la libert civile come lo ha l'atto il celebre Montes
quieu: il vantaggio di non potere essere sforzato a fare una cosa che la legge
a non ordina perch allora si dir realmente in altri termini che la libert
consiste a non poter essere impedito , n di acquistare legittimamente delle
propriet col proprio travaglio, ne di godere di quelle che si sono acquistate n.
Quest'ultima denizione pi chiara e pi facile a rammentarsl, per quanto pare
a me, avendo simplitleata l'idea della libert civile, si concepisce a primo tratto in
che cosa debba consistere l'esercizio della giustizia 0 della potenza protettrice in
teriore, civile e criminale.
1 in que'casi nei quali si dubiti di buona fede (cosa rarissima) ed in quelli,
in cui si tinge di porre in dubbio quale sia il vero proprietario, e quale sarebbe
lusurpatore: i depositarii dell'autorit sovrana decidono il dubbio: ecco la giustizia
civile resa tra le parti contendenti.
Questa giustizia bene amministrata, quando il magistrato discerne, per il
principio della legge naturale, il vero proprietario , vale a dire colui che si e le
gittimamente acquistato col proprio travaglio il dritto di godere, o il vero rappre
sentante del primo acquisitore.
Questa giustizia male amministrata, quando il magistrato, per colpa sua
o per quella di qualunque altro, attribuisce delle propriet a coloro che non le
hanno acquistate col titolo naturale, e impaccia le libert.
2 La giustizia criminale punisce i delitti commessi, per impedire, col timore
delle pene, quelli che senza questo timore si potrebbero commettere. L'idea puerile
della vendetta non debba mai entrare nel sistema delle leggi penali; altrimenti
essa le renderebbe sregolate, atroci e per ci stesso inutili: e cio che l'esperienza
ha oggimai provato a tutti i popoli di Europa.
Un imperio che servir senza dubbio di modello in questa parte importantis
sima, ma non in molte altre, ha preso per base della sua giustizia criminale, che
il sangue degli uomini debbe sempre essere degli uomini in tutti icasi rispettato.

(i) Ripeto che io non intendo qui di sciogliere gli uomini sottoposti ad un governo
civile qualunque dalla necessit di obbedire anche a quelle leggi di cui eglino scorges
sero gl'inconvenienti; ma siccome io qui cerco quale sia l'ordine prescritto dalla natura
per se stessa, mi sia permesso di non chiamai leggi, se non le regole ch'ella mede.
sima ci ha tracciato. '
lS'l'llODUllONE ALLA riLosoru ECONOMICA. 491

Si ha luogo di sperare che questo principio della legge naturale diventer la re


gola delle nazioni, che lo hanno tanto dimenticato.
Voi volete impedire gli omicidi, ispirarne lorrore, e voi ne fate commettere
a sangue freddo migliaia per la minima causa? quale inconseguenza! Questo
quello che si sarebbe potuto dire ai legislatori sanguinarii antichi e moderni. Voi
ispirereste assai meglio questorrore, risguardando voi stessi come cosa sacra la
vita dei pi grandi delinquenti che punireste del delitto commesso, e che impe
direste di commetterne di nuovi.
Ma, si dice, la pena di morte incute spavento e mette un freno; gli altri
gastighi non reprimono I; doppio errore. La pena di morte resa comune non
impedisce nulla, testimenii tutti i popoli e tutti i secoli, nei quali si prodigata
la vita dei rei. Le pene meno atroci reprimono assai meglio quando elle sieno
inevitabili per il buon ordine dello Stato e per la giusta severit dei magi
strati.
iiicapitoliamo dunque. Che cosa risulta in uno Stato incivilito dalla giustizia
civile e criminale ben amministrata? Ne risulta, che qualunque pu e vuole
compiere un travaglio qualsiasi di una delle tre arti, non ne impedito da chic
u chessia; ne risulta che qualunque si acquistato una propriet col suo trava
glio, pu goderne per se o pe suoi rappresentanti a sua scelta, senza esserne im
pedito da chicchessia. Libert di acquistare, libert di godere .
Ma che risulta da queste libert? Ne risulta il travaglio che opera il mante
nimento, la perfezione progressiva delle tre arti caratteristiche delle societ
incivilite, e per conseguenza la prosperit generale dello Stato.
Listruzione fa sapere, la giustizia fa volere, poich ella d la certezza di
godere; certezza senza la quale non si vorrebbe mai darsi la pena dimparare, ne
di operare, facendo delle anticipazioni che costano tempo, cure, fatiche, spese di
ogni specie.
Noi abbiamo aggiunto che la giustizia nulla nello Stato senza la potenza
militare, e che questa ritrae dordinario una pi grande efficacia della alleanze
e dalle relazioni politiche. ,
Ora, il principio universale che debbe guidare l'uso della forza militare, e
dirigere tutte le relazioni politiche non un principio differente da quello che
decide della moralit delle azioni particolari; poich i popoli considerati come
tali, altro interesse non hanno che gli uomini presi in particolare: una verit
chiara, preziosa e troppo dimenticata; non diminuire la massa dei beni, ma acs
crcscerla via via pi, ecco il solo vero interesse continuo di tutti.
Se voi impiegate il vostro sapere, la vostra emulazione. i vostri mezzi unica
mente a mantenere, o ad aumentare questa massa generale di beni, questa somma
totale di godimenti, voi non fate male a nessuno, voi operate il vostro benessere,
quello di molti altri il bene generale dell'umanit. Se voi lo impiegate a distrug-r
gere, a usurpare o impedire laccrescimento della massa generale dei beni, la
somma totale dei godimenti, voi fate il vostro proprio male, quello di molti uo
mini, il male generale dell'umanit. La potenza tutelare, sia politica, sia militare;
non ha dunque altro scopo che la giustizia civile e criminale. il suo oggetto e di
impedire le usurpazioni, di conservare le propriet e le libert aline di mante
nere o anche di aumentare via via pi la forma dei beni che fanno la prosperit
del genere umano.
492 come.
per questo che si collocano nel medesimo ordine tutti gli uomini che sono
impiegati a queste funzioni dellautorit guarentitrice, vale a dire i magistrati, i
militari, i ministri politici, dal primo grado sino all'ultimo, in ciascuna di quelle
tre specie di mandatarii del sovrano, che tutti insieme formano il secondo ordine
che si chiama di protezione.

Il]. - Terzo Ordine di Mandatarii del Sovrano, 0 Ordine


di amministrazione pubblica.

Oltre all'istruzione che d il sapere, e la protezione che fa nascere il volere,


ho detto che l'autorit sovrana comunicava ancora agli uomini riuniti in societ
il potere di coltivare con successo tutte le arti caratteristiche degli Stati inciviliti.
Gli colla buona amministrazione generale che il sovrano opera questo po
tera universale, sorgente della prosperit degl'imperii e, con una giusta ricom
pensa, sorgente di ricchezze e di grandezza per i principi.
L'amministrazione pubblica ha due rami principali, cio: la spesa del sovrano
e la sua entrata. Gli uomini consacrati a queste due funzioni importantissime
formano dunque il terzo ordine desuoi mandatarii o cooperatori.

IV. - Della spesa del Sovrano.


Non qui il luogo di spiegare in tuttii minuti particolari i veri principii eco
nomici di questa amministrazione; ci si scender quando ne sar il tempo, dopo
aver fatte le osservazioni preliminari che li renderanno pi facili a capire ed a
ritenere.
Ma qui debbo notare, 1 che la spesa del sovrano comprende non solamente
la paga di tutti gli uomini impiegati all'istruzion pubblica, tale quale io l ho
denita, alla potenza tutelare, civile, militare o politica, ed anche alla spesa
ed alla entrata dei redditi del sovrano; non solamente ancora il mantenimento
di tutti gli oggetti relativi alle funzioni di questi mandatarii, ma inoltre le
spese che costano le grandi propriet pubbliche, la cui formazione, mantenimento
e perfezione progressiva e continua caratterizzano particolarmente l'ammini
strazione. '
Queste grandi propriet comuni o pubbliche sono, negli Statiinciviliti, ilvero
patrimonio della sovranit. Tali sono le strade, le acque navigabili,i ponti, i
porti, le citt, gli edizii pubblici di tutte le sorta. Se le rendite delle persone
private dipendono immediatamente dal buono stato delle loro eredita parti
colari, le rendite della sovranit dipendono dal buono Stato delle propriet
comuni o pubbliche.
soprattutto da questa parte dellamministrazione che risulta la prosperit
generale deglimperii; poich i travagli che unamministrazione illuminata fa sul
suolo dello Stato, sono le cause pi prossime e le pi efficaci dell'opulenza pub
blica e privata, poich gli per codesti mezzi (riuniti allistruzione e alla pro
tezione) che lautorit sovrana fa fiorire l'agricoltura, il commercio e tutte le
arti.
Ditlatto, perch icittadini proprietarii possano ricavare il miglior profitto
possibile dal travagli particolari ch'essi fanno sulla loro eredit privata, af
fine di renderne il suolo pi produttivo, e perch gli uomini occupati ai tra
mrnonuzionn ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 495
vagli qualsiensi dellartc sterile possano parimente trovare il pi grande van
taggio possibile nelle loro fabbricazioni o nei loro commercii , d'uopo che
l autorit sovrana distenda come una rete, sopra tutto. la supercie dello Stato,
d'uopo ch'ella
le grandi le mantenga
propriet comuni , colla
che pi grande
fanno valerecura
tuttee che via via pi
le propriet le per
private.

fczioni.
Senza formarsi chimeriche idee, si si pu gurare l'Egitto per esempio, e la
Mesopotamia , come hanno esistito nel tempo del loro vero splendore , del
quale ne rimangono tanti monumenti quasi inconcepibili agli uomini che non
conoscono se non lo stato attuale delle nostre societ.
Che si si guri dunque un paese tutto quanto coperto di canali navigabili in
ogni tempo, di canali che somministravano di continuole acque alle irrigazioni di
tutte le terre, di canali ancheggiati sulle due rive da magniche strade elevate
al di sopra della maggiore inondazione possibile.
Lunghesso que canali e quelle strade, una quantit. quasi innumerevole di
villaggi, preservati colla medesima cura dal pericolo di essere sommersi, tenuti
colla pi grande mondezza, nella pi grande sicurezza e in mezzoa questi villaggi
moltiplicati, migliaja di citt vaste, magniche ed opulcnti.
Gli uni e le altre circondate da oride campagne, che le regolari inaagioni
rendevano l'econde quasi al di la della stessa immaginazione.
Gli per questa fecondit dei retaggi privati che le citt ed i villaggi erano
diventati cosi numerosi, cosi prosperi ; ma questa fecondit maravigliosa era la
conseguenza della facilit delle comunicazioni,
Ora, era la buona e saggia amministrazione dei Sovrani che le avevano luna
e l'altra operate, alzando le dighe e scavando i canali ed i laghi. Senza queste
opere il Nilo, il Tigri e lEnfrate talora avrebbero inondato tutto, tal altra avreb
bero riutato il minimo rinfrescamento alle campagne; ma le acque di queumi,
prese nella giusta proporzione e condotte a un conveniente livello si_depositavano
pcl mantenimento continuo della navigazione 0 delle irrigazioni in laghi im
mensi di dove non uscivano se non a peso e misura, pei bisogni dell'agricoltura
e del commercio. '
Da ci, tutto quel popolo innumerevole che viveva in una prosperit che avea
quasi del favoloso, al paro della stessa sua moltiplicazione; e per tanto i monu
menti che col rimangono dopo migliaja danni,ne parlo delle piramidi enormi
e degli edicii immensi che le accompagnano, che questo non che un piccolo
accessorio agli occhi dellosservatore losofo, ma i laghi, le dighe, i canali, gli
avanzi maestosi delle citt e dei villaggi, i cadaveri stessi tanto preziosamentc
conservati, tanto riccamente ornati, e che dopo si lungo tempo si traggono dalle
loro tombe inesauribili, sono sussistenti prove codeste, prove invincibili che con
fermano le relazioni degli scrittori, d'altronde unanimi tra loro e testimonii ocu
lari, che hanno descritto lo stato dell'Egitto in tempi o in luoghi differenti, ma
che tutti parlavano a contemporanei, al caso di vericare ogni giorno la preci
sione o la falsit delle loro descrizioni.
Questo stato dell'Egitto e delle sue opere pubbliche, una parte considerevole
delle quali sussiste tuttavia dopo tanti secoli della barbarie la pi distruggitrice,
dunque tuttaltro che una favola, malgrado alcuni epigrammi di un losofo bello
spirito, che potrebbero farli ritenere per tale a rertuni lettori.
494 nanna/u.
Gli su codesto Stato che d'uopo accuratamente meditare, per concepire a
quale perfezione possa essere portata la buona amministrazione, e quali sorpren
denti eli'etti infallibilmente ne risultino per ilbenessere e la moltiplicazione della
specie umana.
D'altronde, oltre che ne rimangono de Caldei ed anche degl Incassi del Per
monumenti presso a poco simili, la Cina ci offre anch'essa la realit sempre
sussistente di quemcdesimi travagli e la prova la pi incontestabile della loro
eiiicacia. Oltre la sua muraglia, il suo gran canale di mille dugento leghe, le sue
dighe, le sue grandi strade, oggetti che non si possono ragionevolmente risguar
dare come favole, cento e cento testimonii oculari attestano che in molte provin
cie le pi alte montagne vi sono irrigate a voglia del coltivatore, dalle acque stesse
che vi scorrono appiedi, e che vengono innalzato per mezzo di macchine idrauli
che sino alllestrema cima.
Di modo che, in quelle provincie il semplice coltivatore ha per fecondare il
suo campo tali macchine, che si sono considerate come un lusso grandissimo per
uno dei pi potenti e fastosi Sovrani di questo secolo, di averne fatto costruire
una sola presso a poco di quel genere pel servigio e lornamento di uno de pi
bei palazzi di Europa. -
L idea di tale amministrazione, e della grandezza e dell'utilit delle opere
pubbliche ch'ella ordina, e che via via pi perfeziona un'idea fondamentale che
necessario imprimere fortemente nella mente di tutti coloro i quali vogliono oc
cuparsi di losoa economica; gli e soprattutto in queste quattro nazioni vera
mente illustri chela si ritrova orente, presso i Caldei, gli Egiziani, i Peru
viam' e i Cinesi.
Ipopoli pi moderni, quali sono i Greci e i Romani, che il pedantismo dei
collegi ci rende cosi venerabili, non ce norono se non dcbolissime tracce,
e ci nel tempo brevissimo della loro pi grande posterit, che fu quella del
loro rispetto per la giustizia e dello zelo per la coltura delle loro propriet
fondiarie.
Le nazioni pi che semi-barbare della nostra Europa moderne sono ancora
in una distanza prodigiosa dal punto di perfezione di questi quattro grandi po
poli. L'idea di un'amministrazione veramente reale, della maest delle sue opere,
e della loro necessaria inuenza sul benessere dell'umanit non che appena ap
pena germogliata tra noi.
N meno vero si che gettando gli occhi sugli Stati che ci circondano, vi si
trover la prosperit dei sudditi in una proporzione esatta colla saggezza dell'am
minisirazione, colla grandezza dei travagli da lei consacrati a quel grande ed
unico oggetto di viviere il suo territorio.
Si vedr per esempio che l'Olanda il paese di tutta Europa il pi ricco in
produzioni territoriali, e gli Olandesi il popolo pi prospero, unicamente perch
l'amministrazione pubblica dell'Olanda quella che si pi d'ogni altra appros
simata alla magnicenza utile delle quattro grandi nazioni che ci hanno dati di
cosi bei modelli.
Il volgo dei ragionatori, che cerca altrove la sorgente del benessere olandese,
prende gli elletti per la causa, e risica di attribuire ci che poi sarebbe anche
peggio, l'accrescimento della prosperit a degli ostacoli che larrcstano, ben lon
tani dallaccelerarlo. '
tnrnonrzroxe ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 495
La fecondit del suo territorio, paragonata con quella di qualunque altro
territorio europeo, estensione per estensione, ad eguaglianza di misura, si trova
almeno come cento, ed anzi rispetto a molte regioni di pari grandezza, come
mille ad uno.
imperocch, facendo un risultato totale, si troverebbe che, per via della cul
tura, dei pascoli, della pesca, si raccoglie annualmente in Olanda la sussistenza
di molte centinaia di famiglie per ogni misura di tale o talaltra estensione geo
metricamente presa (compresi tutti i territorii e gli uni per gli altri). Ora facendo
un medesimo risultato sopra tali o tal altri imperii, si troverebbe che in un eguale
spazio geometricamente misurato (tutti i territorii essendovi sempre compresi 0
gli uni per gli altri), non vi si raccoglie annualmente colla coltura, col pascolo e
colla pesca la sussistenza di una famigliav
La causa effettiva di questampia ricolta di sussistenza la grandezza delle
buone spese fatte dall'amministrazione per vivicare l'universalit del territorio,
molto meglio che non lo sono negli altri Stati certe porzioni privilegiate che sono
appena la millesima parte della loro estensione.
Tutto il rimanente di quanto si ammira comunemente in Olanda, cio la me
ravigliosa popolazione, lagiatezza generale, l'attivit e l'industria, sono gli effetti
di quellampia ricolta di sussistenza; sono queste le seconde conseguenze della
buona amministrazione delle grandi propriet pubbliche.
Questo ci che si debbe chiamare principalmente la spesa del Sovrano,
questo il primo patrimonio della sovranit: e la prima sorgente della rendita
particolare di essa, e quella di qualunque altro benevpubblico o privato. Io insisto
di nuovo su quest'articolo, perch esso troppo dimenticato.
Ora riepiloghiamo. L istruzione, la protezione, le grandi propriet comuni,
ecco dunque i tre oggetti delle pubbliche spese. in tutto ci che non ha relazione
a queste porzioni patrimoniali dell'autorit suprema, l'uomo che spende, non il
sovrano.
Moltiplicare, anche nelle migliori enelle pi utili operazioni, il numero degli
agenti al di l. del necessario, e strapagare coloro che s' impiegano, una spesa
da balordo pei particolari, peggio ancora pei Sovrani; perocch la spesa tanto
fruttiiicante quando la ben diretta, come gli un delitto di lesa umanit quando
ella fuorviata.
V. Dellentrata del Sovrano.
Il dovere di stabilire, di estendere, di perfezionare sempreppi l istruzione,
la protezione, l'amministrazione universale, suppone come abbiamo veduto, una
moltitudine sorprendente di travagli assidui e dispendiosi, una sorveglianza con
tinua e generale, in conseguenza una folla considerevolissima di mandatarii della
sovranit.
dunque di assoluta necessit che il Sovrano faccia una forte spesa nelle
societ incivilite; dunque di assoluta necessit ch esso vi goda un grosso
reddito.
Se le nazioni sono abbastanza male illuminate intorno ai loro interessi, per
assottigliare, per un avidit malintesa, alla sovranit i mezzi di adempiere ai do
veri della sua autorit, allora 1' istruzione pubblica, la distribuzione della giusti
zia, la potenza militare, le relazioni politiche, le grandi propriet comuni cadono
496 BAUDEAU.
nel languore, nel disordine; allora impossibile che le propriet fondiarie, che
le arti produttive e le arti sterili non sieno gettate nella confusione e del deper
dimento.
questa la sorte degli Stati nei quali l'autorit sovrana non ha tutta l'atti
vita, tutti i redditi di cui ella dovrebbe godere; tale la sorte della Polonia per
esempio, dove regna lauarchia la pi compiuta, e che fornisce una prova me
morabile dei mali che l'annichilamento di quasi qualunque autorit si trae dietro
necessariamente.
Ora il reddito del Sovrano non in ultima analisi, che una porzione delle
sussistenze e delle materie prime annualmente rinascenli, attribuita ai godi
monti personali di lui, ed a quelli di tutti i suoi cooperalori o mandatarii di
tutti gli ordini.
L'argento monetato, che circola negli Stati inciviliti, fa sovente dimenticare
questa denizione dei redditi del Sovrano e della loro entrata giornaliera;
ma non perch la viene essa perduta di vista nella maggior parte dei ragiona
menti sedicenti politici, ne rimane per questo meno vera.
Questargento monetato non nella circolazione, come gi l'ho detto altra
volta, se non un titolo ellicace sulla massa generale dei godimenti utili e piace
voli che formano il benessere e la propagazione della specie umana.
Esso una specie di lettere di cambio 0 mandati pagabili a volont dei
possessore. I
In vece di prelevare la sua porzione in natura su tutte le sussistenze e su
tutte le materie prime annualmente rinascenti, il Sovrano ne esige in moneta il
titolo ellcaee, il mandato, la lettera di cambio; egli distribuisce questi titoli ai
suoi cooperatori, e questi li applicano alla loro destinazione procurandosi delle
sussistenze e delle materie pi o meno manipolate, delle quali essi godono per se
medesimi o pei loro salariati che rendon loro qualche servigio personale, o che
adempiono per essi a qualche dovere dell'autorit.
I mandatarii del Sovrano r'ivendono cos il danaro della rendita pubblica alla
nazione, che ha cominciato dall'anticiparlo lanno antecedente, come pegno dei
godimenti appartenenti a tutti i cooperatori della Sovranita; e la nazione nella
necessit di rianticiparlo di nuovo nell'anno corrente, lo ricompera, sommini
strando a que mandatarii gli oggetti necessarii ai loro travagli o ai loro godi
monti.
In taluni imperii anche incivililissz'mi, quali, per esempio, quello dei Pern
viani ed alcuni altri, come lEgitto e la Cina, le grandi istituzioni Sociali si erano
stabilite prima che si fosse concepita lidea delle monete, del loro uso, e delle fa
cilita chesse procurano; quindi il Sovrano e i suoi cooperatori ricevevano im
mediatamente e in natura le sussistenze e le materie prime utili ai loro travagli
o al loro godimento.
Dopo l'invenzione delle monete, la circolazione del danaro che forma in
tutte le nazioni moderne il reddito della sovranit, non che un mezzo di ope
rare mediatamenle questentrala in natura di una porzione delle sussistenze e
delle materie prime.
Questosservazione, cos semplice, cos naturale conduce per la via pi breve,
ad una regola fondamentale, dalla quale tutte le altre derivano.
L interesse universale degli uomini consiste a conservare e moltiplicare con
ls'raontztoxu ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 497
tinnamente gli oggetti adatti ai godimenti utili e piacevoli che formano il ben
essere e la propagazione della specie umana: lo scopo dell'arti produttivee delle
arti sterili, e questa moltiplicazione progressiva di godimenti o di oggetti che
li procurano: e nella veduta di assicurare e di variare questi godimenti, che si fa
nascere e che si manipola le produzioni.
Gli per rimuovere tutti gli ostacoli t'attizii che l'ignoranza e la cnpidit
degli uomini potrebbero opporre a tale conservazione e a tale moltiplicazione
progressiva e continuata, coli inerzia, colla violenza e colle usurpazioni; gli e
per vincere pi facilmente gli ostacoli naturali che un suolo inculto e selvaggio
oppone a questa moltiplicazione, che l'autorit sovrana ha bisogno di stabilire,
di confermare, di perfezionare di continuo l arte sociale, o l istruzione, la
protezione, l'amministrazione universale.
in questa conservazione, in questa moltiplicazione, progressiva continuata
che tutti gli uomini qualunque trovano la ricompensa dei travagli ch'egliuo hanno
fatti per mantenere o per accrescere la massa dei godimenti, di qualunque specie
poi sieno que'travagli, nella circoscrizione di una delle tre arti che caratterizzano
le societ incivilite.
Impedire l'accrescimento continuato e progressivo della somma totale dei
godimenti, vale a dire la produzione, la manipolazione degli oggetti che li procu
rano, dunque precisamente il contrario dello scopo generale al qtiale debbe
tendere larte sociale o l'autorit che l'esercito ; dunque precisamente il contra
rio del suo interesse.
Dunque, neil entrata dei redditi della Sovranit, qualunque percezione che,
pel suoeccesso o per la sua forma, impedisse l'accrescimento della somma to
tale dei godimenti e della massa generale degli oggetti proprii a questi godimenti,
o che per le medesime cause operasse la diminuzione di questa massa attuale, il
che anche peggio, sarebbe un delitto evidente, il pi grande e il pi innesto
di tutti i delitti.
Ecco ci che si profondamente ignorato per lunghissimo tempo negli Stati
pi che semi-barbari, che per altro si sono vantati di formare degli Stati inciviliti.
- Unicamente occupati del desiderio di attribuire alla Sovranit una grande
porzione degli oggetti adatti ai godimenti utili e piacevoli, la quale si potesse
dividere tra i cooperatori di quella, si troppo spesso fatto come quel selvaggio
che getta a terra l'albero per coglierne un solo frutto.
Vale a dire che non si si dato pensiero n d'impedire l'accrescimento della
massa, ne tampoco di diminuirla: ben lontani dal por mente a questa verit su
lutare evidente e fondamentale, 1 che lo scopo dell'arte sociale non che di
mantenerla e di farla via via pi aumentare; che il Sovrano trova esso pel primo
il suo interesse in tale accrescimento, ed un interesse grandissimo superiore a
quello di tutti gl' individui o , si creduto, si detto, senza saperlo che l'autorit
era il diritto di distruggere arbitrariamente quella massa, sagrilicando l'interesse
universale, e per una conseguenza infallibile, la porzione spettante alla sovranit .
stessa. Disgraziatamente non si che troppo agito in conseguenza di sistemi che
sono tacitamente fondati sopra questi errori altrettanto assurdi che detestabili.
Se si dicesse ad uomini ragionevoli: La medicina essendo stata stabilita
come larte di guarire gli uomini e di procurar loro una salute orida, necessa
riamente e logicamente ne conseguita clte i medici i quali debbono essere pagati,
Eeonom. Tono I. - 52.
498 BAUDEAU.
come di ragione, per esercitare questarte di guarire e mantenere la sanit,
hanno diritto e interesse ad uccidere gli uomini vendendo loro, per ritrarne il
pagamento de loro salarii, un veleno infallibilmente mortale . . . .
Se si dicesse: Larte delle vestimenta essendo stata stabilita per preservare
gli uomini dal freddo e dell'umidit, necessariamente e logicamente ne conseguita
che gli operai di talarte, che debbono essere, come di ragione, pagati per questo
loro servizio, hanno diritto e interesse di fare andare gli uomini nudi, spoglian
done per farsi pagare dei loro salarii ed impedendone di vcstirci; un tale modo
di ragionare si riguarderebbe come il colmo del delirio n .
E assai peggio sarebbe poi se speculazioni sitiatte si trovassero messe in pra
tica presso alcuni popoli.
Eppure, in realit, si esamini il sistema universale della scalit antica e
moderna, e si trover che dappertutto esso fondato sul medesimo antira
gionamento.
L'autorit o l'arte sociale utile, anzi necessaria per la conservazione e l'ac
crescimento della massa dei godimenti. Dunque, i mandatarii della sovranit, i
quali debbono essere pagati per tutti i travagli indispensabili di quest'arte so
ciale, hanno diritto e interesse d impedire questi godimenti e di distruggerne gli
oggetti.
Ecco il principio tacito delle tasse che desolano da venti secoli tutta la nostra
Europa.
Dunque, al contrario, questi cooperatori della Sovranit, dovrebbero attri
buirsi una porzione di quegli oggetti, senza alterare la massa, senza distruggerla,
senza impedirla di crescere: e la conseguenza ben naturale, ben legittima di
questo principio incontestabile, quella che ne trae la losoa economica.
Dunque qualunque percezione, che poi suo eccesso o per la sua cattiva forma,
impedisca, distrugga, annienti i godimenti, e un delitto (1), vale a dire una follia,
un ingiustizia, e presto o tardi una causa di pregiudizii enormi per colui stesso
che la commette.
questa la conseguenza ulteriore del medesimo principio; ella importa evi
dentemente la riprovazione di tutte le tasse, assise ed altre percezioni di questa
fatta impediente e distruggitrice, che priva gl' individui e il generale stesso di una
certa somma di godimenti.
L'obblio troppo lungo e troppo universale di queste verit salutari ha molti
plicalo nellEnropa moderna le forme le pi perniciose di esigere la porzione di
sussistenze e di materie prime attribuite ai cooperatori dell'autorit sovrana , o
ci che torna lo stesso , di esigere il danaro che il titolo, il pegno di quest'en
trota o di quest'attribuzione.
E da ci che nata quest'arte cos complicata della. fiscalit, arte che le
nazioni moderne hanno tolto ad imprestito, come tant'ultri errori, da due piccoli
popoli che il talento di scrivere eleganti libri, ha resi pur troppo celebri per dis
grazia dell'umanit, vale a dire ai cittadini di Atene e di Roma, depredatori avidi

(1) Che si si rammenti la denizione della parola delitto, che abbiam data pi sopra:
i nostri lettori non perderanno mai di mira che noi consideriamo qui I ordine natu
rale, e che per conseguenza noi dobbiamo imputare. senza riguardo, a colpa tutto
ci che laltcra sia come ostacolo, sia come pregiudizio.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ecosomca. 499
e crudeli di cento provincie, ch'eglino dcvastarono meno colle loro armi quando
vollero conquistarli, che non coi loro pubblicarli quando li ebbero usurpati ; arte
i cui principii constitutivi e fondamentali sono profondamente ignorati da coloro
che l'approvano, che l'insegnano e che la praticano, ignoranza che fa forse la
scusa loro personale, ma che non per questo ne eccita meno grande rammarico
nel piccolo numero di coloro che li conoscono.
Arte che costituisce dappertutto gli uomini che si pretende riuniti in societ,
in uno stato di guerra contro l'autorit sovrana, e che riduce una porzionedei
mandatarii della Sovranit alla triste necessit di spregiare, dinvadere, di at
taccare gli altri uomini, dimpacciare la loro libert, d'impedire i loro godimenti.
Gli questo colpo docchio, evidentemente contrario alla societ, che rivolter
sempre il buon senso e l'equit naturale dei popoli; e questo che ha reso total
mente inutili i solsmi di alcuni begli spiriti abbastanza arditi e abbastanza vili
per dichiararsi contro questa ripugnanza universale, ispirata dalla sana ragione e
dall'evidenza dell'interesse generale degli uomini.
I salariati di un fisco devastatore, come quello di Atene e di Roma, per es.,
le operazioni dei quali impedissero i godimenti e distruggessero continuamente
la massa degli oggetti adatti a procurarceli, compierebbero dunque un ministerio
sfortunatamente tutto contrario alle funzioni della sovranit; poich essi fareb
bero precisamente la medesima cosa che gli usurpatori del di dentro e del di
fuori, il delitto dei quali non consiste in altro se non che ad inceppare le libert
degli altri ed a privarli di alcuni godimenti, e per conseguenza eglino farebbero
precisamente ci che l'autorit debbe impedire.
Non bisogner dunque comprendere questi oggetti di una scalit cos per
niciosamente erronea nell'analisi degli Stati veramente inciviliti; essi non esiste
rebbero mai in un imperio ordinato secondo i principii economici.
lo spiegher fra breve il principio della vera societ che riunisce evidente
mente gl' interessi della Sovranit con quelli di tutti i cittadini, che determina
l'estensione dei diritti rispettivi, che fissa una regola di ripartizione dettata dalla
giustizia e dalla ragione illuminata.
Imandatarii del Sovrano che vegliassero da parte di lui a quellinteresse
prezioso, che fossero incaricati di esercitare quel diritto santo e legittimo, che
reclamassero la di lui porzione nella giusta ripartizione, formano la seconda
divisione dei cooperatori dellAmministrasione.
Spendere utilmente i redditi della Sovranit al mantenimento, alla perfezione
progressiva e continua dell'arte sociale, l' impiego della prima divisione: ricc
vere i redditi, osservando ogni giustizia, l impiego della seconda.
Osservando ogni giustizia, ecco la parola sacramentale, vale a dire senza
mai impedire nessun uomo di acquistare a proprio talento delle propriet, senza
mai impedire nessun uomo di godere il proprio talento di quelle che abbia acqui
state; imperocch in questo che la giustizia consiste, o l'adempimento della
legge universale, che nessun uomo debbe violar mai, che l'autorit sovrana
debbe fare adempire, e che a pi forte ragione debbe per la prima alla medesima
adempire.
Vi. Riepilogo dei tre Ordini di mandataria del Sovrano.
Primo ordine d istruzione generale, la cui base fondamentale, uniforme ed
500 BAUDIAL'.
universale, debb'essere la morale economica, ulteriori oggetti della quale sono le
tre arti caratteristiche degli Stati inciviliti, l'arte sociale, l'arte produttiva, l'arte
sterile, ei loro principii di teoria pi o meno particolareggiati, la loro pratica
pi o meno sviluppata, secondo i luoghi e le persone, secondo la loro qualit, i
loro talenti e la loro condizione.
Secondo ordine, quello della protezione giudiziaria , militare, e politica, che
guarentisce a ciascun uomo ogni libert di acquistare delle propriet legittime,
ed ogni libert di godere di quelle che si sieno acquistate, vale a dire, che re
spinge, previene o punisce ogni violenza, ogni usurpazione, sia del di fuori che
di dentro, colla forza pubblica dell'autorit sovrana, da per tutto presente, da per
tutto sorvegliante, da per tutto imponente.
Terzo ordine, quello dell'amministrazione, che riceve i redditi della sovranit,
senza delitto, senza inceppamento delle libert, senza violazione delle propriet,
senza distruzione della massa dei godimenti; ma al contrario, che spende quei
redditi pel mantenimento e l'accrescimento progressivo di questa massa, assicu
rando agli uomini di meglio in meglio l'insegnamento che li fa sapere, la sicu
rezza che li fa volere, ed i grandi mezzi di utilit pubblica che li fanno potere,
dalle quali cose risulta il perfezionamento continuato e progressivo delle tre arti,
e per un effetto necessario, la pi grande prosperit dello Stato, la propagazione,
il maggior benessere della specie umana.
Tutti gli uomini consacrati a codesti uilicii angusti e benefici dell'autorit su
prema, insegnatrice, proteggitrice, amministratrice, formano, nella prima classe
di cittadini. la prima divisione, che io chiamo della Sovranit.

Art. Il. -- Seconda divisione della prima Classe.


I. - Delle funzioni del!amministrazione privata.
L'amministrazione pubblica e Sovrana dispone la totalit del suolo dello Stato
alla pi grande prosperit progressiva delle arti che caratterizzano gli Stati inci
viliti formandovi le grandi propriet comuni, i ilumi navigabili, i porti, le citt
e gli altri ediizii pubblici, conservandoli e perfezionandoli semprepi.
L'amministrazione privata dei padri di famiglia dispone in un modo pi
prossimo ciascheduna parte di quello stesso suolo a quella prosperit, formandovi
delle propriet particolari, delle possessioni coltivabili, dei fondi produttivi, quali
sono i terreni, iboschi, iprati, le vigne, le pescherie, le miniere, le cave ed altri
simili retaggi privati, che si chiamano propriet fondiaria.
Sulla supercie del suolo anche per se stesso pi fecondo, la natura sola
non offre all' industria dell'uomo coltivatore se non che ostacoli da vincere.
Le terre inculte e selvagge sulle quali non si sono fatti grandi travagli
per estirpame le pietre, sbarbicarne le piante e le radici; per ben mescolare
i diversi strati per renderli accessibili alle inuenze dell'aria, per procurarci
lo scolo delle acque, con conveniente pendio, con fossati, con rigagnoli, per
mantenerli in uno stato di freschezza e di temperatura, con buoni ripari,
come le siepi, le piantagioni d alberi fruttiferi od altri; queste terre, quan
tunque coltivate faticosamente, con cure assidue da un gran numero di coloni
non produrrebhero che una piccola quantit di frutti, la ricolta dei quali sarebbe
diillcile, e la qualit mediocre.
innovazione ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 501
Per lo contrario, sopra un suolo naturalmente eguale, ma preparato con
grandi travagli fondiarii, e ben provveduto degli edifizii necessarii alla sua
coltivazione, un numero piccolissimo duomini pu fare nasceree pu racco
gliere una ricolta infinitamente migliore e pi abbondante.
dunque evidente che tutte le arti produttive e tutte le arti sterili si stabili
scene e prosperano sempreppi, in proporzione che la rieolta annuale delle terre
ben preparate da grandi travagli fondiarii fornisce una cosi grande abbondanza
di produzioni le pi adatte ai godimenti degli uomini (sieno sussistenze sieno
materie prime), che vabbia molto a godere da ciascuno di coloro che possono
essere concorsi al nascimento di quelle produzioni, ed anche per quelli che con
corrono a dar loro, dopo il nascimento, le differenti forme dalle quali dipendono
il diletto e lutilit dei godimenti. .
Le arti produttive o non produttive, lo sviluppo loro, la loro perfezione pro
gressiva, dipendono dunque immediatamente dalle anticipazioni fondiarie, o dai
travagli che lemulazione e l'industria privata fanno in un suolo determinato, per
renderlo pi agevole a coltivarsi, pi abbondante in produzioni, pi comodo a
farvene la ricotta.

ll. - Diritti della propriet fondiaria.

l'utilit evidentissima delle anticipazioni fondiarie, l'efilcacia loro o la


loro influenza sopra i travagli delle altre arti, e la durata di questeflicacia per lo
spazio di molti anni ed anche di molti secoli, che fonda la preminenza della
classe proprietaria, la legittimit de suoi diritti, anche quello di eredit, vale a
dire, di trasmissione ai proprii rappresentanti.
lmperocch la sovrabbondanza delle produzioni annualmente raccolte, che
l'effetto delle anticipazioni fondiarie, forma continuatamente un titolo incontesta
bile ai rappresentanti dell'uomo che le ha fatte, e che le ha fatte tali, precisamente
colla mira di raccogliere nello avvenire per se stesso 0 po suoi, una porzione in
questa raccolta divenuta sovrabbondante unicamente pel suo travaglio o per la
sua spesa.
' Quale dili'atto sarebbe la ragione, il diritto o linteresse di contendere a lui o
ai suoi rappresentanti, quella porzione tanto legittimamente e tanto utilmente
acquistata? Fare delle anticipazioni fondiarie, non egli consecrare dei beni dei
quali voi potreste godere attualmente in qualsiasi altro modo, a preparare un
suolo , a renderlo pi produttivo, pi utile alle arti di qualunque specie, durante
un lungo spazio di tempo? L effetto di queste anticipazioni fondiarie non dura
esso in proporzione alla grandezza e alla solidit dei travagli, vale a dire in pro
porzione della spesa e dell'industria che ci s impiega?
Un uomo che incorpora i suoi beni alla terra per renderla pi fruttiflcante,
s incorpora dunque egli medesimo a quel suolo; egli mette radice nello Stato, se
cos sia lecito esprimersi; la sua esistenza, i suoi godimenti sono attaccati intima
mente al territorio. -
l proprietarii fondiarii appartengono dunque pi specialmente e pi intima
mente a ciascuno degl imperii inciviliti, pel titolo stesso delle loro propriet
Nelle grandi societ, il sovrano sceglie naturalmente isuo cooperatori o
mandatarii nella classe dei proprietarii fondiarii, perch essi hanno pi comodo,
502 - saremo.

pi istruzione, pi unione fissa e immediata cogli interessi e coi doveri della


sovranit. .
da ci che nata l'idea della nobilt e della sua destinazione, idea che
l'ignoranza ed i pregiudizii hanno soventi troppo sgurata.
Senza compiere nessuna delle funzioni dell'autorit sovrana, un proprietario
che fa, che conserva, che migliora di continuo le anticipazioni fondiaria sul re
taggio suo particolare, lavora essenzialmente e infallibilmente alla perfezione pro
gressiva delle arti caratteristiche della societ.
I suoi travagli e le sue anticipazioni fanne necessariamente prosperare sem
preppi l'arte produttivo, per conseguenza tutte le arti sterili; un atto di sag
gezza e di benecenza; e il pi lodevole, vale a dire il pi utile, di cui l'uomo
privato sia capace sulla terra. .
Il proprietario non ha al di sopra di lui se non la sovranit, i travagli con
tinui della quale fanno nascere i suoi, procurandogli l'istruzione per la quale egli
sa incorporare utilmente al suolo i suoi beni attuali e farsene con questo mezzo
altri beni continuatamente rinascenti per se medesimo e per la sua pesterita; pro
curandogli la certezza di goderne esse e i suoi, certezza senza la quale egli non
vorrebbe fare il sacricio desuei beni attuali e di un godimento belle pronto,
alla speranza incerta di godere maggiormente in un tempo avvenire e nella sua
posterit; procurandogli nalmente il potere di raccogliere i frutti di un tal sagri
cie, la cui utilit pi e meno grande dipender sempre dall autorit sovrana,
dai suoi successi e da suoi errori.
Ma, al di sotto dei proprietarii fondiarii sta immediatamente la classe pro
duttiva, i travagli della quale suppongono le anticipazioni fondiario e dipendono
evidentemente da queste.
Per maggior motivo, tutta la classe delle arti sterili che attende ella stessa le
sue materie prime e le sue sussistenza dalla classe produttiva.
La propriet fondiaria dunque il carattere generale e distintive della nobilt
negli Stati inciviliti (1). In questo senso, tutti i nobili sono eguali tra loro, e la
ricchezza soltanto fa la differenza.
Le funzioni pi o meno importanti dellauterit sovrana insegnatrice, proteg
gitrice, amministratrice, formano una seconda distinzione tra i mandatarii del so
vrano; e quelli che le hanno adempiute con una grande utilit pubblica, lasciano
in eredit alla loro posterit, come frutti dei loro grandi travagli e dei loro grandi
successi, un'illustrazione che li rende pi cari alla societ, vale a dire, che si
prova un doppio piacere a vederli, giusti, beneci e prosperi , che si prova una
doppia indegnazione, un doppio rammarico a vederli malvagi e disgraziati.

Riepilogo generale della classe nobile e proprietario.


1 il sovrano e tutti i suoi rappresentanti, mandatarii o ceoperateri nell 0r
dine dell'istruzione, nell'ordine della protezione, e nell'ordine dell'amministrazione. '
2 I preprietarii particolari la cui amministrazione privata fa, conserva, e per
feziona le anticipazioni fondiarie, gli edifizii, le preparazioni d'ogni sorta che pne
cedono e che rendono pi fruttifleanti i travagli dell arte produttiva.

(1) Si ponga mente sempre, che lo Stato di cui io cerco qui di tracciare uno schizzo,
non assomiglia menomamenteagli Stati che noi vediamo.
nvrnonuzloa's ALLA FILOSOFIA ucouomca. 505
Sono queste le due divisioni che formano la prima classe d uomini nelle so
ciet incivillte.

CAPITOLO IV.
Analisi particolare della seconda classe.
Art. I. -- Funzioni della seconda classe.

Le spese pubbliche della sovranit rendono il suolo dello Stato suscettibile


delle anticipazioni fondiario, o delle spese private, che formano retaggi par
ticolari.
L amministrazione domestica, eccitata dell'istruzione, dalla sicurezza, delle
facilita che a lei procura l'autorit sovrana, fa poi le anticipazioni fondiario
che rendono ciascuna porzione del suolo suscettibile di unazcoltivazione o altro
impiego vantaggiosi. '
Qui termina l'impiego della classe nobile o proprietaria che tiene il primo
grado negli Stati inciviliti. Qui cominciano le funzioni della classe produttiva.
Ogni coltivazione, ogni intrapresa ogni travaglio dell'arte feconda o produt
tiva, caratterizza questa classe.
Noi abbiamo gi notato la distinzione necessaria di codest arte principale in
tre specie relative ai tre regni della natura; allevamento e presa degli animali
addimesticati o selvaggi, coltivazione e ricolta dei vegetali, estrazione dei diversi _
minerali; tre sorta di intraprese produttive che somministrano agli uomini tutte
le produzioni ch' egiino consumano subitamente in sussistenze, o che usano len
tamente in materie prime dei lavori di durata.
La coltura e la ricolta dei vegetali e la principale specie; poich gli uomini
che scavano le viscere della terra per estrarne il minerale qualsiasi, e gli animali
che ci alimentano tutti colla loro sostanza, che ci vestono e ci arredano tutti colle
loro spoglie, vivono in gran parte di vegetali; e perci che la parola coltura ha,
per cosi dire, riuniti tutti i diritti della parola generica intrapresa produttiva.
dunque per luso quasi universale di prendere, come si dice, la parte prin
cipale poi tutto, che si dice molto indillerentemente classe collivatrice per classe
produttiva, quantunque non si dica guari coltivare una greggia n una pescheria,
coltivare una miniera, una cava.
Ma nei tre regni ci sono certe sorta di travagli che producono effettivamente
agli uomini le sostanze diverse di cui possono godere con diletto, con utilit; dei
travagli che le raccolgono dalle mani della natura, dal seno della terra o delle
acque. _
Prendendo dunque per punto di vista il momento stesso di qualunque ricolta
conslderandola come centro delle operazioni produttive, noi potremo distinguere
i travagli che la precedono immediatamente e che ne sono stati la causa diretta,
dai travagli che la seguiranno, o che ne saranno l'effetto.
il travaglio anteriore alla ricolta la coltura; ma lazione stessa di coltivare,
o di fare il travaglio preparatorio qualunque, suppone ancora una cura che pre
cede, una spesa preliminare, un ammasso di tutti gli strumenti 0 altri oggetti ne
cessarii a quest azione ed al suo successo.
504 nsunmu. i
Preparativi della coltura o della intrapresa attuale; operazioni di tale intra
presa, ecco dunque ci che precede e procura prossimamente le ricolte.
Ecco ora ci che le seguc: dapprima la destinazione delle produzioni rac
colte, le una delle quali debbono servire al mantenimento della coltura e le altre
ai godimentl puramente sterili; dippoi, il primo apparecchio di queste produ
zioni che le rende acconcie ad essere consumate, talune in diverse sorte di sus
sistenzc, tal altre come materie prime di lavori di durata: tutti questi travagli
preliminari o posteriori, ma relativi unicamente a ciascheduna ricolta, sono
gl'impieghi caratteristici della seconda classe.
Art. il. - Delle grandi e piccole intraprese produttive.
Quando si voglia darsi la cura di considerare le operazioni dell' arte produt
tiva negli Stati incivilti, subito si riconosce come quest'arte si formi, si estende,
si assodi, e via via pi si pcriezioni.
Le idee di un uomo isolato, i suoi saggi solitarii, i-suoi abbozzi grossolani e
imperfetti sono i primi passi di tutte le arti: tostamente poi il primo inventore si
associa dei cooperatori , egli perfeziona i suoi strumenti e i suoi metodi, molti
plica le sue operazioni, corregge i suoi difetti e aumenta i suoi successi; nasce
l'emulazione, ella produce degli imitatori, si esamina, si specula, si svolgono tutti
i mezzi dell'arte; le macchine e gli altri mezzi di abbreviare il travaglio s inven
tano e si moltiplicano; finalmente si trova modo di applicare agli strumenti pi
grandi animali meno dispendiosi che l'uomo, od anche elementi la cui azione costi
meno, il fuoco, l'aria e le acque.
Nello stato attuale delle nostre societ incivilite, si possono notare molti
esempii apparentissimi di questa felice progressione dellindustria nella categoria
dellarti di qualunque specie.
Esaminate, per esempio, l'arte di trasportare o di vettureggiare; esaminate le
gradazioni delle invenzioni umane dalla gerla del povero manovale no alla nave
di cinque. o seicento tonellate: voi ci troverete per intermedii le bestie da soma,
poi le vetture terrestri piccole, mediana e grandi, poi le zattere e i batelli d'ogni
maniera no ai pi grandi vascelli.
Quanti uomini occorrerebbero colle loro gerle; quante bestie da soma colle
loro ceste per portare da Cadice a Pietroburgo un peso di dieci o dodici mila
quintali? Quanta spesa, quanto tempo, quanti rischi risparmiati con un solo ha
stimento che un solo capitano conduce con trenta o quaranta marinai.
Prendiamo dunque, in questo esempio, per punto medio i grandi carrettoni
a quattro ruote: noi troveremo da una parte che un sol uomo conduce in una
vettura tirata da sei cavalli il peso didue tonellate di mare , ossia circa cinque
migliaia, e che sarebbero nccessarii per trasportarle sulle loro spalle tra i quaran
totto ed i cinquanta uomini.
Ma noi troveremo, dall'altra parte, che per le seicento tonellate, che formano
il carico del grosso bastimento, occorrerebbero trecento carrettoni, trecento un.
mini e mille ottocento cavalli invece di quaranta marinai.
Questo esempio uno dei pi portentosi che noi conosciamo nello stato at
tuale delle nostre societ. La forza naturale dell'uomo essendo presso a poco di
portare un quintale per un cammino lungo e continuato, il capitano di un tal basti
mento e ciascuno de suoi marinai vettureggiano dugento quaranta quintali a testa.
ls'rnonczioxr: ALLA FILOSOFIA ncon'omncs. 505
Ecco dunque ci che caratterizza le grandi operazioni di tutte le arti; gli che
un solo capo aiutato da un piccol numero duomini subordinati, opera per mezzo
del suo sapere e delle grandi macchine sulle quali lo esercita, degli effetti prodi
giosamente pi considerevoli di quello che ne potessero operare alcune decine o
anche alcune centinaia d'uomini di pi, ma isolati, ma privi di scienza e di
macchine.
Si possono osservare sotto cotal punto di veduta tutti i travagli che si eserci
tano nelle societ incivilite; questa una delle considerazioni pi utili e pi im
portanti a proporre.
Applichiamo adesso quest idea cos distinta alle operazioni dellarte produt
tiva , noi vedremo che l'agricoltura propriamente detta , il pascolo, la pesca , la
metallurgia, ci offriranno delle intraprese di diverse specie , le une delle quali si
fanno in grande, le altre in piccolo.
Le une in grande, vale a dire da un solo capo aiutato da un piccolissimo nu
mero d uomini subordinati, ma che opera molto per mezzo del suo sapere, dei
suoi grandi e forti strumenti; le altre in piccolo, vale a dire da uomini isolati,
privi di scienza e di grandi e forti strumenti che travagliano molto ed in gran
dissimo numero per operare un etl'etto minore, e il cui successo pi proble
matico.
Prendiamo, per esempio, la pi generale e pi necessaria delle colture, quella
delle biade, che fornisce la porzione principale delle sussistenze sia immediata
,mente agli uomini stessi, sia agli animali diversi che diventano poscia il loro pasto.
La dill'erenza gi grandissima senza dubbio, tra un selvaggio isolato dell'A
merica settentrionale, che raschia una terra senza preparazione e senza anticipa
zioni fondiaria, collo strumento appena sbozzato di una pala di legno indurito al
fuoco, ed un ricco fttaiuolo di Fiandra o d'Inghilterra che fa agire dodici grandi
aratri.
Questo capo d intrapresa rurale, con soltanto quaranta o cinquanta uomini
subordinati, ma col suo sapere e le sue grandi macchine mosse da una sessantina
di cavalli, eseguisce con facilit una coltura tanto prospera che ne risultano ri
colte immense e tali che trecento uomini isolati durerebbero fatica a procurarsi.
Linsieme delle operazioni, la superiorit dell'arte che le dirige, la perfezione
delle macchine, il buon impiego degli animali e delle loro forze , caratterizzano
queste grandi intraprese; loro oggetto di risparmiare la terra e gli uomini.
Poniamo in questo oggetto importante tutta lattenzione che merita.
Per esempio sulla medesima estensione di suolo che non produceva col tra
vaglio di cento nomini, se non il mantenimento di cento dieci, trovare il mezzo
di far nascere la sussistenza di dugento, col travaglio di soli cinquanta . Ecco
un vero problema di coltura.
Il risultato ulteriore di questo successo facilissimo a calcolare, assai pi
che ad ottenere. Nel primo stato il vostro suolo non producendo che la sussistenza
di cento dieci uomini, voi non potevate consacrarne che dieci ai travagli dell'arte
sociale e dell'arte sterile, poich gli altri cento erano costretti ai travagli della col
tura. Nel secondo stato, voi ne avrete cento cinquanta che potranno lavorare,
gli uni alle anticipazioni sovrane ed alle anticipazioni fondiaria, gli altri alle arti
dilettevoli, alle manipolazioni dei lavori di durata, alle vetture ed al negozio.
Voi avrete dunque guadagnato primamente novanta uomini alla specie umana,
506 uzunnzu.
poiche voi raccoglierete i mezzi di farne sussistere duecento invece di cento dieci;
secondamente, centoquaranta ai travagli dell'arte sociale e dell'arte sterile, poich
queste arti ne possono oggimai occupare centocinquanta invece di dieci.
Tale lo scopo'delle grandi intraprese produttive: primamente di raddop
piare, triplicare, quadruplicare, render decupla, se e possibile, la ricolta delle sus
sistenze e delle materie prime, che si fa sopra una certa estensione di suolo; se
condamente, di risparmiare il numero degli uomini impiegati a questo travaglio,
riducendoio alla metti, al terzo, al quarto, al decimo se possibile.
Per operare questo doppio effetto nel medesimo tempo, il vero meno l'in
telligenza del capo che dirige una grande intrapresa, che mette una grande unione
nelle sue operazioni, che sa combinare, impiegare, risparmiare il tempo e le forze
degli uomini, degli animali e delle macchine.
Quando non si possa operare che un solo dei due effetti, un minor bene, ma
pur sempre un bene.
Primo esempio. Sul medesimo suolo, io produco come per lo innanzi quello
che d'uopo a far vivere cento dieci creature umane, ma io non sono pi obbli
gato a impiegarne se non cinquanta invece di cento ai travagli della coltura per
ch le ho provveduto di strumenti migliori.
Ne ho dunque guadagnato cinquanta per l'arte sociale e per l'arte sterile,
poich le posso consacrarne sessanta a queste due arti, invece di dieci che dap
prima io poteva implegarvi.
Secondo esempio. Sul medesimo suolo, io continuo a impiegare cento uomini
alla coltura ma col loro travaglio ottengo ci che basta a far vivere dugento crea
ture umane, invece di cento dieci: sono novanta che io ho acquistate per l'arte
sociale e per larte sterile.
dunque, primieramente dalla somma totale delle produzioni raccolte; se
condariameute dal risparmio del suolo e degli uomini che bisogna stimare le in
traprese produttive. Quelle che non operano se non in piccolo, per mezzo d uo
mini pi isolati, con minore scienza e trumenti pi imperfetti, occupano un pi
grande spazio di terreno, un pi gran numero di creature umane, e fanno nascere
un raccolto minore di quelle che operano in grande.
Queste idee preliminari sono indispensabilmente necessarie all'intelligenza dei
particoiareggiamenti che seguiranno.

Am'. Ili. - Ripartizione della (lasse'produtliva in due divisioni.


Nelle grandi societ incivilite dove le arti produttive sono gi perfezionate la
maggior parte delle intraprese si operano in grande, da dei capi o ordinatori, lin.
telligenza dei quali regola i impiego degli uomini, degli animali, degli strumenti
e degli altri mezzi produttivi, e li dirige verso i due oggetti di utilit che non si
debbono mai perder di mira: MOLTIPLICAZIONE nnLLE RICOLTE, risparmio della
terra e degli uomini.
Da ci nasce una distinzione naturalissima tra gli uomini consacrati imma
diatamente ai travagli produttivi. Gli uni dirigono ed ordinanoi travagli, gli altri
li eseguiscono sotto gli ordini di quelli.
i primi sono i coltivatori in capo, gli altri sono gli operai e manuali della
coltura; distinzione forse troppo dimenticata nelle speculazioni politiche moderne,
cos reale per ed assai pi utile che tante altre, dalle quali tutti rimangono col
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

piti; psrocche finalmente confondere un fittaiuolo d'Inghilterra, di Fiandra e di


parecchie provincie di Francia, dove la coltura dei grani si fa in grande, col sem
plice salariato che lavora al suo soldo, gli come se si confondesse l'architetto
coli'ultimo manovale, eVan-Robais collintlmo giornaliere che carda la lana nella
sua fabbrica di panni.

i. - Dei Filtaiuoli o Direttori in capo delle intraprese produttive.

Noi abbiamo gi distinto due sorta di operazioni che precedono le ricolte e


che le procacciano; le une sono i metodi della coltura, le altre non ne sono che
i preparativi.
Il coltivatore in capo e quello che fa a sue spese, a proprii rischi e pericoli e
fortune, le anticipazioni di tali preparativi e di que metodi: che ne dirige col
suo sapere tutti i travagli giornalieri, che dispone degli strumenti, degli animali,
degli uomini, che ordina l'impiego del loro tempo e delle loro forze; che regola
insomma, per conto suo proprio, tutto l'insieme dellintrapresa.
essenziale di notare primamente come le funzioni del coltivatore in capo
siano distinte da quelle del proprietario fondiario, e come non pertanto elle ne
siano dipendenti.
Noi supponiamo un uomo esperto nell'arte della coltura, proveduto degli
strumenti aratorii, delle vetture e degli utensili necessarii ad una grande e forte
intrapresa, con intorno a lui numerosi branchi danimali domestici d'ogni specie
utile, colle loro sussistenze, e che paga un numero di cooperatori o di operai
subalterni: noi immaginiamo chegli vada addirittura ad applicare larte sua ed i
suoi mezzi preparatorii alle operazioni della coltura.
Ma dapprima bisogna supporre che il suolo e disposto con grandi anticipa
zioni fondiario a quella grande coltura: che gli ediilzii convenevoli hanno gi ri
cevuto tutti gli esseri viventi o inanimati che compongono l'officina del coltivatore;
che tutti gli ostacoli naturali opposti alla facilit delle operazioni ed ai loro suc
cessi sono stati levati, e che al posto loro si sostituito tutto cio che pu au
mentare questa facilita delle colture e delle ricolte, tutto ci che pu renderle pi
sicure pi speditive, e pi abbondanti. Quanto meglio il padrone del suolo avr
fatto l'ufficio suo di proprietario, tanto meglio il coltivatore far il suo.
Figuriamoci al centro una grande masseria comoda e solida con tutti i fabbri
cati necessarii per gli uomini, per gli animali, per le derrate: tutto all'interno,
campi ben dissodati, livellati, coi loro fossi, con buone strade, buoni ripari e buone
piantagioni. Ecco la parte del proprietario bene adempiuta, la scena e belle pronta
per quella del coltivatore.
Figuriamoci, sopra una stessa estensione di suolo eguale in qualit, alcuni
moschini casamenti, sudici, disagiati; tutto all'intomo dei campi ancora tutti in
gombri di pietre, di sterpi, di radici, di monticelli, di grandi buche, dacque sta
gnanti, di sentieri fangosi, di alberi sparsi.
manifestamente impossibile che collo stesso sapere e gli stessi mezzi, un
coltivatore ottenga sul secondo territorio la stessa ricolta del primo: tale i in
iluenza dei travagli che fa dapprima il proprietario fondiario su quelli che debbe
far dopo il coltivatore.
Queste due specie d'impieghi non sono per meno diilerenti l'una dall'altra,
508 come.
ed forse uno di quegli oggetti importanti sui quali si fa comunemente meno
attenzione di quello che meritino. .
Il coltivatore in capo si trova ordinariamente confuso coll'una o collaltra
delle due divisioni, delle quali egli propriamente lintermedio nelle grandi so
ciet veramente incivilite; vale a dire, col proprietario fondiario o col semplice
manovale della cottura.
Codesta confusione non soventi che troppo reale; e da ci nasce che tanti
speculatori e tanti scrittori la suppougouo sempre come naturale, e che siasi per
sino arrivati al segno di risguardare come una irregolarit difettosa, la distinzione
economica tra il coltivatore in capo e le altre due divisioni.
Ditfatti, in molti Stati ed in molte provincie, non esistono punto, o quasi
punto coltivatori in capo; di questa razza preziosa di veri coltivatori, di veri lit
taiuoli, che sappiano, possano e vogliano imprendere e condurre a loro spese
rischi, pericoli e fortune, grandi intraprese produttive.
In mancanza di essi, i preparativi e le operazioni della coltura sono fatte in
grandi porzioni dai proprietarii fondiarii medesimi, ed in piccole dai semplici la
vorauti della coltura.
Uno stesso uomo pu diffatti riunire le tre qualit. Egli pu essere proprieta
rio, sia che abbia fatto egli stesso le anticipazioni fondiario, il primo dissoda
mento, i primi editlzii, le prime piantagioni, il primo mescolamento degli strati
delle terre; sia ch'egli abbia pagato questi travagli partitamente ad operai ch'egli
dirigeva; sia che li abbia trovati fatti, e che ne abbia rimborsato il valore a colui
da cui egli ha voluto acquistare il diritto di propriet fondiaria. Egli pu essere
coltivatore in capo, avendo acquistato gli strumenti, gli animali, le sussistenze
provvisorie: dirigendo a intendimento suo tutto l'insieme della coltura della sua
terra, correndo irischi, pericoli e fortune della raccolta. Finalmente egli pu
essere lavorante di questa stessa coltura facendo tutte le operazioni colle proprie
mani.
Ma queste tre funzioni non sono meno distinte le une dalle altre, quantunque
le si trovino soventi volte confuse, poich lo stesso uomo potrebbe anche eserci
tare in casa sua qualche mestiero di dipendenza dell'arte sterile. Egli potrebbe
essere tessitore, o fabbricatore di piccoli tessuti, cosa che non rara. Egli po
trebbe esercitare qualche funzione dell'arte sociale, come agente dell'autorit so
vrana: per esempio, esser maestro di scuola, utiicial subalterno della giustizia,
miliziotto, collettore, sindaco di parrocchia, o incaricato di qualunque altro
impiego.
Io non esamino ancora se sia pi o meno vantaggioso che queste tre funzioni
. di proprietario fondiario, di coltivatore in capo, e di lavorante sieno separate o
riunite nella medesima persona: io spiego soltanto la loro distinzione naturale
e fondamentale; io faccio osservare i paesi e le circostanze nelle quali si trovano
realmente esercitate da uomini differenti.
Gli esempi ne sono frequenti per le intraprese produttive dei tre regni si tro
vano dei proprietarii di miniere e di cave che le alttano, degli imprenditori in
capo che ne fanno le spese e che ne corrono i rischii, impiegando e salariando
dei semplici lavoranti. Lo stesso accade per le grandi pesche, pei pascoli e per
le diverse specie di colture propriamente dette. - I -
Esaminiamo dunque questa preziosa divisione della specie umana: vediamo
tsruonuzioxe ALLA FILOSOHA ECONOMICA. 509
primamente quali possano essere le cause della sua prosperit particolare; vediamo
dippoi quali sieno gli effetti 0 l'inuenza di questa prosperit sul benessere gene
rale degli uomini.

il. - Delle cause e degli e/fetti della prosperit dei Fittaiuoh' o Capi
dt'ntrapresc produttive.
Rappresentiamoci uno Stato tutto il territorio del quale, vivicato da una
buona amministrazione pubblica, coperto di quelle grandi e magniche proprieta
sovrane, che tanto maestosamente caratterizzano gli imperii veramente inciviliti:
dapertutto strade, ponti, acque navigabili; dappertutto l'istruzione, la giustizia,
la sicurezza delle propriet.
In conseguenza rappresentiamoci il suolo arricchito dall'amministrazione pri
vata di grandi e forti anticipazioni iondiarie: tutte le cave, tutte le miniere, tutti
i pascoli, tutti i terreni adatti, sia alle piantagioni sia alle diverse colture, pre
parati nel modo il pi conveniente, provveduti degli edizii e delle comodit di
ogni genere che loro sono utili.
Che ci rimane ora ad immaginare per vederci tutto ad un tratto le pi ricche
intraprese, sorgenti delle pi abbondevoli ricolte?
Nulla di pi evidente: ci bisogna una razza numerosa di ilttaiuoli o coltiva
tori in capo, che abbiano acquistate le cognizioni della loro arte, che sieno ani
mati da una grande emulazione a mettere il loro sapere in uso, e che possedano
dei grandi mezzi di esercitare quest'arte produttiva, di conservarla, di perfezio
uarla sempre pi.
E certo che l'industria, l'attivit, la ricchezza di una razza numerosa di tta
iuoli essendo aggiunte all'arte, allemulazione, alle spese dell'amministrazione
pubblica del sovrano e dellamministrazione privata dei proprietarii l'ondiarii,
l'anno prosperare la coltura e moltiplicare le ricolte. La perfezione progressiva e
continuata dell'arte produttiva negli Stati inciviliti sar dunque tanto pi infal
libile, tanto pi solida, tanto pi pronta, quanto la classe dei ttaiuoli o capi di
intraprese produttive sar pi numerosa, pi abile, pi attiva, pi opulenta.
Gli sotto questo punto di veduta che d'uopo considerare attentissima
mente gli Stati inciviliti, l'amministrazione loro, le loro leggi e i loro usi.
Se voi vedete in un imperio che tutto tende adiminuire la razza dei fittaiuoli,
ad avvilirli, a spogliarli, a ridurli al pi deplorabile stato dignoranza, dimbestia
mento, di soggezione, di angustia, di miseria, dite arditamente che una tale so
ciet tende alla sua decadenza, invece di camminare nella via della prosperit
progressiva e continuata.
questo uno deiagelli che il lusso pubblico, l'imposizione sregolata, il mo
nopolio sedicente legale, si trascinano dietro, come io lo spiegher pi innanzi.
Per lo contrario, se voi vedete questa razza preziosa stimata tanto,quant'ella
debbe esserlo; se trovate dapertutto l'istruzione, l'esperienza che spargono via
via pi grandi lumi su tutti i rami dell'arte produttiva; se non vedete ne incep
pamenti, n cocrcimenti, ne vessazioni che avviliscono, che soggiogano, che
spogliano e disgustano i coltivatori; se vedete il fondo delle loro ricchezze prepa
ratorie dell'intraprese accrescersi viemmaggiormente, ed impiegarsi viemmaggior
mente ai travagli fruttilcanti dei tre regni, dite arditamente che lo Stato prospera
con grande vantaggio di tutta l'umanit.
510 smosso.
Io non posso qui dlspensarmi di comunicare ai miei lettori una riessione
che loro parra forse di qualche utilit. Quante storie di reami e dimperii mute
rebbero totalmente aspetto, se fossero rilette e giudicate dietro codesta conside
razione cosi semplice e, credo, cos certa!
Queste ricchezze preparatorio, questi fondi primitivi degli intraprenditori in
capo, sono il vero palladio degl'imperii;imperocch inne da ci che dipendono
immediatamente le ricolte; invano si farebbero anticipazioni sovrane e anticipa
zioni i'ondiarie se non rimanesse di che prevedere ai preparativi ed alle opera
zioni di qualunque intrapresa particolare.
Quando si vede uomini a migliaia, e ricchezze a migliardi strappati alla terra da
disgraziati sistemi che non tendevano ad altro che a spogliare, avvlire e distrug
gere la razza dei iittaiuoli, come si pu pi lasciarsi sedurre da quelle chimericlie
idee di trionii, di conquiste, di fasto e di magnicenza? Come si pu-non vedere
distintamente sotto que bei nomi, stragi, saccheggi, rovine, vale a dire tutto ci
insomma che desola lumaniti
IV. -- Dei semplici laceranti delle intraprese produttive.
ll coltivatore in capo, limprenditore e direttore di un'intrapresa produttiva,
ha bisogno dimpiegare degli operai subalterni, chegli debbe pagare, alimcn
tare e prevedere degli strumenti necessarii ai loro lavori giornalieri.
Questi semplici lavoranti formano la seconda divisione della classe produttiva,
la porzione pi numerosa, pi attiva degli Stati inciviliti, e disgraziatamente la
pi negletta in quasi tutti glimperii moderni.
ll volgo degli scrittori confonde sempre questa seconda divisione colla prima:
e da ci quelle espressioni tanto comuni nelle opere di puro diletto, e persino nei
nostri libri pretesi losoci, il povero lavoratore che soll're nella sua capanna e
che non ha altro retaggio che le proprie braccia: da ci tanti ragionamenti, tante
speculazioni, tanti progetti pretesi politici, appoggiati per unica base sopra questa
erronea supposizione: Che non abbisognano altro che braccia alla terra; che
non bisogna tendere, per qualsiasi sorta di mezzi, altro che a moltiplicare gli
uomini nelle campagne a.

V. -- Del numero dei semplici laceranti dintraprese produttive


negli Stati incivtliti.
lo ardisco assicurare esser questo luno dei punti pi importanti della scienza
economica, e prego i miei lettori di prestarvi tutta l'attenzione che merita un og
getto, da cui dipende la prosperit deglimperii, la felicit dellumanit.
Ecco in cosa consiste lequivoco: se venti operai o lavoranti sono impiegati
da un capo ricco ed abile in uu'ollicina proveduta dei migliori strumenti; se essi
coltivano delle terre diligentemente preparate da eccellenti anticipazioni fondiario,
sotto un governo paterno, la cui autorit tutelare mantenga con accuratezza le
grandi propriet pubbliche , dalle quali dipende la prosperit delle proprieta
private, eglino raccoglieranno ogni anno dalla natura produzioni sullicienti a
procurare la conservazione, il benessere di pi di cento creature umane.
Questa ricolta sar lell'ctto immediato del loro travaglio manuale: tutti gli
anni essa e fatta e preparata da loro, perch tutte le operazioni della coltura
sono opera loro.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

Se voi credete poter fermarvi a tale osservazione, voi sarete tentati di conclu
derne precipitatamente e confusamente come tanti altri: Dunque bisogna molti
plicare questi uomini preziosi e i loro travagli produttivi u.
Ma la scienza economica arresterebbe e decomporrebbe questa conclusione
precipitata.
Osservate (vi direbb'ella) che non mica solamente dal numero e dalle
forze fisiche di codesti operai che si regola la grandezza delle raccolte; che
i i ceti intelligenza del capo che le fa muovere, colla grandezza e colla bont
c della sua ricca officina; 2 colla solidit colla perfezione dei travagli che i pro
1 prietarii hanno fatto sulle possessioni loro per renderle suscettibili di tale col
tura opulenta; col buon ordine dellamministrazione suprema.
Osservate bene che cento uomini parimente robusti, ma isolati, ma privi
I d'arte, di strumenti e di mezzi, che operino sul medesimo suolo mal dissodato,
sotto un governo devastatore o negligente, non iotterranno met delle ricolte ,
C che i venti uomini fanno nascere tutti gli anni.
a Anticipazioni primitiva dellintrapresa fatta in grande dal capo 0 dall'im
s prenditore della coltura, ed anticipazioni annue della stessa intrapresa, prima
i causa del travaglio di que lavoranti e del suo successo.
I Anticipazioni fondiarie del proprietario particolare, seconda causa; antici
' pozioni sovrana dell'autorit, terza causa.
. llioltiplicate dunque questi uomini utili e il loro travaglio immediatamente
produttivo delle ricolte, dopo aver moltiplicato preventivamente le ricchezz
I impiegate in anticipazioni sovrane, in anticipazioni fondiarie, in anticipazioni
primitive o annue dintrapresa. da ci che dipende evidentemente la prospe
- rita degli Stati, il ben essere di tutta la specie umana sulla terra. - Ma volere
' ammucchiare degli uomini privi di sapere, di emulazione, di mezzi sopra un
suolo ancora mezzo selvaggio e un'illusione .
Queste considerazioni economiche danno la chiave di una questione po
litica divenuta molto importante, per errori che derivano da una fonte rispet
tabile.
Le nostre campagne hanno elleno abbastanza braccia, abbastanza operai im
piegati nelle intraprese produttive dei tre regni della natura, ne hanno elleno
troppe, o ne hanno troppo poche? - La risposta non sembra problematica, e voi
sentirete gridare da tutte le parti a voce unanime: elle ne hanno troppo poche.
Eppure la verit chelle ne hanno attualmente troppe, quasi in tutta l Europa.
lo parlo delle campagne realmente coltivate e degli altri fondi produttivi di qua
lunque genere attualmente messi a protto.
Io dico, che le grandi anticipazioni sovrane, le grandi anticipazioni fondiarie,
le grandi anticipazioni primitive d'intrapresa, le grandi anticipazioni annue, o i
mezzi che risparmiano il travaglio degli uomini, vi mancano in quasi tutta l'Eu
ropa. -- lo dico che la mancanza di anticipazioni produttive ci obbliga a molti
plicare questo travaglio annuale e giornaliero degli uomini impiegati alle intra
prese.-- lo dico che questi uomini penosamente occupati nella coltivazione attuale,
quantunque moltiplicati forse dieci volte pi di quello che dovrebbero essere sopra
Ciascun fondo che si fa fruttare, non di meno non vi producono, per difetto di
sapere, d emulazione, d unione, di mezzi, se non ricolte minori, e forse dieci
volte minori di quelle che ne otterrebbero coltivatori dieci volte meno nume
512 mousse.
rosi, ma ben diretti in una grande e forte otllcina di coltura, sopra grandi e
forti retaggi, e sotto la giurisdizione di un governo prospero.
Ciascuna intrapresa produttiva ha dunque troppe braccia nella situazione
attuale di quasi tutta l'Europa, ma non c Stato, non c provincia, non c di
stretto che non abbia troppo poche intraprese produttive; ecco, a quel che io
credo, la vera soluzione di questo problema.
Se i mandatarii dell'autorit sovrana, se i proprietarii fondiarii moltiplicas
sero le grandi e buone anticipazioni preparalorie della coltura; se gl'intrapren
ditori e direttori in capo moltiplicassero le loro grandi e buone anticipazioni
mobiliari , sia primitive, sia annuali, operatrici di questa stessa coltura , ne ri
sulterebbe per ciascuna intrapresa particolare un grande, anzi grandissimo rispar
mio degli uomini e della terra, senza diminuzione, ma al contrario con grande
accrescimento di ricolte, le quali sarebbero fatte da un numero molto minore di
operai, sopra unestensione molto minore di suolo produttivo.
Ricolte aumentate, ben lungi di diminuire il numero degli uomini, lo fareb
bero moltiplicare e prosperare. Ecco dunque quale sarebbe il risultato delle anti
cipazioni migliorate: si potrebbe estendere le buone intraprese produttive e nel
tempo medesimo tutti i travagli dell'arte sterile, che manipolano le produzioni
naturali, che procurano godimenti pi variati, pi dilettevoli, e che cosi fanno la
delizia e il sostegno della vita.
E terminando, lo ripeto, questa considerazione economica della pi estrema
importanza.
Delle braccia, delle braccia! questo quello che necessario alle terre, que
sto quello che manca alle nostre. ecco il grido universale della politica del
giorno in tutta l'Europa. - In conseguenza, non c' sistema che non siasi in
ventato per attaccare o rimandare creature umane a campagne selvaggie o de
vastate.
Delle braccia, delle braccia! questo quello che non appunto necessario
alle vostre intraprese attuali; ahim! voi non ne avete che gi troppi degl'inl'e
lici aggiogali a lunghi e penosi travagli troppo infruttuosi!
Delle anticipazioni, delle anticipazioni! ecco quello che necessario alle
terre, ecco quello che manca alle vostre. Anticipazioni sovrane, anticipazioni fon
diarie, anticipazioni mobiliari dintraprese produttive, che risparmiano gli uomini
invece di moltiplicarli.
singolare che questa dottrina sia stata presa per una sentenza di morte
contro gli uomini risparmiati merc il felice effetto di queste buone e grandi an
ticipazioni sovrane, l'ondiarie e mobiliari della coltura e delle altre intraprese.
Lo spirito di preoccupazione si scandalizzato di sentir pronunciar questa
proposizione, che ci sono troppi uomini occupati nelle terre che attualmente si
rendono fruttifere in tutta l'Europa, troppi operai di coltura.
Il primo desiderio ispirato dal pregiudizio fu di contestare sino la possibilit
stessa di risparmiare gli uomini, ma nulla pi facile di provarla. Una grossa
fattoria dell'lsola-di-Francia, di Picardia, di Fiandra, di Olanda, d'Inghilterra ne
ha fornito la dimostrazione pi compiuta. L'ultimo appiglio stato di gridare
contro un tale risparmio, e di riguardarlo come micidiale per la specie, come lu
nesto per gli Stati politicamente considerati. - La risposta anche pi facile.
Le ricolte operate da un picciol numero d uomini non essendo chepi abbon
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

danti invece di essere pi scarse, la vita di molti uomini a venire che ne risulta,
non gi. la morte degli uomini gi nati. Se per fortuna accaduto che colora di
cui voi siete arrivati a risparmiare il travaglio non sieno pi necessarii a ripro
durre peri anno prossimo quella ricolta che li nutrir nell'anno presente, voi
potete impiegarli nei preparativi di un'altra intrapresa, consacrarli aqualche tra
vaglio dell'arte sociale ed anche dell'arte sterile. Lungi di languire c di morire,
come voi credete, per mancanza di sussistenza, egiino potranno star meglio e
rendervi pi servigi. - Non e dunque guari, come lo si sovercliiamente ripe
tuto, dalla popolaziope attiva delle campagne che si estimano gli Stati iuciviliti;
dalla grandezza della ricolte.
Ora la grandezza delle ricette non si estima all'atto dal numero degli operai
di coltura e dallassiduita del travaglio loro, e questo e appunto oggidi l'errore
quasi universale della nostra politica moderna.
Ma ella si estima dalla grandezza delle anticipazioni sovrano, fondiaria e
mobiliari delleintr'aprese produttive che si l'anno nei tre regni della natura, per
ch il numero degli operai di coltura pu essere dieci volte meno, e la ricolta
dieci volte pi abbondante, se le anticipazioni sono pi grandi e migliori.

Il. - Della sorte dei semplici laceranti delle intraprese produttive.


In molte contrade della terra conosciuta, gli uomini consacrati ai travagli
giornalieri dell'arte produttiva sono tuttavia infelici schiavi attaccati al suolo dai
legami della servit, vale a dire da quel titolo barbaro che si chiama il diritto
del pi forte, diritto preteso che legittima-ebbe i delitti pi atroci, nello stessis
simo modo che fa per l'attentato di un uomo che rapisce ad un altro uomo la
libert della sua persona, l'uso del suo intelletto e delle sue forze.
in quasi tutti gli altri paesi della nostra Europa, pare si accordi a questi
operai tanto preziosi la manomissione personale; ma gli avanzi deplorabili del
lantica barbarie li fanno gemere sotto il giogo duro ed ignominioso di una lisca
lita calamitosa.
Ci sono dunque delle gradazioni nella sorte di questi operai, o scrvi, o ripu
tati liberi. , _
Primieramente, nei paesi di schiavit propriamente detta, ci che caratterizza
l'uomo che si chiama serve, ch'egli non pu lasciare n lo stato di operaio di
coltura, ne il territorio sul quale nato, se non per la volont del suo padrone,
vale a dire di un altr'uomo che si considera come proprietario della sua persona,
della sua industria, del suo travaglio e della sua stessa famiglia.
La maniera di prevedere alla sussistenza di questi uomini oppressi dalla vio
lenza differente, secondo i paesi, gli usi, le leggi ed il capriccio degli oppressori.
- Gli uni danno al serve che tengono sotto il loro giogo una porzione di terra
da coltivare pe'proprii bisogni suoi. mestieri ch'egli ricavi come pu la sua
sussistenza e quella della sua famiglia dal campo che gli si lascia lavorare in
certi giorni dogni settimana. - Tutti gli altri giorni il servo debbe lavorare a
profitto di colui che si dice suo padrone, sotto gli ordini di un direttore che lo
impiega ora in travagli campestri e produttivi, ora in servigi puramente dome
stici, o in vettureggiamenti o in manipolazioni dell'arte sterile.
Questa forma in uso in alcune delle colonie americane; ella quasi uni
versale nel norte dell'Europa, con questa singolarit, che il villano servo e obbli
Econom. 'lono l. - 55.
514 nonno.
gato di rendere annualmente o in danaro o in natura una porzione dei frutti che
esso ha raccolto dal suo campo. con delle imposizioni personali, con mono
polii o privilegii esclusivi di vendere il sale, i liquori spiritosi o altre mercanzie;
e col diritto di tassare e di comperare le derrate del loro campo essi medesimi, o
per mezzo dei loro sovrastanti, o dei loro ttaiuoli, che i piccoli despoti di quelle
contrade disanguano cosi quegl infelici loro schiavi. -
Una politica barbara ma conseguente nella sua ferocia, condanna que dis
graziati ali ignoranza la pi crassa, e li avvezza ali obbedienza puramente
passiva sotto il bastone di un guardiano che li comanda.. Lo scoraggiamento,
la stupidit, l ubhriacchezza sono le conseguenze naturali e inevitabili di un
tale stato.
La conseguenza, ulteriore ma infallibile, di questa tirannia lannichilamento
quasi totale delle tre arti che caratterizzano le societ incivilite. L'arte sociale
non pu mai stabilirsi in unorda composta di schiavi e di despoti arbitrarii.
L istruzione chiara, universale, e progressivamente perfezionata, della morale
economica, pu ella accordarsi coll'attentato generale, e continuo degli uomini
sulla libert personale di altri uomini? Lautorit pu ella adempiere ai doveri
della protezione, vale a dire , reprimere le usurpazioni e guarentire le propriet,
quando una volta si abbia sostituito, al titolo naturale e legittimo che caratte
rizza il proprietario e non l'usurpatore, il solo titolo della forza e della violenza,
che caratterizza gli oppressori e gli oppressi; gli oppressori che possono tutto
osare, e gli oppressi che debbono tutto soffrire?
Come potrebbe in sill'atto disordine avvenire che l arte produttiva e le arti
sterili non fossero nell inerzia, nella confusione? Dove potete voi trovare dei
capi d intraprese rurali, che abbiano il sapere, il potere, il volere di far prospe
rare i travagli della coltura? Come farete voi uscire quella preziosa rana di
ttajuoli ricchi, indnstriosi, zelanti ed onesti, di mezzo a quegli schiavi di con
tinuo imbestiati e spogliati P I vostri servi hanno eglino i mezzi, hanno il sapere,
hanno un interesse di perfezionare il loro travaglio, i frutti del quale non sono
per loro? .
Sperate voi che l'arte di variare i godimenti col riunimento delle produzioni
naturali, colla manipolazione delle sussistenza e delle materie prime, llorira sul
vostro territorio? Dove troverete voi degli operai, se voi attaccate colla vio
lenza ad una magra e penosa coltivazione la posterit dei disgraziati che voi ti
ranneggiate? Li aspettate voi dal di fuori? Ma qualunque sia la guarentigia che
voi loro diate per le propriet e le libert. loro, dove sar lo spaccio dei loro la
vori in mezzo ad un popolo privo di tutto?
Quale pi assurda chimera dell'idea d incivilire un imperio lasciandovi
nella schiavit della gleba tutti gli operai della coltura! vale a dire, distruggeva
dovi l idea della legge naturale, della giustizia fondamentale, per sostituirvi la
legge del pi forte, orribile costituzione, che mette una catena di oppressori e di
oppressi al luogo di una catena di travagli beneci e salutari che si preparano e
si succedono gli uni agli altri.
Come si pu ignorare che la schiavit della gleba non potrebbe mai sussi
stere in un territorio, senza che i proprietarii fondiarii, tiranni degli operai di
coltura, non sieno eglino medesimi le vittime necessarie o del dispotismo ar
bitrario il pi assoluto o dellanarchia la pi compiuta: due agelli egualmente
lN'IRODl'ZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 515
distruttori di tutte le arti caratteristichedelle societ politiche e della prosperit
generale, la quale non pu risultare se non dai travagli di queste medesime arti?
impossibile che il padrone di un servo abbia l idea dellautorit beneca,
gli angusti travagli della quale istruiscono gli uomini, proteggono le propriet e
le libert, preparano i travagli produttivi ed i travagli sterili, con grandi antici
pazioni che ne assicurino il successo; scopo della quale di eccitare via via pi
il sapere, la ducia, lemulazione, la sicurezza, lattivit, il desiderio del pi grande
benessere. - impossibile chegli non annetta a questa sacra parola l'idea bar
bara ed esosa della violenza, della dominazione arbitraria, della tirannia sospet
tosa.-E da ci risulteranno sempre o continuati sforzi di sottrarsi a qualsiasi
autorit, o la sommissione cieca che si piega per timore sotto il giogo di un po;
tere arbitrario.
Quindi vediamo nella storia antica e moderna la schiavit della gleba addol
cirsi a misura che le nazioni si avvicinavano allo stato veramente incivilito. -
Da ci son nate primamente due sorta di mezza-manomissione dei villani servi.
La prima consiste nell'impor loro soltanto una tassa personale, lasciando loro
ogni libert di abbandonare le loro terre per incombere nei villaggi e nelle citt
a qualsiasi specie di travaglio produttivo o sterile: quest'uso al presente comu
nissimo presso i Moscoviti. _ La seconda consiste a non impor loro se non un
livello reale e territoriale, sia in danaro, sia in derrate, ma astringendoli sempre
alla gleba; e questi livelli fondiarii sono o ssati ad una quota determinata, che
si chiama censo , o proporzionali alle ricette di ciascun anno, la qual cosa in
Francia si chiama agrire o champart.
Codesti livelli cominciano a stabilirsi nel norte dell'Europa, ma essi vi sussi
siano ancora quasi da per tutto colla servit personale fortunatamente distrutta
nelle nostre contrade meridionali.-- I nostri censi e le nostre rendite signoresche,
le nostre rendite sse in natura, o i nostri champart proporzionali alle rivolte,
resti della costituzione feudale e della servil, non sono pi se non dei diritti di
compropriet fondiaria riservati alla nostra antica nobilt ed ai suoi rappresen
tanti.
Presso noi loperajo delle intraprese produttive e considerato libero, padrone
della sua persona e della sua famiglia; egli pu istruirsi, arricchirsi, clevarsi a
tutte le professioni della societ.
Troppo fortunata rivoluzione avvenuta da pi di quattro secoli nel mezzod
dell'Europa, nella quale essa avrebbe formato da lungo tempo il soggiorno della
pace e della prosperit degli uomini, se gli errori della fiscalit malintesa non ne
avessero distrutto i felici effetti!
Esempio sensibilissimo che debbe servire di lezione pei popoli del Norte, se
essi vogliono un giorno incivilirsi e distruggere la servit della gleba, attentato
l'unesto, l'eterna riprovazione del quale il primo atto fondamentale di qualun
que incivilimento! - Diilatti, il regolamento scale si e aggravato da per tutto
sopra i semplici operai o lavoranti della coltura edelle altre intraprese produttive;
li si sono sopraccaricati di tasse personali, d'imposizioni sui loro consumi, di
cercate, di arruolamenti forzati, e d'altra esazioni arbitrarie d'ogni maniera.
I proprietarii fondiarii sono quasi da per tutto gli autori, glistigatori di
questo calamitoso sistema; essi immaginano che i balzelli gravati sul povero
operajo delle campagne sollevino tanto pi i retaggi loro dal peso (1 imposte ec
516 nanna.
cessive. Questerrore, quantunque generale in Europa, non per questo meno as
surdo; imperocch, eccone il risultato infallibilissimo ed evidentissimo.
Gli operai della coltura e delle altre intraprese produttive, seorticati e vessati
da gravezze arbitrarie, sono o pi cari ad assoldarsi 0 pi disgraziati. Pi cari,
se sia d'uopo che il coltivatore in capo (sia ttajuolo, sia proprietario) restituisca
loro la somma di tutte le esazioni che sotl'rono, e inoltre procuri loro una vita
dolce e comoda. Bisogna che iloro salarii aumentino continuatamente in propor
zione delle loro imposizioni, se bisogna che la sorte loro non sia resa peggiore.
In questo caso, la coltura sopraccaricata di tutta l imposta e di tutta la spesa
che costa a riscuoterla, e questo sopraccarico, sopportato prima dal coltivatore
in capo, ricade tosto sul proprietario stesso, la cui rendita libera e netta e dimi
nuita nel prezzo dellalltto; e cosi che l'assegnamento e l'aumentazione con
tinua delle tasse e delle altre gravezze sugli operai rurali fa diminuire il tto
delle terre, e le impedisce di aumentare di prezzo nella progressione ch' elle do
vrebbero seguire; danno evidente per li proprietarii. - Altrimenti bisogna snp
porre che questa razza preziosa divenga ogni di pi miserabile, che la sorte sua
sia resa pi dura, la vita sua pi triste e penosa; in questo caso, evidente che
ella si spopola, si scoraggia, perde l'emulazione, l industria, il vigore; ch'ella non
pu pi produr nuove reclute di buoni, ricchi, abili ttajuoli o direttori in capo
delle grandi intraprese produttive. E cos che le stesse tasse operano ancora con
un altro mezzo la degradazione dellarte produttiva; e cosi che alle fanno dimi
unire la ricchezza e l'industria nella classe coltivatrice, e ch'elle degradano
per conseguenza il prezzo delle terre, e il tto che ne ritraggono i proprie
tarii l'ondiarii.
Lavidit e l'orgoglio malinteso operano dunque contro loro medesimi quando
essi vogliono ricacciare sul semplice operajo delle campagne il peso delle imposte
arbitrarie: questo peso ricade tutto intiero sul prezzo dei loro retaggi; ma esso
non vi ricade se non dopo aver opera la rovina della classe collz'valrice, dopo
aver diminuita la popolazione di questa specie duomini i pi laboriosi della
societ, dopo aver eccitato tutti coloro che possono istruirsi ed arricchirsi ad
abbandonare, il pi presto che loro possibile, uno stato di miseria e di
avvilimento.
Per colmo d'errore, la maggior parte dei sistemi della scalit moderna as
similano in questo punto i capi medesimi della coltura e delle altre intraprese
produttive ai semplici lavoranti che essi impiegano nelle loro olllcine.
Questi agelli distruttori dellesazione arbitraria e avvilitiva scacciano con
tinuamente dalle campagne la posterit dei tlttajuoli ricchi ed intelligenti; e
nel medesimo tempo essi impediscono che questa razza preziosa di tlttajuoli non
si ripopoli colla prosperit, collemulazione dei pi abili e pi fortunati operai
dell'arte produttiva, che la recluterebbero continuamente in un imperio, in cui
il sistema fiscale, rispettando la loro libert personale, e il prezzo del loro trava
glio giornaliero, lasciasse loro la speranza e lagio di elevarsi essi e la lro po
sterit, sino a quella qualit di coltivatori in capo.
Tutte le esazioni che cadono sopra una o laltra divisione della classe colti
vatrice, sono dunque in fatto una spogliazionc dellarte produttiva , ed cos
che le si chiamano nel linguaggio economico.
Vale a dire che colali gravezze ignomiuiose e rovinose per la classe produt
l.\'lltUlJl'Zl0M-J ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 517
tiva dello Stato, tendono a renderla continuamente meno numerosa, meno ricca,
meno attiva, meno abile; che il loro effetto immediato e infallibile, e per conse
guenza la degradazione della coltura e delle altre intraprese produttive; per con
segueuza la diminuzione della massa delle sussistenze e delle materie prime; per
conseguenza la diminuzione della somma totale dei godimenti utili o piacevoli,
che l'anno la propagazione e il benessere della specie umana sulla terra.
Guai dunque a que proprietarii fondiarii ed a que mandatarii qualsiensi del
l'autorit sovrana; guai a quegli operai di tutte le arti sterili, allorche gli uomini
consacrati ai travagli dell'arte produttiva languono sotto il giogo duro e avvi
litivo della servit della scalit !
In una societ veramente incivilita secondo i principii economici, i semplici
operai della coltura, quelli delle altre intraprese produttive dei due regni animale
e minerale, sarebbero uomini liberi, sciolti da qualunque gravezza, assolutamente
padroni del loro travaglio e delle propriet mobiliari con tale travaglio acquistate.
-Nessuna esazione toglierebbe loro la possibilit di elevarsi alla qualit di
ltajuoli o direttori in capo della coltura, nessuna proibizione li terrebbe esclusi,
essi e la loro posterita, da qualunque impiego dell'arte sterile ed anche dell'arte
sociale.
Riepilogo generale della classe produttiva o coltivatrz'ce-Tptti gli uomini
impiegati alle intraprese diverse dei tre regni, vale a dire, primo, alla caccia, alla
pesca, al pascolo; secondo, alla coltura dei vegetali; terzo, allo scavamento dei
metalli e dei minerali di qualunque specie compongono questa seconda classe. v
La prima divisione comprende i direttori in capo delle intraprese produttive.
Eglino fanno a loro spese, rischi, pericoli e fortune, tutti i preparativi e tutte
le operazioni di tali intraprese e pagano, in danaro o_ in natura, un fitto ai pro
prietarii fondiarii, che dividono queste rendite annue col Sovrano; questo lltto
essendo il prezzo delle grandi anticipazioni pubbliche fatte dall amministrazione
generale o sovrana , e delle anticipazioni tondiarie fatte dall amministrazione
privata.
La seconda divisione della classe produttiva e composta dei semplici operai
delle intraprese dei tre regni. Eglino sono salariati dai capi o direttori, e lavo
rano per conto di questi primi imprenditori, a rischii, pericoli e fortune delle in
traprese di cui essi non sono che i lavoranti.

CAPITOLO V.
Analisi della terza Classe.
Art. 1. - Travagli caratteristici di questa terza Classe.

Le anticipazioni pubbliche della Sovranit, vale a dire i travagli dell'arte


sociale, o le cure dell'autorit institutrice, protettrice, amministratrice, e le anti
cipaziani fondiaria dell'autorit domestica che formano le propriet territoriali,
caretterizzano la prima classe.
La coltura, i suoi preparativi, o anticipazioni primitive, e le sue operazioni
0 anticipazioni annue e giornaliere, caratterizzano la seconda. '
518 BAUDEAU.
Qualunque ricotta dei benecii della natura letl'etto di questi travagli; a
per loco, per lellicacia loro che esistono produzioni naturali adatte ai nostri
godimenti utili o piacevoli; produzioni disposte per le loro qualit siche a di
ventare o sussistenze degli esseri viventi o le materie prime dei lavori di durata.
Tutti questi travagli portano il nome di anticipazioni perch di l'atto essi
sono dei preparativi pi o meno immediati, che si fanno avanti le ricolte, la
manipolazione, ed il consumo delle produzioni naturali.
lo ho qui spiegato l'ordine di queste anticipazioni produttive e ne ho distinte
quattro specie dill'crenti; due che si operano dalle classi nobile o proprietaria;
cio le anticipazioni sovrane sopra tutto il suolo particolare di un retaggio: due
che si operano dalla classe produttiva; cio, le anticipazioni primitive o i prepa
rativi della coltura, e le anticipazioni annue o operazioni giornaliere di tale in
trapresa: le une e le altre dirette e pagate da dei capi o direttori della coltura,
applicate ai rischii, pericoli e fortune di tali imprenditori dai lavoranti o semplici
operai salariati di codesta classe.
Da ci nascono ricolte pi facili, pi abbondanti, pi sicure di produzioni
di una qualit superiore. la classe produttiva che le raccoglie; e all impren
ditore della coltura chclle appartengono, salvo il soddisfacimento dei diritti che
la classe nobile o proprietaria pu e deve esigerne, per prezzo delle anticipazioni
fondiarie e sovrano.
Ma questi benecii della natura considerati nelle mani della classe produttiva
non sono ancora se non materie grezze e in questo stato di semplicit primitiva,
elle non hanno guari per anche acquistate le qualit che le rendono acconcie
ai godimenti utili o piacevoli che formano la nostra conservazione e il nostro
benessere. .
Bisogna che queste materie grezze sieno pi o meno polite, manipolate, com
binate tra loro, foggiate per diventare o sussistenze giornaliere di esseri viventi o
lavori di durata.
Tutti gli uomini che si occupano immediatamente a preparare cosi dei go
dimenti, o che sono consacrati ai travagli dellarte sterile formano la terza
classe degli Stati inciviliti. Lo ripeto qui un'altra volta, poich noi abbiamo le
mille volte provato che non si pu mai ripeterlo abbastanza, sterile per opposi
zione a fecondo o produltivo, non per opposizione ad utile o necessario.
lmperocch di suprema evidenza che la maggior parte delle produzioni
naturali non sono per noi piacevoli o salutari, se non dopo aver ricevuto dalle
mani dell'arte sterile molte preparazioni che fanno il merito o la vagheua
loro. _
Ecco dunque il carattere distintivo di questa terza classe e de suoi travagli,
ed che essi hanno per iscopo immediato i godimenti degli uomini, la consuma
zione delle produzioni della natura, sia la consumazione totale, subita e momen
tanea in sussistenze, sia la consumazione lenta, successiva e parziale in lavori di
durata.
Art. ll.-- Analisi della terza Classe in quattro divisioni.
Se noi consideriamo gl impieghi diversi di tutti gli uomini che non sono oc
cupati n ai travagli dellarte sociale, vale a dire all esercizio dell autorit so
vrana 0 all amministrazione delle propriet fondiarie, n ai travagli dellarte
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 519
produttiva, vale a dire ai preparativi o alle operazioni della coltura, noi li trove
remo divisi in quattro specie.
Gli uni manipolano le produzioni naturali, le dividono, le puliscono, le in
corporano, le combinano, le foggiano in conto e cento maniere. - Altri le tras
portano da un luogo all'altro, sia nello stato grezzo della loro semplicit primi
tiva, sia dopo ch'elle sono state pi o meno manip0late.-Altri poi le comprano
dalle mani di coloro che le hanno prodotte e manipolate, per rivenderle a coloro
che debbono consumarle.
Queste tre specie duomini impiegati ai travagli dellarte sterile operano sulle
produzioni naturali, e procurano agli uomini diversi dei godimenti utili o piace
voli, mettendo a disposizione loro oggetti reali sotto una forma conveniente alla
loro conservazione ed al loro benessere. - Ma e e una quarta specie duomini
che rendono servigi puramente personali, pei quali essi non mettono in opera
che il loro sapere, la loro destrezza, le loro euro, la loro obbedienza.
Tali sono le quattro divisioni della classe sterile.
La prima quella delle manifattura o degli operai manipolatori; la seconda
quella dei vetturali; la terza quella del tralico o dei mercanti o negozianti;
la quarta quella dei servizi personali odei semplici salariati.

Art. lIl. - Analisi della divisione delle mani/alture in due suddivisioni.


Per analizzare con esattezza e precisione questa prima divisione della classe
sterile, bisogna distinguere, primieramente le manipolazioni che sono relative
alle sussistenze; secondariamente quelle che formanoi lavori di durata 0 di con
servazione.

l. - Degli Operai impiegati alle sussistenze.


Osserviamo primamente una distinzione che si trova pi o meno manifesta
negli Stati inciviliti, tra i capi e i direttori dei travagli di tal genere, ed i sem
plici operai o lavoranti che operano sotto i loro ordini.
Il capo fa le anticipazioni o i preparativi della fabbricazione, egli ne corre i
rischii, egli l'ordine e la dirige collarte sua; il semplice operajo eseguisce e ri
ceve il suo salario.
Questa ditinzione pu essere naturale e vantaggiosa, ma ella pu anche es
sere fattizia e nocevole: questo ci che si debbe considerare. '
Si sa oramai ci che bisogna intendere per una distinzione vantaggiosa, o
uocevole. La prima e quella che opera la moltiplicazione dei godimenti, il mi
glioramento degli oggetti che procurano il nostro benessere; l altra quella
che diminuisce questa somma di godimenti, questa massa di oggetti adatti a
procurarceli.
Ora, cosa palpabile che gli oggetti sono manipolati molto meglio, con mi
nori spese, ed in modo pi pronto e meno variabile in una grande ollicina prov
veduta anticipatamente delle materie prime, di grandi e forti strumenti, sotto la
direzione di un abilissimo capo, di quello che noi sieno in piccolo, da un semplice
operajo privo d'arte e di mezzi.
Gli dunque un bene reale quando sorge un capo che sa, che vuole e che
pu operare in grande, anche nelle manifattura che non hanno per oggetto se
non che la manipolazione delle sussistenze.
520 situnnau.
Prendiamo per esempio l'arte pi utile di tutte, quella che ci somministra
lalimento pi comune e pi indispensabile, l'arte di fare il pane.
La differenza enorme pel risparmio delle spese dogni genere, come loca
zione di magazzini, manutenzione, mescolamento ed assortimento delle farine,
spese di fabbricazione, cottura e spaccio del pane, tra un grande stabilimento di
fornajo diretto da un solo capo ricco, onesto ed abile, e la cottura che fa una
povera donna particolare o anche un povero operajo senza anticipazioni, il cui
spaccio limitatissimo', luno pu darvi un pane eccellente a molto miglior mer'
cato; l altro non pu procurare a se stesso o vendervi che del pane assai me
diocre e molto caro.
la forza delle anticipazioni, la buona qualit. che risulta dalla conserva
zione e dalla combinazione delle farine, l'insieme e la continuit delle operazioni,
lellicacia delle buone e grandi macchine, che tutt insieme procurano quei van
taggi riuniti del buon prezzo e della qualit superiore.
il la mancanza di mezzi, di locali, di strumenti e di direzione generale, che
rendono il pane dei fabbricanti isolati pi caro e meno buono che quello dei
grossi fornai (1).
Mi piace insistere su questesempio perch uno dei pi grandi servigi che si
possa rendere alla specie umana , e sar sempre probabilmente nella nostra
Europa, di procurare al popolo del buon pane a buon mercato.
Lo stabilimento di grandi e forti ot'iicine sotto la direzione di capi opulenti
ed industriosi, tende dunque a procurare allo stesso prezzo una pi grande
somma di godimenti pi piacevoli; e dunque un vero bene per l'umanit, quando
la libert, l'istruzione, lagiatezza e l'emulazione che li procurano.
Ma la distinzione degli operai in padroni, capi o direttori delle fabbrica
zioni, ed in semplici manovali, o compagnoni come si chiamano , puramente
fattizia; se ella appoggiata sopra proibizioni, privilegi esclusivi, formalit ed
esazioni, allora ella nocevole invece di essere procua, poicb ella tende a di
minuire i godimenti, ad aumentare il prezzo ed alterare la qualit, invece di
procurare il buon mercato delle sussistenze ed il loro miglioramento. _ E non
pertanto ci che si vede in quasi tutte le societ della nostra Europa moderna.
[privilegi esclusivi doperajo in capo si vendono mediante talune tasse e la
lun_e formalit, anche nei mestieri che risguardano gli alimenti pi indispensabili
al povero popolo, quali sono il pane, la carne, i legumi, le bevande, le legne da
bruciare, le droghe comuni ed altre derrate comestibili. In alcuni paesi poi,
anche le droghe medicinali sono assoggettate al privilegio esclusivo di vendita e
di fabbricazione. , '
Un primo sbaglio ne trascina sempre dietro molti altri: si conosciuto da
per tutto che artigiani privilegiati che avessero il diritto di fabbricare le sussi
stenze, eserciterebbero una specie di tirannia sui consumatori, se fossero in pic
colo numero; si conosciuto chessi ne troverebbero i pretesti nelle tasse che
loro s imponessero e nelle formalit alle quali si assoggettassero; cheglino vi
troverebbero anzi le pi grandi facilit, dalla loro riunione in una'specie di re

(i) Ne ho dato delle prove nellAvvi'so al popolo e nell'Avuiso alle persone oneste. Tutti
possono verificare, per esempio; nella Stabilimento Sci'pi'on a Parigi, che serve di panab
nere generale a tutti gli Spedali della citt e dei dintorni, che dipendono dallo Spedale
generale, quanto costi poco la fabbricazione del pane, che nella specie sua eccellente.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA

pnbblicao di corpo e comunit con leggi ed usanze sue, con una specie di ma.
gistratura sua propria. ,
Si creduto trovare un mezzo dimpedire un tale monopolio ed una tale col
lusione moltiplicando il numero di operai in capo per privilegio, ed anche cer
cando loro dei concorrenti tra il popolo delle campagne vicine. Ma non si
badato che questo mezzo era contraddittorio col principio infallibile, da cui de
riva il vantaggio pubblico ed universale, vale a dire col profitto del fabbricatore,
la buona qualit delle materie e delle manipolazioni e il buon mercato delle sus
sistenze. Questo principio e una grande e forte officina condotta da un capo
ricco, onesto ed intelligente, che operi liberamente e senza esazioni.
Se i sistemi sedicenti politici non se ne fossero mai immischiati, l'antica e
primitiva libert, anteriore a tutti i regolamenti, a tutti i privilegi esclusivi, a
tutte le corporazioni, a tutte le tasse, a tutte le proibizioni sussisterebbe ancora;
perch essa evidentemente e lo stato naturale; lo stato del quale gli uomini
sono certamente usciti per causa di ciascuna ordinanza, per causa d'ogni istitu
zione di regolamenti.
In questo stato l'abilit, la fortuna, l'agiatezza, l'emulazione, l'onest dei mi
gliori operai avrebbero a poco a poco prodotte quelle grandi e ricche olcine
tanto profittevoli al bene generale.
in questo stato di libert, d immunit perfette, nessun fabbricatore di sussi
stenze potrebbe ottenere la preferenza se non colla migliore manipolazione e col
miglior mercato; nessuno troverebbe ostacolo a meritarla a tal prezzo; di l na
scerebbero desiderii, sforzi e successi continui, con grande vantaggio di tutti ;
desiderii, sforzi e successi diretti verso il vero scopo, vale a dire verso la forma
zione progressiva e continua delle pi grandi , delle pi ricche , e delle migliori
ocine che operino la perfezione ed il miglior mercato.
Invece della libert e dellimmunitc, dacch voi avete fatto andare avanti il
privilegio esclusivo, le formalit, le corporazioni e le tasse; dacch avete preso,
per contravveleno delle frodi e delle malefatte che questo sistema si trae dietro,
la moltiplicazione delle ofiicine, e di unevidenza suprema che voi siete in una
via precisamente opposta a quella che conduce al pi grande vantaggio di tutti.
Il privilegio e il regolamento spengono necessariamente il desiderio ed il po
tere di perfezionare l'arte; le tasse, le formalit lunghe e dispendiose, la molti
plicazione delle officine che suddivide i protti, ne tolgono i mezzi.
Questo sbaglio e non pertanto quasi generale in tutti gli Stati inciviliti della
nostra Europa; e ci che v ha di pi singolare, si , ch'esso ha maggiormente
operato sulle sussistenze di prima necessit che sopra tutte le altre. Ifomi, i
macelli, le vendite delle derrate minute e delle bevande usuali sono quasi tutte
assoggettate a dei regolamenti, a delle formalit, a delle esazioni, a dei privilegi
esclusivi.
Questo cattivo sistema deriva dalla stessa fonte che quello di disanguarc con
imposizioni e gravezze personali gli operai della coltura. - Si creduto favo
reggiare i proprietarii delle terre, ricacciando le tasse sugli artigiani di tutte
le specie. Quale favore, frattanto, quando vi si rietta con attenzione! Degli
operai privilegiati a prezzo di danaro, sopraccaricati di esazioni, inceppati da
ogni maniera di regolamenti, e moltiplicati pi che sia possibile, non possono
che operare pi male e vendere pi caro. Vendere pi caro e diminuire la
522 saunmu .
somma dei godimenti; operar male alterare il benessere o l'utilit che quella
dovrebbe procurare; ma domando in quale altro male potrebbe dunque fare ai
proprietarii lesazione diretta di un imposta pagata da loro medesimi, se non
che toglier loro una somma di godimenti e di ridurli a consumare degli og
getti di una qualit molto inferiore a quelli di cui dovrebbero usare.
lo ritorner sopra questo oggetto, degno delle pi serie riessioni; mi basti,
per ora, di notare, primamente la necessit di accordare il primo grado, in
qualunque speculazione politica, agli operai in capo, forte dei quali ha per og
getto la manipolazione delle sussistenza.
Secondariamente, la grande utilit generale del miglior prezzo e della qua
lit superiore, che necessariamente risulta in questa parte, comein qualunque
altra, dalle grandi e forti olllcine stabilite con forti anticipazioni, condotte da
un capo ricco, onesto, abile e pieno di emulazione.
Terzamente, che la formazione di queste oltlcine opulenti l'effetto neoesv
sario e infallibile dell immunit e della libert perfette; che le esalioui, i re
golamenti, le proibizioni, le tasse, le formalit, i privilegi esclusivi, sono evi
dentemente gli ostacoli i pi opposti a questi stabilimenti.
Quanto ai semplici operaio manovali di tutte queste fabbricazioni di prima
utilit, la sorte loro pu essere ssata nel secondo grado, da cause affatto no.
turali; mancanza di sapere, mancanza di emulazione o di condotta, mancanza
di mezzi o d anticipazioni , tre ragioni che possono condannare un operajo a
lavorare tutta la sua vita sotto la direzione di un capo, come semplice stru
mento passivo dell'arte alla quale egli consacrato. Ma, nella maggior parte
degli Stati pretesi inciviliti, per la mania di regolamenti, ci sono delle cause
puramente fattizie, le quali scompigliano l'ordine naturale, violando le libert,
sotfocando i talenti e violentando il destino degli uomini.
Tale era per esempio quella legge singolare degli antichi Egilii che Obbli
gava i gli a consacrarsi ai medesimi travagli che il loro padre-Tale l'uso
dei paesi dove regna ancora la servit personale; dove, in conseguenza di questa
orribile oppressione, il padrone si crede in diritto di distribuire arbitrariamente
impieghi ai suoi schiavi. - Tali sono ancora tutte le esclusioni pronunciate dai
sistemi moderni delle corporazioni, degli statuti e regolamenti chele concernono.
Questo sistema assurdo e nato nei tempi d'ignoranza e di guerre intestine,
quando il sistema feudale ha cominciato a sciogliersi nella nostra Europa me
ridionale. Dopo aver reso le citt di uno stesso imperio straniere alle campagne
anche le pi prossime, ed egualmente straniere le une alle altre, le si sono poi
composte successivamente elle medesime di cento e cento repubblicbette egual
mente straniere tra loro, ed anzi sovente nemiche.
Una politica falsa e barbara ha posto ogni suo studio a fomentare, fortitb
care continuamente queste divisioni, queste guerre sorde di tutte le citt contro
tutte le campagne; delle citt contro le altre citt, e degli abitanti delle stesse
citt, aggregati in corporazioni e comunit (Partigiani le uno contro le altre ; e
tuttavia si chiamavano societ incivilite, nazioni ordinate a quel modo dallo
spirito di gelosia, di esclusione , di dillidenza, di usurpazione, di rappresaglia.
Di la son nate le regole bizzarre di apprendista, di maestranza, di capo-lavoro,
di recezione alla maestria anche delle arti pi semplici, quali son quelle che ma
nipolano le sussistenze.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

_ Di l. son nate le preferenze e favori dei gli o generi dei privilegiati del corpo,
e le esclusioni degli estranii che non avessero adempiute le formalit, subite le
lunghe provo, resi i lunghi servigi prescritti dagli statuti.
il risultato di tutte queste belle invenzioni, e che un uomo ricco, abile, indu
strioso, onesto, che fa, che pu, che vuole rendere un servigio utilissimo al pub
blico, perfino nella fabbricazione delle sussistenze le pi necessarie, renderle mi
gliori , venderle a pi basso prezzo, ne viene formalmente impedito da pretese
leggi, accumulate a caso senza cognizione di causa e senza riessione (1).
Sono queste cose che si debbono chiamare cause fattisie, opposte allo stabi
limento di buone ed utili fabbricazioni di sussistenza; ostacoli messi al successo
dell emulazione, ostacoli che sacricano il benessere pubblico, che violano le
libert e che attentano alle propriet di tutte le classi. ---i semplici operai di que
ste fabbricazioni dovrebbero dunque, secondo il diritto naturale , essere tali per
elezion loro; egiino dovrebbero per eriger'si a capi o direttori di tali travagli, non
aver bisogno se non delle tre condizioni prescritte dalla natura, vale a dire del
sapere, del potere e del volere. Qualunque altra condizione imposta ripugna es
senzialmente all'idea di uno Stato incivilito secondo i veri principii economici.
ll. _ Iegli operai impiegati in lavori di durata.
Le ricchezze di consumazione lenta, parziale e successiva che si chiamano
ricchezze di conservazione o di durata, quali sono gli edizii o abitazioni, i mo.
_ bili, gli strumenti, i vestimenti ed i gioielli diversi , sono l oggetto del travaglio
che caratterizza la seconda suddivisione degli operai manipolatori.
Questo travaglio caratteristico esso medesimo di due specie differenti, l'una
di preparazione, l altra di operazione; ed un ultima distinzione facile a veri
tirare.
Dill'atti, c' una sorta di operai e di lavori che dispongono solamente le ma
terie prime, che lo rendono acconcie a diventar poi parte pi o meno principale
di qualche edizio, di qualche arredamento, di qualche abbigliamento: questo
travaglio si fa nelle officine e nelle fabbriche.
C una seconda specie d operai e di lavori che impiegano le materie prime
cos preparata, e che formano colla riunione di queste, delle case, dei mobili,
delle vesti, delle oriticerie di qualunque specie; questo travaglio si fa pi comu
nemcnte nelle botteghe degli artigiani.
Sarebbe senza dubbio inutile, e quasi ingiurioso ai nostri lettori di spiegar
loro l'utilit di tale industria, del suo sviluppo, de suoi progressi successivi e con

(1) Questo ci che accaduto a me stesso in una grande capitale per l'oggetto
certamente il pi utile: pei pane. Ed in qual tempo? in un tempo di un caro prezzo
eccessivo, di mormorazioni e di errori pernieiosi , fondati sopra questo stesso caro
prezzo e su questi errori medesimi. Giammai. malgrado le buone intenzioni di magi
strati zelantissimi, malgrado le sollecitazioni di molti buoni cittadini, malgrado tutto
le migliori ragioni ed i pi grandi sforzi; giammai io ho potuto riuscire a far som
ministrare a dei consumatori che ardentemente lo desideravano, del pane molto mi
gliore di quello dei l'ornai privilegiati, a un terzo miglior mercato, perche colui che sa
peva, che voleva e poteva fornirlo, non era ammissibile secondo gli statuti, e perch
il bene pubblico che esso voleva operare non era conforme ai regolamenti ed alle
usanze
524 B.\I.DE.\L'._
tinui, poich di un'evidenza suprema, che il benessere, le dolcezze e le comodit
della vita sono annesse ai godimenti che ci procurano questi travagli riuniti.
Ma un oggetto che forse essenziale di qui rammentarsi pi distintamente,
l'origine stessa di cotali travagli, che procurano i godimenti utili e piacevoli, an
nessi all'uso ed al consumo dei lavori di durata. _- Codesta origine troppo di
menticata, la MOLTIPLICAZIONE delle ricolta, delle sussislenz-c e delle materie
prime unita al arsmnuro degli uomini impiegati nei travagli produttivi"
Ricordiamoci bene, ed imprimiamolo profondamente sempre nella nostra
memoria, che l'una e l'altra causa unite insieme, che operano un tale felice
elletto, e che loperano pel loro concorso.
Qualunque manitattore che prepara, qualunque operaio che opera, suppone
necessariamente tre cose preesistenti, senza le quali il suo travaglio non si com
pierebbe. Queste tre cose sono: 1 lc sussistenza; 2 le materie chegli manipolo;
5 i inutilit del travaglio suo alla riproduzione annuale dell'una e dell'altre.
Quando noi abbiamo stabilito come legge fondamentale della classe produt
tiva, ch'ella doveva tendere col suo sapere, colla sua emulazione, colle sue auti
cipazioni, a moltiplicare le ricetta dei tre regni risparmiando quanto pi possi
bile il travaglio annuo e giornaliero degli uomini, noi allora con ci gettavamo i
fondamenti naturali della classe sterile, della moltiplicazione de suoi agenti e dei
loro lavori.
La medesima regola universale e invariabile caratterizza i progressi dell'arte
sterile e di ciasclieduna delle sue diverse porzioni: moltiplicare i godimenti
utili o piacevoli, risparmiando quanto pi sia possibile le sussistenza, le mate
rie, il travaglio annuo e giornaliero degli uomini , lel'fetto che bisogna ope
rare col sapere, collemulazione, colle buone anticipazioni dei manufattori e degli
altri operai susseguenti.
singolare che siasi tanto sovente trascurato questo punto di veduta cos ha
turale, e che si sieno fatti tanti incredibili sforzi per impedire, o la moltiplica
zione dei godimenti, o il risparmio delle produzioni naturali e del travaglio.
Tutti trovano oggidi, senza dubbio, come fosse sovranamente assurdo, per
esempio, di opporsi allo stabilimento della stampa, sotto:il pretesto che tre o quat
tro operai farebbero, per tale invenzione, nello spazio di un mese, dieci volte pi
esemplari di un libro che duemila copsti, allora impiegati, non potevano farne in
quattro mesi di travaglio pi assiduo; che non era niente pi ragionevole con
dannare l invenzione del telaio che fa le calze e gli altri lavori di maglia, pel
motivo che risparmiava nove decimi degli operai che facevano tali lavori all'ago.
Nonpertanto, tutte le societ politiche della nostra Europa moderna sono an'
cora infette d ordinanze sistematiche moltiplicatissime che altra base non hanno
se non il principio dei detrattori di quelle due invenzioni, n altro effetto che
quello che sarebbe risultato dall' abolizione di esse, se i pregiudizii e l'interesse
personale avessero potuto sotlocarle al loro nascimento. Limitare i godimenti,
impedire la moltiplicazione, la variet loro, ecco quello che di continuo operano
i regolamenti, i privilegii esclusivi, le proibizioni, le formalit, le esazioni di
mille e mille specie, sotto il giogo delle quali gemono dappertutto l'emulazione e
lindustria dei manifattori e degli artigiani.
strano spettacolo a considerarsi, negli Stati banditori di regolamenti, la
battaglia continua dellemulazione e dell'industria contro le ordinanze ed i privi
INTRODUZlONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 525
legii. Li spionaggi, le proibizioni, i processi, i sequestri, le multe, le conllsche, le _
carcerazioni che sono le conseguenze giornaliere del sistema dei regolamenti,
avrebbero dovuto, ci sembra, disingaunare gi da gran tempo gli uomini di
buona fede. I
Con quale diritto, di grazia, per quale motivo e per quale utilit decidete voi
che tale o tal'altra sorta di lavoro di durata sar fatto in tale, e non in qualsi
voglia altra maniera, da tale persona, e non da qualsivoglia altra? poich, 0 io
trover il mio piacere e il mio vantaggio a godere cos, o lo trover a godere al
trimenti, io legittimo possessore di un bene acquistato col mio travaglio qualun
que, e che posso impiegarlo al mio benessere. Se io trovo il mio piacere e il mio
vantaggio a consumare tale o tal altro oggetto, a fare lavorare tale o tal altro
operaio, ed a farlo lavorare cosi, i vostri regolamenti e i vostri privilegii gli sa
ranno inutili.-Se non 10 vi trovo; se lo trovassi, al contrario, nell oggetto che
voi proibite, nella persona che voi escludete , voi violate evidentemente la mia
libert, la mia propriet; voi impedite, ristringete i miei godimenti. Ora, sta in
ci appunto il male morale, il delitto, lusurpazione; e precisamente ci che l'au
torit debbe impedire.
Perch ci fosse giustizia nei regolamenti e privilegi, bisognerebbe supporre
che la forma regolamentare sia infallibilmente e sempre la pi piacevole ai con
sumatori; che l'operaio privilegiato sia inl'allibilmente quello che loro meglio con
venga; allora il regolamento ed il privilegio non sarebbero che inutili.
Ma qualunque disputa, qualunque contravvenzione ai regolamenti, qualunque
atto che si chiama frodo, una prova evidente che ci sono dei consumatori che
vogliono altri modi che non quellidei regolamenti, altri operai che non quelli del
privilegio, donde conseguita che l una e l altra istituzione non ha potuto esser
fatta se non a pregiudizio delle libert di questi consumatori e delle loro pro
priet; donde conseguita che l'una e l altra impedisce i godimenti legittimi, e
che per conseguenza porta il carattere incancellabile di reprobazione economica,
non essendo appoggiate sopra alcuna base se non di volont arbitrarie e cieche,
non sull' autorit che debbe essere protettrice e garante di quelle propriet , di
quelle libert violate dai regolamenti. - E nondimeno sotto il pretesto di pro
curare, di assicurare, di variare e moltiplicare i godimenti , che si sono poste
in uso tante ordinanze, tanti corpi e comunit con distinzioni, privilegi, esclu
sioni, formalit, tasse ed altre vessazioni di qualunque genere, inseparabili da sif
fatti o congregazioni di arti. . '
Ecco quale e lell'etto di questi stabilimenti sistematici cosi moltiplicati presso
la maggior parte dei popoli dell'Europa. - Nello stato di libert generale, dim
munita perfetta, le abitazioni, i mobili, le vestimenta, i gioielli di qualunque spe
cie sarebbero forniti a tutti i consumatori, da qualunque manifattore, da qualun
que operaio (senza distinzione nessuna) che sapesse, volesse e potesse farne le
anticipazioni, ipreparativi o il travaglio immediato, dando, sia alle materie
prime, sia ai lavori stessi, la forma, il gusto pi conveniente alle volont, ai
mezzi, alle disposizioni attuali del consumatore che volesse godere.
Sotto limpero delle ordinanze regolatrici e ristrettive, primieramente si ob
bligati di dare alle materie preparatorie e sovente ancora ai lavori, una forma
determinata, che si e qualche volta voluto rendere come invariabile, spingendo
l'assurdit del regolamento lino alla superstizione. Cento e cento maniere diffe
526 BAUDEAU.
renti, sovente migliori, meno care, pi comode, pi piacevoli ai consumatori,
sono riprovate unicamente perch elle non sono autorizzate. - Secondariamente,
non esiste in un grande Stato, in una provincia, in una citt, in un grosso borgo,
che un certo numero di operai in capo, i quali possano dare cotali forme autoriz.
zate sia alle materie, sia ai lavori medesimi, - In terzo luogo, non nemmanco
permesso a qualunque uomo che lo sappia, lo voglia e lo possa di servire questi
mastri privilegiati come manovale o lavoranie; d'uopo inoltre aver adempiuto
a certe formalit, subite certe tasse, ed assoggettarsi abitualmente a diversi vincoli.
Quello che v'ha di peggio si , che queste esazioni ripetulissime e moltiplica
tissime operano alla ne una sorta di sopraccarico; che le formalit sono in
gran numero, e che i mastri tengono quanto pi possono gli operai o semplici
compagmmi nella dipendenza ed in una specie di servit, ch'eglino si arrogano
il privilegio esclusivo distruire degli apprendisti, e li istruiscono male, prolun
gando espressamente la loro istruzione, e rendendola la meno pronta, la meno
perfetta che sia loro possibile; nalmente che i capi dei corpi e delle comunit,
avendo una specie di potere, se ne servono per autorizzare e perpetuare degli
abusi che tornano a svantaggio del pubblico in molte maniere differenti.
Somma totale, lo spirito generale dei regolamenti e dei corpi privilegiati e
dunque unicamente e manifestamente di reprimere e di rendere anzi in certo
modo colpevole l'emulazione di procurare (con un maggior sapere, con migliori
risparmii di false spese, e con pi forti anticipazioni fatte in pi belle officine) pi
godimenti a miglior mercato. Escludere cosi le cose o le persone qualsiensi, ac
cumulare le formalit, le perdite di tempo, le false spese e le vessazioni, gli
dunque evidentemente spegnere i emulazione, e scemarnele anticipatamente tutti
i mezzi di prosperare. '
Libert, libert totale, immunit perfetta, ecco dunque la legge fondamen
tale; sapere, volere, polare piantare un ollicina , ecco il solo carattere naturale
che debbe formare la distinzione tra i manifattori o gli operai in capo e i loro
semplici manovali. Lindustria di colui che fornisce, e la volont di colui che
consuma,.ecco il solo regolamento naturale di tutti i lavori possibili e imma
ginabili.
Lasciatelt' fare, come diceva un celebre intendente del commercio di Fran
cia (1), ecco tutta la legislazione delle fabbriche e delle arti sterili: tutto il resto
non e che sistema incapace a sostenere gli sguardi della losoa e la prova della
giustizia per essenza.
Che si lascino fare, questa la vera legislazione vale a dire la funzione del
l'autorit guarautitrice. Ella debbe assicurare ad ogni uomo qualunque quella
praiosa porzione della sua libert personale, dimpiegare la sua intelligenza, il
suo tempo, le sue forze, i suoi mezzi e le sue anticipazioni a dare alle produzioni
della natura, delle quali sar il legittimo acquirente, la forma ch egli creder
conveniente, sia pe godimenti suoi proprii, sia per quelli di un altr'uomo col quale
egli sperera fare qualche cambio gradevole all'uno ed all'altro.
E di suprema evidenza che non si possa violare questa libert personale del
l uomo che lavorerebbe, senza che nel medesimo tempo non si leriscano le pro
priet e le libert degli uomini che godrebbero del travaglio di lui; ed a ci in
W
(1) Gournay.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

maggior parte degli amministratori non pongono guari attenzione. Le guerre con
linue che i regolamenti eccitano tra gli operai, sembrano loro indifferenti, per
tutto il rimanente della societ; eglino s'immaginano che non si tratti che dell'in
ieresse di tale o tal altro operaio.
da questo errore che la maggior parte dei tribunali d Europa si sono la
sciati sedurre. Delle compagnie che si sarebbero fatte il pi grande scrupolo di
decidere una questione di dieci franchi contro un privato, senza ch'egli fosse
comparso nella causa, e che avesse potuto far sentire le sue ragioni, hanno cre
duto mille e mille volte che bastasse loro di consultare i mostri di tale o talaltra
professione, per adottare tali o tal'altri regolamenti esclusivi di cose o di persone:
essi non hanno badato che in tal guisa con un tratto di penna sacrilicavano la
libert di nolte migliaia d'uomim' , nati e da- nascere, non solamente come la
voratori, ma ancora come godenti o come consumatori; essi non hanno badato
che li giudicavano senza sentirli, e facevano loro anticipatamente una specie di
delitto d'un uso legittimissimo delle facolt e propriet. loro.
Fortunatamente che il nostro secolo si corregge da quest'antica barbarie: prin
cipi losot, grandi ministri, abili amministratori del second' ordine, magistrati e
tribunali intieri illuminati sui veri principii, hanno adottato per legislazione quella
sublime parola: lasciateli fare , la quale meriterebbe di essere scolpita in lettera
d'oro sopra una colonna di marmo, della quale bisognerebbe ornare la tomba del
suo autore, bruciando invece d'incenso appi dell'elligie di lui collocata su quella
colonna, le raccolte enormi di regolamenti sotto il peso dei quali gemevano nella
nostra Europa le manit'atture e tutte le arti che ci alloggiano, ci arredano, ci ve
stono e ci dilettano.
La potenza sovrana dello Stato, protettrice deh propriet, debbe dunque pro
curare agli Operai che manipolano, ed ai consumatori che vogliono godere, libert
perfetta , immunit totale; la giustizia 0 il dovere dell'autorit guarentitrice.
- Ella debbe spargere, conservare, confermare e perfezionare il gusto, l'emula
zione, l'industria, il sapere che fanno prosperare tutte le arti; e il secondo do
vere del sovrano, troppo trascurato per verit per lo spazio di moltisecoli presso
le nazioni moderne della nostra Europa. lmperocch il caso quasi solo ha fatto
germogliare i capi d'opera pi preziosi dellindustria. Lunge dall'essere eccitati e
ricompensati da un governo paterno , i primi inventori, i pi illustri perfeziona
tori delle arti non sono stati che troppo perseguitati dal vile interesse personale,
sovente anche per lo zelo di esecuzione di certi comandamenti ciechi, di certe vo
lonl arbitrarie e distruggitrici. La fortuna sola e la pertinacia di alcuni animi,
fortemente presi d'amore del pubblico bene, hanno conservate queste invenzioni,
ne hanno esteso l'uso e l'hanno perpetuato nelle nostre societ incivilite.
Eppure la potenza suprema non ha guari dovere ne interesse pi urgente che
quello di vigilare alla conservazione, al perfezionamento continuo di questa pre
ziosa industria: a lei tocca ed importa accogliere, eccitare, ricompensare tutti gli
sforzi di questa, farne conoscere universalmente l'uso, e perpetuarlo per il benes
sere delle generazioni future: questa e lollicio dell'autorit institutrice.
ART. IV. - Analisi della seconda divisione.
C ancora un terzo dovere ad adempierepel vantaggio comune del sovrano e
di tutte le classi della societ, per l interesse particolare di tutti gl' individui, ed
528 IIAUDBAU.

quello di procurare al commercio, all'industria le grandi facilit che risultano


da tutte le propriet pubbliche e comuni ben formate, ben mantenute; questo il
dovere dell'autorit amministratrice. .
La natura ha voluto che ogni specie di suolo , ogni esposizione, ogni clima
avesse le sue produzioni di'erenti, da un polo uo all'altro; da questa legge fisica
e irresistibile, risulta la pi grande diversit nelle sussistenze e nelle matetie prime
dei lavori di durata; e da questa diversit risulta pure la pi gradevole, la pi
utile variet. dei godimenti che ci rendono dolce la vita e comoda lesistenza.
Ma per riunire intorno a noi gli oggetti che nascono o che sono manufatti in
capo al mondo, sotto l'uno e sotto l'altro emisfero, necessario larte ed i mezzi
di cctlureggiarli nel modo pi sicuro, pi facile e meno dispendioso.
l catturati in generale formano dunque la terza divisione della 'classe ste
rile. -Ho gi osservato qui sopra che il loro mestiere e di quelli che si sono
portati al pi alto grado di perfezione nelle societ ben regolate, ed ho calcolato
quanti uomini, quanto tempo e quanta spesa risparmiano le grossi navi che non
sono altro fuorch vetture di mare.
evidente che i godimenti dei consumatori, che labbondanza e la variet di
questi godimenti dipendono immediatissimamente dalla sicurezza, dalla facilit,
dal buon prezzo delle vetture. -- Ma nella maggior parte degli Stati, e facile no
tare a questo riguardo molti vizii di amministrazione, che partono da principii
totalmente opposti, e che tendono alleetto tutto contrario, vale a dire all'impe
dimento dei godimenti, all' inceppamento delle libert, all' usurpazione delle pro
prieta.
V I catturati sono o oppressori od oppressi: eglino sono oppressori quando
sono ricchi, accreditati, riunitin corporazioni numerose e potenti, quali sono,
per esempio, i catturati di mare, o i negozianti di molte citt marittime di Eu
ropa, che si sono fatti attribuire colla forza , o colla destrezza e corruzione , dei
privilegi esclusivi, onerosi ai produttori, alle manifatture, ai tralllcanti medesimi
che non hanno sullcienti anticipazioni per costruire o noleggiare intieramente le
grosse vetture marittime che si chiamano bastimenti.
Quelle citta formarono per laddictro, per lusurpazione e la conservazione dei
loro privilegi esclusivi, una lega allora formidabile agli stessi sovrani, sotto il
nome di Citt anscatichc; lega la cui potenza quasi totalmente distrutta, ma lo
spirito della quale per rimane tuttavia in quasi tutti i porti.
Per lo contrario, i vctturali sono oppressi, vale a dire sottoposti a delle ser
vit, o smu'nti da tasse, quando essi sono poveri ed isolati.-- Nelluno e nell'altro
caso, eglino sono innitamente meno utili a tutte le classi della societ , innita
mente meno prollttevoli al benessere della specie umana.
Aa'r. V. -- Analisi della terza Divisione.
11 trallico o il negozio propriamente detto, caratterizza la terza divisione della
classe sterile: ella composta dei negozianti, mercanti, tralllcanti d'ogni maniera:
eglino si chiamano commercianti. C' un equivoco nel nostro linguaggio: noi con
fondiamo il tra/co, che non se non un accessorio, col commercio, di cui esso
l'ultimo agente, sovente utilissimo, qualche volta anzi indispensabile, ma di cui
per non e mai la parte essenziale e costitutiva, la qual cosa e mestieri attenta
mente osservare.
is'rnonuziosr: ALLA FILOSOFIA ECONOMILA. 529

I. - Distinzione tra il Commercio ed il Tra/co.


Comperare le produzioni naturali, o grezze o manipolate, dalle mani di co
loro che le hanno prodotte o lavorate, per rivenderle a coloro che debbono con
sumarle in sussistenze, od usarle in lavori di durata, questo ci che caratterizza
il traffico o il negozio. '
Il commercio, preso nella sua vera essenza, e al contrario qualunque cambio
di produzioni naturali, grezze, o manipolate, che si faccia tra gli uomini. _
Due produttori vicini che cambiino delle loro derrate per consumarlc recipro
(amante fanno un vero commercio, senza lintervenziolie di nessun operaio mani
polatore, di nessun vetturale, di nessun tratlicante. quello il commercio pi
semplice, che sia possibile, ma pur anche il pi vantaggioso ai due produttori ,
perch assicura loro, a loro soli, il consumo di tutti gli oggetti cambiati, senza che
eglino sieno obbligati di pagare nessuna spesa, n salario.
Quando pi piacevole e pi utile che le produzioni cambiate ricevano delle
manipolazioni, sopportino delle spese di vettura, e passino per le mani dei trulli
canti, il commercio n' allora meno semplice e pi complicato. Manipolare, zcl
lureggiare, tral'care le produzioni cambiate sono dunque tre accessorii, soprag
giunti ed accidentali al commercio propriamente detto. _ -
Se l'ordine della natura fosse stato che seminando del grano nel mio campo,
nefosse nato il pane come esce dalla bottega di un fornaio, e che il mio vi
cino pi prossimo seminando del lino nel suo canapaio avesse raccolto della
biancheria bell e fatta, come ella esce dalle mani di una cucitrice, noi po
tremmo fare insieme senza linterposizione di, nessun altro agente intermedio il
cambio e, il commercio pi semplice e per ci stesso il pi vantaggioso che sia
possibile.
Ma gli accessorii costano delle spese o dei salarii ai produttori ed ai
consumatori che sono i veri, i primi, gli essenziali agenti del commercio; co
deste spese sovraggiunte al cambio puro e semplice lo rendon loro tanto meno
proltevole.
E ci basta per far capire con evidenza che trafco e commercio non sono la
stessa cosa. '
I tratlicanti,i negozianti e mercanti, il cui ministerio di comperare dal pro
duttore le derrate semplici, o dal manipolatore le mercanzie lavorate, per riven
derle al consumatore, servono dunque il commercio; colle loro cure, eglino faci
lilano soventei cambii e le consumazioni: questo ci che si vuole esprimere
quando si dice impropriamente ch essi fanno il commercio.
Si dice anche, per esempio: Gli Olandesi fanno un gran commercio nel
mare Baltico . Ora, a dir giusto. quello un grande tra/co. Gli Olandesi non
vi sono che agenti accessorii ed accidentali del commercio, che si fa tra i produt
tori ed i consumatori del norte e del mezzod.
Cotali agenti accessorii del commercio ottengono un protto mercantile, che
il premio della loro industria, il salario delle loro fatiche, l'interesse delle loro
anticipazioni, il compenso dei loro rischii. Ma il principale vantaggio dei cambii
(dei quali i negozianti fanno le operazioni al minuto) sempre pei produttori e
pei consumatori che godono delle merci cambiate.
Dunque i produttori, che s'ono la prima linea o la sorgente di qualunque com
Econom. TOMO l. - 54.
550 QAUDBAU.
mercio, e i consumatori che ne sono lo scopo, il fine o l'ultima linea, sono le
parti essenziali e costitutive, senza le quali non possibile che il commercio esista:
senza di loro i trafficanti sarebbero nulla,- perch il negozio non ne pu mai fare
a meno. Ma eglino si , possono commerciare senza tralcanti, ed allora il com
mercio non n' che migliore.
Una dottrina sciistica era surta, nella nostra Europa moderna, sulla base
rovinosa di tale equivoco troppo comune nella nostra lingua. Bisoyna favorire il
commercio: un assioma generale la cui verit non pu mai essere contestata;
poich esso signica nella esatta verit che bisogna eccitare e procurare per
quanto meglio si possa, la moltiplicazione delle produzioni, quella dei cambii ,
quella dei godimenti o consumazioni, che formano il benessere degli uomini.
Dunque bisogna favorire il traffico ed i trafficanti. una oonchlusioue aiitto
diil'erente dallassioma fondamentale, conchiusione troppo sovente presa nel senso
pi equivoco, e che merita di essere applicata in un modo all'atto contrario a
quello di parecchi Trattati sedicenti politici intorno al commercio. -_ lmperoech
alla ne, cosa intendete voi con queste parole, favorire il traffico ed i tremendi?
Voi potete dar loro due sensi affatto diti'erenti: nel primo la conchlusione seri
verissima ed utilissima: nel secondo ella sar falsisslma e pregiudicievolissima:
questo ci che io qui mi studier di svolgere, trattando primieramente dei la.
vori veri fatti nel tempo medesimo al commercio propriamente detto, ed al traf
co che ne l accessorio; secondariamente dei favori perniciosi accordati ed al
cuni trafficanti contro linteresse del commercio.
Il. -- Dei ceri favori dovuti al commercio.
Libert generale, immunit perfetta, facilit universali, ecco cio che biso
gna procurare ai traiiicanti ed anche ai produttori, ai manipolatori ed ai consu
matori che commerciano e fanno dei cambii immediatamente da se medesimi,
senza servirsi del ministerio degli uomini che comperano per rivendere.
Libert generale, la quale dipende dalla legislazione e dall'esercizio della giu
stizia distributiva.
Immunit perfetta, la quale dipende dall'amministrazione, considerata in
quanto alla riscossionedcl reddito del sovrano.
Facilit universali, le quali risultano dalla stessa amministrazione, conside
rata in quanto alla formazione, alla conservazione, alla perfezione progressivi
delle grandi propriet comuni.
Libert, che ha bisogno inoltre di un altro ofcio dell autorit protettrice,
vale a dire della forza militare e politica tanto al di dentro che al di fuori.
Facilit che suppongono pure il ministerio principale dell'autorit insegna.
triee o la cura di spargere le cognizioni, l'emulazione, i buoni esempii.
Il risultato di questi veri favori fatti al commercio, e che ci sono molte pro
duzioni raccolte, molte manipolazioni, molte vetture, molte compre e rivendite,
molto godimento e benessere. - in conseguenza, molti traiilcanti e giusti protti
o salarii per ricompensa delle loro fatiche. lmperocch qualunque protto e giu
sto, quando v abbia libert piena.

III. -- Dei pregiudizii recati al Commercio.


Il monopolio che il contrario della libert; le tasse o esazioni che sono il
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 551
contrario dell immunit; gli ostacoli naturali o fattizii che sono il contrario delle
facilit, ecco ci che pu sembrare indillerente o anche vantaggioso a tale 0 tal
altro trafficante in particolare, ma che in realit non meno enormemente pre
giudicievole al commercio propriamente detto, vale a dire ai produttori ed ai con
sumatori che ne sono lessenza. ,
1 Monopolio: tutto ci che forzosameute ristringe il numero della concor
renza dei venditori e dei compratori.
Che tutti , senza eccezione, possano comperare, possano vendere quando, dove
e come loro piaccia tutto quello, che loro piaccia di comperare o di vendere, questa
la libert generale. - Che tale o tal altro oggetto sia proibito, vale a dire non
possa essere comperato n venduto; che tale o tal altro luogo sia proibito, che
tale o tal altro tempo sia eccettuato, che tale o tal altra forma sia prescritta as
solutamente ed unicamente, che tale o tal altra persona sia dichiarata formal
mente incapace, tutto questo forma il monopolio, vale a dire il privilegio esclu
sivo di persone , di cose, di luoghi , di modi, di tempi, che godono di una,certa
preferenza, in virt della quale tutti gli altri sono proibiti.
Attribuzioni di preferenza, esclusioni, divieti di concorrere; invenzioni che
sono il carattere del monopolio, invenzioni dell Europa moderna, che ha veduto
regnare durante tre secoli questi monopolii di cui tutti i protti sono ingiusti,
perch sono altrettanti furti fatti per forza ai produttori ed ai consumatori.
2 Tasso 0 esazioni, le quali non hanno trovato minor grazia agli occhi della
politica moderna, del sistema delle attribuzioni monopolistiche.
Da ci risulta una forma calamitosa di riscuotere i redditi della sovranit,
che costa molte false spese e sopraccariclii, che non opera se non un entrata
in grandissima parte ttizia, che costituisce gli agenti del padre comune della
patria in istato di guerra coi suoi gli.
5 Ostacoli, o naturali che si dovrebbero torre di mezzo, o fattizii che si op
pongono per vedute false o colpevoli alla coltura, alle ricolte, alle fahbricazioni,
ai trasporti, alle compre, alle vendite, alle consumazioni.
Quando un uomo illuminato gettera gli occhi sullo spettacolo antico e mo
demo delle nazioni conosciute, egli rimarr senza dubbio atterrito del numero
duomini, di cure, di travagli, ed anche di sforzi di mente, oserei quasi dire di
genio, impiegati per istahilire questi monopolii, queste esazioni, questi ostacoli
(1 ogni specie.
Il risultato di tali invenzioni, di tali travagli che ci sono meno ricolte, meno
fabbricazioni, meno vetture, meno compre e vendite, meno consumi o godimenti;
dunque meno commercio propriamente detto , come pure meno benessere per gli
uomini ed anche meno tratiicanti e meno protto totale da dividere tra loro.
La causa delle illusioni che la politica moderna si era fatta su questo propo
sito, il protto mercantile, vale a dire la somma dei salarii e dei benecii che
sono raccolti dagli agenti accidentali del commercio, per prezzo delle loro cure,
per interesse delle loro anticipazioni, per compenso dei loro rischii.
Questo protto non mai se non il valore di una porzione mediocre degli
oggetti commerciati. Quando c libert, immunit , facilit , tutti i negozianti
converranno che la decima parte di questo valore un protto onesto pel traffico.
Ora, questo protto mercantile di un decimo si concentra naturalmente in al
cuni porti per quanto riguarda gli oggetti che sono vettureggiati in grande per
552 I BAL'DEAU.

mare. In questi medesimi porti si trovano cosi riuniti quasi tutti gli agenti di vet
tureggiamento per acqua, con molti di quelli che vettureggiano per terra.
verso la foce dei grandi umi che si formano assai naturalmente quelle
citt di trallico, chiamate citt di commercio. - lvi dunque si fanno i grandi mo
vimenti di vettureggiamenti; ivi si versano grossi capitali in danaro, per paga
mento dei cambii rispettivi; ivi si concentrano i benecii mercantili. Cotale spet
tacolo ha abbagliata la cupidit dei politici.
Si dimenticato che tutti si'atti movimenti altro non sono se non una scena
intermedia, accessoria, accidentale; che ce ne sono delle essenziali anteriori, ed
altre posteriori non meno essenziali; eppure nulla pi evidente.
Le anteriori sono la coltura, la ricolta delle materie prime e delle sussistenze,
la manipolazione e fattura dei lavori di durata che passano per le mani del
traffico.
Le posteriori sono la compra e il pagamento fatto dai consumatori. Questo
ci che si era dimenticato per non pensare se non alle operazioni e ai protti dei
tralicanti.
Domandate a tali politici dove si faccia il commercio reciproco dei vini e
delle farine da una parte, delli zuccheri e dei catl dall'altra, tra le provincie
meridionali di Francia e le colonie francesi? vi risponderanno senza esitare: a
Bordeaux ed a Marsiglia. Chi che ricava tutto il profitto di questo commercio?
inegozianti di Bordeaux e di Marsiglia, essi vi diranno; e in conseguenza se
eglino vedessero portare e riportare quelle derrate rispettive sopra bastimenti fatti
in Olanda 0 in lsvezia, non mancherebbero di dirvi che la Francia ha perduto
ogni suo commercio.
Nondimeno, nel fatto, tale commercio comincia e nisce nelle campagne
delle provincie ed in quelle delle colonie. Egli comincia nei campi del grano, nelle
terre dello zucchero, nei vigneti, nelle piantagioni del caff; egli nisce sulla ta
vola dei Francesi quand' essi consumano lo zucchero e il cade; su quella degli
Americani quando mangiano e bevono le nostre produzioni francesi. - Nel fatto,
il coltivatore, il proprietario dei campi e dei vigneti, quelli delle piantagioni di
zucchero e cat' trovano dunque essi pure il protto loro in tale commercio; altri
menti la loro coltura cesserebbe ed i trafficanti non avrebbero pi nulla a fare.
Nel fatto, finalmente, quandanchc i tralllcanti, la vettura e i vetturali fossero
Arabi e Algonchini, invece di essere Francesi; se eglino hanno comperato, vet
tureggiato la farina e il vino delle vostre provincie, lo zucchero e il calle delle
vostre colonie, voi non avete perduto tutto quel commercio; solamente il pro
tto del tratlco che hanno perduto i negozianti, e ci non mica la stessa cosa.
Pu anche accadere che il commercio guadagni molto in questa perdita dei
trallicanti, ed ecco come: sei compratori-rivenditori, e se i vetturali che voi chia
mate stranieri sanno, possono e vogliono fare migliori patti ai produttori da una
parte, ed ai consumatori dall altra , che i trafllcanti ed i vetturali che si dicono
loro compatriotti (la qual cosa non e mica impossibile), accordando loro la pre
ferenza che per tali migliori patti sembra loro naturalmente devoluta, voi aumen
terete necessariamente la somma dei godimenti, la massa dei cambii, il benessere
dei consumatori rispettivi, i mezzi ed i motivi dei produttori per aumentare le
loro colture e le loro ricolte. - Ma sta in ci precisamente l aumentazione del
commercio, questa evidentemente la perfezione di ci che ne la sorgente, vale
"IP
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 000

a dire delle colture e delle ricolte , e la perfezione di ci che ne lo scopo ed il


ne, vale a dire dei godimenti e del benessere dei consumatori. - Privare i pro
dnttori edi consumatori del profitto che loro sia ollerto, unicamente nella veduta
di assicurare a tale o tal altro tratiicante, a tale o tal altro vetturale, i protti
del tral'llco e del vettureggiamento, ci dunque non e favorire il commercio come
comunemente si dice: egli un violare la libert naturale di que produttori, di
que consumatori, toglier loro dei godimenti per attribuirli ad altri, e diminuire
imotivi ed i mezzi cheglino avrebbero di migliorare le loro produzioni rispettivo.
In una parola, io lo ripeto, perch tanto si sono ripetuti gli errori contrarii
che le verit non si possono mai abbastanza ridire, le spese, i protti di qualun
que manipolazione, di qualunque vettura, di qualunque tratiico sono evidente
mente un sopraccarico pei produttori e pei consumatori: quanto pi tale soprac
carico si possa ristringere, gli un bene per essi, semprech ne risultino gli stessi
godimenti. Non c cosa pi evidente di questa.
Se nella vostra propria casa, a Parigi, un solo operaio potesse in un'ora farvi
una bel pezzo di Pekino, un bel vassoio di porcellana, quanto danaro rispar
miato che voi impieghereste in altri godimenti!
Quando la libert, limmunit, le facilita che diminuiscono le spese di fat
tura, di vettura e di tratiico, allora si fa il bene, ed ogni giustizia osservata:
ecco certamente tutta la legislazione, tutta la politica del commercio. per verit.
strano che le si abbiano potuto otfuscare e dimenticare quasi totalmente.
Art. VI.- Analisi della quarta Divisione.
1 servizii puramente personali caratterizzano l ultima divisione della classe
sterile.
Ella composta di tutti i salariati che fanno uso del loro sapere, della loro
abilit, dei loro talenti naturali o acquisiti, delle loro cure, della loro obbe
dienza, per meritare una paga abituale e passaggera, procurando qualche sod
disfazione o anche qualche utilit, ma senza incombere a nessun travaglio, sia
dell'arte sociale, sia dell'arte produttiva, ed anche a nessun impiego di mani
polazione, di vettura e di tralico delle produzioni naturali.
Le grandi occupazioni di questa specie di salariati sono relative al benes
sere naturale , alla salute, ai divertimenti dei ricchi. 1 Le cure del loro ben
essere abituale che comprende pure i capricci, la mollezza e l'ostentazione pro
duce la classe dei famigliari, i valletti propriamente detti di tutti gli ordini.
2 La cura della salute, presso le nazioni moderne, forma l'oggetto di una
scienza e di un arte utilissime, almeno per coloro che le praticano. In altri
tempi ella occupava presso altri popoli una sorta d uomini che pare avesse
la sua utilit reale, quantunque disdegnata tra noi, vale a dire i maestri e
direttori degli esercizii del corpo, che formavano un temperamento robusto, e
prevenivano molte di quelle malattie indetimbili che nascono dal languore e
dallozio. _
5 I divertimenti che si chiamano impropriamente piaceri, mentrech sono
essi tanto raramente accompagnati da quella gioja viva e pura, da quella
soddisfazione interna, che il vero piacere, e che al contrario sono tanto so
venti sparsi di nausea e dinoja formano limpicgo di una folla numerosissima,
che pone sovente molta cura e molto ingegno a tlisimpeguare lotilcio suo.
554 BAUDEAU.
Le grandi citt sono pi ordinariamente il ricettacolo degli uomini oonsa
crati a queste tre specie di servigi puramente personali.

RIEPILOGO GENERALE DELLA TERZA CLASSE.

Ella rinchiude quattro divisioni, cio:


1 Gli operai che manipolano le produzioni della'natura, sia in sussi.
stenze consumabili, sia in lavori di durata, vale a dire i capi o direttori di
tali travagli, i loro salariati o stipendiati qualunque.
2 i vetturali per terra ed anche per acqua, compresivi coloro che tras
portano per mare le derrate o mercanzie qualunque, vale a dire glimprenditori
o i semplici manovali di queste importanti operazioni.
5 I mercanti o negozianti che comperano per rivendere sia all'ingrosso
sia al minuto; che cos servono al commercio, del quale il loro trafiico spesso
l'utile accessorio, ma non l'essenza.
4 I semplici salariati sterili i quali non rendono che servigi puramente
personali, e non operano punto sulle produzioni della natura; non occupandosi
n a farle nascere, n a manipolarle, ne a vcttureggiarle, ne a traflicarle.
Queste quattro divisioni procurano dei godimenti ed operano il benessere:
elle non sono inutili, elle non sono nocevoli per se stesse; al contrario, elle
sono essenzialmente buone e piacevoli, ma elle non servono a fare produrre le
sussistenza e le materie prime; elle non servono che a consumarle, che a l'aria
consumare; elle non sono feconde o produttive; e per questa ragione che le si
sono chiamate classe sterile.
Quanto alla loro utilit, questo un oggetto della pi alta importanza e
che merita una spiegazione particolareggiata. - in tale schiarimento che
si pu trovare l'assoluzione del problema tanto disputato, della natura e degli
effetti del lusso.

PnonLuMr SULLA rnosvenrrz DELLE aa'rr s'rrmLr E SUL Lusso.


I. - Vera prosperit delle Arti sterili.
Quando le due prime arti caratteristiche delle Societ incivilite prosperano
in uno Stato , vale a dire 1 quando l'autorit sovrana, insegnatri'ce, protet
trice, amministratrice, perfeziona di meglio in meglio le cognizioni utili, lindu
stria, l'emulazione di far bene, la giustizia e la pace interna, le relazioni poli
tiche, oneste e vantaggiose; le forze militari saggiamente combinate, la giustae
legittima riscossione de' suoi soli veri redditi, l'impiego loro pi prudente, pi
equo, pi fruttuoso per lo Statoe pel Sovrano;
In conseguenza quando il pi gran numero dei proprietarii fondiarii si occupa
continuamente a migliorare, estendere, perfezionare, per quanto ognun meglio
possa, le anticipazioni che viviiicano il territorio, e lo trasformano in ricchi re
taggi, dopo che l'autorit l'ha da per tutto coperto delle sue grandi propriet
comuni che sono la fonte dellopulenza pubblica e privata, che ci che caratte
rizza la prosperit dell'arte sociale;
Quando l'istruzione, la libert, le facilit hanno moltiplicato la razza pre
ziosa degl imprenditori o direttori in capo delle intraprese produttive e dei loro
vencrabili cooperatori; quandelle hanno aumentato il loro sapere o i loro pro
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

gmsi nell'arte fondamentale di moltiplicare le produzioni della natura, rispar


miando il suolo, gli uomini e le spese; il loro potere o laccrescimento continuo
e progressivo delle ricchezze proprietario della coltura e delle intraprese, di
quella massa di fondi rurali e di anticipazioni primitive, vero palladio degl' im
perii che si debbe risguardare come l'oggetto pi sacro, perch essa la causa pi
immediata della riproduzione annuale che comprende tutte le sussistenza e materie
prime,seuza le quali nulla c', e perch essa e di continuo esposta ai pi grandi
pericoli, sia ai pericoli naturali delle stagioni, delle epidemie, e degli altri agelli
del cielo, sia ai pericoli tattizii della cnpidita invadente, a quelli di una legisla
zione erronea, di un sco devastatore, di una ingordigia malintesa, di un mono
polio legale o fraudolento, i quali distruggono tante ricchezze preparatoria delle
intraprese negli Stati male amministrati; quando al contrario la certezza bene
stabilita di non trovare alcun ostacolo a qualunque miglioramento dei travagli
produttivi, a qualunque godimento del frutto di tali travagli, anima sempreppi
l'emulazione o il volere di perfezionare le intraprese fruttiticanti, che ci che
caratterizza la prosperit dellarte produttiva; _
Allora evidente che larle sterile va sempre prosperando di bene in meglio,
perch la riproduzione annuale delle sussistenze e delle materie prime va sempre
crescendo; perch nasce quanto duopo a provvedere alla vita e al benessere
di un maggior numero di creature umane; perch gli uomini hanno pi sapere,
pi mezzi per procurarsi con meno tempo, meno fatiche e meno spese, i godi
menti utili o piacevoli.
La prosperit delle due prime arti si trae dunque dietro necessariamente
quella della terza. - Ma la prosperit apparente e momentanea di questa terza
arte in uno Stato non mica sempre, e necessariamente leiletto di quella delle
due prime; ella pu al contrario avere per causa la degradazione e la rovina loro;
questa una verit troppo facile a comprendere, e disgraziatamente troppo age
vale a provarsi.
ll. - Prosperit apparente dcllArle sterile, cagionala dal lusso.
Quando la rovina dello Stato da allarte sterile un falso aspetto di prosperit,
cagione feconda delle pi calamitose illusioni, il pi delle volte il lusso pub
blico o privato che produce tale troppo funesto effetto.
Se il Sovrano e le persone private invece di spendere saviamente le loro ren
dite annuali veramente disponibili, vogliano pur anche spendere i loro fondi me
desimi, vale a dire se essi vogliano impiegare in godimenti puramente sterili
(quali ne procurano gli operai manipolatori, i negozianti, i vettural, le persone
consacrata a qualche servizio personale di piacere o di utilit) la porzione stessa
che dovrebbe alimentare la coltura annuale, i suoi primi preparativi o le sue
operazioni giornaliere; quella che sarebbe necessaria alle riparazioni abituali
delle propriet fondiarie; quella che sarebbe richiesta per la conservazione delle
buone ed utili istituzioni sociali dell'autorit insegnatrice, protettrice, ammini
stratrice; in questo caso e evidente che da un lato voi, pel momento, moltipli
oherete e arricchiretc la classe sterile a spese delle due altre, perch voi trasfor
merete in operai manipolatori, in vettural, in negozianti, in ministri delle vostre
comodit e dei vostri piaceri, una folla duomini che strapperete alle funzioni
dell'arte sociale ed a quelle dell'arte produttiva; voi impiegherete nei lavori e nei
r
556 BAUDEAU. -
salarii di tali agenti della classe sterile tutte le ricchezze che dovevano servire al
mantenimento delle anticipazioni sovrane dello Stato, a quello delle anticipazioni
fondiarie dei vostri retaggi, a quello delle anticipazioni primitive annue odi tutte
le intraprese produttive.
La classe sterile sar dunque pi numerosa, pi florida in apparenza, che
non dovesse esserlo, in un Stato dove il Sovrano e le persone private sagricano,
in ispese di quella sorta, le ricchezze che si dovrebbero impiegare alla conser
vazionee alla perfezione delle due altre arti, alla manutenzione ed al migliora
mento dei travagli utili che caratterizzano quelle due arti , e che sono le antici
pazioni o le cause della produzione.
Questa moltiplicazione eccessiva dei travagli 0 spese puramente sterili, che
si fa a carico dei travagli utili e necessarii all'alimento delle produzioni, e pre
cisamente ci che si debbe chiamare lusso nei governi o nelle persone private.
- Imperocch, lusso vuol dire eccesso di spese sterili. Chi dice eccesso, sup
pone una regola, una misura. Ora, ce n' una sica essenziale, evidente, ed ec
cola: tutto quello che necessario alla manutenzione delle anticipazioni sovrane
dello Stato, a quella delle anticipazioni fondiarie d'ogni retaggio, a quella delle
anticipazioni primitive od annue di qualunque intrapresa produttiva, non dis
punibile, vale a dire non pu n debb' essere consacrato da chicchessia a godi
menti puramente sterili; esso ha il suo impiego designato, il suo uso indispen
sabile. Deviarlo dalla sua destinazione, eccedere la misura della rendita dispo
nibile. Tale la vera definizione del lusso.
il suo effetto apparente dunque una specie di prosperit per le arti sterili,
un momento di maggior benessere per coloro che si abbandonano a tale lusso 0
che prottano delle sue profusioni. - Ma il suo effetto ulteriore quello di de
gradare la produzione, di sminuire progressivamente le ricolte collalterazione
delle colture o delle altre intraprese produttive, col deterioramento delle pro
prieta fondiarie, colla rovina, lo sconcerto, la confusione delle grandi propriet
comuni e di tutte le istituzioni sociali.
Non si si debbe dunque pi ingannare sui caratteri del lusso pubblico o
particolare. Se egli procura agli Stati e alle persone private uno splendorepas
saggero, ci non fa se non che operando e consumando la loro rovina.
Un confronto semplicissimo avrebbe dovuto fare sentire quest' importante
verit. il proprietario di un retaggio ben mantenuto, che frutta ciascun anno
diecimila franchi di rendita chiara e liquida, pu durante due anni, eclissare
in una capitale, col suo fasto e le sue profusioni, il savio proprietario di una
terra di trentamila lire, ma a condizione che alla fine di quelli le sue terre degra
date saranno vendute per sentenza ad istanza de suoi creditori, e ch'egli andr
a morire allo spedale. - Lo stesso accade degli imperii. Si pu, con prestiti,
con tasse esorbitanti, spendere il fondo dello Stato invece di spenderne il reddito,
vale a (lire attirare nellentrata del sco tutto ci che dovrebbe servire alla ma
nutenzione, al miglioramento delle colture e delle altre intraprese produttive, ed
anche alla conservazione ed alla perfezione delle pi utili tra larti sten'li: si pu
impiegare questa entrata eccessiva alle spese pi frivole del fasto, della dissolu.
zione, delle guerre inutili e distruttive.
Nel primo caso , voi vedrete gli agenti di tutte le arti frivole e i loro lavori
pi ricercati moltiplicarsi durante due o tre anni intorno al dissipatore. Nel se
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 557
condo caso, voi li vedrete coprire per qualche tempo la superficie dello Stato che
si rovina, soprattutto inondare le capitali, e le residenze dei Sovrani, il cui pa
trimonio amministrato come quello di un dissipatore. Dunque, il lusso pubblico
o privato sar utilissimo, durante qualche tempo soltanto, ad alcuni agenti della
classe sterile; e questo, che hanno voluto dire i suoi partigiani, e l'osservazione
loro non che pur troppo vera.
Ma, dopo questo breve spazio, tutte le classi della societ, tutta l' umanit
soffrono per esso pregiudizii reali,'in proporzione di quanto le ricolte sono de
gradate; e un'osservazione non meno vera fatta dai censori del lusso. --Guar
diamoci dunque, con grande cura, dal confondere queste due sorta di ragiona
menti che tanti politici hanno affettato di pigliare per essere esattamente il me
desimo: L arte sociale e larte produttiva prosperano in tale Stato; dunque
- l'arte sterile non pu mancare di prosperarvi essa- pure . Questo primo ra
gionamento di tale evidenza suprema , che io non ho bisogno d' insistere per
la prova. L'arte sterile sembra prosperare in tale Stato; dunque l'arte sociale
e l'arte produttiva non possono mancare di prosperarvi esse pure . Questo
secondo ragionamento assolutamente differente dal primo; la conseguenza ne
essenziahnente duhbiosa, e troppo spesso, quando si tratti di vericarla, si tro
ver di una falsit la pi manifesta.
lll. - Altre cause di una prosperit che non se non apparente.
Ci che io dico della prosperit generale apparente delle arti che caratteriz
zano la terza classe, non meno facile a dimostrare,relativamente alla prospe
rit particolare apparente di taluni dei loro rami.
Per esempio, s inganna sovente i principi, gli amministratori dello Stato, e
il pubblico, rappresentando loro, come prova indubitabile di prosperit, lo stabi
lirnento di qualche manifattura locale. Ma si nasconde loro che il nascimento di
questa segue 0 cagioner la distruzione di qualche altra; sovente si sono prodi
gate per sil'atti stabilimenti anticipazioni che si sono procurate a pregiudizio
dei proprietarii fondiarii e dei coltivatori, in conseguenza a pregiudizio delle ri
colte, la cui perdita nulla pu mai compensare. .
Un'altra illusione moderna e quella ancora, di prendere l'accrescimento del
traco marittimo, per una prova infallibile della prosperit di uno Stato. _
Vero che un imperio ben ordinato che godesse di una grande prosperit in
tutto il resto, molto probabilmente farebbe un commercio marittimo assai grande.
Consumatori ricchi son ben contenti di godere delle produzioni naturali di- tutto
l'universo.- .
La moltiplicit delle esportazioni e delle importazioni pu dunque essere
i effetto dell'opulenza, che tiene dietro alla buona amministrazione pubblica. o
privata. '
Ma invece di questa prosperit reale molte e molte cause calamitose possono
pure moltiplicare le importazioni e le esportazioni marittime: si possono ridurre
a due capi; le une sono naturali le altre fattizie.
1 Ecco un esempio delle prime. Supponete due nazioni agricole e commer
cianti, il cui territorio producesse vino , grani, foraggi per alimentare bestie da
lana ;- inflno a tanto che le ricolte dei tre generi prosperassero presso ciascuna
delle due nazioni, ci saranno tra loro poche comunicazioni marittime soltanto; i
558 IAUDEAIZ.
pi ricchi e i pi curiosi di ciascuna nazione vorranno, per la variet dei loro
godimenti, consumare taluni vini dei pi squisiti e taluni de pi bei panni del.
l'altro popolo.
Ma supponcte che per un accidente naturale 1 intemperie delle stagioni ro
vini per alcuni anni i vigneti dell'una o i pascoli dell'altra, queste due perdite
troppo reali e troppo calamitose per se medesime non daranno per questo meno
occasione a un grande accrescimento di comunicazione tra loro , un grande
accrescimento nel loro traffico marittimo, perch sar. duopo che l'una ritragga
dall'altra tutto il vino che vorr bere, e che in cambio alla spedisce tutto il
grano o tutta la lana che questa vorr consumare.
In questo caso, ci sar forse cento volte pi commercio di mare , e frattanto
ci sar pei totale delle due nazioni precisamente la met meno delle ricchezze e
dei godimenti, poich da una parte sar perita la met dei vini ch'ella bevevano,
dall'altra la met dei grani di cui si nutrivano.
Si giudichi ora se prosperit degli imperii ed accrescimento del negozio dei
porti sieno essenzialmente la medesima cosa, se pur qualche volta non sono
invece evidentissimamente contrarie.
2 Ecco ora un esempio luminoso delle cause fattlzie che fanno accrescere il
trallico marittimo, non solamente senza aumentare, ma anzi al contrario dimi
nuendo il benessere delle altre classi della societ: esso e quello delle colonie
moderne di alcuni Europei, degl inglesi , per esempio, nelle isole dell'Arcipelago
d'America, che loro forniscono zucchero, tabacco ed indaco.
il cotone inglese produttore dello zucchero e obbligato di andare a cercare
un suolo alla Giammaica, alla Domenica, alla Granata; egli e obbligato di ri
trame i suoi operai coltivatori dall'Africa, le sue sussistenze, i suoi mobili, le sue
vesti dall Inghilterra e di rimandare in questa metropoli tutte le sue produzioni,
quantunque la maggior parte non vi si consumino, e sieno poi riesporiatc altrove.
certissimo che codesto sistema si trae dietro molti viaggi per mare, che
occupa molti bastimenti e marinai, che procura molti salarii e molti benecii ai
negozianti dei porti. imperocche bisogna imbatcare delle mercanzie per il com
mercio o la tratta dei negri alla costa d' Africa; delle sussistenze per questi dio
graziati schiavi e pei primi conduttori che con una seconda corsa li trasportano
alle colonie inglesi ; e notate che bisogna comperarne e vettureggiarne almeno il
quintuplo del vero necessario, perch prima di aver prodotto due ricolte ne pe
riscono pi di quattro sopra uno che scampa alle mille cause di morte che li
asscdiano.
Quandessi son l, sotto la condotta dei bianchi, necessario un terzo viaggio
d'Europa in America per trasportarvi per loro e pei loro padroni tutti gli stru
menti dei loro travagli, quasi tutto le loro sussistenze, tutti gli oggetti che servono
ai godimenti degli Europei arricchiti dalle fatiche di quelli; poich la politica
mercantile ha fatto severamente proibire agli inglesi d'America il CONI o la
fabbricazione delle derrate e dei lavori di Europa.
Un quarto viaggio riconduce in Inghilterra lo zucchero di que coloni, il loro
tabacco, il loro indaco; un quinto viaggio lo riesporta nel rimanente del mondo
commerciante. -Or bene! dal primo lor viaggio, que mercanti d'uomini che
vanno alla tratta dei negri, non avrebbero che a domandare delle canne di zuc
cbero invece di domandare delle creature umane; e loro si darebbero canna
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 559
grosse, succulenti, deliziose, poich tutta l'Africa n zeppa; gli uomini, gli ani
mali ne vivono ivi abitualmente, secondo le relazioni unanimi dei viaggiatori e
dei geogra.
Lo zucchero sarebbe dunque infinitamente pi comune e meno caro pei con
sumatori inglesi, se si fosse preso il partito pi semplice e il pi naturale, quello
di lasciare i negri nei loro proprii paesi coltivare le loro canne in pace, e dar
loro lacquavite, il ferro, i vetrami e le altre mercanzie di Europa in cambio, non
gi dei loro tigliuoli o dei loro vicini ma del loro zucchero grezzo e del loro in
daco; perch questa pianta pure vi cresce naturalmente.
Si potrebbe citare un innit di simili esempii.
Rimarr dunque dimostrato che la prosperit di taluna delle arti sterili, anzi
quella di tutte le arti di questa specie, un segno equivoco della prosperit ge
nerale degli imperii, poich ella pu essere apparente e momentanea, non avendo
altra causa se non il lusso pubblico o privato, se non disgrazie naturali, se non
perdite procacciate dagli errori o dalla cupidita di un'amministrazione vlziosa.
una delle principali verit economiche della quale il nostro secolo ha biso
gno che le prove ne sieno soventi ripetute, per distruggere i pregiudizii troppo
radicati e le abitudini troppo invecchiata di alcuni governi politici, dovuti a que
sta falsa opinione, che la prosperit dellarte sterile e un segno infallibile del
benessere degli imperii.

CAPITOLO VI .
Analisi delle relazioni politiche d'interesse generale e particolare tra
gli uomini e le societ.
Art. I. _ Analisi morale della politica pubblica o privata
in due specie totalmente di/ferenti.

Conoscere i suoi interessi e provvedervi, questo ci che si chiama politica;


ce n una che si chiama privata; la quale si occupa degli interessi delluomo
rispetto agli altri uomini; ce n' una che si chiama pubblica , la quale si occupa
degli interessi di uno Stato o di una societ iucivilita rispetto agli altri imperii.
Ma c' per le societ, di: per le persone una politica onesta, fondata sulla
legge naturale, sullordine e la giustizia.
Ce n' disgraziatamente un'altra fondata sul disordine e l'ingiustizia.
Dalla prima nascono, tra gli Stati e tra gli uomini, delle relazioni di pace, di
associazione, di servigi reciproci, donde risulta l'unit dell interesse, i emu
lazione di conoscere, di procurare via via pi il maggior benessere universale
dellumanit.
Dalla seconda nascono relazioni di guerre, di divisioni, di danni reciproci,
l'apposizione di tutti gl interessi, l'obblio totale del maggior benessere univer
sale dell'umanit.
Vale meglio che gli uomini sieno in guerra gli uni contro gli altri, ch eglino
si molestino, si spoglino, si distruggano? 0 vai meglio cheglino sieno in pace,
540 BAUDEAL.
in fratellanza, in associazione di vedute e di travagli per l'accrescimento continuo
e progressivo della prosperit generale? tal quistione codesta, che non certa
mente problematica.
il vero mezzo di moltiplicare i godimenti utili e piacevoli, che formano il
benessere dellumanita sulla terra, sicuramente il legame degli uomini tra di
loro, la comunicazione delle intelligenze, delle forze, del travagli riuniti per tale
moltiplicazione. - Il vero mezzo di ristringerle sempreppi, la separazione
degli esseri, la divergenza delle veduto, lopposizione delle forze , la contrariet
delle volont e dei travagli. I
L'uno e l'altro nascono dalla medesima sorgente; dalla nostra tendenza na
turale o dal dovere che ci imposto di provvedere alla nostra conservazione, al
nostro benessere personale sotto pena di patimento e di morte.
Fare a se medesimo la sorte pi felice che sia possibile, ecco ci che ci pre
scrive, che c'inspira continuamente quel dovere naturale, quella tendenza gene
rale essenziale di tutti gli uomini. Ma perch questa tendenza universale sia sod
disfatta, perch questo dovere generale e continuo sia adempiuto da tutti gli uo
mini il meglio possibile, la condizione evidentemente necessaria si , che l'uno
non formi il suo benessere personale a spese della conservazione e del benessere
duno o di molti altri; ma ben al contrario che l'uno non operi la sua conserva
zione, il suo benessere se non operando la conservazione e il benessere degli altri.
di unevidenza suprema, checch abbia osato dirne lorgoglio inconse
guente di alcuni moderni scettici; e di unevidenza suprema che la met dell'uma
nit sarebbe ridotta ali impossibilit di adempiere al suo dovere naturale, di
seguire la sua tendenza e di procurarsi il benessere personale, se nessun uomo
potesse ottenere un godimento utile o piacevole se non facendolo perdere a qual
chedun altro.
evidente, per lo contrario che l'umanit sarebbe doppiamente assicurata
della sua propagazione e della sua prosperit, se nessun mortale potesse procu
rarsi veruno desuoi godimenti che rendono felice, senza procurare nel medesimo
tempo il benessere di qunlchedun altro.
Dunque, il desiderio naturale e generale inerente alla nostra essenza di pro
curare sempre e di aumentare continuamente il nostro benessere di tutti, im
porta due condizioni, cio:
1 La legge naturale della giustizia universale: che il benessere dell'uno
non si faccia a spese del benessere dell'altro.
2 Lordine naturale della benecenza generale: che il benessere delluno
si operi procurando il benessere di alcuni altri.
La politica usurpatrice, esclusiva, oppressivo. o tirannica, ignora, obblia,
viola la legge naturale della giustizia, l'ordine naturale della benecenza. '
La politica economica, onesta, giusta, beneca, si ricorda continuamente
l'una e l'altra regola e le compie il meglio possibile; questo ci che caratte
rizza la loro natura ed i loro ell'etti totalmente dillerenti.
Lopposizione degl interessi forma lessenza della politica usurpatrice. _
L'unit d interesse forma l'essenza della politica economica. -- Le relazioni del
luna sono di guerra, od impedimenti di distruzione. - Le relazioni dell'altra
sono di societ, di combinazione dei travagli, di ripartizione amichevole dei frutti
di quei travagli.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 541
Tali sono in generale i rapporti o relazioni politiche d interesse che noi dob
biamo analizzare. Ma per seguire il metodo naturale, noi dobbiamo esaminare
successivamente, giusta l'una e l'altra specie di politica. - Primamente le rela
zioni pi estese che riuniscono o che separano le tre classi di cui composta
ogni societ incivilita; - secondamente, le relazioni che riuniscono o separano
gli Stati diversi di cui composta l'Umanit conosciuta.
Art. il. - Analisi politica delle relazioni dinlercssi che riuniscono
o che dividono le tre Classi delle Societ politiche.
Ecco il quadro degli interessi che noi qui abbiamo a confrontare.
Primieramente, gl' interessi del Sovrano con quelli dei sudditi in generale,
poi con quelli dei proprietarii fondiarii, e con quelli della classe produttiva ,e
della classe sterile.
. Secondariamente, quelli dei proprietarii tondiarii colle due classi inferiori.
, In terzo luogo, gl interessi rispettivi della classe produttivae della classe
sterile.
Art. lll. - Analisi delle relazioni d interesse tra il Sovrano
o tutti gli Ordini dello Stato.
Il primo principio generale delle relazioni politiche tra il principe ed i sudditi,
si trova nelle idee che si ha da una parte dellautorit sovrana, dallaltra della
libert sociale, e nelle relazioni di opposizione o di conciliazione che si mettono
tra loro, secondo che si si e formati queste due idee fondamentali.

1. - Del Dispolismo arbitrario asiatico.


La politica usurpatrice e distruttiva, apertamente adottata dai despoti arbi
trarii dellAsia, denisce lautorit suprema; il diritto acquistato colla forza di
disporre a piacer suo delle propriet personali di tutti i sudditi e per conseguenza
di tutte le propriet mobiliari e fondiarie, senzaltra regola che la sua volont.
In tale stato di violenza e di usurpazione universale, qualunque idea di libert,
di propriet risguardata come un attentato, perch un germe di rivolta con
tre le idee del comando arbitrario e dellobbedienza passiva, che fanno la base
del dispotismo sfrenato.
I mandatarii del sovrano arbitrario non sono rispetto a lui se non istrumenti
puramente passivi delle sue volont qualunque; eglino sono rispetto al popolo,
quello che il despota medesimo e per essi. Obbedire e sotlrire, questa e tutta la
legge dei sudditi, vale a dire che eglino sono ridotti dalla forza a questa dura
necessit. '
Tutto ci che il comando arbitrario lascia a ciascun individuo di libert per
sonale, di propriet mobiliare, e di retagg privati, non e considerato se non un
tacito beneficio del solo proprietario universale, benecio ch'egli pu a suo ta
lento riprendersi, senzaltra ragione che il suo volere e il suo potere.
L'idea fatale e bizzarra di essere proprietario della persona altrui, di molte
persone a migliaia e milioni, di tutte le loro facolt persino le intellettuali e mo
rali, e il carattere essenziale del dispotismo arbitrario; ella che costituisce il
padrone e lo schiavo: il padrone che solo ha una libert e delle propriet: lo
schiavo che non ha nemmeno la propriet de suoi organi del corpo, n della sua
intelligenza. '
542 BAUDBAU.
Questo delirio della mente umana si trascina seno, da parte della natura, un
carattere di reprobazione incancellabile; egli in contraddizione perpetua colla
ragione, non meno che colla tendenza naturale, che porta inevitabilmente e con
tinuamente tutti gli uomini a procurarsi il loro benessere personale, a mettere in
uso per questo bene tutte le facolt chessi hanno.
E che! quelle migliaia duomini sono vostri, ed eglino non appartengono a se
stessi! Voi lo credete e lo dite! Ma sentite voi i loro dolori, sentite voi i loro
piaceri? Forseche perch possiate vederci voi, e duopo che aprano gli occhi
essi; perch sentiate voi, che prestino orecchio eglino; perch digeriate voi, che
mangino eglino; perch riposiate voi, che dormano essi? No.
Or bene! non vi lasciate dunque pi dire che le loro persone, che gli organi
del loro corpo, che le facolt del loro intelletto non sono proprii loro, che la pro
priet ne appartiene a voi, perch codesta e la pi matta come la pi iniqua delle
assurdit. .
Nessuna violenza per quanto atroce, per quanto perpetua voi la supponghiate,
pu distruggere la propriet personale delluomo, ne pu impedire che i suoi 0r
gani, le sue facolt non sieno proprii di lui. E non sarete mai voi, per qualunque
cosa possiate fare, che avrete freddo quando il vostro schiavo gelera, che vi dis
seterete quandegli berr, che concepirete quand'egli rietter.
N solamente voi non potete attribuire a voi stesso la sua propriet personale,
ma neanche, per necessaria conseguenza, voi potete far si che il suo travaglio
sia vostro; perch il suo travaglio non che l'uso o lapplicazione delle facolt
del suo corpo o del suo intelletto, e le concessioni, le volont, le azioni di lui
sono e saranno sempre sue, non gi vostre.
Tutto il vostro potere dunque si riduce a impedirlo di usare della sua pro
priet personale nel modo che sapesse, potesse e volesse farlo, o a rapirgli il
frutto del travaglio ch'egli avesse compiuto usando di tale propriet.
Voi dunque non distruggete guari i suoi due titoli naturali, ma voi loppri
mete colla violenza, voi violate la sua libert, voi usurpate colla forza il diritto
di godere, che risulterebbe in favor suo dall'uso chegli avrebbe fatto della sua
propriet personale; voi vi attribuite il frutto del suo travaglio; oppressione ed
usurpazione, ecco tutti i titoli del dispotismo arbitrario.
Da quel punto tutte le relazioni non sono pi che div attacco e difesa, di op
posizione e di guerra continua; la forza e la desterit che lottano continuamente
contro la forza e la desterit.
Lanalisi politica di tali Stati li riduce a tre classi, cio: primo, il despota
stesso; secondo, i mandatarii di lui; terzo, isuoi semplici sudditi, sia proprietarii,
sia coltivatori, sia agenti della classe sterile.
Primamente dunque, il despota arbitrario crede essere tutto, perch egli lo
dice, e perch glielo si fa credere; ma egli nel fatto nulla , n al fisico, ne al
morale, per poco che limperio suo si estenda al di la di certi limiti ristrettissimi,
e si allarghi sopra una certa quantit dindividui.
Un uomo forte, coraggioso, attivo e ben armato, pu, per mezzo di molte
fatiche e di molte cure, rendersi servo realmente e fisicamente per qualche tempo
un piccolo branco di creature umane, deboli, timide, ignoranti, poltrone e disar
mate. Questi esseri soggiogati dipenderanno effettivamente dalla volont di lui
solo: egli sar tutto rispetto a cotestoro.
m'raonnziona ALLA nnosoru ECONOMICA. 545
lita se il branco duomiai si moltiplica troppo, se si allontani, non pi la
volont personale del padrone, ma da quella del mandatario che il branco ad
ogni momento dipende. -- cos, che in realita i despoti arbitrarii coman
dano soltanto alle donne, agli eunuchi, ai visiri dei loro palazzi, perch questi
sono in loro mani: codesti comandano soltanto ai pascia, ai cadi; ma i cadi
comandano ai popoli. -- Quando un abitante di Smirne obbedisce, alla volont
del cadi, alla forza de suoi satelliti; e questa volont, fosse ella direttamente
contraddittoria a quella del sultano, del visire, del pascia (cosa che succede so
vente) lo Smirniotto obbedirebbe lo stesso. E impossibile ordinare altrimente il
dispotismo arbitrario.
Sono di grado in grado le volont e le forze intermedie che dominano con
ordini assoluti. Fino alla veritlcazione, rimane sempre problematico, se il comando
che si eseguisce sia quello del daspota medesimo, 0 se non sia precisamente il
contrario. Tutto dunque continuamente nello sconcerto e nell'incertezza rispet
tiva tra coloro che comandano; Ordini che non si sono potuti prevedere, che non
si possono giudicare, perch non hanno ne regola, n misura; ordini che non si
mai sicuri di bene conoscere, perch passano per organi infedeli,che hanno so.
vento interesse di snaturarli; ordini che non si mai sicuri di far eseguire, per
ch si obbligati di allidarli a dei subaltemi che possono arrischiare la disobbe
dienza nella speranza di un vantaggio pi grande; da tutto cio che dipendono
le dignit, i beni, la vita dei mandatarii del dispotismo arbitrario sfrenato. -
in tale stato, sarebbe assurdo per essi esaminare se il sovrano, se i popoli ab
biano un interesse comune. A che gioverebbe loro il conoscerlo? Conformi o non
a questinteresse comune , e forza che gli ordini assoluti si eseguono: questo e
l'interesse unico e vero di coloro, ai quali vengono aliidati.
Inutile e assurdo di esaminare, se vabbia un ordine naturale, prescritto dalla
ragione per la propagazione, e il benessere della specie umana sulla terra?
Conformi o non a tale ordine naturale, bisogna che i comandi. arbitrarii sieno
obbediti.
Inutile e assurdo di esaminare se vabbia una legge naturale, una giustizia
per essenza, una regola eterna, immutabile, del bene e del male morale E Conformi
o non a tale regola, a questa giustizia, a questa legge, bisogna che tutte le volont
sieno soddisfatte.
ignorare assolutamente, obhliare o dissimularsi la legge naturale della giu
stizia per essenza, lordine naturale della benecenza universale, glinteressi del
sovrano e dei sudditi, la necessita, alla quale sono ridotti gli agenti subaltemi
di tutti i gradi del dispotismo arbitrario: la loro esistenza intiera dipende troppo
spesso dalla loro esattezza a violare quella legge, quellordine, queglinteressi. -
Essi per conseguenza hanno un altro interesse, che quello di fare anche disprez
lare tutto cio dal popolo, sul quale debbono dominare. L'idea della giustizia
essenziale, dordine beneco e conservatore, di vero interesse comune talmente
inconciliabile con quella del comando arbitrario e dellobbedienza puramente
passiva, che non si pu stabilire luno se non distruggendo laltra.
Tutto bene quando comandato, tutto e male quando proibito, tutto in
dill'erente quando nessun ordine lo caratterizza n in bene, ne in male; ecco ne
cessariamente il codice universale del dispotismo arbitrario.
Quindi il potere delloppressore universale, il quale altro titolo non ba se non
544 . BAUDEAU.
la forza, esso medesimo in continuo pericolo, perch gli sforzi degli uomini che
esso tiene armati per mantenere servo il suo branco, possono continuamente o
diventare impotenti contro la moltitudine, o rivoltarsi pur essi contro lui me
desimo.
Questo punto di vista minaccioso, che listoria di cento e cento fatali rivolu
zioni rende anche pi sensibile, eccita necessariamentela dilidenza universale, che
costituisce da una parte tutti imandatarii del dispotismo di grado in grado in un
vero stato di guerra, di divisione, di opposizione continuata tra loro medesimi, e
che li costringe d'altra parte a tenersi incessantemente rispetto al popolo come
nemici a fronte. Poich, nalmente, le divisioni le pi marcate, le opposizioni le
pi inconciliabili, le animosit le pi vive e le guerre pi invelenite tra gli uomini
non possono avere altro motivo ne altro cfl'etto pi funesto, che quello di far
dipendere le propriet fondiario o mobiliari, la libert personale e la vita degli
uni, dalla forza e dalla fantasia degli altri.
Ne bisogna eccettuarne lo stesso despota arbitrario, che sembra opprima
egli solo tutti gli altri; egli in realita evidentemente non , se non lo schiavo del
l'opinione e della volont dei principali capi che dirigono la forza predominante
dalla quale oppressa la moltitudine sparsa e disarmata: la minima circostanza,
il menomo capriccio, pu deciderli contro la sua persona; allora, seglino abbiano
abbastanza fortuna ed abilita, il despota arbitrario e sacricato come lultimo degli
uomini. Quanti di tali esempii non si trovano nella storia!
Non si far mai pronunciare alla ragione umana che sia l'interesse degli uo
mini di essere ridotti a tale crudele dipendenza dalla forza e dal capriccio altrui.
Si pu stabilire che luomo che sente e che pensa in un tale stato di pericoli
minaccianti, scelga per saviezza, tra le violenze del suo oppressore, quelle che gli
sembrino pi sopportabili; ch'egli le solira per prudenza, ma riserbandosi sempre
tacitamente di addolcirle, e di respingerle colla desterit o colla forza tosto che
lo potr, senza esporsi a pene pi gravi, o che si sentir il coraggio di all'rontare
i pi estremi pericoli.
Ma occorrerebbero troppe forze combinate, troppe attenzioni continue, troppi
mezzi infallibili per contenere in tale stato una moltitudine immensa d'uomini
' istruiti, che non facessero che pazientare aspettando sempre l'occasione di godere
del loro diritto naturale.
dunque cosa pi semplice imbestiare quella moltitudine, allnch ella non
conosca alcun mezzo di uscire dall'oppressione, ch'ella non abbia nemmeno lagio
di riettere sul proprio stato; imperocch sperare che si persuada colla ragione e
collinteresse, ad uomini illuminati, che val meglio per loro essere schiavi che
liberi, sarebbe il colmo del delirio.
ignoranza profonda, timore vivo e continuo, abitudine inveterata di soilrir
tutto nel popolo; soggezione perpetua di tutti i mandatarii del padrone, necessita
dell'obbedienza puramente passiva, e dell'esecuzione di qualsivoglia comando;
tali sono le molle del dispotismo arbitrario._Tali sono le relazioni politiche col
resto degli uomini oppressi dal suo potere; relazioni di violenze, di usurpazioni,
di guerra continua. - Fortunatamente per l'umanit, quantunque questo stato
di guerra tra tutti gli uomini sia il carattere essenziale del dispotismo arbitrario,
le ostilit. non ci sono generali e continue, altrimenti tutto perirebbe in pochissime
generazioni neglimperii fatti servi a tale mostruoso reggimento.
mrnonuzlous ALLA FILOSOFIA scoxosuca. 542'

Il popolo (e sotto questo nome sono compresi, nei dispotismi arbitrarii, ipro
prietarii fondiarii, i coltivatori e gli agenti della classe sterile) il popolo consi
derato come il gregge del padrone. Da questa idea fondamentale, risulta una se
conda opinione universale, che bilancia un poco negli elfetti quella del potere
arbitrario di dare e di fare eseguire gli ordini pi assurdi e pi perniciosi senza
trovar mai resistenza, n solo ritardo alla loro esecuzione. -- Si ritiene che il
padrone non voglia che si distrugge il suo gregge e meno che non ne dia esso
l'ordine espresso e positivo; si ritiene che non voglia che i pastori ne usino per
loro medesimi a pregiudizio suo; questa idea rattiene sovente la mano dei subal
temi; ella serve di freno alla loro cupidit; ella sforza qualche volta lavidit.
stessa la pi stimolata degli usurpatori ad usare taluni riguardi.
Una parte scia del popolo gode pi o meno delle sue propriet e delle sue
libert durante questa specie di tregue o sospensioni di ostilit, che risultano da
un'assenza attuale di volont distruttive nel padrone o nei suoi mandatarii;
questo ci che ritarda un poco la desolazione totale dei paesi infetti da quel con
llgio- - Ma oltre che lo stato abituale e sempre uno stato generale di guerra e
di oppressione, le ostilit universali o particolari dello stesso despota arbitrario ,
0 desuoi ministri inferiori ci sono frequenti, e non possono mancare di esservici.
Lorgoglio che l'idea di un potere senza regola e senza misura ispira; l'avi
dit dei godimenti piacevoli, l'abitudine dei quali in tale stato cos facile con
trarre; sopratutto lignoranza profonda delle leggi della giustizia essenziale, e
dellordine benefico della natura che ne fa il carattere, sono delle fonti troppo
abbondanti di volont distruttive, perch la tregua salutare sia generale e conti
una in favore del popolo intiero o delle persone private: e questo ci che rende
infallibile la desolazione di tali imperii.
imperocch, finalmente, l'effetto di questa guerra fondamentale e delle ostilit
frequenti che ne risultano, e evidentemente che il popolo non ha ne il sapere, ne
il volere, ne il potere di perfezionare le anticipazioni fondiarie , i travagli
produttivi e le operazioni delle arti sterili, e che i mandatarii del potere oppres
sore sostituito allautorit, invece d'impiegare le loro forze, i loro talenti
personali ed i redditi pubblici a procurargli listruzione, l'emulazione, lagiatczza,
le facilit, non li impiegano che a renderlo pi ignorante, pi timoroso e pi
incerto della sua esistenza e de suoi possedimenti; pi privo di mezzi, di vigore
e di coraggio.
Una sola idea manca al dispotismo arbitrario: quella delle propriet, che
concilia in un modo tanto semplice, tanto naturale le idee dautorit sovrana e
di libert. sociale nelle vere monarchie', e che opera una cos perfetta unita din
tercssi, una cos felice armonia nelle relazioni politiche tra il principe ed i suoi
sudditi, come noi ora andremo a svolgere.
Il. - Principii fondamentali delle Monarchia economiche.
La legge naturale della giustizia che proibisce idelitti, vale adire che divieta
che un uomo si procuri il benessere personale a pregiudizio di un altro, collu
surpazione delle sue propriet, sia coll'impedimento posto alluso della sua libert;
l'ordine naturale della beneficenza generale essenziale, che somminislra agli uo
mini i mezzi efficaci e moltiplicati di procurarsi il benessere personale, non sola
mente senza delitto, vale a dire senza usurpazione delle propriet, senza viola
Econom. Tono I. - 55.
W

546 IAUDEAU.
zione o impedimento delle libert, ma ben anche operando e necessitando, per
cosi dire, il benessere degli altri uomini: tali sono i primi principii fondamentali
delle vere monarchia economiche.
Loro scopo, o il fine universale verso il quale tende essenzialmente e inces
santemente il loro ordinamento politico, il grande interesse generale evidente,
eterno dell'umanit, vale a dire la moltiplicazione continua e progressiva di tutti
gli oggetti adatti ai godimenti utili e piacevoli, che formano il benessere della
specie umana sulla terra.
Questo scopo delle monarchie economiche evidentemente conforme al voto
della natura, alla tendenza generale e continua ch'ella ispira a tutti gli uomini,
al dovere naturale, che ci prescrive a tutti imperiosamente e senza posa, di attuare
il nostro benessere personale sotto pena di patimento e di morte.
Rispettare le propriet e le libert, evidentemente il vero, il solo mezzo di
pervenire a tale scopo generale, vale a dire di soddisfare questa tendenza, di
compiere questo dovere naturale e universale dell'umanit sulla terra.
Propriet, ci che proprioo speciale, a voi particolarmente, non ad altri.
- Ce n'ha di tre specie: la prima e radicale, la propriet della vostra persona,
degli organi del vostro corpo, delle facolt del vostro intelletto.
Questa prima propriet ci accordata dalla natura nel modo il pi inviola
bile, come pi sopra l'ho ricordato, confutando il delirio assurdo e funesto degli
insensati che s'immaginano potere appropriarsi realmente la persona altrui.
Da questa prima propriet, deriva necessariamente la prima libert: poich
chi dice libert dice uso ragionevole e legittimo di una propriet o per essere
anche pi esatto e pi preciso, facolt non impedita di fare quell' uso o non
lo fare: denizione essenziale della pi estrema importanza, alla quale io prego
che si ponga qui tutta l'attenzione che essa merita, affinch non la si dimenti
chi mai.
La libert essendo dunque in generale la facolt non impedita di fare, a vo
glia sua, un uso ragionevole e legittimo di una vera propriet, la prima delle
libert la libert personale, relativa alla prima delle libert.
La libert personale dunque la facolt non impedita di fare a piacer suo
un uso ragionevole e legittimo de'suoi organi corporali e delle sue qualit morali
e intellettuali.
Ragionevole e legittimo, vale a dire conforme alla legge naturale della giu
stizia per essenza ed all'ordine naturale della benecenza universale.
Che l'uomo pretenda fare della sua propriet personale un uso pazzo contro
se stesso, un uso colpevole contro altri uomini, ci non da parte sua reclamare
la sua libert, ma accusarsi di clemenza e di delitto; dichiararsi alienato della
ragione, violatore della legge naturale, distruttore dell'ordine beneco, nemico
dell'umanit. '
Ora, non certo per tale delirio, per tale distruzione che la natura ci ha dato
gli organi corporali, le facolt intellettuali, poich ella c'ispira una ripugnanza
indelebile, universale, continua, per le privazioni, i patimenti e la morte, che
sono evidentemente le conseguenze necessarie ed infallibili dei delitti commessi
contro la legge della giustizia essenziale, contro il suo ordine di beneficenza uni
versate; poiclie al contrario ella ci da una tendenza generale indelebile econtinua
per la conversazione e il benessere, che sono evidentemente per l'umanit le con
iaraonuzioive ALLA rinosoru ECONOMICA. 547

seguenze necessarie einfallibili dell'adempimento della legge di giustizia, dell'os


servanza del suo ordine beneco.
Libert personale non adunque licenza sfrenata di usare delle proprie facolt
morali o corporali, nemmeno contro se medesimo, nemmeno contro altrui; la
qual cosa sarebbe erigere a principio il colmo della follia, consacrare i pi abbo
minevoli misfatti, e designare lamanita ad ogni specie di distruzione.
Usarne per se, gli essere uomo savio e ragionevole. - Usarne senza usur
pare nessuna propriet, senza violare nessuna libert altrui, gli e essere un uomo
giusto. - Usarne in modo che ne risulti un accrescimento di benessere per l'u
manit, gli essere un uomo beneco.
La seconda specie di propriet si chiama mobiliare: tutti gli oggetti che voi
avete acquistati o che voi avete resi proprii colluso ragionevole e legittimo delle
vostre facolt corporali o morali, sono a giusto titolo vostri; essi compongono la
vostrazp'roprieta mobiliare, e sono il frutto della vostra propriet personale.
Fare a piacer vostro, qualunque uso legittimo e ragionevole di questi oggetti
che vi appartengono, quest la seconda specie di libert. _Ma, fra tutti gl'im
pieghi che si pu fare liberamente delle sue propriet personali e mobiliari, ce
a uno pi importante per il benessere dellumanita, ed e quello di formarsi delle
propriet fondiaria, vale a dire dimpiegare le proprie facolt intellettuali ed i
proprii oggetti mobiliari alla preparazione di un suolo che si renda produttivo di
oggetti adatti ai godimenti utili o piacevoli.
consacrare cosi le proprie cure e le proprie ricchezze mobiliari alla prepara
zione fondamentale di un fondo di terra che si rende pi utile, acquistarne la
propriet, e renderselo proprio e speciale. Dal momento che tale impiego delle
vostre facolt e della vostra ricchezza mobiliare non infetta di veruna usurpa
zione di propriet, di veruna violazione delle libert altrui, e una propriet fon
diaria legittimamente acquisita; e meglio ancora,- un atto di benecenza, poich
il suolo e reso pi utile, pi frutticanle, ed in conseguenza esso accresce la
somma dei godimenti che sono indispensabili alla nostra specie: il benessere
dell umanit tutta intiera ne aumenta. E tale accrescimento non e momenta
neo, esso durer pi o meno secondo la solidit dei travagli o delle anticipazioni
londiarie.
Fare a piacer vostro, qualunque uso legittimo e ragionevole dei vostri retaggi,
la terza specie di libert, che risulta dalla terza specie di propriet.
evidente, come l'ho gi pi sopra enunciato, che la legge naturale della
giustizia per essenza e lordine della benecenza consistono in questi due punti:
I Primo, che nessun uomo usurpi la propriet, che nessun uomo violi le libert
altrui ; Secondo, che ogni uomo contribuisca quanto pi possibile a procu
rare agli altri delle propriet legittime, un giusto e ragionevole uso di tali pro
priet. a - dunque evidente che il pi gran benessere generale dell'umanit.
dipende dalla moltiplicazione e dal buon impiego delle propriet e delle libert.
Queste sacre verit sono il primo principio fondamentale delle monarchie
economiche, ed e in conseguenza di questa prima idea che vi ci si forma quella
dell'autorit sovrana, che il secondo principio fondamentale.
il potere di far eseguire, il meglio possibile, la legge naturale della giustizia
Per essenza, l'ordine naturale della benecenza universale, cosi che si denisce
l'autorit suprema nellanalisi delle monarchia veramente economiche.
548 IAIDEAl'.

Guarentire tutte le propriet da usurpazione, tutte le libert da violazione, e


dunque la prima funzione dell'autorit: ella relativa alla giustizia essenziale.
Dirigere, facilitare, aiutare sempre meglio l'acquisizione delle propriet, l'uso
delle libert, questa la seconda funzione dell'autorit: ella relativa alla bene
cenza universale.
Lungi che propriet e libert sieno due opposti d'autorit, elleno sono al
contrario evidentemente i due correlativi; l'uno e l'oggetto da procurare, l'altro
e il mezzo; l'uno e la causa, l'altro letletto.
Stabiliti una volta questi principii luminosi e salutari, la forza che domina e
la-ulorit, sono evidentemente due cose totalmente differenti.
La forza superiore, naturale o fattizia, o semplice o riunita, pu e deve ser
virc l'autorit. Ho cercato di spiegare come l'arte sociale combini cosi le forze
tisiche e morali, per modo ch'elle compiano in fatto lo scopo generale delle mo
narchie economiche, quel voto della natura per il benessere degli uomini, che
consiste nell'adempimento della legge della giustizia e del suo ordine di bene
cenza.
L'impiego delle forze superiori che l'autorit fa agire e allora tanto santo,
tanto rispettabile, quanto e attivo e imponente; ma non mica perch le sono
forze superiori; perch elle agiscono in nome dell'autorit, per compiere il suo
vero dovere e per arrivare al suo vero scopo, che nel medesimo tempo il voto
della natura, il benessere dell'umanit.
Ma disgraziatamente pur troppo vero che le forze combinate all'effetto di
servire l'autorit, possono essere adoperate ad un oggetto all'atto contrario; che
esse possono esser mosse dall'orgoglio e la cupidit, chesse possono operare
lusurpazione delle propriet, la violazione delle libert; allora elleno sono sem
pliccmente forze opprimenti, e non sono guari autorit. ,
Ditlatti, il vero carattere essenziale dell'autorit, e principalmente che cia
scupa delle cure ch'ella prende e dei travagli ch'ella compie, veramente l'autore
o la causa di un gran bene per la societ, per tutta l'umanit. _
Questa qualit di autore o di causa prima nell'ordine naturale della beneti'
cenza generale, rende l'autorit tanto rispettabile e tanto sacra agli occhi della
ragione, che non si pu, senza rendersi, per cosi dire, colpevole di lesa-maest,
confondere le forze opprimenti, vessatorie ed usurpatrici, col dovere e col diritto
di far regnare la legge naturale della giustizia per essenza, l'ordine naturale della
benecenza generale, diritto che evidentemente l'autorit.
La forza opprimente ed usurpatrice, messa in uso dalla volont sragionevole,
dell'orgoglio esaltato, dalla cupidit invaditrice di chiunquessia, non mai altro
che delitto, che attentato contro la ragione e l'umanit.
Nelle persone private, qualunque forza oppressiva ed usurpatrice risulta dalle
loro propriet o facolt attuali; ma usare di tali propriet, di tali facolt per
allentare alle propriet e facolt, non libert, ma delitto.
Questo principio e della pi suprema evidenza. Se la superiorit della forza
legittimasse qualunque'uso delle facolt che la rendono attualmente superiore
(ci che volgarmente si chiama diritto del pi forte) non ci sarebbe la menoma
differenza morale tra colui, che per solo piacer suo divorasse le viscere di sua
madre viva, e colui che si esponesse generosamente al pi grande pericolo cono
sciuto per salvare la vita di molte migliaia duomini, e per assicurare la loro
'

isrnoocziosa ALLA FILOSOFIA ecosomca. 549


felicit. Paradosso assurdo, che non ha potuto cadere in mente, se non che ad
alcuni sistematici, pretesi loso, la cui immaginazione si era gradatamente riscal
data nell'ombre dei loro gabinetti.
Avere una forza privata attualmente superiore a tale o talaltra, dunque un
risultato delle vostre propriet. Non essere impedito da chicchessia di farne un
buono e legittimo uso, libert; usarne per usurpare le propriet o violare le
libert altrui, e colpa o delitto.
Avere una forza combinata dai metodi dellarte sociale, superiore a tutte le
forze private, e lappanaggio della sovranit; usarne per l'osservanza della legge
naturale di giustizia, e per lo regno dell'ordine naturale di benecenza, eserci
tare l'autorit; abusarne, al contrario per usurpare le propriet, violare le libert,
per contraddire la legge naturale di giustizia, per rovesciare lordine naturale di
benecenza, evidente che non all'atto la stessa cosa.
Uso ed abuso delle forze sono , per tutti gli uomini qualunque, precisamente
i due contrarii. -Voler cancellare questa differenza indelebile, rispetto all'auto
rit, la quale luso delle forze combinate dallarte sociale e superiore a tutte le
forze private; uso, vale a dire impiego legittimo e salutare che autore o causa
di benessere, causa primitiva , feconda , e per conseguenza degna di rispetto, di
amore e di riconoscenza:
Volere trasportarne il nome, icaratteri e i diritti ad ogni impiego qualunque
di forze, fosse pur anche l'impiego pi opposto alla legge naturale di giustizia,
allordine naturale di benecenza, il pi usurpativo delle propriet, il pi oppres
sivo delle libert , il pi distruttivo del benessere dellumanit, evidentemente
contraddire da una parte alla ragione, alla regola essenziale del bene e del male
morale; ma pure daltra parte, degradare l autorit del suo carattere beneco
per essenza, rapirle il pi prezioso de suoi vantaggi, quello di non meritarsi mai -
se non che amore, rispetto e riconoscenza.
Nulla dunque di pi intimamente corrispondente l'un laltro, di'quello che
le propriet, le libert e lautorit: ben lungi che ci sia mai tra loro nessuna op
posizione 0 contrariet, questunione, questa correlazione cosi intima, cosi essen
ziale, che qualunque impiego di qualsiasi forza, oppressivo delle libert e usurpa
tivo delle propriet e precisamente e direttamente il contrario dell autorit. -
Tali sono i principii fondamentali, costitutivi delle monarchia economiche; eglino
sono semplici, evidenti, onorevoli e salutari allumanit: sono le prime regole della
politica pubblica onesta e beneca.-- Le relazioni cheglino fanno nascere e che
mantengono tra il sovrano ed i sudditi sono tutte di unione, di utilit, di servigi
reciproci, di concorso o di tendenza al medesimo scopo , di associazione di tra
vagli; di ripartizione equa ed amichevole del frutto di questi travagli. -- Questa
saggia e felice corrispondenza saggira sopra due perni che meritano la pi seria
attenzione.
primieramente duopo che il sovrano possa esercitare lautorit tutelare e
beneca da se medesimo e per mezzo de suoi mandatarii di tutti i gradi; e d'uopo
che niuno possa abusare delle forze combinate per l esercizio di tale autorit.
Ma come lintelligenza umana pu ella ordinare una societ incivilita in ma
niera che ne risulti questo potere di esercitare l'autorit tutelare e beneca , con
questimpossibilit di abusare delle forze a pregiudizio delle propriet e delle li
berta? questo uno dei pi grandi problemi dell'arto sociale.
550 BAUDEAU.
i pi grandi ingegni dell'antichit, i pi illustri tra i moderni losoll si sono
occupati della soluzione di questo problema, e le loro opinioni speculative non sono
state meno varie che i sistemi pratici delle nazioni vecchie e nuove.
Due oggetti principali che si sono comunemente considerati meno di tutti gli
altri, sono pur nondimeno la chiave di tutto le dillicolt reali o apparenti di questo
problema.-Luno quello che somministra i veri mezzi di esercitare l'autorit,
l'altro quello che impedisce, il pi che sia possibile, che niuno abusi di cotali
mezzi, facendo un impiego irragionevole, ingiusto e fatale delle forze ch'essi rin
niscono.
questo il luogo di svolgere questi due grandi oggetti, i pi essenziali di tutti
quelli che l'arte sociale abbia da regolare nella societ incivilite, per la prosperit
degli Stati e la felicit dell'umanit.
Il primo e la percezione veramente economica dei redditi pubblici; il secondo
l'istruzione generale pur essa veramente economica , dalla quale risulta l'opi
nione universale e popolare. lo ho dato qui sopra i primi principii relativi a 00
desti due punti capitali delle monarchia, ed ho promesso di trattarli pi partico
larmente quando si sarebbe trattato di conciliare insieme l'autorit e la libert,
che un assurdo e funesto pregiudizio riguarda come i due opposti pi inconcilia
bili, mentre che in realit, l'una e la causa e l'altra e l'effetto, come io gi ho
cominciato a provarlo, e come spero pcrsuaderlo intimamente, nello svolgimento
delle due grandi questioni che ora vanno ad occuparci.

lll. -Pcrce;ione economica dei redditi pubblici.


lo dunque ho promesso (p. 499) di spiegare il principio della vera societ, che
evidentemente riunisce gl'interessi del sovrano con quelli dei cittadini, che deter
mina l'estensione dei diritti rispettivi, che lissa una regola di ripartizione dettata
dalla giustizia e dalla ragione illuminata. Mantengo ora la mia promessa. Le prin
cipali verit economiche hanno questo raro e prezioso vantaggio, che basti di
esporle perch l'evidenza loro colpisca di per se stessa. Ecco dunque ci che io
qui mi riservava di dire a ciascuno de miei lettori.
Trasportatevi colla mente al momento della ricolta generale ed universale;
guratevi che l'insieme di tutte le produzioni d'allora raccolte dalle mani delle
arti produttive sia tutto otl'erto dinanzi gli occhi vostri nello stato primitivo della
loro semplicit naturale.
immaginatevi che tutti gli uomini che vivono sulla superficie della terra vi
circondino in silenzio, che vi costituiscano l'arbitro della ripartizione, e che aspet
tino con rispetto la porzione che voi sarete per assegnare loro.
Voi non dimenticherete senza dubbio che c' per tutta la specie umana un
interesse evidente, generale e perpetuo, cio: l'accrescimento continuo e progresr
sivo di questa massa novellamente raccolta, che contiene tutte le sussistenze e
tutte le materie prime dei lavori di durata.
Voi non dimenticherete che procurare il mantenimento e la conservazione di
questa massa nel suo stato attuale e giustizia; che procacciare il suo accresciv
mento progressivo e continuo , e beneficenza, che ragionare la sua degradazione
colpa o delitto.
Procedete adesso alla ripartizione di cui voi siete costituito l'arbitro supremo.
I primi che si presentano sono gli operai di tutte le intraprese produttive, i
nvrnonuzlona ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 551
manovalt impiegati nei travagli delle miniere , nelle caccie, nelle pesche, nei pa
scoli, nelle colture e nei travagli campestri di qualunque specie.
- Siam noi, vi diranno essi, sono i nostri travagli penosi ed assidui che pre
pararono questa ricolta e'che ora lhanno fatta .
certo che la prima porzione delle ricolte appartiene a quegli operai, a titolo
di giustizia, a cagione dei travagli ch eglino hanno fatti; a titolo di saggezza, a
cagione dei travagli che debbono necessariamente continuare a fare tutti i giorni
a favore della ricolta futura. - Ma quale porzione di ricolte pu essere dovuta
a que'sempllci operai o manovali? Debb essere questo il vostro dubbio. Sar fa
cile chiarirlo.
In seconda linea, si presentano tutti glimprenditori e direttori delle intraprese
produttive; tutti coloro che si chiamano propriamente coltivatori in capo, a titolo
di fitto o di amministrazione. \
affare nostro, vi diranno essi, di salariare gli operai di cui abbiamo bi
sogno, tanto e quanto essi hanno bisogno di noi. per una convenzione libera
tra essi e noi che i loro salarii sono regolati. Se essi il ricevano dalle vostre mani,
e a nostro discarico, e conformemente alle convenzioni che -noi abbiamo fatto
con loro n.
Niente senza dubbio pi equo n pi vantaggioso, dal momento che la con
venzione sia volontaria, dal momento che non ci sia nessuna coercizione dalla
parte dei coltivatori in capo, nessuna oppressione delle libert, nessuna frode,
nessuna violenza ne da una parte ne dall'altra.
Voi siete sicurissimo di fare un atto di giustizia e di saggezza, eseguendo le
convenzioni perfettamente libere del capo di qualunque intrapresa produttiva coi
suoi cooperatori suhalterni. '
Rimrdatevi che l influenza di questo capo sopra quegli operai e sopra i loro
travagli un'inuenza prospera in proporzione del suo sapere, della sua emula
zione, desuoi mezzi; chella tende per l'insieme delle operazioni, colla perfezione
degli strumenti, colla fecondit degli spedienti e la grandezza delle anticipazioni,
a moltiplicare la ricolta risparmiando il tempo, gli uomini e l'estensione del suolo
coltivabile.
Qui dunque questi coltivatori in capo, questi imprenditori e direttori delle
intraprese produttive dei tre regni della natura, reclamano il loro diritto.
Ecco i nostri titoli, essi vi diranno; non solamente noi eravamo incaricati,
1 di pagare tutti i salarii di questi operai diversi che voi avete soddisfatto in
nome nostro; ma inoltre , 2 noi avevamo fornite le sementi e le altre spese ne
cessarie alle intraprese produttive; 5 noi avevamo fatte a nostre spese le antici
pazioni primitive di strumenti, d atrazzi, danimali, di mobili, di previsioni sino
alla concorrenza di un capitale considerevole che ci bisogna mantenere e rinno
vare continuamente, perch l uso stesso che se ne fa e gli accidenti diversi ten
dono incessantemente a farlo deteriorare. Noi abbiamo corso tutti i rischii delle
stagioni; noi potevamo,per cento cause naturali o fattizie, essere privati delle nostre
speranze e non raccogliere nemmeno il valore delle nostre sementi, quello delle no
stre pi piccole spese giornaliere, o dei salarii che noi davamo aglinmi operai .
Nulla di pi vero di questo ragguaglio; in conseguenza niente di pi inconte
stabile dei diritti pretesi, sulla ricolta presente dai capi e direttori delle intra
prese rurali.
052 IAUDEAU.
Bisogna dunque per giustizia e per saggezza prelevare su questa raccolta,
primieramente, la restituzione intiera e perfetta di tutte le spese o sborsi annui e
giornalieri che debbono farsi ancora, e continuamente per operare la ricolta fu
tura. Secondariamente, bisogna prelevare tutto ci che esige il mantenimento abi
tuale, la riparazione, la rinnovazione dell'oillcina, o dell'insieme degli utensili
d'ogni genere, che formava la massa delle anticipazioni primitive. in terzo luogo
bisogna aggiungere un giusto compenso delle anticipazioni, delle fatiche, dei pe
ricoli; perch non si pu mica sperare che una classe numerosa, ricca e istruita,
, anticipi capitali considerevoli, si prenda cure innite e continue, si esponga a ri
schii grandissimi senza ritrarre questo giusto compenso.
. . Ma non andate a prendervi la briga di fare voi stesso tale valutazione; ella
e bell'e fatta, ed ora la saprete.
in terza linea, s'avanzano i proprietarii fondiarii che dissodarono il suolo, co
struirono gli ediilzii, fecero le piantagioni ed i chiusi a loro spese, o che ne rim
borsarono tali anticipazioni, comperando i poderi gia preparati.
I direttori in capo delle intraprese rurali sono nostri iittaiuoli o nostri am
ministratori, vi diranno i proprietarii. Se sono nostri fittaiuoli il compenso bell'e
fatto dai patti del fitto; dopo avere estimata la massa delle anticipazioni primi
tive o di loro primo impianto; dopo aver calcolato le spese annue e giornaliere
di qualunque specie , dopo aver tenuto conto dei rischii o buone fortune, eglino
hanno promesso di darci in natura o in danaro la tale porzione di ricolte, tenen
dosi soddisfatti col rimanente, tanto per loro medesimi come pei loro operai,
spese e beneficii qualunque. Se sono nostri amministratori, essi ne debbono un
conto esatto e particolareggiato della loro gestione, che distingue le spese e il pro
dotto netto, 0 rendita chiara e liquida. Questa rendita ci appartiene a titolo di
giustizia e di saggezza siccome a quelli che hanno fatto alla terra le anticipa
zioni fondiaria, e che abbiamo il carico di mantenerle e conservarla .
Niente di pi equo senza dubbio: perci voi avete gi tre linee l'rale quali
si fa naturalmente una ripartizione amichevole e di buona fede, per convenzioni
libere. Le due prime linee che sono primamente gli operai, quindi i capi delle in
traprese produttive, prelevano sulla raccolta le riprese o le spese indispensabili
che precedono e procacciano le molte: 1 rispetto alle anticipazioni primitive
fatte in massa all'epoca del primo impianto, essi prelevano tutto ci che neces
sario tanto al mantenimento di esse quanto al giusto beneficio di coloro che le
hanno fatte e risicate; 2 rispetto alle anticipazioni annue e giornaliere la tota
lit di queste spese o erogazioni che incessantemente si rinnovellano nel loro
'mtiero.
La terza linea che quella dei proprietarii fondiarii, ha reclamato tutto il ri
manente , a titolo di prodotto netto 0 di rendita chiara e liquida e voi non avete
avuto nessuna ragione per contrastarle quel resto tutto intiero.
Ma ecco delle nuove pretese, che si tratta di giudicare colla medesima legge
di giustizia e prudenza. in quarta linea, si avanzano tutti i mandatarii qualunque
della vera autorit sovrana insegnatrice, protettrice, amministratrice, tutti coloro
che adempiono a qualche ollicio sociale.
Non basta mica, vi diranno essi, per fare delle ricolte, di avere delle an
ticipazioni primitive o annue fatte dai coltivatori, e delle anticipazioni fondiarie
fatte dai proprietarii , e d'uopo ancora ci sieno le anticipazioni sovrano dell'au
lx'i'nonuzionr; ALLA FILOSOFIA nc'osomca. 555
torit. 1 Quelle spese tondiarie, quelle spese preparatorie e operanti la coltura ,
non si fanno in uno Stato che in proporzione del sapere e dellemulazione che vi ci
fa nascere l'autorit insegnatrice; che in proporzione della pace e della sicurezza
che vi ci procura l'autorit protettrice giudiziaria, politica o militare; che in pro
porzione dei mezzi, dell'agiatezza che vi ci fornisce l autorit amministratrice,
colle facilit che presentano le grandi propriet comuni ch'ella forma sulla su
percie dello Stato. 2 Quelle stesse anticipazioni, una volta fatte non prosperano
sino alla ricolta, e non assicurano sopra questa ricolta i diritti del coltivatore e
del proprietario se non per mezzo dell'autorit che li guarentisce. 5 La ricolta,
una volta fatta, i coltivatori stessi ed i proprietarii fondiarii non possono farne
uso pei loro godimenti personali, ed anche per la maggior parte delle loro anti
cipazioni preparatorie e delle loro anticipazioni fondiarie se non per linterven
zione delle arti sterili e del commercio, che non si stabiliscono e non oriscono
in uno Stato se non in proporzione della grande prosperit dell' arte sociale o
dell'esercizio dellautorit tutelare e beneca.
Le nostre funzioni, i nostri travagli, in qualit di mandatarii della sovra
nit sono dunque le cause prime che vi fanno operare le anticipazioni fondiario,
le anticipazioni primitive o annue dell intrapresa produttiva , che ve ne conser
vano i frutti, che vi rendono utili questi frutti, procurandovi i mezzi dimpiegarli
nelle manipolazioni, e di cambiarli con qualunque specie di godimenti utili o
piacevoli.
Noi abbiamo dunque un diritto incontestabile ad a'acciare in questa massa
di ricolte. Voi avete consentito che gli operai ed i direttori in capo delle intra
prese produttive prelevassero la porzione loro su questa massa a titolo di riprese.
Niente di pi giusto n di pi saggio. I proprietarii hanno reclamato il resto
a titolo di prodotto netto 0 di rendita chiara e liquida.
Ma prima che sia aggiudicato tutto intiero noi abbiamo un diritto inconte
stabile a fare ssare la porzione necessaria al mantenimento, alla perfezione delle _
anticipazioni sovrane dello Stato, alle paghe abituali e giornaliere di tutti 1 man
datarii dellautorit suprema, insegnatrice, protettrice, amministratrice .
impossibile di contestare la giustizia di questa pretesa, l'efficacia dei lavori
che invoca per titolo, e la prospera inuenza loro sulle ricolte e sul prodotto
netto, perch tutto ci di suprema evidenza.
dunque d'uopo aggiudicare alla sovranit una porzione ssa e determinato.
del prodotto netto, 0 della rendita chiara e liquida annua dei fondi produttivi dei
tre regni. Ma quale porzione? questo il solo problema che possa impacciare.
Ecco i principii della soluzione. I proprietarii fondiarii sono incaricati di mau
tenere e riparare i loro retaggi, che la natura incessantemente tenderebhe a dote.
riorare; oggetto necessario e indispensabile a prelevare sul prodotto netto, oggetto
che appartiene essenzialmente e necessariamente alla cosa stessa e che non
disponibile, come l ho gi pi sopra notato, vale a dire che non lo si pu impie
gare in altre spese senza degradare la produzione e in conseguenza fare il male.
Questa porzione privilegiatache non debbe essere meno sacra delle riprese
del coltivatore, poich ella del paro necessaria alle ricolte future, debbe assor
bire annualmente il terzo del prodotto netto, tanto pi che d'uopo incessante
mente migliorare e perfezionare, se non si voglia scadere, perch gli accidenti
naturali tendono continuamente a deteriorare le anticipazioni fondiarie che sono
554 aauosw.
una specie di violenza fatta dall'industria degli uomini allo stato llsico e primitivo
del suolo che noi abitiamo. .
dunque per prudenza indispensabile in vista dell'avvenire, che bisogna
lasciare al proprietario fondiario il terzo almeno del prodotto netto annuale, a
titolo di rendita non disponibile, a titolo di deposito per il mantenimento ed il
miglioramento del suo retaggio, deposito ch'egli non pu violare senza rendersi
colpevole di lusso 0 di un eccesso, la conseguenza del quale sar la rovina de'suoi
fondi, la degradalione delle sue ricolta, il male per essenza , di cui sar esso la
prima vittima, esso e la sua posterita.
Ma appartiene inoltre al proprietario fondiario un'altra porzione di prodotto
netto a titolo di giustizia, primamente a cagione delle anticipazioni fondiarie che
egli ha fatte per formare il suo retaggio o per renderselo proprio , acquistandolo
gi preparato; secondariamente a causa delle fatiche e delle cure continue ch'egli
obbligato di subire per mantenerlo e per farlo coltivare, a cagione dei rischii
che esso corre per parte della natura, per parte degli uomini, specialmente del
linsolvibilit de'suoi coltivatori sia a titolo di tltto, sia a titolo di amministra
zione.
L'interesse universale degli Stati e dell umanit tutta intiera essendo eviden
temente, che il suolo sia coperto quanto pi possibile di grandi e ricche antici
pazioni fondiarie, che lo rendano suscettibile delle intraprese produttive, e evi
dentcmente necessario che l'uomo savio e beneco, che consacra le sue ricchezze
e le sue cura alla terra per renderla lruttlilcante, raccolga dalle sue spese e dai
suoi travagli una giusta ricompensa. Niun uomo ragionevole vorrebbe fare tale
impiego delle sue facolt e delle sue propriet mobiliari, segli ci perdesse la sua.
messa, il suo tempo e le sue fatiche.
anche d'interesse universale che questo impiego sia uno dei pi prollttevo'li
e del pi sicuri che gli uomini possano fare dei loro talenti e delle loro ricchezze.
La legge della giustizia e quella della prudenza si riuniscono dunque per al
tribuire almeno i due grossi terzi del prodotto netto 0 rendita chiara e liquida, a
ciascun proprietario fondiario; un primo terzo non disponibile , ma allldato come
deposito sacro, la cui destinazione necessaria il mantenimento, in riparazione,
la rinnovazione periodica, e il miglioramento continuamente indispensabile delle
anticipazioni fondiarie anteriormente fatte; un secondo, come giusta ricompensa.
delle spese, dei travagli e delle cure del proprietario.
Resta poco meno di un terzo di questo prodotto libero e netto che possono
rivendicare in corpo i mandatarii qualunque della sovranit, e questa pretesa
fondata da parte loro sui due medesimi titoli di quella dei coltivatori e dei pro
prietarii londiarii.
Eglino domandano una porzione a titolo di giustizia, come ricompensa delle
loro fatiche, delle loro cure, delle loro anticipazioni sovrane, che hanno eviden
temente iniluito sul nascimento e sulla conservazione della ricolta; ed a titolo di
saggezza, come necessaria al mantenimento, alla perfezione continua delle grandi
istituzioni sociali dellautorit insegnatrice, protettrice e amministratrice, che sono
l'oggetto delle anticipazioni sovrane, cause necessarie o condizioni indispensabili
delle anticipazioni fondiarie, delle anticipazioni preparatorie e operanti l'intra
presa, ed anche di tutti i lavori dell industria manipolante, vettureggiante e no
goziante.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA acos'osucz. 555
Eccovi dunque disimpegnate senza molta fatica, e certamente senza niuna
ingiustizia della ripartizione di tutte le ricolte. Voi non potete avere su questa
ripartizione n scrupoli, ne rimorsi. Gli operai della coltura o dell'altra intraprese
produttive avevano la porzione loro regolata da una convenzione libera tra loro e
i capi o direttori di quelle intraprese. Costoro, che formano la seconda linea, ave
vano parimente un conto, fatto o da fare liberamente, rispetto ai proprietarii ton
diarii, che avete veduto comparire nella terza linea. Le due prime hanno ricevuto
davanti a voi la totalit delle riprese che loro appartenevano.
Ma nell aggiudicare ai proprietarii fondiarii il resto della ricolta a titolo di
prodotto netto, voi avete loro associato per sei ventesimi, per esempio, cio meno
di un terzo, i mandatarii della sovranit che si sono presentati in quarta linea.
in questo modo tutta la massa delle ricolte e consegnata; voi non avete pi nulla
a distribuire.
Vi rimane non di meno, in quinta linea, una folla numerosissime. Tutta la
classe sterile e la che domanda le sue sussistenza, le sue materie prime: cosa do
vcte voi risponderle? Eccolo:
Queste sussistenze e queste materie prime sono tutte distribuite tra le qnat,
tre linee che vi precedono, perch elleno hanno fatte delle anticipazioni, perch
elleno si son date delle cure, perch elleno hanno corso dei rischii per farle na
scere e raccoglierle in pi grande abbondanza, perch il loro impiego giornaliero
e continuo e di produrne altre simili nello avvenire.
Ma queste sussistenza, queste materie prima, non sono ancora tra le lor
mai se non che nello stato grezzo della loro semplicit primitiva; elle ci sono
distribuite nell' ordine della ricolta e non nellordine del consumo; alla non for
mano ancora, a parlare propriamente, degli oggetti di godimenti bellc preparati.
'locca alla vostra industria manipolarli, t'oggiarli, vettureggiarli, cambiarti,
per modo che ne risultino veri godimenti eli'ettivi. Le vostre facolt, i vostri ta
lenti, la vostra volont, stanno in voi. Le due linee di coltivatori, quella dei pro.
prietarii fondiarii, quella dei mandatarii della sovranit, hanno rispettivamente
bisogno della vostra industria, dei vostri travagli, altrettanto che voi ne abbiate
delle loro derrate; fate con ciascun di loro delle convenzioni libere che vi procu
reranno agli uni ed agli altri dei godimenti utili e piacevoli .
Tenendo questo linguaggio, non abbiate mica timore di parere ingiusto e ir
ragionevole a questa folla duomini che compongono la quinta linea; niun di loro
ha pretese dirette sopra nessun suolo ne sopra nessuna ricolta in particolare, niun
di loro occupandosi di travagli truttilicanti. Eglino tutti sanno che non trattano
guari immediatamente colla terra ma coi coltivatori, coi proprietarii, cogli agenti
dell autm'it suprema.
Essi non avevano dunque che due interessi, relativamente alla ripartizione di
cui voi siete stato 1 arbitro.
il primo di questi interessi, era che la legge di prudenza e di giustizia fosse
da voi osservata rispetto a tutti i pretendenti, allnche dalla vostra ripartizione
potesse risultare il mantenimento e la perfezione di tutte le intraprew produttive
e delle ricolte che ne sono la conseguenza, non la loro degradazione e la loro
rovina; perch evidente che la sorte della loro linea diventerebbe peggiore, se
la massa delle sussistenza e delle materie prime andasse diminuendo in luogo di
accrescersi.
656 I BAUDEAL'.
Il loro secondo interesse generale e universale, e che dopo la ricolta e la ri
partizione che voi ne avete fatta fra le quattro prime linee voi diate ad essi, a
tutti e ciascuno di essi, piena libert d impiegare i loro talenti acquisiti o natu
rali, per procurarsi, coi servigi, ch'eglino sapranno, potranno e verranno rendere
agli altri i godimenti ch'essi crederanno esser utili o piacevoli a se.
A queste due condizioni, voi li vedete raticare con applauso la ripartizione
che voi avete ordinato, o a meglio dire, la ripartizione bell'e fatta dalla giustizia
e dalla ragione che voi avete lasciato fare in presenza vostra e che voi non avete
punto turbato.
cos che nelle monarchia economiche la percezione del reddito pubblico ,
che altrove cagiona tante agitazioni, tanti impacci, tante ingiustizie, che non
sembra fondato altro che sulla forza e la depredazione negli Stati male ordinati,
non al contrario se non una ripartizione amichevole delle rendite annue, ripar'
tizione naturalmente fatta dalla giustizia, e dalla ragione, che gli uomini non
hanno mica a regolare, ma soltanto a non iseompigliare con errori distruttivi.
Se la porzione del prodotto netto, 0 della rendita chiara e liquida annua dei
fondi produttivi, fosse una volta regolata sul piede di circa sei ventesimi, e mai
dippi (a cagione del mantenimento e del miglioramento indispensabile delle an
ticipazioni fondiarie, che fa si che un terzo della rendita non sia disponibile e
sovente anche pi , ed a cagione della necessit indispensabile di far trovare al
proprietario fondiario il giusto interesse delle sue anticipazioni, la ricompensa dei
suoi travagli, la bilancia de suoi rischii) allora le vendite e le compre, le divi
sioni, i cambii dei retaggi si stabilirebbero su questo principio, come pure le in
traprese delle stesse anticipazioni fondiarie.
Ogni proprietario saprebbe eh egli non acquista pe' suoi eredi. pe' suoi ces
sionarii o aventi causa, se non che quattordici ventesimi, o un poco pi dei due
terzi del prodotto netto annuale di un fondo messo in coltivazione; che il rima
nente non suo ma della sovranit (i).
Egli sa che il diritto della sovranit sopra un poco meno del terzo delle ren
dite territoriali chiare e liquide, fondato, come qualunque diritto giusto e ra
gionevole, sopra delle anticipazioni fatte, sopra dei travagli anteriormente com
piuti, ed anche sulle medesime anticipazioni, sui medesimi travagli da continuare,
sull etilcacia, produttiva di quelle medesime rendite di cui sono una causa elli
ciente, una condizione indispensabile, senza le quali un tale prodotto netto non
esisterebbe.
Questa percezione, cos regolata, non ha dunque guari il carattere di ci che
si chiama imposta (2); non e guari, come si pensa, e come si dice con qualche
apparenza di ragione negli Stati male amministrati un sagrilicio che ciascun fa
di una porzione della sua propriet per conservare il resto.
(i) lo rispondo. in secondo luogo, che se le terre sole erano aggravate della contri
buzione alle spese pubbliche, allorch una volta questa contribuzione sar regolata, il
capitalista che le comprerebbe non conterebbe punto sull'interesse del suo danaro la
parte del reddito attribuito a questa contribuzione; medcsimamente che un uomo che
compra oggidi una terra non compra punto la decima che riceve il curato. neppure lim
posta conosciuta, ma il reddito che vi resta, deduzione fatta di questa decima e di que
st' imposta . (Turgot, Riess. sulla form. e sulla distribuzione della ricchezza, S 97. -
Vedi ancora: Paragone dell'imposta diretta e dell'imposta indi-retta.
(il Vedi la nota antecedente.
'

is'rnonrzioan ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 557.

La parte determinata del prodotto netto che riceve la sovranit, non la pro
priet di nessun altro, non avendola chicchessia acquistata , n colle sue fatiche
e colle sue spese creatrici di un nuovo retaggio , ne col rimborso di cotali spese
quando ne ha fatto la compra.
l'autorit sovrana che l' ha meritato, perch i travagli d istruzione, di pro
tezione, di amministrazione hanno procurato antecedentemente, procurano at
tualmente, e procureranno in avvenire, 1 al proprietario stesso il sapere, il vo
lere e il potere di operare delle anticipazioni fondiarie; 2 ai coltivatori il sapere, il
volere, il potere di renderle frutticanti colle anticipazioni primitive o annue dell
intrapresa; 5" a tutta la classe sterile il sapere il volere e il potere di rendere i
frutti di queste anticipazioni capaci di procurare i godimenti, utili o piacevoli che
formano il benessere.
1 proprietarii fondiarii sarebbero dunque ingiusti e insensati di contestare un
tale diritto della sovranit, che a lei devoluto a titolo di propriet legittima
mente acquistata pel vero titolo naturale attributivo delle propriet, col travaglio
creatore, senza del quale tali oggetti non esisterebbero.
Una ripartizione amichevole, fondata sopra principii tanto naturali caratte
rizza lo stato felice della vera societ, vale a dire lunit di vedute, il concorso
pacifico e tacito dei travagli verso un solo e medesimo oggetto, verso la molti-_
lllit'zione continua e progressiva della riproduzione totale annuale e della ren
dita chiara e liquida, o prodotto netto, delle propriet fondiario.
Questa ripartizione amichevole, questo riconoscimento naturale del vero red
dito della sovranit formerebbe dunque un carattere distintivo delle monarchie
economiche, carattere angusto di pace, di ragione e dequit.
La ruggine di cui i vecchi pregiudizii avevano infette le nostre menti e tal
mente inveterata, che una verit tanto chiara, e tanto preziosa ha sofferte le pi
inconcepibili dillcolt , e che si e confuso quest andamento della natura dettato
dallevidenza e dalla necessit stessa, colle opinioni le pi problematiche ed i
sistemi pi complicati; di maniera che ci ancora indispensabile di ribattere le
allcgazioni che in buona fede si oppongono al linguaggio il pi preciso della ra
gione e della giustizia.

IV. - Risposta alle obbz'csioni contro la percezione economica.


dei veri redditi della Sovranit.
Si possono ridurre a tre capi tutte le difficolt proposte dai prcgindizii e dallin
leresse personale, contro questordine cos semplice e cosi naturale di percezione,
che non se non una ripartizione amichevole evidentemente fondata sulla sag
Bella e sull'equit.
Primamenle, si dice, tutti i cittadini dello Stato godono dell'istruzione, della
protezione civile , militare e politica, della buona amministrazione interiore, e
delle grandi propriet comuni che questa mantiene. Essi devono dunque tutti
allautorit sovrana il prezzo di tali suoi travagli beneci. Perch dunque esentate
\0i da questo dovere le due prime linee composte dei manovali e dei capi di qua
lunque intrapresa produttiva; e le due ultime, composte di tutti i mandatarii
della sovranit considerati come tali, e di tutti gli uomini consacrati alla classe
sterile? Perch non vi dirigete voi altro che alla linea di mezzo, composta dei
proprietarii fondiarii 3 Perch ti gravate voi, essi soli, essi e i retaggi loro,
558 BAUDEAU. \
di pagare il debito universale? Non e questo a solo primo colpo d'occhio una
grande ingiustizia P
Secondamente, m cosa facile di conoscere esattamente il prodotto netto
ed annuale dei retaggi fondiarii, e di farne in tutto un grande imperio, una va
lutazione equa senza cagionato nessun pregiudizio ne al proprietario, ne alla so
vranita? Quale immenso travaglio, quali diiiicolta, quali frodi o quali vessazioni!
Terzatnente, e egli possibile che nei vasti Stati in cui il Sovrano obbligato
di fare un grande e forte dispendio, il terzo all'incirca del prodotto netto dei
fondi produttivi soltanto, sommnistri un reddito sufficiente? E se questo terzo
non basta, non operate voi la rovina dei proprietarii e dei loro retaggi?
Sono queste le tre diilicolta che si considerano tuttavia come reali e quasi
insolubili, tanto grande la potenza dell'abitudine e dell interesse personale.
Eccola risposta alla prima. Non e veruna delle classi della societ che debba
soddisfare ai sacri diritti della Sovranit, perch niuna di loro ne ha il potere,
non i proprietarii fondiarii pi che gli altri.
Luomo per se stesso nulla , nulla pu, e io dico luomo il pi dotato
di tutti i talenti utili e piacevoli; dico anche pi, l uomo ricolmo d'oro e
d'argento, che il volgo ha l'abitudine di riguardare in certa guisa come la sola
ricchezza.
Quel mortale tanto abile, tanto danaroso, morra di fame senza avervi resoil
minimo servigio, se voi non avete a somministrargli sussistenze e materie prime,
pi o meno manipolate.
dunque evidentemente la massa delle sussistenze e delle materie prime che
tutto: qualunque la possedesse intiera avrebbe a sua disposizione i talenti e i
travagli di tutti gli uomini che compongono tutte le classi di tutti gli Stati ; poi
che, inne, godere delle sussistenze con una consumazione subita, ed usare delle
materie manipolate con una consumazione lenta, parziale successiva, questo e
ci che forma la vita e il benessere di tutti gli uomini, il fatto senza del quale il
patimento e la morte sono inevitabili.
dunque un errore molto assurdo in politica di sostituire gli uomini, che
per se stessi non hanno altro che bisogni, alle produzioni naturali annualmente
raccolte, il godimento delle quali soddisfa questi bisogni.
La classe inticra dei mandatarii del Sovrano ha i suoi bisogni da soddisfare;
ella ha un diritto legittimamente acquistato alle produzioni annualmente necessa
rie a questoggetto Datele la porzion sua in natura o datelene il valore in danaro,
ci che torna lo stesso, semprech le produzioni esistano e possano essere ac
quistate; tocca a lei trovare gli uomini e le cose utili; ma temete cheila
ne manchi.
Non dunque guari sui proprietarii fondiarii che si esercita il diritto del
Sovrano, e sulla riproduzione totale annuale dello Stato, che contiene la vita
e il benessere di tutti gli uomini, e che rinchiude implicitamente tutti i travagli
umani.
Non e, come l ho fatto vedere, a danno di nessuno, ma al contrario per
lo benessere di tutti, che si esercita tale diritto rispettabile.
Nessun uomo potendo in fondo nulla pagare se non in sussistenze o in ma
terie prime (poich pagare in travaglio personale o in moneta e dare in paga
mente le sussistenze e le materie prime che il vostro danaro o il vostro travaglio
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA- 559
personale vi procurassero) il Sovrano che ha prelevato, sia in natura, sia in
danaro, la sua parte giusta e ragionevole di sussistenza e materie prime, e evi
dentemente pagato anticipatamente.
lcoltivatori, i proprietarii, non avendo nella ripartizione amichevole ritenuto
se non le porzioni giustamente e ragionevolmente giudicate necessarie al mante
nimento e allaccrescimento progressivo delle intraprese produttive; e la classe
sterile, non avendo nulla che ella non abbia ricevuto da loroodai mandatarii del
Sovrano, per cambio e convenzione libera, qualunque diritto soddisfatto, qua
lunque debito e pagato. ,
Ma il Sovrano protegge, facilita, istruisce il commercio e le arti; egli ha
dunque un diritto sopra di loro, sui loro travagli, sui godimenti che ne risultano;
ai, senza dubbio: ma tale diritto si esercita pagando, ed soddisfatto, quando vi
si anticipatamente dato di che pagare.
La riproduzione totale annuale comprende tutto ci che debbe servire al go
dimenti della classe sterile come a quelli delle altre tre. in conseguenza tutto ci
che debbe pagare i suoi travagli. Vi si da la vostra porzione giusta e legittimain
questa produzione totale: voi avete dunque ricevuto anticipatamente ci che oc
corre per pagare a tutti i travagli della classe sterile di cui voi dovete godere:
nulla di pi evidente. Che voi abbiate un diritto a tale godimento dei travagli
della classe sterile, non si pu ritenere che lo vi si voglia contestare, quando vi
si mette anticipatamente in mano ci che duopo per attuare tale diritto a vo
stra volont.
Tutta questa prima obbiezione, tanto dette e ridetta, consiste dunque in un
errore sull'oggetto della percezione. Non sono gli uomini che devono, non sono
gli uomini che pagano: sono le produzioni naturali annualmente raccolte e con
sumabili, in sussistenza, o in lavori di durata. Questo principio incontestabile,
una volta compreso, la ripartizione che voi avete fatta della ricolta, compie evi
dentemente ogni giustizia.
La seconda obbiezione non pi dilllcile a risolversi: cercare di conoscere il
vero prodotto netto abituale di ciascun retaggio o di ciascun fondo produttivo,
non poi mica certamente correr' dietro ad un oggetto tanto dillicile a cogliersi
come s immagina.
Non ce una sola terra, nel pi grande imperio, la rendita della quale
chiara e liquida non sia, o conosciuta perfettamente, o pronta ad esserlo in
ventiquattr'ore.
Imperocch nalmente, qualunque allitto , qualunque vendita, qualunque di
visione, qualunque camhio, qualunque ipoteca suppone evidentemente una tale
cognizione del prodotto netto abituale.
Ora, vero il dire che non esiste un solo retaggio che non potesse essere al
ttato, venduto, diviso, cambiato, ipotecato nello spazio di ventiquattrore, sei
proprietarii fossero d'accordo con qualche altro contrattaute.
Voler conoscere la rendita chiara e liquida annua di ciascuna terra per esti
mazione comune del suo stato abituale, e dunque cercar una cosa bell trovata.
Supponete che il godimento di ciascun fondo particolare venisse a cadere per
successione indivisa a diversi coeredi, credete voi che fosse loro impossibile
o anche dilllcile di regolare la porzione che a ciascun di loro spettasse nel
prodotto netto? No, senza dubbio;questa un'operazione che si fa tutti i giorni.
560 numsau.
Or bene! la sola da farsi per la percezione economica dei veri redditi dello
Stato.
Il mandatario locale della Sovranit, incaricato di reclamare la porzione
fissa e determinata del prodotto netta che forma il patrimonio pubblico, non ha
che quest'operazione da fare di tempo in tempo, ad epoche sse e regolate con
ciascun proprietario fondiario. Il metodo n' per lui atfatto semplice, atfatto na
turale, come tra coeredi di buona fede che vogliano dividere, come tra vicini che
cambiino, come tra il compratoree il venditore, come tra chi piglia e chi da a
prestito con ipoteca, e che vuol sapere il valore della sua ipoteca, come tra il
proprietario e il fttajuolo, che si presenti per prendere la terra in affitto.
Ma il Sovrano sara ingannato dalla frode o dallerrore del mandatario locale.
Parimente quale e il genere di percezione nella quale il Sovrano nol sia, o pel
contrabbando, o per la mala fede degli impiegati, o per la loro negligenza?
Secondamente, se c qualche occasione in cui la frode sia pi rara e meno a
temersi, sicuramente codesta, la quale avrebbe migliaja di testimonii ed una
prova sica sempre sussistente; poich inne un sovrastante locale, le cui ope
razioni destimo del prodotto netto di ciascun retaggio fossero rese pubbliche e
messe tra le mani di tutti, non potrebbe per favorire un privato fare al Sovrano
un pregiudizio considerevole, senza aver per testimonii parlanti della sua preva
ricazione tutto il vicinato del proprietario e de suoi fondi. Gli uomini, natural
mente giusti da una arte, invidiosi e criticatori dall'altra, non mancano mai di
denunciare silatte malversazioni ai superiori di coloro che le commettono: niente
sarebbe dunque pi facile che la veritlcazione, poich il retaggio dolosamente
male stimato sarebbe un testimonio muto sempre sussistente, e sempre pronto ad
operare la convinzione del colpevole, la restituzione in favore del Sovrano.
Terzamente, inne, quandanche sfuggissero alcuni piccoli errori favorevoli
ai proprietarii nei particolari dellestimo e della percezione, non sarebbe poi mica
un grandissimo male; perch, in fin dei conti, e abbastanza evidente che quei
piccol favore ridonderebbe prestoo tardi al miglioramento del retaggio fondiario,
allaccrescimento della coltura e per una conseguenza necessaria all'aumento del
reddito della Sovranit.
Ma che! si dice ancora, voi vorreste che ad epoche fisse e regolate, si rifa
cessero dei nuovi estimi comei proprietarii fanno dei nuovi aliitti?
Si, senza dubbio, aliinch la Sovranit fosse sempre e realmente in societ in
ripartizione elfettiva dei profitti e delle perdite colla classe proprietaria e coltiva
trice, la qual cosa la mette pur anche in societ reale colla classe sterile, la sorte
della quale evidentemente dipende dalla prosperit delle altre due.
E questo uno dei principali legami economici delle Societ incivilite, quello
che si e pitrascurato nei grandi Stati mal ordinati che non ne hanno che troppo
e assai funestamente sofferto.
Consultiamo prima di tutto la giustizia. Credete voi chei proprietarii fondiarii
propriamente detti, ed unicamente considerati come tali, che migliorano le loro
rendite, sieno i soli ad operare tale miglioramento? Voi cadreste in gravissimo
errore. Qualunque accrescimento di rendite territoriali suppone necessariamente
trc cause riunite: la perfezione dell'arte sociale esercitata dai mandatarii dell'au
torit, la perfezione dell'arte produttiva esercitata dai coltivatori in capo. Fate
anticipazioni fondiarie quante pi vi piaccia, se da un lato il disordine, la licenza
INTRODUZIONE ALLA LosoFu acosozurcz. 561
e l'ingiustizia regnano nello Stato; se le vessazioni, i monopolii, le proibizioni, le
tasse vi si moltiplicano; se le grandi propriet comuni, se l'istruzione e l'emula
zione vi si degradano, credete voi che le vostre rendite si accrescano egualmente
per mezzo delle stesse anticipazioni fondiarie, come quando l'istruzione, la pro
tezione, l'amministrazione andassero perfezionandosi? La cosa evidentemente
impossibile.
" Non attribuite dunque a voi solo d'esser causa dell'accrescimento della vostra
rendita fondiaria che ci sarebbe un ingratitudine ingiustissima verso l'autorit
che compie sempre meglio le sue funzioni di Sovrano, come voi sempre meglio
eseguite le vostre di proprietario. .
E notate bene inoltre questa verit importantissima, che l'accrescimento delle
rendite territoriali proporzionale non solamente alle vostre anticipazioni fon
diarie, ma pur anche all' agiatezza ed all emulazione della classe coltivatrice,
vale a dire che va di pari passo colla libert, collimmunit, colle facoltcbe gli
procura la Sovranit.
Imperoccb, come tra poco io lo spiegher pi minutamente, prendete una
tenuta d'aliittare bene preparata dal proprietario, e fate questa domanda: Quale
somma di rendita annua pu questo fondo fruttare, libera e netta in ogni anno al
proprietario?
A tale domanda, ecco la risposta che qualunque uomo istruito vi dar: Ci
dipende dalla ricchezza e la scienza del littajuolo, che far la locazione, dipende
dalla libert e dalla immunit delle quali godr, dipende dalle facilit che esso
avr per lo spaccio delle sue derrate. _
Un coltivatore molto ricco di anticipazioni primitive, molto istruito nell'arte
sua, perfettamente libero eimmune, sicuro de suoi spacci, vi darebbe dello stesso
fondo il doppio, il triplo di rendite annue, e farebbe ancora per se un grosso
benecio.
Un coltivatore povero, male istrutto, inceppato, vessato, smunto e senza
spacci, non vi dar della stessa tenuta che il terzo di prodotto netto e per
giunta vi si roviner egli medesimo. '
Miglioramento delle rendite territoriali e dunque per due ragioni un effetto,
una causa ecttiva del quale certamente la Sovranit buona insegnatrice , buona
protettrice, buona amministratrice, altrettanto che la saviezza dei proprietarii
fondiarii.
Nello stesso modo che la degradazione delle rendite per due ragioni un ef
tetto di cattivo governo pubblico, altrettanto che di cattiva amministrazione dalla
parte dei proprietarii.
dunque di assoluta giustizia, che la porzione di patrimonio netto attri
hliito per patrimonio alla Sovranit, si accresca o si diminuisca sempre nel me
desimo tempo di quella che rimane al proprietario: bisogna che il Sovrano pro
tti degli accrescimenti e perda nelle diminuzioni, perch egli stato in gran
dissima parte causa etettiva degli uni e delle altre.
E lo bisogna altresi per saggezza o per previdenza dello avvenire. Se voi
isolate una volta gl' interessi della Sovranit da quelli dei proprietarii fondiarii,
Voi perderete tutta la catena veramente sociale. .
Ho qui spiegata quest idea fondamentale e della pi sublime importanza. il
Sovrano e tutti i suoi mandatarii avendo in perpetuo per reddito annuo una
Econom. Tomo I. -- 56.
563 BAUDISAU.
quota fissa del prodotto netto un po minore del terzo, sempre crescente quando
il prodotto netto saccresca, sempre diminuonte quando il prodotto netto dimi
nuisca, un'associazione evidente e necessaria di vedute e d interesse tra loro a
tutte le classi della societ, perch la prosperit o la decadenza della classe pro
prietaria suppone manifestamente quella della classe coltivatrice e si trae dietro
indispensabilmente quella della classe sterile.
Lo stato dei proprietarii fondiarii essendo dunque evidentemente per questa
do pia ragione il vero termometro degli Stati incivilti, il colmo della saggezza
col egare a quello stato la ricchezza o la rovina del Sovrano, vale a dire l'au
mentazione, ola diminuzione del suo reddito.
Nella pi vasta monarchia economica, un arpento di terra non potrebbe es
sere degradato senza che il Sovrano ci perdesse, n vi ci potrebbe essere mi
gliorato, senza che il Sovrano vi guadagnasse: questo il sublime dello Stato
sociale.
Qualunque altra forma che la percezione diretta non sia, opera precisamente
il contrario, ed ci che rende le tasse indirette tanto viziose, tanto distruttive.
Ne volete voi un esempio luminoso? Rammentatevi quello che ho dato nel
capitolo precedente intorno ai protti del traffico marittimo.
Due popoli che raccolgono ciascuno la loro provvista di grani e di vino han
in disgrazia di perdere, l'uno tutte le sue biade, l'altro tutte la sue vendemmie.
Questo doppio disastro, che toglie loro la met. dei loro godimenti e delle 101'0
rendite, da luogo ad un grande commercio marittimo tra loro. perch eglino sono
costretti a fare molti cambii del grano dell'uno col vino dell'altro.
Se la percezione invece di essere dirotta sopra le ricolte e il prodotto netto
fosse levata dalle importazioni e le esportazioni,i redditi pubblici aumenterehbcro
in proporzione della rovina delle ricolte, e lungi dalloperareun interesse comune,
questa forma stabilirebbe la pi strana contrariet d' interessi.
Questo solo esempio basta per far comprendere il bene prezioso che risulta
necessariamente dalla percezione diretta di una quota sempre crescente e decre
scente colle rendite private di ciascun proprietario fondiario.
La qual cosa suppone e necessita estimi periodici ad epoche sse e prcvedute,
estimi che sono altrettanto giusti che vantaggiosi.
Quanto alla. terza obbiezione, ella in apparenza la pi ragionevole, ma ma
per questo la mica pi insolubile delle altre due. .
In molti Stati, si dice, il terzo, la meta, i tre quarti stessi della rendita libera
e netta di tutti i fondi produttivi non basterebbe alle spese annue del tesoro pub
blico; un fatto certissimo che renderebbe la percezione economica insulciente,
e che necessita le altre forme di tassazioni.
Primamente, per quanto reale fosse una tale necessit, sempre una gran
dissima disgrazia il vedervisi ridotti; e uno stato contrario allordine naturale,
una conseguenza degli errori e delle depredazioni di pi di un secolo.
Non dunque men vero che la percezione economica e la regola della 821
viezza e della giustizia. Non bisogna dunque apporre ad essa i nomi di Sistema,
di opinione, di sogno filosofico. .
evidentemente alle altre forme qualunque di tassazioni che tali nomi.
si addicono , pcrcli elleno sono tutte quante invenzioni fortuita proposte e
adottate ciecamente per soddisfare al bisogno del momento, senza essere stato
f
INTRODUZIONE ALLA zosoru ECONOMICA. 565
ucientemente esaminate e discusse, n nei loro principii, ne tanto meno nei
loro effetti.
La maggior parte sono cosi moderne, che se ne citano l'epoca e gli autori
della loro invenzione. La pi parte sono cosi stranamente e cosi visibilmente pre
giudicievoli che tutta Europa ne colpita.
Che il concorso delle circostanze le renda in qualche luogo un male necessa
rio, non questo quello che io qui voglia esaminare; ma non bisogna da ci con
eludere che alle sieno il vero bene, la regola naturale del buon ordine, la sor
gente della prosperit.
Nel caso di violenta burrasca, i naviganti sono costretti di gettare in mare le
loro ricchezze e per no le loro provvisioni; questo perci il governo abituale
del commercio marittimo, la regola ordinaria di qualunque navigazione?
Secondamente, con quale certezza potete voi assicurare che la met, che per
no i tre quarti del prodotto libero e netto annuale dei fondi di terra sarebbero
insufficienti alle spese pubbliche in que tali Stati che voi credete conoscere? Sa
pete voi veramente questo prodotto netto qual sia?
La domanda parr forse strana dopo quello che io stesso ho detto della fa
cilita di un tale estimo; nondimeno ella non e assurda, ed eccovene il perch:
Tutte le tassazioni e percezioni stabilite negli Stati dEuropa rendono diffici
llmimo, per non dire assolutamente impossibile a conoscervici la vera rendita
territoriale, ed questa verit assai facile a dimostrare.
Ascoltate la convenzione che fa attualmente questo proprietario con un fit
tajuolo, 0 il conto che regola col suo amministratore.
Quanto mi darete voi ogni anno di questa tenuta? dice il proprietario. La
I tal somma, risponde il flttajuolo, e non posso dare di pi senza rovinarmi.
Mettetevi voi ora di mezzo, e dite al coltivatore: Se io tu incarico di libe
' rarvi assolutamente da qualunque sorta d imposizioni, di tutto ci che in certi
- Stati si chiamano, taglie, capitazioni, utetmili, quartieri d inverno , cor
' vate, milizie, colette e lavori pubblici, dazi sul sale, sulle bevande, sulle compre,
- le vendite, i pedaggi, spese e false spese sugli operai, sulle mercanzie, sulle
- formalit giudiziarie, sulla liturgia pubblica, ed altre di qualunque specie che
' voi sarete obbligato di pagare per voi medesimo , per la vostra famiglia, pei
vostri garzoni, ed anche di tutto quello che voi sarete obbligato di rimborsare
I tacitamente per vostra parte agli artigiani, ai negozianti, alle persone di qual
' siasi abilita; del cui ministerio avrete bisogno giovarvi, forse che in questo caso
- di franchigia, dimmunit perfetta, voi non dareste a questo proprietario molto
1 pi della somma che gli avete offerta?
Se io non avessi nullaltro a pagare che il mio tto, nientaltro affatto, s,
senza dubbio, io darei molto di pi . Questa sar sicuramente la risposta di
qualunque fttajuolo, e non ce ne sar certamente uno solo che tentenni a farla.
Ma quanto dareste voi di pi? Oht qui sta il busilli; imperocch quale
uomo mai pu calcolare al giusto la porzione che ricade su di lui di tutte le
Spese, di tutti i danni che costano i diritti diversi, la loro percezione, le proibi
zioni, le vessazioni, le perdite di tempo, la cessazione di travagli che producono,
il contrabbando a cui danno occasione, le privazioni che necessitano? E un
conto impossibile a farsi con esattezza.
Voi sapete dunque in di grosso che la rendita libera e netta dei proprietarii
i364 llAl-DEAI.
fondiarii e successivamente diminuita da tutte le percezioni di questa specie, ma
voi non sapete mica di quanto.
La vostra asserzione e dunque assai leggermente avanzata, quando voi dite
che la met, che i tre quarti della rendita libera e netta non basterebbero alle
spese pubbliche. Voi parlate di rendita libera e netta attuale apparente, ma
questo evidentemente un fantasma che prendete per la realit.
E quale in vero la differenza tra questo fantasma e questa realita !
Quest' il problema pi dillicile a sciogliersi nei grandi Stati; dove il sistema
fiscale molto complicato: e forse un problema la soluzione del quale sarebbe
impossibile.
Ma in digrosso, frattanto, sarebbe facile provare che la differenza in parec
chie contrade molto pi della meta, quantunque senza potere precisamente sapere
quanto sia di pi.
Per esempio, si potrebbe citare uno degli Stati conosciuti nel quale esiste un
estimo recentissimo di rendite territoriali, che non le fa montare se non a quat
trocento milioni. '
vero che la valutazione probabilmente un po troppo scarsa, di modo che
si pu senza nessuna tema di errare, portare il prodotto libero e netto attuale
apparente a pi di quattrocento milioni.
Ma d'uopo osservare 1 ; che il Sovrano di tale Stato riscuote, sotto forme
(lati-economiche, pi di dugento cinquanta milioni ell'ettivi di entrata portata nei
suoi l'orzieri; -- 2 che dugento cinquanta milioni riscossi sotto questa forma ne
costano necessariamente molto pi di seicento da pigliarsi sulla produzione to
tale annuale dello Stato, in ispese e false spese, contrabbando, perdita di tempo,
di travagli o di derrate, ed altri sopraccarichi che si possono valutare in digrosso.
Il prodotto netto vi ci sarebbe dunque di un miliardo almeno se tutti sill'atti
sopraccarichi non esistessero; la porzione del Sovrano calcolata sulla propor
zione economica, vi monterebbe dunque a trecento mloni reali, effettivi e liquidi
ogni anno, vale a dire una somma molto superiore al risultato di tutte le per
cezioni immaginabili moltiplicate sino all'eccesso.
Questobbiezione d insullicienza che si fa alla percezione economica si aggira
dunque sopra lerrore, di prendere per vera rendita libera e netta annua un pro
dotto netto fittizio, una rendita degradata dalle altre percezioni e dai sopraccari
chi che elle si traggono dietro.
Terzamente, uno stesso errore sulle spese pubbliche come sulle spese private
regna pure in questa obbiezione.
Le tassazioni d'ogni specie rincarano evidentemente gli stipendii annui etti
salarii giornalieri; elle aumentano dunque evidentemente tutte le spese: da ci
nascono due sbagli di calcolo.
Primamente, non bisogna guari paragonare lo stato di un proprietario fon
diario il quale ritraesse tale data somma di rendita libera e netta annualmente
dalle sue terre, ma che non pagasse pi nulla sopra i suoi consumi o sui suoi go
dimenti qualunque, ne per se medesimo immediatamente ne mcdiatamente per gli
operai o salariati chesso impiega per procurarseli, collo stato di un proprietario
che riceve annualmente la medesima somma dai suoi fondi, ma che trova tutti i
travagli, tutte le mercanzie rincarate da tasse.
Mille franchi, collimmunit perfetta di qualunque diritto sulle persone, le
I.
xsruonrziosn ALLA FILUaUFIA I'ZCONUMlCA. 565
azioni e gli oggetti di godimenti, valgono sovente pi per il benessere che due mila
con tutte le esazioni dellarte scale plagiate ai Greci ed ai Romani.
Secondamente, non bisogna nemmeno stabilire nessun paragone tra la ric
chezza, la potenza di un principe che godesse di tale reddito totale annuale, ma
che fosse obbligato salariare tutti i suoi mandatarii , tutti i suoi fornitori, tutti
isuoi impiegati qualsiensi , in proporzione dei sopraccariclii cagionati alle loro
spese da milie e mille sorta di tassazioni; e la ricchezza, la potenza di un altro
principio che godesse di una rendita perfettamente eguale, ma i cui mandatarii,
provvisionieri ed impiegati qualunque non patissero alcuna sorta di sopraccarico
nelle loro spese, essendo atl'ranrati da qualsivoglia specie di esazioni sui travagli
e sugli oggetti di godimenti.
E anche e uno questo di quegli oggetti che si conosce in generale, che si sa
essere considerevolissimo, ma che e quasi impossibile di calcolare con precisione.
Ecco dunque il vero senso di quest'obbiezionc che si creduta tanto solida:
il terzo, o anche idue terzi delle rendite apparenti attuali, che non sono la meta
delle rendite reali, non basterebbero per le spese attuali che sono almeno il doppio
delle vere spese. Dunque, il rientrare nell'ordine naturale che farebbe pi che
duplicare le vere rendite, e diminuire di met le spese, e un sistema imprati
cabile. '
Per comprenderne la solidit fate questo ragionamento. La mia terra mi rende
seimila franchi, e quando io voglio spendere questa somma, io incontro per via
le tasse d'ogni specie che aumentano le mie spese di circa la met; io non godo
dunque ell'ettivamente se non che di tremila franchi circa.
Lo Stato che fa prelevare o annientare sulla mia rendita per lo meno quattro
mila franchi, e che ne fa esigere almeno tremila sulle mie spese, non ne ritrae
quattromila liberi e netti da queste due percezioni, perch le perdite, le spese e
false spese assorbono il resto; ma quando egli spende questi quattromila franchi,
egli stesso paga le tasse e non gode che per circa duemila franchi al pi.
Se la percezione fosse stata diretta, economica, la mia terra avrebbe fruttato
diecimila franchi almeno; ne avrei dato tremila al tesoro pubblico, avrei goduto
di sette senza sopraccarico; lo Stato avrebbe goduto di tre senza sopraccarico.
Ecco dov' il circolo vizioso dei calcoli scali; lannentamento delle rendite
ed il rincaramento delle Wese, cagionato dalle tassazioni diverse, ne sono la vera
conclusione, la quale rende palpabile la falsit di sillatto soiisma.
Il prezzo del iitto'della mia tenuta non guari la mia vera rendita, come
sarebbe se si sopprimessero tuttii dazii qualunque: lo stato della mia spesa non
guari il prezzo che i miei godimenti mi costerebbero nel caso di tale soppressione.
Per la stessa ragione, i redditi dello Stato percetti economicamente sulle mie
vere rendite sarebbero pur essi considerevolissimamente al di sopra dell estimo
attuale, e le sue spese al di sotto del prezzo chelle costano ora. '
ln quarto luogo, nalmente, se fosse disgraziatamente vero che dopo la resti
tuzione della rendita al suo vero stato, e dopo la riduzione delle spese al loro giu
sto valore, sei ventesimi o tre decimi di prodotto netto territoriale non bastassero
alle spese ordinarie ed abituali, non ci sarebbe che una conchiusione giusta e ra
gionevole a dedurre, e sarebbe la necessit di ristringere le spese; e quale lim
perio dove una tal restrizione non potesse essere operata tosto che la vi fosse pro
vata necessaria?
586 usunezu.
Ditiatti dov' lo Stato inclvilito la cui amministrazione sia talmente regolata
che non ci si possa trovare alcun oggetto di spesa che non sia assolutamente in
dispensabile in se stesso, alcuno che non sia pagato pi di quello che non potrebbe
essere, sia per cagione della moltiplicazione degli agenti, sia per cagione dell'ec
cesso degli stipendii o salarii? Se ne esiste qualcheduno eglino sono manifesta
mente in piccolissimo numero.
Nella maggior parte del mondo incivilito, qualunque amministratore supremo
che volesse ristabilir l'ordine e la percezione economica, troverebbe nella spesa
non pochi oggetti da toglier via, molti doppii, tripli ,quadrupli impieghi di sala
riati inutili; molti travagli e lavori pagati tre o quattro volte pi quello ch'essi
valgano in realit.
Non ce n' dunque un solo nel quale la percezione economica di sei vente
simi del prodotto netto territoriale non fosse un reddito sullciente capace di far
fronte a qualunque spesa.
lo dico i sei ventesimi delle rendite aumentate sino al loro vero valore, appli
cabili alla spesa ridotta ai suoi veri oggetti pagati al loro giusto prezzo.
Tutte le obbiezioni proposte contro questa regola fondamentale di giustizia e
di saggezza sono dunque totalmente illusorie; e l'interesse personale degli esattori
che le propone; e il pregiudizio che le adotta.
La legge della ripartizione amichevole fondata sulla ragione e sull'equit na
turale non dunque meno la vera base della societ, il vero baluardo delle libert
e delle propriet, il vero, il solo legame che li unisca intimamente eoll'antorit,
unione che caratterizza essenzialmente le vere monarchia.
Secondo questa legge, la sovranit ha il suo patrimonio, la sua propriet,
che nulla prende sulla propriet de' suoi concittadini qualunque; al contrario,
che il proporzionale a questa, che s'accresce quando questa prospera, diminuisce
quando essa discade, che in nulla ferisce le libert; al contrario , che profitta di
qualunque uso di questa libert, e soffre di qualunque impedimento vi si potesse
recare.
V.-Dell'istruzione economica e della sua efficacia.
La percezione diretta dei veri redditi della sovranit procura dunque i mezzi
di adempiere le funzioni auguste e benefiche dell'autorit suprema: era la prima
parte del problema da sciogliere.
Una porzione saviamcnte determinata della rendita chiara e liquida dei fondi
di terra, procura una ricchezza pubblica evidentemente superiore a qualunque
ricchezza privata, in conseguenza una potenza predominante e sovrana, che cresce
continuamente merc il buon uso che l'autorit ne fa.
Ma come impedire l'abuso di questa potenza, 0 il cattivo impiego delle forze
ch'ella riunisce? Quest' la seconda parte del problema.
In tutte le contrade del mondo conosciuto, in tutte le epoche delle storie che
ci rimangono, si sono veduti gli uomini agitarsi per la soluzione di questa grande
questione politica.
unicamente per questo oggetto importante che furono istituite tutte le re
pubbliche antiche e moderne, che furono cousecratii contrappesi politici o le
controforze, che si chiamano pure poteri intermedii, che furono invocate, e per
cosi dire santicato le leggi che si chiamano fondamentali nei differenti imperii.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

Tutte queste invenzioni caratterizzano gli Stati misti che non sono ne il dis
potlsmo arbitrario, ne la monarchia economica.
io li chiamo Stati misti, perch le loro costituzioni mobili ed arbitrarie pos
sono riempire tutto l'intervallo che si trova tra il dispotismo arbitrario, propria
niente detto, che e il colmo del disordine e dellingiustizia, e la vera monarchia,
elio e la perfezione della giustizia per essenza, e dellordine naturale di bene
ilrenza.
Donde risulta che le istituzioni caratteristiche di uno Stato misto sono tanto
pi pregiudizievoli, quanto pi elle si allontanano dalla monarchia economica.
vivamente colpiti dai mali che l'abuso delle ricchezze e delle forze combinate
pel servigio della vera autorit si trae dietro, gli uomini hanno cercato i mezzi
dimpedire tale abuso; essi ne hanno inventati mille diilerenti spcie, totalmente
inutili, ed hanno trascurato il solo veramente efficace, che e linsegnamento pub
hlico, generale e continuo della giustizia per essenza e dell ordine naturale di
benecenza.
Tutti gli altri mezzi, quali sono le forme repubblicana, le controiorze politiche
e la protesta delle leggi umane e positive, chiamate fondamentali, sono rimedii
insumcienti per arrestare gli abusi della forza predominante, destinata a servire la
vera autorit, insegnatrlce, protettrice, amministratrice.
Me l'insegnamento economico il vero rimedio a quest abuso: e ci che io
mi propongo di svolgere in poche parole, senza insistere per sopra particolarit
che non possono entrare in un'opera elementare.
liguratevi dill'atto un popolo totalmente istruito, da molti secoli, di tutti i
principii della morale economica cosi semplice come sublime e salutare. Figura
tevi che l'universalit quasi intiera dei cittadini sappia dalla pi tenera giovinezza
cosa sia propriet, cosa sia libert, giustizia, benecenza, colpa e delitto naturali;
cosa sia istruzione, protezione, amministrazione; quali sieno le tre arti caratteri
etiche degli Stati inciviliti, quali le tre classi duomini che se ne occupano, quali
i loro doveri ed i loro diritti rispettivi, quale sia il voto generale della natura,
l'interesse universale della specie umana, lo scopo delle societ, quali sieno le
istituzioni sociali che compiono questo grande obbietto, quali gli errori che ne de
viino gli uomini riuniti in Stati politici.
Non vedete voi in codesta istruzione generale una controlforza naturale op
posta alle volont usurpatrici e vessatorie, controiforza tanto pi potente quanto
la convinzione sar pi intima, la luce pi viva, il sentimento pi radicato?
llammentatev che quest'inseguamento di preziose verit morali economiche e
semplice, naturale, soddisfacente per la mente e pel cuore; chesso pi facile ad
inculcare al comune degli uomini che la congerie di tradizioni, di opinioni e di
superstizioni popolari di cui sono infette tutte le nazioni conosciute, senza nulla
eccezione , anche le meno incivilite dell'America settentrionale.
Consideriamo adesso che i pericoli da prevenire sono delle usurpazioni di
propriet, delle violazioni di libert pubbliche o private, per fatto di volont spe
ciali e transitorie, 0 di regolamenti generali e permanenti: posta questa base, fac
ciamo questo parallelo.
Ecco due imperii nei quali la forza predominante esattamente la stessa in
quanto alle ricchezze del sovrano ed al numero de suoi mandatarii.
Ma in uno di codesti imperii regna l ignoranza in pi profonda sulla legge
568 BAUDEAU.
della giustizia essenziale, sull'ordine beneco della natura; il popolo imbestiato
non ha ne l'agio, n la volont di riflettere; i maudatarii del reggimento arbi
trario non vi conoscono altra legge che l'ordine e il divieto emanato dal padrone.
Nellaltro imperio sparsa per ogni dove la luce la pi viva sui diritti sacri
delle propriet e delle libert, sui veri vantaggi del sovrano, sulle sue relazioni di
societ coi proprietarii, coi coltivatori, colla classe sterile, sulla sua unit d' inte
resse con essi, colle loro propriet e le loro libert.
Supponete adesso che voi siate sovrano e che desideriate il malaugurato p0
[ero di usurpare a vostro capriccio tali propriet e di violare a piacer vostro tali
libert, sia in particolare e pel momento presente, quelle dei privati, con semplici
ordini; sia in generale e per lungo tempo, quelle di molti collettivamente presi,
con regolamenti perniciosi.
A quale delle due nazioni vi rivolgerete voi di preferenza, nella speranza di
riuscire pi certamente e con pi facilit? Alla nazione universalmente e perfet
tamente ignorante? alla nazione universalmente e perfettamente illuminata? Evi
dentissimamente alla prima.
L voi non troverete n resistenza dalla parte di coloro che solirirono i vo
stri capricci usurpatorii e vessatorii, n riuto di ministerio dalla parte dei man
datarii di cui vi bisogner valervi, n morlnorazione dalla parte de testimonii.
Altrove, voi trovereste invece di vittime pazienti e designate, uomini islrutt
dei loro diritti che sentirebbero vivamente l'ingiustizia dei vostri attentati contro
l'ordine e la legge suprema della natura: prima diilerenza.
Voi trovereste dei mandatarii istrutti del loro dovere naturale, imprescritti
bile, superiore a tutto, i quali vi risponderebbero: Usurpare le propriet, vio
" lare le libert, e precisamente quello che noi dobbiamo evitare come uomini
privati, e precisamente quello che noi dobbiamo impedire come dcpositarii dei
l'autorit. Abusare delle sue forze per commettere quest'usurpazione, questa
violazione, e in nome della natura il carattere della colpa o del delitto: nessun
ordine qualunque pu cancellare questo carattere indelebile impresso dall'Es
sere supremo. Nessun uomo, nessuna riunione d'uomini pu fare che sia bene
ci che male, giusto ci che ingiusto . benefico ci che distruttivo. lo posso
come uomo, per prudenza, rimaner vittima di un capriccio vessatorie ed usur
patore armato di una forza predominante; io calcolo gl'inconvenienti ed i peri
enti, e secondo i consigli tenuti dentro me stesso, soil'ro o resisto. Ma io non
posso rendermene complice, non lo posso se non che aggravandomi volonta
riamente di un delitto. La qualit di mandatario dell'autorit non puo fare il
lusione alla mia coscienza; non e l'autorit che io a questo modo scrvirei ma
la forza predominante che agisce contro il dovere e l'interesse dell'autorit, per
fare quello ch'ella debbe impedire, per distruggere quello ch'ella debbe ope
rare .
Un tal linguaggio sarebbe strano nelle nazioni dove regna l'ignoranza asso
lula della legge di giustizia, dell'ordine di benecenza prescritto dalla natura; non
vi sarebbe certo nessuno che iosasse; ma per la stessa ragione, il linguaggio con
trario sarebbe strano in una nazione universalmente istruita, e non vi sarebbe
osato da chicchessia.
Voi trovereste dunque dei mandatarii che si presenterebbero per essere, se,
fosse d'uopo, vittime degli attentati medilati contro la legge di giustizia, contro
Il
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

l'ordine di benecenza, ma che riuterebbero di esserne complici; e voi ne trove


reste tanti pi quanto pi l'istruzione fosse perfetta: seconda dillerenza.
Finalmente oltre colui che patisce usurpazione e violenza, e coloro che la ope
rano, d'uopo contare per molto la moltitudine, che ne testimone.
In un popolo istruito, tutte le menti sarebbero scandalizzate, tutti i cuori sa
rebbero feriti alla vista dei vostri attentati; l'opinione universale farebbe nascere
dei sentimenti che non esistono guari nella nazione ignorante ed imbestiata che
non riette e non giudica. Odio e disprezzo per gli autori ed i complici delle viof
lenze usurpatrici e vessatorie; compassione ed interesse per gli sventurati che
avessero patito ingiustizia; amore e rispetto pei saggi e virtuosi mandatarii del
l'autorit che avessero preferito di esserne le vittime con essi piuttosto che reu
dersene colpevoli: terza dilierenza.
Ce n' una quarta e che non forse la meno sensibile. Voi stesso che io
suppongo malvagio di proposito deliberato, vale a dire usurpatore delle propriet
e violatore delle libert; voi stesso che non per questo avete meno nella mente
e nel cuore la facolt di sentire la forza della legge naturale, l'attrattiva dell'or
dine beneco, credete voi che sareste sempre lo stesso nell una e nell'altra na
zione? No, voi non lo credete.
Il popolo ignorante ed imbestiato non oil'erendovi nessuna resistenza, nessuna
idea contraria ai vostri capricci, questi sarebbero soddisfatti appena concepiti;
voi non avreste nemmeno lagio di rietterci, ignorereste la maggior parte dei
mali che ne fossero la conseguenza; non vi metterebbero nella necessit di punire
uomini innocenti e virtuosi pel loro riuto giusto e glorioso di cooperare ai vo
stri delirii; non avreste a sfidare l'odio ed il disprezzo pubblico formali, inevita
bili. Voi non avreste dunque n il tempo ne i motivi di deliberare sul soddisfa
cimento de vostri capricci, n ragioni potenti per ritrattarli.
Altrove, quelluniversalit d'idee contrarie, quella disposizione generale delle
vittime dei vostri attentati ad eluderli per quanto fosse umanamente possibile, sia
colla forza sia coll'abilit; quei orrore dei mandatarii dell'autorit a rendersene
complici, quell'indignazione generale di tutti i testimonii, costituirebbero voi me
desimo in uno stato totalmente differente dall'altro.
Qualunque volonta dell'uomo e mobile e transitoria, e soprattutto i capricci
arbitrarii e disfrenati. lo vi suppongo lo stesso grado di passione; se voi aveste a
che fare col primo di que popoli, io quasi non dubito punto che la vostra pas
sione non sia soddisfatta prima che i suoi moti non siensi intiepiditi. Se voi
aveste a che fare col secondo popolo, io concepisco qualche speranza di voi me
desimo, e qualunque uomo ragionevole sar del mio parere, perch la nostra vo
lont dipende da momenti, da circostanze, e dalle opinioni che ci circondano
quarta di'erenza.
Cotali passioni dei sovrani e di coloro che li avvicinano pi da presso, sono
dunque in fatto tanto pi da temersi, quanto pi l'ignoranza dei principii della
giustizia e dell'ordine e pi- profonda e pi universale nel popolo. Elle sono tanto
meno funeste, quanto pi l'istruzione ha sparsi tali principii salutari ed i senti-.
menti che li accompagnano. ,
E di ci sono intimamente persuasi quegli uomini vilmente avidi di delitti,
che mettono ogni loro piacere, ogni lor gloria a calpestare tutti i diritti delluma-.
nit. Non c' niente ch'essi temano tanto quanto l'istruzione, quanto il linguaggio,
570 nonno.
della ragione e della giustizia; si sempre veduta, si vedr sempre una guerra
aperta tra i losofi che illuminano il mondo, e gli usurpatorl che vogliono domi
narlo, ingannarlo, spogllarlo a norma dei loro capricci.
Se dalla testimonianza di colui che riceve i colpi che si debbe giudicare del
loro effetto, l'utilit dell'istruzione universale contro la tirannia dimostrata dal
l'odio dei tiranni.
il primo ed il principale carattere di una monarchia economica e dunque lo
stabilimento, il mantenimento, la perfezione progressiva e continua dell'insegna
mento universale, il pi chiaro, il pi efficace possibile, che imprima in tutte le
menti l'insieme dei principii semplici, sublimi e sacri della legge di giustizia e
dell'ordine di beneficenza, principii evidentemente eterni ed immutabili, che sono
di tutti i tempi, di tutti i secoli, di tutti gli uomini.
lmperocch, moltiplicare sempreppi gli oggetti proprii al godlmentl utili o
gradevoli che fanno il benessere e la propagazione della specie umana sulla terra,
evidentemente il voto della natura, l'interesse generale dell'umanit , la beneii
cenza essenziale. '
Diminuire la massa di questi oggetti, impedire il loro accrescimento , evi
dentemente il male morale per essenza, e l'ingiustizia , il delitto che nulla pu
palliare, il delitto che porta il carattere naturale ed incancellabile della ripro
duzione.
Rispettare le propriet e le libert che ne sono il seguito, non vlolarie, n
opprimerle mai, e giustizia naturale, essenziale, eterna, immutabile; evidente.
mente la condizione assoluta, indispensabile, senza la quale non si pu compiere
il voto della natura, ne seguire la sua tendenza universale. Qualunque contrav
venzione a questa legge evidentemente in opposizione formale col dovere natu
rale, collinteresse generale dell'umanit.
Concorrere alla perfezione delle libert ed allact'rescimento progressivo delle
propriet e lordine naturale di beneficenza che risulta necessariamente dal tra
vagli di ciascun cittadino in una societ ben ordinata, dall'accrescimeuto continuo
del potere, del sapere e del volere nelle tre classi duomini che sono occupati delle
tre arti caratteristiche degli Stati inciviliti.
in cotale prospero ordinamento, gli uni procurano immediatamentel godi
mentl utili, o colle forme che danno alle produzioni della natura e per il congiun
gimento che ne fanno, 0 pei servigi personali di piacere o d'utilit; gli altri ope<
ram e preparano la ricolta di tali produzioni nello stato di semplicit. primitiva;
i terzi rendono ciascuna porzione del suolo suscettiva dei travagli che producono
la ricolta; i quarti operano la sicurezza, la facilit, l'utilit di tutti i travagli col
perfezionamento continuo dell'istruzione, della produzione , dell'amministrazione.
Tutti hanno le loro propriet, le loro libert sacre ed inviolabili: tutti hanno
il loro dovere a compiere, il loro travaglio a fare, che il titolo della loro pro
prieta; tutti hanno il diritto di fare a piacer loro qualunque impiego legittimo
della loro persona, delle loro facolt, dei loro talenti acquisiti o naturali, della
loro ricchezze, sia mobiliari, sia fondiario; tutti sono sottomessi alla legge eterna
di giustizia per essenza di rispettare inviolabilmente le propriet e le libert altrui.
infine a tanto che queste verit cosi semplici come sublimi, cosi evidenti come
salutari, non saranno scolpite profondisstmamente in tutti gli animi dei quali la
ragione comincia a svilupparsi, inno a tanto chelle non saranno la base dei
"
lxraoncziosr: ALLA nnosorn ECONOMICA. 571
l'opinione universale e popolare, infine a tanto ch'ella non vi saranno consacrato
da una specie di culto religioso come la verit, la giustizia per essenza, la sorgente
di qualunque prosperit, l'interesse il pi prezioso dell'umanit sulla terra, voi
non avrete per anche una monarchia economica, voi avrete uno Stato misto,
parte-luce parte tenebre, parte giustizia parte ingiustizia, parte bene parte male
morale, parte politica onesta e benefica , parte politica usurpatrice, vessatorie e
distruttiva.
In codesti Stati misti voi sarete tanto pi lontani dal dispotismo arbitrario
propriamente detto (che la distruzione fondamentale di qualunque propriet, di
qualunque libert, collidea funesta, assurda ed abbominevole della servit uni
versale), quanta pi luce su questi principii voi vedrete sparsa nel popolo; voi ne
sarete tanto pi vicini, quanto pi la nazione sar ignorante di questo codice uni.
versate e primitivo della natura.
I illosotl che si sono occupati in teoria della costituzione di uno Stato misto ,
ed i politici che hanno attuate le loro idee nella pratica, si sono occupati di due
oggetti che hanno risguardati come i pi importanti, cio: primo, la protezione
. al di dentro e al di fuori, che comprende la legislazione e la difesa militare; se
condo, l'amministrazione che comprende l'entrata e la spesa dei redditi della so<
vranit. Tutti hanno assolutamente dimenticato l'istruzione morale economica; si
pu assicurare, senza far loro ingiuria, ch' essi non hanno nemmeno supposto la
sua efficacia, realmente ed essenzialmente distruttiva del dispotismo arbitrario.
Tre errori taciti, che servono di base alle loro ricerche o alle loro operazioni,
hanno loro fatto disprezzare e rigettare il pi prezioso vantaggio della monarchia
economica, e cercare in istituzioni arbitrarie, mobili e variate sotto mille e mille
forme quel felice preservativo di cui la natura ha dato la virt specica all'istru
zione ed anzi ad essa sola; questo ci che io procurer di svolgere in poche
parole.
Vi. _Analisi degli Stati misti paragonati alla Monarckiaeconomica.
In tutte le nazioni conosciute, sia repubbliche, aristocratiche o democrati
che, sotto le forme diverse di cui elleno sono state imbacuccate, sia principati
pi o meno temperati da controii'orze dei corpi politici e delle leggi chiamate fon
damentali, e agevole di notare tre pregiudizi capitali che regolano tutte le loro
istituzioni.
il primo concerne la legislazione, il secondo risguarda la percezione del red
dito pubblico, il terzo l'interesse nazionale o il patriotismo.
1 Che il potere legislativo arbitrario appartenga agli uomini che si chiamano
sovrani e riconosciuti per tali ; che in virt di questo potere essi abbiano il diritto
indefinito di attribuire o di torre le propriet, di legare o slegare le libert, di or
dinare quello che contrario alla legge della giustizia, e di violare le regole del
lordine prescritto dalla natura; che questo diritto sia supremo , assoluto , illimi
tato, questo il primo trai pregiudizii, o il primo errore fondamentale degli Stati
misti.
2 Che la percezione del reddito pubblico non sia fondata sopra un titolo di
propriet, ma sul bisogno, sulla volont, sulla potenza dei sovrani; ch'ella non
abbia altra regola ssa e naturale, se non la spesa: quest il secondo pre
giudizio.
572 BAl'DE_\l. .
5 Finalmente che l'interesse nazionale debba essere esclusivo ed oppressivo
degli interessi di qualunque altro popolo, e anche sovente degli interessi di cia
scun cittadino; quest il terzo tra i pregiudizii, od il terzo errore che voi trovate
in tutti gli Stati misti, che serve di base tacita a tutte le loro istituzioni.
La prima rinchiusa implicitamente nella denizione della libert divenuta
come classica per la celebrit dello Spirito delle leggi, in cui Montesquieu l'ha
consecrata: esser libero, e non poter esser impedito di fare una cosa che la
legge non vieti, non potere essere sforzato a fare una cosa che la legge non
' Ol'dll .
Aggiungete a questa prima denizione una seconda che questa; La legge
n la volont del sovrano, certicatae promulgata secondo le forme autentiche o,
e voi avrete i risultati seguenti, che sono stabiliti in tutti gli Stati misti, non so
lamente in speculazione, ma ancora in pratica.
Nelle democrazie in cui il popolo, collettivamente preso e riputato sovrano,
sia che l'universalit ne eserciti il diritto da se medesima, sia chella lo eserciti
per via di rappresentanti di sua scelta , la maggioranza dei cittadini o dei rap
presentanti ha diritto di fare delle leggi colla sua volont , rivestita delle forma
lita ordinarieyquesta volont del maggior numero una legge egualmente rispet
tabile, egualmente obbligatoria , non solamente per ciascun cittadino che debbe
eseguirla per principio d'amore e di giustizia, ma ancora per ciascun mandatario
dell'autorit sovrana che debbe farla eseguire per religione interiore, sia chella
si trovi o non si trovi conforme al voto della natura, all ordine sico essenziale
di beneficenza, alla giustizia naturale primitiva.
._. Di maniera che, in quellatroce repubblica nella quale i fanciulli deformi, che
non mostravano essere adatti a produrre una razza di robusti spadacini , erano
condannati a morire, e che presso i popoli asiatici, tra i quali i vecchi decrepiti
dovevano essere uccisi dai loro figli, era un delitto di non uccidere suo padre e
suo figlio, medesimamente, senza niuna differenza che lo e di uccidere suo padre
o suo figlio, negli Stati dove il parricidio o l'omicidio dei parenti sono vietati in
qualsivoglia caso.
Di maniera che lo stesso uomo ragionevole, giusto , compassionevole, costi
tolto giudice criminale presso le due nazioni dill'erenti, debbe punire col medesimo
sentimento interiore, senza niuna differenza, l'uomo che in un luogo avesse con
servata la vita a suo padre od a suo tiglio , malgrado la legge positiva, e quello
che nell'altro li avesse massacrati, malgrado la legge.
Montesquieu non lo credeva certamente quando scriveva principii e deni
zioni confuse che rinchiudono implicitamente questassurdita abbominevole.
Non _ sicuramente esser libero, checch ne dica la sua denizione, essere im
pedito di conservare la vita al proprio padre o al proprio figlio, perch c' stata
una volont di alquanti uomini che lo hanno proibito con alcune formalit; essere
per lo contrario obbligato ad ucciderli di propria mano perch que tali uomini
ve l'hanno con le stesse forme ordinato. -
Fossero eglino stati cento milioni (1 uomini unanimi, fosse una tal volont
stata rivestita di tutto ci che voi chiamate forma, ella non sarebbe stata mai una
legge, ma precisamente tutto il contrario. In ogni tempo il figlio, il padre che
avesse detto: Prendete la mia propria vita, poiche voi ne avete lav forza, ma io
non iscanner guari mio figlio, non uccider mio padre : avrebbe fatto azione
' f ' -f _ fr_srs_,

INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

d'uomo libero e virtuoso. Il magistrato che avesse detto: Cercate altrove degli
assassini, ma io non mander guari a morte questo figlio, questo padre , giusto,
beneco, che rispetta il sangue di colui che egli ha fatto nascere, e di colui che
ha a lui data la vita , avrebbe fatta azione d'uomo libero e virtuoso.
In tutti i tempi, in tutti i luoghi, l'uomo, il magistrato che avesse provato
questo lampo di luce nella sua mente, questo sentimento di giustizia e di tene
rezza nel suo cuore, e che li avesse soffocati, avrebbe fatto azione di un vile ed
infame schiavo macchiato di orribile delitto.
Non era duopo che di un siffatto esempio per persuadere agli uomini la fal
sit di codesto principio , tanto e cos universalmente adottato in tutti gli Stati
misti.
per questo errore principale chessi appartengono tutti pi o meno al dis
potismo arbitrario; verit facilissima a dimostrarsi quantunque profondamente
dimenticata dai legislatori speculativi e pratici.
Il vero carattere del dispotismo arbitrario che la volont umana, anche in
giusta ed irragionevole, possa non solamente violare le propriet, opprimere le
libert di un cittadino, ma ancora obbligarlo ad una tal violazione, ad una tale
oppressione delle propriet e libert de suoi concittadini.
Che sia poi la volont di un solo o la volont di molti, in qual pur-siasi nu
mero che voi li supponiate, tostoch ella e contraddittoria alla legge della giu-
stizia per essenza allordine beneco della natura; tostoch ella oppressiva, usur
patrice, distruttiva, i suoi comandamenti sono puramente arbitrarii; la forza pre'
dominante che li appoggia e il loro solo titolo; essi non hanno nulla di comune
collauloril; tutt'al contrario essi fanno precisamente ci che questa debbe
impedire , e impediscono ci che essa debbe procurare.
L'idea che si si forma comunemente del potere legislativo, anche negli Stati
democratici, stabilisce dunque tacitamente dappertutto il dispotismo puramente
arbitrario di alcuni uomini, il cui numero pi grande o pi piccolo, secondo la
combinazione degli Stati misti pi o meno popolari. Nella democrazia la pi asso
tuta, e il dispotismo arbitrario del pi gran numero, non solamente sopra il pi
piccolo numero dei cittadini attuali, ma ancora su tutti i cittadini nascituri, infine
alla riforma del comandamento ingiusto e distruttore che si e decorato del nome
di legge, e sopra tutti i mandatarii della sovranit che saranno incaricati della
sua esecuzione infino a tanto che la non si sia ritrattata.
Quando lo spirito umano falla di colpire il giusto mezzo, non c' niente di
pi comune che di vederlo collegare insieme i due estremi; questo ci che si
pu notare in tutti gli Stati misti, come nel dispotismo puramente arbitrario di
un solo, per rapporto a questa pretesa potenza legislativa arbitraria.
Si comincia, nelle repubbliche stesse, dal confondere l'autorit che non , ne
pu essere se non giustizia e beneficenza, col potere e l'azione stessa di nuocere
ed opprimere arbitrariamente; si accorda senza difficolt il carattere di legge a
qualunque comandamento emanato sotto tale forma, da tali persone, conforme o
non alla legge della natura,- al suo ordine essenziale.
Dopo avpr fatto questo primo passo, quando si soffre troppo violentemente
pei colpi portati alle propriet, allc libert da cotali comandamenti arbitrarii, non
si fa che opporsi o colla forza aperta, o con sorde pratiche agli autori stessi di
cotali volont distruttive, la qual cosa consiste lo stato di rivolta o di guerra in
574 nonno.
terna pi o meno invelenita; altra estremit che non e meno contraria alla giu
stizia, alla ragione, all'interesse dell'umanit.
Da ci nascono quelle tante rivoluzioni perfettamente inutili, oltre che ella
sono sovente abbominevoli per le miserande scene alle quali danno occasione;
da ci, quella specie di guerra sorda e continua che Montesquieu ha scambiata
colla vita degli Stati inciviliti; guerre tra le volont arbitrarie che dominano e la
volont arbitrarie che sono dominate, il cui effetto presso a poco, com' egli lo
dice, di far passare gli Stati misti dalla democrazia la pi anarchica al governo
pi disfrenato di un sol uomo. L'oggetto eterno di questa guerra di conquistare
ci che si chiama potere legislativo, vale a dire la prerogativa di dare alle pro
prie volont, ragionevoli o no, giuste o no, vantaggiose o no per l'umanit, forza.
di legge.
spogliare di questo potere tali o tali altre persone per trasferirlo a tali o tal
altre, ecco tutto ci che operano le agitazioni, le rivoluzioni, che non sono mai
se non otlensive contro gli uomini armati di un tal potere, e accusati di abusare
delle loro prerogative.
Lungi dall'essere la vita degli Stati inciviliti, questa guerra sarda e continua
dei Governi misti, cos feconda in eruzioni violente, e la malattia che li consuma
e li fa perire, la malattia, vale a dire, il vizio contrario ad una buona e sana co
stituzione.
il vero mezzo di guarirla, di spargere in tutti gli spiriti la cognizione chiara
e distinta delle verit contrarie all'errore fondamentale che la cagiona. Nessuna
volont umana ha il diritto di violare la legge della natura e di contraddire alle
regole di benecema (1): un comandamento di tale specie non un atto di auto
rz't ma di forza predominante. Qualunque uomo pu esserne la vittima. un
calcolo che la sua prudenza dovrebbe fare; nessun uomo pu mai senza delitto
rendersene complice.
Ma non gi con ostilit contro le persone che si arresta l'abuso-delle forze
combinate per servigio dell'autorit. colla dimostrazione della sua ingiustizia,
della sua irragionevolezza e degli effetti perniciosi che esso trascina.
Quanto pi questa dimostrazione avr colpito le menti, tanto pi voi vedrete
nascere ostacoli all'esecuzione dei comandamenti arbitrarii e calamitosi.
Tutte le leggi sono fatte dalla natura, tutte sono comprese nella sua legge
primitiva, eterna, immutabile di giustizia e nel suo ordine essenziale di benefi
cenza: qualunque azione, qualunque volont, qualunque giudicio conformea quel
ordine, a quella legge, sono bene; tutto ci che loro contrario e male, da qual
siasi parte esso provenga, sotto qualunque forma si presenti, e qualunque spazio
di tempo sia trascorso dalla sua istituzione. Se lo si sore per violenza e timore
di peggio; ma sempre delitto il farlo soll'rire agli altri: se si sa il male colpa
di malizia pensata ; se non losi sa colpa dignoranza; ma in ogni modo sem
pre colpa e sempre delitto.
Ma oltre le leggi di giustizia e di benecenza naturali, non ce ne sono delle
altre puramente umane relative ai tempi, ai costumi, alle circostanze, ai climi,
alle istituzioni politiche, alle forme di governo, per conseguenza mobili, variabili,
ed anche in qualche modo arbitrarie, nel loro stabilimento? .

(i) E anche, in tutte le religioni rivelate, un principio che si ritiene fatto pubbli
care da ilto questa legge: in non prenderai la roba d'altri.
f
v
m'rnonuzroiva ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 575
Ce ne sono, senza dubbio, e di molte negli Stati misti, leggi di codesta fatta;
ma oso dirlo che ne esisterebbero ben poche, sotto questo sacro nome, in una
vera monarchia economica.
Per convincercene, riuniamo nella nostra mente la raccolta enorme delle legis
lezioni conosciute, sia antiche che moderne. Dopo essercene fatto un quadro ge
ncrale, togliamone via tutto cio che concerne l'amministrazione del sco o delle
rendite pubbliche, le istituzioni caratteristiche dei diversi Stati misti e delle loro
forme, tutto ci che sembra evidentemente bizzarro, ingiusto, inutile, contraddit.
i0ri0, assurdo, distruttivo, quando lo si paragoni all'ordine essenziale di bene
renza, e voi vedrete se ne resteranno molte.
Questa rimanenza, chiamatela legge, se volete; ma convenite che in fondo
essa non composta che di combinazioni, di disposizioni domestiche, e ch'ella
debbe esser posta in una classe assai differente da quella che comprende le sante
e maestose leggi della natura.
uno degli equivoci tanto comuni nella nostra lingua, equivoci la disgraziata
abbondanza dei quali cagione. tanta oscurit nelle nostre idee le pi comuni, ed
anche nelle nostre discussioni le pi losoche.
Si dato il nome di leggi a tutto le volont del sovrano considerato come
tale anche a quelle che non intendono se non alle particolarit giornaliere del
l'istruzione, della protezione, dell'amministrazione; e perch tutti i mandatarii del
sovrano debbono a cotali regole rispetto ed obbedienza, le si sono confuse colle
leggi immutabili della giustizia essenziale e dell'ordine beneco della natura.
in questa strana confusione, talora si attribuisce a delle semplici distribuzioni
odisposizioni domestiche, il carattere obbligatorio indelebile ed inviolabile di
leggi; talora si attribuisce alle leggi il carattere versatile di semplice convenienza
locale e momentanea , degli ordinamenti domestici.
Ne in altre materie si fa guari tale confusione: ogni padre di famiglia sa
bene che egli pu ordinare o disordinare a suo modo, secondo le circostanze i
mobili della sua casa, ed anche la maggior parte delle disposizioni interno;
ma egli sa pure anche che per proporzionarne i fondamenti, i muri maestri, le
volte, le travature, i tetti, gli angoli essenziali, ci sono delle regole di architet
tura naturali ed inviolabili ch'egli non pu contraddire senza fare crollare la
sua casa. -
Non si mica fatto tutto un fascio sotto una medesima idea di tali regole es
senziali , colle disposizioni interne delle piccole divisioni particolari e degli arre
damenti.
Perch dunque, nella costituzione degli Stati, si sono confuse le regole essen
ziali che sono le vere leggi, colle disposizioni domestiche, le quali concernono sem
plicemente le particolarit dell'ordinamento dei mandatarii dei tre ordini e della
maniera con cui essi debbano compiere gli oicii loro, conformemente alle leggi
della giustizia essenziale e dell'ordine di benecenza.
A quel modo stesso con cui il padre di famiglia, di cui parlavamo, pu distri
buire le parti speciali od i mobili della sua casa, a condizione ch'egli non scom
llong le parti costitutive e fondamentali dell'edicio, regolate dalle leggi dellav
cbitettura; nello stesso modo pur anche, le disposizioni del gran padre di famiglia
per l'organizzazione de suoi mandatarii e per l'adempimento dei loro doveri, sono
sottoposte a questa condizione ch'elle non contraddiranno mai per nulla alle leggi
l' BAl'DEAL'.

essenziali dell'ordine che Dio prescrive alle societ. a tal condizione soltanto
che si possono variare le istituzioni e le disposizioni.
dunque pi semplice, pi vero, pi salutare, pi conforme al rispetto che
si debbe alla natura ed al suo autore supremo, a quella specie di culto religioso
che esigono la sua legge di giustizia ed il suo ordine di benecenza, di dire che
gli uomini non hanno guari tale potere legislativo arbitrario; che tutte le leggi
esistono eternamente, in modo implicito, in un codice naturale, generale, asso
lato, che non soilre mai ne eccezioni ne vicissitudini.
Ogni azione, ogni combinazione, ogni disposizione, ogni istituzione d uomini
qualunque, dal sovrano fluo alliniimo de suoi sudditi, dalle quali risulti rovescia
mento dell'ordine, infrazione delle sante leggi della natura, colpa, qualunque
sia chi la faccia 0 la ordini, in qualunque possa esser modo.
Ogni azione, ogni combinazione, ogni disposizione, ogni istituzione duomini
qualunque, che tenda a mantenere le leggi, a conservare tra gli uomini l'ordine
che n' l'effetto, un bene.
Tutto ci che non nuoce ne perfeziona, non n ingiustizia n benecenza.
Questo principio caratteristico delle istituzioni 0 disposizioni umane che co
munemente si chiamano leggi positive e precisamente contradditorio al codice del
dispotismo arbitrario che pi sopra ho compreso in queste tre parole: tutto
bene quando ordinato, tutto male quando vietato, tutto indierente quando
non c' alcun ordine che lo caratterizzi ne per bene n per male.
Con una condizione indispensabile chiaramente espressa , voi potete cbiamar
leggi umane 0 positive que regolamenti del sovrano che concernono le lunziOlli
de suoi mandatarii, nell'ordine dell'istruzione, della protezione, dell'amministra
zione. La condizione eccola: la sottomissione assoluta al codice eterno ed in
violabile della natura diametralmente opposto al codice assurdo e distruttore del
dispotismo arbitrario.
Poco dunque importa sopra quale testa risieda quel potere secondario e su
bordinato che ordinariamente si chiama legislativo; poco importa che sia tra le
mani d'uno o pi uomini.
lmperocch inne tale sarebbe la forza necessaria al bene dell'umanit, ma
alti-esi eflicacissima dellistruzion pubblica, ch'ella distruggerebbe in tutte le menu
quel malaugurato pregiudizio sul potere arbitrario che confonde per un funeslo
equivoco la luce e le tenebre, il bene ed il male, il delitto e la virt.
Se la legislazione essenziale imprescrittibile dell'ordine naturale fosse una volle
bene conosciuta, se ella fosse una volta presa per base fondamentale, per regola
universale ed inviolabile di qualunque istituzione umana relativa alle propriet,
alle libert, all'istruzione, alla protezione, all'amministrazione che le conservano,
le accrescono, le perfezionano sempreppi; se tutte le coscienze fossero perfetta
mente illuminate sui doveri ed i diritti che risultano da tale legislazione eterna
e divina, superiore a tutto, evidente che in questo caso voi non avreste pi il
minimo esempio di comandamenti ingiusti posti ad esecuzione, n di rivolte ma
chinate contro l'autorit; non pi traccie di questa guerra tra le volont arbi
trarie che opprimono e le volont arbitrarie che sono oppresso; non pi alcun
germe delle idee e dei sentimenti che le mantengono, n dei funesti effetti ch'ella
produce cosi sovente con grande pregiudizio dell'umanit.
questa perfezione di cognizione, di lumi, di convinzione interna, confermata
r
lx'rlonuzloivl ALLA llLosovu ECONOMICA. 577

in tutti gli animi, che costituirebbe la perfezione totale della monarchia econo
mica, nella quale qualunque abuso della forza sovrana da una parte e qualunque
disobbedienza all'autorit dall'altra sarebbero impossibili.
Perfezione assoluta, che non senza dubbio se non unidea , se non un ente
di ragione quando si tratti della pratica; ma idea che non meno naturale ed
essenziale, essere di ragione che non serve meno di regola inviolabile.
qui che io credo dover insistere su questa verit semplice, ma indispensa
bilmente necessaria ad essere bene conosciuta e continuamente ricordata.
VII. -Risposta alle obbiezioni contro l'efficacia dell'istruzione economica.
1 Se la convinzione intima, generale e continua , del codice essenziale della
giustizia e dell'ordine in tutti gli animi, forma il carattere delle monarchie eco
nomiche perfette ed assolute , in questo caso, una chimera che voi avete de
scritto e che consigliate di ricercare s. S e ripetuta questobbiezione sotto mille
e mille forme dilferenti , le quali per tutto tornano presso a poco al medesimo ,
e la si creduta trionfante, tanto vero che gli uomini sono facili ad essere
sviati dalle verit utili! _
Si, qualunque perfezione assoluta e chimera per gli uomini, se voi chiamate
chimera quel punto ideale e metafisico che la ragione concepisce e che serve di
regola primitiva nella speculazione e nella pratica.
Domandate ai geometri che vi mostrino in realit un circolo perfetto, ilsica
mente descritto; eglino vi diranno che evidentemente cosa impossibile agli uo
mini. Domandate ai meccanici che vi mostrino una macchina perfetta, in qua
lunque sia genere, per esempio agli orologiai un oriuolo di assoluta perfezione
sica; domandato ai naturalisti che vi mostrino un animale, un vegetale, un
minerale stesso, perfetto, compiuto, assolutamente puro, senza lega 0 senza difetto
nella sua specie, essi vi risponderanno che cosa assolutamente impossibile.
Che cosa ne coucludete voi? che cosa si soliti concluderne? meno vero
per questo che col compasso migliore possibile, e lattenzione, l'abitudine mag
giori possibili, si descrive il circolo pi circolo che sia possibile, vale a dire il
meno lontano dall'idea metasica di una circonferenza, tutti i punti della quale
sieno egualmente distanti dal centro? Idea metasica, vale a dire impossibile a
realizzare.
egli men vero che quel circolo all'atto ideale serve di regola fondamentale
a tutti gli altri, e che esso il giudica tutti, dal circolo pi informe che traccia la
mano incerta di un fanciullo o di unlvecchio, sino a quello che col compasso pi
perfetto descrive il geometra pi esercitato.
egli men vero che un orologio totalmente ideale che ha giudicato, giu
dica e giudicher tutti gli orologi sici fatti e da farsi, e che ha marcata la dille
renza tra l'orologio pi guasto ed il miglior capolavoro di Giuliano Leroy?
egli men vero che sopra un modello immaginario che si pensa e si dice:
quella pianta, quellalbero, quell'animale bello, buono, pi bello, e migliore;
che dappresso una chimera che si decide del titolo dell'oro e dell argento che
sono tra le nostre mani? -
Coucludete voi da ci che tutte le regole di geometria, di meccanica, di fisica,
di chimica sono assolutamente false ed inutili; che non c' guari dillerenza tra i
circoli, tra le macchine dell'arte, tra le produzioni naturali. tra gli esseri viventi,
Econom. Tono I. -- 57.
578 asunnau.
tra i metalli, che tutto eguale, e debbe essere l'atto o preso a caso? Ci sarebbe
evidentemente il colmo del delirio.
E perch, di grazia, perch vorreste voi che l'arte di ordinare le societ umane
non avesse anchella come tutte laltre per esemplare o per modello un'idea me
tasica di perfezione impossibile ad attuarsi nel suo tutto completo ed assoluto,
ma da cui l'ignoranza e l'incapacit ci allontanano sempre pi, ed a cui la scienza
e l'esercizio sempreppi ci avvicinano? .
La sanit perfetta di un uomo e pur essa una chimera tutta metasica, ella
non esister mai; dunque non bisogna far diiierenza tra l'uomo che attualmente
il pi vicino a morire, e quello che gode della migliore costituzione?
E lo stesso si dica di tutto ci che si vede, di tutto ci che si possa immagi
nare: come mai degli uomini ragionevoli, dei losofi, hanno eglino creduto che
fosse un obbiezione proponibile contro i principii della scienza economica e se
gnatamente contro il primo di tutti, cio, lelilcacia dell istruzione?
Voi supponete, ci hanno essi detto, gli uomini perfetti, senza ignoranza, senza
passione, e da quello stesso momento voi siete nella regione delle chimere e delle
astrazioni metasiche.
Si, noi lo supponiamo, quando si tratta di denire il punto della pi grande
perfezione possibile. Tutte le scienze e tutte le arti fanno altrettanto, e per ci
medesimo che sono arti e scienze, perch senza questo non sarebbero che ciechi
tentennamenti ed abitudini. .
Ma cotali chimera giudicano le realit; queste sono tanto pi buone quanto
meno si allontanano da quelle; tanto pi cattive quanto pi se ne discostano.
S, perch uno Stato fosse in realila una monarchia economica (1 intiera per
fazione, bisognerebbe che le idee e i sentimenti che risultano dall' istruzione mo
rale economica fossero sempre presenti ed attivi in tutte le menti ed in tutti i
cuori; la qual cosa impossibile a sperare, ed anzi, se lo volete, chimerica a im
maginare.
Alla stessa guisa che per fare un orologio perfetto, vi vorrebbero metalli as
solutamente perfetti, lavorati con attenzione e perfetta esattezza da un artece
perfettamente destro e disinvolto: cosa impossibile a sperare e n chimerica ad
immaginare.
Io ardisco credere che dopo questa spiegazione, gli uomini istruiti arrossi
ranno oramai di metterci innanzi questa obbiezione fino adesso tanto ripestata.
L'idea metasica della monarchia economica all'atto perfetta essendo dunque
presa per modello , per iscopo verso il quale si debbe tendere di continuo senza
mai isperare di aggiungerlo intieramente, si vedr che l'assoluta sua perfezione
consiste principalmente nella persuasione intima speculativa e pratica, universale
e continua, del codice eterno di giustizia e di benecenza naturali; persuasione ,
che l'effetto pi compiuto possibile dell'istruzione morale economica, dell'istru
zione la pi perfetta immaginablle.
Da codesto principio omai incontestabile, a quanto ardisco credere , eglino
concluderanno che il perfezionamento progressivo e continuo di tale istruzione
pubblica intorno al codice eterno, importa necessariamente per se stesso il perte
zionamento progressivo e continuo delle societ incivilite.
Vale a dire, che questo perfezionamento dell'istruzione morale economica dopo
aver tolta di mezzo semprcppi l'idea fatale ed assurda del potere sedicente legis
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

lativo arbitrario, che serve di base ai dispotismo sfrenato di uno o di parecchi,


renderebbe man mano le passioni umane meno funeste e meno pericolose, tanto
le passioni degli uomini depositarii delle forze e delle ricchezze combinate dal
l'arte sociale , quanto quelle degli uomini proprietarii delle sole loro forze, delle
solo loro ricchezze private.
Si conchiuder da ci, 1, che moltiplicare o sminuire il numero di coloro
le cui volont cieche, usurpatrici, funeste , sforzano dei ciechi a patire o ad ope
rare usurpazoni e vessazioni; 2 che distruggere gli uni per surrogarvene altri,
non il vero rimedio ai mali che fa soffrire all'umanit qualunque attentato con
tre le propriet e le libert; e che un solo raggio di luce economica sparso, con
servato in un popolo, vale mille volte pi che tutte le rivoluzioni, tutte le istitu
zioni delle quali i isteria ci presenta il ragguaglio, colla prova troppo completa
della loro inutilit.
Se ne concluder che negli Stati misti (qualunque numero di uomini sia com
preso sotto il titolo di sovrano, qualunque specie di forma sia usata per operare
ci che si chiama legge) la perfezione e la prosperit sara sempre proporzionale
all'istruzione morale economica , alla persuasione intima, speculativa e pratica
del codice eterno di giustizia e di beneficenza.
Con essa tutto buono, tutto efficace; senzessa, tutto cattivo, tutto inu
tlle. Quando sinvocano leggi fondamentali, se sono le leggi di quel codice sacro
immutabile, imprescrittibile dettato dalla natura e dal suo autore supremo, si ha
sempre diritto e ragione in faccia al cielo e alla terra; ma tale invocazione sem
pre santa e legittima che non pu essere rigettata senza delitto, tanto pi sicura
dell'effetto suo, quanto quel codice divino e pi conosciuto, pi rispettato, e
pi caro.
Se per potere intermedio, s intenda il potere delle coscienze veramente illu
minato, delle anime penetrate d' orrore pel delitto, di un culto religioso per la
legge di giustizia, di un amore tenero e generoso per l'ordine benefico, si ha sem
pre ragione di contare sulla loro forza ; ma questa sar tanto pi irresisti
bile, quantessl saranno in pi grande numero e pi animati da tali sublimi sen
timenti.
Se s'intenda, per contro/forze, lo stato dei mandatarii e dei cooperatori del
I autorit sovrana, sollecitati da un lato delle loro passioni private , dai loro in
teressi esclusivi, usurpativi e vessatorii, ritenuti dall'altro dal loro proprio senti
mento interno della giustizia e dell'ordine, dalla luce che rischiara i loro compa
gni e i loro eguali, da quella dei popoli che essi debbono proteggere, istruire e
rendere prosperi, da quella degli uomini che sorvegliano e reggono loro mede
simi , si ha ragione di credere alla loro efficacia; ma ella tanto pi certa che
questi lumi generali che sono controll'orze di passioni particolari, sono pi vive
e pi sparse.
Se voi chiamate leggi'fondamentali volont umane che non sieno fondate
sulla legge della giustizia essenziale e dell'ordine naturale di beneficenza; se voi
opponete cotali comandamenti arbitrarii al linguaggio della ragione, all'interesse
universale, voi avete torto; voi mancate al rispetto che noi tutti dobbiamo al le
gislatore supremo, voi ferite i diritti dell'umanit.
Se voi chiamate, potere intermedio la facolt d'impedire anche ci che
bene, e di facilitare anche ci che male; di arrestare o di forviare l'autorit
2380 BAUDEAU.

insegnalrice, protettrice, amministratrice, voi avete torto, e voi rcsistete in modo


funesto all ordine beneco.
Se voi, nalmente, chiamate contro/forse, il cozzo delle passioni cieche, esclu
sive, oppressive, usurpatrici, contro altre passioni cieche, esclusive, oppressive,
usurpatrici, come lintendono e lo spiegano pazzamente dei celebri moderni, an
che allora voi avete torto, perch voi sostituite la guerra alla pace, il combatti
mento alla societ, le tenebre alla luce, i vizii e i delitti ai benecii della virt.
E certo , come voi dite, che se due uomini sono accaniti l'un contro l'altro ,
val meglio ch eglino si tengano abbrancati a forza eguale quanto possibile, e
ch'eglino esauriscano le loro forze in vani tentativi l'uno contro l'altro, di quello
che l'uno prevalga per accoppare il suo avversario; ma varrebbe molto meglio
cheglino non venissero alle prese, che non fossero guari nemici, e che conoscendo
leguaglianza delle loro forze, ascoltando daltronde la ragione e la giustizia, an
dassero in pace ciascuno al proprio travaglio.
Codesta lotta continua dei depositarii dellautorita che si pigliano alla gola di
continuo (anche a forze eguali , che sarebbe la sublime perfezione di un sistema
tanto vantato e cosi poco degno di esserlo) evidentemente uno stato di guerra;
il contrario della societ , il contrario nel principio, il contrario nell'azione, il
contrario negli effetti.
Io non dir davantaggio sopra questo importante articolo, per non oltrepas
sare i limiti che si addicono a codesto scritto elementare; lintelligenza del lettore
pu supplire al resto.
Si comprende ora questa verit, che le forme degli Stati democratici, delle
aristocrazie, delle monarchie pi o meno temperate sono assolutamente e total
mente indifferenti pcr l'obbietto che si aveva in mira nell istituzione loro. Inilno
a tanto che l errore fondamentale intorno al potere legislativo, insino a tanto
che l'ignoranza del codice naturale di giustizia e di benecenza saranno sparsi tra
il popolo, cotali forme saranno inutili; elle lo saranno parimente se la luce del
l'istruzione morale, economica ben viva, ben generale nella nazione, perch
dessa che compie lobbietto, non gi le diverse istituzioni mobili ed arbitrarie.
Quanto alle imposte, io ne appello alla sperienza per decidere se il reggi
mento scale pi conosciuto degli antichi non sia nato tanto nelle repubbliche
come nelle monarchie, non meno che negli Stati puramente dispotici; se il rin
novamento di tale sistema non ha regolata la percezione di tutti gli Stati della
nostra Europa, sotto qualsivoglia forma sieno essi amministrati.
Ma gli in parlando delle relazioni politiche delle nazioni tra loro, che io mi
riserbo di far sentire i vizii atroci che lignoranza e la cupidit malintesa hanno
per cosi dire santicato negli Stati misti sotto il nome di patriolismo.
Vlll. -- Riepilogo generale delle relazioni politiche tra il sovrano ed i sudditi.
Riepiloghiamo quest articolo al quale ho dato tutta l'estensione che la sua
importanza mi sembrava esigesse.
Per istabilire tra il sovrano ed i sudditi le relazioni di vera societ, d unit
d'interessi, dassociazioni di vedute, di concorso di travagli, di pace insomma, di
amicizia, di rispetto e damore vicendevole, sono duopo due oggetti principali,
cio: 1 la percezione economica dei veri redditi della sovranit, che fornisce
allautorit suprema i mezzi di adempiere alle sue funzioni, non solamente senza
ls'rnontzronx ALLA HLosoru ECONOMICA. 581
ch'ella abbia bisogno e interesse di usurpare le propriet, di violare le libert,
ma al contrario, lacendo consistere il suo vero bisogno, il suo interesse reale nella
loro inviolabile conservazione, nella loro prosperit progressiva e continua; 2 l'i
struzione morale economica la pi perfetta possibile, la quale impedisce, per quanto
umanamente si pu, labuso di tutte le forze, anche di quelle che sono combinate
e rese superiori a qualunque altra pel servigio dell'autorit, vale a dire per la
dempimento desuoi doveri.
in questi due mezzi che consiste, secondo la politica onesta e beneca, la
relazione tra i cittadini e la sovranit.
Tutto il resto emanato da una politica male illuminata , oppressiva, tiran
nica e funesta, la quale non opera se non relazioni di guerra, di gelosia , di op
posizione d'interessi, se non distruzione o impedimento del bene, ingiustizia e
disordine.
Questo principio eterno, e generale, assoluto, invariabile, di una suprema
evidenza, ed principalmente su questa verit fondamentale che bisogna ssare,
per quanto possibile, l'attenzione di tutti gli uomini.
Al contrario, le quistioni accessorie l hanno per cosi dire fatta ecclissare in
tutti i tempi, perch i politici ed i tllosotl stessi hanno dato tutte le loro cure a
questi oggetti secondarii, sia nella pratica come nella speculazione.
La soluzione di questi problemi di secondordine essendo meno evidente,
meno necessaria, la scienza dell'economia politica n' sembrata molto meno certa,
molto meno rispettabile, dacche la si fatta scendere dai primi principii indubi
tabili, lell'etto infallibile dei quali il bene dell'umanit, a quelle idee ulteriori
che non colpiscono le menti in un modo tanto vivo, tanto sovranamente irre
sistibile.
lmperocch gli uomini consacrati ai primi travagli dell'arte sociale, vale a
dire, depositarii dellautorit suprema, debbono essere, in uno Stato incivilito, in
tal modo disposti, che tutto si riferisca ad un centro comune, ad un'intelligenza,
una volont prima , che riunisca tutti i mezzi e che ne diriga l impiego verso lo
scopo generale dell'istruzione, della protezione, dell'amministrazione universale.
questa unit che caratterizza propriamente uno Stato, una societ incivi
lita; questa ci che si chiama sovranit.
a quest'intelligenza, a questunit unica e suprema che riverbera tutto ci
che si opera di bene e di male nello Stato: ella che dirige in un modo pi o
meno immediato tutti i mandatarii dell autorit nei tre ordini d'istruzione, di
protezione e d'amministrazione. '
Ma questa volont debb essere quella di un sol uomo o di parecchi? Que
st'uomo solo, 0 questa riunione duomini pi o meno numerosi, debbono essi per
tar seco nascendo, pel titolo solo della loro origine, un tale diritto di avere una
volont di cosi grande importanza, di cosi grande ellicacia? Debbono essi rice
vere tale diritto da una scelta libera e rillettuta? Come tale scelta debhella farsi,
da chi, sotto quali condizioni, e per quale spazio di tempo?
Tutte sill'atte quistioni secondarie, che si presentano naturalmente alla mente
degli uomini, hanno dato luogo a mille e mille soluzioni diverse nella specula
zione, e di l son nate nella pratica cento e cento forme ditlcrcnti degli Stati misti.
I partigiani della monarchia ereditaria sostengono che qualunque atto d au
torit debbessere ritenuto non venga emanato se non dallintelligenza e dalla vo
582 BAUDBAU
lont di un sol uomo, che sia tale pel titolo della sua nascita e pel diritto di pri
mogenitura; per guisa che la qualit sua non sia a lui attribuita se non dalla.
Previdenza suprema, e che sia costituito quello ch'egli da Dio medesimo, del
quale il rappresentante nella societ.
Non si pu negare che questa idea non parte da un principio santo e su
blime. Questa volont unica e suprema, che forma lautorii, non , propriamente
parlando, se non una volont umana: il voto stesso della natura, i ordine del
Cielo, la legge eterna, l'ordine evidente necessario.
I Cinesi sono il solo popolo conosciuto i cui filosofi sembrino sempre essere
stati penetrati da questa prima volont: essi la chiamano lordine, o la voce del
Cielo, e riducono tutto il governo a questa sola legge, di conformarsi alla voce
del Cielo.
Parimcnte, dicono che un'intelligenza , una volont unica e suprema dirige
tutto l'insieme dell'ordine naturale, una porzione del quale il benessere o la
sventura dell'umanit sulla terra; parimcnte dicono che una intelligenza, una
volont unica e suprema debbe dirigere nello Stato tutto l'insieme dei travagli
sovrani dell'arte sociale, che avvicinano sempre pi le intelligenze e le volont di
tutti gli uomini allo scopo generale verso il quale eglino sono inclinati dalla ra
gione illuminata, per la prosperit dell'intera specie.
in cotal senso ch eglino chiamano il loro imperatore il tiglio primogenito
del Cielo, che e il padre e la madre dello Stato.
in cotal senso ch'eglino dicono, nel modo pi semplice e al tempo stesso
pi energico e salutare, che il dovere di tale figlio primogenito del Cielo, consiste
a informare la sua intelligenza a quella del Cielo, e la sua volont alla volont
del Cielo, in tutto lordine di giustizia e di benecenza che concerne la propaga
zione e il benessere della specie umana sulla terra.
Quando i Letterati cinesi pronunciano che l imperatore e il rappresentante
e il mandatario dell'essere supremo, Chang-ti , essi non intendono guari che le
sue volont qualunque, puramente umane e variabili, tengano luogo dell'ordine
del Cielo e della volont sovrana che governa tutto l'universo: errore che carat
terizza tutti i dispotismi arbitraril.
Eglino sanno, eglino insegnano a tutto il popolo, eglino difendono anche a
costo della loro vita, quando sia d'uopo, questa grande e sublime verit, che c'
una legge del Cielo, contenente regole eterne, immutabili di giustizia e di henefi
cenza che bisogna conoscere ed osservare.
Quando essi leseguiscono, dicono, che obbediscono al sovrano Signore
CIiang-ti, e al glio suo primogenito che l organo scelto dalla sola sua Pro
videnza.
Per guisa che l'imperio della Cina e, per l'istruzione dei Letterati che lo go.
vernano, lo Stato che, tra quanti al mondo sien conosciuti, pi si approssimi alla
vera teocrazia, che io chiamo monarchia economica.
Vale a dire, che l'insegnamento morale economico della legge divina di gin
stizia, dell'ordine divino di beneficenza, ne il primo e supremo legislatore; ch egli
regola e dirige continuamente l'istruzione pubblica e privata di tutti gli uomini,
segnatamente e principalmente quella dei mandatarii dell'autorit; la protezione
civile, militare e politica di tutte le propriet, di tutte le libert; l'amministra
zione universale, tanto per la percezione dei redditi pubblici che somlninistrauoi
tmaonnztotva ALLA riLosoru ECONOMICA- 585
mezzi di esercitare le funzioni dell'autorit, come per le forze combinate a tale
effetto.
Quando una volta si si sia formato questo primo principio morale e politico di
risguardare il capo di una societ incivilita come il rappresentante e il mandata
rio dell autorit divina, l'impiego del quale di pronunciare la volont di Dio
stesso, la legge di ci che Dio ha voluto che sia giusto, l'ordine di ci che Dio
ha voluto che sia benefico, si e inclinati a lasciare in fatto alla Previdenza la
scelta del suo mandatario.
certo che, presso un popolo pel quale la legge naturale di giustizia, 1' or
dine naturale di beneficenza, considerati come volont dell'essere supremo, sono
l'oggetto di un vero culto religioso, la monarchia essendo considerata, al modo
dei Cinesi, unicamente come organo e come istrumento di quella volont cele
ste, l'eredit assoluta parrebbe confermare quell'idea. Per essa, diffatto, la
Provvidenza sola dell'essere supremo che sceglie il suo luogotenente sulla terra.
Che il titolo e la qualit di supremo organo di quell autorit divina sia ere
ditario e patrimoniale, anzi devoluto per la regola di primogenitura, cosa che i
Cinesi non hanno intieramente ammesso, forse in effetto una conferma dell'i
dea teocratica nella mente del principe stesso e dei popoli; e d'altronde, una pi
grande e pi intima unit d'interesse tra il sovrano e i suoi mandatarii da una
parte, e tutte le classi dei cittadini dall'altra.
Tutte le forme contrarie all'unit, all eredit, alla primogenitura sono state
inventate per supplire all'effetto che produrrebbe questo insegnamento morale
economico, se elle fossero dirette contro il despotismo arbitrario che precisa
mente il contrario della teocrazia o della monarchia economica.
Ma cotali forme indifferenti per se medesime, per l'effetto al quale le si de
stinavano, non sono state e non saranno mai accompagnate da nessuna vera riu
soita, se non per mezzo delle idee e dei sentimenti di giustizia e di beneficenza,
che l'istruzione sviluppa e conferma nelle anime, e ci in una proporzione esatta
colla forza di questi medesimi sentimenti. _
Senz' essi, tutte le forme qualunque falliranno sempre al loro scopo, come
c'insegna ditfatti la storia, che lo hanno sempre fallito nelle repubbliche della
Grecia, per esempio, che non conobbero mai le leggi dell'ordine, e i cui annali non
ci of'frono che uno spettacolo continuo di attentati orribili contro la pace e la
felicita dell'umanit.
Tra quelle popolazioni inquiete, usurpatrici, tiranniche, che non finiscono mai
dinnondare di sangue umano, di coprire di mine e di ridurre incolto (I) il suolo
pi fertile e il meglio coltivato del mondo conosciuto, regnavano i tre errori che
ho designati come i ffagelli degli Stati misti. (Vedi S. IV).
Errore intorno al potere legislativo arbitrario che, secondo i filosofi e i legis
latori della Grecia, poteva ordinare anche ci che e male , e condannare anche
ci che e bene, per legge di natura; errore intorno alla percezione dei redditi
pubblici, della quale essi conoscevano tanto poco i veri principii, che inventarono

(l) L'abate lllably. cui male serv ila sua memoria, aveva preteso, ne suoi Dubbii
sull'ordine naturale ed essenziale delle Societ politiche (lettera V, pag. Ml), che le re
pubbliche greche non avessero guari terreni incolli; ma nel medesimo tempo apparvero
tradotte le Economiche di Senofonte: si trovano in esse lagnanze sull'estensione delle terre
incolte, ed un capitolo speciale intorno ai dissodamenti.
584 IAUDBAU

essi medesimi od adottarono con premura le forme di percezione le pi distrut


tive delle propriet, le pi oppressivo delle libert, lo pi devastatrici dei relaggi
'l'ondiurii, delle ricchezze preparatoria ed operanti le intraprese, e per conseguenza
dell'alimento necessario delle arti sterili, e del patrimonio della sovranit; errore
abbominevole intorno al patriotismo che altro non era se non una dichiarazione
continua di guerra contro tutti gli altri popoli, seguita da ostilit dichiarate 0 co
perte, che la frode, lingiustizia, il saccheggio, la crudelt non mancavano mai
di accompagnare.
Alla vista dei mali che sotlri l umanit in quella porzione di terra, durante
lo spazio di tempo che alcuni storici eloquenti hanno reso tanto celebre, qua
lunque uomo giusto e beneco decider del merito di queprincipii costitutivi de
gli Stati misti che i filosofi e i politici della Grecia consideravano come il loro
capo dopera, che i moderni hanno da loro tutti a prestanza per metterli fuori 0
nella speculazione nei libri, o nella pratica delle nostrerepubbliche degli ultimi secoli.
Non e dunque guari con repubbliche infette di cotali tre lunesti errori che lo
lascio ai miei lettori la cura di paragonare l idea leocralica dei Cinesi, o meglio
ancora quella di una vera monarchia economica, il cui solo, il continuo legisla
tore universale fosse l'ordine supremo di giustizia e di benecenza; gli con W
pubbliche del pari illuminate sopra que tre grandi oggetti fondamentali, del pari
penetrate d'amore e di rispetto per le leggi della natura giusta e beneca, chBSSi
debbono stabilire un tal paragone.
A qualunque numero di persone ch essi attribuiscano il nome di sovrano, a
qualunque titolo o condizione ch' essi leghino l'elevazione di tali persone a quel
primo grado, eglino vedranno sempre l'istruzione morale economica, e i senti
menti ch ella fa nascere, stabilire tra codesto sovrano e l universalit dei citt
dini delle relazioni di pace, di unit, d'interesse, d associazione di travagli, di
concorso di volont, e di forze verso un solo eimedesimo scopo, verso la molti
plicazione progressiva e continua degli oggetti di godimenti, che formano la pt0'
pagazione e il benessere della specie umana sulla terra.

Art. IV. - Analisi delle relazioni particolari tra il sovrano


e ciaschelluna delle Classi della societ.
Dopo aver posti i principii generali della politica onesta e beneca la quale
non mette tra il sovrano ed i sudditi se non relazioni di pace, di vera societ KU
sta e beneca, non pi necessario di analizzare che in risultato le relazioni Par
ticolari.
Ecco quattro principii generali derivati immediatamente da quelli che ab
biamo pi sopra disvolti; essi contengono le regole di codeste relazioni particolari:
1 Rispetto ai mandatarii della sua autorit , non violare la loro coscienza
illuminata . -- 2 Rispetto ai proprietarii, non violare i loro retaggi, le loro 811
ticipazioni fondiarie, i diritti che risultano dalla loro propriet . - 5 Rispetto
alla classe produttiva, non violare il deposito delle ricchezze delle intraprese 0
delle anticipazioni produttive . -- 4 Rispetto agli agenti della classe sterile,
non violare la propriet loro personale e mobiliare; la libert che ne risulta d'll
sare a piacer loro di tutte le loro facolt, di tutti i loro talenti acquisiti o nel"
rali, e delle ricchezze cheglino hanno meritato per un impiego giusto e Mimmo
degli uni e degli altri .
F
ixntonnztoxr; ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 585
Tali sono le leggi della giustizia eterna e divina.
Al contrario, l eccitare semprcppi, nella classe dei mandatarii o coopera
tori dell'autorit, i sentimenti che nascono dalla coscienza retta e ben illumi
nata. - 2 Amare sempreppi l'emulazione dei proprietarii fondiarii, migliorare
perfezionare , moltiplicare le loro anticipazioni. - 5 Procurare l accrescimento
delle ricchezze preparatorie ed operanti le intraprese, la massa delle anticipazioni
produttive, 1' agiatezza, la buona volont dei coltivatori e degli altri imprenditori
di travagli fruttiilcanti. - 4 Sviluppare l industria manufattrice, vetturaia, ne
goziante; abbreviare i suoi travagli, ristringere le sue spese e moltiplicare i suoi
eetti; facilitare, accogliere, incoraggiare tutto ci che tende a variare, a molti
plicare i godimenti necessarii o comodi, i servigi di diletto o d utilit.
Tali sono le regole dell'ordine benefico.
questo che si debbe chiamare mantenimento, conservazione, aumentazione,
perfezione dellautorit sovrana; nel medesimo tempo pure accrescimento della
prosperit pubblica delle altre classi della societ.
Se mai un principe veramente grande, veramente potente, veramente ricco,
veramente degno di amore e di rispetto, veramente immagine della Divinit su
prema sulla terra, quando esso regna colla giustizia e colla beneficenza, per
mezzo di mandatarii istruiti e fedeli, integri e coraggiosi, sopra un suolo viviticato
da grandi e maestose anticipazioni sovrane, da buone e ricche anticipazioni fon
diarie, da opulenti anticipazioni d intraprese; sopra un suolo coperto per conse
guenza di una magnica riproduzione totale, annuale, che fornisca un gran pro
dotto netto, totalmente disponibile, e per conseguenza sopra una moltitudine in
numerevole d'uomini istruiti, giusti, laboriosi, liberi, felici e degni di esserlo.
Cercare altrove i mezzi di stabilire lautorit dei sovrani, la loro gloria, la
loro ricchezza, lillusione della politica cieca, ingiusta e funesta, che non fa na
scere tra gli uomini se non divisioni, guerre e delitti.
evidentemente sopra cotali principii che bisogna giudicare, 1 le pretese del
dispotismo arbitrario il quale non si occupa se non che a sottomettere, quanto
pi possa, le menti e le coscienze stesse alle volont qualunque della sovranit,
fossero pure assurde, inique e devastatrici sino all eccesso pi evidente, e che si
serve, per ottenere tale abbominevole successo, del mezzo pi infallibile, vale a
dire dell'ignoranza universale, ch'egli estende, eh egli perpetua, ch'egli conferma
pi che gli sia possibile, perno nei capi della nazione, quindi tanto maggior
mente nel comune del popolo, sostituendovi la superstizione, la cupidita, la cra
pula, compagne della servit, alleate inseparabili della tirannia nella guerra eterna
ch ella fa ai lumi della ragione, della legge naturale e dell ordine benefico; -
2 tutte le invenzioni scali, antiche e moderne, tutte le sottigliezze delle legisla
zioni intricate e versatili, etletto delle quali e discreditare le propriet fondiare,
l'acquisizione loro, la loro conservazione e perfezione progressiva e continua; di
rendere limpiego che un uomo saggio fa dell'intelligenza sua, delle sue cure, delle
sue ricchezze alla creazione di un retaggio, l impiego pi cattivo che possa sce
gliere pel suo benessere e per quello della sua famiglia; di rendere , per lo con
trario, con mille e mille mezzi che forniscono i dispendii eccessivi del lusso pub
blico o privato, qualunque altra specie d'impiego de suoi talenti e de suoi fondi
pecuniarii pi vantaggioso, pi pronto e meno penoso che le auguste ma labo
riose fatiche di proprietario fondiario; - 5 tutte le pratiche calamitose, che mo
586 IAU DBAU.
testano, spogliano, inviliscono, desolano e spopolano in tanti modi la classe col
tivatrice, che degradano e annientano le sue ricchezze d intrapresa, i fondi delle
sue anticipazioni primitive e quelli delle sue anticipazioni annuali, sorgenti im
mediate della coltura e della riproduzione annuale;-- 4' qualunque regolamento
arbitrario, qualunque esazione, qualunque proibizione, qualunque attribuzione di
preferenza che mettono pastoe all'industria manufattrice, vetturaia, negoziante,
che inceppano i talenti, i servizii personali di diletto e di utilit.
Mantenere questo caos di pregiudizii disastrosi, di volont distruttive, evi
dentemente tradire l'autorit, devastare il patrimonio del sovrano, otl'uscare la
sua gloria, annichilire la sua potenza, distruggere la sua ricchezza , rapirgli la
felicit la pi grande, la pi pura di cui un semplice mortale sia capace sulla
terra; quella di procurare la vita e il benessere a molte migliaia, a molti milioni
di creature umane non solamente durante la sua propria vita, ma uo alla con
sumazione dei secoli: la felicit sacra, che cos ardisco chiamarla, d'essere essen
zialmente l'immagine vivente di Dio sulla terra, lo strumento infallibile della sua
onnibenecenza verso il genere umano.
Tale lidea che non si dovrebbe mai lasciar perdere di vista durante un solo
istante della loro vita ai mortali privilegiati, che la nascita o la scelta hanno posti
a capo dei depositarii dell'autorit suprema. lo lascio ai miei lettori il piacere di
svolgerla essi medesimi.

Art. V. -Analisi delle relazioni politiche d'interessi tra le tre classi


delle societ incivilite.
Nulla di pi evidente oramai, a quanto ardisco credere, che 1' unit. d inte
resse tra la classe proprietaria, la classe coltivatrice e la classe sterile di uno
Stato illuminato intorno ai principii dell'ordine benefico e della giustizia es.
senziale.
Primamente i proprietarii fondiarii hanno un principale interesse che li unisce
intimamente colla sovranit, per la ragione che la prosperit. dei loro retaggi
tanto pi assicurata, quanto che l'autorit abbia maggiori mezzi per adempiere le
sue funzioni maestose d istruire, proteggere ed amministrare; e ch'ella abbia
meno tentazioni e facilit disgraziato di abusare delle forze e delle ricchezze com
binate per tale oggetto.
Ma eglino hanno inoltre due altri interessi, il primo dei quali e loro comune
colla classe coltivatrice, l'altro colla classe sterile.
Ditatto, che lo Stato abbia la fortuna di possedere un grandissimo numero
d'imprenditori, di direttori in capo di qualunque sorta d'intraprese produttive; che
abbiano tutti molti lumi, molte ricchezze, olicine opulenti, strumenti speditivi ,
cooperatori esercitati, liberi, esenti al pari dei loro capi medesimi, da qualsivo
glia esazione, pastoia e coercizione: d'evidenza suprema che il prodotto nettoo
la rendita-chiara e liquida annuale dei proprietarii fondiarii dipende immediata
mente da tale prosperit della classe coltivutrice.
Io l'ho gia fatto osservare due volte, e lo ripeto qui per la terza volta (poi
ch qual e la verit pi manifesta e pi utile che non bisogni ripetere cento volte
prima di farla comprendere, di persuaderla, e soprattutto di farne cavare delle
conclusioni pratiche?), la produzione totale ed il prodotto netto di un retaggio
sono assolutamente relativi non solamente alle anticipazioni fondiarie del padrone,
is'raonuziosr: ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 581
ma ancora alle anticipazioni di coltura, non meno che alle anticipazioni sovrane.
Supponete che il suolo di un cantone, di una provincia, di uno Stato sia total
mente vivificato dai grandi travagli dellamministrazione pubblica e dalle antici
pazioni fondiario dell'amministrazione privata, allora tutto evidentemente dipende
dalle intraprese produttive, dal sapere, dallemuiazione, dai mezzi che porteranno
su tale suolo glimprenditori in capo dei travagli fruttiilcanti ed i loro cooperatori.
Una stessa tenuta affittata e coltivata da un iittaiuolo povero e mal esperto
frutter dieci volte meno prodotto netto che sotto la mano di un coltivatore opu
lento e sapiente dellarte, madre dellaltre, e che finalmente si comincia il cono
scere e tenere presso a poco in quel conto in cui ella debbessere tenuta. .
La sorte della classe coltivatrice regola dunque manifestamente quella dei
proprietarii fondiarii. Quanti pi uomini istruiti e quante pi ricchezze dintraprese
esistono, necessariamente tanto pi valgono i retaggi fondiarii, tanto pi prodotto
netto essi rendono ai proprietarii.
Si giudichi da ci quanto fosse irragionevole e calamitosa quellignoranza
dei proprietarii fondiarii che per lo addietro si prestavano con tanta facilit, ed
anzi con piacere, alle istituzioni ed alle pratiche politiche, giudiziarie o scali che
carlcavano di catene, ed anche di obbrobrio e di servit, la classe coltivatrice
tutta intiera, fino ai pi ricchi e pi abili imprenditori e direttori in capo, la cui
officina. di coltura, in que tempi tanto poco considerata, ,vale sovente dieci volte
pi che i fondi di certe fabbriche fastose , che fanno illusione all' ignoranza dei
cittadini, sedicenti politici!
Ma la sorte di tutta la classe sterile e delle quattro divisioni che la compon
gono non e niente pi indifferente ai proprietarii fondiarii che quella dei col
tivatori.
lmperocch se il sapere, la ricchezza, lemulazione della classe produttiva re
golano il valore del prodotto netto dei retaggl; l'arte, lagiatezza, la buona volont
degli operai manipolatori, dei vetturali, del negozianti, degli uomini capaci di ren
dere servigi personali, fanno godere di questo prodotto netto, e regolano la va
riela, il diletto, l'utilit dei godimenti che fanno il benessere degli uomini sulla
terra. '
inoltre di suprema evidenza, che dopo aver apposto tutto il territorio di
un vasto Stato viviiicato dalle pi grandi anticipazioni fondiario dellamministra
zione privata, coperto di ricchezze dintrapresa abilmente impiegate, rlcolmo per
conseguenza della pi opulenta ricolta di qualunque specie di produzioni naturali,
sia di sussistenze, sia di materie prime, voi non avete punto ancora la misura
precisa e caratteristica dei godimenti i quali procureranno a tutti glindividni la
conservazione e la dolcezza della vita. Que' godimenti, l'abbondanza, la variet ,
il diletto loro, dipenderanno dell arte che manipolo quelle produzioni, che le
riunisce, che le combina tra esse.
Se nella classe sterile voi non avete che ignoranza, povert, scoraggiamcnto
cagionato dal monopolio, dalle tasse sregolate, dalle volont arbitrarie, un'ab
bondante ricolta vi procurera cento volte meno godimenti piacevoli, perch l'ina
bilit, la cattiva volont, le false spese di qualsivoglia specie ne distruggeranno
la maggior parte. -
Per lo contrario se voi avete molti uomini di talento capaci di trattare in
grande e di perfezionare le arti, voi vedrete cotali godimenti moltiplicati al cen
588 BAlDIiAL'.
tuplo dal buon impiego delle sussistenze e delle materie prime, dal risparmio delle
perdite e delle false spese che risultano dallo stabilimento delle grandi officine,
dalla perfezione delle macchine e dei metodi che nascono dalla libert, dall'im
munita, dall'agiatezza di una classe numerosa, istruita ed animata da un grande
desiderio di ben fare.
Si giudichi da ci quanto fosse inoltre irragionevole e calamitosa quel
l'ignoranza dei proprietarii fondiarii che risguardavano colla pi estrema indilie.
renza le istituzioni monopolista, tassative, proibitive che respingevano l'industria
delle arti sterili, che dappertutto le mettevano impedimenti, e la facevano gemere
sotto il giogo delle esazioni moltiplicate.
evidentemente ai godimenti che formano il mantenimento ela delizia della
vita di tutti i cittadini, che si appigliano tutti questi fnnesti flagelli: e sopratutto
ai godimenti dei proprietarii fondiarii.
Nulla dunque di pi importante alla prosperit delle societ incivilite, come
la conoscenza chiara, distinta e sempre presente di questa preziosa unit d'inte
resse, che fa dipendere essenzialmente la sorte della classe proprietaria dalla
sorte della classe sterile e dalla sorte della classe produttiva, non meno che dalla
fedelt dei mandatarii della sovranit ad adempiere alle loro auguste funzioni
d'istruzione, di protezione, d'amministrazione.
Secondamente, i medesimi vincoli di pace e di fratellanza uniscono anche la
classe produttiva alle due altre: la prosperit sua dipende evidentemente dall'e
sattezza colla quale tutti i travagli dell'arte sociale sono compiuti nello Stato. Le
anticipazioni sovrane dell'autorit suprema insegnatrice, protettrice, amministra
trice, e le anticipazioni fondiaria dei proprietarii sono, da una parte, i preliminari
indispensabili delle sue intraprese e della prosperit loro; la moltiplicazione, l'in
dustria, l'agiatezza, la libert assoluta,l immunit perfetta degli agenti della
classe sterile, sono d'altra parte indispensabili ai suoi godimenti.
Senza i travagli preliminari dell'arte sociale, gli uomini consacrati solamente
all'arte produttiva non potrebbero adempiere gli oicii loro, senza itravagli sus
seguenti dell'arte sterile essi non potrebbero goderne pel loro benessere e per la
perfezione del loro ministerio.
In terzo luogo, nalmente, i salariati che compongono l'ultima classe dei cit
tadini, artisti, persone dabilita o servigi personali, operai manufattori, vetturali,
negozianti qualunque, non hanno pur essi altro interesse se non la moltiplica
zione delle materie prime e delle sussistenze, e sopratutto della porzione vera
mente disponibile, vale a dire sovrabbondante al di la di ci che esige il mante
nimento continuo delle anticipazioni che perpetuano la riproduzione.
La loro sorte dipende dunque evidentemente dalla sorte della classe produt
tiva, dallo stato delle propriet fondiario e dalla condotta degli agenti dell'auto
rit suprema.
Quando si considerino, con colpo d'occhio economico , gl'imperii veramente
inciviliti, si grandemente mcravigliati di trovare nell'intimo de cittadini un
centro di riunione che comunica, per evidenti relazioni d'interesse comune, con
milioni d'altri uomini; si vede chiaramente chei godimenti utili o piacevoli che
formano la sua conservazione, il suo benessere, la moltiplicazione della sua fami
glia, in qualsivoglia posizione voi lo supponiate, dipendono essenzialmente dalla
prosperit di tutte le arti caratteristiche degli Stati inciviliti.
INTRODUZIONE ALLA rlnospru ECONOMICA. 589

Si vede distintissimamente che la sua sorte privata dipende pei passato, pel
presente e pel futuro, dall'istruzione, dalla protezione, dall'amministrazione pub
blica, dal modo con cui queste auguste funzioni sono state, sono e saranno adem
piute da molti manda'tarii dell'autorit; che esso dipende pur anche dallo stato
di molte propriet fondiarie, dalla sorte e dalla condotta dei proprietarii di tali
rstaggi, e da quella dei coltivatori, che esso dipende nalmente da una folla di
agenti della classe sterile e dalla loro industria.
una speculazione degna di occupare qualunque uomo curioso di penetrarsi
delle verit utili, speculazione che non meno gradevole che istruttiva; io esorto
i miei lettori ad, occuparsene.
Ch'eglino comincino per considerare loro medesimi con tutte le loro facolt,
le loro abilit, le loro propriet, tutti i loro godimenti abituali; ch'eglino analiz
zino i travagli dei quali continuamente profittano, hanno prottato e proittcranno;
cheglino si rappresentino la differenza dei risultati che avrebbero provati nel pas
sato, che proverebbero nell'avvenire, nel caso in cui ciascun travaglio delle tre
arti fosse stato per lo innanzi o divenisse in appresso pi o meno perfezionato,
pi o meno deteriorato, in tutti i suoi rami.
Che dopo avere cosi decomposta la sorte loro, analizzino essi qualunque dei
loro concittadini, dal monarca iniino all'ultimo mendico, e vedano ci che
l'uomo sia rispetto all'uomo: Homo homim' quid pra'slat? ,
Chiunque vorr dare una sola volta a questa bella teoria tutta l'attenzione
che merita, sar da quel punto incapace di essere sedotto dalla politica falsa, em
pia e calamitosa, che considera tutti gli uomini come nemici di tutti gli uomini ,
gl'interessi come opposti e distruttivi, l'usurpazione delle propriet , la violazione
delle libert come l'essenza degli Stati. Egli vedr chiaramente che questa me
struosa dottrina dei nemici dell'umanit non meno assurda che abboininevole.
Egli vedr, che se l'uomo ignorante e cupido si trova qualche volta per errore
o per passione in contrariet d'interessi e di vedute con uno o due uomini, quello
stesso mortale non per ci meno attualmente in societ intimissima, evidentis
sima, necessariissima con dei milioni e dei miliardi duomini passati, presenti ed
avvenire; ch'egli protta attualmente in tutto ci che fa, in tutto ci che ha, della
loro saggezza, della loro giustizia, della loro benecenza, dei loro talenti; ch'egli
serve attualmente, anche senza volerlo e senza saperlo, in mille e mille modi, alla
tradizione conservatrice di tutte le arti, che le trasmette alla posterit forse a dei
milioni e miliardi di generazioni.
Pervenuti a questa idea semplice, ma, io credo, di un'evidenza luminosa e di
una utilit realissima, noi non abbiamo pi se non un passo a fare per compiere
l'analisi degli Stati inciviliti, ed di considerare le relazioni politiche delle nazioni
tra loro.

Art. VI. - Analisi politica llcllc relazioni (l'interesse che uniscono,


a che dividono le nazioni tra loro.
Se il suolo del pianeta che noi abitiamo fosse dappertutto lo stesso, se l'as
petto del sole o l'influenza del cielo non vi cagionassero nessuna variet di clima,
se le tre arti caratteristiche delle societ incivilite vi si esercitassero precisamente
allo stesso modo e coi medesimi risultati, se si potesse dire insomma: qualunque
terra frutta sempre tutte le specie di produzioni, nella stessa quantit e qualit ,
590 BAUDIAU.
che sono ripartite ed impiegate nella stessa maniera; in questo caso le nazioni po
trebbero isolarsi e non avere alcuna relazione tra loro.
E notiamo primamente , ch' elle non avrebbero alcun motivo giusto e ragio
nevole di gelosie, di nimicizie, di guerre. lo dico le nazioni ed i cittadini che le
compongono.
Ma la variet dei climi, del suolo e delle sue produzioni naturali nei tre regni
animale, vegetale 0 minerale; le dierenze ancor pi grandi tra gli uomini e le
tre arti caratteristiche delle societ incivilite, producono evidentemente questo ci
fetto tra noi, che molti godimenti utili o piacevoli, che servono al nostro benes
sere, vi sono procurate da uomini, da produzioni, da travagli, che io chiamo
stranieri.
Questa parola diventata da lungo tempo un segnale di combattimento tra
gli uomini. Un pregiudizio fatale, ma quasi universale, ha fatto confondere le idee
di straniero e di nemico, non solamente nella speculazione, ma anche nella pra
tica. Si riguardato le nazioni come necessariamente costituite in uno stato di
guerra l'uno contro l'altro: si ha per cos dire santificato questo disgraziato pre
giudizio: se n fatta una virt sotto il nome di patriottismo.
Se le produzioni della terra manipolate e raccolte sul suolo di uno Stato stra
niero fossero funeste e mortali pei cittadini di un altro imperio, gli evidente che
bisognerebbe interdirsi qualunque comunicazione di popolo a popolo , ed ancora
non ne risulterebbe uno stato formale di guerre e di combattimenti.
Ma la natura beneca avendo annessa la felicita degli individui, la propaga
zione della specie, alle produzioni diverse che nascono da un polo all'altro e sopra
l'uno e l'altro emisfero; la dolcezza della vita, la comodit dell'esistenza essendo
evidentemente per noi il risultato di mille e mille godimenti variati , gli oggetti
dei quali vengono radunati dalle quattro parti dell'Universo: come dunque si
pu disconoscere l'unione d'interesse che lega necessariamente le nazioni le pi
straniere P
Per penetrarci di tale preziosa verit, paragoniamo insieme due popoli che la
natura avesse costituito in uno stato di rassomiglianza perfetta, e che lo sviluppo
dell'arti caratteristiche delle societ incivilite avesse mantenuto in tale eguaglianza
compiuta ed assoluta.
/ Ora mettetevi in mente che la prima di queste due nazioni abbia tutto ad un
tratto compreso e sentito vivamente questo grande e sublime principio, la cui
evidenza e tanto palpabile: che l'umanit tuttintiera non sulla terra che una
sola e grande famiglia divisa in molti rami; che linteresse di tutti e l'interesse di
ciascuno lo stesso , cio: la moltiplicazione progressiva e continua degli oggetti
adatti ai nostri godimenti utili o piacevoli; che per tutti una colpa o delitto di
struggere codesti oggetti di godimenti, d' impedirli di nascere: che per tutti e
beneficenza e virt accrescerne la massa .
L'universalita di quel popolo essendo penetrata di queste massime evidenti e
fondamentali, nessun popolo, nessun suolo , nessuna produzione, nessun trava
glio considerato come straniero nel senso odioso che la politica distruttiva af
figge a questa parola.
Diti'atto il commercio perfettamente libero vi naturalizza tutto, e nulla pi
evidente di tale uaturalizzazione.
Considerate voi il cittadino di quella saggia e felice nazione come produt
nvrnonuzrour: ALLA nososul ecosomm. 591
tore, come operaio manipolatore, come vetturale, come negoziante 0 come con
sumatorei Ascoltate ci che vi dir:
e Se sotto il nome di straniero voi intendete un uomo nemico di un altro
uomo, o solamente un uomo indifferente all'altro, come volete voi fare conside
rare come straniero in codesto senso, a me proprietario e coltivatore di un vigneto
che forma il mio patrimonio, l'uomo qualunque ci possa essere , che beve il mio
vino e che lo paga? '
1 Come volete voi farmi considerare come nemico, come indifferente, colui
che debbe usare di questo mobile, di questo vestito, di questo gioiello, la cui fat
tura procura la sussistenza ed il benessere della mia famiglia intiera.
Come mi persuaderete voi che io debba fuggire ed odiare colui che debbe
rimborsarmi le mie spese di vettura, e pagarmi il beneficio del mio traliicoP
Per la stessa ragione, come mi persuaderete voi che fossero per me uomini
nemici, e almeno indifferenti , quel cinese che coltiva il mio t, quellaraho che
ha fatto nascere il mio calle, quel greco che mi procura il mio buon vin di
Cipro i
E che! era un uomo nemico, un uomo indili'erente quel indiano che, rac
coglieva, che tilava cosi bene il cotone, che ne ordiva una tela cosi fine, che la
dipingeva con tanta grazia, con colori cos belli e cosi durevoli, pel mio abbiglia
mento e pe miei arredi?
1 Come? sono uomini nemici, uomini indiii'erenti per me vetturaio o nego
ziante, que produttori di derrate , que fabbricatori di lavori egualmente utili e
dilettevoli ai miei concittadini che meli danno in cambio delle derrate e dei lavori
de miei compatrioti?
No, senza dubbio, nessuno di cotali uomini nemico, n manco indiffe
rente per noi, vi direbbero unanimamente in quella nazione saggia, i proprietarii,
i coltivatori, gli agenti della classe sterile, ed anche i mandatarii dell'autorit so
vrana, considerati come consumatori delle mercanzie straniere.
Stabilitevi dunque col pensiero in mezzo a quel popolo fratellevole, amico di
tutti i popoli, voi getterete uno sguardo su tutta la terra abitata, e direte: a Se
da un'estremit tino allaltra, l'arte sociale , l'arte produttiva e l'arte sterile fos
sero portate al punto della pi grande perfezione che sia attualmente conosciuta
dal popolo il pi fiorente, quale abbondanza di produzioni diverse, quale variet
negli oggetti di godimenti non risulterebbe da tale prosperit! Quali porzioni non
potremmo noi sperare di raccorne, noi che siamo legati d'amicizia, di libero com
mercio con tutto l'Universo!
II Per lo contrario, se ad un tratto l'estremo disordine si cacciasse fra tutte
le nazioni colle q'uali noi siamo in comunicazione reciproche per gli oggetti adatti
ai nostri godimenti; se le rivolte, i saccheggi, glincendii, gli assassinii coprissero
tutti i loro tanitorii di rovine e di sangue; se le ricolte vi fossero tutte annientate,
se qualunque fabbricazione di lavori, qualunque commercio vi fossero distrutti,
qual vuoto orribile nei nostri godimenti, quale perdita per le nostre produzioni!
Nulla di pi semplice di tali riessioni: elle vi mostrano ad evidenza quali
siano i veri nemici di una nazione fraterna che comunica con tutte le nazioni pel
loro benessere e pei suo.
i nostri nemici, ella vi direbbe, sono coloro che impediscono, che turbano,
che distruggono in qualunque sia parte della terra i travagli dell'arte sociale, quelli
3392 nonno.

dellarte produttiva, quelli dell'arte sterile, perch risulta dalle ostilit loro contro
quel ramo della famiglia universale un vuoto necessario nella produzione delle
sue derrate e de suoi lavori, di cui noi ricevevamo la nostra parte; un vuoto per
conseguenza nei consumi delle nostre derrate e dei nostri lavori di cui ella rice
verebbe la sua parte in cambio.
I nostri veri amici sono coloro che perfezionano, in qualsiasi luogo sulla.
terra le tre arti caratteristiche delle societ incivilite, perch impossibile che il
commercio perfettamente libero e la fraternit generale non ci comunichino, pre
sto o tardi, in un modo pi o meno immediato, la nostra porzione di accresci
mento degli oggetti di godimenti che necessariamente risultano da tale perfezione
delle tre arti .
Del resto, questa fratellanza generale tanto semplice nella pratica come nella
speculazione; ella consiste unicamente nel rispetto inviolabile delle propriet e
dalla libert degli uomini qualunque, vale a dire ladempimentovdella legge
eterna della giustizia per essenza.
sorprendente che losoll , anche de pi celebri , si sieno tanto atlaticati a
cercare altrove i principii del diritto delle genti, come se fossero altra cosa che
quelli del diritto naturale e del diritto sociale degli Stati.
N on usurpar mai nessuna libert, non violar mai nessuna libert , questi: il
comandamento universale che lega tutti gli uomini , in tutti i casi, i sovrani ed i
popoli altrettanto e nello stesso modo che ciascun individuo.
Ci che distingue e caratterizza le nazioni, e laulorl che le illumina col
listruzione, che le guarentisce colla protezione , che le arricchisce coll'ammini
strazione. Tutti gli uomini che vivono abitualmente, e dimorano sotto lo scudo
dell'autorit tutelare e benefica sono della nazione; essi compongono il popolo,
essi appartengono allo Stato o alla societ incivilita.
Codestoro prottano immediatamente dei travagli dellarte sociale compiuti
dai mandatarii dellautorita sovrana; sono essi, le loro propriet personali, mo
biliarie o fondiarie, l oggetto diretto e prossimo di tali travagli; ad essi che
istruzione, protezione, amministrazione sono dovute, n soltanto a titolo di giu
stizia, perch i mandatarii dellautorit sono pagati per cotali funzioni, ma anche
a titolo di saggezza, perch il patrimonio della sovranit, le sue ricchezze, la sua
potenza, non sono meno proporzionali all esattezza che si pone nello adempiere
a quelle funzioni, di quello che allagiatezza ed al benessere di tutte le altre classi
e degli individui che le compongono.
questo diritto diretto ed immediato all'istruzione , alla protezione, all'am
ministrazione che caratterizza il cittadino.
Lo straniero l'uomo che vive sotto linlluenza immediata e diretta di un'altra
autorit; ma sempre un uomo: le sue propriet, le sue libert non sono meno
per questo propriet e libert sue proprie. Il suo travaglio qualunque, nell'una
delle tre classi socialihalla quale esso appartiene , non concorre meno al mante
nimento, alla perfezione di una delle tre arti, che formano la propagazione ed il
benessere dell'umanit; quel travaglio non contribuisce meno al mantenimento
della massa generale doggetti adatti ai godimenti utili e gradevoli che fanno vi
vere la nostra specie, e che rendono la sua vita dolce, la sua esistenza comoda.
Quel uomo non guari nostro nemico quand egli non usurpa nessuna pro
prieta , quand egli non viola nessuna libert; perch la vera inimicizia consiste
INTIODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA;

precisamente in tale carattere di usurpazione e violazione, che porta con se la


riprovazione per natura, per giudicio evidente della ragione, e per sentimento ir
resistibile della coscienza.
Non egli strano che uomini, anche illuminati e capaci d'istruire gli altri, o
almeno presunti tali, si sieno persuasi, ed abbiano fatto credere a tanti popoli ed a
tante generazioni che gli usurpatori delle loro propriet, i violatori delle loro li
berta erano i loro associati ed i loro amici; che uomini innocenti, pacici che si
occupavano all'altro capo del mondo unicamente del proprio benessere senza aver
mai meuomamente potuto turbare il loro, erano loro nemici?
Per quanto bizzarra e funesta sia una tale idea, il preteso diritto delle genti
arbitrario e versatile che mal a proposito si andati a cercare in altri principii
che non quelli della legge naturale, ne ha fatto nascere una seconda pi assurda
ancora e pi calamitosa.
Si e qualicati di nemici, si sono trattati come tali, non solamente uomini in
nocenti che non commettevano verun attentato contro le nostre propriet, contro
le nostre libert; ma, quel che pi, uomini direttamente utili, che travagliavano
prossimamente a rendere le nostre propriet, le nostre libert pi fruttuose per
noi, pi produttive di godimenti , che formano la nostra vita ed il nostro be
nessere.
Si sono fatte contro cotali uomini tutte sorta di ostilit, vale a dire, di
usurpazioni e distruzioni delle loro propriet, di violazioni delle loro libert;
e quello che c di pi irragionevole e di pi colpevole, gli e a spese delle nostre
propriet e delle nostre libert, di noi cittadini che si sono commessi sill'atti de
litti contro uomini che ben lungi dall'essere nostri nemici, non cerano nemmeno
stranieri, perch essi potevano esserci utili.
Tali ostilit assurde e funeste all'umanit, sono di due sorta; le une si fanno
allo scoperto, a viva forza colle invasioni a mano armata, seguite da stragi, in
cendii, saccheggi; le altre si fanno sordamente colle esclusioni, le proibizioni, le
tasse ed i sopraccarichi del commercio, 0 con pertldie celate che cacciano lo scom
piglio e la confusione nell'amministrazione pubblica, nelle cause della prosperit
delle arti utili.
Quali idee son mai quelle di quegli uomini avidi di sangue umano, che vili
piaggiatori hanno tanto ubbriacati di uno sciocco orgoglio, e che questi hanno per
sino voluto rendere rispettabili agli uomini dei quali coloro erano i pi detesta
bili Ilagellil Rovinare tutte le propriet, incatenare tutte le libert degli uomini
che avevano avuto la sventura di essere immediatamente soggetti alloro po
tere tirannico', prodigare le loro sostanze , quelle delle loro famiglie e della loro
posterit, le loro facolt, i loro travagli, le loro vite stesse per distruggere le pro
priet. d'altri uomini , per annientare i frutti dei loro travagli, per soggiogare la
loro persona e per acquistare la disgraziata potenza di tiranneggiarli come gli
altri!
Quali uomini, quali operazioni son mai quelle, i cui etl'etti sulla terra, sulle
sue produzioni, sulle anticipazioni ed i travagli che la, rendono fruttiticante, sugli
uomini che coprono la sua superficie, sulla loro moltiplicazione, sono precisa
mente gli stessi senza nessuna specie di ditlerenza, che se migliaia di belve feroci
ed indomabili, una malattia violenta epidemica , un diluvio dacqua o di fuoco
fossero stati inviati dal Cielo su quelle stesse contrade!
Econ. Tono l. - 58.
594 nzuunzu. 1. 1
Se colali mostrl,di sembiante umano, che si chiamano Conquistatori debbono
avere simulacri ed are, come labietta adulazione di alcuni letterati lo hanno tanto
ripetuto, e dunque come la febbre, la carestia e la peste che nell'antichit pagana.
avevano pur esse i loro templi.I dunque nello stesso senso di que certi popoli
selvaggi che hanno preso per principio delle superstizioni loro, che non d'uopo
di nessun culto, non fanno d'uopo preghiere aDio, il quale non fa se non il bene,
ma che no bisognano al demonio che fa il male. Questo none certamente un culto
di rispetto e di amore.
Meno distruttive in apparenza, le ostilit sordo e tortuose di una politica
ignorante non sono per meno funeste all'umanit che le violenze della forza aperta.
Vedete quelle istituzioni ristrettive, proibitive, perturbatrici, spogliatrici, che
sono il capo dopera dei moderni, e considerato bene quali ne sieno gli eetti per
il totale dell'umanit! _
Quanto tempo, quanti uomini, quanti talenti, quante ricchezze sono impiegate
nel momento in cui voi leggete queste pagine, ed a che cosa? ad impedire delle
produzioni naturali di crescere, di essere manipolate, vetturcggiale, cambiatel
Qual letletto di cotali travagli continui, e sventuratamente tanto cllicuci,
malgrado gli sforzi dell'industria degli uomini per combatterli? che tutti i go
dimenti i quali risulterebbero dal nascimento delle produzioni, dalla loro mani
polazione, dal loro cambio, mancano all'umanit; che gli uomini che avrebbero
fatti tutti i travagli preparatorii del loro nascimento primamente, e poi della loro,
consumazione, sono morti o non sono nati; e che le razze che essi avrebbero fon.
dato non esistono; e che il suolo che avrebbero altrettanto vivicato resta altret
tanto lontano dalla prosperit.
Il risultato di queste ostilit nascoste dunque in fondo lo stesso che quello
delle invasioni a forza aperta; spopolamento della specie umana, devastazione
della nostra madre comune, la terra, sorgente della nostra vita, del nostro ben
essere.
Considerate ora la nazione diametralmente opposta a questo popolo fraterno,
che comuniw. liberamente con tutta la terra, la nazione che risguarda qualunque
straniero come nemico, che s'intcrdice qualunque godimento delle produzioni di
un altro suolo, qualunque spaccio allo straniero delle proprie mercanzie: suppo
nete ch'ella porti alla pi sublime distruzione l'arte distruggitrice di queste due.
specie di ostilit che io ho designate.
Quali effetti vedete voi risultare in favore degl'individui che la compongono ,
da questa perfezione di nimicizie, di gelosie, se non privazione di piacere e di be
nessere, distruzione di ricolte e di rendite, serie continua di delitti di lesa-uma
nita, e per conseguenza serie continua di mali che sono le conseguenze inevitabili
e sicamente necessarie di qualunque delitto tanto privato come pubblico.
La politica ragionevole, giusta, beneca, cancellerebbe dunque dal dizio
nario dei popoli inciviliti, quelle parole assurde ed atroci di nozioni rivali, di
nazioni naturalmente nemiche; ella canoellerehbe perno quelle di nazioni indif
mrenti. _
Diatti il vero diritto delle genti, che non poi altra cosa che la legge stessa
naturale, e che consiste precisamente ed unicamente a non usurpare, a non cio
tare la libert di nessun uomo qualunque, necessita evidentemente la libert,
piena e assoluta del commercio e lasua immunit perch tutto cio che mette il_
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA.

minimo impaccio, la minima esazione sui cambii , evidentemente usurpaziouc


di propriet, violazione di libert (1).
La libert , l'immunit del commercio rendono interessante per tutti i popoli
della terra la sorte di ciascheduna nazione particolare, la sorte di ciascuna delle
classi che la compongono.
Consideratele sotto questo punto di veduta, e voi comprenderete che ben lungi
dessere un oggetto indifferente per tutte le societ umane, e al contrario uno di
di quelli che regolano il loro benessere, la perfezione progressiva o la degrada
zione continua dellarte sociale, dell'arte produttiva e dellarte sterile in ciasche
duna nazione.
E per meglio convincervenc, non dimenticate che i popoli stessi che sembrano
non comunicare immediatamente tra loro, hanno non di meno delle relazioni
mediate e di riesso in seconda e terza linea.
Per esempio, il selvaggio dellAmerica Settentrionale che va cacciando in fondo
ai suoi boschi non sembra avere alcun rapporto col proprietario o col coltivatore
di un vigneto di Bordeaux, ne col manifattore di Lione, n con un gentiluomo
tedesco; eppure llnglese che la commercio del castoro preso in quella caccia, for
nisce al gentiluomo tedesco un cappello pi comodo e meno costoso; sicch ar
ricchito da questo commercio, linglese compera il vino di Bordeaux; e il pro
prietario del vigneto compera per se, per sua moglie, e pel suo arredamento
delle seterie di Lione. .
Dopo averci aperti gli occhi con tale esempio sciogliamo ora il volo alle idee
generali.
Concepiamo da una parte il nostro pianeta diviso in mille popoli assoluta
mente isolati e totalmente occupati a nuocersi; a distruggere rispettivamente e
quanto pi possano gli uni presso gli altri 1 arte sociale, l arte produttiva, larte
sterile; abbastanza disgraziati per essere tutti quanti riusciti uno meglio dellal
tro, durante molti secoli, in questo abbominevole progetto, che non pertanto la
base di ci che si chiama politica.
Immaginiamoci al contrario un pianeta del tutto simile diviso in mille popoli
fratelli, uniti dalla libert e dall'immunit del commercio, che per conseguenza
si eccitano, si aiutano vicendevolmente'tra loro anzich menomamente nuocersi;
abbastanza felici per essere tutti quanti riusciti uno meglio dell'altro, durante
molti secoli, a perfezionare le tre arti caratteristiche delle societ incivilite.
A quale dei due pianeti amereste voi meglio appartenere? in quale sperereste
voi meglio assicurare il vostro benessere e quello della vostra posterit? A quale
dei due Stati trovereste voi pi onesto e pi dolce di avere contribuito?
_ impossibile che uomini ragionevoli, ponendo una tale questione, non sen
tano che la soluzione n evidente e della massima evidenza.
Non e dunque vero, per natura e per legge della giustizia , e l ordine della
benecenza, che le nazioni sieno neanche indifferenti alle nazioni; molto. pi
poi e falso, abbominevole pensare e dire che elleno sieno tra loro nemiche.

(1) Da per tutto si suppone il diritto di regolare il commercio; si autorizzano anzi i


corpi esclusivi, o i governatori (agli Stati-uniti) a proibire lesportazione di certe derrate
in certe occorrenze; tanto si e lontani dall'aver capito che la legge della libert intiero (h
' qualunque mmmercio. e un COROLLARIO DEL mm-r'ro Dl PKOPRIETA; tanto si ancora im
mersi nelle nebbie delle illusioni europee. (Turgot, Lettera al dottor Pnce).
596 BAUDEAI.
Alcuni uomini possono disgraziatamente essere nemici degli uomini, e cote
storo sono facili a riconoscere: sono quelli che impediscono, o che distruggono
le produzioni ed i yodimenli che ne risultano, vale a dire, quelli che concorrono
a degradare in qualsiasi parte l'arte sociale, larte produttiva e l'arte sterile; vale
a dire quelli che in qualsiasi parte operano usurpazione delle propriet e viola
zione delle libert; cotestoro, qualunque essi possano essere, sono evidentemente
nemici.
N solamente considerando i mali ch eglino fanno allumanita, gli attentati
loro non si possono risguardare che come evidentemente criminosi e detestabili;
ma ancora considerando il loro motivo e il loro scopo, non si pu a meno di
trovarli evidentemente assurdi.
Che cercate voi di procurarvi con codeste ostilit aperte 0 celate contro altre
nazioni, ostilitai cui effetti desolano necessariamente l'umanit? gloria, ricchezze,
potenza. ' '
Ma non c' forse una gloria annessa alla beneficenza e soprattutto alla bene
cenza dei sovrani? Forse che le virt quantunque imperfette del buon N uma,
di Tito, di Trajano, di Mare Aurelio non li hanno immortalati del paro che le
conquiste di Attila, di Gengis-Kan, di Tamerlano?
Forse che i pacici imperatori Ya-o, Chun e Yu , fondatori dellistruzione e
prosperit della Cina, la cui memoria vi continuamente benedetta e adorata
senza interruzione da cento milioni duomini da pi di quattromila anni, e comin
cia ad esserlo anche nella nostra Europa, per continuar forse delle migliaia di
secoli, non hanno acquistata una vera gloria?
Ma forse che si si arricchisce mai con usurpazioni? Contate tutto quello che
voi avete speso di beni, di tempo, ti industria per invadere alcuni cantoni di
terra; se voi ne aveste impiegato il terzo solamente in anticipazioni sovrano sul
vostro proprio territorio, voi ci avreste moltiplicato le produzioni, gli uomini e le
arti, e voi vi sareste fatto un reddito dieci volte pi grande che quello che pu
risultare dalle vostre usurpazioni , un reddito che sarebbe il frutto giusto e legit
timo della beneficenza , che non avrebbe punto fatto spargere il sangue umano,
- che non avrebbe fatto, che non farebbe spargere altre lagrime se non quelle del
piacere.
Ma la potenza glia della ricchezza, soprattutto della ricchezza che viene
dalla giustizia e dalla benecenza; la trista , l assurda , la crudele invidia che si
e voluta abbellire col nome di politica, col titolo di scienza di Stato, non si oc
cupa se non a spieggiare gli acerescimenti della potenza altrui, ad impedirli e
distruggerti. Quante cure, quante spese ella non impiega per ottenere un tale
successo?
La quarta parte di codeste anticipazioni, di codesta intelligenza impiegata a
fondare la potenza vostra propria, vi metterebbe alla cima di que progressi che
vi sembrano tanto temibili in altrui. Invece di assalire continuamente dieci o do
dici nazioni, vale a dire 1 infelice umanit, vale a dire coloro de vostri proprii
cittadini che profitterehbero per via di comunicazione del bene che voi impedite,
perch non vi fate piuttosto voi stesso ricco e potente col fondo di queste dieci o
dodici guerre sorde e mascherate?
Quale emulazione! e quanto assurda! Che direbbero mai que tali uomini tanto
superiormente abili, almeno a quel che simmaginano, se vedessero un proprie
is'rnoouzlosn ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 597

tario privato formare il disegno di mantener sempre la sua ricchezza eguale a


quella de suoi vicini, e per pervenirvi porre ogni suo studio, ogni sua spesa non
a coltivare le proprie terre, non a bonicare le sue anticipazioni fondiarie , non
a bene assicurare lo spaccio delle sue derrate, ma a disturbare le spese de suoi
vicini, a far guastare secretamente i loro edilizii , i loro fossati, le loro pianta
gioni, a contender loro le acque, le marne, glingrassi, a lasciarle perdere per
se medesimo, piuttosto che permettere che ne prottassero anch'essi, a far perire
tutto quel che potesse delle loro ricolte, ad allontanare da loro tutti i compratori?
Quale giudicio pronuncierebbero essi di una tale condotta? Non deciderebbero
che codest' uomo insensato e furioso?
Or bene! Forse che le nazioni considerate come tali, sono elleno altra cosa
se non grandi proprietarii di terre?
Che gli uomini giudichino da ci del merito reale di quelle invenzioni deso
latrici, delle quali la bassa adulazione e l'ignoranza servile ha fatto tanto caso.
Se i sovrani e i mandatarii loro si abbandonano alle sonore idee di guerre,
di conquiste, o alle idee cupe di quellarte che si chiama politica, unicamente
colpa di non conoscere quanta gloria, quanta ricchezza, quanta potenza procure
rehbe loro l' esercizio pacifico, giusto e beneco della loro autorit.
Nello stato attuale in cui si trova lincivilimeuto dell Europa, considerate
quale sia limperio, dove il ritorno all'ordine beneco della natura, lo stabilimento
della vera istruzione morale economica universale, della pi semplice e pi infal
libile protezione, della sola vera e legittima percezione del reddito pubblico e
delle vere spese sovrane di amministrazione, non portassero la gloria, la ric
chezza, la potenza del sovrano a un grado innitamente superiore ai risultati
delle guerre aperte 0 celate, anche le pi fortunate!

EPILOGO GENERALE.

Riuniamo nell ordine pi chiaro che ci sar possibile i principii economici ,


l evidenza dei quali debbe omai essere abbastanza luminosa per colpire tutte le
menti attente.
I. - Il diritto naturale c la losoa morale.
1 Desiderare la propria conservazione, il proprio benessere la tendenza
generale di tutti gli uomini.
2 Provvedere a tale conservazione, a tale benessere, e il dovere naturale di
tutti gli uomini.
. 5 Perch tutti gli uomini possano seguire quella tendenza e adempiere a
questo dovere naturale, quanto meglio sia possibile, bisognano necessariamente
due condizioni: la prima, che niun uomo non operi mai la propria conservazione
e il proprio benessere, impedendo la conservazione e il benessere degli altri no
mini; la seconda che qualunque uomo operi il pi che sia possibile la propria
conservazione e il proprio benessere, procurando la conservazione e il benessere
di alcuni altri uomini.
Queste tre verit indubitabili racchiudono la legge naturale, lordine sociale ,
il diritto delle genti; unillusione assurdissima e pericolosissima cerearle altrove.
598 uzunnzu.
supremamente evidente, che se si offrano ad un uomo, a molti uomini due
mezzi di procurarsi la loro conservazione e il loro benessere, che 1 uno di questi
due mezzi sia distruttivo della conservazione e del benessere di uno o di molti
altri uomini, che l altro sia conservativo ed aumentativo di questo benessere, se
eglino scelgano il primo e rigettino il secondo, la tendenza naturale sar con ci
da loro tanto meno seguita, il dovere naturale tanto meno adempiuto, il voto della
natura per la prosperit. della specie tanto meno soddisfatto.
Da ci nascono evidentemente le idee di giustizia , di colpa, o delitto, e di
benecenza per essenza.
Non impedire la conservazione e il benessere degli altri uomini e giustizia.
lmpedirli colpa o delitto. '
Al contrario procurarli, benecenza.
E ci, per l'ordine eterno, immutabile, irresistibile della natura e del suo au
tore supremo,'indipendentemente da tutto quello che gli uomini possono fare,
dire, o pensare; e ci, prima di qualunque convenzione umana, qualunque patto,
qualunque societ; e ci, in tutti i casi, in tutti i luoghi, in tutte le circostanze,
Ecco il diritto naturale e la losoa morale che sono di una certezza supe
riore ad ogni cosa.

Il. - L legge sociale e il diritto delle genti.


1 La conservazione e il benessere della specie umana e di ciascun individuo
che la compone, dipendono dal godimenti utili o piacevoli.
2 Questi godimenti utili o piacevoli sono annessi alluso delle produzioni na
turali pi o meno manipolate dall arte.
Dunque la benecenza consiste a moltiplicare le produzioni naturali, ed a per
fezionarc le arti che le rendono appropriate ai godimenti utili o piacevoli che for
mano la conservazione, il benessere degli individui, la propagazione e la prospe
rit della specie.
Dunque, la giustizia consiste a non diminuire la massa di tali produzioni na
turali , a non impedire il suo accrescimento, a non deteriorare l'arte che le rende
appropriate ai godimenti, a non impedire la sua perfezione progressiva e continua.
Dunque, la colpa o il delitto, consiste a diminuire quella massa di produzioni,
a impedire il suo accrescimento, a deteriorarc larte, a impedire la sua perfezione.
_Ecco la legge sociale e il diritto delle genti, giusta la natura e il suo ordine
evidente.
Ill. _- La costituzione economica degli Slall inciviliti.
1 Per evitare viemmeglio, per quanto possibile, le colpe e delitti, per com
piere viemmeglio ogni giustizia, per seguire quanto pi sia possibile 1 ordine di
benecenza, d uopo una societ economica tra gli uomini.
2 Tre arti caratteristiche formano questa societ: larte sociale che fa na
scere, che mantiene, che perfeziona il sapere, il volere, il potere, per mezzo del
l istruzione, della protezione, dell amministrazione, e che dispone cosi la terra e
gli uomini a conservare, ad aumentare continuamente la massa delle produzioni,
la somma dei godimenti.
Larte produttiva, che prepara, che opera le ricolte delle produzioni naturali
nello stato di semplicit primitiva.
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA. 599

L'arte sterile, che le manipola, le foggia, le unisce, le incorpora lune allaltre


per formarne sussistenza che si consumano suhitamente, o lavori di durata che si
usano lentamente.
---' Tutto ci che mantiene, che perfeziona-queste tre arti bene, tutto ci che le
degrada male, in tutti i tempi, in tutti i luoghi, in tutte le circostanze, per na
tura, sia che gli uomini qualunque lo sappiano e lo vogliano, sia che non lo sap
piano e non lo vogliano. .
- " Ecco tutte la legislazione economica ; ella unica, eterna, invariabile , uni
versale; ella evidentemente divina ed essenziale.

IV. - Le regole generali e particolari.

1 Desiderare la moltiplicazione degli uomini sulla terra, degli uomini istruiti,


giusti e beneci, felici e degni di esserlo, vale a dire la perfezione delle arti so
ciali , delle arti produttive, delle arti sterili, vale a dire il miglioramento progres
sivo e continuo delle propriet, lestensione e la perfezione delle libert, non so
lamente desiderarlo, ma contribuirvi quanto meglio si pu. e ci per sentimento
interiore di rispetto, di amore per l'ordine beneco della natura.
Soprattutto non usurpar mai alcuna propriet, non impedirne l'acquisizione,
la perfezione, il godimento, vale a dire non violar mai nessuna libert, e ci per
obbedienza alla legge di giustizia per essenza.
Tale la regola generale, eterna e universale di tutti gli uomini qualsiensi,
senza eccezione nessuna, in qualunque stato e in qualunque circostanza.
2 Perfezionare sempreppi, principalmente e in primo luogo, lislruzione
morale economica, vale a dire i insegnamento della legge naturale di giustizia
per essenza, dellorrlizw naturale di benecenza sociale, e di tutto ci che pu
contribuire al mantenimento e al progresso continuo delle tre arti caratteristiche
delle societ incivilite; in secondo luogo la protezione tanto interna che esterna,
contro gli usurpatori delle propriet ed i violatori delle libert, vale a dire la giu
stizia civile e criminale, le buone e saggie relazioni politiche dalleanze difensive,
la forza militare contro le invasioni, e le devastazioni della barbarie soltanto; in
terzo luogo, la buona e saggia amministrazione pubblica, vale a dire la perce
zione diretta dei soli veri redditi della sovranit, che consistono in una porzione
del prodotto netto perfettamente disponibile, tale che la classe produttiva abbia
sempre prelevate largamente le sue riprese, ed i proprietarii largamente la doppia
porzione che loro appartiene sul valore della produzione totale, percezione che
procura senza ingiustizia e senza delitto allautorit sovrana i mezzi di adempiere
alle funzioni auguste e sacre del suo ministerio; usare di questi mezzi con sag
gezza per migliorare non solamente 1 istruzione e la protezione, ma ancora le
grandi propriet pubbliche e comuni che fanno valere tutte le propriet private.
Tali sono le regole eterne, immutabili, universali, dei depositarii qualunque
dell'autorit suprema.
5 Migliorare le sue propriet fondiarie, senza attentare alla porzione di ren
dita che forma il patrimonio della sovranit , senza soggiogare, senza spogliare ,
senza avvilire la classe coltivatrice, senza usurpare alcuna propriet , senza vio
lare alcuna libert di nessun individuo: questa e la regola dei proprietarii fon
diarii.
600 nonne.
4 Migliorare le intraprese produttive, risparmiare gli uomini, i travagli, le
anticipazioni, il suolo, moltiplicando le produzioni naturali , boniticandole nella
loro specie, osservando d'altronde , tutta la giustizia e nellaumentazione delle
sue anticipazioni primitive, e nel godimento dei frutti che se ne ritraggono: que
sta e la regola della classe produttiva.
5 Esercitare i proprii talenti acquisiti o naturali, senza lesione di nessuno ,
questa , la regola della classe sterile.
In una sola parola, essere veramente amico degli uomini, ecco tutta la filo
soa morale e tutta l'economia politica.

FINE DISLLINTIODUZIOKE ALLA FILOSOFIA ECONOMICA;


BAUDEAU.
Q0...

I. SPIEGAZIONE
DEL

QUADRO ECONOMICO
ALLA SIGNORA DE '"

unusuroru-z usum: EFFIIEIIDI (I).


409--

Voi mi chiedete, o signora, una spiegazione del famoso Quadro economico.


Io ve la dar nel modo pi chiaro che mi sar possibile.

CAPITOLO I.
Delle produzioni naturali e delle anticipazioni che le fanno nascere.
I. Produzione totale o riproduzione.

Considerate, signora, la terra coperta delle sue produzioni naturali nel mo


mento della ricolta, riunite nella vostra immaginazione gli esseri dei tre regni
che noi sappiamo appropriare ai nostri godimenti, gli animali dell'aria, della
terra, e delle acque, che la caccia, la pesca, e la domestica educazione fanno ser
vire ai nostri bisogni ed ai nostri piaceri, sia per loro stessi, sia per qualcuna delle
loro spoglie; tutti i vegetali che crescono sulla supercie del nostro globo, che
luomo ricerca nei luoghi dove il suolo sembra produrli spontaneamente, e che
l'uomo moltiplica colla coltura, tutto ci che ne raccoglie, tutto ci che ne estrae,
tutto ci che ne conserva per consumarla; aggiungete infine le materie sotterra
nee e minerali che larte cava dalle viscere della terra e dal seno delle roccie;
riunite tutta questa massa di doni della natura che luomo riceve nello spazio di
un anno; eccovi, o signora, la produzione annuale, ola riproduzione totale, la
di cui idea tanto facile ad esser compresa e la prima base del Quadro econo
mica e della sua applicazione.
Fermiamoci per un momento in questo primo passo, e per risparmiarvi
molta fatica, badate bene a questa prima definizione, n andate al numero seguente,
senza aver profondamente impresso nella vostra mente le parole di produzione
Iolale o riproduzione, collidea che devono sempre ridestare: e questo vi sia di
norma in seguito, poich non si concepisce ben lintiero se non dopo aver penetrato
attentamente ciascuna delle sue parti.

(I) Si veda nel Ragguaglio storico, pag. un" e Lxxxvu.


602 nauumu.

2! Antipipaziozq' annuali.
Vi noto, o signora, che le biade le quali riempiono i vostri granai, iforaggi
riuniti nei vostri magazzini, il vino che fermenta nei vostri cellieri, sono nel tempo
stesso i doni della natura ed i frutti del travaglio degli uomini; voi sapete che ha
bisognato preparare la terra, seminare o piantare, coltivare, raccogliere; nutrire
e stipendiare gli agricoltori consacrati a quei travagli, alimentare e ricoverare gli
animali domestici; ecco, signora, le anticipazioni annuali. Qualunque ricolta e
preceduta o accompagnata da questi travagli e da queste spese che si rinnovano
ogni anno. La caccia, la pesca, lo scavamento delle miniere e delle cave, larte
di allevare grossi e minuti bestiami tutto richiede anticipazioni annuali.
Osservate, o signora, che le spese di questo genere precedono od accompa
gnano ogni anno la produzione e la ricolta, che la preparano e ne sono la causa
immediata; e per ci che lepiteto di spese produttiva loro conviene perfettamente.
Le anticipazioni che voi fate ogni anno per pagare un giardiniere ed i suoi ma
novali, per somministrargli le sementi, le piante,il concime, son produttive di fiori
e di legumi che crescono nel vostro giardino e nel vostro orto. Lanticipazione che
annualmente fa il vostro littaiuolo per alimentare il suo mandriano ed il gregge,
e produttiva della lana che vende dopo la tosatura dei suoi montoni; la polvere
di cannone che si brucia nelle mine per far saltare in ischegge i massi, la spesa
fatta pei salarii, per la legna, ed altre materie in ogni anno, per estrarre, lavare,
frantumare, liquefare le materie, sono in qualche modo produttive della massa
del metallo. I minerali non si seminano, non si moltiplicano, ma la natura che
li ha creati sembra dilettarsi a nasconderti accuratamente; il travaglio e le
spese degli uomini li strappano agli abissi ed alle roccic.
Da ci concludiamo, o signora, che le anticipazioni annuali sono la. prima
specie di spese produttive; che elle sono i preliminari indispensabili della ricolta,
e le cause preparatoria le pi immediate della produzione totale: seconda idea
tanto semplice, tanto facile a comprendcrsi ed a ritenere quanto la prima.
5 Anticipazioni primitive d'ogni intrapresa.
Avvi, signora, un genere di spese necessarie alla riproduzione annuale, ma
che non si rinnova per intiero tutti gli anni: potete vedere nel vostro giardino
la stessa carriuola, lo stesso annatiiatoio, le stesse stufe, gli stessi strumenti di
diversa specie, di cui possiamo servirci nel corso di molti anni; lo stesso accade
in qualunque specie dintraprese.
Adopero qui ad arte la parola generica dintrapresa, invecedi quella di coltura,
che non potrebbe convenire se non in modo impcrfettissimo a molti dei prodotti
annuali: dicesi pigliare l intrapresa di un podere, dun vigneto, d'un bosco d'al
beri dalto fusto, d'una miniera, duna cava; non si dice propriamente coltivare
le tre ultime cose.
1 tini, gli strettoi, i pali, e gli utensili di varie specie, sono le anticipazioni
primitive o le spese di primo impianto della coltura delle vigne; occorrono per le
biade aratri, carri, animali da lavoro,da soma, e da concime, e molti altri strumenti
di vario genere.
Perch tutti questi oggetti di spese sono chiamati anticipazioni primitive, o
di primo impianto? chiaro, signora, perch bisogna incominciare da tsse.
SPIEGAZIONE DEL onsono ECONOMICO. 605
Prima d'imprendere qualunque travaglio di coltura, o daltra intrapresa, bisogna
premunirsi, provvedendosi d'istrumenti,d'animali e di tutte le cose necessarie alla
medesima.
Voi vedete che questa specie di spese non meno produttiva della prima, che
non inuisce meno sulla ricolta o sullannua totale riproduzione, quantunque non
si rinnovi per intiero tutti gli anni, come i frutti che essa concorre a far nascere.

4 Utilit delle anticipazioni primitive.


Non basta, signora, il credere che le anticipazioni primitive o di prima im
pianto sieno cosi produttive come le anticipazioni annuali della coltura o della
intrapresa, bisogna altresi che osserviate prima di passar oltre, qual sia il doppio
scopo, quale la doppia utilit di queste anticipazioni primitive. Il loro primo
scopo si di risparmiare le spese giornaliere ed annuali, ed in ci consiste la prima
utilit di esse: un buon aratro tirato da quattro vigorosi cavalli lavora in un
sol giorno maggior quantit di terra, di quanto potrebbero zapparne e vangarne
dieci uomini; una carretta trascinata dagli stessi animali vi trasporta in un giorno
maggior quantit di frutti raccolti, di quella che dieci uomini ne potrebbero por
tare; non duopo per ci che di un solo carrettiere, i cavalli vivono in parte
della paglia e dei foraggi che gli uomini non mangerebbero, e restituiscono in
concime parte di questa spesa. pure per diminuirei travagli continui, ed i sa
larii degli uomini, che per le cave e per le miniere, s'inventano macchine che
trasportano i gravi pesi che depurano le materie, disseccano le acque malsane in
maggior quantit, con minor consumo e con minore spesa. Risparmio di spesa
giornaliera ed annuale; eccovi il primo dei motivi che invoglia alle anticipazioni
primitive. _Quante fatiche, quanti salarii, e quanti impacci, se si dovesse traspor
tare, pigiare, tar fermentare il mosto ed il vino per piccole particelle, e se si do
vesse carreggiare una ad una le botti nei grandi vigneti!
Il secondo obbietto che ci proponghlamo nelle anticipazioni primitive, quello
di moltiplicare la quantit delle produzioni, migliorare la loro qualit o assicu
rarne la conservazione; , per esempio, per questi tre motivi contemporaneamente
che si mettono i pali alle vigne, e per la conservazione e la qualit, che voi avete
delle stuoie e delle pergole alle vostre spalliere e delle campane di cristallo sui
tetti caldi di pacciame del vostro orto.
5 Mantenimento, riparazioni e rinnovazioni delle anticipazioni primitive.
Vi noto, o signora, che gli utensili e le macchine di qualunque specie,
grandi e piccole, che formano la prima porzione delle anticipazioni primitiva e
di primo impianto si consumano colluso, e perci vi duopo rinnovare di quando
in quando gli annaiatoi, le vaugbe ed altri utensili, vi e duopo una abituale
continuazione di riparazioni, oltre a che accadono sempre accidenti e perdite im
prevedute.
Vi e agevole il comprendere che nelle grandi intraprese di cultura, nei grandi
tagli di boschi, nei grandi scavi di miniere, di cave e simili altri travagli, si fa
una spesa ingente per la periodica rinnovazione dei primi strumenti che formano
le anticipazioni primitive.
Gli animali di qualunque specie richiedono un eguale mantenimento: nel modo
stesso per cui siete obbligata a rinnovare di quando in quando in citt levostre
606 alunni.
carrozze ed i vostri cavalli, cosi il vostro ttaiuolo deve rinnovare in campagna il
suo aratro, le sue carrette, i carrettoni,i cavalli da lavoro e le sue vetture: i vostri
mobili non durano sempre,e quei del podere, della stalla, della cascina, dell'ovile
dei montoni, si logorano del pari; gli strettoi, i tini, ed i pali sopra tutto hanno
gran bisogno di essere rinnovati, poich i pericoli e gli accidenti sono nella cam
pagna pi frequenti e pi costosi.
Per avere un punto fisso in una materia dove si grandi sono le diversit na
turali ed accidentali, si valutato, 0 signora, che dovesse dedicarsi presso a poco
in ogni anno al mantenimento ed ai ripari delle anticipazioni primitive un de
cimo del prezzo principale; cio, se voi supponete in un grande e bel podere 50
mila franchi per simili anticipazioni primitive, ne saranno mestieri 5 mila per
ripararli abitualmente, compensando gli anni gli uni con gli altri e gli accidenti
ed i casi fortuiti con gli avvenimenti ordinarii, di modo che il mantenimento, le
riparazioni, le rinnovazioni successive naturali o accidentali costano ogni anno
uno per dieci, ed in conseguenza dieci per cento sulle anticipazioni primitive: po
nete mente per sopratutto, che non si deve confondere questo dieci per cento con
le anticipazioni annuali pi sopra spiegate.
6 Proporzioni fra le anticipazioni annuali, e le anticipazioni primitive
delle diverse intraprese.
Un poco di curiosit sui travagli campestri vi convincerli, o signora, che le
anticipazioni annuali e le anticipazioni primitive, non sono fra di loro nella
stessa proporzione in tutte le specie dintraprese rurali; ce ne sono che costano
meno dapprima, e pi in ogni anno; ce ne sono altre al contrario , che pi c-o
stano nel primo impianto, e meno nelle spese annuali.
Iboschi,i prati, iverzieri, esigono poche anticipazioni annuali e quasi nulla
di anticipazioni primitive, costano poca mano d'opera, e poche spese di ricolta.
All'incontro, le vigne richiedono annualmente come gli orti, molti travagli ma
nuali, ma in proporzione meno spese di anticipazioni primitive. La coltura delle
biade, quando bene intesa, richiede invece meno anticipazioni annuali e pi
anticipazioni primitive. Lo scavamento delle miniere e delie cave richiede molte
delle une e delle altre.
Bisognava adunque, o signora, prendere una media proporzionale, per ragio
nare uniformemente e conseguentemente in cos grande variet. Si calcolata la
proporzione che regna fra le anticipazioni primitive e le anticipazioni annuali
di una buona e grande cultura di biade in l'icardia, in Normandia, nella Beauce,
nell'isola di Francia e la Brie, si preso lo stato medio, ed il risultato ha dato
la proporzione d'uno a cinque, vale a dire che mille franchi di anticipazioni an
nuali suppongono cinquemila lire di anticipazioni primitive, duemila franchi di
anticipazioni annuali diecimila lire di anticipazioni primitive.
Voi mi domanderete senza dubbio perch. io qui formo valutazioni medie,
invece di ragionare circostanziatamente sopra ogni specie particolare. Voi sapete
che in qualunque calcolo losoco ed anche economico, si prendono sempre le
medie proporzionali dalle quali non risulta nessun errore: quando volete fare il
conto della spesa di una casa, della tavola, delle carrozze, ecc., voi dite: il con
sumo del pane, del vino, delle droghe, delle pietanze, si valuta a tanto per testa
calcolando l'uno per l'altro; i cavalli consumano in eno, in avena tanto all'anno,
si-isotzioue DEL QUADRO ECONOMICO. 605
luno per l'altro, e cosi di tutto il resto. Vi ridereste, con ragione, di un pedante
che vi dicesse come grande obbiezioue: ma, signora, tutti gli uomini e tutti gli ani
mali non ispendono ugualmente, paragonati l'uno all'altro , ne ugualmente ogni
giorno, ed ogni settimana; voi gli rispondereste: lo so, ma c una misura me
dia, e quando ne facciamo ps0, siam sicuri d'ingannarci pochissimo o niente.
Quanto pi il numero sul quale si opera e grande tanto pi il forte compensa il
debole.
E cosi si e fatto nel Quadro economico. Per valutare ad una misura media
la proporzione fra le anticipazioni primitive e le anticipazioni annuali delle di
verse sorta d intraprese, si e scelta quella della buona coltura delle biade, che da,
per esperienza, anticipazioni primitive, le quali valgono cinque volte le anticipazioni
annuali, in ragione di diecimila lire di anticipazioni primitive, e di duemila lire di
anticipazioni annuali, per ogni aratro di grande coltura, tirato da quattro cavalli,
la quale coltivi ogni anno centoventi arpenti di terra; cio quaranta arpenti
di frumento, quaranta di biade minute, quaranta di maggesi o di terra che non
produce biada.
Avete veduto nel numero precedente che il mantenimento e le riparazioni abi
tuali e successive delle anticipazioni primitive, erano valutate ogni anno ad un de
cime del valore di queste stesse anticipazioni primitive, e potete da ci dedurre che
le spese di mantenimento delle anticipazioni primitive son sempre la met delle
anticipazioni annuali. Questo calcolo aritmetico semplicissimo, signora, per
cui non ve ne adombrate: duemila banchi di anticipazioni annuali suppongono
diecimila franchi di anticipazioni primitive, come lo avete veduto; e questa una
prima verit. Ora, diecimila franchi di anticipazioni primitive richiedono un de
cimo, cio a dire mille franchi (cento monete da'l0 franchi) di mantenimento, di
riparazioni e rinnovazioni successive naturali o accidentali, e mille franchi sono
senza dubbio la met di duemila lire; in conseguenza il mantenimento delle an
ticipazioni primitive la meta delle anticipazioni annuali. Confcssate, signora, che
la logica e laritmetica sono belle cose e che un piacere ragionare in questa guisa.
Tre aratri richiederebbero dunque seimila franchi di anticipazioni annuali e
trentamila lire di anticipazioni primitive, poich cinque volte sei l'anno trenta;
dunque tremila lire di mantenimento a ragione del dieci per cento, perch la de
rima parte di trenta e tre; dunque questo mantenimento sarebbe ancora la giusta
met delle anticipazioni annuali, poich tremila lire sono la met di sei mila.
Credereste, signora, che uomini, ed uomini abituati alle scienze e ilnanco ra
gionatori degli affari di Stato, hanno trovato questi calcoli difficili e complicati
fino a chiamai tutto questo col nome di metasica? In questo caso, voi avreste
sicuramente trattato la metafisica senza saperlo, con la vostra fantesca e la vostra
crestaia, col vostro maestro di casa e coi vostri littaiuoli; poich non c un sol
conto che sia cosi piano come questo. Lintima delle massaie dunque una grande
metafisica! poich essa assai spesso obbligata a fare simili calcoli.
Pria di andare pi oltre, ricapitoliamo tutto cio che concerne le anticipazioni
primitive, o di primo impianto. Esse formano la seconda specie delle spese pro
duttive; esse hanno per iscopo la diminuzione delle spese annuali, la moltiplica
zione, la conservazione, la qualit delle ricolte, esse esigono un mantenimento del
dieci per cento e valgono cinque volte tanto che le anticipazioni annuali, di modo
che il loro mantenimento equivale alla meta di queste anticipazioni annuali.
606 IILUDBAU.

7 Delle anticipazioni fondiarie.

Avete veduto, signora, un orto bell'e formato: avete primamente considerato


quello che vi si raccoglie; poi retrocedendo sulle cause produttive, 0 sui prepa
rativi della ricolta, avete considerato le spese ed i tra'vagli fatti annualmente dal
lortolano e dai suoi manovali, e che da noi sono state dette spose annuali. Avete
in seguito distinta la coltura che si fa per strumenti di vario genere, che non tutti
si logorano interamente ogni anno, ma che non hanno bisogno se non di manteni
mento, e queste spese noi abbiamo dette anticipazioni primitive dell'ortaggio o della
coltura dell'orto.
Ma, signora, bisogna avere un giardino, prima di pensare a farlocoltivare; la na
tura abbandonataa se stessa non fa giardini, propriamente detti, n vigne, ne terre
lavorative; essa null'altro fa se non oilrire travaglio all'uomo e luoghi adatti a
formarli, ma e mestieri che l'uomo ne sia creatore. Bisogna livellare il terreno,
levarne le pietre, spandervi il concime, chiuderlo di mura, di fossati, di siepi vive e
secche, allinearvi le aiuole, piautarvi alberied arbusti in ispalliere od in macchie;
bisogna costruire un'abitazione pel giardiniere, pe'suoi utensili, per le sue provvi
ste, le sue sementi, i suoi legumi, e queste sono un'altra specie di spese. Eccovi,
signora, la fondazione di un giardino o verziere; le spese che esso richiede sono
le anticipazioni fondiarie, terza ed ultima specie delle spese produttivo.
Voi vedete bene come le vigne richiedono per anticipazioni fondiarie la pre
parazione del suolo, la piantagione, e inoltre la costruzione degli edilizi, che rac
chiudono gli strettoi e i tini, nalmente cantine o cellieri per le botti. La coltura
delle biade richiede il dissodamento delle terre, lo sbarbicamento delle piante e
degli arbusti e delle loro radici, lo scolo preparato a tutte le acque che anneghe
rebbero la ricotta, oltre un casameuto per la fattoria, granai, stalle, un'abitazione
ed un orto da legumi pei coltivatori.
Anche i boschi, quando vogliono piantarsene di una buona specie richiedono
anticipazioni fondiarie, e le miniere d'ogni natura non si scavano in grande, senza
impianti pi o meno considerevoli.
Avvi un mezzo assai facile e soventi praticato per evitare tutti ifastidii etutti
i pericoli, ai quali spessissimo vanno soggetti quelli che dissodano, i piantatori,
i fabbricatori, i creatori insomma che rendono fruttifera una terra incolla: que
sto mezzo consiste uell'acquistare un podere bell'e fatto o gi. reso produttivo. Il
prezzo che paga l'acquirente per parte sua. il rimborso delle anticipazioni fon.
diario. La propriet che il venditore cede il dritto risultante da quelle antici
pazioni fondiarie, poich la terra propriamente di colui che la rende frultifcra.
Quanti miliardi di arpenti di suolo, nella stessa Europa, sono ancora del primo
che li occupa? Quante contrade in Francia dove comprereste per meno di venti
soldi l'arpento da un sedicente proprietario, vaste lande 0 ma remme, il dissoda
mento o prosciugamento delle quali vi costerebbe trecento o quattrocento lire per
arpento di anticipazioni fondiarie! L'acquirente adunque il rappresentante di
colui che il primo dissod quel dato terreno; esso ne esercita i dritti a titolo del
rimborso che ha fatto a costui delle sue anticipazioni,come l'erede li eserciterebbe
in forza del privilegio della sua nascita e della legge che rende trasmissibili i
retaggi fondiarii.
srmoazroun DEL Qumo ECONOMICO. 607

8 Riepilogo del primo capitolo.


Ec'eo,'sigt1ora, le tre specie di anticipazioni o di spese produttive che prepa-
rano e cagionano lannua ricolta dei prodotti che la natura accorda al travaglio
delluomo. Le prime a considerarsi che sono le pi prossime e le pi immediate
alla ricolta sono le anticipazioni annuali in sussistenze o salarii duomini e di
animali, in sementi e concimi che si rinnovano ogn'anno, e che si fanno giornal
mente per preparare la produzione, raccoglierla e conservarla.
Le seconde sposa produttive andando indietro sono le anticipazioni primitive
che si fanno tutte in una sola volta al primo impianto dunintrapresa, ma che
non si rinnovano totalmente in ogni anno non avendo duopo daltro che di man
tenimento, di riparazioni successive, di rinnovazioni pi o meno lontane, e che
possono valutarsi- per una media ad un decimo ogni anno, ci che forma una
spesa annuale pel mantenimento loro di un dieci per cento della loro somma to
tale; dimodoch centomila lire di anticipazioni primitive fatte per primo im
pianto in strumenti, utensili, macchine ed animali richiedono annualmente dieci
mila di mantenimento, e cosi in proporzione. .
Prendendo per mezzo termine naturale, fra le diverse intraprese, -la;h
coltura dei grani, le anticipazioni primitive sono valutate moltiplicando per cin
que il valore delle anticipazioni primitive, cosicch duemila lire di anticipazioni
annuali suppongono diecimila franchi di anticipazioni primilive,e cosi in propor
zione, per esempio: cinquemila franchi di anticipazioni suppongono cinque volte
cinque, ossia venticinquemila lire danticipazioni primitive. "
Dai che, se vi sembri, concluderemo come conseguenza aritmeticamente di
mostrata, che il mantenimento delle anticipazioni primitive, che ne e la decima
parte, vale precisamente la met delle anticipazioni annuali che ne sono la quinta
parte, perch il decimo la met del quinto; diecimila franchi di anticipazioni
primitive corrispondono a duemila franchi di anticipazioni annuali, perch due e
la quinta parte di dieci, e gli stessi diecimila franchi richiedono mille lire di man
lenimento ossia il decimo della somma.
Finalmente le terze spese produttive retrogradando ancora sono le anticipa
zioni fondiario, chea dir propriamente non sono fatte dallintrapresa o dalla col
tura, ma che preparano il suolo a riceverle ed a corrispondervi utilmente.
Se noi ci fossimo partiti da una terra incolla, invece dincominciare come
abbiamo l'atto dalle ricolte, avremmo fatto il cammino al rovescio; avremmo con
siderato, dapprima, le anticipazioni fondiario, i dissodamenti, le livellazioni, le
fossato, le piantagioni, le fabbriche; in secondo luogo le anticipazioni primitive
della cottura, 0 dell'intropresa, gli strumenti, gli utensili di qualunque specie, gli ani
malidomestici del bestiame minuto, grosso, e sino il pollame del cortile; ed in terzo
l0030, saremmo giunti alle anticipazioni annuali, ai salarii ed agli alimenti degli
Uomini, alle sementi annuali, al nutrimento ed alle custodie degli animali: saremmo
Stati obbligati a percorrere questi tre stadii prima di giungere alla prima ricotta.
Tre specie di anticipazioni o di spese produttive: tale , signora, il riassunto
di questo primo capitolo, il quale deve profondamente rpstare impresso nella vo
stra mente pria di passar oltre; ma per'meglio imprimervelo, bisogna abituarvi a
dipingervele innanzi gli occhi ed a formarvene dei quadri che saranno i primi
Schizzi del famoso Quadro economico. "
608 nunnu.

9 Primo Quadro economico.


Ora vedrete, signora, come il lavoro da noi incominciato non sia gran fatto
dilllcile. Eccovi in che consister il nostro primo quadro.
Ordine diretto.
1 Terra incolte, o suolo senza valore,
2 Anticipazioni fondiaria,
2 della coltura
Spese produttive 5 Anticipazioni primitive, 0
4 Anticipazioni annuali, dell intrapresa.
5 Ricotta che ne risulta.
Ordine retrogrado.
l" llicolta attuale,
2 della coltura
2" Anticipazioni annuali,
0
Spese produttive 3 Anticipazioni primitive, del! intrapresa.
4 Anticipazioni londiarie,
5 Terra incolla, o suolo senza valore reso produttivo.
Questo cio che dovete imprimere, prima di tutto, in caratteri incancellabili,
nella vostra mente. Ne questo e tutto; abbiamo dei calcoli che seguono, ma essi
non sono tali da spaventare.
. 10 Secondo quadro economico, calcolato.
Dovete, signora, saperne abbastanza per fare da per voi stessa i computi che
qui porter ad esempio: trattasi delle anticipazioni annuali, della loro proporzione
colle anticipazioni primitive e col mantenimento di queste ultime.
11 primo oggetto da ssare si il valore delle anticipazioni annue: supponia
molo di duemila lire, quale sar il valore delle anticipazioni primitive? Ecco la
prima quistione; moltiplicate per cinque, cinque volte due fanno dieci, dunque
avremo diecimila lire di anticipazioni primitive, prima soluzione; in quanto al '
mantenimento, siete padrona di prendere a piacer vostro, o la decima parte di
queste stesse anticipazioni primitive, o se meglio vi aggrada la meta delle anti
cipazioni annue. Eccovi dunque il quadro in cui le anticipazioni annue occupano
il centro, o il luogo di mezzo, le anticipazioni primitive, la linea superiore ed
il loro mantenimento, la linea inferiore.
Primo esempio.
Anticipazioni primitive:
cinque volte 2 mila lire sono 10 mila lire.
Anticipazioni annue
2,000 lire.
Mantenimento delle anticipazioni primitive:
il decimo di 10 mila lire, 0 la met di 2 mila lire
equivale a mille lire.
Secondo esempio.
Anticipazioni primitive:
cinque volte sette mila lire valgono 55,000 lire.
Anticipazioni annue
7,000 lire. 0
Mantenimento delle anticipazioni primitive:
il decimo di 35 mila lire, 0 la met di 7 mila lire
e 5,500 lire.
SPIBGAZIONE DEL OUADIO acoxmnco. 609
Bisogna, signora, rendervi familiare questo calcolo; cos saprete quali sieno
le spose produttive o le anticipazioni delle tre specie che preparano la rivolta. ,
questo il primo oggetto che bisogna considerare, conoscere bene e ritenere
sempre a mente, per comprendere il Quadro economico nel suo intiero e nelle sue
conseguenze. -

CAPITOLO II.
Della riproduzione totale, dei rimborsi e del prodotto.
1 Della riproduzione totale.

Non ho trattenuto gli occhi vostri, o signora, che un solo istante rivolti alla ri
colla delle produzioni naturali, e tutto a un tratto vi feci retrocedere sulle antici
pazioni annue primitive, e fondiarie, che sono le spese produttive, i mezzi ef
caci che luomo adopera per provocare la fecondit della natura.
Ritorniamo su questo oggetto che dev'esser sempre il nostro punto capitale,
e il centro d'onde muoveranno tutte le nostre speculazioni. Voi avete veduto nel
capitolo primo tutto quello che precede e prepara la ricolta; consideriamola
adesso in se stessa, prima di passar oltre e prima desaminare quello che deve
seguirla.
Noi avremo ancora tre oggetti da distinguere in questa massa generale di
produzioni naturali che gli uomini hanno raccolta ogni anno dalle mani della
natura ; ma vi accorgerete tosto, signora, che questi oggetti voi gi li conoscete,
e che senza saperlo, vi siete resa assai familiare colle idee che noi tentiamo col
locare al loro posto, e d imprimere anche profondamente nella vostra mente.
La raccolta annuale, adunque, . ci che chiamasi riproduzione totale; c il
primo oggetto, ed alla si divide necessariamente in due porzioni; cio: in riprese
ed in prodotto nello; e ci voi lo comprendcrcte facilmente merce due parole di
spiegazione sul concetto che dovete fermarvi del coltivatore al quale apparten
gono le riprese e del proprietario al quale appartiene il prodotto netto.
2 Del proprietario.
Voi rammentate, signora, le chiarissime denizioni da noi stabilite delle tre
specie di anticipazioni produttive. Avete veduto che le anticipazioni fondiarie pre
parano il suolo, lo dispongono alla coltura ed alla intrapresa, ma che in se
stesse non sono n coltura propriamente detta n intrapresa. l casamenti della
fattoria, dei cellieri, delle stufe, delle fonderie, le livellazioni dei campi, i fossati,
le chiuse, le prime piantagioni, l'apertura dei terreni per estirparne gli ostacoli,
queste son tutte cose preliminari, le spese senza dubbio ne sono ingenti, ma gli
per esse che si acquista la vera, l'utile, la giusta propriet fondiaria. Fino al
momento in cui si praticano queste prime anticipazioni, la propriet che viene
accordata o per atti della pubblica autorit, o trasmessa per successione , o ac
quistata a prezzo di danaro, non altro se non un dritto esclusivo di rendere un
giorno il suolo capace di produrre.
La compra di una possessione gi prima resa fruttifera, rimborsare a colui
che il primo la dissod, oppure ai suoi rappresentanti, il capitale speso a quest
Econom. Tosto I. - 59.
610 BAUDEAU.
oggetto, e per tal titolo succedere a lui in tutti i suoi diritti. Ma, 0 signora, il crea
tore, e lacquirente d'un giardino, d'un vigneto, d'un po dere o di qualunque altro
fondo di simil natura, che annualmente rende prodotti naturali, ha due espedienti
che pu abbracciare dopo la sua creazione, o dopo l'acquisto; quello di coltivarlo
da per se stesso, di pigliarne le cure, di farne le spese, o quello di chiamare un
altro per incaricarsi dellintrapresa secondo le condizioni nelle quali converranno.
L'ufficio del proprietario si limita adunque alle anticipazioni fondiarie: quanti
comprano terre truttiferee le lasciano nelle mani degli antichi tittajuoli senza mai
curarsi per niente della loro coltura e della loro produzione !
5 Del coltivatore.
Lufllcio del coltivatore consiste dunque nel fare le anticipazioni primitive e
le anticipazioni annue della coltura 0 dell intrapresa. Pu il proprietario pren
derne cura. e farne le spese; ma in questo caso esso rappresenta due persone;
egli nel tempo stesso proprietario e coltivatore.
Semplicissima e facilissima a ritenersi questa distinzione. Comprare a pro
prie spese gli strumenti e gli utensili che devono servire continuamente all' intra
presa o alla coltura, gli animali, le sementi di qualunque specie che formano il
primo impianto 0 le anticipazioni primitive; poi pagare annualmente il salario
degli operai, e la sussistenza degli animali tutti, impiegati giornalmente nei tra
vagli campestri che incessantemente si rinnovano, questo vuol dire essere colti
vatore, il vero capo e l imprenditore dellintrapresa.
In si'atta guisa, signora, voi siete veramente coltivatrice e capo del vostro
giardinoe del vostro orto, perch voi avete comprato e mantenete a spese vostre
tutti gli utensili e tutti i varj strumenti della cultura di quelli; perch_salariate
annualmente il vostro capo ortolano ed i suoi manovali. Ma se vi appigliaste al
partito di darli in allltto, come praticasi per gli orti o per le terre da erbaggi dei
sobborghi e dei dintorni di Parigi, voi non sareste pi se non proprietario; il
giardiniere che lo pigliasse da voi a titolo di locazione, farebbe da se le anticipa
zioni primitive e le anticipazioni annue; esso ne sarebbe il coltivatore.
4 Delle riprese del coltivatore.
La totalit delle anticipazioni annue e il mantenimento delle anticipazioni pri
mitive sono questi, 0 signora, due oggetti da noi chiamati riprese del coltiva
tore, poich in fatti esso deve ogni anno riprendere il valore sulla ricolta o sulla
riproduzione totale. questa una porzione privilegiata che si dee necessariamente
prelevare prima dogni altra cosa per continuare l intrapresa; senza questa re
stituzione la coltura cesserebbe immantineute, o almeno andrebbe degradandosi
fino alla sua totale estinzione.
immaginatevi un onesto coltivatore che possieda da nove anni un vostro po
dere di tre aratri o di trecento sessanta arpenti di terra; che nel momento del
primo impianto lo fornisce di strumenti aratorj, di mobili, d'utensili, di animali
domestici, di viveri, di sementi pel valore di ventimila lire di capitale, o d'antici
pazioni primitive, e che faccia annualmente sei o sette mila lire di anticipazioni
annue; in quale stato sarebbe giusto, conveniente, interessante, anche per una
specie di pubblico bene che costui si trovasse al nono anno, quando spirer il
termine del suo affitto?
smaoazrosa DEL QUADRO ECONOMICO. 611

Lequit vi dice, signora, che il suo fondo primitivo, il suo capitale di trenta
mila lire, dev'essere piuttosto aumentato anzich diminuito, giacche inne qua
lunque fatica merita un salario, qualunque anticipazione di capitale richiede un
interesse onesto, tutti irischi e pericoli abituali domandano un compenso dal pi
al meno: questi principii non hanno duopo di prove.
Vorreste voi, signora, impegnarvi a spendere molto danaro, a lavorare du
rante nove intieri anni dallo spuntar dellau'rora lino al tramonto del sole, espo
nendovi a soffrire ad aria aperta il calore dell'estate ed il rigore delle altre sta
gioni, continuamente in pericolo di perdere una gran parte del capitale da voi
anticipato, e sicurissima poi di perderne almeno una porzione alla ne del nono
anno, e tutto questo solo per prolltto di un estraneo che non ve ne rimarrebbe
obbligato; ma che anzi al contrario si farebbe del vostro impegno un titolo per
dispreuarvi, per dominarv, per farvi delle vessazioni? Consigliereste voi qualcuno
di coloro che onorate della vostra amicizia'di impiegare in simil guisa il suo
danaro, se avesse da mpiegarne in modo vantaggioso e piacevole? lndubitata
mente no, una tale risoluzione vi parrebbe una pazzia.
Eppure, questa sarebbe, signora, la sorte riserbata a tutti i tittajuoli se non
prelevassero da ogni ricolta quelle porzioni privilegiate, quelle porzioni inviolabili
e sacre, da noi chiamate riprese di un coltivatore.
Se stato mestieri spendere, nel corso di un anno, cinque a sei mila franchi
per la coltura della'terra, per ottenere la ricolta delle biade che oggi riempiono
il granajo del vostro fittajuolo, non gliene bisogner mica anticiparne meno
l'anno che segue per avere nel prossimo estate la stessa produzione da potere
raccogliere.
incominciamo adunque dal prelevare sulla riproduzione la totalit di tali an
ticipazioni annue; questa la prima porzione della ricolta attuale; essa appar
tiene necessariamente alla ricolta futura, che essa deve produrre.
Ma il mantenimento abituale delle anticipazioni primitive, la rinnovazione
degli animali e degli strumenti, non sono meno interessanti alla coltura, da cui
dipende la prossima ricolta. Non basta adunque prelevare o metter da parte, le
sementi, le sussistenze, si per gli uomini che per gli animali, i salarj per gli
operai e pei garzoni; bisogna dedicare una seconda porzione delle ricolte attuali
al mantenimento delle anticipazioni primitive. Lascierete indarno al iittajuolo il
foraggio e lavena per quattro cavalli, ed anche quel che bisogna per nutrire e
per pagare il carrettiere; se laratro ha esso medesimo bisogno di essere rinno
vato, se due dei quattro cavalli sono inutilial servizio, non avrete mai provveduto
suilicientemente alla continuazione della sua coltura.
Avete veduto, signora, che noi ordinariamente assegnavamo al coltivatore la
met delle anticipazioni annue per questo secondo oggetto di riprese; in guisa che
se supponiamo duemila franchi di spese della prima specie, sar mestieri prele
vare mille franchi per quelle della seconda. _
Giova osservare, che nel secondo capitolo delle riprese son compresi tre ar-_
tlcoli, cio: 1 Linteresse del capitale anticipato dal coltivatore per le spese di
primo impianto; 2 il mantenimento abituale del suo capitale d intrapresa;
5 il compenso dei rischi e delle perdite. _
Se prestate attenzione a questi tre articoli, troverete, signora, che non mica
soverchio un decimo del capitale primitivo, o il dieci per cento, cio mille fran
612 usum-m1.
chi sopra diecimila franchi. Osservate qual oggi la sorte dei fittajuoli o dei
proprietarj che coltivano le vigne. Non c' quasi anno, in cui taluna delle pro
duzioni coltivate non sollra, per la variet delle stagioni; ora sono le biade d'una
o d'un'altra specie, ora i frutti, ora i foraggi, ora gli animali domestici.
. Nel secondo articolo delleriprese non compresa la retribuzione dovuta al
littajuolo, il suo vitto, il mantenimento suo e quello della famiglia, l'educazione
dei suoi figli, e voi vedete, signora, che questo oggetto deve far parte delle spese
annuali. Basta dunque, ed e spesso troppo, che l'interesse del dieci per cento
delle anticipazioni primitive, debba sotl'rire il peso dei tre oggetti or ora minu
tamente descritti.
Comprendcte adesso, che queste due prime porzioni della ricolta dette riprese,
appartengono effettivamente ed a buon dritto al coltivatore, anzi dico meglio e
pi esattamente, signora, esse appartengono alla coltura stessa, la quale, come
ben vedete, non pu mantenersi senza di loro.
Non vi aveva parlato lnora se non del coltivatore e della sua sorte: andiamo
pi avanti: volgiamo la nostra mente ai proprietarj, al Sovrano ed a tutti gli
uomini che compongono la societ. Credete, signora, che per tutti costoro sia
cosa di poco momento la prelevazione delle riprese sopra ciascuna ricolta.
Conoscete gi che le anticipazioni rendono feconda la terra, che grandi
anticipazioni cagionano grandi prodotti; e dunque mestieri attirare quanto pi si
pu ricchezze alla terra, di procurare grandi anticipazioni fondiarie, primitive ed
annue, per avere le migliori ricette che sia possibile.
Se i proprietarj defondi possiedono un certo capitale, supponete, per esempio,
un miliardo o mille milioni, pi o meno in un reame, per giudicare quanto sar
ricca la coltura, ed in conseguenza quanto le ricette saranno abbondanti, bisogna
sapere se i proprietari saranno soli a fare le spese tutte; se saranno obbligati di
assumere essi medesimi l'ntllcio di coltivatori, di fornire tutte le spese primitive
del primo impianto e tutte le spese annuali della intrapresa, o se si limitano alle
sole spese fondiarie ricorrendo ad un'altra classe d'uomini che possegga, per
esempio, un secondo miliardo da mettere in anticipazioni primitive ed annue.
Nel primo caso capirete che la coltura sar molto meno ricca, la ricolta
meno abbondante, e che i proprictarj avranno pi cure da pigliarsi e pi rischii
da correre. N al secondo caso, al contrario, le anticipazioni dei tre generi saranno
doppie, la produzione totale proporzionatamente pi abbondante, ed i proprie
tarli non avranno che una sola spesa a fare, quella delle anticipazioni fondiario;
le loro cure ed i loro rischi saranno molto minori.
Nulla havvi dunque di pi vantaggioso pei proprietarii di fondi, quanto la
esistenza d'un gran numero di ricchi intraprenditori di coltura o d intraprese
rurali di qualunque genere, che possano e che vogliano dedicare ingenti somme
alle anticipazioni annue e primitive, e che non lascino ad essi proprietarii, se
non le sole anticipazioni fondiarie.
Se nel momento voi ereditaste mille arpenti di terra incolla, e duecento mila
franchi in danaro, il vostro interesse, signora, sarebbe di potere impiegare con
temporaneamente le vostre duecento mila lire in dissodamento dei vostri mille
arpenti di terra,per farne tre belle e grandi tenute che potreste allittare per dodici
o quindici mila lire; masarebbero mestieri per questo tre opulenti fittajuoli, cia
scun dei quali potesse recare per lo meno nella propria intrapresa trentamila
lire e spendercene ciascun anno seimila.
SPIBGAZION DEL QUADRO Economico. 6|.)

Se voi non trovaste coltivatori che potessero o volessero contrarre seco voi
l'affitto, vi bisognerebbe dividere le vostre dugento mila lire, non dissodare che
tre o quattro cento arpenti di terra, senza poter formare altro che una o due te
nute, far voi stessa le anticipazioni primitive di trenta mila lire, e le anticipa
zioni annue di circa sei mila lire, averne voi tutte le cure, correrne tutti i rischi.
La intiero. ricolta della tenuta sarebbe vostra, ma quando ne aveste prelevate
le sementi, le sussistenza, i salarii, i mantenimenti, le riparazioni e le rinnova
zioni, sarebbe molto se vi rimanessero cinque o sei mila lire di rendita libere e
nette. Comprendele, signora, quanto la sorte del coltivatore e delle sue ricchezze
interessi da vicino il benessere e la fortuna dei proprietarj.
Per quanto riguarda il profitto del Sovrano e delle altre classi della nazione,
voi lo vedete naturalissimamentc risultare da quello dei proprietarii. di una in
'contestabile evidenza, che quanto pi grande sar la rendita netta e libera delle
vostre terre, tanto maggior somma potrete dare a] Sovrano senza mettervi troppo
alle strette; tanto pi voi potrete spendere per far vivere artisti ed operai dogni
genere. _
il bene generale della societ civile esige adunque che la classe dei coltivatori
in capo divenga ogni giorno pi numerosa e pi opulenta, e che tutte le ricchezze,
dedicate una volta a questa nobile destinazione, vi restino per sempre, colla con
tinuata aggiunzione di maggiori e nuovi capitali. La moltitudine e lopulenza dei
tittajuoli mette i fondi in aumento, e migliora la condizione dei proprietarii senza
rendere meno buona quella dei coltivatori; poich quanto pi sono ricchi, tanto
meglio lavorano la terra; quanto meglio lavorano, tanto pi raccolgono.
sotto questo aspetto veramente politico, signora, che voi dovete considerar
sempre le riprese del coltivatore. Dite coraggiosamente, guai ai proprietarii! guai
ai negozianti, agli artisti, agli operai d'ogni genere! guai ai Sovrani, guai nal
mente a tutti gli imperj, se queste riprese sono rapite ai coltivatori, cio alla
stessa terra, la di cui fecondit da esse dipende.
5 Della spogliazionc dcllagricoltura.
Contrastare in qualunque modo le riprese del coltivatore, , signora, ci che
si chiama nel linguaggio economico spogliare l'agricoltura; vale a dire, alterare
le ricchezze d intrapresa che formano le anticipazioni primitive e le anticipazioni
annue della cultura, cause produttive della ricolta.
interessantissimo, io credo, ssare la nostra mente sul varii abusi che pos
sono cagionare questa spogliagione, e su qualcuna delle funesta conseguenze che
necessariamente ne risultano.
Sapete adesso che le riprese del coltivatore sono formate da due oggetti,
ognuno dei quali esige che esso prelevi e metta da parte per se solo una porzione
della ricolta, cio: 1 della totalit delle anticipazioni annue; 2 del manteni
mento delle anticipazioni primitive, mantenimento che vale la met delle antici
pazioni annue. -
Ma, signora, nel primo, cio nella totalit delle anticipazioni annue noi ab
biamo compreso la sussistenza ed il mantenimento del coltivatore in capo, della
sua famiglia, dei suoi operai e gnrzoni agricoli. Consideriamo questo primo arti
colo. E naturalmente da questo che comincia la spogliazione del coltivatore e la
rovina degli Stati che ne la conseguenza infallibile.
614 nwmuu.

Supponete che un littajuolo il quale anticipi venti, trenta, quaranta mila lire
di capitale primitivo, venga obbligato a pagare un canone cosi vistoso al feuda
tario, alla decima, all imposta, che si vegga ridotto nella triste necessit di viver
male, di privarsi d'abiti e di mobili convenienti, di nudrir male la sua gente, e
di pagarla poco; che cosa credete voi che ne risulter? Che presto o tardi, esso
ed i suoi gli abbandoneranno la professione di tittajuolo nella quale si vive male,
per abbracciarne altre che sono sempre numerosissime in uno Stato, che fanno
vivere meglio, con meno fatiche, meno rischi, e meno anticipazioni. Bisognerebbe
non conoscere l'uomo per credere che il contrario fosse a lungo e generalmente
possibile. _
Ne solo il coltivatore in capo, ma bens i suoi proprii operai ed i garzoni
deserteranno alla prima occasione, appena meneranno una vita angustiata nel
podere, e troveranno meglio altrove.
Da queste poche parole comprendete, signora, qual sia il merito delle lunghe
ed astratte declamazioni che spesso avete ascoltate dalla bocca dei nostri sed i
ccnti politici cittadini, sullo spopolamento della nostra campagna, e qual sia la
futilita dei piccoli ripieghi da essi immaginati, per riparare a questo male, troppo
grande e troppo positivo.
Paragonate il vestito, il vitto, labitazione ed il travaglio dei vostri valetti e
delle vostre cameriere, con quello dei garzoni e degli operai della campagna;
paragonata lo stato del vostro avvocato, del vostro procuratore, del vostro ammi
nistratore, con quello di uno dei vostri tlttajuoli e della sua famiglia. Se voi foste
in vece loro e doveste scegliere, che cosa fareste i
E una sventura, non c' dubbio, che le campagne apprestino continuatamente
alle citt, bande che desertano l'agricoltura; e una verit della cui evidenza con
viene ogni persona. Ma come mai si pu impedirneli? Che cosa bisogna fare
per rinviarveli? E qui si scindono le opinioni dei ragionatori sistematici.
Eppure, volete voi risolvere la quistione con una sola parola? eccovela sem
plicissima, naturalissima, signora. Perch mai abbandonano gli agricoltori la
campagna, perch vengono in citt? Gli perch in campagna vivono male e in
citt vivono bene. Bisognerebbe dunque che in campagna stessero bene e vi ri
marrebbero. un vecchio proverbio basato sulla ragione e sullesperienza di tutti
isecoli; chi sta bene non si muove; tra dieci uomini, che stanno bene in un
luogo, non se ne trova che uno al pi il quale lo abbandoni sperando di trovare
meglio.
Sareste voi tuttora disposta a discutere di politica qualche momento prima di ri
tornare alla quistione? Vedete che bella idea riguardare gli abitatori delle campa
gne, i coltivatori in capo, gli operai, i garzoni come riuto della nazione; belle
invenzioni davvero, le servilit vessatrici e degradanti come sono tutti i servizii
forzati, le imposte arbitrarie, le collette, le cercate, la coscrizione a sorteggio, e
nanche, per dire il vero, tutto quello che si chiama privilegio, distinzioni delle
citt e della loro borghesia !
Da questa piccola digressione sulla condizione dei coltivatori e su tutto quello
che potesse interessare la loro persona, la loro condizione, la loro famiglia, voi
ora comprenderete cio che io chiamo la prima causa della spogliazione.
la deserzione dei coltivatori in capo con le loro ricchezze d'intrapresa, che
vengono a dedicare ad altri impieghi nelle citta;questi desertori cessano di colti
SPIEGAZIONE mar. QUADRO Ecosomco. 615

me, e la ragione stessa che li fa fuggire dalle campagne impedisce che altri dalle
citt vadano a rimpiazzarli. Gli operai che li aiutavano nella loro intrapresa son
tosto obbligati a seguirli per servirli quando son divenuti negozianti, borghesi,
artigiani, che vivono a spese dei proprietarii e degli agricoltori che rimangono
nel loro Stato.
Il secondo grado di spogliazione e la depredazione o diminuzione delle anti
cipazioni annue considerate non relativamente al mantenimento degli uomini,
come abbiamo l'atto, ma relativamente agli altri oggetti che compongono queste
anticipazioni annue, come sono gli alimenti degli animali, le sementi ed i travagli
giornalieri.
Se per una qualunque ragione, un coltivatore in capo incaricato di una in
trapresa rurale, non possiede tanto che basti alle anticipazioni annue, come fece
altra volta, necessario che egli coltivi meno, o meno bene; e senza dubbio voi
non sarete imbarazzati a dedurre quale dovr essere il risultamento della pros
sima ricolta. Nessuno di voi, ne son certo esiterebbe a predirla; ciascuna cosa
rimanendo negli stessi termini, chi meno impiega alla coltura di una terra, meno
ne ricava.
Osserviamo che tutto questo forma una scala, e che il povero coltivatore
una volta slanciato andera sempre pi discendendo. Supponiamo che egli impie
gava nella sua terra quattromila lire che ne rendevano dodici mila, a ragione di
tre per uno. Le sue riprese erano: 1 quattromila lire di anticipazioni annue;
2 duemila lire di mantenimento delle anticipazioni primitive; in tutto seimila
franchi di riprese e seimila di prodotto netto, che esso pagava al proprietario, alla
decima, all imposta.
Se egli obbligato quest'anno a scemare duecento lire dalle sue anticipazioni
annue, non potr pi impiegare che tremila ottocento lire sulla sua terra ;in con
seguenza la produzione totale che ne ricavera sar di undicimila quattrocento
lire invece di dodicimila lire; cio seicento lire di produzione annientata.
Ma, signora, se il proprietario e l imposta ordinaria continuano a portargli
via seimila franchia titolo di prodotto netto, la causa straordinaria che lo forzava
a scemare ancora duecento lire dalle anticipazioni annue esiste tuttavia, ora
vedrete quale sar il suo stato nellanno seguente.
Da undicimilae quattrocento lire gli si tolgono seimila e duecento, altro non
glie ne restano che cinquemila e duecento; se voi ne ritiraste duemila pel mante
nimento delle anticipazioni annue non gli resterebbero pi che tremila e dugento
lire da impiegare sulla sua terra, e la riproduzione totale sarebbe novemila
seicento lire invece di dodicimila.
Questo quadro di spogliazione, signora, vi conduce al terzo grado. Esso con
siste nel deperdimento delle anticipazioni primitive che non saranno pi mante
nute, riparate, rinnovate, come dovrebbero esserlo; i buoni cavalli saranno tras
curati, sforzati, e rimpiazzati da altri poco adatti alla fatica; ihestiami e gli
strumenti rurali risentiranno ancor essi gli effetti di tali risparmii.
Quale sar il risultato di questo degradamento, signora ? Il coltivatore avr.
menate una vita angosciosa e miserabile; avr sofferto ogni anno pi, avr ve
dato diminuire le ricolte ed aggravati i suoi pesi; nalmente il suo capitale pri
mitivo, le sue anticipazioni di prima messa, di giorno in giorno saranno scadute;
la sua ol'tcina d intrapresa che valeva per esempio ventimila lire e pi, non ne
616 una.
varr dodici mila al termine della sua locazione. Pel proprietario particolare, il
risultato sar che la sua terra sar. stata di male in peggio coltivata per molti
anni, sicch dovr risentirsene per lungo tempo. Per tutti i proprietarii poi, la
perdita e doppia; se i agelli che producono la spogliazione delle ricchezze agri
cole cadono su tutti i coltivatori, tutte le terre non solo vengon degradate, ma
i ttajuoli essendo tutti pi o meno rovinati non possono pi riparare il male,
e tutti sono obbligati a diminuire il prezzo dei loro alltti.
' Eccovi, signora, un primo cenno del carattere e degli eil'etti della spoglia
zione delle ricchezze intrapresa. Ella si fa sentire nel modo pi calamitose ap
pena che il coltivatore sia impedito da una causa qualunque di prelevare le sue
riprese sulla riproduzione totale, appena la sua sorte personale, e quella dei suoi
coadiuvanti diventi peggiore, appena sia obbligato di diminuire le sue annue an
ticipazioni o a trascurare il mantenimento delle anticipazioni primitive; allora le
ricchezze spariscono dalla sua terra, essa meno coltivata, essa d meno ricolte.
Per la ragione inversa quando la condizione dei coltivatori buona, quando
dedicano il proprio danaro alla terra, un saggio e procuo impiego, quando le
anticipazioni annue anziche decrescere, si aumentano, quando le anticipazioni
primitive invece di trascurarsi sono migliorate, la terra alla quale maggiori ric
chezze sono incorporate dar maggior produzione. Ed ecco ci che forma la
prosperit degli imperii, il bene dei Sovrani e dei sudditi di qualunque specie che
vivono sotto le loro leggi.
Se il vostro llttaiuolo il quale impiegava annualmente nella sua terra quattro
mila lire per ricavarne dodici, potesse impiegarvene cinquemila per ricavarne
quindici, le sue riprese sarebbero: 1 cinquemila lire di anticipazioni annue;
2 duemila cinquecento lire di mantenimento delle sue anticipazioni primitive,
in tutto settemila cinquecento invece di sei mila; ma il resto sarebbe pure
di settemila e cinquecento da dividersi tra il proprietario, la decima c lim
posta, invece di sei mila. Se voi aveste una rendita cos aumentata di un
quinto al termine del vostro ailtto, potreste pagare un quinto di pi al re, e
spendere un quinto di pi per voi e per la vostra famiglia, spesa, che farebbe vi
vere gli operai, i mercanti, gli artisti e tutti coloro che vi piacesse d impiegare.
Per esempio se di seimila lire voi ne deste al re mille e ne spendeste cin
que per voi ed i vostri; di settemila cinquecento, voi ne dareste mille duecento
cinquanta al re, e ve ne resterebbero seimila dugentocinquanta, che darebbero da
vivere colla vostra spesa aumentata, a molta gente come avete veduto di mille
dugento cinquanta lire, sopra questo solo podere.

6' Del prollolto nella.


Quando si sono prelevate sulla produzionetotaledell'annata le riprese de
coltivatore, ci che rimane chiamasi prodotto netto 0 vendita disponibile: questa
e la parte del proprietario: e questa, signora, la porzione che si tral'lica, si vende,
si compra, allorquando si stipula un contratto di aitto di una terra, d'un prato,
duna vigna, ecc. .
Questa l'operazione che l'anno 0 dovrebbero fare il coltivatore ed il pro
prietario. impiegando questo fondo, dice il primo, la tale somma di anticipa
zioni primitive, ed ogni anno la tal altra per anticipazioni annue, oltre il man
teimento delle mie anticipazioni primitive, probabile che io possa ricavarne
SPIISGAZIUNE DEL QUADRO ECONOMICO.

I nelle annate ubertosissime tal somma di riproduzione totale ; tale nelle buone;
' talaltra nelle mediocri; meno nelle cattive; meno ancora nelle pessime. Biso
. gna prendere presso a poco il saggio medio, cio quello degli anni mediocri
affinch gli anni ubertosi ed ubertosissimi compenslno i cattivi ed i pessimi a.
A questo calcolo il proprietario non ha che una sola obbiezione da opporre,
ella relativa al capitale primitivo col quale questo coltivatore si presenta per
assumere l intrapresa. certo che se il suo capitale debole non pu far frut
tare a suilicienza, non pu dare la rendita conveniente, non pu non far degra
dare la terra.
Per questultima riessione, pregovi, signora, a comprendere quanto interessi
ai proprietarii che vi sieno molti e ricchissimi coltivatori, tanto pel loro proprio
bene che per lo altrui. il numero di iittaiuoli ed i loro mezzi che danno neces
sariamente la legge ai proprietarii nei contratti di allitto.
Supponete che in una provincia avessimo cos ben dirette le cose durante molti
anni che le ricchezze dintrapresa, icapitali agricoli, i capitali primitivi di coloro
che rendono fruttifera la loro terra o la terra altrui, fossero aumentati fino al
doppio da quello ch'erano; in parit di circostanze, la riproduzione totale debbes
sere per lo meno doppia, sulla quale prelevando le doppie riprese, resta un pro
dotto netto doppio. Vale a dire i vostri fittaiuoli pagheranno il doppio la vostra
terra, e gnadagneranno il doppio. Tutto al contrario , se in tale spazio di tempo
avessimo si malamente diretto i lavori che le ricchezze derivanti dalle intraprese
fossero diminuite per met da quelle che erano, la riproduzione, le riprese ed i
prodotti netti sarebbero pur essi ridotti a met.
Concludete adunque, signora, chei proprietarii i quali poco badano se rovi
nino i loro ttaiuoli, abbandonandoli alla merce deloro agenti ignoranti, interes
sati e vessatori, educati in citt, nel caos della cabala, nel centro della frode e
dell'usura, travagliano senza saperlo alla rovina loro propria e della posterit
loro, in danno del Sovrano e dello Stato. ' '
Concludete pure che la sorte degli uomini pregevoli che coltivano i fondi
degli altri, ed i proprii, non indifferente per alcuno, dallo scettro al vincastro;
che tutto ci che li impaccia, li avvilisce, li molesta, li spoglia, cagiona le pi
crudeli piaghe alla societ incivilita; che tutto ci che potesse nobilitarsi ed ope
rare il loro benessere, procurarne gli agi e la ricchezza, sarebbe una seconda
sorgente di prosperit per tutte le classi di cittadini componenti il pi vasto degli
imperii, dal Sovrano medesimo all'ultimo degli accattoni.
Idea semplice e vera, ma sublime, che innalza lanima, risehiara la mente, e
penetra il cuore di giusta sensibilit: ve ne riservo, o signora, un pi ampio svol
gimento pel seguito della nostra spiegazione.
Abbiamo intanto una riflessione da fare sul prodotto netto 0 sulle perdite
dei proprietarii. Voi vedete qual l interesse e la ricompensa delle anticipazioni
fondiarie, quale il mezzo di mantenerle, poiche sonovi altresi riparazioni e rico
struzioni, spese abituali da farsi e che cadono a carico dei proprietarii; eglino hanno
dei rischi, gli accidenti naturali possono ruinare i loro edifici, danneggiare le loro
piantagioni, svilire i loro fondi; oltrech duopo qualche voltaaccordare al
colono una dilazione, ed accadono rovine che fanno perdere una parte delle
rendite.
Avviene pel prodotto netto in rapporto ai proprietarii, lo stesso che ac
618 IIAUDISAU.
cade per le riprese riguardo ai coltivatori. Se le terre danno in prodotto netto
un buon interesse del danaro impiegato nelle anticipazioni l'ondiarie, o nell ac
quisto dun fondo bello e fatto, buona in conseguenza la sorte dei proprietarii ;
allora volentieri s impiegano i capitali a dissodare i fondi o ad acquistarli, allora
le ricchezze s incorporano alla terra sempre pi, il suolo diviene fecondo, e
quindi il paese intieramente coltivato nel miglior modo possibile.
Al contrario, se il prodotto netto dei fondi divenga, per qualsiasi causa, poco
considerevole, in confronto alla rendita che produce un altro impiego del danaro,
le ricchezze fuggono dalla terra invece di attaccarvisi, non si fanno, 0 si fanno
poche anticipazioni t'ondiarie, o le si mantengono in cattivo stato; dal che con
seguita primamente la cattiva coltura, poscia e presto le lande e i deserti.
NOI ritorneremo pi innanzi su questa essenzialissima speculazione.

7 Della proporzione fra le anticipazioni annue ed il prodotto netto.


In tutti i calcoli del Quadro economico, voi troverete, signora, che s incomin
eia dallo stabilirvi una proporzione tra le anticipazioni annue ed il prodotto netto.
Questa operazione aritmetica potrebbe mettervi in imbarazzo, quindi necessario
che io ve ne dia qui la spiegazione.
Avete gi osservato parecchie volte che la somma delle anticipazioni annue
regola il mantenimento delle anticipazioni primitive, perocch un tale manteni
mento risponde intieramente alla met delle anticipazioni annue.
Frattanto voi sapete 1 che questi due oggetti riuniti chiamausi riprese del
coltivatore; 2 che bisogna prelevarle dalla ricolta, o produzione totale, e che il
residuo chiamasi prodotto netto.
Quando le anticipazioni annuali sono identicamente eguali al prodotto netto,
dicesi che la terra o la coltura rende il cento per cento di prodotto netto, vale a
dire che le spese annuali essendo cento, il prodotto netto e ancli esso cento o di
una somma eguale.
Se il prodotto netto e il doppio di quello delle anticipazioni annue, dicesi
che la coltura rende il duecento per cento.
Comprenderete da ci, o signora, che cosa signichino queste espressioni :
a la coltura che rende centocinquanta per cento . Vale a dire che il prodotto
netto eccede le anticipazioni annuali precisamente della met di quelle anticipa
zioni; per esempio, che quattromila lire di anticipazioni annue danno seimila lire
di prodotto netto.
Badate, signora, che trattasi di prodotto netto e non di riproduzione totale,
che cosa ben ditlerente, poich bisogna scemare tutte le riprese sulla riprodu
zione totale per avere il prodotto netto il quale non altro se non il rimanente.

8 Riepilogo del Capitolo precedente.


Ecco, o signora, il riepilogo di questo secondo capitolo.
La totalit della ricolta si chiama riproduzione totale, o semplicemente ri
produzione.
Essa si divide tra i coltivatori ed i proprietarii.
I coltivatori sono i primi e la loro parte vien chiamata riprese; i proprietarii
sono i secondi e la loro parte chiamasi prodotto netto.
Le riprese del coltivatore consistono: 1 nella totalit delle anticipazioni an
SPIEGAZIONE DEL QUADRO ECONOMICO. 619
nuali; 2 nellintercsse al dieci per cento sulle anticipazioni primitive, somma con
sacrata al loro mantenimento e che equivale alla met delle anticipazioni annue.
In conseguenza le anticipazioni annuali avendo il valore di due, le riprese
hanno il valore di tre; questa la regola fondamentale. Se il coltivatore non
diil'alca le sue riprese dalla ricolta, tutto va male; le ricchezze d intrapresa dimi
nuiscono, la coltura scade, e la riproduzione totale minore.
Le riprese essendo prelevate, tutto va bene, il rimanente della riproduzione
totale chiamasi prodotto netto, ed appartiene ai proprietarii.
Quando il prodotto netto procura un buon interesse sul denaro impiegato al
dissodamento dun terreno o nell'acquisto dun podere bello e coltivato (ci che
non pu aver luogo se le ricchezze dintrapresa non sieno in ottimo stato, e le ri
prese del coltivatore intatte), allora s impiega il proprio capitale nella terra, e
tutto va. bene, poich l'agricoltura prospera.
Tale , signora, il nostro riepilogo che io vi esorto a non dimenticare. per
ci che noi ne faremo dei quadri.

9 Terzo Quadro economico.


Ricolta o riproduzione totale.
A dividere tra il coltivatore ed il proprietario.
Al coltivatore appartengono le riprese.
Al proprietario l il prodotto netto.
1 Nella totalit delle anticipazioni annue,
Le riprese consistono 2 Nella met delle medesime pel mantenimento delle an
ticipazioni primitive.
Il prodotto netto e: Tutto il rimanente della riproduzione totale.

10 Quarto Quadro economico calcolato:


Ecco, o signora, degli esempi aritmetici.
Primo esempio
Riproduzione totale: sei mila lire.
Da dividersi cosi:
i Riprese: cio: Anticipazioni annue due mila lire.
Pi, mantenimento delle anticipazioni primitive, mille lire.
Totale delle riprese tre mila lire.
2 Prodotto netto. Chi, da sei mila lire di produzione totale, trae tre mila lire di
riprese restano tre mila lire.
Prodotto netto: tre mila lire.
Da confrontare: Anticipazioni annue del valore di tre mila lire.
col
Prodotto netto del valore di tre mila lire.
Risultato : La coltura rende cento per cento.
Secondo esempio.
Riproduzione totale: dodici mila lire.
Da dividersi cosi:
1 Riprese, cio: Anticipazioni annue, cinque mila lire.
Mantenimento delle anticipazioni primitive, due mila cinque
cento lire.
Totale delle riprese, settemila cinquecento lire.
620 come.
2 Prodotto netto: Da dodicimila lire tolgo lire settemila cinquecento.
Prodotto netto: talc quattromila cinquecento lire.
Da confrontare: Anticipazioni annuali, cinque mila lire.
Prodotto netto, quattromila cinquecento lire.
Risultato: La coltura rende il novanta per cento.
Terzo esempio.
Riproduzione totale: quindicimila lire.
Da dividersi cos:
1 Riprese, cio: Anticipazioni annue, quattromila lire.
Mantenimento delle anticipazioni primitive, duemila lire.
Totale delle riprese sei mila lire.
2 Prodotto netto. Se da quindicimila lire di produzione totale io tolgo seimila lire
di riprese resta il prodotto nella novemila lire.
Da confrontare: Quattromila lire di anticipazioni annue
con
Novemila lire di prodotto netto.
Risultato: La coltura rende duecento venticinque per cento.
Divertitevi, o signora, a fare quadri somiglianti, a ne di prepararvi ai veri
Quadri economici, dei quali codesti non sono che i primi abbozzi.

CAPITOLO III .
Delle produzioni annuali e della loro distribuzione.

Avete distinto, signora, nell'annuale ricolta o produzione totale, due porzioni


essenzialmente differenti, cio: le riprese del coltivatore, ed il prodotto netto ap
partenente al proprietario; sapete gi l'arte semplicissima di discernere l'una e
l'altra, di valutarle e calcolarle.
Dovete ora dipingervi col pensiero tutte le produzioni naturaliehe l'uomo ha
raccolto dalle mani della natura nel corso di un anno; i minerali, i frutti , gli
animali di qualsiasi specie, tutte divise in due parti , la prima delle quali forma
le riprese, e la seconda il prodotto netto.
Vedremo ora in che cosa possano e debbano esser destinate queste produ
zioni che nel totale hanno formato la ricolta annuale; noi ne seguiremo la distri
buzione, cio, dopo aver considerato nel primo capitolo le anticipazioni che pre
cedono, preparano ed operano la ricolta; dopo aver considerato, nel secondo,
questa ricolta in se stessa, analizzeremo adesso ci che la segue.

1 Distinzione forulamentate dei prodotti naturali collo scopo del loro destino.
Dovete, signora, rendervi familiare una idea semplicissima, ma assai grande
ed utilissima, che d'ora innanzi vi servir in tutte le vostre riessioni ed in tutti
i vostri studii economici; eccovela: Tutte le produzioni naturali si dividono in
due specie, una delle quali si chiama sussistense, e l'altra materie prime dei la
vori dell'arte. spiegheremo in due parole questa distinzione per meglio imprimerla
nella vostra mente.
SPIEGAZIONI! DEI. QUADRO ECONOMICO.

2 Delle sussistenza in generale.


' Vedete gi, signora, come per la parola generale di sussistenza dobbiamo in
tendere tutte le produzioni naturali che si consumano per l'alimento dell'uomo;
cosicch la parola sussistenza comprende gli animali, le bevande, e fino le me
dicine. ,
L'uomo incivililo adopera molt'arte per prepararele sue vivande ed i liquori
dei quali usa; ma ci e per facile, qui come altrove, non confondere la forma e
la sostanza, la materia e la manipolazione.
Parleremo in progresso di quanto concerne l'arte e l'industria, noi qui solo
ci occupiamo della materia si'ca nello stato in cui la mette il coltivatore prima
che esca dalle sue mani.
In tal guisa, o signora, nel pan bull'etto che vi si ministra alla vostra cola
zione noi non considerercmo che il solo frumento che sar consumato per la vo
stra sussistenza; nel vostro cioccolatte altro che la vaniglia, il cacao, lo zucchero
e le altre droghe che vi serviranno d'alimento; noi li considereremo nel loro
stato grezzo quandcscono dalle mani del coltivatore francese, asiatico, americano
o di qualunque altro individuo che li ha prodotti e raccolti. Ecco, signora, cio
che si chiama, in una sola parola, le sussistenze.
Se aveste desiderio di una bizzarra quistione di parole, adatta a far disputare
tutti gli lhernesi, se mai portassero le loro contestazioni tln nella scienza econo
mica, potrei darvene il gusto (in da questo momento mettendo nel catalogo delle
vostre sussistenza lo legno che bruciate o fate bruciare in casa vostra; poich in
fine le legno non sono n mangiate ne bevute, ma soltanto bruciate per uso
vostro.
Nondimeno, siccome vero che la subitanea consumazione del legno ridotto
in cenere nei vostri focolari , e la poca arte adoperata per ridurlo in ciocchi o in
fascine, non somiglia guari aIl' uso che voi fate del legno di rosa o di viola che
si Iogorano tanto lentamente impiegato nel vostro cassettone o nel vostro arma
dio, n all'arte che li ripulisce, li taglia, Ii adatta convenientemente per farvene
un mobile di gusto squisito; pure dovete decidere se il legno da ardere deve esser
posto fra le sussistenze o fra le materie prime dei lavori dell'arte: spero che alle
bano o al legno di Santa-Lucia voi non farete lingiuria di confonderli colle l'a
scine e coi ciocchi.
liestami ancora a farvi una proposizione la quale non molto garbata; ma
che volete, signora? la losoa non guarda troppo pel sottile e da lei bisogna
tollerare qualche cosa, massime quando mira allutile. Mi d'uopo adunque, che
riceviate nel vostro conto, alla partita delle sussistenze, il tiene, la paglia, lavena
che mangiano i vostri cavalli; in quanto alle persone che voi nutrite non c'
dillicolta veruna.
lo credo adesso che la parola sussislenze sia sullicientemente spiegata.
5 Delle materie prime in generale.
Mangiare e bere non tutto nella vita , bisogna ancora esser vestito, fornito
di alloggio, di mobili, di mezzi di trasporto e di oggetti di divertimento.
Fate sui vostri abiti , sul vostro palazzo, su tutti i vostri mobili, equipaggi,
gioielli, la medesima distinzione che noi facevamo pocanzi nel pan buffetto e nel
622 ' BAUDEAU.
cioccolatte della vostra colazione. Mettiamo da parte la manipolazione: questo mer
letto non se non una matassa di lo o alcune once di lino; tutto il vostro abito
riducesi ad alcuni bozzoli da seta o a qualche particella di pianta o di minerale
per tingerla; il vostro oriuolo non altro che un poco doro, di rame, di acciaio,
e codesto magnifico arazzo dei Gobelz'ns riducesi alla lana strappata a qualche
povera pecorella dei campi.
Voi m imputerete certamente di voler farvi una triste anatomia dei capi
lavori d arte: ma necessario, signora. Del resto le nostre distinzioni non gua
stano nulla,i vostri gingilli, i vostri addobbi, non saranno n meno preziosi n
meno eleganti per esser composti di materie prime come la lana, la seta, il ca
nape , i legnami, i metalli, prodotti grezzi tutti della natura, raccolti dalle sue
mani e poco manipolati dai coltivatori; ma poi assortiti, ripuliti, disposti e misti
in tutti i modi dall'industria degli artigiani e degli artisti, per farne lavori utili
o piacevoli.
Io credo che d ora innanzi la parola di materie prima non sar meno intel
ligibile di quella di sussistenze.

4 Delle manipolazioni, o dellarte e dell industria.

Comprendete gi, signora, che cosa signica la manipolazione, ed in che cosa


consista larte di dare ai prodotti naturali una forma utile o piacevole.
Ogni giorno, ogni momento della vostra vita voi fate uso di produzioni della
terra per procurarvi un esistenza dolce e comoda , voi godete dei beneilcii della
natura e dei lavori dellarte.
Questi godimenti utili e piacevoli sono pi o meno abbondanti, pi o meno
variati , secondo la sorte degli uomini, ma ogni qual volta ne prollttate, potete
distinguere, come abbiamo fatto test, la produzione naturale in se stessa, dagli
assortimenti, dalle mescolanza, dalle manipolazioni, foggie e ornamenti che hanno
ricevuto dall'arte o dall'industria.
Per parlare dapprima delle cose le pi semplici, di quelle impiegate in sussi
stenze, voi sentite. signora, che aprendo un pasticcio caldo, non bisogna confon
dere il pasticciere col coltivatore il cui grano produsse la farina, con la castalda
che ha venduto i piccioni, con la lattaia che ha apprestato il hutirro, collorto
lane che ha coltivato i carcioil, ed il pescatore che ha presi i gamberi; n mag
gior fatica durerete a discernere in uno dei vostri mobili, i prodotti naturali e le
manipolazioni ed a distinguere in conseguenza nella vostra mente, quegli che rac
colse dalle mani della natura le materie prime, e quegli che le ha manipolate, o
ridotte nello stato in cui ne potete far uso. o
In siiiatto modo, signora, ecco tre parole che non vi saranno estranee, pro
duttore, manipolatore, consumatore. Prendete per esempio il vostro sof; i pro
duttori sono coloro che vi apprestano i doni naturali della campagna, che hanno
raccolto il legno, il crino, la seta, il ferro, loro, ed i naturali ingredienti che son
d uopo alla tintura; queste sono le materie prime del vostro sufa: manipolatori
sono il falegname, l incisore, il doratore, il fabbricante di stoll'e, e tutti i suoi
operai subalterni, il tapezziere e tutti i suoi. Il consumatore, siete voi, signora,
che fate uso _di tutte queste e ne godete.
SPIEGAZIONE DEL QUADRO ECONOMICO.

5 Delle diverse specie di consumi.


Riflettendo cos, sarete compresa, signora, della natural distinzione delle ma
terie prime impiegate nei diversi modi di consumo , uno dei quali relativo alle
sussistenza, laltro alle materie prime.
Il consumo delle sussistenze un consumo totale e subitaneo, quello delle ma
terie prime impiegate dall arte lento e parziale; anzi pu dirsi semplicemente,
che le une si consumano pel godimento, le altre soltanto si logorano servendosene:
questo il modo pi ordinario di parlare, e noi in progresso avremo bisogno di
questa distinzione. l pubblici o privati edillzii sono i lavori pi durevoli dellarte;
poi vengono i mobili solidi, quelli soprattutto che poco adoprandosi non si logo
rano; e nalmente le vestimenta , gli strumenti che si consumano in un termine
pi o meno lungo.
Invece, gli alimenti, i liquori, le bevande, le medicine, le legna da ardere, i
profumi e simili altre cose si consumano immediatamente e si annullano intiera
mente col godimento.
6 Del tra/fico e dei trafficanti.
I prodotti naturali che si consumano in sussistenze, o che si logorano in la
vori hanno spesso bisogno di essere negoziati o vettureggiati dal luogo della prima
raccolta o della fabbrica n dove si trovano i consumatori, cio linch giungano
a coloro che li comprano per nudrirsene, vestirsene, arredarne le abitazioni o
divertirsene.
In una semplice colazione, voi vedete, signora, riuniti sottogli occhi vostri e
sotto le vostre mani i prodotti di tutti i climi dei due emisferi. La Cina ha ve
duto foggiarsi queste tazze e questo vassoio; questo caff nacque in Arabia; lo
zuccaro col quale lo condite, fu coltivato in America da infelici Africani; il me
tallo di questa call'ettiera viene dal Potoso; questo lino che viene da Riga fu la
vorato dallindustra olandese, e le nostre campagne vi hanno solo fornito il pane
e la crema.
larte del tralco e del negozio che riunisce in questo modo i prodotti na
turali pi o meno manipolati, il trafficante li compra per rivenderli; un utile
ministero. Gli utili servizii che ci rende meritano un onesto salario. un oggetto
del quale ci sar mestieri occuparci.
Per ora contentiamoci di osservare una seconda specie di esseri attivi che
non si occupano direttamente della vegnente ricolta, che non pensano ai trava
gli produttivi, che non fanno a spese proprie n le riparazioni fondiarie, n le
anticipazioni primitive, n le spese annue.
Nel modo stesso in cui gli operai manipolatori s' occupano dei prodotti natu
rali dopo la ricolta per dividerli, ripulirli, tagliarli, riunirli, assortirli; nel modo
stesso i traicanti si occupano dopo il nascimento e spesso dopo la manipolazione
delle medesime produzioni, a comprarle dalle mani di coloro che le hanno fatto
nascere, o da quelle che le hanno lavorate, per rivenderle a coloro che debbono
farne uso, o debbono consumarle per ottenerne da loro un giusto salario.
7 Degli artisti e professori di arti liberali.
Negli Stati che si chiamano inciviliti e particolarmente nelle grandi citt, c'
una specie duomini che non si occupa n a far nascere i prodotti naturali , ne
624 come.
a manipolarli, n a tralllcarli. Non servono n ai vostri alimenti, n ai vostri
mobili, n ai vostri adornamenti; eppure hanno essi, la maggior parte almeno,
una pi rilevante funzione nell opinione dei ricchi, quella di ricreare. '
E qui vi si parano innanzi tutte le arti belle, la poesia, la musica, la pittura,
la scultura e tutto quello che loro tien dietro.
La medicina, la giurisprudenza contenziosa, la letteratura e sino le scienze
possono in qualche modo esservi comprese, necessariamente bisogna collocarvi
tutti coloro che ritraggono la vita dalle loro fatiche intellettuali.
Non gia che l'istruzione, la vera, l'utile istruzione, non abbia nella societ
civile un grado pi distinto, come lo dimostreremo quando si parler dell'auto
ril, ma perch qui trattasi di consumi o di godimenti, e dei mezzi di procurarseli.

8 Queste tre specie riunite formano la classe sterile.


stato mestieri, signora, riunire in una sola parola e caratterizzare con una
sola idea naturale, tutti coloro i quali non hanno guari una diretta inuenza
nella produzione, che non preparano la ricolta coll opera propria, e che non
fanno a spese loro n le anticipazioni fondiarie , n le primitive dell intrapresa,
n le anticipazioni annue della coltura.
Abbiamo detto i coltivatori classe produttiva, perch essi operano la produ
zione come cause, colle loro spese, e perch la preparano direttamente ed imme
diatamente.
La classe proprietaria non aveva bisogno di altro nome; perch la sua pro
prieta indica le anticipazioni fondiarie e tutto ci che prepara la coltura, effetto
della quale la produzione.
Fin qui, signora, la nostra gradazione semplice e naturalissima. La classe
proprietaria fa e mantiene a proprie spese le anticipazioni fondiarie che rendono
adatta la terra ad esser coltivata; questi sono i primi apparecchi, i preliminari i
pi remoti d onde verr la produzione, ma solamente in modo mediato, per
mezzo della coltura o dell'intrapresa.
La classe produttrice fa e mantiene a sua spesa le anticipazioni primitive e le
anticipazioni annue della cultura, dalle quali immediatamente risulta la ricolta
delle produzioni naturali.
La terza classe, la quale non e produttiva , e che perci si chiamata classe
sterile, manipola o trallca i prodotti naturali, o si limita ad usarne ed a consu
marl. Questa classe racchiude tutti gli operai o fabbricanti, tutti i mercanti a
minuto 0 all ingrosso, gli artisti 0 professori di arti liberali di qualunque specie
essi sieno; in una parola tutti coloro che non fanno del proprio le spese produt
tive, fondiarie primitive o annue.

9 Obbieziom' contro la parola classe sterile.


Credereste, signora , che questa divisione cos semplice della societ princi
pale relativamente alla produzione ed alla ricolta abbia sofferto grandissime dif
ficolt? La parola sterile ha irritato l amor proprio, credendosi che signicasse
classe nociva, classe inutile alla societ.
Certamente voi siete troppo ragionevole per non credere n 1 uno n l'altro.
un servizio piacevolissimo che vi rende ogni giorno colui che arriccia i vostri
capelli, un'arte utilissima quella del panattiere e del cuoco, voi sapete apprez
\
"TI'
SPIEGAZIONI; DBI. onsnao scoxosnco. 625

zare del pari l'industria di coloro che fabbricano stol'e pei vostri mobili e per le
vostre vesti.
Ma voi sapete altres che produrre e manipolare sono due operazioni aatto dif
ferenti comeche utilissime e piacevolissima luna e laltra, e prendendo per bussola,
1 il momento della ricolta; 2 le anticipazioni che la preparano; 5 le manipo
lazioni che la seguono, mai non potrete ingannarvi sui caratteri distintivi della
classe produttiva e della classe sterile.
C' non di meno una seconda dillicolta, pi sottile, ma che non pi diflicile
a riscbiararsi quando s abbia ben compreso il principio; eccola.
Fra gli operai che manipolano le materie prime, molti ve n ha che lavorano
pei coltivatori stessi, non solo per provvedere alle loro vesti, alle loro case ed ai
mobili loro, ma per fornirli degli strumenti acconci alla loro coltura.
La fabbrica di questi strumenti una delle condizioni preliminari delle ri
colte, una delle cause preparatoria della produzione. Pu questo lavoro chiamarsi
sterile? E chi se ne occupa pu collocarsi nel grado dei semplici operai della
classe sterile? Questa , signora, la quistione in tutta la sua forza.
Confessate francamente che la soluzione vimpiccia un pochino. Ma per tro
varla, scegliete dapprima un oggetto che colpisca i vostri sensi; per esempio, il
carradore che fabbrica laratro; esaminate chi e quello che fa la spesa dell'aratro
per adoprarlo nella terra; sicuramente il vostro littaiuolo; la sua spesa adunque
e produttiva non quella del carradore, poicbe questi rimborsato dal littaiuolo
di quanto ha impiegato nella compra della materia prima. oltre che glie ne paga
la mano ci opera.
la spesa che caratterizza la classe possidente e la classe produttiva , esse
scemano qualche cosa dai loro godimenti possibili del momento, sacriiicandone
gli'oggetti alla terra per renderla fertile, aiutare, provocare, perfezionare la sua
fecondit. Per esempio, voi pagate gli operai per estendere il vostro orto, spendete
una somma per rendere il nuovo suolo che vi aggiungete adatto ai legumi; ecco
una spesa produttiva che si fa a carico vostro.
Lo stesso operaio, il pi necessario alle riparazioni fondiaria, alle anticipa
zioni di primo impianto, ed alle anticipazioni annue della cultura fa tutto il con
trario; egli travaglia a spese del coltivatore e del proprietario, ne diminuisce me
nomamente l'attuale suo godimento per la terra e la sua produzione futura, anzi
al contrario si fa pagare la sua mano d' opera, e con essa acquista godimenti
che mai non avrebbe avuti. Distinzione evidentissima impossibile ad essere con
testata!
Fatta la ricolta del 1767 i coltivatori ed i proprietarii potrebbero impiegare
pel loro benessere e piacere individuale , come meglio loro gradisse, tutti ipro
dotti, se non avessero spese produttive da fare nel 1768 per la ricolta del '17 69
e seguenti. in vista di queste produzioni e nello scopo di provocarle che sono
obbligati a prelevare prima di tutto quanto basti pel mantenimento delle antici
pazioni. Essi sono dunque nellimpossibilit. di godere della ricolta del 1767
come ne godrebbero se lanno 1768 dovesse essere l ultimo del mondo.
Al contrario gli operai, che si occupano a fabbricare gl istrumenti necessarii
alle stesse anticipazioni, godono di pi perch si fanno pagare dai coltivatori o
proprietarii, oltre alla materia, la mano d opera.
Lo scopo della spesa adunque dillerente fra le due cla ssi proprietaria e col
Ecrmnm. 'lmro i. - 40.
626 nzunnzn.
tivatrice da una parte, e la classe sterile dall altra; perci il modo di essere pa
gati dillerentissimo.
Il proprietario ed il coltivatore son pagati immediatamente dai doni della na
tura, dalla fecondit della terra, dalla porzione che sorpassa la ricolta oltre le
sementi; la classe sterile tutta intera, anche per la porzione di operai che fab
brica gli strumenti aratorii, pagata mediatamente, vale a dire dal coltivatore o
dal proprietario. con loro che ella computa, su loro che guadagna, non con
la natura e sulla fertilit della terra. I
In siffatta guisa, signora, il carradore e il fabbro-ferraio che fanno un aratro,
appartengono alla classe sterile; 1 perch lavorano con ferro e con legno per
fare un aratro, ne hanno lavorato, ne lavoreranno mai per produrre quel ferro e
quel legno. Essi li manipolano, ma non li hanno raccolti immediatamente dalle
mani della natura; 2 perch essi non fanno guari laratro per usarlo a spese
loro in una terra lavorativa; ma invece per venderlo con guadagno ad un lit
taiuolo che ne user. quando sar suo, perch l'avr pagato; 5 nalmente perch
quel carradore e quel fabbrotermio non ricevono il pagamento dalla terra stessa
immediatamente; ma mediatamente dal coltivatore che ne fa l'anticipazione per
un travaglio futuro, e che ne da il prezzo per provvedersi a spese di una ricolta
anteriore alla quale quellaratro non aveva servito.
Sei fabbricanti distrumenti aratorii e di qualunque altra coltura apparten
gono anch'essi alla classe sterile per cotali tre ragioni che io credo evidenti, con
cludete, signora, che con pi ragione si comprendono in questa classe tutti 00
loro i di cui travagli non tendono che a preparare i prodotti dellanno antecedente
per farli consumare piacevolmente in quest anno, senza servire n direttamente,
n indirettamente alla produzione futura.
Tali sono coloro che fabbricano le case, le stoffe, i mobili, i carri , le car
rozze, i gioielli, quelli che vettureggiano, tralllcano, comperano e rivendono, e
nalmente tutti coloro che vivono coi prodotti del loro ingegno.
Rimane ancora un ultima obbiezione di cui vedrete ora tutta l importanza.
Tutta questa gente, ci si dice, pure la causa occasionale della produzione, poi
che n il possidente, n il coltivatore farebbero le spese produttive , se nulla do
vessero guadagnare in queste anticipazioni, se non ne risultasse alcun utile, alcun
piacere, alcun godimento. Ora non ce ne sarebbe certamente alcuno senza gli
operai, i mercanti ed i professori di arti liberali; poich a che gioverebbe ai pro
prietarii delle terre ed ai coltivatori di far raccogliere molto grano , vino , olio ,
molta lana, seta, oro od argento, molto bestiame, pesce, ecc. ecc. se non vi fos
sero gli operai che manipolano, i mercanti che tratllcano ed i professori di arti
liberali che dilettano? Il desiderio di godere dei lavori di mano d'opera, del traf
co e delle ricreazioni , spinge alle spese produttive: dunque Iindustria pro
dutziva ed anzi pi produttiva delle spese fondiarie e della cultura; la classe dun
que pretesa sterile e tutto al contrario.
Che cosa rispondereste, signora, a questa terribile obbiezione, cos spesso
ripetuta con tanta ducia? Immagino dapprima che , col retto senso largitovi da
Dio, sareste tentata di nulla rispondere e direste: Ebbene, eccoci d accordo.
Quand anche il desiderio di cui parlate, e che non e altro se non un motivo ec
citante secondo voi stessa, potesse essere riguardato come causa occasionale della
produzione, per lo meno sarebbe la causa la pi rimota della ricolta attuale. Cer
SPIEGAZIONE un. QUADRO ECONOMICO. 627
tllnente parlando di questa ricotta attuale, e retrocedendo alle cagioni con un an
damento naturale, troviamo per causa prima, la pi prossima, la pi diretta , la
pi immediate, le anticipazioni annue. Se io domando a qualunque persona ra
gionevole chi ha prodotto le spighe in questo campo, mi si dir la semenza ed il
travaglio; poich per ricogliere le messi bisogna concimare , arare e seminare.
lo insisto e domando: Ma per arare e seminare cosa vi abbisogna? La rispo
sta ne pure semplice: cavalli, aratri, sementi. Ecco dunque il buon senso che
ci conduce alle anticipazioni primitive.
Ma e questo tutto quello che fa di mestieri? Non bisogna che il campo sia
appropriato alla cultura? si. Non bisogna l'abitazione pel coltivatore, pci cavalli,
ad i frutti? si. E queste sono le anticipazioni fondiario.
,Vedete, signora, che noi abbiamo spiegato come e con quali mezzi si operi
la produzione. vero che ci si pu fare un'altra domanda: Perch ed in vista di
quale vantaggio pensate voi ad operare la produzione? Ma, signora, il perch non
il come, e le sono cose diii'erentissime in tutto il resto della vita; perch adun
que le si vorrebbero confuse nelleconomia politica sotto quel bel pretesto di cause
occasionali?
Se faceste al vostro tappezziere lassennatissima domanda: Come si fa un letto?
di che esso composto? quali sono gli operai di cui si ha bisogno per prepararlo
e metterlo in piedi? Trovereste voi giustissima la sua risposta se egli vi dicesse:
Signora, siccome il sonno ed il desiderio di dormire con tutta comodit sono la
causa occasionale ed il motivo eccitante a fare un letto, ci bisogna mettere in
prima fila tutti i sonni futuri di coloro che riposeranno nel letto intorno al quale
mi fate le vostre domande. Ecco le prime cause produttive, necessarie tanto quanto
la stoffa e la manifattura del letto, poich senza i sonni ed i bisogni che se ne
avranno non vi sar alcuno che penser ad avere un letto.
Questo paragone ci conduce ad una piccola spiegazione che oggi vi parr cu
riosissima , signora , ma intanto stata necessaria ad impedire che molti onesti
cittadini pieni dingegno, non isragionassero dietro le istruzioni di alcuni maestri
che si credevano e che non hanno voluto disdirsene.

10 Singolare quistione: Se il bisogno, 0 il desiderio di godere sieno mai


le vere cagioni della produzione?
Ecco, signora, il modo col quale alcuni pretesi dottori di economia politica
avevano costruito il loro sistema, fondandolo sui bisogni e i desiderii.
L uomo, dicevan essi, non penserebbe mai a tirare dal seno della terra la
pi grande quantit possibile di produzioni naturali se non fosse incitato dal hi
sogm o dal desiderio di godere che lo determinano ai travagli produttivi; ma
questo bisogno e questo desiderio non esisterehbero essi medesimi nel cuore del
luonro se l industria non li avesse fatti nascere mostrando loggetto del godi
mento. Non si si fa guari un bisogno, non si ha alcun desiderio, l oggetto dei
quali sia sconosciuto. Ora e l' industria che fa conoscere l oggetto del godimento
e che lo fa esistere: l industria adunque fa nascere il bisogno ed il desiderio ,
dunque essa che produce la coltura , lei in conseguenza che deve occupare il
primo posto tra le cause produttive .
Esaminate un poco, signora, ve ne prego, questa genealogia; voi sentirete un
6'28 IILHYDEAU.
avvertimento interiore della ragione, la quale vi persuader a dillldarne. Volete
voi che la rischiariamo di pi? Nulla cos facile.
Domandate primamente come e con che cosa lindustrioso dia il primo lessere
ad un nuovo oggetto di godimento? Voi vedrete che gli bisognano, oltre il genio
inventore, materie prime per ridurle a nuova forma, e sussistenze per vivere, men
tre inventa, eseguisce e perfeziona il suo lavoro: eccoci adunque ritornati alla
produzione delle materie e delle sussistenze, come prima condizione indispensabile,
e come prima causa occasionale.
Chi primo imagin la tela, fece bellissima ed utilissima invenzione; ma per
ch quegli stesso concepisse l idea, e potesse eseguirla, era mestieri che la terra
avesse prodotto, non solo la canepa, ma altres gli alimenti di lui e quelli di tutti
gli operai che esso impiegava; era mestieri che il suo travaglio e quello dei suoi
cooperatori non fosse assolutamente necessario alla sussistenza dell'anno ve
gnenle, altrimenti avrebbe fatto morir di fame qualcuno l' anno appresso, n la
sua tela avrebbe riempiuto il vuoto cagionato nelle sussistenze.
dunque la produzione precedente duna materia prima e di una certa por
zione di sussistenze che d campo per imaginare ed eseguire i lavori dell'arte.
Erro un primo principio dasupplire a qualunque teoria dei bisogni e dei desiderii.
vero che una sola pezza di tela pu eccitare in diecimila uomini la pi ar
dente passione per un godimento cos comodo e cosi piacevole; si signora. Ma
qualunque potesse essere la vivacit che possiate supporre in tali desiderii , non
ne risulter perci una sola matassa di filo, ammenoche non supponeste due cose
indispensabili: la prima che ci sia della canepa e del lino, la seconda, che vi
sieno sufficienti alimenti per far vivere tutti gli operai che fabbricano la tela.
Supponiamo che una simile rivoluzione avvenisse nell'anno attuale 1768:
supponiamo uomini industriosi che trovassero la canepa prodotta dalla natura, e
che avessero a loro disposizione sussistenze colle quali avessero alimentato gli
operai che hanno lavorato la tela. Tutti troveremo mirabilissima l invenzione;
ma che cosa ne risulter?
Se voi lo demandate a me , o signora, eccovi la mia risposta: Sar secondo
le circostanze.
Primamente, se voi non mutate nulla nelle anticipazioni produttive, se non
vi sar maggior quantit di terre preparate dai proprietarii per la coltura delle
canepe e dei lini, se non si faranno maggiori travagli e spese primitive ed annue
per produrre in pi grande abbondanza la materia delle tele, non vi sar mezzo
di far maggiore quantit di tela nel 1769, io ve lo avverto.
In secondo luogo, se, aumentando le anticipazioni produttive e moltiplicando
la materia prima delle tele, non aumenterete del pari le altre anticipazioni pro
duttive per moltiplicare le altre produzioni, e particolarmente le sussistenze,
avrete da godervi maggior quantit di tela, ma avrete minori godimenti di altre
cose; e questa una seconda avvertenza che vi do. Poich finalmente voi fa
rete vivere gli operai lavorando la canepa ed il lino, ma non avrete la quantit
delle sussistenze che avevate altra volta, ed in conseguenza vi sar minor quan
tita d uomini da potere alimentare. Bisogner adunque occupare nella fabbrica
della tela gli uomini che travagliavano in altre cose; bisogner perdere gli utili
che vi procuravano, per godere invece della tela.
Il vero mezzo di procurare tela sulllciente in poro tempo senza menomare gli
SIIEGAZIONB DEL QUADRO ECONOMICO.

altri godimenti, consiste nellaumentare successivamente le anticipazioni produt


tive, dimodoch risulti a pro delle future ricolte colla sovrabbondanza delle ricolte
attuali, 1 la materia prima delle tele; 2 le sussistenza di tutti gli operai che le
lavorano.
Basta questa spiegazione per farvi comprendere quale dei due sia etilcace
mente e veramente , direttamente e indirettamente produttivo , o il bisogno e il
desiderio , e fin l industria che eccita l'uno e l'altro, oppur le spese fondiarie, le
anticipazioni primitive ed annue che fanno nascere le materie prime e le sussi
stenze.
11 Recapitolazione delle tre Classi della Societ.
Riprendiamo dunque il semplice ed il vero. Tutta la societ si divide in tre
classi, caratterizzate dalla relazione pi o meno immediata che esse hanno colla
ricolta delle produzioni naturali, sia di sussistenza, sia di materie prime.
La prima classe che ha una relazione anteriore, la pi diretta, la pi imme
diata colla ricolta , e la classe coltivatrice o produttiva che fa e mantiene a suo
carico le spese annue ed anche le anticipazioni primitive della coltura e della in
trapresa rurale: e la natura che la paga di queste spese.
La seconda classe che ha ugualmente una relazione anteriore , ma mediata,
la classe proprietaria, la quale fa e mantiene a proprie spese le anticipazioni
fondiarie, preparando con questo, il suolo efcacemente, per poter ricevere la cul
tura la quale opera la produzione. E qui pure la natura che la paga per mezzo
del coltivatore. Perch avete veduto, signora, che la produzione (come eetto
tanto delle anticipazioni fondiarie che delle anticipazioni primitive ed annue) per
diritto naturale si divide tra il coltivatore ed il proprietario; che la parte delluno
si chiama riprese, la parte dell'altro prodotto netto.
E finalmente la terza e la classe sterile che non ha alcuna relazione diretta,
positiva e sica anteriore alla produzione , ma solamente posteriore; che non si
occupa se non a guadagnare la vita, a procurarsi cio una porzione delle sussi
steuze, o delle materie prime, o anche dei lavori gi fatti, e che per guadagnarli
o ottenerli dai proprietarii o dai coltivatori (ai quali tutte le produzioni naturali
appartengono nel momento della ricolta) si occupa a fabbricare, a negoziare, a
fare uso delle proprie abilit qualsiansi, ma che non pu per essa, primieramente,
altro m'ai manipolare che materie prime gi prodotte, ne consumare o fare con
sumare altro al di la della ricolta passata; in secondo luogo, non pu mai colla
sua industria aggiungere una spiga di grano, ne un solo gambo di canepa alla
futura ricolta (a meno che non sia per mezzo dei proprietarii e dei coltivatori
che aumentino le anticipazioni produttive): dimodoch ella non pu influire se
non idealmente sulla produzione.

12 Distribuzione della sussistenza e delle materie prima tra queste tre Classi.
Quando vi sarete abituata , signora, a dipingervi in questo modo la societ
civile divisa in tre classi, 1 produttiva, 2 proprietaria, 5 sterile, comprenderete
facilmente in qual modo si distribuiscano fra loro le produzioni naturali annual
mente ricolte.
Senza mai dimenticare la distinzione fondamentale delle riprese del coltiva
tore e del prodotto netto appartenente al proprietario, direte a voi stessa: [1 to
650 asunaau.
tale di queste produzioni dividesi ancora sotto un altro aspetto: in sussistenze
ed in materie prime. Questo ci che bisogna bene capire .
d'uopo adunque osservare l'andamento semplicissimo della loro distribu
zione, e la legge fisica in virt della quale risulta da questa distribuzione, o l'ac
crescimento della coltura, o il suo deperimento, cio, 0 la rovina o la prosperit
di tutti gli ordini dello Stato.
Supponiamo, signora, che in un reame la massa delle produzioni naturali,
sia di sussistenze, sia di materie prime, sia stata divisa in cinque porzioni uguali
tra loro per l assortimento e pel valore delle produzioni.
Supponiamo parimenti che tre di queste porzioni servano ai coltivatori per
le loro riprese. Comprendete, signora, secondo il risultato del capitolo precedente,
che le due prime di queste tre porzioni sono il valore delle anticipazioni annue,
e la terza il valore dell'interesse al dieci per cento stabilito pel mantenimento
delle anticipazioni primitive.
Prelevate cos queste tre porzioni, due ce ne restano che formano il prodotto
netto; cosicch la coltura di siffatto imperio rende , in prodotto netto, cento per:
cento delle anticipazioni annue, poich secondo la nostra supposizione, le amici
pazioni annue sono due, e due parimenti il prodotto netto. Ci si comprende per
fettamente per mezzo del capitolo secondo.
Supponiamo ancora, 1 che la classe produttiva o i coltivatori che hanno
prelevate tre porzioni per le loro riprese, ne spendono due per la propria sassi
stenza, per quella degli operai e degli animali domestici.
Vedete da ci, signora, che ne resta loro una terza porzione o precisamente
la terza parte delle loro riprese, che possono impiegare in materie prime, pi o
meno manipolate dall'arte, pi o meno vettureggiate o negoziate.
2 La classe proprietaria ha ricavato, secondo la nostra ipotesi, due porzioni
pel prodotto netto che le appartiene. Supponiamo che ella ne conservi una per la
propria sussistenza e per quella dei suoi famigliari, commensali e stipendiati im
mediati, le ne resta tuttavia unaltra porzione, che pu impiegare in materie prima
pi o meno lavorate, vettureggiate o negoziate.
5 Da ci concluderete, signora, che delle cinque che formano la nostra ri
colta, due ne andranno nelle mani della classe sterile. La prima sar ricavata
dalla partita appartenente alle riprese , e le sar data dalla classe produttiva; la
_ seconda sar ricavata dalla partita. del prodotto netto e le sar data dal pro
prietarii.
Cosa fa di queste due porzioni la classe sterile? Voi dovete saperlo, signora,
ella ne consuma una parte in sussistenze, ed impiega l'altra come materia prima,
in lavori d'arte, il fabbrica, ii trasporta, li negozia.
C' dunque , secondo la nostra supposizione, una. sola di queste cinque por
zioni impiegate in materie prime: delle rimanenti quattro, due sono consumate in
sussistenze della classe produttiva , la terza in questo stesso modo dalla classe
proprietaria , e la quarta anch'essa ugualmente dalla classe sterile.
Ma, signora, quando questa quinta porzione stata manipolata, vettureggiata,
trallicata dagli agenti della classe sterile, come credete voi che si distribuisca?
lrimieramente gli agenti della classe sterile ne ritengono per se medesimi
quanto pi possono, ed hanno ragione, loro interesse e loro diritto: questa
forma una prima porzione che essi procurano giustamente di rendere la migliore
I'f

SPIEGAZIONI! nar. QUADRO ECONOMICO. 651


possibile per essi. La seconda la vendono alla classe proprietaria in cambio della
met del suo prodotto netto che v impiega; e nalmente vendono la terza alla
classe produttiva in cambio del terzo delle sue riprese.
Ecco dunque, signora, le materie prime, dopo la manipolazione, il vettureg
giamento e il negozio , distribuite ai consumatori per usarne, e divise in tre par
tite : la prima alla classe sterile , la seconda ai proprietarii, la terzo alla classe
produttiva. Queste tre partite riunite non valgono intrinsecamente ed originaria
mente pi della quinta parte della ricolta, e dopo la manifattura, la classe sterile
ne rende solo due porzioni in cambio delle quali riceve pure, due quinti della
produzione totale.
Supponiamo, signora, per esempio, che questi lavori d arte, di cui tutte le
materie prime riunite non valgono pi d un quinto della ricolta totale , vengano
divisi in tre altre parti uguali; che la classe sterile ne conservi una per se stessa,
ne venda una delle altre due alla classe proprietaria , e la terza parimenti alla
classe produttiva. Se esaminate bene la spesa giornaliera delle diverse classi tro
verete che tutte queste supposizioni si effettuano nello stato di prosperit.
Qual sarebbe adunque nello stato da noi supposto, il prezzo della mano do
pera , dei trasporti e del trallico?
La classe proprietaria d alla classe sterile la quinta parte della totale ricolta
grezza o non manipolata ; ella ne riceve una quinta parte di questa. stessa ricolta
manipolato e trallicata.
La classe produttiva d del pari un quinto dei prodotti naturali, ma grezzi
ancora per riceverne un quinto manifatturato.
Da tutto questo risulta, che la mano d'opera o i servizii di ogni natura della
classe sterile costano alle altre due classi tre cento per cento.

15 Anticipazioni della Classe sterile.


Compreuderete, signora, che nel cambio continuo che si fa tra la classe ste
rile ele due altre, se la prima d alla classe proprietaria un quinto della ricolta
manifatturata, in cambio di un quinto grezzo, e mestieri che ellabbia anticipata
mente, ed in serbo dall'anno ultimo, quel quinto che deve usare immediatamente.
d'uopo altresi che essa abbia pronto il quinto che deve rendere alla classe
produttiva, oltre il quinto che le resta manifatturato per proprio uso e di cui i
suoi agenti si servono, fabhricando, vettureggiando, negoziando.
Nulla pi naturale e pi agevole quanto esaminare praticamente il van
taggio di questa anticipazione. Qualunque artista, qualunque industrioso, qualun
que mercante obbligato di stabilire un magazzino che preceda il suo spaccio.
Ogni vendita fa un vuoto nel suo magazzino, ed invece ogni compra, ogni
manifattura lo riempie. questa una idea che non deve trovare ostacolo di sorta
ad entrare nella vostra mente.
14 Primo quadro della supposizione presa ad esempio.
Anticipazioni annue, due.
' roduzione totale, cinque.
dividersi in questo modo:
'Iliprese: l Anticipazioni annue, due.
2 Interessi delle anticipazioni primitive, uno.
Totale dei rimborsi, tre.
652 M come.
Prodotto netto: Chi da cinque, prodotto totale,toglie tre riprese,
Resta, prodotto netto, due.
Riprese, tre. '
Prodotto netto Fermano cinque, riproduzione totale.
due. v
Distribuzione di cinque, valore della riproduzione totale.
Le sussistenza valgono quattro:
Cio: 1 Due per sussistenze della classe produttiva.
2' Uno per sussistenze della classe proprietaria.
5" Uno per sussistenza della classe sterile.
Le materie prime manipolate valgono uno, o il quinto della produzione totale.
1' Un terzo di queste materie prime riserbato dalla classe
Diviso in tre porzioni , sterile per se medesima.
cio: 2 Un altro terzo comprato dalla classe proprietaria.
3" Un altro terzo comprato dalla classe produttiva.
Ciascuna di queste tre porzioni, essendo il terzo d un quinto, e la quindicesima
parte della produzione totale.

15 Prima linea del famoso Quadro economico formato in questa supposizione.


1 9 3
Classe produtlica. Classe proprietaria. Classe sterile.
Anticipazioni annue, Prodotto netto, Anticipazionisterili, odeposito
della coltura della coltura di mercanzie lavorate,
due. due. una

Ecco, signora, la prima linea del famoso Quadro economico; voi compren
dete quanti principii ed osservazioni importantissime suppone.
Se volete rendervi, sin da principio, sempre pi famigliare questa immagine,
aggiungete nella vostra mente per maggiore facilitazione: Anticipazioni primi
tive, cinque volte due , o dieci, che rendono uno d interesse; e perci, antici
pazioni che valgono tre, le quali, dedotte da una produzione totale del valore
di cinque, hanno lasciato due di prodotto netto e.

Riproduzione totale, Rimborsi, Prodotto netto,


cinque. due, pi uno, o tre. due.
Questa prima linea, sott'intesa, produce quella del famoso Quadro.
spiegheremo nel capitolo seguente le altre linee di questo Quadro, e con esse
tutto l'elietto della distribuzione, fatta male o bene, sulla prosperit o la rovina
dello Stato.

CAPITOLt) IV.
Della circolazione del denaro nelle tre clssai della societ.
I Considerazioni preliminari.

lmpegniamoci primamente, signora, a ben comprendere due oggetti corrigon


denti e relativi l'uno allaltro, che io procurer di mostrarvi sotto la forma la pi
semplice e la pi intelligibile che mi sar possibile. Questi due oggetti sono:
E
SI'IEGAZIOMJ DEL ooauno ECONOMICO. 655

primo, la distribuzione e il consumo quotidiani dei prodotti naturali, annual


mente rinascenti nello Stato, di cui vi ho fatto il quadro; secondo, la circolazione
dellargento monetato, tra le tre classi della societ, circolazione merce la quale
si opera oggi la maggior parte di questa distribuzione e di questo consumo negli
Stati inciviliti.
Perci, o signora, considereremo dapprima tutte le produzioni naturali rac
colte annualmente dalle mani della natura, o la totalit delle sussistenze e delle
materie prime, come la massa generale dei consumi nazionali; massa che dimi
nuisce ogni momento ed in ogni luogo a misura che qualche produzione natu
rale, pi o meno manipolata, mangiata, bevuta, bruciata, logorata, guastata o
consumata in qualunque modo possa essere.
Osserviamo pure di volo, 0 signora, per evitare qualunque confusione, che
il commercio, che si chiama esterno, della nazione cogli stranieri non altera per
niente il nostro oggetto attuale.
Con questo commercio la nazione cambia solamente derrate o mercanzie del
proprio territorio per altre derrate o mercanzie dun altro, vale a dire che le
produzioni nazionali escono dalla massa generale dei consumi che noi dobbiamo
fare e che le produzioni straniere vi entrano invece al posto loro.
Per rischiarare questo effetto con un paragone, vi dir, signora, che preci
samente come se nel corso della vostra spesa voi scambiaste piccola moneta in
grossi pezzi, o grossi pezzi in piccola moneta.
Nel modo stesso una partita di vino o di grano raccolta in Francia esce
dalla massa generale dei consumi che si farebbero in Francia e da Francesi,
ed in sua vece il commercio esterno ce ne da il valore in zucchero, caff e
droghe. -
Nel modo stesso le nostre tele, i nostri panni, le nostre seterie o le altre
mercanzie lavorate in Francia escono dalla massa dei consumi nazionali, e il
commercio esterno porta in loro posto metalli, mussoline, o altre simili mercanzie.
Dalla qual cosa risulta, mi pare, questa idea facilissima e chiarissima a rl
tenersi: Tutto ci, di cui abitualmente usiamo e che quotidianamente si con
suma dopo essere stato prodotto o comperato col cambio, forma la massa ge
nerale dei consumi. Questo il primo obbietto che deve ssare la nostra
attenzione, e che mai non dobbiamo perdere di vista.
Ora dunque considereremo in secondo luogo la somma di tutte le monete
attualmente circolanti nello Stato come una quantit di cambiali accettate, di
mandati sicuri, di biglietti al portatore, o di titoli efficaci pagabili a vista a vo
lont del latore sulla massa generale dei prodotti o dei consumi. Nulla di pi
facile e pi naturale quanto questa idea.
Infatti, signora, chiunque in questo momento ha del danaro in mano pa
drone di scegliere in proporzione della sua somma il tale od il tal altro oggetto
pi o meno lavorato, la tale vivanda, il tale mobile, o gingillo, che meglio gli
aggradi. Consegnando il suo danaro egli fa suo loggctto che ha scelto per usarlo
e consumarlo a suo piacimento.
Vale a dire, che egli fa saldare il suo mandato, la sua lettera di cambio
sulla massa dei consumi, effettuando il suo titolo, e cedendone altrui il possesso,
poich quel titolo ha compito lo scopo, pel quale lo aveva ricevuto.
stabilite cosi codeste idee preliminari, vediamo, signora, come si operi la di
654 naunmc.
stribuzione ed il consumo quotidiano dei prodotti naturali col mezzo della circo
lazione dellargento monetato fra le tre classi della societ.

2 Prima distribuzione del danaro fatta dalla Classe produttiva.


al primo possessore della massa dei consumi, che appartiene senza dubbio il
dritto di trarre sopra questa massa dei biglietti al latore, deititoli assicurati, dei
mandati a vista ed a volont.
Ora la classe produttiva che possiede in prima linea la propriet delle der
rate e le materie prime, frutto delle sue anticipazioni e dei suoi travagli. la _
classe produttiva, adunque, che e mestieri considerare come prima distributrice
di tutto il danaro circolante, che forma attualmente il peculio nazionale.
Ed in fatto, signora, i coltivatori fanno necessariamente due sorta di spese;
l'una antecedente alla riproduzione e preparatoria, che si comprende nelle anti
cipazioni o primitive o annue, come, per esempio, la compra degli istrumenti
e delle altre mercanzie lavorate, necessarie alla loro intrapresa o ai loro godi
menti personali. L'altra spesa susseguente e relativa al prodotto netto; tale
il pagamento dei canoni, sia ai proprietarii particolari a titolo di tto. sia al so
vrano a titolo d'imposta.
In siffatta guisa voi vedete che la classe produttiva distribuisce in danaro alla
classe proprietaria la totalit del prodotto netto, ed alla classe sterile una per
zione delle proprie riprese annuali, che possono valutarsi ad un terzo, porche
l'agricoltura consuma minore quantit di mercanzie lavorate che non semplici
derrate e materie prime.
Supponete un grande imperio, dove la riproduzione totale valga tre miliardi.
Supponete che questa riproduzione si divida primieramente in un miliardo e 500
milioni di riprese, (cio un miliardo per anticipazioni annuali e 500 milioni per
interessi al danaro dieci di cinque milliardi supposti di anticipazioni primitive);
in secondo luogo in un miliardo e 500 milioni di prodotto netto 0 rendita.
La distribuzione incomincier dal doppio versamento fatto dalla classe colti
vatrice, cio: primieramente di 500 milioni alla classe sterile per compra di mer
canzie pi o meno lavorate, ci che forma il terzo delle riprese; in secondo luogo
di un miliardo e 500 milioni alla classe proprietaria per pagamento della rendita.
Voi vedete, signora, che esistono due miliardi di peculio nazionale in movi
mento o di danaro circolante nelle tre classi.
Vale a dire (seguendo il nostro modo di considerare largento monetato), che
ci sono dei mandati, delle cambiali, dei biglietti al latore pagabili a volont sulla
produzione totale o sulla massa generale dei consumi, pel valore di due miliardi;
e che questi titoli efficaci debbono essere saldati e soddisfatti dalla totalit delle
mercanzie pi o meno lavorate, che sono consumabili, doppio versamento di da
naro fatto dalla classe produttiva. Prima epoca.
5 Cz'rcolas'imw del danaro operata dalla Classe proprietaria.
Esaminiamo adesso come ulteriormente si operi la circolazione del danaro.
La classe proprietaria ha bisogno di due oggetti adatti ai suoi godimenti: 1 di
derrate comestlbili o di sussistenza, di grano, di vino, di carne, di pesce, di fo
mesi, 000.; 2 di mercanzie lavorate, per casa, mobili, abiti, gioielli, carrozze, ecc
smscazroas Dar. QUADIO ECONOMICO. 655
Questa classe versa dunque ancor essa a piene mani il danaro come la prima, e
paga alle due altre.
Allorquando la classe proprietaria compera sussistenza immediatamente dai
coltivatori, essa rende loro in parte il danaro che ne ha ricevuto per il prodotto
netto, 0 rendita; e presso a poco la met di detta rendita, l'uno per laltro, si
spende in comestibili, sia da proprietarii particolari, sia del clero, sia dal so
vrano e da tuttii suoi salariati diversi. Seconda epoca.
Possiamo adunque ritenere che la met del danaro che forma la rendita o il
prodotto netto ha una circolazione incompiuta nella societ. Chiamo circolazione
incompiuta il movimento di un danaro che non passa successivamente nelle tre
classi della societ, ma che passa solamente tra due di esse.
Questa meta del danaro della rendita, ritornando alla classe produttiva che
lo riceve immediatamente dai proprietarii, non ha se non una circolazione imper
fetta. Nel nostro esempio sono 750 milioni che ritornano in questo modo diret
tamente alla loro prima sorgente nel corso dell'anno, cio, che secondo la nostra
maniera d'intendere la distribuzione delle spese nazionali, sono 750 milioni di
mandati sulla cassa generale dei consumi, soddisfatti immediatamente in beneficio
di coloro che li hanno ricevuti.
4 Seconda circolazione del danaro operato dalla Classe possidente.
L'altra met della rendita si spende dai proprietarii presso la classe sterile;
questa meta di danaro quella che subisce una vera e perfetta circolazione, poi
ch essa traversa tutte le classi della societ prima di ritornare alla sua fonte,
come voi ora vedrete.
Infatti i proprietarii particolari, o igrandi comproprietarii universali, che
sono il sovrano ed il clero che ritrae la decima, spendono quest anno la met
della loro rendita impiegandola nella classe sterile, essi realizzano, per conto loro,
i loro mandati o lettere di cambio sulla massa totale dei consumi, ricevono le
mercanzia pi o meno lavorate in cambio del loro danaro, lo usano e le consu
mano. Terza epoca.

5 Terza circolazione del danaro operata dalla Classe sterile.


La met della rendita passa adunque nella classe sterile e forma il secondo
articolo del suo peculio particolare; poich avete pi sopra veduto che questa
stessa classe sterile aveva ritratto dai coltivatori il terzo delle loro annue riprese.
Cos, nel nostro esempio, la classe sterile devo ognanno ricevere un miliardo e
250 milioni, cio: 1 dalla classe produttiva, 500 milioni, corrispondenti al
terze delle sue riprese; 2 dalla classe proprietaria, 750 milioni, corrispondenti
alla met della rendita; in tutto 1250 milioni. Quarta epoca.
Sivede per ancora che il primo articolo di questa entrata forma ugualmente
una circolazione imperfetta; poich la classe sterile che riceve 500 milioni da
parte dei coltivatori, non li restituisce ai proprietarii dei fondi, ma bens alla
classe produttiva.
6 Analisi della circolazione totale-operata dalla Classe sterile.
Se vogliamo esaminare questa restituzione che la classe sterile fa alla produt
tiva, troveremo chela spesa generale di tutti coloro che lavorano o tratiicano le
656 BAUDEAU.
materie prime, riducesi a due oggetti, cio, 1 alla compra dei comestibili o
sussistenze; 2" alla compra delle materie prime, che bisogna sgrossare o lavorare:
all'uno o allaltro di questi oggetti si riduce in ultima analisi la spesa totale della
classe sterile, considerata nel suo complesso. Le compre o i cambii che gli operai
o i mercanti fanno tra loro formano un movimento interno in questa sola classe
del quale noi dobbiamo tener conto, essendo evidentemente proporzionato alle
due riscossioni che fa la classe sterile, sia da parte dei coltivatori, sia da parte
dei proprietarii.
La classe sterile spende dunque ogn'anno tutto ci che ha ricevuto, met in sussi
stenze, met in materie prime, cio, nel nostro esempio, 625 milioni in sussistenze e
625 milioni in materie prima-poich, vendendo essa abitualmente mercanzie pi
o meno lavorate, tanto alla classe produttiva, quanto alla classe proprietaria,
pur mestieri che ne comperi continuamente le materie prime; d'altronde ella non
travaglia e non manipolo. se non per vivere. Quinta epoca.

7 Distinzione necessaria a tenersi in mente.


Noi vediamo dunque la circolazione del danaro distinta in tre distribuzioni
due delle quali formano una circolazione imperfetta, cio: 1 la porzione che i
coltivatori danno alla classe sterile in prezzo di mercanzie, che vale il terzo delle
riprese; 2 quella che immediatamente ritorna ai coltivatori dalla parte dei pro
prietarii, ai quali hanno pagato la rendita; questa seconda porzione equivale alla
met del prodotto netto; 5 l'altra met di questa stessa rendita forma sola una
circolazione compiuta e non ritorna ai coltivatori che lhanno data ai proprietari,
se non per via della spesa della classe sterile, che la riceve dai proprietarii e per
impiegarla in compra di sussistenze, di materie prime.
Cos, nel nostro esempio, la produzione valendo 5 miliardi, le riprese un mi
liardo 500 milioni, il prodotto netto valendo pure un miliardo 500 milioni, ci
sono in totale due miliardi di danaro circolante.
Cio, primieramente , 500 milioni, valore delle anticipazioni primitive date
dalla classe produttiva alla classe sterile in compra di mercanzie lavorate; secon
dariamente 1500 milioni di prodotto netto odi rendita dati dalla medesima classe
produttiva ai proprietarii, al Sovrano ed al clero che riscuote la decima.
Questi due miliardi cosi dati dalla classe produttiva le ritornano in questo
modo; 1 dalla classe proprietaria 750 milioni corrispondenti alla met del pro
dotto netto 0 della rendita; 2 1250 milioni dalla parte della classe sterile, cio:
625 milioni in compra di sussistenze e 625 milioni in compra di materie prime;
totale 2 miliardi.
La classe sterile, la cui spesa 0 il versamento di danaro alla classe produttiva
e di 1250 milioni li ha ricevuti, cio: 500 milioni dalla classe produttiva e 750
milioni dalla classe proprietaria. Cos, dei due miliardi che'sono in movimento
fra le tre classi ce ne sono: 1 500 milioni (terzo delle riprese) che non hanno
che una circolazione imperfetta tra la classe produttiva e la classe sterile, e per
restituzione immediata della classe sterile alla produttiva; 2 750 milioni (met
della rendita, che non hanno pure se non una circolazione imperfetta tra la classe
produttiva e la classe proprietaria, e per restituzione immediata, tra la classe pro
prietaria e la classe produttiva; 5 nalmente 750 milioni (altra met della ren
dita) che soli hanno una circolazione perfetta, poich passano dalla classe pro
SPIEGAZIONE DEL QUADRO scoivoinco. 857
prietaria alla sterile in compra di materie lavorate o tratiicatc, e che non ritornano
alla classe produttiva se non per mezzo della stessa classe sterile. v
In generale adunque (permettete,signora, che lo ripeta per meglio imprimerlo
nella vostra mente) il totale delle somme che formano la circolazione fra le
tre classi della societ vale il terzo delle riprese e lintiero del prodotto netto.
il terzo delle riprese'e lintiero del prodotto netto non hanno se non una circo
lazione incompiuta; soltanto l'altra met della rendita circola perfettamente nelle
tre classi.
8" Circolazione del danaro combinata colla ripartizione ed il consumo quotidiano
delle produzioni annualmente rinasccnti.
Dopo di aver cosi minutamente analizzata la circolazione del danaro, dobbiamo
ora esaminare laltro oggetto correlativo cio il consumo dei prodotti naturali.
Considerandoli nel loro stato primitivo e nel momento della ricolta tutta la
massa delle produzioni in potere della classe produttiva; ricordiamocene il pas
saggio. Primieramente c una porzione delle riprese che non entra nel negozio,
e che resta ai coltivatori pel loro proprio consumo, per quello dei loro agenti e dei
loro animali. Abbiamo veduto che nello stato d'ordine, di mantenimento e di con
servazione erano i due terzi delle riprese, perch la classe agricola che deve pre
levare ogni anno sulla massa generale dei prodotti la totalit delle sue riprese
non ne spende ogni anno altro che un terzo presso la classe sterile.
Restano dunque i due terzi delle riprese in massa immune, sulla quale non
devono trarsi lettere di cambio, mandati 0 biglietti al latore, perch devono esser
consumati dal coltivatore personalmente. questa una prima porzione privilegiata
dalla quale, come vedete, dipende il travaglio e la riproduzione futura, poich
mestieri che gli animali di servizio utile e gli uomini di campagna vivano, cio
che siano nutriti per travagliare. Prima porzione delle derrate consumabili.
La seconda porzione dei prodotti naturali passa nella classe sterile anticipa
tamente divenuta proprietaria del terzo delle riprese. Dico proprietaria, perch
essa ha ricevuto in danaro dai coltivatori un titolo etiicace sino alla concorrenza
dell'ultimo terzo delle riprese; e questo titolo dato dalla classe produttiva in
pagamento delle mercanzie lavorate, di cui abbisogna. --Seconda porzione delle
derrate consumabili.
Cosi divise in due porzioni diverse le produzioni, il valor delle quali forma
iprese del coltivatore, rimane la massa dei frutti disponibili, il prezzo dei quali
e il prodotto netto 0 rendita (noi qui le chiamiamo disponibili, cio non addette
necessariamente alle annue anticipazioni primitive della coltura). La meta di
questi frutti e comperata immediatamente dai proprietarii alla classe produttiva,
oci che torna lo stesso, la rendita valutata e pagata in derrate invece di esserlo
in danaro, cosa altronde assai comune. -- Ecco la terza porzione dei frutti con
snmabili.
La quarta passa altresi nella classe sterile. Abbiamo veduto che la classe
proprietaria compresavi il sovrano ed il clero che ritrae la decima, spende circa
la meta del prodotto netto in mercanzie pi omeno lavorate e trafficate, cio, che.
ella da successivamente alla classe sterile la met del danaro o rendita che vale
750 milioni. Nel nostro esempio quest la quarta ed ultima porzione delle
produzioni.
658 DAL! naso.
Ma osservate, signora, che la classe proprietaria non riceve 750 milioni di
derrate grezze o di materie prime, quali le vende il coltivatore, perch bisogne
rebbe supporre che gli operai manipolatori e gli agenti del trallico non avessero
guadagnato nulla, nemmeno quanto occorre a campar la vita.
I proprietarii non ricevono dunque dalla classe sterile se non una porzione
delle materie prime comperate da questa classe; la manipolazione, il trasportoed
il traliico assorbono il resto, cio quest'avanzo ritenuto e consumato nella classe
sterile dagli artisti e fabbricanti; ivi consiste il loro protto. Vi tal manipola
zione, il di cui effetto di far consumare dagli agenti della classe sterile dieci ed
anco cento volte pi prodotti naturali, lavorando, di quanto valga la materia prima
sulla quale si esercitano; tale per esempio una bella pezza dimerletto. Lo stesso
accade per le vendite fatte dalla classe sterile alla produttiva, sino alla concor
renza del terzo delle riprese, che nel nostro esempio vale 500 milioni.
La classe sterile consuma dunque quasi totalmente la meta delle produzioni
naturali che formano il prodotto netto 0 rendita, ed il terzo delle riprese. Altro
non bisogna eccettuare se non il prezzo originario delle materie prime, di cui si
formano le sue mercanzie pi o meno lavorate e fabbricate, sino alla concorrenza
del volume che ne ricevono la classe proprietaria e la produttiva in simili lavori
manufatti.
Insomma i prodotti naturali devono dividersi, come sapete, signora, relativa
mente al consumo, in due specie, l'una chiamata sussistenze, laltra materie
prime. Le sussistenze si dividono in tre porzioni: la prima corrispondente alla
totalit delle anticipazioni annue, o ai due terzi delle riprese, rimane alla classe
produttiva. La seconda corrispondente alla met della rendita passa dalla classe
produttiva ai proprietarii che la consumano e la pagano ai venditori senza esserne
rimborsati. La terza corrispondente alla sesta parte delle riprese ed al quart
della rendita, passa agli agenti della classe sterile.
Laltra specie di produzioni naturali chiamate materie prime si manipola pi
o meno dalla classe sterile; questa specie dopo la mano d'opera ed il tralco si
distingue in tre porzioni: una resta alla classe sterile, che ne ladopera ella me
desima; laltra va ai proprietarii che la pagano colla met della rendita; la terza
ritorna ai coltivatori che la pagano col terzo delle loro riprese.
Concludete adesso, signora, che tutto riducesi in realita al dritto di consu
mare per se stesso, o per via de proprii rappresentanti o mandatarii a volont,
pi o meno prodotti usuali apprestati annualmente dalla natura. 1.
Nel nostro esempio la massa dei prodotti naturali annualmente raccolti vale
5 miliardi. Ella si distingue in sussistenze del valore di due miliardi 575 milioni,
ed in materie prime del valore di 625 milioni.
Le sussistenze si suddividono in tre porzioni, cio: 1 un miliardo per la
classe coltivatrice, compresevi le sementi e gli alimenti degli animali; 2 750
milioni per la classe proprietaria; 5 625 milioni per la classe sterile: in In
2 miliardi, 175 milioni.
Le materie prime valgono nel nostro esempio 625 milioni. Ora delli 6'25
milioni delle materie prime, quando elleno sono lavorate ce n una prima Par
usata 0 consumata dagli agenti della classe sterile stessa: la seconda da 10m
venduta ai proprietarii; la terza parimenti venduta ai coltivatori.
Notate bene , vi prego, come sia impossibile non sentire la giustezza 890mm
SPIEGAZIONI-I DEL QUADRO ECONOMICO.

e necessaria di queste due prime divisioni dei prodotti naturali annualmente rac
colti, in sussistenze e materie prime, e le suddivisioni di ognuna di esse in tre
porzioni consumate dalle tre classi.
9 Ricapitolazione. .
I coltivatori, la spesa edi travagli dei quali hanno fatto nascere le produzioni,
ne devono adunque consumare una porzione immediatamente in sussistenza per
uso proprio e senza interposizione di niuna circolazione di danaro. I proprietarii,
il clero, i salariati dal governo ne consumano un'altra a titolo di rendita, decima.
o imposta, dopo di averle ricevute in natura dei coltivatori, o ci che forma il
medesimo, dopo di avere ricevuto il titolo o il dritto di consumarle, espresso dal
danaro. Gli operai o manufattori hanno parimenti delle sussistenza in virt del
mandato, o della lettera di cambio che essi hanno ricevuta in argento monetato
in prezzo dei loro lavori o delle loro mercanzie, sia dalla parte dei coltivatori, sia
da quella dei proprietarii.
Lo stesso adunque accade delle materie prime lavorate o negoziate. Gli agenti
della classe sterile le ricevono dalla classe produttiva, rendendo a questa il da
naro che si sono procurato poco prima colla vendita delle loro mercanzie, e che
originariamente veniva dai coltivatori o produttori; quando gli operai ed ifabbri
canti hanno comperato le materie, le lavorano consumando sussistenza o altre
mercanzie; quando le hanno lavorate le rivendono ai proprietarii o ai coltivatori;
e rivendendole si fanno pagare in danaro: 1 il prezzo di tutte le materie prime;
2 quello di tutte le sussistenza che hanno consumato lavorando quelle materie.
10 Elementi fondamentali di un Quadro economico.
Siccome in un Quadro economico dev'esser dipinta la circolazione del danaro
o del peculio nazionale per le tre classi della societ; ora vedrete, signora, quanto
sia semplice questa formola, e che per costruirla non occorrono se non due ele
menti fondamentali. Il primo di questi elementi la somma delle anticipazioni
annue della coltura nazionale: il secondo la proporzione che regna fra queste
anticipazioni annue ed il prodotto netto.
Primieramente, la somma delle anticipazioni annue vindica quella delle an
ticipazioni primitive poich queste ultime si sono valutate il quintuplo della
spesa annua e giornaliera. .
In secondo luogo, la conoscenza delle due specie danticipazioni vi d quella
delle riprese totali del coltivatore; voi sapete d'altronde che le sole spese annue
sono ordinariamente i due terzi di queste riprese. Linteresse ai dieci per cento
delle anticipazioni primitive e laltro terzo. Se, per esempio, le anticipazioni annue
sono due mila, le riprese totali sono tre mila, poich le anticipazioni primitive
sono cinque volte due mila, ossia dieci mila, che devono dare mille d'interessi,
ai dieci per cento.
' In terzo luogo, data una volta come secondo elemento fondamentale la pro
porzione che regna fra le anticipazioni annue ed il prodotto netto, avrete lannua
produzione totale con un calcolo semplicissimo.
Per esempio: se il prodotto netto vale 150 per 100 di anticipazioni annue
avremo per due mila danticipazioni annue un prodotto netto di tremila. Ag
giungendo dunque questi tremila di prodotto netto ai tremila di riprese avremo
una riproduzione totaledi seimila. - '
(H0 BAUDEAL.

Ora se come avete veduto, signora, i proprietarii particolari contano a centinaia


e migliaia le anticipazioni annue e primitive, i grandi Stati calcolano, come avete
veduto, a milioni e miliardi; per la ragione naturalissima che parlando di grandi
imperii, gli di una sterminata moltitudine di colture addizionate ed accumulate
che si analizzano i risultati.
Sotto questo riguardo due miliardi di anticipazioni annue non debbono spa
ventarci quando trattasi di un grande imperio, pi di quello che noi sia una somma
di due mila franchi quando trattasi di un piccolo podere.
Questi due miliardidi anticipazioni annue t'ormerehbero tre miliardi di riprese
per causa dei dieci miliardi di anticipazioni primitive, alle quali bisogna un inte
resse del dieci per cento.
E se voi supponete soltanto che il prodotto netto eguale alle anticipazioni
annue o che vale precisamente cento per cento, sono cinque miliardi di riprodu
zione annuale che bisogna supporre a questimperio.
Tali conoscenze preliminari una volta sottointese ci daranno d'un tratto quadri
economici di una grande chiarezza.

11 Formola generale del Quadro economico.


Eccovi, signora, in che consista tutto lartitizio: formate tre colonne, una nel
mezzo che chiamerete Classe proprietaria, non dimenticando per mai, che il so
vrano e tutti i possessori sono riuniti sotto questa indicazione; che le anticipazioni
sovrane dellautorita, inscgnatrice, protettrice, amministratrice, e le anticipazioni
fondiarie dei padri di famiglia sulle loro propriet private, sono il titolo in virt
del quale rivendica questa classe legittimamente il prodotto netto.
Mettete alla sua sinistra una colonna, cui darete il titolo di_Classe produttiva;
un'altra alla destra che chiamerete Classe sterile.
Eccone la forma:
CLASSE CI. lSSE CLASSE
produttiva . proprietaria . sterile.

lncominciate adesso dal dipingere la circolazione compiuta.


Avete veduto che presso a poco la met della rendita.
Bisogna dunque tgurarvi che la met del prodotto netto valutato in danaro,
parte dalla colonna sinistra, che la classe produttiva, ed arriva alla colonna di
mezzo, che la classe proprietaria, quando vi giunge, parte nuovamente per
andare alla classe sterile, che occupa la destra; ma ella non vi rimane e torna a
partirne una terza volta per ritornare alla classe produttiva.
Esprimendo questi tre viaggi con semplici linee punteggiate troverete ch'esse
formano una specie di triangolo di questa forma.
CLASSE CLASSE CLASSE
produttiva. proprietaria . I lfn'l: .

Meli del prodotto nella.


lo . . I . 2o

. . Circolazione compiuta . . . .

Mai-li del prodotto nella. .. . . . . . . . 3o . . . . . . . Jlct'a dal prodotto nette.

l Tale , signora, la prima parte del Quadro; essa rappresenta la circolazione


compiuta che presso a poco fa la met del prodotto netto.
SPIEGAZIONI una ouaoao economico. 6

Mettiamo, in seconda parte, l'altra met di questo medesimo prodotto netto,


il quale subisce una circolazione incompiuta; noi non avremo bisogno d'altro
dapprima, che una linea semplice che parta dalla colonna Classe produttiva, che
vada alla colonna di mezzo Classe proprietaria; poi tutto ad un tratto una se
conda linea semplice che ripassi dalla colonna di mezzo a quella della classe
produttiva, in questa forma:
CLASSE CLASSE CLASSE
produttiva. proprietaria. v sterile.
'\Itrl meta del prodoliu nello.

Altra met del prodotto netto -

E finalmente, signora, per terminare non bisogner pi nella terza parte del
Quadro, se non la seconda specie di circolazione imperfetta, voi sapete ch' circa
il terzo delle riprese.
Ma la classe proprietaria non ha parte in questa porzione, essa non si nego
zia tra la classe produttiva e la classe sterile; bisogna adunque per dipingerla,
una prima linea semplice, che parta dalla colonna Classe produttiva, e quindi
una seconda linea semplice che riprenda il medesimo cammino in questa forma:
CLASSE CLASSE CLASSI:
produttiva. proprietaria. sterile.
Terzo delle riprese.
l

Tam delle riprese '

Queste tre piccole e semplicissime gure formeranno, signora, il Quadro com


piuto,di cui mi lusingo che comprenderete d'ora innanzi tutto lartilizio; cccovelo
dunque per intiero:
Prima formola generale.
CLASSE CLASSE CLASSE
produttiva . proprie taria . sterile.

Circolazione compiuta.
..\Icl'a del prodotto netto.
lo . . In

una dalprodotlo nello. . . . . . . . 5o. . . . . . Met delprodotlcmtto

Prima circolazione incompiuta.


lo Altra meta del prodotto netto.

Altra meta del prodotto netto 2o

Seconda circolazione incompiuta.


lo Terzo delle riprese.

ferro delle riprese. .


. 2o

Aggiungete qui i due altri terzi delle


"prese.
TOTALI dalla ri traduzione annua, 0 TOTALE del prodotto netto, 0 cntntq 'l'ontr. Entrata ad esito della (IIJJI
entrata ed esito de la rlaue produttivo. ed esito della rlasnposu'dsnll. sie/ili.
Econom. 'l'oMo I. - 41.
649 BAUDEAU.

Seconda formula esplicativa. di un Quadro calcolato.


CL SSE CLASSE CLASSE
produm'u . proprietaria . sterile.

500 milioni
. speri in lavori .

500 milioni di circolazione incom' . ,500 milioni. Lavori venduti ai pfoprlt"


pinta, met del prodotto netto . Inn'i'i'.
'500 milioni
open in
sussistenza.

500 milioni di prima circolazione in-. 200 milioni. Lavori venduti alla classe
compiuto, met del prodotto netto. . proprietaria .

200 milioni di seconda circolazione.


incompiuta, un terzo delle riprese od
interessi delle anticipazioni primitive.

l'io 400 milioni non circolanti elio l-lnrnin totale, 500 milioni.
fanno le anticipazioni annuo.
TOI'ALI della riproduzione 4,200 mi Sposa:

lionl. 250 milioni per consistenze.


250 milioni per materie prime.
Cio : TOTALI! del prodotto netto, 600 mi Lavori venduti.
lo Anticipazioni annue, 400 milioni lioni. Alla classe proprietaria, 300 milioni.
non circolanti a e cui in natura. Spesa : Alla classe produttivo, 200
20 lnleressi del e anticipazioni pri
500 milioni per sussistente.
mil'n'vc, 200 milioni, spesi in lavori cle 300 milioni in lavori sterili.
ri :.
In tutto, ripreso, 600 milioni.
30 Prodotto netto, 600 milioni.
rom. aut. riproduxionefl ,eoo.
lioni.
Terza formula semplice , particolare.
CL SSE CLASSE CLASSE.
produttiva . proprie: ria . sterile.

8750 milioni.

750 milioni. . .750 milioni.

. 1780 milioni.

750 milioni. .
500 milioni

500 milioni

l00 minii. Tonia, 1,500 milioni. lnooorro 'lontz, 4,250 milioni.


NETTO.
Riproduzione totale, Suutenu, 625 milioni.
3 miliardi. Suulenu, 650 milioni.1 Materie prime, 625 milioni.
Lavori sterili, 750 milioni. Lavori venduti,
Cio:
Anticipazioni annue, 1 miliardo. Alla classe produttiva, 500 milioni.
Interessi delle anticipazioni liri'mi lln classe proprietaria, 750 milioni.
rive; 500 milioni.
Dunque, totale delle riprese , 1,500
milioni.
Prodotto nella. 1,500 milioni.
SI'IEGAZIONE DEL QUADRO ECONOMICO. 645

Osservate, vi prego, signora, che per facilitarvi lintclligenza delle linee del
Quadro, io le ho distaccate, formandone tre gure distinte e separate, come ancora
per rischiarare alcune difficolt che si erano mosse contro la prima formula pi
semplice nella sua costruzione.
L inventore del Quadro economico le aveva prevenuto con chiare e precise
spiegazioni, ma la critica non ha voluto aggiungere quelle spiegazioni alla stessa
formula, e perci onde evitare simili contestazioni, io mi son permesso di staccare
in questa guisa le sue gure, col parere ed il consenso del primo Maestro, il cui
genio creatore partor l'idea sublime di questo Quadro, che dipinge agli occhi il
risultato della scienza, nel modo il pi perfetto, e che perpetuer. questa nella
nostra Europa per leterna gloria. del suo inventore e per la felicit del genere
umano.

FINE DELLA SPIEGAZIONI-l DEL QUADRO ECONOMICO.


BAUDEAU.

SPIEGAZIONE DEL VERO SIGNIFICATQ


DELLA

PAROLA STERILE w
APPLICATA ALL'INDUSTRIA.

Prima di andare pi innanzi, noi dobbiam dire in poche parole, per quei lettori
ai quali questa spiegazione fosse ancora necessaria, che la denominazione di
classe sterile non signica guari classe inutile, e molto meno nociva, come hanno
potuto credere taluni spiriti ardenti e superciali; ella signica soltanto classe
non produttiva; vale a dire classe che non lavora immediatamente a moltiplicare
le produzioni naturali, classe che non fa a spese sue le anticipazioni dellagri
coltura.
La maggior parte degli oggetti proprii ai godimenti degli uomini non sono
usati e consumati tali e quali la natura li ha prodotti, n sul luogo del loro nasci
mento; ma essi hanno bisogno di essere lavorati, trasportati, e soventi di essere
negoziati. In un grande Stato, ci sono dunque uomini agricoli, che fanno spese e
lavori per far produrre questi oggetti dalla terra; ce ne sono altri che li ricevono
ancora grezzi ed informi dalle mani dei coltivatori, li manipolano, danno loro una
forma, li tagliano, li puliscono, li dividono o anche li riuniscono, accomodano e
combinano in un medesimo lavoro molte materie diverse; nalmente ce ne sono
altri che li comprano in un luogo o grezzi o lavorati, li trasportano in un altro
e li rivendono all ingrosso 0 al minuto, vale a dire li negoziano.
Certamente sono tre cose utilissime, e la cultura che fa produrre alla terra
le materie grezze; la manipolazione che le rende pi acconcie al godimento degli
uomini; il negozio che le mette alla portata di coloro che le possono pagare; ma
codeste cose non sono tutte e tre le medesime.
Le spese ed i travagli agricoli si fanno prima della produzione, collo scopo
della produzione, immediatamente per la produzione delle materie grezze, uni
camente per questa produzione. Si ha dunque ragione di chiamarli travagli
produttivi.
Lavorare intorno a un oggetto e produrlo sono due cose assai dierenti. Non
si lavorano le materie grezze se non dopo che le sono state prodotte; niente
pi evidente di ci. Colui che le lavora non travaglia perch immediatamente
altre se ne riproducano ; egli non fa spese se non per se medesimo e per le forme
che larte sua debbe dare alle materie: egli non ha in mira riproduzione nessuna.
(1) Questo articolo tolto dal tomo 8 delle Effemeridi del 1767; ed stato giusta
mente prescelto dal Guillaumin come un utile appendice alla Spiegazione del Quadro
economico.
SPIEGAZIONE DEL vuno SIGNIFICATO DELLA PAROLA STERILE. 645

Sono eglino necessarii esempii in una questione tanto chiara ? Il manifattore


compera in 1767, della lana bella e prodotta: egli paga degli operai che la la
vorano; egli non si occupa se non a fare un buon panno e venderlo bene. Ma
l'al'fittaiuolo che ha fornito quella lana, della sua tosatura del 1767 , si occupa
della sua greggio, per fargli produrre altra lana nel 1768; paga un pecorajo per
custodirla, lo alloggia, lo nutre, e governa le pecore a spese sue.
Quali sono le cure, quali sono le spese produttive della lana del 1768 ? Cer
tamente sono quelle del ttajuolo. ll manit'attore non ci pensa: egli non fa
attualmente, nel 1767, n attenzione, ne spese per -la lana del 1768. Egli tutto
occupato a lavorare quella dellanno presente. Che volete voi chegli faccia su
quella dell'anno venturo, che ancora non esiste? Bisogna bene ch'egli aspetti che
la sia prodotta per poter lavorarla.
Non d al mondo cosa nessuna chiara, se codeste osservazioni noi sono.
Bisogna dunque prendere le materie prime al momento della ricolta. E parlando
di cotal epoca evidente che prima di essa ci hanno dovuto essere anticipazioni
e travagli fatti per preparare, procurare e conservare quella ricolta; che ci sono
uomini iquali hanno fatte le spese di quelle anticipazioni e di quei travagli ;
ecco le anticipazioni produttive, i travagli produttivi, gli uomini produttivi rela
tivamente agli oggetti che da quella ricolta risultano, come le materie prime
come produzioni naturali ed ancora grezze.
Posteriormente alla ricolta, i manifattori, gli operai, s impossessan delle
materie, le tagliano, le ritagliano, le piegano, le acconciano in modo da farle
consumare e annientare; inegozianti le comprano, le portano, le vendono al con
sumatore, e questi le adopera o le distrugge.
La produzione dunque il termine di divisione tra due sorta di spese e di
travagli; le spese ed i travagli agricoli hanno per iscopo, per due la produzione;
essi la precedono, la preparano, la cagionano specialmente, immediatamente;
essi si estendono sino a lei inclusivamente, e si limitano in essa. Al contrario i
travagli, le spese dei manifattori e dei negozianti si estendono dalla produzione
ma esclusivamente, fino alla consumazione o lannientamento.
Ci si dica dunque ora come nella lingua nostra si potrebbero e si do
vrebbero caratterizzare spese e travagli, che hanno per iscopo, per fine, per ultimo
termine la produzione, se non altrimenti che colla parola produttivo? In qual
altro modo si potrebbero caratterizzare travagli e spese, che non cominciano se
non dopo la produzione, che hanno per iscopo, per fine, per ultimo termine l'an
nientamento se non collespressione di non produttivo, cio colla parola sterile?
Che si cerchi pure nella lingua nostra altra parola che non produttivo signi
ilchi, e l'autore del Quadro ecmwmioo prontissimo ad adottarla; non sono gi
le parole ma le cose che occupano i ingegno di lui.
Tutto quello ch'egli ha voluto chiaramente distinguere, e, due specie di
travagli, due specie di spese, due specie di uomini che travagliano e che spen
dono; luna, che la prima nellordine del tempo, che prepara da lontano la
produzione, che causa antecedente, efficiente, causa prossima, immediata di
tale produzione particolare, per esempio, della lana tosata nel1767 o da tosarsi
nel 1768; laltra, la seconda che certamente posteriore e i travagli e le spese
della quale si esercitano sulle produzioni raccolte, che si limita ai lavori di esse,
che ha per iscopo le consumazioni.
I
646 BAUDEAU.

Che coloroi quali vogliono tutto impacciare e tutto confondere, non pren-
dano queste distinzioni semplici e luminose per base delle speculazioni loro, alla
buonora; ma non per questo impediranno essi che elle sieno naturali, esatte,
evidenti e utilissime alla deduzione delle verit economiche.
Classe sterile, spesa sterile, travagli sterili, si dicono dunque, non come nocivi
n come inutili: tutt'al contrario, niente pi utile che le manipolazioni ed il ne
gozio, ma ai godimenti degli uomini, alla consumazione che servono, godimenti
e consumi che annientano ogni produzione naturale che ne la materia.
altres vero che il consumatore paga, e che il pagamento di lui ritorna agli
agenti agricoli;che il danaro di un tal pagamento serve a fare nuove anticipazioni,
nuovi travagli, dai quali risulta una nuova produzione: per esempio, i manifat
tori vendono nel 1767, il panno fabbricato nel 1766, colle lane dellanno ante
cedente; con questo medesimo danaro, essi compereranno le lane nel 1768 ed i
llttaiuoli faranno con questo medesimo danaro le anticipazioni, dalle quali risul
ter la tosatura delle lane del 1769. Non si mai detto altro che questo, e
questo quello che spiega e gura il Quadro economico. Ma, insomma, bisogna
pur cominciare da qualche cosa quando si voglia spiegare come le ricchezze na
scano, si dstribuiscano e rivivano continuamente. Naturalmente si poteva, anzi
si doveva cominciare dal nascer loro, dalla ricolta, come ha fatto lautore del
Quadro. '
Partendo da questo punto, dalla ricolta di un anno, come sarebbe lanno pre
sente 1767, non ce nulla di pi vero, di pi naturale che il dire: Vedete co
desti frutti, codeste materie di ogni specie che la natura vi fornisce, e che gli
agricoltori raccolgono grezzi dalle mani di essa. Ci sono stato prima spese e trava
gli che hanno preceduto, preparato, cagionata questa ricolta, spese e travagli
produttivi di questa ricolta del 1767. Si faranno no al consumo o annienta
mento di codeste materie raccolte oggi grezze, spese e travagli per lavorarle; co
tali spese, cotali travagli, nulla pi fanno alla produzione del 1767 ; essi sono
dunque non produttivi, sono sterili per se stessi .
Gli operai manilattori e tralllcanti guadagneranno danaro nel 1767: que
sto danaro non far niente alla produzione del 1768: non vedete che si sta
gi arando per seminare al prossimo mese di novembre? Ma nel 1768, essi ripor
teranno il loro danaro ai coltivatori i quali lo impiegheranno in anticipazioni e
travagli agricoli per preparare e produrre la ricolta del 1769: Si; ma lo riporte
ranno eglino per nulla questo danaro? No; essi ne compereranno le loro sussi
stenzc e le materie prime dei loro lavori, sussistenze e materie prime prodotte nel
1768 dagli agricoltori. Ma quando essi avranno comperate quelle sussistenze e
quelle materie, a chi apparterranno elle? Ad essi, operai e fabbricanti. Benissimo:
e il danaro ch'essi ne avranno dato in cambio a chi apparterr? Agli agricoltori.
A meraviglia. Ora, voi dite, che questo danaro che debbe servire alle anticipa
zioni produttive del 1769. Nulla di pi vero; ma ci avverr quandesso sar
ritornato ai coltivatori, quando a questi apparterra, quando questi lo spende
ranno; l'autore del Quadro ha dunque ragione di non ammettere che i col
tivatori soli, di non considerare ch'essi soli, quando si tratta di spese pro
duttive.
E ci tanto vero, che il llttaiuolo supposto nell'esempio nostro, dopo aver
venduto la sua lana del 1767, ha allora in sue mani il danaro che il manifattore
SPIEGAZIONI DEL vano siomricno DELLA non STERILE. 647

ha ricevuto dal consumatore per quella del 1766. ridotta in tessuto. Ora da chi
dipende che questo danaro serva o non alla riproduzione di una tosatura di lana
per l'anno 1768? Certamente dal ttaiuolo. Che questi vada a mettere il suo
danaro al giuoco od al lotto, che lo seppellisce o se lo beva, che cessi di pagare
il suo pecorajo o di nutrire la sua greggia, e questa morir, e non ci sar lana
nel 1768. Frattanto evidente che il consumatore, il negoziante, il manifattore
hanno fatto in questanno, ed il precedente ciascuno dal canto loro precisamente
la medesima cosa che per lo passato; essi hanno adoperato, lavorato, trallicato
come al solito; essi lavoreranno, trallicheranno, faranno tutto al modo usato
anche nel 1767: non c' che il coltivatore solo che abbia mutato condotta,
spese, cure, travagli, eppure non ci sar produzione di lana, non ci sar ri
colta da fare nel 1768; dunque il coltivatore che la causa ellciente della
produzione, non i tre altri. La luce in pieno meriggio ella pi chiara di
questa conclusione?
Quand'anche il consumatore non avesse fatto uso di panno, quando anche i
mercanti non ne avessero venduto, quand'anche i fabbricanti non ne avessero
tessuto all'atto nel 1766, le pecore non per questo avrebbero non meno dato la
loro lana nel 1767, semprech le si fossero nutrite e custodite; elle non ne da
ranno meno nel 1768, semprech si pratichi con loro al medesimo modo, sia
che il consumo, il negozio, la fabbrica camminino o non camminino.
Ma non si venderanno le lane; questa unaltra faccenda; vendere e pro
durre sono due cose. Il produrre vien prima, e questo e larticolo di che si tratta
avanti tutto, poich si prende per primo oggetto la produzione presente nel mo
mento della ricolta.
Ma perch cominciate voi dal gettare gli occhi indietro, per occuparvi delle
spese antecedenti, che hanno preparata e prodotta questa ric la? Perchi, per
la ragione che il valore di tutte cotali spese annuali, collinterese delle anticipa
zioni primitive, sono porzioni sacre e privilegiate; che bisogi I. prelevare sulla
ricolta, per fare le spese preparatoria della produzione futura del 1768, spese
che cominciano fin dora; e che necessario, prima di tutto separare cosi la
produzione totale o il valore della presente ricolta in due porzio essenzialissime
a distinguersi, cio: primo nelle riprese della coltura e del l'oi .o di ricchezze
preparanti la coltura, che consistono nella totalit delle spese annuali, e l inte
resse o il mantenimento delle spese primitive della coltivazione; secondo, nel
prodotto netto, 0 rendita, che ci che rimane della produzione, o il valore dei
frutti ricolti al di la delle riprese.
che nel prodotto netto, ossia rendita, ci sono altre due porzioni privilegiate,
cio: 1 il giusto interesse delle somme che il proprietario ha spese "una volta
per ridurre la terra fruttifera o per acquistarla ridotta tale: 2 un fondo per
quelle chesso spende abitualmente in mantenimento e riparazioni, per fa.\_fronte
agli accidenti, alle perdite, alle ruine.
che l imposta non pu toccare a queste due porzioni privilegiate della
rendita n ai due oggetti che compongono le riprese, senza distruggere la coltura,
la produzione, il patrimonio dello Stato, e quello della sovranit.
Ma nalmente, quando vi occuperete voi della fabbricazione, del commercio
e del consumo P Quando avr bene conosciuto le riprese e il prodotto netto, tanto
quello dei proprietarii come quello del sovrano. Non vedete voi che il coltivatore
648 nonno.
consuma in mercanzie, pi o meno lavorate, in proporzione delle riprese che
formano la sua ricchezza P Chei proprietarii e il sovrano consumano in pro
porzione del prodotto netto? 1 mercanti e i fabbricanti venderanno dunque, nel
1768; in proporzione delle riprese e del prodotto netto del 1767; eglino ricom
pereranno dunque nella proporzione medesima produzioni e materie prime.
Il coltivatore non dunque imbarazzato della vendita futura, quando ci sia
buona produzione attuale, egli sa bene che esso, i proprietarii e il Sovrano, sono
quelli che faranno procedere nel prossimo anno il consumo, il negozio e la fab
bricazione a misura chessi saranno pi o meno ricchi in quest'anno presente per
una miglior produzione. E perch non farebbero eglino uso, perch non consu
merebbero altrettanto del solito, se essi hanno altrettanto modo di pagare i La
mancanza di consumazione non pu dunque venire se non da mancanza di ren
dita, da mancanza di produzione. .
Era dunque essenziale di prendere per primo oggetto la produzione totale ,
per secondo le anticipazioni produttive, atiine di discernere le riprese e il pro
dotto netto, e di non mettere che in terza linea la consumazione, il negozio, la
fabbrica dei lavori dell'arte; questo cio che ha fatto l'autore del Quadro eco
nemico. Egli ha dunque avuto ragione di dire che queste spese, chegli chiama
sterili sono posteriori, conseguenti alla produzione dellanno, che questa inui
sce sovresse, che ella ne regola e ne necessita la quota , che al contrario elle
non influiranno indirettamente sulla produzione dellanno futuro 1768, primo, se
non in proporzione delle produzioni dell'anno 1767, che regola evidentemente la
quota delle spese che possono fare i consumatori nel 1768; secondo, ch'elle non
Niniluiranno se non pei mezzi del coltivatori e delle spese che questi potranno e
verranno fare alla terra per produrre la ricolta del 1768.
Noi credemnso dover insistere su questa questione. Tutto quello che noi di
cemmo fin qui cos semplice, cos evidente, che pare si dovesse quasi avere ver
gognaa tornarvi tanto sopra. Or bene! 'non di meno uno dei grandi delitti che
si appongono al Quadro economico. Forbonnais ed alcuni altri anonimi, che se no
sono. fatti leco nelle gazzette e giornali del commercio non cessano di gridar la
croce contro i la distinzione di spesa produttiva e di spesa sterile e codesti
scrittori che parlano sempre del fatto, non veggono: 1 Che nel fatto essi non
impediranno mai che la spesa fatta prima dal llttaiuolo per comperare, nutrire
e custodire delle pecore, sia produttiva della lana tosata del 1767: che tutte le
spese che si faranno dappoi per lavare, pettinare, tosare, lare la lana , tessere ,
feltrare, vendere, trasportare, tagliare, cucire il panno , non saranno fatte guari
per produrre altra lana, e che non ne produrranno; al contrario chelle tende
ranno alla consumazione, vale a dire allannientamento di quella del 1767; che
sono per conseguenza spese non produttive e sterili.
z Che il mercante non venderebbe mai il suo panno, se i proprietarii odi
coltivatori non avessero, nelle riprese e nella rendita di che pagarlo; che il pa
gamento di lui verr dunque nel 1768 dalle produzioni del 1767.
5 Che s'egli rende il danaro al coltivatore sia di mano propria , sia per
mezzo del manifattore, egli ne ricever sempre il valore: che quel danaro perci
appartcrr al coltivatore, e che questi sar il solo padrone assoluto di farlo ser
vire o no alla produzione dei salarii del 1769.
O ieritici del Quadro economico hanno comprese queste verit semplici e
SPIBGAZIONB un vano SIGNIFICATO DELLA non c'nznluz. 649
di fatto, o no: se eglino le hanno comprese, dov' dunque la buona fede nel
dire chelle possono screditare lndnstria? Che? lo scredito l'arte di Van-Robais
perch dico che non esso che produce la lana delle pecore? Che il suo panno
e bello e buono, utilissimo e gradevolissimo, ma ch'egli non ne venderebbe un
pollice se la terra non avesse dapprima prodotto di che pagarlo ; chesso dal lato
suo fa, coll industria sua, tutto quanto sta in lui per procurare il consumo
delle belle lane, ma che per esso non il padrone delle smercio, perch
necessario supporre il mezzo dei compratori, e che questo mezzo viene da una
produzione anteriore.
Sei critici non hanno compresi i principii del Quadro economico, come
hanno essi potuto dimostrarne la falsit? Possono gli anonimi accordare tutta la
ducia loro al Forbonnais, ma quando si tratta di falsit dimostrate, crediamo
potere anche nei loro dir con Virgilio (I):
Parcius ista tamen objicienda memento.

(1) Vedi, sullo stesso soggetto, la Spiegazione precedente del Quadro economico,
Cap. 5, S 9,

FINE DELLA SIIEGAZIONE DEL VERO SIGNIFICATO DELLA PAROLA STEIIILE.


INDICE DELLE MATERIE
CONTENUTE

NELLE OPERE DELL'ABATE' BAUDEAU.

co..

AIVISO AL LETTOIE . pag.

PIIIIA INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ICONOIICA, 0 ANALISI DEGLI STATI INCIVILITI

CA'ITOLO I. Analisi delle. tre aorta dArti che ai esercitano nogli Stati inciviliti
I. Della Natura e dellArto in generale
n. DellArte feconda o produttiva
III. DellArte sterile o non produttiva
II. Dello sussistono o delle materie prime.
V. Delle Ricchezza . . . . . . . . . . . .
VI. DellArte sociale
VII. Utilit dollArte sociale
CAPITOLO II. Analisi generale delle tre Classi duomini che compongono gli Stati inciviliti
Art. I. Analisi morale
Art. II. Analisi politica
CAPITOLO III. Analisi particolare della prima classe . . . .
Art. I. Analisi della prima divisione in tre Ordini III lllnndatarii del Sovrano
I. Primo Ordine dei Mandatorii del Sovrano, 0 Ordine dclllstrusiouo .
il Secondo Ordine dei Mandatarii del Sovrano, 0 Online della protezione
III. Tono Ordino dei Mandami-ii del Sovrano, o Ordino dAmministrnxiono pubbiica
IV. Della spesa del Sovrano
V. Dellentrata del Sovrano . . . . . . . . . 1.
vi. Riepilogo dei tre Ordini di ltlondatarii del Sovrano . . . .
Art. II. Seconda divisione della prima Classe. . . . . . . 4
I. Delle Funzioni dcllAmministruionc privata .
II. Diritti della Propriet fondiario
Iliepilogo generale della Classe noliilc o proprietaria
CAPITOLI) IV. Analisi particolare della BCCODtll Classe . . . . . . . 4
Art. I. Funzioni della seconda Claaae
Art. II. Della grandi e piccole intraprese produttim.
Art. III. IIIPII'IIIOIIO della Classe produttiva in due divisioni .
I. Dei Fittaiuoli o Direttori in capo delle intrapreso produttivo . . .
II. Delle causa e degli effetti della prosporitii dei Fittaiuoli o Capi dlntrapreso produttive.
Art. Iv. Dei semplici Lavoranti dlntrnprese produttive . . . . .
I. Del numero dei semplici Lavoranti dlntraproso produttive ni'gli Stati inciviliti
II. Della sorto dei semplici Lsvoranti delle Intrapresu produttivo
Riepilogo generale della Classe produttivo o coltivatricv ,
CAPITOLO V. Analisi della terza Classo .
Art. I. Travagli caratteristici di questa terza Classe .
Art. II. Analisi della terza classe in quattro divisioni . . . . . .
Art. III. Analisi della divisione delle Manifatture in due suddivisioni .
I. Degli Operai impiegati allo sussistenza . . . . . -
II. Degli Operai impiegati in lavori di durata
Art. IV. Analisi della sccondu divisione .
652 INDICI DELLE IATERIE.

Art. v. Analisi della terza diviaione . . . pag.


I. Distinzione tra il Commercio ed il Traloo
II. Dei veri lavori al Commercio
III. Dei pregiuilizii recati al Commercio .
Art. VI. Analisi della quarta divisione .
Riepilogo generale della terza Classe . . .
Problemi sulla prosperit delle Arti sterili o sul lnsao. . .
I. Vera proaperit delle Arti aterili . .
Il. Prosperita apparente dellArte sterile, oagionata dal lusso . 535
III. Altre cause di una prosperit che non o no non apparente . 567
CAPITOLO VI. Analisi delle relazioni politiche dinteresae generale e particolare tra gli uomini
e lo socictil. . . . . . . . . . . - . 559
Art. I. Analisi moralo della Politica pubblica o privata in due aporia totalmente differenti in
Art. II. Analisi politica delle relazioni d intcrcsai che riuniscono o che dividono le tre Classi
delle societ politiche . . . . 5"
Art. III. Analisi delle relazioni dintoreaae tra il Sovrano o tutti gli Ordini dello Stato
I. Del Dispntilmo arbitrario asiatico
II. Principii fondamentali dello Monarchia economiche I M5
III. Percezione economica dei redditi pubblici . . . 530
Iv. lliapoata alle olihiozioni contro la percezione economica dei veri redditi della Sozranith_. 557
V. Dell'lstruziono economica o della aua ellicacia . 566
VI. Analisi degli Stati misti paragonati alla Monarchia economica 57|
"II. Risposte alle olihiozioni contro lellicacio dclllstruziono economica 57!
VIII. Riepilogo gencralo delle relazioni politiche tra il Sovrano ed i Sudditi 580
Art. Iv. Analisi delle relazioni particolari tra il Sovrano o ciasehoduna delle Classi della Societ 584
Art. I. Analisi delle relazioni politiche diutereaai tra le tro Classi delle Societ'a politiche 580
Art. VI. Analisi politica delle relazioni dinteroaae che uniscono o che dividono le nazioni tra loro. 589
Epilogo generale . . . . i. 501
I. Il diritto naturale o la losoa morale
II. La legge sociale ed il diritto delle genti 598
m. La costituzione economica degli Stati incivilti un
Iv. La regole generali e particolari
1. Snzaazroaz mio QuAnao zcoamuco ALLA slosoaa nz" dall'autore dello Effemeridi 60t
CAPITOLO I. Delle produzioni naturali e dello anticipazioni che lo l'anno narrare in
CAPITODO il. l) Ila riproduzione totale, dei rimborsi o del prodotto 609
CAPITOLO "I. lelle produzioni annuali e della loro distribuzione. 620
CAPITOLO IV. Della circolazione del danaro nelle tre classi della aocieta 632
SPIIGAZIUNI DEL VIIO SIGNIFICATO DELLA PAILA mlILI APPLICATA AI-LISDCBTIIA 6

ama nau. INDICE.


LE TROSNE

DELLINTERESSE SOCIALE
In RAPPORTO

AL VALORE, ALLA CIRCOLAZIONE, ALL INDUSTRIA

ED

AL COMMERCIO INTERNO ED ESTERNO.


0

LE T3081 1).
_Qc=-_

DELLINTEBESSE SOCIALE.
IN RAPPORTO

AL VALORE, ALLA CIRCOLAZIONE, ALLlNDUSTRlA


ED

AL COMMERCIO INTERNO ED ESTERNO E


E una bella idea quella di chiamare tutti gli un.
mini alla discussione delle verit utili, ed i: un segno
di grandezza il permetterle.
(Nseuss, Della legislazione e del commercio
dei grani, 4' park, cap. IL).

Gli errori speculativi nei quali si caduti intorno al valore e la circolazione,


intorno la natura egli effetti dell industria e del commercio, hanno dato luogo
ad una innit di errori pratici nell'amministrazione. Non si temuto di recare al
valore ed allo spaccio delle produzioni ostacoli senza numero, la conseguenza
dei quali stato lo scadimento della coltura, la diminuzione della rendita nazio
nale e per conseguenza quella della popolazione, la quale decresce di pari passo
coi mezzi di sussistenza: si sono ignorate le leggi della distribuzione delle ric
chezze come quelle della loro formazione; si sono attribuiti al danaro eetti che
la sua circolazione non pu avere, perocch esso non ha altro movimento se non
quello impressogli dalle produzioni. Si sono considerati come produttivi i trava
gli del commercio e dell industria, vale a dire che si sono scambiate delle spese
per dei prodotti e dei dispendii per un accrescimento di ricchezze. In tale con
fusione d idee fattizie ed accolte senza esame, come non si sarebbe disconosciuto
l interesse sociale che semplice ed unico? Si sono fatti prevalere a lui inte
ressi subordinatissimi e spesso contrariissimi, e sill'atte false opinioni hanno in
dotto a ferire nel medesimo tempo le leggi della riproduzione e quelle della giu
stizia, l'accordo indissolubile delle quali forma 1 insieme delle leggi sociali.
lo studier di conciliare la precisione colla chiarezza necessaria per accomo

(1) Lavvertimento seguente era unito alla prima edizione.


La forma che ho dato al mio lavoro suIlOrdine sociale non mi ha permesso di discu
tere a fondo molte materie essenzialissime alla teoria dell ordine. lo credo doverlo fare
con una dissertazione particolare, nella quale mi propongo di sottoporre ad una logica
esatta i principii pi importanti, e dedurne le principali conseguenze .
Su questo scritto che forma la seconda parte dell'Ordine sociale di Le Trosnc, si veda
sopra, pag. Lxvni e xc.
656 La mossa.
dare all intelligenza di qualunque persona materie abbastanza astratte per se
medesime. Sar costretto presentare sovente gli stessi ragionamenti, perch la
dottrina che io mi accingo a stabilire derivando da un piccolo numero di prin
cipii, tutti i punti si avvicinano e si toccano. Nei quattro primi capitoli la ri
durr a proposizioni semplici seguite dal loro svolgimento; ne far poscia lap
plicazione all industria ed al commercio considerati sotto tutti i rapporti.
Questa dottrina che io ho insegnata nei miei discorsi sullOrrline sociale, e
che ora esporr metodicamente in questo saggio, e stata pubblicata, provata e
dimostrata in molte opere da quindici anni. Ella non lo per ancora stata ab
bastanza, dappoich uno scrittore cosi capace come labate di Condillac di co-\
glierla e di porla in evidenza con tanto vantaggio, non ne ha adottato se non una
parte e l ha resa irriconoscibile per via di una mescolanza di opinioni contrarie.
Ma questa teoria forma un insieme talmente legato da una serie di deduzioni ne
cessarie e coerenti, che appena se ne rompa la catena non si pu pi che pre
sentare se non membri sparsi, verit isolate e alterate, principii ora oscurati da
un linguaggio poco esatto, ora modificati da eccezioni che li distruggono; nal
mente risultati che non sono giusti perch non concordano colle premesse. L'au
torit di uno scrittore celebre mi avrebbe imposto, se la dottrina che ho insegnata
nelle opere che ho fin qui pubblicate non avesse per me tale evidenza che nulla.
omai pu olfuscarc. Essa ha potuto imporre a molte persone, che non avendo
fatto uno studio seguito da queste materie, durano fatica a discernere ci che la
scienza economica pu ammettere e riprovare nellopera del Condillac. lo non
mi atterr allordine del suo scritto ma ne discuter i principii a misura che la
materia il metter innanzi. lo serber in questa discussione, la quale non ha per
obbietto che l'istruzione pubblica, tutti i riguardi che merita l'egregio scrittore,
ed oso lusingarmi ch'ella non mi far. per nulla scapitare di quell'amicizia che
egli stato cortese di testimoniarmi.

l. - Bisogni; mezzi di soddisfarli.


L'uomo circondato di bisogni che si rinnovano tutti i giorni; ce ne sono
degli imperiosi e degl' indispensabili ch'esso forzato di soddisfare sotto
pena di patimento e di morte: ce ne sono di meno urgenti, quantunque
necessariissimi; ce ne sono di semplice comodit e di godimento, chegli non
pensa a soddisfare se non quando tranquillo intorno ai primi. Qualunque
sieno, non che dalla terra chegli pu ritrarre il modo di soddisfarli.
Questa verit fisica che la terra la scaturigine di tutti i beni e tanto evi
dente per se stessa, che nessuno certamente pu metterla in dubbio. Le sue
conseguenze che non soffrono alcuna eccezione e che abbracciano l'ordine sociale
tutto intiero, sono state non pertanto totalmente oscurate che necessario svol
gerle e dimostrarlo allinch elle divengano cos evidenti come il loro principio.

il. -- Fecondit della terra, ajutata dal travaglio dell'uomo.


il creatore sottomettcndo l'uomo a tanti bisogni, ha reso la terra feconda ed
ha adottato luomo d intelligenza e di forza.

L'uomo si serve della sua intelligenza per osservare le leggi della natura, per
niLLmrnnssl SOCIALE. 657
Gaminare le produzioni le pi adatte ai bisogniv di lui, a scoprirne le propriet, a
studiarne i mezzi di moltiplicare: egli fa uso della sua forza e della sua industria
per sollecitare ed ajutare la fecondit della terra. Non dunque l'uomo che, col
suo travaglio, d. a lei questa facolt; essa la riceve dalla potenza del creatore e
dalla benedizione originaria, sorgente inesauribile della fecondit della natura.
L'uomo trova questa facolt esistente, egli non fa che servirsene. Egli smuove la
terra,-la divide e le altida delle sementi che traggono dal seno dove elleno sono
ricevute la causa del loro sviluppo. _
Questo principio di produzione sempre pronto ad agire dal momento che
esso e sollecitato, o piuttosto esso cosi elllcace per se medesimo, che agisce
solo e indipendentemente da qualunque soccorso. Non che relativamente ai bi
sogni suoi, che luomo ha diritto di accusare di sterilit la terra priva di coltura.
Di per se stessa, ella produce foreste, alberi di qualunque specie, piante innume
revoli. La coltura non fa se non determinare il genere delle sue produzioni, sosti
tuire le une alle altre, facilitarne la moltiplicazione con opportune cure, e provo
carla con soccorsi sempre forniti dalla terra. Se gli animali hanno essi medesimi
un principio di riproduzione che loro proprio, esso pur sempre dipen
dente dalla terra, poich essi perirebbero se cessassero di trovarvi la loro sus_
sistenza.
La riproduzione degli esseri essendo uno sviluppo progressivo della prima
creazione, non pu appartenere se non a colui che ha tratto dal nulla tutti gli
esseri. Ma egli si associa in certo qual modo all'uomo, in quest'atto della sua
potenza, esigeudo il concorso del suo travaglio. L'uomo pu dunque a buon di-'
ritto chiamare il suo travaglio produttivo, allorch egli lo impiega alla moltipli
cazione dei beni. in se medesimo il suo travaglio non che un'azione, un movi
mento, una maniera d'essere diretta dall' intelligenza. Questo e produttivo o ste
rile secondo la natura del suo obbietto e del fondo sul quale si esercita; ma
quantunque sia sterile, allorch non applicato alla terra, esso pu nondimeno es
sere utilissimo e necessariissimo.
lll. - Nella produzione birogna considerare l'utilit loro
e il loro valore.
dunque dalla terra sola che l'uomo pu ritrarne i mezzi di soddisfare ai
suoi bisogni. Ma non basta mica stimare le produzioni per le loro qualit
usuali, bisogna considerare la propriet ch'esse hanno di essere cambiate
le une colle altre, propriet che deriva dalla loro utilit.
L'uomo isolato che, senza relazione co suoi simili, vivesse sulla ricolta, non
estimerebbe nelle produzioni se non l'utilit sua personale: egli regolerebbe l'e
stensione della sua cultura sul suo consumo e non lavorerebbe per far nascere
uneccedenza che a lui diverrebbe inutile. Perci, il minimo accidente sico po
trebbe ridurlo a mancare del necessario; e per colpa di non potere abbracciare
molte colture e adempiere ai bisogni delle svariate preparazioni, egli vivrebbe in
una privazione quasi generale.
Ma per poco, che due famiglie si stabiliscano in comunicazione l'una dall'al
tra, si forma tra loro unassociazione'naturale di travagli e di servigi, ed il cam
bio si presenta per soddisfare a tutti i bisogni, estendere i godimenti, e far tro
Econom. 'l'ouo l. -- 42.
65| LI "ossa.
vere e ciascuno nel suo eccedente in un genere il mezzo di acquistare quello
che a lui manca in un altro.
IV. - Denizione del valore.
Le produzioni acquistano dunque nello stato sociale una qualit nuova che
nasce dalla comunicazione degli uomini tra loro; questa qualita e il valore
il quale fa si che le produzioni diventino ricchezze e che non ci sia pi
propriamente del superuo, poich l'eccedente diventa il mezzo di ottenere
quello che manca.
Il valore consiste nella relazione di cambio che si trova tra tale cosa e tal altra,
tra tale misura di produzioni e tale misura delle altre.
Il prezzo lespressione del valore: esso non distinto nel cambio, ciascuna
cosa e reciprocamente il prezzo della mercanzia; nella vendita, il prezzo
in danaro.
Bisogna bene distinguere il valore proprio delle produzioni, che e la relazione
di cambio chelleno hanno tra di loro, col loro prezzo espresso in danaro, che
non presenta se non la relazione delle produzioni col danaro. i; per colpa di non
capire cotale distinzione che il volgo s immagina che le produzioni trecentanni
addietro fossero a buon mercato. Elle avevano allora pi valore proprio che elle
non abbiano oggidl; perche il loro valore era assai meno deteriorato dal reggi
mento scale e proibitive, che non si e cos bene perfezionato se non sotto il regno
tanto celebre di Luigi XIV. Ma elle avevano meno valore in danaro, perch il
danaro, essendo pi raro, aveva esso medesimo un pi grande valore venale, che
esprimeva pi con un minor volume; laumentazione del valore delle produzioni
relativamente al danaro, non essendo che l'elletto del ribasso del valore del da
naro, non pu dunque mai produrre un vero accrescimento di ricchezze.
Bisogna osservare in generale che il valore consistendo nella relazione di cam
bio, non c che la massa delle produzioni cambiate o destinate ad esserlo, che
influiscono sopra il valore. La porzione che consumata in natura dai produttori
non ci contribuisce, perch essa non entra guari nel commercio. Ma tutti coloro
che consumano le produzioni altrui non possono ottenerle che dandone l'equiva
lente, e le due cose che i contrattanti mettono rispettivamente nella bilancia ac
quistano un valore di cambio.

V. - Prima causa del valore la propriet usuale._


Ci sono molte cause combinate che decidono del valore, ed dal loro con
corso che esso risulta: esso primamente fondato sulla propriet usuale.
Di fatti, una cosa che non fosse di alcuna utilit non potrebbe avere alcun
valore; ma quest'ntilita pu non essere che relativa, una stessa cosa potendo
essere olputata utile dagli uni e inutile dagli altri. Basta ch'ella sia conosciuta
per modoche venga ricercata da un certo numero di persone, perchella abbia
tosto un valore anche agli occhi di coloro che non la stimano, e che potranno
non pertanto riceverla in cambio colla veduta, di poi cederlo altrui. Ci sono molte
cose, che senza avere un'utilita reale, o senza avere maggior merito delle altre
dello stesso genere acquistano un valore o un maggior valore per il capriccio, la
neremrsussn SOCIALE. 659
curiosit 0 la moda. Infine a tanto che i motivi che le fanno ricercare sussiste
ranno, elleno avranno un valore, che poi perderanno in tutto o in parte, quando
il gusto si muter. per questa ragione che il prezzo delle perle e assai dimi
nuito. Le donne, all'abbigliamento delle quali servivano tali frascherie, hanno
preferito i diamanti; un giorno torneranno alle perle. Un fanciullo preferisce
oggi haloccarsi col suo cavallino, domani lo lascier. da canto pel suo tam
barella.
Trovare una propriet in una cosa che non ne aveva, darle un valore;
scoprire un nuovo uso in una cosa che gi ne aveva, aumentarlo.
Il tabacco era una pianta che non aveva alcun valore, prima che gli uomini
gli avessero trovato una propriet. Il nuovo bisogno cheglino se ne sono fatto,
ha dato luogo ad una nuova coltura, e per conseguenza ad un accrescimento di
popolazione, che per mezzo del cambio trova mezzo di vivere su questo nuovo
prodotto. Questo bisogno, lu'nge dall'essere una causa d'impoverimento, dunque
una nuova causa 'di ricchezze (ben inteso per il paese dove la coltura e lo spac
cio di questa pianta sono liberi).
Bisogna per una cosa, che per natura sua e un bene, abbia un valore proprio,
che la sua acquisizione non sia cos facile che ciascuno la si possa procurare da
se medesimo; bisogna che la sua abbondanza abbia dei limiti, come anche la
possibilit. di otteuerla. Lacqua un bene usuale dei pi indispensabili, ma ella.
troppo comune per avere un valore proprio. La natura la d senza spesefed
in pi grande quantit che non ne occorra pei bisogni nostri. Se il travaglio di
attingerla o di trasportarla le comunica un valore, non che un puro valore di
spese, e il pagamento di un servi'gio reso. In una parola la qualit della ricchezza
suppone non solamente un propriet usuale, ma ancora la possibilit di cambiarsi,
ii vaioie non e altra cosa se non il rapporto del cambio. L'acqua non
dunque ricchezza, poich, quantunque ella sia necessariissima, non si trova a
cambiai'ia, attesocbe ciascheduno pu procurarsene senza il cambio; ma se non
si vuol durare la fatica di andarla ad attingere, bisogna pagare il salario di colui
che rende questo servigio; non e l'acqua che si paga ma la fatica.
Per provare che l'acqua ha un valore suo, l'abate Condillac dice (p. 14) (1):
che non si pagherebbero spese di vettura per una cosa che non valesse nulla.
Ma la parola valore pu intendersi in due maniere che bisogna distinguere. Se si
intende per valere, avere un'utiiit, senza dubbio l'acqua vale e val molto; non
fa meraviglia che si paghi il travaglio di colui che la porta. Ma nelle discussioni
economiche si tratta del valore venale relativamente allo stato delle ricchezza di
una nazione. ll fromento ha un valore suo proprio, e quando trasportato, esso
aumenta di valore in ragione delle spese. Ma di tali due valori non si debbe
considerare se non il primo, allorch si tratta di calcolare le ricchezze di una
masse, relativamente alie riprese della coltura ed alla formazione della ren
dita. Ora l'acqua non ha che un valore di spese. E una tale quistione non
cosi indierente come a prima giunta lo si potrebbe credere , ella connessa
alia nattn'adel commercio.

(I) Del libro intitolato: Il Commercio ed il Governo considerati relativamente l'uno al


ramo. "Il lettore dovr rammentare d'ora in poi che tutte le indicazioni in parentesi si
ril'aoo l tale Opera.
660 uf. raosse.

VI. - L'utilit non la misura del valore.


Quantunque il valore supponga unutilita qualunque, non ne segue per questo
ch'egli sia proporzionato al grado di utilit, perch ci sono anche altre
cause che lo determinano. .

Senza di ci, le cose pi necessarie avrebbero il maggior valore, ed accade


appunto il contrario. Non mi pare dunque esatto il dire che il valore sta nella
stima che noi facciamo delle cose e che tale stima e relativa ai nostri bisogni
(p. 15) . Al contrario, pi il bisogno duna cosa grande e generale, meno
valore venale ella ha, perch lo spaccio essendone pi assicurato, per la ragione
che ella conviene a tutti, si si sforza di moltiplicarla.
L'abate di Condillac adduce (p. 150) un'altra ragione per la quale il prezzo
delle cose necessarie e sempre basso, in confronto al prezzo delle cose superue.
Il prezzo delle cose necessarie, dicegli, sar bassissimo in confronto al prezzo
delle cose superue perch tutti sono interessati ad apprezzare nella pi giusta
misura. Al contrario, il prezzo delle cose superue sar altissimo, in confronto,
perch coloro stessi che le comperano non sono interessati a stimarle con preci
sione. A qualunque prezzo le si comperino, si ritiene sempre, che colui che le paga
con un danaro che gli sovrabbonda, dia meno per pi I .
lo non penso che questa ragione sia quella del minor prezzo delle cose ne
cessarie, e qui giova distinguere le produzioni dai lavori di manifattura. Il prezzo
delle produzioni necessarie e il pi basso, perch, come ho detto teste, le si
moltiplicano in proporzione del bisogno e dello spaccio e che la grande concor
renza tra. i venditori li costringe a contentarsi del giusto prezzo. Le produzioni
meno necessarie o superue sono pi care, primamente per la ragione generale
chelle convengono a molto minor numero di consumatori, e che luso loro sup
pone maggiore agiatezza. Del vino, della canepa, delle belle fruite. dei legami
debbono essere in proporzione pi cari che del grano, perch costano pi trava
glio e pi spese. Perci, quantunque si fosse assicurati dello spaccio, non si po
trebbero darli a meno senza perdita; e se non se ne trovasse lo spaccio, se ne
ristringerebbc la coltura. La qualit delle produzioni inuisce pure sul loro va
lore comparativo. L inferiorit compensata dal prezzo minore, e tutti i bisogni
sono soddisfatti. Daltronde le produzioni di una qualit superiore sono ordina
riamente meno abbondanti che quelle di una qualit inferiore; la vite del mi
gliore vigneto frutta meno; le contrade che danno vini superiori sono rare, e
godono di un privilegio chelle ricevono dalla natura.
il concorso di tutte queste cause combinate con quelle delle quali lo debbo
ancora parlare, che determinano il valore, e non a l interesse che il compratore
ha di apprezzar pi o meno al giusto, e di stimare con maggiore o minore
precisione, n la considerazione particolare se il prezzo che egli da sia o non sia
sovrabbondante per lui . Questa considerazione pu portarlo a soddisfare dei
bisogni che un uomo meno ricco si ricusa, o anche dei gusti di capriccio e di
delicatezza, ma non a pagare pi caro. lo ritorner pi innanzi a tale principio
dell'abate Condillac.
Quanto ai lavori di manifattura, il prezzo composto della materia prima e
delle spese di fabbricazione. Se i pi necessarii sono i meno cari, e che le materie
DELL'INTBIIESSE SOCIALE.

prime e le spese sono minori, che la lana meno cara e pi comune della seta,
inoltre che gli artigiani di lavori grossolani fanno meno anticipazioni, e si
contentano di un minore beneficio. Che se si tratti di lavori di un lusso ricer
cato, gli operai capaci di cseguirli non sono tanto comuni, e vendono il loro
tempo pi caro in proporzione della loro abilit; sovente inoltre che i loro la
vori vengano rincarati dai mercanti che li spacciano.
VII. -- Seconda causa del valore, le spese indispensabili.
Un'altra causa del valore esiste nelle spese indispensabili che una cosa ha
costale. Questa causa comune a qualunque specie di spese, sia di col
tura, sia di trasporto o di manifattura. necessario, prima di tutto, che
alle sieno rimborsate dal prezzo. Ma ci che mi occupa in questo momento
sono le spese di coltura, che costituiscono il prezzo fondamentale delle
produzioni.

Se queste spese non venissero restituite dal prezzo, non si avrebbe pi n la


volont n il potere di continuare gli stessi travagli e le stesse anticipazioni per
perpetuare la riproduzione ; e bisogna osservare che il cambio 0 la vendita debbe
procurare non solamente il rimborso delle spese di coltura, ma inoltre unecce
danza 0 indennit delle prime spese fatte originariamente per mettere il terreno
in istato di essere coltivato; questeccedente che costituisce il valore fondiario
dei retaggi e che fornisce la rendita.
Per quanto giusta e indispensabile sia codesta causa del valore, accader pos
sono casi particolari, nei quali ella cessi in gran parte dagire. Le produzioni di
un retaggio ingrato o debolmente coltivato possono non dare alcun prodotto netto,
qualche volta perno rimborsare le spese, mentre quelle di un retaggio fertile e
ben coltivato danno un grande eccedente. che tuttcle produzioni di un me
desimo genere non formano propriamente che una sola massa, il cui prezzo si
determina in generale senza riguardo alle circostanze particolari. Il vantaggio
o la privazione degli sbocchi puo pure produrre la stessa differenza.
Da ci segue un'osservazione molto importante nella pratica: ed che il
prezzo buono delle produzioni, procurato tanto dalla facilit delle comunicazioni
che dalla libert del commercio, una causa di abbondanza e di ricchezza tanto
pi ellicace, ch'ella mette in istato di coltivare molti retaggi, la coltura dei quali
col basso prezzo riescirebbe impossibile. '
VIII. - Terza causa, la scarsesza o labbondanza.
La scarsezza o Iabbondanza anch'essa una delle cause che molto inuiscono
sul valore. Quantunque codesta causa sia sica per se stessa, ella pur
anche relativa, essendo se non distrutta, almeno modificata da una causa
anche pi potente, dalla quantit combinata dalle persone che domandano
e che oli'rono.
Di fatto, aumentate il numero dei consumatori, lo stato di abbondanza non
sar pi un ostacolo al valore; aumentate la massa delle produzioni per mezzo
del commercio, la scarsezza locale non si far pi sentire. per codesta ragione
che la grandine che agella qualche cantone non produce alcun effetto sul valore,
662 La 'I'IOSIE.
e non e che una sventura particolare. Quanto pi i cambii sono liberi e facili,
quanto pi grande la facilit delle comunicazioni, tanto pi si vede il prezzo
eguagliarsi estesamente. tanto pi si vede ingrossare la massa delle produzioni e
il numero dei compratori. Le ricolta della Picardia inuiscono su quelle della
Provenza e quelle di Polonia sui prezzi di quelle di Spagna. Se questa comunica
zione e ristretta da qualche ostacolo, da qualche disordine sociale, lo stato delle
ricolte agisce sul prezzo in modo pi sensibile. Se io tolgo o se aggiungo una
secchia d'acqua in un grande volume, la dili'erenza nulla; se lo faccio quest'ope
razione in una. botta la dillorenza notevole. in .-i
Nelle cose di lusso, di curiosit, di pura fantasia, la scarsezza il principal
merito. Non le si ricercano se non per distinguersi e non ci sarebbe pi distin
zione se tutti ne potessero avere. Se il diamante fosse cos comune come il vetro,
esso non ne sarebbe pi caro: esso lo sarebbe anzi molto meno perch il vetro
ha delle grandi propriet usuali che il diamante non ha. Le conchiglie che ador.
nano i nostri gabinetti rimarrebbero sulla spiaggia del mare se elle fossero cos
comuni come la ghiaia; elle erano molto pi care ventanni addietro. Siccome si
vide chell erano ricercate, il commercio ne ha recate moltissime e labbondauza
ne ha fatto abbassare il prezzo. Ma siccome nessuno potr portarci quadri di itti
bens o di Le Suour, il prezzo di essi non far che aumentare.
dunque vero, rapporto alle cose che non sono consumabili, n adatte ad
un uso veramente utile, che l'idea che vi si annette e la scarsezaa che ne
fanno il prezzo. Ma codeste cause, formando lopinione generale, bastano Per
dare un corso alle cose , dimodocb il prezzo loro non dipende dall'opinione
particolare dei contrattanti , secondo pretende l'abate di Condillac, come lo dir
qui appresso. '

lX. - Quarta causa, la concorrenza.

dunque la concorrenza dei consumatori e delle produzioni da vendere che


decida sovranamento del valore. La circostanze locali cedono a. questa
causa generale, e sono quasi cancellato da essa , a meno che non sieno
cstesissime, come accade allorch molto paese alllitto dalla carestia, o
si trovi nellabbondanza. Ma la concorrenza non fissa la legge dei prezzi se
non dietro le cose sopradettc.

Cos, per esempio, siccome la comunicazione non si pu fare senza spese, la


concorrenza non istabiliscc ordinariamente il livello se non sulla dillerenza che
ne risulta, quantunque soventi pure ella agisca senza avervici il menomo riguardo,
come lo far vedere pi innanzi.
Il potere della concorrenza non impedisce la verit del principio,che il valore
dipende dalla scarsezza o dallabbondanza; ma , che codesto stato relativo,ed
la concorrenza che lo determina. Ciascuno. di queste cause ha dunque l'ell'etto
suo proprio, ed agisce secondo lo stato dato delle cose; e siccome questo stato
in una variazione continua, il valore non mai [issato n lo pu essct'c- Volete
voi lissarlo, per quanto possibile? stabilita la pi grande libert di commercio ,
ed apritcgli dogni parte comunicazioni.
neLLm'rnusu socrzu-z. 665

e.- X. -.- Le produzioni sono cileno medesime la causa del valore.


Ma qui c una concatenazione necessaria. La concorrenza, che non se non
la combinazione delle produzioni colla consumazione, determinando la re
lazioni di cambio, bisogna andare pi in lit, e ricercare quale sia la causa
ulteriore del valore; e noi riconosceremo che sono le stesse produzioni.

Questo punto di veduta importantissimo a rlguardarsi. Sono le stesse pro


duzionl che sono il principio del valore; alle eutran0 nella bilancia dei cambii. e
fanno contrappeso le une alle altre. dunque in stato della colture che decide
non solamente della quantit delle cose consumabili, ma ben anche del loro va
lore, peroeche esso e quello che decide della facolt di ottenerlo col cambio, e
che fornisce i mezzi pi o meno abbondanti di pagarlo. La terra, per verit non
da che le produzioni che ricevono dalla natura le qualit fisiche di essere pro
dotte ai nostri bisogni; ed il cambio che loro attribuisce il valore, qualit rein
tiva ed accidentale. Ma, siccome sono le produzioni stesso. che sono la sola
materia dei cambii, ne segue che si puo dire esattamente che la terra che pro
duce non solamente tutti i beni, ma tutte le ricchezze.
I travagli e le spese che si fanno per la terra hanno per obbietto di provve
dere alla consumazione, e non hanno altro scopo. la riuscita di tali travagli e
di tali spese che decide della facolt di consumare, non solamente per coloro che
fanno nascere le produzioni, ma per tutta la societ, poich, presa nella sua to
talit, che non ha da spendere se non la sua riproduzione annuale; la quale si
divide in due parti, le riprese della coltura e il prodotto netto, che poscia distri
buite e suddivise all infinito pel pagamento di tutti gli altri travagli alimentano
il sovrappi della societ.
Si opporr forse che una tal maniera di vedere sembra contraddire il prin
cipio, che l'abbondanza e la scarsezza influiscono sul valore, e che per lo con
trario un seguirehbe che l'abbondanza. ben lontana dal dimiuuirlo, avrebbe per
effetto di aumentarlo, o almeno di sostenerlo. Ma non c' qui contraddizione, e
queste due cause agiscono senza nuoeersi, perch le condizioni di scarsezza e di
abbondanza sono relative, non solamente alla massa della produzione, ma ben
anche al numero dei consumatori, e soprattutto alle loro facolt, ed anche alla
facilit, ed alla liberta del commercio.
A questa risposta generale si pu aggiungerne un altra pi particolare.
certo che, tutte le cose restando altronde le stesse, l'abbondanza di una tale pro
nzione ha per etietto di diminuirne il valore; vale a dire che se ne dar di
pi dell'anno precedente, per avere la stessa quantit di unaltra produzione, la
cui produzione non sia stata se non come ailordlnario, e viceversa. La ragione
ne che, senza che il numero dei consumatori sia aumentato, senza che la quan
tit delle produzioni sia pi grande, si presenta al cambio una pi grande quan
tit della produzione di cui si tratta. Bisogna dunque, per poter essere spacciata,
ch ella ribassi di prezzo; vale a dire che se ne dia di pi che allordnario per
una quantit determinata di altre produzioni. imperocch la facolt di pagarla
non essendo aumentata pei consumatori, i quali non possono acquistarla se non
col cambio delle loro produzioni, la misura delle quali rimasta la stessa; se i
proprietarii della produzione sovrabbondante non volessero allarga: la mano,_no
664 Le rnosne.

rimarrebbe loro necessariamente una parte. Eglino sono dunque forzati dalla na
tura delle cose , dal bisogno di vendere, e per la concorrenza che tra loro, di
abbassare il prezzo.
Ma supponiamo che un anno sia egualmente abbondante di tutte le sorta di
produzioni, si potr dire ch'elleno sieno tutte diminuite di valore? Lo si dir
forse, se non si considerino che le apparenze e la relazione del danaro con cia
scuna produzione in particolare. Ma se il commercio non si facesse che per via
di cambio, bisognerebbe dire che la consumazione ha preso un accrescimento no
tevole, e non che ciascuna produzione abbia perduto del suo valore o del suo
rapporto di cambio. Poich se di una tale produzione se ne da pi, se ne riceve
pi anche delle altre; l'eguaglianza relativa e dunque conservata; non c' altro
mutamento assoluto se non nella consumazione, e la consumazione non aumen
tata se non se perch la facolt di consumare generalmente accresciuta.
Linlroduzione del danaro nel commercio non muta per nulla tale relazione.
Perocche se si obbligati di dare per diciotto lire una quantit di una data pro
duzione che ne valeva ventiquattro, allorch s impiegher questo medesimo da
naro a comperare, si avr egualmente per diciotto lire , ci che si pagava venti
quattro. Si pu dunque consumare un quarto di pi, e consumare di pi, vuol
dire esser ricco.
Xl. -- Il valore dipende dalla popolazione e dall'agiatcssa della popolazione.
Il numero degli uomini non influisce mica sempre sulla consumazione tanto
quanto dovrebbe. Ella dipende non solamente dalla popolazione, ma dal
lagiatezza o dalla miseria di questa popolazione che decide della consu
mazione ell'ettiva e del prezzo al quale la si fa; poich lo spaccio si fa a
qualunque prezzo, e non c che il prezzo buono che possa sostenere o
rialzare la coltura.
In una nazione da lungo tempo impoverita da un amministrazione contraria
all'ordine, due cause concorrono a privare le produzioni del valore al quale elle
naturalmente perverrebbero. 1 La popolazione e minore, perch ella si propor
ziona sempre ai mezzi di sussistenza, quantunque ella piuttosto li acceda di quello
che ne resti al di sotto. 2 Tra gli uomini che esistono , ce n' un grandissimo
numero che desiderano consumare assai, e che sono ridotti a privazioni rigorose.
Le facolt loro sono tanto limitate, che non possono pagare se non a basso prezzo
le consumazioni che fanno, dimodoch il bisogno di vendere sforza ad abbassare
il prezzo, la qual cosa ritiene la coltura in uno stato di debolezza e dinazione.

XII. - La riproduzione e la consumazione sono reciprocamente la misura


l'una dall altra.
Quantunque tutto proceda dalla riproduzione, perch alla che decide della
consumazione e dei mezzi di pagarla, queste due cause reagiscono 1 una
sull'altra. La riproduzione la misura della consumazione, c la consuma
zione e la misura della riproduzione.
facile concepire che la riproduzione sia la misura della consumazione; ma
in che cosa la consumazione inuisce cosi fortemente sulla riproduzione? Non
nunt'isunussn s'OCIALI-I. 665
pu essere che in quanto ella diviene utile a coloro che l'anno nascere le produ
zioni. Senza diquesto essi non lavorerebbero a moltiplicarle al di la dei loro pro
prii bisogni personali. Non c che il desiderio di godere che possa impegnare a
coltivare per se e per gli altri. Per godere, si ha bisogno di altri uomini di cui
si comperano i travagli con delle produzioni, e che si associa alla sua spesa. Con
cotal mezzo si gode, sotto una nuova forma, di quell eccedente, che diverrebbe
inutile, se altri nel consumasse. dunque il vantaggio chei proprietarii delle
produzioni trovano a farle consumare da altri, che glimpegna a estendere inde
nitamente la coltura, insino a tanto che non mancheranno d uomini che non
domanderanno se non a consumare, e che oilriranno in cambio servigi piacevoli
a quelli che li potranno pagare; perci tutta l'economia politica non si aggira se
non sull interesse personale. Gli uni si studiano a moltiplicare i mezzi di com
perare servigi d'ogni genere, gli altri di guadagnare dei salarii.

Xlll. - Non si pu migliorare la riproduzione se non col valore.


Ma poich la riproduzione e la consumazione hanno luna sull'altra un effetto
reciproco, non si pu migliorare da un lato senza migliorare dallaltro. il
punto sta di sapere di dove si possa cominciare.
La riproduzione e, per verit, la materia della consumazione, ma siccome
ella non pu ottenersi se non coi travagli e le anticipazioni, che bisogna spen
dere prima di raccogliere, e spendere maggiormente prima di maggiormente rac
cogliere; gli dal ristabilimento del valore che bisogna cominciare il circolo di
prosperit.
Ma come aumentare il valore, prima di avere aumentato colla riproduzione,
la facolt di pagare? Non ci sarebbe mezzo di pervenirvi per una nazione la cui
coltura fosse degradata, e che nondimeno fosse governata dalle leggi dell'ordine;
ma questo ci che implica contraddizione. Una nazione povera e necessaria
mente una nazione, l'amministrazione della quale da lungo tempo contraria
all'ordine, presso la quale mille cause estranee e fattizie vengono a sconcertare le
relazioni di cambio, presso la quale imposizioni indirette e proibizioni di commer
cio distruggono lo spaccio ed il valore. Da quel punto lequilibrio di prosperit
rotto e vi subentra lequilibrio della miseria e del decadimento. Non c pi altro
calcolo a fare se non quello della perdita che ne risulta, e della quale non si
possono nemmeno discernere se non gli e'etti i pi vistosi.
questo che rende le imposte sui consumi cosi iuneste, che la somma rica
vata per cotal via non presenta se non una parte della perdita che ne risulta sul
valore e sulla coltura; non solamente nella parte che gravata direttamente, ma
nella totalit della riproduzione. Il danno diviene doppio pei contraccolpi, perche
le produzioni non pagandosi se non con produzioni, ci sono meno mezzi di com
perare, per conseguenza diminuzione di valore e degradazione di tutte le colture.
ll ristabilimento dell'ordine produce leiletto inverso; esso comincia dal rista
bilire il valore , donde risulta la rigenerazione delle anticipazioni ed il migliora
mento della coltura.
XIV. -- Importanza del valore.
Quantunque il valore non sia che una qualit relativa, esso dunque molto
666 LE mosse.
importante, poich decide dello stato della coltura e della somma del pro
dotto netto, che la misura delle ricchezze e dellagiatezza di una nazione.

Diii'atto, se i coltivatori non lavorassero che per loro medesimi, il valore sa.
rebbe indifferente; ma per eglino limiterebbero il loro travaglio a far nascere il
semplice loro necessario. Non ci sarebbe in conseguenza se non una classe duo
mini occupata a far nascere la propria sussistenza, e di cui tutti gli altri bisogni
non sarebbero che imperfettissimamente soddisfatti. In questo caso non esiste-.
rebbe guari societ, perch non ci sarebbero guari uomini disponibili che si po
tesse distrarre da tale travaglio, perch non ci sarebbero uomini disponibili che
si potesse impiegare alla sussistenza di questi: e ben tosto non vi sarebbe pi
nemmeno coltura, per mancanza di sicurezza nelle propriet.
dunque leccedente che fornisce la coltura al di la delle spese, che da lesi
stenza alla societ, che decide della possibilit della rendita pubblica e della
somma da spendere, non solamente pei proprietarii, ma per tutti coloro che deb
bono vivere su tale spesa. Ora la misura di tale eccedente determinata non so
lamenta dalla quota della riproduzione, ma ben anche dal valore. La concorrenza
obbliga i ttaiuoli di dare ai proprietarii tutta la parte che eccede le riprese. La
classe de ttaiuoli dunque quella che pare la meno direttamente interessata al
buono valore, perch la sua parte essendo privilegiata, ella non debbe rendere
che il sovrappi.
Se nell' ordine naturale del livello dei prezzi, il valore di una data misura di
produzioni fosse espresso da venti soldi, il coltivatore che raccogliesse 5000 mi
sure e ne serhasse, per esempio, 5000 per le sue riprese, ce ne sarebbero 2000
di prodotto netto, ripartibiii tra il proprietario e lo Stato. Se per eiletto di unim
posta o di una proibizione di commercio, la produzione perde un quinto del suo
valore, evidente che i primi possessori di tale produzione saranno obbligati di
darne una maggiore quantit per una quantit determinata dellaltre produzioni;
e siccome nella vendita, il danaro serve ad esprimere il valore relativo di cam
bio, essi riceveranno una minor somma di danaro per una stessa quantit di
quella produzione che ha perduto una parte della sua qualit di ricchezza.
il valore di ciascuna misura, la quale dovrebbe essere di venti soldi, non sa
rebbe pi espressa che da sedici soldi; perci, siccome occorre sempre un valore
di 5000 lire al ltaiuolo per le sue riprese, bisogner che per pareggiarsi a sedici
soldi ritenga 5750 misure. Non ne rimarranno dunque pcl prodotto netto se non
1250 misure, che non varranno mica pi 1250 lire, ma 1000. La rendita, che
dovrebbe essere di 2000 lire, si trova dunque realmente ridotta a met, per l'ef
fetto della soppressione di un quinto di valore in prima mano; e siccome i re
taggi non si estimano se non dalla rendita, il loro valore fondiario trovasi egual.
mente perdere la meta. Questipotesi non che pur troppo spesso realizzata, tale,
nel fatto, il pregiudizio che cagiona i imposta degli aiuti alla coltura della vite,
non sarebbe dillcile di stahilirlo con un calcolo al quale non ci sarebbe risposta.
Ma codesta perdita che la classe proprietaria patisce non a lei sola talmente
peculiare, che non ricada anche sulla classe salariata. I proprietarii, la rendita
dei quali diminuita, potranno soddisfare meno bisogni e procurarsi meno godi
menti; e siccome eglino non possono godere se non associando altri uomini alla
loro spesa, evidente che questi riceveranno tanto meno, quanto meno i preprie
nnLLnvnnssE SOCIALE- 667
tarli avranno da dar loro; altrimenti bisogna dire coll' abate Condillac, che la
classe salariata moltiplica le ricchezze co suoi travagli: ed anche non basta il
dirlo, ma bisogna che ci sia, e questo ci che noi vedremo pi innanzi.
Ma la classe de tlttaiuoli non meno interessata al valore. il basso prezzo
sempre letfetto di un disordine di amministrazione: ha per sua causa le imposi
zioni indirette e le proibizioni di commercio che sono altrettanti ostacoli alla con
sumazione ed al valore. Ora impedire il corso naturale dei prezzi, arrestare la
riproduzione; e siccome queste cause sono la conseguenza di un reggimento af
bitrario e variabile elle rendono incerto lo stato de ttaiuoli, elle prendono degli
accrescimenti successivi durante il corso delle locazioni, e ne scompigliano le
combinazioni; elle intaccano sordamente le anticipazioni della coltura e la rovi
nano con una progressione infallibile. Senza neanche avere nel momento quest'ef
letto impreveduto, basta chelleno l'abbiano avuto nell origine, per avere dato
luogo a degradazioni che poco a poco hanno diminuito il numero dei ricchi tit
taiuoli, e loro hanno sostituito mezzadri pi o meno poveri, che non potendo fare
le anticipazioni convenevoli, convertono in anticipazioni una parte dei retaggi fa
ceudoli servire di vane pascolo ai bestiami da lavoro che l'aratro non pu pi
nutrire; che guastano i boschi, trascurano i vigneti, ecc. ecc.
Chi rialzer la coltura in sillatto modo indebolita? l proprietarii sono co
stretti di fare una parte delle anticipazioni, e da ci traggono diritto per ridurre
i mezzadri alla condizione di giornalieri. Non esiste quasi pi prodotto netto, e
ci che sembra tenerne luogo non che l' interesse delle anticipazioni; le spese
fondiarie sono neglette, quelle di miglioramento, tanto pi; e tutte le terre che
non possono essere coltivate se non merce il prezzo buono, cadono in tolil ab
bandono.
Ma, come ho gi detto, il valore non pu essere mantenuto se non da una
forte riproduzione che somministri i mezzi di comperare a prezzo buono. Una
coltura digradata diventa dunque una nuova causa di non-valore che reagisce
sulla riproduzione e la diminuisce dell'altro. Queste due cause hanno un effetto
reciproco; e per il non-valore che la riproduzione comincia a indebolirsi; non
che pel ristabilimento del valore ch'ella possa rialzarsi. La terra sempre pronta
a riaprire il suo seno, allorch i governi cesseranno di metterci un ostacolo con
un reggimento contrario all'ordine.

XV. - Il calore il termometro dello stato di una nazione.


il valore delle produzioni e dunque il termometro dellagiatezza privata, e
della prosperit pubblica, perch esso decide del prezzo al quale pu farsi
la consumazione, e che lo spaccio al prezzo buono nel tempo medesimo
la causa e l'etletto di una forte riproduzione.
Il valore tanto importante alla riuscita della coltura ed alla prosperit di una
nazione, non un valore relativo semplicemente al danaro, procurato dalla sua
abbondanza, che costringe di darne un maggior peso, e che induce in errore tante
persone, quand esse confrontano il prezzo di un secolo con quello di un altro.
Esso non un valore fattizio procurato da premii o da incoraggiamenti , o dal
monopolio esercitato da compagnia privilegiate, o dal caro che proviene dalla
Mamma della= bl'dllaiolib un valore costante, uniforme. prodotto da una forte
568 La mossa.
consumazione , che procede dallagiatezza generale, che non sotlre se non le va
riazioni dell'ordine fisico, e le rende quasi insensibili per la facilit delle comuni
cazioni; che mantenuto dalla libert e dallimmunita del commercio interno ed
esterno, e che abbraccia tutte le produzioni. lmperocch se l'una e gravata, men
tre l'altra rimane libera, la gust.zia non pi serbata; i proprietarii di quella
che inceppata sono lesi nei loro cambii; essi non possono vendere se non ad
un prezzo svilito, e sono costretti a comperare al vero prezzo.
Non che sotto il regno assoluto dellordine che tutti i rapporti della societ
sono mantenuti in un equilibrio favorevole a tutti gli interessi; che tutti i diritti
sono assicurati, che tutte le propriet sono rispettate , che il livello si stabilisce
tra i travagli ed i salarii, che tutte le pretensioni sono sottomesse alla giustizia.
Ma poich il valore cotanto importante, dovere e per conseguenza inte
resse dell'amministrazione, non solamente di sopprimere gli ostacoli t'attizii che
lo distruggono, ma pur anche di favorirlo e sostenerlo, procurando colle strade,
coi canali la facilit delle comunicazioni, la quale ravvicina le distanze, molti
plica il numero dei consumatori, ed eguagliai prezzi, riduce le spese di trasporto
in prolltto del valore in prima mano. questo uno degli oggetti pi essenziali
della spesa pubblica, e l'impiego pi utile del patrimonio della societ. Aprite
uno sbocco ad una provincia che ne mancava, e che era sopraccaricata della mi
nima quantit di produzioni al di la della propria sua consumazione; voi vedrete
la sua coltura uscire dal torpore ed acquistare delle forze relative a quella nuova
causa di prosperit. Nel medesimo tempo voi presentate un nuovo sbocco alle
provincie vicine , voi estendete i rapporti di cambio, e il bene che ne risulter,
produrr un doppio eiletto.

XVI. - Non c che il valore in prima mano che inuisca sulle ricchezze.
:
Ma qualunque specie di valore non mica dello stesso genere. Non c' che
quello in prima mano che aumenta la massa delle ricchezze, perch non
c che esso solo che interessi ai primi distributori delle ricchezze, che as
sicuri il ritorno delle riprese, e che decida della rendita. L accrescimento
di valore che le produzioni ottengono per via de travagli susseguenti, non
sono che una spesa e un impiego della somma della riproduzione decisa
invariabilmente dalla sua quota, e misurata dal suo valore in prima mano.
Questa proposizione trover la sua dimostrazione in quello che dir dei tra
vagli dell'industria e del commercio. Dacch non si ammette questa distinzione
essenziale tra il valore primo ed il valore susseguente, non si pu pi formarsi
idee giuste , n sulla sorgente delle ricchezze, ne sull ordine della loro distribu- _
zione, ne sull'ordinamento della societ, ne sulla natura dei diversi travagli e
delle spese. sopra cotale distinzione (che l abate di Condillac ha rifiutato di
ammettere) che si aggira tutta la teoria dell ordine sociale.

XVll. - Epilogo.
Il risultato di questa discussione che il valore delle produzioni fondato, pri
mamente sulle loro propriet usuale e sulle spese fatte per ottenerlo, e mo
diiicato dalla scarsezza o dati abbondanza, la cui proporzione relativa
naLLmra-ansss SOCIALE. 669
alla concorrenza dei venditori e dei compratori ed allo stato della consu
mazione; che tale stato determinato pur esso dalla facolt di pagare pi
o meno estesa; che il valore ristretto con grande pregiudizio della ripro
duzione, dalle imposizioni indirette e dalle proibizionige che non alla
sua misura naturale, la sola favorevole ai produttori, ai proprietari ed
ai consumatori, se non sotto il regno assoluto della libert.

CAPITOLO II.
Del cambio e della vendita.

I. -- Denizione del Cambia.

il cambio e di natura sua un contratto di eguaglianza che si fa di valore


' per valore eguale. Non dunque un mezzo di arricchirsi, poich si da
tanto, quanto si riceve; ma un mezzo di soddisfare ai proprii bisogni e
di variare i proprii godimenti. Lo stesso avviene della vendita la quale _
non differisce dal cambio che nei mezzi e non nell'obbietto. Nel cambio
non c' prezzo distinto; nella vendita ce n' uno il quale consiste in danaro.
Tale la natura del cambio, quando questo si faccia in uno stato di piena
concorrenza, e che il prezzo non determinato se non dalle cause che debbono
inuirvi. Esso diventa svautaggioso per l'una delle parti quando qualche causa
estranea venga a diminuirne o ad esagerarne il prezzo: allora l'eguaglianza
ferita, ma la lesione procede da una tale causa e non gi. dal cambio.
. La'preferenza che si d alla cosa che si riceve non mcnomamente una ra
gione per sostenere che il cambio non si faccia valore per valore eguale, e che
si; dia meno per pi. Tale non pertanto il parere dell'abate di Condillac
(pag. 55 e seg.). E falso, egli dice, che nei cambii si dia valore per valore
eguale: al contrario ciascuno dei contrattanti ne da sempre uno minore per un
maggiore.... senza di che non ci sarebbe guadagno da fare per nessuno dei con
trattanti. Ora, tutti due ne fanno 0 ne debbono fare, perch le cose non avendo
se non un valore relativo ai nostri bisogni, quello che per uno pi, per l altro
meno e cosi reciprocamente . _La qual cosa deriva dal principio ch'egli ha
stabiliti! (p. '19) che il valore non e una qualit inerente alle cose.... ch' esso
sia principalmente nel giudizio che noi formiamo dell utilit loro, rapporto
a noi .
La preferenza che ciascuno d alla cosa che riceve, e benissimo il motivo
che porta a contrattare, ma non concerne guari il valore, il quale non per nulla
determinato dalla volont dei contrattanti, n dalla loro opinione particolare.
Altronde, se ciascheduna delle parti riceve pi che essa non da, ne segue ch'el
leno trattano con eguaglianza e che non vha ne perdita n guadagno. Diifutto,
daccb la preferenza e reciproca tutto eguale nellintenzione come nel fatto;
ciascuno contento perch ha ci che aveva desiderato; e ciascuno ha fatto un
mercato eguale, perch ha acquistato mediante un valore eguale.
670 ma rimane.
In che consiste dunque quel preteso vantaggio , che secondo l'abate di Con
dillac ordinariamente reciproco ed eguale quantunque in certi casi non esiste.
se non per l'uno dei contrattanti? La sua opinione esposta a lungo nel quindi
ceslmo capitolo del suo libro, del quale ora lo dar qui (un estratto.
La sua dottrina sul valore si aggira su questo principio: a che non e che
il sovrabbondante che entra in commercio e che sia la materia dei cambii; che
il sovrabbondante di un uomo non avendo per lui valore, vale a dire utilit,
esso fa un mercato vantaggioso liberandosene, e d meno per pi; che se da
una cosa che gli sia necessaria, esso perde e d pi per meno i. Diatto, egli
dice, lineguaglianza di valore che d luogo ai cambii. Se quello che io otro a
voi eguale per voi in valore o in utilit a quello che voi oll'erite a me, e vice
versa, noi non faremo alcun cambio. Quando ne facciamo, noi giudichiamo, voi
ed io, che ciascuno riceviamo pi di quello che diamo, che ciascuno diamo meno
per pi.... Noi abbiamo notato pi sopra, egli dice (p. 120), che quando il com
mercio si fa col cambio di cose delle quali si sovrabbonda, ciascuno d. una
cosa che non ha valore rapporto a lui, perch egli non pu farne alcun uso, per
una cosa che ha valore rapporto a lui, perch egli pu farne uso, e che per con
seguenza ciascheduno da meno per pi. Ora gli cosi che sarebbe stato naturale
di giudicare sempre dei valori, se si fosse sempre cominciato col cambio e senza
danaro; ma allorch questo stato impiegato per misura comune, e stato natu
rale giudicare che si cangiasse valore per valore eguale. Pertanto per giudicare
se si dia meno o pi, bisogna considerare se ci che si d sovrabbondante o
necessario poiche se gli oggetti cambiati sieno sovrabbondanti dalluna parte
e dall'altra, il vantaggio eguale, e noi diamo sempre meno per pi. In qualun
que altro caso (vale a dire senza dubbio se l uno dei eontrattauti da una cosa.
che non sia sovrabboudaute per lui) il cambio non pu essere eguale, e luno di
noi da pi per meno n.
L abate di Condillac poteva, a quel che mi pare, anche in questo caso, non
mutar nulla al suo principio, e dire che, quantunque si dia una cosa necessaria,
che la si reputa meno necessaria di quella che si riceve, e che perci si da
sempre meno per pi; e questo ci che dice egli stesso (p. 44).
Lintroduzione del danaro, continua egli, nulla muta a questo principio
(e nulla esso debbe mutarvi, se vero, perch la vendita si riduce al cambio).
Nondimeno, siccome non si inclinati a credere che il danaro possa essere so
vrabbondante, qualunque sia la quantit che se ne abbia, si durer fatica a
comprendere, che quando uno se ne priva, si dia meno per pi.
Vediamo dunque come esso possa essere considerato quale cosa necessarie
o quale cosa sovrabhon'dante . Per farlo capire esso adduce lesempio di al:
proprietario di terre paragonato a un renditiere. Il proprietario ha delle der
rate di tutte le specie chegli non pu consumare. Dando il suo sovrabbondante,
egli d una cosa che a lui inutile, per una cosa ch' egli riguarda come utile;
egli da dunque meno per pi. il renditiere non pu sussistere col suo. danaro, come
il proprietario colle sue derrate, e considerando il danaro sotto questo rapporto esso
gli inutile nella totalit. Frattanto, siccome il danaro stato preso come mik
sura comune dei valori, il renditiere e a'ssicurato di procurarsi col suo danaro le
cose necessarie alla sua sussistenza; ma prelevato e messo da parte questo neces
sario, a quel modo stesso che il proprietario mette in serbo le derrate-che gli
nenz'rsrnnnssn SOCIALE. 671
sono necessarie, il sovrappi di quel denaro sovrabbondante, come l'eccedente
della consumazione del proprietario per lui un sovrabbondante; perci quando
se ne priva anche per delle frivolezze, egli d meno per pi .
Perci se il renditiere ha messo a parte in un cassettino il danaro che egli
giudica necessario alla sua sussistenza, ed il suo sovrabbondante in un altro, il
contratto muta natura ed per lui vantaggioso o svantaggioso, secondo che per
pagare egli piglia dal cassettino del necessario o da quello del sovrabhondante.
Ma tutte codeste considerazioni, tutti codesti piccoli calcoli particolari, nulla
fanno al contratto per se stesso, ne al valore il quale, quantunque non sia una
qualit assoluta, inerente alla cosa, e per se medesimo indipendente dal giudizii
che noi formiamo. La stima che noi facciamo della cosa pu deciderci a compe
rare o non comperare; ma la cosa non ne ha per meno il suo valore, perch
noi non siamo mica i soli compratori, e che se ella non conviene a noi, potr
convenire a un altro. E la'preferenza, il bisogno, il gusto che decidono a con
trattare, ma questi motivi personali non toccano nientisslmo all'atto il valore, pe
rocch egli il risultato di tutte le cause che concorrono a determinarlo. Da tutto
cotali cause combinate si forma un estimazione 0 giudizio generale, indipenden
temente dal giudizio parlicolare ed al quale i contrattanti sono costretti di sotto
mettersi, senza di che essi non contratteranno; ed anzi, quantunque non si sia
nella disposizione di comperare, si si forma un giudizio conforme a tale stima ge
nerale. In una vendita all incanto , dove si trovino venti persone non ce ne sa
ranno che due che metteranno la loro offerta a un oggetto, ma tutte le altre for
mano lo stesso giudizio del prezzo.
Non sono dunque i contrattanti che pronunciano sul loro valore; questo
deciso prima della convenzione. il prezzo ssato anticipatamente dalla concor
renza, che adotta ed sprime questo giudizio generale. La variazione frequente
delle cause del valore potr domani mutare qualche cosa a questo risultato; ma
oggi esso tale e forma la legge dei prezzi 0 il corso. Ci rimane appena qualche
intervallo dal pi al meno caro nel quale le parti disputano e dibattono.
Tuttal pi si potrebbe ammettere codesta relazione del prezzo alla stima per
sonale nella compra di una cosa di curiosit e di fantasia, come per esempio un
quadro raro, perch tale cosa non ha n corso ne prezzo determinato; ed anche
in ci la moda ed il gusto vi stabilisce una specie di corso. I quadri amminghi
valgono oggidi quattro volte di pi che or sono trentanni. Se gli Americani, che
l'abate di Condillac cita per esempio, davano delle verghe doro per delle cose di"
vi] prezzo rispetto a noi, gli che queste cose erano nuove per essi, e loro pare
vano avere unutilit reale o di curiosit, e che l oro e l'argento erano comuni
per essi. Ma allorch l avidit degli Europei ebbe loro insegnato la stima che
questi ne facevano, quelli pur anche ce ne hanno annessa maggiormente, ed hanno
cessato di dare que metalli cos facilmente. Quest esempio prova che nelle cose
che non sono consumabili n necessarie, il valore dipende dalla stima che si fa
delle cose in ragione delluso e della rarit loro; ma codesta stima essendo gene
rale, produce un prezzo corrente, indipendente dall opinione delle due parti che
vogliono contrattare; ed il cambio si fa di valore per valore eguale nello stato
dato delle cose.
Questopinione, che e particolare dell'abate Condillac, potrebbe passare come
indifferente, se ella non fosse fondata su questa asserzione: a che non ce se non
672 LE ossa.

il sovrabbondante che sia la materia del commercio, e chesso non ha guari va


lore, vale a dire utilit per colui che lo d . Questo sentimento pu indurre in
errori sulla natura del commercio.
Forse potrebbesi ammettere questa maniera di vedere e di giudicare in una
societ nascente, composta di due o tre famiglie, le quali possono risguardare
come inutile un sovrabbondante di produzioni, e cambiarlo credendosi guadagna!
molto nient'altro che trovando a liberarsene. Perci, come l'ho detto da da prin.
cipio, per l'uomo isolato non c da considerare se non la propriet usuale delle
cose: quelle famiglie non rimarranno pero lungo tempo in tale primitiva sempli
cita. Ma in una. societ formata, dove sia una grande concorrenza di venditori e
compratori, tutte le mercanzie ottengono un valore, il quale senza dubbio sog
getto ad alcune variazioni, ma che abbastanza costante per farle dare e ricevere
come perfettamente equivalenti, senza riguardo al bisogno ed alla stima partico
lare dei contrattanti, senza riguardo alla considerazione del necessario e del so
vrabbondante. C di pi, ed che non v'ha nulla di sovrabbondantc in nessun
genere. Il coltivatore che ha fatto nascere un eccedente al di l del consumo suo
proprio, sa cbegli ha molti impegni da soddisfare; ch'egli debbe trovare nel cam
bio di quelleccedente il ricupero delle sue anticipazioni ed il pagamento della ren
dita. Egli non ha mica lavorato per se solo, ma per tutta la societ, che debbe
vivere del frutto del suo travaglio. Egli non ha preso a cottimo la fecondit della
terra, se non collobbligo di dividerne i frutti col proprietario. Quel preteso sovrab
bondanle e dunque necessariissimo; esso destinato al cambio, che il mezzo.
di comunicazione tra gli uomini. al pagamento di tutti i salarii e di tutti i servigi.
L'imprenditore di coltura nulla ha di sovrabbondante, pi che l'oriuolaio non
abbia orologi sovrabbondanti , ne merci sovrabbondanti il mercante che compra
le produzioni per rivenderle. Sopra qual cosa dunque fondata la dillerenza che
l'abate di Condillac ammette tra loro? Se il mercante non compera se non per
ritrarne un protto, il coltivatore non ha fatte nascere le produzioni e non le ha
comperate dalla terra colle proprie anticipazioni se non colla medesima inten
zione. L'uno e laltro dunque annetteranno altrettanta stima a tali produzioni.
Ciascuno nella propria professione fa in modo di moltiplicare i mezzi di cambio,
che sono per lui quelli di estendere la sua sussistenza ed i suoi godimenti, di
soddisfare ai suoi impegni, di allevare la sua famiglia. Un grande proprietario
trova, senza dubbio, nella sua rendita i mezzi di procurarsi delle cose che oltre
passano i bisogni di comodit; ed questa grande agiatezza che alimenta le arti
superue. Egli usa in ci della prerogativa della propriet; ma egli non compera
per se non al prezzo che la concorrenza ha messo alle cose indipendentemente
dalle facolt particolari di tale o tal altro compratore. . ' 'H'l
lewp
ll.--Il commercio nel quale interviene il danaro incompiuto.
C questa differenza tra il cambio e la vendita, che nel cambio tutto con
sumato da ciaschednna delle parti; elleno hanno la cosa che vorrebbero
procurarsi, n loro rimane pi se non a goderne. Nella vendita, al con
trario, non c' che il compratore che abbia compito il suo obbietto, perch
non c' che lui che sia in grado di godere. Ma tutto non finito pel vene
ditore; il denaro cb'esso ha ricevuto non un bene adatto al suo godi
nsLLurnasssn socuui. i575
mento; bisogna dunque per farne uso ch'egli divenga a sua volta com
pratore.

Da ci segue che qualunque compra, da parte di colui che attualmente com


pera, suppone una vendita precedente, e che qualunque vendita suppone una
compra che debbe seguire; che la somma delle vendite e eguale alla somma delle
compre; che ciascheduno rende giornalmente il danaro che ha ricevuto e lo mette
in circolazione ; che ad ogni stazione che il danaro fa , esso indica un bisogno
soddisfatto da parte di colui che lo da, od un impegno adempiuto , e l'intenzione
ulteriore di adempiervi o di soddisfare un bisogno da parte di colui che lo riceve.
Ma le produzioni non sono la sola materia delle vendite e delle compre; tutti
gli stati della societ sono venditori, ed essi non comperauo se non altrettanto
di quanto. hanno venduto. il proprietario vende la fecondit della sua terra, il
fttaiuolo il suo travaglio e l'impiego delle sue anticipazioni, il commerciante e
l'operaio i loro servigi, ecc. ecc. Non bisogna per questo credere che tutti i valori
sieno dello stesso genere, e confondere i travagli ed i servigi colle produzioni,
perch sarebbe questo un confondere coloro che pagano con coloro che sono pa
gati. I mezzi di comperare sono ditlerenti, ma non c che una sorgente comune
di spese; e coloro che non sono proprietarii ricevono per poter consumare, e se
eglino comperano in danaro, non pagano se non tanto quanto sono stati pagati.
Labate di Condillac ha posti tutti i compratori sulla medesima linea.
I". - La vendita si riduce al cambio, e non ne dz'erisce se non nel modo.
Le vendita si riduce dunque definitivamente al cambio; ella non ne dierisce
se non perch la meno semplice; ella si fa parimente, di valore per va
lore eguale, e non un mezzo di arricchirsi.
Il cambio arriva direttamente allo scopo, che la consumazione; esso non ha
se non due termini, e si termina con un solo contratto. Ma un contratto nel quale
intervenga il danaro non consumato perch bisogna che il venditore divenga
compratore o da se stesso, o per linterposizione di colui al quale egli trasferir il
suo danaro. Ci sono dunque, per arrivare alla consumazione, che loggetto ul
teriore, almeno quattro termini e tre contrattanti , uno dei quali interviene due
volte.
Ma si preferisce ordinariamente la vendita, perch ella pi comoda; per
che il compratore non ha sempre la cosa di cui si ha bisogno; perch trattando
con lui non si avrebbe la scelta; perch il trattato sarebbe tanto pi soggetto a
discussione, quanto pi ci sarebbe a contestare su due mercanzie, invece che sul
danaro non cade contestazione; perch qualche volta bisognerebbe convenire di
un ritorno; perch soventi il venditore non ha bisogni attuali daoddisl'are, e
che la custodia ed il trasporto del danaro sono meno impacciosi; perch egli pu
avere impegni da adempire che debbano esserlo in danaro, ecc. ecc. in generale
labitudine di tutto stimare in danaro tale che nanche quando si tratti per
cambio, si comincia da una parte e dallaltra a ridurre il valore in danaro.

Econ. Tomo l. - 45.


674 LE rnosun.

CAPITOLO III .
Delloicio del danaro nei cambii.
I. M- Olcio del danaro.

Il danaro ricevuto come pegno intermedio tra le vendite e le compre, e


serve di misura comune , di valore per valore.

Non dunque esatto il dire che il danaro segno di ricchezza, e ch'egli rap
presenta i valori. Egli non semplice segno, perch egli medesimo ricchezza;
egli non rappresenta i valori, ma li equivale.
Dil'l'atto, i metalli sono per se medesimi adatti a diversi usi, e quindi come
tali essi hanno un valore. Allorch, invece di limitarsi a farne dei vasi, si si
serviti di loro come mezzo temine nei cambii, se n aumentato il valore per
causa di cotale nuovo impiego, al quale stata destinata una parte di que metalli.
Convertiti in moneta, i metalli non sono pi sotto questa forma un bene ac
concio al godimento; ma siccome eglino sono tuttavia metalli, conservano la loro
qualit di ricchezza ed il loro valore vero, come quello di tutte le materie com
merciahili, in proporzione
La scarsezza dei metallichessi sonola pi
preziosi, lororari o pi comuni.il loro grande valore I
incorruttibilit,

espresso in poco volume, la facilit della custodia e del trasporto hanno fatto at
tribuir loro, da un uso quasi generale, quelloicio di pegno intermedio che li
rende tanto comodi nei cambii.
Il danaro nelle mani del venditore che lo ha ricevuto, un pegno o un man
dato chegli far saldare quando vorr ed in quella natura che vorr. Dappertutto
dov' egli si presenter, sara sicuro di non essere riutato ollerendo un tal pegno
valore per valore, perch coloro ai quali esso lo dar, saranno parimente sicuri
di convertirlo a voglia loro in beni acconci al godimento.
Gli dunque perch il danaro ha un valore suo proprio, che lo si scelto
per essere la misura comune. Senza di questo, egli non potrebbe servire al cam
bio; ma egli vale precisamente quello che vien dato in sua vece , ed entra nella
bilancia del commercio, che di natura sua, sempre eguale. Egli ha corso do
vunque, senza che s informi donde venga; ed cio che essenzialmente lo distin
gue dalle cambiali che non sono altra cosa se non una cedola d'impegno, e che
non avendo alcun valore intrinseco, non ne ritraggono se non dalla solvibilit
presunta dell'obbligato. Perlocch non si ricevono esse come ricchezze, ma come
un titolo per essere pagato con una ricchezza; e questo titolo giudicato pi o
meno solido econdo la ducia pi o meno grande nelle facolt del sottoscrit
tore. In una parola con una cambiale si promette di pagare, col danaro si paga.
Ci sono stati secoli nei quali il denaro divenuto rarissimo dopo essere stato
comune, perch nelle guerre continue e tra le devastazioni delle nazioni barbare,
se n perduta e sepolta una quantit immensa. diventato molto pi comune
dopo la scoperta del nuovo mondo. Egli ha dunque perduto del suo valore com
parativo: forse lo perder ossea segno di fare abbandonare miniere che non
si potranno scavare con benecio.
Non ho alcuna osservazione da fare sopra ci che dice l abate di Condillac
DELLINTEESSE SOClALE. 675
intorno ai metalli e intorno alla moneta, cap. 15 e 14: noter soltanto ch'egli
dice (pag. 114), che l'uso del danaro ha fatto risguardare i valori come assoluti.
Nondimeno, se unoncia d'argento e un peso sso, la quantit che se ne da nelle
compre non fissa; non ed nnque in questo punto che l'introduzione del da?
naro pu avere indotto in errore; ma piuttosto che si risguardate questo
mezzo di cambio come la principale ricchezza, che si perduto di vista la, cosa
stessa e l'obbietto della circolazione, per non veder pi che il danaro. E certo che
il valore non e una qualit assoluta inerente alle cose, quantunque si possa an
che dire che il valore deriva dalla propriet di essere cambiato, e che questa pro
priet appartiene alle cose, perch ell' la conseguenza delle loro qualit usuali;
ma se esso non propriamente una qualit assoluta, esso poi anche meno una
qualit assolutamente arbitraria, e che non abbia esistenza se non dal giudizio
personale dei contrattanti e dalla considerazione del necessario e del sovrabbon
dante relativamente ad essi. '
Il. -- Il valore del danaro determinato dal corso.
Il valore dell argento monetato essendo fondato su quello dell argento me
tallo, o piuttosto essendo il medesimo, e ssato dal corso che si stabilisce
tra le nazioni commercianti. Esso non dunque in potere di nessun so
vrano in particolare.

la concorrenza che regola il valore delle cose commerciabili. Quanto pi


quella estesa, tanto pi il prezzo uniforme, salvo la di'erenza delle spese di
trasporto; ma siccome l'argento ne costa poche, il suo prezzo eguale dappertutto.
_ Il principe non avendo niun potere sul valore dell'argento metallo pi di
quello cheabbia su quello di tutte le mercanzie, nessuno nemmeno ne ha su
quello dellargento moneta. Egli altra cosa non fa, mettendovi il suo conio, che
attestame il peso ed il titolo, affinch non possa, per questo riguardo, intrudersi
nel commercio ne errore ne frode.
Ma che diventer la fede pubblica se colui che preposto per mantenerla egli
medesimo la viola in un punto cosi essenziale, ed altera il pegno dei cambii?
Questo ripiego di finanza di cui non si fatto che troppo uso in altri tempi, lo
spediente pi t'unesto che mai si possa immaginare; egli rovinoso per le sue
conseguenze e non riesce che al discredito dello Stato che lo mette in opera. Alte
rare la moneta, corrompere la misura comune con una frode, che ineilicace
acch ella sconosciuta, e che non tarda ad esserlo; turbare tutte le relazioni
senza alcun vantaggio; il danaro non si ricever in commercio se non perquello
ch'esso realmente vale. Il sovrano che ha voluto ingannare rimane preso egli me
desimo ne suoi proprii lacci; gli si paga limposta nella stessa moneta, per modo
che s egli non vuol perdere bisogna che laumenti. Che pu egli guadagnare in
tale operazione? intender egli rimborsare i suoi debiti con quella moneta alte
rata? Ma egli non ne paga realmente se non una parte; era assai pi semplice
dichiarare ch'egli non intendeva pagar l'altra, e inutilissimo per arrivare a questo
fallimento parziale mettere lo scompiglio in tutte le propriet.
L'aumento della denominazione del numerario fa presso il poco altrettanto
male, e porta lo sconcerto nel commercio. Il principe pu ben dire che due val
gono tre, ma non pu per fare che realmente il valgano; non ista maggiormente
676 La mossa.
in poter suo aggiungere al valore di quello che creare la materia. Perci egli non
ha potere se non sulla denominazione e non sul prezzo intrinseco e sulle vere re
lazioni di cambio. Quale sar dunque il frutto di quell'operazionei Di aumentare i
mezzi del fisco? Ma invece diminuirli, perch i imposta si pagher secondo la
nuova denominazione, a meno che non si ristabilisca la proporzione. Di saldare
a minor prezzo il debito pubblico? Ma sopprimere una parte del debito non vuol
mica dire saldarlo. Di liberare i debitori a pregiudizio dei creditori? Ma in che cosa
ci giusto ed utile? Di guadagnare sulle compre che si fanno all' estero? Ma l'e
stero senza badare alla denominazione, non riceve mai l'argento che a peso e
titolo, e si caver d impaccio facendo il calcolo con tale norma. Di arricchire i
sudditi? 0h! si, se la ricchezza consistesse nelle parole; ma dopo le variazioni
cagionate nell'espressione di tutti i valori il livello si ritrova e si ristabilisce di
per se stesso. La denominazione del valore delle derrate muta relativamente a
quella del danaro.
L'operazione di abbassare la denominazione e di alterare l'argento per rimet
terlo poscia con una riiusione allo stesso peso ed allo stesso titolo non e altra
cosa se non un furto manifesto, ma ben pi iunesto per le sue conseguenze, che
se si fosse preso direttamente in tutte le borse un sesto o un decimo; imperocch
quelle variazioni funeste tolgono ogni ducia del commercio, arrestano la circo
lozione e gettano i incertezza in tutte le propriet.
1 giureconsulti hanno non poco contribuito ad imbrogliare e snaturare tutte
le idee, per il potere che hanno attribuito al sovrano sulla moneta; e perci piut
tosto che stabilire un diritto, hanno elevato dei principii destinati non a regolare
la condotta ma a giustiticarla. Essi ne hanno insegnato che l'argento monetato
un puro segno e che bisognava fare astrazione dalla materia. Donde hanno con
chiuso che la qualit di segno essendo attribuito alla materia dall impronta che
il sovrano vi conia ed essendo la sola nel commercio , il sovrano era il padrone
di determinare il valore di questo segno ch'egli ha stabilito; e confondendo il va
lore, che una cosa realissima, con quella qualit di segno che di loro inven
zione, essi hanno detto, che il principe mutando denominazione del segno , mu
tava a sua voglia il valore; ch'egli poteva forzare i sudditi a ricevere per cinque
una porzione di metallo che non vale se non quattro, ma che a lui piace oggi
chiamare cinque; ch egli poteva anche nel commercio sostituire la carta all' ar
gente, ed obbligare i suoi sudditi a riceverla in pagamento, perch segno per se
gno, l'uno vale l'altro, e che la scelta della materia alla quale annessa la qua
lit di segno, come anche il valore di tale sogno dipende dalla volont del so
vrano. Essi ne hanno concluso che la stipulazione che il debitore non potr
pagare se non in argento , una clausola di niuna considerazione; che la stipu
lazione che il compratore pagher tanti marchi d'argento e nulla. Essi hanno
concluso che, aliorch sopravvenga un aumentazione nella denominazione, si
salda veramente un debito anteriore di 24 con un peso il cui valore reale non sia
che di 18; che il principe il quale non avrebbe il diritto di liberare un debitore
della minima parte del suo debito, lo discarica valevolmente per mezzo di tale
nzione, e che i giudici adempiono al dover loro, che quello di tenere una bi
lancia esatta tra le parti, decretando delle ollerte notoriamente insull'cienti.
Ma tutte codeste idee sono false, perch elleno sono contrarie all'essenza delle
cose la quale non si presta guari a tutti siliatti ragionamenti; perch elleno in
neufln'rul-zssr; socuus. 677

troducono l' arbitrio la dove tutto e rigore e giustizia; perch elleno sottomettono
alla volont del sovrano quello che non pu essere in potere di lui; perch elleno
danno a lui sulla propriet un diritto che esso non pu avere, poich questo con
traddirebbe lo scopo stesso e listituzione dell'autorit, la quale non stabilita se
non pel mantenimento della propriet.
l giureconsulti avrebbero dovuto insegnare, al contrario, che il principe non
pu n debbe mutare arbitrariamente, e molto meno alterare la misura; che non
giustizia, n tampoco interesse di lui il farlo, e che i metalli hanno il loro va
lore deciso dal corso sul quale il principe non ha alcuna autorit. Ma si direbbe
che in quel modo essi non hanno considerato nella sovranit se non la forza della
quale rivestita e non l'origine e le funzioni sue; chessi hanno fatto della forza
il titolo del potere e non del potere un titolo per disporre della forza.
Invece di cercare un ripiego di nanza nella moneta, quanto pi semplice,
quanto pi onorevole e pi spediente non sarebbe, di risguardarne la fabbrica
zione come facente parte del servigio pubblico per la spesa del quale il sovrano
ha la sua porzione nella riproduzione, e di pigliarne le spese sul reddito nazio
nale? Dillatti, se per ritrovare le spese si discredita la moneta vecchia, tutta la
perdita ricade su coloro che se ne trovano proprietarii, e che sulla fede pubblica
hanno convertito in danaro yalori in produzioni. Non egli giusto che la perdita
cagionata dal calo della moneta che si logora e dalle spese di fabbricazione sia
presa sul fondo pubblico? La moneta non essendo adatta agli usi particolari e
non servendo se non al cambio che la fa passare di mano in mano non appar
tiene propriamente ad alcuno, ma allo Stato; essa si logora a forza di servire;
ma per quante mani non ella passata? E perch tutta la perdita cadrebbe sopra
coloro che la posseggono oggi? Se invece di ribassare la moneta vecchia, si altera
la nuova per ritrovare i cali e le spese, anche questa unoperazione falsa. Quanto
non pi vantaggioso per una nazione di essere conosciuta per quella che abbia
un miglior titolo!
" L'abate di Condillac permette al sovrano di risarcirsi delle spese di fabbrica
zione,- ma egli va anche pi oltre, e dice che si debbe ad esso anche un diritto o
benecio per il suo conio che ha un valore, perocch esso utile (pag. 442).
Che se si dica che l'argento monetato vale pi dell'argento metallo per lim
porto delle spese di fabbricazione, come un vassoio vale pi di una verga dello
stesso peso, questo paragone non neppur esso giusto; perch il vassoio e utile
al proprietario, e non lo che a lui solo, mentre la moneta appartiene allo Stato
e non fa che circolare per il commercio generale; ed ci che dovrebbe far ca
pire che quel monetaggio altra cosa non che un servizio pubblico, che debbe
esgere pagato in comune dal reddito pubblico, e mai inegualmente a spese di
coloro che possedono momentaneamente la moneta, n a detrimento della cosa
stessa. Ma dire che il conio del sovrano ha un valore per causa della sua utilit,
e che bisogna pagarla, gli ammettere un valore ideale: gli e attribuire alla mo
neta un valore indipendente da quello dellargento metallo, un valore di segno.
il sovrano d il suo conio , dunque gli dovuto un beneficio. Qualunque ellgie
procurerebbe il medesimo e'etto, perch non si tratta se non di dare alla moneta
un impronta distintiva. Ma non questo dunque un segno e un attributo della
Sovranit? Non un diritto di cui il sovrano geloso? Daltronde non egli
luomo della societ, l'organo della nazione, il depositario del sigillo pubbliooit
678 LE nosnn.
E dopo ch'egli ha ricevuto la parte che gli spetta nel reddito nazionale, debbfegli
fare pagare in particolare ciaschedun atto della sovranit? Oso credere che questo
modo di pensare non solamente pi nobile, ma preso nella natura stessa
della cosa.

CAPITOLO IV.
Della Circolazione.
I. - Il danaro non l obbietto della circolazione; sono le produzioni
che lo fanno muovere.

Largento monetato non essendo un bene acconcio al godimento, ma un sem


plice strumento di commercio, non esso che sia lobbietto della circola
zione e lo scopo dei cambii; ma sono le produzioni che lo mettono in mo
vimento e lo fanno circolare. _
Non si debbe dunque mai porre in angustia pel danaro, che sempre ce n'
abbastanza. Lo si compera con produzioni, come si comperano produzioni con lui,
ma con questa sola ditlerenza, che il danaro non si riceve per lui stesso. Egli non
manca mai di presentarsi, allorch la facolt di pagare concorre col bisogno di
vendere ed la somma della riproduzione e non quella del numeraro che decide
della facolt di pagare. Non si pu dunque dire che la coltura languisce, perch
il danaro manca; ma il danaro sembra raro perch la coltura debole. Rianimate
la soppressione degli ostacoli che si attraversano al di lei progresso; il danaro
senza aumentare in massa baster a tutti i cambii; la celerit del suo movimento
supplisce alla sua quantit. Allorch ce n' di bisogno, egli non fa che scorrere
da una mano all'altra senza fermarsi un momento. Se non pu bastare alla celee
rit. che si esige da lui; se si trova il suo cammino troppo lento, il suo peso
troppo impaccioso, il suo trasporto troppo incomodo, gli si sostituisce la carta,
colla quale si fa un infinita di atlari senza che il danaro si mostri. Si pu dun
que supplire al danaro, ma nulla pu supplire alle produzioni. Ed anzi, quanto
pi una nazione ricca, tanto meno ella ha bisogno di un numerario proporzio.
nato; perch si trova presso di lei un pi grande numero di persone la solvibi
lita delle quali benissimo stabilita, e le promesse delle quali circolano come da
mm contante.
Da ci segue inoltre che un numerario maggiore di quello che fosse 1160881
rio per la circolazione, sarebbe un peso inutile ed anzi oneroso alla nazione che
lo possedesse, poich ella non avrebbe potuto comperarlo se non con produzioni;
ella avrebbe dunque diminuito i proprii godimenti per accrescere una massa che
non adatta al godimento, e leccedente della quale non potendo trovare impiego
nei cambii, rimarrebbe oziosa , o non oircolerebbe che sovra se medesima per
mezzo dell agiotaggio. .
Del resto, il peculio di una nazione sempre relativo ai bisogni suoi, e non
si vede come ella potesse aumentarlo altrimenti che aumentando le sue produ
zioni, e allora esso non sarebbe sempre che nella proporzione in cui debbessere.
ll danaro si divide tra le nazioni relativamente al bisogno ch'esse ne hanno. Se
naLLrN'rnnEssE socuu-z. . 679
h. coltura diminuisce presso l'una e si estende presso l'altra, egli scorre dall'una
all'altra, essendo sempre attirato dalle produzioni.
L'interesse delle nazioni agricole, per rapporto al danaro differente da quello
delle piccole nazioni, che si dedicano al commercio di rivendita ed al vettureg
giamento. Le prime non debbono ricercare nel danaro se non la comodit della
loro circolazione, ed elle ne hanno sempre abbastanza; le seconde possono e
debbono tendere a cumularlo presso loro. Esso per loro uno strumento essen
ziale del traffico, come sono le vetture, esso non principalmente destinato a pa-
gare la propria loro spesa e il loro consumo, ma a circolare nel loro commercio.
Se esso appartiene loro in quanto alla propriet, in quanto all'uso e destinato al
servizio delle nazioni agricole, che lo ricevono a vicenda colle loro vendite e lo
restituiscono colle loro compre; ma esso non ritorna se non con benetizii, iquali
accumulati dall'economia, ne aumentano continuamente la massa. Ma, siccome
in tutte le cose, la quantit offerta diminuisce il valore, l'abbondanza del danaro
presso le nazioni mercantili ne attenua l'interesse, e sforza di contentarsi di un
beneficio moderato; senza di ci il danaro rimarrebbe sovente ozioso; e per quanto
basso sia il prezzo al quale venga impiegato, val meglio che esso io sia cosi di
quello che restare inoperoso. L'alimentazione del numerario non arricchisce dun
que codeste nazioni in ragione della sua massa, perch quanto pi esso si accu
mula, tanto meno protto da l'impiego che se ne pu fare. Questo ci che rende
il servizio di tali nazioni mercantili grandemente utile ai popoli agricoli; elle com
perano pi liberamente e rivendono del pari,- elle vettureggiano a miglior mer
cato, perch si contentano di un protto minore. i popoli agricoli agiscono dun
que evidentemente contro i interesse loro proprio, quando rincarano i servigi di
quelle con inceppamenti e con imposizioni, come pi distesamente io stabilir in
appressouie
qui Non dunque sul danaro che il governo di una societ agricola debbe tener
gli occhi aperti, perch il suo corso fa illusione; ma sulla riproduzione e sul pro
dotto netto della coltura. Tutti i calcoli che si pretende fare sulla quantit del
numerario che esiste in una nazione sono illusorii. Le rifusioni e le somme co
nlate dappoi, d'uno in altr'anuo, non l'indicano, perch ne esce come ne rientra.
D'altronde la principal ragione si , che tutto il danaro che non circola asso
lutamente inutile. Egli non serve se non per quanto renda ricchezza per ricchezza,
che venga impiegato nei cambii e nel pagamento dell'imposta, della rendita e di
tutti i pagamenti che lo fanno soventi passare per pi d'una mano, prima di es.
sere impiegato a pagare delle produzioni grezze o lavorate.
Se si possono formare congetture sulla massa dei numerario che esista presso
una nazione, si pu dire che non c e nemmeno bisogno ch' esso sia eguale alla
rendita dei beni fondi. In questa proporzione esso e pi che sulliciente per l'uso,
perch la rendita si paga a rate e che il medesimo danaro serve a ci parec
chie volte.
Ma, se il danaro non e utile se non come mezzo di circolazione, segli non
moltiplica i beni usuali, se non contribuisce al valore delle produzioni, e non fa
che esprimerle, l'introduzione della carta non pu mai essere un mezzo di arric
chire una nazione, ne daccrescere la circolazione utile. Essa non ha un valore suo;
non che una obbigazione; non tien luogo di veruna cosa, perch e mestieri di
una ricchezza reale per guarentirla. Ella non pu dunque influire sul valore delle
680 La TIOSM'L.

produzioni; poich se la s impiega per pagarle, bisogna poscia che la cauzione


della carta paghi la carta.
il. -- Il danaro si d e si riceve valore per valore.
il danaro essendo una cosa cambiabile come tutte le altre, e dandosi valore
per valore, non si arricchisce nel riceverlo come non simpoverisce nel darlo.

Segue da ci che una nazione non ha alcun interesse di proibire l'uscita del
danaro; ch'ella debbe lasciarne la circolazione libera'e risguardare il peculio che
gira nel commercio generale come una massa comune che serve ai cambii. Dif
fatti proibire uno dei mezzi di cambio e quello che pi generalmente simpiega,
rendere il commercio pi diicile. Si debbe d'altronde essere persuasi che non si
trasporta il danaro in natura se non quando non si possa altrimenti e che i no
gozianti cercano piuttosto a convertire i loro ritorni in mercanzie, o almeno in
carta, non fosse altro che per loro comodit.
La proibizione di portar fuori danaro non pu essere fondata che sopra un
falso principio; ella supporrebbe che il danaro sia la sola ricchezza, o almeno
ch'ella sia preferibile alle altre. Frattanto evidentissimo, che ella eguale
alle altre, poich ella le misura valore per valore; e ch'ella non preferibile,
perche la non si riceve se non per cambiarla con beni usuali, e come un pegno
tra una vendita che si fatta ed una compra che si far per se stesso o per altrui. (1)
Si dir che c' vantaggio a ricevere danaro per produzioni, perch esso non
si distrugge, e che le produzioni si consumano? Ma la vendita, come il cambio,
tende alla consumazione; e siccome il danaro non adatto a questa, la si prende
con una mano per renderlo coll'altra. Se il venditore ha ancora il danaro intanto
che il compratore ha gia consumato le produzioni, aspettate un momento e voi
vedrete che il venditore ne far pur esso altrettanto, vale a dire che diverr com
pratore, o far passare a qualsivoglia titolo quel danaro ad un altro, il quale
comperer. Se il danaro fosse preferibile in ragione della sua durata, bisognerebbe
dire che un valore di mille lire in danaro valesse pi che un eguale valore in
mercanzia, cosa molto diicile a comprendersi; bisognerebbe anzi andare anche
pi lunge, e dire che ci sarebbe vantaggio a dare per cinquecento lire in danam
un valore di mille lire in produzioni, perch quando le derrate saranno consumate
il danaro sussister; in conseguenza bisognerebbe chiudere il danaro a tripla

(l) Osscrrer qui di passaggio, che se le false idee che si ha intorno al danaro, hanno
persuaso a proiliirne luscita , elleno dovrebbero militare per favorire l'entrata dei me
tslli ai quali si annette tanta importanza. Frattanto se ne grava l'entrata di dnzii consi
derevolissimi. lo durerei fatica a crederlo se non l'avessi provalo. Sua Altezza il largrl
vie di Baden avendomi graticato del suo ritratto in medaglia, questa m' costata dodici
lire alla sua entrata nel reame. La circolazione interna dei metalli e parimenti gravata al
passaggio da una provincia ritenuta straniera in una provincia di cinque grosse tenult.
L accademia di Tolosa avendomi l'atto l'onore, nel 1776, di aggiudicarmi un premio che
consiste in una gura d'argento del peso di cinquecento franchi, mi costato trentasei
lire di dazio di transito all'entrata del Berrl. S' intravede una ragione pretesa politica
per aggravare di dazii l'uscita dei metalli. Io non sono per, abbastanza chiaroveggente
per penetrare lino a quella che porta a sottoporre a duzii la loro entrata e la loro
circolazione. lo penso che non ci sia molto da stilarsi il cervello per iscoprirla, e che in
l'atto d imposizioni indirette. altra non ve nubbia se non quella , che rem quocumque
modo rem. .
"I,
ueLL'nvrenesse socnui. 68|
chiave per timore che non iscappasse. Ma la mania di un avaro che pone la sua
felicit a contemplare il denaro, e che si rende povero colle sue privazioni, non
pu essere quella di una nazione che possiede nel suo territorio una sorgente rina
scente di ricchezze, e che le perpetua colla sua stessa consumazione.
Accade alle nazioni lo stesso che ai particolari; la somma delle loro vendite
eguale alla somma delle loro compre. Se elle ricevono danaro da un lato, elle
ne pagano dallaltro, e non ci sarebbe vantaggio per quella che trovasse il modo
di riceverne pi di quello che a lei bisogni per luso suo, poiche ella lo avrebbe
pagato ci che esso vale, e ch'ella non potrebbe usare di questa ricchezza se non
che lasciandola andar via.
E su codesto errore, il quale attribuisce al danaro la preferenza sulle produ
zioni, ch' stabilito il preteso vantaggio del bilancio del commercio; illusione che
svanisce non appena la si sottopongo all'esame. Le nazioni corrono dietro un
fantasma che loro sfugge, allorch si propongono di guadagnare sulle altre per
mezzo del commercio, che di natura sua un contratto di eguaglianza; ed elle
non riescono se non a rendere svantaggioso il commercio loro con inceppamenti
e proibizioni reciproche.
La bilancia del commercio consiste ad appropriarsi, per quanto pi sia possi
bile, il danaro degli stranieri per via di un commercio incompiuto, col quale si
venda pi che non si comperi, ed a ricevere in danaro il sovrappi delle vendite.
Quale vantaggio troverebbe dunque una nazione ad ammassare cosi molto
danaro, ed a riceverne molto pi di quello chella non ne desse? Sarebbe ella pi
ricca per questo? Ma lo si e forse a lei dato per niente? Non ne ha ella sommi
nistrato lequivalente? 0 veramente bisogna consentire a dire che un milione in
danaro valga pi che un eguale valore in mercanzie.
Si dir forse che questo danaro introdotto presso di lei procurera maggior
valore alle sue produzioni? Ma non il danaro che produce il valore; esso non
fa che esprimerle appresso le cause che lo determinano, e lo esprime relativamente
a cio chesso stesso vale. Se dunque il valore delle produzioni aumentasse, non
sarebbe se non relativamente al danaro, il cui valore di cambio, in causa della
sua grande abbondanza, avrebbe ribassato rapporto alle produzioni, le quali con
serverebbero tra esse le loro relazioni ordinarie. Si continuerebbe, per esempio,
di dare due staia di avena per uno stato di frumento, ventiquattro staia di fro
mento per una botte di vino di una data qualit: ma si pagherebbe in danaro lo
staio di avena 18 soldi invece di 12, lo staio di frumento 56 soldi invece di 24,
la botte di vino 54 lire invece di 56: lo spaccio non ne sarebbe pi assicurato, ne
il consumo pi forte, ne la facolt di spendere pi estesa, ne la nazione pi ricca.
Essa lo sarebbe meno, perch si sarebbe privata di una parte delle sue pro
duzioni per accumulare una ricchezza laccrescimento della quale le sarebbe inu
tile; essa lo sarebbe anche meno perch ella arriverebbe a interdirsi il commercio
esterno, cosi necessario per sostenere il prezzo interno. Le nazioni vicine non po
trebbero pi consumare le loro produzioni, perche il danaro diventato raro presso
loro avrebbe aumentato di valore rapporto alle produzioni, come ribassato presso
questa nazione per causa della sua abbondanza. Lungi dunque di poter comperare
da lei in danaro, esse ritornerebhero a vendere a lei le produzioni loro e cosi fa
rebbero riuire presso loro quello stesso danaro che loro stato tolto, infine a
tanto che il livello fosse ristabilito.
682 LE TBOSNE.
su. il progetto di vendere costantemente ad una nazione senza da lei comperare,
dunque un progetto insensato, anche nel caso che potesse riuscire. Un tale com
mercio si distruggerebbe di per se stess'o e perverrebbe a rovinare quella nazione,
non gi precisamente per la perdita del danaro ma per l'interversione dell'ordine
delle spese; poiche esso non le procurerebbe alcuno sbocco per le sue produzioni,
e sconcerterebbe tutta la sua circolazione. Quel danaro, col quale ella compere
rebbe di fuori, un capitale fornito dalla vendita delle sue produzioni nell'interno,
e che debbe, dopo aver percorso i diversi rami della circolazione, ritornare alla
classe produttiva che lo ha somministrato, per metterla in istato di continuare la
coltura e di pagare la rendita. Se una parte notevole di tale danaro e portata via
per sempre per pagare produzioni straniere, la cultura e privata del ricupero di
quelle somme, e impoverisce per questo spostamento delle spese. Tale commercio
per lei rovinoso cesser dunque assai presto, e il progetto dell'altra nazione che
ne ho. concepito la riuscita, non pu essere fondato che sopra un falso calcolo
della cupidita esclusiva, la quale senza prevedere le conseguenze, non domanda
se non a godere del momento e ad invadere; che vorrebbe poter convertire tutti
i beni in oro, e consentirebbe per procurarsene a rovinare il territorio suo equello
degli altri, a rischio di perdere e le produzioni e il danaro che sparisce dal mo
mento che le ricchezze rinascenti pi nel ritengono.
Fortunatamente per le nazioni, questo progetto non pu riuscire. ll danaro si
ripartisce tra loro in ragione dei mezzi cb'elleno hanno di comperarlo o del biso
gno che ne hanno per la circolazione. Se elleno vogliano aumentare la massa,
bisogna che migliorino la coltura. Elleno diventeranno allora pi ricche; ma ci
non sar per l'introduzione del danaro chellcno avranno ricevuto valore per va
lore, bens per l'estensione della loro riproduzione. ._,,
Ci sono nondimeno nazioni che possono, senza iuipoverirsi, pagare il pi del e
volte le compre loro in danaro, e che anzi lo debbono. Tali son quelle che posso,
dono delle miniere. Il ritorno del danaro non dovuto alla loro coltura, impe
rocch non e dessa che lo abbia fornito. l metalli sono per codeste una ricchezza
territoriale, della quale non possono godere se non cambiandoli. L'argento chel
leno traggono annualmente dal seno della terra non debbe far altro che passare
per le loro mani per distribuirsi presso tutte le nazioni in proporzione dei mezzi che
ciascuna ha di comperarlo, e il commercio stabilisce il livello malgrado tutto le
leggi proibitive. Se non lo l'atxasse, le nazioni che possedono le miniere vedreb'
hero l'argento cumularsi presso di loro al punto di essere private di qualunque
commercio interno delle loro produzioni: gli stranieri, poi quali l'argento avrebbe
maggior valore di cambio, per la ragione che presso loro sarebbe meno comune,
non potrebbero pi da esse comperare e verrebbero a vendere ad esse di contrab
bando se il commercio libero fosse loro interdetto.
Non invidiamo dunque la sorte di quelle nazioni che possedono le miniere.
Elleno comperano i metalli colle spese destrazioue, e non hanno di benecio se
non l'eceedente. Quanto pi l'argento diventa comune, e meno profitto elleno vi
trovano; di maniera che, se esso continuasse ad aluire in Europa, come ha fatto
da dugent'anni in qua, si potrebbe prevedere il tempo in cui sarebbero costrette
di abbandonare le miniere; e un tal tempo non sarebbe forse lontano se il com
merciodelle Grandi Indie non andasse a versare annualmente all'estremit dell'Asia
questo metallo ricavato con grandi spese dall'America. , i
DsLLmTsnsssn SOCIALE. 685
a? vantaggio delle nazioni che possedono le miniere e tanto meno degno di
ia, che questa ricchezza diventa per contraccolpo nocevole alla loro coltura,
non perch la loro classe produttiva abbia a dolersi che il danaro passi allestero,
mentre non essa che labbia fornito, e che la sua abbondanza le diventerebbe
onerosa, ma perch quel danaro dato in cambio di produzioni estere diminuisce
il consumo delle produzioni nazionali e nuoce allo spaccio interno. Non dunque
l'uscita del denaro che dannosa, ma lo spostamento del consumo; quello che si
porta al di fuori non si fa pi al di dentro. Alloraquando il commercio in produ
zioni grezze o manufatte e reciproco, avviene una compensazione; ma questa non
ha luogo allorch una nazione costretta di pagare il pi delle volte in danaro;
il commercio allora diventa per essa svantaggioso, senza che lintroduzione di tale
danaro sia un guadagno per la nazione che lo riceve. questo il vero punto di
veduta sotto il quale si pu considerare la bilancia del commercio. Essa sempre
eguale in ciascun trattato particolare; e se il commercio diventa pi o meno van
taggioso tra due nazioni che cambiino, non per la considerazione del danaro
dato 0 ricevuto, gli per gli effetti favorevoli e onerosi alla loro coltura. questa
una delle grandi cause dellimpoverimento della Spagna e del Portogallo. Queste
nazioni non sono guari pi ricche in danaro che le altre; esse lo sono molto meno
perch il danaro si proporzione alla riproduzione, e che la loro coltura povera.
ll peculio di una nazione, se lo si potesse calcolare, non indicherebbe lo stato delle
sue ricchezze se non che per il totale delle somme ricevute dalla classe produt
tiva. Ora, presso le nazioni che possedono le miniere, la coltura non riceve mica
pi danaro pel prezzo delle sue vendite, perch non ne risulta alcuna aumenta
zione di consumazione. Quando si supponcsse (la qual cosa non pu essere, e ove
fosse produrrebbe un altro male) che questa introduzione annuale di danaro al
zasse il valore delle produzioni, ci non sarebbe che relativamente al danaro, e
non ne risulterebbe guari accrescimento di ricchezza. Quel danaro dunque asso
lutamente estraneo alla loro coltura: ma ce di pi, esse le diventa funesto, perch
non trovando impiego alcuno sul territorio va a cercarne altrove ed a pagare
produzioni straniere; esso porta al di fuori una parte della consumazione; esso
non fa dunque che passare e passando abbrucia e inaridisce il territorio.

a-' _: llI. -- La circolazione fatta inticra si parte dalla classe produttiva.


Poich sono le produzioni, e non il danaro che sono l'oggetto della circola
zione, evidente chella tutta intiera si parte dalla classe produttiva, la
quale sola ne somminislra la materia.
questa circolazione, il corso della quale dipinto dal Quadro economico, di
cui io ho dato nnidea in una nota del mio ottavo Discorso sullordine sociale.
Si pu considerare tale circolazione in due modi; luno pi semplice, senza inter
venzione di danaro, colle produzioni sole date in cambio ed in pagamento, o col
danaro.
Supponiamo che la riproduzione totale abbia dato cinquecento mila misure,
la classe produttiva ne ritiene trecentomila per le sue riprese, e ne versa dugento
mila ai proprietarii come prodotto netto della coltura. Ecco la materia di tutte le
spese. Gli oggetti di consumazione e di godimento, che esistono oltre questi in
una nazione, sono fondi e capitali cumulati negli anni precedenti, che nulla mu
684 LE 'rnosive.
tano alla distribuzione annuale. La classe produttiva ha bisogno di diversi trava
gli della classe sterile, e le d centomila misure per comperarli. La classe pro
prietaria ne ha egualmente bisogno e le d centomila misure. La terza classe
si trova dunque posseditrice di dugentomila misure, meta delle quali consiste in
materie prime, pei suoi lavori, e l'altra met in sussistenze pe suoi agenti. Questa
distribuzione non aumenta sicuramente di una sola misura le produzioni.
Vuolsi supporre che la rendita e tutti i salarii si paghino in danaro, e che
tutto si eseguisca per via di compre e di vendite? questa diversit nei mezzi non
produrr alcun mutamento reale.
La riproduzione di cinquecento mila misure, stimate ciascheduna una lira.
La classe produttiva e allora la sola che venda di prima mano perch ella non
pu pagarela rendita in danaro se non col prezzo delle sue vendite. Le sue riprese
Saranno di trecentomila lire e la rendita di dugentomila. Ella preleva sulla massa
circa dugentomila misure in natura ch'ella consuma, e di cui una parte si distri
buisce tra i suoi agenti per via di vendite reciproche. Ella vende trecento altre
misure alle altre due classi. Ma per far questo non e mica necessario che si trovi
nella circolazione un numerario di trecentomila lire, ne manco di dugentomila,
perch quello stesso danaro entra nelle sue mani e nesce continuamente, e che
le sue vendite ed i suoi pagamenti si fanno durante tutto il corso dell'anno. Ella
ha da pagare dugentomila lire ai proprietarii, e i suoi bisogni in lavori di mani
fattura ammontano a centomila lire che d alla terza classe. A misura ch'ella
vende, ella paga la rendita al proprietario e compera dalla terza classe. Ma code
ste due classi non possono vivere con quel danaro; esse lo riportano tosto a lei,
cio: la classe proprietaria per comperare da lei delle sussistenze, e la terza classe
per comperare delle sussistenze e delle materie prime pesuoi lavori. La classe
produttiva vede dunque quel medesimo danaro ritornare a lei per le sue vendite,
ed ella lo impiega di bel nuovo a continuarei suoi pagamenti e le sue compre, e
cos sempre allo stesso modo infine a tanto che la rendita sia pagata e che i tre
quinti della riproduziohe che debbono passare alle altre classi sieno loro distri
buiti. Allora il circolo della rivoluzione compiuto, e conduce una nuova ricolta
che da campo ad una nuova circolazione. cosiche la societ si perpetua per que
sto circolo non interrotto di riproduzione e di comunicazione, mantenuto dalla
fecondit inesauribile della terra, aiutata dal travaglio dell'uomo e dalle antici
pazioni. '
IV.-Il numerario passa tutti gli anni per le tre classi.
Tutto il numerario circolante passa dunque annualmente per le tre classi
della societ.

Esso passa primamente per le mani della classe produttiva, ella lo attira a
se per le sue vendite, e lo rimette in circolazione col pagamento della rendita e
colle sue compre dalla terza classe.
Questo numerario passa per intiero alla classe proprietaria. Ella lo riceve dal
pagamento che a lei fatto della sua rendita; ella ne riporta direttamente una
parte alla classe produttiva per pagare le sussistenze delle quali ha bisogno, e le
riporta laltra parte per lo canale della terza classe.
Questo stesso numerario passa per intiero alla terza classe. Ella lo riceve
DELLINTERESSE SOCIALE. 685
dalle due prime per pagamento de suoi lavori e servigi qualsicnsi, e lo riporta
alla prima, parte colla compra di sussistenze, parte colla compra di materie pri
me, ch ella tiene sempre in serbo per la continuazione de suoi lavori, e che
continuamente rinnova.
Ma quantunque ciascuna delle classi riceva una somma eguale, la circolazione
non fa mica passare tutte le somme per le tre classi. Le centomila lire portate
dalla prima alla terza in compre di manit'atture, non passano per la seconda. Le
centomila lire, met della loro rendita, che i proprietarii impiegano in compre di
sussistenza, non passano per la terza classe. Non c' che laltra met della ren
dita quella che i proprietarii spendono in lavori e servigi, che percorra i tre ter
mini, perch essa non ritorna alla prima classe se non dopo essere passata
per la terza.
Tale la maniera con cui il danaro circola per operare la distribuzione della
riproduzione. La circolazione e sovente pi complicata perch il danaro passa
per pi di una mano prima che si elfettui un consumo.

V. - Differenza tra la circolazione del danaro e quella delle produzioni.


Segue, da ci che precede, che c' dillerenza essenziale tra la circolazione del
danaro e quella delle produzioni.
Il danaro circola e non si consuma; esso non fa altro che mutar di mani
per facilitar i pagamenti ed i cambii.
Ma le produzioni si consumano. La loro circolazione si riduce sovente ad
andare dal produttore al consumatore. Se una parte passa per mani intermedie
per la fabbricazione, il trasporto e la rivendita, non se non un canale per arri
vare alla consumazione.
Si ricevono le produzioni per loro medesime, e non si riceve il danaro se non
per cambiarlo in un valore in produzioni.
Ma se le produzioni si consumano, cileno si rinnovano tutti gli anni per la
benecenza della natura ; ed elle non si rinnovano se non per quanto sieno con
sumate, tanto dalle due prime classi quanto dalla terza, che quelle associano alla
loro spesa per la propria utilit.
Il danaro non distruggendosi, non ha bisogno di rinnovarsi; basta ch'egli si
presenti tutte le volte che necessario. Se esso si riproducesse come le produ
zioni, si accumulerebbe talmente che non potrebbe pi adempiere all'ollcio suo,
avendo perduto il suo valore.
il danaro non moltiplica le produzioni, ma le produzioni sembra moltipli
chino il danaro facendolo circolare.
Le produzioni che si rinnovano per adempiere lnostri bisogni rinascenti,
sono dunque una ricchezza ben altrimenti importante che non il danaro, il quale
una volta speso, non ritorna pi, a meno che non lo si comperi di nuovo. E la
terra che rinnovando le produzioni richiama quel danaro che andato via.
Un valore in danaro dunque un valore in produzioni; perci quando lim
posta pesa sopra le consumazioni, sono derrate chella porta via. lnvano si dice
chella restituisce quel danaro e lo fa ripassare colla circolazione nelle mani di
coloro dai quali lo ha ricevuto. Essa non lo regala loro, ma glielo rivende. Essa
lo ha ricevuto gratuitamente e lo rid, in cambio. come se si dicesse che un
686 LE mossa.
uomo, il quale abbia pigliate ventiquattro lire a un coltivatore e che venga a ri
portargliele per un sacco di grano, gli abbia reso le sue ventiquattro lire. Eppure
sono molti gli scrittori, nei quali si trova una sillatta asserzione sulle'etto della
circolazione.
VI. - Unit della sorgente delle spese.
La classe produttiva fornisce dunque tutto ci che si spende nella societ
senzaessere pagata ne stipendiata da nessuno. Ella d tutto e nulla riceve,
perch ella attinge direttamente dal seno fecondo della natura. Allorch
le altre due classi della societ fanno delle compre da lei, o fanno tra loro
dei pagamenti e delle vendite suddivise all'infinito, tanto da una classe
all'altra, quanto nellinternodi ciascheduna, bisogna sempre risalire alla
sorgente.
Da ci nasce lunit della sorgente delle ricchezze e delle spese, e per conse
guenza dell'interesse sociale.
Ma se tutto si riduce alla riproduzione, il governo debbe portare tutta la sua
attenzione sopra questo unico punto, non per dlrigerlo come un reggimento arbi
trario di comandamenti e di proibizioni, ma per togliere di mezzo tutti gli osta
coli che si attraversassero ai successi della coltura, e proteggerla collosservanza
delle leggi dell'ordine sociale in tutte le parti dell'amministrazione, perch tutte
corrispondono all interesse della coltura.
Del resto dopo la riprod nzione non c pi che movimento,circolazione, impiego
e distribuzione di ricchezze pel mezzo dei cambii, conclusi col danaro o senzfesso,
e dei salarii che pagano tutti i travagli e i servigi. Questa distribuzione di fa di
per se stessa per via di convenzioni libere e per lo meglio, senza la menoma in
tervenzione del governo. .
Non si saprebbe generalmente credere quanto poco ci voglia a governare,
quanto poco lamministrazione avrebbe da fare sotto il reggimento dell'ordine,
quante cure ella abbandonerebbe alla libera concorrenza deglinteressi particolari!
Diatti la classe produttiva non ha bisogno dell'attenzione del governo per
coltivare tale o talaltra derrata, per ricavar dalla terra una forte riproduzione.
Il proprietario non ne ha bisogno per mantenere le sue possessioni, per affittare,
e per ispendere la sua rendita dopo aver pagato il debito sacro dell'imposta; ne
il commerciante per istabilire le sue combinazioni, formare le sue intraprese,
comperare in un luogo e rivendere in un altro, o speculare da un tempo ad un
altro; n il fabbricante o loperaio per iscegliere il genere che gli convenga e diri
gere isuoitravaglisecondoil gusto dei consumatori. In una parola, la societ tutta
non ne ha bisogno per godere, per consumare, per cambiare, per vendere, com
perare, locare, pigliar in altto, prestare, ecc. ecc.
Ma la societ ha dei vicini che la gelosia e l'ambizione possono portare ad
invadere il territorio, a insultar la nazione, a chiuderle le comunicazioni, che
la natura ha aperte per tutti. il governo incaricato della sicurezza pubblica debbe
dunque essere sempre pronto a respingere gli attacchi del di fuori. Ma nel seno
della societ ci sono degli uomini ingiusti, disposti ad usurpare colla violenza o
colla frode; d'uopo anche di una forza pubblica per reprimerli e per contenerli.
Ma sopravvengono tra cittadini delle differenze 'sul modo d'interpreta're e di ese
F
nsLLrm-naasse SOCIALE. 687
guire i: converzioni sulla divisione ed il possesso dei retaggi; occorrono dei tri
bunali per pronunciare su tali oggetti e mantenere la pace con unautorit irre
sistihile. Ma la societ ha delle propriet comuni, il godimento dellequali appartiene
a tutti; bisogna conservarle, migliorarle ed estenderle. Del resto il mondo va da
s,- ed anzi non va mai meglio di quando va da se medesimo.
Il Sovrano non debbe dunque avere niuna relazione diretta e indiretta da di
scntere se non coi proprietarii, i quali, possedendo soli la parte disponibile della
riproduzione, sono soli incaricati dalla natura delle loro ricchezze a sostenere la
spesa pubblica. Questa contribuzione debbe essere fissata da leggi precise e che
non dieno guari campo all arbitrio, di modo che ciascuno abbia il conto suo
eramente determinato. Quanto alla prima ed alla terza classe il Sovrano non
Ba hnlla a domandar loro, e non debbe rivolgersi ad esse se non per comperare
da loro sia produzioni, sia travagli, sia lavori e servigi. Tale in due parole tutta
leconomia dellordine sociale, la quale per verit semplicissima.

Vli.- La ripartizione della riproduzione si fa a di/erenti titoli.


Quantunque la fonte delle spese sia unica e comune a tutti, non tutti ci ven
gono ad attingere al medesimo titolo.
La classe produttiva ci ha incontestabilmente il primo diritto. La riproduzione
il frutto de suoi sudori e delle sue anticipazioni. Lultimo boccone di sussistenza
per lei: il proprietario stesso del fondo non pu venire che in seconda linea;
' bisogna o che lasci il suo ttaiuolo vivere sul suo fondo, o che lo coltivi esso
medesimo.
La seconda classe trae il suo diritto dal titolo stesso della sua propriet. Il
fondo le appartiene; e per farlo fruttare ella si associa colla prima classe che reca.
su quel fondo il suo travaglio e le sue ricchezze mobiliari. Sono convenzioni libere
fatte tra queste due classi che determinano la porzione disponibile, che pi o
meno forte secondo un dato stato di cose, secondo la fertilit. naturale o acquisita
della terra, secondo gli sbocchi pi omeno facili, secondo chele condizioni sociali
necessarie ai successi della coltura sono osservate o violate, secondo la saggezza
o gli errori dellamministrazione.
Non ci sono che queste due classi che abbiano un diritto immediato alla ri
produzione. Mail diritto della terza, per quanto ei non sia che mediato, non
per questo meno legittimo. Essa lo ritrae dal suo travaglio, da suoi servigi, dalla
sua industria, dall impiego de suoi capitali: essa lo ritrae dalla sua propriet.
personale edalla sua propriet mobiliare. Ma ella non pu mai ricordarsi di
troppo chella non pu avere se non quello che le due prime classi potranno
cederle ; cheil suo interesse dunque inseparabilmente legato al loro; chesso si
riduce a quello della riproduzione e per conseguenza allosservanza delle condi
zioni sociali adatte a favorirla.
VIII. - Due sorta di consumazioni: luna subita, laltra progressiva.
Tutto dunque deriva dalla riproduzione, e tutto termina nella consumazione,
> ma la consumazione di due sorta: luna subita ed intiera, laltra lenta e
successiva. Sotto tale aspetto, la riproduzione si divide in susaistenze ed
in materie prime.
688 I LE 'rnosue.

Questi due generi di consumazione sono relativi ai dillerenti bisogni. ll biso


gno della sussistenza non pu esser soddisfatto se non collannientamento attuale
delle cose di cui si fa uso. Gli altri bisogni non portano con loro una consuma
zione subita, ma parziale e progressiva. Un abito dura un anno , una carrozza
dieci anni, dei mobili pi o meno, una casa dei secoli. Ma la preparazione delle
materie adatte a soddisfare questi bisogni non ha potuto farsi senza una distru
zione attuale di sussistenze per parte di coloro che l hanno eseguita. Godere
delle cose, consumare delle materie prime, pi o meno durevoli, e la prepara
zione delle quali ha costato la consumazione attuale di una certa quantit di
produzioni. dunque consumare per se stesso o per altrui o, che vale lo stesso,
restituire il valore di ci che stato consumato per procurarci quel godimento.
Sotto questaspetto, il solo vero, tutto si riduce dunque alle produzioni : pro
duzioni esistenti nella materia, produzioni consumate durante il tempo della fab
bricazione.
Siccome il godimento di tali cose pi o meno durevole, e che la consuma
zione loro non che parziale elleno sono di natura a rivendersi dopo'avere ser
vito: questo allora terminare una consumazione incominciata da altri: pren
derle in aliitto, e pagare una retribuzione per l'uso che ne viene concesso.
Per mezzo della durata pi o meno lunga dei lavori di manifattura, una un
zione possiede un fondo considerevole di ricchezze, indipendente dalla sua ripro
duzione annuale, che forma un capitale cumulato di lunga mano, ed originaria
mente pagato colle produzioni, che si mantiene e si aumenta di continuo. Nei
secoli nei quali icostumi si corrompono e tutto si pone nel godimento e-nel lusso
di ornamento, quel fondo si accresce talmente, ch'esso forma una parte troppo
notevole delle fortune, con pregiudizio delle spese fondiarie e del miglioramento
del territorio che viene trascurato.
ll numerario che circola presso una nazione un capitale accumulato.
Se ella ha delle miniere, esso un frutto del suo territorio. Se ella non ne
ha, non pu essere stato acquistato se non col cambio delle sue produ
zioni; perch le nazioni, che ne possedono la sorgente, non lo danno mica
per nulla. _
Siccome il danaro ha un valore suo proprio e che ammesso in tutti i
cambii; che con esso si si pu procurare non solamente tutte le produzioni, ma
pur anche gli stessi poderi, se ne concede l'uso mediante una somma fissa annua,
che opera una rendita pel prestatore. Ma gli evidente che questa rendita, quan
tunque per lui realissima, non viene fornita della cosa stessa, e che non pu es
serlo se non immediatamente o mediatamente dalla riproduzione che somministra
la materia di tutte le spese.
Lo stesso bisogna dire della pigione delle case, le quali sono i lavori dell'in
dustria pi durevoli.
Questa proposizione mi conduce ad esaminare la natura dei travagli susse
guenti a quelli della coltura. l principii sono stabiliti; non resta pi che ad ap
plicarli nei capitoli seguenti ed a scernerne le dillcolta di cui ipregiudizil hanno
otl'uscata una teoria tanto semplice per se stessa. _
Prima di entrare in questa materia, io credo dover qui discutere le opinioni
dell'abate di Condillac intorno la circolazione.
naLLwrunusss socuna. 689.

Eszme della dottrina dell'abate di Condillac


sull'ordinamento della societ e sulla circolazione.
La dottrina che ho qui sopra stabilita non fa che enunciare quello che esiste,
quello che accade sotto gli occhi nostri. Una sola sorgente di ricchezze: due
classi alle quali appartiene la totalit delle produzioni: una terza che riceve la
sua parte dalle altre due in prezzo de suoi servigi.
La divisione della societ in queste tre classi non ha nulla d'ipotetico; ella
fondata sopra caratteri che non permettono di confonderle. Una delle classi
distinta dalla propriet del suolo; le altre due essendo occupate al travaglio noir
possono esserlo se non pel genere del loro travaglio, e pei titolo pel quale elle
entrano a parte della riproduzione.
Tale ordinamento della societ una delle chiavi dell'economia politica
Esso simpliiica l'interesse sociale e lo riduce ad un sul punto; esso decide tutte le
questioni di amministrazione ed in particolare quella dell'imposta (come l'ho
gi fatto vedere nellEpilogo che termina il mio IV Discorso sull'ordine sociale).
Senz'esso non si scorge nella circolazione se non un movimento rapido e confuso,
e non si sa d'onde ei parta.- si vedono travagli senza numero, che tutti fanno
vivere i loro agenti e che qualche volta li arricchiscono, e li si mettono tutti so
pra una stessa linea ,' si vedono le materie prime raddoppiare, triplicare di valore,
e se ne conclude un accrescimento di ricchezze.
Domandate alla maggior parte delle persone, che non han mai riettuto su
tali materie, quale sia la sorgente delle spese e donde venga a ciascuno dei citta
dini la facolt di comperare e di pagare, vi si risponder, seuz'andare tantoltre,
che ciascuno compera col suo danaro; e questo danaro, vi si dir, proviene al
proprietario dalla sua rendita che gli e pagata dal suo lltiaiuolo, al renditiere
dagl interessi decorsi del prestito del suo capitale, al padrone di case dalle sue
pigioni, ai commercianti dai loro profitti, al manifattore dalla vendita de suoi
lavori, al popolo dalla sua industria e dai suoi salarii: ciascun vive come pu
del proprio mestiero. La maggior parte delle persone non penetrano pi in l e
non ne cercano di pi. Agli occhi loro il coltivatore un uomo prezioso, perche
fornisce ai nostri bisogni le sussistenza e le materie prime dell industria; ma
dopo che si e reso all'agricoltura qucst'omaggio, tutto finito, si si crede sdebi
tati verso di lei. il coltivatore anni: pi se non un uomo che semina del fromento
o del grano saraceno, che ricco o povero, che non bisogna rendere troppo
agiato, perche diventerebbe iniingardo, che vende le sue derrate, dove pu, e come
pu; tocca a lui a cavarsi d' impiccio. Del resto, nessuno capisce che e desso
quello che non solamente ci ,nutre fisicamente, ma che ci somministra il mezzo
di pagare qualunque nostra spesa, in qualsivoglia professione noi siamo, e che
dallagiatezza o dalla povert di lui dipende la fortuna pubblica. '
Parimente,_ un proprietario agli occhi della moltitudine un uomo che ri
revei suoi fitti, come il renditiere riscuote i suoi interessi. Tutto questo eguale e
forma rendita nello Stato.
L industria sembra una sorgente di ricchezze al pari dell'agricoltura; essa fa
vivere il popolo; essa moltiplica l'impiego degli uomini a profitto dello Stato;
essa raddoppia, triplica il valore delle materie prime, ecc. .
il commercio arricchisce una nazione, esso fa entrare il danaro, ecc. ecc. ecc.
Iconom. Tono I. - 44.
690 ma ruosue.
Tale l idea vaga che la maggior parte delle persone si formano della
circolazione; idea pronunciata sulla supercie delle cose senza risalire alla
causa.
Si pu mai rammaricnrsl abbastanza di non trovare nozioni pi esatte in un
autore quale l'abate di Condillac? Ardisco credere che s'egli avesse gettati gli
occhi sui principali lavori che sono comparsi da sedici anni in qua su queste ma
teric, egli avrebbe adottate quelle nozioni cosi vere e cosi semplici; e quanto
non avrebbero elle guadagnato dalla penna di uno scrittore tanto illuminato e
tanto metodico.
Labate di Condillac non ammette se non due classi nella societ: quella dei
proprietarii e quella dei salariati (p. 515). Egli rinchiude nella classe dei sala
riali l imprenditore di coltura, il quale, dicegli, non sussiste se non col salario
che gli paga il proprietario.
Ma un uomo che prende a cottimo la fecondit della terra, che viene con
nnoiirna di anticipazioni considerevoli a farla fruttare, che stipula la porzione
del prodotto ch'egli dar al proprietario non e certamente un salariato. E piutto
sto un uomo che si associa col proprietario e che porta la sua messa nella societ.
Non si pu dunque dire (p. 514) che la totalit della riproduzione appartiene
ai proprietarii, c che questi ne lascino ai loro tlaiaoli una parte pei loro sa
larii. , per lo contrario, ai ittaiuoli che appartiene la totalit, della quale e
gliuo poi danno in natura, e spesse volte in danaro, al proprietario la porzione
convenuta. Non solamente codesto modo di vedere. inesatto, ma esso sconcerta
tutta leconomia sociale, sopprimendo una delle classi che rappresenta la parte pi
grande, perch da tal classe che parte la circolazione, e che le sue riprese en
trano nella distribuzione annuale delle ricchezze, e salarlano in parte la terza classe.
Secondo labate di Condillac (p. 70) tutti i cittadini sono salariati gli m'ti
dagli altri; il mercante c larliyiano lo sono dal colono; il volano lo e a m
volta (lai mercante c dall'ariigiano, e ciascuno si fa pagare del proprio (raz-a
ylio. Tutti i travagli sono dunque messi a livello; e perch tutti nutriscono i
loro agenti, tutti sono risguardati come produttivi di ricchezze, senza distinguere
di dove le ricchezze vengano ed a qual titolo elle sono trasmesse.
Il rlauaro forma la principale ricchezza delle citt, come le produzioni [or
mano la principale ricchezza delle campagne (p. 566).
Ma se sono le produzioni che fanno circolare il danaro; sesso non arriva
nelle citt se non dopo ch'egli passato per le campagne; se que proprietarii
che sono pagati in produzioni non hanno danaro se non dalla vendita che essi ne
fanno; se non passa nella classe industriosa se non perch la cultura ha fatto
nascere il mezzo di pagare i loro servigi, non si pu mettere le ricchezze delle
citt in opposizione con quelle della campagna, poich tutto esce dalla medesima
scaturigine e che il danaro non fa se non passare dall'uno all'altro senza fermarsi
un momento; ma e necessario di far vedere di dove esso proceda.
La fondazione delle citt presenta senza dubbio dei vantaggi di comodit e
di diletto. Elle sono il ccnlro degli all'ari, il punto di riunione delle produzioni, il
soggiorno dell'industria. Man'c perci risultato un accrescimento di ricchezza?
L'abnte di Condillnc lo rrerle, perch egli risguarda l' industria come produttiva;
certo che la riunione degli uomini nelle citt; ha l'atto nascere le arti ed ha
portato una parte pi grande della spesa del lato della mano d'opera. Ma se
nemfm'reanssu SOCIALE. 69|
l'industria e assolutamente sterile, come io spero di stabilirlo nel capitolo se
guente, ne seguir. che non si possa dire che la fondazione delle citt ha
aumentato il prodotto delle terra; che i proprietarii sono diventati pi ricchi,
e che minor numero di terre sono rimaste incolte, ecc. (p. 30) Senza dubbio
le citt hanno vivificato i loro dintorni; ma ci a detrimento dell interno delle
campagne le quali coilallontanamcnto dei proprietarii e collo spostamento delle
spese, hanno perduto; e tutte le spese per provisionarli lontani, sono state spese
meriti, pagate in discapito del prezzo in prima mano e della rendita.
l limiti che io mi sono prescritti non mi permettono di discutere molti altri
ssi intorno la circolazione nei cap. XI, XVI e XIX della prima parte, e i cap.
l, II e III della seconda parte. impossibile che noi non siamo di parere contra
rio, mentre partiamo da principii contrarii. Io non ammetto che una sola sor
gente di ricchezze; e l'abate di Condillac ne ammette altrettante quanti sono i
generi di travagli che vede.
Non di meno quandegli passa alla pratica, la giustezza della sua mente lo ha
raddrizzato. Egli stabilisce perfettamente lunit dell imposta, la libert dellindu
stria, quella del commercio interno ed esterno, gli effetti del monopolio, il danno
delle proibizioni. I sentimenti chegli ha seguiti nella teoria, non influiscono sui
risultati, quantunque ci fosse talvolta luogo a temerlo. Per esempio, il principio
che l'industria e produttiva di ricchezze tende ad autorizzare l imposta messa
sopra di lei; ma egli lo abbandona allorche stabilisce l'imposta diretta; c. XXVIII.
Egli t'a benissimo vedere che questa classe non possiede altro che salarii ridotti
alla pi bassa misura della concorrenza; che le sue spese le sono rimborsate da
coloro che vogliono godere del suo travaglio, e che per conseguenza i imposta
ricade sul compratore. Ma allora cosa diventa la ricchezza prodotta dallindustria
Il risultato non dunque giusto se non perch esso contraddice al principio?
ti Ma si pu mai desiderare esattezza di troppo in un'opera elementare, in un
opera nella quale si muove rimprovero a coloro che ne hanno preceduti, di aver
cominciato a scrivere prima di aver formata la lingua? (p. 1).
Senza dubbio, ciascuna scienza richiede una lingua sua particolare; perci
la scienza economica ne ha anch'essa una che e bell e fatta e che e nata con
lei. Coloro che l hanno insegnata, hanno infino ad ora avuto la pi gran cura
dhssare il senso proprio delle parole, e se ne hanno preso qualcuna in un
nuovo signicato, non hanno mancato di determinarlo.
Sarebbe il desiderarsi che si volesse pure indicare le parole pi proprie che
egiino avrebbero potuto adoperare. Trattanto mi sarebbe egli permesso di pre
sentare dei dubbii sopra talune espressioni dellabate di Condillac, e di pa"
ragonarle a quelle che gli autori che hanno scritto di codeste materie, hanno im
piegato? Nello stesso tempo io discutere alcuni passi che si legano al fondo stesso
delle cose.
Gli autori che hanno cominciato a scrivere prima di avere formata la lin
gua, chiamano ttaiuolo o imprenditore di coltura, un uomo che prende una
terra in allltto e che fa le anticipazioni primitive annuali; segli non fa se non
una parte delle anticipazioni, essi lo chiamano mezzadro ; non lo chiameranno
amministratore (p. 87), perch questa parola sembra includere l'idea di un'uomo'
che riscuote e spende per un altro e che e obbligato a render-conto; per la stessa;
ragione essi non chiameranno letiilto una amministrazione (p. 94).
692 LE taosun.

_ Allorch il possessore del- fondo non coltiva ma atttta, essi non lo chiame
ranno colono ma proprietario; essi non diranno dunque: in quectamministra
zione noi vediamo un uomo che somministra il fondo, e questi e il eotono;
un imprenditore, che il littaiuolo; poich se c littaiuolo, il proprietario non
pi colono.
Essi chiamano salariato un uomo che riceve salario, in conseguenza si guar
dan bene dal dire che TuTTi, tutti i cittadini sono salariati gli uni dagli altri
(p. 70), poich loro sembra che n i imprenditore di coltura, n il proprietario
non sieno salariati da alcuno, e che al contrario sieno questi che salariano me
diatamente o immediatamente in una nazione tutti quelli che ricevono salario. l
proprietarii sono eccettuati tp. 515) dalla generalit di questa proposizione; ma
ella non pare niente pi esatta rispetto ai llttaiuoli che non sono guari i salariati
del proprietario.
Essi diranno che un proprietario il quale coltivi da se medesimo debbe dis
tinguere nella ricolta la porzione che gli appartiene come ripresa di coltura e
quella ch'egli ha come prodotto netto, e che non c' se non questa sola che for
ma la sua rendita. Essi non diranno mica (p. 86, che allorch esso a/tta, ri
mmzia ad una parte della sua rendita ,- poich egli ha tutta la porzione libera
della riproduzione, egli non abbandona che quellache dovuta a colui che ha
fatte le anticipazioni e che-non pu mai appartenere al proprietario considerato
come tale.
Essi non diranno che tutte le produzioni appartengono alla classe dei pro:
prietarii (p. 515), perch questa non ha per tale titolo che il prodotto netto.
Essi non metteranno gl'imprendilori di coltura nella classe dei salariati,
i quali, non avendo ae terre n produzioni in proprio, sussistono coi salaria
dovuti al loro trae-aglio (p. 515"; perch i tttauoli hanno una gran parte della
riproduzione in proprio, poich le loro riprese legittimissime ne prelevano pi
della met, ed eglino hanno in proprio la totalit in natura, allorch pagano in
danaro. Non per men vero, come lo dice l'abate di Condillac, che l'imposta
non debbe dirigersi ad essi; ma non gi perch essi non abbiano produzioni in
proprio, bens perch quella parte che ne hanno, la quale considerevolissima,
destinata ad una spesa da cui non permesso di nulla detrarre.
Essi distinguono nelle produzioni quelle che sono di una consumazione su
bita e quelle che sono di una consumazione lenta e successiva. Essi chiamano le
prime sussistenze, e le altre materie prime, perch elle somministrano la materia
prima dei lavori d industria. Essi non chiameranno perci le prime fico/tesse
fondiarie, perch se si si serve di questa espressione per la ragione che tali ric
chezze sono prodotte dai fondi di terra, ella conviene egualmente alle materie
prime e non pu servire a distinguerle; perch d'altronde quest'espressione pare
assai meglio convenire ai retaggi medesimi i quali, sotto tutti i rapporti, sono
ricchezze fondiarie. Essi non chiameranno le seconde ricchezze mobiliari, per
che, se si prenda la parola mobili nel senso che le si d nella giurisprudenza, le
sussistenze sono egualmente mobili; perch, se la si limiti, secondo un modo d'in
tendere molto comune agli oggetti che arredano le nostre abitazioni, ai mobili mo
bitianti, essa non comprende le vestimenta, n i giojelli; molto meno poi com
prende i materiali che servono a costruire le case, e le case stesse che niuno ha
mai certamente chiamate ricchezze mobiliari.
un. L'm'rnnnsss SOCIALE. 695
Essi diranno che il calzolajo il quale calza un fttaiuolo salariato da questo;
ma non diranno mai che quello diventa proprietario del prodotto della terra
(p. 95).
Essi faranno sentire che tutti i travagli sono utili; ma non li metteranno
mica tutti sulla stessa linea e li distingueranno pei caratteri che sono loro
proprii.
Essi non diranno con una distinzione che non menomamente esatta (p. 548),.
che noi dobbiamo al calano le ricchezze fondiaria, ed allarligiano le ric
ckessc mobiliari; perch noi dobbiamo al calano le materie prime che piace
all'abate chiamare ricchezze mobiliari; perch noi dobbiamo inoltre al mede
simo le produzioni consumate dalloperajo, senza le quali egli non potrebbe ese
guire il suo travaglio; perch noi gli dobbiamo ancora la facolt di comperare
il travaglio dell'operajo, e di rimborsargli il valore delle consumazioni da questo
fatte. Cosa dobbiamo noi dunque allartigiano? Noi gli dobbiamo un servigio che
ci rende e che noi paghiamo tutto quel che vale, e che ci arricchisce.
Essi non diranno che non ci sono che due sole classi nella societ (p. 515),
ch ce ne sono essenzialmente tre; o che, se sotto un altro riguardo non se ne
voglia ammettere che soltanto due, quella che paga e quella che e pagata, biso
gna suddividere la prima in classe produttiva e in classe proprietaria.
Essi si guarderanno dal generalizzare la parola commercio, dicendo chegli
non per tutti i cittadini se non che un mezzo di arricchire (p. 574); la.
qual cosa tende a confondere sotto una stessa denominazione due cose assoluta
mente differenti. Ma' essi chiameranno le vendite fatte dalle due prime classi
commercio di propriet che il vero commercio; e chiameranno le vendite fatte
dalla terza classe, lraico o commercio di rivendita e commercio di mano
d'opera.
Essi non esprimeranno mica il commercio di propriet, chiamandolo commer
cio di produzioni (p. 574), perch un tal dire non lo distingue menomamente dal
traffico, il quale pure fa il commercio delle produzioni.
Essi non chiameranno mica indistintamente qualunque specie di tralici,
commercio di commissione (p. 575, perch pensano che quest'espressione non
convenga se non alla vendita che un uomo fa per conto di un altro, e mediante
salario di una mercanzia che non gli appartiene.

CAPITOLO V.
Della natura dei travagli dellindustria.
l. - Stato della questione.
Il travaglio dell'industria aggiunge un valore, spesse volte grandissimo, alla
materia prima.
Ma codesto valore forma esso per una nazione un accrescimento di ricchezze?
La somma dei lavori fabbricati in un anno, da essa il diritto di sostenere che una
nazione ha spese di pi che la sua riproduzione annuale, e debbe ella essere ag
giunta alla massa estimata in prima mano, per modo che se questa valutata
694 , LE TRQSNE.
tre miliardi e che siano statfatti per 500 milioni di lavori, si possa ritenere che
la nazione abbia una ricchezza di tre miliardi e 500 milioni?
Labate di Condillac sostiene (p. 65 e passim), che tutti i travagli concor
z'ono ad aumentare la massa delle ricchezze; che l industria dei mercanti
e degli artigiani e un fonrlo di riccliezac del puro che l' industria dei co
loni; egli va ancora pi oltre, e dice: Esattamente parlando, il cotone nulla
produco; egli dispone soltanto la terra a produrre , lartigiano per lo con
trario produce un valore, pote/io ce nc' uno nelle forme cliegli d alle materie
prime. Produrre, difatti, dare nuova forma alla materia, poich la terra
stessa, quando ella produce, non fa altra cosa che questa (p. 72). lo dir
dunque che il cotone produce le ricchezze fondiarie e Partigiano le ricchezze
mobiliari (p. 75).
Ecco i travagli dell industria molto espressamente messi a parit con quelli
della coltura, se pure non sono messi al di sopra. Ecco due sorgenti di ricchezze
invece duna, delle quali si possono addiziouare separatamente i risultati, per for
mare il totale delle ricohezze annuali di una nazione.
Se si opponga che manipolare una cosa prodotto. o produrlo sono cose essen
zialmente diterenti; che l'industria non fa che aggiungere delle forme alla ma
teria prima, in voce che la terra da delle sostanze le quali, da non esistenti, di
ventaao esistenti, vi si risponder che la terra allorch produce altro non fa se
non che dare delle forme; e da questa precisione metasica risulter che lindu
stria, la quale da pur essa delle forme, e egualmente produttiva; e se s iusista
e si domandi di assegnare la diil'ereuzu tra il colono o Partigiano, eccola, ci si
dioe= il colono produce le ricchezze fondiarie, l'artigiano le ricchezze mo
biliari.
Si conclude il cap. VII dicendo: rimane dunque dimostrato che l'industria
e pur essa in ultima analisi una sorgente di ricchezze . . . . Una tale que
stime 6 stato molto oscurata da alcuni scrittori.
Io mi ail'aticher dunque ad oscurarta di nuovo, se oscurarla lanaliuare
quelle pretese ricchezze mobiliari prodotte dallartigiauo, e di mostrare che elle
si riducono a dellev spese, poiche Partigiano 11011. ll0tluoe ne le materie prime, n
le derrate cheeti consuma.
Il. _ che il travaglio dell'industria e assolutamente sterile.
Ci sono senza dubbio differenti generi di travagli relativi ai nostri bisogni.
La terra accorda le produzioni al primo travaglio; ma la maggior parte di esse
epriate
soprattutto
ai nostrilebisogni.
materie prime esigono
I un secondo travaglio, per essere appro

L industria e dunque utilissima, neoessariissima; ma non di: che il travaglio


della cultura che sia produttivo, perch si esercita sopra un fondo produttivo.
Dapertutto altrove, luomo, ridotto a se medesimo, non pu produrre cosa alcuna;
io lo veggo soltanto operare , preparare, manipolare, foggiare in mille modi, to
gliere da un luogo, trasportare in un altro le produzioni somministrate dal primo
travaglio, ma che nelle sue mani non possono mai n estendersi n moltiplicarsi.
Questo travaglio dunque necessariissimo, ma sterile; esso nulla aggiunge
alla somma delle ricchezze di una nazione, determinata dalla massa della ripro
dutioue annuale-e misurata dal suo valore in prima mano. cos che il proprio
niicifn tenesse SU'HLE. trilli

tario di una sorgente abbondante non aumenta mica la quantit d'acqua chesso
possiede, attingendo, da questa parte e da quella, acqua da dei canali derivati da
quella sua sorgente. Esso per lo contrario la spende; ma spenderla cosi,
servirsene. invano si dir che senza il di lui travaglio sarebbe rimasta inutile;
questoe vero, ma impiegare utilmente e conservare non e produrre. '
Questo e cio che fa una nazione pagando i travagli dell'industria; ella nulla
aggingne alla somma delle sue ricchezze; ella ne fa un uso e la distribuisce; ella
soddisfa ai suoi diversi bisogni e non ne soddisfa che in proporzione de suoi
mezzi
, Non fa meraviglia che un operaio e un fabbricante risguardi come produttivo
un travaglio che gli somministra la propria sussistenza; ma ci che a buon di
ritto fa meraviglia si che persone pagate e salariale da altre, abbiano potuto
riuscire a persuadere seriamente quelli che li pagano, che la spesa chessi in tal
genere fanno, aumenta le loro ricchezze.
Non c' in una nazione se non le due classi proprietarie della totalit della
riproduzione che paghino, perch elleno sole ne hanno la facolt; elleno sole
hanno il diritto primitivo di consumare per loro stesse e per altrui. Tutto il rima
acute e classe salariato, la quale non compera e non paga se non per quanto ella
ne abbia ricevuti i mezzi dalle due prime.
La classe salariata pu dunque dire a quelle due classi: Io soddisfa ai vostri
bisogni di necessit, di comoda 0 di godimento nel genere della mano dopera;
io potrei impiegare il mio tempo ad un travaglio che mi fornirebbc la mia sus
sistenza; io lo consono al vostro servigio, (2 ci dispensa per questo mezzo (lin'
combore voi stesso e tale sorta di occupazioni; disgravate me pare dalla cura
di procedere rllrcttamcratc alla mia sussistenza, mettiamo i nostri travagli in
comune. La terra [ruttica i vostri, o la propriet del suolo ci d un titolo per
dividerne i frutti: pagato il mio travaglio, dicidcle con me lcccedcnte che la
coltura vi d al di l del proprio vostro consumo, ainche io possa impiegarmi
a servirvi.
Tale infatti la specie di convenzione che fanno tra loro le due prime classi
a la terza. dunque giusto di pagare l'industria; ma non facciamoci a credere
che il suo travaglio sia- di tal natura da arricc-biroi. Per riconoscere cosa egli sia
non c' bisogno che di analizzarlo.
ili. - Di/I'crcnze essenziali tra lanticz'pazionc della colture
e quello dell industria.
in qualunque sia genere, nulla si ottiene senza spesa, per la ragione che nulla
si Ottiene senza travaglio. Lindustria ha dunque, come la coltura, le sue antici
pozioni primitive in istrumenti, telai, ecc., dei quali le dovuto un interesse. Ella
pure ha delle spese da fare per il mantenimento de suoi agenti. Ella poi ha nnaltra
specie di anticipazioni che le propria, cio: il fondo di materie grezze e fabbri
nate ch'ella tiene in serbo. il prezzo ne viene a lei restituito per intiero dal com
pratore, e le serve a rimpiazzare giornalmente lo spaccio che se ne fa. Ellanon
fa se non anticipare quel fondo, che non destinato ad essere speso da lei; per
parte sua non questo se non un commercio di rivendita.
. La coltura e l'industria esigono dunque egualmente delle anticipazioni. Mala
coltura sottoposta allordine sico ha un corso regolare nel suo travaglio e nelle
696 La mossa.

sue spese. Ella ha consumato durante tutto l'anno: il ritorno periodico della ri
colta le restituisce tutta in una volta il totale delle sue spese, sia in natura, sia
in equivalente per mezzo del cambio. il suo travaglio basta dunque a se mede
simo ; non solamente esso alimenta i suoi agenti senza nulla ricevere da alcuno,
ma esso inoltre da un eccedente, il quale distribuito in tutta la societ, la nutre
e vi paga tutti i travagli e tutti i servigi.
Avviene allrimente nei travagli dell'industria. Lopcraio non fa mica nascere
il surrogamento delle sue anticipazioni; bisogna ch'elleno sieno rimborsate da
altrui; elle non lo possono essere se non dai frutti del travaglio produttivo. L'in
dustria non restituisce dunque le sue spese; per maggior ragione poi, ella non
d prodotto netto.
Risulta nondimeno un valore dal travaglio dell'industria, e questo valore
una ricchezza. Ed in che consiste essa? Questo ci che facile determinare.

IV. -- In che consiste. il valore dei lavori del! industria.


Primamente notiamo che esso risulta da un mutamento di forma e non da
un addizione di sostanza. Cotal forma data alla materia prima le aggiunge per
verit un valore; ma bisogna vedere donde esso proceda, e quello che costi. L'o
peraio lavorando ha consumato: le produzioni ch'egli ha spese non esistono pi.
Egli ne trasporta il valore sulla materia lavorata; per modo che colui il quale
vorr goderne lo potr in virt di una libera convenzione, per la quale l'operaio
gli dir: Volete voi godere del mio travaglio, rendetemi il totale di quello che
ho speso nel tempo che ho lavorato u. Questo prezzo, sovraggiunto alla materia
prima, fa dunque compensazione con un valore eguale che e stato distrutto. Non
e dunque se non che una surrogazione di spesa senza nuova produzione: non
che un puro valore in ispese; l'operaio non pu essere rimborsato se non per
quanto un altro voglia e possa farne la spesa. Tutto si riduce dunque alla ripro
duzione che paga questo travaglio.

V. - Obbiezione in favore della produltibilild del! industria.


Si oppone a queste ragioni un argomento che cade a proposito mettere in
tutta la sua piena luce. Si dice: se il valore che l'industria aggiunge alla materia
prima non che un snrrogamento di anticipazioni, ed una sostituzione di un va
lore a un valore distrutto. si deve dire altrettanto della porzione delle produzioni
destinate a rimpiazzare le anticipazioni della coltura. Le derrate che il coltivatore
ha consumate non esistono pi: elle sono allo stesso modo rimpiazzate da una
nuova produzione che costata quello che essa vale. vero che il manifattore
non produce le sue spese in natura, il genere del suo travaglio non lo permette;
ma egli riproduce per equivalente; egli sostituisce loro un valore, che per mezzo
del cambio tiene esattamente luogo delle derrate consumate durante il tempo della
fabbricazione; questa ricchezza un valore come lo erano le produzioni consu
mate. ll manifattore pu dunque essere assomigliato in questo punto al coltiva
tore. Questi durante il tempo da una ricotta all'altra, ha consumate molte der
rate che il genere della sua coltura non gli restituisce sempre in natura; basta
che essa glie le restituisca per equivalente , e che la facolt di cambiare gli assi
curi tutti i suoi bisogni. La parit s incontra tra loro; l'uno e l'altro hanno so
stituilo pel loro travaglio un valore ad un valore, e- il valore somministrato dal
or

DELL'IN'I'BBESSE socuu; 697


l'industria e una ricchezza cambiahile come lo sono le produzioni. A vicenda la
coltura paga l'industria ed da questa pagata; tutti i giorni il frutto del travaglio
della coltura cambiato con un lavoro di manifattura pereh l'uno e laltro sono
egualmente un bene apprezzabile e commercabile. ll coltivatore, come l'operaio,
non riprende le sue anticipazioni se non per quanto altri comperino da lui le sue
derrate; e queglino non possono da lui comperare se non per quanto il travaglio
in uno dei due generi abbia loro mediatamente o immediatamente fornito la fa
colta di pagare. Luno e l altro non ricuperano le anticipazioni loro se non per
mezzo del cambio, e la natura delle cose cambiate torna qui indifferente; poich
non si tratta di paragonare la necessit o lutilita pi o meno grande di una cosa
relativamente ad nnaltra, ma di paragonare i valori. Ora dacch questi entrano
nella bilancia del cambio sono eguali.
VI. - Risposta allobbiezione.
L'argomento si riduce a dire: lindustria non sterile, poich ella riproduce
le sue spese per equivalente e ch ella da ricchezza per ricchezza, quantunque in
un genere dill'erente. il valore ch ella produce entra nella bilancia dei cambii, la
qual cosa suppone eguaglianza dalluna parte e dallaltra.
vero che la riproduzione, in quanto alla porzione corrispondente alle spese,
non fa se non rimpiazzare produzioni consumate. ila la dillerenza essenziale,
come io l'ho di gi detto, si che la natura la quale fa questo surrogamento,
invece che, nell'industria , il compratore che lo somministra, e ch'esso non lo
pu fare se non con delle ricchezze che il primo travaglio abbia fatto nascere.
Questo valore prodotto dall'industria, o piuttosto trasportato da lei sulla ma
teria prima , non mica un essere reale ed esistente per se medesimo, come sono
dieci staia di grano che rimpiazzano dieci staia consumate dal coltivatore; esso
non esiste se non pel bisogno e per la voglia che altri avra di godere di quella
materia lavorata, e di cui non pu godere se non comperandola. Questo valore
non e dunque una vera produzione fornita dal fondo stesso, e che non costa nulla
ad alcuno, come sono le dieci staia restituite dal travaglio produttivo. Esso at
tende la sua esistenza dal bisogno di un altro; esso un oggetto di spesa per
colui che vorr acquistarlo; esso non restituisce le sue spese se non quante volte
un altro le paghi.
Dov' dunque la relazione che si pretende tra la coltura e l industria, in
quanto alla restituzione delle loro spese rispettive? Se una ne esiste quella
che si trova tra dare e ricevere, produrre e consumare, spendere e guadagnare.
la natura stessa che restituisce le spese della cottura, con un nuovo dono che
rimette delle produzioni esistenti nel posto di quelle che sono state consumate.
Ciascuna ricolta, nella porzione che corrisponde alle spese, come anche nella
sua parte disponibile, e dunque egualmente una creazione di ricchezze; ella e
destinata alla sussistenza, al mantenimento della classe produttiva, ella il suo
patrimonio. Ma qual' il patrimonio dellindustria? la retribuzione ch'ella gua
dagna col suo travaglio! E questa retribuzione da chi e somministrata? Forse
dal suo travaglio medesimo? No, perch il travaglio dell'uomo non e se non una
maniera di essere. Forse dalla materia che l operaio impiega? No certamente,
perch essa e un fondo sterile che e stato prodotto , ma che non produce! Ella
e dunque fornita dal compratore. Ora se questa retribuzione pagata da un terzo;
698 n. 'rnosnrz.
se il valore aggiunto alla materia prima dalla manifattura non consiste che in
tale retribuzione; se questo valore non ha per se medesimo alcuna esistenza reale
e non ne riceve se non quante volte piace ad un terzo di dargliene una, ne con
seguita che questo valore, che non vale se non tanto quanto viene pagato, non
restituisce le sue spese, ma ne attende d'altronde la restituzione; ne conseguita
chesso non da ricchezza per ricchezza, perch esso nulla e per se stesso; ne con
seguita che l'operaio ha consumato senza produrre nulla che tenga luogo del suo
consumo; che segli ha aggiunto un valore, questo valore non guari una nuova
ricchezza, ma servir d impiego ad una ricchezza esistente; che pretendere cal
colarla di nuovo, gli vedere gli oggetti doppii, gli e prendere un mutamento di
mano per una causa produttiva; in una parola che questo valore e, relativamente
all'operaio, il risultato delle sue spese, e, relativamente al compratore, un rimborso
di spese.
Cosa dunque l'operaio metto nella bilancia del cambio? Egli ci mette la ma
teria prima, ed in questa parte egli non che rivenditore; egli ci mette il suo
tempo che apprezzabile, il suo travaglio, la sua abilit, le sue spese; egli ci
mettete produzioni che ha consumate. Ora produzioni consumate non esistono
pi. E dunque rigorosamente vero il dire che non c' in questo, cambio propria
mente detto, ma una retribuzione, un salario. il coltivatore che d del vino per
del grano cambia veramente; egli riceve l'equivalente di quello che ha dato, non
perde, non guadagna, nulla spende. L'industria, per lo contrario, ci vende quello
che ella produce, cio i suoi servigi, ed una forma che un risultato di spese;
ella ci vende il travaglio dellnonio; ma questo travaglio impiegato in ogni altra
parte che sulla terra e assolutamente sterile, perch luomo non creatore.
Non di meno, se lo si esige, chiamer cambio la convenzione che interviene
tra lopernio ed il compratore, semprectie si convenga della dillerenza che si trova
tra le cose cambiate, delle quali luna consiste in una cosa esistente, l'altro nel
valore delle cose che non esistono pi. Queste. dilleronza, nata dalla cosa stessa,
non impedisce che il contratto si faccia di un valore per un valore eguale, per
che produzioni consumate possono benissimo entrare in compensazione con pro.
duzioni esistenti, allorch questo rimborso di spesa il salario di un servizio reso.

Vll. -- Cosa sia il primo travaglio che fa nascere ci che occorre per pagare
il travaglio dell induslria.
- l proprietarii delle produzioni hanno per obbietto non solamente di procu
rarsi il loro proprio consumo in natura o per cambio, ma ancora di estendere il
loro godimento e di renderlo pi comodo e pi piacevole. (letale scopo ulteriore
che d allinteresse personale un estensione indenita, esige ch essi ooltivino per
loro medesimi e per altrui, e che dividano le produzioni cogli altri uomini dai
quali essi ottengono dei servigi d ogni genere.
Non e dunque lindustrin che fa nascere la facolt di pagare i suoi servigi -:
essa la trova esistente e ne prolitta per ritrarre la sua parte della riproduzione.
Se ella consuma, perch la prima classe ne ha per lei fatto nascere i mezzi;
quando ella compera non fa che riportare il danaro che le e stato dato. Non e
dunque essa che regola il prezzo delle produzioni, poich ella non pu pagare se
non con quello che riceve; e che le sue facolt sono limitate dalla sua entrata
.ohella in nessun modo non contribuisce ad aumentare. il principio del valore
uuufis'runussn socu LE. 699
sono le stesse produzioni, come gi l ho provato pi sopra col S 10 del primo
capitolo di questo scritto. Sono esse che decidono della somma che una nazione
pu spendere in salarii, e non la somma dei salarii che contribuisca ad aumen
tare la riproduzione. dunque prendere lelfetto per la causa il calcolare la con
sumazione della terza classe, la quale non consuma se non quante volte ella venga
pagata per farlo; che non pu consumare di pi, se una pi grande riproduzione
non somministri i mezzi di spendere in suo favore; che estenderebbe inutilmente
i suoi travagli oltre unatale misura, perch i suoi travagli non possono accre
scere la somma delle ricchezze che servono a pagarli.
C dunque in tutto questo un punto tisso al quale bisogna sempre ritornare,
la riproduzione, che la sorgente unica delle spese, la quale non pu essere ac
cresciuta da lavori puramente sterili, ma solamente dai mezzi della cultura- Non
o via di sortire da questo circolo circoscritto dalla natura.

Vlll. - Causa dell'orrore in cui si cade relativamente all industria.

Quello che fa illusione, quello che sembra anzi dare all'industria una sorta di
preminenza sulla coltura, si che i suoi lavori hanno una durata maggiore o mi
nere e che accumulandosi essi aggiungono continuamente alla massa delle ric
cheue di una nazione, invece che le sussistenze si distruggono annualmente e
non l'anno che surrogarsi.
Ma l'illusione consiste ad attribuire quest' ell'etto all'industria, mentr esso e
piuttosto dovuto al primo travaglio, perche e desse che ha somministrato tanto
le materie prime quanto le derrate consumate durante l'esecuzione del travaglio.
vero che loperaio ha dato quella forma alla quale si annesso un valore; ma
questo valore essendo costato tutto quello che vale, non ne risulta niuno accre
scimento di ricchezza. Se ne risulta un'accumulazione di ricchezze, e che le ma
terie prime, sulle quali si riportato il valore delle derrate consumate, erano pi
o meno durevoli.
dunque evidente che l industria ci serve , ma non ci arricchisce, o di ella
guadagna senza nulla produrre, perch ella non produce ne le materie prime, ne
le produzioni che consuma, ne la facolt di spendere in coloro che la pagano.
Non si pu dunque mettere mai in parallello i frutti del suo travaglio con
quelli della coltura , come lormanti due articoli separati , e che debbano essere
calcolati a parte, perch i lavori dell'industria, in quanto al fondo, sono forniti
dal primo travaglio, e in quanto alla somma sono pagati da lui.
L abate di Condillac lo ha perfettamente compreso, e non pu dispensarsi
dal convenire (p. 71) che, senza le sussistenza e le materie prime, non ci sareb
bero guari quelle che si chiamano ricchezza mobiliari, o chegli attribuisce all'in
dustria. Il valore dei lavori darle, egli dice, il valore stesso della materia
prima, pi il valore della forma; e il valore della forma equivalente alealorc
delle produzioni che si ritiene loporaio abbia consumate (p. 74).
Dopo una tal confessione, alla quale d altronde non era possibile riliutarsi ,
domando io, come si possa attribuire distintamente e separatamente allindustria
la produzione delle ricchezze mobiliari, mentre elle sono il risultato dei due ar
tieoli forniti dalla coltura; domando io, come si possa dire formalmente (p- 75
e 548): Noi abbiamo due sorta di riccltasze: le ricchezze fondiarie che noi dal:
700 LE I nosrur.
biamo al colono e che si rimpiazzano; le ricchezze mobiliarie che noi dobbiamo
all artigiano o all'artista c che si accumulano.
i lavori dell'industria non hanno guari valore proprio, a confessione stessa
dell'abate di Condillac; essi non hanno che un valore daccatto, un valore in
ispese aggiunto a quello della materia prima, un valore che risulta da consuma
zioni fatte, e che dippi non esiste, e non trasportato su quei lavori se non
quando un altro avr facolt di pagare quella spesa.
L'industria differisce dunque essenzialmente dalla coltura, le produzioni della
quale hanno un valore proprio loro ed un prezzo superiore al totale delle spese
che ha bisognato fare per ottenerle dalla terra. Oltre le sue spese che la coltura
restituisce senza che ne costi nulla a nessuno e per la benecenza della natura ,
ella d, in soprappi delle sue spese, una quantit pi o meno grande di produ
zioni la quale disponibile, e che costituisce il prodotto netto, la somma del quale
la misura della potenza di una nazione.
Nulla di somigliante si trova nella pretesa produzione dell'industria; i suoi
lavori non valgono se non le loro spese indispensabili ed essi non le restitui
scono se non quante volte un altro paghi tali spese. Tanto meno poi essi danno
prodotto netto.
Se ci sono degli artisti che si l'anno pagare al di l delle spese indispensabili,
ci avviene perch, in proporzione alla loro abilit ed agli studi cheglino hanno
fatti, hanno diritto ad un pi forte consumo che non gli operai ordinarii, ed esi
gono tanto pi quanto meno concorrenti hanno. Ma bench sembra ch'essi otten
gano una specie di prodotto netto, essi non producono ma guadagnano; e questo
pi-valore, che per loro un benecio, una spesa di pi pei compratori.

lX.-Di/ferenza dell'interesse di una nazione rapporto al valore delle 12706114


zioni, e rapporto al valore di lavori (1 industria.
dell'interesse di una nazione che le produzioni abbiano un valore favore
vole, perch il loro prezzo in prima mano decida del prodotto netto.
dell'interesse suo che i lavori dell'industria non valgano che le loro spese
indispensabili e che queste spese sieno ridotte alla misura pi bassa.
Questa dill'erenza viene da quella che esiste tra que due valori. Quello delle
produzioni un valore reale dal quale risulta una ricchezza, l'altro non che il
risultato di un totale di spese. il primo procura i mezzi di spendere, il secondo
un oggetto di spesa. Ora i proprietarii della riproduzione ne sono primitivamente
e di diritto i primi distributori. Quanto meno i travagli che loro sono utili e ne
cessarii saranno cari, tanto pi essi potranno soddisfare a dei bisogni per loro
proprio godimento. Quest'ordine , di diritto naturale, una prerogativa della loro
propriet, alla quale sono sottoposti tutti coloro che non abbiano un diritto im
mediato alla riproduzione. Ma qual dunque quella specie di valore che egual
mente interessante e giusto di mettere in ribasso? Se e una vera ricchezza , una
produzione reale, dobbiamo noi temere di a'umentarla? Se come l'insegna l'abate
di Coudillac, i mercanti, gli artigiani concorrono ad aumentare la massa delle
ricchezze; se la loro industria per la societ un fondo di ricchezza allo slcsso
modo che quella dei coloni, ecc. moltiplichiamo i travagli di mano d'opera,
diamo bando a tutte le invenzioni che diminuiscono il travaglio, gnardiamoci dal
condannare il lusso, favoriamolo anzi come una sorgente indefinita di ricchezza:
nscnts'rsnassn SOCIALI-2. 70l_
il pi utile sar quello che aggiunger un pi grande valore alla materia prima.
Da quel momento non ci sar pi permesso essere del parere dell abate di Con
dillac nel suo capitolo XXVII intorno al lusso, dove lo denisce un eccesso, dove
ne fa sentire glinconvenienti, anche quando sia mantenuto dall'industria nazio
nale, dove conclude che la vita semplice pu sola rendere un popolo ricco, po
tente e felice. parimente diiicile essere del suo parere intorno all'imposta, alla
quale esso sostiene che gli agenti dell'industria non debbano essere assoggettati.
Dillatti, perche lartigiano, lindustria del quale altrettanto produttiva che quella
del colono, non contribuirebbe pur esso egualmente alla spesa pubblica? Pare
che sia indispensabile di scegliere tra il principio della teoria o il risultato della
pratica (1).
X. _ Stato della quistfone ridotto ancora a termini pi semplici dalla
supposizione dei pagamenti in natura.
Se i pagamenti si facessero sempre dalle produzioni in natura, non si sarebbe
mai pensato di attribuire allindustria la prerogativa di produrre ricchezze. Si sa
rebbero evidentemente vedute delle spese, dei consumi, dei salarii pagati e rice
vuti, e nulla pi. Si sarebbe capito che la riproduzione totale di 500 mila mi
sure, che le due prime classi si dividono tra loro come riprese e prodotto netto;
queste due classi hanno dei bisogni moltiplicati da soddisfare per la preparazione
delle produzioni, alla quale elle non possono ineombere; che per ottenere servigi
essi rilasciano una parte della riproduzione a coloro. che offrono di loro renderli;
che cos facendo elle non aumentano mica le loro ricchezze ma le spendono; e
che, siccome tale maniera di spcuderle loro utile, questa diviene un motivo per
estendere la riproduzione e per moltiplicare i mezzi di spendere. in una parola,
non si sarebbe veduto altro se non il consumo fatto dalla classe sterile di una
parte delle produzioni che annualmente rinascono pei travagli della classe pro
duttiva. ,
Ma il danaro pagato contiene esso altra cosa che un valore equivalente alle
produzioni che l operaio ha diritto di consumare; valore che quello il quale lo
da si procurato immediatamente o mediatamente con delle produzioni ve che

(1) Mi sarebbe qui permesso osservare che tra le molte eccellenti cose che l'abate di
Condillac dice in proposito dellimposta, esso adopera (p. 517) un argomento al quale
assai facile rispondere? Ora. ci sono tante ragioni decisive contro l'imposta indiretta, che
pu riuscire dannoso presentarne delle liatche.
Egli dice che, se i salariati sono costretti di prendere sul loro salarii una porzione
dell'imposta, non potendola ricacciare sul compratore, egiino saranno ridotti a toglierla
dal consumo, e che la perdita che ne risulter pel valore ricadrtl sui proprietarii. _
Si pu rispondergli che l'imposta diretta presenta il medesimo inconveniente, poteh
demandando ai proprietarii una porzione qualunque della loro rendita, essa la toglie, se
non sempre sul loro consumo personale, almeno sulla spesa cheglino avrebbero potuto
fare in salarii. Ma qualunque sia liniposta, si risponder che i salarii del governo rtm
piazzano quel consumo che non si fa dai salariati dei proprietarii, e che la terza classe
ne protta egualmente, di maniera che il totale della riproduzione si trova speso. Gli
con ragioni pi profonde che bisogna attaccare l'imposta indiretta; pel suo arbitrio in
dispensabile, per le spese della sua percezione, pe suoi effetti nocevoli al valore ed alla
riproduzione, ecc. Bisogna nel tempo stesso far vedere che se codesta maniera di riscuo
tere accumula dei profitti edelle ricchezze pecuniarie, il consumo che ne risulta non ha
il medesimo vantaggio che quello del popolo che con siifatte imposizioni si diminuito.
702 LE Taoszu.
quello il quale lo riceve far saldare quand egli vorr ed a scelta sua? E, d al
tronde, quanti esempi di pagamenti in natura ci conducono al medesimo risultato.
io semino due misure di grano, ne raccolgo dodici. il mio travaglio stato
produttivo di dieci in dippi della semenza. Mando queste dodici misura al mu
llno, il mugnaio ne ritiene una per suo salario, e non me ne rimangono che un
dici. il suo travaglio necessariissimo ma sterile: se esso procura al mugnaio
il guadagno di una misura, ci avviene a discapito mio, e il suo salario e una
porzione della mia ricolta. lo chiedo scusa di mandare i miei avversarii ad un
esempio cos semplice. Ma la stessa cosa del inanitattore di panni, di stoffa di
seta, di tele, di merletti ecc. Eglino preparano la lana, la canepa, il lino per ren
derli appropriati ai nostri usi; essi in conseguenza ricevono dei salarii che equi
valgono a delle produzioni, o produzioni stesse in natura. _
Si vuole un esempio nel genere della manifattura? invece di comperare cento
anno di telaio ho raccolto della cancpa che ho fatto filare dai miei serventiy
faccio venire al mio podere un tessitpre con tutta la sua famiglia. Sua moglie e
sua figlia preparano e dipanano il mio filo; eglino inoltre hanno due bimbi luca
paci di lavorare. il padre monta il suo telaio nella mia'cantina e tesse la mia
tela. Nutrisco questa famiglia durante tutto il tempo della tessitura, compresi an
che i di di riposo, e tengo esatta nota della spesa che ne risulta. Non avr dun
que il diritto di dire che la mia tela mi costa tanto di grano, di legne, di vino,
di carne, di sale, eco? lo pagher inoltre a quel tessitore un salario, non per la
sua spesa comestibile, ma per la spesa ch egli fa, per s e per la sua famiglia,
in vestimenla , mobili, ecc. Questo salario inoltre debbe comprendere una parte
della sua pigione; e se sopravvanza di qualche cosa qnediversi oggetti, un ec
cedente ch'egli debbe mettere in serbo pei casi accidentali i quali, obbligandolo
aduna spesa superiore ai suoi guadagni giornalieri, lo ridurrebbero alla mendi
cita, se da lungo tempo egli non abbia la precauzione di ammassare qualche cosa
per provvedervi.
Quand'io gli do la mia tela da fare a casa sua, il prezzo deve incbiudere l'e
quivalente di tutti questi articoli. Nondimeno non n sempre il risultato esatto.
Sovente una causa preponderante ha il di sopra, e meltendoi salarii in ribasso li
ristringe oltre misura. Questa causa il consumo pi forte o meno forte dei lavori
dell'industria, combinato col numero degli operai. Ella decide sovranamente dei
prezzi e li riduce spesso troppo bassi nella parte dell'industria pi comune. Quando
le diverse cause di degradazione nelle rcnditeldi una nazione ristringono la con
sumazione del popolo, gli operai che lavorano per questa sono costretti di dare
il loro tempo a ribasso, la qual cosa prova che l'industria non una causa pro
duttiva di ricchezza, ma un semplice mezzo di distribuzione di salarii necessaria
mente subordinati alla riproduzione che li paga.
Xl. -_- Suddivisione dei diversi travagli sterili.
I servizii ed i travagli relativi ai nostri differenti bisogni non si limitano mica a
quelli dell'industria; ce ne sono di molto sorta che sono tutti egualmente sterili,
perch non c che un travaglio produttivo. Si pu ripartirli in quattro suddivisioni.
La prima si occupa a preparare e manipolare le produzioni, tanto le sussi
stenze come le materie prime. Quindi il fornaio, il muratore, il manifattore si tro
vano in questa classe.
nati. nmmrssn SOCIALI. 705
La seconda a trasportare e vettureggiare le produzioni tanto grezze che ma
nipolate.
La tema a comperarle e rivenderlo ai consumatori.
La quarta a rendere dei servigi puramente personali.
Tutti questi servigi sono egualmente pagati dalla riproduzione, e niun di loro
pu accrescere la somma delle ricchezze. I membri di queste quattro suddivi
sioni si rendono continnatamente tra loro dei servigi reciproci; ma non bisogna
perdere di vista che essi stessi non pagano se non altrettanto di quello che ne
hanno ricevuta la facolt dai primi distributori delle produzioni.
Senza dubbio si si levera contro la parit che io stabilisce tra questa suddi
visioni, e si sosterr che ce una grande dill'erenza tra i servigi personali ed i
travagli dellindustria e del commercio da cui risulta un valore aggiunto alle pro
duzioni grezze o manipolate. _
Eppure in che cosa consiste una tal differenza? Ho bisogno di persone che
mi rendano il servigio di farmi un tessuto per vestirmi, come ho bisogno di un
uomo che mi dia dei consigli sulla mia salute e sui miei all'art, 0 di un famigliare
che mi serva. il genere di servigi nulla muta nella questione presente; qui non
si tratta di regolare ne i gradi, ne la dignit, ma di stabilire una distinzione fisica
relativa alla somma delle ricchezze di una nazione ed ai mezzi che possono ac
crescerla. Tutte queste professioni danno il loro tempo, le loro cure, il loro tra
vaglio in cambio della retribuzione che loro si paga. C' nondimeno una differenza
che bisogna analizzare.

XII. - In che consista la di/crcnza tra i servigi personali


ed i travagli dell'industria.
La differenza nasce dal genere dei servigi. Quelli che sono personali non sono
relativi che a me: essi non sono n trasmessibili n cedevoli; non pu risultarne
un valore, perch non c nessuno pel quale questo travaglio possa avere un
prezzo, e perch il valore consiste nella relazione di estimazione, determinata dalla
concorrenza; invece che le produzioni, essendo proprie all'uso generale, hanno un
valore per se medesime, e ne acquistano dalla mano d'opera un nuovo che si
trasmette e si vende. . .
Ma questa differenza non muta per nulla la natura dei servigi, in quanto alla
loro sterilit, poich ella non consiste se non nella facolt che il compratore ha
di ritirare in tutto od in parte colla rivendita il prezzo che ha pagato. Questo va
loro non risulta propriamente dal travaglio dell operaio, ma dal bisogno pi o
meno generale che gli altri possono avere della materia chegli ha lavorata. Egli
dunque per questo rapporto nulla ha creato, nulla ha prodotto; poich non e lui
che ha fatto nascere quel bisogno o quel desiderio nel quale consiste il valore o
lestimazione posta alla cosa dalla concorrenza, come non lui, che ha procurato
al compratore la facolt di pagare il suo travaglio.
Questo valore, che lindustria aggiunge alle produzioni, consiste nella facolt
che ha il compratore di un lavoro manufatto, di rivenderlo e di ritirarne il prezzo;
bbogna ritornare al compratore consumatore, del quale verit il dire che ha
soddisfatto un bisogno, e che ha pagato un servigio reso.
Ci sono anche dei casi nei quali i servizii dell'industria non producono pi
valore che i servigi puramente personali. Se io rivende un abito, ancorch nuovo,
704 La rnosss.

io perder pi della fattura e dei guernimenti. Questo travaglio lungi dall'avere


aggiunto un valore equivalente al salarii potr anzi costiluirmi in perdita sul
prezzo del tessuto. dunque vero che il valore risulta meno dal travaglio in se
stesso che dalla concorrenza di coloro ai quali esso pu convenire.
Prima dell'invenzione della stampa una infinita di persone gnadagnavano la
loro sussistenza a copiare. Un uomo che faceva copiare I Eneide acquistava un
valore che, forse, era eguale ai salarii del copista. lo dico forse, perch se acca
deva allora pei manoscritti ci che avviene oggidi pei libri, si poteva anche per
dere nella rivendita. Colui che faceva copiare una cattiva opera, non solamente
non acquistava nulla, ma perdeva anche la pergamena. Cos lo stesso travaglio
ha da un lato sminuito il prezzo della materia , e dall'altro le ha aggiunto un
valore considerevole. Tale differenza non deriva dunque dalloperaio, ma dal me
rito dell'opera, il quale fa si che l'una sia ricercata l'altra nol sia. Questa causa di
valore dunque estranea all'operaio: ella non risulta dal suo travaglio, ma dalla
concorrenza del compratori che grande da una parte, nulla dall'altra.
Si trovano parimente molti altri generi delle cagioni di diminuzione o di so
pressione di valore indipendenti dal travaglio. Il mular della moda distrugge il
valore che aveva nella sua novit un lavoro manufatto. in fatto di libri una nuova
edizione fa cadere la prima; ed anche senza questo, si perde assai pi che la le
gatura nei libri che si rivendouo. In generale, la rivendita di un lavoro dindu
stria, fatta da qualunque altro che dei mercanti, costituisce in perdita potabile
il primo compratore.
Frattanto, se l'industria produttiva di ricchezza , perch il valore de suoi
lavori poi cos arbitrario, cosi variabile , cosi dipendente dal capriccio e dalle
circostanze? Conveniamo chcsso risulta dal bisogno, dal desiderio, della facolt
dei compratori e della loro concorrenza; che loperaio che non e produttore di
queste cause, non ci vende che il suo tempo, i suoi servigi che si prezzano dalla
sua spesa.
Xlll. _ Del genere di manifattura che sembra pi produttivo.
Se c un genere di manifattura nel quale l'industria potesse lusingarsi d'es
sere produttiva sarebbe senza dubbio la costruzione degli edilizii, la locazione dei
quali produce una rendita annuale che costituisce l'interesse della somma im
piegata.
Osserviamo primamente che la ricchezza che procede da una costruzione di
pende dalla situazione. Se io fabhrico in campagna non trover che una scarsa
pigione, e rivendcndo la mia terra col casamento io non trover il quarto della
mia messa oltre il prezzo della mia terra. Se io fabbrico in citt ed in un buon
quartiere, acquisto una rendita proporzionata alla mia spesa ed un capitale.
Questa differenza non deriva certamente dal travaglio degli operai; e stato lo
stesso da una parte e dall'altra. Ella procede dalla concorrenza pi o meno grande
delle persone alle quali quegli edillzii convengono.
In realita il travaglio dell'industria e tanto sterile in questo genere come in
qualunque altro. Quegli che fabbrica impiega delle produzioni fornite dalla terra
e paga agli operai dei salarii che fanno il rimborso della loro spesa. Se egli fab
brica per abitare, con tale spesa egli soddisfa un bisogno. Ma come questo genere
di servizio e durevole e trasmissibile, la concorrenza pi o meno grande delle
nuzz'isreussse SOCIALE. 705
persone alle quali tale obbligazione convenga, metter un prezzo sia alla propriet,
sia al godimento.
Ma se una pigione di mille lire e eguale nella somma ad un allitto di mille
lire d'una terra, c' tra queste due rendite una differenza essenziale rapporto alla
somma delle ricchezze di una nazione. il ttaiuoto di una tenuta trae dal fondo
stesso ch'egli ha preso ad alltto la somma ch'egli si obbligato di pagare al pro
prietario; non guari da suo ch'egli paga, non fa se non che dare una parte con
venuta dei frutti. Ma l'inquilino non ricava mica dalla casa il prezzo della pi
gione; questa spesa non pu essere pagata se non dalla terra; e l'inquilino non
fa questa spesa se non che per quanto egli abbia partecipato alla riproduzione,
sia immediatamente come proprietario fondiario, sia mediatamentc come salariato,
stipendiato o renditiere.
Tutti gli edilizii che esistono in una nazione sono dunque l'impiego accumu
lato di una parte delle sue ricchezze rinascenti, e la rendita fornita da tale pro
priet non che un impiego annuo di una parte della rendita ricavata dalla terra.
Perci la massa delle pigoni non accresce menomamente la massa delle ricchezze
di una nazione. Donde segue che questa rendita, che una vera spesa per colui
che la paga , non pu essere gravata d'imposta se non con un doppio impiego;
del resto e l'ultima delle imposte indirette che bisogna togliere, perch non ne
arbitraria, ne costosa a riscuotersi, e che non ha alcuno degli inconvenienti delle
imposizioni indirette.

XIV. - Dell' industria quando alla lavora per l'estero.

Se l'industria non crea guari il prezzo dei lavori; se ella non produce che
delle spese; se il valore ch'ella aggiunge non se non un valore daccatto, rap
presentativo di un valore eguale in produzioni consumate, ella non e pi produt
tiva di ricchezza allorcb vende all'estero, di quello lo sia quando vende nell'in
terno. Lesportazione dei suoi lavori si riduce ad una semplice vendita di produ
zioni, il totale delle quali stato riportato sulla materia prima. Non si pu dunque
dire che il suo travaglio, quandesso pagato dall'estero, assicuri alla nazione un
benecio indipendente dal suo territorio.
il prezzo di manifattura un prezzo necessario, determinato dal prezzo delle
produzioni. Se l'industria vende all'estero su questo prezzo la medesima cosa
per la nazione, e quanto allinteresse del consumo, come se l'estero avesse com
perate le materie prime e le produzioni in natura. Se l'industria vende al di sopra
di questo prezzo ella potr fare dei guadagni; ma tale vantaggio proprio di lei,
la nazione nulla ci ha da pretendere; questa al contrario ci perde perch cosi
costretta di pagare que medesimi lavori al di sopra del prezzo indispensabile, non
potendo ella averli a miglior mercato che lo straniero.
Ma c' di pi: l industria non pu vendere all'estero al di sopra del prezzo
indispensabile, se non quante volte ella stessa paghi le produzioni al di sotto del
prezzo del mercato generale, la qual cosa suppone e prova che la nazione non
gode libert di commercio. Da quel momento sui venditori delle produzioni,
vale a dire sulle due classi che propriamente costituiscono la nazione, che cade
quella perdita, che favorisce, contro linteresse sociale, una classe la quale per la
natura del suo travaglio e l'impiego de suoi capitali non guari legata al terri
Econom. Tolto l. - 45.
706 LE Tnosnn.
torio ch'ella abita, e non ha per patrimonio se non i suoi salarii, che nella mas
sima parte le sono pagati dalla nazione medesima.
Cotal benecio dell'industria, procurato col minor prezzo interno delle produ
zioni, cagiona alla nazione una doppia perdita. lao Ella non dovrebbe pagarei la
vori dell'industria se non sulla stessa misura di quella che essa a lei vende le pro
duzioni; essa le paga pi caro perla concorrenza dello straniero, il'quale le
compra al prezzo del mercato generale, il quale si trova pi alto che il prezzo in
temo di tale nazione; 2 ma essa perde infinitamente di pi pel basso prezzo
interno delle sue produzioni che procede dagli ostacoli posti alla libert del com
mercio. Quale enorme sbaglio per parte sua di tenere le sue produzioni al di sotto
del vero loro prezzo, per assicurare la preferenza ai suoi manitattori e procurar
loro pi grandi guadagni! Non questo sagritlcare il travaglio produttivo al tra
vaglio sterile, il protto mercantile alla ricchezza nazionale e il tutto al nulla? ed
anzi se si consideri l'industria in massa, e non in tale o tal altro ramo particolare
che si voglia favorire, non e un recargli il pi gran pregiudicio, poich essa non
pu estendersi se non in ragione della riproduzione la quale paga isuoi travagli?
e che rovinare la coltura si inaridire la sorgente che l'alimenta?
il travaglio dell'industria per l estero non ha altra utilit se non quella di
provocare il consumo, di servire di sbocco, e si riduce ad un commercio di pro
duzioni. La nazione guadagna dunque lo stesso a vendere le sue produzioni in
natura all'estero, il quale le ne darebbe il prezzo medesimo; e se ella trova qual
che vantaggio maggiore in quel mezzo di smerciarle che le sue produzioni con
vertite in cotal forma possono essere di uno spaccio pi facile, e convenire meglio
agli stranieri, i quali non avrebbero forse comperate le sue produzioni in natura;
e che d'altronde contenendo un maggior valore sotto un minor volume, elle co
stano meno spese di trasporto.
Ma in questo stesso caso, in cui l'industria procura alla nazione una vera uti
lita, non si per mica autorizzati a riguardare il suo travaglio come pro
duttivo per se stesso del valore, ma semplicemente come una causa occasionale
di valore che facilita lo spaccio colla diminuzione degli ostacoli che vi si oppon
gono. Lo scavo di un canale, un fiume reso navigabile avrebbero prodotto il me
desimo effetto e in un modo assai pi vantaggioso.
Da ci conseguita: 1 che l'industria la quale venda allo straniero non vende
mai se non al prezzo necessario. 2 Che indifferente ad una nazione, che gode della
libert di commercio, di vendere le sue produzioni all operaio od allo straniero.
5 Che tutto il vantaggio ch'ella pu trovarci consiste nella facilita dello spaccio
e nella diminuzione delle spese di trasporto. 4 Che se l'industria vende al di
sopra del prezzo necessario, vale a dire di quello al quale essa compera le pro
duzioni che consuma, e una perdita enorme per la nazione; una prova che
le sue produzioni sono ritenute al di sotto del prezzo del mercato generale da
ostacoli di commercio. 6 Che se la vendita dei lavori procura, oltre il prezzo
delle produzioni consumate, un beneiizio per l'interesse dei capitali danticipa
zione, questo benelizio non e menomamente nazionale, ma del tutto proprio degli
imprenditori; che d'altronde la reciprocanza di commercio fa si che i consuma
tori delle due nazioni paghino alternativamente tali benetlcii ai loro manifattori ,
la quale cosa fa compensazione. 7 Che il mezzo di sussistenza ricavato dall in
dustria assolutamente precario e dipende dal gusto dellestero o dalle circostanze;
miti. INTERESSE SOCIALE. 707

che gli operai sono pensionarii ch'egli mantiene in casa vostra e che pu lasciare
mancare di tale mantenimento ad un tratto, nel quale caso essi formano una popola
zione onerosa. 8 Che il risultato pratico e che non bisogna guari interdirsi cotale
sbocco, il quale sempre utile, ma che non bisogna provocarlo con favori particolari.
Sono principalmente i lavori di lusso che sono ricercati dagli stranieri: perci
siffatto genere dindustria che sovrogni altro si ricerca. Lo si considera come il
pi-profittevole, per causa del caro prezzo della mano d'opera.
Non pertanto. considerando l'industria come veicolo di consumazione, che il
solo vantaggio che ella procuri ad una nazione quando lavora per l'estero, l'indu
stria di lusso la meno utile perch ella trae le sue materie prime dal di fuori, e
ch'ella non procura uno spaccio se non col consumo degli operai. Ma codesta uti
lita tanto piccola e quasi nulla per una-nazione la quale gode della libert di
commercio, pu ella mai essere compensata dalle conseguenze funeste che si trae
dietro il lusso per una nazione che vi si abbandoni, per la sua influenza sui co
stumi , per lo sconcerto cui da occasione nell'ordine delle spese ed il pregiudicio
che cagiona alla riproduzione ed al consumo interno delle materie prime del ter
ritorio? Fisicamente impoverirsi per dare agli altri l'esempio di farlo; moralmente
corrompersi per corrompere gli altri.

CAPITOLO Vl.
Della natura e degli effetti del commercio.
1. - Denizione del commercio in generale.
Il commercio consiste nello spaccio delle produzioni che si fa per mezzo del
cambio; 0, se si vuole, il cambio dei beni usuali per arrivare al consumo.

Dopo ci che ho detto sul cambio non c' pi bisogno di stabilire qui che il
commercio si fa di valore per valore eguale; che non un mezzo di arricchirsi
ma di soddisfare ai diversi bisogni; che non muta natura allorch si fa per via
di semplici cambii o per la mediazione del danaro; che il danaro non se non
un pegno intermedio tra le vendite e le compre; che questo non e lo scopo del
commercio ma una semplice facilit; che non lo si acquista colle vendite se non
per restituirlo colle compre, e che la somma delle une eguale alla somma delle
altre.

Il. _ Che la libert del commercio conforme all'interesse di tutti.


Dal momento che alquante famiglie si sono riunite si stabilito tra loro una
comunicazione di beni. i bisogni reciproci sono dunque il fondamento del com
mercio.
Siccome nessuno compera se non quand'abbia precedentemente venduto , n
vende se non per comperare in appresso, linteresse di ciascuno muta, secondo che
esso divenga venditore o compratore; e gli occorre desiderare talvolta il prezzo fa
vorevole, tal'altra il prezzo basso. Ma siccome la vendita precede la compera, in
quanto che il prezzo procurato da una vendita precedente, che da a ciascuno la
708 LE Taosua.

facolt. di comperare , il prezzo buono in qualunque genere e l'interesse comune


di tutti.
E la concorrenza che concilia tutti gtinteressi: ella non perfetta se non sotto
il regno assoluto della libert dei cambii che la prima conseguenza del diritto
di propriet, e quindi una delle leggi pi essenziali dellordine sociale. Ella sola
pu stabilire le produzioni alloro giusto prezzo naturale di modo chelle non pro
vino se non le variazioni dell'ordine sico, ch'ella rende anni meno sensibili.
Nel tempo medesimo la libert stabilisce la giusta proporzione tra le produ
zioni ed i salarii. Dili'atto lo scopo della riproduzione il consumo; ma, come l'ho
detto di gi, coloro che fanno nascere i mezzi di consumare per tutta la societ,
sia coi travagli della coltura, sia col mantenimento della propriet fondiaria, non
si propongono che l'utilit propria loro. L'ordine sociale non si mantiene se non
pell'interesse personale lasciato a se medesimo e contenuto dall interesse altrui.
i primi distributori delle produzioni sono costretti di associarsi a spese loro unin
tnit duomini e di comperame i servigi con delle produzioni. Dunque perch
essi abbiano un grande interesse a moltiplicarle bisogna che possano procurarsi
molti godimenti col cambio di ci che eccede il loro consumo personale, o ci
che torna il medesimo, occorre che il danaro che essi ne ritirano colla vendita,
possa servir loro a soddisfare molti bisogni.
Per compiere tale interesse, i primi distributori della riproduzione non hanno
altra cosa da domandare se non la libert assoluta dei camhii che contiene il
pieno esercizio del loro diritto di propriet.
Linteresse di coloro che non acquistano una parte della riproduzione se non
pel mezzo dei loro servizii subordinato a questo interesse primitivo; ma non ce
menomamente contrario, perch la giustizia non favorisce mai nessuno a pregiu
dizio di un altro.
Diatto, se eglino sono pagati in natura, si costretti di lasciar loro la per
zione che loro dovuta secondo l'ordine dei consumi al quale ciascun di loro ha
diritto di pretendere giusta lo stato suo. Se eglino sono pagati in danaro, la somma
debbe corrispondere al prezzo delle produzioni, perch non sono i salarii che de
terminano tale prezzo, e che questi al contrario sono regolati da lui.
Non possibile che i primi distributori delle produzioni abusino mai della
libert dei camhii: 1 perch la vendita. un contratto libero; 2 perch la con
correnza trai venditori pone dei limiti che non possibile oltrepassare; 5 per
che per vendere a tale prezzo bisogna trovare dei compratori che vogliano e pos
sano dare tal prezzo; 4 pereh tuttii compratori essendo stati venditori trovano
nelle loro vendite precedenti, fatte al prezzo della libert, i mezzi di comperare al
medesimo prezzo; 5 perch la terza classe, che per verit non ha guari produ
zioni da vendere, proprietaria per un titolo egualmente legittimo del suo tempo,
de suoi travagli, della sua industria, e che il prezzo de suoi servigi essendo rogo
lato dal prezzo delle produzioni, ella riceve e delle produzioni in natura, il prezzo
delle quali allora per lei eguale, o delle somme corrispondenti a questo mede
simo prezzo.
La libert. intiera dei cambii dunque conforme aglinteressi di tutti, senza
poter ferire gl'interessi di nessuno.
Quello che non si pu mai abbastanza ripetere, perch ci son troppi che non
lintendono ancora, si che il prezzo al quale hanno diritto i proprietarii non .
nszz'isrnnssse socuus. 709

un prezzo, indefinito, ma unicamente quello che risulta'dalla libert e dalla sop


pressione di tutti gli ostacoli fattizii che si oppongono al prezzo naturale. Al di la
di questo termine essi nulla hanno da domandare; c' di pi, che non si pu loro
procurare davantaggio. Ma eglino hanno dritto [in l, e dal momento che codesto
dritto e conforme alla giustizia, esso non pu essere contrario all'interesse sociale,
n a quello di alcuna classe della societ. Cosi cadono di per loro stessi tutti
quegli argomenti tanto ripetuti, che i proprietarii non compongono tutta la no
zione; che il prezzo delle produzioni interessa coloro che non ne hanno guari
da vendere e che forma il pi gran numero ,- che il sovrano al quale tutti i cil
ladim' sono egrualmenlc cari debbe vigilare a/nche il prezzo della prima der
rata non sia troppo alto; ch'egli deve porre dei limiti alla cupidit dei pro
prietarii, i quali allorch il prezzo delle staio a venti lire, vorrebbero vederlo
a. trenta, ecc. ecc. ecc. -
l proprietarii non richiedono e non possono richiedere il prezzo di diciotto
lire, ne quello di ventiquattro, ne quello di trenta , ma quello della libert asso
luta che non pu mai essere un prezzo di carestia, perch il commercio libero sa
abbassarlo se sia troppo alto, come lo innalza se sia troppo basso. La loro pre
tensione non meriterebbe dunque di essere repressa che nel caso in cui richiedes
sero che si provocasse il valore con mezzi fattizii, o che dando la libert dell u
scita si mettesse il minimo limite alla libert dell'entrata.

lll. - Distinzione tra il commercio cd il traffico.


In quahmque modo si operi la comunicazione dei beni tra gli uomini e sem'
pre l'interesse rispettivo del primo venditore e del consumatore che bisogna ri
guardare, e non si sono ammessi tanti errori in codesta materia, se non perch
si si fermati a degli interessi intermedii ditferentissimi, ed anzi contrarii.
Il commercio si fa e immediatamente tra i due termini pei quali si fa, o me
diatamente per mezzo di agenti interposti', e allora il commercio che si eseguisce
per mezzo del traiiico. Nel primo caso egli si fa senza spese; nel secondo egli
cagione delle spese intermedie necessariamente sopportate dai contrattanti.
Non che ci sieno due prezzi di prima mano, e che il venditore riceva pi
quando vende direttamente al consumatore vicino, che non quando venda ad un
terzo che porti al consumatore lontano. Si stabilisce un prezzo generale, in ragione
composta dell'estensione della consumazione sul luogo stesso e di quella che
lontana. Quanto pi quella sul luogo forte, tanto pi il prezzo e favorevole;
meno consumazione c' sul luogo, e pi la considerazione delle spese del traliico
entra nella fissazione del prezzo in prima mano, ad effetto di ristringerlo. Ella
non c'entra non per tanto tutta intiera, e si divide ordinariamente tra il venditore
in diminuzione del prezzo, ed il consumatore in rincaramento del prezzo della
rivendita.
Ne segue da ci che la riduzione delle spese del commercio interessante,
perch essa non inuisce solamente sul prezzo delle produzioni che passano nelle
mani del traffico, ma egualmente sul prezzo di tutte le prime vendite.
IV. - Suddivisione degli agenti del commercio e distinzione da fare
rapporto alle spese ed ai benecia.
Gli'agenti del commercio si suddividono in molte classi. Queste sono: 1 o im
710 LE mossa.

prenditori di travagli dell'industria che comperano le materie prime per manipo


larle, e che per codesta parte sono rivenditori. _ '
2 0 commissionarii che sincaricano, mediante una retribuzione di vendere
per conto altrui.
5 0 mercanti al minuto che riuniscono diversi assortimenti di mercanzie
tanto grezze che lavorate per ismerciarle.
4 0 vetturali che non si occupano se non del trasporto.
5 0 persone che comperano in un luogo per ispedire o rivendere in un altro.
6 0 nalmente persone che comperano per ispeculare , tenendo in serbo ed
aspettando le rivoluzioni che portano nei prezzi, le variazioni dell'ordine fisico, o
che speculano sulla dierenza del prezzo di un luogo ad un altro.
Tutti costoro fanno spese e guadagnano dei beneficii, senza de quali queser
vigi non si farebbero; e queste spese sono necessariamente pagate tanto dal rin
mramento del prezzo della rivendita che dalla diminuzione del prezzo di prima
mano , che senzesse sarebbe stato pi forte.
in questa suddivisione degli agenti del commercio c da osservare una di'e
renza rapporto alle spese ed ai benecii. Nelle cinque prime classi le spese en
trano necessariamente nel prezzo della rivendita che diventa un prezzo composto.
Le medesime spese avendo luogo per tutti gli agenti del commercio, la concor
renza che si trova tra loro stabilisce un prezzo comune e loro permette di aggiun
gere le loro spese ed i loro benetlcii al prezzo della prima vendita.
Il commercio di speculazione di un altro genere. il negoziante che stabilisce
la sua operazione sulla dierenza del prezzo che si trova tra un paese dove una
derrata abbondante ed un altro dove scarseggi, giuoca una specie di giuoco di
azzardo. Egli non rivender se non al prezzo corrente attuale del paese senza
alcun riguardo al beneficio che sperava, n alle spese del trasporto. In questo
caso il prezzo della rivendita e semplice, o almeno questo negoziante non pu dire:
io voglio vendere 1200 lire, perch la mercanzia mi costa mille lire, e che deb
bono toccarmi 200 lire per le mie spese e pel mio benecio legittimo. Poich il
prezzo locale non menomamente determinato da codeste cause, ma unicamente
dalla concorrenza che pu aver fatto abbassare talmente il prezzo che il mercante
perda la sua retribuzione ed anche le sue spese. Si possono trovare mercanti che
abbiano pagato meno caro, o che venendo da meno lontano vendono a minor
prezzo; accade pure sovente che le spedizioni fatte da ogni parte procurano una
tale abbondanza che gli ultimi arrivati si ritroviuo in perdita.
Lo stesso avviene del commercio di speculazione da un tempo allaltro, in
trapreso nellaspettativa di una variazione nei prezzi. Il mercante corre il rischio
che tale rivoluzione non accada e non pu fare entrare n le spese di custodia ,
n il suo beneficio nel prezzo della rivendita; egli guadagner o perder senza
alcun riguardo a quella considerazione e sar costretto di conformarsi al corso.
dunque vero di dire in un senso, che nel commercio di speculazione i gua
dagni non si fanno a spese di nessuno. Ditatto, il mercante ha comperato al
prezzo corrente, ed ha sostenuto il valore in un tempo o in un luogo dove le pro
duzioni erano a minor prezzo: egli serve poscia dei consumatori rimettendo in
circolazione quelle medesime produzioni in un tempo o in un luogo dove elleno
sono pi care; essa ha dunque reso un doppio servigio.- Questa considerazione
non impedisce nel medesimo tempo che non sia sempre vero, nel commercio di
DELL' tsrlzaessn SOCIALE. 71 1

speculazione da un paese allaltro, che le spese di trasporto sieno un ostacolo al


valore in prima mano, ed una conseguenza della lontananza che impedisce di
dare-al primo venditore il prezzo che senza di questo si avrebbe potuto oll'erirgli.

V.--Chel'acc1-escimeato di valore che risulta dalle spese di commercio per una


nazione un dispendio e non unaumentazionedi ricchezza.
Questa proposizione tanto evidente, chella non dovrebbe nemmeno avere
bisogno di essere provata. Se ne e convinti pel commercio interno; ma siccome
si pensa e si opera tutto al contrario quando si tratta del commercio esterno, giova
discuterne e stabilirne la tesi in generale. Il commercio non altro se non il
cambio delle produzioni per arrivare al loro consumo. In qualunque modo ch'esso
si faccia, esso non ha se non due termini essenziali; ma soventi per arrivare
allo scopo suo, ha bisogno di agenti intermedii. In qualunque numero essi sieno
sempre tra il primo venditore e il consumatore che concentrato linteresse del
commercio: per questi, e per l utilit. loro rispettiva che si fa , ed i terzi che
sini'rammettono per servirlo non aggiungono certamente n alle ricchezze delluno,
n ai godimenti dellaltro.
parimente evidente che le produzioni non guadagnano nulla in quantit
passando per molte mani; ma guadagnano elle in valore? S , se si consideri il
prezzo della rivendita; ma questo valore di pi non pu essere tiputato un aecre
scimento di ricchezza, poich non se non un valore di spese; e il prezzo di un
servigio reso, necessariamente pagato dalla riproduzione come i servizi dellindu
stria, come tutte le spese che si fanno nella societ.
Dill'atto, come ho gi detto, non c' che il prezzo di prima mano che serva a
misurare le ricchezze di una nazione, perch esso quello che assicura il ritorno
delle anticipazioni produttive e che decide della somma del prodotto netto, il
quale non consiste che nelleceedente delle riprese. Ci sono molte maniere di
spendere le ricchezze; ma non ce ne alcuna che serva a riprodurle e che le re
stituisoa con vantaggio. Pi le produzioni hanno un buon valore, meno neces
sario che i ttaiuoli ne ritengano per le loro riprese, e ne rimangano maggior
mente perla rendita.
Ma quando le produzioni sono una volta uscite colla prima vendita dalle mani
dei'primi distributori, il maggior valore eh elle ottengono non ha pi alcuna re
lazione alla coltura n alla formazione della rendita; esso non entra nella valu
tazione-della riproduzione totale che la materia di tutte le spese di una nazione
e la misura delle sue ricchezze, perch esso non debbe la sua esistenza se non a
delle spese, e che un oggetto di spesa e non di prodotto. \
Ditfatto, il prezzo della rivendita , assolutamente estraneo ai primi distribu
tori delle produzioni, diventa latlare personale del tratllcante, e non rappresenta
pi, al di la del prezzo della prima vendita, se non ispese. Codeste spese cagio
nate dalla lontananza sono poi primo venditore una soppressione del valore primo
e pel compratore un rialzamento di prezzo. Essi rincarano la cosa a pura perdita
pel venditore originario , il quale non ha ricevuto se non la somma della prima
vendita, e per il compratore il quale obbligato di rimborsarla, senza acquistare
niente di pi che ci che ha fatto loggetto della prima vendita. L'uno e l altro
sopportano questa perdita e la dividono. Il primo avrebbe venduto meglio, se il
consumatore fosse stato presso lui; questo avrebbe comperato meno caro se fosse
712 Le TROSNI'J.
stato pi vicino, ad allora sarebbe stato in grado di consumare maggiormente in
quel genere ed in altri.
Si dir che si debbe tanto meno dotarsi di queste spese le quali fanno vivere
un innit d'uomini e procurano un consumo utile? La dillicolt sta dunque nel
trovare dei mezzi di spendere , e si debbe mai credere che un risparmia sulle
spese noceia al consumo? Non dimentichiamo mai che i primi distributori delle
produzioni non le traggono dalla terra se non per la loro utilit personale. Sic
come sono essi quelli che pagano tutte le spese che si fanno nella societ, cosi a
rigoroso dritto sono essi gli arbitri dell'impiego delle ricchezze riuasrenti. Essi
hanno interesse di risparmiare su tutte le spese non indispensabili per procurarsi
pi godimento; e il loro dritto fondato sulla giustizia esatta consiste a pagare i
servigi al minor prezzo possibile.
Altronde, l'utilit del risparmio sulle spese si applica a tutti i travagli, ed a
quelli della coltura come agli altri.
il prodotto netto tutto per una nazione, perch non c' se non questa parte
di libero e che tutto quello che impegnato a spese non disponibile; e il so
vrano il quale come capo di una nazione agricola ha un diritto incontestabile
nella divisione del prodotto netto, ha il pi grande interesse al suo accrescimento.
Del resto, se si cambiano spese puramente sterili per produzioni; se si vuoi
vedere un accrescimento di ricchezza in una delle spese che si fanno a detri
mento del prodotto netto possibile, o a spese del prodotto netto che esiste, c'
per una nazione un mezzo assai facile di arricchirsi a voglia sua; quest di mol
tiplicare le spese del trallico, dinterdire la navigazione delle rlviere, e di far
fare alle produzioni cammino doppio, eper terra. per arrivare al consumo. Impe
rooch tutto qui rigorosamente conseguente: i principii sono veri o falsi in tutta
la loro estensione. Se le spese sono un guadagno per una nazione bisogna. eston
derli; se sono un carico ed un dispendio bisogna ristringerle con tutti i mezzi
possibili; e un tal dilemma si applica tanto al commercio esterno quanto al com
mercio interno.

V i. - Degli e/I'etti del commercio sul valore di prima mano.


L'abate di Uondillac, che crede scorgere nei travagli della mano d'opera un
vero aumento di ricchezza per una nazione, ha dovuto accordare al tralleo la
medesima prerogativa. Egli insegna nel capitolo Vi del suo libro, che i i com
mercianti aumentano la massa delle ricchezze, chegiino in certa guisa fanno
qualche cosa dal nulla , ed egli tira questa conseguenza dal suo principio sul
cambio. Se nei cambii , egli dice, si desse sempre valore per valore eguale, il
commercio non aumenterebbe la massa delle ricchezze: ma sempre si di meno
per pi a, e da ci conclude che il commercio un mezzo di aumentare le ricchezze.
E facile capire che il commercio utilissimo , necessariissimo per distribuire
le produzioni e soddisfare tutti i bisogni; ma non mica forse cos facile cogliere
llwll' astrazione per la quale una parte si arricchisce, senza che ci avvenga il
meno del mondo a spese dell'altra , o piuttosto, per la quale i due contrattanti
fanno tutti due un guadagno (p. 55) ed un guadagno eguale soma che sia per
messo di dire eheglino contrattino valore per valore eguale. Ma io ho sufficien
temente discusso questo principio'pl sopra nel capitolo Il, che tratta del cambio
e della vendita.
r'"
l o
nsu. rsrsnessa SOCIALE. 715

Non e senza dubbio per le spese che l'abate di Condillac , riguarda il com
mercio come produttivo di ricchezze: egli stesso dice (pag. 42) che i mercanti
fanno dei guadagni sulla nazione: non pu dunque essere che pe suoi etietti
sul valore in prima mano, ed ci che mi propongo di esaminare in questo
articolo.
Primarnente far osservare che, quando si valutata a una somma qualun
que la riproduzione totale nel dato stato di cose , si computato tutto il valore
delle produzioni procurate dai cambii che si fanno sia direttamente, sia per mezzo
di agenti interposti. Se il medesimo consumo potesse farsi con minori spese o
senza spese, senza trasporto ne interpositori, il valore in prima mano sarebbe
stato pi favorevole e lestimazione totale pi forte. Per questo riguardo tutto
dunque finito, e non si pi in diritto di calcolare a parte gli effetti del com
mercio di rivendita sul valore, poiche essi sono entrati in considerazione nella
valutazione totale.
Ma, si dir, non e men vero che il traffico e produttivo di valore, poich
dietro gli eetti di esso che si calcolato. Senza dubbio il traffico sostiene e pro
voca il valore in prima mano, perch un mezzo di cambio, e che la qualit di
ricchezza nasce dal cambio. Esso d un estensione allo spaccio andando a cer
care lontano dei consumatori; egli scarica una provincia di un eccedente che le
sarebbe stato oneroso; egli fa circolare le opere dell industria; egli il mezzano
della comunicazione dei beni. Non si pu contestare l'utilit. sua; essa occupa il
primo posto dopo la coltura. Non bisogna dunque privarsi dei vantaggi del traf
co per causa delle spese cui d occasione. Esso innitamente pi utile al va
lore primo colle sue compre, ed ai consumatori colle sue rivendite che loro non
sia oneroso. Le sue spese sono un inconveniente inseparabile dal servigio. Quan
tunque cileno si facciano a detrimento del valore possibile, non pregiudicano
guari al valore attuale, perch il negoziante compera al prezzo corrente, e lo fa
anzi aumentare colla sua concorrenza; e lungo di essere a carico del consuma
tore, esso fa abbassare il prezzo in suo favore.
Ma il negoziante esso propriamente creatore di quell' accrescimento di va
loro in prima mano, cb egli procura colle sue operazioni? lo credo poter so
stenere ch'esso non ne se non la causa occasionale. Per convincersene non oc
corre che considerare le cause del valore che ho stabilite nel primo capitolo. Elle
derivano dalla qualit usuale, dalla spesa di produzione, dalla rarit e dallahbon
danra, infine dallo stato stesso della riproduzione che decide della facolt pi o
meno grande di consumare, poich questa che somministra i mezzi di cambio.
Ora non il negoziante che crea tutte queste cause: esso le trova esistenti e ne
protta per le sue operazioni. Egli viene ad oli'erire i suoi servigi per guadagnare
salario. Egli serve al tempo medesimo il produttore ed il consumatore; ma egli
non ha fatto nascere n le produzioni ne i mezzi di pagarlo: egli non produce
dunque il valore , che in un'ultima. analisi, deriva dai mezzi di pagare , vale a
dire, dalle produzioni. Esso non dunque se non uno strumento del commercio
come sono le strade, i fiumi , le vetture. Senza dubbio il commercio che pro
curail valore; ma il commercio non e altro che il cambio, il quale non comprende
se non i due termini tra i quali e pei quali esso si fa. Gli agenti interposti sono
mezzi di cambio, merce i quali il commercio si opera; ma essi non sono le cause
del commercio in se stesso, n per conseguenza, del valore che n l' effetto. in
714 LE mosse.

ogni luogo si coltiva, non solamente pel consumo locale in natura, ma ben anche
per procurarsi col cambio quello che manca; ed questo eccedente che {a na
scere i mezzi di cambio. Il valore esiste in conseguenza delle produzioni che ven- .
gono a porsi nella bilancia e il negoziante non fa se non recare di pi in tale
bilancia una somma di spese che si dividono tra il produttore ed il consumatore;
egli non ha dunque prodotto e non ha diritto di rivendicare, nel valore, altro che
il rincarimento che risulta dalle spese.
vero che moltiplicando la domanda in un luogo, il negoziante vita elevare
il valore; ma egli non compera in quel luogo, se non perch esistono in un altro
dei mezzi di pagarlo che gli permettono di trasportarvi la. mercanzia con un be
netlcio oltre alle spese. dunque codesta facolt esistente in un luogo che deter
mina le sue compre in un altro. Essa dunque la causa diretta ed etllciente delle
di lui operazioni.
Cotal verit anche pi sensibile nel commercio di speculazione, sulla di'e
renza dei prezzi di un luogo ad un altro. Il mercante sottoposto, come qualun
que altro, alla legge dei prezzi, che precedono sempre le compre e le vendite, e
che le governano. Tutta l'arte del mercante consiste a informarsi di quelli che
esistono in diversi luoghi, a confrontarti ed a sapere prottare della differenza;
di'erenza alla quale egli non contribuisce per nulla, e che la sua operazione
tende anzi a cancellare. Dill'atti se ne risulta un accrescimento di valore nel luogo
della compra, ne risulter un ribasso nel luogo della rivendita. La somma dei
prezzi rimane dunque la medesima; l'uno non salisce se non altrettanto che l'altro
discende. Il mercante non fa dunque altro che studiare la dill'erenza dei- prezzi
per applicarla a suo protto; e se le cause dei prezzi hanno variato nell'intervallo
della sua operazione, egli pu trovarsi in perdita anzich guadagnare. Non risulta
dunque dalla sua operazione se non un agguagliamento nei prezzi: ope'ra grande
mente utile senza dubbio; ma qui non si tratta che di sapere se sia esso il quale
abbia prodotto il valore.
La conclusione pratica di questa teoria che una nazione non debbe consi
derare il t'rallicose non relativamente alla sua inuenza sul valore in prima
mano; ch ella non debbe occuparsi che dei mezzi di favorire il commercio di
propriet colla concorrenza la pi intiera, colla facilit delle comunicazioni; e
chella debbe essere persuasa che tutto quello che sar possibile di scemare nelle
spese torner a protto dei primi venditori e dei consumatori. il vero e solo
mezzo di estendere il tratlico nella sua parte veramente utile, e di ristringerlo
nella sua parte onerosa.

CAPITOLO VII.
Del commercio esterno.

Tutte le quistioni sulla natura e sugli effetti del commercio esterno trovano
la loro soluzione nei principii qui sopra stabiliti. Dovrebbe bastare il dire che il
commercio di rivenditore non muta obbietto , quando si pratica da una nazione
allaltra; ch esso non comprende sempre che un cambio di valore per valore
neu. INTERESSE SOCIALE. 715

eguale; che non arricchisce dunque le nazioni; che le fa solamente partecipare


alle loro produzioni rispettive e rende loro un servigio comune e reciproco; che
pi sopraccaricato di spese in ragione della lontananza, e che le nazioni le sop
portano e le dividono tanto in diminuzione del prezzo in prima mano, come in
rincaramento del prezzo della rivendita.
Ma, mentre tutti sono d'accordo sulla libert che bisogna lasciare alla circo
lazione interna, sulla concorrenza generale che bisogna ammettere tra tutti i suoi
agenti, si pretende che questi medesimi principii riguardati al di dentro come V81
rita incontestabili si mutino iu contraddittorie allorch si tratta di varcare i con"
fini che separano gl'imperii. Sono insorte intorno questa materia tante false opi
nioni , che hanno fatto un soggetto inesauribile di discordia di questo vincolo
universale di pace e di comunicazione, che e necessario di farne vedere l'illusione
con un'applicazione espressa dei principii di gi stabiliti. Senza dubbio un giorno
le nazioni apriranno gli occhi sopra uno sbaglio cos grossolano che fa loro sa
gricare a un vano fantasima il loro interesse essenziale ed evidente; elle dure
ranno fatica a credere che questerrore abbia potuto regnare tra loro tanto gene
ralmente e per cos lungo tempo.

I. - Il commercio esterno poco estesa ad importantissimo pe'suoi effetti.


Quanto pi una nazione posta in un clima favorevole al quale la natura
non abbia rifiutato nessuna delle produzioni necessarie e piacevoli, quanto pi la
sua coltura buona e la sua popolazione agiata, tanto meno il suo commercio
esterno ha estensione. Ella ha da un lato pochi bisogni da soddisfare al di fuori,
e dall'altro ella non manca di consumatori in grado di pagare. Siccome le com-.
pre si compensano colle vendite il suo commercio di esportazione relativo al
suo commercio d'importazione, e quello ch'essa vende al di fuori non merita me
nomamente di entrare in paragone con quello che si consuma presso di lei.
Ma quantunque il suo commercio esteriore sia poca cosa per se stesso, per
della pi grande importanza, in quanto che inuisce sul valore delle produzioni
nell'interno e lo sostiene abitualmente alla misura del mercato generale. Codesto
prezzo costante e favorevole permette al produttore di estendere innitamente la
coltura e di lavorare non solamente per la nazione , ma per tutti i consumatori
che vorranno e potranno comperare. Diflatti, i prezzi ai quali si fa lo spaccio
interno, sono limitati dallo stato della ricolta , poich sono le produzioni mede
sme che sono la causa e la misura del valore come ho stabilito nel S X del
primo capitolo di questo libro. il consumo interno, lo spaccio e il prezzo non
possono estendersi al di la. il consumo della terza classe non pu farsi se non a
questo prezzo, perch alla medesima pagata per comperare e oli ella pagata
in ragione di questo prezzo che indipendente da lei. Ma per mezzo del com
mercio esterno una nazione partecipa costantemente ai prezzi che han corso tra
le nazioni che la circondano; ella stabilisce e sostiene il suo spaccio interno a
quel medesimo prezzo.
Per godere di tale vantaggio, non necessario che esca realmente una grande
quantit di produzioni; basta che questa possa uscire. La libert sola produce
tale effetto. ,
Da ci segue che il minimo impaccio, il minimo sopraccarico nel commercio
estemo; che qualunque imposta messa ai luoghi di sbocco, qualunque ostacolo
7 l6 LI TIOSNB.
attraversato alla concorrenza, tanto dei compratori come dei vetturali, sono fu
nesti, non gi tanto pei limiti che questi ostacoli mettono all'uscita eii'ottiva ,
quanto per la perdita che ne risulta su tutti i prezzi dell'interno dei luoghi iquali
possono comunicare con quegli sbocchi.

Il. - Un gran commercio esterno non sempre una prova di prosperit.


Sebbene la libert dell'entrata e delluscita sia essenziale, un gran commercio
esterno non sempre una prova di prosperit.
anzi diiiicile chegli non sia una prova di disordine e di miseria.
1 in generale, esso indica che la nazione non ha un numero abbastanza
grande di consumatori dotati della facolt di consumare a prezzo buono, la qual
cosa obbliga di supplirvi c di andare a cercare lontano dei consumatori. Ma cotal
movimento impresso ad una parte notevole della riproduzione tanto grezza ,
quanto lavorata, la sopraccarica di spese, e il prezzo in prima mano non guari
cosi favorevole come se la consumazione fosse vicina.
2 Questo difetto di agiatezza generale procura ancora sotto un altro rap
porto un'estensione al commercio esterno, in quanto esso ha per causa un disor
dine nell'amministrazione e nell imposta, la quale, nel tempo medesimo che essa
impoverisce una gran parte della popolazione e la riduce nel caso di non poter
consumare a prezzo buono, accumula e concentra le ricchezze in un piccolo nu
mero di persone che, non potendo bastare a consumare tutte le produzioni alle
quali le ricchezze loro pecuniarie danno loro diritto, si cacciano nei dspendii di
lusso, e l'anno con grandi spese venir di fuori le materie di que dispendii , le
quali non si pagano se non con produzioni che, a cagione della miseria generale,
eecedono il consumo possibile sul luogo nel dato stato di cose. per questo che
il lusso tanto contrario alla prosperit di una nazione; egli scompiglia l'ordine
economico delle spese, e priva la classe produttiva del ritorno delle somme ch'ella
ha somministrate.
5 Ma questo lusso diventa contagioso e si trae dietro nel medesimo genere
di dispendio tutta la parte agiata della nazione, la quale cessa di sostenere con
un buono spaccio la riproduzione delle derrate del territorio, e disprezza le mate
rie prime del paese per portare il suo consumo verso materie straniere, che biso
gna comperare col danaro fornito dalla classe produttiva, la quale cosi si trova
privata del ritorno di cotali somme ed in conseguenza impoverisce.
sotto codesto rapporto che l'uso innitamente troppo sparso della seta ha
cagionato alla Francia una perdita lncalcolabile, della quale il suo commercio
esterno di lusso non le compensa una millesimo parte. Il numero delle gmggie si
e ristretto e proporzionato al minore consumo ed al benecio che se ne ritrae a
nutrirne; e cosi le terre coltivate alle greggio che le ingrassano; la quantit dei
cavalli e dei bovi alle terre in coltivazione; la riproduzione all' estensione della
coltura ed alle anticipazioni di questa cottura; la popolazione alla riproduzione.
il piacere di essere vestiti ed arredati in un modo pi gradevole, e il protto delle
nostre brillanti manifattura, ci tengono luogo di que vantaggi. Quale calcolo! E
quanta ragione non aveva Sully di vedere in questo lusso il decadimento della
coltura!
Da questo sconcerto neiiordine naturale delle spese, segue inoltre una nuova
causa progressiva d impoverimento. La diminuzione del prezzo e della quantit
nezcm'rsnssss socnca. 717
delle lane, ben lontana di mettere il popolo in grado di consumar maggiormente
in questa parte, ristringe al contrario il suo consumo, perch la facolt di spen
dere segue necessariamente lo stato della riproduzione , la quale ne somministra
i mezzi e determina la somma dei salarii. In conseguenza, intanto che tutta la
parte agiata della nazione porta altrove la sua spesa , e cessa di vivitlcare il ter
ritorio col suo consumo, milioni d uomini sono ridotti a non potersi fare abiti
di lana; a indossar tela nel cuor dellinverno, a caricarsi malamente colla loro
famiglia. Ma noi abbiamo il piacere di essere vestiti di seta e di vestirne gran
parte di Europa. Senza dubbio che la povert del popolo dipende ancora da ben
altre cause; ma questa ne certamente una, e ne forma nel medesimo tempo
uno dei principali rami del commercio esterno.
4 Un gran commercio esterno di mano dopcra si riduce, in quanto all'inte
resse di una nazione, ad una vendita di produzioni convertite sotto unaltra forma.
Ma se, per moltiplicare il travaglio in questa parte, si cerca a procurarsi la pre
ferenza facendo cadere, con proibizioni di commercio, il prezzo interno delle der
rate di prima necessit, si pu per verit riuscire a dare maggior estensione a
questo commercio precario, ma ci sempre rovinando la. nazione.
5 Ci sono delle nazioni meno favorite alle quali la natura riuta certe pro
duzioni. Quantunquc il loro eccedente in altri generi fornisca loro i mezzi di com
perare, le spese del commercio sono per loro un sopraccarico che ne diminuisce
i godimenti. Questo uno svantaggio della loro situazione.
6 Nel caso di carestia il commercio piglia necessariamente grandissimi in
crementi , e allora non guari certamente una prova di prosperit. Una nazione
manca di vino, unaltra di grano: e mestieri di un grande commercio per soddi.
sfare ai bisogni rispettivi, e le due nazioni si trovano sopraccaricate di grandis
sime spese di cambio.
7 La politica moderna che interdice a talune colonie la coltura delle derrate
necessarie, e la fabbricazione dei lavori di manifattura per provvedernele dalla
metropoli; che loro proibisce nanche la fabbricazione delle loro proprie pro
duzioni per riserbarsela, che le priva di qualunque concorrenza nei loro cambii;
che le obbliga a non esportare se non che per mezzo di vetturali nazionali; din
viare tutte le loro derrate alla metropoli, salvo poi a riesportarne l eccedente ,
moltiplica ancora estremamente il commercio esteriore con mezzi favorevolissimi
ai mercanti e vetturali nazionali, ma onerosissimi alle colonie, ed anche alla me
tropoli, per la quale essi rincarano le produzioni che ella riceve.
Ci corre dunque molto che il commercio sia sempre una prova di prosperit,
poich anzi ci sono delle circostanze nelle quali una prova ed anzi una causa
d impoverimento.
Eccettuato il caso in cui una nazione possegga delle colture privilegiate e
mettendo a parte la sua importanza per sostenere i prezzi interni, il commercio
esterno piuttosto un inconveniente necessario che un vantaggio reale, quando
la grande lontananza esige delle grandi spese; poich il commercio di una pro
vincia limitrofa di un altro Stato, il medesimo che quello di due provincie vi
cine nel medesimo imperio. La ditl'erenza delle dominazioni non ci fa nulla; non
guari perch si operi collo straniero che il commercio esterno sia oneroso, cio
non pu essere se non in ragione della lontananza. Il commercio di Pietroburgo
col Kamsciatka un commercio svantaggiosissimo, sebbene queste due contrade
718 LE TBOSNB.

sieno soggette alla medesima dominazione, e quello della Provenza e del Piemonte
assai procuo. Quello di Dunkerque e di Banca, coll Olanda e 1' Inghilterra
pi vantaggioso che quello di quelle due citt con Marsiglia ed anche con Bajona.

lll. _ Che l'interesse di una nazione non consiste se non nel prezzo buono
delle sue produzioni.
Le produzioni non nascono che per essere consumate; non importa da chi lo
sieno, purch lo sieno a prezzo buono. il commercio non arricchisce dunque
una nazione, pi di quello che il suo consumo interno nol taccia, anzi, in certi
casi la impoverisce, come io l'ho ora provato; e in generale il principale vantag
gio che ella debbe cercarvi e di sostenere per esso nell interno il prezzo buono
delle sue produzioni.
Le persone che non si sono mai addentrate nell'investigazione della sorgente
delle ricchezze, e dellordine della loro distribuzione non iscorgono nel commer
cio esterno se non il totale delle somme vendute all'estero; esse durano fatica a
concepire, come una nazione possa arricchirsi per il rialzamento del prezzo dei
suoi consumi, che risulta dalla libert esterna, perch a lei stessa chella paga,
e che quello che beneficio per gli uni diviene spesa per gli altri. lo ho gia ri
sposto a questa dillcolt nel S XlV del primo capitolo di quest'opera; a maggior
mente chiarirla aggiunger adesso alcune altre riessioni.
Bisogna primamente osservare che quel huon valore, tanto desiderabile e
tanto importante alla prosperit di una nazione, non un valore eccessivo arbi
traro e indenito (1). unicamente quello che risulta dall'esercizio legittimo dei
diritti di libert e di propriet. Se una nazione ne avesse sempre goduto piena
mente, ella nulla avrebbe a desiderare di pi, e non potrebbe portare i suoi
prezzi al di sopra di tale livello; ella sarebbe nell ordine e non bisogna preten
dere di meglio. Se dopo esserne stata per lungo tempo privata, ella ricuperi la
libert dei cambii, il rialzamento ch'ella prova nei prezzi per la soppressione degli
ostacoli t'attzii che li rendevano troppo bassi e troppo variabili non fa se non re
stituirle ci che un reggimento disordinato gli aveva fatto perdere, e ristabilirla
nell'ordine naturale e nel godimento de suoi diritti essenziali.
Ma dal momento che il prezzo della libert conforme all'ordine , esso con
tiene non soltanto linteresse dei proprietarii, ma quello di tutti i cittadini, e non
riesce a svantaggio di nessuno.
Diliatti bisogna considerare che nessuno compera se non per mezzo di una
vendita precedentemente fatta; il proprietario, il tittaiuolo, il giornaliero, il mer
canto, il vetturale, l artigiano, il renditiere sono tutti e ciascuno venditori. Ne e
mestieri provare che ivenditori delle produzioni sono interessati al prezzo buono.
Ma coloro che sono venditori di travagli e di servigi non lo sono mica meno, per
che il prezzo dei loro travagli si regola su quello delle produzioni, e che non fa
cendo nascere essi medesimi la loro retribuzione, la somma dei salarii, che pos
sono essere dispensati in loro favore, determinata da quella della riproduzione,
lo. stato della quale dipende dal valore in prima mano. Quanto pi quel valore
sar mantenuto alla sua misura naturale dalla libert e dalla facilit dei cambii,
tanto pi ci saranno occupazioni pel traliico, spaccio delle manifattore, travagli0
___________________

(i) V. cap. l, 815.


DEL Lmrnnessn socuuz. 719
pel giornaliere, consumo-in qualunque genere, sicurezza pel pagamento delle ren
dite, salarii per tutti coloro che non hanno altro che le loro braccia, soccorsi
per l'infermo e per l'indigente.
Si opporr forse che l'abbondanza potrebbe supplire al valore ed arricchire
ugualmente la nazione. Ma c' una connessione necessaria in queste due cose:
l'abbondanza senza il valore non che impaccio, sopraccarico e povert; e non
si pu pervenire ad un abbondanza durevole e sostenuta se non con un valore
costante. e
Non si pu dire nemmeno che, quando il valore mantenuto dalla libert avr
fissato l'abbondanza tra noi, la quantit delle derrate ne far abbassare il prezzo;
poich l'effetto di queste due cause riunite sar di spargere un agiatezza generale
nella nazione, e di fare nascere degli uomini che avranno la facolt di consu
mare. D altronde, dacche si suppone libert al di dentro e al di fuori, i prezzi
non possono ribassare al di sotto del prezzo comune stabilito dal corso tra le na
zioni commercianti; ne parimente essi possono n debbono eccederlo. Lo scopo
debbe dunque essere di giungere a questo punto per mezzo della libert e dell'im
munita del commercio , atiine di pervenire alt abbondanza, 1 delle produzioni,
2" degli uomini, dalle quali seguir ancora maggior consumazione, maggior ric
chezza, maggiore popolazione. Tale lo stato di prosperit al quale arriver una
nazione agricola, quando niuna causa estranea non ne la impedir; quando nulla
si opporra ali accrescimento della rendita, alla libert dei cambii, alla grande
consumazione delle derrate, alla coltura di tutte le produzioni che il territorio pu
fornire; quando la propriet delle ricchezze d intraprese sar allo stesso modo
rispettata che la propriet delle terre; quando non ci saranno guari gravezze in
dirette che ricadano in doppio sulla rendita, quando l'ordine sociale governera
tutte le relazioni della societ.

W. - Che linteresse delle nazioni e linteresse del commercio, distintissz'mo


dellinteresse degli agenti del commercio.
Gli errori nei quali si caduti non derivano se non dall'avere confusi questi
due interessi, e dall'aver fatto prevalere l'interesse subordonato all'interesse prin
cipale, quello del tra/co a quello del commercio, quello delle nazioni a quello
di coloro che le servono nelle loro comunicazioni. Lidea complessa che si annette
a questa parola, che s'impiega egualmente per esprimere il commercio di pro
prz'eta, che quello delle nazioni, e l'esercizio del commercio di rivendita, ha
indotto a confondere le cose stesse, e glinteressi che sono dilerentissimi. L'inte
resse delle nazioni consiste ad essere servite alle migliori condizioni possibili
nelle loro vendite e nelle loro compre , per mezzo della libert nei cambii e nei
mezzi di cambio. Gli agenti del commercio i quali non guadagnano che sulle
spese della lontananza e sulla differenza della compra alla rivendita , fanno ogni
sforzo per moltiplicare i proprii guadagni, tanto a detrimento del valore primo
quanto in rincarimento della rivendita, o del trasporto, e divengono per ci stesso
nemici della concorrenza ed avidi di privilegii. Non certamente l'interesse delle
nazioni; il quale consiste nel valore delle produzioni portato al loro prezzo natu
rale e nella riduzione delle spese. Tutti gl interessi sono compresi in questo; e
chiunque pretende farne valere un altro agisce contro il vero interesse nazionale,
il quale anche quando si spinga lo sguardo al di la del cerchio ristretto di tale e
720 LI! 'rnosnn.

tal altra progressione speciale , rinchiude essenzialmente l'interesse della classe


salariata presa in massa. Diii'atti, pi la riproduzione sar abbondante (e la libert
dei cambii una condizione essenziale alla coltura) e pi ci saranno salarii da
distribuire, pi produzioni da fabbricare e da vettureggiare.
Nulla cos evidente, come la distinzione da farsi tra il commercio e il ser
vizio del commercio. Il cambio esso medesimo non arricchisce le nazioni, esso
non fa se non che provvedere ai loro bisogni; e si e preso per una causa di ric
chezze i mezzi pei quali esso si opera, i guadagni e le spese che cagiona, il mo
vimento che eccita; e siccome questo movimento e rapidissimo nei porti dove si
riuniscono i mercanti ei vetturali, dove si accumula una gran parte di spese e
di guadagni, e la che si creduto esistere la sede del commercio, senza tare atten
zione donde partisse e dove andasse a finire un tal movimento. Si sono perci
dimenticatii due termini essenziali, il produttore ed il consumatore, dell'interesse
dei quali non si tenuto alcun conto; e si attribuito al commercio di rivendi
tore ci che non vero se non del commercio di propriet, o ci che non vero
del primo se non relativamente al secondo, ed in quanto ch'esso ne un mezzo.
Perlocch l interesse del commercio stato concentrato in quello de suoi
agenti; n ci sarebbe in questo se non che un'inesattezza nelle idee senza incon
veniente reale, se non si fosse fatta distinzione tra cotali agenti, e che lisi fossero
considerati senza predilezione. La concorrenza tra loro li avrebbe forzati di servir
le nazioni alle migliori condizioni possibili. Ma un avidit cieca e mal calcolata
ha suggerita un'idea assai pi falsa. Le nazioni si sono persuase che elle pote
vano riserbare a se medesime le spese ed i benellcii del traffico. La cosa sembra
difficile. Come fare perch coloro che pagano un salario guadagnino essi mede
simi codesto salario? Ci non si pu da uomo ad uomo; lo si e immaginato pos
sibile per una nazione che non se non una collezione duomini, e si creduto
averne trovato il mezzo, escludendo gli stranieri per non servirsi che degli agenti
domiciliati, almeno per quanto pi fosse possibile.
L'interesse nazionale si dunque trasformato in quello degli agenti nazio
nali. Non mica il servigio in se medesimo che si considerato ad ell'etto di ren
derlo meno caro, ma il domicilio di coloro che lo rendono. Si e distinto un
commercio attivo che una nazione fa colle vetture sue, ed un commercio passivo
che ella lascia fare dai vetturali esteri, la qual cosa, si dice, vantagglosissima
per lei. Non si cessato di dire che una nazione non pu mai troppo favorire
il proprio commercio; e ci vuol dire ch'ella non pu mai troppo pregiudicare
al suo commercio con esclusioni in favore degli agenti nazionali. Si detto:
poich la libert del commercio appartiene alla nazione, ella debbe usarne per
se medesima e riscrbarscla per via (lesclusioni, vale a dire ch'ella debbe servirsi
della libert del suo commercio per escludere la libert del suo commercio (1).
Eppure l'interesse del commercio e quello de suoi agenti sono non solamente
dislintissimi, ma contrarii.
L'interesse del commercio e linteresse di coloro che fanno il commercio, che
vendono e comperano per consumare, ed esso inseparabile dalla libert e dalla

_(l) E questo uno di quegli argomenti che mi si facevano quando nel 1765 e 1766 io
scriveva in favore della concorrenza; e quanti altri non me ne si son tutti della stessa
forza? Vedi Giornale del Commercio del 1765 e 1766.
nncc'mrsnnssn SOCIALE. 721
concorrenza, le quali riducono le spese alla misura del profitto delle due parti che
contrattano per via di terzi interposti.
L'interesse degli agenti del commercio si suddivide; quello del negoziante
di fare un grande benecio tra la compera e la rivendita , e perci di comperare
a basso prezzo e di rivendere a caro. L'interesse del vetturale consiste nelle spese
del trasporto ed in conseguenza esso si trova in opposizione non solamente col
1 interesse del commercio ma pur anche coll' interesse del negoziante che lo im
piega e che prevede guadagno tanto maggiore quanto pi potr risparmiare sovra
cotali spese.
Chi potr conciliare tutti questi interessi? La libert intiera , la concorrenza
indenita tra tutti i mercanti e tutti i vetturali. Ella dunque dovuta, per rigoroso
diritto, a coloro, per conto e per servizio dei quali si opera il commercio. Itistrin
gerla per favorire gli agenti nazionali sagrilicare l'interesse principale ad un
interesse subordinato; frattanto, se ce n uno che debba avere il di sopra,
quello della nazione, peroceh essa che paga e che sopporta le spese; o piuttosto
nessun interesse legittimo debbe essere sacricato. Tocca alla concorrenza dettare
sovranamente la legge.
Senza dubbio, si pu per mezzo dell'esclusione procurare un pi grande he
nellcio agli agenti nazionali, ma ci non pu essere se non a pregiudizio del va
lore e del commercio in se medesimo, che si confonde collinteresse del commer
ciante. Eppure l'uno non l altro: quello di un tal nmoziante in particolare e il
suo. Quello di tutti i negozianti reguicoli presi insieme, quantunque molto pi
esteso, non per esclusivamente quello della nazione; perch in fatto di com
mercio esterno, 1 reguicoli non sono mica i soli agenti necessarii di una nazione;
e se egiino pretendono persuaderle che a lei sia vantaggioso escludere tutti gli
altri, le fanno illusione.

V. - Che i guadagni del commercio sono affatto personali ai suoi agenti senza
che le nazioni possano averci alcuna parte.
Una nazione nulla guadagna a concentrare dentro di lei i guadagni e le spese
del commercio, perchi protti ottenuti dagli agenti domiciliati presso di lei non
le appartengono niente pi di quelli ottenuti dagli stranieri; ma l esclusione le
fa perdere una parte dei vantaggi del suo commercio.
Relativamente alla comunicazione dei beni, tutte le nazioni debbono riguar
darsi come non ti altro composte se non di venditori e di consumatori, e come
non aventi che un interesse comune , che quello di essere servite alle migliori
condizioni possibili nelle loro vendite e nelle loro compre. Gli agenti del com
mercio esterno, qualunque essi sieno, formano una classe particolare sparsa in
mezzo alle nazioni, la quale, per la natura. stessa della sua professione e l'impiego
delle sue ricchezze e cosmopolita; che porta le sue combinazioni dovunque speri
benecii, e che senza legarsi ad alcuna nazione in particolare, le serve tutte ad
un mPO, perch ella non compera da una se non per rivendere all'altra.
E cos che le nazioni debbono trattare il negozio esterno, riguardarlo dal lato
dell'utilit chelle ne ritraggono, non favorire alcuno de suoi agenti in particolare,
ma ammetterli tutti , e invitarli a far valere le sue derrate, perch e per la sua.
professione non pel suo domicilio che un negoziante debb essere considerato. Lo.
straniero che impiega i suoi capitali in servigio di una nazione, o che vettutcggla
Econom. TOMO l. - 46.
722 La messa.

per lei, la serve cosi utilmente come se in essa fosse domiciliato; egli costretto
di conformarsi alla legge dei prezzi; e questa legge tanto pi favorevole ad una
nazione, quanto ella goda di una libert pi intiera.
il patrimonio delle nazioni e il loro territorio; elle non hanno nulla a preten
dere oltre di esso: tocca a loro a farlo fruttare colla coltura sostenuta dalla libert.
del cambii. Le ricchezze ch'egli produce sono veramente nazionali, e le sole che
sieno contribuenti alla cosa pubblica, le sole che presentino una risorsa assicu
rata e sempre rinascente.
il patrimonio degli agenti del commercio consiste nelle spese e nei benecii
che loro sono pagati dalle nazioni. Essi partecipano dunque alle ricchezze delle
nazioni, e le nazioni non partecipano alle loro. I vantaggi che queste ritraggono dal
commercio esterno sono assolutamente indipendenti dal domicilio degli agenti;
tali vantaggi sono relativi alla libert pi o meno grande ed alla facilit della
comunicazione e non mai alle ricchezze degli agenti domiciliati, le quali sono
altrettanto straniere al territorio che questi abitano, che quelle degli agenti stabi
liti altrove. Dillatto, la loro tonuna non ha ne patria n domicilio; ella e dissemi
nata in tutte le parti, ella circola dovunque gli a'ari la rechino, e serve colla
medesima operazione due nazioni ad un tempo. Come dunque sottcmetterla al
limposta, e su qual base farla contribuire? Torre qualche cosa sulla retribuzione
dovuta a un servigio lo stesso che rincarire il servigio, e questo rincarimento
sar sopportato da coloro che lo pagano. Mettere limposta sulle mercanzie mede
sime , non tassare colui che le tralllca e le vettureggia, ma il primo venditore
ed il consumatore.
dunque un grande sbaglio tassare i servigi degli stranieri per favorire gli
agenti nazionali nella speranza di partecipare ai loro benezii; che anzi ne risulta
una doppia perdita. Voi costringete lo straniero a rincarire il suo scrvigio, e
quantunque il regnicolo non abbia da pagare la medesima gravezza, esso ne pro
titla per mettere il suo alla stessa misura.
Se gli inceppamenti che le nazioni mettono al loro commercio sono reciproci,
la perdita e rispettiva; e quella che ne mette meno quella che so're minore
pregiudizio. Mentrecch sono le nazioni che sopportano e dividono sulle loro ven
dite e sulle loro compre le spese di commercio, sono pur elle che ne sopportano
il rincarimento. Non importa dunque loro da chi quelle spese e quebenelicii sieno
guadagnati; ma quello che loro importa innitamente si , che sieno ridotti alla
misura pi bassa, e la piena concorrenza il solo mezzo di ottenere un tale van
taggio.
Se dunque e interessante per una nazione di avere persone che la servano
nelle sue comunicazioni coi suoi vicini, il domicilio di questi utili agenti e per lei
perfettamente indifferente; e senza che ci sia bisogno eh ella favorisca con pre
giudizio suo coloro che abitano presso di lei, ella pu essere sicura di non man
carne; dovunque ci saranno retribuzioni, gli uomini si affretteranno di guada
gnarle. Ma pi la concorrenza sar libera, pi le retribuzioni saranno messe in
discale. Linteresse delle nazioni consiste dunque in questa concorrenza.
Diffatto, analizziamo la di'erenza che si trova dal prezzo di compra a quello della
rivendita; il prezzo della prima vendita semplice; esso passa direttamente e tutto
intiero dalla mano del compratore in quella del venditore. Il prezzo della rivendita
e composto, 1 del prezzo originario; 2 delle spese; 5 del beneficio del negoziante.
nezmrnnassa SOCIALE. 725

1" prezzo originario racchiude tutto l'interesse della nazione che vende, per
ch esso che decide della somma della rendita, dopo avere assicurato il ritorno
delle riprese. Ora la libert del commercio, la riproduzione delle spese, la concor
renza tra i vetturali contribuiscono certamente a rendere questo prezzo pi fave
revole; e l'applicazione di questo principio al commercio esterno tanto pi im
portante quanto che si debbe ricercarlo principalmente per rapporto alla sua
inuenza sul valore in prima mano. Se la nazione ha bisogno di mercanzie del
di fuori, suo interesse egualmente sensibile di non pagarle che al minor prezzo
possibile; non si tratta che di sapere se la concorrenza sia un mezzo di ot
tenerlo.
2 Le spese del commercio sono pagate e divise dalle nazioni: il loro inte
resse evidente quello dunque di ristringerle. Si dira forse, che da queste spese
risulta una consumazione utile, e che le nazioni trovano un vantaggio a riserbar
sela collesclusione degli stranieri? Primamente, assai falso calcolo per le na
zioni, le quali non hanno altro interesse che al prezzo in prima mano, di consentire
a perdere su questo prezzo per concentrare presso loro il guadagno di quelle
spese. E senza dubbio utile procacciare la consumazione; ma una nazione che
goda della libert intiera di commercio nulla ha a desiderare su questo proposito.
Altronde, la totalit del commercio estero che bisogna considerare; ora ,
quanto pi esso sar libero, tanto pi si estender, e pi consumazione procac
cier che le nazioni divideranno tra loro e si somministreranno a vicenda. Final
mente le spese fatte dallo straniero si fanno in gran parte nei porti di una na
zione; egli non pu venire da lei a comperare e caricare senza spargervi salarii e
farvi spese.
5 i beneticii del commercio sono proprii di coloro che li guadagnano. Le na
zioni nulla hanno a pretendervi: elle non possono sottoporli alla contribuzione
se non che in un modo fattzio e che loro pi oneroso che proficuo. Quanto
alla consumazione personale dellagente regnicolo, questo vantaggio, nullo prima
di tutto in se stesso per la sua poca importanza, lo diviene poi assoluta
mente nello stato di piena libert di commercio, perch la nazione che ne gode
non debbe guari prendersi pensiero da chi si consumino le sue produzioni; ella
ne assicurata non solamente dello spaccio ma del prezzo buono. Si dir forse
che le ricchezze degli agenti regnicoli possano interessare una nazione, perch
all'occasione potranno farle prestito? Ma lo straniero ne avrebbe fatto altrettanto,
e prestare non mica donare. Altronde una nazione ben governata non debbe
mai impiegare tale spediente, che aggrava il reddito pubblico e tende a gettarlo
in dispendii superiori ai suoi mezzi. Nel caso di un vero bisogno, i proprietarii
fondiarii debbono contribuire con una sovvenzione passaggiera.
Se il vantaggio di essere servito preferibilmente da agenti regnicoli nulla
sotto tutti i rapporti: se osso al contrario cagiona una perdita reale quando lo si
compera con esclusioni; esso non merita maggiormente considerazione, riguar
dandolo come un mezzo dintrodurre danaro in una nazione e di aumentarne la
massa. Ricercarlo per tale motivo dare realit al guadagno illusorio della bi
lancia del commercio; supporre che il danaro valga pi che un eguale valore
in mercanzie, che una nazione guadagni nel vendere di pi di quello che com
pera, e che torni pi utile a lei che i ritorni si facciano in danaro.
lo ho suliicientemente confutato questo errore nel S. XXIV del mio primo

/
/
7'24 - La rnoslus.
capitolo. presenter adesso solamente un'osservazione singolare sulle speculazioni
della bilancia del commercio; questa, che i negozianti non riportano il meno
che possono il danaro in natura; essi non cercano se non a convertirlo in mer
canzie perch capiscono che nulla c' per loro a guadagnare su un ritorno in
danaro, invece che possono guadagnare sulle mercanzie, non fosse altro che il
trasporto. Frattanto eglino sono arrivati a farsi, presso le nazioni nelle quali di
morano, un gran merito di questa introduzione di danaro. Eglino l'hanno tanto
ripetuto, che sono venuti a capo di persuadere alle nazioni che essi le arricchi
scono con ci, e che tali ritorni in danaro ridondano a protto nazionale. Eglino
hanno detto in conseguenza: bisogna prlvilegia'rci, siam noi che rechiamo il
danaro; gli stranieri lo porterebbero via, bisogna cscluderli; e gli stranieri sono
stati esclusi. Eppure che importa ad una nazione il modo con cui il mercante fa i
suoi ritorni? ligli non le dar mica per nulla il danaro che esso ha riportato. Si
dir forse ch'esso lo impiegher a comperare le di lei produzioni? Ma in uno
Stato libero lo straniero le avrebbe medesimamente comperate e anche meglio,
e nulla monta quale sia il danaro che le paghi. Altronde il mercante domiciliato
non ne comperer mica meno, quantunque egli abbia fatti i suoi ritorni in mer
canzie, le quali esso convertir in danaro, e cosi avr fatto un doppio servigio,
perch avr riportate cose adatte al godimento. Bisogna inoltre notare che un
commercio i cui ritorni si facessero sempre in danaro, per cio solo diventerebbe
oneroso alla nazione. lmperocch siccome nulla c' da guadagnare su tale ritorno,
bisognerebbe che tutte le spese e i beneficii di questo commercio pesassero per
intiero sull'espormzionc, invece di ripartirsi sull'andata e sul ritorno.
VI. -_ Che l'interesse di una nazione che vende, non altro se non linleressc
del proprietario, e che quello (li una nazione in ci cltella compera al di fuori
non altro se non l'inlcressc del consuma/ore.
L'interesse di una nazione non pu mai confondersi collinteresse degli agenti
del suo commercio; esso n' separato sotto tutti i rapporti. Senza dubbio una na
zione agricola e nel medesimo tempo commerciante in questo senso chella ha
il pi grande interesse di essere servita nelle sue compre e nelle sue vendite alle
migliori condizioni possibili. Ella commerciante come lo un grande proprie
tarlo. Ella, per vero dire, racchiude nel suo territorio persone le quali, per gua
dagnare delle retribuzioni, s'inframeltono nesuoi cambii, e ch'ella paga in ra
gione di questo servigio; ma linteresse loro non pu mai identiiicarsi col suo, n
con esso essere messe a parallelo, e siccome esistono altrove persone che offrono
di rendere il medesimo servigio, buono, utile, giusto di ammetterle, perch
la concorrenza loro eilcace a diminuire le spese.
Questo principio non contraddetto da alcuno, allorch si tratta del com
mercio interno: i negozianti di una provincia ed i vetturali non sarebbero am
messi a sollecitare delle imposte e delle esclusioni contro quelli delle provincie
vicine. Come dunque lo stesso principio diventerebbe falso quando si tratti del
commercio esterno? Non e egli assolutamente indifferente che gli agenti della
comunicazione sieno cittadini o stranieri, ch'essi parlino tale o tal'altra lingua,
che sieno sottomessi personalmente a tale e talaltra dominazione? Che importa
a un proprietario del Berri che le sue lane sieno manipolate nel Berr, nella Lin
guadoca, o in Piemonte? Che importa a un proprietario di Borgogna che il suo
DELLIN'IEIISUK SOCIALE.

vino sia bevuto nella Fiandra austriaca o nella Fiandra francese, e che sia vettu
reggiato da uno straniero o da un regnicoloi Tutto quello che linteressa di
nulla perdere del prezzo possibile della sua derrata per difetto di concorrenza; e
per la stessa ragione tutto ci che interessa ad un consumatore di essere servito
alla migliore condizione possibile.
[mano si opporr che val meglio fare l'opera sua da se, che di lasciarla fare
dagli altri. Codesto principio buono in se medesimo; ma l'applicazione sua non
che un puro atTare di calcolo; si tratta di sapere se. si possa far tutto senza
inconveniente, e senza perdere da un lato pi di quello che si potesse guadagnare
dall'altro; si tratta di sapere se anche pervenendo a far tutto, non costasse pi
caro. Sarebbe una economia malintesa quella di un coltivatore che volesse fare
la sua mietitura esso solo coi suoi, e che perci perdesse il momento favorevole.
Per iscegliere un paragone pi analogo alla materia presente, si creder forse
che una provincia fertile in vino estendesse i suoi interessi proibendone l'uscita
per qualunque altro vetturale che quelli che sono in essa domiciliati, allne di
conservare a questi tutti isalarii del vettureggiamento, iquali procurano una
consumazione molto estesa? Si risponderebbe: il bene generale della provincia
esige la pi grande libert nelle comunicazioni; l'interesse dei proprietarii debbe
stare al di sopra di quello dei vetturali, ed esso consiste nel risparmiare sulle
spese di vettura per avere pi prodotto netto. I vostri vetturali si prevaleranno
dell'esclusione per dettarvi la legge; voi pagherete il trasporto pi caro, con pre
giudizio del prezzo in prima mano; altronde voi perderete mille occasioni di ven
dere; i vetturali stranieri, che vi portano delle mercanzie o che traversano la
vostra provincia, caricherebbero vini nel loro ritorno e farebbero uneguale con
sumazione delle vostre derrate. Le altre provincie, impacciate da questa proibi
zione, si provederanno da un'altra parte. E che direste voi se, usando rappresaglia,
e respingendo il vostro atto nemico con una ostilit dello stesso genere, elleno
proibissero ai vostri vetturali l'entrata del loro territorio? Giudicate voi medesimi
chi sarebbe maggiormente punito, se quelle, che in mancanza dei vostri vini ne
troverebbero assai facilmente altrove, o se voi che non potreste pi vendere!
presso a poco a questo modo che il commercio trattato da nazione a na
zione; e coloro che dimostrano alle nazioni il loro vero interesse, sempre insepa
rabile dalla giustizia; che loro provano, col ragionamento e col calcolo, che il
loro vantaggio reciproco non pu trovarsi se non in una libera comunicazione,
sono riputati i detrattori del commercio.

VIL-Cke linteresse nazionale semplice ed unico.


Giova notare che, quando si tratta del commercio esterno, la quistione della
libert e dell'esclusione non pu aggirarsi che sul vettureggiamento, attesoch non
si s informa e non si pu nemmeno sapere con quale danaro si facciano le compre.
Perci dunque quando si mette in campo questargomento tanto ripetuto, che
la nazione non semplicemente agricola, chella ha da prendersi cura di altri
interessi oltre quelli della sua coltura; chella debbe profittare di tutti isuoivan
taggi, e non soffrire, per quanto possibile, che gli stranieri vengano a fare il
suo commercio, ecc. ; tutto questo si riduce a dividere linteresse nazionale e
mettere in opposizione quello dei vetturali con quello della nazione.
Ma, se nel seno di una stessa societ, la quale debbessere riunita da un in
726 Le 'rnosne.

teresse comune, si formino altrettante nazioni quante diverse professioni ci sono,


e che ciascuna di esse sia ammessa a far prevalere l'interesse suo particolare in
qual disordine non si si getter? E in cotal caos dintercssi contrarii cosa diventer
il vero interesse sociale? Non si sar dunque egualmente in diritto di dire che la
nazione renditiera, ch'ella nanziere, ecc? Ciascuna di tali nazioni ha il suo
interesse distintissimo ed oppostissimo a quello della societ. La nazione rendi
tiera ha interesse che la misura del frutto del danaro sia alta e che lo Stato le
apra sovente degli sbocchi con degli imprestiti. La nazione inanziera ha interesse
che le imposte sieno variate allinllnito; che la percezione loro occupi un grande
numero duomini c procuri grandi protti. L'interesse di queste due nazioni
merita tanto maggiore considerazione, che a giudicare della popolazione loro da
quello ch'elleno hanno da spendere, sono esse ben altrimenti considerevoli che la
nazione vetturaja. La nazione renditiera ha forse centoquaranta milioni daspen
dere, non compresivi i crediti sul particolari; e chi potrebbe sapere quello che
sabbia la nazione nanziere? Altrettanto si pu dire della nazione stipendinta
giudizii
e salariata
e delle
per l'amministrazione,
spese. cos che eciascun
che havuole
grande
essere
interesse
la nazione
alla moltipiioii
e crede veder

linteresse generale concentrato nel proprio suo. ti? 4


Quale in particolare il risultato del falso calcolo pei quale si vuol far pre
valere, sull'interesse nazionale chiaramente stabilito, l'interesse subordinatissimo
e piccolissimo della nazione vetturaia? primamente di ristringere il commercio
e di aumentarne le spese; in seguito di dare allo straniero un esempio che, se
fosse generalmente seguito e per tutte le mercanzie esportate fuori da ciascuna
nazione, non riescirebhe niente meno che a raddoppiare le spese di qualunque
commercio marittimo. Diilatto se una nazione saggiamente adopera escludendo il
vettureggiamento degli stranieri in un genere, ella farebbe egualmente bene di
farlo per tutto quello che esce da lei; e se la sua condotta savia ella merita di
essere imitala dalle altre nazioni. Ci posto, bisogna che tutti i bastimenti non
facciano che portare senza riportare e che tutti i ritorni si facciano vuoti.
questo dunque i interesse generale delle nazioni e del commercio generale?

Vlll. _ Che (esempio delle nazioni commercianti non fa guari eccezione


ai principii qui sopra stabiliti.
L'esempio di alcune nazioni le quali hanno stabilito la loro fortuna sulleser
cizio del commercio della rivendita, non un argomento di cui si possa servirsi
per persuadere alle nazioni agricole chellc possono arricchirsi per la medesima
via; che le ricchezze degli agenti domiciliati presso di loro sono ricchezze nazio
nali, alle quali elle partecipano, e delle quali elle debbono favorire l'accrescimento
con delle esclusioni. Relativamente agli Stati agricoli, quelle piccole nazioni non
possono essere considerate che siccome tappe e fattorie , dove si sono radunati,
sotto lali della libert, in gran numero gli agenti del trallco, che servono le na
zioni nel loro commercio e fanno parte di codesta classe sparsa in mezzo di esse.
Presso un tal popolo l'interesse del trallco veramente i interesse dello
Stato, poich esso e pe suoi membri il mezzo di sussistere e di arricchirsi. Questo
Stato pu dunque ambire e ricercare le spese del commercio per loro stesse, per
ch elle formano il suo patrimonio. Ma quello ch' d'uopo attentamente osservare
si , che questa maniera di riguardarle non lo autorizza a moltiplicarle; ma al
neLLnvrensssa socuuz. 727

contrario lo impegna a limitarle quanto pi sia possibile, con una severa econo
mia la quale mettendo i suoi servigi in ribasso, li faccia accettare alle nazioni
agricole. Perci, quantunque esso abbia a desiderare il caro prezzo, e costretto
di adoperarsi a ristringerli per ottenerne la preferenza; ed e in ci che il servigio
di queste nazioni vetturaie diventa utilissimo alle nazioni agricole. Queste deb
bono tanto meno invidiare le ricchezze pecuniarie che ammassano le nazioni
commercianti, in quanto che queste ricchezze sono impiegate a servir loro; tutto il
loro interesse consiste a rendere meno caro questo servizio del commercio, per
mezzo della concorrenza e dellimmunit.
Del resto, una nazione agricola non pu menomamente essere assomigliata
ad una nazione commerciante. La prima non considera il commercio se non dal
lato del valore e collinteresse della riproduzione; la seconda cerca a comperare
a basso prezzo ed a rivendere caro, percb ella. non guadagna che sulla differenza.
La prima debbe desiderare la moderazione delle spese, perch queste sono per
lei un dispendio chclla sopporta nelle sue rendite e nelle sue compre. La se
conda, che guadagna le sue spese, non le ristringe se non suo malgrado per
accumulare dei protti ed ottenere la preferenza. La prima sussiste per se mede
sirna; ella vede tutti gli anni le sue ricchezze rinnovarsi per benecio della na
tura. La seconda non ha se non un'esistenza ed una potenza precaria; ella le
gata al servizio della prima. La prima si arricchisce per una forte consumazione
fatta a prezzo buono del prodotto del suo territorio. La seconda non pu arric
chirsi se non con una grande economia. Nella prima, lo Stato potr essere ricco
senza nuocere alla riproduzione ed allagiatezza dei sudditi, allorch voglia stabi
lire il suo reddito sopra una divisione regolare del prodotto netto della coltura.
Nella seconda i particolari potranno arricchirsi a forza di economia; ma lo Stato
e povero perch egli non pu partecipare alle ricchezze delle imposte che aggra
vano il commercio e rincarano il servizio; il reddito pubblico di questa nazione
dunque favorevolissimo per lei, esso contraddice linteresse sociale: un degli
inconvenienti della sua posizione.
L'Olanda non che in parte in questo caso: ella ha un territorio benissimo
coltivato e delle colonie assai produttive e ricchissime. I mezzi della sua potenza
sono dunque stabiliti sul suolo; ma lo sono pi anche sull esercizio del commer
cio; e le imposte ch ella sferzata di mettere in questo, sono certamente uno
svantaggio per lei. Quello che le permette oggid di valersi di tale imposte senza
inconveniente, la condotta che tengono le altre nazioni. La retribuzione dei loro
commercianti essendo da tutte le parti tassata da imposte moltiplicate dalle quali
sono essi sforzati redimersi col rincaramento dei loro servigi, i commercianti
olandesi trovano in tale rincaramento lindennizzazione della loro propria impo
sta, senza perdere la concorrenza.
Consguita da ci che l'immunit del commercio, stabilita presso una grande
nazione, ridurrebbe presso di lei la retribuzione alla misura indispensabile, e sfor
zerebbe il governo di Olanda a togliere esso pure le sue imposte, la qual cosa
indebolirebbe lo Stato, o costringerebbe i suoi sudditi a limitarsi ad un minor be
necio, che cos ti impoverirebbe. Perci, quantunque sia vero il dire che questa
nazione nulla debba tanto desiderare quanto la libert del commercio, forse sotto
questo rapporto ella le diventerebbe dannosa , e darebbe un vantaggio sopra di
lei ai commercianti delle altre nazioni, le quali non avessero alcuna imposta da
728 _ LB 'rnosnn.
sopportare. Diilatto, che fanno ora agli Olandesi quelle imposte di cui le nazioni
a gara aggravano il loro commercio? Essi le riuniscono alle spese e le fanno sop
portare alle nazioni stesse dalle quali comperano ed a quelle alle quali rivendono;
e il loro Stato ne protta in quanto esso ne ritrae la possibilit di metterne pure
di tali, che in fondo gli sono pagate dalle nazioni agricole. Ma, se non ne esi
stessero pi, forse il governo di Olanda sarebbe costretto a seguire un tale esem
pio, perch la concorrenza delle nazioni rese libere non gli permetterebbe pi di
metterne senza pregiudicare ai suoi sudditi, i quali non potendosene pi risar
cire, sarebbero costretti di sopportarle sui loro benecii.

CAPITOLO Vlll. W W
. u.
Degli effetti della libert indenita per la nazione che la stabilisse per la prima presso di s,
indipendentemente dalla condotta delle altre. " h
i. _ Che molte persone convengono dei vantaggi della libert'.
se ella fosse reciproca. "WG ' lm
G.
L idea di libert talmente legata a quella di commercio; quella di proibi
zione e d'imposta gli talmente contraria che si molto disposti a convenire che
sarebbe vantaggioso pel commercio in generale e per l' interesse rispettivo delle
nazioni, che esso fosse dovunque liberato dagli ostacoli innumerevoli che lo arre
stano e lo rinserrano. Una tal confessione di un gran peso nella questione pre
sente; essa attesta che il voto comune sarebbe per la libert, e che le vere no
zioni del commercio non sono talmente cancellate dalle idee fattizie che le oscu
rano, che non se ne discerna tuttavia il suo vero interesse.
Se qualcuno ritlutasse di rendere codesto omaggio alla libert, io mi limiterei
a fargli alcune domande semplicissime. lo gli domanderei, se la comunicazione
tra gli uomini un bene od un male? se fosse vantaggioso che ciascuna provincia
dello stesso imperio sisolasse da tutte le altre? che anzi ciascuna citt di una
provincia si attribuisse un territorio e lo rinchiudesse con triplice muraglia per
ridursi a non consumare altro che le produzioni che dentro vi nascessero ,, inter
dirne l'uscita, e proibire le derrate e i servigi del difuori? se, per esempio, quando
gli Inglesi possedevano due terzi del reame, fosse nellinteresse e nella buona po
litica di una provincia che obhediva al re e che era circondata di provincie oc
cupate dagli stranieri, di ricusarsi ad ogni comunicazione? (i)

(i) Bisogna pure frattanto che il progetto d'isolare le provincie di uno stesso imperio,
d'inceppare e di tassare la comunicazione tra di loro con imposte, non sia poi tanto sin
golare quanto a prima giunta apparisce, poich noi lo vediamo sotto gli occhi nostri at
tuato. La Francia non ha mica solamente dei dazii di entrata e di uscita, ma ben anche
nellinterno ed al passaggio da una provincia all'altra; dimodoch il reame si trova diviso
in due parti considerate straniere l'una allaltra, e trattate come tali.
La base di questimposta la tariffa del 1664. Essa era stata fatta per essere riscossa
alle frontiere e conteneva la soppressione di una parte dei diritti locali, un gran numero
dei quali ancora esiste. Questa tariffa fu proposta a parecchie provincie. Le une la accet
tarono in luogo dei dazii di cui doveva fare le veci, e furono chiamate provincie delle
cinque grasse tenute. Altre credettero trovare meglio il loro vantaggio conservando lena
v

nELL'mrEasssa socuuz. 729


Se si ammette una tale ipotesi come vantaggiosa, non ho pi nulla a dire e
depongo la penna. Se la si rigetti come assurda, domander se la saggezza o la
follia di tale progetto dipende dalla cosa stessa, o dati estensione pi o meno
grande del territorio che si pu circoscrivere? domander se allorch si tratti
della comunicazione dei beni tra gli uomini per loro utilit reciproca, si pu dire
che sia utile di ammetterla in uno spazio di mille leghe quadrate? se si pu dire
che giovi discendere e rimontare un ume sino a un tal posto, e dannoso andare
pi in s o pi in gi? Intorno a che, osserver che in questo caso, il punto medio
di questa circoscrizione avr grandi vantaggi sulle estremit; poich esso potr
comunicare tutto all intorno di se, e la frontiera non lo potr. se non da un lato.
Se non in ragione dell'estensione che si crede dover ristringere in comuni
razione, ma in ragione della potenza che governa tale cantone e delle frontiere
che separano glimperii, io domander in che cosa queste frontiere, le quali scr
vono a distinguere i territorii sono barriere naturali rapporto alle comunicazioni?
so, perch la Svizzera e la Savoia riconoscono altri sovrani che la Franca-Contea
e il Delfinato, cessa perci di essere rispettivamente utile a queste due provincie
di vendere liberamente alla Svizzera ed alla Savoia grano, vino ed olio, e di
riceverne bestiami e formaggi? o se, per togliere o diminuire il pericolo di tale

ticlie loro tariffe, e furono considerate straniere. in conseguenza di tale distinzione il fisco
alz un muro di separazione tra queste provincie, e fece loro comperare rispettivamente,
con dazii di entrata e di uscita, la facolt di comunicare tra loro.
La met della Francia non pu comunicare coll'altra se non a questo prezzo. Tra le
provincie considerate straniere e quelle delle cinque grosse tenute, c' una doppia bar
riera ed una catena di due fila d'officii concentrici collocati su tutti i passaggi, e che sbar;
rano le comunicazioni. Ognun s'immagini, se possibile, glimpacci che ne risultano pel
commercio e le spese di percezione che abbraccia un tal cerchio?
Oltre a codesta tariffa del 1664 ne stata fatta unaltra nel 1667, la quale ha vigore
indistintamente per tutto il regno sopra certe mercanzie all'entrata ed all'uscita. A misura
che-Luigi XIV ebbe conquistata una provincia, ha avuto cura di provederla di una tu
rilfa. La Franca-Contea ne ha una che a lei particolare. La Fiandra, l' liainaut, IArtois
ne hanno una del 1671 che loro talmente propria che le provincie delle cinque grosse
tenute possono, per prima destinazione, prendere a prestito il passaggio per quelle pro
vincie e viceversa, senza pagarne i dazii: questi non sono dovuti se non nel caso di
una seconda destinazione.
E da gran tempo che si sente l'inconveniente di questa disparit ed il pregiudizio che
una tal percezione porta al commercio interno. Ella nondimeno sussiste, perch non ci si
voluto rimediare se non che portando pi indietro gli ufiicii. e portando quella medesima
percezione alle frontiere e nei porti; cosa a cui le provincie che si dicono esenti dalla ta
riffa del 1664 non hanno voluto consentire. lo dico che si dicono esenti. ed esse lo credono
forse per ci solo che i gabellieri si trovano posti al di l dei limiti di esse, come se l'effetto
diuna tariffa di entrata ed uscita non colpisse egualmente le dqe provincie che commer
ciano insieme. Evero che siccome la tariffa del 1664 non si riscuote che nellinterno,
elle ne sono esenti nel loro commercio coll'estero; ma elle ne sono gravate nel loro
commercio collinterno del reame, ed inoltre elle sono soggette ad una moltitudine
di diritti locali la lista dei quali spaventosa.
Del resto, forse queste provincie , quantunque cosi fortemente gravate nel loro com
mercio colla maggior parte del reame, hanno tuttavia fatto bene di non consentire che la
tariffa del 1664 fosse riportata alle frontiere. Cliecch ne sia, il vero mezzo di togliere
la difficolt sarebbe di sopprimere una tale tariffa e tutti i dazii locali. Si potr poi
agitare la questione. chi, di Colbert che ha stabilito la tariffa o del ministro che avesse
la gloria di distruggerla, avrebbe fatto maggior IPUP al commercio, e meritasse di es
serne proclamato il ristoratore i.
750 LE mosse.
comunicazione, convenga non ammetterla se non sopraccaricandola di dazii, che
sarebbe a proposito sopprimere, se questi due paesi si trovassero riuniti alla Fran
cia; e se in quest'ultimo caso il vantaggio dei produttori e dei consumatori sa
rebbe essenzialmente differente da quello che oggidi?
lo domander nel medesimo tempo su quale principio fondata la distin
zione delle nazioni pi o meno favorite? se ce ne sieno di tali che la comunica
zione con esse sia pi vantaggiosa che con altre? se, perch la Spagna gover.
nata da un principe di casa Borbone pi utile alla Francia di commerdare con
lei di quello che con qualunque altra nazione? lo domander nalmente, se ai
tempi di Carlomagno, che riuniva sotto la dominazione sua la Francia, lAlema
gna , l Italia ed una parte della Spagna, era saggia ed utile cosa mantenere la
libert di commercio tra questi quattro Stati; e se perch ora obbediscono a quat
tro sovrani differenti, tale medesima libert avrebbe inconvenienti? 141,... >
Io suppongo che queste dill'erenti questioni sieno risolute cos generalmente
come sembra elle dovessero esserlo, e ci e convenire che la nazione la quale ha
dato il primo esempio delle proibizioni si costituita in uno stato di guerra colle
altre; che ella ha portato un grande pregiudicio al commercio generale eper con
seguenza al suo proprio commercio che ne fa parte; che sarebbe a desiderarsi
che le nazioni volessero di concerto sostituire la libert generale ai mezzi che
elle impiegano a gara per prevalere col commercio e che non riescono se non a
ridurle tutte ad uno stesso livello ed a far loro provare un pregiudicio eguale.
Queste confessioni, le quali non si otterrebbero forse mica da tutti, sono senza
conseguenza per la riuscita. Da un lato, e generalmente ammesso che una na
zione si pregiudicherebbe innitamente sopprimendo le sue tariffe, mentre le altre
le conservassero; e dall'altro evidente che mai le nazioni non istabiliranno tra
loro la libert del commercio con un accordo unanime; dimodoch, se il difetto
di reciprocit debbe impedire ciascuna nazione in particolare di stabilirla presso
di se, bisogna aspettarsi a veder il commercio eternamente schiavo, e la libert
relegata in quella classe di beni che si possono desiderare, ma che non per
messo di sperare.
il. _ Esposizione delle false opinioni su questa materia.
Per condurre le nazioni a questo termine tanto desiderabile , baster di pre
sentar loro che sarebbe opportuno che alcuna di esse cominciasse ad abbattere
le sue barriere; che quell esempio sarebbe a poco a poco seguito dalle altre , e
che non c' altro mezzo di pervenire alla libert generale?
Si accuserebbero tosto i losot che predicassero una tale dottrina di essere
disposti a sagricare l interesse presente della loro patria al bene delle altre na
zioni; e di consigliare un male attuale in considerazione di un bene futuro, che
non arriver forse mai, che anzi non deve arrivare. Ditfatto, si dir, questo esem
pio cosi generoso ben lunge di essere seguito render le altre nazioni anche pi
gelose delle loro proibizioni. Elle ne raccoglieranno i vantaggi senza provare
gl inconvenienti della reciprocit. Elle guadagneranno primamente il totale delle
imposte ch' elle riscuotono alle frontiere, senza temere di rappresaglie; elle po
tranno introdurre senza misura in una nazione cosi disinteressata le loro produ
zioni ed i lavori delle loro manifattura e fare con questo mezzo cadere la sua
coltura e la sua industria; mentre elle si guarantiranno elle medesime, o per lo
nBLLw'rsnEssn socrzuz. 75l
meno ch elle ristringeranno a voler loro le importazioni di quella nazione colle
proprie tariil'e. Elleuo cosi perverranno ad impadronirsi di tutto il commercio e
ridurranno quella nazione malaccorta a non essere che spettatrice del loro
successo.
In generale i dazii di tratta sono risguardati , meno come uno spediente di
nanza che come un mezzo di amministrazione utilmente impiegato per favorire
il commercio nazionale, per sostenere lindustria, ed assicurarle la preferenza sugli
stranieri, respingendo i lavori delle loro fabbriche ed impedendo di ritrarne le
materie prime. Le tariffe sono pesi coi quali si pretende governare il commercio,
graduare lentrata e luscita nel modo pi vantaggioso ad una nazione, e far pen
dere la bilancia in suo favore.
Questa dottrina ha per se la pratica universale e l'insegnamento di tutti gli
autori che pretendono aver trattato del commercio nella sua parte politica.
1 Dopo Colbert, dice labatc Galiani, si la distinzione tra l'imposta di protto
e l imposta dincoragglamento. Si conosce la virt e l efficacia della tariffa. Si
sa, che per mezzo di certe imposte, che non sono che vere cataratte politiche, si
regola il livello dei canali del commercio. Si sa che bisogna mettere dazii d en
trata sulle manifatture estere se si voglia incoraggiare le nazionali. Si sa che bi
sogna mettere dazii d uscita sulle materie grezze nazionali per il bene delle ma
nifatture interne. Tutte queste idee sono conosciute, elleuo sono comuni oggidi....
Il Consiglio segue costantemente questi principii in tutti i decreti ed i nuovi re
golamenti, che da un gran numero danni ne emanano pei bene del commercio.
Le corti supreme non ordinano se non dietro i lumi di queste grandi verit, che
sono a di nostri convertite in leggi fondamentali e che entrano nella costituzione
dello StittO n .
Eppure queste grandi verit non sono se non grandi errori; e queste pre
tese leggi fondamentali non sono che leggi positive, arbitrarie, suggerite da una
falsa politica e da idee imperfette della natura del commercio.
La combinazione delle tariffe sembrata uno degli oggetti pi difficili del
governo; ed essa lo diiiatti, tanto pi che priva di qualunque base, e che altra
regola non ha se non la maniera la pi arbitraria di riguardare in tale o tal altro
punto il preteso interesse che si suppone essere quello della nazione. Questa po
litica frattanto generalmente ammessa; ella entra in tutti i nostri trattati; de
cide della pace e della guerra; concorre a. perpetuare gli odii nazionali; stabilisce
la distinzione singolare delle nazioni pi o meno favorite. Il commercio trattato
cosi non incontra altro che ostacoli, e trova tutte le frontiere barricate di proibi
zioni e d imposte ripulsive.

lll. -- Che la cognizione delle leggi dellordinc rende manifesto lmteresse


delle nazioni.
La cognizione dell'ordine sociale fa sparire tutti queprestigi. Ella insegna
alle nazioni che le frontiere che le separano non sono guari ostacoli al commer
cio; che la qualit di straniero non rinchiude in se quella di nemico; eh elleno
sono tutte egualmente interessate a mantenere la comunicazione reciproca in un
pieno stato di libert e d immunit.
Di'atto , la libert del commercio, cos conforme alla giustizia ed all inten
zione della Previdenza, contiene nel medesimo tempo il vero interesse delle na
\
752 L! 'rsosn'n.

zioni; e l'ordine sociale principalmente mirabile per questo, ch egli non se


para mai questi due punti e ch'egli riunisce sempre il giusto e l utile.
Non basta dunque di dire alle nazioni: La libert generale vi sarebbe van
taggiosa; ma siccome non si pu sperare che ella si stabilisca tutta in una volta
per un concerto unanime, bisogna che qualcuna tra voi sia abbastanza generosa
per darne l'esempio e per cominciare a far cadere le catene che opprimono il
commercio "- Questo insegnamento non e menomamente proprio a convincerla,
e non merita di essere ascoltato , perch egli presenta l'idea di un sagrilizio che
si esige per la causa comune, e che un tal punto di veduta falso. r'h. www!
Bisogna dir loro: La libert del commercio conforme allordine ed alla
giustizia, e tutto quello che conforme allordine porta la sua ricompensa. Indi
pendentemente dalla condotta delle altre nazioni, e utile a ciascheduna in parti
colare di stabilirla presso di se; e l'esempio dei vantaggi chessa ne ritrarr sfor
zer le altre nazioni ad ammetterlo .
Questa tesi gi anticipatamente provata nei due capitoli precedenti. Non mi
resta ora se non ad applicare questi principii ai casi particolari , aliinch non ri
manga alcun dubbio sopra una materia cos importante, almeno presso coloro, i
quali deponendo i pregiudizii cercano di buona fede ad islruirsi.

IV. -- Dcll'interessc di una nazione nell' esportazione dei suoi prodotti.


Se il principale vantaggio che una nazione debbe cercare nel suo commercio
esterno consiste nel prezzo buono, vale a dire in quello della piena libert e della
concorrenza, come ho stabilito cap. Vll, S. 5, 6 e 7, ne conseguita ch'ella debba
sopprimere tutto quello che fa ostacolo al valore, e scaricare le se produzioni di
qualunque imposta di uscita. Questo principio cos evidente in se medesimo che
diliicile di vedere sotto qual pretesto ci si possa pregiudicare.
Ci sono delle nazioni le quali per un vantaggio particolare al loro clima, pos
seggono produzioni privilegiate. Elle non possono mai troppo estendere queste
colture per la pi grande facilit. dell'uscita. Queste produzioni sono per loro
la pi ricca miniera, che loro procura dei mezzi di cambio senza pregiudicare al
loro proprio consumo e che fornisce un fondo inesauribile al commercio esterno.
Tali sono, per la Francia, i vini, le acquevite, i sali. Ma un abusaredi questo
vantaggio persuadersi che la qualit di queste produzioni tale che gli stranieri
non possano farne senza; che si pu dunque dettar loro la legge ed accumulare
senza inconveniente inceppamenti ed imposte che loro non impediranno mica di
comperarle. N solamente cotali imposte pregiudicano al valore, alla coltura ed
allabbondanza di tali produzioni, ma pongono limiti ristretti alla loro uscita, e
ci fanno perdere una gran parte dei nostri vantaggi naturali. La natura ci aveva
accordato una specie di privilegio e noi ci siamo ridotti a non aver pi che una
debole concorrenza. Gli stranieri vanno a cercare altrove vini e acquevite; essi
vi suppliscono con liquori forti che estraggono dai grani; vanno a prendere in
lspagna e in Sicilia sali di qualit inferiore, e si avvezzano talmente a fare}!
meno delle nostre produzioni, che il ristabilimento della libert del commercio
durerebbe fatica a rimetterci totalmente in possesso di uno spaccio che noi ab
biamo lasciato perdersi per colpa nostra. cos, che in un secolo in cui si si crede
illuminati intorno all'amministrazione; in cui si si mostra tanto gelosi del 60"!
mercio; in cui si vorrebbe, se fosse possibile, imaderlo tutto intiero, si si lascia
neLLiN'rnnnsss socmus. 755
sfuggire la realit per correre dietro all'ombra: si perdono volontariamente i van
taggi inerenti al territorio, per prevalere con mezzi fattizii, che l'interesse ben in
teso riprova; e si schiaccia il vero commercio nazionale, per ambire e conten
dere alcuni moschini benetci mercantili.
Ci sono altre produzioni l'uscita delle quali non che accidentale, e dipende
dallo stato delle ricette presso le altre nazioni. Tali sono i nostri grani che noi
non possiamo esportare, se non quando il prezzo che valgono altrove sia abba
stanza alto per permetterci di farlo; ed anche questa produzione di cosi gran
volume che bisogna che la differenza del prezzo sia fortissima per sostenere le
spese di trasporto. man
1 motivi che debbono impegnarci a stabilire la libert indefinita dell'uscita
dei nostri grani sono stati esposti in un gran numero di opere; e mai nessuna
materia e stata chiarita con maggior discussione. lo mi contenter qui di pre-
sentare due riflessioni che nascono dal mio soggetto.
1 L'intenzione manifesta della Previdenza, favorendo alternativamente le
diverse contrade coll'abhondanza, stata che l' eccedente delle une supplisse a
vicenda a quello che manca alle altre. La riproduzione generale debbe dunque
essere riguardata come un fondo comune che debbe dividersi tra esse per mezzo
del commercio. La quantit dei grani che passa alternativamente dall'una allaltra
e che fa la materia di questo commercio tra le nazioni dell'Europa , assai poco
considerevole per se stessa, e non ascende guari, per annata comune, che ad otto
milioni di sestieri (misura di '156 litri). Questo valore un capitale che circola
dall'una all'altra, e ch'elle non sanno che prestarsi e restituirsi. importante per
ciascuna di loro di concorrere alla vendita quante volte lo possano, alflne di com
pensare le loro compre in un altranno; quantunque si possa dire che ci sono
delle nazioni le quali sono pi ordinariamente nel caso di vendere, ed altre nel
caso di comperare. Per questo riguardo la Francia ha un doppio vantaggio se
ella ne sa prottare. Ella trae il primo dalla fertilit del suo territorio che la
metter assai pi spesso nel caso di vendere che nella necessit di comperare,
quando il prezzo buono costante assicurer lo stato della sua coltura. Ella tiene
il secondo dalla sua posizione vicina ai paesi del mezzogiorno, dove i bisogni
si fanno sentire maggiormente, e chella in grado di provvedere pi pronta
mente e con minori spese che non lo facciano i paesi del norte.
2 C' un altro motivo anche pi potente che milita in favore della libert
indefinita: il vantaggio inestimabile di tenere abitualmente il prezzo interno di
que grani al livello del mercato generale, e di godere per questo mezzo di un
prezzo costante egualmente favorevole al produttore ed al consumatore, e tanto
lontano dal caro che dal basso prezzo. Ditlatto la principale utilit dell'uscita non
consiste mica nelle somme ch ella fa entrare e nei salarii che ella procura , ma
nel vantaggio di sostenere a un prezzo eguale non solamente il grano che esce ,
ma pur anche quello che si consuma nell'interno, sotto la differenza della lonta
nanza. L'esportazione non se non un mezzo di pervenire a questo fine: il grano
che esce il termometro che serve a regolare il prezzo di quello che rimane. Se
si vendono nel reame trenta milioni di sestieri, deduzion fatta delle sementi e
del nutrimento dei coltivatori dei grani, che non entrano nel commercio, e che la
libert procacci tre lire di aumento per sestiere, un guadagno di 90 milioni,
tutto di prodotto netta per la nazione.
754 LE mosse.
E qui mi sia permesso di passaggio osservare, che non pu esserci momento
pi favorevole di questo per accordare la libert permanente ed indenita. Il
prezzo del grano e moderato, e nessuna nazione in Europa ne annunzia bisogno,
per modo che la libert non ne far uscire , o almeno pochissimo. Quest opera
zione non cagioner dunque alcuna sensazione in questo momento, e la libert si
trover anticipatamente stabilita, cosicch se ne potr prottare al primo mo
mento favorevole; e quand'anche non uscissero grani per lungo tempo (come
possibilissimo perch e mestieri di un prezzo assai alto altrove per permettercelo)
la facolt sola dell'uscita basta per sostenere il prezzo interno, che il principale
vantaggio che si si deve proporre. Se al contrario si aspetta per accordare l'uscita,
che il prezzo si avvilisca: 1 la premura di profittarne cagioner una scossa;
2 si si atfretter tanto pi, che si sar persuasi che non si accordi la libert se
non per un dato tempo in causa del basso prezzo e senza avere l'intenzione di
mantenerla, come avvenuto nel 1766. Ora, questo commercio non s'invigorir
mai senza la fiducia; 5 leocedente della consumazione si trover in gran parte
nelle mani del mercante che protter dell'uscita, e l'essenziale si che il bene
ticio passi ai flttaiuoli. _-_.
o:
V. _ E[fetta di un'imposta messa all'uscita sulle produzioni. 1.,
Una delle due: o il dazio di tratta (messo nell'interno o alla frontiera, la cosa
e la stessa) arresta l'uscita, ed allora egli priva la produzione di uno sbocco che
ne avrebbe aumentato il valore e ferisce il proprietario fondiario che ha diritto a
tale valore; o egli non l'arresta; ma egli non la permette che prendendo il totale
dell'imposta, in diminuzione del prezzo in prima mano; e ci e portare altrettanto
pregiudicio al valore e in conseguenza alla riproduzione ed alla rendita. Se tal
quantit di produzioni che vale 100 lire non pu essere esportata se non che
quante volte ella si vender fuori 120, compresevi le spese e il benecio legittimo
del trallico, il mercante potr comperarle 100 lire; ma se sopravviene un impo
sia di 4 010 , egli non potr comperarla altro che 96 lire; perch non potendo
scemar nulla dalle 20 lire di spese indispensabili, l'imposta non pu togliersi che
in diminuzione del prezzo di prima mano. In qualunque stato di causa, il nego
ziante calcola le spese che dovr fare. Se sopravviene un'imposta, egli l'aggiunge
alle spese e regola la sua offerta in proporzione di tale calcolo. N inno se ne av
vede menomamente: si prende pel prezzo naturale quel prezzo svilito dall'impo
sta, effetto della quale sarebbe di arrestare l' uscita se il proprietario non cedessc
alla legge della necessit, che, senza ch esso ne conosca le cause, determina i
prezzi a norma delle circostanze. Ma ci che bisogna notar bene, per sentire tutta
l'estensione del pregiudizio, si , che non ci sono mica due prezzi in prima mani;
e che la perdita non cadr soltanto sulla produzione che esce, ma pur anche su
quella che si consuma nell'interno e che non si vender se non al prezzo deter
minato dalla possibilit dell'uscita.
Si preferirebbe senza dubbio persuadersi che l imposta sar sopportata dallo
straniero, che pagher pi caro senza che il prezzo ne sia meno favorevole in
prima mano. Si pu primamente osservare, che se lo straniero paga pi caro Per
causa dell'imposta , egli consumer meno in questo genere o in altri, perch la
facolt di consumare ha dei limiti che il sovraggiungere di un'imposta non l'al
larga. Ma c' una risposta anche pi diretta e pi decisiva. Non si potrebbe 1"
neLLm'rnansss socunn. 755
singarsi di far cadere l imposta sullo straniero, se non quando si trattasse di
produzioni privilegiate che lo straniero non potesse assolutamente procurarsi
altrove; e si pu dire che ce ne sono assai poche di un tal genere , poich gli
stranieri trovano modo di rimpiazzare i nostri vini, le nostre acqueviti e i nostri
sali. Checch ne sia, sembra che se lo straniero paga 100 lire la produzione gra
vata di 4 lire d'imposta, esso la pagherebbe ugualmente se tale imposta non ci
fosse; e la concorrenza tra mercanti li sforzerebbe allora di tener conto al primo
venditore dell'importare dell'imposta. dunque sulla nazione che l'imposta ricade,
ed in un modo infinitamente pi oneroso, di quello sia utile il prodotto dell'im
posta, come gi l'ho pi sopra osservato.
Per pi forte ragione 1' imposta ricade sulla nazione, quando si tratta di una
produzione che agevolmente si trova presso molte nazioni, quantunque con dilie
renze di qualit. Lo straniero informato dei prezzi si provvede altrove, oppure
egli ricusa di comperare infine a tanto che il prezzo non sia diminuito. Ora, le
spese di commercio e dell'imposta essendo indispensabili l'abbassamento del prezzo
non pu verificarsi che sul valore in prima mano. Lo stesso accade quando il
mercante nazionale va egli stesso a presentare la sua produzione all'estero; egli
non la vende se non al prezzo corrente, e siccome egli ha calcolato su tale prezzo,
ha regolata sopra questo e sulle spese l'offerta ch'egli poteva fare al primo ven
ditore. La soppressione dell'imposta non farebbe dunque che restituire al primo
venditore la porzione di valore che limposta gli faceva perdere.
Comunque avvenga, la perdita rimane a peso della nazione che vende; ed
ella la sopporta al centuplo del totale dell'imposta, perch tale perdita riverbera
su tutta la massa delle produzioni dello stesso genere. che egualmente in caso
di uscire, e il cui prezzo si regola su quello dello sbocco, quantunque ella si con
sumi nell'interno.
Se le altre nazioni venditrici della medesima produzione l'hanno pur esse
gravate di un'imposta, elle ne sopportano tutte egualmente la perdita sul prezzo
in prima mano; per la ragione che lo straniero il quale paga a tale prezzo colla
gravezza dell'imposta, pagherebbe al medesimo prezzo quand'anche imposta non
ci fosse.
Da ci segue, che quand'anche si potesse sostenere che lo straniero realmente
sopporti qualche porzione dell'imposta, allorch questa si trova stabilita dapper
tutto (perch quando non che presso una nazione essa la porta necessariamente
tutta intiera) dimodoch egli potesse prottare di qualche cosa alla soppressione
dell'imposta, e manifesto che la nazione, che per la prima togliesse tutti i suoi
dazii di tratta, ne guadagnerebbe tutta la somma in accrescimento di valore in
prima mano; perocch ella venderebbe al prezzo corrente delle nazioni le quali
avessero conservata la loro imposta, nel qual prezzo entra la somma dell'impo
sta. Una delle due: o ella venderebbe al prezzo medesimo delle altre e protte
rebbe per intiero della circostanza; o ella allenterebbe un po la mano, ed allora
ella si troverebbe sola a vendere, mentre le altre non potrebbero pi vendere, o
sarebbero costrette per conservare la concorrenza, di ribassare di nuovo il loro
prezzo in prima mano. In qualsivoglia modo ella talmente vi guadagnerebhe che
le altre sarebbero tosto obbligate di fare altrettanto, senza che per ci fosse bi
sogno di negoziare con loro in un congresso.
Ma quale nazione , o piuttosto quale governo (perch le nazioni son nulle)
756 La Tnossn.

sar abbastanza saggio per dare questo primo esempio; per cessare di rovinarsi,
perch gli altri si rovinano; per fare esperimento della sua libert, e porre in
essa ogni ducia; per far meravigliare i suoi vicini dei proprii successi; per sa
cricare una meschina imposta di cinque per guadagnar cento; per dare un e
stensione inaspettata non solamente al commercio esterno, ma, ci che ben
altrimenti importante, alla sua coltura per mezzo del valore? Frattanto si pre
tende essere molto illuminati in fatto di commercio, e si si mostra gelosi di esten
derlo; ma quali mezzi poi si adoperano per riuscirvi? Lo si fa a brani per istrappar
selo; lo si vuol ritenere incatenandolo; lo si erige in affare di Stato; si stabiliscono
dei consigli e dei sovrastanti per dirigerlo; s intraprende la guerra per il suo
preteso interesse; mentre senza spargere sangue, senza litigare con nessuno, e
cos facile dargli sull'istante tanto straordinario slancio! Amministratori! dm
rete voi ascoltare i consigli di uno di quegli uomini che si vogliono pure risguar
dare come i detrattori del commercio? Spezzate le sue catene, sopprimete i vostri
dazii, ditegli che e libero; lasciatelo fare, e cessate di pigliarvi pensiero di lui.
VI. -- Dcllc/fctlo del rincarimento e delle spese di trasporto.
Questo effetto il medesimo che quello di un imposta messa sull uscita. il
mercante calcola tutte le spese che sar obbligato di fare sino alla rivendita, e
ne regola il prezzo della sua compra in conseguenza; e, siccome tutti i mercanti
provano il medesimo rincarimento, cos tutti fanno il medesimo calcolo.
Ora lesclusione degli stranieri dal vettureggiamento ha evidentemente l'elletto
di rincarirlo, tanto ch'ella sia assoluta, come veniva stabilito dall'editto del 1764
per l'esportazione dei nostri grani, quanto che non faccia che tassare il loro ser
vizio di un dazio sul suolo, imposto per favorire il vetturale regnicolo.
In generale, certo che gli Olandesi navigano con meno spese di noi; il
frutto del danaro, che presso loro e bassissimo, facilita le intraprese, e li costringe
a contentarsi di un beneficio minore di noi; essi vi suppliscono colla loro estrema
frugalita e per l'economia che mettono in tutte le parti della loro navigazione.
Altronde, la marina essendo il loro retaggio, il patrimonio loro, il numero dei
loro bastimenti assai considerevole; ora in qualunque genere la quantit decide
del prezzo.
Da un altro lato, se codeste ragioni inuiscono sul prezzo del vettureggiamento
presso una nazione e lo rendono meno caro relativamente ai prezzi di un altra
nazione; questa differenza sparisce rispetto a molti bastimenti di differenti nazioni
che si trovino in concorrenza in un medesimo porto. Allora non si tratta pi del
prezzo particolare a ciascheduna nazione: tutto cede alla ragione preponderante
della concorrenza; oppure se un bastimento si noleggia a prezzo minore degli
altri, gli e che esso pressato di partire o che la sua rotta lo porta a quel porto.
Ma in generale il prezzo e il medesimo per tutti i bastimenti che si trovano in un
medesimo porto.
In se stesso il nolo non ha guari prezzo determinato; egli si regola secondo
il bisogno e le circostanze: abbassa e rincara secondo la richiesta.
Da ci segue, 1 che il nolo considerato da nazione a nazione pu essere pi
caro presso l una che l'altra; 2 ma ch esso e il medesimo per i bastimenti di
molte nazioni che si trovano in un medesimo porto; 5 che il nolo non avendo
niente di sso in se stesso, ma essendo soggetto, come qualunque altro mercato,
nztcisrensssz socuzz. 757

a variare secondo la richiesta, il solo e vero mezzo di farlo abbassare d'ammet


tere la concorrenza la pi intiera; perch se la quantit di coloro che hanno biso
gno di vettura, inuisce sul nolo colletetto di rincararlo, la quantit dei basti
menti che sono da noleggiare in un medesimo porto inuisce sul motivo di ristrin
gerlo; e qualunque sia il numero dei bastimenti mercantili di una nazione, questo
non si avviciner mai a quello che procurerebbe la concorrenza. Perci tutto
quello che non sia essa non basta; tutto ci che tende a ristringerla una causa
di rincarimento. 4 Se gli stranieri sono esclusi dal trasporto di una mercanzia
inpartjcolare, cessando la loro concorrenza in questa parte, la vettura necessa
riamente rincara, non solamente per il trasporto di tale mercanzia, ma pur anche
in tutte le altre parti, soprattutto quando il1 ramo riserbato considerevole. Im
perocch allora il numero dei vetturali diminuisce; i bastimenti esclusi non in
fluiscono pi sul nolo all'effetto di ristringerlo, ed i regnicoli se ne prevalgono ad
effetto di farlo pagare pi caro. La concorrenza degli stranieri negli altri rami
potrebbe rendere gli effetti dell'esclusione meno sensibili; ma se tale concorrenza
e gravata di un imposta messa sulla navigazione estera , ella non pi piena,
intiera e libera. Lo straniero costretto di redimersene sul prezzo della vettura;
o se esso non pu sostenere la concorrenza del regnicolo privilegiato, l imposta
diviene per lui un'esclusione positiva, della quale il regnicolo proflta per rmaner
padrone del prezzo. Cbecch ne nasca , il rincarimento ricade sulla nazione che
vende.
Ma, se dell'interesse suo di non accordare nessuna preferenza ai vetturali
regnicoli, ella non debbe nemmeno accordarne alcuna agli stranieri , e sarebbe
dar loro una preferenza la pi elTettiva il lasciare sussistere la minima imposta sul
loro servigi, e di sottometterli ad impacci ed obbligazioni che li rincarano, e che
autorizzano i nazionali, per non perdere la concorrenza a sollecitare delle imposte
sulla navigazione estera. L'ordinanza della marina meriterebbe a questo proposito
un esame: dal momento che si vorr stabilire la libert, bisogna ch'ella sia in
tiera, indefinita da ogni parte.
ilo gi molto distesamente provato, nel capitolo precedente, S. VI, linteresse
che una nazione ha-al ristringimcnto delle spese di vettura, e per conseguenza
alla concorrenza. lo ho trattato tale questione assai pi lungamente, e sotto tutti
i rapporti, nella disputa che ho sostenuta in favore della concorrenza degli stra
nieri per il trasporto dei nostri grani. Si troveranno i documenti pro e contra di
questa grande questione nel Giornale (li Commercio del 1765 c del 1766, e in
una Raccolta che io ho pubblicata nel 1768. Mi contenter ora di estrarne qui
confronto della somma che si pu far guadagnare collesclusione al vetturaie
regnicolo colla perdita che ne risulta per la-nazione.
Se noi esportiamo 100,000 tonellate, che formano 850,000 11 900,000 se
stteri,a'56 lire di nolopertonellata, l'una per l'altra, non sono che tre milioni
e seicentomila lire. Vediamo quello che noi potremmo perdere di salarii ammet '
ten'do gli stranieri. lo suppongo che la concorrenza faccia abbassare il prezzo di
urrquartm si pu" benissimo1 ammettere questa ipotesi, soprattutto se nel mede
simo tempo si togliesse qualunque dazio sul noto; la somma non rimane pi che
dtz,'700,'000 lire, di cui noi guadagneremme certamente almeno la met. dun
quVlQSBiGOO-lire che noi lasceremmo passare all'estero. Se, come debbe neces
seriamente aceaderefla-concorrenza aumenta la nostra esportazione, noi-potremo
Econ. TOMO l. - 47.
758 La raossn.

lasciargli passare una somma pi forte; ma noi non divideremo qucstaccresci


mento, e noi non dobbiamo computare quello che noi in questa parte non gua
dagneremo , perch essa non avrebbe luogo senza la concorrenza. Non bisogna
dunque contare che l,550,000 lire che noi cessiamo di guadagnare, e bilanciare
una tal perdita col beneficio che risulta dalla concorrenza.
Ora 1, per il principio che ci che si risparmia sulle spese il primo gua
dagno, noi avremo 9 lire di pi per ogni tonellata venduta all'estero; sopra
100,000 tonellate, sono 900,000 lire.
2 Se la concorrenza aumenta solamente un terzo di pi la nostra esporta
zione, noi venderemo dunque all'estero 50,000 tonellate di pi, le quali a 150
lire prese nei nostri porti, faranno entrare nel reame una somma di 7,500,000
lire di prezzo principale; e la riduzione di 9 lire per tonellata torner parimente
a protto del valore in prima mano.
5 Ma il beneficio pi grande si trova nellaumento del valore su tutto il
grano che si consuma nel regno. Merce la riduzione delle spese, esso si vender
pi caro nei porti, e il prezzo interno di vicino in vicino si allivella col prezzo
degli sbocchi. Se si vendono nel reame trenta milioni di sestieri e che il valore
si aumenti di venti soldi per sestiere, ecco un aumento di trenta milioni tutto in
tiero a protto del prodotto netto. Qualunque riduzione si volesse pur fare su
questo calcolo, debbe per rimanere indubilabile che non ce niuna proporzione
tra la somma dei salarii che si vogliono conservare e la perdita che ne risulta.
VII. - Dell'effello di unimposta messa sull'uscita delle materie prime
dell'industria.
Ci sono molti dazii di tratta nei quali non si pu supporre altro motivo che
un puro interesse pecuniario, senza commestione di alcun pretesto dinteresse del
commercio: tali sono quelli che gravitano sulle sussistenze. Cotali imposte non
meritano di entrare nella discussione attuale se non per far sentire com elle
sieno pregiudicievoli, e nel tempo stesso prive di qualunque fondamento, anche
specioso. -
Ma si forse meglio autorizzati a richiedere come utilissimi ed a decorare del
bel nome d imposta dincoraggiamento i dazii che tendono ad impedire l uscita
delle materie grezze, e che si sono elevati tanto alto, nellintenzione di riserbaruc
la mano d'opera alla nazione.
Vediamo dunque cosa ci pu essere da guadagnare per lei, e se tale preteso
guadagno possa entrare in compensazione colla perdita.
Io ho stabilito nel capitolo precedente, 5. III e VI, il principio che la nazione,
insino che abbia produzioni da vendere, altro interesse non ha se non di ven
derle al prezzo migliore possibile e per conseguenza nello stato d'immunit e di
concorrenza: ne segue che per lei perfettamente indifferente il luogo dove sieno
trasportate o manipolate.
Una delle due: se voi non aveste messa niuna imposta, o l'estero avrebbe ri'
cercate le vostre materie grezze, o non le avrebbe esportate. S egli non era nel
caso di esportarlc, era inutile di mettere unimposta e di dare un esempio funesta.
troppo soventi seguito da rappresaglie. Voi dunque avevate paura che egli le
compcrasse, ed per impedirnelo che voi avete messa un'imposta. Ma, PWdU'
scade il suo effetto di allontanare gli stranieri, tale imposta nuocer al valore
necz'ixrnusse SOCIALE. 759
delle vostre produzioni; essa distrugger la concorrenza , stabilir un privilegio
in favore dei vostri manifattori, e questo privilegio e diretto contro di voi. vero
che il prezzo della libert potrebbe contribuire a rincarare le vostre materie pri
me; ma esso non le porterebbe se non al loro prezzo naturale, ed per ci stesso
ch'esso vantaggioso , senza poter diventare nocevole alle vostre manifattore.
Di'atto tutto ci che tende a favorire la coltura e ad aumentare la rendita di una
nazione tende a moltiplicare i salarii, la mano d'opera ed il consumo. inditle
reato per un negoziante quale sia il prezzo delle materie prime; bisogna ch'egli
ne trovi sempre il rimborso nella rivendita. Tutto ci che lo interessa si e che la
nazione sia in istato di consumar molto e di pagar bene il consumo suo; e per
conseguenza tutto ci che tende alla riproduzione per lui vantaggioso. Debbesi
credere che l'estero, colle sue esportazioni, non riduca l'industria a mancare di
materie grezze? Ma questo impossibile. ltisultera soltanto dalla libert di com
mercio ch'ella le comperera coneorrentemente collo straniero, e pi caro di quello
che se lo straniero fosse stato escluso, ed ella avr sopra di lui il vantaggio
di non aver da pagare spese di trasporto, o averne di minori. Ella non ne man
cher dunque mai; ed oltre ch'ella potra procurarsene da un'altra parte che sia
pi comoda a lei che allo straniero, la coltura animata dal prezzo buono trava
glier per moltipliearle, e baster in breve tempo ai bisogni dell'interno e del di
fuori; una materia che abbia un buono spaccio non pu mancar mai. Gli dun
que procurare un male certo, per timore di un male ideale e cbimerico, il far ca
dere, per mezzo delle proibizioni, il valore di una produzione per la paura di
mancarne.
C' un motivo pi speciose che impegna a proibire o almeno a tassare lu
scita delle materie grezze, e la speranza di uznderle all estero lavorate. Prima
mente cotale speranza pu essere delusa: egli avrebbe potuto comperare le ma
terie grezze, e potr non comperarle lavorate perch pel vostro rifiuto egli si sar
proveduto altrove delle materie prime.
Ma quand'anche voi foste sicuri di vendergliele lavorate, questo vantaggio
dunque tanto grande che meriti di essere comperato con un esclusione in
tiera o parziale, con un pregiudizio portato alla libert naturale ed alla recipro
cita del commercio? Se la materia lavorata acquista un nuovo valore, questo va
lore non e sicuramente un accrescimento di ricchezza. Esso , come lho provato
pi a lungo nel capitolo V, il prezzo della fabbricazione, vale a dire dei consumi
fatti agli operai, il cui totale si riporta sulla materia lavorata e debbe essere pa
gala da coloro che vorranno godere del lavoro. Non che il semplice rimborso
di un'anticipazione; non che un valore di compensazione messo nel posto di
un valore distrutto. La rivendita procura inoltre un eccedente che il beneficio
dell'imprenditore. Ma questo beneficio tutto personale a colui che lottiene, e
non guari un benecio nazionale, n contribuente ai bisogni pubblici.
Non c' dunque che il vantaggio della consumazione degli operai che possa
interessare la nazione, in quanto che sostiene il valore. Ma una nazione che gode
della libert del commercio dentro e fuori non debbe mai prendersi alcun fastidio
della consumazione: questa si far sempre ed al prezzo il pi favorevole in ogni
data circostanza; ed un mezzo molto falso di amministrazione, quello di avvi
lire con una proibizione di commercio il valore di una produzione qualunque per
favorire la consumazione delle altre.
7.40 LE nume.
vero. che lo spaccio. delle produzioni sotto, la forma che liudustria loro d,
ha il vantaggio di contenere maggior valore in minor valore e di costare meno
spese di trasporto; perci nonbisogna impedirlo. Ma far valere un tal memov e
lo, stesso che convenire che il travaglio dell'industria per l estero non ha altro
vantaggio. che quello di essere un mezzo di valore e di spaccio. In tale caso, men
tre si tratta dell'interesse dellov spaccio, non pregiudichiamo allo spaccio per fa
vorire lo. spaccio; non distruggiamo. da un lato valore per provocarlo dall'al
tro. Non aumentiamo le spese di commencio e di trasporto con imposte e con
esclusioni per sostenere il valore, colla diminuzione dellespese di trasporto che
risulta dallesportazione dei lavori di manifattura; perchquesto- contradditorio.
Eppure sono cotali contraddizioni che si pretende conciliare. Tanto vero che
non ce senon lordine che non sotaa guari eccezioni,'e che sempre proceda sulla
mdesima linea.
Dopo lalihenta vi. sono altri mezzi pi. efficaci di sostenere il. valore delle
derrate, senza nuooenvi. d'altra parte, ed di procurare loro degli sbocchi per via
di strade e di canali. Ora una nazione tanto pi in istato di sostenere sillatte
spese pubblichee di moltipllcarle, chella- incoraggia la coltura colla libert del
commercio.
E si pulandare anche pioltre. Il pregiudizio, che d. la preferenza allespon
tazione delle manifattura a quella delle-produzioni, ,-fondato sulla credenza che
si ha. di trovare una causa di- ricchezza nel. tnalvaglio dell'industria. Ma se questa
opinione falsa, comeio credo averlqabbastama provato nel capitolo V, ne con
seguita che lesportazione delle manifatture si riduce al valore delle materie grezze
ed alla somma delle produzioni consumate: dal, momento che-una nazione gode
della libert intiera del: commercio, i suoi prezzi nell'interno. sono. precisamente
alla misura. alla quale alla debbe desiderarli; chetperciopen lei lo stesso che le
sueproduzioni sienovendute in natura, o sotto-le'formelche l'industria loro da.
Non rimane altro reale vantaggio che la riduzione- del. valore in minor volume,
da cuirisulta una diminuzione di spese di trasporto. Malgrado questo vantaggio
il quale principalmente avviene pei luoghi-privi di sbocchi, ed a- cui si suppli
rebbe'in modoassaipi protlttevole con, delle comunicazioni, si pu sostenere
che c piprotto-per una nazione ad esportare pen sessanta milioni di preda
zioni, che per la- medesima somma dl-lavori di manifattura, anche supponendo
la libert intiera dellcommercio-(poich-se si-provochi lindustria-colle proibi
zionio col basso prezzo-delledearatetnon c pi nemmeno da far paragone) e
ci per due ragioni: l' l'industria che travaglla per l'estero impiegando il pi
delle volte delle materie prime-del di, fuori, non contribuisce allo spaccio delle
produzioniideltenitorio- se- non parla consumazione degli operai; lesportazione
dei suoi lavori dunque infinitamente meno utile che quellatdi eguale valore in
produzioni; 2' che questofspedientn non che precario; perpoco che dall'estero
la, richiesta diminuisca, siaperfuna guerra, sia perlo stabilimento di una mede
sjma fabbricmjn qualsiasi luogo voi,viltroverete'sopraccaricatidi un numero di
ll'twcialnutili 'qnesto che si vede giorno alla-minima crisi nelle
manifattura.
si 01190116. dwchuntcw modo dirigudnro lindustriat putr essem
forse vero relativamente allfinotriul dei primi venditori dell'epmduzioni che. si
limita al valore, senza darsi pensiero da chi sifmeiarlo spaccio; molle nnamr
DILLINTERESFI SOCIALI.

zione non essendo mica unicamente composta delle due prime classi, debbe pure
occuparsi dell'interesse della classe salariata.
Ho risposto a questobbiezione , riducendo ad un punto unico l'interesse na
zionale, che non debb essere guari calcolato dalla popolazione, ma dallo stato
delle ricchezze rinascenti e dalla rendita alla quale la popolazione e lagiatezza di
questa popolazione sempre si proporzionano. Linteresse della terza classe asso
lutamente subordinato a quell'interesse capitale; ed rovesciare lordine naturale
il voler far prevalere il primo al secondo. C di pi, ed che la cosa non e pos
sibile; perch ferendo l'interesse della riproduzione si diminuisce la somma dei
salarii.
Tutto quello che importa allindustria di avere dei salarii: per lei la
stessa cosa lavorare pei regnicole o per lo straniero; e la consumazione del re
gnicolo tanto pi importante per lei ch'ella sicura ed innitamente pi con
siderevole. Ora, nuocere alla riproduzione con proibizioni od imposte, e inaridine
la sorgente dei salarii nell interno , per mantenerne un le dacqua al di fuori.
Una nazione, quale la Francia, che sarebbe ricca di una riproduzione di cinque
miliardi, ne spenderebbe due in travaglio di mauifatture ed in servigi dogni ma
niera; ed forse molto se ella vendesse allestero per sessanta o ottanta milioni
di manifatture. Questo spediente precario, e che pu essere sospeso, diminuito e
tolto da un momento allaltro, non merita dunque niuna considerazione relati
vamente al travaglio per l'interno, e non debbe mai essere provocato con mezzi
proprii a pregiudicare la somma dei salarii. E cosi che tutto quello che e con
trario all'ordine diventa pregiudizievole: invano gli uomini si sforzeranno di se
stituirvi le piccole vedute della loro prudenza; essi non riusciranno che ad im
poverirsi.
Concludiamo: 1 che l industria propriamente e nella sua massima parte
destinata e legata al servigio della nazione nella quale si trova: 22 che il suo in
teresse non mica di essere impiegata a tale o tal'altro lavoro, ma di avere dei
salarii abbondanti e proporzionati ai prezzi delle produzioni: 5 che il solo mezzo
di assicurarle questo vantaggio di estendere per la nazione i mezzi di spendere
in suo favore, vale a dire di sostenere e di animare la sua coltura collo spaccio
delle produzioni e collo. libert intiera del commercio interno ed esterno.

Vill. - Delle/I'eilo di unimposla messa sullimporiazion'e dei lavori


dall eslei'o.
Ma non c da temere che lasciandoci portar via le nostre materie prime, non
solamente nel non perdiamo il vantaggio di venderle all'estero lavorate, ma che
noi siamo anzi nel caso di ricomperarle da lui; per guisa che dopo avergli ven
dato per trecentomila lire di materie grezze, noi non siamo costretti di pagargli
seicentomila. lire per queste medesime materie lavorate? Indipendentemente da
questa considerazione e da qualunque parte che provengano le materie prime,
non interessante per una nazione di favorire l'industria nazionale rinnovando
i lavori dell estero? Queste due questioni si risolvono colle stesse risposte.
1 Lesportazione delle materie grezze non pu mai arrivare sino a privare
le fabbriche nazionali di un alimento necessario perch la coltura sapr sempre
proporzionare le sue produzioni allo spaccio, e chella ne trover i mezzi nel va
lore buono. Se per cause particolari, come un inconveniente del clima, ella non
74'. LE mossa.

potesse bastarvi, in tal caso con quale diritto rifiutare un lavoro d'industria, la
cui materia straniera vi manca in tutto ed in parte?
2 Una nazione ben governata, e che godesse della libert intiera del com
mercio, manterrehbe nellabhondanza una popolazione numerosa. Si pu mai te-
mere, che dove si trovino bisogni a soddisfare e mezzi di pagare, non si trovi un
numero proporzionato d'uomini che si allretlino di oiferire il loro travaglio? Voi
non mancherete dunque mai ne di operai, n di materie prime.
5 Mentre voi ambite di fornire l'estero dei lavori della vostra industria per
qual motivo rifiutate voi i suoi? Il commercio non debb' egli essere reciproco per
natura sua? E se voi escludete gli altri in tutto ed in parte non meritate voi di.
essere puniti colla rappresaglia 9
4 Ma non mica soltanto la giustizia che voi dovete consultare, il vostro
interesse. Voi dovete in questa parte riguardare la nazione come composta di
una sola classe, quella dei consumatori, il diritto dei quali non solamente di
essere serviti alle migliori condizioni possibili, ma anche di seguire il gusto loro
e di scegliere. Se i vostri operai non hanno un tal ramo d'industria, perch im
pedire di riceverla da altro luogo? Se essi l'hanno , ma che i lavori loro sieno
inferiori o pi cari, perch sforzare di servirsene? Gl'lnglesi ci sono superiori nei
lavori d'acciaio e nelle chincaglierie; noi pure abbiamo dei generi nei quali siam
superiori a loro; non bisogna che le compre compensino le vendite?
5 Voi opporrete forse, che se ammettete liberamente i lavori dal di fuori,
mentre i vostri non saranno ammessi o non lo saranno se non con imposte, gli
stranieri, colle importazioni loro, faranno cadere la vostra industria e rovineranno
le vostre fabbriche. Ma chi potrebbe dunque procurar loro questa preferenza?
I vostri operai e fabbricanti non sono eglino maggiormente in grado di servir la
nazione? Non hanno eglino meno spese da fare? Non trovano eglino nel loro
domicilio vantaggi che non si pu loro torre?
6 Se malgrado questi vantaggi i vostri operai non potessero ancora in certi
generi sostenere la concorrenza degli stranieri nello stato di libert, ci sarebbe
una prova che in codesti generi la nazione ha interesse di essere servita piuttosto
degli stranieri, e che questa specie di fabbrica ha pi facilit a riuscire altrove
che presso di voi. Forse l'industria nazionale trover il mezzo di vincere tali
ostacoli. Questa cura sua e la concorrenza il vero mezzo di costringerla a
perfezionarsi. Del resto se ella trascura quella. parte, si estender maggiormente
1
in un'altra, e cos potr meritare la pratica degli stranieri.
7' Ma in qual genere d'industria pu trovarsi tale singolarit, soprattutto presso
una nazione famosa per la sua industria? Non certamente in nessuno dei lavori
destinati alla consumazione del popolo, la quale per la sua estensione forma la
parte pi importante, sebbene non sia la pi splendida. Non nella costruzione
degli ediilzii, che uno dei rami principali: non si faranno mai fabbricare in
Alemagna o in Inghilterra case per la Francia. Non e nemmeno nella mas
sima parte della consumazione dei ricchi, la quale si fabbricher sempre sul luogo
stesso. Ci non pu dunque essere che per certi lavori di lusso e di pura fan
tasia, oggetto futile, e che certo non merita alcuna attenzione nella massa dei
travagli; oggetto altronde, nel quale la Francia conserver sempre i proprii
vantaggi. '
8 Chec'chesia, riprendiamo ancora la questione in generale per esaminarla
ueLLmrnnsssn socuLs. 745
sotto un altro rapporto. Questo prcgiudicio e tale che non si pu mai troppo
esienderneula discussione.
Voi temete che per mezzo della libert non reciproca l'estero non faccia ca
dere lindustria vostra colle importazioni sue. Ma io domando quali cause potreb
bero procurargli questa preferenza sui nazionali malgrado i vantaggi della posi
zione loro? Mi pare di scorgere che se ne potessero allegare due.
La prima verrebbe dal buon mercato della mano d'opera in certi generi, che
risulterebbe dal grande risparmio degli operai sui loro consumi; risparmio al
quale i nostri ricuserebbero di ristringersi. Tanto meglio: sarebbe questa la mi
gliore prova dellagiatezza nazionale: se i nostri operai consumano di pi, clic
glino hanno salarii pi forti, proporzionati ai prezzi delle produzioni; e perch
non profitteremo noi del buon mercato che ci si offre? Se dunque una nazione
vicina venisse a capo di attuare il progetto che si era concepito nel secolo scorso,
di ottenere cio la preferenza sull industria straniera collo svilimento del prezzo
dei grani (progetto rovinoso e che ne anche pu aggiungere il suo scopo, in causa
dei rincarimenti periodici che ne risultano), non riman dubbio che in tal caso
non fosse vantaggioso alla nazione di ammettere i servigi di quella nazione oili
ciosa la quale si esaurirebbe per ottenere la preferenza. Poich quello che la na
zione risparmicrebbe in tal genere ella lo spenderebbe in altri a protto de suoi
cittadini. Non sono mai le occasioni n il desiderio di spendere che mancano:
occupiamoci soltanto di estendere i mezzi di spendere.
E invano si dir che, se la nazione ci trova un vantaggio, bisogna pur anche
considerare i interesse degli agenti nazionali che questa concorrenza priverebbe
di travaglio. Se questa considerazione debbe prevalere, per la stessa ragione bi
sogna rigettare tutte le invenzioni che tendono a diminuire il travaglio degli uo
mini, 0 seguendo la parit , non ammetterle se non gravandole dimposte parti
colari che ristabiliscano la concorrenza tra le due maniere di eseguire il travaglio.
La seconda causa che potrebbe favorire gli esteri a pregiudizio dell'industria
nazionale , ha molto maggiore estensione , ed ella procede dai vostri sbagli. Voi
mettete dazii sulle materie prime dell'industria; rincarite la sua consumazione
con innumerevoli imposte indirette; sottomettetc i vostri operai e le vostre fabbri
che ad un ordine di regolamenti; diminuite tra loro la concorrenza con privilegi,
voi vendete ali industria il diritto di lavorare e l esercizio della libert naturale.
Quello che debbe fare meraviglia si chella possa ancora camminare cosi carica
di catene; e voi nel tempo medesimo pretendete di farla prosperare; e voi ambite
la preferenza per lei presso lo straniero! Ma non vedete che tutti codesti colpi
portati alla libert ed allimmunil dei suoi travagli debbono necessariamente
rincarirli a vostro pregiudizio, e renderle formidabile la concorrenza degli stra
nieri? Che avete voi fatto, non per procurarle maggior estensione al di fuori,
poich il reggimento al quale i avete assoggettata ci mette troppi ostacoli, ma
almeno per conservarle la preferenza nell'interno? voi avete gravata l'entrata dei
lavori del di fuori; cosi avete rimediato un male con un male, e costringete la no
zione, che paga i suoi travagli, di pagarli un prezzo pi caro. Ma c' un mezzo
ben naturale di far orire la vostra industria, di renderla meno cara per voi, e
di assicurarle la preferenza all'estero: questo di dichiararla perfettamente libera
e di far cessare tutte le cause che l opprimono. Per esempio, la fabbrica delle
cuoia, fabbrica di prima necessit, gravata dal 1759 di un imposte enorme,
744 La mossa.

riscossa da una regia molto pi terribile ancora della stessa imposta, soprattutto
dall'anno 1772. Il mezzo pi semplice, pi utile di assicurarle la preferenza e
di mettere imposte proporzionate sull importazione? Non avete voi altro inco
raggiamento da offerirle? E non sarebbe molto pi a proposito di scaricarla del
l'imposta interna, o almeno di accettare le offerte che i fabbricanti fanno da tutte
le parti del reame, di fornire al re la somma medesima ed anche maggiore di
quella ch'egli ricava netta dalla regia riscotendola essi medesimi? Lo stesso si
debbe dire delle cartiere, fabbricazione tanto pi essenziale, che ella provvede a
un bisogno assolutamente necessario, e che inerente all'istruzion pubblica, e che
da parecchi anni gravata di un'imposta anche pi pregiudizievole pel modo con
cui pcrcetta, di quello che non sia per se medesima onerosa, perch ella espone
i fabbricanti a un continuo pericolo di contravvenzioni. E bisogna dire lo stesso
delle magone, fabbrica di prima necessit, perch quella che fornisce la materia
prima di tutte le arti, di tutte le manifattura e dell'agricoltura, di quest'arte primor
diale e alimentatrice di tutte le altre. I diritti del marchio dei ferri, tanto aumeus
lati da alcuni anni, son tali che la Svezia, malgrado le spese considerevoli del
trasporto, trova mezzo di versare in Francia ferri, che per il loro buon mer
cato ottengono la preferenza sui ferri nazionali. Ma c' dunque nulla di pi con
traddittorio al desiderio di prevalere sugli stranieri, che di gravare talmente nel
l'interno una produzione nazionale che lo straniero trova mezzo di sormontate
con vantaggio l'ostacolo della lontananza? Ed dunque con un'imposta messa
sull'entrata dei ferri esteri che conviene sostenere le ferriere nazionali? Ma questo
prcleso incoraggiamento altrettanto pi funesto, ch' esso tende a rincarare per
tutti i consumatori non una mercanzia lavorata, ma una materia prima, che e un
mezzo di fabbricazione per tutte le arti. Non torna dunque molto pi a proposito
di render libera questa fabbrica nell'interno? E questo tanto pi giusto, che il
minerale per se medesimo non vale se non le spese di estrazione; che la mano
dopera non da potersi caricare d imposta in questo genere d'industria pi che
in qualunque altro ne] sia, e che le legne che vi formano la spesa maggiore, e
il cui prezzo costituisce principalmente il prezzo dei ferri, pagano gi, prima an
ch'essi l'imposta, cosicche quella messa sui ferri un doppio impiego.
Se i ferri nazionali, quantunque resi liberi, non potessero ancora sostenere la
concorrenza dei ferri esteri, gnardiamoci bene di allontanare questi con dei dazii
d'entrata. L'interesse di tutti i consumatori, di tutte le arti, di tutte le manifat
ture alle quali il ferro e necessario, e certamente l'interesse nazionale. Quantun
que nei possediamo molte miniere, noi non dobbiamo avere nessun rammarico
di comperare questa materia prima dall'estero. Il basso prezzo dei ferri suppone
nessun valore delle legne; il principale vantaggio di codesta fabbrica e di procu
tare lo sbocco delle legne. Proprietarii nel caso di vendere le loro legne pi van
taggiosamentc di quello che non convenga a delle magone , non hanno biso
gno di un tale sbocco, che non che un meno-male. A misura che le legne acqui
steranno maggior valore, sia per le comunicazioni aperte, sia per l'aumento della
popolazione, la fabbrica dei ferri diventer meno lucrativa. Le nazioni debbono
fabbricare tanto meno ferro, quanto pi antico il loro incivilimento, e eh ei
leno hanno fatto maggior progresso verso la ricchezza e la prosperit. Questo
commercio e assegnato dalla natura ai popoli che posseggono vaste foreste incolte,
prive di qualunque sbocco, e dove si. trova anche un vantaggio a bruciare un'im
oizu. isransssn socuzs. 745

mensa quantit di leghe pel solo valore dei sali che si ritragono da] liscia
fatto colle loro ceneri. Un tal commercio secondo l'ordine naturale delle cose con
viene ai paesi incolti , ai paesi nordici, alla Russia , alla Siberia. Non dunque
una perdita per una nazione se questa fabbrica cade presso di lei per una conse
guema dell'alimentazione delle ricchezze , degli accrescimenti della popolazione ,
della moltiplicazione degli sbocchi, perch essa non vi diventer impraticabile se
non perch vi sar surrogata da produzioni pi lucrative.
lo ritorno alla tesi generale che tratto qui, notando che quello che sostiene
tra noi l'industria in mezzo agli ostacoli ch'ella incontra e gli permette, malgrado
il rincarimento de suoi travagli, di vendere al di fuori, sia che dappertutto l'io
dustria. e trattata presso a poco lo stesso, la qual cosa la mette al livello della
nostra. Perci dunque le nazioni tanto gelose di prevalere, non mantengono la
bilancia tra loro, se non per un equilibrio d'impoverimento , elle rinunziano alla
libert, allemulazione , alla concorrenza e non cercano ad avere il di sopra , se
non che raddoppiando gl'inceppamenti, le proibizioni, le imposte. Ila questo li
vello non esisterebbe pi e la bilancia traboecherebbe tosto in favore della na
zione, la quale levasse la prima tutte le sue barriere e si rimettesse in possesso
desnoi vantaggi naturali. Ella medesima rimarrebbe stupita dei suoi successi.
Malgrado la libert intiera dell'importazione, la sua industria non avrebbe pi a
temere la concorrenza in alcuna parte importante, e le altre nazioni non potrei)
bero sostenere la sua. Invano ostinandosi a mantenere il loro reggimento proibi
tivo, vorrebbero esse respingere i suoi lavori con nuove imposte: il contrabbando,
incoraggiato dalle circostanze, saprebbe vincere gli ostacoli e penetrare malgrado
le tariffe: ella moltiplicherebbe le importazioni in ragione del benecio che tre
verebbe da una parte nell'abbassamento del prezzo delle sue compre presso la na
zione libera, e dall'altra nell'elevatezza dei dazii dentrata presso le altre. Le na
zioni vicine sarebbero dunque pur esse sforzato di ricorrere alla libert per ista
bilire l'equilibrio. E si domanda se sarebbe pericoloso per una nazione di dare la
prima l'esempio della libert? il vantaggio sarebbe per lei cos grande, che se io
non facessi professione di credere che gli sbagli e il disordine di una nazione non
possono veramente ridoudare a profitto di un altra , e che ciascuno di esse non
pu pervenire all'estremo termine possibile delle ricchezze e della felicit Se non
che quando elle saranno tutte sottoposte alle leggi dell'ordine, sarei tentato di
augurare alla mia patria che le altre nazioni non seguissero tanto prontamente il
suo esempio.
Non si muova dunque pi oltre rimprovero ai losofi che insegnano i
principii dell ordine sociale di non occuparsi che delle ricchezze e niente affatto
della popolazione. Eglino si occupano etcaoissimamente della popolazione, de
mezzi di estenderla e di mantenerla nellagiatezza, stabilendo le condizioni sociali
le pi favorevoli alla riproduzione, perch gli e collaccrescimento delle sussistenze
che bisogna adoperarsi adaumentarla.
Se pure si faccia astrazione dagli individui per esaminare la potenza di uno
Stato, e i suoi mezzi di potenza, pur anche dalle ricchezza rinascenti piuttosto
che dalla popolazione che bisogna calcolare, perch se la forza di un imperio con
siste nella quantit degli uomini chesso pu impiegare alla sua difesa e alla sua
sicurezza, questa quantit e relativa alla somma. che pu spendere per mantenere
tale forza, e per conseguenza allo stato della riproduzione. Ora , la classe indu
746 / LI! Tnosmz.
striosa che si trova in una nazione non contribuisce per nulla a questa spesa ,
perocch ella non menomamente produttrice di ricchezze. Centomila uomini di
pi occupati a dei travagli di manifattura, e cento milioni di ricchezze impiegate
in intraprese di questo genere, nulla aggiungono alla potenza dello Stato, perch
ne questo capitale ne i lavori che ne risultano, non sono contribuenti, e che cotali
uomini non possono essere rimossi da tali travagli se non inno a tanto che lo
Stato ritragga dal prodotto delle terre il mezzo di mantenerli. Non c' dunque da
calcolare su questo rapporto che gli uomini e'i capitali impiegati a far rinascere
le ricchezze? Debbesi concluderne che gli uomini e i capitali impiegati nei tra
vagli dell'industria sieno inutili? No senza dubbio, perch eglino servono ai no
stri bisogni, e che procurano una consumazione utile che sostiene il valore: ma
essi non sono un mezzo di potenza.

IX. - Dcll'c'ctlo di un'imposta sull'importaaione delle produzioni estere.


[Io provato, nel S. V, che l'imposta messa da una nazione sull'uscita delle sue
produzioni, ricade sopra di lei in diminuzione del valore in prima mano e che le
stero non ne sopporta nullao quasi nulla, soprattutto se si tratti di una produzione
che egli possa ritrarre da altro luogo. Vediamo attualmente a peso di chi ricada
l'imposta che una nazione mette sull'eutrata delle produzioni estere: vediamo se
le rappresaglie in questo genere procurino una vera indennit. Se noi troviamo
ch'elle non ne procurano, rimarr indebitato che una nazione la quale stabilisse
presso di s la libert dell'importazione, nulla perderebbe, quantunque le altre
nazioni continuassero di tassare le sue produzioni.
Bisogna considerare, nell'imposta messa sull' entrata, primamente la dimi
nuzione della consumazione che n' l'eetto indiretto; dappoi il rincarimento
che ne risulta e che n' l'elfetto diretto.
Un dazio d'entrata stabilito presso la nazione vicina nuoce alla nazione che
ha venduto, in quanto che esso diminuisce la consumazione possibile delle sue
produzioni. Questo etletto indiretto inevitabile: ma pu esso ripararsi colle rap
presaglie? L Inghilterra ha posto sui vini di Francia dei dazii enormi che ne ri
stringono molto lo spaccio presso di lei; ma sar ella pi in istato di comperare
f vostri vini perch voi dal canto vostro tasserete l'entrata delle sue produzioni?
Il pregiudizio ch' ella fa a voi trova esso il rimedio suo in quello che voi farete
a lei? Nocendo al suo spaccio per l'imposta messa presso di voi, voi limpoverite
ancora per quanto in voi, e la mettete tanto meno in istato di consumare i re
stri vini, il cui prezzo e per essa gi tanto caro.
vero ch'ella vi ha fatto un ingiuria, chella a vostro riguardo ha attese le
leggi della reciprocit del commercio, soprattutto se ella stata quella che ha
cominciato; ma l' un ollesa che bisogna patire; voi non le dchiarerete mica la
guerra per lorzarla a togliere i suoi dazii di entrata: una tal guerra non potrebbe
essere che ingiusta. Il piacere della vendetta vi parr forse un vero alleviamento
del male ricevuto? La vendetta per se medesima e una passione bassa; ella pu
vincere un privato, ma non dovrebbe mai determinare un corpo politico, il quale
non debbe agire che con riessione e maturit. dunque fare un male gratuito
respingere l' ingiuria con altra ingiuria consimile. _
Da ci segue primamente che voi non sollrirete alcun danno reale, sopprl
mendo i vostri dazii d'entrata, e questo gi un gran punto stabilito.
nera. isreaassa SOCIALE. 747
Ma procediamo pi oltre e prendiamo gli uomini se non con motivi di gene
rosit, almeno con quello del loro interesse che ordinariamente li decide. Non
solamente voi nulla perderete togliendo i vostri dazii d'entrata, quantunque gli
altri li conservino, ma anzi ci guadagnerete.
L'etletto indiretto dell'imposta messa sull entrata, e che consiste nel rincari
mento, e interamente sopportato dalla nazione che la mette.
. La nazione che ha venduto lo ha fatto al prezzo corrente; a lei non importa
dove vada la produzione che da lei esce. Vi piace di metterci un imposta sull'en
trata, siete voi che tutta intiera la sopporterete: la nazione che ha venduto non
sotlre che il pregiudizio indiretto della diminuzione dello spaccio. La nazione che
compera debbe essere considerata come unicamente composta di consumatori,
ella non ha altro interesse che di pagare al pi basso prezzo possibile le produ
zioni cli ella ritrae dall'estero; coi dazii d entrata ella dunque pregiudica a se
medesima; e bisogna dire la medesima cosa delle imposte ch'ella mette sulle vet
ture che a lei portano quelle produzioni, e di cui il mercante bisogna che si ri
sarcisca colla rivendita.
Si opporra forse, al risultato di questa discussione, che bisogna saper perdere
a proposito; che da temersi che gli esteri ai quali voi accorderete ogni libert
per l'entrata, non vi portino una tanto grande quantit delle loro produzioni,
che facciano cadere il valore delle vostre; e che cosa prudente conservare dei
diritti di entrata per moderare tali importazioni. -
Ma, dal momento che voi godrete della libert. intiera per l'uscita, le vostre
produzioni saranno al loro valore naturale; voi non potete augurarvi di meglio
ne pretendere salire pi su; elle godono di tale prezzo nell'interno colla dilerenza
delle spese di trasporto. L estero non pu dunque mai nuocervi colle sue impor
tazioni, egli non pu abbassare i vostri prezzi al di sotto di quel livello , perch
esso non vi vender certo a perdita: se voi siete al di sopra, egli vi ristringer ,
ed in tal caso favorri vostri consumatori i quali hanno interesse e diritto di
non pagare che a quel corso. Egli non pu portare presso voi le sue derrate senza
fare spese, e queste derrate non possono penetrare nelle vostre provincie senza
fare ancora altre spese e pi grandi. Bisogna dunque che il prezzo sia presso di
voi al di sotto del corso, perch egli possa recarvele con benecio.
Limportazione dunque vi utilissima, e se voi la gravate dimposte, siete voi
solo che le sopporterete. Per terminare di convincervene, dislinguiamo le produ
zioni delle quali voi non avete bisogno che accidentalmente, e per una mancanza
di ricolta, da quelle che voi ritirate abitualmente dall'estero. Riguardo alle prime,
la fertilit non essendo mica tutti gli anni la stessa per tutte le contrade, la ri
produzione generale, come l'ho gi detto, S. IV, debbe essere riguardata come un
fondo comune, al quale tutte le nazioni hanno interesse di partecipare; e un
soccorso reciproco ch elle danno e ricevono a vicenda; ma gli e allontanare un
tale soccorso, 0 per lo meno diminuirne il vantaggio, il gravarlo d'imposta. Trat
tasi di produzioni che voi ritirate ordinariamente dall'estero, perch elle in
tutto o in parte vi mancano? voi dovete riguardarle come il fondo abituale del
vostro commercio con esso, come la materia dei vostri cambii , come la moneta
colla quale esso paga quello che voi avete da vendergli. Voi dovete capire che lo
straniero vendendovele al prezzo medesimo che all altre nazioni, gli e su voi soli
che ricade il dazio che voi imponete. '
748 LE nosns.

Finalmente, pretendete voi, respingendo una tal produzione, cd almeno ren


dendone lintroduzione meno abbondante, favorire presso di voi la coltura di
quella medesima produzione? Ella se il vostro territorio rie adatto, i vostri coltiva
tori non hanno bisogno daltro incoraggiammio che della libert del commercio:
essi non debbono essere favoriti da esclusioni, e non lo richiedono; non bisogna
loro che il prezzo del corso generale. Se a tale prezzo essi non possono sostenerne
la coltura, se io straniero malgrado le spese di trasporto e ancora in istato di
dare la sua produzione a miglior patto, una prova evidente che il vostro clima
c meno adatto di un altro. In tal caso voi farete meglio occupare il vostro ter
reno con altre colture, e a questo riguardo non avrete altra cosa a fare che di
lasciare intiera libert all'impiego delle terre. Ma voi dovete ai consumatori l'e
serciu'o del diritto chessi hanno di non pagare quella produzione che al suo prezzo
vero; poich voi non dovete niuna preferenza o privilegio, ne ai produttori ne ai
consumatori, ma a tutti la giustizia 0 il pieno esercizio dei loro diritti, e il libero
impiego della loro propriet.
X. - Autorit in favore della dottrina stabilita in questo capitolo.
Se mi fosse permesso di nominare l'autore che vado a citare (1), il suo nome
non potrebbe che aggiungere un nuovo peso a questa dottrina, quantunque in sii.
fatta materia non ci possa esservi altra autorit che quella del ragionamento.
.... .. Io non conosco, dice quellautorc, altro meno di animare un commer
rio qualunque , se non la pi grande libert e l'atTrancamento da tutti que'dazii
che linteresse malinteso del sco ha moltiplicato alleccesso sopra tutte le specie
di mercanzie... Dopo l'intiera libert e l'arancamento da tutte le tasse sulla tab
bricazione, il trasporto, la vendita e la comunicazione delle derrate, se al governo
rimane qualche cosa da fare per favorire un commercio , non pu essere se non
per via dellistruzione, vale a dire incoraggiando le ricerche degli scienziati e degli
artisti che tendono a perfeztonar l arte, e rendendo pubblica la conoscenza dei
migliori Codesti mezzi sono buoni; ma la libert e lat'ranmmento dallev

tasse sono assai pi etilcaci ed assai pi necessarii.


lo comprendo che i fabbricanti ed i commercianti che non conoscono che la
loro professione, immaginano ch eglino guadagnerebbero maggiormente se aves
scro meno concorrenti. Non ce n' guari uno che non volesse esser solo vendi
tore della derrata e che non trovi qualche soilsma per fare credere che lo Stato
interessato ad allontanare se non altro la concorrenza degli esteri, che pi age
volmente si riesce a rappresentare come i nemici del commercio nazionale. Se Si
dia loro ascolto (e non si sono nora che troppo ascoltati) tutti i rami del com
mercio sarebbero infetti da un tal genere di monopolio. Essi non vedono che
questo medesimo monopolio che essi esercitano, non gi come lo danno ad inten
dere al governo contro gli esteri, ma contro i loro concittadini consumatori della
derrata, loro poi reso da questi medesimi cittadini venditori pur essi in tutl
gli altri rami di commercio, nei qualii primi diventano a loro volta compratori;
essi non vedono che tutte queste associazioni di persone del medesimo mestiem
non mancano di autorizzarsi dei medesimi pretesti per ottenere dal governo Se
___.___.________________-__-_/

(1) Questo autore Turgot, e la citazione estratta dalla Lettera ai! abate Terry
sul marchio dei ferri (1773). .
oeufrsruaassl 90enne. 749

della la medesima esclusione degli. esteri; non vedono essi. che in questo mede
simo equilibrio di vessazione e d'ingiustinia tra tutti i generi dindustria, nei
quali gli artigiani e i- mercanti di ciascuna specie oppr'imono come venditori e
sono oppressi comecomprat'ori, non c' protto per nessuna parte; ma che c'
una perdita reale per la totalit del commercio nazionale, o piuttosto per lo Stato
il quale comperando meno dall'estero, meno pure gli vende, e nel quale l'aumen
tazione forzata dei- prezzi, per tutti i- compratori, diminuisce necessariamente la
somma dei godimenti , la somma delle rendite-disponibili, la ricchezza dei pro
prietarii e del sovrano, o la somma- dei salarii da distribuire al popolo. Perdita
raddoppiata ancora, perch, in questa guerra di oppressione reciproca, nella quale
IIQOVRI'BOPBBSL'I la sua orza a tutti contro tutti, non si- e eccettuato che il solo
ramo della lavorazione delle terre , che tutti opprimono di concerto con questi
monopolii esclusivi degli esteri, ma che, ben lontano di poter'opprimere nessuno,
non: puoi mai godere del diritto. naturale di vendere la- sua derrata, ne agli esteri
e nemmenofa quesuoi concittadini elio volessero-comperarlu; per guisa che, di
tutte laclassi di. cittadini lnhoriosi, non c che il coltivatore che soffra del mo
nopollotoome compratore, e che ne soffra nel tempotmed'esimo'come venditore;
nomo' che essochc non- possa comperare liberamente dagli esteri alcuna delle
cose di- cui ha bisogno; egli solo non- pu vendere liberamente all'estero la
derrata. che produce; mentre il mercante di panni oqualunque altro compera
quanto grano vuole dagli stranieri e vende sino che vuole il suo panno agli stra
nieri. Per quanti sotlsmi linteresse particolare di alquunti commercianti possa
cumulare, la veritIe che tutti il rami di commercio debbono essere liberi, egual
mente liberi, intieramente liberi; che il sistema di alcuni politici moderni che
s immaginano favorire il commercio nazionale vietando l entrata delle mercanzie
estere e una-mera illusione; che questosistema non nisce ad altro che a ren
dere tutti-i rami del commercio nemici gli uni degli altri'ed a nutrire tra le na
zioni un germe di odio e di guerre, i pi piccoli effetti delle quali sonomille volte
pi costosi aipopoll, pidistruttori della ricchezza, della popolazione, dellafeli
cit, dilquello che tutti i piccoli protti mercautlli- che simmagina di assicurarsi
possano essere vantaggiosi alle nazioni che se ne lasciano sedurre. La verit e
che volendo nuocere agli altri, si si nuoce a se medesimi, non solamente perch
la rappresaglia di tali proibizioni cos facile a immaginarsi che le altre nazioni
no'ntmancano-mai di prendere anch'esse il partitomedesimo; ma ancora. perch
si tolgono a se medesimi i vantaggi inestimabili' diun commerciolibero, van
taggi tali, che se un grande Stato come la Francia'volesse fame 1 esperienza, il
progresso rapido del suo commercio e della sua industria coslringerebbe le altre
nazioni adimitarlo per non essere impoverite- dalla perdita totaledellloro com
mercio.
- Quellochedebbefare la vera politica diabbandonarsi'al corso della na
tura ed al corso del commercio, non meno necessario, non menoirresistibileche
il corso della natura, senza pretendere dirigente con'delle'esclsioni, delle proi-
bizionio'dei protesi incoraggiamenti', porche, per'drigerlo senza dlsturbarlo e
senza nuoeore'a'se medesimi, bisognerebbe pater seguire tutte le variazioni dei
bisogni, degli interessie- dellindustn'zr degl'uomini; bisognerebbe conoscerli con
talef'pmtieolareggiamontocliol lisicamenteimpessihileprooumrselo, e sul quale
il governo pi-abile; [n' attivo, pi occupato delle particolarit riseliierasempre'
750 - Le mosse.

dingannarsi almeno per met. Aggiungo che se si avesse su tutte le particolarit


quellinllnit di cognizioni che riesce impossibile di riunire, il risultato ne sarebbe
di lasciare andare le cose precisamente come camminano da se sole, per la sola
azione degli uomini animati ed equilibrati dalla libera concorrenza ..
Xl. - Conclusione di questo Capitolo.
Io credo avere compiuto il disegno che mi era proposto in questo capitolo,
cio di provare in tutti i casi possibili che la libert ben lontano di pregiudicare
alla nazione che prima ne dar l'esempio, sar ad essa vantaggiosissima, indipen
dentemente dalla condotta delle altre.
Da questa discussione debbe risultare che le leggi dellordine sono fatte per
governare gli uomini in tutti i tempi ed in tutte le circostanze; che non concesso
alle nazioni di stabilire la prosperit propria sulla rovina dei loro vicini; che i
mezzi pei quali elle cercano di prevalere sono pure onerosi a quelle che li impie
gano, e spesse volte anche pi che non a quelle contro le quali sono dirette; che
daltronde fossero tali mezzi tanto elllcaci, quanto sono contrarii allo scopo pro
posto, essi appartengono egualmente alle altre; che lesempio delle proibizioni
cos facile a seguirsi come a darsi: che questi atti di ostilit sono ordinariamente
respinti con atti consimili, e che nalmente il successo denitivo di questa guerra
non pu essere se non di arrestare il commercio esterno, di concentrare ciascuna
nazione dentro se medesima e di rompere, o almeno di rendere assai meno utile la
comunicazione dei beni tra gli uomini; poco vi sarebbe da aggiungere alle ta
ritlc, di cui tutto le frontiere sono barricate, per attuare il progetto (l'interdizione
generale del commercio, al quale progetto la prima proibizione, la prima tassa,
la prima esclusione stato un istradamento.
Frattanto non c' via di mezzo. Se il commercio esterno un male, non si
e ancora fatto abbastanza per distruggerlo, perch egli trova ancor modo di tra
scinarsi attraverso gli ostacoli che gli si oppongono. Bisogna seriamente proibirlo
c non tassarlo; bisogna chiudergli ogni porta, e non lasciargliela soecbiusa.
Ma, altronde, se fosse riconosciuto che la comunicazione dei beni fosse utile
a tutte le nazioni, bisognerebbe abbattere tutte le barriere elasciargli un libero
corso.
Senza dubbio il commercio un bene: non se n' in certo modo che anche
troppo persuasi. Se ne considera lesercizio come un mezzo indiretto di arricchire
una nazione, e non che un mezzo di variare i godimenti di lei; si fa sempre
valore per valore eguale. Se arricchisce una nazione non e che indiretlamente,e
perche sostiene il valore delle sue produzioni.
dunque la falsa idea che si si forma del commercio esterno, quella clic fa
giona tutti i terrori politici di questo genere. perch lo si risguarda come una
sorgente di ricchezze, che ciascuna nazione vuole appropriarselo. Ma pretendere
di appropriarsi il commercio voler accoppiare due idee contraddittorie, tanto
vero che qualunque ingiustizia e unirrazionalit.
L'idea di commercio importa necessariamente quella di relazione, di cambio,
di reciprocit. Voi desiderate che gli altri consumino le vostre produzioni e le W
stre mercanzie, e voi escludete le loro? La vostra intenzione per altro non miti
di dar loro le vostre in puro dono. Come dunque lintendete? Voi volete vemleN
ad esse, vendere sempre, senza eomperar mai? dunque unicamente it loro da
nuc'mrunesss socuuz. 75|

mare che voi agognato; altro errore anche questo che prova che voi considerate
il danaro come la principale ricchezza, come un bene che non si possa mai troppo
moltiplicare.
Avete dunque voi determinatamente l'ambizione di prevalere sugli stranieri
col commercio e collindustria? c' un mezzo di riescirvi, non gi un mezzo fat
tizio ed immginario, ma infallibile. Tutte le nazioni dell'Europa sono oppresso
da imposte indirette, da pastoie, da proibizioni che gravano e rincarano tutti i
travagli. Prendete la strada contraria: rendete la vostra imposta regolare; scari
cate tutti i travagli da qualunque tassa, da qualunque costrizione: voi vedrete da
tutte le parti le produzioni aprirsi nuove strade, la manifattura diminuire di
prezzo ed i lavori dindustria ottenere la preferenza sull'industria straniera rinca
rita dall'imposta. Voi vedrete i commercianti ed i vetturali fuggire dalle nazioni
imprudenti che continueranno di vessarli, accorrere presso voi ed allret'tarsi a
servirvi nelle vostre vendite e nelle vostre compre coi loro capitali e colle loro
vetture.
Gli con una migliore amministrazione che conviene ad una grande nazione
di cercare di prevalere; ed allorch il suo esempio sar seguito dalle altre nazioni
attente alle cause ed ai progressi della sua potenza, allorch queste le tori-anno,
riformandosi elleno stesse, quel vantaggio chessa per un certo tempo non avrai
dovuto se non ai loro errori, sar questo lo stato pi desiderabile ed il termine
della prosperit universale.

CAPITQLO IX.

Del commercio rispettivo tra la metropoli e le colonie.

Giusta quanto ho stabilito nei tre capitoli precedenti io sono ora dispensato
di trattare questa questione molto distesamente. 10 non dir che due parole sul
l'interesse delle colonie, il quale evidente; mi estender maggiormente su quello
della metropoli, il quale e pi difficile a discernersi e pi offuscato dai pre
gudizii.
l. - Che la libert del commercio e l'interesse evidente delle colonie.

Se una colonia l'ormasse una potenza separata ed indipendente ella avrebbe,


senza contrasto, l'interesse medesimo che qualunque altra nazione agricola di es
sere servita nel suo commercio alle migliori condizioni possibili, e per conseguenza
di godere di unintiera libert nei suoi cambii, di comperare e di vendere nello
stato di concorrenza. . \
Questo interesse legittimo, percli deriva dal diritto di propriet: egli anzi
altrettanto pi sensibile per una colonia, che in ragione della sua lontananza
ella ha pi grandi spese di trasporto da sopportare.
L'interesse suo guari non cangia, perch invece di essere uno Stato indipcn
dente ella attaccata ad unaltra societ della quale membro.
La sua relazione colla metropoli quella di una parte al tutto, quella di una
752 LI! rnosnn.
provincia. al resto dellfimperio. Questa relazione le da diritto alla protezione e le
impone il. dovere di contribuire con una porzione del prodotto del suo territorio
alle spese sociali. Ma questo diritto e questo dovere nulla hanno di contrario al
diritto della propriet ed a quellov della libert: dei cambii che ne la conseguenza.
La metropoli contrae dal: canto suo verso la colonia il dovere di proteggerla,
che fa compensazione col diritto di partecipare alle sue ricolte.
(Questa; maniera tanto semplice di riguardare la questione non- permette di se
parare linteresse della metropoli da quello della colonia: eppure ella egualmente
riprovata nella teoria e nella pratica Si et'rovato mezzo di mettere in opposi
zione questi due interessi; e siccome la metropoli ha una volont ed una forza
preponderantig e ammesso come principio pratico d amministrazione, che non
mica. l'interesse della colonia che debba proporsi, ma'il proprio suo; ch'ella non l'ha
fondata di la dai mari con tanto dispendio, che non continua a proteggerla ed a
sostenerla se non per utilit sua particolare; che la colonia non debbe coltivare
se non per lei e solamente le produzioni che ella le permetta: che non debba con
sumare se non- le derrate ed i- lavori della metropoli; ch destinata a servirle di
sbocco; che nel'suo commercio di vendita e di compra ella non deve essere ser
vita se non dalla metropoli, alla quale senza tali condizioni ella sarebbe pi one
rosa che procua.
'Fali sonole pretese della metropoli"; e siccome ella ha inmano la potenza ne
cessaria per farle valere, tale la condotta ch'ella tiene colla colonia. Cotal ma
niera di vedere e di agire ella giusta ed utile?
Primamente se si ammetta nei coloni una vera e piena propriet , la libert
dei cambii n' la conseguenza: la metropoli non ha dunque il diritto di privarneli
con delle riserve e delle esclusioni. Se si sostenga che lutilita particolare di questa
lautorizza a portare un colpo cos formale alla propriet, non ci sono pi diritti
ne doveri assoluti; l'interesse di colui che comanda diventa la sola ragione delle
leggi. Ma in questa. pai'te,-come in molte altre, la giustizia pare non sia se non
una virt astratta e speculativa, i precetti della quale debbano essere modicati
dalle circostanze, sottomessi alla ragione di Stato ed a ci che si crede essere il
vantaggio della societ.
dunque allesame del quid utilius della metropoli che bisogna ritornare.
Fortunatamente, come io mi sono studiato a provarlo nella mia opera sull'ordine,
il vero interesse inseparabile dalla giustizia: il giusto e lutile sono uniti da le
Igami indissolubili.
Nulla pi mi rimane a dire sulliuteresse delle colonie, esso evidente. lo non
dolilio discutere se non quello della metropoli. egli veramente sicuro che l'in
teiesse dlquesta siadi tenere le colonie sottoilgiogo delle proibizioni ? Questo
,oiootie'bisogna esaminare sotto dllE'lll'POll;
ll. _ Veduta generale. Come sia difficile che quello che e nocevole
ad una provincia sia vantaggioso all'importo.
Un-impertoo un compestodi'rmreeellle provincie: la prosperitasua'non pu
nascere se non da quella dei suoi-membri! Ciascuna provincia'deblae contribuire
conuna porzione del prodotto nettodellaisuacolluraalle spese pubbliche; quello
i'he tende a diminuire le rendite delle terre, sviabase della potenza di uno Stato
it'ltolt'tt dunque una-oansrd'impovemento.
neLLmrunsss SOCIALE. 755
Questo principio non meno vero sotto un'imposta disordinata che sotto un
imposta regolare , perch, sopra qualunque parte essa graviti, sono sempre per
zioni della riproduzione che essa riscuote, e che la sua parte pu essere tanto pi
grande quanto pi abbondante sia la riproduzione. Tutta la diti'erenza , che sotto
limposta sregolata la parte minore, secondo ch'ella pi o meno distruggitrice;
ma sempre la riproduzione che la somministra.
Ora, in America come in Europa, verit il dire che le ricchezze consistono
nel prodotto del territorio; che la somma del prodotto netto dipende dal valore,
e che la libert del commercio una condizione necessaria per arrivare al mi
glior valore possibile.
Si obbietter forse che il modo con cui la metropoli ritrae la sua parte di pro'
dotto dalle colonie si oppone alla libert del commercio; che invece di riscuoterlo
sui luoghi con una ripartigione regolare e proporzionale ella tassa le produzioni
al loro arrivo nei suoi porti; che in tal maniera indispensabile che tutte le pro
duzioni approdino alla metropoli per pagarvi l'imposta, e ch'elleno sieno compe
rato e recate da regnicoli; perch gli stranieri che si ammettessero in concorrenza
potrebbero portarne una parte altrove. I
A ci io non ho altro a rispondere se non che gli un giustificare un errore
con un altro errore; che la metropoli ritrarrebbe infinitamente pi aiuti dalle sue
colonie con una ripartizione regolare del prodotto netto delle terre , che i coloni
leverebbero essi medesimi senza spese, e che non nuocerebbe guari al valore con
una tassa sulle produzioni che pregiudica al valore e che obbliga poi anche a
pregiudicarvi sempreppi con proibizioni di commercio.
Del resto questa maniera di riscuotere limposta non rende guari impossibile
la libert del commercio, perch invece di tassare le produzioni all'arrivo, le si
possono tassare all'uscita; ed anzi que dazii che si comprendono sotto il nome
di Domim'i d'Occidente sono stati originariamente stabiliti sull uscita; per ci
chessi si pagano anche sulle produzioni riesportate di Francia all'estero, mentre
che queste medesime mercanzie riesportate sono esenti da altri dazii. Si potrebbe
forse a tale riguardo domandare per quale predilezione noi aranchiamo il con
sumo degli stranieri di una parte delle imposte per non gravame che il nostro.
La ragione per una parte ne il desiderio di vender loro; dallaltra , la persua
sione in cui siamo che una tale imposta non graviti che sulle colonie, quando in
vece, per verit, ella gravita quasi intieramente sulla metropoli che consuma,
attesocb le colonie vendono le produzioni loro al corso che ha luogo tra le co
lonie che hanno le medesime colture.
lll. - Dellintercsse che la metropoli crede avere dz'nlerdire certo colture
alle sue colonie.
Per limitarmi qui a ci cheriguarda particolarmente la Francia, le sue co
lonie danno produzioni preziose e speciali al loro clima. questa una ragione
per interdir loro molte altre colture? Se il clima non adatto a queste torna
inutile interdirle; se vi e adatto, il quid utilius un all'are di calcolo.
Il governo non debbe mai immisehiarsi nella coltura. Egli debbe tenere per
principio invariabile; 1 che il diritto di scegliere e una conseguenza della pro
priet; 2 che l'interesse personale debb'esserne l'arbitro sovrano.
Non c' dunque maggior diritto n interesse di prescrivere delle leggi ai co
Econom. Tono i. - 48.
754 Le rlosiw.

loni sopra questo obbietto, di quello che dire a tal cantone del reame, voi colti
verete fromento, ed a tal altro voi coltiverete la vite. Egli debbe avere la sua parte
nel prodotto netto; non gl'importa poi in qual genere tale prodotto netto esista.
invano si dir che non opportuno di permettere che si occupi un clima il quale
pu dare produzioni preziose con produzioni che si raccolgono in Europa. Quale
alTare della colonia: se a lei non sia utile, essa non lo far; riposate pure sul
suo wlcolo, egli sar sempre pi illuminato del vostro.

lV._ Dcllinteresse che la metropoli crede avere di riscrbarsi esclusivamente


il diritto (li prevedere le sue colonie delle produzioni del suo territorio.
Pare che la metropoli, vietando certe colture alle sue colonie, non abbia altro
obbietto che di provisionarlc ella stessa. Una tale proibizione suppone che senza
di essa lintercsse della colonia potesse condurla a ritrarre ella medesima dal pro
prio territorio almeno una parte di quelle tali produzioni.
Lintenzione della metropoli dunque di assicurarsi uno sbocco sempre aperto
per le sue produzioni: ella conosce dunque il vantaggio dello spaccio e del va
lore, ed ella non teme che questa esportazione ridondi a nocumento della sua con
sumazione.
Tale maniera di vedere e di agire, che vera nel principio suo , dovrebbe a
parer mio, condurlo. alla libert del commercio esterno. Sembra contraddittorio im
piegare una doppia. proibizione di coltura e di commercio per assicurarsi un pic
colo sbocco, mentre nel tempo medesimo si si riuta alla comunicazione libera e
pi agevole. Sembra che il medesimo principio, che fa mettere tanta importanza
alla consumazione delle colonie, dovesse portare a cercare nella libert intiera
del commercio un mezzo di spaccio e di valore assai pi esteso. forse che la
comunicazione sia tanto pi vantaggiosa, quanto pi a considerevoli distanza la si
faccia? Ma ci torna per lo meno lo stesso al produttore: egli non vende mai se
non al corso, ed il mercante che compera per le colonie gli paga il prezzo mede
simo che quegli che compera per linterno.
Una nazione non debb essere gelosa di vendere al di fuori, se non per fare
partecipare le sue produzioni al prezzo corrente che ha luogo tra le nazioni com
mercianti, e la libert del commercio esterno il mezzo di arrivare a tale scopo:
quando ella ne goda, diventa per lei indifferente il luogo dove vadano le sue pro
duzioni perch elleno saranno sempre al prezzo al quale debbono essere, e ch'ella
non pu desiderare di meglio.
Bisogna, da una parte, che la totalit. della riproduzione annuale sia consu
mala, ed ella lo al prezzo pi favorevole nello stato di libert: dallaltra, hSU
gna che le colonie sieno previsionale delle produzioni che loro mancano e il com
mercio universale compir. quest oggetto. Voi avrete in tale commercio tutta la
parte che vi ci dar la concorrenza; e se voi non lo esercitate pi tutto intiero,
venderete altrove quello che avreste venduto alle vostre colonie: tutto quello che
debbe interessarvi, si che voi venderete al prezzo della libert.
Le vostre colonie sono un piccolo cantone di cui voi vi riscrbate il provisitr
namento con delle esclusioni, senza dubbio, come un mezzo di valore e d inco
raggiamento di coltura, e non dipende che da voi di dare ben altra estensione al
vostro commercio esterno. Voi siete gelosi di coltivare per voi e per le vostre 00'
OUU 1 voi potete coltivare per voi, per loro e per tutti i consumatori che vor
mezz'nvranssn socurn. 755

ranno e potranno comperare. Voi vi risparmiate un rigagnoletto, e trascurate un


ume che avete a vostra disposizione.
Non si sarebbe tentati di credere che voi non avete in vista se non di procurare
dei benecii e dei salarii ai commercianti ed ai vetturali regnicoli e che voi non
ricercate in tale provigionamento esclusivo se non le spese? Ho gi ribattuto sif
fatto errore nei tre capitoli precedenti, per dispensarmi di ritornarvi adesso. Ma
per comprendere linteresse che avrebbero le vostre colonie, al pari di voi stessi,
alla libert della coltura e del commercio, calcolate se possibile, o almeno con
siderate quante spese di trasporto ci sieno in quel vostro commercio. Ponete
mente non solo alla lontananza, ma pur anche alla massa delle produzioni che
si tratta di vettureggiare. Quasi la totalit. della riproduzione destinata a pas
sare in Europa , e la massima parte della loro consumazione loro recata d Eu
ropa. Coloro che credono vedere dei protti nelle spese, debbono trovare un
grande vantaggio in sill'atti trasporti; ma ne risulta un grande sopraccarico agli
occhi di coloro che riguardano le spese come dispendii sopportati e divisi dalle
nazioni a scapito del valore in prima mano e del prezzo della rivendita, e che
pensano in conseguenza che la libert vantaggiosissima, perciocch essa le ri
duce alla misura indispensabile.
C un altro motivo ancora che pu impegnare la metropoli a interdire alle
sue colonie la coltura delle produzioni di Europa e soprattutto dei grani: quello
di tenerle nella sua dipendenza assoluta per mezzo della sussistenza. Tutto quello
che si pu dire su questo proposito , che una buona e saggia amministrazione
propria a mantenere l'esercizio di tutti i diritti ed a procurare la felicit sociale,
sembra essere il mezzo pi ellicace ad assicurarsi la libert. di una provincia
lontana.
V. _ Esame degli effetti di questa liberlr relativamente allo stato
del commercio esterno della metropoli.
In qualunque stato di causa , l esclusione e pregiudicievole alle colonie che
hanno interesse e diritto alla concorrenza nelle loro compre. Ma qui io discuto
l interesse della metropoli: sotto il reggimento dell'ordine e nel punto di di
ritto, esso e inseparabile da quello delle colonie. Ma e propriet del disordine
dividere gl interessi e metterli alle prese, e di fare che l osservanza dell ordine,
che era egualmente favorevole alle due parti, nel sia pi che ad una sola. Accade
allora che la parte pi potente non cerca pi se non il vantaggio proprio in quel
dato stato di cose, senza consultare quello del pi debole. Ella erige in massima
quello che nella circostanza le torni pi utile senza darsi fastidio, se ella faccia
il suo pro a pregiudicio dellaltra, senza neanche considerare se ci fosse un mezzo
' pi legittimo di procurare il bene comune.
ditlcile di non convenire che nello stato attuale , nel quale il commercio
esterno della metropoli gravato di tanti inceppamenti ed imposte, nel quale
1 uscita delle produzioni le pi importanti assolutamente vietata, o non per
messa se non con mille riserve e per intervalli, come lo e stata nel 1764 luscita
dei nostri grani, il provisionamento delle colonie presenta almeno uno sbocco
qualunque, il quale non vale senza dubbio la libert generale, che nulla pu sur
rogare, ma che contribuisce sempre a sostenere il valore, perch sempre aperto
e assicurato. Insino a tanto che la metropoli vorr rimanersi in questo stato di
756 LE TIOSNE.
proibizione, ella avr senza dubbio da temere che l'ammissione degli esteri al pro
visionamento delle colonie non la privassc di una grande parte di questo sbocco,
di cui nulla altronde la risarcirebbe. In tale stato, non si pu dunque dire ch'ella
non agisca conforme al suo interesse, escludendo gli esteri dal provisionamento,
la qual cosa si trae dietro i esclusion loro dal vettureggiamento delle produzioni
delle colonie, perocch essi non vi anderanno certamente vuoti e senza nolo per
non far altro che riportare.
Si debbe concluderne, non che la libert del provigionamento sia pregiudicievole
in se medesima, ma che la metropoli, tassando ella stessa il suo proprio com'
mercio e interdicendoselo in parti essenziali, rinunziando ai vantaggi dello sbocco
libero ed universale, si messa nella necessit di riserbarsene almeno qualche
ramo particolare.
cos che un errore ne conduce un altro, e che una proibizione trascina
un'altra proibizione. cos che quello che sarebbe senza inconveniente nello
stato dell ordine, pu diventare nocivo nello stato di disordine , non per se, ma
per le circostanze; non assolutamente ma relativamente.
Non dipende che dalla Francia di far cessare codesta causa, indipendente
mente dalla condotta delle altre nazioni. Ella debbe, ella pu dare, senza alcuno
svantaggio per lei, la libert. delle compre alle sue colonie, quando ella avr ac
cordato a se medesima il vantaggio inestimabile della libert e dellimmunit del
commercio esterno. Io non dir dunque: la Francia deve accordare questa libert
alle sue colonie, quando le altre nazioni l'avranno data alle loro; ma dir: la
Francia deve loro darla appena si sar data a se medesima la libert del suo
commercio esterno; la qual cosa sta in lei di fare quando pi vorr, e ch ella
non far mai abbastanza presto pel vantaggio suo, come gi l'ho provato nel ca
pitolo precedente.
Non dunque al principio in se stesso che io porsi nessuna modicazione;
esso vero in tutta leslension sua; ma la metropoli co' suoi errori procaccia in
convenienti all'applicazione di esso.
per ci che, nell'applicazione della teoria alla pratica, bisogna aver riguardo
alle circostanze, aspettare per fare un bene particolare che lo si possa fare senza
inconveniente, n guarire un male se non dopo aver rimediato alla causa, e fare
in modo di procurare l indennit di un mutamento prima di operarlo. Per esem
pio quantunque sia dimostrato, nella teoria, che l'imposta non debbe essere sta
bilita se non sul prodotto netto delle terre, se avessi a tracciarne un nuovo piano
di assegnamento e di percezione, mi guarderei bene d applicare a tutta prima i
principii in tutta la loro estensione e di proporre di stabilire issoiatto l'imposta
sui proprietarii, prima di aver fatto loro trovare nell accrescimento della lom
spesa, i mezzi di pagarla senza sopraccarico ed anzi con grande vantaggio. Non
sarebbe che successivamente e grado a grado che io la ricondurrei a questa base
Mi studier di far vedere che questa grande rivoluzione dalla quale dipende la
prosperit pubblica, la liberazione dello Stato, e lagiatezza in tutte le classi dei
cittadini, pu operarsi in pochi anni con prudenza, senza convulsione e 501113
scossa.
DELL'INTEIBSSB socuuz. 757

VI. - Dell interesse, che la metropoli crede avere di riserbarsi esclusivamente


di prooisionare le sue colonie dei lavori della sua industria.
Lesportazione dei lavori dindustria si riduce al valore delle materie prime e
della somma dei consumi fatti dagli operai. un valore mutato di forma. Non
se non come mezzo di spaccio che questo commercio debbe essere ricercato;
donde segue che torni indifferente per una nazione, la quale goda dell'intiera
libert del commercio di vendere le sue produzioni in natura o sotto tale forma,
salvo il vantaggio della diminuzione delle spese di trasporto. Io non posso che
rimandare il lettore a quello che ho detto abbastanza distesamente su questa ma
teria nel capitolo V, e nei S VII e VIII del capitolo VIII. Io ne concludo che una
nazione la quale stabilisse presso di s la libert intiera del commercio esterno,
e che nel medesimo tempo scaricasse la sua industria d'ogni impaccio e d ogni
imposta, non solamente godrebbe del valore pi vantaggioso possibile per le sue
produzioni, la qual cosa debb essere lo scopo suo nel commercio di manifattura,
ma non avrebbe menomamente a temere la concorrenza degli esteri, e li forni
rebbe anzi di contrabbando se essi elevassero viemaggiormente le loro tari'e per
guarentirsene. Con pi forte ragione ella conserverebbe il provisionamento delle
proprie colonie, dove ella non troverebbe n dogane, ne tariffe. .
Non si obbietti dunque pi linazione e la miseria a cui si troverebbero
ridotti, dalla concorrenza straniera, gli agenti dell'industria che ora lavorano per
le colonie. Non si cerchi a impietosirci sulla loro sorte; non ci si rappresen
tino accusanti un ingrata patria che trascura i proprii gli e loro preferisce degli
stranieri, fuggenti colla loro desolata famiglia lontani dal suolo che li ha veduti
nascere. E dove andrebbero essi dunque per trovare di meglio che il godimento
intiero di tuttii diritti dell'uomo e del cittadino, la libert. civile, la piena dis
posizione delle loro facolt, delle loro ricchezze , e l' immunit perfetta dei loro
travagli?
VII. -Dell'i'nteresse che la metropoli crede avere dinterdire in tutto o in
parte alle sue colonie la fabbricazione delle produzioni loro per riserbarsene
la mano d'opera.
Io non mi fermer a provare comeci sia un colpo formale recato alla pro
priet, la quale essenzialmente comprende il diritto di disporre della produzione
e di trarne tutto il partito possibile. Oltre che questa cosa evidente, e ancora
che una tal relazione non presenta se non l' interesse della colonia , che aperta
mente si dichiara di ritenere come nullo, o per lo meno come subordinatissimo a
quello della metropoli. '
Si tratta dunque'di esaminare codesto, ed esso non e mica pi dilIicile a
scoprirsi. '
Una nazione, in quanto ella comperi, debbe riguardarsi come composta di
consumatori, linteresse dei quali sempre di essere serviti alle migliori condi
zioni possibili.
0 i coloni avrebbero maggiori facilita per la preparazione, o ne avrebbero
minori. Se ne hanno maggiori, eglino saranno in grado di dare la produzione
preparata a minor prezzo, e questo un guadagno pei consumatori, vale a dire
per la metropoli; o ne hanno minori ed allora torna inutile di proibire; linte
758 LE usura.

resse loro, ch' essi conoscono meglio di qualunque altro, basta per impedrneli.
Ma la proibizione una prova chessi avrebbero il vantaggio sulle fabbriche na
zionali; ella dunque formalmente diretta contro l interesse della metropoli, la
quale in questa parte come in tantaltre, pospone il suo interesse evidente a quello
degli agenti dellindustria e del commercio. L'interesse suo tanto pi sensibile
in questa parte, perch la fabbricazione sui luoghi risparmierebbe una gran parte
di spese di trasporto.
La fonte di questo errore sta nello false idee che si hanno dell industria, e
perch si scambiano spese per profitti.
Osserver, per questo riguardo, che mentre si crede dover sacricare l inte
resse dei consumatori al vantaggio della mano dopera, sembra contraddittorio a
questo principio di proibire in Francia la fabbrica delle acqueviti di zucchero, e
di obbligare di rimportarle in Olanda, dove le si convertono in acqueviti che si
spargono per tutto il Norte.
La ragione fisica di tale proibizione (perch ogni cosa ha la sua ragione)
che quellacquavite non buona. Senza dubbio, chella pu essere non cos buono
come quella del vino; ma per ne bisogna ad ogni costo; ella sarebbe buonissima
per le vernici; e per certi usi la si dice anzi preferibile; e la prova ch'ella nulla
ha di cattivo, e che se ne fa uso in tutto il Norte, e che alle isole non si fanno
liquori spiritosi. .
La ragione politica, che lo spaccio di siifatte acqueviti di zucchero nere
rebbeal valore delle acqueviti di vino. Ma una propriet nulla debbe ad unaltra,
e c' un'altra causa che ben altrimenti pregiudica al valore dei nostri vini ed
aoqueviti, e che non mica ditiicile a indovinare.
per ci, che dal momento che si si allontana dalla regola invariabile del
l'ordine, tutto diventa incertezza, eccezione, variazione, contraddizione: si vuole
e non si vuole; si ordina e si proibisce; si favorisce, s impedisce senza. nessun
principio fisso.
Ma, si dice, cosa sarebbe dei cittadini della metropoli che sono occupati a
fabbricare le produzioni delle colonie? Essi farebbero qualche altra cosa. Si tratta
di sapere se sia ugualmente utile alla metropoli ed alle colonie di risparmiare sulla
mano d'opera e sulle spese di trasporto. Se si conviene in questo, ogni discorS0
finita; 0 veramente bisogna ammettere per principio che giovi ricercare le spese
per le spese, perch molti uomini vivono su questo dispendio. Perci si dovr
prescrivere la stampa perch ha portato via il travaglio a moltissimi copisti, e il
telaio da calze che ha in gran parte soppressa la manifattura delle moglie a ferri
Vlll. - Dellinleresse che la metropoli crede avere di riserbarsi
il vettureggiamcnlo delle produzioni.
Tutto per tal maniera si collega. La metropoli ha creduto che fosse di suo
interesse provvedere le sue colonie delle sue produzioni e delle sue manifattura,
e posto ci diventa indispensabile che le vendite della metropoli alle colonie si
facessero per mezzo di vetturali regnicoli', da ci derivato per le colonie tutta
la perdita che risulta dalla mancanza di concorrenza; da quel momento altres,
indipendentemente dati imposta riscossa in Francia, era indispensabile che i ri
torni si facessero per mezzo delle stesse vetture, e ne sono seguiti per la metro
poli tutti gli svantaggi del difetto di concorrenza, 0 a meglio dire, la perdita sul
nsu} ls'rnsssz socuus. 759

landata come sul ritorno si ripartita tra la metropoli e le colonie, tanto in


diminuzione sul prezzo in prima mano quanto in rincarimento sulla rivendita.
Nulla mi rimane ad aggiungere a quello che ho detto nei due capitoli precedenti
sugli e'etti della concorrenza nel trasporto, e sullinteresse che le nazioni hanno
alla riduzione delle spese.
Checch ne sia, non possibile ammettere la concorrenza nel vettureggia
mento, se non per conseguenza della libert del commercio.

IX. -_ Dcll interesse, che la metropoli crede avere di non permettere alle sue
colonie di comperare negri se non da agenti nazionali.
Io qui non esamino guari la natura di tale commercio nel punto di diritto.
permesso comperare degli uomini per ridurli a schiavit? permesso di favo
rire e di alimentare con tale commercio tutti i delitti ai quali si lasciano andare
quelle nazioni barbare, e le guerre chelleno si fanno continuamente tra loro per
provvedervi? Gli Europei vorrebbero essi venir trattati allo stesso modo? La giu
stizia essa applicabile alle relazioni tra gli Europei e gli Aicani? oppure la
dilsrenza tra il bianco e il nero esigerebbe altri principii e unaltra morale! Tutto
questo non entra nel mio subbietto.
Io qui non considero i negri se non come animali che servono alla coltura:
e molti sono pur troppo coloro che non li considerano altrimenti. Ora, ci posto,
i interesse delle colonie che impiegano questi animali, di comperarli al minor
prezzo possibile; cosa notoria ch esse li comperano molto pi cari dai nego
zianti francesi, di quello che li pagherebbero nello stato di concorrenza: n chiara
prova il contrabbando che in questo ramo si fa.
Ma codesto rincaramento degli strumenti rincara le spese di coltura, dimi
nuisce il prodotto netto, e la parte che lo Stato ci dovrebbe avere: esso nel me
desimo tempo rincara le produzioni che sono i frutti di quella coltura. dunque
tanto contrario agl interessi della metropoli, come a quello delle colonie; esso
produce l'effetto medesimo che se per mezzo di un esclusione i coltivatori ve
dessero i cavalli rincariti da 50 a '100 lire.
Questa perdita della metropoli e delle colonie essa menomamente compen
sata dal vantaggio di concentrare tutti i henecii e le spese di tale commercio
negli agenti regnicoli? Cos si crede, e questa persuasione il motivo di questa.
esclusione e di tutte le altre. Ho suiiicientemente confutato quest errore nel ca
pitolo VII, 8. V.
CONCLUSIONE Dl QUEST OPERA.

Ho dimostrato in quest opera quali sieno le cause del valore e della sua in
uenza sulla rendita e sulla prosperit di una nazione; ho determinato le fun
zioni del danaro, la sorgente e gli effetti della circolazione; ho stabilito la natura
dei travagli dell'industria e del commercio, 1 utilit loro rapporto ai nostri biso
gni , ma la sterilit loro assoluta in quanto all accrescimento delle ricchezze.
Da queste verit disvolte e considerate sotto tutti i loro rapporti, ho tratto la
conseguenza dellunit dell interesse sociale e della sua conformit colle leggi
della giustizia: principio della pi grande fecondit, che decide tutte le que
stioni di economia politica, che dissipa tutti i pregiudizi che non sotirene ecce
zione u modicazione, che presenta agli amministratori un punto sso e inva
760 LE 'rnosivx.

riabile, senza del quale guari non esisterebbe ordine sociale, n regola certa nes
suna per procurare il bene degli uomini riuniti.
L'interesse delle classi del commercio e dell'industria sarebbe contrario all'in
teresse sociale, se potesse essere risguardato separatamente. Io dunque ho trat
tato dell'interesse di queste due classi , provando ch esso essenzialmente rac
chiuso in quello della riproduzione; che volerlo procurare con mezzi contrarii al
bene della coltura, volere l'effetto senza la causa; che siccome questi travagli,
lungi d accrescere le ricchezze, sono un oggetto di dispendio, la nazione che li
paga ha interesse di ristringerne le spese e per conseguenza di assicurare la pi
grande libert ai loro agenti e di non assoggettarli a nessuna contribuzione.
questo il male che desiderano a queste due classi i filosofi che fanno pro
fessione dinsegnare le leggi dell'ordine sociale: possano elle non trovare mai
avversarii pi grandi! E non si nisce di dire che cotali losol non conoscono
patria, che sono indifferenti alla sorte dei loro fratelli, ch' eglino dichiarano di
amare tutti gli uomini , per dispensarsi di amare pi particolarmente i loro con
cittadini: si rimprovera loro di non occuparsi se non che dell'interesse dei pro
prietarii, senza dubbio perch domandano che tutta limposta sia riportata su di
questi, e che provano che ci debb' essere. Si accusano di essere detrattori del
commercio e dell'industria, senza dubbio perch patrocinano in favore di questi
travagli la libert e l'immunit; perch dimostrano che non essendo questi me
nomamente produttivi di ricchezza, ma un puro oggetto di dispendio pagato dalla
riproduzione, non si pu gravarli d'imposta. E persone d'intendimento si appi
gliano alla denominazione di sterili data a questi travagli; si arrovellano come
stizzosi fanciulli di una parola che si loro le cento e cento volte spiegato , che
non ha relazione ne all'importanza n all'utilit riconosciuta di tali travagli, ma
che non serve ad esprimere se non la differenza fisica che c, tra il ritrarre
dalla terra merce il proprio travaglio e il beneficio della natura produzioni le
quali senzesso non esisterebbero, e ricevere per prezzo di un servizio qualunque
produzioni che un altro ha fatto nascere.
Ma questi losofi sanno pur anche, che sitfatti travagli essendo un oggetto di
dispendio, l interesse di coloro che lo pagano e d essere serviti in uno stato di
concorrenza. per ci chessi invocano, per le due prime classi proprietarie della
totalit della riproduzione, la soppressione di qualunque preferenza, di qualunque
privilegio, di qualunque esclusione; persuasi che quanto pi si risparmii sopra
una spesa tanti pi godimenti si si possano procurare; che coloro che pagano
hanno interesse e diritto. per legge naturale, di non pagare che il giusto prezzo;
che la concorrenza in tutti i travagli ed in particolare in quelli del commercio
della pi grande importanza per il valore, e in conseguenza per la riproduzione ,
sorgente unica di tutte le spese; ch ella e dunque sotto questo rapporto linte
resse di tutti, perch tutti vivono sulla riproduzione, perch vivono meglio ed in
maggior numero, quanto pici sia da dividersi. '
dunque questa concorrenza cosi giusta in se medesima contro la quale si
elevano gli agenti del commercio e dell'industria: e questa ci che li ferisce tal
mente nella dottrina di que loso, che non tengono loro conto di quello che
insegnano di favorevole ad essi; ed per guarentirsi da tale concorrenza eh essi
invocano le imposte d incoraggiamento e i dazii di tratta. Si direbbe che se essi
avessero la scelta tra l'immunit dei loro travagli e la concorrenza, essi preferi
uLL'mrannssn socun. 761
rebbero l esclusione con tutto il carico delle imposte; e che si assoggetterebbero
a tutte le tarilfe, sicuri di risarcirsene sulla nazione e ricacciarne tutto il peso
sopra di lei.
E non cessano di dirci che se bisogna ineoraggiar la coltura, bisogna anche
sostenere l industria, e riguardarte come due sorelle. Senza dubbio che sono
due sorelle; ma c' una sorella primogenita che nutre la seconda, e mai la so
rella maggiore sollecito n esclusione, n privilegio, n imposta d incoraggia
mento contro la sorella minore. Bisogna sostenere l'industria; ma ci non debbe
avvenire nuocendo direttamente o indirettamente alla coltura che lalimenta. Non
e mica dalle foglie, ma dalle radici che si coltiva un albero: le foglie lo abbelli
scono e contribuiscono anche al suo crescimento; ma la radice quella che loro
fornisce il succhio di cui si nutrono.

FINE DBLL'INTERESSB SOCIALE.


LE TBDSNE.
%

DISGUSSIGNE
SUL DANARO E SUL COMMERCIO i"
I! IISDOS'I'A

alla Lettera di M. .. . . H. . . . . inserita nel Giornale (l'Agricoltura ,


Commercio e Finanze, tomo di Luglio 1766, pag. 125.
409-----
Q

SIGNORE,

Io non rispondo guari in particolare alla vostra Memoria contro il rapporto


che ha fatto all'Accademia di Casa il signor Rouxellin sulle ragioni pro e contra
della concorrenza: ne ho suticientemente parlato nella conchiusione della mia
risposta al signor S. e non potrei estendermivi ora maggiormente senza ripetere gli
stessi argomenti. Preferisco di ripigliare la lettera che voi mi avete diretta nel
Giornale di Luglio 1766, e come quella che contiene molti punti importanti ne
dar qui l'estratto rispondendovi articolo per articolo. '
Il danaro , voi dite, non pu essere chiamato Pegno dei cambii, perch
pegno la guarentigia, la sicurezza fornita per lesecuzione di una promessa;
e che quando in un cambio uno ha dato del danaro per il valore della cosa
a che esso riceve, non rimane pi alcun impegno da eseguire; tutto con
sumato .
Mentre voi trovate, signore, una prima difficolt a chiamare il danaro Pegno
dei cambii, e mestieri di torta subito di mezzo.
La parola Pegno si piglia in molti sensi, e nulla e pi essenziale nelle dis
pute di quello che siasi fissare il senso delle parole. Pegno non signica qui
guarentigia, _ma sicurezza pel venditore che ci che ha venduto gli servir per
compeiare tutt'altro che vorr.
Ditatti, ci che ha ricevuto non guari proprio al godimento, mentre
il compratore ha ricevuto una cosa della quale pu godere. il danaro dunque
in mano al venditore una cauzione che allorquando egli vorr. cambiarlo, trover
tutti dispostia contrattare con lui. '
Tutto , a vero dire, consumato tra le parti, perch il compratore non riti
rera pi mica il suo danaro come un uomo che avesse dato in pegno un suo bril
tante; ma tutto non per consumato nell intenzione del venditore, il quale non
ha ricevuto il danaro se non per iscambiarlo contro un bene usuale. Se glie lo si
avesse proposto colla condizione di serbarlo sempre, lo avrebbe riutato ed avrebbe
detto: datemi in vece un sasso, esso mi servir ugualmente; perch l'argento

(i) Chiudiamo il presente volume con due opuscoli di Letrosne, che non sono compresi
nella Raccolta dei Guillaumn, ma che si possono riguardare come una rivista compendiosa
de'princlpii tisioeratici, quantunque pubblicati anteriormente ad alcuni degli scritti che
qui precedono.
DISCUSSIONE SUL DANABO 1: sul. COMMERCIO. 765

monetato non mica una ricchezza di godimento: non lo si riceve se non per
cambiarlo, e non si cerca che a darlo via.
Ma, voi aggiungete, egli divenuto presso quasi tutte le nazioni un
segno di ricchezza, contro il quale elleno sono sempre pronte a fare
cambi 1.
No signore, il danaro non gi un segno, ma e ricchezza; perch egli ha
per se medesimo come metallo delle propriet. usuali che gli assicurano un valore
venale e la sua rarit dandogli un gran valore, espresso in poco volume, lo ha
fatto adottare, per universal convenzione, per essere la misura dei prezzi. L'argento,
considerato come moneta, non ha in tal condizione n propriet, n godimento,
ma rimane sempre ricchezza la quale si compera. valore per valore eguale.
Ora siccome qualunque atto di commercio debbe terminarsi coll'acquisto di
beni adatti al godimento, e che l'argento monetato non una ricchezza di
godimento; egli non pu mai essere, rispetto a colui che lo riceve, se non che un
pegno intermedio tra le vendite e le compre. Il danaro non dunque segno, ma
ricchezza, ed esso non stato scelto per misurare i valori, se non perch esso
medesimo ha un valore venale.
lo non dir mica lo stesso riguardo alla Carta che entra in commercio. Non
di meno non la riterr manc'essa come un segno di ricchezza, ma semplicemente
come un titolo che impegna le ricchezze di colui che la emette verso quello che
la riceve. Siccome essa nulla per se medesima, la non si riceve se non perch
ella suppone una ricchezza reale, impegnata dal patto ch'ella enuncia; la (160'
sia pi o meno grande in quella ricchezza reale che la fa giudicare pi o men0
solida; in vece che il denaro essendo veramente una ricchezza che vale quella
dataue in cambio, ne tiene perfettamente luogo, e non ha bisogno di titolo n
di cauzione.
Voi aggiungete che il danaro, in tutta Europa, serve di misura si cambi .
Ma sarebbe stato pi esatto il dire che il danaro una misura di valore
nei cambi; perch il danaro non mica una misura come un'auna o una testi,
delle quali si si serve per misurare le mercanzie che si cambiano. Egli medesimo
ha un valore in quanto che esso e ricchezza. Egli non la misura della quan
tit delle cose che si cambiano, ma la misura delle cose che si cambiano, il che
, senza dubbio, assai differente; ed anzi il suo valore diventato per conven
zione una misura tanto ordinaria, ch'ella sempre implicitamente la regola dei
cambii che si fanno di derrata con derrata. Se io cambio un bove con un ca
vallo, comincio dallo stimare in danaro il valore dell'uno e dell'altro.
Dove manca il danaro, i cambii languono, la circolazione lenta, l'agri
coltura e le operazioni dell industria sotirono, e ne conseguita la miseria "
Cosi dite voi.
spieghiamo un po tutto questo : dove manca il danaro certo che
non ci saranno cambii con denaro; ma ce ne potranno essere di derrate con
derrate.
Del resto, qui voi mettete l elietto avanti la causa. Dappertutto dove si
manca di danaro, vuol dire che non si ha con che cosa comperarlo.
Ora, non lo si pu comperare se non colle ricchezza che somministra la
gricoltura. L'agricoltura non langue dunque, perch il danaro manca; ma il
danaro manca, perch l'agricoltura langue.
764 La mosse.
- Le nazioni che non possedono le fonti del danaro e che lo acquistano
con produzioni, non impoveriranno lasciandone uscire, allorch elle pos
- sono rimpiazzarlo .
Poich voi ne convenite, ho avuto ragione di dire che una nazione in questo
caso non impoverisce; poich mai non si d danaro per nulla.
Ella lo ha dato per un valore eguale in mercanzie che ha preferito.
Se il danaro venisse a sparire del tutto, cio non potrebbe accadere se
a non perch le produzioni non fossero bastate al surrogamento , il che sa
rebbe un indizio certo d'impoverimento, qualunque poi ne potesse essere la
causa .
Ma come mai volete, o signore, che il danaro possa sparire del tutto? Non
solamente bisognerebbe supporre che non ci fosse pi in quella nazione rinno
vamento di produzioni per ricomperarne, ma inoltre chella non potesse ricon
vertire in danaro cio che ella ha comperato con danaro. Questa supposi
zione non nella natura delle cose.
a Voi non invidiato, dite voi, alle nazioni che hanno delle miniere il van
taggio delle loro possessioni n.
E nemmen io , signore, perch io ne avr la mia parte, se colla compra
elleno vorranno far uso delle mie produzioni, che sono pi necessarie che il
loro argento.
' - Ma voi non vedete come le altre nazioni sieno assicurate d'avere tanto
metallo per quanto ne abbisognino .
Io lo vedo benissimo , perch elle ne hanno sempre abbastanza. Il danaro
non manca mai di presentarsi tutte le volte che la facolt di consumare con
corra col bisogno di vendere. Estendete cotal facolt, il danaro, senza aumentare
nella massa, baster a misurare tutti i valori che si vorranno paragonare pei
cambii; perch la celerit del suo movimento sar pi rapida; egli non far
che scorrere da una mano allaltra. Siccome le derrate si consumano, e che il
danaro incorruttibile, il medesimo danaro in un anno serve cento volte a
misurare il valore delle dillerenti produzioni; ed anche una nazione nella quale
la coltura raddoppiasse, non avrebbe mica bisogno di raddoppiare la massa del
suo numerario; perch, quanto pi una nazione ricca, tante pi persone ci
sono presso lei, la solvibilit delle quali bene stabilita e le cui promesse scritte
circolano come danaro contante.
Voi sapete non pertanto chelle possono procurarsene pi o meno, se
condo ch'elleno avranno pi o meno produzioni loro proprie da vendere .
in questo caso, signore, voi sapete dunque che tutto quello che-ci debbe
stare a cuore di avere produzioni.
1 Nella stessa guisa, voi non avete alcuna inquietudine per-una nazione
qualsiasi la quale non abbia miniere, sulla falsa operazione di acquistare
danaro pi di quello che le bisogni, e voi- avete ragione .
Tutte le nazioni che non hanno miniere, comperano il danaro; e siccome
ci sar sempre danaro da vendere per dei beni usuali, perch l'argento mone
tato non serve che a questo, elle non ne mancheranno mai in fino a tanto che
avranno con che comperarne. Se voi dite ch'elle non possono averne di troppo,
questo vero nel senso ch'elle non possono avere mai troppo di quelle ric
chezze che si possono aver col danaro, e che le loro produzioni non possono
DISCUSSIONE SUL mano a SUL comincio. 765

avere troppo valore, perch quando queste sono a vil prezzo, esse non hanno
il valore necessario per avere molto danaro.
Ma voi credete che una nazione la quale per la vendita delle produzioni
del suo suolo e delle manit'atture attirasse una grande massa di danaro, au
' meriterebbe le sue ricchezze .
Errato, signore; ella aumenterebbe la massa del danaro presso di se e non
le sue ricchezze; perch ella avrebbe pagato questo danaro tutto quello che esso
vale. Ella avrebbe acquistato danaro, ma non avrebbe pi le ricchezze che
avesse dato per averlo; non c' dunque in ci aumentazione di ricchezze.
93 Colui che ricco di due, eche li da per aver due, rimane sempre ricco di
due; perch, come mai per tal mezzo sarebbe egli diventato ricco di tre? Egli ha
mutata la specie della sua ricchezza, ma senzaumentazione n diminuzione del
valore venale a meno che voi non voleste farci credere che non vi sia se non
il danaro che sia ricchezza; ma io non posso pensare che tale sia la vostra
opinione. Una sillatta opinione sorprenderebbe di molto un coltivatore il quale
convintissimo che una pecora valga meglio di uno scudo, perch in un anno
ella d la sua lana, un allievo e del letame; mentre uno scudo tenuto per un
anno in serbo nulla gli avrebbe prodotto; e che quello ch'egli abbia a farne
meglio di darlo via quanto pi presto possa per un'altra ricchezza proficua.
Voi forse direte: L estero ha consumato ci che ha ricevuto da voi, e
vi ha data una ricchezza incorruttibile che voi avete ancora quand'egli non ha
pi la vostra. Ma egli ha fatto bene a consumarla perch inllne tutto debbe
andare a tim'r la; ed io dal mio canto non ho ricevuto il suo danaro se non
per convertirlo in consumazione: senza questa sicurezza di poterlo a mia volont
cambiare con beni usuali non lo avrei certamente preso.
Le produzioni cresceranno, secondo voi, in quantit colle ricchezze; lo
stesso avverr dei travagli dell industria, e laglatezza pubblica verrebbe,
senza uscire, pel valore delle produzioni e della mano dopera al livello del
prezzo comune delle altre nazioni .
No signore; posto che l accrescimento della massa del danaro non ac
crescimento di ricchezze, tutti que felici risultati che voi attribuite all introdu
zione del danaro spariscono; quello che c' di singolare si e che voi non attri
buite tutti cotali felici effetti che al commercio i cui ritorni si operino in da
naro; per modo che se lestero ha pagato in mercanzie voi non ci vedete pi
nulla di vantaggioso: per verit, sarei quasi tentato di credere che voi riteniate
il danaro come la sola ricchezza; ma nulla cos indill'erente alla coltura come
che i ritorni si operino in danaro o in mercanzie. ll coltivatore che ha venduta.
la sua produzione non ne ricever mica il prezzo una seconda volta perch il
Portogallo ha pagato in danaro, e non vender mica con maggior vantaggio
quella che gli rimane.
Lo stesso avviene dell industria; quella introduzione di danaro non au
menter mica ne la somma dei salarii, n quella del travaglio; perch, dal mo
mento che ella non contribuisce per nulla ad accrescere le ricchezze, ella non
pu estendere la facolt di spendere comperando lavori di manifattura.
Dopo aver cercato di provare con ragioni l'efficacia che attribuite al denaro,
,voi cercate, signore, di confermarlo con un esempio.
Ed in prova citate il seguente:
766 Li: 'rnosn.
Quando non ci sono, voi dite, che cento coppie di pernici in sul mercato
e centocinquanta scudi (5 lire) per comperarne non mica soltanto perch
1 un tal numero di scudi eccede il numero delle copie delle pernici, che queste
valgono 4 lire, 10 soldi, ma perch il numero delle coppie di pernici mi
nore a quello degli scudi; e che se l' indomani si portassero trecento scudi
i in mercato per comperare delle pernici, e che ce ne venissero trecento coppie
elle non varrebbero se non uno scudo, e la somma del danaro non ne farebbe
mica aumentare il prezzo .
Vi confesso che io non mpisco bene il vostro calcolo su codeste pernici,
perch il loro valore, comequello di qualunque altra derrata, dipende dal numero
dei venditori, combinato con quello dei compratori. La quantit. del danaro che
si trova nelle tasche delle persone che vanno al mercato non determina mica il
prezzo delle mercanzie da vendere.
Voine concludete che vi permesso di dubitare che i introduzione del
- danaro per via della bilancia del commercio non sia che un vantaggio
e preteso n.
Ma, signore, per se medesime queste parole bilancia del commercio nulla
signicano, a meno che non si voglia dire che ci sia una bilancia tra le compree
le vendite, la qual cosa signica equilibrio di ricchezze e non aumento di ricchezze.
Nel linguaggio di coloro che credono che l introduzione del danaro in una
nazione sia un accrescimento di ricchezza, il vantaggio della bilancia del OOIDIDCP
cio consiste il fare entrare danaro di ritorno per le vendite fatte allestero; ma
avendo fatto vedere che l'introduzione del danaro non guari un accrescimento
di ricchezza, ho qui diritto di concluderne, che il vantaggio di tale bilancia
in danaro non che una pura chimera: e torna perfettamente inditlerente ad
una nazione il modo con cui l estero paghi, perch sar sempre in valore
eguale, o verammte bisogner dire che il valore in danaro val pi che un egual
valore in mercanzie: voi vedete, signore, quanta contraddizione implichi tutto
questo. Il danaro la misura dei prezzi, ma questa misura non rompe guari
leguaglianza, perch questa misura ella medesima una ricchezza reale, che
equivale a qualunque altra riccheua del medesimo valore.
Se cotanto vantaggioso per una nazione chei ritorni si operino in da
naro, bisogna. confessare che i mercanti sono veramente assai (attivi cittadini
a torre quanto pi possono un tale vantaggio alla loro nazione: quand'cglino
sono pagati in danaro non cercano che a convertirlo in mercanzie; perch
sanno bene che nulla possono guadagnare sul danaro, mentre invece pos
sono guudQnare sulle mercanzie che caricano nel ritorno, non fosse pur altro
che il nolo. Quello che c' di buono e che i mercanti i quali ci riportano
quanto meno danaro possono in natura,e che hanno di cosi buone ragioni per
adoperare in tal modo, sono giunti a farsi presso le nazioni, nelle quali dimo
rano, un gran merito di tale introduzione di danaro; eglino l'hanno tanto
ripetuto, che sono quasi venuti a capo di persuadere alle nazioni chessi lo
dieno loro per nulla, e poi in conseguenza hanno detto: Bisogna privilegiarci,
siam noi quelli che vi portiamo il danaro; gli stranieri ve lo porterebbero via,
bisogna escluderli: e si sono esclusi gli stranieri.
Cosa volete voi che le nazioni le quah hanno delle miniere vi dicno
in cambio delle vostre derrate? questa la vostra obbiezione
Discussione SUL DANARO I su. comincio. 767

Io rispondo ad essa, signore, la necessit in cui sono tali nazioni di pa


gare col danaro, che la produzione loro, non prova mica che sia pi
vantaggioso alla nazione venditrice che i suoi mercanti sieno pagati in danaro
piuttosto che in mercanzie: in qualsiasi stato di cose il meglio di non pren
dersene pensiero, ma di lasciar fare a loro i proprii conti.
un'ambizione cieca quella di voler tutto concentrare presso di se, e
c un tal sistema ripugnante nuocerebbe poi, presto o tardi, a chi tentasse di
a metterlo in pratica.
Si signore, eccoci d'accordo, io vorrei poter esserlo pi lungamente , e lo
sar insino a tanto che voi non mutiate opinione.
1 Ma malgrado questa confessione, la mia proposizione che il commercio
un contratto di eguaglianza, senza perdita n guadagno, vi pare per lo
a meno molto dubbiosa Il.
Perci eccoci gi dissenzienti, e sopra un punto che pare della pi grande
evidenza; un contratto pel quale un valore eguale cambiato con un valore
eguale mi pare essenzialmente eguale: si acquista pel commercio quello che non
si ha, in cambio di quello che si ha; si varia il proprio godimento, ma non
si pu arricchirsi con tale mezzo, perch si da l'equivalente di quello che si
riceve, e che l'eguaglianza esclude qualunque idea di perdita o di guadagno.
Ma, signore, dove pu dunque essere lineguaglianza, donde la farete
voi risultare, e perch si trover. ella piuttosto da un lato che dall'altro, e
non ne troverete se non in quelle contrattazioni nelle quali intervenga il
danaro? E tutte quelle che si fanno per via di cambio di produzioni con
produzioni sono le sole che sieno eguali? Confesso che io non vedo la dif
ferenza, a meno che, come ho gi detto, non si sostenga che il valore in
danaro vale pi di un valore eguale in mercanzia.
Si pu addurre per ragione di tale pretesa ineguaglianza, che se la Francia
abbia acquistato sulla Spagna un credito di un milione, e che la Spagna non
possa bilanciare codesto credito con sue vendite, bisogner ch'ella paghi in
natura, e che la Francia avr questo danaro di pi; mentre la Spagna lo
avr di meno; ma signore, bisogna bene che la cosa sia cosi; e non ne ri
salta guari ineguaglianza: bisogna dunque che la Spagna abbia al tempo me
desimo la mercanzia e il prezzo 9 Se la Spagna ha un milione di meno, ella
ha acquistato un valore di un milione in mercanzie che la Francia le ha
somministrato.
Il commercio mi pare tanto pi necessariamente rinchiudere una perfetta
eguaglianza, in quanto che la fissazione dei valori non si fa dalle parti; essi
sono preesistenti al contratto, essi si stimano in danaro , perch questo e
stato adottato per misura comune; ma il prezzo determinato dalla gran
legge della concorrenza tra coloro che offrono e coloro che domandano; qual
che volta ancora cotal legge ne porta via del tutto il beneficio del rivenditore
e lo costituisce in perdita; le produzioni, come gli effetti pubblici alla borsa,
perdono, o guadagnano, o sono alla pari; indarno il venditore desidererebbe
eccedere il termine fissato dalla concorrenza, invano il compratore vorrebbe
rimanere al di sotto, l'uno e l'altro sono trascinati dall'ellicacia delle cause
che hanno regolato il prezzo senza la loro partecipazione; o cederanno al ri
sultato di tali cause o non opereranno contratto di sorta.
768 La mosse.
il La preferenza sola annunzia che nellopinione dei barattanti non c
eguaglianza di valore nelle cose cambiate n.
Al contrario, dal momento in cui questa preferenza nella scelta e reci
proca tutto eguale nell intenzione, come nel fatto, ciascuno fa un buon con
tratto perch ha quello chegli aveva preferito, ed un contratto eguale perch
lo ha acquistato mediante un valore eguale.
Altro esempio dal canto vostro: Se io cambio a Lisbona con dieci once
doro una cosa che non me ne costa che otto in Francia e le cui spese non la
. fanno salire che a nove once posta in Lisbona, avr in cotal cambio acqui
stato un guadagno dun'oncia d'oro Il.
Permettetemi, signore, che io ripigli tutto quanto il vostro esempio per ris
pondervici compiutamente.
Esaminer: 1 se e il commercio che ha cagionato quel beneficio di rivendita;
2 se un tal benecio impedisca leguaglianza; 5 a vantaggio di chi torni tale
benecio. .
'l Il mercante non esercita senza dubbiola sua professione se non per
guadagnare un beneficio intermedio tra la vendita e la rivendita; ma codesto
benecio non guari un effetto del commercio.
Il mercante come qualunque altro venditore sottoposto alla legge dei
prezzi, non egli che la determina; se quella dipendesse da lui, egli non sa
rebbe mai in perdita. I valori esistono per cause anteriori alle operazioni del
commercio: tutta larte del mercante consiste a informarsi dei prezzi esistenti
in tal posto, e paragonarli con quelli esistenti in tal altro ed a sapere prot
tarc della dillerenza che si trova infra i due; differenza alla quale egli non
contribuisce per nulla; differenza anzi, che la sua operazione tende a rendere
meno sensibile; perch l atto di comperare in tal posto, moltiplicandovi la
richiesta, tende a rialzarvi il prezzo; e l'atto di rivendere in un altro, molti
plicandovi i venditori, tende a farlo abbassare. Imercanti sono dunque sem
plicemente persone che spiano e che studiano la dill'erenza locale dei prezzi, e
che colle vendite e rivendite loro tendono a cancellare una tal dillerenza; ed
ecco in che il loro servizio torna veramente e singolarmente utile. Essi non
possono applicare tale dillerenzaa loro protto, se non quando ella esiste al
momento della rivendita; e sovente le cause dei prezzi hanno cambiato du
rante l'intervallo della loro operazione e li costituiscono in perdita invece di
procurar loro unoccasione di beneficio. Il commercio della speculazione
sottoposto alla medesima legge: il mercante compera oggi al prezzo che esiste,
rivender tra sei mesi al prezzo che esister allora; il suo guadagno ola sua
perdita dipenderanno da cause siche ed altre che tisseranno allora le leggi dei
prezzi.
Il commercio non dunque guari la causa dei valori; se alcuni scrittori
economici, ed io stesso per avventura pel primo, abbiamo talora detto che il
commercio procura il valoreA stato per conformarci al linguaggio ordinario; ma
tale linguaggio non sempre esatto. vero che il commercio moltiplicando le
domande nel posto A, vi alza il valore; ma egli non compera in tal posto
perch sa che nel posto B esiste un valore che gli permette di trasportarvi la
mercanzia con un benecio al di l del prezzo delle spese, e spesso ancora
il l'atto distrugge il suo calcolo: dunque il valore pi elevato nel posto B, che
DISCUSSIONE SUL DANARO E SUL COMMERCIO. 769

la causa eliiciente di questo rialzamento, perch quel valore che ha messo


il mercante in istato di comperare.
2 Il beneficio del mercante non impedisce leguaglianza perch ogni
contratto segue la legge del tempo e del luogo. Il commerciante che ha ritratta
la sua mercanzia da un posto, la vende in un altro al prezzo corrente attuale
del paese, e correi rischi della variazione. E siccome sarebbe un singolare ra
gionamento quello del compratore di Lisbona il quale dicesse al mercante: Il
vostro frumento non vale che '16 lire aNantes; io non ve lo voglio pagare
che 16 lire; cos sarebbe altrettanto fuor di luogo dalla parte del mercante
rispondere: ma io ho fatte delle spese per lo trasporto, ed inoltre debbo fare
un beneficio sulla rivendita; perch sitiatte considerazioni non sono quelle che
determinano i prezzi a Lisbona, ma la concorrenza dei venditori e dei com
pratori, la combinazione dei quali pu aver fatto abbassare talmente il prezzo
a Lisbona che il mercante vi perda la sua retribuzione ed anche le sue stesse
spese.
Il contratto che si fa a Lisbona tra il mercante francese e il portoghese e
dunque perfettamente eguale, poich di valore per valore eguale secondo la
legge attuale dei prezzi a Lisbona.
5 A vantaggio di chi torna adunque il benecio? evidente che esso
non ridonda a vantaggio della nazione che ha venduto, perch ella non ha ven
dato che al prezzo che correva presso di lei, ella non ha ricevuto che 8 oncie di
oro, e il mercante non prese la mercanzia in Francia per portarlo a Lisbona senon
perch ella non valea in Francia che 8 once d'oro; il benecio dunque del mercante
di unoncia doro personale a lui; sono apparentementei mercanti francesi che voi
volete confondere colla nazione, ma gli uni non son laltra; la nazione non ha
nessuna parte al beneficio che voi volete attribuirle: perci il Portogallo paghi in
danaro od in merci, che il mercante riporti il danaro in natura o lo converta in
derrate, tutto questo indiierentissimo per la nazione; pu anche portarlo al
trove, perch il commercio non ha guari patria, egli abita in mezzo alle nazioni
senza appartenere ad alcuna di esse; egli forma una repubblica a parte: ma poi
se egli riporti in Francia il suo danaro, la nazione non sar per questo pi
ricca, perch non pu cader dubbio, che egli non lo dar mai ad essa per niente.
Del resto, voi avete ben ragione di chiamare ci la bilancia del commercio,
perch ella non risguarda altro che i commercianti ed una grande dabbenag
glne delle nazioni il credere chelle vi abbiano interesse.
i Se voi doveste dire che le nazioni le quali hanno una grande somma di
. produzioni da mettere nel commercio esterno hanno bisogno che un gran nu
mero di negozianti dieno movimento a quel commercio e v impieghino una
a navigazione proporzionata, voi non -vi servireste certamente della medesima
frase di me .
Ed io nello stesso modo non mi servirei nemmeno dei vostri argomenti, per
ch non andrei mica a ricorrere alle proibizioni per estendere il commercio,
ma bens alla concorrenza, ed tra noi una diilerenza di opinioni notevolissima.
Per addentrarvi in fondo alle mie opinioni sulla natura e sull'utilit del
commercio, voi mi demandate, signore, se io creda che Le nazioni agricole non
debbano risguardare lesercizio del commercio come utile se non dal lato del va
lore delle derrate?
Econom. Tono I. - 49.
770 Le TRGSNB.
Non mettetelo in dubbio, signore, io lo credo fermissimamente, infine a tanto
che mi si provi che l'interesse di un venditore non consista mica unicamente nel
prezzo buono della cosa che vende; ora le nazioni agricole sono venditriei.
Non si tratta pi che di esaminare: 1 se la concorrenza dei compratori sia un
mezzo di vendere meglio; 2 se la concorrenza nel numero dei vetturali non sia
una causa di diminuzione di spese, la quale tornerebbe a profitto del valore e per
conseguenza della nazione che non ha interesse se non al prezzo della vendita.
se volete noi ridurremo la questione a questi due punti.
Questa massima, secondo voi, pare esser buona per una parecchia della
leauce considerata ne suoi interessi particolari, ed anche allora potrebbe in
contrare delle obhiezioni relativamente alle sue conseguenze I.
Per verit codesta massima buona per tutte le provincie del reame, senza
eccezione nessuna; perch la Beauce non a questo riguardo di un altra natura
che le altre; elle non sono tutte ricche se non delle produzioni del loro territorio,
ed in ragione del prezzo di prima mano, perch elle non prottano guari dell'ec
cedente del prezzo della rivendita; tutte hanno poco interesse chele loro derrate
sieno trasportate da un regnicolo o da uno straniero; ma tutte hanno un grande
interesse che quel trasporto si operi nel modo pi vantaggioso alla vendita di
prima mano; ora questo vantaggio non pu trovarsi sicuramente se non nella
piena libert della concorrenza .
Voi pensate che bisogni ragionare prendendo le cose nello stato attuale
- della nazione .
E ci mi sembra giustissimo; ma la Francia essendo composta di provincie
agricole le quali tutte altro interesse non hanno che di vendere bene, quello che
vero per una provincia lo parimente per tutte insieme: ecco lo stato suo na
turale. Quanto ai suoi rapporti allo stalo delle altre nazioni e quel rapporto me
desimo che hanno tra loro la Normandia e la Bretagna , vale a dire quello delle
comunicazioni dei beni e dei servigi, quel pi grande vantaggio reciproco. Il suo
rapporto collOlanda il rapporto di un grande imperio agricolo con un piccolo
Stato vetturiero, il quale non avendo altro mestiere che quello di comperare per
rivendere e di trasportare le produzioni degli altri si studia a farlo con tutta l'0
conomia possibile, e la cui concorrenza per questo stesso vantaggiosissima per
contenere e ridurre gli altri commercianti di qualsivoglia paese che sieno.
Voi dite che la nostra nazione non puramente agricola . Questo dire,
signore, che essa in pari tempo mercatrice e vetturiera; ora del vettureggia
mento che qui si tratta fra noi e non del commercio. io mi riserbo di ritornare
su questa proposizione alla fine della mia lettera.
Se noi non fossimo che un popolo di coltivatori, malgrado lestensione delle
nostre provincie e la fertilit di qualcuna di esse, noi non rappresenteremmo
mica oggidi una parte principale in Europa .
Certamente la nazione non pu sussistere n rappresentare una parte se non
per le ricchezze del suo territorio; essa pu avere presso di lei mercanti e vettu
reti per lo servigio del commercio esterno, ma non essa che fa tale commercio;
per lei assolutamente indifferente che lo si faccia da stranieri o da regnicoli: il
servigio degli stranieri le anzi pi vantaggioso ogni qual volta le costi meno; e
in qualunque stato di cose, di suo interesse ammettere la concorrenza.
Come infine ci saremmo noi conservati, mentre il danaro fa la guerra?
.I
a
DISCUSSIONE SUL DANARO E SUL COMMERCIO. 771

a la bont del nostro clima non avrebbe servito che d esca ai conquistatori .
vero che il danaro che fa la guerra, ed perci vero che bisogna averne;
ma le nazioni che non hanno miniere non possono averne che in ragione del
valore delle loro produzioni, stimate sul prezzo della vendita prima. Dunque un
mezzo di avere quanto pi danaro possibile di diminuire colla concorrenza le
spese del commercio; perch questa diminuzione torna a protto del valore primo.
Sono dunque i mercanti nazionali che hanno dato al reame il danaro neces
sario per la guerra, o che glie lo hanno venduto? Se egiino glie lo hanno ven
duto. era mestieri che la Nazione avesse di che comperarlo; ed perch ella
aveva produzioni per comperarne che ella si sostenuta; ma alla avrebbe ven
dute anche meglio le sue produzioni, se le sue vendite si fossero fatte in un
commercio di piena concorrenza.
La situazione delle nostre nanze, nel 1715, prova abbastanza quanto costi
1 per mantenersi e difendersi .
Costa molto, senza dubbio, per mantenersi; bisogna dunque avere delle ric
chezze, e siccome l'agricoltura sola ne somministra, ella debbe dunque essere
tenuta in conto di tutto: ella ha bisogno di essere aiutata da altri servizi di com
mercio e d industria; ma questi servigi bisogna pagarli, e non danno niun ac
crescimento di ricchezze, perch non vi pu essere accrescimento se non dove c'
produzione e creazione.
in qualunque altro caso c' traslocamento di ricchezze e mutamento di forma,
ma non accrescimento; e se pare ci sia accrescimento di valore, questo accresci
mento non aumenta mica le ricchezze, perch esso costato tutto quello che vale:
esso pu aumentare le ricchezze del commerciante o del manifattore, ma non
della nazione che paga i servigi loro.
Poich la libert del commercio appartiene alla nazione, ella deve usarne
o prima per se medesima e riserbarsela in certi casi con certe esclusioni che di
ventano allora incoraggiamenti necessarii per tenere presso di s in uno dei
suoi rami quel commercio ch ella ha un si grande interesse di ssarvi: una
libert indefinita potrebbe essere una esclusione per chi la d .
dunque questa la vostra dottrina, signore, riservarsi la libert per via d'e
sclusioni, io non l'intendo; perch qui si tratta della libert del commercio
il quale, secondo voi stesso, appartiene alla nazione. Voi dunque volete che la
nazione si escluda o ch'ella si serva della libert del commercio per escludere la
libert del suo commercio. Tale contraddizione deriva da ci che nel medesimo
ragionamento voi impiegate in due differenti sensi la parola libert. Voi parlate
dapprima della libert del commercio, e poscia della libert dinterdirsi la libert
del proprio commercio. '
Cosa chiamate voi, signore, incoraggiamenti necessarii?
La nazione non debbe certamente incoraggiare se non quello che gli pro
tlttevole, e per conseguenza ella debbe favorire in qualunque punto la concorrenza.
a Voi dite che la nazione non mica puramente agricola .
Ma cos dicendo, che la nazione non mica puramente agricola, voi l'avete
formalmente divisa in due porzioni, glinteressi delle quali sono opposti ed in se
guto voi li confondete perpetuamente. Una libert indenita non pu essere
vantaggiosa alla nazione agricola, per questo stesso che la esclusione e vantag
giosa alla nazione vetturiera.
772 ' LE rnosrnz.
.. Le proibizioni e le esclusioni non debbono, secondo voi medesimo, abbrac
eiare tutte le parti .
Poich voi trovate cosi delle eccezioni al principio della libert indenita del
commercio io vi pregherei di volere ben determinare il caso. Per me io penso che
se l'esclusione buona in un genere ella buona in tutti gli altri, vale a dire
ch'ella buonissima in tutti i generi per la nazione vetturiera, e pregiudicievo
lissima in tutti igeneri per la nazione agricola. Non c in questo eccezione al
cuna ne da una parte ne dallaltra, ma una distinzione derivata dalla natura stessa
delle cose e dalla contrariet d'interesse.
.. L'amministrazione che esamina, che sa prevederne gli elietti, le pene quando
elle sono utili, le toglie quando sono nocive .
lo ne concluder che l'amministrazione debba toglierle tutte perch non ce
ne sono di utili se non alla nazione mercatrice, che ne protltta a pregiudicio della
nazione agricola. Del resto poi queste le sono parole. L amministrazione la pi
ben intenzionata non mica sempre la meglio illuminata. La prova ne che da
cent anni in qua ella aveva proibita l'uscita dei grani. Ella stata un secolo
prima di vederne la necessita: ella vede senza dubbio oggydi i vantaggi della con
correnza; ma vedute di prudenza e di riguardi ai pregiudizii della nazione l'hanno
impegnata a non togliere le proibizioni se non gradatamente.
Considerarci come una nazione puramente agricola, e concentrarvi tutti i
nostri interessi, sarebbe, voi dite, mettere dei limiti ai benellzii della Previdenza
e che ci ha collocati in pianure attraversate da umi e circondate da porti di
mare .
Ma io non vedo guari in qual modo l'ammessione degli stranieri limitasse i
bcnecii della Previdenza. Vedo al contrario che la libert del commercio con
forme alle intenzioni della Previdenza la quale vuole che gli uomini godano tra
di loro della comunicazione dei beni e dei servizii, e ci pel maggiore vantaggio
di tutti, a meno di coloro che non vogliono godere se non esclusivamente e che
si danno poco fastidio che il commercio sia pi o meno esteso, pi o meno utile
alle nazioni, purch ne sieno essi i soli agenti.
Non dobbiamo noi forse per tutti i mezzi che ci sono aperti curare quegli
interessi riuniti? ci troveremmo noi meglio se, isolati nei nostri campi, il com
mercio delle nostre produzioni si facesse sulle nostre coste dagli stranieri? 1
S certamente, signore, se il servizio degli stranieri fosse meno caro: in Ogni
caso non so vedere come lammessione degli stranieri sarebbe una esclusione pei
regnicoli. Se molte disposizioni dell'ordinanza della marina si oppongono al buon
mercato della vettura, i mercanti francesi si alfretteranno di sollecitarne la ri
forma; ma essi ci non faranno infine a tanto che troveranno ancora maggOFB
interesse ad essere privilegiati, sia per esclusioni, sia per imposte messe sulla na
vigazione straniera.
Finalmente, signore, oltre che voi non siete del mio parere sull'ammeasione
generale degli agenti stranieri del commercio delle nostre derrate, non pensate
che le colonie debbano essere considerate meno come un ramo di commercio
che come provincie agricole .
Che cosa sono elleno dunque se elle non sono agricole? ma se non si pu
negare che tali elle sieno, bisogna trattarle come le provincie agricole di UD
grande imperio agricolo , e per conseguenza farle godere della libert nel com
DISCUSSIONE SUL Dkffl' E SUL COMMERCIO.

mercio d'importazione e di esportazione. l principii che ho stabiliti in queste note


si applicano cosi agevolmente al commercio delle colonie che torna inutile di trat
tare la questione in particolare relativamente ad esse. sempre I interesse della
nazione mert'alrice, posto in opposizione alla nazione agricola.
lo credo , signore, avere abbastanza discussi tutti i principii controversi tra
noi; mi rimane non pertanto un punto sul quale ho qui sopra promesso di ritor
nare; largomeuto che voi traete in favore dellesclusioue dalia: circostanza
che la. nazione non puramente agricola.
Potrei primamente sostenere che ella e principalmente agricola, che non
propriamente composta senon che di padroni del territorio; che tutte le altre
classi sono addette al servizio delle due prime; che non vivendo questo se non
dei salarii che ne ricevono, non tocca loro dettar la legge.
Potrei pur anche dirvi che l'interesse delle due prime classi, alla testa delle
quali il sovrano in qualit di comproprietario universale, veramente linteresse
di tutto il resto della nazione, poich queste due classi non possono spendere che
a loro- protto, e non possono spendere se non in ragione delle loro ricchezze de
terminate dal prezzo delle vendite di prima mano, la qual cosa riduce l'interesse
della nazione a un interesse semplice ed unico, facile a scoprirsi, e contro il quale
nessun altro pu militare.
Ma, signore, voi volete dividere codesto interesse: la nazione, voi dite, non
puramente agricola, vale a dire chella in pari tempo zetturiera, perch di
questa porzione della nazione che si tratta tra noi: la nazione mercatrice, tanto
dell'interno che dei porti di mare, non potrebbe che guadagnare colla piena con
correnza molti pi salarii , benelici e commissioni.
dunque l interesse della nazione votturiera che voi distinguete' da quello
della nazione; e voi avete ragione di distinguernelo, perch esso gli diretta
mente contrario. La nazione ha interesse alla riduzione delle spese e per conse
guenaax alla concorrenza la pi intiera e la pilibera; e i vetturali- nazionali hanno
interesse'di riserbarsi tutti i rami di commercio; io dico tutti,.perche se lesclu
sione loro giova in un genere, giova loroin tutti gli altri: e siccome linteresse loro
dappertutto il medesimo ne seguir che il commercio di ciascuna nazione non
dovr pi eseguirsi che dagli agenti domiciliati in essa. Cosi va benissimo: ecco
il commercio ben disposto in tutto l'universo, non c' che ridire; cos vuole lin
teresse di tutte le nazioni vetturiere: quest interesser senza-dubbio troppo con
trario a quello delle nazioni agricole per imprendere di conciliarli; bisogna ne
cessariamente che 1 uno prevalga all altro.
Voi sapete, signore, chequando si tratti di scegliere tra due interessi opposti,
la ragione e la sana politica ci dicono che l interesse del maggior numero che
debbe prevalere sull interesse del numero minore, supposto che la giustizia non
vi si opponga. Non pi che un affare di calcolo. Vediamo dunque che cosa e
la nazione vetturiera addetta al commercio esterno e considerata in tutti i suoi
agenti. lo credo di essere in diritto di calcolarne il numero dalla somma eh ella
ha da spendere annualmente. Io sono tanto pi sicuro di non isbagliarmi che ho
di che ingrossare il calcolo in suo favore.
La spesa annuale della nazione di tre miliardi. Nello stalo attuale delle
proibizioni e tenersi in largo stimare la somma delle nostre esportazioni, met.
774 un rnosnn.

in produzioni, met in mercanzia di manifattura a . . . . 150 milioni


il commercio d'importazione alla stessa somma di . . . . 150

500 milioni.
Supponiamo il guadagno del commercio sull'articolo del vettu
reggiamento di 10 per 100 . . . . . . . . . . . 50 milioni.
Il vetturale straniero ne guadagni pure un terzo, rimane pel
regnicolo . . . . . . . . 20 milioni.
La classe vetturiera non ispende mica annualmente la met di
questa somma; ella ne mette in serbo una parte per ingrossare i
suoi capitali; ma ella ne spende pure annualmente i due terzi per
il nutrimento e il mantenimento de suoi agenti compresavi la spesa
ch'ella fa fuori del reame; bisogna condonarle le frazioni e mettere 14 milioni.
La popolazione della nazione vetturiera e dunque ugualmente
alla popolazione del resto della nazione, come 1 a 200.
Ed questo interesse particolare di questa piccolissima porzione che voi qui
volete far prevalere all'interesse manifesto di tutto il rimanente della nazione;
ma, signore, se nel seno di una stessa nazione si facciano altrettante nazioni sepa
rate quante sono le diverse professioni nella societ, e che ciascuna sia per tal
guisa ammessa a far prevalere l'interesse suo particolare, vedete, vi prego, in
qual disordine si si caccia, e come torni impossibile di scernerc in siatto caos
linteresse vero di una nazione.
lo sar egualmente in diritto di dirvi che la nazione renditiera, ch'ella
nanziera; io ne former anche unaltra da quella porzione considerevole di cit
tadini, la quale impiegata in 1, 2, 5 e 4 ordine nell' amministrazione'della
giustizia; ciascuna di codeste nazioni ha il suo piccolo interesse distintissimo e
contrariissimo a quello del totale della nazione. La nazione renditiera ha inte
resse che l interesse del danaro sia alto, e che il sovrano gli apra continuamente
degli sbocchi con prestiti; perch qual uso farebbe ella del suo danaro? tutti non
son mica in grado di avere delle terre, e non ce ne sarebbero abbastanza, e biso
gnano in uno Stato beni di dilferente natura; ci favorisce la circolazione. Pi
d'una volta ho sentito fare di tali ragionamenti alla nazione renditiera di Parigi. La
nozione linanziera ha interesse che le imposte sieno variate all'infinito e che la
percezione loro occupi un gran numero duomini. L interesse di queste due na
zioni ha tanto pi peso, che a giudicare egualmente della loro popolazione da
quello che elleno hanno da spendere, sono ben altrimenti considerevoli che la
nazione vetturiera. La nazione renditiera ha forse 150 milioni, non compresi i
crediti su particolari; e chi potrebbe sapere e calcolare cosa abbia la nazione
nanziera? lo stesso dir della nazione stipendiata e salariata per l'amministra
zione della giustizia.
cos che ciascuno vuol essere la nazione, e crede veder l'interesse generale
concentrato nel suo proprio.
Son con rispetto ecc.
LE TROSNE.
..____.

DELLUTILITA
DEL'LE DISCUSSIONI ECONOMICHE.
LETTERA

al Signor Rouxellin, Segretario perpetuo dell Accademia delle Scienze e Belle


Lettere di Casa.

SIGNBE ,

La scienza economica e dunque nalmente penetrata nel santuario delle Muse;


la celebre Accademia della quale voi siete l'organo, accoglie i suoi principii e si
adopera a spargerli. Ella non ha pensato che fosse estraneo a suoi lavori di pi
gliar parte alla famosa questione della concorrenza nella navigazione per il tra
sporto dei nostri grani che da pi di un anno si agita dinnanzi al tribunale del
pubblico; voi le avete posto sotto gli occhi le ragioni rispettive con una chiarezza
ed una precisione che nulla lasciano a desiderare; che se ancora rimaneva qual
che nube sopra tale questione, voi avete compiuto di dissiparla con quella alle
goria ingegnosa, nella quale riavvieinando gli oggetti e rinserrando in minore
spazio l'organizzazione interiore di una societ particolare , avete stabilite e
fissate le idee intorno all'interesse vero di una nazione rapporto al valore delle
derrate ed alla sorgente della rendita, all'esercizio del commercio, agli effetti della
sua libert ecc.
LAccademia non ha voluto prottare sola di un lavoro tanto utile; e dopo
avergli dato quella specie di approvazione che detta la persuasione intima, essa
lo ha reso pubblico inviando il vostro rapporto al Giornale di Agricoltura e
di Commercio (1): non ha dubitato che non vi fosse ricevuto con riconoscenza
da tutti coloro che non conservano dubbii che per pervenire pi sicuramente
alla scoverta della verit, e che giudicandola degna della loro applicazione meri
tano che loro se ne agevoli la ricerca.
Tale esempio e veramente fatto per essere seguito, lo sar senza fallo, e con
tribuir innitamente alla propagazione dei veri principii. Il suffragio dei Corpi
e di molto maggior peso che l'opinione di un particolare , nel quale si possono
sospettare o vedute personali, o un gusto per la singolarit, o preoccupazione:
la saggia lentezza con cui procedono le Compagnie, e la riunione dei lumi, for
mano un giudizio anticipato in favore dei loro lavori e loro comunicano un grado
di autorit, che senza nulla aggiugnere al valore intrinseco delle ragioni, ne gua
rentisce la solidit in ragione della maturit dell'esame.

(l) Il rapporto del Bouxellin inserito nel Giornale dAprile i766.


776 su ruosus.
Per sentire quanto la riunione dei lumi e dei lavori in questo momento
necessaria, non duopo se non considerare da un lato l'importanm e l'esten
sione delle materie economiche, e dallaltro come cotale studio sia ancora poco
avanzato. '
Ritornare su tutte le opinioni ricevute, distinguerne il vero ed il falso, rico
noscere gli errori, scoprire i veri principii e sopratutto dimostrarli e accomodarli
allintendere di tutte le menti; ecco l'opera che si presenta da fare. La scienza
economica un vasto campo che si tratta di dissodare; tutti i cittadini istruiti
sono invitati a compiere la'parte loro di tale travaglio, ed a discutere le materie
pro e contra in tutti i sensi; il lavoro gia abbozzato, gli animi sonojavorevol
mente disposti, e sembra rivolgansi a cotal genere di studio (l). La. prima pre
parazione pure data; ma quanto rottame rimane a torre di mezzo prima che il
terreno sia perfettamente spianato! quanti rovi e bronchi da tagliare! quante
profonde radici da sbarbieare, quanti burroni e frane da colmare, quanti canti e
cantucci da scavare!
Per assicurare la riuscita completa di questa grand opera, basta un solo
strumento, la discussione libera, la quale impiegata da una parte e dall'altra
con pari zelo, verr a capo di rischiarare tutte le materie, di riunire tutte le
opinioni in una sola e di mettere nalmente la verit al disopra della contraddi
zione (2).

(i) i E facile osservare oggidi negli animi, dice un Oratore celebre, una scossa utile
2
3
i che li porta alla ricerca esatta di tuttii grandi oggetti dell'Economia Politica ; ciascun
secolo ha uno spirito e un carattere proprio; il principe sta sullaltura, oicio suo di
osservare la china ed il corso del torrente e di prottare del momento di questutile
fermento: se lo si lasci sfuggire, l'opera dellumanit perfezionata rimane sospesa per
molti secoli. Elogio di Monsignor Delno, di M. Th-omas .
(2) Non e gi che si possa lusingarsi che gi da un pezzo la luce sia tanto general
mente sparsa da poter essere veduta da tutti; questo non possibile; ci sono sempre
persone che per ostinazione le chiudono gli occhi in faccia, e non son mica codesti ciechi
volontarii che bisogna sperare di guarire. Ma dappertutto si trova un certo numero d'un
mini conosciuti per la loro applicazione e per la bont della loro mente, che sono in
grado di farsi antesignani nel proprio cantone e di trar dietro alla loro opinione un'infi
nit di persone o pi superciali o meno applicate o meno capaci di cogliere da se me
desime i principii se non li si mettano loro in evidenza nella conversazione.
Per esempio si pu dire che il voto generale della nazione oggid per la libut del
commercio dei grani. Eppure ci sono molti che vi sono tuttavia fortemente cenllarii e
che non si convertiranno tanto presto dai loro prcgiudizii; e il numero di coloro che
applaudono all'esportazione, senza conoscerne ne i limiti naturali n gli effetti, poi
innitamente pi grande; dimodoch se non si volessero contare in favore di tale opera
zione se non che i voti di coloro che sanno precisamente in che ella consista, si sarebbe
maravigliati del piccolo numero de suoi partigiani; non pertanto il voto ragionato del
fiore delle persone colte della nazione e il consentirnento del grandissimo numero danno
diritto a dire che in generale la nazione applaude a tale operazione.
E di un sull'ragio dello stesso genere che io parlo qui. Conviene senza dubbio alla
prudenza del governo aspettare per l'esecuzione dei felici mutamenti chegli prepara che
la luce li abbia preceduti; ma il momento di agire non arriverebbe mai se bisognasse
aspettare un consenso universale. Egli ha saputo cogliere il vero punto rapporto alle
sportazione, lo coglier parimente per l altre operazioni, e sapr poco a poco liberarci
dai legami delle proihizioni e dei privilegi esclusivi, man mano che la luce maggiormente
ditlondendosi ci avr illuminati sui vantaggi della libert.
Altronde bisogna tanto meno attendere tale universalit di consenso, che motivi d in
teresse particolari, pi forti che tutto le dimostrazioni, lo impediranno sempre. Colore 3
nnLL'u-riun DELLE Discussioni ncoivomcnn. 777
Sarebbe dunque la difficolt dell'impresa 0 l incertezza di questa scienza che
avrebbe distolto dallo studio suo? Ma la scienza Economica non essendo altra
cosa che l'applicazione dell ordine naturale al governo delle societ, tanto co
stante nesuoi principii, tanto suscettibile di dimostrazioni, quanto le scienze
siche pi certe. Sarebbe dilfatto assai strana cosa che le cognizioni essenziali alla
sussistenza dell'uomo, alla sua propagazione, alla sua felicit non fossero state
comprese nella sfera. della sua intelligenza, mentre tante cognizioni speculative e
di semplice curiosit. sono alla portata delle sue ricerche. ma e pure sorprendente
ch'egli siasi occupato di quelle, e che ne abbia tanto trascurata una che concerne
la. propria esistenza; in verik't sorprendente che codesta scienza cosi interessante
per lui sia tuttavia avvolta tra oscure nubi, e che l'applicazione desuoi principii
al governo sia sembrata cosi incerta e sia stata cos variabile d'uno in altro se
colo, d'una in altra nazione, mentre poi si sono tanto a fondo studiate le scienze
coutemplative, che si sono coltivate con tanta cura e successo le cognizioni pia
cevoli e che si portata alla perfezion loro le arti le pi superue.
La scienza economica, la prima senza dubbio per l'importanza del suo ob
bietto, si trover l'ultima. nell'ordine cronologico delle cognizioni umane: e una.
disgrazia cui bisogna riparare, per quanto in nostro potere. Facciamo noi oggi
quello, che sarebbe gran ventura per noi, che i nostri padri avessero fatto; noi
ne coglieremo le. primizie e lasceremo a nostri discendenti questo ricco retaggio
nel suo pieno valore. Quando a. forza di discussione si sar convenuti dei prin
cipii , e che alla luce di questi, principii si saranno studiate a fondo tutte le
materie, una tal'opera assicurer costantemente la felicita degli uomini, e sar di
natura da durare quanto il mondo; perch impossibile che i principii dell'or
dine naturale sbrogliati da tutti i pregiudizii. dell'errore reso manifesto, e ridotti a.
scienza esatta e dimostrata, si caucellino mai pi. dalla mente degli uomini.
La. scienza del governo sar allora cos semplice e cos facile, come ella
oggidi complicata e diillcilc. Una. sola occhiata gettata sui principii baster
per giudicare e apprezzare ogni operazione; gli amministratori dei popoli, esenti
dagli sbagli dell'errore e della mnpresa saranno sicuri di procurare la felicit
degli uomini coll'esecuzione delle leggi invariabili dell'ordine naturale ;. essi
avranno per garante della loro gestione la volont del, supremo Padrone, da cui
ricevonoi loro poteri e di cui sone le immagini.
Tele, 0 signore, la grande opera che si tratta. di eseguire. Ella , senza
dubbio, 1. impresa pi meritoria, pi fraterna e pi degna di occupare i cit
ladini che sono in grado di concorrervi. E chi pu farlo con pi successo
delle Accademie? perch lo studio della scienza economica non entrerebbe nel
l'ordine delle loro occupazioni? a cotali compagnie rispettabili composte degli.
uomini pi culti, ed istituite per accelerare il progresso delle cognizioni utili,

cui protto i privilegi sono stabiliti; coloro che godono degli elletti delle proibizioni, non
converranno certo cos facilmente che privilegi e proibizioni sieno un male; non 11 co
storo che si pu sperare di persuadere che la libert sarebbe preferibile. Le loro ragioni
debbono essere ascoltate perch ogni cittadino ha diritto di prender parte in una disputa
pubblica, e che d'altronde la contraddizione non pu riuscire che utile; ma si potrebbe
per dire con fondamento che se si trattasse di decidere, il parer loro non dovrebbe aver
peso nella bilancia. Diflatti sicuramente un bene, per esempio, di revocare una grazia
accordata per sorpresa e contro l'interesse pubblico; ma per sapere se sia opportuno
di farlo, non bisogna mica consultare colui che l'ha ottenuta.
778 LE mosse.

che conviene adoperarsi in tutti i generi a rischiarare i loro concittadini e


l' umanit.
Seguendo una tale carriera, si pu raccogliervi tanta gloria quanta in quella
delle altre scienze delle quali si e finora unicamente occupati; e riportarne inol
tre, cosa infinitamente pi preziosa, la pi dolce soddisfazione cui l come possa
aprire il suo cuore, quella dessere per sempre utile ai suoi simili. Il frutto di un
tale lavoro non val forse quello che si pu raccogliere illuminando la repubblica
letteraria sopra oggetti che il pi delle volte non sono se non di diletto o di pura
curiosi la ?
L'Accademia di Caen ha per la prima dato questo esempio importante; possa
ella avere molti imitatori! il progresso delle cognizioni economiche verr in tal
modo non meno rapido che certo.
Le societ di agricoltura sembrano destinate a codesto genere di studio in
una maniera anche pi diretta e speciale delle altre accademie. Il loro titolo
stesso e lo scopo della loro istituzione impongon loro il dovere di occuparsi di
tutti i mezzi che possono provocare il ristabilimento della coltura nazionale, base
unica delle ricchezze e della popolazione. Elleno fanno, senza dubbio, molto bene
distruirsi del manuale e dei particolari della coltura , di formare una collezione
di materiali e di cognizioni locali, di moltiplicare gli esperimenti e di associare le
loro riessioni alla esperienza dei coltivatori per la riuscita delle riforme che
credono vantaggiose. Ma io non temo di dirlo, il maggior servizio ch'elleno pos
sano rendere alla nazione di risalire alle differenti cause dell impoverimento
della nostra coltura. di ricercare tutto ci che si oppone alle paterne mire del
governo per lo ristabilimento della prosperit pubblica. Se per operare tale rista
bilimento esse fondano la loro speranza sull aiuto della pratica e delle nuove
invenzioni; sui successi locali che si possono ottenere con mezzi talvolta difficili
ad attuare in grande; sui consigli che si possono dare ai coltivatori ai quali il
pi delle volte non mancano che i mezzi; elle non conosceranno ne la natura dei
mali ne quella dei rimedii ; mezzi cosi deboli non potranno ottener mai grandi
effetti, e si tratterebbe di operare una rivoluzione. Somiglierebbero a quel medico
il quale non conoscendo ne la specie ne la causa della malattia, ordinasse, per
non isflgurare, rimedii indifferenti, i quali tanto incapaci di salvare il malato
quanto di nuocergli non sarebbero addatti che a divertirlo e lusingarlo. Elle
hanno sollecitata e ottenuta la libert del commercio dei grani; ecco un mezzo
efficace di prosperit e noi gi ne risentiamo gli effetti. Ma questa libert non
ancora compiuta; non dunque del dover loro dilluminare la nazione sui van
taggi della soppressione intiera delle proibizioni , e di affrettare per tal modo il
momento fortunato nel quale la prudenza del governo possa giudicarla abba
stanza istruita per desiderare e ricevere con riconoscenza questultimo favore?
' E in altri rami, quante operazioni utili rimangono a fare egualmente utili
riguardo al valore delle derrate, al loro consumo, alla facilit degli sbocchi e del
commercio, alla moltiplicazione delle produzioni, sia di quelle che gi si coltivano,
sia d'altre che la temperatura del nostro clima ci permetterebbe di coltivare? Ma
bisogna preparare tali operazioni, scoprendo alla nazione la estensione de suoi
mezzi, e smascherando le vedute particolari le quali si sforzano di rendere temi
bile il bene; fissando i veri interessi della societ, affinch non sia pi possibile
di scambiarlo; svelando il danno delle proibizioni alle quali la forza dell'abitudine
nnLLnun' naLLa DISCUSSIONI acoaomcna. 779
ci ha per cosi dire naturalizzati, det'erendo all'autorit tutelare tutti i privilegi
esclusivi, che dalla parte di coloro che li hanno ottenuti sono altrettanti atti di
ostilit contro la societ; ricercando tutte le pastoie e gli ostacoli che si presen
tano ad ogni momento agli occhi attenti e che formano altrettanti imbarazzi
nella circolazione, ostruzioni nel corpo politico, e colpi funesti alla libert
civile (1).

(i) Sarebbe un lavoro assai importante e degnissimo di essere ollerto a un governo


tanto illuminato che beneco, quello di ricercare tutti i privilegi esclusivi che feriscono
da tutte le parti la propriet dei beni, il valore delle produzioni, la facilit dei cambii, la
libert dell'impiego degli uomini e delle ricchezze, che attraversano il commercio, inca
tenano lindustria, rincarano i servigi e moltiplicano le spese sterili. il numero di quelli
che esistono senza dubbio immenso; ma quello che merita molta attenzione e che atte
sta la saggezza e i lumi del governo attuale che sarebbe forse impossibile di trovarne
uno di nuova istituzione, e si, che continue e quotidiane ne sono state le sollecitazioni.
(Quello che leditto dellesportazione accorda alla marina nazionale ha probabilmente
per oggetto principale di non urtare i pregiudizii della nazione nell'iniziamento di una
operazione nuova). Gli e cominciare a rientrare nell'ordine larrestare e impedire l'au
meutazione del disordine. La sua soppressione intiera opera lunga e dillicile; essa non
pu eseguirsi se non per gradi, ed prepararci le vie, indicare il male e farlo conoscere.
Ci sono privilegi esclusivi dogni genere e d'ogni specie, d'ogni grandezza, dogni
forma. d'ogni colore.
Ce ne sono di nazione a nazione. Essi hanno per oggetto di riserbare ai negozianti
nazionali tale o tal altro ramo di rivendita. di trasporto, vale a dire limitare e rendere
meno vantaggioso alla nazione il commercio delle sue produzioni, aumentando le spese
del trasporto a scapito del valore che il solo interesse di lei. Si comincia a capire che
cotali privilegi sono nocevolissimi, ma non si osa dare pei primi l'esempio della libert.
Si tratta di provare che dell interesse di ciascuna nazione di ammetterla senza aspettare
che sia reciproca.
Ce ne sono di provincia a provincia. Questi l'anno di ciascuna provincia altrettante
piccole nazioni nemiche che cercano di soppiantarsi e di nuocersi. Essi costituiscono i
membri del medesimo corpo politico in uno stato rispettivo e continuo di ostilit. L'at
taccamento che si ha ad essi la parte dcllamore che si ha pel proprio paese e pel proprio
cantone; esso sidentitica con un sentimento cosi legittimo e cosi lodevole, e gli comu
nica un'impressione di esclusione che fa si che ognun crede non poter amare il proprio
paese e il proprio cantone se non a pregiudizio degli altri. 'lale a il privilegio che esercita
la citt di Bordeaux sui vini del paese superiore che disgraziatamentesono costretti a trovar
sbocco per la Garonna ; tale quello che il Bordelese e il contado Nantese esercitano su
parecchie provincie situate sulla Loira, contro le quali essi hanno carpita la proibizione
di spedire i loro vini alle Colonie, o per lo meno l'imposta dei medesimi diritti che si
pagano per lo trasporto all'estero; tale quello che i paesi di vigneti in generale eser
citano contro le provincie che somministrano acqueviti di sidro, ottenendo contro di loro
non solamente il divieto di esportarle, ma anche quello di trasportarle fuori del luogo
della loro produzione; privilegio che stato tanto vittoriosamente combattuto dall'ec
cellente opera intitolata: Effetti di un privilegio esclusivo, in materia dt commercio sui
diritta della propriet, ecc., icui principii si applicano a qualsivoglia specie di privllegi0,
ed alla quale nessuno dei partigiani delle proibizioni ha ancora osato di tentare di ri
spondere.
Ce ne sono di particolari a dei Cantoni di provincia, che sono diretti contro il rima
nente della provincia e contro le provincie vicine. Tale quello che mi cade sotto la
mano. La citt di Souillac, con pubblica deliberazione, omologata al parlamento di Bor
deaux, ha statuito che non sar spacciato nel suo ricinto nessun vino del di fuori, prima
che non sia bene provato che tutto quello del circondario stato bevuto.
Che se dalla divisione dei privilegi per paesi e per contrade, s'imprendesse a discen
dere nei particolari, la distribuzion loro in genere, classe e specie e la distinzione dei
780 LE rnosrve.
L'opera immensa, senza dubbio; ma quale la cosa che non si possa in
traprendere col travaglio e col coraggio! La contraddizione lunge, dal ritardarcil
successo e necessaria per accelerarlo e ottenerlo. Che da una parte e dall altra
ciascuno. abbia. la. libert di esporre le sue opinioni, di addurre le sue. ragioni e

loro differenti caratteri dimanderebbe molte ricerche. Che sarebbe poi della loro nume
razione esatta?
Gli uni feriscono il commercio, gli altri l industria: questa grande divisione potrebbe
servire di ceppo a un albero genealogico che i limiti di: questa nota e molto meno le mie
cognizioni dei particolari non mi permettono di tracciare. lo rinuncio a un'impresa su
periore alle mie forze, e senza cercare ad analizzare didatticamente quello che, essendo
opera del caso, assai poco suscettibile di metodo, mi contenter di presentare tutti que
sti privilegi in massa; altri pi abile di me potr poi svolgerli e particolareggiarli.
Ce ne sono che colpiscono direttamente la propriet fondiaria proibendo la coltura di
certe produzioni che accrescerebbero la somma delle ricchezze nazionali.
Ce ne sono che simpadroniscono del dirittodi vendere lalc o talaltra mercanzia. Essi
sono pi o meno perniciosi, secondo la natura della mercanzia; perci lo sono meno
se riguardano un oggetto di lusso. di quello che se una derrate necessaria.
Ce ne sono che posti sulle strade ne attraversano le comunicazioni, e rincarano la spesa
dei viaggi e dei trasporti, in favore di un servigio che si si procurerebbe facilmente del
pari e con minori spese, e spesso pi comodamente in uno stato di libert : e di tal ge
nere ce ne sono di stabiliti per terra e sui umi. L'aria essendo inaccessibile agli uomini
non ha potuto fornir materia a stablircene.
Ce ne sono che sono stati accordati per facilitare le intrapreso, vale a dire, il cui scopo
ed effetto di renderle pi fruttuose all'intraprenditore; perch qualunque intrapresa ben
combinata e ben condotta debbe rimborsare le sue spese e dare inoltre un beneficio pro
porzionato alla messa, senza il soccorso d'un privilegio. Se questa intrapresa utile per
che renderla unica? Il primo occupante non trover egli sufficiente vantaggio nella pro
priet, dello stabilimento, e linteresse della societ non egli di trovare nella concorrenza
una diminuzione di spese? Un tale stabilisce dei bagni e ne esige tre lire. Sopraggiugne
un altro che aontientandosi di un minor guadagno si ristringe a cinquanta soldi. Il primo
costretto di abbassare il prezzo e tutti due si sforzano di servir bene agara il pubblico;
ecco l'interesse del pubblico, ecco il prezzo del servizio determinato e fissato nel modo
pi legittimo: se il primo sotto il pretesto delle spese della fondazione- ottiene un privi
Iegiot, egli solo diventa arbitro del prezzo. Ma, si dice, L'intrapresu e'impossibilc a soste
nersisenza il soccorso di un privilegio. Se questo vero, segno chessa cattiva e im
praticabile; bisogna rinunciarvi aspettando che si presenti unintraprenditoze pi ardito,
o che trover degli spedienti in una pi grande economia.
Ci sono privilegi accordati ad inventori di segreti, ed- a scoperte nuove. Ma ben lungi
di favorire il progresso dellarti e delle invenzioni utili vero il dire che essi lo sospendono
e lo impediscono. lmperoccb un uomo che avrebbe potuto dal canto suo fare la stessa
scoperta, cessa di lavorare quando si veda prevenuto e precorso da un privilegiato. . _
Ce ne sono di perpetui ed altri a tempo sso. Questi cadranno di per se medeslllll
cessando di rinnovarli.
Ce ne sono che consistono in semplici concessioni, ed. altn che formano una pro:
pn'ctd costante nelle mani di un possessore; tali sonni fonti, imulini, gli strettoi, dl
cui- sarebbe facile di permettere la ricompera ai comuni.
Ce ne sono di eretti a titolo d'o/ficio, altri che sono a semplice brevetto.
Ce ne sono, che hanno una forma legale, delle leggi e dei tribunali particolari pf
giudioame, ce ne sono che non hanno che unesistenza precaria.
Ce ne sono di quelli il cui benecio, che consiste nel rincaramenlo delle spese ca
gionato dalla mancanza di concorrenza, si spartiscc tra il proprietario del diritto con
appaltatore; ce ne sono altri che non sono di natura da darsi in appalto; iprimi soliti
ordinariamente i pi pericolosi, peroh coloro ai quali ne viene appaltate l'BSGI'CIZIOI,
lo aggravano e lo estendono tanto pi facilmente quanto che sono protetti e sostenuti.
(le ne sono, che si procurato di rendere di meno peso al pubblico imbrigliandolt
DBLLUTILITA BELLI DISCUSSIONI nconomcnn. 78|

di confutare quelle degli altri; la vittoria rimarr certamente a coloro che difen
dono la causa pi conforme all'interesse della patria. Ditfatto in questo genere
di combattimento nulla dipende dal caso e delle circostanze; nulla in potere
della fortuna; ciascuno trova i suoi espedienti nella causa che sostiene.

con delle tariffe, che il proprietario del privilegio trova sempre modo di far ssare a
suo vantaggio; ce ne sono che per loro natura non possono essere sottomessi ad una
tassazione.
Ce ne sono di quelli da cui si si redime aprezzo di danaro, e che avendo compe
rata la libert dei cittadini all'ingrosso, loro la rivendono al minuto; ce ne sono d'in
essibili e che non sono di natura da prestarsi a un tale accomodamento.
Ce ne sono che essendo comuni a molte persone, tra le quali non c' comunanza
intiera d'interessi, non distruggono del tutto la concorrenza, ma la ristringono solamente,
e sopraccaricano di spese superue le mercanzie ei servigi : ce ne sono altri che concen
frati nella mano di un solo non lasciano alcuna via alla concorrenza.
Del primo genere l'erezione delle Maestranze, la quale non permette di esercitare
tal'arte, tal professione, a tal commercio, se non a coloro che ne hanno acquistato il
diritto facendosi aggregare, mediante pagamento. alla Comunit che ne ha il privilegio.
L'arte stessa della pittura non ha potuto in Parigi salvarsi da questo regolamento esclu
sivo. Gl'impiastramnraglie sarebbero stati autorizzati ad arrestare Boucher, Vernet o
Greuse il di precedente a quello della loro presentazione all'accademia reale.
Del secondo genere sono quelli di molte fabbriche di panni fini, quello degli spec
chi, ecc. : non di meno qualunque sia il partito che si abbracci rispetto all'industria, pare
egualmente utile di lasciarla libera. Se ella per una nazione un mezzo di arricchirsi, non
si pu mai facilitaree moltiplicare troppo un tal mezzo; se una spesa sterile, non si
pu mai troppo menomarla colla concorrenza. Gli specchi, per esempio, costerebbero
un terzo meno se ce ne fossero molte fabbriche.
Ci sono ancora dei privilegi esclusivi. . . . . Ce ne sono. . .. . Ce ne sono. Ce ne
sono.....
Insomma tutto diventato privilegio, ese vero che il monopolio esiste dappertutto
dove e distrutta la concorrenza si potrebbe dire che tutto monopolio. E impossibile fare
un passo senza incontrarsi in qualcuno dei privilegi che fermano sia gli uomini che viag
giano, sia le mercanzie che circolano, o che concentrando l'industria ne hanno sindacato
i differenti ramie impediscono di far uso della proprie abilit, di aprire una bottega, di
montare un telaio a qualunque non abbia comperata una tal facolt.
Tutti codesti abusi non sono nuovi, essi derivano dell'ignoranza in cui si era delle
vere facolt dello Stato, e dei principii dell'amministrazione. Si dice, nel preambolo del
l'editto di Enrico III che erige le comunit d'arti e mestieri, che il diritto di lavorare un
diritto regio, del qualei sudditi non possono far uso se non comperandolo del Sovrano.
Quale idea si aveva adunque allora del diritto di propriet e della natura della sovranit,
che non istituita da Dio se non per proteggerla? se il diritto di lavorare e un diritto
regio, anche il diritto di vivere un diritto regio.
Per quanto evidente sia l'errore di un tal principio, se ne sono pertanto ricavate mille
conseguenze: tutta l'industria si trovata foggiatu a privilegi esclusivi; e perch si
rigusrdlta l'industria come produttiva, si approttato, nei bisogni dello Stato, di met
tere contribuzioni sopra tutti questi corpi sindacati che si trovano ora oppressi da debiti
e da rendite arretrate. Tali sono le conseguenze di una falsa massima in fatto di ammini
strazione. Le nostre citt sono talmente zeppe di cotali privilegi, che il catalogo ne in
numerevole. Le cose stesse pi necessarie alla vita non ne sono esenti. Bisogna essere
privilegiato per vendere pane , carne , pesce. E facile comprendere come questa
disposizione sopraccarichi queste derrate di spese inutili. Ora se il gran valore delle pro
duzioni vantaggioso, lo relativamente al prezzo della prima vendita perch questa
che costituisce e forma la rendita: ma sensibilmente interesse della nazione di pagare
il meno caro possibile iservigi di fabbricazione e di commercio, perch essi sono oggetti
di spesa sterile. Il primo passo da fare verso il ristabilimento della libert naturale, della
quale non rimane omni pi vestigio, sarebbe per lo meno di togliere qualunque specie di
782 LE 'rnosivs.
nella natura della verit di non aver bisogno che del tempo per farsi esten
dere e della libert per ispiegarsi. Il suo avvocato e levidenza e il suo giudice la
ragione. Ella non pu riconoscerne altri. Si argomenterebbe invano contro di lei
dall'esempio altrui o dal numero de suoi avversarii. Veritas claudi et liyan po

impaccio e di esclusione relativamente a queste tre principali derrate, tanto sopprimendo


le comunit che ne fanno lo spaccio, come autorizzando le citt a ricomperare dai proprie
tarii i diritti di macello e di pescheria, atne di rendere perfettamente libera la vendita di
tali derrate. il monopolio cos facile a praticarsi da persone armate di privilegi, che per
evitare un tale inconveniente, si caduti in un altro che non mica minore; quello di
tassare il pane e le come.
E come pu esser mai possibile a dei giudici ssare equamente i prezzi, le cause dei
quali sempre variabili non sono sottoposte all'autorit degli uomini? Come riunire tutte
le cognizioni speciali necessarie per assicurarsi ogni volta della bont di una simile opera
zione? Come valutare e pesare tutte le circostanze che influiscono sopra tali prezzi, cal
colare tutte le spese, e l'economia che vi si pu usare, e aggiugner sempre quel punto tanto
importante da cogliere e che leggi siche tengono in una variazione perpetua? E impossi
bile di stabilire altrimenti che per approssimazione e di tenere una bilancia esatta tra i
venditori ed il pubblico; e necessariamente accade ch'ella penda sempre in favore dei
venditori, i quali siccome sanno assai bene i loro conti non mancano mai di lagnarsi quando
per caso la fosse contro di loro, mentre il pubblico non in caso di reclamare quando la
sia contro di lui, che anzi egli non nemmeno in istato di giudicarne. Tutto dunque in
questa operazione necessariamente contro il popolo. E questo l'inconveniente nel quale
si cade quando sintraprende a turbare lordine naturale, ad attentare alla libert de'cam
bii, e di fissare quello che non pu essere fissato con unintiera uguaglianza se non dalla
concorrenza. _
La libert nella fabbricazione e nella vendita del pane procnrerebbe su questa derrata
una diminuzione di prezzo in favore del popolo, che compenserebbe il piccolo aumento che
pu risultare dall'uscita dei grani. ll fromento potrebbe aumentare di un quinto senza che
il pane aumenlasse di prezzo. Arroge, che la carne anche pi difficile a taritlare. llo
insistito su questi privilegi perch essi toccano e colpiscono immediatamente la sussi
stenza.
Ciascuna professione nelle citt ha il suo privilegio e se ne giova sia per imbrigliare
quello dell'altra, sia per assicurarsi per le vie giuridiche il godimento dell'esclusione della
quale in possesso. L'esercizio di questi privilegi e una sorgente inesauribile di ricerche,
di visite, d'ispezioni. di spese, di sequestri, di conlisehe, di odii, di agitazioni, di animo
sit, di gelosie, di litigi, di giudizii, di prestiti ruinosi, che presentano oggidl il pi grande
ostacolo al ristabilimento della libert. I giudici un po illuminati proteggono meno che
possono tali quotidiani attentati alla libert naturale e imprescrittibile; ma quanti non
ce ne sono che trovano siffatto ordinamento ammirevole!
E cosi che l'interesse particolare tanto cieco quanto ingiusto ne suoi desiderii crede
non possedere se non ci che ha solo, e non vuole godere se non esclusivamente. E cosi
ch'egli ha distrutto e violato la pace, l'unione, la fratellanza per sostituirvi l'invasione,
l'agitazione, il disordine. E cosi ch'egli ha ristretto e rinserrata da vicino a vicino la so
ciet universale, che nell'ordine della previdenza e in rapporto ai beni e ai servigi non
di natura da essere limitata delle frontiere che separano gl'imperii e dalla distinzione dei
territorii. E cosi che ciascuna nazione, ciascuna provincia, ciascuna citt si isolata e
ritirata per modo che la societ si trova nalmente concentrata nei membri di ciascuno
dei corpi, che un interesse comune riunisce contro gli altri, osovente ancora in individui.
Tutti questi privilegi presentano nell'interno di ciascuna societ l'immagine troppo
vera di una guerra intestina. I grandi travnlgono i minori e tutti fanno sforzo gli uni
contro gli altri per un movimento continuo d'azione e di reazione; sincrociano, si urtano
e si respingono, e cosi continueranno a fare infine a tanto che il Principe imporr silenzio
a tutti codesti interessi divisi che si Iacerano e si divorano, per far prevalere ad essi lin
teresse generale della societ, alla quale soltanto appartiene di comprimerli e di conte
nerli; insino a tanto ch'egli spezzi le catene che ci stringono con mille e mille ritorte, e
nanz'urmn' DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE. 785
test , dice un antico, vinci non potest ; quia sum'um paucitate contenta est, et
multitudine hostium mm terretur.
La verit ha certamente una maravigliosa facilit per cattivarsi i suffragi. Ma
non quando la novit delle materie sottoposte alla disputa non ha permesso
ancora a molte persone d'istruirsene e chella tiene ancora in sospeso una parte
di coloro che vi si applicano, che si tratta di contare i voti. Di qual peso potrebbe
essere l'opinione del gran numero in un tempo in cui la discussione non ha an
cora sufficientemente chiarite le materie.
i N da quello che io dico qui si debbe conchiudere che il numero di coloro i
quali dopo un serio esame sono diventati i partigiani della libert generale del
commercio, gli antagonisti delle proibizioni e dei privilegi esclusivi e di tutto ci
che pu inne diminuire il godimento del diritto di propriet dei cittadini e per
conseguenza la riproduzione delle derrate e delle ricchezze, la popolazione, le
rendite e la potenza dello Stato; non si debbe conchiudere che il numero di co
desti uomini istruiti sia tanto poco considerevole quanto alcune persone ngono
dimaginarsi: cosa visibile che essi si moltiplicano di giorno in giorno a misura
che la luce va acquistando maggiore splendore; e non si pu dissimularsi che dal
cominciamento delle dispute eglino hanno dati molti pi atleti dei loro avversarii.
Questi hanno cercato valersi del suffragio del popolo (e in questo riguardo
bisogna comprendere in tale denoinazione tutti coloro che sono incapaci din
tendere queste materie o che non ci hanno mai posto attenzione).
ai Ma non sono mail voti di tal classe di persone che bisogna contare in qual
sivoglia partito. Lapprovazione loro indifferente a ottenere, difficile a provare,
cos facile a perdere come ad acquistare, non merita di essere contesa. il popolo
sempre col vincitore. Senza niuna opinione propria, perch in nessuna si ad
dentra, egli abbraccia quella che prevale e il suo consentimento aggiunge assai
poco al merito della vittoria. Perci allorch due armate stanno a fronte, i capi
di una parte e dell'altra si piglian poco pensiero delle disposizioni di una citt
vicina, che senza forticazioni e senza difesa aspetta l'evento per decidersi ad
aprire le sue porte a quella delle due che il successo le dar per padrone. Non
per tanto su questa pretesa approvazione del popolo che gli avversarii del libero
godimento del diritto di propriet stabiliscono principalmente la loro condenza;
e su di essa che si fondano per riguardare come un pugno di gente facile a dis
sipare, come uomini a sistema (1) e prevenuti d idee tutto nuove i cittadini che

che faccia uso della sua autorit tutelare per obbligare i'suoi sudditi a vivere in pace ed
a saper gustare i vantaggi della libert.
Tutti que privilegi sono assai serii e pi o meno funesti alla prosperit di una nazione;
ma ce ne sono pure dei ridicoli.
Mi sono imbattuto sul Baluardo in un uomo che si guadagna il pane pesando coloro
che sono curiosi di sapere lo stato della loro grassezza e di confrontare il loro peso rela
tivo. Al raggio pesatore della bilancia era attaccato un privilegio accordato nel 1724 che
accorda a costui il diritto esclusivo di pesare tutti i Parigini a un soldo a testa, e fa divieto
a qualunque persona di qualsiasi qualit e condizione d'immischiarsi in tale impiego
sotto pena di 200 lire di multa.
(1) Questa parola tanto pi comoda, quanto nulla signica di preciso, e in conse
gienza signica tutto quel che si vuole. Si pu prendere in bene come si pu prendere in
male; ma in quest'ultimo caso, non essa applicabile a persone che non enuneiano se
non principii semplici, facili a comprendersi, e la cui falsit, se falsit ci fosse, dovrebbe
784 Le 'reosive.
consacrano i loro studii e i loro travagli a dimostrare che tutti gli uomini sono
fratelli; cheglino si debbono tutti e reciprocamente il soccorso dei loro servizi,
la comunicazione e il cambio delle loro ricchezze; che l'esistenza ed i limiti delle
dillerenti societ politiche, utili e necesserii per determinare in ciascun luogo
qual sia lautorita tutelare alla quale si debbe aver ricorso per il mantenimento
del diritto di propriet, non mette tra le nazioni veruna opposizione d'interessi,
non impedisce che tutte non facciano parte della grande societ che si chiama
il genere umano, e non le dispensa guari dalla legge divina che prescrive la li
berta del commercio, dalla quale nessuno Stato pu allontanarsi se non e suo
proprio detrimento.
questa dunque una dottrina cotanto nuova, cosl pericolosa, cosi capace di
seminare l'agitazione e che debba eccitare tanta furia di reclami? La si giudichi per
se stessa, la si giudichi dai suoi effetti. il principio della fratellanza delle nazioni
deriva evidentemente dall'ordine naturale, e ci posto esso invariabilmente
conforme all'interesse della natura in generale, e di ciascuna di loro in partico
lare. Se tale l'origine sua, come si oscra riguardarlo come una bella idea specu
lativa impossibile ad attuare, e che sarebbe cosa tcmcraria e indiscreta ad una
nazione di adottare insino a tanto che non lo fosse anche dalle altre? dunque in
potest degli uomini mutare colle opinioni loro la natura delle cose, di fare il
grado delle loro passioni e dei loro capricci un principio vero o falso, di attri
buirgli delle conseguenze o di spogliarnelo, di renderlo applicabile alla condotta,
o di ridurlo ad una semplice verit di teoria; e di accordare o di riutare alle
leggi divine l'autorit di essere obbligatorie? Gli uomini senza dubbio possono
acciecarsi e ingannarsi , e disgraziatamente non abusano che troppo di tale po
tere. Ma la verit non sarebbe che un nome vano , e l'autorit sua sarebbe illu
soria, se ella dipendesse dalle opinioni loro e dalla loro condotta. Ci che vero
lo sar sempre, cio che obbligatorio non cessa di esserlo sebbene contraddetto
e disprezzato. Le leggi divine non perdono ne la loro esistenza n la loro auto
ma, perch piace agli uomini violarle; la condotta altrui non guari un titolo
per infrangerle; e siccome portano la loro sanzione in se medesime, elle puni
scono le infrazioni, su quaisivoglia esempii sieno queste fondate , attesoche non
c guari esempio che dispensar possa dalla loro osservanza.
Non ci si-cilino le eccezioni che soll're il principio della fratellanza delle
nazioni. Gli uomini hanno talmente moltiplicato tali eccezioni, che gli hanno so
stituito nella pratica il principio contrario dell'opposizione abituale d'interesse, e
che se ne son fatta la base della loro politica. Ma all'autore medesimo della
legge che appartiene dispensarne , ed la necessit sola cheindica il caso del
l'eccezione. Perci una nazione che attacca un'altra a forza aperta costituisce
questa nello stato di una difesa legittima e indispensabile. Iddio stesso che au
torizza il diritto della guerra; egli ne fa un dovere al sovrano al quale ha con
dato la spada per la protezione e il mantenimento della societ che governa.
Ma l'atto di ostilit che commette una nazione verso un altra escludendole
dal suo territorio con proihizioni od imposte, violando la legge della reciprocit

essere altrettanto facile a dimostrare. Noi enunciumo per esempio questo principio cosl
semplice: la terra e? sola produttrice delle ricchezze. Se questo un sistema, esso quello
della natura.
DELL'UTILITA DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE.

del commercio e dellaJibert dei camhii , non autorizza guari le rappresaglie ,


perch elle non sono legittime se non nel caso di una necessit indispensabile;
perch lungi dal compensare il male o di diminuirlo, elle non fanno che aggra
varlo, estenderlo e renderlo universale; perch una tal maniera di vendicarsi e
di respingere le proibizioni con proibizioni tanto rovinosa e tanto funesta alla
nazione che l impiega quanto a quella che stata cos poco riflessiva per darne
l esempio; perch in qualunque stato di cose e qualunque sia la condotta degli
altri popoli e fisicamente ed immutabilmente utile ad una nazione di aprire i suoi
porti ed accogliere il commercio universale, sia per procurare alle sue produzioni
il pi gran valore possibile, sia per pagare al minor prezzo possibile il servizio
dimportazione; perch infine il solo mezzo di far cessare un tal genere di ostilit
di continuare a mantenere la franchigia e limmunit del commercio, 0 di ri
stahilirle se gi si sia lasciati trascinarsi dallo esempio, e di provare agli altri
dai felici effetti che si ritrarranno da tale moderazione, quanto sia solida ed ab
bondante la ricompensa annessa allosservanza invariabile dellordine naturale.
Si paragoni al principio cos semplice, cos atl'ettuoso, cosi vero della fra
tellanza delle nazioni la politica che gli uomini gli hanno sostituita e che gli
preferiscono; quale differenza nellorigine e negli effetti! Questa trae la sua ori
gine dalle passioni degli uomini, dall'amhizione, dal desiderio di prevalere, e per
lo meno dallerrore, dal difetto di esame e di calcolo che loro ha persuaso che il
male ch essi potevano fare ai loro simili era un mezzo di accrescere la somma.
della loro felicit e delle loro ricchezze. Si vorrebbe forse contestare una tale
origine? se ne giudichi dagli effetti; questa folla di mali che ne derivano latte
stano e la dimostrano.
Non dunque questa politica che ha fino ad ora seminate le dissensioni, gli
odii , le rivalit, le proibizioni, le imposte reciproche sulla superficie della terra,
che ha reso le guerre cos frequenti e i trattati cos poco sinceri, e cos facili a
rompersi, che in seno stesso della pace, o piuttosto nei brevi intervalli tra l'una
guerra e l altra, ha mantenuto le nazioni in uno stato abituale di ostilit, sug
gerendo loro di colpire la loro propriet rispettiva, di escludersi reciprocamente,
di nuocere a se medesime per impoverire le altre, come se fosse nellordine della
Providenza di permettere a qualcuna di arricchirsi in modo solido e durevole a
pregiudizio degli altri popoli? Codeste opinioni cos funeste alla felicita degli uo
mini ed al riposo delle nazioni, cos opposte al loro interesse comune, allordine
naturale ed alle leggi della societ umana (che possono essere ignorate e violate,
ma noi possono essere impunemente mai) sono elle dunque cos fortemente radi
cate che le non si possano combattere senza parere di pubblicare una nuova dot
trina? E gli uomini si sono eglino tanto allontanati dal semplice e dal vero che
non si possa senza temerit imprendere di richiamarveli?
Tale dillatto la forza imperiosa dei pregiudizii e dell'abitudine. Le vere idee
del commercio, della sua natura e de suoi effetti, si sono talmente confuse, che
le nazioni non hanno pi distinto quello in cui esso necessario da quello in
in cui e oneroso; sotto quale rapporto torni utile estenderlo e sotto quale rap
porto giovi ristringerlo; ed hanno preso abbaglio al punto di riguardare le spese
cui esso d occasione, come un ramo dei benelici nazionali, che era importante
di riserbare ai negozianti domiciliati presso di esse , e che non si sono poi avve
dute che lclfetto necessario delle precauzioni che prendono per pervenirvi era di.
Econom. Tomo l. - 50.
786 LE 'rnosxs.
rincarire un servizio dispendioso, di distruggere una parte del valore delle loro
produzioni e di ristringere il commercio in se stesso. Le idee esclusive hanno tal
mente prevalso ch'elle sono oggidl una parte essenziale della politica delle nazioni
e dell'arte di trattare e di negoziare, e che niun pu alzare la voce in favore
della libert generale del commercio, e molto meno a consigliare a ciascuna na
zione in particolare di ammetterla indipendentemente dalla condotta dell altre,
senza esporsi ad essere tenuto in conto duomini a paradossi, senza anzi rischiare
di essere considerati come una specie di setta riunita col progetto insensato di
riformare le opinioni ricevute (1).
Eppure niuna scuola ha mai avuto meno l'aria di setta; porche qualunque
spirito di setta tende a disunire gli uomini, a isolarli, a metterli alle prese tra
loro; ei cittadini ai quali si vorrebbe dare cotale qualicazione non hanno per

(i) il Che c' dillatto di pi insensato, dicono i partigiani dell'esclusione. che voler
3222.22
23212 2 2 introdurre una libert indenita, come se non fosse sovente prudenza e buona poli
tica saperci mettere dei limiti, e sforzare una parte dei cittadini di fare in favore degli
altri que'sagrilicii che esige il bene generale, quantunque un tal bene possa anche non
essere ravvisato da coloro che sono incapaci di combinare i rapporti e di cogliere lin
sieme? Che c' di pi irragionevole che volere negarsi indistintamente alle proibizioni,
l'uso delle quali diretto con saggezza cosi utile, sia come incoraggiamento,fsia come
mezzo di riservare ad una nazione certi rami di commercio e dindustria, sia come
giuste ed indispensabili rappresaglie? Che c' di pi temerario che d'imprendere di far
mutar opinione alle nazioni le pi illuminate e persuader loro che insino adesso elle
nulla hanno capito dei loro veri interessi; che la forza di uno Stato non consiste mica
nella quantit del numerario, come se il denaro non fosse il nerbo della guerra e di
tutte le imprese; che l'esercizio, che i travagli delle manifatture, anche di quelle che
pi attirano il danaro degli esteri non sono sorgenti di ricchezze, le quali ogni nazione
abbia il pi grande interesse di attribuirsi e di concentrare presso di se; che la bilancia
del commercio in danaro, che stata sempre riguardata come la prova di un commer
cio proficuo, non se non una chimera; che i guadagni dei commercianti non sono
ricchezze nazionali; che eguale impiegare il servizio degli stranieri o quello deicit
tadini; che anzi vantaggioso di ammettelli indistintamente, come se le somme che si
pagano ad altri, o che si guadagnano di meno non fossero una perdita reale per lo
Stato, come se non fosse utile di fare il proprio lavoro da se stessi, e di abbracciare
tutti i travagli che si possono eseguire; che l'interesse dei coltivatori e dei proprietarii
axata -nia: costituisce l'interesse della nazione; come se non fosse pi savia cosa bilanciarlo con
quello delle altre classi; come se l'attenzione e i lavori del governo non dovessero
estendersi se non a una parte desuoi sudditi; come se inegozianti e gli artigiani non
fossero egualmente cittadini, e non dividessero le imposte insieme ai proprietarii ed
ai coltivatori, ed a loro discarico ; come se quelli potessero essere in grado di pagarli,
ed anche di assicurare col beneficio del loro consumo la rendita dei proprietarii, se si
lasciasse passare una parte dei loro guadagni agli esteri che non consumano guari a
protto dello Stato, e non contribuiscono per nulla ai suoi pesi, invece di prendere
tutte le precauzioni per riservare alla nazione, di concentrare dentro lei tutti i rami
possibili di commercio e dindustria? ecc. a .
Non per mancanza di comprendere le ragioni dei nostri avversarii che noi siamo di
diverso parere. il punto fondamentale che ci divide di sapere se ci sia una o pi sof
genti di rendita. Se ci trovassimo d'accordo su questo punto, ogni altra questione sarebbe
tostamente decisa. Noi sosteniamo che non c' sorgente di rendita se non dove ci sia
creazione e produzione, e che dappertutto altrove non c' che circolazione e spesa; ma
nostri avversarii credono vedere un accrescimento di ricchezza nella distribuzione e
nell'impiego delle ricchezze: essi moltiplicano la sorgente in altrettanti rami. lUaPl
sono idiversi generi di occupazioni nella societ, come un uomo che vedendo uninmta
di caaaletti che si sono tratti da un fiume vicino, e che tornano a riunirvisi a qualche dl
nnLLuriun' nanna niscussloal acoivomcun. 787

iscopo se non di riunire gli uomini; essi non predicano che la pace, la concor
dia, la fratellanza. Tanto lontani da qualunque interesse personale, come da ogni
spirito di parte, essi non sono ligii alle proprie opinioni se non perch le cre
dono vere; non iscrivono per sostenerle se non perch le credono importanti per
la felicit. dellumanit.
Se la dottrina che professano sembrasse da principio straordinaria, ci non
potrebbe essere che per causa della sua novit. Ma questo carattere di novit del
tutto estrano ad una dottrina che non altro se non che la semplice esposizione
dell ordine naturale. Ella non nuova oggidl se non perch gli uomini l'hanno
troppo lungamente disconosciuta; ella non sembra singolare se non perch con
traddetta dalluso,'senza essere stata mai n bene svolta, ne a fondo studiata. Ma
quanto pi ella appare singolare, tanto pi certo ch ella non sar leggermente
ammessa, e chella non dovr i suoi progressi se non ad unevidenza irresistibile.
Leiletto che questa dottrina ha prodotto sia qui, nulla ha dunque che debba
sorprendere; essa incanta gli uni, indispettisce gli altri; ciascuno ne giudica se
condo le proprie disposizioni.
Molti vi pongono una seria attenzione e il loro numero aumenta ogni giorno.
Quelli che leggono senza avere un partito preso, e che recano in questo esame
il dubbio e il desiderio di trovare il vero, sono altrettante conquiste per gli scrit
tori che reclamano lordine naturale stabilito da Dio stesso, e che per tale recla
mazione sono riguardati dai loro avversarii come dei novatori. Fra un pi gran
numero, taluni vedono agitare codeste questioni con indifferenza, tal'altri con di
spiacere. I primi si contentano di opporre agli argomenti pi stringenti le ragioni
pi vaghe; essi dicono che se si volesse sposare tutte le idee nuove, non si sa
prebbe oramai pi cosa credere in questo secolo in cui tutto si mette in que
stione (I); che se si trattasse oggid di prendere un partito e di scegliere dei
principii, quelli della libert di commercio sarebbero forse preferibili; ma che
quando uno Stato ha seguito gi da lungo tempo un piano di condotta, qualun
que innovazione pericolosa ancorch in meglio (2). Certuni trattano anche pi

stanza dopo averirrigate le terre, pigliasse tutti quei ruscelli per altrettanti umi separati
senza risalire alla sorgente donde derivano. Malgrado tutte codeste pretese sorgenti di
ricchezze, pur troppo disgraziatamente vero che noi non siamo mica pi ricchi per
questo; anzi noi lo siamo tanto meno, che sedotti da una tale illusione, noi vogliamo
moltiplicare siatti mezzi ttizii eimmaginarii di ricchezze a spese della vera ed unica
sorgente che andiamo cosi impoverendo.
Ma trai nostri avversarii si dice che ve ne possano essere di quelli pei quali le proi
bizioni sono tuttaltro che un mezzo ttizio e immaginario di arricchirsi; in tal caso co
storo avrebbero molta ragione di sostenerne la realita, poich la toccherebbero con
mano.
(i) il gusto dinvestigazione e di discussione diffatto quello del nostro secolo; ma
non si pu negare che esso non sia utilissimo, purch non si rivolga che sopra oggetti
compresi nella sfera del ragionamento; poich infine che la facolt di ragionare libera
da una parte e dall'altra, la verit che ha sola il privilegio di trarre dietro se levidenza
sicura di trionfare dellerrore.
(2) Sebbene tutto ci che riguarda l'arte di condurre gli uomini sia della maggiore
importanza, ci sono non di meno nell'ordine della legislazione delle parti, in certo modo
indifferenti, se le si paragonino ad altre. Per esempio la nostra legislazione civile non
sembra che unaccozzaglia informe ed pi leiletto del caso e delle circostanze che
della riessione : la moltiplicit incredibile delle nostre leggi, la bizzarria e la contrariet
delle nostre costumanze locali senza dubbio un inconveniente ed anzi un male; perch
788 LE mossa.

leggermente tali contestazioni, secondo loro, non sono se non cavilli, giwochi di
spirito acconci a far brillare nella disputa. Cotal modo di giudicare prova che
molti sono ancora coloro che non comprendono i nostri principii; perch tutti
quelli che li capiscono e che ne veggono le conseguenze sono ben lontani dal ri
guardare come giuochi di spirito questioni tanto importanti come quelle della sor
gente della rendita, della natura e degli effetti del commercio, della sterilit dei
travagli e dell'industria, ecc. ecc.
Ma ci sono altri i quali fermamente attaccati alle massime seguite da un certo
tempo, s irritano di vederne altre accreditarsi e guadagnar terreno successiva
mente. Costoro avevano a bella prima riguardata questa nuova dottrina come
una riunione d'illusioni , e gli uomini che ne hanno abbracciato la difesa come
una guerrilla che il minimo distaccamento disperderebbe; le hanno quindi man
dato contro alcuni dei loro armati alla leggera, che si sono lusingati di finire la
disputa con alquante negazioni o con ragioni fiacche e raccogliticce. Son rimasti
punti della resistenza; hanno veduto che si trattava di un combattimento in tutta
regola contro persone che appoggiate a principii maturamente riflettuti , stavano
saldi all'attacco. Eglino cominciano altronde a sentire ed a scorgere le con
seguenze pratiche di que' principii. Avvezzi al giogo delle proibizioni, labituatezza
delle quali il impedisce di sentirne il pericolo e il peso, temono lavvicinamento
della libert come gli occhi malati evitano lo splendore della luce. Tremano, si
aflannano sulla sorte delle proibizioni, e le invocano come una legge sacra

pi la macchina congegnata semplicemente, meglio cammina; ma un tal male non


mica un ostacolo molto sensibile alla prosperit di una nazione ed alla felicit dei sudditi.
Quando codeste leggi singolari sono osservate e che assicurano in modo cognito e costante
la propriet dei beni, la giustizia distributiva egualmente resa. Pietro succede in luogo
di Giacomo; tal bene proprio, tal altro acquistato; un acquirente soppiantato da un
diritto di ricupera, la libert di testare la pi o meno estesa, ecc. Ognuno si accomoda su
questo piede; tutto questo veduto in generale abbastanza indifferente. Ma non mica lo
stesso dei principii economici; essi toccano immediatamente alla sussistenza degli uomini,
alla loro felicit, alla loro moltiplicazione, alla forza ed alla potenza della societ; e la scelta
deprincipii in questo caso della pi grande importanza: un principio malamente veduto
ha nelle deduzioni pratiche che se ne traggono le conseguenze le pi estese e le pi per
niciose. Se esso impaccia la circolazione, il consumo, l'impiego degli uomini e delle ric
chezze, egli colpisce essenzialmente lesistenza della societ. la propriet de'beni, il valore
delle derrate, l'abbondanza della rendita, la riproduzione delle ricchezze; diventa una causa
di sterilit e di spopolamento, i cui effetti pi o meno l'unesti si accrescono con una progres
sione insensibile: bisognerebbe per rimediarvi risalire alla causa, esovente i veri principii
per lungo tempo disconosciuti sono in cosi grande lontananza che nemmeno il si possono
scorgere. Chi, per esempio, potrebbe apprezzare e combinare le conseguenze dei falsi
principii giustai quali si nello scorso secolo vietata l'uscita dei grani ed in seguito
concentrata la loro circolazione nell'interno di cittseheduna provincia? Chi potrebbe cal
colare gli aratri che sono stati cos rovesciati ed i bestiami che hanno cessato di esistere?
Chi potrebbe valutare la diminuzione delle nostre ricchezze in questa parte da un secolo
in qua, e le riverberazioni complicatissime e innumerevoli di questa perdita immensa sul
consumo delle altre produzioni sull'industria, sul commercio, sulla popolazione? Se un
tal piano di condotta fosse stato adottato dietro il principio, che la terra non la sorgente
di ricchezza, che i travagli dell'industria e della manifattura sono egualmente produttivi
peruna nazione: ci sarebbe nulla di pi importante, di pi urgente che d'illuminare la
nazione sopra questo punto e di mostrare in modo palpabile come il governo attuale
abbia saviamente operato cambiando principio e condotta? _
DELL'UTILITA nana DISCUSSIONI acoivosucns. 789

(Vedi il Giornale di Marzo p. '159) alla quale niuna circostanza pu toccare, e


contro la quale tutti i ragionamenti debbono venire a spezzarsi (1).
Tra essi, gli uni prendono il partito di rispondere, e non potrebbero fare pia
cere maggiore a coloro che amano la verit. Altri hanno ricorso ad un argo
mento pi semplice e gridano 0h che noia! ed hanno ragione, perch nulla per
verit e pi noioso di veder persone che si ostinano a provarci che abbiamo torto,
e che vengono a capo di persuaderlo a un certo numero di lettori. Altri nal
mente prendono la cosa pi in sul serio, ed armandosidi uno zelo amaro pel so
stegno delle loro opinioni vorrebbero persuadere che siffatte dispute sono perico
lose e contraria al ben pubblico: il mezzo che pi piacerebbe loro per terminarle
sarebbe di fare imporre silenzio ai loro contraddittori. Ma il governo tanto illu
minato quanto beneco non vede in queste dispute se non una controversia uti
lissima alla discussione delle materie ed alla scoperta della verit; egli riguarda.
gli atleti dell'uno e dell'altro campo, come cittadini egualmente animati del bene
della patria; e se qualcun di loro domandasse che s'imponesse silenzio ai suoi
avversarii, egli giudicherebbe non meno sfavorevolmente della bont. delle sue
ragioni, che della sincerit del suo zelo.
"2 Ditlatti quale pericolo ci pu essere nell'agitare e discutere le materie econo
miche sotto un governo che non desidera se non il maggior bene? Cosa si po
trebbe temere da tali dispute tra cittadini, e cosa pu derivarne che non sia in
vece vantaggiosissimo? '
Non si tratta qui di operare, ma di esaminare, di scandagliare il terreno, di
portare la accola della discussione dovunque la contrariet delle opinioni prova
che la luce non vi ancora penetrata. Si tratta di ritornare sui principii che si
sono seguiti, particolarmente da un secolo in qua; di riandare su tutte le opi
nioni ricevute, di sottoporle ad una revisione esatta, per non ammettere cosa al
cuna, l'evidenza della quale non sia vericata, e di applicare il dubbio universale
di Cartesio a tutti i punti della scienza economica (2).
Se le antiche massime sono riconosciute vere, bisogner continuare a se
guirle ed a propugnarle tanto pi fermamente quanto che sito avranno trionfato
della contraddizione. Se elleno sono riconosciute false, e per conseguenza con
trarie al bene della societ, toccher al governo di prendere quelle misure e que
temperamenti che gli suggerir la sua prudenza, e ad avanzare gradatamente
nella. carriera delle riforme che creder necessarie. Intanto, nulla v ha di cos
saggio, nulla meglio manifesta le sue intenzioni veramente paterne, come la con
cessione della libert della penna, dalla quale risulter necessariamente uno spar
gimento di lumi molto preziosi su tutti i punti dell amministrazione.
Sorge un certo numero duomini che trattano formalmente d'errore ci che

(1) Le leggi proibitive sarebbero dunque prese dalla natui'a per essere onorate del
titolo di legge sacra ? - . ..
(2) L'arte di procurare alla societ la maggior somma di felicit possibile uno dei
i rami pi interessanti della losoa; e forse in tutta Europa essa ancor menoavan
zata di quello che lo fosse la fisica prima della nascita di Cartesio. Ci sono pregiudizii
non meno potenti da rovesciare; ci sono antichi sistemi da distruggere; opinioni e
costumanze funesta da vincere, e che non hanno cessato di apparir tali se non per Io
1 imperio dell'abitudine. Gli uominiritlettono cosi poco, che un male che si fa da cent'anni,
1 loro sembra quasi un bene. Sarebbe una grande impresa di applicare il dubbio di Car
790 LE mosse.

e quasi generalmente riguardato come antiche massime, come principii inconte


stabili, giustificati dall'esperienza; che insegnano una dottrina che sembra nuova,
le conseguenze della quale ci condurrebbero ad una condotta che inostri padri,
principalmente da un secolo, hanno condannata coll esempio. Questi nuovi-venuti
debbono essere creduti leggermente? Bisogna, li sui due piedi e senza esame di
sorta, innovare con loro e adottare tutti i cambiamenti che propongono? No, senza
dubbio, ed essi son ben lontani dal pretenderlo.
Ma se la novit della loro dottrina autorizza di esaminarla pi da vicino,
ella non per altro una ragione per rifiutare di sentirli. Essi non domandano che
la libert di esporla e desiderano sincerissimamente la medesima libert pei loro
avversarii. Dove potrebbe essere il pericolo di tale discussione? Nelle materie di
puro ragionamento e sottomesso ad un esame pubblico la seduzione non pu mai
prevalere; e la verit, lunge d essere compromessa non pu che guadagnarvi.
Cosa possono dunque temere gli avversarii di questa dottrina ch essi chiamano
nuova? Di essere sopraffatti dal numero? Ma essi vantano di essere diecimila
contr uno: di sostenere un combattimento troppo ineguale? ma nella disputa un
uomo ne vale un altro, la forza delle ragioni che d sola la superiorit (I):
d'essere sforzati di mutar parere e di cedere alla convinzione? ma hanno eglino
dunque un altro interesse che noi, interesse che in fondo si quello di vedere la
verit trionfare, sia dei sosrni della nuova dottrina, sia dei pregindizii delle epi
nioni volgari? '
Dillatti, da qualunque parte sia la verit ella non pu mancare di uscire lu
minosa da tale prova. Ella ha un incanto segreto e un potere invincibile sugli
animi; presto o tardi ella viene a capo di sottometterli; noi siamo fatti per co
noscerla, e quando abbracciamo lerrore invece di lei, che la somiglianza ne
seduce e ci lega; perch la verit non mica sempre sensibile e palpabile; qual

(t tesio acodesti oggetti, di esaminarli uno ad uno, com'egli esamin tutte le sue idee, e
di non giudicare di tutto se non secondo la sua grande massima 'dellevidenza Elogio
di Cartesio, di Thomas.
(1) Dillatti, unicamente la solidit delle ragioni che presto o tardi assicura la supe
riorit: se i partigiani della libert e del diritto di propriet sono talora sembrati dei
ragionatori da temersi, gli perch essi partono da principii tanto semplici quanto certi,
e dei quali non ci sono conseguenze, regolarmente tratlene, chessi non confessino, per
ch non le hanno enunciate se non dopo averle maturamente e a fondo studiate. Eglino
sono dunque in grado di avere una dialettica stringente e incalzante. Se ne valgono egual
mente sia per istabilire la loro opinione, sia per confutare quelle degli altri, sia per al
taccare, sia per difendersi. Se loro si fa buono un principio vi conducono a perdita doc
chio, e qualche volta pi lontano che non si vorrebbe andare: se loro lo si contesti, essi
lo provano con tali ragioni che pi duna volta han posto nellimbarazzo i loro avversarii.
Se loro si opponga luso e l'esempio, rispondono che un fatto non la prova del diritto, e
che perch una cosa si fa non vuol mica dire per questo che la sia buona. Se i loro av
versarii mettono innanzi un principio contrario al loro, lo prendono a tutto rigore e spre
mendolo con tutte le forze ne fanno uscire un'innit di conseguenze, la falsit evidente
delle quali basta per far rigettare il principio. Mai danno indietro; attaccati da tutte le
parti, non hanno ancora perduto un palmo di terreno. Senza darsi lintesa, senza con
certarsi, senza conoscersi, si sono trovati perfettamente daccordo nei loro principii e
nella loro logica; niun di loro ha disapprovato il suo compagno d'armi, e nulla ha enunciato
che non sia stato da tutti gli altri approvato.
_ Del resto, sarebbe ingiusto di cercare tale esatta identit perline nei dati e nei calcoli,
I quali quando non sono che supposizioni sono arbitrarii.
nnLL'uriu-u' per. msct'ssiom ECONOMICHE. 791
che volta l'errore prevale a lei per l'ignoranza, si accredita coll' opinione, si as
soda e si consolida colluso; l'errore piglia allora tutte le apparenze della verit,
ed acquista sugli animi un imperio che sembra indistruttibile. '
Quando la verit cos olluscata e dimenticata comincia a riapparire, ella ha
tutto lo svantaggio della novit, e vede alzarsi contro lei que medesimi reclami
che l'errore eccita, a tanto giusto titolo, quando si enuncia. Non che a forzadi
esame e di travagli, non e che a prezzo di una discussione lunga e faticosa chella
riconquista la sua autorit invasa, e che nalmente si manifesta con quella cer
tezza alla quale l'evidenza ha posto il suo suggello. ll possedimento di essa e
allora assicurato, ella mai non isl'ugge dopo essere stata lungamente disputata ed
acquistata con una ricerca ostinata, che una contraddizione sostenuta ha resa pi
profonda e pi grave.
,F: Se la verit debbe sempre essere l'oggetto delle nostre ricerche, se l ignoranza
in qualsivoglia genere non e mai buona a nulla; se l'errore nocevole; di quale
importanza non il cogliere il vero, nella materia pi interessante per la felicit
dell'umanit! lnsino ad ora la scienza dell'amministrazione interna, rapporto alle
relazioni che hanno tra loro gli uomini in societ, alla comunicazione dei beni
e dei servigi, ai mezzi di moltiplicare le ricchezze e di estenderne il godimento,
non stata n discussa n studiata a fondo con quella cura che merita. Si e
molto scritto sul diritto naturale, ma lo si e sempre trattato nellordine morale,
come se si trattasse di esseri puramente intellettuali, senza pensare che gli uo
mini sono soggetti ad. una moltitudine di leggi siche; che cotali leggi avendo
egualmente Iddio per autore, fanno parte della legislazione divina, e che elle
hanno coll ordine morale quella medesima connessione che si trova tra il corpo
e l'anima (1). Si molto discusso sul diritto delle nazioni e sui loro interessi ri
spettivi nei'rapporti ch'elieno hanno tra loro; ma lo si trattato come si trattano
in un congresso le pretese contrarie delle parti belligeranti: si sono supposti tutti
i popoli in uno stato abituale e necessario d opposizione dinteresse ; e si an
dati tanto lontani dal principio cosi naturale, cosi costante, cosi giusto della fra
tellanza delle nazioni, che pare debba essere relegato in una repubblica imma
ginaria come quella di Platone, o in ci che si chiama il sogno dell'abate di Saint
Pierre; e che non si pu pi capire che le distinzioni dei territorii che dividono
l'universo tra le nazioni, la differenza che si trova nelle loro lingue, nelle loro
leggi, nei loro usi, nel loro governo civile, non le rende guari straniere l une
allaltre rapporto al commercio, e che il loro interesse rispettivo sar sempre di
godere tra loro della comunicazione pi facile e pi libera.

(1) Per esempio il lusso tanto innesto nellordine sico come nellordine morale, e
se si volesse studiamo a fondo la causa, sarebbe secondo i principiieconomici che biso
gnerebbe cercarla: la si troverebbe nelle ditl'erenti cause che impoveriscono una nazione,
che distruggono il valore e per conseguenza la coltura, che deprezzano iretaggi, e l'anno
pi ricercare le ricchezze pecuniarie che non le l'ondiarie; che cumulano il danaro a
mucchi, e lo impediscono di ritornare alla terra che lo l'ornisce, che moltiplicano le ren
dite l'atlizie, l'usura, l'agiotaggio, che in causa della diflicolt di sussistere nella profes
- sione la pi onesta e la pi fruttuosa per la societ, traslocano gli uomini e li sforzano ad
abbandonare le campagne per popolare le citt, ed a cercare un aiuto precario in tre
vagli sterili, variati all'innito, ed a stillarsi il cervello per far nascere dei capricci a un
piccolo numero di'ricchi; insomma si vedrebbero costantemente riunirsi i due eccessi
opposti del lusso e dell'estrema povert.
_ 792 LE Taosse.
Nello stesso modo l'amministrazione interna, i cui principii derivati dall or
dine naturale sono cos facili ad applicarsi al governo dei popoli come a conce
pirsi nella teoria, oggi la scienza pi difficile, pi spinosa, pi incerta. L eser
cizio di codest arte tanto semplice quanto sublime e diventato un peso enorme e
opprimente per tutte le minute particolarit delle quali lo ha sopraccaricato un
eccesso di zelo pel bene dei sudditi. LAmministrazione ha creduto doversi occu
pare di tutto quello che interessai membri della societ, e si creduta incaricata
di provvedere a tutti i loro bisogni, di prendere una cura diretta della sussistenza
loro, di entrare nei particolari delle loro occupazioni e dei loro travagli, di rego
larli, e distribuirli, di tener le redini del commercio per lasciarlo agire o ristrin
gerlo a di lei talento. Da. ci quella sorveglianza che cade su tutti gli oggetti e
che abbraccia tutto per attirar tutto a se, che statuisce sul mantenimento delle
foreste e delle razze, sulla navigazione, ecc., che si estende a tutti i rami di com
mercio e d'industria, che d forme e regolamenti a tutte le manifatture, regola
menti tali che si occupano del numero dei li che debbono entrare nel tessuto
di una stella, ecc. Da ci quellesercito dispettori, e di preposit incaricati di tali
particolari e che non possono pi utilmente adempiere alle loro funzioni che non
occupandosene all'atto.
Ma tutte queste particolarit sono perfettamente estranee all'amministrazione;
perch esse non sono mai meglio ordinate di quando sono abbandonate a loro
medesime ed al libero concorso degli interessi particolari. Sarebbe avere un idea
poco degna dellolcio tanto nobile ed alto del governo se si t'volessero fare entrare
cure cosi minuziose nellordmc delle sublimi sue occupazioni.
, Ogni governo e istituito da Dio per mantenere la pace e l'unione trai membri
riuniti del corpo politico, per assicurare a ciascuno il godimento pieno ed intiero
di ci che gli appartiene, e il libero esercizio delle sue facolt. L ollcio suo si
riduce ad assicurare inviolabllmente la propriet dei beni, la libert nell'impiego
degli uomini e delle ricchezze, e la libert dei cambii, e consiste molto pi in
protezione che non in azione.
Il governo non ha altra cosa da fare se non impedire che non sieno turbata
le leggi cosi semplici e cos giuste dell'ordine naturale, n da parte degli stra
nieri con atti di ostilit diretti contro la societ alla quale egli presiede, n dalla
parte dei sudditi tra loro per effetto delle passioni e soprattutto della cupidit
che non cerca se non ad invadere.
Egli provvede alla sicurezza esterna colle forze militari che mantiene per im
porne alle societ vicine, respingere iloro attacchi e far rispettare la nazione.
Egli provvede alla sicurezza interna per mezzo dei tribunali incaricati di di
stribuire la giustizia, di assicurare la propriet coll esecuzione delle leggi cono
sciute e comuni a tutti, e di punire i delitti che esigono una pubblica vendetta.
Quanto pi tale amministrazione semplice e breve , sia nelle forme , sia nei
gradi di giurisdizione, tanto meglio essa compie il suo scopo.
Per provvedere alla spesa considerevole che esige la cosa pubblica il governo
ha un diritto incontestabile e diretto sopra una porzione della rendita territoriale,
destinata, pel titolo pi legittimo, ai pesi del mantenimento della societ.
Sembra che i governi tanto pi si accostino alla perfezione quanto meno sono
lontani dalla semplicit dei principii, e che la riforma di quelli che se ne sono
allontanati molto meno consista nellagire, di quello che nel cessare di agire, per
nELLu'riLtn DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE. 795

ristabilire l'ordine naturale sopprimendo qualunque influenza dell autorit do


vunque ella non sia pecessaria, e lasciando un libero movimento a tutta la mao.
china (I). '
I nostri padri, con molto meno spirito di noi, avevano vedute pi sane sui
principali oggetti di economia politica, perch, senzaltro esame e affatto natural
mente, seguivano in molti rapporti i principii semplici e invariabili dell'ordine
naturale, e lasciavano prendere alle cose la medesima china che segue un ru
scello di cui niuna cosa impedisca il corso; tutto quello che si chiama consumo,
circolazione, commercio andava da s, e non andava che meglio (2). Dopo che

(1) Ho avuto occasione di sentire la lettura di una memoria del signor Poi'vre, diret
tore della Societ reale di agricoltura di Lione sullo stato della coltura, cio delle ric
chezze, della prosperit e della potenza dei differenti popoli dellAfrica e dell'Asia, di
cui ha percorsi e abitati i paesi, e di cui ha studiate le leggi e i costumi da osservatore
profondo e illuminato. Questo viaggiatore losofo ha colpito mirabilmente i vantaggi e i
difetti di tutti i governi: e applicando a ciascuno di essi i grandi principii della libert
e della propriet, egli giudica dello stato d'ogni nazione da quello della sua coltura, e
dimostra nel medesimo tempo che si debbe giudicare dello stato della sua coltura dai
principii della sua amministrazione e calcolarne la prosperit o il decadimento dai gradi
di libert e di sicurezza nella propriet dei beni che le leggi assicurano a ciascun
popolo.
Le riessioni giudiziose e concise di questo scrittore meditativo, ed anzi anche pi
sovente, il modo con cui ha osservati i fatti e con cui sa legarli e concatenarli coi prin
cipii, spandono pi luce, racchiudono pi istruzione e danno pi da pensare che tutte le
relazioni dei viaggiatori ordinarii e le meditazioni dei politici. Egli sarebbe in diritto di
intitolare la sua opera: La Scienza economica dimostrato dai fatti. Se egli si conforma
ai desiderii di tutti coloro che hanno avuto il vantaggio di sentirlo, non tarder ad arric
cbire il pubblico di unopera di tanta utilit.
(2) Molti riterranno come un paradosso la enunciazione che al tempo dei nostri padri
il commercio, al quale il governo non poneva alcuna attenzione non andasse che meglio.
Si dir che in quetempi rozzi e barbarici appena si aveva idea del commercio. Giova
dunque spiegarsi per quantoi limiti di una nota il permettano.
Se non s'intende per commercio che il commercio esterno ed estero, e certo che questo
era assai meno esteso. il nuovo emisfero non era ancora scoverto: non si andava mica
in fondo al norte e allestremit dellAsia a cercar con grandi spese le pelliccerie preziose
ed altre superfluitit che sono l'alimento del lusso: il commercio marittimo era quasi tutto
quanto ristretto nel Mediterraneo. Ciascuna nazione concentrata in se medesima vendeva
poco al di fuori, e bisogna anzi convenire che la comunicazione interna era impacciatisQ
sima dai pedaggi che i signori, despoti ciascuno nel proprio cantone, ponevano da ogni
lato. Era questo senza dubbio uno dei grandi abusi del governo feudale. Esso a poco
a poco diminuito a misura che l'autorit si e raccolta e assodata in mano al Sovrano; e
noi speriamo di vederlo sparire del tutto, quando il governo trover la nazione abbastanza
illuminata sui proprii interessi per sollecitarne ella stessa la soppressione e per capire
che sarebbe per lei molto pi vantaggioso di pagare direttamente sulle sue rendite tutta
limposta necessaria alla spesa pubblica, di quello che fornirne una parte con mezzi che
nocendo al valore delle derrate distruggono innitamente pi ricchezze e rendite che non
procurino veri ajuti allo Stato. .
Ma cera allora un principio di prosperit pi efficace per sostenere il valore delle
derrate e la loro riproduzione abbondante, che quegli ostacoli quantunque moltiplicati
non avevano potenza di distruggere. Se da un lato il trasporto delle produzioni a paesi
distanti era assai meno esteso e men facile; dallaltro non si aveva bisogno di ricorrere
a tali sbocchi lontani: se la circolazione interna era spesso gravata di pedaggi e balzelli ,
si era poco nel caso di pagarli, e il valore delle derrate non ne soffriva che una leg
gera diminuzione, perch il consumo che si faceva sul posto riparava con vantaggio il
difetto o il sopraccarico del trasporto. Diffatti le compagne erano assai pi popolate, elleno
794 mi mossa.
l'Europa si incivilita, a forza di cercare di far meglio e di volere acquistare
una somma di potenza e di ricchezza superiore a quella che la natura ci offre ,
e di cui un commercio libero ci assicurerebbe il godimento, noi abbiamo oltre
passata la meta; noi adoperiamo alla stessa guisa di un uomo ricco il quale cre
dendo raddoppiare il suo patrimonio, ne trascura l'amministrazione per cacciarsi

erano abitate dei proprietarii, il loro consumo assicurava le riprese dei coltivatori, e la
formazione di una rendita abbondante, la distribuzione della quale facendosi sul posto a
protto di tutti coloro che vivevano sulla spesa dei proprietarii, andava diritta alla ripro
duzione e procurava uno sbocco molto pi favorevole che non quello che risulta dal
commercio esterno. Ditlatti quanto pi il consumo vicino alla produzione tanto pi esso
favorevole e il valore forte; perch questo tutto intiero a protto del primo vendi
tore, non essendo sopraccaricato di alcuna spesa di trasporto, di alcun servizio inter
medio.
Ore, posto che il consumo era pi forte a cagione di una maggior popolazione, a ca
gione del riavvicinamento, a cagione della facilit dei cambii sul posto, e della facolt di
consumare pi universalmente sparsa, a cagione della distribuzione pi eguale e del
miglior impiego delle ricchezze, le quali si rivolgevano meno e false spese dognigenere
ed in ispese di lusso; ne segue che c'era pi valore, pi ricchezze e pi produzioni
cambiabili; quindi c'era pi commercio propriamente detto. Perch il cambio 0 la ven
dita di prima mano il commercio primitivo fondamentale: esso che fissa il valore
delle derrate relativamente alle riprese dei coltivatori ed alla rendita dei proprietari, vale
a dire alle ricchezze dintrapresa ed alle ricchezze disponibili. Il commercio di rivendi
tore non che susseguente al primo, e non esiste che dopo di lui; la sua utilit e non di
meno sensibile per rapporto al valore delle produzioni, sia ch'egli le metta in serbo in
tempi di abbondanza, sia che le trasporti e le distribuisce nell'interno della societ, sia
chegli vada fuori a cercarne consumatori. In quest ultimo caso egli si esercita sopra
un'eccedenza di produzioni. la quale, non trovando sbocco, nocerebbe al valorese non
fosse esportato. Il commercio esterno del quale si fatto in questi ultimi tempi un
oggetto principale e di cui ciascuna nazione si mostra tanto gelose, non dunque se
non un ramo particolare e pochissimo esteso del commercio generale di una nazione e
non che un supplemento al consumo interno del quale si presa molto minore occu
pazione. Il diritto di godere della libert del commercio esterno in qualunque stato
di cose indispensabilmente necessario, per conservare l'uniformit del prezzo che pi
sostenuta allorquando le derrate partecipano al prezzo universale di cambio, di quello
che quando la facolt di cambiarlo limitata dentro i confini di un territorio qualun
que. Ma l'esercizio attuale del commercio esterno pu e debbe essere sovente inuti
lissimo; la facolt sola bastando per far godere abitualmente le produzioni del pi
alto prezzo permanente possibile; ed esattamente vero il dire che in un grande
imperio agricola, un gran commercio effettivo al di fuori nel medesimo tempo l'ef
fetto e la prova di una grande miseria interiore: perch la quantit dell'eccedcnza
delle produzioni denota un difetto di consumo interno, il quale certamente procede
dallimpoverimento delle colture, dalla modicit della rendita e dell'impossibilit in
cui sono i proprietarii che ricevono poco di spendere molto a profitto delle classi
salariato, le quali vedono portar lontano produzioni che elle ardentemente desidere
rebbero consumare; e che se elle ne avessero la facolt sarebbero da loro consumate
con molto pi vantaggio relativamente alla coltura, al valore, allagiatezza generale
della nazione. Non sono dunque mica i consumatori che mancano, ma i consumatori
dollli della facolt di consumare. La scienza economica non ha altro oggetto che
d'tndicare i mezzi di estendere questa facolt, il cui effetto poi l'aumento reale del
numero dei consumatori. Ella non raccomanda tanto fortemente la libert del commercio
esterno, se non per far montare al pi altro prezzo possibile il valore delle produzioni,
dttl quale risulta nell'interno maggiore ricchezza, maggiore rendita, maggiore facolt
dl Spendere, ed in seguito una minore necessit di ricorrere a un consumo lontano.
o piuttosto una minor quantit di produzioni da esportare, quantunque ll NJ del
commercio esterno sia sempre egualmente indispensabile.
nnLL'urlLtn' DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE. 795
nelle illusioni della pietra filosofale e vi si rovina: noi abbiamo perduto una
parte delle nostre ricchezze e per conseguenza della nostra popolazione che
sempre in ragione delle ricchezze.
Non mica che i nostri padri non avessero pur essi la loro mania; perch
gli uomini che potrebbero passare tranquillamente quel po di tempo chessi ap
paiono sulla terra, e godervi di quella specie di felicita della quale suscettibile
questo soggiorno terreno, hanno, merce l'ignoranza sempre trovato il mezzo di
rendersi infelici: i nostri padri erano conquistatori, la storia non presenta altro
che il racconto degli sforzi che facevano per istrapparsi a vicenda o una citt
o una provincia. La guerra un terribile agello; ma esso non che pas
saggero, e non si vede chegli abbia per laddietro molto nociuto alla popolazione,
mentre invece un errore capitale in fatto di amministrazione (come quello che
da un secolo aveva distrutto il valore dei nostri grani) ha conseguenze assai pi
funeste e assai pi durevoli, quantunque i suoi effetti sieno nel principio meno
spaventevoli e meno visibili. Oggidi pare che noi non siamo pi agitati dallam
bizione delle conquiste; si capito che queste non conducono se non ad uno
inacchimento reciproco; ma non per questo noi abbiamo meno guerre; elle
hanno soltanto mutato di oggetto. Si combatteva per pigliarsi una provincia,
oggi si contende un ramo di commercio e si sostengono le guerre pi lunghe e
pi ostinate per avere il diritto esclusivo di andare in capo al mondo a compe
rare, vettureggiare e rivendere.
Se i principii di benevolenza, di fratellanza, di concordia hanno troppo poco
potere sugli animi degli uomini per impedirli di nuocersi e di distruggersi; questi
sono tanto docili alla voce dellinteresse che si potrebbe forse ispirare alle nazioni
disposizioni pacifiche se si pervenisse 'a convincerlo col calcolo che la terra la
sorgente unica e vera delle ricchezze, ma ch'ella non ne restituisce se non altret
tante quanto sono le consumate; che perci ristringere il consumo estinguere
la riproduzione; che il commercio altro non essendo che un veicolo del consumo,
egli non pu mai essere n troppo libero, n troppo esteso,- che se le spese alle
quali esso da luogo sono un beneficio pe suoi agenti, sono per le nazioni un di
spendio ch'elle sopportano sia nelle loro vendite come nelle loro compre, e che
esse hanno il pi grande interesse a diminuire per via della concorrenza; che
non dunque mai per le sue spese che il commercio debbe eccitare lambizione
delle nazioni agricole, ma pe' suoi effetti relativi al valore: che ci e mille volte
pi da guadagnare per esse a vendere molto di prima mano ed a prottare sulle
loro compre, di quello che a procurare ai commercianti domiciliati presso di esse
maggiori beneci di rivendita e di vettureggiamento; che contro al loro inte
resse evidente di ristringere il commercio in se stesso, sia dentro loro, sia presso
le altre con qual pur si voglia genere di esclusioni: che di'atti il commercio
consistendo in cambii necessariamente un contratto doppio; che non si pu
esercitarla se non con persone che abbiano oggetti da cambiare; che non si pu
fare un commercio esteso con una nazione povera; che per conseguenza ciascun
popolo trova il suo vantaggio nellopulenza desuoi vicini; che cercare a impo
verirli ed a soppiantarli adoperarsi alla propria rovina; che escluderli da casa
sua chiudersi lentrata in casa loro; che rispingere le loro produzioni e inter
dir loro di acquistare le proprie sue, e impoverirsi a un tempo stesso e privarsi di
un godimento; che toglier loro un mezzo qualunque e toglierne uno a se mede
796 La mossa.
simi; che nuocere alle loro ricchezze e alla loro riproduzione incendiare le pro
prie messi; che far loro la guerra, qualunque poi siane il successo, fare a se
presso a poco lo stesso male che ad essi; che gravare d'imposizioni l'entrata delle
loro produzioni, e dar loro l'esempio di fare altrettanto, e rincarire il consumo
de suoi proprii sudditi, divider con esse il danno che loro si pretende di fare, ecc.
Se si potesse persuadere alle nazioni principii cos veri, cosl conformi all'or
dine fisico e alla natura delle cose, non sarebbe ci un toglier di mezzo le pi fre
quenti occasioni di discordia e di guerra, alle quali noi siamo esposti nello stato
attuale dell'Europa? qualunque siane il successo sempre lodevole ed utile cosa
farne lo esperimento.
Una dottrina tanto adatta ad assicurare il riposo delle nazioni, e la felicit.
di ciascuna di esse in particolare, non pu essere troppo conosciuta e troppo ac
colta. La cura di svolgerla e di spargerla l'opera de cuori ben'fatti, delle menti
illuminate e delle anime sensibili. la vostra, o signore, quella delle accademie.
Tutti i cittadini che contribuiranno a compierla potranno lusingarsi di aver fatto
il miglior impiego dei loro talenti; godranno della soddisfazione di aver reso
all'umanit il servizio pi essenziale nell'ordine terrestre, d'aver dissipata le le
nebre dell'ignoranza e dell'errore sui punti pi importanti, d'avere scoperta la
strada che guida alla felicit, e di aver insegnato agli uomini che il Padrone su
premo non ha mica lasciati all'arbitrio n abbandonati al caso i mezzi per ren
dere felice la societ ch'egli medesimo ha stabilito; ma che ha sottoposta la scienza
sublime del governo a un ordine di leggi tanto semplici quanto invariabili.
Sono con rispetto ecc.
Giugno 1766.
POSTSCRITTA
o Riassunto dei principii dell'esclusione esposti dal
signor Guam) nell'ultimo giornale.
1
Mentre si sta stampando questa lettera ricevo il giornale di giugno, e ci trovo
la risposta l'attami dal signor Girard. dillicile prevedere fin dove esso arriver.
se continua a scrivere; ma io spero che trascurando un avversario, che ha pub
blicamente promesso di non rispondergli, egli rivolger i suoi argomenti contro
il signor Ilouxellin, a vendicare il commercio (1) dai colpi di questo formida
bile antagonista; perch secondo il signor Girard l'idea di commercio rinchinde
talmente quella di esclusione che combattere l'esclusione e combattere il com
mercio; che predicare la libert distruggerlo.
Del resto i partigiani della libert non possono troppo lodarsi della sua ma
niera di procedere; essa il dispensa dalla cura della confutazione e termina la
disputa per l'impossibilit di sostenerla.
Gli altri difensori dell'esclusione si sono torturati per mascherare e modill
care i loro principii, per conciliarli se fosse possibile in parte coi nostri; essi hanno
concluso in favore dell'esclusione senza voler urtare di fronte tutte le ragioni che
militano in favore della concorrenza; eglino si sono salvati con distinzioni, ed
hanno fatto tutti gli sforzi per far sparire le conseguenze del loro principii, l'errore

(l) Il signor Girard ci annunzia pag. 190 ch'egli ha fatto un'opera intitolata: Il Com
mercio mdiooto.
nsufuriun' DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE. 797

dei quali sarebbe troppo saltato agli occhi; essi avrebbero durato fatica, per
esempio, a confessare questa conseguenza che deriva dai loro principii, che
dellinleresse della nazione di fare assolutamente senza degli esteri; e per mezzo
di queste precauzioni e di questi riguardi rendono il punto della quistione pi
difficile a sviluppare.
Quanto al signor Girard egli ha disprezzato siffatta maniera di disputare, che
contestando una parte ed accordandone un'altra, non propria che ad eternare
la discussione. Egli ha pensato che mentre aveva abbracciato un partito contra
rio al nostro sulla questione di cui si tratta, egli doveva negare tutti principii di
cui noi ci serviamo per istabilire la nostra opinione, e tutte le conseguenze che
ne risultano; ch'egli doveva prendere su tuttii punti il contrapposto della nostra
dottrina, abbracciare la via contraddittoria, e andar sempre a mancina quando
vede i suoi avversarii andare a diritta; il vero mezzo di non incontrarsi mai
e dimettere le persone, le spalle al muro, colle negazioni le pi imprevedute (I).
E. Non abbiam noi tutta la ragione di essere contenti di vedere uno de pi di
stnti difensori dell'esclusione esporci i principii della sua causa con tanta esten
sione e franchezza? di vederlo sostenere che i travagli dell'industria producono
tre volte pi reddito al re ed ai suoi sudditi che non quelli dell'agricoltura; che
d'interesse di una nazione di vendere le sue produzioni al miglior mercato pos
sibile; che l'aumento del valore sarebbe contrario al ristabilimento della coltura;
che esso porterebbe gli agricoltori ad abbandonare una parte delle loro terre, ad
adulterare le derrate, a esercitare il monopolio; che la concorrenza farebbe sa
lire i nostri grani a un prezzo tanto forte al di sopra del prezzo comune dellEu
ropa che ci metterebbe nel caso di ricorrere al fromento estero; che lunge di
ammettere le nazioni vicine al trasporto dei nostri grani, sarebbe interesse nostro
fare assolutamente a meno di loro in tuttii rami di commercio? La qual cosa
confessare formalmente la conclusione che noi abbiamo tratta con tanto vantag
gio da un principio messo innanzi con molta pi riserbatezza da un altro difen
sore dellesclusione, cio, che quello che utile ad una nazione, essendo pure
utile ad un'altra, ne conseguita che l'interesse di tutte le nazioni e che tutti i
bastimenti partano carichi e ritornino vuoti, e che perci le spese di commercio
si trovino da qualunque parte duplicate.
Quando il signor Girard confessa che la sua opinione suppone tutti questi
principii, e deriva da essi, ci rimane forse altra cosa a fare se non che a pren
dere nota di tale confessione e mettere il pubblico nel caso di giudicar la questione
dal confronto dei principii?
(1) Sempre fermo nella negativa, il signor Girard risolutissimo di non recedere so
pra alcun punto. Egli, per esempio, persiste a citare il signor Thomas, ad onta che io gli
abbia fatto vedere (Giornale di Novem.) che una tal citazione non era relativa alla questione.
Invano l'assicurerei che il signor Thomas pensa intieramente lo stesso di me nella que
stione della concorrenza e sul senso che bisogna dare alle sue parole, non mi crederebbe,
n crederebbe allo stesso signor Thomas. Egli ne cita oggi 61 interessi dell'Inghilterra
mal intesi nella guerra presente, come il frutto delle meditazioni profonde di un Inglese,
come una traduzione: egli nemmeno mi creder se io gli dico che quest'opera dell'a
bate Dubos, che la scrisse per ordine del Governo di Francia, e con si poco successo che
rivoltandone il titolo, il pubblico lintitol: Gllnteressi dell'Inghilterra nella guerra pre
sente mal intesi dell'abate Dubos. h i!
FINE DELLUTILII'A DELLE DISCUSSIONI ECONOMICHE.
fa:
-.
INDICE DELLE MATERIE
CONTENUTI!

NELLE OPERE DI LE TRGSNE.


40

DII-L'III'I'IIISSI SOCIALI IN RAPIDII'I'O AI. VALOBB, ALLA CIRCOLAZIONE, ALL'IIIDUSTIIIA III IL GOIMIBCIO IN
I'IlflO BI) IS'IIIIIIO . . pag. 655
I. Bisogni; mezzi di soddisfarli . . . 656
II. fecondit della terra, aiutata dal travaglio dell'uomo . . lei
III. Nella produzione bisogna considerare l'utilit loro ed il loro valore . 651
IV. Denizione del valore . . 658
V. Prima causa del valore, la propriet usuale c'cs'
VI. L'utilit non e la misura del valore . 660
VII. Seconda causa del valore, le spese indispensabili 66|
VIII. Terza causa, la scarsezza o l'abbondanza in
IX. Quarta causa, la concorrenza . . . . 662
X. Le produzioni sono alleno medesime la causa del valore . . 665
XI. Il valore dipende dalla popolazione e dallagiatezza della popolazione . . 664
III. La riproduzione e la consumazione sono reciprocamente la misura l'una allaltr c'm'
XIII. Non si pu migliorare la riproduzione se non col valore . 665
XIV. Importanza del valore dei
XV. Il valore e il termometro dello studio di una nazione 661
XVI . Non c' che il valore in prima mano che inuisca sulla ricchezze 668
XVII. Riepilogo . dei
CAPITOLO II. Del cambio e della condita 669
Definizione del cambio . . . . . a'ns
Il commercio nel quale interviene il danaro c incompiuto . 672
La vendita si riduce al cambio, e non ne differisce se non nel modo 675
Cnrrow III. Dcll'oci'o del danaro nei cambii 674
Oicio del danaro . . . . s'es'
Il valore del danaro e determinato dal corso . 675
Csrrrow IV. Della circolazione e 678
I. Il danaro non l'obbietto della circolazione; sono le produzioni che lo fanno muovere ios'
II. Il danaro si d c si riceve valore per valore . . . 680
III. La circolazione fatta intiera si parte dalla classe produttiva 685
IV. Il numerario passa tutti gli anni per le tre classi . . . 684
V. Differenza tra la circolazione del danaro e quella delle produzioni 685
VI. Unit della sorgente delle spese . . . . . 686
VII. La ripartizione della riproduzione si fa a differenti titoli 689
VIII. Due sorta di consumazioni: l'una subita, l'altra progressiva {ai
Esuli: della dottrina dell'abate di Condillac sull'ordinamento della societ e sulla circolazione . 689
CAPITOLO V. Dello natura dei travagli dell'industria . 695
I. Stato della questione . . . . . . in
II. Che il travaglio dell'industria e assolutamente sterile . . . . 694
III. Differenze essenziali tra l'anticipazione della coltura e quelle dell'industria 695
IV. In che consiste il valore dei lavori dell'industria . . 696
V. Ohhiezione in favore della produttibilit dell'industria in
VI. Risposta allobhieziono . . . . . . . . . . 691
VII. Cosa sia il primo travaglio che fa nascere ci che occorre per pagare il travaglio del
l'industria 698
. Causa dell'errore in cui si cade relativamente all'industria . . . . . 399
. Differenza dell'interesse di una nazione rapporto al valore delle produzioni e rapporto
al valore di lavori dindustria . 700
. Stato della questione ridotta ancora a termini pi semplici dalla supposizione dei pa;
amenti in natura 700
. Su divisione dei diversi traiagli sterili 702
800 INDICE DI Le TROSNE.
XII. In che consiste la dilferenzn tra i servigi personali ed i travagli dell'industria . . pag. 705
XIII. Del genere di manifattura che sembra pi produttiva 704
XIV. Doll'industr'is quando ella lavora per lestero 705
CAII'IOH) Vl. Della natura e degli effetti del commercio 707
I. Denizione del commercio in generale. . . . . in
Il. Che la libert'a del commercio e conforme allintcrcsse di tutti . in
III. Distinzione tra il commercio ed il traffico . . . . . _ , 700
Iv. Suddivisione degli agenti del commercio e distinzione da fare rapporto alle spese ed ai
benclicii . . I . . . . . . . '. . . in
v. Che l'accrescimento di valore che risulta dalle spese di commercio 'e per una nazione un
dispendio e non una uumentazione di ricchezza 744
II. Degli effetti del commercio sul valore di prima mano 742
Gm'roLo VII. Del commercio esterno 74|
I. Il commercio esterno e poco esteso ed importantissimo pei suoi effetti 745
Il. Un gran commercio esterno non e sempre una prova di prosperit . . . 746
III. Clse l interesse di una nazione non consiste se non nel prezzo buono delle sue pro
dusioni . . . . . . . . . . . . 7l8
Iv. Che linteresse delle nazioni i: linteresse del commercio, distintissimo dallintercsse
degli agenti del commercio . . . . . . . . .
v. Che i guadagni del commercio sono affatto personali ai suoi agenti senza che le nazioni
possano averci alcuna parte . . . . . . . . .
VI. Che linteresse di una nazione che vende, non altro se non linteresse del proprieta
rio, e che nello della nazione in ci chella compera al di fuori non e altro se non
linteresse del consumatore . .
1. Che linteresse nazionale semplice ed unico
VIII. Che lesempio delle nazioni commercianti non fa guari eccezione ai principii qui sopra
stabiliti . . . .
CAII'I'OLO VIII. Degli eetti della libert indefinita per la nazione che la stabilisce per la
prima presso di se, indipendentemente dalla condotta delle oltre . 728
I. Clic molto persone convengono dei vantaggi della libert se alla fosse reciproca . in
II. Esposizione delle false opinioni su questa materia . . . . . . 750
III. Che la cognizione delle leggi dellordine rende manifesto linteresse delle nazioni 75|
IV. Dellinteresae di una nazione nellcsportazione dei suoi prodotti . . . 752
v. Effetto di unimposta messa all'uscita sulle produzioni 75
vt. Delleffetto del rincarimento o delle spese di trasporto . . 756
vII. Dell effetto di unimposta messa snlluscita delle materie prima dell'industria 758
VIII. Delleffctto di unimposta mossa sullimportssione dei lavori dsllestero 744
II. Dellel'l'etto di nnim osta messa sull'mportazionc delle produzioni estere 746
a. Autorit'a in favore de la dottrina stabilita in questo Capitolo 7-4 8
II. Conclusione di questo Capitolo 750
CAPIILO IX. Del commercio rispettivo tra la metropoli e le colonie 754
I. Clse la libert del commercio e l'interesse evidente delle colonie . . . ivi
II. Veduta generale. Come sia difficile che quello che a nocevole ad una provincia sia van
toggioso allimperio . . . . . . . . . . . 752
III. Dcllintorcssa che la metropoli crede avere d'iuterdirc cerle colture alle sue colonie . 755
lit. Dellinteresse che la metro oli erede avere di riserlmrsi esclusivamente il diritto di pro
vedere le sue colonie delle produzioni del suo territorio 755
V. Esame degli effetti di questa libert relativamente allo stato del commercio esterno
della metropoli . . . . . . . . . . . . 755
vi. Dellinteresse che la metropoli crede avere di riserbarsi esclusivamente di provisionare le
sue colonie dei lavori della sua industria . . . . . . . 757
vII. nell'interesse che la metropoli crede avere d'intordire in tutto o in parte alle sue colo
_ nie la fabbricazione delle roduzioni loro per riserbarsene la mano d'opera . _., in
VIII. Dellinteresse che la metropoli crede avere di riscrharsi il rettureggiamento della pro
duzioni . . . . . . . . . . . . . 758
IX. Dcllinteresse che la metropoli credo avere di non permettere alle sue colonie di compci
rare negri se non da agenti nazionali 759'
CONCLUSIONI di qnestopera . . . . . . . . . . nei
DISCL'SSION SUL DAIAIO E SUL COHIECI . . . . . . . . 762
LL'U'I'ILIT' DELLE DISCUSSIONI ICONOICIIE . . I . 776

FINE nanammcs: orna 'saosan.


SULLA DOTTRINA DE FISIOGRATI.

NOTA
DEL PROF. Fll. FERRARA.

Econ. T0310 1. - 51.


FERRARA.
-G=

NOTA
SULLA

DOTTRINA DE FISIOCRA'II.
_oNOMo-_

l.

Mirabeau, l'Amico degli uomini, in uno de suoi accessi dentusiasmo verso


la dottrina economica di Quesnay, scriveva cos:
Dall'origine del mondo in qua, tre grandi scoverte han dato alle societ po
litiche la loro principale solidit, indipendentemente dalle tant'altre che han po
tuto contribuire ad ornarle ed arricchirle. La prima linvenzione della scrittura,
che sola ha dato alluman genere la facolt di trasmettere, senza alterazioni, le
sue leggi, le sue convenzioni, i suoi annali, le sue scoverte. La seconda l'inven
zione della moneta, vincolo comune delle societ incivilile. La terza, risultante
dalle altre due, ma che serve a compirle, perch ne perfeziona lo scopo, il
Quznuo ECONOMICO, la grande scoverta che forma la gloria del nostro secolo, e
di cui la posterita sapr raccogliere i frutti .
Pochi anni erano appena trascorsi dopo queste parole, e Smith, il padre della
Scienza Economica, apriva quel suo prezioso capitolo in cui rende conto delle
idee e degli errori deFisiocrati, protestando che non ne varrebbe la pena il
discutere una teorica, la quale non ha mai fatto, e probabilmente non far mai
alcun male nel mondo .
Cosi no a Smith tutta la gloria del sistema siocratico erasi gia ridotta ad
essere trascurata come uninnocua aberrazione dello spirito umano; e se anche
fosse stata nel colmo della sua buona fortuna, le Ricerche sulle cause della ric
chezza delle nazioni bastavano per coprire di obblio il Quadro economico, e con
durci fino al 1828, quando G. B. Say ebbe il dritto di scrivere: Il sistema degli
Economisti del secolo 18 oggi e abbandonato del tutto; io non conosco una sola
persona che lo sostenga .
Vi ha una lettera, colla quale Dupont de Nemours, abbandonando nella sua
estrema vecchiaia lEuropa, dirigeva amare doglianze a quella specie diugratitu
dine con cui il Say mostrava di avere dimenticato tutto ci chela Scienza mo
derna deve a Quesnay e ai suoi discepoli.
Voi _ diceva il buon vecchio _ non indicate Quesnay che colla sua qualit
di medico. Bench sia stato realmente un medico, egli da questo aspetto che voi,
scrivendo di_Economia politica. dovevate citare l'uomo che ha messo l'agricoltura
alla cima di tutti gli umani travagli? che stato il primo a riconoscere l'esistenza
804 nanna.
d'un prodotto netto, le sue funzioni, la sua sociale importanza? che, contro l'u
nanime opinione di tutti i pensatori che lo avevano preceduto, ha scoperto, so
stenuto, provato non essere vero che gli uomini, riunendosi in societ, abbiano
rinunziato una parte della loro libert, si sieno confederali per perdere, anzich
guadagnare, garantire, ed estendere l'esercizio de loro diritti? Se Qucsnay non
avesse scritto che quelle venti pagine che stanno in capo alla Fistocrazia , sa
rebbe gi molto per (lll'S che egli abbia fondato la nostra, la vostra scienza, e
meritare l'eterno omaggio de lilosoli, degli uomini di cuore, di tutti i popoli degni
d'amare ed avere la libert. Egli ha piantato le fondamenta del tempio di questa
nobile Dea, e ne ha elevato le mura; voi, e noi tutti non abbiamo che aggiunto
cornici, capitelli e oroni. Voi non parlato degli Economisti, senza che loro diate
il titolo odioso di sella, che suppone un insieme di stupido, di testardo e di pazzo,
e che se non ci riesce di offesa quand' ingiuria a noi mandata dai Grimm, ha
un peso ben altro quando parte dalla bocca di un Say. Voi avete trattato Turgot
in termini secchi e leggieri, come se le grandi potenze non dovessero usare ri
spetto alle grandi potenze: egli lo nserebbe con voi; cento volte avremmo fatto
insieme il vostro elogio se voi foste stato scrittore dellepoca nostra. Voi mi avete
nominato una volta , e con un bello epiteto , lo stimabile Dupont de Nemours;
ma egli era per biasimare a torto un pensiero che apparteneva a Qucsnay, e che
io sarei pronto a giustificare se dovessimo ora disculerlo.... Rendeteci un po di
giustizia , mio caro Sayl noi non siamo n pazzi n sciocchi; noi abbiamo la m
scienza delicata; noi non abbiamo scritto e governato per mezzo secolo, in paesi
diversi di costumi e di leggi, senza conoscere ci che facessimo
Il lettore, abituato alle frasi di disprezzo con cui ordinariamente si cita dagli
autori moderni la Sella degli Economisti , ha certamente dovuto, nello scorrere
questo volume, sentirsi sorpreso dalla perfetta rassomiglianza che esiste tra le
massime governative che i Fisiocrati deducevano dal gergo misterioso delle loro
cifre, e le dottrine che han conferita tanta gloria e tanta importanza agll eoono- I
misti del secolo xix. Se facciamo astrazione un momento dai pregi, che si direb
bero estetici, della scuola di Smith, e dimenticando la delicata e logica analisi,
colla quale essa rimonta di fenomeno in fenomeno sino ai fatti primitivi della
esistenza sociale, anzi fino ai postulati psicologici della vita, ci contentiamo di
arrestarci sulle sue ultime formule di pratica applicazione; riesce impossibile rav
visare il fanatismo e la cecit di una setta negli scritti di uomini che, prima o
indipendentemente di Smith , fecero di quelle fo'rmole stesse la loro professione
di fede, e la dissero a viso scoperto, davanti a una societ che aietlavasi a co
prirli di dileggio quando non poteva scagliare sopra di loro tutte le astuzie di
sistematiche persecuzioni. Smith ha detronizzato il danaro e la favola debilanci
di commercio; ma il lettore avr potuto vedere quanto poco ci doveva costare
dopo Turgot, e quanti buoni argomenti contro il sistema mercantile non si pos
sano ancora raccogliere in Mercier, in Baudeau, e in Letrosne. Il nome di Smith
divenuto come un simbolo della libera concorrenza; ma l'emancipazione delle
arti e la libert del commercio, in teoria come in pratica, non posson vantare pi
energici difensori di ci che furono i Fisiocrati. Malthus ha fondato un sistema
che, respinto e contrariato da quella antipatia naturale che l uman genere sente
verso ogni cosa capace di scemare le sue illusioni, resiste pur nondimeno e rac
coglie ogni giorno qualche nuova prova di pi; ma i Fisiocrali annunziarono ,
non SULLA no'r'rnnu ne risiocmvri. 805
come verit gi volgare e inconcussa il vincolo diequilibrio indispensabile tra la
popolazione e le sussistenze; lannunziarono in modo che, come vedremo qui ap
presso, oggi impossibile il sottoscrivere al sistema Malthusiano senza accordare
una qualche ragione al sistema agricola de Fisiocrati. Si pu aver cercato neno
stri tempi le cause intime o le pi rimote inuenze dell Interesse dacapilali; si
pu aver tentato di scrollarne la lmittimit e l'importanza; ma quando lo spirito
dell'astrusita dottrinale, e la smania delle riforme socialisticlie avranno fatto il
lor tempo, Turgot sar sempre l'unico emulo pericoloso di Bentham, le sue parole
saranno il testo da opporsi ad ogni attacco contro l usura. Tolta sempre la pie
nezza e la vivacit della forma, sarebbe diliicile il dimostrare che non si trovi
assai chiaramente accennato in Le Trosne tutto ci che, sulla teoria del valore,
poi passato come titolo di singolarissimo merito nelle lezioni di Rossi. Non
un paradosso il dire che l ordine di ragione di Romagnosi abbia ne suoi punti
capitali un contatto strettissimo collordinc naturale di Mercier. E se non an
dremo sino a dire che il germe delle moderne teorie sulla Rendita della terra si
trovi nel prodotto-netto de Fisiocrati , diremo con sicura coscienza che l idea di
un prodotto-netto risorger depurata e ridotta a pi precise dimensioni, al mo
mento che il bisogno dell'imposta unica sulla rendita sara riuscita a farsi una
via attraverso gli ostacoli che la combattono.
Una scuola che ha presentito o dedotto, cosi di buonora, verit di tanta im
portanza, e teorie che, dopo cent'anni di discussioni, lasciano ancora tanto pa
scolo alle intelligenze elevate, non solamente fatta per respingere da se il con
cetto distupidezza, di testardaggine e di follia, che la parola setta risveglia,
ma ci conduce naturalmente a sospettare che qualche cosa di vero si debba na
scendere nelle sue idee primitive. Quando conseguenze s buone sono state de
dotte da un falso principio, qualunque preoccupazione sistematica lascer sempre
il dubbio che tutto falso il principio non sia, o ci costringe ad usare indulgenza
e forse ancora rispetto alla sua falsit.
Questo sospetto si accresce, allorch le parole de suoi detrattori in vece di
presentare tutta quella lucidezza di argomenti che sola capace di generare le
convinzioni profonde, si aggirino sempre in qualche cosa di vago e di presuppo
sto. Tale, bisogna pur dirlo, il caso de giudizii portati sui Fisiocrati. Passa, e
meritamente, per un capolavoro di Smith laccurato compendio chei diede del si
stema agricola. Chiunque giudichi della scuola di Qucsnay senza avere mai letto
una sola delle sue scritture, come appunto se ne giudicava infine a pochi anni
addietro, sente una specie di acquiescenza sulle riflessioni dell'economista inglese;
ma quando si abbia piena la mente de diversi aspetti, dai quali i Fisz'ocrati ne
loro scritti vi presentano le loro massime; e quando si subita limpressionc
della essibilit con cui i loro predicati elementari si piegano alle grandi applica
zioni, non si pu far a meno di sentire un vuoto nelle argomentazioni di Smith,
e dichiararlo inferiore a se stesso , la dove appunto stato applaudito di pi.
Forse gli elementi occulti di una critica pi decisiva si possono rinvenire nei po
chi cenni di Say ,- ma per isvolgerli e collocarli in un punto di vista ben lucido,
una lettura superciale ed una intelligenza ordinaria non bastano: Say, modello
perenne di nitidezza, non fu mai cos poco nitido come quando dedesi a confu
tare le teorie siocraticlte; e loscurit proverbiale del Quadro economico acquista
molto in chiarezza quando va contrapposta alle dimezzate riessioni del critico
806 FERRARA.

che lo attacca. Non parleremo della turba de ripetitori che con un tratto di spirito
credono aver distrutto un sistema, con un gruppo di aneddoti suppongono averne
fatto la storia, e colla vivacit dello stile si sottraggono alla dura necessit di
qualche anno di studio. Sino a pochi anni addietro questa deplorabile leggerezza
bastava; bastava il ripetere sempre ti il sistema degli Economisti oggi abban
donato del tutto . Schmaltz e Dutcns, in vece di depurarlo, avevano tentato di
ripristinarlo, cio che valeva quanto un cancellarne le ultime traccie; Storch esau
rendo tutte le sue forze in combatterla si trovo di aver lottato con ombre; e da
questi ultimi sforzi co' quali l'Economia moderna reagiva contro quella. del se
colo 18, il sentimento d indifferenza e di obblio a cui alludevano le parole del
Say si fortificava vieppi.
dovuto a un tipografo, al benemerito ed instancabile editore delle scienze
economiche, questo ritorno sopra se stessa, che la pubblica opinione subisce in
torno alla scuola de Fisiocralt'. Fu un pensiero felicemente inspirato quello che
indusse il Guillaumin a cominciare la sua preziosa raccolta da una scelta de loro
scritti. Il pubblico ha gi sotto gli occhi, e comodamente pu riscontrare queste
opere, che tutti citavano senza averle mai lette. Il pubblico vi ha, in vero, tro
vato molte ripetizioni delle medesime idee, molta limitazione nel cerchio entro il
quale si aggirano, molta scarsezza di osservazioni, troppo dogmatismo di prin
cipii; ma nulla vi ha rinvenuto di tutto ci che era preparato a cercarvi, non la
cabala delle cifre, non l alcorano, non la metafora sostituita al ragionamento,
non la gollaggine e la stranezza chei sarcasmi de'Grimm e la virulenza di La
harpe avevano loro attaccato come carattere distintivo. Si andato forse pi in
lit di ci che dovevasi. Eugenio Daire, la cui morte cosi immature una vera
perdita per la scienza, ed Ippolito Dussard, i due valenti commentatori dell edi
zione del Guillaumin han forse troppo curvato da un senso l'arco che era troppo
curvato dal senso opposto. Il primo soprattutto, a forza di essere troppo giusto
verso gli Economisti del secolo xvm, pecc d ingiustizia verso la scienza mo
derna; a forza di snidare i germi delle verit nascoste ne loro scritti si trov in
sensibilmente condotto a sposare qualcuno de' loro errori , o se non altro perdo
narli tutti ugualmente, accoglierli tutti col medesimo grado di tolleranza.
L'effetto di questa reazione un ritorno all'antica incertezza. Oggi non vi ha,
vero, le medesime preoccupazioni contro Quesnay e i suoi discepoli; ma l'opi
nione ondeggia tra- l'antico dispregio e l'apoteosi novella; e noi crederemmo aver
lasciato un vuoto in questa raccolta se, dopo avere imitato nella scelta l'esempio
dell'editore francese, non facessimo noi pure uno sforzo per presentare ai nostri
lettori i cardini su cui fondare un giudizio coscicnzioso e sicuro.
Questo ci che qui mi propongo. Che i Fisiorrall abbiano arrecato un gran
bene all' Economia, che sia a loro dovuta l'introduzione del concetto scientifico
nell'ordine de beni materiali, che abbiano con una specie di divinazione precorso
le idee pi larghe e pi generose della scienza moderna, che a questi meriti in
tellettuali abbian aggiunto un merito pi prezioso ancora e pi raro, la purezza
delle intenzioni e l'amore sincero dell'umanit; ci non . pi oggigiorno n osa
gerato in chi lo dica, ne dubbio in chi lo ascolti. Rimane soltanto ad esaminare,
con quella accurata pazienza che non fu usata finora, se al buono delle loro de
duzioni risponda altrettanta verit ed esattezza ne loro primordiali pensieri. Ri
mane ad investigare se, tecnicamente considerato, il loro sistema sia tutto erro
NOTA SULLA nor'rnnu on risiocani. 807

neo, se dopo recisane la parte difettosa non se ne possa raccogliere qualche grano
di verit, che non solo deponga in favore del loro buon senso, ma giovi inoltre
ad aiutare i passi futuri della scienza, tal quale ai nostri giorni si trova, dopo
un secolo di osservazioni e progressi.

Cominciamo dal collocarci nel punto di vista, da cui partiva Quesnay. Esso
consisteva in un fatto che ha sempre colpito la mente dell osservatore, perch
il fatto che costituisce la fatalit dell'umana natura, e l'origine della sua attivit:
il bisogno ineluttabile di consumare. Come da esso discendono tutte le umane
azioni nell ordine pratico, cos dall'osservazione di questo fatto son sempre nate
tutte le speculazioni dell'ordine teoretico. Il consumo il fatto stesso della crea
zione. Ogni essere, individualmente preso, non esiste che in quanto usurpi per se
le molecole altrui; se in vece accade che gli altri usurpin le sue, comincia e ve.
nir meno la sua esistenza individuale, la quale cessa del tutto al momento che
l'ultimo briciolo della propria materia sia venuto ad incorporarsi in una massa
distinta. Cos la pietra, cosi la pianta, cosi l'animale. L'aria, la terra, l'acqua, i
gas, i sali, tutto ci che venga a contatto con loro, cede gli elementi di cui si
nutrono; e quando niscono di assorbire, di consumare le molecole altrui, ca
dono, si scompongono, ed apprestano il materiale di nuove individuali esistenze.
La vita umana non forma da questo aspetto la menoma eccezione al sistema ge
nerale della creazione; essa non che una usurpazione continua; non possibile
pensare all uomo vivente senza trovarvi l' uomo consumatore ,- quand altro non
faccia, respira, cio decompone e consuma l'aria che gli scende nel petto. I meta
fisici ci diranno che vivere pensare, e che pensare e sentire; collocati nel no
stro punto di vista nel siam costretti a prescegliere una forma forse pi grosso
lana ma non per questo men vera: vivere consumare, l uomo che cessa di
consumare cadavere, destinato a marcire, e rientrare nella massa della inani
mala natura.
Le societ umane esistono e vivono , dunque consumano; han bisogno
di vivere, dunque han bisogno di consumare. Ecco la prima idea, da cui
implicitamente partiva Quesnay, come prima e dopo di lui si da essa co
stantemente partito, bench non sempre esplicitamente si dica. -La neces
siti: del consumo genera la necessit della produzione e perci del travaglio.
Quest' altra idea elementare e implicata anch'essa nella teoria siocratiea come
in ogni altra. Se _il mondo fosse stato creato esclusivamente per l'uomo, forse
tutte le parti della materia si troverebbero schierate davanti a lui e vincolate
alle forme pi utili per la sua esistenza. Non questo il caso. La materia che
ci circonda ha probabilmente tutti gli atomi nccessarii alla perfezione dell'es
sere umano, ma sono in un moto perpetuo, dipendono da leggi proprie, si
congiungono, si separano, si presentano all uomo rarissimamente in quella
forma che alla sua natura pi giovi, e quasi sempre nelle mille altre forme a
cui son condotte dal loro occulto destino, da un destino indipendente dall'uomo
e dalla sua volont. Cosi egli trovasi collocato in mezzo ad elementi che gli tur
bano l'economia della vita, sente il dolore, concepisce il movimento, lo esegue,
allontana le molecole dolorose ed avvicina le utili; cos travaglio e produce per
808 ananas.

consumare. - Del consumo, della produzione, del travaglio che la procura, noi
abbiamo un idea molto pi vasta di quella che si formava Quesnay. Se noi ce
nosciamo comesso il travaglio diretto e l'indiretto, le sue ramicazioni, i loro con
tatti reciproci, il cambio, il danaro, il commercio; vi consideriamo inoltre un
gran tutto, e diamo unuguale importanza, o per lo meno una solidariet indis
solubile alle sue singole parti.
Se, in vece di trovarci riuniti sotto la forma sociale, non fossimo che isolati
individui, tutto si ridurrebbe a dirigere le nostre forze sopra una data materia,
trasformarla e ridurla allo stato in cui sia capace di estinguere quel tale bisogno
che ci abbia spinto a lavorarvi di sopra. Agglomerati , in vece, a grandi masse,
la prima idea che abbiam dovuto concepire fu quella di aiutarci a vicenda nella
pena che costa il travaglio e partecipare in comune alla produzione che ci pro
mette. Questo il primo passo a cui lassociazione conduca: il regno animale ne
da splendidi esempii; le scimie, le api, i bovi selvaggi, i pellicani, lavorano cosi
bene in comune che tutte le organizzazioni, proposte in questi ultimi tempi per
l'uomo, potrebbero appena passare per pallide copie del regime de'bruti. Ma
l'uomo, appena cominci a riettere sul fenomeno dell'industria, vi porta una mo
dificazione fondamentale: iLgavagligmqiato prende un aspetto inverso e di
viene travaglio 4111139, Dapprima la produzione si separa in grandi classi , e gli
uomini si scparan con essa. Gli uni prendono a coltivare la terra, gli altri a tra
sformare i prodotti primitivi della coltivazione. A misura che sinnoltra la civilt,
si assottigliano le divisioni; non pi un dato prodotto completo che determini
l occupazione ad una classe intera diuomini , una parte, una frazione anche
minima del travaglio che si richiede a compirlo. Ma l'individuo occupato di un
solo prodotto, o della minima frazione di un sol prodotto, ha pur mestieri di
consumare un gran numero di prodotti compiuti. Da qui il311213, colle sue raf
flnatezze, e coi suoi miracoli. Si comincia dal barattare in digrosso, senza misura,
secondo limpulso del momentaneo bisogno; poi si riette,-si economizza , si (al
cola il proprio e laltrui; ne nasce l'idea del valoreiogni cosa val pi o meno se
condo che pi o meno si ottenga di quelle con cui si cambii; i prodotti acqui
stano una seconda propriet; oltre al soddisfare un bisogno divengono permuta
bili, hanno un valore di cambio, chepi tardi sar espresso in Maa, ed in
grazia del quale son chiamati ricchezze.
Con questo mirabile meccanismo, il travaglio diviene tutto indiretto. Ciascun
uomo, occupato non pi della produzione di cose capaci ad estinguere i suoi
dolori, ma di una minima parte d'un travaglio qualunque, pu, appena fissatolo
sopra una qualunque forma materiale, trovarsi in grado di cambiarlo, di ven
derlo. La moneta che ne riceve presenta per esso tutta la grande variet delle
cose che alla sua vita abbisognino, non gli rimane che limbarazzo di scegliere e
ripartire nelle proporzioni che meglio convengono ai suoi desiderii. il suo trava
glio diviene pi libero e perci meno penoso: dovunque lo chiamino la sua indole,
le sue capacit, le sue forze, ivi accorre e lavora, alla sola condizione di far cose
che possano, eccitando gli altrui desiderii, presentarsi al mercato e trovarvi degli
uomini preparati a comprarle. Cosi il cambio diviene l anima della sociale esi
stenza, diviene all umanit ci che all'individuo il lavoro. Cos, tutti quanti
siamo, siamo consumatori e produttori ad un tempo; non siamo consumatori se
"o" in quanto apportiamo l'opera nostra nella produzione di tutti, non siam pro
NOTA SULLA no'nuu un nsrocnnr. 809
duttori se non in quanto operiamo in maniera da trovarci in possesso di cose che
divengano un titolo in forza del quale possiamo aspirare al consumo. Dnllindi
viduo il fenomeno si trasporta alle masse: tra paese e paese, tutto si cambia e
sincatena per modo che i popoli son tutti costretti a dlvenir solidarii de reci.
proci loro destini. E dal passato al presente, e dal presente al futuro. La ric
chezza si accumula, si fissa sopra forme durevoli; nascendo l individuo la trova
a grandi masse nel mondo; trova nel minimo fra gli oggetti del suo uso eotidiano
una serie di esperienze e di sforzi, di cui e ammesso a godere gli ultimi risultati.
Passa per questo breve ludibrio che si chiama la vita, e lascia la frazione del
suo travaglio; la generazione che sopravviene lo raccoglie, ne gode e tramanda
ancor essa il suo contingente, e di giorno in giorno, di anno in anno , di secolo
in secolo, l'umanit si dirozza, e procede, per accostarsi ad una meta che ignora,
o forse ancora per non raggiungere alcuna meta mai pi.
Tale in complesso il fenomeno della vita individuale e de vincoli che
legano insieme le parti di questo tutto che, contemplato nell immensit dello
spazio e del tempo, chiamiamo esistenza dell'umanit. Tale il concetto che noi
siam pervenuti a formarcene dopo una lunga serie di meditazioni e di errori; tale
lastrazione no a cui i Fisiocrati non poterono sollevarsi, e da cui scaturirono
i loro errori fondamentali. v
Quesnay fece una prima osservazione, che nulla avrebbe avuto di peregrino
se pi tardi, per troppo studiare il fenomeno dellcconomia sociale, non ci fosse
toccato di vederla dimenticare. Se 1 umanit ha bisogno di vivere, se vivere
consumare, ci che noi chiamiamo sussistenza , o ricchezza, dev essere qualche
cosa materiale che si mette in contatto co nostri sensi ed estingue i nostri do
lori; ci che noi chiamiamo produzione dev essere un ordinamento di forme
adatte a facilitarci l'esercizio delle funzioni vitali; ci che noi chiamiamo con
sumo devessere la distruzione di quelle forme. Se vi ha continuazione di vita,
vi dev essere continuazione di prodotto; vi dev essere un fondo di materie utili
che si distruggono e si rinnovano, una massa di sussistenze sulla cui riproduzione
annuale si mantiene la vita.
Questa verit troppo ovvia, perch vi si possa fondare un titolo speciale di
merito che deponga in favore della sagacia de Fisiocrati. piuttosto un demo
rito della scienza moderna laverla in parte obbliata. Fin qui Quesnay indubita
mente appoggiavasi sopra un fatto innegabile. La scuola di Say, torturata dal
bisogno di combattere le capricciosa distinzioni di lavori produttivi ed imprmt
tivi, commise un gravissimo errore allorquando imagin le ricchezze immateriali.
Finch non ci si provi che, a parte de sensi, non avessimo un modo qualunque
di trovarci in comunicazione col mondo esterno; o finch non si provi che, allin
fuori di Dio e delle occulte leggi che egli allesistenza ha prescritte, qualche cosa
incorporea, senza parti e senza azione sulle parti del nostro corpo, esista nel
mondo e possa trovarsi in contatto con noi; sar indispensabile il convenire che
la materialit condizione inerente al consumo. lmaginare ricchezze immate
riali , trasportare il fenomeno del consumo della materia allutilit, un equi
voco che scambia le forme colla loro durata. Il pi fugace, il pi rapido de no
stri consumi, tutte quelle ricchezze nelle quali 1 economista francese ha veduto
l'immaterialit incontestabile, tutto cio che appena nato dispare, tutto ci che
si direbbe di non esistere se non in quanto ci arettiamo a distruggerlo; non si
810 FERRARA.

potrebbe n pur concepire se non riconoscendolo immedesimato sopra un fondo cor


poreo. Qual cosa meno corporea che lo spettacolo teatrale? ed impossibile con
sumarlo, senza scene, n attori, ne parole, n gesti. Pensare a piaceri del giuoco
pensare alla tavola, alle carte, allo scacchiere, al bigliardo. Le idee che acqui
stiamo da un libro non son esse legate allinchiostro impresso sulle sue pagine?
La lezione di un professore non parte da un corpo, non esce da un labbro, non
ella allldata ad una voce, ad un aria che si scuote ed ondula sino all orecchie
degli uditori? sempre vano sperare che si imagini una utilit consumabile, se
non si faccia appoggiare sopra un fondo sensibile; come all incontro non e pos
sibile imaginare lutilit come cosa corporea, e confonderla colle forme nelle quali
si incarni. Lutilit non che un rapporto, non ha forme n parti, non vi caso
in cui possa chiamarsi materiale in se stessa, n quando fissata sopra la pi
colossale e la pi perpetua piramide, n quando ridotta alla parola che muore
nellatto stesso in cui vien protierita.
Se la teoria lisiocratica non avesse avuto bisogno che del solo principio con
cui si suppone nella societ un fondo costante di riproduzione di corpi, non sa
rebbe cos presto perita. Ma Quesnay assunse limpegno, ai suoi tempi difficile,
di denire quel fondo; ed qui che la sagacit delle sue osservazioni ebbe subi
tamcnte a fallirgli.
Vide che, in mezzo allinllnita moltitudine degli umani bisogni e capricci, ,
quello del nutrimento predomina.
Vide che lalimento, e i mezzi da cui dipende, sono il desideralum di tutti i
nostri travagli, stanno come ultimo termine di tutte le industrie , ed ultima for
mola di tutti i cambii e di tutti i commerci.
Vide che l'alimento della vita umana lanimale e la pianta; luna che nasce
e vegeta sopra la terra, laltro che vi si nutre.
La terra adunque gli parve il gran fondo, e lunico ancora, dell umana esi
stenza; sulla terra la tenne tutta appoggiata, nel coltivare la terra ridusse tutto
il mirabile dell'industria, tutto le speranze della prosperit, tutti gli intenti della
associazione.
Quesnay ruppe in questo modo la catena degli umani travagli, non riconobbe
la menoma solidariet d'intento fra loro, non vide che gerarchia; da un lato
agricoltura, produzione e ricchezza, da un altro manifatture e commercio, come
occupazioni sterili, sovercliie, tollerabili appena, ma parassita; da un lato crea
zione, da un altro salario; da un lato sorgente di vita, da un altro un illusione,
un modo onesto di mendicare la vita.
Questa aberrazione primordiale del sistema siocratico non farebbe gi me
raviglia, se i suoi fondatori non fossero stati che uomini unicamente a livello del
tempo in cui vissero. Si sarebbe perdonata a Quesnay l esagerata importanza
dellAgricoltura, come tuttavia la perdoniamo a Sully. Alla meta del secolo xvm
noi non richiederemmo idee cosi lucide sul cambio, sulla moneta, sul valore,
sulla produzione, come un secolo dopo ci son divenute familiari. Ma il difetto di
queste idee, nel quale sta tutto il segreto dell'errore de Fisiocrati , ecco ci che
non lasciano i loro scritti scoprire; ed inesplicabile la fatalit per cui gli uo
mini che meglio comprendevano forse il meccanismo de cambii, che pi ne in
vocavano la libert illimitata, non poterono mai sollevarsi fino a riconoscere in
esso il tarlo del loro immature sistema.
NOTA SULLA DOTTRINA DE FISIOCRA'I'I 811
Probabilmente, una pi lunga riflessione li avrebbe spontaneamente condotti
a scoprirlo pi tardi, se dobbiam giudicarne dalle timide ritrattazioni che la forza
dellevidenza aveva negli ultimi tempi cominciato a strappare ai discepoli di Ques
nay. Vi ha ben differenza infatti fra il tuono risoluto con cui- il maestro dileg
giava le arti ne suoi primi scritti, e la riserbatezzacon cui Turgot, Le Trosne e
Baudeau procurarono onorarle pi tardi, tenendosi sempre fermi bens sul con
cetto puro della sterilit, alla quale la sentenza del caposcuola le avea condan
nate. Ma per quanto la osservazione spontanea della solidariet dei travagli avesse
potuto avvertirli della leggerezza con cui la scuola si era lasciata sedurre sino
ad ammettere questa specie di scisma tra il lavoro de campi e quello dell'opi
ficio, un'idea intermedia erasi attraversata, e rendeva impossibile il loro completo
ritorno ne termini naturali della quistione. Quesnay non erasi gi limitato a con
templare l' Agricoltura come fonte comune di sussistenza. Arrestandosi qui, __..---/
avrebbe tutt'al pi potuto confondere qualche verit ineluttabile sotto una frase
inesatta.
Ma egli aveva inoltre tentato di rintracciare, in una formola scientifica, l'in
tima origine di un fatto volgare; e nella intensit delle sue meditazioni, colpito
da una falsa apparizione, vi stese sopra le braccia, strinse con fede ed affetto non
altro che un'ombra, invent la formula del prodotto-nello, accettata la quale
,11_7._".,_4
tutto il rimanente delle sue dottrine non diviene che conseguenza legittimamente
dedotta. Dal momento che fu concepito il prodotto-netto, la preferenza accordata
all'Agricoltura non fu pi fondata su quella specie di vago decoro che lantichit
pi remota avevale attribuito; non fu n anche dedotta dalla natura alimentare
delle sue produzioni; ma divenne il resultato di un calcolo, ebbe in favor suo
leloquenza irresistibile delle cifre. Gli uomini non furono pi debitori alla terra
come alla loro nudrice comune soltanto, ma lo furono ancora come al serba
toio di tutti i valori, come allequivalente di ogni ricchezza. La parola produzione
divenne esclusiva all'Agricoltura, non solo nel senso fisico, ma ben anco nell'e
conomico; ogni resultato di qualsivoglia lavoro che non fosse coltivazione del
suolo divenne una mera traduzione della ricchezza, un simbolo, un apparenza
illusoria; l'originale, la verit, la realit della ricchezza non si poteva pi'riscon
trare che in quell'unica forma della materia, nella quale consistono le produzioni
del suolo.
Ecco dunque l'assunto primo de Fisiocrati. da qui che bisogna prender le
mosse nell'esaminarne le teorie. La terra, essi dicevano, non solo genera le sus
sistenze, ma produce il valore; perch non solo paga le spese dell'umano lavoro,
ma lascia un eccesso gratuito, una rendita, un prodotto-netto; e questo eccesso
annuale il fondo a cui son costretti di attingere tutti gli uomini che sussistono
al di l di coloro che la coltivano. La terra ha questa specialit, a differenza di
ogni altra occupazione delluomo, nella quale la forma utile non lascia sicura
mente di presentarsi, ma equivale, n pi, n meno, al suo costo. Una volta che
questo sofisma si fu introdotto, la-semplice osservazione del fatto visibile della
societ si trov insulllciente a riscuotere i Fisiocrati dalla illusione nella quale
dormivano. Sarebbe stato bisogno rifare l'analisi, e rimontando alle idee fonda
mentali svelare l' equivoco della frase primitiva; ma tanto non concedevano i
tempi, ed questo il motivo per cui, mentr'essi coll'ipotesi del prodotto-netto po
tevano tutto spiegare, e fino raggiungere le verit pi eminenti della scienza, i
812 FERRARA.
loro oppositori, incapaci di scoprire l'origine dell'errore, restarono tanto al di
sotto di loro, quanterano essi medesimi al di sotto del vero.
Ai nostri tempi la teoria del prodotto-netto non ha pi alcun credito, bench
non possa dirsi che la sua falsit sia stato dimostrata con sufficiente evidenza
per dirsi estinta del tutto. curioso invece il vedere che i migliori Economisti,
per poco che si distraggano, cadono in equivoci, almen di parole, sui quali si po
trebbe chiaramente riconoscere l impressione in essi lasciata dalle rimembranue
del principio siocratico. Smith e Riccardo ce ne oil'rirebbero numerosi esempii,
se valesse la pena di raccogliere tutte le loro distrazioni per non poterne alla ne
dedurre che una inesattezza di linguaggio. Il lettore trover, io credo, meglio im
piegato il suo tempo, se noi ci limiteremo a sottoporre l'idea di Quesnay ad
unanalisi semplice e rigorosa, e ssarne in termini precisi il vero difetto.

// III.

La preeminenza che i Fisiocrati accordavano alle produzioni della terra, dun


que, come abbiamo or ora accennato, fondata sopra due principii, l'uno di quan
lil, l'altro di qualit.
LAgricoltura, supponevano essi, rende un prodotto-netto, ed il solo fra gli
umani lavori che sia capace di renderlo.
L'Agricoltura, aggiungevano, genera tutta la materia su cui si sostiene l'u
mana vita.
Da queste due proposizioni, se fossero vere, discenderebbero due serie diverse
di conseguenze. l Fisiocrati han commesso un secondo errore: nel dedurre le con
seguenze dell'una le attribuirono allaltra; e convien porre tanta cura a distin
guerle, quanta abitudine avevano essi contratto a confonderle insieme.
Esiste, nel fenomeno del lavoro, un prodotto-netto? Che cosa si pu ragione
volmente comprendere sotto questa parola P
A rigore, non solo non esisterebbe, in un aspetto metasico, un prodotto-nello,
ma l'idea medesima della produzione isolata ci mancherebbe.
Noi, nel considerare il fenomeno della produzione, facciamo sempre due
sforzi. Dapprima la consideriamo come un atto dell'uomo; ed questa una ne
cessit, perch prescindendo dalla pura relazione all'uomo, il fenomeno spari
rebbe confuso in quel quid ignoto, ove ogni individualit. sparisce, ove non resta
che il fatto misterioso di cui Dio solo ha la chiave, il grande ed unico fatto dei
lUniverso, il fatto stesso dell'esistenza. \
i pi, noi facciamo un conto saldo sopra il passato, e prendiamo tlttiziamente
un rigato di partenza, al quale ascriviamo l'inizio di una data produzione. Questo
inizio realmente non vba. Il grano che io oggi raccolgo legato con quello che
ho seminato , e questo . parte di quello che un anno addietro ho raccolto. Nel
bisogno di ragionare sopra una materia perfettamente circoscritte da tutti i lati .
noi limitiamo il fenomeno, e partiamo da un punto nel quale una serie di ese
guiti travagli si riguardano come una anteriore esistenza, indipendente dallopera
nuova della produzione attuale.
il fatto della sussistenza diun momento, equello del progresso industriale, son
due elementi di un sol fenomeno nel quale non vi altro principio che quello della
creazione, ne possiamo prevedere altro termine che quello di una distruzione
NOTA suzzs nor'rsnu mi FISIOCRATI. 815
nale. Non esiste nel mondo una data produzione isolata, se non in quanto noi
stessi, per comodo del nostro intelletto, lisoliamo; ed esiste un capitale ed un
prodotto, solo perch noi seguiamo ilttiziamente una linea tra il passato e
il futuro. Ci che esiste una concatenazione strettissimo. tra tutti gli atomi della
materia, tra tutte le parti del movimento.
Lindustria generale dell'umanit procede con quella medesima legge di con
tiguit con cui tutte le azioni dell'uomo e tutti i movimenti della materia sono ine
sorabilmente costretti a procedere. un lavoro di aggregazione continua. Come
la seconda pietra di un edificio non pu riposare che sulla prima, e questa sopra
la rocca; come la faccietta di un secondo cristallo si appoggia su quella del pri
mo, ed una serie di facciette appoggiate a vicenda costituiscono la massa salina;
cos una produzione non che un nuovo travaglio appoggiato sopra l'antico. in
un ordine assoluto sarebbe impossibile distinguere lantico dal nuovo, perch
tutto si lega in natura e non vha mai, al di fuori delle nostre combinazioni in
tellettuali, un mezzo di riconoscere dove una parte nisca e laltra cominci. Nel
l'ordine ttiziamente economico, noi facciamo il limite, e dlstinguiamo il capitale
esistente dalla produzione che vi si appoggia. -
dopoaver formato questa ipotetica posizione che pu nascere in noi l'idea
del prodotto limitato e nuovo; senza di essa non vi sarebbe che quella di una per
petua trasformazione della materia, nella quale sarebbe pazzia cercare la distin
zione del prodotto netto e del lordo, quando l'idea medesima di un prodotto vi
manca.
Che ha l'atto sempre, che fa incessantemente l'industria? Nelle prime e nel
lultime delle sue intraprese, ne pi semplici modi di procurarsi alimenti come
ne pi delicati e complicati fra i suoi lavori ,ittlttl l'intento della sua attivit,
consiste in trasformare la materi d applicar a ai bisogni della sua esistenza.
Qui non v ha ne lordo, ne nettofi ha ordinamento di parti, contatti, aggrega
zioni. Comincia l'idea della produzione isolata, e quindi quella del lordo e del
netto, al momento solo in cui si cominci a far entrare in iscena il concetto del
capitale.
Il capitale medesimo non pu dare l'idea del prodotto netto, se non in quanto
sia un valore, cio il resultato di un anteriore travaglio. Come sola materia, de
stinato a consumarsi pi o men lentamente, e sparire. La semente che io sparge
sul suolo si gonfia, germoglia, diviene stelo da un lato, radice da un altro, rac
coglie uidi, sali e gas, cede una parte delle sue molecole, usurpa le altrui, in
n dellanno esisteranno dieci corpi simili al suo, ma quel tal grano che io ho
seminato avr nito di esistere. La consumazione delle forme e rapida e visibile
in tutte quelle che gli Economisti han chiamate materie prime; e pi lenta, ma
non meno reale, in tutte quelle che han chiamato strumenti. 'si consumano case ,
caldaie, macchine, navi, tutto pi o men presto si logora fra gli attriti dell'azione
industriale; senza di ci la produzione non sarebbe, com, un perpetuo rimpasto
della materia. Ma come valore, allincontro, il capitale pi ambizioso, aspira.
alleternit ed al progresso. La semente del cotone sparisce, come spariscono il
cotone lato del lessitore e lindaco del tlntore. Non rinascono pi nella forma.
in cui erano: alla semeute, come ad una parte dellaratro e ad una parte del vi
gore del bove, succedute il cotone; al [ilo e al telaio il tessuto; all indaco ed
alla caldaia la mussolina; ma ciascuna di queste forme novelle porta seco un ,
814 FERRARA.

valore, ed in ciascuno di questi nuovi valori si trovan rifusi gli antichi, che per
dettero durante il travaglio le loro prime apparenze. La funzione del capitale-va
lore questa appunto di lasciar consumare le forme proprie per rinascere sotto
nuova sembianza, e consumarsi di nuovo per rinascere ancora, e cos consumarsi
c riprodursi in eterno. Ma queste trasformazioni perpetua non avrebbero n senso,
n scopo, se sopra ognuna di esse non si potesse appoggiare una creazione di
forme pi utili, sotto le quali il valore da conservare si trovi accresciuto del
nuovo valore che lindustria intende applicare ai suoi bisogni della giornata.
in questunico senso che la produzione pu presentare un lordo ed un netto; nel
senso cio, che data una forma nuovamente creata, si divida in due parti, delle
quali una rappresenti il valore che si trovava preesistente , l altra rappresenti la
nuova creazione.
Questa nuova creazione pu consumarsi con pi o meno celerit, pu ssarsi
sopra una data materia e divenire una parte anchcssa del capitale. Non importa:
qualunque sia il destino, essa sempre un prodotlomello, relativamente a quel
dato periodo entro del quale noi avevamo limitato il fenomeno.
Prendiamo per esempio, in Agricoltura, la produzione del grano. Si supponga
che al momento in cui io concepisce il pensiero di operarla sopra il tale e tal
altro podere, esista nel mondo una massa totale di produzioni come 100, e che
il valore totale della mia raccolta sia come 10. Si supponga che questo valore 10
si conservi intatto durante il corso dellanuo, e che nulla si consumi del 100 che
era preesistente. Al momento della raccolta si trover nel mondo un valore totale
di 110: ecco il lordo. Ne esisteva gi 100: ecco il capitale a dedurre. Si ag
giunto 10: ecco il netto. Poco importa che, durante l'anno, procedendo in via
di anticipazione, io, i miei agenti, i miei bovi, i miei strumenti avessimo gi lo
gorato gli otto decimi della mia raccolta, in modoch al trar de conti la produ
zione totale non si trovi elevata che a 102: sempre '10 ci che ho creato in quel
tale periodo della produzione di un anno.
Cosi va concepito il prodotto-netto, in un senso che ristretto e relativo,
quanto all ordine metasico delle esistenze, ma il pi largo possibile ed asso
luto, quanto allordine speciale del fenomeno che chiamiamo produzione isolata.
Vi poi un ordine ancora pi ristretto, che si riferisce, non pi a tutto il fe
nomeno della produzione, ma alle varie parti di essa.
Se consultiamo le nostre idee ordinarie, non v alcun genere di lavoro,
in enti nostri calcoli non sieno tutti fondati sulla supposizione di un prodotto
totale e lordo, una spesa a dedurne ed un residuo netto.
Ma rillettendovi pi attentamente, sar ben facile accorgersi che questo abi
tuale linguaggio abitualmente un'idea relativa a ciasclieduno di noi, che nella
sfera sua propria, cercando il resultato del suo lavoro, divide naturalmente in due
parti il valore prodotto; l'una che rappresenti il rimborso, la. ripristinazione de
valori precedenti al corso della produzione, la spesa, il valor di costo; l altra
che rappresenti il profitto , il compenso della propria industria.
Quando un sol uomo concorre in una data produzione, l'idea del prodotto
nello e univoca e costante, perch non pu riferirsi che a lui solamente. Ma se
pi uomini vi concorrono insieme, sorgeranno altrettanti prodotti-netti, diversi,
anzi opposti tra loro. Ciasclieduno da produttori avr il suo, perch ciascheduno
subisce una spesa particolare, o incontra unapena propria nel suo particolare
NOTA SULLA no'rrnuu Da rlslocnni. _ 815

lavoro, si forma una sfera dintenti nella quale il centro il profitto suo proprio,
indipendentemente, anzi in contraddizione di tutto il resto.
Per non uscire dal terreno medesimo de Fisiocrati , prendiamone l' esempio
dallAgricoltura.
ll prodotto-netto, dicono essi, evidente in Agricoltura. Si lavora per uno o
pi anni; la raccolta arriva; il coltivatore disponendone, sia in natura, sia in
prezzo, ripaga tutte le spese, salda il salario de lavoranti, il valore delle deterio
razioni, linteresse del capitale, la somma de suoi consumi medesimi; e dopo
tutto ci paga una rendita al proprietario della terra; chi non vede che l Agri
coltura in questo modo produce pi di quanto consuma, se dopo avere rimbor
sato l'ammontare totale delle sue spese permette ancora di presentare un valore,
libero e disponibile, a chi non ha menomamente contribuito col proprio trava
glio nell'opera della produzione?
E senza dubbio, per chi si collochi nel punto di vista del proprietario, il fitto
del suo podere non che un prodotto-netto di questa specie dindustria che con
siste nell'avere ereditato il diritto di dire questa terra mia . Se egli o i suoi
antecessori vi hanno impiegato de capitali per apparecchiare il terreno alle esi
genze della coltura annuale, si potr ancora dedurre dall ammontare del tto
qualche cosa che annualmente si sostituisca alla deteriorazione annuale del capi
tale impiegato; ma in n de conti, ogni capo di spesa dedotto, si andr sempre
a trovare qualche cosa che formi, in un senso relativo a chi possiede la terra, il
prodotto-netto della sua funzione industriale, che quella di possedere.
Sin qua dunque l'idea di Quesnay non soggetta alla menoma obbiezione;
lerrore incomincia al momento che questa posizione, unicamente relativa al pro
prietario, si prenda per unidea assoluta, si riferisca alla produzione in se stessa,
o che peggio ancora, si astragga sino a farne un rapporto costante ed immu
tahile tra l'Agricoltura e la Societ presa in massa.
Qualunque, fra gli agenti della coltivazione, pu collocarsi, rispetto agli altri,
in una posizone analoga a quella che Quesnay ha concepito come esclusiva ed
unica, riguardo al proprietario della terra.
Quesnay ammette una classe di Fillaiuoli, incaricati di dirigere ed ammini
strare la coltura. Che cosa fanno costoro? Raccolgono sotto gli ordini loro un
numero di lavoranti a giornata, comprano strumenti e semenze, impiegano un
capitale, ammassano una raccolta; sulla quale, dopo aver pagato salarii, inte
res'se di capitali, e rrr-ro, trovano la parte propria, il compenso della propria fun
zione. Ecco come, per poco che mutiamo il nostro punto di vista, ci che era un
prodotto-netto nell'ipotesi da Quesnay contemplata, divenuto una mera spesa ,
ci che era una spesa divenuto un prodotto-netto. Quesnay metteva il com
penso del ttaiuolo tra gli elementi a dedurre dalla produzione totale, prima di
giungere alla rendita netta del proprietario; il coltivatore pone il tto tra gli
elementi a dedurre prima di rinvenire la cifra del suo compenso.
Se scendiamo al contadino, troveremo la sua condizione perfettamente ana
10321 a quella de primi due. Egli lavora e riceve un salario. Per lui, nella sfera
della sua industria, tutto ci che vada in mano al coltivatore ed al proprietario,
non che un elemento di scapito; se gli chiedete che calcoli il frutto nale della
sua industria, egli non potr che collocare tra le partite di spesa ogni cosa che
non entri nel suo peculio: il prodotto-netto del contadino non che il salario.
816 FERRARA.
Andiamo ancora pi in la sino alierteiiee che ha costruito un arairo; ed
applicandogli lo stesso ragionamento si vedr che anchegli pu farsi un prodotto
netlo a suo modo, porche dell'ammontare della produzione totale sottragga l'im
porto della coltura, indi il costo del ferro, del carbone e del legno, su cui ha la
vorato il suo aratro, per andare a scoprirvl la porzione di grano che servita a
compensare la pena del suo travaglio. -
Nel senso doppiamente relativo, non solo si pu; concedere ai Fisiocrati che
l'idea del prodollonetlo sia vera, ma bisogna ancora soggiungere che ella
troppo vera. Non solo vi ha un prodottonetto possibile, ma si pu ammetterne
sempre un numero indenibile, perch indeiiniblll sono i punti di vista sotto i
quali in un dato fenomeno industriale sia possibile contemplare una parte di pro
duzione perduta, ed unaltra rimasta a protto di queli agente, in rapporto al
quale il fenomeno si contempli.
Ma se il problema vuol porsi nel senso relativo, non gi ad alcune fra
i diversi agenti della produzione, ma al complesso medesimo del fenomeno indu
strinie; allora da ci che abbiamo detto sar ben facile linierlre che un prodotto
netto totale potrebb essere unicamente la somma de parziali.
Esso allora non che il compenso di tutti i travagli che concorrono in una
data produzione.
Tra esso e il prodotto totale non vi ha altra linea di conne a segnare se
non quella che distingue in produzione esistente dalla produzione che nuova
mente si crea.
LAgrieoltora, i Fisiocrnti han detto, produce pi di quanto consumi.
Le. proposizione e vera, se per consumo sintende la distruzione delle forme
sensibili del capitale, e per produzione s'intende il valore che venga aggiunto al
valore preesistente sotto la forma del capitale distrutto. Se lAgricoltura non pro
dueesse al di l del suo capitale, non darebbe alcun mezzo di compensare il la
vero che vi si impieghi, e sarebbe unarte impossibile. Ma non in questo senso
che Qtlesnay stabiliva la supremazia della produzione agraria. Nel suo sistema,
l'Agricoltura d tanto, che, dopo avere ristaurato il suo capitale, e dopo aver
sostenuto gli agenti tutti della produzione, lascio ancora un eccesso di valore ,
una ricchezza, che appunto perci, Turgot chiamo disponibile.
Per giungere a questa idea, i Fisiocrati han dovuto in primo luogo collocare
il problema nel solo rapporto del proprietario; ma questa scelta e all'atto arti
cielo e capricciosa. Il proprietario non che un agente di produzione, come io e
il levorante. Tra loro non vi ha che differenza di modo: l'uno concorre nel l'eno
mene produttivo col sudore della sua fronte, laltro coi concedere che si lavori
una terra, di cui e la ragione o la legge gli han dato il dominio esclusivo, una
terra che egli potrebbe rinchiudere e sottrarre all'azione deliattivit industriale.
Dal momento che si abbandoni questo punto di vista , e si cerchi in massa il
prodotto-netto dell'Agricoltura, la rendita del proprietario diviene una spesa come
tantaltre, o tutte le spese divengono prodottomcllo. Se durante un anno di coi
tivezione, non si anticipesse alcun valore di sorta, e, la raccolta venuta, si desti
nasse il prodotto a saldarei lavori di tutti gli agenti che han prestato il loro
concorso, la produzione si dividerebbe materialmente fra loro; una parte sa
rebbe accordata a chi ha guidato gli aratri, un'altra a Chi ha prestato la terra:
e linsieme della raccolta verrebbe assorbito dallinsieme de titoli per cui vi si
I
NOTA SULLA DOTTRINA on FISIOCRATI. 8l7

possa partecipare; e il titolo del lavorante a giornata e quello del proprietario


ozioso, non troverebbero a dillerirsi per modo che l'uno si possa dire una spesa
e l'altro costituisca un prodotto.
I Fisiocrati hanno edificato tutto. un sistema di Economia sociale sopra una
idea, nella quale, invece di esagerarla, il loro errore dipende dall'averla dima- i,
grita. Un prodollonetto esiste, nel senso complessivamente riferibile alla produ
zione, ma esso molto pi largo di quello che la Fisiocrazia iuiaginava; la
produzione in se stessa; immenso ed eterno se noi consideriamo il travaglio
)
,
l
umano nella sua immensa continuit; si assottiglia di tanto, quanto noi restrin-
giamo, per comodo dell'intelligenza, il fenomeno industriale; ma qualunque siano l
{ l?
i limiti entro i quali ci arrestiamo, tutto ci che l'uomo in atto produce, tutto ci
che aggiunge alla produzione passata, tutto ci che esercita e paga la sua atti
vit industriale, tutto rientra nellidea del prodotto-netto, perch tutto creazione

i
di utili forme che anteriormente non esistevano, tutto e valore che sopraggiunge
o per accrescere i valori gi accumulati sotto l'aspetto di capitale, o per prestarsi
ai bisogni della vita contemporanea.

I\'.

Queste riflessioni sembrerebbero di una incontestabile evidenza, ed io potrei


qui arrestarmi, se fra le idee degli economisti moderni non mi sembrasse di ve
derne qualcuna, capace di far rinascere l'illusione del prodotto netto. Alludo alla
teoria della rendita. Al punto in cui l hanno condotta gli economisti ortodossi,
o ella falsa, o ella la pi solenne giustificazione dell'errore de Fisiocrati.
Una deplorabile confusione d'idee ha fatto, di un argomento si semplice, la
parte inestricabile della Scienza; e l' aria di mistero con cui piacque a Ricardo
di rivestirla, e la tenacit con cui gli scrittori inglesi posteriori ne hanno adot
tute le formale, e la venerazione prodigatale da Rossi, e soprattutto l'esagerata
importanza che egli diede alle modificazioni da lui proposte sulle idee del capo
scuola inglese, han fatto supporre che un problema della pi alta importanza
economica si nasconda nella teoria sulla rendita della terra, ed una grande rivo
luzione ne sia venuta nellEconomia sociale. Nulla di ci: Ricardo e Rossi han
variato l'aspetto del problema, ma hanno intrinsecamente sanzionato l'errore di
Quesnay ; se possibile ripristinare il prodotto-netto, egli solamente allorquando
si consideri la rendita della terra sotto l'aspetto in cui essi l'han collocata.
Vi hanno, in questa parte della scienza, due questioni affatto distinte, che
Spesso si confondono insieme, e ne fanno un problema insolubile. L'una potrebbe
dirsi questione di mera legittimit, l'altra di fatto economico. Altro il chiedere
se il possedere la terra sia un giusto titolo per partecipare ad una porzione del
suo prodotto; altro l investigare qual sia, da dove nasca, in quali elementi
industriali consista quella tale porzione di valore prodotto, che rappresenta la
rendita territoriale.
Queste due ricerche hanno, e vero, un punto di contatto, e perci ( che fa
cilmente si scambiano l'una con l'altra. Se la propriet territoriale un diritto
che immediatamente emani dall'ordine naturale del mondo, come i Fisiocrati la
contemplavano; sar nell'ordine naturale che tutte le forze industriali cospirino
a dare un'esistenza alla rendita della terra, sar una logica necessit il subordi
Econom. TOMO I. _ 52.
818 "una.
nare a questo concetto di diritto la ricerca degli elementi di fatto che devono
elevare il concetto della rendita all'apice supremo della produzione. Se la pro
priet non che un nudo monopolio, o anche un furto, e naturale inferirne che,
senza la rendita territoriale, il valore del prodotto agrario si troverebbe costan
temente pi basso, e invece di trovarvi una ragione desistenza del prodotto netto,
vi troveremrno un'elemento di scapito. All'inverso,esaminare le fonti economiche
della rendita, cercare se rappresenti un eccesso materiale di produzione, se venga
dalla differenza di qualita tra le diverse terre poste a coltura, se il prezzo dei
prodotti sia causa ed effetto di rendita, se le attitudini naturali del suolo ne co
stituiscano il fondamento, se consista unicamente nella differenza tra il valor di
costo e il valor di cambio, tra il prezzo naturale e il corrente: tutto ci va spon
taneamente a finire nella quistione di legittimit, e conduce a decidere se si tratti
di diritto, di monopolio, di furto, o di mero compenso al travaglio.
Pure son sempre due discussioni di diversa natura, e si possono e si devono
agitare ciascuna co suoi principii e nel suo terreno. Per noi soprattutto la di
stinzione vitale. Dichiarato, come pi vi piaccia, che la rendita territoriale
proviene da un dritto, o da un monopolio, o da un-furto, essa sar sempre uni.
camente un titolo per partecipare o non partecipare alla ricchezza prodotta, non
sar una produzione di pi o di meno. E se i Fisiocrati si fossero rimasti a
principii del loro ordine naturale, il problema del prodotto nella non si sarebbe
allacciato alla loro mente. Ma mettete in discussione la esistenza o non esistenza,
l'origine pi o meno remota di quel tale valore che costituisce o il tto di un
podere, o la rendita territoriale indipendente dal iltto; e voi vi troverete natural
mente condotti a sospettare la verit di un prodotto netto. Ecco il punto in cui
una sorprendente rassomiglianza si viene a scoprire tra Quesnay e Rossi, due
estremi cronologici della teoria sulla rendita.
La Fisiocrazia collocandosi, come abbiam detto, nel punto di vista del pro
prietario, non vedeva produzione se non in quella parte di valore che alle mani
del proprietario giungesse. Tutto il resto non era per essa che rimborso di spese,
o per usar la sua frase, in tutto il resto non verano che ripresa delle anticipa
zioni annuali. Questo concetto evidentemente e falso, perch mutando il punto
di vista, e collocandoci, come dobbiamo, o nel senso della produzione in se
stessa, o nel senso della societ. che sussiste di produzione, il valore destinato al
proprietario ollre precisamente quella medesima importanza che si rinviene in
qualunque altro valore destinato a compensare il travaglio di ogni altro agente
di produzione. Ma l'errore nasce, come ognun vede, dall'aver dato alla rendita
una esistenza propria, diversa, anzi superiore a tutte le altre parti della produ
zione, in voce di farne una semplice parte di produzione. La Fisiocrazia sup
pose che non esiste prodotto di valore agrario , se non in quanto esiste
una rendita; doveva in vece partire dall idea che il prodotto esiste -da s,
e non vi rendita se non in quanto vi sia prodotto. La Fisiocrazia, se
gnando una linea tra le riprese e il prodotto, rendeva inutile la questione del
titolo; perch,data per ferma l'esistenza di quell'eccedente valore a cui serbavasi
il privilegio di rappresentare la produzione, diveniva indill'erente che il proprie
tario ne fosse investito per un giusto diritto o a mero titolo di privilegio;e quan
tunque Quesnay avesse preso le mosse dall idea di un rigoroso diritto, pure si
visto che il sano criterio di Turgot, presentendo la conseguenza del suo sistema,
Non SULLA nonnu mi IISIOCRATI. 819
fu sollecito ad avvertire che lanalisi del prodotto netto non e per nulla legata
alla reale esistenza di un tto, di un valore materialmente trasmesso a chi pos
siede la terra, ma si pu istituirla, e rimane intatta, anche nel caso che le fan
zioni di proprietario e di coltivatore si riuniscano in una sola persona.
Ora, questa medesima falsa posizione esiste nella Teoria di Ricardo, e e in.
gigantisce in quella di Rossi.
L'economista inglese suppone che una terra, in tanto e capace di dare una
rendita, in quanto esistono altre terre di qualit inferiori, che, a circostanze pari,
producono meno. Si sa con quali ipotesi arriva a questa conclusione. Comincia
dallasserire che, ne'primordii della propriet territoriale, quando il principio
della propriet bens stabilito, ma non tutte sono occupate le terre fertili,
impossibile elevare di tanto il prezzo della produzione agraria, quanto sia neces
sario perch il coltivatore vi trovi un valore libero, al di la delle spese di col
tura. Se egli il facesse, la possibilit di occupare altre terre, e cavarne luguale
produzione, allontanerebbe da lui iconsumatori, e lo costringerebbe a ribassare
il prezzo di nuovo. -_ Passa Ricardo all ipotesi che tutte le terre pi fertili sieno
esaurite. Allora il consumatore non pu istituire una concorrenza contro il primo
produttore, se non coltivando terre inferiori; le quali, incapaci di dare un ugual
prodotto in parit di circostanze, manderanno bens al mercato la stessa merce,
ma gravata di un maggior costo, e che perci non pu vendersi se non ad un
prezzo pi alto di quello per cui il primo produttore il potrebbe. Dal momento
che due produzioni dello stesso genere, si presentano sul mercato con un valor
di costo diverso; dal momento che lo stesso grano costi una spesa 5 provenendo
dalla terra fertile, ed una spesa 10 provenendo dalla terra sterileiproduttore
della prima non ha pi concorrenza a temere, vende per 10 ci che ven
derebbe per 5; vendono insieme per lo stesso prezzo, ma l'uno trova appena in
questo prezzo il rimborso delle sue spese, e l'altro dopo avere rimborsato le
uguali spese protta ancora un valore netto, di 5. - Quest valore netto e la
rendita. Appena il proprietario della terra fertile voglia liberarsi dalla pena di
coltivarla, si trover un tlttaiuolo disposto a pagarne quel tanto di valore netto
che la produzione capace di fruttargli. E ci che si dice per le due prime gra
dazioni di qualit, va ripetuto per tutte. A misura che il paese s incivilisca, cre
sceil prezzo, cresce perci la tendenza a coltivare le terre pi sterili, cresce il
costo de loro prodotti, ed ogni accrescimento di costo ne prodotti della terra in
ma ridonda in benelizio del coltivatore delle terre superiori, la cui rendita si
aumenta cosi a misura che la coltivazione si estende su pi ingrati terreni.
Non e qui il caso di esaminare dove stia il tarlo di questa teoria, alla quale
si son prodigati gli omaggi della celebrit: ci dilungberemmo soverchiamente, e
perderemmo il punto di vista per il quale sono stato condotto a citarla. Pren
diamone complessivamente lo spirito. La rendita nasce dunque dalla differenza
di produzione tra le terre pi fertili e le meno. Leone e le altre hanno una parte
in comune, che son le spese di costo. Nell'esempio che abbiamo accennato, il
grano costa sempre un valore 5, sia che si produca sulla terra fertile, sia sulla
sterile; da qua non v' differenza. Ci che diversiiica la prima dalla seconda, ci
che permette alla prima e non permette alla seconda, di produrre una rendita,
e un eccesso di valore, proveniente dal prezzo che il grano trova sopra la piazza.
E un accesso che supera le spese di produzione; , il lettore lo vede, n pi n
820 una.
meno, il prodotto nella de Fisiocrati, il valore che predomina, che sorpassa le
riprese delle anticipazioni annuali.
Tale la teoria di llicardo, in questi termini fu intesa ne'primi momenti della
sua nascita, e in questi temiini si pu ragionevolmente concepire raccegliendola
con moltissimo stento dalle sue testuali parole. Tale, dice il Rossi, la base di
questa teoria (1051 NUOVA e cosi CAPITALE , che , diciamolo pure, LA eLoau
della moderna Economia politica, e che da la spiegazione de fatti economici pi
importanti e pi complicati .
Solamente, ci che noi abbiamo or ora spiegato come effetto della differenza
di fertilit nelle terre, Rossi il corregge e tramuta in una formula, che sar , se
vuolsi, pi vicina alla verit, o meno paradossale, ma che rende ancora pi sen
sibile l'analogia tra la teoria moderna della rendita e l'antica del prodotto-nello.
Riferiamo le sue parole medesime.
Supponete che tutte le terre di prima qualit, e poste alla portata del mer
cato, sieno gi messe a coltura, senza che i loro prodotti riescano sullicienti al
bisogno della societ: che cosa pu farsi? .
Non vi ha da scegliere che tra tre rimedii: e cercare delle terre ugual
mente fertili ma pi lontane; e coltivare le terre vicine ma meno fertili e n al
lora neglette; o sollecitare le terre gi coltivate, con una maggior quantit di
capitale e di lavoro, domandare da esse un prodotto pi largo merce unintrapresa
pi potente e costosa.
Ci, in altre parole, vuol dire, che, quando il crescente bisogno deprodotti
agricoli fa sentirsi, c la coltivazione delle prime terre non basta , bisogna pro
durre pi caramente; giacch impiegare una seconda porzione di capitale sulla
medesima terra, o coltivare colla medesima porzione di capitale sia una terra in
feriore, sia una terra ugualmente fertile ma pi lontana dal centro di consumazione,
equivale sempre a produrre pi caramente.
Voi avrete dunque, sopra il mercato, de prodotti agrarii, delle materie
prime, de' comestibili, che non sono stati ottenuti tutti con uguale spesa di pro
duzione: gli uni saran costati pi caro che gli altri. il grano raccolto sopra una
terra di prima qualit, vicina al mercato, sar. costato meno di quello che fu rac
colto sopra un suolo pi fertile, che ebbe bisogno, per rendere qualche cosa , di
pi concime, di maggior lavoro, duna coltura pi laboriosa; o che, per la sua lon
tananza, esige mezzi di trasporto pi dispendiosi.
Cosi essendo, vi sar, per questi varii prodotti , un sol prezzo, e pi, sul
mercato? E se non vi fosse che un solo prezzo , sarebb egli proporzionato alle
spese di produzione del grano ottenuto pi caramente, o al prezzo di quello che
sia costato di meno? Non vi sar, sul mercato, che un solo prezzo, e questo
prezzo sar rappresentato dalla produzione pi cara.
a lo dico, in primo luogo, che vi sar un solo prezzo. Senza dubbio, non hi
sogna che prendere in mano le mercuriali per vedere come il prezzo del grano
varii nelle diverse parti della Francia, e nella medesima contrada in epoche dif
ferenti. Ma quando si dice un sol prezzo, sintende parlare di un sol mercato,
di una sola epoca, e di una medesima qualit. Andate oggi al mercato delle
granaglie; troverete forse un prezzo per il grano prodotto da una terra, e un altro
per quello che fu prodotto da un altra? Una dill'erenza si trover se il grano che
sta da un lato migliore e men buono di quello che sta dall'altro; ma tra due
NOTA SULLA DOTTRINA ne FISIOCRATI. 821

sacchi di grano, di ugual peso e qualit, vi ha egli differenza alcuna di prezzo,


nello stesso mercato, nello stesso momento, unicamente perch l'uno sia costato
10 al suo produttore e l'altro 20? Chi mai che prenda conto di ci? Non pu
esservi differenza di prezzo, e di fatti non ce n'; in ogni cosa i prezzi costante
mente si livellano insieme.
Ora, qual' il prezzo che domina? Non vi ha mercante che non lo sappia:
quello del grano la cui produzione sia costata di pi. La ragione evidente. Se
l'uomo che ha prodotto a maggior costo non potesse ottenere il rimborso delle
sue spese e de suoi equi profitti, cesserebbe di produrre.
. . . . . . . Dunque, quanto pi questo costo sar elevato, tanto pi sar
grande, per una parte del grano-in vendita, la differenza tra il suo costo e il suo
prezzo. Abbiate del grano che costi [0, '12, 15, 20; vi sar tendenza a ci che
tutti si vendano 20; il venditore del grano prodotto a minor costo otterr le sue
spese di produzione e 10 di pi; il seguente avr 8 di pi, il terzo 5, l'ultimo
non ricaver che le spese.
Allrettiamoci a soggiungere che questo andamento della produzione agraria,
questo progressivo sviluppo di fatti economici che abbiamo esposti, possono es
sere ritardati, modificati, interrotti da certe circostanze . . . . . . Ma qualunque
sia la loro influenza, e sempre vero che, per la natura medesima delle cose, i
prodotti agrarii di una medesima specie, ottenuti con ispese di produzione diverse,
potranno permutarsi sul mercato alle condizioni determinate dal prodotto che
costa pi . . . . . . . . Egli incontrastabile che le produzioni della terra non si
ottengono colle medesime spese, perch la terra non che una collezione di mac
chine ineguali di forza. incontrastabile parimenti che queste pmduzioni , otte
nute a condizioni diverse, hanno sul mercato una tendenza costante verso il me
desimo prezzo, e questo prezzo rappresentato dalle spese di costo che gravitano
sulla produzione pi cara. Vi ha dunque una differenza nel resultato econo
mico che un possessore di terr giunge ad ottenere , e quello a cui un altrov
pervenga.
Questa di/f'erenza, tra le spese di produzione e il prezzo del mercato, tra
le spese necessarie nel prodotto meno costoso e il prezzo del mercato regolato
dalle spese di produzione necessarie a quelli che producono a maggior costo,
il nrr'ro (1), la rendita dcpropriclarz'i di terra, la RENDITA 'rnaalronum.
La rendita non che la differenza tra il prezzo del mercato e le spese di
produzione, tra il prezzo corrente e il prezzo de prodotti. La renditav si aumenta
o si scema, in ragione di questa differenza: essa e un effetto, non una causa
del prezzo.
. . . . . Si creduto assai generalmente che Ricardo facea risorgere la ren
dita, non dai fatti economici che io ho cercato di spiegare, ma unicamente dalla
diversa fertilit delle terre. Ora la differenza di qualit nelle terre pu, senza
dubbio, condurre ad un tal resultato, ma non necessaria perispiegarlo. Quando
anche tutte le terre fossero d una medesima qualit, e poste nelle medesime cir
costanze, i fatti economici che son la causa della rendita non perci verrebbero
meno, e la teoria della rendita territoriale non perci sarebbe men vera. E quando

(i) c La parola tto impropria. Vi ha rendita tutte le volte che, prelevate le spese
di produzione, qualche cosa rimane; poco importa che la terra sia data in fitto o poi sia a.
822 "anni.

anche non vi. fosse sulla superficie del globo un angolo solo di terra abbastanza
sterile per mettere il produttore nella impossibilit di pagare una rendita al pro
prietario, non sarebbe men certo che la rendita il resultato della dill'erenza tra
il prezzo corrente e il prezzo naturale de prodotti, e che essa non pu esercitare
alcuna inuenza sul prezzo di cui non che l'elletto .
Queste sole parole sarebbero pi che sutlcienti per dimostrare come l'idea
della rendita, presentata nel modo di Rossi, sarebbe una giustilicazione completa
del prodotto-nello.
Rossi ammette una spesa di produzione, necessaria e limitata; non questo
il fondo delle riprese de'lsiocrati? .
Rossi costituisce la rendita territoriale, di tutto ci che sorpassa la spesa di
produzione; non e questo il prodotto-netto detlsiocrati? .
Ma perch non ne resti il menomo dubbio , io vado a trascrivere un altro
passo, nel quale l'Economista moderno, l dove appunto intendeva retticare il
concetto della produzione, si tradisce cosi apertamente, da sembrare impegnato
a perpetuare piuttosto che distruggere le siocratiche tradizioni.
La pi gran parte de prodotti agrarii, non si ottiene che col mezzo dei sa
criflcii e di consumazioni d'ogni natura. Prima di pensare ad alcun nonno.
ad alcuno accrescimento di capitale, ad alcuna aumentazione della ricchezza
nazionale, bisogna dunque prelevare, dal prodotto, tutto ci che si sia anticipato,
speso e consumato per ottenerlo: se dalla terra non si cavasse che un valore
uguale a valori consumati, vi sarebbe trasformazione di ricchezza non vi sarebbe
aumento.
Ci che dal prodotto rimane, detratte le anticipazioni ordinarie, ci che
bisogna chiamare il prodottometlo della terra. Il lordo il prodotto totale, lin
sieme di tutte le cose utili che lintrapresa procura .
Questa precisamente non che la teoria de discepoli di Quesnay. Rossi ha
supposto che il loro errore stesse solo nel confondere la rendita territoriale , col
tto della terra. Ma gi abbiam veduto che non era questo il loro pensiero ,
e che essi ammettevano, in vece , prodotto-netto , ovanco non esistesse al
cun fitto.
L'errore dell'uno e degli altri sta nell'avere snaturato il concetto della pro
duzione. Io lo ripeto: produzione isolata, o non ve o ha, o tutto quel valore
che, in quel dato periodo che si contempla, vien creato dall'uomo. il periodo
pu essere, a scelta nostra, di un minuto, di un anno, di un secolo; ci non can
gia la quistione. Qualunque fosse la sua durata, tutto ci che in esso arriva a
creare di nuovo l'industria , tutto ci che prima non esisteva , una nuova ric
chezza , e un aumento della ricchezza nazionale, una appendice alla ricchezza,
al capitale preesistente.
una ricchezza che pu conservarsi intatta sino a che il periodo sia pervenuto
al suo ne, che pu consumarsi durante la produzione, che pu consumarsi sul
primo istante; ci non cangia neppure la questione: consumata o non consumata
che sia, sempre vero che lindustria l ebbe creata, che prima di cominciare il
periodo produttivo non esisteva.
Questo limite preciso, questa linea di separazione tra il passato e il presente.
ci che i tlsiocrati non sepper segnare, e ci che i moderni non han saputo as
sumere costantemente come guida immutabile delle loro ricerche.
uon SULLA norrruru ha nsloenni. 825

Rossi, per esempio, si gi visto, confonde una parte della ricchezza che si
crea con la massa della ricchezza anteriormente creata. La parola anticipazione
lo ha illuso ed imbarazzato: eppure la parola medesima avrebbe dovuto avvertirlo
dell equivoco in cui cadeva; perch ci che si anticipa ci di cui si attende un
rimborso; e appunto perch si anticipa sopra una data produzione, evidentemente
dimostra che va tutto compreso nella totale produzione futura, che parte costi
tutiva del prodotto-nello.
Per poco che vi si rietta, inconcepibile questo equivoco, nel quale troviamo
impegnati i migliori scrittori di Economia. Non dicono essi che il prodotto nale
deve in primo luogo rimborsare tutto ci che si speso, si anticipato, si con
sumato, durante il corso della produzione? Dunque evidente che il valore an
ticipato, speso, consumato, qualche cosa che trovasi incorporata nel nuovo
prodotto. Da ci che in tutto od in parte si sia consumato , non viene che non
sia stato creato; da ci che nessuna porzione se ne sia consumata, non viene che
si sia creato di pi.
Rendiamolo sensibile con un esempio pratico.
lo suppongo di volere intraprendere la coltivazione del grano, e che al mo
mento in cui comincia il periodo della produzione, preesista nel mondo una ric
chezza uguale a 1000. ,
Suppongo che dopo un anno di lavoro, io giunga a produrre una massa di
grano, il cui valore ascenda a 200.
Ci posto, imaginiamo che , durante l'anno, non mi occorra di spendere la
menomo. somma, non pagare alcun salario, non logorare il menomo strumento.
Quand' io avr raccolto il mio grano, evidente che la mia industria avr creato
un valore 200, al disopra del valore 1000 che anteriormente esisteva. L'indomani
io lo divido in tre parti: dar una met a coloro che mi han prestato il loro tra
vaglio, o i loro strumenti; dar un valore 50 a chi mi ha prestato la terra; dar
un valore 50 a me stesso. Ciascuno immediatamente consumer la sua parte.
Accorciamone il tempo , suppongbiamo che la consumino tutti allistante. In tal
caso,-due giorni appena dopo il raccolto, il mio grano, il mio lavoro 200 si tre
ver sparito dal mondo. Questo evidentemente un fatto posteriore ed estrinseco
all'atto della produzione; e niuno dir che il mio grano, il mio valore 200, per
ch gi consumato, non era stato prodotto.
Or ci che niuno direbbe nel caso di un consumo posteriore, tutti dicono nel
caso di un anticipato consumo. Io posso pagare, durante l'anno, il valore 100 ai
miei lavoranti. La raccolta venuta, io mi rimborso in grano ci che aveva erogato
in danaro. Non ho io perci, in questo caso, prodotto un valore 200 , come lo
produceva nel primo caso? Non esce sempre dall'industria mia il valore che ha
alimentato i miei giornalieri, che compensa il loro travaglio, che sincorpora nella
terra e si capitalizza con essa?
Ponghiamo ancora che tutto il valore 200 sia da me anticipato nel primo
giorno della mia coltivazione, e che la raccolta venuta sia tutta destinata al rim
borso; si dir forse allora che la mia industria non abbia dato esistenza sotto
forma di grano, a quel medesimo valore 200, che fu consumato da me sotto for
ma d'argento?
Si proponga il quesito in ogni aspetto possibile, e in tutti i casi, 200 sar il
valore creato. Se si vuol valutare ci che dopo la mia intrapresa si trovi pro
824 FERRARA.
dotto di lordo nel mondo, sar la somma di ci che prima di essa esisteva, e
ci chessa ha fatto di nuovo, sar 1200. Se si vuol valutare ci che ha dato di
nuovo, non si deve, non si pu dedurre dal lordo se non la parte che non e ad
essa dovuta, il capitale preesistente.
Gli economisti non ragionan cosi. Essi fan dipendere il prodotto netto
dallanticipazione materiale. Cosiccb si direbbe che uno stesso grano, generato
nella medesima quantit, alle medesime condizioni, sarebbe prodotto netto e
lardo, e tutto netto 0 lordo, secondo che prima o dopo, in tutto o in parte,
si sia consumato.
Essi generano cosi una confusione, di cui si risentono poscia gli effetti nelle
pi importanti tra le discussioni della scienza.
Contondono insieme due generi di consumo , che sono fra loro diversi,
quanto il mezzo e lo scopo. Vi ha consumo del pari nellaratro che si logora,
come nel pane di cui si nutre il bifolco che lo maneggia; ma luno e capi
tale che si trasforma, l'altro e bisogno che si soddisfa. Materialmente consi
derati, entrambi costituiscono una distruzione di forme utili. Ma quando io
logoro laratro che valeva 10, e distrugge una parte 10 del capitale preesi
stente, distrugge e nientaltro; e se dal prodotto nale son costretto a riempire
il vuoto che ho fatto , questo rimborso non si riduce che a. conservare la
cifra della ricchezza preesistente. Quand io in vece d al mio bifolco lo stesso
valore 10, in forma di pane, perch se ne nutra, non fu che adempire allo
scopo della ricchezza, -che e quello di farsi creare per lasciarsi consumare
delluomo. '
Questa differenza fondamentale , e per vederne palpabilmente l effetto ,
non dobbiamo che ripigliare la nostra ipotesi.v
Ponghiamo che per giungere a produrre in grano il valore 200 io sia
costretto a logorare strumenti infine al valore 50, e consumare de viveri per
altrettanto. Sinch il grano non sia raccolto , io avr senza dubbio distrutto
materialmente due valori, di 50 ciascuno, e il capitale preesistente si trovarvi
per un momento, per il corso di un anno, diminuito di 100. Quando, la
raccolta venuta, rifaccio gli strumenti, questa operazione si riduce a sostituire
un valore 50 nel posto da cui l ho tolto; e il capitale preesistente si trova
diminuito di solo 50. Come nella massa del grano vi ha ancora abbastanza
per rir'nborsarei viveri che ho consumato, e pure evidente che la massa del
capitale viene ad essere totalmente reintegrata nella cifra in cui trovavasi da
principio. Ma intanto a parte di questa completa reintegrazione del capitale,
che cosa avvenuto? lo e i miei lavoranti ci siamo nutriti, e prima nel pote
vamo. Nol potevamo perch la massa del capitale, bench montassc a 1000,
sotto forma di case, di aratri, di bovi, non ci dava quel 50 di pane, di cui
avevamo bisogno. 0 il potevamo bens, ma convertendo un aratro in pane, di
struggendone il corrispondente valore, diminuendo di altrettanto valore la massa
del capitale. Nel caso dunque dellaratro vi ha: una materia che si distrugge,
un valore che dispare sotto una forma, rinasce sotto di un'altra, e reintegra il
capitale inerte da cui fu tolto. Ma nel caso dell'uomo, vi ha di pi; una materia
che l'uomo distrugge pc' suoi bisogni, ed un valore che dispare e riappare ugual-.
mente. Nel primo, e un fenomeno cieco, nel secondo una soddisfazione. Nel
secondo si adempie allo scopo dellumana attivit, nel primo si paga un tributo
NOTA SULLA DGTTIUNA nl-zrislocnnl. 825

al fatale destino che ci costringe a marciare sulla materiac coll'aiuto della ma


teria. In entrambi, consumo e rimborso, ma nelluno e consumo di spesa per
data, nel secondo e consumo di soddisfazione goduta; e qual sarebbe, se questo
non e, il prodotto netto de Fisiocrati, la ricchezza disponibile di Turgot, la pro
duzione degli economisti moderni?
Tutto ci, come il lettore si accorge, va direttamente a ferire, in primo luogo,
la teoria della rendita, perch modica profondamente l idea del valor di costo,
0 prezzo naturale, sulla quale Ricardo e Rossi lappoggiano. Qui avvi da dover
fare quella distinzione medesima che abbiam fatta intorno all idea del prodotto
netto. in un senso puramente relativo al produttore, ogni spesa di produzione
entra nel costo del prodotto. Ma nel senso assoluto della produzione, il costo non
, non pu essere, se non quella parte di capitale, di valore antecedente, che si
consuma, senza rapporto colla soddisfazione delluomo. Quindi i salarii, quindi
i profitti dogni maniera, sono bens momentanea anticipazione, e distruzione di
l'orma,come lo il logorio degli strumenti e la disposizione delle materie grezze;
ma al trar dei conti, questi formano parte del valore di costo, e quelli sono
un prodotto netto, quanto, e pi che la rendita. Una volta che il fenomeno della
produzione si presenti cos , la rendita non ha pi un esistenza separata,
non pi definibile come una mera dillerenza tra il costo ed il prezzo;
una porzione pi o men grande del prodotto netto, ed esiste o non esiste,
per cagioni estrinseche alla produzione, perch vi ha e conviene che vi sia un
diritto di propriet costituito nel tale o mi altro modo, nato, comunque si ami
considerarlo, o dalle condizioni naturali del travaglio, o da un monopolio di
fatto, o da una legge positiva. La rendita diviene un titolo per cui si partecipi
alla ricchezza creata, la quale esiste, o non esiste, indipendentemente dal titolo.
Infatti la teoria di Ricardo e di Rossi non si pu sostenere senza che si cada
iu contraddizioni palpabili.
Vuolsi che la rendita non dipenda dal fitto. Ma quando non vi fosse un tto,
e il proprietario coltivasse colle sue mani, per raccogliere il compenso del suo
lavoro, dove sarebbe la rendita? Sarebbe, rispondono, la dove finisce il costo
della sua produzione e comincia il prodotto netto. Ma dov mai questo limite E
Il coltivatore, che gi obbligato di cedere una parte della produzione al proprio
tario della terra, pagher ai suoi lavoranti una somma di salarii come 10', se
si toglie il lltto, e i salarii si accrescono insino a 15, chi ha mai una ragione
sulTiciente per dire che la somma 10 era un salario, un pretto valor di costo, e
la somma 15 non lo sia? E se dal 10 al 15 si trova una dillerenza che non e
salario, perch non si trova dal 10 al 5, dal 5 al zero? Gli economisti che am
mettono un prezzo nalurale, pongono conlusamente per limite del salario la sus
sistenza del lavorante, parlano di protti ordinarii del capitale. Ma che cos' la
sussistenza del lavorante? chi vpu denirla? perch sussistenza una libbra di
pane, una camicia d grosso canape, e non lo e due libbre di pane 0 una
camicia di tela lna P o viceversa perch non e lusso il pane , e non si
conna il salario nella patata, onell erba selvatica, o nel vermicciuolo del
quale il selvaggio di Van Diemen si nutre? Perch il 5 0|0 sar un protto ordi
mirto del capitale e andr collocato nella spesa di produzione, e il 6 0|0 non le'.
Tutte queste saranno scelte arbitrarie, finch si ammette il prezzo naturale di
Ricardo. All incontro tutte queste son distinzioni che spariscono, al momento
826 IEIRAIA.
che il valore creato, al di la del capitale preesistente, si riguardi tutto come pro
duzione reale e si divida in due classi, luna che, destinata a reintegrare la per
zione del capitale materialmente distrutta, viene ad essere capitalizzata di nuovo,
laltra che, destinata a provvedere all'umana esistenza, si riguarda come parte
costitutiva del prodotto netto.
Rossi ha detto: se dalla terra non si cavasse che un valore uguale ai valori
consumati, vi sarebbe trasformazione di ricchezza, non vi sarebbe aumento. -
Ma aumento di che? di ricchezza capitalizzata sta bene; ma se di ricchezza di:
pom'bile, di prodotto netto, Rossi s inganna. Si pu ben dare, e si da anzi nella
maggior parte de tempi e delle nazioni, che la terra renda ogni anno una pro
duzione uguale precisamente alle spese di costo, tali quali egli le intende, cio,
paghi salarii e protti a chi la coltivi, senza mai lasciare un eccesso. Questo
stato pu durare per secoli ; e col principio di Rossi si direbbe che gli uomini ab
biano, per secoli, lavorato la terra, col sole intento di trasformare. Eh! dunque
questi uomini saranno essi vissuti e cresciuti in forza di mere trasformazioni?
Uno o pi secoli di prodotti che essi hanno costantemente creato, e consumato
appunto per poter vivere e crescere, appunto per lunico scopo che li spingeva alla
pena del travaglio, non saranno aumento di produzione, laddove un obolo che
si fosse sottratto ai loro consumi, per darlo, in forma di rendita al proprietario
della terra, diventerebbe subito un eccesso di valore reale, un aumento di ric
chezza, una rendita territoriale, un prodotto detto? Ma simili assurdit, bisogna o
non dirle, o avere almeno la buona fede di confessare che si erano dette un se
colo addietro; e l'originalit della forma non basta a coprire il plagio che la
scienza moderna i'a sull'antica.
Io potrei,-dilungandomi dal limite del nostro argomento, mostrare quante
parti della scienza dipendono dall'esattezza di questo concepimento. La quistione
delle macchine, del lavoro soverchio, della libera concorrenza, delle crisi com
merciali, de salarii, ecc. tutte sono intimamente legate a quell'equivoco che lascia
indenito ed indenibile il rapporto tra la spesa e il prodotto. La lizza irai di
versi sistemi che si sono dileggiati a vicenda, lindustrz'alismo, la crematistica,
lecmwmia politica cristiana, il socialismo con tutte le sue varianti, il sistema
del din'tto al lavoro, i falansteri, le organizzazioni del lavoro ecc. non sarei
bero pi quistioni, o sarebbero facilmente risoluto, se ci intendessimo una volta
per sempre su questo punto fondamentale, e poi non lo lasciassimo perdere in
mezzo a deduzioni inesatte.
Conchiudiamo in quanto a questa prima parte della dottrina siocratica:
Lagricoltura da un prodotto netto; ma pi vasto di quello che Quesnay
imaginava, perch abbraccia tutta la parte del prodotto lordo che, per quanto sia
destinata a reintegrare il capitale preesistente, pur nondimeno impiegata ti ho
necio deliumana esistenza.
I isiocrati ristrinsero questa idea sino a connare il prodotto netto dellagri
coltura ne limiti della rendita territoriale.
Il loro errore tanto pi scusabile, che gli economisti moderni, i quali pas
sono generalmente come creatori di una teoria importante e nuova in fatto di
rendita, lo hanno letteralmente adottato nel momento appunto in cui si propo
nevano di distruggerlo.

-.
NOTA II'LLA nonna: nl rmocnn'i. 827

V.

La scuola siocratiea andava molto pi in la, allorquando sosteneva, non


solo che lgricoltura rendesse un prodotto netto , ma che ella sola fosse capace
di renderlo. _
Qui, non occorre fermarci. Oggi che il fenomeno della produzione stato
analizzato in tutta la sua generalit, esi trovato sempre perfettamente conforme
a se stesso, non solo in tutte le specie della ricchezza, ma in tutte le parti del
lavoro che la produce, oggi non varrebbe la pena di entrare in una larga confu
tazione di questo secondo assunto de Fisiocrati. L inganno vien sempre dallidea
della rendita alla quale Quesnay dava un'esistenza propria, e la qualit di pro-l
dotto netto. Partendo da questa supposizione, il paragone tra l industria campe- '
site e l'industria cittadina, otfre apparentemente una differenza. In entrambe vi
una spesa di produzione anticipata; in entrambe un prodotto che rimborsa
la spesa; ma luna lascia oltracci un residuo, e l'altra nol lascia. Pure l'illusione
sparisce appena che mettiamo la rendita nel suo vero posto. Se essa non che
un titolo per cui si partecipi alla produzione, un titolo fondato sulla necessit di
ricompensato il servigio col quale lelemento terra concorre alla produzione; essa,
in altre parole, una spesa come tant'altre, e la produzione su cui si paga non fa
che rimborsarla come rimborsa le altre; cosicch, dopo pagata la rendita, egli
evidente che lagricoltura non lascia un residuo, come non ne lascia qualunque
genere di lavoro quando col suo prodotto si son tutti appagati i titoli per cui si
partecipa al suo valore. ben facile difatti rovesciare la posizione del problema
e immaginare uno stato tutto all inverso, favorevole tutto alle arti. Si combini
da un lato una rendita per le arti, si crei un titolo di propriet (come in molte
esiste di fatto) sopra il suolo di un Opicio, o sulle macchine che vi sono impe
gnate; si ponga dall'altro lato una terra delle pi sterili, di quelle il cui prodotto
s scarso che resterebbero atfatto inculte se il proprietario volesse darle in af
fitto e riscuotere qualche cosa a mero titolo di possessore. chiaro che in simil
caso, la terra, questa terra che deve dare un prodotto netto, che essa sola pu
darlo, pagherebbe appena ci che chiamano spesa di produzione, senza lasciare
un menomo eccesso; laddove la manifattura, la sterile Imauifattura, dopo aver
pagato le sue materie grezze, il logorio de suoi strumenti, i salarii de suoi
lavoranti, lascia una rendita netta destinata al proprietario del capitale sso, del
suolo, dell'edicio ecc.
Se abbandoniamo, dunque, questa seconda argomentazione de Fisiocrati in
favore dellesistenza di un prodotto netto, tutta la parte del loro sistema, che si
appoggiava sopra il punto di vista della quantit, viene a sparire. Non vero
l'eccesso di produzione in agricoltura, non vero che la terra dia in quantit, in
somma di valori, qualche cosa che ogni altro ramo d industria non sia capace
di dare; non vero che lo dia perch terra e non telaio; essa soltanto ca
pace di produrre come tutte le forze della natura lo sono, e produce di pi o di
meno secondo che il capitale, l industria, le circostanze concomitanti, ne diri
gano bene o male lazione generatrice.
Rimane allora ad esaminare da un altro aspetto la quistione. I prodotti agra
rii hanno, in ragione di qualit, una preeminenza decisa sopra ogni altro genere
828 FERRARA.

di prodotti? il egli vero che in quest'altro senso la terra sia l'unica fonte della
ricchezza? l'i egli vero che le arti e il commercio, non facendo che modicare le
forme, non si risolvono che in un utile sacricio, un meno-peggio, una dura ne
cessit? Qui, il problema all'atto diverso, e il torto de Fisiocrati non poi cos
evidente, come si voluto troppo spesso asserirlo.

VI.

La storia de lavori sterili e produttivi e nota a chiunque conosca i primi


elementi della scienza.
1 Fisiocrati cominciarono dal condannarefrigorosamente le arti, poi piega
rono alquanto, conservarouo la parola modificando l idea; Smith restrinse l'ap
plicazione ma non distrusse il principio, quando ammise un'ultima classe di lavori
non produttivi; Say corresse lo sbaglio di Smith, ma non seppe staccarsene ab
bastanza per non lasciarsi sedurre dall'apparente dillerenza tra il prodotto ma
feriale e l immateriale: oggi tutto ci non si regge; dovunque sia utilit creata
dal lavoro, ivi il prodotto, che, piccolo o grande, agrario o artistico, fugace o
durevole, e sempre prodotto.
Dippi: a distinguere tra l'agricoltura e le arti e sempre impossibile, se non
si vuole adottare una distinzione meramente ttizia, estrinseca alla natura della
produzione, ed unicamente fondata sul numero decambii che intervengano nel
corso di andato lavoro. Quando una massaja semina un po'diliuo, epoi lo raccoglie,
lo macera, lo lila, lo imbianca, lo tesse, io non vedo in tutto ci che una serie di
trasformazioni consecutive, e non saprei ben dire perch l agricoltura finisca
al raccogliere anzich al seminare od al tessere. Non so perch sia agrario il vino
che si tragga dalluva pigiata in campagna, e non lo sia quellaltro che esce, dopo
dieci anni, da un magazzino di Madera o Marsala. Una e sempre la stessa la
natura del prodotto; il luogo in cui si compia non la muta per nulla, e non serve
che ad implicare una contraddizione, facendoci chiamare agrario o non agrario lo
stesso prodotto, secondo che si lavori in campagna o in citt. Alla guida di una
distinzione cosi poco logica, il problema della produttivit o sterilit delle arti in
genere riuscirebbe insoluhile: che basterebbe trasportare il lavoro dalla citt alla
campagna, o allinverso, per rendere produttiva ogni industria, o renderla sterile:
una rappresentazione teatrale, eseguita nel bel mezzo di uuaja, diverrebbe lavoro
eminentemente produttivo; e il grano trebbiato a macchina in un magazzino della
citt, sarebbe sterile e improduttivo!
DPPi ancora: dire che tutte le ricchezze vengano dalla terra, o dire un bel
nulla, o dire appunto che non tutte vengano dalla terra. Se l idea della coltiva
zione vogliamo estenderla a tutto ci che si cavi dal suolo, e fino dal mare e dal
l'aria, come fecero i discepoli di Quesnay che misero nell'agrieoltura lo scavo
delle miniere, la pesca, e la caccia; allora la terra non sar che la materia in
generale: e chi potrebbe mai dubitare che tutti i beni materiali non si compon
gano di materia E Se vogliamo restringer l idea nella coltura de vegetali, come
mai faremo ad escludere dalla massa de nostri beni il numero immenso di quelli
che lindustria ricava dal regno de corpi inorganici, a cominciare dal carbone al
diamante? Tutto vien dalla terra, sicuramente, perch la terra la localit spe
viale della nostra esistenza e degli esseri che sono alla nostra portata; ma che
NOTA SULLA DOTTRINA DE FISIOCRATI. 829
tutto non vien dalla terra, anche questa sar verit evidentissima quando s'in
tenda dire con ci che non tutto si, pu produrre con la vanga e laratro.
quindi evidente che le distinzioni sulla qualit de prodotti non si potrebber
dedurre dalle origini della loro materia. Eppure non si pu ignorare che dille
renze, e profonde, ve nha. Ma non occorre una lunga riflessione per riconoscere
che la fonte da cui unicamente promanano, sta nel rapporto che passa tra la
materia del prodotto e il nostro bisogno di consumarlo. Finclt si parli di quan
tit, ci che entra in calcolo non che il valore, e allora due uguali valori si
possono sostituire a vicenda; ma, in ragione di qualit e di materia, questa ugua
glianza non pi possibile che si rinvenga. Mille pani possono, in quanto al
prezzo, valere un diamante, ma non perci sarebbe possibile che il diamante ci
sfami, o che una dama di corte si acconci il capo col pane.
Il bisogno dunque la sola base delle differenze tra prodotto e prodotto; ad
esso bisogna tutte subordinarle, e al di fuori di esso ogni altra relazione pura
mente fittiza e incapace di condurci ad utili e costanti deduzioni.
Ma il bisogno intimamente progressivo. Questo il suo supremo carattere;
uopo ad esso attenersi se si vuole la chiave della scienza; tutto il resto, che
largamente ne dicono alcuni scrittori, a nulla serve di buono, bench sia servito
pi volte a generare una funesta confusione d'idee. s >
Noi siam fatti cosi. il sentimento di un dolore prevale, e momentaneamente
ne sopprime ogni altro men vivo, tinch quello non sia soddisfatto. Acchetatolo
appena, se ne sveglia un secondo, e domanda dal canto suo che gli sia fatta ra-'
gione. Cosi procediamo dalluno all'altro con avidit inestinguibile. Non vi
mai un momento nel quale il cuore umano si arresti nesuoi desiderii. liloribondi
di fame, diamo per un piatto di lenti un'eredit; nutriti, vestiti, comodamente
alloggiati, andiamo in pazzia per ottenere una croce; e se viene il momento, in
cui nulla sapessimo agognare e sperare, una forza imperiosa ci spinge a rinun
ziare lumana natura e bruciarci il cervello.
Alla progressivit dei bisogni manca, vero, un tipo generale e immutabile.
Chi ne ha trovato decoattivi e delz'bcri, non aveva osservato che, dove conven
gauo insieme il doloree la piena cognizione del suo rimedio,ivi l'azione dell'uomo
tanto coatta, quanto la vegetazione nellalbero. Chi ha distinto icomodi dabi
sogni, e i piaceri dai comodi, ha dimenticato di aggiungere che queste linee di
separazione furon segnate dalla natura alla specie ma falliscono spesso nell'indi
viduo. Lindigeno americano trova il suo conto a lasciarsi avvelenare nel piacere
dell'acquavite, e la suttee preferisce il rogo alla vedovanza; ma mentre la libert
di giudicare il bisogno lasciata intatta all'individuo, nell'interesse della specie
sorge una gradazione di etletti, chevha per limiti, da un lato il termine indenibile
degli umani progressi, da un altro la conservazione dellesistenza.
Per una legge, pi mirabile ancora, alla gradazione di urgenza nebisogni'
dell'umana razza corrisponde una inversa gradazione nellapparecchio demezzi
per soddisfarli e nella necessit del travaglio. La vita legata alla respirazione
dcllaria? e il Creatore ha voluto che il travaglio del respirare si compia con uno
sforzo si minimo e si congenere a noi che quasi nol sentiamo. La luce era il mezzo
da cui tutti dovevano inostri sensi poter trarre profitto? e la luce ci si manda in
gran copia dal cielo, scnzessere ad altra pena costretti che ad aprire. le palpebre
e sollrirne l'azione sulla pupilla. Giacche non dovevamo poter transigerc colla
FERRARA .

fame, eccoci, appena nati, offrire il latte della madre, di cui il primo moto istin
tivo delle nostre labbra ci avverte, e tutto il travaglio che ci simpone il suc
chiarlo. A misura che ci allontaniamo da queste prime ed imperioso necessit; a _
misura che pi non si tratti di alimentare la prima esistenza di un individuo, ma
di conservare la specie; a misura che la specie conservata vuol migliorarsi; sorge
quel gran movimento che dicesi industria umana, e sorgono i tanti mezzi della
esistenza, che si estendono da una zuppa di riso e patate, sino all'insieme delle
ratlinatezze, che la civilt ha saputo ideare per servirci in tutte le ore del giorno.
Gli economisti han tutti, pi o meno, osservato questa progressivit naturale
di bisogni, di consumi, edi travagli. Tutti han collocatola produzione nell'ordi
namento delle forme materiali che rispondano a qualcuno de'nostri primi 0 ulte
riori bisogni; ma non si sono arrestati a considerare che la legge di gradazione,
dominando con tanta uniformit, ci che fissa il merito comparativo delle pro
duzioni, ci che determina lo sviluppo dell'attivit industriale, ed ci che
scioglie il problema dell'equilibrio tra la popolazione e l'industria.
imbevuta dell'idea del valore, l'Economia moderna ha dimenticato che il
valore ha una base materiale, e la materia soggetta al bisogno. I siocrati, in
vece, avevano indovinato il principio, attaccandosi alla materialit del prodotto, e
singannarono solo nella scelta della materia. L'Economia moderna ha abusato
la forza della sua analisi, allorch ha guardato con la medesima indill'erenza, o col
medesimo grado di sollecitudine, qualsivoglia prodotto in cui trovasse incarnato
un valore; perch uo a quando non sia possibile usare con la medesima oppor
tunit il pane 0 il diamante, bisogner convenire che una gerarchia ne'prodotti
esiste e fu decretata dalla natura. I slocrati, dalla osservazione di un fatto veris
simo, han cavato una conseguenza inesatta. Fra tutti i nostri mezzi di vivere,
quelli, che soddisfano l'invincibile bisogno del nutrimento, son senza dubbio i
primi a prodursi e i pi generalmente bramati. pure un l'atto che la maggior
parte de nostri alimenti promana dal regno vegetale ed animale, e la terra il
grande laboratorio, in cui si pu apparecchiarli. Da ci hanno essi generalizzato
l'idea, ed han messo l'agricoltura, non solo come prima e principale sorgente dei
nostri mezzi di vita, ma come l'unica, da cui scaturiscano tutte le sociali ricchezze.
L'errore evidentemente consiste nel sostituire l'origine del prodotto alla sua spe
ciale attitudine; e nell'attribuire un'eguale attitudine a tutti quelli che vengano
da una medesima origine.
Per iscoprire il fondamento di verit che si asconde nella teoria di Quesnay
non bisogna che invertirne le basi: partiamo dall'attitudine; diamo ai prodotti
quella graduata preferenza che pi si conformi all'ordine naturale degli umani
bisogni; e la quistione di origine avr allora perduto la mal fondata importanza
che le accordava Quesnay.
ben dilllcile il definire qual sia, sotto questo punto di vista, il primo, il pi
preferibile, fra tutti i prodotti: varia co' tempi e co'luoghi, e non si potrebbe ben
dire se un solo ne esista indipendente dagli altri, o se piuttosto un gruppo di pa
recclxi fra loro non debbano concorrere insieme, per formare quel tanto di mezzi,
l'aiuto dei quali sia indispensabile all'uomo per trarre iunanti una vita, precaria,
miserabile, e vero, ma pi che sulliciente a permetterne la conservazione attuale.
Se vero che un freddo intenso possa uccidere l'uomo come pu farlo la fame;
una grotta, una mal connessa capanna, una pelle, saranno oggetti di tanto estrema
non SULLA DOTTRINA un miocnni. 851
necessit, quant' l'erba ed il frutto. Noi possiamo sfuggire la quistione: diamo
un ,nome a questo gruppo di beni, qualunque si fosse, chiamiamolo sussistenza o
alimenti.
Ora, ci che avvi di vero nella teoria di Quesnay, ci che incontrastabile,
questo: che la produzione alimentare base a tutto il sistema dell'umana indu
stria: base, in quanto la prima a mostrarsi; base, in quanto senza di essa ogni
altra produzione di un ordine secondario diviene impossibile; base, in quanto, ove
essa esiste, costituisce pi che un impulso, si direbbe che determina e impone lo
sviluppo di ogni altra produzione, mentreche all'incontro tutto ci che prodotto
di un ordine secondario non pu esercitare su quella che un'azione assai limitata.
Ci che vi ha di falso nella teoria di Quesnay l'avere attribuito questo ca
rattere a tutto ci che venga dalla coltivazione del suolo; il non avere previsto
che l'alimento, la sussistenza, la soddisfazione del pi imperioso bisogno, pu
all'uomo venire da ogni ramo de suoi lavori; e che se la chimica riuscisse a
congiungere insieme gli atomi elementari del pane, il fornello e la storta usurpe
rebbero per se stessi la supremazia produttiva, da Quesnay profusa alla terra.
Ci che vi ha di erroneo nella Economia de'moderni l'avere obbliato questa
naturale differenza che esiste tra prodotti e prodotti, ed aver loro accordato una
eguale importanza, per la sola ragione che tutti hanno in comune l'attributo di
contenere un valore.
Sarebbe un inutile sfoggio il voler dimostrare che in ordine cronologico la
produzione elementare precede ogni altra maniera dindustria; la fame non ac
corda quartiere, 0 soddisfarla o morire, e soddisfarla e l'istinto che nasce colf
l'qomo, il grande affare depi remoti periodi delle origini sociali.
Ma l'ordine cronologico si smarrisce ben presto, appena che il cerchio della
attivit industriale si estende nella variet deprodotti che l'incivilimento va ac
cumulando. Allora una specie di solidariet si sviluppa tra lavoro e lavoro; tutti
a vicenda si appoggiano e procedono insieme, un livello comune pare che ne di
,strugga le gerarchie, ne comprima. sotto una medesima verga lo slancio, li so
spinga come messi da una molla comune; e per uno che decada o che prosperi,
tutta la falange delle produzioni e pronta ad abbassarsi o elevarsi. Ma ad onta
di ci, il principio occulto rimane, perch fondato sopra necessit ineluttabili
dell'umana natura; e per poco che si sappia tutta abbracciare l'estensione del
fatto, ben agevole lo scoprire che, in mezzo alle inuenze reciproche delle infi
nite divisioni e suddivisioni di lavoro, non vi ha progresso possibile nelle industrie
secondarie, se un progresso corrispondente non si supponga nella produzione ali
mentare.
Per essere pienamente convinti della verit di questa legge, ed evitare ogge
zioni fondate sopra un semplice equivoco di parole, bisogna innanzi tutto formarci
una posizione ipotetica, e considerare il fenomeno in uno stato di cose, nel quale
venga affatto spogliato dalle apparenze ingannevoli, che possono mascherare una
parte della sua piena azione. Bisogna cio eliminare da esso gli effetti del com
mercio; il quale, mischiando insieme glinteressi e l'attivit di pi popoli, e per
tando il fenomeno sopra una base pi larga, renderebbe incompleta e falsa l'osser
vazione fondata sopra un paese, se non si avesse la cura di farne, in vece, una
quistione (l'umanit in generale.
Fissata questa posizione ipotetica, noi domanderemo: quali sono gli effetti
852 FERRARA.
che un aumento o una diminuzione di prodotto, avvenuti nell'ordine alimentare 0
nell'ordine secondario, possono a vicendacrearsi?
Partiamo dal caso di una produzione scemata, pei-che ella evidentemente e
un male in se stessa; da ogni lato che avvenga e sempre un consumo che si renda
impossibile, un bisogno che resti a languire non soddisfatto, e qui ci troviamo
precisamente ne'termini in cui l'universalit degli economisti considera 'I'IIIPOF
tanza della produzione in genere. ,
Che il difetto di produzione alimentare si risolva in una generale paralisi in
tutto il meccanismo sociale, sarebbe superfluo il dirlo. L'alimento e condizione
prima dell'esistenza. Se tutt insieme venisse meno ad un popolo ogni mezzo
di nutrizione, non sarebbe a discutere se esso ne divenga pi e men ricco; la
quistione sarebbe, non di lavorare e produrre, ma di morire o di vivere. E il caso
di una carestia irreparabile. Sarebbe il caso della California, che circondata da
montagne di oro, avrebbe fatto miseramente perire i suoi esploratori, se l'Europa
e l'America non si fossero assieme affrettate a recarvi le loro granaglie e cam
biarle colloro. il caso di una piazza bloccata: i magazzini della dogana di Ge
nova riboccavano delle merci pi preziose; ma mancavano i viveri, e Massone fu
astretto a capitolare. -.
Forse non del pari evidente l'influenza che sulla produzione alimentare si
esercita da un decremento che avvenga nell'ordine secondario; ma non si stentera
a riconoscere che ogni prodotto scemato, a qualunque punto si colga nella catena
decambii, sempre una scossa che si propaga sino agli estremi. La produzione
alimentare non mica un dono gratuito della natura, ma una creazione dell'opera
umana, ha un costo, un valore, e non possibile parteciparvi, se qualche cosa,
che vaglia altrettanto, non si produca e si lanci nella circolazione. Quando un
prodotto dell'ordine secondario viene a mancare, un valore dalla circolazione
sparisce; e la produzione alimentare, che dovea trovare il suo sbocco in quel pro
detto o ne suoi equivalenti, si svilisce dapprima, poi manca del tutto. questo
il fenomeno che frequentemente presenta un paese fertile ad un tempo ed oppresso,
ove la produzione alimentare in larga copia sarebbe un solido strato alla produ
zione di un ordine pi elevato, se la controforza del dispotismo non fosse ancora
pi energica che lintrinseca potenza del suolo.
L'azione e dunque reciproca tra le due produzioni, nel caso di un decremento;
ma nel caso opposto, dell'aumento, noi andremo a scoprire una considerevole
differenza di effetti, che svelano il fondo di verit, racchiuso nella dottrina dei
flsiocrati.
\ Un aumento di produzione alimentare e un deciso impulso di vita a tutto
l'ordine pi elevato della produzione, anche, e forse pi, nell'ipotesi di un paese
perfettamente chiuso al commercio. Se un popolo vedesse in un giorno raddop
pista da un incantesimo la quantit delle sue sussistenza, la vita gli costerebbe
met di quel che prima costava, un- doppio lavoro comincerebbe a divenirgli pos
sibile, un doppio numero di uomini vi potrebbe esistere ad uguali condizioni di
prima, o una doppia quantit di bisogni potrebb'essere soddisfatta dall'ugualnu
mero di uomini che vi esistevano prima. Alla presenza di viveri sufficienti, il
produrre diviene uno de' pi urgenti bisogni, perch diviene appunto ci che e il
bisogno di vivere. Ogni nuova quantit di alimenti che si ponga alla disposizione
di un popolo, di sua natura un impulso al lavoro. In qualche caso si rivolge

\
NDTA SULLA nor'rnuva ns' FlSlOClA'l'l. 855

sopra se stessa, ponendo il suo produttore in condizioni pi sopportabili, allar


gandoi limiti del suo nutrimento, migliorando la porzione di sussistenza che gli
permesso di attingere nel suo prodotto. In altri casi, al tempo stesso un grado
di elevazione che si arrechi agliagenti della produzione secondaria, una quantit
di nuova sussistenza che si venga a collocare alla loro portata, una retribuzione
migliore che al loro travaglio si otlra. E quand'altro esser non pu, diviene ali
mento di esseri nuovi, cio un ostacolo di meno che il principio della generazione
sia costretto ad incontrare, ed una lotta di meno tra le tante, nelle quali 1' im
pulso della vita e la controspinta verso la morte, ad ogni istante s'impegnano.
Ma a misura che ci innalziamo nelle regioni superiori dell'industria, l'etletto
dell'aumento per necessit si modifica. Il prodotto che non sia alimento, quanto
pi si discosta da'bisogni vitali, tanto pi rischia di essere ettlmero, erestare
atl'ogato nella sua soprabbondanza medesima. Il solo caso, nel quale sia since
ramente un acquisto, e quando il suo accrescimento implichi-o accompagni un
accrescimento di viveri; se togliamo questa condizione, pu divenire una mera e
perniciosa apparenza, e pu, sotto la maschera di ricchezza accresciuta, nascon
dere stenti e rovine. w;
i; ben facile immaginarne il perch. Un prodotto, che non si appelli a'bi
sogni primitivi dell'uomo, troppo probabile che appaia nel mondo in un mo
mento, nel quale riesca o soverchio o immature.
Lesempio di una produzione soverchia si troppo spesso presentato alla
meditazione degli economisti, perch si possa non riconoscerla. Le grandi qui
stioni delle macchine, del protezionismo, e della libera concorrenza, non riposano
che su questo'fatto innegabile. Si pu ricusare luno o laltro de proposti rimedii,
ma non possibile ammettere che non vi sia il momento, nel quale un prodotto
si presenti al mercato come un eccesso di produzione inutile a tutti. Si pu cer
carne la causa in un fatto o in un altro, ma la causa d'oggi non esclude quella che
il giorno appresso potr risorgere; e se si trovato nora un modo di spiegare,
come opera di circostanze fugaci, leterna ditllcolt della mancanza di spaccio, o
la costante ripetizione de momenti di crise, nulla vieta di concepire che, quando
si giungesse a trovare un rimedio contro il difetto di leggi, o contro la falsa
condotta del talento industriale, verrebbe pure il momento, in cui un prodotto
riesca soverchio per la sola naturale ragione che tutti se ne trovino a sutllcienza
provvisti, e perch l'attivit produttrice giunga a sorpassare il bisogno fisico del
consumatore.
Per essere ancora meno inesatto, io accorder volentieri che questo stato di
ingorgamento pu bene avvenire nella produzione stessa degli alimenti, ma da
ci appunto ricavo la differenza, atta a giustificare il concetto de'siocrati. Se
non vi fosse gradazione nell'uso e nel bisogno de beni, la produzione soverchia
lo sarebbe in tutti i casi egualmente. Ma poich l'alimento il primo fra i bisogni
da soddisfare, esso si fa strada da se, dovunque esistano uomini, e possano ge
nerare; laddove ogni produzione secondaria non pu trovare consumatori, se non
dove l'alimento abbia occupato il suo posto, e tanto meno ne trova quanto pi
sinnalzi al di sopra debisogni vitali. Se quando tutti gli abitanti di un paese
sono a suttcienza forniti di scarpe 0 di calze, una causa qualunque sopravviene
a raddoppiare la quantita'di questi prodotti; egli indubitato che essi non po
tranno sperare consumatori, se non dove sopravvengano uomini, ai quali non
Econom. Tomo l. - "55.
854 FERRARA.
manchi il pane e il tugurio che, nella gerarchia de bisogni, PI'GOBdOO le scarpe
e le calze. Ma se, quando tutti gli uomini si trovin forniti di pane, una causa
qualunque raddoppii la quantit di questo primo alimento, ogni nuovo fanciullo,
nudo com', privo ancora di scarpe e di calze, purch sia capace di far girare una
ruota, sar un essere adatto a godere della nuova produzione di pane. Non e
questa una differenza gravissima? Nell'un caso e nell'altro due nuovi valori si
presentano sopra il mercato, e trovano esaurito il bisogno de'eonsumatori; ma
l'uno, per la natura della sua materia, per la legge di gradazione che portano i
dolori della nostra specie, non pu crearsi uno sbocco, se prima un'altra materia,
pi alimentare che la sua, non l'avr preceduto; laltro , perch materia la pi
alimentare di tutte, si apre uno sbocco, e crea uomini nuovi per se.
Una variante di questo fenomeno quella del caso in cui la nuova produ
zione, in vece di esser soverchia, non che immatura. Allora avr un valore
inestimabile, se vuolsi, ma la distanza tra il bisogno a cui possa servire e quello
sotto cui gli uomini circostanti languiscono, lo deprime o lo annichila. in un
paese che sia pervenuto ad un certo segno di civilt, vi ha un numero di prodotti
pequali lo sbocco possibile ed agevole a tutti; ve n'ha sempre di quelli, a cui
niuno sar in grado di aspirare, finch un numero di prodotti intermedii non sia
giunto ad esaurire bisogni pi vivi di quello, che il nuovo prodotto sia capace di
estinguere. Voi potreste moltiplicare i diamanti in un popolo che muoia di fame;
chi verrebbe a comprarne? Voi potevate, mezzo secolo fa, offrire tutti i giornali
di Europa e di America agli abitanti di Singapoor; non ne avreste ottenuto un
fil d'erba: sopravvcnne l'industria in quello scoglio dell'Oceania, fu acchetato lo
stimolo della fame, vi son uomini ricoverati e vestiti; e Singapoor ha il suo gior
nalismo, prospero e produttore, forse pi che fra noi.
Tutto ci si traduce.
esatto il dire cogli economisti moderni che il concetto costitutivo dell'idea
di produzione sta nel valore; ma, tra valore e valore, resta sempre la differenza
che nasce dalla materia.
Questa di'erenza fu sentita da Fisiocrati, ed e merito loro laverla sentita,
quanto demerito della scienza moderna laverla dimenticata, in quelle vive
discussioni, nelle quali avrebbessa spiegato l'enigma di fenomeni che, senza
quest idea, rimangonoinestrieabili.
Vi ha dunque tra prodotto e prodotto qualche cosa a distinguere, e consiste
nella loro materia, e viene dalla decrescente progressione che il creatore ha
messo negli elletti sici de nostri dolori; e quando leconomia moderna ha vo
luto cancellare le traccie degli antichi errori, limitando la ricchezza all'idea
pura del valore, e trascurandone la materia, si spinta troppo al di la del vero. Un
genere di ricchezza che, col suo accrescimento capace di comunicare un moto
di prosperit a tutte le altre, qualche cosa di fondamentale nella economia della
nostra specie. E se indubitato che nessun altro genere potrebbe procedere in
nanzi nella via del progresso senza manifestare la stretta sua dipendenza dal
primo, bisogner riconoscere che, quando i Fisiocrati imaginavano una produ
zione fondamentale, alla quale accordavano il titolo privilegiato di ricchezza, e
quando applicavano la parola sterile ad ogni ordine di lavoro che non fosse
quel tale, potevano, vero, non essere rigorosamente esatti, ma erano meno lon
tani dal giusto concetto, di quel che poi si trovarono gli economisti moderni, nel
_.-'-|

NOTA SULLA norruuu na' FISIOCIATI. 855


ridurre ad un solo livello tutti i generi di ricchezza, e chiamarli valori. Quesnay
ebbe il torto di supporre che la produzione fondamentale e privilegiata fosse
quella dell'agricoltura. La terra d la parte maggiore de nostri alimenti; ma n
essa sola pu darli, ne in questo solo le sue produzioni consistono, n in via
cronologica pu essa esaurire tutta la propria potenza priach le produzioni del
I ordine cittadino comincino a sorgere. Chi alza una casa, chi trae un gas in
flammahile dalla distillazione del carbone, fa opera assai pi urgente di chi col
tiva la vite della Sciampagna, o raccoglie la cocciniglia. E proprio anzi della ci
vilt il rivolgere verso i pi elementari denostri bisogni un genere di lavori che,
stando da s, non avrebbero il menomo vincolo colla produzione agricola. Nella
societ incivilita si costruiscono e si mantengono pozzi, cisterne, acquedotti, per
far uso dell'acqua che, nello stato nomade, costerebbe l'unica pena di avvicinarsi
a un ruscello c stender la mano, per attingervi que pochi sorsi che bastino ad
estinguere la sete di un uomo. Si lavorano vetri, lenti, occhiali, per godere il
benezio comunissimo della luce; si combinano aperture, inferriate, ventilatori,
si spazzan le vie, si espurgano condotti, si asciugan paludi, per respirare un'aria
incorrotta, che sulla cima d'una montagna ci si ollrirebbe con abbondanza ine
sausta, e senza lasciarci neppur sentire che facciamo un travaglio per respirarla.
Chi mai direbbe perci che l'acqua, l aria e la luce, non sieno materia pi ali
mentare che il vin di Cipro, 0 lAnanas?
Ma se i Fisiocrati s' ingannavano da questo lato, da un altro avevan l'atto un
progresso che si poi soventi smarrito nelle opere de moderni. Essi videro in
un modo molto pi largo la solidariet di destino de diversi popoli che com
pongono lumana specie; ed cos che il principio acquista una forza superiore
a tutte le dillcolt della pratica. La gradazione de bisogni si eclisserebbe, e la
necessita di premettere l'alimento a tutto l'ordine della produzione parrebbe smen
tita dal fatto, se ci ostinassimo ad isolare in gruppi ci che naturalmente non
forma che l unica massa del genere umano, e per troppo amare la nazione
dimenticassimo l'uomo. E in questo caso che pu sembrare inapplicabile il prin
cipio della gradazione , contemplando numerose popolazioni, prive di viveri
proprii, sussistere nondimeno e prosperare lavorando tuttaltro che materie ali
menlari. Ma questo fenomeno, del quale si tanto abusato nelle pi gravi dis
cussioni economiche, non sedusse per nulla Quesnay; il quale anzi lo vide, ne
disprezzo l'importanza, e ne trasse deduzioni all'atto opposte a quelle che gli
uomini pratici son usi di trarne. Per lui latlare della sussistenza era questione
di umanit, non di popoli. Una citt come Ginevra pu non produrre un sol
sacco di grano e lavorare intanto migliaia di oriuoli; Quesnay osservando un
tal fatto, non avrebbe stentato a riconoscere che la popolazione ginevrina non
vive di pezzetti d'acciaio o di oro, se non in quanto son convertibili in materie
alimentari. Una citt come Londra pu non avere un sol metro di territorio messo
a coltura; Quesnay avrebbe saputo comprendere che migliaia di metri, sparsi su
tutta la supercie del globo, mettono alla sua portata l immensa variet di ali
menti, di cui non potrebbe restar priva un sol giorno. E lo comprese di fatti, ed
era questo il pensiero da cui lasciava guidarsi quando, da una teoria che non
pu essere poi supremamente feconda, qual quella del prodotto-netto, trasse
verit di tanta importanza, come quelle della illimitata libert del commercio e
dell'arti, malgrado il marchio di sterilit che loro si a'aticava ad imprimere.
856 rsnnzaz.

Vli.

Il lettore vorrebbe ora probabilmente conoscere in termini meno incerti quali


siano le applicazioni possibili della dottrina siocratica, per quella parte almeno
in cui e forza di riconoscere un fondo di verit.
Se un sentimento di soverchia venerazione verso una scuola nella quale io
vedo sempre compendiato tutto ci che di pi virtuoso presenti i intelligenza del
secolo xvm, non mi ha ingannato, iotrovo che, anche nel bel mezzo del nostro
secolo, il principio deFisiocrati ci offre due grandi deduzioni. Una nellordine
teoretico, l'altra nel pratico. In teoria, assumere il prodotto-netto, nellampiezza.
che ho cercato diassegnargii, ed elevare e principio dirigente la gradazione delle
utilit, non sono idee tutte nuove, ma sono troppo spesso dimenticate. Rimetten
dolo nel punto di vista che loro dovuto, una profonda modicazione ne nasce
nell idea del valore. E siccome-il valore domina su tutte le parti della scienza,
io non credo esagerato il dire che, a cominciare delle nozioni elementari della
produzione, sino alle delicate quistioni de salarii, della rendita, e dell'imposta,
tutto potrebbe riceverne. una nuova luce, atta a svelare la futiiit di quistioni
nelle quali le migliori intelligenze economiche si son logorate, e sulle quali si
sono edicati sistemi funesti allumanit.
lo ho accennato come il solo retticare l idea del prodotto-netto, possa
scrollare il principio della rendita di Ricardo e di Rossi. Non sarebbe dif
cile estendere l applicazione a moltissimi altri punti della scienza pura, se
convenissc di farlo in una breve nota , destinata a- raccogliere complessi
vamente un concetto fondamentale. Ma non devo astenertni di soggiungere
che il pi grande protto possibile a trarsi dalla retticazione del sistema
siocratico, ricade sopra il principio della popolazione; il'quale dal canto suo
o devesscre principio predominante in tutto il corpo dell'Economia. Ci spiega
perch si e sempre scoperto un intimo legame tra la Fisiocrazia ed il sistema
Malthusiano, perch i Fisiocrati furono precursori di Malthus, e Malthus n
con essere un siocrata. Quando la necessit della produzione alimentare,
come materia pi che come valore, sentita, la teoria Malthusiana rimane
non solo, come tutti la credono, sostanzialmente, ma pure letteralmente giu
stiiicata; e il torto del Say e del Tracy che, sostituendo i mezzi di esi
stenza a mezzi di sussistenza, credevano di averla depurata da un grave
equivoco, spicca evidente. Quando, avanti allo spettacolo di produzioni efmere,
che invece di aumentare la massa delle ricchezze reali, si dileguano in mezzo ad
una crisi, troveremo che non basta il dire non eran valori, e siam costretti di
aggiungere che erano prematuri 0 souerchi; si vedr che la popolazione non va
in ragion di valori, ma in ragion di alimenti. Allora si spiega la Cina mise
rabile e popolosa, e si spiega la sorprendente contraddizione tra due popoli, che
crescono ad un tempo stesso, colla medesima proporzione, in due angeli della
terra, ma l'uno per divenire un tipo di prosperit come l'America, l'altro un for
micaio di mendicanti come l lrlanda; perch popolazione e prosperit divengono
allora evidentemente due eiietti diversi d'una stessa cagione, perche la patata.
che pu alimentare, non basta a costituire l insieme de mezzi d incivilimento,
sui quali si fonda la potenza e il benessere.
NOTA SULLA DOTTRINA ne FISIOCIA'I'I. 857

io mi asterr dal discutere la conseguenza che i Fisiocrati ricavavano dal loro


principio intorno all imposta. Rigorosamente logici, ammesso una volta che non
vi sia ricchezza se non quella che promani dalla coltivazione del suolo, e resti
come rendita netta, devoluta a chi possieda la terra, dovevano per necessit de
durne che non vi pu essere imposta legittima e innocua, se non quella esclu
sivamente clie cada sopra la terra. Rettificando la definizione della ricchezza, la
deduzione non vacilla perci; ma dalla rendita della terra si estende a tutte le
rendite, a tutti i profitti che retribuiscouo l'umano travaglio; ed un nuovo ti
tolo di omaggio, che alla scuola siocratiea si compete, laver prcsentito che lidea
dell'imposta unica sulle rendite, dileggiata com', diliicoltata dagli ostacoli di
esecuzione, sar sempre una aspirazione della scienza, e si vedr costantemente
risorgere in tuttii momenti di rigenerazione economica: ora in bocca a un Van
ban , come rimedio alle lapidazioni delle caste aristocratiche; ora in bocca
all'economista llsiocratico, come un vincolo di meno allattivita industriale, o
come una conseguenza della suprema compropriet del Sovrano; ora ai nostri
tempi, come il solo rimedio da opporre al vizio della progressivit, intrinseca
mente sanzionato nelle imposte ordinarie.
Nell' ordine pratico finalmente, la Fisiocrazia avr forse un enorme difetto
agli occhi di coloro, i quali non son potuti arrivare a convincersi come lEconomia
politica tanto pi si accoster al suo destino, quanto pi si render, per dir cosi,
negativa. pure un fatto che i suoi tre secoli di progresso non offrono che una
serie di sforzi, tendenti solo a distruggere il catechismo degli uomini governativi.
Non sarebbe probabilmente nata una scienza economica, se non fossero esistiti
governi impegnati a guastarc landamento spontaneo delle forze naturali dell
uomo. parsa una fanciullaggine la risposta, con cui Mercier deludeva le spe
ranze delle grandi cose, per le quali Caterina ilI domandava laiuto dellEconomista:
eppure se oggi seriamente si domandassc che cosa possa fare un governo per ec
citare la prosperit economica duna nazione, non si potrebbe che appellare, in
termini a un dipresso consimili, all'ordine naturale dellumana societ. Distrug
gere tutto il vecchio articio, ed ottenere che la razza umana si emancipi sempre
pi e tenda costantemente a svincolare le forze proprie: questo, e non altro che
questo, fu sempre sinora l intento della scienza; in questo, e nello studio dei
grandi motivi della libert, la circoscritto il terreno di tutti i suoi sforzi; ed in
questo sono unicamente ridotti i suoi maggiori trionfi.
La Fisiocrazia la pi vasta formola di negazione che si sia speculata nel
l immensa variet de sistemi economici.
A chi sia convinto che la scienza ha compiuto il suo destino quando medita
per distruggere, la Fisiocrazia sembrer un sistema fecondissimo di pratici effetti.
Chi va cercando quella specie di vade-mecum , che insegni come si possa
aver l'aria di predominare e dirigere la natura, ostinatamente ribelle all' impo
stura della burocratica sapienza, trover miserabile una dottrina, nella quale las
sioma del lasciar fare spinto alla pi vasta generalit di cui sia capace.
E chi amasse ripetere che luflicio della scienza si trovi per tal modo ristretto
ad addormentare i governi, non si lusinghi di esser giunto a discreditarla per ci;
giacche la pace del sonno e il pi benefico e salutare rimedio che ad una mente
in delirio sia permesso di procurare.
TORINO, 20 agosto 1850.
INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE
CONTENUTE IN QUESTO VOLUME.

._.._.__._

BEILLl-I (Luigi Paolo). Uno de fisiocrati ; smercio de suoi prodotti; 115. - Ma


435. - Ricordate ; 471. --Notizie sulla tende ad avvilirne i prezzi ; 242. - Ab
sua vita; xxxlv n. - Suoi scritti: Sul bisogna di libert nel commercio; 57,
regime dei grani, xxxv, n.; Lxxx,|.xxx|v; 67, 44 n., 245. -- Lavori che la com
Corpo di osservazioni ecc., Lxxvm; Let pongono; 505. - Proprietario e tta
tera di un negoziante sul commercio dei lUOlO formavano dapprima unica classe,
grani, LXXIX; Fatti che hanno influito poi si divisero; 501, 503. - Bisogna
sul caroJHGZZO de rani, Lxxxw, Lxxxv; distinguere il fittaiuolo dal lavorante;397.
Effetti i un privi egio esclusivo ecc. - Le funzioni di ttaiuolo, di proprie
zxxix, Lxxxiv. tario e di lavorante , vi si distinguono
Accademie. V. Economia politica. quand'anche si trovino nella stessa per
sona; 507. - Abbiso na di coltivatori
Accuuuutzioul. V. Risparmia. Capitali. ricchi per riuscire ro ittevole allo Stato;
Acfuavite. Commercio di essa in Angou 52. - E meno gi uomini che le rio
me ; 561. chezze ci che vuolsi attirare nelle cam
Arri'rn. Funzioni del fittaiuolo in agricol pagne; 59, 511, 512. - Decade per
tura; 507. - Possono riunirsi a uelle mancanza di anticipazioni ; 35 n. -
del proprietario e dell operaio; 50 . - Cinque sistemi di coltivazione; xxx:
L'affitto il i vantaggioso fra i modi con uomini salariati, 304 ; per mezzo di
di coltivare a terra, ma suppone un schiavi, 304, 506 ; per mezzo di vassalli,
paese gi ricco; 307. - Abbondanza 306; di colonie parziarie, 506; di aiiitti,
de fittaiuoli, sua utilit, segno e causa 507. - V. Affitti. -- La grande e la
di prosperit; 509. - La schiavit at piccola coltura dipende dall esistenza o
traversa la formazione della classe de mancanza di ca itali; 321. - Le mac
fittaiuoli; 5M. -- L'ufficio del fittaiuolo chine e le gran i intraprese agrarie, ne
nasce dalla necessit delle anticipazioni; molti licano la produttivit; 505. - La
320, 610. -II fttaiuolo soffre gran de gran e coltura preferibile alla piccola;
trimento dalla mobilit delle imposte in 43. - La moltiplicazione del bestiame
dirette; 66 n. - Il proprietario dovrebbe la favoreggia; 41- Impiego de cavalli
esser equo verso di lui nel fissare il tto; preferibile aquello de'bovi; 59 n. -
67 n. - Se esagerato fa la rovina co Tutto ci che impedisce le riprese del
mune; 68, n. - V. Pigiom' , Intra lagricoltura equivale a spoliszione ; 615
prenditori. a 616. - Se le anticipazioni non vi
AGRICOLTURA. Uno de tre rami dellindu riescono protttevoli , non vi ha interesse
stria; 476 e 505. - Che sia; 440. - a coltivare la terra; 152. -Nelle societ
Sua necessit; 414. - Gli agricoltori nascenti bisogna che essa si mostri come
formano la classe produttiva de citta il migliore stato possibile; 155 e seg. -
dini; 11, e ivi n., 501. - Danno un La povert del contadino nol rende pi
prodotto netto; 15, 51, 106, 300. - laborioso; 46. - Son sempre gli agri
E la sola che possa assicurare la prospe coltori che pagano le imposte indirette;
rit de li Stati; 98. _ E l unica sor 80 e seg. -_ Azione dell imposta sull'a
gente ella prosperit; 32, 38, 102. - gricoltura; 56 n. - Come sia decaduta
Le nazioni agricole sono le sole che pos in Francia per ca 'one dell'imposta in
sano fondare una grande otenza; 225. diretta; 71 n. - A orismo di Socrate; H.
- Differenza tra la sua orza creatrice - Elogiala da Cicerone; 39 n. - 1 no
e quella delle arti, 135 e 248. - Pro bili non dovrebbero vergognarsi di eser
duce pi di quanto consuma; 158 e 303. citarla; 44 n. - Baudeau, stato dell'a
- Le arti possono aiutarla; 52, 155, gricoltura inglese; xc. - Dupont, pic
l37, 240. - Le sono di peso utile; 241, cola e grande coltura; Lxxix. - Q .,
244, 300. - In qual senso le giovi il utilit comparativa de cavalli e de'boyi;
commercio; 322. - Non favorisce lo piccola e grande coltura ; preferibili
uvnrca urna-neo nanna ln'rnau cou'rauora IN QUISTO VOLUMB. 859

sulle arti; xxxr. -- Mirabeau, uistioni ad ogni altra; 114 n. - Non delle
interessanti ecc.; xxvu n. - tratto mercanzie pi preziose; 508. - E tra
dellopera di Hale; xxvm n. -V. Anti le materie pi atte a servire da moneta;
cipaziom', A/tta', Divisione del travaglio, 515. - L uso fattone come moneta ne
Rendita, Imposte. Prodotto netto, Produ ha aumentato il valore; 314. - Il suo
zione, Industria, Terra. valore mutabile rispetto a tutte le mer
Atson. Sue osservazioni sul nuovo progetto" canzie e rispetto alloro; 314. - V.
di imposte; Lxxxvm. - Suo elogio di Moneta, Danaro.
Quesnay; xcu. Amsro'rene. Citato; 256, 271.
Aunenrl. V. Sussistenze, Produzione. RIATE. Non dipende tanto dal numero,
An'rzaazlose di monete. V. Danaro. , quanto dalla ricchezza dello Stato il farle
potenti; 48 n. - Son causa d' imposte
ALznsnro di monete. V. Danaro.
arbitrarie; 425.
Anemcs (Stati-Uniti). Sua crescente pro
sperita; 115.
AlTldi prparazi'one e di o azione; 525.
- Idea el lavoro manu attore; diverso
Anltmsrnszione. La terza fra le tre l'un dal produttore; 622. - Il loro scopo
zioni attribuite al Governo; si divide in sempre quello di manipolare le pro
entrata e spesa; 492. ._ Idee di rifor duzioni agrarie; 477. _ Di oggetti
ma di Turgot; un. - V. Governo. che servono alla sussistenza; 519. -
Anceun. Fisiocrata; 455. E di lavori durevoli; 525. - Non
Ancouteue. Disordini prodottivi dalle leggi moltiplicano la ricchezza, perch tanto
sullusura ; 560 e segg. consumano quanto producono; 51, 126,
Annone. V. Gram', Libert, Commercio.
158, 696. - Non moltiplicano il va
lore; ne hanno tanto quanto le ma
Ansslmcna (Citt). Esempio di oppres terie prime; 129, 207, 240, 241, 247,
sione commerciale; 528. 249, 251. - Se accrescono il valore,
ANTICIPAZIONI. In che consistano; 151. non accrescono la ricchezza; 693, 694.
- Loro necessit in agricoltura; 406, - Le loro anticipazioni dieriscono da
414, 415. - Sono di due sorte; 444. - quelle dellagricoltura; 695. - Accre
Primitive ed annue; 17. - Quali sieno, scono il valor venale della materia pri
e uanto utili le primitive; 602, 603, ma; 125. - La ricchezza che pu ri
51 . - Vennero dalla terra ancora in sultare dal loro valore non deve con
colta; 517. - Proporzione in cui stanno fondersi eolla produzione de loro lavori;
colla produzione ; 18, 604, 605. - Fon 125. -- Il loro prezzo necessariamente
diario, diverse dalle primitive; 606. - determinato dalla spesa che costano; 239.
Loro necessit ed utilit ; 500. - For -- Quando il loro prezzo supera la spesa,
mano il primo titolo della propriet; 259, prezzo di monopolio; 126. - Ci che
501, 606. - Annue. sono la prima spe vi si cerca un ris armio di costo; 124.
cie di spese produttive; 602. -- Loro - Elementi del oro prezzo; 660. _
rapporto col prodotto netto; 18, 397, Coloro che se ne occupano formano la
598, 618. -- Sono le anticipazioni pi classe sta diatu; 503. - Dipendono
che il numero delle braccia, ci che dell'agricoltura; 500. -- La ricchezza
manca all'agricoltura; 511, 512. - De che sembrano di produrre differisce da
vono essere suicienti ; 54. - Per man quella dell agricoltura; 135, 248. -
canza di esse l'agricoltura decade; 55 n. Non sono soggetto di rendita; 57 n. -
_ Son pi etcaci ad eccitare la produ Sulla loro sterilit; dialo o di Quesnay;
zione di quanto lo sieno i bisogni; 625 122 e segg. - Ragionevo ezza della pa
a 629. - Crescendo e decrescendo, de rola sterili applicata alle arti; 644 e se .
terminano la prosperit o la decadenza; Discussione degli argomenti che si a -
112. - Non si pu nulla sottrarne senza ducono contro questa denominazione;
nuocere alla prosperit nazionale; 23. 696 e se . - Non son segno di prospe
- La necessit delle antici azioni d rita; 55 . - Sentimenti ostili di Que
origine all'interesse del capita e; 319. - snay verso di esse; xx. --Quando i
Ed agli aIItti in agricoltura; 520. - loro prodotti sono durevoli, non vi ha
Devono rendere in a ricoltura un compe che conservazione di ricchezza; 127. -
tente protto, perch il coltivatore possa Gli edizii sono la meno sterile delle
avere interesse a farle; 152. - Sono manifatture; 704. - Possono le ma
ugualmente necessarie ed utili nelle arti, nil'atture contribuire alla sussistenza
bench ditleriscano di natura; 520. 524, della popolazione esuberante; 52. -
695. - E nel commercio; 524. - Le Riescono vantaggiose come mezzo di
anticipazioni sovrana. V. Opere pubbliche. smerciare all'estero le produzioni agra
- V. pure Capitale. rie; 55, 400. - Da ci che aiutano l'a
Aacesro. Come metallo una merce simile gricoltura non viene che non sieno ste
v INDICI ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTI IN QUESTO VOLUMI.

riti; 137. - Quando servono all'espor Baanro. V. Cambio.


razione non son meno sterili che quando Barman: Ab. Sua nascita; xxxvt n. - In
si consumano all'interno; 705, 129 e che modo diviene lsiocrata; xxxvt. -
seg. - il loro spaccio una mera ri Fonda le E emeridi del cittadino; ivi. -
vendita; 129. - Sono un peso utile pei Ne abban una la direzione a Da out;
proprietarii; 241, 244. - Utili come xxxvII. -- Scrive lintroduzione a la li
mezzo di spaccio, non come roduzione; losola economica , xLvIII. -- Scrive
240. - il guadagno che asciaao col contro Necker; LXVlI. - Sostiene un
loro alto prezzo allestero si fa a carico processo per il suo scritto contro la cassa
della nazione; 241. - La loro azione di Poissy, ed esiliato; LxvII. -- Ri
uguale a quella del commercio; 243. - pubblica le Effemeridi nel1775; LxxxIx.
Sono accidentali al cambio delle produ - Suo processo; ivi. -- Sua morte:
zioni ; 529. - Sterili perch non pro LXVIII. - Partigiano del governo asso
ducono, ma utili sempre, e de ne; 477. luto; 435. - Citato; 471 e 520. -- Sue
- Lidea della loro sterilit u succes opere; idee di un cittadino ecc. LxxIx.
svamente modicata da lsiocrati; 811. - Sul commercio d'Oriente; Lux. -
- Il loro commercio dev esser libero; Idea di una soscrizione ecc.; Idee di un
151.-ll sistema del bilancio di commer cittadino ecc. LxxxI. - Esposizione della
cio le rincarisce; 234 e seg. -La libert legge naturale; Lxxxu. - Paradosso
di commercio ne favorisce lo sviluppo; politico sul prodotto netto; ricerche po
288. - Errore il supporre che il com itiche sul prezzo de' grani; Origine e
mercio delle manifattura sia pi vantag necessit delle eredit fondiaria; Del
gioso che quello de rodott agrarii ; fasto pubblico e rivato; Veri principii
109 e seg. Errore c e le manilatture del diritto natura e; Critica de principii
straniere portino via il danaro della na do ni overnodi Forbonnais; liessoni
zione; 152. -- L ingerenza governativa sul a riforma delle taglie; Lxxxu. -Sul
nuoce alla loro prosperit; 284. - Ab senso della parola sterile; un", e 644
hisognano sempre di libert; 245. - e seg. - Sulla non produttivit dellin
ingiustizia e danni delle corporazioni e dustria; LxxxIL-Spiegazione del qua
regolamenti di arti; 520 e seg , 525, dro econom.; Lxxxu, Lxxxvu. 601 eseg.
524, 526, 527. - Loro storia; 522. - - Riessioni sull'ordine naturale; Critica
Loro successiva abolizione; 527. - At di Forbonnais; Lettera sulla libert del
taccate da Coyer nel suo Ghinchi; Lxxxv. commercio de rani ; LxxxII. _- Risul
- La loro abolizione causa di lotta fra lati della libert del commercio degrtb
Turgot e il Parlamento; LxII - La schia nI; LxxxIv. - Avvisi al popolo ecc.;
vit impedisce lo sviluppo delle arti, uxxlv. _ Lettere sulle sommossa che
514. - Condizioni della loro prosperit; cagiona il caro prezzo de grani; ivi. -
525 e seg. - Non devono volersi se non Avviso alle gente onesta ecc. er avere
si hanno le materie prime; 58 n. - Non un pane migliore; Prospetto al canale
deve lasciarsi d'incoraggiarle; 288. - di Borgogna ; Lettere sui ventesimi;
Quesnay e Baudeau, sul a produttivit e LXXXVlll.--L.8l'8SllllP0l0l1l8;LXXXVll,
non produttivit delle arti; Lxxxu. - LxxxvIII. - Quistioni sullimposta; Let
Baudeau, sul senso della parola sterile; tera e memoria a un magistrato del Par
un", 644. - Quesnay, dialogo sul lamento; LxxxvIII. -- Risultati della li
lavoro degli artigiani; un, 122. - berta del commercio de grani; LxxxIv.
V. Divisione del travaglio, Salarii, In - Contnuazione degli avvisi al po olo;
dustria, Libert economica, Corpora cxxxvl. - Introduzione alla liloso 1a e
zioni , Morwpolii , Privilegi, Lavoro , conomica; LxxxvII, 474 e segg. - Schia
Travaglio. rimenti demandati a Necker sui grani;
Aa'rs SOCIALE. V. Governo. Conlutazione ecc. sulle corvate; Lettera
a Necker sullelogio di Colbert; Memoria
ARTIGIANI. V. Arti. Operai. sulle tasse pel pesce; Osservazioni a
Assscant. Loro creazione combattuta da Condillac; Memoria su Ii alari straordi
Dupont; Lxx. - Dupont, effetti degli narii ecc; Sulla cassa i Poissy; ll gua
assegnati sul prezzo del pane; xcI. degno del popolo e il guadagno del re;
Arese. Citata in esempio dello spirito di LxxxIx. - Principii economici di Lui i
scalit; 498. Xll ecc.-, LxvIII, xc. -- Sullo stato da -
l'agricoltura in Inghilterra ; xc; - Car
Aansunzrose di moneta. V. Denaro. lo ai Francesi ; xcI.
Banca (Margravio di). Fisiocrata; 455. BAUDRILLART. Biogralo di Turgot; LxIv n.
BANCHI. Sul banco di Spagna, Mira - Articolo su Turgot; xcII.
beau; xc. Bsccaau. Non lisioorata; LxxIII. - V.
Baumsr. Non lisiocrata ; LxxIII. Letrosne.

___ _ a i
INDICB ALFABETICO DELLE IIATIIIECONTBNUTE IN QUESTO VOLUME. 811
BELLlt-ZL m: Vea'ru. Pseudonimo di Tur BOUGEANT. Citato; xvu.
gol; Lxxvtu. Boa. Amico di Turgot; xxt, xxv.
BENI. Denizione; 396. - Oggetti utili , Boacsar. Suo opuscolo sui diritti feudali;
naturali ed artefatti ; 475. - sussistenza LSV.
e materie prime; 478. - La loro massa BIIIENNE. Amico di Turgot; xxx, xxiv.
costituisce la ri redazione; 478. - Non
son sempre ricchezza; 478. -- Tutti BRISSON. De t'mp. Persarum, citato; 461.
vengono dalla terra; 479. - Si distrug Burar. Dcuonr. Sull'Atto di navigazione
gono, si conservano e si aumentano; inglese; LXXVIIL-TIIIOUHOIG di Cary; xv.
483, 484. CACCIA. Uno dei tre rami dell'industria;
Bnanansr. Lettere di Turgot contro il suo 476, 503.
sistema; xxiv n, - V. Utilit. Camsrao. Vien dopo la libert di com
Balma. Fisiocrata; 455. mercio; 75. - La rendita della terra
facile ad estimarsi; 559. -- Deve rinno
Bestiame. Che se ne favorisca la moltipli varsi lestimo a dati periodi; 560.
cazione, massima di Quesna ; 42. - E CALDEA. Citata come esempio di grandi
gli capitale primitivo fornito alla natura; Opere pubbliche; 494.
17.
Canossa. Apprezza Dupont ; mux.
BILANCIO DI COMMERCIO. Errore il cal
colarlo in danaro; 47. -Non esprime CAMBIO. Lo stesso che commercio nel lin
la ricchezza comparativa; 55.-E un guag io di Baudeau; 529- Idea primi
concetto illusorio; 107. - Un sotsma tiva al cambio e del valore cambiabiie;
de commercianti; 108. - Il ragiona 552. -Come naturalmente e necessaria
mento su cui si fonda, se regge per il mente sintroduce nella societ; 208. -
privato falso per la nazione; 108. Diviene sem re pi necessario dopo in
Errore il volerlo favorevole per mezzo trodotta la ivisione del lavoro; 329 n.
del commercio, di manifatture; 100, 110. -In che consista; funzione che il danaro
- Errore il far consistere i suoi vantaggi vi esercita; 652. - Sua necessit; di
nel procurare danaro in cambiodi mer origine al valore di cambio; 508.-Come
canzie; 111. -Errore il farlo consistere vi entrino le nozioni di valore e di prezzo;
nellaccumulaziene del danaro; 112, 2 5, 355 e seg. - Nel cambio si danno valori
254 e seg.-E sistema ingiusto ed insen uguali per valori n uali; 669 a 67).
sato; 681.-Invenzionc inconsegucnle; Il cambio in che di erisca dalla vendita;
199. _ E una contraddizione proibire 670, 675. -Suppone uguaglianza, non
l'uscita del danaro mentre si attraversa di cose, ma di valori; 555. -Ogni ter
l'entrata de metalli; 680 n.--l| suo et mine del cambio misura il valore dell'al
fetto sarebbe quello di far ribassare ne tro termine; 357. - La possibili di
cessariamente il prezzo dei prodotti che cambiarsi costituisce le ricchezze; 478.
si esportano e che si consumano; 253. -- La moltitudine di cambii stabilisce il
- Restringendo le vendite all'estero, re commercio e la concorrenza; 558. -
stringe la produzione all'interno; 251. Aumenta la ricchezza reciproca di coloro
-- implica sempre una contraddizione che cambiano; 555.--La teoria del cam
politica; 252. - E nato da una falsa idea bio e del valore semplicissima, ma spesso
sui profitti de commercianti; 220. - ignorata; 557. -- Per mezzo del cambio,
e sull indole del danaro; 251._II suo il travaglio nella societ diviene tutto
vantaggio illusorio; 114, 766. -Deve indiretto; 808. - V. Dana'ro, Commercio,
esser considerato come un meno-peggio Compra, Vendita, Tra/co.
del nessun commercio; 115. -- I fisiocrati Cntmcxa. V. Agricoltura.
Io han combattuto ben prima che i mo CAPITALE. .-Intieipazmi annue ed anti
derni; 804. V. Commercio, Liberia, Trat cipazi'oni primitive dell'Agricoltura; 15.
lati. - Fisso e circolante; corrisponde a ci
BISOGNI. Quali sono; 458.-L'uomo ne che i Fisioerati chiamano Anticipazioni
sempre circondato; dalla sola terra pu primitive ed annue. Il suo rimborso cio
trarrei mezzi di soddisfarli; 6i6.--Non che chiamano Riprese. Il suo interesse
son tanto ellicaci ad eccitare la produzione, compreso nelle Riprese. V. queste voci.
quanto lo sono le anticipazioni; 625 a - Quando il paese non arrivato ad un
629. -Sono progressivi; 829. - E ci alto grado di civilt, e pi necessaria
giustifica la teoria desiocrati, 851 e seg. laccumulazione dei capitali; 22. --Le
BLANQUI. Suo giudizio su Dutens; XCI. anticipazioni primitive diminuiscono il
bisogno delle annue; 59 n.-EtTetto dcl
BOISGELIN. Uno dei fsiocrati; 455.-Amico l'aumento e decremento de prezzi nelle
a Turgot; xxtv. anticipazioni; 59 e seg. - Le imposte
BOISGUILLEBERT. Citato; xm, 49 n. indirette agiscono sulle anticipazioni pro
Eeon. Tomo I. 54.
842 INDICI ALIHBE'I'ICO DELLE MATIIIB CONTENUTE IN QUESTO VOLI!!!

duttive; 75. -ll capitale non consiste CASSA DI sconto. Sulla cassa di sconto, Mi
nel danaro; 112. -l capilalicominciano rabeau; xc.
colle accumulazioni in natura , poi in Cassa Di Poissv. Notizie su di essa; LXXXIX,
danaro; 515, 318. -Sono necessarii in Lxvu n.
ogni enerc di lavoro; 316.--I primi CATASTBO. V. Cadastro.
capita l li da la natura; 517.-Il capitale
in denaro pu dare un frutto, perch pu CATERINA u. Invita Mercier; aneddoto di
comprare una terra; 518.- e m anticipa quel viaggio; XLVI. - La sua risposta
zioni fruttifere ; 519 e seg. --Lesistenza non una fanciullaggine; 837.-Suo o
di capitali fa nascere in agricoltura gli verno citato come modello ; 450. - i
affitti e la grande coltivazione; la loro cordata; 471.
mancanza mantiene il sistema di mezzeria CniLn (Giosia). Suo Discorso sul commercio;
e la piccola coltura; '521.-Loro neces suo scritto anonimo sul commercio colle
sit nel commercio; diminuita dal cre Indie; Letture favorite di Gournay; xlu.
dito; 524 n.-Loro circolazione, anima - Rag uagli bibliograci; ivi in nota.
tutti i lavori; 5%. - La loro necessit - Giu izio di Mao-Culloch su di lui;
fa nascere linteresse; 525. - Non sono ivi-Tradotto da Gournay; %0-290.
i risparmii ci che laumenta; 328 a. Cmss. V. Cina.
La quantit decapitali accumulati de CIC. V. Do Cic.
termina linteresse del danaro; 552. -
Lo spirito di economia tende ad aumen Cremona. Citato, sullelogio dell'Agricol
tarli, lo spirito di lusso a scemarli; 555. tura; 59 n. - Citato; 250.
- In Europa vi stata progressiva accu Gnu. Largento non vi vale che 1112 del
mulazione di capitali per via di risparmii; loro; 514. - Cilata come modello di
555. - Cinque modi dimpiegarli ; 333. governo; 450. -Citala in esempio per
-Diversi impieghi di capitali danno in le sue grandi opere pubbliche; 494.
teressi differenti, ma che influiscono gli e in esempio delle imposte in natura;
uni sugli altri; 554 e 555.--Il danaro 496.
impiegato in terre debbe fruttar meno; CIRCOLAZIONE. Modo in cui vien descritta
334. - L'interesse corrente del danaro nel sistema lsiocratico; 19.-Riguar
il termometro dellabbondanza e scar data come infruttuosa; 26.-Che oc
sezza de capitali; 555. - il basso inte cupi tutto il prodotto netto, e non ristagni
resse de ca itali ad un tempo elfetto formando grandi fortune; 56.--Come il
ed indizio ellabbondanza de capitali; danaro non vi necessario; 136.- V.
556.-I capitali dati ad imprestito non Danaro.
fan parte della ricchezza nazionale; 337.
_C|'rn ANSEATICBE. V: Anseaticho.
-Tutti vengono dalla terra; 340. -II
danaro non che una piccolissima parte Cm'it Coauncusri. illudono collaspetto
del capitale; 541.--Sono le anticipazioni di grandi ricchezze; 532.
non le braccia , ci che manca all'agri Clero Francese. Sua guerra contro Tur
coltura; 511 e 512. - Qual nella pro got; Lxiv.
duzione l ufficio del capitale; 815. - Cucouor Bnsnvacae. Sue considerazioni
V. Danaro. Interasse. Circolazione. An sul commercio; xv n.
ticipazione. Macchine. Cocau'r. Sue citazioni [di Montchrestien;
Cunausn. Appartiene alla classe dispo Lxxv n.
nibile; 558. Gozaanr. Suo elogio, di Necker, eonfutato
CARLO Fsnsmcu. Margravio di Badcn. Au da Baudeau ; Lxxx|x.-Citato, e criticato
tore forse del Ristretto deprincipii di il suo sistema; 57 n.
Economia politica; xLvm. COLONIE. Sul loro commercio, lettera di
CARLO v (Il Savio). Sotto di lui abbondava Turgot; Lxxxvm. - Sono uno dei capi
in Francia il danaro; 41 n. della ricchezza di Olanda; 117. -La li
Carte. Loro fabbriche in Angoulme, 561. bert il loro reggime migliore; 120. -
CARTA IIONETATA. Lettera di Turgot al Vincoli a cui soggetto il loro com
IAb. Cic; Lxxvn. --0puseolo ed idee mercio;538. - Il loro reggime moderno
di Turgot; xxn. - La sua introduzione aumenta il commercio, ma non perci
non mezzo di arricchire le nazioni; 679. giova alla rosperit; 717.-La loro
- V. Assegnati. condizione i avere una madre patria non
ragione per cui. debbano esser prive
CARTAGINE. Decadde, bench il suo com
della libert di commercio; 751.-Questa
mercio forisse; 100. libert nellinteresse pure della madre
CARTESIO. Ricordato ; 408. patria; 755-759. - Il loro commercio
Casa. Suo Saggio sul commercio; xv. dev'esser libero; 772.
Case. V. Pigiom'. Conaancun'n. Fermano una classe a parte
INDICE ALFABETICO DELLE IATEIHB CONTENUTE IN QUESTO VOLUMI. 845
dalla nazione; 25, 29.-ll loro interesse _- V. Dogane. - Devesser libero anche
non coincide con quello della nazione; colle colonie; 120. -In qual senso va
26. - Non son causa ma effetto dei detto sterile; 121.-Commerciare non
prezzi; 27. - Sono una nazione nella produrre, ma rivendere; 129.- fou
nazione; 97 e seg. -- La loro ricchezza dato sull'idea di una societ naturale fra
non quella della nazione; 116. - Non le nazioni ; 197, 200 e scg.--Fa1sa idea
i commercianti, ma il commercio ci delle rivalit commerciali, e del bilancio
che debbesi favorire; 121. - il loro in di commercio; 199. - Consiste in un
teresse non quello della nazione; 214. cambio per giungere ad un consumo;
._ Per commercianti s intendoqo non 206. - Col moltiplicarsi i cambii non si
coloro che fanno il commercio, ma coloro moltiplica la cosa cambiata; 206.--Com
che lo servono; 21.1, 215. ---I loro pro prare e vendere sono termini equivalenti;
fitti si prelevano ugualmente sul produt 207. - Non si pu comprare se non in
tore e sul consumatore; 220. - Dal sup quanto si venda; il danaro non entra nei
porre diversamente, son nati i sistemi cambii che come pegno intermedio; 208
restrittivi ; 220. - Il loro interesse non c seg. 211.-Nel commercio si d valore
quello dello Stato; 221, 225. - Sono uguale per valore uguale; 220. - Dal
cosmopoliti; 220. -- La loro professione supporre diversamente son nati i sistemi
pure rispettabile; 225.-Variet delle restrittivi; 220. - E cambio di valori
loro funzioni; si riducono tutte a com eguali; 210.--Aumenta i consumatori
prare per rivendere; 323.--l loro profitti e provoca la produzione; 211. - E in
non son quelli della nazione; 552. questo senso che esso arricchisce le na
COMMERCIO. Dialogo di Quesnay; xun. zioni; 212, 22L-E perci non deve
-Esterno; sua necessit; si fa tra va considerarsi che come un meno-male;
lori uguali . dev'essere perfettamente li 213. -- L'interesse del commercio dille
bevo; 26 e 25. - V. Bilancio. - Che vi risce da quello de commercianti; 214.
sia intiera libert di commercio; 47. - Commerciare non tratlcare; servire il
Le fortune che esso crea non formano commercio non fare il commercio; 214.
aumento di ricchezza pubblica,- 51. -E -|l commercio si fa da consumatori;
sempre pi vantaggioso e durevole quan si serve da commercianti ; 215.--ll pro
do si versa sui prodotti agrarii che sulle duttoree il consumatore sono i due ter
manifattura; 53. --l vantaggi del com mini essenziali del commercio; 216. -
mercio esterno non consistono nell'au il guadagno che d coll'ulto prezzo delle
mento del danaro; 5L-ll suo vantaggio manifatture ricade a danno della nazione;
non si deve argomentare dai bilanci; lin 241 e 262. - il commerciante non tende
terno soprattutto quello che pu essere che ad avvilire il prezzo dei prodotti na
indizio di ricchezza; non bisogna invi zionali; 242:- La concorrenza ne Ii im
diare e contrariare quello delle altre na pedisce; 243. -Errore del vietare agli
zioni; e pi vantaggioso quello che si stranieri la compra delle nostre materie
versa sulle mercanzie di primo bisogno; prime; 245. - il prezzo nelle vendite
55.--La libert tutto ci che deve determinato dal prezzo nelle compre;
assicurare il Governo, 56.-Arricchisce 217. - llestringere le vendite all'estero
icommercianti, non la nazione; 96 e seg. restringere la produzione allintemo;
-Se si possa chiamare sterile; 88 e seg. 251.-Si fa tanto meno necessario quanto
-In che consista la sua utilit; 97-100. pi cresce la prosperit; 251. -ll com
--Non vi vantaggio a moltiplicarlo, ma mercio esterno non che un meno-male;
a renderlo libero; 101. - E diverso lo 252. --Si costituisce come classe inter
smercio delle proprie produzioni dal com media tra il produttore e il consumatore;
mercio propriamente detto; 105. - il 322. -Si riduce sempre a comprare per
guadagno de commercianti e diverso da rivendere; 525.-Abbisogna di capitali;
quello della nazione; 105.-N ore per si giova del credito; 324 n. -Dapper
la parte che fatta a costo del e estere tutto ha bisogno del prestito ad interesse;
nazioni; 105. -- Non fa che trasmettere 569, 382.-Come appo gi l'agricoltura;
la ricchezza; 106 --ll commercio interno come si formino i gran icentri di com
il pi vantaggioso; 108. -Non debbe mercio; come giovine alla nazione; 00.
riguardarsi come uno stato di guerra fra le -l)istributore della ricchezza; 4% e
nazioni; 110. - Non vi ha vantaggio a 107.- Le differenze di attitudini locali
ricever danaro per merci; 114. -lt com rendono necessaria l' industria de tra
mercio esterno deve considerarsi come sporti; 528.-l vetturali sono oppressori
un meno-peggio del nessun commercio od oppressi; ivi-Commercio differisce
interno; 115. - In qualunque caso, dal trallico; 528, 529. ---I consumatori
reciprocamente utile; 115. - Non esso e i produttori sono le parti essenziali
che accresce lo smercio de'prodotti agra del commercio; 550-552.-Si concentra
rii; 115. - Arcorre dov' libert; 119. in grandi citt; 532 - Non segno di
844 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUMI.

prosperit; 557. -Vincolia cui sog- I batte Voltaire a proposito di Mercicr:


getto il commercio coloniale; 558. - xcvn n. -Sua vita di Turgot; xcu.
Traffico e trafficanti, che sieno; 625 CUNFUCIO. Ricordate; 408.
lmportanza de mezzi di comunicazione;
668. - L'esportazione delle manifatture CONSUMATORI. Come abbisognino del com
allestero non si riduce che a facilitazione mercio; 322.-Sono l'una delle due
di sbocco; 705.-Sua definizione; 707. parti essenziali del commercio; 550.
Distinto dal traffico; 709.-Suddivisione Coxsuwtzloxs. V. Consumo.
de suoi agenti; 709. -Costituisce una CONSUMO. Sterilc e produttivo; distinzione
s esa e non una ricchezza; 711, 715. fatta da Qucsnay; 22. -- V. Lusso. -l
l commercio esterno poco esteso, ma risparmii sterili devono evitarsi; 46. -
importante ne suoi effetti; 715. - il E sempre necessario neltravagliare;158.
commercio esterno non prova di pro -E la misura proporzionale del lavoro;
sperit; 7l6.--L' interesse del com 175. - E lo scopo del commercio; 206,
mercio non quello della nazione; 719 211.-Diviso in totale e subitaneo, ed in
a 728. - Si da valore uguale per valore lento e parziale; 623. -ll consumo si
uguale; 767, 769.-Non il commercio divide'in rapido e lento; 687. - V. Pro
che crea il valore; 768.--ll suo van duzione. - Consumi improduttivi; ehia
taggio non quello della nazione; 769 mali spesepazzc da Turgot; sono limpie
775. -- Quello delle colonie devesser li go piu nocevole all'aumento de capi
bero; 772. - Le vere idee del commer tali; 328 n. 551 n. - Rapidi e lenti; da
cio si sono guaste sotto il sistema esclu ci le sussistenze e le materie prime; 75.
sivo ; 7855. - Non la sorgente di rendita ; -Le ricchezze di subito consumo, e le
ivi e786 n. - Si diminuito, e ci deve ricchezza di durata; 479. - Idea della
tenersi per un progresso: '795 n. - Sua consumazione distruttiva e della produt
natura, sua sterilit: ivi. V. Trattati di tiva; ivi, 485 e 48.1. - Il consumo il
commercio. Colonie. Bil. di Commercio. fatto fondamentale dell Economia so
Smcrcio. Importazione. Esportazione. ciale , 807.
Dogane. Grana. Libert di commercio. CORPORAZIONI. V. Arti. Libert econo
Commercianti. Citt. Strade. Comuni HCG.
cazioni. Consumatori. - Scritti sul com CORVATA. La sua abolizione mise Turgot in
mercio: Child ; XIII. - Cary; xv n. lotta col Parlamento; LXII. - Opuscolo
- Clicquot Blervache; ivi. - Memo di Voltaire; Lxv. -Seconda lettera di
ria di Mirabeau, Questions intressanles, Turgot sull abolizione della corvata;
xxvn n. - Sull' Atto di Navigazione. Lxxxvi. -- Lettera apologetiea, confutata
V. Hotel. -- Sul Commercio d Oriente. da Baudeau ;. Lxsxix.
V. Baudeau. -Sulla Bilancia del Com
mercio. V. Le Trosne. -- Sul Com Cosrsn. Sue Lettere di un cittadino ad un
mercio delle Colonie, Qucsnay; Lxxxu. magistrato; LXXIX.
-Dialogo di Qucsnay; ivi. Corsa. Chinch, storia cocincinese ecc.-,
COMUNICAZIONE ( Mezzi di ). Opuscoli di Lxxxv.
Mirabeau; xxvm. V. Strade-Che si fa CREDITO. Opuscolo ed idee di Turgot;
cilit il trasporto delle merci, massima precedono quelle di Smith, Say, Rossi;
di Qucsnay; 45.-Loro importanza; mo xxn.-Presso le nazioni ricche supplisce
do di facilitarne l'esecuzione; 57 n. alla moneta; 28. --Non si faccia uso di
lnteressa molto il moltipliearle, per met prestiti pei bisogni dello Stato, massima
tere lo smercio de prodotti in vantag di Qucsnay; i0.-Sua origine; estende
giose condizioni; 668. - l'uso del capitale in commercio; 524 n.
COMPAGNIE. Compagnia delle indie, memo -Come se ne abusasse in Angoulme
rie di Morellet; Lxxxvr e xcr.- e di a tempi di Turgot; 362. - V. Impre
Dupont; ivi. stili. Interesse. Usura. -- La sua neces
sita rende necessario e perci legittimo
COMPRE. V. Cambii. l'interesse; 595.-V. Cassa di sconto.
CONDILLAC. Applaudisce agli editti di Tur Banchi.
ot; LVI. - Suo libro n il commercio ed CREDITO PUBBLICO. V. Assegnati.
i governo osservazioni di Baudeau;
CREPTOWITCII. Fisiocrata; 455.
LXXKllL-ClltllO; 656, 659, 660, 662,
668, 669, 670, 672, 674, 677, 688,689, Cristianesimo. Si fatto eco della impopo
690. --Conl'utazione del suo linguaggio larit delle usure; 581.
economico; 689 e segg. -Citato; 66 CULI'EPER ('lomm.). Suo trattato sull'usura,
699, 700, 701, 711, 712. tradotto da Gournay; xv n. 290.
Counoncnr. Suo giudizio intorno a Turgot, DAIR (Eugenio). Sue parole di elogioiper
Discorso sul progresso; xxiii. - Come Turgot; xxx. - Citato per una allusione
scusi lo stile di Mirabeau; xxix. Iti di Dupont de Nemours; xxvin. n. --Ci
INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 845
lato; zxlx. zxxvm. LXXX. pxxxu, xcu. cambia collabbondanza o scarsezza: e
- Comentatore de lisiocrall , 806. non ha relazione necessaria col suo in
DAtannenr. Amico a Turgot; xxv. -Ap teresse; 528. - Il suo valore relativo
plaudisce agli editti di Turgot; LVI. alle derrate; il suo interesse relativo a
se medesimo; 532. - Non che una
DANABO. Opuscoli ed idee di Turgot, pre piccolissima parte della ricchezza nazio
cedono quelle di Smith, Say, liossi; xxu. nale; 536, SIL-lloneta reale e moneta
-Si compra, e tanto quanto conviene; di conto, che cosa sieno; SAI-Non si
non ricchezza di prima necessit; la pu valutare una moneta se non con altra
sua massa forse proporzionalmente moneta; 347. - Che cosa signichi, e
maggiore presso le nazioni povere; 27 in quanti sensi si adoperi la parola mo
e seg. - Dal MLI al 1525, ve n' stata mio; 348. - Rapporto e valutazione re
gran diminuzione in Europa; la sua massa ciproca tra la moneta d'oro e quella d'ar
si valuta per 26 milioni in Inghilterra; gento; 5Ml8.-Non vero che sia sterile;
risultato delle diverse ril'usioni in Fran 572.-Non un pegno convenzionale
eia; 28 e 29, nota. _ Non ricchezzain delle ricchezze; 599. --llezzo di circo
ra ione della quantit, ma in ragione del lazione; Htl- Nella esazione delle im
valore; 50 n.-Non e ricchezza da se, poste non rappresenta che un titolo di
ma come mezzo di circolazione; la sua credito; 496. - Descrizione della sua
abbondanza non desldcraliile per la na circolazione tra le diverse classi depro
zione come per il privato; abbondava duttori ; 652 e seg.-Il prezzo in danaro
sotto Carlo V (Il Savio); Il a. --Non diverso dal valore di cambio, 658. -
nel suo aumento che consiste il van Il suo intervento compie la vendita e la
taggio del commercio esterno; 54.--l\'on scia incompiuto il cambio; 67:2 e 675.
val pi che le merci, e non pi desi E ricevuto come pegno intermedio: non
derabile; Hl. - Non costituisce il capi segno n rappresentante, ma ricchezza;
tale; 112. --A chi ha miniere, conviene 674. -Il suo valore, soggetto alle va
esportare danaro; 114. -La ricchezza riazioni dell'abbondanza; 674. - Rego
non isl nel danaro; l32.-Non vi e pe lato dal corso; 675. - Allerazionc no
ricolo che sparisca perch si comprano minale del suo valore; e misura ingiusta
manit'atture straniere; 132. - Non serve ed insensata; 676. -Il sovrano non deve
che come mezzo di cambio; 132 e seg. prendervi un diritto di signoraggio; 677.
l67-l69.-Esso ha fatto sconoscere il La sua quantit non causa ma effetto
principio che tutte le rendite rappresen della circolazione; 678.-llla soggetto
tano il prodotto nelle; NEL-Non gura d'importanza; ve nha sempre quanto
nel commercio che come intermedio del basti al bisogno; 679.-Non e ricchezza
comprare e del vendere; 208, 2l8. -_ il possederne di pi, non miseria il pos
Non costituisce la ricchezza; 228. - E sederne di meno; 680 e seg. -E una
impossibile accumularlo nel proprio paese ricchezza territoriale per le nazioni che
per mezzo di restrizioni al commercio possiedono miniere; 682. --La somma
esterno; 25:2.- E se si pu, ci un circolantepassa ogni anno per le mani
danno; 9.54 e seg. _Quanto pi si mol delle tre classi de produttori; 684.
tiplica, tanto piu perde di valore; 256. La circolazione del danaro dillerisce da
La libert di commercio il miglior mez quella delle produzioni; 685.--Il suo
zo di aumentarlo; 237. -In nel caso intervento ci che non t'a comprendere
pu essere segno di ricchezza;'8. - Il la teoria siocratica; 701 .-la qual senso
suo intervento non fa conoscere la sterilit pegno; 762. -- Non un segno; 765.
delle manit'atture ; 2M. --Sue origini e - la qual senso e misura; 765. - Non
progresso; 508-3I5.-Valutazioni medie causa ma effetto di ricchezza; 763. -
che equivalgono alla moneta; 5l2.0gni Non vi e pericolo che manchi: 76i.-La
mercanzia pi o meno alta a far da sua abbondanza non ricchezza; 765.
moneta; ed ogni moneta e mercanzia; -V. Turgot, Carta monetato, Capitale,
512. - Differenti materie son servite di Prestiti, Interesse, Bit. di commercio.
moneta; 313. -I metalli e soprattutto
l'oro e l'argento son pi atti a servire di DAncensox. Fisiocrata; 455.
moneta; 3I5. - L'uso de cambii in da DAZII. V. Imposte.
naro ha fatto nascere l'idea del comprare DEBITO PUBBLICO. Nei prestiti la nazione
e del vendere; Siti-Idea della sua cir riceve, ma non la nazione che presta;
colazione; 525. - Prima della sua in 98.
troduzione, il lavoro non poteva essere DE Cicli. Amico di Turgot; xxl e xxiv. -_
che assai limitato; 325.-Si valuta colla Lettera a lui da Turgot; Lxxvu. - Fi
quantit delle mercanzie che pu com siocrata ; 435.
prare, e coll interesse che pu godere; Deuconar. Autore di un'opera attribuita a
327.- Il suo valore relativo alle merci, De-Wi'tt ; xv n.
846 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO YOLUII.

DssIocIuro. Ricordate; 408. chiara indispensabile per comprendere


Dsox un Buono". Citato da Quesnay; il meccanismo dell'economia sociale ;
49 n. 689.--l\on si ha quest idea general
DE VRY. Amico di Turgot; mi e xxIv. mente; ivi. - idea del fenomeno della
divisione di travaglio; 808.
DE WIrr (Giovanni). Sue Memorie, lettura
favorita di Gournay; xiv. -- Suo para DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA.
gone sull'assurdit delle dogane; ivi n. Meccanismo della distribuzione annuale;
--0pera sull'Olanda, apocrifa; ivi. - V. Quadro economico; e. ore 136. -
Sue memorie, trad. da Gournay; 280. Come si ellettui per una de nzione spon_
tanea di diritto naturale; 258 e seg. -
DIaIrro NATURALE. Baudeau , principii ; ldea sommaria della distribuzione, se
LxxxII. -Che cosa sia; molti modi di condoi siocrati; 550, 552. -Quadro
definirlo, crronci perch non relativi; del modo con cui si distribuisce la produ
1. - Diilerisce dal diritto legittimo zione; 619 e 629 e se .- Idea del si
(positivo); 2. - . limitato alle cose che stema di distribuzione gel prodotto; 685.
si possono acquistare col proprio trava - La ripartizione delle ricchezze si fa a
glio; 3. -Suppone libert di acquistare, differenti titoli; 687.
rispetto al possesso altrui, e stato di pace
fra gli uomini; L-Lincguaglianza del DOGANE. Ben definite da De Witt; xiv n.
diritto naturale viene dalla combinazione - Le imposizioni controi commercianti
delle leggi naturali; 1 a 7. - Lo stato esteri ricadono sulla nazione che le mette;
di societ ne estende lesercizio ; 7 a 9. 118.--ln qual modo i dazi doganali
-'l'anto pi uanto le leggi positive si nuocono al commercio; 119.-V. Im
confermano al a legge naturale; 11. - poste. Commercio. Libert di commercio.
Fondato su bisogni naturali; 255. - DOausssou. Apprezza Dupont; LXIX.
Fondamentali principii delle nozioni eco DROZ. Citato; Lxvn n.
nomiche; 405. - Principii fondamentali
allEconomia; 112.-Fondamento del Donos. Sua opera sugli interessi dellhi
ghillerra ecc., 797 n.
leconomia; 452.
Dupnv. V. Le Trosne.
DIRITTI DIFFERENZIALI. V. Dogane.
DISPONIBILE (Classe). V. Proprietarii. Durosr DE Nssiouns. Amico a Gournay;
xvi. -Citato a proposito della ritratta
DIVIETI. V. Libert di commercio. zione di Mirabeau , xxvII|.-Suo giudizio
DIVISIONE DEI. LAVORO. Turgot divide sulla Filosoa rurale di lllirabeau; XXXIV.
la societ in classe produttrice e stipen - Prime relazioni co siocrati; suoi
diata; xxxix. -E suddivide la prima in opuscoli contro Roussel; sue memorie
agraria e disponibile (proprietarii); ivi. sulla libert del commercio de grani;
- Le classi produttrici e sterili, in qual xxxv.-Sulla piccola e grande coltura;
senso; ioi.-l dialoghi di Quesnay spiev ivi n.-Citato, su Mercier; XXXVL
gano questa distinzione; xI.III.-QuereIe Fondatore del Giornale di A icoltura;
ingiuste che ha suscitate; 88 n.-Sulla xxxvI. - Lo lascia, e passa a la compi
produttivit e non produttivit dell in lazione delle Effemeridi; xxxvIL-Ne
dustria, Quesnay e Baudeau; LxxxII. - prende la direzione; ivi. - Pubblica la
'Ire classi, secondo Quesnay; la classe Fisiocrazia; xc. - Sua Origine e pro
produttiva, la classe deproprietarii, la essi duna scienza nuova; xuv.-Non
classe sterile; 14. - Perch neces vero che dilleriscano le sue opinioni
sariolrammettere la classe de proprieta da quelle di Turgot, rum-Come abbia
rii tra la sterile e la produttiva; 123. - classicato i Fisiocrati; uva-Ristretta
Sua necessita naturale; 298. - Indipen de' principii di Economia politica; xLvuI.
denza e primato dell'agricoltura; 300. --Come racconti la caduta di Turgot;
Generazione delle tre classi produttrice, LxvI. - Assisteva Turgot; esiliato da
disponibile e sterile; 501 a 504.-l\ende Maurepas; richiamato da Vergennes;
sempre pi necessario il cambio; 529 n. LXVII. - Missioni dategli da Vergennes;
-DIstinzione delle due classi, produttiva sua Lettera alla Camera di Commercio
e sterile; 395. - Descrizione del modo di Normandia; nominato Consigliere
con cui l'agricoltura appoggiata dalle di Stato; segretario allAssemblea dei
manifatture e dal commercio; 600. notabili; deputato agli stati generali;
Come le classi sterili non accrescano ma sua condotta e lavori nella rivoluzione;
odano la ricchezza ; 400. - Classi pro sua opposizione a Necker; LXIX. - Con
uttive; iii-Le tre classi; 445. siglia la vendita deheni ecclesiastici;
Tre classi: propriet, coltivazione, ma LXX.--SUO opuscolo sugli assegnati, ac
nifatture; ASL-Solidariet delle diverse casato; Lxx. - Diviene editore , assiste
classi; 586 e seg.-Recapitolazione delle Luigi xvi nel suo rifugiarsi all'Assemblea,
tre classi sociali; 629. - Averne un'idea suoi pericoli durante il terrore, sua Fi
INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CUNTENU'I'E IN QUESTO VOLUME 847
losoa dell'Universo, membro del con scienza economica; nxxxnn-Baudeau,
siglio degli Anziani. prescritto , parte utilit delle discussioni economiche; ivi.
per l'America, membro dell'istituto nella - Le scienze che non si ap ogiauo sul
classe di Storia; LxxL- Torna in Fran calcolo hanno lo stesso gru o icertezza
cia, pubblica le opere di Turgot , segre che le altre; 70 n. - E scienza nuova
tarlo del governo provvisorio, membro e perseguitata; 408.-- liistretto desuoi
della legion d'onoree Consigliere di Stato principii; 458 e seg. _ Utile a tutti;
sotto Luigi xvut, riparte per l'America , 467 a 471. - ignorata , errori che ha
sua morte, sua corrispondenza con Saly; fatto prevalere; 655. - Necessit di un
Lxxtt. - Riflessioni sulla Ricchezza de lo suo linguaggio proprio; confutazione del
Stato, Ilis sta dimandata ecc., Lettera linguaggio adoperato da Condillac; 689
sulla picco a e grande culturaI Dellespor e seg. -Favore che trova il suo studio;
tuzione ed importazione de'grani, Lettera 776. - Ostacoli nell'interesse privato ;
sul caro prezzo de grani , Lxxtx. - Am 776 n. -- E ancora da studiarsi; l'ul
ministrazione delle strade, Fisiocrazia; tima nellordine cronologico delle cogni
LxxxuL-Origine e progressi d'una scien zioni umane; tende a semplificare il go
za nuova; ivi. --0rigme e progressi di verno ; le accademie possono agevolarla;
una scienza nuova (pubblicato a parte); 777. - Ampiezza delle sua materia, dif
Lxxxiv.- Lettera a St-Pravy sul saggio ficolt che le si oppongono, 776.-Beige
analitico di Graslin; ivi. -Ubbiezioni e libera discussione, ivi. e 789.-E lauto
risposte sul commercio degrani, Rispo sicura e certa quanto le scienze fisiche,
sta alla lettera ecc. sull'amministrazione 777.- l'ultima in ordine cronologico,
delle strade, Storia delle Finanze d'lnghil ivi. - Le Accademie possono molto
terra; Del commercio e della compagnia aiutarla, lei e 778. - L'errore sui suoi
delle Indie; LXXXVL-USSGI'WZOD sugli rlnclpii pi pernicioso che le cattive
effetti della libert del commercio de'gra eg i, 778 n., 795. -Quanto importi lo
ni; Lxxxvu. --Ristretto de'principii dE stuiarla, 79l e segg. - Utilit delle di
conomia olitica; urxxvna-Lettera alla scussioni economiche, opuscolo di Le
camera i commercio di Normandia , Trosne, 775 a 797. -lnfluenza che la
Altra: Analisi della legislazione degrani, teoria de fisiocrati pu oggi esercitarvi,
Effetto degli Assegnati, Sul banco di Fran 836-13 scienza negativa, il suo ufficio
cia, Opere di Turgot; zen-Memorie distruggere l'ingerenza governativa ,
sulla vita di Turgot; xcu.-- Suo Avver 857.
timento al Quadro economico di Quesnay; Economisti. Del secolo xvitt, lo stesso che
13. - Suo avvertimento alle Massime Fisiocrati; xtt, e xxtx.
di Quesnay ; 31 n. - Sua nota al primo
Problema economico di Quesnay; 58. -
Edizii. V. Case. 31:.
Sua nota al secondo probtrnui economico EDUCAZIONE. V. Istruzione. -
di Quesnay; 74 n.-Sua nota al dialogo Effemeridi del cittadino. Fondato da Bau
di Quesnay sul commercio; 88 n.--Sua deau; giornale nati-siocratiea; xxxvi.
nota a Turgot, sul credito; 524.-Altra, --I suoi eompilatori si uniscono a quelli
sui risparmii; '528, 533. - Sua nota a del Giornale di agricoltura; xxxvn. -
Turgot, sullinleresse del danaro ; 554 n. Le Effemeridi soppresse nel 1772; xivm.
-Sue osservazioni al Trattato sulla for - Rlcominciano nel 1775 (Nuove effe
mazione delle ricchezze, di Turgot; 542 meridi); Lxvu. - Rimasto solea soste
e seg.- Sua nota a Turgot sullimposta nere la fisiocrazia; Lxvtu. - Citate;
unica; 340. - Sua nota alla Memoria Lxxx, Lxxxu.
sugli imprestiti, di Turgot; 560, 395. - Effemeridi economiche (Nuove), ripubbli
Massime di Quesna ; 405 e seg. - Ori cate nel 1775; txxxtx.
gine e progressi d una scienza nuova;
408. - Sue notizie sugli Economisti; Ect'rro. Citato per le sue grandi opere pub
435. - Fisiocrata; 438. --Sua prefazione bliche; 495. -- E come esempio delle
alla Fisiocrazia; 452. - Suoi rimproveri imposta in natura; 496.
a G. D. Say , 805. ELvEzto. Amico a Turgot; xxv.
Dussann. Comentutore de Fisiocrati , 807. EMIGRAZIONE. Riguardate come sciagura da
Duruss. Moderno fisiocrata; Lxinu. -- Fi Quesnay; 39.
losofia dell'Economia politica; xct. Enciclopedia metodica. Dizionario di eco
nomia politica; xc.
ECONOMIA. V. Lusso, Risparmii, Accumu
luzione. ENRICO di Prussia (Principe). Fisiocrata;
xLvu.
ECONOMIA POLITICA. Parola moderna;
quando adoperata la prima volta; un. Emuco Il". Prosperit del suo tempo; 57.
- Deve a lisiocrati la forma scientifica; - Citato; 597.
Lxxvi. - Quesnay, sul linguaggio della ERANO. V. Finama.
848 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME

Esnrom. V. Finanza. xl." n. - Come giudicata da Mirabeau,


ESPORTAZIONE. Vi ha pi vantaggio ad Smith, Sa', Dupont, 805 e segg. - Ha
esportare prodotti di prima necessit che preceduto e teorie della scienza moder
manifattura di lusso; 57. - V. Imposte. na, 801. - Debolmente confutata, 805.
- Rimessa in onore dopo l'edizione di
ESCLUSIVO (Sistema). V. Libert di com Guillaumin, 806.
mercio.
Fosnaztosi. Articolo di Turgot, Lxxvm.
Es'rmo. V. Cadastro. - V. Istituzioni.
Europa. Leconomia vi prevalsa sul lus Fisco. V. Finanze.
so ; 555.
FI'ITAICOLI. V. A/tti. Agricoltura.
Expilly. Citato 436. Forbonnais. Allusione di Dupont contro lui;
FATICA. V. Travaglio. xxvm n. - Sua critica di Quesnay;
Ferrara. Suo ragguaglio storico sui sio Lxxvm. - Criticato da Baudeau; Lxxxn.
crati, 1. - Sua Nota sulla dottrina de - Citato ; 648.
fisiocrati , 803 e segg. Forqueuar. Fisiocrata; 455.
Fanno. Ferriere di Angoulme; 561. Francia. Stato di disordine alla morte di
Frana e MERCATI. Articolo di Turgot nel Luigi XV; Llll. - Risultato delle rifu
lEnciclopedia; xxvl, Lxxvm. sioni di moneta, nel 1683, 1695, e 1716;
Filosoarurale (Trattato della).Citato; 75 n. 29 n. - Allusione al suo decadimento
per effetto dellimposta; 56 n. - Coltura
FINANZE. Storia delle finanze inglesi, di della vigna, come vi era contrariata;
Dupont; txxxvi. -- Sugli affari straor 40 n. - Vi abbondava il danaro sotto
dinarii fatti in Francia, dal 1756al 1765, Carlo V il savio; 41 n. -_ Eccesso del
di Baudeau; LXXXIX. - Baudeau, prin limposta sotto Luigi XIV; 49 n. -- De
cipii economici di Luigi XII ecc ; xc. - cadimento della sua agricoltura. 71 n.
Principii di rigorosa economia, proposti - Progresso della sua popolazione; 456.
da Turgot; L. - Francia. Discussione - Tarifle del commercio interno ed ester
di Dupont contro Necker, e contro Mi no; 728 n. - Dovrebbe emancipare il
rabeau ; un: e LXX. -- Ditlicolt che ne commercio delle sue colonie; 756.
impediscono la riforma ; 287. -V. Bau
deau, Imposte, Debito pubblico. GABELLE. Opuscolo di Letrosne; Lxxxvu
e xc. - Lettera di Turgot; Lxxxvm. -
FISCALITA V. Imposte. V. Imposte.
Fistoennt. Loro stile ammanierato; xxix. Galiani. Amico a Turgot; xxv. - Com
- Partirono dall idea della libert; Xl. hattuto da Mercier; LXVIII. - lmpedi
- Scrivevano nellantico Giornale di A che la fisiocrazia prevalesse in Italia;
gricoltura; xxxvt. - e nelle Ell'emeridi; Lxxin. - Sua parodia di Mercier;
xxxvn. - Prediligevano il potere as LXXXVI. - Confutazione della sua opera,
soluto; come si dividevano in due rami di lllorellet; Lxxxvu. - Suo trattato sulla
ficazioni ; XLV. -- Servizio che han reso moneta, citato; 552. - Citato; 751.
alla scienza LXXV. -Non meritano il no
me di setta , 786. - La novit della dot Galileo. llicordato; 108.
trina non ragione per avversaria, 787. - Galitzin (Principe di). Citato; XLVI.
Condotta de suoi avversarii, 788 e seg. Garnier (Germano). Attaccato alla fisiocra
Nota del prof. Ferrara sulla loro dottri zia; LXXIII. - Confuta Smith sulle im
na, 805 e segg. - V. Fisiocrazia. poste indirette; 542. - Fisiocrata ec
FISIOCItAZlA. Sua origine; xl. - Suo pro clettico; 455.
gresso; xxtx. - Le sue premesse di Genovesi. Traduttore di Cary ; xv n.
dritto rivendicato dai moderni ; xxx. - Guerin. Amico di Turgot; xxi.
Ulteriore suo progresso dal 1761 in poi;
xxxr. - Estensione che aveva presa nel Geolfrin (Mad. di). Centro di societ per
1768; xu. - Cadde colla caduta di Turgot e i suoi amici; xxv.
Turgot; LXVII. - E spir colla morte Giornale dellagricollara, del commercio, e
di Dupont; Lxxn. - Limitata alla Fran delle nanze. Fondato da Dupont, xxxvi.
cia ; Lxxm. - Essenza della teoria; -I suoi compilatori si uniscono a quelli
Lxxn'. - Diedc forma di scienza allE delle Effemeridi; xxxvu. -- Antico e
conomia politica, Lxxn'. - Si deve a un nuovo; La. -- Citato; 71 n.; 72 n.;
bisogno del tempo; Lxxv. -Titolo dato 89n.; 452; 720 n.; 775, 777.
da Dupont alla raccolta delle opere di Giornale degli economisti. Citato ; Lvl.
Quesnay ecc; xc. - Contenuto di que Gi'rard. Avversario de fisiocrati , 796.
sta raccolta; xu. - Il diritto, lordine,
e le leggi, formavano le parti del siste Giuseppe II. Fisiocrata ; 455.
ma ; ivi. - Etimologia della parola: ivi Giustiniano. Citato; 1 n.
INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE [l'1 QUESTO VOLUME. 849
Coaonr (M. 11.). Citato, sulla guerra delle Gammaaa. Biografo di Quesnay, citato ,
farine; avi n. LXVII n. - Elogio di Quesnay; xcu.
Couaaav. Ceppo della scuola tisiocratica. GRANI. Sulla libert del loro commercio,
Suoi studii, suoi viaggi, sua traduzione articolo fermiers di Quesnay, ed opera
del Child,edel Witt; xu.- Sua amicizia di Ilcrbert; xrx. - Articolo di Quesnay
con Maurepas, Illachault, e Trudaine. In nellEnciclopedia; xx. -- Migliorato nel
tendente del commercio. Suo viaggio larticolo Fiere e mercati di Turgot; xxv.
uflciale. Sua morte; xiv e xv. - Suoi - Le massime dell'articolo Gra-ni, ri
principii di libert commerciale; xvi. - prodotte nel Quadro economico di Que
Sua traduzione del Culpeper, e del Cary; snay; xxix. - Dell esportazione e del
xv n. , 280, 290, 295. - Sua amicizia l'importazione, di Dupont; xxxv n. -
con Turgot e Quesnay; concorrono in Abeille, riessioni sul reggime de grani;
sieme a propagare le teorie di libera con ivi n. - Dupont, lettera sul caro dei
correnza; xxvl. - Sua morte; suo elo noi in Gujeana; ivi n. - Libert del
gio , fatto da Turgot; xxxr. Lxxvm. xcu. oro commercio, praticata nel 1764 in
-- In che dierisca da Quesnay; x|.v. Francia ; LV. _ Attraversata da Terray,
- Sue relazioni con Maurepas; 281. restituita da Turgot; LVI. - Carestia e
- Con Trudaine; 289. -Sua riputa guerra delle farine che segu; ivi. _
zione e condotta come intendente del Atti del ministero di Turgot sul com
Commercio; 290. -Suoi viaggi ullciali; mercio de grani ; xc. - Dupont, analisi
290. -- bloltiplicit de'suoi studi e lavori storica della legislazione sui grani, xcl.
economici; 291. -Sua dimissione; 292. - Bisogna che ne sia libero il traffico;
- Sua morte; 295. - Suoi meriti 295 e 57. - La libert dcllestrazione nel
se . - Voleva la libert senza eccezioni; l'intenzione della Provvidenza, ed il
295. --Suavita; 279 e segg. - Sue opi miglior mezzo di vantaggiarei rezzi;
nioni sulla libert dell'industria e del 755.-LAccademia di Caen pren e parte
commercio; 282 e segg. -Sull interesse alla quistione della libera estrazione;
del danaro; 287. -Sulla moltiplicit 775. - V. Abeille; Baudeau; Dupont;
delle imposte; 287. - Sugli incoraggia Galiani; IIerbcrl; Le Trosne; Mirabeau;
menti alle arti; 288. - Sue qualit, Morellet; Quesnay; Tlirgot. V. Espor
289, 291. - Sua morte; 410. -Pro lozione; Libert di commercio.
pugnatore della libert economica; 410.
- Fondatore della tsiocrazia; 433, 435. Gaasux. Suo saggio sulla ricchezza e sulla
- Sua massima Lasciateli fare; 526. imposta , confutato da Dupont; axxxlv.
Coreano. Non la sua forma esteriore ma la - e da Turgot; Lxxxv.
sua conformit alle leggi naturali ne co Casera. Erronei principii de suoi governi;
stituisce la bont; 10. - il sovrano, 464.
compreso, secondo Quesnay, nella classe Guerra delle farine. V. Luigi XVI ; G ra'ni.
de proprietarii; 14. _ Che lautoril Goitraunis. Editore de fisiocrati; ha gio
sovrana sia unica, massima di Quesnay;
vato a rimetterli in onore, 806.
31. - Suoi diversi rami; suo fonda
mento di diritto naturale; 262 e seg. _ armano. Salva Dupont; Lxxr.
Sua necessit; 416, 429. - La forma llaaaenr. (G. Claudio) Sul reggimento de
assoluta preferibile; 426. 450. - Mer grani; LXXVII. -- Suo saggio sulla poli
cier e Baudeau, partigiani dell assolu zia de grani; x|x.-Sul libero commer
tismo; 435. -- Dispotismo che sia; 450. cio de grani; Lxxvm. - Citato; 286.
-- Funzioni economiche del governo; -- Fisiocrata; 435.
445. - Falsit del principio di far pre Hoaaas. Citato; 2 n.
valere l'interesse pubblico sul privato;
465. - (Arte sociale). Istruzione, pro Hroa. Persar. hist., citato 461.
tezione, amministrazione, formano i tre IMMATERIALI. V. Produzioni.
rami delle sue funzioni; 480, 481, 482, IMPOSTE. Loro moderazione propugnata da
486, 488, 492. 499. -- La classe degli Quesna ; xix. - Memoria di Turgot al
uomini occupati nel governo, va riunita controllore Bertin: riforma da'Turgot
a quella de proprietarii; 485. - La ideata in Limogi; LXXIK. Sua circolare
schiavit e la servit della gleba, ne ed avvisi sulla taglia del 1762 e 1765;
rendono impossibili le funzioni ; 514. - ivi. - Sui ventesimi e i decimi: sulla
Dispotismo arbitrario; monarchie econo taglia: sulle imposizioni in generale;
mlche; 541 a 550, 567 a - Titoli sulla corvata, opuscoli di Turgot; Lxxx.
per cui partecipa alle ricchezze; 552. -Baudeau, sulla taglia; Lxxxu. - Sui
Quanto sia facile il buon governo econo ventesimi e le altre imposte,_ lettere di
mlco, fondato sulla libera concorrenza, Baudeau; Lxxxlv. - Grasltn, saggiov
686. -- Ulici economici del governo, analitico sull'imposta, confutatoda Du
792. pont; txsxiv. - S. Pravy, sull'lmposla.
Econom. Tono I. - ca.
850 INDICI ALI'ADBTICO DBLLB MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUIE

indiretta; Luna-Turgot, osservazioni I dellimposta; necessit di renderla ssa


su Graslin e S. Iravy; ivi. -Le Tros nel suo rapporto colla rendita, propor
ne, sulla gabellae sul tabacco; LxxxvII. zionale al valore della propriet; 151 e
- Lettere di Baudeau a cittadini della segg. -- Si preleva sul prodotto netto ;
Polonia, sulla maniera di riscuoter il red 15| . - La sua massima quantit dipende
dito pubblico; LxxxvII. - Albon, sul dallo stato normale della societ; 155. -
nuovo progetto dimposte; LxxxvIII. - La mancanza di fitti non impedimento
Baudeau, quistioni a Glanires; ivi. - a conoscere limponibile; 154. - Un suo
Sulle tasse del pesce, mem. di Baudeau; limite sta nel punto in cui lo stato di pro
LxxxIx. - Su quelle del sale, delle be prietario cessi di essere referibile a tutti
vande e del tabacco; ivi.-Atti del mi gli altri; 155. - Altro imite quello di
nistero di Turgot sulle imposte; xc. - non toccare la somma che rappresenta le
Le Trosne, amministrazione provinciale spese di coltura; 158. - Nellordiae
e riforma dell'imposta; xc. - Tutta la naturale non vi pu essere che imposta
nazione ha interesse che limposta venga diretta; 161, 166, 167. - indiretta;
stabilita sulla rendita delle terre; 16. - sulle persone e sulle cose; 162 - Sempre
Che non sia distruggitrice, ne spropor arbitraria; 162. - Ricade sulla propriet;
zionata; che cada sul prodotto netto; 52. 164. -- Dovrebbe esser prescritta; 164.
- Non sugli uomini che vivono di sala --E sicamente e socialmente necessario
rio; 55 n. - Ne piccoli stati marittimi che limposta sia diretta; 165. -- E sem
e necessit che cada su uesti ultimi; pre pagata dal prodotto netto; 166; 169.
ma rovinosa; ivi. - Non evessere sul imposta indiretta forma un doppio im
prodotto lordo; 54 n. - Diliicile dove piego; 169 e 172. - Imposta ersonale
non vi cadastro; le varie imposte non sui coltivatori; suoi pessimi e atti; 174
sono che sovrapposizioni dell'imposta e seg. - Le imposte indirette ricadono
sulla terra; e costano pi; pericolosa in sempre sul prodotto netto; 185 e seg. -
luoghi di piccola coltura; 34 n. - La Sui consumi, suoi effetti; 193. - Suoi
forma pu renderla spogliatrice senzes fondamenti di dritto; 265. - La molti
sere esorbitante; 55 n. - Come, attac plicit delle imposte tenuta per nocevole
cando le anticipazioni, aveva rovinato la da Gournay; 287. - L interesse de ca
Francia; 55 e 56 n. - Non deve cadere pjitali non devesserne gravato: 389. -
sul danaro ma sulle produzioni; 42 n. a imposta sulla rendita della terra non
-Eccesso dimposte sotto Luigi XIV; imposizione, ma societ tra il governo
49 n. - Le imposte indirette cangiano e la nazione: 540 n. -Imposte indirette.
ad ogni istante e sono di gran detrimento Smith non le disapprova: osservazione
allagricoltura; 66 a. e 71 n. - La sor di Dupont , 342. - Falsamente para o
gente delle imposte vien meno, quando aate alle le gi suntuarie: 343. - L' n
si deteriora lagricoltura; 67 n. - Esem ghilterra si i arricchita malgrado non per
pio dell'Inghilterra; ivi. - L im osta le sueimposte indirette: 344. - L'Im
sul prodotto lordo sarebbe impossi ile; posta non pu essere presa che sul pro
72 n. - La quistione dell'imposta diretta dotto netto: 595, 596. - L indiretta
e indiretta, agitatasi in Inghilterra, a pro non cade mai sul consumatore: 402. -
posito dellEmcise, 74 n. - Posta al Sulle consumazioni comuni, diventa spro
concorso dalla Soc. agr. di Limoges; ivi. porzionata ai salarii : sulle consumazioni
- Le imposte indirette alle volte son de ricchi. non rende uasi nulla: ivi. -
semplici e poco dis endiose, altre volte Regole di Quesnay su l'imposta: 407. -
composte e dispen iose; 74. - Il loro Ci che sia limposta: sue regole siocra
effetto quello di aumentare il costo tiche: 419 e seg., 422 e seg., 450.- Sua
della produzione, e perci le dirette son necessit: 495. - Non che una parte
preferibili; 75. -Il prodotto netto il della produzione in natura: il danaro
solo fondo da cui si debba prelevare non vi rappresenta che un titolo di cre
limposta; 75 e 78. -I proprietarii han dito sulle merci: 496. - Lo spirito di
creduto loro vantaggio il moltiplicare le scalit assurdo e distruttivo: 496 e
indirette, e si sono ingannati; 79. - Le segg. -- La scalit si ne tempi moderni
imposte indirette costano molte spese; sostituita alla schiavit, e produce effetti
79. - Le imposte indirette ricadono consimili: 515. - Limposta una parte
sempre sulla classe de produttori (agra del prodotto netto: 553. - E una com
rii); 81. - Le imposte indiretteinoltre pr riet del sovrano : 556.- Dev'essere
deteriorano lagricoltura ; creano fortune sul e cose e non sugli uomini : 558. -
di pubblicani; spopolano le campagne; Obbiezioni e riposte sull'imposta unica:
moltiplicano gli accattoni; 86. - Le 557. - Limposta indiretta, viziosae di
imposte sul commercio ricadono sulla struttiva: 562. - Diminuisce il prodotto
gricoltura; 116. - Come l'Olanda ha netto :' 563. - Cagione di gravi spese :
potuto pagarne molte; 117. - Natura - Imposte indirette, la loro azione
INDICI ALFABETICO DILLI MATERIE CONTENUTI IN QUESTO VOLUIE.
I
85]
si riduce a produrre ci che si fa erdere ribassarlo :. 287. - Sua prima origine :
all'agricoltura: 665. -- Contra dizioni possibilit dimpiegare il capitale accu
in cui si cadrebbe adottando i rincipii mutato in compra di terre, in fabbriche
non Isiocratici di Condillac su l'impo ecc. 518. -- Suo svolgimento ino ni
sta: 701 . - Non pu cadere sulla rendita onere di lavoro : 519. - Dalla neces'lttl
delle case, senza formare un doppio im al capitale, nasce il consentimentoidel
piego: 705. -Sull'esportazione: ricade suo interesse: 525. - Non rappresenta
sulla nazione: 754, 738.-Non giova il protto che il mutuatario pu fare sul
impedire l'uscita delle materie grezze: denaro prestatogli: 526. - Il fonda
739. - Ne l'entrata da prodotti esteri : mento dell'interesse sta nella pro riet
741 a 751 . - Limposta unica fu una lo del danaro : 526. - Varia coll' o erta e
gica deduzione de siocrati; l'imposta colla dimanda: 327. - E una seconda
sulle rendite un desideratum della scien maniera di valutare il danaro: 527. -
za; 807. - V. Mirobeau. Taglio. Diritti Non dipende dal valore del danaro: 528.
di'erenziali. Dogane. Libert di com - La valutazione dell'interesse diversa
mCTCIO. dal valore del danaro : 552. - Dipende
lapassrl'ro. E la vendita dell'uso del da linteresse del danaro dalla quantit dei
naro: 526. - Il danaro osto nelle in capitali cumulati: 552. - Lo spirito di
traprese produttive deve ruttare pi che economia tende a diminuire linteresse
quello dato ad imprestito, o impiegato in del danaro : 555. - Il danaro impiegato
terre : 554. - Deve rendere pi che la in terra il meno che fruttiz554. -
compra di terra: 354. - Memoria di Il danaro posto in intraprese produttive
Turgot: 360 e seg. - Il commercio non deve fruttare pi che quello dato ad im
pu farne a meno: da ci la legittimit restito, o impiegato in terre: 334. -,
del prestito ad interesse : 569 e 593. - 'imprestito di danaro deve rendere pi
V. Debito pubblico. Interesse. che la com ra di terra: 554. - La va
lutazione ell' interesse diversa dal
lama Omeanu (Scritti sulle). Childfxm. valore del danaro: 352. - Le le gi
INDUSTRIA. (Arte, nel linguaggio Isiocra non devono ssare l interesse del a
tico): 476. - Tutti gli animali ne hanno: naro: 334 n. - I diversi impieghi di
l'uomo in ma gior grado : I esercita sui capitale danno interessi differenti ma
tre r ni de la natura; caccia e pesca, che influiscono gli uni su li altri: 555.
agrico tura, mineralogia: 476. -- Si - L'interesse corrente de danaro ter
distingue in produttiva e sterile: 477. mometro dell'abbondanza e scarsezza dei
- Industria produttiva. Costituisce la capitali : 555. - Il basso interesse ad
classe produttiva: 505. - Suppone il un tempo elletto ed indizio dell'abbon
sapere, ilvolere, il potere: 480. V. Mani danza de._capitali; 556. - E della stessa
fatture. Arti. Intraprenditori. indole disponibile che la rendita della
INGHILTERRA. Suoi primi scrittori liberisti : terra: 558. - Non dev esser gravato
xur. - Prima di Quesnay vi si era scritto d'imposta : 539. - Disordini avvenuti In
per la libert del commercio: xtx. - Angouleme per effetto della legislazione
Storia delle nanze inglesi, di Dupont: contro l'usura : 560 e seg. - Varia se
nxxxvt. - Trattato di commercio colla condo l'offerta e la dimanda, e secondo
Francia, op. di Dupont: xci. - La massa il bisogno del danaro: 569, 385.- Idea
del suo danaro si valuta 26 milioni: 28 n. dell'interesse del danaro: 688. - Tur
- Sempre opulenta, malgrado che non got ha trattato prima di Bentham la qui
abbia molto danaro: 55. - Colle sue stione dell'interesse; 805. - V. Prestito.
imposte indirette nuoce alla sua agricol Usura. Imprestito.
tura: 66 e 67 n. - La ricchezza de suoi
commercianti si deve distinguere dalla INTRAPRENDITORI (dindustria). Titoli per
sua ricchezza: 97. - Il suo danaro si cui partecipano alla ricchezza : 551, 552.
trov aumentato dopo il 1740: 114. - -- Loro importanza sociale : 586.
Si arricchita malgrado, non per le sue INVAU. Fisiocrata : 455.
imposte: 544. Isaua. Sag io sull'ordine sociale: Lx_xxvm.
INTERESSE DEI CAPITALI. Trattato di E'emeri i dell'umanit : sogni di un fi
Culpeper: xv n. - Turgot, memoria lantropo.
augi imprestiti di danaro: Lxxim. - lsri'ruziost. Articolo fondazione di Tur
Considerato da Quesnay come una risto got,nellEnciclopedia, contro le fonda
razione del capitale che si consuma nella zioni perpetue: xxvu. - V. Benecenza.
produzione: 17 e 18. - Alto in epoche
di crescente prosperit: il suo ribasso ls-rauzions. La prima fra le leggi posi
non indica aumento di ricchezza: 115n. tive quella che provoca l'istruzione: 11.
La sua altezza riguardata come dannosa -- Lignoranza la causa pi generale
da Gournay: la libert, unico mezzo di delle sventure umane, e del cattivo go
852 INDICE ALFABETI'CO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO "OLUMI

verno : ivi. - Che la nazione sia istruita Dellamministrazione rovinciale; xc.


delle leggi naturali dell'ordine economi Fisiocrata; 435 - Del interesse sociale;
eo, massima di Quesna : 32. - Sua 655 e seg. - Discussione sul danaro e
necessit: 481, 486. -lil'eglio nulla che sul commercio; 762 a 774.- Dellutilit
falsa : 487. delle discussioni economiche; 775 e seg.
Kuuv. Schizzo di Economia politica; xci. Locar. Sue idee sul credito, abbracciate da
Lsroxrluae. Citato; 112. Turgot; xxu.
Lanaaps. Giudica sinistramente i Fisio Lon'owar. Maschera di Ilaudeau; Lxxxvn.
crati; xxix. LIBERTA. Non colpevole del mal uso che
Laasoowua. Fiaiocrata eclettico; 435. ne facciamo; 5. -- In che consista la li
berta psicologica; ivi n. - La libert
LAVORO. V. Travaglio. de cittadini nellessenza dogni buon
LAVORAN'II. V. Operai. governo; 10.
Law. Citato come esempio degli erronei LIBERTA DI COMMERCIO. Propugnata da
concetti intorno al valore; 357. Quesnay; xix. - E da Turgot e Gour
Laggnae. Autore del Lasciate fare; xvi n. nay; xxvi. - Idea prediletta di Turgot;
LV. - Canone de Fisiocrati ; Lxxw. -
LEGGI Nrrunsu. Che cosa sono, in che Rende inutile le manifatture in un grande
consiste il farle; 405, 417, 454, 455. - stato; 57 n.-Esportare le materie prime,
Nascono dall'ordine naturale; 441.-lu ed importare le manifatture che non si
se stesse son fatte per il bene: non son possono fare all interno, il mistero del
risponsabili de mali che produce la loro commercio; 58 n. -Tanto pi neces
violazione; 5. -Risognu studiarle per saria, quando si hanno produzioni spe
fare retto uso della propria libert , ed ciali al paese, come in Francia per la
esercitare il proprio dritto naturale; 7. vigna; 40 n. -Non si deve impedire
--Sono 0 fisiche o morali, e insieme l'estrazione delle produzioni agrarie; 41.
formano la Legge naturale; 10.-V. -La libert di commercio mantienci
Leggi positive e Governo. prezzi al loro giusto livello, e fa prospe
rare l'agricoltura; 44 a. -E tutto ci
LEGGI Poslrive. Non devono essere che di che devono assicurare i governi; 56. -
chiaratorie della legge naturale; 11. - Aumenta i prezzi; allinverso di ci che
La prima di tutte quella che provoca credevasi nel secolo antecedente; 69a
la cognizione della legge naturale: ivi. 70. -Si deve intendere nel senso pi
LEGGI SONTUARIE. V. Lusso. largo; 70. - I vincoli danno origine alle
LEOPOLDO. (Arciduca), Fisiocrata; 435. rappresaglie; 94.-Comprare e vendere
La MIERRE. Citato; 408. sono ugualmente un bisogno; 04.-E
si bilauciano; 95. - La libert a van
Lanosrer. Suo elogio di Morellet; xxxiv n. taggio reciproco; 95.-l| suo vantaggio
Lcraosse. Precursore dl Servan, Beccaria consiste nel livellare i prezzi; 100.-E
e Dupaty; xxxv.-Suo discorso sulla renderli buoni; 102.-ll sistema restrit
decadenza della magistratura; xxx. tivo monopolio a favore di pochi, e
Come abbia indotto Baudeau a passare contro la nazione; 98. - Il suo effetto
tra i fisiocrati; xxxvn.-Continua a scri quello di com ensare i guado ni dei
vere nelle Effemeridi; ioi.-Suo Ordine commercianti ra loro; 105. _ uando
sociale ed Interesse sociale; sua morte nel essa assicurata, il commercio il pi
1780; Lxvm. - Sui vagabondi e sui vantaggioso possibile; 115. - Deve am
mendicanti; |.xxx.-La libert del com mettersi anche per le colonie; 120. -
mercio de grani ecc.: Lettera sul caro Ed anche nell interesse della marina
prezzo de grani: continuazione della di mercantile; 121. - Riassunto de suoi
sputa sulla navigazione straniera per" vantaggi; ivi. -Errore delle rappresa
trasporto de grani: Petizione decarret lie in materia di commercio; 118. -
ticri di Orleans pel trasporto de vini: . utile anche per le manifatture; 151.
Lettera a Baudeau sulla bilancio del Dedotta come conseguenza della distin
commercio; Lxxiu. - Sulla concorrenza zione tra la classe produttiva e la sterile;
straniera ecc. (nella Fisiocrazia); Lxxxm. 139. - Le restrizioni in commercio son
- Sul danaro e sul commercio (nella nate da una falsa idea sui protti dei
Fisiocrazia) ; Lxxxtv. - Lettere sui van commercianti; 220.-- E in essa che con
taggi dellalibert nel commercio degra siste il migliore stato possibile; 226 e
ni; Lxxxv.- Raccolta desuoi opuscoli; seg.-Fondata sul principio di rispettare
ivi. - Eetti dell Imposta indiretta; i dritti delle altre nazioni per ottenere il
LXXXVII. -l:1same di ci che costano la maillmiglior
E gior rispetto deproprii;
mezzo 205 e seg.
di aumentare il da
gabella e il tabacco: Lettere alle colti
vstriei dii Noisy: dell'Ordine sociale: naro ; 257. -trcfcrita da Gournay ;. 282.
INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 855
-Sempre necessaria, o si consideri il guadagni esorbitanti de commercianti e
commercio nell interesse de commer mantiene il prezzo da prodotti agrarii,
cianti o in quello della nazione; 283, e 2421-15 necessaria alle manifattule, 245
seg. - Il sistema mercantile non assicura 251 -La libert trovasi naturalmente
lindipendenza; 286. - La libert e il contenuta nella propriet, 259. --.Le
pi gran bisogno del commercio; 287, leggi positive non possono essere che la
288. - In qualunque ipotesi, vi ha inte sanzione della libert, 258. -l vincoli
resse a conservarla, come una deduzione alla libert del lavoro resiinti da Gour
del diritto di propriet; 270. - Pochi nay, 282. - In generale il sistema della
la vogliono senza eccezioni; 295. - E libert, da lui preferito, 285, 285 e 286.
conseguenza della teoria siocratica, ma -i vincoli generano i prezzi forzati,
non dipende esclusivamente da essa; 396. 284 e seg.-l.a libert il miglior mezzo
- Mantiene la giusta proporzione tra i (1 impedire l'alto interesse del danaro,
prezzi, i salarii, la rendita, e la popola 287._Lascialeci fare, detto di Leendre
zione; 598. - Citt anseatiche.esempio a Colbert, 295. - Come essa staiilisce
doppressione commerciale; 528. - La il valore corrente, 5585- Necessit di
libert il vero favore dovuto al com dare la massima libert a rapporti tra il
mercio; 550. - E contrastata da misure salariante e il salariato, 398. -E il solo
che costituiscono una guerra sociale; 595. mezzo di regolare i prezzi, 407. -Non
595 n. - E nell'interesse di tutti; 707. governare troppo, 407. -Sua necessit
- La libert sempre utile, tanto allu naturale, M6, 429. -Gournay suo par
scita quanto allenlrata delle merci; 728 tigiano, 410, 435 e 454.-Corporazioni
a 751. - E il miglior mezzo di avere il e regolamenti, loro ingiustizia , danni
prezzo buono; 718 e assim.-Si con che arrecano, 520 e seg., 525n,524, 526.
viene generalmente ella sua utilit , --Loro origine e storia, 522, 527.
quando reciproca tra le nazioni; 728. Lasciateli fare, detto di Gournay, 526.
Le distinzioni politiche non diminuiscono - I consumatori pi che i produttori
questa utilit; 750. - Le dogane si son sollrono dalle restrizioni, 527. -Gene
convertite in misura di protezione nazio ralit de regolamenti di arti in Europa,
nale; 751. - La dill'erenza delle attitu 52']. - Son causa ttizia del mal essere
dini produttive mostra che un voto degli operai, 522.-Loro origine e storia,
della natura la libert del commercio, 522. -Si oppongono al basso prezzo,
755. - L'ammessione degli stranieri non 523 n. - I regolamenti nocevoli aconsu
nuoce agli indigeni; 772. -ll priuci io matori, 524. -l\'on hanno alcun tonda
della fratellanza delle nazioni deriva dltl mento di diritto, 525. - vertono sulle
l ordine naturale; '784. - Linfrazione forme, sul numero, sulla estensione ecc.,
che un popolo commette a questo prin 526. - Danno che arrecano ai consuma
cipio non autorizza le rappresaglie; 785. tori, 527. - Tendono a decadere, 527.
- Il sistema esclusivo viene da passioni -La libera concorrenza equilibra i prezzi,
ed errori; ivi. _lla prodotto gravissime 662. - Descrizione detanti privilegi esi
sciagure; ivi. - Vizii della polemica de stenti, 779 n. - Necessit di promuo
suoi partigiani; 796. - V. Bilancio vere la cognizione della sua importanza,
di commercio. Commercio. Colonie. Gra 78l. - Si appoggiano sui pregiudizii po
rti. Im sie. Libert economica. Mono polari quelli che l' oppugnano , 783.
polii. istema protettore. - Scarso numero desuoi partigiani, 783.
LIBERTA ECONOMICA. Sue prime prove - E fondata sul principio della fratel
in Olanda e in Inghilterra ; xui. - lanza naturale, 784. -- l tisiocrati la pro
Proclamata da Gournay ; XVI. -- Ques clamarono prima di Smith, 804.-V. Mo
nay ne fece una conseguenza del diritto ncpolii, Arti, Libert di commercio.
naturale; xxx. - Uno de fondamenti Laici xiv. Eccessi dellimposta sotto dilui,
dellOrdine di lllercier; xuv.'-ldea pres 49. n.
diletta di Turgot; Lv.-- Lotta sostenuta Luici xv. Tira alcune copie della prima
col Parlamento ; Lxu. - Canone de' il edizione del Quadro economico di Ques
siocrati; txxlv. Sul marchio de ferri, nay, xxix. -- Lasci la Francia in uno
lettera di Turgot; LsxxvuL- Sulla li stato di disordine nanziere, xux. -
berta dell industria, atti di Tur ot; xc. Stampa il Quadro economico, 435.
- Libert di coltura, massima i Ques LUIGI xvi. Sua prima debolezza verso Tur
nay; 40.-Esempio della vigna in Fran got, xux. - Altra, LIV. - Guerra delle
cia; 40 n. -Per avere una societ in farine, condotta del re, LVI e seg.-Suo
condizioni normali, il governo deve sol detto sopra Turgot, Lxv. _ Sua corte,
tanto non impedire, 153. _-E fondata nemica a Turgot, una-Sua gratitudine
sulla relazione che vi ha tra il comprare a Dupont, uixt.
ed il vendere, 2t7.-E sulla solidariet Luici xviu. Suo antico libello contro Tur
degli interessi, 22t. - Essa impedisce i l gol, |.xv. - Onora Dupont, Lxxu.
854 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTI! IN QUESTO VOLUII.

Lutamu. Citata' ad esempio nella distin MAUPER'I'UIS. Osservazioni di Turot contro


zione tra il valore di uso e il valore di la sua opera sull'origine del e lingue,
cambio, 45 n. xxrv n.
Lvoanr Pll. V. Benecenza. Istituzioni. MAvvILLoN. Dissertazioui su materie poli
LUSSO. Baudeau, sul fasto pubblico e pri tiche, xc.-Lettere siocratiche a Dohm,
vato, LXXXIL- Diverso dal fasto di sus tDt.
sistenze, il quale non nuoce allugricol MERCATI. V. Fiere.
tura, 21.-ll fasto ed il lusso son relativi MERCATURA. V. Commercio.
allo stato di pros erit. 22. - Non si Maaclsn DE LA BIVIBE. Notizie sulla sua
provochi a sca ilo elle spese produttive, vita, xxxvl. - Il suo Ordine essenziale
46. - Nellor ine normale non pu in la prima opera di polso che si sia scritta
trodursi, 268.-Senza le gi suntuarie dopo Qucsnay, suoi difetti di forma.
l'esempio del governo pu impedirlo, preceduta dal manoscritto di un'opera di
551 n.- Leconomia in Europa pre Turgot, xxxvm. - Giudizio ed analisi
valsa sul lusso, 555. - Il lusso tende ad dell Ordine essenziale, xuu. - E tra i
impedire laccumulazione de capitali, o siocrati colui che pi si pronunzi in
far crescere l interesse del danaro, 333. favore del potere assoluto, xLv. - Non
- Le leggi suntuarie falsamente parago dillerisce da Turgot, ivi.- Aneddoto
nate alle imposte indirette, 542. - lste del suo viaggio in Russia, xLvl. - Ri
rilisce le arti, 555. -Che sia, la pro tirato nel 1770, prese parte contro Ga
sperit un suo effetto apparente, 556. liani , suo scritto sulla pubblica istru
-E illusorio il vautag io delle mani zione , sua morte nel 1794, Lxvm. -
fatture di lusso, 707.-- uoce alla 0 Ordine naturale ed essenziale delle So
duzione, 716. - La sua causa va stu iata vieta economiche, Lxxxm. -- L'interesse
ne principii economici, 791 n. generale degli Stati ecc., LxxxvL-Let
Manu. Citato, 585 n. tera sugli Economisti, xcL-Suo Ordine
MACCHINE. Grande risparmio di fatica che naturale, 145 e seg.--Amico a Qucsnay,
procurano all'uomo, 504.- Il risparmio lntendente alla Martinica , ritorno , suo
delle braccia sempre un gran vantag Ordine naturale, 411. - Fisiocrata e
io, 512. - Loro utilit, 524.-Esempio partigiano dell'assolutismo, 435.-Ri
e loro vantaggi, 524. cordato, 471.
Mssslmca. Citato 456.
Mac CoLLocn. Suo indizio su Child, xnl
in nota, xv n.- ullopcra di Ilebert, Mzs'rlam. V. Divisione del travaglio. Arti.
xlx n. METALLI. Son la materia pi atta a servire
Macaauur. Amico a Gournay, xv. di moneta, 515, 314, 515. V. Danaro.
MAGISTRATI Giudiziarii, devono essere di Mrcnannnna. Citato, 456.
VIS dal governo, 417. V. Governo. MILIZIA. V. Armate.
Munan. Amico a Turgot, xv MINIERE. Uno dei tre rami dell industria,
Mau-zsuenass. Ministro con Turgol, sua di 476, 505.
missione, LXVI. - Fisiocrata, 455.
MIRABEAU (Vittorio Richetti, marchese di).
Amico a Gournay, xvi. - Sua nascita e
MALEBRANCBE. Citato, 256. vita. sua Memoria sugli Stati provin
Ihrxrnns. La sua teoria si trova in Ilebert, eiali, suo Amico degli uomini, Nuova
xix n. - Preceduto da Mirabeau e da introduzione ecc., Questioni sulla popo
Qucsnay, xxvm. - V. Popolazione. lazione, xxvu e in nota. - Memoria sul
MANIFATTURE. V. Arti. l'Agricoltura, xxvm n. -- Estratto del
MATERIE PRIME. Beni che si consumano l'opera di Ilale, ivi. -Sui ponti e strade,
lentamente, 478.-Sono i primi prodotti ivi. - Quadro economico di Qucsnay ,
della classe produttiva, 518. - Che cosa ivi. - Sulla milizia, ivi. - Suo errore
nella teoria della opolazione, si ritratta,
sieno, 621.
xxvm. - Suo sti e concitato, scusato da
Mwaams. Amico a Gournay, xv. _ Chia Condorcet, xxix. - Citato a proposito
ma Turgot al ministero, xux. - Ne della prima edizione del Quadro econo
mico a 'Iurgot, ne procura la dimissione, mico di Qucsnay, xxix. -Ripubblica il
LXVI. -Es|lia Dupont, LXVII. - Sue re Quadro economico, xxxt. -Sua Teoria
lazioni con Gournay, 281. dellimposta e Filosoa rurale, xxx|v.
MARINA MERCANTILE. Non i privilegi, ma Scrive nelle Effemeridi , xxxvu. - La
la libert, ci che la favorisce, 121. Teoria dell imposta e la Filosoa rurale
V. Libert. furono un comentario del Quadro econo
MAnuoN'rEL. Citato a proposito della vita mico, ivi. - Nacque alla riputazione
in corte di Quesnay, XIX.-AIIIIGO a della Fisiocrazia, xxxvm. -Sua morte,
Turgot, xxv. uvm. -- Suo alterco con Dupont, Lxx.
\.

INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 855

-- Suo Amico degli uomini, Teoria del OLANDA. Sue prime prove della libert com
l' imposta, Lxxvm. - Filosoa rurale , merclale, mi. - Memoria sul suo ve
zxxx. - Elementi di Filosoa rurale, ro interesse e sulle sue massime poli
LxuuL-Lettere sul commercio degra tiche, xv n.-Prima di Quesnay vi si
ni, Lxxxlv. - Le Economiche, Lxxxv. era scritto per la libert di commercio.
-Lezioni economiche. Lxxxvi. - La xxx. -Come il suo commercio ha potuto
scienza, 0 i Diritti eiDoveri, Lxxxvm. pagare grosse imposte, 117. - Non ha
- Lettere sulla legislazione e l'ordine prosperato soltanto per il commercio ,
legale depravato ecc. , Lxxxix. - Della ivi. -Sua posizione favorevole allo svi
cassa di sconto, Del Banco di Spagna, luppo del commercio, 401.-Sue opere
xc. - Eloio di Quesnay, xcu. -Suo pubbliche, sua florida agricoltura, sua
Amico degli uomini, 411. -Suoi altri prosperit generale, 494. - E in parte
scritti , ivi. - Fisiocrata, 435. -Ricor commerciante, in parte agricola, sarebbe
dato, 471, 474. - Suo tratto intorno a costretta a modificare le sue dogane se
Quesnay, 805. le altre nazioni adottassero la libert
MONETA. V. Danaro. Carta monetato. di commercio, 727 e 728.
Necker. Turgot. ONORARII. V. Salaria.
MONOPOLIO. Ci che sia, nuoce al com. OPERAI. Lavoranti in agricoltura, distinti
mercio, 551. - Ragguaglio deprivi dai ttaioli, 508, 510. - Non il loro
legi esclusivi esistenti in Francia, 779.
- V. Libert economica. Libert di com
mercio.
Iloarcunnsnnn (Anthoine). Sua Economia
politica, il primo ad adoperare questa
l numero, ma le antici azioni ci che bi
sogna moltiplicare, 11 e 512. - Lavo
ranti in agricoltura, vicende della loro
condizione, schiavit, servit della gleba,
censi, scalit, 513. -Distinti dagli in
parola, un n. traprenditori , anche nelle manifattura,
Monrssoureu. Amico a Turgot, xxv. 519. -Come pregiudicati dalle corpora
-Citato sulle leggi contro l'usura, 566. zioni e privilegi, 522. - Loro malessere
- Citato, 409 e M0, 455. cagionato da'regolamenti di arti, 522.
Titoli per cui partecipano alla ricchezza,
Mosrronv. Fisiocrata, 455. 550.- V. Salarii. Arti. Agricoltura.
MONTJEAN. Sulla vita di Turgot, xc". ecc.
MoneLLsr. Amico di Turgot, xxl, xxlv, xxv. Oanuve NATURALE. Esposizione compendiata
-- Partigiano de siocrati, xxxiv. - Suo del sistema di Mercier, 253 e seg.-Sua
elogio, scritto da Lemonley, ivi n.-Sua idea, secondo i Fisiocrati, USL-Primo
Memoria dei fabbricanti di Lorena, sopra a scovrirlo, Quesnay, 410. _ La schia
una nuova tari'a ecc. , Suo Frammento vit e la servit della gleba lo sconvol
di una Lettera, sul reggime de grani, gono, 514.-Ci che sia, sua importanza,
Lxxrx- Sulla Compagnia delle Indie , conseguenze sociali dellessersi ignorato
due memorie, Prospetto di un Dizionario o trascurato, 454 e seg.
del commercio, nxxxvt. - Conl'utazione Ono. Come mercanzia non delle pi pre
dell opera di Galiani, nxxxvrn-Sul pri ziose, 508.- tra le materie pi atte a
vile io della Compagnia delle Indie, xct. servire di moneta, 315. - Luso fattone
isiocrata, 455. come moneta ne ha aumentato il valore.
MUTUO. V. Imprestito. 314. - Il suo valore mutabile ris etto
NA'IZURALIZZAZIONE. Bill inglese, opuscolo a tutte le mercanzie, e rispetto a lar
di 'lucker, Lxxvri. gento, 514. - V. Danaro. Metalli. Ar
NAZIONE. Che cosa , e in che dierisce gento.
dallo Stato, 599. Parlamento di Parigi. Sua lotta contro
Nncnzn. Attaccato da Baudeau, ne Prin Turgot, Lx, un, Lxv.
cipi economici di Luigi xii ecc., un: e PASTORIZIA. V. Agricoltura. Bestiame.
Lxvm. - Combattuto da Dupont, uux. PAUPERISMO. Mezzi di arrestare la mi
-Suoi principii confutati da Baudeau, seria, di Schlettwein, Lxxxv|n.-Non
Lxxxix. - Lettera di Baudeau, sul suo vero che la povert del contadino lo
Elogio di Colbert, ivi. - Citato, 655. renda pi laborioso, 46 n. -Sui vaga
Nsvv'roa. Sue idee sulla moneta abbracciate bondi e mendicanti. V. La Trosne, Bau
da Turgot, xxu. deau, Idee di un cittadino. .
Noauxrs. i nobili non dovrebbero vergo Psnnunziose. V. Cambio.
gnarsi di esercitare l'agricoltura , 41 n. Pnn. Citato per le sue opere pubbliche,
-La nobilt l'ondata sulla propriet fon 494.
gazria , una realit utilissima , 485 e PESCA. E uno dei capi della ricchezza di
Olanda , 117. -Uno dei tre rami del
Occumzrom. V. Divisione del travaglio. l'industria, 476, 505.
856 mmc: ALFABETICO DELLE infranta cozvrssn'rn IN ounsro vowsm.
Pssscuaa (Carlo Stefano). Oppositore di dal guadagno netto de commercianti I
Mirabeau, xxxIv. manufattori, 37 n. - Che non passi al
PETTY. Sue idee sul credito abbracciate da l'estero senza ritorno, 59. - E l'agricol
Turgot, XXII. tura esclusivamente quella che da U!
prodotto netto. 51. - Esso la sola ric
PIGIONE. Le pigioni delle case non sono che
chezza vera, 66. - E il solo fondo da cui
parte del prodotto netto, 171.
deve prelevarsi l'imposta, 75. - La pio
PITAGORA. Ricordate, 408. duzione del commercio non redatto
PLATGNE. Citato, 2 n. reale, 00. _ La produzione elle ric
PLUCIIE. Slor. del cielo, citato. 161. chezze diversa dalla addizione diric
Polvna. Viaggi di un filosofo, analisi di chezze esistenti, 121. -Tutta la produ
Dupont, notizie su Poivre, Lxxxw. -Sua zione viene dalla terra, 126. - Idea del
opera sull'agricoltura, lodato, 795 n. prodotto netto sviluppata, 138. -E ci
POLONIA. Lettere di Baudeau, sul suo stato che resta dal lordo, dopo sottratte le an
attuale, Lxxxvu e LxxxvIII. - Citata ticipazioni, 151. -- E da esso che si pre
come esempio di anarchia tinanziera, . leva l'imposta, 151. -La mancanza di
496. fitti non impedimento a conoscerne
POPOLAZIONE. Malthus preceduto da He l'ammontare, 151. -- E la sola ricchezza,
_ bert nella teoria della popolazione , xIx 166. -- E sempre esso che paga l'impo
n. -L'amico degli uomini, di Mirabeau, sta, 166, 167, 168, 185 e seg. - E la
xxvu. - Giudizio, xxvIII. - Mirabeau fonte di tutte le rendite, 170 e seg. -
ritratta il suo errore, ivi.-Non il Il commercio provoca la produzione. 211.
numero, ma lagiatezza ci che forma la - L'interesse privato, lasciato libero,
otenza e la prosperit, 47.-Quando il miglior mezzo di aumentarla, 285 e
8 manifattura la favoriscano, 52. -Suo seg. - Si restringe all'interno restrin
rapporto co'salarii, 398.-5lisurata dalla gendo le vendite all'estero, 2.71. - La
sussistenza, 406. -- Si moltiplica col sorte del prodotto nella compromessa dal
moltiplicarsi dc prodotti, 0. *- Molti sistema del bilancio di commercio, 251.
plica in ragione delle sussistenze, 161. - La classe che coltiva la terra. chiamata
- Si livella coi mezzi di sussistenza , produttiva da Turgot, 301. - Comprende
664. -ll sistema di Malthus fu presen dapprima il proprietario e l' agricoltore,
tito da'tsiocrati , 801. - La teoria di ivi. - Poi si suddivide in produttiva e
Malthus pu essere grandemente aiutata disponibile. 305. -- La produttiva, per
dal principio de lsiocrati, retticato, quanto abbia cogli artigiani in comune il
856. salario, sempre distinta, euon pu es
Po'rama n'Oauzus. Citaloeconfutato in scr chiamata sterile, 301.. - Il prodotto
torno allusuru, 572.
netto equivale alla rendita della terra,
come nasca, 302 e 305. - La classe
PRESTAZIONI. V. Salarii. produttrice si suddivide in littaiuoli e
PREMII. Loro buona inuenza sullo sviluppo giornalieri, 322. - La rendita netta delle
delle manifatture, 288. terre moltiplicata per la misura del loro
Pmcs. Fisiocrata, 155. prezzo, fa parte della ricchezza totale
PaIvILscI. V. Libert economica. Cassa di d'una nazione, 336. - Il prodotto netto
Poissy. Turgot, corrispondenza con Tru l'unica rendita pubblica, 510. - La
daine. Compagnie. rllonopolii. distinzione de lavori produttivi di Smith
confutata da Dupont, 3.12. - Prodotto
Pnooor'ro NETTO. V. Produzione.
netto, sua giusta idea, 395. - E l'unica
Paoou'r'roni. V. Produzione. fonte dell'imposta, 396. -- Suo rapporto
PRODUZIONE. Prodotto netto da'tisiocrati colle spese di coltura, 397 e 308.-E coi
come inteso, xL. - La sua teoria appar salarii, 597. - Come la classe sterile non
tiene propriamente a Quesnay e suoi disce l'accresca, 401. - Quali sono i travagli
poli, non a Gournay, xLv. - Baudeau. produttori, 400. -- E sul prodotto netto
paradosso politico, Lxxxu. -l produttori che va messo l'imposta, ivi. -Che sia il
_ che non appartengono all agricoltura prodotto netto, 415, 434. - Esige mi
entrano, secondo Quesnay, nella classe nime spese di produzione, 116, 429. -
sterile, tL-E sul prodotto netto di essa E fondo della circolazione, 11:2, 1.15. -
che sussiste la classe de'proprietarii, Che sia, 111. - E la riproduzione an
14. - La classe agraria lo produce, 15. nuale nel linguaggio lisiocratico, 178. -
-- A favore de proprietarii che lo spcni I prodotti sono l'una delle due parti es
dono parte in compre dalla classe agra senziali del commercio, 530. - Produ
ria, parte dalla classe sterile, ivi. - Sul zioni immateriali (di Say), corrispondono
prodotto netto deve cadere l'imposta, a servizi personali di Baudeau, 553. -
33 n. - Che si metta in circolazione, La classe produttiva e quella che si oc
massima di Quesnay, 36. -Ediverso 1 cupa dell industria produttiva, o colti
, INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 857
votiva, 505. -- Si suddivide in fittaiuoli correnza stabilisce i prezzi al pi alto li
e giornalieri, 506 e 517. - il prodotto vello possibile, 217. - il prezzo di una
netto resta, dopo dedotte dal lordo le cosa non alto n basso che relativa
riprese, -- Facile a calcolarsi, 559. mente al prezzo delle altre, 218. - Il
-- Idea della massa delle produzioni, prezzo buono quello che risulta dalla
Fondamento del Quadro economico, 601. libert di commercio, 227. - Il prezzo
- Si divide in riprese e prodotto nello, buono diil'erisce dal caro, ivi. - lvin
609. - E parte della produzione an coli commerciali alterano il prezzo natu
nuale, 609. - Che sia. sua importanza, rale. 281. - Dill'erisce dal valore,555.
616. - Sua proporzione colle anticipa-= - E la sua enunciazione, 356. - Ci che
zioni, 618. - Le produzioni si dividono prezzo duna cosa, ha per prezzo questa
in sussistenza ed in materie prime, 620, medesima cosa, 357. - Non si deve fis
687. - Artisti e professori di arti li sare i prezzi, 407. - Il caro fa abbon
berali, quali sieno, 623. -- La consuma danza, ivi. - E lespressione del valore,
zione inuisce sulla sua prosperit, 661. 658. - Il prezzo alto (buono) vantag
-_ Non vi rendita, dove non produ gioso alle produzioni, 661, 665, 666. -
zione e creazione, 786 n. -- Nasce dalla Etletti dellabbondanza o rarit, dell'of
necessit del consumo, 807. - E sempre ferta e della domanda, 662. - La do
materiale, 809. - Qual' il limite di una manda dipende molto dalla popolazione e
produzione isolata, 812. - Discussione dalla sua agiatezza, 664. -Si distingua
sul vero senso della parola, prodotto il valore di prima mano ed il susseguente,
netto, 811 e seg. - Il prodotto netto si 668. - Importanza dell'alto valore, tutte
trova nelle arti come nell' agricoltura, le classi vi sono interessate, 666, 667.
815. - Retticandone lidea, si modifica - Il prezzo buono (alto) ci che sopra
l'idea del valore, e sintluisce su tutta la tutto interessa ad una nazione, 718. -
scienza, 856. - Non ist nel solo valore, V. lalorc.
ma anche nella materia, 829. - Si deve PROPRIETA. l proprietarii formano la clas
distinguere in alimentare e secondaria se disponibile, secondo Turgot, XXXIX. -
per ispiegare la teoria tisio, tica, 830. La propriet uno de fondamenti dell'or
- La produzione alimenta e base a dine di Mercier, xuv. - Baudeau, sulle
tutte le altre. 852.-- V. Industria. Arti. eredit fondiarie, Lxxxu. * La sicurezza
A/Itti. Salaria. Agricoltura. Propriet. della propriet dell'essenza dogni buon
Rendita. Smercio. Travaglio. governo, 10. - l proprietarii sono, nel
PROFITTI. V. Interesse. sistema di Quesnay, la seconda fra le tre
classi di cittadini; comprende il sovrano,
PROIBIZIONI. V. Libert di commercio. i possessori delle terre, i decimatori. e
PROTEZIONE. E quella tra le tre funzioni sussiste colprodolto netto della terra, 11.
governative che garentisce il libero e - Essi spendono una arte della loro
sercizio della propriet personale e reale, rendita in compre dalla c asse produttiva,
480 e 488. e V. Governo. un'altra dalla sterile, 15. - La propriet
non si circoscrive al terreno, ma anche
PREZZO. l tsiocrati npinnvano per gli alti al capitale che vi si accumula; il feuda
prezzi de prodotti agrarii, xun. - Gli lismo, e il sistema de romani peccarono
alti prezzi, di prima mano, utili all'agri nel non conoscere questo principio, 22.
coltura, te perci alla nazione, 26. - I E il fondamento dellordine economico,
prezzi si mantengono al loro giusto li 52. - l proprietarii profittano dell'au
vello, per la libert del commercio, 44 n. mento de rezzi, 66 e seg. - l proprie
- 1 prezzi alti giovano all' agricoltura, tarii dovrebbero fissare la rendita equa
45. - Ed al basso popolo, ivi. _ Il pro mente di accordo ai littaiuoli, 67 n. -_
blema de prezzi, uistione complicatis Loro errore nel sollecitare l aumento
sima, 58 n. - Sei vantaggio del basso delle imposte indirette, 79. - E su di
prezzo compensi lo svantaggio dell'alto essi che ricadono le imposte, anche in
' costo, ivi. - Soluzione, 59 e seg. - dirette, 80 e seg. - [proprietarii non si
Non mai lo smercio che manca, ma il possono confondere colla classe sterile,
rezzo, 96. - il basso prezzo contrasta 125. - Sono obbligati a risparmiare
a riproduzione, 102. - La diminuzione sulle loro spese particolari e largheggiare
del prezzo nelle manifatture non per nelle anticipazioni agrarie, 128 n. -
dita di ricchezza, 127. -Anzi vantaggio, Nelle societ nascenti, la propriet fon
127. - il prezzo non dipende n dal diaria ha dovuto essere lo stato pi van
compratore n dal venditore, 150. - i taggioso, 155. - E cos nelle societ
prezzi si equilibrano co salarii, 187. - sviluppate. ivie seg. -- Suo fondamento
Quando vi ha commercio estero, bisogna naturale, 255. - implica la libert, 258.
che sieno alti, 188. -- Alterazioni che vi - Si estende alle. prime anticipazioni,
genera l'imposta, 189 e seg. - La non 259. - Come dal diritto di propriet si
858 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO "OLUME

svolga tutto il sistema dell'ordine natu lega con Turgot e Gournay. Concorrono
rale, 255 e seg. - l proprietarii nei insieme a propagare le teorie di libera
primi tempi non sono stati che coltiva concorrenza, xxvt. -- Il suo principio
tori, 301. - Successivamente tutto le sulla popolazione, conforme a quello di
terre hanno un padrone, ivi. --E quindi Malthus, e diverso da quello di Mira
ne nasce la rendita della terra, 502 e 505. beau, xxvm.-Suo Ouadro economico.
- Varie cause d'ineguaglianza nella pro lntento, prima edizione, Massime gene
priet delle terre, 302. - La classe dei rali, xxix. - Ripubblicate da Ilirabeau,
proprietarii , distinta da coltivatori, xxx|.- Probabilmente contribu nella
chiamata disponibile da Turgot, 503. - Filosoa rurale di Mirabeau, XXXIV._
I proprietarii non hanno laloro rendita che Suoi scritti raccolti nella Fisiocrazia, xu.
per mezzo del lavoro che presta l'agricol - Il diritto naturale un concetto ri
tore, 503. - Diversi modi di trarre una prodottosi ne' tempi moderni, xur. -
rendita dal lavoro del coltivatore, 504 a 1 Quadro economico, che nella Fisio
507.- llcaptalista fa parte della classe crazia, forse non autentico, ivi. - Le
disponibile, 338. -tlassime di Quesnay Massime provengono dall'articolo Grani,
sulla propriet , 406. -- Sua necessit, ivi. -1 Problemi e i Dialoghi commen
414, 429.- Che sia, come si divida, 438, tano il Quadro, xul. - I suoi principii
441. - Il fondamento dell'economia, ridotti a quadro sinottico, xLvuL-Non
457 e seg. - Fra proprietarii si com differisce da Turgot, ma da Gournay
prende il_ governo, 485. - La classe xLv.-Sua morte, xcvru. - Sua ne,
proprietaria comprende: il sovrano colle una-Articoli dell'Enciclopedia, Qua
sue diramazioni, e i proprietarii, 485 a dro economico, Amministrazione delle
502. - Garentirne il libero esercizio terre, Lxxvm. - Obbiezioni contro il
nelle cose e nelle persone quella fun Quadro economico, risposta alle Obbie
zione governativa che chiamasi rote zioni ecc., LXXKI. - Sulla produttivit
zione, 488. - Il diritto di propriet pro e non produttivit dell'industria, Osser
mana delle anticipazioni fondiarie, 501; vaziont su Montesquieu, intorno al com
- L'ufficio de proprietarii quello di mercio delle colonie, Difesa (simulata)
alimentare ed accrescere le anticipazioni, del sistema mercantile, dialoghi, Lxxxu.
stanno tra il sovrano e la classe produt -- Quadro economico, spiegazione di
tiva, 502. - Funzioni del proprietario Baudeau, Lxxxu. -Analisi del governo
in agricoltura, possono trovarsi riunite degli Incas, dispotismo della Cina, let
a qlttelle del littaiuolo e del lavorante, 507. tera di M. Alpha, sul linguaggio della
- itoli per cui partecipano alle ricchez scienza economica, LaxxuL-Suoi opu
ze, 552. - l proprietarii hanno un inte scoli inseriti nella Fisiocrazia, ivi. -
resse che li unisce alla sovranit, 586. Lettere di un fittajuolo a un proprieta
- La propriet fondata sulla anticipa rio. Lxxxv. - Suo Quadro economico,
zioni fondiarie, 606. - L'ufficio del pro spiegazione di Baudeau. r.xxxvu.-Suo
prietario si limita alle anticipazioni fon elogio, scritto da Grandjean, da Albon,
diarie, 610. da Mirabeau, xcu.-Suo Quadro econo
Quadro economico di Quesnay. Analisi di mico. quanto importi di studiarlo, av
esso, attribuita allo stesso Quesnay, 13 a vertimento di Dupont, 15 n.-Filosoa
50. -- Deve riguardarsi come l'esposi rurale, citata da lui stesso, 24 -Massime
zione delle idee che servono di base alla generali del governo economico, 31 a 57.
scienza economica: avvertimento di Du -Sue massime estratte dall'articolo Gra
pont, 13 n. - I'ormola e rischiarimenti, ni, 51 .-Suo primo problema economico,
15, 19 e 24. - Suoi elementi fondamen 58.-Suo problema economico (sull'im
tali; sua formola generale, 659 a 645. posta indiretta), 74 e seg. - Dialogo sul
Per le sue dilucidazioni, si vedano i dia commercio, 88 e seg. - Dialogo sul la
loghi di Quesnay, 88 e 122.-Elogio esa voro degli artigiani, 122. - Art. Grani,
gerato che ne fa Mirabeau, 805. citato da Turgot, 286. - Primo a de
Quzssn (Francesco). Amico di Cournay, durre l'economia dall'ordine naturale,
xvL-Sua nascita e studii, suo contra 410.-Sue massime, 411. - Fondatore
sto con Silva, XVlL-Cllll'UI'gO e profes della fisiocrazia, 454, 455. - Confucio
sore regio, segretario dell'accademia, d'Europa, 474. - Quadro economico,
dottore di Pont--lllousson, primo me-_ spiegazione di Baudeau; 601 e seg.
dico ordinario del re, riceve lettere (Il Bzmasz (Giuseppe). Traduttore di Mira
nobilt, sua vita in corte, xviu. - Suo beau, xxvu.
articolo Fermiers nellEnciclopedia; pro RAYNAL. Amico a Turgot, xxv.
pugna la libert di commercio e la mo
derazione nelle imposte, x|x.-Suo ar IAL. Suo giudizio ed estratto dell'opera
ticolo Grani, sue Massime, suoi senti: di lllontchrestien, Lxxv n.
menti avversi alle manifattore, xx. - Si Rsnnlri. V. Rendita.
INDICE auunsnco nanne MATERIE comanvre IN QUESTO vonnauz. 859
RENDITA. Quella della terra. Dovrebbe 17. V. Antica azioni-Vi si comprende
essere fissata con ispirito d'equit dal linteresse de capitale fisso, 17. -- Ci
proprietario, 67 n.-Devessere sempre che sieno, 415, 429, 444, 609.--Appar
minore che linteresse del danaro, 354. tengono al coltivatore, 610.-Loro pro
-La rendita ha dato luo
ed allaccnmulazione dels odanaro,
ai risparmii
515. porzione ed importanza, 611 a 613. -
lmpedirle signica spogliare l'agricol
-- Un multiplo della rendita esprime il tura, 615 a 616.
prezzo della terra, 518. - La concor RISPARMI]. Non son essi che aumentano
renza de tttajuoli stabilisce la massima icapitali, ma sono le spese ben dirette,
rendita, 521. -Ne primi tempi non era 528 n.-Leconomia in Europa pre
distinta dal salario del coltivatore, 501. valsa sul lusso, 533. - Sono l risparmii
-Poi, non viene che dal lavoro del col che determinano l'interesse del danaro.
tivatore, 503. - Non vi e altra rendita 552.-Lo spirito deconomia tende ad
che il adotto netto, 340.-Dellnizioni, aumentare i capitali e diminuire linte
396.-- a teoria di Ricardo e Rossi coin resse, lo spirito di lusso allopposto, 355.
cide con quella de'siocrati, 817 e seg. Rivista universale. Vita di Turgot, xc".
- Quella delle case, un impiego annuo
di quella delle terre, 705. Rom. Citata come esempio di governo
mal consigliato, 25. _ Pros era nch
- Le rendite non sono che parte del pro fu agricola, la classe sterile ecc la sua
dotto netto, 171. - V. Prodotto netto. rovina, 95 n. - L'interesse del danaro
Imposta. Produzione. Terra. vi era altissimo, percb grande era il
RICARDO. V. Rendita. rischio, 580. -- Citata in esempio dello
RICCHEZZA. La terra, secondo Turgot, spirito di scalit, 498.
sorgente unica d'ogni ricchezza, giusto Rossi (Pellegrino). Nella distinzione tra
senso di questo principio, teoria del il valore di stima e il valore di cambio,
prodotto netto, xi..-La parola ricchezza era stato preceduto n da Turgot, xxn.
intesa da Quesnay pe' prodotti grezzi V. Rendita.
della natura, 14 n. - La terra l'unica ROBAUD. Rappresentazioni ecc. sulla li
sorgente di ricchezza, massima di Ques berta del commercio de grani, Lxxxv.
nay, 52.-La ricchezza implica il valor Ricreazioni economiche ecc., Lxxxvn.
venale, oltre al valor di uso. 45 n.-Si -Fisiocrata, 455.
distingue in reale e venale, 54. - Sta
nella maggiore abbondanza possibile , Rousseau. Sue idee sulleducazione, pre
226.-0ssia nel prodotto netto. 227, 229. cedute da quelle di Turgot, xxv n. -
-Non nel danaro, 229 e 250.-Si ap Suo articolo Economia, inferiore a quelli
plica agli uomini ed alle cose, 258. - ll di Turgot, Lxxvni.
danaro vi si comprende come rappresen Rousssi. ne LA Tonn. Sua ricchezza dello
tante de valori, ivi. - Bisogna distin Stato, xxxv. -_ Conl'utata da Dupont,
guere la ricchezza che si riproduce da Lxx|x.- Saggio analitico sulla ricchezza
quella che si estingue, 239. - Riccbezze gsstllimposta, opera citata da Turgot,
mobiliari, quali sieno, 315. - Come si
accumulino; 516. - Come divengono Ronxsauu. Segretario dell Accademia di
permutabili colla terra, 517.-Fan parte Caen , suo rapporto sulla quistione de
della ricchezza nazionale, 556.-La ric grani; opuscolo indirizzatogli da Le
chezza totale duna nazione composta Trosne, 775.
della rendita netta capitalizzata, e delle S. Psmvr. Sugli e'etti dell'imposta indi
ricchezze mobiliari 336.-I capitali dati retta, Lxxxv. - Osservazioni di Turgot,
ad imprestito non ne fan parte, 537. - ivi.-Principii del commercio, disegno
la qual senso la ricchezza si confonde dellorganizzazione sociale, xcL-Fisio
col rodotto netto, 595, 396, 599. - crata, 43 .
Ricc ezze, denizione, 396. -Come la SALARll. Si accrescono collaccrescersi
classe sterile non l'accresca, 400. - Le deprezzi, 45 n. - Si e uilibrano coi
ricchezze sono bem' permutabili, 478. prezzi, 188. - Nelle mani atture son li
Sono di subito consumo o di durata, mitati alla sussistenza degli operai, 500.
479.-Naturali ed industriali, primitive - Non cosi in agricoltura, 300. - ll
e secondarie, ivi. - Sono gli oggetti salario condizione comune allarti iano
utili in quantoson eambiabili, 658. V. Pro ed al coltivatore, 505. - Ma il co tiva
iuione. Travaglio. Terra. Agricoltura. tore produce, oltre al suo salario, la
1 i. rendita del proprietario, 505.- Nel si
Ricci". Che i ricchi non si formino grandi stema della schiavit, i salarii si ridu
fortune, massima di Quesnay, 56. cono al minimo, 505. - Loro rapporto
Fitness. Sono il rimborso delle Antici col prodotto netto, 397. - Bisogna la
pazioni fatte nella produzione agraria, sciarli liberi, 398. -- Funzioni del lavo
860 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME.

rante in agricoltura, possono trovarsi SISTEMI esclusivo, proibitivo, protettore ec.


riunite a quelle del proprietario e del V. Libert di commercio.
fittajuolo, 508.-V. Stcrila (classe). Sasacto. Lo smercio mon manca mai, se
S. GIOVANNI evangelista. Citato, 256. non perch i consumatori son poveri,
S. PAOLO. Citato, 256. 102.- Non il commercio che lo de
S. TOMMASO. Citato, 256. 5713. termina, vi un limite nella quantit
SA\ (C. B.) Nelle sue idee sul credito e da vendere. 115. - Lo smercio di ci
sulla carta-moneta, preceduto da Tur che si vende suppone lo smercio di ci
got, xxiI. - Citato sul viaggio di Mer che si compra, 217. - Le manifatture
cier in Ilussia, xLvI. - Messo tra i sio sono mezzo di smercio a prodotti agra
crati da Dupont, vi, e 435. - Citato rii. 240, 244.-Non bisogna mai temerlo,
sopra Turgot, LXVII. - Sua corrispon 406. - La consumazione influisce sulla
denza con Dupont, Lxxn. _ Ila discre produzione, 664.
ditato i fsiocrati, LxxIv. -Riguarda co SMITII. Nelle sue idee sul credito e sulla
me abbandonato il sistema de lsiocrati; carta-moneta era stato preceduto da
rimproveri fattegli da Dupont, 803. Turgot, xxII. - Messo fra i lisiocrati da
Non lucidissimo quando confuta i fi Dupont, XLVI. - lntlui ad impedire che
siocrati, 805. - Sua teoria de prodotti la lisiocrazia penetrasse in Inghilterra,
immateriali confutata, 809. LxxIIL-Punti in cui si trova d'accordo
-- (Orazio). Sulla cassa di Poissy, Lximx. colle idee di Turgot, 542. -- Fisiocrata
eclettico, 455. - Suo giudizio sui fisio
SCIIIAVITU. Sua origine, 504. - Esige crati, 805. - Sue teorie presentite da
unsalario minimo, 505.-Il SllO lavoro fisiocrati, 804. - Smith, debole nel con
poco proficuo e costa molto al pa futarli, 805.
drone ed all'umanit, 305. - Non pu SOCIETA'. Lo stato sociale estende leser
durare nelle grandi societ, 306. - La cizio del diritto naturale, 4, 7 a 9.
schiavit della gleba succede alla schia
vit pura, 506. - Il vassallaggio alla Societ agraria di Bennes. Promossa da
schiavit della gleba, 306. - L'aboli Gournay, 291.
zione della schiavit ha moltiplicato il Socann. Aforisma sull'agricoltura, 15.
lavoro. 382. - Sconvolge tutto lordine SituLavIs. Citato, mm a.
naturale della societ, 514. SPACCIO. V. Smercio.
Scrnmxrz. Moderno lsiocrata, LxxIII. - Suasa. Sempre in bisogno, malgrado le
Lettere ad un principe ereditario , eco sue miniere, 55.-Decadde coll'aumen
nomia politica, xcI. tarsi del suo commercio, 99.
SCIILET'I'WEIN. - Mezzi di arrestare la mi Spese. V. Consumi.
seria pubblica, LXXXVIII. - La cosa pi SPRINGEL. Tavolette economiche, LxxxvIII.
importante per il pubblico, ioi. - Base -Sul sistema fisiocratico, xc.\
degli Stati, archivii dell'uomo e del cit 81mm. in che dicrisce da nazione, 599.
tadino. xc.-Nuovi archivii, xct. SreIuLr. (Classe). Quale sia nel sistema di
Secca. Citato, xLvI. Quesnay, 14. -Anticipa il valore che le
Ssmac DE Melania. Mette Dupont in rela fornisce la classe deproprietarii, e com
zione con Qucsnay e Miralieau, xxxv. pra materie prime dalla classe produt
Sexsca. Citato, 271. tiva, 15. - Prolitta anch'essa dell'aumento
de prezzi, 68. - Le imposte su di essa
Snuorosrs. Citato, 585 n. ricadono sempre sulla classe produttiva,
SEIIVAN. V. Letrosne. 80 e seg. -Falso senso attribuito a questa
Seavrru. V. schiavit. parola, 88 n. -- A lei si deve la rovina
Seavrct asasosau. V. Produzione. di Roma, 95 n. -- Idea di questa classi
licazione, 122. -I proprietari non vi
Sn'rsmc. In Francia, son riuscite nocevoli vanno compresi, 125. - Divisione dei
all'agricoltura, 716. produttori da salariati, 166. - Suo di
SIGORGNE. Amico di Turgot, xxI. ritto alla produzione, 260. -Chiamata
SILIIOUET'I'E. Sua buona opinione su meriti stipendiata da Turgot, 501. - Non vi si
di Gournay. 295. includono i coltivatori sti ndiati, 504.
- Si suddivide in capitalisti e salariati,
SILva. Medico, suo contrasto con Quesnay,
320. - Come non accresce la ricchezza
XVII. della nazione, 400. - Tutti i travagli non
' SIiIoNns. Messo tra i fisiocrati da Dupont. agrarii sono distributori della ricchezza,
xLvL-Fisiocrata eclettico, 455. 454. - Prepara i godimenti, 518.-Suc
SIs'raIII. Non un difetto esser uomo a si uattro specie, 519. - Sue divisioni,
stema, 294. - Uomini a sistemi, frase 34. -Quando le arti sterili sono utili,
che non ha senso, 785 n. 535. - Titoli per cui partecipa alle ric
INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME. 8617
chezza, 555. - Sua importanza sociale, l'Inghilterra, 1786, stipolato da Dupont,
587. - Sue suddivisioni, 620 a 624. - uno-Sono una cabala, 108.
Senso di questa parola, 624, 644 e seg. TRAVAGLIO. Diviso, secondo Quesnay, in
-llimborso delle sue anticipazioni, 651. produttore, distributore e conservatore,
-Discussione degli argomenti che si ad 14 n.-E il mezzo che forma limite al
ducono contro la sterilit de travagli non diritto naturale di acquistare indenita
agrarii, 696 e seg. - Sue suddivisioni, mente, 3.-E sempre un dolore, 128.
702. - V. Industria. Arti. Commercio. Sua necessit,'414. Aiuta la fecondit
Agricoltura. della terra, e perci produttivo, 657.
STIPENDIA'I'A (Classe). Cosi chiama Turgot -- Esame della distinzione de' travagli
gli artigiani, 505.-o classe sterile, 304. sterili e produttivi, 828. --V. Divisione
. Sterile. del travaglio.
S'nraanu. V. Salarti. TaunAmn. Amico a Cournay, xv. - Sua
STRADE. Dupont, Amministrazione delle amicizia con Gournay, 289. -- Fisio
strade, Lxxxnr e LXXXVI. _ crata, 455, 435.
SuLLr. Citato, sul danaro che SI mandava Tucnna (Giosia). Sua opera sulla natura
a Roma, 39 n.-Citato, sul costo delle lizzazione de protestanti, xsv. -- Qui
imposizioni indirette, 79.-Considerato stioni sul commercio, trad. da Turgot,
come siocrata, 455.-Citato, 716. LxxvtL-Fisiocrata, 455.
Susstsrsuzs. Come si acquistino, 459. - Tuaco'r. Amico a Gournay, xvi. - Il se
S intendono i Beni che si consumano colo 18 non ha un nome che pi onori
rapidamente, 478.-Spiegazione di que l'umanit; sua nascita, educazione, sue
sta parola, 621. qualit giovanili, xxt. - Suo opuscolo
susstsranzA. V. Consumo. Produzione. sulla Carta-moneta, suo articolo Valori
Tabacco. Opuscolo di Le Trosne sulle ga e monete, xxn. -- Nominato priore della
belle e sul tabacco, Lxxxvn. e xc. Sorbona; suoi discorsi sul Cristianesimo
TAciro. Citato, 271. e sul progresso; giudizio di Condorcet,
xxni. - Lascia la Sorbona e la carriera
TAGLIA. V, Turgot. ecclesiastica, xxiv. -Sue lettere sul si
TERRA. Considerata da Turgot come sor stema di Berkeley; sue osservazioni su
gente d'ogni ricchezza, xc. In qual lllaupertuis, sulle Lettera peruviana, suo
senso riguardata da Isiocrati come fonte disegno di una geograa politica, xxtv n.
unica di ricchezza, LXXIV. - Unica sor *Consigliere sostituto al procuratore
gente di ricchezze, 52. --E essa che generale, consigliere al parlamento, re
fornisce i primi capitali, 317.-Diviene erendario , sue Lettere sulla tolleranza,
permutabile colle ricchezze mobiliari, suo Conciliatore, sua traduzione di Tu
317. -Formola del suo prezzo, ad un cker, xxv. - Si lega in amicizia con
multiplo della rendita, 518. - Da ci Gourna e Quesnay , e propagano le
che essa e produttiva, nasce I interesse teorie i libera concorrenza, suoi articoli
del capitale, 319.-Il danaro posto in in perlEnciclopedia, xxvL-Articolo Fiere
traprese produttive deve fruttare ptu e mercati, Fondazione. - Abbraccia le
che quello dato ad imprestito o impie dottrine Ilsiocratiche , suo elogio di
gato in terre, 554. -E la fonte di tutti i Gournay, xxxi-Intendente di Limoges,
capitali, 540. - E la sola fonte da cui ivi-Suoi atti amministrativi, xxx".
l'uomo pu trarre i mezzi di soddisfare Sua condotta nella carestia del Limosino,
i bisogni, 656.-Sua fecondit, naturale xxxnL-Scrisse nelle E/femeridi, xxxvn.
ed industriale, ivi. - E la sorgente di --Sue Ouistioni sulla Cina, sue Ries
tutta la produzione, 686. -Riguardata sioni sulla formazione e distribuzione
da siocrati come sorgente d'ogni ric delle ricchezze; quando scritte, xxxvtu.
chezza, 810. - Tutte le ricchezze ven -Analisi di questa seconda opera,xx|x.
gono e non vengono dalla terra, 828. -Ritenuto erroneamente come capo di
TERRASSON (Ab. di). Suoi ultimi sforzi in un ramo de siocrati, xnv. - Ministro
difesa del sistema di Law, xxn. nel 1774, xLvnn-Proposto dall'ab. di
Tartan. Attraversa la libert nel com Vergennes xux. - Sua primalettera al
mercio de" grani, nv.-Egli ei suoi par re, xux.--Sue idee di riforma amminis
tigiani, Lvi. trativa, LlIL-SIIO primo dissenso col
ministero, t.|v.-Suo ardore di generale
TnouAs. Amico a Turgot, xxv. - Citato, riforma, Lv. - Proclama la libert del
776. 776 n. 789 n. 797 n. commercio de'grani, Lv|.--Sua condotta
TaArco. Diverso dal commercio, 528. nella guerra delle farine, nvn e seg.
TnAsroart. Accessorio del commercio Lotta col parlamento, 1.1: e Lxn. - Giu
(cambio), 529. dizio della sua condotta in quel fran
TRATTATI DI COMMERCIO. Tra la Francia e gente, Lxtn. - Ebbe tutti contro di se,
862 INDICE ALFABETICO DELLE MATERIE CONTENITE IN QUESTO VOLUMI.

LXIV.--Flll0 del suo ministero, LXVI. - fondare lillegittimita dell'interesse sulla


Sua morte, Lxvm. - Sue opere raccolte supposizione che il danaro sia sterile,
da Dupont, Lxxn. -- Sua Lettera allab. 572.-'leoria di Pothier e di s. Tommaso:
Cic , sue Quistioni sul commercio , l'interesse del danaro illegittimo, per
Lxxvu. -- Articoli dell'Enciclopedia, ch il danaro non si consuma collusarne,
Elogio di Gournay, sulla taglia, Lxxvm. Confutazione, 572 a 577. - Nell'impre
-IAH6TG al controllore Bertin, Avviso stito senza interesse si darebbe il meno
sulla taglia del 1762, Le era agli ufficiali contro il pi, 575 e377. - Nel prestito
manici ali, per la tag ia, Avviso sulla ad interesse, oltre la somma prestata si
ta lia el 1765, LXXIX. - Sui centesimi da unutilit che dev'essere com ensata
e ecimi, sulle Imposte in generale, Let dell'interesse, 576.-Il precetto el van
tera sul mercato de grani, sulla Taglia gelo sul mutuo gratuito non pu essere
del 1765, sull'abolizione della Corvata, che un precetto i carit, non di dovere,
sulla Taglia del 1766, un. - Articolo 578. - La restituzione del danaro pre
Valori e monete, sulle Miniere, Qaistioni stato dura, il rischio che si corre in un
sulla Cina, Corrispondenza con Trudaine. caso fa crescere linteresse negli altri,
su privilegi demandati da una manifat da ci i prestatori divengono impopolari,
tura ecc., Lxxxi.-Avviso sulla ta liadel come furono a Roma, le leggi seconda
1767, Lxxxm. -Avviso sulla tag in del rono lavversione popolare, Il cristiane
1768, Lxxxv. - Osservazioni sulla me simo se ne fece l'eco, 579 a 582. -Ne'
moria di S. Pravy, ivi. - E su quella tempi moderni le cause di odiosita verso
di Graslin, ivi-Riessioni sulla forma il prestito ad interesse sono diminuite,
zione e distribuzione delle ricchezze, ed esso invece divenuto un bisogno
ivi.-Memoria sugli imprestiti di danaro, del commercio, 582. - A tre generi di
Lxxxvr.-Avviso sulla Taglia del 1769, prestito sono oggi limitate le preoccupa
ivi. - Seconda lettera sull abolizione zioni contro l'usura, 585. - Non vi ha
della Corvata, ivi. -- Lettere sulla Ii oggi motivo per prescrivere il prestito
berta del commercio de grani, Lettere a interesse, 384 e 585. - Linteresse
circolari a' curati di campagna, avviso devessere abbandonato al corso de li
sulla Taglia del 1770 , Osservazioni avvenimenti ed alle convenzioni al
sulle raccolte del 1770, Lavori sulla ca commercio, 585. - Si pu, senza una
restio del 1770, Avviso sulla Taglia del legge, far dritto agli interessi dovuti a
1771, LxxxvlL- Lettere sull'estensione non soddisfatti, 386. - Le pene contro
del commercio delle colonie . Lettera l'usura dovrebbero essere abrogate, 586
sulla riforma delle gabelle. Avviso sulla e seg. - Linteresse sarebbe minore, se
Taglia del 1772, e del 1775, Lettera sul fosse libero, e il opolo ne sarebbe van
marchio de ferri, sulla milizia. sulla taggiato, 586. -V Imprestiti. Pothier.
Taglia del 1774,-Lxxxvu|. - Abolisce Capitale. Interesse. Danaro.
la Cassa di loissy, Lxxxix. - Atti del UTILITA. il fondamento del valore, 127.
suo ministero, xc.-Sue opere, edizione - Massima utilit e minimo costo il
Dupont, xcL-Elogio di Gourna , xcll, tipo della perfezione economica, 127.
--Elogi di Turgot scritti da upont, E il fondamento del valore di cambio,
Condorcet, Montiean, Baudrillart e nella 657 e 658.-V. Beni. Valore.
Rivista universa e, xcn.-Sua memoria VALORE. Nella distinzione tra il valore
sui prestiti di danaro, 260 e seg.-Elogio di stima e il valore di cambio, Turgot ha
di Gournay, 279 e seg. - Suo trattato preceduto Rossi, xxu.-La falsa idea
sulla formazione e. distribuzione delle, del valore induceva i flsiocrati a propen
ricchezze, 298 e seg. - Punti in cui si dere per gli alti rezzi, xun. - Il valor
trova daceordo con Smith, 542. -Sua di uso distinto da valor di cambio, 45 n.
memoria Valori e monete, 346 e seg. - Valor di costo. La minima spesa colla
Osservazioni sulla Memoria di Il. Craslin, massima utilit e il ti 0 della perfezione
591 e segg. - Fisiocrala ecclettico, 455. economica, 127; e col minimo travaglio,
Citato, 595 n. 128.--ll valor di costo e limite al prezzo,
USURA. Leggi controlusura fondate sulle 128. - Differenza che vi ha tra la dimi
teorie de teologi, non eseguite in Fran nuzione di costo in agricoltura e la di
cia, o cagione di atti arbitrarii, 565 a minuzione in manifattura, 158. - Il va
367. - La legittimit del prestito ad in lor di cambio nasce dal bisogno e dalla
teresse indipendente dalle supposizioni moltiplicita de cambii, 509. -I)al|a me
di protto cessante e danno nascente, desima origine proviene il valore cor
370.-Ghi non da sicurezza del prestito rente, 509. -- Og mercanzia pu rap
che riceve, sarebbe privato di soccorso presentare il valore corrente delle altre,
se la leggenon permettesse lusura, 570. 510.-E pu servire di misura comune
-La legittimit dell'interesse nasce dal di valori, 510 - ma le pi comode son
diritto di propriet, 371. - E errore il quelle il cui uso pi comune e il va
mmc: ALFABETICO manu: MATERIE consacra: IN QUESTO VOLUME. 865

lore pi conosciuto, 3M. - Dalle mer zioni sono elle stesse la causa del loro
canzie concrete si forma la valutazione valore, 663.-Sunto della teoria del va
media e la moneta ideale, 3ll.-- Signi lore secondo Le Trosne, 668.-Nel cam
cati della parola valore, utilit 0 valore bio si dal valore uguale per valore uguale,
estimativo, elementi che lo compongono, 669 a 672.-Non il commercio che lo
549 a 552. - Valore di cambio, in esso determina , 768. - Lidea del valore do
vi hanno sempre due valori estimativi mina la Scienza, 836. V. Turgot, Arti,
diversi, ma due valori di cambio eguali, Prezzo, Utilit.
555 e 554. -- il valore di costo impli Vauaau (Maresciallo di). Citato, xur.
eitamente compreso nel valore estimativo Vauvrnuaas. Fisiocrata, 455.
di Turgot, 549 a 552, 555. --Valore VENDITA. Se differisce dal cambio, 670,
cambiabile, apprezzotivo (Turgot) , lo 675.
stesso che valor di cambio. 554.-Si ri Vancnnnes. Richiama Dupont dall'esilio,
duce ad un valore estimativo (utilit) Lxvu. _ltlissioni da _lui date a Dupont,
medio, 554. _ Etra due valori che il LXIX.
cambio suppone uguaglianza, 355. -
Ditlerisce dal prezzo, 355. --II valore non VRY. V. De Vry.
si pu esprimere che per mezzo del Vigne. La loro coltura contrariata in Fran
prezzo. 3%. -- La teoria del cambio a cia dal sistema doganale, 40 n.
del valore, bench semplicissima , VILLEBARE (Jametz). Lascia la sua fortuna
spesso ignorata e conduce a gravi errori, a,Vincent che diviene signore di Gournay,
557.-Comei valori isolati subiscono la xv, 281.
legge della concorrenza, 558. - E un VOLTAIRE. Citato a proposito della nomina di
glianza de due valori di cambio, isu Turgot ad intendente, xxxlL-Maltratta
guaglianza de valori di utilit , valore Mercier, XLVII n. - Applaudisce agli
corrente che ne risulta in commercio editti di Turgot, LVI. -Suo opuscolo
ecc., 574. - Denizione de valori, 596. contro la Coroata, Lxv.-Lettera a Du
- Rapporto del valor di cambio co' sa pont su due suoi opuscoletti, ruta.
larii, 398.-Valore di cambio, in che di Sua lettera in favore di Dupont, uxxvi.
verso dal prezzo, 658, 659. -- L'utilit -Non isdegnava la lettura delle nuove
non la misura del valore, 660.-Valor eemeridi, Lxxxix.
di costo. Le spese di produzione sono Wn'r. V. De Witt.
un limite del valore, 661. - Le produ Woar. Ricordate, 408.

FINI DBLLINDICE ALFABETICO.


. . ,
l

' TAVOLA DEGLI SCRITTI


CONTENUTI

IN QUESTO VOLUME.
-_0NONo*

DEDICA . pag.
GLI EDITORI. III.
Ferrara. - Ragguaglio storico sulla scuola siocratica. XII.
QUBSNAY. - Il diritto naturale . =v= = a

Analisi del quadro economico . . . lo


Massime generali del governo economico. 51
Primo problema economico. . . . . 58
Secondo problema economico . . . . . . 74
Primo dialogo, sul commercio . . . . . 88
Secondo dialogo, sul lavoro degli artigiani. 122
Mnaciea DI; LA Rmisaa. - L'ordine naturale ed essenziale della
societ politiche - 141
Tnaoo'r. - Elogio di Gournay . . . . . . . . . . 277
Riessioni sulla formazione e distribuzione delle ric
chczze 298
Valori e monete . . . . . 546
Memoria sui prestiti di danaro . . D 560
Osservazioni sulla memoria di Graslin . Il 595
Dvroar DE N amovas. - Dell origine o de progressi duna scienza
nuova . . . 408
Notizie sugli Economisti . 455
_. Compendio deprincipii dEconomia politica 88:: 458
Discorso premesso alla Fisiocrazia 452
Banana-Prima introduzione alla losoa economica, 0 analisi
degli Stati inciviliti. . . . . . . . . 475
Spiegazione del Quadro economico . . . 601
Spiegazione del vero signicato della parola sterile . 644
LaTaosa'E-Dellintercsse sociale in rapporto al valore, alla cir
colazione, allindustria ed al commercio interno ed
esterno. 655
Discussione sul danaro e sul commercio. 762
Dellutilit delle discussioni economiche. 775
Ferrara._- Nota sulla dottrina da Fisiocrati . 801
INDICE Anraaenao delle materie contenute in gystg Volume . 858
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l _: ,j 1 FINE DELPIIIIIIQVOLUIIIE;

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