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2 2 STORIA
2 Storia
opposta.
I guel e i ghibellini sono diventati cos popolari nelle Il conitto fazioso sarebbe stato innescato da una faida,
citt italiane forse perch, com' stato rilevato da un ce- il Convito del 1216 tra alcune famiglie dell'aristocrazia
lebre medievalista, Christopher Wickham, l'Italia una orentina, specialmente Buondelmonti, Amidei e Fifanti.
nazione che celebra Il racconto ci stato tramandato da vari autori, tra i quali
[3][4] Dante, Giovanni Villani e Dino Compagni. Due consor-
terie, ovvero due gruppi di nobili legati da parentele e re-
In Italia tradizionalmente guel furono i comuni di
lazioni di clientela, fecero sfociare un litigio privato in un
Milano, Mantova, Bologna, Firenze, Lucca, Padova; fa- vero e proprio conitto politico. Un matrimonio, previ-
miglie guelfe furono i bolognesi Geremei, i genovesi
sto originariamente per ravvicinare due famiglie rivali, i
Fieschi, i milanesi Della Torre, i riminesi Malatesta, i ra- Fifanti-Amidei ed i Buondelmonti, and a monte: lo spo-
vennati Dal Sale e le dinastie di origine obertenga come
so, Buondelmonte de' Buondelmonti, riut la donna a lui
i ferraresi Este e alcuni rami dei Malaspina. promessa, glia di Lambertuccio Amidei, e prefer con-
Tradizionalmente ghibellini, cio loimperiali e losve- trarre un'altra alleanza matrimoniale. Lo scontro familia-
vi, furono i comuni di Pavia, Asti, Como, Cremona, Pisa, re n col coinvolgere tutta la societ nobile orentina. Gli
Siena, Arezzo, Parma, Modena. In Italia famiglie ghibel- Amidei decisero di vendicare l'aronto subito e il giorno
line furono i bolognesi Lambertazzi e Carrari, i coma- di Pasqua del 1216, insieme ad alcuni alleati, attesero il
schi Frigerio e Quadrio, i milanesi Visconti, gli astigia- passaggio di Buondelmonte in una zona non lontana da
ni Guttuari, i toscani conti Guidi e gli Ubaldini di Arez- Ponte Vecchio (probabilmente l'attuale Por Santa Maria)
zo, i ferraresi Torelli-Salinguerra, i forlivesi Ordela, i per assalirlo ed ucciderlo.
orentini degli Uberti e Lamberti, i pisani Della Ghe- Con gli Amidei si coalizzarono, quindi, gli Uberti e i
rardesca, i trevigiani Da Romano, i senesi Salimbeni e Lamberti, che avevano tutti le proprie case nel settore
Buonconti, i marchesi Aleramici del Monferrato, e le di- cittadino pi a meno tra il Ponte Vecchio e piazza del-
nastie di origine obertenga come i Pallavicino e alcuni la Signoria; dall'altro i Buondelmonti, i Pazzi e i Donati,
rami dei Malaspina.[5] che gravitavano tra via del Corso e la Porta San Piero. La
Molto frequenti furono comunque i cambi di bandiera, forte fedelt degli Uberti all'imperatore fece s che i due
per cui citt e famiglie tradizionalmente di una parte non schieramenti cittadini si raccordarono a quelli sovracitta-
esitarono, per opportunit politica, a passare alla fazione dini delle contese tra papato e impero, anche se in real-
4 2 STORIA
t in origine guelfo ebbe un signicato semplicemente Dopo la loro prima vittoria, i Ghibellini si mostrarono
di anti-ghibellino, indipendentemente dall'appoggio al blandamente tolleranti: non si ha notizia di vendette ee-
papato.[6] rate n di spietate rappresaglie. Forse nella speranza che
L'omicidio di Buondelmonte considerato un evento il loro governo raggiungesse una certa stabilit e durata,
molto importante della storia medioevale di Firenze. Fu cercarono di attrarre dalla loro parte la cittadinanza non
uno degli avvenimenti che letterati e storici dell'epoca schierata, compreso qualche Guelfo.
riportarono maggiormente, poich questo assassinio, se- Le lotte civili dentro le mura non erano tuttavia cessate
condo i contemporanei, avrebbe rappresentato il pretesto anche in relazione alle guerre di Firenze contro le due
iniziale delle lotte tra Guel e Ghibellini. La discordia citt sue rivali: Pisa e Siena.[7]
tra fazioni port sangue e distruzione e sottoline uno dei Coi Pisani, i Fiorentini avevano avuto a che fare anche
periodi pi dicili della citt del giglio. a Roma, nel 1220, in occasione dell'incoronazione di Fe-
derico II. I contrasti successivi con Pisa del 1220-1222 si
conclusero con la scontta dei Pisani a Castel del Bosco.
2.2 Prime lotte civili
Pi lunga e accanita fu invece la guerra contro Siena, co-
minciata dieci anni dopo, e durante la quale i orentini ca-
Nei primi decenni del Duecento i Ghibellini erano protet-
tapultarono, con molti proiettili di pietra, carogne d'asini
ti dall'imperatore Federico II, mentre per i Guel la tutela
dentro le mura della citt nemica in segno di grande di-
politica era meno denita. I Ghibellini orentini mise-
sprezzo. Tanto il Papa che l'Imperatore avrebbero voluto
ro a segno una prima vittoria con la cacciata nel Giugno
che la guerra contro Siena cessasse, ma i Fiorentini non
del 1238 di Rubaconte da Mandello, il Podest lombar-
diedero retta n all'uno n all'altro. La guerra esterna ave-
do, che si era acquistato tante benemerenze e che aveva
va il merito di far sopire momentaneamente le lotte di
fatto costruire il terzo ponte orentino, chiamato Ponte di
parte.
Rubaconte.
Nel 1246 Federico II, approttando del successo dei Ghi-
bellini di Firenze, aveva dato alla citt come Podest un
suo glio naturale, Federico d'Antiochia. Costui non eb-
be sede stabile a Firenze, ma si fece rappresentare dai
suoi legati, i quali, naturalmente, favorirono la parte dei
Ghibellini, di fatto padroni della citt.
Nel 1248 i Guel credettero di poter risollevare la testa.
Bologna tendeva loro la mano attraverso l'Appennino. Si
sper di poter ribaltare la situazione con una rivolta e,
rotti gli indugi, le torri ghibelline furono assalite da ogni
lato. La citt and a ferro e fuoco in ogni quartiere. Firen-
ze divenne una citt terribilmente tormentata e devastata
Ponte a Rubaconte (XVII secolo) dalle lotte intestine e le notizie che giungevano dalle rive
attuale Ponte alle Grazie dell'Arno preoccuparono anche il Papa. I Ghibellini resi-
stettero, rigettando dai loro torrazzi gli assalti dei Guel-
. Ai piedi della torre di Scarafaggio, presso San Pancra-
Nonostante ci i Guel non abbandonarono la lotta e
zio, cadde il capo del partito guelfo, Rustico Marignol-
combatterono tra torre e torre. In questa pesante atmosfe-
li. Intanto, Federico d'Antiochia, richiamato dal tumulto
ra di terrori e prepotenze, nella quale i Ghibellini avevano
della sua citt, raccolse armati nel castello di Prato per
quasi sempre la meglio, giunse il fulmine della scomunica
accorrere in aiuto dei Ghibellini asserragliati nelle loro
che Gregorio IX lanci contro Federico II, la domenica
torri. Alla testa di 1600 cavalieri si present alle porte,
delle Palme del 1239. I due partiti venivano a distinguersi
mentre i Ghibellini, caricati dalla sua presenza, uscivano
nettamente: i Ghibellini, dietro lo scomunicato Federico
al contrattacco.
II; i Guel, dietro lo scomunicante Gregorio IX. Poich i
Guel di Firenze non potevano contenere le forze ghibel- I Guel resistettero per due giorni, ma nella notte della
line sempre pi forti per l'aiuto degli imperiali, fu deciso Candelora, il 2 febbraio, del 1248 deliberarono d'uscire
l'esodo, in volontario esilio, dei partigiani del Papa. Fu dalla citt, portando prima a seppellire il corpo del lo-
cos che nei giorni della Pasqua 1239, i pi irriducibili ro capo, Rustico Marignolli, nella chiesa di San Lorenzo.
Guel abbandonarono le case-torri uscendo dalla citt e Presero la via dell'esilio, riparando nei castelli guel di
accampandosi come un esercito nemico sopra Signa, nei Capraia, di Pelago, di Ristonchi e di Montevarchi, giun-
pressi di Gangalandi e di Castagnolo. Ma prima che si gendo anche a Lucca, dove per non furono accolti con
fossero forticati e ordinati in un forte campo trincera- grande entusiasmo. L'ombra di Federico si stendeva mi-
to, i Ghibellini, con l'ausilio di truppe imperiali, furono nacciosa su tutta la Toscana e tutti temevano rappresaglie
loro addosso e li disfecero. Molti rientrarono in citt per e vendette. Federico d'Antiochia ordin al suo seguito di
salvare il salvabile; altri si dispersero. radere al suolo le torri appartenenti ai Guel fuggiaschi.[8]
2.4 La battaglia di Montaperti 5
egemonia sul territorio. Nella prima met del XIII seco- dei suoi uomini... e comandata da un'antica, solida e orgo-
lo, i conni orentini, infatti, si spingevano a sud no a gliosa aristocrazia di origine germanica, la famiglia Ca-
pochi chilometri da Siena. La rivalit economica si tra- stelli in primis, discendente dei principi franchi di Terni,
duceva anche in una rivalit politica. A Firenze avevano ma anche quella dei Camporeali e dei Cittadini). A questa
la supremazia i guel, che sostenevano il primato papale, si aggiungevano altre citt e fazioni toscane: i fuorusciti
mentre a Siena il partito predominante era quello ghibel- orentini, Asciano, Santaora e Poggibonsi.
lino, alleato dell'Imperatore, che in quel periodo era il re La mattina del 4 settembre l'esercito ghibellino, supera-
di Sicilia Manfredi di Svevia, glio naturale di Federico to il ume Arbia, si prepar alla battaglia. A determinare
II.
la disfatta dei Fiorentini fu il tradimento dei Ghibellini
Un'ambasceria di fuoriusciti ghibellini, con a capo Ma- che si erano inltrati nella cavalleria e avevano avuto coi
nente, detto Farinata degli Uberti, corse in Puglia da fuoriusciti segrete intese. Bocca degli Abati, appena i Se-
Manfredi per ottenere un rinforzo di cavalieri tedeschi. nesi attaccarono i Fiorentini, con un colpo di spada tagli
Non ne ottennero che cento - comandati dal vicario regio, la mano a Jacopo de' Pazzi, reggente l'insegna di Firen-
il conte Giordano d'Agliano pur avendone richiesti pi ze. Fu il segnale del tradimento. Gli altri Ghibellini, che
di mille. L'idea era che, una volta che le bandiere di Man- si trovavano tra le le della cavalleria orentina, strap-
fredi fossero state coinvolte nello scontro, questi sarebbe pandosi le rosse croci guelfe, le sostituirono con quelle
stato costretto a inviare ulteriori rinforzi.[14] bianche ghibelline; e si volsero a ferire i loro stessi com-
La battaglia fu combattuta a Montaperti, pochi chilome- militoni. I Fiorentini furono poi attaccati alle spalle dal-
tri a sud-est di Siena, il 4 settembre 1260, tra le truppe la cavalleria tedesca e il comandante generale Iacopino
ghibelline capeggiate da Siena e quelle guelfe capeggiate Rangoni da Modena fu ucciso; l'episodio caus l'inizio
da Firenze. della rotta dei guelfo-orentini.[15] I ghibellini si lancia-
rono all'inseguimento e iniziarono "lo strazio e 'l grande
La lega guelfa comprendeva, oltre a Firenze, Bologna, scempio che fece l'Arbia colorata in rosso"[16] durato -
Prato, Lucca, Orvieto, Perugia, San Gimignano, San Mi- no all'arrivo della notte. Si calcola che le perdite siano
niato, Volterra e Colle Val d'Elsa. Il suo esercito si mosse ammontate a diecimila morti e quindicimila prigionieri
verso Siena, con la giusticazione della necessit di ricon- in campo guelfo (solo i orentini ebbero 2500 caduti e
quistare Montepulciano e Montalcino. Per quanto consi- 1500 furono catturati) a fronte di 600 morti e 400 feriti in
gliati altrimenti da Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari, campo ghibellino.[17] La notizia della disfatta di Monta-
i comandanti fecero passare l'esercito alle porte di Sie- perti, in quel 4 settembre 1260, si diuse ovunque molto
na e si accamparono nelle vicinanze del ume Arbia, a velocemente. I Ghibellini rimasti celatamente a Firenze
Montaperti, il 2 settembre 1260. si sollevarono abbattendo i gigli rossi e strapazzando il
Leone, simbolo della potenza guelfa.
I Guel rimasti in citt non pensarono neppure alla resi-
stenza contro l'esercito ghibellino, che certamente si sa-
rebbe rovesciato su Firenze. Essi videro scampo solo nella
fuga, timorosi non tanto dei nemici di fuori, quanto de-
gli avversari di dentro. Il 13 settembre del 1260 i guel
orentini abbandonarono la loro citt e si rifugiarono a
Bologna e a Lucca.[18]
L'incontro di Dante con Farinata degli Uberti in una minia- La battaglia di Benevento fu combattuta il 26 febbraio
tura del 1478 ca.(Biblioteca Apostolica Vaticana cod.Urbinate 1266 fra le truppe guelfe di Carlo d'Angi e quelle ghi-
lat.365) belline di Manfredi di Sicilia. La scontta e la morte di
8 2 STORIA
rappresentare, agli occhi del popolo, una sorta di bea 2.7 La Pace sull'Arno
nei confronti del precedente Capitano del Popolo. Era la
prima volta che il nome di un partito appariva negli ordi- Quando Clemente IV mor nel 1268, invece di un papa
namenti repubblicani, in luogo del comune o del po- francese come sperava Carlo d'Angi, venne eletto nel
polo. Ci signicava che il governo della Repubblica si 1271 il piacentino Tebaldo Visconti, che prese il nome di
trovava nelle mani di una sola parte e non di tutta la Gregorio X. Egli persever nella politica di pacicazio-
citt. In pi voleva dire che dipendeva esclusivamente da ne, che signicava anche limitazione del potere di Carlo
Carlo d'Angi, il quale non dissimulava il progetto di as- d'Angi. Difese cos i Ghibellini dall'eccessiva persecu-
soggettare tutta la Toscana con le forze e con le ricchezze zione guelfa. Nell'illusione di comporre l'insanabile dis-
di Firenze, specialmente quando le speranze dei Ghibelli- sidio, arriv egli stesso a Firenze nell'estate del 1273, in
ni caddero con la testa dell'ultimo degli svevi, Corradino compagnia di re Carlo e di Baldovino II imperatore di
(1268).[29] Costantinopoli. Il papa volle che in una vasta piazza sot-
Gli anni dal 1267 al 1280 rappresentarono un periodo in to il ponte di Rubaconte si svolgesse la cerimonia di pa-
cui le vecchie famiglie del guelsmo orentino dominaro- cicazione. Quel tentativo sul greto dell'Arno non dur
no la citt senza contrasti troppo acuti. Accanto a questo neppure un giorno. La sera stessa si diuse la voce, fatta
gruppo convisse, abbastanza pacicamente, tutto un va- spargere da Carlo d'Angi, contrario alla concordia, che
sto ceto che proveniva dall'attivissimo mondo mercantile tutti i capi ghibellini sarebbero stati presi e uccisi. Nella
di Firenze e che contese n dall'inizio del secolo la guida nottata essi fuggirono, rompendo i patti giurati. Il papa,
del Comune ai vecchi governanti. Furono questi i gruppi fortemente adirato, se ne and da Firenze.[31]
sociali che formarono di fatto la classe dirigente guelfa:
la vecchia aristocrazia, i futuri magnati e i popolani pi
ricchi e potenti.
2.8 La Pace del Cardinale Latino
A Siena, la pace del cardinale Orsini (1280) aveva riam- Nei primi decenni del Trecento Firenze sub ripetuti at-
messo in citt i ghibellini, ma dal 1289, a causa degli intri- tacchi dalle citt toscane ghibelline; mentre Siena, retta
ghi orditi da costoro alla morte di Carlo d'Angi, venne stabilmente dal governo guelfo dei Nove, era passata fra
ripristinato un governo guelfo di ricche famiglie popo- gli alleati. Nel 1315, a Montecatini, Firenze fu scontta
lari e mercantili, il cosiddetto governo dei Nove, che dalle truppe di Pisa, capeggiate da Uguccione della Fag-
dur no al 1355, mantenendo rapporti di amicizia con giola e da Castruccio degli Antelminelli, detto Castracani
Firenze. Fu il miglior governo di Siena: la citt raggiun- per l'ardore della combattivit. Dallo stesso Castruccio,
se la maggiore prosperit e grandezza, con pi di 70.000 divenuto nel frattempo signore di Lucca, Firenze sub nel
abitanti. 1325 anche la disfatta di Altopascio. Nominato nel 1327
Duca e Vicario imperiale da Ludovico IV il Bavaro, Ca-
struccio minacci seriamente la supremazia di Firenze,
progettando un ampio dominio territoriale. Solo la sua
morte, nel 1328, al termine dell'estenuate assedio di Pisa,
2.14 Pisa consent a Firenze di riprendere le proprie mire espan-
sionistiche, a danno di Pistoia (1331), Cortona (1332),
Arezzo (1337), Colle Val d'Elsa (1338).[44]
fece sterminare tutti. Gli unici che si salvarono furono la che raccogliesse in una serie di disposizioni chiare le nor-
moglie di Andrea, Pellegrina Trinci, Andreasso, Brunot- me che dovevano regolare la vita del Comune. Per motivi
to, Carlo e Tristano suoi nipoti con le mogli di Iannotto a noi ignoti il nuovo statuto comunale, approvato molto
e Paolo. Quando in citt vennero riportate le salme con probabilmente senza il necessario avallo del popolo, re-
gran fasto e pompa, a Terni ci fu grande rammarico. Il gistra un evidente sovvertimento delle regole precedenti,
fattaccio non fu dimenticato. Sappiamo infatti che di- introducendo novit ancora pi irrispettose delle Consti-
versi anni dopo, Ser Andreasso, uno dei gi citati capi tutiones Aegidianae e delle pregresse disposizioni papali.
della lotta contro Rieti che era nipote del potente Andrea Il Consiglio di Cerna non pi formato automaticamente
e glio di Iannotto, nel 1424 nei pressi dellAquila, dopo da 24 Cittadini e da 24 Banderari, ma da 48 persone la
la famosa battaglia, avrebbe provocato la morte di Brac- cui et minima di 25 anni e il cui patrimonio accertato
cio gi moribondo vendicando, cos, la morte del padre, al catasto superiore alle 100 libbre. Il Consiglio Genera-
del nonno e dei suoi due zii Galeotto e Paolo. le risulta formato dai 6 Priori, dai 48 Consiglieri di Cerna
e da 96 persone, scelte in numero di 2 da ognuno dei 48
Nel 1426 torner ad occupare la scena l'importante que-
stione del Cavo Curiano: i Reatini, in accordo coi Pede- Consiglieri di Cerna, fra coloro che hanno oltre 25 anni
di et ed un patrimonio catastale accertato di almeno 50
lucani, aprirono un varco che consent loro di raggiunge-
re Miranda senza pagare il dovuto pedaggio ai Ternani. libbre.
Questi, per ristabilire le cose, inviarono a Marmore la ca- Queste risoluzioni indicano che l'appartenenza alle magi-
valleria cittadina capitanata da Ser Antonio di Petruccio. strature non avveniva pi per distinzione di ceto o di fede
Perno i frati parteggiarono nella lotta, sempre nelle ri- politica o di ruolo funzionale,
formanze di Terni si riporta lepisodio nel quale il con-
vento di San Pietro in citt invi quattro barili di vino del
cellario per ringargliardire i Ternani impegnati al Cavo
Reatino. Il podest di Terni, Romano di Abbiamonte di
Orvieto, nel processo contro i contravventori reatini, rico-
nobbe alla citt di Terni il possesso dei territori che dalle
Marmore andavano a Piediluco, il lago e no a Miranda,
ribadendo cos i conni del comune ternano.[46]
Nel 1418 un breve di Papa Martino V stabil che non po-
tessero essere eletti, fra i Banderari, parenti di Banderari
entro il terzo grado, fermo rimanendo che in numero di
24 non dovessero durare in carica pi di 6 mesi. evi-
dente, in questo provvedimento, l'intenzione del Papa di
limitare il nepotismo delle cariche pubbliche soltanto per
l'ucio dei Banderari.
Nel 1432 negli statuti comunali fu sancito che un terzo dei
Priori fosse di parte guelfa e due terzi di parte ghibellina,
mentre i Banderari e i Castellani dovevano essere soltanto
di parte ghibellina. Inoltre, i Priori dovevano convocare
il Consiglio di Cerna o il Consiglio Maggiore, fare pro-
poste a costoro, collaborare con il Podest, impiegare il
denaro del Comune soltanto per l'interesse pubblico. Se
questi provvedimenti furono presi allo scopo di bilancia-
Papa Clemente VII
re i privilegi dei Banderari non dato di sapere, ma
sicuro che non rispettavano le disposizioni delle Constitu-
tiones Aegidianae, ancora seconde soltanto alle Constitu- ma per distinzione di possedimenti, prevalentemente
tiones papali, perch introducevano un principio politico fondiari.[47] Il provvedimento ottenne, come risultato,
nella selezione dei candidati a cariche pubbliche. che quelle attivit che non comportavano l'accumulo
di un capitale catastale erano automaticamente escluse
Nel 1440 fu stabilito che: i Priori risiedessero continuati-
dall'eleggibilit. Il fatto era tanto pi grave se si pensa
vamente nel palazzo comunale e fossero esentati da qual-
che il numero dei poderi o delle mole disponibili ad es-
siasi altro lavoro, il Consiglio di Cerna non potesse restare
sere acquistate, in un contado molto piccolo come quello
in carica oltre 1 anno, l'elezione dei Castellani, quindi di
di Terni, era irrilevante. Ci nonostante, Papa Clemen-
uomini esperti nell'esercizio delle armi, dovesse avvenire
te VII sottoscrisse, senza batter ciglio, il nuovo statuto,
fra i Banderari e i Cittadini.
nell'Ottobre del 1524.
Nel 1524 la municipalit ternana decise di mettere le ma-
Ma la macroscopica alterazione del precedente ordina-
ni sull'insieme di carte riguardanti l'amministrazione co-
mento non pass inosservata al Cardinale Mario Grima-
munale accumulate no ad allora e di redigere uno statuto
ni, Legato a latere per l'Umbria, il quale con atto proprio,
2.17 La rivolta e la punizione dei Banderari ternani 17
nel 1537, restitu piena legittimit all'istituto dei Bande- teri, in qualit di Governatore e Commissario per Terni,
rari. Questo provvedimento, nella scala dei valori delle Monsignor Monte dei Valenti di Trevi, con una nutrita
leggi, avrebbe dovuto portare ad una radicale modica scorta armata. Ebbe l'obbligo di: individuare i colpevoli,
dello statuto, in quanto il breve di Clemente VII, ad esso fossero essi mandanti o complici o autori materiali della
accluso, non dava valore di Constitutio papale al medesi- strage, applicare la legge a suo piacimento, anche con pe-
mo. Ci nonostante, la municipalit rimase sorda alle di- ne pi severe, fare in modo che per il futuro non potessero
sposizioni del Legato e non modic il modo di costituire sorgere ulteriori discordie.
il Consiglio di Cerna.
Nel 1544 il Cardinale Ascanio Parisiano, successore
del Grimani, per ovviare alle gravi irregolarit vigenti
nell'elezione dei Banderari e dei Priori, sent il bisogno
di ritornare sulla questione e di emanare delle disposizio-
ni in merito: con i due terzi dei voti, i Priori e i Banderari
in carica eleggevano quelli destinati a subentrare, con il
limite che i Banderari, a dierenza dei Priori, non avreb-
bero potuto eleggere un consanguineo no al quarto grado
di parentela n chi avesse ricoperto l'incarico entro i due
anni.
Che cosa sia successo dopo le Constitutiones parisianae
non chiaro. Sappiamo che nel 1546 lo statuto cittadino
fu ricopiato in bella copia da quello di due anni prima,
senza che vi fossero apportate sostanziali modiche.
Quindi, i Banderari erano stati esclusi dal Priorato, dal
Consiglio di Cerna e dal vantaggio della famigliarit della
carica, tutti privilegi, invece, non vietati ai Cittadini.
3 Araldica di Guel e Ghibellini infatti, il simbolo della citt, in cui la Repubblica si ri-
conosceva. A raorzare il legame tra la citt e l'animale
toscani contribu l'alluvione del 1333 che spazz via la statua di
Marte, considerato il protettore di Firenze, posta presso
3.1 Parte Guelfa Ponte Vecchio. Per questo, l'etimologia pi probabile del
Marzocco, quella della contrazione di un diminutivo di
Nel 1265, papa Clemente IV fece dono a una delega- Marte, Martocus.
zione di Guel orentini fuoriusciti, del proprio perso-
Resta il dubbio sul motivo per cui i Ghibellini orentini
nale stemma: un'aquila rossa su campo bianco che ar-
avessero scelto di rappresentare la morte del Leone. Se-
tiglia un drago verde.[48] Dalla Cronica del Villani, che
condo alcune ipotesi, per simboleggiare la ne della Fi-
l'unica fonte disponibile circa la notizia dell'esistenza
renze popolare e loguelfa; secondo altre, rappresentava
di uno stemma personale di papa Clemente IV e il dono
la vittoria del Bene sul Male poich spesso l'animale di-
da lui elargito, emerge come, successivamente, la Parte
venuto simbolo di superbia, ferocia e forza incontrollata,
Guelfa di Firenze vi aggiunse un piccolo giglio rosso -
in Dante[53] come nel Vecchio e nel Nuovo Testamento.
simbolo del Comune orentino dal 1251[49] - collocato
sopra la testa dell'aquila. Tale bandiera, fu quella svento- Se dunque lo stemma di Parte Guelfa sottendeva il sim-
lata dal pistoiese Corrado da Montemagno sulla piana di bolismo della lotta della Giustizia contro il Demonio,
Grandella nella battaglia di Benevento il 26 Febbraio del altrettanto valeva per il sigillo della Parte Ghibellina.
1266.[50] Dall'interpretazione dei due vessilli, risulta evidente co-
me entrambe le fazioni combattevano sotto l'egida di Dio
Nell'Apocalisse, il Drago rappresenta
per scardinare un sistema guidato dal Maligno.[54]
[51]
.
L'immagine dell'aquila che artiglia un serpente , comun-
que, un tema antico che simboleggia la lotta tra il Bene e
il Male. Risulta dunque chiaro come il simbolo prescelto
4 Evoluzione dei termini
fosse un messaggio di crociata contro gli Svevi e contro
[55]
Manfredi e i suoi alleati ghibellini. Ma l'Aquila, per dirla I due termini, guelfo e ghibellino, che cos tanto suc-
con Dante, era il pubblico segno, il sacrosanto segno cesso hanno avuto nella storia italiana, hanno per su-
dell'Impero e, pertanto, l'Aquila rappresentata nell'atto di bto un'evoluzione semantica complessa e molto inte-
artigliare il Drago risulta essere un'appropriazione pon- ressante. Se i Guel e i Ghibellini sono legati, almeno
ticia del simbolo peculiare dell'Impero. Essa appariva, nell'immaginario collettivo, alle vicende del XIII secolo
nel vessillo di Clemente IV, di colore rosso, anzich ne- ed eternati dalle parole del guelfo Dante Alighieri, an-
ro, e con il capo rivolto verso sinistra, invece che ver- cora nel XV secolo Bernardino da Siena[56] richiedeva
so destra. Lo stemma corretto era, per l'Impero, l'Aquila l'eliminazione dei due epiteti. E altrettanto faceva il ve-
nera su campo oro. A Terni invece, la parte guelfa era scovo di Venezia, Pietro Barozzi[57] , nel suo De factioni-
rappresentata da un angelo crucifero. bus extinguendis; obiettivo non conseguito aatto se An-
drea Alciato[58] , quasi un secolo pi tardi, aermava che
il conitto tra Guel e Ghibellini era giunto sino ai suoi
3.2 Parte Ghibellina tempi. Bisogna poi ricordare la ripresa Ottocentesca dei
due termini, quando sorsero il partito Neoguelfo e il mo-
Un sigillo della fazione ghibellina, datato agli ultimi de- vimento Neoghibellino, capitanati da gure come Gio-
cenni del XIII secolo e conservato presso il Bargello, vie- berti o Guerrazzi e che indicavano sostanzialmente un
ne descritto nel volume dedicato ai Sigilli Civili del Mu- atteggiamento loponticio o decisamente laico se non
seo del Bargello: Ercole a cavallo del Leone Nemeo, anticlericale nell'Italia risorgimentale.
in atto di sganasciarlo; nel fondo alcune pianticelle con
trifogli.[52]
Lo stemma ragurato sul sigillo orentino ragura un Le origini I maladetti nomi di parte guelfa e ghibelli-
uomo vestito che, a cavalcioni della bestia, ne disarticola na si dice che si criarono prima in Alamagna, per cagione
le fauci prendendolo alle spalle. L'interpretazione di ta- che due grandi baroni l aveano guerra insieme, e avea-
le sigillo risulta controversa: inizialmente, nel personag- no ciascuno un forte castello l'uno incontro all'altro, che
gio viene identicato Ercole e nel leone la era di Ne- l'uno avea nome Guelfo e l'altro Ghibellino.[59] In real-
mea, la prima delle fatiche erculee. Dunque Ercole sa- t il nome della fazione guelfa non derivava dal maniero
rebbe stato scelto come simbolo della Parte Ghibellina familiare, ma dal nome stesso del duca Welf, mentre Wei-
per la sua forza e il suo coraggio contro il maligno Leone. blingen era proprio il nome del castello degli Hohenstau-
Successivamente, si giunge ad una diversa lettura della fen. L'origine dei nomi fu oggetto di studio molto presto
ragurazione: il personaggio rappresentato non Erco- e per, gi nel corso del '300, diverse e fantasiose versioni
le, e il leone non la era di Nemea. Si tratta, invece, di legavano i due epiteti chi a nomi di demoni, chi di cani,
Sansone che smascella il leone. L'animale era diventato, chi di castelli, chi, inne, li legava a citazioni bibliche.
19
L'eclissi sveva Con l'insuccesso politico e la morte di Il caso della famiglia di Farinata divent il simbolo
Federico II il signicato dei due termini cambi notevol- dell'accanimento contro il ghibellinismo orentino: tra il
mente. Federico e i suoi erano stati al centro di una serie 1283 e il 1285 furono riesumate e bruciate le ossa di alcu-
di campagne diamanti da parte della Curia culminanti ni membri della famiglia Uberti, accusati di essere eretici
nella crociata indetta contro l'Anticristo, identicato nello patarini.
Svevo. In questa fase il discrimine non era essere lopa-
pali e buoni cristiani o meno. Il clima era quello di uno
scontro di tipo religioso. Non fu perci un caso che papa Nuove lotte (dal 1330 in poi) Nel XIV secolo, i due
Clemente IV dotasse la Lega Guelfa di uno stemma ine- epiteti avevano perduto buona parte i loro signicati ori-
quivocabile: l'Aquila rossa che artiglia il Drago, dove que- ginari. Agli inizi del '300, papa Giovanni XXII, aerm
st'ultimo, simbolo biblico del Male per eccellenza, rap- che rimane il vulgus ad utilizzare tali nomi, un uso che
presentava certamente i Ghibellini. Ma negli stessi anni oramai da tempo non era pi limitato alla Toscana, ma
la Lega Ghibellina rispondeva fregiandosi del simbolo di esteso a tutta l'Italia. I nomi erano rimasti, i signicati,
Ercole che strangola il Leone. Questo, pi che al Marzoc- decisamente mutati. Dante, nel VI canto del Paradiso pre-
co orentino, rinvia a uno degli animali veneci del be- ga i Ghibellini, e probabilmente si riferisce a quelli di Fi-
stiario medievale. In questo vibrante ventennio, che pos- renze, a far lor'arte sot-t'altro segno che non sia l'aquila
siamo far concludere col 1268, con la morte dell'ultimo imperiale, un simbolo grandioso e sacro dietro cui invece
Hohenstaufen a Napoli, l'opposizione era dunque non tan- ormai si nascondevano per lo pi solo interessi di poche e
to tra lopontici e loimperiali, quanto piuttosto tra i sfortunate famiglie orentine esuli. Non possibile forni-
losvevi e gli antisvevi o, meglio, i loangioini. re una denizione soddisfacente dei due termini, poich
da essi sorsero tanti e variegati signicati utilizzati nei
modi pi svariati.
Uso religioso dei termini L'uso dello strumenta-
rio religioso nelle guerre, che oramai riguardavano tut-
ta l'Italia, assume toni di vera e propria strategia po- Sviluppi successivi I sostantivi di guelfo e ghibellino
litica a ridosso della duplice vittoria di Carlo d'Angi, sono stati utilizzati nei secoli successivi per denire, nel
a Benevento (1266) e Tagliacozzo[60] (1268). Negli an- primo caso, posizioni politiche prossime al potere papale
ni successivi vennero intentati alcuni processi religiosi e al regno di Francia e, nel secondo, al Sacro Romano Im-
per eresia contro i Ghibellini, il cui nome era ora asso- pero. Ad esempio, Cesare Hercolani, colpevole di aver
ciato sia all'opposizione politica al nuovo sovrano come procurato agli imperiali l'occasione della vittoria di Pavia
all'opposizione ai precetti della Chiesa. Cos, nella fa- (1525) contro Francesco I di Francia, venne poi ucciso
se che coincise col successo guelfoangioino, se l'essere da attentatori guel.
guelfo tornava a signicare essere Parte della Chiesa, Nel XIX secolo, poi, in Italia rinascono i contrasti, con
l'essere Ghibellino, che gi signicava essere avverso a la contrapposizione fra Neoguel e Neoghibellini, anche
Carlo di Angi, divenne sinonimo di nemico della vera se questo scontro completamente diverso da quello del
fede e quindi eretico. Medioevo.
20 6 MAGGIORI CITT GUELFE
Crema 8 Note
Cremona [1] Giustiniano invita Dante a giudicare l'operato di Guel e
Ghibellini che causa dei mali del mondo: i primi si op-
Fabriano pongono al simbolo imperiale dell'aquila appoggiandosi
ai gigli d'oro della casa di Francia; i secondi se ne appro-
Faenza priano per i loro ni politici, per cui arduo stabilire chi
dei due sbagli di pi. I Ghibellini dovrebbero fare i lo-
Fermo ro maneggi sotto un altro simbolo; lungi da quello divino,
poich un pessimo seguace del pensiero di Dio chi se-
para il Segno della perfetta infallibile Giustizia Celeste da
Firenze (tranne un breve governo ghibellino dal
quella terrena. Carlo d'Angi, d'altronde, non creda di po-
1248 al 1250 e tra il 1260 e il 1267) terlo abbattere coi suoi Guel, dal momento che l'aquila
coi suoi artigli ha scuoiato leoni pi feroci di lui.
Genova (brevi periodi: 1256-1270; 1317-1319)
[2] Raveggi, L'Italia dei Guel e Ghibellini, Mondadori, 2009
Lecco
[3] C.Wickham, Legge, pratiche e conitti. Tribunali e riso-
luzione delle dispute nella Toscana del XII secolo, Roma
Lucca (centro fondamentale del ghibellinismo to-
2000, p.43
scano tra il 1314 e il 1328)
[4] Rosa Maria Dess, Guel e Ghibellini, prima e dopo la bat-
Macerata taglia di Montaperti(1246-1358), Siena, Accademia degli
Intronati, 2011, pp.21-32
Milano (guelfa no all'arrivo dei Visconti)
[5] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, pp.70-72 162-164
Mondov
[6] E. Faini, Il convito del 1216. La vendetta all'origine del
Montepulciano fazionalismo orentino, Annali di storia di Firenze, 1
(2006)
Orvieto
[7] Villani, Nuova Cronica, VII, III e VI
Padova [8] R.Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze, 1956-1968, vol.I
[10] Vessilli
Prato (per lunghi periodi ghibellina)
[11] Aristocrazia e popolo nelle citt italiane. Il caso di Firenze
Ripatransone (il comune e il popolo). Reti medievali. G.Villani, Nuova
Cronica, VIII
Volterra
[12] Federico Canaccini, Restano i termini, mutano i signicati:
Guel e Ghibellini. L'evoluzione semantica dei nomi delle
fazioni medioevali italiane. pp. 89-90
7 Citt con schieramento variabile [13] Franco Cardini, Storie orentine, Ed. Loggia de' Lanzi,
Firenze, 1994, ISBN 88-8105-006-4
Asti (principalmente ghibellina)
[14] Villani, Nuova Cronica, VII, LXXIV
Bergamo (principalmente ghibellina) [15] Villani, Nuova Cronica, VII, LXXVIII
[21] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e [42] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, L'egemonia guelfa e la
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, p.8 vittoria del popolo, Firenze 1957, pp.622-644
[22] Villani, Nuova Cronica, VIII, XIII, p.430 [43] Dino Compagni, Cronica, I, 11
[23] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e [44] Bussotti, Grotti, Moriani, Storia della Toscana, Ed. il
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, pp. 13-21 capitello
[24] Per popolo si intende quei numerosi esponenti del- [45] Della nobilt dell'Italia parte prima. Del signor D.
la parte popolare non troppo legati alle due fazioni. Francesco Zazzera
G.Salvemini, Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al
1295, Milano 1966, Excursus I, pp. 198-231 [46] Terni medievale. La citt, la chiesa, i santi, l'agiograa. Di
Edoardo D'Angelo
[25] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, p.78 [47] Si pensi che una mola da olio o un mulino valevano circa
1000 denari, o poco pi di 14 libbre.
[26] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, Firenze, 1969, pp. 814
e ss. [48] Villani, Nuova Cronica cit. (nota 6), VIII, 2.
[27] Salvemini. Cfr. anche G.Villani, Cronica, ed.Magheri, Fi-
[49] R.Davidsohn, Storia di Firenze, Firenze, 1956-1968, vol.
renze 1823, VII, 13; L.Bruni, Istoria orentina, trad. a
II, pp. 547-548
cura di D.Acciaioli, Firenze 1861, p.99
[50] Federico Canaccini, Battaglie di immagini tra Guel e Ghi-
[28] Della politica estera condotta da questa Parte fa menzione
bellini nella Toscana comunale. Sull'uso storico di fon-
Davidsohn; ad esempio, nel 1274, i Guel aiutarono, a Bo-
ti sfragistiche ed araldiche circa la lotta di fazione in
logna, la fazione dei Geremei contro i ghibellini Lamber-
Toscana. Studi medievali, s. III, 53(2012), p. 639
tazzi (Storia, V, P.193). Anche Villani si occupa di questo
argomento (Cronica, VII, 20.)
[51] Apoc. 12, 3
[29] Villani, Nuova Cronica, VIII, XIII
[52] Federico Canaccini, Battaglie di immagini tra Guel e Ghi-
[30] Martini - Gori, La Liguria e la sua anima, Savona, bellini nella Toscana comunale. Sull'uso storico di fon-
Sabatelli, 1967, ISBN 8875451893. ti sfragistiche ed araldiche circa la lotta di fazione in
Toscana. Studi medievali, s. III, 53(2012), p. 642
[31] Davidsohn, Storia di Firenze, II, pp.114-115
[53] Dante, Divina Commedia, Inferno, I, vv.31-54
[32] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, pp. 207-209 [54] Federico Canaccini, Battaglie di immagini tra Guel e Ghi-
bellini nella Toscana comunale. Sull'uso storico di fon-
[33] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, Firenze, 1969, pp. 205 ti sfragistiche ed araldiche circa la lotta di fazione in
e ss. Toscana. Studi medievali, s. III, 53(2012), p. 653
[34] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e [55] Federico Canaccini, Restano i termini, mutano i signicati:
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978 Guel e Ghibellini. L'evoluzione semantica dei nomi delle
fazioni medioevali italiane
[35] Accanto ai Donati, vi erano famiglie come i Bardi, i Bec-
chenugi, i Frescobaldi, gli Scali, i della Tosa e i Pazzi, [56] Al secolo Bernardino degli Albizzeschi (Massa Maritti-
legati alla corte angioina per i loro interessi economici. ma, 8 settembre 1380 L'Aquila, 20 maggio 1444), fu
un religioso italiano appartenente all'Ordine dei Frati Mi-
[36] Banchieri ricchissimi che ebbero anche la gestione della
nori: stato proclamato santo nel 1450 da papa Niccol
tesoreria ponticia
V.
[37] Raveggi, Tarassi, Medici, Parenti, Ghibellini, Guel e
Popolo Grasso, La Nuova Italia, 1978, p. 183 [57] Pietro Barozzi (Venezia, 1441 Padova, 10 gennaio 1507)
stato un vescovo cattolico e umanista italiano
[38] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, Firenze, 1969, pp.
283-295 [58] Giovanni Andrea Alciato o Alciati (Milano, 8 maggio
1492 Pavia, 12 gennaio 1550) stato un giurista e
[39] Antonio Bartolini, La Battaglia di Campaldino: Racconto insegnante italiano, nato nel Ducato di Milano
dedotto dalle cronache dell'ultimo periodo del secolo XIII.
Con note storiche intorno ad alcuni luoghi del Casentino, [59] Villani, Cronache
Firenze, Tipograa Polverini, 1876
[60] La battaglia di Tagliacozzo, fu combattuta il 23 agosto
[40] Franco Cardini, Storie orentine, Firenze, Loggia de' 1268 tra i ghibellini sostenitori di Corradino di Svevia e
Lanzi, 1994 le truppe angioine di Carlo I d'Angi, di parte guelfa.
[41] R.Davidsohn, Storia di Firenze, II, Firenze, 1969, pp. 537 [61] Agenore Bassi, Storia di Lodi, Lodi, Edizioni Lodigraf,
e ss. 1977, pagg. 39-44. ISBN 88-7121-018-2.
23
9 Voci correlate
Storia di Firenze
Hohenstaufen
Amidei e Buondelmonti
Ottone IV di Brunswick
Federico II di Svevia
Battaglia di Montaperti
Congresso di Empoli
Battaglia di Benevento (1266)
Vespri siciliani
Battaglia di Campaldino
Battaglia di Tagliacozzo
Ordine di Parte Guelfa
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Giuliano Milani, GHIBELLINI E GUELFI
IN ITALIA Enciclopedia Fridericiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, 2005.
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